You & Me

di MiaStonk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Allenamenti di Quidditch, Teddy Bear e Kneazle ***
Capitolo 3: *** Strategie di accoppiamento, Capelli blu e occhio nero ***
Capitolo 4: *** Minacce, Club dei Duellanti e crisi epilettiche ***
Capitolo 5: *** Molliccio, Confidenze e Fata Turchina ***
Capitolo 6: *** Torneo dei Duellanti, Litigi e Baci ***
Capitolo 7: *** Spionaggio, Oblivion e Rimorsi ***
Capitolo 8: *** Sfoghi, Annunci e Vittorie ***
Capitolo 9: *** Esplosioni, vestiti in tulle e pugni ***
Capitolo 10: *** I pulcini crescono, tacchi alti e domande inopportune ***
Capitolo 11: *** Cibi macrobiotici, principesse e geni lupo ***
Capitolo 12: *** Dubbie proteine, Vecchi amici e primo Duello ***
Capitolo 13: *** Vietato ai minori, testate e rivelazioni ***
Capitolo 14: *** Uomo di latta, tatto di un Troll e ammissioni ***
Capitolo 15: *** Maschi strani, facocero imbestialito e lucine colorate ***
Capitolo 16: *** Postumi, Isteria e Aiuti inaspettati ***
Capitolo 17: *** Conforto, duelli noiosi e cioccolato ***
Capitolo 18: *** Aggressioni, cadute imbarazzanti e gli effetti di una dannata luna piena ***
Capitolo 19: *** Fidanzate anormali, una parola di troppo e rapimenti ***
Capitolo 20: *** Risate incontrollate, l’addio all’uomo di latta e il nostro futuro insieme ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                                                                                                            v


                                  Prologo

 
Ho sangue Veela nelle vene.
Lunghi capelli biondi, chiari come i raggi di una spenta luna.
Occhi di un azzurro pallido, ghiaccio direbbe qualcuno.
Ma i geni Delacour si fermano qui.
Non ho un portamento aggraziato, sono goffa e rumorosa.
Mangio come un maiale e preferisco jeans e scarpe logore piuttosto che abiti eleganti.
Non ammalio con il mio sguardo, tutt’al più faccio ridere.
Non ho un vocabolario forbito, preferisco mantenermi sulle classiche imprecazioni.
Sono l’orgoglio di mio zio George e la disgrazia di mia madre.
Sono una Weasley, e fiera di esserlo.
Cinque anni fa il vecchio cappello mi ha smistata tra i Grifondoro.
Aborro l’antro scuro, anche chiamato biblioteca, quello è luogo frequentato dai secchioni come Lupin.
Gioco nella squadra di Quidditch della mia casa, battitrice.
In ultimo, ma non meno importante, Teddy Lupin mi è completamente indifferente.
No, non sono innamorata di lui come in molti sperano.
Nemmeno lo odio come si vocifera.
A stento so che esiste, a stento ci rivolgiamo la parola.
Io vivo nel mio mondo fatto di caos e allegria.
Lui vive nel suo, fatto di ordine e noia.
Io e lui, opposti che non si attraggono.

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Capitolo 2
*** Allenamenti di Quidditch, Teddy Bear e Kneazle ***


                                                               1

1.  Allenamenti di Quidditch, Teddy Bear e Kneazle

 

Riapro gli occhi in una fresca mattina di settembre, riesco a mettere a fuoco con lentezza esasperante le tende porpora del mio baldacchino. Da un piccolo spiraglio di esse, la luce del mattino raggiunge il mio viso, infastidendomi non poco. Lancio un’occhiata pigra alla graziosa sveglia sul comodino, ha le sembianze di un maialino obeso, richiamo ai miei modi poco raffinati, delizioso dono di zio George.

 

Le lancette segnano un’ora decisamente improponibile per i miei standard da ritardataria cronica, è presto per le lezioni. Mi rigiro sul fianco, affondando la testa nel morbido guanciale e avvertendo le palpebre pesanti chiudersi senza il mio controllo.

 

E’ un attimo, sgrano gli occhi, rimettendomi seduta: presto per le lezioni, ma non per gli allenamenti di Quidditch. Wood mi ucciderà, lancerà una Avada Kedavra contro il mio corpo affannato e mi darà in pasto ad una mostruosa creatura di Hagrid.

 

Cerco di uscire incolume dal groviglio di lenzuola in cui sono incastrata, col risultato piuttosto scoraggiante di ritrovarmi distesa sul pavimento, dopo aver battuto il mento sul suolo freddo. Impreco mentalmente contro ogni divinità e simili di mia conoscenza, attenta a fare il meno rumore possibile. Sono certa che né la dolce Marie, né la nevrastenica Yvonne tollererebbero il mio trambusto a pochi minuti dall’alba.

 

Sgattaiolo verso il bagno, riuscendo con indosso la mia divisa solo pochi minuti dopo. Afferro la mia Firebolt e incamminandomi verso la porta, inciampo in qualche oscuro oggetto lasciato sul pavimento la sera prima, al solo scopo di minare alla mia incolumità.

 

<< Merlino Santissimo, Morgana maledetta! >>

<< Vicky se non lasci immediatamente la nostra stanza, giuro che ti appendo alla Torre di Astronomia! Dicono che il panorama da lassù sia da mozzare il fiato! >>

<< Per una volta approvo i modi burberi e incivili di Yvonne! >>

 

Ridacchio al tempestivo intervento delle ragazze prima di mimare un saluto militare e sgusciare fuori, riscendendo frettolosamente le scale del dormitorio femminile. Naturalmente quasi inciampo sull’ultimo gradino, atterrando con un saltello incerto e allargando le braccia per tentare di recuperare quel poco di equilibrio di cui sono dotata.

 

Tiro un sospiro di sollievo quando prendo atto che la mia faccia non ha avuto un incontro ravvicinato col pavimento della Sala Comune e rialzando il capo soffoco un’imprecazione nel notare due occhi scuri fissarmi, occhi privi di qualsiasi interesse.

 

Teddy Lupin mi rivolge un cenno distratto prima di rituffare il naso nel suo tomo spaventosamente enorme, un libro così non lo toccherei nemmeno per errore. Scrollo le spalle, ricordandomi solo ora di essere in tremendo ritardo. Corro come un’ossessa verso il ritratto della Signora Grassa che, con uno sbuffo poco cortese, mi lascia passare. La ringrazio distrattamente prima di percorrere i corridoi deserti e ritrovarmi fuori al castello, diretta al campo di Quidditch.

 

Quando vi giungo, alzo lo sguardo al cielo plumbeo notando con una smorfia contrita che tutti gli altri sono in sella alle proprie scope e sfrecciano pimpanti sopra la mia testa. Mi guardo intorno, non vedo Wood. Tiro un sospiro di sollievo, pronta a montare la mia Firebolt e decollare, se Merlino ha pietà di me, il capitano non di accorgerà che…

 

<< Weasley! >>

 

No, nessuna pietà per me!

Mi volto, tentando un sorriso di scuse che deve riuscirmi poco convinto. Dylan Wood avanza verso di me con un cipiglio minaccioso che mi fa giurare su Zio Harry di non usare più una sveglia solo perché le trovo carina e peluchiosa.

 

Sposto il peso del corpo da un piede all’altro, dondolandomi nervosamente prima che il mio capitano si fermi dinanzi a me, squadrandomi come se gli avessi appena fatto il peggiore degli affronti. Se c’è una cosa su cui non lo si può stuzzicare, è il Quidditch.

 

<<  L’allenamento è iniziato circa mezz’ora fa, ora visto che tu eri a poltrire mentre i tuoi compagni arrivavano puntuali, meriti di sudare come un maiale per l’intera mattina, correndo intorno al campo fino a che non griderai pietà! >>

 

Questa continua allusione coi maiali potrebbe anche offendermi!

Tuttavia non batto ciglio.

 

<< Si, Signore! >>

 

 

Annuisco, abbandonando la scopa ai mie piedi e prendendo a correre per l’intero perimetro, rivolgendo saluti distratti ai miei compagni di squadra che, dall’alto della loro posizione, mi deridono affettuosamente. Adoro quella banda di scalmanati, adoro il Quidditch, anche quando sono costretta a sottostare alla tirannia di un capitano irreprensibile.

 

                                                                         ***

 

<< Vicky avresti almeno potuto fare una doccia prima di fiondarti come un’invasata sulla colazione! >>

 

Yvonne si allontana da me, spostandosi sulla panca e quasi finendo addosso alla povera Marie, intenta a bere il suo succo di zucca. Si porta melodrammaticamente una mano al viso, coprendo naso e bocca contemporaneamente. Le lancio un’occhiata annoiata, continuando ad ingozzarmi di uova e bacon.

 

<< Avevo fame! Prova tu a percorrere l’intero campo di Quidditch per ben quindici volte! Wood è un… >>

<< Capitano buono e giusto… >>

 

Quasi soffoco col boccone appena addentato quando il suddetto si siede di fronte a me, sorseggiando tranquillamente il suo caffè bollente. Mi premuro di annuire energicamente, lanciando pezzettini di cibo sul malcapitato Grifondoro alla mia sinistra. Al sorrisino divertito e malizioso di Yvonne ho timore a voltarmi e sincerarmi dell’identità del poveraccio.

 

Mi giro lentamente, constatando con disappunto che i miei dubbi erano fondati. Il mio sguardo si posa su un Teddy Lupin annoiato che con un colpo di bacchetta ripulisce il disastro che avevo provocato un attimo prima, e la sua divisa ritorna linda e pinta. Piego il capo, mostrandogli un sorrisetto dispiaciuto.

 

<< Perdonami Teddy Bear, non si ripeterà! >>

 

Sento le risatine non tanto sommesse di Yvonne e i tentativi di Marie di indurla ad un contegno, con la coda dell’occhio vedo Wood scuotere il capo, ma sorridere divertito. E la risposta di Lupin non tarda ad arrivare, il solito tono seccato.

 

<< Ne dubito, e non chiamarmi in quel modo ridicolo… >>

 

Apro la bocca per replicare con una battutaccia delle mie, ma lui si rialza e afferrata la tracolla, si allontana dal tavolo, lasciando la colazione quasi intatta. Quel ragazzo mangia, respira, esiste?

Sposto lo sguardo su Alastor Shacklebolt, figlio del Ministro della Magia e probabilmente l’unica persona ad Hogwarts a resistere in compagnia di Teddy Bear per più di dieci minuti. Lo vedo rialzarsi e seguire l’amico, non prima di avermi lanciato un’occhiata che definire penetrante è dire poco.

 

Lo ignoro tranquillamente, ritornando al mio sport preferito dopo il Quidditch, ingozzarmi fino alla nausea. Quando addento l’ennesimo pezzo di toast, sento le manacce di Yvonne afferrarmi e rialzarmi con poca delicatezza dalla panca, trascinandomi fuori dalla Sala Grande.

 

<< Ehi! Non ho finito! >>

<< Si che hai finito, hai mangiato abbastanza e prima della prossima lezione devi darti una ripulita… puzzi in modo nauseabondo! Senza contare che sto facendoti un favore ad allontanarti da tutte quelle calorie! >>

<< Yvy, hai forse dimenticato che sono per un ottavo Veela? Non diventerò mai grassa! >>

Si ferma all’improvviso, rivolgendomi un’occhiataccia scocciata.

<< Ti odio! >>

 

Le sorrido raggiante, lasciandomi ancora trascinare lungo il corridoio, strusciando i piedi e non collaborando minimamente al trasporto forzato. Mi volto notando Marie correre verso di noi, sulle spalle la sua borsa più quella che Yvonne aveva tranquillamente lasciato sulla panca. A volte mi domando come faccia quella santa ragazza a sopportare una nevrastenica e una svitata quali siamo io e Yvy. Lealtà Grifondoro suppongo!

 

                                                                        ***

 

Adoro ‘Cura delle creature Magiche’, è l’occasione ideale per stare all’aria aperta, per sporcarsi di fango fino alle ginocchia senza dovermi sentire in colpa nei confronti di mia madre. Lei è una presenza costante, assillante. Non mi sorprende che la voce della mia coscienza abbia il suo accento francese.

 

Il buon vecchio Hagrid è il mio idolo, probabilmente sono l’unica in questa scuola che condivide con lui la passione per creature decisamente raccapriccianti. E l’unica che in questo momento osserva rapita il Kneazle di cui ci fa mostra. Somiglia ad un gatto, ma si differenzia per il pelo striato o maculato, orecchie grandi e coda leonina.

 

Il gatto che una volta era di Zia Hermione era un mezzo Kneazle, questo spiega perché zio Ron lo odiasse così tanto, sospetto che lui c’entri qualcosa con la scomparsa improvvisa dell’animalaccio. Mi avvicino trotterellando verso la creaturina, ora adagiata nelle grosse mani di Hagrid.

 

<< Vicky non credo sia una buona idea… >>

 

Ignoro l’avvertimento di Marie e inizio ad accarezzarlo, vezzeggiandolo con una vocina infantile e odiosa, me ne rendo conto. Probabilmente Nizzy, come è stato appellato, non gradisce perché balza in avanti, graffiandomi la mano e fuggendo via.

 

Yvonne mi si avvicina e ho paura che Marie possa svenire da un momento all’altro, così come Hagrid. Inizio a ridere, rialzando il braccio e lasciando che goccioline di sangue bagnino la mia camicia.

 

<< Ferita di guerra! >>

 

Urlo saltellando, prima che su richiesta del mezzo gigante, le mie amiche mi trascinino verso il castello e quindi in Infermeria. I loro visi tradiscono un’espressione preoccupata, io sono raggiante. Arriviamo al primo piano, camminando lungo il corridoio semi deserto e passando di fronte alla porta dell’antro oscuro da cui naturalmente sbuca Lupin. Ci dormirà anche là dentro?

 

<< Che hai alla mano? >>

 

Si ferma dinanzi a me, posando lo sguardo accigliato sulla mia ferita. Gli mostro un sorriso a trentadue denti, felice di dar sfoggio della mia impresa pericolosa.  Yvonne al mio fianco sbuffa spazientita, alzandomi il braccio e mostrandogli i graffi profondi.

 

<< La coraggiosa Grifondoro ha accarezzato un Kneazle non addomesticato e questo è il risultato! >>

<< E’ stata un’esperienza entusiasmante! >>

 

I tre mi fissano come se avessi appena confessato di amare Vitious. Teddy Bear ha un’espressione così sconcertata che non posso trattenermi dal ridergli in faccia. Marie posa una mano sul mio braccio, scusandosi con Lupin e trascinandomi dalla vecchia Poppy. Yvonne ci segue ciondolando e portando il nasino all’insù, dopo aver strizzato l’occhio ad Alastor, appena comparso dietro l’amico.

 

Una volta in infermeria, Madame Pomfrey si ferma dinanzi a noi, mani sui fianchi e cipiglio severo. Mi odia la vecchiaccia.

 

<< Signorina Weasley cosa ha combinato questa volta? >>

<< Incontro ravvicinato con un Kneazle, Poppy! >>

 

La burbera infermiera mi rivolge un’occhiataccia di fuoco, vorrà incenerirmi? Marie mi da una gomitata mentre Yvy ride sguaiatamente.

 

<< Venga con me, e si ricordi che sono Madame Pomfrey per lei …voi altre attendete Miss Weasley fuori dall’infermeria >>

 

Annuisco con poca convinzione, salutando allegramente le altre e sedendomi su un letto dalle bianche lenzuola, coperto da un paravento. Poppy riversa sulla mia ferita tre gocce di essenza di dittamo e in un attimo è guarita.

 

<< Peccato avrei voluto tenermela un altro po’! >>

 

Al mio sorriso sincero risponde con una smorfia e una delle sue occhiate severe. Mi fa cenno di andarmene e dopo un saltello, mi dirigo alla porta.

 

<< Stia bene Poppy, tornerò presto a trovarla… so bene quanto senta la mia mancanza! >>

 

Richiudo prontamente la porta alle mie spalle, sentendo appena la sua voce lamentarsi della mancanza di rispetto dei giovani di oggi. Scuoto il capo, avvicinandomi alle ragazze a cui mostro una mano priva di anche il più minuscolo graffio.

 

<< Coraggio, andiamo ad ingozzarci! >>

<< Vicky sono solo le dieci del mattino! >>

<< Bhè? Al mio stomaco non importa, ho fame! >>

<< Dubito che in Sala Grande tu possa trovare qualcosa >>

<< Ma… >>

 

Non inizio nemmeno a lamentarmi che davanti ai miei occhi compare una barretta di cioccolata di Mielandia, le mie preferite. Sgrano gli occhi, sbattendo più volte le palpebre prima di voltarmi e vedere Lupin porgermi il cioccolato.

 

<< Non reggerà il confronto con un arrosto di carne, ma placherà i morsi della fame fino all’ora del pranzo… >>

 

Sorrido raggiante, afferrando la barretta e scartandola avidamente prima di portarla alla bocca e iniziare a sporcarmi tutta. Teddy mi fissa con un mezzo sorriso, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.

 

<< Com’è che si dice Vicky? >>

Yvonne ridacchia alle mie spalle, sgomitandomi.

<< Oh, si… sei forte Teddy Bear! >>

 

Gli mollo una pacca sulla spalla, tanto forte da farlo piegare leggermente in avanti e sgranare gli occhi per la sorpresa. Marie sospira, mentre Yvy si piega in due dalle risate. Strizzo l’occhio all’orsacchiotto e mi incammino verso la Sala Comune, sono stata appena ferita da un animalaccio feroce, non sono in grado di seguire le atre lezioni della mattinata.

 

Mi fermo dinanzi alla bacheca, così all’improvviso che le altre mi finiscono addosso.

<< Vicky che cazzo fai? >>

<< Oh, no… ancora? Non vorrai iscriverti anche quest’anno? >>

 

Il tono preoccupato di Marie non fa altro che accrescere il mio interesse verso Il club dei Duellanti, a cui prontamente appongo la mia firma. Yvy mi spintona, imitandomi e osservando con orgoglio i nostri nomi spiccare sulla pergamena affissa.

 

<< Devo forse ricordarvi che l’anno scorso siete finite in infermeria dopo ogni lezione? >>

<< Non ce n’è bisogno… lo ricordiamo bene, vero Vicky? >>

<< Oh, si! Inoltre non potrei fare un simile torto a Poppy, impazzirebbe a non trovarmi in infermeria almeno una volta al mese! >>

Ridiamo mentre la povera Marie sospira sconsolata.

<< E io che desideravo un anno tranquillo, in cui concentrarmi esclusivamente sui G.U.F.O >>

 

Do una pacca sulla spalla alla gracile Grifondoro, e insieme ad Yvy la trascino in una danza improvvisata lungo i corridoi. Anno tranquillo al fianco di una come me? Marie deve aver perso il senno!

 

 

 

 

***

E’ un pochino presto perché la storia si delinei al meglio, ma questo capitolo è indicativo per introdurre gli altri personaggi della storia e dare un’occhiata al quasi inesistente rapporto tra Vicky e Teddy.

Nell’immagine i protagonisti di questa fanfic! ;)

Ringrazio le ragazze che hanno recensito il prologo e coloro che l’hanno preferita, ricordata o seguita!

 

 

 

 

  

 

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Capitolo 3
*** Strategie di accoppiamento, Capelli blu e occhio nero ***


                                                                                                               2



2.  Strategie di accoppiamento, Capelli blu e occhio nero

 

<< Oh, sole che ti affacci tra queste nubi minacciose, risplendi su noi giovani fanciulle e… >>

<< Vicky se non chiudi immediatamente quella boccaccia ti do in pasto ad un’Acromantula! >>

<< Senza contare che il cielo è stranamente limpido e il sole sta per calare>>

 

Sbuffo una risatina continuando a restarmene stesa sul prato del parco di Hogwarts, mani dietro la testa e gambe accavallate. Yvonne poco distante è stesa a pancia in giù, maniche della camicia arrotolate lungo le braccia e occhi puntati sul lago. Il leggero vento di settembre  sfoglia le pagine del libro di pozioni che segue Marie ovunque vada, mentre i raggi di un sole morente illuminano i nostri volti.

 

<< Yvy  se continui a fissarlo lo sciuperai prima o poi! >>

 

La mia migliore amica trasale, compiaciuta la osservo mentre si volta e mi rivolge un’occhiataccia risentita. Posso notare il leggero rossore apparso sul suo volto mentre si rimette seduta scompostamente.

 

<< Non posso evitarlo,  Shacklebolt è un piacere per i miei occhi >>

<< I tuoi e quelli di mezza Hogwarts! >>

 

Yvonne sbuffa, agitando la mano come se stesse scacciando un insetto.

 

<< Mi sono già liberata di buona parte della concorrenza, il mio piano procede brillantemente! >>

<< Premettendo che non voglio sapere in che modo lo hai fatto e soprattutto quante regole  hai dovuto infrangere nel tentativo, quale sarebbe la prossima mossa? >>

 

Yvy si avvicina alla piccola Summers, poggiandole le mani sulle spalle e scuotendola piano.

 

<< Oh, Marie Marie… abbandona per un attimo la tua devozione alla disciplina e ripeti con me: Sono amica di Victoire Weasley e Yvonne MacDonald ragion per cui non posso essere così rompipluffe! >>

<< Oh, piantala! >>

 

Ridiamo alla replica di Marie e alle sue guanciotte buffe che si sono appena colorate di un tenue rosa. Yvonne si stende accanto a me, sospirando. Per quanto i suoi tentativi di approcciarsi ad Alastor siano decisamente fuori dal comune, non posso negare che le piaccia sul serio. Il punto è che lei è un tipo più comico che seducente, l’impresa è ardua soprattutto se l’interessato è un sociopatico ai livelli di Lupin. Merlino li fa e poi li accoppia, no?

 

Quando noto il ragazzo in questione passarci accanto, strattono Yvonne che insonnolita mi rivolge un’occhiata furibonda, pizzicandomi il braccio.

 

<< Che cazzo hai da sgomitare? >>

 

Al mio sgranare gli occhi e alzare il mento in direzione di Shacklebolt,  Yvy si volta di scatto alla sua destra, tossicchiando per schiarirsi la voce. Alza un braccio, sventolando allegra una mano in segno di saluto prima di urlare come un’invasata.

 

<< Ehi Al, come butta? >>

 

Alastor arresta il passo, voltandosi lentamente verso di noi. Quello lì mi inquieta non poco e nonostante quello che Yvy ripete continuamente, trovo che quegli occhi cangianti siano davvero angoscianti.

 

<< E’ quasi  il coprifuoco, è il caso che rientriate anche voi al castello >>

 

Telegrafico come sempre. Sposta lo sguardo prima su di me e poi su Marie, quasi ad accertarsi che il messaggio sia giunto anche alle nostre orecchie. Sono mica sorda? Yvonne scatta in piedi mimando un saluto militare.

 

<< Agli ordini Caposcuola Shacklebolt! >>

 

Nemmeno le risponde, gira i tacchi e si incammina vero l’imponente portone d’ingresso. Io e Marie ci rialziamo insieme, avvicinandoci a Yvy e osservandola nel tentativo di scorgerne un qualsiasi segno di turbamento sul suo volto. Ma come avevo previsto, continua a sorridere raggiante, come imbambolata. Probabilmente perché ci è abituata, probabilmente perché niente può scoraggiarla.

 

                                                                    ***

 

Molti dicono che per riuscire in una materia come ‘Pozioni’ bisogna avere un talento naturale, bisogna esserci portati. Bhè, io non lo sono. Aborro gli intrugli melmosi che si mischiano nel mio calderone e sebbene trovi affascinanti i vapori e i colori che ne derivano, questi non durano abbastanza perché io possa ammirarli.

 

Nessuno osa sedermi accanto durante la lezione di Lumacorno, persino il vecchio professore si tiene ben lontano dal mio banco. L’ultima volta ho reso l’aula inagibile per giorni, come dargli torto. Quest’anno ai G.U.F.O dovrò inventarmi qualcosa.

 

<< Vicky non credo che quell’ingrediente sia … >>

 

La povera Marie non termina la sua frase, che l’intruglio la colpisce in pieno viso, esplodendo con tanta violenza da farla finire col sederino a terra. Mi chino su di lei, cercando di aiutarla a rialzarsi e soprattutto a liberarsi della melma dal volto.

 

Yvonne dietro di noi ride talmente tanto che, sbattendo le mani sul banco, riesce a far traballare il suo calderone, fino a che questo non si riversa sulla testa della sfortunata Summers, riportandola a sedere sul freddo pavimento. A quel punto non mi trattengo e mi unisco all’ilarità di Yvy, accasciandomi a terra e asciugando con una manica della divisa le lacrime agli angoli degli occhi.

 

Marie guarda me ed Yvonne prima di scoppiare a ridere anch’ella, sotto lo sguardo sbigottito dell’intera classe che ci fissa come se ci stessimo tatuando il marchio nero su ogni lembo visibile di pelle. Lumacorno ci intima di abbandonare l’aula e condurre la poverina in infermeria.

 

Quando lasciamo una Madame Pomfrey  decisamente seccata da una delle nostre abituali visite, osserviamo i capelli di Marie completamente blu. Yvonne morde le unghia, le dita e addirittura le mani per non deriderla mentre io la scruto con sguardo concentrato.

 

<< Mi ricordi qualcuno, ma in questo momento non riesco proprio a indovinare chi sia >>

 

Marie sgrana gli occhi, Yvy mi da un buffetto dietro la nuca non troppo leggero.

 

<< Qualcuno tipo Lupin? >>

<< Ecco chi era! Ce l’avevo sulla punta della lingua, miseriaccia! >>

<< Ehm, ragazze… >>

<< Merlino Vicky, ma quanto sai essere cretina? >>

<< Vuoi che ti affoghi nel water Yvonne? >>

<< Ragazze… >>

<< Su, vediamo se ne hai il coraggio! >>

<< Sono una Grifondoro Yvy, l’hai forse dimenticato? >>

<< RAGAZZE! >>

 

Sussultiamo, voltandoci verso una Marie sull’orlo di una crisi isterica. Ci fondiamo su di lei mentre borbotta qualcosa sul fatto che non vuole essere un Teddy Bear. Oh, la capisco!

 

<< Non piangere Marie, hai sentito Poppy no? Basterà attendere qualche giorno, il tempo che l’antidoto sia pronto e i tuoi capelli torneranno al noioso castano >>

<< E intanto come posso farmi vedere in giro così? >>

 

Ecco, questa è una bella domanda! Le proporrei di rasarli, ma non credo che la mia idea abbia dei riscontri positivi. Sono troppo radicale a volte. Rialzo lo sguardo su Yvonne che si mordicchia il labbro pensierosa e intanto osserva un gruppetto di ragazze passarci accanto e ridacchiare, prima di tirare fuori la bacchetta e appellare qualcosa.

 

In un attimo ha tra le mani un cappello di un bellissimo verde acceso, che sicuramente metterà in risalto i meravigliosi occhi di Marie. Quest’ultima lo afferra con aria sollevata, spalmandoselo in testa. E’ così felice che eviterò di dirle che la cara Yvy lo ha appena sgraffignato ad un gruppetto di Tassorosso.

 

                                                                       ***

 

Sono una persona magnanima, lo sono davvero. Per questa ragione ho costretto, ehm convinto Marie ad assistere ai mie allenamenti di Quidditch. Se si fosse rintanata in Sala Comune o in Biblioteca, avrebbe sicuramente rimuginato sui suoi capelli alla Teddy Bear. Le ho dato l’occasione per distrarsi e idolatrarmi.

 

Yvonne ha naturalmente boicottato la mia idea, fuggendo da qualche parte a spiare Alastor. Prima o poi quella ragazza verrà denunciata per stalking.  Si finisce ad Azkaban per una cosa simile o è una prerogativa solo dei babbani?

 

Sventolo la mano in direzione delle gradinate, dove la piccola Summers mi sorride e tiene ben fermo il cappello sulla sua testa. E’ adorabile.

 

<< Weasley posso sapere cosa cazzo ci fai lì impalata? Gli altri stanno già facendo il loro giro del campo! >>

 

Sussulto alla voce di Wood, chiedendomi come diavolo faccia a comparire sempre alle mie spalle senza che io me ne accorga. Saranno doti da capitano!

 

<< Salutavo Marie! >>

 

Dylan rialza il capo osservando gli spalti, notando solo ora la presenza della mia migliore amica. Lo vedo guardare con insistenza verso quella direzione, senza accennare a distogliere lo sguardo. Lei intanto non presta più attenzione a me, piuttosto è concentrata su quel maledetto libro di pozioni da cui mai si separa.

 

Non ho il tempo di chiedermi la ragione per cui il mio capitano si sia imbambolato in quel modo che passi pesanti e un vociare decisamente fastidioso mi distraggono. Mi volto, notando la squadra dei Serpeverde avanzare verso di noi e fermarsi a pochi metri da me e Wood.

 

<< Pucey che diavolo ci fate qui? Ho prenotato il campo per i Grfondoro lo sai bene >>

 

<< Ho pensato comunque di fare un salto, del resto vedo che battete la fiacca! >>

 

Con la coda dell’occhio scorgo in Dylan i primi segni di irritabilità, stringe i pugni, serrando la mascella e assottigliando le palpebre. Quel viscido di Pucey farebbe perdere il controllo persino a qualcuno come Lupin. Intervengo anch’io, solidarietà coi miei compagni.

 

<< Evidentemente non abbiamo bisogno di particolari strategie per farvi il culo! >>

 

Wood mi sorride soddisfatto, insieme ad Yvonne è l’unico ad apprezzare la mia indole mascolina e il mio linguaggio decisamente colorito, fatto di imprecazioni e insulti per niente velati. Sono un tipo diretto io!

 

Intanto Pucey storce il naso, e il suo viso già deforme si contorce in una smorfia orripilante. La battitrice Higgs fa un passo in avanti, guardandomi dall’alto in basso, cercando di ghignare. Nemmeno quello le riesce.

 

<< Weasley è il caso che tu chiuda quella boccuccia graziosa, o potresti farti un’altra bella vacanza in compagnia della Pomfrey >>

 

<< E’ una minaccia Higgs? >>

 

<< A te l’interpretazione, bel faccino! >>

 

<< Questo bel faccino ora ti riempie la faccia di pugni! >>

 

Dylan posa una mano sul mio braccio, probabilmente per trattenermi. Anche lui conosce il mio temperamento un tantino violento.

 

<< E’ una minaccia Weasley? >>

 

<< No, una promessa! >>

 

E poi nemmeno io mi rendo pienamente conto di quello che accade nei momenti successivi in cui salto addosso alla Serpe, cercando di mantenere la parola data. Con la coda dell’occhio posso vedere una vera e propria baruffa prendere forma, Wood atterra Pucey mentre i nostri compagni di squadra ci raggiungono, tirando calci e pugni. Adoro le risse! Adoro il Quidditch!

 

                                                                        ***

 

Attraverso il ritratto della Signora Grassa con Marie che mi segue come un cagnolino preoccupato per il proprio padrone. Mi guardo intorno, cercando con lo sguardo Yvonne: è spaparanzata sul divano in contemplazione di Alastor, seduto ad un tavolo poco distante, naturalmente in compagnia dell’altro sociopatico.

 

Mi fermo davanti a lei con un saltello, indicando con orgoglio il mio occhio pesto. Lei balza in piedi, portando le mani alla bocca e sgranando gli occhi.

 

<< Wow! >>

 

<< Non è meraviglioso? Rissa al campo di Quidditch, ho dato una bella lezione a quella serpe della Higgs, le saranno rimasti davvero pochi capelli su quella testa vuota! >>

 

<< Non è giusto, dannazione! Perché sono sempre altrove quando scateni una baruffa? >>

 

<< Perché perdi il tuo tempo a spiare  Shacklebolt >>

 

Mi porta immediatamente una mano alla bocca, tappandomela. E voltandomi lentamente alla mia destra capisco perché: il ragazzo in questione è in piedi davanti a noi, in mano una pergamena. Avrà ascoltato l’intera nostra conversazione?

 

<< Sei delusa perché non eri con la Weasley mentre si azzuffava con una Serpeverde? >>

 

Si, l’ha ascoltata! Riporto lo sguardo su Yvonne, i cui occhi sembrano brillarle solo perché lui le ha rivolto la parola per primo probabilmente per la prima volta. Annuisce, muovendo la testolina con vigore, lasciando che alcune ciocche tinte di rosa le ricadano sul viso.

 

<< Naturalmente! >>

 

Gli sorride e ho la certezza che Alastor sia un vero idiota: Yvonne ha il sorriso più bello che abbia mai visto. Non sono semplicemente gli angoli della bocca a piegarsi verso l’alto, il sorriso di Yvy arriva agli occhi nocciola rendendoli ancora più belli e profondi. Sulle sue guancie compaiono delle fossette che definire adorabili è riduttivo, e il solo guardarla induce a sorridere di riflesso.

 

Evidentemente Shacklebolt è immune da questo tipo di magia. Non replica, porgendole il foglio di pergamena che tiene tra le mani. Yvy lo afferra e mi avvicino per sbirciare anch’io.

 

<< Sono le date dei vari incontri del Club dei Duellanti >>

 

<< Cos’è lo scontro incrociato? >>

 

<< Quest’anno non duellerete solamente coi ragazzi del vostro stesso anno, al contrario affronterete anche quelli più grandi >>

 

Marie si avvicina per dare anch’ella un’occhiata al foglio, io e Yvy sgraniamo gli occhi, guardandoci un istante, certe che stiamo pensando alla medesima cosa. Difatti prendiamo a saltellare e strapazzare la piccola Summers, in qualche modo dobbiamo sfogare il nostro entusiasmo.

 

<< Meraviglioso! >>

 

<< Stupendo! >>

 

<< Quindi potremmo duellare anche con quelli del settimo anno, che forza! >>

 

Alastor ci guarda stranito, lanciando un’occhiata preoccupata a Marie che si limita a scuotere il capo e allargare le braccia. Il caposcuola si intrattiene per un altro secondo, prima di guardarci un’ultima volta e voltarci le spalle.

 

<< Siete strane >>

 

Bhè, l’ha capitolo solo ora? Sorrido raggiante, continuando a saltellare allegra, quando Lupin si rialza per seguire l’amico al dormitorio. Mi passa accanto, fermandosi per osservare il mio occhio pesto.

 

<< Un’ altra ferita di guerra Victoire? >>

 

Annuisco soddisfatta, sfoggiando la sfumatura nera apparsa intorno al mio occhio con un orgoglio degno solo di una Grifondoro. Sorride distrattamente prima di andare via. Teddy Lupin è l’unico che ancora pronuncia il mio nome per intero, bhè lui e mia madre è chiaro.

 

Mi accascio sulla poltrona, Yvy e Marie sul divano. Gongolo ancora per la recente scoperta, certa che quest’anno sarà interessante. Affrontare studenti di un livello più alto sarà oltremodo stimolante. Sono certa che le mie visite a Poppy aumenteranno, ma ehi qualche graffio non è niente paragonato all’adrenalina che provo in un duello.

 

Mi volto quando il ritratto della Signora grassa si apre, lasciando entrare un Dylan decisamente scosso. Prende anche lui posto sul divano accanto a Marie e mi lancia un’occhiata tra il risentito e l’orgoglioso.

 

<< Entrambe le squadre sono state penalizzate di alcuni punti, ma affermo senza rimorso che ne è valsa la pena! >>

 

Gli sorrido, concordando pienamente con lui. Il Quidditch è importante, ma la soddisfazione di aver pestato quelle serpi è troppa per rimproverarci di quello che abbiamo fatto. Lo vedo sospirare e contorcere il viso in una smorfia di dolore, anche lui non è messo meglio di me. Ha lividi sparsi ovunque e anche lui fa sfoggio di un meraviglioso occhio nero.

 

<< Nemmeno tu sei stato da Madame Pomfrey per quelle? >>

 

Marie indica le ferite ben visibili sul corpo di Dylan, sul viso la solita espressione preoccupata. Wood si volta verso di lei, distogliendo rapidamente lo sguardo e scuotendo il capo.

 

<< Questa volta sono d’accordo con Vicky, sono affezionato a queste ferite e voglio tenermele un altro po’! >>

 

Allungo la mano, battendo il cinque col mio capitano. Ha ripetuto le stesse parole che ho detto alla Summers fino alla nausea, dopo che la rissa era finita. Yvy annuisce complice mentre Marie sospira, scuotendo il capo rassegnata e alcune ciocche blu fanno capolinea dal suo cappellino verde. Wood la scruta sospettoso, allungando una mano a sfiorarne una.

 

<< Sono… >>

 

<< Blu >>

 

Marie sfila il cappello, mostrando la fulgida chioma alla Teddy B. Tiene gli occhi bassi, probabilmente in attesa che Dylan scoppi in una fragorosa risata o la derida bellamente. Stranamente lui non lo fa, non è Yvonne, non è me. Continua a fissarla con una strana espressione, anche quando lei rialza lo sguardo e si fissano imbambolati per diversi secondi. Credo che Marie stia per piangere.

 

<< Sono così per una pozione che… sono orribile lo so >>

 

<< Affatto, trovo che tu sia bellissima come sempre >>

 

Probabilmente quello più colpito dalle sue stesse parole è proprio Dylan. Morde il labbro con violenza, forse a voler rimangiarsi tutto. Io e Yvy ci scambiamo un’occhiata sorpresa e maliziosa al tempo stesso mentre Marie continua a fissarlo boccheggiante fin quando lui non si rialza dandoci la buonanotte e incamminandosi verso le scale dei dormitori maschili.

 

Oh, Merlino! Quindi anche il burbero capitano prova dei sentimenti !

 

 

 

 

 

Vicky e Yvonne sono il prototipo delle grifondoro avventate e coraggiose! E non è strano che Victoire scateni una rissa, in effetti ! xD

Commenti, opinioni, critiche?!  :D

 

 

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Capitolo 4
*** Minacce, Club dei Duellanti e crisi epilettiche ***


                                                                                                               3



3. Minacce, Club dei Duellanti e crisi epilettiche

 

<< Vicky non credi che questa mattina Marie sia bellissima? >>

<< Oh, si… bellissima come sempre >>

 

Con la coda dell’occhio vedo Wood sussultare al mio fianco, e mantenere a mezz’aria il cucchiaio colmo di porridge che stava per portare alla bocca. Intanto la piccola Summers, seduta di fronte  a me e vicina ad Yvonne, tiene lo sguardo basso, spiattellandosi il cappellino verdastro sulla testa, quasi a volersi nascondere o sprofondare.

 

Mi volto, accorgendomi che Dylan mi sta fissando con aria pensierosa. Riposa il cucchiaio nel piatto e asciuga gli angoli della bocca con un tovagliolo prima di rivolgersi con calma a me e ad una sghignazzante Yvy.

 

<< Weasley, ricordi che sono il capitano della tua squadra non è vero? >>

 

Annuisco, continuando a mostrargli il mio smagliante sorriso a trentadue denti, ignara del pericolo e soprattutto del suo lato malandrino. Sposta lo sguardo su Yvonne, continuando a esprimersi in un tono inquietantemente calmo.

 

<< E tu MacDonald sai bene che divido la stanza con Shacklebolt, non è vero? >>

 

Ci fissiamo perplesse, smettendo improvvisamente di consumare la nostra colazione e sentendoci stranamente agitate. Il mio sorriso muore all’istante e Yvonne non sembra avere più tutta questa voglia di sghignazzare.

 

<< In futuro vi consiglio di pensare a questo prima di dar fiato alla bocca… non vorrei costringere la mia battitrice a percorrere l’intero campo di Quidditch venti volte ad ogni allenamento o lasciarmi sfuggire qualche aneddoto imbarazzante sulla cara Yvonne nella quiete della mia camera >>

 

Sono certa che la mia espressione di inquietudine mista a stupore è la stessa che appare sul volto della mia migliore amica, pur non voltandomi verso di lei per sincerarmene. Dylan mi sorprende, che fosse scorbutico e approfittatore lo sapevo, ma addirittura ricattare delle giovani e innocenti fanciulle!

Oh, non c’è più decenza a questo mondo!

 

<< Non lo faresti >>

 

La voce di Yvonne è appena un sussurro. Wood piega impercettibilmente gli angoli delle labbra, in quello che dovrebbe somigliare ad un sorriso. E’ raccapricciante.

 

<< Oh, si che lo farei >>

 

E poi come se nulla fosse accaduto, riprende a dedicarsi serenamente alla sua colazione. Rialzo lo sguardo su Marie che ha assistito a tutta la scena in religioso silenzio. I suoi occhi verdi sono puntati sul ragazzo seduto di fronte a lei, e anch’ella sembra essere piuttosto sorpresa dal sangue freddo e dalla flemma di Wood. Solitamente siamo abituate a vederlo urlarci contro le peggiori imprecazioni.

 

Le cose sono molto diverse fuori da un campo di Quidditch.

Yvonne continua a fissarlo, sta per dire qualcosa quando Marie interviene.

 

<< Ragazze, non dovevate essere al Club dei Duellanti circa dieci minuti fa? >>

 

Le parole della Summers mi piombano addosso come un bel pugno in faccia, balzo dalla panca, afferrando un toast e ficcandomelo in bocca prima di correre fuori dalla Sala Grande seguita da una Yvy che impreca contro tutti i maghi disegnati sulle figurine delle cioccorane, compresi i miei zii.

 

                                                                   ***

 

Quando entriamo nell’aula destinata ai duellanti col fiato corto, occhi fuori dalle orbite e viso arrossato, ci guardiamo intorno confuse: è vuota. Mi ero già preparata decine di scuse e giustificazioni improponibili da rifilare ad un credulone come Vitious, mentre ora il panico mi assale. Che abbiano già finito? Impossibile, siamo in ritardo di… qualche minuto?

 

Lancio un’occhiata spaesata alla mia migliore amica che si guarda intorno con circospezione, come se studenti e insegnati dovessero sbucare fuori da un momento all’altro. Un attimo dopo la porta dell’aula si riapre e voltandomi, incontro lo sguardo di Lupin.

 

<< E’ colpa sua! >>

<< E’ colpa sua! >>

 

Sia io che Yvonne parliamo nello stesso istante, indicandoci e a quanto sembra scaricando sull’altra ogni responsabilità. Sbuffo una risata, quando il sociopatico numero uno fa qualche passo verso di noi, alternando lo sguardo su entrambe e guardandoci con aria confusa.

 

<< Di cosa parlate? >>

 

<< L’incontro è già terminato? Siamo così in riardo? >>

 

<< A dir la verità siete stranamente in anticipo e di circa mezz’ora, aggiungerei >>

 

Apro la bocca, sgranando gli occhi e girandomi a guardare una Yvonne che rispecchia la mia stessa espressione. Non riesco a crederci, siamo state ingannate dalla dolce e  innocua Marie.

 

<< Quel pulcino blu … >>

 

<< Il nostro pulcino blu … >>

 

Io e Yvonne ci abbracciamo, congiungendo subito dopo le mani in preghiera e guardando verso l’alto con occhi adoranti.

 

<< La nostra bambina è cresciuta Vicky >>

 

<< Oh, si… sono così orgogliosa di lei >>

 

Riabbasso lo sguardo solo all’arrivo del sociopatico numero due, i due lupi solitari ci fissano sconcertati e non posso fare a meno di pensare che quest’ultima mia definizione sia adattissima a Teddy Bear. Yvy si è appena accorta di Shacklebolt e lancia un urletto, avvicinandosi a lui e iniziando a riempirlo di frasi sconnesse e senza senso. Quando è nervosa parla ad una velocità preoccupante.

 

Scuoto il capo, trotterellando dietro Lupin  che si avvicina alla cattedra, poggiandosi sul bordo di essa e lasciando solo il suo migliore amico nel momento del bisogno. Questo suo lato egoistico mi piace. Mi siedo accanto a lui, fischiettando una vecchia canzoncina di Celestina Warbeck, adoro quella donna. Bhè? Alcune sue canzoni sono molto intense.

 

<< Non vedo l’ora di duellare, magari potrei scontrarmi proprio con te Teddy Bear! >>

 

Non risponde, piuttosto noto una lieve smorfia comparire sul suo volto pallido in netto contrasto con la sua chioma blu. Inarco un sopracciglio biondastro, dandogli una spallata non proprio leggera per farlo parlare. Mi lancia un’occhiataccia, per poi replicare.

 

<< Non mi convince quest’idea degli incontri incrociati,  temo che ci sia qualcos’altro che non vogliono dirci, non ancora perlomeno >>

 

<< Oh, sei un puffo paranoico Teddy ! >>

 

<< Puf- puffo? >>

 

Mi guarda con un’espressione di terrore e incredulità. Si, faccio questo effetto. Rido, portando la testa indietro e battendo una mano sulla sua spalla, ripetutamente. Se mi vedesse mia madre sverrebbe elegantemente, si perché lei risulterebbe aggraziata anche sbattendo la testa al pavimento. La sua voce abbellita con un inquietante accento francese mi ripete che le signorine per bene accennano ad un sorrisino, portando semplicemente una mano alla bocca con fare civettuolo.

 

<< Sono degli esserini tutti blu, mi ricordano te!  Una volta mi è capitato di vederne nella piccola scatola che zia Hermione ha in salotto… >>

 

<< Oh, in televisione? >>

 

<< Eh ? >>

 

<< Nulla, lascia perdere >>

 

Mi sorride distrattamente, lanciando un’occhiata a Yvonne e Alastor che ancora chiacchierano. O meglio è lei che continua a blaterare, lui ha lo sguardo perso e ogni tanto accenna ad un gesto con la testa, giusto per farle sapere che non l’ha ancora ucciso con i suoi discorsi insensati.

 

Nei minuti successivi l’aula si riempie di studenti dal quinto anno in su, i ragazzetti più piccoli non amano duellare e la cosa mi sconvolge. Si crogiolano nella pace che ha seguito la II Guerra magica, ma nessuno ha l’aspirazione a diventare auror? Sciocchi !

 

Le coppie sono formate, e con mio enorme piacere il mio avversario è proprio l’orsacchiotto turchino. Ho sempre desiderato battermi con lui, ma le poche volte che siamo stati insieme alla Tana, i miei nonni mi hanno sempre impedito di sfidarlo. Non ne capisco il motivo!

 

Bacchette alla mano, lieve inchino e si inizia. Ha la fronte aggrottata, lo sguardo concentrato mentre io non riesco a far scivolare dal mio viso un sorrisino soddisfatto. Sarà pure al settimo anno e conoscerà qualche incantesimo in più, ma io sono una Weasley. 

 

<< Avis >>

 

Pronuncio, e dalla mia bacchetta fuoriescono decine di uccelli. Sembra sorpreso e confuso ed è quindi la mia occasione per attaccare.

 

<< Oppugno >>

 

I volatili all’apparenza docili si scagliano su di lui, iniziando a beccarlo. Alza le braccia a coprire il volto, ma il suo intontimento dura pochi secondi.

 

<< Incendio >>

 

Le sue fiamme bruciano i miei uccellini e non posso non pensare che un bell’arrosto di carne sarebbe l’ideale, i duelli mi mettono appetito. Gli mostro una smorfia, e intanto continuiamo a girare in tondo, mantenendo lo sguardo fisso sull’altro. Non mi attacca e questo mi manda in bestia.

 

<< Stupeficium >>

 

Scatta di lato, evitandolo. Piuttosto che usare un Protego e far rimbalzare lo schiantesimo su di me, preferisce spiaccicare la faccia al pavimento freddo. Questo è troppo. Non gli do modo di riprendersi che lancio l’ennesimo incantesimo.

 

<< Everte Statim >>

 

In un attimo il corpo di Lupin viene scaraventato a qualche metro di distanza, purtroppo non riesco a crogiolarmi a lungo nella mia impresa che con un Expelliarmus, la mia bacchetta è scagliata lontano dalla mia mano. La guardo cadere a pochi passi da me, senza riuscire a muovermiper andare a riprenderla.

 

Lupin l’afferra, avvicinandosi e porgendomela. Gliela levo dalle mani con rabbia, rialzando gli occhi su di lui e incontrando uno sguardo sin troppo tranquillo per i miei gusti.

 

<< Non mi hai attaccato! >>

 

<< Mi sembra di aver appena vinto il duello, Victoire >>

 

<< Sai cosa intendo! Credi sia una sciocca ragazzetta incapace di difendersi ? >>

 

<< Indifesa proprio no >>

 

Sospira, indicando coll’indice un graffio sul suo viso, probabilmente provocato dal suo incontro ravvicinato col pavimento. Il suo tono continua ad essere calmo e controllato, cosa che fa aumentare la mia voglia di stenderlo, ma alla maniera babbana. Oh, mia madre sarebbe fiera di me!

 

<< Bhè, te lo sei meritato! >>

 

Mi sorride, posando una mano tra i miei capelli e sfiorandoli appena, per poi ritirarla quasi subito.  Yvonne ci raggiunge l’attimo dopo, saltellando allegra. Ha sconfitto il suo avversario al primo colpo, con un semplice Rictusempra, provocandogli il solletico e rendendolo incapace nel continuare il duello.

 

                                                                  ***

 

Il modo migliore per scaricare l’adrenalina nata a seguito di un soddisfacente duello è a mio parere, quello di ballare e cantare a squarciagola. Yvonne naturalmente la pensa come me, così siamo nella nostra Sala Comune, in piedi sul divano a scatenarci.

 

<< Oh Mickey 
You're so fine 
You're so fine 
You blow my mind 
Hey Mickey! 
Hey, hey, Hey Mickey hey, hey >>

 

Canto una canzone ascoltata dall’aggeggio che nonno Arthur ha nel capanno degli attrezzi. Io Yvy l’estate scorsa ci abbiamo trascorso le ore, ascoltando musica e ballando come pazze in preda a qualche strana crisi.

 

<< Oh Mickey, what a pity 
You don't understand 
You take me by the heart 
When you take me by the hand 
Oh Mickey, you're so pretty 
Can't you understand 
It's guys like you Mickey 
Oh what you do Mickey, do Mickey 
Don't break my heart Mickey! >>

 

Yvonne urla letteralmente l’altra strofa, agitandosi e saltellando come un’ ossessa. In mano abbiamo due spazzole prese dal beauty di Marie e le usiamo come microfoni. Naturalmente avremmo potuto sfrenarci nella solitudine della nostra stanza, ma in questo caso non avremmo avuto pubblico.

 

Non ci sarebbero stati dei bambinetti del primo e secondo anno che ora battono le mani a tempo con la nostra canzone e i nostri movimenti scoordinati. Continuiamo ad esibirci fino a quando non ci rendiamo conto che le urla di incoraggiamento sono finite e sentiamo un leggero tossicchiare .

 

Ci voltiamo verso il ritratto della Signora Grassa dove impalati e con sguardo perplesso e lievemente terrorizzato ci sono i due sociopatici, che continuano a fissarci incapaci evidentemente di proferire parola. Dylan intanto è scoppiato a ridere sguaiatamente, reggendosi al muro e portando una mano allo stomaco, mentre Marie accenna ad un sorrisetto divertito.

 

Io e Yvonne ci scambiamo un’occhiata, prima di rivolgerci nuovamente a loro con un sorriso innocente.

<< Sembravate due invasate, in preda ad un crisi epilettica >>

 

E’ il secco commento del sociopatico Alastor, per poi fare un cenno all’altro e incamminarsi verso i dormitori. Prima di imboccare le scale si ferma, voltandosi verso di noi un’ultima volta.

 

<< Se non volete che vi tolga qualche punto per inquinamento acustico e visivo, vi conviene ritornare alle vostre stanze >>

 

Lupin ci sorride, in più facendoci l’occhiolino, seguendo poi l’altro nel proprio dormitorio. Andati via i due caposcuola, ci fissiamo l’un con l’altro e la risata generale è d’obbligo. Yvonne balza giù dal divano andando ad abbracciare Marie, non prima di averle rifilato uno scappellotto per lo scherzetto di stamattina.

 

E poi fregandocene dell’avvertimento di Shacklebolt riprendiamo la nostra danza, coinvolgendo una riluttante Summers e un entusiasta capitano. Al diavolo i commenti del sociopatico numero due, siamo delle ballerine eccezionali.

 

 

 

Rieccomi col terzo capitolo, ragazze! ;)

Non ho molto da dire, eccetto che la paranoia di Teddy non è proprio infondata. Nel prossimo capitolo sarà spiegata la ragione di questi ‘duelli incrociati’.

La canzone ballata e cantata da quelle due pazze è qui:

http://www.youtube.com/watch?v=Bm2TbeREIP0

Immaginatele mentre la ballano, vi prego! xD

Dice molto di entrambe…

Per chi volesse ‘approfondire’, pubblicherò in contemporanea con questa storia, una sorta di ‘integrazione’ in cui saranno descritti anche i punti di vista degli altri personaggi, non solo quelli di Vicky.

Saranno delle piccole one-shot collegate ai capitoli di You & Me.

La prima riguarda il Pov Di Marie in questa giornata.

Lo troverete qui:

 

A presto mie care! :*

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Capitolo 5
*** Molliccio, Confidenze e Fata Turchina ***


                                                                                                            5



4. Molliccio, Confidenze e Fata Turchina

 

La prima colazione è un pasto importante, solitamente lo consumo piano, gustandomi ogni pezzetto di cibo e ritardando il più possibile l’ora della primissima lezione della giornata. Quest’oggi è diverso, ingurgito velocemente toast, uova e quant’altro sotto lo sguardo consapevole di Marie e quello sbalordito dei due sociopatici e del capitano, seduti di fronte a noi.

 

<< Dsfevo sfare ign frettsa >>

 

<< Va di fretta >>

 

Marie si premura di tradurre le mie parole all’occhiata perplessa che gli altri le lanciano. Poi continua, visto che non sembro intenzionata a spiegarne il motivo, o forse sono troppo impegnata a non soffocare col pezzettino di bacon che ha deciso di indugiare nella mia gola.

 

<< Abbiamo Difesa alle prime ore e il professor Mcmillian ci riproporrà un molliccio, Vicky ne è entusiasta visto che la sua paura è abbastanza stravagante >>

 

Smetto di ingozzarmi e mi preparo a rispondere io ai tre paia d’occhi interrogativi. Sono sempre stata fiera di quello che è il mio più profondo timore, questo perché è assolutamente ridicolo e buffo, il che rende al meglio la mia personalità bizzarra. E sconfiggerlo con un riddikulus è un gioco da ragazzi.

 

<< Il Molliccio prende le mie sembianze, ma in una copia sputata di mia madre >>

 

Teddy piega gli angoli della bocca in un sorrisino appena accennato, Alastor mi fissa come se non avesse ascoltato nemmeno mezza parola dall’inizio della conversazione e Dylan ha un’espressione che definire confusa sarebbe usare un eufemismo.

 

<< Mi sembra assurdo …>>

 

<< Questo perché tu non conosci mia madre e il mio timore di diventare come lei >>

 

<< Non credo che tu possa mai raggiungere il suo stile e la sua eleganza, Victoire >>

 

<< Oh, grazie Teddy Bear è la cosa più carina che tu mi abbia mai detto! >>

 

Lo vedo piegare le labbra in una smorfia, il mio nomignolo non deve piacergli per niente. Intanto Dylan scuote il capo divertito e Marie mi sorride complice. Ma c’è uno sguardo che mi è mancato, e una voce che non ho proprio udito: Yvonne.

 

Mi volto alla mia sinistra dove dovrebbe essere, è immersa nella lettura della Gazzetta del Profeta, sembra non aver dato retta a niente di quello che ho detto. Comincia a somigliare in tutto e per tutto al sociopatico numero due. Le do una lieve gomitata, richiamando la sua attenzione.

 

<< Yvy sei pronta ad affrontare le nostre paure? >>

 

La vedo sussultare appena e voltarsi verso di me. Scrolla le spalle, mostrandomi un’espressione indifferente e annoiata.

 

<< Ho intenzione di saltare la lezione, ho il tema di pozioni da terminare e se non lo consegno oggi, Lumacorno potrebbe anche considerare l’idea di farmi esplodere assieme al mio calderone >>

 

Sgrano gli occhi, afferrandola per le spalle e scuotendola vigorosamente. Lei è la mia fedele compagna di scorribande, non può tirarsi indietro quando ci si prospetta un simile divertimento. Si perché vedere il Molliccio/Vicky altezzoso e vestito di tutto punto è uno spettacolo impagabile.

 

A pensarci bene avrei dovuto inviare un gufo a mia madre e chiederle di assistere alla lezione, sarebbe stata la sua unica occasione di vedermi nel modo in cui avrebbe sempre voluto che fossi.

 

<< Ma non puoi! >>

 

Yvy sbuffa, liberandosi dalla mia presa e rialzandosi per lasciare la Sala Grande. Certo è strano che non sia entusiasta all’idea di farsi due risate alla lezione, ma quello che risulta essere ancora più bizzarro è che non abbia rivolto nemmeno un cenno di saluto a Shacklebolt o un urletto isterico o una parola del tutto insensata.

 

Come me anche Dylan e Teddy sembrano averlo notato, Alastor ha rialzato il capo dal suo piatto per pochi secondi per poi riabbassarlo subito mentre Marie ha assunto la solita espressione pensierosa e comprensiva. Faccio per rialzarmi anch’io e seguirla, quando la Summers mi afferra, spingendomi sulla panca.

 

<< Cazzo fai? >>

 

<< Vicky, Yvonne ha terminato il suo tema di pozioni la scorsa notte, io stessa le ho dato una mano… semplicemente non vuole affrontare il suo molliccio e se ci rifletti un attimo, comprenderai anche tu il perché >>

 

Ascolto con attenzione le parole di Marie, fissandola con sguardo vacuo. Sono una stupida, presa dal mio entusiasmo ho completamente scordato quale possa essere la sua più grande paura, e il fatto che già l’anno prima aveva evitato una lezione simile. Sono una pessima amica.

 

Mi limito ad annuire, riportando lo sguardo sul mio piatto e ripetendomi quanto io sia idiota. Voglio andare da lei, starle vicino e magari saltare anch’io Difesa. Marie sembra leggermi nel pensiero e capire la mia intenzione perché posa una mano sul mio braccio, scuotendo leggermente il capo.

 

<< No Vicky, questo è uno di quei momenti >>

 

Yvonne è la mia copia sputata per molti versi, come me ama la confusione e il divertimento, è chiassosa e costantemente allegra. Per chi non la conosce bene, direbbe senza alcun dubbio che nemmeno una preoccupazione sfiori il suo animo. Niente di più sbagliato.

 

Di tanto in tanto ha bisogno di allontanarsi dal caos e da noi. Ci sono quei momenti in cui solo la solitudine può farle compagnia, momenti in cui un latente dolore viene e a galla e ha bisogno di sfogarlo piangendo o rifugiandosi nei suoi ricordi. E da quegli attimi, tutti sono tagliati fuori.

 

Poi ritorna ad essere la solita Yvonne, allegra e spensierata, ma per chi la conosce bene come me può cogliere quel velo di tristezza nei suoi meravigliosi occhi nocciola e può accorgersi che il suo sorriso non è lo stesso, non risplende come al solito.

 

Annuisco, rialzando lo sguardo su Dylan e Teddy che mi fissano pensierosi. Agito la mano in un gesto di noncuranza, il segreto di Yvonne è ben custodito. Così riprendo a blaterare parole senza senso, spalleggiata dalla piccola Summers.

 

 Incrocio per un istante lo sguardo di Teddy che non sembra essersi bevuto la mia finta allegria, tuttavia non fa domande, ma preferisce assecondarmi. Gli sorrido riconoscente e lui ricambia complice. Noto con la coda dell’occhio Alastor rialzarsi, dopo aver preso una strana pergamena dalla borsa di Lupin e lasciare la Sala.

 

Non do peso alla cosa, continuo a chiacchierare con Marie e Wood, ma la mia mente e il mio cuore sono altrove. Sono con Yvonne, col suo dolore e il suo coraggio.

 

                                                                       ***

 

Yvonne ha saltato anche le lezioni successive a Difesa, per non parlare del pranzo. Quando io e Marie usciamo dall’ultima aula nel tardo pomeriggio, ognuna persa nei propri pensieri, tutti riguardanti la nostra migliore amica, ci imbattiamo in alcune ragazzine che ciarlano di qualcosa.

 

<< Li ho visti anch’io… Il caposcuola Shacklebolt e la MacDonald uscire dal ripostiglio delle scope al piano terra! >>

 

Io e Marie ci guardiamo, ma non riesco a commentare o schiantare una di quelle linguacciute che Yvy viene verso di noi. Tutti dicono che parlo troppo e a sproposito, eppure ora le parole muoiono nella mia gola prima di formarsi. Dovrei chiederle scusa per la mia poca sensibilità? Per non averla capita? O abbracciarla semplicemente?

 

E poi è lei a liberarmi dai miei dilemmi, sorridendoci e prendendo le nostre mani nelle sue.

 

<< Venite con me, voglio parlarvi >>

 

E così la seguiamo, senza batter ciglio. Ci ritroviamo in riva al lago, ai piedi del nostro albero. Ed è Yvonne che comincia a proferir parola, a confidarsi. Perché è quello che sta facendo e per la prima volta. Anni fa ci parlò del suo segreto, ma fu un modo per metterci a conoscenza della sua situazione familiare, non aggiunse altro ad una semplice cronaca.

 

Non ci parlò di quello che aveva provato e che ancora provava. Non palesò il suo dolore, non come sta facendo ora. Ora che piange tra le mie braccia, lasciando che Marie le accarezzi la testa dolcemente. Ora che parla dei suoi incubi e delle pozioni che è costretta a bere per dormire un sonno profondo e senza sogni. Ora che esprime il suo dolore, ora che ammette di odiare suo nonno per essere stato un Mangiamorte e soprattutto per aver ucciso sua madre, la cui unica colpa era stata quella di amare un babbano.

 

E nel momento stesso in cui la stringo tra le mie braccia, capisco quanto poco sapevo di lei. Mi ero accontenta di quello che lei voleva sapessi e vedessi in lei, non sono mai andata oltre la superficie e mi detesto per questo. Come posso essere la sua migliore amica se non sono a conoscenza di una cosa così personale? Come posso affermare di volerle bene se non ero accanto a lei quando soffocava le lacrime sul suo cuscino?

 

E solo ora mi rendo conto di quanto la vita sia stata generosa con me. Della fortuna che ho avuto nell’essere una Weasley e nell’avere una famiglia come la mia. E si, anche di avere ancora una madre, a differenza di Yvonne. E alla fine dei giochi sembra che parte della mia paura si sia avverata, sono viziata e superficiale proprio come Fleur.

 

E quando Yvonne smette di piangere e ci sorride, finalmente più serena, sento il cuore alleggerirsi un poco. Lei e  Marie sono le mie ancore, un loro sorriso è in grado di allontanare ogni mia paura, ogni mio turbamento, almeno per un po’.

 

<< Ehi, aspetta! Tu e Shacklebolt in un ripostiglio delle scope? >>

 

                                                                            ***

 

Quando ritorniamo alla nostra Sala Comune, l’ora di cena è già ampiamente passata. Marie accompagna Yvy in camera, è stata un lunga giornata per lei. Mi accascio sul divano rosso e infilo la testa tra i cuscini. Da piccola era l’unico modo per rilassarmi. Quello e infastidire fratelli e cugini, e immergermi nel fango solo per far infervorare mia madre: quella è un’azione più che catartica.

 

Un colpettino sulla mia spalla mi suggerisce che non sono più sola e che qualcuno sta richiamando la mia attenzione. Perché non mi lasciano in pace almeno questa sera? Sono arrabbiata e affamata, pessima combinazione per Victoire Weasley.  Cerco di ignorarlo, si stancherà prima o poi, chiunque sia. Un altro colpetto e un altro ancora. Tenace.

 

<< Lasciami morire in pace o dammi il colpo di grazia! >>

 

La mia voce è attutita dal cuscino, ma credo il messaggio sia stata comunque recepito.

 

<< Non tentarmi, Victoire >>

 

Quella voce e il mio nome pronunciato per intero. Una sola persona osa farlo ad Hogwarts. Rialzo la testa, prima spiaccicata sul guanciale e mi rimetto seduta. Lo vedo sorridere e sedersi accanto a me. Mi guarda con la coda dell’occhio, rialzando un sopracciglio e sogghignando.

 

<< Non eri a cena, e Victoire Weasley che salto un pasto è qualcosa che ha dell’incredibile… anche quella volta che ingurgitasti per errore del torrone sanguinolento, arrivasti in Sala Grande con un paio di fazzoletti infilati nel naso, tutto pur di riempirti lo stomaco >>

 

Oh, bei ricordi! Le risatine alle mie spalle e i commenti poco velati nemmeno mi sfiorarono. Non rinuncerei per niente al mondo ad uno dei banchetti di Hogwarts, certo a meno che la mia migliore amica non necessiti di un mio abbraccio.

 

<< Il cibo è il nutrimento dell’anima Teddy Bear! >>

 

<< Interessante teoria >>

 

Restiamo in silenzio per qualche secondo, fin quando il mio stomaco non decide di reclamare. Poso le mani sulla pancia, borbottando qualcosa che somiglia ad un ‘Mangerei un bue intero se potessi’, quando Lupin si rialza, porgendomi la mano.

 

<< Vieni con me >>

 

Lo guardo con un’espressione perplessa, ponderando su cosa fare. Alla fine decido di assecondarlo e mi rialzo, lasciando che mi guidi fuori la Sala Comune e verso i Sotterranei a quanto pare. Tiene ancora la mia mano nella sua e non ho intenzione di ritirarla. E’ calda e riesce a trasmettermi un senso di protezione. O probabilmente è proprio Teddy a darmi l’idea di sicurezza e fiducia, a farmi pensare che lui ci sarà sempre ovunque io guardi.

 

Ci fermiamo dinanzi ad un grosso dipinto raffigurante un piatto di frutta. Lupin si avvicina ad esso, solleticando una pera. Lo guardo divertita e perplessa allo stesso tempo, fin quando sotto il mio sguardo sbalordito, non si apre una porta. Teddy mi fa cenno di seguirlo ed entriamo in quelle che dovrebbero essere le cucine.

 

Vi sono quattro lunghi tavoli di legno, proprio come quelli della Sala Grande e in fondo alla stanza vi è un grande focolare in mattoni. In un attimo decine di elfi domestici si avvicinano a noi, salutandoci con riverenza e inchinandosi tanto da toccare il pavimento. Sono vestiti di stracci su cui è posto lo stemma di Hogwarts.

 

<< Oh, Merlino… zia Hermione potrebbe ucciderti lo sai? >>

 

<< Ne sono consapevole, tuttavia li tratto col massimo rispetto e… >>

 

<< Oh, chi se ne frega! Creaturine belle potreste, cortesemente, portarmi qualcosina da sgranocchiare? Magari una di quelle torte giganti al cioccolato? >>

 

<< Certo, signorina! >>

 

<< Subito signorina! >>

 

In un baleno i piccoli elfi scompaiono dalla nostra vista, adoperandosi per esaudire il mio desiderio. Poso le mani sui fianchi e soddisfatta rivolgo un sorriso a Lupin che intanto mi fissa scuotendo il capo. Ci sediamo sulla panca di uno dei quattro tavoli e curiosa mi guardo intorno.

 

<< E’ stato lo zio Harry a parlarti del passaggio alle cucine? >>

 

<< Non proprio, ma è grazie a qualcosa che lui mi ha dato che l’ho scoperto >>

 

Arriccio il nasino, avvicinando il viso al suo e indagando la sua espressione. Sono forse la persona più curiosa al mondo, ho bisogno di saperne di più. Teddy sembra rendersene conto perchè, rassegnato, sospira.

 

<< E’ la Mappa del Malandrino, ne hai sentito parlare dalla tua famiglia,no? Harry me l’ha data asserendo che dovessi possederla anch’io, essendo come lui figlio di uno degli ideatori >>

 

Dimentico che il legame che Teddy ha con mio zio vada oltre all’essere il suo padrino. Loro sono gli ultimi discendenti dei Malandrini e c’ è qualcosa di molto più forte a legare le loro vite. L’arrivo di un’enorme torta,posata sotto i miei occhi, mi distrae da ogni pensiero.

 

Mi fiondo su di essa, ingurgitandola senza la minima decenza, mangiandola con le mani e impiastricciandomi viso, capelli e divisa. Oh, mia madre si rivolterebbe nella tomba! Un momento… mia madre non è morta. Bhè, quisquilie

 

Teddy, seduto accanto a me, posa il viso sul palmo della mano, il gomito sulla lignea superficie del tavolo. Mi fissa con una lieve curva divertita delle labbra, sono certa che sta trattenendosi dal ridermi in faccia. Ma la sua ferrea educazione gli impedisce di essere maleducato, a differenza mia.

 

Venti minuti dopo della meravigliosa prelibatezza al cioccolato restano solo poche briciole. Stavolta ho superato me stessa, devo ammetterlo. Poso le mani sul mio stomaco dolorante, prima reclamava, ora chiede pietà.

 

<< Va meglio ora? >>

 

Riposo lo sguardo su Lupin e non so perché ho la sensazione che quella domanda non si riferisca solo al mio precedente digiuno. C’ è qualcosa nei suoi occhi, nei suoi modi che mi induce a credere che  sappia sempre tutto ciò che mi riguarda. E solo ora mi viene in mente che ogni volta che qualcosa va storto, lui magicamente compare al mio fianco. Come una vera e propria fata turchina.

 

La mia personalissima fata turchina.

 

Gli sorrido riconoscente e anche lui ha capito. Ci rialziamo, lasciando che gli elfi ci riempiano le tasche di dolciumi vari. Li accetto volentieri, primo perché potrebbero anche schiattare davanti a me se non lo faccio, secondo voglio portarne un po’ ad Yvonne e Marie.

 

Usciamo dalle cucine e ci incamminiamo nei corridoi deserti, il coprifuoco è scattato da parecchio. E stavolta sono io a prendere la mano di Teddy, a stringerla tra la mia. Si volta verso di me, inizialmente confuso e poi quasi sollevato. Ricambia il mio sorriso e in fretta saliamo le scale che ci conducono al settimo piano.

 

Dopo aver attraversato il ritratto della Signora Grassa e prima di salire le scale del mio dormitorio, la sua voce mi blocca sul primo gradino.

 

<< Yvonne e Marie sono fortunate ad averti come amica, Victoire… non dubitarne >>

 

E le sue parole sono come balsamo per il mio dolore e miei dubbi. Gli vado incontro, buttandogli le braccia al collo. Non sono brava con le parole, non lo sono mai stata. Un abbraccio, un lieve bacio sulla guancia e un sorriso possono essere dei validi sostituti.

 

Prima di imboccare le scale, mi volto ancora una volta.

 

<< Buonanotte dolce Fata Turchina! >>

 

E tornando al mio dormitorio sento la voce di Teddy arrivare alle mie orecchie. Sorrido, scuotendo il capo divertita.

 

<< Victoire! >>

 

 

 

 

Un capitolo un tantino diverso, dove la follia di Vicky lascia spazio anche ad un po’ di razionalità. Del resto non credevate sul serio che lei ed Yvonne fossero solo due ragazzette scatenate,no?! Bhè, c’è molto altro!

Forse la storia di Yvonne vi sarà apparsa un po’ ‘pesante’, ma ho deciso fosse importante.

Un passo in avanti per Victoire e Teddy, contente? Penso a lui come una presenza nella vita di lei, indiscreta e silenziosa, ma costante. Da qui il nuovo nomignolo coniato da Vicky ‘fata Turchina’. Azzeccato,no?! xD

Si, lo so… è pessima quando ci si mette! Ma amatela così com’è! :p

Come la scorsa volta, anche per questo capitolo ho pubblicato un ‘diverso punto di vista’, in ‘You&Me, another p.o.v’. Sarà quello di Alastor.

Vi abbraccio! :*

 

 

 

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Capitolo 6
*** Torneo dei Duellanti, Litigi e Baci ***


                                                                                                    6



5. Torneo dei Duellanti, Litigi e Baci

 

<< Mhh, lezione meravigliosa! >>

<< Ma Yvy, hai dormito tutto il tempo! >>

<< Appunto! Non ringrazierò mai abbastanza Ruf, dormo così bene solo durante Storia della magia! Le rivolte dei folletti sono più soporifere delle pozioni che mi rifila Madame Pomfrey! >>

 

Sorrido alla tranquillità di Yvonne e all’espressione sconvolta di Marie. La prima continua a stiracchiarsi, sbadigliando ad intervalli regolari di pochi secondi. La piccola Summers boccheggia, apre e richiude più volte la bocca con l’intenzione di replicare, ma consapevole che non servirebbe assolutamente a nulla.

 

<< Tu sei l’unica che presta un minimo di attenzione a Casper, ho sentito dire che persino Lupin dorme alla grossa nelle sue ore! >>

 

<< Casper? >>

 

<< Oh, piccolo richiamo babbano >>

 

Dimentico che il padre di Yvonne non è un mago e che in casa sua ci sono tra gli aggeggi più strani in circolazione. Ogni qualvolta viene alla Tana rifila a nonno Arthur un oggetto di cui solo loro conoscono l’utilità., loro e zia Hermione.

 

<< E’ stato il caro Shacklebolt ad informarti? >>

 

Sono malvagia, lo so. Vedo Yvy irrigidirsi appena ed accennare ad un sorrisino. Con uno sbuffo riporta alcune ciocche rosa al loro posto, più per temporeggiare che altro. Marie accanto a lei la osserva con uno dei suoi sorrisi tremendamente dolci.

 

<< Trascorrete più tempo insieme da quel famoso giorno >>

 

<< Non è così, semplicemente ora risponde se gli parlo e non cerca di cambiare strada se camminiamo nello stesso corridoio >>

 

Il tono usato dalla mia migliore amica parrebbe del tutto disinteressato, ma posso scorgere in esso una nota di soddisfazione e quel pizzico di felicità che illumina i suoi grandi occhi nocciola. Non capirò mai il comportamento di Alastor, ma se riesce a tranquillizzarla e farle dimenticare i suoi problemi, che ben venga.

 

Continuiamo a camminare lungo il corridoio affollato da decine di studenti, quando Wood ci supera, piazzandosi davanti a noi.

 

<< MacDonald dormito bene? >>

 

<< Splendidamente! >>

 

Oramai è risaputo da tutti che la lezione di Ruf fa questo effetto a molti, a lei più di tutti. Le sorride, spostando lo sguardo su Marie che stringe al petto il proprio volume di Pozioni. Io e Yvy assistiamo a questo scambio di sguardi terribilmente smielato ed imbarazzante.

 

<< Weasley, hai dieci minuti… poi voglio vederti al campo di Quidditch per l’allenamento >>

 

E com’è arrivato va via, salutando chiunque si trovi davanti. Essere il capitano della squadra di Grifondoro può essere impegnativo. Sbuffo, lanciando un’occhiata all’orologio che ho al polso. Non avrò tempo per ingozzarmi come speravo.

 

<< Vicky… io, ecco >>

 

Mi volto a fissare Marie, la vedo spostare il peso del corpo da un piede all’altro e guardare ovunque tranne che nei miei occhi o in quelli di Yvonne. Mordicchia il labbro, è chiaramente imbarazzata.

 

<< Mi chiedevo se… insomma… posso venire anch’io? >>

 

<< Ai miei allenamenti? >>

 

Annuisce vigorosamente, mentre le guance si colorano di un tenue rosa. Io ed Yvy ci lanciamo un’occhiata eloquente, costringendoci a non ridere. Il nostro pulcino sta crescendo, non c’è dubbio. E’ abbastanza preoccupante però che l’oggetto dei suoi desideri sia quel burbero di Dylan. Pazienza, dovrò farmene una ragione.

 

<< Bene, mentre Vicky suda come un maiale e Marie si consuma in sospiri d’amore, io vado in giro a testare un paio di prodotti dei Tiri Vispi su alcune ragazzette di mia conoscenza! >>

 

Yvy non ci da il tempo di replicare che corre via. Immagino a chi debba rifilare la merce di zio George; alcune ragazze dello stesso anno di Al, iniziano a girargli troppo intorno. Cosa inaccettabile per Yvonne. Sorrido, scuotendo il capo e afferrando Marie per una manica, trascinandola verso il campo.

 

 

Quando raggiungo gli altri, ascolto distrattamente Wood che blatera dei suoi schemi di gioco. Passa intere nottate a progettarne, poi ad ogni partita finisce che non ne seguiamo nemmeno uno. Amo improvvisare, fare di testa mia e lanciare bolidi a destra e a manca, a volte anche solo per il gusto di farlo più che aiutare i miei compagni a lanciare indisturbati la pluffa.

 

Il capitano ci ordina di montare sulle nostre scope e iniziare l’allenamento. Mi attardo accanto a lui, guardando appositamente in direzione degli spalti, lasciando che lui segua il mio sguardo. Lo vedo sgranare appena gli occhi nel notare la Summers, seduta poco distante che agita una mano verso di noi. Rispondo al suo saluto, sbracciandomi e saltellando. Dylan alza appena la mano e riposa lo sguardo su di me.

 

<< Hai chiesto tu a Marie di venire? >>

 

<< Ad essere sincera è stata lei a chiedermi di poter assistere agli allenamenti! Chissà magari le piacciono i giocatori di Quidditch sporchi e sudati >>

 

Gli mostro uno dei miei sorrisi del tutto canzonatori, mentre lui contorce il viso in una smorfia appena accennata. Forse il plurale non gli è piaciuto particolarmente. Indugia ancora a fissarla. Gli rifilo una gomitata nello stomaco per richiamare la sua attenzione, chiamarlo semplicemente non è nel mio stile.

 

<< Hai una cotta per la mia migliore amica? >>

 

Nemmeno servirmi di giri di parole è qualcosa che mi appartiene, preferisco andare subito al punto della situazione. E soprattutto in questo caso urge essere schietti. Dylan si volta verso di me talmente rapidamente che credo si sia rotto qualche osso del collo. Mi fissa tra lo sconcertato e il seccato.

 

<< Porta il tuo culo sulla scopa e fila via! >>

 

Un tantinello nervoso il ragazzo, eh? Gli mostro la lingua, affrettandomi a seguire il suo ordine. Non ci tengo a percorrere per l’ennesima volta l’intero campo almeno quindici volte, quando ci si mette sa essere davvero spietato.

 

Intanto rivolgo un’occhiata alla Summers, decidendo seduta stante di fare qualcosa per quei due. Qui ci vuole un intervento alla Weasley.

 

                                                                    ***

 

Ritorno in Sala Comune più stanca che mai, mi accascio sul divano accanto ad Yvonne che finge di studiare ed intanto osserva adorante Shacklebolt, seduto qualche poltrona più in là. Mi sporgo in avanti alzando il braccio e salutando Lupin accanto all’amico.

 

<< Sera Teddy Bear e anche a te Shacloblo… Shaklebil… Shackl… mhh >>

 

<< Shacklebolt >>

 

<< Giusto! >>

 

Sorrido nel constatare la sua espressione seccata e il sorriso appena accennato di Teddy. Mi guarda, roteando gli occhi e riportando lo sguardo al suo noiosissimo libro.

 

E’ strano come il nostro rapporto stia cambiando. Ed è ancora più bizzarro che questo avvenga al suo ultimo anno ad Hogwarts, quando in realtà ci conosciamo da tutta una vita.

 

La verità è che non ho mai mostrato alcun interesse per quel ragazzino decisamente strambo. Quand’ero una bambina ricordo che ammiravo il suo essere un metamorfomagus, trovavo affascinante il fatto che potesse cambiare colore dei capelli e aspetto in un battito di ciglia. In più lo invidiavo perché volevo essere come lui, possedere un simile dono mi avrebbe reso ancora più diversa da mia madre.

 

E sono certa che avrei avuto capelli fucsia e occhi neri, o magari li avrei cambiati di giorno in giorno. Avrebbero assunto i colori più svariati, tutti tranne che biondi. Lui era tutto quello che volevo essere, diversa.

 

Rammento che i primissimi anni della mia vita lui era spesso a Villa Conchiglia. Probabilmente sua nonna e mio padre volevano che legassimo, che diventassimo amici per la pelle. All’inizio ci avevo creduto anch’io, ma il suo essere così silenzioso e il mio essere così chiassosa, non combaciavano per niente. E poi siamo semplicemente cresciuti e la vita ha fatto il resto.

 

Eppure ha continuato a starmi accanto a suo modo. In silenzio e senza invadenza, quasi avesse paura di disturbare. In questi giorni mi è capitato di osservarlo e chiedermi cosa gli passi per la testa; non so praticamente nulla di lui, quando probabilmente lui di me sa tutto. Nota per me, irrompere più spesso nella vita di Teddy Lupin e sapere chi è.

 

Mentre sonnecchio sulla spalla di Yvy, una certa Robbins del settimo anno irrompe nella sala come una Banshee, grida acute annesse. Si piazza davanti a noi e rivolge alla mia migliore amica uno sguardo che minaccia di incenerirla all’istante. E nell’osservare meglio il suo viso ricoperto di punti neri e foruncoli, intuisco il motivo per cui desideri trucidare Yvonne.

 

La Robbins è una di quelle asine, come direbbe Yvy, che gironzolano intorno al suo Alastor. Solitamente è carina, alta e slanciata, capelli e occhi castani. Ora è abbastanza rivoltante e di conseguenza non posso non alzarmi e allontanarmi, sedendomi sul bracciolo della poltrona di Teddy Bear. Da lì mi godo la scena, salvaguardando il mio stomaco.

 

<< Il motivo per cui Jane sta sbraitando contro Yvonne c’entra qualcosa col suo viso deturpato? >>

 

<< Naturalmente! >>

 

<< Lo immaginavo >>

 

E poi ritorna al suo libro, non accennando a voler seguire il litigio di quelle due. A differenza di  Shacklebolt che osserva le ragazze con curiosità. Avrà capito che lui ne è la causa? Sposto lo sguardo dinanzi a me per constatare che la Robbins si è appena ritirata nella sua stanza, lasciando Yvonne con un sorrisino soddisfatto e inquietante ad illuminarle il volto.

 

<< Avvista Foruncoli? >>

 

<< Già, adoro George Weasley! >>

 

                                                                          ***

 

I duri allenamenti a cui Dylan Wood ci sottopone riescono ad intensificare la mia fame, il che è qualcosa di terribilmente imbarazzante per le persone che mi stanno accanto, non certo per me. Spintono qualche primino, raggiungendo il tavolo dei Grifondoro e sedendomi su quella panca come se ne dipendesse la mia stessa vita.

 

Teddy, di fronte a me, riesce ad afferrare per un pelo la brocca di succo di zucca che, a causa della mia irruenza, stava per riversarsi su uno dei suoi preziosissimi libri. Non rialza lo sguardo, eppure mi saluta.

 

<< Victoire >>

 

<< Sera Fatina bella! E buona serata anche a te Shack… >>

 

<< Shacklebolt >>

 

Alastor mi precede, prima che storpi ancora una volta il suo nome Gli sorrido grata, rivolgendo l’attenzione alla preside che in questo momento richiama la nostra attenzione, prima di parlare.

 

<< Prima che i vostri stomaci si riempiano, voglio mettervi a conoscenza di un nuovo progetto. In accordo col professore di Difesa, abbiamo deciso di rendere più competitivo ed interessante  il  ‘Club dei Duellanti’ >>

 

Lancio una rapida occhiata a Teddy, che ha rialzato il capo ed ora fissa la McGranitt con sguardo attento. Ricordo bene i suoi dubbi in merito ai duelli incrociati e probabilmente questo c’entra con ciò che la preside sta per dirci.

 

<< Sarà indetto un Torneo dei Duellanti che vedrà scontrarsi i migliori del club, scelti dal professor McMillian. I ragazzi più dotati si scontreranno con gli appartenenti alla stessa casa fino a che non rimarrà un solo campione tra i Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. I quattro studenti infine, gareggeranno tra loro; il vincitore guadagnerà duecento punti per la propria casa e un Eccellente in Difesa >>

 

Gridolini eccitati, applausi e mormorii riempiono la Sala Grande. Mi volto verso un’entusiasta Yvonne che  ha stretto il mio braccio durante tutto il discorso della professoressa. Le sorrido, annuendo. Non abbiamo bisogno di parole, entrambe siamo eccitate oltre ogni misura per questa iniziativa.

 

<< Non sarà pericoloso? >>

 

La voce ansiosa e timorosa di Marie fa sbuffare me ed Yvy, mentre affettuosamente le diamo pacche sulle spalle. Yvonne ci mette troppa forza perché la Summers rovescia il succo di zucca sul tavolo. Dylan ripulisce con un colpo di bacchetta, sorridendole. Lei arrossisce, distogliendo lo sguardo. Ora vomito.

 

<< Andiamo Marie, non ci lanceremo di certo maledizioni senza perdono? >>

 

<< Se verrete scelte parteciperete al Torneo? >>

 

<< Ovvio! >>

 

<< Naturalmente! >>

 

Io ed Yvonne replichiamo all’unisono, battendo il cinque l’attimo dopo. Quella che ho percepito nel tono di Teddy era una sfumatura di preoccupazione? Tra lui e la Summers non so chi abbia più bisogno di rilassarsi, sprizzando apprensione da tutti i pori.

 

<< Pensi forse che io e Vicky non ne saremmo all’altezza? >>

 

Teddy apre la bocca per replicare alla domanda di Yvonne, ma Alastor lo precede.

 

<< Essere avventate ed imprudenti non fa di voi delle buone duellanti, siete in fondo solo delle ragazzine. Agitare una bacchetta, sperando di ritrovarsi davanti un avversario incapace non vuol dire saper lanciare incantesimi. Qui si parla di scontri veri, con ragazzi del settimo anno. Non ne sareste in grado >>

 

Yvonne è sempre rimasta impassibile alle pungenti parole che Shacklebolt le rifila, restando al gioco e ribattendo con allegria e aria scanzonata. Ragion per cui non mi do pensiero della sua reazione, pentendomene tuttavia l’attimo dopo.

 

Yvy si rialza, sbattendo con forza i palmi sulla superficie del tavolo. Anche Teddy, Marie e Dylan la fissano sbalorditi, nessuno si sarebbe mai aspettato un gesto simile da lei, non se rivolto ad Al che ricambia il suo sguardo, mal celando una certa perplessità.

 

<< Non sono una ragazzina! Ho quasi sedici anni e…  >>

 

<< Oh, sedici… insomma sei un’adulta! >>

 

Ho sempre creduto che Shacklebolt fosse un ragazzo intelligente. Certo, i suoi picchi di sociopatia mi spaventano e penso fermamente che debba rivedere i suoi tentativi di approccio relazionale, ma mi ripeto, credevo avesse un cervello. Ebbene questa sua replica smentisce la mia teoria.

 

Mai e dico mai fare dell’ironia con Yvonne quando è arrabbiata o sta portando avanti un discorso serio, cosa che accade davvero raramente. Soprattutto, mai sminuire la sua maturità, riconducendola ad una questione di età.

 

<< L’età non va di pari passo con la maturità o le capacità di una persona. Seguendo il tuo discorso, Wood dovrebbe avere circa dieci anni! >>

 

<< Ehi! >>

 

<< Non mi sento di dissentire sulla parentesi aperta per Dylan, ma…  >>

 

<< Ehi!  >>

 

La situazione è abbastanza tragica, eppure non riesco a non ridacchiare all’espressione imbronciata ed offesa del mio capitano. Storce il naso, sbuffando rumorosamente e lanciando occhiatacce a quei due che non sembrano minimamente averlo notato. Marie gli posa una mano sul braccio, sorridendogli, cosa che lo rimette in sesto nel giro di un secondo. Sembra già aver dimenticato il motivo per cui si era seccato.

 

Sospiro, riportando l’attenzione sui due duellanti solo dopo aver sbirciato le reazioni di Teddy. Come me, anche lui sembra preoccupato e perplesso al tempo stesso. Vedere Yvonne e Alastor litigare seriamente ha qualcosa di incredibile.

 

<< … ma credo che il discorso non si adatti a te. Quel barlume di maturità che ho scoperto in te è stato subito soppiantato da una puerilità quasi cronica. Non importa quanti anni tu abbia, hai tutte le peculiarità di una ragazzetta. Sei chiassosa e fastidiosa, impulsiva e troppo spesso irragionevole. Non sai cosa vuol dire riflettere prima di parlare, preferisci sputare parole quasi non riuscissi a trattenerle in gola. Una bambina col ciuffo rosa e dissenteria verbale. Sarai anche passabile nei duelli, ma solo perché al tuo anno non c’è nessuno capace di maneggiare la bacchetta come si deve. Ragion per cui ti consiglio di pensarci dieci volte prima di proporti al Torneo, non vorrei rischiassi un’umiliazione o una visita da Madame Pomfery >>

 

Allibita, è questo che quello che sono. Guardo con occhi sgranati il ragazzo seduto di fronte a me e intanto prego con tutte le mie forze di aver sentito male. Non può aver detto quelle cose, non è pensabile che possa ferirla in questo modo ogni volta, senza provare un minimo di rimorso.

 

Eppure è questa l’impressione che dà quando ritorna tranquillamente alla sua cena, rivolgendo solo un ultimo sguardo alla mia migliore amica. Yvonne ha ancora gli occhi puntati su di lui, come tutti non sembra in grado di dar voce ai propri pensieri. Sembra essere stata colpita da un petrificus totalus. E poi la vedo scavalcare lentamente la panca e incamminarsi fuori dalla Sala, senza una parola, senza uno sguardo a noi.

 

Avverto un’improvvisa rabbia impossessarsi delle mie viscere, la bile corrodere il mio stomaco e una voglia insana di sentire il sangue di quel bellimbusto macchiare le mie mani. 

Alastor Shacklebolt è un uomo morto.

 

Mi rialzo con tanta foga da far tremare l’intero tavolo e subito gli occhi di tutti sono puntati su di me. Mi butto su Alastor, lanciandomi senza troppe cerimonie sulla superficie legnosa e rovesciando caraffe, piatti e quant’altro. Prima che il mio pugno possa colpire quella faccia insopportabile mi sento afferrare per la vita da qualcuno e trascinare via.

 

E’ Teddy che, intuito il mio proposito, è balzato dall’altro lato della tavolata, solo per acchiapparmi ed impedirmi di commettere un omicidio. Scalciante sono costretta a farmi condurre fuori dalla Sala, sotto lo sguardo allibito di molti e i rimproveri della McGranitt. Non prima tuttavia, di aver detto la mia a quell’odioso Caposcuola.

 

<< Sei un coglione Shacklebolt, figlio del Ministro della Magia o meno! >>

 

 

Quando siamo abbastanza distanti dalla Sala, in un corridoio semi buio e deserto, Teddy mi lascia andare, mettendomi giù. Lo spingo via con veemenza, grugnendo e incenerendolo con lo sguardo. Mi lascia fare, ha un’espressione tranquilla, forse solo un tantino preoccupata, ma certamente non arrabbiata o risentita.

 

<< Perché cavolo lo hai fatto? Quello meritava una lezione! >>

 

<< Meritava di essere picchiato? E tu di finire in punizione? Non credo. Al non è cattivo e se fossi stata più attenta, avresti ben notato che le sue parole celavano anche altro. E’ semplicemente preoccupato che Yvonne possa farsi del male, al nostro anno ci sono molte teste calde che non vedono l’ora di sbriciolare una ragazzina. E col torneo potrebbero farlo senza infrangere nessuna regola. Yvy è capace, ma è anche troppo emotiva. Si lascia guidare dalle sue emozioni, non usa spesso il cervello >>

 

<< E questo è un difetto? Zio Harry era esattamente così… io sono esattamente così  >>

 

<< Non è un pregio, Victoire. E lo stesso Harry ha ribadito più volte che molti errori hanno accompagnato la sua adolescenza, solo perché aveva agito di impulso.  >>

 

<< Non sono assolutamente d’accordo! >>

 

<< Essere razionali, non perdere il controllo è di fondamentale importanza in duello. Tu ed Yvonne avete ancora molto da imparare >>

 

Sospira, poggiando la schiena al muro, incrociando le braccia, ma mantenendo lo sguardo fisso su di me. Intanto io sento il sangue affluire pericolosamente alla testa, probabilmente sverrò a momenti. E’ più forte di me, perdo il controllo quando si mettono in discussione le mie capacità o si infierisce contro qualcuno a cui tengo. E anche Teddy non è da meno in questo momento. Vuole morire anche lui?

 

<< Sai cos’ è davvero importante invece? Lasciarsi andare, seguire il proprio istinto, abbandonarsi ad esso >>

 

<< Non credo tu stia ancora parlando di duelli >>

 

<< No, infatti >>

 

Mi avvicino, piantandomi a pochi centimetri da lui. Lo vedo  staccare le spalle dal muro e abbandonare le braccia lungo i fianchi. I suoi occhi ambrati sono costantemente puntati nei miei e vorrei distogliere lo sguardo perché essi sembrano scavarmi dentro. Eppure non lo faccio, resisto perché questa battaglia sarò io a vincerla.

 

<< Tu vivi Teddy? >>

 

<< Cos…  >>

 

<< No, non lo fai. Ti trascini giorno dopo giorno nella tua routine noiosa, nelle tue abitudine da quarant’enne. E non venirmi a dire che lo studio è importante o ovvietà simili. Lo so bene, ma riconosco che non è tutto. Merlino Teddy! C’è il sole fuori e tu continui a restare chiuso in casa, col naso dentro un vecchio libro impolverato! >>

 

Mi fissa come se l’avessi appena messo a conoscenza di una verità incredibile, quando ciò che ho detto parrebbe ovvio a chiunque. Sono certa di non essere la sola a pensarlo, lui sta sprecando la sua vita e nemmeno se ne rende conto.

 

Non replica, perciò continuo imperterrita nella mia sciorinata. Qualcuno deve pur farlo.

 

<< Ti nascondi, ecco cosa fai. Ed io non riesco a vederti >>

 

<< Sei tu che non vuoi vedermi Victoire, non hai mai voluto >>

 

Boccheggio, continuando a fissarlo incerta. Una luce strana illumina i suoi occhi, ora scuri come la pece. E un brivido attraversa per intera la mia spina dorsale. Non gli ho mai visto uno sguardo tanto deciso così come un’espressione così risentita.

 

Lui è sempre stato il mio Teddy Bear, il bambino che cambiava i suoi connotati per farmi ridere, che assumeva le sembianze del mio orsacchiotto preferito dopo che  l’ennesima caduta mi aveva fatto versare lacrime. Non può guardarmi in quel modo, i suoi occhi sono sempre stati gentili, non duri, non cattivi.

 

Non guardarmi così.

 

Perché il suo sguardo mi fa tanto male? Perché il mio corpo è scosso da tremore e le mie ginocchia sembrano voler cedere? E perché il mio cuore ha preso a galoppare incessantemente nel mio petto?

 

Ho paura.

 

E poi distoglie lo sguardo, compiendo qualche passo e dandomi le spalle. Tuttavia si ferma, non accenna ad andare via ed io sono incapace di muovere un muscolo. Non può biasimarmi perché ci siamo allontanati, non può avercela con me perché non gli sono stata amica. Siamo cresciuti, siamo cambiati e la vita ha fatto semplicemente il suo corso.

 

Non è colpa mia.

 

<< Dimentica ciò che ti ho appena detto. Ora vai da Yvonne, avrà bisogno di te  >>

 

E qualcosa scatta in me, mi volto, afferrandogli un braccio e costringendolo a girarsi, a guardarmi. Non può allontanarmi ancora, non può respingermi ora che ho compiuto un passo verso di lui. Non gli permetterò di indietreggiare.

 

<< No! Non richiuderti a riccio un’altra volta. Parlami ancora Teddy >>

 

Ma lui non parla, si avvicina a me, prendendo il mio volto tra le sue mani. L’attimo dopo avverto le sue labbra lambire le mie, imprigionarle in un bacio che sa di disperazione e violenza. Non so tirarmi indietro, ma nemmeno riesco a ricambiarlo. Mi limito a restare ferma, immobile, come in attesa che tutto finisca o che ancora continui.

 

Confusione, stordimento e paura mi attanagliano le viscere. Siamo davvero noi quelli che, illuminati dai raggi di una luna appena sorta, si baciano in un corridoio deserto? Teddy Lupin e Victoire Weasley?

 

Opposti che in quest’istante condividono un unico respiro, un unico battito, un unico segreto.

 

 

 

 

 

 

 

Sono certa che non vi aspettavate simili risvolti, non è forse così ?! Ammetto che io stessa non li avevo previsti. Le mie dita hanno picchiettato violentemente questi tasti, scrivendo da sole questo capitolo.

Capitolo un po’ lento all’inizio, ma ricco di avvenimenti poi.

Il rapporto tra Marie ed Yvonne che sembrava quello più prevedibile e delineato è in realtà il più lento. A differenza di quello di Victoire e Teddy che ha appena assunto dei toni particolari.

Una svolta anche per Al e Yvonne, la quale ha finalmente tirato fuori le unghie fin quando le parole del ragazzo non l’hanno stordita completamente. Ma non odiatelo, avete capito il motivo per cui le ha parlato in quel modo no? Oltre alla preoccupazione per il Torneo, c’era anche qualche altro sottinteso. Era evidente la sua lotta interiore, quasi volesse lui stesso convincersi che lei è una ragazzina, ragion per cui lui non può provare qualcosa per lei. Ah, l’amour! :p

Che altro dire? Oh, probabilmente pubblicherò un ‘diverso punto di vista’ in ‘Another P.o.V’ tra qualche giorno. Devo ancora decidere a quale personaggio attribuirlo! :p

A presto, care! :*

 

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Capitolo 7
*** Spionaggio, Oblivion e Rimorsi ***


                                                       kk

6. Spionaggio, Oblivion e Rimorsi

 

<< Ripeti con me Vicky… sono abbastanza matura da accettare che Teddy Lupin mi abbia… >>

<< Potrei obliviarlo! >>

<< Giusto cielo Vicky, mi stai ascoltando? >>

<< Ho intenzione di ignorarti fin quando non proporrai una valida alternativa all’accettare quel bacio! >>

 

Le amiche dovrebbero essere con te nel momento del bisogno, toglierti dagli impicci in cui ti sei cacciata, non rifilarti assurdi consigli come nel caso di Yvonne o limitarsi a scrutarti con un cipiglio perplesso, nel caso di Marie. Che razza di amiche mi sono scelta?

 

Yvy non contenta mi lancia un cuscino in pieno viso, a detta sua per destarmi dalla mia stupidità. Naturalmente il suo gesto non sarà impunito, glielo rilancio, prima di fiondarmi su di lei e imprigionarla in quella che chiamo la stretta alla Weasley.

 

Mia nonna Molly ne è l’ideatrice. Credo che nessuno le abbia spiegato che gli esseri viventi hanno bisogno di ossigeno, di respirare, anche nel suo abbraccio.

 

Probabilmente per il troppo chiasso, Marie ci richiama, ma ovviamente la ignoriamo per continuare la nostra lotta.

 

<< RAGAZZE, MALEDIZIONE! VOLETE PIANTARLA! >>

 

Va bene che il pulcino è cresciuto, va bene che inizia ad esplorare nuovi lidi, ma urlarmi nelle orecchie non rientra nel processo di maturazione. Sbuffo, staccandomi da Yvonne che coglie l’occasione per mollarmi un calcio. Sto per restituirglielo quando mi sento afferrata da una forza sconosciuta e messa a testa in giù.

 

Sposto i capelli dal viso, rialzando appena lo sguardo per puntarlo sulla Summers che, bacchetta alla mano, mi ha appena lanciato un Levicorpus. Merlino, questo è troppo!

 

<< Summers, fammi scendere immediatamente! >>

 

<< Oh, si Marie, falla scendere! Può andarle il sangue alla testa e peggiorerebbe la sua già scarsa attività cerebrale! >>

 

Yvonne, che dovrebbe aiutarmi in qualche modo, sgambetta sul letto, ridendo e burlandosi allegramente della sottoscritta. Devo davvero rivedere la mia cerchia di amicizie. Insomma, una che mi lancia incantesimi, l’altra che se ne resta in panciolle piuttosto che soccorrermi e un altro che… mi bacia.

 

<< Ci hai raccontato quello che è accaduto, hai iniziato ad escogitare stratagemmi al fine di accantonare la cosa, ma non ci hai confidato cosa ha rappresentato per te, come ti senti tu >>

 

Nota per le prossime amicizie, ricordarsi di non sceglierne una con troppo buon senso. E’ una domanda lecita, ma non per questo ne conosco la risposta. O meglio, preferisco non scavarmi dentro e chiedermi cosa quel bacio ha significato.

 

Perché dovrei? E’ stato un errore e lo stesso Teddy se n’è rammaricato l’attimo dopo. Perché indietreggiare e guardarti con un’espressione sconvolta, non significa esattamente che ne è felice.

 

<< Perché non c’è niente da dire Marie! E ora mettimi giù >>

 

Mi fissa, come se potesse dedurre ciò che vuol sapere dalle espressioni del mio volto. Poi sospira e abbassa la bacchetta, ricado sul letto di Yvonne che perlomeno ha smesso di sghignazzare.

 

<< Se avete qualche idea perché io possa uscirne, l’ascolto… in caso contrario, nisba! >>

 

Mi fissano, entrambe scuotendo il capo. Immagino che saprò cosa fare nell’istante in cui me lo troverò di fronte, anche se l’idea di cancellargli la memoria non mi dispiace. Risolverei sia il mio, che il suo imbarazzo.

 

                                                                                   ***

 

Percorro l’ampio corridoio come fossi un ninja, subito dietro Marie, nascosta dalla sua figura. Di tanto in tanto sbircio oltre la sua spalla, mi volto a destra e a manca, per scorgere qualcuno  o perlomeno per rendermi conto di dove metto i piedi. La Summers si blocca all’improvviso e per poco non le finisco addosso.

 

Sento la voce di Dylan, la saluta distrattamente. E’ il momento per uscire allo scoperto. Balzo di lato, sorriso inquietante e occhio vigile.

 

<< Bu ! >>

 

<< Cazz… Weasley! >>

 

Wood indietreggia, portandosi una mano al petto e fissandomi con occhi quasi fuori dalle orbite. Immagino che non mi sarei mai perdonata di essere stata l’artefice della morte prematura del nostro capitano, anche se non sono sicurissima che a tutti sarebbe dispiaciuto.

 

Gli afferro un braccio, trascinandolo dietro una colonna e spiaccicandolo letteralmente contro il muro. Marie si avvicina, guardandosi intorno cauta, è utile averla come compagna di spionaggio.

 

<< Teddy è già in Sala Grande? Se no, dove? Ancora in camera? Ti ha parlato di qualcosa? Rispondi rapido! >>

 

Sposta lo sguardo sulla Summers, dopo avermi rivolto un’occhiata allarmata. Evidentemente lei deve fargli cenno di assecondarmi perché mi presta nuovamente attenzione, pur parlando con una certa titubanza.

 

<< Non è in Sala Grande e non so dove sia in questo momento. Di certo non è in camera e no, non mi ha parlato di nulla. Che succede? >>

 

<< Bene! Non devi sapere altro! Mi sei stato molto utile soldato! >>

 

E corro via, senza dargli spiegazione alcuna. Marie si attarda con lui, mentre io mi fiondo al tavolo dei Grifondoro, attaccando letteralmente un piatto di uova e bacon. Yvonne, al mio fianco, mi fissa stralunata, bevendo con calma il suo caffè.

 

<< Merlino Vicky! Puoi calmarti un secondo? >>

 

<< Gno! Mangiare veloce, Teddy arrivare ed io andare via! >>

 

Mi fermo solo per annuire alle mie stesse parole e battere qualche colpetto sul petto, ingurgitare cibo velocemente non fa bene al mio esofago. Scuote il capo, per rialzare lo sguardo subito dopo su Alastor  Shacklebolt, appena sedutosi di fronte a noi.

 

<< Shacklebolt >>

 

<< MacDonald >>

 

Gelo. Presa dal mio dilemma non le ho nemmeno chiesto come stesse dopo la sfuriata del sociopatico numero due. La guardo con la coda dell’occhio, ha il viso imbronciato e giocherella con la forchetta distrattamente. Al sembra tranquillo, del resto cosa potrebbe mai turbarlo?

 

Yvonne si rialza, afferrando la tracolla e sorridendomi appena.

 

<< Ci vediamo tra poco, Vicky. Ah, non dimenticare che dopo c’è  l’incontro al club >>

 

Alza la voce, sicuramente per farsi udire da Shacklebolt che difatti rialza il capo dal suo piatto, rivolgendole un’occhiata piuttosto eloquente. E va via, sorridendo compiaciuta.  Sospiro, abbassando gli occhi sulla mia colazione e avvertendo un principio di nausea. Allontano il piatto, storcendo la bocca.

 

Un tonfo alla mia destra mi fa voltare per accorgermi che Marie ha appena preso il posto di Yvy. Wood non è con lei ed ha un’espressione strana. Merlino, non è una mia capacità quella di capire cosa succede alle persone che mi stanno intorno con una semplice occhiata.

 

Presa a scrutare la mia migliore amica, non mi accorgo che colui che cercavo di evitare da questa mattina, si è appena seduto al nostro tavolo. Tutti i miei sforzi da ninja vanificati! Me ne rendo conto solo quando la Summers lo saluta, pronunciando il suo nome. Mi volto, ruotando il capo con una lentezza decisamente inquietante, incrociando così i suoi occhi scuri.

 

<< Vict…. >>

 

<< Oh, cielo! Sono così in ritardo! Corro! >>

 

Sotto lo sguardo incerto di Marie e Al e piuttosto deluso di Lupin, saluto in fretta e vado via. Per la gioia di Godric Grifondoro, affronto il mio avversario a testa alta, si.

Appena fuori dalla Sala Grande, riesco a compiere pochi passi prima che qualcuno mi afferri e mi costringa a voltarmi. E’ Teddy maledizione, lui e la vendetta di santo Godric!

 

<< Victoire, dobbiamo parlare >>

 

<< Si, ma ora devo davvero andare via e… cos’è quello? >>

 

Indico una delle finestre e un fantomatico qualcosa che dovrebbe esserci all’infuori di essa. Approfitto del fatto che si è appena voltato per cercare di sgattaiolare lontano da lui, ma nuovamente mi blocca la strada, parandosi di fronte a me con una celerità che mi sorprende. I suoi geni da lupo?

 

<< Nemmeno io muoio dalla voglia di farlo, ma… >>

 

<< Oblivion >>

 

E’ un attimo. La mia bacchetta si alza e da essa fuoriesce l’incanto che gli permetterà di dimenticare l’accaduto, l’intera giornata di ieri. Vedo il suo sguardo farsi vacuo e il volto confuso. E poi gli do le spalle, correndo via.

 

Non sono fiera di quello che ho appena fatto, ma non avrei saputo in che altro modo affrontare la situazione. Era chiaro che fosse pentito, così come lo ero io di averglielo lasciato fare e se potesse, probabilmente mi ringrazierebbe. Ehi, magari stava pensando di fare lo stesso, no?

 

                                                                          ***

 

Veloci sono trascorse le lezioni della mattinata, così come il pranzo. Non ho intravisto nè Teddy né Shacklebolt , piuttosto un Dylan ancora più strano di Marie che, per la prima volta, ha occupato un posto lontano da noi. E ora, al Club dei Duellanti, noto che solo Alastor è presente e spero solo di non aver causato un danno all’invidiabile cervello di Lupin con il mio incantesimo.

 

Yvonne muove la bacchetta, lasciandola passare da un dito all’altro, ciarlando di scontri, adrenalina e quant’altro. Tutto per far indispettire maggiormente Shacklebolt che, stanco delle sue imbeccate, si è allontanato di qualche passo.

 

Approfittando della scomparsa dell’intrattenimento di Yvonne, l’avvicino a me e all’orecchio le sussurro quanto accaduto solo poche ore prima. Devo pur scaricarmi la coscienza, no?

 

<< CHE COSA HAI FATTO? >>

 

<< Shhh! >>

 

Poso una mano sulla bocca di Yvonne che, nel bel mezzo di un duello di due del quinto e sesto anno, ha creduto bene di richiamare l’attenzione su di noi. Dopo il brusio generale e i richiami di McMillian, lo scontro riprende e Yvy mi rifila uno scappellotto dietro la nuca.

 

<< Sei impazzita Vicky? E se ha detto a qualcuno del bacio? >>

 

<< Tutt’al più si è confidato con Shacklebolt, anche se dubito che tra sociopatici questa sia una pratica comune >>

 

<< Ma se l’ha fatto? >>

 

<< E’ qui che entri in gioco tu… dovrai sondare il campo e scoprirlo! >>

 

<< Non se ne parla! Ho intenzione di tenergli il muso almeno per un altro giorno, così scombussoli tutti i miei  piani, Vicky >>

 

Mi avvicino a lei, sporgendo il labbro inferiore e sfoderando i miei occhioni da cucciolo bastonato. Inoltre congiungo le mani in preghiera e saltello qua e là. Yvonne sbuffa e mi scaccia via.

 

<< Va bene ! >>

 

Le sorrido grata, spingendola giusto addosso al diretto interessato. Mi avvicino anch’io, ben nascosta da una ragazzona del mio stesso anno, che peserà come me, Marie ed Yvonne assieme. Ben riparata posso ascoltare la loro conversazione, senza esserne coinvolta.

 

<< Finito di pavoneggiarti? >>

 

<< Mi prendo una pausa >>

 

La vedo tentennare e rivolgermi uno sguardo scocciato. Le faccio cenno di continuare e alzo i pollici per rassicurarla, mi risponde alzando anche lei un dito, quello medio. In effetti non è semplice portare avanti una conversazione con uno come Shacklebolt, soprattutto ora che è incazzato e reticente, più del solito.

 

Posa una mano sul suo braccio, rialzandosi sulle punte e avvicinando la bocca al suo orecchio. Posso accorgermi da qui dell’irrigidimento di Alastor che comunque l’asseconda, abbassandosi un poco per essere alla sua altezza. Gli starà chiedendo di Teddy, lo vedo scuotere il capo e risponderle, ma anche lui lo fa sottovoce, ragion per cui non riesco a capire un accidente.

 

E poi restano in silenzio, nella medesima posizione, a fissarsi come due imbecilli. Cazzo Yvonne, non è questo il momento di flirtare! Se non conoscessi Shacklebolt e se non fossimo a lezione, penserei che stia per baciarla. E’ diventata un’abitudine questa di scambiarsi la saliva?

 

E l’attimo dopo Yvonne torna indietro, affiancandomi e mettendomi al corrente del responso della nostra indagine. Se non sfondo come Auror, apro un’agenzia investigativa.

 

<< Da quel che ho capito, Al non è a conoscenza del bacio. Ma dice che Teddy era strano ieri e lo era ancora di più dopo la colazione… >>

Mi lancia un’occhiataccia a cui rispondo con uno sbuffo, facendole cenno di continuare.

<< Ma non è stupido, Vicky. Ha chiesto a me il motivo, come se pensasse che io c’entri qualcosa o almeno che sappia cosa sia successo >>

 

<< Bhè, menomale! >>

 

<< Vicky! Non si fermerà ad un mio scrollare le spalle, mi chiederà altro e… >>

 

<< Una buona occasione per parlarci ancora e far scattare la tua sopita strategia per conquistarlo >>

 

Aggrotta la fronte, ponderando sulle mie parole. Deve averle accettate per buone perché agita la mano con noncuranza, chiudendo il discorso e riportando l’attenzione al duello o meglio alle spalle di Alastor o appena un poco più giù. Ho un’amica pervertita.

 

                                                                             ***

 

<< Ho chiesto a Dylan di accompagnarmi ad Hogsmeade sabato prossimo… ha rifiutato >>

 

Alle parole di Marie, cado dal letto, dopo aver cercato di districarmi dalle lenzuola, mentre Yvonne rovescia l’intero contenuto della sua bustina di patatine sulle mie coperte. Ci guardiamo, fiondandoci all’istante dalla Summers che, sguardo basso, accenna ad un lieve sorriso.

 

<< Come è possibile? >>

 

<< Io lo crucio, maledizione! >>

 

<< E’ semplice, non gli piaccio >>

 

<< In questo caso è cieco, oltre ad essere decerebrato! >>

 

<< Cosa ti ha risposto esattamente? >>

 

Alla domanda di Yvonne, Marie alza gli occhi al cielo, pensierosa.

 

<< In realtà ha più che altro balbettato. Mi è giunto chiaro solo il suo rifiuto, le ragioni specifiche non erano udibili ad orecchio umano >>

 

La scena di Dylan che biascica parole insensate, rosso in viso ed imbarazzato, non avrei voluto perdermela. Avrei avuto ottimo materiale per ricattarlo fino alla fine dei nostri giorni. Sposto lo sguardo su Yvonne, che si è alzata in questo momento, puntando la porta.

 

<< Dove vai? >>

 

<< Vieni con me! >>

 

Non ho il tempo di replicare che mi trascina fuori dalla stanza, ignorano le proteste di Marie. Non molla la presa e mi conduce fino al dormitorio dei ragazzi e alla porta della camera che condividono Wood, Alastor e … Teddy. Punto i piedi in terra, fermandomi all’istante e bruscamente.

 

<< Che vuoi fare? Lì non voglio entrarci! >>

 

<< Devo dire due parole a Dylan e voglio che ci sia anche tu. Se il problema è Teddy, può anche non esserci o in caso contrario, dovrai affrontarlo prima o poi >>

 

<<  Non ora! >>

 

<< Ma di cosa ti preoccupi? L’hai obliviato, no? >>

 

<< Si, ma non ho obliviato me stessa! Io so cosa ha fatto e… >>

 

<< Ed è una grossa falla nel tuo piano, non è vero? >>

 

L’attimo dopo la porta si spalanca, mostrando uno Shacklebolt palesemente seccato. Yvonne si volta verso di lui, sorridendogli e compiendo qualche passo in avanti, come a voler entrare. Naturalmente lui le blocca la strada, inarcando un sopracciglio con aria perplessa.

 

<< Dove credi di andare? >>

 

<< Nella tua stanza, dolcezza. Potrei mostrarti qualche giochino interessante che… >>

 

<< Oh, per favore! >>

 

Spintono entrambi, entrando all’interno della loro camera. E’ uguale alla nostra, solo lievemente più ordinata. Subito il mio sguardo ricade su Teddy, seduto sul suo letto, intento a leggere uno dei suoi enormi volumi. Quando si accorge della mia presenza, si rialza, venendo verso me e sorridendomi.

 

Forse l’idea di obliviarlo non è stata poi così geniale. Adesso sono sola a dover affrontare questa situazione, avrei invece dovuto trascinarlo nel baratro dell’incertezza assieme a me. E invece ora lui è tranquillo e beato, maledizione! Stronzo!

 

<< Victoire… che ci fai qui? >>

Sposta l’attenzione su Al e Yvy, quando anche loro si avvicinano.

<< Che succede? >>

 

Yvonne si guarda intorno, cercando di capire se Dylan è qui o meno.

 

<< Dov’è Dylan? >>

 

<< Perché lo cerchi? >>

 

<< Geloso? >>

 

<< Non dire assurdità >>

 

Alastor si avvicina alla finestra, dando uno sguardo fuori e probabilmente desiderando buttarvisi di sotto. Teddy ci guarda ancora confuso e forse speranzoso di avere una spiegazione. Io vorrei chiedergli ben altro.

 

Compio un passetto verso di lui, proprio mentre Wood esce dal bagno. Vedo Yvonne fiondarsi su di lui e quasi mi fa pena. Gli da uno scappellotto dietro la nuca, iniziando ad imprecare contro la sua stupidità. Tra loro c’è una certa confidenza, più di quanto ci sia mai stata tra me e Teddy.

 

Uniti prima ancora che Yvonne arrivasse ad Hogwarts. Probabilmente la loro amicizia è perdurata perché sono molto simili.

 

<< Che cazzo ti prende squilibrata? >>

 

<< Sai cosa mi prende! Hai presente quella ragazza dai capelli scuri e gli occhi meravigliosamente verdi? >>

 

Dylan resta impalato a fissarla, per poi spostare lo sguardo su di me che, per solidarietà, gli ringhio contro. Si accascia sul suo letto, sbuffando e lanciando, non so perché, uno sguardo ad Alastor, il quale parla al suo posto.

 

<< Non sono affari vostri, mi sembra. E ora se vorreste accomodarvi fuori dalla… >>

 

<< Naturale che sono affari nostri! >>

 

Non muoio dalla voglia di assistere ad un’altra accesa diatriba tra quei due. Da qualche tempo a questa parte sembra che non facciano altro che discutere e su ogni cosa, che li riguardi direttamente o meno. Dovrebbero sfogare questa impetuosità in altre faccende e nel momento stesso in cui lo penso, la mia bocca lo esplica.

 

<< Credo dovreste andare a letto insieme, dareste sfogo a tutta questa passione che invece incanalate in discussioni sfiancanti e stupide ripicche >>

 

Smettono all’istante di polemizzare, volgendo il capo verso di me. Lo stesso fanno Dylan, che sembra essersi ripreso dal suo stato di trans e Teddy che mi fissa con occhi leggermente fuori dalle orbite. Cosa avrò mai detto di così assurdo?

 

Guardo Alastor che sembra quello più turbato e non riesco a credere a quello che i miei occhi mi mostrano: è arrossito o sbaglio? Si volta all’istante, afferrando un libro e uscendo dalla stanza, senza degnarsi di rivolgere un saluto o un misero cenno.

 

Yvonne lo guarda andare via, osservando per qualche altro secondo dopo la sua dipartita, la porta sbattuta alle sue spalle. E poi posa lo sguardo su di me e i primi segni di collera si impossessano del suo viso. Credo che dovrei scappare via prima di…

 

<< SEI IMPAZZITA? >>

 

<< Che avrò mai detto, andiamo! >>

 

Completamente dimentica del motivo che l’ha spinta a condurmi fino al dormitorio maschile, imbocca l’uscita, non prima di avermi rifilato un buffetto poco amichevole sulla testa. Massaggio il capo, voltandomi solo ora verso Teddy, che mi fissa con un sorrisino. Wood ha approfittato del caos per richiudersi in bagno, vigliacco.

 

<< Sei una mina vagante, Victoire >>

 

Sospira divertito, accasciandosi sul letto e continuando a fissarmi. Non c’è più vacuità nel suo sguardo, ora limpido e sicuro. Eppure ogni volta che lo guardo, non posso non pensare a quegli occhi persi e confusi. Ed ecco che il senso di colpa inizia a divorarmi, a mangiare il  mio corpo pezzetto dopo pezzetto.

 

Sbuffo, sentendomi estremamente stanca. Mi siedo accanto a lui, incrociando il suo sguardo. E restiamo in silenzio per l’ora successiva, io rivoltandomi nel rimorso, lui assecondando la mia follia. Nonostante tutto, rimane la mia dolce Fata Turchina pur non conoscendo le ragioni del mio turbamento e soprattutto che lui ne è la causa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Innazitutto perdonate il ritardo, ma problemi ‘tecnici’ mi hanno impedito di pubblicare un capitolo già pronto. E ora veniamo a noi…

Probabilmente vi ho deluso, vista la mia scelta di accantonare il bacio. Ho creduto che l’idea di obliviarlo fosse molto da Vicky: sfuggire il problema, piuttosto che affrontarlo. Naturalmente non lascerò la cosa completamente in sospeso, abbiate fiducia.

Avrete capito il comportamento di Dylan, no? Confuso dai suoi sentimenti e dalle parole che, come ricorderete, Alastor gli riferì. E’ più incasinato di Vicky, a mio parere! xD

E Marie trovo che sia la più coraggiosa tra tutti loro. Ha capito quali sono i suoi sentimenti e li ha esplicati, chiedendo a Wood di accompagnarla ad Hogsmeade. Certo, la risposta non è stata quella auspicata, ma… pazienza!

Alastor comincia a stare sui maroni anche a me, ve l’assicuro! xD

E Yvonne non è da meno, impicciona e proprio in questo capitolo, parecchio immatura. Ma ehi, sfido chiunque a non desiderare di stuzzicare l’altro dopo quella bella sfuriata! Lei agisce solo di conseguenza! ;)

Pubblicherò altri due punti di vista, quelli di Dylan e Alastor. Dategli un’occhiata se volete approfondire la vicenda e i loro stati d’animo! ;)

Un bacio, ragazze! :*

 

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Capitolo 8
*** Sfoghi, Annunci e Vittorie ***


                                                                                                          uu



7. Sfoghi, Annunci e Vittorie

 

<< Su Marie, sbrigati! >>

<< Vai da Teddy e diglielo! >>

<< Ma… ma… mi vergogno! >>

 

Naturalmente non do minimamente peso alla titubanza della Summers, né mi preoccupo del fatto che possa davvero non volerlo fare. La spintono, in modo che riscenda gli ultimi gradini della scala che conduce al dormitorio femminile e io ed Yvonne restiamo ben nascoste ad osservare la scena.

 

La Sala Comune è, a quest’ora, quasi vuota. I soli occupanti sono quei tre cadaveri di Teddy, Dylan e Shacklebolt. Il primo è poggiato al bracciolo della poltrona su cui Alastor è seduto, l’argomento della loro conversazione sarà di certo noiosissimo perché Wood non si è unito a loro.

 

E’ seduto sul tappeto, gambe incrociate e sguardo perso nel vuoto. E’ più di una settimana che ha quell’atteggiamento da sociopatico, come si dice chi zoppica… va con lo zoppo,no?

Solo quando Marie raggiunge Teddy, lo vedo rialzare il capo e seguire ogni suo gesto o movimento con quegli occhi da pesce lesso.

 

<< Teddy, ecco… dovrei chiederti se… >>

 

Naturalmente la Summers tentenna e non riesce a portare a termine il compito affidatole da me ed Yvonne.  Una mansione semplicissima tra l’altro e ora che ci penso avrei fatto meglio ad incaricare un primino sprovveduto, piuttosto che il timido pulcino.

 

<< Andiamo Summers! Cosa sarà mai? >>

 

La testa di Yvonne sbuca dal muro dietro il quale siamo nascoste, incitando Marie a finire ciò che ha iniziato. Ma il suo sguardo implorante mi suggerisce che non dirà mai a Teddy ciò per cui è stata commissionata. Anche Yvonne deve rendersene conto perché continua a sbraitare.

 

<< Oh, per le mutande a pois di Merlino! Teddy dovrai farci un enorme favore, te la senti? >>

 

Teddy alza le sopracciglia quasi fino all’attaccatura dei capelli, tanta è la sorpresa per la richiesta di Yvy. Lancia un’occhiata ad Alastor che annuisce, continuando a fissare Yvonne con un cipiglio poco incoraggiante, quasi a sfidarla a sparare l’ennesima cazzata.

 

<< Di cosa si tratta? >>

 

<< E’ un compito di grande responsabilità, Lupin… devi essere certo di volerlo fare! >>

 

<< Va… va bene >>

 

Io ed Yvonne ci scambiamo un’occhiata complice, la vedo posare una mano sulla bocca, starà di certo trattenendosi dal ridere. Per evitare che lo faccia davanti a Teddy, prendo io la parola, compiendo qualche passo in avanti, ma restando ben ferma sui gradini alti della scala.

 

<< Dovrai cercare di risalire queste scale, che al tuo tentativo si tramuteranno in uno scivolo >>

 

Marie abbassa lo sguardo e arrossisce, probabilmente per l’imbarazzo di avere delle amiche come noi. Teddy sgrana gli occhi, sicuramente stupito mentre Alastor scuote il capo esasperato. Dylan, poco distante trattiene una risatina. Avrei dovuto chiederlo a lui, miseriaccia!

 

<< Ho paura a chiedertene il motivo >>

 

<< E’ molto semplice Teddy Bear! Una volta che ci sarà lo scivolo, io ed Yvonne potremmo divertirci come ad un parco giochi! >>

 

Immaginavo che in seguito alla mia chiarificazione, sarebbe calato un silenzio imbarazzante. Imbarazzante per loro, non certo per me o Yvonne.

 

<< Potreste impegnare in altro il vostro tempo… magari studiando >>

 

Shacklebolt cerca di distoglierci dai nostri propositi di trascorrere una serata nel puro divertimento. Non ci riuscirà! La sociopatia non è contagiosa, da quel che so.

 

<< Ho già copiato i compiti da Marie e Vicky ha fatto altrettanto! Ergo, non abbiamo niente da fare! >>

 

La Summers abbassa ancora di più lo sguardo, in seguito ad un’occhiataccia di Alastor, quasi saltellando da un piede all’altro, a disagio. Teddy porta una mano alla testa, grattando distrattamente la nuca e alternando lo sguardo dalle scale alla poltrona su cui è seduto il sociopatico numero due.

 

Shacklebolt si rialza, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni e incamminandosi verso il suo dormitorio. Rivolge a noi un’ultima occhiata, che entrambe interpretiamo come un segno di saluto. Ricambio, sventolando la mano e saltellando mentre Yvonne gli strizza l’occhio, soffiandogli un bacio.

 

<< Dormi bene, dolcezza! >>

 

Lo vedo voltarsi immediatamente e risalire le scale verso la propria stanza come inseguito da un ippogrifo impazzito. Scrollo le spalle, riportando la mia attenzione ai pochi rimasti.

 

<< Insomma, chi vuole provarci? >>

 

Ancora silenzio. Anche Teddy si rialza, fermandosi un istante. Ho l’impressione che sia indeciso su cosa fare, eppure deve optare per l’opzione a me più sgradita perché, dopo un cenno di saluto con la mano, va via.

 

Culla dei coraggiosi, un corno!

 

Io ed Yvonne volgiamo lo sguardo verso Dylan che, improvvisamente, si irrigidisce. Avrà capito che lui è la nostra ultima speranza. Balza in piedi, marciando verso le scale del dormitorio maschile, con una celerità mai vista.

 

<< Marie fermalo! >>

 

Alle mie parole, Dylan si blocca all’istante, voltandosi verso la Summers, che non sembra intenzionata ad obbedirmi, resta impalata a fissarlo. Gli occhi da pesce lesso, questa sera, sono in due ad averli. Io e Yvonne ci scambiamo un’occhiata, sospirando mestamente. E’ chiaro che la nostra iniziativa non andrà a buon fine.

 

Ci voltiamo, risalendo stancamente gli ultimi gradini, con l’intento di lasciare quei due soli per un po’. Ma appena giunte alla porta della nostra camera, Marie ci raggiunge.

 

<< Sei già tornata? >>

 

<< Si! >>

 

Si intrufola nella stanza prima di noi, dirigendosi rapidamente verso il bagno. L’amore deve far davvero schifo! E se è così mi chiedo perché tutti, ma proprio tutti finiscono col cedere ad esso. Insomma, dov’è il loro spirito di sopravvivenza?

 

                                                                         ***

 

Manca poco a Natale, così come manca poco alla partita contro quelle stramaledette Serpi. Dylan ci costringe ad allenarci continuamente e il suo attuale stato da brontolone sociopatico rende il tutto ancor meno sopportabile. Nelle sue condizione è anche impossibile prenderlo in giro, si infervora per un non niente e sono circa tre giorni che mi costringe a lavorare il doppio solo per aver protestato sull’orario concordato per gli allenamenti.

 

Maledettissimo despota!

 

Striscio oltre il ritratto della Signora grassa, affondando letteralmente sulla prima poltrona che compare sul mio percorso. Ma poiché Merlino, Morgana e chi altri, mi amano alla follia, non mi accorgo che il posto è già occupato e naturalmente da Teddy Lupin.

 

Balzo in piedi con una certa difficoltà, dopo che mi ci sono completamente seduta sopra, ma nel tentativo, perdo l’equilibrio, cadendo rovinosamente col didietro sul pavimento.

 

<< Ahu… >>

 

<< Stai bene? >>

 

Rialzo lo sguardo, rivolgendogli un’occhiataccia seccata e tentando con difficoltà di rimettermi in piedi. Come posso stare bene se ho appena battuto il mio sederino a terra? Sbuffo scocciata, sprofondando sul divano. In realtà non ce l’ho con lui, ma con quell’ oppressore di Wood.

 

<< Oggi ho ricevuto questa da Harry… c’è un pezzetto scritto da James, indirizzato anche a te >>

 

Si siede accanto a me, porgendomi un foglio di pergamena. Lo afferro prontamente, ansiosa di leggere notizie del piccolo Jamie. I miei occhi scorrono veloci sulle righe indicatemi e non posso non sorridere nel notare una grafia incerta e disordinata.

 

… e riferisci a mia cugina Vicky che mi manca troppissimo! Non vedo l’ora che arrivi Natale, così potrò parlare con lei di Quidditch e spaventare Albus con le storie sui dissennatori che lei ha promesso di raccontarmi! Papà non vuole parlarmene, non so perché! Tornate presto! Mi annoio tra tutti questi mocciosi..

 

Inutile trattenermi dallo sghignazzare. Il piccolo Potter sarà un mio degno erede, non ne ho dubbi. Devo ricordarmi di insegnargli qualche trucchetto interessante prima che l’anno prossimo arrivi ad Hogwarts.

 

<< Sei carina… >>

 

<< Cos…? >>

 

Teddy sussulta, portando le mani avanti e agitandole. Scuote il capo, apprestandosi a chiarire il suo commento mentre io rischio di strozzarmi con la mia stessa saliva.

 

<< Intendevo che è delizioso il modo in cui ti dedichi a James, agli altri piccoli Weasley… pur se non condivido l’idea di raccontar loro storie sui dissennatori, certo! >>

 

Sospiro quasi sollevata. Per un attimo ho temuto che potesse verificarsi qualcosa di simile a quel giorno… il giorno del bacio. Ma Teddy ha dimenticato tutto per cui… eppure avrei dovuto chiedergli una spiegazione al suo gesto, prima di decidere di obliviarlo. Bhè, pazienza!

 

<< Sono la maggiore, è naturale per me prendermi cura di loro! >>

 

Gonfio il petto, battendo qualche colpetto sullo sterno. Sono orgogliosa della mia famiglia, è mio dovere occuparmene. Vedo Teddy sorridermi e so che la pensa esattamente come me.

 

<< In fondo… tu fai lo stesso… >>

 

<< Ci provo… siete la mia famiglia dopotutto >>

 

E’ così. Teddy ha trascorso con noi la sua infanzia, tra la Tana e Grimmuld Place. Lo osservo, pensando per la prima a volta a quanto difficile dev’essere stato per lui crescere senza l’affetto dei suoi. Io mi sono spesso lamentata di mia madre, o meglio lo faccio continuamente, eppure non so cosa avrei fatto senza di lei.

 

E posso scorgere negli occhi di Teddy quel velo di tristezza che raramente posso intravedere. Probabilmente perché non ci addentriamo spesso in simili discorsi.

 

<< Quand’ero bambina… credevo che tu fossi uno dei  miei tanti cugini. Probabilmente mi forviava il fatto che anche tu ti rivolgevi ai Potter chiamandoli zii… >>

 

<< Ecco, si… immagino che sia per questo… però ecco io, non ti ho mai considerata una mia cugina, cioè… >>

 

E ora perché sarà arrossito? Gli sorrido, posandogli una mano sul braccio, calmare Teddy è semplice, basta un semplice contatto fisico. Lo rammento perché quando eravamo piccoli e si adombrava di tanto in tanto, vedevo zia Ginny o nonna Molly stritolarlo in uno dei loro abbracci e subito lui tornava a sorridere.

 

Non avrei mai pensato che la stretta alla Weasley avesse poteri catartici. Probabilmente è così solo per Teddy Bear.

 

<< I tuoi… pensi mai a loro? >>

 

Domanda sciocca. Me ne rendo conto quando si volta a fissarmi con un’espressione indecifrabile in volto. Sono una stupida, non è il modo più adatto per avvicinarmi a lui o fare conversazione.

 

<< Scus… scusa non volevo… >>

 

<< Si… >>

 

Sgrano gli occhi, osservandolo rispondere candidamente alla mia domanda. Abbassa lo sguardo, congiungendo le mani dopo aver posato i gomiti sulle ginocchia. Fissa un punto imprecisato davanti a sé e continua a parlarmi.

 

<< E ora lo faccio in maniera diversa. Da bambino ero costantemente arrabbiato, con loro soprattutto. Mi avevano abbandonato, scioccamente ce l’avevo con loro perché erano morti >>

 

Ha un tono di voce diverso, rotto dall’amarezza. Prima d’ora Teddy non si era mai confidato con me, mai. Mi avvicino a lui, voglio ascoltarlo, voglio imprimere nella mente il Teddy che nessuno conosce.

 

<< Ma il sacrificio che hanno fatto per me… per noi tutti, non posso dimenticarlo. Loro sono la ragione per cui io vivo, sono degli eroi, non… non credi? >>

 

<< Si! >>

 

Rispondo prontamente, senza la minima titubanza. Non solo per rassicurarlo, ma soprattutto perché credo in ciò che ha appena detto. Mi sorride, quasi riconoscente ed io faccio lo stesso.

 

<< Sai, mio padre mi ha parlato spesso della tu mamma >>

 

Mi fissa, sbattendo più volte le palpebre e voltandosi verso di me, raddrizzandosi meglio sulla poltrona. Vuole ascoltarmi.

 

<< Quando inciampavo nei miei stessi piedi, quando combinavo un disastro e la mamma mi rimproverava di essere troppo goffa… mi rifugiavo in camera mia e stupidamente singhiozzavo. Papà veniva da me e prendendomi tra le braccia, cercava di consolarmi. Diceva che non c’era nulla di male nell’essere sbadati o nell’avere le dita di burro, anzi…  adorava i miei pasticci perché gli ricordavo una sua vecchia amica >>

 

Teddy continua a guardarmi incredulo, ed io continuo a parlargli, a raccontarmi. Ora è il mio turno. Non gli ho mai detto questa cosa prima d’ora e solo ora me ne pento. Probabilmente ci avrebbe resi più simili, ci avrebbe avvicinati di più.

 

<< Mi parlava di lei, del suo coraggio e della sua vitalità ed io mi sentivo meglio. Fu perché volevo assomigliare a lei che non piansi più dopo aver rotto l’ennesimo bicchiere. Sapevo che sarei potuta diventare un auror eccezionale pur mantenendo le mie goffe caratteristiche. Teddy, sono cresciuta con la speranza di essere come lei >>

 

Posso cogliere la sorpresa sul suo volto e altre decine di emozioni che si mischiano alla sua candida espressione.  Mi capita, a volte, di guardarlo ed avere l’impressione di trovarmi dinanzi il vecchio Teddy, quello bambino, quello che trascorreva con me ogni minuto della giornata.

 

Un Teddy musone, il più delle volte, ma anche divertente a modo suo. Quello che cambiava colore dei capelli o aspetto solo perché io ridessi e la smettessi di frignare per qualche assurdo capriccio dei miei. Gli sorrido ancora, non riesco ad evitarlo.

 

<< Grazie >>

 

<< Non ho fatto niente >>

 

Scuote il capo, distogliendo lo sguardo. E dopo tanto riesco ad assistere nuovamente alla manifestazione dei suoi poteri: vedo chiaramente alcune ciocche dei suoi capelli colorarsi di un tenue rosa. Istintivamente allungo una mano per sfiorarne alcune ciocche, ma la ritiro prontamente quando lui si volta verso di me.

 

E’ difficile riuscire a comprendere chi è Teddy Lupin, mi è persino difficoltoso capire me stessa quando sono con lui. E’ come se fosse avvolto da un muro spessissimo che nessuno è mai riuscito a valicare. Sembra una di quelle principessine protette dalla loro gabbia dorata e… devo smetterla di associarlo costantemente a personaggi femminili, diamine!

 

La voglia di essere l’unica a distruggere quell’ aura negativa che lo avvolge si fa ancora spazio in me, prepotentemente. E’ puro egoismo o la voglia di sentirlo più vicino? E’ questo in realtà che vorrei, accostarmi a lui, entrargli dentro. Ma perché?

 

Si rialza, posando una mano sulla mia testa e carezzandomi appena, quasi fossi una bambina. Mi sorride, piegando appena gli angoli delle labbra. E poi va via, lasciandomi sola nella Sala, a rimuginare su pensieri inconsistenti che si formano dentro la mia mente per poi svanire come cenere al vento.

 

Probabilmente non sono la persona più adatta per addentrarsi nei meandri più oscuri della sua anima, per svelare quella bellezza che so appartenergli. Sarà vero quello che spesso mi viene ripetuto, sono profonda poco più di una pozzanghera, il che per comprendere Teddy non è sufficiente.

 

                                                                      ***

 

<< Grugn… grugn… >>

 

Grugnisco poco elegantemente, lanciando occhiatacce risentite a quel tiranno che mi ritrovo come capitano. Naturalmente Wood mi ignora, continuando a mangiare tranquillamente la sua razione di cibo che spero vivamente gli vada di traverso. Yvonne accanto a me ridacchia, sorseggiando del succo di zucca mentre Marie, di fronte a lui, sembra totalmente estranea alla mia frustrazione.

 

<< Grugn… grugn… >>

 

<< Mh? >>

 

Finalmente Dylan rialza il capo, osservandomi con un sopracciglio inarcato e la forchetta ferma a mezz’aria, da cui ricade un pezzo del suo polpettone, schizzando di salsa la divisa del povero Teddy.

 

<< Ce l’ha con me? >>

 

La domanda di Wood è indirizzata un po’ a tutti  immagino, ma è Yvone che risponde allegramente. Del resto è l’unica che riesce a comprendere le mie manifestazioni di rabbia, persino Marie a volte si perde tra i miei versacci, senza riuscire a scorgerne il senso.

 

<< Naturalmente… ti sta parlando, non te ne sei accorto? >>

 

<< Ah, quella doveva essere una conversazione? >>

 

<< Dice che sei un despota e si augura fortemente che ti strozzi col polpettone! >>

 

Gli sorride raggiante, ritornando alla sua cena. A quelle parole i due sociopatici, Dylan e Marie, alternano lo sguardo tra lei e me, chi stupito, chi assolutamente annoiato come nel caso di Shacklebolt.

 

<< Perché non mi sorprende che tu comprenda il suo particolare linguaggio? >>

 

<< Oh, insomma! Come puoi restartene lì tranquillo quando oggi mi hai costretta a sistemare tutte le scope della scuola nel vecchio capanno, solo dopo avermi obbligata a percorrere il campo dieci volte? >>

 

La luce della comprensione attraversa gli occhi di Wood che, riprendendo a mangiare tranquillamente, mi sorride. Il suo è uno sguardo inquietante, davvero inquietante. Quegli angoli della bocca appena piegati in un ghigno terribile, l’espressione minacciosa e la calma che lo accompagnano, mi terrorizzano.

 

<< Weasley ti ho semplicemente punita per le tue azioni sconsiderate >>

 

<< Cosa ha fatto stavolta? >>

 

<< Ehi! >>

 

<< Ha colpito con un bolide la testa di un mio cacciatore, consapevolmente aggiungerei >>

 

Porto una mano al petto, sgranando gli occhi scandalizzata. E’ pur vero che l’ho fatto di proposito, ma  lui come può dubitare così della mia buona fede? E senza un’ombra di dubbio!

 

<< Mi ferisci! >>

 

<< Vic ti conosco abbastanza per sapere che tutto sei fuorché una ragazzina innocente e pacifica >>

 

<< Bhè, non ha tutti i torti >>

 

<< Zitta tu! >>

 

Do una gomitata ad Yvonne che mai riesce a farsi gli affaracci propri, lei me la restituisce e basta poco per azzuffarci. Quando la McGranitt si alza, schiarendosi la voce per comunicarci qualcosa, io ed Yvy restiamo impalate a fissarla. Le mie dita sono nella sua bocca, mentre le sue mani tirano qualche ciocca dei miei capelli, oggi assolutamente inguardabili.

 

<< Come saprete il giorno di Natale si avvicina, così come il tanto atteso Torneo. Prima che lasciate la scuola per far ritorno alle vostre famiglie nei giorni di festa, daremo un ballo, dove verranno annunciati i nomi dei candidati che avranno diritto a partecipare al torneo, tutti scelti dal professor McMillian in base alle loro prestazioni durante il corso. E’ tutto >>

 

La psuedo rissa tra me ed Yvonne si trasforma in un abbraccio, in cui coinvolgiamo anche la povera Marie. Dylan sbuffa, giocherellando con la forchetta e il suo amato polpettone. Shacklebolt posa un gomito sul tavolo, mantenendo il viso nel palmo aperto della mano e ci fissa esasperato.

 

<< Immagino che, a differenza di tutte le ragazze qui in Sala Grande, il vostro entusiasmo non sia per il ballo >>

 

<< Chi se ne frega del ballo! >>

 

<< Sapremo finalmente chi saranno i nostri avversari >>

 

<< Siete dunque certe che verrete scelte? >>

 

<< Naturalmente! >>

<< Naturalmente! >>

 

<< Neanche questo mi sorprende…  quello che invece mi sconvolge è che comincio a pensare come voi, maledizione!>>

 

E ritorna alla sua cena, probabilmente poso soddisfatto di ciò che ha udito e borbottato. E noi continuiamo a ciarlare di possibili candidati, scartandone la maggior parte per incapacità cronica, quando un trafelato Sloper, cacciatore dei Grifondoro, si avvicina a Wood, agitando le mani in aria e borbottando qualcosa di poco comprensibile.

 

Poi si lamentano dei miei grugniti!

 

<< COSA? >>

 

Dylan balza in piedi, afferrando il povero Robert per il colletto della camicia e iniziando a strapazzarlo, muovendolo avanti e indietro.

 

<< Scusami, scusami… mi dispiace, ma non c’entro nulla! E’ stata Madama Pomfrey a deciderlo e sai quanto sia irremovibile! >>

 

Il capitano lo lascia andare con uno strattone, accasciandosi sulla panca e prendendo la testa tra le mani, inizia a dondolare in modo decisamente inquietante, ma anche divertente. L’attimo dopo rialza lo sguardo su di me e se fosse stato dotato della capacità di incenerire con gli occhi, di certo ora sarei solo un cumolo di cenere.

 

Uhm, che scena spassosa!

 

<< Weasley… >>

 

<< Ahm… si?  >>

 

Porto istintivamente il busto indietro, posando le mani sul tavolo, quasi pronta a darmi alla fuga se fosse necessario. Ha pronunciato il mio nome in un sibilo davvero minaccioso e la sua collera riesco addirittura a tastarla tanto è intensa.

 

<< Sono appena stato informato che per colpa tua, il mio cacciatore non sarà in grado di disputare la partita di dopodomani contro i Serpeverde… ora… trovami una soluzione prima che ti impedisca di salire su una scopa per il resto della tua vita! >>

 

Ops!

 

Mi guardo intorno, quasi la soluzione a questo dramma dovesse arrivarmi da un angolo o l’altro della Sala Grande. E quando il mio sguardo si ferma su Yvonne, un lampo di genio mi colpisce.

 

<< LEI! >>

 

La indico, urlando e attirando non poche occhiatacce da parte degli altri studenti. Yvonne, che tossisce dopo il quasi soffocamento col suo succo di zucca, si volta a guardarmi con aria confusa. Lo stesso fanno Dylan e gli altri.

 

<< Cosa? >>

 

Gracida appena e scorgendo il mio sorrisino compiaciuto, riposa il bicchiere con forza sulla superficie del tavolo, per lanciarmi un’occhiata allarmata.

 

<< Non pensarci neppure! >>

 

<< Ma si! >>

 

Anche Dylan deve aver pensato alla stessa soluzione perché sembra rianimarsi d’un tratto e battendo le mani, gioisce della meravigliosa trovata.

 

<< Siete per caso impazziti? Non lo faccio, io odio il Quidditch! >>

 

<< Ma se alla Tana non fai altro che giocarci! >>

 

<< Solo perché i tuoi zii e cugini mi costringono! >>

 

<< Lo fai anche nel retro del mio cortile, a dire il vero… >>

 

<< Solo perché a costringermi  sono padre e la tua sorellina rompiscatole! >>

 

Continuo ad assistere al battibecco tra i due, quando scorgo lo sguardo di Alastor, alternato tra Wood ed Yvonne. Sposta poi l’attenzione su di me, distogliendola rapidamente. Non sono mai riuscita a comprendere quel ragazzo. Non che ci abbia tentato più del necessario, ma un pizzico di curiosità verso i suoi sentimenti, ammetto di avercela avuta.

 

Come Teddy, sembra sempre circondato da un alone di mistero, eppure nel suo caso sono certa che Yvonne riuscirà a scioglierlo. Chi potrebbe mai farlo, se non lei?

 

E un rapido pensiero si affaccia nella mia mente. Ci sarà qualcuna che farà lo steso col mio Teddy Bear? Riuscirà a comprenderlo e stargli vicina come io non sono in grado di fare? Di certo non lo oblivierebbe se lui dovesse baciarla, queste sono cose da Victoire Weasley, da quella pazza di Victoire Weasley.

 

                                                                 ***

 

Non avevo dubbi che sarei riuscita a convincere Yvonne a giocare come cacciatrice, così come ero sicura della nostra vittoria. Dopo qualche pluffa ben assestata, qualche disarcionamento da parte dei miei bolidi e la conquista del boccino, la partita è stata nostra.

 

E i festeggiamenti in Sala Comune sono d’obbligo, così come le mie danze scatenate e quelle di Yvonne. Dylan sembra fuori di sé dalla gioia, saltella ovunque, abbracciando ogni essere vivente, persino il gattaccio della Robbins.

 

Ma quando si ferma davanti a Marie, non riconoscendola subito e accingendosi a riservarle lo stesso trattamento, si ferma all’istante. La sua espressione spaventata fa supporre che abbia appena visto un Troll per niente amichevole.

 

E si volta immediatamente, lasciando la Summers impalata a fissarlo. Che imbecille!

 

<< Ehi, voi… avete per caso bevuto? >>

 

Io ed Yvonne ci voltiamo verso un prefetto occhialuto di cui sinceramente non riesco a ricordare il nome. Sistema gli occhiali sul naso, scrutandoci con un cipiglio severo. Io ed Yvy ci rivolgiamo un’occhiata, prima di scoppiare a ridergli in faccia. Il povero ragazzo ci fissa sbalordito e un tantino risentito, prima che Shacklebolt chiarisca la situazione.

 

<< Non sono ubriache, sono proprio così… >>

 

Il Grifondoro sembra irrigidirsi alla presenza di Alastor, per poi annuire e scappare via dopo essersi inchinato quasi fosse un elfo domestico.

 

<< Shackl… Sha… bello! Certo che incuti davvero paura, eh? >>

 

<< Sarà per il suo solito cipiglio severo? >>

 

Teddy mi si avvicina, sorridendomi e partecipando alla discussione sul caposcuola.

 

<< Oh, io lo trovo sexy! >>

 

<<  Cos… >>

 

<< Yvonne credo che tu sia l’unica a pensarlo! >>

 

<< Bhè, ma perché lei è strana! >>

 

Alastor sbuffa, voltandoci le spalle e compiendo qualche passo verso i dormitori maschili. Si ferma l’attimo dopo, ruotando il busto e guardando Yvonne.

 

<< In ogni caso… bella partita >>

 

E va via, lasciando la mia migliore amica a fissarlo con un sorriso ebete stampato in faccia. Ora si che sembra ubriaca. Ma è osservandola mi rendo conto che più dell’adrenalina provata sul campo, è questo che riesce a riempirla di gioia. Una sua parola, uno sguardo ed è felice.

 

E’ questo l’amore?

 

 

 

 

Prima di dedicarmi alle spiegazioni riguardanti il capitolo, c’è qualcosa da dire.

Il capitolo è dedicato ad un’amica, ad una lettrice ed autrice di Epf. La conoscerete col nome di ‘BarbonaGirl’.

Un ringraziamento per ciò che ha fatto: impiegare il suo prezioso tempo per realizzare un video su You&Me. Un video che dovete assolutamente vedere e su cui mi auguro di leggere i vostri pareri.

Eccolo…      http://www.youtube.com/watch?v=_KQ2-O3SNIs&feature=feedf    

Date anche un’occhiata alle sue storie, ha bisogno di crescere, anche se i fans non le mancano! xD

 

Tornando alla storia… so che poco accade in questo capitolo che sembra essere più di preparazione. Ma scrivendo altro sarebbe risultato troppo lungo e stancante!

Mi piaceva comunque riservare un ‘angolino’ per Victoire e Teddy.

Non ci sarà un altro p.o.v per questa volta!

Ultima cosa, dal momento che la storia è seguita da tante persone, di certo non mi aspettavo che le recensioni diminuissero! Invece è ciò che è accaduto… mi auguro che in futuro sia diverso!

Un bacio! :*

                                   

 

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Capitolo 9
*** Esplosioni, vestiti in tulle e pugni ***


                                                                                              8


8. Esplosioni, vestiti in tulle e pugni

 

<< E così gli ho tirato un bolide in testa! >>

<< Vicky se non ti dai una calmata, sterminerai l’intera squadra dei Grifondoro e se ciò accadesse, immagino che Dylan farà un cappello col tuo scalpo! >>

<< Uhm, gli starebbero bene dei capelli biondi! >>

 

Sbuffo una risata quando l’immagine di Wood, con capelli lunghi e biondi mi balena alla mente. Yvonne deve pensare alla medesima cosa perchè mi guarda, ridacchiando nemmeno tanto silenziosamente. Marie, accanto a  noi, si sporge per dare un’occhiata al calderone di Yvy.

 

<< Yvonne, cosa stai facendo? >>

 

<< Mh? Oh, cerco di scoraggiare Vicky dal suo intento di diventare la miglior giocatrice di Quidditch, eliminando tutti gli avversari! >>

 

Le do una gomitata, ridendo con lei. La Summers scuote il capo, indicando il pentolone carico di ingredienti, che Yvonne sta mescolando senza criterio alcuno.

 

<< Mi riferivo alla pozione >>

 

Entrambe abbassiamo lo sguardo sull’intruglio melmoso che bolle in modo inquietante, lanciando piccole e grosse bolle in aria e assumendo diverse sfumature di colore, ben lontano da essere incolore ed inodore, ovvero ben lontano da essere considerato del Veritaserum.

 

<< Ah! Sto aggiungendo degli ingredienti a caso… voglio che prenda più colore! >>

 

Annuisco convinta, d’accordo con l’intento della mia migliore amica. Marie invece sgrana gli occhi sconcertata, indietreggiando lentamente. Immagino che non muoia dalla voglia di ricolorare i suoi capelli di blu. La considero un’offesa nei confronti di Teddy Bear.

 

<< Vicky, corri a prendermi qualche zanna di Serpente! >>

 

Mi allontano di qualche passo, quando un improvviso scoppio mi fa voltare verso il banco di Yvonne. L’attenzione dell’intera classe è concentrata sulla mia migliore amica, sul suo volto annerito e i capelli bruciacchiati. Marie le si avvicina velocemente, accertandosi delle sue condizioni. Ma quando Yvy si volta verso di me, labbra tremanti e sguardo furbo, capisco che va tutto bene. Scoppia a ridere ed io con lei, sotto lo sguardo rassegnato di compagni e insegnate.

 

<< Professore, credo di aver fatto un macello! Vado da Poppy? >>

 

<< L’accompagno io! >>

 

<< Andate, andate >>

 

Lumacorno ci risponde ormai rassegnato ed io ed Yvonne sgattaioliamo fuori, strizzando l’occhio a Marie, intenta a ripulire in qualche modo il danno provocato da una pozionista del tutto incapace e fiera di esserlo a giudicare dalla risata sguaiata che ora riempie i corridoi dei sotterranei.

 

Arrivate al primo piano, nei pressi dell’infermeria, ci imbattiamo in Shacklebolt e Teddy. Yvonne, avvistandoli, si aggrappa a me, iniziando la sua bella commediola o tragedia, che dir si voglia.

 

<< Oh, Teddy mio caro amico e  Al, amore della mia vita… vi porgo il mio ultimo straziante saluto!  Codesta mia cara compagna, sta conducendomi al mio letto di morte >>

 

I due la guardano nemmeno tanto sorpresi, essendo nostri amici, queste sono scene davvero molto comuni. Teddy mi lancia un’occhiata divertita, a cui rispondo con un mesto sorriso, devo recitare la mia parte di amica addolorata.

 

<< Hai aggiunto ingredienti a caso nella tua pozione e… >>

 

Alastor si blocca all’improvviso, guardando un punto imprecisato sopra le nostre teste. Mi volto istintivamente, ma nulla scorgo. Riposo lo sguardo sul suo volto frastornato, vedendolo scuotere il capo e allontanarsi poi, borbottando qualcosa che somiglia molto ad un ‘non pensare come lei, non pensare come lei’.

 

Scambio un’occhiata con Yvonne che ride divertita. Credo che pur se fosse stata sul punto di morire, il vedere Alastor l’avrebbe fatta rinsavire in un batter d’occhio.

 

<< Meglio che vada da lui, ultimamente mi preoccupa molto la sua salute mentale. E voi… evitate di cacciarvi nei guai per la prossima ora! >>

 

Annuiamo alle parole di Teddy, come bambine che promettono di comportarsi bene, ma che non ne hanno la minima intenzione, salutandolo velocemente e incamminandoci rapide verso l’infermeria. Spalanchiamo la porta, allegre e sorridenti.

 

<< Poppy, porto un ferito! >>

 

Madame Pomfrey, intenta a rifare un letto con cura maniacale, si volta verso di noi, sospirando stancamente e con un cenno frettoloso della mano, ci invita a raggiungerla. Yvonne si stende su un lettino, lasciando che Poppy la ripulisca e evidenzi eventuali danni.

 

<< Poppy, crede che mi verranno i capelli blu? Avevo pensato che potrei cambiare colore alla mia adorabile ciocca rosa, e il blu non mi dispiacerebbe >>

 

<< Teddy Bear ne sarebbe felice! >>

 

<< Oh, si! >>

 

<< Fate silenzio! Non le verranno i capelli blu, non le capiterà niente di niente. Non ha riportato nessun danno fisico o mentale, per quanto quest’affermazione risulti bizzarra. Ah. Ed io sono Madame Pomfrey per voi! E ora andate via >>

 

Sghignazzando lasciamo l’infermeria. Yvonne è piuttosto delusa da quel che posso notare.

 

<< Accidenti! Tutte le fortune capitano a Marie! >>

 

                                                                         ***

 

Il giorno del tanto atteso ballo è arrivato. Dell’insulsa festa a me interessa davvero poco, quel che conta è che durante i festeggiamenti verranno annunciati i nomi di coloro che parteciperanno al Torneo dei Duellanti. Io sarò scelta senza dubbio, sono troppo giusta!

 

Yvonne spalanca la porta della nostra stanza, piena di indumenti sgargianti. Mi avvicino a lei per darle una mano, ma prima che possa afferrarne qualcuno, li scaraventa sul pavimento, erigendosi su di loro con fare vittorioso.

 

<< Questi sono i nostri abiti per il ballo >>

 

Sgrano gli occhi per la sorpresa, fiondandomi alla ricerca di un vestito talmente brutto da far accapponare la vellutata pelle di mia madre. Ho intenzione di scattarmi una foto ed inviargliela come regalo di compleanno.

 

<< Sono… ecco, sono… un po’ troppo…ecco, come dire… >>

 

Marie cerca le parole giuste per dire che sono orribili. Le troverà?

 

<< Mh? Oh, tranquilla! Per te ho preso altro! >>

 

Yvonne cerca qualcosa nel mucchio colorato, tirando fuori un abito completamente diverso dagli altri. E’ di un verde smeraldo, come sono gli occhi di Marie, è semplice , elegante e bellissimo. Incarna alla perfezione la personalità della Summers. Quest’ultima balza in piedi, fiondandosi su Yvy e stritolandola in un abbraccio.

 

<< Pulcino blu, credevi davvero che ti avrei permesso di andare al ballo, conciata come me e Vicky? >>

 

Scuote il capo, tirando su col naso e asciugando la lacrimuccia agli angoli degli occhi. Afferra il vestito, rimirandolo tra le mani e rivolgendo ad esso occhiate adoranti, nemmeno fosse Dylan!

 

                                                                    ***

 

Io ed Yvonne percorriamo l’ampio corridoio che ci condurrà alla Sala Grande. Marie ha accettato l’invito di un Corvonero occhialuto, per cui si è allontanata molto prima di noi. Yvy ed io invece, abbiamo deciso di andarci insieme, da perfette donne indipendenti.

 

Del resto, seppur avessimo avuto un cavaliere, il nostro abbigliamento della serata lo avrebbe fatto scappare a gambe levate. Entrambe indossiamo un abito dai colori pericolosamente sgargianti, seguendo la logica di non prediligere nessun tono in particolare. Yvonne è convinta che se ad esempio indossi solo il rosso, tutti gli altri colori potrebbero incollerirsi, quindi è il caso di indossarli tutti, ma proprio tutti.

 

E come potrei io, non essere perfettamente d’accordo con questa sua bizzarra visione?

 

I vestiti somigliano ad una sorta di tutù da danza, solo che il tulle è molto più vaporoso, tanto che non possiamo camminare troppo vicine. Ai piedi indossiamo un paio di anfibi , comodissimi aggiungerei. E per l’occasione ho legato i capelli in una coda alta, dopo averli colorati di rosa. Yvonne non ha potuto acconciarli in maniera particolare per ovvie ragioni, troppo corti per farvi qualsiasi cosa. Si è limitata ad aggiungere qualche ciocca rossa, blu e arancione a quella rosa, già presente.

 

Varcare la soglia della Sala, avvertendo le occhiatacce di tutti su di noi, è un’esperienza incredibilmente eccitante. Camminiamo tra un paio d’ochette vestite di tutto punto, ci fissano dall’alto in baso. Io ed Yvonne improvvisiamo una piroette e un inchino dinanzi a loro che, indispettite, si allontanano a passo svelto.  

 

Ci avviciniamo al tavolo delle bevande, dove scorgiamo un Dylan accigliato , accompagnato da una nuvoletta nera che minaccia pioggia sulla sua testa. Gli saltiamo addosso, aggrappandoci a lui come koala.

 

<< Per i babydoll di Morgana, mollatemi psicopatiche! >>

 

<< Dylan sei il solito musone guastafeste! >>

 

Yvonne gli rivolge una pernacchia, io uno scappellotto amichevole. Wood sbuffa, posando finalmente lo sguardo sui nostri abiti e inarcando un sopracciglio, perplesso.

 

<< Mi astengo dal commentare il vostro abbigliamento >>

 

Gli sorrido, annuendo. Seguo poi il suo sguardo, accorgendomi della presenza di Marie, poco distante da noi. E’ bellissima nel suo abito verde, lungo e perfettamente aderente al suo corpo. Non è difficile comprendere i brontolii di Dylan. Mugugna qualcosa su una morte lenta e dolorosa per quello che dovrebbe essere l’accompagnatore della Summers. Intanto Yvonne si fionda su una bottiglia di idromele, sputacchiandone poi l’intero contenuto.

 

<< Devono averlo corretto! >>

 

<< Davvero? Dammene un po’ >>

 

E’ Wood a fiondarsi sulla bevanda adesso, mentre Yvy tenta di togliergliela dalle mani. Sospiro, allontanandomi da loro e guardandomi un po’ in giro. Vedo Teddy, a pochi passi da me e a lui mi avvicino. Si volta, scrutandomi bene per poi accennare ad un sorrisino.

 

<< Non avrei immaginato un abito diverso per te! >>

 

E’ il più bel complimento che mi abbiano mai fatto! Annuisco soddisfatta, facendo qualche giravolta per farmi ammirare. Mi blocco all’istante però, quando degli schiamazzi improvvisi richiamano la nostra attenzione. Mi faccio spazio tra la folla, sgomitando e atterrando qualche ochetta del sesto anno, per arrivare al centro della pista. Lì c’è Shacklebolt steso a terra, mano sul viso e Dylan, braccio ancora teso e sguardo furente.

 

Tiro la manica del vestito di Teddy per richiamare la sua attenzione, egli si volta, palesando la mia stessa espressione incredula e perplessa. Si avvicina rapidamente ad Alastor, aiutandolo a rialzarsi, assistito dall’asina della Robbins. Mi volto istintivamente, cercando Yvonne, immobile a pochi passi da noi. Non riesco a  carpire l’espressione del viso che va via.

 

Che diavolo sta succedendo?

 

Non ho tempo di ponderare sulla situazione che Marie mi si avvicina, afferrandomi un braccio e guardandomi con occhi pregni di lacrime. Alterna lo sguardo tra me e Dylan fino a quando questi non segue l’esempio di Yvy, uscendo dalla Sala. La Summers mi trascina poco distante dalla pista da ballo, proprio quando la preside inizia a richiamare l’ordine.

 

<< Hai visto quello che è accaduto? >>

 

Le domando impaziente.

 

<< Shacklebolt è venuto al ballo con la Robbins e l’ha baciata, proprio sotto gli occhi di Yvy >>

 

Sgrano gli occhi, voltandomi velocemente verso il centro della Sala. Seduti su alcune sedie vi sono ancora Teddy e l’amico, attorniati da Jane e il suo stuolo di oche starnazzanti. Compio qualche passo verso di lui, potrei anche ucciderlo in questo preciso momento. Poi ricordo un piccolo dettaglio e ancora mi rivolgo a Marie.

 

<< E Wood? >>

 

<< Non so perché l’abbia fatto, forse voleva proteggere Yvonne in qualche modo >>

 

Lascio che un tenero sorriso si disegni sulle mie labbra, è proprio da Dylan. Vorrei pestare a sangue quel fedifrago di Alastor, ma Yvonne è più importante.

 

<< Vado a cercarla, tu occupati di Dylan >>

 

<< Ma… >>

 

Non attendo la replica della Summers, scambio un’ultima occhiata con Teddy per poi fiondarmi fuori dalla Sala Grande. Ispeziono ogni angolo del castello, di Yvonne non c’è traccia.  Ritorno al nostro dormitorio, non è nemmeno lì. Riscendo sconsolata le scale, fermandomi sull’ultimo gradino quando davanti a me vedo Lupin.

 

<< Vieni con me, se vuoi trovare Yvonne, posso aiutarti >>

 

Annuisco, seguendolo. Non ho nemmeno la forza di chiedergli in che modo intende scovarla e nemmeno protesto quando mi conduce alla sua stanza. Anche se forse dovrei dirgli che non penso sia lì. E quando lo vedo cercare qualcosa nel suo baule, finalmente comprendo.

 

La Mappa del Malandrino… perché non ci ho pensato subito?

 

E difatti è quella che afferra, rigirandosela tra le mani e puntando nuovamente la sua attenzione su di me. Mi avvicino a lui, impaziente di leggere il nome della mia migliore amica su quella vecchia pergamena, impaziente di trovarla, di starle vicino. Ma quando incrocio lo sguardo di Teddy, la sua espressione preoccupata mi fa desistere dallo sfilargliela dalle mani.

 

<< Sei sicura Victoire? Probabilmente vorrà restare sola, forse non vuole essere trovata, né da te, né da nessun altro >>

 

Sgrano ancora gli occhi, sbattendo le palpebre freneticamente su di essi. Non ho considerato l’idea di lasciarle il suo spazio, di lasciarla smaltire da sola il suo dolore. Infondo Yvonne, per quanto sia lontana dall’essere una musona sociopatica, ritrova la forza di andare avanti solo dopo aver riflettuto in solitudine, lontano da tutti, lontano da me.

 

Sospiro mestamente, accasciandomi sul letto, portando le mani a coprire il viso. Un’irrefrenabile voglia di piangere mi assale, le lacrime bruciano, desiderose di uscire, ansiose di bagnare le mie guance. E chi sono io per fermarle? Mi lascio andare al mio dolore, all’incapacità di aiutare la mia migliore amica,  all’ impotenza che mi distrugge.

 

Sento il materasso muoversi sotto di me, avverto appena la mano di Teddy sulla mia spalla e il suo respiro caldo solleticarmi una tempia. Sta abbracciandomi, sta raccogliendo la mia sofferenza, dividendola con me. Resta al mio fianco per non so quanto tempo, non parla, non cerca di giustificare il comportamento di Alastor o denigrare Yvonne. Ed io l’apprezzo.

 

Apprezzo questo silenzio che sembra avvolgere le mie membra e scaldare in qualche modo il mio cuore. E il peso che pochi minuti fa è calato su di me, sembra in qualche modo alleggerirsi. Riuscirò a sopportare qualsiasi cosa, solo se Teddy Lupin resterà al mio fianco.

 

                                                                   ***

 

Quando riapro gli occhi, è notte fonda. Mi volto lentamente, accanto a me c’è Teddy, dorme profondamente. Abbasso lo sguardo, la sua mano stringe la mia, le nostre dita sono intrecciate. Mi soffermo a guardarle, un innaturale senso di tenerezza mi avvolge e pigramente sorrido.

 

Ma un pensiero si fa spazio nella mia testa e quel pensiero non può essere accantonato. Mi rialzo, attenta a fare il minimo rumore e una volta in piedi mi chino su di lui. Poso le mie labbra sulla sua guancia liscia, è un bacio lieve, appena accennato.

 

Con mia stessa incredulità, riesco ad uscire dalla stanza silenziosamente. Lo guardo un’ultima volta, sorridendo ancora alla sua figura addormentata e poi richiudo la porta alle mie spalle. Percorro il buio corridoio, fino ad arrivare alla camera che divido con Marie ed Yvonne.

 

Yvonne…

 

Vi entro e il mio sguardo vaga, fino a soffermarsi sulla Summers, seduta sul bordo del letto. E poi riesco finalmente a vedere Yvonne. E’rannicchiata sul suo giaciglio e solo ora, tendendo l’orecchio, riesco a sentire chiari i suoi singhiozzi. Prendo una mano di Marie e insieme ci avviciniamo ad Yvy. Ci stendiamo accanto a lei, stringendola a noi. E’ così che ci addormentiamo, una accanto all’altra, afferrando quel dolore che spero con tutta me stessa possa alleggerirsi… in un modo o nell’altro.

 

 

 

 

 

 

 

Uh! Un capitolo più breve, ma non ricco di avvenimenti! xD

Non c’è molto da dire, in effetti. Voglio solo consigliarvi di leggere il punto di vista di Dylan ed Yvonne, pubblicato questa sera stessa. ;)

Vi abbraccio! :*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** I pulcini crescono, tacchi alti e domande inopportune ***


                                                                                                           9



9. I pulcini crescono, tacchi alti e domande inopportune

 

La felicità è qualcosa di labile, un momento è tua, la stringi forte tra le mani e l’attimo dopo la senti scivolare tra le dita, impossibile da trattenere. Si burla di te, in un gioco che sembra divertire solo lei, e tu ti ritrovi con un pugno di mosche.

 

 Bhè, a volte nemmeno quelle!

 

E l’amore è anche peggio. Non ho la presunzione di sapere quali emozioni albergano nell’animo di Yvonne, né ho il coraggio di chiederglielo. Ho sentito il cuore graffiarsi ad ogni suo singhiozzo, ho pianto con lei tutta la notte, e avrei voluto che le luci dell’alba avessero cancellato ogni traccia del suo dolore.

 

La osservo mentre indossa i suoi jeans bucati, le sue converse malridotte e una maglietta delle Sorelle Stravagherie tutta stropicciata. Afferra il cappotto grigio, e la sciarpa rossa da legare al collo. Nel decolorare i capelli dalle ciocche multicolore, fatte la sera prima, ha cancellato anche quella rosa, quella che sempre spiccava tra il biondo della sua chioma corta.

 

E’ come se non fosse più lei.

 

<< Andiamo? >>

 

Annuisco, e con Marie lasciamo la nostra stanza, in ritardo per la colazione, ma in tempo per incamminarci alla stazione e salire sul treno che ci condurrà a casa. La Summers la osserva come se dovesse crollare da un momento all’altro, è dietro di lei pronta a sorreggerla. E io sono dietro Marie, nel caso cadessero entrambe.

 

Poiché non c’è fine al peggio e dal momento che la sfiga ha deciso di romperci i cosiddetti, giunte in Sala Comune, ci ritroviamo ad assistere ad una scenetta che definire vomitevole sarebbe un eufemismo. Shacklebolt è seduto sul bracciolo di una poltrona, davanti a lui una Jane Robbins ride felice, come un’oca starnazzante.

 

Yvonne da quel che vedo è decisa ad ignorarli e proseguire, ma come mi aspettavo, l’asina si accorge di noi e apre la sua spelonca per illuminarci con una delle sue boiate.

 

<< MacDonald, dormito bene? >>

 

<< Non molto in effetti, ho avuto incubi per l’intera notte. Li ricollego a qualche scena disgustosa di ieri sera >>

 

<< Qualcuna in particolare? >>

 

<< Devo averla rimossa >>

 

Il tono freddo di Yvonne impressiona anche me. Ho sempre pensato a lei con il sorriso sulle labbra, ho sempre sentito il suo calore, ogni qualvolta le sono stata vicina. Adesso vedo solo un viso pallido e due occhi gonfi, nient’altro traspare da quelle pozze scure.

 

<< Credo di sapere a quale scena ti riferisci e posso rinfrescarti la memoria, se serve >>

 

E poi accade l’irrimediabile. La Robbins si fionda su Al, iniziando a mangiargli letteralmente la faccia, sotto il nostro sguardo inorridito. Yvy apparentemente impassibile, attraversa il ritratto della Signora Grassa, uscendo dalla Sala Comune.

 

Sento le mani prudermi tanta è la voglia di riempire di pugni quell’oca e il suo consorte e poi sento i miei pensieri prendere forma, ma non è dalla mia bocca che escono. Sto ancora boccheggiando quando è Marie a parlare.

 

<< Shacklebolt sei proprio uno stronzo! E in questo senso è vero, voi due siete davvero fatti l’uno per l’altra >>

 

Non sono la sola a spostare l’attenzione sulla Summers, guardandola come se la vedessi per la prima volta. Alastor e Jane la fissano sbalorditi, prima che la stanza si riempia della mia risata sguaiata. Poso un braccio sulle spalle del piccolo pulcino, incamminandomi con lei fuori dalla Sala.

 

E’ la prima volta che sento insulti gratuiti uscire dalle sue labbra e non sono mai stata così orgogliosa di qualcuno in vita mia. Una volta fuori, l’abbraccio di slancio, continuando a ridere insieme a lei che è ancora rossa in viso per la vergogna e la rabbia.

 

E’ così, piccole donne crescono!

 

                                                                         ***

 

Riuscire ad accaparrarsi uno scompartimento libero è cosa assai difficile per qualsiasi studente di Hogwarts. Non per me che ottengo tutto ciò che voglio con un solo sguardo. No, per il dolore di mia madre, non è ammaliando che ci riesco, ma è dopo aver ringhiato e spaventato qualcuno che posso godermi la tranquillità di un posto vuoto.

 

Poco dopo che l’Espresso è partito dall’affollata stazione, la testa di ricci arruffati di Dylan fa capolinea nel nostro scomparto. Con la coda dell’occhio vedo chiaramente l’irrigidimento di Marie e il suo volto assumere parecchie tonalità di rosso. Io ed Yvonne ci limitiamo ad un saluto col capo.

 

<< Posso sedermi con voi? Sono tutti pieni e… >>

 

<< Non hai certo bisogno di una scusa per restare qui con Marie! Posa il tuo deretano su quel sedile e amoreggiate in silenzio >>

 

Wood rimane spiazzato dalle parole di Yvonne, così come lo sono io, inutile parlare della faccia della Summers, che ha appena preso fuoco. Il capitano resta impalato per qualche secondo, prima di chiudersi la porta alle spalle e sedersi, finalmente. Yvy gli strizza l’occhio, per poi tornare alla sua contemplazione solitaria del paesaggio che scorre veloce fuori dal finestrino.

 

<< Mi sono persa qualcosa? >>

 

<< Ecco, no… si… cioè… >>

 

Se aspetto di sapere qualcosa da Dylan, morirò vecchia e ignorante. Marie continua a tenere la testa bassa e torturare le dita, mentre Yvonne sorride, sospirando.

 

<< Ieri sera un cuore si è spezzato e un altro risanato. E voi siete due idioti ad aver voluto tenere nascosta la cosa solo per la vicenda di Shacklebolt. Non sono così orribile da non gioire della vostra felicità solo perché io non lo sono, al momento >>

 

Boccheggio, sbattendo più volte le palpebre e alternando lo sguardo da pesce lesso sui tre.  Marie ha rialzato gli occhi su Yvy, e Merlino temo che possa allagare lo scompartimento da un momento all’altro. Dylan sorride appena, e contro ogni aspettativa, prende la mano del pulcino tra la sua, stringendola come se volesse rimarcare il concetto.

 

<< Ma porca miseriaccia, perché sono sempre l’ultima a sapere le cose? >>

 

<< Perché vivi sulle nuvole Vicky, intenta a lanciare bolidi a chiunque! >>

 

Do una gomitata ad Yvonne che ride con me, resto a fissarla per qualche secondo, come pietrificata. Questa mattina avrei dato qualsiasi cosa per vederla sorridere di nuovo, ma ripensandoci non è una risata priva di allegria che desidero. Voglio la vecchia Yvonne, la mia copia sputata, la mia migliore amica, il sole che riempie lei mie giornate.

 

Ma più di ogni altra cosa, voglio spaccare la faccia di Shackl…bello!

 

<< A proposito di ieri… >>

 

Dylan tossicchia, richiamando la nostra attenzione. Sposto lo sguardo su di lui, inarcando un sopracciglio. Cos’altro vorrà rivelarci? Un altro amore inconfessabile? Spero sia tra lui e la McGranitt.

 

<< Siamo andati tutti via dal ballo molto prima che terminasse e molto prima che venisse fatto l’annuncio da voi tanto atteso >>

 

Yvonne si volta rapidamente verso di lui. Ho sentito qualche osso del suo collo scricchiolare o sbaglio? Insieme lo fissiamo ansiose. Mi ero completamente dimenticata del Torneo.

 

<< E nemmeno stamattina avrete fatto caso alla bacheca… >>

 

<< Cazzo Dylan, vuoi parlare? >>

 

<< Siete entrambe state scelte… e anche Teddy e  Shecklebolt >>

 

E stavolta, quando mi volto verso Yvonne per gioire con lei, scorgo un po’ di quel sole che era per me, un piccolo sorriso, ma vero ad increspare le sue labbra. Può riuscirci, insieme a me, a Wood e Marie, può riuscire ad essere ancora felice.

 

                                                                      ***

 

Mi trascino giù dall’Espresso col mio enorme baule, è strapieno di cianfrusaglie più che di abiti. Non che la mia cara mamma non abbia pensato di infilarceli alla mia partenza, ma da brava ragazza quale sono, ne ho dati la maggior parte ai maghi barboni in giro per Hogsmeade.

 

Dispenso la bellezza tra le persone, visto che io ne faccio volentieri a meno!

 

Intravedo la testa rossa di mio padre a parecchia distanza e veloce mio fiondo su di lui. Abituato alla mia irruenza, mi accoglie preparato tra le sue braccia, evitando di ricadere all’indietro come qualsiasi altra persona, in seguito ad uno dei miei abbracci.

 

<< Mi è mancato il mio maschiaccio! >>

 

Non ho bisogno di guardarmi intorno per scorgere la figura di mia madre. So, dalle parole di papà, che lei non è qui. Non mi avrebbe mai definito un maschiaccio davanti a lei, nemmeno se fosse a metri di distanza, in qualche modo sarebbe riuscita a sentirlo.

 

<< E a me il mio papà lentigginoso! >>

 

Mi sorride, scompigliandomi i capelli e afferrando il mio baule. Si guarda intorno, prima di rivolgersi ancora a me.

 

<< Le tue amiche? >>

 

<< Oh, le ho salutate prima. Andavano entrambe di fretta >>

 

< E Teddy? >>

 

Scrollo le spalle, allargando le braccia. Non è che io e lui viviamo in simbiosi, non posso sapere sempre dov’è, non posso stargli sempre appiccicata e ora che ci penso, posso smetterla con questi vaneggiamenti mentali e trascinare via mio padre. Non vedo l’ora di tornare a casa e subirmi uno degli acclamati soliloqui di mia madre.

 

Sono queste le gioie della vita!

 

                                                                       ***

 

A volte la prevedibilità è qualcosa di confortevole. Rientrare a casa e ricevere lo stesso trattamento che mi aspettavo è in un certo senso piacevole. Mi crogiolo nella mia dolce routine.

 

Mia madre, dopo il delicato abbraccio, ha iniziato il suo monologo su quanto fossi sciatta e su quanto odiasse le mie scarpe logore e tutto il resto. Non ha tralasciato nulla, è passata dai capelli in disordine e sciupati all’unghia del piede colorata di azzurro.

 

Infervorandosi maggiormente nel palesare il suo disappunto sulle foto che le ho mandato un mesetto fa. Ritraevano delle vecchie streghe con indosso alcuni dei suoi abiti più belli. Io che mi sforzo di essere solidale e non vengo minimamente apprezzata!

 

Dominique si è limitata ad un saluto educato, flemmatica e tranquilla già ad otto anni. Alla sua età inciampavo su ogni superficie piana e rotolavo nel fango solo per colorarmi i capelli di nero. Lei invece si è lasciata manipolare e ho scorto in lei i primi segni di fleurerite.

 

Louis, che ne ha quasi sette, è corso da me abbracciandomi e stritolandomi con le sue braccine magre. Adoro il sorriso del mio fratellino, il suono cristallino di quella risata innocente. Il sangue Veela, come per me, deve aver intaccato poco la sua persona e di questo sono grata. I geni Delacour devono essere finiti quasi tutti in Dom, per sua fortuna o sfortuna, che dir si voglia.

 

 

Ma il benvenuto più caloroso è senza ombra di dubbio quello dei Weasley al completo. La Tana è la mia seconda casa, ed è probabilmente il luogo che preferisco al mondo. Nemmeno Hogwarts regge il confronto. Il calore che si percepisce in ogni singolo anfratto di quella casa riesce a penetrarti sin dentro le ossa, avvolgendoti in una sensazione di benessere indescrivibile.

 

Adoro i miei nonni, che sebbene anziani e con qualche acciacco, rimangono arzilli e vivaci. Nonna Molly mi riempie lo stomaco con ogni genere di pietanza e nemmeno le occhiatacce di mia madre fermano il suo intento di ingrassare i nipoti quasi fossero maialini.

 

Nonno Arthur invece, riempie la mia testa con discorsi sulle diavolerie babbane e pur non capendoci quasi nulla, adoro ascoltarlo. Resterei accovacciata ai piedi della sua poltrona per ore, cullata dal suono della sua voce.

 

Amo i miei zii, uno ad uno. Persino zio Percy ha un posticino speciale nel mio cuore, nonostante i suoi mille e più rimproveri sul mio essere negligente e prendere ad esempio i modelli sbagliati. Lascio che si sfoghi solo per ridere sotto i baffi delle smorfie che zio George fa dietro le sue spalle.

 

E’ una famiglia enorme, chiassosa e invadente, ma è questo che la rende speciale. Così unica, così irrinunciabile. Persino mia madre è legata, a modo suo, ad ognuno di loro. I Weasley hanno il potere di arrivarti diritto al cuore e di impossessarsene per non lasciarlo più andare. E sono fiera di essere una di loro, più che una Grifondoro.

 

                                                                    ***

 

Nonostante le mie proteste, al pranzo di Natale ho dovuto accontentare mia madre nel lasciarmi vestire da lei. Ha blaterato qualcosa su quanto glielo dovessi, visti i miei voti appena accettabili e la vendita dei suoi costosi abiti. All’occhiata esasperata di mio padre e scocciata di Dominique, ho dovuto accettare.

 

E così ora sono ancora nel giardino della Tana, temporeggiando prima di entrare e lasciarmi ammirare nei miei pantaloni stretti, poiché sull’indossare una gonna sono stata irremovibile, sulla mia camicia linda e pinta e sui miei tacchi alti. In realtà, non è solo il pensiero che tutti possano deridermi a vedermi conciata così, che ancora non ho messo piede in casa. Ciò che me lo impedisce è qualche problema tecnico legato al non saper camminare su quei trampoli. In effetti potrei inciampare nel fango e rotolarmici per qualche minuto, così da dover essere costretta ad infilare uno dei maglioni di nonna Molly.

 

Preferirei tutto e dico tutto, piuttosto che questi abiti succinti e scomodi!

 

Traballo sui tacchi, passetto dopo passetto, prima di rialzare lo sguardo su qualcuno che, divertito, mi fissa, poggiato al muro dell’abitazione. Teddy scuote il capo, avvicinandosi a me e squadrandomi da capo a piedi. Ancora non parla, probabilmente troppo scioccato dal vedere i miei capelli puliti e ordinati.

 

<< Serve una mano? >>

 

Sgrano gli occhi, e la mia espressione raggiante e parecchio imbambolata deve divertirlo più dei miei tentativi di camminare in linea retta, evitando di avere un incontro ravvicinato col suolo. Annuisco, sorridendogli e prendendo la sua mano. E’ con naturalezza che intreccio le mie dita alle sue, con disinvoltura che cammino al suo fianco, mano nella mano come se fosse la cosa più normale a questo mondo.

 

E mi sento sicura accanto a lui, nemmeno penso più ai trampoli che ho ai piedi, semplicemente mi muovo con lui, accanto a lui. Ed è bello, è rassicurante averlo al mio fianco ogni volta che ne ho bisogno. Che si tratti di una spalla su cui piangere, un consiglio, o un braccio su cui appoggiarmi per evitare di spiattellare il mio sedere a terra.

 

 

Di straordinariamente prevedibile c’è anche il pranzo a casa dei nonni. La tavola imbandita delle più succulente e abbondanti pietanze,  zio Ron che quasi soffoca col pasticcio e zia Hermione che gli batte una mano sulla schiena, fulminandolo di occhiatacce. Zia Ginny che rimprovera James di non appellare il povero Albus col suo secondo nome e zio Harry che sbadiglia ad ogni parola uscita dalle labbra di zio Percy. Quest’ultimo bombardato dalle caccobombe di zio George, gesto accompagnato dalle risate generali e le urla di nonna.

 

Amo il caos che ci circonda, come amo la tranquillità che ne segue. Intontiti dal cibo e insonnoliti dall’ora pomeridiana, alcuni siedono in uno stato comatoso sui divani e poltrone del salotto. Osservo ad uno ad uno i miei piccoli gioielli, i miei cugini, così diversi tra di loro.

 

James, Fred e Molly, tutti dell’età di nove anni, sono seduti sul tappeto accanto al camino. Complottano tra di loro, pensando senza ombra di dubbio alla prossima marachella da fare, devo ricordarmi di dargli qualche consiglio in merito. Rose e Albus sfogliano uno dei libri di zia Hermione, ficcandoci il naso dentro e annusando le pagine quasi fosse il più bello tra tutti i profumi al mondo.

 

Roxanne e Dominique chiacchierano, o meglio è la prima a parlare alla velocità della luce. Mia sorella si limita ad annuire di tanto in tanto e guardarsi le unghie con aria annoiata, prima di sobbalzare ad un finto ragno che il piccolo Jamie le ha messo sulla testa. Seguono le sue urla isteriche e le risatine di Hugo, Louis e Lucy. Sposto lo sguardo su Lily che, seduta ai miei piedi, gambe incrociate e sorrisetto furbo, mi fissa sorridente, prima di aprire la sua boccuccia e inculcarmi la voglia di prenderla a calci.

 

<< Voi due siete fidanzati? >>

 

Indica me e Teddy, seduto al mio fianco. Avverto chiaramente il viso ribollirmi e spero di non essere arrossita, ma a giudicare dall’espressione compiaciuta della piccola impicciona, devo somigliare ad un peperone. Con la coda dell’occhio guardo Lupin, che sembra tranquillo e per nulla sorpreso.

 

<< Ecco, noi… non è che… >>

 

<< Siamo molto amici, io e Victoire >>

 

<< Prima camminavate mano nella mano >>

 

<< Bhè, si… ma in realtà… cioè… >>

 

<< Le ho dato una mano per arrivare sana e salva alla porta di casa, senza inciampare nei suoi stessi piedi >>

 

<< Vi siete mai baciati? >>

 

<< Co…cos… >>

 

<< Sono i fidanzati a baciarsi, Lily. Io e Victoire siamo amici, come ti ho già detto >>

 

Lily continua a porre domande inopportune, Teddy continua a risponderle con aria tranquilla e divertita ed io continuo a balbettare parole sconnesse e senza senso.

 

Vi siete mai baciati?

 

Non ho più avuto modo di pensare a quella sera, non mi sono più soffermata a riflettere sulla ragione che lo spinse a posare le sue labbra sulle mie, con urgenza e impulsività. Né a quanto fui stupida nel decidere di obliviarlo. Immagino che continuerò a rimanere nell’ignoranza e questo è snervante.

 

Ma ciò che più fa male è che, insieme a quel ricordo, sembra che io gli abbia cancellato anche il sentimento che lo ha spinto a baciarmi. Perché non riesco a credere che lo abbia fatto senza provare nulla, solo per sfogarsi, solo per divertimento. Teddy non è così, lui ci tiene a me, mi vuole bene.

 

O forse sono solo io a volermene convincere?

 

Scuoto la testa, scacciando quei nefasti pensieri e accorgendomi, solo ora, che Lily non è più con noi e che Teddy mi fissa con aria interrogativa.

 

<< Oh, ah… ciao! >>

 

Mi sorride, e senza una ragione particolare, sento il viso andare in fiamme. Passo troppo tempo con Marie, maledizione! E anche con Yvonne se sparo queste cavolate!

 

<< Finito l’interrogatorio? >>

 

<< Già. A proposito, grazie per avermi aiutato! >>

 

<< Sembrava che te la cavassi benissimo da solo. Eri molto convinto e disinvolto nell’escludere un coinvolgimento sentimentale con la sottoscritta >>

 

Chiudo immediatamente la mia boccaccia, mordendomi le labbra fino a farmi male e maledicendo la mia linguaccia. Teddy mi rivolge un’occhiata strana, come stordito dal brusco cambio di rotta che la conversazione ha preso. Apre la bocca per dire qualcosa, ma nuovamente lo zittisco.

 

<< Vado a strafogarmi di dolci! >>

 

Balzo in piedi, correndo in cucina coi suoi occhi ancora puntai addosso. Perché l’ho fatto? Abbiate pietà di me, sono nata cretina!

 

 

 

 

 

 

Credo sia chiaro che adoro i Weasley, mi piace descrivere le loro riunioni familiari e chi ha letto qualche mia storia passata, lo sa! xD

Victoire è da questo punto di vista molto Weasley… chiassosa, invadente e… cretina, si! :D

Marie e Dylan stanno insieme, si! Finalmente dirà qualcuno! xD

Se volete saperne di più su Yvonne, invece… vi consiglio di leggere ‘Another p.o.v.’ in cui pubblicherò il suo punto di vista.

Ho aggiornato un po’ in ritardo e sempre sotto le minacce della Barbona! xD

 

 

 

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Capitolo 11
*** Cibi macrobiotici, principesse e geni lupo ***


                                                                                                           10



                          A BarbonaGirl che tra poco compie 18 anni!                                                                                                                                                        

                                                                                                                       

                                                                                                                                                             

10.  Cibi macrobiotici, principesse e geni lupo

 

Il buongiorno si vede dal mattino, dicono i babbani e mai come ora, sono pienamente d’accordo con loro. Solitamente sono una persona pimpante, non ho bisogno di una dose massiccia di caffeina per svegliare i miei neuroni, come succede ad Yvonne. Mi basta riaprire gli occhi e inizio da subito a rompere le pluffe a chi mi sta intorno. Ma svegliarsi a Villa Conchiglia non è come farlo ad Hogwarts.

 

Innanzitutto non è la mia adorabile sveglia a forma di maialino a destarmi dal mio sonno tranquillo, ma le urla della mia dolce sorellina minore che, rovistando l’intero armadio, ritiene necessario mettere al corrente l’intera casa di non avere abiti adatti alla sua meravigliosa figura.

 

E quando arrivo alla conclusione che di dormire ancora non se ne parla, riscendo le scale, assonnata e imbacuccata nel mio pigiama multicolore che mi ha madre ha gentilmente definito un pugno in un occhio. Mi crogiolo nella speranza che, sebbene il risveglio sia stato decisamente traumatico, ora possa deliziarmi, strafogandomi con una colazione abbondante.

 

Ma quando i miei occhi si posano sul tavolo in cucina, su cui fanno bella mostra solo yogurt, cereali macrobiotici ed altre schifezze salutari, lo sconforto mi assale.

 

<< Dove sono i miei pancakes ricoperti di burro fuso, sciroppo d’acero e marmellata? E le mie uova, il mio bacon? >>

 

Reclamo giustamente una colazione degna di essere chiamata tale, lanciando un’occhiataccia alla mia adorabile sorellina che, alla mia richiesta, ha storto il naso, mimando un conato di vomito.

 

<< Bonjour chèrie! Dormito bene? >>

 

<< Non cambiare discorso, madre! Dove sono le mie salsicce? >>

 

Alzo un dito in cielo, dando un’aria solenne alla mia domanda. Fleur mi fissa come se mi stessero spuntando peli ovunque, con sguardo inorridito ed espressione sconcertata.

 

<< Non essoere sciocca Victoire, siediti e mangia senza fare storie >>

 

Grugnisco, accasciandomi rumorosamente sulla sedia, e dado un pizzicotto a Dominique, perché mi andava. Naturalmente la fedifraga non ha le palle per vedersela solo con me ed inizia a frignare.

 

<< Maman! Victoire mi ha dato un pizzicotto! >>

 

<< Victoire! >>

 

<< Bhè, lei ha respirato! >>

 

I geni Veela in mia madre fanno bene il loro sporco lavoro.  Me ne accorgo in particolar modo quando è arrabbiata. Mi aspetto da un momento all’altro che si trasformi in una creatura orrenda, con la testa d’uccello, dal becco adunco e delle ali squamose, lanciando palle di fuoco dalle mani.

 

Che sballo!

 

<< Come stanno le mie principesse? >>

 

<< Ehi! >>

 

<< Ehi! >>

 

Mio padre ci raggiunge, seguito da un allegro e trotterellante Louis. Alla sua esclamazione, sia io che il mio fratellino, reclamiamo. Lui perché maschio, io perché sono tutto fuorchè una principessa.

 

<< Oh, scusate! Campione, maschiaccio! >>

 

Così va meglio! Sorrido al mio papà e con Louis annuisco, approvando i suoi nuovi e più azzeccati  appellativi. La mamma e Dominique arricciano il naso nello stesso momento e un senso di terrore mi assale. Dovrò sopportare non una, ma ben due Fleur con pericolosi geni Veela. Papà sembra leggere il mio timore, perché posa una mano sulla mia, increspando le labbra in un mesto sorriso, passandomi sotto mano pezzettini della sua bistecca al sangue. Li divoro senza tante cerimonie.

 

Altro che geni Veela, io ho geni da lupo!

 

                                                                       ***

 

Dopo una semi abbondante colazione, le occhiatacce di mia madre sul nido di civette che cresce sulla mia testa, e i pareri di Dominique sulla mia inesistente femminilità, mi ritrovo ad attendere con impazienza che il mio zietto, il salvatore del mondo magico e blabla, mi venga a prendere. Farò da baby sitter alla sua prole.

 

Quando si materializza dinanzi casa, salto dai gradini su cui ero appollaiata, andandogli incontro e alzando una mano.

 

<< Ehi saetta, batti il cinque! >>

 

Un po’ imbarazzato, ma profondamente rassegnato ai miei strambi nomignoli o modi di fare, batte la mano contro la mia, sorridendomi.

 

<< Pronta? I ragazzi ti aspettano con impazienza >>

 

Annuisco raggiante, aggrappandomi a lui, pronta per lasciarmi smaterializzare da Villa Conchiglia. E in un attimo ci ritroviamo nel giardino sul retro della villetta dei Potter. Resto ancora qualche secondo attaccata allo zio, la bistecca sta facendo su e giù nel mio stomaco. Quando finalmente mollo la presa, Saetta mi sorride, posandomi una mano sulla spalla.

 

<< Entra pure, io devo tornare a lavoro. Ho delle scartoffie da sistemare >>

 

Zio Harry e il suo noioso lavoro d’ufficio. Di questi tempi è costretto a restarsene col culo incollato alla sedia, piuttosto che rompere i cosiddetti al mago oscuro di turno. Situazione che non dispiace per niente a sua moglie o zia Hermione, un po’ meno a lui e zio Ron.

 

Dopo averlo salutato con un’amichevole spallata, mi fiondo in casa, pretendendo l’attenzione dei suoi abitanti che non tarda ad arrivare. Albus e Lily mi accerchiano, abbracciandomi e saltellandomi intorno.

 

<< Mostriciattolo rosso! >>

 

Mi rivolgo naturalmente alla più piccola che storce il nasino, mentre le gote paffute si colorano di un tenue rosa. Posa le mani sui fianchi, in una posizione che mi ricorda tremendamente nonna Molly, e con la sua vocina stridula mi risponde per le rime.

 

<< Non sono un mostriciattolo io! Sono una principessa! >>

 

<< Che? Un’altra? Cos’è quest’assurda fissazione di famiglia? >>

 

Mi rivolge uno sguardo spaesato, tranquillizzandosi all’istante, quasi non avesse strillato sino ad un attimo prima. Albus intanto afferra un lembo del mio cappotto, a corto di attenzioni.

 

<< Oh, Severus! >>

 

<< Non mi chiamo Severus! >>

 

<< No? Sei Percival? Wulfric? Brian? >>

 

Adoro farli infervorare, cosa che, conoscendo ogni loro punto debole, mi riesce piuttosto bene. Difatti il piccoletto agita le manine, gonfiando le guance mentre gli occhi, di quel verde meraviglioso, luccicano di indignazione.

 

<< Sono Al! Solo Al! >>

 

Sbotto in una risata sguaiata, battendogli una mano sulle spalle magre e rischiando di farlo cadere faccia a terra. Intanto la piccola Lily si è unita a me, sghignazzando senza ritegno e non posso non pensare a quanto sia, in questo istante, lontana dall’essere una principessa. Asciugo le lacrime agli angoli degli occhi, guardandomi intorno.

 

<< E Jamie? Voglio insegnargli qualche scherzetto da rifilare ad una vecchia McGranitt o un rimbambito Vitiuos, così sarà pronto l’anno prossimo! >>

 

<< Anche a me, anche a me! >>

 

I due piccoli Potter zampettano allegri, desiderosi di essere illuminati dalla mia geniale mente.

 

<< Lo farò Lily! Ma solo se prometti di diventare come me e non una principessa >>

 

<< No? >>

 

<< No! Le principesse sono noiose, rompipluffe e… >>

 

<< Non iniziare a forviarla sin da ora >>

 

Mi volto, quando la voce di Teddy e la sua delicata manata sulla testa, mi distraggono dal mio altruistico intento di salvare la mia povera cuginetta da un destino orribile. Mi sorride, prima che James lo spinga lontano da me per correre ad abbracciarmi.

 

<< Vicky, Vicky!  Giochiamo a lanciare le palle di neve ad Al e Lily come l’ultima volta? >>

 

<< Cert… ehm >>

 

All’occhiataccia di rimprovero di Teddy, tossicchio, schiarendomi la voce non finta noncuranza. Poso la mano sulla spalla di Jamie, stringendola appena e sperando che chiuda la sua maledettissima boccaccia da quasi undicenne.

 

<< Non ricordo di aver mai preso a palle di neve i miei piccoli cuginetti, Jamie >>

 

<< Certo che l’hai fat… tgho >>

 

Gli tappo la bocca, stringendomelo in un abbraccio stritolante e beccandomi gli sguardi perplessi dei suoi fratelli e quelli divertiti e rassegnati della mia Fatina Turchina.

 

<< Su, mettete il cappotto, andiamo fuori a giocare con la neve… senza farci male >>

 

Perché sottolinea le ultime parole con un punta di rimprovero e occhiataccia eloquente verso la sottoscritta? Non ce l’avrà con me, vero? Mica ho cinque anni !

 

<< Siii ! Andiamo piccoli, vi farò un pupazzo di neve enorme! >>

 

Saltello da un piede all’altro, rischiando di inciampare e ritrovarmi ad avere l’ennesimo incontro ravvicinato col pavimento. Poso lo sguardo sulla piccola Lily che alza gli occhi al cielo, sospirando.

 

<< Non lo so mica se voglio diventare come te, Vicky! >>

 

                                                                       ***

 

Ammiro con sguardo compiaciuto la mia creazione di neve, a tutto somiglia fuorchè ad un pupazzo. Teddy mi si avvicina, mentre le tre piccole pesti si rincorrono, ruzzolando a faccia in giù più volte di quanto sia consentito.

 

<< Hai un senso estetico che… no, in effetti tu non hai senso estetico! >>

 

<< Dici? >>

 

<< E quelli cosa sono? >>

 

<< Uhm, capelli! >>

 

<< Capelli su un pupazzo di neve? >>

 

<< In realtà è Fleur >>

 

Apre la bocca per replicare all’affermazione che probabilmente l’ha sconvolto. Sposta lo sguardo da me al pupazzo/Fleur, grattandosi la nuca e sospirando.

 

<< Avrei dovuto immaginarlo quando hai preso in prestito una delle borsette di Lily >>

 

Annuisco, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo realizzare una copia di mia madre con la neve. E prima che possa dire altro, palle di neve lanciate dai piccoli Potter, ci colpiscono. E’ guerra. Ne prendo una manciata enorme tra le mani, lanciandone a destra e a manca come una pazza. Stranamente Teddy si unisce alla battaglia, così finiamo per azzuffarci e rincorrerci, fin quando, ovviamente, non inciampo nei miei stessi piedi.

 

Ma qualcosa mi impedisce di finire con la faccia spiaccicata sul cumulo di neve, o meglio, qualcuno. E’ su Teddy che sono caduta, e ora, a pochi centimetri dal suo viso, avverto tutto tranne che il freddo pungente di dicembre.

 

<< Stai bene? Sei tutta rossa >>

 

<< Eh? >>

 

Mi allontano bruscamente da lui, spiaccicando il mio sederino a terra. Porto le mani al viso, sfregandolo e balbettando qualcosa di poco comprensibile prima di far uscire dalle mie labbra una frase di senso compiuto.

 

<< E’ per il freddo! Ho le guance arrossate per il freddo! >>

 

Si rimette seduto, poggiando le braccia sulle ginocchia e fissandomi con un’espressione assorta. Lancia un’occhiata ai ragazzi, poco distanti, prima di prestarmi nuovamente attenzione.

 

<< Sei strana >>

 

Sembra rimuginare sulle parole appena pronunciate, abbandonandosi ad un sorrisetto divertito.

 

<< Si, più del solito insomma >>

 

Lo fisso e probabilmente la mia faccia deve somigliare molto ad un pesce rosso o qualcosa di simile. Quando mi rendo conto di star boccheggiando, chiudo immediatamente la bocca, schiarendomi la gola e distogliendo lo sguardo da quegli occhi che vogliono scrutarmi.

 

<< Sei… diversa >>

 

Ovvio che lo sono, mi hai baciato e poi hai rimosso ogni cosa, stronzo!

 

E non importa che sia stata io a permetterlo, questi sono dettagli insignificanti. Mi sento costantemente in imbarazzo quando gli sono così vicina perché io so.

 

Per fortuna o sfortuna, che dir si voglia, l’arrivo di una palla di neve, dritta contro la mia faccia, mi impedisce di replicare ai dubbi di Teddy. E impegnata nel’evitarlo e nell’accoppare James, trascorrono le due ore successive. Zia Ginny ci trova infreddoliti e pieni di neve anche nelle mutande. Così dopo una tazza bollente di cioccolata, o meglio dopo tre bollenti tazze di cioccolata, sono pronta per far ritorno dalla mia cara maman.

 

<< Teddy, materializzi tu Vicky a villa Conchiglia? >>

 

<< Ma, veramente… >>

 

<< Certo, Ginny. Andiamo? >>

 

Mio malgrado annuisco e temporeggio nell’avvicinarmi a lui. Così è Lupin che mi prende una mano, stringendola tra la sua, pronti a lasciare casa Potter. In un attimo siamo sulla spiaggia che si estende per miglia e miglia nei pressi di Villa Conchiglia. Mi stringo nel cappotto, avvolgendo la sciarpa rosso e oro al mio collo, incamminandomi verso casa con lui al mio fianco.

 

Con la coda dell’occhio lo vedo sorridere e scuotere la testa. Mi fermo, alzando un sopracciglio e fissandolo con aria incuriosita.

 

<< Cosa c’è? >>

 

<< Ricordi… >>

 

Continuo a non capire e lo seguo in quei pochi passi che ancora compie, prima di fermarsi in un punto preciso ed indicare una porzione di spiaggia.

 

<< Qui è dove sei caduta nel tentativo di imitare un gambero e camminare all’indietro, slogandoti una caviglia >>

 

Inevitabilmente sorrido ai ricordi che via via prendono forma anche nella mia mente. Cammina ancora, fermandosi in prossimità di uno scoglio.

 

<< Qui invece è da dove ti sei lanciata, rompendoti un braccio. Lì dove hai cercato di affogare Dominique. Più in là è dove hai cercato di tingerti i capelli con l’inchiostro di una seppia e… >>

 

<< Va bene, va bene! Lo so, ero un disastro >>

 

Sbuffo, incrociando le braccia e riprendendo la mia marcia verso casa. Non ho mai avuto problemi a mostrarmi per quella che sono, goffa e strana, ma non posso negare che, ora, le sue parole mi fanno sentire terribilmente sciocca e vulnerabile.

 

Avverto i suoi passi e in un attimo è di nuovo accanto a me.

E’ sempre accanto a me.

 

<< Non intendevo dire questo. Sai bene che non ti ho mai reputata un disastro e mai lo farò. Eri… sei… adorabile >>

 

Mi fermo, rialzando il capo per fissare i miei occhi nei suoi. Non sono mai stata brava nell’afferrare il cosiddetto momento giusto, l’attimo in cui puoi far accadere ciò che più ti preme fare. E quello che desidero in questo istante è parlargli di quel bacio. Spiegargli le ragioni che mi hanno spinta a cancellarlo dalla sua memoria, le ragioni che mi hanno portata ad una scelta così drastica.

 

Paura del cambiamento, terrore che niente sarebbe stato come prima. Ma quel giorno non mi ero resa conto che col mio gesto non avrei rimosso quel ricordo dalla mia mente e dal mio cuore e che quindi tutto era cambiato, anche contro il mio volere.

 

<< Teddy, io… >>

 

<< Oh, Teddì! Che bella sorpresa, come stoai? >>

 

La mia genitrice sbuca fuori da chissà quale anfratto oscuro e abbraccia il mio Teddy che, come un idiota, arrossisce. Gli posa due baci sulle guance, appoggiandogli una mano sul braccio per stringerlo appena, in un gesto troppo intimo.

 

<< Molto ben… >>

 

<< Cosa sono tutti questi convenevoli? Lo hai visto solo due giorni fa! >>

 

La mia maman si volta verso di me con una rapidità impressionante, lanciandomi un’occhiataccia fin troppo eloquente. Sono certa che abbia pensato di scorticarmi viva, cambiando rapidamente idea perché nel tentativo potrebbe rovinarsi la manicure.

 

<< E’ buona educoazione Victoire, salutoare a questo modo gli amici >>

 

<< Mpf >>

 

Gli do le spalle, dopo aver rivolto ad entrambi una smorfia infastidita. Mi incammino verso casa senza nemmeno salutarlo, certa che la nuova compagnia sia largamente più gradita.

Geni Veela del cacchio!

 

                                                                        ***

 

Accortoccio le lettere che Marie ed Yvonne mi hanno inviato, infilandomele malamente in una tasca. Guardo l’orologio con aria annoiata, sono l’unica pronta per uscire e trascorrere l’ultimo giorno dell’anno alla Tana. Dominique corre da una stanza all’altra, Louis mangia qualcosa come dodici barrette di cioccolata, Fleur intrattiene la solita relazione amorosa con lo specchio e papà non so dove cavolo sia finito. A nascondersi probabilmente.

 

Sospiro, portando una mano a stropicciare un occhio, fermandomi prima di causare un danno irrimediabile e somigliare ad un panda. Mia madre ha insistito perché mi lasciassi truccare, e per insistito intendo dire che mi ha minacciato, con tanto di bacchetta alla mano. L’unica consolazione è che sono riuscita a contrattare per jeans e converse.

 

<< Cosa fai lì seduta? Siamo in ritardo! >>

 

Grugnisco una replica seccata, rialzandomi di malavoglia e raggiungendo l’allegra famigliola, pronti per una smaterializzazione congiunta. Sono contenta di rivedere i nonni, i miei zii e cugini e lo sono ancora di più perché ci saranno anche Yvonne, Marie e Dylan, come ogni anno. Un po’ meno lo sono di rivedere Teddy e quel coglione di Shack!

 

In un baleno siamo alla Tana e mentre Louis vomita sulle scarpe di Dominique, Fluer strilla e papà prende il mio fratellino tra le braccia per evitare che muoia sotto le grinfie di una Veela inferocita, io sgattaiolo in casa.

 

<< Vicky! >>

 

La piccola Roxanne mi viene incontro, abbracciandomi, o meglio, circondando le mie gambe con e sue braccine magre. L’attimo dopo sono attorniata da altri otto bimbetti, uno più rompipluffe dell’altro. Cerco di districarmi da questa corda umana, inciampando e ritrovandomi a faccia a terra. Devo davvero fare qualcosa per la mia deambulazione.

 

<< Serve una mano? >>

 

Teddy si accovaccia, inclinando la testa per guardarmi meglio.   Grugnisco, rialzandomi rapidamente , osservandolo fare lo stesso. E’ in piedi di fronte a me, mi fissa con sguardo incuriosito e sopracciglio inarcato.

 

<< Ti sei truc… >>

 

<< Vicky Weasley! >>

 

Le urla sono seguite da un abbraccio stritolante da parte di Yvonne, un sorriso meraviglioso di Marie, una manata sulla testa di Dylan e una smorfia di Alastor.

 

<< Sei una cacca di ippogrifo, Vicky! Non ci hai scritto nemmeno una volta e… sei truccata? >>

 

Indietreggio istintivamente allo sguardo sbalordito di Yvonne, che ha appena ricevuto una gomitata da Marie. E senza rendermene conto, sposto lo sguardo su Teddy che ha affondato le mani nelle tasche dei pantaloni e guarda ovunque tranne che verso la sottoscritta.

 

Deve pensare a quanto io possa essere ridicola in questo istante, e al fatto che non sarò mai come mia madre. Io che non ho voluto mai assomigliarle, ora mi ritrovo a desiderare di avere qualche suo gene in più, così da piacergli.

 

Piacere a Teddy. Voglio che lui mi guardi come guarda lei, che mi trovi bella, che mi desideri. Voglio che mi consideri una ragazza e non uno strambo maschiaccio. E non so davvero da quanto tempo le cose stanno così. Forse dal giorno in cui mi ha baciata, o da quando sono ripiombata nella sua vita, forse da ieri o probabilmente da sempre.

 

E ironia della sorte, ho un problema opposto a quello di pochi mesi fa. Non voglio che dimentichi quel bacio, voglio che lo ricordi.

 

                                                                      ***

 

<< Tu sei il Ministro della Magia? >>

 

<< No, stupido! Il Ministro della Magia è suo padre! Lui non è nessuno! >>

 

Sbuffo una risata all’arguta conversazione tra il piccolo Fred e la figlia di Lee Jordan. Shacklebolt li fissa sconvolto mentre Yvonne, accanto a me, ride tanto da rischiare il soffocamento. Intanto, poco distanti, la sorellina di Dylan pesta un piede a Jamie, lui di tutta risposta le tira una treccia.

 

Beata innocenza!

 

Un colpetto al mio braccio, mi desta dalla meravigliosa contemplazione di quella faida infantile e voltandomi, mi ritrovo il volto di Teddy a pochi centimetri dal mio. Sussulto, scostandomi e fissandolo con occhi sgranati per la sorpresa.

 

<< Victoire, vieni con me >>

 

<< Proprio ora? Ero interessata alla diatriba tra Fred e Sam e… >>

 

<< Andiamo >>

 

Nemmeno mi lascia protestare in santa pace che mi afferra per un braccio, trascinandomi letteralmente fuori. Non ho nemmeno preso il cappotto e il freddo di dicembre mi colpisce all’improvviso, lasciandomi senza fiato. Ne ho comunque abbastanza per urlare contro Teddy, divincolandomi dalla sua stretta.

 

<< Che vuoi? >>

 

<< Parlare con te >>

 

<< E non potevamo farlo dentro? Mi si stanno gelando le chiappe! >>

 

Sospira, afferrando la bacchetta e appellando il mio cappotto, prima di porgermelo. Mugugno un grazie, tra un borbottio e l’altro, imbacuccandomi fino a nascondere metà del mio viso. Rialzo lo sguardo su di lui, in attesa che mi illumini con quanto abbia da dirmi e già fremo dalla voglia di rientrare e continuare ad ignorarlo per il resto della serata.

 

<< Mi stai evitando, e ieri te ne sei andata senza nemmeno… >>

 

<< Ti ho lasciato in ottima compagnia da quel che ricordo, di cosa ti lamenti? >>

 

Teddy inarca un sopracciglio, scrutandomi con aria scettica. Porta una mano a grattar la nuca, distrattamente e temporeggia prima di replicare.

 

<< Bhè, ero con Fleur e… >>

 

<< Ci sei stato parecchio  con Fleur! E’ rientrata molto tempo dopo >>

 

Sbuffo, poggiando la schiena al muro e giocherellando coi bottoni del mio cappotto. Mi sento terribilmente ridicola e in imbarazzo, io che non mi vergognerei nemmeno di sfilare in biancheria davanti tutta Hogwarts, docenti inclusi. Ma quando sono accanto a Teddy, sento che è tutto diverso, che io sono diversa.

 

<< Ma questo cosa signif… >>

 

Rialzo lo sguardo su di lui quando si interrompe, non portando a termine la sua frase. Mi guarda con occhi leggermente sgranati ed espressione decisamente ebete prima che le labbra si pieghino in una curva divertita.

 

<< Sei… tu sei gelosa? >>

 

<< Cos… >>

 

Balzo in avanti, scostandomi dal muro e riposando le braccia lungo i fianchi. Sentirlo dire è completamente diverso dal provarlo. Appare tutto terribilmente stupido, io gelosa di mia madre. Io che vorrei essere come lei, solo per stargli accanto. Non mi sono mai sentita tanto infantile.

 

Apro la bocca per replicare, quando la sua risata mette fine ad ogni mio tentativo di apparire sensata ai suoi occhi, di spiegargli le mie ragioni. Resto paralizzata a fissarlo, sentendomi profondamente vulnerabile e delusa. Sta ridendo di me, trova così assurdo quello che provo. Non mi capisce.

 

E poi esplodo, urlandogli contro la mia frustrazione. Non sono mai stata una persona timida, che tiene tutto dentro, che si chiude a riccio per evitare di soffrire. Io prendo di petto il problema, lo rigiro e lo sbatto in faccia a chi l’ha causato.

 

<< Che cazzo hai da ridere? Trovi così assurdo che io possa essere gelosa del tempo che trascorrete assieme, di come la guardi? Di come arrossisci quando lei ti sfiora? >>

 

Gli occhi bruciano lacrime di rabbia e vergogna, ma non piango. Fisso il suo volto impallidito, la sua espressione stordita e sorpresa. Lo vedo intento a replicare e poi fermarsi, quasi non riuscisse a trovare qualcosa di appropriato per rispondere al mio sfogo.

 

Soffoco un’imprecazione,  dandogli le spalle per rientrare in casa. Ma prima che possa farlo, mi afferra un braccio, facendomi voltare tanto bruscamente che finisco con l’urtare contro il suo petto. E quando sto per scostarmi da lui, mi trattiene, stringendomi in un abbraccio goffo e impettito.

 

<< Non volevo sminuire ciò che provi, né riderne. Sono stato insensibile, perdonami Victoire >>

 

E mi stringo a lui, quando mi arrivano le sue parole. Sono come balsamo per le mie ferite, così come lo è il suo abbraccio. Mi accoccolo contro il suo petto, avvolta dal calore che il suo corpo mi dona. E mentre restiamo abbracciati, l’eco dei Fuochi Forsennati Weasley risuonano nelle nostre orecchie, annunciandoci che un nuovo anno è appena iniziato.

 

 

 

Rieccomi! Si, sono ancora viva, ma tremendamente incasinata con studio e annessi! ù.ù

Gli aggiornamenti di conseguenza, non saranno rapidissimi, perdonatemi!

Cosa c’è da dire su questo capitolo? Non molto in effetti, ma alcune precisazioni voglio farle. Innanzitutto non odiatemi per come ‘descrivo’ Fleur, non ce l’ho col suo personaggio, anzi! Mi è sempre piaciuta, ma in questa mia storia ho bisogno di renderla parecchio snob e insopportabile, l’opposto di Vicky, insomma! Per Dominique il discorso è diverso, mi piace renderla a quel modo!

Vicky inizia a prendere coscienza dei suoi sentimenti, il che per una come lei, è una tragedia. E riguardo Teddy, non arrossisce perché è cotto di Fleur o cavolate simili, non temete! xD E’ semplicemente un tipo un po’ timido che si imbarazza al contatto fisico di un’ adulta.

Non ci sarà un altro p.o.v questa volta!

Ah, se volete dargli un’occhiata, mi sono deliziata con qualche immagine fatta col programma ‘facebookfake’. Sono cavolate sui personaggi di questa storia, ditemi cosa ne pensate! xD

 

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http://i55.tinypic.com/14loxw1.jpg

 

In ultimo, vorrei esporvi un dubbio. La storia è seguita da 53 persone, ma sono solo quelle sei o sette a commentarla, perché?! Chi mi conosce sa che non sono il tipo da prendersela per recensioni poco articolate o brevi, a me basta sapere le vostre opinioni, nient’altro. Non do peso alla forma o allo stile, per cui non vi lincerei se postaste un commento non chilometrico! Figurarsi!

Bhè, alla prossima fanciulle!  :*

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Dubbie proteine, Vecchi amici e primo Duello ***


                                                                                                          11


11. Dubbie proteine, Vecchi amici e primo Duello

 

<< Yvonne, ti prego >>

<< Shh! Non essere la solita guastafeste, non fare la Marie! >>

 

Sbuffo una risatina, osservando rapita il tentativo di Yvy di infilare un ragnetto nella bocca semi aperta di un Dylan in stato vegetativo. E’ caduto in letargo non appena l’Hogwarts Express è partito dalla stazione di King’s cross. Ha passato la notte in bianco a suo dire, e non voglio sapere per fare cosa. Beata ignoranza, beata ignoranza!

 

<< Ci sono quasi… ancora un attimo >>

 

E’ fatta, Yvonne balza indietro non appena la missione si compie. Si accascia sul sedile accanto a me, stringendomi il braccio in attesa,  mentre Marie porta una mano al viso, coprendosi gli occhi. Dylan inizia ad agitarsi fino a svegliarsi e combattere contro un tentativo di soffocamento. Naturalmente io ed Yvy sghignazziamo allegramente, minimamente preoccupate per la sorte del nostro amico.

 

<< Cos… argh… >>

 

Lo osservo mentre deglutisce, balzando in piedi e ruotando il capo a destra e a manca. Ci fissa con sguardo vacuo prima di metterci a fuoco e ricordarsi del luogo in cui si trova. Marie gli posa una mano sul braccio, lasciando che si sieda nuovamente accanto a lei. Ha un’espressione così preoccupata da far credere che il suo ragazzo non abbia inghiottito un semplice aracnide, ma più che altro quantità industriali di sterco di drago. In effetti, ora che ci penso, è un’ottima idea per una prossima missione. Devo ricordarmi di riferirlo ad Yvonne.

 

<< Stai bene? >>

<< Ssi… credo di si >>

<< Certo che sta bene! Ha appena ingurgitato qualche sana proteina >>

<< Eh? >>

<< Oh, ti conviene non chiedere >>

 

Gli strizzo l’occhio, alzandomi e aprendo la porta dello scompartimento. Lascio una Yvonne in preda a crisi epilettiche per le troppe risa, una Marie sull’orlo di vomitare e un Dylan spaesato che fissa prima l’una e poi l’altra, in cerca di chiarificazioni.

 

Cammino per il corridoio infestato da primini, li spintono, gli ringhio contro, qualcuno devo averlo pure calpestato, ma sono così piccoli e fastidiosi che non me ne curo minimamente. Mi fermo dinanzi alla carrozza dei Prefetti, poggio le spalle al muro e inizio a mangiarmi le unghie. Un passatempo ideale per me, una cosa disgustosa per mia madre. Ma lei non è qui, di conseguenza posso passare anche alle pellicine.

 

Qualche minuto dopo e sei unghie in meno, la porta si apre e i primi Prefetti escono dallo scompartimento. Naturalmente Al e Teddy saranno gli ultimi. Saluto con la manina un paio di ragazze che mi fissano con espressione sorpresa. In effetti vedere Victoire Weasley  fuori da questa carrozza, deve avere dell’incredibile. Sghignazzo all’idea, ed è così che Shacklebolt mi trova, presa da un attacco di ridarella acuto.

 

<< Sapevo fossi stramba, ma mi mancava vederti ridere da sola >>

<< C’è una prima volta per tutto, no? Magari un giorno riuscirò a vederti sorridere! >>

 

Sicuramente non è questo il momento, perché l’unica cosa che scorgo sul suo viso è una smorfia infastidita. Affonda le mani nelle tasche, lanciando un’occhiata alle sue spalle per poi riposare lo sguardo su di me. Mi fissa con un’espressione incuriosita e scrutatrice che mi da i brividi.

 

<< Sei qui per Teddy? >>

<< Di certo non sono qui perché diventata ligia alle regole tutto ad un tratto >>

 

Sembra che voglia dirmi altro, si intrattiene ancora qualche secondo prima di voltarsi e incamminarsi lungo lo stretto corridoio dell’Espresso. Sbuffo, cacciando fuori la lingua e tirando con un dito la pelle sotto l’occhio, così da mostrarne la parte rosata, in una smorfia inquietante anche per la sottoscritta.

 

<< Victoire >>

 

Mi volto lentamente, quando la voce di Teddy mi giunge all’orecchio. Naturalmente sono ancora nella stessa posizione di un secondo prima e me ne accorgo dalla sua espressione un tantino turbata. Balzo di un passo indietro, ricacciando la lingua dove dovrebbe essere e allontanando il mio ditaccio dal viso. Tossicchio con noncuranza, improvvisando un sorriso. Ma devo aver tirato troppo la pelle sotto l’occhio perché ora sembra preda di un tic nervoso.

 

Porto una mano a coprirlo, e con molta nonchalance faccio finta di nulla. Teddy mi fissa un po’ disorientato, ma poi deve decidere di stare al gioco perché si incammina con passo tranquillo al mio fianco, verso uno dei tanti scompartimenti dell’Espresso. Apro una porta, trovandovi due ragazzetti che, dalla divisa devono essere Corvonero. Mi basta uno sguardo, reso ancora più inquietante dato il mio tic, per farli sloggiare.

 

Mi accascio su uno dei sedili e stranamente Teddy non si siede di fronte a me come mi sarei aspettata, ma si accomoda al mio fianco. Sussulto impercettibilmente quando le nostre braccia, le nostre gambe si sfiorano, ma non credo se ne sia accorto perché mi rivolge un sorriso sereno.

 

<< Come mai eri là fuori? >>

<< Ti aspettavo >>

 

Sembra un attimo spaesato dalla mia sincerità, ma poi annuisce, rilassandosi e guardando il panorama scorrere fuori il finestrino. Abbasso lo sguardo, osservando con spiccato interesse le mie unghie mangiucchiate. La sua vicinanza mi agita, il suo sfiorarmi accidentalmente mi provoca strani formicolii in tutto il corpo. Mai avevo provato simili sensazioni, è come se avvertissi un peso all’altezza del petto. E tutto questo può avere solo un nome, ed io stupida a non pensarci.

 

Stupida nel non riuscire a denominare ciò che mi sta accadendo, nel non riuscire a capire prima cosa il mio corpo mi suggeriva. Ho passato giorni in balia della mia incertezza, persa nei meandri della mia mente, tra dubbi e timori. Confusa e stordita dall’intensità di ciò che sentivo… dall’orribile e pressante senso di colpa.

 

E’ questo il motivo per cui stragli accanto mi agita a questo modo, mi sento in colpa per averlo obliviato e cancellato un episodio della sua vita. Mi sono arrogata il diritto di sapere cosa fosse meglio non solo per me, ma anche per lui. Ho sempre saputo di essere meno profonda di una pozzanghera, ma non credevo di essere egoista fino a questo punto.

 

Devo parlargli, rivelargli quanto accaduto, fare un mea culpa, prostrandomi ai suoi piedi e implorando perdono.  Cosa che avevo intenzione di fare anche quel giorno in spiaggia, ma purtroppo Fleur piombò a rompermi le pluffe.

 

Gli lancio un’occhiata di sbieco, indecisa sul da farsi. Siamo soli, nessuno può disturbarci o meglio se qualcuno ci provasse, non mi limiterei ad uno sguardo assassino, ma lo azzopperei direttamente. Devo raccogliere quel briciolo di coraggio che mi è dato essendo una Grifondoro, essendo una Weasley. Inspiro, chiudendo le palpebre e voltandomi verso Teddy.

 

Ma quando le riapro, il mio sguardo si posa su un volto fin troppo sereno. Dorme beatamente, un’espressione simile a quella di un bambino. Sospiro, salutando l’ennesima possibilità andata a farsi benedire, scivolata tra le mie mani come fosse acqua ghiacciata. Riposo l’attenzione su di lui, fissandolo. E’ spontaneo il sorriso che inizia ad incresparmi le labbra, è istintivo avvicinarmi a lui e accoccolarmi sul suo petto. E’naturale per me stragli accanto, respirarne il profumo e chiudere gli occhi, addormentarmi cullata dal suo calore.

 

 

Riesco a percepire un lieve ticchettio e solo dopo qualche secondo, ricordo che sono tra le sue braccia e quel rumore altro non è che il battito regolare del suo cuore. Ma il tepore che mi avvolge è così piacevole che non ho la forza per riaprire gli occhi, voglio restare accucciata nel suo abbraccio ancora per un po’.

 

<< Dovremmo svegliarli >>

<< Peccato non dormano con la bocca aperta come quel zoticone di Dylan, ho intravisto l’amichetto del ragno di prima, avrei potuto ripetere l’esperienza! >>

<< Sono ancora qui Yvonne, rammenti? E se mi ripeti ancora quanto accaduto, giuro che non rispondo di me! >>

<< Oh, come la fai lunga! Cosa vuoi che sia? >>

<< Che state facendo? >>

<< Alastor! >>

<< Cazzo Yvonne, mi hai perforato un timpano! >>

<< Dormono ancora? >>

<< Magari hanno passato la notte in bianco come te, Dylan >>

<< Non credo >>

<< Ma si può sapere cos… >>

 

Continuano a blaterare quelli che dovrebbero essere i miei migliori amici. Schiudo appena le palpebre, rialzando lo sguardo su Teddy. Anche lui è sveglio, e non mi sorprende visto il trambusto. Mi sorride, carezzandomi la testa, per poi voltarsi verso gli altri.

 

<< Cos’è questa storia di ragni, Dylan? >>

<< Non ricordarmelo! >>

<< Oh, te lo dico io Teddy… >>

 

Mi rialzo controvoglia, seguendo gli altri fuori dallo scompartimento. Credo di aver dormito per quasi tutto il viaggio, visto che eravamo partiti da pochissimo quando ho raggiunto la carrozza dei Prefetti. Marie mi sorride, camminando accanto a me, mentre Yvonne sta monopolizzando Teddy per raccontargli la sua impresa. Li fisso rapita, vedendoli ridere insieme e sposto lo sguardo su Al, a pochi passi da me. Cammina dietro di loro, guardandoli con un’espressione a tratti disinteressata, a tratti omicida. E’ un miscuglio d emozioni quello lì, non l’avrei mai detto.

 

Scuoto il capo, dandomi qualche buffetto sulle guance per svegliarmi. Ci accaparriamo una carrozza, dopo che Yvy ha passato circa dieci minuti a carezzare un thestral che solo lei riesce a vedere. E così procediamo verso il castello, e chissà per quale motivo, l’idea di ingozzarmi al sontuoso banchetto, non mi entusiasma per niente. Questo senso di colpa mi sta uccidendo.

 

                                                                     ***

 

<< Vuoi dirci cosa ci facevi appiccicata a Teddy? >>

<< Mh? >>

 

Mi volto verso Yvonne che, pur trovandosi ad una lezione di Storia della Magia, non ha la faccia spiaccicata al tavolo, sonnecchiando tranquillamente. Marie in mezzo a noi sospira, vedendo la sua intenzione di prendere appunti, sparire miseramente. Scrollo le spalle, grattandomi la testa e borbottando qualcosa tra uno sbadiglio e l’altro.

 

<< Dormivo >>

<< Si, ma tra le sue braccia! >>

<< Oh, eravate così carini! >>

<< Ehm, si? >>

<< Lascia perdere i vaneggiamenti romantici della Summers e rispondi alla mia domanda >>

<< Cosa c’è da dire Yvonne? Stavamo semplicemente dorm… >>

<< Dormendo si >>

 

Sbuffa, portando le braccia ad incrociarsi dietro la testa e prendendo a dondolare sulla sedia.

 

<< Come vuoi, ma sappi che trovo assurdo negare i propri sentimenti. Sembra che qui non si faccia altro! >>

 

La fisso imbambolata, sbattendo più volte le palpebre. Sentimenti? Ritorno a fissare la mia pergamena linda e pinta, iniziando a sporcarla con qualche scarabocchio. Quel che si vede è quel che c’è, non nascondo nulla, eccetto un logorante senso di colpa. Si riferisce a questo?

 

Gelosia, disagio, turbamento. E’ questo che provo quando gli sono vicina, questo che mi impedisce di comportarmi con lui come farei con chiunque altro. E mi sorprende che riesca a sentire tutte queste emozioni e molte altre, io che pensavo di possedere una sfera emotiva simile a quella di un cucchiaino.  Teddy ha tutto questo potere su di me? Il potere di rendermi così diversa?

 

Un tonfo alla mia destra mi distrae dai miei pensieri; sobbalzo, voltandomi. Naturalmente la sedia su cui Yvonne si dondolava in precario equilibrio, si è schiantata al suolo, portandosi dietro il sedere della mia migliore amica.

 

<< Signorina MacDin sta bene? >>

<< Oh, certo Casper! Solo qualche ammaccatura >>

<< Come scusi? >>

<< Vado in infermeria! >>

 

E fila via, sotto lo sguardo sbigottito di Ruf e le risatine degli studenti. Non mi stupirebbe se fosse cascata di proposito, da Yvonne ci si può aspettare di tutto.

E dopo le mie insistenti preghiere a zio Harry, finalmente la lezione finisce. Mi fiondo fuori dall’aula, respirando aria che non sa di stantio. Scovo subito la mia migliore amica, seguendo il suono della sua risata. E’ in compagnia di qualcuno che non conosco, ma a giudicare dal suo atteggiamento, devono essere in confidenza.

 

Resto a fissarli incuriosita, quando Teddy ed Al mi raggiungono, mentre Marie si ferma ad amoreggiare con Dylan. Li saluto con un cenno del capo, riaggiustandomi la tracolla sulle spalle. Non ricordavo fosse così pesante, cosa diavolo ci avrò messo? Di certo non si tratta di libri. La mia fata turchina scuote il capo, sorridendomi, prima di afferrare lui stesso la mia borsa e caricarsela sulle spalle.

 

<< Grazie >>

<< Di nulla. Andiamo? Abbiamo il club tra qualche minuto >>

 

Annuisco, incamminandomi con loro verso l’aula adibita ai duelli, salutando con una mano Marie e Dylan. Passiamo accanto ad Yvy che solo ora sembra accorgersi di noi. Mi volto a guardare Al e non so perché. E’ strano, ma sento il bisogno di capire cosa gli passa per la testa, di leggere cosa nasconde dietro quelle espressioni monotematiche. Naturalmente trovo più semplice decifrare antiche rune.

 

<< Oh, Vicky vieni! Devo presentarti una persona! >>

 

Mi sento afferrare e trascinare via da Yvonne, trovandomi di fronte il ragazzo che prima mi aveva così tanto incuriosito. Rialzo lo sguardo su di lui, è più alto di me di parecchi centimetri. Lo scruto attenta, mentre mi rivolge un sorriso a trecentosessantadue denti.

 

<< Mi chiamo Vincent, è un piacere conoscerti. Tweety non parla d’altro che delle sue migliori amiche e di… >>

Lancia un’occhiata a Shacklebolt, riposando rapidamente la sua attenzione su di me.

<<  Bhè, altre faccende poco rilevanti >>

 

Annuisco, stringendogli la mano che mi porge. Vorrei ricambiare il suo sorriso, ma c’è qualcosa in lui che poco mi convince. Sarà la sua aria troppo bonaria, il suo aspetto schifosamente attraente, il bianco smagliante dei suoi denti o il fatto che ha appena chiamato Yvonne… Tweety?

 

<< T- Tweety? >>

<< Oh, è un vecchio nomignolo che solevo darle. E’ un personaggio dei cartoon babbani, non credo che tu possa conoscerlo >>

<< Quindi vi conoscete da molto? >>

 

E’ Yvonne a rispondere stavolta e nel suo sguardo c’è uno strano luccichio, per non parlare del suo solito sorriso meraviglioso, ricomparso finalmente sul suo viso.

 

<< Vinz abitava di fronte a me e Dylan prima di trasferirsi in America coi suoi genitori. E’ ritornato in Inghilterra solo pochi giorni fa e il fedifrago non mi aveva avvertita! >>

 

Gli da un pizzicotto, a cui lui risponde con un buffetto, prima di scompigliarle i capelli. Ridono insieme e subito abbandono la mia impressione negativa. E’ bello rivedere Yvonne sorridere a quel modo, il suo calore riesce a proteggermi dal freddo di questo giorno di gennaio.

 

<< Volevo farti una sorpresa, Tweety! >>

 

Questo ragazzo deve avere un qualche potere particolare perché è assurdo che Yvonne non stia stressando Alastor, e anzi lo stia addirittura ignorando. E come se il mio pensiero prendesse forma, finalmente nota lui e Teddy a pochi passi da noi.

 

<< Ohè! Non vi avevo visto! Vinz loro sono Teddy Lupin e Alastor Shacklebolt, i nostri capiscuola. Anche loro Grifondoro, naturalmente >>

 

Teddy gli sorride, porgendogli la mano e con riluttanza, Alastor fa lo stesso. Nascondo un risolino alla sua espressione, sembra stia per vomitare tanto è il disgusto che intravedo sul suo viso. Per quanto possa sembrare bizzarro, Shack è divertente, a modo suo s’intende.

 

<< Tweety che ne dici di farmi da guida in questo posto immenso? >>

<< Cert… >>

<< Tra pochi minuti inizierà il primo duello al Club, l’hai già dimenticato? >>

Yvonne sgrana gli occhi, battendosi una mano in fronte.

<< E’ vero! Mi spiace Vinz, dovremmo rimandare >>

 

Il ragazzo annuisce, non nascondendo il suo fastidio.  Ci sorride, prima di salutarci e posare un bacio sulla guancia di Tweety. Potrei far compagnia ad Al nel vomitare. Lo osserviamo andare via, prima che Yvonne mi prenda sottobraccio, allontanandoci, seguite dai due Capiscuola. Ascolto a stento l’elogio encomiabile che fa del suo vecchio amico, udendo appena qualche grugnito alle mie spalle.

 

Arriviamo all’aula dove una lunga pedana è stata posta per i duelli. Otto tra i migliori Grifondoro sono stati scelti, e solo io ed Yvonne siamo del quinto anno. Oggi verrà sorteggiata la prima coppia che si sfiderà a suon di bacchetta.  Con trepidazione ascoltiamo i due nomi e con altrettanto scoraggiamento constato che non sarò io a dover combattere.

 

Alastor e Kirke, salgono sulla pedana, si inchinano prima di lanciarsi incantesimi a vicenda. Sono veloci ed entrambi molto abili. Mi è quasi difficile seguirne lo scontro. Non avevo mai visto Shacklebolt duellare, ha una tecnica invidiabile.

 

Yvonne mi artiglia il braccio quando uno schiantesimo di Kirke, colpisce Al di striscio. Teddy, accanto a me è altrettanto in ansia. Lo guardo con la coda dell’occhio, osservandolo mangiucchiarsi l’interno guancia. L’ha sempre fatto quando era nervoso, sin da bambino.

 

E ancora più rapidamente, la bacchetta dell’altro Grifondoro balza in aria, ricadendo a diversi passi da lui. Shacklebolt l’ha appena disarmato e come se la cosa non gli importasse minimamente, riscende la pedana, ascoltando appena i complimenti di McMillian e quelli degli altri studenti.

 

Yvonne saltella felice, andandogli incontro e inaspettatamente abbracciandolo. Mi aspettavo che Al riafferrasse la bacchetta, lanciandole una maledizione o qualcosa di simile, invece lo vedo abbassarsi alla sua altezza e circondarle la vita con le braccia. Teddy è sorpreso quanto me, a giudicare dalla sua espressione e gli concedo una spallata per risvegliarlo dal suo imbambolamento.

 

Due sono le possibilità: o  il duello l’ha completamente scombussolato o… il duello l’ha completamente scombussolato.

 

                                                                  ***

 

Oltrepassiamo il ritratto della Signora Grassa, entrando in Sala Comune, ancora intontiti dagli urletti di Yvonne e la sua cronaca differita sull’incontro disputato poco fa. Sul rosso divano scorgiamo il belloccio biondastro in compagnia di Marie e Dylan. Quest’ultimo, vedendoci, si rialza, mollando uno scappellotto alla mia migliore amica.

 

<< Ehi! >>

<< Avresti dovuto dirmi subito che Vinz era qui ad Hogwarts! >>

<< Ma se l’ho saputo solo poco fa! >>

 

E via con calci, pugni, morsi e gridolini di dolore del mio virile Capitano. La fastidiosa risata del biondastro mi arriva alle orecchie, lo vedo rialzarsi e frapporsi tra i due, afferrando Yvonne per la vita e allontanandola dal suo avversario. Questo qui allunga troppo le mani, per i miei gusti.

 

<< Calma, calma >>

<< Vinz, difendimi! >>

<< Che? Dovrebbe difendere me dai tuoi attacchi da psicopatica! >>

<< Hai iniziato tu! >>

 

<< Chi ha duellato? Stavo per raggiungervi, ma… >>

 

Marie lancia un’occhiata ai tre, prima di avvicinarsi a me, Teddy e Alastor. Quest’ultimo troppo preso ad osservare, con espressione indecifrabile, le mani di Vincent ancora posate sui fianchi di Yvy. Riposo l’attenzione sulla Summers, replicando gaiamente.

 

<< Kirke ed Al! Naturalmente il nostro Caposcuola gliele ha suonate! >>

 

Batto una mano sulla spalla di Shacklebolt, rialzandomi sulle punte per riuscire nell’intento. Marie gli sorride, congratulandosi, subito seguita da Dylan e anche dall’altro.

 

<< Oh, avevo intuito fossi un tipo in gamba… Complimenti >>

 

Gli porge una mano, che Al non stringe. Si volta invece, incamminandosi verso il divano, dove sprofonda, lo sguardo rivolto al camino. Vinz ci rivolge un’occhiata spaesata, ma per noi che conosciamo le crisi uterine del caposcuola, non vi prestiamo la minima attenzione. Sbadiglio, aprendo la mia spelonca e attaccandomi a Marie come un Koala al suo albero.

 

<< Andiamo a dormireeeee ? >>

 

Marie annuisce, baciando Dylan sulla guancia e salutando gli altri. Strizzo l’occhio a Teddy, fermandomi accanto ad Yvonne.

 

<< Vieni? >>

<< Vi raggiungo dopo >>

 

Seguo il suo sguardo, fisso su Alastor. Annuisco, lanciando un’occhiata alla mia Fata Turchina, sperando che capisca. Naturalmente lo fa e un attimo dopo ha trascinato Dylan e il nuovo compagno di stanza su per le scale del dormitorio maschile.

 

Eh, si… mi compiaccio per la mia ritrovata perspicacia!

 

                                                                     ***

 

<< E così... >>

 

Cerco di intavolare una conversazione con la Summers, una volta chiusa la porta della nostra camera. In realtà il mio intento è portarla sulla questione vecchio amico inquietante.

 

<< Dylan era entusiasta di riabbracciare Vinz >>

 

Stranamente mi sta facilitando il compito. Mi volto, osservandola sedersi sul letto di Yvy e guardare insistentemente i propri piedi. Ha la classica espressione del pulcino impaurito che sta per dire qualcosa di cui si vergogna profondamente. Marie è così, ha una buona parola per ogni essere vivente, persino per il decrepito custode. Ma ogni tanto capita che esprima qualche giudizio reale e assurdamente quella che ne soffre è lei.

 

<< Anche Yvonne del resto, ma… >>

 

<< Ma quel Vinz ha qualcosa di… strano, ecco. E’… >>

 

<< Viscido? >>

 

Mi avvicino a lei, posandole le mani sulle spalle, scuotendola per far uscire quel briciolo di cattiveria che è in lei. Ma quando mi guarda con quegli occhioni da patronus di Zio Harry, sospiro, accasciandomi sul letto accanto a lei.

 

<< Non è esattamente la parola che avrei usato, però… >>

<< Però ci saresti andata molto vicino, vero? >>

Annuisce, pensierosa.

<< Non riesco a capire la ragione di questa mia sensazione >>

<< E’ perché ha troppi denti! >>

<< Non credo c’entri questo >>

<< Cosa facciamo a tal proposito? >>

<< Che vuoi dire? >>

<< Bhè, dobbiamo eliminarlo, no? O informare Yvy e il capitano di ciò che pensiamo >>

<< Non credo sia il caso. Non possiamo allarmarmi solo per una prima impressione errata >>

<< Ma non lo è! >>

<< Potrebbe. Bisogna considerare il fatto che le prime impressioni si rivelano essere sempre lontane dalla realtà. Ad esempio, mi hai confidato che inizialmente mi reputavi una secchiona rompipluffe >>

<< Ma tu sei una secchiona rompipluffe! Quindi procediamo? >>

 

La porta della nostra stanza si spalanca, rivelando una Yvonne col volto in fiamme il fiato corto, avrà sicuramente fatto le scale di fretta.

 

<< Yvonne, ritieni anche tu che Marie sia una… >>

<< Ho baciato Al >>

 

Okay, abbiamo un problema più grave da risolvere. E stavolta col cavolo che ricorreremo ad un Oblivion.

 

 

 

 

 

Sono un po’ in ritardo,ma eccomi qui! :)

Avete inteso bene, Vicky non ha capito un’emerita cippa! xD Attribbuisce il suo cambiamento nei confronti di Teddy ad un senso di colpa, causato dall’avergli rimosso la memoria. Abbiate pazienza, è una cretina! :p

E questo Vinz, direte vi, da dove è sbucato? E’ un amico di infanzia d Dylan, suo coetaneo, e di Yvonne. Lei l’ho sempre visto come ‘l’altro fratello maggiore’, lui non proprio come una sorellina.

E il bacio?! Pubblicherò altri due punti di vista, quello di Dylan ed Al!. ;)

A presto, fanciulle!

 

 

 

 

 

                                                                

 

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Capitolo 13
*** Vietato ai minori, testate e rivelazioni ***


                                                                                           12



12. Vietato ai minori, testate e rivelazioni

 

E’ passato un po’ di tempo da quando quella sera le labbra di Teddy si sono appiccicate alle mie, per una ragione che mi è ancora ignota. Tuttavia dubito che fossi nello stesso stato in cui ora è Yvonne. Ero in preda ad un crisi isterica, sbalordita e confusa, l’opposto delle emozioni che vedo aleggiare sul volto della mia migliore amica.

 

E’ seduta da circa venti minuti sul suo letto, la schiena poggiata al muro e osserva ostinatamente le dita della sua mano, quasi le dessero risposte che lei stessa sta cercando. E’ apatica, depressa e dispiaciuta. Mai avrei creduto che baciare il ragazzo di cui è da sempre innamorata, le provocasse questo. Ho sempre immaginato che non ci avrebbe lasciato chiudere occhio, tra dettagli, urletti isterici e sogni ad occhi aperti circa il loro matrimonio nella foresta proibita. Si, perché ha sempre avuto questo bizzarro desiderio.

 

Rispondo all’occhiata preoccupata di Marie, prima di avvicinarmi ad Yvonne e picchiettare le dita sulla coperta, così da attirare la sua attenzione. Rialza il capo con lentezza, quasi le costasse fatica e mi rivolge uno sguardo vacuo e assente. Cosa le prende? Dovrebbe esserne felice, Merlino!

 

<< Yvonne perché… >>

<< Non avrei dovuto farlo. Lui sta con Jane e io non me ne sono minimamente preoccupata. Se fossi nei suoi panni, per quanto odiosa sia, non vorrei che qualcun altro baciasse il mio ragazzo. Mi sento un verme >>

 

Ora è tutto chiaro. Yvonne ha un senso dell’onore e una lealtà che avrebbero fatto invidia a Godric Grifondoro in persona.  Sospiro, avvicinandomi a lei e prendendole una mano tra le mie; la sfrego un poco, carezzandola appena.

 

<< Non sei un verme, Yvy… forse somigli qualche volta ad un avvincino, ma… >>

Tossicchio, schiarendomi la voce all’occhiata di Marie.

<< Quello che volevo dire è che ti conosciamo, sappiamo che non faresti mai del male a qualcuno, non volontariamente >>

<< Ma è proprio quello che ho fatto! >>

 

La Summers si avvicina, sedendosi sul letto accanto a noi. Sospira, portando alcune ciocche di capelli dietro l’orecchio; guarda Yvonne con sguardo sicuro e concentrato.

 

<< Quando c’è in gioco l’amore, il confine tra giusto e sbagliato è molto labile. Tu hai seguito un impulso, è stato il tuo cuore a guidarti, non avresti potuto fare diversamente. Qualsiasi altra persona, al tuo posto, avrebbe fatto lo stesso. Inoltre sei qui a colpevolizzarti, quando Shacklebolt dovrebbe star peggio, dopotutto è lui che ha una ragazza, lui che ti ha permesso di avvicinarti così tanto da baciarlo >>

 

Sia io che Yvonne osserviamo la nostra migliore amica con attenzione e nel mio caso, con altrettanta ammirazione. Ogni parola giunge chiara al nostro orecchio e sono certa che quel peso che gravava su Yvy, si è alleggerito un poco. Difatti la vedo annuire e sorridere mestamente.

 

<< Cosa hai intenzione di fare comunque? >>

<< Secondo me dovresti… >>

<< Niente oblivion Vicky! >>

<< Non stavo per proporle quello, miseriaccia! Miscredente! >>

 

Yvonne alza una mano, come per zittirci e alterna lo sguardo da me e Marie per poi voltarsi e perdersi ad osservare il cielo scuro fuori la finestra.

 

<< Gli parlerò, assicurandomi che il mio gesto non abbia conseguenze sulla sua relazione con Jane. Poi dimenticherò tutto >>

Alza impercettibilmente un angolo della bocca in quello che dovrebbe essere un mezzo sorriso.

<< O perlomeno ci proverò >>

 

E ci rialziamo, schioccandole due baci sulle guance e permettendole, finalmente, di riposare un po’. Non appena sprofondo nel mio letto, tiro le coperte sin sopra la testa, nascondendomi da una realtà che mi costringo ad ignorare. Fin ad oggi credevo che io ed Yvonne fossimo uguali, una sola anima in due corpi. Ma la verità è che non potremmo essere più diverse.

 

Paragonata a lei, non sono nemmeno degna di essere considerata una Grifondoro; io che invece di affrontare un problema, parlarne con la persona interessata, preferisco fuggirne e cancellarlo con un colpo di bacchetta, come se non ci fosse mai stato. Ma Teddy mi ha baciata e benché io abbia voluto ignorarlo fin ora, mi rendo conto che non so più farlo.

 

Porto le mani sugli occhi, vorrei cancellare le immagini che, prepotenti, ritornano alla mia mente. Voglio scacciarle con un gesto secco ed esasperato, ma è un vano tentativo. Teddy è qui, nella mia testa. Ci sono le sue labbra che sfiorano con irruenza la mia bocca, le sue mani che percorrono ogni centimetro del mio volto, i suoi occhi accesi da un sentimento a me sconosciuto. E’ dentro di me e nessun incantesimo potrà cambiare questa realtà.

 

                                                                       ***

 

Riapro gli occhi, quando un impertinente raggio di sole decide di rompermi le pluffe. Ne chiudo uno, mentre l’altro osserva distrattamente il letto vuoto di Yvonne e la figura di Marie andare avanti e indietro per la stanza, intenta a riordinare qualcosa nel suo baule. Si ferma ad un tratto, voltandosi verso di me.

 

<< Oh, sei sveglia >>

<< No, è solo una tua impressione >>

 

Recupero le coperte, tirandomele sino al naso e raggomitolandomi in esse. Mi arriva la risatina della Summers, così come i suoi passi che piano si avvicinano  al mio letto.

 

<< Dovresti scendere con me per la colazione, anche se è sabato. Hai gli allenamenti tra un’ora >>

 

Balzo in piedi, togliendo lenzuola e coperte dalla mia persona, per gettarle lontano da me con un gesto di stizza. Mi agito sul letto, battendo i piedi e i pugni sul materasso. Marie rotea gli occhi, allontanandosi dalla mia irritazione mattutina e gettandomi la divisa come monito per darmi una mossa. Credo che mi ritirerò dalla squadra solo per la poca voglia di alzare il culo dal letto ad un’ora indecente.

 

Circa venti minuti dopo, Marie mi spinge lungo le scale; vuole velocizzare il mio passo o schiantarmi al suolo, non so. Mi volto, lanciandole un’occhiataccia e fermandomi due minuti buoni, giusto per innervosirla. E quando ho deciso di averla stuzzicata abbastanza, riprendo a camminare, avvertendo lo stomaco reclamare cibo.

 

<< Ho talmente tanta fame che mangerei tutto il Ministero, Ministro compreso! >>

 

Mi fermo sull’ultimo gradino, trovandomi di fronte Yvonne che, vedendoci, si volta verso di noi, e Shacklebolt che mi fissa con un sopracciglio inarcato e la solita aria scocciata.

 

<< Senza offesa! >>

 

Aggiungo alla mia prospettiva di divorare suo padre, immagino che non sarebbe una cosa carina a vedersi. Non mi degna di una risposta, limitandosi a lanciare un’ultima occhiata ad Yvonne ed incamminarsi fuori dalla Sala Comune. Una volta che ha attraversato il ritratto, mi avvicino ad Yvy, donandole una lieve spallata.

 

<< Allora, diventerete appiccicosi come il pulcino e il capitano? >>

<< Noi non siamo appiccicosi! >>

 

Ignoro tranquillamente la replica risentita di Marie, concentrandomi sul viso della mia migliore amica. Accenna ad un sorrisino, scuotendo il capo e scrollando le spalle.

 

<< Temo di no. Ho, evidentemente, immaginato cose che non ci sono. Questione chiusa, ed ora andiamo ad ingozzarci, per favore! >>

 

Guardo di sottecchi Marie e il suo cipiglio dubbioso, prima di sorridere ad Yvy ed annuire. So che non deve averla presa nel modo migliore, so che il suo sentimento per Shacklebolt è spesso devastante e oscura ogni piccolo barlume di quella solarità che la caratterizza. Ma so anche che il suo cuore non si arrenderà mai a quest’amore, so che lotterà per lui, sempre e comunque, pur se il suo cervello le suggerisce tutt’altro.

 

Le poso un braccio intorno alle spalle, afferrando Marie con l’altro e spingendole letteralmente verso al Sala Grande e non solo perché il mio stomaco sta architettando una rivolta contro la sottoscritta, se non lo nutro immediatamente; ho voglia di vedere Teddy, i suoi capelli blu ed il suo sorriso timido e appena accennato. Voglio che mi parli e mi annoi con qualche stramba teoria a cui da voce, desidero stargli accanto, semplicemente.

 

E lo vedo poco dopo, seduto al tavolo dei Grifondoro,  intento a parlare con Alastor, di fronte a lui. Corro verso di loro, accasciandomi sulla panca accanto alla mia Fatina Turchina e facendolo sobbalzare per la sorpresa.

 

<< Buongiorno Victoire >>

 

Gli sorrido, sfiorandogli il braccio in un gesto del tutto spontaneo e affettuoso. Mi sorride, porgendomi i miei pancakes, ci aggiunge sciroppo d’acero, miele e burro, proprio come piacciono a me. Ed io gli passo il suo caffè, rigorosamente amaro.

Sento un tonfo alla mia destra, chiaro segno che anche Yvonne ha preso posto accanto a noi.

 

<< Sembrate una coppia di vecchi sposi >>

 

Sussulto, rovesciando l’intero contenuto della tazza sui pantaloni di Teddy che, naturalmente, sobbalza, quasi ustionato. Afferro un fazzoletto, pronta a ripulirlo, ma quando mi avvicino alla zona macchiata, fermo immediatamente la mano. Non posso toccarlo lì, e resto a fissare quel punto, come imbambolata, indecisa su cosa fare.

 

<< Faccio io >>

 

La sua voce mi desta dalla contemplazione di quella particolare parte del corpo umano, e con un colpo di bacchetta, si ripulisce. Rialzo lo sguardo su di lui, osservando i suoi capelli completamente rossi. Sgrano appena gli occhi, voltandomi immediatamente. Ma la situazione non migliora. Mi accorgo che tutti, ma proprio tutti, mi stanno fissando.

 

Chi con un sorrisino malizioso, come nel caso di Yvonne, chi con sguardo disgustato o divertito come Al e Dylan. Marie è l’unica che guarda da un’altra parte, col volto in fiamme. Porto una mano al viso, sentendolo un po’ accaldato, ma non credo assolutamente di essere arrossita.

 

<< E così… >>

 

Cerco in qualche modo di intavolare un discorso sufficiente a distogliere l’attenzione dalla mia recente figura di m….

 

<< Ti do una bella notizia Weasley, giusto per farti dimenticare il teatrino vietato ai minori che ha inscenato poco fa >>

 

Assottiglio le palpebre, fulminando Dylan con lo sguardo. Se è un suo tentativo per tirarmi fuori dall’imbarazzo, sta fallendo miseramente. Teddy al mio fianco, ha ripreso a dedicarsi alle sue uova, continuando però a tenere lo sguardo ben fisso nel suo piatto. Mentre i suoi capelli ritornano pian piano ad un colore normale, sempre se il blu può considerarsi tale.

 

<< Dicevo… che da oggi abbiamo un nuovo membro della squadra di Quidditch >>

<< Eh? >>

 

Ha la mia completa attenzione, ora. Come ha osato introdurre qualcun altro nella nostra ristretta cerchia di talenti senza chiedere la mia opinione? E’ pur vero che lui è il capitano e in teoria, ma solo in teoria, potrebbe farlo, ma… non si ignora così apertamente il parere di Vicky Weasley, miseriaccia!

 

Lo vedo ghignare e indicare Vincent alla sua sinistra. Sgrano gli occhi, rischiando di strozzarmi con la mia stessa saliva. Sta prendendomi in giro, non c’è altra spiegazione. E’ il suo modo per attentare alla mia stramba persona, non c’è alcun dubbio. Dylan sa essere davvero sadico e spietato.

 

<< Stai scherzando, non è vero? >>

<< No Vicky, io non scherzo mai sul Quidditch, dovresti saperlo. E se ho dovuto scovare un altro cacciatore, è solo colpa tua. Coote, in seguito allo scherzo che gli hai rifilato, si rifiuta di tornare a giocare per la nostra squadra. Credo sia terrorizzato dalla tua violenza ingiustificata e ho dovuto rimpiazzarlo >>

 

Apro la bocca e credo che il mio mento stia toccando la superficie del tavolo, sporcandosi di briciole e annessi. Oltre il danno la beffa, e questo è completamente inaccettabile. Non solo dovrò sopportare quel Dentone anche agli allenamenti, ma questo accade solo ed esclusivamente per colpa mia e di quel piagnucolone di Coote, naturalmente.

 

Mi sono scavata la fossa da sola e ora scusatemi, ma mi ci vado a sotterrare!

 

<< Congratulazioni Vinz! >>

<< Oh, si… congratulazioni >>

 

Storco la bocca alle parole delle mie migliori amiche, rialzandomi e lasciando la tavolata e la mia colazione ancora intatta.

 

<< Vicky, dove vai? >>

<< A morire! >>

 

                                                                        ***

 

Sbatto ripetutamente la testa contro il porticato, seduta in una delle sue strette rientranze. E ancora e ancora, fin quando qualcuno non si siede accanto a me, distraendomi dal mio tentativo di rompermi quella testa bacata che mi ritrovo.

 

<< Cosa stai facendo, esattamente? >>

 

Mi volto lentamente, incrociando lo sguardo di Teddy. Una qualsiasi altra persona sarebbe quantomeno spaesata e allarmata dal mio comportamento, lui no. Mi fissa con un accenno di sorriso, ben concentrato su un punto preciso della mia fronte. Probabilmente sta aspettando la comparsa di un bel bernoccolo, un altro regalino per mia madre.

 

<< Ecco… cerco di svegliarmi, ho ancora sonno >>

<< Se continui così, più che svegliarti ti avvierai verso il sonno eterno >>

 

Sbuffo una risata, massaggiandomi la fronte. Mi lancia un’altra occhiata, prima di guardare un punto poco precisato del cortile, stendendo le gambe e assumendo la solita aria pensierosa.

 

<< Vinz non ti piace per niente >>

 

Non è una domanda, piuttosto una semplice constatazione. Teddy mi conosce bene, sa quali sono i miei pensieri, probabilmente prima ancora che si formino nella mia testa. Annuisco con convinzione, battendo un pugno sulla gamba.

 

<< Ha troppi denti! >>

 

Riporta lo sguardo su di me, per niente sorpreso dalla mia affermazione. Ha capito che, nel mio caso, quella caratteristica è sufficiente a supportare la mia sgradevole teoria su quell’essere.

 

<< In realtà nemmeno a me ispira molta simpatia, ma sia a Dylan che ad Yvonne sta molto a cuore, ergo dovremmo dargli il beneficio del dubbio >>

<< Mi rifiuto!  Voglio star lontana dalla sua viscit… viscidum… visciosità >>

<< Dal suo viscidume >>

<< Già, è quello che ho detto >>

 

Sospiro, osservando un ragazzetto che rincorre l’amico, inciampando poi nei suoi stessi piedi. Ridacchio, prima di guardarmi ancora intorno e accorgermi che siamo approssimativamente soli. Non sta dormendo, e non c’è nessuna rompi-Fleur nei paraggi. Potrebbe essere, questo, il momento adatto a confessargli, finalmente, quella mia piccola e poco rilevante colpa.

Mi schiarisco la voce, tossicchiando appena.

 

<< Teddy, c’è una cosa che dovrei proprio dirti… >>

<< Ti ascolto >>

<< Ecco, io… >>

<< Weasley! Gli allenamenti porco Godric! Alza il culo da lì e segui me, prima che decida di sbatterti fuori dalla squadra prima che tu abbia il tempo di dire Quidditch! >>

<< Ouch >>

 

Sobbalzo, voltandomi poi per dare l’ennesima testata al muro. Inutile dire che Merlino non è esattamente dalla mia parte.

 

                                                                  ***

 

<< Weasley, ma dove hai la testa oggi? Il bolide, porca miseria! Devi colpirlo, non stare a fissarlo! stava quasi disarcionando Vinz! >>

<< Oh, ma non l’ho proprio visto! >>

 

Gli do le spalle, finendo poi per volargli sopra la testa. Naturalmente ho appena detto una piccola innocente bugia; i bolidi riesco a vederli quasi a miglia di distanza, ma ho voluto tranquillamente ignorare quello. Stava per schiantarsi sulla testa del Dentone, chi sono io per impedire la sua folle corsa? Inoltre sono convinta che Perrow abbia bisogno di farsi un po’ le ossa, o… rompersele.

 

<< Dovresti concentrarti di più sul gioco, invece che sulle tue insensate elucubrazioni >>

 

Mi volto, trovandomi i trecentosessantadue denti di Vinz a due centimetri dal viso e la cosa è indiscutibilmente disgustosa. Inarco un sopracciglio, stringendo il manico di scopa per evitarmi di buttarlo di sotto.

 

<< Prego? >>

<< Hai sentito bene. Probabilmente non ti piacerò, e la cosa non mi interessa minimamente; ma finchè siamo nella stessa squadra e il tuo ruolo è quello di proteggere i giocatori dall’essere disarcionati o peggio, ti suggerisco di comportarti da battitrice e non da ragazzina immatura >>

 

Lo uccido, lo disintegro, lo avadakedavrizzo e poi lo spello vivo. Quel briciolo di buon senso che ancora avevo, deve essere scomparso all’ultima testata data al muro del porticato. La rabbia sta invadendo ogni briciola del mio corpo, non posso trattenerla. Lo afferro per la divisa, spintonandolo e avvicinandolo al mio viso.

 

<< Sei riuscito ad incantare Dylan ed Yvonne, ma non ci sei riuscito con me. Su una cosa hai ragione, tu non mi piaci. Sei viscido, sei falso e hai troppi denti! >>

 

Inarca un sopracciglio, guardandomi con aria seccata e perplessa allo stesso tempo. Poi sul suo viso appare un ghigno, un sorriso ambiguo che ha il potere di raggelarmi il sangue. Allontana la mia mano da sé, sistemandosi la divisa con finta noncuranza.

 

<< Il tuo bel visino inganna più d’uno, non sei dolce come appari. Dovrò stare attento a non scatenare l’ira di una Veela? >>

<< Il mio sangue Veela non c’entra un cazzo, Perrow! Piuttosto ti suggerisco di non far arrabbiare una Weasley, non garantisco per la tua incolumità! >>

<< Credi di intimorirmi ? >>

<< No, credo che ti spaccherò il cu… >>

<< Vicky, Vinz! Che fate ancora lì? Scendete! >>

 

Gli do una spallata, prima di obbedire a Dylan. Riscendo dalla mia Firebolt, lanciando un’occhiataccia a Wood e incamminandomi verso gli spogliatoi.  Sento che questa storia non finirà bene, sento che inimicandomi lui, ho contemporaneamente messo in gioco la mia amicizia con due delle persone più importanti della mia vita, ma allo stesso tempo è indispensabile per me, rompergli tutti i denti che si ritrova.

 

                                                                 ***

Una settimana, un’intera settimana è trascorsa e quello è ancora tra i piedi. E’ovunque: al campo di Quidditch, in Sala Comune, in Sala Grande, l’altro giorno era persino in camera nostra perché Yvonne aveva avuto la brillante idea di farlo salire. Inutile parlare delle varie fatture orcovolanti che ha schivato per miracolo.

 

Marie e Teddy sono gli unici con cui posso parlare di quanto questo mi mandi in bestia e la loro risposta è sempre la stessa:

‘E’ anche lui uno studente di Hogwarts, è ovvio che sia in giro per il castello’

 

Ma ovvio un corno! Non ce lo voglio tra i piedi, e lo sgambetto che l’altro giorno gli ho fatto, ne è stata la prova lampante. Eppure sembra non capire e sono giunta alla conclusione che, oltre ad avere un problema alla bocca, ne ha uno anche al cervello.

 

Ma questo non è l’unico mio problema. In questa stessa settimana, non sono riuscita a parlare a Teddy dell’oblivion. Ci ho provato, ma sembra ci sia una strana congiunzione astrale per cui io e lui non possiamo restare due minuti soli. Ho provato a chiedere a Fiorenzo se ne sapesse qualcosa.

‘Marte è molto luminoso, stasera’

 

Questa la sua risposta, inutile dire che non mi è servita ad un merito piffero.

La mia vita era pressocchè normale fino a qualche tempo fa. Nessuna amica tristemente innamorata, nessun dentone trai piedi, nessun bacio da obliviare, nessuna rivelazione da fare. E mi sorprendo sempre della mia innata capacità di trovarmi nei guai, anche quando non sono loro a cercarmi. No, io sono quel tipo di persona che i casini va a scovarseli col lanternino, giusto per adempire all’eredità lasciata dai miei zii.

 

<< Testa tra le nuvole? >>

 

Sgrano gli occhi, andando comunque a sbattere contro qualcuno che mi afferra prontamente per le spalle, evitando di farmi spiattellare il sedere a terra. Porto una mano sul naso, mentre gli occhi iniziano a lacrimarmi. Scorgo il viso di Teddy, preoccupato.

 

<< Sto bene, sono solo la solita me >>

<< Pensavi ancora a come sbarazzarti di Perrow? >>

<< Più o meno >>

 

Riprendiamo a camminare mentre annuisco pensierosa. Con la coda dell’occhio mi guardo intorno, siamo soli. Puntello i piedi al pavimento, afferrando il suo braccio e stritolandolo. Abbassa lo sguardo su di me, guardando la mia espressione imbronciata e concentrata.

 

<< Victoire, che cosa… >>

<< Teddy ricordi cosa successe la sera in cui la McGranitt ci parlò per la prima volta del Torneo? >>

Mi guarda un attimo spaesato, osservo la sua fronte corrugarsi e sul viso formarsi un cipiglio adorabile.

<< Ecco, in realtà… è imbarazzante, ma… >>

<< Non ricordi nulla, non è vero? >>

<< In effetti no, ho un vuoto che comprende diverse ore e Al mi ha riferito, poco gentilmente aggiungerei, che sembravo reduce da una sbornia. Assurdo perché non ho mai toccato alcool in vita mia. Però ero davvero confuso quel giorno e tuttora non credo di… >>

<< E’ colpa mia >>

 

Inarca un sopracciglio, fissandomi con aria scettica. Prendo un respiro profondo e stringo i pugni, costringendomi a mantenere gli occhi fissi nei suoi. Ho bisogno di dirgli la verità, non riesco più a convivere con questo senso di colpa. Non credevo che fosse un sentimento capace di distruggerti a poco a poco, eppure lo sta facendo.

 

Sta logorandomi senza che io possa impedirlo. Ogni volta che gli sono vicina, sento un macigno sullo stomaco, è come se avessi mangiato quantità industriali di cioccorane e quelle si divertissero a saltellarmi nello stomaco. Non è piacevole, posso garantirlo.

 

<< Siete qui, tra qualche minuto c’è il secondo duello… andiamo? >>

 

No, no, e ancora no. Mi volto lentamente, ruotando solo la testa, per fissare la mia cosiddetta migliore amica. Yvonne indietreggia appena, sorridendo istericamente e aggrappandosi alla manica della divisa di Shacklebolt, anche quest’ultimo seriamente convinto della mia poca sanità mentale.

 

Devo avere un’espressione orribile, forse i miei geni Veela hanno deciso di sbucare fuori, di manifestarsi in tutto il loro superbo splendore. E così dovrò somigliare, ai loro occhi, ad una creatura che si prepara a lanciare fuoco dalle mani.

 

<< Oh, bhè… potete raggiungerci anche dopo, in fondo >>

<< No, veniamo anche noi >>

 

Lancio un’occhiata disperata a Teddy che mima un ‘parliamo dopo’, prima di incamminarmi dietro di loro e assestare un calcio nel sedere ad Yvonne. Quando ci vuole, ci vuole.

 

Siamo ammassati l’uno addosso all’altro nella piccola aula per i duelli. C’è decisamente più gente rispetto al primo duello, la maggior parte delle altre case. Sono praticamente appiccicata a Teddy e non rifletto minimamente quando poso una mano sulla sua spalla, mi alzo sulle punte e avvicino le mie labbra al suo orecchio.

 

<< Quella sera tu mi hai baciata, ed io la mattina dopo ti ho obliviato >>

 

Osservo la mia mano ricadere sul suo braccio, in una lenta carezza mentre lui fissa ancora la pedana dinanzi a sé. Quando si volta e incrocio il suo sguardo, sento immediatamente la gola stringersi e il respiro mancarmi. Ha un’espressione incredula e… ferita.

 

<< Nel prossimo duello si contenderanno la vittoria Robert Sloper e Teddy Lupin. Prego, raggiungetemi >>

 

E’ Alastor a spintonare Teddy e distrarlo dal suo stato di trance. Sembra ancora stordito quando sale sulla pedana e mi rivolge ancora l’ennesimo sguardo. Poi accade tutto troppo velocemente; vedo solo il suo corpo balzare dall’altra parte della stanza, in seguito ad uno schintesimo di Sloper. L’incontro non è nemmeno cominciato ed è già finito, e la colpa è solo mia.

 

 

 

 

 

 

 

Rieccoci care fanciulle! Sono in ritardo? No, è una vostra impressione  ._.

Cosa c’è da dire su questo capitolo… oh, si! L’adorabile follia di Vicky raggiunge, oramai, livelli davvero preoccupanti. Non solo nei confronti del povero Vincent, ma anche riguardo alla situazione dell’oblivion. Bhè, perlomeno è riuscita a confessare tutto al diretto interessato. Peccato che Teddy né rimasto talmente sconvolto da farsi schiantare senza opporre la minima resistenza.

Questo è il prezzo da pagare per essere amico di una come Victoire, scombussolarsi totalmente l’esistenza! :D

Se volete saperne di più riguardo al ‘chiarimento’ tra Yvonne e Alastor, è tutto in ‘Another p.o.v’. E’ breve e riguarda solo ‘il mattino dopo’.

So di essere un tantino sadica a lasciarvi sul più bello, ma… c’è bisogno di suspance, ragazze! xD

Ah, il banner che vedete è opera di LightsEfp, che l’ha gentilmente realizzato per questa storia. Se avete da ‘commissionarle’ qualcosa, fatevi avanti! xD

A prestissimo fanciulle! :*

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Uomo di latta, tatto di un Troll e ammissioni ***


                                                          13

13. Uomo di latta, tatto di un Troll e ammissioni

 

L’infermeria è sempre stata una meta a me gradita; ci sono finita talmente tante volte in questi cinque anni che sono arrivata a definirla un secondo dormitorio. A differenza degli altri studenti di Hogwarts, il suo ambiente non suscita in me sentimenti negativi, al contrario. Mi da quiete, sicurezza; un’area del castello in cui riposare, in cui rifugiarsi per allontanarsi da tutto il resto.

 

Ma mentre sono poggiata al muro di fronte alla sua porta, fissandola con un’intensità tale da poterla abbattere se solo lo volessi, ogni pensiero positivo è come scomparso. I miei piedi sono così incollati al suolo che non riuscirei a muovermi nemmeno se lo volessi; e per la cronaca, non lo voglio. Lì dentro ci sono Teddy, un nuovo senso di colpa e una realtà che vorrei non dover affrontare.

 

L’unica cosa a cui riesco a pensare è a quanto sono stata stupida nel rivelargli la verità in quel modo, e al fatto che mia madre, probabilmente per la prima volta in vita sua aveva ragione: ho il tatto di un troll in un negozio di sfere di cristallo. Ha perso l’incontro per colpa mia, è stato schiantato a metri di distanza a causa mia e ora giace in un letto solo perché ho voluto liberarmi da quel peso il prima possibile.

 

Ma tolto quello, se ne è aggiunto un altro. E’ forse più pesante, un macigno gigantesco che preme sul mio stomaco, schiacciandolo a poco a poco. Continuo a sbagliare con lui, continuo a commettere passi falsi e deluderlo, quando invece lui non fa altro che l’opposto. Mi è stato vicino in questi mesi, mi ha aiutata quando ne avevo bisogno, un’ombra discreta alle mie spalle che mai mi lascia sola. Teddy è l’ appiglio nella bufera della mia vita, ed io una nuvola grigia nel suo cielo limpido ed incontaminato.

 

<< Non entri? >>

 

Sobbalzo, voltandomi. Presa com’ero dai miei vaneggiamenti, non mi ero accorta dell’arrivo di Shecklebolt che ora, mani in tasca e sguardo dubbioso, mi fissa con un sopracciglio inarcato, indicando col mento la porta dell’infermeria. Abbasso lo sguardo, muovendo il capo in segno di diniego. Lo sento sospirare e muovere qualche passo, poggiando le spalle al muro, accanto a me.

 

<< Weasley hai fatto una cazzata, e la cosa non mi sorprende poi tanto. E’ triste che io non riesca nemmeno più ad arrabbiarmi per quello che tu ed Yvonne combinate, è come se le vostre azioni scellerate fossero ormai parte integrante di voi. Se aprite bocca, dite qualche oscenità; se muovete un dito, probabilmente qualcuno si farà male. Mi stupirei se avvenisse il contrario >>

 

Rialzo il capo, osservandolo sciorinare i suoi pensieri. Di solito la sua voce è strascicata e annoiata, come se gli costasse uno sforzo enorme replicare ad una qualsiasi affermazione. Ora è diversa, sembra che pensi davvero ciò che dice, benché non sia certa che si tratti di una sorta di consolazione; è come se cercasse di sminuire la gravità della cosa, come se stesse tentando di trovare un modo per scacciare il mio malumore, adducendo ragioni non del tutto errate.

 

<< Non dovresti restartene qui impalata a fissare quella porta, come se nascondesse, in qualche crepa, la soluzione ai tuoi problemi. Non so se Teddy sia arrabbiato o meno, non so cosa tu gli abbia detto di tanto terribile da scioccarlo a tal punto, ma… so che vorrebbe vederti, ora.  Puoi scusarti con lui o puoi non farlo, può cacciarti o può ascoltarti. In ogni caso ti suggerisco di entrare ed affrontarlo >>

<< Come mai ti stai comportando come un essere umano? >>

<< Non lo faccio per te, Weasley. Teddy è un buon amico per me, e che tu creda o meno al fatto che io sia in grado di provare dei sentimenti, gli voglio bene. E lo conosco, so che ha bisogno di vederti >>

 

Gli sorrido, dandogli una pacchetta sulla spalla. Prendo un profondo respiro e stacco le spalle dal muro, compiendo qualche passo verso il lato opposto del corridoio. Prima di aprire la porta dell’infermeria, mi volto un’ultima volta.

 

<< Non importa che tu l’abbia fatto per Teddy, mi hai aiutata comunque. E si, la voce che tu sia in realtà un uomo di latta senza un cuore, l’ho messa in giro io qualche anno fa. Ma non lasciarti ridurre in ferraglia, piuttosto accetta quel piccolo cuore foderato di seta che solo una persona può darti >>

 

Gli strizzo l’occhio, dopo aver trattenuto un risolino alla sua espressione sorpresa e confusa. Immagino che non conosca quella vecchia storia che zia Hermione amava raccontarmi da piccola, ma non credo che gli sia sfuggito il senso delle mie parole.

 

Mi chiudo la porta alle spalle, intravedendo, poco distante, una capigliatura di un poco rassicurante blu tempesta, risaltare nel bianco delle pareti e del modesto arredamento. Mi avvicino al suo letto e quando mi ritrovo a poca distanza da lui, lo vedo voltarsi. Restiamo a fissarci per diversi secondi, nessuno apre bocca. Sento lo stomaco attorcigliarsi e un senso di nausea assalirmi, ma presuppongo che vomitargli addosso non sarebbe esattamente un modo per scusarmi.

 

Compio qualche altro passo verso di lui, urtando nel tentativo, il paravento posto accanto al letto. Lo afferro prima che si sbilanci e mi cada addosso, reprimendo un’imprecazione tanto sentita da far accapponare la pelle vellutata di Fleur.

 

<< Ops, scusa >>

<< Ti scusi per la tua goffaggine, per il poco tatto che hai avuto o per il poco interesse mostrato nei miei riguardi, obliviandomi? >>

 

Sbatto più volte le palpebre, cercando di metabolizzare le sue parole, pronunciate fin troppo velocemente. La sua voce non è fredda o distaccata, come potrebbe essere quella di Alastor. E da essa posso chiaramente capire che, più che arrabbiato, è deluso. Il che è anche peggio.

 

<< Mh, per tutte queste cose che hai elencato?>>

<< Perché l’avresti fatto? >>

<< So che può sembrarti assurdo in questo momento, ma l’ho fatto anche per te >>

<< Per me? Mi avresti fatto un favore cancellandomi la memoria? >>

<< Esatto! Avresti dovuto vedere la tua faccia dopo… dopo il bacio. Eri spaventato, disorientato, certamente stavi pensando di voler tornare indietro o stavi riflettendo su un qualsiasi modo per rimediare a quanto accaduto. Ti ho evitato di affrontare il problema >>

<< Non sono un bambino bisognoso di protezione, Victoire. Avrei saputo affrontare la cosa anche senza il tuo intervento >>

<< Bhè io no! >>

 

Io che dovrei restarmene buona ad ascoltare il suo risentimento, accettare la sua indignazione senza batter ciglio, esplodo alzando la voce e pregando, al contempo, di non attirarmi anche l’ira di Madame Pomfrey. Reggo il suo sguardo, ora lievemente sorpreso, oltre che accigliato.

 

<< Non ero in grado di affrontare le conseguenze del tuo bacio, il cambiamento che ne sarebbe derivato. Da poco ci eravamo riavvicinati e sentivo che avremmo potuto essere davvero amici, ma tu hai rovinato ogni cosa >>

 

Ecco come rigirare la frittata, pur non intenzionalmente. Non ho il diritto di aggredirlo o incolparlo di quanto accaduto, ma le parole escono dalle mie labbra senza il minimo controllo. E quando mai c’è stata connessione tra il mio cervello e la mia bocca?

 

<< Questo non giustifica il tuo comportamento >>

 

Sospira, passandosi una mano tra i capelli e distogliendo lo sguardo. Sembra stanco, davvero esausto e presumo che non lo sia solo per l’incontro ravvicinato con la parete nell’aula duelli. Sono io a spossarlo, a creare caos nella sua vita prima fatta di ordine e tranquillità. Sono  un elemento di disturbo nella sua quiete.

 

<< Signorina Weasley è il caso che lei vada, ora. Il Signor Lupin ha bisogno di riposo dopo quanto accaduto. Dovrebbero abolirli quei duelli, è inconcepibile che… >>

 

Madame Pomfrey continua a borbottare qualcosa contro la pericolosità del Torneo e la poco lungimiranza dei professori. Annuisco distrattamente, riposando lo sguardo su Teddy che mi guarda appena; alzo una mano, muovendola piano per salutarlo. Risponde con un misero cenno del capo, prima che io mi volti e lasci l’infermeria.

 

                                                                 ***

 

<< Almeno non ti ha cacciato via a calci nel sedere, cosa che io avrei fatto! >>

<< Teddy non è quel genere di persona, non avrebbe potuto >>

<< Io continuo a non capire cosa diavolo tu gli abbia fatto di tanto grave >>

<< Presumo che Teddy me lo dirà, ma sono curioso. Cos’è successo? >>

 

Mi fermo, smettendo di camminare avanti e indietro per la Sala Comune. Osservo uno ad uno i miei compagni di casa, seduti chi sul divano, chi sulle poltrone, intenti ad assecondare il mio stato confusionario. Yvonne e Marie, alla domanda di Shacklebolt, mi fissano, sostenendomi. Dylan mi guarda con un sopracciglio inarcato e la curva delle labbra lievemente piegata all’insù. Scommetto che, conoscendomi, immagini che si tratti di qualcosa di estremamente esilarante.

 

E probabilmente dal loro punto di vista, potrebbe esserlo. Dal canto mio, mi rendo conto dell’assurdità della cosa solo ora. Solo dopo aver letto la delusione negli occhi di Teddy, l’amarezza nella sua voce e lo sconforto nelle sue parole. Sospiro, accasciandomi sulla poltrona, poggiando le braccia sui braccioli rotondi e le gambe sul tavolino basso.

 

<< L’ho obliviato dopo che mi aveva baciata >>

 

Silenzio.

Rialzo lo sguardo per sincerarmi delle loro reazioni; se non fossi in una situazione decisamente tragica, scoppierei a ridere. La faccia di Shacklebolt è qualcosa di indescrivibile, ha gli occhi sgranati e la bocca dischiusa, come a voler parlare, ma trovandosi completamente incapace di farlo. La bocca di Dylan invece è completamente aperta, tanto che Yvonne, ridacchiando, gliela richiude con poca delicatezza.

 

<< Non l’hai fatto sul serio >>

<< Questo… questo supera qualsiasi congettura io avessi osato fare e credimi, addentrarmi nei meandri oscuri di una mente simile alla tua, è indiscutibilmente faticoso >>

 

Storco il naso all’affermazione di Alastor, sbuffando e assumendo sulla poltrona, una posizione più umana che scimmiesca. 

 

<< Ero confusa e spaventata, d’accordo? Ho agito senza riflettere >>

<< Io trovo che tu abbia fatto la cosa giusta >>

 

Tutti ci giriamo verso il ritratto della Signora Grassa da cui sbuca il dentone. Mi volto nuovamente verso il camino, del tutto intenzionata ad ignorarlo, sebbene lui continui ad aprire la sua bocca da trota, troppo sproporzionata per un essere umano.

 

<< E credo che qualcun altro avrebbe dovuto seguire il tuo esempio >>

 

Con la coda dell’occhio lo vedo guardare insistentemente nella direzione di Yvonne che, schiarendosi la voce, distoglie rapidamente lo sguardo.  

 

<< C’è chi considera un bacio un semplice sfioramento di labbra, sminuendo totalmente il suo significato. In questo modo si tende a baciare chiunque, per le ragioni sbagliate >>

<< Veramente non credo che… >>

<< Sono certo che la ragione che ha spinto Teddy a baciare la Weasley  non sia sbagliata >>

<< Ah, no? Immagino che tu abbia ragione, del resto sei il suo migliore amico e lo conosci meglio di chiunque altro. Inoltre mi è parso un ragazzo a posto, diverso da chi bacia qualcuno per gioco, dimenticandosene il giorno successivo perchè ha una sottospecie di ragazza da cui tornarsene >>

 

Yvonne è letteralmente sbiancata, ha lo sguardo basso e stringe la stoffa della gonna quasi a volerla strappare. Dylan dondola nervosamente la gamba, suo marchio quando inizia a perdere le staffe e Marie, sorprendendomi non poco, fissa Perrow come se volesse mandargli un Avada Kedavra con gli occhi, del resto il colore è lo stesso.

 

Shacklebolt sembra tranquillo, continua a restarsene seduto sulla sua poltrona rossa, mantenendo lo sguardo su Vincent, dinanzi a lui. Quest’ultimo gli sorride sfacciatamente, dondolandosi sulle gambe, gongolando senza il minimo ritegno.  Se non fossi stanca e provata da quanto accaduto con Teddy, gli darei un calcio in bocca, tanto forte da fargli cadere tutti i trecentosessantadue denti che si ritrova.

 

<< Diverso anche da chi cerca di essere benvoluto da tutti, quando è solo un viscido verme >>

<< La conversazione sta prendendo una piega decisamente interessante. Vedi Shacklebolt, l’unico motivo per cui mi detesti è a causa del mio rapporto con Yvonne e sinceramente la cosa mi sorprende. Perché fingi che t’importi di lei, quando sei il primo a farle del male? >>

<< Parli di cose che non conosci >>

<< So quello che mi è stato detto, quello che ho visto. Yvonne è innamorata di te da anni e in tutto questo tempo tu ne sei sempre stato al corrente, ignorandola comunque. Ma poi decidi di giocare con lei... ti avvicini, ti allontani. Prendi il suo cuore, per deriderla perchè, e credo che tutti convengano con me, il tuo comportamento, nel tempo, non è da definirsi propriamente quello di un gentiluomo >>

 

Ammetto che le sue parole non mi risultano del tutto insensate, evidentemente anche le trote mostrano un cervello, di tanto in tanto. Alastor sembra pietrificato, continua a fissarlo, ma dubito che stia vedendolo davvero. Probabilmente ciò che ha appena udito, ha sortito un effetto su di lui. E qualche minuto dopo si rialza, incamminandosi verso il proprio dormitorio, senza degnarci di un’occhiata.

 

Alastor può essere il misogino più odioso che io conosca, può aver commesso degli errori e può risultare terribilmente irritante a volte, ma è un mio amico, sebbene mi ci sia voluto diverso tempo per capirlo. E solo poche ore prima, lui mi ha aiutata, nel suo modo bizzarro, ma l’ha fatto.

Mi rialzo, parandomi di fronte ad un Vinz ancora sorridente e dall’aria soddisfatta.

 

<< Tu prova a rivolgerti in questo modo a lui e ai miei amici ancora una volta, ed io farò in modo che tu non possa più sederti per il resto della tua vita >>

<< Mi sculaccerai? >>

<< No, ti infilerò una scopa su per il c… >>

<< Va bene, ora basta! >>

 

Dylan si rialza, afferrandomi un braccio e allontanandomi delicatamente da Perrow, rivolgendomi un’occhiata quasi supplichevole a cui, sfortunatamente, non sono in grado di oppormi. Poi si rivolge a Vinz, guardandolo in modo decisamente poco amichevole.

 

<< Sebbene non condivida pienamente l’intenzione di Vicky di deplorarti a quel modo, la penso esattamente come lei sul primo punto. Sei qui da poco Vinz, ma non ti sei guadagnato la simpatia di nessuno, eccetto la mia e quella di Yvonne. Alastor è uno stronzo e su questo non ci piove, ma è un mio amico ed io solo posso prenderlo a pugni o insultarlo, in caso. Se vuoi che continui a starti accanto, devi riconsiderare il tuo atteggiamento. In caso contrario, puoi tornartene da dove sei venuto >>

 

E così Dylan è capace di minacciare qualcuno anche senza sbraitargli contro e urlargli le peggiori imprecazioni? Mi chiedo perché non usi la stessa flemma e diplomazia anche con me, sul campo di Quidditch.

 

Perrow resta a fissarlo ancora per qualche secondo, prima stupito, poi con espressione risentita. Rivolge una rapida occhiata ad Yvonne che lo ricambia con una decisamente gelida. E quando ha finalmente lasciato la Sala Comune, Marie balza in piedi, portando le braccia al collo di Dylan e baciandolo con una veemenza decisamente non da lei. Inutile dire che Wood afferra al volo l’occasione di sbaciucchiarsela e stringerla in uno dei suoi abbracci da boa constrictor.  

 

Intanto raggiungo Yvonne, abbracciandola e ridacchiando alla disgustosa scenetta che si presenta dinanzi ai nostri occhi, consapevoli che, per pochi istanti, possiamo accantonare i nostri dilemmi. Tra qualche ora si ripresenteranno, più agguerriti che mai.

 

                                                                    ***

 

<< Vicky, i tuoi continui borbotti mi stanno distraendo dal copiare il compito di Marie! Quindi ti intimo di piantarla all’istante >>

<< No! >>

<< Sei fastidiosa, ne sei consapevole? >>

<< Sei un’insensibile, Yvonne… per niente partecipe del mio dolore! Teddy mi ha praticamente ignorata oggi, limitandosi a tristi cenni col capo sia a pranzo che a cena >>

<< Bhè, ma cosa pretendevi? Che ti ringraziasse per avergli rimosso la memoria? >>

 

Balzo in piedi, voltandomi verso la mia migliore amica, seduta sul tappeto della Sala Comune e intenta a fregarsene della sottoscritta. Marie ci lancia occhiate esasperate, limitandosi a rialzare gli occhi al cielo di tanto in tanto.

 

<< Nessuno comprende il mio tormento! Me misera e insofferente… ora uscirò e vagherò sotto la pioggia, sola col mio dolore >>

<< Non sta piovendo >>

<< Vedete? Non me ne va bene una! >>

 

E mentre mi sbraccio, saltellando da un piede all’altro col broncio e l’aria insofferente, il ritratto della Signora Grassa si apre, lasciando passare un Teddy sorridente, seguito da Dylan. Ma non appena lo sguardo del primo incrocia il mio, il sorriso sulle sue labbra muore per lasciare posto ad un’ espressione mesta. Non riesco a sopportarlo; chiunque posi gli occhi su di me, spontaneamente ride, è una verità inalienabile.

 

Ridi Teddy, guardami in faccia e scoppia in una fragorosa risata.

 

Non lo fa e dopo un misero saluto rivolto a tutte, si incammina verso i dormitori maschili.  Ed io sento il bisogno di fermarlo, di urlargli che sono una stupida, che mi dispiace di averlo deluso, ancora una volta. Ma naturalmente ciò che esce dalla mia bocca, avrebbe fatto molto meglio a restarsene lì.

 

<< L’altro ieri mi sono spiaccicata in una pozzanghera! Ero ricoperta di fango dalla testa ai piedi, ne avevo così tanto tra i capelli, che sembravo castana… inoltre puzzavo da morire! >>

 

Lo vedo fermarsi e restarsene impalato per qualche secondo, prima di voltarsi verso di me e lanciarmi un’occhiata confusa. Sento chiaramente le risate malcelate di Yvy e Dylan e i sospiri di Marie. Lo vedo scrollare le spalle e replicare alle mie parole con un tono piatto e annoiato, prima che vada via.

 

<< Mi dispiace per te >>

 

Questo non mi basta; non mi accontento di vedere le sue spalle e mi uccide la distanza che mette tra noi due. Non posso permettergli di allontanarsi da me e cancellare in un battito di ciglia tutto quello che avevamo faticosamente costruito, dopo anni.

 

<< Puzzi ancora Vicky >>

 

Ignoro il commento di Dylan e le risate di Yvonne, fiondandomi su per le scale del dormitorio, spalancando la porta della sua camera, prima che Teddy possa chiuderla alle sue spalle. Si volta verso di me, sgranando gli occhi e indietreggiando.

 

<< Ti dico che puzzo e tu vai via? >>

<< Non mi sembra che tu… oh, ma di cosa stiamo parlando? >>

<< Del fatto che non puoi ignorarmi! >>

<< Non lo sto facendo, ho solo bisogno di qualche giorno per metabolizzare la cosa >>

<< Ma io non lo sopporto! >>

 

Mi rivolge un’occhiata che definire penetrante sarebbe usare un eufemismo, prima di scuotere il capo e  sedersi sul proprio letto. Mantiene lo sguardo basso, posando i gomiti sulle ginocchia e congiungendo le mani. Ha assunto la solita espressione accigliata e pensierosa, come se stesse ponderando su chissà quale dilemma esistenziale.

 

<< Ci siamo ignorati cordialmente per anni, Victoire. Che differenza vuoi che facciano un paio di giorni? >>

<< La differenza c’è… >>

 

Rialza il capo, guardandomi negli occhi, attendendo che io parli ancora. Io invece abbasso lo sguardo, incrociando le dita e torturandole come solo Yvonne sa fare.

Cosa fare?

Cosa dire?

Spero solo di non sparare l’ennesima cazzata del giorno perché nemmeno io la sopporterei e credo fermamente che lo stesso Teddy, per quanto tranquillo ed educato, mi sbatterebbe fuori a calci. Yvonne mi direbbe di sputar fuori la prima cosa che mi viene da pensare, Marie mi suggerirebbe di fermarmi a riflettere sulle conseguenze che, qualsiasi mia parola, possa avere. Ma io decido di essere Victoire, per l’ennesima volta, e rivelargli quella verità che da poco ho compreso.

 

<< E’ che ora so cosa vuol dire far parte della tua vita, Teddy… e non voglio rinunciarci >>

 

E’ stato un sussurro, ma sono certa che lui l’abbia udito, pur non azzardandosi ancora a replicare.  E rialzo lo sguardo, osservando la sua espressione. Non sembra sorpreso, infastidito o felice all’idea che io lo voglia accanto a me; non sembra niente di niente, è come se fosse assente. Mi fissa, ma non sono sicura che riesca a vedermi.

 

E poi sembra destarsi, scuotendo il capo e sospirando. Con una mano sfrega il viso pallido, riabbandonando il braccio sulle ginocchia.

 

<< Sai bene che non potrei mai escluderti dalla mia vita, Victoire >>

<< Perché sono la nipote del tuo padrino >>

<< Perché non ci riuscirei, perché ti sei appropriata di ogni pezzo del mio cuore e credimi se ti dico che da qui, non andrai mai via >>

 

Lo dice toccandosi il petto, fissandomi con occhi sinceri e quasi supplichevoli. E nemmeno ora mi do tempo di pensare, quando corro verso di lui, abbracciandolo. Mi siedo sulle sue gambe, stringendogli le braccia al collo e affondando il viso tra i suoi capelli. E’ urgente il bisogno che ho di sentirlo vicino, di riprendermelo dopo tutta la distanza che ha messo tra noi. Distanza che non sono in grado di sopportare, comportandomi probabilmente da ragazzina ostinata e irragionevole.

 

Rivoglio il mio Teddy.

 

<< Victoire >>

 

Mi allontana delicatamente da sé, posando le mani sulle mie braccia e scostandole dal suo collo. Avverto un freddo improvviso gelarmi le ossa e nemmeno il suo sguardo riesce a scaldarmi. Se non posso essere tra le sue braccia, niente può darmi calore.

 

<< Victoire >>

 

Ripete il mio nome, e la sua sembra una supplica. Sta pregandomi di stargli lontana, di arrendermi al fatto di averlo perso? Non lo farò mai. Balzo in piedi, non accennando a distogliere gli occhi dai suoi, può leggermi dentro e capire quanto io sia sincera.

 

<< Ti ho chiesto scusa, ti ho supplicato di perdonarmi >>

<< E l’ho fatto, sono sincero >>

<< Ma allora… >>

<< Non è per questa ragione che…  >>

 

Si rialza, passandosi una mano tra i capelli e sbuffando, agitato. Fissa un punto imprecisato della stanza e poi nuovamente guarda me. Ed ogni secondo che passa, sono sempre più frastornata. Non sono in grado di capirlo, non sono brava nell’afferrare i sentimenti di qualcun altro.

 

<< Sebbene tu abbia cancellato quel bacio, non toglie che ci sia stato. E mi ha ferito che tu non vi abbia dato la minima importanza. Non l’ho fatto per gioco, e quello che provavo allora, provo adesso >>

<< Io… >>

<< Non mi basta più esserti solo amico, non mi accontento di restare dietro di te a sorreggerti, voglio essere al tuo fianco, Victoire >>

 

Pensavo che volesse cacciarmi dalla sua vita a calci nel sedere, che volesse ignorarmi e andare avanti come aveva sempre fatto, circondato da quelle poche persone che rientravano perfettamente nei suoi schemi,  che condividevano il suo essere semplicemente perfetto. E che desiderasse disfarsi dell’unica nota stonata nella sua perfezione: io.

 

Siamo così diversi io e lui, cosa condividiamo? Un’infanzia volata via, un passato in comune e un futuro incerto. Lui sa cosa vuole, mentre io annaspo ogni giorno per prendere anche la più piccola decisione. L’unica lezione che ho imparato, di tutta questa storia, è che non mi sento alla sua altezza.

 

Ma ora è qui, dinanzi a me, fissandomi come se con una mia parola potessi condannarlo o salvarlo; c’è attesa nel suo sguardo e speranza.

Di qualcosa Vicky, qualsiasi cosa.

Digli che è importante per te, che gli vuoi bene, che…

 

<< Forse è meglio che tu vada, ora >>

 

O non dirgli nulla, annuisce e vai via.

 

 

 

 

 

 

Non odiatemi per aver concluso a questo modo il capitolo! Nel prossimo ci sarà molto altro! :D

C’è molto Teddy/Vicky qui… era inevitabile visto il guaio in cui la nostra Weasley si era cacciata!

Non so se pubblicherò un altro p.o.v, se lo farò riguarderà Marie e non si incastrerà con questo capitolo, come sono abituata a fare! Vi avviserò nella mia pag face book, nel caso in cui ci sarà…

A questo proposito, il link del gruppo delle mie ff su face:

http://www.facebook.com/groups/129830763768816?id=129847793767113¬if_t=group_activity

Se vi va, unitevi… ci saranno spoiler e quant’altro!

A presto fanciulle!  :*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Maschi strani, facocero imbestialito e lucine colorate ***


                                                                                       14



14. Maschi strani, facocero imbestialito e lucine colorate

 

<< Immaginavo che Teddy Bear avesse una cotta per te! Insomma, quale ragazzo potrebbe restare al tuo fianco tutta la vita, pur conoscendoti, se non perché è perdutamente innamorato? >>

<< Non suona come un complimento, Yvonne >>

<< Perché non lo è, Vicky >>

 

Sbuffo, accasciandomi sul letto e imprimendo la faccia contro il cuscino. Ancora una volta la confusione regna sovrana nella mia testa, e non so come scacciarla via. Sapevo, in cuor mio, che Teddy non mi avrebbe mai baciata se non avesse provato qualcosa, eppure sentirselo dire è tutt’altra storia. Tutto intorno a me si è come pietrificato, alle sue parole. Sentivo solo l’eco della sua voce rimbombarmi nelle orecchie.

 

<< Teddy mi piace, e credo che voi due siate perfetti per stare insieme >>

<< Mhhhhhh >>

 

Mugugno un lamento, attutito dal guanciale su cui la mia faccia è spiaccicata. L’affermazione di Marie non mi aiuta, anzi, sprofondo ancora di più nel baratro dell’incertezza.

 

<< Sono d’accordo, però… non credo che tu sia pronta per una relazione, non ora perlomeno >>

 

Yvonne ha centrato il punto, come sempre. Non sono in grado di reggere nessuna pressione, di condividere niente con nessuno. Voglio restare ancora un po’ nella mia bambagia, coccolata dall’innocenza di essere una quindicenne sprovveduta e ignara dei dolori della vita; perché che se ne dica, amare è un male. E’ sofferenza, è perdita della lucidità, è agonia: l’amore è un grave disturbo mentale.

 

<< Oh, Circe! >>

 

Sobbalzo all’urletto di Yvy, alzando la testa dal cuscino e voltandomi a fissarla, lo stesso fa Marie. Ci guarda, balzando dal letto e saltellando da un piede all’altro, quasi si trovasse sui carboni ardenti.

 

<< Siamo in ritardo per il duello, Vicky! Muoviti! >>

 

Il Torneo, il terzo incontro, l’avevo completamente dimenticato. Seguo Yvonne e Marie fuori la stanza e giù per le scale del dormitorio femminile. Dinanzi al ritratto della Signora Grassa, Shacklebolt si volta, scuotendo piano il capo.

 

<< Non ditemelo, ancora una volta l’avevate dimenticato >>

 

Annuiamo, sorridendogli mentre Marie si avvicina a Dylan e quest’ultimo le cinge la vita, schioccandole un bacio sulla fronte. Poi strizza l’occhio a me ed Yvy, augurandoci l’in bocca al lupo, nel caso in cui i nostri nomi venissero sorteggiati.

 

<< Bhè, muovetevi >>

 

Seguiamo Alastor fuori la Sala Comune, e con la coda dell’occhio noto la Robins camminare dietro di noi, ma non ha arpionato il braccio di Al, né sta mangiandogli la faccia, e la cosa è decisamente bizzarra. Aumento il passo, accostandomi a Shacklebolt e tirandogli una manica per richiamare la sua attenzione.

 

<< Teddy non… >>

<< Credo ci raggiunga a breve, è un po’ fuori fase oggi >>

 

Probabilmente si riferisce alla luna piena e lui, essendo figlio di un lupo mannaro, pur non avendone ereditato la maledizione, soffre di qualche condizione sfavorevole legata ad essa. E’ spossato e irritabile , per non parlare dei suoi attacchi di rabbia incontrollabili. Non l’ho mai visto in queste vesti, solitamente tende ad isolarsi e restarsene chiuso in camera tutto il giorno e la notte, naturalmente.

 

Nemmeno io sono immune dall’influsso della luna: mio padre è stato morso dallo stesso lupo che ferì Remus Lupin. Tuttavia gli effetti sulla mia persona sono decisamente minimi; gli sbalzi di umore sono frequenti in me anche senza un satellite tondo in cielo, per cui nemmeno ci bado.

 

<< E’ molto probabile che oggi una di voi due venga sorteggiata, siete rimasti solo in quattro. Forse duellerete insieme… in ogni caso, siate prudenti e non avventate, ragionate prima di scagliare un incantesimo e… >>

<< Che carino che sei Shacky! Sei in pensiero per noi ! >>

<< Eseguo solo il mio dovere di Caposcuola. Dipendesse da me potreste anche schiacciarvi al muro! >>

<< Che dolce! >>

<< Questo farebbe male >>

<< Abbastanza >>

<< Però sarebbe interessante da vedere >>

<< Dylan perché non ti spiaccichi tu al muro? >>

<< Sono troppo bello, non posso rovinare così il mio viso. Inoltre Marie ne morirebbe >>

<< Credo che sopravvivrò >>

<< Tradimento! >>

 

Tra una cazzata e l’altra, arriviamo all’aula adibita ai duelli. Noto subito la piccola folla radunata intorno alla pedana e sgomitando, mi faccio spazio tra essa. Mi volto, Yvonne è accanto a me a strizzarmi l’occhio. Spero di non dover duellare con lei, non mi piace l’idea di doverle lanciare contro qualche incantesimo. Certo, a volte lo meriterebbe, ma le voglio bene dopotutto.

 

<< I duellanti si avvicinino alla pedana, prego >>

 

McMillian ci richiama, intimando il silenzio con uno dei suoi sguardi che tutto induce, tranne ad avere timore di lui. Io, Yvonne, Coote e la Robins compiamo un passo in avanti, attendendo con ansia il responso del sorteggio. Mi volto verso l’entrata, con la speranza di intravedere una chioma blu risaltare tra quelle deprimenti e normali. Ma Teddy non è qui, non è venuto.

 

<< Yvonne MacDonald e Jane Robins, venite avanti >>

 

Rivali in amore e nel Torneo, bizzarro e maledettamente ironico. Stringo il braccio di Yvy, cercando di infonderle quel poco di coraggio di cui dispongo. Ricambia il mio sorriso, voltandosi e lanciando un’occhiata ad Alastor che somiglia pericolosamente ad un blocco di ghiaccio. Dopo la dipartita della mia migliore amica, mi avvicino a lui mentre Marie e Dylan sono a pochi passi di distanza da noi. Le due duellanti intanto salgono sulla pedana, inchinandosi chi con riluttanza, chi con aria concentrata.

 

<< Stpeficium! >>

 

La Robins non perde tempo e subito cerca di schiantare la sua avversaria che, con un Protego, respinge l’incantesimo. Questo rimbalza, ma Yvonne è abbastanza veloce da evitarlo.  Si fissano, ognuna aspetta la mossa dell’altra.

 

<< Incarceramus! >>

 

E’ Yvonne ad attaccare per prima, questa volta. Ma con la stessa prontezza di riflessi, mostrata da Yvy poco fa, l’altra evita l’incanto. Non immaginavo che la Robins fosse così abile nei duelli, pur essendo al settimo anno. L’ho sottovalutata, così come probabilmente ha fatto Yvonne.

 

<< Impedimenta! >>

 

Nel tentativo di proteggersi dall’incantesimo, Yvonne viene sbalzata a qualche metro di distanza, pur restando sulla pedana e tenendo ben salda la bacchetta tra le mani; è ancora in gioco. Purtroppo non ho potuto impedirmi di cacciare un urletto impaurito nell’osservare la scena, né ho evitato di notare l’irrigidimento di Shacklebolt al mio fianco e le sue mani strette a pugno; le cui nocche sono talmente bianche che non ho difficoltà ad immaginare le unghie conficcate nel suo palmo.

 

Gli sfioro il braccio con la mano, guadagnandomi un’occhiata quasi riconoscente da parte sua. Al è molto spesso inumano, terribilmente misantropo e snervante, ma oramai non posso più dubitare sul fatto che ad Yvonne ci tenga davvero. Noto la sua agitazione malcelata, le rughe del viso e dalla fronte spaventosamente aggrottata.

 

Nei minuti successivi, parecchi a dirla tutta, nessun incanto lanciato dall’una o dall’altra sembra centrare il bersaglio. Ho sempre saputo che Yvonne fosse abile con la bacchetta, ma raramente ho avuto modo di osservarla così a lungo: è veloce nei movimenti, è capace di prevedere le mosse dell’avversaria e ha una buona capacità di concentrazione, non si lascia sopraffare dall’ansia o dall’agitazione come per molti accade. Sarebbe un’ottima auror se non avesse espressamente declinato questa prospettiva futura.

 

<< Stupeficium! >>

 

Jane riprova a schiantarla, ma con un rapido Protego, Yvonne lo respinge, balzando e atterrando sulla pedana in malo modo. Rotola, ma no perde di vista l’avversario che, vedendola a terra e abbassando la guardia, si lascia disarmare da un Experliammus appena pronunciato da Yvy. Arpiono il braccio di Al, saltellando e urlando tanto da perforargli un timpano e dalla sua smorfia contrita credo di averlo indispettito non poco.

 

Riposo lo sguardo sulle due, osservando Jane inginocchiarsi sulla pedana ed Yvonne raccogliere la sua bacchetta e avvicinarsi a lei. Le porge una mano per aiutarla a rialzarsi, ma la Robins l’allontana in malo modo, rivolgendole un’occhiata al vetriolo.

 

<< Non voglio il tuo aiuto, stupida ragazzina >>

<< Non vedo perché dovresti rifiutarlo, è stato uno scontro leale e… >>

<< Non c’è niente di leale nel tuo comportamento! Mi hai portato via tutto… Al mi ha lasciato a causa tua >>

 

Yvonne si pietrifica, sgranando gli occhi e indietreggiando; non replica perché so quanto ancora si senta in colpa per quel bacio. Con la coda dell’occhio osservo Shacklebolt al mio fianco, ha lo sguardo puntato su entrambe, ma stavolta non riesco a percepire nessun tipo di emozione, ha rindossato la maschera che da sempre porta con sé, calata poco prima solo per la forte preoccupazione data dal duello.

 

McMillian, piuttosto imbarazzato, annuncia la vittoria di Yvy, incitandole a lasciare la pedana. Jane non se lo lascia ripetere e presa la sua bacchetta, corre via, non accennando a rivolgere la minima occhiata a nessuno. Yvonne mi raggiunge e afferra il braccio di Al prima che questi possa defilarsi.

 

<< Perché non mi hai detto che tra te e Jane è tutto finito? >>

<< Perché non sono affari che ti riguardano >>

 

Sta per voltarsi, quando sembra guardare, insistentemente, un taglio che la mia migliore amica ha sul viso. Probabilmente solo io noto il movimento del suo braccio che di poco si rialza per poi riabbandonarsi lungo il fianco. Voleva sfiorarne la guancia, carezzarne il livido?  Le rivolge un’ultima occhiata, prima di andare via. Dylan da un buffetto ad Yvonne, cingendole le spalle con un braccio. Si fissano un solo istante e so che è riuscito a tranquillizzarla quel tanto per farle rispuntare il solito sorriso sulle labbra.

 

Loro sono così: preferiscono insultarsi e ricorrere alla violenza per dimostrare il loro affetto reciproco, ma molto spesso si servono di una sola e intensa occhiata che riesce a trasmettere tutte le parole inespresse di cui l’altro ha bisogno. Questo significa essere fratelli, credo.

 

                                                                   ***

 

<< Eddai Shacky! >>

<< Weasley, se non chiudi immediatamente quella bocca, giuro che abuserò della mia autorità da Caposcuola per rinchiuderti in qualche antro del castello, e lasciarti lì per due giorni interi >>

<< Forte! Ma a questo pensiamo dopo… non hai risposto alla mia domanda! >>

<< E non ho intenzione di farlo >>

<< Ma io ho bisogno di sapere di Teddy, di come sta e di cosa gli passa per la testa! >>

<< Bene, chiedilo direttamente a lui >>

<< Non posso! E tu, come mio amico, hai il diritto di aiutarmi >>

 

Al chiude il libro aperto sulle proprie ginocchia,  voltandosi a fissarmi con un sopracciglio inarcato e una smorfia decisamente inquietante in viso. Siamo seduti sul rosso divano di una Sala Comune semi deserta, fatta eccezione per un paio di ragazzetti del secondo anno, concentrati sulle proprie pergamene. Io sono inginocchiata accanto a lui, compostamente seduto, continuando a stritolargli un braccio e pizzicarlo per richiamare la sua attenzione. Ad un certo punto ho creduto che avesse intenzione di affatturarmi per farmi smettere, cosa che fortunatamente non ha fatto.

 

<< Cos’è questa storia che io e te saremmo amici, Weasley? >>

<< Oh, certo! Continuiamo l’assurda messinscena secondo cui niente ci lega, solo per mantenere alta la tua reputazione da uomo di latta >>

<< A dirla tutta sei stata tu a definirmi tale >>

<< Dettagli, sappiamo che non è così >>

<< E da cosa l’avresti dedotto? >>

<< Dal fatto che riesci a provare anche tu dei sentimenti… amicizia per Teddy e per la sottoscritta naturalmente …  >>

<< Naturalmente >>

<< E amore per Yvonne >>

 

Posso vederlo chiaramente trasalire e aggrottare la fronte, talmente tanto da unire le due sopracciglia; devo ricordargli di non farlo più, è raccapricciante. Si agita sul divano, ricercando una posizione per cui possa trovarsi più a suo agio. Ghigno, pensando che l’unico modo sarebbe correre via da me a gambe levate.

 

<< Non sai di cosa parli, Weasley >>

<< Può darsi… ma tu ora rispondi alla… >>

<< Pur volendo non potrei soddisfare la tua curiosità: Teddy è inintelligibile quasi più di me. Inoltre non sento il bisogno di ossessionarlo con stupide domande, come fareste voi ragazzine e Dylan,  solo per farmi dire cosa prova in questo momento. Quando sarà pronto a parlarne, sarà lui stesso a farlo. Fino ad allora, attenderò e mi limiterò a stargli accanto >>

<< Wow… voi maschi siete così strani >>

<< Detto da te non so se suoni come un’offesa o un complimento >>

 

Gli sorrido, scuotendo il capo e poggiandolo allo schienale del divano, riassumendo una posizione decisamente più umana. Almeno so che Teddy non è solo e questo mi conforta, seppur in minima parte. D’altro canto, sono ancora terrorizzata all’idea di affrontarlo e dirgli ciò che provo o meglio non provo.

 

<< Weasley… >>

 

Rialzo il capo, guardando verso il ritratto della Signora Grassa, da cui è appena sbucato Dylan in divisa da Quidditch. Le sue palpebre sono talmente assottigliate da sembrare chiuse e ha pronunciato il mio nome in un sibilo davvero poco confortante. Ma sono sicura che non era previsto nessun allenamento oggi, per cui non vedo perché…

 

<< Probabilmente la tua più alta aspirazione è quella di farmi incazzare ogni volta di più, o forse desideri inconsciamente attentare alla mia salute mentale, non lo so… quello di cui sono certo, però, è che se non vieni con me per scendere in campo e giocare la partita contro i Corvonero, giuro che ti farò male… tanto male >>

 

Ho dimenticato una partita, cazzo! Altro che stupidi allenamenti!

 

Quasi certamente non è il momento adatto, ma sento un’irrefrenabile voglia di ridergli in faccia e ridere di me stessa, dell’ennesima cavolata che ho fatto. Mi rialzo alla sua ennesima occhiata fulminante, posando una mano sulla bocca e trattenendomi. Ma arrivata accanto a lui, non resisto ed esplodo in una fragorosa risata.

 

<< WEASLEY! >>

 

Inutile dire che la mia corsa al campo è stata resa doppiamente veloce, a causa del facocero imbestialito che correva alle mie spalle, col tentativo di acciuffarmi e farmi la festa. E’ gratificante avere un capitano così attento ai propri giocatori,  davvero gratificante. Un po’ meno è stordirsi a causa delle sue urla agghiaccianti: temo che se dovesse venirgli un infarto, incolperebbero solo la sottoscritta.

 

                                                                   ***

 

<< Vicky, forse dovresti andarci piano con quel succo di zucca >>

<< E’ buono! >>

<< E’ strapieno di alcool >>

 

Scrollo le spalle, ignorando Marie e ruotando su me stessa, osservando strane lucine colorate invadere l’intera Sala Comune, assieme all’assordante rumore di musica e schiamazzi dei vari ragazzi che festeggiano la nostra vittoria su quei Corvi perdenti. Ma tutto sembra arrivare ovattato alle mie orecchie e continuando il mio girotondo, osservo le scie di luce arrivare prepotenti ai miei occhi. Li chiudo, ballando una melodia che sento solo nella mia testa.

 

<< Merlino, sembra proprio andata >>

<< Forse dovremmo portarla a letto >>

<< Sarebbe un delitto portarla via ora, sembra così felice >>

<< Dylan, è ubriaca! >>

<< Lo vedo Marie, e allora? >>

 

Sorrido alle voci dei miei amici, ora chiare, ora indistinte. Credo stiano ancora discutendo tra loro quando riapro gli occhi e osservo il bicchiere che ho in mano. Il liquido giallognolo si muove, creando piccole onde ed un effetto davvero ipnotizzante. Assottiglio le palpebre, perdendomi in quel flusso ammaliante. Poi rialzo il capo di scatto, allungando un braccio e  guardando gli altri con un cipiglio serio.

 

<< Qualcuno ha corretto il mio succo di zucca! >>

Tutti mi fissano, io ridacchio.

<< Uh, sono stata io! >>

 

E scoppio in una fragorosa risata, riprendendo la mia folle danza e rovesciando gran parte del liquido scintillante sulla maglietta delle Sorelle Stravagarie, fissandola poi con sguardo deluso. Poso il bicchiere sul tavolino basso, afferrando i lembi della mia t-shirt e singhiozzando per il danno causatele.

 

<< E’… ubriaca? >>

<< Teddy ti prego fai qualcosa tu >>

 

Teddy? Rialzo il capo, scontrandomi con due occhi ambrati e qualche ciuffo di un blu meraviglioso. Allungo una mano, sfiorando quei capelli che si rivelano morbidi come avevo pensato fossero. Sorrido alla sua espressione preoccupata e al leggero rossore di cui si imporporano le guance.

 

<< Sei bello, lo sai ? >>

<< Ahm, vieni con me Victoire >>

<< Perché mi chiami sempre Victoire? >>

<< Perché è il tuo nome >>

<< No, io sono Vicky! Victoire non mi piace… >>

<< Perché no, sentiamo… >>

 

E mentre mi parla, sta conducendomi fuori la Sala, passando per il ritratto di una Signora Grassa che si è unita ai festeggiamenti dei Grifondoro, a giudicare dalla sua aria allegra. Inciampo, attendendo l’incontro con la fredda pietra che però non avviene. Sento due braccia cingermi la vita, e mi volto, trovandomi a pochi centimetri dal mio, il volto di Teddy. Gli sorrido, aggrappandomi a lui e continuiamo a camminare.

 

In un attimo siamo fuori, perché pur mantenendo gli occhi chiusi, avverto l’aria gelida carezzarmi i viso, lasciando che mi copra come fosse una coperta. Mi piace sentire il freddo sulle mie guance, mi piace sentirlo penetrare dentro di me, mi rende viva.

 

<< Il tuo nome ha un significato Victoire… ne sei a conoscenza, immagino >>

 

Riapro gli occhi, voltandomi verso Teddy e sedendomi accanto a lui, su una vecchia panchina. Nel farlo gli finisco addosso, sbilanciandomi a causa di un equilibrio che in questo momento non ho.

 

<< Che cosa vuoi dire? >>

 

Tutto intorno a me è ancora confuso e sfocato, eppure afferro quel briciolo di lucidità che mi rimane per rispondergli, per sentire la sua voce: parlerei con lui di qualsiasi cosa.

 

<< Vctoire… Vittoria. Sei nata in un giorno importante, l’anniversario della Seconda Guerra Magica, no? >>

<< Si, e come puoi apprezzare il mio nome se è associato a qualcosa di così doloroso per te? >>

<< Associare quel giorno alla sola morte dei miei genitori, è sbagliato. Non li onorerei se pensassi semplicemente che mi hanno lasciato solo, ignorando il loro sacrificio. Sono morti per un ideale, per dare a me e a tutti un futuro in cui vivere. E’ triste e orrendamente ingiusto, ma quel giorno non ha segnato solo una fine, ma soprattutto un inizio. Mi ci sono voluti diciassette anni per comprenderlo, Victoire >>

 

Pone enfasi sul mio nome e mai come in questo momento mi appare tanto bello. L’ho sempre odiato non solo per l’accento altezzoso con cui veniva pronunciato, ma per quello che rappresentava. La perdita di innocenti, la morte di molti volti cari alla mia famiglia. Non avevo mai guardato la cosa da quel punto di vista, non avevo mai considerato entrambe le facce della medaglia.

 

Nella mia famiglia la Guerra non è un argomento di cui si ama discorrere, la morte di zio Fred sembra ancora aleggiare su ognuno di loro. E io da bambina, non volevo che ricollegassero quel dolore a me, non volevo che ricordassero. Ma solo ora capisco appieno il senso del mio nome: non una fine, ma un inizio.

 

Perché quando parlo con lui scovo quelle risposte che sembrano essere sempre state lì, ma che io, cieca, non riuscivo a vedere? Afferra ogni mio timore o dolore e lo cancella, in un attimo. Questo vuol dire amare qualcuno? Proteggerlo, come lui fa con me?

 

<< Perché sei innamorato di me, Teddy? >>

Trasale, voltandosi a fissarmi, e con un sorriso sulle labbra, noto alcune ciocche colorarsi di rosso.

<< Domani non ricorderai quasi nulla di questa conversazione >>

<< Una ragione in più per essere completamente sinceri >>

 

Sembra rimuginare sulle mie parole e poi decide di credere alla mia replica poco sensata, perché si schiarisce la voce, guardando dinanzi a sé e parlandomi.

 

<< Questa è una di quelle domande a cui dare una risposta sembra impossibile. Perché la Magia esiste? Perché le persone muoiono e … >>

<< Quanti anni ha la McGranitt? >>

 

Uscita infelice, me ne rendo conto ora che la sbronza sembra in fase di arresto. Mi guarda con la coda dell’occhio, accennando ad un sorriso e continuando.

 

<< Si, anche quella. Ti poni queste domande, scervellandoti sulla risposta più appropriata, più adatta… e poi ti accorgi che semplicemente non c’è…  sono innamorato di te perché non potrei non esserlo, perché c’è una forza che mi spinge verso di te e la stessa forza mi impedisce di starti lontano. Amarti è naturale come una scintilla che fuoriesce dalla mia bacchetta, se pronuncio un incantesimo,  è… cos… Victoire! >>

 

Immagino che solo un Gratta e Netta possa togliergli il mio vomito dai pantaloni e dalle scarpe. E mentre il mio stomaco sembra alleggerirsi, ho l’impressione che il mio cuore stia riempiendosi di qualcosa che non riesco bene a definire. E allo stesso modo credo che stesse dicendomi qualcosa di importante a cui avrei dovuto rispondere, eppure… sento la testa vuota e le palpebre terribilmente pesanti.

 

L’ultima cosa che avverto, è il calore del suo petto e le sue braccia cingermi, prima che mi prenda in braccio. Sento qualche rumore lontano, come di una musica e delle urla e l’attimo dopo sorrido al colore rosso delle tende del mio baldacchino.

Ho bisogno di dormire.

 

 

 

 

 

 

 

Si, Vicky ha vomitato su Teddy dopo che lui ha detto di amarla. Non ve lo siete immaginato, è andata proprio così!  ._.

Riguardo la sbornia di Vicky, ammetto che è un po’ autobiografica: anch’io ho visto lucine colorate, liquidi strani, etc’ etc’… bhè, perlomeno non ho vomitato su chi stava dichiarandosi! xD Questo è tutto made in Victoire!

Riguardo il nome… finalmente spiegato il motivo per cui lei lo odiasse tanto e, anche se non ricorderà l’argomentazione di Teddy, inconsciamente, sarà meno incline ad affatturare chiunque la chiami ‘Victoire’! :D

Ah, riguardo Teddy e la luna… so che non ha eredito la maledizione di Remus, ma è plausibile che soffra di qualche ‘svantaggio’ legato ad essa e prima d’ora non avevo mai potuto inserirlo nella storia, immagino che la cosa si ripeterà!

Forse scriverò un altro p.o.v su Al e Yvonne. ;)

Questo è il link del mio gruppo su facebook! Lo rimetto!

http://www.facebook.com/groups/129830763768816?ap=1

A presto, care!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Postumi, Isteria e Aiuti inaspettati ***


                                                                                           15



15. Postumi, Isteria e Aiuti inaspettati

 

Dolore.

Prima ancora di riaprire le palpebre, che sento più pesanti di quanto mai lo siano state, è un dolore lancinante alla testa che avverto. Riapro gli occhi a fatica, percependo un profumo familiare che però non riesco a identificare: è odore di pergamena, di menta e cioccolata. L’unica cosa che vedo dinanzi a me è il tendaggio rosso del letto a baldacchino. Mi rigiro, e nel farlo tocco qualcosa di duro o meglio, conficco il mio gomito in qualcosa che non somiglia ad un cuscino e che sembra lamentarsi.

 

<< Ohu >>

 

Né i materassi, né i guanciali emettono suoni di alcun tipo, pur verificandosi nel castello stramberie di ogni sorta. Rialzo il capo, trovandomi a pochi centimetri il volto di Teddy. Porto il busto indietro, mettendomi seduta e aggrappandomi alla tenda per evitare di ruzzolare a terra. Inutile dire che la mia testa ha appena annunciato che esploderà a breve.

 

<< Delicata come sempre >>

<< Che… che ci fai nel mio letto? >>

<< Il tuo… oh, non ricordi nulla di ieri notte, giusto? >>

 

Sbatto le palpebre, guardandomi intorno nervosamente e abbassando lo sguardo sul mio corpo: ho ancora la maglietta delle Sorelle Stravagarie e i miei jeans logori. Immagino che questo voglia dire che la mia innocenza è intatta; non avrei sopportato l’idea di combinare qualcosa e poi dimenticare tutto il giorno successivo e… questa cosa mi suona familiare.

 

<< Hai bevuto un po’ troppo alla festa e ho dovuto portarti qui dopo che eri svenuta. Avrei potuto immobilizzare le scale del tuo dormitorio, ma… >>

<< Ero ubriaca? >>

<< Un po’, si >>

 

Non una fine, ma un inizio.

Sono innamorato di te perché non potrei non esserlo.

 

Frammenti, pezzi di frasi e parole che continuano a vorticarmi in testa. Sento ancora un lieve senso di nausea e un leggero stordimento. E poi immagini confuse e odori, sensazioni.

 

<< Ho vomitato sui tuoi pantaloni, non è vero? >>

 

La curva delle labbra di Teddy si alza appena verso l’alto, in un accenno di sorriso. Merlino, devo averlo fatto sul serio. Ora in una situazione simile, con qualsiasi altra persona, sarei scoppiata a ridere, ma trattandosi di lui, ho solo il desiderio di nascondermi sotto il suo letto. Da poco ripiombata nella sua vita e gli ho già procurato più danni di quanto sia umanamente possibile.

 

<< Niente che un gratta e netta non ha risolto. Non ha importanza, davvero >>

 

Annuisco distrattamente, sgusciando fuori da coperte e lenzuola e toccando il pavimento freddo coi miei piedi nudi. Infilo velocemente gli anfibi e rialzo il capo verso di lui, che mi ha imitato, sollevandosi. Resto a fissarlo per qualche secondo: solitamente sono abituata a vedere un Teddy sempre impeccabile nella sua divisa linda e pinta, nei suoi capelli, seppur lunghi, sempre ordinati. Ma ora, in un pigiama decisamente imbarazzante, e con ciocche che sembrano avere vita propria, lo trovo ancora più adorabile.

Sei bello, lo sai?

Morgana, fa che non l’abbia detto sul serio. Scatto in piedi, allontanandomi bruscamente da lui e pregando di non essere arrossita, il che sta accadendo un po’ troppo spesso per i miei gusti. Farfuglio qualcosa sul dover ritornare ai miei dormitori, accennando a delle scuse o dei ringraziamenti, non saprei dirlo e sicuramente nemmeno lui che, ora, mi fissa con uno sguardo confuso e lievemente stordito.

 

L’attimo dopo richiudo la porta della mia camera, dopo una corsa degna di un ippogrifo impazzito. Sospiro, sollevando lo sguardo e restando impietrita e decisamente disgustata da ciò che i miei occhi hanno appena visto: Marie seduta sul letto, seminuda, e Dylan che se ne resta impalato a fissarmi, con ancora il braccio a mezz’aria nel tentativo di infilarsi la camicia.

 

<< Vicky… >>

 

Porto immediatamente le mani a coprire il viso, scuotendo il capo con fin troppa energia, e ricordandomi solo in questo momento che se non mi fermo all’istante, potrei tranquillamente ripetere l’esperienza di ieri sera, vomitando stavolta sui pantaloni del mio capitano.

 

<< Che schifo, che schifo, che schifo! >>

 

Riapro la porta, sbattendomela alle spalle e riscendendo con fretta le scale del dormitorio femminile. Sfortunatamente, ricordo solo dopo di avere ancora gli occhi coperti, così inciampo negli ultimi gradini, ritrovandomi col sedere spiattellato a terra. Mi rialzo a fatica, massaggiandomi il povero deretano, compagno di sventure, e avanzando piano verso uno dei divani.

 

Ma a pochi passi dal camino, devo nuovamente fermarmi e sgranare gli occhi come solo pochi secondi fa è accaduto. Stretti l’uno all’altra, vi sono Yvonne e Alastor, ancora placidamente addormentati. Sbuffo, portando una mano a scompigliare il mio cespuglio biondo e dirigendomi di corsa verso il ritratto della Signora Grassa, urlando a pieni polmoni pur se è appena l’alba.

 

<< Che cazzo hanno tutti da copulare, stamattina? >>

 

                                                                      ***

 

<< Non stavamo fac… >>

<< No,no,no! Zitta, zitta, zitta! Non voglio saperlo! >>

 

Siamo sedute in riva al lago, sotto la solita quercia. Mentre Marie cerca di parlare, Yvonne ride sguaiatamente tenendosi la pancia e rotolando sull’erba, ed io tappo le orecchie con le mani, nella vana speranza di non udire nulla sul Rendez-vous tra la mia migliore amica ed il mio capitano. Oibò, ho appena pensato un termine in un corretto francese: i postumi della sbornia sono agghiaccianti.

 

<< Ma noi non abbiamo fatto nulla! >>

<< Certo, certo >>

<< Dico sul serio >>

 

Yvy non la smette di dimenarsi, ed io di sembrare un bimbo autistico. Marie agita le mani, per richiamare la nostra attenzione, infervorandosi e arrossendo per l’indignazione.

 

<< Insomma, volete ascoltarmi? >>

<< Non ho tutta questa voglia di addentrarmi nella sessualità di mio fratello >>

<< Nemmeno io voglio conoscere le performance del mio capitano! >>

<< NON ABBIAMO FATTO SESSO! >>

 

Riabbasso le mani, appoggiandole in grembo e contemporaneamente decidendomi a posare lo sguardo sulla Summers. Yvonne intanto ha smesso di soffocare con la sua stessa saliva e si rialza sui gomiti, decisa a prestare finalmente attenzione.

 

<< Cioè, avremmo voluto… anch’io volevo, si… però non… è successo >>

Nel caso in cui Marie vada in autocombustione, visto il rossore che si estende su ogni  centimetro di pelle, posso sempre gettarla nel lago, giusto?

<< Perché Dylan non… sapete >>

<< No, non sappiamo >>

<< Proprio no >>

Alle nostre facce perplesse, sbuffa, rialzando su di noi lo sguardo in uno slancio di coraggio.

<< Non ci è riuscito, ecco >>

<< Non… Dylan è impotente? >>

<< NO! E’ solo che aveva bevuto un po’ troppo ed era stanco e… >>

 

Non ridere Vicky, n-o-n f-a-r-l-o.

 

Ma visto che Yvonne non si trattiene e scoppia a ridere in faccia alla povera Summers, lo faccio anch’io, aggrappandomi a lei e battendo i pugni sul terreno.

 

<< Siete orribili, siete… >>

<< Si, si… lo sappiamo >>

 

Diversi minuti dopo, nei quali Marie ha mangiucchiato tutte e dieci le unghie, Yvonne ha lamentato dolori alla pancia per il troppo ridere ed io ho dato una testata al tronco in uno scoppio eccessivo di ilarità, la Summer riprende la parola.

 

<< E comunque, Vicky non ha parlato solo di me. Che ci facevi tu con Shacklebolt? >>

Yvonne smette immediatamente di ridere e le rivolge un’occhiata di finta indifferenza, scrollando le spalle. Io la punzecchio, così che sputi il rospo.

<< Stavamo solo dormendo >>

<< Abbracciati? >>

<< Nemmeno io so come ci siamo ritrovati a quel modo. Mentre Vicky vomitava l’anima sui pantaloni di Teddy, io ed Al inveivamo l’uno contro l’altro nell’altra ala del cortile. Sono ritornata alla festa e devo essermi addormentata sui divani e stamattina, dopo l’urlo di questa psicopatica, mi sono svegliata accanto a lui >>

<< Ti ha detto cosa ci faceva lì? >>

<< Ceeerto… mi ha spiegato le varie ragioni che l’hanno portato a dormire con me in Sala Comune, abbiamo poi chiacchierato del più e del meno e riso a qualche vecchia battuta >>

All’ovvio sarcasmo di Yvy, annuiamo, immergendosi nuovamente nel fitto e confortante silenzio.

<< Ragazze… non direte a Dylan ciò che vi ho riferito, giusto? >>

<< Per chi ci hai prese! >>

 

                                                                       ***

 

<< Tranquillo capitano, sono cose che succedono! >>

<< Già, ti rifarai la prossima volta! >>

 

Io e Yvonne passiamo accanto a Dylan, dandogli un paio di pacchette sulle spalle e strizzandogli l’occhio, prima di accasciarci su una qualche superficie della  Sala Comune. Rialzo lo sguardo, vedendolo ancora impalato a fissare prima noi, poi la sua fidanzata. Marie d’altro canto sta torturando le sue povere dita e la gonna insieme, mentre mordicchia le labbra nervosamente.

 

E l’attimo dopo si fionda sul divano, di fronte alla poltrona su cui sono seduta, e sprofonda in esso, con l’intento, probabilmente, di soffocarsi o nascondersi alla vista di Dylan. Perché mai, mi chiedo!

Wood resta ancora immobile per una manciata di secondi, fino a quando il ritratto della Signora Grassa si apre e lascia entrare quello che ormai è diventato la mia disgrazia: bocca di trota.

 

<< Che ci fate qui? >>

<< Come scusa? >>

<< Mi hanno lasciato un biglietto in cui si leggeva che l’allenamento di domani era stato anticipato ad oggi. E’ quasi un’ora che sono al campo, beccandomi vento e pioggia >>

 

Porto una mano alla bocca, cercando di nascondere la prorompente risata che scalpita per uscire. Devo anche pizzicarmi il braccio per evitare, sul serio, di ridergli in faccia. Lo credevo decisamente più furbo, invece è un credulone.

Quando rialzo lo sguardo, tutti sono lì a fissarmi. Mi muovo a disagio sulla poltrona, tossicchiando e borbottando qualcosa. Dylan sbuffa esasperato, prima di accasciarsi anche lui sul divano, mentre Perrow mi lancia un’occhiata che potrebbe raggelare l’intero castello. Ovviamente non me ne importa una cippa!

 

<< La smetterai mai di comportarti da stupida ragazzina? >>

<< E tu di respirare? >>

<< Questa cosa deve essere risolta >>

<< Che proponi? >>

<< Che tu mi chieda scusa! >>

<< E magari vuoi che mi inginocchi nel farlo? >>

<< Non sarebbe una cattiva idea >>

<< Oh, bhè… io vorrei che tu avessi una bocca più piccola e dei denti meno inquietanti, ma sai com’è… non sempre ciò che desideriamo… >>

<< Vicky, piantala >>

 

Mi volto  verso Yvonne, tiene  lo sguardo basso e alcune ciocche rosa le coprono gli occhi: non so leggere la sua espressione. Con la coda dell’occhio posso osservare Dylan altrettanto rabbuiato e Marie, accanto a lui, decisamente seccata più che turbata.

 

E’ vero ciò che si dice, un aiuto arriva sempre da chi meno te lo aspetti. Ora, non che reputi Marie una codarda, ma solitamente preferisce restare ai margini di litigi e discussioni, o intervenire il meno possibile e solo per quietare gli animi. Mai avrei pensato che accorresse in mio soccorso, urlando contro Yvonne, lasciando che la situazione degeneri maggiormente.

 

<< Non dovrebbe essere lei a zittirsi! >>

 

E sposta lo sguardo su Vincent, il quale è probabilmente più scioccato di me e degli altri, per la piega che la questione sta prendendo. Dylan la fissa come se la vedesse per la prima volta, lo stesso fa Yvy e questo perché negli occhi della Summers c’è qualcosa che raramente scorgiamo: indignazione e profonda rabbia.

 

<< E’ uno scherzo innocuo, inutile fare tutto questo baccano. Se ti professi tanto amico di Yvonne e Dylan dovresti essere più flessibile nei nostri confronti >>

<< Cosa che anche voi dovreste fare >>

<< Assolutamente e in un primo momento è quello che ho cercato di fare, ma tu non mi piaci e non è nella mia natura comportarmi in maniera ipocrita. E lo sto ammettendo, ragion per cui dovresti fare lo stesso anche tu. Confessa candidamente che non nutri alcuna simpatia per me o Vicky o Alastor e magari nemmeno per Teddy, ma sii sincero e forse potrei apprezzarti di più >>

 

Sbatto ripetutamente le palpebre per l’incredulità di questo momento: non avrei mai saputo affrontare qualcuno che detesto con tanta diplomazia, al contrario avrei continuato a servirmi di stupidi trucchetti al solo scopo di allontanarlo, ma ammetto che la strategia del pulcino appare decisamente migliore.

 

Perrow sembra essere stato pietrificato, guarda Marie come se fosse un avvincino o qualcosa di simile. Sposta poi lo sguardo su Wood e Yvonne, quasi ad avere supporto; naturalmente non lo trova. Entrambi sono stupiti quanto me e si lanciano occhiate silenziose.

 

<< Mi apprezzeresti se ti dicessi che non tollero nessuno di voi? >>

<< Vinz… >>

<< Probabilmente, ma continueresti a non piacermi. Questo perché sei arrogante e presuntuoso, perché credi di conoscere loro due meglio di chiunque altro e perché ti diverti a buttare fango su di noi >>

<< Non credo di averlo mai fatto >>

<< Non in maniera esplicita, e come avresti potuto? Tu agisci in maniera subdola, e Al aveva ragione a definirti un bugiardo. Davanti a Dylan ed Yvy cerchi di essere schifosamente cordiale, ma alle loro spalle e alla prima occasione, ti mostri per quello che sei >>

<< Accidenti Dylan, mettile una museruola >>

 

Ride sguaiatamente e prima che io o Dylan possiamo balzare in piedi e pestarlo a sangue, è la piccola Summers a rialzarsi e fronteggiarlo; i suoi occhi emettono un bagliore omicida che raggela persino il mio sangue.

 

<< Non sei in grado di portare avanti una conversazione con me che hai bisogno del suo aiuto? Nessuno mi zittisce, Perrow >>

<< Qualcuno dovrebbe, vista la tua lingua biforcuta! >>

<< Non sai districarti tra le mie parole? >>

<< Potrei metterti a tacere all’istante se volessi, piccola sudicia… >>

<< Basta così! Potreste starvene zitti tutti e due? >>

 

Marie si volta verso Dylan stavolta, guardandolo come mai aveva fatto con qualcuno. Wood indietreggia istintivamente, non azzardandosi, tuttavia, a riabbassare lo sguardo e cedere.

 

<< Ci sei già tu che resta zitto abbastanza. Dov’è il coraggio di un Grifondoro, Dylan? Non stai muovendo un dito e vorrei sapere cos’è che pensi >>

<< Cosa penso? Ti interessa davvero? Perché ho l’impressione che decida tutto tu, sempre. Non ti importa cosa possa provare io! Hai spiattellato quello che è successo ieri? >>

 

Ecco, mi sento un tantino in colpa, ma solo un poco. E’ Dylan che sta dando di matto e Marie gli fa ampiamente compagnia. Cosa succede a tutti? Lancio un’occhiata ad Yvonne che stava fissandomi, e la vedo distogliere rapidamente lo sguardo per puntarlo su Perrow, poi su gli altri due.

 

<< Non è di questo che stavamo parlando! Voglio che tu prenda una posizione, che decida da che parte stare! >>

<< Mi stai chiedendo di scegliere tra te e il mio migliore amico? >>

<< SI! >>

 

Lei stessa sembra sorpresa dalla sua replica, ma allo stesso tempo non sembra intenzionata a rimangiarsela. Continua ad avere uno sguardo deciso, mantenendolo ben saldo sulla figura di Dylan, ora decisamente sconcertato. Si fissano per non so quanti secondi, prima che lei gli volti le spalle e si sieda accanto a me.

 

<< Molto bene >>

 

E’ l’unica cosa che riesce a dire, e posso sentire chiaramente il suo corpo tremare di rabbia e delusione; ha ancora il respiro affannato e ora guarda ostinatamente un punto imprecisato della stanza.

 

<< Vicky, maledizione! Sei contenta adesso? >>

Mi volto di scatto a fissare Yvonne, che ricambia con occhi fiammeggianti di indignazione.

<< Cosa? >>

<< Non sai stare al tuo posto per più di due secondi, non è vero? >>

<< Di cosa stai… ha iniziato lui! E’ sempre colpa sua, sin dall’inizio… da quando ha insultato Al e… >>

<< Da quando ti sta a cuore Alastor? Oh, ma certo… infondo voi due siete simili! >>

<< Simili? >>

<< Entrambi giocate coi sentimenti delle persone. Non è quello che stai facendo con Teddy? Non è lo stesso che Al ha fatto con me? Ovvio che non riesci ad apprezzare persone come Vinz, sono così lontane dal tuo modo di agire e da… >>

<< Ora può bastare… >>

 

Ancora intontita dal fiume di parole orribili che Yvonne mi ha appena rifilato, non mi accorgo subito che Shacklebolt è in piedi accanto a me. Rialzo appena il capo, deglutendo un groppo di amarezza e fissandolo sorpresa.

 

<< Perché non te ne vai? Anzi, perché non ve ne andate tutti? >>

 

E rivolge un cenno verso Perrow e Dylan. Yvy resta ancora immobile, seduta sulla poltrona, prima che Wood le si avvicini e la trascini letteralmente fuori dalla Sala Comune. Li seguo con lo sguardo, notando allo stesso tempo, che Marie si è rialzata e sta risalendo le scale del nostro dormitorio.

 

Al si abbassa, portandosi alla mia altezza e asciugando lacrime che nemmeno sapevo di aver versato. Mi passa un fazzoletto nel quale soffio il moccolo che minacciava di scendere dal naso. Mi rivolge un’occhiata seccata, prima di sospirare e posare una mano sul mio braccio. Sta… sta cercando di consolarmi? Ancora una volta?

 

<< Sono sicuro che non ha mai pensato a nulla di tutto ciò che ti ha detto >>

<< Non ne sarei così certa. Non l’ho mai vista così arrabbiata >>

<< Ma tu conosci Yvonne, è solo combattuta e amareggiata >>

<< E la colpa è anche tua >>

<< Lungi da me negarlo >>

 

Gli sorrido, tirando su col naso e afferrando la mano che mi porge per rialzarmi.

E non riesco a non pensare che è proprio vero ciò su cui prima ho riflettuto: spesso accetti un aiuto, una spalla su cui piangere dall’ultima persona che ti saresti aspettata. Ma allo stesso modo, ricevi una bella pugnalata da chi hai sempre considerato la tua migliore amica. Il mondo sta girando al contrario, ed io sono dalla parte giusta?

 

 

 

 

 

 

Avevo pensato di continuarlo e non lasciarvi con quest’ultima scenetta, ma poi ci avrei impiegato più tempo e ho deciso di postarlo. Confido nel fatto che, essendo libera dallo studio, il prossimo capitolo arrivi presto.

Okay, quello che avete visto non è un alieno impossessatosi del corpo di Al: anche lui è capace di qualche gesto carino, raramente, ma ne è in grado. xD

Siete sorprese dalla rabbia di Marie e l’irruenza di Yvonne? Non si prosepettano giorni molto felici… xD

Non ho molto altro da aggiungere ragazze mie, a presto! :*

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Conforto, duelli noiosi e cioccolato ***


                                                                                               16



16. Conforto, duelli noiosi e cioccolato

 

Prima d’ora, un’unica volta io ed Yvonne ci siamo azzuffate seriamente:  era il primo giorno del mio primissimo anno ad Hogwarts e, nel corridoio stretto dell’Hogwarts Express, avevo urtato una ragazzetta poco più bassa di me. Aveva degli strani capelli, corti come un maschiaccio e sparati in tutte le direzioni; senza contare il fatto che erano inquietantemente rosa. L’avevo ammirata da subito, lei sembrava essere la ragazzina che io, da sempre, avevo voluto diventare.

 

Ma lei non sembrava pensarla esattamente come me e dopo uno spintone che mi vide spiattellata a terra, pretendeva che mi scusassi con lei per esserle venuta addosso. Ci azzuffammo quasi subito, lei tirava i miei capelli lunghi e biondi, io le sue ciocche rosa e corte. Fu Marie ad intromettersi ed offrirci del cioccolato per quietare gli animi. Inutile dire che, golose com’eravamo, preferimmo di gran lunga l’offerta di quella bambina incredibilmente magra, sul cui viso spiccavano due pozze verdi che sembravano mangiarle il viso smunto.

 

Quello che venne dopo fu incredibilmente naturale: ridevamo fino a quasi soffocare, ingurgitando barrette di liquirizia, di cui Yvy andava matta.  E spontaneo fu legarci l’una all’altra, tutte Grifondoro che condividevano la stessa stanza. Ma non era solo questo, non fu per convenienza che diventammo amiche: c’era qualcosa in lei che mi aveva attirato quasi subito. Tutt’oggi non saprei bene dire cosa, ma so che mi tiene ancora ben salda a lei.

 

Questo fino a ieri, fino a quando credevo che niente avrebbe scalfito quel legame tanto intenso e che di certo non lo avrebbero fatto simili parole o simili pensieri.

Pensa davvero ciò che mi ha detto?

Ed ora, dinanzi ad un piatto stracolmo di uova e bacon, riesco a malapena a trattenere le lacrime. C’è questo groppo in gola che mi accompagna da ore, e che minaccia di sciogliersi da un momento all’altro. Non è solo per Yvonne, è anche per Dylan e Marie che sembrano essersi giurati odio reciproco.

 

Lei è seduta accanto a me e sorseggia, apparentemente incurante di tutto, il suo caffè bollente. Dinanzi a noi ci sono Teddy, che continua a lanciarmi occhiate preoccupate e Shacklebolt che sembra totalmente assente. Naturalmente gli altri due non sono con noi, ma occupano posti distanti. Mi azzardo a rialzare il capo, voltandomi verso di loro: Dylan ascolta distrattamente quel che blatera Perrow, ma persino io mi rendo conto che la sua mente è da tutt’altra parte. E quando incrocio, per un solo istante, gli occhi di Yvonne, distolgo rapidamente lo sguardo.

 

Ma seppur per una frazione di secondo, ho ben osservato le occhiaie nere che si mostrano sul viso scarno e pallido. Sento una dolorosa morsa allo stomaco, come se qualcuno lo avesse afferrato e stesse rigirandoselo tra le mani; un senso di nausea mi assale e decido di abbandonare la colazione ancora intatta, potrei davvero vomitare bile.

 

Oltrepasso il portone correndo e fermandomi solo quando l’aria gelida di febbraio sfiora le mie guance. Porto le mani a sfregare le braccia, indosso solo la divisa e potrei tranquillamente gelare al freddo di questa mattina piovosa: ma non me ne curo, non m’importa nulla, se non immergermi nel mio tormento.

 

Non so cosa fare, come comportarmi in questa situazione, e continuo a pensare che tutto ciò che tocco con le mie mani, finisco per rovinarlo: il mio rapporto con Teddy, con Yvonne, quello tra Marie e Dylan. Dovrei stare lontana da tutti loro, dovrei allontanarmi prima di provocare altro dolore perché pur avendo le migliori intenzioni, finisco solo per creare casini.

 

<< Vuoi diventare un ghiacciolo? >>

 

Non mi volto alla voce di Teddy, ma ne avverto le mani che posano delicatamente la sua giacca sulle mie spalle. Mi stringo in essa, percependo il calore che pian piano avvolge le mie membra; un calore che so dato non solo dall’indumento caldo, ma soprattutto dalla sua presenza.

Teddy sa scaldarmi l’anima.

 

<< Vuoi parlarne? >>

 

Scrollo le spalle, annuendo appena e seguendolo verso una panchina vicina. Mi siedo accanto a lui, continuando a tenere lo sguardo basso e spostandolo di tanto in tanto su punti imprecisati del parco di Hogwarts. Non apre bocca lui, forse attendendo che sia io a prendere parola, io a dirgli come mi sento e quanta voglia avrei di urlare.

 

<< Sono un disastro, ora non puoi non riconoscerlo >>

<< No che non lo sei >>

<< Come fai a dirlo, dopo tutto quello che è successo? >>

 

Mi volto di scatto verso di lui, fronteggiando il suo sguardo tranquillo e l’espressione di chi sembra saperne sempre più degli altri: di chi sembra a conoscenza di verità che a noi, poveri stolti, sono negate. Il suo volto calmo e disteso non è, tuttavia, un balsamo per le mie ferite, come in passato è successo. Ora ha solo il potere di farmi infervorare maggiormente, perché lui si ostina a non capire, a vedere in me qualcuno che non esiste.

 

<< Non è esclusivamente colpa tua, Victoire. La situazione è semplicemente degenerata, partita da uno scherzo stupido per finire in qualcosa di totalmente assurdo. Ma la discussione è nata da sentimenti repressi, da rabbia trattenuta e sono assolutamente convinto che Yvonne fosse semplicemente stanca di Al, così come Marie lo fosse di Perrow >>

<< Ma ne sono comunque io la causa scatenante >>

<< Se non fossi stata tu, ce ne sarebbe stata un’altra, da lì a breve >>

<< Perché continui a farlo? >>

<< Cosa? >>

<< A difendermi, a proteggermi… io non lo merito! >>

 

Scatto in piedi, lasciando che la giacca che egli ha posato sulle mie spalle, solo un attimo prima, cada a terra senza che io me ne curi. Stringo i pugni, osservando la sua espressione perplessa e spaesata.

 

<< Perché se l’unica che non vede quanta bellezza c’è dentro di te? >>

<< Non c’è nessuna bellezza dentro di me, Teddy! Devi smetterla di idealizzarmi! >>

 

Sto urlando, me ne rendo conto dagli sguardi sconcertati che, alcuni studenti di passaggio, ci lanciano. Così come dai suoi occhi sgranati e dalla fronte lievemente aggrottata. Si rialza, avvicinandosi a me e cercando di prendere la mia mano; la ritiro prontamente, distogliendo lo sguardo. Ma lui non si scompone e contiuna a rivolgersi a me col solito tono pacato.

 

<< Non ti ho mai idealizzato, io ti vedo per quella che sei. Ti ho sempre vista per quello che sei: imperfetta, ma terribilmente vera. Non c’è una briciola di ipocrisia o falsità in te, sei leale, sei sincera… e le persone che ti sono vicine lo sanno. Lo sa Yvonne, lo sa Marie, così come Dylan. Persino Al, pur non ammettendolo mai, se n’è reso conto. Perché tu non lo fai? >>

 

Non mi ero accorta di star piangendo, non me ne sono resa conto fin quando non ho sentito le sue dita calde sfiorarmi le guance bagnate. Fa scivolare la sua mano fino al mio mento, rialzandolo appena perché io possa incrociare il suo sguardo. Fa male guardare in quelle pozze dorate, fa male sentirsi inferiore a qualcuno che si ama.

Che si ama…

<< Forse perché è più facile credere alle cattiverie, Victoire >>

 

E’ così, è più semplice accettare i propri difetti ed imparare a convincerci, piuttosto che scovare pregi in te stessa che magari non pensi di avere. Ho passato la mia intera vita a sentirmi diversa, distante da mia madre, che mi voleva uguale a lei; lontana da tutte le ragazze della mia età, da chiunque volesse cambiarmi.

 

Non sono perfetta, non lo sarà mai, ma questo non riesce a spaventarmi, non più. Non mi ero mai resa conto di quanto pesante fosse questa mia diversità fino a che lui non me l’ha mostrato, rendendola stranamente qualcosa di cui andare fieri. Mi vantavo di essere orgogliosa di me stessa, quando invece ero terrorizzata dal sentirmi esclusa dal resto del mondo. E solo ora vedo chiaramente che quello che ho, le persone che mi hanno accettato per quella che so di essere, hanno visto dentro di me qualcosa che io stessa ignoravo e devo a loro molto più di quanto pensassi.

 

E so di dover combattere per loro: per Yvonne, per Dylan, per Teddy. Non mi importa chi abbia sbagliato, non importa che io sia immatura o stupida, loro mi accetteranno comunque perché lo hanno sempre fatto, perché siamo amici, perché sono la mia famiglia.

 

<< Riuscirò a sistemare tutto? >>

<< Ne sono sicuro >>

 

                                                                    ***

 

<< Spostati, sei tra i piedi >>

 

Ringhio alla volta di un bambinetto coi capelli biondicci che mi fissa con un’espressione terrorizzata, prima di filarsela via. Sistemo una ciocca di capelli con noncuranza, procedendo verso l’aula dei duelli.

 

<< Potresti essere più gentile >>

<< Non capisci, Teddy? Faccio loro un favore a trattarli male, tempro il loro carattere >>

<< Oh, se la mette in questo modo >>

 

Annuisco convinta, afferrando la bacchetta e lasciandola scivolare distrattamente tra le dita. A pochi passi da noi scorgo la figura di Sunders, il ragazzo che affronterò da qui a qualche minuto.

 

<< Ehilà! >>

 

Si volta di scatto, articolando un nervoso cenno col capo ed incamminandosi rapidamente lungo il corridoio. Guardo stranita la sua dipartita, rivolgendo un’occhiata scettica a Teddy che scrolla le spalle, noncurante.

 

<< E’ terrorizzato da te >>

<< Al, dov’eri finito? >>

<< In giro >>

<< Sei venuto a fare il tifo per me, Shacky? >>

<< No >>

 

Sbuffo una risata, riprendendo a saltellare, accompagnata dai due Capiscuola. Entro nell’aula e mi guardo intorno nervosamente, sospirando. Non so perché mi aspettavo di vederla qui, dopo quanto è accaduto.

 

Forse l’aver parlato con Teddy mi ha molto aiutato, mi ha indotto a sperare di poter riaggiustare le cose, di poter guardare a me stessa in maniera diversa. Di aver fiducia in me, perché seppur imperfetta e maledettamente idiota, non sono così malaccio: senza dubbio loro non mi vedono così, lui non mi vede così. E che sia merito mio o del fatto che i miei amici abbiano seri problemi mentali, è una domanda a cui non voglio dare risposta.

 

<< Weasley, Sunders… >>

 

Bacio Teddy e Al su una guancia, beccandomi un’occhiataccia assassina da quest’ultimo, e sgattaiolando con Sunders sulla pedana preposta per il duello. Fisso il ragazzo dinanzi a me, mio coetaneo, all’apparenza terrorizzato. Come fa ad essere uno dei migliori duellanti tra i Grifondoro? A stento riesce a tenere salda la bacchetta alla mano.

 

Ci inchiniamo e lo scontro ha inizio. Non attacco subito, e nemmeno lui. Continuiamo a squadrarci fino a che non tenta di disarmarmi, cosa che senza problemi evito che accada.

 

<< Stupeficium >>

<< Protego >>

<< Impedimenta >>

 

Balzo di lato, evitando l’incanto e rialzando il capo per riposare lo sguardo sul mio avversario. Non so impedire che un ghigno si dipinga sul mio volto, mentre ciocche bionde di capelli mi coprono gli occhi. Devo essere piuttosto inquietante perché vedo Sunders indietreggiare, sentendolo deglutire rumorosamente sin da qui. Avanzo verso di lui, mentre egli fa ancora qualche passo indietro.

 

<< N-non ti avvicinare troppo >>

<< Hai paura di me? >>

<< N-no… Stupeficium! Stupeficium! >>

 

Li evito con un incantesimo scudo, ridendo alla tremarella che ha appena colpito il mio avversario. Giocherello con la bacchetta, avvicinandomi ancora a lui e sorridendogli come solo una squilibrata di mente potrebbe fare.

 

<< Sei piuttosto ripetitivo Sunders, mi annoi…  Exulcero! >>

 

Non evita la mia fattura pungente e in un istante, la pelle del suo viso si ricopre di piccole ustioni. Si dimena, agitandosi come una donnetta e strillando allo stesso modo. Inarco un sopracciglio, lanciando un’occhiata a Teddy e Shacklebolt: il primo sta trattenendosi palesemente dal ridere, il secondo sembra progettare la sua imminente fuga, annoiato da ciò a cui sta assistendo.

Almeno non sono l’unica!

Rialzo la bacchetta, facendolo lievitare a mezz’aria, appeso per una caviglia. Naturalmente gli urletti isterici non si placano, ma aumentano di intensità.

 

<< Weasley smettila di tergiversare e falla finita, ho fame! >>

 

Ridacchio alla singolare richiesta di Dylan, ampliamente condivisa da tutti, visti i mugolii e le esclamazioni di assenso. Con la coda dell’occhio ho potuto notare persino McMillian annuire con aria stanca, ragion per cui, lascio cadere a terra Sunders, disarmandolo l’attimo dopo. Il ragazzetto fugge via, dopo essersi ripreso la bacchetta, senza neanche degnarmi di uno sguardo e squittendo nervosamente.

 

Sbuffo, e con un saltello riscendo dalla pedana, raggiungendo i ragazzi e Marie, di Yvonne nemmeno l’ombra.

 

<< E’ stato il duello più stupido a cui abbia mai assistito >>

<< No, un momento… c’è stato quello di Teddy! >>

<< Quello è stato il più veloce, non il più stupido >>

<< Perché, tu trovi intelligente farsi sbattere al muro un secondo dopo l’inizio del duello? >>

<< Ragazzi, io sono ancora qui >>

<< Non siamo mica ciechi, Teddy! >>

 

Ridacchio, alla conversazione tra Dylan ed Al, a cui si aggiunge un mortificato TeddyBear. Afferro un braccio di Marie, posando il capo sulla sua spalla e beandomi delle sue carezze mentre percorriamo la strada verso la nostra Sala Comune.

 

<< Lei c’era >>

 

Rialzo lo sguardo, fermandomi ad osservare il volto tranquillo e sorridente della mia migliore amica, mentre i ragazzi continuano a camminare davanti a noi.

 

<< Parli di… >>

<< Yvy, chi altri? E’ rimasta seminascosta, davanti alla porta. E’ andata via non appena il duello si è concluso >>

<< Oh… >>

 

Riprendiamo la nostra andatura strascicante, io sono praticamente addosso a Marie. Mi guardo intorno, sperando di scorgere qualche ciocca rosa, sperando che due braccia magre mi cingano o che una spinta piuttosto brusca mi spinga col sedere a terra. Ma niente di tutto questo accade e in un batter d’occhio siamo davanti al ritratto della Signora Grassa.

 

Passiamo dinanzi a Dylan, rimasto fuori e gli lancio un’occhiata incuriosita. Lui e Marie non si sono né guardati, né parlati per tutto il tragitto. Niente urla o simili, solo indifferenza, il che è probabilmente peggio di qualsiasi furiosa litigata.

 

Rientrata in Sala Comune, sto per chiederle spiegazioni, quando la vedo bloccarsi e guardare dinanzi a sé. Seguo il suo sguardo, posandolo infine su Yvonne, seduta sul rosso divano. Si rialza non appena si accorge di noi, dopo aver rivolto un cenno di saluto ai ragazzi che preferiscono rintanarsi nella loro stanza.

 

Mi avvicino cautamente, mordicchiando le unghie e guardandola di sottecchi. Marie accanto a me è molto più tranquilla e sul viso, oggi decisamente pallido, c’è il solito sorriso rassicurante.

 

<< Sei stata brava, anche se quel Sunders… Merlino, era un principiante! Con questo non voglio dire che hai vinto perché lui era un inetto, ma… >>

<< Sono d’accordo con te! Non ha fatto altro che tremare e mi guardava come se potessi lanciargli un’ Avada Kedavra da un momento all’altro >>

<< Infondo è comprensibile che lui abbia paura di te >>

 

Ci voltiamo verso Marie, come fossimo una sola persona, non prima di esserci scambiate un’occhiata perplessa. La Summers sospira, scuotendo il capo e sedendosi su una poltrona vicina.

 

<< Tu ed Yvonne l’avete bistrattato per anni. Al secondo anno l’avete costretto a mangiare delle merendine marinare, solo perché vomitasse sui Serpeverde di passaggio. Al terzo anno l’avete coinvolto nell’allagamento dei sotterranei, facendo ricadere su di lui la colpa, inutile dire che si è beccato mesi di punizione. Al quarto anno l’ avete appeso alla Torre di Astronomia perché ammirasse il panorama. All’inizio di quest’anno, tu Vicky, gli hai lanciato bolidi dal campo per verificare quanto bravo fosse nella corsa >>

<< Siamo grandiose! >>

<< Siamo grandiose! >>

 

Mi volto verso Yvonne, entrambe abbiamo lo stesso entusiasmo e l’identico luccichio negli occhi. E il legame che ho sempre sentito forte, tra me e lei, sembra essersi riformato e addirittura mai spezzato. Mi sorride, un po’ timidamente all’inizio, ma in seguito ad una mia spallata, scoppia a ridere insieme a me, come se il suono della nostra risata fosse l’unica cosa che valga la pena di udire. E ascoltandola, so che è così.

 

<< Cioccolato? >>

 

E come la prima volta, ci ingozziamo di dolci, annegando in essi ciò che ha preceduto questo momento. Ci fissiamo e so che lei, così come Marie, sta pensando al nostro primo incontro, al giorno che ha cambiato per sempre le nostre vite.

 

<< Vicky, Marie… riguardo quello che è successo… >>

<< Oh, ti riferisci al fatto che hai cosparso l’intera stanza di barrette di liquirizia e che hai versato il tuo profumo sul mio letto? Lo sai che odio il profumo, mi ricorda Fleur! >>

 

Yvonne annuisce, mordicchiandosi le labbra e stringendomi la mano che le ho posato sul braccio.

Non voglio parlare di quello che è stato, non voglio delle scuse e non voglio farle. Non ne vedo nessun bisogno e so che loro hanno capito: noi siamo così, maledettamente semplici e altrettanto scavezzacollo. Non abbiamo mai seguito regole prestabilite, quelle che portano avanti una relazione sana e questo perché il nostro rapporto è tutto fuorchè normale. Ed io non potrei desiderare altro, se non trovarmi qui, con loro, a mangiare, ridere e chiacchierare. Questa è la mia normalità, questo è ciò che voglio.

 

<< Sono stanca morta, ragazze. Andiamo in camera? >>

<< Io vorrei prima fare un salto da Teddy, sai per… >>

<< Dichiarargli il tuo amore? >>

<< Cos… NO! >>

<< Va bene, Vicky. Ti aspettiamo di sopra >>

 

Marie trascina Yvonne, mugugnando qualcosa nel suo orecchio, mentre io respiro a fondo e tocco con una mano la guancia calda. Scuoto il capo, correndo lungo le scale del dormitorio maschile. Arrivo alla sua stanza e, senza ricordarmi di bussare, la apro.

 

Quello che vedono i miei occhi, me ne fa pentire all’istante. C’è solo Teddy dei ragazzi, e con lui una Grifondoro di cui non conosco assolutamente il nome. Le mani di lei sono sul petto del mio Teddy, tra le pieghe della camicia semi aperta.

 

<< Oh… >>

<< Victoire, aspetta… >>

 

Non aspetto. Mi richiudo la porta alle spalle, con un tonfo che sarà stato udito anche nella Torre dei Corvonero. Ritorno in Sala Comune e quindi attraverso di corsa il ritratto per scappare non so dove. Il mio nome urlato da Teddy è l’ultima cosa che sento.

 

 

 

 

 

 

Non odiatemi per avervi lasciato con questo finale un pochino ‘particolare’. Saprete presto cosa è effettivamente accaduto e cosa accadrà!  :D

Questo è un capitolo decisamente introspettivo, perlomeno all’inizio. Vicky è stracolma di idiozia, ma anche lei è umana, dopotutto… xD

E no, Marie non ha ancora detto nulla alle sue migliori amiche, riguardo Dylan.

Vi rammento, per chi ancora non si fosse iscritto, che su face vi è un gruppo inerente a Y&M:

http://www.facebook.com/groups/129830763768816/

A presto, fanciulle!

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Aggressioni, cadute imbarazzanti e gli effetti di una dannata luna piena ***


                                                                                                  17



17. Aggressioni, cadute imbarazzanti e gli effetti di una dannata luna piena

 

<< Di cibo ne hai in abbondanza nel tuo piatto, perché prenderne dal mio? >>

<< Il tuo ha un aspetto più gustoso! >>

<< E’ lo stess… oh, prendi, ingozzati! >>

 

Alastor porge l’intero contenuto della sua colazione ad Yvonne, e sebbene mostri un’aria infastidita, dubito che non sia felice della sua vicinanza. O meglio, Yvy gli è praticamente appiccicata addosso. Sembrano essere tornati indietro di mesi, l’unica differenza è che ora lui non sembra volerle lanciare un’Avada Kedavra ogni volta che lo sfiora.

 

Totalmente diversa la situazione tra Marie e Dylan: ognuno sembra concentrato su se stesso piuttosto che sull’altro, e la cosa non va per niente a mio favore. La piccola Summers è più pignola e perfezionista del solito, Wood più rompipluffe di quanto non lo sia mai stato. Tremo all’idea dei prossimi allenamenti, mi farà sudare peggio di un maiale obeso. Il fatto che non stiano più insieme ha comunque dell’incredibile: per quanto fossero diversi, pensavo che si sarebbero sposati, circondati poi da tanti pargoli patiti di Quidditch e calderoni.

 

La mia condizione, invece? Assolutamente incasinata, più di quanto lo fosse ieri. So che dovrei pensare a Marie, a Dylan, ma l’unica cosa che mi ritorna alla mente è l’immagine di Teddy in compagnia di quella. Tornata in camera, avrei voluto parlarne con le mie migliori amiche,ma la confessione della Summers ci ha totalmente assorbite: non c’era spazio per una sciocchezza simile. Si, perché si tratta di una stupidaggine bell’ e buona. Non sono gelosa di lui, non sono seccata da ciò che ho visto, non sono innamorata di Teddy. Può mostrare il petto nudo a chicchessia, per quel che mi riguarda. E giuro che non menzionerò nulla di quanto accaduto.

 

<< Buongiorno ragazzi, Victoire >>

 

Mi volto alla mia sinistra, dove ha appena preso posto l’oggetto dei miei pensieri. Mi sorride titubante e dischiude le labbra, sicuramente per dirmi qualcosa. Lo precedo, alzando la mano in un gesto stizzito.

 

<< Che ci facevi mezzo nudo, in camera, con quella che sicuramente non era Al, o Dylan? >>

 

Alle mie parole, tutti fissano Teddy, dimentichi delle loro attività: Marie rialza il capo dal libro di pozioni in cui era immersa dall’inizio della colazione; Dylan abbandona la sua apatia; Al ed Yvonne la smettono di battibeccare sul cibo per donare la loro completa attenzione a me. Il fedifrago è palesemente in imbarazzo, deglutisce e lancia un’occhiata agli altri, prima di riposare uno sguardo, apparentemente tranquillo su di me.

 

<< Potremmo parlarne dopo >>

<< Se avessi voluto parlarne dopo, non te l’avrei chiesto in questo istante >>

<< Intendevo da soli >>

 

Marie, discretamente, ritorna al suo libro ed Al riprende la sua colazione. Gli unici che rimangono ben attenti alla situazione, sono Yvonne e Dylan, per niente intenzionati a perdersi una sillaba dalle nostre bocche.

 

<< Va bene anche qui. Chi era quella? >>

Teddy sospira, rassegnato. Lancia un’ultima occhiata intorno a sé, per poi replicare.

<< Un’amica, una Grifondoro del sesto anno. Era venuta a restituirmi un libro e poi… >>

<< Non voglio sapere altro! >>

 

Balzo in piedi, consapevole degli sguardi perplessi di tutti: persino il gufo di Al, appena arrivato, sembra guardarmi con commiserazione. Afferro la mia tracolla, e con un gesto eloquente a Marie ed Yvonne, ordino loro di seguirmi. Ma prima di allontanarmi, afferro un pezzo di toast, rivolgendo una smorfia a quello che era  la mia Fata Turchina.

 

<< Ah, sei un porco! >>

 

                                                                      ***

 

<< Sei gelosa >>

<< Per la cinquantesima volta Yvonne, non sono gelosa! >>

<< Allora sei solamente cretina >>

 

Lancio un’occhiataccia alla mia migliore amica, intenta a rimirarsi le unghie mangiucchiate e ricoperte di smalto blu, oltre ad inveire contro la sottoscritta. Camminiamo lungo il prato di Hogwarts, di ritorno dalle serre dopo aver assistito all’ennesima scena in cui una pianta carnivora viene stuzzicata da Yvonne che rischia, di conseguenza, la perdita di qualche arto.

 

<< Avresti potuto lasciare che Teddy ti spiegasse la situazione >>

<< Anche solo per rendere la colazione un tantino interessante >>

<< Non c’era bisogno di… >>

Mi fermo all’improvviso, piantando i piedi a terra e barcollando in avanti quando Yvonne e Marie si appiattiscono alle mie spalle.

<< Che cazzo fai? >>

 

Yvonne mi incenerisce con lo sguardo, massaggiandosi il naso mentre Marie si china a raccogliere un libro che, nell’impatto, le era scivolato dalle mani. Lo accarezza come se fosse un essere vivente appena ruzzolato a terra e fattosi male, prima di seguire il mio sguardo e guardare un gruppo di ragazze a pochi passi da noi.

 

<< E’ lei >>

Rispondo alla muta richiesta della Summers; Yvonne si aggrappa alla mia schiena, allungando il collo per sbirciare, completamente dimentica di avercela con me.

<< Chi? >>

<< La ragazza che era con Teddy, è lei. Ha i capelli legati in uno stretto chignon e l’aria di avere una scopa su per il… >>

<< Abbiamo capito! >>

Avanzo di qualche passo, fino ad essere a pochissima distanza dal gruppetto di Grifondoro che, solo ora, sembrano accorgersi della mia presenza.

<< Asp… Vicky! >>

 

In un attimo Marie e Yvy sono accanto a me e ancora compio qualche passo, fino a che la ragazza in questione, si volta completamente, prestandomi attenzione e incurvando appena le labbra in un sorriso. Le sue compagne sono, probabilmente, più intimidite e impaurite di lei che appare molto tranquilla. Le vedo indietreggiare e scambiarsi una veloce occhiata preoccupata; inutile dire che ne sono compiaciuta: ad Hogwarts sono in molti a temere i miei completi momenti di follia.

 

Eccetto questa qui, il cui sorriso ora sembra accentuarsi. Non distoglie lo sguardo, ma compie un gesto del capo, come ad invitarmi a parlarle e chiarirle il motivo per cui le sono piombata davanti. La ragione è semplice, vorrei afferrarle il viso e spiaccicarla nel fango del parco o spintonarla e passarci sopra una decina di volte.

 

<< Sei del sesto anno… il tuo nome? >>

 

Inarca le sopracciglia, sorpresa: forse si aspettava che conoscessi la sua identità, ignara del fatto che non ho problemi a mostrare di ignorare gli altri, di non provare il minimo imbarazzo o timidezza, pur se lei è di un anno avanti a me. Al mio fianco sento il respiro irregolare di Marie, che è sicuramente in pena per me, certa che possa commettere una delle mie azioni poco ragionevoli. Yvonne invece è tranquilla come non mai, la sento persino sbadigliare e battere un piede a terra, impaziente.

 

<< Sono Margaret Page, e tu Victoire Weasley. Ti conosco bene, amo il Quidditch e non potrei non ammirare i giocatori della squadra di Gifondoro. L’ultima partita è stata… >>

<< Si,si… qual è  precisamente il tuo rapporto con Teddy Lupin? >>

<< Teddy? Oh, siamo amici e… oh, eri tu che ieri ci ha interrotti mentre… >>

 

Scatto in avanti, accecata da una rabbia incontenibile e le afferro il colletto della camicia. Dietro di me avverto il sospiro di Yvonne e lo squittio impaurito di Marie. La ragazza di fronte a me mi fissa con occhi sgranati ed espressione lievemente sconvolta, mentre le sue amiche fanno un passo avanti, subito intercettate da Yvy che le imita, tagliando loro la strada.

 

<< Che sta succedendo… Victoire? Maggie? >>

 

Maggie?

Mi volto di scatto alla voce di Teddy , dapprima severa e poi semplicemente incredula. Alterna lo sguardo da me all’altra Grifondoro, prima che questa si liberi dalla mia presa e gli corra incontro, buttandosi letteralmente tra le sue braccia. Accanto a lui c’è Alastor che si sposta appena Page gli si avvicina. Grugnisco in risposta, soffiando aria dal naso quasi fossi un Ungaro Spinato e sostengo lo sguardo da Caposcuola adirato che Lupin mi rivolge.

 

<< Puoi spiegarmi perché è così terrorizzata? >>

 

Le amiche della piagnucolona fanno un passo in avanti, pronte a replicare al posto mio, ma un’occhiata di Yvonne le mette a tacere all’istante e allarmate, abbassano il capo. Marie si guarda i piedi, intrecciando le dita delle mani, mentre Yvy è assolutamente tranquilla, anzi giurerei che si stia anche divertendo mentre strizza l’occhio da Al che scuote il capo, rassegnato.

 

Allo sguardo penetrante di Teddy, mi riscuoto e sbuffando, incrocio le braccia al petto, assumendo tutta l’aria di chi non sa assolutamente nulla di ciò che le sta capitando intorno: un’espressione innocente che so appartenermi ben poco. Persino quando non commetto nessun gesto stupido, in qualche modo sono la responsabile di quanto accade: eredità Weasley, immagino.

 

<< Perché è una fifona ed il cappello parlante ha commesso un errore a spedirla nella culla dei coraggiosi? >>

 

La ragazza in questione si volta, fissandomi confusa e spaesata. Teddy, d’altro canto, sembra furioso: allontana delicatamente la Grifondoro da sé, avanzando di un passo e continuando a rivolgermi uno sguardo deciso e accigliato; serra la mascella e sembra quasi stia ringhiando. Indietreggio appena, non spaventata, ma piuttosto sorpresa dal vederlo in quello stato. Non si era mai arrabbiato con me prima d’ora, non a quel modo. Persino quando commettevo qualche sciocca imprudenza, soleva rivolgersi pacatamente a me, comprensivo.

 

<< Cos’hai da scaldarti tanto? >>

<< RISPONDIMI, VICTOIRE! >>

Sobbalzo, e con me anche le altre. Yvonne mi si avvicina, fronteggiando Teddy, prima che Shacklebolt la afferri un polso e l’attiri a sé.

<< Ehi, mollami! >>

 

Ma Al la tiene stretta tra le sue braccia, con apparente tranquillità, nonostante lei cerchi di dimenarsi e sfuggirgli in tutti i modi.

 

<< Alastor portale via e non dimenticarti di toglier loro dieci punti a testa! >>

<< Che cosa? Brutto fedifrago ingrato! Guarda che ti riempio di pugni, anzi ti schianto, ti… >>

 

La voce di Yvonne, trascinata dall’altro Caposcuola, seguito dalle altre Grifondoro, si perde nel vento dei primi giorni di marzo, improvvisamente gelido. Riporto lo sguardo su Teddy, che sembra infervorarsi ogni secondo che passa e ora agita la mano impaziente, in un gesto che mi invita a parlare.

 

Inspiro l’aria fredda ed espiro dal naso con aria seccata ed infastidita, temporeggiando, cosa che deve peggiorare la situazione perché Lupin compie un altro passo verso di me, afferrandomi il polso e strattonandomi. Indietreggio appena, ma non cerco di sottrarmi dalla sua stretta. Ci fissiamo a lungo, prima che sia ancora lui a parlare.

 

<< Perché l’hai aggredita? >>

<< Non ho intenzione di rispondere. Ora toglimi altri cinquanta punti, spediscimi a pulire vasi da notte, mandami dritta dalla preside, non me ne importa niente, Caposcuola Lupin >>

Lascia la mia mano con poca delicatezza, guardandomi con esasperazione.

<< Non ti sto parlando da Caposcuola, ma da amico >>

<< Davvero? Se la tua intenzione era quella di mostrarti amichevole, hai fallito miseramente >>

<< E’ colpa tua! Mi farai impazzire, prima o poi ! >>

<< Se è così non dovresti starmi tra i piedi! >>

<< Se non vuoi che lo faccia, basta dirmelo >>

 

Ora l’irritazione sembra aver lasciato posto ad un’aria rassegnata ed estremamente arrendevole. Mi guarda impaziente e ancora accigliato, la sua fronte è aggrottata e gli occhi sono due fessure, ma quel luccichio che li ha accompagna, sembra volermi dire altro. Lo spintono, compiendo qualche passo lontano da lui e poi voltandomi ad un suo sospiro.

 

Ci fissiamo per diversi secondi, un tempo labile che sembra infinito. Non voglio che si allontani da me, che smetta di strami accanto: da quando è ripiombato nella mia vita, mi sono sentita diversa, tranquilla e al sicuro. Protetta dal suo sguardo rassicurante,  dai suoi sorrisi comprensivi e dalle sue dita intrecciate alle mie: la sua presenza al mio fianco aveva il potere di attenuare il caos della mia esistenza e allo stesso tempo, la mia vivacità gli permetteva di uscire dal suo guscio. Ci compensavamo l’un l’altro, come due anime profondamente dissimili, ma in fondo assolutamente uguali: esse combaciavano perfettamente, io e lui combaciavamo perfettamente.

Opposti che si attraggono?

O semplicemente due stupidi che per mesi si sono lasciati cullare da una bella fantasia, da un’insana illusione che riusciva a riscaldare il cuore di entrambi. Sapevo che Teddy la pensava come me, lo avvertivo dal modo in cui mi guardava o mi stringeva la mano; lo sapevo fino all’altra sera, fino ad oggi. E ora avverto solo terriccio malfermo sotto i miei piedi, instabile come lo sono io, come siamo noi.

 

<< E’ questo che vuoi? Che mi tolga dai piedi? >>

 

Sussulto, riposando gli occhi nei suoi, osservando il viso pallido e l’espressione non più accigliata, ma semplicemente ansiosa. Si avvicina a me, prendendo la mia mano tra la sua, stringendola appena in una muta richiesta di replicare alla sua domanda. Ma il fischio nelle mie orecchie, il rumore ovattato che ad esse arriva, e il battito accelerato del mio cuore, mi impediscono di risvegliarmi dal torpore in cui sono precipitata: stordita e confusa, mi limito semplicemente a fissarlo.

 

E poi annuisce piano, chiudendo gli occhi e riaprendoli per rivolgermi un ultimo sguardo deluso. E quando la sua mano lascia la mia, avverto le mie membra terribilmente fredde: un gelo che percorre l’intero mio corpo fino a raggiungere questo stupido muscolo cardiaco che perde un battito o forse due.

 

Mi volto, osservandolo allontanarsi da me, con mani in tasca e spalle curve, quasi portasse su di sé il peso del mondo intero. Non una sola parola esce dalle mie labbra, nessun suono che si unisce a quello stridulo di un vento che inizia a soffiare troppo forte, che ingarbuglia i miei capelli con rabbia, spingendomi in avanti, quasi ad invitarmi a raggiungerlo. Mi oppongo, restando impalata a lottare contro nessun altro che me stessa.

 

                                                                      ***

 

<< Maledizione, Weasley! E’ il quarto bolide di fila che manchi! >>

 

Muovo il capo in segno di scuse al rimprovero di Wood, mugugnando qualcosa che nemmeno io riesco a decifrare. Rialzo gli occhi, incontrando lo sguardo divertito di Perrow che, dopo un ghigno beffardo, vola via alla ricerca della pluffa. Sbuffo seccata, non ho nemmeno voglia di prendermela con lui e prenderlo a calci in culo.

 

Dopo l’ennesima distrazione e le urla di un Dylan sull’orlo di una crisi nevrastenica,  l’allenamento può dirsi concluso. Atterro con poca delicatezza, smontando dalla scopa e dirigendomi svelta verso gli spogliatoi; non compio che pochi passi prima che la voce del capitano mi blocchi sul posto, facendomi voltare verso di lui.

 

<< Aiutami a riordinare pluffe e bolidi >>

 

Probabilmente vorrebbe sembrare più pacato nel rivolgersi a me o a chiunque altro, lo capisco dalla smorfia che segue la sua affermazione. Tuttavia è difficile per lui nascondere il suo tono burbero e perentorio, soprattutto nell’ultimo periodo. Annuisco, lasciando cadere la mia Firebolt e affiancandolo. Mi chino come lui, sulla piccola valigetta, aiutandolo a trattenere l’ultimo bolide che, disperatamente, cerca di liberarsi e sfrecciare in volo.

 

<< Stai bene? >>

<< Sono stata meglio >>

<< Ancora problemi con Yvonne e… le ragazze? >>

Rialzo il capo, nello stesso istante in cui lui lo china.

<< Non riesci nemmeno a pronunciare il suo nome? >>

Agita la mano, come se stesse scacciando un insetto fastidioso e lanciandomi un’occhiataccia.

<< Non è di me che stiamo parlando. Allora, cos’hai? Voglio che i miei giocatori siano al meglio, mi rifiuto di perdere una partita perché non sapete lasciare i vostri casini fuori dal campo di Quidditch >>

 

Sbuffo, accasciandomi sull’erba fredda, alzando gli occhi verso un cielo plumbeo. Mi imita, richiudendo la valigetta e spostandola di lato, prima di posare i gomiti sulle ginocchia e fissarmi impaziente.

 

<< Ho solo qualche pensiero per la testa, nulla di preoccupante >>

<< C’entra per caso quello che è accaduto una settimana fa con Teddy e Maggie? >>

<< Maggie! Si può sapere chi cazzo è questa? >>

 

Mi fissa, inarcando un sopracciglio e incurvando lievemente la linea delle labbra in quello che dovrebbe essere un accenno di sorriso. Mi correggo, è più un ghigno sardonico e irritante. Gli do una spallata, volgendo il capo altrove e borbottando improperi verso la sua intera generazione.

 

<< Merlino, Weasley! Sei gelosa di Maggie? >>

 

Scatto in piedi, guardandolo dall’alto e stringendo i pugni per evitarmi di pestarlo a sangue. Quando vuole sa essere davvero stronzo, il capitano. Inoltre giuro che se qualcun altro si azzarda a dire una cosa del genere e totalmente fasulla, lo inchioderò alla Torre di Astronomia.

 

<< Vuoi dei figli Dylan? >>

<< Un giorno, probabilmente >>

<< Allora non ti azzardare più a menzionare quella parola in mia presenza o giuro che ti do un calcio lì sotto, talmente forte, da impedirti di procreare! >>

 

Ridacchia sommessamente, per niente intimorito dalla mia minaccia. Si rialza quindi, battendo le mani sui pantaloni della divisa, oramai sporchi di fango ed erba fresca. Mi si avvicina, posando le mani sulle mie spalle e fissandomi concentrato.

 

<< Se io ammetto di essere incazzato per la storia di Marie, anche tu puoi accettare il fatto che provi qualcosa per Teddy >>

 

Se l’è cercata lui.

Prendo a rincorrerlo per tutto il campo, sbilanciandomi in avanti di tanto in tanto per mollargli un calcio diritto nel deretano. Lui corre a perdifiato, ridendo e borbottando qualcosa sulla sua autorità di capitano, oramai totalmente andata a farsi benedire. E mentre sto per raggiungerlo, si ferma improvvisamente, così da farmi sbattere il muso contro la sua schiena e ricadere pesantemente a terra.

 

<< Ti sei scimunito? >>

<< Scusate >>

Inclino il capo, rialzando lo sguardo su Marie, in piedi dinanzi a noi, titubante e impacciata. Dylan d’altro canto sembra un blocco di marmo, sguardo accigliato compreso.

<< Ti aspettavo all’ingresso, Vicky. Ma quando tutti gli altri giocatori sono rientrati e di te non c’era traccia, mi sono impensierita e ho deciso di venire a cercarti >>

Si sporge verso di me, guardandomi con apprensione.

<< Tutto bene? Che ci fai lì a terra? >>

<< Chiedilo a lui! >>

Mi rialzo, furente e accigliata, lanciando a Dylan un’occhiata raggelante. Lui si volta, scrollando le spalle e mostrandomi una smorfia.

<< Stavo solo cercando di farle aprire gli occhi, è un po’ ottusa la ragazza >>

 

Compie qualche passo, pronto a filarsela, quando allungo una gamba distrattamente, mettendogli lo sgambetto e facendolo ruzzolare ai piedi della Summers che, sorpresa, fa un balzo indietro. Sbuffo una risatina all’espressione un tantino furibonda del mio capitano, prima che mi rivolga uno sguardo omicida che riesce a farmi ingoiare il mio tentativo di ridergli in faccia.

 

<< Stai bene? >>

 

Marie si china su di lui, offrendogli una mano in modo che possa rialzarsi. Nella voce e nei gesti colgo chiaramente apprensione e inconfondibile premura. Ma Dylan non sembra pensarla alla mia stessa maniera, perché scaccia la mano della mia migliore amica, rispondendole seccamente, quasi infastidito.

 

<< Ce la faccio da solo >>

 

E così si rialza senza accettare il suo aiuto, afferra la sua Firebolt assieme alla valigetta contenente bolide, pluffe e boccino, per sparire verso gli spogliatoi. Mi affianco a Marie, sorridendole appena. Lei ricambia, alzando le spalle e incamminandosi con me fuori dal campo.

 

<< Dovevo aspettarmelo, ed incolpare solo me stessa di questa situazione >>

<< Potrebbe almeno sforzarsi di essere gentile, miseriaccia! >>

<< Non importa, va bene così. Andiamo? >>

 

E così trotterello dietro la Summers, prendendole la mano e seguendola. E così sembra di ritrovarsi esattamente a dove eravamo all’inizio di quest’anno scolastico: io e Teddy che a stento ci rivolgiamo la parola, Yvonne che stuzzica Al senza risultati e Marie che tiene alla larga tutto e tutti eccetto le sue migliori amiche.

Che bel gruppo di adorabili sfigate!

 

                                                                        ***

 

Mi guardo intorno febbrile, l’aula dei duelli è sempre più piena; restiamo solo in quattro a contenderci la vittoria tra i Grifondoro: io, Yvy, Alastor e Sloper. Poso lo sguardo su Teddy, impegnato in una conversazione apparentemente tranquilla con Al; i nostri sguardi si incrociano per brevi istanti per poi perdersi nuovamente. Nei giorni trascorsi dall’ultima volta che ci siamo parlati, non abbiamo fatto altro che evitarci.

 

Un buffetto di Yvonne mi riscuote e voltandomi verso di lei, la vedo sorridere e imitare qualche ragazza del settimo anno: è il suo personalissimo modo di tirarmi su il morale.

 

<< Procediamo ragazzi… >>

La voce del professor McMillian mi distrae dallo sghignazzare in compagnia della mia migliore amica. Si appresta ad eseguire il sorteggio e pronunciare i nomi di coloro che si sfideranno a breve.

<< Weasley e Sloper >>

 

Strizzo l’occhio ad Yvonne che, nel prossimo duello, dovrà automaticamente vedersela con Al. Ricambia nervosamente il mio sorriso, voltandosi verso Shackebolt che sospira amareggiato, probabilmente non era nei suoi piani il duellare con lei.

 

Avanzo verso la pedana, attendendo che questo scontro inizi ed abbia fine rapidamente. Attendiamo diversi secondi, ma di Sloper non c’è traccia. McMillian lo richiama più volte, fin quando uno dei suoi compagni di dormitorio, non arriva trafelato di fronte a noi.

 

<< E’… è in infermeria, una brutta caduta dalle scale mentre… >>

 

Giuro che stavolta non  ho assolutamente colpa. Chris mi è simpatico, è un mio compagno di squadra, figuriamoci se avrei potuto essere così sleale. Il professore sembra riflettere qualche minuto, prima di annunciare il mio passaggio alla fase successiva: e ora non ci sono dubbi che dovrò affrontare Al o Yvonne al prossimo giro.

 

Mi riavvicino ai miei amici, beccandomi pacche sulle spalle e risatine, nonché commenti non molto delicati, inerenti alla dimensione del mio deretano. Teddy non è più qui, se la sarà svignata non appena ha sentito pronunciare il mio nome.

 

L’attimo dopo mi sento afferrare per un braccio da Dylan che mi rifila qualcosa come tre o quattro libri di dimensioni considerevoli. Lo guardo stranita, aspettando il momento opportuno per dargli un calcio in bocca.

 

<< Vicky devi riportarli nella mia camera, io non ho tempo! Hai sentito, no? Sloper è in infermeria, devo correre al campo e rifare gli schemi di gioco, riorganizzare il nostro attacco e… e… >>

<< Va bene, va bene! >>

 

Sbuffo, vedendolo correre via come un ossesso e scontrarsi con una decina di ragazzetti del primo anno che si spostano terrorizzati: Dylan incute più timore di me. Lancio un’occhiata a Marie ed Yvonne, perché mi aiutino, ma con mia grande irritazione, scopro che se la sono già filata via. Chi ha detto che gli amici si vedono nel momento del bisogno?

 

Risalgo le scale che non vogliono collaborare, spostandosi in continuazione e beccandomi le derisioni di Pix che fa di tutto per vedermi a faccia in giù. Arrivo in Sala Comune diversi minuti dopo, incazzata e stanca. Risalgo le scale del dormitorio maschile, in fretta e senza fermarmi nemmeno quando un dolore lancinante al fianco mi impedisce quasi di respirare.

 

Spalanco la porta, dritta verso il letto di Dylan. Ma a causa della fretta, della rabbia e dell’indignazione, avevo completamente dimenticato che Teddy avrebbe potuto trovarsi in quella camera, cosa che effettivamente è accaduta. Con un tonfo riposo i libri del mio amato capitano, rialzando lo sguardo su Lupin che, con l’espressione più seccata che gli abbia mai visto, mi fissa.

 

<< Dovresti ricordarti di bussare, Victoire >>

<< Nel caso in cui tu fossi, ancora una volta, in compagnia di Maggie? >>

<< Non è il caso che tu inveisca ancora, non stasera >>

 

Continua a guardarmi, ma con un dito indica qualcosa fuori il vetro spesso della finestra: la luna. Sussulto appena, decisa a non lasciarmi intimorire dal suo sguardo e dal colore dei suoi occhi, dei suoi capelli: neri come la pece. Non sono mai stata in sua compagnia durante queste sere, non ho mai appurato quali fossero gli effetti di quella stramaledetta sfera su di lui.

 

<< Non ho paura di te >>

<< Dovresti >>

 

Mi si avvicina, nel momento stesso in cui io indietreggio, trovandomi con le spalle alla porta. Mi mostra un sorriso sghembo e nell’occhiata che mi lancia non percepisco niente: non lo riconosco. Deglutisco appena, decisa a non farmi intimorire da lui, da ciò che è in questo istante e dallo strano senso di oppressione che sento pesante sul mio petto. Non gli rispondo, mi limito a sostenere il suo sguardo cupo.

 

<< La sera in cui ti ho baciato… era una di queste:in quel buio corridoio eravamo illuminati dalla luna, o sbaglio? >>

 

Sgrano appena gli occhi, quando la verità delle sue parole mi colpisce. Non ci avevo mai pensato, ma è così, quella sera di diversi mesi fa, fu l’influsso che la luna ha su di lui a spingerlo a baciarmi. Improvvisamente avverto uno stranissimo senso di delusione attanagliarmi le viscere.

E’ stato solo per quello?

<< Fu questa la ragione per cui lo facesti, dunque? >>

Sorride ancora, avvicinandosi di un altro passo fino a trovarsi a pochi centimetri da me. Abbassa il capo, parlando al mio orecchio.

<< L’influsso della luna mi spinge solo a fare ciò che desidero, a liberarmi della ragione per dar sfogo ai miei desideri. E’ l’istinto a guidarmi in sere come queste. Per tale motivo ti consiglio di andartene, prima che possa ritrovarmi a fare qualcosa di cui entrambi ci pentiremmo domattina >>

 

Rialzo lo sguardo su di lui, perdendomi in quel nero così intenso e così spaventoso. Ma è una paura buona, una di quelle che ti spinge ad incontrarla, a provarla piuttosto che scappare via. Quegli occhi mi attirano, e mi sento come un stupido pezzo di acciaio inerme, attratto da una calamita.

 

E quello che accade l’attimo dopo, l’annovero come una totale mancanza di razionalità, come se non fosse solo un mio desiderio, ma una necessità, un’urgenza. Gli getto le braccia al collo, incollando le mie labbra alle sue e avvertendo quel sapore acre di menta che inebria il mio olfatto. Non resta ferma a lungo, subito le sue braccia cingono la mia vita e con irruenza dischiude le mie labbra, così da mischiare le sue sensazioni alle mie.

 

E’ un bacio diverso da quello datomi mesi fa: anche questo non ha niente di tenero, ma è consapevole, voluto da entrambi. Bramato e sempre negato.

 

Le sue mani sfiorano le mie cosce e quasi non avessi peso, mi rialza, poggiando il mio corpo alla porta e premendo con il suo, deciso ad intrappolarmi e non lasciarmi fuggire. Se è questo il suo timore, è del tutto infondato: non ho alcuna intenzione distaccarmi da lui, di allontanarmi da queste sensazioni così forti e irrinunciabili; tutti i miei sensi sembrano essersi svegliati, è solo la mia mente, per il momento, ad essere offuscata.

 

E il minuto successivo avverto la freschezza delle lenzuola sotto di me, il suo peso sul mio corpo che freme ad ogni tocco.

 

<< Potrei farti del male >>

<< Potrei fartene anch’io >>

 

Quando mi sveste con impeto e passione, quando penetra in me con poca delicatezza, so che il dolore non mi spaventa e che non vorrei essere in un altro posto: non vorrei sentire altri respiri, altri gemiti se non quelli di Teddy. E non vorrei avvertire altra pelle contro la mia, se non quella dell’unico uomo che abbia mai significato qualcosa per me.

 

Lui è l’unico che può darmi ombre e luci, l’unico che io possa amare.

L’amore è devastante e non ci sono entrata in punta di piedi, ci sono letteralmente piombata dentro.

 

Non posso disfare quello che ho fatto, ci sono cose che non si possono cambiare: indietro è difficile tornare e a mie spese l’ho imparato. Non puoi rimettere dentro del dentifricio uscito da un tubetto, neanche volendo. Ma posso imparare a vivere con le scelte che faccio, fino alla luce chiara del mattino.

 

 

 

 

 

All’inizio avreste voluto strozzarmi, nevvero? Ma poi… sorpresina finale! xD

Probabilmente siete rimaste un tantino interdette dal comportamento di Teddy, ma come precedentemente ho detto, la luna ha un effetto piuttosto devastante su di lui. Un po’ come avveniva a Remus, ma senza zanne e peli.  xD

Non abbiatecela con Teddy e Maggie, vi avviso che niente è successo tra quei due! Più in là sarà tutto chiaro!

Commenti, critiche?! xD

A presto care!  :*

 

                                                                                                                                                          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Fidanzate anormali, una parola di troppo e rapimenti ***


                                                                                              18



                                                                A giu_ly96, con i miei migliori 

                                                                                                                            auguri di Buon Compleanno… anche se in ritardo!

            

18. Fidanzate anormali, una parola di troppo e rapimenti

 

Girata su un fianco, la testa sprofondata nel morbido guanciale, avverto le palpebre ancora terribilmente pesanti. Le dischiudo con fatica, ma nessuna luce arriva ai miei occhi insonnoliti. Il buio dato dalle tende del baldacchino ancora tirate, sembra avvolgermi come potrebbe fare una calda coperta. Eppure so che è mattina, sento i deboli cinguettii degli uccelli che, prima di me, si sono destati dal loro sonno.

 

Resto immobile, mentre i ricordi della notte appena trascorsa si affollano nella mia mente: sono immagine ancora ben nitide e chiare. Sospiro, non riuscendo ad impedire che le mie labbra si dischiudano in un sorriso pigro. Sento il mio corpo indolenzito, tuttavia mi sento bene: estremamente tranquilla e in pace con me stessa. E se questo è da considerarsi un passo avanti, un chiaro segno di una maturità che si fa spazio in me, o un semplice atto di puro egoismo, non saprei dirlo e in tutta sincerità non vi do peso.

 

Mi volto e non sono sorpresa di trovare Teddy, sveglio al mio fianco. Ha la testa poggiata mollemente sulla mano, il gomito sul cuscino. I nostri sguardi si incrociano per un istante, prima che lui lo distolga prontamente, abbassandolo e torturando il lenzuolo con la mano libera. Sorrido ancora, avvicinandomi a lui e prendendo le sue dita tra le mie. Rialza il capo, fissandomi con un misto di incredulità e imbarazzo.

 

<< Victoire, io… >>

<< ‘Giorno anche a te, Teddy Bear >>

Storce il naso al mio nomignolo, eppure ricambia il mio sorriso.

<< Forse dovremmo… >>

<< No, non dovremo >>

<< Ma io… >>

<< Puoi lasciarmi crogiolare ancora un po’ nella beata ignoranza? O vuoi che ti prenda a pugni per impedirti di sciorinare stupide congetture? >>

 

Sospira, riabbassando il braccio e sprofondando la testa nel guanciale. Resta diversi secondi immobile, a fissare il soffitto del baldacchino, pur continuando a giocherellare con le mie dita, strette nella sua mano. E poi si volta nuovamente, e i suoi occhi percorrono rapidamente il mio corpo ancora nudo, semi nascosto dalle lenzuola. Non sento imbarazzo o vergogna: quella sensazione di strano benessere che mi aveva avvolta non appena ho aperto gli occhi, persiste.

 

<< Mi dispiace per quelli >>

 

Seguo il suo sguardo, soffermandomi ad osservare piccoli lividi sulle braccia, che fino a quel momento non sapevo di avere. Scuoto il capo, tranquilla e per nulla turbata. Annuisce brevemente, distogliendo lo sguardo dal mio corpo, con un’ espressione appena sofferente.

 

<< Ehi, sto bene! Guardami Teddy, sto bene >>

 

Porto entrambe le mani ai lati del suo viso, costringendolo a fissarmi e gli sorrido, raggiante. I lineamenti del suo volto sembrano addolcirsi e mi sorride anch’egli, avvicinando la fronte alla mia, mischiando il suo respiro al mio. E’ naturale per me avvicinarmi a lui, sfiorarne la bocca con le mie labbra, forte di una sicurezza che non avevo mai avuto in simili circostanze. Ma con Teddy è tutto diverso: pur essendo queste le mie prime volte, sento di essere completamente a mio agio.

 

Dopo un attimo di esitazione, risponde al mio bacio, ancora titubante e incerto. Ma quando dischiudo le labbra, approfondendo il contatto, sembra rilassarsi; mi spinge delicatamente sul letto, carezzando con una mano la mia guancia sinistra e baciandomi con una dolcezza che ancora non avevo mai provato. Sorrido sulle sue labbra e mi stringo a lui, circondata dalle sue braccia, dal suo calore che, come un incantesimo riscaldante, mi avvolge.

 

<< Sai che non sarò mai la fidanzata perfetta, no? Che non mi perderò in smancerie e che molte volte potrei urlarti contro e scagliarti decine di fatture solo per il gusto di farlo, vero? >>

 

Sento il suo corpo sussultare, poi scosso da un lieve tremore. Rialzo il capo per osservarlo ridere silenziosamente e poi di gusto, dimentico che probabilmente potremmo non essere soli nella stanza.

 

<< Immagino che riuscirò a sopportarlo >>

 

Il rumore della porta che si apre e poi si richiude piano, ci distrae dalla contemplazione abbastanza smielata dell’altro. Teddy sbuca dalla coltre del tendaggio rosso, facendomi segno di zittirmi.

 

<< Al, sei tornato ora? >>

<< Già, ho aiutato Yvonne con un compito e devo essermi addormentato in Sala Comune mentre leggevo un libro. Vado a farmi una doccia. Tu stai bene? Sei strano >>

<< Oh, chi io? No, sto bene! >>

 

Soffoco una risatina nel cuscino: Teddy ha risposto così velocemente che nemmeno io mi sarei bevuta la sua assicurazione. Tuttavia non sento la replica di Shacklebolt, ma solo l’aprirsi del suo baule, in cui starà rovistando.

 

<< Ehm, hai visto Dylan? >>

<< Sono qui, e tranquillo non ho visto niente! >>

Mi rimetto seduta, lanciando un’occhiata allarmata alla schiena di Teddy che sembra aver appena sussultato.

<< Cos’… >>

<< Sono tornato che già dormivate, ho chiuso io le tende. E no, Weasley, non ho sbirciato le tue grazie! >>

 

Infilo la camicia d Teddy e sbuco fuori dalle rosse tende, impigliandomi in esse e ricadendo sul pavimento. Rialzo lo sguardo su Teddy che è arrossito ferocemente e tossicchia in modo convulso; su Dylan che ancora è disteso sul suo letto e ha un sorrisetto divertito sul volto e su Al che è rimasto piegato sul suo baule, a fissarmi con espressione sconcertata.

 

Sbuffo una risata, trovando la situazione estremamente comica. Afferro la gonna, calze e scarpe , senza togliermi di dosso la camicia che non mi appartiene. Soffio un bacio veloce a Teddy e mi incammino verso la porta, aprendola e chiudendola alle mie spalle. Poi, come se nulla fosse accaduto, riscendo le scale per rifondarmi su quelle del dormitorio femminile. Apro la porta della mia stanza, trovandovi una Marie ancora insonnolita che si aggira tra i letti e una Yvonne arruffata, ma già vestita che, non appena compaio sulla soglia, si rialza in piedi, puntando il dito contro di me.

 

<< Ah! Porti ancora i segni del disonore! Dove sei stata? >>

<< Ho fatto l’amore con Teddy >>

 

Rispondo semplicemente, mentre la Summers inciampa in un maglioncino lasciato a terra da Yvonne e quest’ultima scoppia a ridere sguaiatamente, tenendosi la pancia con le mani.

 

<< Merlino, lo sapevo! Ah, ho una fiala di Amorentia anche per te, sapevo che non avresti avuto tempo di fartela da sola >>

<< Oh, grazie! La consegna è oggi giusto? >>

<< Vicky, Yvonne… >>

<< Esatto! L’ha preparata Al… ti immagini la faccia del tricheco quando le esaminerà? Credo di poter anche sperare in un infarto! >>

<< Ma magari! >>

<< VICKY! >>

Mi volto a fissare Marie, ancora sul pavimento tra gli indumenti di Yvonne.

<< Oh, vuoi una mano? >>

L’aiuto a rialzarsi, sorridendole e incamminandomi verso il bagno. Necessito di una doccia calda.

<< Come fate ad essere così tranquille? Vicky è un passo importante, vuoi parlarcene? >>

<< Mh, vuoi sapere che posizione… >>

<< NO! >>

 

Marie si affretta a negare, scuotendo il capo e colorandosi di un tenue rosa: è adorabile quando è impacciata a quel modo ed io ammetto di divertirmi un casino a stuzzicarla. Scambio un’occhiata con Yvy che annuisce, cogliendo a volo l’occasione di divertirsi a torturare gli altri.

 

<< Io voglio saperle invece >>

 

Si accascia sul letto, posando una gamba sull’altra e dondolandola. La Summers sgrana gli occhi, scuotendo ancora più velocemente il capo: credo che possa venirle la nausea e vomitare da un momento all’altro.

 

<< Non abbiamo bisogno dei dettagli. Piuttosto mi premeva sapere cosa significa per te, per lui… ne avete parlato? >>

<< Più o meno… gli ho detto che non sarò una fidanzata molto normale, del resto io stessa non sono normale >>

<< Quindi state insieme? >>

<< Bhè, si… >>

 

In un attimo, un turbinio di capelli castani sono nella mia visuale e due braccia magre mi stringono il collo fino a farmi male.

 

<< Summers, lasciala respirare! >>

 

Ma Marie è decisa a strozzarmi per esprimere la sua felicità ed io la lascio fare: non credo che qualcosa potrà intaccare il mio malumore oggi. Bhè, almeno fin quando Marie non riapre bocca, dopo aver abbandonato il suo tentativo di attendere alle mie vie respiratorie.

 

<< Quindi ti eri sbagliata su Maggie? Non ha niente a che vedere con Teddy, giusto? >>

 

Resto impietrita per qualche breve istante, lasciando cadere gonna, calze e scarpe. Alterno lo sguardo dalla Summers ad Yvonne, che smette improvvisamente di ridere, per riportare la sua completa attenzione su di me.

 

<< Non avete parlato di… >>

 

Mi fiondo alla porta, ignorando i richiami delle mie amiche per correre a velocità impressionante fino alla camera dei ragazzi, lasciata solo pochi minuti prima. Spalanco la porta, senza premurarmi di bussare e per nulla imbarazzata nel trovarli intendi a vestirsi.

 

<< Victoire, che… >>

<< Non mi hai ancora detto chi cazzo è Maggie! >>

 

Ignoro il tentativo malriuscito di Dylan di soffocare una risata, così come lo sguardo esasperato di Al che si infila la camicia come se niente fosse. Teddy, dall’altro capo della stanza, mi fissa incredulo e poi annuisce, rassegnato. Mi si avvicina, ben attento a restare comunque a qualche passo di distanza, nel caso in cui volessi rifilargli un calcio o simili.

 

<< Una semplice amica che l’altra sera era venuta a restituirmi un libro che le avevo prestato. Quando ci hai sorpresi, hai completamente frainteso i suoi gesti. E’vero che avevo la camicia aperta e lei stava toccandomi, ma… >>

<< Amico, non stai facendo un buon lavoro >>

<< Zitto tu! Vai avanti… >>

Zittisco Dylan, ringhiando verso di lui e agitando la mano in modo che Lupin continui il suo racconto.

<< Ma stava solo controllando che queste abrasioni… >>

Sbottona la camicia per lasciarmi vedere alcuni segni sul suo petto, che nella foga della notte appena trascorsa non avevo notato.

<< Non fossero nulla di serio. Ha frequentato un corso estivo al San Mungo e ho pensato di chiedere a lei, piuttosto che allarmare Madame Pomfrey >>

 

Deglutisce, in attesa di una mia reazione. Gli sorrido, annuendo e riprendendo l’uscita come se non fossi mai entrata nella loro camera come una pazza furiosa. Chiudendomi la porta alle spalle, sento ancora le risatine ei bisbigli di Wood.

 

<< Bhè, almeno ti ha avvertito di non essere proprio normale… >>

 

                                                                       ***

 

Saranno stai gli eventi della notte scorsa o quelli di questa mattina, fatto sta che sono più affamata del solito. Divoro ogni cosa adagiata su vassoi e piatti del tavolo di Grifondoro, seduta accanto a Teddy e con un disgustato Al e un’allegra Yvonne di fronte a me. L’attimo dopo riposo la forchetta nel piatto, con un sordo tintinnio, rivolgendomi a Lupin con un cipiglio preoccupato.

 

<< Dici che avrei dovuto imboccarti? >>

<< Cos’… no, non credo! >>

 

La risata cristallina di Yvonne mi scuote dal mio dubbio, facendomi voltare verso di lei e inarcare un sopracciglio. Credo che porre domande del genere sia abbastanza ovvio nel mio caso: questo ruolo di fidanzata, che impersono per la prima volta e da troppo poco tempo, mi crea qualche problemino. Non che m’importi agire nel modo perfetto che tutti vorrebbero, ma vorrei fare tutto ciò che è in mio potere per rendere felice Teddy: anche nelle sciocchezze di tutti i giorni.

 

Per così tanto tempo lui mi è stato accanto, proteggendomi e prendendosi cura di me senza chiedere nulla in cambio. L’ha fatto perché lui è così: buono e premuroso. Ed io vorrei ricambiare in qualche modo le sue attenzioni, quello che ha fatto per me. E quando sento le sue dita posarsi sulla mia mano e stringerla appena, ogni incertezza sembra svanire: farò del mio meglio, ma lo farò poco alla volta e spontaneamente.

 

<< Siete la coppia più strana che abbia mai visto! Ma è proprio questo che rende la cosa così divertente! >>

 

Ancora sghignazza Yvy, sputacchiando il suo caffè ovunque. Io annuisco raggiante, perfettamente in accordo con la sua ultima affermazione e rituffandomi sulle mie uova. Le ingurgito di fretta, ingorda come sono, assumendo un colorito pericolosamente viola nel momento in cui un minuscolo pezzettino di cibo decide di sostare nella mia gola. Teddy mi batte una mano sulla schiena, apparentemente tranquillo, ed io scampo un pericolo mortale.

 

Nello stesso istante, Marie si siede alla mia destra, sbattendo con forza i suoi libri sul tavolo e affondando il viso in una tazza di caffè bollente. Io ed Yvonne ci scambiamo un’occhiata, prima che lei si arrischi a chiederle qualcosa. Rare sono le volte in cui la Summers si infuria, ma in quei momenti è consigliabile starle lontana.

 

<< Ehm… è successo qualcosa? >>

<< Chiedilo al tuo amico! >>

 

Come richiamato da quelle parole, Dylan si siede accanto ad Yvonne, afferrando una fetta di pane tostato e portandoselo tutto alla bocca in una volta sola. Deglutisce rumorosamente, mentre Marie ancora lo fissa torva.

 

<< Cosa c’è? Vuoi togliermi qualche altra decina di punti? >>

<< Hai tolto punti a Dylan? >>

<< Certo che l’ho fatto! E’ mio compito punire chi si comporta da perfetto imbecille! >>

<< Questa poi! Hai solo usato una scusa per prendertela con me! >>

<< Hai buttato a terra tre piccoli Tassorosso solo perché ostruivano il passaggio >>

<< Bhè, si! Mi stavano tra i piedi! >>

 

Assistiamo al diverbio tra i due, alternando lo sguardo dall’uno all’altro come se seguissimo una partita di quello sport babbano di cui nonno Arthur mi ha parlato: temmis. Naturalmente non ci azzardiamo ad intervenire, seppur la situazione appare inusuale: Dylan è per natura un ragazzo burbero e decisamente suscettibile, ma Marie non ha mai amato le scenate pubbliche. Ora invece la maggior parte dei Grifondoro è voltata nella nostra direzione.

 

<< Quando la smetterai con questo atteggiamento? >>

<< E tu quando la pianterai di strami tra i piedi e rompermi i bolidi? >>

 

La Summers si rialza di scatto, completamente rossa in viso a causa della rabbia e dell’indignazione; afferra i suoi libri e, indispettita, lascia la Sala Grande. Yvonne ne approfitta per colpire Dylan dietro la nuca, tanto forte da fargli sbattere la testa sul tavolo. Trattengo una risatina e sospetto che Al, di fronte a me, stia facendo lo stesso; solo Teddy sembra in pensiero per le sorti del suo compagno di stanza.

 

<< Che cazzo ti prende? >>

<< A te piuttosto? Oh, Dylan sei un imbecille! Se la tua intenzione è quella di riconquistarla, non sei esattamente sulla strada giusta >>

<< Ma cosa vuoi che me ne importi di quella? Sai quante posso averne migliori di lei? >>

 

Trattengo il respiro, quando mi accorgo che Marie è tornata indietro e ha chiaramente ascoltato tutto. Yvonne si porta una mano alla bocca, guardandola con occhi sgranati mentre il rossore sul viso di Dylan è completamente scivolato via per lasciare spazio ad un pallore inquietante. Boccheggia, con gli occhi ancora sgranati per la sorpresa e sono certa che voglia dire qualcosa, ma abbassa lo sguardo e resta in un vergognoso silenzio.

 

<< Avevo dimenticato questo >>

 

Con una dignità che è solo sua, Marie avanza di qualche passo e afferra il libro che aveva lasciato sul tavolo. Si volta e va via, senza un accenno a ciò che è successo e senza sembrarne minimamente turbata. Tra tutte, è quella che più riesce a reprimere meglio le emozioni, cosa che trovo profondamente stupida in questo caso.

 

Il rumore che sento l’attimo dopo è causato dalla fronte di Dylan che sbatte nuovamente sulla superficie di legno del tavolo. Yvonne si strofina le mani con aria soddisfatta, facendomi cenno di seguirla. Stavolta Dylan non ci pensa nemmeno a protestare.

 

                                                                       ***

 

Nelle due settimane che sono susseguite, parlare con Marie o trovarla di umore tranquillo è stato pressappoco impossibile. E’ la prima volta, dopo anni, che mi ritrovo una Sumemrs completamente diversa da quella che ero abituata a conoscere: è perennemente distratta durante le lezioni, si è beccata, per la prima volta in vita sua, un richiamo dalla McGranitt che probabilmente era più costernata di Marie. Svolge pigramente i suoi doveri da Prefetto e più di una volta l’ho sorpresa ad ignora baruffe e infrazioni, camminando spedita lungo il corridoio, senza che la cosa sembrasse riguardarla.

 

Sembra sempre in allerta, come se qualche schiantesimo dovesse colpirla da un momento all’altro. Inutile dire che ha smesso di sedersi accanto a noi al tavolo dei Grifondoro, o in Sala Comune, che oramai è divenuta solo una stanza di passaggio, per lei. Dylan evita di commentare il comportamento atipico della sua ex ragazza, limitandosi a divenire più insopportabile del solito e ingurgitare più cibo di quanto ne mangi io, e secondo Yvonne, questo è un chiaro sintomo di inquietudine. Forse avrei dovuto offendermi per una cosa simile, ma… sono d’accordo con lei.

 

Ciò che mi spinge ad intervenire è anche un atto puramente egoistico, lo ammetto. Gli allenamenti con Wood sono divenuti insostenibili: persino Perrow, che sembra aver capito l’antifona e ci gira a largo, sembra esasperato. Ogni volta è una rissa e un urlarci contro, e a seguito dell’ultima partita, che ci ha visto miseramente sconfitti, ho creduto che stesse per lanciarci un’ Avada Kedavra ciascuno. Poi si è rifugiato nelle docce e da lì è uscito solo a notte inoltrata.

 

<< Sono d’accordo su te sul dover intervenire, ma… proprio ora? >>

 

Yvonne mi spinge lungo il corridoio del primo piano, mentre io struscio i piedi con evidente poca voglia di addentrarmi in quella stanza orribile che è la Biblioteca. Ho ragione di credere che orride creature vivano là dentro e che sperino di attentare alla mia persona.

 

<< E’ solo piena di libri e cose così, giusto? Non può mica nuocerci Vicky! >>

<< E come fai ad esserne sicura? Nemmeno tu ci hai mai messo piede! >>

<< Ma Marie, Al e Teddy si… e mi sembra che siano ancora integri >>

<< Ah! >>

 

Mi fermo di colpo, facendola ondeggiare e quasi perdere l’equilibrio, e intanto le punto un dito contro, forte dell’ illuminazione appena sopraggiunta.

 

<< Loro sono una prova evidente. Insomma… >>

Mi avvicino a lei con fare cospiratorio, sussurrando al suo orecchio.

<< Possiamo dire in tutta franchezza che nessuno di loro tre è dotato di buona salute mentale. Marie ha crisi di identità, Al è un sociopatico e Teddy ha serie difficoltà di adattamento >>

<< Teddy è il tuo fidanzato >>

<< E con questo? Non ho problemi ad ammettere che non è perfetto, insomma… >>

<< Marie è solo turbata e confusa da quello che le sta capitando e il comportamento di Dylan, non l’aiuta. E Al… bhè, lui è sempre stato così da quel che so, quindi la Bibl… quella stanza non deve aver liso la sua integrità mentale >>

<< Ma… >>

<< Che state facendo? >>

 

Ci voltiamo entrambe, non eccessivamente sorprese dalla presenza di Teddy e Alastor: i due topi di biblioteca più conosciuti ad Hogwarts. Mi illumino, afferrando il braccio del mio orsacchiotto e strattonandolo con poco delicatezza.

 

<< Teddy Bear! Devi farci un favore! >>

<< Dimmi… >>

<< Io starei attento a quel che ti chiede >>

<< Zitto tu! Teddy devi andare in bibl… in quella stanza lì e rapire Marie per portarla qui, dopo noi la trascineremo dietro quell’arazzo e la tortureremo >>

<< Cosa? >>

<< Ecco, te l’avevo detto io >>

 

Yvonne ridacchia sommessamente, scuotendo il capo e osservando, come me, la faccia di un Teddy decisamente perplesso. Insomma, sono stata chiara nelle mie direttive, cosa c’è da essere tanto titubante? Lo strattono con più violenza, ma sembra riscuotersi a fatica.

 

<< Quello che Vicky stava cercando di dire, Teddy… è che vorremmo parlare con Marie, ma ultimamente è difficile beccarla in un posto non affollato. Persino in camera, o torna tardi o presto e  fa finta d dormire. Ora che è in Bibl… lì, potremmo farlo, ma abbiamo dei piccoli problemini ad entrarvi… hai presente la kryptonite per Clark Kent? >>

<< Kryp… che? >>

<< Ho capito, Al aspetta qui con loro >>

<< Devo proprio? >>

 

Teddy ignora le sue proteste e i suoi malcelati sbuffi seccati e si incammina verso la Biblioteca. Spero che ne esca sano e salvo: non vorrei piangere la sua morte o la sua pazzia a poche settimane dalla nascita del nostro rapporto.

 

<< Non ti mangiamo mica se resti cinque minuti in nostra compagnia! >>

<< Non ne sono sicuro >>

Poggio la schiena al muro, osservando i due battibeccare e Yvonne guardarlo in cagnesco, ma con un sorriso aleggiare sul suo volto.

<< Domani ci sarà il vostro duello >>

 

Al sussulta impercettibilmente, mentre Yvonne scuote le spalle con noncuranza. Ora inscena un’espressione disinteressata, ma ho dovuto subirmi io le sue crisi nevrasteniche in merito alla mancata intenzione di scagliare fatture al ragazzo di cui è innamorata. E a giudicare dal cipiglio preoccupato di Shacklebolt, è in buona compagnia.

 

Sorrido pigramente, sbadigliando e voltandomi appena in tempo per vedere Teddy e Marie camminare verso di noi. La Summers cerca di svignarsela non appena incrocia il mio sguardo, ma Lupin la blocca ed io le sono dinanzi in un batter d’occhi, afferrandole un polso e trascinandomela dietro. Yvonne ci segue, salutando distrattamente gli altri due ed io ringrazio Teddy con un sorriso raggiante.

 

<< Ora stai ferma qui e parliamo >>

Spingiamo Marie dietro l’arazzo, piazzandoci davanti a lei.

<< Potrei mettervi in punizione se lo volessi, lo sapete? >>

<< Non che non lo faresti, ti conosciamo bene >>

<< Bhè, è anche vero che negli ultimi giorni sei stata di tutto tranne che la dolce Marie >>

<< Forse non voglio più esserlo! >>

 

Continua a fissarci con aria torva, massaggiandosi il polso e urlando di collera. Scuoto il capo, sospirando e poggiandole una mano sulla spalla; Yvonne poggia le spalle al muro, incrociando le braccia e osservandoci con aria attenta.

 

<< Perché non vorresti più essere la ragazza smielata e secchiona che tutti amiamo? >>

<< Se la insulti un po’ di più, Vicky… credo che la convinceremo ad aprirsi con noi >>

 

Agito la mano, intimando ad Yvonne di zittirsi. Marie si morde il labbro, e nemmeno cerca di fermare le lacrime che iniziano a bagnarle le guance. Vorrei stringerla tra le mie braccia e dai gesti nervosi di Yvy, so che sta pensando lo stesso. Ma deve parlare, o non potremo aiutarla.

 

<< Forse, forse ho sbagliato tutto. Ho creduto importanti cose che non lo erano, o perlomeno non così tanto. Ho creduto di non potere avere entrambe le cose che desideravo, accorgendomi troppo tardi che rifiutando una, ho perso di conseguenza anche l’altra >>

<< Eh? >>

 

Yvonne sbuffa una risata, scostandomi delicatamente e scrollando Marie per le spalle. Io continuo a fissare entrambe con sguardo vitreo: Merlino solo sa che non ho capito un accidente di quello che il pulcino ha blaterato.

 

<< Sei ancora in tempo per riprenderti entrambe le cose >>

<< Forse una, e non come vorrei… ma per l’altra...  >>

<< Dylan è ancora innamorato di te Marie, lo conosco abbastanza per non dubitarne >>

<< Seppur fosse vero, con quale coraggio posso andare da lui e aprirgli il mio cuore, dopo tutto quello che gli ho fatto? >>

<< Col coraggio di una Grifondoro! >>

Mi faccio spazio tra loro, guardando la Sumemrs diritto negli occhi.

<< Non sono un’esperta in simili faccende, ancora cerco di capire se trattare Teddy come un Mangiamorte tratterebbe un elfo domestico, è la strada giusta! >>

<< Ma… >>

<< Il punto è che non c’è giusto o sbagliato, coraggio o vigliaccheria: se c’è amore basta questo. Naturalmente eviterei di togliergli altri punti o dirgli che non è la tua priorità, cosa che abbiamo appurato non è veritiera. Lasciati guidare da ciò che provi nel momento in cui lo hai di fronte: prima di farci l’amore, io non avevo idea di provare qualcosa per Teddy >>

<< Questo perché sei cretina >>

<< O perché in questi casi ci si sente sempre costantemente confusi o sull’orlo di un precipizio. Cosa fare? Cosa non fare? E chi può dircelo! Nessuno… siamo noi a scegliere il prossimo passo, ma se fatto col cuore, non può non riempirti di gioia >>

 

L’attimo dopo Marie sguscia fuori dall’arazzo, suppongo per andare incontro a Wood. Io ed Yvonne stiamo già gongolando, quando il rumore di passi del pulcino di ferma e udiamo chiaramente il suo rantolo strozzato. Sbuchiamo anche noi nel corridoio, andando a sbattere contro la schiena della Summers e trovando Dylan dinanzi a noi: è poggiato con le spalle al muro e le braccia incrociate; il suo sguardo è tutto per Marie, forse nemmeno si è accorto di noi.

 

<< Ho sentito ogni parola. Era la verità? >>

<< Io… >>

<< Hai capito quello che diceva? >>

<< Zitta Vicky! >>

<< Era la verità? >>

<< SI! >>

 

Restano a fissarsi per qualche minuto, lasso di tempo nel quale io e Yvonne potremmo svignarcela con una scusa e lasciarli soli, ma la cosa non sembra sfiorarci minimamente. Restiamo impalate a pochi passi da loro, osservandoli e attendendo la prossima mossa con ansia.

 

<< Hai rinunciato a noi, a me… e questo mi ha ferito >>

<< Lo… lo so! Se sei ancora furioso con me, se non mi ami più…va bene, non ti biasimerei per questo. Mi preme solo chiedere il tuo perdono, sperando che un giorno tu possa ancora… >>

 

Abbassa lo sguardo e asciuga una lacrima sul suo viso, con un gesto secco della mano. Dylan non risponde, resta immobile a guardarla come se fosse stato pietrificato. Marie indugia qualche altro secondo, poi allunga una gamba, pronta ad andarsene; la voce di Wood la blocca sul posto.

 

<< Qualcuno poco fa ha detto che non c’è giusto o sbagliato, coraggio o vigliaccheria: se c’è amore basta questo. Che ci si sente confusi o sull’orlo di un precipizio, sempre… >>

<< L’ho detto io, l’ho detto io! >>

Yvonne mi tappa la bocca, tenendomi ferma e impedendomi di saltellare come stavo facendo solo pochi secondi prima.

<< Mi ci sono sentito così, molte volte. Credevo di non darti abbastanza, di non essere abbastanza; ogni giorno rimuginavo su quello che avrei potuto fare per essere alla tua altezza e… >>

<< Tu non… >>

<< Lasciami finire. Riflettevo senza trovare nient’altro che avrei potuto fare; e come avrei potuto? Ti avevo idealizzata, avevo creduto scioccamente che tu fossi perfetta, ma non lo sei e quando mi hai lasciato, ma soprattutto in questi ultimi giorni, ne sono stato sicuro. Amavo l’idea di te, no te… ora l’ho capito >>

<< Brutto figlio di … >>

 

Stavolta è Al a trattenere Yvonne, dopo che lei mi ha lasciata andare per fiondarsi su Dylan e probabilmente rompergli il collo. Ma sia lui che Marie non sembrano toccati dal teatrino che abbiamo inscenato: Shacklebolt che, annoiato, tiene Yvy stretta a sé e Teddy che per pura precauzione, mi ha preso la mano, stringendola.

 

Marie intanto sembra esterrefatta dalle parole che il ragazzo che ama ha appena pronunciato. I suoi grandi occhi verdi sono sgranati e la bocca è dischiusa, nell’atto di replicare o solo di respirare meglio perché sono convinta che a quelle parole, la poca aria nei suoi polmoni si sia totalmente estinta.

 

<< Ma è successo altro in questi giorni: non solo ho capito che prima, di te, ero solo infatuato, ma assurdamente mi sono innamorato di te >>

<< Ma sei scemo? >>

Dylan ignora Yvonne e continua, sotto il nostro sguardo incredulo.

<< Mi sono innamorato sul serio delle tue imperfezioni, perché ti hanno resa ancor più vera e reale ai miei occhi. Ti ho adorato quando mi hai urlato contro, quando mi hai punito e appellato coi peggiori epiteti. Ti ho amata per quello che sei e non per quella che io pensavo o desideravo tu fossi e mi rincuora il fatto di non dovermi sentire costantemente in prova, perché so che io e te siamo simili >>

<< Oddio, proprio simili no… inoltre… >>

<< CAZZO, SIETE ANCORA QUA VOI? VE NE ANDATE UN Po’ A FARVI FOTTERE? >>

 

Sghignazzando e sgomitandoci, ci allontaniamo dal corridoio e ancora udiamo la risata cristallina e felice di Marie, anche dopo aver svoltato l’angolo.

Tutto è bene quel che… bene!

 

 

 

 

E dite che vi ha sorpreso la reazione di Vicky, su! Dove nascondeva tutta questa maturità? Probabilmente da nessuna parte… è nata tutta durante la notte! xD Teddy è Teddy: sempre preoccupato per ogni cosa, ma confido sul fatto che Vicky possa sbloccarlo un po’!

Il discorso di Marie era un po’ confuso, lo spiego meglio: aveva lasciato Dylan convinta di non poter dedicarsi sia a lui che alla sua brillante carriera scolastica e al suo futuro. Tuttavia, non aveva calcolato che, lasciando il ragazzo che amava, non sarebbe stata in grado di continuare come se niente fosse e concentrarsi su ciò che voleva. E poi ha capito che può avere entrambe e cose.

Il ragionamente di Dylan, d’altro canto non è tanto assurdo: aveva sempre idealizzato Marie, e in questo modo era impossibile amarla… ma conoscendo altri aspetti di lei è stato altrettanto impossibile non amarla.

Ah, e temmis non è un errore di battitura! xD

Nn ci sarà un p.o.v perché… bhè, c’è tutto qui!

Vi amo! :*

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** Risate incontrollate, l’addio all’uomo di latta e il nostro futuro insieme ***


                                                                                                               19



19. Risate incontrollate, l’addio all’uomo di latta e il nostro futuro insieme

 

<<  Chiscià pesciè è sciessca coscì prescio >>

<< Non credo abbia dormito molto questa notte. Si agitava continuamente nel sonno… probabilmente è preoccupata per l’incontro con Al di oggi pomeriggio >>

<< Scì, cresco di scì >>

 

Sputo nel lavabo i resti di dentifricio che ancora occupavano la mia bocca, risciacquo veloce le labbra e al contempo cerco di infilarmi calze e scarpe. Esco dal bagno, afferrando coi denti il laccetto che ho al polso e nel frattempo alzando i capelli in una coda alta: lo passo tra le dita per legare le ciocche bionde alla peggio che posso. Nemmeno fisso la mia immagine allo specchio, così sicuramente trasandata, mi affianco a Marie pronta per la colazione.

 

Riscendiamo frettolosamente le scale e a metà di esse, incrociamo lo sguardo dei ragazzi che proprio in questo momento lasciano il dormitorio maschile. Dylan afferra Marie per un polso, attirandola a sé e baciandola con impeto: naturalmente lei non oppone la minima resistenza. Sorridente, mi avvicino a Teddy, strizzandogli l’occhio.

 

<< Hai un po’ di dentifricio… proprio qui >>

 

Con le dita sfiora l’angolo della mia bocca, posandovi poi la sua. Sorrido contro le sue labbra, buttandogli le braccia al collo e baciandolo. Chiaro è lo sbuffo spazientito di Al, circondato da coppie che amoreggiano spudoratamente. 

 

<< Potrei vomitare, vi avverto >>

Si sta già incamminando fuori, quando mi allontano da Teddy e insieme ci affianchiamo a lui.

<< Dov’è Yvonne? >>

<< Sarà già in Sala Grande >>

 

Annuisce distrattamente, marciando in silenzio. Con la coda dell’occhio osservo la sua espressione concentrata: ha la fronte corrucciata e le labbra strette in una linea sottile. Sembra totalmente immerso nelle sue congetture, quindi mi rivolgo a Teddy e con un cenno del capo indico Al, ora dinanzi a noi. Marie e Dylan continuano a sbaciucchiarsi qualche metro indietro.

 

<< E’ nervoso, sai per il duello... >>

<< Oh, ci credo che lo è… ma non è l’unico >>

<< Anche Yvonne? >>

<< Naturale! Si atteggiano a maestri dell’indifferenza quando è chiaro che entrambi se la fanno sotto >>

<< Guardate che non sono ancora diventato sordo! >>

 

Procediamo ancora: io ridacchio non tanto sommessamente, Teddy lancia occhiate preoccupate all’amico ed Al continua a borbottare qualcosa, rapidamente precipitato nel suo solito umore nero. In Sala Grande, raggiungiamo Yvonne: è seduta ai soliti posti, la testa immersa nella Gazzetta del Profeta, e in mano una tazza di caffè sicuramente bollente e amaro.

 

<< MacDonald! >>

 

Sobbalza, rovesciando metà della bevanda sulla propria divisa e strillando per la sorpresa e probabilmente per il dolore causato dal liquido rovente. Mi lancia un’occhiataccia, arricciando le labbra in una smorfia contrariata.

 

<< Gratta e netta >>

Al la ripulisce con un colpo di bacchetta, sedendosi accanto a lei. Io e Teddy prendiamo posto di fronte a loro e le due sanguisughe al mio fianco.

<< Grazie >>

 

Yvonne mugugna qualcosa, accartocciando la Gazzetta e allontanando la tazza da sé: probabilmente non vorrà ripetere l’esperienza di poco fa, visti i nervi a fior di pelle. Intanto che mi fiondo sui miei pancakes, gentilmente offerti dalla mia personalissima e adorabilissima Fata Turchina, osservo entrambi i duellanti di sottecchi.

 

I segni del loro nervosismo sono evidenti: Al fa solo finta di mangiare, spulciando il cibo nel suo piatto, grattandolo distrattamente con la forchetta. Yvy fissa la superficie del tavolo con aria assorta, ma sono certa che non sta contando le crepe nel legno. Ha profonde occhiaie e l’aria stanca.

 

E con mio sommo raccapriccio, l’attimo dopo Perrow si siede accanto a lei, salutandoci tutti con il suo sorriso da troppi denti. Fingo un conato di vomito, ma il disgusto è così profondo che sto per vomitare sul serio: Teddy si affretta a farmi aria con un tovagliolo di carta e sento gli altri tirare un sospiro di sollievo.

 

<< Così oggi è il grande giorno, vero? >>

<< Perrow perché non vai a pascolare con gli ippogrifi? >>

 

Teddy mi lancia un’occhiata ammonitrice ed io, memore dei vecchi trascorsi, decido di tapparmi la bocca. Rialzo appena lo sguardo su Yvonne, che però sembra quasi non aver udito la mia replica, ancora intenta a scrutare la superficie lignea del tavolo. Al si agita sulla panca: di certo anche lui sta trattenendosi dall’affatturare l’atipico Grifondoro, che non sembra voler demordere.

 

<< Insomma, spero che tu, Al… >>

<< Shacklebolt per te >>

Perrow non fa una piega al tono seccato di Alastor e annuisce appena.

<< Dicevo… spero che tu, Shacklebolt,ti comporterai da perfetto gentiluomo >>

 

Nessuno sembra voler controbattere alla sua affermazione e intanto l’aria intorno a noi inizia a  farsi pesante. Con la coda dell’occhio osservo Marie al mio fianco e lo stesso fa Dylan: non sembra irrequieta, ma tremendamente in allerta.

 

<< O la smania di vincere è così forte da ignorare il fatto che duellerai con la ragazza di cui sei innamorato? >>

 

Yvonne sussulta appena, incapace di rialzare lo sguardo ed io boccheggio, fissando truce il ragazzo di fronte a me. Al serra la mascella, stringendo forte la forchetta, ma ancora non sembra voler replicare.

 

<< Se così fosse, ammetto che non ne sarei sorpreso. E sono pronto a giurare che la stessa Yvonne si aspetta il peggio da questo incontro. Chissà… magari sarà un buona prova, un’occasione per mettere definitivamente un punto a questo rapporto corrosivo >>

 

Fino a questo momento, il duello tra loro due mi è sempre apparso come un semplice scontro. Ma comprendo, adesso, che è molto di più per loro. Perrow non ha propriamente torto: quale sia l’esito, è possibile che ne dipenda la loro relazione. Ovvio che siano entrambi angosciati e terribilmente inquieti. Loro che per ora vivono in un limbo di incertezza, stanno per mettere alla prova loro stessi e i propri sentimenti.

 

<< Se fossi in te… >>

<< Ma non lo sei ! >>

 

Al batte un pugno sul tavolo, facendo voltare più di un Grifondoro e trasalire noi che gli siamo vicini. Yvonne finalmente rialza il capo, fissandolo spaventata. Le labbra di Perrow si arricciano appena in un ghigno malcelato: ha raggiunto il suo obbiettivo, far innervosire Alastor più di quanto non lo sia già.

 

<< Quello che c’è tra me ed Yvonne non è affar tuo e se ancora il concetto non ti è chiaro, te lo ripeto: stai alla larga da noi >>

<< Vuoi costringere Yvonne a piantarmi, proprio come la Summers ha fatto con questo rammollito? >>

 

Dylan digrigna i denti, pronto a scattare e probabilmente infilzarlo con il cucchiaino che ha in mano, che non sembra un’orma adatta allo scopo. Marie posa una mano sul suo braccio, impedendogli di rendersi ridicolo. Incrocio lo sguardo di Yvonne, talmente pallida che ho paura possa svenirmi sul tavolo. Ma prima che sia Al a replicare, è lei che si volta verso Perrow, afferrandolo per la collottola.

 

<< Mi hai stancato Vinz, la mia sopportazione è giunta al limite. D’ora in poi ti consiglio di non rivolgere più la parola a me o ai miei amici, perché se ti pesco ad insultare ancora uno di loro, giuro su mia madre che ti infilo il cucchiaino di Dylan su per il culo! >>

<< Ti rendi conto che ti stanno plagiando? Che Shaklebolt ti sta usando? >>

<< Il mio rapporto con Al non è affar tuo, io non sono più affar tuo! >>

<< Voglio solo proteggerti! >>

Yvonne lo molla, strattonandolo e lasciandosi andare ad una risata isterica.

<< Proteggermi? Dalle persone che mi amano? >>

<< Loro non… Lui non ti… >>

<< Se lui non… o lui mi… lo saprò da sola! >>

<< Non capisci che… >>

 

Perrow continua a muovere le labbra, ma senza emettere suono. Ci guarda no ad uno, spaesato e agitando le mani, toccandosi le labbra con gesti convulsi, proprio mentre Teddy riposa la bacchetta nella sua tasca, guardandolo.

 

<< Hai annoiato anche me e credimi, il mio limite di sopportazione è ben più alto di quello dei presenti: Victoire è la mia fidanzata e dovrei aver detto tutto. La tua voce mi irrita, così come le tue azioni. Ora, cortesemente, alzati, prendi le tue cose e vattene da qui. Inoltre, se vengo a sapere che ti sei trovato a meno di tre metri da qualcuno di loro, scoprirai cosa vuol dire far arrabbiare uno come me e credimi, non ti auguro di essere nei paraggi se questo dovesse accadere. Ah, sei in punizione per i tutti i sabato, per… due mesi? >>

 

Sgrano gli occhi, e come me il resto degli occupanti della tavolata: inutile dire che Perrow è terrorizzato. Non sono le minacce di Teddy ad aver sortito l’effetto sperato, ma l’inquietante modo in cui ha pronunciato quelle parole: col sorriso sulle labbra e una calma decisamente spaventosa. Gli sorride ancora e poi riprende a mangiare le sue uova, come se niente fosse.

 

<< Ah, e sei fuori dalla mia squadra, bello! >>

 

Dylan gli lancia il citato cucchiaino, continuando ad urlargli contro mentre lui se la fila via. Io continuo a fissare Teddy incredula, quando accade qualcosa che maggiormente mi lascia spiazzata:  Alastor inizia a ridere -a ridere- , tanto forte da accasciarsi sul tavolo e stringere le mani sullo stomaco.

 

Teddy sorride ancora, scuotendo il capo; Dylan è bloccato in una strana posizione: stava sedendosi, dopo aver inveito contro il fuggitivo e ora fissa Shacklebolt come se fosse pazzo, ancora immobile; Marie, sbatte furiosamente le palpebre mentre Yvonne sembra pietrificata, ma il suo viso sembra aver ripreso un colorito umano.

 

Ed io… inizio a ridere con Al, forte come lui, contagiata dalla sua ilarità e ancora incredula per quanto è appena accaduto, nel giro di pochi minuti. L’attimo dopo, tutti noi stiamo ridendo della grossa, beccandoci le occhiate perplesse e sconcertate della maggior parte degli studenti, anche di quelli seduti lontano da noi. Persino i professori sembrano guardarci con apprensione.

 

E l’ultimo mio pensiero, prima di abbandonare la colazione e la Sala Grande, è che la risata di Al è davvero bella, oltre ad essere terribilmente contagiosa.

 

                                                                     ***

 

<< Devi solo rilassarti: respira e… com’era? >>

<< Era espira Weasley, espira… a meno che non tu non voglia farle rischiare il soffocamento >>

<< Certo che no, stavo solo… Marie, fa stare zitto il tuo ragazzo! Mi deconcentra >>

<< Non che ci voglia tanto… >>

<< Marie! >>

<< Oh, Merlino… Dylan, ti prego non infierire >>

<< Interferire in cosa? Nel tentativo di Vicky di uccidere Yvonne? >>

<< Oh, tappati la bocca! >>

<< Tappatela tu! >>

<< Perché non ve la tappate tutti quanti? >>

 

Yvonne si volta verso di noi, infuriata come una banshee, fissandoci ad uno ad uno con sguardo truce. Io e Wood, lievemente terrorizzati, ci limitiamo ad annuire come due automi e sorridere nervosamente. Lei ci scruta con sospetto per qualche altro secondo, prima di riprendere a marciare verso la Sala adibita ai duelli. La seguiamo, stavolta in silenzio, ma sgomitandoci l’un l’altro.

 

La stanza appare ancora più piccola: credo ci sia tutta la casa Grifondoro e non solo; nessuno sembra volersi perdere il duello su cui, negli ultimi giorni, si è vociferato tanto. Del resto tutti sanno che Yvonne è innamorata di Al da sempre e vorranno certamente ficcanasare.

 

Ci avviciniamo a Teddy e Shacklebolt, in piedi a pochi passi dalla pedana. Il primo ci sorride con dolcezza, Al invece sembra aver ingoiato un rospo intero: ha anche qualche sfumatura di verde nel colorito del volto funereo.

 

<< Ciao >>

Al saluto di Yvy, risponde con un cenno del capo, per poi allontanarsi verso la pedana.

<< Cominciamo bene >>

<< Buona fortuna, Yvonne >>

<< Grazie Teddy >>

<< Oh, si! Buona for… >>

<< No, tu porti sfiga Vicky! >>

<< Cosa? Non è vero? Teddy io porto sfiga? >>

<< N-no… >>

 

Yvonne ridacchia, strizzandomi l’occhio e seguendo Al. Non è divertente essere la sua valvola di sfogo e prendermi in giro, non la tranquillizzerà di certo. O forse si? Mi sento tanto la scema del gruppo; figo!

 

Ci avviciniamo anche noi alla pedana, così vicini che una fattura potrebbe tranquillamente colpirci. Ascoltiamo McMillian fare le solite inutili premesse, e dare il via al duello. Al ed Yvy si inchinano, continuando a mantenere il contatto visivo. Lei è tesissima: posso vedere da qui la mano che stringe la bacchetta, tremare; tuttavia lui non sembra in condizioni migliori.

 

I minuti passano, ma nessuno dei due sembra voler fare la prima mossa. Scambio uno sguardo perplesso con Teddy e nei suoi occhi posso scorgere la mia stessa apprensione. Marie, accanto a me sta mangiando tutte le sue unghie, cosa incredibile perché ha sempre odiato farlo; Dylan, accigliato, ha lo sguardo puntato sui duellanti, tanto concentrato che non sbatte nemmeno le palpebre. E poi la voce di Al interrompe la tensione scesa su di noi.

 

<< Non ci riesco, non posso attaccarti >>

Stringe la bacchetta con quanta forza possiede, vedo le nocche della sua mano sbiancare.

<< Non posso farlo quando l’unico mio desiderio è quello di proteggerti da tutto, da ogni cosa che possa nuocerti. E l’ho capito quel lontano giorno, in quell’angusto ripostiglio, quando ho visto per la prima volta chi era la vera Yvonne. Ma seppur avevi aperto una crepa consistente nel mio corpo di latta… >>

Mi lancia un’occhiata, ed io sventolo la mano sorridendo.

<< Non ero ancora pronto a… ad accettare quel piccolo cuore foderato di seta che solo tu potevi darmi. Ero convinto che fosse più facile, per me, restare solo perché quando impari cos’è l’amore e non lo hai… potresti morirne. Ma quell’ amore, io ce l’ho: perché dopo anni tu continui a donarmelo, nonostante l’indifferenza, e il disprezzo che ti ho riversato addosso. E non so se riuscirò ad amarti nel modo in cui tu vuoi che io lo faccia, perché rimango sempre io… e so che non sono perfetto. Ma sono certo che continuerò a volerti con tutto me stesso, perché tu Yvonne, sei ovunque io guardi, da sempre… ma soprattutto sei qui dentro >>

 

Si tocca il petto, rifacendo scivolare il braccio lungo il fianco. Nell’intera sala è calato un silenzio palpabile, persino McMillian fissa Shacklebolt con aria imbambolata e al tempo stesso ammirata. E noi quattro, noi che abbiamo seguito la loro storia dall’inizio, che abbiamo riso dello strambo corteggiamento di Yvy e delle seccate reazioni di Al, non possiamo evitare di sorridere come deficienti.

 

E solo ora mi accorgo delle lacrime che bagnano le guance della mia migliore amica, lacrime che sanno di gioia e amore. Lascia cadere la bacchetta e nello stesso momento in cui fa un passo in avanti, Al la raggiunge, afferrandole il volto tra le mani e baciandola con impeto.

 

Grida di ammirazione e incitamento si levano da ogni angolo della Sala; dopo un primo istante di stordimento, ora tutti applaudono felici. E voltandomi, i miei occhi si posano su qualcuno accanto alla porta: braccia incrociate e sguardo basso, è seminascosto dagli altri e da una colonna, ma lo riconosco ugualmente, è Perrow. Non mi sorprende che lui sia qui, ciò che mi lascia perplessa è che stia sorridendo e non nel solito modo inquietante e irritante, ma con dolcezza. E una strana morsa stringe il mio stomaco quando i nostri sguardi si incrociano: è spontaneo per me sorridergli a mia volta, senza sarcasmo o odio e lui alza la mano, non mutando la sua espressione.

 

Poi va via, e tutto ad un tratto capisco perchè Dylan e Yvonne gli hanno voluto bene: ha un modo tutto suo per dare una mano, probabilmente combina più casini che altro, ma non è cattivo e credo che  la felicità dei suoi vecchi amici, gli stia davvero a cuore. In un certo senso siamo simili io e lui ed è in questo momento che mi riprometto di parlargli, un giorno o l’altro.

 

Le urla di Dylan e le sue incitazioni decisamente volgari, mi riportano alla realtà. Mi volto, andando incontro ai miei amici e sorridendo nel vedere i loro volti radiosi. Li abbraccio uno ad uno, soffermandomi più a lungo a stritolare Al che, assurdamente, non cerca di svincolarsi. Gli sorrido ancora, sussurrando al suo orecchio.

 

<< Eh, si… l’uomo di latta non esiste più >>

 

                                                                        ***

 

Marzò è volato, così come aprile: alla fine dell’incontro più assurdo e al contempo meraviglioso a cui Hogwarts abbia mai assistito, il vincitore proclamato fu Al. Yvonne avava lasciato andare la sua bacchetta prima di lui e sebbene non avessero lottato, McMillian dovette appigliarsi a quel cavillo. L’incontro successivo, di conseguenza, aveva visto me e Shacklebolt avversari: fu probabilmente il meno strano e il più avvincente, e con mio rammarico, mi vide sconfitta.

 

Al era il campione di Grifondoro e senza difficoltà riuscì a diventare anche quello di Hogwarts. Ma non c’era tempo per gongolare perché nei giorni successivi fummo inghiottiti dallo studio per i G.U.F.O e per i M.AG.O. L’agitazione, l’ansia e le crisi nevrasteniche ci fecero compagnia fino alla fine di maggio.

 

                                                                      

 

<< Non eri a studiare con Yvonne? >>

<< Ha detto che mi avrebbe fatto ingoiare il mio libro di incantesimi se non mi levavo dai piedi >>

<< Comprensibile >>

 

Ridacchio, sprofondando nel divano rosso e malandato, accanto a Teddy. Poggio la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi e beandomi dei pochi istanti di tranquillità che posso concedermi. Mi stringe a sé, posando un bacio tra i miei capelli.

 

<< Sei stranamente silenziosa >>

<< Pensavo >>

<< Ah, si? >>

Gli do una gomitata, nemmeno tanto delicata e lui ride, divertito.

<< A cosa? >>

<< Al fatto che l’anno prossimo non sarai con me, così come non ci saranno Dylan ed Al >>

Annuisce, sovrappensiero e intanto mi stringe un po’ di più. Rialzo lo sguardo, fissandolo.

<< Non nego che sarà difficile, starti lontano è difficile, ma non sono preoccupato. So quello che provo e non cambierà: il nostro futuro è insieme, Victoire e questa è l’unica cosa di cui sono sempre stato convinto >>

<< Mh, si. Infondo sono stata una brava fidanzata, no? Non ti ho nemmeno lanciato fatture nell’ultimo mese! >>

 

Ride, scompigliandomi i capelli e abbracciandomi. E poi le sue labbra sfiorano le mie, baciandomi con la stessa dolcezza che sempre mi riserva. Di tante cose ho avuto paura, e mille dubbi hanno sempre accompagnato il mio riavvicinamento a Teddy: ma niente di tutto questo alberga ancora in me. So che lui è l’unico, perché nessun altro riuscirebbe a farmi sentire nel medesimo modo, perché nessun altro sarebbe stato al mio fianco per un intera vita, senza essere spaventato dal continuare a farlo.

 

Ed io sono esuberante, goffa e rumorosa; lui è tranquillo, introverso e affabile: due opposti, due persone che apparentemente niente hanno in comune. Eppure, qualsiasi sia il suo carattere od il mio, di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, so che esse sono identiche. So che si incastrano alla perfezione, so che si riconoscono come gemelle.

 

Il mio mondo di caos e allegria ed il suo di ordine e noia, si sono uniti e Merlino e Morgana mi fulminino, se ho intenzione di cambiare le cose.

 

<< Ti amo >>

Sgrana appena gli occhi, sorpreso. Poi sorride ed il mio cuore si scioglie.

<< Non me l’avevi mai detto >>

<< Lo so, non ne sono mai stata sicura come adesso >>

 

E ancora le sue braccia mi accolgono, ancora la sua bocca cerca la mia, in un gioco di carezze e sguardi che riempie la mia vita e la sua.

 

<< Giuro su chiunque tu voglia che questa è l’ultima volta che ti do una mano in pozioni, Dylan! Sei anche peggio di Yvonne! >>

<< Ehi, questa è un’offesa bell’e buona! >>

 

Mi volto, quando le voci di Al e Wood, appena apparsi dal buco del ritratto, giungono al mio orecchio. Marie sospira, ridacchiando e sedendosi accanto a me, subito seguita dal suo imbronciato ragazzo che si accascia ai suoi piedi, lasciandosi carezzare i capelli. Shacklebolt occupa una poltrona poco distante, guardandosi intorno.

 

<< Dov’è Yvonne? >>

<< A ficcare libri nella gola degli studenti >>

 

Mi fissa allibito, spostando lo sguardo su Teddy che fa un breve cenno col capo: sarà il loro linguaggio in codice per dirsi di lasciar correre le mie boiate. E prima che possa replicare, la MacDonald riscende le scale del dormitorio femminile, buttandosi letteralmente addosso  al suo uomo, e posandogli la testa nell’incavo del collo.

 

<< Sono stanca di spulciare libri e di far esplodere calderoni! Ma quando finirà? >>

<< Tra poco, non lamentarti >>

<< Non mi lamento! >>

 

Ora che quei due stanno insieme, verrebbe da pensare che le cose tra loro siano diverse, eppure si comportano nello stesso identico modo in cui facevano prima, salvo slanci di affetto da parte del vecchio uomo di latta.

 

<< Cosa farete quest’estate, prima di tuffarvi nel mondo degli adulti? >>

<< Io e Marie faremo un bel viaggetto, la porterò ovunque voglia >>

<< Come mai è così accondiscendente? >>

<< Gli ho promesso che lo accompagnerò alla Coppa del Mondo di Quidditch >>

<< Ahh, ecco! E voi? >>

<< Conoscerò i miei suoceri ! >>

<< E’ inquietante che tu li chiami a quel modo >>

<< E come dovrei chiamarli? Sono i tuoi genitori, ergo i miei suoceri. Dovrò essere perfetta, comprerò un vestito bellissimo per l’occasione, niente jeans rattoppati o scarpe logore e sarò, sarò.. >>

<< Ti adoreranno se sarai te stessa, quante volte te lo devo ripetere? >>

Ci pensa su per qualche istante, rimanendo in silenzio, poi aggiunge:

<< Oddio, proprio te stessa, no… >>

 

Yvonne gli molla un ceffone dietro la nuca e lui ride, baciandola l’attimo dopo. E io penso che è ancora strano sentire la sua risata, anche dopo mesi, eppure è qualcosa a cui voglio assolutamente abituarmi.

 

<< E tu e Teddy? >>

Mi volto verso Dylan, assumendo un’aria pensierosa e poi scrollando le spalle.

<< Diremo alla nostra famiglia che stiamo insieme, ancora nessuno lo sa >>

E ridendo dell’espressione terrorizzata, ma al contempo felice di Teddy, non posso fare a meno di sentire il cuore battere forte. Dirlo alle persone che amo, renderà tutto ancora più vero e si, dopo inizieremo il nostro futuro insieme: tutti insieme.

 

                                                                      ***

 

L’unico modo per scrollarsi di dosso il nervosismo e la stanchezza degli esami, è rifugiarsi alla Tana: piena di bambinetti urlanti, di cure eccessive e soprattutto di amore. Col caos che qui regna, è impossibile preoccuparsi dei risultati degli esami, sebbene Marie, Dylan e Al non fanno che parlarne.

 

Prima di separarci, abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno insieme, e la Tana è il posto ideale per accogliere tante persone: questa è la teoria ufficiale, quella ufficiosa è che quel fifone di Teddy voleva un supporto morale e si, anche fisico, nel caso in cui papà o zio George l’avessero affatturato in seguito alla sconcertante rivelazione che solo ieri abbiamo confessato.

 

Le reazioni di tutti sono state più che positive: la mia maman è, elegantemente, esplosa di gioia, asserendo che Teddy fosse un buon partito e anche bello, il che non guastava; Zio George ha dato pacche sulle spalle a Lupin, tanto forti da fargli rischiare il soffocamento; le mie zie, al completo, hanno affermato con convinzione che lo sospettavano già da un po’ e zia Hermione ha precisato che nulla c’entra l’occhio interiore; a zio Ron invece, ci sono voluti diversi minuti per capire cosa stesse succedendo.

 

Il difficile è stato far riemergere il mio papà dallo stato di trance in cui era caduto: ha stretto la mano a Teddy, con energia aggiungerei, solo dopo avergli assicurato che non cambia nulla, che sono sempre il suo piccolo maiale obeso, la sua piccola lupacchiotta.

 

E tirando le somme, ora, seduta sulle scale del cortile della Tana, posso affermare con convinzione che questo, per Vicky Weasley, è stato un anno niente male. Ho riscoperto me stessa, ho appurato che Teddy non è il male puro, ma l’uomo della mia vita e che Al sa essere decisamente umano. Naturalmente rimangono vive le mie idee sul fatto che Dylan sia un perfetto imbecille e che Yvy e Marie siano le migliori amiche che possa desiderare.

 

E dopo aver scovato l’amore, l’amicizia, so di essere felice. So che il futuro non mi spaventa, perché non sono sola, perché resteranno con me, sempre.

 

Li osservo ad uno ad uno, rincorrersi sul prato: Teddy ed Al cercando di fuggire alle grinfie di Yvonne e Wood mentre Marie ride a crepapelle, facendo risuonare la sua risata ovunque. E poi si voltano verso di me, incitandomi a raggiungerli: non me lo faccio ripetere due volte e corro da loro, dalle persone che hanno riempito la mia vita ed il mio cuore. Ma soprattutto balzo addosso a Dylan, facendolo spiattellare a terra ed io con lui.

 

<< Weasley, maledizione! Sei la mia rovina! >>

 

 

 

 

Come ho detto precedentemente, questo è l’ultimo capitolo prima dell’epilogo. Non vogliatemene, ma cos’altro c’era da aggiungere?! Tutti, ma proprio tutti hanno avuto il loro lieto fine ed è questo che conta, no?! Mancheranno anche a me, ma… li ritroverete! ;D

Vi ringrazio per le recensioni del capitolo scorso: non so se riuscirò a rispondere, ma sappiate che le ho lette e le ho adorate! xD

AH, ho voluto inserire una foto ‘diversa’! Spero vi piaccia! xD

Vi abbraccio, tesori miei! <3

 

 

 

 

 

 

 

 


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Capitolo 21
*** Epilogo ***


                                                                                                                                 

                                                                                                                                                           ep

Alle 97 persone che l’hanno seguita,

alle 17 che l’hanno ricordata,

alle 39 che l’hanno preferita.

Ma soprattutto a voi che l’avete portata alle 200 e più recensioni.

Grazie

 

Epilogo, due anni dopo

 

<< Ma si, donnina di latta, quello che dice Jamie è esatto: la prova a cui il cappello parlante ti sottoporrà è tra le più pericolose e inquietanti, credimi! L’anno scorso una ragazzina… >>

<< Victoire! Smeottila di spaventaore tua sorella! >>

 

Ridacchio, regalando un buffetto alla guanciotta di Dominique, rendendola più imbronciata di quanto non fosse prima. Do un rapido bacio a mia madre e abbraccio il mio bel papà che, lungi dal rimproverarmi, mi strizza amorevolmente l’occhio. Saluto tutti ancora una volta, camminando distrattamente sul binario 9 e ¾ e adocchiando, a pochi passi da me, il mio vecchio capitano.

 

<< Fai da balia ai bambinetti, ora? >>

<< Buongiorno anche a te >>

Gli concedo una delicata  spallata, piazzandomi di fronte a lui e abbassando lo sguardo sui pargoli che si porta dietro.

<< Ehi Lis, Sam, Freddy, battete il cinque! >>

 

Colpisco le loro manine, ben attenta a farlo delicatamente: nel caso della piccola Jordan, potrei stenderla con un sol soffio, minuta com’è. Mi sorridono, tutti e tre eccitati all’idea di far ritorno ad Hogwarts e di lasciare che io continui a plagiare le loro menti. L’attimo dopo sono scomparsi tra la nebbia che, densa, avvolge l’ Express.

 

<< Lì ci sono Yvonne e Marie, andiamo? >>

 

Annuisco, seguendo Dylan lungo la piattaforma. E difatti, a pochi passi da noi, la Summers bacchetta qualche ragazzetto del quarto anno, col già collaudato cipiglio da Caposcuola; Yvy sghignazza senza ritegno, placidamente seduta sul suo baule.

 

<< Ehilà, sei qui finalmente! Ciao Dy >>

Ci avviciniamo a lei, lanciando un’occhiata divertita al pulcino.

<< Ha requisito diverse caccobombe a quei poveri bimbetti >>

<< Oh, bene! Si aggiungeranno alla nostra scorta! >>

<< Non credo dovreste… oh, chi se ne frega! >>

 

E dopo un piccolo lampo di maturità, subito soppiantato dalla sua strafottenza, Dylan ci supera, raggiungendo la sua amata creatura. E quando mi volto ancora una volta verso la mia migliore amica, scorgo le figure di Teddy ed Al, raggiungerci.

 

<< Ti cercavo, dove sei stato? >>

<< A rassicurare il piccolo Al: James è ogni giorno più pestifero, non so come gli sia potuto venire in mente di raccontare a suo fratello che per essere smistati nelle rispettive case, c’è bisogno di superare una serie di atroci prove >>

Mi lancia un’occhiata scrutatrice ed io sorrido innocentemente: porterò questo segreto nella tomba.

 

<< Amore mio, sei sempre più bello! Fatti dare un bacio >>

Al nemmeno protesta e si china su Yvonne, cingendole la vita con le braccia e baciandola, incurante dei possibili spettatori, e l’attimo dopo ritorna ad essere il solito Alastor.

<< Quest’anno ci sono i M.A.G.O, devi studiare di più e bighellonare di meno e devi… >>

 

Trascino Teddy dietro una colonna, assolutamente non propensa a subirmi l’ennesima raccomandazione di Shacklebolt: farlo per l’intera estate è stato sufficiente. Sorrido con dolcezza alla mia personale Fata Turchina, posando il viso nell’incavo del suo collo e respirandolo, cercando di imprimere nella mente il suo profumo, per portarlo con me anche quest’anno.

 

<< Scrivimi >>

<< Lo farò >>

<< E gradirei qualche riga più articolata di Ehi Teddy, come butta! >>

 

Rido contro il suo collo, rialzando lo sguardo e incrociando i suoi occhi dorati. Posa una mano sulla mia guancia, e alla sua carezza socchiudo gli occhi, attendendo con trepidazione che le sue labbra tocchino le mie. Mi bacia piano, assaporando con calma il mio sopore, gustando ogni secondo.

 

<< Che state facendo? >>

 

Alla vocina incredula e un tantino divertita del piccolo James, ci separiamo, abbassando lo sguardo su di lui. Abbiamo sempre evitato, alla Tana o in qualsiasi altro posto, di cedere a simili effusioni: secondo zio Percy non saprebbe stato opportuno farci vedere in simili atteggiamenti dai piccoli di casa. E rido al pensiero che venga a sapere dal suo nipotino quello che ha appena visto.

 

<< La stavo salutando Jamie >>

<< Salutando? Mi deludi TeddyBear… una scusa più plausibile? >>

 

Rido fino a piangerne, nell’osservare la sua espressione: il piccolo Jamie è più tranquillo e spensierato di lui. Gli do una pacchetta sulla spalla, indirizzandolo lontano da noi.

 

<< Ci vediamo sull’Hogwarts Express, solito vagone e porta tutti gli altri! >>

 

Annuisce felice, prima di darsela a gambe. Teddy mi scruta per qualche secondo, poi scuote il capo, deciso a non chiedere altro. Raggiungiamo gli altri e dopo aver assistito alle lacrime di Marie e a quelle di un virile Dylan, dopo aver udito i borbotti indistinti di Al e le raccomandazioni di Teddy, saliamo sul treno, per il nostro ultimo viaggio del primo settembre.

 

Restiamo ad osservare parenti ed amici che man mano divengono indistinti, dei puntini lontani; poi, alla prima curva, scompaiono. Fisso per qualche secondo il finestrino sporco, senza guardare il paesaggio scorrere sotto i miei occhi: non riesco ad essere triste, perché questi anni mi hanno dato tutto ciò di cui avevo bisogno e alla fine di quest’ultimo riuscirò a prendere in mano la mia vita e trasformarla in qualcosa di ancor più meraviglioso.

So che ci riuscirò.

Scambio un’occhiata con Yvonne e Marie, le mie migliori amiche, mie sorelle; e non abbiamo bisogno di parole per dirci ciò che i nostri cuori già sanno. E poi un ghigno compare sulle labbra di Yvonne e so a cosa pensa, mi avvicino e con lei afferro un braccio della Summers.

 

<< Su, su piccola Caposcuola! Deve sbrigarsi per svolgere i suoi doveri… vada nel vagone dei prefetti, vada! >>

<< Perché tutta questa fretta di liberarvi di me? Che avete in mente voi due? >>

<< Ma nulla, nulla… vai ! >>

 

La spingiamo via, guardandola incamminarsi e sventolando mani e braccia quando si volta verso di noi con aria sospetta. E quando è abbastanza lontana, trotterelliamo verso il nostro scompartimento ed aprendolo, riconosciamo le faccette allegre dei nostri adepti: Jamie, Lisa, Fraddie, Sam e Molly.

 

Mi siedo di fronte a loro ed Yvonne, accomodandosi accanto a me, già ridacchia, con una luce incredibile ad illuminarle gli occhi. Un ultimo sguardo tra me e lei e l’ennesima lezione ai miei pargoli ha inizio.

 

<< Dunque, dov’eravamo rimasti l’anno scorso? Oh, si… come distrarre il vecchio custode e la sua stupida gattaccia, così da intrufolarsi tranquillamente nel suo ufficio e… >>

 

Ho sangue Veela nelle vene, ma sono una Weasley e ora, più di prima, fiera di esserlo.

 

 

 

 

 

E questa è davvero la fine: salutiamo a chiassosa Vicky, la coraggiosa Yvy, la dolce Marie; il burbero Dylan, l’uomo di latta e la premurosa Fata Turchina. Ma ricordatevi, non è un addio: presto sentirete parlare di loro ancora una volta: ho in mente un seguito in cui li rivedrete diversi anni dopo, piantati nel mondo degli adulti, ma restando sempre gli stessi. Il suddetto seguito, vedrà tra i protagonisti gli adepti di Victoire e Yvonne e credetemi, metteranno in pratica ogni suggerimento dato da loro.

Ringrazio ancora tutte voi, senza il vostro entusiasmo non sarei arrivata fin qui.

Vi lascio con un video creato da BarbonaGirl, la mia personalissima confidente e amica:

http://www.youtube.com/watch?v=YcttBqsQQ7w&feature=feedf

A presto! <3

 

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