Fight Fire With Fire

di Sweet Amber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1~ How could he know this new down's light would change his life forever? ***
Capitolo 3: *** 2~ Hunter of the shadows is rising ***
Capitolo 4: *** 3~ Dream the same thing every night ***
Capitolo 5: *** 4~ Our brains are on fire with the feeling to kill ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


L'adrenalina scorreva nelle sue vene come dei cavalli imbizzarriti, le tempie le pulsavano come se una tempesta volesse uscire dalla sua testa. Poi un brivido lungo la schiena. Terrore? Freddo? Non lo sapeva. L'unica cosa che le appariva chiara era il fatto che quello a cui stava prendendo parte non era un semplice allenamento notturno nel bosco, bensì qualcosa di più mostruoso, qualcosa di letale e infame.

Come quel viscido uomo che li aveva manipolati un'altra volta; Vorkov, ancora a capo di quel maledetto monastero che portava il suo famigerato nome.
Incastrati uno per uno con la scusa di poter rafforzare le proprie capacità fisiche e di riuscire ad incrementare la propria resistenza.
Chi riusciva a sopravvivre e ad uscire da quell'inferno era stato tramutato in una macchina di morte, marchiato nel profondo del proprio cuore da quelle esperienze fatte di polvere da sparo, sangue e morte, lasciando dietro di sè una languida scia di sofferenze e un intreccio di angoscie e false speranze.
 
Ad un tratto udì un lieve scalpiccìo dietro di sè, seguito da un sibilo alla sua sinistra; fece in tempo a lanciarsi a lato del piccolo sentiero che una pallottola le spuntò la lunga treccia rosso fuoco; in quel momento ringraziò mentalmente il suo udito ben allenato. I suoi occhi saettarono immediatamente sul volto del suo aggressore che riuscì ad intravedere solo grazie ai pallidi raggi della Luna. Ma le bastò vedere per pochi secondi quegli occhi color smeraldo per riconoscere il suo nemico.
Fece capolino dal cespuglio dove si era nascosta e non esitò un istante a caricare la sua 92 fs. Con un colpo rapido e ben mirato riuscì ad atterrare l'avversario. Si alzò dal suo nascondiglio tenendo sempre la semi automatica impugnata saldamente, calciò la pistola che era a terra e si avvicinò al ragazzo
-Questa volta ho vinto io, Yan- sibilò con indifferenza per poi andarsene correndo via, lungo il sentiero.
Nella corsa non si era resa conto del fatto che qualcuno la stesse tenendo d'occhio già da troppo tempo, un 
Avvoltoio.

 

Sweet Amber

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Capitolo 2
*** 1~ How could he know this new down's light would change his life forever? ***


Salve a tutti! Torno ad aggiornare la ff perchè ho notato che in molti l'hanno letta ma nessuno l'ha ancora recensita ç.ç quindi se percaso a qualcuno è piaciuta, ecco qui il primo capitolo! Ringrazio chi ha letto la storia. Buona lettura!


Capitolo 1
 
 
Aprì gli occhi di colpo, sentiva la gola secca e il torso nudo imperlato di sudore. Lo aveva sognato, ancora una volta.  
Il display della sveglia segnava le 5.15 e qualche tenue raggio di sole gli feriva gli occhi color del ghiaccio; con noncuranza si alzò dal letto avviandosi verso la cucina per prendere qualcosa direttamente dal frigo. Gli capitò a tiro una birra e senza pensarci su troppo stappò la bottiglia per poi posarci le labbra sottili. Non era certo una cosa normale e salutare ingerire alcool sin dalle prime luci dell'alba e tanto meno a stomaco vuoto, ma a Yuri Ivanov questo non importava minimamente.
Dopo qualche lieve giramento di testa, decise di farsi una doccia per schiarire un po' i pensieri che gli vorticavano nella mente da quando aveva ricevuto quella lettera. Andò verso il bagno e, alle luci del primo sole, mise a nudo il proprio corpo niveo e ben scolpito. I capelli divennero di un rosso cupo sotto il getto d'acqua fredda e gli occhi intanto vagavano senza una meta precisa. Eppure la sua mente sapeva benissimo dove andare a parare; in quel momento due occhi di un viola profondo si materializzarono nei suoi pensieri e il russo si ritrovò faccia a faccia con il passato.
Avevano entrambi sedici anni quando Kai decise di partire per un viaggio senza meta, molto probabilmente per allenarsi.
Erano già passati tre lunghi anni e solo quattro giorni fa era arrivata una strana lettera.
Doveva ammettere di sentire la mancanza di quel ragazzo freddo e silenzioso che tanto gli somigliava. Ma, a fatica, si era abituato alla sua assenza.
La memoria di Yuri avrebbe continuato a portare a galla ancora tante preziose memorie, fino a quando un bussare insistente alla porta non lo distolse dai suoi constanti pensieri
-Ivanov vedi di darti una mossa, non sei l'unica persona in questa casa!- sbottò una voce maschile alquanto irritata.
Spense il getto d'acqua, si avvolse in un morbido asciugamano bianco lasciando il torace scoperto e uscì dalla porta dove trovò due occhi cinerei, ancora appannati dal sonno, puntati nei suoi.
-Buongiorno anche a te Boris, dormito bene?- chiese con tono ironico
-Fottiti Ivanov- rispose il ragazzo dai capelli biancastri con fare assonntato. Sul volto di Yuri comparve un sorriso impercettibile; dopo pochi minuti tornò in camera per cambiarsi e mettersi addosso una maglietta aderente nera e dei pantaloncini dello stesso colore.
Ad un tratto udì la porta aprirsi e il suo sguardo andò dritto all'orologio sul comodino; erano già le 6.30, non fece in tempo ad uscire dalla stanza che qualcuno lo salutò
-Buongiorno Yuri-
-Buongiorno Lena- il ragazzo la osservò: indossava dei pantaloncini da calcio blu, una canottiera nera e un paio di scarpe da corsa, teneva i folti capelli rossi legati in una lunga coda di cavallo che le ricadeva morbida sulla schiena. Era andata a correre anche quella mattina, cercava di approfittare delle ultime giornate estive per tenersi in forma e liberarsi dallo stress, dato che lì in Russia il freddo arrivava molto presto e senza preavviso.
-Ultimamente ti vedo pensieroso Yuri, c'è qualcosa che non va? Il tuo volto sembra smagrito- le iridi color indaco di lei sembravano voler trapassare il corpo del ragazzo alla ricerca di una risposta
-No, è tutto ok- mentì senza troppi problemi. Lena avrebbe continuato il suo interrogatorio ma Boris, con i capelli ancora umidi e una maglietta grigia e dei pantaloncini neri addosso, uscì dal bagno facendole distogliere lo sguardo da Yuri. 
-Ciao Lena- salutò lui con una mano alzata
-Ehi Kuznestov, mattiniero oggi?- disse lei con un un filo di accidia e un sorriso appena accennato
-Tsk... e tu ti ostini ancora a correre? Tanto sai che non dimagrirai mai, rassegnati!- rispose lui per ripicca, ma lei alzò semplicemente il dito medio
-Ragazzi io vado a farmi una doccia!- esclamò frettolosamente lei dirigendosi verso il bagno senza lasciare il tempo ai due ragazzi di dire qualcosa.
Si spogliò lentamente per poi lasciarsi cullare dallo scorrere del getto d'acqua fresca. Era davvero stanca, più del solito. Come se non bastasse, non riusciva a capire cosa si celasse oltre la coltre di pensieri di Yuri; era da giorni che lo osservava: procedeva tutto secondo la solita routine; a volte saltava qualche pasto, faceva più esercizi del solito ma non le sembravano cose rilevanti. Mentre continuava a pensare, lasciò che l'acqua le scivolasse sul fragile corpo snello e pallido.
 
 -Allora non le hai ancora detto niente. Non è così, Yuri?-
-Già- rispose lapidario
-Bhe sarebbe il caso che tu lo facessi, è tua sorella! Oltretutto la partenza è prevista tra tre giorni- sbottò Boris mentre il rosso si girava tra le mani il foglio che era all'interno della busta. Quando l'aveva letto la prima volta era rimasto disorientato.
 
 
«Tra una settimana avrà inizio il Campo di Addestramento e Sopravvivenza situato sulle rive del fiume Severnaja Sos'va. I partecipanti sono stati scelti personalmente poichè ritenuti in grado di superare il corso di A&S; sarete dunque divisi in Team da quattro componenti:
 
~ Team Eagle
Team Hawk: Ivanov Yuri, Kuznestov Boris, Ivanov Lena, Hiwatari Kai
Team Vulture
Team Kestrel
 
Ritrovo al Monastero ore 6.00, gli effetti personali vi saranno consegnati alla partenza; vi consigliamo di mantenervi in allenamento.
 
 Vorkov Company»
 
-Già che c'erano potevano mandarci anche un mazzolino di fiori con una scatola di cioccolatini-  Boris strinse i pugni irritato
-La risposta è semplice: quei bastardi hanno in mente qualcosa- asserì Yuri tenendo gli occhi serrati, come se il nome di Kai su quel pezzo di carta potesse svanire all'improvviso, come un miraggio
-Questo mi sembra ovvio. Che hai intenzione di fare?-
-Non ci resta che prendere parte ai giochi. Scopriremo quello che ha in mente Vorkov e forse riusciremo a fargliela pagare una volta per tutte- le parole gli uscirono di bocca come una minaccia, ma gli morirono in gola poco dopo che vide Lena avvicinarsi con uno sguardo da far venire la pelle d'oca
-Che sta succedendo qui? Che significa l'ultima frase che avete detto? Yuri parla!- la rossa era furiosa eppure avvertiva una strana senzazione lungo la spina dorsale, come un pericolo dietro l'angolo, ma non lo diede a vedere. Senza proferire una parola, il fratello diede la lettera a Lena che la lesse rapidamente restando sconcertata.
-La partenza sarà tra tre giorni-
-Quando pensavi di dirmelo?! E comunque sia chiaro: io non vado da nessuna parte! Non ho intenzione di lasciarmi usare da quel bastardo per i suoi folli piani, non un'altra volta!-  gli occhi indaco erano spalancati e carichi d'ira. C'era tensione all'interno della cucina.
-Lena calmati, nemmeno noi vogliamo essere dei burattini, ma dobbiamo scoprire cosa c'è sotto- Yuri cercò di calibrare bene le sue parole
-Continuo a non vederne il motivo! Non riusciremo mai a eliminare Vorkov da soli! Cosa possiamo fare noi tre?-
-Siamo in quattro, con noi c'è anche Kai- l'affermazione del rosso lasciò basita la sorella che, ammutolita, incrociò le braccia al petto
-Che c'è, ti hanno rubato la lingua? Questo è uno dei motivi per cui andiamo lì e questo mi sembra un buon incentivo per te- Boris sputò un po' troppo veleno su quella frase e non fece in tempo a rendersi conto di ciò che aveva detto che la mano di Lena lo colpì dritto sulla guancia. 
Bastò quello schiaffo per tracciare una linea, un confine invalicabile tra i due. Era stato toccato un tasto che Lena non voleva che si andasse a sfiorare e Boris l'aveva premuto con forza. Tutti sapevano che Kai era un taboo all'interno della casa, soprattutto per lei.
-Basta così. La partenza è a breve e in questo tempo dobbiamo prepararci. Il discorso è chiuso- così Yuri mise la parola fine a quella discussione.
 
I tre ragazzi tornarono nelle loro stanze, ognuno seguito da diverse domande che affollavano la mente; alcune avrebbero avuto una risposta, altre no.  
Perchè stiamo tornando da Vorkov? Una lunga ciocca rossa ribelle le si era sfilata dalla coda.
Perchè non si è ancora arresa al fatto che a lui non è mai importato niente di lei? Sentiva ancora il bruciore sulla guancia.
Perchè stiamo per prendere parte a questo suicidio? Per annientare Vorkov o per riprenderci Kai? I suoi occhi di ghiaccio fissavano il vuoto.
 
Sweet Amber

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Capitolo 3
*** 2~ Hunter of the shadows is rising ***


Eccomi qui con un nuovo capitolo! Mi scuso per l'attesa, ma ho dovuto dare l'esame di recupero e sono stata in montagna dove non c'era la connessione ç.ç comunque sia, voglio ringraziare di cuore Iria HeartInRussia per aver recensito! Ringrazio anche tutti quelli che hanno semplicemente letto questi pochi capitoli, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, buona lettura!


Capitolo 2
 
 
L'umiliazione le bruciava ancora nell'orgoglio ma la rabbia che annebbiava la mente di Lena si era dissolta quasi completamente ed era tonata a pensare con la sua solita razionalità. Si alzò dal letto e si mise di fronte allo specchio; era cambiata molto in assenza di Kai. I capelli si erano allungati notevolmente e le sfioravano la vita come delle lingue di fuoco, il seno una volta in boccio si era trasformato in uno splendido fiore e grazie agli allenamenti a cui si sottoponeva i fianchi si erano modellati e le gambe snellite e slanciate; poteva definirsi una ragazza a dir poco perfetta. "Eppure Kai non è qui con me" L'unica cosa che era rimasta immutata era lo sguardo, freddo ma profondo; c'era da perdersi in quegli immensi occhi indaco. Distolse lo sguardo dallo specchio, non le piaceva avere attimi di debolezza tanto meno cadere preda di vecchi ricordi. Si impose di pensare ad altro. Mise una mano nella tasca dei jeans e prese il pacchetto di camel blue e uscì sul terrazzo. Tirò fuori una sigaretta e l'accese; aveva cercato di smettere, ma era impossibile. Primo perchè era diventato un vizio, secondo perchè tra Yuri e Boris non sapeva chi fumava di più e finiva quasi sempre con lo scroccare da loro. Portò la sigaretta alla bocca lentamente, come se non le importasse molto, ma in realtà aveva brama di assaporare quel tabacco e non le sarebbe bastato mai. Diede un paio di colpi col dito sulla camel e fece un altro tiro. Continuava a non spiegarsi il fatto che Kai avesse accettato di prendere parte a quella messa in scena, lo conosceva abbastanza bene da sapere che non prendeva ordini da nessuno, tanto meno da Vorkov: qualcosa non quadrava, una morsa le stringeva lo stomaco e non era per il fatto che si stava fumando la sigaretta a gan velocità. Aveva un brutto presentimento, non riusciva a credere che anche i ragazzi degli altri Team avessero accettato così facilmente. Finì la paglia con finta calma per poi spegnere il mozzicone sul posacenere. Rientrò nella camera e guardò la sveglia sul suo comodino, segnava le 10.30, il tempo era volato; uscì dalla stanza e scese in cucina dove vide Yuri seduto che beveva del caffè mentre Boris era intento ad ispezionare il frigo
-Bisogna andare a fare la spesa, non c'è quasi più niente qui dentro. Chi va?-
-Io non ho la patente, per cui non guardate me! Le buste della spesa non ci stanno sulla moto!- così Lena si tirò fuori
-Ho capito che è il mio turno- per lo meno Yuri si era tolto l'impiccio di cucinare
-Dico anche io, Ivanov. Comunque, oggi il menù prevede zuppa solyanka quindi devi prendere carne di vitello, pancetta affumicata, patate, prezzemolo, cipolle, no quelle le abbiamo, olive e...- Boris non fece in tempo a continuare la sua lista infinita di ingredienti che Yuri lo prese per la maglia e lo guardò con uno guardo da far accapponare la pelle
-Basta così. Io vado- lasciò la presa, s'infilò la giacca nera, prese le chiavi della macchina e si diresse verso la porta
-Prendi qualcosa anche per domani!- urlò Boris per infastidirlo ancora un po'
-Cazzo, chiudi la bocca Kuznestov!- per poco Yuri non tolse la porta dai cardini.
 
Non vedeva l'ora di uscire e respirare un po' d'aria fresca, accompagnata chiaramente da una lucky strike. Era arrivato un freddo improvviso "E pensare che stamattina Lena è andata a correre" Si tirò su la cerniera della giacca e aprì la portiera della macchina, si allacciò la cintura, diede qualche tiro e mise in moto. Dopo aver fatto manovra accese la radio, cambiò un paio di stazioni fino a quando la melodia di una canzone a lui ben nota non gli arrivò alle orecchie, la canticchiava spesso con Kai -And I'm free, free fallin' -.
 
-Non capisco cosa sia preso a Yuri- così Lena ruppe il silenzio
-Cosa intendi?- chiese con noncuranza Boris
-Non fare il finto tonto. So che hai notato anche tu il fatto che Yuri abbia accettato così tanto facilmente l'invito di Vorkov, così come Kai e gli altri ragazzi- non vedeva l'ora di sbattere in faccia l'ovvio a qualcuno, anche se avrebbe preferito che ci fosse anche suo fratello
-Mh, perspicace. Secondo te c'è qualcosa sotto?-
-Chiaro. Probabilmente Yuri è stato accecato dal lontano ricordo di Kai e non ha resistito al suo... "richiamo"- "Già, al suo irresistibile richiamo"
-Tsk, è un idiota. Invece Kai e gli altri? Che gli abbiano teso una trappola?- ipotizzò Boris, era da molto che non aveva a che fare con quelli del monastero, ma i metodi che utilizzavano se li ricordava ancora
-Non ne ho idea. Ma se fosse così, noi saremmo i prossimi- la sottile tensione che aleggiava in cucina era palpabile -Dobbiamo far cambiare idea a Yuri, prima che succeda qualcosa. Non ho intenzione di farmi fottere da Vorkov così facilmente - Lena avrebbe sputato volentieri a terra, ma non lo fece solo perchè dopo avrebbe dovuto pulire. Era decisa a fare sul serio, non le importava se suo fratello si fosse fatto fregare come un novellino, lei non sarebbe andata da nessuna parte.
-Nemmeno io. Ora muoviamoci Ivanov, prima che il lupo della steppa torni e ci sbrani- Boris si alzò dalla sedia e andò verso il piano superiore -Io faccio le camere, tu... sistema la cucina... dai, sai quel che devi fare-
-Ok- fu la risposta lapidaria di Lena che aveva già iniziato a fare le sue faccende.
 
Entrò nella sua stanza con l'intento di fare un po' di ordine; spostò il cuscino, fece il letto, piegò le coperte e sistemò gli abiti nell'armadio. Ad un tratto lo sguardo cadde sul comodino e aprì il primo cassetto; sapeva benissimo che era ancora lì, non l'aveva più usata da quando aveva fatto una strage: la sua hk p30 "Fanculo, stavano per farmi fuori!" Erano molti i pensieri che girovagavano per la mente di Boris, ma solo uno ebbe la meglio. Afferrò saldamente la pistola e una scarica di adrenalina gli invase il corpo "Si torna ai vecchi tempi" Prese la fondina dal fondo del cassetto, l'assicurò ai pantaloni e ci mise la semiautomatica coprendola con la felpa
-Tsk, sarò fuori allenamento- sussurrò tra se e se il ragazzo
-E adesso parli da solo, Kuznestov?-  da dietro la porta fece capolino la figura di Lena
-Da quanto sei qui?-
-Abbastanza per sapere che hai preso sul serio l'ipotesi che potremmo essere in qualche modo il prossimo bersaglio di Vorkov-
-Probabile. Ma vedi di smettere di spiare la gente, hai davvero rotto il cazzo-
-Fanculo Boris, e muoviti a rifare le stanze! Io ho già pulito tutta la casa- disse con fare beffardo Lena che aveva già oltrepassato la soglia lasciando il ragazzo da solo "Mi ha fottuto di nuovo..." Prese l'ipod e uscì sul balcone, partirono ad un volume a dir poco assordante i Metallica con No Remorse e si accese una sigaretta; un mezzo sorriso solcò il suo viso.
 
Aveva finito di pulire tutto già da un pezzo, non che ci fosse molto da fare visto che aveva solamente passato l'aspirapolvere e sistemato le poche cose che c'erano in giro. Si era fatta un caffè ed era andata a fumarsi un'altra sigaretta "Invece di stare a cazzeggiare dovrei stare all'erta anche io... ok, stop paranoie" Anche se lei era al piano terra riusciva a sentire la musica che Boris si sparava al massimo volume nelle orecchie -No remorse, no repent. We don't care what it meant- canticchiava a bassa voce, Lena la conosceva bene quella canzone.
 
"Finalmente sono riuscito ad uscire da quel cazzo di supermarket" Mise le buste della spesa nel bagagliaio e andò al posto di guida, uscì dal parcheggio e si diresse verso casa. Buttò un occhio sullo specchietto retrovisore e vide una kawasaki ninja nera, ma non ci fece molto caso. Mancavano ancora una decina di minuti e la moto era ancora dietro di lui, premette l'acceleratore e lo stesso fece l'altro conducente "Ci mancava solo un rompi palle! Mi sta attaccato al culo, ma chi cazzo è? Quasi nessuno passa per questa zona" Yuri tentò di osservare meglio quel tizio, era completamente vestito di nero col casco integrale opaco, sembrava essere ben piazzato. Premette l'acceleratore ancora di più e sorpassò il limite di parecchio, tanto nelle vicinanze non c'erano autovelox nè tanto meno la polizia. Arrivò difronte a casa in poco tempo, fece una manovra suicida ma parcheggiò in modo impeccabile, la kawasaki aveva rallentato e l'uomo girò la testa verso Yuri che riuscì ad oltrepassare il casco con lo sguardo come se volesse trapassare quel tizo, poi scomparve dietro ad una curva "Tsk, la prossima volta gli lascio anche un autografo" Salì i gradini che portavano alla porta ed entrò.
 
-Ce l'hai fatta ad arrivare!- era quasi mezzogiorno e lo stomaco di Boris iniziava a brontolare
-C'era fila alle casse- appoggiò la spesa sul tavolo e appese la giacca all'appendi abiti
-Ehi Yuri- Lena lanciò un occhiata a Boris che afferrò al volo, dovevano parlagli il prima possibile
-Per caso sapete se qui nelle vicinanze c'è un nuovo stabilimento?- la domanda inaspettata di Yuri lasciò spiazzati gli altri due
-Cosa intendi? Perchè questa domanda?- Boris aveva gli occhi spalancati e a Lena tremavano le mani
-No è solo che un tizo in moto mi ha seguito per tutto il tragitto e ha proseguto lungo la strada, solo che da quella parte c'è solamente l'ingresso nel bosco- Yuri pronunciò quella frase con un'ingenuità tale da far venire i brividi alla sorella "Ma si può sapere che cazzo gli è successo?!" Lena sembrava paralizzata
-Yuri, quella strada non conduce a niente se non alla foresta. E' successo qualcosa di particolare?!- se un'ora fa Boris aveva un lieve sorriso sulle labbra ora era scomparso del tutto
-Nero, era completamente vestito di nero, moto compresa. Mi è stato alle calcagna poi mi ha guardato ed è scomparso- il cervello di Yuri sembrava aver ripreso a funzionare nel modo giusto e solo in quel momento si era accorto della grande stonzata che aveva fatto "Devo smettere di bere alcol la mattina! Cazzo, mi hanno fottuto! Era sicuramente uno scagnozzo di Vorkov e io l'ho portato diretttamente a casa! Ho accettato come un idiota sprovveduto, siamo nella merda" Alzò lo sguardo verso i suoi compagni che imprecavano a bassa voce
-Ho fatto una cazzata-
-Già- dissero Lena e Boris all'unisono
-E ora che si fa?- la ragazza non perse tempo -Rettifico. E ora che faranno?-
-Non lo voglio nemmeno sapere- finalmente Yuri si era risvegliato da quella specie di stato comatoso ed ingenuo.
 
Udirono il vetro infrangersi all'improvviso, mille schegge volarono ovunque e i ragazzi si gettarono sul pavimento. La finestra della cucina era diventata un poligono; la mano di Boris scivolò prontamente sulla pistola e la estrasse all'istante. Lena senza esitare si alzò in modo da attirare l'attenzione degli aggressori su di essa "Kuznestov fai fuoco, ora!" Il ragazzo riuscì ad atterarne due, ma ne mancò uno, il quale sparò con due mani. Il volto graffiato di Yuri sbiancò quando vide la sorella accasciarsi a terra, era stata colpita di striscio ad un braccio. Ad un tratto la porta venne sfondata da un uomo seguito da altri quattro, tutti vestiti completamente di nero. I ragazzi fecero in tempo a guardarsi negli occhi, l'adrenalina invadeva i loro corpi e le loro menti erano accomunate da un solo pensiero "Siamo fottuti".
 
Sweet Amber

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Capitolo 4
*** 3~ Dream the same thing every night ***


La parte finale del capitolo è stata modificata!

Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a finire anche questo capitolo e chiedo scusa dato che è passata più di una settimana. Ringrazio ancora HeartInRussia per aver recensito e aver aggiunto la storia tra le seguite! Ora vi lascio leggere in pace il capitolo sperando che vi piaccia, un grazie anche a chi ha semplicemente letto la storia, buon lettura (:  

 

Capitolo 3


Il vociare, le luci soffuse coperte dal fumo che aleggiava nel locale, l'odore di alcol... non lo sfioravano minimamente. Sentiva le ginocchia tremare e le energie abbandonare il suo corpo.
-Fa' quel che ti pare- recuperò un briciolo di lucidità
-Come sempre. Ti ricordo solamente la mia proposta, Yuri- diede un tiro alla sigaretta
-Sai benissimo che non posso accettare. Non posso lasciarla sola, non di nuovo-
-Da quando ti affezioni così tanto alle persone?- gli occhi ametista fissavano duramente quelli di ghiaccio
-Non è una persona qualunque! Cazzo, è mia sorella Kai- aveva i pugni serrati
-Ma se viviamo sotto lo stesso tetto insieme a lei da nemmeno sei mesi!-
-Colpa mia se siamo stati separati da sempre?! A questo punto l'unica cosa che mi resta da fare è starle accanto-
-Sei proprio un sentimentale-
-Fanculo Hiwatari. Ti ricordo che ho ancora memoria del tuo pianto silenzioso accanto al letto d'ospedale durante il mio coma-
-Tsk- fece finta di non aver sentito -Barista, due tequila- Kai fissò con sguardo magnetico Yuri che ricambiò.
-Leccare il sale, bere la tequila tutta d'un fiato e mettere in bocca il limone- sussurarono all'unisono. Sbatterono i bicchieri vuoti sul bancone e Hiwatari passò una sigaretta a Ivanov. Era il segnale che la serata volgeva al termine. Ad un tratto Kai si alzò e Yuri fece lo stesso; si fissarono intensamente negli occhi mentre le sigarette si stringevano, come i loro gelidi cuori. I volti dei due ragazzi si avvicinarono l'uno all'altro, fino a quando le loro labbra non si sfiorarono in un casto bacio
-Spero che tu abbia memoria anche di questo- i capelli argentei coprivano gli occhi amerista che si erano incupiti -Stasera offro io- lasciò una banconota sul bancone per poi imboccare l'uscita del locale e dileguarsi sotto lo sguardo perso di Yuri.
Della tequila, una marlboro rossa, un addio e una sottile scia salmastra che solcava timidamente il volto di Yuri: tutto in perfetto stile Hiwatari. Aveva avuto la possibilità di andarsene con lui chissà dove ma aveva scelto di non seguirlo, solo per Lena "Non voglio avere rimpianti"
Un sussurro inudibile uscì dalla sua bocca -Kai, io ti... -
 
 
Aprì di scatto gli occhi, non sapeva se definire sogno o incubo ciò che era tornato a tormentarlo. La vista era appannata e la testa gli girava vorticosamente, l'odore di narcotico lo prese alla gola. Le corde che legavano polsi e caviglie gli stavano lacerando la pelle. Si guardò intorno e si ritrovò circondato da pareti metalliche "Devo essere in un container" Un piccolo impianto elettrico faceva luce debolmente. Chinò il capo: era ricoperto di tagli profondi, graffi e sangue rappreso. Era disorientato, fino a quando le figure di due corpi accasciati in un angolo non gli fecero ricordare tutto "Lena, Boris!" Avanzò strisciando sulla superficie fredda nonostante il dolore delle ferite e riuscì ad avvicinarsi ai compagni. Il maglioncino di Lena era completamente intriso di sangue ed era lacerato in più punti, scrutò meglio il suo corpo e vide un solco evidente sul braccio sinistro "Cazzo, la sparatoria"
-Lena?- non ci fu nessuna risposta, si avvicinò ulteriormente -Lena?!-
-Mh... - un debole lamento uscì dalla bocca della ragazza mentre Yuri tirò un sospiro di sollievo
-Lena, ci sei?-
-... - non disse niente, il viso cadaverico era nascosto nella penombra ma si potevano intravedere gli occhi socchiusi e spenti, quasi inquietanti -Boris?- chiese tentando di appoggiare la schiena alla parete fredda, la testa le doleva da impazzire, ma mai quanto il braccio. Aveva perso molto sangue, ma fortunatamente l'emorragia si era fermata. Aveva tagli ovunque e sentiva il sapore metallico in bocca, osservò Yuri e Boris; erano messi uno peggio dell'altro "Ce lo dovevamo aspettare, maledizione"
 
Era sveglio da quasi un'ora, ma non aveva le forze di fare nulla. Era steso supino e sentiva il volto reso gonfio dai pugni che aveva preso, era ridotto davvero male. Girò appena la testa e si soffermò su Lena, respirava debolmente ma era già qualcosa; sentiva la gamba di Yuri appoggiata alla sua, dovevano essere entrambi privi di coscienza. Boris si sarebbe alzato sbarazzandosi delle corde spesse e avrebbe fatto lo stesso ai compagni e poi si sarebbe assicurato che le loro condizioni non fossero eccessivamente gravi. Ma non fece nessuna di queste cose; era ancora sotto l'effetto del narcotico che gli avevano fatto respirare a forza quando erano ancora all'interno della casa. Nonostante lo stato di incoscienza era riuscito a sentire due uomini parlare all'esterno, si trovavano su un camion che andava direttamente al Severnaja Sos'va o meglio, all'inferno. Dovevano attraversare le montagne e ci sarebbero voluti almeno tre giorni per arrivare a destinazione "Hanno programmato tutto alla perfezione, arriveremo all'inizio di questa stronzata" Teneva gli occhi chiusi, forse perchè sarebbe impazzito a furia di fissare le pareti d'acciaio che li circondavano o semplicemente perchè non riusciva a credere davvero a ciò che gli stava capitando. Ad un tratto una fitta al fianco destro lo fece contorcere dal dolore e fu costretto a trattenere un lamento, sporse la testa e vide un grosso pezzo di vetro conficcato in profondità nella pelle, attorno a se una grossa macchia di sangue "Se l'hanno fatto di proposito, giuro su Dio che non appena esco da qui faccio una strage" Il cuore di Boris iniziò ad accelerare i battiti, tanto che perse i sensi e sprofondò nel buio totale.
 
Un sussurro lontano chiamava il suo nome, non sapeva nemmeno lei se sarebbe riuscita a rispondere. L'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un lamento
-Lena, ci sei?- una voce roca e profonda, così familiare, suo fratello. Rispose alla domanda con un'altra
-Boris?- non fece in tempo ad aggiungere altro che iniziò a tossire violentemente e sputò sangue. Yuri cercò di girarsi dall'altro lato per verificare la situazione del compagno
-E' messo male- fu l'unica cosa che riuscì a dire, il viso di Boris era una maschera di sangue e dolore, aveva un labbro spaccato e svariati pesti
-L'hanno preso a pugni in tre o quattro, è l'unica cosa che ricordo- Lena si pulì la bocca con la manica del maglioncino logoro
-Cazzo, ci hanno fottuti- Yuri avrebbe lanciato un destro capace di aprire il portellone del container, ma le corde gli impedivano qualsiasi movimento
-Yuya, è tutto ok?-
-Non chiamarmi così. E comunque, come può essere tutto ok? Non vedi dove ci troviamo e come siamo ridotti?!- la situazione iniziava a farsi abbastanza irritante per il ragazzo
-Non intendevo in quel senso. Qualche ora fa ho sentito che ti agitavi nel sonno- Lena abbassò lo sguardo che si velò di una sottile malinconia, ma non disse nulla riguardo all'ultima frase che il fratello aveva pronunciato -Lo hai sognato ancora, vero?- quella domanda colpì Yuri come uno schiaffo ma non lo diede a vedere
-Tsk, probabilmente ero ancora sotto effetto del narcotico- sviò la domanda mentendo
-Ehi- la voce impastata di Boris che si era appoggiato ad una parete catturò l'attenzione della rossa e Yuri lo ringraziò mentalmente
-Kuznestov, te le hanno date eh?- la voce di Lena tremava un po' troppo per poter risultare ironica e fastidiosa
-Tu ringrazia che il proiettile ti abbia presa di striscio- rispose accennando un sorriso alla ragazza che gli fissava il viso gonfio con un'espressione tra il preoccupato e il terrorizzato
-Già. Per lo meno siamo ancora tutti vivi- gli occhi indaco di Lena vagavano sui volti dei due ragazzi di fronte a lei
-In ogni caso non ci avrebbero uccisi. A quanto pare hanno bisogno di noi vivi o meglio, in condizioni agibili- asserì Yuri
Ad un tratto il portellone del container si spalancò facendo entrare la luce e l'aria fredda all'interno di quella prigione di ferro. I raggi del tardo sole pomeridiano ferirono gli occhi dei ragazzi. La figura di un uomo sulla trentina si fece avanti e, con un movimento agile, saltò a bordo del camion; si avvicinò a Yuri con un coltello gerber in mano. Quando si abbassò al livello della faccia del rosso lo fissò per qualche secondo negli occhi, poi con una mossa rapida e inaspettata fece gelare il sangue ai ragazzi. Aveva tranciato le corde che bloccavano mani e piedi di tutti e tre i russi lasciandoli stupiti
-Non sono venuto per fare una strage- fece scivolare un vassoio con del cibo e una coperta accanto a Boris che fissava con odio quell'uomo; l'avrebbe preso a pugni volentieri. Poco dopo iniziò a frugare nelle tasche del lungo cappotto scuro che aveva addosso e tirò fuori tre pacchetti di sigarette di marca diversa e alcune scatoline di fiammiferi -Siete fortunati che Vorkov vi tratti così bene, si vede che siete davvero... preziozi- disse beffardo per poi fissare Lena con fare perverso -E tu che ci fai qui piccola? Sai che una signorina come te non dovrebbe andare in giro conciata così, perchè non vieni un po' con me? Saprei io come trattarti- una risata boriosa gli uscì dalla bocca ma fece in tempo a chiuderla che Lena gli sputò in pieno viso
-Fanculo, stronzo- lo sguardo della rossa era omicida e l'uomo si mise in piedi, stava per tirarle un calcio ma si bloccò
-Antonov, datti una mossa o non arriveremo in tempo per incontrarci con gli altri camion al valico- la voce di un uomo catturò la sua attenzione, distraendolo dal pestare la ragazza
-Certo- aspettò che il compare se ne fosse andato -Ritieniti fortunata, puttana- così si dileguò, lasciando che il container fosse illuminato solamente dalla flebile luce artificiale. Yuri prese i pacchetti di sigarette e li spartì a seconda delle varie marche per poi guardare il vassoio; molto probabilmente era la loro cena. Erano tutti affamati, peccato che quello che gli avevano portato era un umile pasto frugale e insufficiente per tutti e tre: c'era solamente un po' di zuppa e del pane nero. Presero i cucchiai e sorseggiarono quella brodaglia lentamente accompagnata dal pane che assomigliava più ad una pietra. Boris aprì il suo pacchetto di winston blue, ne prese una e l'accese
-Quel tizio stava per suonartele Lena, hai visto che scarponi indossava? Ti avrebbe spezzata in due- dalla sua bocca uscì lentamente il fumo
-Cazzi suoi. Sono ancora viva e vegeta, quindi non me ne fotte niente- rispose acidamente
-Non mi sembra che tu sia in forma smagliante: un proiettile ti ha presa di stirscio. Come ti senti?- chiese Yuri
-Tutto ok- questa volta non mentiva, dopo aver mangiato si era sentita un po' meglio e, per completare il tutto, si accese una sigaretta e il fratello la imitò. Quando il camion mise in moto, tra i ragazzi calò il silenzio, l'unico rumore che si sentiva era quello del motore. Dopo la quarta camel, Lena prese la coperta e si coprì quanto bastava per lasciarne un po' anche ai compagni
-Fa freddo, probabilmente domani arriveremo al valico di cui parlavano quei due tizi- ipotizzò Lena che si era stesa su un fianco -Bhè, buona notte- e così chiuse gli occhi lasciando che Morfeo l'abbracciasse. Quando anche Boris aveva sentito la stanchezza alle porte e si era coricato, Yuri accese l'ennesima sigaretta e dopo un po' si avvicinò silenziosamente alla sorella
-Ci tengo a te, Lena- così posò le labbra sulla guancia della ragazza che pareva così fragile mentre dormiva; si stese accanto a Boris e si lasciò cullare dai respiri dei compagni.
 
Una frenata improvvisa fece svegliare di colpo i ragazzi che fecero capolino dalla coperta ancora calda. Udirono alcuni uomini urlare strani ordini, fino a quando il portellone del container non fu aperto ancora una volta. Non appena la loro vista si fu abituata alla luce del sole che filtrava tra la fitta nebbia, furono in grado di vedere delle vette alte e possenti spiccare nel cielo grigiastro e quattro grandi camion completamente neri. Non fecero in tempo a capire cosa stesse succedendo che un gruppo di uomini, molto più simili ad armadi, con la tipica mimetica russa li afferarono per la vita e li portarono dentro al tir più grande trovandosi faccia a faccia con almeno una dozzina di persone
-Ma che cazzo... ?!- i pensieri dei tre ragazzi uscirono dalle loro bocche all'unisono, ma una voce familiare li fece tacere, attirando l'attenzione di tutti
-Buon giorno Teams. Siamo a due giorni dal Severnaja Sos'va, come potete vedere ci troviamo ai piedi degli Urali- un uomo alto e magro di mise di fronte all'ingresso del container in modo da essere visibile a tutti, in mano aveva una mazzetta di fogli
-Credevate di potervi sottrarre a me, non è vero?- una risata agghiacciante e un sorriso sadico comparvero sul quel viso ben conosciuto quanto odiato; Vorkov. I tre ragazzi rimasero paralizzati, e si guardarono in torno lanciando delle rapide occhiate alle persone che si trovavano insieme a loro in quella prigione metallica. Non apparivano per niente spaventati o irati, anzi, erano rimasti del tutto impassibili. Le grosse porte si chiusero all'improvviso lasciando al buio totale i volti disorientati dei tre compagni.
 
Non appena il rimorchio del tir venne chiuso sputò a terra e imprecò
-Finalmente questa messa in scena sta per finire- fece cadere la pila di fogli che teneva in mano -C'era addirittura bisogno di un copione?!-
-Non ti scaldare, Vorkov- una voce giovanile ma ferma e profonda lo fece voltare
-Ah, sei tu. Sei stato veloce- i loro sguardi si incrociarono -Non ti riconosco più senza la mimetica, Kai. Sei cambiato molto-
-Taci. Non mi importa niente delle tue considerazioni- asserì con voce lapidaria
-Come non detto, sei rimasto il solito- un sottile sorriso inarcò le labbra di Vorkov.
 
Sweet Amber

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Capitolo 5
*** 4~ Our brains are on fire with the feeling to kill ***


Vi chiedo infinitamente perdono per aver aggiornato la ff dopo due lunghi mesi ç.ç sono tornata con un capitolo forse un po' troppo corto, però vi giuro che ci stavo impiegando veramente troppo per scriverlo quindi non ho resistito! Così, eccomi qui (finalmente!) con un nuovo chapter >.<
Ringrazio dal profondo del cuore ikarikun (per aver aggiunto la storia tra le ricordate
), Silphyl (per aver recensito e aver aggiunto la storia tra le seguite), Nena Hyuga e HeartInRussia (per aver recensito e aver aggiunto la storia tra le preferite **).
Ora vi lascio leggere in santa pace il continuo della ff! Buona lettura e grazie ancora per aver letto i capitoli precedenti (:



Capitolo 4
 
 
Erano passate parecchie ore.
 
Spense il motore, tolse il casco e lasciò che i capelli gli ricadessero sul viso imperlato di sudore. Era una giornata fredda e particolarmente soleggiata, ma dalle cime dei monti iniziava a scendere una fitta nebbia che avvolgeva i rami secchi degli alberi.
 
Eppure ricordava tutto nei minimi dettagli:
 
Abbassò la zip della tuta da moto e spinse la kawasaki fino al parcheggio deserto; si accese una sigaretta. Lo sguardo vagò attraverso gli alti abeti, accompagnato da qualche tiro. Si mise a sedere su un tronco coperto in parte dal muschio; nei paraggi si udiva solo il cinguettio degli uccelli e il vento tra le fronde. Ad un tratto un rumore a lui molto fastidioso interruppe il sottile filo dei suoi pensieri. Il cellulare aveva iniziato a squillare, lesse il nome sul display e, con una smorfia, accettò la chiamata
 
La mano stretta convulsamente sull'acceleratore,
 
-Cosa vuoi?- chiese distaccato
-Lo sai benissimo- rispose una voce ansiosa
-Io il mio lavoro l'ho fatto, Vorkov- asserì freddo
-Quindi la casa era quella?-
-Si, evidentemente non hanno traslocato- continuò con voce atona -Ora sono tutti e tre all'interno-
  
Il rumore sordo del motore che sgasava
 
Chiuse gli occhi, avrebbe voluto fermare il tempo e restare immobile, per sempre
-Ottimo lavoro, Kai- si lasciò sfuggire una lugubre risata -Chi vuoi?-
-Mi interessa solo Ivanov- rispose a denti stretti, il cognome di Boris premeva sulla punta della sua lingua
-Che ne faccio degli altri due?
-Limitati a dare una ripassata a Kuznestov-
-E la ragazza?-
-Carne da macello- disse Kai irritato per le troppe domande
-Raggiungici il prima possibile alla base est di Yaroslavl- tagliò corto Vorkov, ora il suo vero scopo gli era ben chiaro
-Lo farò- riattaccò senza aggiungere altro. Si accese un'altra sigaretta e l'assaporò tiro dopo tiro, sapeva di vendetta.
 
E lo sguardo intenso e carico di elettricità che si erano scambiati.
 
Mise le cuffie nelle orecchie, accese l'Ipod e alzò il volume quando le travolgenti linee di basso dei System Of A Down si fecero largo tra la quiete della natura. Doveva raggiungere Vorkov, ma non aveva intenzione di fare le cose con troppa fretta. Si passò una mano tra i capelli argentei e si soffermò sul suo avambraccio sinistro, dove era tatuata una fenice con le ali spiegate circondata da un vortice di fiamme. Quell'esplosione di colori caldi era un perfetto ossimoro se paragonata al ragazzo.
 
Ma il rimorso non lo sfiorava minimamente.
 
Come tutte le cose accadute nella sua tortuosa vita, anche quell'inchiostro sulla sua pelle aveva una spiegazione.
Dopo aver perso definitivamente i contatti con Yuri e sotto le pressioni incessanti del nonno, Kai si era arruolato alla caserma militare di Tver. Le voci che giravano per la regione russa erano a dir poco agghiaccianti, ma il fatto che i sottotenenti e i caporali usassero metodi cinici e spietati non faceva che accrescere in lui il desiderio di sfidare i propri limiti fisici e mentali. Non perse tempo e spedì la lettera d'ammissione e fu convocato a Tver per sostenere le dure prove che erano riuscite a mettere in difficoltà anche lui. Militò in quella regione per ben tre lunghi anni, crescendo e maturando, ma soprattutto cercando di lasciarsi alle spalle il passato, così come la fenice risorge dalle ceneri anche lui sarebbe rinato. Un mese prima del congedo decise di marchiare sulla pelle quello che in futuro sarebbe stato solo un doloroso ricordo.
 
 
Fissava incessantemente il paesaggio freddo e spoglio fuori dal finestrino, cullato dal movimento sinuoso del treno ad alta velocità. Scosse il capo; si era incantato per l'ennesima volta finendo per rivangare nella sua memoria. Doveva aspettare ancora un'ora prima di poter fumare in santa pace e distrarsi un po'. Distrazione, ecco di che cosa aveva veramente bisogno. Si sarebbe accontentato di poco: alcol e fumo, forse anche di qualche donna. Era chiaro che gli importava poco e niente dell'altro sesso, dato che sapeva bene che nel suo gelido cuore c'era solo una fiamma in grado di bruciarlo senza causargli alcun dolore e aveva rubini al posto dei capelli e acquamarina per occhi. Strinse convulsamente i pugni, lo aveva quasi dimenticato del tutto, non si poteva concedere il minimo errore. Cercò di mettersi comodo sul sedile tentando di riposarsi un po' ma venne interrotto da uno scampanellio seguito da una voce squillante
-Salve! Desidera qualcosa dal carrello?- una bella donna sulla trentina si rivolse a Kai con un sorriso e un po' troppa confidenza
-No, grazie- rispose bruscamente
-Ne è sicuro?- la donna si ritrasse, ma fece un ultimo tentativo mentre riprendeva il carrello per continuare il suo solito giro per i vagoni praticamente deserti
-Mha, ripensandoci...- era deciso. Il suo divertimento iniziava da lì. Diede un'occhiata fugace al cartellino fissato sul tailleur bordeaux all'altezza del seno prorompente "Katarina..." Sorpresa, girò di scatto la testa agitando i lunghi boccoli biondi, come una medusa
-Oh, quindi cosa vuole?- chiese cortesemente strizzando l'occhiolino con fare ammiccante
-Lei- la risposta di Kai fu breve, chiara e concisa. Con molta rapidità e nonchalance si alzò dal sedile e afferrò il polso della donna che lo seguì frastornata abbandonando il carrello in mezzo al corridoio. Camminavano veloci, tanto che la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di osservare con cura quel sinonimo di perfezione. La mano fredda di Kai continuava a stringere in una morsa salda l'esile polso caldo mentre il corpo di Katarina si lasciava trascinare fino all'ultimo vagone buio animato da una voglia istintiva e irrefrenabile. La spinse contro il muro dove iniziò a baciare con una passione crescente le labbra carnose e il collo bianco. Lei ricambiò e fece scivolare le mani lungo il corpo marmoreo del ragazzo. Braccati in un vortice di passione, arsi dal desiderio della carne, aprirono la porta che conduceva nel vagone bagagli completamente buio e si fiondarono dento chiudendosi a chiave, assieme ai veloci battiti cardiaci, a baci voraci, ai respiri caldi e intensi. I due corpi spogli fremevano l'uno sopra l'altro, non c'era più spazio per le indecisioni. Ingenua lei, spietato lui.
 
Sweet Amber

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