Kinderszenen

di Laica
(/viewuser.php?uid=19864)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Von fremden Ländern und Menschen ***
Capitolo 2: *** Kuriose Geschichte ***
Capitolo 3: *** Haschemann ***



Capitolo 1
*** Von fremden Ländern und Menschen ***


si, fa si si sol si fa si si sol

Von fremden Ländern und Menschen

 

si, sol fa mi re si sol re mi

Kinderszenen, “ Von fremden Ländern und Menschen“(*).

Era stato difficile capirlo, con tutte quelle note slegate tra di loro e stecche, ma era Schumann, ne era sicuro.

Quasi quanto che qualcuno lo stava suonando, con scarso successo, sul suo pianoforte:

Chiunque fosse, cercava di sicuro guai, ma guai grossi.

E lui glieli avrebbe dati.

Anzi, avrebbe fatto di più: quel pianista improvvisato avrebbe compreso il più profondo significato di “ grosso guaio”.

Furono questi i primi pensieri di Soul quando, guidato da quella sgraziata melodia, arrivò nel salotto di casa sua.

Da quando abitava lì poche e chiare regole erano state imposte da lui e la prima era senza dubbio quella: nessuno doveva avvicinarsi al suo grande, vecchio e amatissimo pianoforte. Pena la morte.

Tutti in quella casa avevano accettato e rispettato questa sua regola, almeno sino a quel giorno.

O forse, pensò con disappunto Soul, nessuno se ne era mai curato ma almeno avevano avuto la briga di non farsi scoprire.

Se non fosse stato così cool, come in effetti era, avrebbe perso le staffe già da un pezzo ma si limitò a entrare nel salotto, pronto a fulminare con lo sguardo il malcapitato fellone.

Un piano notevole il suo, e anche parecchio d’effetto, ma che si sgretolò alla vista del pianista - anzi, della pianista - che, con una concentrazione tale da non palesarle la sua presenza, continuava imperterrita a muovere le piccole mani sui tasti lucidi, in una vana imitazione di movimenti che, molto probabilmente, aveva visto fare a lui tempo addietro.

Stava cercando di imparare, senza ombra di dubbio.

Un gesto sleale per una nobile causa, decretò chinandosi su di lei e afferrandole le mani, bloccando così la composizione.

Lei sussultò e, con gli occhi colmi di panico, fece per parlare, ma fu zittita da uno sguardo di Soul che, con sommo stupore dell’altra, prese a muoverle le mani lungo la tastiera.

- le prime volte dovresti usare un metronomo, sai? Wes me ne regalò uno da piccolo, vedrò di portarlo la prossima volta.- disse.

- quale prossima volta?- domandò lei, stupita.

- non vorrai imparare a suonare il piano da sola?- rise il ragazzo, continuando a guidarla nell’esecuzione –ti insegnerò io, avrei dovuto farlo già da parecchio tempo.-

- e non sei arrabbiato?-

- no, tranquilla.- rispose, notando con piacere che, una volta passato il pericolo di una ritorsione da parte sua, le mani che stava guidando si erano fatte più rilassate e seguivano diligentemente le loro maestre, familiarizzando con quei tasti che per tanto tempo le erano sembrati un arcano codice.

C’era del talento in loro, notò con una punta di orgoglio.

si, sol fa mi…

- Cucciolotta!- un grido improvviso spezzò l’atmosfera, interrompendo il duetto - Dove sei? Sono arrivato!-

Soul sospirò, lasciando la presa delle mani e lanciando un’occhiata scocciata alla porta – direi che è arrivato. Dovevate andare da qualche parte?- chiese.

Lei annuì, imbarazzata dal comportamento della Death Scythe e soprattutto dai suoi nomignoli idioti.

Non poteva sopportarli e lo sapeva lei, quanto chi gli stava davanti –allora credo che sia meglio che tu vada. Sarà già dura lavorare sul tuo orgoglio ferito per quel “ cucciolotta”, meglio evitare che se ne esca con altri epiteti.-

Lei annuì, troppo spaventata dall’idea che quello potesse uscirsene con altri nomignoli melensi per abbozzare qualcosa di più che un sorriso teso.

Si alzò, composta, dal panchetto e fece per andare, non prima di aver lanciato un’occhiata greve a Soul.

- che c’è?- fece lui – vuoi dirmi qualcosa?-

Lei annuì, ma continuò a rimanere muta.

- avanti, dimmi cosa c’è.- la esortò lui.

Questa lo fissò titubante, dondolandosi con i piedi facendo oscillare le code candide– ma io sono brava, papà?-

- certo.- sorrise lui, annuendo con la testa – e lo sarai ancora di più quando ti avrò insegnato le basi.-

- e diventerò brava come te?-

- beh, per quello c’è bisogno di essere cool ma non preoccuparti, sei mia figlia, imparerai presto.-

- CUCCIOLOOOOOTTA!!!-

- sempre se tuo nonno non ti distrugge l’autostima prima.-

 

(*) Scene infantili, “da paesi e uomini stranieri”

______________________________

Allora, intanto chiedo scusa in anticipo per l’oscenità del lavoro ma era un progetto a cui lavoravo da mesi, e sempre da mesi non facevo che cancellare e riscrivere, ricercando una perfezione che non è mai arrivata.

Ala fine ho dovuto dire basta, ora la pubblico. Si trattava di scegliere tra il continuare con questa ricerca e la mia sanità mentale, e credetemi, quella già scarseggia di suo.

Quindi a voi tocca l'ingrato compito di leggerla e, se volete, commentarla.

Buona fortuna! (XD)

Laica

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Kuriose Geschichte ***


Kuriose Geschichte

Kuriose Geschichte

 

 

- Avanti, amore del nonno, tirane fuori una!-

La bimba osservò confusa l’uomo che gli stava davanti: proprio non capiva perché non gli desse il cucchiaio di pappa come tutti - ebbene sì, alla tenera età di otto mesi poteva già definirsi una bambina vissuta, visto che era stata imboccata più meno da tutta la Shibusen - e insistesse a chiederle cose assurde.

Doveva solo ficcarle quella brodaglia in bocca e non pretendere nulla in cambio se non, al massimo, qualche rigurgito. Era così difficile da capire?

Decisamente offesa da quella mancanza di sensibilità, continuò a fissare astiosa l’uomo finché questo, oramai arreso all’evidenza che lei non avrebbe mosso un muscolo, si girò verso sua madre che leggeva un libro, al suo fianco.

- Maka cara, credi che sia normale che non dia ancora nessun segno?-

Questa sollevò lo sguardo dalla lettura, fulminandolo per il “cara” – papà – cominciò – ti ho permesso di dare da mangiare a Eve, a patto che non le dessi fastidio.-

- ma lei...-

- ha otto mesi!- ripeté, gettandole un’occhiata apprensiva – è troppo presto per capirlo. Sempre se lo è.-

- certo che lo è!- rispose questo, gonfiando il petto – come suo nonno.-

- al massimo come suo padre.- lo corresse la bionda, prendendola in braccio e allontanandola dalle grinfie di quello strano tizio.

Eve osservò grata la madre sperando che, almeno lei, capisse il suo bisogno fisiologico di mangiare quella pappetta orripilante – certo non aveva un ottimo sapore, ma sempre meglio di tutta la fatica che faceva prima, quando doveva tirare da quella tavola che spacciavano per seno – ma questa non sembrò intenzionata a correre in suo aiuto: ogni volta che quel tizio veniva a trovarli – nonno, ripeté tra sé e sé, il suo nome era Nonno – sembrava posseduta dallo strano bisogno di dargli fastidio, dimenticandola.

Ora ti metterà in quella stupida gabbia, ci scommetto il ciuccio”, pensò, prima che quella traditrice si chinasse e la deponesse nel box.

Ecco, come aveva immaginato.

Mugugnò, cercando di riattirare la loro attenzione ma questi erano troppo impegnati a discutere, o meglio sua madre era troppo impegnata a discutere, il nonno ascoltava, singhiozzando di come sua figlia non lo capisse e cose simili.

Lo sapeva. Sapeva che non doveva seguire la luce, quel maledetto giorno in cui l’avevano strappata da quel luogo buio e, soprattutto, silenzioso.

Maledetti uomini in bianco, prima o poi avrebbe avuto la sua vendetta!

Arresa oramai all’evidenza che da quei due non avrebbe ottenuto niente, indirizzò la sua attenzione verso l’altro essere che abitava in quella casa e che, in quel momento, era impegnato a suonare nell’altra stanza: lui avrebbe certamente capito e l’avrebbe nutrita.

Sì, lui era la salvezza.

Oramai sicura che quei due la stessero ignorando, sgusciò fuori dal box – era una fortuna che quel miao miao lì, zia Blair, si divertisse a farsi le unghie sulla rete di protezione – e gattonò verso il salotto, gongolando per il suo piano che sembrava filare alla perfezione.

Oltrepassò la porta del soggiorno e continuò il suo cammino, finché la voce allarmata di suo padre non la fermò – Eve!- esclamò questo, stupito, bloccando l’esecuzione del brano – come diavolo sei arrivata fin qui?- aggiunse poi, afferrandola prontamente prima che raggiungesse il prezioso – e simmetrico - vaso posto lì vicino, dono di nozze di Kid.

Fa la vaga, fa la vaga! Si ripeté mentalmente Eve, giocherellando con molta noncuranza con uno dei suoi piedi.

- quella incosciente di tua madre.- sbottò Soul, percorrendo a grandi passi il corridoio e irrompendo in cucina, dove interruppe la discussione.

- meno male che dovevate tenerla d’occhio!- ringhiò.

Eve notò con piacere che, finalmente, attenzione era di nuovo tutta per lei.

- Dov’era?- chiese sua madre, osservandola preoccupata.

- ad attentare al vaso di Kid.- rispose Soul- come avete fatto a perderla di vista?-

- ma io l’avevo messa nel box!- si difese lei.

- ma se sono mesi che è bucato, dovresti saperlo!-

- bucato?- li interruppe il nonno – lo sapevo, lo sapevo! Sapevo che aveva preso tutto dal nonno! È decisamente una Scythe! E così giovane poi!-

Fu un attimo, prima che la bambina potesse rendersene conto, venne messa senza troppi riguardi nel seggiolone - e da lì non si poteva scappare – poi quei tre scoppiarono nuovamente in una furiosa lite.

Era inutile, non riuscivano a tenere l’attenzione su di lei per più di due minuti. A questo punto, pensò, non le rimaneva altro da fare: doveva punirli.

Si concentrò, mentre osservava i toni della discussione farsi più accesi e andare verso nuovi argomenti.

Poi, improvvisamente, i tre si bloccarono, annusando l’aria.

Finalmente, vide il panico e la paura nei loro occhi.

Eve gorgogliò soddisfatta, osservando i volti dei suoi genitori e di suo nonno “bene” pensò, accomodandosi meglio contro il pannolino appena inaugurato “dov’è il vostro Dio, adesso?”

 

_________________________________

Angolo dell’autrice.

L’avevo detto, no? A me i bradipi fanno il baffo e anche questa volta sono stata di parola. Tre mesi, questa volta ho veramente superato me stessa (XD).

A parte gli scherzi, vi chiedo scusa per l’enorme ritardo ma purtroppo ho ripreso a scrivere dopo un lungo periodo di pausa, quindi mi è più complicato del previsto. Da parte mia mi impegno ad aumentare un po’ i ritmi visto che, stranamente, ho finito gli esami e ho un po’ di tempo libero in più.

Passando alla shot che dire, con un titolo come “storia curiosa” mi venivano in mente solo cose buffe, ho seguito l’istinto ed è uscita cotanta porcheria. Quindi scusate anche l’orrore che, se siete riusciti ad arrivare qui, avete dovuto leggere.

Infine un grazie enorme a:

 

Kaida: * arrossisce* grazie mille! La prima recensione non si scorda mai e leggere che ti è piaciuta mi ha fatto moooolto piacere, soprattutto perché non ero convinta di postarla, leggere poi che avevi intenzione di seguirla mi ha commosso. =) anche se non ti biasimo se, dopo questa, ti darai alla fuga XD)

 

Sarainsb: Harigato dovrei dirlo io, mi sa! =) Comunque ecco a te Makachan! Certo, è stata una breve apparizione ma da ora in avanti sarà più presente. E non sarà sempre a litigare con tutti, almeno credo!XD Comunque sono contentissima che sia piaciuta l’idea di Maka e Soul genitori. Mi ero sempre chiesta come potevano essere e ho voluto tentare. =)

 

Mistica88: Dai su, ti ho dato l’imput per iniziare Soul Eater, credimi vale. E te lo dice una che non provava un interesse serio per una serie da quel lontano San Valentino del 2006. In quanto al cucciolotta, credimi, l’ho sperimentato sulla mia pelle, è distruttivo per la psiche!XD

 

Akira94: Voilà Makachan, anche se in versione “isterismo pre mestruale”! Scusa tanto per il ritardo, sono imperdonabile lo so, alle volte mi viene da pensare che ho parenti nel mondo delle lumache. XD

 

Midnight_Rose: Immagino che a quest’ora mi avrai mandato a quel paese milioni di volte. Sono pigra da paura, lo so. =( Comunque sappi che tutti quei complimenti mi hanno fatto competere a colore con i peperoni che ho nel frigo ( poveretti, dopo questo smacco alla loro autostima sono caduti in depressione).E come vedi ecco che ha fatto la sua comparsa Maka. Pessima, pessima entrata ma è già tanto se ci sono riuscita. =)

 

BloodySayuri: Intanto chiedi scusa al tuo pc, poveretto, non avevo intenzione di fargli fare il bagno. Comunque lo dico e lo ripeto donna, tu sei di parte! XD

 

Maka27: Immagino che dopo aver letto la seconda avrai cambiato idea, l’ho detto e lo ripeto, grazie tante, sapere che è piaciuta mi ha dato una spinta in più a finire la seconda…a anche se, alla fine, ho impiegato tre mesi a scriverla. Vedrò di farmi passare questa bradipità cronica, prima di essere linciata da qualcuno. XD

 

E r a t o: va beh, vorrà dire che la prossima non te la faccio betare così sarai sorpresa… mmh, mi sa che è un po’ “troppo tardi” ne?XD Comunque come vedi son riuscita a postare anche la seconda, e pensa che l’ho fatto senza pensarci per due ore, sto diventando quasi normale, finalmente! Ç_ç

 

Mimi18: Eeh Spirit fa sempre un figurone, ovunque lo metti. Io personalmente lo adoro,è troppo buffo con quelle manie da padre innamorato!XD Soul invece me lo sono immaginato un po’ più tranquillo, non credo si darebbe a troppe smancerie lui, un essere così cool! ( anche se in questa shot tra questi che litigano e la bambina che trama piani malefici ho superato il grottesco -__-).

 

Ultima cosa, prima di andare.

Scegliere il nome alla piccola Evans Junior è stata un po’ un impresa, Eve è stato il meno peggio, tra la rosa dei nomi che mi ero fatta. So che fa tanto Jesse James ma, ehi, io con i nomi son negata, è già tanto se sono riuscita a dargliene uno e a non chiamarla “bambina” per tutta la raccolta. =)

Baci,

Laica

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Haschemann ***


3

3. Haschemann

- considerati fortunata, Eve Evans, non tutti hanno l’onore di avere l’attenzione dell’uomo che ha superato Dio!-

La neonata gongolò felice, anche se non si capì bene se fosse per la consapevolezza di qual privilegio l’era stato concesso o, più semplicemente, perché il meister la stava lanciando in aria per l’ennesima volta.

Lui, Soul Evans, legittimo genitore della piccola, invece, se ne stava in disparte, seduto sul sofà a calcolare la traiettoria del lancio, pronto a scattare nel caso il capo della sua erede si fosse avvicinato troppo al soffitto.

Di più non poteva fare.

Perché da quando era arrivato BlackêStar, almeno, Eve aveva smesso di piangere.

Era successo tutto troppo in fretta quella mattina, quando Maka si era alzata particolarmente nervosa e aveva annunciato, senza troppi giri di parole, che lei era stanca di stare tutto il giorno in casa, dietro alla bambina, che voleva riappropriarsi dei suoi spazi e che quindi sarebbe stata tutto il giorno fuori, per svagarsi.

Come se lui passasse tutto il giorno a divertirsi.

Peccato che questa risposta aveva fatto capolino nella sua testa solo dopo che Maka aveva varcato l’uscio di casa, insensibile a qualsiasi altra sua lamentela.

E così si era ritrovato solo.

Solo con sua figlia che dormiva nella sua stanza e che, forse, avvertendo la mancanza della madre grazie a chissà quale radar malefico, non aveva tardato a svegliarsi, urlando a pieni polmoni.

Non che non volesse stare con la piccola, tutt’altro, era solo che dal primo momento che l’aveva vista aveva compreso una cosa: Eve l’odiava.

Si era immaginato spesso il momento della sua nascita - quel istante così cool dove padre e figlio s’incontrano per la prima volta e si contemplano intensamente l’un l’altro - invece, quando era stato il suo turno e gli avevano messo in braccio la bambina, tutta rossa, grinzosa e sporca, lei lo aveva fissato per un attimo, sospettosa, poi aveva lanciato un urlo disumano, che si era protratto finché, in preda al panico, non l’aveva mollata all’infermiera.

E da allora non era andata meglio.

La piccola si era fatta più carina e pulita - tranne in quei momenti in cui le cambiavano quell’arma impropria chiamata pannolino - ma quella avversione verso di lui non era diminuita, anzi, alle volte sembrava addirittura aumentata.

Se quel giorno, per pura sfortuna, BlackêStar non si fosse presentato, con l’intento di far assaporare un po’ della sua luce divina anche all’amico, Eve con molta probabilità avrebbe pianto fino a scoppiare.

- Non capisco che cosa abbia di sbagliato, Soul. - disse BlackêStar, lanciando la piccola più energicamente del solito e facendole sfiorare pericolosamente il soffitto – questa marmocchia è troppo avanti, quasi quanto me. -

È per questo che tenti di eliminarla? Pensò la Buki tra sé e sé, continuando a tenerli d’occhio.

- Non c’è nulla che non vada bene in lei, vorrei solo che non urlasse ogni volta che mi vede. - rispose poi, sbuffando.

- Secondo me è solo spaventata dalla tua brutta faccia. - continuò questo, lanciandogli contro la pargola – ma dopotutto non tutti hanno la fortuna di nascere belli come il sottoscritto. –

Magari quella era la volta buona in cui Soul sarebbe riuscito a mandare a quel paese l’amico, se non fosse stato troppo impegnato a salvare la figlia – Potresti evitare di lanciarmi Eve? – domandò, agguantando la pargola per la tutina a pochi centimetri da terra – sai, che sia di gomma non è stato ancora provato.-

BlackêStar sbuffò – che noia, io me ne vado.- dichiarò, ignorandolo beatamente – trema Death City, il tuo Dio sta tornando.-

- Cosa!? - esclamò Soul, allarmato – non puoi lasciarmi solo con lei!-

Ma l’amico continuò a ignorarlo e, senza aggiungere altro, saltò fuori dalla finestra, pronto a inondare il mondo con la sua luce divina.

La Buki osservò sua figlia, ancora frastornata dal lancio, che si guardava in giro alla ricerca del suo amato zio, e sospirò: pochi secondi e si sarebbe scatenato l’inferno.

 

° ° °

 

- Maka, scusa se te lo chiedo, ma sei sicura di stare bene?-

Tsubaki osservò l’amica, preoccupata: non era tanto quel battere ossessivo a terra, a preoccuparla, e nemmeno la tazza che stringeva ossessivamente in mano, in cui notava – quelle sì, - preoccupanti crepe, quanto la propensione del corpo di Maka verso l’uscita del Café.

- Maka?-

- Va tutto bene!- esclamò improvvisamente la bionda, con voce troppo alta. – dopotutto è suo padre, è ora che impari a interagire con lei e…-

- Sì, Maka…-

- Inoltre è ora che abbiano un rapporto. Non posso continuare a fare loro da tramite e..-

- Ho capito, ma…-

- Oddio! E se fosse troppo presto? Magari Soul non è ancora pronto e…-

- Maka!- l’interruppe Tsubaki, strattonandola dolcemente – sono sicura che Soul se la caverà alla grande, è un bravo padre. Non è lui che mi preoccupa…-

- Ah no? Allora dici che è troppo presto per Eve?-

- Veramente chi mi preoccupa sei tu. Soul so che può farcela alla grande.-

La Meister annuì – Sì, può farcela. E io devo stare calma.-

- Brava.- asserì Tsubaki, sorridendogli dolcemente.

- Tsubaki?-

- Sì, Maka?-

- Se mi vedi correre via mi fermi, vero?- domandò la Meister.

- Certo.- sorrise la mora, annuendo con la testa – te l’ho promesso.-

 

° ° °

 

- Eve, guarda che bello l’orsacchiotto!- esclamò Soul, sventolando l’orsacchiotto davanti al viso della bimba, ormai congestionato dal pianto, che spiccava ancor di più contornato da tutti quei sottili capelli candidi.

- Piccola, non vorrei dirtelo ma quando piangi sei molto poco cool, hai un non so che di satanico.- continuò lui, ottenendo come risultato solo quello di farla piangere più forte.

Ok, appuntarsi di non fare mai commenti sull’aspetto a una donna, anche se questa ha quattro mesi.

Disperato e, con le orecchie che sanguinavano, lasciò vagare lo sguardo sulla distesa di giocattoli che la bambina possedeva, finché la sua attenzione non fu catturata da uno in particolare.

- Eve, guarda che bello questo.- disse, afferrando la pianola che le aveva regalato Wes (*) durante la sua ultima visita – lo sai che papà sa suonare il piano, Eve?-

Neanche un “e a me che me ne frega?” sarebbe stato più incisivo della nonchalance con cui la piccola continuò a piangere, incurante delle doti musicali del padre.

Sbuffando, Soul si lasciò scivolare di fianco della neonata, esausto.

C’era qualcosa che aveva sempre temuto in un suo futuro rapporto padre-figlio ed era esattamente quello che poi, alla fine, si era avverato: sua figlia lo aveva rifiutato e continuava a farlo da quella volta in cui gliel’avevano messa tra le braccia e, lui, aveva sperato di essere all’altezza di quel ruolo.

Maka continuava a ripetergli che probabilmente era solo una fase e che bastava aspettare, ma lui stesso si accorgeva che ogni giorno che passava, n’era sempre meno convinta anche lei.

Cavolo, lui, Soul Evans, non riusciva a fare una cosa che era riuscita naturale anche a quel pervertito di Spirit e, a quanto pare, il suo destino sarebbe stato inseguire quella figlia che continuava a sfuggirgli ostinatamente.

Sospirò nuovamente e lasciò scorrere sovrappensiero le dita sulla pianola brutalmente snobbata dalla piccola, accennando a uno dei primi motivetti che aveva imparato da bambino – Ma tanto non mollo – mormorò flebilmente, voltandosi verso la bambina e abbozzando un sorriso tenue – dovesse volerci tutta la vita, continuerò a inseguirti.-

Fu solo dopo molto che si accorse che c’era qualcosa di diverso nell’aria o, meglio, che mancava qualcosa.

Stupefatto si voltò verso Eve, costatando che sì, effettivamente aveva proprio smesso di piangere e che, oltretutto, lo stava fissando mentre mordicchiava un pupazzo random, con uno sguardo ancora più interdetto del suo.

Era assurdo, si ripeté mentalmente, era troppo piccola per aver anche solo minimamente compreso quello che gli aveva detto.

Eppure aveva smesso.

Si acquattò all’altezza della figlia e fece per avvicinarsi, ricevendo come risposta solo il solito sguardo stranito e il rumore della plastica che schioccava sotto le gengive nude.

Niente urla, niente pianti isterici.

Azzardò a ridurre ancora la distanza, fino a scorgere le iridi grigiognole della piccola che iniziavano a sfumare nel verde – a quanto pare sarebbero diventate come quelle della mamma – e fu solo allora che Eve reagì: brandendo il suo pupazzo di gomma a di arma, lo diede in testa al padre più e più volte, visibilmente compiaciuta da quel nuovo gioco.

Soul ghignò divertito, allontanandosi un poco da quell’assalto e massaggiandosi la testa dolorante – lo sai, Eve…- cominciò – cominci ad avere preoccupanti somiglianze con tua madre.- disse, sorridendo a sua figlia e ricevendo in risposta un gorgoglio divertito.

 

° ° °

 

Quando Maka rientrò, quella sera, era pronta all’inferno che gli si prospettava – Eve aveva dei polmoni portentosi – tuttavia, una volta varcata la porta di casa, quello che sentì fu solo il ronzio della tv, tenuta bassa, provenire dal salotto.

Niente urla, niente di niente.

Improvvisamente le immagini più raccapriccianti si accumularono nella sua mente: e se Eve fosse precipitata dal seggiolone e ora fosse in qualche reparto di rianimazione? E se il continuo piangere della figlia avesse fatto esplodere la testa a Soul? E se Kid l’avesse rapita perché quella mattina non le aveva fatto le codine perfettamente simmetriche?

Presa dal terrore avanzò a grandi passi, guardandosi intorno – Soul?- chiamò a gran voce – Eve?-

Uno Ssshhh perentorio, proveniente dall’altra stanza, fu la risposta che ricevette. Per lo meno era una risposta.

Rassicurata – ma non del tutto – dai suoi timori, si diresse verso il soggiorno dove effettivamente Soul stava seduto, dandogli le spalle, su una delle poltrone e guardava… erano i Biinzu Rangers(**) quelli che stava guardando?

- alla buon’ora.- sussurrò lui, stranamente rilassato – ti stavo dando per dispersa.-

Maka lo fissò stupita – Dov’è Eve?- domandò.

- Oh, è qui! Si è appena addormentata.- rispose Soul.

La ragazza non voleva crederci, si affacciò oltre lo schienale della poltrona e constatò che sì, Eve stava davvero dormendo contro il petto del padre, il dito in bocca e l’aria della persona più rilassata di questo mondo.

C’era qualcosa che non quadrava in quell’immagine: osservò suo marito, che la fissava, con un espressione di chi non vede l’ora che gli venga chiesto “come hai fatto?”, e poi Eve, che continuava a ronfare alla grossa.

- devo aver bevuto troppo.- mormorò intontita prima di girare i tacchi e lasciarsi alle spalle quella scena ai confini della realtà.

 

° ° °

 

- Non guardarmi con quella faccia. L’ho fatto nemmeno un ora fa e inoltre devo guardare il polpettone in forno.-

Soul sospirò, a quanto pare quella volta avrebbe dovuto cambiarlo lui il pannolino. – avanti piccola: prima iniziamo, prima finiamo.- aggiunse, chinandosi su sua figlia che allungò le braccina paffute, pronta per essere presa in braccio.

- Noto che quei due si sono chiariti.- commentò Tsubaki, osservando l’albino allontanarsi con la pargola verso la sua cameretta.

Maka si alzò da tavola, raccogliendo i piatti –sì, è stato una specie di miracolo. Neanche lui sa spiegarselo. Però…- aggiunse, gettando un’occhiata oltre la porta della cucina – ho notato che ultimamente è molto più rilassato con Eve e le sorride spesso.-

- Probabilmente la piccola deve averlo sentito più rilassato e si è tranquillizzata anche lei.- constatò la mora, annuendo a conferma della sua ipotesi.

Fu solo allora che BlackêStar, fino ad allora stranamente silenzioso nonostante la scarsa attenzione dei presenti, grugnì, potandosi le mani dietro la testa.

- Che c’è, BlackêStar?-

- Bah! L’avevo detto che era la sua brutta faccia.- concluse lui, con un alzata di spalle.

 

(*) Al momento non mi risulta che il caro Wes sia passato al creatore e prego ogni giorno Ohkubo che non lo faccia morire sotto qualche trave da palcoscenico come l’amica di Candy Candy.

 

(**) Per la sicurezza nazionale: posso assicurare che tali paladini della giustizia non esistono XD

__________________________________

Allors,

non so da dove cominciare ne tantomeno da dove finire, anche se inizierei con il mantra che oramai si protrae dall’inizio di quella raccolta, ovvero: scusate per il ritardo, non ho limiti al superamento dei miei limiti e questa volta son stata davvero da Guinnes ( 1 anno, 1 mese e 16 giorni) quindi ancora scusatemi; seconda cosa, la maggior parte della colpa di questo ritardo va data a una sola persona, ovvero Black Star. Scrivere di lui è stata la cosa più faticosa che ho fatto dopo Statica all’uni, fate voi; terza ma non ultima, vorrei ringraziare di cuore:

 

Killina: Intanto: Scusa il ritardo! Non smetterò mai di chiedere scusa per la mia bradiposità ma purtroppo è una parte di me che non si stacca :( In quanto a Soul ( e Eve) io lui l’ho sempre visto come una persona che poteva dare tanto a livello genitoriale, anche se a modo suo ( uno modo molto cool) e spero di essere riuscito a trasmetterlo.

 

MartyStyle: e io non so davvero cosa risponderti, i complimenti mi mandano in stato confusionale XD Comunque grazie davvero * me commossa* e scusa per l’abnorme ritardo, meriterei di essere presa a Shinigami Chop finchè campo, lo so.

 

E r a t o: eeeh, credo che in quest’anno tu sia partita più di una volta E r a t o cara e qui come vedi ho sempre battuto fiacca ( e che siam partite insieme è un dettaglio, non facciamo i pignoli), qua bisogna analizzare gli eventi mi sa. Comunque come hai detto tu Eve non è un diavoletto, lei è semplicemente diabolica. ( la domanda è, a chi ha ripreso?)

 

Midnight_Rose: Allieva? Oddio, per fare il maestro dovrei avere qualcosa da insegnare e, credimi, al momento l’unica cosa che potrei insegnare è fare il pollo al curry, fa te xD. comunque come vedi sono stata più che zelante e Natale l’ho passato da un pezzo ( lo so, di certe cose non bisognerebbe vantarsi ma solo vergognarsi finchè si campa)

 

Borntorun: e.tu.sei.di.parte. Diciamocelo. XD Comunque al momento verrebbe da chiedersi se la vicina è ancora viva dopo un anno e un mese XD

 

E un grazie di cuore anche a tutti quelli che l’hanno messa tra i preferiti, tra le seguite, tra le “da ricordare” e anche solo chi a letto.

Ora vado, forse non l’ho detto ma *coff coff* oggi è il mio compleanno * coff coff* e voglio andare a festeggiare il postaggio ( e se ce la si fa anche il compleanno) prima che mi parta la sciatica del tutto.

Viva la vecchiaia, sempre e comunque.

Baci Laica

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=489813