Glass

di Sekhlet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Errore, gravissimo errore! ***
Capitolo 2: *** White orchid:::Brainstorming ***
Capitolo 3: *** White diamond:::Resignation ***
Capitolo 4: *** White sky:::Decisions, decisions... ***
Capitolo 5: *** White delight:::Little trophy ***



Capitolo 1
*** Errore, gravissimo errore! ***


Il combattimento era stato lungo, ma ce l'aveva fatta ad avere la meglio su quella mefitica ragazzina. Eppure, nonostante avesse usato le sue tecniche più dolorose per togliersela dai piedi, la piccola cinese si rialzò tremante sulle gambe piene di lividi, guardandolo con odio mentre un rivolo di sangue le scendeva dalle labbra spaccate.

Determinata, la mocciosetta...

Era esausto anche lui, la bambina era abile e cocciuta, il combattimento sarebbe sfociato in un'interminabile guerra di logoramento.
Combattuto tra il fatto di freddarla a colpi di fucile e il darle una possibilità (era un uomo d'onore dopotutto), decise a malincuore di parlarle.
Odiava parlare, era inutile, era dannoso, era... difficile.

-Ultimo avvertimento, Ling. Non posso permetterle di intralciarmi. Se lo continuerà a fare, sarò costretto ad aprire il fuoco ed eliminarla.- disse con la voce fredda e asettica di chi sembra che non abbia mai parlato. L'accento straniero era pesante, eppure parlava cinese fluidamente ed elegantemente. Usare la lingua madre dell'avversario era una tattica utilizzata spesso negli interrogatori per ottenere una maggiore presa emotiva su di esso.

-N-non ti lascerò p-prendere Jin- rispose la ragazza con un filo di voce, ormai esausta e incapace di opporre resistenza o fuggire. La tattica aveva fallito evidentemente.

L'uomo non rispose, estrasse il fucile da cecchino suo omonimo e lo caricò.
Prese la mira: un colpo al cuore e l'avrebbe spedita al creatore in poco tempo senza farla neanche soffrire.

La cinese portò le mani al petto giunte in preghiera, la testa piegata in avanti, gli occhi del martire.
Una lacrima le rigò il volto.
L'uomo sospirò. Non gli piacevano le esecuzioni dei civili. Benchè la morte e la violenza lo divertissero, non provava alcun piacere nel vedere la gente perire senza la possibilità di difendersi. Specialmente gli innocenti.

Chiuse gli occhi, come faceva sempre in queste occasioni,

e sparò.






Un urlo lacerò il silenzio. Singhiozzi.

Era ancora viva?!


Aprì gli occhi e vide la ragazza in terra. Piangeva a dirotto e si teneva la caviglia. Il sangue le inzuppava i calzettoni da scuola.


Com'era possibile?! Aveva una mira infallibile, bendato riusciva a centrare bersagli ad una distanza di 8metri grazie al suo sesto senso,
era il migliore dell'accademia.

Come DIAVOLO aveva fatto a mancarla?

Ma l'uomo sapeva che cos'era stato a tradirlo. Non la sua infallibile mira.



Stupida coscienza.

Quell'inutile cosa lo aveva perseguitato tutta la vita e lui aveva sempre cercato di reprimerla col suo silenzio, nella speranza che non parlando non avrebbe stabilito rapporti con gli altri e quindi non avrebbe provato rimorso con la loro morte. Aveva funzionato, finora...

Adesso non solo si sentiva in colpa per aver sparato in una gamba ad una ragazzina disarmata, era anche in un mare di guai.

Lo sapeva che non avrebbe dovuto parlare.

Errore, gravissimo errore.

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Capitolo 2
*** White orchid:::Brainstorming ***


Xiao aprì gli occhi sorridendo.
Ripensò al bel sogno che aveva appena fatto:

Era caduta dalle scale e si era fatta male alla caviglia e Jin era accorso subito per aiutarla e poi, per farle passare il dolore, le aveva baciato dove le faceva male e...

Una fitta la riportò alla realtà e le fece lacrimare gli occhi. Piano piano le ritornarono alla mente i recenti avvenimenti:

Era andata al quartier generale della Mishima Zaibatsu per cercare di vedere Jin e di "farlo ridiventare buono", e davanti all'atrio si era scontrata con alcune guardie che aveva poi eliminato senza problemi. Ma proprio quando stava per entrare, lo aveva notato.
Quell'antipatico, scorbutico, sadico... GRRR!

Non lo avrebbe fatto passare. Fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto. Avrebbe dovuto passare sul suo cadavere, non lo avrebbe fatto arrivare a Jin!

Avevano combattuto a lungo. Ricordava ancora il dolore dei colpi... la fatica... il sapore metallico del sangue in bocca...
Poi un ultimatum a cui lei non si era piegata e

...il buio...

...il silenzio...

Scosse la testa per levarsi dalla mente quegli occhi così freddi da farle gelare il sangue e il cuore.

Un'altra fitta le trapanò il cervello. Non alla caviglia però.

Nella sua coscia c'era conficcato, riconoscibile dalla striscia blu, un dardo soporifero. La ferita alla caviglia era ben pulita e bendata con uno straccio.
Le venne in mente un film d'azione di hongkong che aveva visto con Jin in cui il protagonista aveva sparato un dardo soporifero sul braccio alla sua ragazza per poterle estrarre un proiettile dalla spalla senza che lei sentisse male.
Sorrise amaramente.

Bei tempi... Era solo un film allora...

Alzò lo sguardo dalla sua gamba.

Dove sono?

Si guardò attorno:  giaceva su un letto a una piazza e mezza dalle coperte grigio-perla.
La stanza era buia e l'unica illuminazione era fornita da fornita da un'applique di vetro satinato sopra il letto ed arredata in maniera sobria, ma in stile moderno.
Stilosa, pensò la ragazzina. Nessun indizio però su chi fosse l'occupante della stanza.

Sul comodino di vetro c'era un'orchidea appoggiata sopra un biglietto con scritto in bella calligrafia:

"Perdonami"

Xiao lo lesse e sorrise.

No, Jin, non devi scusarti...
E' normale che uno perda la testa quando ottiene il potere,
ma sarò al tuo fianco
e ti ricorderò i valori che mi insegnasti tu quando eravamo bambini
e ritornerai a essere il vecchio Jin...
Ora però basta dichiarare guerra a tutti!
Poi mi hai salvato la vita, se lasci che io salvi la tua allora saremo pari.


Già, perchè è stato sicuramente Jin a salvarmi. Non c'è ombra di dubbio.


...o sì?

Il tarlo del dubbio si insinuò nella testa della cinese che decise allora di ignorare la ferita alla caviglia e di andare ad esplorare le altre stanze.

Si alzò a fatica e barcollando uscì dalla stanza e fu accecata dal bianco candido che permeava tutte le superfici del soggiorno in stile Bauhaus. Le uniche note di colore erano date dai quadri astratti appesi alle pareti, che la sua memoria di studentessa di liceo riconobbe come riproduzioni di Kandinskij, e dalle copertine di libri nella libreria di fronte a lei.

Ma ciò che la colpì di più fu il grande pianoforte a coda (bianco, ovviamente). Emozionata, si fiondò subito sul seggiolino e lesse lo spartito che era spalancato sul leggio:

Mattina d'Inverno, P. I. Tchaikovskij.

Era parecchio arrugginita dall'ultima volta che aveva suonato il piano, ma provò lo stesso.

Che bel pezzo! pensò, lasciandosi accarezzare dalla musica.

Tutto è così... perfetto...

Troppo, forse.

Si bloccò improvvisamente:

Jin odia la musica romantica. Jin odia il bianco. Jin odia l'arte moderna.
A lui piace la musica rock, l'arte barocca, il nero e il rosso.

Oddio... ma di chi è 'sta casa allora?

Si alzò di scatto, delusa. Si diresse verso l'armadio in cerca di indizi e lo aprì: bellissimi vestiti da nobile bordati d'oro. Bianchi, ovviamente.

Oh no, pensò scocciata, non quel seccatore di Lee Chaolan...

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Capitolo 3
*** White diamond:::Resignation ***


Xiao sbuffò scocciata. Che palle! Come minimo quel babbeo mi obbligherà a comprare i suoi stupidi robot da cucina... Sì si... E' tutto un piano diabolico per fare in modo che la gente compri quegli aggeggi! Assolda un tizio a picchiare la vittima, poi la salva e la ricatta. Ha senso! E' talmente senza scrupoli e folle che potrebbe arrivare a questo punto!

L'orchidea bianca sul comodino, l'ossessione per la perfezione estetica, il gusto nel vestire... Tutto tornava.

Eppure c'era qualcosa che la inquietava
e una vocina nella mente le disse:

farai meglio a sperare che sia Lee...

Ricacciò quell'orribile pensiero nel fondo della sua testa e andò a cercare altre prove per avvalorare la sua tesi.

Lee adora il vino rosso... andrò a cercare in cucina e nella vetrinetta là se tiene qualche bottiglia.
In cucina il frigo era pieno di pasti precotti e di salmone. Uhm...
Le dispense erano semivuote, a parte per qualche scatoletta di tonno, biscotti e bustine di tè in abbondanza.

Nina Williams!?

E' vero... Poteva essere stata una donna e, siccome l'assassina irlandese era un famoso maschiaccio, Xiao ignorò il fatto che i vestiti da nobile nell'armadio fossero da uomo.

C'è una cosa che è quasi sempre indicatore del sesso di una persona...

La cinese si fiondò (NdSekh: si fa per dire... era comunque zoppa) in camera da letto e rovistò nei cassetti alla ricerca del cassetto della biancheria.

Oh...

Boxer grigi o neri. Semplici, sobri, ma d'effetto. (Specialmente su fanciulle in tempesta ormonale).

Hehehe... Mmm... dentro questi ci sta dentro un sacco di roba! pensò maliziosamente la ragazzina, esaminando un paio di boxer e fantasticando su chi poteva esserne il proprietario.

Xiao! Potrebbero essere di un vecchio o di uno che se la fa sempre addosso!

Strillò schifata e lanciò via quelle povere mutande.

Vabbè, abbiamo appurato che è un uomo. Adesso ritorniamo in soggiorno per altri indizi.

Mancavano da esaminare la vetrinetta e la libreria.

Si avvicinò al mobile. Pieno di bicchieri di cristallo e bicchierini. Sembravano intonsi o perlomeno erano estremamente puliti. Nel ripiano più alto era conservata una bottiglia dal liquido trasparente. Acqua?

Tentò di aprire l'anta del mobile, ma era chiusa a chiave.

W-hi-te Di-a-mo-nd, lesse la ragazzina attraverso il vetro sull'etichetta della bottiglia di vetro.

Dio, questo tipo è proprio fissato, pensò Xiao, comunque qualsiasi cosa sia, la lascio lì. Non ho intenzione disfasciare una così bella vetrinetta♥ per una stupida bottiglia d'acqua. Soprattutto se è di chi mi ha appena salvato.

Passò alla libreria.
Tomi antichi e misteriosi. Non c'erano titoli sui dorsi, così ne prese uno a caso.

Aprì sulla prima pagina.

Quei simboli...

La verità fu più dolorosa del sentire la caviglia lacerarsi. Lasciò cadere il libro di mano. Vide le bende macchiarsi di sangue, crollò a terra e scoppiò a piangere.

Che stupida era stata a non averlo capito subito!

Sentì il portone della casa aprirsi dietro di lei.
L'uomo sospirò e la prese in braccio scuotendo la testa. Si diresse verso la camera da letto.

Xiao guardò negli occhi il suo soccorritore. Occhi spenti e freddi. Abbandonò la testa sul petto di lui incapace di tenerla su (NdSekh: lei non lui) e si sentì pervadere da un certo senso di tranquillità.

La rassegnazione.

E capì perchè lo chiamassero l'Angelo Bianco della Morte.

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Capitolo 4
*** White sky:::Decisions, decisions... ***


Ok, questo capitolo è ancora più noioso degli altri, ma mi son sentita in dovere di metterlo per far capire il motivo della scelta che ha fatto il protagonista. Potete pure saltarlo a piè pari :D


Cominciò a piovere davanti all'entrata della torre Millennium.

Il brutto tempo non migliorò il cattivo umore dell'ufficiale Sergei Dragunov.
Guardò la ragazza a un paio di metri da lui, giaceva in una pozza di sangue. Per la prima volta da quando era nei servizi segreti russi era assalito dai dubbi:

che cosa doveva fare di quella disgraziata?

Doveva eliminarla?
No, era da escludere questa possibilità per il semplice fatto che sarebbe stato ancora più vigliacco uccidere una ragazza disarmata E incapace di muoversi.

Lasciarla lì?
Sicuramente qualcuno l'avrebbe trovata e portata all'ospedale e lì lei avrebbe denunciato l'accaduto.
E se non l'avesse trovata nessuno? beh... allora avrebbe fatto una figura migliore a ucciderla, mettendo così fine alle sofferenze di lei e ai tormenti di lui.

E se avesse chiamato l'ambulanza?
Stesso discorso di prima.
In ogni caso, il fatto di aver lasciato il lavoro a metà avrebbe avuto gravi conseguenze sia su di lui (nel migliore dei casi l'avrebbero declassato, ma sapeva che la punizione per i disertori/traditori dei servizi segreti era la fucilazione), sia su di lei, dato che gli altri agenti avrebbero portato a termine la missione.

La vera risposta, dentro di sè, la sapeva già.

Ma sapeva che era sbagliata.
Molto sbagliata:

Devo portarla con me e curarla.

Gli sembrava in quel momento l'unica soluzione.

Come risolvere la questione con il QG?

L'ufficiale aggrottò la fronte e imprecò tra sè e sè.
Avrebbe detto che l'aveva costretta alla resa. Sì... Era sicuro che i suoi colleghi non avrebbero avuto da obiettare nulla: aveva portato a termine la missione ma con un cadavere in meno da occultare per i servizi segreti.

"Costretta alla resa"...Non era del tutto falso, ma neanche vero:

Una volta ripresa la bambina avrebbe causato un finimondo pur di tornare a salvare l'"adorato" Kazama (bah... Atteggiamento decisamente discutibile, a suo parere). Oltretutto la marmocchia in questione a 15anni aveva eliminato un'intera unità della Tekken Force.

Sospirò.
A renderla inoffensiva ci avrebbe pensato più tardi.

Dragunov si avvicinò alla ragazzina:
era svenuta.

Poco male...
almeno non avrebbe opposto resistenza!

Non appena la prese in braccio smise di piovere, guardò il cielo sopra di loro. Strano, era plumbeo fino a qualche attimo prima, mentre adesso era bianco candido.

La caricò sulla sua macchina,

destinazione: Residence White Palace.

Casa sua.

O almeno,
il luogo in cui era vissuto negli ultimi due anni in osservazione del fenomeno 'Devil'.

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Capitolo 5
*** White delight:::Little trophy ***


Aprì la porta con un calcio, andò in camera e appoggiò la ragazza sul letto, avendo cura di appoggiare la caviglia ferita su un asciugamano per non sporcare.

Inspirò profondamente per raccogliere le idee.

Come diavolo gli era venuta quell'idea? Come medicava adesso quella poveretta? Lui non era un paramedico, lui la gente la eliminava, i medici dell'esercito si occupavano di quello! Non sapeva neanche da dove cominciare a curare una ferita di quell'entità!

E, tra l'altro, non aveva neanche l'attrezzatura per farlo!

Le sfilò la scarpa e il calzettone ed esaminò la ferita: un foro d'entrata, nessuno d'uscita. Ergo, il proiettile era ancora dentro. Imprecò.

...E adesso?

Non era mica come in quei film di hongkong che i suoi commilitoni lo obbligavano a vedere, in cui ci si medicava con un... -Illuminazione-

e se funziona?
Tanto, peggio di così...


Prese la balestra dal proprio armamento e lo caricò con un dardo soporifero. Sparò sulla coscia. La ragazzina s'irrigidì un attimo nel sonno per poi rilassarsi.

Guardò la caviglia. Era messa molto male. Andava disinfettata. E non aveva disinfettante.
C'era il proiettile conficcato nella carne che con le mani non si riusciva a togliere. E non aveva pinze.
(cristo, che situazione di *****)

Oh no...

dai, questo è semplicemente umiliante...



Chiuse gli occhi, rassegnato.

Tanto non mi vedrà nessuno...

Inspirò profondamente.

OK. Ora o mai più.

L'ufficiale Dragunov appoggiò le labbra sulla caviglia della ragazza, imbarazzato. Il sangue gliele bagnò. Coi denti estrasse il proiettile dalla carne e se lo mise in tasca. Piccolo trofeo.
Passò la lingua sulla ferita. Saliva, disinfettante naturale.

Il sapore metallico del sangue... Mmm...

Alzò la testa dalla caviglia della ragazza, un rivolo di sangue gli scese dalla bocca, con gli occhi chiusi si pulì col dito e lo mise in bocca. Gustò quel sapore che tanto gli piaceva.

Un risolino malizioso lo riportò bruscamente in sè. Era sveglia!?!
Guardò la ragazza. Dormiva profondamente, ma aveva un'espressione decisamente godereccia.

Bendò la ferita con uno straccio fresco di bucato. A ricucirle la gamba avrebbe pensato più tardi, avrebbe chiesto ago e filo alla sua anziana vicina di casa. Tanto in quelle condizioni la ragazzina sarebbe riuscita a malapena ad alzarsi dal letto (errore, grave errore 2)

Riguardò la faccia sorridente della ragazza. Ripensò alla sua reazione quando le aveva... 'leccato'... la gamba.

E'... così... piacevole...?

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