Una di noi

di Violet Tyrell
(/viewuser.php?uid=70834)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - La straniera ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Il germe dell'invidia  ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Adattarsi ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Il cerchio della vita ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - La perfidia ha mille facce, così come l'amore ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Piccoli passi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - L'onore della Vergine ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Non si può sfuggire al destino - parte I ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 -Non si può sfuggire al destino - parte II ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Un tesoro nascosto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - La straniera ***


Disclaimer
Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scitta a quattro mani con aresian. Per chi volesse ugualmente leggerla, questa la trama riassunta: Nefertari è la figlia adottiva del Saint dei Ghiacci, che l'ha salvata dall'esplosione dell'orfanotrofio quando aveva nove anni. Durante gli anni l'ha cresciuta come sua figlia; Nefertari è metà israeliana e metà russa(israeliana di madre, che aveva parzialmente origini egiziane, e russa di padre), entrambi morti alla sua nascita. La madre viveva in Israele col marito violento, si innamorò di uno schiavo russo e rimase incinta; aiutata a fuggire approdò a Mosca, dove venne trucidata dopo la nascita della bambina.
Conosce Hyoga e Isaak, allievi del Saint, e cresce con loro come fratelli pur non legando mai troppo per via della sua timidezza; all'età di sedici anni il Gran Sacerdote convoca il padre adottivo al Santuario per sapere la sua posizione riguardo i bronze saint traditori. Nefertari viene quindi mandata ad Atene(il saint ignorava il motivo della convocazione, e lei moriva dalla voglia di visitare la patria di Atena) e affidata temporaneamente a Camus. Tuttavia Aphrodite dei Pesci, in accordo con Death Mask e Arles, fa trovare la giovane nuda nel suo letto, facendo intendere di avere passato una notte di sesso con lei per volontà della giovane. Il Sacerdote approfitta quindi della situazione per screditarla, e costringere il padre a venire al santuario; fingendo di seguire un ordine di Atena, Nefertari è costretta a sposare un cavaliere d'oro contro la sua volontà. Per quanto l'idea di Arles fosse quella di darla ai suoi due complici, alla fine per motivi non chiari le fa sposare Shaka, per nulla contento della scelta ma non può opporsi alla volontà del Sacerdote e, pensa lui, di Atena.
Da qui riprende la storia, ovvero dal capitolo 5, dove è stato celebrato il rito buddista del matrimonio.




Una di noi - capitolo 1 - La straniera


Si era rialzato da quel giaciglio già da un paio d'ore ed adesso, Shaka della Vergine, si stava chiedendo se Nefertari avesse deciso di dormire tutto il giorno. Non disse nulla ai monaci che lo stavano osservando, nella speranza di cogliere sul suo impassibile volto dagli occhi chiusi un segno della notte appena trascorsa - che loro avevano pronosticato pieno di passione. Una donna vestita con un sari bianco si inginocchiò vicino a lui, con movenze per nulla casuali. " Volete un altro pò di raita, maestro? " La soffice cadenza hindi di quella voce gli ricordò che avrebbe dovuto insegnare a Nefertari anche a parlare; ma perchè si era lasciato incastrare? Perchè lei non era stata più furba? Ora nessuno dei due sarebbe stato vincolato da quel legame non desiderato.
" No, grazie Indira. Il resto puoi lasciarlo per mia moglie. " Due parole che suonavano strane pronunciate dal potente asceta, e che infastidirono non poco la giovane apprendista. Quel matrimonio era stato un fulmine a ciel sereno, ed a stento la sera precedente era riuscita a rivolgersi a quella donna con rispetto; limitandosi ad assentire si rialzò, consapevole che il biondo non aveva neppure osservato la scollatura più sognata di tutto quel Tempio.
Era tutta colpa della straniera, se prima aveva avuto qualche flebile speranza che Shaka si interessasse a lei, ora era svanita; quando l'aveva vista però si era chiesta che cosa aveva attratto l'illuminato guerriero. Era persino scura di pelle, come lei e le sue compagne, ma era chiaro che non era indiana; non poteva dire però che fosse brutta anche se non ricordava - nei suoi quasi dieci anni di permanenza al tempio di Shaka - che l'uomo avesse mai solo pensato alla bellezza di qualcuno.
Proprio in quel momento lo sguardo di Shaka si sollevò, sorprendendola perchè sembrava diverso, persino interessato; per qualche istante si crogiolò in quell'insperata attenzione salvo ricredersi, vedendo che quelle iridi celate stavano puntando qualcosa oltre le sue spalle. Lo vide alzarsi e, seguendo la sua direzione, si rese conto che la figura di Nefertari faceva capolino sulla soglia, con fare timido e riservato. Shka sorprese tutti quando si alzò personalmente, per andare incontro alla ragazza, e conducendola personalmente al suo posto che era proprio di fianco al suo.
Indira ribolliva di rabbia repressa davanti a quelle attenzioni così premurose, gelosa che a lei non avesse mai riservato più che qualche parola. Si spostò, onde permettere che la giovane prendesse posto: dannazione, era troppo giovane per essere una moglie, perchè Shaka l'aveva sposata?
" Avete il sari chiuso male, signora. " Non aveva potuto resistere alla tentazione di umiliare la ragazza di fronte a tutti, anche se il tono usato poteva tranquillamente passare per preoccupato. Che Buddha la proteggesse, non era neppure capace di vestirsi come si conveniva alla moglie di un uomo come Shaka; ma Indira non aveva fatto i conti con i modi di fare dell'uomo più vicino agli Dei. Sorpresa, lo vide senza indugi aiutare la moglie, mostrandole come si doveva chiudere un vestito del genere. Nefertari indossava un sari azzurro cielo, splendido contrasto con quella pelle scura, ricamato con alcuni semplici motivi argentei. Era senza parole davanti a tanta gentilezza, non sembrava neppure lui se non fosse stato come al solito impassibile e silenzioso. " Il tuo maestro è arrivato, Indira. " Le parole fredde di Shaka colpirono la giovane apprendista, che volse lo sguardo cogliendo la figura dell'anziano sacerdote a cui era affidata; non era raro che il biondo la liquidasse ricordandole chi si occupava di insegnarle la loro dottrina, ma quel giorno la percepì come un'offesa: scoccò uno sguardo malevolo a quella sposa fortunata, per poi congedarsi dalla sala.

" Ti piace? E' parantha , ho pensato che potessi gradirlo col formaggio. " Disse Shaka, indicando alla ragazza il paneer e mostrandole come si mangiava; era proprio strano per lui mettersi a parlare di cibo ma davanti ai modi impacciati di Nefertari non aveva potuto rimanere a guardare. Lei annuì, timorosa di rivolgergli parola più del necessario, chiedendosi se pure lui si sentisse rigido come lei dopo quella notte in cui aveva cercato di non muoversi per non sfiorarlo senza volere. " Mi dispiace per il vestito, non volevo farvi fare brutta figura. " Abbassò lo sguardo, imbarazzata al pensiero che quella donna avesse apertamente fatto notare la sua totale incapacità a vestirsi secondo le usanze hindu.
" Non serve tanta formalità, chiamami Shaka e rivolgiti a me senza timori in maniera confidenziale. " Shaka sospirò. Era assurda quella situazione. Lui cercava di essere gentile - nei limiti del possibile - ma trovava difficile ricordare che Nefertari non era abituata a lui. Lo dimostrava l'episodio del sari che le aveva tolto la sera prima, accusandolo di volerla molestare, pur non avendolo detto direttamente; del resto Indira aveva avuto ragione a dire che non l'aveva chiuso bene, ma avrebbe dovuto farle capire che i suoi commenti non erano graditi. Non lo erano mai stati, così come quei gesti. Rimase seduto al fianco della ragazza attendendo che terminasse di mangiare, forse facendole involontariamente fretta perchè la vide lasciare metà del suo pasto nel piatto, con fare dispiaciuto. " Puoi finire, non abbiamo fretta "
O almeno non poteva fargliene; sentiva che lo temeva ed era quasi estenuante ricordarsi di non essere troppo diretto. Non voleva comunque che svenisse durante la giornata, in Siberia sicuramente era abituata a mangiare in maniera diversa. " Non devi preoccuparti per il sari, con il tempo imparerai. Non badare a Indira, è abituata a non essere contraddetta da altre donne ma mi aspetto che tu sappia importi. "
Lo sguardo curioso di Nefertari si spostò su quello inespressivo di Shaka, scontrandosi nuovamente con le palpebre chiuse. Già prima si era chiesta chi fosse quella fanciulla, ora credeva di saperlo ed era dispiaciuta: forse lei e Shaka stavano insieme, e lei gli aveva rovinato i piani. Non disse nulla e non toccò altro cibo, chiaro segno che era nervosa; il guerriero la osservò perplesso, poi la convinse a seguirlo sotto lo sguardo di approvazione dei monaci che avevano osservato con discrezione i due, convinti di avere di fronte una coppia teneramente innamorata.
Nefertari seguì Shaka in una delle ale del Tempio dedicate alla raccolta dei manoscritti, e lo ascoltò parlare delle otto vie del Buddha. Trascorse a quel modo le prime ore che precedevano il pasto serale, cercando di capire i mantra ma senza riuscirci; ad un certo punto uno dei monaci apparve, scusandomi per l'interruzione ma necessitava dell'aiuto personale di Shaka. Questi lo guardò impassibile, per poi seguirlo e raccomandare alla moglie di riposare prima di riprendere il loro giro del Tempio. Alcune apprendiste la accompagnarono nuovamente alla pagoda che era ormai la sua abitazione assieme al marito, e si lasciò ricadere sul letto sciogliendo la tensione con alcune lacrime. " Perchè mai la moglie di Shaka piangerebbe?"
Parole fredde come coltelli affilati scossero Nefertari, che si rese conto che la figura di Indira stava sulla soglia e la osservava, con uno sguardo duro. Si asciugò via quelle lacrime ma ormai erano state viste; la vide avanzare con movenze da gatta, e chiudersi la porta scorrevole alle spalle.
" Se fossi io la moglie di Shaka non lo lascerei da solo, ma d'altronde che diritto ho mai io? Dopo che mi avete rubato il mio uomo? " Nefertari percepì l'amara accusa in quelle parole, e arrossì rendendosi conto che quella mattina aveva avuto ragione a pensare di aver involontariamente interrotto un legame probabilmente profondo. Si sentiva schiacciata dall'ingiustizia di una vita che non era più sua; ah, se avesse almeno potuto dimostrare che le accuse di Aphrodite erano false, peccato che nessuno era parso disposto a crederle. Ora, di fronte a quella donna bella e sensuale, si sentiva insignificante e fuori posto.
" Io.. mi dispiace ma io.. io non sapevo.. " Che cosa dirle? Che erano stati costretti a sposarsi? Che non si amavano ma, anzi, che lei lo temeva quasi quanto il Gran Sacerdote? Ma pareva che fosse tutto dipinto sul suo volto; la vide posare ai suoi piedi alcuni gioielli hindu di rara magnificenza. " Se ve ne andate vi prometto che ne avrete altri, dovunque vogliate, purchè lasciate questo posto e mi restituiate il cuore di Shaka. Lo sapete che appartiene a me, non lo negate. "
Indira era perfettamente consapevole di mentire ma quello era un colpo di fortuna insperato; aveva supposto che la straniera avrebbe piagnucolato, ribellandosi alla sola idea di andarsene, eppure la vide sfiorare con sguardo reverente quei gioielli. Shaka l'avrebbe ringraziata, non appena avesse saputo che la moglie di cui aveva tanta cura non esitava neppure per un momento all'idea di essere comprata. Quello che l'indiana non sapeva era che Nefertari si sentiva offesa, e che ammirava quei gioielli solo perchè erano bellissimi, ma che l'intenzione di accettarli non c'era mai stata; non lo sapeva spiegare, rimaneva lì, incerta, ed impaurita all'idea di dire qualcosa di compromettente.
" Andate via! " All'improvviso Nefertari si mostrò aggressiva, e ricacciò i gioielli nelle mani di quella ragazza. Le era venuto un improvviso coraggio ricordando le parole di Shaka di quel mattino: di non farsi sottomettere. Erano servite, anche se le dispiaceva dare un dolore a quella ragazza che la guardava. " Credete di corrompermi con questi oggetti? Sono molto belli ma dubito che possiate riavere Shaka se io sparissi. "
In realtà non ne era certa, però non poteva lasciare credere di essere stata forzata, anche perchè lui era stato chiarissimo nell'insistere che solo loro dovevano esserne al corrente. E poi era invidiosa di Indira, che era semplicemente bella, e si sentiva totalmente sciatta, sopratutto rendendosi conto di essere estranea al mondo indiano. Tra le due donne passò un lampo d'odio, ma Nefertari non disse altro, alzandosi e facendo scorrere la porta con un chiaro intento di farla uscire.
Indira era sconvolta da tanta improvvisa determinazione; le passò davanti e poi sorrise, cattiva. " Non avete neppure il bindi, non siete altro che una prostituta. " E se ne andò, lasciando che l'offesa perpetrasse nella mente della straniera, facendola sentire insudiciata.
Shaka non ricomparve se non dopo qualche ora, quando lei già si era messa a dormire. Gli era stato detto che non aveva neppure mangiato e che era rimnasta chiusa nella loro stanza senza vedere nessuno; vedendo le tracce di quelle lacrime pensò che forse si era sfogata per quella situazione. Era estenuante ma almeno per quel primo giorno da marito non era successo nulla di particolare; le sfiorò la fronte con le dita, come sempre colpito dalla sua pelle color del cioccolato, in contrasto con la sua che sembrava porcellana raffinata. Perchè non riusciva a percepire in lei la depravazione di cui tanto parlava Pesci?
Posò su un mobile quanto aveva portato con sè, l'occorrente per dipingerle il tradizionale bindi sulla fronte, ma non aveva voglia di svegliarla: ci avrebbe pensato il giorno segente.
" Śubha rātri" le disse piano, prima di concentrarsi per poter finalmente meditare.





Come detto questo è uno spin-off de "La valle delle lacrime". Si tratta di una parte saltata nella long fic, il periodo iniziale subito dopo il matrimonio tra Shaka e Nefertari; non so quanto sarà lungo, di sicuro ha una sua mini trama che non andrà a cozzare con la storia che scrivo con aresian^^ a lei la dedico, e anche alla cara Lady Aquaria, GiòTanner, Elizabeth Tempest e a tutti i fedeli fans di questo pairing bizzarro e che pare piaccia^^ spero possa piacervi, attendo i vostri commenti e i nuovi lettori saranno ugualmente ben accetti^^
un bacione!

p.s. Se non è chiaro, Indira si fa solo delle pippe mentali, da Shaka non ha mai ottenuto nulla, e mai ci riuscirà u.u giusto se venisse il dubbio che fossero in qualche modo legati xd

Vio


Note - Ecco le spiegazioni di ciò che ho inserito come tradizione hindi, sperando di non avere sbagliato troppo XD

Paratha o parantha: dischi molto sottili di pasta fritta sulla tawa col ghee e fatti con farina integrale senza lievito con aggiunta di semi di sedano e di cipolla; hanno un aspetto croccante, leggero, friabile e una forma triangolare. La paratha si trova in vendita nelle bancarelle di strada e viene consumata a colazione, da sola o farcita con formaggio paneer. (nella storia li mangia Nefertari)


raita di menta e cetriolo: dadini di cetriolo ricoperti di yogurt sbattuto al quale è stato aggiunto sale, pepe e un trito di foglie di menta, foglie di coriandolo, zenzero grattugiato e peperoncini verdi.( nella storia li ha mangiati Shaka)

Bindi:Bindi: (dal sanscrito bindu, che vuol dire "goccia, particella, punto") è una decorazione per la fronte, indossata dalle donne dell'Asia del Sud (particolarmente in India) e Asia del sud-est. Tradizionalmente è un punto di colore rosso applicato al centro della fronte e vicino alle sopracciglia, ma può essere anche un pendente o un gioiello. nella storia Indira appella Nefertari prostituta perchè non ha il bindi in fronte. In realtà non ho idea se nella tradizione hindu l'assenza del bindi in una giovane moglie possa essere un disonore, si tratta solamente di una mia scelta per trama^^ per farla sentire diversa, insomma, e instillarle il dubbio che Shaka la possa effettivamente considerare inferiore alle altre.

sari:La sari ((साड़ी in hindi) è un tradizionale indumento femminile del subcontinente indiano[1], le cui origini risalgono al 100 a.C., ed è intuibilmente uno dei pochissimi indumenti ad essere stati tramandati per così tanti secoli. La sari consiste in una larga fascia di stoffa di circa un metro, la cui lunghezza può variare dai quattro ai nove metri, che viene avvolta intorno al corpo dell'indossatrice con metodi che variano a seconda della sua funzione. Lo stile più comune di indossare la sari consiste nell'avvolgerlo intorno alla vita, con un capo che gira intorno alla spalla lasciando scoperto la cintola

Indira è il nome dell'apprendista di un vecchio monaco, e significa " bella "

Nefertari - non l'avevo mai spiegato - è il nome appunto della principale pg e moglie di Shaka, e significa " la bella tra le belle" se non vado errando^^ nella tradizione egizia, sempre sperando di non sbagliare, è collegato al fiore di loto

Śubha rātri: dovrebbe voler dire buonanotte in hindi, ma la colpa va al traduttore XDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Il germe dell'invidia  ***


Disclaimer
Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scitta a quattro mani con aresian. Per chi volesse ugualmente leggerla, questa la trama riassunta: Nefertari è la figlia adottiva del Saint dei Ghiacci, che l'ha salvata dall'esplosione dell'orfanotrofio quando aveva nove anni. Durante gli anni l'ha cresciuta come sua figlia; Nefertari è metà israeliana e metà russa(israeliana di madre, che aveva parzialmente origini egiziane, e russa di padre), entrambi morti alla sua nascita. La madre viveva in Israele col marito violento, si innamorò di uno schiavo russo e rimase incinta; aiutata a fuggire approdò a Mosca, dove venne trucidata dopo la nascita della bambina.
Conosce Hyoga e Isaak, allievi del Saint, e cresce con loro come fratelli pur non legando mai troppo per via della sua timidezza; all'età di sedici anni il Gran Sacerdote convoca il padre adottivo al Santuario per sapere la sua posizione riguardo i bronze saint traditori. Nefertari viene quindi mandata ad Atene(il saint ignorava il motivo della convocazione, e lei moriva dalla voglia di visitare la patria di Atena) e affidata temporaneamente a Camus. Tuttavia Aphrodite dei Pesci, in accordo con Death Mask e Arles, fa trovare la giovane nuda nel suo letto, facendo intendere di avere passato una notte di sesso con lei per volontà della giovane. Il Sacerdote approfitta quindi della situazione per screditarla, e costringere il padre a venire al santuario; fingendo di seguire un ordine di Atena, Nefertari è costretta a sposare un cavaliere d'oro contro la sua volontà. Per quanto l'idea di Arles fosse quella di darla ai suoi due complici, alla fine per motivi non chiari le fa sposare Shaka, per nulla contento della scelta ma non può opporsi alla volontà del Sacerdote e, pensa lui, di Atena.
Da qui riprende la storia, ovvero dal capitolo 5, dove è stato celebrato il rito buddista del matrimonio.




Una di noi - capitolo 2 - Il germe dell'invidia 


La mattina, Nefertari si ritrovò sola esattamente come quando si era addormentata la sera; una semplice occhiata al letto su cui era sdraiata le confermò che di sicuro Shaka quella notte non aveva dormito lì. Lo spazio al suo fianco era intatto, e per un momento la giovane provò una profonda umiliazione al pensiero che Indira avesse detto la verità, e che sicuramente il marito doveva avere passato la notte con lei. Chiuse gli occhi, cercando di non piangere, ma era difficile: non era tanto l'idea che Shaka non tenesse a lei - era normale, e d'altronde neppure lei era entusiasta di quel matrimonio, anzi - ma la certezza di non essere altro che un intralcio. E lei che l'aveva addirittura aggredita verbalmente la sera prima, asserendo di avere un diritto che in realtà non aveva.
"   Namaskāra, Nefertari. " A quelle parole la ragazza trasalì, scorgendo solo in quel momento la figura di Shaka poco distante da lei; in effetti non l'aveva visto perchè la sua posizione sdraiata, con lo sguardo rivolto all'altro lato del letto, le  impediva di scorgere ciò che c'era dall'altra parte. Era in posa meditativa, con l'alone dorato che lo circondava, e l'espressione sul suo volto era la solita; non capì quello che aveva detto e lo vide piegare leggermente l'angolo delle labbra. "   Namaskāra  significa buongiorno, in hindi. "
La ragazza si vergognò di non essere neppure capace di capirlo ma lui non sembrò farci caso; docilmente ripetè quella parola, storpiandola parecchie volte col suo accento siberiano anche se lui non fece una piega. Era stato si un saluto ma desiderava anche che cominciasse ad apprendere qualcosa, almeno le nozioni più semplici. " Cosa ti turba? " La domanda spiazzò la ragazza, che ancora non sapeva quanto vasti fossero i poteri di cui disponeva, e come avesse curiosamente percepito la sua anima agitarsi poco prima; per fortuna non si vedevano quelle lacrime che aveva scioccamente versato, anche per essersi voltata dall'altra parte.
" Nulla.. io.. pensavo non fossi qui. " Era vero e stupì se stessa per aver ammesso parte di ciò che parzialmente l'aveva turbata, ma non disse altro.  " Sono stato qui tutto il tempo perchè quando sono arrivato già dormivi, e non ho voluto rischiare di svegliarti. Così ne ho approfittato per dedicarmi alla meditazione: uno di questi giorni la insegnerò anche a te. "
Nefertari non ci credeva, sembrava troppo gentile come pensiero, da parte di qualcuno forzato a sposarla ma non lo contestò, limitandosi ad annuire. Lo vide sciogliere quella posa e alzarsi, e fece la stessa cosa rendendosi conto che era rimasta bloccata a parlare con lui semplicemente con addosso quel sari da notte. " Sbrigati a farti il bagno. "
La voce atona di Shaka le ricordò che, in effetti, avrebbe dovuto provvedere a lavarsi ma non sapeva dove andare; non voleva disturbarlo ma per sua fortuna, alcune anziane sacerdotesse vennero a prenderla per condurla nel giardino dove era stata posizionata una tinozza appositamente per le sue esigenze. La ragazza non era abituata a quel modo di fare, e provò parecchio imbarazzo nel rendersi conto che sarebbero state loro ad aiutarla a lavarsi: a nulla valsero le sue timide proteste, venne sapientemente lavata, insaponata e cosparsa di olii profumati tipici dell'India. Si trattava di gesti gentili eppure Nefertari aveva la sensazione di avere perso anche il più piccolo briciolo di intimità che possedeva; nessuno l'aveva mai lavata salvo quando era piccolissima, e non era sicura che le piacesse essere trattata a quel modo reverente. Nonostante fosse fine dicembre, l'aria non era così gelida come quella di Tobolsk, eppure rabbrividì leggermente: che donne strane, farle fare un bagno all'aperto in pieno inverno. Aveva la pelle leggermente intorpidita e fu contenta di captare, tramite una delle donne, uno sprazzo di discorso secondo cui Shaka aveva una certa fretta di vederla sistemata e accondiscese volentieri a rientrare nella stanza; riuscì a liberarsi della loro presenza assicurando di essere in grado di indossare il sari da sola e richiuse la porta scorrevole, sospirando sollevata. Era una tensione incredibile quella sopportata, e un pò di solitudine le avrebbe fatto bene; a sua gran sorpresa notò un nuovo indumento, sempre un sari, e lo prese in mano. Era molto bello: color avorio, dalla linea, semplice che le ricordava quasi il chitone greco che aveva indossato durante la cerimonia nuziale al Santuario.
Non sapeva, quindi, che neppure in quel momento era sola; Shaka non era certo nascosto tuttavia, nella penombra della stanza, non era stato notato. Aveva la solita espressione inflessibile sul volto, i muscoli leggermente tesi dal nervosismo di avere appena scoperto che molti degli apprendisti si erano nascosti dietro ai cespugli per spiare il bagno della moglie. E lui li aveva sorpresi, punendoli tutti quanti; sapeva bene che non era raro che la curiosità degli adepti fosse rivolta verso le giovani donne del Tempio eppure quegli sguardi poco rispettosi lo avevano innervosito.
Osservando la figura di Nefertari, che si era tolta quel telo in cui era stata avvolta, si rese conto di avere effettivamente sposato una persona esteticamente molto bella; non vedeva neppure un difetto in quel corpo, e tutto sommato non poteva negare che Aphrodite avesse compiuto una scelta oculata. Eppure lui in tutta quella seducente beltà non vedeva alcun pericolo; inarcò un sopracciglio, la ragazza gli dava l'idea di una di quelle ninfe vergini che nella mitologia erano l'oggetto del desiderio di divinità come Zeus, non trovava in lei nulla che potesse fargli pensare ad una fanciulla di facili costumi e dalle voglie strane, quelle che il cavaliere dei Pesci gli aveva ampiamente decantato. Provò un forte fastidio a quel pensiero, e scacciò dalla mente le sudicie visuali che l'uomo gli aveva descritto; eppure, per quanto certo che la decisione di Atena fosse stata ben ponderata, non poteva non crucciarsi all'idea di dover essere lui a rimettere sulla retta via la ragazza. " Aspetta, lo stai chiudendo male. "
Finalmente fece notare la sua presenza a Nefertarì, che lanciò un gridolino spaventato; non si era accorta di lui e del suo sguardo che l'aveva valutata fino a quel momento ma non diede alcuna spiegazione, limitandosi ad attirare la sua attenzione sul modo corretto di indossare il sari, ignorando la muta domanda che vedeva nei suoi occhi. Evidentemente era turbata all'idea di essere stata spiata, e questo lo sorprese di nuovo; alcune sacerdotesse, Indira tra tutte, non si vergognavano a mostrarsi più o meno svestite invece aveva di fronte qualcuno che sembrava aborrire l'idea. Strano modo di comportarsi, finire nel letto di un uomo di dubbia moralità come Aphrodite - anche se fisicamente perfetto - e temere di essere osservate dall'uomo che era suo marito: forse non l'avrebbe mai compresa.
" Questo pomeriggio ci sarà una festa, durante la quale ti presenterò a coloro che ancora non ti conoscono; tra poco ti scorterò a mangiare qualcosa ma prima.. " Prese tra le mani l'occorrente che la sera prima aveva portato, quello che gli serviva per dipingerle quel tradizionale bindi sulla fronte; ripensava ai giovani sorpresi poco prima, e che avevano dichiarato di non essere sicuri che fosse quella sua moglie ma una nuova apprendista. Ebbene, ora ne avrebbero avuto la certezza.
Non le lasciò scegliere la forma di quella tradizionale decorazione, avendo già scelto lui quella più tradizionale a puntino, ma rimase sorpreso dalla totale immobilità della sua sposa: non diceva nulla, non si muoveva, era strano. Forse era solo colpa della tensione, che aveva anche lui ma che sfogava tramite una rigida meditazione.

Poco dopo Nefertari stava assaggiando un lassì di mango, mentre da lontano la figura irritata di Indira la stava nuovamente scrutando; non sfuggì quel minuscolo puntino rosso - il bindi - che la sera prima la ragazza non aveva. Doveva escogitare un modo per togliersela di torno, definitivamente; la festa cadeva quasi a proposito.
Ignara di ciò, la ragazza non toccò tanto cibo, forse perchè la presenza di Shaka era per lei sempre fonte di grande preoccupazione: non sapeva cosa dire o fare per non metterlo in imbarazzo, e in più mangiava così poco che lei non si azzardava neppure ad abbuffarsi come faceva a casa quando aveva fame. Con un sospiro nostalgico, si domandò perchè non aveva ancora visto o sentito il padre; il Sacerdote le aveva riferito di averlo avvisato, ormai la lettera doveva averlo raggiunto.. e con essa, la notizia delle terribili colpe di cui era accusata di essersi macchiata. Ricacciò indietro le lacrime che minacciavano di scenderle sul viso, deglutendo troppo rapidamente ciò che stava mangiando, causando un momento di tensione e tossendo per non soffocare; sentiva lo sguardo sorpreso di Shaka ma non gli diede alcuna spiegazione. " Verrà presto, ne sono sicuro. "
Quelle parole bloccarono il momento in cui Nefertari stava per continuare a mangiare, incredula, e si voltò a guardarlo; era incredibile che riuscisse sempre a sapere che cosa stava pensando e per un momento, le parve di percepire un briciolo di umanità in quel tono. Non sapeva cosa rispondere ma non fu necessario perchè lo vide alzarsi, e farle segno di sbrigarsi a terminare se aveva ancora fame; ma il cibo aveva perso tutto il suo interesse, così si alzò a sua volta e lo seguì verso quella che si prospettava essere come una lunga giornata.

Le ore passarono veloci, e con essa arrivò il momento di quella festa. Nefertari si rese conto di non comprendere quasi nulla di quei brani che recitavano, dei mantra e di tutte le loro tradizioni, e si limitava a sedere al fianco di Shaka; questi aveva presentato ufficialmente la moglie a tutti coloro che non erano stati presenti durante la celebrazione del matrimonio due sere prima. Il gruppo di giovani che aveva spiato la ragazza durante il bagno di quella mattina faticava a togliere di dosso quello sguardo, e stavolta lei se ne accorse anche se bastò che il marito volgesse loro l'impassibile durezza della sua espressione per costringerli a battere in ritirata, e limitarsi al loro ruolo di spettatori. Avrebbe voluto chiedere a Shaka il motivo di tale comportamento, tuttavia tacque, svolgendo la sua mansione silente di consorte: non c'era poi molto da fare se non ricevere i formali omaggi degli anziani sacerdoti che auguravano loro lunga vita e anche una numerosa prole. Questo ricordava a Nefertari il proprio ingrato ruolo, ma ringraziava e lasciava che fosse il marito a parlare: tra tutti e due quindi non dicevano molto, e questo lasciava pensare che fossero estremamente adatti l'uno all'altra.
L'unico momento in cui Shaka si mostrò più loquce fu quando la moglie gli chiese che genere di cibo aveva di fronte, perchè non sapeva cosa assaggiare senza correre rischi; lui sorrise leggermente tra sè e sè e le indicò alcune pietanze tra cui latte Badam, tè Indiano (Chai)                          , zuppa di grano dolce e pollo, budino di riso indiano (Kheer) , zuppa Mulligatawny,  pesce con yogurt , riso con verdure, zuppa di pollo (Shorba), zuppa al curry, Raita di cipolle, riso al limone , riso ai gamberetti (Biryani) , riso al cocco, curry indiano di pesce , curry di agnello con yogurt, Urad Dal,  pollo Tikka Masala e  riso fritto alla cannella (Dalchini Palau).
Nefertari era sbalordita dalla vastità di pietanze, e non sapeva che cosa assaggiare; dietro consiglio gentile di uno dei due discepoli di Shaka, Shiva del Pavone che le aveva anche fatto da testimone, provò la zuppa di grano dolce e pocco, poi il pesce con yogurt e il budino di riso indiano. Vedendo che Shaka gradiva particolarmente - avendone prese due porzioni- assaggiò anche il latte Badam ma non riusciva a comprendere bene con che cosa fosse fatto; però non aveva un cattivo sapore.
" E' ora di ritirarsi. " Era quasi notte fonda quando sentì la voce di Shaka ma non si era resa conto che l'aveva detto perchè la vedeva stanza; faticava a tenere gli occhi aperti e  aveva la testa che spesso scivolava sulla sua spalla. Disse qualcosa di incomprensibile così il guerriero, sorprendendo tutti, prese gentilmente tra le braccia la ragazza semi addormentata e la accompagnò di persona a dormire. Sembrava quasi una bambina e non si ridestò quando la posò con cautela sul letto.

Stranamente la mattina seguente fu proprio Nefertari a svegliarsi, e ancora una volta Shaka non era di fianco a lei anche se questa volta non era neppure nella stanza; non sapeva che si trovava già con i suoi allievi così si alzò sbadigliando apertamente. Quella festa era stata sfiancante, non doveva mangiare così tanto se non ricordava poi quello che avrebbe dovuto fare; questa volta fece il bagno all'interno della stanza, la tinozza era nel bagno dove Shaka aveva insistito per farla rimanere. Non capiva il motivo di tanta inflessibilità ma in fondo era contenta di poter godere di un pò di privacy, era raro che potesse rimanere da sola; fu solamente quando, con un sari color rosa zucchero addosso, si riavvicinò al letto per risistemarlo che scoprì qualcosa che la raggelò. Sotto il cuscino di lui spuntavano quelli che erano inequivocabilmente un paio di mutande da donna; non aveva idea di chi fossero ma sicuramente non sue. E poi perchè mai avrebbero dovuto essere sotto il cuscino di lui? Al massimo le avrebbe tenute sotto il suo. Scoppiò a pinagere amaramente: le dava un fastidio tremendo sapere di quella doppia vita - che sicuramente conduceva con indira , o con altre belle ragazze che aveva visto la sera prima - perchè di giorno sembrava a volte interessarsi davvero a lei. Si sentiva umiliata ma anche determinata a non far passare la cosa sotto al silenzio; si recò con passo sicuro verso la sala nell'ala centrale del tempio dove si faceva colazione, e lo vide. Era seduto al solito posto e cercò di non sentirsi tremare le gambe; era difficile decidere come affrontare l'argomento ma fu lui a rivolgerle la parole.
" Sei una svergognata. " La voce, per quanto bassa, era dura e pregna di accusa; la ragazza lo guardò chiedendosi se non fosse completamente impazzito. Non c'era nessuno in quel momento e non sapeva che era stato un preciso ordine di Shaka, quello. " Non capisco, che cosa ho fatto di sbagliato? "
Per un istante Nefertari aveva dimenticato la propria indignazione, davanti a quella frase si sentiva sporca ed insudiciata; lo vide chinare la testa verso di lei, e percepì il pericolo in quell'espressione inflessibile. " Ho visto un uomo uscire prima dalla nostra stanza, avvolto solamente da una tunica da notte. Hai pensato di approfittare della mia assenza per riprendere le vecchie abitudini, quindi. Avessi avuto almeno la decenza di andare altrove. "
Per un momento la giovane tremò sotto quell'accusa infamante, ma non rimase in silenzio. " Tu devi essere pazzo, ero da sola nella stanza fino a quando ne sono uscita poco fa; piuttosto, tu potresti nascondere meglio le prove delle tue notti con quella donna. " La voce era un sibilo, e Shaka inarcò un sopracciglio: era chiaro che stava solamente cercando di sviare la discussione ma con lui certi trucchi non funzionavano. " Bugiarda. Per tua informazione mi ero assentato per fare lezione ai miei allievi, al contrario di te. Non mi meraviglia che Atena fosse tanto indignata, il tuo comportamento è degno di una donna di facili costumi. " Shaka non era il tipo da pronunciare una parola volgare come prostituta, eppure l'offesa arrivò precisamente dove voleva: nel profondo del cuore della moglie. Il silenzio fu lungo da parte di entrambi, Nefertari non aveva neppure toccato quel misero pasto che aveva davanti.
" Se ti riferisci ad Indira, se non altro lei non ha l'impudenza di farsi scoprire se passa la notte con qualcuno; d'ora in poi non ti perderò di vista neppure cinque minuti, visto che ti è bastata un'ora per farti sedurre dal primo che ti ha supplicato di farlo. "
 Nefertari squadrò incredula l'espressione dura ed inflessibile di Shaka, poi si alzò bruscamente: non ne poteva più di quelle accuse infamanti, era solamente lui a comportarsi come una persona spregievole e poi accusava lei. E per fortuna che era un asceta: tutte frottole, era probabilmente molto più attivo dello stesso Aphrodite. Tuttavia non rinunciò ad una frecciatina nei suoi confronti. " A che cosa mi servirebbe un uomo, quando ci hai già pensato tu ad umiliarmi, assieme al tuo amico dei Pesci, distruggendomi completamente? Ti auguro una piacevole notte con quella sgualdrina: siete degno l'uno dell'altra. "Shaka percepì il veleno e l'offesa in quelle parole ma fu nelle sue iridi che trovò il vuoto di chi ha rinunciato a qualcosa;  la lasciò andare senza togliere dalla mente il dubbio se avrebbe oppure no passato la notte seguente con Indira. Era semplicemente da stupidi accusare lui di rapporti fisici con donne, lo sapevano tutti che l'idea non lo aveva minimamente sfiorato, e neppure gli piaceva l'idea di dover concepire un figlio con quella sua moglie che si dimostrava tanto vogliosa. Ovviamente aveva già punito quell'apprendista, corporalmente,  e aveva dato ordine che fosse ucciso.
E doveva stare attenta pure lei, se avesse deciso di continuare a comportarsi a quel modo; l'avrebbe punita per quella mancanza di pudore e di rispetto. Ne aveva da imparare se desiderava veramente sopravvivere come sua moglie, a costo di impadronirsi della sua anima impura e annientarla: sarebbe stato quasi irrisorio, per lui. Terminò il suo thè e si alzò, per dirigersi nelle loro stanze, rendendosi conto di quell'indumento di cui era stato incolpato lui; lo raccolse con un certo disgusto. Non aveva visto nulla del genere nella biancheria della moglie: chi aveva osato portare in quelle sacre mura qualcosa di tanto riprovevole?



Note autrice:
wellà buongiorno u.u ok si forse Shaka è un pò OOC ma ci voleva qualcosa. Dovete sapere che mi son sempre chiesta se in due mesi di matrimonio(prima che consumassero, per capirci, qui è passato solamente qualche giorno) non avesse mai visto la moglie nuda. sarebbe assurdo no? almeno che si lava magari la vede.. e così ha guardato u.u e con lui tutti sti giovani guardoni ahahaha li ha puniti tutti XDDDDD sul bagno all'aperto ho la licenza poetica u.u non sto ad elencarvi i vari cibi indiani, li ho trovati sul portale indiano, spero di non avere fatto delle gaffe!!
ora sulla parte finale immagino possiate immaginare chi ha osato insinuare il dubbio in entrambi u.u vi lascio però sul dubbio di chi possa essere sto povero cristo(o povero buddha, vista la religione xd) che è uscito dalle stanze della ragazza facendo incazzare Shaka XD
Shaka forse sembra possessivo in questo capitolo, e in parte lo è, ma non per amore o varie: in primis sicuramente orgoglio e onore(quello per cui punisce chi osa guardare la moglie, e pure rovinarne la reputazione anche se non ha indagato se quel giovane avesse davvero fatto qualcosa con lei), e poi anche per protezione. Spero si possa comprendere questo pensiero durante la lettura, di lui che vorrebbe proteggerla ma che allo stesso modo è ugualmente irritato perchè gli sembra di avere indizi sulla sua colpevolezza. a me piace l'opinione che si fa di lei mentre la vede senza vestiti *-* perchè è in fondo quella predonimante, che contrasta quanto crede che succeda^^ a voi i commenti, e al prossimo!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Adattarsi ***


Disclaimer
Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scitta a quattro mani con aresian.  




Una di noi - capitolo 3 - Adattarsi  

Bastò qualche secondo a Shaka per rendersi conto che Nefertari si trovava nella stanza, chiusa nella parte adibita a bagno e sembrava non volere uscire. " Vieni qui. " Un ordine che nessuno poteva ignorare ma la giovane moglie fece del suo meglio per riuscirci, rifiutando di uscire; da dietro la porta scorrevole, Shaka la poteva sentire singhiozzare piano. Sospirò. Non era facile trovarsi con quella ragazza, che costituiva un enigma per lui.
" Ti ho detto vieni qui. Se dovrò ripeterlo potresti pentirti di non avermi ascoltato. " Una minaccia quella di Shaka? No, voleva solo evitare di ricorrere alla forza e ricordare a Nefertari chi dei due poteva davvero comandare; comunque ottenne il risultato che desiderava. La giovane aprì la porta ed entrò a passi maldestri nella stanza, ignorandolo.
Lui non si scompose. Le fece segno di sedersi sul materasso ma non le disse nulla. La stava sondando in silenzio; era già stato sfiorato dal dubbio di essere stato precipitoso, eppure voleva rassicurarsene. Non tanto per sè stesso quanto per non cadere in errore. " Sono tue? " Senza dirle altro le mostrò quell'indumento intimo che aveva trovato; sicuramente era un pezzo che non si poteva vedere in un Tempio, molto simile ad un occidentale tanga, ma non era di certo della moglie. La voleva mettere alla prova, capire che cosa fosse accaduto; percepiva il suo timore di fronte alla sua espressione impassibile ma non le disse altro, mentre la vedeva scuotere la testa. Posò quell'indumento di dubbia moralità, e puntò il suo sguardo a palpebre abbassate su di lei.
" Vorrei che chiarissimo una cosa. Non so molto riguardo a te ma ti posso garantire che io non sono come gli altri; sono un asceta e non ho mai provato il minimo desiderio di avere una donna vicino a me, nè tanto meno di privarmi della mia purezza per quei sentimenti terreni che animano la maggior parte delle persone. Considerando che entrambi siamo stati forzati a questo matrimonio, se proprio avessi questo desiderio, perchè dovrei rivolgermi ad altre e non a te? " Era un discorso per lui poco piacevole tuttavia non voleva che ci fossero dubbi, quella donna doveva capire con chi aveva a che fare e non si sorprese percependo che arrossiva a quelle parole. Lui stesso si sentiva parzialmente a disagio ma esteriormente era calmo, e sapeva che lei non avrebbe potuto percepire il lieve turbamento che aveva scosso la sua anima; il cosmo dorato che lo avvolgeva divenne più intenso anche se non aggressivo, mentre la sondava senza dire nulla.
" Perchè non mi hai riferito che Indira è stata qui? " Quella sacerdotessa non aveva ancora capito di dover rimanere al proprio posto, ed era molto strano visto che non gli aveva mai creato alcun fastidio però ciò che aveva visto non gli piaceva; era anche molto bizzarro che la moglie non gli avesse detto niente, forse aveva in mente davvero di andarsene e aveva fatto finta di rifiutare quei gioielli? " Non pensavo ti interessasse, e non volevo intromettermi nelle tue faccende private. " C'era una forte sfiducia in quel tono e Shaka capì che in fondo la ragazza non era pronta ad aprirsi con lui; non che se lo fosse aspettato però ma era sorpreso che la moglie davvero pensasse questo. Si alzò, limitandosi ad osservarla; aveva un'aura così invulnerabile che Nefertari era addirittura spaventata da tutta quella immobilità.
" Indira non è altro che un'apprendista e io non ho il minimo desiderio di discutere oltre della faccenda. Ho comunque appurato che non mi hai mentito riguardo alle mie accuse, e come tale provvederò affinchè tu non venga più insudiciata con gesti o commenti poco lusinghieri. " La ragazza non capì molto di quelle parole, che suonavano dure e inflessibili, e non riuscì neppure a rompere quel silenzio; Shaka, da parte sua, era turbato dall'audacia di quel ragazzo ma presto avrebbe fatto luce sulla vicenda. Dopo parecchi minuti di pesante silenzio, in cui Nefertari era convinta che non sarebbe riuscita a uscirne, qualcuno bussò discretamente alla porta e Shaka invitò ad entrare. Sembrava casuale ma aspettava quella visita; a gran sorpresa della ragazza comparve il cavaliere del Pavone, che fece un inchino reverenziale al maestro e poi a lei, che portava con sè un giovane mai visto prima.
" Ora mi dirai perchè sei entrato in queste stanze senza il mio invito, nè quello di altri. " La voce di Shaka era tagliente e Nefertari comprese che doveva essere il ragazzo di cui aveva parlato, e con cui era stata accusata di aver passato alcuni momenti ingannando il marito. Lo osservò con attenzione. Poteva avere quattordici anni a mala pena, capelli abbastanza corti e la pelle scura tipica degli indiani; ad un secondo sguardo comprese che portava sul fisico i segni di una pesante tortura e si sentì travolgere dalla compassione, comprendendo che portava anche un'espressione colpevole sul volto. Shaka invece pareva inflessibile e non rompeva quel silenzio, che Nefertari trovava quasi spaventoso forse perchè ogni tanto l'apprendista non riusciva a trattenere gemiti di dolore.
" Sai che ti strapperò la verità, che tu lo voglia o no. " Per un momento la ragazza pensò che avrebbe colpito il giovane e pensò quasi di intervenire ma qualcosa la bloccava; non sapeva che era il cosmo stesso del marito, che non voleva essere interrotto. Era tremendo rimanere e guardare quella scena; quando il giovane scoppiò a piangere disperato fu sicura che Shaka stesse compiendo qualcosa di doloroso nei suoi confronti e si alzò decisa, sorprendendo tutti. " Forse non voleva fare niente di male, perchè farlo soffrire a questo modo? " Non aveva osato dire nulla di più, la ragazza, ma si accorse che Shaka aveva inarcato leggermente un sopracciglio, colpito da tanta audace generosità. Il guerriero era quindi stato costretto ad interrompere la concentrazione e non aveva trovato il colpevole nella mente dell'apprendista, e non poteva che biasimare la moglie che col suo gesto l'aveva distratto. Comprese che ora la giovane temeva la sua ira, e forse se fossero stati soli, non avrebbe esitato a riprenderla e punirla; purtroppo dovevano salvare entrambi quella facciata meschina che era il loro matrimonio. " Nefertari, il tuo spirito generoso mi piace ma non desidero che tu interferisca quando mi rivolgo ai miei allievi. Abbi cura di ricordartene in futuro. " Pacato ma non minaccioso, fece sedere la moglie sorpresa dalla mancata rabbia che credeva avrebbe sfogato su di lei e che si lasciò gentilmente rimetttere sul letto da quella mano fredda e apparentemente dura. Sapeva di avere commesso uno sbaglio ma non era riuscita ad impedirselo; nè Pavone nè l'altro parvero trovare strana quella frase anzi, erano solo sorpresi da quella considerazione che Shaka pareva avere per la moglie se non arrivava a punirla. E sapevano che lui non si sarebbe mai posto il problema, faceva sempre la cosa giusta al momento giusto. Il guerriero dall'alto della sua calma si rivolse al ragazzino che era stato per sua stessa ammissione colpevole.
" Da adesso sarà la mia sposa a dover decidere della tua vita, lascio la decisione in mano a lei. Naturalmente la sua parola è la mia. " Un leggero sorriso ironicò solcò il volto di Shaka, che aveva trovato il modo di decidere il destino di quel ragazzo e, al contempo, di dimostrare che in fondo anche se giovane, Nefertari aveva un ruolo ed un'immagine da costruirsi. Sapeva che, con tutta probabilità, la ragazza non avrebbe torto un capello al giovane ma gli andava bene; non gli era solo piaciuta la sua intromissione tuttavia trovava interessante tutta quella generosità d'animo ed era anche disposto a lasciare che venisse manifestata apertamente. Forse avrebbe messo a tacere eventuali scettici su quelle nozze. " Non capisco.. " La risposta della moglie era precisamente quella che si aspettava; il tono era incerto e sorpreso come l'espressione che portava sul volto così decise di spiegarsi più chiaramente. " Devi decidere tu la sua punizione, consideralo un tuo schiavo: sei libera di farlo punire - o anche di farlo personalmente - e qualunque cosa gli ordinerai di fare non si potrà rifiutare. "
La ragazza era sconvolta da tanta crudeltà; non le sembrava che il marito avesse neppure un briciolo di pietà in corpo, non comprendeva come in effetti lui potesse essere rigido ma allo stesso tempo sembrava voler una prova da lei. Osservò il ragazzo, incerta. Non aveva mai neppure visto un domestico e non concepiva l'idea di vedere qualcuno ridotto come schiavo; nel frattempo Shaka aveva ripreso la parola.
" Pavone, in mia assenza sarete tu e Loto a proteggere mia moglie. Non vi sono molte persone a cui affiderei la sua vita con sicurezza. " Era un tono più duro quello che Nefertari percepì? Non fece in tempo a domandargli nulla che aveva già lasciato la stanza; non sapeva che Shaka, in quel momento, si sarebbe recato a meditare in attesa di un errore da parte di chi aveva osato mettere in dubbio il suo matrimonio, anche se aveva un'idea di chi poteva essere.
" E che cosa devo fare ora? " Un lieve panico trasparì dalle parole di Nefertari, che colpirono Pavone rimasto lì dietro ordine di Shaka; sapeva bene che il suo mentore aveva già ordinato la morte dell'apprendista e che era un passo avanti pazzesco quello di lasciare che fosse lei a decidere ora la sua sorte. Non sembrava cattiva anzi, perciò si permise di darle un consiglio. " Se volete un mio consiglio, signora, forse potreste anche lasciarlo andare; chi cospira contro di voi potrebbe prendersela con lui per essere stato intercettato. Magari lontano da qui potrà trovare un modo per vivere... " C'era molta discrezione nella voce del cavaliere d'argento, che era comunque incerto su ciò che avrebbe potuto pensare la giovane della sua idea, e non voleva per nulla al mondo farle credere di volerla forzare. Però gli piaceva il pensiero di mettere in difficoltà Indira, che si era già guadagnata tacitamente la vendetta di Shaka: sapeva che era lei la colpevole, anche perchè l'aveva sentita confabulare anche se non aveva veramente creduto che sarebbe stata in grado di mettere in atto la cosa. " Naturalmente la decisione è vostra. " Si affrettò ad aggiungere, inchinandosi a lei. Nefertari era colpita da tanta riverenza, e anche da tanta libertà di azione che le era stata lasciata; guardò il ragazzo singhiozzante e decise di intervenire personalmente. Lo fece portare nell'ala del Tempio adibita ad infermeria, e gli curò personalmente le ferite che portava sul fisico: chi era stato quel mostro che l'aveva colpito tanto selvaggiamente? Non si accorse della sorpresa di Pavone, colpito da tanta umiltà: nessuno dei monaci si sarebbe sporcato le mani di persona per curare qualcuno considerato colpevole di aver compromesso il Maestro, ma lei pareva non badarci. E rimase a guardare il giovane apprendista venire lasciato libero di andarsene e di cercare fortuna da un'altra parte: già si immaginava come avrebbe schiumato di rabbia Indira, ma gli faceva piacere.

" Signora, c'è qualcuno che desidera incontrarvi. " La voce di Shiva del Pavone distolse Nefertari da quelle letture; seduta in uno dei locali in cui si raccoglievano i testi sacri al Buddha, fu lieta di trovare un motivo per distrarsi da quei mantra che non riusciva a comprendere. Si chiese a chi si riferisse il suo guardiano, di certo non a Shaka che era tornato due giorni prima al Santuario, lasciandola sola con quei due cavalieri che si alternavano nel proteggerla. " Seguitemi, per favore. " Si disse che doveva trattarsi di uno dei monaci anziani anche se finora erano stati loro a muoversi, temendo di arrecarle disturbo se si fossero azzardati a chiedere a lei di raggiungerli. " So annunciarmi da solo, ragazzo. " All'improvviso una voce gentile ma con qualcosa di inflessibile interrupe il giovane cavaliere, che avrebbe dovuto scortare Nefertari altrove, e lei si ritrovò a fissare una donna anziana poco più bassa di lei che la stava squadrando con aperta curiosità. Teneva curiosamente gli occhi chiusi come Shaka e camminava appoggiata ad un bastone; per un momento la ragazza provò il desiderio di aiutarla ma sembrava che lei non ci facesse neppure caso.
" E così questa è la moglie di mio nipote.. interessante.. tu, portami il mio thè. " Disse rivolgendo l'ultima frase a Pavone, che si affrettò ad ubbidire in fretta lasciando sole le due donne; Nefertari vide che la donna aveva la pelle molto scura, e che continuava ad osservarla con aria critica. Quel giorno era riuscita a chiudere il sari - di un delicato color rosa confetto, con ricami argentati semplici - da sola e si era sentita vittoriosa per quell'impresa; in realtà anche qualche giorno prima ne era stata capace ma complice lo sguardo sempre intransigente di Shaka non era riuscita a gioirne. Non aveva capito che lui era invece soddisfatto di vedere che ci era riuscita. " Volete che vi aiuti? " Chiese servizievole. Non le era sfuggita l'allusione al nipote, e si chiedeva come mai Shaka non le avesse mai detto di avere dei parenti lì al Tempio; ripensandoci però Nefertari sapeva che il marito non le aveva detto una sola parola sulla sua vita, ed era deprimente.
" No, non sono decrepita. Volevo solo vederti, sei sicuramente l'arrivo più chiacchierato di tutto il villaggio e dintorni. " Anche se inflessibile, la voce della donna anziana era pregna di apprezzamento mentre guardava un'incerta Nefertari; non sapeva, la ragazza, che la donna aveva sentito parlare di lei fin da prima di quelle strane nozze ma che non aveva provato la minima curiosità. Era sicura che il nipote avesse compiuto una vera e propria stupidaggine, e non aveva neppure presenziato la cerimonia. A spingerla a conoscere la straniera era stato il racconto di come Shaka sembrava averle concesso totale libertà su uno degli apprendisti, e di come lei l'avesse lasciato libero invece di farlo uccidere o di tenerlo come schiavo; non gli era piaciuta l'idea che avesse preso come moglie una straniera e quella pelle scura l'aveva resa diffidente.
Ora che la vedeva, però, aveva cambiato idea. Assieme a tutto ciò che aveva sentito, credeva di vedere in lei una persona diversa, e questo la colpiva profondamente. " Qual'è il tuo nome ragazza? " Esigente quella voce, e Nefertari si apprestò a presentarsi con un leggero inchino; percepiva su di sè lo sguardo attento di quella donna e sperava di non commettere errori. Comunque non c'era nulla in lei che fosse fuori posto, nè il sari nè le scarpine tradizionali, e neppure la pettinatura che era estremamente semplice dato che Nefertari non amava perdere troppo tempo coi capelli, che erano tenuti solamente in ordine con un piccolo cerchietto e solo qualche ciuffo ribelle ricadeva sul volto. Il resto della chioma era sceso lungo la schiena, appoggiato quasi casualmente. " Io sono Sahila, la nonna di tuo marito ma non mi aspetto che tu mi conosca: ero venuta a conoscerti ma mi sorprendo di ciò che vedo. Non somigli per niente ad una donna indiana.. eppure ti comporti come tale. " Le disse, semplicemente indicando il suo abbigliamento e anche il leggerissimo trucco che ogni giorno metteva, anche se era talmente poco che era come se non l'avesse. La ragazza si agitò leggermente, percependo una sottile accusa in quelle parole; non era la prima a farle notare che non era del posto eppure non si aspettava un commento così diretto. In più le aveva parlato in greco, sorprendendola anche se le era grata visto che di hindi ancora non conosceva molto se non qualche parola; in quel momento tornò il cavaliere che servì il thè alla donna, con gesti ossiequosi quasi quanto quelli che riservava solitamente a Shaka e questo la convinse che doveva essere davvero sua parente.
" Io.. cerco di non arrecare dispiacere a Shaka, comportandomi come desidera che faccia.. " Per un momento la giovane avrebbe voluto mordersi la lingua perchè forse avrebbe dovuto rispondere in un altro modo ma anche questo non dispiacque alla signora; nonostante gli occhi chiusi pareva capace di muoversi come se vedesse e questo spinse Nefertari a chiedersi se non fosse tipico della loro famiglia comportarsi a quel modo. " Al contrario di Shaka, io sono completamente cieca dopo aver contratto una malattia tanti anni fa. " Rispose a quella che era una muta domanda della ragazza, che si sorprese: già con il marito non era abituata a sentirsi sempre anticipare, ma vederlo fare ad un'altra era spiazzante. " Non volevo essere curiosa, spero mi possiate scusare. " Si vergognava di essere stata colta a pensare al motivo di quelle palpebre chiuse ma, inspiegabilmente, Sahila sorrise dopo aver posato la tazzina sul tavolo dove poco prima c'erano i testi sacri.
" Non sono una stupida, Nefertari, e so che mio nipote non si è sposato per amore. Però ha fatto una bella scelta, temevo che quelle stupide oche che girano qui attorno l'avessero confuso: mi compiaccio nel vedere che riesce a vedere più in là del suo naso. " Per un momento la vecchia rimase a contemplare l'espressione sorpresa sul volto della nuova giovane di famiglia, sorridendo del suo stupore. Già, lei non aveva per nulla creduto alla versione che circolava su quel matrimonio, e che tutti narravano come un colpo di fulmine; conosceva Shaka meglio di tutti e sapeva che se si era sposato, di certo era per qualcosa che gli conveniva e che l'amore era l'ultima cosa che potesse interessargli. Parlando un pò con i suoi due discepoli sapeva che aveva trovato la ragazza ad Atene, in quello strano Santuario, e che per forza di cose doveva essere stata un'unione non del tutto voluta nonostante a loro l'idea non avesse neppure sfiorato; a lei il Sacerdote attuale proprio non piaceva ma non aveva detto niente, lasciando che il nipote fosse il solo giudice delle sue azioni. Tuttavia, mentre le parlava, credeva di percepire una certa diffidenza, e capì che quella ragazza probabilmente era stata costretta lei pure a integrarsi in un mondo che non era il suo; le piaceva però che non rifiutasse l'idea di farne parte, lo dimostrava sia il modo di vestire che il luogo in cui l'aveva trovata. In silenzio continuava ad osservarla. Era educata, forse persino troppo, e pensava che quasi sicuramente avrebbe incontrato molti problemi; eppure Shaka si fidava di lei, non poteva essere altrimenti visto che le aveva concesso di decidere della vita di quel giovane. Non aveva mai fatto una cosa simile.
" A volte mio nipote si comporta duramente ma non è uno stupido, si renderà conto prima o poi che ha di fianco un tesoro. Non lo sprecherà. " Le disse mentre si alzava. La giovane sposa aveva parlato poco ma aveva capito, solo osservandola, che aveva intimamente un certo timore del marito; non poteva biasimarla ma le piaceva l'idea che ci fosse lei ora nella sua vita. Forse l'avrebbe aiutato a capire che nel mondo non c'erano solo le solite cose a cui era sempre abituato. Nefertari era sconvolta da quella frase, non si attendeva una tale approvazione - sempre se così la poteva chiamare - e rimase ad osservarla. " Io.. vi ringrazio ma credo che mi odi. " Ne era praticamente certa, e in fondo se ne dispiaceva perchè l'ultima cosa che voleva era infastidirlo, però lo faceva anche solo con la sua presenza. Non sapeva che si comportava così un pò con tutti; la vecchia signora - che dimostrava all'incirca un'ottantina di anni - si girò e i lunghi capelli grigi parvero argentei per qualche istante. " Allora sei fortunata perchè tra odio e amore il passo è talmente breve che non si accorgerà neppure di averlo compiuto. "
Solo dopo pochi istanti Nefertari, ancora sotto schock per quelle parole, si rese conto di essere rimasta sola nella stanza.



Note autrice:
sahila: il nome della nonna di Shaka significa, secondo quanto ho trovato, " guida". L'ho ritenuto l'ideale, in fondo potrebbe essere una guida per Nefertari per capire qualcosa sul nostro biondino xddd
spero che anche questo capitolo possa piacervi^^ la nonna io la amo..chissà perchè lei sa già cosa accadrà ahahahaha  si comincia a notare il simpatico rapporto di fiducia tra lei e Pavo, in fondo è con lui che ha passato molto tempo^^ in seguito poi si vedrà che succede^^ fatemi sapere cosa ne pensate! vabbè vi saluto ora ci sentiamo al prossimo^^ ciao!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Il cerchio della vita ***


Disclaimer
Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scritta a quattro mani con aresian.  




Una di noi - capitolo 4  - Il cerchio della vita  

Le parole di Sahila rimasero impresse nella mente di Nefertari molto a lungo, e forse in virtù di queste quella sera quando si coricò sul letto, osservò la parte vuota vicino a lei con un certo rammarico. Non era strano che dormisse da sola, nei due giorni precedenti non aveva riscontrato alcun problema, eppure all'improvviso si sentiva incredibilmente sola; sapeva che fuori dalla pagoda probabilmente c'erano i due cavalieri d'argento come Shaka aveva ordinato, eppure non riusciva a prendere sonno. Per un momento pensò a che cosa stesse facendo il marito in Grecia. Non sapeva quasi nulla degli obblighi che vincolavano i cavalieri d'oro alle loro Case e quella consapevolezza l'aveva resa conscia che, in fondo, era veramente sola. Per un lungo momento si domandò come potesse essere un matrimonio vero con Shaka, non la semplice facciata che erano costretti entrambi a mostrare; quando si rese conto a cosa pensava si diede della sciocca, era ridicolo fare certe congetture sapendo bene come stavano le cose. Era stato proprio lui a metterle in chiaro, e anche lei non desiderava certo un amore con quell'uomo così strano, forse era semplicemente quell'atmosfera mistica che le faceva desiderare di essere considerata come persona almeno, e non un peso.
Non si accorse quindi dell'ombra che si stagliava su di lei, rivolta invece con la testa sul cuscino e le palpebre abbassate. Già dormiva. Per un momento il guerriero, apparso quasi dal nulla e all'improvviso, aveva avuto la tentazione di salutarla ma vedendola addormentata non disse niente. Non fu difficile per lui muoversi in silenzio dopo aver osservato la giovane che probabilmente se ne stava tra le braccia di Morfeo; gli era giunta la voce di come avesse liberato il ragazzo ma non aveva contestato, parzialmente compiaciuto all'idea di non avere per casa quella persona perfida che aveva pensato che fosse dopo essere stato costretto a sentire i dettagli di ciò che aveva fatto secondo la versione di Aphrodite. Non era comunque tornato per lei, aveva dimenticato quel rosario che portava sempre con sè, o almeno era questo quello che si disse recuperandolo nella propria personale sala della meditazione. " Sai nipote, mi piacerebbe sapere come sei riuscito a convincere quella deliziosa fanciulla a rovinarsi l'esistenza al tuo fianco. "
Shaka non sobbalzò, voltandosi semplicemente verso la figura dell'anziana nonna che era già nella stanza. L'aveva percepita, ben poco sfuggiva alla sua attenzione e non rimase particolarmente colpito da quello che gli stava dicendo.
" Mi sorprende che tu abbia perso tempo per conoscerla, non è da te. " Il guerriero ben sapeva il motivo per cui non si era presentata alla cerimonia, e comunque non era certo obbligata. Quanto a lui se l'aveva invitata era stato solo per dovere. " In effetti hai ragione ma ciò che ho visto mi piace, hai fatto una buona scelta, l'avrebbe detto anche tua madre. " Per un momento Shaka si sentì infastidito da quell'osservazione, e si girò col suo solito sguardo inflessibile verso la nonna. " Preferisco non pensare a cosa avrebbe detto mia madre di una fanciulla tanto ingenua da farsi sedurre da un uomo abominevole come il cavaliere dei Pesci, per poi farsi pure scoprire. Pensi che l'abbia sposata volontariamente? In questo caso devo deluderti, sia io che lei siamo stati costretti dal Sacerdote. "
Sahila rimase in silenzio, ascoltando quella versione del matrimonio che aveva scosso tutti i presenti al Tempio. Era sicura che Shaka avesse esternato un fastidio che lo rodeva, anche se credeva più per la tensione a cui era sottoposto che per il reale disappunto che faceva finta di provare. " No, figurati, piuttosto non è che sei geloso? " Il guerriero neppure si voltò ben sapendo quello che avrebbe sentito e difatti non venne deluso. " Secondo me più che arrabbiato per questo matrimonio, ti da fastidio che qualcuno abbia già avuto modo di apprezzare quella ragazzina, anche se mi sembra strano. Vista così sembra tanto a modo, magari è stata solo ingenua. " Non c'era rancore nel modo di parlare dell'anziana sacerdotessa, che si limitava a soffiare fuori il fumo della pipa che aveva acceso; l'acre odore di tabacco impregnava l'area ma non era un sacrilegio o Shaka non le avrebbe permesso di farlo.
" Geloso? Sono semplicemente infastidito perchè non ho potuto rifiutare, il Sacerdote me l'ha imposto come ordine di Atena. " Il guerriero ripensava a quel colloquio con Arles e alle proteste, che erano state accantonate con così tanta facilità da lasciarlo ancora turbato a distanza di giorni. " Non credo che quella Dea ti abbia però obbligato a sposarla col rito buddista, è questo che mi fa pensare che ci sia molto di più. "
Shaka non si aspettava quelle parole, che lo colpirono violentemente ma si impose di non lasciar trasparire nulla come suo solito. " No ma dovendo portarla qui per farla redimere non ho avuto scelta. " La voce era la solita, atona ed inflessibile, ma l'anziana donna sorrideva tra sè e sè; credeva di capire molte più cose, le stesse scelte che lui aveva compiuto le indicavano che il nipote aveva preso seriamente quell'impegno, fosse anche solo con la scusa di voler fare redimere quella fanciulla.
" Immagino che tu abbia ragione. Però prima di buttare via la tua gioventù con la scusa che sei Buddha, ricorda che sei sempre un uomo.. non sprecare ciò che a qualcuno è sembrato bene volerti concedere. Potresti rimpiangerlo amaramente un giorno. " Un lungo silenzio seguì quelle parole, e Shaka si volse a guardarla col rosario tra le dita: l'aveva trovato ed ora poteva andare. " Credo che tu abbia una visione troppo romantica del matrimonio, forse perchè il tuo lo è stato e ne sono felice per te. Ma non illuderti, non ho intenzione di abbandonare la via dell'illuminazione per nessuno e tanto meno per una come lei. " Non voleva essere un insulto il suo o avrebbe calcato di più su quelle parole, era un modo per conservare i propri pensieri senza cadere in quella tentazione che dominava tutti gli altri. " Dovesse però accadermi di apprezzare ciò che ho avuto in dono, lo farò appieno. Ora devo tornare al Santuario, Arles non ha piacere che mi assenti troppo a lungo senza motivazione. " Un semplice cenno della testa della donna e il giovane biondo prese congedo, lasciandola sola nella stanza. Sorrideva. Suo nipote non era stupido, se ne sarebbe prima o poi accorto e avrebbe desiderato da solo scoprire se quella ragazza fosse un semplice oggetto decorativo o qualcosa di più, anche solo una confidente. All'improvviso era contenta di quella presenza, ora che sapeva che c'era un barlume di speranza affinchè il nipote potesse apprezzare veramente la vita poteva apprestarsi a lasciare la vita terrena senza più preoccupazioni. Era il cerchio della vita in fondo, e come tale doveva continuamente esistere.




Note autrice:
chappy corto scusatemi ma penso non fosse possibile ampliare^^ vi piace ? in seguito poi si vedrà che succede^^ fatemi sapere cosa ne pensate! vabbè vi saluto ora ci sentiamo al prossimo^^ ciao!


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 - La perfidia ha mille facce, così come l'amore ***


Disclaimer
Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scritta a quattro mani con aresian.  



Una di noi - capitolo 5  -  La perfidia ha mille facce, così come l'amore  

Le
luci dell'alba svegliarono Nefertari, raggomitolata nella sua parte di letto, completamente avvolta dalle coperte per combattere l'aria fredda che a volte si faceva sentire dall'esterno; la ragazza si mise seduta stiracchiandosi, ignara che quella notte aveva ricevuto una fugace visita del marito. Se l'avesse saputo probabilmente si sarebbe vergognata di non essersi minimamente accorta della sua presenza, invece si limitò ad alzarsi come ogni giorno e a recarsi come ogni giorno a colazione; non aveva molta fame ma si costrinse a inghiottire ugualmente qualcosa. Come sempre la sala era deserta, tutti sapevano di non dover assolutamente disturbare la moglie del loro potente signore, anche se a lei non avrebbe dato fastidio, non sapeva che l'intento di Shaka era più quello di evitarle di mettersi involontariamente in imbarazzo che isolarla come era arrivata a pensare. Stava cercando disperatamente di non sbadigliare quando si rese conto di non essere sola, vedendo la figura aggraziata di Indira muoversi silenziosamente; immediatamente si sentì fuori posto e a disagio, e pregò affinchè l'apprendista non fosse lì appositamente per darle fastidio. Le aveva dato fastidio, alcuni giorni prima, il sottile rimprovero da parte di Shaka sul non averlo informato di quanto la ragazza avesse detto e fatto, e non desiderava altri attriti. La sentì discutere con Pavone - che era di guardia, facendola sentire a disagio - ma non provò neppure ad afferrare il discorso visto che parlavano in hindi; captò giusto alcune parole ma non ne era neppure certa, dato che era difficile assimilare quella lingua in fretta. " Avete un bel sari, signora. " Le parole arrivarono proprio quando Nefertari aveva deciso di posare definitivamente il contenitore di quel particolare latte e andarsene, e non le sfuggì l'esagerato tono adulatorio delle parole della ragazza.
" Grazie. " Aveva risposto sommessamente, senza donare alla propria voce l'intonazione decisa che era tanto propria di Shaka e la sacerdotessa sorrise: era arrivata apposta per distruggerla, quello era il primo passo. " Credo sia vostro, il maestro Shaka non vorrebbe che lo perdeste. " Lo sguardo del cavaliere d'argento era irritato, consapevole che avrebbe dovuto mandare subito via la ragazza ma rimase colpito nel vedere il rosario, e lo stesso fu per Nefertari: lo prese in mano, rigirandolo curiosamente. Era quello che le aveva regalato Shaka il giorno prima delle nozze, e l'aveva sempre portato con sè, e proprio non riusciva a comprendere in che modo fosse finito nelle mani dell'apprendista, che sorrideva quasi sfacciatamente.
" L'hai rubato, dì la verità! " L'accusa di Pavone indispettì la ragazza, oltre a colpire negativamente Nefertari: era possibile? " Ma non dire stupidaggini marmocchio, l'ho trovato poco lontano dalle rive del Gange e mi sono ricordata di averlo visto addosso a lei.. la prossima volta me lo tengo io, visto che se c'è qualcuno che ha rubato qualcosa è lei a me. " Nonostante l'accusa esplicita, la voce pareva denotare un certo risentimento, come se godesse all'idea di inculcare nella ragazza il germe della colpa; Nefertari non replicò, ricordando quello che aveva detto Shaka riguardo i suoi rapporti con quella fanciulla. Nulla più che una sacerdotessa del tempio, aveva detto. Ci doveva credere?

" Grazie, Indira, spero in futuro di poter ripagare tanta gentilezza, non so come avrei potuto fare senza questo. " E le sorrise, spiazzandola. Alle sue spalle Pavone trattenne una risata compiaciuta, non era abituata Indira a sentirsi ringraziare, anche se forse ci sarebbe voluta una frase più diretta per farle capire che doveva starsene al suo posto; la vide alzarsi per allontanarsi ma lasciò che fosse Loto a seguirla. " Dì un pò, da che parte stai tu? "
Il servilismo di cui aveva fatto sfoggio Indira era scomparso, sciolto più velocemente di una zolletta di zucchero in una tazzina di caffè, mentre aveva strattonato con una certa decisione l'allievo di Shaka. " Di sicuro non dalla tua.. ti avviso, il Maestro già ti sospetta, non gradirà che ti intrometti e la prossima volta che le parli a quel modo ti picchierò, chiaro? " Anche Pavone aveva abbandonato l'aria pacata che aveva quando doveva seguire la ragazza, mostrando una certa arroganza nei modi che solitamente riservava a chi riteneva essere un ostacolo.

" Ma guardati.. sei stato relegato a cane da guardia.. e pensare che una volta eri così interessante.. Anche Shaka ti ringrazierà, quando ci saremo liberati di lei. " Parlava piano, per non farsi sentire, e Pavone si chiedeva in che mondo vivesse. " A te ha dato di volta il cervello, che cosa speri di ottenere? Anche qualora dovessi allontanarla.. il Maestro non si degnerebbe neppure di considerarti, o pensi di si? Perchè in tal caso ti consiglio di fare un piccolo confronto: Nefertari forse non è originaria della nostra terra ma di sicuro sa come deve comportarsi una moglie, al contrario di te. Shaka non ti vorrà mai, prima lo capirai meglio sarà. "
Il giovane sapeva bene quanto l'apprendista avesse desiderato poter essere scelta da Shaka come sua sposa; per un certo periodo di tempo era sembrato possibile, in fondo avevano la stessa età e sicuramente lei era la migliore intenditrice al tempio di dottrina buddista, almeno tra le donne. Era sembrato davvero realizzabile, eppure il Maestro non aveva mai aspirato ad una compagnia, e dopo aver visto la ragazza che aveva sposato era ancora più sicuro che Indira fosse davvero l'ultima che avrebbe scelto per rimpiazzare la squisita moglie che aveva vicino. E non gli avrebbe dato neppure torto, dopo i comportamenti della sacerdotessa. Ma Indira sapeva di avere in mano un modo infallibile per liberarsi di lei, ed era paziente: avrebbe vinto lei.


Due giorni dopo Nefertari stava cercando di tradurre un mantra, ma senza osare disturbare Loto; Pavone si era assentato per una missione così era il rosso ad averla presa in custodia ma, anche se svolgeva coscienziosamente il suo dovere, alla ragazza piacevano di più i modi di fare del compagno. A Pavone avrebbe chiesto aiuto per capire e lui non si sarebbe tirato indietro, invece c'era una certa freddezza con Loto anche se si trattava solo del rispetto che il cavaliere le mostrava: infatti era molto ligio, anche se raramente parlava. Rivide nuovamente Indira che stava rientrando dalla celebrazione di un rito, e le si avvicinò proprio come se volesse parlare con lei; memore della propria ignoranza sui mantra, Nefertari pregò affinchè non le chiedesse nulla e venne accontentata ma l'apprendista si sedette ugualmente vicino a lei. " Vi ho portato questa, signora. " Non si era accorta che teneva tra le mani una tazza, e che al suo interno un liquido bollente e rossastro emanava un profumo invitante; senza sapere cosa fare annusò cautamente l'infuso ma non riusciva a riconoscerlo. Sembrava buono.

" E' per la vostra salute, è un antico preparato indiano e serve alle donne quando devono purificarsi. " La voce era dolce, persino preoccupata, e quel sorriso sembrava così rassicurante che per un momento Nefertari non pensò a nulla e si lasciò stuzzicare da quel dolce profumo: lo assaggio, rimanendo sorpresa perchè era invece decisamente amaro il gusto. Non si accorse dello sguardo vittorioso dell'apprendista. " Spero che vi sia piaciuto, di sicuro vi ha salvato la vita, sarebbe stata una grave perdita per vostro marito se foste morta di parto. "
E all'improvviso Nefertarì capì; quello doveva essere stato un infuso per abortire, e comprese tutta la malvagità d'animo di quella donna. Non doveva essere al corrente del fatto che Shaka e lei non avevano mai avuto rapporti fisici, e sperava quindi che servisse a farla abortire e sentire un mostro. Senza pensarci rovesciò direttamente sul volto di Indira ciò che restava nella tazza, e la sentì lanciare uno strillo, sconvolta, per poi reagire impulsivamente schiaffeggiandola; Nefertari si sentì infiammare la guancia. Non era mai stata picchiata nella sua vita, salvo per uno strattone ricevuto al Santuario da Death Mask ma non era stato neppure tanto forte, e non era riuscita a difendersi; Loto era momentaneamente assente quindi non c'era nessuno a interromperle. La guardò disgutata. " Ma come ti sei permessa? Shaka non ne sarà per nulla contento. " Ed indicò i resti della tazza, a terra, e il segno della mano sulla guancia: ancora bruciava.

Indira non sembrava troppo sconvolta, solamente le dispiaceva che il sari bianco che indossava fosse stato rovinato. " No, specie quando saprà che l'avete bevuto volontariamente.. ma dovreste essermi grata, vi ho risparmiato di morire. Sapete che la madre di Shaka è morta dandolo alla luce? "
A Nefertari giungeva nuova quell'informazione ma non voleva farlo capire, anche se Indira pareva indovinare tanto che sorrise, sorniona. " Non lo sapete? Strano, a me l'ha detto. " E sottolineò bene le parole, come a fare intendere che aveva molta più intimità lei con Shaka, di lei che ne era la consorte; a Nefertari bruciava di più l'umiliazione che il dolore della percossa ricevuta. " Ad ogni modo vostro marito ritiene quel gesto, quello che una donna muoia, partorendo, il massimo dell'amore: forse succederà così anche con voi, quindi non mi resta che aspettare e quando perirete... " Non terminò la frase perchè un violentissimo schiaffo si abbattè sul suo volto, facendole fuoriuscire del sangue dalle labbra: Indira era quasi spaventata dalla luce rabbiosa negli occhi di Nefertari, la ragazza non pareva più in sè.

" La tua è tutta invidia, perchè lui mi ha scelto, mentre tu sei stata scartata senza neppure essere considerata. Mettimi le mani addosso di nuovo e ti farò tagliare la testa, e bada che non scherzo: al contrario di te, io posso comandare. " Per la prima volta la voce di Nefertari suonò sicura anche se dentro di sè la giovane tremava, per l'offesa e l'umiliazione, e per il dolore. Si allontanò in fretta, non vista, e si rinchiuse dentro la propria stanza dando sfogo a tutte le lacrime che aveva.
Sapeva molto bene che non avrebbe rischiato nulla, quella bevanda era per lei innocua visto che non c'era neppure la vaga possibilità di essere incinta, eppure l'aveva colpita la malvagità di Indira. Non si faceva alcuno scrupolo, nè per ingannare e neppure per esternarle i propri pensieri; si sedette sul materasso, ricordando le parole di Sahila di pochi giorni prima sul non disperare e che un giorno Shaka l'avrebbe considerata, e ricordò quanto detto dall'apprendista. Non era sicura che quelle parole sulla morte di una donna dando alla luce un figlio fossero vere, eppure in quel momento Nefertari percepì la minaccia incombere: ricordava bene che uno degli obblighi di quel matrimonio era quello di concepire un figlio, ma di colpo l'idea la ripugnava. Se prima non aveva sopportato la sola idea di dover essere anche solo sfiorata dal marito, ora l'avrebbe tenuto alla larga: non ci teneva a rischiare, non quando nessun sentimento positivo aleggiava in quel vuoto matrimonio.

Due sere dopo Nefertari era ancora scossa al punto che si arrischiò a fare una passeggiata notturna; di solito rimaneva chiusa nella pagoda senza disturbare nessuno ma sentiva la necessità di parlare con qualcuno. E poi dov'era il problema, in fondo non voleva uscire dal tempio ma solo ammirare le stelle.
" Chi c'è? " Dopo quella che pareva un'eternità percepì un gemito sommesso, che la mise in guardia; poteva essere un aggressore? Ma come avrebbe potuto entrare nel tempio senza essere notato? Invece riconobbe una figura quasi a terra contro una colonna dell'ala che fungeva da infermeria, e riconobbe Shiva del Pavone. Il giovane sembrava immerso nel sangue e teneva una mano all'altezza del petto, e dei monaci guaritori neppure l'ombra: Nefertari rimase ferma ma solamente un istante. All'improvviso era stata felice di essere uscita, forse avrebbe potuto rendersi utile; ignorò lo scrigno ai piedi del ragazzo mentre cercava di rimetterlo in piedi. " No.. non.. " Il cavaliere non voleva che lei si sporcasse le mani ma rimase sorpreso perchè era riuscita a condurlo all'interno del locale e l'aveva fatto stendere su un futon. L'ala era deserta ma la ragazza non ci fece caso, e cercò i medicamenti necessari, per poi tornare ad inginocchiarsi al suo fianco, con un sorriso. Voleva rassicurarlo ma era spaventata, pareva una ferita profonda ed indugiare non serviva a molto.

" Fidati di me, ti aiuterò. " Senza quasi rendersene conto gli accarezzò il volto, per incoraggiarlo a non mollare; sapeva che la maggior parte degli uomini non si sarebbe mai fatto curare da una donna ma non gli avrebbe permesso di decidere, anche perchè in Siberia aveva imparato molto. Non si rese conto, quindi, dell'espressione del giovane, che per la prima volta vedeva di fronte a sè non la moglie del suo venerabile maestro ma una donna splendida, simile ad un angelo. Nessuno in fondo aveva mai fatto nulla per lui, e quella notte il cuore gli si scottò irrimediabilmente tanto che non protestò e si lasciò convincere a mettere in bocca quel pezzo di legno: sarebbe servito a soffocare le grida di dolore, ed evitare che il tempio venisse messo in allerta inutilmente.
Per la prima volta pensò che il maestro era stato in fondo dannatamente fortunato, e avrebbe voluto essere lui al suo posto. Ma non poteva, e lo sapeva ma non poteva impedirsi di sognare.






sera a tutti u.u come sempre la CARA Indira è sempre più adorabile vero?u.u se sapesse Shaka..
shaka: se qualcuno me lo dicesse...
vabbè u.u spero vi piaccia..mi dilungo poco, perchè sono stanca.. comunque.. come vedete il nostro Pavone comincia ad invidiare il maestro.. eh l'amour u.u magari lei cornificherà Shaka con l'allievo** sto scherzando..ovviamente u.u attendo i commenti^^ ciauu

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Piccoli passi ***


 
Disclaimer
Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scritta a quattro mani con aresian.  



Una di noi - capitolo 6  -  Piccoli passi   
 
Nefertari non disse nulla a Shaka di quanto aveva fatto Indira, rafforzando nella giovane donna la certezza che sicuramente una persona per bene non avrebbe mai taciuto di fronte ad un episodio del genere, e che la strana moglie di Shaka doveva sicuramente nascondere qualche cosa. Lei invece non ci pensava, cercava di applicare la filosofia buddista secondo cui ignorare chi arreca dolori era la soluzione ideale affinchè smettesse di farne; e poi era impegnata a prendersi cura del cavaliere d'argento, che era costretto sicuramente a patire molti dolori per via delle sue cure prive del cosmo di cui invece il marito era sicuramente un esperto. " Come sta? " Era stato Loto a comparire la mattina, dopo aver scoperto quelle tracce di sangue inquietandosi; Nefertari aveva lavorato praticamente tutta la notte per assicurare a Pavone una perfetta cura, e difatti il giovane era indubbiamente fuori pericolo, anche se debole come non mai. La ragazza sembrava incurante di quel sari completamente macchiato di sangue, mentre i monaci non nascondevano il loro sconcerto di fronte alla consapevolezza che la moglie del loro padrone aveva passato da sola molte ore a curare il ragazzo, senza nessuno che potesse confermare la sua condotta onorevole.
Alla ragazza quelle chiacchiere diedero fastidio ma non era pentita, il tempo di svegliare qualcuno e il ragazzo sarebbe sicuramente peggiorato; non dubitava che Indira avesse anche incoraggiato alcuni a credere che tra lei e l'allievo di Shaka fosse successo molto più di quanto accaduto ma cercava di non badarci. " Sta meglio.. " La voce era debole, segno che anche lei era stanca e difatti passò l'intero pomeriggio a dormire, dopo essersi assicurata che il ragazzo fosse in buone mani; il materasso era tentatore e lei era sfinita. Il sari fradicio di sangue venne abbandonato casualmente su una delle sedie della stanza e al risveglio, ormai era tarda sera, ne indossò un altro, molto meno prezioso dell'altro che ormai era irrimediabilmente macchiato e si apprestò a recarsi di nuovo in visita al ragazzo.
Durante il percorso incrociò di sfuggita Indira ma non badò minimamente allo sguardo ironico che le rivolse accorgendosi che si recava di nuovo in visita a Pavone. " Non mangiate neppure per vedere quel ragazzo.. che animo nobile. " La ragazza avrebbe voluto risponderle ma non ne aveva la forza, nè la voglia e lasciò cadere il discorso, chiudendosi la porta scorrevole alle spalle; forse dopotutto avrebbe dovuto parlarne a Shaka, non poteva continuare a farsi provocare di continuo ma poi se ne dimenticò osservando il giovane che dormiva. Gli avevano già cambiato le fasciature ma lei, precisa e meticolosa, voleva assicurarsi coi propri occhi: in fondo l'aveva aiutato lei e si sentiva responsabile. Non c'era ancora nessuno, i cerusici stavano probabilmente riposando e lei non aveva cuore di andare a disturbarli per assicurare di avere una condotta onorevole. Che male c'era in fondo a visitare il ragazzo e assicurarsi che stesse bene? A lei pareva persino naturale, le ricordava le notti passate a vegliare Hyoga e Isaak quando avevano l'influenza, nonostante Isaak fosse sempre stato meno cagionevole del biondo. " Scusami, non ti volevo svegliare. " Nefertari parlò a bassa voce accorgendosi che Shiva si era svegliato, forse destato dal leggero rumore dei suoi passi nel sistemare alcuni preparati al loro posto.
" No.. non pensavo di trovarvi qui.. non dovreste riposare? " Faticava un pò a parlare, stordito dal dolore che provava di continuo e anche dalla sorpresa nel vederla lì; per un momento osservando il suo volto era stato sul punto di gettare al vento la prudenza e baciarla, per scoprire il sapore che avevano le sue labbra ma riuscì a impedirselo. No, non doveva commettere sciocchezze, in fondo era la moglie del suo venerabile maestro e sarebbe sempre stata irraggiungibile, e lui non era degno neppure di pensare certe cose. E poi ci teneva a non perdere la sua fiducia, cosa che con un gesto del genere si sarebbe sicuramente azzerata. Lei sorrise, ignara di ciò che pensava. " Non sono stanca, ero solo venuta a vedere se ti riprendevi. " All'improvviso Nefertari pensò che le sarebbe piaciuto rimanere un pò a parlare con lui, era da tanto che non si concedeva un lusso del genere; non aveva veri e propri amici in quel tempio, gli unici erano sparsi per il mondo. Il padre in Siberia, e si struggeva al pensiero di non avere sue notizie da quando era partita, e Hyoga chissà dove in Giappone; Isaak era sicuramente morto quel giorno tra le gelide acque siberiane. Ma a parte loro, non c'era nessuno che potesse definire amico e lui era comunque sempre stato gentile con lei.
" Puoi anche chiamarmi per nome, se ti va. " Gli disse, notando che continuava a rivolgersi a lei come faceva con Shaka ma lui scrollò piano la testa, ben deciso a non  lasciarsi tentare da quella proposta che avrebbe avuto solo l'illusorio scopo di farlo sentire più vicino a lei. E poi Shaka era stato chiaro in proposito, le dovevano rispetto come se fosse lui e non sarebbe mai venuto meno a quella promessa. " Da dove venite? " La domanda faticosamente articolata dal ragazzo sorprese un pò Nefertari, che non credeva lo potesse interessare l'argomento; sapeva che lei e Shaka si erano conosciuti in Grecia ma non aveva molte informazioni su cosa facesse prima così la ragazza gli parlò della sua vita in Siberia, di ciò che sapeva delle sue origini che erano informazioni molto frammentate. Era naturalmente un altro mondo, un'altra vita e lui faticava a vedere la composta ragazza in mezzo ai ghiacci, a bordo di una slitta con alcuni apprendisti.
A sua volta venne il suo turno di raccontare qualcosa del suo passato; come Nefertari aveva immaginato era cresciuto in India, in un povero villaggio non troppo distante da lì ed aveva cominciato il suo apprendistato con Shaka parecchi anni prima, quando era ancora un bambino e il maestro appena investito come cavaliere d'oro. Era la prima volta che Nefertari sentiva parlare del marito da giovane, chissà perchè non riusciva ad immaginarlo e un pò la colpì il fatto che era già estremamente potente: aveva mai avuto una vita vera o da sempre era stato imprigionato in quella realtà? Forse si spiegava il suo modo di essere così distante, così diverso e irraggiungibile. Si rese conto solo dopo che il ragazzo le aveva involontariamente preso una mano ma quel gesto non la sorprese, nè la spaventò; sembrava una richiesta d'aiuto e la strinse incoraggiante, accorgendosi che il ragazzo stava per riaddormentarsi anche per effetto delle cure che gli aveva prestato mentre parlavano.
Si rialzò in silenzio e spense la lampada ad olio che aveva bruciato in quelle ore, e lasciò la stanza in silenzio per ritornare nella propria. Si sorprese vedendo che era notte fonda, doveva essersi intrattetuta alcune ore a parlare e non se ne era accorta; l'idea non la turbò mentre si distendeva sul letto abbandonandosi al sonno, senza rendersi conto che già da un pò un'ombra la osservava. Anche nei minuti seguenti nulla si mosse e solo sentendo il respiro regolare che ne testimoniava il sonno, Shaka si mostrò avvicinandosi a passi silenziosi e osservandola.
Non era arrivato in quel momento ma un paio d'ore prima ed era rimasto allarmato nel sentirsi dire da Indira che la moglie stava passando la notte col suo allievo; non ci aveva creduto - più per la fiducia che aveva nell'allievo, visti i precedenti della ragazza - e non le aveva dato credito ma l'aveva ugualmente cercata e non gli era piaciuto trovarla effettivamente in compagnia del ragazzo. Comunque era stato testimone lui stesso che avevano parlato solamente, anche se si era chiesto come fosse possibile che Nefertari, che temeva tanto anche solo di fargli delle domande, non provasse il minimo timore a parlare con l'allievo. Gli erano quasi sembrati due amici e aveva invidiato l'allievo, perchè era riuscito là dove lui non era capace di arrivare, ovvero di parlare senza ricevere una risposta impaurita dalla moglie.  L'aveva insospettito solo quel gesto della mano, che riteneva troppo confidenziale per entrambi ma, forse, l'allievo non era in quel momento capace di ragionare lucidamente; e non poteva accusare lei, lo aveva visto di persona da chi era partita l'iniziativa. Era stato però curioso ascoltarla parlare dell'infanzia, da quel poco che aveva sentito doveva essere stata molto diversa.
Le luci del giorno lo colsero di sorpresa alcune ore dopo, costringendolo a rendersi conto che anche lei si stava svegliando e si era accorta della sua presenza; la vide stringersi addosso il lenzuolo nonostante il sari la coprisse completamente. " Io.. scusa, non sapevo fossi qui.. " Non era nuovo il modo di fare impacciato della giovane e lui trovava assurda quella paura: non l'aveva mai maltrattata, avrebbe anche potuto fare uno sforzo per parlargli normalmente. Anche lui forse avrebbe dovuto. Scacciò quel pensiero. " No scusami tu, non pensavo di averti svegliata, sono appena arrivato dalla Grecia. " Non era proprio una bugia ma non disse altro, con quel suo modo asciutto di esprimersi che era capace di indurre la gente a tacere per non contrariarlo; avrebbe voluto sorridere di fronte a quell'espressione incerta di lei ma si limitò a raccogliere dalla sedia il sari pieno di sangue. Non era casuale, voleva che lei gli dicesse quello che aveva fatto; gli serviva sapere se poteva fidarsi o se intendeva tenerle nascosto ciò che era successo anche se non credeva minimamente alla storia che aveva curato il suo allievo. Non ne sarebbe mai stata capace.
" Non ci sono stati problemi, immagino. " Non si girò quando la sentì cambiarsi di abito, non voleva guardarla come avrebbe fatto qualsiasi altro uomo tanto non lo interessava vederla senza vestiti; non era casuale il suo ritorno, era convinto che quella notte avrebbe messo in pratica l'ordine di Arles ma l'imprevisto aveva mandato in fumo le sue certezze. Il Sacerdote in quei giorni l'aveva convocato, insistendo in maniera fastidiosa sull'argomento: voleva che ingravidasse in fretta la moglie e lui non aveva osato ammettere che non l'aveva neppure avvicinata. Come avrebbe potuto, se si sentiva a disagio anche solo a guardarla? Eppure era giunto sin lì per quello, e se non l'avesse trovata a parlare con Pavone, quasi sicuramente l'avrebbe informata che doveva concedergli il suo corpo il tempo necessario per soddisfare Arles.
" Ecco.. si.. " La sentì parlare del suo allievo ma non la ascoltava, pensando a quanto squallido fosse il pensiero di doverle dire che gli serviva il suo corpo per redimerla; non si sentiva a suo agio ma d'altronde i figli non nascevano in altro modo e lui non poteva disobbedire ad un ordine preciso di Atena. La scrutò con occhio critico, mettendola in agitazione. Stava cercando di capire come dirglielo, come convincere sè stesso che era necessario che succedesse. Non provava il minimo desiderio per quella ragazza, nulla che potesse rendere meno sudicia l'intenzione di usarla per donarle un figlio; non era comunque così cieco da ignorare che Nefertari fisicamente non aveva nulla da invidiare, e ricordava il tremito che aveva provato nel vederla realmente quella volta che le aveva mostrato i propri occhi, parzialmente, colpito dal suo pianto quando si erano sposati. Ecco, forse poteva bastare quella compassione che provava.. ma si sentiva ugualmente a disagio. " Capisco. " Asciutto e atono come al solito. Continuava a non crederle ma la distrasse conducendola a colazione, consapevole che il giorno prima era rimasta quasi a digiuno e fu particolarmente insistente nel convincerla a mangiare qualcosa. " Devi rimetterti in forze, sarà una giornata faticosa. " Avrebbe dovuto dirle prima o poi quello che intendeva fare ma non ne aveva improvvisamente il coraggio; non si sentiva migliore del cavaliere dei Pesci, che si era servito di lei. Anche lui doveva servirsi del suo corpo, e ferirla quindi ancora di più. Non aveva dimenticato il disgusto nei suoi occhi neri il giorno in cui avevano discusso pesantemente riguardo Indira e l'apprendista scoperto nella loro stanza, e le parole che gli aveva detto. Era un'anima ferita, che probabilmente sarebbe stata distrutta dal suo gesto.
Ma non aveva scelta, in fondo era colpa sua, se fosse stata meno avventata non avrebbe dovuto farla redimere ed entrambi sarebbero stati liberi.
" Seguimi. " Le disse semplicemente, mettendola nell'impossibilità di decidere altrimenti mentre si recava dai suoi allievi per addestrarli; non voleva che gli sfuggisse e si era reso conto che inconsciamente Nefertari non voleva rimanere da sola anche se non gli sfuggiva il silenzio forzato. Sedeva vicino a lui e taceva, osservando i suoi apprendisti ma senza dire nulla, e quando si ritrovarono di nuovo da soli dopo molte ore pensò che era il momento giusto per dirglielo. Erano circondati da tranquillità e pace, l'atmosfera ideale e si era già preparato a parlare quando lo avvisarono che uno dei monaci era rimasto gravemente ustionato ad un braccio; avrebbe voluto mandarlo via ma percepì l'interesse della ragazza per quella notizia e gli venne l'idea. " Ci penserà mia moglie che è portata. " Sapeva di averla incastrata, a quel modo avrebbe potuto rendersi conto di cosa Nefertari fosse capace di fare e si alzò. Sentiva la sua indecisione ma fu irremovibile e si fece seguire fino al posto giusto.
Non avrebbe mai pensato di rimanere impressionato vedendola darsi da fare. Si muoveva velocemente ed era molto più competente di quanto non avesse creduto; le mancavano arti magiche per essere agevolata ma nella sua natura comune era diversa. Un leggero sorriso increspò le labbra. Gli piaceva l'idea che la moglie avesse un talento e fosse tanto abile da compiacerlo, visto che non era ancora riuscito a farsi piacere niente di lei e di ciò che aveva sentito dire. E non era stupida, ne ebbe la conferma qualche ora dopo, mentre si trovavano nella loro stanza.
" L'hai fatto apposta vero? Tu non mi credevi.. e avrai anche pensato male di me e del tuo allievo.. " Era la prima volta che lo affrontava in maniera tanto diretta e questo lo sorprese. Non la riteneva ignorante ma non credeva le importasse ciò che pensava di lei; sembrava arrabbiata e dispiaciuta, come se il suo giudizio fosse in qualche modo veramente importante. La spiazzò sorridendole in quel modo mistico che lei conosceva. " Si, ti ho messa alla prova ma non ho pensato male di te. " Non del tutto, aveva visto e anche Pavone aveva in seguito confermato la versione. " Puoi essere molto utile, hai delle buone conoscenze. " Era un modo per darle qualcosa a cui pensare, per farla anche integrare in quel mondo; non era portata per il buddismo, sapeva che faceva del suo meglio ma la filosofia della religione non la interessava veramente pur applicandola. Lo vedeva nei vestiti, nel modo di comportarsi e anche quando mangiava. In fondo era colpito dal modo in cui cercava di adattarsi, pur comprendendo che non sarebbe mai stata come una delle sacerdotesse del tempio. E poteva andare bene anche così, il suo compito era redimerla e forse quella era la via giusta, ed era persino un'ammissione di parziale fiducia: non erano molti che le avrebbero concesso di istruirsi in tal senso, e lui stesso se non l'avesse vista all'opera sarebbe rimasto scettico. Sentì un leggero sospiro di sollievo provenire da lei, come se si fosse levata un peso dalle spalle. " Se sei d'accordo si.. non volevo solo che pensassi male e magari te la prendessi con lui.. " Shaka era colpito da quel pensiero altruista, non sembrava preoccuparsi tanto delle conseguenze per sè stessa se lui l'avesse accusata. Non le rispose, per quel giorno aveva parlato decisamente troppo e lasciò che anche quella notte scivolasse senza mettere in atto ciò che avrebbe dovuto.

Alcuni giorni dopo Nefertari si rese conto che era accaduto qualcosa di strano; c'era un'atmosfera differente e non riuscì a resistere alla curiosità, vincendo l'innato timore del marito per chiedergli qualcosa. Lui non rispose subito, era in piena meditazione, e lei pensò che non fosse il caso di arrischiarsi a ripetere la domanda quando lui parlò. " Sahila ha concluso la sua vita terrena e si sta organizzando il passaggio della sua anima in un'altra vita. " Per un momento Nefertarì non comprese quelle parole, chiedendosi che cosa volessero significare.. e poi si rese conto di ciò che era accaduto. La donna anziana era morta e provò una profonda tristezza ricordandola, anche se non erano poi state molto a contatto; però non l'aveva dimenticata e si domandava come potesse essere così cinico, Shaka, da rimanere ugualmente impassibile. Nulla sembrava toccarlo, neppure la morte di una persona a lui molto vicino. Era veramente senza cuore? " Mi dispiace. " Non riuscì a trattenersi dal dirlo, e non trovava curioso che il marito non le avesse chiesto come mai la conoscesse. In quel momento era veramente triste ricordando quella donna e non riusciva a capire cosa le stesse dicendo Shaka; solo quando lo vide girarsi capì che le aveva fatto una domanda ma non l'aveva proprio sentita e ne percepì il fastidio quando gli chiese se poteva ripetere. Non doveva essere avvezzo a dire più volte la stessa cosa ma lo fece, pur lasciando trasparire una lieve nota di irritazione. " Ti ho chiesto se hai letto la preghiera del Buddha sulla morte. "
Servì qualche istante a Nefertari per capire che si riferiva, probabilmente, ad uno dei crismi della sua religione e scrollò la testa per fargli capire che non lo conosceva; a sua grande sorpresa le porse un manoscritto che aveva portato con sè prima e le indicò un punto preciso col dito. Meccanicamente il suo sguardo si posò su alcuni versi scritti in hindi. " Io.. non capisco.. " La conoscenza della lingua era ancora troppo poca per riuscire a comprendere quelle parole e si sentì sprofondare dalla vergogna; non aveva tutti i torti, Indira, quando le diceva che non aveva nulla a che spartire col loro mondo. Rimase completamente interdetta sentendolo recitare una specie di poesia, senza guardare il manoscritto.

“Invero tutte le cose sono effimere.
E’ loro natura sorgere e spegnersi.
una volta nate possono solo morire
Nel loro tramonto trovano la pace
Di certo ogni essere incontra la morte
Sempre scomparso, sempre si estinguerà
Proprio com’è sicuro che io morirò
Non esiste la riguardo alcun dubbio.”

Nefertari non aveva mai sentito Shaka decantare tanto emotivamente qualcosa, anche se aveva già assistito alcune volte alla recita di alcuni mantra. Presa da un'improvviso impeto di coraggio gli chiese se poteva ripeterlo, per imprimere meglio nella mente il suono di quella voce; raramente lo sentiva esprimersi così e voleva essere sicura di non esserselo sognato. Con sua gran sorpresa lui non le domandò la ragione, immaginando forse che non avesse compreso tutto quello che aveva detto e lo fece incurante del fatto che la ragazza lo osservava con estrema attenzione; sembrava vivo, reale, non era il solito Shaka dal tono atono e il volto di pietra.. era diverso e comprese solo in quel momento che lui credeva davvero in quelle parole. Quelle che per lei erano solitamente frasi senza troppo senso, ne avevano invece molto per lui, e forse era quel tono mistico e quasi appassionato a farle apprezzare quei versi. Dopo qualche istante di silenzio lui riprese il manoscritto e si alzò. " Te l'ho voluta mostrare perchè comprendessi che la morte non è la fine di tutto ma solo un nuovo inizio; chi termina la propria esistenza terrena incontra finalmente la pace ed è ciò che è accaduto a Sahila, e anche a me quando sarà il momento. "
Non sembrava spaventato, ne parlava tranquillamente e la ragazza comprese che forse anche lui soffriva ma nel suo credo aveva trovato il modo per avere fiducia nel futuro e lo stava insegnando anche a lei, forse per prepararla ad un'eventuale dipartita. Non aveva mai davvero pensato alla morte ma sentita in quelle parole le pareva quasi una benedizione, e sentì svanire miracolosamente quel senso di pesantezza che l'attanagliava. Non si accorse, Shaka, dello sguardo differente della moglie, che forse per la prima volta apprezzava l'idea di essere davvero legata a lui.

Trascorsero alcuni giorni prima che Shaka tornasse di nuovo al Santuario, ed erano già state celebrate le esequie ufficiali. Nefertari vi aveva assistito completamente in silenzio al fianco di Shaka, che era come sempre impassibile e sembrava lì per caso. Non aveva mai assistito ad un funerale, Nefertati, ma sembrava meno terribile del previsto; la salma dell'anziana sacerdotessa era stata esposta per circa tre giorni con addosso la veste religiosa che era tradizionale, in posizione fetale , con la faccia sulle mani giunte. Shaka non le aveva detto come fosse stato trattato il corpo prima dell'esposizione ma in quella stanza dove era stato deposto avevano bruciato incenso e si acceso ceri votivi. Alla fine la cassa di cipresso e rivestita in paulonia venne chiusa e la ragazza vide una statuina del Buddha vicino al feretro, mentre altri incensi vennero bruciati e la cerimonia si concludeva con la lettura di alcuni mantra tipici.
" Riposati, non mi sembri in forma. " La voce di Shaka la riscosse e si rese conto che le girava un pò la testa a causa del profumo della sala; annuì meccanicamente lasciandosi adagiare sul letto dove prese quasi immediatamente sonno e si risvegliò solo molte ore dopo. Loto, che ancora sostituiva il compagno in convalescenza, le disse che il cavaliere era dovuto tornare in Grecia ma lei se lo aspettava e si limitò a ringraziarlo. Le giornate successive trascorsero avvolte dalla monotonia; aveva ripreso lo studio degli antichi testi cerusici ed era completamente assorta nella lettura di uno di questi quando vide che il marito era tornato; se ne rese conto vedendo la sua sagoma passare davanti alla porta lasciata socchiusa e rimase colpita dal fatto che non si fermasse neppure per farle un saluto
Lo rivide poco dopo essere rientrata nella loro stanza, dove le rivolse un asciutto saluto che le fece pensare fosse in collera con lei anche se non ne comprendeva la ragione. " Ti aspetto tra mezz'ora sul Gange, sbrigati a mangiare. " Non lo sentiva così tagliente da molto tempo e si chiese se non fosse accaduto qualcosa ma lui si limitò a congedarla, cosa che fece di tutta fretta anche se non aveva particolarmente fame quel giorno. " Provate questo, signora, potrebbe piacervi. " La voce di uno dei monaci la riscosse, mostrandole un tipico piatto di verdure che la fecero gemere: era ormai abituata ma le mancavano così tanto le scorpacciate di carne e pesce che faceva in Siberia, e quei piatti erano così miseri.. ma non ebbe cuore di deludere chi l'aveva preparato così si limitò a ringraziarlo, sedendosi e cominciando a mangiare un pò. Non era cattivo ma venne distratta dal fatto che era arrivato anche Shaka e perse immediatamente tutto il desiderio di mangiare di fronte a quel modo così inavvicinabile.
Dopo alcuni minuti mormorò una scusa per alzarsi ed andarsene, le girava un pò la testa e preferiva distendersi qualche minuto prima di raggiungere nuovamente il marito. Shaka non disse una parola e non fece proprio nulla, se non limitarsi a mangiare il minimo indispensabile; era nervoso ma deciso a parlarle chiaramente. Arles nuovamente lo aveva convocato sperando di sentirgli dire che era riuscito ad ingravidarla e si era dovuto trattenere per non rivelargli che aveva la nausea solo al pensiero di toccarla. Forse se non gli fosse stato così imposto avrebbe potuto compiere quello che riteneva essere un fastidio con più interesse ma così.. " Maestro! Venite presto! " Inarcò un sopracciglio, irritato da quell'urlo: l'allievo doveva essere impazzito, il tempio era un luogo di pace ma gli bastò osservare Loto per capire che doveva essere accaduto qualcosa. " Vostramoglie è svenuta, non si rialza più! "
Per un momento Shaka si chiese a quale commedia volesse giocare Nefertari ma si affrettò ugualmente a seguire l'allievo fino al punto in cui la ragazza era distesa a terra; con sua grande sorpresa si teneva una mano appoggiata al ventre e poco prima doveva aver evidentemente vomitato. Si chiese se forse non fosse incinta di quell'animale di Aphrodite, poteva anche essere possibile ma in quel caso l'avrebbe costretta a liberarsene. E poi si accorse di qualcosa di strano: perdeva saliva dalle labbra ed aveva delle leggere convulsioni. No, per quanto ne sapeva lui la gravidanza non presentava sintomi così gravi e perse ogni sospetto, concentrando intensamente il cosmo, incurante della piccola folla di curiosi che osservavano sgomenti la scena.
" Veleno.. " Una sola parola, una condanna. Aveva ingerito qualcosa di velenoso ma con l'ausilio del cosmo riuscì a riportare alla normalità le funzioni vitali; e come era riuscita a trovare una sostanza tossica così potente e a prenderla? E perchè poi? Lo detestava al punto da preferire la morte? Era un pensiero terribile ma non aveva il tempo di sconvolgersi. " Portami il piatto di mia moglie. " Ordinò duramente a Loto. Poteva sempre avere preso una capsula o altro ma ne dubitava, era stata sorvegliata a vista dall'allievo in quei pochi minuti dopo aver lasciato la sala quindi doveva trovare la causa probabilmente in quello che aveva mangiato; curioso perchè avevano portato anche a lui le stesse cose, possibile che avesse aggiunto lei qualcosa senza essere vista? Fu uno dei cuochi, tremante, ad allungargli la piccola ciotola che conteneva i resti di quelle verdure e quella a parte col latte indiano. Annusò il liquido ma era normale. " E questo da dove arriva? " Raccolse una piccola erbetta, sconcertato. Sembrava un pezzo di una verdura chiamata sedano ma lui l'aveva riconosciuta per ben altro, era Cicuta acquatica, una pianta erbacea perenne, alta generalmente più di un metro, presente negli stagni e nelle acque morte. Originaria solitamente del continente europeo era piuttosto comune nelle regioni settentrionali di Europa e Asia,  e relativamente rara nell'Europa centrale e i suoi piccoli fiori comparivano tra giugno e settembre. Involontariamente voltò la testa verso chi aveva preparato quel miscuglio di verdure ma la sua aria spaventata era la risposta: non era colpevole.
" So che sua moglie stava preparando un unguento, un analgesico, forse arriva da li.. " La voce timida di una sacerdotessa spiazzò letteralemente il guerriero, che non riusciva a crederci; sapeva che la pianta in questione era usata spesso in omeopatia, come pomata o appunto come unguento.. e che era altamente tossica tanto che di solito la morte era una certezza. Aveva fatto questo? Ma perchè?
No.. c'era qualcuno dietro a questo ne era sicuro.. Forse la giovane lo detestava ma non fino a quel punto, ne era sicuro. Voleva che fosse così, doveva esserlo. " Tornate ai vostri doveri. " Sentenziò in modo atono, facendo sparire quella piccola folla e portando la moglie nella loro stanza, vegliandola personalmente in attesa del suo risveglio.




salve! ero ispirata u.u tutte le info(funeralke, pianta velenosa ecc)arrivano da wiki e spero possano piacervi. mi spiace far morire la nonna ma era utile, anche in previsione della disgrazia che colpirà poi Nefertari(T__T ) e per imparare ad apprezzare almeno un pò shakuccio**
ovviamente lui ragiona da asceta e vede quell'obbligo come un'inutile imposizione, non che schifa lei anche se pensa di si u.u mi auguro di non essere finita OOC<.< non troppo almeno!
il finale.. io non dico NULLA ma voi avete già capito vero?XDD la nostra tenera cara è stata avvelenata T__T ma SuperShaka(O__O) l'ha salvata... ed ora.. si salvi chi può ahahha al prossimo!!!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 - L'onore della Vergine ***


Disclaimer
Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scitta a quattro mani con aresian.
   
 
 
Una di noi - capitolo 7   - L'onore della Vergine


I monaci erano tornati al loro lavoro quotidiano con l'obbligo di tacere su quanto aveva visto e sentito, e la parola di Shaka era sufficente per indurre tutti al silenzio. Il guerriero sedeva nella solita posa a lui congeniale tenendo la testa della ragazza appoggiata sulle ginocchia, le dita a sorreggerle la testa affinchè si trovasse leggermente più in alto rispetto al corpo teso. Non sarebbe dovuto succedere, ora se ne rendeva conto, ma non si era aspettato che Indira agisse a quel modo.. nessuno aveva fatto il suo nome ma lui non aveva alcun dubbio; gli faceva uno strano effetto vedere Nefertari priva di sensi, completamente esposta al mondo che la circondava, e vulnerabile. Non era particolarmente tenace secondo lui ma neppure così indifesa; ciò che non capiva era il continuo silenzio su ciò che aveva subito da parte della ragazza indiana, non gli aveva riferito nulla quando lui invece se lo era aspettato.
Forse pretendeva troppo, non era adatta a quella vita. Ci aveva pensato molto spesso, durante quelle ore, e aveva avuto l'intenzione di inviare una missiva ad Arles per chiedergli di ridarle quella libertà di cui lui si era fatto carico. Non vedeva alcun pericolo in lei anzi, al contrario, forse era più dannosa per sè stessa che per lui o altri.. tuttavia la convinzione che il Sacerdote avrebbe rifiutato l'aveva frenato. Forse poteva giungere ad un accordo con lei ma non lo credeva possibile: i loro dialoghi erano inesistenti, lui non aveva idea di come farsi comprendere senza essere frainteso e non la capiva. Nonostante tutti i buoni propositi quello era un accordo, non un matrimonio, ed era il solo a dettarne le regole e ad assicurarsi che lei le rispettasse. Certo, le aveva mitigate. Ripensava a quando Arles gli aveva esposto la situazione la prima volta, sconvolto all'idea di doversi vedere costretto a schiavizzare la ragazza e a punirla per la sua condotta immorale tenuta con Aphrodite.
Che fosse dannato, era tutta colpa sua. Anche se sicuramente Nefertari era stata ingenua, lui non avrebbe dovuto approfittare della sua innocenza per poi umiliarla; era inconcepibile, l'aveva anche passata liscia. Ed ora che ci pensava, perchè anche lui non era stato punito? Abbassando lo sguardo sulla fanciulla dormiente provò una forte sensazione di pietà: nessuno in fondo aveva fatto nulla, nè insistito affinchè lui si fosse preso la sua parte di colpa per quella storia. Non si poteva neppure sentire che un cavaliere d'oro si permettesse di sedurre una ragazza senza essere ripreso in maniera ufficiale; la ramanzina che Arles gli aveva fatto - avvenuta in sua presenza - gli pareva ora ridicola, comica anche. Se non fosse stato tanto pressato da quelle improvvise nozze, avrebbe provveduto lui ad insistere; sorrise leggermente, l'avrebbe fatto non appena tornato al Santuario e non sarebbe stato difficile farsi convocare da Arles vista l'insistenza che esercitava su di lui.
Si riscosse dai suoi pensieri, destato da un movimento della ragazza che cercava di rialzarsi e non capiva dove si trovava. " Sta giù. " Come sempre un ordine, nonostante si impegnasse non riusciva ad impedirsi di essere autoritario, non la biasimava in fondo se lo temeva. La sentì tremare in maniera vistosa e cercare di allontanarsi da quella vicinanza ma la sua mano la bloccò, inducendola a non muoversi. " Non sei capace di stare in piedi, resta qui finchè non te lo dirò io. " Duro ed atono. La ragazza rimase molto colpita da quel modo di fare così distante, così tipicamente suo e non potè far altro che obbedirgli. Lo faceva sempre ma in quel momento avrebbe desiderato non essergli vicino; aveva inconsciamente fatto sogni strani, aveva avuto la tentazione di ringraziarlo per quella che all'inizio gli era parsa una premura ma la sua freddezza la logorava. " Chiedo scusa, pensavo che fossi.. "
Non terminò la frase, leggermente delusa, e Shaka si sentì attraversare da una fitta di collera verso di lei. Non le avrebbe permesso di sognare quel buono a nulla che li aveva costretti a quel matrimonio, non quando lei era effettivamente una sua proprietà. Lo sconvolgeva l'idea che pensasse ad Aphrodite e avrebbe quasi voluto scaricarla a lui, ma non poteva farlo. Alzò la mano bruscamente, e si rialzò prendendola in braccio per posarla sul letto. " Non pensare, riposati. " Parole taglienti come lame affilate, che colpirono e sorpresero Nefertari; alzò su di lui uno sguardo sorpreso e deluso ma lui finse di non vederlo, e la lasciò sola. Non voleva averla vicino, non meritava la sua comprensione quando aveva nella testa quel cavaliere di dubbia moralità, e non gli venne alla mente che in quel momento la ragazza aveva pensato proprio a lui. Non era capace di capirlo, aveva la mente e il cuore completamente avvolti da un'apparente indifferenza. Non sapeva di aver ferito la moglie, con quel modo così distante, facendola sentire indesiderata e un peso per lui; se l'avesse compreso forse avrebbe chiarito ma si limitò a chiudersi lei e i problemi che rappresentava alle spalle, con l'atto di richiudere la porta. " Stai qui. " Ordinò a Pavone, che era appena arrivato, indicandogli la porta col silente ordine di non azzardarsi ad entrare se non invitato.
Loto si trovava nella sala dei pasti destinata a loro allievi e agli altri apprendisti, e stava mangiando qualcosa quando la figura di Indira scivolò sedendosi proprio di fianco a lui; non l'aveva ancora vista quel giorno e le fece un distratto cenno di saluto con la testa. " Ho sentito che è successo un incidente alla nostra amata Nefertari. " Il tono mellifluo di quella voce non mancava di una certa sensualità e il cavaliere non se ne sorprese, mandando giù un frutto tipico dopo averlo esaminato con attenzione. " Già, il maestro Shaka ne è distrutto. "
Una parola un pò esagerata che scatenò l'ilarità della giovane, che rise piano, complice. " Starà molto meglio senza di lei.. " Non sembrava dubitare delle conseguenze di quell'avvelenamenteo e seguendo un impulso, lui non la contraddisse; sapeva bene che Nefertati era completamente guarita ma nessuno ne era del tutto certo perciò la commedia poteva anche continuarla almeno per un pò.
" Come se non sapessi che sei stata tu.. allora, ti offrirai per consolarlo? " Una sottile ironia infusa in quelle parole non sfuggì alla ragazza, particolarmente di buon umore all'idea di essere riuscita a liberarsi della sua rivale. Ora nulla le bloccava la strada verso Shaka, neppure un'ombra. " Da come lo dici sembra che io sia una criminale.. quella bamboccia non era degna di Shaka, ed era una volgare ragazzina che si è fatta adescare da un altro. Shaka non merita una persona tanto idegna, perciò provvederò a purificarlo con il mio amore. " Sentenziò la giovane, già presa nei suoi progetti. Era convinta che non sarebbe stato difficile ottenere qualcosa dal cavaliere, ora finalmente libero; lo indispettiva un pò il pensiero che la straniera lo avesse insudiciato con la sua morale scandalosa ma le piaceva l'idea di istruire l'affascinante biondo su cosa potesse veramente accadere tra un uomo e una donna. Non importava che non fosse più vergine, avrebbe provato più interesse a lasciarsi insegnare ciò che lei sapeva.. ed era tanto, appreso solo per poterlo avere un giorno. Rimase spiazzata dalla risata di Loto. " Amore! Ma per favore, non sai neppure cosa sia! Tutto quello che vuoi è il suo potere, e crogiolarti nell'apparente illusione di essere importante per lui." Il ragazzo aveva sorvolato sulle accuse che aveva mosso alla moglie del maestro, non erano affar suo in fondo e lo stupiva la convinzione con cui Indira parlava. Era sicura.
" E allora? Lui e il suo potere sono la stessa cosa. E poi io so come indurlo a farmi fecondare, e di certo non potrà mai rifiutare una sua creatura. " Gli sorrise, e Loto si chiedeva in che mondo vivesse. " Se il maestro avesse voluto dei figli li avrebbe fatti con la moglie, se fossi in te mi farei meno illusioni.. a proposito, ti attende. Mi ero scordato di dirtelo prima, nell'ala dedicata al tribunale. " Le sorrise mentre finiva di mangiare. La ragazza si alzò, tutta eccitata all'idea che avesse chiesto di lei e si apprestò a controllare se i capelli fossero a posto, lisciandoseli amorevolmente con le mani, pregustando l'idea di poter fare lo stesso con quelli dorati di lui. Non aveva mai osato.. ma ora si prospettava l'occasione, esisteva un modo più dolce per consolare qualcuno della perdita della consorte? Fece qualche passo frettoloso e poi si rivolse di nuovo a lui, osservandolo. " Perchè la? " Era incerta. Era molto tempo che la sala del tribunale non veniva usata, forse voleva mostrarle qualche antico testo.. non era l'ideale come luogo per indurlo ad un rapporto, avrebbe però potuto anche solamente stuzzicarlo: sorrise, pensando che non era una cattiva idea farsi un pò desiderare, ora che era vulnerabile sarebbe stato uno scherzo farlo sciogliere. Il cavaliere si prese tutto il tempo necessario ad inghiottire un pezzo di pane tipico indiano, prima di girarsi sorridendo verso la ragazza e sorridere. Era ironicamente divertito.
" Perchè stai per assistere ad un processo.. per tentato omicidio. " Le parole del cavaliere fecero sbiancare Indira, che per un momento non capì il reale significato di quella frase ma le bastò osservare l'espressione di Loto per capire. Istintivamente cercò la fuga vedendosi improvvisamente smascherata: dannato cavaliere, si era fidata di lui e.. " Bravo, ci hai messo meno tempo del previsto. Portala con te. " La voce di Shaka, comparsa all'improvviso, gelò Indira. E quando era arrivato? Lui la osservò indifferente, aveva sentito quanto bastava, l'allievo era stato bravo a fingersi lì per caso. " E non provare a fuggire o non esiterò a colpirti. " Era sleale ma l'avrebbe fatto, lei non possedeva il cosmo ma a lui premeva solamente scoprire tutta la verità. Il cavaliere trattenne la giovane, che si dibatteva urlante, ma nessuno dei monaci che incontrarono lungo il tragitto mosse un dito per aiutarla. La maggior parte non aveva idea di cosa stesse succedendo ma ritenevano la presenza di Shaka sufficente per non intromettersi, lui non sbagliava mai. Il guerriero, avvolto nella solita tunica rossa che indossava quando doveva addestrare i propri adepti, si voltò verso i due e squadrò la giovane donna con un'espressione indifferente.
" Non mi aspettavo un errore tanto grossolano da parte tua, potevi aspettare che tornassi al Santuario ma ti ringrazio perchè a questo modo ho potuto impedire che la mia amata moglie subisse l'ennesimo torto da parte tua. " Shaka non calcò sulla parola amata, pronunciata solamente per indurre l'apprendista a credere che lui e Nefertari fossero innamorati, ma si aprì in un leggero sorriso vedendo l'espressione angosciata di Indira di fronte a quella rivelazione; volutamente aveva impedito ai monaci di parlare così da farla cadere in errore, avendo già sospettato il suo coinvolgimento. Non protestò vedendo che Loto per farla tacere le tirava i capelli con violenza, procurandole un certo dolore. Fece un cenno all'allievo, che prontamente obbedì a quanto aveva già ricevuto come istruzione in precedenza; costrinse la giovane a togliersi il sari che portava e le fece indossare un altro, molto più grezzo e meno importante. Shaka si era girato dirigendosi verso una sedia, evitando di guardarla, facendola persino indignare. " Che cos'è?!" La voce acuta della giovane indiana non sorprese per nulla il cavaliere d'oro, che si avvicinò nuovamente con quella sedia in mano, su cui Loto la costrinse a sedersi legandole le braccia e le gambe; rivoli di sangue cominciarono ad uscire dalle parti di pelle che erano toccate da quella corda, che era composta di rovi appuntiti che ne sfregiavano così il corpo anche se non in modo letale.
" Come ben sai i sari costituiscono la gerarchia qui al mio tempio, e come puoi vedere questo è quello destinato agli schiavi. Con il tuo gesto ti sei volutamente rovinata, e per punizione sarai costretta a fare tutto quanto ti ordinerò: comincerò con chiederti la ragione del tuo comportamento ostile verso la mia sposa. " Indira era agghiacciata da quella voce solo apparentemente atona, che le parlava. Non avrebbe mai creduto che Shaka potesse diventare tanto cinico, con lei poi che era sempre stata la migliore delle apprendisti e che conosceva il buddismo bene quasi quanto lui. Avrebbe potuto anche mentire ma temeva il dolore che le avrebbe fatto provare, e già quella tortura era un'agonia. " Perchè è colpa sua se vi siete allontanato da me! "
Per un momento Shaka pensò che la giovane stesse psicologicamente male, quando mai si era avvicinato a lei? La osservò senza dire nulla, cosa che le diede il tempo di aggiungere delle informazioni che ignorava. " Ho scritto al Santuario, sapete? Perchè non riuscivo a capire il motivo di questo vostro matrimonio affrettato.. " Lasciò passare qualche istante per riprendere fiato, sentendosi ansimare ma provando una gioia immensa nel rinfacciargli di sapere la verità, quella che lui aveva accuratamente nascosto a tutti loro. " Mi ha risposto il Sacerdote, dicendo che si era trattato di un ordine di Atena in persona.. ma ancora mi sfuggiva la ragione, finchè non mi ha scritto un vostro compagno di casta.. ora mi sfugge il nome, non ho decifrato la firma, ma in sintesi ha detto che..." La mano di Shaka bloccò la giovane. Il cavaliere non voleva sentire quelle parole, e non aveva dubbi sul fatto che si trattasse di Aphrodite; poteva immaginare il contenuto di quella lettera ma perchè Arles non l'aveva informato di avere ricevuto quella missiva? E sopratutto, come aveva potuto poi il cavaliere dei Pesci farle avere la sua versione? Colse un lampo di vittoria in quelle iridi scure. " Ah.. avete paura eh? Paura di ammettere che quella donna che fa tanto la santa altro che non è che una volgare arrampicatrice sociale che non si è fatta scrupoli nel farsi sedurre da.. " Un sono schiaffo fermò quel discorso infamante. Shaka girò leggermente la testa verso Loto, l'autore di quel gesto, ringraziandolo tacitamente per avergli impedito di compiere lui quel gesto; non lo rimproverò, facendo quindi capire ad Indira che non disapprovava la condotta dell'allievo. " Ora basta. La mia pazienza nei tuoi confronti è esaurita e pertanto riceverai la punizione che meriti per avere infangato il mio nome con le tue ingiurie. E ti assicuro che Nefertari non ha mai commesso ciò di cui parli, e il cavaliere dei Pesci è un bugiardo. E tu una stupida, oltre che arrogante. "
Non poteva, Shaka, confermare che la ragazza aveva ragione, nessuno doveva essere al corrente del motivo per cui quel matrimonio era stato celebrato e, a modo suo, doveva difendere il proprio nome ed onore; non gli sarebbe forse costato nulla ammetterlo di fronte a lei ma non l'avrebbe fatto neppure se fossero stati soli,e sapeva che Loto avrebbe creduto solamente alle sue parole. " Non è vero, siete voi il bugiardo! E vi ostinate anche a difendere quella.. quella.. e poi siete anche cieco, altrimenti vedreste che sono molto più bella io di quella meticcia! "
Strillava la giovane apprendista ma fu Shaka questa volta a farla tacere, posando semplicemente un dito sulla sua fronte, all'altezza di quel bindi così caratteristico che sparì. Era stanco di sentirla urlare la propria patetica difesa. " Devo disilluderti, Indira, perchè io ci vedo molto bene ma non mi meraviglia che tu non comprenda la ragione delle mie palpebre serrate; comunque posso anche affermare con sicurezza che, vedendovi vicine, Nefertari sembra un bocciolo di fiore di loto affiancato da una pianta comune. " La voce ebbe un tono più tagliente; in fondo non mentiva, riteneva sicuramente la bellezza di Nefertari molto più aggraziata e delicata di quella dell'apprendista, che non era brutta ma non sembrava avere altro che qualche misura in più. Asceta si ma non cieco. La vide ammutolire e pensò che aveva già sprecato il proprio tempo; stava per andarsene quando decise di sondarle la mente, alla ricerca di qualcosa che magari la moglie non gli aveva riferito, e lo trovò.
" Hai fatto bere a mia moglie quell'infuso? " Una nota di incredulità non riuscì a reprimere il cavaliere, alla vista di quella scena che ignorava: conosceva molto bene quel preparato, era una delle invenzioni proprie del maestro che si era occupato dell'istruzione di Indira ma a parte qualche raro caso, non era mai stato usato. Una fredda consapevolezza si impadronì di lui, comprendendo che non c'era modo di redimere quella ragazza, non al punto in cui era giunta. Anche se dubitava fortemente che la moglie fosse incinta era un gesto che cozzava contro la morale sua e i precetti buddisti, e non biasimava la rabbia della ragazza anche se continuava a non capire quel silenzio; forse perchè non aveva niente da temere dagli effetti dell'infuso, ed osservò Loto ritornare dopo essersi allontanato alcuni minuti prima. " Mangia prima di morire qui. "
La voce tagliente di Shaka indusse Indira alle lacrime, non tanto per il fatto che non avesse avuto successo col suo piano ma con la piena consapevolezza di non essere davvero niente per lui; per contro sembrava che, nonostante quanto aveva saputo, lui tenesse alla moglie anche se aveva ragione di credere che fosse solo una questione di onore. Non la amava proprio, ne era sicura, e poi come sarebbe stato possibile? Lo guardò allontanarsi e lasciare la sala e portò lo sguardo carico di rabbia su Loto, che la costrinse a mangiare quella piccola porzione di verdure.
Un'ora dopo Shaka stava in meditazione quando tornò il cavaliere d'argento, confermandogli che l'apprendista era rimasta vittima di quella pianta velenosa, la stessa di cui si era servita per darla a Nefertari. Annuì congedandolo. Non c'era bisogno di altro, aveva avuto la sua punizione, ora non avrebbe potuto più nuocere a nessuno di loro. " Occupatene tu e Pavone, io devo tornare al Santuario. " Si limitò ad allontanarsi verso la pagoda dove avrebbe recuperato l'armatura d'oro per il viaggio; stava per uscire dopo averla indossata quando venne attirato da un movimento proveniente da una delle stanze e si mosse silenziosamente- come suo solito - per andare a vedere e rimase quasi colpito. In piedi in una tinozza d'acqua c'era Nefertari - di spalle - che evidentemente aveva appena terminato il bagno e stava cercando di arrivare all'asciugamano, che forse senza volere aveva posato troppo lontano. Senza farsi notare lo raccolse e glielo avvolse gentilmente attorno al corpo, in un gesto che voleva essere delicato ma che la spaventò.
" La prossima volta assicurati che nessuno possa vederti in questo stato. " La ragazza arrossì con violenza; già era brutto farsi cogliere nudi da qualcuno, da lui poi che sapeva essere così rigido, e sentiva la glaciale freddezza di quelle parole accusatorie. In effetti aveva ragione, avrebbe potuto anche entrare uno dei suoi allievi.. e allora sarebbe stata una catastrofe. " Si.. grazie.. " Disse piano, per cercare di sfuggire all'imbarazzo che provava, e alle sue mani bianche che erano state casualmente posate per un attimo sui fianchi, facendole provare una stranissima sensazione da cui voleva però scostarsi. Fu subito accontentata visto che si ritrovò di nuovo padrona del proprio corpo. " Tornerò tra qualche settimana. " Le disse Shaka, uscendo senza voltarsi di nuovo a guardarla, togliendosi quella goccia d'acqua dalla fronte; curioso, non si era accorto di avere sfiorato col volto qualcosa di bagnato.





giorno!!! e come vedete la cara indira è andata al creatore u.u ci ho pensato un pò prima di fare agire così shaka, temevo risultasse troppo cinico.. ma in fondo lo è...basti pensare a come non si pone problemi nel bloccare ikki per farlo pestare dai suoi due mafiosi u.u
comunque alla fine il lavoro sporco lo fa loto u.u  forse sono stata troppo introspettiva in questo chappy.. ah il pezzo finale*rotola* ovviamente non ha toccato niente di bagnato il caro shaka ahahah era una bella e buona goccia di sudore U__U chissà perchè XDDDDDDD
al prossimo^^

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Non si può sfuggire al destino - parte I ***



Disclaimer

Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scitta a quattro mani con aresian.
    
 
 
Una di noi - capitolo 8    -Non si può sfuggire al destino  - parte I

L'assenza di Indira passò inosservata agli occhi di Nefertari per parecchi giorni, abituata com'era a non incontrare ogni momento tutti gli abitanti del tempio indiano; la giovane riprese la propria routine quotidiana, assalita da una strana ansia dovuta al ritardo della risposta di quella lettera che aveva inviato una decina di giorni prima al padre, preoccupata da quel lungo silenzio. Avrebbe quasi voluto parlarne a Shaka, per non dare l'idea di voler nascondere ciò che faceva, ma non ci era riuscita. Prima quello strano svenimento di cui Shaka non le aveva detto molto, se non che aveva probabilmente avuto un calo di pressione drastico per colpa del cibo; in effetti adattarsi al modo di mangiare del tempio non era stato facile e aveva avuto fretta di integrarsi ma c'era qualcosa che non la convinceva. Si era sentita strana, in preda a qualcosa di oscuro che non era riuscita a definire, e ricordava di aver avuto delle convulsioni: forse aveva solamente immaginato tutto e aveva esagerato senza volere la propria condizione fisica. E poi quella continua e strana durezza che usava nel rivolgersi a lei l'aveva convinta a tacergli quel gesto, non voleva continuamente costringerlo a ricordarsi della sua esistenza, meglio continuare ad occuparsi delle proprie faccende.
Si sedette al solito tavolo nella grande sala dove solitamente studiava gli antichi testi omeopatici, dietro la concessione del marito che le aveva lasciato campo libero in quel settore e anche dopo l'approvazione dei monaci che le avevano permesso di essere costantemente al loro fianco. Non pretendeva di certo l'essere sempre in vista ma quel continuo contatto con loro la faceva sentire utile. Si alzò per cercare, tra le proprie scorte, qualche campione della pianta che stava studiando e rimase di sasso: la quantità all'interno del barattolo era quasi inesistente ed era certa che fosse ancora pieno, in fondo lo aveva cercato poco tempo prima e ne aveva estratto solo una piccolissima quantità per tentare di creare un nuovo unguento. " Qualcosa non va? "
La voce di Pavone le giunse da lontano, sebbene fosse a pochi passi da lei. Il giovane si era del tutto ripreso con le sue cure ed era tornato quindi a farle da guardia per la maggior parte del tempo. Scosse leggermente la testa ma non rispose, inducendolo quindi ad avvicinarsi per vedere che cosa poteva avere causato quel silenzio preoccupato. Osservò il barattolo quasi vuoto e la guardò in modo interrogativo. " Sai se sia stato Shaka a prenderla? " Era leggermente in ansia. La cicuta acquatica era potenzialmente letale ed avrebbe preferito che fosse il marito ad averci messo mano, sicuramente più competente di molti altri con una simile pianta per le mani; chissà a che cosa gli poteva mai servire. Il ragazzo scrollò la testa, comprendendo solamente in quel momento che cosa aveva ucciso Indira. Era rimasto sconvolto quando Loto gli aveva raccontato del piano della ragazza e tacitamente aveva ringraziato il maestro per essere stato pronto ad intervenire prima che potesse succedere una tragedia: lo colpiva il fatto che non avesse riferito nulla alla moglie ma ora capiva. La ragazza, giratasi in quel momento verso di lui, colse l'espressione colpevole di chi sa ma non vuole parlare e decise che gliel'avrebbe fatto confessare. " Allora? Avanti parla se sai qualcosa, o chiederò a mio marito di tornare per interrogarti. "
Raramente Nefertari dava ordini e il ragazzo avrebbe voluto quasi sorridere, era difficile credere che quella fanciulla fosse in grado di comandare anche se ci provava e quella minaccia non lo spaventava poi molto ma non voleva darle ad intendere che nascondesse qualcosa. In fondo Shaka non aveva posto il veto, non aveva detto niente alla moglie ma non aveva vietato di farglielo sapere, quindi che male ci poteva essere? Così le disse quello che era accaduto, da quando era svenuta fino alla decisione di Shaka di punire l'apprendista per il suo comportamento: sorvolò sui dettagli cruenti, non c'era alcun bisogno che Nefertari sapesse della tremenda agonia della giovane Indira in quell'ora lunga come l'eternità. La vide rabbrividire leggermente. " Ma è mostruoso! Che diritto ha Shaka di decidere una cosa così drastica?"
Per un momento Pavone si indispettì. Il maestro non poteva essere criticato da nessuno, neppure dalla moglie che ora aveva un'espressione sconvolta, ma non lasciò trasparire la propria disapprovazione: in fondo, come Shaka li aveva istruiti poco prima del loro matrimonio, Nefertari era totalmente ignorante sul modo di pensare che avevano i cavalieri, e persino dei buddisti. Sapeva che l'avrebbe istruita ma era possibile che gli impegni continui al Santuario gli avessero impedito di mostrarle tutto ciò che poteva fare. " Con tutto il rispetto, il maestro è la reincarnazione di Buddha come sapete, e nessuna decisione da lui presa è mostruosa. Posso assicurarvi che Indira ha avuto la sua possibilità di redenzione ma ha perseverato. " Era sicuro che dopo quelle parole la ragazza avrebbe giudicato diversamente il comportamento del marito, anche se non era certo che avrebbe capito del tutto; non conosceva il modo di pensare di un cavaliere d'oro, non avrebbe mai potuto comprendere quella sensazione di fare la cosa giusta pur facendo soffrire qualcuno. A volte credeva che fosse troppo ingenua su quel punto ma non stava a lui giudicarla.
" Senza contare che è venuto a conoscenza di tutti i soprusi che avete dovuto subire per mano sua, in ultimo quella dell'infuso che avrà probabilmente ucciso il figlio del maestro che portavate in grembo. Dovreste esserne lusingata, in fondo lui ha solo deciso se era più importante preservare voi o far redimere lei, che era completamente marcia per compiere un gesto del genere. Non mi sarei comportato diversamente neppure io, e anche Loto e gli altri. " Per un momento Nefertari fu sul punto di dirgli che era impossibile che fosse incinta vista l'assenza di rapporti tra lei e Shaka ma si trattenne, colpita comunque da quelle parole. Non solo non sospettava che lui fosse stato al corrente della storia dell'infuso - e le avesse persino evitato di accusarla del silenzio- ma era sorpresa; se era vero quello che diceva Pavone, aveva davvero voluto proteggerla. Le sembrava impossibile. Lo dimostrava il suo modo di fare, cinico e spietato seppur sempre calmo. A volte aveva pensato che fosse semplicemente un robot senza la minima traccia di umanità, e dubitava fortemente che avesse deciso di punire Indira per proteggere lei. " Forse non voleva che il suo onore fosse macchiato.. " Ecco, quella era un'ipotesi davvero più probabile e ne era convinta ma rimase sorpresa nel vederlo scrollare la testa. Sembrava essere divertito.
" Voi sottovalutate il maestro, forse voleva anche preservare la propria reputazione ma sono convinto che sia stato un gesto d'amore molto esplicito; da quel poco che mi ha detto Loto, la ragazza mentre parlava con lui vi ha più volte ingiuriato, e quando ha sostenuto di essere più bella di voi il maestro non ha esitato a contraddirla. Se non mi sbaglio ha detto che somigliate molto ad un fiore di loto, ma è meglio che sentiate dal mio compagno perchè io non c'ero in quel momento. " Le sorrise, senza essere troppo colpito da quella faccia sorpresa. Non avrebbe forse dovuto dirlo ma indirettamente era d'accordo col maestro per quella definizione, nonostante a suo tempo avesse avuto modo di apprezzare l'avvenenza di Indira. Gli dava sempre fastidio ricordare che, in fondo, Nefertari non avrebbe mai potuto essere sua ma gli piaceva l'idea di rassicurarla: si sottovalutava troppo, e non pareva avere molta fiducia del proprio ruolo accanto a Shaka. Se ne era sempre chiesto la ragione ma senza indagare a fondo.
Nefertari era ammutolita. " Qualcosa vi turba? " La voce del ragazzo la riscosse, facendole fare un segno di diniego con la testa. " No.. no beh è che non ho mai ricevuto un complimento da.. Shaka e mi sembrava strano. Ora ti chiedo di scusarmi, dovrei recarmi a riposare. " La giovane era ansiosa di rimanere da sola e rimise il barattolo al suo posto, ed uscì senza attendere una risposta. Una volta al sicuro dietro la porta scorrevole della sua stanza, ripensò a quelle parole; era vero che il marito non le aveva mai detto nulla sulla sua estetica, nonostante ricodasse ancora quando le aveva detto che le lacrime non si addicevano al suo bel volto. Era stato un modo gentile di rincuorarla in quel momento, ed era certa che l'avesse detto solo al fine di umiliare la ragazza; per quanto l'avesse detestata faticava a convincersi che non ci fosse più. Un pò come avere una cicatrice e sentirne la mancanza quando ci si accorgeva che era misteriosamente scomparsa.


In silenzio si rialzò dal giaciglio, scoprendo di avere vicino a sè proprio Shaka. Arrossì perchè non si era resa conto del suo arrivo e si chiese come mai portasse quella tunica rossa e non l'armatura d'oro; osservando il sole già alto comprese di avere dormito quasi tutta la giornata e se ne vergognò. Probabilmente era stato a fare lezione ai suoi allievi e le sembrava strano: per la verità aveva la solita espressione indifferente sul volto ma trovò curioso che le sorridesse leggermente in quel momento. " Se vuoi puoi continuare a riposare, non pensavo che il mio sguardo potesse svegliarti. " C'era una morbidezza nuova in quella parole, che sorpresero Nefertari; non aveva mai sentito il marito parlarle a quel modo, come se fosse umano come tutti gli altri. A disagio si mise a sedere, rendendosi conto di indossare un sari da notte decisamente insolito; rispetto agli altri la sua trasparenza era evidente ed aveva l'atroce sospetto che lo sguardo di Shaka non si fosse spostato da lei neppure per un secondo. Si mise addosso il lenzuolo, notando una leggera risata, così breve che pensò di averla immaginata.
" Non sapevo fossi già tornato. " Senza volere aveva dato un'intonazione acida alle sue parole, confusa da quel modo di fare così curioso per lui ma sembrò che non l'avesse neppure ascoltata. Sentì la sua mano accarezzarle una guancia e si irrigidì: non l'aveva mai fatto prima d'ora ed era sconcertante quella tranquillità, ed era certa che avesse un doppio fine. Le costava ammetterlo ma le piaceva il suo tocco, non freddo come l'aveva sempre pensato, ma caldo e vellutato. " Sei qui per soddisfare i desideri di Arles? " All'improvviso era sicura che fosse giunto per quello, per adempiere a quell'obbligo che fino a quel momento era stato rimandato, ed ebbe un moto di paura. No, non l'avrebbe fatto. Non si era in fondo dileguata quella frase che Indira aveva pronunciato tempo prima, sul prezzo che la madre di Shaka aveva pagato per la maternità, e non era sicura di volerlo assecondare. Eppure non avrebbe potuto rifiutarglielo, era un accordo stabilito da tempo e se avesse insistito era consapevole di non avere nessuna ragione per negargli i suoi diritti coniugali. A sua gran sorpresa lo vide sorridere, questa volta colse l'antico ironico cinismo di cui era capace e si sentì quasi rassicurante; era bizzarro il suo modo di comportarsi ma se non altro questo indicava che era davvero lui.
" No, sono qui per soddisfare i tuoi desideri.. " le disse cogliendola di sorpresa e lasciando scivolare una mano tra i suoi capelli, costringendola ad avvicinarsi così a lui per osservarw quelle iridi socchiuse. Aveva dimenticato quanto fossero affascinanti, in fondo non aveva avuto modo di vederle così da vicino, così come rimase sorpresa sentendo le sue labbra sulle sue, in un bacio decisamente inaspettato. Avrebbe voluto staccarsi ma si sentiva prigioniera di quella struggente sensazione: non ci vedeva nulla di sbagliato nonostante fino a solo qualche ora prima non avrebbe mai immaginato un possibile scenario; il leggero contatto tr ai loro corpi le provocò una scarica elettrica difficile da dominare, così differente dalla paura che provava di solito quando l'aveva di fianco. Era sconvolta, sia dai suoi gesti che da quelle parole, come se lui sapesse cosa le passava per la testa, ciò che non aveva mai voluto azzardarsi a pensare. ".. e i miei.. " concluse quella frase sentendo il cuore che scoppiava. Lui aveva desideri del genere? E perchè non era mai venuto fuori prima? Nonostante tutto però non riusciva a staccarsi da lui.. no, non lo voleva, così quando sentì che il sari che indossava non era più stretto come prima non si ribello, accettando ciò che stava succedendo.
Lui le sorrise. Non le era mai sembrato così bello come in quel momento. " Non temere, non è stato facile neppure per me ma non ti negherò il mio amore.. nè ti permetterò di nascondermi il tuo.. " Per un momento Nefertari si spaventò. E chi aveva parlato di amore? Ok non le dispiaceva ma.. ma si, aveva dannatamente ragione, quasi senza rendersene conto doveva aver accolto nel suo cuore quel sentimento che credeva non sarebbe mai apparso. Ed ora era disposta ad accogliere lui, senza nessuna paura.
Si mise a sedere di colpo, quasi ansimando. La stanza era vuota, la notte era scesa da un pezzo e non c'era l'ombra di Shaka lì, nè di ciò che aveva visto succedere fino ad un momento prima. Sparita la sorpresa dei suoi modi, dei g esti che aveva compiuto e delle parole che, ora se ne rendeva conto, aveva solamente sognato.
Se lo sarebbe dovuta immaginare, si disse ricadendo sul cuscino. Shaka, il vero Shaka, non avrebbe mai minimanente pensato di dirle cose tanto dolci, tanto umane, nè poi doveva provare per lei quei sentimenti. Si nascose il viso tra le mani e scoprì delle tracce di lacrime. Già, per quanto solo una mera illusione, ora capiva che non poteva mentire a sè stessa: aveva consegnato il proprio cuore a lui e forse già da molto tempo, ma sapeva anche come non sarebbe mai accaduto niente del genere. Tutta colpa di quelle parole che le avevano fatto credere che l'amasse.. assurdo, Shaka non era capace di sentimenti simili, tanto meno nei suoi confronti. " Fuori dalla mia mente, Shaka, lasciami in pace! " Sussurrò come se parlasse ad uno spirito, mentre si sdraiava sul pavimento. Non avrebbe dormito ma almeno avrebbe evitato di ricadere in una dolorosa illusione.



AHAHAHAHAHAH ci avete creduto.. DITELO! l'avevate pensato!!! almeno per un attimo u.u invece no u.u la signorina si fa solo qualche viaggio ma.. ma come immaginate, ormai siamo molto vicini a quel momento
sappiate che avrei  voluto essere lei in quel sogno ahahah non so perchè ma mi sembrava estremamente affascinante u.u bene al prossimo XDDD

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 -Non si può sfuggire al destino - parte II ***



Disclaimer

Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scitta a quattro mani con aresian.
    
 
 
Una di noi - capitolo 9    -Non si può sfuggire al destino  - parte II

Lentamente i giorni erano trascorsi mentre Nefertari cercava di distogliere la mente da quel sogno che sembrava ormai essere ricorrente; raramente di notte riusciva a riposare dato che quel dolce tormento non la smetteva di insinuarsi nel suo sonno, sconvolgendola. Non  era in realtà un delitto desiderare un coinvolgimento col proprio marito ma lei sapeva bene come nel loro caso tutto ciò fosse impossibile; ricordava bene l'accordo che stava alla base di quell'unione, e nonostante ci fossero segni contrastanti, era sicura che lui non avesse cambiato idea su di lei e la ritenesse nulla più che un peso.
Perchè quindi lei doveva arrivare a desiderarlo a quel modo? Forse perchè non era mai stato violento con lei.. no, non era sufficente come ragione, e neppure il pensiero che aveva deliberatamente tolto Indira come ostacolo la consolava. Anzi pensando a lei, si chiedeva se non sarebbe stata la prossima: nonostante finora avesse mostrato un rispetto quasi eccessivo per quella facciata matrimoniale non era sicura che non avrebbe sfruttato un'occasione per toglierla di mezzo. La sua assenza era totale in quei giorni, lei sapeva che si trovava al Santuario ma non aveva mai provato il desiderio di mettersi in qualche modo in contatto con lui; continuava a esercitare la propria arte cerusica in India ma senza l'entusiasmo iniziale, quel tormento doveva finire ed era anche certa che se si fosse azzardato ad avvicinarsi a lei con l'intento di eseguire l'ordine di Arles, lo avrebbe picchiato. Non avrebbe esitato, non voleva essere usata. Poteva anche sempre raccontare al Sacerdote che era impossibile avere dei figli causa sterilità, era sempre una buona scusa per giustificare la totale assenza di rapporti tra loro. E poi lui non doveva certamente essere ansioso di accostarsi a lei e ciò, in virtù anche di quello strano desiderio che era arrivata a provare, la faceva indispettire ancora di più e giurò di non fargli mai sapere quello che nascondeva nel cuore; non avrebbe certamente che non si trattava solo di un banale desiderio fisico ma di qualcosa di più profondo, che le si era insinuato dentro e non la voleva più lasciare.
Con i giorni che scorrevano la visione perse il potere tormentatorio nei suoi confronti, facendola sospirare di sollievo, ma non se ne andava mai del tutto ed era quello che le consentiva di riposare un pò più tranquillamente. La segreta speranza che forse un giorno avrebbe potuto aggrapparsi a quell'illusione per non sprofondare nel baratro della solitudine.

" Puoi tornare, hai fatto un buon lavoro. " La voce di Shaka congedò a quel modo l'allievo del Pavone che era giunto al Santuario, col rapporto sull'ultima missione riguardante i ribelli che minacciavano la pace. Con un certo fastidio il cavaliere d'oro constatò che quei guerrieri parevano essere coriacei ma attendeva il loro arrivo , in cui avrebbero sicuramente perso la loro misera vita in quella follia che era diventato il loro obiettivo. Inarcò il sopracciglio rendendosi conto che il ragazzo sembrava riluttante ad andarsene; non l'aveva fatto giungere alla sua dimora, si trovavano nell'arena in quel momento e dalla parte opposta c'erano Milo con la sua allieva Nina che si allenavano. " Io.. volevo dirle che qualche giorno fa vostra moglie ha insistito per sapere che cosa fosse accaduto ad Indira, notando la sua sparizione. "
Una sensazione di fastidio si impossessò del guerriero. Quel nome ormai non faceva che ricordargli l'inutile tentativo dell'apprendista di mettere in dubbio il suo onore, e anche quello di Nefertari. Aveva praticamente rimosso dalla mente l'episodio, classificandolo come inutile, e non era contento di sentirselo ricordare; avrebbe quasi sgridato il giovane ma non ricordava di aver proibito di parlarne a lei perciò rimase in silenzio, limitandosi ad attendere il seguito di quel discorso. " Ecco, sembrava un pò scettica su ciò che avete fatto.. non se l'aspettava credo. "
Ovviamente. Non aveva alcun dubbio su come la ragazza avrebbe giudicato la sua azione ma non gli interessava proprio; non le doveva alcuna spiegazione, semmai era lei quella che doveva rispondere delle proprie azioni e non certo lui. Scrollò la testa. Quella ragazza forse non era malvagia ma certamente era un pò un peso visto che non comprendeva appieno la mentalità di un cavaliere d'oro, non si stupiva neppure più se Aphrodite si fosse semplicemente limitato a divertirsi con lei per scaricare il problema poi a lui. " Non mi aspettavo nulla di meno, mia moglie è estremamente ignorante sulla vita dei cavalieri anche se è vissuta molti anni con uno di loro. Non ha idea di cosa ci spinge ad agire. "
Non pronunciò quella parola con disprezzo, era semplicemente quella giusta per ribadire che Nefertari ignorava molte cose, e che effettivamente a lui la cosa non interessava neppure tanto; tutto quello che gli premeva adesso era assolvere a quel dannato obbligo per sentirsi di nuovo tranquillo, solo che come sempre non riusciva ad immaginarsi in un momento del genere. " Forse potreste portarla qui con voi, magari si sente sola.. "
Il suggerimento di Pavone era la prova, per Shaka, che il ragazzo non aveva capito niente della vita, e doveva dare atto alla moglie che doveva essere una buona attrice per riuscire ad ingannarlo; non avrebbe mai pensato che il cavaliere arrivasse a giudicare a quel modo l'odio che lei sicuramente provava per lui, e l'indifferenza che entrambi avevano per il rispettivo compagno. Portarla lì al Santuario poi era una follia, non avrebbe fatto altro che incoraggiare eventuali voglie represse che aveva e non intendeva permettere al cavaliere dei Pesci di umiliarlo come già era riuscito a fare facendo piovere su di lui quel problema. " Sono io a decidere cosa è bene, e il clima dell'India è l'ideale per Nefertari. Ora torna là. "
Con quella frase dura fece capire che non era il caso di indagare a fondo, che era lui a comandare e che lui doveva limitarsi semplicemente a farle da scorta affinchè non cedesse in tentazione; per un momento il dubbio di lasciarla troppo tempo affidata ad altri uomini lo sfiorò ma rientrò immediatamente, consapevole che nessuno di loro avrebbe mai sfidato la sua autorità. In nessun modo.
Eppure, rientrato nel silenzio della sesta casa, fu avvolto da una strana sensazione. Era profondamente immerso nei propri pensieri che ogni tanto in quel periodo lo costringevano proprio a pensare a lei, senza un motivo apparente: naturalmente scacciare quel fastidioso tarlo dalla mente era per lui semplice ma lo disturbava quella continua presenza, almeno un paio di volte al giorno. E forse non sarebbe stata una cattiva idea averla lì anche se non riusciva proprio ad immaginarsela: che cosa avrebbe fatto nel Santuario, seguita costantemente dagli sguardi beffardi di Aphrodite e Death Mask e perennemente controllata dal Sacerdote? Senza contare che in quel caso, con la sua presenza, forse Arles avrebbe sentito la necessità di intervenire personalmente per assicurarsi che la trattasse come da accordi. No, era meglio che rimanesse là in India anche perchè pareva essere curiosamente l'unico punto in cui si trovavano d'accordo e in un certo senso lo tranquillizzava l'idea che avesse trovato una sua piccola dimensione nel suo mondo. Molte persone l'avevano elogiata parlandone con lui, la redenzione quindi sembrava funzionare a meraviglia.
Di sera ebbe modo di cambiare idea. Un'interferenza telepatica lo costrinse ad interrompere la meditazione; era raro che Pavone lo cercasse a quel modo, di solito si limitavano a fargli avere un biglietto dicendogli che dovevano parlargli e non gli piacque per nulla ciò che si sentì dire. " E così ti credi furba, Nefertari.. bene.. " Bisbigliò tra sè e sè il biondo, colto da un'ira a lui nuova. Scese le scale per attraversare le case prima della sua, doveva partire immediatamente e rimettere in riga quella ragazzina impertinente. Da quello che l'allievo gli aveva riferito, la ragazza aveva lasciato un biglietto nella loro stanza dicendo di andare a cercare delle erbe rare ma lui, poco prima che era mattina in India, non l'aveva trovata in nessuno dei posti in cui era solita recarsi; non aveva idea di quando si fosse allontanata ma Shaka non era preoccupato.
Era indubbiamente una fuga e lo irritava pesantemente l'idea che lei potesse anche solo pensare di sfuggirgli; come credeva di poter attraversare l'Hymalaia a piedi, da sola? Perchè di sicuro era diretta in Siberia, non aveva altri luoghi in cui recarsi ma lui non le avrebbe permesso di passarla liscia. No, era la volta buona in cui l'avrebbe conosciuto nelle vesti di padrone e non in quelle di redentore. Il teletrasporto era molto utile e ben presto le montagne dell'India apparvero attorno a lui: sorrise sarcastico. Aveva già avvertito la sua presenza, non aveva fatto poi un lungo tragitto, si trovava poco lontano dall'Everest e sicuramente era sfinita. Un pò gli dispiaceva, forse avrebbe potuto lasciarla disintegrarsi tra le montagne.. no, non avrebbe potuto fare una cosa del genere mentre la punizione.. oh si, quella sarebbe arrivata quanto prima.
" Che succede? " Era a pochi metri da lei, che ancora non l'aveva visto, e si sentiva avvolto da una strana sensazione: non era l'animo di qualcuno che cercava una fuga.. no, quella che gli aleggiava attorno era la tipica sensazione di chi sta annegando nella disperazione e si sentì vagamente turbato. Che cosa era accaduto per ridurre il suo spirito ad un tale dolore? Era fiacco ma pareva allo stesso tempo risoluto: intravide nella sua mente la Siberia come meta. Era tutto curioso.
A meno che..
Le apparve di colpo di fronte, comparso apparentemente dal nulla con la propria severa espressione e ne percepì la sorpresa; eppure, curioso, non sembrava impaurita per la sua presenza, non del tutto, solo certa che non avrebbe potuto continuare per la sua strada. E su quello era d'accordo con lei. Le parlò con il suo modo solito che le incuteva il terrore ma percepì ancora quel dolore, e allora sondando più a fondo senza che lei se ne accorgesse trovò la causa di tutto in una lettera foriera di morte. Non aveva saputo della dipartita del saint dei ghiacci.. forse, dopotutto, non stava fuggendo da lui ma solo era alla ricerca del suo dolore?
Osservandola sentì di non poter ignorare la sua richiesta di aiuto anche se le lasciò ad intendere che l'avrebbe fermata; fortunatamente Mu aveva risposto positivamente e in fretta e sorrise quasi quando la vide rendersi conto che non erano in India bensì al confine con la Russia. Abbassando lo sguardo verso di lei, per coglierne la gioia incredula sul volto, capì che alla fine di quel viaggio avrebbe potuto salvare una persona.
E anche sè stesso.


ok salve.. immagino abbiate un'idea di che cosa succede alla fine LOOOL ma non narrerò di nuovo la notte u.u quindi il prossimo sarà concentrato sul DOPO e intanto spero che questo vi piaccia^^ ho cercato di mettermi nella loro testa e, credetemi, non è tanto facile XDD al prossimo che credo sarà dopo le mie vacanze(dal 13-14 insomma)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Un tesoro nascosto ***



Disclaimer

Shaka: Masami Kurumada
Nefertari: la sottoscritta e aresian
Loto e Pavone(quando compariranno): Masami Kurumada
Altri pg inventati: miei

Nota pre storia -
Si tratta dello spin off della long fic " La valle della Lacrime", scitta a quattro mani con aresian.
    
 
 
Una di noi - capitolo 10    - Un tesoro nascosto

Shaka rabbrividì in maniera quasi del tutto impercettibile, maledicendo il gelo siberiano che continuava ad attanagliarlo e avvolse il braccio attorno alla vita della ragazza, approfittando per stringerla ancora di più a sè di modo da poterle offrire il calore che emanava dal proprio corpo.
E per beneficiare del suo, non era poi solamente altruista, non quando il tempo era tanto inospitale e gli permetteva di avvicinarsi ancora di più a lei. " Hai freddo? " Era la seconda volta quella notte che le poneva la medesima domanda ed ebbe infatti la stessa risposta di qualche ora prima, solo che in quel momento non gli stava mentendo; si era lasciata avvolgere dal suo abbraccio ed ora era accoccolata contro di lui al punto che non si sarebbe per nulla meravigliato se si fosse sentito travolgere nuovamente da quella sensazione che fino solo al giorno prima avrebbe definito scandalosa e immorale per uno come lui.
" E tu? " La voce di Nefertari gli ricordava quella di una gattina in cerca di coccole e abbozzò un leggero sorriso; com'era diversa ora, non sembrava la stessa ragazza che per settimane aveva avuto timore anche solo di guardarlo, era completamente trasformata. Non aveva nessun timore del contatto fisico con lui nonostante l'evidente imbarazzo iniziale che aveva comunque colto anche lui, gli si era totalmente abbandonata e a lui sembrava di essere stato avvolto da una nuova pace che lo faceva sentire completo: le spostò con delicatezza una ciocca di capelli che le era ricaduta sul volto, osservando la profondità degli occhi neri della consorte. " No. " Cos'erano mai gli spifferi gelidi che minacciavano di travolgere quella piccola baita in confronto alla sensazione di calore che gli avevano lasciato quelle ore di totale intimità con la ragazza? E visto da quella prospettiva, si disse che forse avrebbe potuto anche adempiere prima alla volontà di Arles che tanto lo aveva infastidito per settimane. Ma, osservandola mentre gli cingeva il collo con le braccia per baciarlo teneramente, si disse che non era proprio quello che era successo; aveva desiderato dal profondo quel momento, e mentre accadeva neppure una volta l'aveva sfiorato l'idea di fare qualcosa sotto costrizione anzi, tutto era stato dimenticato tranne la sensazione di essere davvero un tutt'uno con la sua deliziosa Nefertari,
" Non sei capace di mentire. " Lei lo prese in giro gentilmente scrutando a fondo nelle sue iridi pervinca e lui non oppose la minima resistenza a quel dolce interludio che erano quei baci gentili e allo stesso tempo ardenti. " Dev'essere una cosa che abbiamo in comune." Scherzò lui facendo solamente finta di essere serio e impassibile, cosa che gli riuscì un pò difficile davanti all'evidente allegria della moglie; in fondo l'aveva sempre saputo che non era in grado di raccontare menzogne, riflettè costringendola gentilmente ad approfondire quelli che erano iniziati come baci gentili e scherzosi, anche quando aveva sentito le versioni di quell'uomo viscido che era Aphrodite aveva sempre faticato a collegare i fatti alla ragazza.
E dentro di sè parzialmente sapeva di essere colpevole perchè non aveva mai indagato a fondo, dando per giuste quelle parole infamanti ma d'altra parte, pensò più egoisticamente e più simile a sè stesso come non mai, non avrebbe probabilmente avuto modo di apprezzare al meglio Nefertari se una bugia non li avesse costretti ad unirsi. " Ora dormi. " Ma non aveva avuto bisogno neppure di dirlo perchè nel preciso momento in cui lei si era rannicchiata nuovamente contro di lui, il sonno aveva avuto la meglio sugli eventuali desideri che poteva provare e lui almeno per quelle poche ore poteva sobbarcarsi il tanto agognato fardello di vegliare su di lei, almeno finchè la realtà non fosse tornata prepotente a ricordargli di non essere in possesso di una licenza che gli consentiva di allontanarsi dal Santuario.

" Non dovresti uscire senza nulla addosso. " La voce di Shaka suonò di nuovo atona ed inflessibile mentre avvolgeva un mantello attorno al corpo di Nefertari, squarciato dal gelo mentre stava china probabilmente per l'ultima volta sulla tomba del padre; ringraziò sommessamente il guerriero ma non si fece ingannare dal tono, i gesti erano gentili e l'aveva perfettamente sentita la lieve preoccupazione che l'aveva portato a riprenderla gentilmente avendo visto che aveva addosso solamente il sari e non qualche altro indumento che potesse scaldarla. Un forte dubbio l'aveva pervasa al risveglio, che magari Shaka potesse considerare ciò che era accaduto come casuale, persino poco importante ma credeva che fosse solo colpa della fretta. Maledì mentalmente quel messaggero che li costringeva a quel rientro così frettoloso, avrebbe preferito ancora crogiolarsi tra quelle braccia che l'avevano fatta diventare completamente sua, invece era obbligata a farsi portare nuovamente in India senza neppure la possibilità di discutere di quanto successo. Il dolore per la perdita del suo amato padre non era certo scomparso, solamente era stato reso meno cocente da quell'avvicinamento inaspettato che l'aveva spinta a dimenticare la scelta di non permettergli di avvicinarla se avesse avuto quelle intenzioni.
" Tornerò il prima possibile. " Una frase comune di Shaka, che pronunciava tutte le volte che la lasciava in India per tornare alla sesta casa eppure il guerriero quel giorno fece fatica a non mostrarsi irritato; i poteri di Mu erano stati l'ideale ma guardando quel gruppetto che li osservava a distanza da qualche metro provò il desiderio di farli sparire. Non poteva certo contravvenire alle usanze indiane che non consentivano effusioni pubbliche neppure tra due coniugi eppure aveva l'urgente desiderio di farle capire che non stava andando via volontariamente. Ma come? Con le parole? No, assolutamente impossibile, perchè anche qualora l'avesse detto.. avrebbe subito trovato il modo di dire qualcosa che contrastasse, non avendo ancora del tutto assimilato ciò che il cuore, a dispetto della ragione, si ostinava a provare. I gesti? Forse erano l'ideale ma non troppo espliciti, specie perchè avrebbe voluto chiedere ai due allievi e al messaggero di farsi i fatti loro e girarsi. Le sfiorò quasi casualmente il braccio, l'unica cosa che si era azzardato a compiere che non avrebbe destato alcun sospetto; la vide semplicemente annuire senza comprendere cosa fosse quell'espressione leggermente triste sul volto. Dispiaciuta per quanto era accaduto? Non era da escludere, pure lui era ancora tormentato all'idea di averne inquinato la purezza.. O magari era il suo modo per fargli capire che gli sarebbe mancato? A quel pensiero sentì il cuore accelerare inaspettatamente il battito: non sapeva perchè ma sperava che fosse quello.
Doveva esserlo. «Ecco, ora non comportarti come uno sciocco.» Per un momento Shaka fu tentato di guardarsi attorno: la sesta casa era vuota, nessuno era passato da quando Camus aveva deciso di recarsi personalmente in India per parlare con la moglie, eppure quella voce femminile, quasi ironica, rimbombava nella sua mente. Di certo non era una sacerdotessa, e neppure Nefertari.. eppure aveva l'impressione di averla già sentita ancora. Ripensò al colloquio avuto poche ore prima con Arles e Aphrodite; non era certo soddisfatto dell'esito ma se non altro ora la macchia sull'onore della ragazza era stata lavata via e il suo matrimonio non era più una cosa di cui dover riferire forzatamente al Santuario. Certo, se avesse portato con sè quelle pelli pregne del sangue che testimoniava la perdita della verginità della moglie, forse avrebbe ottenuto qualcosa in più ma il solo pensiero di esporre una cosa tanto intima l'aveva frenato dal raccogliere; sarebbe stato come sporcare ancora di più la ragazza e alla fine non importava poi tanto. La verità era comunque venuta a galla, assieme all'indegnità del cavaliere dei Pesci. Non c'era nulla da dimostrare, tanto meno una cosa tanto personale ed intima.
" Ci proverò nonna. " Sorrise quasi tra sè, avendo riconosciuto lo spirito della donna defunta in quella piccola paternale che anche dall'oltretomba aveva desiderato fare al tanto umanamente perfetto nipote; non aveva comunque bisogno di quei consigli, non quando era perfettamente consapevole di avere a che fare con la più preziosa delle gemme che esistevano. Che ridessero pure, quelli che non potevano capire, lui ne avrebbe avuto personalmente cura per tutta la vita.


oh dai un pò di fluff XDD spero vi piaccia uhm non so perchè cè qualcosa che non mi torna ma tant'è xddd attendo come sempre i vostri commenti
vi avviso che con questo capitolo lo spin off termina. si, non ve lo aspettavate vero? lo so, però in fondo trattava solamente il rapporto iniziale tra Shaka e Nefertari^^ è possibile che ne seguano altri, non preoccupatevene^^ grazie comunque a tutti voi per avere seguito fino alla fine, e vi dò appuntamento ovviamente alla long fic che a giorni sarà aggiornata. ciau!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=771572