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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Allenamenti di Quidditch, Teddy Bear e Kneazle ***
Capitolo 3: *** Strategie di accoppiamento, Capelli blu e occhio nero ***
Capitolo 4: *** Minacce, Club dei Duellanti e crisi epilettiche ***
Capitolo 5: *** Molliccio, Confidenze e Fata Turchina ***
Capitolo 6: *** Torneo dei Duellanti, Litigi e Baci ***
Capitolo 7: *** Spionaggio, Oblivion e Rimorsi ***
Capitolo 8: *** Sfoghi, Annunci e Vittorie ***
Capitolo 9: *** Esplosioni, vestiti in tulle e pugni ***
Capitolo 10: *** I pulcini crescono, tacchi alti e domande inopportune ***
Capitolo 11: *** Cibi macrobiotici, principesse e geni lupo ***
Capitolo 12: *** Dubbie proteine, Vecchi amici e primo Duello ***
Capitolo 13: *** Vietato ai minori, testate e rivelazioni ***
Capitolo 14: *** Uomo di latta, tatto di un Troll e ammissioni ***
Capitolo 15: *** Maschi strani, facocero imbestialito e lucine colorate ***
Capitolo 16: *** Postumi, Isteria e Aiuti inaspettati ***
Capitolo 17: *** Conforto, duelli noiosi e cioccolato ***
Capitolo 18: *** Aggressioni, cadute imbarazzanti e gli effetti di una dannata luna piena ***
Capitolo 19: *** Fidanzate anormali, una parola di troppo e rapimenti ***
Capitolo 20: *** Risate incontrollate, l’addio all’uomo di latta e il nostro futuro insieme ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Ho sangue Veela
nelle vene.
Lunghi capelli
biondi, chiari come i raggi di una
spenta luna.
Occhi di un
azzurro pallido, ghiaccio direbbe
qualcuno.
Ma i geni
Delacour si fermano qui.
Non ho un
portamento aggraziato, sono goffa e
rumorosa.
Mangio come un
maiale e preferisco jeans e scarpe
logore piuttosto che abiti eleganti.
Non ammalio con
il mio sguardo, tutt’al più faccio
ridere.
Non ho un
vocabolario forbito, preferisco
mantenermi sulle classiche imprecazioni.
Sono
l’orgoglio di mio zio George e la disgrazia di
mia madre.
Sono una
Weasley, e fiera di esserlo.
Cinque anni fa
il vecchio cappello mi ha smistata
tra i Grifondoro.
Aborro
l’antro scuro, anche chiamato biblioteca,
quello è luogo frequentato dai secchioni come Lupin.
Gioco nella
squadra di Quidditch della mia casa,
battitrice.
In ultimo, ma
non meno importante, Teddy Lupin mi è
completamente indifferente.
No, non sono
innamorata di lui come in molti
sperano.
Nemmeno lo odio
come si vocifera.
A stento so che
esiste, a stento ci rivolgiamo la
parola.
Io vivo nel mio
mondo fatto di caos e allegria.
Lui vive nel
suo, fatto di ordine e noia.
Io e lui, opposti che non si attraggono.
|
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Capitolo 2 *** Allenamenti di Quidditch, Teddy Bear e Kneazle ***
1.
Allenamenti di
Quidditch, Teddy Bear e Kneazle
Riapro gli occhi
in una fresca mattina di settembre, riesco
a mettere a fuoco con lentezza esasperante le tende porpora del mio
baldacchino. Da un piccolo spiraglio di esse, la luce del mattino
raggiunge il
mio viso, infastidendomi non poco. Lancio un’occhiata pigra
alla graziosa
sveglia sul comodino, ha le sembianze di un maialino obeso, richiamo ai
miei
modi poco raffinati, delizioso dono di zio George.
Le lancette
segnano un’ora decisamente improponibile per i
miei standard da ritardataria cronica, è presto per le
lezioni. Mi rigiro sul
fianco, affondando la testa nel morbido guanciale e avvertendo le
palpebre
pesanti chiudersi senza il mio controllo.
E’ un
attimo, sgrano gli occhi, rimettendomi seduta: presto
per le lezioni, ma non per gli allenamenti di Quidditch. Wood mi
ucciderà,
lancerà una Avada Kedavra contro il mio corpo affannato e mi
darà in pasto ad
una mostruosa creatura di Hagrid.
Cerco di uscire
incolume dal groviglio di lenzuola in cui
sono incastrata, col risultato piuttosto scoraggiante di ritrovarmi
distesa sul
pavimento, dopo aver battuto il mento sul suolo freddo. Impreco
mentalmente
contro ogni divinità e simili di mia conoscenza, attenta a
fare il meno rumore
possibile. Sono certa che né la dolce Marie, né
la nevrastenica Yvonne
tollererebbero il mio trambusto a pochi minuti dall’alba.
Sgattaiolo verso
il bagno, riuscendo con indosso la mia
divisa solo pochi minuti dopo. Afferro la mia Firebolt e incamminandomi
verso
la porta, inciampo in qualche oscuro oggetto lasciato sul pavimento la
sera
prima, al solo scopo di minare alla mia incolumità.
<<
Merlino Santissimo, Morgana maledetta! >>
<<
Vicky se non lasci immediatamente la nostra stanza,
giuro che ti appendo alla Torre di Astronomia! Dicono che il panorama
da lassù
sia da mozzare il fiato! >>
<<
Per una volta approvo i modi burberi e incivili di
Yvonne! >>
Ridacchio al
tempestivo intervento delle ragazze prima di
mimare un saluto militare e sgusciare fuori, riscendendo
frettolosamente le
scale del dormitorio femminile. Naturalmente quasi inciampo
sull’ultimo
gradino, atterrando con un saltello incerto e allargando le braccia per
tentare
di recuperare quel poco di equilibrio di cui sono dotata.
Tiro un sospiro
di sollievo quando prendo atto che la mia
faccia non ha avuto un incontro ravvicinato col pavimento della Sala
Comune e
rialzando il capo soffoco un’imprecazione nel notare due
occhi scuri fissarmi,
occhi privi di qualsiasi interesse.
Teddy Lupin mi
rivolge un cenno distratto prima di rituffare
il naso nel suo tomo spaventosamente enorme, un libro così
non lo toccherei
nemmeno per errore. Scrollo le spalle, ricordandomi solo ora di essere
in
tremendo ritardo. Corro come un’ossessa verso il ritratto
della Signora Grassa
che, con uno sbuffo poco cortese, mi lascia passare. La ringrazio
distrattamente prima di percorrere i corridoi deserti e ritrovarmi
fuori al
castello, diretta al campo di Quidditch.
Quando vi
giungo, alzo lo sguardo al cielo plumbeo notando
con una smorfia contrita che tutti gli altri sono in sella alle proprie
scope e
sfrecciano pimpanti sopra la mia testa. Mi guardo intorno, non vedo
Wood. Tiro
un sospiro di sollievo, pronta a montare la mia Firebolt e decollare,
se
Merlino ha pietà di me, il capitano non di
accorgerà che…
<<
Weasley! >>
No, nessuna
pietà per me!
Mi volto,
tentando un sorriso di scuse che deve riuscirmi
poco convinto. Dylan Wood avanza verso di me con un cipiglio minaccioso
che mi
fa giurare su Zio Harry di non usare più una sveglia solo
perché le trovo
carina e peluchiosa.
Sposto il peso
del corpo da un piede all’altro, dondolandomi
nervosamente prima che il mio capitano si fermi dinanzi a me,
squadrandomi come
se gli avessi appena fatto il peggiore degli affronti. Se
c’è una cosa su cui
non lo si può stuzzicare, è il Quidditch.
<<
L’allenamento
è iniziato circa mezz’ora fa, ora visto che tu eri
a poltrire mentre i tuoi
compagni arrivavano puntuali, meriti di sudare come un maiale per
l’intera
mattina, correndo intorno al campo fino a che non griderai
pietà! >>
Questa continua
allusione coi maiali potrebbe anche
offendermi!
Tuttavia non
batto ciglio.
<<
Si, Signore! >>
Annuisco,
abbandonando la scopa ai mie piedi e prendendo a
correre per l’intero perimetro, rivolgendo saluti distratti
ai miei compagni di
squadra che, dall’alto della loro posizione, mi deridono
affettuosamente. Adoro
quella banda di scalmanati, adoro il Quidditch, anche quando sono
costretta a
sottostare alla tirannia di un capitano irreprensibile.
***
<<
Vicky avresti almeno potuto fare una doccia prima
di fiondarti come un’invasata sulla colazione!
>>
Yvonne si
allontana da me, spostandosi sulla panca e quasi
finendo addosso alla povera Marie, intenta a bere il suo succo di
zucca. Si
porta melodrammaticamente una mano al viso, coprendo naso e bocca
contemporaneamente. Le lancio un’occhiata annoiata,
continuando ad ingozzarmi
di uova e bacon.
<<
Avevo fame! Prova tu a percorrere l’intero campo di
Quidditch per ben quindici volte! Wood è un…
>>
<<
Capitano buono e giusto… >>
Quasi soffoco
col boccone appena addentato quando il suddetto
si siede di fronte a me, sorseggiando tranquillamente il suo
caffè bollente. Mi
premuro di annuire energicamente, lanciando pezzettini di cibo sul
malcapitato
Grifondoro alla mia sinistra. Al sorrisino divertito e malizioso di
Yvonne ho
timore a voltarmi e sincerarmi dell’identità del
poveraccio.
Mi giro
lentamente, constatando con disappunto che i miei
dubbi erano fondati. Il mio sguardo si posa su un Teddy Lupin annoiato
che con
un colpo di bacchetta ripulisce il disastro che avevo provocato un
attimo
prima, e la sua divisa ritorna linda e pinta. Piego il capo,
mostrandogli un
sorrisetto dispiaciuto.
<<
Perdonami Teddy Bear, non si ripeterà! >>
Sento le
risatine non tanto sommesse di Yvonne e i tentativi
di Marie di indurla ad un contegno, con la coda dell’occhio
vedo Wood scuotere
il capo, ma sorridere divertito. E la risposta di Lupin non tarda ad
arrivare,
il solito tono seccato.
<<
Ne dubito, e non chiamarmi in quel modo ridicolo…
>>
Apro la bocca
per replicare con una battutaccia delle mie,
ma lui si rialza e afferrata la tracolla, si allontana dal tavolo,
lasciando la
colazione quasi intatta. Quel ragazzo mangia, respira, esiste?
Sposto lo
sguardo su Alastor Shacklebolt, figlio del
Ministro della Magia e probabilmente
l’unica persona ad Hogwarts a resistere in compagnia di Teddy
Bear per più di
dieci minuti. Lo vedo rialzarsi e seguire l’amico, non prima
di avermi lanciato
un’occhiata che definire penetrante è dire poco.
Lo
ignoro tranquillamente, ritornando al mio sport preferito dopo il
Quidditch,
ingozzarmi fino alla nausea. Quando addento l’ennesimo pezzo
di toast, sento le
manacce di Yvonne afferrarmi e rialzarmi con poca delicatezza dalla
panca,
trascinandomi fuori dalla Sala Grande.
<<
Ehi! Non ho finito! >>
<<
Si che hai finito, hai mangiato abbastanza e prima della prossima
lezione devi
darti una ripulita… puzzi in modo nauseabondo! Senza contare
che sto facendoti
un favore ad allontanarti da tutte quelle calorie! >>
<<
Yvy, hai forse dimenticato che sono per un ottavo Veela? Non
diventerò mai
grassa! >>
Si
ferma all’improvviso, rivolgendomi un’occhiataccia
scocciata.
<<
Ti odio! >>
Le
sorrido raggiante, lasciandomi ancora trascinare lungo il corridoio,
strusciando i piedi e non collaborando minimamente al trasporto
forzato. Mi
volto notando Marie correre verso di noi, sulle spalle la sua borsa
più quella
che Yvonne aveva tranquillamente lasciato sulla panca. A volte mi
domando come
faccia quella santa ragazza a sopportare una nevrastenica e una svitata
quali
siamo io e Yvy. Lealtà Grifondoro suppongo!
***
Adoro
‘Cura delle creature Magiche’, è
l’occasione ideale per stare all’aria aperta,
per sporcarsi di fango fino alle ginocchia senza dovermi sentire in
colpa nei
confronti di mia madre. Lei è una presenza costante,
assillante. Non mi sorprende
che la voce della mia coscienza abbia il suo accento francese.
Il
buon vecchio Hagrid è il mio idolo, probabilmente sono
l’unica in questa scuola
che condivide con lui la passione per creature decisamente
raccapriccianti. E
l’unica che in questo momento osserva rapita il Kneazle di cui ci fa mostra. Somiglia
ad un gatto,
ma si
differenzia per il pelo striato o
maculato, orecchie grandi e coda leonina.
Il
gatto che una volta era di Zia Hermione era un mezzo Kneazle,
questo spiega perché zio Ron lo odiasse così
tanto, sospetto che lui c’entri
qualcosa con la scomparsa improvvisa dell’animalaccio. Mi
avvicino
trotterellando verso la creaturina, ora adagiata nelle grosse mani di
Hagrid.
<<
Vicky non credo sia una buona idea… >>
Ignoro
l’avvertimento di Marie e inizio ad accarezzarlo,
vezzeggiandolo con una vocina infantile e odiosa, me ne rendo conto.
Probabilmente Nizzy, come è stato appellato, non gradisce
perché balza in
avanti, graffiandomi la mano e fuggendo via.
Yvonne
mi si avvicina e ho paura che Marie possa svenire da un
momento all’altro, così come Hagrid. Inizio a
ridere, rialzando il braccio e
lasciando che goccioline di sangue bagnino la mia camicia.
<<
Ferita di guerra! >>
Urlo
saltellando, prima che su richiesta del mezzo gigante, le mie
amiche mi trascinino verso il castello e quindi in Infermeria. I loro
visi
tradiscono un’espressione preoccupata, io sono raggiante.
Arriviamo al primo
piano, camminando lungo il corridoio semi deserto e passando di fronte
alla
porta dell’antro oscuro da
cui
naturalmente sbuca Lupin. Ci dormirà anche là
dentro?
<<
Che hai alla mano? >>
Si
ferma dinanzi a me, posando lo sguardo accigliato sulla mia
ferita. Gli mostro un sorriso a trentadue denti, felice di dar sfoggio
della
mia impresa pericolosa. Yvonne
al mio fianco sbuffa spazientita, alzandomi il braccio e mostrandogli i
graffi
profondi.
<<
La coraggiosa Grifondoro ha accarezzato un Kneazle non
addomesticato e questo è il risultato! >>
<<
E’ stata un’esperienza entusiasmante!
>>
I
tre mi fissano come se avessi appena confessato di amare
Vitious. Teddy Bear ha un’espressione così
sconcertata che non posso
trattenermi dal ridergli in faccia. Marie posa una mano sul mio
braccio,
scusandosi con Lupin e trascinandomi dalla vecchia Poppy. Yvonne ci
segue
ciondolando e portando il nasino all’insù, dopo
aver strizzato l’occhio ad
Alastor, appena comparso dietro l’amico.
Una
volta in infermeria, Madame Pomfrey si
ferma dinanzi a noi, mani
sui fianchi e cipiglio severo. Mi odia la vecchiaccia.
<<
Signorina Weasley cosa ha combinato questa volta? >>
<<
Incontro ravvicinato con un Kneazle, Poppy! >>
La
burbera infermiera mi rivolge un’occhiataccia di fuoco,
vorrà
incenerirmi? Marie mi da una gomitata mentre Yvy ride sguaiatamente.
<<
Venga con me, e si ricordi che sono Madame Pomfrey
per
lei …voi altre attendete Miss Weasley fuori
dall’infermeria >>
Annuisco
con poca convinzione, salutando allegramente le altre e
sedendomi su un letto dalle bianche lenzuola, coperto da un paravento.
Poppy
riversa sulla mia ferita tre gocce di essenza di dittamo e in un attimo
è
guarita.
<<
Peccato avrei voluto tenermela un altro po’! >>
Al
mio sorriso sincero risponde con una smorfia e una delle sue
occhiate severe. Mi fa cenno di andarmene e dopo un saltello, mi dirigo
alla
porta.
<<
Stia bene Poppy, tornerò presto a trovarla… so
bene
quanto senta la mia mancanza! >>
Richiudo
prontamente la porta alle mie spalle, sentendo appena la
sua voce lamentarsi della mancanza di rispetto dei giovani di oggi.
Scuoto il
capo, avvicinandomi alle ragazze a cui mostro una mano priva di anche
il più
minuscolo graffio.
<<
Coraggio, andiamo ad ingozzarci! >>
<<
Vicky sono solo le dieci del mattino! >>
<<
Bhè? Al mio stomaco non importa, ho fame! >>
<<
Dubito che in Sala Grande tu possa trovare qualcosa >>
<<
Ma… >>
Non
inizio nemmeno a lamentarmi che davanti ai miei occhi compare
una barretta di cioccolata di Mielandia, le mie preferite. Sgrano gli
occhi,
sbattendo più volte le palpebre prima di voltarmi e vedere
Lupin porgermi il
cioccolato.
<<
Non reggerà il confronto con un arrosto di carne, ma
placherà i morsi della fame fino all’ora del
pranzo… >>
Sorrido
raggiante, afferrando la barretta e scartandola avidamente
prima di portarla alla bocca e iniziare a sporcarmi tutta. Teddy mi
fissa con
un mezzo sorriso, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
<<
Com’è che si dice Vicky? >>
Yvonne
ridacchia alle mie spalle, sgomitandomi.
<<
Oh, si… sei forte Teddy Bear! >>
Gli
mollo una pacca sulla spalla, tanto forte da farlo piegare
leggermente in avanti e sgranare gli occhi per la sorpresa. Marie
sospira,
mentre Yvy si piega in due dalle risate. Strizzo l’occhio
all’orsacchiotto e mi
incammino verso la Sala Comune, sono stata appena ferita da un
animalaccio
feroce, non sono in grado di seguire le atre lezioni della mattinata.
Mi
fermo dinanzi alla bacheca, così all’improvviso
che le altre mi
finiscono addosso.
<<
Vicky che cazzo fai? >>
<<
Oh, no… ancora? Non vorrai iscriverti anche
quest’anno? >>
Il
tono preoccupato di Marie non fa altro che accrescere il mio
interesse verso Il club dei Duellanti, a cui prontamente appongo la mia
firma.
Yvy mi spintona, imitandomi e osservando con orgoglio i nostri nomi
spiccare
sulla pergamena affissa.
<<
Devo forse ricordarvi che l’anno scorso siete finite in
infermeria dopo ogni lezione? >>
<<
Non ce n’è bisogno… lo ricordiamo bene,
vero Vicky? >>
<<
Oh, si! Inoltre non potrei fare un simile torto a Poppy,
impazzirebbe a non trovarmi in infermeria almeno una volta al mese!
>>
Ridiamo
mentre la povera Marie sospira sconsolata.
<<
E io che desideravo un anno tranquillo, in cui
concentrarmi esclusivamente sui G.U.F.O >>
Do
una pacca sulla spalla alla gracile Grifondoro, e insieme ad
Yvy la trascino in una danza improvvisata lungo i corridoi. Anno
tranquillo al
fianco di una come me? Marie deve aver perso il senno!
***
E’
un pochino presto perché la storia
si delinei al meglio, ma questo capitolo è indicativo per
introdurre gli altri
personaggi della storia e dare un’occhiata al quasi
inesistente rapporto tra
Vicky e Teddy.
Nell’immagine
i protagonisti di questa
fanfic! ;)
Ringrazio
le ragazze che hanno
recensito il prologo e coloro che l’hanno preferita,
ricordata o seguita!
|
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Capitolo 3 *** Strategie di accoppiamento, Capelli blu e occhio nero ***
2. Strategie di
accoppiamento, Capelli blu e occhio nero
<<
Oh, sole che ti affacci tra queste nubi minacciose,
risplendi su noi giovani fanciulle e… >>
<<
Vicky se non chiudi immediatamente quella boccaccia
ti do in pasto ad un’Acromantula! >>
<<
Senza contare che il cielo è stranamente limpido e
il sole sta per calare>>
Sbuffo una
risatina continuando a restarmene stesa sul prato
del parco di Hogwarts, mani dietro la testa e gambe accavallate. Yvonne
poco
distante è stesa a pancia in giù, maniche della
camicia arrotolate lungo le
braccia e occhi puntati sul lago. Il leggero vento di settembre sfoglia le pagine del
libro di pozioni che
segue Marie ovunque vada, mentre i raggi di un sole morente illuminano
i nostri
volti.
<<
Yvy se
continui a fissarlo lo sciuperai prima o poi! >>
La mia migliore
amica trasale, compiaciuta la osservo mentre
si volta e mi rivolge un’occhiataccia risentita. Posso notare
il leggero
rossore apparso sul suo volto mentre si rimette seduta scompostamente.
<<
Non posso evitarlo, Shacklebolt
è un piacere per i miei occhi >>
<<
I tuoi e quelli di mezza Hogwarts! >>
Yvonne sbuffa,
agitando la mano come se stesse scacciando un
insetto.
<<
Mi sono già liberata di buona parte della
concorrenza, il mio piano procede brillantemente! >>
<<
Premettendo che non voglio sapere in che modo lo
hai fatto e soprattutto quante regole
hai dovuto infrangere nel tentativo, quale sarebbe la
prossima mossa?
>>
Yvy si avvicina
alla piccola Summers, poggiandole le mani
sulle spalle e scuotendola piano.
<<
Oh, Marie Marie… abbandona per un attimo la tua
devozione alla disciplina e ripeti con me: Sono amica di Victoire
Weasley e Yvonne
MacDonald ragion per cui non posso
essere così rompipluffe! >>
<<
Oh, piantala! >>
Ridiamo alla
replica di Marie e alle sue guanciotte buffe
che si sono appena colorate di un tenue rosa. Yvonne si stende accanto
a me,
sospirando. Per quanto i suoi tentativi di approcciarsi ad Alastor
siano
decisamente fuori dal comune, non posso negare che le piaccia sul
serio. Il punto
è che lei è un tipo più comico che
seducente, l’impresa è ardua soprattutto se
l’interessato è un sociopatico ai livelli di
Lupin. Merlino li fa e poi li
accoppia, no?
Quando noto il
ragazzo in questione passarci accanto,
strattono Yvonne che insonnolita mi rivolge un’occhiata
furibonda, pizzicandomi
il braccio.
<<
Che cazzo hai da sgomitare? >>
Al mio sgranare
gli occhi e alzare il mento in direzione di
Shacklebolt, Yvy si
volta di scatto alla
sua destra, tossicchiando per schiarirsi la voce. Alza un braccio,
sventolando
allegra una mano in segno di saluto prima di urlare come
un’invasata.
<<
Ehi Al, come butta? >>
Alastor arresta
il passo, voltandosi lentamente verso di
noi. Quello lì mi inquieta non poco e nonostante quello che
Yvy ripete
continuamente, trovo che quegli occhi cangianti siano davvero
angoscianti.
<<
E’ quasi il
coprifuoco, è il caso che rientriate anche voi al castello
>>
Telegrafico come
sempre. Sposta lo sguardo prima su di me e
poi su Marie, quasi ad accertarsi che il messaggio sia giunto anche
alle nostre
orecchie. Sono mica sorda? Yvonne scatta in piedi mimando un saluto
militare.
<<
Agli ordini Caposcuola Shacklebolt! >>
Nemmeno le
risponde, gira i tacchi e si incammina vero
l’imponente portone d’ingresso. Io e Marie ci
rialziamo insieme, avvicinandoci
a Yvy e osservandola nel tentativo di scorgerne un qualsiasi segno di
turbamento
sul suo volto. Ma come avevo previsto, continua a sorridere raggiante,
come
imbambolata. Probabilmente perché ci è abituata,
probabilmente perché niente
può scoraggiarla.
***
Molti dicono che
per riuscire in una materia come ‘Pozioni’
bisogna avere un talento naturale, bisogna esserci portati.
Bhè, io non lo
sono. Aborro gli intrugli melmosi che si mischiano nel mio calderone e
sebbene
trovi affascinanti i vapori e i colori che ne derivano, questi non
durano
abbastanza perché io possa ammirarli.
Nessuno osa
sedermi accanto durante la lezione di Lumacorno,
persino il vecchio professore si tiene ben lontano dal mio banco.
L’ultima
volta ho reso l’aula inagibile per giorni, come dargli torto.
Quest’anno ai
G.U.F.O dovrò inventarmi qualcosa.
<<
Vicky non credo che quell’ingrediente sia …
>>
La povera Marie
non termina la sua frase, che l’intruglio la
colpisce in pieno viso, esplodendo con tanta violenza da farla finire
col
sederino a terra. Mi chino su di lei, cercando di aiutarla a rialzarsi
e
soprattutto a liberarsi della melma dal volto.
Yvonne dietro di
noi ride talmente tanto che, sbattendo le
mani sul banco, riesce a far traballare il suo calderone, fino a che
questo non
si riversa sulla testa della sfortunata Summers, riportandola a sedere
sul
freddo pavimento. A quel punto non mi trattengo e mi unisco
all’ilarità di Yvy,
accasciandomi a terra e asciugando con una manica della divisa le
lacrime agli
angoli degli occhi.
Marie guarda me
ed Yvonne prima di scoppiare a ridere
anch’ella, sotto lo sguardo sbigottito dell’intera
classe che ci fissa come se
ci stessimo tatuando il marchio nero su ogni lembo visibile di pelle.
Lumacorno
ci intima di abbandonare l’aula e condurre la poverina in
infermeria.
Quando lasciamo
una Madame Pomfrey decisamente
seccata da una delle nostre
abituali visite, osserviamo i capelli di Marie completamente blu.
Yvonne morde
le unghia, le dita e addirittura le mani per non deriderla mentre io la
scruto
con sguardo concentrato.
<<
Mi ricordi qualcuno, ma in questo momento non
riesco proprio a indovinare chi sia >>
Marie sgrana gli
occhi, Yvy mi da un buffetto dietro la nuca
non troppo leggero.
<<
Qualcuno tipo Lupin? >>
<<
Ecco chi era! Ce l’avevo sulla punta della lingua,
miseriaccia!
>>
<<
Ehm, ragazze… >>
<<
Merlino Vicky, ma quanto sai essere cretina?
>>
<<
Vuoi che ti affoghi nel water Yvonne? >>
<<
Ragazze… >>
<<
Su, vediamo se ne hai il coraggio! >>
<<
Sono una Grifondoro Yvy, l’hai forse dimenticato?
>>
<<
RAGAZZE! >>
Sussultiamo,
voltandoci verso una Marie sull’orlo di una crisi
isterica. Ci fondiamo su di lei mentre borbotta qualcosa sul fatto che
non
vuole essere un Teddy Bear. Oh, la capisco!
<<
Non piangere Marie, hai sentito Poppy no? Basterà
attendere qualche giorno, il tempo che l’antidoto sia pronto
e i tuoi capelli
torneranno al noioso castano >>
<<
E intanto come posso farmi vedere in giro così?
>>
Ecco, questa
è una bella domanda! Le proporrei di rasarli,
ma non credo che la mia idea abbia dei riscontri positivi. Sono troppo
radicale
a volte. Rialzo lo sguardo su Yvonne che si mordicchia il labbro
pensierosa e
intanto osserva un gruppetto di ragazze passarci accanto e ridacchiare,
prima
di tirare fuori la bacchetta e appellare qualcosa.
In un attimo ha
tra le mani un cappello di un bellissimo
verde acceso, che sicuramente metterà in risalto i
meravigliosi occhi di Marie.
Quest’ultima lo afferra con aria sollevata, spalmandoselo in
testa. E’ così
felice che eviterò di dirle che la cara Yvy lo ha appena
sgraffignato ad un
gruppetto di Tassorosso.
***
Sono una persona
magnanima, lo sono davvero. Per questa
ragione ho costretto, ehm convinto Marie ad assistere ai mie
allenamenti di
Quidditch. Se si fosse rintanata in Sala Comune o in Biblioteca,
avrebbe
sicuramente rimuginato sui suoi capelli alla Teddy Bear. Le ho dato
l’occasione
per distrarsi e idolatrarmi.
Yvonne ha
naturalmente boicottato la mia idea, fuggendo da
qualche parte a spiare Alastor. Prima o poi quella ragazza
verrà denunciata per
stalking. Si
finisce ad Azkaban per una
cosa simile o è una prerogativa solo dei babbani?
Sventolo la mano
in direzione delle gradinate, dove la
piccola Summers mi sorride e tiene ben fermo il cappello sulla sua
testa. E’
adorabile.
<<
Weasley posso sapere cosa cazzo ci fai lì impalata?
Gli altri stanno già facendo il loro giro del campo!
>>
Sussulto alla
voce di Wood, chiedendomi come diavolo faccia
a comparire sempre alle mie spalle senza che io me ne accorga. Saranno
doti da
capitano!
<<
Salutavo Marie! >>
Dylan rialza il
capo osservando gli spalti, notando solo ora
la presenza della mia migliore amica. Lo vedo guardare con insistenza
verso
quella direzione, senza accennare a distogliere lo sguardo. Lei intanto
non
presta più attenzione a me, piuttosto è
concentrata su quel maledetto libro di
pozioni da cui mai si separa.
Non ho il tempo
di chiedermi la ragione per cui il mio
capitano si sia imbambolato in quel modo che passi pesanti e un vociare
decisamente fastidioso mi distraggono. Mi volto, notando la squadra dei
Serpeverde avanzare verso di noi e fermarsi a pochi metri da me e Wood.
<<
Pucey che diavolo ci fate qui? Ho prenotato il
campo per i Grfondoro lo sai bene >>
<<
Ho pensato comunque di fare un salto, del resto
vedo che battete la fiacca! >>
Con la coda
dell’occhio scorgo in Dylan i primi segni di
irritabilità,
stringe i pugni, serrando la mascella e assottigliando le palpebre.
Quel
viscido di Pucey farebbe perdere il controllo persino a qualcuno come
Lupin.
Intervengo anch’io, solidarietà coi miei compagni.
<<
Evidentemente non abbiamo bisogno di particolari
strategie per farvi il culo! >>
Wood mi sorride
soddisfatto, insieme ad Yvonne è l’unico ad
apprezzare la mia indole mascolina e il mio linguaggio decisamente
colorito,
fatto di imprecazioni e insulti per niente velati. Sono un tipo diretto
io!
Intanto Pucey
storce il naso, e il suo viso già deforme si
contorce in una smorfia orripilante. La battitrice Higgs fa un passo in
avanti,
guardandomi dall’alto in basso, cercando di ghignare. Nemmeno
quello le riesce.
<<
Weasley è il caso che tu chiuda quella boccuccia
graziosa, o potresti farti un’altra bella vacanza in
compagnia della Pomfrey
>>
<<
E’ una minaccia Higgs? >>
<<
A te l’interpretazione, bel faccino! >>
<<
Questo bel faccino ora ti riempie la faccia di
pugni! >>
Dylan posa una
mano sul mio braccio, probabilmente per
trattenermi. Anche lui conosce il mio temperamento un tantino violento.
<<
E’ una minaccia Weasley? >>
<<
No, una promessa! >>
E poi nemmeno io
mi rendo pienamente conto di quello che
accade nei momenti successivi in cui salto addosso alla Serpe, cercando
di
mantenere la parola data. Con la coda dell’occhio posso
vedere una vera e
propria baruffa prendere forma, Wood atterra Pucey mentre i nostri
compagni di
squadra ci raggiungono, tirando calci e pugni. Adoro le risse! Adoro il
Quidditch!
***
Attraverso il
ritratto della Signora Grassa con Marie che mi
segue come un cagnolino preoccupato per il proprio padrone. Mi guardo
intorno,
cercando con lo sguardo Yvonne: è spaparanzata sul divano in
contemplazione di
Alastor, seduto ad un tavolo poco distante, naturalmente in compagnia
dell’altro sociopatico.
Mi fermo davanti
a lei con un saltello, indicando con
orgoglio il mio occhio pesto. Lei balza in piedi, portando le mani alla
bocca e
sgranando gli occhi.
<<
Wow! >>
<<
Non è meraviglioso? Rissa al campo di Quidditch, ho
dato una bella lezione a quella serpe della Higgs, le saranno rimasti
davvero
pochi capelli su quella testa vuota! >>
<<
Non è giusto, dannazione! Perché sono sempre
altrove quando scateni una baruffa? >>
<<
Perché perdi il tuo tempo a spiare
Shacklebolt >>
Mi porta
immediatamente una mano alla bocca, tappandomela. E
voltandomi lentamente alla mia destra capisco perché: il
ragazzo in questione è
in piedi davanti a noi, in mano una pergamena. Avrà
ascoltato l’intera nostra
conversazione?
<<
Sei delusa perché non eri con la Weasley mentre si
azzuffava con una Serpeverde? >>
Si,
l’ha ascoltata! Riporto lo sguardo su Yvonne, i cui
occhi sembrano brillarle solo perché lui le ha rivolto la
parola per primo
probabilmente per la prima volta. Annuisce, muovendo la testolina con
vigore,
lasciando che alcune ciocche tinte di rosa le ricadano sul viso.
<<
Naturalmente! >>
Gli sorride e ho
la certezza che Alastor sia un vero idiota:
Yvonne ha il sorriso più bello che abbia mai visto. Non sono
semplicemente gli
angoli della bocca a piegarsi verso l’alto, il sorriso di Yvy
arriva agli occhi
nocciola rendendoli ancora più belli e profondi. Sulle sue
guancie compaiono
delle fossette che definire adorabili è riduttivo, e il solo
guardarla induce a
sorridere di riflesso.
Evidentemente
Shacklebolt è immune da questo tipo di magia.
Non replica, porgendole il foglio di pergamena che tiene tra le mani.
Yvy lo
afferra e mi avvicino per sbirciare anch’io.
<<
Sono le date dei vari incontri del Club dei
Duellanti >>
<<
Cos’è lo scontro incrociato? >>
<<
Quest’anno non duellerete solamente coi ragazzi del
vostro stesso anno, al contrario affronterete anche quelli
più grandi >>
Marie si
avvicina per dare anch’ella un’occhiata al foglio,
io e Yvy sgraniamo gli occhi, guardandoci un istante, certe che stiamo
pensando
alla medesima cosa. Difatti prendiamo a saltellare e strapazzare la
piccola
Summers, in qualche modo dobbiamo sfogare il nostro entusiasmo.
<<
Meraviglioso! >>
<<
Stupendo! >>
<<
Quindi potremmo duellare anche con quelli del
settimo anno, che forza! >>
Alastor ci
guarda stranito, lanciando un’occhiata
preoccupata a Marie che si limita a scuotere il capo e allargare le
braccia. Il
caposcuola si intrattiene per un altro secondo, prima di guardarci
un’ultima
volta e voltarci le spalle.
<<
Siete strane >>
Bhè,
l’ha capitolo solo ora? Sorrido raggiante, continuando
a saltellare allegra, quando Lupin si rialza per seguire
l’amico al dormitorio.
Mi passa accanto, fermandosi per osservare il mio occhio pesto.
<<
Un’ altra ferita di guerra Victoire? >>
Annuisco
soddisfatta, sfoggiando la sfumatura nera apparsa
intorno al mio occhio con un orgoglio degno solo di una Grifondoro.
Sorride
distrattamente prima di andare via. Teddy Lupin è
l’unico che ancora pronuncia
il mio nome per intero, bhè lui e mia madre è
chiaro.
Mi accascio
sulla poltrona, Yvy e Marie sul divano. Gongolo
ancora per la recente scoperta, certa che quest’anno
sarà interessante. Affrontare
studenti di un livello più alto sarà oltremodo
stimolante. Sono certa che le
mie visite a Poppy aumenteranno, ma ehi qualche graffio non
è niente paragonato
all’adrenalina che provo in un duello.
Mi volto quando
il ritratto della Signora grassa si apre,
lasciando entrare un Dylan decisamente scosso. Prende anche lui posto
sul
divano accanto a Marie e mi lancia un’occhiata tra il
risentito e l’orgoglioso.
<<
Entrambe le squadre sono state penalizzate di
alcuni punti, ma affermo senza rimorso che ne è valsa la
pena! >>
Gli sorrido,
concordando pienamente con lui. Il Quidditch è
importante, ma la soddisfazione di aver pestato quelle serpi
è troppa per
rimproverarci di quello che abbiamo fatto. Lo vedo sospirare e
contorcere il viso
in una smorfia di dolore, anche lui non è messo meglio di
me. Ha lividi sparsi
ovunque e anche lui fa sfoggio di un meraviglioso occhio nero.
<<
Nemmeno tu sei stato da Madame Pomfrey per quelle?
>>
Marie indica le
ferite ben visibili sul corpo di Dylan, sul
viso la solita espressione preoccupata. Wood si volta verso di lei,
distogliendo rapidamente lo sguardo e scuotendo il capo.
<<
Questa volta sono d’accordo con Vicky, sono
affezionato a queste ferite e voglio tenermele un altro po’!
>>
Allungo la mano,
battendo il cinque col mio capitano. Ha
ripetuto le stesse parole che ho detto alla Summers fino alla nausea,
dopo che
la rissa era finita. Yvy annuisce complice mentre Marie sospira,
scuotendo il
capo rassegnata e alcune ciocche blu fanno capolinea dal suo cappellino
verde.
Wood la scruta sospettoso, allungando una mano a sfiorarne una.
<<
Sono… >>
<<
Blu >>
Marie sfila il
cappello, mostrando la fulgida chioma alla
Teddy B. Tiene gli occhi bassi, probabilmente in attesa che Dylan
scoppi in una
fragorosa risata o la derida bellamente. Stranamente lui non lo fa, non
è
Yvonne, non è me. Continua a fissarla con una strana
espressione, anche quando
lei rialza lo sguardo e si fissano imbambolati per diversi secondi.
Credo che
Marie stia per piangere.
<<
Sono così per una pozione che… sono orribile lo
so
>>
<<
Affatto, trovo che tu sia bellissima come sempre
>>
Probabilmente
quello più colpito dalle sue stesse parole è
proprio Dylan. Morde il labbro con violenza, forse a voler rimangiarsi
tutto.
Io e Yvy ci scambiamo un’occhiata sorpresa e maliziosa al
tempo stesso mentre
Marie continua a fissarlo boccheggiante fin quando lui non si rialza
dandoci la
buonanotte e incamminandosi verso le scale dei dormitori maschili.
Oh, Merlino!
Quindi anche il burbero capitano prova dei
sentimenti !
Vicky
e Yvonne sono il prototipo delle grifondoro avventate e coraggiose! E
non è
strano che Victoire scateni una rissa, in effetti ! xD
Commenti,
opinioni, critiche?! :D
|
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Capitolo 4 *** Minacce, Club dei Duellanti e crisi epilettiche ***
3. Minacce, Club
dei Duellanti e crisi epilettiche
<<
Vicky non credi che questa mattina Marie sia bellissima?
>>
<<
Oh, si… bellissima
come sempre >>
Con la coda
dell’occhio vedo Wood sussultare al mio fianco,
e mantenere a mezz’aria il cucchiaio colmo di porridge che
stava per portare
alla bocca. Intanto la piccola Summers, seduta di fronte a me e vicina ad Yvonne,
tiene lo sguardo
basso, spiattellandosi il cappellino verdastro sulla testa, quasi a
volersi
nascondere o sprofondare.
Mi volto,
accorgendomi che Dylan mi sta fissando con aria
pensierosa. Riposa il cucchiaio nel piatto e asciuga gli angoli della
bocca con
un tovagliolo prima di rivolgersi con calma a me e ad una sghignazzante
Yvy.
<<
Weasley, ricordi che sono il capitano della tua
squadra non è vero? >>
Annuisco,
continuando a mostrargli il mio smagliante sorriso
a trentadue denti, ignara del pericolo e soprattutto del suo lato
malandrino.
Sposta lo sguardo su Yvonne, continuando a esprimersi in un tono
inquietantemente calmo.
<<
E tu MacDonald sai bene che divido la stanza con
Shacklebolt, non è vero? >>
Ci fissiamo
perplesse, smettendo improvvisamente di
consumare la nostra colazione e sentendoci stranamente agitate. Il mio
sorriso
muore all’istante e Yvonne non sembra avere più
tutta questa voglia di
sghignazzare.
<<
In futuro vi consiglio di pensare a questo prima di
dar fiato alla bocca… non vorrei costringere la mia
battitrice a percorrere
l’intero campo di Quidditch venti volte ad ogni allenamento o
lasciarmi
sfuggire qualche aneddoto imbarazzante sulla cara Yvonne nella quiete
della mia
camera >>
Sono certa che
la mia espressione di inquietudine mista a
stupore è la stessa che appare sul volto della mia migliore
amica, pur non
voltandomi verso di lei per sincerarmene. Dylan mi sorprende, che fosse
scorbutico e approfittatore lo sapevo, ma addirittura ricattare delle
giovani e
innocenti fanciulle!
Oh, non
c’è più decenza a questo mondo!
<<
Non lo faresti >>
La voce di
Yvonne è appena un sussurro. Wood piega
impercettibilmente gli angoli delle labbra, in quello che dovrebbe
somigliare
ad un sorriso. E’ raccapricciante.
<<
Oh, si che lo farei >>
E poi come se
nulla fosse accaduto, riprende a dedicarsi
serenamente alla sua colazione. Rialzo lo sguardo su Marie che ha
assistito a
tutta la scena in religioso silenzio. I suoi occhi verdi sono puntati
sul
ragazzo seduto di fronte a lei, e anch’ella sembra essere
piuttosto sorpresa
dal sangue freddo e dalla flemma di Wood. Solitamente siamo abituate a
vederlo
urlarci contro le peggiori imprecazioni.
Le cose sono
molto diverse fuori da un campo di Quidditch.
Yvonne continua
a fissarlo, sta per dire qualcosa quando
Marie interviene.
<<
Ragazze, non dovevate essere al Club dei Duellanti
circa dieci minuti fa? >>
Le parole della
Summers mi piombano addosso come un bel
pugno in faccia, balzo dalla panca, afferrando un toast e ficcandomelo
in bocca
prima di correre fuori dalla Sala Grande seguita da una Yvy che impreca
contro
tutti i maghi disegnati sulle figurine delle cioccorane, compresi i
miei zii.
***
Quando entriamo
nell’aula destinata ai duellanti col fiato
corto, occhi fuori dalle orbite e viso arrossato, ci guardiamo intorno
confuse:
è vuota. Mi ero già preparata decine di scuse e
giustificazioni improponibili
da rifilare ad un credulone come Vitious, mentre ora il panico mi
assale. Che
abbiano già finito? Impossibile, siamo in ritardo
di… qualche minuto?
Lancio
un’occhiata spaesata alla mia migliore amica che si
guarda intorno con circospezione, come se studenti e insegnati
dovessero
sbucare fuori da un momento all’altro. Un attimo dopo la
porta dell’aula si riapre
e voltandomi, incontro lo sguardo di Lupin.
<<
E’ colpa sua! >>
<<
E’ colpa sua! >>
Sia io che
Yvonne parliamo nello stesso istante, indicandoci
e a quanto sembra scaricando sull’altra ogni
responsabilità. Sbuffo una risata,
quando il sociopatico numero uno fa qualche passo verso di noi,
alternando lo
sguardo su entrambe e guardandoci con aria confusa.
<<
Di cosa parlate? >>
<<
L’incontro è già terminato? Siamo
così in riardo?
>>
<<
A dir la verità siete stranamente in anticipo e di
circa mezz’ora, aggiungerei >>
Apro la bocca,
sgranando gli occhi e girandomi a guardare
una Yvonne che rispecchia la mia stessa espressione. Non riesco a
crederci,
siamo state ingannate dalla dolce e innocua
Marie.
<<
Quel pulcino blu … >>
<<
Il nostro pulcino blu … >>
Io e Yvonne ci
abbracciamo, congiungendo subito dopo le mani
in preghiera e guardando verso l’alto con occhi adoranti.
<<
La nostra bambina è cresciuta Vicky >>
<<
Oh, si… sono così orgogliosa di lei
>>
Riabbasso lo
sguardo solo all’arrivo del sociopatico numero
due, i due lupi solitari ci fissano sconcertati e non posso fare a meno
di
pensare che quest’ultima mia definizione sia adattissima a
Teddy Bear. Yvy si è
appena accorta di Shacklebolt e lancia un urletto, avvicinandosi a lui
e
iniziando a riempirlo di frasi sconnesse e senza senso. Quando
è nervosa parla
ad una velocità preoccupante.
Scuoto il capo,
trotterellando dietro Lupin che
si avvicina alla cattedra, poggiandosi
sul bordo di essa e lasciando solo il suo migliore amico nel momento
del
bisogno. Questo suo lato egoistico mi piace. Mi siedo accanto a lui,
fischiettando una vecchia canzoncina di Celestina Warbeck, adoro quella
donna.
Bhè? Alcune sue canzoni sono molto intense.
<<
Non vedo l’ora di duellare, magari potrei
scontrarmi proprio con te Teddy Bear! >>
Non risponde,
piuttosto noto una lieve smorfia comparire sul
suo volto pallido in netto contrasto con la sua chioma blu. Inarco un
sopracciglio biondastro, dandogli una spallata non proprio leggera per
farlo
parlare. Mi lancia un’occhiataccia, per poi replicare.
<<
Non mi convince quest’idea degli incontri
incrociati, temo
che ci sia qualcos’altro
che non vogliono dirci, non ancora perlomeno >>
<<
Oh, sei un puffo paranoico Teddy ! >>
<<
Puf- puffo? >>
Mi guarda con
un’espressione di terrore e incredulità. Si,
faccio questo effetto. Rido, portando la testa indietro e battendo una
mano
sulla sua spalla, ripetutamente. Se mi vedesse mia madre sverrebbe
elegantemente, si perché lei risulterebbe aggraziata anche
sbattendo la testa
al pavimento. La sua voce abbellita con un inquietante accento francese
mi
ripete che le signorine per bene accennano ad un sorrisino, portando
semplicemente una mano alla bocca con fare civettuolo.
<<
Sono degli esserini tutti blu, mi ricordano
te! Una volta mi
è capitato di vederne
nella piccola scatola che zia Hermione ha in salotto…
>>
<<
Oh, in televisione? >>
<<
Eh ? >>
<<
Nulla, lascia perdere >>
Mi sorride
distrattamente, lanciando un’occhiata a Yvonne e
Alastor che ancora chiacchierano. O meglio è lei che
continua a blaterare, lui
ha lo sguardo perso e ogni tanto accenna ad un gesto con la testa,
giusto per
farle sapere che non l’ha ancora ucciso con i suoi discorsi
insensati.
Nei minuti
successivi l’aula si riempie di studenti dal
quinto anno in su, i ragazzetti più piccoli non amano
duellare e la cosa mi
sconvolge. Si crogiolano nella pace che ha seguito la II Guerra magica,
ma
nessuno ha l’aspirazione a diventare auror? Sciocchi !
Le coppie sono
formate, e con mio enorme piacere il mio
avversario è proprio l’orsacchiotto turchino. Ho
sempre desiderato battermi con
lui, ma le poche volte che siamo stati insieme alla Tana, i miei nonni
mi hanno
sempre impedito di sfidarlo. Non ne capisco il motivo!
Bacchette alla
mano, lieve inchino e si inizia. Ha la fronte
aggrottata, lo sguardo concentrato mentre io non riesco a far scivolare
dal mio
viso un sorrisino soddisfatto. Sarà pure al settimo anno e
conoscerà qualche
incantesimo in più, ma io sono una Weasley.
<<
Avis >>
Pronuncio, e
dalla mia bacchetta fuoriescono decine di
uccelli. Sembra sorpreso e confuso ed è quindi la mia
occasione per attaccare.
<<
Oppugno >>
I volatili
all’apparenza docili si scagliano su di lui,
iniziando a beccarlo. Alza le braccia a coprire il volto, ma il suo
intontimento dura pochi secondi.
<<
Incendio >>
Le sue fiamme
bruciano i miei uccellini e non posso non
pensare che un bell’arrosto di carne sarebbe
l’ideale, i duelli mi mettono
appetito. Gli mostro una smorfia, e intanto continuiamo a girare in
tondo,
mantenendo lo sguardo fisso sull’altro. Non mi attacca e
questo mi manda in
bestia.
<<
Stupeficium >>
Scatta di lato,
evitandolo. Piuttosto che usare un Protego e
far rimbalzare lo schiantesimo su di me, preferisce spiaccicare la
faccia al
pavimento freddo. Questo è troppo. Non gli do modo di
riprendersi che lancio
l’ennesimo incantesimo.
<<
Everte Statim >>
In un attimo il
corpo di Lupin viene scaraventato a qualche
metro di distanza, purtroppo non riesco a crogiolarmi a lungo nella mia
impresa
che con un Expelliarmus, la mia bacchetta è scagliata
lontano dalla mia mano.
La guardo cadere a pochi passi da me, senza riuscire a muovermiper
andare a
riprenderla.
Lupin
l’afferra, avvicinandosi e porgendomela. Gliela levo
dalle mani con rabbia, rialzando gli occhi su di lui e incontrando uno
sguardo
sin troppo tranquillo per i miei gusti.
<<
Non mi hai attaccato! >>
<<
Mi sembra di aver appena vinto il duello, Victoire
>>
<<
Sai cosa intendo! Credi sia una sciocca ragazzetta
incapace di difendersi ? >>
<<
Indifesa proprio no >>
Sospira,
indicando coll’indice un graffio sul suo viso,
probabilmente provocato dal suo incontro ravvicinato col pavimento. Il
suo tono
continua ad essere calmo e controllato, cosa che fa aumentare la mia
voglia di
stenderlo, ma alla maniera babbana. Oh, mia madre sarebbe fiera di me!
<<
Bhè, te lo sei meritato! >>
Mi sorride,
posando una mano tra i miei capelli e
sfiorandoli appena, per poi ritirarla quasi subito.
Yvonne ci raggiunge l’attimo dopo,
saltellando allegra. Ha sconfitto il suo avversario al primo colpo, con
un
semplice Rictusempra, provocandogli il solletico e rendendolo incapace
nel
continuare il duello.
***
Il modo migliore
per scaricare l’adrenalina nata a seguito
di un soddisfacente duello è a mio parere, quello di ballare
e cantare a
squarciagola. Yvonne naturalmente la pensa come me, così
siamo nella nostra
Sala Comune, in piedi sul divano a scatenarci.
<<
Oh Mickey
You're so fine
You're so fine
You blow my mind
Hey Mickey!
Hey, hey, Hey Mickey hey,
hey >>
Canto
una canzone
ascoltata dall’aggeggio che nonno Arthur ha nel capanno degli
attrezzi. Io Yvy
l’estate scorsa ci abbiamo trascorso le ore, ascoltando
musica e ballando come
pazze in preda a qualche strana crisi.
<<
Oh Mickey,
what a pity
You don't understand
You take me by the heart
When you take me by the hand
Oh Mickey, you're so pretty
Can't you understand
It's guys like you Mickey
Oh what you do Mickey, do
Mickey
Don't break my heart Mickey! >>
Yvonne
urla letteralmente l’altra strofa,
agitandosi e saltellando come un’ ossessa. In mano abbiamo
due spazzole prese
dal beauty di Marie e le usiamo come microfoni. Naturalmente avremmo
potuto
sfrenarci nella solitudine della nostra stanza, ma in questo caso non
avremmo
avuto pubblico.
Non
ci sarebbero stati dei bambinetti del primo
e secondo anno che ora battono le mani a tempo con la nostra canzone e
i nostri
movimenti scoordinati. Continuiamo ad esibirci fino a quando non ci
rendiamo
conto che le urla di incoraggiamento sono finite e sentiamo un leggero
tossicchiare .
Ci
voltiamo verso il ritratto della Signora
Grassa dove impalati e con sguardo perplesso e lievemente terrorizzato
ci sono
i due sociopatici, che continuano a fissarci incapaci evidentemente di
proferire parola. Dylan intanto è scoppiato a ridere
sguaiatamente, reggendosi
al muro e portando una mano allo stomaco, mentre Marie accenna ad un
sorrisetto
divertito.
Io
e Yvonne ci scambiamo un’occhiata, prima di
rivolgerci nuovamente a loro con un sorriso innocente.
<<
Sembravate due invasate, in preda ad un
crisi epilettica >>
E’
il secco commento del sociopatico Alastor,
per poi fare un cenno all’altro e incamminarsi verso i
dormitori. Prima di
imboccare le scale si ferma, voltandosi verso di noi
un’ultima volta.
<<
Se non volete che vi tolga qualche
punto per inquinamento acustico e visivo, vi conviene ritornare alle
vostre
stanze >>
Lupin
ci sorride, in più facendoci l’occhiolino,
seguendo poi l’altro nel proprio dormitorio. Andati via i due
caposcuola, ci
fissiamo l’un con l’altro e la risata generale
è d’obbligo. Yvonne balza giù
dal divano andando ad abbracciare Marie, non prima di averle rifilato
uno
scappellotto per lo scherzetto di stamattina.
E
poi fregandocene dell’avvertimento di Shacklebolt
riprendiamo la nostra danza, coinvolgendo una riluttante Summers e un
entusiasta capitano. Al diavolo i commenti del sociopatico numero due,
siamo
delle ballerine eccezionali.
Rieccomi
col terzo capitolo, ragazze! ;)
Non
ho
molto da dire, eccetto che la paranoia di Teddy non è
proprio infondata. Nel
prossimo capitolo sarà spiegata la ragione di questi
‘duelli incrociati’.
La
canzone ballata e
cantata da quelle due pazze è qui:
Immaginatele
mentre la
ballano, vi prego! xD
Dice
molto di entrambe…
Per
chi
volesse ‘approfondire’, pubblicherò in
contemporanea con questa storia, una
sorta di ‘integrazione’ in cui saranno descritti
anche i punti di vista degli
altri personaggi, non solo quelli di Vicky.
Saranno
delle piccole one-shot collegate ai capitoli di You & Me.
La
prima riguarda il Pov Di Marie in questa giornata.
Lo
troverete qui:
A
presto mie care! :*
|
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Capitolo 5 *** Molliccio, Confidenze e Fata Turchina ***
4. Molliccio,
Confidenze e Fata Turchina
La prima
colazione è un pasto importante, solitamente lo
consumo piano, gustandomi ogni pezzetto di cibo e ritardando il
più possibile
l’ora della primissima lezione della giornata.
Quest’oggi è diverso, ingurgito
velocemente toast, uova e quant’altro sotto lo sguardo
consapevole di Marie e
quello sbalordito dei due sociopatici e del capitano, seduti di fronte
a noi.
<<
Dsfevo sfare ign frettsa >>
<<
Va di fretta >>
Marie si premura
di tradurre le mie parole all’occhiata
perplessa che gli altri le lanciano. Poi continua, visto che non sembro
intenzionata a spiegarne il motivo, o forse sono troppo impegnata a non
soffocare col pezzettino di bacon che ha deciso di indugiare nella mia
gola.
<<
Abbiamo Difesa alle prime ore e il professor
Mcmillian ci riproporrà un molliccio, Vicky ne è
entusiasta visto che la sua
paura è abbastanza stravagante >>
Smetto di
ingozzarmi e mi preparo a rispondere io ai tre
paia d’occhi interrogativi. Sono sempre stata fiera di quello
che è il mio più
profondo timore, questo perché è assolutamente
ridicolo e buffo, il che rende
al meglio la mia personalità bizzarra. E sconfiggerlo con un
riddikulus è un gioco da
ragazzi.
<<
Il Molliccio prende le mie sembianze, ma in una
copia sputata di mia madre >>
Teddy piega gli
angoli della bocca in un sorrisino appena
accennato, Alastor mi fissa come se non avesse ascoltato nemmeno mezza
parola
dall’inizio della conversazione e Dylan ha
un’espressione che definire confusa
sarebbe usare un eufemismo.
<<
Mi sembra assurdo …>>
<<
Questo perché tu
non conosci mia madre e il mio timore di diventare come lei
>>
<<
Non credo che tu possa mai raggiungere il suo stile
e la sua eleganza, Victoire >>
<<
Oh, grazie Teddy Bear è la cosa più carina che tu
mi abbia mai detto! >>
Lo vedo piegare
le labbra in una smorfia, il mio nomignolo
non deve piacergli per niente. Intanto Dylan scuote il capo divertito e
Marie
mi sorride complice. Ma c’è uno sguardo che mi
è mancato, e una voce che non ho
proprio udito: Yvonne.
Mi volto alla
mia sinistra dove dovrebbe essere, è immersa
nella lettura della Gazzetta del Profeta,
sembra non aver dato retta a niente di quello che ho detto. Comincia a
somigliare
in tutto e per tutto al sociopatico numero due. Le do una lieve
gomitata,
richiamando la sua attenzione.
<<
Yvy sei pronta ad affrontare le nostre paure?
>>
La vedo
sussultare appena e voltarsi verso di me. Scrolla le
spalle, mostrandomi un’espressione indifferente e annoiata.
<<
Ho intenzione di saltare la lezione, ho il tema di
pozioni da terminare e se non lo consegno oggi, Lumacorno potrebbe
anche
considerare l’idea di farmi esplodere assieme al mio
calderone >>
Sgrano gli
occhi, afferrandola per le spalle e scuotendola
vigorosamente. Lei è la mia fedele compagna di scorribande,
non può tirarsi
indietro quando ci si prospetta un simile divertimento. Si
perché vedere il
Molliccio/Vicky altezzoso e vestito di tutto punto è uno
spettacolo impagabile.
A pensarci bene
avrei dovuto inviare un gufo a mia madre e
chiederle di assistere alla lezione, sarebbe stata la sua unica
occasione di
vedermi nel modo in cui avrebbe sempre voluto che fossi.
<<
Ma non puoi! >>
Yvy sbuffa,
liberandosi dalla mia presa e rialzandosi per
lasciare la Sala Grande. Certo è strano che non sia
entusiasta all’idea di
farsi due risate alla lezione, ma quello che risulta essere ancora
più bizzarro
è che non abbia rivolto nemmeno un cenno di saluto a Shacklebolt
o un urletto
isterico o una parola del tutto insensata.
Come
me anche Dylan
e Teddy sembrano averlo notato, Alastor ha rialzato il capo dal suo
piatto per
pochi secondi per poi riabbassarlo subito mentre Marie ha assunto la
solita
espressione pensierosa e comprensiva. Faccio per rialzarmi
anch’io e seguirla,
quando la Summers mi afferra, spingendomi sulla panca.
<<
Cazzo fai?
>>
<<
Vicky,
Yvonne ha terminato il suo tema di pozioni la scorsa notte, io stessa
le ho
dato una mano… semplicemente non
vuole affrontare il suo molliccio e se ci rifletti un attimo,
comprenderai
anche tu il perché >>
Ascolto
con
attenzione le parole di Marie, fissandola con sguardo vacuo. Sono una
stupida,
presa dal mio entusiasmo ho completamente scordato quale possa essere
la sua
più grande paura, e il fatto che già
l’anno prima aveva evitato una lezione
simile. Sono una pessima amica.
Mi
limito ad
annuire, riportando lo sguardo sul mio piatto e ripetendomi quanto io
sia
idiota. Voglio andare da lei, starle vicino e magari saltare
anch’io Difesa.
Marie sembra leggermi nel pensiero e capire la mia intenzione
perché posa una
mano sul mio braccio, scuotendo leggermente il capo.
<<
No Vicky,
questo è uno di quei momenti >>
Yvonne
è la mia
copia sputata per molti versi, come me ama la confusione e il
divertimento, è
chiassosa e costantemente allegra. Per chi non la conosce bene, direbbe
senza
alcun dubbio che nemmeno una preoccupazione sfiori il suo animo. Niente
di più
sbagliato.
Di
tanto in tanto
ha bisogno di allontanarsi dal caos e da noi. Ci sono quei momenti in
cui solo
la solitudine può farle compagnia, momenti in cui un latente
dolore viene e a
galla e ha bisogno di sfogarlo piangendo o rifugiandosi nei suoi
ricordi. E da
quegli attimi, tutti sono tagliati fuori.
Poi
ritorna ad
essere la solita Yvonne, allegra e spensierata, ma per chi la conosce
bene come
me può cogliere quel velo di tristezza nei suoi meravigliosi
occhi nocciola e
può accorgersi che il suo sorriso non è lo
stesso, non risplende come al
solito.
Annuisco,
rialzando
lo sguardo su Dylan e Teddy che mi fissano pensierosi. Agito la mano in
un
gesto di noncuranza, il segreto di Yvonne è ben custodito.
Così riprendo a
blaterare parole senza senso, spalleggiata dalla piccola Summers.
Incrocio per un istante lo
sguardo di Teddy
che non sembra essersi bevuto la mia finta allegria, tuttavia non fa
domande,
ma preferisce assecondarmi. Gli sorrido riconoscente e lui ricambia
complice.
Noto con la coda dell’occhio Alastor rialzarsi, dopo aver
preso una strana
pergamena dalla borsa di Lupin e lasciare la Sala.
Non
do peso alla
cosa, continuo a chiacchierare con Marie e Wood, ma la mia mente e il
mio cuore
sono altrove. Sono con Yvonne, col suo dolore e il suo coraggio.
***
Yvonne
ha saltato
anche le lezioni successive a Difesa, per non parlare del pranzo.
Quando io e
Marie usciamo dall’ultima aula nel tardo pomeriggio, ognuna
persa nei propri
pensieri, tutti riguardanti la nostra migliore amica, ci imbattiamo in
alcune
ragazzine che ciarlano di qualcosa.
<<
Li ho
visti anch’io… Il caposcuola Shacklebolt e la
MacDonald uscire dal ripostiglio
delle scope al piano terra! >>
Io
e Marie ci
guardiamo, ma non riesco a commentare o schiantare una di quelle
linguacciute
che Yvy viene verso di noi. Tutti dicono che parlo troppo e a
sproposito,
eppure ora le parole muoiono nella mia gola prima di formarsi. Dovrei
chiederle
scusa per la mia poca sensibilità? Per non averla capita? O
abbracciarla
semplicemente?
E
poi è lei a
liberarmi dai miei dilemmi, sorridendoci e prendendo le nostre mani
nelle sue.
<<
Venite con
me, voglio parlarvi >>
E
così la seguiamo,
senza batter ciglio. Ci ritroviamo in riva al lago, ai piedi del nostro albero. Ed è Yvonne che
comincia
a proferir parola, a confidarsi. Perché è quello
che sta facendo e per la prima
volta. Anni fa ci parlò del suo segreto,
ma fu un modo per metterci a conoscenza della sua situazione familiare,
non
aggiunse altro ad una semplice cronaca.
Non
ci parlò di
quello che aveva provato e che ancora provava. Non palesò il
suo dolore, non
come sta facendo ora. Ora che piange tra le mie braccia, lasciando che
Marie le
accarezzi la testa dolcemente. Ora che parla dei suoi incubi e delle
pozioni
che è costretta a bere per dormire un sonno profondo e senza
sogni. Ora che
esprime il suo dolore, ora che ammette di odiare suo nonno per essere
stato un
Mangiamorte e soprattutto per aver ucciso sua madre, la cui unica colpa
era
stata quella di amare un babbano.
E
nel momento
stesso in cui la stringo tra le mie braccia, capisco quanto poco sapevo
di lei.
Mi ero accontenta di quello che lei voleva sapessi e vedessi in lei,
non sono
mai andata oltre la superficie e mi detesto per questo. Come posso
essere la
sua migliore amica se non sono a conoscenza di una cosa così
personale? Come
posso affermare di volerle bene se non ero accanto a lei quando
soffocava le
lacrime sul suo cuscino?
E
solo ora mi rendo
conto di quanto la vita sia stata generosa con me. Della fortuna che ho
avuto
nell’essere una Weasley e nell’avere una famiglia
come la mia. E si, anche di
avere ancora una madre, a differenza di Yvonne. E alla fine dei giochi
sembra
che parte della mia paura si sia avverata, sono viziata e superficiale
proprio come
Fleur.
E
quando Yvonne
smette di piangere e ci sorride, finalmente più serena,
sento il cuore
alleggerirsi un poco. Lei e Marie
sono
le mie ancore, un loro sorriso è in grado di allontanare
ogni mia paura, ogni
mio turbamento, almeno per un po’.
<<
Ehi,
aspetta! Tu e Shacklebolt
in un ripostiglio delle scope? >>
***
Quando
ritorniamo
alla nostra Sala Comune, l’ora di cena è
già ampiamente passata. Marie
accompagna Yvy in camera, è stata un lunga giornata per lei.
Mi accascio sul
divano rosso e infilo la testa tra i cuscini. Da piccola era
l’unico modo per
rilassarmi. Quello e infastidire fratelli e cugini, e immergermi nel
fango solo
per far infervorare mia madre: quella è un’azione
più che catartica.
Un
colpettino sulla
mia spalla mi suggerisce che non sono più sola e che
qualcuno sta richiamando
la mia attenzione. Perché non mi lasciano in pace almeno
questa sera? Sono
arrabbiata e affamata, pessima combinazione per Victoire Weasley. Cerco di ignorarlo, si
stancherà prima o poi,
chiunque sia. Un altro colpetto e un altro ancora. Tenace.
<<
Lasciami
morire in pace o dammi il colpo di grazia! >>
La
mia voce è
attutita dal cuscino, ma credo il messaggio sia stata comunque recepito.
<<
Non
tentarmi, Victoire >>
Quella
voce e il
mio nome pronunciato per intero. Una sola persona osa farlo ad
Hogwarts. Rialzo
la testa, prima spiaccicata sul guanciale e mi rimetto seduta. Lo vedo
sorridere e sedersi accanto a me. Mi guarda con la coda
dell’occhio, rialzando
un sopracciglio e sogghignando.
<<
Non eri a
cena, e Victoire Weasley che salto un pasto è qualcosa che
ha dell’incredibile…
anche quella volta che ingurgitasti per errore del torrone
sanguinolento,
arrivasti in Sala Grande con un paio di fazzoletti infilati nel naso,
tutto pur
di riempirti lo stomaco >>
Oh,
bei ricordi! Le
risatine alle mie spalle e i commenti poco velati nemmeno mi
sfiorarono. Non
rinuncerei per niente al mondo ad uno dei banchetti di Hogwarts, certo
a meno
che la mia migliore amica non necessiti di un mio abbraccio.
<<
Il cibo è
il nutrimento dell’anima Teddy Bear! >>
<<
Interessante teoria >>
Restiamo
in
silenzio per qualche secondo, fin quando il mio stomaco non decide di
reclamare. Poso le mani sulla pancia, borbottando qualcosa che somiglia
ad un
‘Mangerei un bue intero se potessi’, quando Lupin
si rialza, porgendomi la
mano.
<<
Vieni con
me >>
Lo
guardo con
un’espressione perplessa, ponderando su cosa fare. Alla fine
decido di
assecondarlo e mi rialzo, lasciando che mi guidi fuori la Sala Comune e
verso i
Sotterranei a quanto pare. Tiene ancora la mia mano nella sua e non ho
intenzione di ritirarla. E’ calda e riesce a trasmettermi un
senso di
protezione. O probabilmente è proprio Teddy a darmi
l’idea di sicurezza e
fiducia, a farmi pensare che lui ci sarà sempre ovunque io
guardi.
Ci
fermiamo dinanzi
ad un grosso dipinto raffigurante un piatto di frutta. Lupin si
avvicina ad
esso, solleticando una pera. Lo guardo divertita e perplessa allo
stesso tempo,
fin quando sotto il mio sguardo sbalordito, non si apre una porta.
Teddy mi fa
cenno di seguirlo ed entriamo in quelle che dovrebbero essere le cucine.
Vi
sono quattro
lunghi tavoli di legno, proprio come quelli della Sala Grande e in
fondo alla
stanza vi è un grande focolare in mattoni. In un attimo
decine di elfi
domestici si avvicinano a noi, salutandoci con riverenza e inchinandosi
tanto
da toccare il pavimento. Sono vestiti di stracci su cui è
posto lo stemma di
Hogwarts.
<<
Oh,
Merlino… zia Hermione potrebbe ucciderti lo sai?
>>
<<
Ne sono
consapevole, tuttavia li tratto col massimo rispetto e…
>>
<<
Oh, chi se
ne frega! Creaturine belle potreste, cortesemente, portarmi qualcosina
da
sgranocchiare? Magari una di quelle torte giganti al cioccolato?
>>
<<
Certo,
signorina! >>
<<
Subito
signorina! >>
In
un baleno i
piccoli elfi scompaiono dalla nostra vista, adoperandosi per esaudire
il mio
desiderio. Poso le mani sui fianchi e soddisfatta rivolgo un sorriso a
Lupin
che intanto mi fissa scuotendo il capo. Ci sediamo sulla panca di uno
dei
quattro tavoli e curiosa mi guardo intorno.
<<
E’ stato
lo zio Harry a parlarti del passaggio alle cucine? >>
<<
Non
proprio, ma è grazie a qualcosa che lui mi ha dato che
l’ho scoperto >>
Arriccio
il nasino,
avvicinando il viso al suo e indagando la sua espressione. Sono forse
la
persona più curiosa al mondo, ho bisogno di saperne di
più. Teddy sembra rendersene
conto perchè, rassegnato, sospira.
<<
E’ la
Mappa del Malandrino, ne hai sentito parlare dalla tua famiglia,no?
Harry me
l’ha data asserendo che dovessi possederla anch’io,
essendo come lui figlio di
uno degli ideatori >>
Dimentico
che il
legame che Teddy ha con mio zio vada oltre all’essere il suo
padrino. Loro sono
gli ultimi discendenti dei Malandrini e c’ è
qualcosa di molto più forte a
legare le loro vite. L’arrivo di un’enorme
torta,posata sotto i miei occhi, mi
distrae da ogni pensiero.
Mi
fiondo su di
essa, ingurgitandola senza la minima decenza, mangiandola con le mani e
impiastricciandomi viso, capelli e divisa. Oh, mia madre si
rivolterebbe nella
tomba! Un momento… mia madre non è morta.
Bhè, quisquilie
Teddy,
seduto
accanto a me, posa il viso sul palmo della mano, il gomito sulla lignea
superficie del tavolo. Mi fissa con una lieve curva divertita delle
labbra,
sono certa che sta trattenendosi dal ridermi in faccia. Ma la sua
ferrea
educazione gli impedisce di essere maleducato, a differenza mia.
Venti
minuti dopo
della meravigliosa prelibatezza al cioccolato restano solo poche
briciole.
Stavolta ho superato me stessa, devo ammetterlo. Poso le mani sul mio
stomaco
dolorante, prima reclamava, ora chiede pietà.
<<
Va meglio
ora? >>
Riposo
lo sguardo
su Lupin e non so perché ho la sensazione che quella domanda
non si riferisca
solo al mio precedente digiuno. C’ è qualcosa nei
suoi occhi, nei suoi modi che
mi induce a credere che sappia
sempre tutto
ciò che mi riguarda. E solo ora mi viene in mente che ogni
volta che qualcosa
va storto, lui magicamente compare al mio fianco. Come una vera e
propria fata
turchina.
La
mia personalissima fata turchina.
Gli
sorrido
riconoscente e anche lui ha capito. Ci rialziamo, lasciando che gli
elfi ci
riempiano le tasche di dolciumi vari. Li accetto volentieri, primo
perché
potrebbero anche schiattare davanti a me se non lo faccio, secondo
voglio
portarne un po’ ad Yvonne e Marie.
Usciamo
dalle
cucine e ci incamminiamo nei corridoi deserti, il coprifuoco
è scattato da
parecchio. E stavolta sono io a prendere la mano di Teddy, a stringerla
tra la
mia. Si volta verso di me, inizialmente confuso e poi quasi sollevato.
Ricambia
il mio sorriso e in fretta saliamo le scale che ci conducono al settimo
piano.
Dopo
aver
attraversato il ritratto della Signora Grassa e prima di salire le
scale del
mio dormitorio, la sua voce mi blocca sul primo gradino.
<<
Yvonne e
Marie sono fortunate ad averti come amica, Victoire… non
dubitarne >>
E
le sue parole
sono come balsamo per il mio dolore e miei dubbi. Gli vado incontro,
buttandogli le braccia al collo. Non sono brava con le parole, non lo
sono mai
stata. Un abbraccio, un lieve bacio sulla guancia e un sorriso possono
essere
dei validi sostituti.
Prima
di imboccare
le scale, mi volto ancora una volta.
<<
Buonanotte
dolce Fata Turchina! >>
E
tornando al mio
dormitorio sento la voce di Teddy arrivare alle mie orecchie. Sorrido,
scuotendo il capo divertita.
<<
Victoire!
>>
Un
capitolo un tantino diverso, dove la follia di Vicky lascia
spazio anche ad un po’ di razionalità. Del resto
non credevate sul serio che
lei ed Yvonne fossero solo due ragazzette scatenate,no?!
Bhè, c’è molto altro!
Forse
la storia di Yvonne vi sarà apparsa un po’
‘pesante’, ma ho
deciso fosse importante.
Un
passo in avanti per Victoire e Teddy, contente? Penso a lui
come una presenza nella vita di lei, indiscreta e silenziosa, ma
costante. Da
qui il nuovo nomignolo coniato da Vicky ‘fata
Turchina’. Azzeccato,no?! xD
Si,
lo so… è pessima quando ci si mette! Ma amatela
così com’è! :p
Come
la scorsa volta, anche per questo capitolo ho pubblicato un
‘diverso punto di vista’, in
‘You&Me, another p.o.v’. Sarà
quello di
Alastor.
Vi
abbraccio! :*
|
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Capitolo 6 *** Torneo dei Duellanti, Litigi e Baci ***
5. Torneo dei
Duellanti, Litigi e Baci
<<
Mhh, lezione meravigliosa! >>
<<
Ma Yvy, hai dormito tutto il tempo! >>
<<
Appunto! Non ringrazierò mai abbastanza Ruf, dormo
così bene solo durante Storia della magia! Le rivolte dei
folletti sono più
soporifere delle pozioni che mi rifila Madame Pomfrey! >>
Sorrido alla
tranquillità di Yvonne e all’espressione
sconvolta di Marie. La prima continua a stiracchiarsi, sbadigliando ad
intervalli regolari di pochi secondi. La piccola Summers boccheggia,
apre e
richiude più volte la bocca con l’intenzione di
replicare, ma consapevole che
non servirebbe assolutamente a nulla.
<<
Tu sei l’unica che presta un minimo di attenzione a
Casper, ho sentito dire che persino Lupin dorme alla grossa nelle sue
ore!
>>
<<
Casper? >>
<<
Oh, piccolo richiamo babbano >>
Dimentico che il
padre di Yvonne non è un mago e che in casa
sua ci sono tra gli aggeggi più strani in circolazione. Ogni
qualvolta viene
alla Tana rifila a nonno Arthur un oggetto di cui solo loro conoscono
l’utilità., loro e zia Hermione.
<<
E’ stato il caro Shacklebolt ad informarti?
>>
Sono malvagia,
lo so. Vedo Yvy irrigidirsi appena ed
accennare ad un sorrisino. Con uno sbuffo riporta alcune ciocche rosa
al loro
posto, più per temporeggiare che altro. Marie accanto a lei
la osserva con uno
dei suoi sorrisi tremendamente dolci.
<<
Trascorrete più tempo insieme da quel famoso giorno
>>
<<
Non è così, semplicemente ora risponde se gli
parlo
e non cerca di cambiare strada se camminiamo nello stesso corridoio
>>
Il tono usato
dalla mia migliore amica parrebbe del tutto
disinteressato, ma posso scorgere in esso una nota di soddisfazione e
quel
pizzico di felicità che illumina i suoi grandi occhi
nocciola. Non capirò mai
il comportamento di Alastor, ma se riesce a tranquillizzarla e farle
dimenticare i suoi problemi, che ben venga.
Continuiamo a
camminare lungo il corridoio affollato da
decine di studenti, quando Wood ci supera, piazzandosi davanti a noi.
<<
MacDonald dormito bene? >>
<<
Splendidamente! >>
Oramai
è risaputo da tutti che la lezione di Ruf fa questo
effetto a molti, a lei più di tutti. Le sorride, spostando
lo sguardo su Marie
che stringe al petto il proprio volume di Pozioni. Io e Yvy assistiamo
a questo
scambio di sguardi terribilmente smielato ed imbarazzante.
<<
Weasley, hai dieci minuti… poi voglio vederti al
campo di Quidditch per l’allenamento >>
E
com’è arrivato va via, salutando chiunque si trovi
davanti. Essere il capitano della squadra di Grifondoro può
essere impegnativo.
Sbuffo, lanciando un’occhiata all’orologio che ho
al polso. Non avrò tempo per
ingozzarmi come speravo.
<<
Vicky… io, ecco >>
Mi volto a
fissare Marie, la vedo spostare il peso del corpo
da un piede all’altro e guardare ovunque tranne che nei miei
occhi o in quelli
di Yvonne. Mordicchia il labbro, è chiaramente imbarazzata.
<<
Mi chiedevo se… insomma… posso venire
anch’io?
>>
<<
Ai miei allenamenti? >>
Annuisce
vigorosamente, mentre le guance si colorano di un
tenue rosa. Io ed Yvy ci lanciamo un’occhiata eloquente,
costringendoci a non
ridere. Il nostro pulcino sta crescendo, non c’è
dubbio. E’ abbastanza
preoccupante però che l’oggetto dei suoi desideri
sia quel burbero di Dylan.
Pazienza, dovrò farmene una ragione.
<<
Bene, mentre Vicky suda come un maiale e Marie si
consuma in sospiri d’amore, io vado in giro a testare un paio
di prodotti dei
Tiri Vispi su alcune ragazzette di mia conoscenza! >>
Yvy non ci da il
tempo di replicare che corre via. Immagino
a chi debba rifilare la merce di zio George; alcune ragazze dello
stesso anno
di Al, iniziano a girargli troppo intorno. Cosa inaccettabile per
Yvonne.
Sorrido, scuotendo il capo e afferrando Marie per una manica,
trascinandola
verso il campo.
Quando raggiungo
gli altri, ascolto distrattamente Wood che blatera
dei suoi schemi di gioco. Passa intere nottate a progettarne, poi ad
ogni
partita finisce che non ne seguiamo nemmeno uno. Amo improvvisare, fare
di
testa mia e lanciare bolidi a destra e a manca, a volte anche solo per
il gusto
di farlo più che aiutare i miei compagni a lanciare
indisturbati la pluffa.
Il capitano ci
ordina di montare sulle nostre scope e
iniziare l’allenamento. Mi attardo accanto a lui, guardando
appositamente in
direzione degli spalti, lasciando che lui segua il mio sguardo. Lo vedo
sgranare appena gli occhi nel notare la Summers, seduta poco distante
che agita
una mano verso di noi. Rispondo al suo saluto, sbracciandomi e
saltellando.
Dylan alza appena la mano e riposa lo sguardo su di me.
<<
Hai chiesto tu a Marie di venire? >>
<<
Ad essere sincera è stata lei a chiedermi di poter
assistere agli allenamenti! Chissà magari le piacciono i
giocatori di Quidditch
sporchi e sudati >>
Gli mostro uno
dei miei sorrisi del tutto canzonatori,
mentre lui contorce il viso in una smorfia appena accennata. Forse il
plurale
non gli è piaciuto particolarmente. Indugia ancora a
fissarla. Gli rifilo una
gomitata nello stomaco per richiamare la sua attenzione, chiamarlo
semplicemente non è nel mio stile.
<<
Hai una cotta per la mia migliore amica? >>
Nemmeno servirmi
di giri di parole è qualcosa che mi
appartiene, preferisco andare subito al punto della situazione. E
soprattutto
in questo caso urge essere schietti. Dylan si volta verso di me
talmente
rapidamente che credo si sia rotto qualche osso del collo. Mi fissa tra
lo
sconcertato e il seccato.
<<
Porta il tuo culo sulla scopa e fila via! >>
Un tantinello
nervoso il ragazzo, eh? Gli mostro la lingua,
affrettandomi a seguire il suo ordine. Non ci tengo a percorrere per
l’ennesima
volta l’intero campo almeno quindici volte, quando ci si
mette sa essere
davvero spietato.
Intanto rivolgo
un’occhiata alla Summers, decidendo seduta
stante di fare qualcosa per quei due. Qui ci vuole un intervento alla
Weasley.
***
Ritorno in Sala
Comune più stanca che mai, mi accascio sul
divano accanto ad Yvonne che finge di studiare ed intanto osserva
adorante
Shacklebolt, seduto qualche poltrona più in là.
Mi sporgo in avanti alzando il
braccio e salutando Lupin accanto all’amico.
<<
Sera Teddy Bear e anche a te Shacloblo…
Shaklebil…
Shackl… mhh >>
<<
Shacklebolt >>
<<
Giusto! >>
Sorrido nel
constatare la sua espressione seccata e il
sorriso appena accennato di Teddy. Mi guarda, roteando gli occhi e
riportando
lo sguardo al suo noiosissimo libro.
E’
strano come il nostro rapporto stia cambiando. Ed è
ancora più bizzarro che questo avvenga al suo ultimo anno ad
Hogwarts, quando
in realtà ci conosciamo da tutta una vita.
La
verità è che non ho mai mostrato alcun interesse
per quel
ragazzino decisamente strambo. Quand’ero una bambina ricordo
che ammiravo il
suo essere un metamorfomagus, trovavo affascinante il fatto che potesse
cambiare colore dei capelli e aspetto in un battito di ciglia. In
più lo
invidiavo perché volevo essere come lui, possedere un simile
dono mi avrebbe
reso ancora più diversa da mia madre.
E sono certa che
avrei avuto capelli fucsia e occhi neri, o
magari li avrei cambiati di giorno in giorno. Avrebbero assunto i
colori più svariati,
tutti tranne che biondi. Lui era tutto quello che volevo essere, diversa.
Rammento che i
primissimi anni della mia vita lui era spesso
a Villa Conchiglia. Probabilmente sua nonna e mio padre volevano che
legassimo,
che diventassimo amici per la pelle. All’inizio ci avevo
creduto anch’io, ma il
suo essere così silenzioso e il mio essere così
chiassosa, non combaciavano per
niente. E poi siamo semplicemente cresciuti e la vita ha fatto il
resto.
Eppure ha
continuato a starmi accanto a suo modo. In
silenzio e senza invadenza, quasi avesse paura di disturbare. In questi
giorni
mi è capitato di osservarlo e chiedermi cosa gli passi per
la testa; non so
praticamente nulla di lui, quando probabilmente lui di me sa tutto.
Nota per
me, irrompere più spesso nella vita di Teddy Lupin e sapere chi è.
Mentre
sonnecchio sulla spalla di Yvy, una certa Robbins del
settimo anno irrompe nella sala come una Banshee, grida acute annesse.
Si
piazza davanti a noi e rivolge alla mia migliore amica uno sguardo che
minaccia
di incenerirla all’istante. E nell’osservare meglio
il suo viso ricoperto di
punti neri e foruncoli, intuisco il motivo per cui desideri trucidare
Yvonne.
La Robbins
è una di quelle asine, come direbbe Yvy, che
gironzolano intorno al suo Alastor.
Solitamente è carina, alta e slanciata, capelli e occhi
castani. Ora è
abbastanza rivoltante e di conseguenza non posso non alzarmi e
allontanarmi,
sedendomi sul bracciolo della poltrona di Teddy Bear. Da lì
mi godo la scena,
salvaguardando il mio stomaco.
<<
Il motivo per cui Jane sta sbraitando contro Yvonne
c’entra qualcosa col suo viso deturpato? >>
<<
Naturalmente! >>
<<
Lo immaginavo >>
E poi ritorna al
suo libro, non accennando a voler seguire
il litigio di quelle due. A differenza di
Shacklebolt che osserva le ragazze con
curiosità. Avrà capito che lui ne
è la causa? Sposto lo sguardo dinanzi a me per constatare
che la Robbins si è
appena ritirata nella sua stanza, lasciando Yvonne con un sorrisino
soddisfatto
e inquietante ad illuminarle il volto.
<<
Avvista Foruncoli? >>
<<
Già, adoro George Weasley! >>
***
I duri
allenamenti a cui Dylan Wood ci sottopone riescono ad
intensificare la mia fame, il che è qualcosa di
terribilmente imbarazzante per
le persone che mi stanno accanto, non certo per me. Spintono qualche
primino,
raggiungendo il tavolo dei Grifondoro e sedendomi su quella panca come
se ne
dipendesse la mia stessa vita.
Teddy, di fronte
a me, riesce ad afferrare per un pelo la
brocca di succo di zucca che, a causa della mia irruenza, stava per
riversarsi
su uno dei suoi preziosissimi libri. Non rialza lo sguardo, eppure mi
saluta.
<<
Victoire >>
<<
Sera Fatina bella! E buona serata anche a te Shack…
>>
<<
Shacklebolt >>
Alastor mi
precede, prima che storpi ancora una volta il suo
nome Gli sorrido grata, rivolgendo l’attenzione alla preside
che in questo
momento richiama la nostra attenzione, prima di parlare.
<<
Prima che i vostri stomaci si riempiano, voglio mettervi
a conoscenza di un nuovo progetto. In accordo col professore di Difesa,
abbiamo
deciso di rendere più competitivo ed interessante il ‘Club
dei Duellanti’ >>
Lancio una
rapida occhiata a Teddy, che ha rialzato il capo
ed ora fissa la McGranitt con sguardo attento. Ricordo bene i suoi
dubbi in
merito ai duelli incrociati e probabilmente questo c’entra
con ciò che la
preside sta per dirci.
<<
Sarà indetto un Torneo dei Duellanti che vedrà
scontrarsi i migliori del club, scelti dal professor McMillian. I
ragazzi più
dotati si scontreranno con gli appartenenti alla stessa casa fino a che
non
rimarrà un solo campione tra i Grifondoro, Tassorosso,
Corvonero e Serpeverde.
I quattro studenti infine, gareggeranno tra loro; il vincitore
guadagnerà
duecento punti per la propria casa e un Eccellente in Difesa
>>
Gridolini
eccitati, applausi e mormorii riempiono la Sala
Grande. Mi volto verso un’entusiasta Yvonne che
ha stretto il mio braccio durante tutto il discorso della
professoressa.
Le sorrido, annuendo. Non abbiamo bisogno di parole, entrambe siamo
eccitate
oltre ogni misura per questa iniziativa.
<<
Non sarà pericoloso? >>
La voce ansiosa
e timorosa di Marie fa sbuffare me ed Yvy,
mentre affettuosamente le diamo pacche sulle spalle. Yvonne ci mette
troppa
forza perché la Summers rovescia il succo di zucca sul
tavolo. Dylan ripulisce
con un colpo di bacchetta, sorridendole. Lei arrossisce, distogliendo
lo
sguardo. Ora vomito.
<<
Andiamo Marie, non ci lanceremo di certo
maledizioni senza perdono? >>
<<
Se verrete scelte parteciperete al Torneo? >>
<<
Ovvio! >>
<<
Naturalmente! >>
Io ed Yvonne
replichiamo all’unisono, battendo il cinque
l’attimo dopo. Quella che ho percepito nel tono di Teddy era
una sfumatura di
preoccupazione? Tra lui e la Summers non so chi abbia più
bisogno di
rilassarsi, sprizzando apprensione da tutti i pori.
<<
Pensi forse che io e Vicky non ne saremmo
all’altezza? >>
Teddy apre la
bocca per replicare alla domanda di Yvonne, ma
Alastor lo precede.
<<
Essere avventate ed imprudenti non fa di voi delle
buone duellanti, siete in fondo solo delle ragazzine. Agitare una
bacchetta,
sperando di ritrovarsi davanti un avversario incapace non vuol dire
saper
lanciare incantesimi. Qui si parla di scontri veri, con ragazzi del
settimo
anno. Non ne sareste in grado >>
Yvonne
è sempre rimasta impassibile alle pungenti parole che
Shacklebolt le rifila, restando al gioco e ribattendo con allegria e
aria
scanzonata. Ragion per cui non mi do pensiero della sua reazione,
pentendomene
tuttavia l’attimo dopo.
Yvy si rialza,
sbattendo con forza i palmi sulla superficie
del tavolo. Anche Teddy, Marie e Dylan la fissano sbalorditi, nessuno
si
sarebbe mai aspettato un gesto simile da lei, non se rivolto ad Al che
ricambia
il suo sguardo, mal celando una certa perplessità.
<<
Non sono una ragazzina! Ho quasi sedici anni e… >>
<<
Oh, sedici… insomma sei un’adulta! >>
Ho sempre
creduto che Shacklebolt fosse un ragazzo
intelligente. Certo, i suoi picchi di sociopatia mi spaventano e penso
fermamente che debba rivedere i suoi tentativi di approccio
relazionale, ma mi
ripeto, credevo avesse un cervello. Ebbene questa sua replica smentisce
la mia
teoria.
Mai e dico mai
fare dell’ironia con Yvonne quando è
arrabbiata o sta portando avanti un discorso serio, cosa che accade
davvero
raramente. Soprattutto, mai sminuire la sua maturità,
riconducendola ad una
questione di età.
<<
L’età non va di pari passo con la
maturità o le
capacità di una persona. Seguendo il tuo discorso, Wood
dovrebbe avere circa
dieci anni! >>
<<
Ehi! >>
<<
Non mi sento di dissentire sulla parentesi aperta
per Dylan, ma… >>
<<
Ehi! >>
La situazione
è abbastanza tragica, eppure non riesco a non
ridacchiare all’espressione imbronciata ed offesa del mio
capitano. Storce il
naso, sbuffando rumorosamente e lanciando occhiatacce a quei due che
non
sembrano minimamente averlo notato. Marie gli posa una mano sul
braccio,
sorridendogli, cosa che lo rimette in sesto nel giro di un secondo.
Sembra già
aver dimenticato il motivo per cui si era seccato.
Sospiro,
riportando l’attenzione sui due duellanti
solo dopo aver sbirciato le
reazioni di Teddy. Come me, anche lui sembra preoccupato e perplesso al
tempo
stesso. Vedere Yvonne e Alastor litigare seriamente ha qualcosa di
incredibile.
<<
… ma credo che il discorso non si adatti a te. Quel
barlume di maturità che ho scoperto in te è stato
subito soppiantato da una
puerilità quasi cronica. Non importa quanti anni tu abbia,
hai tutte le peculiarità
di una ragazzetta. Sei chiassosa e fastidiosa, impulsiva e troppo
spesso
irragionevole. Non sai cosa vuol dire riflettere prima di parlare,
preferisci
sputare parole quasi non riuscissi a trattenerle in gola. Una bambina
col
ciuffo rosa e dissenteria verbale. Sarai anche passabile nei duelli, ma
solo
perché al tuo anno non c’è nessuno
capace di maneggiare la bacchetta come si
deve. Ragion per cui ti consiglio di pensarci dieci volte prima di
proporti al
Torneo, non vorrei rischiassi un’umiliazione o una visita da
Madame Pomfery
>>
Allibita,
è questo che quello che sono. Guardo con occhi
sgranati il ragazzo seduto di fronte a me e intanto prego con tutte le
mie
forze di aver sentito male. Non può aver detto quelle cose,
non è pensabile che
possa ferirla in questo modo ogni volta, senza provare un minimo di
rimorso.
Eppure
è questa l’impressione che dà quando
ritorna
tranquillamente alla sua cena, rivolgendo solo un ultimo sguardo alla
mia
migliore amica. Yvonne ha ancora gli occhi puntati su di lui, come
tutti non
sembra in grado di dar voce ai propri pensieri. Sembra essere stata
colpita da
un petrificus totalus. E poi la vedo scavalcare lentamente la panca e
incamminarsi fuori dalla Sala, senza una parola, senza uno sguardo a
noi.
Avverto
un’improvvisa rabbia impossessarsi delle mie
viscere, la bile corrodere il mio stomaco e una voglia insana di
sentire il
sangue di quel bellimbusto macchiare le mie mani.
Alastor
Shacklebolt è un uomo morto.
Mi rialzo con
tanta foga da far tremare l’intero tavolo e
subito gli occhi di tutti sono puntati su di me. Mi butto su Alastor,
lanciandomi senza troppe cerimonie sulla superficie legnosa e
rovesciando
caraffe, piatti e quant’altro. Prima che il mio pugno possa
colpire quella
faccia insopportabile mi sento afferrare per la vita da qualcuno e
trascinare
via.
E’
Teddy che, intuito il mio proposito, è balzato
dall’altro
lato della tavolata, solo per acchiapparmi ed impedirmi di commettere
un
omicidio. Scalciante sono costretta a farmi condurre fuori dalla Sala,
sotto lo
sguardo allibito di molti e i rimproveri della McGranitt. Non prima
tuttavia,
di aver detto la mia a quell’odioso Caposcuola.
<<
Sei un coglione Shacklebolt, figlio del Ministro
della Magia o meno! >>
Quando siamo
abbastanza distanti dalla Sala, in un corridoio
semi buio e deserto, Teddy mi lascia andare, mettendomi giù.
Lo spingo via con
veemenza, grugnendo e incenerendolo con lo sguardo. Mi lascia fare, ha
un’espressione tranquilla, forse solo un tantino preoccupata,
ma certamente non
arrabbiata o risentita.
<<
Perché cavolo lo hai fatto? Quello
meritava una lezione! >>
<<
Meritava di essere picchiato? E tu di finire in
punizione? Non credo. Al non è cattivo e se fossi stata
più attenta, avresti
ben notato che le sue parole celavano anche altro. E’
semplicemente preoccupato
che Yvonne possa farsi del male, al nostro anno ci sono molte teste
calde che
non vedono l’ora di sbriciolare una ragazzina. E col torneo
potrebbero farlo
senza infrangere nessuna regola. Yvy è capace, ma
è anche troppo emotiva. Si lascia
guidare dalle sue emozioni, non usa spesso il cervello >>
<<
E questo è un difetto? Zio Harry era esattamente
così… io sono esattamente così >>
<<
Non è un pregio, Victoire. E lo stesso Harry ha
ribadito più volte che molti errori hanno accompagnato la
sua adolescenza, solo
perché aveva agito di impulso. >>
<<
Non sono assolutamente d’accordo! >>
<<
Essere razionali, non perdere il controllo è di
fondamentale importanza in duello. Tu ed Yvonne avete ancora molto da
imparare
>>
Sospira,
poggiando la schiena al muro, incrociando le
braccia, ma mantenendo lo sguardo fisso su di me. Intanto io sento il
sangue
affluire pericolosamente alla testa, probabilmente sverrò a
momenti. E’ più
forte di me, perdo il controllo quando si mettono in discussione le mie
capacità o si infierisce contro qualcuno a cui tengo. E
anche Teddy non è da
meno in questo momento. Vuole morire anche lui?
<<
Sai cos’ è davvero importante invece? Lasciarsi
andare, seguire il proprio istinto, abbandonarsi ad esso
>>
<<
Non credo tu stia ancora parlando di duelli
>>
<<
No, infatti >>
Mi avvicino,
piantandomi a pochi centimetri da lui. Lo
vedo staccare le
spalle dal muro e
abbandonare le braccia lungo i fianchi. I suoi occhi ambrati sono
costantemente
puntati nei miei e vorrei distogliere lo sguardo perché essi
sembrano scavarmi
dentro. Eppure non lo faccio, resisto perché questa
battaglia sarò io a
vincerla.
<<
Tu vivi Teddy? >>
<<
Cos… >>
<<
No, non lo fai. Ti trascini giorno dopo giorno
nella tua routine noiosa, nelle tue abitudine da
quarant’enne. E non venirmi a
dire che lo studio è importante o ovvietà simili.
Lo so bene, ma riconosco che
non è tutto. Merlino Teddy! C’è il sole
fuori e tu continui a restare chiuso in
casa, col naso dentro un vecchio libro impolverato! >>
Mi fissa come se
l’avessi appena messo a conoscenza di una
verità incredibile, quando ciò che ho detto
parrebbe ovvio a chiunque. Sono
certa di non essere la sola a pensarlo, lui sta sprecando la sua vita e
nemmeno
se ne rende conto.
Non replica,
perciò continuo imperterrita nella mia
sciorinata. Qualcuno deve pur farlo.
<<
Ti nascondi, ecco cosa fai. Ed io non riesco a
vederti >>
<<
Sei tu che non vuoi vedermi Victoire, non hai mai
voluto >>
Boccheggio,
continuando a fissarlo incerta. Una luce strana
illumina i suoi occhi, ora scuri come la pece. E un brivido attraversa
per
intera la mia spina dorsale. Non gli ho mai visto uno sguardo tanto
deciso così
come un’espressione così risentita.
Lui è
sempre stato il mio Teddy Bear, il bambino che
cambiava i suoi connotati per farmi ridere, che assumeva le sembianze
del mio
orsacchiotto preferito dopo che l’ennesima
caduta mi aveva fatto versare
lacrime. Non può guardarmi in quel modo, i suoi occhi sono
sempre stati
gentili, non duri, non cattivi.
Non
guardarmi così.
Perché
il suo sguardo mi fa tanto male? Perché il mio corpo
è scosso da tremore e le mie ginocchia sembrano voler
cedere? E perché il mio cuore
ha preso a galoppare incessantemente nel mio petto?
Ho
paura.
E poi distoglie
lo sguardo, compiendo qualche passo e
dandomi le spalle. Tuttavia si ferma, non accenna ad andare via ed io
sono
incapace di muovere un muscolo. Non può biasimarmi
perché ci siamo allontanati,
non può avercela con me perché non gli sono stata
amica. Siamo cresciuti, siamo
cambiati e la vita ha fatto semplicemente il suo corso.
Non
è
colpa mia.
<<
Dimentica ciò che ti ho appena detto. Ora vai da
Yvonne, avrà bisogno di te >>
E qualcosa
scatta in me, mi volto, afferrandogli un braccio
e costringendolo a girarsi, a guardarmi. Non può
allontanarmi ancora, non può
respingermi ora che ho compiuto un passo verso di lui. Non gli
permetterò di
indietreggiare.
<<
No! Non richiuderti a riccio un’altra volta.
Parlami ancora Teddy >>
Ma lui non
parla, si avvicina a me, prendendo il mio volto
tra le sue mani. L’attimo dopo avverto le sue labbra lambire
le mie,
imprigionarle in un bacio che sa di disperazione e violenza. Non so
tirarmi
indietro, ma nemmeno riesco a ricambiarlo. Mi limito a restare ferma,
immobile,
come in attesa che tutto finisca o che ancora continui.
Confusione,
stordimento e paura mi attanagliano le viscere.
Siamo davvero noi quelli che, illuminati dai raggi di una luna appena
sorta, si
baciano in un corridoio deserto? Teddy Lupin e Victoire Weasley?
Opposti che in
quest’istante condividono un unico respiro,
un unico battito, un unico segreto.
Sono certa che non vi aspettavate simili
risvolti, non è forse così ?! Ammetto che io
stessa non li avevo previsti. Le
mie dita hanno picchiettato violentemente questi tasti, scrivendo da
sole
questo capitolo.
Capitolo un po’ lento
all’inizio, ma
ricco di avvenimenti poi.
Il rapporto tra Marie ed Yvonne che
sembrava quello più prevedibile e delineato è in
realtà il più lento. A
differenza di quello di Victoire e Teddy che ha appena assunto dei toni
particolari.
Una svolta anche per Al e Yvonne, la
quale ha finalmente tirato fuori le unghie fin quando le parole del
ragazzo non
l’hanno stordita completamente. Ma non odiatelo, avete capito
il motivo per cui
le ha parlato in quel modo no? Oltre alla preoccupazione per il Torneo,
c’era
anche qualche altro sottinteso. Era evidente la sua lotta interiore,
quasi
volesse lui stesso convincersi che lei è una ragazzina,
ragion per cui lui non
può provare qualcosa per lei. Ah, l’amour! :p
Che altro dire? Oh, probabilmente
pubblicherò un ‘diverso punto di vista’
in ‘Another P.o.V’ tra qualche giorno.
Devo ancora decidere a quale personaggio attribuirlo! :p
A presto, care! :*
|
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Capitolo 7 *** Spionaggio, Oblivion e Rimorsi ***
6. Spionaggio,
Oblivion e Rimorsi
<<
Ripeti con me Vicky… sono abbastanza matura da
accettare che Teddy Lupin mi abbia… >>
<<
Potrei obliviarlo! >>
<<
Giusto cielo Vicky, mi stai ascoltando? >>
<<
Ho intenzione di ignorarti fin quando non proporrai
una valida alternativa all’accettare quel bacio!
>>
Le amiche
dovrebbero essere con te nel momento del bisogno,
toglierti dagli impicci in cui ti sei cacciata, non rifilarti assurdi
consigli
come nel caso di Yvonne o limitarsi a scrutarti con un cipiglio
perplesso, nel
caso di Marie. Che razza di amiche mi sono scelta?
Yvy non contenta
mi lancia un cuscino in pieno viso, a detta
sua per destarmi dalla mia stupidità. Naturalmente il suo
gesto non sarà
impunito, glielo rilancio, prima di fiondarmi su di lei e imprigionarla
in
quella che chiamo la stretta alla
Weasley.
Mia nonna Molly
ne è l’ideatrice. Credo che nessuno le abbia
spiegato che gli esseri viventi hanno bisogno di ossigeno, di
respirare, anche
nel suo abbraccio.
Probabilmente
per il troppo chiasso, Marie ci richiama, ma
ovviamente la ignoriamo per continuare la nostra lotta.
<<
RAGAZZE, MALEDIZIONE! VOLETE PIANTARLA! >>
Va bene che il
pulcino è cresciuto, va bene che inizia ad
esplorare nuovi lidi, ma urlarmi nelle orecchie non rientra nel
processo di
maturazione. Sbuffo, staccandomi da Yvonne che coglie
l’occasione per mollarmi
un calcio. Sto per restituirglielo quando mi sento afferrata da una
forza
sconosciuta e messa a testa in giù.
Sposto i capelli
dal viso, rialzando appena lo sguardo per
puntarlo sulla Summers che, bacchetta alla mano, mi ha appena lanciato
un Levicorpus. Merlino, questo
è troppo!
<<
Summers, fammi scendere immediatamente! >>
<<
Oh, si Marie, falla scendere! Può andarle il sangue
alla testa e peggiorerebbe la sua già scarsa
attività cerebrale! >>
Yvonne, che
dovrebbe aiutarmi in qualche modo, sgambetta sul
letto, ridendo e burlandosi allegramente della sottoscritta. Devo
davvero
rivedere la mia cerchia di amicizie. Insomma, una che mi lancia
incantesimi,
l’altra che se ne resta in panciolle piuttosto che
soccorrermi e un altro che… mi
bacia.
<<
Ci hai raccontato quello che è accaduto, hai
iniziato ad escogitare stratagemmi al fine di accantonare la cosa, ma
non ci
hai confidato cosa ha rappresentato per te, come ti senti tu >>
Nota per le
prossime amicizie, ricordarsi di non sceglierne
una con troppo buon senso. E’ una domanda lecita, ma non per
questo ne conosco
la risposta. O meglio, preferisco non scavarmi dentro e chiedermi cosa
quel
bacio ha significato.
Perché
dovrei? E’ stato un errore e lo stesso Teddy se
n’è
rammaricato l’attimo dopo. Perché indietreggiare e
guardarti con un’espressione
sconvolta, non significa esattamente che ne è felice.
<<
Perché non c’è niente da dire Marie! E
ora mettimi
giù >>
Mi fissa, come
se potesse dedurre ciò che vuol sapere dalle
espressioni del mio volto. Poi sospira e abbassa la bacchetta, ricado
sul letto
di Yvonne che perlomeno ha smesso di sghignazzare.
<<
Se avete qualche idea perché io possa uscirne,
l’ascolto… in caso contrario, nisba!
>>
Mi fissano,
entrambe scuotendo il capo. Immagino che saprò
cosa fare nell’istante in cui me lo troverò di
fronte, anche se l’idea di
cancellargli la memoria non mi dispiace. Risolverei sia il mio, che il
suo
imbarazzo.
***
Percorro
l’ampio corridoio come fossi un ninja, subito
dietro Marie, nascosta dalla sua figura. Di tanto in tanto sbircio
oltre la sua
spalla, mi volto a destra e a manca, per scorgere qualcuno o perlomeno per rendermi
conto di dove metto
i piedi. La Summers si blocca all’improvviso e per poco non
le finisco addosso.
Sento la voce di
Dylan, la saluta distrattamente. E’ il
momento per uscire allo scoperto. Balzo di lato, sorriso inquietante e
occhio
vigile.
<<
Bu ! >>
<<
Cazz… Weasley! >>
Wood
indietreggia, portandosi una mano al petto e fissandomi
con occhi quasi fuori dalle orbite. Immagino che non mi sarei mai
perdonata di
essere stata l’artefice della morte prematura del nostro
capitano, anche se non
sono sicurissima che a tutti sarebbe dispiaciuto.
Gli afferro un
braccio, trascinandolo dietro una colonna e
spiaccicandolo letteralmente contro il muro. Marie si avvicina,
guardandosi
intorno cauta, è utile averla come compagna di spionaggio.
<<
Teddy è già in Sala Grande? Se no, dove? Ancora
in
camera? Ti ha parlato di qualcosa? Rispondi rapido! >>
Sposta lo
sguardo sulla Summers, dopo avermi rivolto
un’occhiata allarmata. Evidentemente lei deve fargli cenno di
assecondarmi
perché mi presta nuovamente attenzione, pur parlando con una
certa titubanza.
<<
Non è in Sala Grande e non so dove sia in questo
momento. Di certo non è in camera e no, non mi ha parlato di
nulla. Che
succede? >>
<<
Bene! Non devi sapere altro! Mi sei stato molto
utile soldato! >>
E corro via,
senza dargli spiegazione alcuna. Marie si
attarda con lui, mentre io mi fiondo al tavolo dei Grifondoro,
attaccando
letteralmente un piatto di uova e bacon. Yvonne, al mio fianco, mi
fissa stralunata,
bevendo con calma il suo caffè.
<<
Merlino Vicky! Puoi calmarti un secondo? >>
<<
Gno! Mangiare veloce, Teddy arrivare ed io andare
via! >>
Mi fermo solo
per annuire alle mie stesse parole e battere
qualche colpetto sul petto, ingurgitare cibo velocemente non fa bene al
mio
esofago. Scuote il capo, per rialzare lo sguardo subito dopo su Alastor
Shacklebolt, appena
sedutosi di fronte a noi.
<<
Shacklebolt >>
<<
MacDonald >>
Gelo. Presa dal
mio dilemma non le ho nemmeno chiesto come
stesse dopo la sfuriata del sociopatico numero due. La guardo con la
coda
dell’occhio, ha il viso imbronciato e giocherella con la
forchetta
distrattamente. Al sembra tranquillo, del resto cosa potrebbe mai
turbarlo?
Yvonne si
rialza, afferrando la tracolla e sorridendomi
appena.
<<
Ci vediamo tra poco, Vicky. Ah, non dimenticare che
dopo c’è l’incontro
al club >>
Alza la voce,
sicuramente per farsi udire da Shacklebolt che
difatti rialza il capo dal suo piatto, rivolgendole
un’occhiata piuttosto
eloquente. E va via, sorridendo compiaciuta.
Sospiro, abbassando gli occhi sulla mia colazione e
avvertendo un
principio di nausea. Allontano il piatto, storcendo la bocca.
Un tonfo alla
mia destra mi fa voltare per accorgermi che Marie
ha appena preso il posto di Yvy. Wood non è con lei ed ha
un’espressione strana.
Merlino, non è una mia capacità quella di capire
cosa succede alle persone che
mi stanno intorno con una semplice occhiata.
Presa a scrutare
la mia migliore amica, non mi accorgo che
colui che cercavo di evitare da questa mattina, si è appena
seduto al nostro
tavolo. Tutti i miei sforzi da ninja vanificati! Me ne rendo conto solo
quando
la Summers lo saluta, pronunciando il suo nome. Mi volto, ruotando il
capo con
una lentezza decisamente inquietante, incrociando così i
suoi occhi scuri.
<<
Vict…. >>
<<
Oh, cielo! Sono così in ritardo! Corro! >>
Sotto lo sguardo
incerto di Marie e Al e piuttosto deluso di
Lupin, saluto in fretta e vado via. Per la gioia di Godric Grifondoro,
affronto
il mio avversario a testa alta, si.
Appena fuori
dalla Sala Grande, riesco a compiere pochi
passi prima che qualcuno mi afferri e mi costringa a voltarmi.
E’ Teddy
maledizione, lui e la vendetta di santo Godric!
<<
Victoire, dobbiamo parlare >>
<<
Si, ma ora devo davvero andare via e…
cos’è quello?
>>
Indico una delle
finestre e un fantomatico qualcosa che
dovrebbe esserci
all’infuori di essa. Approfitto del fatto che si è
appena voltato per cercare
di sgattaiolare lontano da lui, ma nuovamente mi blocca la strada,
parandosi di
fronte a me con una celerità che mi sorprende. I suoi geni
da lupo?
<<
Nemmeno io muoio dalla voglia di farlo, ma…
>>
<<
Oblivion >>
E’ un
attimo. La mia bacchetta si alza e da essa fuoriesce
l’incanto che gli permetterà di dimenticare
l’accaduto, l’intera giornata di
ieri. Vedo il suo sguardo farsi vacuo e il volto confuso. E poi gli do
le
spalle, correndo via.
Non sono fiera
di quello che ho appena fatto, ma non avrei
saputo in che altro modo affrontare la situazione. Era chiaro che fosse
pentito, così come lo ero io di averglielo lasciato fare e
se potesse,
probabilmente mi ringrazierebbe. Ehi, magari stava pensando di fare lo
stesso,
no?
***
Veloci sono
trascorse le lezioni della mattinata, così come
il pranzo. Non ho intravisto nè Teddy né
Shacklebolt , piuttosto un Dylan
ancora più strano di Marie che, per la prima volta, ha
occupato un posto
lontano da noi. E ora, al Club dei Duellanti, noto che solo Alastor
è presente
e spero solo di non aver causato un danno all’invidiabile
cervello di Lupin con
il mio incantesimo.
Yvonne muove la
bacchetta, lasciandola passare da un dito
all’altro, ciarlando di scontri, adrenalina e
quant’altro. Tutto per far
indispettire maggiormente Shacklebolt che, stanco delle sue imbeccate,
si è
allontanato di qualche passo.
Approfittando
della scomparsa dell’intrattenimento di
Yvonne, l’avvicino a me e all’orecchio le sussurro
quanto accaduto solo poche
ore prima. Devo pur scaricarmi la coscienza, no?
<<
CHE COSA HAI FATTO? >>
<<
Shhh! >>
Poso una mano
sulla bocca di Yvonne che, nel bel mezzo di un
duello di due del quinto e sesto anno, ha creduto bene di richiamare
l’attenzione su di noi. Dopo il brusio generale e i richiami
di McMillian, lo
scontro riprende e Yvy mi rifila uno scappellotto dietro la nuca.
<<
Sei impazzita Vicky? E se ha detto a qualcuno del
bacio? >>
<<
Tutt’al più si è confidato con
Shacklebolt, anche
se dubito che tra sociopatici questa sia una pratica comune
>>
<<
Ma se l’ha fatto? >>
<<
E’ qui che entri in gioco tu… dovrai sondare il
campo e scoprirlo! >>
<<
Non se ne parla! Ho intenzione di tenergli il muso
almeno per un altro giorno, così scombussoli tutti i miei piani, Vicky
>>
Mi avvicino a
lei, sporgendo il labbro inferiore e
sfoderando i miei occhioni da cucciolo bastonato. Inoltre congiungo le
mani in
preghiera e saltello qua e là. Yvonne sbuffa e mi scaccia
via.
<<
Va bene ! >>
Le sorrido
grata, spingendola giusto addosso al diretto
interessato. Mi avvicino anch’io, ben nascosta da una
ragazzona del mio stesso
anno, che peserà come me, Marie ed Yvonne assieme. Ben
riparata posso ascoltare
la loro conversazione, senza esserne coinvolta.
<<
Finito di pavoneggiarti? >>
<<
Mi prendo una pausa >>
La vedo
tentennare e rivolgermi uno sguardo scocciato. Le faccio
cenno di continuare e alzo i pollici per rassicurarla, mi risponde
alzando
anche lei un dito, quello medio. In effetti non è semplice
portare avanti una
conversazione con uno come Shacklebolt, soprattutto ora che
è incazzato e
reticente, più del solito.
Posa una mano
sul suo braccio, rialzandosi sulle punte e
avvicinando la bocca al suo orecchio. Posso accorgermi da qui
dell’irrigidimento di Alastor che comunque
l’asseconda, abbassandosi un poco
per essere alla sua altezza. Gli starà chiedendo di Teddy,
lo vedo scuotere il
capo e risponderle, ma anche lui lo fa sottovoce, ragion per cui non
riesco a
capire un accidente.
E poi restano in
silenzio, nella medesima posizione, a
fissarsi come due imbecilli. Cazzo Yvonne, non è questo il
momento di flirtare!
Se non conoscessi Shacklebolt e se non fossimo a lezione, penserei che
stia per
baciarla. E’ diventata un’abitudine questa di
scambiarsi la saliva?
E
l’attimo dopo Yvonne torna indietro, affiancandomi e
mettendomi al corrente del responso della nostra indagine. Se non
sfondo come
Auror, apro un’agenzia investigativa.
<<
Da quel che ho capito, Al non è a conoscenza del
bacio. Ma dice che Teddy era strano ieri e lo era ancora di
più dopo la
colazione… >>
Mi lancia
un’occhiataccia a cui rispondo con uno sbuffo,
facendole cenno di continuare.
<<
Ma non è stupido, Vicky. Ha chiesto a me il motivo,
come se pensasse che io c’entri qualcosa o almeno che sappia
cosa sia successo
>>
<<
Bhè, menomale! >>
<<
Vicky! Non si fermerà ad un mio scrollare le
spalle, mi chiederà altro e… >>
<<
Una buona occasione per parlarci ancora e far
scattare la tua sopita strategia per conquistarlo >>
Aggrotta la
fronte, ponderando sulle mie parole. Deve averle
accettate per buone perché agita la mano con noncuranza,
chiudendo il discorso
e riportando l’attenzione al duello o meglio alle spalle di
Alastor o appena un
poco più giù. Ho un’amica pervertita.
***
<<
Ho chiesto a Dylan di accompagnarmi ad Hogsmeade
sabato prossimo… ha rifiutato >>
Alle parole di
Marie, cado dal letto, dopo aver cercato di
districarmi dalle lenzuola, mentre Yvonne rovescia l’intero
contenuto della sua
bustina di patatine sulle mie coperte. Ci guardiamo, fiondandoci
all’istante
dalla Summers che, sguardo basso, accenna ad un lieve sorriso.
<<
Come è possibile? >>
<<
Io lo crucio, maledizione! >>
<<
E’ semplice, non gli piaccio >>
<<
In questo caso è cieco, oltre ad essere
decerebrato! >>
<<
Cosa ti ha risposto esattamente? >>
Alla domanda di
Yvonne, Marie alza gli occhi al cielo,
pensierosa.
<<
In realtà ha più che altro balbettato. Mi
è giunto
chiaro solo il suo rifiuto, le ragioni specifiche non erano udibili ad
orecchio
umano >>
La scena di
Dylan che biascica parole insensate, rosso in
viso ed imbarazzato, non avrei voluto perdermela. Avrei avuto ottimo
materiale
per ricattarlo fino alla fine dei nostri giorni. Sposto lo sguardo su
Yvonne,
che si è alzata in questo momento, puntando la porta.
<<
Dove vai? >>
<<
Vieni con me! >>
Non ho il tempo
di replicare che mi trascina fuori dalla
stanza, ignorano le proteste di Marie. Non molla la presa e mi conduce
fino al
dormitorio dei ragazzi e alla porta della camera che condividono Wood,
Alastor
e … Teddy. Punto i piedi in terra, fermandomi
all’istante e bruscamente.
<<
Che vuoi fare? Lì non voglio entrarci! >>
<<
Devo dire due parole a Dylan e voglio che ci sia
anche tu. Se il problema è Teddy, può anche non
esserci o in caso contrario,
dovrai affrontarlo prima o poi >>
<< Non ora!
>>
<<
Ma di cosa ti preoccupi? L’hai obliviato, no?
>>
<<
Si, ma non ho obliviato me stessa! Io so
cosa ha fatto e… >>
<<
Ed è una grossa falla nel tuo piano, non è vero?
>>
L’attimo
dopo la porta si spalanca, mostrando uno
Shacklebolt palesemente seccato. Yvonne si volta verso di lui,
sorridendogli e
compiendo qualche passo in avanti, come a voler entrare. Naturalmente
lui le
blocca la strada, inarcando un sopracciglio con aria perplessa.
<<
Dove credi di andare? >>
<<
Nella tua stanza, dolcezza. Potrei mostrarti
qualche giochino interessante che… >>
<<
Oh, per favore! >>
Spintono
entrambi, entrando all’interno della loro camera.
E’ uguale alla nostra, solo lievemente più
ordinata. Subito il mio sguardo
ricade su Teddy, seduto sul suo letto, intento a leggere uno dei suoi
enormi
volumi. Quando si accorge della mia presenza, si rialza, venendo verso
me e
sorridendomi.
Forse
l’idea di obliviarlo non è stata poi
così geniale.
Adesso sono sola a dover affrontare questa situazione, avrei invece
dovuto
trascinarlo nel baratro dell’incertezza assieme a me. E
invece ora lui è
tranquillo e beato, maledizione! Stronzo!
<<
Victoire… che ci fai qui? >>
Sposta
l’attenzione su Al e Yvy, quando anche loro si
avvicinano.
<<
Che succede? >>
Yvonne si guarda
intorno, cercando di capire se Dylan è qui
o meno.
<<
Dov’è Dylan? >>
<<
Perché lo cerchi? >>
<<
Geloso? >>
<<
Non dire assurdità >>
Alastor si
avvicina alla finestra, dando uno sguardo fuori e
probabilmente desiderando buttarvisi di sotto. Teddy ci guarda ancora
confuso e
forse speranzoso di avere una spiegazione. Io vorrei chiedergli ben
altro.
Compio un
passetto verso di lui, proprio mentre Wood esce
dal bagno. Vedo Yvonne fiondarsi su di lui e quasi mi fa pena. Gli da
uno
scappellotto dietro la nuca, iniziando ad imprecare contro la sua
stupidità.
Tra loro c’è una certa confidenza, più
di quanto ci sia mai stata tra me e
Teddy.
Uniti prima
ancora che Yvonne arrivasse ad Hogwarts.
Probabilmente la loro amicizia è perdurata perché
sono molto simili.
<<
Che cazzo ti prende squilibrata? >>
<<
Sai cosa mi prende! Hai presente quella ragazza dai
capelli scuri e gli occhi meravigliosamente verdi? >>
Dylan resta
impalato a fissarla, per poi spostare lo sguardo
su di me che, per solidarietà, gli ringhio contro. Si
accascia sul suo letto,
sbuffando e lanciando, non so perché, uno sguardo ad
Alastor, il quale parla al
suo posto.
<<
Non sono affari vostri, mi sembra. E ora se
vorreste accomodarvi fuori dalla… >>
<<
Naturale che sono affari nostri! >>
Non muoio dalla
voglia di assistere ad un’altra accesa
diatriba tra quei due. Da qualche tempo a questa parte sembra che non
facciano
altro che discutere e su ogni cosa, che li riguardi direttamente o
meno. Dovrebbero
sfogare questa impetuosità in altre faccende e nel momento
stesso in cui lo
penso, la mia bocca lo esplica.
<<
Credo dovreste andare a letto insieme, dareste
sfogo a tutta questa passione che invece incanalate in discussioni
sfiancanti e
stupide ripicche >>
Smettono
all’istante di polemizzare, volgendo il capo verso
di me. Lo stesso fanno Dylan, che sembra essersi ripreso dal suo stato
di trans
e Teddy che mi fissa con occhi leggermente fuori dalle orbite. Cosa
avrò mai
detto di così assurdo?
Guardo Alastor
che sembra quello più turbato e non riesco a
credere a quello che i miei occhi mi mostrano: è arrossito o
sbaglio? Si volta
all’istante, afferrando un libro e uscendo dalla stanza,
senza degnarsi di
rivolgere un saluto o un misero cenno.
Yvonne lo guarda
andare via, osservando per qualche altro
secondo dopo la sua dipartita, la porta sbattuta alle sue spalle. E poi
posa lo
sguardo su di me e i primi segni di collera si impossessano del suo
viso. Credo
che dovrei scappare via prima di…
<<
SEI IMPAZZITA? >>
<<
Che avrò mai detto, andiamo! >>
Completamente
dimentica del motivo che l’ha spinta a
condurmi fino al dormitorio maschile, imbocca l’uscita, non
prima di avermi
rifilato un buffetto poco amichevole sulla testa. Massaggio il capo,
voltandomi
solo ora verso Teddy, che mi fissa con un sorrisino. Wood ha
approfittato del
caos per richiudersi in bagno, vigliacco.
<<
Sei una mina vagante, Victoire >>
Sospira
divertito, accasciandosi sul letto e continuando a
fissarmi. Non c’è più
vacuità nel suo sguardo, ora limpido e sicuro. Eppure
ogni volta che lo guardo, non posso non pensare a quegli occhi persi e
confusi.
Ed ecco che il senso di colpa inizia a divorarmi, a mangiare il mio corpo pezzetto dopo
pezzetto.
Sbuffo,
sentendomi estremamente stanca. Mi siedo accanto a
lui, incrociando il suo sguardo. E restiamo in silenzio per
l’ora successiva, io
rivoltandomi nel rimorso, lui assecondando la mia follia. Nonostante
tutto,
rimane la mia dolce Fata Turchina
pur
non conoscendo le ragioni del mio turbamento e soprattutto che lui ne
è la
causa.
Innazitutto perdonate il ritardo, ma
problemi ‘tecnici’ mi hanno impedito di pubblicare
un capitolo già pronto. E
ora veniamo a noi…
Probabilmente vi ho deluso, vista la mia
scelta di accantonare il bacio. Ho
creduto che l’idea di obliviarlo fosse molto da Vicky:
sfuggire il problema,
piuttosto che affrontarlo. Naturalmente non lascerò la cosa
completamente in
sospeso, abbiate fiducia.
Avrete capito il comportamento di Dylan,
no? Confuso dai suoi sentimenti e dalle parole che, come ricorderete,
Alastor
gli riferì. E’ più incasinato di Vicky,
a mio parere! xD
E Marie trovo che sia la più coraggiosa
tra tutti loro. Ha capito quali sono i suoi sentimenti e li ha
esplicati,
chiedendo a Wood di accompagnarla ad Hogsmeade. Certo, la risposta non
è stata
quella auspicata, ma… pazienza!
Alastor comincia a stare sui maroni anche
a me, ve l’assicuro! xD
E Yvonne non è da meno, impicciona e
proprio in questo capitolo, parecchio immatura. Ma ehi, sfido chiunque
a non
desiderare di stuzzicare l’altro dopo quella bella sfuriata!
Lei agisce solo di
conseguenza! ;)
Pubblicherò altri due punti di vista,
quelli di Dylan e Alastor. Dategli un’occhiata se volete approfondire la vicenda e i loro stati
d’animo! ;)
Un bacio, ragazze! :*
|
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Capitolo 8 *** Sfoghi, Annunci e Vittorie ***
7. Sfoghi,
Annunci e Vittorie
<<
Su Marie, sbrigati! >>
<<
Vai da Teddy e diglielo! >>
<<
Ma… ma… mi vergogno! >>
Naturalmente non
do minimamente peso alla titubanza della
Summers, né mi preoccupo del fatto che possa davvero non
volerlo fare. La
spintono, in modo che riscenda gli ultimi gradini della scala che
conduce al
dormitorio femminile e io ed Yvonne restiamo ben nascoste ad osservare
la
scena.
La Sala Comune
è, a quest’ora, quasi vuota. I soli occupanti
sono quei tre cadaveri di Teddy, Dylan e Shacklebolt. Il primo
è poggiato al
bracciolo della poltrona su cui Alastor è seduto,
l’argomento della loro
conversazione sarà di certo noiosissimo perché
Wood non si è unito a loro.
E’
seduto sul tappeto, gambe incrociate e sguardo perso nel
vuoto. E’ più di una settimana che ha
quell’atteggiamento da sociopatico, come
si dice chi zoppica… va con lo zoppo,no?
Solo quando
Marie raggiunge Teddy, lo vedo rialzare il capo
e seguire ogni suo gesto o movimento con quegli occhi da pesce lesso.
<<
Teddy, ecco… dovrei chiederti se… >>
Naturalmente la
Summers tentenna e non riesce a portare a
termine il compito affidatole da me ed Yvonne.
Una mansione semplicissima tra l’altro e ora che
ci penso avrei fatto
meglio ad incaricare un primino sprovveduto, piuttosto che il timido
pulcino.
<<
Andiamo Summers! Cosa sarà mai? >>
La testa di
Yvonne sbuca dal muro dietro il quale siamo
nascoste, incitando Marie a finire ciò che ha iniziato. Ma
il suo sguardo
implorante mi suggerisce che non dirà mai a Teddy
ciò per cui è stata
commissionata. Anche Yvonne deve rendersene conto perché
continua a sbraitare.
<<
Oh, per le mutande a pois di Merlino! Teddy dovrai
farci un enorme favore, te la senti? >>
Teddy alza le
sopracciglia quasi fino all’attaccatura dei
capelli, tanta è la sorpresa per la richiesta di Yvy. Lancia
un’occhiata ad
Alastor che annuisce, continuando a fissare Yvonne con un cipiglio poco
incoraggiante, quasi a sfidarla a sparare l’ennesima cazzata.
<<
Di cosa si tratta? >>
<<
E’ un compito di grande responsabilità,
Lupin… devi
essere certo di volerlo fare! >>
<<
Va… va bene >>
Io ed Yvonne ci
scambiamo un’occhiata complice, la vedo
posare una mano sulla bocca, starà di certo trattenendosi
dal ridere. Per
evitare che lo faccia davanti a Teddy, prendo io la parola, compiendo
qualche
passo in avanti, ma restando ben ferma sui gradini alti della scala.
<<
Dovrai cercare di risalire queste scale, che al tuo
tentativo si tramuteranno in uno scivolo >>
Marie abbassa lo
sguardo e arrossisce, probabilmente per
l’imbarazzo di avere delle amiche come noi. Teddy sgrana gli
occhi, sicuramente
stupito mentre Alastor scuote il capo esasperato. Dylan, poco distante
trattiene una risatina. Avrei dovuto chiederlo a lui, miseriaccia!
<<
Ho paura a chiedertene il motivo >>
<<
E’ molto semplice Teddy Bear! Una volta che ci
sarà
lo scivolo, io ed Yvonne potremmo divertirci come ad un parco giochi!
>>
Immaginavo che
in seguito alla mia chiarificazione, sarebbe
calato un silenzio imbarazzante. Imbarazzante per loro, non certo per
me o
Yvonne.
<<
Potreste impegnare in altro il vostro tempo… magari
studiando >>
Shacklebolt
cerca di distoglierci dai nostri propositi di
trascorrere una serata nel puro divertimento. Non ci
riuscirà! La sociopatia
non è contagiosa, da quel che so.
<<
Ho già copiato i compiti da Marie e Vicky ha fatto
altrettanto! Ergo, non abbiamo niente da fare! >>
La Summers
abbassa ancora di più lo sguardo, in seguito ad
un’occhiataccia di Alastor, quasi saltellando da un piede
all’altro, a disagio.
Teddy porta una mano alla testa, grattando distrattamente la nuca e
alternando
lo sguardo dalle scale alla poltrona su cui è seduto il
sociopatico numero due.
Shacklebolt si
rialza, affondando le mani nelle tasche dei
pantaloni e incamminandosi verso il suo dormitorio. Rivolge a noi
un’ultima
occhiata, che entrambe interpretiamo come un segno di saluto. Ricambio,
sventolando la mano e saltellando mentre Yvonne gli strizza
l’occhio,
soffiandogli un bacio.
<<
Dormi bene, dolcezza! >>
Lo vedo voltarsi
immediatamente e risalire le scale verso la
propria stanza come inseguito da un ippogrifo impazzito. Scrollo le
spalle,
riportando la mia attenzione ai pochi rimasti.
<<
Insomma, chi vuole provarci? >>
Ancora silenzio.
Anche Teddy si rialza, fermandosi un
istante. Ho l’impressione che sia indeciso su cosa fare,
eppure deve optare per
l’opzione a me più sgradita perché,
dopo un cenno di saluto con la mano, va
via.
Culla dei
coraggiosi, un corno!
Io ed Yvonne
volgiamo lo sguardo verso Dylan che,
improvvisamente, si irrigidisce. Avrà capito che lui
è la nostra ultima
speranza. Balza in piedi, marciando verso le scale del dormitorio
maschile, con
una celerità mai vista.
<<
Marie fermalo! >>
Alle mie parole,
Dylan si blocca all’istante, voltandosi
verso la Summers, che non sembra intenzionata ad obbedirmi, resta
impalata a
fissarlo. Gli occhi da pesce lesso, questa sera, sono in due ad averli.
Io e
Yvonne ci scambiamo un’occhiata, sospirando mestamente.
E’ chiaro che la nostra
iniziativa non andrà a buon fine.
Ci voltiamo,
risalendo stancamente gli ultimi gradini, con
l’intento di lasciare quei due soli per un po’. Ma
appena giunte alla porta
della nostra camera, Marie ci raggiunge.
<<
Sei già tornata? >>
<<
Si! >>
Si intrufola
nella stanza prima di noi, dirigendosi
rapidamente verso il bagno. L’amore deve far davvero schifo!
E se è così mi
chiedo perché tutti, ma proprio tutti finiscono col cedere
ad esso. Insomma,
dov’è il loro spirito di sopravvivenza?
***
Manca poco a
Natale, così come manca poco alla partita
contro quelle stramaledette Serpi. Dylan ci costringe ad allenarci
continuamente e il suo attuale stato da brontolone sociopatico rende il
tutto
ancor meno sopportabile. Nelle sue condizione è anche
impossibile prenderlo in
giro, si infervora per un non niente e sono circa tre giorni che mi
costringe a
lavorare il doppio solo per aver protestato sull’orario
concordato per gli
allenamenti.
Maledettissimo
despota!
Striscio oltre
il ritratto della Signora grassa, affondando
letteralmente sulla prima poltrona che compare sul mio percorso. Ma
poiché
Merlino, Morgana e chi altri, mi amano alla follia, non mi accorgo che
il posto
è già occupato e naturalmente da Teddy Lupin.
Balzo in piedi
con una certa difficoltà, dopo che mi ci sono
completamente seduta sopra, ma nel tentativo, perdo
l’equilibrio, cadendo
rovinosamente col didietro sul pavimento.
<<
Ahu… >>
<<
Stai bene? >>
Rialzo lo
sguardo, rivolgendogli un’occhiataccia seccata e
tentando con difficoltà di rimettermi in piedi. Come posso
stare bene se ho
appena battuto il mio sederino a terra? Sbuffo scocciata, sprofondando
sul
divano. In realtà non ce l’ho con lui, ma con
quell’ oppressore di Wood.
<<
Oggi ho ricevuto questa da Harry… c’è
un pezzetto
scritto da James, indirizzato anche a te >>
Si siede accanto
a me, porgendomi un foglio di pergamena. Lo
afferro prontamente, ansiosa di leggere notizie del piccolo Jamie. I
miei occhi
scorrono veloci sulle righe indicatemi e non posso non sorridere nel
notare una
grafia incerta e disordinata.
…
e
riferisci a mia cugina Vicky che mi manca troppissimo! Non vedo
l’ora che
arrivi Natale, così potrò parlare con lei di
Quidditch e spaventare Albus con
le storie sui dissennatori che lei ha promesso di raccontarmi!
Papà non vuole
parlarmene, non so perché! Tornate presto! Mi annoio tra
tutti questi
mocciosi..
Inutile
trattenermi dallo sghignazzare. Il piccolo Potter
sarà un mio degno erede, non ne ho dubbi. Devo ricordarmi di
insegnargli
qualche trucchetto interessante prima che l’anno prossimo
arrivi ad Hogwarts.
<<
Sei carina… >>
<<
Cos…? >>
Teddy sussulta,
portando le mani avanti e agitandole. Scuote
il capo, apprestandosi a chiarire il suo commento mentre io rischio di
strozzarmi con la mia stessa saliva.
<<
Intendevo che è delizioso il modo in cui ti dedichi
a James, agli altri piccoli Weasley… pur se non condivido
l’idea di raccontar
loro storie sui dissennatori, certo! >>
Sospiro quasi
sollevata. Per un attimo ho temuto che potesse
verificarsi qualcosa di simile a quel giorno… il giorno del bacio. Ma Teddy ha dimenticato tutto per
cui… eppure avrei dovuto chiedergli una spiegazione al suo
gesto, prima di
decidere di obliviarlo. Bhè, pazienza!
<<
Sono la maggiore, è naturale per me prendermi cura
di loro! >>
Gonfio il petto,
battendo qualche colpetto sullo sterno.
Sono orgogliosa della mia famiglia, è mio dovere
occuparmene. Vedo Teddy
sorridermi e so che la pensa esattamente come me.
<<
In fondo… tu fai lo stesso… >>
<<
Ci provo… siete la mia famiglia dopotutto >>
E’
così. Teddy ha trascorso con noi la sua infanzia, tra la
Tana e Grimmuld Place. Lo osservo, pensando per la prima a volta a
quanto
difficile dev’essere stato per lui crescere senza
l’affetto dei suoi. Io mi
sono spesso lamentata di mia madre, o meglio lo faccio continuamente,
eppure
non so cosa avrei fatto senza di lei.
E posso scorgere
negli occhi di Teddy quel velo di tristezza
che raramente posso intravedere. Probabilmente perché non ci
addentriamo spesso
in simili discorsi.
<<
Quand’ero bambina… credevo che tu fossi uno
dei miei tanti
cugini. Probabilmente mi
forviava il fatto che anche tu ti rivolgevi ai Potter chiamandoli
zii… >>
<<
Ecco, si… immagino che sia per questo…
però ecco
io, non ti ho mai considerata una mia cugina,
cioè… >>
E ora
perché sarà arrossito? Gli sorrido, posandogli
una
mano sul braccio, calmare Teddy è semplice, basta un
semplice contatto fisico.
Lo rammento perché quando eravamo piccoli e si adombrava di
tanto in tanto,
vedevo zia Ginny o nonna Molly stritolarlo in uno dei loro abbracci e
subito
lui tornava a sorridere.
Non avrei mai
pensato che la stretta alla Weasley avesse
poteri catartici. Probabilmente è così solo per
Teddy Bear.
<<
I tuoi… pensi mai a loro? >>
Domanda sciocca.
Me ne rendo conto quando si volta a
fissarmi con un’espressione indecifrabile in volto. Sono una
stupida, non è il
modo più adatto per avvicinarmi a lui o fare conversazione.
<<
Scus… scusa non volevo… >>
<<
Si… >>
Sgrano gli
occhi, osservandolo rispondere candidamente alla
mia domanda. Abbassa lo sguardo, congiungendo le mani dopo aver posato
i gomiti
sulle ginocchia. Fissa un punto imprecisato davanti a sé e
continua a parlarmi.
<<
E ora lo faccio in maniera diversa. Da bambino ero
costantemente arrabbiato, con loro soprattutto. Mi avevano abbandonato,
scioccamente ce l’avevo con loro perché erano
morti >>
Ha un tono di
voce diverso, rotto dall’amarezza. Prima d’ora
Teddy non si era mai confidato con me, mai. Mi avvicino a lui, voglio
ascoltarlo, voglio imprimere nella mente il Teddy che nessuno conosce.
<<
Ma il sacrificio che hanno fatto per me… per noi
tutti, non posso dimenticarlo. Loro sono la ragione per cui io vivo,
sono degli
eroi, non… non credi? >>
<<
Si! >>
Rispondo
prontamente, senza la minima titubanza. Non solo
per rassicurarlo, ma soprattutto perché credo in
ciò che ha appena detto. Mi
sorride, quasi riconoscente ed io faccio lo stesso.
<<
Sai, mio padre mi ha parlato spesso della tu mamma
>>
Mi fissa,
sbattendo più volte le palpebre e voltandosi verso
di me, raddrizzandosi meglio sulla poltrona. Vuole ascoltarmi.
<<
Quando inciampavo nei miei stessi piedi, quando
combinavo un disastro e la mamma mi rimproverava di essere troppo
goffa… mi
rifugiavo in camera mia e stupidamente singhiozzavo. Papà
veniva da me e
prendendomi tra le braccia, cercava di consolarmi. Diceva che non
c’era nulla
di male nell’essere sbadati o nell’avere le dita di
burro, anzi… adorava
i miei pasticci perché gli ricordavo
una sua vecchia amica >>
Teddy continua a
guardarmi incredulo, ed io continuo a
parlargli, a raccontarmi. Ora è il mio turno. Non gli ho mai
detto questa cosa
prima d’ora e solo ora me ne pento. Probabilmente ci avrebbe
resi più simili,
ci avrebbe avvicinati di più.
<<
Mi parlava di lei, del suo coraggio e della sua
vitalità ed io mi sentivo meglio. Fu perché
volevo assomigliare a lei che non
piansi più dopo aver rotto l’ennesimo bicchiere.
Sapevo che sarei potuta diventare
un auror eccezionale pur mantenendo le mie goffe caratteristiche.
Teddy, sono
cresciuta con la speranza di essere come lei >>
Posso cogliere
la sorpresa sul suo volto e altre decine di
emozioni che si mischiano alla sua candida espressione.
Mi capita, a volte, di guardarlo ed avere
l’impressione di trovarmi dinanzi il vecchio Teddy, quello
bambino, quello che
trascorreva con me ogni minuto della giornata.
Un Teddy musone,
il più delle volte, ma anche divertente a
modo suo. Quello che cambiava colore dei capelli o aspetto solo
perché io
ridessi e la smettessi di frignare per qualche assurdo capriccio dei
miei. Gli
sorrido ancora, non riesco ad evitarlo.
<<
Grazie >>
<<
Non ho fatto niente >>
Scuote il capo,
distogliendo lo sguardo. E dopo tanto riesco
ad assistere nuovamente alla manifestazione dei suoi poteri: vedo
chiaramente
alcune ciocche dei suoi capelli colorarsi di un tenue rosa.
Istintivamente
allungo una mano per sfiorarne alcune ciocche, ma la ritiro prontamente
quando
lui si volta verso di me.
E’
difficile riuscire a comprendere chi è Teddy Lupin, mi
è
persino difficoltoso capire me stessa quando sono con lui. E’
come se fosse
avvolto da un muro spessissimo che nessuno è mai riuscito a
valicare. Sembra
una di quelle principessine protette dalla loro gabbia dorata
e… devo smetterla
di associarlo costantemente a personaggi femminili, diamine!
La voglia di
essere l’unica a distruggere quell’ aura
negativa che lo avvolge si fa ancora spazio in me, prepotentemente.
E’ puro
egoismo o la voglia di sentirlo più vicino? E’
questo in realtà che vorrei,
accostarmi a lui, entrargli dentro. Ma perché?
Si rialza,
posando una mano sulla mia testa e carezzandomi
appena, quasi fossi una bambina. Mi sorride, piegando appena gli angoli
delle
labbra. E poi va via, lasciandomi sola nella Sala, a rimuginare su
pensieri
inconsistenti che si formano dentro la mia mente per poi svanire come
cenere al
vento.
Probabilmente
non sono la persona più adatta per addentrarsi
nei meandri più oscuri della sua anima, per svelare quella
bellezza che so
appartenergli. Sarà vero quello che spesso mi viene
ripetuto, sono profonda
poco più di una pozzanghera, il che per comprendere Teddy
non è sufficiente.
***
<<
Grugn… grugn… >>
Grugnisco poco
elegantemente, lanciando occhiatacce
risentite a quel tiranno che mi ritrovo come capitano. Naturalmente
Wood mi
ignora, continuando a mangiare tranquillamente la sua razione di cibo
che spero
vivamente gli vada di traverso. Yvonne accanto a me ridacchia,
sorseggiando del
succo di zucca mentre Marie, di fronte a lui, sembra totalmente
estranea alla
mia frustrazione.
<<
Grugn… grugn… >>
<<
Mh? >>
Finalmente Dylan
rialza il capo, osservandomi con un
sopracciglio inarcato e la forchetta ferma a mezz’aria, da
cui ricade un pezzo
del suo polpettone, schizzando di salsa la divisa del povero Teddy.
<<
Ce l’ha con me? >>
La domanda di
Wood è indirizzata un po’ a tutti immagino, ma è
Yvone che risponde
allegramente. Del resto è l’unica che riesce a
comprendere le mie
manifestazioni di rabbia, persino Marie a volte si perde tra i miei
versacci,
senza riuscire a scorgerne il senso.
<<
Naturalmente… ti sta parlando, non te ne sei
accorto? >>
<<
Ah, quella doveva essere una conversazione?
>>
<<
Dice che sei un despota e si augura fortemente che
ti strozzi col polpettone! >>
Gli sorride
raggiante, ritornando alla sua cena. A quelle
parole i due sociopatici, Dylan e Marie, alternano lo sguardo tra lei e
me, chi
stupito, chi assolutamente annoiato come nel caso di Shacklebolt.
<<
Perché non mi sorprende che tu comprenda il suo particolare
linguaggio? >>
<<
Oh, insomma! Come puoi restartene lì tranquillo
quando oggi mi hai costretta a sistemare tutte le scope della scuola
nel
vecchio capanno, solo dopo avermi obbligata a percorrere il campo dieci
volte?
>>
La luce della
comprensione attraversa gli occhi di Wood che,
riprendendo a mangiare tranquillamente, mi sorride. Il suo è
uno sguardo
inquietante, davvero inquietante. Quegli angoli della bocca appena
piegati in
un ghigno terribile, l’espressione minacciosa e la calma che
lo accompagnano,
mi terrorizzano.
<<
Weasley ti ho semplicemente punita per le tue
azioni sconsiderate >>
<<
Cosa ha fatto stavolta? >>
<<
Ehi! >>
<<
Ha colpito con un bolide la testa di un mio
cacciatore, consapevolmente aggiungerei >>
Porto una mano
al petto, sgranando gli occhi scandalizzata.
E’ pur vero che l’ho fatto di proposito, ma lui come può
dubitare così della mia buona
fede? E senza un’ombra di dubbio!
<<
Mi ferisci! >>
<<
Vic ti conosco abbastanza per sapere che tutto sei
fuorché una ragazzina innocente e pacifica >>
<<
Bhè, non ha tutti i torti >>
<<
Zitta tu! >>
Do una gomitata
ad Yvonne che mai riesce a farsi gli
affaracci propri, lei me la restituisce e basta poco per azzuffarci.
Quando la
McGranitt si alza, schiarendosi la voce per comunicarci qualcosa, io ed
Yvy
restiamo impalate a fissarla. Le mie dita sono nella sua bocca, mentre
le sue
mani tirano qualche ciocca dei miei capelli, oggi assolutamente
inguardabili.
<<
Come saprete il giorno di Natale si avvicina, così
come il tanto atteso Torneo. Prima che lasciate la scuola per far
ritorno alle
vostre famiglie nei giorni di festa, daremo un ballo, dove verranno
annunciati
i nomi dei candidati che avranno diritto a partecipare al torneo, tutti
scelti
dal professor McMillian in base alle loro prestazioni durante il corso.
E’
tutto >>
La psuedo rissa
tra me ed Yvonne si trasforma in un
abbraccio, in cui coinvolgiamo anche la povera Marie. Dylan sbuffa,
giocherellando con la forchetta e il suo amato polpettone. Shacklebolt
posa un
gomito sul tavolo, mantenendo il viso nel palmo aperto della mano e ci
fissa
esasperato.
<<
Immagino che, a differenza di tutte le ragazze qui
in Sala Grande, il vostro entusiasmo non sia per il ballo
>>
<<
Chi se ne frega del ballo! >>
<<
Sapremo finalmente chi saranno i nostri avversari
>>
<<
Siete dunque certe che verrete scelte? >>
<<
Naturalmente! >>
<<
Naturalmente! >>
<<
Neanche questo mi sorprende… quello
che invece mi sconvolge è che comincio
a pensare come voi, maledizione!>>
E ritorna alla
sua cena, probabilmente poso soddisfatto di
ciò che ha udito e borbottato. E noi continuiamo a ciarlare
di possibili
candidati, scartandone la maggior parte per incapacità
cronica, quando un trafelato
Sloper, cacciatore dei Grifondoro, si avvicina a Wood, agitando le mani
in aria
e borbottando qualcosa di poco comprensibile.
Poi si lamentano
dei miei grugniti!
<<
COSA? >>
Dylan balza in
piedi, afferrando il povero Robert per il
colletto della camicia e iniziando a strapazzarlo, muovendolo avanti e
indietro.
<<
Scusami, scusami… mi dispiace, ma non c’entro
nulla! E’ stata Madama Pomfrey a deciderlo e sai quanto sia
irremovibile!
>>
Il capitano lo
lascia andare con uno strattone,
accasciandosi sulla panca e prendendo la testa tra le mani, inizia a
dondolare
in modo decisamente inquietante, ma anche divertente.
L’attimo dopo rialza lo
sguardo su di me e se fosse stato dotato della capacità di
incenerire con gli
occhi, di certo ora sarei solo un cumolo di cenere.
Uhm, che scena
spassosa!
<<
Weasley… >>
<<
Ahm… si? >>
Porto
istintivamente il busto indietro, posando le mani sul
tavolo, quasi pronta a darmi alla fuga se fosse necessario. Ha
pronunciato il
mio nome in un sibilo davvero minaccioso e la sua collera riesco
addirittura a
tastarla tanto è intensa.
<<
Sono appena stato informato che per colpa tua, il mio
cacciatore non sarà in grado di disputare
la partita di dopodomani contro i Serpeverde…
ora… trovami una soluzione prima
che ti impedisca di salire su una scopa per il resto della tua vita!
>>
Ops!
Mi guardo
intorno, quasi la soluzione a questo dramma
dovesse arrivarmi da un angolo o l’altro della Sala Grande. E
quando il mio
sguardo si ferma su Yvonne, un lampo di genio mi colpisce.
<<
LEI! >>
La indico,
urlando e attirando non poche occhiatacce da
parte degli altri studenti. Yvonne, che tossisce dopo il quasi
soffocamento col
suo succo di zucca, si volta a guardarmi con aria confusa. Lo stesso
fanno
Dylan e gli altri.
<<
Cosa?
>>
Gracida appena e
scorgendo il mio sorrisino compiaciuto,
riposa il bicchiere con forza sulla superficie del tavolo, per
lanciarmi
un’occhiata allarmata.
<<
Non pensarci neppure! >>
<<
Ma si! >>
Anche Dylan deve
aver pensato alla stessa soluzione perché
sembra rianimarsi d’un tratto e battendo le mani, gioisce
della meravigliosa
trovata.
<<
Siete per caso impazziti? Non lo faccio, io odio il
Quidditch! >>
<<
Ma se alla Tana non fai altro che giocarci!
>>
<<
Solo perché i tuoi zii e cugini mi costringono!
>>
<<
Lo fai anche nel retro del mio cortile, a dire il
vero… >>
<<
Solo perché a costringermi sono
padre e la tua sorellina rompiscatole!
>>
Continuo ad
assistere al battibecco tra i due, quando scorgo
lo sguardo di Alastor, alternato tra Wood ed Yvonne. Sposta poi
l’attenzione su
di me, distogliendola rapidamente. Non sono mai riuscita a comprendere
quel
ragazzo. Non che ci abbia tentato più del necessario, ma un
pizzico di
curiosità verso i suoi sentimenti, ammetto di avercela avuta.
Come Teddy,
sembra sempre circondato da un alone di mistero,
eppure nel suo caso sono certa che Yvonne riuscirà a
scioglierlo. Chi potrebbe
mai farlo, se non lei?
E un rapido
pensiero si affaccia nella mia mente. Ci sarà
qualcuna che farà lo steso col mio
Teddy
Bear? Riuscirà a comprenderlo e stargli vicina come io non
sono in grado di
fare? Di certo non lo oblivierebbe se lui dovesse baciarla, queste sono
cose da
Victoire Weasley, da quella pazza di Victoire Weasley.
***
Non avevo dubbi
che sarei riuscita a convincere Yvonne a
giocare come cacciatrice, così come ero sicura della nostra
vittoria. Dopo
qualche pluffa ben assestata, qualche disarcionamento da parte dei miei
bolidi
e la conquista del boccino, la partita è stata nostra.
E i
festeggiamenti in Sala Comune sono d’obbligo, così
come
le mie danze scatenate e quelle di Yvonne. Dylan sembra fuori di
sé dalla
gioia, saltella ovunque, abbracciando ogni essere vivente, persino il
gattaccio
della Robbins.
Ma quando si
ferma davanti a Marie, non riconoscendola
subito e accingendosi a riservarle lo stesso trattamento, si ferma
all’istante.
La sua espressione spaventata fa supporre che abbia appena visto un
Troll per
niente amichevole.
E si volta
immediatamente, lasciando la Summers impalata a
fissarlo. Che imbecille!
<<
Ehi, voi… avete per caso bevuto? >>
Io ed Yvonne ci
voltiamo verso un prefetto occhialuto di cui
sinceramente non riesco a ricordare il nome. Sistema gli occhiali sul
naso, scrutandoci
con un cipiglio severo. Io ed Yvy ci rivolgiamo un’occhiata,
prima di scoppiare
a ridergli in faccia. Il povero ragazzo ci fissa sbalordito e un
tantino
risentito, prima che Shacklebolt chiarisca la situazione.
<<
Non sono ubriache, sono proprio così…
>>
Il Grifondoro
sembra irrigidirsi alla presenza di Alastor,
per poi annuire e scappare via dopo essersi inchinato quasi fosse un
elfo
domestico.
<<
Shackl… Sha… bello! Certo che incuti davvero
paura,
eh? >>
<<
Sarà per il suo solito cipiglio severo? >>
Teddy mi si
avvicina, sorridendomi e partecipando alla
discussione sul caposcuola.
<<
Oh, io lo trovo sexy! >>
<< Cos…
>>
<<
Yvonne credo che tu sia l’unica a pensarlo!
>>
<<
Bhè, ma perché lei è strana!
>>
Alastor sbuffa,
voltandoci le spalle e compiendo qualche
passo verso i dormitori maschili. Si ferma l’attimo dopo,
ruotando il busto e
guardando Yvonne.
<<
In ogni caso… bella partita >>
E va via,
lasciando la mia migliore amica a fissarlo con un
sorriso ebete stampato in faccia. Ora si che sembra ubriaca. Ma
è osservandola
mi rendo conto che più dell’adrenalina provata sul
campo, è questo che riesce a
riempirla di gioia. Una sua parola, uno sguardo ed è felice.
E’
questo l’amore?
Prima di dedicarmi alle spiegazioni
riguardanti il capitolo, c’è qualcosa da dire.
Il capitolo è dedicato ad
un’amica, ad
una lettrice ed autrice di Epf. La conoscerete col nome di
‘BarbonaGirl’.
Un ringraziamento per ciò che ha fatto:
impiegare il suo prezioso tempo per realizzare un video su
You&Me. Un video
che dovete assolutamente vedere e su cui mi auguro di leggere i vostri
pareri.
Eccolo… http://www.youtube.com/watch?v=_KQ2-O3SNIs&feature=feedf
Date anche un’occhiata alle sue storie,
ha bisogno di crescere, anche se i fans non le mancano! xD
Tornando alla storia… so che poco accade
in questo capitolo che sembra essere più di preparazione. Ma
scrivendo altro
sarebbe risultato troppo lungo e stancante!
Mi piaceva comunque riservare un
‘angolino’ per Victoire e Teddy.
Non ci sarà un altro p.o.v per questa
volta!
Ultima cosa, dal momento che la storia è
seguita da tante persone, di certo non mi aspettavo che le recensioni
diminuissero! Invece è ciò che è
accaduto… mi auguro che in futuro sia diverso!
Un
bacio! :*
|
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Capitolo 9 *** Esplosioni, vestiti in tulle e pugni ***
8.
Esplosioni, vestiti in tulle e pugni
<<
E così gli ho tirato un bolide in testa! >>
<<
Vicky se non ti dai una calmata, sterminerai
l’intera squadra dei Grifondoro e se ciò
accadesse, immagino che Dylan farà un
cappello col tuo scalpo! >>
<<
Uhm, gli starebbero bene dei capelli biondi!
>>
Sbuffo una
risata quando l’immagine di Wood, con capelli
lunghi e biondi mi balena alla mente. Yvonne deve pensare alla medesima
cosa
perchè mi guarda, ridacchiando nemmeno tanto
silenziosamente. Marie, accanto
a noi, si sporge
per dare un’occhiata al
calderone di Yvy.
<<
Yvonne, cosa stai facendo? >>
<<
Mh? Oh, cerco di scoraggiare Vicky dal suo intento
di diventare la miglior giocatrice di Quidditch, eliminando tutti gli
avversari! >>
Le do una
gomitata, ridendo con lei. La Summers scuote il
capo, indicando il pentolone carico di ingredienti, che Yvonne sta
mescolando
senza criterio alcuno.
<<
Mi riferivo alla pozione >>
Entrambe
abbassiamo lo sguardo sull’intruglio melmoso che
bolle in modo inquietante, lanciando piccole e grosse bolle in aria e
assumendo
diverse sfumature di colore, ben lontano da essere incolore ed inodore,
ovvero
ben lontano da essere considerato del Veritaserum.
<<
Ah! Sto aggiungendo degli ingredienti a caso…
voglio che prenda più colore! >>
Annuisco
convinta, d’accordo con l’intento della mia
migliore amica. Marie invece sgrana gli occhi sconcertata,
indietreggiando
lentamente. Immagino che non muoia dalla voglia di ricolorare i suoi
capelli di
blu. La considero un’offesa nei confronti di Teddy Bear.
<<
Vicky, corri a prendermi qualche zanna di Serpente!
>>
Mi allontano di
qualche passo, quando un improvviso scoppio
mi fa voltare verso il banco di Yvonne. L’attenzione
dell’intera classe è
concentrata sulla mia migliore amica, sul suo volto annerito e i
capelli
bruciacchiati. Marie le si avvicina velocemente, accertandosi delle sue
condizioni. Ma quando Yvy si volta verso di me, labbra tremanti e
sguardo
furbo, capisco che va tutto bene. Scoppia a ridere ed io con lei, sotto
lo
sguardo rassegnato di compagni e insegnate.
<<
Professore, credo di aver fatto un macello! Vado da
Poppy? >>
<<
L’accompagno io! >>
<<
Andate, andate >>
Lumacorno ci
risponde ormai rassegnato ed io ed Yvonne
sgattaioliamo fuori, strizzando l’occhio a Marie, intenta a
ripulire in qualche
modo il danno provocato da una pozionista del tutto incapace e fiera di
esserlo
a giudicare dalla risata sguaiata che ora riempie i corridoi dei
sotterranei.
Arrivate al
primo piano, nei pressi dell’infermeria, ci
imbattiamo in Shacklebolt e Teddy. Yvonne, avvistandoli, si aggrappa a
me,
iniziando la sua bella commediola o tragedia, che dir si voglia.
<<
Oh, Teddy mio caro amico e Al,
amore della mia vita… vi porgo il mio ultimo
straziante saluto! Codesta
mia cara compagna,
sta conducendomi al mio letto di morte >>
I due la
guardano nemmeno tanto sorpresi, essendo nostri
amici, queste sono scene davvero molto comuni. Teddy mi lancia
un’occhiata
divertita, a cui rispondo con un mesto sorriso, devo recitare la mia
parte di amica
addolorata.
<<
Hai aggiunto ingredienti a caso nella tua pozione
e… >>
Alastor si
blocca all’improvviso, guardando un punto
imprecisato sopra le nostre teste. Mi volto istintivamente, ma nulla
scorgo.
Riposo lo sguardo sul suo volto frastornato, vedendolo scuotere il capo
e
allontanarsi poi, borbottando qualcosa che somiglia molto ad un
‘non pensare
come lei, non pensare come lei’.
Scambio
un’occhiata con Yvonne che ride divertita. Credo che
pur se fosse stata sul punto di morire, il vedere Alastor
l’avrebbe fatta
rinsavire in un batter d’occhio.
<<
Meglio che vada da lui, ultimamente mi preoccupa
molto la sua salute mentale. E voi… evitate di cacciarvi nei
guai per la
prossima ora! >>
Annuiamo alle
parole di Teddy, come bambine che promettono
di comportarsi bene, ma che non ne hanno la minima intenzione,
salutandolo
velocemente e incamminandoci rapide verso l’infermeria.
Spalanchiamo la porta,
allegre e sorridenti.
<<
Poppy, porto un ferito! >>
Madame Pomfrey,
intenta a rifare un letto con cura
maniacale, si volta verso di noi, sospirando stancamente e con un cenno
frettoloso della mano, ci invita a raggiungerla. Yvonne si stende su un
lettino, lasciando che Poppy la ripulisca e evidenzi eventuali danni.
<<
Poppy, crede che mi verranno i capelli blu? Avevo
pensato che potrei cambiare colore alla mia adorabile ciocca rosa, e il
blu non
mi dispiacerebbe >>
<<
Teddy Bear ne sarebbe felice! >>
<<
Oh, si! >>
<<
Fate silenzio! Non le verranno i capelli blu, non
le capiterà niente di niente. Non ha riportato nessun danno
fisico o mentale,
per quanto quest’affermazione risulti bizzarra. Ah. Ed io
sono Madame Pomfrey
per voi! E ora andate via >>
Sghignazzando
lasciamo l’infermeria. Yvonne è piuttosto
delusa da quel che posso notare.
<<
Accidenti! Tutte le fortune capitano a Marie!
>>
***
Il giorno del
tanto atteso ballo è arrivato. Dell’insulsa
festa a me interessa davvero poco, quel che conta è che
durante i
festeggiamenti verranno annunciati i nomi di coloro che parteciperanno
al
Torneo dei Duellanti. Io sarò scelta senza dubbio, sono
troppo giusta!
Yvonne spalanca
la porta della nostra stanza, piena di
indumenti sgargianti. Mi avvicino a lei per darle una mano, ma prima
che possa
afferrarne qualcuno, li scaraventa sul pavimento, erigendosi su di loro
con
fare vittorioso.
<<
Questi sono i nostri abiti per il ballo >>
Sgrano gli occhi
per la sorpresa, fiondandomi alla ricerca
di un vestito talmente brutto da far accapponare la vellutata pelle di
mia
madre. Ho intenzione di scattarmi una foto ed inviargliela come regalo
di
compleanno.
<<
Sono… ecco, sono… un po’
troppo…ecco, come dire…
>>
Marie cerca le
parole giuste per dire che sono orribili. Le
troverà?
<<
Mh? Oh, tranquilla! Per te ho preso altro! >>
Yvonne cerca
qualcosa nel mucchio colorato, tirando fuori un
abito completamente diverso dagli altri. E’ di un verde
smeraldo, come sono gli
occhi di Marie, è semplice , elegante e bellissimo. Incarna
alla perfezione la
personalità della Summers. Quest’ultima balza in
piedi, fiondandosi su Yvy e
stritolandola in un abbraccio.
<<
Pulcino blu, credevi davvero che ti avrei permesso
di andare al ballo, conciata come me e Vicky? >>
Scuote il capo,
tirando su col naso e asciugando la
lacrimuccia agli angoli degli occhi. Afferra il vestito, rimirandolo
tra le
mani e rivolgendo ad esso occhiate adoranti, nemmeno fosse Dylan!
***
Io ed Yvonne
percorriamo l’ampio corridoio che ci condurrà
alla Sala Grande. Marie ha accettato l’invito di un Corvonero
occhialuto, per
cui si è allontanata molto prima di noi. Yvy ed io invece,
abbiamo deciso di
andarci insieme, da perfette donne indipendenti.
Del resto,
seppur avessimo avuto un cavaliere, il nostro
abbigliamento della serata lo avrebbe fatto scappare a gambe levate.
Entrambe
indossiamo un abito dai colori pericolosamente sgargianti, seguendo la
logica
di non prediligere nessun tono in particolare. Yvonne è
convinta che se ad
esempio indossi solo il rosso, tutti gli altri colori potrebbero
incollerirsi,
quindi è il caso di indossarli tutti, ma proprio tutti.
E come potrei
io, non essere perfettamente d’accordo con
questa sua bizzarra visione?
I vestiti
somigliano ad una sorta di tutù da danza, solo che
il tulle è molto più vaporoso, tanto che non
possiamo camminare troppo vicine.
Ai piedi indossiamo un paio di anfibi , comodissimi aggiungerei. E per
l’occasione ho legato i capelli in una coda alta, dopo averli
colorati di rosa.
Yvonne non ha potuto acconciarli in maniera particolare per ovvie
ragioni,
troppo corti per farvi qualsiasi cosa. Si è limitata ad
aggiungere qualche
ciocca rossa, blu e arancione a quella rosa, già presente.
Varcare la
soglia della Sala, avvertendo le occhiatacce di
tutti su di noi, è un’esperienza incredibilmente
eccitante. Camminiamo tra un
paio d’ochette vestite di tutto punto, ci fissano
dall’alto in baso. Io ed
Yvonne improvvisiamo una piroette e un inchino dinanzi a loro che,
indispettite,
si allontanano a passo svelto.
Ci avviciniamo
al tavolo delle bevande, dove scorgiamo un
Dylan accigliato , accompagnato da una nuvoletta nera che minaccia
pioggia
sulla sua testa. Gli saltiamo addosso, aggrappandoci a lui come koala.
<<
Per i babydoll di Morgana, mollatemi psicopatiche!
>>
<<
Dylan sei il solito musone guastafeste! >>
Yvonne gli
rivolge una pernacchia, io uno scappellotto
amichevole. Wood sbuffa, posando finalmente lo sguardo sui nostri abiti
e
inarcando un sopracciglio, perplesso.
<<
Mi astengo dal commentare il vostro abbigliamento
>>
Gli sorrido,
annuendo. Seguo poi il suo sguardo,
accorgendomi della presenza di Marie, poco distante da noi.
E’ bellissima nel
suo abito verde, lungo e perfettamente aderente al suo corpo. Non
è difficile
comprendere i brontolii di Dylan. Mugugna qualcosa su una morte lenta e
dolorosa per quello che dovrebbe essere l’accompagnatore
della Summers. Intanto
Yvonne si fionda su una bottiglia di idromele, sputacchiandone poi
l’intero
contenuto.
<<
Devono averlo corretto! >>
<<
Davvero? Dammene un po’ >>
E’
Wood a fiondarsi sulla bevanda adesso, mentre Yvy tenta
di togliergliela dalle mani. Sospiro, allontanandomi da loro e
guardandomi un
po’ in giro. Vedo Teddy, a pochi passi da me e a lui mi
avvicino. Si volta,
scrutandomi bene per poi accennare ad un sorrisino.
<<
Non avrei immaginato un abito diverso per te!
>>
E’ il
più bel complimento che mi abbiano mai fatto! Annuisco
soddisfatta, facendo qualche giravolta per farmi ammirare. Mi blocco
all’istante però, quando degli schiamazzi
improvvisi richiamano la nostra
attenzione. Mi faccio spazio tra la folla, sgomitando e atterrando
qualche
ochetta del sesto anno, per arrivare al centro della pista.
Lì c’è Shacklebolt
steso a terra, mano sul viso e Dylan, braccio ancora teso e sguardo
furente.
Tiro la manica
del vestito di Teddy per richiamare la sua
attenzione, egli si volta, palesando la mia stessa espressione
incredula e
perplessa. Si avvicina rapidamente ad Alastor, aiutandolo a rialzarsi,
assistito dall’asina della Robbins. Mi volto istintivamente,
cercando Yvonne,
immobile a pochi passi da noi. Non riesco a
carpire l’espressione del viso che va via.
Che diavolo sta
succedendo?
Non ho tempo di
ponderare sulla situazione che Marie mi si
avvicina, afferrandomi un braccio e guardandomi con occhi pregni di
lacrime.
Alterna lo sguardo tra me e Dylan fino a quando questi non segue
l’esempio di
Yvy, uscendo dalla Sala. La Summers mi trascina poco distante dalla
pista da
ballo, proprio quando la preside inizia a richiamare l’ordine.
<<
Hai visto quello che è accaduto? >>
Le domando
impaziente.
<<
Shacklebolt è venuto al ballo con la Robbins e
l’ha
baciata, proprio sotto gli occhi di Yvy >>
Sgrano gli
occhi, voltandomi velocemente verso il centro
della Sala. Seduti su alcune sedie vi sono ancora Teddy e l’amico, attorniati da Jane e
il suo stuolo di oche starnazzanti.
Compio qualche passo verso di lui, potrei anche ucciderlo in questo
preciso
momento. Poi ricordo un piccolo dettaglio e ancora mi rivolgo a Marie.
<<
E Wood? >>
<<
Non so perché l’abbia fatto, forse voleva
proteggere Yvonne in qualche modo >>
Lascio che un
tenero sorriso si disegni sulle mie labbra, è
proprio da Dylan. Vorrei pestare a sangue quel fedifrago di Alastor, ma
Yvonne
è più importante.
<<
Vado a cercarla, tu occupati di Dylan >>
<<
Ma… >>
Non attendo la
replica della Summers, scambio un’ultima
occhiata con Teddy per poi fiondarmi fuori dalla Sala Grande. Ispeziono
ogni
angolo del castello, di Yvonne non c’è traccia.
Ritorno al nostro dormitorio, non è nemmeno
lì. Riscendo sconsolata le
scale, fermandomi sull’ultimo gradino quando davanti a me
vedo Lupin.
<<
Vieni con me, se vuoi trovare Yvonne, posso
aiutarti >>
Annuisco,
seguendolo. Non ho nemmeno la forza di chiedergli
in che modo intende scovarla e nemmeno protesto quando mi conduce alla
sua
stanza. Anche se forse dovrei dirgli che non penso sia lì. E
quando lo vedo
cercare qualcosa nel suo baule, finalmente comprendo.
La Mappa del
Malandrino… perché non ci ho pensato subito?
E difatti
è quella che afferra, rigirandosela tra le mani e
puntando nuovamente la sua attenzione su di me. Mi avvicino a lui,
impaziente
di leggere il nome della mia migliore amica su quella vecchia
pergamena,
impaziente di trovarla, di starle vicino. Ma quando incrocio lo sguardo
di
Teddy, la sua espressione preoccupata mi fa desistere dallo
sfilargliela dalle
mani.
<<
Sei sicura Victoire? Probabilmente vorrà restare
sola, forse non vuole essere trovata, né da te,
né da nessun altro >>
Sgrano ancora
gli occhi, sbattendo le palpebre
freneticamente su di essi. Non ho considerato l’idea di
lasciarle il suo
spazio, di lasciarla smaltire da sola il suo dolore. Infondo Yvonne,
per quanto
sia lontana dall’essere una musona sociopatica, ritrova la
forza di andare
avanti solo dopo aver riflettuto in solitudine, lontano da tutti,
lontano da
me.
Sospiro
mestamente, accasciandomi sul letto, portando le
mani a coprire il viso. Un’irrefrenabile voglia di piangere
mi assale, le lacrime
bruciano, desiderose di uscire, ansiose di bagnare le mie guance. E chi
sono io
per fermarle? Mi lascio andare al mio dolore,
all’incapacità di aiutare la mia
migliore amica, all’
impotenza che mi
distrugge.
Sento il
materasso muoversi sotto di me, avverto appena la
mano di Teddy sulla mia spalla e il suo respiro caldo solleticarmi una
tempia.
Sta abbracciandomi, sta raccogliendo la mia sofferenza, dividendola con
me. Resta
al mio fianco per non so quanto tempo, non parla, non cerca di
giustificare il
comportamento di Alastor o denigrare Yvonne. Ed io l’apprezzo.
Apprezzo questo
silenzio che sembra avvolgere le mie membra
e scaldare in qualche modo il mio cuore. E il peso che pochi minuti fa
è calato
su di me, sembra in qualche modo alleggerirsi. Riuscirò a
sopportare qualsiasi
cosa, solo se Teddy Lupin resterà al mio fianco.
***
Quando riapro
gli occhi, è notte fonda. Mi volto lentamente,
accanto a me c’è Teddy, dorme profondamente.
Abbasso lo sguardo, la sua mano
stringe la mia, le nostre dita sono intrecciate. Mi soffermo a
guardarle, un
innaturale senso di tenerezza mi avvolge e pigramente sorrido.
Ma un pensiero
si fa spazio nella mia testa e quel pensiero
non può essere accantonato. Mi rialzo, attenta a fare il
minimo rumore e una
volta in piedi mi chino su di lui. Poso le mie labbra sulla sua guancia
liscia,
è un bacio lieve, appena accennato.
Con mia stessa
incredulità, riesco ad uscire dalla stanza
silenziosamente. Lo guardo un’ultima volta, sorridendo ancora
alla sua figura
addormentata e poi richiudo la porta alle mie spalle. Percorro il buio
corridoio, fino ad arrivare alla camera che divido con Marie ed Yvonne.
Yvonne…
Vi entro e il
mio sguardo vaga, fino a soffermarsi sulla
Summers, seduta sul bordo del letto. E poi riesco finalmente a vedere
Yvonne. E’rannicchiata
sul suo giaciglio e solo ora, tendendo l’orecchio, riesco a
sentire chiari i
suoi singhiozzi. Prendo una mano di Marie e insieme ci avviciniamo ad
Yvy. Ci
stendiamo accanto a lei, stringendola a noi. E’
così che ci addormentiamo, una
accanto all’altra, afferrando quel dolore che spero con tutta
me stessa possa alleggerirsi…
in un modo o nell’altro.
Uh! Un capitolo più breve, ma non ricco
di avvenimenti! xD
Non c’è molto da dire, in
effetti. Voglio
solo consigliarvi di leggere il punto di vista di Dylan ed Yvonne,
pubblicato
questa sera stessa. ;)
Vi abbraccio! :*
|
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Capitolo 10 *** I pulcini crescono, tacchi alti e domande inopportune ***
9. I pulcini
crescono, tacchi alti e domande inopportune
La
felicità è qualcosa di labile, un momento
è tua, la
stringi forte tra le mani e l’attimo dopo la senti scivolare
tra le dita,
impossibile da trattenere. Si burla di te, in un gioco che sembra
divertire
solo lei, e tu ti ritrovi con un pugno di mosche.
Bhè,
a volte nemmeno
quelle!
E
l’amore è anche peggio. Non ho la presunzione di
sapere
quali emozioni albergano nell’animo di Yvonne, né
ho il coraggio di
chiederglielo. Ho sentito il cuore graffiarsi ad ogni suo singhiozzo,
ho pianto
con lei tutta la notte, e avrei voluto che le luci dell’alba
avessero
cancellato ogni traccia del suo dolore.
La osservo
mentre indossa i suoi jeans bucati, le sue
converse malridotte e una maglietta delle Sorelle Stravagherie tutta
stropicciata. Afferra il cappotto grigio, e la sciarpa rossa da legare
al
collo. Nel decolorare i capelli dalle ciocche multicolore, fatte la
sera prima,
ha cancellato anche quella rosa, quella che sempre spiccava tra il
biondo della
sua chioma corta.
E’
come se non fosse più lei.
<<
Andiamo? >>
Annuisco, e con
Marie lasciamo la nostra stanza, in ritardo
per la colazione, ma in tempo per incamminarci alla stazione e salire
sul treno
che ci condurrà a casa. La Summers la osserva come se
dovesse crollare da un
momento all’altro, è dietro di lei pronta a
sorreggerla. E io sono dietro
Marie, nel caso cadessero entrambe.
Poiché
non c’è fine al peggio e dal momento che la sfiga
ha
deciso di romperci i cosiddetti, giunte in Sala Comune, ci ritroviamo
ad
assistere ad una scenetta che definire vomitevole sarebbe un eufemismo.
Shacklebolt è seduto sul bracciolo di una poltrona, davanti
a lui una Jane
Robbins ride felice, come un’oca starnazzante.
Yvonne da quel
che vedo è decisa ad ignorarli e proseguire,
ma come mi aspettavo, l’asina si accorge di noi e apre la sua
spelonca per
illuminarci con una delle sue boiate.
<<
MacDonald, dormito bene? >>
<<
Non molto in effetti, ho avuto incubi per l’intera
notte. Li ricollego a qualche scena disgustosa di ieri sera
>>
<<
Qualcuna in particolare? >>
<<
Devo averla rimossa >>
Il tono freddo
di Yvonne impressiona anche me. Ho sempre
pensato a lei con il sorriso sulle labbra, ho sempre sentito il suo
calore,
ogni qualvolta le sono stata vicina. Adesso vedo solo un viso pallido e
due
occhi gonfi, nient’altro traspare da quelle pozze scure.
<<
Credo di sapere a quale scena ti riferisci e posso
rinfrescarti la memoria, se serve >>
E poi accade
l’irrimediabile. La Robbins si fionda su Al,
iniziando a mangiargli letteralmente la faccia, sotto il nostro sguardo
inorridito. Yvy apparentemente impassibile, attraversa il ritratto
della
Signora Grassa, uscendo dalla Sala Comune.
Sento le mani
prudermi tanta è la voglia di riempire di
pugni quell’oca e il suo consorte e poi sento i miei pensieri
prendere forma,
ma non è dalla mia bocca che escono. Sto ancora
boccheggiando quando è Marie a
parlare.
<<
Shacklebolt sei proprio uno stronzo! E in questo
senso è vero, voi due siete davvero fatti l’uno
per l’altra >>
Non sono la sola
a spostare l’attenzione sulla Summers,
guardandola come se la vedessi per la prima volta. Alastor e Jane la
fissano
sbalorditi, prima che la stanza si riempia della mia risata sguaiata.
Poso un
braccio sulle spalle del piccolo pulcino, incamminandomi con lei fuori
dalla
Sala.
E’ la
prima volta che sento insulti gratuiti uscire dalle
sue labbra e non sono mai stata così orgogliosa di qualcuno
in vita mia. Una
volta fuori, l’abbraccio di slancio, continuando a ridere
insieme a lei che è
ancora rossa in viso per la vergogna e la rabbia.
E’
così, piccole donne crescono!
***
Riuscire ad
accaparrarsi uno scompartimento libero è cosa
assai difficile per qualsiasi studente di Hogwarts. Non per me che
ottengo
tutto ciò che voglio con un solo sguardo. No, per il dolore
di mia madre, non è
ammaliando che ci riesco, ma è dopo aver ringhiato e
spaventato qualcuno che
posso godermi la tranquillità di un posto vuoto.
Poco dopo che
l’Espresso è partito dall’affollata
stazione,
la testa di ricci arruffati di Dylan fa capolinea nel nostro scomparto.
Con la
coda dell’occhio vedo chiaramente l’irrigidimento
di Marie e il suo volto
assumere parecchie tonalità di rosso. Io ed Yvonne ci
limitiamo ad un saluto
col capo.
<<
Posso sedermi con voi? Sono tutti pieni e… >>
<<
Non hai certo bisogno di una scusa per restare qui
con Marie! Posa il tuo deretano su quel sedile e amoreggiate in
silenzio
>>
Wood rimane
spiazzato dalle parole di Yvonne, così come lo
sono io, inutile parlare della faccia della Summers, che ha appena
preso fuoco.
Il capitano resta impalato per qualche secondo, prima di chiudersi la
porta
alle spalle e sedersi, finalmente. Yvy gli strizza l’occhio,
per poi tornare
alla sua contemplazione solitaria del paesaggio che scorre veloce fuori
dal
finestrino.
<<
Mi sono persa qualcosa? >>
<<
Ecco, no… si… cioè…
>>
Se aspetto di
sapere qualcosa da Dylan, morirò vecchia e
ignorante. Marie continua a tenere la testa bassa e torturare le dita,
mentre
Yvonne sorride, sospirando.
<<
Ieri sera un cuore si è spezzato e un altro
risanato. E voi siete due idioti ad aver voluto tenere nascosta la cosa
solo
per la vicenda di Shacklebolt. Non sono così orribile da non
gioire della
vostra felicità solo perché io non lo sono, al
momento >>
Boccheggio,
sbattendo più volte le palpebre e alternando lo
sguardo da pesce lesso sui tre. Marie
ha
rialzato gli occhi su Yvy, e Merlino temo che possa allagare lo
scompartimento
da un momento all’altro. Dylan sorride appena, e contro ogni
aspettativa,
prende la mano del pulcino tra la sua, stringendola come se volesse
rimarcare
il concetto.
<<
Ma porca miseriaccia, perché sono sempre l’ultima
a
sapere le cose? >>
<<
Perché vivi sulle nuvole Vicky, intenta a lanciare
bolidi a chiunque! >>
Do una gomitata
ad Yvonne che ride con me, resto a fissarla
per qualche secondo, come pietrificata. Questa mattina avrei dato
qualsiasi
cosa per vederla sorridere di nuovo, ma ripensandoci non è
una risata priva di
allegria che desidero. Voglio la vecchia Yvonne, la mia copia sputata,
la mia
migliore amica, il sole che riempie lei mie giornate.
Ma
più di ogni altra cosa, voglio spaccare la faccia di
Shackl…bello!
<<
A proposito di ieri… >>
Dylan
tossicchia, richiamando la nostra attenzione. Sposto
lo sguardo su di lui, inarcando un sopracciglio. Cos’altro
vorrà rivelarci? Un
altro amore inconfessabile? Spero sia tra lui e la McGranitt.
<<
Siamo andati tutti via dal ballo molto prima che
terminasse e molto prima che venisse fatto l’annuncio da voi
tanto atteso
>>
Yvonne si volta
rapidamente verso di lui. Ho sentito qualche
osso del suo collo scricchiolare o sbaglio? Insieme lo fissiamo
ansiose. Mi ero
completamente dimenticata del Torneo.
<<
E nemmeno stamattina avrete fatto caso alla
bacheca… >>
<<
Cazzo Dylan, vuoi parlare? >>
<<
Siete entrambe state scelte… e anche Teddy e Shecklebolt >>
E stavolta,
quando mi volto verso Yvonne per gioire con lei,
scorgo un po’ di quel sole che era per me, un piccolo
sorriso, ma vero ad
increspare le sue labbra. Può riuscirci, insieme a me, a
Wood e Marie, può
riuscire ad essere ancora felice.
***
Mi trascino
giù dall’Espresso col mio enorme baule,
è
strapieno di cianfrusaglie più che di abiti. Non che la mia
cara mamma non
abbia pensato di infilarceli alla mia partenza, ma da brava ragazza
quale sono,
ne ho dati la maggior parte ai maghi barboni in giro per Hogsmeade.
Dispenso la
bellezza tra le persone, visto che io ne faccio
volentieri a meno!
Intravedo la
testa rossa di mio padre a parecchia distanza e
veloce mio fiondo su di lui. Abituato alla mia irruenza, mi accoglie
preparato
tra le sue braccia, evitando di ricadere all’indietro come
qualsiasi altra
persona, in seguito ad uno dei miei abbracci.
<<
Mi è mancato il mio maschiaccio! >>
Non ho bisogno
di guardarmi intorno per scorgere la figura
di mia madre. So, dalle parole di papà, che lei non
è qui. Non mi avrebbe mai
definito un maschiaccio davanti a
lei, nemmeno se fosse a metri di distanza, in qualche modo sarebbe
riuscita a
sentirlo.
<<
E a me il mio papà lentigginoso! >>
Mi sorride,
scompigliandomi i capelli e afferrando il mio
baule. Si guarda intorno, prima di rivolgersi ancora a me.
<<
Le tue amiche? >>
<<
Oh, le ho salutate prima. Andavano entrambe di
fretta >>
< E
Teddy? >>
Scrollo le
spalle, allargando le braccia. Non è che io e lui
viviamo in simbiosi, non posso sapere sempre
dov’è, non posso stargli sempre
appiccicata e ora che ci penso, posso smetterla con questi
vaneggiamenti
mentali e trascinare via mio padre. Non vedo l’ora di tornare
a casa e subirmi
uno degli acclamati soliloqui di mia madre.
Sono queste le
gioie della vita!
***
A volte la
prevedibilità è qualcosa di confortevole.
Rientrare a casa e ricevere lo stesso trattamento che mi aspettavo
è in un
certo senso piacevole. Mi crogiolo nella mia dolce routine.
Mia madre, dopo
il delicato abbraccio, ha iniziato il suo
monologo su quanto fossi sciatta e su quanto odiasse le mie scarpe
logore e
tutto il resto. Non ha tralasciato nulla, è passata dai
capelli in disordine e
sciupati all’unghia del piede colorata di azzurro.
Infervorandosi
maggiormente nel palesare il suo disappunto
sulle foto che le ho mandato un mesetto fa. Ritraevano delle vecchie
streghe
con indosso alcuni dei suoi abiti più belli. Io che mi
sforzo di essere
solidale e non vengo minimamente apprezzata!
Dominique si
è limitata ad un saluto educato, flemmatica e
tranquilla già ad otto anni. Alla sua età
inciampavo su ogni superficie piana e
rotolavo nel fango solo per colorarmi i capelli di nero. Lei invece si
è
lasciata manipolare e ho scorto in lei i primi segni di fleurerite.
Louis, che ne ha
quasi sette, è corso da me abbracciandomi e
stritolandomi con le sue braccine magre. Adoro il sorriso del mio
fratellino,
il suono cristallino di quella risata innocente. Il sangue Veela, come
per me,
deve aver intaccato poco la sua persona e di questo sono grata. I geni
Delacour
devono essere finiti quasi tutti in Dom, per sua fortuna o sfortuna,
che dir si
voglia.
Ma il benvenuto
più caloroso è senza ombra di dubbio quello
dei Weasley al completo. La Tana è la mia seconda casa, ed
è probabilmente il
luogo che preferisco al mondo. Nemmeno Hogwarts regge il confronto. Il
calore
che si percepisce in ogni singolo anfratto di quella casa riesce a
penetrarti
sin dentro le ossa, avvolgendoti in una sensazione di benessere
indescrivibile.
Adoro i miei
nonni, che sebbene anziani e con qualche
acciacco, rimangono arzilli e vivaci. Nonna Molly mi riempie lo stomaco
con
ogni genere di pietanza e nemmeno le occhiatacce di mia madre fermano
il suo
intento di ingrassare i nipoti quasi fossero maialini.
Nonno Arthur
invece, riempie la mia testa con discorsi sulle
diavolerie babbane e pur non capendoci quasi nulla, adoro ascoltarlo.
Resterei
accovacciata ai piedi della sua poltrona per ore, cullata dal suono
della sua
voce.
Amo i miei zii,
uno ad uno. Persino zio Percy ha un
posticino speciale nel mio cuore, nonostante i suoi mille e
più rimproveri sul
mio essere negligente e prendere ad esempio i modelli sbagliati. Lascio
che si
sfoghi solo per ridere sotto i baffi delle smorfie che zio George fa
dietro le
sue spalle.
E’ una
famiglia enorme, chiassosa e invadente, ma è questo
che la rende speciale. Così unica, così
irrinunciabile. Persino mia madre è
legata, a modo suo, ad ognuno di loro. I Weasley hanno il potere di
arrivarti
diritto al cuore e di impossessarsene per non lasciarlo più
andare. E sono
fiera di essere una di loro, più che una Grifondoro.
***
Nonostante le
mie proteste, al pranzo di Natale ho dovuto
accontentare mia madre nel lasciarmi vestire da lei. Ha blaterato
qualcosa su
quanto glielo dovessi, visti i miei voti appena accettabili e la vendita dei suoi costosi abiti.
All’occhiata
esasperata di mio padre e scocciata di Dominique, ho dovuto accettare.
E
così ora sono ancora nel giardino della Tana,
temporeggiando prima di entrare e lasciarmi ammirare nei miei pantaloni
stretti, poiché sull’indossare una gonna sono
stata irremovibile, sulla mia
camicia linda e pinta e sui miei tacchi alti. In realtà, non
è solo il pensiero
che tutti possano deridermi a vedermi conciata così, che
ancora non ho messo
piede in casa. Ciò che me lo impedisce è qualche
problema tecnico legato al non
saper camminare su quei trampoli. In effetti potrei inciampare nel
fango e rotolarmici
per qualche minuto, così da dover essere costretta ad
infilare uno dei maglioni
di nonna Molly.
Preferirei tutto
e dico tutto, piuttosto che questi abiti
succinti e scomodi!
Traballo sui
tacchi, passetto dopo passetto, prima di
rialzare lo sguardo su qualcuno che, divertito, mi fissa, poggiato al
muro dell’abitazione.
Teddy scuote il capo, avvicinandosi a me e squadrandomi da capo a
piedi. Ancora
non parla, probabilmente troppo scioccato dal vedere i miei capelli
puliti e
ordinati.
<<
Serve una mano? >>
Sgrano gli
occhi, e la mia espressione raggiante e parecchio
imbambolata deve divertirlo più dei miei tentativi di
camminare in linea retta,
evitando di avere un incontro ravvicinato col suolo. Annuisco,
sorridendogli e
prendendo la sua mano. E’ con naturalezza che intreccio le
mie dita alle sue,
con disinvoltura che cammino al suo fianco, mano nella mano come se
fosse la
cosa più normale a questo mondo.
E mi sento
sicura accanto a lui, nemmeno penso più ai
trampoli che ho ai piedi, semplicemente mi muovo con lui, accanto a
lui. Ed è
bello, è rassicurante averlo al mio fianco ogni volta che ne
ho bisogno. Che si
tratti di una spalla su cui piangere, un consiglio, o un braccio su cui
appoggiarmi per evitare di spiattellare il mio sedere a terra.
Di
straordinariamente prevedibile c’è anche il pranzo
a casa
dei nonni. La tavola imbandita delle più succulente e
abbondanti pietanze, zio
Ron che quasi soffoca col pasticcio e zia
Hermione che gli batte una mano sulla schiena, fulminandolo di
occhiatacce. Zia
Ginny che rimprovera James di non appellare il povero Albus col suo
secondo
nome e zio Harry che sbadiglia ad ogni parola uscita dalle labbra di
zio Percy.
Quest’ultimo bombardato dalle caccobombe di zio George, gesto
accompagnato
dalle risate generali e le urla di nonna.
Amo il caos che
ci circonda, come amo la tranquillità che ne
segue. Intontiti dal cibo e insonnoliti dall’ora pomeridiana,
alcuni siedono in
uno stato comatoso sui divani e poltrone del salotto. Osservo ad uno ad
uno i
miei piccoli gioielli, i miei cugini, così diversi tra di
loro.
James, Fred e
Molly, tutti dell’età di nove anni, sono
seduti sul tappeto accanto al camino. Complottano tra di loro, pensando
senza
ombra di dubbio alla prossima marachella da fare, devo ricordarmi di
dargli
qualche consiglio in merito. Rose e Albus sfogliano uno dei libri di
zia Hermione,
ficcandoci il naso dentro e annusando le pagine quasi fosse il
più bello tra
tutti i profumi al mondo.
Roxanne e
Dominique chiacchierano, o meglio è la prima a
parlare alla velocità della luce. Mia sorella si limita ad
annuire di tanto in
tanto e guardarsi le unghie con aria annoiata, prima di sobbalzare ad
un finto
ragno che il piccolo Jamie le ha messo sulla testa. Seguono le sue urla
isteriche
e le risatine di Hugo, Louis e Lucy. Sposto lo sguardo su Lily che,
seduta ai
miei piedi, gambe incrociate e sorrisetto furbo, mi fissa sorridente,
prima di
aprire la sua boccuccia e inculcarmi la voglia di prenderla a calci.
<<
Voi due siete fidanzati? >>
Indica me e
Teddy, seduto al mio fianco. Avverto chiaramente
il viso ribollirmi e spero di non essere arrossita, ma a giudicare
dall’espressione
compiaciuta della piccola impicciona, devo somigliare ad un peperone.
Con la
coda dell’occhio guardo Lupin, che sembra tranquillo e per
nulla sorpreso.
<<
Ecco, noi… non è che… >>
<<
Siamo molto amici, io e Victoire >>
<<
Prima camminavate mano nella mano >>
<<
Bhè, si… ma in realtà…
cioè… >>
<<
Le ho dato una mano per arrivare sana e salva alla
porta di casa, senza inciampare nei suoi stessi piedi >>
<<
Vi siete mai baciati? >>
<<
Co…cos… >>
<<
Sono i fidanzati a baciarsi, Lily. Io e Victoire
siamo amici, come ti ho già detto >>
Lily continua a
porre domande inopportune, Teddy continua a
risponderle con aria tranquilla e divertita ed io continuo a balbettare
parole
sconnesse e senza senso.
Vi
siete mai baciati?
Non ho
più avuto modo di pensare a quella sera, non mi sono
più soffermata a riflettere sulla ragione che lo spinse a
posare le sue labbra
sulle mie, con urgenza e impulsività. Né a quanto
fui stupida nel decidere di
obliviarlo. Immagino che continuerò a rimanere
nell’ignoranza e questo è
snervante.
Ma
ciò che più fa male è che, insieme a
quel ricordo, sembra
che io gli abbia cancellato anche il sentimento che lo ha spinto a
baciarmi. Perché
non riesco a credere che lo abbia fatto senza provare nulla, solo per
sfogarsi,
solo per divertimento. Teddy non è così, lui ci
tiene a me, mi vuole bene.
O forse sono
solo io a volermene convincere?
Scuoto la testa,
scacciando quei nefasti pensieri e
accorgendomi, solo ora, che Lily non è più con
noi e che Teddy mi fissa con
aria interrogativa.
<<
Oh, ah… ciao! >>
Mi sorride, e
senza una ragione particolare, sento il viso
andare in fiamme. Passo troppo tempo con Marie, maledizione! E anche
con Yvonne
se sparo queste cavolate!
<<
Finito l’interrogatorio? >>
<<
Già. A proposito, grazie per avermi aiutato!
>>
<<
Sembrava che te la cavassi benissimo da solo. Eri
molto convinto e disinvolto nell’escludere un coinvolgimento
sentimentale con
la sottoscritta >>
Chiudo
immediatamente la mia boccaccia, mordendomi le labbra
fino a farmi male e maledicendo la mia linguaccia. Teddy mi rivolge
un’occhiata
strana, come stordito dal brusco cambio di rotta che la conversazione
ha preso.
Apre la bocca per dire qualcosa, ma nuovamente lo zittisco.
<<
Vado a strafogarmi di dolci! >>
Balzo in piedi,
correndo in cucina coi suoi occhi ancora
puntai addosso. Perché l’ho fatto? Abbiate
pietà di me, sono nata cretina!
Credo sia chiaro che adoro i Weasley, mi
piace descrivere le loro riunioni familiari e chi ha letto qualche mia
storia
passata, lo sa! xD
Victoire è da questo punto di vista
molto
Weasley… chiassosa, invadente e… cretina, si! :D
Marie e Dylan stanno insieme, si!
Finalmente dirà qualcuno! xD
Se volete saperne di più su Yvonne,
invece… vi consiglio di leggere ‘Another
p.o.v.’ in cui pubblicherò il suo
punto di vista.
Ho aggiornato un po’
in ritardo e sempre
sotto le minacce della Barbona! xD
|
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Capitolo 11 *** Cibi macrobiotici, principesse e geni lupo ***
A
BarbonaGirl che tra poco compie 18 anni!
10. Cibi
macrobiotici, principesse e geni lupo
Il buongiorno si
vede dal mattino, dicono i babbani e mai
come ora, sono pienamente d’accordo con loro. Solitamente
sono una persona
pimpante, non ho bisogno di una dose massiccia di caffeina per
svegliare i miei
neuroni, come succede ad Yvonne. Mi basta riaprire gli occhi e inizio
da subito
a rompere le pluffe a chi mi sta intorno. Ma svegliarsi a Villa
Conchiglia non
è come farlo ad Hogwarts.
Innanzitutto non
è la mia adorabile sveglia a forma di
maialino a destarmi dal mio sonno tranquillo, ma le urla della mia dolce sorellina minore che, rovistando
l’intero armadio, ritiene necessario mettere al corrente
l’intera casa di non
avere abiti adatti alla sua meravigliosa figura.
E quando arrivo
alla conclusione che di dormire ancora non
se ne parla, riscendo le scale, assonnata e imbacuccata nel mio pigiama
multicolore che mi ha madre ha gentilmente definito un pugno in un
occhio. Mi
crogiolo nella speranza che, sebbene il risveglio sia stato decisamente
traumatico, ora possa deliziarmi, strafogandomi con una colazione
abbondante.
Ma quando i miei
occhi si posano sul tavolo in cucina, su
cui fanno bella mostra solo yogurt, cereali macrobiotici ed altre
schifezze
salutari, lo sconforto mi assale.
<<
Dove sono i miei pancakes ricoperti di burro fuso,
sciroppo d’acero e marmellata? E le mie uova, il mio bacon?
>>
Reclamo
giustamente una colazione degna di essere chiamata
tale, lanciando un’occhiataccia alla mia adorabile
sorellina che, alla mia richiesta, ha storto il naso, mimando un conato
di vomito.
<<
Bonjour chèrie! Dormito bene? >>
<<
Non cambiare discorso, madre! Dove
sono le mie salsicce? >>
Alzo un dito in
cielo, dando un’aria solenne alla mia
domanda. Fleur mi fissa come se mi stessero spuntando peli ovunque, con
sguardo
inorridito ed espressione sconcertata.
<<
Non essoere
sciocca Victoire, siediti e mangia senza fare storie >>
Grugnisco,
accasciandomi rumorosamente sulla sedia, e dado
un pizzicotto a Dominique, perché mi andava. Naturalmente la
fedifraga non ha
le palle per vedersela solo con me ed inizia a frignare.
<<
Maman! Victoire mi ha dato un pizzicotto! >>
<<
Victoire! >>
<<
Bhè, lei ha respirato! >>
I geni Veela in
mia madre fanno bene il loro sporco lavoro. Me
ne accorgo in particolar modo quando è
arrabbiata. Mi aspetto da un momento all’altro che si
trasformi in una creatura
orrenda, con
la testa d’uccello, dal becco adunco e delle ali squamose,
lanciando palle di fuoco dalle mani.
Che
sballo!
<<
Come stanno le mie principesse? >>
<<
Ehi! >>
<<
Ehi! >>
Mio
padre ci raggiunge, seguito da un allegro e trotterellante
Louis. Alla sua esclamazione, sia io che il mio fratellino, reclamiamo.
Lui
perché maschio, io perché sono tutto
fuorchè una principessa.
<<
Oh, scusate! Campione, maschiaccio! >>
Così
va meglio! Sorrido al mio papà e con Louis annuisco,
approvando i suoi nuovi e più azzeccati appellativi.
La mamma e Dominique arricciano
il naso nello stesso momento e un senso di terrore mi assale.
Dovrò sopportare
non una, ma ben due Fleur con pericolosi geni Veela. Papà
sembra leggere il mio
timore, perché posa una mano sulla mia, increspando le
labbra in un mesto
sorriso, passandomi sotto mano pezzettini della sua bistecca al sangue.
Li
divoro senza tante cerimonie.
Altro
che geni Veela, io ho geni da lupo!
***
Dopo
una semi abbondante colazione, le occhiatacce di mia madre
sul nido di civette che cresce sulla mia testa, e i pareri di Dominique
sulla
mia inesistente femminilità, mi ritrovo ad attendere con
impazienza che il mio
zietto, il salvatore del mondo magico e blabla, mi venga a prendere.
Farò da
baby sitter alla sua prole.
Quando
si materializza dinanzi casa, salto dai gradini su cui ero
appollaiata, andandogli incontro e alzando una mano.
<<
Ehi saetta, batti il cinque! >>
Un
po’ imbarazzato, ma profondamente rassegnato ai miei strambi
nomignoli o modi di fare, batte la mano contro la mia, sorridendomi.
<<
Pronta? I ragazzi ti aspettano con impazienza >>
Annuisco
raggiante, aggrappandomi a lui, pronta per lasciarmi
smaterializzare da Villa Conchiglia. E in un attimo ci ritroviamo nel
giardino
sul retro della villetta dei Potter. Resto ancora qualche secondo
attaccata
allo zio, la bistecca sta facendo su e giù nel mio stomaco.
Quando finalmente
mollo la presa, Saetta mi sorride, posandomi una mano sulla spalla.
<<
Entra pure, io devo tornare a lavoro. Ho delle scartoffie
da sistemare >>
Zio
Harry e il suo noioso lavoro d’ufficio. Di questi tempi
è
costretto a restarsene col culo incollato alla sedia, piuttosto che
rompere i
cosiddetti al mago oscuro di turno. Situazione che non dispiace per
niente a
sua moglie o zia Hermione, un po’ meno a lui e zio Ron.
Dopo
averlo salutato con un’amichevole spallata, mi fiondo in
casa, pretendendo l’attenzione dei suoi abitanti che non
tarda ad arrivare.
Albus e Lily mi accerchiano, abbracciandomi e saltellandomi intorno.
<<
Mostriciattolo rosso! >>
Mi
rivolgo naturalmente alla più piccola che storce il nasino,
mentre le gote paffute si colorano di un tenue rosa. Posa le mani sui
fianchi,
in una posizione che mi ricorda tremendamente nonna Molly, e con la sua
vocina
stridula mi risponde per le rime.
<<
Non sono un mostriciattolo io! Sono una principessa!
>>
<<
Che? Un’altra? Cos’è
quest’assurda fissazione di
famiglia? >>
Mi
rivolge uno sguardo spaesato, tranquillizzandosi all’istante,
quasi non avesse strillato sino ad un attimo prima. Albus intanto
afferra un
lembo del mio cappotto, a corto di attenzioni.
<<
Oh, Severus! >>
<<
Non mi chiamo Severus! >>
<<
No? Sei Percival? Wulfric? Brian? >>
Adoro
farli infervorare, cosa che, conoscendo ogni loro punto
debole, mi riesce piuttosto bene. Difatti il piccoletto agita le
manine,
gonfiando le guance mentre gli occhi, di quel verde meraviglioso,
luccicano di
indignazione.
<<
Sono Al! Solo Al! >>
Sbotto
in una risata sguaiata, battendogli una mano sulle spalle
magre e rischiando di farlo cadere faccia a terra. Intanto la piccola
Lily si è
unita a me, sghignazzando senza ritegno e non posso non pensare a
quanto sia,
in questo istante, lontana dall’essere una principessa.
Asciugo le lacrime agli
angoli degli occhi, guardandomi intorno.
<<
E Jamie? Voglio insegnargli qualche scherzetto da
rifilare ad una vecchia McGranitt o un rimbambito Vitiuos,
così sarà pronto
l’anno prossimo! >>
<<
Anche a me, anche a me! >>
I
due piccoli Potter zampettano allegri, desiderosi di essere
illuminati dalla mia geniale mente.
<<
Lo farò Lily! Ma solo se prometti di diventare come me e
non una principessa >>
<<
No? >>
<<
No! Le principesse sono noiose, rompipluffe e…
>>
<<
Non iniziare a forviarla sin da ora >>
Mi
volto, quando la voce di Teddy e la sua delicata
manata sulla testa, mi distraggono dal mio altruistico
intento di salvare la mia povera cuginetta da un destino orribile. Mi
sorride,
prima che James lo spinga lontano da me per correre ad abbracciarmi.
<<
Vicky, Vicky!
Giochiamo a lanciare le palle di neve ad Al e Lily come
l’ultima volta?
>>
<<
Cert… ehm >>
All’occhiataccia
di rimprovero di Teddy, tossicchio, schiarendomi
la voce non finta noncuranza. Poso la mano sulla spalla di Jamie,
stringendola
appena e sperando che chiuda la sua maledettissima boccaccia da quasi
undicenne.
<<
Non ricordo di aver mai preso a palle di neve i miei
piccoli cuginetti, Jamie >>
<<
Certo che l’hai fat… tgho >>
Gli
tappo la bocca, stringendomelo in un abbraccio stritolante e
beccandomi gli sguardi perplessi dei suoi fratelli e quelli divertiti e
rassegnati della mia Fatina Turchina.
<<
Su, mettete il cappotto, andiamo fuori a giocare con la
neve… senza farci male
>>
Perché
sottolinea le ultime parole con un punta di rimprovero e
occhiataccia eloquente verso la sottoscritta? Non ce
l’avrà con me, vero? Mica
ho cinque anni !
<<
Siii ! Andiamo piccoli, vi farò un pupazzo di neve
enorme! >>
Saltello
da un piede all’altro, rischiando di inciampare e
ritrovarmi ad avere l’ennesimo incontro ravvicinato col
pavimento. Poso lo
sguardo sulla piccola Lily che alza gli occhi al cielo, sospirando.
<<
Non lo so mica se voglio diventare come te, Vicky!
>>
***
Ammiro
con sguardo compiaciuto la mia creazione di neve, a tutto
somiglia fuorchè ad un pupazzo. Teddy mi si avvicina, mentre
le tre piccole
pesti si rincorrono, ruzzolando a faccia in giù
più volte di quanto sia
consentito.
<<
Hai un senso estetico che… no, in effetti tu non
hai senso estetico! >>
<<
Dici? >>
<<
E quelli cosa sono? >>
<<
Uhm, capelli! >>
<<
Capelli su un pupazzo di neve? >>
<<
In realtà è Fleur >>
Apre
la bocca per replicare all’affermazione che probabilmente
l’ha sconvolto. Sposta lo sguardo da me al pupazzo/Fleur,
grattandosi la nuca e
sospirando.
<<
Avrei dovuto immaginarlo quando hai preso in
prestito una delle borsette di Lily >>
Annuisco,
come se fosse la cosa più naturale di questo mondo
realizzare una copia di mia madre con la neve. E prima che possa dire
altro,
palle di neve lanciate dai piccoli Potter, ci colpiscono. E’
guerra. Ne prendo
una manciata enorme tra le mani, lanciandone a destra e a manca come
una pazza.
Stranamente Teddy si unisce alla battaglia, così finiamo per
azzuffarci e
rincorrerci, fin quando, ovviamente, non inciampo nei miei stessi piedi.
Ma
qualcosa mi impedisce di finire con la faccia spiaccicata sul
cumulo di neve, o meglio, qualcuno. E’ su Teddy che sono
caduta, e ora, a pochi
centimetri dal suo viso, avverto tutto tranne che il freddo pungente di
dicembre.
<<
Stai bene? Sei tutta rossa >>
<<
Eh? >>
Mi
allontano bruscamente da lui, spiaccicando il mio sederino a
terra. Porto le mani al viso, sfregandolo e balbettando qualcosa di
poco
comprensibile prima di far uscire dalle mie labbra una frase di senso
compiuto.
<<
E’ per il freddo! Ho le guance arrossate per il freddo!
>>
Si
rimette seduto, poggiando le braccia sulle ginocchia e
fissandomi con un’espressione assorta. Lancia
un’occhiata ai ragazzi, poco
distanti, prima di prestarmi nuovamente attenzione.
<<
Sei strana >>
Sembra
rimuginare sulle parole appena pronunciate, abbandonandosi
ad un sorrisetto divertito.
<<
Si, più del solito insomma >>
Lo
fisso e probabilmente la mia faccia deve somigliare molto ad un
pesce rosso o qualcosa di simile. Quando mi rendo conto di star
boccheggiando,
chiudo immediatamente la bocca, schiarendomi la gola e distogliendo lo
sguardo
da quegli occhi che vogliono scrutarmi.
<<
Sei… diversa >>
Ovvio
che lo sono, mi hai baciato e poi
hai rimosso ogni cosa, stronzo!
E
non importa che sia stata io a permetterlo, questi sono dettagli
insignificanti. Mi sento costantemente in imbarazzo quando gli sono
così vicina
perché io so.
Per
fortuna o sfortuna, che dir si voglia, l’arrivo di una palla
di neve, dritta contro la mia faccia, mi impedisce di replicare ai
dubbi di
Teddy. E impegnata nel’evitarlo e nell’accoppare
James, trascorrono le due ore
successive. Zia Ginny ci trova infreddoliti e pieni di neve anche nelle
mutande. Così dopo una tazza bollente di cioccolata, o
meglio dopo tre bollenti
tazze di cioccolata, sono pronta per far ritorno dalla mia cara maman.
<<
Teddy, materializzi tu Vicky a villa Conchiglia? >>
<<
Ma, veramente… >>
<<
Certo, Ginny. Andiamo? >>
Mio
malgrado annuisco e temporeggio nell’avvicinarmi a lui.
Così è
Lupin che mi prende una mano, stringendola tra la sua, pronti a
lasciare casa
Potter. In un attimo siamo sulla spiaggia che si estende per miglia e
miglia
nei pressi di Villa Conchiglia. Mi stringo nel cappotto, avvolgendo la
sciarpa
rosso e oro al mio collo, incamminandomi verso casa con lui al mio
fianco.
Con
la coda dell’occhio lo vedo sorridere e scuotere la testa. Mi
fermo, alzando un sopracciglio e fissandolo con aria incuriosita.
<<
Cosa c’è? >>
<<
Ricordi… >>
Continuo
a non capire e lo seguo in quei pochi passi che ancora
compie, prima di fermarsi in un punto preciso ed indicare una porzione
di
spiaggia.
<<
Qui è dove sei caduta nel tentativo di imitare un gambero
e camminare all’indietro, slogandoti una caviglia
>>
Inevitabilmente
sorrido ai ricordi che via via prendono forma
anche nella mia mente. Cammina ancora, fermandosi in
prossimità di uno scoglio.
<<
Qui invece è da dove ti sei lanciata, rompendoti un
braccio. Lì dove hai cercato di affogare Dominique.
Più in là è dove hai
cercato di tingerti i capelli con l’inchiostro di una seppia
e… >>
<<
Va bene, va bene! Lo so, ero un disastro >>
Sbuffo,
incrociando le braccia e riprendendo la mia marcia verso
casa. Non ho mai avuto problemi a mostrarmi per quella che sono, goffa
e strana, ma non posso negare che,
ora, le
sue parole mi fanno sentire terribilmente sciocca e vulnerabile.
Avverto
i suoi passi e in un attimo è di nuovo accanto a me.
E’
sempre accanto a me.
<<
Non intendevo dire questo. Sai bene che non ti ho mai
reputata un disastro e mai lo farò. Eri… sei…
adorabile >>
Mi
fermo, rialzando il capo per fissare i miei occhi nei suoi. Non
sono mai stata brava nell’afferrare il cosiddetto momento giusto, l’attimo in cui
puoi far accadere ciò che più ti
preme fare. E quello che desidero in questo istante è
parlargli di quel bacio.
Spiegargli le ragioni che mi hanno spinta a cancellarlo dalla sua
memoria, le
ragioni che mi hanno portata ad una scelta così drastica.
Paura
del cambiamento, terrore che niente sarebbe stato come
prima. Ma quel giorno non mi ero resa conto che col mio gesto non avrei
rimosso
quel ricordo dalla mia mente e dal mio cuore e che quindi tutto era cambiato, anche contro il mio
volere.
<<
Teddy, io… >>
<<
Oh, Teddì! Che bella sorpresa, come stoai?
>>
La
mia genitrice sbuca fuori da chissà quale anfratto oscuro e
abbraccia il mio Teddy che, come un
idiota, arrossisce. Gli posa due baci sulle guance, appoggiandogli una
mano sul
braccio per stringerlo appena, in un gesto troppo
intimo.
<<
Molto ben… >>
<<
Cosa sono tutti questi convenevoli? Lo hai visto solo due
giorni fa! >>
La
mia maman si volta
verso di me con una rapidità impressionante, lanciandomi
un’occhiataccia fin
troppo eloquente. Sono certa che abbia pensato di scorticarmi viva,
cambiando
rapidamente idea perché nel tentativo potrebbe rovinarsi la
manicure.
<<
E’ buona educoazione
Victoire, salutoare a questo modo
gli
amici >>
<<
Mpf >>
Gli
do le spalle, dopo aver rivolto ad entrambi una smorfia
infastidita. Mi incammino verso casa senza nemmeno salutarlo,
certa che la nuova compagnia sia largamente più gradita.
Geni
Veela del cacchio!
***
Accortoccio
le lettere che Marie ed Yvonne mi hanno inviato,
infilandomele malamente in una tasca. Guardo l’orologio con
aria annoiata, sono
l’unica pronta per uscire e trascorrere l’ultimo
giorno dell’anno alla Tana.
Dominique corre da una stanza all’altra, Louis mangia
qualcosa come dodici
barrette di cioccolata, Fleur intrattiene la solita relazione amorosa
con lo
specchio e papà non so dove cavolo sia finito. A nascondersi
probabilmente.
Sospiro,
portando una mano a stropicciare un occhio, fermandomi
prima di causare un danno irrimediabile e somigliare ad un panda. Mia
madre ha
insistito perché mi lasciassi truccare, e per insistito
intendo dire che mi ha
minacciato, con tanto di bacchetta alla mano. L’unica
consolazione è che sono
riuscita a contrattare per jeans e converse.
<<
Cosa fai lì seduta? Siamo in ritardo! >>
Grugnisco
una replica seccata, rialzandomi di malavoglia e
raggiungendo l’allegra famigliola, pronti per una
smaterializzazione congiunta.
Sono contenta di rivedere i nonni, i miei zii e cugini e lo sono ancora
di più
perché ci saranno anche Yvonne, Marie e Dylan, come ogni
anno. Un po’ meno lo
sono di rivedere Teddy e quel coglione di Shack!
In
un baleno siamo alla Tana e mentre Louis vomita sulle scarpe di
Dominique, Fluer strilla e papà prende il mio fratellino tra
le braccia per
evitare che muoia sotto le grinfie di una Veela inferocita, io
sgattaiolo in
casa.
<<
Vicky! >>
La
piccola Roxanne mi viene incontro, abbracciandomi, o meglio,
circondando le mie gambe con e sue braccine magre. L’attimo
dopo sono
attorniata da altri otto bimbetti, uno più rompipluffe
dell’altro. Cerco di
districarmi da questa corda umana, inciampando e ritrovandomi a faccia
a terra.
Devo davvero fare qualcosa per la mia deambulazione.
<<
Serve una mano? >>
Teddy
si accovaccia, inclinando la testa per guardarmi meglio. Grugnisco,
rialzandomi rapidamente ,
osservandolo fare lo stesso. E’ in piedi di fronte a me, mi
fissa con sguardo
incuriosito e sopracciglio inarcato.
<<
Ti sei truc… >>
<<
Vicky Weasley! >>
Le
urla sono seguite da un abbraccio stritolante da parte di
Yvonne, un sorriso meraviglioso di Marie, una manata sulla testa di
Dylan e una
smorfia di Alastor.
<<
Sei una cacca di ippogrifo, Vicky! Non ci hai scritto
nemmeno una volta e… sei truccata? >>
Indietreggio
istintivamente allo sguardo sbalordito di Yvonne, che
ha appena ricevuto una gomitata da Marie. E senza rendermene conto,
sposto lo
sguardo su Teddy che ha affondato le mani nelle tasche dei pantaloni e
guarda
ovunque tranne che verso la sottoscritta.
Deve
pensare a quanto io possa essere ridicola in questo istante,
e al fatto che non sarò mai come mia madre. Io che non ho
voluto mai
assomigliarle, ora mi ritrovo a desiderare di avere qualche suo gene in
più,
così da piacergli.
Piacere
a Teddy. Voglio che lui mi guardi come guarda lei, che mi
trovi bella, che mi desideri. Voglio che mi consideri una ragazza e non
uno
strambo maschiaccio. E non so davvero da quanto tempo le cose stanno
così.
Forse dal giorno in cui mi ha baciata, o da quando sono ripiombata
nella sua
vita, forse da ieri o probabilmente da sempre.
E
ironia della sorte, ho un problema opposto a quello di pochi
mesi fa. Non voglio che dimentichi quel bacio, voglio che lo ricordi.
***
<<
Tu sei il Ministro della Magia? >>
<<
No, stupido! Il Ministro della Magia è suo padre! Lui non
è nessuno! >>
Sbuffo
una risata all’arguta conversazione tra il piccolo Fred e
la figlia di Lee Jordan. Shacklebolt li fissa sconvolto mentre Yvonne,
accanto
a me, ride tanto da rischiare il soffocamento. Intanto, poco distanti,
la
sorellina di Dylan pesta un piede a Jamie, lui di tutta risposta le
tira una
treccia.
Beata
innocenza!
Un
colpetto al mio braccio, mi desta dalla meravigliosa
contemplazione di quella faida infantile e voltandomi, mi ritrovo il
volto di
Teddy a pochi centimetri dal mio. Sussulto, scostandomi e fissandolo
con occhi
sgranati per la sorpresa.
<<
Victoire, vieni con me >>
<<
Proprio ora? Ero interessata alla diatriba tra Fred e Sam
e… >>
<<
Andiamo >>
Nemmeno
mi lascia protestare in santa pace che mi afferra per un
braccio, trascinandomi letteralmente fuori. Non ho nemmeno preso il
cappotto e
il freddo di dicembre mi colpisce all’improvviso, lasciandomi
senza fiato. Ne ho
comunque abbastanza per urlare contro Teddy, divincolandomi dalla sua
stretta.
<<
Che vuoi? >>
<<
Parlare con te >>
<<
E non potevamo farlo dentro? Mi si stanno gelando le
chiappe! >>
Sospira,
afferrando la bacchetta e appellando il mio cappotto, prima
di porgermelo. Mugugno un grazie, tra un borbottio e l’altro,
imbacuccandomi
fino a nascondere metà del mio viso. Rialzo lo sguardo su di
lui, in attesa che
mi illumini con quanto abbia da dirmi e già fremo dalla
voglia di rientrare e
continuare ad ignorarlo per il resto della serata.
<<
Mi stai evitando, e ieri te ne sei andata senza nemmeno…
>>
<<
Ti ho lasciato in ottima compagnia da quel che ricordo,
di cosa ti lamenti? >>
Teddy
inarca un sopracciglio, scrutandomi con aria scettica. Porta
una mano a grattar la nuca, distrattamente e temporeggia prima di
replicare.
<<
Bhè, ero con Fleur e… >>
<<
Ci sei stato parecchio con
Fleur! E’ rientrata molto tempo dopo
>>
Sbuffo,
poggiando la schiena al muro e giocherellando coi bottoni
del mio cappotto. Mi sento terribilmente ridicola e in imbarazzo, io
che non mi
vergognerei nemmeno di sfilare in biancheria davanti tutta Hogwarts,
docenti
inclusi. Ma quando sono accanto a Teddy, sento che è tutto
diverso, che io sono diversa.
<<
Ma questo cosa signif… >>
Rialzo
lo sguardo su di lui quando si interrompe, non portando a
termine la sua frase. Mi guarda con occhi leggermente sgranati ed
espressione
decisamente ebete prima che le labbra si pieghino in una curva
divertita.
<<
Sei… tu sei
gelosa? >>
<<
Cos… >>
Balzo
in avanti, scostandomi dal muro e riposando le braccia lungo
i fianchi. Sentirlo dire è completamente diverso dal
provarlo. Appare tutto
terribilmente stupido, io gelosa di mia madre. Io
che vorrei essere come lei, solo per stargli accanto. Non mi
sono mai sentita tanto infantile.
Apro
la bocca per replicare, quando la sua risata mette fine ad
ogni mio tentativo di apparire sensata ai suoi occhi, di spiegargli le
mie
ragioni. Resto paralizzata a fissarlo, sentendomi profondamente
vulnerabile e
delusa. Sta ridendo di me, trova così assurdo quello che
provo. Non mi capisce.
E
poi esplodo, urlandogli contro la mia frustrazione. Non sono mai
stata una persona timida, che tiene tutto dentro, che si chiude a
riccio per
evitare di soffrire. Io prendo di petto il problema, lo rigiro e lo
sbatto in
faccia a chi l’ha causato.
<<
Che cazzo hai da ridere? Trovi così assurdo che io possa
essere gelosa del tempo che trascorrete assieme, di come la guardi? Di
come
arrossisci quando lei ti sfiora? >>
Gli
occhi bruciano lacrime di rabbia e vergogna, ma non piango.
Fisso il suo volto impallidito, la sua espressione stordita e sorpresa.
Lo vedo
intento a replicare e poi fermarsi, quasi non riuscisse a trovare
qualcosa di
appropriato per rispondere al mio sfogo.
Soffoco
un’imprecazione, dandogli
le spalle per rientrare in casa. Ma
prima che possa farlo, mi afferra un braccio, facendomi voltare tanto
bruscamente
che finisco con l’urtare contro il suo petto. E quando sto
per scostarmi da
lui, mi trattiene, stringendomi in un abbraccio goffo e impettito.
<<
Non volevo sminuire ciò che provi, né riderne.
Sono stato
insensibile, perdonami Victoire >>
E
mi stringo a lui, quando mi arrivano le sue parole. Sono come
balsamo per le mie ferite, così come lo è il suo
abbraccio. Mi accoccolo contro
il suo petto, avvolta dal calore che il suo corpo mi dona. E mentre
restiamo
abbracciati, l’eco dei Fuochi
Forsennati Weasley risuonano nelle nostre
orecchie, annunciandoci
che un nuovo anno è appena iniziato.
Rieccomi! Si, sono ancora viva, ma
tremendamente incasinata con
studio e annessi! ù.ù
Gli aggiornamenti di conseguenza, non
saranno rapidissimi,
perdonatemi!
Cosa c’è da dire
su questo capitolo? Non molto in effetti, ma
alcune precisazioni voglio farle. Innanzitutto non odiatemi per come
‘descrivo’
Fleur, non ce l’ho col suo personaggio, anzi! Mi è
sempre piaciuta, ma in
questa mia storia ho bisogno di renderla parecchio snob e
insopportabile, l’opposto
di Vicky, insomma! Per Dominique il discorso è diverso, mi piace renderla a quel modo!
Vicky inizia a prendere coscienza dei
suoi sentimenti, il che per
una come lei, è una tragedia. E riguardo Teddy, non
arrossisce perché è cotto
di Fleur o cavolate simili, non temete! xD E’ semplicemente
un tipo un po’ timido
che si imbarazza al contatto fisico di un’ adulta.
Non ci sarà un altro p.o.v
questa volta!
Ah, se volete dargli
un’occhiata, mi sono deliziata con qualche
immagine fatta col programma ‘facebookfake’. Sono
cavolate sui personaggi di
questa storia, ditemi cosa ne pensate! xD
http://i51.tinypic.com/ae1e9w.jpg
http://i53.tinypic.com/10px9vm.jpg
http://i56.tinypic.com/fa53c8.jpg
http://i52.tinypic.com/68g3ug.jpg
http://i55.tinypic.com/14loxw1.jpg
In ultimo, vorrei esporvi un dubbio.
La storia è seguita da 53
persone, ma sono solo quelle sei o sette a commentarla,
perché?! Chi mi conosce
sa che non sono il tipo da prendersela per recensioni poco articolate o
brevi,
a me basta sapere le vostre opinioni, nient’altro. Non do
peso alla forma o
allo stile, per cui non vi lincerei se postaste un commento non
chilometrico!
Figurarsi!
Bhè, alla prossima
fanciulle!
:*
|
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Capitolo 12 *** Dubbie proteine, Vecchi amici e primo Duello ***
11. Dubbie
proteine, Vecchi amici e primo Duello
<<
Yvonne, ti prego >>
<<
Shh! Non essere la solita guastafeste, non fare la
Marie! >>
Sbuffo una
risatina, osservando rapita il tentativo di Yvy
di infilare un ragnetto nella bocca semi aperta di un Dylan in stato
vegetativo. E’ caduto in letargo non appena
l’Hogwarts Express è partito dalla
stazione di King’s cross. Ha passato la notte in bianco a suo
dire, e non
voglio sapere per fare cosa. Beata ignoranza, beata ignoranza!
<<
Ci sono quasi… ancora un attimo >>
E’
fatta, Yvonne balza indietro non appena la missione si
compie. Si accascia sul sedile accanto a me, stringendomi il braccio in
attesa,
mentre Marie porta
una mano al viso,
coprendosi gli occhi. Dylan inizia ad agitarsi fino a svegliarsi e
combattere
contro un tentativo di soffocamento. Naturalmente io ed Yvy
sghignazziamo
allegramente, minimamente preoccupate per la sorte del nostro amico.
<<
Cos… argh… >>
Lo osservo
mentre deglutisce, balzando in piedi e ruotando
il capo a destra e a manca. Ci fissa con sguardo vacuo prima di
metterci a
fuoco e ricordarsi del luogo in cui si trova. Marie gli posa una mano
sul
braccio, lasciando che si sieda nuovamente accanto a lei. Ha
un’espressione
così preoccupata da far credere che il suo ragazzo non abbia
inghiottito un
semplice aracnide, ma più che altro quantità
industriali di sterco di drago. In
effetti, ora che ci penso, è un’ottima idea per
una prossima missione. Devo
ricordarmi di riferirlo ad Yvonne.
<<
Stai bene? >>
<<
Ssi… credo di si >>
<<
Certo che sta bene! Ha appena ingurgitato qualche
sana proteina >>
<<
Eh? >>
<<
Oh, ti conviene non chiedere >>
Gli strizzo
l’occhio, alzandomi e aprendo la porta dello
scompartimento. Lascio una Yvonne in preda a crisi epilettiche per le
troppe
risa, una Marie sull’orlo di vomitare e un Dylan spaesato che
fissa prima l’una
e poi l’altra, in cerca di chiarificazioni.
Cammino per il
corridoio infestato da primini, li spintono,
gli ringhio contro, qualcuno devo averlo pure calpestato, ma sono
così piccoli
e fastidiosi che non me ne curo minimamente. Mi fermo dinanzi alla
carrozza dei
Prefetti, poggio le spalle al muro e inizio a mangiarmi le unghie. Un
passatempo ideale per me, una cosa disgustosa per mia madre. Ma lei non
è qui,
di conseguenza posso passare anche alle pellicine.
Qualche minuto
dopo e sei unghie in meno, la porta si apre e
i primi Prefetti escono dallo scompartimento. Naturalmente Al e Teddy
saranno
gli ultimi. Saluto con la manina un paio di ragazze che mi fissano con
espressione
sorpresa. In effetti vedere Victoire Weasley
fuori da questa carrozza, deve avere
dell’incredibile. Sghignazzo
all’idea, ed è così che Shacklebolt mi
trova, presa da un attacco di ridarella
acuto.
<<
Sapevo fossi stramba, ma mi mancava vederti ridere
da sola >>
<<
C’è una prima volta per tutto, no? Magari un
giorno
riuscirò a vederti sorridere! >>
Sicuramente non
è questo il momento, perché l’unica
cosa che
scorgo sul suo viso è una smorfia infastidita. Affonda le
mani nelle tasche,
lanciando un’occhiata alle sue spalle per poi riposare lo
sguardo su di me. Mi
fissa con un’espressione incuriosita e scrutatrice che mi da
i brividi.
<<
Sei qui per Teddy? >>
<<
Di certo non sono qui perché diventata ligia alle
regole tutto ad un tratto >>
Sembra che
voglia dirmi altro, si intrattiene ancora qualche
secondo prima di voltarsi e incamminarsi lungo lo stretto corridoio
dell’Espresso. Sbuffo, cacciando fuori la lingua e tirando
con un dito la pelle
sotto l’occhio, così da mostrarne la parte rosata,
in una smorfia inquietante
anche per la sottoscritta.
<<
Victoire >>
Mi volto
lentamente, quando la voce di Teddy mi giunge
all’orecchio. Naturalmente sono ancora nella stessa posizione
di un secondo
prima e me ne accorgo dalla sua espressione un tantino turbata. Balzo
di un
passo indietro, ricacciando la lingua dove dovrebbe essere e
allontanando il
mio ditaccio dal viso. Tossicchio con noncuranza, improvvisando un
sorriso. Ma
devo aver tirato troppo la pelle sotto l’occhio
perché ora sembra preda di un
tic nervoso.
Porto una mano a
coprirlo, e con molta nonchalance faccio
finta di nulla. Teddy mi fissa un po’ disorientato, ma poi
deve decidere di
stare al gioco perché si incammina con passo tranquillo al
mio fianco, verso
uno dei tanti scompartimenti dell’Espresso. Apro una porta,
trovandovi due
ragazzetti che, dalla divisa devono essere Corvonero. Mi basta uno
sguardo,
reso ancora più inquietante dato il mio tic, per farli
sloggiare.
Mi accascio su
uno dei sedili e stranamente Teddy non si
siede di fronte a me come mi sarei aspettata, ma si accomoda al mio
fianco.
Sussulto impercettibilmente quando le nostre braccia, le nostre gambe
si
sfiorano, ma non credo se ne sia accorto perché mi rivolge
un sorriso sereno.
<<
Come mai eri là fuori? >>
<<
Ti aspettavo >>
Sembra un attimo
spaesato dalla mia sincerità, ma poi
annuisce, rilassandosi e guardando il panorama scorrere fuori il
finestrino. Abbasso
lo sguardo, osservando con spiccato interesse le mie unghie
mangiucchiate. La
sua vicinanza mi agita, il suo sfiorarmi accidentalmente mi provoca
strani
formicolii in tutto il corpo. Mai avevo provato simili sensazioni,
è come se
avvertissi un peso all’altezza del petto. E tutto questo
può avere solo un
nome, ed io stupida a non pensarci.
Stupida nel non
riuscire a denominare ciò che mi sta
accadendo, nel non riuscire a capire prima cosa il mio corpo mi
suggeriva. Ho
passato giorni in balia della mia incertezza, persa nei meandri della
mia
mente, tra dubbi e timori. Confusa e stordita
dall’intensità di ciò che
sentivo… dall’orribile e pressante senso di colpa.
E’
questo il motivo per cui stragli accanto mi agita a
questo modo, mi sento in colpa per averlo obliviato e cancellato un
episodio
della sua vita. Mi sono arrogata il diritto di sapere cosa fosse meglio
non
solo per me, ma anche per lui. Ho sempre saputo di essere meno profonda
di una
pozzanghera, ma non credevo di essere egoista fino a questo punto.
Devo parlargli,
rivelargli quanto accaduto, fare un mea
culpa, prostrandomi ai suoi piedi e implorando perdono.
Cosa che avevo intenzione di fare anche quel
giorno in spiaggia, ma purtroppo Fleur piombò a rompermi le
pluffe.
Gli lancio
un’occhiata di sbieco, indecisa sul da farsi.
Siamo soli, nessuno può disturbarci o meglio se qualcuno ci
provasse, non mi
limiterei ad uno sguardo assassino, ma lo azzopperei direttamente. Devo
raccogliere quel briciolo di coraggio che mi è dato essendo
una Grifondoro,
essendo una Weasley. Inspiro, chiudendo le palpebre e voltandomi verso
Teddy.
Ma quando le
riapro, il mio sguardo si posa su un volto fin
troppo sereno. Dorme beatamente, un’espressione simile a
quella di un bambino.
Sospiro, salutando l’ennesima possibilità andata a
farsi benedire, scivolata
tra le mie mani come fosse acqua ghiacciata. Riposo
l’attenzione su di lui,
fissandolo. E’ spontaneo il sorriso che inizia ad incresparmi
le labbra, è
istintivo avvicinarmi a lui e accoccolarmi sul suo petto.
E’naturale per me
stragli accanto, respirarne il profumo e chiudere gli occhi,
addormentarmi
cullata dal suo calore.
Riesco a
percepire un lieve ticchettio e solo dopo qualche
secondo, ricordo che sono tra le sue braccia e quel rumore altro non
è che il
battito regolare del suo cuore. Ma il tepore che mi avvolge
è così piacevole
che non ho la forza per riaprire gli occhi, voglio restare accucciata
nel suo
abbraccio ancora per un po’.
<<
Dovremmo svegliarli >>
<<
Peccato non dormano con la bocca aperta come quel
zoticone di Dylan, ho intravisto l’amichetto del ragno di
prima, avrei potuto
ripetere l’esperienza! >>
<<
Sono ancora qui Yvonne, rammenti? E se mi ripeti
ancora quanto accaduto, giuro che non rispondo di me! >>
<<
Oh, come la fai lunga! Cosa vuoi che sia? >>
<<
Che state facendo? >>
<<
Alastor! >>
<<
Cazzo Yvonne, mi hai perforato un timpano! >>
<<
Dormono ancora? >>
<<
Magari hanno passato la notte in bianco come te,
Dylan >>
<<
Non credo >>
<<
Ma si può sapere cos… >>
Continuano a
blaterare quelli che dovrebbero essere i miei
migliori amici. Schiudo appena le palpebre, rialzando lo sguardo su
Teddy.
Anche lui è sveglio, e non mi sorprende visto il trambusto.
Mi sorride,
carezzandomi la testa, per poi voltarsi verso gli altri.
<<
Cos’è questa storia di ragni, Dylan?
>>
<<
Non ricordarmelo! >>
<<
Oh, te lo dico io Teddy… >>
Mi rialzo
controvoglia, seguendo gli altri fuori dallo
scompartimento. Credo di aver dormito per quasi tutto il viaggio, visto
che
eravamo partiti da pochissimo quando ho raggiunto la carrozza dei
Prefetti.
Marie mi sorride, camminando accanto a me, mentre Yvonne sta
monopolizzando
Teddy per raccontargli la sua impresa. Li fisso rapita, vedendoli
ridere
insieme e sposto lo sguardo su Al, a pochi passi da me. Cammina dietro
di loro,
guardandoli con un’espressione a tratti disinteressata, a
tratti omicida. E’ un
miscuglio d emozioni quello lì, non l’avrei mai
detto.
Scuoto il capo,
dandomi qualche buffetto sulle guance per
svegliarmi. Ci accaparriamo una carrozza, dopo che Yvy ha passato circa
dieci
minuti a carezzare un thestral che solo lei riesce a vedere. E
così procediamo
verso il castello, e chissà per quale motivo,
l’idea di ingozzarmi al sontuoso
banchetto, non mi entusiasma per niente. Questo senso di colpa mi sta
uccidendo.
***
<<
Vuoi dirci cosa ci facevi appiccicata a Teddy?
>>
<<
Mh? >>
Mi volto verso
Yvonne che, pur trovandosi ad una lezione di
Storia della Magia, non ha la faccia spiaccicata al tavolo,
sonnecchiando
tranquillamente. Marie in mezzo a noi sospira, vedendo la sua
intenzione di
prendere appunti, sparire miseramente. Scrollo le spalle, grattandomi
la testa
e borbottando qualcosa tra uno sbadiglio e l’altro.
<<
Dormivo >>
<<
Si, ma tra le sue braccia! >>
<<
Oh, eravate così carini! >>
<<
Ehm, si? >>
<<
Lascia perdere i vaneggiamenti romantici della
Summers e rispondi alla mia domanda >>
<<
Cosa c’è da dire Yvonne? Stavamo semplicemente
dorm… >>
<<
Dormendo si >>
Sbuffa, portando
le braccia ad incrociarsi dietro la testa e
prendendo a dondolare sulla sedia.
<<
Come vuoi, ma sappi che trovo assurdo negare i
propri sentimenti. Sembra che qui non si faccia altro! >>
La fisso
imbambolata, sbattendo più volte le palpebre.
Sentimenti? Ritorno a fissare la mia pergamena linda e pinta, iniziando
a
sporcarla con qualche scarabocchio. Quel che si vede è quel
che c’è, non
nascondo nulla, eccetto un logorante senso di colpa. Si riferisce a
questo?
Gelosia,
disagio, turbamento. E’ questo che provo quando gli
sono vicina, questo che mi impedisce di comportarmi con lui come farei
con
chiunque altro. E mi sorprende che riesca a sentire tutte queste
emozioni e
molte altre, io che pensavo di possedere una sfera
emotiva simile a quella di un cucchiaino. Teddy
ha tutto questo potere su di me? Il
potere di rendermi così diversa?
Un tonfo alla
mia destra mi distrae dai miei pensieri;
sobbalzo, voltandomi. Naturalmente la sedia su cui Yvonne si dondolava
in
precario equilibrio, si è schiantata al suolo, portandosi
dietro il sedere
della mia migliore amica.
<<
Signorina MacDin sta bene? >>
<<
Oh, certo Casper! Solo qualche ammaccatura >>
<<
Come scusi? >>
<<
Vado in infermeria! >>
E fila via,
sotto lo sguardo sbigottito di Ruf e le risatine
degli studenti. Non mi stupirebbe se fosse cascata di proposito, da
Yvonne ci
si può aspettare di tutto.
E dopo le mie
insistenti preghiere a zio Harry, finalmente
la lezione finisce. Mi fiondo fuori dall’aula, respirando
aria che non sa di
stantio. Scovo subito la mia migliore amica, seguendo il suono della
sua
risata. E’ in compagnia di qualcuno che non conosco, ma a
giudicare dal suo
atteggiamento, devono essere in confidenza.
Resto a fissarli
incuriosita, quando Teddy ed Al mi
raggiungono, mentre Marie si ferma ad amoreggiare con Dylan. Li saluto
con un
cenno del capo, riaggiustandomi la tracolla sulle spalle. Non ricordavo
fosse
così pesante, cosa diavolo ci avrò messo? Di
certo non si tratta di libri. La
mia fata turchina scuote il capo, sorridendomi, prima di afferrare lui
stesso
la mia borsa e caricarsela sulle spalle.
<<
Grazie >>
<<
Di nulla. Andiamo? Abbiamo il club tra qualche
minuto >>
Annuisco,
incamminandomi con loro verso l’aula adibita ai
duelli, salutando con una mano Marie e Dylan. Passiamo accanto ad Yvy
che solo
ora sembra accorgersi di noi. Mi volto a guardare Al e non so
perché. E’
strano, ma sento il bisogno di capire cosa gli passa per la testa, di
leggere
cosa nasconde dietro quelle espressioni monotematiche. Naturalmente
trovo più
semplice decifrare antiche rune.
<<
Oh, Vicky vieni! Devo presentarti una persona!
>>
Mi sento
afferrare e trascinare via da Yvonne, trovandomi di
fronte il ragazzo che prima mi aveva così tanto incuriosito.
Rialzo lo sguardo
su di lui, è più alto di me di parecchi
centimetri. Lo scruto attenta, mentre
mi rivolge un sorriso a trecentosessantadue denti.
<<
Mi chiamo Vincent, è un piacere conoscerti. Tweety
non parla d’altro che delle sue migliori amiche e
di… >>
Lancia
un’occhiata a Shacklebolt, riposando rapidamente la
sua attenzione su di me.
<< Bhè, altre
faccende poco rilevanti >>
Annuisco,
stringendogli la mano che mi porge. Vorrei
ricambiare il suo sorriso, ma c’è qualcosa in lui
che poco mi convince. Sarà la
sua aria troppo bonaria, il suo aspetto schifosamente attraente, il
bianco
smagliante dei suoi denti o il fatto che ha appena chiamato
Yvonne… Tweety?
<<
T- Tweety? >>
<<
Oh, è un vecchio nomignolo che solevo darle. E’ un
personaggio dei cartoon babbani, non credo che tu possa conoscerlo
>>
<<
Quindi vi conoscete da molto? >>
E’
Yvonne a rispondere stavolta e nel suo sguardo c’è
uno
strano luccichio, per non parlare del suo solito sorriso meraviglioso,
ricomparso finalmente sul suo viso.
<<
Vinz abitava di fronte a me e Dylan prima di
trasferirsi in America coi suoi genitori. E’ ritornato in
Inghilterra solo
pochi giorni fa e il fedifrago non mi aveva avvertita! >>
Gli da un
pizzicotto, a cui lui risponde con un buffetto,
prima di scompigliarle i capelli. Ridono insieme e subito abbandono la
mia
impressione negativa. E’ bello rivedere Yvonne sorridere a
quel modo, il suo
calore riesce a proteggermi dal freddo di questo giorno di gennaio.
<<
Volevo farti una sorpresa, Tweety! >>
Questo ragazzo
deve avere un qualche potere particolare
perché è assurdo che Yvonne non stia stressando
Alastor, e anzi lo stia
addirittura ignorando. E come se il mio pensiero prendesse forma,
finalmente
nota lui e Teddy a pochi passi da noi.
<<
Ohè! Non vi avevo visto! Vinz loro sono Teddy Lupin
e Alastor Shacklebolt, i nostri capiscuola. Anche loro Grifondoro,
naturalmente
>>
Teddy gli
sorride, porgendogli la mano e con riluttanza,
Alastor fa lo stesso. Nascondo un risolino alla sua espressione, sembra
stia
per vomitare tanto è il disgusto che intravedo sul suo viso.
Per quanto possa
sembrare bizzarro, Shack è divertente, a modo suo
s’intende.
<<
Tweety che ne dici di farmi da guida in questo
posto immenso? >>
<<
Cert… >>
<<
Tra pochi minuti inizierà il primo duello al Club,
l’hai già dimenticato? >>
Yvonne sgrana
gli occhi, battendosi una mano in fronte.
<<
E’ vero! Mi spiace Vinz, dovremmo rimandare
>>
Il ragazzo
annuisce, non nascondendo il suo fastidio.
Ci sorride, prima di salutarci e posare un bacio
sulla guancia di Tweety. Potrei
far
compagnia ad Al nel vomitare. Lo osserviamo andare via, prima che
Yvonne mi
prenda sottobraccio, allontanandoci, seguite dai due Capiscuola.
Ascolto a
stento l’elogio encomiabile che fa del suo vecchio amico,
udendo appena qualche
grugnito alle mie spalle.
Arriviamo
all’aula dove una lunga pedana è stata posta per i
duelli. Otto tra i migliori Grifondoro sono stati scelti, e solo io ed
Yvonne
siamo del quinto anno. Oggi verrà sorteggiata la prima
coppia che si sfiderà a
suon di bacchetta. Con
trepidazione
ascoltiamo i due nomi e con altrettanto scoraggiamento constato che non
sarò io
a dover combattere.
Alastor e Kirke,
salgono sulla pedana, si inchinano prima di
lanciarsi incantesimi a vicenda. Sono veloci ed entrambi molto abili.
Mi è
quasi difficile seguirne lo scontro. Non avevo mai visto Shacklebolt
duellare,
ha una tecnica invidiabile.
Yvonne mi
artiglia il braccio quando uno schiantesimo di
Kirke, colpisce Al di striscio. Teddy, accanto a me è
altrettanto in ansia. Lo
guardo con la coda dell’occhio, osservandolo mangiucchiarsi
l’interno guancia.
L’ha sempre fatto quando era nervoso, sin da bambino.
E ancora
più rapidamente, la bacchetta dell’altro
Grifondoro
balza in aria, ricadendo a diversi passi da lui. Shacklebolt
l’ha appena
disarmato e come se la cosa non gli importasse minimamente, riscende la
pedana,
ascoltando appena i complimenti di McMillian e quelli degli altri
studenti.
Yvonne saltella
felice, andandogli incontro e
inaspettatamente abbracciandolo. Mi aspettavo che Al riafferrasse la
bacchetta,
lanciandole una maledizione o qualcosa di simile, invece lo vedo
abbassarsi
alla sua altezza e circondarle la vita con le braccia. Teddy
è sorpreso quanto
me, a giudicare dalla sua espressione e gli concedo una spallata per
risvegliarlo dal suo imbambolamento.
Due sono le
possibilità: o il
duello l’ha completamente scombussolato o… il duello l’ha completamente
scombussolato.
***
Oltrepassiamo il
ritratto della Signora Grassa, entrando in
Sala Comune, ancora intontiti dagli urletti di Yvonne e la sua cronaca
differita sull’incontro disputato poco fa. Sul rosso divano
scorgiamo il
belloccio biondastro in compagnia di Marie e Dylan.
Quest’ultimo, vedendoci, si
rialza, mollando uno scappellotto alla mia migliore amica.
<<
Ehi! >>
<<
Avresti dovuto dirmi subito che Vinz era qui ad
Hogwarts! >>
<<
Ma se l’ho saputo solo poco fa! >>
E via con calci,
pugni, morsi e gridolini di dolore del mio
virile Capitano. La fastidiosa risata del biondastro mi arriva alle
orecchie,
lo vedo rialzarsi e frapporsi tra i due, afferrando Yvonne per la vita
e
allontanandola dal suo avversario. Questo qui allunga troppo le mani,
per i
miei gusti.
<<
Calma, calma >>
<<
Vinz, difendimi! >>
<<
Che? Dovrebbe difendere me dai tuoi attacchi da
psicopatica! >>
<<
Hai iniziato tu! >>
<<
Chi ha duellato? Stavo per raggiungervi, ma…
>>
Marie lancia
un’occhiata ai tre, prima di avvicinarsi a me,
Teddy e Alastor. Quest’ultimo troppo preso ad osservare, con
espressione
indecifrabile, le mani di Vincent ancora posate sui fianchi di Yvy.
Riposo
l’attenzione sulla Summers, replicando gaiamente.
<<
Kirke ed Al! Naturalmente il nostro Caposcuola
gliele ha suonate! >>
Batto una mano
sulla spalla di Shacklebolt, rialzandomi
sulle punte per riuscire nell’intento. Marie gli sorride,
congratulandosi,
subito seguita da Dylan e anche dall’altro.
<<
Oh, avevo intuito fossi un tipo in gamba…
Complimenti >>
Gli porge una
mano, che Al non stringe. Si volta invece,
incamminandosi verso il divano, dove sprofonda, lo sguardo rivolto al
camino.
Vinz ci rivolge un’occhiata spaesata, ma per noi che
conosciamo le crisi
uterine del caposcuola, non vi prestiamo la minima attenzione.
Sbadiglio,
aprendo la mia spelonca e attaccandomi a Marie come un Koala al suo
albero.
<<
Andiamo a dormireeeee ? >>
Marie annuisce,
baciando Dylan sulla guancia e salutando gli
altri. Strizzo l’occhio a Teddy, fermandomi accanto ad Yvonne.
<<
Vieni? >>
<<
Vi raggiungo dopo >>
Seguo il suo
sguardo, fisso su Alastor. Annuisco, lanciando
un’occhiata alla mia Fata Turchina, sperando che capisca.
Naturalmente lo fa e
un attimo dopo ha trascinato Dylan e il nuovo compagno di stanza su per
le
scale del dormitorio maschile.
Eh,
si… mi compiaccio per la mia ritrovata perspicacia!
***
<<
E così... >>
Cerco di
intavolare una conversazione con la Summers, una
volta chiusa la porta della nostra camera. In realtà il mio
intento è portarla
sulla questione vecchio amico
inquietante.
<<
Dylan era entusiasta di riabbracciare Vinz >>
Stranamente mi
sta facilitando il compito. Mi volto,
osservandola sedersi sul letto di Yvy e guardare insistentemente i
propri
piedi. Ha la classica espressione del pulcino impaurito che sta per
dire
qualcosa di cui si vergogna profondamente. Marie è
così, ha una buona parola
per ogni essere vivente, persino per il decrepito custode. Ma ogni
tanto capita
che esprima qualche giudizio reale
e
assurdamente quella che ne soffre è lei.
<<
Anche Yvonne del resto, ma… >>
<<
Ma quel Vinz ha qualcosa di… strano, ecco.
E’…
>>
<<
Viscido? >>
Mi avvicino a
lei, posandole le mani sulle spalle,
scuotendola per far uscire quel briciolo di cattiveria che è
in lei. Ma quando
mi guarda con quegli occhioni da patronus di Zio Harry, sospiro,
accasciandomi
sul letto accanto a lei.
<<
Non è esattamente la parola che avrei usato,
però…
>>
<<
Però ci saresti andata molto vicino, vero? >>
Annuisce,
pensierosa.
<<
Non riesco a capire la ragione di questa mia
sensazione >>
<<
E’ perché ha troppi denti! >>
<<
Non credo c’entri questo >>
<<
Cosa facciamo a tal proposito? >>
<<
Che vuoi dire? >>
<<
Bhè, dobbiamo eliminarlo, no? O informare Yvy e il
capitano di ciò che pensiamo >>
<<
Non credo sia il caso. Non possiamo allarmarmi solo
per una prima impressione errata >>
<<
Ma non lo è! >>
<<
Potrebbe. Bisogna considerare il fatto che le prime
impressioni si rivelano essere sempre lontane dalla realtà.
Ad esempio, mi hai
confidato che inizialmente mi reputavi una secchiona rompipluffe
>>
<<
Ma tu sei una secchiona rompipluffe! Quindi procediamo?
>>
La porta della
nostra stanza si spalanca, rivelando una
Yvonne col volto in fiamme il fiato corto, avrà sicuramente
fatto le scale di
fretta.
<<
Yvonne, ritieni anche tu che Marie sia una…
>>
<<
Ho baciato Al >>
Okay, abbiamo un
problema più grave da risolvere. E stavolta
col cavolo che ricorreremo ad un Oblivion.
Sono un po’ in ritardo,ma eccomi qui! :)
Avete inteso bene, Vicky non ha capito
un’emerita
cippa! xD Attribbuisce il suo cambiamento nei confronti di Teddy ad un
senso di
colpa, causato dall’avergli rimosso la memoria. Abbiate
pazienza, è una
cretina! :p
E questo Vinz, direte vi, da dove è
sbucato? E’ un amico di infanzia d Dylan, suo coetaneo, e di
Yvonne. Lei l’ho
sempre visto come ‘l’altro fratello
maggiore’, lui non proprio come una
sorellina.
E il bacio?! Pubblicherò altri due punti
di vista, quello di Dylan ed Al!. ;)
A presto, fanciulle!
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Capitolo 13 *** Vietato ai minori, testate e rivelazioni ***
12. Vietato ai
minori, testate e rivelazioni
E’
passato un po’ di tempo da quando quella sera le labbra
di Teddy si sono appiccicate alle mie, per una ragione che mi
è ancora ignota.
Tuttavia dubito che fossi nello stesso stato in cui ora è
Yvonne. Ero in preda
ad un crisi isterica, sbalordita e confusa, l’opposto delle
emozioni che vedo
aleggiare sul volto della mia migliore amica.
E’
seduta da circa venti minuti sul suo letto, la schiena
poggiata al muro e osserva ostinatamente le dita della sua mano, quasi
le
dessero risposte che lei stessa sta cercando. E’ apatica,
depressa e
dispiaciuta. Mai avrei creduto che baciare il ragazzo di cui
è da sempre
innamorata, le provocasse questo. Ho sempre immaginato che non ci
avrebbe
lasciato chiudere occhio, tra dettagli, urletti isterici e sogni ad
occhi
aperti circa il loro matrimonio nella foresta proibita. Si,
perché ha sempre
avuto questo bizzarro desiderio.
Rispondo
all’occhiata preoccupata di Marie, prima di
avvicinarmi ad Yvonne e picchiettare le dita sulla coperta,
così da attirare la
sua attenzione. Rialza il capo con lentezza, quasi le costasse fatica e
mi
rivolge uno sguardo vacuo e assente. Cosa le prende? Dovrebbe esserne
felice,
Merlino!
<<
Yvonne perché… >>
<<
Non avrei dovuto farlo. Lui sta con Jane e io non
me ne sono minimamente preoccupata. Se fossi nei suoi panni, per quanto
odiosa
sia, non vorrei che qualcun altro baciasse il mio
ragazzo. Mi sento un verme >>
Ora è
tutto chiaro. Yvonne ha un senso dell’onore e una
lealtà che avrebbero fatto invidia a Godric Grifondoro in
persona. Sospiro,
avvicinandomi a lei e prendendole una
mano tra le mie; la sfrego un poco, carezzandola appena.
<<
Non sei un verme, Yvy… forse somigli qualche volta
ad un avvincino, ma… >>
Tossicchio,
schiarendomi la voce all’occhiata di Marie.
<<
Quello che volevo dire è che ti conosciamo,
sappiamo che non faresti mai del male a qualcuno, non volontariamente
>>
<<
Ma è proprio quello che ho fatto! >>
La Summers si
avvicina, sedendosi sul letto accanto a noi.
Sospira, portando alcune ciocche di capelli dietro
l’orecchio; guarda Yvonne
con sguardo sicuro e concentrato.
<<
Quando c’è in gioco l’amore, il confine
tra giusto
e sbagliato è molto labile. Tu hai seguito un impulso,
è stato il tuo cuore a
guidarti, non avresti potuto fare diversamente. Qualsiasi altra
persona, al tuo
posto, avrebbe fatto lo stesso. Inoltre sei qui a colpevolizzarti,
quando
Shacklebolt dovrebbe star peggio, dopotutto è lui che ha una
ragazza, lui che
ti ha permesso di avvicinarti così tanto da baciarlo
>>
Sia io che
Yvonne osserviamo la nostra migliore amica con
attenzione e nel mio caso, con altrettanta ammirazione. Ogni parola
giunge
chiara al nostro orecchio e sono certa che quel peso che gravava su
Yvy, si è
alleggerito un poco. Difatti la vedo annuire e sorridere mestamente.
<<
Cosa hai intenzione di fare comunque? >>
<<
Secondo me dovresti… >>
<<
Niente oblivion Vicky! >>
<<
Non stavo per proporle quello, miseriaccia!
Miscredente! >>
Yvonne alza una
mano, come per zittirci e alterna lo sguardo
da me e Marie per poi voltarsi e perdersi ad osservare il cielo scuro
fuori la
finestra.
<<
Gli parlerò, assicurandomi che il mio gesto non
abbia conseguenze sulla sua relazione con Jane. Poi
dimenticherò tutto >>
Alza
impercettibilmente un angolo della bocca in quello che
dovrebbe essere un mezzo sorriso.
<<
O perlomeno ci proverò
>>
E ci rialziamo,
schioccandole due baci sulle guance e
permettendole, finalmente, di riposare un po’. Non appena
sprofondo nel mio
letto, tiro le coperte sin sopra la testa, nascondendomi da una
realtà che mi
costringo ad ignorare. Fin ad oggi credevo che io ed Yvonne fossimo
uguali, una
sola anima in due corpi. Ma la verità è che non
potremmo essere più diverse.
Paragonata a
lei, non sono nemmeno degna di essere
considerata una Grifondoro; io che invece di affrontare un problema,
parlarne
con la persona interessata, preferisco fuggirne e cancellarlo con un
colpo di
bacchetta, come se non ci fosse mai stato. Ma Teddy mi ha baciata e
benché io
abbia voluto ignorarlo fin ora, mi rendo conto che non so
più farlo.
Porto le mani
sugli occhi, vorrei cancellare le immagini
che, prepotenti, ritornano alla mia mente. Voglio scacciarle con un
gesto secco
ed esasperato, ma è un vano tentativo. Teddy è
qui, nella mia testa. Ci sono le
sue labbra che sfiorano con irruenza la mia bocca, le sue mani che
percorrono
ogni centimetro del mio volto, i suoi occhi accesi da un sentimento a
me
sconosciuto. E’ dentro di me e nessun incantesimo
potrà cambiare questa realtà.
***
Riapro gli
occhi, quando un impertinente raggio di sole
decide di rompermi le pluffe. Ne chiudo uno, mentre l’altro
osserva
distrattamente il letto vuoto di Yvonne e la figura di Marie andare
avanti e
indietro per la stanza, intenta a riordinare qualcosa nel suo baule. Si
ferma
ad un tratto, voltandosi verso di me.
<<
Oh, sei sveglia >>
<<
No, è solo una tua impressione >>
Recupero le
coperte, tirandomele sino al naso e
raggomitolandomi in esse. Mi arriva la risatina della Summers,
così come i suoi
passi che piano si avvicinano al
mio
letto.
<<
Dovresti scendere con me per la colazione, anche se
è sabato. Hai gli allenamenti tra un’ora
>>
Balzo in piedi,
togliendo lenzuola e coperte dalla mia
persona, per gettarle lontano da me con un gesto di stizza. Mi agito
sul letto,
battendo i piedi e i pugni sul materasso. Marie rotea gli occhi,
allontanandosi
dalla mia irritazione mattutina e gettandomi la divisa come monito per
darmi
una mossa. Credo che mi ritirerò dalla squadra solo per la
poca voglia di
alzare il culo dal letto ad un’ora indecente.
Circa venti
minuti dopo, Marie mi spinge lungo le scale;
vuole velocizzare il mio passo o schiantarmi al suolo, non so. Mi
volto,
lanciandole un’occhiataccia e fermandomi due minuti buoni,
giusto per
innervosirla. E quando ho deciso di averla stuzzicata abbastanza,
riprendo a
camminare, avvertendo lo stomaco reclamare cibo.
<<
Ho talmente tanta fame che mangerei tutto il
Ministero, Ministro compreso! >>
Mi fermo
sull’ultimo gradino, trovandomi di fronte Yvonne
che, vedendoci, si volta verso di noi, e Shacklebolt che mi fissa con
un
sopracciglio inarcato e la solita aria scocciata.
<<
Senza offesa! >>
Aggiungo alla
mia prospettiva di divorare suo padre,
immagino che non sarebbe una cosa carina a vedersi. Non mi degna di una
risposta, limitandosi a lanciare un’ultima occhiata ad Yvonne
ed incamminarsi
fuori dalla Sala Comune. Una volta che ha attraversato il ritratto, mi
avvicino
ad Yvy, donandole una lieve spallata.
<<
Allora, diventerete appiccicosi come il pulcino e
il capitano? >>
<<
Noi non siamo appiccicosi! >>
Ignoro
tranquillamente la replica risentita di Marie,
concentrandomi sul viso della mia migliore amica. Accenna ad un
sorrisino,
scuotendo il capo e scrollando le spalle.
<<
Temo di no. Ho, evidentemente, immaginato cose che
non ci sono. Questione chiusa, ed ora andiamo ad ingozzarci, per
favore!
>>
Guardo di
sottecchi Marie e il suo cipiglio dubbioso, prima
di sorridere ad Yvy ed annuire. So che non deve averla presa nel modo
migliore,
so che il suo sentimento per Shacklebolt è spesso devastante
e oscura ogni
piccolo barlume di quella solarità che la caratterizza. Ma
so anche che il suo
cuore non si arrenderà mai a quest’amore, so che
lotterà per lui, sempre e
comunque, pur se il suo cervello le suggerisce tutt’altro.
Le poso un
braccio intorno alle spalle, afferrando Marie con
l’altro e spingendole letteralmente verso al Sala Grande e
non solo perché il
mio stomaco sta architettando una rivolta contro la sottoscritta, se
non lo
nutro immediatamente; ho voglia di vedere Teddy, i suoi capelli blu ed
il suo
sorriso timido e appena accennato. Voglio che mi parli e mi annoi con
qualche
stramba teoria a cui da voce, desidero stargli accanto, semplicemente.
E lo vedo poco
dopo, seduto al tavolo dei Grifondoro,
intento a parlare con Alastor, di fronte a
lui. Corro verso di loro, accasciandomi sulla panca accanto alla mia
Fatina
Turchina e facendolo sobbalzare per la sorpresa.
<<
Buongiorno Victoire >>
Gli sorrido,
sfiorandogli il braccio in un gesto del tutto
spontaneo e affettuoso. Mi sorride, porgendomi i miei pancakes, ci
aggiunge
sciroppo d’acero, miele e burro, proprio come piacciono a me.
Ed io gli passo
il suo caffè, rigorosamente amaro.
Sento un tonfo
alla mia destra, chiaro segno che anche
Yvonne ha preso posto accanto a noi.
<<
Sembrate una coppia di vecchi sposi >>
Sussulto,
rovesciando l’intero contenuto della tazza sui
pantaloni di Teddy che, naturalmente, sobbalza, quasi ustionato.
Afferro un
fazzoletto, pronta a ripulirlo, ma quando mi avvicino alla zona macchiata, fermo immediatamente la
mano. Non posso toccarlo lì, e
resto a fissare quel punto, come
imbambolata, indecisa su cosa fare.
<<
Faccio io >>
La sua voce mi
desta dalla contemplazione di quella
particolare parte del corpo umano, e con un colpo di bacchetta, si
ripulisce.
Rialzo lo sguardo su di lui, osservando i suoi capelli completamente
rossi.
Sgrano appena gli occhi, voltandomi immediatamente. Ma la situazione
non
migliora. Mi accorgo che tutti, ma proprio tutti, mi stanno fissando.
Chi con un
sorrisino malizioso, come nel caso di Yvonne, chi
con sguardo disgustato o divertito come Al e Dylan. Marie è
l’unica che guarda
da un’altra parte, col volto in fiamme. Porto una mano al
viso, sentendolo un
po’ accaldato, ma non credo assolutamente di essere
arrossita.
<<
E così… >>
Cerco in qualche
modo di intavolare un discorso sufficiente
a distogliere l’attenzione dalla mia recente figura di
m….
<<
Ti do una bella notizia Weasley, giusto per farti
dimenticare il teatrino vietato ai minori che ha inscenato poco fa
>>
Assottiglio le
palpebre, fulminando Dylan con lo sguardo. Se
è un suo tentativo per tirarmi fuori
dall’imbarazzo, sta fallendo miseramente.
Teddy al mio fianco, ha ripreso a dedicarsi alle sue uova, continuando
però a
tenere lo sguardo ben fisso nel suo piatto. Mentre i suoi capelli
ritornano
pian piano ad un colore normale, sempre se il blu può
considerarsi tale.
<<
Dicevo… che da oggi abbiamo un nuovo membro della
squadra di Quidditch >>
<<
Eh? >>
Ha la mia
completa attenzione, ora. Come ha osato introdurre
qualcun altro nella nostra ristretta cerchia di talenti senza chiedere
la mia
opinione? E’ pur vero che lui è il capitano e in
teoria, ma solo in teoria,
potrebbe farlo, ma… non si ignora così
apertamente il parere di Vicky Weasley,
miseriaccia!
Lo vedo ghignare
e indicare Vincent alla sua sinistra.
Sgrano gli occhi, rischiando di strozzarmi con la mia stessa saliva.
Sta
prendendomi in giro, non c’è altra spiegazione.
E’ il suo modo per attentare
alla mia stramba persona, non c’è alcun dubbio.
Dylan sa essere davvero sadico
e spietato.
<<
Stai scherzando, non è vero? >>
<<
No Vicky, io non scherzo mai sul Quidditch, dovresti
saperlo. E se ho dovuto scovare un altro cacciatore, è solo
colpa tua. Coote,
in seguito allo scherzo che gli hai rifilato, si rifiuta di tornare a
giocare
per la nostra squadra. Credo sia terrorizzato dalla tua violenza
ingiustificata
e ho dovuto rimpiazzarlo >>
Apro la bocca e
credo che il mio mento stia toccando la
superficie del tavolo, sporcandosi di briciole e annessi. Oltre il
danno la
beffa, e questo è completamente inaccettabile. Non solo
dovrò sopportare quel
Dentone anche agli allenamenti, ma questo accade solo ed esclusivamente
per
colpa mia e di quel piagnucolone di Coote, naturalmente.
Mi sono scavata
la fossa da sola e ora scusatemi, ma mi ci
vado a sotterrare!
<<
Congratulazioni Vinz! >>
<<
Oh, si… congratulazioni >>
Storco la bocca
alle parole delle mie migliori amiche,
rialzandomi e lasciando la tavolata e la mia colazione ancora intatta.
<<
Vicky, dove vai? >>
<<
A morire! >>
***
Sbatto
ripetutamente la testa contro il porticato, seduta in
una delle sue strette rientranze. E ancora e ancora, fin quando
qualcuno non si
siede accanto a me, distraendomi dal mio tentativo di rompermi quella
testa
bacata che mi ritrovo.
<<
Cosa stai facendo, esattamente? >>
Mi volto
lentamente, incrociando lo sguardo di Teddy. Una
qualsiasi altra persona sarebbe quantomeno spaesata e allarmata dal mio
comportamento, lui no. Mi fissa con un accenno di sorriso, ben
concentrato su
un punto preciso della mia fronte. Probabilmente sta aspettando la
comparsa di
un bel bernoccolo, un altro regalino per mia madre.
<<
Ecco… cerco di svegliarmi, ho ancora sonno >>
<<
Se continui così, più che svegliarti ti avvierai
verso il sonno eterno >>
Sbuffo una
risata, massaggiandomi la fronte. Mi lancia un’altra
occhiata, prima di guardare un punto poco precisato del cortile,
stendendo le
gambe e assumendo la solita aria pensierosa.
<<
Vinz non ti piace per niente >>
Non è
una domanda, piuttosto una semplice constatazione.
Teddy mi conosce bene, sa quali sono i miei pensieri, probabilmente
prima
ancora che si formino nella mia testa. Annuisco con convinzione,
battendo un
pugno sulla gamba.
<<
Ha troppi denti! >>
Riporta lo
sguardo su di me, per niente sorpreso dalla mia
affermazione. Ha capito che, nel mio caso, quella caratteristica
è sufficiente
a supportare la mia sgradevole teoria su quell’essere.
<<
In realtà nemmeno a me ispira molta simpatia, ma
sia a Dylan che ad Yvonne sta molto a cuore, ergo dovremmo dargli il
beneficio
del dubbio >>
<<
Mi rifiuto!
Voglio star lontana dalla sua viscit…
viscidum… visciosità >>
<<
Dal suo viscidume >>
<<
Già, è quello che ho detto >>
Sospiro,
osservando un ragazzetto che rincorre l’amico,
inciampando poi nei suoi stessi piedi. Ridacchio, prima di guardarmi
ancora
intorno e accorgermi che siamo approssimativamente soli. Non sta
dormendo, e
non c’è nessuna rompi-Fleur nei paraggi. Potrebbe
essere, questo, il momento
adatto a confessargli, finalmente, quella mia piccola e poco rilevante
colpa.
Mi schiarisco la
voce, tossicchiando appena.
<<
Teddy, c’è una cosa che dovrei proprio
dirti…
>>
<<
Ti ascolto >>
<<
Ecco, io… >>
<<
Weasley! Gli allenamenti porco Godric! Alza il culo
da lì e segui me, prima che decida di sbatterti fuori dalla
squadra prima che
tu abbia il tempo di dire Quidditch! >>
<<
Ouch >>
Sobbalzo,
voltandomi poi per dare l’ennesima testata al
muro. Inutile dire che Merlino non è esattamente dalla mia
parte.
***
<<
Weasley, ma dove hai la testa oggi? Il bolide,
porca miseria! Devi colpirlo, non stare a fissarlo! stava quasi
disarcionando
Vinz! >>
<<
Oh, ma non l’ho proprio visto! >>
Gli do le
spalle, finendo poi per volargli sopra la testa.
Naturalmente ho appena detto una piccola innocente bugia; i bolidi
riesco a
vederli quasi a miglia di distanza, ma ho voluto tranquillamente
ignorare
quello. Stava per schiantarsi sulla testa del Dentone, chi sono io per
impedire
la sua folle corsa? Inoltre sono convinta che Perrow abbia bisogno di
farsi un
po’ le ossa, o… rompersele.
<<
Dovresti concentrarti di più sul gioco, invece che
sulle tue insensate elucubrazioni >>
Mi volto,
trovandomi i trecentosessantadue denti di Vinz a
due centimetri dal viso e la cosa è indiscutibilmente
disgustosa. Inarco un
sopracciglio, stringendo il manico di scopa per evitarmi di buttarlo di
sotto.
<<
Prego? >>
<<
Hai sentito bene. Probabilmente non ti piacerò, e
la cosa non mi interessa minimamente; ma finchè siamo nella
stessa squadra e il
tuo ruolo è quello di proteggere i giocatori
dall’essere disarcionati o peggio,
ti suggerisco di comportarti da battitrice e non da ragazzina immatura
>>
Lo uccido, lo
disintegro, lo avadakedavrizzo e poi lo spello
vivo. Quel briciolo di buon senso che ancora avevo, deve essere
scomparso
all’ultima testata data al muro del porticato. La rabbia sta
invadendo ogni
briciola del mio corpo, non posso trattenerla. Lo afferro per la
divisa,
spintonandolo e avvicinandolo al mio viso.
<<
Sei riuscito ad incantare Dylan ed Yvonne, ma non
ci sei riuscito con me. Su una cosa hai ragione, tu non mi piaci. Sei
viscido,
sei falso e hai troppi denti! >>
Inarca un
sopracciglio, guardandomi con aria seccata e
perplessa allo stesso tempo. Poi sul suo viso appare un ghigno, un
sorriso
ambiguo che ha il potere di raggelarmi il sangue. Allontana la mia mano
da sé,
sistemandosi la divisa con finta noncuranza.
<<
Il tuo bel visino inganna più d’uno, non sei dolce
come appari. Dovrò stare attento a non scatenare
l’ira di una Veela? >>
<<
Il mio sangue Veela non c’entra un cazzo, Perrow!
Piuttosto ti suggerisco di non far arrabbiare una Weasley, non
garantisco per
la tua incolumità! >>
<<
Credi di intimorirmi ? >>
<<
No, credo che ti spaccherò il cu… >>
<<
Vicky, Vinz! Che fate ancora lì? Scendete! >>
Gli do una
spallata, prima di obbedire a Dylan. Riscendo
dalla mia Firebolt, lanciando un’occhiataccia a Wood e
incamminandomi verso gli
spogliatoi. Sento
che questa storia non
finirà bene, sento che inimicandomi lui, ho
contemporaneamente messo in gioco
la mia amicizia con due delle persone più importanti della
mia vita, ma allo
stesso tempo è indispensabile per me, rompergli tutti i
denti che si ritrova.
***
Una settimana,
un’intera settimana è trascorsa e quello
è
ancora tra i piedi. E’ovunque: al campo di Quidditch, in Sala
Comune, in Sala
Grande, l’altro giorno era persino in camera nostra
perché Yvonne aveva avuto
la brillante idea di farlo salire. Inutile parlare delle varie fatture
orcovolanti che ha schivato per miracolo.
Marie e Teddy
sono gli unici con cui posso parlare di quanto
questo mi mandi in bestia e la loro risposta è sempre la
stessa:
‘E’
anche lui uno studente di Hogwarts, è ovvio che sia in giro
per il castello’
Ma ovvio un
corno! Non ce lo voglio tra i piedi, e lo
sgambetto che l’altro giorno gli ho fatto, ne è
stata la prova lampante. Eppure
sembra non capire e sono giunta alla conclusione che, oltre ad avere un
problema alla bocca, ne ha uno anche al cervello.
Ma questo non
è l’unico mio problema. In questa stessa
settimana, non sono riuscita a parlare a Teddy dell’oblivion.
Ci ho provato, ma
sembra ci sia una strana congiunzione astrale per cui io e lui non
possiamo
restare due minuti soli. Ho provato a chiedere a Fiorenzo se ne sapesse
qualcosa.
‘Marte
è molto luminoso, stasera’
Questa la sua
risposta, inutile dire che non mi è servita ad
un merito piffero.
La mia vita era
pressocchè normale fino
a qualche tempo fa. Nessuna amica tristemente
innamorata, nessun dentone trai piedi, nessun bacio da obliviare,
nessuna
rivelazione da fare. E mi sorprendo sempre della mia innata
capacità di
trovarmi nei guai, anche quando non sono loro a cercarmi. No, io sono
quel tipo
di persona che i casini va a scovarseli col lanternino, giusto per
adempire
all’eredità lasciata dai miei zii.
<<
Testa tra le nuvole? >>
Sgrano gli
occhi, andando comunque a sbattere contro
qualcuno che mi afferra prontamente per le spalle, evitando di farmi
spiattellare il sedere a terra. Porto una mano sul naso, mentre gli
occhi
iniziano a lacrimarmi. Scorgo il viso di Teddy, preoccupato.
<<
Sto bene, sono solo la solita me
>>
<<
Pensavi ancora a come sbarazzarti di Perrow?
>>
<<
Più o meno >>
Riprendiamo a
camminare mentre annuisco pensierosa. Con la
coda dell’occhio mi guardo intorno, siamo soli. Puntello i
piedi al pavimento, afferrando
il suo braccio e stritolandolo. Abbassa lo sguardo su di me, guardando
la mia
espressione imbronciata e concentrata.
<<
Victoire, che cosa… >>
<<
Teddy ricordi cosa successe la sera in cui la
McGranitt ci parlò per la prima volta del Torneo?
>>
Mi guarda un
attimo spaesato, osservo la sua fronte
corrugarsi e sul viso formarsi un cipiglio adorabile.
<<
Ecco, in realtà… è imbarazzante,
ma… >>
<<
Non ricordi nulla, non è vero? >>
<<
In effetti no, ho un vuoto che comprende diverse
ore e Al mi ha riferito, poco gentilmente aggiungerei, che sembravo
reduce da
una sbornia. Assurdo perché non ho mai toccato alcool in
vita mia. Però ero
davvero confuso quel giorno e tuttora non credo di…
>>
<<
E’ colpa mia >>
Inarca un
sopracciglio, fissandomi con aria scettica. Prendo
un respiro profondo e stringo i pugni, costringendomi a mantenere gli
occhi
fissi nei suoi. Ho bisogno di dirgli la verità, non riesco
più a convivere con
questo senso di colpa. Non credevo che fosse un sentimento capace di
distruggerti a poco a poco, eppure lo sta facendo.
Sta logorandomi
senza che io possa impedirlo. Ogni volta che
gli sono vicina, sento un macigno sullo stomaco, è come se
avessi mangiato
quantità industriali di cioccorane e quelle si divertissero
a saltellarmi nello
stomaco. Non è piacevole, posso garantirlo.
<<
Siete qui, tra qualche minuto c’è il secondo
duello… andiamo? >>
No, no, e ancora
no. Mi volto lentamente, ruotando solo la
testa, per fissare la mia cosiddetta migliore amica. Yvonne
indietreggia
appena, sorridendo istericamente e aggrappandosi alla manica della
divisa di
Shacklebolt, anche quest’ultimo seriamente convinto della mia
poca sanità
mentale.
Devo avere
un’espressione orribile, forse i miei geni Veela
hanno deciso di sbucare fuori, di manifestarsi in tutto il loro superbo
splendore. E così dovrò somigliare, ai loro
occhi, ad una creatura che si
prepara a lanciare fuoco dalle mani.
<<
Oh, bhè… potete raggiungerci anche dopo, in fondo
>>
<<
No, veniamo anche noi >>
Lancio
un’occhiata disperata a Teddy che mima un ‘parliamo dopo’, prima di
incamminarmi
dietro di loro e assestare un calcio nel sedere ad Yvonne. Quando ci
vuole, ci
vuole.
Siamo ammassati
l’uno addosso all’altro nella piccola aula
per i duelli. C’è decisamente più gente
rispetto al primo duello, la maggior
parte delle altre case. Sono praticamente appiccicata a Teddy e non
rifletto
minimamente quando poso una mano sulla sua spalla, mi alzo sulle punte
e
avvicino le mie labbra al suo orecchio.
<<
Quella sera tu mi hai baciata, ed io la mattina
dopo ti ho obliviato >>
Osservo la mia
mano ricadere sul suo braccio, in una lenta
carezza mentre lui fissa ancora la pedana dinanzi a sé.
Quando si volta e
incrocio il suo sguardo, sento immediatamente la gola stringersi e il
respiro
mancarmi. Ha un’espressione incredula e… ferita.
<<
Nel prossimo duello si contenderanno la vittoria
Robert Sloper e Teddy Lupin. Prego, raggiungetemi >>
E’
Alastor a spintonare Teddy e distrarlo dal suo stato di
trance. Sembra ancora stordito quando sale sulla pedana e mi rivolge
ancora
l’ennesimo sguardo. Poi accade tutto troppo velocemente; vedo
solo il suo corpo
balzare dall’altra parte della stanza, in seguito ad uno
schintesimo di Sloper.
L’incontro non è nemmeno cominciato ed
è già finito, e la colpa è solo mia.
Rieccoci care fanciulle! Sono in ritardo?
No, è una vostra impressione
._.
Cosa c’è da dire su questo
capitolo… oh,
si! L’adorabile follia di Vicky raggiunge, oramai, livelli
davvero
preoccupanti. Non solo nei confronti del povero
Vincent, ma anche riguardo alla situazione
dell’oblivion. Bhè, perlomeno è
riuscita a confessare tutto al diretto interessato. Peccato che Teddy
né
rimasto talmente sconvolto da farsi schiantare senza opporre la minima
resistenza.
Questo è il prezzo da pagare per essere
amico di una come Victoire, scombussolarsi totalmente
l’esistenza! :D
Se volete saperne di più riguardo al
‘chiarimento’ tra Yvonne e Alastor, è
tutto in ‘Another p.o.v’. E’ breve e
riguarda solo ‘il mattino dopo’.
So di essere un tantino sadica a lasciarvi
sul più bello, ma… c’è
bisogno di suspance, ragazze! xD
Ah, il banner che vedete è opera di
LightsEfp,
che l’ha gentilmente realizzato per questa storia. Se avete
da ‘commissionarle’
qualcosa, fatevi avanti! xD
A prestissimo fanciulle! :*
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Capitolo 14 *** Uomo di latta, tatto di un Troll e ammissioni ***
13. Uomo di
latta, tatto di un Troll e ammissioni
L’infermeria
è sempre stata una meta a me gradita; ci sono
finita talmente tante volte in questi cinque anni che sono arrivata a
definirla
un secondo dormitorio. A differenza degli altri studenti di Hogwarts,
il suo
ambiente non suscita in me sentimenti negativi, al contrario. Mi da
quiete,
sicurezza; un’area del castello in cui riposare, in cui
rifugiarsi per
allontanarsi da tutto il resto.
Ma mentre sono
poggiata al muro di fronte alla sua porta, fissandola
con un’intensità tale da poterla abbattere se solo
lo volessi, ogni pensiero
positivo è come scomparso. I miei piedi sono così
incollati al suolo che non
riuscirei a muovermi nemmeno se lo volessi; e per la cronaca, non lo
voglio. Lì
dentro ci sono Teddy, un nuovo senso di colpa e una realtà
che vorrei non dover
affrontare.
L’unica
cosa a cui riesco a pensare è a quanto sono stata
stupida nel rivelargli la verità in quel modo, e al fatto
che mia madre,
probabilmente per la prima volta in vita sua aveva ragione: ho il tatto
di un
troll in un negozio di sfere di cristallo. Ha perso
l’incontro per colpa mia, è
stato schiantato a metri di distanza a causa mia e ora giace in un
letto solo
perché ho voluto liberarmi da quel peso il prima possibile.
Ma tolto quello,
se ne è aggiunto un altro. E’ forse più
pesante, un macigno gigantesco che preme sul mio stomaco,
schiacciandolo a poco
a poco. Continuo a sbagliare con lui, continuo a commettere passi falsi
e
deluderlo, quando invece lui non fa altro che l’opposto. Mi
è stato vicino in
questi mesi, mi ha aiutata quando ne avevo bisogno, un’ombra
discreta alle mie
spalle che mai mi lascia sola. Teddy è l’ appiglio
nella bufera della mia vita,
ed io una nuvola grigia nel suo cielo limpido ed incontaminato.
<<
Non entri? >>
Sobbalzo,
voltandomi. Presa com’ero dai miei vaneggiamenti,
non mi ero accorta dell’arrivo di Shecklebolt che ora, mani
in tasca e sguardo
dubbioso, mi fissa con un sopracciglio inarcato, indicando col mento la
porta
dell’infermeria. Abbasso lo sguardo, muovendo il capo in
segno di diniego. Lo
sento sospirare e muovere qualche passo, poggiando le spalle al muro,
accanto a
me.
<<
Weasley hai fatto una cazzata, e la cosa non mi
sorprende poi tanto. E’ triste che io non riesca nemmeno
più ad arrabbiarmi per
quello che tu ed Yvonne combinate, è come se le vostre
azioni scellerate
fossero ormai parte integrante di voi. Se aprite bocca, dite qualche
oscenità;
se muovete un dito, probabilmente qualcuno si farà male. Mi
stupirei se
avvenisse il contrario >>
Rialzo il capo,
osservandolo sciorinare i suoi pensieri. Di
solito la sua voce è strascicata e annoiata, come se gli
costasse uno sforzo
enorme replicare ad una qualsiasi affermazione. Ora è
diversa, sembra che pensi
davvero ciò che dice, benché non sia certa che si
tratti di una sorta di
consolazione; è come se cercasse di sminuire la
gravità della cosa, come se
stesse tentando di trovare un modo per scacciare il mio malumore,
adducendo
ragioni non del tutto errate.
<<
Non dovresti restartene qui impalata a fissare
quella porta, come se nascondesse, in qualche crepa, la soluzione ai
tuoi
problemi. Non so se Teddy sia arrabbiato o meno, non so cosa tu gli
abbia detto
di tanto terribile da scioccarlo a tal punto, ma… so che
vorrebbe vederti, ora. Puoi
scusarti con lui o puoi non farlo, può
cacciarti o può ascoltarti. In ogni caso ti suggerisco di
entrare ed
affrontarlo >>
<<
Come mai ti stai comportando come un essere umano?
>>
<<
Non lo faccio per te, Weasley. Teddy è un buon
amico per me, e che tu creda o meno al fatto che io sia in grado di
provare dei
sentimenti, gli voglio bene. E lo conosco, so che ha bisogno di vederti
>>
Gli sorrido,
dandogli una pacchetta sulla spalla. Prendo un
profondo respiro e stacco le spalle dal muro, compiendo qualche passo
verso il
lato opposto del corridoio. Prima di aprire la porta
dell’infermeria, mi volto
un’ultima volta.
<<
Non importa che tu l’abbia fatto per Teddy, mi hai
aiutata comunque. E si, la voce che tu sia in realtà un uomo
di latta senza un
cuore, l’ho messa in giro io qualche anno fa. Ma non
lasciarti ridurre in
ferraglia, piuttosto accetta quel piccolo cuore foderato di seta che
solo una
persona può darti >>
Gli strizzo
l’occhio, dopo aver trattenuto un risolino alla
sua espressione sorpresa e confusa. Immagino che non conosca quella
vecchia
storia che zia Hermione amava raccontarmi da piccola, ma non credo che
gli sia
sfuggito il senso delle mie parole.
Mi chiudo la
porta alle spalle, intravedendo, poco distante,
una capigliatura di un poco rassicurante blu tempesta, risaltare nel
bianco
delle pareti e del modesto arredamento. Mi avvicino al suo letto e
quando mi
ritrovo a poca distanza da lui, lo vedo voltarsi. Restiamo a fissarci
per
diversi secondi, nessuno apre bocca. Sento lo stomaco attorcigliarsi e
un senso
di nausea assalirmi, ma presuppongo che vomitargli addosso non sarebbe
esattamente un modo per scusarmi.
Compio qualche
altro passo verso di lui, urtando nel
tentativo, il paravento posto accanto al letto. Lo afferro prima che si
sbilanci e mi cada addosso, reprimendo un’imprecazione tanto
sentita da far
accapponare la pelle vellutata di Fleur.
<<
Ops, scusa >>
<<
Ti scusi per la tua goffaggine, per il poco tatto
che hai avuto o per il poco interesse mostrato nei miei riguardi,
obliviandomi?
>>
Sbatto
più volte le palpebre, cercando di metabolizzare le
sue parole, pronunciate fin troppo velocemente. La sua voce non
è fredda o
distaccata, come potrebbe essere quella di Alastor. E da essa posso
chiaramente
capire che, più che arrabbiato, è deluso. Il che
è anche peggio.
<<
Mh, per tutte queste cose che hai elencato?>>
<<
Perché l’avresti fatto? >>
<<
So che può sembrarti assurdo in questo momento, ma
l’ho
fatto anche per te >>
<<
Per me? Mi avresti fatto un favore cancellandomi la
memoria? >>
<<
Esatto! Avresti dovuto vedere la tua faccia dopo…
dopo il bacio. Eri spaventato, disorientato, certamente stavi pensando
di voler
tornare indietro o stavi riflettendo su un qualsiasi modo per rimediare
a
quanto accaduto. Ti ho evitato di affrontare il problema
>>
<<
Non sono un bambino bisognoso di protezione,
Victoire. Avrei saputo affrontare la cosa anche senza il tuo intervento
>>
<<
Bhè io no! >>
Io che dovrei
restarmene buona ad ascoltare il suo
risentimento, accettare la sua indignazione senza batter ciglio,
esplodo
alzando la voce e pregando, al contempo, di non attirarmi anche
l’ira di Madame
Pomfrey. Reggo il suo sguardo, ora lievemente sorpreso, oltre che
accigliato.
<<
Non ero in grado di affrontare le conseguenze del
tuo bacio, il cambiamento che ne sarebbe derivato. Da poco ci eravamo
riavvicinati e sentivo che avremmo potuto essere davvero amici, ma tu
hai rovinato
ogni cosa >>
Ecco come
rigirare la frittata, pur non intenzionalmente.
Non ho il diritto di aggredirlo o incolparlo di quanto accaduto, ma le
parole
escono dalle mie labbra senza il minimo controllo. E quando mai
c’è stata
connessione tra il mio cervello e la mia bocca?
<<
Questo non giustifica il tuo comportamento >>
Sospira,
passandosi una mano tra i capelli e distogliendo lo
sguardo. Sembra stanco, davvero esausto e presumo che non lo sia solo
per
l’incontro ravvicinato con la parete nell’aula
duelli. Sono io a spossarlo, a
creare caos nella sua vita prima fatta di ordine e
tranquillità. Sono un
elemento di disturbo nella sua quiete.
<<
Signorina Weasley è il caso che lei vada, ora. Il
Signor Lupin ha bisogno di riposo dopo quanto accaduto. Dovrebbero
abolirli
quei duelli, è inconcepibile che… >>
Madame Pomfrey
continua a borbottare qualcosa contro la
pericolosità del Torneo e la poco lungimiranza dei
professori. Annuisco
distrattamente, riposando lo sguardo su Teddy che mi guarda appena;
alzo una
mano, muovendola piano per salutarlo. Risponde con un misero cenno del
capo,
prima che io mi volti e lasci l’infermeria.
***
<<
Almeno non ti ha cacciato via a calci nel sedere,
cosa che io avrei fatto! >>
<<
Teddy non è quel genere di persona, non avrebbe
potuto >>
<<
Io continuo a non capire cosa diavolo tu gli abbia
fatto di tanto grave >>
<<
Presumo che Teddy me lo dirà, ma sono curioso.
Cos’è successo? >>
Mi fermo,
smettendo di camminare avanti e indietro per la
Sala Comune. Osservo uno ad uno i miei compagni di casa, seduti chi sul
divano,
chi sulle poltrone, intenti ad assecondare il mio stato confusionario.
Yvonne e
Marie, alla domanda di Shacklebolt, mi fissano, sostenendomi. Dylan mi
guarda
con un sopracciglio inarcato e la curva delle labbra lievemente piegata
all’insù. Scommetto che, conoscendomi, immagini
che si tratti di qualcosa di
estremamente esilarante.
E probabilmente
dal loro punto di vista, potrebbe esserlo.
Dal canto mio, mi rendo conto dell’assurdità della
cosa solo ora. Solo dopo
aver letto la delusione negli occhi di Teddy, l’amarezza
nella sua voce e lo
sconforto nelle sue parole. Sospiro, accasciandomi sulla poltrona,
poggiando le
braccia sui braccioli rotondi e le gambe sul tavolino basso.
<<
L’ho obliviato dopo che mi aveva baciata >>
Silenzio.
Rialzo lo
sguardo per sincerarmi delle loro reazioni; se non
fossi in una situazione decisamente tragica, scoppierei a ridere. La
faccia di
Shacklebolt è qualcosa di indescrivibile, ha gli occhi
sgranati e la bocca
dischiusa, come a voler parlare, ma trovandosi completamente incapace
di farlo.
La bocca di Dylan invece è completamente aperta, tanto che
Yvonne,
ridacchiando, gliela richiude con poca delicatezza.
<<
Non l’hai fatto sul serio >>
<<
Questo… questo supera qualsiasi congettura io
avessi osato fare e credimi, addentrarmi nei meandri oscuri di una
mente simile
alla tua, è indiscutibilmente faticoso >>
Storco il naso
all’affermazione di Alastor, sbuffando e
assumendo sulla poltrona, una posizione più umana che
scimmiesca.
<<
Ero confusa e spaventata, d’accordo? Ho agito senza
riflettere >>
<<
Io trovo che tu abbia fatto la cosa giusta >>
Tutti ci giriamo
verso il ritratto della Signora Grassa da
cui sbuca il dentone. Mi volto nuovamente verso il camino, del tutto
intenzionata ad ignorarlo, sebbene lui continui ad aprire la sua bocca
da
trota, troppo sproporzionata per un essere umano.
<<
E credo che qualcun altro avrebbe dovuto seguire il
tuo esempio >>
Con la coda
dell’occhio lo vedo guardare insistentemente
nella direzione di Yvonne che, schiarendosi la voce, distoglie
rapidamente lo
sguardo.
<<
C’è chi considera un bacio un semplice sfioramento
di labbra, sminuendo totalmente il suo significato. In questo modo si
tende a
baciare chiunque, per le ragioni sbagliate >>
<<
Veramente non credo che… >>
<<
Sono certo che la ragione che ha spinto Teddy a
baciare la Weasley non
sia sbagliata
>>
<<
Ah, no? Immagino che tu abbia ragione, del resto
sei il suo migliore amico e lo conosci meglio di chiunque altro.
Inoltre mi è
parso un ragazzo a posto, diverso da chi bacia qualcuno per gioco,
dimenticandosene il giorno successivo perchè ha una
sottospecie di ragazza da
cui tornarsene >>
Yvonne
è letteralmente sbiancata, ha lo sguardo basso e
stringe la stoffa della gonna quasi a volerla strappare. Dylan dondola
nervosamente la gamba, suo marchio quando inizia a perdere le staffe e
Marie,
sorprendendomi non poco, fissa Perrow come se volesse mandargli un
Avada
Kedavra con gli occhi, del resto il colore è lo stesso.
Shacklebolt
sembra tranquillo, continua a restarsene seduto
sulla sua poltrona rossa, mantenendo lo sguardo su Vincent, dinanzi a
lui.
Quest’ultimo gli sorride sfacciatamente, dondolandosi sulle
gambe, gongolando
senza il minimo ritegno. Se
non fossi
stanca e provata da quanto accaduto con Teddy, gli darei un calcio in
bocca,
tanto forte da fargli cadere tutti i trecentosessantadue denti che si
ritrova.
<<
Diverso anche da chi cerca di essere benvoluto da
tutti, quando è solo un viscido verme >>
<<
La conversazione sta prendendo una piega
decisamente interessante. Vedi Shacklebolt, l’unico motivo
per cui mi detesti è
a causa del mio rapporto con Yvonne e sinceramente la cosa mi
sorprende. Perché
fingi che t’importi di lei, quando sei il primo a farle del
male? >>
<<
Parli di cose che non conosci >>
<<
So quello che mi è stato detto, quello che ho
visto. Yvonne è innamorata di te da anni e in tutto questo
tempo tu ne sei
sempre stato al corrente, ignorandola comunque. Ma poi decidi di
giocare con
lei... ti avvicini, ti allontani. Prendi il suo cuore, per deriderla
perchè, e
credo che tutti convengano con me, il tuo comportamento, nel tempo, non
è da
definirsi propriamente quello di un gentiluomo >>
Ammetto che le
sue parole non mi risultano del tutto
insensate, evidentemente anche le trote mostrano un cervello, di tanto
in
tanto. Alastor sembra pietrificato, continua a fissarlo, ma dubito che
stia
vedendolo davvero. Probabilmente ciò che ha appena udito, ha
sortito un effetto
su di lui. E qualche minuto dopo si rialza, incamminandosi verso il
proprio
dormitorio, senza degnarci di un’occhiata.
Alastor
può essere il misogino più odioso che io conosca,
può aver commesso degli errori e può risultare
terribilmente irritante a volte,
ma è un mio amico, sebbene mi ci sia voluto diverso tempo
per capirlo. E solo
poche ore prima, lui mi ha aiutata, nel suo modo bizzarro, ma
l’ha fatto.
Mi rialzo,
parandomi di fronte ad un Vinz ancora sorridente e
dall’aria soddisfatta.
<<
Tu prova a rivolgerti in questo modo a lui e ai
miei amici ancora una volta, ed io farò in modo che tu non
possa più sederti
per il resto della tua vita >>
<<
Mi sculaccerai? >>
<<
No, ti infilerò una scopa su per il c…
>>
<<
Va bene, ora basta! >>
Dylan si rialza,
afferrandomi un braccio e allontanandomi
delicatamente da Perrow, rivolgendomi un’occhiata quasi
supplichevole a cui,
sfortunatamente, non sono in grado di oppormi. Poi si rivolge a Vinz,
guardandolo in modo decisamente poco amichevole.
<<
Sebbene non condivida pienamente l’intenzione di
Vicky di deplorarti a quel modo, la penso esattamente come lei sul
primo punto.
Sei qui da poco Vinz, ma non ti sei guadagnato la simpatia di nessuno,
eccetto
la mia e quella di Yvonne. Alastor è uno stronzo e su questo
non ci piove, ma è
un mio amico ed io solo posso prenderlo a pugni o insultarlo, in caso.
Se vuoi
che continui a starti accanto, devi riconsiderare il tuo atteggiamento.
In caso
contrario, puoi tornartene da dove sei venuto >>
E
così Dylan è capace di minacciare qualcuno anche
senza
sbraitargli contro e urlargli le peggiori imprecazioni? Mi chiedo
perché non
usi la stessa flemma e diplomazia anche con me, sul campo di Quidditch.
Perrow resta a
fissarlo ancora per qualche secondo, prima
stupito, poi con espressione risentita. Rivolge una rapida occhiata ad
Yvonne
che lo ricambia con una decisamente gelida. E quando ha finalmente
lasciato la
Sala Comune, Marie balza in piedi, portando le braccia al collo di
Dylan e
baciandolo con una veemenza decisamente non da lei. Inutile dire che
Wood
afferra al volo l’occasione di sbaciucchiarsela e stringerla
in uno dei suoi
abbracci da boa constrictor.
Intanto
raggiungo Yvonne, abbracciandola e ridacchiando alla
disgustosa scenetta che si presenta dinanzi ai nostri occhi,
consapevoli che,
per pochi istanti, possiamo accantonare i nostri dilemmi. Tra qualche
ora si
ripresenteranno, più agguerriti che mai.
***
<<
Vicky, i tuoi continui borbotti mi stanno
distraendo dal copiare il compito di Marie! Quindi ti intimo di
piantarla
all’istante >>
<<
No! >>
<<
Sei fastidiosa, ne sei consapevole? >>
<<
Sei un’insensibile, Yvonne… per niente partecipe
del mio dolore! Teddy mi ha praticamente ignorata oggi, limitandosi a
tristi
cenni col capo sia a pranzo che a cena >>
<<
Bhè, ma cosa pretendevi? Che ti ringraziasse per
avergli rimosso la memoria? >>
Balzo in piedi,
voltandomi verso la mia migliore amica,
seduta sul tappeto della Sala Comune e intenta a fregarsene della
sottoscritta.
Marie ci lancia occhiate esasperate, limitandosi a rialzare gli occhi
al cielo
di tanto in tanto.
<<
Nessuno comprende il mio tormento! Me misera e
insofferente… ora uscirò e vagherò
sotto la pioggia, sola col mio dolore
>>
<<
Non sta piovendo >>
<<
Vedete? Non me ne va bene una! >>
E mentre mi
sbraccio, saltellando da un piede all’altro col
broncio e l’aria insofferente, il ritratto della Signora
Grassa si apre,
lasciando passare un Teddy sorridente, seguito da Dylan. Ma non appena
lo
sguardo del primo incrocia il mio, il sorriso sulle sue labbra muore
per
lasciare posto ad un’ espressione mesta. Non riesco a
sopportarlo; chiunque
posi gli occhi su di me, spontaneamente ride, è una
verità inalienabile.
Ridi
Teddy, guardami in faccia e scoppia in una fragorosa risata.
Non lo fa e dopo
un misero saluto rivolto a tutte, si
incammina verso i dormitori maschili. Ed
io sento il bisogno di fermarlo, di urlargli che sono una stupida, che
mi
dispiace di averlo deluso, ancora una volta. Ma naturalmente
ciò che esce dalla
mia bocca, avrebbe fatto molto meglio a restarsene lì.
<<
L’altro ieri mi sono spiaccicata in una
pozzanghera! Ero ricoperta di fango dalla testa ai piedi, ne avevo
così tanto
tra i capelli, che sembravo castana… inoltre puzzavo da
morire! >>
Lo vedo fermarsi
e restarsene impalato per qualche secondo,
prima di voltarsi verso di me e lanciarmi un’occhiata
confusa. Sento
chiaramente le risate malcelate di Yvy e Dylan e i sospiri di Marie. Lo
vedo
scrollare le spalle e replicare alle mie parole con un tono piatto e
annoiato,
prima che vada via.
<<
Mi dispiace per te >>
Questo non mi
basta; non mi accontento di vedere le sue
spalle e mi uccide la distanza che mette tra noi due. Non posso
permettergli di
allontanarsi da me e cancellare in un battito di ciglia tutto quello
che
avevamo faticosamente costruito, dopo anni.
<<
Puzzi ancora Vicky >>
Ignoro il
commento di Dylan e le risate di Yvonne, fiondandomi
su per le scale del dormitorio, spalancando la porta della sua camera,
prima
che Teddy possa chiuderla alle sue spalle. Si volta verso di me,
sgranando gli
occhi e indietreggiando.
<<
Ti dico che puzzo e tu vai via? >>
<<
Non mi sembra che tu… oh, ma di cosa stiamo
parlando? >>
<<
Del fatto che non puoi ignorarmi! >>
<<
Non lo sto facendo, ho solo bisogno di qualche
giorno per metabolizzare la cosa >>
<<
Ma io non lo sopporto! >>
Mi rivolge
un’occhiata che definire penetrante sarebbe usare
un eufemismo, prima di scuotere il capo e
sedersi sul proprio letto. Mantiene lo sguardo basso,
posando i gomiti
sulle ginocchia e congiungendo le mani. Ha assunto la solita
espressione
accigliata e pensierosa, come se stesse ponderando su chissà
quale dilemma
esistenziale.
<<
Ci siamo ignorati cordialmente per anni, Victoire.
Che differenza vuoi che facciano un paio di giorni? >>
<<
La differenza c’è… >>
Rialza il capo,
guardandomi negli occhi, attendendo che io
parli ancora. Io invece abbasso lo sguardo, incrociando le dita e
torturandole
come solo Yvonne sa fare.
Cosa
fare?
Cosa
dire?
Spero solo di
non sparare l’ennesima cazzata del giorno
perché nemmeno io la sopporterei e credo fermamente che lo
stesso Teddy, per
quanto tranquillo ed educato, mi sbatterebbe fuori a calci. Yvonne mi
direbbe
di sputar fuori la prima cosa che mi viene da pensare, Marie mi
suggerirebbe di
fermarmi a riflettere sulle conseguenze che, qualsiasi mia parola,
possa avere.
Ma io decido di essere Victoire, per l’ennesima volta, e
rivelargli quella
verità che da poco ho compreso.
<<
E’ che ora so cosa vuol dire far parte della tua
vita, Teddy… e non voglio rinunciarci >>
E’
stato un sussurro, ma sono certa che lui l’abbia udito,
pur non azzardandosi ancora a replicare.
E rialzo lo sguardo, osservando la sua espressione. Non
sembra sorpreso,
infastidito o felice all’idea che io lo voglia accanto a me;
non sembra niente
di niente, è come se fosse assente. Mi fissa, ma non sono
sicura che riesca a
vedermi.
E poi sembra
destarsi, scuotendo il capo e sospirando. Con
una mano sfrega il viso pallido, riabbandonando il braccio sulle
ginocchia.
<<
Sai bene che non potrei mai escluderti dalla mia
vita, Victoire >>
<<
Perché sono la nipote del tuo padrino >>
<<
Perché non ci riuscirei, perché ti sei
appropriata
di ogni pezzo del mio cuore e credimi se ti dico che da qui, non andrai
mai via
>>
Lo dice
toccandosi il petto, fissandomi con occhi sinceri e
quasi supplichevoli. E nemmeno ora mi do tempo di pensare, quando corro
verso
di lui, abbracciandolo. Mi siedo sulle sue gambe, stringendogli le
braccia al
collo e affondando il viso tra i suoi capelli. E’ urgente il
bisogno che ho di
sentirlo vicino, di riprendermelo dopo tutta la distanza che ha messo
tra noi.
Distanza che non sono in grado di sopportare, comportandomi
probabilmente da
ragazzina ostinata e irragionevole.
Rivoglio
il mio Teddy.
<<
Victoire >>
Mi allontana
delicatamente da sé, posando le mani sulle mie
braccia e scostandole dal suo collo. Avverto un freddo improvviso
gelarmi le
ossa e nemmeno il suo sguardo riesce a scaldarmi. Se non posso essere
tra le
sue braccia, niente può darmi calore.
<<
Victoire >>
Ripete il mio
nome, e la sua sembra una supplica. Sta
pregandomi di stargli lontana, di arrendermi al fatto di averlo perso?
Non lo
farò mai. Balzo in piedi, non accennando a distogliere gli
occhi dai suoi, può
leggermi dentro e capire quanto io sia sincera.
<<
Ti ho chiesto scusa, ti ho supplicato di perdonarmi
>>
<<
E l’ho fatto, sono sincero >>
<<
Ma allora… >>
<<
Non è per questa ragione che… >>
Si rialza,
passandosi una mano tra i capelli e sbuffando,
agitato. Fissa un punto imprecisato della stanza e poi nuovamente
guarda me. Ed
ogni secondo che passa, sono sempre più frastornata. Non
sono in grado di
capirlo, non sono brava nell’afferrare i sentimenti di
qualcun altro.
<<
Sebbene tu abbia cancellato quel bacio, non toglie
che ci sia stato. E mi ha ferito che tu non vi abbia dato la minima
importanza.
Non l’ho fatto per gioco, e quello che provavo allora, provo
adesso >>
<<
Io… >>
<<
Non mi basta più esserti solo amico, non mi
accontento di restare dietro di te a sorreggerti, voglio essere al tuo
fianco,
Victoire >>
Pensavo che
volesse cacciarmi dalla sua vita a calci nel
sedere, che volesse ignorarmi e andare avanti come aveva sempre fatto,
circondato da quelle poche persone che rientravano perfettamente nei
suoi
schemi, che
condividevano il suo essere
semplicemente perfetto. E che desiderasse disfarsi dell’unica
nota stonata
nella sua perfezione: io.
Siamo
così diversi io e lui, cosa condividiamo?
Un’infanzia
volata via, un passato in comune e un futuro incerto. Lui sa cosa
vuole, mentre
io annaspo ogni giorno per prendere anche la più piccola
decisione. L’unica
lezione che ho imparato, di tutta questa storia, è che non
mi sento alla sua
altezza.
Ma ora
è qui, dinanzi a me, fissandomi come se con una mia
parola potessi condannarlo o salvarlo; c’è attesa
nel suo sguardo e speranza.
Di
qualcosa Vicky, qualsiasi cosa.
Digli
che è importante per te, che gli vuoi bene, che…
<<
Forse è meglio che tu vada, ora >>
O
non
dirgli nulla, annuisce e vai via.
Non odiatemi per aver concluso a questo
modo il capitolo! Nel prossimo ci sarà molto altro! :D
C’è molto Teddy/Vicky
qui… era
inevitabile visto il guaio in cui la nostra Weasley si era cacciata!
Non so se pubblicherò un altro p.o.v, se
lo farò riguarderà Marie e non si
incastrerà con questo capitolo, come sono
abituata a fare! Vi avviserò nella mia pag face book, nel
caso in cui ci sarà…
A questo proposito, il link del gruppo delle
mie ff su face:
http://www.facebook.com/groups/129830763768816?id=129847793767113¬if_t=group_activity
Se vi va, unitevi… ci saranno spoiler e
quant’altro!
A presto fanciulle!
:*
|
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Capitolo 15 *** Maschi strani, facocero imbestialito e lucine colorate ***
14. Maschi
strani, facocero imbestialito e lucine colorate
<<
Immaginavo che Teddy Bear avesse una cotta per te!
Insomma, quale ragazzo potrebbe restare al tuo fianco tutta la vita,
pur
conoscendoti, se non perché è perdutamente
innamorato? >>
<<
Non suona come un complimento, Yvonne >>
<<
Perché non lo è, Vicky >>
Sbuffo,
accasciandomi sul letto e imprimendo la faccia
contro il cuscino. Ancora una volta la confusione regna sovrana nella
mia
testa, e non so come scacciarla via. Sapevo, in cuor mio, che Teddy non
mi
avrebbe mai baciata se non avesse provato qualcosa, eppure sentirselo
dire è
tutt’altra storia. Tutto intorno a me si è come
pietrificato, alle sue parole.
Sentivo solo l’eco della sua voce rimbombarmi nelle orecchie.
<<
Teddy mi piace, e credo che voi due siate perfetti
per stare insieme >>
<<
Mhhhhhh >>
Mugugno un
lamento, attutito dal guanciale su cui la mia
faccia è spiaccicata. L’affermazione di Marie non
mi aiuta, anzi, sprofondo
ancora di più nel baratro dell’incertezza.
<<
Sono d’accordo, però… non credo che tu
sia pronta
per una relazione, non ora perlomeno >>
Yvonne ha
centrato il punto, come sempre. Non sono in grado
di reggere nessuna pressione, di condividere niente con nessuno. Voglio
restare
ancora un po’ nella mia bambagia, coccolata
dall’innocenza di essere una
quindicenne sprovveduta e ignara dei dolori della vita;
perché che se ne dica,
amare è un male. E’ sofferenza, è
perdita della lucidità, è agonia:
l’amore è
un grave disturbo mentale.
<<
Oh, Circe! >>
Sobbalzo
all’urletto di Yvy, alzando la testa dal cuscino e
voltandomi a fissarla, lo stesso fa Marie. Ci guarda, balzando dal
letto e
saltellando da un piede all’altro, quasi si trovasse sui
carboni ardenti.
<<
Siamo in ritardo per il duello, Vicky! Muoviti!
>>
Il Torneo, il
terzo incontro, l’avevo completamente
dimenticato. Seguo Yvonne e Marie fuori la stanza e giù per
le scale del
dormitorio femminile. Dinanzi al ritratto della Signora Grassa,
Shacklebolt si
volta, scuotendo piano il capo.
<<
Non ditemelo, ancora una volta l’avevate
dimenticato >>
Annuiamo,
sorridendogli mentre Marie si avvicina a Dylan e
quest’ultimo le cinge la vita, schioccandole un bacio sulla
fronte. Poi strizza
l’occhio a me ed Yvy, augurandoci l’in bocca al
lupo, nel caso in cui i nostri
nomi venissero sorteggiati.
<<
Bhè, muovetevi >>
Seguiamo Alastor
fuori la Sala Comune, e con la coda
dell’occhio noto la Robins camminare dietro di noi, ma non ha
arpionato il
braccio di Al, né sta mangiandogli la faccia, e la cosa
è decisamente bizzarra.
Aumento il passo, accostandomi a Shacklebolt e tirandogli una manica
per
richiamare la sua attenzione.
<<
Teddy non… >>
<<
Credo ci raggiunga a breve, è un po’ fuori fase
oggi >>
Probabilmente si
riferisce alla luna piena e lui, essendo
figlio di un lupo mannaro, pur non avendone ereditato la maledizione,
soffre di
qualche condizione sfavorevole legata ad essa. E’ spossato e
irritabile , per
non parlare dei suoi attacchi di rabbia incontrollabili. Non
l’ho mai visto in
queste vesti, solitamente tende ad isolarsi e restarsene chiuso in
camera tutto
il giorno e la notte, naturalmente.
Nemmeno io sono
immune dall’influsso della luna: mio padre è
stato morso dallo stesso lupo che ferì Remus Lupin. Tuttavia
gli effetti sulla
mia persona sono decisamente minimi; gli sbalzi di umore sono frequenti
in me
anche senza un satellite tondo in cielo, per cui nemmeno ci bado.
<<
E’ molto probabile che oggi una di voi due venga
sorteggiata, siete rimasti solo in quattro. Forse duellerete
insieme… in ogni
caso, siate prudenti e non avventate, ragionate prima di scagliare un
incantesimo e… >>
<<
Che carino che sei Shacky! Sei in pensiero per noi
! >>
<<
Eseguo solo il mio dovere di Caposcuola. Dipendesse
da me potreste anche schiacciarvi al muro! >>
<<
Che dolce! >>
<<
Questo farebbe male >>
<<
Abbastanza >>
<<
Però sarebbe interessante da vedere >>
<<
Dylan perché non ti spiaccichi tu al muro? >>
<<
Sono troppo bello, non posso rovinare così il mio
viso. Inoltre Marie ne morirebbe >>
<<
Credo che sopravvivrò >>
<<
Tradimento! >>
Tra una cazzata
e l’altra, arriviamo all’aula adibita ai
duelli. Noto subito la piccola folla radunata intorno alla pedana e
sgomitando,
mi faccio spazio tra essa. Mi volto, Yvonne è accanto a me a
strizzarmi
l’occhio. Spero di non dover duellare con lei, non mi piace
l’idea di doverle
lanciare contro qualche incantesimo. Certo, a volte lo meriterebbe, ma
le
voglio bene dopotutto.
<<
I duellanti si avvicinino alla pedana, prego
>>
McMillian ci
richiama, intimando il silenzio con uno dei
suoi sguardi che tutto induce, tranne ad avere timore di lui. Io,
Yvonne, Coote
e la Robins compiamo un passo in avanti, attendendo con ansia il
responso del
sorteggio. Mi volto verso l’entrata, con la speranza di
intravedere una chioma
blu risaltare tra quelle deprimenti e normali. Ma Teddy non
è qui, non è
venuto.
<<
Yvonne MacDonald e Jane Robins, venite avanti
>>
Rivali in amore
e nel Torneo, bizzarro e maledettamente
ironico. Stringo il braccio di Yvy, cercando di infonderle quel poco di
coraggio di cui dispongo. Ricambia il mio sorriso, voltandosi e
lanciando
un’occhiata ad Alastor che somiglia pericolosamente ad un
blocco di ghiaccio.
Dopo la dipartita della mia migliore amica, mi avvicino a lui mentre
Marie e
Dylan sono a pochi passi di distanza da noi. Le due duellanti intanto
salgono
sulla pedana, inchinandosi chi con riluttanza, chi con aria concentrata.
<<
Stpeficium! >>
La Robins non
perde tempo e subito cerca di schiantare la
sua avversaria che, con un Protego, respinge l’incantesimo.
Questo rimbalza, ma
Yvonne è abbastanza veloce da evitarlo. Si
fissano, ognuna aspetta la mossa
dell’altra.
<<
Incarceramus! >>
E’
Yvonne ad attaccare per prima, questa volta. Ma con la
stessa prontezza di riflessi, mostrata da Yvy poco fa,
l’altra evita l’incanto.
Non immaginavo che la Robins fosse così abile nei duelli,
pur essendo al
settimo anno. L’ho sottovalutata, così come
probabilmente ha fatto Yvonne.
<<
Impedimenta! >>
Nel tentativo di
proteggersi dall’incantesimo, Yvonne viene
sbalzata a qualche metro di distanza, pur restando sulla pedana e
tenendo ben
salda la bacchetta tra le mani; è ancora in gioco. Purtroppo
non ho potuto impedirmi
di cacciare un urletto impaurito nell’osservare la scena,
né ho evitato di
notare l’irrigidimento di Shacklebolt al mio fianco e le sue
mani strette a
pugno; le cui nocche sono talmente bianche che non ho
difficoltà ad immaginare
le unghie conficcate nel suo palmo.
Gli sfioro il
braccio con la mano, guadagnandomi un’occhiata
quasi riconoscente da parte sua. Al è molto spesso inumano,
terribilmente
misantropo e snervante, ma oramai non posso più dubitare sul
fatto che ad
Yvonne ci tenga davvero. Noto la sua agitazione malcelata, le rughe del
viso e
dalla fronte spaventosamente aggrottata.
Nei minuti
successivi, parecchi a dirla tutta, nessun
incanto lanciato dall’una o dall’altra sembra
centrare il bersaglio. Ho sempre
saputo che Yvonne fosse abile con la bacchetta, ma raramente ho avuto
modo di
osservarla così a lungo: è veloce nei movimenti,
è capace di prevedere le mosse
dell’avversaria e ha una buona capacità di
concentrazione, non si lascia
sopraffare dall’ansia o dall’agitazione come per
molti accade. Sarebbe
un’ottima auror se non avesse espressamente declinato questa
prospettiva
futura.
<<
Stupeficium! >>
Jane riprova a
schiantarla, ma con un rapido Protego, Yvonne
lo respinge, balzando e
atterrando sulla pedana in malo modo. Rotola, ma no perde di vista
l’avversario
che, vedendola a terra e abbassando la guardia, si lascia disarmare da
un
Experliammus appena pronunciato da Yvy. Arpiono il braccio di Al,
saltellando e
urlando tanto da perforargli un timpano e dalla sua smorfia contrita
credo di
averlo indispettito non poco.
Riposo lo
sguardo sulle due, osservando Jane inginocchiarsi
sulla pedana ed Yvonne raccogliere la sua bacchetta e avvicinarsi a
lei. Le
porge una mano per aiutarla a rialzarsi, ma la Robins
l’allontana in malo modo,
rivolgendole un’occhiata al vetriolo.
<<
Non voglio il tuo aiuto, stupida ragazzina >>
<<
Non vedo perché dovresti rifiutarlo, è stato uno
scontro leale e… >>
<<
Non c’è niente di leale nel tuo comportamento! Mi
hai portato via tutto… Al mi ha lasciato a causa tua
>>
Yvonne si
pietrifica, sgranando gli occhi e indietreggiando;
non replica perché so quanto ancora si senta in colpa per
quel bacio. Con la
coda dell’occhio osservo Shacklebolt al mio fianco, ha lo
sguardo puntato su
entrambe, ma stavolta non riesco a percepire nessun tipo di emozione,
ha
rindossato la maschera che da sempre porta con sé, calata
poco prima solo per
la forte preoccupazione data dal duello.
McMillian,
piuttosto imbarazzato, annuncia la vittoria di
Yvy, incitandole a lasciare la pedana. Jane non se lo lascia ripetere e
presa
la sua bacchetta, corre via, non accennando a rivolgere la minima
occhiata a
nessuno. Yvonne mi raggiunge e afferra il braccio di Al prima che
questi possa
defilarsi.
<<
Perché non mi hai detto che tra te e Jane è tutto
finito? >>
<<
Perché non sono affari che ti riguardano >>
Sta per
voltarsi, quando sembra guardare, insistentemente,
un taglio che la mia migliore amica ha sul viso. Probabilmente solo io
noto il
movimento del suo braccio che di poco si rialza per poi riabbandonarsi
lungo il
fianco. Voleva sfiorarne la guancia, carezzarne il livido? Le rivolge
un’ultima occhiata, prima di andare
via. Dylan da un buffetto ad Yvonne, cingendole le spalle con un
braccio. Si
fissano un solo istante e so che è riuscito a
tranquillizzarla quel tanto per
farle rispuntare il solito sorriso sulle labbra.
Loro sono
così: preferiscono insultarsi e ricorrere alla
violenza per dimostrare il loro affetto reciproco, ma molto spesso si
servono di
una sola e intensa occhiata che riesce a trasmettere tutte le parole
inespresse
di cui l’altro ha bisogno. Questo significa essere fratelli,
credo.
***
<<
Eddai Shacky! >>
<<
Weasley, se non chiudi immediatamente quella bocca,
giuro che abuserò della mia autorità da
Caposcuola per rinchiuderti in qualche
antro del castello, e lasciarti lì per due giorni interi
>>
<<
Forte! Ma a questo pensiamo dopo… non hai risposto
alla mia domanda! >>
<<
E non ho intenzione di farlo >>
<<
Ma io ho bisogno di sapere di Teddy, di come sta e
di cosa gli passa per la testa! >>
<<
Bene, chiedilo direttamente a lui >>
<<
Non posso! E tu, come mio amico, hai il diritto di
aiutarmi >>
Al chiude il
libro aperto sulle proprie ginocchia,
voltandosi a fissarmi con un sopracciglio
inarcato e una smorfia decisamente inquietante in viso. Siamo seduti
sul rosso
divano di una Sala Comune semi deserta, fatta eccezione per un paio di
ragazzetti
del secondo anno, concentrati sulle proprie pergamene. Io sono
inginocchiata
accanto a lui, compostamente seduto, continuando a stritolargli un
braccio e
pizzicarlo per richiamare la sua attenzione. Ad un certo punto ho
creduto che
avesse intenzione di affatturarmi per farmi smettere, cosa che
fortunatamente
non ha fatto.
<<
Cos’è questa storia che io e te saremmo amici,
Weasley? >>
<<
Oh, certo! Continuiamo l’assurda messinscena
secondo cui niente ci lega, solo per mantenere alta la tua reputazione
da uomo
di latta >>
<<
A dirla tutta sei stata tu a definirmi tale
>>
<<
Dettagli, sappiamo che non è così >>
<<
E da cosa l’avresti dedotto? >>
<<
Dal fatto che riesci a provare anche tu dei
sentimenti… amicizia per Teddy e per la sottoscritta
naturalmente … >>
<<
Naturalmente >>
<<
E amore per Yvonne >>
Posso vederlo
chiaramente trasalire e aggrottare la fronte,
talmente tanto da unire le due sopracciglia; devo ricordargli di non
farlo più,
è raccapricciante. Si agita sul divano, ricercando una
posizione per cui possa
trovarsi più a suo agio. Ghigno, pensando che
l’unico modo sarebbe correre via
da me a gambe levate.
<<
Non sai di cosa parli, Weasley >>
<<
Può darsi… ma tu ora rispondi alla…
>>
<<
Pur volendo non potrei soddisfare la tua curiosità:
Teddy è inintelligibile quasi più di me. Inoltre
non sento il bisogno di
ossessionarlo con stupide domande, come fareste voi ragazzine e Dylan, solo per farmi dire cosa
prova in questo
momento. Quando sarà pronto a parlarne, sarà lui
stesso a farlo. Fino ad
allora, attenderò e mi limiterò a stargli accanto
>>
<<
Wow… voi maschi siete così strani >>
<<
Detto da te non so se suoni come un’offesa o un
complimento >>
Gli sorrido,
scuotendo il capo e poggiandolo allo schienale
del divano, riassumendo una posizione decisamente più umana.
Almeno so che
Teddy non è solo e questo mi conforta, seppur in minima
parte. D’altro canto,
sono ancora terrorizzata all’idea di affrontarlo e dirgli
ciò che provo o
meglio non provo.
<<
Weasley… >>
Rialzo il capo,
guardando verso il ritratto della Signora
Grassa, da cui è appena sbucato Dylan in divisa da
Quidditch. Le sue palpebre
sono talmente assottigliate da sembrare chiuse e ha pronunciato il mio
nome in
un sibilo davvero poco confortante. Ma sono sicura che non era previsto
nessun
allenamento oggi, per cui non vedo perché…
<<
Probabilmente la tua più alta aspirazione è
quella
di farmi incazzare ogni volta di più, o forse desideri
inconsciamente attentare
alla mia salute mentale, non lo so… quello di cui sono
certo, però, è che se
non vieni con me per scendere in campo e giocare la partita contro i
Corvonero,
giuro che ti farò male… tanto male
>>
Ho dimenticato
una partita, cazzo! Altro che stupidi
allenamenti!
Quasi certamente
non è il momento adatto, ma sento
un’irrefrenabile voglia di ridergli in faccia e ridere di me
stessa,
dell’ennesima cavolata che ho fatto. Mi rialzo alla sua
ennesima occhiata
fulminante, posando una mano sulla bocca e trattenendomi. Ma arrivata
accanto a
lui, non resisto ed esplodo in una fragorosa risata.
<<
WEASLEY! >>
Inutile dire che
la mia corsa al campo è stata resa
doppiamente veloce, a causa del facocero imbestialito che correva alle
mie
spalle, col tentativo di acciuffarmi e farmi la festa. E’
gratificante avere un
capitano così attento ai propri giocatori,
davvero gratificante. Un po’ meno è
stordirsi a causa delle sue urla
agghiaccianti: temo che se dovesse venirgli un infarto, incolperebbero
solo la
sottoscritta.
***
<<
Vicky, forse dovresti andarci piano con quel succo
di zucca >>
<<
E’ buono! >>
<<
E’ strapieno di alcool >>
Scrollo le
spalle, ignorando Marie e ruotando su me stessa, osservando
strane lucine colorate invadere l’intera Sala Comune, assieme
all’assordante
rumore di musica e schiamazzi dei vari ragazzi che festeggiano la
nostra
vittoria su quei Corvi perdenti. Ma tutto sembra arrivare ovattato alle
mie
orecchie e continuando il mio girotondo, osservo le scie di luce
arrivare
prepotenti ai miei occhi. Li chiudo, ballando una melodia che sento
solo nella
mia testa.
<<
Merlino, sembra proprio andata >>
<<
Forse dovremmo portarla a letto >>
<<
Sarebbe un delitto portarla via ora, sembra così
felice >>
<<
Dylan, è ubriaca! >>
<<
Lo vedo Marie, e allora? >>
Sorrido alle
voci dei miei amici, ora chiare, ora
indistinte. Credo stiano ancora discutendo tra loro quando riapro gli
occhi e
osservo il bicchiere che ho in mano. Il liquido giallognolo si muove,
creando
piccole onde ed un effetto davvero ipnotizzante. Assottiglio le
palpebre,
perdendomi in quel flusso ammaliante. Poi rialzo il capo di scatto,
allungando
un braccio e guardando
gli altri con un cipiglio
serio.
<<
Qualcuno ha corretto il mio succo di zucca!
>>
Tutti mi
fissano, io ridacchio.
<<
Uh, sono stata io! >>
E scoppio in una
fragorosa risata, riprendendo la mia folle
danza e rovesciando gran parte del liquido scintillante sulla maglietta
delle
Sorelle Stravagarie, fissandola poi con sguardo deluso. Poso il
bicchiere sul
tavolino basso, afferrando i lembi della mia t-shirt e singhiozzando
per il
danno causatele.
<<
E’… ubriaca? >>
<<
Teddy ti prego fai qualcosa tu >>
Teddy? Rialzo il
capo, scontrandomi con due occhi ambrati e
qualche ciuffo di un blu meraviglioso. Allungo una mano, sfiorando quei
capelli
che si rivelano morbidi come avevo pensato fossero. Sorrido alla sua
espressione preoccupata e al leggero rossore di cui si imporporano le
guance.
<<
Sei bello, lo sai ? >>
<<
Ahm, vieni con me Victoire >>
<<
Perché mi chiami sempre Victoire? >>
<<
Perché è il tuo nome >>
<<
No, io sono Vicky! Victoire non mi piace… >>
<<
Perché no, sentiamo… >>
E mentre mi
parla, sta conducendomi fuori la Sala, passando
per il ritratto di una Signora Grassa che si è unita ai
festeggiamenti dei
Grifondoro, a giudicare dalla sua aria allegra. Inciampo, attendendo
l’incontro
con la fredda pietra che però non avviene. Sento due braccia
cingermi la vita, e
mi volto, trovandomi a pochi centimetri dal mio, il volto di Teddy. Gli
sorrido, aggrappandomi a lui e continuiamo a camminare.
In un attimo
siamo fuori, perché pur mantenendo gli occhi
chiusi, avverto l’aria gelida carezzarmi i viso, lasciando
che mi copra come
fosse una coperta. Mi piace sentire il freddo sulle mie guance, mi
piace
sentirlo penetrare dentro di me, mi rende viva.
<<
Il tuo nome ha un significato Victoire… ne sei a
conoscenza, immagino >>
Riapro gli
occhi, voltandomi verso Teddy e sedendomi accanto
a lui, su una vecchia panchina. Nel farlo gli finisco addosso,
sbilanciandomi a
causa di un equilibrio che in questo momento non ho.
<<
Che cosa vuoi dire? >>
Tutto intorno a
me è ancora confuso e sfocato, eppure
afferro quel briciolo di lucidità che mi rimane per
rispondergli, per sentire
la sua voce: parlerei con lui di qualsiasi cosa.
<<
Vctoire… Vittoria. Sei nata in un giorno
importante, l’anniversario della Seconda Guerra Magica, no?
>>
<<
Si, e come puoi apprezzare il mio nome se è
associato a qualcosa di così doloroso per te?
>>
<<
Associare quel giorno alla sola morte dei miei
genitori, è sbagliato. Non li onorerei se pensassi
semplicemente che mi hanno
lasciato solo, ignorando il loro sacrificio. Sono morti per un ideale,
per dare
a me e a tutti un futuro in cui vivere. E’ triste e
orrendamente ingiusto, ma
quel giorno non ha segnato solo una fine, ma soprattutto un inizio. Mi
ci sono
voluti diciassette anni per comprenderlo, Victoire >>
Pone enfasi sul
mio nome e mai come in questo momento mi
appare tanto bello. L’ho sempre odiato non solo per
l’accento altezzoso con cui
veniva pronunciato, ma per quello che rappresentava. La perdita di
innocenti,
la morte di molti volti cari alla mia famiglia. Non avevo mai guardato
la cosa
da quel punto di vista, non avevo mai considerato entrambe le facce
della
medaglia.
Nella mia
famiglia la Guerra non è un argomento di cui si
ama discorrere, la morte di zio Fred sembra ancora aleggiare su ognuno
di loro.
E io da bambina, non volevo che ricollegassero quel dolore a me, non
volevo che
ricordassero. Ma solo ora capisco appieno il senso del mio nome: non una fine, ma un inizio.
Perché
quando parlo con lui scovo quelle risposte che
sembrano essere sempre state lì, ma che io, cieca, non
riuscivo a vedere?
Afferra ogni mio timore o dolore e lo cancella, in un attimo. Questo
vuol dire amare
qualcuno? Proteggerlo, come lui fa con me?
<<
Perché sei innamorato di me, Teddy? >>
Trasale,
voltandosi a fissarmi, e con un sorriso sulle
labbra, noto alcune ciocche colorarsi di rosso.
<<
Domani non ricorderai quasi nulla di questa
conversazione >>
<<
Una ragione in più per essere completamente sinceri
>>
Sembra
rimuginare sulle mie parole e poi decide di credere
alla mia replica poco sensata, perché si schiarisce la voce,
guardando dinanzi
a sé e parlandomi.
<<
Questa è una di quelle domande a cui dare una
risposta sembra impossibile. Perché la Magia esiste?
Perché le persone muoiono
e … >>
<<
Quanti anni ha la McGranitt? >>
Uscita infelice,
me ne rendo conto ora che la sbronza sembra
in fase di arresto. Mi guarda con la coda dell’occhio,
accennando ad un sorriso
e continuando.
<<
Si, anche quella. Ti poni queste domande,
scervellandoti sulla risposta più appropriata,
più adatta… e poi ti accorgi che
semplicemente non c’è…
sono innamorato
di te perché non potrei non esserlo, perché
c’è una forza che mi spinge verso
di te e la stessa forza mi impedisce di starti lontano. Amarti
è naturale come
una scintilla che fuoriesce dalla mia bacchetta, se pronuncio un
incantesimo, è…
cos… Victoire! >>
Immagino che
solo un Gratta
e Netta possa togliergli il mio vomito dai pantaloni e dalle
scarpe. E
mentre il mio stomaco sembra alleggerirsi, ho l’impressione
che il mio cuore
stia riempiendosi di qualcosa che non riesco bene a definire. E allo
stesso
modo credo che stesse dicendomi qualcosa di importante a cui avrei
dovuto
rispondere, eppure… sento la testa vuota e le palpebre
terribilmente pesanti.
L’ultima
cosa che avverto, è il calore del suo petto e le
sue braccia cingermi, prima che mi prenda in braccio. Sento qualche
rumore
lontano, come di una musica e delle urla e l’attimo dopo
sorrido al colore
rosso delle tende del mio baldacchino.
Ho bisogno di
dormire.
Si, Vicky ha vomitato su Teddy dopo che
lui ha detto di amarla. Non ve lo siete immaginato, è andata
proprio così! ._.
Riguardo la sbornia di Vicky, ammetto che
è un po’ autobiografica: anch’io ho
visto lucine colorate, liquidi strani, etc’
etc’… bhè, perlomeno non ho vomitato su
chi stava dichiarandosi! xD Questo è
tutto made in Victoire!
Riguardo il nome… finalmente spiegato il
motivo per cui lei lo odiasse tanto e, anche se non
ricorderà l’argomentazione
di Teddy, inconsciamente, sarà meno incline ad affatturare
chiunque la chiami ‘Victoire’!
:D
Ah, riguardo Teddy e la luna… so che non
ha eredito la maledizione di Remus, ma è plausibile che
soffra di qualche ‘svantaggio’
legato ad essa e prima d’ora non avevo mai potuto inserirlo
nella storia,
immagino che la cosa si ripeterà!
Forse scriverò un altro p.o.v su Al e
Yvonne. ;)
Questo è il link del mio gruppo su
facebook!
Lo rimetto!
http://www.facebook.com/groups/129830763768816?ap=1
A presto, care!
|
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Capitolo 16 *** Postumi, Isteria e Aiuti inaspettati ***
15. Postumi,
Isteria e Aiuti inaspettati
Dolore.
Prima ancora di
riaprire le palpebre, che sento più pesanti
di quanto mai lo siano state, è un dolore lancinante alla
testa che avverto.
Riapro gli occhi a fatica, percependo un profumo familiare che
però non riesco
a identificare: è odore di pergamena, di menta e cioccolata.
L’unica cosa che
vedo dinanzi a me è il tendaggio rosso del letto a
baldacchino. Mi rigiro, e
nel farlo tocco qualcosa di duro o meglio, conficco il mio gomito in
qualcosa
che non somiglia ad un cuscino e che sembra lamentarsi.
<<
Ohu >>
Né i
materassi, né i guanciali emettono suoni di alcun tipo,
pur verificandosi nel castello stramberie di ogni sorta. Rialzo il
capo,
trovandomi a pochi centimetri il volto di Teddy. Porto il busto
indietro,
mettendomi seduta e aggrappandomi alla tenda per evitare di ruzzolare a
terra.
Inutile dire che la mia testa ha appena annunciato che
esploderà a breve.
<<
Delicata come sempre >>
<<
Che… che ci fai nel mio letto? >>
<<
Il tuo… oh, non ricordi nulla di ieri notte,
giusto? >>
Sbatto le
palpebre, guardandomi intorno nervosamente e
abbassando lo sguardo sul mio corpo: ho ancora la maglietta delle
Sorelle
Stravagarie e i miei jeans logori. Immagino che questo voglia dire che
la mia
innocenza è intatta; non avrei sopportato l’idea
di combinare qualcosa e poi
dimenticare tutto il giorno successivo e… questa cosa mi
suona familiare.
<<
Hai bevuto un po’ troppo alla festa e ho dovuto
portarti qui dopo che eri svenuta. Avrei potuto immobilizzare le scale
del tuo
dormitorio, ma… >>
<<
Ero ubriaca? >>
<<
Un po’, si >>
Non
una
fine, ma un inizio.
Sono
innamorato di te perché non potrei non esserlo.
Frammenti, pezzi
di frasi e parole che continuano a
vorticarmi in testa. Sento ancora un lieve senso di nausea e un leggero
stordimento. E poi immagini confuse e odori, sensazioni.
<<
Ho vomitato sui tuoi pantaloni, non è vero?
>>
La curva delle
labbra di Teddy si alza appena verso l’alto,
in un accenno di sorriso. Merlino, devo averlo fatto sul serio. Ora in
una
situazione simile, con qualsiasi altra persona, sarei scoppiata a
ridere, ma
trattandosi di lui, ho solo il desiderio di nascondermi sotto il suo letto. Da poco ripiombata nella sua
vita e gli ho già procurato più danni di quanto
sia umanamente possibile.
<<
Niente che un gratta e netta non ha risolto. Non ha
importanza, davvero >>
Annuisco
distrattamente, sgusciando fuori da coperte e
lenzuola e toccando il pavimento freddo coi miei piedi nudi. Infilo
velocemente
gli anfibi e rialzo il capo verso di lui, che mi ha imitato,
sollevandosi.
Resto a fissarlo per qualche secondo: solitamente sono abituata a
vedere un
Teddy sempre impeccabile nella sua divisa linda e pinta, nei suoi
capelli,
seppur lunghi, sempre ordinati. Ma ora, in un pigiama decisamente
imbarazzante,
e con ciocche che sembrano avere vita propria, lo trovo ancora
più adorabile.
Sei
bello, lo sai?
Morgana, fa che
non l’abbia detto sul serio. Scatto in
piedi, allontanandomi bruscamente da lui e pregando di non essere
arrossita, il
che sta accadendo un po’ troppo spesso per i miei gusti.
Farfuglio qualcosa sul
dover ritornare ai miei dormitori, accennando a delle scuse o dei
ringraziamenti, non saprei dirlo e sicuramente nemmeno lui che, ora, mi
fissa
con uno sguardo confuso e lievemente stordito.
L’attimo
dopo richiudo la porta della mia camera, dopo una
corsa degna di un ippogrifo impazzito. Sospiro, sollevando lo sguardo e
restando impietrita e decisamente disgustata da ciò che i
miei occhi hanno
appena visto: Marie seduta sul letto, seminuda,
e Dylan che se ne resta impalato a fissarmi, con ancora il
braccio a
mezz’aria nel tentativo di infilarsi la camicia.
<<
Vicky… >>
Porto
immediatamente le mani a coprire il viso, scuotendo il
capo con fin troppa energia, e ricordandomi solo in questo momento che
se non
mi fermo all’istante, potrei tranquillamente ripetere
l’esperienza di ieri
sera, vomitando stavolta sui pantaloni del mio capitano.
<<
Che schifo, che schifo, che schifo! >>
Riapro la porta,
sbattendomela alle spalle e riscendendo con
fretta le scale del dormitorio femminile. Sfortunatamente, ricordo solo
dopo di
avere ancora gli occhi coperti, così inciampo negli ultimi
gradini,
ritrovandomi col sedere spiattellato a terra. Mi rialzo a fatica,
massaggiandomi il povero deretano, compagno di sventure, e avanzando
piano
verso uno dei divani.
Ma a pochi passi
dal camino, devo nuovamente fermarmi e
sgranare gli occhi come solo pochi secondi fa è accaduto.
Stretti l’uno
all’altra, vi sono Yvonne e Alastor, ancora placidamente
addormentati. Sbuffo,
portando una mano a scompigliare il mio cespuglio biondo e dirigendomi
di corsa
verso il ritratto della Signora Grassa, urlando a pieni polmoni pur se
è appena
l’alba.
<<
Che cazzo hanno tutti da copulare, stamattina?
>>
***
<<
Non stavamo fac… >>
<<
No,no,no! Zitta, zitta, zitta! Non voglio saperlo!
>>
Siamo sedute in
riva al lago, sotto la solita quercia. Mentre
Marie cerca di parlare, Yvonne ride sguaiatamente tenendosi la pancia e
rotolando sull’erba, ed io tappo le orecchie con le mani,
nella vana speranza
di non udire nulla sul Rendez-vous
tra la mia migliore amica ed il mio capitano. Oibò, ho
appena pensato un
termine in un corretto francese: i postumi della sbornia sono
agghiaccianti.
<<
Ma noi non abbiamo fatto nulla!
>>
<<
Certo, certo >>
<<
Dico sul serio >>
Yvy
non la smette di dimenarsi, ed io di
sembrare un bimbo autistico. Marie agita le mani, per richiamare la
nostra
attenzione, infervorandosi e arrossendo per l’indignazione.
<<
Insomma, volete ascoltarmi?
>>
<<
Non ho tutta questa voglia di
addentrarmi nella sessualità di mio fratello >>
<<
Nemmeno io voglio conoscere le
performance del mio capitano! >>
<<
NON ABBIAMO FATTO SESSO!
>>
Riabbasso
le mani, appoggiandole in
grembo e contemporaneamente decidendomi a posare lo sguardo sulla
Summers.
Yvonne intanto ha smesso di soffocare con la sua stessa saliva e si
rialza sui
gomiti, decisa a prestare finalmente attenzione.
<<
Cioè, avremmo voluto… anch’io
volevo, si… però non… è
successo >>
Nel
caso in cui Marie vada in
autocombustione, visto il rossore che si estende su ogni centimetro di pelle, posso
sempre gettarla
nel lago, giusto?
<<
Perché Dylan non… sapete
>>
<<
No, non sappiamo >>
<<
Proprio no >>
Alle
nostre facce perplesse, sbuffa,
rialzando su di noi lo sguardo in uno slancio di coraggio.
<<
Non ci è riuscito, ecco
>>
<<
Non… Dylan è impotente?
>>
<<
NO! E’ solo che aveva bevuto un
po’ troppo ed era stanco e… >>
Non
ridere
Vicky, n-o-n f-a-r-l-o.
Ma
visto che Yvonne non si trattiene e
scoppia a ridere in faccia alla povera Summers, lo faccio
anch’io,
aggrappandomi a lei e battendo i pugni sul terreno.
<<
Siete orribili, siete… >>
<<
Si, si… lo sappiamo >>
Diversi
minuti dopo, nei quali Marie ha
mangiucchiato tutte e dieci le unghie, Yvonne ha lamentato dolori alla
pancia per
il troppo ridere ed io ho dato una testata al tronco in uno scoppio
eccessivo
di ilarità, la Summer riprende la parola.
<<
E comunque, Vicky non ha
parlato solo di me. Che ci facevi tu con Shacklebolt? >>
Yvonne
smette immediatamente di ridere e
le rivolge un’occhiata di finta indifferenza, scrollando le
spalle. Io la punzecchio,
così che sputi il rospo.
<<
Stavamo solo dormendo >>
<<
Abbracciati? >>
<<
Nemmeno io so come ci siamo
ritrovati a quel modo. Mentre Vicky vomitava l’anima sui
pantaloni di Teddy, io
ed Al inveivamo l’uno contro l’altro
nell’altra ala del cortile. Sono ritornata
alla festa e devo essermi addormentata sui divani e stamattina, dopo
l’urlo di
questa psicopatica, mi sono svegliata accanto a lui >>
<<
Ti ha detto cosa ci faceva lì?
>>
<<
Ceeerto… mi ha spiegato le
varie ragioni che l’hanno portato a dormire con me in Sala
Comune, abbiamo poi
chiacchierato del più e del meno e riso a qualche vecchia
battuta >>
All’ovvio
sarcasmo di Yvy, annuiamo,
immergendosi nuovamente nel fitto e confortante silenzio.
<<
Ragazze… non direte a Dylan ciò
che vi ho riferito, giusto? >>
<<
Per chi ci hai prese! >>
***
<<
Tranquillo capitano, sono cose
che succedono! >>
<<
Già, ti rifarai la prossima
volta! >>
Io
e Yvonne passiamo accanto a Dylan,
dandogli un paio di pacchette sulle spalle e strizzandogli
l’occhio, prima di
accasciarci su una qualche superficie della Sala
Comune. Rialzo lo sguardo, vedendolo
ancora impalato a fissare prima noi, poi la sua fidanzata. Marie
d’altro canto
sta torturando le sue povere dita e la gonna insieme, mentre mordicchia
le
labbra nervosamente.
E
l’attimo dopo si fionda sul divano, di
fronte alla poltrona su cui sono seduta, e sprofonda in esso, con
l’intento,
probabilmente, di soffocarsi o nascondersi alla vista di Dylan.
Perché mai, mi
chiedo!
Wood
resta ancora immobile per una
manciata di secondi, fino a quando il ritratto della Signora Grassa si
apre e
lascia entrare quello che ormai è diventato la mia
disgrazia: bocca di trota.
<<
Che ci fate qui? >>
<<
Come scusa? >>
<<
Mi hanno lasciato un biglietto
in cui si leggeva che l’allenamento di domani era stato
anticipato ad oggi. E’
quasi un’ora che sono al campo, beccandomi vento e pioggia
>>
Porto
una mano alla bocca, cercando di
nascondere la prorompente risata che scalpita per uscire. Devo anche
pizzicarmi
il braccio per evitare, sul serio, di ridergli in faccia. Lo credevo
decisamente più furbo, invece è un credulone.
Quando
rialzo lo sguardo, tutti sono lì
a fissarmi. Mi muovo a disagio sulla poltrona, tossicchiando e
borbottando
qualcosa. Dylan sbuffa esasperato, prima di accasciarsi anche lui sul
divano,
mentre Perrow mi lancia un’occhiata che potrebbe raggelare
l’intero castello.
Ovviamente non me ne importa una cippa!
<<
La smetterai mai di comportarti
da stupida ragazzina? >>
<<
E tu di respirare? >>
<<
Questa cosa deve essere risolta
>>
<<
Che proponi? >>
<<
Che tu mi chieda scusa!
>>
<<
E magari vuoi che mi inginocchi
nel farlo? >>
<<
Non sarebbe una cattiva idea
>>
<<
Oh, bhè… io vorrei che tu avessi
una bocca più piccola e dei denti meno inquietanti, ma sai
com’è… non sempre
ciò che desideriamo… >>
<<
Vicky, piantala >>
Mi
volto
verso Yvonne, tiene lo
sguardo
basso e alcune ciocche rosa le coprono gli occhi: non so leggere la sua
espressione. Con la coda dell’occhio posso osservare Dylan
altrettanto
rabbuiato e Marie, accanto a lui, decisamente seccata più
che turbata.
E’
vero ciò che si dice, un aiuto arriva
sempre da chi meno te lo aspetti. Ora, non che reputi Marie una
codarda, ma
solitamente preferisce restare ai margini di litigi e discussioni, o
intervenire il meno possibile e solo per quietare gli animi. Mai avrei
pensato
che accorresse in mio soccorso, urlando contro Yvonne, lasciando che la
situazione degeneri maggiormente.
<<
Non dovrebbe essere lei a
zittirsi! >>
E
sposta lo sguardo su Vincent, il quale
è probabilmente più scioccato di me e degli
altri, per la piega che la
questione sta prendendo. Dylan la fissa come se la vedesse per la prima
volta,
lo stesso fa Yvy e questo perché negli occhi della Summers
c’è qualcosa che
raramente scorgiamo: indignazione e profonda rabbia.
<<
E’ uno scherzo innocuo, inutile
fare tutto questo baccano. Se ti professi tanto amico di Yvonne e Dylan
dovresti essere più flessibile nei nostri confronti
>>
<<
Cosa che anche voi dovreste
fare >>
<<
Assolutamente e in un primo
momento è quello che ho cercato di fare, ma tu non mi piaci
e non è nella mia
natura comportarmi in maniera ipocrita. E lo sto ammettendo, ragion per
cui
dovresti fare lo stesso anche tu. Confessa candidamente che non nutri
alcuna
simpatia per me o Vicky o Alastor e magari nemmeno per Teddy, ma sii
sincero e
forse potrei apprezzarti di più >>
Sbatto
ripetutamente le palpebre per
l’incredulità di questo momento: non avrei mai
saputo affrontare qualcuno che
detesto con tanta diplomazia, al contrario avrei continuato a servirmi
di
stupidi trucchetti al solo scopo di allontanarlo, ma ammetto che la
strategia
del pulcino appare decisamente migliore.
Perrow
sembra essere stato pietrificato,
guarda Marie come se fosse un avvincino o qualcosa di simile. Sposta
poi lo
sguardo su Wood e Yvonne, quasi ad avere supporto; naturalmente non lo
trova.
Entrambi sono stupiti quanto me e si lanciano occhiate silenziose.
<<
Mi apprezzeresti se ti dicessi
che non tollero nessuno di voi? >>
<<
Vinz… >>
<<
Probabilmente, ma continueresti
a non piacermi. Questo perché sei arrogante e presuntuoso,
perché credi di
conoscere loro due meglio di chiunque altro e perché ti
diverti a buttare fango
su di noi >>
<<
Non credo di averlo mai fatto
>>
<<
Non in maniera esplicita, e
come avresti potuto? Tu agisci in maniera subdola, e Al aveva ragione a
definirti un bugiardo. Davanti a Dylan ed Yvy cerchi di essere
schifosamente
cordiale, ma alle loro spalle e alla prima occasione, ti mostri per
quello che
sei >>
<<
Accidenti Dylan, mettile una
museruola >>
Ride
sguaiatamente e prima che io o
Dylan possiamo balzare in piedi e pestarlo a sangue, è la
piccola Summers a
rialzarsi e fronteggiarlo; i suoi occhi emettono un bagliore omicida
che
raggela persino il mio sangue.
<<
Non sei in grado di portare
avanti una conversazione con me che hai bisogno del suo aiuto? Nessuno
mi
zittisce, Perrow >>
<<
Qualcuno dovrebbe, vista la tua
lingua biforcuta! >>
<<
Non sai districarti tra le mie
parole? >>
<<
Potrei metterti a tacere
all’istante se volessi, piccola sudicia…
>>
<<
Basta così! Potreste starvene
zitti tutti e due? >>
Marie
si volta verso Dylan stavolta,
guardandolo come mai aveva fatto con qualcuno. Wood indietreggia
istintivamente, non azzardandosi, tuttavia, a riabbassare lo sguardo e
cedere.
<<
Ci sei già tu che resta zitto
abbastanza. Dov’è il coraggio di un Grifondoro,
Dylan? Non stai muovendo un
dito e vorrei sapere cos’è che pensi
>>
<<
Cosa penso? Ti interessa
davvero? Perché ho l’impressione che decida tutto
tu, sempre. Non ti importa
cosa possa provare io! Hai spiattellato quello che è
successo ieri? >>
Ecco,
mi sento un tantino in colpa, ma
solo un poco. E’ Dylan che sta dando di matto e Marie gli fa
ampiamente
compagnia. Cosa succede a tutti? Lancio un’occhiata ad Yvonne
che stava
fissandomi, e la vedo distogliere rapidamente lo sguardo per puntarlo
su
Perrow, poi su gli altri due.
<<
Non è di questo che stavamo
parlando! Voglio che tu prenda una posizione, che decida da che parte
stare!
>>
<<
Mi stai chiedendo di scegliere
tra te e il mio migliore amico? >>
<<
SI! >>
Lei
stessa sembra sorpresa dalla sua
replica, ma allo stesso tempo non sembra intenzionata a rimangiarsela.
Continua
ad avere uno sguardo deciso, mantenendolo ben saldo sulla figura di
Dylan, ora
decisamente sconcertato. Si fissano per non so quanti secondi, prima
che lei
gli volti le spalle e si sieda accanto a me.
<<
Molto bene >>
E’
l’unica cosa che riesce a dire, e
posso sentire chiaramente il suo corpo tremare di rabbia e delusione;
ha ancora
il respiro affannato e ora guarda ostinatamente un punto imprecisato
della
stanza.
<<
Vicky, maledizione! Sei
contenta adesso? >>
Mi
volto di scatto a fissare Yvonne, che
ricambia con occhi fiammeggianti di indignazione.
<<
Cosa? >>
<<
Non sai stare al tuo posto per
più di due secondi, non è vero? >>
<<
Di cosa stai… ha iniziato lui!
E’ sempre colpa sua, sin dall’inizio… da
quando ha insultato Al e… >>
<<
Da quando ti sta a cuore
Alastor? Oh, ma certo… infondo voi due siete simili!
>>
<<
Simili? >>
<<
Entrambi giocate coi sentimenti
delle persone. Non è quello che stai facendo con Teddy? Non
è lo stesso che Al
ha fatto con me? Ovvio che non riesci ad apprezzare persone come Vinz,
sono
così lontane dal tuo modo di agire e da…
>>
<<
Ora può bastare… >>
Ancora
intontita dal fiume di parole
orribili che Yvonne mi ha appena rifilato, non mi accorgo subito che
Shacklebolt è in piedi accanto a me. Rialzo appena il capo,
deglutendo un
groppo di amarezza e fissandolo sorpresa.
<<
Perché non te ne vai? Anzi,
perché non ve ne andate tutti? >>
E
rivolge un cenno verso Perrow e Dylan.
Yvy resta ancora immobile, seduta sulla poltrona, prima che Wood le si
avvicini
e la trascini letteralmente fuori dalla Sala Comune. Li seguo con lo
sguardo,
notando allo stesso tempo, che Marie si è rialzata e sta
risalendo le scale del
nostro dormitorio.
Al
si abbassa, portandosi alla mia
altezza e asciugando lacrime che nemmeno sapevo di aver versato. Mi
passa un
fazzoletto nel quale soffio il moccolo che minacciava di scendere dal
naso. Mi
rivolge un’occhiata seccata, prima di sospirare e posare una
mano sul mio
braccio. Sta… sta cercando di consolarmi? Ancora una volta?
<<
Sono sicuro che non ha mai
pensato a nulla di tutto ciò che ti ha detto >>
<<
Non ne sarei così certa. Non l’ho
mai vista così arrabbiata >>
<<
Ma tu conosci Yvonne, è solo
combattuta e amareggiata >>
<<
E la colpa è anche tua >>
<<
Lungi da me negarlo >>
Gli
sorrido, tirando su col naso e
afferrando la mano che mi porge per rialzarmi.
E
non riesco a non pensare che è proprio
vero ciò su cui prima ho riflettuto: spesso accetti un
aiuto, una spalla su cui
piangere dall’ultima persona che ti saresti aspettata. Ma
allo stesso modo,
ricevi una bella pugnalata da chi hai sempre considerato la tua
migliore amica.
Il mondo sta girando al contrario, ed io sono dalla parte giusta?
Avevo pensato di
continuarlo e non lasciarvi con quest’ultima scenetta, ma poi
ci avrei
impiegato più tempo e ho deciso di postarlo. Confido nel
fatto che, essendo
libera dallo studio, il prossimo capitolo arrivi presto.
Okay, quello che
avete visto non è un alieno impossessatosi del corpo di Al:
anche lui è capace
di qualche gesto carino, raramente, ma ne è in grado. xD
Siete sorprese dalla
rabbia di Marie e l’irruenza di Yvonne? Non si prosepettano
giorni molto felici…
xD
Non ho molto altro da
aggiungere ragazze mie, a presto! :*
|
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Capitolo 17 *** Conforto, duelli noiosi e cioccolato ***
16. Conforto,
duelli noiosi e cioccolato
Prima
d’ora, un’unica volta io ed Yvonne ci siamo
azzuffate seriamente: era il primo giorno del mio
primissimo anno ad
Hogwarts e, nel corridoio stretto dell’Hogwarts Express,
avevo urtato una
ragazzetta poco più bassa di me. Aveva degli strani capelli,
corti come un
maschiaccio e sparati in tutte le direzioni; senza contare il fatto che
erano
inquietantemente rosa. L’avevo ammirata da subito, lei
sembrava essere la ragazzina
che io, da sempre, avevo voluto diventare.
Ma lei non
sembrava pensarla esattamente come me e dopo uno
spintone che mi vide spiattellata a terra, pretendeva che mi scusassi
con lei
per esserle venuta addosso. Ci azzuffammo quasi subito, lei tirava i
miei
capelli lunghi e biondi, io le sue ciocche rosa e corte. Fu Marie ad
intromettersi ed offrirci del cioccolato per quietare gli animi.
Inutile dire
che, golose com’eravamo, preferimmo di gran lunga
l’offerta di quella bambina
incredibilmente magra, sul cui viso spiccavano due pozze verdi che
sembravano
mangiarle il viso smunto.
Quello che venne
dopo fu incredibilmente naturale: ridevamo
fino a quasi soffocare, ingurgitando barrette di liquirizia, di cui Yvy
andava
matta. E spontaneo
fu legarci l’una
all’altra, tutte Grifondoro che condividevano la stessa
stanza. Ma non era solo
questo, non fu per convenienza che
diventammo amiche: c’era qualcosa in lei che mi aveva
attirato quasi subito.
Tutt’oggi non saprei bene dire cosa, ma so che mi tiene
ancora ben salda a lei.
Questo fino a
ieri, fino a quando credevo che niente avrebbe
scalfito quel legame tanto intenso e che di certo non lo avrebbero
fatto simili
parole o simili pensieri.
Pensa
davvero ciò che mi ha detto?
Ed ora, dinanzi
ad un piatto stracolmo di uova e bacon,
riesco a malapena a trattenere le lacrime. C’è
questo groppo in gola che mi
accompagna da ore, e che minaccia di sciogliersi da un momento
all’altro. Non è
solo per Yvonne, è anche per Dylan e Marie che sembrano
essersi giurati odio
reciproco.
Lei è
seduta accanto a me e sorseggia, apparentemente
incurante di tutto, il suo caffè bollente. Dinanzi a noi ci
sono Teddy, che
continua a lanciarmi occhiate preoccupate e Shacklebolt che sembra
totalmente
assente. Naturalmente gli altri due non sono con noi, ma occupano posti
distanti. Mi azzardo a rialzare il capo, voltandomi verso di loro:
Dylan
ascolta distrattamente quel che blatera Perrow, ma persino io mi rendo
conto
che la sua mente è da tutt’altra parte. E quando
incrocio, per un solo istante,
gli occhi di Yvonne, distolgo rapidamente lo sguardo.
Ma seppur per
una frazione di secondo, ho ben osservato le
occhiaie nere che si mostrano sul viso scarno e pallido. Sento una
dolorosa
morsa allo stomaco, come se qualcuno lo avesse afferrato e stesse
rigirandoselo
tra le mani; un senso di nausea mi assale e decido di abbandonare la
colazione
ancora intatta, potrei davvero vomitare bile.
Oltrepasso il
portone correndo e fermandomi solo quando
l’aria gelida di febbraio sfiora le mie guance. Porto le mani
a sfregare le
braccia, indosso solo la divisa e potrei tranquillamente gelare al
freddo di
questa mattina piovosa: ma non me ne curo, non m’importa
nulla, se non
immergermi nel mio tormento.
Non so cosa
fare, come comportarmi in questa situazione, e
continuo a pensare che tutto ciò che tocco con le mie mani,
finisco per
rovinarlo: il mio rapporto con Teddy, con Yvonne, quello tra Marie e
Dylan.
Dovrei stare lontana da tutti loro, dovrei allontanarmi prima di
provocare
altro dolore perché pur avendo le migliori intenzioni,
finisco solo per creare
casini.
<<
Vuoi diventare un ghiacciolo? >>
Non mi volto
alla voce di Teddy, ma ne avverto le mani che
posano delicatamente la sua giacca sulle mie spalle. Mi stringo in
essa,
percependo il calore che pian piano avvolge le mie membra; un calore
che so
dato non solo dall’indumento caldo, ma soprattutto dalla sua
presenza.
Teddy sa
scaldarmi l’anima.
<<
Vuoi parlarne? >>
Scrollo le
spalle, annuendo appena e seguendolo verso una
panchina vicina. Mi siedo accanto a lui, continuando a tenere lo
sguardo basso
e spostandolo di tanto in tanto su punti imprecisati del parco di
Hogwarts. Non
apre bocca lui, forse attendendo che sia io a prendere parola, io a
dirgli come
mi sento e quanta voglia avrei di urlare.
<<
Sono un disastro, ora non puoi non riconoscerlo
>>
<<
No che non lo sei >>
<<
Come fai a dirlo, dopo tutto quello che è successo?
>>
Mi volto di
scatto verso di lui, fronteggiando il suo
sguardo tranquillo e l’espressione di chi sembra saperne
sempre più degli
altri: di chi sembra a conoscenza di verità che a noi,
poveri stolti, sono
negate. Il suo volto calmo e disteso non è, tuttavia, un
balsamo per le mie
ferite, come in passato è successo. Ora ha solo il potere di
farmi infervorare
maggiormente, perché lui si ostina a non capire, a vedere in
me qualcuno che
non esiste.
<<
Non è esclusivamente colpa tua, Victoire. La
situazione è semplicemente degenerata, partita da uno
scherzo stupido per
finire in qualcosa di totalmente assurdo. Ma la discussione
è nata da
sentimenti repressi, da rabbia trattenuta e sono assolutamente convinto
che
Yvonne fosse semplicemente stanca di Al, così come Marie lo
fosse di Perrow
>>
<<
Ma ne sono comunque io la causa scatenante >>
<<
Se non fossi stata tu, ce ne sarebbe stata
un’altra, da lì a breve >>
<<
Perché continui a farlo? >>
<<
Cosa? >>
<<
A difendermi, a proteggermi… io non lo merito!
>>
Scatto in piedi,
lasciando che la giacca che egli ha posato
sulle mie spalle, solo un attimo prima, cada a terra senza che io me ne
curi.
Stringo i pugni, osservando la sua espressione perplessa e spaesata.
<<
Perché se l’unica che non vede quanta bellezza
c’è
dentro di te? >>
<<
Non c’è nessuna bellezza dentro di me, Teddy! Devi
smetterla di idealizzarmi! >>
Sto urlando, me
ne rendo conto dagli sguardi sconcertati che,
alcuni studenti di passaggio, ci lanciano. Così come dai
suoi occhi sgranati e
dalla fronte lievemente aggrottata. Si rialza, avvicinandosi a me e
cercando di
prendere la mia mano; la ritiro prontamente, distogliendo lo sguardo.
Ma lui
non si scompone e contiuna a rivolgersi a me col solito tono pacato.
<<
Non ti ho mai idealizzato, io ti vedo per quella
che sei. Ti ho sempre vista per quello che sei: imperfetta, ma
terribilmente
vera. Non c’è una briciola di ipocrisia o
falsità in te, sei leale, sei
sincera… e le persone che ti sono vicine lo sanno. Lo sa
Yvonne, lo sa Marie,
così come Dylan. Persino Al, pur non ammettendolo mai, se
n’è reso conto.
Perché tu non lo fai? >>
Non mi ero
accorta di star piangendo, non me ne sono resa
conto fin quando non ho sentito le sue dita calde sfiorarmi le guance
bagnate.
Fa scivolare la sua mano fino al mio mento, rialzandolo appena
perché io possa
incrociare il suo sguardo. Fa male guardare in quelle pozze dorate, fa
male
sentirsi inferiore a qualcuno che si ama.
Che
si
ama…
<<
Forse perché è più facile credere alle
cattiverie,
Victoire >>
E’
così, è più semplice accettare i
propri difetti ed
imparare a convincerci, piuttosto che scovare pregi in te stessa che
magari non
pensi di avere. Ho passato la mia intera vita a sentirmi diversa,
distante da mia madre, che mi voleva uguale a lei; lontana
da tutte le ragazze della mia età, da chiunque volesse
cambiarmi.
Non sono
perfetta, non lo sarà mai, ma questo non riesce a
spaventarmi, non più. Non mi ero mai resa conto di quanto
pesante fosse questa
mia diversità fino a che lui non
me
l’ha mostrato, rendendola stranamente qualcosa di cui andare
fieri. Mi vantavo
di essere orgogliosa di me stessa, quando invece ero terrorizzata dal
sentirmi
esclusa dal resto del mondo. E solo ora vedo chiaramente che quello che
ho, le
persone che mi hanno accettato per quella che so di essere, hanno visto
dentro
di me qualcosa che io stessa ignoravo e devo a loro molto
più di quanto
pensassi.
E so di dover
combattere per loro: per Yvonne, per Dylan,
per Teddy. Non mi importa chi abbia sbagliato, non importa che io sia
immatura
o stupida, loro mi accetteranno comunque perché lo hanno
sempre fatto, perché
siamo amici, perché sono
la mia
famiglia.
<<
Riuscirò a sistemare tutto? >>
<<
Ne sono sicuro >>
***
<<
Spostati, sei tra i piedi >>
Ringhio alla
volta di un bambinetto coi capelli biondicci
che mi fissa con un’espressione terrorizzata, prima di
filarsela via. Sistemo
una ciocca di capelli con noncuranza, procedendo verso l’aula
dei duelli.
<<
Potresti essere più gentile >>
<<
Non capisci, Teddy? Faccio loro un favore a
trattarli male, tempro il loro carattere >>
<<
Oh, se la mette in questo modo >>
Annuisco
convinta, afferrando la bacchetta e lasciandola
scivolare distrattamente tra le dita. A pochi passi da noi scorgo la
figura di
Sunders, il ragazzo che affronterò da qui a qualche minuto.
<<
Ehilà! >>
Si volta di
scatto, articolando un nervoso cenno col capo ed
incamminandosi rapidamente lungo il corridoio. Guardo stranita la sua
dipartita, rivolgendo un’occhiata scettica a Teddy che
scrolla le spalle,
noncurante.
<<
E’ terrorizzato da te >>
<<
Al, dov’eri finito? >>
<<
In giro >>
<<
Sei venuto a fare il tifo per me, Shacky? >>
<<
No >>
Sbuffo una
risata, riprendendo a saltellare, accompagnata
dai due Capiscuola. Entro nell’aula e mi guardo intorno
nervosamente,
sospirando. Non so perché mi aspettavo di vederla qui, dopo
quanto è accaduto.
Forse
l’aver parlato con Teddy mi ha molto aiutato, mi ha
indotto a sperare di poter riaggiustare le cose, di poter guardare a me
stessa
in maniera diversa. Di aver fiducia in me, perché seppur
imperfetta e
maledettamente idiota, non sono così malaccio: senza dubbio
loro non mi vedono così,
lui non mi vede così. E che sia merito mio o del fatto che i
miei amici abbiano
seri problemi mentali, è una domanda a cui non voglio dare
risposta.
<<
Weasley, Sunders… >>
Bacio Teddy e Al
su una guancia, beccandomi un’occhiataccia
assassina da quest’ultimo, e sgattaiolando con Sunders sulla
pedana preposta
per il duello. Fisso il ragazzo dinanzi a me, mio coetaneo,
all’apparenza
terrorizzato. Come fa ad essere uno dei migliori duellanti tra i
Grifondoro? A
stento riesce a tenere salda la bacchetta alla mano.
Ci inchiniamo e
lo scontro ha inizio. Non attacco subito, e
nemmeno lui. Continuiamo a squadrarci fino a che non tenta di
disarmarmi, cosa
che senza problemi evito che accada.
<<
Stupeficium >>
<<
Protego >>
<<
Impedimenta >>
Balzo di lato,
evitando l’incanto e rialzando il capo per
riposare lo sguardo sul mio avversario. Non so impedire che un ghigno
si
dipinga sul mio volto, mentre ciocche bionde di capelli mi coprono gli
occhi.
Devo essere piuttosto inquietante perché vedo Sunders
indietreggiare,
sentendolo deglutire rumorosamente sin da qui. Avanzo verso di lui,
mentre egli
fa ancora qualche passo indietro.
<<
N-non ti avvicinare troppo >>
<<
Hai paura di me? >>
<<
N-no… Stupeficium! Stupeficium! >>
Li evito con un
incantesimo scudo, ridendo alla tremarella
che ha appena colpito il mio avversario. Giocherello con la bacchetta,
avvicinandomi ancora a lui e sorridendogli come solo una squilibrata di
mente
potrebbe fare.
<<
Sei piuttosto ripetitivo Sunders, mi annoi…
Exulcero! >>
Non evita la mia
fattura pungente e in un istante, la pelle
del suo viso si ricopre di piccole ustioni. Si dimena, agitandosi come
una
donnetta e strillando allo stesso modo. Inarco un sopracciglio,
lanciando
un’occhiata a Teddy e Shacklebolt: il primo sta trattenendosi
palesemente dal
ridere, il secondo sembra progettare la sua imminente fuga, annoiato da
ciò a
cui sta assistendo.
Almeno non sono
l’unica!
Rialzo la
bacchetta, facendolo lievitare a mezz’aria, appeso
per una caviglia. Naturalmente gli urletti isterici non si placano, ma
aumentano di intensità.
<<
Weasley smettila di tergiversare e falla finita, ho
fame! >>
Ridacchio alla
singolare richiesta di Dylan, ampliamente
condivisa da tutti, visti i mugolii e le esclamazioni di assenso. Con
la coda
dell’occhio ho potuto notare persino McMillian annuire con
aria stanca, ragion
per cui, lascio cadere a terra Sunders, disarmandolo l’attimo
dopo. Il
ragazzetto fugge via, dopo essersi ripreso la bacchetta, senza neanche
degnarmi
di uno sguardo e squittendo nervosamente.
Sbuffo, e con un
saltello riscendo dalla pedana,
raggiungendo i ragazzi e Marie, di Yvonne nemmeno l’ombra.
<<
E’ stato il duello più stupido a cui abbia mai
assistito >>
<<
No, un momento… c’è stato quello di
Teddy! >>
<<
Quello è stato il più veloce, non il
più stupido
>>
<<
Perché, tu trovi intelligente farsi sbattere al
muro un secondo dopo l’inizio del duello? >>
<<
Ragazzi, io sono ancora qui >>
<<
Non siamo mica ciechi, Teddy! >>
Ridacchio, alla
conversazione tra Dylan ed Al, a cui si aggiunge
un mortificato TeddyBear. Afferro un braccio di Marie, posando il capo
sulla
sua spalla e beandomi delle sue carezze mentre percorriamo la strada
verso la
nostra Sala Comune.
<<
Lei c’era >>
Rialzo lo
sguardo, fermandomi ad osservare il volto tranquillo
e sorridente della mia migliore amica, mentre i ragazzi continuano a
camminare
davanti a noi.
<<
Parli di… >>
<<
Yvy, chi altri? E’ rimasta seminascosta, davanti
alla porta. E’ andata via non appena il duello si
è concluso >>
<<
Oh… >>
Riprendiamo la
nostra andatura strascicante, io sono
praticamente addosso a Marie. Mi guardo intorno, sperando di scorgere
qualche
ciocca rosa, sperando che due braccia magre mi cingano o che una spinta
piuttosto brusca mi spinga col sedere a terra. Ma niente di tutto
questo accade
e in un batter d’occhio siamo davanti al ritratto della
Signora Grassa.
Passiamo dinanzi
a Dylan, rimasto fuori e gli lancio
un’occhiata incuriosita. Lui e Marie non si sono
né guardati, né parlati per
tutto il tragitto. Niente urla o simili, solo indifferenza, il che
è
probabilmente peggio di qualsiasi furiosa litigata.
Rientrata in
Sala Comune, sto per chiederle spiegazioni,
quando la vedo bloccarsi e guardare dinanzi a sé. Seguo il
suo sguardo,
posandolo infine su Yvonne, seduta sul rosso divano. Si rialza non
appena si
accorge di noi, dopo aver rivolto un cenno di saluto ai ragazzi che
preferiscono rintanarsi nella loro stanza.
Mi avvicino
cautamente, mordicchiando le unghie e
guardandola di sottecchi. Marie accanto a me è molto
più tranquilla e sul viso,
oggi decisamente pallido, c’è il solito sorriso
rassicurante.
<<
Sei stata brava, anche se quel Sunders… Merlino,
era un principiante! Con questo non voglio dire che hai vinto
perché lui era un
inetto, ma… >>
<<
Sono d’accordo con te! Non ha fatto altro che
tremare e mi guardava come se potessi lanciargli un’ Avada
Kedavra da un
momento all’altro >>
<<
Infondo è comprensibile che lui abbia paura di te
>>
Ci voltiamo
verso Marie, come fossimo una sola persona, non
prima di esserci scambiate un’occhiata perplessa. La Summers
sospira, scuotendo
il capo e sedendosi su una poltrona vicina.
<<
Tu ed Yvonne l’avete bistrattato per anni. Al
secondo anno l’avete costretto a mangiare delle merendine
marinare, solo perché
vomitasse sui Serpeverde di passaggio. Al terzo anno l’avete
coinvolto
nell’allagamento dei sotterranei, facendo ricadere su di lui
la colpa, inutile
dire che si è beccato mesi di punizione. Al quarto anno
l’ avete appeso alla
Torre di Astronomia perché ammirasse il panorama.
All’inizio di quest’anno, tu
Vicky, gli hai lanciato bolidi dal campo per verificare quanto bravo
fosse
nella corsa >>
<<
Siamo grandiose! >>
<<
Siamo grandiose! >>
Mi volto verso
Yvonne, entrambe abbiamo lo stesso entusiasmo
e l’identico luccichio negli occhi. E il legame che ho sempre
sentito forte,
tra me e lei, sembra essersi riformato e addirittura mai spezzato. Mi
sorride,
un po’ timidamente all’inizio, ma in seguito ad una
mia spallata, scoppia a
ridere insieme a me, come se il suono della nostra risata fosse
l’unica cosa
che valga la pena di udire. E ascoltandola, so che è
così.
<<
Cioccolato? >>
E come la prima
volta, ci ingozziamo di dolci, annegando in
essi ciò che ha preceduto questo momento. Ci fissiamo e so
che lei, così come
Marie, sta pensando al nostro primo incontro, al giorno che ha cambiato
per
sempre le nostre vite.
<<
Vicky, Marie… riguardo quello che è
successo…
>>
<<
Oh, ti riferisci al fatto che hai cosparso l’intera
stanza di barrette di liquirizia e che hai versato il tuo profumo sul
mio
letto? Lo sai che odio il profumo, mi ricorda Fleur! >>
Yvonne annuisce,
mordicchiandosi le labbra e stringendomi la
mano che le ho posato sul braccio.
Non voglio
parlare di quello che è stato, non voglio delle
scuse e non voglio farle. Non ne vedo nessun bisogno e so che loro
hanno
capito: noi siamo così, maledettamente semplici e
altrettanto scavezzacollo.
Non abbiamo mai seguito regole prestabilite, quelle che portano avanti
una
relazione sana e questo perché il nostro rapporto
è tutto fuorchè normale. Ed io
non potrei desiderare altro, se non trovarmi qui, con loro, a mangiare,
ridere
e chiacchierare. Questa è la mia normalità,
questo è ciò che voglio.
<<
Sono stanca morta, ragazze. Andiamo in camera?
>>
<<
Io vorrei prima fare un salto da Teddy, sai per…
>>
<<
Dichiarargli il tuo amore? >>
<<
Cos… NO! >>
<<
Va bene, Vicky. Ti aspettiamo di sopra >>
Marie trascina
Yvonne, mugugnando qualcosa nel suo orecchio,
mentre io respiro a fondo e tocco con una mano la guancia calda. Scuoto
il
capo, correndo lungo le scale del dormitorio maschile. Arrivo alla sua
stanza
e, senza ricordarmi di bussare, la apro.
Quello che
vedono i miei occhi, me ne fa pentire
all’istante. C’è solo Teddy dei ragazzi,
e con lui una Grifondoro di cui non
conosco assolutamente il nome. Le mani di lei sono sul petto del mio Teddy, tra le pieghe della camicia
semi aperta.
<<
Oh… >>
<<
Victoire, aspetta… >>
Non aspetto. Mi
richiudo la porta alle spalle, con un tonfo
che sarà stato udito anche nella Torre dei Corvonero.
Ritorno in Sala Comune e
quindi attraverso di corsa il ritratto per scappare non so dove. Il mio
nome
urlato da Teddy è l’ultima cosa che sento.
Non odiatemi per avervi lasciato con
questo finale un pochino ‘particolare’. Saprete
presto cosa è effettivamente
accaduto e cosa accadrà!
:D
Questo è un capitolo decisamente
introspettivo, perlomeno all’inizio. Vicky è
stracolma di idiozia, ma anche lei
è umana, dopotutto… xD
E no, Marie non ha ancora detto nulla
alle sue migliori amiche, riguardo Dylan.
Vi rammento, per chi ancora non si fosse
iscritto, che su face vi è un gruppo inerente a Y&M:
http://www.facebook.com/groups/129830763768816/
A presto, fanciulle!
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Capitolo 18 *** Aggressioni, cadute imbarazzanti e gli effetti di una dannata luna piena ***
17. Aggressioni,
cadute imbarazzanti e gli effetti di una
dannata luna piena
<<
Di cibo ne hai in abbondanza nel tuo piatto, perché
prenderne dal mio? >>
<<
Il tuo ha un aspetto più gustoso! >>
<<
E’ lo stess… oh, prendi, ingozzati!
>>
Alastor porge
l’intero contenuto della sua colazione ad
Yvonne, e sebbene mostri un’aria infastidita, dubito che non
sia felice della
sua vicinanza. O meglio, Yvy gli è praticamente appiccicata
addosso. Sembrano
essere tornati indietro di mesi, l’unica differenza
è che ora lui non sembra
volerle lanciare un’Avada Kedavra ogni volta che lo sfiora.
Totalmente
diversa la situazione tra Marie e Dylan: ognuno
sembra concentrato su se stesso piuttosto che sull’altro, e
la cosa non va per
niente a mio favore. La piccola Summers è più
pignola e perfezionista del
solito, Wood più rompipluffe di quanto non lo sia mai stato.
Tremo all’idea dei
prossimi allenamenti, mi farà sudare peggio di un maiale
obeso. Il fatto che
non stiano più insieme ha comunque
dell’incredibile: per quanto fossero
diversi, pensavo che si sarebbero sposati, circondati poi da tanti
pargoli
patiti di Quidditch e calderoni.
La mia
condizione, invece? Assolutamente incasinata, più di
quanto lo fosse ieri. So che dovrei pensare a Marie, a Dylan, ma
l’unica cosa
che mi ritorna alla mente è l’immagine di Teddy in
compagnia di quella. Tornata in
camera, avrei voluto
parlarne con le mie migliori amiche,ma la confessione della Summers ci
ha
totalmente assorbite: non c’era spazio per una sciocchezza
simile. Si, perché
si tratta di una stupidaggine bell’ e buona. Non sono gelosa
di lui, non sono
seccata da ciò che ho visto, non sono innamorata di Teddy.
Può mostrare il
petto nudo a chicchessia, per quel che mi riguarda. E giuro che non
menzionerò
nulla di quanto accaduto.
<<
Buongiorno ragazzi, Victoire >>
Mi volto alla
mia sinistra, dove ha appena preso posto
l’oggetto dei miei pensieri. Mi sorride titubante e dischiude
le labbra,
sicuramente per dirmi qualcosa. Lo precedo, alzando la mano in un gesto
stizzito.
<<
Che ci facevi mezzo nudo, in camera, con quella che
sicuramente non era Al, o Dylan? >>
Alle mie parole,
tutti fissano Teddy, dimentichi delle loro
attività: Marie rialza il capo dal libro di pozioni in cui
era immersa
dall’inizio della colazione; Dylan abbandona la sua apatia;
Al ed Yvonne la
smettono di battibeccare sul cibo per donare la loro completa
attenzione a me. Il
fedifrago è palesemente in imbarazzo, deglutisce e lancia
un’occhiata agli
altri, prima di riposare uno sguardo, apparentemente tranquillo su di
me.
<<
Potremmo parlarne dopo >>
<<
Se avessi voluto parlarne dopo, non te l’avrei
chiesto in questo istante >>
<<
Intendevo da soli >>
Marie,
discretamente, ritorna al suo libro ed Al riprende la
sua colazione. Gli unici che rimangono ben attenti alla situazione,
sono Yvonne
e Dylan, per niente intenzionati a perdersi una sillaba dalle nostre
bocche.
<<
Va bene anche qui. Chi era quella? >>
Teddy sospira,
rassegnato. Lancia un’ultima occhiata intorno
a sé, per poi replicare.
<<
Un’amica, una Grifondoro del sesto anno. Era venuta
a restituirmi un libro e poi… >>
<<
Non voglio sapere altro! >>
Balzo in piedi,
consapevole degli sguardi perplessi di
tutti: persino il gufo di Al, appena arrivato, sembra guardarmi con
commiserazione. Afferro la mia tracolla, e con un gesto eloquente a
Marie ed
Yvonne, ordino loro di seguirmi. Ma prima di allontanarmi, afferro un
pezzo di
toast, rivolgendo una smorfia a quello che era la mia Fata Turchina.
<<
Ah, sei un porco! >>
***
<<
Sei gelosa >>
<<
Per la cinquantesima volta Yvonne, non sono gelosa!
>>
<<
Allora sei solamente cretina >>
Lancio
un’occhiataccia alla mia migliore amica, intenta a
rimirarsi le unghie mangiucchiate e ricoperte di smalto blu, oltre ad
inveire
contro la sottoscritta. Camminiamo lungo il prato di Hogwarts, di
ritorno dalle
serre dopo aver assistito all’ennesima scena in cui una
pianta carnivora viene
stuzzicata da Yvonne che rischia, di conseguenza, la perdita di qualche
arto.
<<
Avresti potuto lasciare che Teddy ti spiegasse la
situazione >>
<<
Anche solo per rendere la colazione un tantino
interessante >>
<<
Non c’era bisogno di… >>
Mi fermo
all’improvviso, piantando i piedi a terra e
barcollando in avanti quando Yvonne e Marie si appiattiscono alle mie
spalle.
<<
Che cazzo fai? >>
Yvonne mi
incenerisce con lo sguardo, massaggiandosi il naso
mentre Marie si china a raccogliere un libro che,
nell’impatto, le era scivolato
dalle mani. Lo accarezza come se fosse un essere vivente appena
ruzzolato a
terra e fattosi male, prima di seguire il mio sguardo e guardare un
gruppo di
ragazze a pochi passi da noi.
<<
E’ lei >>
Rispondo alla
muta richiesta della Summers; Yvonne si aggrappa
alla mia schiena, allungando il collo per sbirciare, completamente
dimentica di
avercela con me.
<<
Chi? >>
<<
La ragazza che era con Teddy, è lei. Ha i capelli
legati in uno stretto chignon e l’aria di avere una scopa su
per il… >>
<<
Abbiamo capito! >>
Avanzo di
qualche passo, fino ad essere a pochissima
distanza dal gruppetto di Grifondoro che, solo ora, sembrano accorgersi
della
mia presenza.
<<
Asp… Vicky! >>
In un attimo
Marie e Yvy sono accanto a me e ancora compio
qualche passo, fino a che la ragazza in questione, si volta
completamente,
prestandomi attenzione e incurvando appena le labbra in un sorriso. Le
sue
compagne sono, probabilmente, più intimidite e impaurite di
lei che appare
molto tranquilla. Le vedo indietreggiare e scambiarsi una veloce
occhiata
preoccupata; inutile dire che ne sono compiaciuta: ad Hogwarts sono in
molti a
temere i miei completi momenti di follia.
Eccetto questa
qui, il cui sorriso ora sembra accentuarsi.
Non distoglie lo sguardo, ma compie un gesto del capo, come ad
invitarmi a
parlarle e chiarirle il motivo per cui le sono piombata davanti. La
ragione è
semplice, vorrei afferrarle il viso e spiaccicarla nel fango del parco
o spintonarla
e passarci sopra una decina di volte.
<<
Sei del sesto anno… il tuo nome? >>
Inarca le
sopracciglia, sorpresa: forse si aspettava che
conoscessi la sua identità, ignara del fatto che non ho
problemi a mostrare di
ignorare gli altri, di non provare il minimo imbarazzo o timidezza, pur
se lei
è di un anno avanti a me. Al mio fianco sento il respiro
irregolare di Marie,
che è sicuramente in pena per me, certa che possa commettere
una delle mie
azioni poco ragionevoli. Yvonne invece è tranquilla come non
mai, la sento persino
sbadigliare e battere un piede a terra, impaziente.
<<
Sono Margaret Page, e tu Victoire Weasley. Ti
conosco bene, amo il Quidditch e non potrei non ammirare i giocatori
della
squadra di Gifondoro. L’ultima partita è
stata… >>
<<
Si,si… qual è
precisamente il tuo rapporto con Teddy Lupin?
>>
<<
Teddy? Oh, siamo amici e… oh, eri tu che ieri ci ha
interrotti mentre… >>
Scatto in
avanti, accecata da una rabbia incontenibile e le
afferro il colletto della camicia. Dietro di me avverto il sospiro di
Yvonne e
lo squittio impaurito di Marie. La ragazza di fronte a me mi fissa con
occhi
sgranati ed espressione lievemente sconvolta, mentre le sue amiche
fanno un
passo avanti, subito intercettate da Yvy che le imita, tagliando loro
la
strada.
<<
Che sta succedendo… Victoire? Maggie? >>
Maggie?
Mi volto di
scatto alla voce di Teddy , dapprima severa e
poi semplicemente incredula. Alterna lo sguardo da me
all’altra Grifondoro,
prima che questa si liberi dalla mia presa e gli corra incontro,
buttandosi
letteralmente tra le sue braccia. Accanto a lui
c’è Alastor che si sposta
appena Page gli si avvicina. Grugnisco in risposta, soffiando aria dal
naso
quasi fossi un Ungaro Spinato e sostengo lo sguardo da Caposcuola
adirato che
Lupin mi rivolge.
<<
Puoi spiegarmi perché è così
terrorizzata? >>
Le amiche della
piagnucolona fanno un passo in avanti,
pronte a replicare al posto mio, ma un’occhiata di Yvonne le
mette a tacere
all’istante e allarmate, abbassano il capo. Marie si guarda i
piedi, intrecciando
le dita delle mani, mentre Yvy è assolutamente tranquilla,
anzi giurerei che si
stia anche divertendo mentre strizza l’occhio da Al che
scuote il capo,
rassegnato.
Allo sguardo
penetrante di Teddy, mi riscuoto e sbuffando,
incrocio le braccia al petto, assumendo tutta l’aria di chi
non sa
assolutamente nulla di ciò che le sta capitando intorno:
un’espressione
innocente che so appartenermi ben poco. Persino quando non commetto
nessun
gesto stupido, in qualche modo sono la responsabile di quanto accade:
eredità
Weasley, immagino.
<<
Perché è una fifona ed il cappello parlante ha
commesso un errore a spedirla nella culla dei coraggiosi?
>>
La ragazza in
questione si volta, fissandomi confusa e
spaesata. Teddy, d’altro canto, sembra furioso: allontana
delicatamente la
Grifondoro da sé, avanzando di un passo e continuando a
rivolgermi uno sguardo
deciso e accigliato; serra la mascella e sembra quasi stia ringhiando.
Indietreggio appena, non spaventata, ma piuttosto sorpresa dal vederlo
in
quello stato. Non si era mai arrabbiato con me prima d’ora,
non a quel modo.
Persino quando commettevo qualche sciocca imprudenza, soleva rivolgersi
pacatamente a me, comprensivo.
<<
Cos’hai da scaldarti tanto? >>
<<
RISPONDIMI, VICTOIRE! >>
Sobbalzo, e con
me anche le altre. Yvonne mi si avvicina,
fronteggiando Teddy, prima che Shacklebolt la afferri un polso e
l’attiri a sé.
<<
Ehi, mollami! >>
Ma Al la tiene
stretta tra le sue braccia, con apparente
tranquillità, nonostante lei cerchi di dimenarsi e
sfuggirgli in tutti i modi.
<<
Alastor portale via e non dimenticarti di toglier
loro dieci punti a testa! >>
<<
Che cosa? Brutto fedifrago ingrato! Guarda che ti
riempio di pugni, anzi ti schianto, ti… >>
La voce di
Yvonne, trascinata dall’altro Caposcuola, seguito
dalle altre Grifondoro, si perde nel vento dei primi giorni di marzo,
improvvisamente gelido. Riporto lo sguardo su Teddy, che sembra
infervorarsi
ogni secondo che passa e ora agita la mano impaziente, in un gesto che
mi
invita a parlare.
Inspiro
l’aria fredda ed espiro dal naso con aria seccata ed
infastidita, temporeggiando, cosa che deve peggiorare la situazione
perché
Lupin compie un altro passo verso di me, afferrandomi il polso e
strattonandomi. Indietreggio appena, ma non cerco di sottrarmi dalla
sua
stretta. Ci fissiamo a lungo, prima che sia ancora lui a parlare.
<<
Perché l’hai aggredita? >>
<<
Non ho intenzione di rispondere. Ora toglimi altri
cinquanta punti, spediscimi a pulire vasi da notte, mandami dritta
dalla preside,
non me ne importa niente, Caposcuola
Lupin >>
Lascia la mia
mano con poca delicatezza, guardandomi con
esasperazione.
<<
Non ti sto parlando da Caposcuola, ma da amico
>>
<<
Davvero? Se la tua intenzione era quella di
mostrarti amichevole, hai fallito miseramente >>
<<
E’ colpa tua! Mi farai impazzire, prima o poi !
>>
<<
Se è così non dovresti starmi tra i piedi!
>>
<<
Se non vuoi che lo faccia, basta dirmelo >>
Ora
l’irritazione sembra aver lasciato posto ad un’aria
rassegnata ed estremamente arrendevole. Mi guarda impaziente e ancora
accigliato, la sua fronte è aggrottata e gli occhi sono due
fessure, ma quel
luccichio che li ha accompagna, sembra volermi dire altro. Lo spintono,
compiendo qualche passo lontano da lui e poi voltandomi ad un suo
sospiro.
Ci fissiamo per
diversi secondi, un tempo labile che sembra
infinito. Non voglio che si allontani da me, che smetta di strami
accanto: da
quando è ripiombato nella mia vita, mi sono sentita diversa,
tranquilla e al
sicuro. Protetta dal suo sguardo rassicurante,
dai suoi sorrisi comprensivi e dalle sue dita intrecciate
alle mie: la
sua presenza al mio fianco aveva il potere di attenuare il caos della
mia
esistenza e allo stesso tempo, la mia vivacità gli
permetteva di uscire dal suo
guscio. Ci compensavamo l’un l’altro, come due
anime profondamente dissimili,
ma in fondo assolutamente uguali: esse combaciavano perfettamente, io e
lui
combaciavamo perfettamente.
Opposti
che si attraggono?
O semplicemente
due stupidi che per mesi si sono lasciati
cullare da una bella fantasia, da un’insana illusione che
riusciva a riscaldare
il cuore di entrambi. Sapevo che Teddy la pensava come me, lo avvertivo
dal
modo in cui mi guardava o mi stringeva la mano; lo sapevo fino
all’altra sera,
fino ad oggi. E ora avverto solo terriccio malfermo sotto i miei piedi,
instabile come lo sono io, come siamo noi.
<<
E’ questo che vuoi? Che mi tolga dai piedi?
>>
Sussulto,
riposando gli occhi nei suoi, osservando il viso
pallido e l’espressione non più accigliata, ma
semplicemente ansiosa. Si
avvicina a me, prendendo la mia mano tra la sua, stringendola appena in
una
muta richiesta di replicare alla sua domanda. Ma il fischio nelle mie
orecchie,
il rumore ovattato che ad esse arriva, e il battito accelerato del mio
cuore,
mi impediscono di risvegliarmi dal torpore in cui sono precipitata:
stordita e
confusa, mi limito semplicemente a fissarlo.
E poi annuisce
piano, chiudendo gli occhi e riaprendoli per
rivolgermi un ultimo sguardo deluso. E quando la sua mano lascia la
mia,
avverto le mie membra terribilmente fredde: un gelo che percorre
l’intero mio
corpo fino a raggiungere questo stupido muscolo cardiaco che perde un
battito o
forse due.
Mi volto,
osservandolo allontanarsi da me, con mani in tasca
e spalle curve, quasi portasse su di sé il peso del mondo
intero. Non una sola
parola esce dalle mie labbra, nessun suono che si unisce a quello
stridulo di
un vento che inizia a soffiare troppo forte, che ingarbuglia i miei
capelli con
rabbia, spingendomi in avanti, quasi ad invitarmi a raggiungerlo. Mi
oppongo,
restando impalata a lottare contro nessun altro che me stessa.
***
<<
Maledizione, Weasley! E’ il quarto bolide di fila
che manchi! >>
Muovo il capo in
segno di scuse al rimprovero di Wood,
mugugnando qualcosa che nemmeno io riesco a decifrare. Rialzo gli
occhi,
incontrando lo sguardo divertito di Perrow che, dopo un ghigno
beffardo, vola
via alla ricerca della pluffa. Sbuffo seccata, non ho nemmeno voglia di
prendermela con lui e prenderlo a calci in culo.
Dopo
l’ennesima distrazione e le urla di un Dylan
sull’orlo
di una crisi nevrastenica, l’allenamento
può dirsi concluso. Atterro con poca delicatezza, smontando
dalla scopa e
dirigendomi svelta verso gli spogliatoi; non compio che pochi passi
prima che
la voce del capitano mi blocchi sul posto, facendomi voltare verso di
lui.
<<
Aiutami a riordinare pluffe e bolidi >>
Probabilmente
vorrebbe sembrare più pacato nel rivolgersi a
me o a chiunque altro, lo capisco dalla smorfia che segue la sua
affermazione. Tuttavia
è difficile per lui nascondere il suo tono burbero e
perentorio, soprattutto
nell’ultimo periodo. Annuisco, lasciando cadere la mia
Firebolt e
affiancandolo. Mi chino come lui, sulla piccola valigetta, aiutandolo a
trattenere l’ultimo bolide che, disperatamente, cerca di
liberarsi e sfrecciare
in volo.
<<
Stai bene? >>
<<
Sono stata meglio >>
<<
Ancora problemi con Yvonne e… le ragazze? >>
Rialzo il capo,
nello stesso istante in cui lui lo china.
<<
Non riesci nemmeno a pronunciare il suo nome? >>
Agita la mano,
come se stesse scacciando un insetto
fastidioso e lanciandomi un’occhiataccia.
<<
Non è di me che stiamo parlando. Allora, cos’hai?
Voglio che i miei giocatori siano al meglio, mi rifiuto di perdere una
partita
perché non sapete lasciare i vostri casini fuori dal campo
di Quidditch
>>
Sbuffo,
accasciandomi sull’erba fredda, alzando gli occhi
verso un cielo plumbeo. Mi imita, richiudendo la valigetta e
spostandola di
lato, prima di posare i gomiti sulle ginocchia e fissarmi impaziente.
<<
Ho solo qualche pensiero per la testa, nulla di
preoccupante >>
<<
C’entra per caso quello che è accaduto una
settimana fa con Teddy e Maggie? >>
<<
Maggie! Si può sapere chi cazzo è questa?
>>
Mi fissa,
inarcando un sopracciglio e incurvando lievemente
la linea delle labbra in quello che dovrebbe essere un accenno di
sorriso. Mi
correggo, è più un ghigno sardonico e irritante.
Gli do una spallata, volgendo
il capo altrove e borbottando improperi verso la sua intera generazione.
<<
Merlino, Weasley! Sei gelosa di Maggie? >>
Scatto in piedi,
guardandolo dall’alto e stringendo i pugni
per evitarmi di pestarlo a sangue. Quando vuole sa essere davvero
stronzo, il capitano. Inoltre giuro
che se qualcun
altro si azzarda a dire una cosa del genere e totalmente fasulla, lo
inchioderò
alla Torre di Astronomia.
<<
Vuoi dei figli Dylan? >>
<<
Un giorno, probabilmente >>
<<
Allora non ti azzardare più a menzionare quella
parola in mia presenza o giuro che ti do un calcio lì sotto,
talmente forte, da
impedirti di procreare! >>
Ridacchia
sommessamente, per niente intimorito dalla mia
minaccia. Si rialza quindi, battendo le mani sui pantaloni della
divisa, oramai
sporchi di fango ed erba fresca. Mi si avvicina, posando le mani sulle
mie
spalle e fissandomi concentrato.
<<
Se io ammetto di essere incazzato per la storia di
Marie, anche tu puoi accettare il fatto che provi qualcosa per Teddy
>>
Se
l’è
cercata lui.
Prendo a
rincorrerlo per tutto il campo, sbilanciandomi in
avanti di tanto in tanto per mollargli un calcio diritto nel deretano.
Lui
corre a perdifiato, ridendo e borbottando qualcosa sulla sua
autorità di
capitano, oramai totalmente andata a farsi benedire. E mentre sto per
raggiungerlo, si ferma improvvisamente, così da farmi
sbattere il muso contro
la sua schiena e ricadere pesantemente a terra.
<<
Ti sei scimunito? >>
<<
Scusate >>
Inclino il capo,
rialzando lo sguardo su Marie, in piedi
dinanzi a noi, titubante e impacciata. Dylan d’altro canto
sembra un blocco di
marmo, sguardo accigliato compreso.
<<
Ti aspettavo all’ingresso, Vicky. Ma quando tutti
gli altri giocatori sono rientrati e di te non c’era traccia,
mi sono
impensierita e ho deciso di venire a cercarti >>
Si sporge verso
di me, guardandomi con apprensione.
<<
Tutto bene? Che ci fai lì a terra? >>
<<
Chiedilo a lui! >>
Mi rialzo,
furente e accigliata, lanciando a Dylan
un’occhiata raggelante. Lui si volta, scrollando le spalle e
mostrandomi una
smorfia.
<<
Stavo solo cercando di farle aprire gli occhi, è un
po’ ottusa la ragazza >>
Compie qualche
passo, pronto a filarsela, quando allungo una
gamba distrattamente, mettendogli lo sgambetto e facendolo ruzzolare ai
piedi
della Summers che, sorpresa, fa un balzo indietro. Sbuffo una risatina
all’espressione un tantino furibonda del mio capitano, prima
che mi rivolga uno
sguardo omicida che riesce a farmi ingoiare il mio tentativo di
ridergli in
faccia.
<<
Stai bene? >>
Marie si china
su di lui, offrendogli una mano in modo che
possa rialzarsi. Nella voce e nei gesti colgo chiaramente apprensione e
inconfondibile
premura. Ma Dylan non sembra pensarla alla mia stessa maniera,
perché scaccia
la mano della mia migliore amica, rispondendole seccamente, quasi
infastidito.
<<
Ce la faccio da solo >>
E
così si rialza senza accettare il suo aiuto, afferra la
sua Firebolt assieme alla valigetta contenente bolide, pluffe e
boccino, per
sparire verso gli spogliatoi. Mi affianco a Marie, sorridendole appena.
Lei
ricambia, alzando le spalle e incamminandosi con me fuori dal campo.
<<
Dovevo aspettarmelo, ed incolpare solo me stessa di
questa situazione >>
<<
Potrebbe almeno sforzarsi di essere gentile,
miseriaccia! >>
<<
Non importa, va bene così. Andiamo? >>
E
così trotterello dietro la Summers, prendendole la mano e
seguendola. E così sembra di ritrovarsi esattamente a dove
eravamo all’inizio
di quest’anno scolastico: io e Teddy che a stento ci
rivolgiamo la parola,
Yvonne che stuzzica Al senza risultati e Marie che tiene alla larga
tutto e
tutti eccetto le sue migliori amiche.
Che bel gruppo
di adorabili sfigate!
***
Mi guardo
intorno febbrile, l’aula dei duelli è sempre
più
piena; restiamo solo in quattro a contenderci la vittoria tra i
Grifondoro: io,
Yvy, Alastor e Sloper. Poso lo sguardo su Teddy, impegnato in una
conversazione
apparentemente tranquilla con Al; i nostri sguardi si incrociano per
brevi
istanti per poi perdersi nuovamente. Nei giorni trascorsi
dall’ultima volta che
ci siamo parlati, non abbiamo fatto altro che evitarci.
Un buffetto di
Yvonne mi riscuote e voltandomi verso di lei,
la vedo sorridere e imitare qualche ragazza del settimo anno:
è il suo
personalissimo modo di tirarmi su il morale.
<<
Procediamo ragazzi… >>
La voce del
professor McMillian mi distrae dallo
sghignazzare in compagnia della mia migliore amica. Si appresta ad
eseguire il
sorteggio e pronunciare i nomi di coloro che si sfideranno a breve.
<<
Weasley e Sloper >>
Strizzo
l’occhio ad Yvonne che, nel prossimo duello, dovrà
automaticamente vedersela con Al. Ricambia nervosamente il mio sorriso,
voltandosi verso Shackebolt che sospira amareggiato, probabilmente non
era nei
suoi piani il duellare con lei.
Avanzo verso la
pedana, attendendo che questo scontro inizi
ed abbia fine rapidamente. Attendiamo diversi secondi, ma di Sloper non
c’è
traccia. McMillian lo richiama più volte, fin quando uno dei
suoi compagni di
dormitorio, non arriva trafelato di fronte a noi.
<<
E’… è in infermeria, una brutta caduta
dalle scale
mentre… >>
Giuro che
stavolta non ho
assolutamente colpa. Chris mi è simpatico,
è un mio compagno di squadra, figuriamoci se avrei potuto
essere così sleale.
Il professore sembra riflettere qualche minuto, prima di annunciare il
mio
passaggio alla fase successiva: e ora non ci sono dubbi che
dovrò affrontare Al
o Yvonne al prossimo giro.
Mi riavvicino ai
miei amici, beccandomi pacche sulle spalle
e risatine, nonché commenti non molto delicati, inerenti
alla dimensione del
mio deretano. Teddy non è più qui, se la
sarà svignata non appena ha sentito
pronunciare il mio nome.
L’attimo
dopo mi sento afferrare per un braccio da Dylan che
mi rifila qualcosa come tre o quattro libri di dimensioni
considerevoli. Lo
guardo stranita, aspettando il momento opportuno per dargli un calcio
in bocca.
<<
Vicky devi riportarli nella mia camera, io non ho
tempo! Hai sentito, no? Sloper è in infermeria, devo correre
al campo e rifare
gli schemi di gioco, riorganizzare il nostro attacco e…
e… >>
<<
Va bene, va bene! >>
Sbuffo,
vedendolo correre via come un ossesso e scontrarsi
con una decina di ragazzetti del primo anno che si spostano
terrorizzati: Dylan
incute più timore di me. Lancio un’occhiata a
Marie ed Yvonne, perché mi aiutino,
ma con mia grande irritazione, scopro che se la sono già
filata via. Chi ha
detto che gli amici si vedono nel momento del bisogno?
Risalgo le scale
che non vogliono collaborare, spostandosi
in continuazione e beccandomi le derisioni di Pix che fa di tutto per
vedermi a
faccia in giù. Arrivo in Sala Comune diversi minuti dopo,
incazzata e stanca.
Risalgo le scale del dormitorio maschile, in fretta e senza fermarmi
nemmeno
quando un dolore lancinante al fianco mi impedisce quasi di respirare.
Spalanco la
porta, dritta verso il letto di Dylan. Ma a
causa della fretta, della rabbia e dell’indignazione, avevo
completamente
dimenticato che Teddy avrebbe potuto trovarsi in quella camera, cosa
che effettivamente
è accaduta. Con un tonfo riposo i libri del mio amato capitano, rialzando lo sguardo su
Lupin che, con l’espressione
più seccata che gli abbia mai visto, mi fissa.
<<
Dovresti ricordarti di bussare, Victoire >>
<<
Nel caso in cui tu fossi, ancora una volta, in
compagnia di Maggie?
>>
<<
Non è il caso che tu inveisca ancora, non stasera
>>
Continua a
guardarmi, ma con un dito indica qualcosa fuori
il vetro spesso della finestra: la luna. Sussulto appena, decisa a non
lasciarmi intimorire dal suo sguardo e dal colore dei suoi occhi, dei
suoi
capelli: neri come la pece. Non sono mai stata in sua compagnia durante
queste
sere, non ho mai appurato quali fossero gli effetti di quella
stramaledetta
sfera su di lui.
<<
Non ho paura di te >>
<<
Dovresti >>
Mi si avvicina,
nel momento stesso in cui io indietreggio,
trovandomi con le spalle alla porta. Mi mostra un sorriso sghembo e
nell’occhiata
che mi lancia non percepisco niente: non lo riconosco. Deglutisco
appena,
decisa a non farmi intimorire da lui, da ciò che
è in questo istante e dallo
strano senso di oppressione che sento pesante sul mio petto. Non gli
rispondo,
mi limito a sostenere il suo sguardo cupo.
<<
La sera in cui ti ho baciato… era una di queste:in
quel buio corridoio eravamo illuminati dalla luna, o sbaglio?
>>
Sgrano appena
gli occhi, quando la verità delle sue parole
mi colpisce. Non ci avevo mai pensato, ma è così,
quella sera di diversi mesi
fa, fu l’influsso che la luna ha su di lui a spingerlo a
baciarmi.
Improvvisamente avverto uno stranissimo senso di delusione
attanagliarmi le
viscere.
E’
stato solo per quello?
<<
Fu questa la ragione per cui lo facesti, dunque?
>>
Sorride ancora,
avvicinandosi di un altro passo fino a
trovarsi a pochi centimetri da me. Abbassa il capo, parlando al mio
orecchio.
<<
L’influsso della luna mi spinge solo a fare ciò
che
desidero, a liberarmi della ragione per dar sfogo ai miei desideri.
E’ l’istinto
a guidarmi in sere come queste. Per tale motivo ti consiglio di
andartene,
prima che possa ritrovarmi a fare qualcosa di cui entrambi ci
pentiremmo
domattina >>
Rialzo lo
sguardo su di lui, perdendomi in quel nero così
intenso e così spaventoso. Ma è una paura buona,
una di quelle che ti spinge ad incontrarla, a provarla piuttosto che
scappare
via. Quegli occhi mi attirano, e mi sento come un stupido pezzo di
acciaio
inerme, attratto da una calamita.
E quello che
accade l’attimo dopo, l’annovero come una
totale mancanza di razionalità, come se non fosse solo un
mio desiderio, ma una
necessità, un’urgenza. Gli getto le braccia al
collo, incollando le mie labbra
alle sue e avvertendo quel sapore acre di menta che inebria il mio
olfatto. Non
resta ferma a lungo, subito le sue braccia cingono la mia vita e con
irruenza
dischiude le mie labbra, così da mischiare le sue sensazioni
alle mie.
E’ un
bacio diverso da quello datomi mesi fa: anche questo
non ha niente di tenero, ma è consapevole, voluto da
entrambi. Bramato e sempre
negato.
Le sue mani
sfiorano le mie cosce e quasi non avessi peso,
mi rialza, poggiando il mio corpo alla porta e premendo con il suo,
deciso ad
intrappolarmi e non lasciarmi fuggire. Se è questo il suo
timore, è del tutto infondato:
non ho alcuna intenzione distaccarmi da lui, di allontanarmi da queste
sensazioni così forti e irrinunciabili; tutti i miei sensi
sembrano essersi
svegliati, è solo la mia mente, per il momento, ad essere
offuscata.
E il minuto
successivo avverto la freschezza delle lenzuola
sotto di me, il suo peso sul mio corpo che freme ad ogni tocco.
<<
Potrei farti del male >>
<<
Potrei fartene anch’io >>
Quando mi sveste
con impeto e passione, quando penetra in me
con poca delicatezza, so che il dolore non mi spaventa e che non vorrei
essere
in un altro posto: non vorrei sentire altri respiri, altri gemiti se
non quelli
di Teddy. E non vorrei avvertire altra pelle contro la mia, se non
quella dell’unico
uomo che abbia mai significato qualcosa per me.
Lui è
l’unico che può darmi ombre e luci,
l’unico che io
possa amare.
L’amore
è devastante e non ci sono entrata in punta di
piedi, ci sono letteralmente piombata dentro.
Non posso
disfare quello che ho fatto, ci sono cose che non
si possono cambiare: indietro è difficile tornare e a mie
spese l’ho imparato.
Non puoi rimettere dentro del dentifricio uscito da un tubetto, neanche
volendo. Ma posso imparare a vivere con le scelte che faccio, fino alla
luce
chiara del mattino.
All’inizio avreste voluto strozzarmi,
nevvero? Ma poi… sorpresina finale! xD
Probabilmente siete rimaste un tantino
interdette dal comportamento di Teddy, ma come precedentemente ho
detto, la
luna ha un effetto piuttosto devastante su di lui. Un po’
come avveniva a
Remus, ma senza zanne e peli. xD
Non abbiatecela con Teddy e Maggie, vi
avviso che niente è successo tra quei due! Più in
là sarà tutto chiaro!
Commenti, critiche?! xD
A presto care!
:*
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Capitolo 19 *** Fidanzate anormali, una parola di troppo e rapimenti ***
A giu_ly96, con i miei migliori
auguri di Buon Compleanno… anche se in ritardo!
18. Fidanzate
anormali, una parola di troppo e rapimenti
Girata su un
fianco, la testa sprofondata nel morbido
guanciale, avverto le palpebre ancora terribilmente pesanti. Le
dischiudo con
fatica, ma nessuna luce arriva ai miei occhi insonnoliti. Il buio dato
dalle
tende del baldacchino ancora tirate, sembra avvolgermi come potrebbe
fare una
calda coperta. Eppure so che è mattina, sento i deboli
cinguettii degli uccelli
che, prima di me, si sono destati dal loro sonno.
Resto immobile,
mentre i ricordi della notte appena
trascorsa si affollano nella mia mente: sono immagine ancora ben nitide
e
chiare. Sospiro, non riuscendo ad impedire che le mie labbra si
dischiudano in
un sorriso pigro. Sento il mio corpo indolenzito, tuttavia mi sento
bene:
estremamente tranquilla e in pace con me stessa. E se questo
è da considerarsi
un passo avanti, un chiaro segno di una maturità che si fa
spazio in me, o un
semplice atto di puro egoismo, non saprei dirlo e in tutta
sincerità non vi do
peso.
Mi volto e non
sono sorpresa di trovare Teddy, sveglio al
mio fianco. Ha la testa poggiata mollemente sulla mano, il gomito sul
cuscino.
I nostri sguardi si incrociano per un istante, prima che lui lo
distolga
prontamente, abbassandolo e torturando il lenzuolo con la mano libera.
Sorrido
ancora, avvicinandomi a lui e prendendo le sue dita tra le mie. Rialza
il capo,
fissandomi con un misto di incredulità e imbarazzo.
<<
Victoire, io… >>
<<
‘Giorno anche a te, Teddy Bear >>
Storce il naso
al mio nomignolo, eppure ricambia il mio
sorriso.
<<
Forse dovremmo… >>
<<
No, non dovremo >>
<<
Ma io… >>
<<
Puoi lasciarmi crogiolare ancora un po’ nella beata
ignoranza? O vuoi che ti prenda a pugni per impedirti di sciorinare
stupide
congetture? >>
Sospira,
riabbassando il braccio e sprofondando la testa nel
guanciale. Resta diversi secondi immobile, a fissare il soffitto del
baldacchino,
pur continuando a giocherellare con le mie dita, strette nella sua
mano. E poi
si volta nuovamente, e i suoi occhi percorrono rapidamente il mio corpo
ancora
nudo, semi nascosto dalle lenzuola. Non sento imbarazzo o vergogna:
quella
sensazione di strano benessere che mi aveva avvolta non appena ho
aperto gli
occhi, persiste.
<<
Mi dispiace per quelli >>
Seguo il suo
sguardo, soffermandomi ad osservare piccoli
lividi sulle braccia, che fino a quel momento non sapevo di avere.
Scuoto il
capo, tranquilla e per nulla turbata. Annuisce brevemente, distogliendo
lo
sguardo dal mio corpo, con un’ espressione appena sofferente.
<<
Ehi, sto bene! Guardami Teddy, sto bene >>
Porto entrambe
le mani ai lati del suo viso, costringendolo
a fissarmi e gli sorrido, raggiante. I lineamenti del suo volto
sembrano
addolcirsi e mi sorride anch’egli, avvicinando la fronte alla
mia, mischiando
il suo respiro al mio. E’ naturale per me avvicinarmi a lui,
sfiorarne la bocca
con le mie labbra, forte di una sicurezza che non avevo mai avuto in
simili
circostanze. Ma con Teddy è tutto diverso: pur essendo
queste le mie prime
volte, sento di essere completamente a mio agio.
Dopo un attimo
di esitazione, risponde al mio bacio, ancora
titubante e incerto. Ma quando dischiudo le labbra, approfondendo il
contatto,
sembra rilassarsi; mi spinge delicatamente sul letto, carezzando con
una mano
la mia guancia sinistra e baciandomi con una dolcezza che ancora non
avevo mai
provato. Sorrido sulle sue labbra e mi stringo a lui, circondata dalle
sue
braccia, dal suo calore che, come un incantesimo riscaldante, mi
avvolge.
<<
Sai che non sarò mai la fidanzata perfetta, no? Che
non mi perderò in smancerie e che molte volte potrei urlarti
contro e
scagliarti decine di fatture solo per il gusto di farlo, vero?
>>
Sento il suo
corpo sussultare, poi scosso da un lieve
tremore. Rialzo il capo per osservarlo ridere silenziosamente e poi di
gusto,
dimentico che probabilmente potremmo non essere soli nella stanza.
<<
Immagino che riuscirò a sopportarlo >>
Il rumore della
porta che si apre e poi si richiude piano,
ci distrae dalla contemplazione abbastanza smielata
dell’altro. Teddy sbuca
dalla coltre del tendaggio rosso, facendomi segno di zittirmi.
<<
Al, sei tornato ora? >>
<<
Già, ho aiutato Yvonne con un compito e devo
essermi addormentato in Sala Comune mentre leggevo un libro. Vado a
farmi una
doccia. Tu stai bene? Sei strano >>
<<
Oh, chi io? No, sto bene! >>
Soffoco una
risatina nel cuscino: Teddy ha risposto così
velocemente che nemmeno io mi sarei bevuta la sua assicurazione.
Tuttavia non
sento la replica di Shacklebolt, ma solo l’aprirsi del suo
baule, in cui starà
rovistando.
<<
Ehm, hai visto Dylan? >>
<<
Sono qui, e tranquillo non ho visto niente!
>>
Mi rimetto
seduta, lanciando un’occhiata allarmata alla
schiena di Teddy che sembra aver appena sussultato.
<<
Cos’… >>
<<
Sono tornato che già dormivate, ho chiuso io le
tende. E no, Weasley, non ho sbirciato le tue grazie! >>
Infilo la
camicia d Teddy e sbuco fuori dalle rosse tende,
impigliandomi in esse e ricadendo sul pavimento. Rialzo lo sguardo su
Teddy che
è arrossito ferocemente e tossicchia in modo convulso; su
Dylan che ancora è
disteso sul suo letto e ha un sorrisetto divertito sul volto e su Al
che è
rimasto piegato sul suo baule, a fissarmi con espressione sconcertata.
Sbuffo una
risata, trovando la situazione estremamente
comica. Afferro la gonna, calze e scarpe , senza togliermi di dosso la
camicia
che non mi appartiene. Soffio un bacio veloce a Teddy e mi incammino
verso la
porta, aprendola e chiudendola alle mie spalle. Poi, come se nulla
fosse
accaduto, riscendo le scale per rifondarmi su quelle del dormitorio
femminile.
Apro la porta della mia stanza, trovandovi una Marie ancora insonnolita
che si
aggira tra i letti e una Yvonne arruffata, ma già vestita
che, non appena
compaio sulla soglia, si rialza in piedi, puntando il dito contro di me.
<<
Ah! Porti ancora i segni del disonore! Dove sei
stata? >>
<<
Ho fatto l’amore con Teddy >>
Rispondo
semplicemente, mentre la Summers inciampa in un
maglioncino lasciato a terra da Yvonne e quest’ultima scoppia
a ridere
sguaiatamente, tenendosi la pancia con le mani.
<<
Merlino, lo sapevo! Ah, ho una fiala di Amorentia
anche per te, sapevo che non avresti avuto tempo
di fartela da sola >>
<<
Oh, grazie! La consegna è oggi giusto? >>
<<
Vicky, Yvonne… >>
<<
Esatto! L’ha preparata Al… ti immagini la faccia
del tricheco quando le esaminerà? Credo di poter anche
sperare in un infarto!
>>
<<
Ma magari! >>
<<
VICKY! >>
Mi volto a
fissare Marie, ancora sul pavimento tra gli
indumenti di Yvonne.
<<
Oh, vuoi una mano? >>
L’aiuto
a rialzarsi, sorridendole e incamminandomi verso il
bagno. Necessito di una doccia calda.
<<
Come fate ad essere così tranquille? Vicky è un
passo importante, vuoi parlarcene? >>
<<
Mh, vuoi sapere che posizione… >>
<<
NO! >>
Marie si
affretta a negare, scuotendo il capo e colorandosi
di un tenue rosa: è adorabile quando è impacciata
a quel modo ed io ammetto di
divertirmi un casino a stuzzicarla. Scambio un’occhiata con
Yvy che annuisce,
cogliendo a volo l’occasione di divertirsi a torturare gli
altri.
<<
Io voglio saperle invece >>
Si accascia sul
letto, posando una gamba sull’altra e
dondolandola. La Summers sgrana gli occhi, scuotendo ancora
più velocemente il
capo: credo che possa venirle la nausea e vomitare da un momento
all’altro.
<<
Non abbiamo bisogno dei dettagli. Piuttosto mi
premeva sapere cosa significa per te, per lui… ne avete
parlato? >>
<<
Più o meno… gli ho detto che non sarò
una fidanzata
molto normale, del resto io stessa non sono normale
>>
<<
Quindi state insieme? >>
<<
Bhè, si… >>
In un attimo, un
turbinio di capelli castani sono nella mia
visuale e due braccia magre mi stringono il collo fino a farmi male.
<<
Summers, lasciala respirare! >>
Ma Marie
è decisa a strozzarmi per esprimere la sua
felicità
ed io la lascio fare: non credo che qualcosa potrà intaccare
il mio malumore
oggi. Bhè, almeno fin quando Marie non riapre bocca, dopo
aver abbandonato il
suo tentativo di attendere alle mie vie respiratorie.
<<
Quindi ti eri sbagliata su Maggie? Non ha niente a
che vedere con Teddy, giusto? >>
Resto impietrita
per qualche breve istante, lasciando cadere
gonna, calze e scarpe. Alterno lo sguardo dalla Summers ad Yvonne, che
smette
improvvisamente di ridere, per riportare la sua completa attenzione su
di me.
<<
Non avete parlato di… >>
Mi fiondo alla
porta, ignorando i richiami delle mie amiche
per correre a velocità impressionante fino alla camera dei
ragazzi, lasciata
solo pochi minuti prima. Spalanco la porta, senza premurarmi di bussare
e per
nulla imbarazzata nel trovarli intendi a vestirsi.
<<
Victoire, che… >>
<<
Non mi hai ancora detto chi cazzo è Maggie!
>>
Ignoro il
tentativo malriuscito di Dylan di soffocare una
risata, così come lo sguardo esasperato di Al che si infila
la camicia come se
niente fosse. Teddy, dall’altro capo della stanza, mi fissa
incredulo e poi
annuisce, rassegnato. Mi si avvicina, ben attento a restare comunque a
qualche
passo di distanza, nel caso in cui volessi rifilargli un calcio o
simili.
<<
Una semplice amica che l’altra sera era venuta a
restituirmi un libro che le avevo prestato. Quando ci hai sorpresi, hai
completamente frainteso i suoi gesti. E’vero che avevo la
camicia aperta e lei
stava toccandomi, ma… >>
<<
Amico, non stai facendo un buon lavoro >>
<<
Zitto tu! Vai avanti… >>
Zittisco Dylan,
ringhiando verso di lui e agitando la mano
in modo che Lupin continui il suo racconto.
<<
Ma stava solo controllando che queste abrasioni…
>>
Sbottona la
camicia per lasciarmi vedere alcuni segni sul
suo petto, che nella foga della notte appena trascorsa non avevo notato.
<<
Non fossero nulla di serio. Ha frequentato un corso
estivo al San Mungo e ho pensato di chiedere a lei, piuttosto che
allarmare
Madame Pomfrey >>
Deglutisce, in
attesa di una mia reazione. Gli sorrido,
annuendo e riprendendo l’uscita come se non fossi mai entrata
nella loro camera
come una pazza furiosa. Chiudendomi la porta alle spalle, sento ancora
le
risatine ei bisbigli di Wood.
<<
Bhè, almeno ti ha avvertito di non essere proprio
normale… >>
***
Saranno stai gli
eventi della notte scorsa o quelli di
questa mattina, fatto sta che sono più affamata del solito.
Divoro ogni cosa
adagiata su vassoi e piatti del tavolo di Grifondoro, seduta accanto a
Teddy e
con un disgustato Al e un’allegra Yvonne di fronte a me.
L’attimo dopo riposo
la forchetta nel piatto, con un sordo tintinnio, rivolgendomi a Lupin
con un
cipiglio preoccupato.
<<
Dici che avrei dovuto imboccarti? >>
<<
Cos’… no, non credo! >>
La risata
cristallina di Yvonne mi scuote dal mio dubbio,
facendomi voltare verso di lei e inarcare un sopracciglio. Credo che
porre
domande del genere sia abbastanza ovvio nel mio caso: questo ruolo di
fidanzata, che impersono per la prima volta e da troppo poco tempo, mi
crea
qualche problemino. Non che m’importi agire nel modo perfetto
che tutti
vorrebbero, ma vorrei fare tutto ciò che è in mio
potere per rendere felice
Teddy: anche nelle sciocchezze di tutti i giorni.
Per
così tanto tempo lui mi è stato accanto,
proteggendomi e
prendendosi cura di me senza chiedere nulla in cambio. L’ha
fatto perché lui è
così: buono e premuroso. Ed io vorrei ricambiare in qualche
modo le sue
attenzioni, quello che ha fatto per me. E quando sento le sue dita
posarsi
sulla mia mano e stringerla appena, ogni incertezza sembra svanire:
farò del
mio meglio, ma lo farò poco alla volta e spontaneamente.
<<
Siete la coppia più strana che abbia mai visto! Ma
è proprio questo che rende la cosa così
divertente! >>
Ancora
sghignazza Yvy, sputacchiando il suo caffè ovunque.
Io annuisco raggiante, perfettamente in accordo con la sua ultima
affermazione
e rituffandomi sulle mie uova. Le ingurgito di fretta, ingorda come
sono,
assumendo un colorito pericolosamente viola nel momento in cui un
minuscolo
pezzettino di cibo decide di sostare nella mia gola. Teddy mi batte una
mano
sulla schiena, apparentemente tranquillo, ed io scampo un pericolo
mortale.
Nello stesso
istante, Marie si siede alla mia destra,
sbattendo con forza i suoi libri sul tavolo e affondando il viso in una
tazza
di caffè bollente. Io ed Yvonne ci scambiamo
un’occhiata, prima che lei si
arrischi a chiederle qualcosa. Rare sono le volte in cui la Summers si
infuria,
ma in quei momenti è consigliabile starle lontana.
<<
Ehm… è successo qualcosa? >>
<<
Chiedilo al tuo amico! >>
Come richiamato
da quelle parole, Dylan si siede accanto ad
Yvonne, afferrando una fetta di pane tostato e portandoselo tutto alla
bocca in
una volta sola. Deglutisce rumorosamente, mentre Marie ancora lo fissa
torva.
<<
Cosa c’è? Vuoi togliermi qualche altra decina di
punti? >>
<<
Hai tolto punti a Dylan? >>
<<
Certo che l’ho fatto! E’ mio compito punire chi si
comporta da perfetto imbecille! >>
<<
Questa poi! Hai solo usato una scusa per
prendertela con me! >>
<<
Hai buttato a terra tre piccoli Tassorosso solo
perché ostruivano il passaggio >>
<<
Bhè, si! Mi stavano tra i piedi! >>
Assistiamo al
diverbio tra i due, alternando lo sguardo
dall’uno all’altro come se seguissimo una partita
di quello sport babbano di
cui nonno Arthur mi ha parlato: temmis.
Naturalmente non ci azzardiamo ad intervenire, seppur la situazione
appare
inusuale: Dylan è per natura un ragazzo burbero e
decisamente suscettibile, ma
Marie non ha mai amato le scenate pubbliche. Ora invece la maggior
parte dei
Grifondoro è voltata nella nostra direzione.
<<
Quando la smetterai con questo atteggiamento?
>>
<<
E tu quando la pianterai di strami tra i piedi e
rompermi i bolidi? >>
La Summers si
rialza di scatto, completamente rossa in viso
a causa della rabbia e dell’indignazione; afferra i suoi
libri e, indispettita,
lascia la Sala Grande. Yvonne ne approfitta per colpire Dylan dietro la
nuca,
tanto forte da fargli sbattere la testa sul tavolo. Trattengo una
risatina e
sospetto che Al, di fronte a me, stia facendo lo stesso; solo Teddy
sembra in
pensiero per le sorti del suo compagno di stanza.
<<
Che cazzo ti prende? >>
<<
A te piuttosto? Oh, Dylan sei un imbecille! Se la
tua intenzione è quella di riconquistarla, non sei
esattamente sulla strada
giusta >>
<<
Ma cosa vuoi che me ne importi di quella?
Sai quante posso averne migliori
di lei? >>
Trattengo il
respiro, quando mi accorgo che Marie è tornata
indietro e ha chiaramente ascoltato tutto. Yvonne si porta una mano
alla bocca,
guardandola con occhi sgranati mentre il rossore sul viso di Dylan
è
completamente scivolato via per lasciare spazio ad un pallore
inquietante.
Boccheggia, con gli occhi ancora sgranati per la sorpresa e sono certa
che
voglia dire qualcosa, ma abbassa lo sguardo e resta in un vergognoso
silenzio.
<<
Avevo dimenticato questo >>
Con una
dignità che è solo sua, Marie avanza di qualche
passo e afferra il libro che aveva lasciato sul tavolo. Si volta e va
via,
senza un accenno a ciò che è successo e senza
sembrarne minimamente turbata.
Tra tutte, è quella che più riesce a reprimere
meglio le emozioni, cosa che
trovo profondamente stupida in questo caso.
Il rumore che
sento l’attimo dopo è causato dalla fronte di
Dylan che sbatte nuovamente sulla superficie di legno del tavolo.
Yvonne si
strofina le mani con aria soddisfatta, facendomi cenno di seguirla.
Stavolta
Dylan non ci pensa nemmeno a protestare.
***
Nelle due
settimane che sono susseguite, parlare con Marie o
trovarla di umore tranquillo è stato pressappoco
impossibile. E’ la prima
volta, dopo anni, che mi ritrovo una Sumemrs completamente diversa da
quella
che ero abituata a conoscere: è perennemente distratta
durante le lezioni, si è
beccata, per la prima volta in vita sua, un richiamo dalla McGranitt
che
probabilmente era più costernata di Marie. Svolge pigramente
i suoi doveri da
Prefetto e più di una volta l’ho sorpresa ad
ignora baruffe e infrazioni,
camminando spedita lungo il corridoio, senza che la cosa sembrasse
riguardarla.
Sembra sempre in
allerta, come se qualche schiantesimo
dovesse colpirla da un momento all’altro. Inutile dire che ha
smesso di sedersi
accanto a noi al tavolo dei Grifondoro, o in Sala Comune, che oramai
è divenuta
solo una stanza di passaggio, per lei. Dylan evita di commentare il
comportamento atipico della sua ex ragazza, limitandosi a divenire
più
insopportabile del solito e ingurgitare più cibo di quanto
ne mangi io, e
secondo Yvonne, questo è un chiaro sintomo di inquietudine.
Forse avrei dovuto
offendermi per una cosa simile, ma… sono d’accordo
con lei.
Ciò
che mi spinge ad intervenire è anche un atto puramente
egoistico, lo ammetto. Gli allenamenti con Wood sono divenuti
insostenibili:
persino Perrow, che sembra aver capito l’antifona e ci gira a
largo, sembra
esasperato. Ogni volta è una rissa e un urlarci contro, e a
seguito dell’ultima
partita, che ci ha visto miseramente sconfitti, ho creduto che stesse
per
lanciarci un’ Avada Kedavra ciascuno. Poi si è
rifugiato nelle docce e da lì è
uscito solo a notte inoltrata.
<<
Sono d’accordo su te sul dover intervenire, ma…
proprio ora? >>
Yvonne mi spinge
lungo il corridoio del primo piano, mentre
io struscio i piedi con evidente poca voglia di addentrarmi in quella
stanza
orribile che è la Biblioteca. Ho ragione di credere che
orride creature vivano
là dentro e che sperino di attentare alla mia persona.
<<
E’ solo piena di libri e cose così, giusto? Non
può
mica nuocerci Vicky! >>
<<
E come fai ad esserne sicura? Nemmeno tu ci hai mai
messo piede! >>
<<
Ma Marie, Al e Teddy si… e mi sembra che siano
ancora integri >>
<<
Ah! >>
Mi fermo di
colpo, facendola ondeggiare e quasi perdere
l’equilibrio, e intanto le punto un dito contro, forte
dell’ illuminazione
appena sopraggiunta.
<<
Loro sono una prova evidente. Insomma… >>
Mi avvicino a
lei con fare cospiratorio, sussurrando al suo
orecchio.
<<
Possiamo dire in tutta franchezza che nessuno di
loro tre è dotato di buona salute mentale. Marie ha crisi di
identità, Al è un
sociopatico e Teddy ha serie difficoltà di adattamento
>>
<<
Teddy è il tuo fidanzato >>
<<
E con questo? Non ho problemi ad ammettere che non
è perfetto, insomma… >>
<<
Marie è solo turbata e confusa da quello che le sta
capitando e il comportamento di Dylan, non l’aiuta. E
Al… bhè, lui è sempre
stato così da quel che so, quindi la Bibl… quella
stanza non deve aver liso la
sua integrità mentale >>
<<
Ma… >>
<<
Che state facendo? >>
Ci voltiamo
entrambe, non eccessivamente sorprese dalla
presenza di Teddy e Alastor: i due topi di biblioteca più
conosciuti ad
Hogwarts. Mi illumino, afferrando il braccio del mio orsacchiotto e
strattonandolo con poco delicatezza.
<<
Teddy Bear! Devi farci un favore! >>
<<
Dimmi… >>
<<
Io starei attento a quel che ti chiede >>
<<
Zitto tu! Teddy devi andare in bibl… in quella
stanza lì e rapire Marie per portarla qui, dopo noi la
trascineremo dietro
quell’arazzo e la tortureremo >>
<<
Cosa? >>
<<
Ecco, te l’avevo detto io >>
Yvonne ridacchia
sommessamente, scuotendo il capo e
osservando, come me, la faccia di un Teddy decisamente perplesso.
Insomma, sono
stata chiara nelle mie direttive, cosa c’è da
essere tanto titubante? Lo
strattono con più violenza, ma sembra riscuotersi a fatica.
<<
Quello che Vicky stava cercando di dire, Teddy… è
che vorremmo parlare con Marie, ma ultimamente è difficile
beccarla in un posto
non affollato. Persino in camera, o torna tardi o presto e fa finta d dormire. Ora
che è in Bibl… lì,
potremmo farlo, ma abbiamo dei piccoli problemini ad
entrarvi… hai presente la
kryptonite per Clark Kent? >>
<<
Kryp… che? >>
<<
Ho capito, Al aspetta qui con loro >>
<<
Devo proprio? >>
Teddy ignora le
sue proteste e i suoi malcelati sbuffi
seccati e si incammina verso la Biblioteca. Spero che ne esca sano e
salvo: non
vorrei piangere la sua morte o la sua pazzia a poche settimane dalla
nascita
del nostro rapporto.
<<
Non ti mangiamo mica se resti cinque minuti in
nostra compagnia! >>
<<
Non ne sono sicuro >>
Poggio la
schiena al muro, osservando i due battibeccare e
Yvonne guardarlo in cagnesco, ma con un sorriso aleggiare sul suo
volto.
<<
Domani ci sarà il vostro duello >>
Al sussulta
impercettibilmente, mentre Yvonne scuote le
spalle con noncuranza. Ora inscena un’espressione
disinteressata, ma ho dovuto
subirmi io le sue crisi nevrasteniche in merito alla mancata intenzione
di
scagliare fatture al ragazzo di cui è innamorata. E a
giudicare dal cipiglio
preoccupato di Shacklebolt, è in buona compagnia.
Sorrido
pigramente, sbadigliando e voltandomi appena in
tempo per vedere Teddy e Marie camminare verso di noi. La Summers cerca
di
svignarsela non appena incrocia il mio sguardo, ma Lupin la blocca ed
io le
sono dinanzi in un batter d’occhi, afferrandole un polso e
trascinandomela
dietro. Yvonne ci segue, salutando distrattamente gli altri due ed io
ringrazio
Teddy con un sorriso raggiante.
<<
Ora stai ferma qui e parliamo >>
Spingiamo Marie
dietro l’arazzo, piazzandoci davanti a lei.
<<
Potrei mettervi in punizione se lo volessi, lo
sapete? >>
<<
Non che non lo faresti, ti conosciamo bene >>
<<
Bhè, è anche vero che negli ultimi giorni sei
stata
di tutto tranne che la dolce Marie >>
<<
Forse non voglio più esserlo! >>
Continua a
fissarci con aria torva, massaggiandosi il polso
e urlando di collera. Scuoto il capo, sospirando e poggiandole una mano
sulla
spalla; Yvonne poggia le spalle al muro, incrociando le braccia e
osservandoci
con aria attenta.
<<
Perché non vorresti più essere la ragazza
smielata
e secchiona che tutti amiamo? >>
<<
Se la insulti un po’ di più, Vicky…
credo che la
convinceremo ad aprirsi con noi >>
Agito la mano,
intimando ad Yvonne di zittirsi. Marie si
morde il labbro, e nemmeno cerca di fermare le lacrime che iniziano a
bagnarle
le guance. Vorrei stringerla tra le mie braccia e dai gesti nervosi di
Yvy, so
che sta pensando lo stesso. Ma deve parlare, o non potremo aiutarla.
<<
Forse, forse ho sbagliato tutto. Ho creduto
importanti cose che non lo erano, o perlomeno non così
tanto. Ho creduto di non
potere avere entrambe le cose che desideravo, accorgendomi troppo tardi
che
rifiutando una, ho perso di conseguenza anche l’altra
>>
<<
Eh? >>
Yvonne sbuffa
una risata, scostandomi delicatamente e
scrollando Marie per le spalle. Io continuo a fissare entrambe con
sguardo
vitreo: Merlino solo sa che non ho capito un accidente di quello che il
pulcino
ha blaterato.
<<
Sei ancora in tempo per riprenderti entrambe le
cose >>
<<
Forse una, e non come vorrei… ma per l’altra... >>
<<
Dylan è ancora innamorato di te Marie, lo conosco
abbastanza per non dubitarne >>
<<
Seppur fosse vero, con quale coraggio posso andare
da lui e aprirgli il mio cuore, dopo tutto quello che gli ho fatto?
>>
<<
Col coraggio di una Grifondoro! >>
Mi faccio spazio
tra loro, guardando la Sumemrs diritto
negli occhi.
<<
Non sono un’esperta in simili faccende, ancora
cerco di capire se trattare Teddy come un Mangiamorte tratterebbe un
elfo
domestico, è la strada giusta! >>
<<
Ma… >>
<<
Il punto è che non c’è giusto o
sbagliato, coraggio
o vigliaccheria: se c’è amore basta questo.
Naturalmente eviterei di togliergli
altri punti o dirgli che non è la tua priorità,
cosa che abbiamo appurato non è
veritiera. Lasciati guidare da ciò che provi nel momento in
cui lo hai di fronte:
prima di farci l’amore, io non avevo idea di provare qualcosa
per Teddy
>>
<<
Questo perché sei cretina >>
<<
O perché in questi casi ci si sente sempre
costantemente confusi o sull’orlo di un precipizio. Cosa
fare? Cosa non fare? E chi
può dircelo! Nessuno…
siamo noi a scegliere il prossimo passo, ma se fatto col cuore, non
può non
riempirti di gioia >>
L’attimo
dopo Marie sguscia fuori dall’arazzo, suppongo per
andare incontro a Wood. Io ed Yvonne stiamo già gongolando,
quando il rumore di
passi del pulcino di ferma e udiamo chiaramente il suo rantolo
strozzato.
Sbuchiamo anche noi nel corridoio, andando a sbattere contro la schiena
della
Summers e trovando Dylan dinanzi a noi: è poggiato con le
spalle al muro e le
braccia incrociate; il suo sguardo è tutto per Marie, forse
nemmeno si è
accorto di noi.
<<
Ho sentito ogni parola. Era la verità? >>
<<
Io… >>
<<
Hai capito quello che diceva? >>
<<
Zitta Vicky! >>
<<
Era la verità? >>
<<
SI! >>
Restano a
fissarsi per qualche minuto, lasso di tempo nel
quale io e Yvonne potremmo svignarcela con una scusa e lasciarli soli,
ma la
cosa non sembra sfiorarci minimamente. Restiamo impalate a pochi passi
da loro,
osservandoli e attendendo la prossima mossa con ansia.
<<
Hai rinunciato a noi, a me… e questo mi ha ferito
>>
<<
Lo… lo so! Se sei ancora furioso con me, se non mi
ami più…va bene, non ti biasimerei per questo. Mi
preme solo chiedere il tuo
perdono, sperando che un giorno tu possa ancora…
>>
Abbassa lo
sguardo e asciuga una lacrima sul suo viso, con
un gesto secco della mano. Dylan non risponde, resta immobile a
guardarla come
se fosse stato pietrificato. Marie indugia qualche altro secondo, poi
allunga
una gamba, pronta ad andarsene; la voce di Wood la blocca sul posto.
<<
Qualcuno poco fa ha detto che non c’è giusto o
sbagliato, coraggio o vigliaccheria: se c’è amore
basta questo. Che ci si sente
confusi o sull’orlo di un precipizio, sempre…
>>
<<
L’ho detto io, l’ho detto io! >>
Yvonne mi tappa
la bocca, tenendomi ferma e impedendomi di
saltellare come stavo facendo solo pochi secondi prima.
<<
Mi ci sono sentito così, molte volte. Credevo di
non darti abbastanza, di non essere
abbastanza; ogni giorno rimuginavo su quello che avrei potuto fare per
essere
alla tua altezza e… >>
<<
Tu non… >>
<<
Lasciami finire. Riflettevo senza trovare nient’altro
che avrei potuto fare; e come avrei potuto? Ti avevo idealizzata, avevo
creduto
scioccamente che tu fossi perfetta, ma non lo sei e quando mi hai
lasciato, ma
soprattutto in questi ultimi giorni, ne sono stato sicuro. Amavo
l’idea di te,
no te… ora
l’ho capito >>
<<
Brutto figlio di … >>
Stavolta
è Al a trattenere Yvonne, dopo che lei mi ha
lasciata andare per fiondarsi su Dylan e probabilmente rompergli il
collo. Ma
sia lui che Marie non sembrano toccati dal teatrino che abbiamo
inscenato:
Shacklebolt che, annoiato, tiene Yvy stretta a sé e Teddy
che per pura
precauzione, mi ha preso la mano, stringendola.
Marie intanto
sembra esterrefatta dalle parole che il ragazzo
che ama ha appena pronunciato. I suoi grandi occhi verdi sono sgranati
e la
bocca è dischiusa, nell’atto di replicare o solo
di respirare meglio perché sono
convinta che a quelle parole, la poca aria nei suoi polmoni si sia
totalmente
estinta.
<<
Ma è successo altro in questi giorni: non solo ho
capito che prima, di te, ero solo infatuato, ma assurdamente mi sono
innamorato
di te >>
<<
Ma sei scemo? >>
Dylan ignora
Yvonne e continua, sotto il nostro sguardo
incredulo.
<<
Mi sono innamorato sul serio delle tue
imperfezioni, perché ti hanno resa ancor più vera
e reale ai miei occhi. Ti ho
adorato quando mi hai urlato contro, quando mi hai punito e appellato
coi
peggiori epiteti. Ti ho amata per quello che sei e non per quella che
io
pensavo o desideravo tu fossi e mi rincuora il fatto di non dovermi
sentire costantemente
in prova, perché so che io e te siamo simili >>
<<
Oddio, proprio simili no… inoltre…
>>
<<
CAZZO, SIETE ANCORA QUA VOI? VE NE ANDATE UN Po’ A FARVI
FOTTERE? >>
Sghignazzando e
sgomitandoci, ci allontaniamo dal corridoio
e ancora udiamo la risata cristallina e felice di Marie, anche dopo
aver
svoltato l’angolo.
Tutto
è bene quel che… bene!
E dite che vi ha sorpreso la reazione di
Vicky, su! Dove nascondeva tutta questa maturità?
Probabilmente da nessuna
parte… è nata tutta durante la notte! xD Teddy
è Teddy: sempre preoccupato per
ogni cosa, ma confido sul fatto che Vicky possa sbloccarlo un
po’!
Il discorso di Marie era un po’ confuso,
lo spiego meglio: aveva lasciato Dylan convinta di non poter dedicarsi
sia a
lui che alla sua brillante carriera scolastica e al suo futuro.
Tuttavia, non
aveva calcolato che, lasciando il ragazzo che amava, non sarebbe stata
in grado
di continuare come se niente fosse e concentrarsi su ciò che
voleva. E poi ha
capito che può avere entrambe e cose.
Il ragionamente di Dylan, d’altro canto
non è tanto assurdo: aveva sempre idealizzato Marie, e in
questo modo era
impossibile amarla… ma conoscendo altri aspetti di lei
è stato altrettanto
impossibile non amarla.
Ah, e temmis
non è un errore di battitura! xD
Nn ci sarà un p.o.v
perché… bhè, c’è
tutto qui!
Vi amo! :*
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Capitolo 20 *** Risate incontrollate, l’addio all’uomo di latta e il nostro futuro insieme ***
19. Risate
incontrollate, l’addio all’uomo di latta e il
nostro futuro insieme
<< Chiscià
pesciè è sciessca coscì prescio
>>
<<
Non credo abbia dormito molto questa notte. Si
agitava continuamente nel sonno… probabilmente è
preoccupata per l’incontro con
Al di oggi pomeriggio >>
<<
Scì, cresco di scì >>
Sputo nel lavabo
i resti di dentifricio che ancora
occupavano la mia bocca, risciacquo veloce le labbra e al contempo
cerco di
infilarmi calze e scarpe. Esco dal bagno, afferrando coi denti il
laccetto che
ho al polso e nel frattempo alzando i capelli in una coda alta: lo
passo tra le
dita per legare le ciocche bionde alla peggio che posso. Nemmeno fisso
la mia
immagine allo specchio, così sicuramente trasandata, mi
affianco a Marie pronta
per la colazione.
Riscendiamo
frettolosamente le scale e a metà di esse,
incrociamo lo sguardo dei ragazzi che proprio in questo momento
lasciano il
dormitorio maschile. Dylan afferra Marie per un polso, attirandola a
sé e baciandola
con impeto: naturalmente lei non oppone la minima resistenza.
Sorridente, mi
avvicino a Teddy, strizzandogli l’occhio.
<<
Hai un po’ di dentifricio… proprio qui
>>
Con le dita
sfiora l’angolo della mia bocca, posandovi poi
la sua. Sorrido contro le sue labbra, buttandogli le braccia al collo e
baciandolo. Chiaro è lo sbuffo spazientito di Al, circondato
da coppie che
amoreggiano spudoratamente.
<<
Potrei vomitare, vi avverto >>
Si sta
già incamminando fuori, quando mi allontano da Teddy
e insieme ci affianchiamo a lui.
<<
Dov’è Yvonne? >>
<<
Sarà già in Sala Grande >>
Annuisce
distrattamente, marciando in silenzio. Con la coda
dell’occhio osservo la sua espressione concentrata: ha la
fronte corrucciata e
le labbra strette in una linea sottile. Sembra totalmente immerso nelle
sue
congetture, quindi mi rivolgo a Teddy e con un cenno del capo indico
Al, ora
dinanzi a noi. Marie e Dylan continuano a sbaciucchiarsi qualche metro
indietro.
<<
E’ nervoso, sai per il duello... >>
<<
Oh, ci credo che lo è… ma non è
l’unico >>
<<
Anche Yvonne? >>
<<
Naturale! Si atteggiano a maestri dell’indifferenza
quando è chiaro che entrambi se la fanno sotto
>>
<<
Guardate che non sono ancora diventato sordo!
>>
Procediamo
ancora: io ridacchio non tanto sommessamente,
Teddy lancia occhiate preoccupate all’amico ed Al continua a
borbottare
qualcosa, rapidamente precipitato nel suo solito umore nero. In Sala
Grande,
raggiungiamo Yvonne: è seduta ai soliti posti, la testa
immersa nella Gazzetta
del Profeta, e in mano una tazza di caffè sicuramente
bollente e amaro.
<<
MacDonald! >>
Sobbalza,
rovesciando metà della bevanda sulla propria
divisa e strillando per la sorpresa e probabilmente per il dolore
causato dal
liquido rovente. Mi lancia un’occhiataccia, arricciando le
labbra in una
smorfia contrariata.
<<
Gratta e netta >>
Al la ripulisce
con un colpo di bacchetta, sedendosi accanto
a lei. Io e Teddy prendiamo posto di fronte a loro e le due sanguisughe
al mio
fianco.
<<
Grazie >>
Yvonne mugugna
qualcosa, accartocciando la Gazzetta e
allontanando la tazza da sé: probabilmente non
vorrà ripetere l’esperienza di
poco fa, visti i nervi a fior di pelle. Intanto che mi fiondo sui miei
pancakes, gentilmente offerti dalla mia personalissima e adorabilissima
Fata
Turchina, osservo entrambi i duellanti di sottecchi.
I segni del loro
nervosismo sono evidenti: Al fa solo finta
di mangiare, spulciando il cibo nel suo piatto, grattandolo
distrattamente con
la forchetta. Yvy fissa la superficie del tavolo con aria assorta, ma
sono
certa che non sta contando le crepe nel legno. Ha profonde occhiaie e
l’aria
stanca.
E con mio sommo
raccapriccio, l’attimo dopo Perrow si siede
accanto a lei, salutandoci tutti con il suo sorriso da troppi denti.
Fingo un
conato di vomito, ma il disgusto è così profondo
che sto per vomitare sul
serio: Teddy si affretta a farmi aria con un tovagliolo di carta e
sento gli
altri tirare un sospiro di sollievo.
<<
Così oggi è il grande giorno, vero?
>>
<<
Perrow perché non vai a pascolare con gli
ippogrifi? >>
Teddy mi lancia
un’occhiata ammonitrice ed io, memore dei
vecchi trascorsi, decido di tapparmi la bocca. Rialzo appena lo sguardo
su Yvonne,
che però sembra quasi non aver udito la mia replica, ancora
intenta a scrutare
la superficie lignea del tavolo. Al si agita sulla panca: di certo
anche lui
sta trattenendosi dall’affatturare l’atipico
Grifondoro, che non sembra voler
demordere.
<<
Insomma, spero che tu, Al… >>
<<
Shacklebolt per te >>
Perrow non fa
una piega al tono seccato di Alastor e
annuisce appena.
<<
Dicevo… spero che tu, Shacklebolt,ti
comporterai da perfetto gentiluomo >>
Nessuno sembra
voler controbattere alla sua affermazione e
intanto l’aria intorno a noi inizia a
farsi pesante. Con la coda dell’occhio osservo
Marie al mio fianco e lo
stesso fa Dylan: non sembra irrequieta, ma tremendamente in allerta.
<<
O la smania di vincere è così forte da ignorare
il
fatto che duellerai con la ragazza di cui sei innamorato?
>>
Yvonne sussulta
appena, incapace di rialzare lo sguardo ed
io boccheggio, fissando truce il ragazzo di fronte a me. Al serra la
mascella,
stringendo forte la forchetta, ma ancora non sembra voler replicare.
<<
Se così fosse, ammetto che non ne sarei sorpreso. E
sono pronto a giurare che la stessa Yvonne si aspetta il peggio da
questo
incontro. Chissà… magari sarà un buona
prova, un’occasione per mettere
definitivamente un punto a questo rapporto corrosivo >>
Fino a questo
momento, il duello tra loro due mi è sempre
apparso come un semplice scontro. Ma comprendo, adesso, che
è molto di più per
loro. Perrow non ha propriamente torto: quale sia l’esito,
è possibile che ne
dipenda la loro relazione. Ovvio che siano entrambi angosciati e
terribilmente
inquieti. Loro che per ora vivono in un limbo di incertezza, stanno per
mettere
alla prova loro stessi e i propri sentimenti.
<<
Se fossi in te… >>
<<
Ma non lo sei ! >>
Al batte un
pugno sul tavolo, facendo voltare più di un
Grifondoro e trasalire noi che gli siamo vicini. Yvonne finalmente
rialza il
capo, fissandolo spaventata. Le labbra di Perrow si arricciano appena
in un
ghigno malcelato: ha raggiunto il suo obbiettivo, far innervosire
Alastor più
di quanto non lo sia già.
<<
Quello che c’è tra me ed Yvonne non è
affar tuo e
se ancora il concetto non ti è chiaro, te lo ripeto: stai
alla larga da noi
>>
<<
Vuoi costringere Yvonne a piantarmi, proprio come
la Summers ha fatto con questo rammollito? >>
Dylan digrigna i
denti, pronto a scattare e probabilmente
infilzarlo con il cucchiaino che ha in mano, che non sembra
un’orma adatta allo
scopo. Marie posa una mano sul suo braccio, impedendogli di rendersi
ridicolo. Incrocio
lo sguardo di Yvonne, talmente pallida che ho paura possa svenirmi sul
tavolo.
Ma prima che sia Al a replicare, è lei che si volta verso
Perrow, afferrandolo
per la collottola.
<<
Mi hai stancato Vinz, la mia sopportazione è giunta
al limite. D’ora in poi ti consiglio di non rivolgere
più la parola a me o ai
miei amici, perché se ti pesco ad insultare ancora uno di
loro, giuro su mia
madre che ti infilo il cucchiaino di Dylan su per il culo!
>>
<<
Ti rendi conto che ti stanno plagiando? Che
Shaklebolt ti sta usando? >>
<<
Il mio rapporto con Al non è affar tuo, io
non sono più affar tuo! >>
<<
Voglio solo proteggerti! >>
Yvonne lo molla,
strattonandolo e lasciandosi andare ad una
risata isterica.
<<
Proteggermi? Dalle persone che mi amano? >>
<<
Loro non… Lui non ti… >>
<<
Se lui non… o lui mi… lo saprò da
sola! >>
<<
Non capisci che… >>
Perrow continua
a muovere le labbra, ma senza emettere
suono. Ci guarda no ad uno, spaesato e agitando le mani, toccandosi le
labbra
con gesti convulsi, proprio mentre Teddy riposa la bacchetta nella sua
tasca, guardandolo.
<<
Hai annoiato anche me e credimi, il mio limite di
sopportazione è ben più alto di quello dei
presenti: Victoire è la mia
fidanzata e dovrei aver detto tutto. La tua voce mi irrita,
così come le tue
azioni. Ora, cortesemente, alzati, prendi le tue cose e vattene da qui.
Inoltre,
se vengo a sapere che ti sei trovato a meno di tre metri da qualcuno di
loro,
scoprirai cosa vuol dire far arrabbiare uno come me e credimi, non ti
auguro di
essere nei paraggi se questo dovesse accadere. Ah, sei in punizione per
i tutti
i sabato, per… due mesi? >>
Sgrano gli
occhi, e come me il resto degli occupanti della
tavolata: inutile dire che Perrow è terrorizzato. Non sono
le minacce di Teddy ad
aver sortito l’effetto sperato, ma l’inquietante
modo in cui ha pronunciato
quelle parole: col sorriso sulle labbra e una calma decisamente
spaventosa. Gli
sorride ancora e poi riprende a mangiare le sue uova, come se niente
fosse.
<<
Ah, e sei fuori dalla mia squadra, bello! >>
Dylan gli lancia
il citato cucchiaino, continuando ad
urlargli contro mentre lui se la fila via. Io continuo a fissare Teddy
incredula, quando accade qualcosa che maggiormente mi lascia spiazzata: Alastor inizia a ridere -a ridere- , tanto forte da accasciarsi
sul tavolo e stringere le
mani sullo stomaco.
Teddy sorride
ancora, scuotendo il capo; Dylan è bloccato in
una strana posizione: stava sedendosi, dopo aver inveito contro il
fuggitivo e
ora fissa Shacklebolt come se fosse pazzo, ancora immobile; Marie,
sbatte
furiosamente le palpebre mentre Yvonne sembra pietrificata, ma il suo
viso
sembra aver ripreso un colorito umano.
Ed
io… inizio a ridere con Al, forte come lui, contagiata
dalla sua ilarità e ancora incredula per quanto è
appena accaduto, nel giro di
pochi minuti. L’attimo dopo, tutti noi stiamo ridendo della
grossa, beccandoci
le occhiate perplesse e sconcertate della maggior parte degli studenti,
anche
di quelli seduti lontano da noi. Persino i professori sembrano
guardarci con
apprensione.
E
l’ultimo mio pensiero, prima di abbandonare la colazione e
la Sala Grande, è che la risata di Al è davvero
bella, oltre ad essere
terribilmente contagiosa.
***
<<
Devi solo rilassarti: respira e… com’era?
>>
<<
Era espira Weasley, espira… a meno che non tu non
voglia farle rischiare il soffocamento >>
<<
Certo che no, stavo solo… Marie, fa stare zitto il
tuo ragazzo! Mi deconcentra >>
<<
Non che ci voglia tanto… >>
<<
Marie! >>
<<
Oh, Merlino… Dylan, ti prego non infierire >>
<<
Interferire in cosa? Nel tentativo di Vicky di
uccidere Yvonne? >>
<<
Oh, tappati la bocca! >>
<<
Tappatela tu! >>
<<
Perché non ve la tappate tutti quanti? >>
Yvonne si volta
verso di noi, infuriata come una banshee,
fissandoci ad uno ad uno con sguardo truce. Io e Wood, lievemente
terrorizzati,
ci limitiamo ad annuire come due automi e sorridere nervosamente. Lei
ci scruta
con sospetto per qualche altro secondo, prima di riprendere a marciare
verso la
Sala adibita ai duelli. La seguiamo, stavolta in silenzio, ma
sgomitandoci l’un
l’altro.
La stanza appare
ancora più piccola: credo ci sia tutta la
casa Grifondoro e non solo; nessuno sembra volersi perdere il duello su
cui,
negli ultimi giorni, si è vociferato tanto. Del resto tutti
sanno che Yvonne è
innamorata di Al da sempre e vorranno certamente ficcanasare.
Ci avviciniamo a
Teddy e Shacklebolt, in piedi a pochi passi
dalla pedana. Il primo ci sorride con dolcezza, Al invece sembra aver
ingoiato
un rospo intero: ha anche qualche sfumatura di verde nel colorito del
volto
funereo.
<<
Ciao >>
Al saluto di
Yvy, risponde con un cenno del capo, per poi
allontanarsi verso la pedana.
<<
Cominciamo bene >>
<<
Buona fortuna, Yvonne >>
<<
Grazie Teddy >>
<<
Oh, si! Buona for… >>
<<
No, tu porti sfiga Vicky! >>
<<
Cosa? Non è vero? Teddy io porto sfiga? >>
<<
N-no… >>
Yvonne
ridacchia, strizzandomi l’occhio e seguendo Al. Non
è
divertente essere la sua valvola di sfogo e prendermi in giro, non la
tranquillizzerà di certo. O forse si? Mi sento tanto la
scema del gruppo; figo!
Ci avviciniamo
anche noi alla pedana, così vicini che una
fattura potrebbe tranquillamente colpirci. Ascoltiamo McMillian fare le
solite
inutili premesse, e dare il via al duello. Al ed Yvy si inchinano,
continuando
a mantenere il contatto visivo. Lei è tesissima: posso
vedere da qui la mano
che stringe la bacchetta, tremare; tuttavia lui non sembra in
condizioni
migliori.
I minuti
passano, ma nessuno dei due sembra voler fare la
prima mossa. Scambio uno sguardo perplesso con Teddy e nei suoi occhi
posso
scorgere la mia stessa apprensione. Marie, accanto a me sta mangiando
tutte le
sue unghie, cosa incredibile perché ha sempre odiato farlo;
Dylan, accigliato,
ha lo sguardo puntato sui duellanti, tanto concentrato che non sbatte
nemmeno
le palpebre. E poi la voce di Al interrompe la tensione scesa su di noi.
<<
Non ci riesco, non posso attaccarti >>
Stringe la
bacchetta con quanta forza possiede, vedo le
nocche della sua mano sbiancare.
<<
Non posso farlo quando l’unico mio desiderio è
quello di proteggerti da tutto, da ogni cosa che possa nuocerti. E
l’ho capito
quel lontano giorno, in quell’angusto ripostiglio, quando ho
visto per la prima
volta chi era la vera Yvonne. Ma seppur avevi aperto una crepa
consistente nel
mio corpo di latta… >>
Mi lancia
un’occhiata, ed io sventolo la mano sorridendo.
<<
Non ero ancora pronto a… ad accettare quel piccolo
cuore foderato di seta che solo tu potevi darmi. Ero convinto che fosse
più
facile, per me, restare solo perché quando impari
cos’è l’amore e non lo hai…
potresti morirne. Ma quell’ amore, io ce l’ho:
perché dopo anni tu continui a
donarmelo, nonostante l’indifferenza, e il disprezzo che ti
ho riversato
addosso. E non so se riuscirò ad amarti nel modo in cui tu
vuoi che io lo
faccia, perché rimango sempre io… e so che non
sono perfetto. Ma sono certo che
continuerò a volerti con tutto me stesso, perché
tu Yvonne, sei ovunque io
guardi, da sempre… ma soprattutto sei qui dentro
>>
Si tocca il
petto, rifacendo scivolare il braccio lungo il
fianco. Nell’intera sala è calato un silenzio
palpabile, persino McMillian
fissa Shacklebolt con aria imbambolata e al tempo stesso ammirata. E
noi
quattro, noi che abbiamo seguito la loro storia dall’inizio,
che abbiamo riso
dello strambo corteggiamento di Yvy e delle seccate reazioni di Al, non
possiamo evitare di sorridere come deficienti.
E solo ora mi
accorgo delle lacrime che bagnano le guance
della mia migliore amica, lacrime che sanno di gioia e amore. Lascia
cadere la
bacchetta e nello stesso momento in cui fa un passo in avanti, Al la
raggiunge,
afferrandole il volto tra le mani e baciandola con impeto.
Grida di
ammirazione e incitamento si levano da ogni angolo
della Sala; dopo un primo istante di stordimento, ora tutti applaudono
felici.
E voltandomi, i miei occhi si posano su qualcuno accanto alla porta:
braccia
incrociate e sguardo basso, è seminascosto dagli altri e da
una colonna, ma lo
riconosco ugualmente, è Perrow. Non mi sorprende che lui sia
qui, ciò che mi
lascia perplessa è che stia sorridendo e non nel solito modo
inquietante e
irritante, ma con dolcezza. E una strana morsa stringe il mio stomaco
quando i
nostri sguardi si incrociano: è spontaneo per me sorridergli
a mia volta, senza
sarcasmo o odio e lui alza la mano, non mutando la sua espressione.
Poi va via, e
tutto ad un tratto capisco perchè Dylan e
Yvonne gli hanno voluto bene: ha un modo tutto suo per dare
una mano, probabilmente combina più casini che
altro, ma non è
cattivo e credo che la
felicità dei suoi
vecchi amici, gli stia davvero a cuore. In un certo senso siamo simili
io e lui
ed è in questo momento che mi riprometto di parlargli, un
giorno o l’altro.
Le urla di Dylan
e le sue incitazioni decisamente volgari,
mi riportano alla realtà. Mi volto, andando incontro ai miei
amici e sorridendo
nel vedere i loro volti radiosi. Li abbraccio uno ad uno, soffermandomi
più a
lungo a stritolare Al che, assurdamente, non cerca di svincolarsi. Gli
sorrido
ancora, sussurrando al suo orecchio.
<<
Eh, si… l’uomo di latta non esiste più
>>
***
Marzò
è volato, così come aprile: alla fine
dell’incontro
più assurdo e al contempo meraviglioso a cui Hogwarts abbia
mai assistito, il
vincitore proclamato fu Al. Yvonne avava lasciato andare la sua
bacchetta prima
di lui e sebbene non avessero lottato, McMillian dovette appigliarsi a
quel
cavillo. L’incontro successivo, di conseguenza, aveva visto
me e Shacklebolt
avversari: fu probabilmente il meno strano e il più
avvincente, e con mio rammarico,
mi vide sconfitta.
Al era il
campione di Grifondoro e senza difficoltà riuscì
a
diventare anche quello di Hogwarts. Ma non c’era tempo per
gongolare perché nei
giorni successivi fummo inghiottiti dallo studio per i G.U.F.O e per i
M.AG.O.
L’agitazione, l’ansia e le crisi nevrasteniche ci
fecero compagnia fino alla
fine di maggio.
<<
Non eri a studiare con Yvonne? >>
<<
Ha detto che mi avrebbe fatto ingoiare il mio libro
di incantesimi se non mi levavo dai piedi >>
<<
Comprensibile >>
Ridacchio,
sprofondando nel divano rosso e malandato,
accanto a Teddy. Poggio la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli
occhi e
beandomi dei pochi istanti di tranquillità che posso
concedermi. Mi stringe a
sé, posando un bacio tra i miei capelli.
<<
Sei stranamente silenziosa >>
<<
Pensavo >>
<<
Ah, si? >>
Gli do una
gomitata, nemmeno tanto delicata e lui ride,
divertito.
<<
A cosa? >>
<<
Al fatto che l’anno prossimo non sarai con me,
così
come non ci saranno Dylan ed Al >>
Annuisce,
sovrappensiero e intanto mi stringe un po’ di più.
Rialzo lo sguardo, fissandolo.
<<
Non nego che sarà difficile, starti lontano è difficile, ma non sono preoccupato. So
quello che provo e non cambierà: il nostro futuro
è insieme, Victoire e questa
è l’unica cosa di cui sono sempre stato convinto
>>
<<
Mh, si. Infondo sono stata una brava fidanzata, no?
Non ti ho nemmeno lanciato fatture nell’ultimo mese!
>>
Ride,
scompigliandomi i capelli e abbracciandomi. E poi le
sue labbra sfiorano le mie, baciandomi con la stessa dolcezza che
sempre mi
riserva. Di tante cose ho avuto paura, e mille dubbi hanno sempre
accompagnato
il mio riavvicinamento a Teddy: ma niente di tutto questo alberga
ancora in me.
So che lui è l’unico, perché nessun
altro riuscirebbe a farmi sentire nel
medesimo modo, perché nessun altro sarebbe stato al mio
fianco per un intera
vita, senza essere spaventato dal continuare a farlo.
Ed io sono
esuberante, goffa e rumorosa; lui è tranquillo,
introverso e affabile: due opposti, due persone che apparentemente
niente hanno
in comune. Eppure, qualsiasi sia il suo carattere od il mio, di qualsiasi cosa siano fatte le nostre
anime, so che esse sono identiche. So che si incastrano alla
perfezione, so
che si riconoscono come gemelle.
Il mio mondo di
caos e allegria ed il suo di ordine e noia,
si sono uniti e Merlino e Morgana mi fulminino, se ho intenzione di
cambiare le
cose.
<<
Ti amo >>
Sgrana appena
gli occhi, sorpreso. Poi sorride ed il mio
cuore si scioglie.
<<
Non me l’avevi mai detto >>
<<
Lo so, non ne sono mai stata sicura come adesso
>>
E ancora le sue
braccia mi accolgono, ancora la sua bocca cerca
la mia, in un gioco di carezze e sguardi che riempie la mia vita e la
sua.
<<
Giuro su chiunque tu voglia che questa è l’ultima
volta che ti do una mano in pozioni, Dylan! Sei anche peggio di Yvonne!
>>
<<
Ehi, questa è un’offesa bell’e buona!
>>
Mi volto, quando
le voci di Al e Wood, appena apparsi dal
buco del ritratto, giungono al mio orecchio. Marie sospira,
ridacchiando e
sedendosi accanto a me, subito seguita dal suo imbronciato ragazzo che
si
accascia ai suoi piedi, lasciandosi carezzare i capelli. Shacklebolt
occupa una
poltrona poco distante, guardandosi intorno.
<<
Dov’è Yvonne? >>
<<
A ficcare libri nella gola degli studenti >>
Mi fissa
allibito, spostando lo sguardo su Teddy che fa un
breve cenno col capo: sarà il loro linguaggio in codice per
dirsi di lasciar
correre le mie boiate. E prima che possa replicare, la MacDonald
riscende le
scale del dormitorio femminile, buttandosi letteralmente addosso al suo uomo,
e posandogli la testa nell’incavo del collo.
<<
Sono stanca di spulciare libri e di far esplodere
calderoni! Ma quando finirà? >>
<<
Tra poco, non lamentarti >>
<<
Non mi lamento! >>
Ora che quei due
stanno insieme, verrebbe da pensare che le
cose tra loro siano diverse, eppure si comportano nello stesso identico
modo in
cui facevano prima, salvo slanci di affetto da parte del vecchio uomo
di latta.
<<
Cosa farete quest’estate, prima di tuffarvi nel
mondo degli adulti? >>
<<
Io e Marie faremo un bel viaggetto, la porterò
ovunque voglia >>
<<
Come mai è così accondiscendente? >>
<<
Gli ho promesso che lo accompagnerò alla Coppa del
Mondo di Quidditch >>
<<
Ahh, ecco! E voi? >>
<<
Conoscerò i miei suoceri ! >>
<<
E’ inquietante che tu li chiami a quel modo
>>
<<
E come dovrei chiamarli? Sono i tuoi genitori, ergo
i miei suoceri. Dovrò essere perfetta, comprerò
un vestito bellissimo per
l’occasione, niente jeans rattoppati o scarpe logore e
sarò, sarò.. >>
<<
Ti adoreranno se sarai te stessa, quante volte te
lo devo ripetere? >>
Ci pensa su per
qualche istante, rimanendo in silenzio, poi
aggiunge:
<<
Oddio, proprio te stessa, no… >>
Yvonne gli molla
un ceffone dietro la nuca e lui ride,
baciandola l’attimo dopo. E io penso che è ancora
strano sentire la sua risata,
anche dopo mesi, eppure è qualcosa a cui voglio
assolutamente abituarmi.
<<
E tu e Teddy? >>
Mi volto verso
Dylan, assumendo un’aria pensierosa e poi
scrollando le spalle.
<<
Diremo alla nostra famiglia che stiamo insieme,
ancora nessuno lo sa >>
E ridendo
dell’espressione terrorizzata, ma al contempo
felice di Teddy, non posso fare a meno di sentire il cuore battere
forte. Dirlo
alle persone che amo, renderà tutto ancora più
vero e si, dopo inizieremo il
nostro futuro insieme: tutti insieme.
***
L’unico
modo per scrollarsi di dosso il nervosismo e la
stanchezza degli esami, è rifugiarsi alla Tana: piena di
bambinetti urlanti, di
cure eccessive e soprattutto di amore. Col caos che qui regna,
è impossibile
preoccuparsi dei risultati degli esami, sebbene Marie, Dylan e Al non
fanno che
parlarne.
Prima di
separarci, abbiamo deciso di trascorrere qualche
giorno insieme, e la Tana è il posto ideale per accogliere
tante persone:
questa è la teoria ufficiale, quella ufficiosa è
che quel fifone di Teddy voleva
un supporto morale e si, anche fisico, nel caso in cui papà
o zio George
l’avessero affatturato in seguito alla sconcertante
rivelazione che solo ieri
abbiamo confessato.
Le reazioni di
tutti sono state più che positive: la mia maman
è, elegantemente, esplosa di
gioia, asserendo che Teddy fosse un buon partito e anche bello, il che
non
guastava; Zio George ha dato pacche sulle spalle a Lupin, tanto forti
da fargli
rischiare il soffocamento; le mie zie, al completo, hanno affermato con
convinzione che lo sospettavano già da un po’ e
zia Hermione ha precisato che
nulla c’entra l’occhio interiore; a zio Ron invece,
ci sono voluti diversi
minuti per capire cosa stesse succedendo.
Il difficile
è stato far riemergere il mio papà dallo stato
di trance in cui era caduto: ha stretto la mano a Teddy, con energia
aggiungerei, solo dopo avergli assicurato che non cambia nulla, che
sono sempre
il suo piccolo maiale obeso, la sua piccola lupacchiotta.
E tirando le
somme, ora, seduta sulle scale del cortile
della Tana, posso affermare con convinzione che questo, per Vicky
Weasley, è
stato un anno niente male. Ho riscoperto me stessa, ho appurato che
Teddy non è
il male puro, ma l’uomo della mia vita e che Al sa essere
decisamente umano.
Naturalmente rimangono vive le mie idee sul fatto che Dylan sia un
perfetto imbecille
e che Yvy e Marie siano le migliori amiche che possa desiderare.
E dopo aver
scovato l’amore, l’amicizia, so di essere
felice. So che il futuro non mi spaventa, perché non sono
sola, perché resteranno
con me, sempre.
Li osservo ad
uno ad uno, rincorrersi sul prato: Teddy ed Al
cercando di fuggire alle grinfie di Yvonne e Wood mentre Marie ride a
crepapelle, facendo risuonare la sua risata ovunque. E poi si voltano
verso di
me, incitandomi a raggiungerli: non me lo faccio ripetere due volte e
corro da
loro, dalle persone che hanno riempito la mia vita ed il mio cuore. Ma
soprattutto balzo addosso a Dylan, facendolo spiattellare a terra ed io
con
lui.
<<
Weasley, maledizione! Sei la mia rovina! >>
Come ho detto precedentemente, questo è
l’ultimo
capitolo prima dell’epilogo. Non vogliatemene, ma
cos’altro c’era da
aggiungere?! Tutti, ma proprio tutti hanno avuto il loro lieto fine ed
è questo
che conta, no?! Mancheranno anche a me, ma… li ritroverete!
;D
Vi ringrazio per le recensioni del
capitolo scorso: non so se riuscirò a rispondere, ma
sappiate che le ho lette e
le ho adorate! xD
AH, ho voluto inserire una foto
‘diversa’!
Spero vi piaccia! xD
Vi abbraccio, tesori miei!
<3
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Capitolo 21 *** Epilogo ***
Alle 97 persone che l’hanno
seguita,
alle 17 che l’hanno
ricordata,
alle 39 che l’hanno
preferita.
Ma soprattutto a voi che
l’avete portata alle 200 e più recensioni.
Grazie
Epilogo, due
anni dopo
<<
Ma si, donnina di latta, quello che dice Jamie è
esatto: la prova a cui il cappello parlante ti sottoporrà
è tra le più
pericolose e inquietanti, credimi! L’anno scorso una
ragazzina… >>
<<
Victoire! Smeottila
di spaventaore tua sorella!
>>
Ridacchio,
regalando un buffetto alla guanciotta di Dominique,
rendendola più imbronciata di quanto non fosse prima. Do un
rapido bacio a mia
madre e abbraccio il mio bel papà che, lungi dal
rimproverarmi, mi strizza
amorevolmente l’occhio. Saluto tutti ancora una volta,
camminando
distrattamente sul binario 9 e ¾ e adocchiando, a pochi
passi da me, il mio
vecchio capitano.
<<
Fai da balia ai bambinetti, ora? >>
<<
Buongiorno anche a te >>
Gli concedo una delicata
spallata, piazzandomi di fronte a lui e
abbassando lo sguardo sui pargoli che si porta dietro.
<<
Ehi Lis, Sam, Freddy, battete il cinque! >>
Colpisco le loro
manine, ben attenta a farlo delicatamente:
nel caso della piccola Jordan, potrei stenderla con un sol soffio,
minuta
com’è. Mi sorridono, tutti e tre eccitati
all’idea di far ritorno ad Hogwarts e
di lasciare che io continui a plagiare le loro menti.
L’attimo dopo sono
scomparsi tra la nebbia che, densa, avvolge l’ Express.
<<
Lì ci sono Yvonne e Marie, andiamo? >>
Annuisco,
seguendo Dylan lungo la piattaforma. E difatti, a
pochi passi da noi, la Summers bacchetta qualche ragazzetto del quarto
anno,
col già collaudato cipiglio da Caposcuola; Yvy sghignazza
senza ritegno,
placidamente seduta sul suo baule.
<<
Ehilà, sei qui finalmente! Ciao Dy >>
Ci avviciniamo a
lei, lanciando un’occhiata divertita al
pulcino.
<<
Ha requisito diverse caccobombe a quei poveri
bimbetti >>
<<
Oh, bene! Si aggiungeranno alla nostra scorta!
>>
<<
Non credo dovreste… oh, chi se ne frega! >>
E dopo un
piccolo lampo di maturità, subito soppiantato
dalla sua strafottenza, Dylan ci supera, raggiungendo la sua amata
creatura. E
quando mi volto ancora una volta verso la mia migliore amica, scorgo le
figure
di Teddy ed Al, raggiungerci.
<<
Ti cercavo, dove sei stato? >>
<<
A rassicurare il piccolo Al: James è ogni giorno
più pestifero, non so come gli sia potuto venire in mente di
raccontare a suo
fratello che per essere smistati nelle rispettive case,
c’è bisogno di superare
una serie di atroci prove >>
Mi lancia
un’occhiata scrutatrice ed io sorrido
innocentemente: porterò questo segreto nella tomba.
<<
Amore mio, sei sempre più bello! Fatti dare un
bacio >>
Al nemmeno
protesta e si china su Yvonne, cingendole la vita
con le braccia e baciandola, incurante dei possibili spettatori, e
l’attimo
dopo ritorna ad essere il solito Alastor.
<<
Quest’anno ci sono i M.A.G.O, devi studiare di più
e bighellonare di meno e devi… >>
Trascino Teddy
dietro una colonna, assolutamente non
propensa a subirmi l’ennesima raccomandazione di Shacklebolt:
farlo per
l’intera estate è stato sufficiente. Sorrido con
dolcezza alla mia personale
Fata Turchina, posando il viso nell’incavo del suo collo e respirandolo, cercando di imprimere
nella mente il suo profumo, per
portarlo con me anche quest’anno.
<<
Scrivimi >>
<<
Lo farò >>
<<
E gradirei qualche riga più articolata di Ehi
Teddy, come butta! >>
Rido contro il
suo collo, rialzando lo sguardo e incrociando
i suoi occhi dorati. Posa una mano sulla mia guancia, e alla sua
carezza
socchiudo gli occhi, attendendo con trepidazione che le sue labbra
tocchino le
mie. Mi bacia piano, assaporando con calma il mio sopore, gustando ogni
secondo.
<<
Che state facendo? >>
Alla vocina
incredula e un tantino divertita del piccolo James,
ci separiamo, abbassando lo sguardo su di lui. Abbiamo sempre evitato,
alla
Tana o in qualsiasi altro posto, di cedere a simili effusioni: secondo
zio
Percy non saprebbe stato opportuno farci vedere in simili atteggiamenti
dai
piccoli di casa. E rido al pensiero che venga a sapere dal suo nipotino
quello
che ha appena visto.
<<
La stavo salutando Jamie >>
<<
Salutando? Mi deludi TeddyBear… una scusa più
plausibile? >>
Rido fino a
piangerne, nell’osservare la sua espressione: il
piccolo Jamie è più tranquillo e spensierato di
lui. Gli do una pacchetta sulla
spalla, indirizzandolo lontano da noi.
<<
Ci vediamo sull’Hogwarts Express, solito vagone e
porta tutti gli altri! >>
Annuisce felice,
prima di darsela a gambe. Teddy mi scruta
per qualche secondo, poi scuote il capo, deciso a non chiedere altro.
Raggiungiamo gli altri e dopo aver assistito alle lacrime di Marie e a
quelle
di un virile Dylan, dopo aver
udito i
borbotti indistinti di Al e le raccomandazioni di Teddy, saliamo sul
treno, per
il nostro ultimo viaggio del primo settembre.
Restiamo ad
osservare parenti ed amici che man mano
divengono indistinti, dei puntini lontani; poi, alla prima curva,
scompaiono.
Fisso per qualche secondo il finestrino sporco, senza guardare il
paesaggio
scorrere sotto i miei occhi: non riesco ad essere triste,
perché questi anni mi
hanno dato tutto ciò di cui avevo bisogno e alla fine di
quest’ultimo riuscirò
a prendere in mano la mia vita e trasformarla in qualcosa di ancor
più meraviglioso.
So che ci
riuscirò.
Scambio
un’occhiata con Yvonne e Marie, le mie migliori
amiche, mie sorelle; e non abbiamo bisogno di parole per dirci
ciò che i nostri
cuori già sanno. E poi un ghigno compare sulle labbra di
Yvonne e so a cosa
pensa, mi avvicino e con lei afferro un braccio della Summers.
<<
Su, su piccola Caposcuola! Deve sbrigarsi per
svolgere i suoi doveri… vada nel vagone dei prefetti, vada!
>>
<<
Perché tutta questa fretta di liberarvi di me? Che
avete in mente voi due? >>
<<
Ma nulla, nulla… vai ! >>
La spingiamo
via, guardandola incamminarsi e sventolando
mani e braccia quando si volta verso di noi con aria sospetta. E quando
è
abbastanza lontana, trotterelliamo verso il nostro scompartimento ed
aprendolo,
riconosciamo le faccette allegre dei nostri adepti:
Jamie, Lisa, Fraddie, Sam e Molly.
Mi siedo di
fronte a loro ed Yvonne, accomodandosi accanto a
me, già ridacchia, con una luce incredibile ad illuminarle
gli occhi. Un ultimo
sguardo tra me e lei e l’ennesima lezione ai miei pargoli ha
inizio.
<<
Dunque, dov’eravamo rimasti l’anno scorso? Oh,
si…
come distrarre il vecchio custode e la sua stupida gattaccia,
così da
intrufolarsi tranquillamente nel suo ufficio e…
>>
Ho
sangue Veela nelle vene, ma sono una Weasley e ora, più di
prima, fiera di
esserlo.
E questa è davvero la fine: salutiamo a
chiassosa Vicky, la coraggiosa Yvy, la dolce Marie; il burbero Dylan,
l’uomo di
latta e la premurosa Fata Turchina. Ma ricordatevi, non è un
addio: presto
sentirete parlare di loro ancora una volta: ho in mente un seguito in
cui li
rivedrete diversi anni dopo, piantati nel mondo degli adulti, ma
restando
sempre gli stessi. Il suddetto seguito, vedrà tra i
protagonisti gli adepti di
Victoire e Yvonne e credetemi,
metteranno in pratica ogni suggerimento dato da loro.
Ringrazio ancora tutte voi, senza il
vostro entusiasmo non sarei arrivata fin qui.
Vi lascio con un video creato da
BarbonaGirl, la mia personalissima confidente e amica:
http://www.youtube.com/watch?v=YcttBqsQQ7w&feature=feedf
A
presto! <3
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