Will You Remember? di Lily_Luna (/viewuser.php?uid=39195)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ice Girl ***
Capitolo 2: *** Lonely ***
Capitolo 3: *** Bad Day ***
Capitolo 4: *** Blank ***
Capitolo 5: *** Back to Reality ***
Capitolo 6: *** Team Weasley ***
Capitolo 7: *** Who are you? ***
Capitolo 8: *** Parted and Lost ***
Capitolo 9: *** Nice to meet you ***
Capitolo 10: *** Who You Are. ***
Capitolo 11: *** Trying to Escape the Inevitable ***
Capitolo 12: *** Talk ***
Capitolo 13: *** Weirdness ***
Capitolo 1 *** Ice Girl ***
1
– Ice Girl
Era
circa un
quarto d’ora che stavo seduta alla scrivania, incapace di
decidermi ad alzarmi.
Tra le dita stringevo una piuma dall’aria usurata, mentre il
mio sguardo
assente percorreva la stanza in cui mi ero rifugiata; ovvero la vecchia
camera
di papà.
Sorrisi
distrattamente
al poster dei Cannoni di Chudley, di cui ero una tifosa sin da bambina,
prima
di poggiare la fronte sul tavolo di legno.
Mancavano
ormai poche ore…
-
Rose! Vuoi
farmi il favore di scendere?! – la voce irata di mia madre mi
fece sussultare.
In effetti mi stavo comportando proprio da maleducata, restando
rintanata lassù,
ma poco importava.
Non avevo la benché
minima intenzione di trovarmi faccia a faccia con…
-
Rose? –
Dominique spalancò la porta ed entrò senza tante
cerimonie. Indossava un paio
di jeans sdruciti e una canottiera anonima, ma era praticamente
stupenda, come
sempre. Avrebbe potuto indossare un sacco della spazzatura e sarebbe
stata
meravigliosa, sul serio. Ma lei non era superba, né
ostentava la sua bellezza;
era semplice e normale, una ragazza come le altre.
Mia
cugina
mi squadrò per alcuni istanti, corrugando appena le
sopracciglia. – Hai deciso
di restare rinchiusa qui per sempre? Che stai facendo?
-
Niente,
ripassavo alcune formule di Incantesimi. – replicai
scocciata, continuando a
rigirarmi la piuma tra le dita. Lei sospirò – Ma
per piacere Rose, la scuola
comincia domani! Non potresti goderti questa serata come tutti noi? Insieme a noi?
Scossi
la
testa con stizza – No, devo studiare! – ribattei
con forza, fissando ostinatamente
le mie mani. Sentii il suo sospiro, ma non me ne curai. Speravo che se
ne
andasse, ma lei rimase lì a fissarmi.
-
Senti, lo
so che sei arrabbiata con Al perché lo ha invitato, ma sono
amici e lo sai come
sono fatti i maschi, no?
Mi
sentii
avvolgere dall’amarezza. Quello stupido di mio
cugino… - Io non sono arrabbiata
con Al, come ti ho detto stavo solo studiando. – obiettai, ed era una mezza
verità in fondo.
Non ero arrabbiata con mio cugino, ero solo delusa.
Dominique
tacque. Nonostante non mi confidassi con lei da secoli, sapevo che
capiva il
mio stato d’animo. Solo che, invece di farmi piacere, la cosa
mi urtò ancora di
più. Non volevo che sapesse quanto ci stessi male. Non
volevo che provasse pena
per me.
-
Su, adesso
scendiamo, prima che ci vengano ad uccidere! Ti sei persa Lily che
cantava la
canzone preferita di nonna, hai presente? Dai, quella di Celestina
Warbek! –
esclamò mia cugina, sfoderando un sorriso luminoso. Strinsi
più forte la piuma
tra le dita, ma poi mi voltai, facendo un sorriso fintissimo
– Va bene,
scendiamo.
Le
sue
chiacchiere ci accompagnarono
fino al
piano di sotto, dove quasi mi scontrai con mia cugina Roxanne.
Quest’ultima sorrise sarcastica – Stavi per caso studiando, Rosie?
Le
lanciai
un’occhiataccia – Sì,
Roxanne. –
replicai acidamente, marciando fuori. La sentii
sbuffare e borbottare qualcosa sul mio pessimo carattere, ma non mi
voltai.
-
Secondo me
adesso stai esagerando, Rose. Ti stai comportando da bambina! Non
capisco la
ragione del tuo… – mi sibilò Dominique,
affiancandomi. Io mi voltai di scatto –
Ah, tipico! Ovviamente quella che si comporta da tipa strana sono
sempre io.
Per voi è normale preferire la compagnia di quello stronzo,
piuttosto che la
mia. Beh, non preoccuparti di smentire – aggiunsi, mentre lei
apriva la bocca
per ribattere – ormai ci sono abituata. – le diedi
le spalle, prima di
allontanarmi definitivamente. Sapevo di aver parlato troppo, di aver
permesso
che i miei veri sentimenti uscissero fuori, ma ormai era fatta. Marciai
a testa
alta fino allo stagno in fondo al giardino e mi sedetti per terra,
sospirando.
Rimasi
per
alcuni istanti in completo silenzio, prima di voltarmi a guardare la
Tana. I
miei parenti non facevano altro che entrare ed uscire dalla casa,
trasportando
le buonissime pietanze preparate dalla nonna. Il giardino era
illuminato a
festa e tutti parlavano a voce molto alta. Sentivo le loro voci allegre
e
confusionarie mentre stringevo l’erba fresca tra le dita,
cercando di impedirmi
di piangere.
Ero
solo una
stupida.
Ma
che cosa
pretendevo? Mi ignoravano tutti e la colpa era soltanto mia.
Chiusi
gli
occhi e cercai di ricordare un periodo diverso, sette anni prima.
Allora ero
semplicemente la piccola Rosie; una ragazzina allegra e circondata da
gente che
le voleva bene.
Il
problema
era sorto dopo. Non appena era entrata ad Hogwarts era cambiato tutto.
Avevo
sempre
preso sul serio il mio ruolo nel mondo; io ero figlia e nipote di
persone
importanti, di gente che aveva compiuto imprese che non potevo neppure
immaginare… non volevo che la gente mi considerasse
interessante solo perché
ero una Weasley. Solo perché ero figlia di Ron ed Hermione e
nipote di Harry
Potter.
Era
buffo,
perché né mio fratello, né soprattutto
James, Albus o Lily si erano mai posti
il problema. Avevano accettato la notorietà ed avevano
imparato a conviverci.
Ma
io no.
Mi
ero autoconvinta
che tutti avessero delle aspettative su di me e, invece di
intraprendere un
percorso mio, avevo deciso di rendermi perfetta. Volevo esserlo per non
deludere
nessuno, per far vedere a tutti che anche io potevo essere degna di
nota, a
prescindere dal mio cognome… e c’ero riuscita, ma
a quale prezzo?
Ero
diventata una specie di ragazza di ghiaccio, inflessibile, intrattabile
ed
acida. Ero la prima della classe, Prefetto e adesso Caposcuola.
Oltretutto non
avevo amici; ero riuscita ad allontanarmi persino dai miei cugini, che
mi
ritenevano saccente e fredda.
-
Allora mio
padre si è alzato ed è uscito sbraitando
che… ah! – una voce a me ben nota mi
costrinse ad sollevare la testa. Mollai l’erba e scattai in
piedi.
Fantastico,
adesso la mia serata sarebbe stata uno schifo su tutta la linea.
Scorpius
Malfoy e mio cugino Al avevano appena varcato il cancello
d’ingresso e mi
stavano fissando. Al fece uno strano cenno della testa – Ciao
Rose.
-
Al – lo
salutai senza la minima inflessione, mentre dentro di me avrei voluto
schiaffeggiarlo ed urlargli quanto mi facesse star male, con quel suo
atteggiamento.
Albus
era
stato il mio primo vero amico. Essendo cresciuti insieme, avevamo
maturato la
consapevolezza che non ci saremmo mai divisi, che saremmo stati non
solo
cugini, ma soprattutto amici per sempre. Era una cosa sciocca forse, ma
bella. Peccato
fosse una gran cavolata.
Anche
Al era
cambiato, in qualche modo. Si era fatto nuovi amici, e adesso aveva
cose più
importanti a cui pensare. Non c’era stato più
spazio per quella nuova, scorbutica
Rose. Ero stata cancellata e messa in un angolo, senza
possibilità di replica.
Inizialmente avevo creduto che lui capisse il perché del mio
atteggiamento… ma,
anche in questo caso, avevo sbagliato.
-
Weasley,
che piacere. Sono riusciti a tirarti fuori dal tuo antro polveroso?
Con
uno
sforzo immane, rivolsi la mia attenzione al migliore amico di mio
cugino,
lanciandogli la più velenosa tra le mie occhiate. Merlino,
quel Malfoy era una
specie di piaga. Lo odiavo cordialmente, non solo per la sua aria
spocchiosa e
superba, ma anche perché era stato lui a monopolizzare
l’attenzione di Al e del
resto della mia famiglia. Con loro era gentile, educato e simpatico.
Con me era
una specie di demonio. Ero stata sostituita da un cretino snob coi
capelli
biondi.
Ignorandolo,
mi voltai e raggiunsi il tavolo della cena, sedendomi accanto a mio
nonno, ben
lontana dagli altri ragazzi.
-
Ad
Hogwarts allora! Che questo anno scolastico sia proprio come lo
desiderate! –
esclamò Teddy, sollevando la sua Burrobirra.
Sollevai
gli
occhi al cielo e repressi un sospiro stanco.
Mancavano
poche ore e sarebbe ricominciata.
Una nuova Rose/Scorpius?
:O non ci credo neanche io!
CIAO gente! Come va?
Siete tornati dalle ferie/vacanze e vi state accingendo a rientrare
nella routine? Io non ci sono mai uscita - dalla routine intendo! -
quest'estate ho lavorato (e lavoro tutt'ora, in un'agenzia di viaggi!
:D ), mi sono lamentata tanto perché abito lontano dalla
città e, pur avendo la patente, non guido, e ho anche
cercato di studiare... e la volete sapere una cosa? Venerdì
avevo un esame che mi è stato posticipato il 14 settembre,
data in cui si terrà il matrimonio di mia zia. Di mattina.
Alla stessa ora dell'appello. Questa è
fortuna, vero???
Scleri a parte, sono
davvero felice di pubblicare questo primo capitolo. Come presto
capirete - se non l'avete già capito - il tema della storia
probabilmente non sarà granchè fantasioso... ma
siccome sono stata ferma per un bel po' di tempo e desideravo
ritornare, non odiatemi troppo. Avevo in mente questa fic da circa due
mesetti, ma la mia ispirazione era andata in vacanza...
E' una Rose/Scorpius...
anche se per adesso non è che loro due siano proprio amici,
eh! Ma mai dire mai! Questa nuova Rose è diversa per
davvero, vero? Più menefreghista, più acida, meno
dolce...
Ah, già
è solo apparenza! ;)
Pubblicherò
prestisssssimissimo, quindi fatemi sapere cosa ne pensate! Efp mi era
mancato!
Lily_Luna
|
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Capitolo 2 *** Lonely ***
2 - Lonely
Quando
le
porte della Sala Grande si spalancarono, sentii crescere dentro di me
un’ondata
di disagio; nonostante fossi appena ritornata alla vita di sempre, non
riuscivo
davvero a sentirmi felice.
Eppure
si
trattava dell’ultimo anno, no? Non contava nulla?
Cercando
di
far finta di niente, mi diressi in fretta verso il tavolo riservato ai
Grifondoro con i due nuovi Prefetti alle calcagna. Sentivo alle mie
spalle i
saluti allegri che gli studenti si stavano scambiando, ma non mi voltai, ero troppo impegnata a
leggere il biglietto
contenente la nuova parola d’ordine.
“E comunque tu non hai nessuno da
salutare,
Rose” pensai con amarezza.
-
La parola
d’ordine è Ricordella, non dimenticatela e
preparatevi a ripeterla milioni di
volte al giorno; quelli del primo ve la chiederanno in continuazione
–
annunciai lapidaria all’indirizzo dei due Prefetti, i quali
annuirono in fretta,
cercando di assumere un’aria efficiente.
Mi
sedetti svogliatamente
e lanciai un’occhiata fugace al gruppo di persone che mi ero
lanciata alle
spalle.
I
miei
cugini e mio fratello chiacchieravano allegramente tra loro, ridendo e
facendo
un gran chiasso. Molti di loro erano insieme a me, in Grifondoro,
mentre Louis
era un Corvonero e Molly una Tassorosso.
-
Sul serio,
Al Potter è davvero uno spettacolo…
chiederò a Lily di combinarmi un appuntamento
con lui! - mormorò Cornelia Hopkins, una dei due Prefetti.
Il ragazzo accanto a
lei, di cui non ricordavo assolutamente il nome, storse la bocca
– Tutte voi
ragazze siete fissate con Potter, Malfoy e pochi altri…
A
quel punto
storsi la bocca anche io, voltandomi a guardare i due interpellati. Mio
cugino
e Malfoy erano ancora in piedi, tra il nostro tavolo e quello dei
Corvonero.
Ero convinta che il Cappello Parlante avesse commesso un errore
madornale a
spedirci quel biondastro, dato che non era affatto intelligente,
simpatico,
geniale o altro… i misteri della vita.
Ad
un certo
punto i due si separarono e Al si diresse verso di me – Ehi,
Rose!
Gli
rivolsi
un sorriso di circostanza, mentre si sedeva accanto a me. Avevano
scelto lui
come Caposcuola e probabilmente un tempo sarebbe stato anche divertente
trovarci insieme in quella situazione, ma adesso…
-
Senti,
riguardo a ieri… ho invitato Scorpius
perché…
-
Hai già preparato
i turni per la ronda? – lo interruppi con impazienza, mentre
le porte della
Sala Grande si spalancavano, lasciando entrare un fiume di ragazzini
spaventati. Il suo sorriso si smorzò.
-
Credo sia
presto per i turni, no?
-
No, non lo
è affatto. Non possiamo fare le cose all’ultimo
momento. –
ribattei, prima di voltarmi per seguire lo
Smistamento. Sentii il suo sospiro e lo ignorai. Probabilmente adesso
si stava
scambiando uno sguardo scocciato con Malfoy; quei due erano appiccicati
neanche
fossero fidanzati. Patetici.
Lo
Smistamento durò un’eternità, ma finsi
di godermela un mondo. Applaudivo e
dispensavo sorrisi ogniqualvolta un ragazzino si sedeva con noi e
ignoravo i
tentativi di conversazione di Al. Mangiai con gusto le mie portate
preferite e
lucidai la mia spilla da Caposcuola, prima di riappuntarmela sul petto.
Poi,
non appena la Preside ci augurò la buonanotte, lasciai il
compito di
accompagnare gli studenti ai Prefetti e mi diressi a grandi passi verso
due
ragazzi che si stavano accingendo ad uscire.
- Zabini, Nott?
Un
ragazzo
moro e una biondina si voltarono verso di me. Entrambi non nascosero
un’espressione di disappunto, non appena mi videro. Questo mi
faceva apprezzare
senza dubbio i Serpeverde; non erano ipocriti, ti sbattevano in faccia
la loro
opinione su di te senza tanti fronzoli.
-
Weasley!
Ti prego, siamo arrivati adesso… non potresti aspettare
domattina per rompere?
– si lamentò Zabini, lasciando cadere le spalle.
Gli rifilai un’occhiataccia –
Dove sono i turni per le ronde?
-
Cosa?! Ti
aspetti che te li prepariamo così su due piedi? –
Penelope Nott spalancò gli
occhi pesantemente truccati. Mi strinsi nelle spalle – Ve ne
avevo parlato oggi
sull’Espresso, per evitare una riunione domattina. Non ho
intenzione di fare le
cose male solo perché voi…
-
Che
succede qui? Ah, siete voi. – mi voltai di scatto, proprio
mentre Al, Malfoy e
Isabel Corner uscivano fuori dalla Sala Grande.
-
Merlino,
Al! Portala via! – Zabini lanciò uno sguardo
implorante all’indirizzo di mio
cugino, che mi guardò confuso - Cosa..?
-
Le ronde –
lo anticipai, e, con la coda dell’occhio vidi Malfoy fingere
di impiccarsi con
la cravatta – Perché non lo fai davvero Malfoy? Ci
libereresti dalla tua inutile
presenza! – rimbeccai disgustata. Lui fece per replicare, ma
Isabel si fece
avanti.
-
Weasley –
tutti mi chiamavano Weasley a scuola, salvo poche persone –
capisco che tu
voglia cominciare da subito, e lo rispetto, ma è tardi. Non
credi che,
riunendoci nei prossimi…
-
Ehilà, che
ci fate qui? – all’improvviso, una voce ci
interruppe. I presenti si voltarono
e sorrisero, mentre io mi irrigidivo. Chinai il volto e pregai che
nessuno si
accorgesse della mia reazione.
-
Frank,
ciao! – esclamarono tutti, molto più rilassati.
Mio malgrado, sollevai lo
sguardo verso il nuovo arrivato, un ragazzo con gli occhi nocciola ed i
capelli
castani. Avevo la bocca secca.
Frank
Longbottom era il figlio di Neville, il nostro amatissimo professore di
Erbologia a scuola ( nonché direttore della nostra Casa ).
Era un ragazzo
gentile ed intelligente, sempre pronto ad aiutare chi si trovava in
difficoltà.
Non si imponeva mai sugli altri, ma tutti lo ascoltavano,
perché era davvero
molto saggio.
E
poi era così carino…
Arrossii
furiosamente, mentre incrociavo il suo sguardo. Mi ero presa una cotta
per lui alla
fine dell’anno precedente. Un giorno mi aveva aiutato a
portare alcuni libri in
Biblioteca ed era stato gentile, mi aveva sorriso. Si era comportato in
modo
diverso… e aveva fatto sentire diversa anche me.
-
Questa
piantagrane ci ha bloccati qui! – all’improvviso,
la fastidiosissima voce di
Malfoy mi riportò alla realtà. Il mio imbarazzo
salì alle stelle - Beh, scusa
tanto! Ma io non sono come te, a me piace fare le cose con criterio!
Non ho
intenzione di perdere tempo con le vostre scuse! – replicai
arrabbiata.
-
Sì, ma non
puoi organizzare la nostra vita, no? – intervenne Al piano.
Lo incenerii con lo
sguardo. Chiaro, doveva difendere il suo migliore amico,
figurarsi…
-
Rose ha
ragione – disse Frank, facendomi un sorriso. Tra
l’altro, mi chiamava sempre
per nome – è meglio fare le cose
per bene. Però è
anche vero che si sta facendo tardi. Potreste accettare
un compromesso?
Senza
neppure accorgermene, mi ritrovai ad annuire insieme agli altri.
-
Facciamo
così; domattina, prima delle lezioni, ci incontreremo
nell’Ufficio dei
Capiscuola. Potremmo buttare giù i primi turni per il mese
di Settembre… e la
prossima settimana, quando avremo più tempo, ci
organizzeremo meglio per il
resto dell’anno. Tra l’altro se proprio volete
saperlo, devo ancora trovare
Samantha… probabilmente si è defilata con la
scusa dei ragazzini di primo! –
tutti risero ed io mi concessi il privilegio di lanciargli
un’ulteriore
occhiata. Mi sentivo davvero sciocca; un ragazzo così dolce
non si sarebbe mai
reso conto di quello che provava la fredda e cinica Rose Weasley.
-
Okay,
adesso che tutto è stato risolto, proprio come voleva la
principessa – Malfoy
mi indirizzò una smorfia – io andrei a dormire.
Dato che domattina dovremo
svegliarci presto… - in poco tempo, tutti si allontanarono,
lasciandomi sola.
Anche Al, il quale mi aveva lanciato una breve occhiata, per poi
seguire il suo
migliore amico. Sospirai e mi accinsi ad andare.
-
Dovresti
rilassarti un po’, Rose.
Sobbalzai
e
mi voltai in fretta – Oh. Non pensavo fossi…
cioè credevo che… - farfugliai,
arrossendo.
Frank
sorrise
– Quest’estate non siete venuti spesso alla Tana,
io e i miei siamo passati
parecchie volte!
-
Siamo
stati in vacanza in Romania, da un mio zio. – spiegai e lui
annuì – Quello dei
draghi? Forte, in effetti ti trovo un po’ più
abbronzata – osservò, ed io mi
vergognai talmente tanto da desiderare ardentemente di sparire. Mi
strinsi
nelle spalle – Non so…
-
Comunque
dovresti rilassarti, Rose. Essere Capiscuola è bello, ma
è giusto anche stare
con gli amici! No?
“Io non ce li ho degli amici”
– Io
prendo molto sul serio il mio compito. Per me è importante
– risposi, facendo
un passo indietro. Lui sapeva benissimo che non avevo nessuno, eppure
sembrava
quasi che si preoccupasse per me. Perché?
Lui
annuì –
E’ per questo che tutti ti stimano, perché sei una
tosta.
-
Non mi… -
mi interruppi, combattuta tra la soddisfazione che le sue parole mi
procuravano
ed il dispiacere. Nessuno mi stimava, al massimo mi temevano. Era
diverso, era…
peggio.
Lui parve leggermi nel pensiero - Io ti stimo, so che sei una ragazza a
posto - disse con un sorriso. I battiti del mio cuore accelerarono.
-
Devo
andare, buonanotte Frank. – sussurrai, prima di scappare via
confusa.
Ciao!!! Scusatemi
immensamente per il ritardooooo! Come vedete mi sono ridotta a
pubblicare la sera (ehm, notte), ma per adesso il tempo è
quello! Vabbè, l'importante è pubblicare, no?
Uhm questo capitolo non
mi convince granché, in realtà! Non si riesce
granché a comprendere realmente quale sia il rapporto di
Rose con i suoi cugini, ma spero di poterlo chiarire più
avanti (comunque è pressochè insesistente xD)...
peròòòò... scopriamo che
Rose ha una cotta!!!! E per chi?
Ebbene sì,
Frank Longbottom! Lui con lei è dolce, gentile... quasi un
amico... ma cosa prova? Anche questo verrà chiarito
più avanti! Non dimentichiamoci, comunque che si tratta di
una Rose/Scorpius, quindi... eheheheheh!!! Ma ne deve passare di acqua
sotto ai ponti...! Vedrete!
Ora scappo via! Vi auguro
una buonanotte e un ottimo risveglio domattina :D
Lily_Luna
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Capitolo 3 *** Bad Day ***
3 – Bad Day
- Rose? Rose!
Aprii gli occhi e, lentamente, mi sollevai a
sedere.
Mi trovavo su un prato inondato di luce.
Sopra di me il cielo era terso e luminoso e riuscivo a percepire
l’odore
dell’erba fresca, insieme al fruscio delle foglie degli
alberi poco distanti.
Un vento leggero mi scompigliava i capelli. Conoscevo quel posto.
- Dormigliona! Vuoi muoverti?
Mi voltai; alle mie spalle, proprio davanti
alla Tana, Frank, Al, Hugo, Dominique e tutti i miei cugini agitavano
le mani,
sorridendomi.
Al si avvicinò di corsa – E
allora che fai?
Stiamo aspettando solo te!
- Già! – esclamò
Domi vivacemente – Le
partite a Quidditch non cominciano senza tutti i giocatori in campo!
Sbattei le palpebre, confusa – Ma non
avete
bisogno di me! Siete già abbastanza, no?
Hugo scosse la testa, guardandomi come se
fossi impazzita – Ma certo che abbiamo bisogno di te, Rose!
- Ne avremo sempre! – aggiunse Frank,
muovendo qualche passo verso di me. Mi aiutò ad alzarmi con
facilità,
sorridendomi dolcemente – Sei speciale, Rosie.
Spalancai
gli occhi.
Sopra
di me
non c’era il cielo, ma solo il baldacchino rosso del mio
letto. Nessuna foglia
si muoveva, delicatamente mossa dal vento. Riuscivo a sentire solamente
il mio
respiro ed il ticchettio dell’orologio sul comodino.
Istintivamente
le mie labbra si piegarono verso il basso. Era stato solo un sogno. Uno
stupido,
inutile sogno.
Mi
sedetti e
con rabbia spinsi via le tende scarlatte, strappandole quasi. Mollai un
pugno
all’anta dell’armadio, facendolo chiudere con
violenza, e mi voltai a guardare
la mia camera. La camera della Caposcuola Weasley.
Non
la
dividevo con nessuno, ma ero certa che nessuna delle mie compagne del
settimo
fosse dispiaciuta della cosa.
Sospirai
ed
entrai in bagno, sforzandomi di non piangere. Che cretina che ero!
Probabilmente
solo le dodicenni facevano sogni di quel genere…
Rimasi
a
fissare la mia immagine allo specchio, guardandola quasi con
compassione –
Rilassati Rose – dissi a voce alta – difficilmente
qualcuno dei tuoi parenti ti
dirà che ha bisogno di te, se non per i compiti. - aggiunsi,
cercando di legarmi
i capelli.
E
Frank…
Arrossii
come una sciocca, ma non riuscii ad impedirmelo. Non vedevo
l’ora di rivederlo
e, allo stesso tempo, temevo di compromettermi troppo; non volevo che
qualcuno
si accorgesse della mia cotta per lui.
-
Sei messa
malissimo – sibilai al mio riflesso, prima di entrare nella
doccia.
Per
colpa di
quello stupido sogno avevo fatto più tardi del solito e non
andava affatto bene;
quella mattina, stando alle indiscrezioni di Isabel Corner, la Preside
avrebbe
dovuto fare un annuncio piuttosto importante ed io non volevo certo
perdermelo.
Appena
uscita dal buco del ritratto, sentii del trambusto alle mie spalle. In
pochi
secondi una ragazza più piccola scivolò fuori
dall’apertura circolare,
ansimando. Non appena mi vide arrossì violentemente, ma si
avvicinò comunque.
-
Buongiorno
Weasley! – cinguettò, guardandomi con timore
reverenziale.
Sollevai
un
sopracciglio – Ci conosciamo?
Arrossì
ancora – Ehm, no. Io sono Tracey, Tracey Moore. Frequento il
quarto anno.
Aspettai
che
aggiungesse qualcosa, ma lei rimase in silenzio, continuando a
guardarmi come
se fossi una specie di eroina o che so io.
-
Posso
aiutarti in qualcosa Moore? Altrimenti io andrei, si sta facendo tardi
– dissi
glaciale. Lei, non molto intimorita a dire il vero, scosse la testa e
sorrise.
-
A dire il
vero vorrei essere io ad aiutare te. Ecco, volevo solo dirti che se
dovessi
aver bisogno di una collaboratrice, qualcuno che ti dia una mano
insomma… io ci
sono. Mi piacerebbe proprio assomigliarti e sappi che non sono la sola;
ci
sarebbero altre tre mie amiche che vorrebbero tanto imparare da
te!
- aggiunse,
facendo un piccolo sorriso, convinta che la cosa avrebbe dovuto farmi
piacere.
Ci
fu un
attimo di silenzio, durante il quale assimilai le sue parole.
Mi. Piacerebbe. Assomigliarti.
Strabuzzai
gli occhi ed arretrai, avvolta da una spaventosa sensazione - Ti
ringrazio
Tracey, lo terrò presente. – dissi
frettolosamente, prima di ruotare su me
stessa e correre forsennatamente verso la Sala Grande.
No.
L’idea
di
essere conosciuta ed importante mi era piaciuta, un tempo, ma non
volevo che
qualcuno provasse a diventare come me. Non volevo esercitare
così tanta influenza
su qualcuno.
Mi
lanciai
giù per le scale e mi fermai in Sala d’Ingresso,
cercando di prendere fiato.
Davvero c’era gente capace di seguirmi per provare ad
assomigliarmi?
Era
una cosa
orribile…
Avevo
acquistato potere, ma non volevo affatto usarlo. In nessun modo.
Mi
sentivo
terribilmente sporca.
-
Ehi Rose,
ciao! – mi voltai di scatto, spaventata. Dominique e Frank
erano proprio
davanti alla Sala Grande e facevano cenno di avvicinarmi. Annuii e li
raggiunsi
– Ciao –
soffiai, cercando di respirare
normalmente.
-
Tutto bene
Rosie? – chiese mia cugina, scrutandomi preoccupata. Annuii,
cercando di darmi
un contegno e lei sorrise – Menomale! Beh, adesso scappo,
devo andare un
momento da Louis! A dopo! – mi diede una pacca indesiderata
sulla spalla, fece
un cenno con la mano al Tassorosso e si allontanò,
lasciandoci soli.
-
Allora?
Sollevai
di
scatto la testa; Frank sorrideva – Non ci credo, sei davvero arrivata in ritardo? Persino tua
cugina Lily è scesa
presto!
Arrossii
– Non
ho sentito la sveglia – borbottai, ripensando a quel sogno.
Lui era così
vicino…
-
Ehi, tranquilla!
Non hanno ancora annunciato nulla, possiamo entrare con calma!
– esclamò,
posandomi una mano sulla spalla, con fare rassicurante. Per contro, io
cominciai
a sentire caldo – Bene… meglio…
-
Ehi,
ascolta; stasera hai da fare?
Mi
voltai
verso di lui così velocemente da farmi male al collo
– Stasera? Io? Perché?
-
Beh –
arrossì appena, in modo davvero adorabile – domani
faccio il compleanno, così
con alcuni amici abbiamo pensato di fare un po’ di festa,
sai...
-
E tu… vuoi
che io venga? – domandai trasecolata. Nessuno mi invitava mai
alle feste.
-
Ovvio;
perché non dovrei? Mi farebbe davvero piacere…
ah, ci sono i professori! Allora
alle nove nella Stanza delle Necessità, ok? – mi
scompigliò i capelli e corse
dentro.
Fu
strano ed
imbarazzante, ma in quel momento le mie labbra si tesero in un sorriso.
Frank
era
dolce.
*
Pochi
istanti dopo, mentre prendevo posto a tavola, la professoressa
McGranitt si
alzò in piedi. Nonostante l’età molto
avanzata – seppure non facilmente
definibile – continuava a portare avanti la nostra scuola con
grande orgoglio.
Era ammirevole.
-
Buongiorno
a tutti; come ben sapete, la nostra scuola ha sempre promosso la
cooperazione
tra i vari istituti di magia europei. Dunque è per questo
motivo che Hogwarts,
con la collaborazione di altre scuole straniere, ha deciso di indire
una sorta
di concorso. No, non si tratta affatto del Torneo Tremaghi –
aggiunse
immediatamente, in risposta agli sguardi speranzosi di alcuni studenti
– ma di
qualcosa di meno… movimentato.
-
Ovvero? –
chiese qualcuno a voce alta.
Gli
occhi
della preside scintillarono - Sarà una gara basata sulle
vostre conoscenze
magiche, sia teoriche che pratiche. Ogni scuola avrà una sua
squadra, composta
da sedici ragazzi – dunque
per quanto
riguarda Hogwarts quattro per casa - i quali dovranno competere con
altri
studenti per vincere…
-
Galeoni? –
borbottò Fred, poco distante da me, sollevando un
sopracciglio. Al gli diede
uno schiaffetto sulla fronte, intimandogli di tacere e lui gli
rifilò
un’occhiataccia.
-
Una borsa
di studio, signor Weasley. Tutti i membri della squadra avranno la
possibilità
di compiere un anno di studio - o lavoro, nel caso dei ragazzi del
settimo anno
- all’estero.
Potranno iscriversi, entro
le tredici di oggi, tutti gli studenti dal Quinto Anno in su. Coloro
che
saranno scelti per rappresentare la nostra scuola saranno convocati
questo
pomeriggio alle sei nell’ufficio del professor Longbottom.
-
Questa
cosa somiglia tanto alle squadre di Decathlon scolastico a cui
partecipa mio
fratello Terence - borbottò a mezza voce Cornelia, storcendo
il naso.
-
Decathlon
scolastico? – s’informò educatamente un
ragazzo più piccolo, piegando la testa
di lato. Lei si strinse nelle spalle – Cose da Babbani.
Comunque è noiosissimo!
Sai che… - io non l’ascoltavo più.
Un
anno
all’estero, lontano da quel casino che era diventata la mia
vita. Un anno,
durante il quale avrei potuto sistemare tutto! Era perfetto.
E
poi l’idea
di vincere mi allettava parecchio. Ero una studentessa eccellente,
naturalmente
mi sarei iscritta subito.
E
sarei
stata scelta, lo sapevo già.
*
Come volevasi dimostrare, pensai
sorridendo trionfante, mentre mi avviavo per il corridoio del sesto
piano,
quasi nove ore più tardi. Nella mano sinistra stringevo una
piccola missiva,
vergata di inchiostro verde.
“Gentile signorina Weasley.
Congratulazioni! La sua domanda di
partecipazione alle Gare Scolastiche è stata accettata.
La aspetto alle ore 18.00 nel mio ufficio,
Neville Longbottom
(P.S. : Complimenti Rose!)”
Mi
fermai
proprio davanti alla porta dell’ufficio di Neville, giusto il
tempo di dare una
veloce rassettata alla divisa. Spolverai con le mani la gonna,
raddrizzai la
mia spilla da Caposcuola, e bussai educatamente.
-
Weasley,
ma che sorpresa… – ad aprirmi fu uno scocciato
Marcus Zabini, che mi riservò
una smorfia e mi lasciò entrare.
L’ufficio
del professor Longbottom mi aveva sempre affascinato. Non
c’era angolo che non
fosse pieno di piante, fiori, libri, fotografie e quant’altro
potesse
dimostrare che a Neville piaceva circondarsi di cose care, di ricordi.
Distolsi
lo
sguardo da una foto che lo ritraeva insieme ai miei genitori e agli zii
Harry e
Ginny, e contai i presenti nella stanza.
C’erano
Caroline Flint e Marlene Pucey che mi stavano salutando con la mano.
Feci loro
un sorriso freddo, constatando quanto fossimo ipocrite le une con le
altre.
Dall’altra
parte stavano Zabini, Philip Nott – gemello della Caposcuola
Penelope – e poi
due Tassorosso che non conoscevo, ma i cui nomi ero quasi certa che
fossero
Christian ed Ann. E poi ancora Samantha MacMillan, Amelia Davies,
Isabel
Corner, Lysander Scamander, Matt Thomas, Al e Malfoy –
assurdo – ed infine
Frank.
Quest’ultimo
mi fece un cenno con la mano – Ciao Rose, accomodati pure,
mio padre sta
arrivando!
-
Sei stato
raccomandato, Longbottom? – chiese Pucey, sorridendo. Lui
ridacchiò – Spero di
no! Voglio vincere questa borsa di studio per i miei meriti!
-
Oh, ma tu
ne hai, non preoccuparti… - sussurrò lei
suadente. Strinsi i denti, mentre lui
arrossiva.
-
Anche io
voglio vincere – puntualizzai, giusto per distrarre quella
iena di Marlene –
Spero che nessuno sia venuto qui allo scopo di non far nulla,
perché se fosse
così…
-
Weasley,
per cortesia! Tutti noi vogliamo vincere questo dannato viaggio, non
è
necessario che tu ti ponga sempre
un
gradino sopra gli altri! – sbottò Malfoy
– Sei insopportabile!
Accidenti
a
lui; che diavolo voleva?
-
Beh, di
sicuro non vinceremo grazie a te, ma se vuoi partire avvisami
così te lo pago
io il biglietto. Pur di farti andare fuori dai piedi rinuncerei
volentieri a
tutti i miei risparmi! – replicai e lui mi fece un gestaccio.
-
Idiota… -
mi voltai, ritrovandomi faccia a faccia con Frank. Indietreggiai e lui
sorrise
– Tu e Scorpius litigate sempre; non è che un
giorno finirete per innamorarvi
alla follia?
Repressi
un
conato di vomito – Preferirei baciare la Piovra
Gigante…
-
Guarda che
ti ho sentito, Frank – rispose immediatamente il biondo
– non costringermi a
lanciarti una fattura.
Al
si fece
avanti, cercando di cambiare discorso – Ma non manca una
persona? Noi
Grifondoro siamo in tre.
-
In
effetti…
-
Forse
nessuno ha voluto presentarsi! Voi Grifondoro urlate ai quattro venti
di essere
coraggiosi, ma poi…
-
Sempre
gentile, Nott…
-
Ma ti
pare, Potter! È un
piacere!
La
risposta
arrivò poco dopo, quando Neville entrò in fretta
nel suo ufficio.
Il
nostro
professore di Erbologia spalancò la porta ed
intimò a qualcuno di entrare, con
fare imperioso. Quell’atteggiamento non gli si addiceva
affatto, in realtà.
E
in
quell’istante, mia cugina Lily fece il suo ingresso nella
stanza. Aveva
un’espressione ribelle, la stessa che assumeva quando veniva
rimproverata da
zia Ginny. Io spalancai la bocca.
Volevano
forse farci perdere? Lily Luna Potter era la persona più
inaffidabile della
Terra, probabilmente. Il suo unico scopo nella vita era giocare scherzi
a tutti
e comportarsi da ragazzina! Ah e c’era anche il Quidditch,
naturalmente.
-
Lily? –
lanciai una breve occhiata ad Al e repressi un sorrisetto. Nonostante
fingesse
di essere il ragazzo più tollerante e pacifico della scuola,
probabilmente la
stava pensando esattamente come me.
Mia
cugina
agitò la mano, ma non rispose. Incurante di tutti, si
diresse verso una sedia e
si accomodò. Evidentemente non era poi così
felice di stare lì.
-
Buonasera,
ragazzi! Beh, complimenti, voi siete coloro che parteciperanno alla
gara! Come vedete
– e si voltò verso Lily –
l’ultima partecipante è stata aggiunta adesso.
Sono
certo che sarete un’ottima squadra e che coopererete
divertendovi!
Come
no.
Avrei dovuto lavorare con una manica di teste di legno, eccettuati Al e
Frank.
Penoso.
-
Io non
voglio partecipare! – esplose mia cugina – Si
tratta di una gara noiosissima
per secchioni e a me non va! Scusa Lysander – aggiunse poi,
lanciando un
sorriso al suo migliore amico. Lui rise – Grazie, nanetta!
-
Ma tu
dovrai partecipare Lily – replicò imperturbabile
il direttore della nostra Casa
– altrimenti io manderò quella lettera a tua
madre…
Lei
spalancò
la bocca – Non lo faresti mai, Neville!
Al
si batté
una mano sulla fronte – Chiamalo professore davanti agli
altri… - disse a denti
stretti, ma nessuno a parte me lo sentì.
-
Non ho
intenzione di continuare questa discussione, Lily Luna Potter. Dimostra
il tuo
potenziale e collabora!
Lily
serrò
la bocca, ma non aggiunse altro. A quel punto Neville ci fece sedere
attorno
alla sua scrivania e ci spiegò che il primo di Dicembre
sarebbero cominciati i
giochi. Alcune delegazioni di scuole straniere sarebbero state ospiti
ad
Hogwarts e ci avrebbero sfidato in molte gare teoriche e pratiche. Il
tutto
sarebbe terminato a Giugno, quasi in concomitanza con la fine
dell’anno.
-
Vedrete,
sarà un’esperienza memorabile! In più
questo vi permetterà di stringere dei
veri rapporti d’amicizia, non solo con i vostri compagni di
squadra, ma anche
con studenti provenienti da altre realtà culturali!
Io
non
volevo stringere amicizia con nessuno dei miei compagni di squadra, ma
sorrisi
e annuii. Tutto pur di vincere!
-
Molte cose
vi verranno spiegate pian piano… per adesso, vi aspetto
martedì prossimo qui.
Alla stessa ora, puntuali!
– aggiunse
Neville, lanciando un’occhiata penetrante a Lily. Lei
sbuffò – Ma sì, sì, ci
sarò!
Lui
annuì –
D’accordo! Adesso potete andare tutti… eccetto
Rose e Scorpius.
Come?
Mi
fermai e lo guardai confusa – È
successo qualcosa, professore?
Lui
scosse
la testa e sorrise – Vorrei solo parlarvi.
Malfoy
non
disse una parola e rimase seduto dov’era, mentre io scattavo
in piedi, nervosa.
Neville
attese che tutti fossero usciti, prima di sedersi nuovamente dietro
alla
scrivania. Sospirò.
-
Rose,
Scorpius… - mormorò, prima di sollevare lo
sguardo verso di noi – Sapete? Ero
davvero indeciso... non sapevo se ammettervi o meno ai giochi.
Malfoy
si
raddrizzò immediatamente ed io spalancai gli occhi - Cosa?
Lui
sollevò
una mano - Quello che voglio dire, ragazzi, è che dovete
imparare a
collaborare, se desiderate restare in squadra. Non mi piacciono affatto
le
vostre zuffe, spesso e volentieri vi lanciate anche insulti pesanti.
Per dirla
tutta, non volevo che coinvolgeste anche gli altri studenti in questa
diatriba.
Però…
-
Però? –
balbettai. Non ero mai stata ripresa da un insegnante. Mai.
-
Però siete
in gamba. Brillanti e molto intelligenti. Sapete cosa vale davvero
nella vita,
anche se fingete che non sia così… ed
è per questo che vi ho accolti nella
squadra. Mi fido di voi; non rovinate tutto. Collaborate.
Potreste
scoprire che in voi c’è molto di più di
quello che vedete. – aggiunse poi. Io
ero allibita. Annuivo, ma il mio cervello stava ancora metabolizzando
il tutto.
-
D’accordo
professore – balbettai, come in trance. Malfoy si strinse
nelle spalle – Va
bene.
Il
professor
Longbottom sospirò – Non fatemi pentire della mia
scelta. Andate.
Entrambi
annuimmo
e ci precipitammo fuori dall’ufficio. Ormai era sera;
attraverso le finestre
non si scorgeva nulla se non l’oscurità.
Percorsi
i
corridoi illuminati dalle torce in totale silenzio.
-
Non posso
crederci… - ripetevo continuamente. Io ero
l’alunna preferita di tutti i
professori… non potevo davvero ricevere delle ramanzine per
colpa di…
Ad
un certo
punto mi voltai, rendendomi conto che Malfoy era con me. Camminava dal
lato
opposto al mio, con quella stupida espressione fiera sul viso.
-
Malfoy, ti
sei perso? La tua Sala Comune è dalla parte opposta
– gli ricordai, sarcastica.
Lui mi restituì uno sguardo inespressivo – Non
preoccuparti Weasley, non ti sto
seguendo. Devo vedere Al.
“Devo vedere Al”
Quella
frase
mi fece ribollire il sangue nelle vene. Già, lui poteva
vedere Al. Poteva
scherzarci, poteva parlarci…
-
Devi
vedere Al? – ripetei, scimmiottandolo – Devi
raccontargli tutte le cose brutte
che ti sono successe oggi? Hai dovuto affrontare un professore taaanto
cattivo
insieme a quel mostro della Weasley, vero? Povero piccolo… -
scossi la testa, arrabbiata
come non mai.
Lui
si fermò
di scatto - Okay, adesso mi spieghi qual è il tuo problema,
Weasley?
Fui
presa
così alla sprovvista dalla sua domanda, che mi fermai e
rimasi a fissarlo per
un minuto buono come un’idiota.
-
Prego? –
dissi infine. Lui allargò le braccia – Hai capito
benissimo! Sono stanco delle
tua battute acide, tu neanche…
-
Le mie battute acide? Ma ti senti
quando
parli? Di certo tu non sei un santarellino, quindi evita di atteggiarti
così
con me! Potrai anche incantare la mia famiglia, ma io ti vedo benissimo
per
quello che sei! – sbottai, gettando a terra la borsa. Malfoy
rise – Tu mi odi
perché credi che io ti abbia rubato Al e la stima dei tuoi
parenti! È
ridicolo!
Ma svegliati, Weasley, la colpa è soltanto tua!
Strinsi
i
pugni – Mia? Che assurdità… - ma non
riuscii ad aggiungere altro. Forse…
Il
sorriso
di Malfoy si allargò – Già! Comodo dare
la colpa delle proprie mancanze agli
altri, vero? Ma il problema è che tu hai dato vita a tutto
questo! Guarda che
ti ho visto in questi sette anni! Ricordi? Col passare del tempo sei
diventata
quella che sei adesso e sei stata tu a dimenticare la tua famiglia! Al
non ha
mai smesso di perdere il suo tempo con te, ma tu eri troppo impegnata a
diventare una fantastica, perfetta studentessa, poi il Prefetto ideale,
e
adesso… adesso incolpi me per essermi fatto degli amici? Tu
non sai nulla di
me, però dici di odiarmi, perché…
-
Perché è
così! – strillai, senza sapere cosa stessi
dicendo. Ero semplicemente ferita
dall’atteggiamento di Al, che preferiva un estraneo a me, dal fatto che probabilmente
io stessa non
fossi capace di dimostrare quanto soffrissi alle persone a cui tenevo,
e odiavo
sapere che quel biondastro, per quanto fosse dannatamente odioso, aveva
ragione.
Ma
non
volevo dargliela vinta, per cui, quando parlai lo feci senza pensare -
Ti odio!
Come diavolo fai ad incantare tutte le persone che ti stanno attorno?
Sei solo
un idiota tronfio! Ti sei infilato nella mia famiglia, persino mio
padre riesce
a sopportarti! Tu sei il figlio di un Mangiamorte, eppure nessuno di
loro ti
detesta! Preferiscono te a… - mi fermai, incapace di
aggiungere altro. Non
credevo a nulla di tutto quello che stavo dicendo, ma le mie parole,
dette al
solo scopo di difendermi, di cancellare la realtà - ovvero
che il problema ero
io - erano state sputate fuori.
Rimasi
a
fissare il pavimento per quella che mi parve
un’eternità. Riuscivo a sentire il
respiro pesante del biondo, la sua rabbia pronta a venire fuori. Avevo
esagerato, come al solito.
-
Tu non
meriti nulla di quello che hai. – il suo tono, freddo e
tagliente, mi costrinse
ad alzare lo sguardo.
Malfoy
mi
guardava con disgusto – Non vuoi che io giudichi te, ma puoi
permetterti di
parlare di cose che neppure conosci! Sono stanco, sei solo una
ragazzina
immatura e piena di sé. Sei convinta di essere coraggiosa,
integra e sincera,
solo perché sei in Grifondoro, ma tu non hai nessuna di
queste caratteristiche.
Hai paura di affrontare la realtà, parli a sproposito e sei
un’ipocrita!
Aprii
la
bocca, ma non ne uscì neanche un suono.
-
Vuoi
saperla una cosa? La gente è davvero stanca di te! Nessuno
ti sopporta, ti odiano
tutti! Anche Al comincia a non volerti più vedere; ogni
volta che ti parla tu
lo tratti come se fosse un idiota! Non vuole dirtelo, ma io
sì. Persino tuo
fratello non tollera la tua presenza… tuo fratello! E
Frank…
Sollevai
di
scatto la testa e lui ghignò - Che c’è
hai paura che qualcuno si accorga che
gli muori dietro? Di questo non devi preoccuparti, lo hanno capito
tutti,
persino lui! – proseguì implacabile – E
se ti parla e ti coinvolge nei suoi
discorsi è solo perché gli fai pena!
Perché non vuole ferire i tuoi sentimenti…
ma quali sentimenti? Tu non ne hai. Per colpa tua è stato
costretto a rifiutare
tua cugina Dominique, di cui è pazzo da sempre! Aveva paura
che tu potessi
restarci male! Tu non meriti tutto questo, Weasley! Tu… -
all’improvviso si
fermò ed io non capii subito il
perché… finché non singhiozzai.
Portai
le
mani al viso, rendendomi conto che era bagnato di lacrime. Avrei voluto
nasconderle, rispondere con cattiveria alle parole di Malfoy, ma mi
scoprii non
esserne più capace. Scuotevo la testa e singhiozzavo,
perché lui aveva ragione.
Ne aveva da vendere, ma questo non mi faceva stare meglio.
-
Io… - lo
guardai; era impallidito e cercava qualcosa da dire. Non volevo che
aggiungesse
altra cattiveria, che mi ferisse più di quando aveva
già fatto.
-
No, no… -
arretrai, prima di scappare via.
Corsi
come
non avevo mai fatto in tutta la mia vita, probabilmente.
Volevo
fuggire, allontanarmi per sempre da tutti i problemi che avevo causato.
Avrei
voluto gridare per lasciar uscire tutto il dolore che provavo, lo
stesso che adesso
stava dilaniando il mio cuore.
Continuavo
a
correre e a piangere, ignorando gli sguardi sconvolti dei pochi
studenti ancora
in giro e mi ritrovai a scendere da una delle innumerevoli scale della
scuola.
Mi lanciai giù senza guardare dove mettevo i piedi e fu
così che dimenticai di
saltare il solito gradino che puntualmente spariva. Per evitare
incastrarmi mi
sbilanciai in avanti, perdendo l’equilibrio. Lanciai un
grido, prima di
rotolare giù.
All’improvviso
ricordai una frase che mio padre mi aveva sussurrato il primo settembre
di
sette anni prima, come fosse un segreto “Alle
scale piace cambiare… fai attenzione, Rosie!”
Sentii
un
tonfo sordo, poi un dolore lancinante alla testa.
Me
ne ero
dimenticata…
Lo so. Lo so, sono
mostruosamente in ritardo. Non odiatemi, vi prego, ma sono stata
incasinatissima... il lavoro, lo studio - fittizio- per un esame che
grazie a Dio ho passato... ragazzi, mi ha dato 28 senza neppure
parlare! Io non ci volevo credere! Meglio così comunque xD
Per il resto... ce l'ho
fatta. Ho completato questo capitolo... è un po'
più lungo degli altri due, credo, ma spero vi piaccia! Beh,
di sicuro è denso di avvenimenti!
Rose e Scorpius non si
sono risparmiati, eh? Piovevano cattiverie a gogò, peccato
entrambi siano andati un po' troppo oltre...
Beh, spero di riuscire a
pubblicare molto presto...tipo inizio settimana, che so...
Kisses!
Lily_Luna
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Capitolo 4 *** Blank ***
4 – Blank
Luce.
Premeva
sulle mie palpebre, spingendomi ad arricciarle, per non permetterle di
ferire i
miei occhi. Era troppo forte!
Sembrava
ci
fosse silenzio, ma in realtà sentivo sussurri sommessi e
concitati.
Non
erano
fastidiosi, mi cullavano.
Ma
quella
luce così penetrante mi impediva di
riaddormentarmi…
-
Guardate!
-
Shhh, non
urlare! Sta aprendo gli occhi!
-
È
quello che volevo dire anche io, scemo!
-
State
zitti entrambi, va bene?
-
Vado a
chiamare Madama Bones!
Aprii
gli
occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte, prima che un inteso
dolore alla
tempia mi costringesse a fermarmi.
-
Ose..?
-
… senti?
Mi
voltai in
direzione delle voci, confusa. Prima che potessi dire qualcosa, una
donna
bionda, vestita di bianco, comparve nel mio campo visivo. Sobbalzai ma
lei posò
una mano sulla mia, tranquillizzandomi all’istante. Mi
rivolse un breve sorriso,
che però non cancellò del tutto la sua
espressione tesa.
-
Non aver
paura, sei al sicuro.
Non
compresi
appieno il significato di quelle parole, ma mi parvero gentili come il
suo
tocco. Mossi la testa in avanti, in un gesto involontario e lei sorrise
ancora.
-
Possiamo
avvicinarci adesso?
La
donna
bionda si voltò indietro – Signor Weasley, vorrei
che chiamasse i suoi
genitori. Subito per favore.
-
Ma perché?
Cosa c’è
che non va?
-
Vado io,
Hugo, resta qui. – sussurrò una voce
più dolce. In quello stesso istante
qualcuno produsse un frastuono spaventoso, che mi fece sobbalzare per
la
seconda volta. Strinsi forte la mano della donna bionda, la quale si
voltò
arrabbiata – Signor Potter! Le sembra questo il modo di
entrare in Infermeria?
-
Madama
Bones, Rose si è svegliata? Come sta?
Mi
dava
fastidio non riuscire a capire quello che stava succedendo. Volevo
capire chi
stava parlando e cosa stesse dicendo, chiedere spiegazioni.
Con
uno
sforzo cercai di alzarmi e la donna bionda mi aiutò a
raggiungere una posizione
migliore, sistemando qualcosa di morbido alle mie spalle.
Ecco;
adesso
vedevo chiaramente l’ambiente circostante.
Mi
trovavo
in una stanza molto, molto grande, illuminata da enormi finestre.
Accanto a me
vi erano numerosi letti, tutti vuoti. C’era uno strano odore,
un po’ pungente e
fastidioso, che non mi piaceva.
Spostai
lo
sguardo, intercettando quelli di alcune persone che mi stavano
guardando
spaventate.
-
Dove sono?
– articolai con fatica, quasi automaticamente. La donna
bionda si sedette sul
mio letto.
-
Cara -
cominciò, guardandomi dritta negli occhi - Hai avuto un
incidente la settimana
scorsa. Sei stata addormentata a lungo qui, in infermeria.
-
Ma… -
corrugai le sopracciglia, confusa. Avevo avuto un incidente? Quando?
Cercai di
pensarci su…
Aprii
la
bocca e la richiusi, mentre la donna continuava a guardarmi. Mi voltai
verso le
persone presenti nella sala.
C’erano
due
ragazzi; uno con i capelli rossi e gli occhi castani, che mi sorrideva,
sembrava felice. Un altro, più alto, presumibilmente
più grande, mi guardava
fisso.
Nei
suoi
occhi verdi c’era una domanda muta, alla quale
però io non sapevo dare una
risposta.
-
Che
succede, perché ci guarda come se..? – focalizzai
la mia attenzione sulla
ragazza che aveva parlato. Era attraente, con lunghi capelli rossi e
gli occhi
nocciola.
Sembravano
tutti aspettarsi qualcosa da me.
C’era
solo
un problema.
Boccheggiai
e mi irrigidii, mentre la donna bionda mi stringeva le mani. Scossi la
testa,
puntando nuovamente lo sguardo sui tre ragazzi.
Io
non li
conoscevo affatto.
-
Rose! –
gridò il rosso, spingendosi in avanti. D’istinto
mi ritrassi tra le lenzuola e
il ragazzo più grande lo fermò –
Aspetta, Hugo.
-
Dove mi
trovo? Io non so cosa è successo – balbettai
– e non… non vi conosco. Non conosco
neppure lei! -aggiunsi, cercando di liberarmi dalla presa della donna
bionda,
che mi lasciò andare immediatamente
-
Ascoltami –
disse, senza interrompere il contatto visivo
con me – ricordi il tuo nome?
Rabbrividii,
mentre cercavo di concentrarmi.
Il
mio nome
era…
Era…
-
Io non… -
cercai di sforzarmi, ma nulla. Era tutto così
confuso…
-
No! Io non
ricordo niente! Chi siete? E io, io… - gridai, prima di
scoppiare a piangere. Tutti
sembravano troppo sconvolti per dire qualcosa, ma il ragazzo con i
capelli
rossi si divincolò ancora cercando di avvicinarsi
-
Rose, sono
Hugo! Sono io, tuo fratello! Non ti ricordi di me?
Ma
per me
avrebbe potuto essere chiunque ed io ero troppo spaventata per
permettergli di raggiungermi.
Avevo paura, ne avevo così tanta che a malapena sentivo la
voce
tranquillizzante della signora bionda.
-
Ascoltami
tesoro, va tutto bene. Sta tranquilla, vedrai che
passerà… - sussurrava,
carezzandomi affettuosamente le mani. Stavolta non mi sottrassi al suo
tocco,
ma sobbalzai non appena le porte di legno si spalancarono nuovamente,
lasciando
entrare altra gente. Altri sconosciuti.
In
testa al
gruppo stava una ragazza davvero straordinaria; si muoveva con eleganza
e,
nonostante il volto fosse deformato da un’espressione
terrorizzata, era
bellissima. Superò tutti e si avvicinò al mio
letto impetuosamente - Rosie! Ci
hai fatto morire di paura! Come ti senti adesso? – ma io non
le risposi, troppo
presa ad osservare qualcuno alle sue spalle.
Un
uomo ed
una donna, stretti l’una all’altro, si erano
fermati a meno di un metro da me.
Anche in quel caso non li riconobbi, ma in qualche modo percepii una
sorta di legame tra noi.
O
forse
erano solo le loro espressioni a metà tra il sollevato e lo
spaventato a
farmelo pensare?
-
Rose? – la
donna mi chiamò con voce dolce e triste. Un’ondata
di calore mi avvolse, mentre
la guardavo.
Aveva
un
sorriso mesto e nei suoi occhi scuri non vidi altro che amore.
Lei
non mi
faceva paura.
-
É
il mio nome..? – sussurrai. Le labbra dell’uomo che
la accompagnava si
piegarono verso il basso, e lei annuì.
-
Non te lo
ricordi?
Scossi
la
testa – Non ricordo nulla.
-
No, Rosie!
– la ragazza bellissima scattò in piedi - Andiamo,
non è possibile, Madama
Bones! Cosa cavolo è successo? –
esclamò, rivolta alla donna bionda. Lei scosse
la testa – Dominique, Albus e Lily, per favore potreste
uscire? Devo parlare
con i familiari di Rose.
Il
ragazzo
con gli occhi verdi e la rossa assunsero la stessa espressione
oltraggiata –
No! Noi siamo i suoi cugini! Dobbiamo…
-
Dovete uscire
adesso, come vi ha chiesto Madama Bones. – si intromise una
voce che non
conoscevo. Tutti si voltarono per l’ennesima volta verso la
porta d’ingresso,
dove si stagliava una donna anziana, ma dall’aspetto
autorevole. Aveva una
lunga veste grigia e degli occhiali dalla montatura squadrata, oltre
che uno
strano cappello verde.
-
Preside,
per favore! – esclamò il ragazzo più
grande – Ci faccia restare, noi siamo suoi
parenti e…
-
Signor
Potter, non insista. Capisco perfettamente la sua preoccupazione, mi
creda. Ma
abbiamo davvero bisogno di restare con i genitori della signorina
Weasley.
I
tre si
guardarono in faccia con le medesime espressioni contrariate e si
avviarono
verso l’uscita, borbottando parole sottovoce.
L’anziana
donna sospirò ed estrasse un bastoncino dalla tasca della
veste.
Sovrappensiero, lo agitò in aria, facendo comparire delle
sedie.
-
Wow… -
sussurrai, mentre quelle volteggiavano a mezz’aria. Continuai
a fissarle
interessata per un’eternità, finché la
donna bionda (Madama Bones, credo)
non prese la parola. Tra le mani
teneva una serie di fogli e li stava scorrendo velocemente.
-
Ron,
Hermione… - cominciò, rivolgendo un sorriso
triste ai due signori accanto a me.
Il ragazzo con i capelli rossi si sporse in avanti, infastidito
– E Hugo. Io
non me ne vado, sa? – precisò - Che cavolo le
è successo? – sbottò, allargando
le braccia.
L’anziana
dall’aspetto autorevole si avvicinò –
Rose? – disse, guardandomi.
- Giusto, è il
mio nome… - borbottai,
grattandomi la testa. Lei annuì – Quanti anni hai?
Sbattei
le
palpebre, cercando di concentrarmi, finché non rinunciai
– Non credo di
ricordarlo, mi spiace.
Lei
e Madama
Bones si guardarono a lungo, finché quest’ultima
non annuì – Dunque… Rose è
stata colpita dalla cosiddetta “amnesia
retrograda”. Non ricorda nessun evento
precedente al trauma dell’altra sera, a quanto pare.
– aggiunse, rivolta alle
quattro persone presenti nella stanza. Io scuotevo la testa –
Perché?
-
Mia cara,
hai battuto la testa molto forte…
-
Rose? Io
sono la tua mamma. Mi chiamo Hermione e lui è Ron, il tuo
papà - sussurrò la
donna bruna, prendendomi la mano. Non sapevo come fosse possibile, ma
in
qualche modo conoscevo il significato delle parole “mamma e
papà”. Annuii - E
tu sei… mio fratello, giusto? Hugo? – ripetei
quello che avevo sentito al
ragazzo, che mi sorrise mestamente – Esatto; beh almeno non
hai perso la
rapidità nell’imparare.
-
Questa
forma di amnesia retrograda – si intromise Madama Bones
– ha colpito
soprattutto la sfera della memoria episodica, quindi tutto
ciò che si riferisce
ad avvenimenti, eventi passati. Le funzioni corporee, così
come molte nozioni,
il vocabolario… sono rimasti “integri”,
per così dire. Rose non sa
assolutamente dove ha imparato molte cose, ma sono lì, nella
sua testa. É
una cosa complicata da definire, in effetti. Non possiamo sapere con
certezza
cosa lei ricordi e cosa no.
-
Susan – la
interruppe mio papà – questa cosa…
passerà? Ricorderà?
La
donna
bionda sorrise – Sicuramente sì. Sono molto
ottimista al riguardo;
probabilmente non saprà mai cosa sia avvenuto pochi istanti
prima della caduta,
ma tutto il resto, il passato, pian piano ritornerà!
-
Secondo te
è il caso che completi l’anno scolastico?
– mormorò la mamma, dispiaciuta. Mio
fratello si fece avanti – Deve! Se tu la ritirassi e lei
dovesse riacquistare
la memoria… - fece un’espressione inorridita
– te lo immagini cosa
succederebbe?!
-
Credo che
la cosa migliore sia una visita completa al San Mungo.
-
Giusto.
Spero solo non la rinchiudano lì come Allock!
-
Ron!
Tutti
scossero
la testa, mentre io li fissavo confusa; ma di che diavolo stavano
parlando?
-
Credo –
disse l’anziana donna, lanciando una strana occhiata al mio
papà – Che Rose
debba continuare l’anno scolastico. Per gran parte della sua
vita lei è stata
qui, è cresciuta tra queste mura con i suoi parenti e gli
amici. Senza contare,
inoltre, che potrebbe riacquistare la memoria di qui a breve…
-
Dunque
cosa propone, Preside?
-
Come suggerito da Hermione, una visita
approfondita al San Mungo. Un esperto guaritore saprà
consigliarvi come
procedere.
*
-
Allora,
quando vuole cominciamo.
Sbattei
le
palpebre per tre volte, focalizzando la scrivania di legno scuro
davanti a me.
Mi schiarii la voce.
-
Sì, bene…
mi chiamo Rose Weasley, ho diciassette anni e sono inglese. Ho i
capelli rossi,
come molti dei miei parenti, e gli occhi azzurri. Studio presso la
Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts e sono la migliore studentessa del mio
anno…
davvero?! – esclamai, sollevando lo sguardo verso le tre
persone sedute di
fronte a me. Mio padre alzò gli occhi al cielo, mia madre
annuì orgogliosa ed
il guaritore Smith ringhiò – Non si distragga!
Arrossii
–
Mi scusi – e ripresi a parlare. Era da una settimana che ero
rinchiusa al San
Mungo, l’ospedale dei maghi. Era incredibile; io
ero davvero una strega! Solo in quei pochi giorni avevo compreso
appieno il significato di quel termine, eppure non avevo ancora fatto
alcuna
magia, da quando mi ero risvegliata.
Mia
madre,
preoccupata, si era informata con i guaritori, ma tutti avevano detto
che non
avevo perso alcun potere.
-
Tu sei una
strega davvero potente, Rosie! – aveva esultato lei,
abbracciandomi. Io avevo
sorriso, senza capirci molto in realtà, e avevo continuato a
studiare.
Esatto;
non
avevo perso la facoltà di leggere. Certo, avevo qualche
difficoltà con alcuni
vocaboli, ma in generale me la cavavo benone. Giorno e notte leggevo
varie
informazioni sulla mia vita passata, sfogliavo album fotografici ed
imparavo
un’infinità di nomi.
-
Deve
ricordare almeno il minimo
indispensabile – mi ricordava il guaritore Smith, con quella
sua voce
fastidiosamente burbera.
Senza
conoscerla, imparai a sentire la mancanza di Madama Bones, la simpatica
e
gentile donna bionda che mi aveva soccorso a scuola.
Deglutii.
Già,
la scuola.
Quella
sera
sarei rientrata ad Hogwarts, nel tentativo di riprendere quello che
avevo
lasciato in sospeso… Peccato che io non sapessi affatto come
comportarmi! Era
tutto completamente nuovo per me e non ero certa che mi sarebbe
piaciuto.
-
Perché le
persone non devono sapere che ho dimenticato tutto? –
domandai, scuotendo la
testa. Mia madre si strinse nelle spalle – Sarebbe meglio che
tu non ti, uh,
esponessi così.
-
Espormi? A
cosa? – insistetti e lei sorrise incoraggiante –
Non preoccuparti, tesoro.
Vedrai che le cose andranno bene, senza complicarti troppo la vita!
Avevo
i miei
dubbi, ma evitai di controbattere. In quel momento il guaritore Smith
si alzò –
Credo che possa andare. Non ci sono state ricadute, la sua testa sembra
a posto
e, con uno sforzo, recupererà la memoria. Ora, signorina
Weasley, indossi la
divisa; può lasciare l’ospedale. -
Sollevò la bacchetta e fece comparire un
completo a mezz’aria.
Rabbrividii
– Non mi sento pronta! Non conosco nessuno! –
esclamai, in preda al panico.
-
Lo è. Non
può restare chiusa in ospedale per il resto dei suoi giorni;
andare a scuola fa
parte della vita di tutti e, per quanto la riguarda, del processo di
guarigione. Sarà circondata dai suoi amici, dai suoi parenti
e dalle cose che
quotidianamente vedeva e sentiva fino a poco tempo fa. Tutto questo la
aiuterà
a ricordare.
-
Sì ma… -
cercai di controbattere, ma lui strinse la mano ai miei genitori ed
uscì fuori.
E
così,
neppure due ore dopo, mi ritrovai a varcare un enorme cancello.
Sollevai lo
sguardo verso l’alto, stupita.
-
Perché ci
sono dei maiali con le ali, lì ai lati? –
borbottai rivolta a mio padre, che
quasi si soffocò dalle risate.
Mia
madre
strabuzzò gli occhi – Questi sono…
cinghiali, Rose. Sono, beh, come dei maiali
selvatici – aggiunse, mentre mio padre continuava ad ululare
dalle risate.
Sbattei le palpebre – Cosa c’è di
così divertente?! Ho detto qualcosa di
strano?
Lui
si
asciugò gli occhi e posò una mano sulla mia
spalla, sorridendomi complice –
Nulla tesoro. Guarda davanti a te, piuttosto.
Mi
voltai e
rimasi senza fiato, davanti ad un immenso castello illuminato dalla
luce del
tramonto. Era arroccato su una montagna e sovrastava un enorme lago,
circondato
da un parco pieno di foglie gialle.
-
È
bellissimo! – esclamai, senza fiato. I miei genitori mi
abbracciarono – È
pura
magia, Rose. Il posto migliore del mondo. Starai benissimo!
Ed
io ci
credetti, continuai a farlo mentre varcavo il grande portone di legno,
mentre
mi avviavo timidamente su per le scale, cercando di imprimermi tutta
quella
bellezza nella mente. Non ebbi nessun flash, nessun ricordo improvviso,
ma
continuai a credere che sarei stata bene…
Questo
naturalmente, perché ancora non sapevo cosa mi ero lasciata
alle spalle.
Okay, non odiatemi. Vi
prego.
Avete tutte le ragioni
del mondo per farlo... ma aspettate un attimo; non vorreste leggere le
mie fantastiche scuse? ;)
A dire il vero sono stata
molto, molto, molto impegnata con il lavoro... e anche con lo studio
(nonostante io non sia riuscita a dare l'esame che dovevo
necessariamente fare). Volevo davvero postare, anche perché
mi siete mancati, mi è mancato scrivere, mi è
mancato EFP ( 3903 ripetizioni... non fateci caso ). Quindi SCUSATEMI,
davvero.
Detto questo, passiamo al
capitolo.
Non è certo
uno dei migliori, ma vedetelo come... qualcosa di transitorio e di
cruciale al tempo stesso. Rose ha dimenticato praticamente tutto, ma
questo certamente non le renderà le cose più
facili. Certo, dovrà ricominciare da zero... ma con gente
che è stata abituata a vederla sempre in un certo modo! Non
sa cosa si è lasciata alle spalle (ovvero solo casini ) ma
non sa cosa succederà dopo.
Ribadisco, questo
capitolo non mi fa impazzire... ma l'ho preso e ripreso e riscritto
miliardi di volte, in queste settimane... per cui perdonatemi anche per
questo; cercherò di riprendere il ritmo!
Spero di pubblicare
presto, ma quasi certamente ce la farò per la prossima
settimana. Giovedì partirò per andare a trovare
mio padre a Varese ( o.O'' volerò da sola!) e
tornerò lunedì mattina...
Ho un sacco di idee, solo
che sono ingarbugliate... per questo ci sto mettendo così
tanto (lavoro&studio a parte)! Mi farò
perdonare!!!
Grazie a tutti quelli che
hanno atteso questo capitolo... e a tutti coloro che lo leggeranno e
magari lo commenteranno anche. Significa molto per me.
Lily_Luna
|
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Capitolo 5 *** Back to Reality ***
5
– Back to Reality
Aprendo
gli
occhi, quella mattina, ci misi alcuni istanti per capire dove fossi.
Corrugai
le sopracciglia e mi guardai intorno.
Mi
trovavo
in un ambiente piccolo ed accogliente, con le pareti di pietra ed il pavimento coperto da un
morbido tessuto
rosso. Lateralmente era posizionata una bella scrivania, sulla quale
troneggiavano probabilmente cinque o sei libri dall’aria
pesante ed
incomprensibile. Un piccolo contenitore ed una piuma - una piuma vera?
-
corredavano il tutto. Per terra, proprio accanto al tavolo,
c’era una borsa
dall’aria nuovissima, il cui contenuto era sparso sul
pavimento. Distolsi lo
sguardo da un rotolo di carta giallastra e lo puntai sulle due librerie
alla
mia sinistra. Erano così cariche di roba che mi aspettavo
sarebbero esplose da
un momento all’altro.
-
Ah, già,
questa è la mia stanza… - borbottai, frugando tra
le coperte con impazienza. Ne
emerse un foglio di carta spiegazzato e rovinato. Col dito scorsi le
varie
voci, finché non trovai ciò che cercavo.
-
Giusto! Io
sono Caposcuola ed ho una camera tutta per me; non la condivido con
nessuno… -
borbottai, prima di alzarmi. Feci spallucce e mi ficcai in bagno
– Mi occupo
del benessere degli altri studenti, ma soprattutto faccio in modo che
le regole
della scuola vengano rispettate. Ma… - mi fermai di scatto
davanti allo
specchio. Una ragazza pallida, con una marea di indomabili capelli
rossi, mi
fissava con lo stesso sguardo stralunato.
“Quali sono le regole di questa cavolo di
scuola? Nessuno me l’ha detto!” esclamai
mentalmente, aprendo
la
porta
della mia camera con circospezione. Sbirciai timidamente fuori,
constatando che
stranamente non c’era nessuno. Attraversai la stanza
circolare – Sala Comune di
Grifondoro – ricordai a voce alta e, con il foglio
stropicciato in una mano e
la pesante borsa sulla spalla, attraversai il buco che mi avrebbe
portato al
corridoio. Era un po’ stretto, per via della borsa
ingombrante, e fui costretta
ad uscir fuori strisciando e sbuffando. Probabilmente avrei solo dovuto
farci
l’abitudine.
-
Dovresti
fare più attenzione; i tuoi movimenti non si addicono
affatto ad una signorina!
– esclamò una voce alle mie spalle. Sobbalzai e mi
voltai di scatto.
-
Giusto,
lei parla… - sussurrai incredula, rivolta alla donna nel
quadro che copriva
l’Ingresso alla Sala Comune. Quella sollevò un
sopracciglio – Sei davvero in
ritardo per la colazione!
Mi
sporsi in
avanti - Oh no! Davvero? Però… - mi voltai a
guardare il corridoio alle mie
spalle. Ricordavo vagamente la strada fatta la sera prima, ma non
sapevo
assolutamente dove si mangiasse. La mamma mi aveva spiegato a grandi
linee dove
fossero tutte le zone più importanti del castello, ma era
chiaro che non sarei
mai riuscita a memorizzare tutto immediatamente.
-
Ehm, mi
scusi, credo di non conoscere la strada per la... un momento
– lisciai il
foglio con i suggerimenti
- ah, sì! La Sala
Grande..? – domandai sorridendo.
La donna nel quadro però assunse
un’espressione profondamente offesa – Vuoi forse
prenderti gioco di me? Da quel
che vedo sei anche una Caposcuola! Dovresti vergognarti; fila
immediatamente di
sotto! – sbottò, costringendomi a raccattare tutte
le mie cose e a correre
verso una direzione imprecisa.
Trovai
una
rampa di scale e presi a scenderle, cercando di fare mente locale.
Insomma!
Dopotutto dovevo essere passata da lì chissà
quante volte, no? Strinsi gli
occhi, ma non ricordai nulla. Proprio nulla.
Mi sedetti sconsolata su un
gradino.
D’accordo, cosa aveva detto quella grassona antipatica del
quadro?
-
Fila di
sotto, quindi devo scendere… sì, ma quanto?
– mormorai desolata.
-
Rose? Che
ci fai qui?
Sollevai
il
viso, incrociando lo sguardo di un ragazzo bruno, che mi stava fissando
preoccupato.
“Oh no!” pensai
disperatamente “ E questo chi
è?”
Il
suo volto
mi ricordava qualcosa, perché ero quasi certa di averlo
visto in una delle foto
dei miei genitori, ma
ero stata
costretta ad imparare troppi nomi,
per cui non riuscii assolutamente a ricordare il suo. Accidenti!
Quello
continuava a guardarmi, per cui pensai di comportarmi come se non fosse
successo nulla.
Deglutii
e
mi sollevai, esibendo un sorriso nervoso. Agitai una mano, nel
tentativo di
sembrare più normale - Ciao! - esclamai, continuando a
sorridere. Sul suo volto
si dipinse un’espressione confusa, sostituita un istante dopo
da un sorriso
gentile.
- Ciao Rose, ho saputo che
sei stata male, me
l’ha detto Al. Come stai adesso?
Sorrisi
ancora – Al… Albus certo! Io sto bene adesso,
sì. Ho avuto solo una leggera…
ehm… - il nome di una malattia, il nome di una malattia
qualunque! –
F… Febbre? Sì! - annuii.
Il
ragazzo
corrugò le sopracciglia – Oh, lui mi ha detto che
sei caduta dalle scale e che
sei stata al San Mungo per via di un brutto taglio alla
testa…
Arrossii
violentemente; prima gaffe riuscita alla perfezione!
– Eh, ecco… sì, ma poi ho
avuto anche un po’
di febbre! Sai, per colpa della ferita e via dicendo! –
blaterai impaziente, ma
lui mi restituì un’espressione molto preoccupata.
-
Capisco… -
annuì, dubbioso - E quindi adesso è davvero tutto okay?
Era
ovvio
che non se la beveva affatto, ma cercai di essere convincente - Sì, ora va
molto meglio, grazie.
-
Ehi
ascolta, devi andare a fare colazione? Io sì, sono stato in
Guferia ed ho perso
più tempo del previsto.
-
In realtà
sì, scendiamo insieme? – domandai sollevata, senza
sapere che cosa diavolo
fosse la Guferia. Lui annuì
– Ma certo.
Lo
seguii
giù per le scale ed attraverso vari corridoi, cercando di
memorizzare tutto.
Lui nel frattempo continuava a parlare – Come stanno i tuoi?
Non li vedo da un
po’!
-
Bene -
risposi – solo un po’ preoccupati per la mia
amnes… per il brutto taglio!
-
È
per questo che tieni i capelli sciolti? Per nasconderlo? –
disse lui ridendo ed
io arrossii – Non dovrei?
Parve
preso
alla sprovvista - No, anzi ti stanno bene, sembri meno…
Caposcuola Weasley e
più Rose -
spiegò ed io corrugai le
sopracciglia – C’è…
così tanta differenza tra le due cose?
Lui
parve
spiazzato da quella domanda – Beh… In
realtà credo di sì, a meno che tu non
abbia battuto la testa ed abbia deciso di trasformarti!
- scherzò ed io arrossii – Ma no, che
follia…
-
Seriamente, ti trovo in qualche modo diversa, più rilassata.
Hai seguito il mio
consiglio allora! – aveva assunto nuovamente
quell’espressione gentile. Gli si
addiceva.
-
Beh, forse
sì… - replicai vaga e lui annuì
– Brava, ogni tanto il vecchio Frank dice delle
cose utili allora!
Frank!
Ecco
come si chiamava! Immediatamente ricordai ciò che mi aveva
detto la mamma sul
suo conto; era figlio di un vecchio amico di famiglia, che adesso
insegnava ad
Hogwarts!
Ma oltre a questo non sapevo
assolutamente chi
fosse. Peccato; mi era simpatico.
Lo
seguii
oltre una porta pesante ed antica, entrando in
una sala enorme ed inondata di sole. Rimasi a fissare il
soffitto –
c’era o non c’era? – per un
eternità, finché lui non mi riscosse.
-
Beh, torno
tra i Tassorosso! Buona colazione, Rose! –
esclamò, dirigendosi verso un tavolo
alla mia sinistra. Lo salutai con la mano e mi feci avanti. La Sala era
gremita
di studenti e c’era davvero molto, molto chiasso.
Eppure
tutta
quella confusione mi mise in qualche modo allegria. Mi lasciai sfuggire
un
sorriso.
Ma
non
appena mossi qualche passo molti studenti tacquero e si voltarono a
guardarmi,
facendo calare in breve tempo un silenzio davvero pesante.
Perché
mi
fissavano tutti? Era imbarazzante.
Mi
guardai
intorno e, per pura fortuna, riconobbi mio fratello Hugo seduto ad un
lungo
tavolo a destra. Mi precipitai verso di lui – Ciao Hugo!
– dissi in fretta,
lanciando la borsa accanto a lui. Mio fratello parve molto sorpreso, ma
mi fece
spazio – Ehi Rose! Dormito bene?
-
Perché mi
guardano come se fossi… - alzai lo sguardo e, con sommo
orrore, notai che anche
lì mi stavano fissando tutti. Cercai di sorridere, ma ne
venne fuori solo una
smorfia spaventata.
-
Che strano
vederti seduta qui, Rose. Ciao, come va? - mia cugina Lily si sporse in
avanti
e mi sorrise, seppure non troppo convinta.
-
Rose,
allora sei tornata! – dissero altri ragazzi, che riconobbi
tutti come cugini.
Salutai ognuno di loro, ma notai che, dopo essersi informati sul mio
stato di
salute, molti ripresero a parlare come se nulla fosse.
Gli
unici
che tutto sommato mi degnarono di un po’
d’attenzione furono Dominique, Lily,
Al e Hugo, appunto.
Era
strano
dopotutto; di certo non volevo che tutti mi vedessero come una povera
vittima
ferita, eppure il disinteresse generale mi stupì. Non
ricordavo nulla di tutte
le persone che mi circondavano, ma probabilmente, se così
non fosse stato, ci
sarei stata davvero male… o no?
-
Io vado, è
tardissimo! – mio cugino Al scattò in piedi e fece
per andarsene. Mi alzai
anche io – Ehi Al, aspettami! Noi non facciamo lezione
assieme?
Mio
cugino
si fermò, guardandomi vacuo – Beh, di solito tu
non… ah – arrossì leggermente
–
già, scusa. Seguimi.
-
Già cosa? –
chiesi, affiancandolo. Mi
fece un sorriso tirato – No, niente. Come
stai allora?
-
Me l’hai
già chiesto, sto bene. Già cosa? –
ripetei ostinata. Lui distolse lo sguardo,
puntandolo verso un gruppo di studenti
-
Nulla, sai, di solito io e te non andiamo mai a lezione insieme; scusa
è che
non sono abituato a questa nuova situazione.
-
Non dirlo
a me… io non ho idea di chi sia tutta questa gente. Anche
quel ragazzo di
prima, quello che ho incontrato per le scale… Frank. Siamo
molto amici?
Al
si voltò
di scatto verso di me –
Frank
Longbottom?
Sollevai
le
sopracciglia – È
il suo cognome?
-
Sì. Beh…
in un certo senso siete amici, sì.
-
Ah! Ecco
perché è stato gentile con me. Credo sia un tipo
davvero a posto. –
aggiunsi e lui assunse un’espressione illeggibile –
Mh, mh.
-
Ehi! Ciao
Al! – una ragazza ci passò accanto e sorrise a mio
cugino, il quale rispose al
saluto. Sollevai la mano anche io – Ciao! – ma,
immediatamente la abbassai; sia
la sconosciuta che Al mi stavano guardando come se fossi pazza.
-
Ho fatto
qualcosa di male? – dissi in un soffio, mentre la ragazza
scappava via,
lanciandomi di tanto in tanto occhiate sospettose. Al rise nervosamente
– Ma
no, tranquilla! È
solo che… lascia stare; siamo in ritardo per Storia della Magia.
– tagliò corto, entrando
improvvisamente in un’aula quasi piena. Lo seguii, un
po’ smarrita.
Anche
lì,
nell’istante stesso in cui entrai, molti sconosciuti si
voltarono di scatto a
guardarmi. Abbozzai un sorriso, che però suscitò
solo una miriade di sguardi
shockati, poi molti studenti cominciarono a parlottare tra loro,
indicandomi e
facendomi arrossire.
Ma
insomma,
che avevano tutti?
Mi
precipitai verso l’ultima fila, dove conquistai un posto ben
lontano dagli
altri. Puntai lo sguardo sul legno usurato del banco, fingendo che
nessuno mi
stesse osservando.
-
Questa è
la lezione di Storia della Magia, il libro è inutile. Prendi
la pergamena e la
piuma; di solito sei l’unica che prende appunti! –
suggerì Al, sedendosi alla mia sinistra.
Lo
guardai
confusa - La pergamena è questa specie di carta giallastra,
giusto? – sussurrai
e lui annuì.
-
Comunque
tu di solito siedi in prima fila – aggiunse ed io rabbrividii
– Non credo
proprio; hai visto come mi hanno guardato tutti, non appena sono
entrata? –
ribattei e si strinse nelle spalle – Beh, se lo preferisci
qui non è poi così
male, la lezione si sente molto bene lo stesso – aggiunse ed
io sorrisi.
-
Allora…
cosa si fa esattamente in… MA QUELLO È
UN FANTASMA?! – gridai quasi,
indicando “la cosa” che aveva appena attraversato
la lavagna. Al sobbalzò e
tutti i ragazzi si voltarono a guardarmi – No, è
un drago Weasley, che vuoi che
sia?! – gridò qualcuno, suscitando
l’ilarità generale. Mi sentii morire
dall’imbarazzo; perché avevo parlato a voce così
alta?!
In compenso il coso
– il fantasma, non se ne
accorse neppure. Si limitò a sistemarsi meglio davanti alla
cattedra, prima di
cominciare a parlare.
-
L’argomento di oggi verte sul ruolo dei Goblin nella Seconda
Guerra Magica. Le
potenze di Colui-che-non… - Al mi diede una gomitata
– Ma sei impazzita? –
sibilò ed io arrossii – Perché
c’è un fantasma che parla di Goblin? E che
diavolo sono i Goblin?
-
Ma… - si
passò una mano tra i capelli – Tu hai dimenticato
proprio tutto?
Incrociai
le
braccia – Ti sembrava che stessi scherzando? Ehi tu!
– sbottai piano,
voltandomi verso un idiota che aveva preso a lanciarmi palline di carta
– Vuoi
smetterla? Quanti anni hai, dodici per caso?
Quello
rise
– Uhhhh adesso abbiamo paura dei fantasmi, Weasley?
-
Idiota –
sibilai, ritornando a guardare mio cugino, che continuava a fissarmi
sconvolto
- Vuoi che gli altri ti scoprano? Potresti comportarti più
da… Rose?
-
Ma cosa
vuol dire? Io mi sto comportando normalmente!
-
No, tu di
solito sei diversa, sei… - parve pensarci su, ma poi tacque
- lasciamo perdere.
-
Spiegami
come sono di solito! - insistetti, ma lui scosse la testa,
improvvisamente vago
- Cerca di prendere qualche appunto, Rose - disse improvvisamente,
prima di voltarsi
e cominciare a scrivere.
Annuii,
un
po’ più animata. Dopotutto non poteva davvero
essere così difficile seguire la
lezione, no?
Provai
ad
imitarlo, ma scoprii che tracciare dei segni con quella piuma era
tremendamente
difficile. Producevo caratteri di grandezze differenti, spesso
tremolanti...
Cercai
di
concentrarmi sulla voce del professore, ma trovavo le sue parole prive
di
significato. Cosa diavolo erano i patti segreti con i Maghi Oscuri? E perché durante la Seconda
Guerra Magica erano
venuti meno?
E
il tono
con cui parlava era così noioso!
Esasperata,
lanciai via la piuma e poggiai la fronte sul banco - Non ce la
farò mai!
- sussurrai, le labbra contro il legno. Al sbuffò - Non fare
così!
In
quell’istante la campanella suonò. Gettai
l’occorrente per scrivere nella
borsa, prima di rendermi conto che tutti erano ancora seduti e stavano
tirando
fuori dei lunghi rotoli di pergamena. Battei le palpebre un paio di
volte – Al?
Che cosa sono quelli? – mio cugino strabuzzò gli
occhi – Ma… certo, tu non
potevi saperlo! Beh è un compito; un tema
sull’importanza rivestita dall’Ordine
della Fenice durante la Guerra. Era un argomento abbastanza
semplice…
-
Ma io non
ce l’ho un tema! E non so di cosa tu stia parlan…
- improvvisamente tutti i
rotoli si sollevarono in aria e andarono a posarsi lentamente sulla
cattedra
del professore. Al mi strinse il braccio con urgenza
- Se ti sbrighi ad uscire magari non se ne
accorge; sarà anche distratto ma è estremamente
preciso per queste cose!
Annuii
e,
lentamente, provai a sgusciar via dal mio posto. Ignorai gli sguardi
insistenti
di qualcuno, ma non mi accorsi della borsa abbandonata da qualche
studente
accanto al mio tavolo ed inciampai, cadendo con un tonfo sordo. Tutti
scoppiarono a ridere ed il professore/fantasma, come se la situazione
non fosse
già abbastanza tragica, mi chiamò –
Signorina Weezly?
Con
le mani
sudate ed il volto in fiamme sollevai una mano – Sono qui
– pigolai. Lui non mi
guardò, ma in compenso parlò a voce molto alta
– Non trovo il suo tema,
potrebbe consegnarmelo?
Stavolta
cadde il silenzio.
-
Ecco… - mi
alzai in piedi – io non ricordavo di dover scrivere un tema,
in realtà –
mormorai dispiaciuta.
Il
professore, evidentemente turbato, batté le palpebre
perlacee un paio di volte
- Dunque… dunque… sì, ecco, sono
costretto a toglierle dieci punti, Weezly.
Azzardai
un’occhiata in giro e notai che tutti, ma proprio tutti,
avevano la bocca
aperta per lo stupore.
“Sei la migliore studentessa del tuo anno
e
non hai mai fatto perdere un punto alla tua Casa!”
improvvisamente le
parole che mia madre mi aveva detto pochi giorni prima pesarono sulla
mia testa
come un macigno.
-
Non
succederà più – esalai, non del tutto
convinta. A quel punto Al mi afferrò per
un bracciò e mi trascinò via; dopotutto la
campanella era suonata da un pezzo.
Il
resto
della giornata non andò affatto bene. Non sapevo come fosse
possibile, ma
evidentemente quello che era accaduto a Storia della Magia aveva fatto
il giro
della scuola, causando una nuova ondata di sguardi sconvolti, risatine
sciocche
ed insulti non troppo velati al mio indirizzo.
Cercavo
di
ignorarli con dignità, ma mi sentivo tremendamente a
disagio, e il fatto che Al
spesso si allontanasse per stare con i suoi amici –
lasciandomi sola – non aiutava
affatto.
Non
c’era
bisogno di essere molto intelligente
per capire che l’idea che mi ero fatta di me stessa era
completamente
sbagliata; chiaramente né io, né mia madre
eravamo mai state a scuola insieme…
cosa poteva saperne lei di cosa pensavano gli altri di me? Non era una
fonte
attendibile.
-
Sono
stanca! - sbottai irritata quella sera, sedendomi con ben poca grazia
accanto
ad Hugo, in Sala Grande. Lui annuì – È normale. A parte
l’intoppo con Rüf
di Storia della Magia com’è andata?
Mi
puntellai
sui gomiti – Uno schifo totale. Anche se gli altri non mi
hanno chiesto di
consegnare nulla ho fatto una fatica immane a capire di che diavolo
stavano
parlando! – brontolai – E poi la gente
mi…
-
Ehi
Weasley, che diavolo di fine avevi fatto? Hai un minuto? –
una ragazza bionda
mi spuntò alle spalle, facendomi sobbalzare. Indossava una
divisa identica alla
mia, tranne per i colori della cravatta, verde e argento, e per lo
stemma sulla
sua veste. “Serpeverde”,
lessi
distrattamente.
-
Dimmi
pure –
dissi gentilmente, ma lei storse
la bocca. Non sembrava propriamente amichevole.
-
Di che hai
bisogno, Nott? – si intromise Al, seduto di fronte a
Dominique – A ora di cena?
La
ragazza
fece schioccare la lingua – Tu taci, non credo che Miss
Lingua Biforcuta abbia
bisogno di essere difesa! – mi lanciò
un’occhiataccia – Tu sei davvero una
pessima persona, Rose Weasley! – esclamò ad alta
voce.
Battei
le
palpebre, stordita dalle sue parole – Cosa? Perché?
Lei
strabuzzò gli occhi e si mise le mani sui fianchi
– Hai anche il coraggio di
chiedere perché? Io pensavo che avessi un caratteraccio e
che fossi una snob
so-tutto-io, ma qui si va ben oltre!
-
Cos..
-
Sei stata
tu a dire al professor Lumacorno che né io, né
Marcus svolgevamo i nostri
compiti da Capiscuola, vero?! E saremmo noi i viscidi della situazione?
Per
colpa tua sono stata punita e costretta a preparare gli orari delle
nostre
ronde per tutto l’anno! Sarai contenta spero! –
concluse. Avrei preferito che
la smettesse di strillare, perché adesso tutti, anche i
professori, ci stavano
fissando.
-
Vai Nott,
cantagliele! – gridò qualcuno ed io scossi la
testa, in preda al panico – Io ho
davvero… - mi voltai verso Al – Ho davvero fatto
questo? – balbettai sconvolta e
la bionda alzò gli occhi al cielo.
-
Oh, certo
poverina! Fingi pure di non saperne nulla! La verità
è che sei solo un’acida
rompiscatole ed è per questo che non hai nessuno! Sei odiosa!
Avevano
detto che avevo molti amici; che i miei cugini apprezzavano la mia
presenza.
Avevano detto che sarei stata bene ad Hogwarts, ma
nell’istante in cui molti
ragazzi cominciarono a battere le mani e ad indicarmi ridendo, capii
che non
sarebbe stato affatto così.
Mi
alzai in
piedi, umiliata e delusa e mi allontanai lentamente. Non avevo neppure
la forza
di correre via.
Il
passato
era tornato prepotentemente indietro, facendomi conoscere la
verità.
Rose
Weasley
era sola.
*
-
Non
credevo ti avrei incontrata qui.
-
Non so
neppure come ci sono arrivata. Volevo solo tornare in camera mia.
Sentii
i
passi di Al farsi più vicini, ma non mi voltai. Mi strinsi
un po’ di più nel
mantello e ripresi a guardare il parco della scuola.
-
Pazzesco –
commentò – sai dove siamo?
-
No.
-
Questa –
disse, sedendosi accanto a me – è la Torre di
Astronomia. Bella vero?
Non
risposi
e lui si sporse verso di me – A te piace
venire qui! O meglio, una volta ti piaceva!
Magari a guidarti qui è stato…
-
Non me lo
ricordo. Non mi ricordo nulla, Al – ribattei perentoria
– altrimenti saprei
anche quello che ho fatto alla ragazza bionda di Serpeverde!
Io… - mi passai le
mani tra i capelli e sospirai – ho davvero fatto la spia?
– mi voltai verso mio
cugino, che improvvisamente parve molto nervoso.
-
A dire il
vero non lo so… conoscendoti…
-
Cosa?
Lasciò
cadere le spalle mi guardò dritta negli occhi – La
realtà è molto diversa da
quello che tu immagini, Rose. Ovviamente
a causa dell’incidente non sai cosa facevi e
come ti comportavi con la
gente... in qualche modo, quindi, sei diversa da com’eri. Ma
ciò non cambia
nulla; noi non abbiamo dimenticato il passato. E la nostra immagine di
te è… -
si interruppe, facendomi spazientire.
-
Potresti
smetterla di esitare e spiegarti per bene? Credevo di essere una
persona
normale ed invece ho appena scoperto di stare sulle scatole di mezza
scuola, se
non di tutta! È…
- sentii gli occhi pizzicare - orribile, d’accordo? Io
non ricordo cosa ho fatto. Vorrei saperlo, ma se nessuno mi dice la
verità… -
strinsi le ginocchia al petto e voltai il viso, cercando di nascondermi
–
Com’era la mia vita prima dell’incidente? Cosa mi
piaceva fare? Come mi
comportavo con gli altri? E… avevo qualche amico?
Mi
sentivo
tremendamente sola e non sapevo che fare.
Restammo
in
silenzio per un bel pezzo, finché Al non sospirò
– Non credo che
riuscirò a darti proprio
tutte le risposte ma… ci proverò!
-
Davvero? –
mormorai colpita. Lui annuì – Sì.
Però…
-
Però?
-
Però è
necessaria una riunione d’emergenza in pieno stile Weasley.
Non ci state credendo,
vero??? E invece sì, ho postato il quinto capitolo!!! Vi
prego non odiatemi, ho dei motivi davvero validi per giustificare
questa lunghissima assenza...
Innanzi tutto non ho
internet a casa... non ce l'ho da quando mi sono trasferita a casa di
mia nonna, la stessa che è stata male durante
tutto il periodo delle feste... potete quindi capire il mio stato
d'animo mentre tutti si auguravano Buon Natale... -.-"
A questo si aggiunge un
periodo davvero duro per altri problemi di natura familiare... non
starò qui a tediarvi, ma posso assicurarvi che sono felice
che il 2011 sia finito; per quanto mi riguarda è stato un
anno da incubo!
Detto questo, vi posso
solo dire che sto postando dal computer dell'ufficio, perché
ero disperata e volevo farvi sapere che ci sono ancora e che continuo a
credere in questa storia! Questo capitolo forse è un mezzo
schifo, forse no.... ma l'ho riscritto talmente tante volte da essere
certa che questa è la versione migliore che posso ottenere!
Perdonatemi....
Sto cercando di
organizzarmi in modo da scrivere il capitolo dal portatile e poi
portarlo all'ufficio con l'hard disk esterno (sì, non ho una
chiavetta -.-")... quindi conto di postare in fretta! Sappiate che mi
siete mancati tutti, che mi è mancato EFP e che non vedevo
l'ora di postare...!
Spero mi perdonerete...
Un bacione e auguri di
buon anno a tutti!
Lily_Luna
|
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Capitolo 6 *** Team Weasley ***
6 – Team Weasley
“Tu
sei davvero una
pessima persona, Rose Weasley! La verità è che
sei solo un’acida rompiscatole
ed è per questo che non hai nessuno! Sei odiosa!”
- No!
Spalancai gli occhi,
respirando pesantemente. Deglutii,
cercando di calmare i battiti impazziti del mio cuore. Era solo uno
stupido
sogno… più o meno.
Battei le palpebre, come
se quel semplice gesto potesse
scacciare il malessere suscitato dal ricordo di quello che era successo
a cena,
solo qualche giorno prima, ma la cosa non ebbe esattamente
l’effetto sperato.
Mi guardai intorno,
focalizzando la mia stanza, la stanza di
Rose Weasley, piena di cose che avrebbero dovuto riguardarmi, ma che
non mi
davano la minima emozione. Se fosse stata vuota probabilmente sarebbe
stato
uguale.
- Viva la
negatività… - borbottai contrariata, lasciandomi
cadere sul materasso. Non mi piaceva sentirmi in quel modo; avrei
voluto
semplicemente vivere il mio “problema” con
tranquillità, cercando di risolverlo
con calma, senza pormi troppe domande su quello che avevo combinato
prima di
volare giù dalle scale.
Che poi, come diavolo
avevo fatto a cadere dalle scale? Era
una cosa stupida. Probabilmente io stessa dovevo essere dannatamente
stupida.
Mi nascosi sotto le
coperte e chiusi gli occhi. Lasciai che
il mio corpo si rilassasse e sospirai.
Ecco cosa avrei fatto;
avrei dormito per tutto il giorno,
così avrei evitato di incrociare gli altri studenti. E mi
sarei dimenticata di
quella settimana disastrosa, tra l’altro. Sì, era
l’idea più sensata che avessi
avuto da quando ero tornata.
Tra l’altro era
sabato, per cui…
Strabuzzai gli occhi.
Sabato?
Mi alzai di scatto e corsi
verso la finestra, scostando le
tende. Il cielo era grigio e non prometteva nulla di buono, ma riuscivo
a
vedere i miei compagni che passeggiavano allegramente per il parco. Lo
sapevo!
- Oh no! - era sabato
e tutti avevamo il permesso di uscire da scuola per andare
a… Hogsqualcosa. Avrei
preferito certamente
restarmene a letto, ma avevo assicurato ad Al che l’avrei
raggiunto per le dieci
e mezza alla Stamberga Sgridante,
una
casa “polverosa, pericolante ma
fichissima”
a sua detta.
- Okay, Rose, niente
panico. Sono solo le… - afferrai
l’orologio, ma quello che vidi fu una miriade di pianeti e
pallini colorati.
Dannazione. Lo lanciai sul letto e mi fiondai in bagno.
Mezz’ora dopo
stavo correndo giù per il pendio, in direzione
del paese, cercando di non inciampare da nessuna parte. Al mi aveva
raccomandato di non sbagliare strada, disegnandomi su una pergamena una
specie
di mappa. L’osservai per la centesima volta, prima di
superare di gran carriera
il cancello sormontato dai maiali - oh, accidenti… - cinghiali alati.
Seguii le indicazioni di
mio cugino ed in poco tempo mi
ritrovai in un grazioso paesino pieno di case dai tetti a spiovente.
Rallentai
e presi a guardarmi intorno. C’era già un
po’ di gente in giro, eppure sembrava
che nessuno facesse caso a me.
Era magnifico!
Completamente dimentica di
Al, mi fermai ad osservare i
negozi, con le loro vetrine scintillanti, poi le case e persino le
minuscole
viuzze che sembravano portare verso la campagna. Avrei voluto
passeggiare in
quel modo per tutto il giorno.
Un tintinnio
attirò la mia attenzione. Un gruppetto di
ragazze più piccole era appena uscito da…
“Quello
è il
paradiso!” pensai, cominciando a sorridere, in
direzione di un negozietto
pieno di dolci. Dall’interno proveniva un delizioso profumino
di zucchero e
fragole, e la sua vetrina, così allegra e colorata, mi
spinse a spiccare una
corsa in quella direzione.
Non ci avrei messo molto,
davvero. Avrei…
- Attenta!
Nella foga del momento,
non mi accorsi che qualcuno era
appena uscito dal negozio accanto e andai a sbattergli pesantemente
contro. Fui
sbalzata all’indietro e mi ritrovai col sedere per terra. Un
tonfo sordo mi
fece capire che anche l’altra persona doveva essere caduta.
Accidenti.
Ignorando il dolore al
fondoschiena, sollevai appena il viso
e, proprio davanti a me, notai alcuni libri sparsi ed una busta di
quelle per
contenere gli acquisti. Evidentemente dentro doveva esserci stata una
boccetta
d’inchiostro, il cui contenuto adesso stava macchiando la
copertina e le pagine
di quei tomi e persino il marciapiede stesso. Mi portai la mano alla
bocca – Oh
no! Mi dispiace!
Sentii uno sbuffo
infastidito. Davanti a me, un ragazzo biondo
si stava alzando in piedi
- Non fa niente, ma per
piacere la prossima volta fa più
attenzione - cominciò, voltandosi a guardarmi.
- Hai ragione…
- mormorai a disagio, incrociando il suo
sguardo. Lui immediatamente sgranò gli occhi. Erano verdi e
sembravano molto
belli, tra l’altro.
- Weasley? - gli
uscì detto, forse senza rendersene conto.
Serrò le labbra e fece un passo indietro.
Ci conoscevamo, quindi?
Restammo in silenzio per
quella che mi parve un’eternità.
Lui era impallidito e sembrava a disagio, mentre io… beh,
ero ancora per terra.
Mi alzai in piedi,
spolverandomi i jeans – Uhm, salve… -
abbozzai. Le mie parole parvero riscuoterlo. Sollevò le
sopracciglia – Salve? Mi
stai prendendo in giro? –
sbottò ed io entrai nel panico.
Cercando di sfuggire al
suo sguardo sconvolto, mi ricordai dell’inchiostro
e dei libri per terra.
- Mi dispiace molto per i
tuoi acquisti – farfugliai – lascia
che ti aiuti. - e, senza sapere perché estrassi la bacchetta.
A dire il vero, da quando
ero tornata a scuola, avevo
provato ad utilizzarla una volta sola e sotto la stretta sorveglianza
di Al,
che mi aveva insegnato a far levitare gli oggetti. Non era stato poi
molto
difficile, ma dopotutto si trattava di un incantesimo elementare.
E allora perché
l’avevo sollevata in alto?! Il mio istinto
mi aveva guidato, ma adesso non sapevo assolutamente cosa fare.
Insomma,
conoscevo l’incantesimo, perché avevo visto
Dominique usarlo solo il giorno
prima, ma…
Deglutii e mi resi conto
di sembrare una perfetta idiota,
ferma in quella posizione.
- Gratta e N-netta!
– esclamai, puntando la bacchetta contro
i libri.
Il ragazzo si sporse in
avanti – Non è affatto… -
cominciò,
ma poi tacque, sgomento.
Le sue cose avevano
cominciato a prendere fuoco.
Lanciai uno strilletto e
lui spalancò bocca e occhi – Ma che
diavolo stai combinando?
Abbassai immediatamente il
braccio e scossi la testa – Io
non lo so!
- Aguamenti!
– esclamò
lui e l’incendio cessò all’istante. Poi
si voltò verso di me, con un’espressione
ben poco amichevole – Dico, ma sei impazzita? Che bisogno
avevi di dare fuoco
ai miei libri?
- Volevo solo dare una
ripulita! - balbettai confusa. Lui strabuzzò
ancora di più gli occhi – Una ripulita? E cosa
c’è, non sei più in grado
di…
aspetta un attimo.
Mi bloccai –
Che?
Lui si
raddrizzò – Non dirmi che l’hai fatto
per… - le sue
guance divennero appena rosa – per farmela pagare per quanto
è successo l’altra
volta? Guarda che io non vo…
- Ma di che cavolo stai
parlando? – sbottai in fretta, prima
di tapparmi la bocca con entrambe le mani.
Silenzio. Il ragazzo si
era ammutolito e mi
stava fissando con un’espressione
indecifrabile. Beh, sicuramente non aveva capito cosa mi era successo,
ma aveva
l’aria di essere un tipo perspicace. Ci sarebbe arrivato in
fretta, e questo
non andava bene.
- S-senti mi dispiace, ma
io devo proprio andare! – blaterai
concitata – Ho un appuntamento piuttosto importante,
ma… prometto che ti darò i
soldi dei libri! Davvero! – aggiunsi, prima di girare su me
stessa e scappare
via.
Che impiastro!
*
Entrai nella Stamberga
come una furia. Avevo fango sulle
scarpe, ragnatele e rametti tra i capelli ed il cuore in gola. Ma ce
l’avevo
fatta.
Mi voltai a guardare gli
altri, i quali mi stavano fissando
con insistenza. Al era seduto su una vecchia poltrona ammuffita, mentre
Lily e
Hugo sul divano, accanto a Dominique. Fred e Roxanne erano distesi a
pancia in
giù su un vecchio tappeto. Tossicchiai – Ciao a
tutti. Scusate il ritardo.
Al mi sorrise nervosamente
– No problem. Okay, adesso
possiamo cominciare…
- Cominciare cosa?
– disse Lily, corrugando le sopracciglia
- Ti giuro Al, che se mi hai trascinato qui per qualche tuo piano
strampalato…
- Infatti –
interloquì Roxanne – io volevo andare a fare
shopping!
- E poi tutto questo
mistero… - aggiunse Fred.
- In realtà
è per causa mia, se siamo qui – dissi, muovendo
qualche passo avanti. Percepii alcuni sguardi sorpresi –
Insomma, Al mi ha
detto che avrebbe organizzato una riunione per chiedervi se…
- mi voltai verso
mio cugino, in cerca di sostegno, e lui prese la parola –
Beh, le cose stanno
così; siamo una famiglia giusto?
Un coro di fiacchi “sì”
raggiunse le nostre orecchie, ma Al sorrise comunque – Bene;
quindi proprio
perché siamo una famiglia, non pensate che dovremmo aiutare
chi si trova in
difficoltà adesso? Rose ha bisogno di qualcuno che la guidi,
qualcuno che le
dica come comportarsi in certe occasioni, che la copra con gli altri
studenti…
almeno per adesso.
Ci fu un attimo di
silenzio, poi Hugo annuì lentamente - Mi
sembra giusto, voglio dire, Rose è mia sorella.
Lily annuì
titubante e Dominique fece un sorrisetto – Perché
no? In fondo sono anni che ci provo!
- Non contate su di me.
Tutti ci voltammo in
direzione di Roxanne, che aveva appena
incrociato le braccia – Io non ci sto!
Fred le
sussurrò qualcosa, ma lei lo allontanò e gli
rivolse
un’occhiataccia - Scusatemi la franchezza, ma preferisco non
comportarmi da ipocrita!-
si volse nella mia direzione - Mi dispiace per quanto ti è
successo, credimi
Rose, ma perché dovrei aiutarti? Tu non mi sopporti affatto!
- Guarda che nessuno di
noi si sta comportando da ipocrita!
Ma è chiaro che Rose ha bisogno di aiuto per
ricordare… e noi siamo gli unici
che possiamo farlo senza che lei corra dei rischi!
Roxanne sbuffò
- Non vi state comportando da ipocriti? Bene,
allora diciamole la verità! Raccontiamole di come si
è comportata in questi
sette anni! Perché dovrei fare da balia a qualcuno che non
si è mai interessato
di me?! – mi guardò dritta negli occhi – Rose,
sei certa di meritare il mio aiuto? Sono
anni che mi ignori! Vuoi sapere cosa ti è successo?! Bene.
Prima di venire ad
Hogwarts eri semplicemente fantastica! E all’improvviso, sei
diventata una
specie di snob so-tutto-io! Hai cancellato me e gli altri; non ci
degnavi
neppure di uno sguardo! – esclamò con veemenza.
Feci un passo indietro,
senza sapere bene cosa dire. Beh,
questo perlomeno spiegava molte cose.
- Ti sei allontanata da
tutti – disse improvvisamente Lily -
trattavi la gente come se… ci trattavi come se fossimo
d’intralcio. I miei
scherzi ti davano fastidio, non facevi altro che togliermi punti. E mi
hai
fatto sentire un’ idiota un sacco di volte…
- I vostri
scherzi
danno fastidio, Lily e Hugo. – puntualizzò
Dominique – Ma - mi lanciò un breve
sguardo – è vero. Prima ti confidavi con me,
passavamo così tante ore a
chiacchierare… - tacque.
Restammo in silenzio per
un bel po’. Nessuno sapeva cosa
dire.
Li guardai uno per uno e
mi chiesi perché avrebbero dovuto
aiutarmi. Non avevo certo il diritto di chiederglielo.
Eppure…
- Okay,
d’accordo – cominciai respirando profondamente
– Lo
so, la verità è che Roxanne ha ragione;
perché dovreste aiutarmi quando io sono
stata così assurda con voi? E mi sta bene, non dovrete per
forza starmi
accanto, non siete costretti. Ma io potrei rimediare. Forse non ci
crederete,
ma mi dispiace e mi sembra assurdo che io mi sia comportata
così, perché sono
certa che mi sarei sentita sola! Magari c’era un motivo per
cui io…
I ragazzi si scambiarono
degli sguardi carichi di
significato, prima di voltarsi verso Al, il quale si agitò
sulla poltrona, a
disagio.
Lo guardai confusa e lui
fece un sorriso imbarazzato – Ammetto
che anche io ho le mie colpe. Ti ho mollato non appena hai cominciato a
comportarti in modo strano. Eri una ragazzina semplice e simpatica, ma
improvvisamente ti importava di più sapere cosa pensavano
gli altri di te.
Volevi primeggiare, essere perfetta ed impeccabile. Ed io alla prima
occasione
ho deciso che non volevo starti troppo dietro. Tu eri cambiata ed io mi
ero
stancato. Nonostante avessimo giurato di non separarci mai, ti ho
lasciata
perdere.
- Perché?
– domandai e lui assunse un’espressione nauseata
–
Sono stato un idiota totale. Sai, ero diventato amico di un sacco di
gente e tu
invece eri così strana! Tutti ti deridevano ed io…
Battei le sopracciglia
– Ti vergognavi di me.
Al annuì
– Sono stato uno stupido. Negli ultimi anni ho
provato a legare con te, ma tu mi tenevi lontano. Era troppo tardi,
forse.
- Ma perché
volevo essere così… - noiosa? Antipatica? Sola? -
brava a scuola?
- Perché i
nostri genitori sono persone importanti. Nostra
madre e nostro padre hanno aiutato lo zio Harry a vincere la Guerra
Magica… e
poi, sai, mamma è sempre stata talmente brava a scuola. E
papà piace a tutti…
insomma, volevi essere alla loro altezza. – spiegò
Hugo, con semplicità.
- Solo che sei diventata
fastidiosa e saccente – precisò
Roxanne, studiandosi le unghie.
- Ma allora… se
conoscete le mie motivazioni, perché non mi
concedete un’altra possibilità? So che adesso non
vale niente, ma sono certa
che quando ricorderò vi sarò riconoscente per
sempre. Non vi chiedo di farmi da
balie, non ne ho bisogno. Solo… vorrei capire come
comportarmi.
E forse sarei riuscita a
farmi perdonare da tutti loro. Non
potevo cambiare il passato, ma potevo decisamente sistemare il futuro!
- Per me va bene.
Mi voltai di scatto verso
Fred, che fino a quel momento era
rimasto in silenzio – Noi non ci parliamo da non so quanto
tempo, ma penso che
questo incidente abbia combinato già abbastanza casini. E
credo anche che ti
abbia ridimensionato, forse nel modo più sbagliato. Non ha
senso continuare a
punirla – aggiunse, rivolto agli altri.
- Grazie Fred –
dissi e lui fece spallucce.
Al prese la parola - Beh,
come ti dicevo, anche io devo
farmi perdonare parecchie cose. Avrei dovuto farlo prima
dell’incidente, mi sa
– proseguì, stringendosi nelle spalle. Sorrisi
– Beh, anche io, no?
- Anche noi ti aiuteremo
– disse Lily, indicando se stessa,
Hugo e Dominique – e tu Roxie? – chiese sarcastica.
Roxanne alzò gli occhi al
cielo – Non credere che questo cambi qualcosa, ma visto che
ti sei più o meno
scusata potrei… provarci.
Mi sentii scaldare il
cuore – Quindi… beh, è ufficiale?
Dominique annuì
- Direi di sì! Saremo la tua squadra!
- Ma è
fantastico, grazie! – esclamai, scoppiando a ridere.
I ragazzi strabuzzarono gli occhi ed Al sorrise - Io l’avevo
detto che sembrava
diversa, no?
Mi perdonerete mai? Io ci
spero tanto... tante volte vi ho detto che avrei postato presto, e
invece sono scomparsa per mesi. Ma eccomi, sono qui, col nuovo
capitolo. Perché ci tengo davvero a questa storia e ad
essere viva su EFP...
Finalmente ho una connessione
Internet costante, il mio pc (l'unico dove riesco a scrivere le mie
storie... è da pazzi, lo so) e, con un po' di fortuna, conto
di postare presto... ma presto davvero! xD
Passando alla storia,
ecco finalmente l'incontro/scontro con Malfoy... dove naturalmente Rose
non fa che collezionare figuracce!
So che il capitolo non
è il massimo, ma questa è probabilmente la
versione migliore delle migliaia che ho scritto in questi mesi... spero
tanto vi piaccia <3
Tornerò molto
presto, restate connessi (se ancora c'è qualcuno che sbircia
tra le mie storie....) !!!
Lily_Luna
|
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Capitolo 7 *** Who are you? ***
7
– Who are you?
I miei cugini accettarono
di buon grado di aiutarmi,
impegnandosi con tutte le loro forze per farmi capire come funzionavano
le cose
a scuola.
Lily e Hugo si prodigavano
molto per farmi capire quale
fosse “la gente giusta”
da
frequentare e mi passarono tutti i loro appunti (anche se
successivamente mi
confessarono che erano miei e che loro li avevano semplicemente
trafugati dalla
mia stanza). Dominique, talvolta accompagnata anche da Roxanne, mi
teneva
spesso compagnia, raccontandomi aneddoti sulla mia “vita
precedente”. Erano
tutte cose piuttosto imbarazzanti, per la verità.
Poi c’era Fred,
che mi accompagnava nei corridoi e mi
forniva sempre roba strana. Come quelle bombe terribilmente puzzolenti
che,
secondo lui, avrei dovuto utilizzare contro chi mi prendeva in giro.
Domi mi
aveva caldamente consigliato di non farlo, dato che ero Caposcuola.
Ed infine c’era
Al. Con lui era facile chiacchierare;
andavamo a lezione insieme, mi aiutava con lo studio e mi proteggeva
dalle frecciatine
degli altri. Ma mio cugino aveva i suoi amici, a cui io non stavo
propriamente
simpatica, per cui gli avevo proposto di non trascurarli e di vederci
la sera
in Sala Comune per studiare insieme. Lui aveva accettato con entusiasmo
e le
cose, pian piano, stavano migliorando.
Ma la mia famiglia non
avrebbe potuto salvarmi in tutte le
occasioni, e questo mi fu abbastanza chiaro quando mi resi conto che,
pur
essendo odiata da mezza scuola, tutti si servivano di me per ottenere
qualcosa.
Dovevo organizzare i turni
per le ronde notturne, le
riunioni settimanali dei Capiscuola – compatibilmente con gli
impegni di tutti
– aiutare il comitato di accoglienza delle scuole straniere,
che sarebbero
arrivate la seconda settimana di Ottobre. I professori erano
tolleranti,
sapevano della mia situazione, ma spesso tendevano a dimenticarsene.
Per quanto
cercassi di mantenere un basso profilo, talvolta qualcuno di loro
pretendeva da
me cose incredibilmente difficili.
E poi c’erano
quelle dannate gare di cui mi aveva parlato
Lily…
E tutti puntavano su di
me, perché ero la migliore, la più
brava… ero Rose Weasley!
In una situazione
differente probabilmente non avrei neppure
fatto caso a tutte quelle incombenze, ma in quel caso…
Sapevo che prima o poi
sarei esplosa. Aspettavo solamente di
scoprire quando sarebbe accaduto.
*
Anche se Hugo era stato
così gentile da insegnarmi a leggere
l’orologio, quel pomeriggio ero in ritardo. Avevo passato la
mezz’ora
precedente con Dominique, discutendo perché lei non mi
legasse i capelli.
Odiavo tenerli costretti in quello stupido chignon. Sembravo
così severa.
Alla fine comunque
l’avevo spuntata io. Domi era scoppiata a
ridere - Sei proprio cambiata! Dovrò farti una foto, prima
che recuperi la
memoria…
Sempre che ce
l’avessi fatta a ricordare.
“Non
pensarci. Ci
riuscirai.” Mi dissi fermamente, prima di bussare
con qualche difficoltà
alla porta dell’ufficio dei Capiscuola. Avevo le braccia
cariche di fascicoli,
tutta roba che avevo cercato di sistemare, proprio come mi era stato
chiesto.
- Ciao Rose – ad
accogliermi fu Frank, che mi rivolse un
gran sorriso – vieni dentro.
Gli sorrisi di rimando e
lo superai, prima di fermarmi di
scatto, stupefatta.
Davanti a me, con mio
sommo orrore, stavano cinque
sconosciuti, più Al. Tutti mi fissavano con insistenza.
Abbozzai un sorriso,
prima di intercettare lo sguardo della ragazza bionda che mi aveva
insultato in
Sala Grande, Penelope Nott.
Fantastico; avrei dovuto
sorbirmi due ore di sguardi
assassini?!
- Ehi Rosie – Al
mi fece cenno di avvicinarmi – c’è
qualcuno
che vorrebbe parlare con te. – ed indicò una
ragazza più
piccola che, seduta accanto a lui, si
torceva le mani. Sembrava decisamente spaventata.
- Ti aiuto io? - mi
suggerì Frank, togliendomi i pesanti
fogli dalle mani. Gli sorrisi riconoscente e mi rivolsi ai ragazzi.
- Che succede?
- Ti ricordi di Tracey
Moore? – chiese mio cugino,
incoraggiante. Stavo per rispondergli di no, ma qualcosa nella sua
espressione
mi fece capire che se non avessi mentito mi avrebbe uccisa. Annuii
freneticamente
- Ma certo!
Al annuì
– Quindi, come Tracey stava dicendo ai ragazzi…
- Mi dispiace tanto!
– esplose la ragazzina, con voce rotta
– La colpa è mia e di alcune mie compagne di
corso; siamo state noi a dire
quelle cose al Professor Lumacorno! Volevo fare una favore a Rose. Lei
lavora
sempre molto per la scuola, mentre gli altri se ne approfittano!
– aggiunse
coraggiosamente. Stavo per annuire, perché in fondo era la
verità, ma mi venne
in mente che se quella piccoletta non avesse detto certe cose in giro,
Nott
probabilmente non mi avrebbe aggredita verbalmente. Improvvisamente mi
sentii
molto meno bendisposta nei suoi confronti.
- Non avresti dovuto.
– mormorai sconvolta e lei divenne
molto rossa – Volevo farti fare una buona
impressione… - replicò mortificata.
-
Screditando noi?!
Complimenti!– scattò Penelope con rabbia,
voltandosi verso di me – Beh, adesso
abbiamo anche delle piccole copie di Rose Weasley! Diventeranno anche
loro
delle stronzette con la puzza sotto il naso?!
Era troppo. Quella
biondina continuava a passare il segno
tutte le volte.
- Cosa?! - sbottai - Io
non c’entro niente con questa
storia! Perché semplicemente non la smetti di attaccarmi in
continuazione? Sono
stanca di ascoltare le tue accuse e quelle di tutti gli altri!
- Questo perch…
- Okay, ora basta!
– Al si frappose tra me e lei, agitando
le braccia – Penelope piantala; mia cugina non sapeva nulla
del piano di Moore.
E tu Rose… - si voltò verso di me, fissandomi
intensamente – tu… calmati.
Come se fosse facile.
Strinsi pugni –
Sono calma. - poi sospirai e mi rivolsi alla
ragazzina.
- Tracey, giusto?
Lei arrossì ed
annuì – Mi spiace tanto! - e, probabilmente,
le dispiaceva davvero. Magari era solo una piccola ingenua; forse in
precedenza
le avevo fatto capire che, così facendo, l’avrei
accettata come amica. Chissà.
Alzai le spalle
– Non importa, non fa niente – dissi esausta
e tutti mi lanciarono sguardi sconvolti. Al scuoteva freneticamente la
testa,
cercando di farmi capire che quella non era esattamente la risposta che
si
aspettavano.
Ma sul serio, mi ero
stancata. Perché diamine avrei dovuto
interpretare la parte di qualcuno che non c’era
più?
Io non volevo essere
odiata. Non volevo essere temuta. Ed
ero pronta a scommettere che, in fondo, anche la vecchia Rose la
pensava così.
- Hai sbagliato, ma non
importa – ripetei convinta. Penelope
Nott fece per aprire bocca, ma qualcuno la precedette.
- E da quando a Rose
Weasley non importa quello che può
potenzialmente rovinare la sua immagine?! - esclamò una voce
intrisa di
sarcasmo alle mie spalle.
- Come? – dissi
stancamente, voltandomi. Strabuzzai gli
occhi.
Poggiato alla porta, con
le braccia incrociate, stava il
ragazzo dei libri bruciati. Arrossii, cercando di non ricordare le
figuracce
che avevo collezionato con lui, ad Hogsmeade.
- Oh – dissi
semplicemente, troppo imbarazzata per
aggiungere altro. Tutto sommato, sarebbe stato meglio se non mi fossi
girata
affatto.
- Scorp! - Al si fece
avanti - Dove cavolo eri finito? – e
lo affiancò. Il ragazzo smise di guardarmi e gli
batté una pacca sulla spalla -
Scusate; sono incappato nel professor Longbottom. A proposito; mi ha
appena
detto che vuole vedere quelli della squadra! - aggiunse poi, alzando
gli occhi
al cielo.
- Certo, quelli della
squadra! – fece la Nott, con aria
annoiata – Voi sì che siete dei secchioni!
- Moore, tu puoi andare. -
disse Frank gentilmente -
Parleremo con il direttore della tua Casa e sarà lui stesso
a chiamarti,
d’accordo?
La ragazzina
annuì e, dopo avermi lanciato uno sguardo disperato,
fuggì via. Stavo meditando se parlare col professor
Longbottom per chiedergli
di non darle una punizione troppo dura, quando una delle ragazze -
Samantha
MacMillan - mi si avvicinò.
- Weasley…
quindi è tutto pronto?
- Per..? –
domandai sovrappensiero. Lei mi guardò come se
fossi deficiente - Per organizzare le riunioni! Non stavi preparando tu
i turni?
Mi battei una mano sulla
fronte – Certo, sì! – mi lanciai
sui fascicoli che Frank aveva poggiato su un banco vuoto.
- Ecco! –
esclamai soddisfatta, porgendoglieli. Tutti si
avvicinarono a guardarli.
Ero fiera di me; avevo
preparato tutto per bene, rifiutando
persino l’aiuto di Al, che si era offerto di ricontrollare
tutto. Sicuramente
ne sarebbero stati molto colpiti…
- C’è
un problema! – il flusso dei miei pensieri venne
interrotto da Zabini.
Il mio sorriso si spense -
Cosa?!
Lui scosse la testa
– Io il giovedì non posso; alle cinque ho
allenamento di Quidditch!
- Ed io devo recuperare
pozioni… - borbottò una ragazza di
Corvonero che credo si chiamasse Isabel.
- Ma che diavolo hai
combinato? Non ti abbiamo forse dato un
foglio con tutti i nostri impegni? – aggiunse il biondino dei
libri. Frank mi
lanciò uno sguardo dispiaciuto – Per me andrebbe
bene, ma se gli altri non
possono…
- Frank andiamo! Ma hai
visto che orari? Miss Perfettina
crede che non abbiamo di meglio da fare…
- Ehi, ehi,
ragazzi… - tentò di dire Al, facendosi avanti,
ma nessuno lo ascoltava.
- E poi non devi
dimenticare che siamo al Settimo e non
siamo tutti bravi come te! Quando dovremmo studiare?
- Io… - cercai
di dire, ma tutti continuavano a parlare.
Deglutii a vuoto.
- E poi il 15 arrivano i
tizi delle scuole straniere! Non
possiamo fare una riunione dopo il
loro arrivo, no? Dobbiamo anticiparla!
Umiliata, chinai il viso.
Probabilmente avevo ricevuto il
foglio con i loro impegni prima dell’incidente, dato che in
quel momento non ne
sapevo nulla.
Zabini prese i fogli e me
li porse – Puoi ricontrollarli?
Diceva sul serio? - Io
non… - balbettai, afferrandoli. Il
biondo “Scorp” si fece avanti – Cosa?
Aspetta; ci hai rotto le scatole sin dal
momento in cui siamo rientrati a scuola, hai detto che “per evitare di farci combinare casini”
avresti organizzato tutto tu
e adesso non ne hai più voglia?
- Scorpius… -
lo ammonì Al – ora…
- Io non ho
mai… non… - balbettai, stringendo i fogli
più
forte. Non sapevo che fare; non sapevo cosa dire. Improvvisamente, la
stanchezza, lo stress e la tensione accumulati in quelle settimane
gravarono su
di me, schiacciandomi. Non ne potevo più.
- Non? Andiamo…
Non riuscivo a respirare.
- Allora che si fa?
- Weasley ma che ti
prende? In questi giorni sei
irriconosci…
- BASTA! –
sentii la mia voce urlare e, dopo un istante, i
fogli erano esplosi e stavano vorticando intorno a noi come una miriade
di
coriandoli. Tutti tacquero, fissandomi sorpresi.
Strinsi la testa tra le
mani – Lasciatemi in pace! Non lo
so! Non me lo ricordo! Basta!
- Rose! – Al mi
venne incontro ma io lo scansai, prima di
correre fuori, col fiatone ed il cuore in gola.
Infine, ero esplosa.
*
- Gli attacchi di panico
non sono frequenti, ma se lo stress
è tanto possono capitare anche a chi non ha perso la
memoria. Non devi
sforzarti, quante volte dovrò ripetertelo? –
Madama Bones mi carezzò la testa e
mi porse una tazza fumante – È un decotto di
camomilla, ti calmerà un po’.
L’accettai
riconoscente, prima di afflosciarmi sulla sedia –
Io non ce la faccio, è praticamente impossibile. Credevo
fosse più semplice
fingere di non aver dimenticato, ma non è così!
Qui è una continua corsa contro
il tempo; devo essere perfetta, sforzarmi di sapere tutto e comportarmi
male
con chiunque! Ma io non ci riesco…
-
mormorai affranta. Lei aggrottò le sopracciglia –
Come? Per adesso devi
solamente condurre una vita tranquilla. Non fa bene sforzarti in questo
modo!
- Non so… Al
dice che rischio di rimanere vittima di qualche
scherzo, o peggio, se dico la verità. E probabilmente anche
i miei genitori lo
pensano – aggiunsi, ricordando le loro espressioni il giorno
del mio rientro a
scuola.
- Non sono assolutamente
d’accordo. E sono certa che
parlandone con gli insegnanti troverò parecchia gente che la
pensa proprio come
me.
- Non importa, se non le
dispiace vorrei che non ne facesse
parola con i professori – sospirai e scossi la testa,
ripensando alla mia
reazione di qualche ora prima – Tanto mi sa che presto
dovrò delle spiegazioni
a qualcuno.
Lei annuì ed
entrò nel suo ufficio – Torno a lavorare, ma tu
resta. Se hai bisogno sono qui!
- Grazie - mi sedetti
meglio, stringendo la tazza calda tra
le mani. Mi ero rifugiata in Infermeria,
tra le braccia di Madama Bones, che aveva ascoltato i miei
piagnistei
senza dare mai segno di noia. Di sicuro lo aveva fatto
perché era il suo lavoro,
ma le ero grata comunque. Era davvero una brava persona.
- Permesso? – in
quel momento, qualcuno bussò e la testa di
Al fece capolino da dietro la porta bianca. Intercettò il
mio sguardo e mi
sorrise cautamente – Come va?
Mi strinsi nelle spalle,
non lo sapevo neanche io - Un po’
meglio, credo.
- Mi fa piacere e, sai, mi
dispiace per quello che è
successo. Avrei dovuto aiutarti io. - borbottò lui, sempre
da dietro la porta.
Scossi la testa – La colpa è solo mia; tu mi avevi
offerto il tuo aiuto! Ma… -
gli indicai la sedia accanto alla mia - perché non entri?
-
Perché… - iniziò lui, titubante
– Sai, non sono solo.
Affilai lo sguardo - In
che senso?
- Beh, ci sono un
po’ di persone che vorrebbero… uhm,
parlare con te.
- Adesso? Ti prometto che
mi scuserò per la mia reazione di
prima, ma non farmelo fare ora! – Lo supplicai e lui scosse
la testa - No,
intendo… parlare di quello che ti è
successo. L’incidente!
Ricambiai il suo sguardo
sempre più confusa e lui fece un
sorriso.
- Se ti va, potresti
raccontare l’accaduto a certe persone.
Diciamo… a tutti coloro che devono lavorare a stretto
contatto con te. Ecco. –
spiegò.
Spalancai la bocca
– Credi sia una buona idea? – esclamai
stupita e Al annuì – Ma sappi che si tratta di
parecchia gente – mi avvertì
serio – te la senti?
Se me la sentivo di
raccontare la verità e smetterla di
recitare una parte?
Annuii, stringendo
più forte la mia tazza. A quel punto Al
spalancò la porta e Madama Bones uscì dal suo
ufficio.
- Che cosa sta succedendo
qui? Che cosa state…?
- Tranquilla Susan,
è tutto sotto controllo! – a parlare era
stato il professor Longbottom, comparso magicamente al fianco di mio
cugino.
Alle loro spalle stavano circa una quindicina di persone. Strabuzzai
gli occhi.
C’erano tutti i
Capiscuola ed altre nove persone che avevo
intravisto in quei giorni; erano i membri della squadra. Che diavolo ci
facevano lì anche loro?
- Vuoi che lo racconti a tutti?!
– domandai trasecolata, aggrottando le sopracciglia. Qualcuno
dei ragazzi
chiuse la porta, mentre gli altri, lanciandomi occhiate preoccupate,
prendevano
posto sui letti attorno a me. Sembrava aspettassero che mi venisse un
attacco
omicida.
- Direi che è
il caso
di sì, Rose – si intromise il
professor Longbottom – la Preside ne è al
corrente; riteniamo sia la soluzione più logica, data la
situazione.
Annuii e guardai tutti i
presenti. Alcuni sembravano
terribilmente annoiati, altri invece mi studiavano con attenzione.
- Quindi? – mi
esortò Penelope Nott, incrociando le braccia.
Al alzò gli occhi al cielo.
Non sarebbe stato affatto
semplice.
- Beh non
c’è molto da dire – cominciai
– intanto mi scuso
con gli altri Capiscuola per la mia reazione di prima. Non
volevo… - arrossii
violentemente.
Dal fondo della stanza, la
voce di Lily si levò forte e
chiara - Non so cosa sia successo, ma hai tutto il mio
appoggio… questi
Capiscuola si credono chissà cosa! – e
sbatté ciglia in modo impertinente in
direzione dei ragazzi più grandi. Soffocai una risatina.
- Non importa –
disse Frank – anzi, scusaci. Ti abbiamo
caricato di lavoro, senza chiederci se avessi bisogno di noi.
Sapevo bene che non era
così; che probabilmente io stessa
col tempo dovevo averli abituati a contare solamente su di me. Ma non
importava.
- Io non capisco, Al
è venuto a cercarci, dicendoci che
dovevamo sapere qualcosa sul tuo conto. Cosa è successo?
– disse una ragazza
coi capelli a caschetto. Gli altri annuirono – Infatti!
Arrossii – Beh,
circa un paio di settimane fa, come sapete
ho avuto un incidente. Cioè, in realtà non so
cosa sia successo, ma mi hanno
raccontato di avermi trovata in fondo alle scale che conducono al
quinto piano.
- E poi? –
chiese Samantha MacMillan, curiosa. Mi strinsi
nelle spalle.
- Da allora io
non… sapete, non riesco proprio a ricordare
nulla – dissi piano, cercando di raccontarlo senza enfasi,
come se non fosse
importante. Un mormorio si diffuse nel gruppo. Numerosi sguardi si
puntarono su
di me, ma io preferii chinare il viso.
Non sapevo
perché, ma non avevo voglia di vedere le loro
espressioni… non volevo provassero pena per me.
- Nulla? – la
voce di Frank era incredula - Ma…
Mi ricossi e feci
spallucce - Neppure il mio nome; neanche
le facce dei miei genitori. Niente.
Quel
“niente” sembrava davvero la parola più
brutta del
mondo.
Ecco cosa realmente mi
intristiva…
Al diavolo i compagni di
scuola che mi odiavano! Io volevo
sapere cosa significava voler bene a qualcuno per davvero. Volevo
ricordare per
chiedere scusa ai miei cugini, per averli ignorati per così
tanto tempo, alla
mia famiglia… a mamma e papà, perché
sicuramente dovevo aver commesso qualche
errore anche con loro.
Cadde un silenzio pesante,
rotto solo dai sospiri e dai
bisbigli tra alcuni ragazzi.
Tossicchiai e sorrisi - Mi
dispiace se in questi giorni sono
stata così strana, ma sinceramente voi per me siete dei
perfetti sconosciuti.
Non so che tipo di ruolo ho in questa scuola, né come devo
comportarmi nei
vostri confronti. Quindi non fate troppo caso ai miei atteggiamenti,
d’accordo?
Tutti mi fissavano
sconvolti, ma qualcuno annuì come un
automa.
A quel punto mi rivolsi al
professor Longbottom - Tra l’altro
non so neppure se valga la pena che io partecipi alle gare, professore.
- Come? – disse
improvvisamente Frank, ancora mezzo sotto
shock - Non puoi
farlo!
- Perché no? A
cosa vi serve una che ha perso la memoria?
Non so niente di niente! Sto cercando di ripassare la roba del primo
anno,
Frank! – replicai con impazienza.
Uno dei ragazzi della
squadra, un Tassorosso moro, prese la
parola - Io sono Christian Lyndon – mi disse, e gliene fui
grata – che speranze
di recupero hai?
Scossi la testa
– Non sappiamo dirlo con precisione. La
memoria potrebbe tornare da un momento all’altro, oppure no.
- Quindi potresti
ricordare, Weasley? – si intromise una
Serpeverde dall’aria altezzosa – Ah, sì.
Io sono Caroline Flint. - aggiunse
poi, alzando gli occhi al cielo. Annuii.
- Allora devi gareggiare
– disse il professor Longbottom –
se dovessi recuperare la memoria, sono certo che
rimpiangeresti di non aver partecipato!
- Con tutto il rispetto,
professore, credo che le mie
priorità siano leggermente cambiate… - risposi
piano.
- E poi è vero,
se non dovesse recuperare la memoria,
saremmo con un membro in meno ed un peso in più. Senza
offesa - disse un
ragazzo con gli stessi capelli biondo platino di Penelope Nott. Lily
gli scoccò
un’occhiataccia.
- Sì, ma senza
Rose siamo fregati. Lei è ancora la ragazza
più brillante della scuola – disse improvvisamente
Al - Lei deve partecipare.
- Andiamo Al… -
cominciai, ma lui mi interruppe – Hai i tuoi
appunti e puoi ancora recuperare la memoria! Prova!
- Signor Potter, la
signorina Weasley non deve fare sforzi
superiori alle sue capacità… - si intromise
Madama Bones ed io le sorrisi grata
-… tuttavia, se tutti voi l’aiutaste, potrebbe
farle bene. Sarebbe un ripasso
veloce e mirato e, chissà, potrebbe giovare alla sua memoria!
- Madama Bones!
– protestai – Non posso trascinare queste
persone nel caos solo a causa dei miei problemi!
- Andiamo Rose, io faccio
assolutamente schifo e Neville mi
costretto ad entrare in squadra! Andremo benone… - disse
Lily con leggerezza.
- Quindi è
deciso, Rose Weasley continuerà a far parte della
squadra- sentenziò Longbottom, ignorando mia cugina, ma con
l’ombra di un
sorriso sul volto. Qualcuno, a ragione, storse la bocca ma nessuno
osò
controbattere.
- E adesso direi che
è ora di andare tutti in Sala Comune –
aggiunse l’infermiera. Scattai in piedi – Anche io?
Lei scosse la testa - Se
non ti dispiace, preferirei tenerti
sotto osservazione.
- Oh – alzai le
spalle – d’accordo.
Alcuni studenti
cominciarono ad uscire, lanciandomi saluti
fiacchi e confusi. A quel punto rimasero solo alcuni Capiscuola.
- Direi che potremmo fare
una riunione straordinaria domani
e dividerci i compiti –
stava dicendo
Zabini, lanciandomi di tanto in tanto occhiate stranite. La notizia
della mia
amnesia sembrava averlo colpito. Gli altri annuirono.
-
Dobbiamo anche
capire che metodo di studio usare e come organizzarci per
l’arrivo delle
squadre straniere. – aggiunse Isabel Corner, facendomi
sospirare.
-
Io non dovrei
partecipare – ripetei per l’ennesima volta
– è una cosa stupida e priva di
senso!
- Ma mio padre ha ragione,
Rose. Ti servirà… - replicò
Frank, con uno strano tono di voce. Restammo a fissarci per un pezzo,
finché Al
non tossicchiò e lui non distolse lo sguardo. Sembrava
imbarazzato e
dispiaciuto.
- Beh, meglio che andiamo.
Weasley? Sappi che mi dispiace
per il tuo incidente - disse Penelope Nott, in tono sbrigativo - Anche
se non
ci sopportiamo, questa è una cosa che non augurerei a
nessuno.
Abbozzai un sorriso
– Grazie.
- Beh, se hai bisogno fai
un fischio, anche se so che qui
sei al sicuro. - Al mi fece l’occhiolino ed uscì,
seguito da tutti gli altri.
Io sorrisi e mi voltai, dirigendomi verso il fondo della stanza. Dato
che
l’Infermeria era vuota, perché non scegliere il
letto che mi piaceva di più?
Evitando accuratamente
quello in cui mi ero risvegliata, ne
scelsi uno un po’ appartato e sistemai la mia tazza sul
comodino accanto. Un
raggio di luce aranciata colpì e scaldò la mia
mano ed io mi distrassi ad
osservare le grandi finestre che davano sul parco. Era uno spettacolo
pacifico
e meraviglioso. Per alcuni istanti rimasi ad osservare un uomo
– beh, in
effetti era troppo grosso per
essere
un uomo normale – arare un piccolo orto accanto alla sua
capanna, sorridendo scioccamente,
senza pensare a nulla, se non al sollievo che provavo. Finalmente avevo
raccontato la verità, e nulla mi avrebbe impedito di
essere…
Qualcuno tossì,
come a voler segnalare la sua presenza, ed
io sobbalzai. Mi voltai di scatto, strizzando gli occhi.
Era il ragazzo biondo,
l’amico di Al. Non potei fare a meno
di ripensare al suo atteggiamento nella Stanza dei Capiscuola, ragion
per cui,
mi stupii di trovarlo lì.
Lo guardai incuriosita e
lui mosse un passo avanti.
- Sì?
– dissi, giusto per spezzare il silenzio che si era
creato.
Lui si schiarì
la voce, palesemente a disagio - Quindi tu
non ricordi nulla. – ovviamente non era una domanda.
Sollevai entrambe le
sopracciglia e scossi la testa – No, ve
l’ho detto… - mormorai, chinando il viso. Sentivo
il suo sguardo su di me, ma
non osavo ricambiarlo. Non capivo; ogni volta che incontravo quel tipo
provavo
una sensazione inspiegabile. Era disagio, misto a qualcosa di
indecifrabile…
dispiacere? Rabbia? Umiliazione?
Dovevo essere pazza.
- E non ricordi cosa sia
successo la sera dell’incidente? –
chiese, stavolta con uno strano tono di voce.
Lo guardai; era serio? -
Solo un gran dolore alla testa. Ma
tu… chi sei? – mi uscì detto, prima che
potessi fermarmi. Strinsi le labbra ed
arrossii.
I suoi occhi si
allargarono per lo stupore, come se solo in
quel momento si fosse reso conto della verità; del fatto che
avevo davvero
perso la memoria.
Io
non sapevo chi
fosse e l’idea sembrava averlo colpito profondamente.
Aprì la bocca,
poi la richiuse. Infine parlò, mangiandosi
quasi le parole. Vergognandosi di qualcosa che non potevo ancora
sapere. Che
non avrei saputo per molto tempo.
- Io sono Scorpius
Malfoy… e mi dispiace. - farfugliò, prima
di voltarsi ed uscire in fretta.
Ciao
:)
Lo
so, probabilmente non ci crederete neanche voi, ma eccomi qui. Il
capitolo era pronto da un'infinità di tempo, ma continuavo a
leggerlo e rileggerlo... e non andava mai bene. Anche adesso, sto
postando convinta che non sia esattamente come volevo, ma l'ultima cosa
che desideravo era farvi aspettare ancora.
Beh,
com'è chiaro la mia ispirazione è andata in
vacanza da un pezzo, sostituita da una sorta di "quasi apatia" che
odio. Come vi avevo già accennato, la mia vita in meno di un
anno è cambiata, forse pure troppo, ed io sto ancora
raccogliendo i miei cocci. Sì, i miei... perché
temo di essermi spezzata tante volte. Ma sto provando a risollevarmi,
come ho sempre fatto.
E'
per questo che non riesco a smettere di scrivere, di immaginare, di
pensare... nella mia testa, questa storia è quasi terminata!
xD
Posterò
il prossimo capitolo, e poi anche quelli dopo... vorrei farlo tra
qualche giorno, ma non vi voglio illudere, quindi vi chiedo solo di
restare sintonizzati, se vi va. Ma posterò, davvero!
Non
vi conosco, ma sono affezionata a tutti voi :)
A
prestissimo (spero!)...
Lily_Luna
|
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Capitolo 8 *** Parted and Lost ***
8 – Parted and Lost
L’alba
arrivava tardi, lassù.
Il
castello dormiva ancora, gli occhi chiusi e la mente
persa chissà dove, tra sogni meravigliosi o forse orrendi
incubi…
“Ma la realtà
può
essere peggiore”
pensò il ragazzo, senza muovere un muscolo.
Era
stato seduto per più di un’ora sul davanzale della
finestra ad osservare le minime variazioni cromatiche del cielo. Adesso
alcuni
flebili bagliori rosati stavano colorando le montagne circostanti,
segno che da
lì a poche ore si sarebbe ritrovato in corridoio, con
l’aria smarrita di chi
non ha dormito abbastanza (o affatto), a fare i conti con tutto
ciò che lo
aveva fatto rigirare nel letto per ore finché, esasperato,
non era scivolato
fuori dalle coperte.
Confusione,
incredulità, rabbia.
Ogni
volta che ripensava a quella ragazza si sentiva male.
Sapeva
che si era trattato di un caso – beh, più che
altro di
una sua distrazione – ma non poteva fare a meno di pensare
che, se avesse
chiuso la bocca in tempo, lei non sarebbe mai caduta giù da
quelle scale.
Corrugò
le sopracciglia. In realtà non credeva che lei
avrebbe perso la testa in quel modo; non avrebbe mai pensato di farla
piangere.
Addirittura.
Forse
aveva esagerato con quella storia di Frank. Dopotutto
non è che ne fosse totalmente certo. Erano giorni che ci
pensava, anche prima
di sapere che lei aveva perso la memoria.
Incredibilmente,
ripensò al suo sguardo vacuo, confuso. Non
lo aveva riconosciuto, non aveva idea di chi fosse. Aveva dimenticato tutto.
Come
si era sentita, quando se ne era resa conto?
Sospirò
e poggiò la fronte contro il vetro freddo. Non
credeva fosse possibile ma forse… gli
dispiaceva. Per lei.
Spalancò
gli occhi e scosse la testa, cercando di scacciare
quella sensazione.
No.
Rose Weasley non meritava il suo dispiacere.
Era
stata lei a scordare i loro scontri, le loro continue
lotte per cose sciocche e futili, che improvvisamente si trasformavano
in vere
e proprie guerre.
Lui, dal canto suo, non
aveva dimenticato tutte le parole taglienti che gli aveva rivolto in
quegli
anni. Era stata lei a cominciare quell’inutile diatriba,
tanto tempo prima.
Disgustato,
si mosse con qualche difficoltà, alzandosi in
piedi. Si passò una mano sul viso, riflettendo.
Sapeva
di aver sbagliato, ed era certo che prima o poi
avrebbe dovuto parlargliene. Ma questo non avrebbe cambiato i fatti.
Per
quanto lo riguardava, avrebbe continuato a non
sopportare quella ragazzina petulante. E non si sarebbe fatto
coinvolgere dai
piani strampalati di Al. Era suo
cugino, poteva capirlo… ma lui, Scorpius, non le doveva niente.
…
forse.
*
Senza neppure rendercene conto, le prime due settimane del mese di
Ottobre
volarono in fretta, lasciandoci confusi, pieni di aspettative e,
soprattutto,
carichi di stanchezza.
Nel
goffo tentativo di aiutarmi a ripassare, io ed alcuni
membri della squadra spendevamo le nostre ore libere a studiare
meticolosamente
i manuali di Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni e di tutte quelle
strane
materie che dovevamo seguire, aiutandoci con gli appunti che avevamo
raccolto
durante i nostri anni di scuola. Avrei dovuto aspettarmelo, ma quando
scoprii
che i miei erano tra i migliori, perché scritti in maniera
precisa e
dettagliata, rimasi colpita.
-
Questo dovrebbe farti ricordare che tipo di studentessa
eri, no? – mi disse Zabini, cercando di comportarsi in
maniera amichevole. Io
gli avevo sorriso, ma mi ero stretta nelle spalle, ancora stupita.
Quindi la
prova della mia bravura, delle capacità che avevo posseduto,
c’era.
Irraggiungibile, certo, in quella giungla piena di nebbia e caos che
era
diventata la mia mente, ma potevo vederla. Era scritta di mio pugno.
Come
prevedevo, nel giro di pochissimo tempo, la notizia
della mia amnesia si era diffusa in tutta la scuola, perché
chiaramente
qualcuno lo aveva spifferato in giro. Molti
parvero dispiaciuti della cosa. Altri finsero di esserlo, ma a me non
importava. A dire il vero, non ero affatto preoccupata di quello che
pensava la
gente. Finalmente ero libera di essere me stessa, anche se non sapevo
affatto
chi ero.
Forse
ero semplicemente libera di essere un’altra.
-
Allora, i Capiscuola facciano un passo avanti e si mettano
accanto ai professori – stava dicendo la Preside McGranitt
quando,
incespicando, mi precipitai giù dalle scale. Ero in ritardo,
come sempre. Lei
mi lanciò un’occhiata raggelante, ma non disse
nulla, mentre mi aggrappavo al
braccio di Al.
Era
il pomeriggio del 15 Ottobre, e mancavano ormai pochi
minuti all’arrivo delle delegazioni straniere. Tutti gli
studenti, gli
insegnanti, i collaboratori, i fantasmi e persino alcuni soggetti dei
quadri
erano in Sala d’Ingresso. Il portone di quercia era aperto,
lasciando
intravedere alcune porzioni di parco illuminate dalla luce del sole
morente.
-
Che fine avevi fatto? – mi bisbigliò mio cugino
– Dovevi
essere qui mezz’ora fa, per controllare che tutto…
oh, lascia perdere... -
alzò gli occhi al cielo ed io arrossii - So
che è stupido, ma ho sbagliato strada!
-
Col permesso di Potter e Weasley, i Capiscuola si
sistemino qui a sinistra – disse improvvisamente la
McGranitt. Io e Al
sobbalzammo e seguimmo gli altri.
Lanciai
un’occhiata distratta alla folla di studenti alle
mie spalle e tentai di non stupirmi alla vista dei loro sguardi
famelici su di
me. Insomma, d’accordo che non me ne importava nulla, ma
perché non la
smettevano? -
Perché mi fissano sempre
in quella maniera?! – sibilai
urtata ad Al – La verità su di me è
davvero così importante per tutti?
Mio
cugino si strinse nelle spalle – Suppongo vogliano vederti
fare qualcosa di molto sciocco o imbarazzante, in modo da potertelo
sbattere in
faccia per l’etern… cioè –
aggiunse, arrossendo alla vista della mia
espressione – Sono solo curiosi, sai.
-
Come no, grazie tante. – sospirai sconfitta. Lui rise ed
io scossi la testa, proprio mentre la preside sbottava - Insomma,
signor
Malfoy, anche lei in ritardo?! Sono davvero molto delusa da voi,
ragazzi!
Al
rise ancora più
forte, alla vista del suo migliore amico che si trascinava
giù per le scale,
biascicando alcune scuse poco convincenti, coprendosi la bocca con una
mano per
nascondere uno sbadiglio. Il ragazzo si sistemò alla
sinistra di mio cugino e
gli lanciò un’occhiataccia – Ti
ringrazio per avermi promesso di inviarmi un
gufo alle quattro per svegliarmi. Lo sto ancora aspettando.
-
Sammy Harrison mi ha trattenuto – spiegò Al,
esibendo un
sorrisetto soddisfatto. Il biondo alzò gli occhi al cielo
– Merlino, Sammy
Harrison? Questo sì che mi fa chiedere
perché non indossi gli occhiali…
-
La volpe e l’uva… - sospirò mio cugino
serenamente. Quello
scosse la testa – Sì, credici. Avevamo dodici anni
quando mi ha rifiutato
e, adesso che io sono un figo
pazzesco e non
me la filo più, lei ha ripiegato su di te. –
aggiunse, fingendo di lustrarsi le
unghie. Fece per aggiungere qualcosa, ma poi si accorse di me e tacque.
Mio
malgrado mi sentii arrossire.
Da
quella volta in Infermeria, Scorpius Malfoy non mi aveva
più rivolto la parola. Non che la cosa fosse
granché importante, mettiamolo in
chiaro. Non avevo idea di che ruolo avesse avuto nella mia vita fino al
giorno
dell’incidente, ma non capivo per quale motivo fosse rimasto
a parlarmi, quando
era evidente che non gli stavo affatto simpatica (che
novità!). E poi, perché
ogni volta che mi vedeva faceva quell’espressione?
-
No Scorpius, tu mettiti accanto ad Isabel. Non vogliamo
sentire te e Al commentare tutte le ragazze delle delegazioni straniere
–
sussurrò il professor Longbottom, avvicinandosi con un
sorrisetto. Malfoy parve
riscuotersi, fece un sorriso colpevole al professore e si
allontanò in
direzione della sua compagna di Casa.
-
Al… - mormorai, stando ben attenta a non farmi notare
dagli altri – posso farti una domanda?
-
Mh?
Mi
voltai a guardarlo – Mi chiedevo, sai… il tuo
amico ha
qualche, uhm, antipatia nei miei confronti?
Il
suo sguardo verde guizzò dal mio viso alla Sala –
Non
capisco; di chi parli?
Strinsi
gli occhi – Mi prendi in giro?
Ci
mise qualche istante a rispondere – Beh... perché
me lo
chiedi?! – ed i suoi occhi si accesero
d’interesse., mentre le sue labbra si piegavano
in un sorriso che non riuscii ad interpretare.
Sbuffai
– Perché forse ogni volta che mi vede mi fissa
come
se fossi una specie di... troll?! – dissi sarcastica. Lui,
ancora una volta, evitò
accuratamente il mio sguardo – Macché! Ti sbagli
di grosso!
Sentii
le mie sopracciglia arrivare all’attaccatura dei
capelli, mentre lui annuiva – Davvero! Scorp è un
tipo a posto, non… ehi,
guarda! – e mi indicò il portone di quercia.
Mio
malgrado fui costretta ad interrompere l’interrogatorio;
le delegazioni straniere erano arrivate e, soprattutto, uno dei
professori , credo
un certo Silente*, aveva posato su di noi uno sguardo parecchio
irritato,
mimando con le labbra le parole “Ora
basta”.
-
Signore e signori – annunciò il professor Vitious
con voce
squillante – stasera abbiamo il piacere di accogliere ben tre
delegazioni
straniere: salutiamo intanto le studentesse del prestigioso Istituto delle Streghe di Salem!
–
esclamò, proprio mentre un folto gruppo di ragazze faceva il
suo ingresso.
Indossavano tutte la stessa divisa rossa , una felpa con su scritto il
logo della
scuola ed una gonna di proporzioni davvero imbarazzanti , e parlavano a
voce
piuttosto alta.
-
Americane! – esultò a voce bassa Al, con gli occhi
scintillanti, mentre quelle ci salutavano con la mano e sorridevano. La
loro
accompagnatrice, una strega di mezz’età con
l’aria di essere stata una Hippie
in passato, salutò calorosamente la McGranitt e condusse le
studentesse in Sala
Grande.
-
Ecco l’Accademia
di Stregoneria
di Rio de Janeiro –
proseguì Vitious, facendo entrare un secondo gruppo di
studenti, stavolta misto e molto più colorato, con la sua
divisa gialla e
verde. – E la Scuola
di Arti Magiche d’Oceania!
– aggiunse ancora, mentre una nuova delegazione faceva il suo
ingresso.
-
Esiste una sola scuola in Oceania? – stava chiedendo
Penelope Nott a Zabini. Quello annuì –
Sì, ed è molto prestigiosa; dicono che
il loro metodo di studio fonda gran parte delle nostre tecniche con le
antiche
magie aborigene. Tra l’altro ha sede in Australia, anche se
non si sa di
preciso dove.
-
Ovviamente... beh, speriamo
di imparare qualche trucchetto da
loro!
In
generale, le delegazioni non erano molto numerose. Ad
occhio e croce, ognuna di loro doveva contare circa una trentina di
membri, se
si includevano i professori accompagnatori.
Curiosi
di osservare meglio i nuovi arrivati, li seguimmo in
Sala Grande (ben controllati dalla preside McGranitt, la quale sembrava
aspettare un solo passo falso per toglierci tutti i punti in un colpo
solo), dove
appurammo che accanto ai grandi tavoli delle Case ne era stato aggiunto
un
altro, riservato ai nostri ospiti.
-Credevo
ci avrebbero fatto sedere tutti insieme... -
borbottò mio cugino dispiaciuto, mentre la preside dava il
benvenuto agli
studenti stranieri. Mi strinsi nelle spalle e con lo sguardo
intercettai quello
di Frank, che mimò qualcosa come “Dopo il
discorso la squadra deve restare qui!”, ed
in effetti, non appena la
McGranitt smise di parlare, i nostri compagni furono congedati per
seguire
l’ultima lezione del pomeriggio.
Facendo
non poco chiasso, ciascuna squadra occupò uno dei
quattro tavoli originari della Sala Grande. Mi ritrovai incastrata tra
Al e
Frank, i quali continuavano a studiare le facce dei nostri nuovi
avversari.
Quando,
infine, calò il silenzio, il professor Longbottom si
alzò in piedi. Sembrava parecchio nervoso, come se
l’idea di trovarsi davanti a
così tanta gente non gli facesse esattamente piacere, ma in
ogni caso iniziò a
parlare - Bene, come ha detto la preside, diamo il benvenuto a tutti!
Siamo
davvero fieri di ospitare le Gare di Conoscenza Magica! Molti di voi
conosceranno certamente le regole, ma ci sembra giusto ribadirle in
questa
sede... sperando di non doverlo fare nel corso dell’anno! -
aggiunse con una
strizzatina d’occhi.
-
Le vostre squadre sono quattro, ed è chiaro che tutte
riceveranno un riconoscimento per aver partecipato, ma il vero premio
è
solamente per la squadra che riuscirà a battere le altre,
arrivando per prima. Si
tratta di un viaggio, studio o di lavoro, della durata di un anno in
uno dei
paesi da cui provengono le scuole avversarie. Naturalmente,
poiché le gare si
svolgeranno qui in Gran Bretagna, qualora questa venisse scelta come
meta per
le squadre straniere, queste avranno la facoltà di
modificarla con un’altra, se
lo vorranno! E adesso... passiamo al regolamento - aggiunse, ed io vidi
il
sorriso scivolare via dalle facce di molti ragazzi.
-
Le gare in cui vi affronterete saranno quattro e si
svolgeranno nell’arco dell’intero anno
scolastico. Le prime due non comporteranno l’eliminazione di
alcuna squadra. Si
tratterà infatti di due prove, una teorica ed una pratica,
durante le quali
verranno stabiliti i punteggi base. Dovrete essere davvero molto
preparati,
perché saranno proprio queste due prove a determinare una
prima classifica.
-
Mi sono già persa... - borbottò Lily con uno
sbuffo. Io
ridacchiai e lei mi rivolse uno sguardo complice.
-
...terza prova, una squadra verrà eliminata. In questo
modo resteranno le ultime tre, che dovranno affrontarsi nella quarta ed
ultima
gara... che determinerà il vincitore!
-
Ovviamente - si intromise la Preside - ci aspettiamo un
comportamento leale da parte di tutti i partecipanti. La cooperazione
è
fondamentale, ma non potrete chiedere aiuto a nessuno al di fuori della
vostra
squadra! Potrete usare tutti i libri che vorrete, ma non potrete
ricorrere a
trucchetti di alcun tipo. Sappiate che le gare sono pubbliche e che voi
studenti sarete perquisiti attentamente, prima di sfidarvi. - aggiunse,
scoccandoci un’occhiata severa.
-
Ehm, detto questo, diamo ufficialmente il via alle Gare di
Conoscenza Magica! - esclamò il prof. Longbottom, e tutti
applaudimmo
educatamente. Un istante dopo, gli adulti ci stavano già
ignorando, tutti presi
dai loro discorsi. Continuavano a complimentarsi tra loro, sorridendosi
a
vicenda.
-
Sapete... credo che sarebbe utile sapere qualcosa sul
conto dei nuovi arrivati - disse Al improvvisamente - no?
-
Andiamo Al, ma chi si metterebbe mai a studiare i nostri
profili? Non è un po’da paranoici? - chiese Philip
Nott stiracchiandosi.
Lysander scosse la testa - Beh, io lo farei. Vorrei conoscere i punti
deboli di
chi ho davanti; mi darebbe un bel vantaggio!
-
In effetti... secondo te qualcuno di loro sa della tua,
ehm, amnesia? - mi chiese con circospezione Ann Grant. Mi voltai di
scatto
verso di lei - Cos..? Perché dovrebbero saperlo? Mica mi
conoscono, sono qui da
neanche un’ora! - esclamai. Ma quando lei ed Amelia Davies mi
indicarono due
studentesse americane, che mi fissavano attentamente, le teste vicine e
tra le
mani una specie di cartelletta, non ne fui poi così sicura.
-
Mi sa che Al ha ragione. Potrebbero aver cercato
informazioni su di noi, sulla nostra squadra, prima di arrivare - disse
Lily -
il che è veramente una perdita di tempo! Chi mai vorrebbe
vincere queste
stupidissime gare?
-
... ed avere così la possibilità di trascorrere
un anno
all’estero per lavorare o studiare, fare esperienza ed
arricchirsi come
persona? - la voce di Malfoy si intromise, sarcastica - Nah, che schifo!
Lily
gli fece una linguaccia - Sai che intendo, stupido! E
comunque prima
dovremmo vincere! E
Rose è fuori uso, quindi...
Il
biondo mi scoccò un’occhiata così
breve, che per un
attimo credetti di averla immaginata - Anche se Weasley fosse in forma,
di
certo non vinceremmo solo grazie a lei. - disse acidamente ed io
accusai il
colpo. Incassai la testa tra le spalle, ma annuii - Lui ha... ha
ragione, Lily.
- mormorai. Tutti si voltarono a guardami - Come?!
Percepii
lo sguardo rovente di Malfoy su di me e mi sentii
arrossire - Quello che dici è ingiusto, Lily, è
sbagliato nei confronti degli
altri - ancora sguardi sconvolti su di me - insomma, sono
più che sicura che
voi... - lo sbuffo a metà tra l’irritato e il
divertito del ragazzo biondo mi
interruppe.
-
Ma sentila... - rise, prima di andarsi a sedere accanto ad
Isabel Corner. La mia bocca si aprì prima che me ne
accorgessi, ma la voce di
Frank mi riscosse - Lascia stare Scorp... - disse con gentilezza,
costringendomi a voltarmi verso di lui.
-
Giusto, era solo infastidito dalla battuta di Lily. E
anche io! - aggiunse Al, voltandosi verso la sorella, che tuttavia non
si
scompose -Beh, ho solo detto la verità! Rose ha... aveva una
memoria pazzesca, era
intelligente, studiosa e sapeva praticamente tutto! Lei era... -
l’unica parola
che mi veniva in mente per descrivermi era “noiosa”,
ma Lily proseguì - onestamente la più brava. E
senza di lei siamo fritti,
quindi dimentichiamoci quel viaggio e basta.
-
Con tutto il rispetto, Potter, qui l’unica che è
veramente
fritta senza il nostro
aiuto sei tu!
- rimbeccò Marlene Pucey lisciandosi i capelli.
-
Che hai detto?
-
Hai capito bene. Sei l’unica che qui continua a lamentarsi
di tutto, eppure non fai nulla di produttivo per la squadra! Persino
Rose sta
facendo progressi rispetto a te, e lei ha il cervello confuso!
-
Ehi, io non ho il cervello confuso! - saltai su, ma lei
sollevò una mano per zittirmi e si rivolse nuovamente a mia
cugina - Se ti
scoccia così tanto stare qui, lascia il posto a qualcuno che
ha voglia di
partecipare. Sei una palla al piede! - concluse, alzando gli occhi al
cielo.
Tutti
ci irrigidimmo, a disagio. Guardai mia cugina, e
riuscii appena in tempo a vedere uno strano luccichio nel suo sguardo,
prima
che lei battesse le ciglia e le rivolgesse un sorriso acido - Beh... se
ti da
così fastidio la mia presenza, perché non ne
parli con il professor Longbottom?
È stata una sua idea. Io non volevo assolutamente
partecipare e, dato che la
mia presenza qui è inutile, tolgo il disturbo! Ho di meglio
da fare! -
aggiunse, prima di scattare in piedi ed uscire velocemente dalla Sala
Grande.
Non
appena la sua figura fu scomparsa dietro l’angolo, mi
voltai verso Pucey - Non pensi di aver esagerato?
-
Sei proprio una stronza Marlene! - sbottò Al, disgustato.
-
Ma per favore! Al, non ti rispondo neanche, e Weasley...
tu parli così solo perché hai dimenticato di aver
pensato la stessa cosa quando
Lily si è presentata alla primissima riunione della squadra!
Ho solo detto la
verità, e magari questo le insegnerà ad essere
più partecipe!
-
Io non... - mi interruppi, divorata dal senso di colpa. E
se avessi davvero pensato quelle cose? Che razza di cugina ero stata?
-
Pucey, ‘sta zitta - disse Al, scuotendo la testa.
-
Wow! Che spirito di squadra! Sarà facile vincere! - una
ragazza dai lunghi capelli biondi si era avvicinata al nostro tavolo.
Era
accompagnata da uno degli studenti della scuola brasiliana e da
un’altra
ragazza con la divisa della scuola d’Oceania. Restammo in
silenzio, senza
sapere bene cosa dire, mentre i tre ci osservavano attentamente.
-
Chi di voi è il capo squadra? - chiese ancora la bionda.
-
Non c’è nessun capo... credo - dissi io,
voltandomi verso
i miei compagni, che la fissavano come se fosse pazza. Lei sorrise -
Ah! Adesso
capisco da dove derivano i vostri problemi di disciplina! - e, prima
che
potessimo ribattere, si indicò - Io sono Mandy Saunders,
capo della squadra
dell’Istituto di Salem, piacere.
-
Io sono Guilherme Luiz, capo della squadra di Rio - si
inserì il ragazzo brasiliano, parlando con uno strano
accento.
-
Ed io sono Olivia Taylor... dalla Scuola di Arti Magiche
d’Oceania! - aggiunse la studentessa australiana, sfoderando
un gran sorriso.
-
Beh, noi siamo la squadra di Hogwarts, piacere - disse
cordialmente Frank e Guilherme gli strinse la mano - Credo che da oggi
in poi
vi chiameremo i “Senza
Capo” -
scherzò, facendoci l’occhiolino - spero che alla
prima occasione ci facciate
fare un giro della vostra scuola... sembra bella!
-
Con piacere! - esclamò improvvisamente Ann, arrossendo
come un peperone. Sembrava ipnotizzata dai riccioli fitti del
brasiliano, che
se ne accorse e sorrise soddisfatto - Obrigado!
- Beh, alla prossima “Senza Capo”,
è stato un piacere! - disse Mandy. I tre si voltarono
quasi in contemporanea e si allontanarono verso i rispettivi tavoli.
Sicuri e
disinvolti.
In una sola parola, vincenti.
- Tsk. “Senza Capo”...
ma chi si credono di
essere... - stava borbottando Al, scrutando il tavolo con rabbia.
Malfoy fece
un sorrisetto - Però, non male la bionda...
- Sei disgustoso! - rimbeccò
Isabel e Thomas
sorrise - Ma è la verità!
- Smettetela adesso,
c’è Longbottom! - disse
Amelia, indicando il nostro insegnante, che si stava avvicinando.
- Ho visto Lily alzarsi e lasciare il
tavolo... è successo qualcosa? - chiese immediatamente lui,
studiandoci con
attenzione.
Ci stringemmo nelle spalle, senza sapere
cosa
dire, finché Marlene non parlò.
- Mi scusi, professore, ma io davvero non
riesco a capire. Perché ha deciso di coinvolgerla nella
gara? Passi Weasley
smemorata - la guardai storto, ma mi ignorò - ma anche Lily
Potter! Cosa
c’entra lei? È una ragazzina immatura e...
- Quanto sei scema, Marlene! Taci una
buona
volta! - sbottò Lysander, infuriato - Tu non la conosci!
- Guarda che anche se la difendi, lei non
si
accorgerà mai
che le sbavi dietro,
Scamander! Mettiti il cuore in pace...
- Che hai detto?
- Adesso basta. - il tono serio e
definitivo
del nostro professore mise immediatamente fine alla discussione. -Ho
scelto
Lily, ed ho delle ottime ragioni per averlo fatto. Non spetta a voi
giudicare.
L’ho detto a Rose e Scorpius, ma credo che il messaggio a
questo punto valga
per tutti: non
rovinate tutto.
Collaborate. Potreste scoprire che in voi c’è
molto di più di quello che
vedete.
Davvero
mi aveva detto una cosa del genere? E perché?
Perché
a me e al biondino? Lo guardai, ma quello aveva assunto un colorito
ancora più
pallido, mentre fissava il nostro insegnante.
Longbottom
si passò una mano sul viso, prima di sorriderci
stancamente - Imparate a rispettarvi; sono sicuro che uscirete cambiati
da
questa esperienza, forse persino migliori. E adesso andate, si
è fatto tardi...
ci vediamo a cena.
In
silenzio, in imbarazzo, tutti ci alzammo e ci dirigemmo
verso le porte. Al borbottava inviperito qualcosa a Malfoy, che annuiva
con lo
sguardo perso nel vuoto. Il primo ad uscire fu un arrabbiatissimo
Scamander,
probabilmente per andare a cercare Lily. Gli altri erano imbronciati.
Prima
di uscire, scoccai un’occhiata agli studenti stranieri
e li vidi osservarci con estrema soddisfazione. Erano certi della
nostra
sconfitta. Ripensai alle parole di Lily: “Senza
Rose siamo fritti”.
No.
La
verità era che, anche se io avessi ricordato, avremmo
rischiato di perdere comunque. Perché i nostri avversari
avevano fatto ricerche
su di noi, conoscevano qualche nostro punto debole. Mentre noi, oltre a
non
conoscerli affatto, eravamo divisi. Tra noi non c’era
unità. Eppure, nonostante
tutto...
Nonostante
tutto io volevo
vincere.
Rimasi
quasi stupita dall’intensità di quel desiderio.
Volevo
vincere, perché?
Forse
speravo di dimostrare che non ero solo un inutile peso
per la mia squadra.
Ma
c’era dell’altro.
I
miei compagni mi superarono senza accorgersene, continuando
a parlare tra loro. Tutto sommato Marlene me l’aveva fatto
capire; il mio apporto
contava quasi quanto quello di Lily. Non era forse ingiusto
considerarci così
poco solo per degli errori che avevamo commesso in passato, o per delle
mancanze che non dipendevano da noi?
Eccolo,
infine, il motivo per cui desideravo la vittoria; volevo
solo dimostrare a tutti, ma soprattutto a me stessa, che potevo farcela
comunque. In un modo o nell’altro.
Il
problema, adesso, era capire come fare per non
trasformare la gara in un disastro totale.
...
vi ricordate di me? A dire il vero non so neppure come salutarvi, se
iniziare con la parola PERDONATEMI scritta a caratteri cubitali
o con un semplice "Ehi, quanto tempo!", giusto per rompere il
ghiaccio!
Sono
veramente, terribilmente, tantissimamente (giusto per continuare la
scia di "mente") dispiaciuta. Non aggiorno questa storia da un sacco di
tempo.
E
non so neppure cosa dirvi per giustificarmi, perché io
stessa detesto scoprire come una storia che seguo venga improvvisamente
interrotta e senza alcun avviso.
La
verità è che ci ho provato, a scrivere intendo,
ho provato a continuare questa fic, ho provato a seguire altri
progetti, ma non è andata molto bene. Ho cercato di superare
il "blocco" in molti modi. Tra l'altro la cosa assurda è che
la storia continua a svilupparsi nella mia testa, segue un filo logico,
una sequenza, ma poi, al momento di scriverle, le parole non sono
"quelle che vorrei".
Sto
continuando a dare un ordine preciso ai capitoli e so esattamente cosa
succederà nel prossimo, e anche in quelli dopo. E voglio che
lo sappiate anche voi, lo desidero tantissimo!
Spero
mi perdonerete.
Passando
al capitolo; ecco finalmente l'arrivo delle delegazioni straniere!
Qualcuna di voi mi aveva suggerito l'Istituto delle Streghe di Salem...
eccoloooo! E, per quanto riguarda le altre scuole, me le sono
totalmente inventate xD! Nei prossimi capitoli vedrò di
mettere in luce qualcuno degli studenti stranieri... ehhh vedrete! ;)
Altra
cosa, avete visto che ho messo un certo professor Silente?! Ecco, non ricordo
assolutamente dove/come/quando ma ricordo di aver letto che qualcuno,
alla fine della guerra, aveva chiesto ad Aberforth Silente di diventare
insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure... non so se fosse vero, ma
l'idea mi piaceva, quindi eccolo qui (sarà iper anziano,
però vabbé!)...
Pubblicherò
presto, davvero, so che magari non ci credete ma è
così. Il 2013 è stato un anno... "particolare".
Sono stata travolta da tanti eventi. Bellissimi come la mia laurea e la
nascita della mia seconda nipotina. Orribili ed infelici come la
perdita di mia nonna e di un amico. So che la vita è anche
questo e ora so anche che tutto ciò che ci accade deve
portare a qualcosa. Ad una reazione, ad un cambiamento. Quindi per
questo 2014 ho pensato di ripartire da zero. Di concentrarmi un po'
sulla mia vita. Su quello che ho lasciato in sospeso, come le storie
che ho scritto e che amo. Su quello che voglio fare, come trovare un
lavoro. Su quello che voglio diventare, ovvero una persona che porta a
termine ciò che comincia.
Scusatemi
per il papiro extralong e soprattutto per lo sfogo!
Alla
prossimaaaa! Un abbraccio virtuale a tutti.
Lily_Luna
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Capitolo 9 *** Nice to meet you ***
9 - Nice to meet you
Era passata poco più di una settimana dall’arrivo delle squadre straniere e tutta la scuola era ritornata alle normali abitudini.
Certo, giornalmente ci capitava di incrociare gli studenti ospiti, ma a dirla tutta l’ombra incombente della gara non ci permetteva di stringere amicizia con i nuovi arrivati, soprattutto perché questi, dopo la quasi-sfuriata del professor Longbottom davanti a tutti, ci avevano bollati come schiappe indisciplinate. O, almeno, questo era quello che aveva sentito dire Hugo.
Probabilmente il fatto che li avesse spiati avrebbe dovuto farmi arrabbiare, ma la nostra squadra era così preoccupata di scoprire i punti deboli dei “nemici” che avevo deciso di non andare troppo per il sottile.
- Non credo che dovremmo spiarli - continuava a ripetere Frank, sgranando gli occhi castani - non è leale!
- Oh, voi Tassorosso siete proprio fissati con questa cosa della lealtà! - lo canzonò Marlene Pucey, un pomeriggio - E dai, Frankie! Chi se ne frega! Pensi che loro non lo facciano?
Il ragazzo scosse la testa e borbottò qualcosa, troppo piano perché potessimo sentirlo.
- Ho sentito che gli australiani si allenano sempre per questo genere di gare - si intromise Lily improvvisamente - e che nella squadra delle americane non vengono ammesse ragazze con voti inferiori ad Oltre Ogni Previsione. E i brasiliani hanno vinto il primo premio due anni fa. Insomma, se vogliamo batterli dobbiamo tentarle tutte. Quindi credo che... che Pucey abbia ragione - aggiunse, cercando di nascondere l’espressione di disgusto che le si era dipinta sul volto.
Dal canto suo, Marlene rimase di sasso... beh, in realtà tutti, me esclusa, rimasero colpiti. Lily che concordava con la ragazza che fino ad una settimana prima le aveva dato addosso?! C’era qualcosa sotto.
Mia cugina incrociò il mio sguardo e mi fece un sorriso speranzoso a cui risposi senza esitazione, ricordando la conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio, dopo la riunione.
Dopo il diverbio con Pucey, avevo trovato Lily in Sala Comune. Scriveva su un lungo rotolo di pergamena, dove notai alcuni buchi nei punti in cui aveva conficcato la piuma con rabbia. Mi ero avvicinata cautamente, senza sapere bene cosa dire. La sua ira sembrava pronta a traboccare, rischiando di coinvolgere chiunque fosse ad un passo da lei.
Alla fine, optai per un - Ehi, eccoti! Longbottom ti cercava! - pronunciato con troppa enfasi . Lei aveva lasciato cadere la piuma sulla pergamena, dove alcune gocce di inchiostro cancellarono diverse parole.
- Quel Neville... - mormorò con rabbia - mi ha veramente rovinato l’anno scolastico! Avrei preferito la punizione. Avrei preferito pulire barili di Vermicoli morti a mani nude. E invece no! “Dimostra il tuo potenziale, Lily”! Come se a qualcuno fregasse qualcosa del mio potenziale! - sbottò.
- Cosa intendi?
- Andiamo Rose! Hai sentito Marlene, no? Lei è l’unica che ha avuto il coraggio di dirmi quello che tutti pensano! Che sono solo la stupida, combina guai Potter! Il mio forte sono il Quidditch e gli scherzi! Beh, sai che ti dico? Gli darò esattamente quello che vogliono! Stupidità, battute e scherzi! - aggiunse, incrociando le braccia.
Rimasi in silenzio per alcuni istanti, assimilando le sue parole. Non erano ragionevoli, né dettate dal buonsenso. Lo capivo, era solo uno sfogo dovuto alla rabbia del momento, eppure non riuscii a non provare una strana e pungente sensazione di fastidio.
Cercai di mordermi la lingua, nel tentativo di pensare razionalmente, ma alla fine aprii la bocca senza pensare - A me sembra che ti importi, e abbastanza anche - commentai - E poi... scusami, non vorrei sempre passare per la vittima della situazione, ma ti rendi conto di quello che hai appena detto? Neville ti avrebbe rovinato l’anno scolastico? E cosa dovrei dire io? - domandai trasecolata.
Lei scosse la testa - Sai che intendo! Non volevo paragonarmi a te...
Sollevai le mani in un gesto stizzito - Lo so, ma... davvero pensi questo, Lily? Pensi realmente che il professor Longbottom ti abbia rovinato l’anno scolastico? Lui ti ha dato l’opportunità di cambiare le cose! Tutti ti considerano una sciocca che non fa altro che fare scherzi a tutti? E, allora, perché non cogli l’occasione per dimostrare che non sei solo quello?
Mia cugina scosse la testa - Rose - mormorò - certe cose non si possono cambiare, lo sai bene - ma io la interruppi con foga -Certo che si possono cambiare! Se solo tu... ascoltami, per favore! - esclamai e lei tacque.
Con un sospiro, mi sedetti davanti a lei - È strano - sussurrai - credevo, dopo il mio incidente, di essere l’unica ad avere una vita incasinata. Tutti avevano, ed hanno, aspettative su di me. Vogliono che mi comporti in un determinato modo... mi hanno etichettato come un certo tipo di persona. E la cosa più grave è che sono stata io a dar loro la possibilità di farlo, a quanto pare.
Lily scosse la testa - Non capisco...
- Ma devi capire. Devi capire che il professor Longbottom ti ha dato una chance. TI ha dato la possibilità di cambiare il modo in cui tutti ti vedono, prima che sia troppo tardi! - esclamai, colpita io stessa da quella rivelazione - Hai ancora due anni prima della fine della scuola, e veramente vuoi restare solo “Lily Potter la sciocca casinista”? Io non credo. E sai credo anche che... penso che la stessa cosa valesse per me. Forse non volevo darlo a vedere, ma magari neanche io volevo solo essere l’odiosa, noiosa Rose Weasley. Neville... ci ha provato, ha provato a dare una chance anche a me. Ma poi c’è stato l’incidente e, sai, credo che purtroppo dovrò affidarmi ad esso per cambiare la percezione che gli altri hanno di me. E ti dico una cosa.
- Cosa?
Sospirai - Avrei preferito provarci grazie a Neville, non per colpa di quello che è successo... tu no?
Mia cugina rimase in silenzio a lungo, tanto che temetti di averla offesa. Feci per alzarmi, quando lei mi strinse il polso. Sembrava profondamente a disagio - Hai ragione. Sono veramente un’idiota; non volevo dire che... insomma, scusami.
Mi rilassai e sorrisi - Tranquilla. Non importa, veramente. Ero preoccupata di aver esagerato, in realtà - borbottai, ma lei scosse la testa e sorrise - No, hai fatto bene. Quello che hai detto era... contorto ma estremamente illuminante.
Sorrisi - Beh, grazie. Quindi...
- Quindi adesso dovrò diventare amica per la pelle di Pucey?! - chiese lei, sorridendo.
Scossi la testa - Adesso non esageriamo! Quello sarebbe troppo per chiunque! - lei rise ed io feci lo stesso. A quel punto mia cugina si alzò - Sai, credo che andrò a cercare Lysander. Gli devo restituire il tema di Pozioni dal quale stavo copiando! - fece una risatina e mi strizzò l’occhio. Io annuii e mi sistemai meglio sul pouf, gettando indietro la testa; ero stanca come non mai. La sentii allontanarsi e credetti fosse andata via, finché la sua voce non mi richiamò. Sollevai la testa e la guardai in attesa.
- Io penso che tu le cose le stia già cambiando. - disse Lily, con semplicità, prima di farmi un sorriso - Fino a qualche tempo fa non avrei mai immaginato di ricevere un consiglio da te, grazie.
Sorrisi in imbarazzo, mentre lei si arrampicava fuori dal buco del ritratto.
*
- Ehm, Weasley? Rose? - al suono della voce di Isabelle Corner mi riscossi. Battei le palpebre e la guardai con curiosità - Cosa?
La Corvonero sembrava imbarazzata - Volevo restituirti gli appunti che mi hai prestato... grazie, erano molto utili - farfugliò. Doveva essere strano per lei, come per gli altri, rapportarsi con una persona che fino a qualche settimana prima si era dimostrata gelida ed antipatica. Mi strinsi nelle spalle, io stessa un po’ in imbarazzo - Figurati, quando vuoi. - mi alzai - Io credo che andrò in biblioteca, continuerò a ripassare fino allo sfinimento, credo - roteai gli occhi e raccolsi tutto quello che avevo sparpagliato sul tavolo. La scuola ci aveva concesso una bella aula dai soffitti alti e piena di scaffali per le nostre riunioni. Le finestre erano illuminate dalla debole luce pomeridiana e, aguzzando la vista, si poteva notare il campo di Quidditch in lontananza.
- Non esagerare Rose - mi ammonì Al, senza sollevare il viso da una lunga pergamena - Non devi affaticarti troppo; lo ha detto anche Madama Bones.
- Mi sembra anche che Madama Bones fosse più che d’accordo alla mia partecipazione alle Gare. Perciò... - sospirai, feci un cenno con la mano ai presenti ed uscii.
I corridoi erano relativamente vuoti; essendo sabato pomeriggio, la maggior parte degli studenti ciondolava per il castello o era rintanata nella rispettive Case. Probabilmente la biblioteca sarebbe stata affollata di gente che tentava di fuggire dal caos per portare a termine i compiti della settimana, ma era necessario che riuscissi a trovare un posticino per ripassare con calma.
Sebbene tentassi di fingere che la cosa non contasse, ero letteralmente terrorizzata. Mancava così poco alle gare, ed io non mi sentivo affatto pronta. Non lo ero.
Ciò che a dire il vero mi spaventava di più, era l’idea di far fare una pessima figura alla mia squadra. Mi rendevo conto di quanto fosse rischiosa la mia presenza in gara. Non volevo far perdere loro la possibilità di partire per un anno intero. I miei propositi di vittoria, che con così tanta intensità erano nati all’arrivo delle squadre avversarie, si erano scontrati contro la dura realtà; come potevo ricordare cose che avevo imparato con calma, in sette anni?
- Guarda chi si vede! - una voce sconosciuta, dal forte accento portoghese, mi distrasse. Dalle scale stava scendendo uno studente con la divisa dell’Accademia di Rio. Aguzzai la vista e lo riconobbi; era Guilherme Luiz.
Quasi automaticamente sollevai una mano per salutarlo, senza sapere bene cosa dire. Lui mi raggiunse a grandi passi e mi sorrise - Tu sei... Rose Weasley?
- Conosci il mio nome. - fu l’unica cosa che mi venne spontaneo rispondergli - Perché?
Il ragazzo si strinse nelle spalle - Conosco i nomi di tutti i tuoi compagni di squadra. Me li ha detti Ann Grant.
- Ah, Ann - sorrisi, ricordando lo sguardo di apprezzamento che la Tassorosso aveva lanciato a Luiz, non appena si era presentato - capisco. Sì, sono Rose Weasley, piacere - gli tesi la mano e lui la strinse.
- Guilherme, ma puoi chiamarmi Guil, se ti va. Simpatica Ann, però non mi ha fatto visitare la scuola. Mi faresti fare un... giro turistico? - chiese lui, facendomi un altro sorriso. I capelli ricci gli danzarono sulla fronte come piccole molle. Mi strinsi nelle spalle, cercando di non immaginare cosa avessero fatto lui ed Ann, piuttosto che visitare la scuola. - Beh, io dovrei andare in biblioteca... - balbettai, ma lui scosse la testa - Non è male, però l’ho già vista.
- Eh, ma io intendevo dire che... - tentai di dire, ma lui affondò le mani nelle profonde tasche del suo mantello e mi sorrise - E dai! Nessuno di voi ha voluto neppure parlare con noi, da quando siamo arrivati... dov’è finito il vostro senso di ospitalità?
Arrossii; era vero. Dopotutto, nonostante fossero avversari, non era affatto carino escluderli totalmente dalla “vita scolastica”. E poi, pensai, forse da brava Caposcuola il compito di aiutarli ad ambientarsi spettava a me.
Sospirai e sorrisi - Mi hai convinto. Ti mostrerò qualcosa della nostra scuola - e, mentre lo dicevo, fui colpita da un pensiero improvviso. Cosa potevo mostrargli io, che a malapena ricordavo il percorso giusto dalla mia camera al bagno?!
- Bene! Vuoi una mano con la borsa? - esclamò Guilherme con un sorriso a trentadue denti. Era espansivo in maniera quasi imbarazzante.
- Beh, io... - balbettai, ma lui mi aveva praticamente tolto la borsa dal braccio e adesso se la stava sistemando sulla spalla. - Grazie... - mormorai sconfitta.
- Allora, da dove si comincia? - incalzò lui. Tentai di fare mente locale e, esitando, gli indicai il corridoio di fronte a noi - Ehm, seguimi... questo è il corridoio di Trasfigurazione. Se andassimo dritto e poi scendessimo dovremmo arrivare in Sala Grande, mentre salendo... arriveremmo...
- Vi capita mai di perdervi? La nostra scuola è molto piccola, rispetto alla vostra - chiese il brasiliano, forse nel tentativo di togliermi dall’imbarazzo. Annuii - Certo, soprattutto le prime volte, succede spesso. Sai, alle scale piace cambiar... - inspirai di colpo, spalancando gli occhi. - Alle scale piace cambiare. - ripetei quasi tra me, mentre qualcosa solleticava gli angoli più remoti della mia mente.
Serrai i pugni, preoccupata che quel ricordo, quella frase, sparisse nuovamente. Mi concentrai, nel tentativo di ricordare dove l’avessi sentita... ma la nebbia si fece più fitta che mai. Scossi la testa, frustrata, e improvvisamente mi ricordai della presenza di Luiz, che mi fissava preoccupato.
- Stai bene?
- Io... sì, scusami! Non è nulla - replicai, ma dato che lui continuava a fissarmi poco convinto, tentai di cambiare argomento - Parli molto bene l’inglese, sai? Lo studiate a scuola?
Lui scosse la testa - No, in realtà no. Mia nonna è californiana, e nonostante viva in Brasile da più di cinquant’anni, non sa ancora molto bene il portoghese! Così ha preteso che tutti i suoi figli ed i nipoti imparassero l’inglese. - spiegò con semplicità, poi aggiunse - Credo che, a questo punto, non lo imparerà mai!
Ridacchiai - No, non credo!
Continuavamo a camminare senza una meta precisa, in silenzio, finché il ragazzo non si voltò verso di me e mi guardò. Aveva gli occhi azzurri, ed il loro colore risaltava sulla pelle abbronzata.
- Allora è vero quello che si dice in giro?
Mi fermai di scatto e lo fissai a mia volta - Che intendi?
Lui si strinse nelle spalle senza alcun imbarazzo - Sapevo che tu eri una delle studentesse più brave della scuola, ma quando sono arrivato ho saputo che hai perso la memoria. È vero?
- Suppongo tu lo sappia già, se è vero o no - fu la mia risposta lapidaria - volevi una conferma?
Il brasiliano piegò appena la testa di lato, studiandomi quasi, ma prima che potesse aggiungere qualcosa una voce stupita ci interruppe.
- Rose? Che ci fai qui? - io e Guilherme ci voltammo verso mio cugino, per scoprire che era accompagnato da Malfoy. I due camminavano nella nostra direzione e fissavano me e l’altro studente come se non credessero ai loro occhi.
-Ciao! - Guilherme li salutò sinceramente, non appena i due ci raggiunsero - Malfoy e Potter, vero? La vostra Rose mi stava mostrando qualcosa della scuola.
- Vostra? - ripeté il biondo sconvolto, mentre io sollevavo gli occhi al cielo.
- Non dovevi andare in biblioteca? - mi chiese Al, ignorando gli altri due.
Annuii - L’idea era quella...
- Ma poi l’ho convinta che studiare troppo fa male! Che senso ha sprecare un pomeriggio così bello per stare sui libri? - si intromise Luiz, indicando le finestre con allegria - E poi - aggiunse, facendo un sorriso irriverente - vinceremo comunque noi!
- Ma sentilo! - esclamò Malfoy - Riparliamone all’ultima gara. Noi ci saremo sicuramente... e voi?
- Staremo stringendo il trofeo della vittoria, mentre voi ci guarderete da lontano...
- Come? - disse Al, strabuzzando gli occhi. A quel punto mi misi in mezzo.
- Okay, stop! - esclamai a voce alta - Fine della discussione. Andiamo via. - incredibilmente, sia Al che Malfoy mi ascoltarono e cominciarono a marciare da dove erano venuti (non prima di aver lanciato un’occhiata assassina al brasiliano). Feci per seguirli, quando mi sentii richiamare. Guilherme sembrava divertito da quella situazione. Gli scoccai un’occhiataccia e lui mi fece l’occhiolino - Spero avremo ancora occasione di parlare, Rose. E’ stato... niente male. - e il modo in cui lo disse mi fece arrossire terribilmente. Scossi la testa - Certo come no, Luiz. - bofonchiai, prima di seguire mio cugino ed il suo migliore amico.
*si nasconde dietro uno scudo e sventola una bandiera bianca* N-non picchiatemi, perchè lo so. Lo so che avete ragione e che avrei dovuto aggiornare secoli fa, ma ero in mezzo a una strada con i capitoli, per non parlare della mia latitante ispirazione... maledetta!
Se può consolarvi, giusto oggi ho iniziato il capitolo 11 (e vi assicuro che tutto sommato sono a buon punto!), quindi ciò significa che ho già pronto un altro capitolo per voi e che certamente, non appena pubblicherò il capitolo 10, l'11 sarà pronto! L'idea era quella di non postare altri capitoli finché non ne avessi scritto almeno un altro... non posso farvi sempre aspettare, e tra l'altro volevo definire meglio la direzione della storia... quindi insomma, dovevo farlo. E ce l'ho fatta! :3
Passando al capitolo... diciamo che il corpo principale, come vedete, è costituito da un flashback. Desideravo mettere un po' in risalto i veri sentimenti di Lily, anche perché ho qualcosa in serbo per lei, e poi volevo che si capisse il perché della scelta di Neville di ammettere Lily alla squadra. Inoltre, Rose deve cominciare ad intrecciare veri rapporti con i suoi cugini, quindi secondo me questo piccolo "intermezzo al passato" (sembra il gusto di un gelato!!!) ci stava.
E poi... eccoci di nuovo al presente della storia! Cominciamo a fare la conoscenza di qualche studente straniero... Guilherme mi è simpatico! xD Ne sentiremo ancora parlare, eheheh... Idem, anzi, soprattutto per quanto riguarda Scorpius; nel prossimo capitolo non si comporterà proprio... beh, vabbè, poi lo leggerete! :D
Conto di postare nei prossimi giorni, quindi (sempre che ancora ci sia qualcuno che mi voglia leggere) stay tuned!
Lily_Luna
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Capitolo 10 *** Who You Are. ***
10 - Who
you are.
Un
bussare
insistente e fastidioso mi costrinse a svegliarmi. Mi sollevai a sedere
senza
aprire gli occhi e scivolai giù dalle coperte, senza
realmente vedere cosa
stessi facendo. Fu così che mi ficcai il pennino di una
piuma nella pianta del
piede. Lanciai un urlo ed imprecai, spalancando la porta.
- Rose,
ma
che combini?! -
Dominique entrò come una
furia, gesticolando ed indicando il mio pigiama - sei ancora
così?! Dovresti
essere pronta; avevamo appuntamento in Sala Comune mezz’ora
fa!
- Non
avrò
sentito la sveglia... - bofonchiai, controllandomi il piede sinistro -
che
male! - per tutta risposta lei sospirò - Dovevamo andare a
Hogsmeade...
Sollevai
il
viso e sbattei le palpebre - Oh. Hai ragione... vado a lavarmi... -
borbottai,
voltandomi a guardare il caos che una volta era la mia stanza - Devo
solo
trovare la strada giusta senza perdermi qui in mezzo.
- Questa
stanza è un vero casino, senza offesa - replicò
immediatamente lei, sollevando
quello che probabilmente era un libro avvolto da un paio di pantaloni,
per poi
osservarlo con occhio clinico. Sospirai - sono troppo occupata per dare
una
sistemata. E probabilmente, se solo usassi la bacchetta, darei fuoco a
qualcosa.
- Stai
ancora ripassando? Ma andiamo, Rose, la prova è tra due
giorni! Ormai dovresti
solo rilassarti!
-
Rilassarmi?! - ripetei, prima di scoppiare a ridere - Domi, io non sto
semplicemente ripassando... io sto cercando di ficcarmi in questa testa
vuota
tutto quello che ho dimenticato, ovvero sto tentando
un’impresa impossibile e
disperata. Tu pensi che riuscirei a rilassarmi?
Dominique
mi
fissò preoccupata - Oh Rose, sei davvero così
spaventata da questa prova?
Per la
prima
volta da quando mi ero svegliata, fissai mia cugina e mi resi conto di
quanto
dovesse sembrarle strana tutta quella situazione. Era come se,
nonostante
tutto, non si fosse ancora resa pienamente conto del fatto che non ero
più
l’infallibile Rose di prima. Cercai di sorridere, prima di
aprire la porta del
bagno - ...solo un po’. Mi preparo e sono da te. - la
richiusi alle mie spalle
e sospirai.
Mi
spogliai
velocemente e mi ficcai sotto la doccia, scuotendo la testa.
Non ero
semplicemente spaventata, no.
Era
peggio;
ero letteralmente terrorizzata. Tutto l’ottimismo che avevo
sfoggiato nei
giorni precedenti era sfumato, come se non fosse mai esistito.
Certo,
non
avevo dubbi che i miei compagni fossero in gamba. Dovevano esserlo...
ma io non
ero pronta, non ancora. Ripensai a Guilherme Luiz, alla sua espressione
mentre
mi chiedeva se avessi davvero perso la memoria. Al mi aveva fatto una
lavata di
capo per avergli semplicemente rivolto la parola, ma tutto sommato ero
contenta
di averlo fatto. Quanto meno adesso avevo la conferma che i nostri
avversari
sapevano che ero l’anello debole della catena.
Tutto
stava
nel capire, adesso, quando avrebbero utilizzato
quest’informazione per volgere
il risultato della gara a loro favore
*
- Sono
così
felice di uscire dalla scuola! Non vedo l’ora di fare un
po’ di sano shopping!
- esclamò Dominique quando, circa venti minuti dopo,
varcammo i cancelli del
castello. Mi sistemai meglio la sciarpa di cotone azzurro attorno al
collo ed
annuii; Hogsmeade mi era piaciuto moltissimo e, nonostante il vento
pungente di
quella mattina, era finalmente piacevole potersi allontanare un
po’ dai libri.
Non
appena
imboccammo la High Street di Hogsmeade Domi indicò qualcuno
- Ecco Lily e
Roxie! Ma dove sono i ragazzi?
- I
ragazzi?
- ripetei, mentre le raggiungevamo - quali ragazzi?
- Al,
Scorp,
Frank, Freddie, Hugo, Lysander e Lorcan - rispose Lily per lei,
facendomi un
sorriso a mo’ di saluto. Roxanne si limitò a
sollevare il mento nella mia
direzione, mentre io agitavo timidamente la mano.
- Di
solito
uscite con loro? - domandai, mentre le mie cugine facevano strada.
- Usciamo
- mi corresse Roxanne,
improvvisamente - beh, normalmente ti limiti a startene imbronciata per
i fatti
tuoi, ma tecnicamente ci sei anche tu.
- Oh,
okay -
ci fu un attimo di silenzio imbarazzato - beh, allora come mai non ci
sono?
- Pare
che
ognuno di loro avesse da fare qualcosa di iper-importante - Lily
sollevò gli
occhi al cielo - tipo provarci con quelle delle altre scuole...
patetici!
Ridacchiai
-
Beh, sono ragazzi... è normale, no? - chiesi conferma e loro
annuirono - Sì, ma
è così fastidioso stare ad ascoltare i loro
commenti su quanto siano sexy e
carine e... a
proposito! - Dominique
si volse verso di me con un sorrisetto malizioso -
Cos’è questa storia di te e
Luiz?!
- Chi? -
le
mia cugine strabuzzarono gli occhi ed io mi battei leggermente una mano
sulla
fronte - Ah, sì, quello...
- Quello
cosa?! - saltò su Lily - È carino, verooo?
- Non mi
piacciono i suoi capelli - disse Roxanne sovrappensiero, mentre
Dominique
strabuzzava gli occhi - Cosa?! Ma che dici?
- Beh,
sarà
perché di ricci mi bastano i miei, ma preferisco i ragazzi
meno capelloni; che
vuoi farci?
- Ma per
favore... se uno è carino, è carino sempre!
- Ma ti
dico
che i suoi capelli...
- Comunque
- si intromise Lily,
rivolgendosi nuovamente a me - siete stati visti passeggiare per il
corridoio
di Trasfigurazione... è vero?
- Lo
è... ma
- aggiunsi, tentando di fermare le loro risatine maliziose - mi ha
praticamente
costretto! E poi voleva solamente sapere se avessi perso o meno la
memoria...
stava cercando informazioni!
- Cosa?!
Oh,
ma certo, tipico! - sbuffarono in coro Domi e Roxanne. Lily parve
delusa - Ah,
che peccato...
Feci
spallucce, prima di udire il suono di un delicato campanello, unito a
quello di
risate e chiacchiericcio. Mi voltai e sorrisi - Ehm... ragazze, vi
raggiungo
tra un attimo, d’accordo?
- Sei
sicura? Ci trovi da Stratchy
& Son’s okay?
Senza
voltarmi annuii e ripresi a camminare, come in trance, verso il negozio
che
tanto mi aveva affascinato la prima volta che ero arrivata. Ancora una
volta,
dal suo interno provenivano risate ed un delicato profumo di caramelle.
- Mielandia
- ripetei, leggendo l’insegna
colorata. Il nome non poteva essere più azzeccato. Mi
avvicinai alla porta del
negozio, emozionata, ed ebbi solo il tempo di sentire il tintinnio del
suo
campanello, prima che questa mi venisse aperta praticamente sul naso.
- Ahia! -
incespicai all’indietro, portandomi le mani al volto. Sentii
dei passi
indistinti, poi un sospiro secco, infine una voce ormai ben nota - Per
Merlino Weasley,
ma che cavolo ci facevi dietro la porta?!
Con le
lacrime agli occhi intercettai il biondo Scorpius Malfoy, che mi
fissava
praticamente sconvolto. Lo guardai male - Volevo solo entrare a dare
un’occhiata, prima che tu mi spaccassi il naso! Oggi non
è giornata! - sbottai,
continuando a tenerlo come se potesse cadermi. Gli voltai le spalle e
girai
l’angolo, fremendo di fastidio e dolore.
-
Aspetta,
fammi un po’ vedere - sobbalzai e mi voltai -
Perché mi hai seguito? Non... non
serve - tentai di dire, ma lui mi lanciò
un’occhiataccia che mi costrinse a
lasciare la presa sul mio naso. Abbassai le mani ed il vento freddo mi
punse il
viso. Lui mi si avvicinò brandendo la bacchetta ed io lo
fissai preoccupata -
So quello che faccio, non guardarmi come se fossi un incapace.
- Guarda
che
non c’è bisogno di essere cos... ahia! - strillai
per l’ennesima volta, mentre
lui, con un rapido movimento di bacchetta, rimediava al danno.
Cautamente, mi
tastai il volto - Non fa più male... - mormorai stupita.
Immaginai fosse quello
il suo modo di “scusarsi” e rimediare al problema
da lui causato.
- Okay -
disse lui. Restammo in silenzio per alcuni istanti, in imbarazzo. Non
sapevo
bene cosa dire.
Improvvisamente
lui mi fece una specie di cenno col mento e fece per andarsene, ma lo
fermai -
Aspetta... ehm, Scorpius
- dissi e
lui si voltò nuovamente verso di me. C’era
qualcosa di strano nel pronunciare
il suo nome, come quando pronunci una parola di una lingua sconosciuta
e non
sei del tutto certa di averlo fatto nella maniera corretta.
Dal canto
suo Malfoy continuava a fissarmi, gli occhi verdi stupiti e confusi.
Non riuscivo
proprio a capire perché fosse così complicato
riuscire ad avere una
conversazione normale con lui. E non riuscivo neppure a capire
perché mi
importasse così tanto. Ma era come se qualcosa, nei recessi
più bui della mia
mente, mi spingesse a farlo.
-
Weasley? -
la sua voce mi richiamò alla realtà ed io
abbozzai una specie di smorfia, una
patetica imitazione di un sorriso.
-
Sì, beh...
volevo darti questo - frugai nella mia borsetta e ne estrassi un
sacchetto
tintinnante. Glielo tesi - Prendilo.
Il
ragazzo
parve più confuso che mai - Cosa..?
- Sono i
soldi
dei tuoi libri. Quelli a cui ho dato accidentalmente fuoco... -
arrossii -
avevo promesso che te li avrei ripagati. Quindi... cioè, non
sono sicura di
quanti soldi siano, in realtà - aggiunsi poi - ma spero
bastino.
Malfoy
rimase in silenzio per quella che parve un eternità.
Sembrava che oltre il suo
bel viso, il suo cervello stesse lavorando febbrilmente. Sembrava un
tipo in
grado di nascondere qualsiasi tipo di emozione, ma riuscivo benissimo a
vedere
quanto il mio gesto lo avesse spiazzato. Mi fece ripensare al suo volto
quando,
quel pomeriggio in Infermeria, mi aveva detto il suo nome.
Eppure
non
riuscivo a capire perché non accettasse quello stupido
sacchetto.
- Prendi
-
ripetei - sono tuoi.
Tentai di
fare un gesto incoraggiante, ma prima che potessi aggiungere
altro lui
scosse la testa - Non voglio i tuoi
soldi.
Abbassai
il
braccio ed arretrai - Perché?
Anche in
quel caso, lui ci mise un bel pezzo a rispondere, ma stavolta non
riuscii
subito a vedere la sua espressione. Mi strinsi nella sciarpa e nel
mantello,
maledicendo il vento che soffiava e che aveva sospinto le nuvole fin
sopra le
nostre teste. Il sole era scomparso quasi del tutto.
In
quell’istante, il biondo sollevò il viso e mi
scoccò un’occhiata di
sufficienza, mista ad una sorta di acida ilarità - Beh, da
dove cominciare?
Innanzi tutto sappi che quei libri erano
preziosi, molto preziosi. Si
trattava di antichissime edizioni, di certo
non robaccia che puoi benissimo trovare in qualsiasi libreria! Quindi
anche se
mi restituirai i soldi, non potrò acquistarli da
nessun’altra parte, grazie a
te! E poi... so
quello che stai cercando
di fare, Weasley. Non pensarci
neppure.
- Fare
cosa?
- domandai trasecolata. Perché aveva assunto
quell’atteggiamento così
antipatico, così... odioso? Lui fece un sorrisetto
sarcastico.
- Adesso
improvvisamente sei l’amica di tutti quanti, vero? Un sorriso
qui, una parola
gentile là, ed ecco che il problema è risolto!
Rose Weasley è nuova, pura e
semplice. Pensi che basti così poco per guadagnarti la
fiducia degli altri?!
Le sue
parole mi fecero male - Io volevo solo restituirti i soldi dei libri
che ti ho
bruciato! Non c’è un fine nascosto. Volevo solo
essere gentile...
- Ma tu non lo sei!
- esclamò lui con
veemenza - Non voglio i tuoi soldi, né la tua gentilezza.
Non voglio proprio
avere nulla a che fare con te. Sei tu quella che ha dimenticato, non
io. So
come sei realmente, e tu... - ma non gli permisi di proseguire oltre.
Mollai il
sacchetto senza tante cerimonie e mi avvicinai a lui. Lo afferrai per
il
bavero; il suo volto era ad un passo dal mio. Lo fissai dritto negli
occhi - E
come sono realmente, eh? - sbottai con rabbia - Visto che tu lo
sai, perché non me lo dici?
Lui
tacque.
Improvvisamente sembrava a corto di parole, come se solo in quel
momento si
fosse reso conto di ciò che aveva detto. Ed io, senza sapere
perché, sentii
un’inspiegabile sensazione di déjà-vu.
Malfoy
aprì
la bocca, poi la richiuse. Sospirai e scossi la testa.
- Come
immaginavo - commentai, lasciando la presa su di lui. Malfoy sembrava
ancora
troppo stupito per parlare, ma non aveva scusanti - In ogni caso,
sta’
tranquillo; neanche io voglio avere a che fare con te. -
aggiunsi disgustata, prima di voltarmi e correre via. Non
avrei pianto, non avrei dato tutto questo peso alla questione, ma non
riuscivo
a togliermi dalla testa le sue parole, la sua cattiveria. Cosa era
successo tra
di noi prima dell’incidente?
“Non
voglio proprio avere nulla a che
fare con te. So come sei realmente.”
Oh!
Finalmente un faccia a faccia Rose/Scorpius... anche se non esattamente
in senso romantico xD
Ciao
a tutti! Come va? A me tutto sommato bene... sto decidendo seriamente
se, dopo un anno di stop, iscrivermi alla specialistica (in un ambito
totalmente diverso, tra l'altro... storia dell'arte e beni culturali)!
Solo che devo decidermi in fretta... entro giorno 1 Agosto,
precisamente! .____.
A
parte ciò, passiamo al capitolo... che dire? Come avevo
anticipato, c'è in effetti un momento Rose/Scorpius... ma
per adesso la nostra "coppia" è ben lontana dall'esserlo...
Sì,
Malfoy è particolarmente odioso in questo capitolo, ma non
dimentichiamo che per sette anni ha avuto a che fare con una Rose ben
diversa, e che è divorato dal senso di colpa, anche se non
vuole ammetterlo...! Insomma, lui è davvero un bel casino
ambulante!
Vabbé
dai, prossimamente comincerà a cambiare qualcosa... in
teoria ciò dovrebbe accadere a partire dal prossimo
capitolo... ma mi sono accorta che l'11 mi sta venendo particolarmente
lungo, quindi non vorrei mettere troppa carne al fuoco e mischiare
mille cose! Spero di non doverlo dividere in due, ma non lo escludo! xD
E
niente, spero tanto che questo capitolo vi piaccia! E' un orario un po'
da schifo per aggiornare, ma sono stata stile ameba tutto il
pomeriggio! Sorry!
Al
prossimo capitolo! :*
Lily_Luna
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Capitolo 11 *** Trying to Escape the Inevitable ***
11
- Trying
to Escape the Inevitable
I corridoi
della scuola erano illuminati dalla luce delle torce, mentre dalle
finestre non
era più possibile scorgere alcunché, se non il
blu intenso del cielo. La sera
era giunta rapidamente, più fredda del solito, ed io non
potei impedirmi di
rabbrividire. Ancora una volta avevo dimenticato il mantello in Sala
Comune.
- Sono le
nove e mezza, rientrate nei vostri dormitori. - dissi ad alcuni ragazzi
del
quarto anno di Tassorosso. I tre annuirono, ma quando li superai li
sentii
ridacchiare. Sollevai gli occhi al cielo - Sto per togliervi cinque
punti
ciascuno! - sollevai il braccio e tenni ben in alto la mano, in modo da
mostrargli le dita mentre contavo alla rovescia - Tre, due, uno...
Sentii uno
scalpiccio e mi voltai in tempo per vederli allontanarsi tra mugugni e
lamentele. Non mi piaceva non essere presa sul serio e supponevo che
questo non
mi rendesse poi così diversa da com’ero prima...
ciononostante, ogni volta che
tentavo di punire qualche studente mi sentivo in colpa, come se la
“novellina”
della situazione fossi io, non loro. Sospirai e proseguii verso la Sala
Comune,
continuando a stringere tra la braccia l’ultimo libro che ero
riuscita a
trafugare dalla Biblioteca.
- Ehi Rose!
- non appena svoltai l’angolo che portava al ritratto della
Signora Grassa, mi
accolsero le voci di Frank e Al. Erano davanti all’ingresso
della Sala Comune e
mi fecero cenno di avvicinarmi. - Ciao, che fate?
- Ti
aspettavamo! - rispose Frank per entrambi - Che
cos’è quello? - chiese poi,
indicando il libro che stringevo. Per tutta risposta, serrai le mie
braccia
attorno ad esso - Questo? Questo è un... un romanzo Babbano!
- Ma non mi
dire... - disse Al, guardandomi male, prima di sfilarmelo con un gesto
veloce e
preciso. - Ehi! - protestai - Mollalo!
- “Storia della Trasfigurazione dall’anno
1000
ad Oggi”! -
lesse Frank ad alta voce
- Il titolo mi sembra un po’ pretenzioso. Sarà
sicuramente un romanzo rosa...
Al
strabuzzò
gli occhi - Non è possibile, ancora libri per la prova di
domani! Non volevo
crederci!
Sporsi il
mento in fuori e battei il piede sinistro contro il marmo del
pavimento. Sapevo
che era un gesto piuttosto stupido ed infantile, ma non riuscii ad
impedirmelo -
Lo so che è stata Dominique a fare la spia, cosa credi?!
Restituiscimi il mio libro!
- Tecnicamente,
il libro è della scuola - mi corresse con un sorriso Frank -
e quindi non puoi
accampare alcun diritto su di lui.
- Ho fatto
richiesta alla bibliotecaria “comediavolosichiama”!
Se lo perdo...
- “Comediavolosichiama” bel nome!
Potrei
chiamare mio figlio così! Non rischierei di dimenticarmene!
- esclamò Al e
Frank annuì ridendo. Li guardai male - Non è
divertente!
- Te lo dico
io cosa non è divertente - disse Al, restituendomi
l’occhiataccia - Non mi
interessa se non ti senti preparata o altro; la prova è
domani e tu hai
martoriato il tuo cervello abbastanza. Non puoi veramente sperare di
sapere
tutto, lo sai?
- Beh,
adesso non so neanche il minimo, quindi... ridammi quel libro! -
allungai le
mani, ma lui lo sollevò in alto, ben fuori dalla mia portata
- Perché sei così
dannatamente alto?! - esclamai frustrata, dopo alcuni vani tentativi di
recuperare il prezioso tomo.
- Geni
Weasley suppongo... - ribatté mio cugino facendo un sorriso
modesto. Sollevai
gli occhi al cielo - D’accordo! Fate come volete, voi due!
Quando poi non saprò
cosa dire...
-
Risponderemo noi per te! Siamo una squadra, no? Perché
dovrebbero prenderti di
mira? - chiese Frank con un sorriso ed io scossi la testa -
Perché sanno del
mio problema.
- Bah, non
sarà un piccolo problema di memoria a fermare i “Senza Capo”! - disse Al - Mi
piace come nome, rende bene il caos
che regna nella nostra squadra - aggiunse poi, mentre noi scuotevamo la
testa.
- Siete
davvero testardi, ma giusto perché lo sappiate, non tutti
nella squadra la pensano
come voi!
Frank fece
spallucce - Ma no, è un tua impressione, Rose. Beh, dato che
la nostra missione
“Salviamo il cervello di Rose”
è
andata a buon fine, ora posso
andare. Buonanotte
ragazzi! Dormite abbastanza e... in bocca al lupo per domani - aggiunse
con un
sospiro nervoso, prima di andarsene.
- Voi siete
pazzi - dichiarai, mentre io e mio cugino entravamo in Sala Comune. Lui
sorrise
serenamente - Chi è quella che dieci minuti fa ha lasciato
la Biblioteca con un
libro di Trasfigurazione di ben oltre mille pagine? Se io sono pazzo,
tu sei
paranoica.
- Tu non
capisci, Al... - cominciai, ma lui scosse la testa - Sta’
tranquilla, Rose.
Cerca di dormire - aggiunse, accompagnandomi alla mia stanza.
-
‘Notte...
- replicai, spalancando la porta con un gesto stanco. Bastò
una semplice
occhiata al suo interno per capire che... - AAAAAL! HAI PRESO TUTTI I
MIEI
LIBRI?!?!
- Buonanotte
anche a te, cuginetta!
*
Silenzio.
Nella grande
sala non si sentiva volare una mosca. L’unico suono, delicato
ma costante,
erano i sospiri dei suoi occupanti. Me compresa.
Improvvisamente
un ticchettio fastidioso, continuo, spezzò quella
tranquillità. Mi voltai verso
la fonte del rumore, per scoprire che proveniva da un nervoso studente
australiano. Sovrappensiero, senza farci caso, continuava a battere
ritmicamente la bacchetta su un vecchio banco di legno. Per i nostri
nervi tesi
fu troppo.
- Ehi. -
Matt Thomas sollevò il viso dai propri appunti per guardarlo
male - Perché non
ci dai un taglio? Dai piuttosto sui nervi con quel ticchettare.
Olivia
Taylor, capo della squadra di Oceania, rispose
all’occhiataccia di Matt, ma
fece un cenno al suo compagno, che smise immediatamente ed
incrociò le braccia
- Problemi inglesino?
- Mai quanto
quelli che ti ritroverai tu, se non la smetti immediatamente -
replicò Zabini,
sporgendosi in avanti. Frank gli diede una pacca sul braccio - E dai
Marcus,
Matt. Smettetela.
Zabini si
risedette e l’australiano scosse la testa, per poi
concentrarsi nuovamente sui
suoi appunti.
- Tutto
bene, Rose? - soffiò Lily nella mia direzione. Io cercai di
sorridere - Certo,
è... - ma prima che potessi aggiungere alcunché,
la porta della sala in cui ci
avevano praticamente stipati prima della prima prova, si
spalancò. Neville
Longbottom entrò e ci rivolse un cenno incoraggiante prima
di rivolgersi a
tutti gli studenti.
- Ci siamo.
Seguitemi;
prima l’Istituto delle Streghe di Salem, poi
l’Accademia di Stregoneria di Rio,
quindi la Scuola d’Arti Magiche di Oceania e, infine...
- I “Senza Capo”! -
gridò qualcuno tra i
nostri avversari, e molti di loro risero. Alcuni dei miei compagni
imprecarono
e Lily borbottò qualcosa su certe Caccabombe Plus andate a
male e sull’uso che
- finalmente - poteva farne.
Più
ci
avvicinavamo alla Sala Grande, più la tensione aumentava.
Alle mie spalle
sentivo Ann Grant bisbigliare formule e complicate regole a mezza voce,
nel
tentativo di ripassare, mentre Pucey fissava davanti a sé -
lo sguardo vitreo
di chi sta riflettendo attentamente - e per ben due volte Zabini
dovette
tirarla per un braccio per evitare che si schiantasse contro le
armature.
- Hanno
aperto le porte della Sala Grande - disse improvvisamente Amelia
Davies,
sporgendosi per vedere oltre la confusione. Aveva ragione; dal suo
interno
provenivano luce ed un chiacchiericcio concitato, segno che molti
studenti
erano venuti a vederci.
- Hai visto,
Potter? - Christian Lyndon, che fino a quel momento era rimasto in
silenzio
accanto a me, si sporse verso mia cugina - Se i nostri compagni sono
venuti a
vederci, forse non è poi così sfigata come gara!
Lily si
limitò a scrollare le spalle, ma non rispose. Dopotutto,
sembrava che anche lei
fosse piuttosto concentrata.
Dopo che le
squadre avversarie furono entrate, venne il nostro turno.
Sorprendentemente,
fummo accolti da applausi ed incoraggiamenti. Incassai la testa tra le
spalle e
puntai lo sguardo in avanti. Non riuscii neppure a notare se Hugo o i
nostri
cugini fossero tra la folla, ma era probabile. Nel tentativo di
svuotare la
mente focalizzai la mia attenzione sulla Sala Grande, che era stata
totalmente
modificata per ospitare la prova.
Ai suoi lati
erano state create delle gradinate di legno, molto simili a spalti,
sulle quali
erano seduti i nostri compagni di scuola, più gli ospiti
stranieri. Al centro,
i quattro tavoli delle Case erano stati ridimensionati e adesso
somigliavano
più a delle lunghe scrivanie, alle quali ogni squadra stava
prendendo posto.
Raggiungemmo il nostro tavolo e mi accorsi che un terzo spalto, proprio
davanti
al tavolo dei professori, ospitava la giuria. Lì erano
seduti i presidi delle
quattro scuole, due perfetti sconosciuti in abiti da cerimonia e tutto
il corpo
docente, compreso il professor Longbottom, che dopotutto era il vero
organizzatore delle gare.
- Tuo padre
è proprio fico, Frank! - bisbigliò Caroline
Flint, facendo sorridere alcuni di
noi. Frank sorrise serenamente - Lo so.
- Benvenuti
a tutti! Partecipanti e pubblico - cominciò Longbottom -
Innanzi tutto, diamo
il benvenuto a Clarissa Burke e a Marcus Belby, funzionari del
Ministero della
Magia. Grazie al lavoro svolto dalla squadra da loro presieduta
è stato
possibile organizzare le Gare di Conoscenza Magica! - tutti applaudimmo
educatamente, mentre i due membri del Ministero annuivano e sorridevano
senza
particolare entusiasmo.
- Adesso, la
parola alla Preside.
La Preside
McGranitt si alzò in piedi e il brusio della folla si spense
immediatamente.
- Le regole
della
Prima Prova sono semplici. La gara è costituita da venti
domande a cui ogni
squadra avrà la facoltà di rispondere. Ad ogni
risposta esatta verrà assegnato
un punto. Ogni tavolo è provvisto di un campanello magico,
opportunamente
modificato e controllato dalla giuria imparziale
- e così facendo indicò il nostro
tavolo, sul
quale era installato uno di quei classici campanelli Babbani che
normalmente si
utilizzavano nei negozi - quindi, se pensate di conoscere la risposta,
battete
con la bacchetta su di esso. Il campanello riconoscerà
immediatamente quale
tavolo si è prenotato per primo. Ricordiamo che questa breve
prova non prevede
eliminazione, ma fate comunque del vostro meglio per scalare la
classifica. E
adesso... le domande - la Preside indicò la busta che il
Direttore della nostra
Casa, con qualche difficoltà, stava cercando di aprire.
Qualcuno ridacchiò e
lui arrossì - Ehm, eccole!
La McGranitt
gli scoccò un’occhiata significativa - Le domande
- ripeté - verranno lette dal
professor Longbottom (quest’ultimo abbassò
immediatamente il braccio e strinse
il foglio tra le mani) una e una sola volta in maniera chiara e
precisa.
- Da questo
momento in avanti diamo inizio alle Gare di Conoscenza Magica. Vincano
i
migliori! - esclamò, tra le urla di incitamento del
pubblico. Il mio stomaco
fece una capriola.
- Forza
ragazzi! Vinceremo! - sbottò Al, dando un pugno al tavolo.
Gli altri
approvarono con sospiri e borbottii.
Strinsi
più
forte la mia bacchetta, e in quell’istante il professor
Longbottom si fece
avanti, puntandosi la bacchetta alla gola.
- Buongiorno
a tutti, studenti! Siete pronti? - chiese, la voce magicamente
amplificata.
Tutti risposero con entusiasmo e confusione e lui sollevò
una mano - Iniziamo!
- Potreste
pronunciare la corretta formula dell’Incantesimo di Evocazione, accompagnata dal giusto
movimento della bacchett..? Si
prenota per prima la squadra dell’Istituto delle Streghe di
Salem! - esclamò
poi, indicando il gruppo delle studentesse in rosso.
-
Dannazione! - sbottò Malfoy, che aveva colpito
più e più volte il campanello
con la bacchetta. Lasciai scivolare il mio sguardo su di lui per non
più di un
secondo; avevo evitato di guardarlo sin dalla nostra discussione ad
Hogsmeade,
e lui aveva fatto esattamente lo stesso.
Avrei voluto
non mi importasse, ma non potevo fare a meno di ripensare alle sue
parole
crudeli e al suo... - Ouff! - Lily, nella foga di battere con la
bacchetta sul
campanello, mi aveva dato una gomitata. Mi lanciò un
brevissimo sguardo di
scuse, prima di scattare in piedi.
Battei le
palpebre; eravamo già passati alla domanda successiva? Sopra
le teste delle
ragazze americane si era formato, come se fosse fatto di fumo, un bel
numero 1
in rosso.
- Molto
probabilmente, il termine Banshee deriva dall’Irlandese
“bean si”,
ovvero donna delle colline. Si tratta di creature che
prendono, normalmente, l’aspetto di donne alte, emaciate, e
dai lunghi capelli neri.
L’apparizione di una Banshee, seguita immediatamente dalle
sue grida
agghiaccianti, stanno ad indicare l’appressarsi della morte
di un membro della
famiglia di chi la vede. - Lily tacque e tutti restammo a fissarla in
totale
silenzio.
- Ottima
risposta. Un punto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. -
mormorò
con riluttanza il preside dell’Accademia di Rio. I nostri
compagni esultarono e
rivolsero complimenti e sguardi meravigliati alla più
piccola di casa Potter,
che rimase calma e concentrata. Non potei impedirmi di sorridere
soddisfatta.
La gara
proseguì a ritmo serrato, ma le capacità delle
studentesse di Salem erano ben
evidenti. Erano più veloci a rispondere e sembrava quasi
avessero inghiottito i
libri di testo. Erano saccenti e, ogni volta che davano una risposta
esatta
(spessissimo) sollevavano le bacchette,
facendo esplodere scintille bianche e rosse in onore dei colori della
loro
scuola. La folla rumoreggiava. Amelia, Ann e Samantha le fissavano
imbronciate.
Facevo del
mio meglio per incitare gli altri, battendo le mani ad ogni risposta
corretta,
ma mentre i miei compagni partecipavano
alla gara, rispondendo alle domande o suggerendo le risposte agli
altri, io
faticavo a stargli dietro. Metà degli argomenti trattati mi
erano assolutamente
incomprensibili, e l’ultimo dei miei desideri era di far
perdere punti alla mia
squadra. Eppure mi sentivo terribilmente in imbarazzo. Non sapevo se
fosse
semplice suggestione o la realtà, ma mi sembrava di avere
gli sguardi dei
nostri avversari puntati addosso.
- Accidenti!
La Scuola d’Arti Magiche di Oceania commette un clamoroso
errore a vantaggio
delle squadre avversarie - commentò Neville, mentre gli
studenti d’Oceania si
lamentavano e scuotevano la testa. Avevano un solo punto, mentre noi ne
avevamo
tre, e l’errore commesso ci fece tirare un sospiro di
sollievo.
- Dobbiamo
rispondere correttamente a tutte le domande rimanenti - disse
improvvisamente
Ann - se ce la facessimo potremmo piazzarci secondi dietro a quelle
smorfiose..!
Eppure
l’Accademia
di Rio non sembrava disposta a cederci il suo momentaneo secondo posto.
Al suo
tavolo vidi Guilherme Luiz sporgersi in avanti, la bacchetta stretta in
pugno e
i riccioli danzanti sulla fronte. Sembrava molto diverso da quando
avevamo
parlato, qualche pomeriggio prima.
- Attenzione
studenti. Chi di voi può descrivermi in maniera corretta le
caratteristiche dell’Incanto
Fidelius?
Come al
solito, cercai di concentrarmi, frustrata. Avevo letto qualcosa di quel
tipo,
ma non avevo idea di che diavolo significasse. Al aveva ragione; mi ero
costretta a leggere argomenti di tutti i tipi, ma avevo ottenuto solo
un’incredibile mix di informazioni inutili. Sbuffai e, in
quell’istante,
miracolosamente Lysander riuscì a prenotarci per primi.
Tutti ci voltammo nella
sua direzione, in spasmodica attesa.
Dal canto
suo il Corvonero sembrava perfettamente a suo agio in quella
situazione. Il
ragazzo sorrise verso la giuria - L’Incanto
Fidelius è un incantesimo antico e molto potente.
Permette di riversare un
segreto di massima importanza dentro una sola persona vivente, chiamata
Custode
Segreto. Solo il Custode Segreto può rivelare, chiaramente
di sua spontanea
volontà, l’informazione. Il caso più
recente e noto di Incanto...
- Basta
così, può andare. Un punto per la squadra di
Hogwarts! - sbottò la strega
hippie che aveva accompagnato le americane.
- Sì!
-
esultò Lysander.
- Grande!
Siamo alla pari con i brasiliani! - Lily saltellò sul posto
e poi si sporse sul
tavolo per scoccare un bacio sulla guancia del suo migliore amico, che
rimase
interdetto, mentre lei continuava a saltellare insieme ad Ann. I nostri
compagni di scuola esultavano rumorosamente intorno a noi.
- Molto
bene! - esclamò Neville, sorridendo orgoglioso - la
situazione si è fatta
interessante. Ogni squadra ha un ottimo motivo per puntare la bacchetta
sul
campanello... e il risultato della prossime due domande sarà
decisivo ai fini
della classifica!
- La
penultima domanda è semplice. Vi invito a riflettere.
Potreste indicare con
precisione Le Cinque Principali Eccezioni
alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi?
- La so! -
sibilò Al, e in quell’istante lui, Isabel Corner e
Christian Lyndon si
prenotarono; lo stesso fecero i nostri avversari. Restammo in silenzio,
mentre
i professori determinavano l’ordine di prenotazione e...
- Oh, La
Scuola d’Arti Magiche di Oceania si prenota per prima... -
mormorò Neville, senza
riuscire a nascondere la delusione. Io e gli altri restammo in attonito
silenzio, mentre una studentessa con i lunghi capelli castani citava a
menadito
le Cinque Eccezioni con voce
monotona.
- Risposta
esatta; un punto per La Scuola d’Arti Magiche!
-
Maledizione! - sbottò Zabini - Sono stati inutili per tutta
la durata della
gara... e proprio adesso decidono
di
partecipare?!
- Sono
ancora alle nostre spalle; basterà rispondere correttamente
ad almeno un’altra
domanda e... - tentai di dire, ma Philip Nott mi zittì con
un gesto stizzito -
Facile dirlo per te! Fai fare il lavoro sporco a noi e tu non ci provi
neanche!
I nostri
compagni di squadra si voltarono a guardarmi ed io arrossii
violentemente.
Al
e Lily lo guardarono male - Ma che diavolo
stai blaterando?
- Ragazzi,
la domanda! - sussurrò Isabel nel panico, ma era troppo
tardi.
-
L’Istituto
delle Streghe di Salem conquista un altro punto, piazzandosi primo con
ben 8
punti! Squadre, un po’ d’attenzione per favore -
Sbottò Neville, lanciandoci
un’occhiata ammonitrice. Al e Nott continuavano a discutere -
Apri la bocca
solo per dare aria ai denti Nott? Perché non ne parli con
Longbottom?
-
Attenzione; ultima domanda!
Deglutii -
Al, lascia stare, c’è l’ultima domanda,
possiamo...
- Proprio
quello che ho intenzione di fare, Potter. Nulla di personale, Weasley,
ma io
voglio vincere. Lo hai detto anche tu una volta, sai? Non
smetterò mai di dire
al professor Longbottom che non vedo per quale motivo noi dovremmo
avere questo
“handicap” rispetto alle altre squadre! E dato che
non sono l’unico a pensarla
così...
Sollevai lo
sguardo di scatto, mentre Neville iniziava a leggere la domanda,
continuando a
tenerci d’occhio. Christian Lyndon scuoteva la testa, la
bacchetta pronta
prenotarsi, Malfoy guardava il professore, ma dal suo sguardo vitreo
capii che
stava ascoltando tutto. Al aveva i pugni serrati e fissava Nott con
sguardo
omicida. Isabel Corner cercava di placare gli animi, mentre Ann
gesticolava
freneticamente intimandoci di tacere. Tutti gli altri fissavano me.
- Citate per
favore i Dodici Usi del Sangue di Drago.
- Non la so!
Aiutateci. – esclamò Isabel stizzita –
Smettetela di litigare!
Nott mi fece
un mezzo sorriso di scherno – In un altro momento tu avresti
saputo la
risposta, Weasley.
Strinsi gli
occhi e cercai di ricordare. Non capivo perché ma tutto
ciò che mi veniva in
mente erano le Cioccorane. Stupido cervello. Scossi la testa
– Io non…
- Non
abbiamo bisogno di lei, lasciala perdere Nott – Malfoy fece
per battere la
bacchetta sulla campana, ma venne battuto sul tempo dai brasiliani.
- No!
Guilherme
Luiz si alzò in piedi e ci lanciò
un’occhiata divertita, prima di citare in
perfetto ordine la risposta corretta. Strinsi i pugni, mentre Nott si
voltava
nuovamente a guardarmi.
- Ti rendi
conto che abbiamo bisogno di qualcuno che sia alla nostra altezza?
- …
fine
della gara! L’Istituto delle Streghe di Salem si piazza primo
con 8 punti,
seguito dalla Accademia di Magia di Rio con 6 punti. Al terzo posto la
Scuola
di Magia e Stregoneria di Hogwarts con 4 punti, mentre al quarto posto,
con 2
punti, troviamo la Scuola d’Arti Magiche di Oceania.
Complimenti a tutti! Non
dimenticate lo speciale Banchetto di stasera! – stava dicendo
Longbottom,
cercando di mantenere un tono di voce allegro e vivace, nonostante
fosse più
che evidente la sua rabbia. I nostri compagni iniziarono a lasciare la
Sala
Grande, le espressioni annoiate e deluse e le ragazze americane
esultavano.
Al e Nott
avevano ripreso a discutere animatamente, Samantha e Ann si erano
voltate per
andarsene, soffiando come gatte arrabbiate. Non potevo biasimarle.
Stando bene
attenta a non farmi notare da nessuno, anche io mi voltai e me ne andai.
Lo so che non ci credete,
che non ci speravate più... ma sì, ho appena
pubblicato un nuovo capitolo! Sono felicissima di esserci riuscita,
perché l'ispirazione era partita per le Bahamas e aveva
deciso di non tornare!
In ogni caso, eccoci con
la prima gara... nulla di esageratamente magico, come potete vedere, ma
prometto che le cose si evolveranno presto! Il titolo del capitolo
è il titolo di una canzone che mi piace molto dei
Pencey Prep! :D
Bene, sono già
a buon punto col prossimo capitolo... spero di postare molto presto!
Ciaooooo!
Lily_Luna
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Capitolo 12 *** Talk ***
12
– Talk
Il suono deciso
dei miei passi echeggiava tra le vecchie
pareti di pietra del corridoio del sesto piano. Ero così
concentrata su ciò che
dovevo fare che a malapena riuscivo a pensare a quello che era successo
solo
qualche ora prima. Non mi importava niente. Avevo preso la mia
decisione.
-
Ti rendi conto che
abbiamo bisogno di qualcuno che sia alla nostra altezza?
Sì.
Certo che me ne rendevo conto.
Mi fermai
davanti alla porta, bussai brevemente e senza
aspettare risposta entrai.
Il profumo dei
fiori mi colpì come uno schiaffo;
improvvisamente con l’occhio della mente rividi quella stessa
stanza, piena di
gente, in un pomeriggio di qualche tempo prima. Un ricordo.
Istintivamente mi
voltai a destra, dove vidi una foto di alcuni ragazzi –
presumibilmente della
mia stessa età – che mi fissavano e mi salutavano.
Erano terribilmente
familiari. Mamma, papà e gli zii.
- Rose? Cosa
succede? – esclamò il professor Longbottom,
alzandosi dalla scrivania per venirmi incontro – Credevo
fossi già scesa al
Banchetto con gli altri.
- Non ancora. Ho
bisogno di parlarti – distolsi lo sguardo
dalla vecchia foto e lo puntai su di lui – Voglio uscire
dalla squadra.
Neville
corrugò le sopracciglia – Come?
Sospirai e mi
sedetti su una delle morbide poltrone davanti
alla grossa scrivania di quercia.
- Pensavo che
sarebbe stato facile, che sarei riuscita a… non
so, andare avanti, dimostrare che ero in grado di farcela nonostante
tutto. Ma
avevo sottovalutato tutta la situazione. Non posso partecipare alla
gara. Devo…
riannodare un sacco di lacci – sussurrai, scuotendo la testa.
Il professore mi
fissò a lungo, poi scosse lentamente la
testa - Non posso, Rose. Mi dispiace.
- Sì
che puoi, è solo che non vuoi! – incalzai,
scaldandomi
subito – Per favore, permettimi di uscire. Non…
- È
per qualche commento da parte dei tuoi compagni di
squadra? Parleremo di questo, alla prossima riunione. Litigare come dei
bambini
durante la competizione… scherzate?
- No!
– esclamai in fretta – Non hanno detto niente.
È solo…
senti, l’hai vista anche tu la gara, oggi. I miei compagni
sono in gamba; sono
bravi! Io non posso aiutarli e al momento è come se avessero
un membro in meno.
Io non voglio essere la zavorra di nessuno, okay?
Neville
sospirò e si sedette – letteralmente –
sulla
scrivania. Mi guardava con la stessa espressione affettuosa dei miei
genitori –
Rose. Lo so che è difficile. Ma andartene non è
la decisione giusta.
- No. Non lo
sai! Tu sei un professore e sei sempre
impeccabile. Tu credi che inserendomi a forza in questa squadra gli
altri mi
prenderanno in simpatia, che sarà facile per me ricordare
tutto piuttosto che
sentirmi ridicola e inutile, e per un attimo l’ho pensato
anche io, ma non è
così. Non è così. – sbottai,
passandomi una mano sul viso.
Restammo in
silenzio per un bel po’, poi Neville sospirò
ancora – È vero; spesso noi adulti dimentichiamo
cosa significhi essere
adolescenti… ma ti assicuro che so
cosa significa. So anche cosa provi.
Forse
non ci credi – aggiunse, mentre aprivo bocca per ribattere
– ma ti capisco. Io
non voglio che tutti i tuoi
compagni
ti accettino. Non sarà mai così ed è
bene che tu lo sappia. Ma questo non vuol
dire che tu non possa provare a dimostrare chi sei veramente. Non
perché tu
abbia bisogno dell’approvazione di qualcuno, sia chiaro. Ma
solo perché noi
siamo molto di più di come ci viene definiti. Non ti
farò uscire dalla squadra,
un giorno capirai. E poi, che tu ci creda o no, mi stai aiutando a far
crescere
i tuoi amici. Hanno bisogno di te, come tu ne hai di loro.
-
Perché?
-
Perché tu sei stata posta davanti a questa prova…
e non
puoi tirarti indietro, devi combattere. E i tuoi compagni…
beh, loro devono
crescere. Devono confrontarsi con una realtà diversa da
quella a cui sono
abituati. Devono aprirsi alle differenze e capire…
- Quindi cosa
sono? Una specie di esperimento sociale? Il
caso umano dell’anno?! –
replicai,
voltandomi di scatto a guardarlo. Io dovevo
aiutarli a crescere, imponendogli la mia presenza a tutti costi?
Perché? Perché
non potevo semplicemente rimanere nell’ombra e aspettare che
le cose si
sistemassero?
- No, Rose,
tu… - iniziò, ma io lo interruppi –
Lasci stare, professore. Va bene
così. Mi vuole nella
sua squadra? Okay. Quando poi avremo perso a causa di una persona in
meno provi
a consolare così i miei compagni. Forse a loro
basterà. – mi alzai di scatto e
mi precipitai fuori dall’ufficio. Finsi di non vedere la sua
espressione ferita
e mi imposi di pensare che non me ne importava nulla.
*
La piuma
galleggiava a mezz’aria, proprio davanti al mio
naso.
- Grande Rose,
hai imparato a far levitare gli oggetti. I
ragazzini di Primo sarebbero fieri di te! Evviva. - sbottai
rabbiosamente,
sbattendo la bacchetta sul banco accanto a me. In
quell’istante il contatto si
ruppe e la piuma prese a cadere verso il basso, volteggiando pigramente.
Sospirai e mi
sedetti meglio, stringendo le ginocchia al
petto. Avevo freddo. Fuori era buio e, sebbene la vecchia finestra alla
mia
sinistra fosse molto sporca, era possibile vedere un pezzettino di luna
piena
fare capolino tra le nuvole. Rabbrividii.
Ti
rendi conto che
abbiamo bisogno di qualcuno che sia alla nostra altezza?
Eccome. Ed era
davvero stupido da parte del professor Neville
non capirlo.
E ora eccomi
lì, in quella vecchia aula polverosa, a
nascondermi dal resto della scuola. Mi vergognavo così
tanto. Non volevo vedere
nessuno. Non avevo neppure idea di che ora fosse, ma l’ora di
cena doveva
essere passata da un bel pezzo. Il mio stomaco brontolò, ma
continuai ad
ignorarlo. Ero più triste che affamata, in ogni caso.
Improvvisamente
vidi una luce oltre il vetro smerigliato
della porta della classe; poi qualcuno spinse la porta ed
entrò. Vidi solo il
raggio luminoso sulla punta della bacchetta, quindi non realizzai
subito di chi
si trattasse.
Poi riconobbi i
capelli biondi ed alzai gli occhi al cielo.
Di tutte le persone… non era proprio possibile.
- Oh. Sei qui.
– disse Malfoy, preso alla sprovvista.
Sollevai le sopracciglia – Già, e adesso puoi
uscire, chiudere la porta e
lasciarmi in pace.
-
Cosa…? – Sbuffò risentito –
Senti, Al sta dando di matto.
Noi due siamo di ronda e lui voleva venirti a cercare,
quindi…
Mi voltai a
guardarlo ed incrociai le braccia – Infatti, lui.
Che peccato che tu mi abbia trovata
per primo. Quindi perché adesso non te ne vai? Puoi sempre
dirgli che mi hai
visto, che sono viva e che sto andando a dormire.
Malfoy rimase in
silenzio per un tempo che mi parve
lunghissimo. I suoi occhi brillavano
nell’oscurità, ma non riuscivo a cogliere
la sua espressione. Continuava a tacere e fissarmi.
Alla fine
sospirai e mi voltai verso la finestra. La luna era
ancora lì, mentre le nuvole si erano spostate. Poi,
incredibilmente, iniziai a
giustificarmi con lui, l’ultima persona a cui avrei voluto
parlare ancora.
- Senti, lo so
che avete ragione. Neanche io voglio farla,
questa stupida gara. E sono sicura che siate perfettamente in grado di
parteciparvi anche senza di me; ma Longbottom non mi permette di
lasciare la
squadra. Forse se glielo diceste voi…
- Lasciare la
squadra? – Malfoy si avvicinò lentamente alla
cattedra impolverata e mi guardò con leggera
curiosità. Annuii stancamente.
- Rose Weasley
si farebbe calpestare dai Centauri piuttosto
che mollare la squadra. – disse lui con fare antipatico. Gli
scoccai
un’occhiataccia.
- Bah, forse una
volta – mi mossi a disagio e la bacchetta
cadde a terra. Non la raccolsi neanche.
- Dovresti
prenderla. – suggerì Malfoy, mentre quella
rotolava sotto un armadio. Fissai il punto in cui era caduta - Per
quello che
mi serve. La prenderò dopo. A meno che tu non voglia
lanciarmi contro qualche
maledizione, certo… ma anche in quel caso sarebbe
assolutamente inutile.
Il ragazzo
tacque, ed io mi strinsi nelle spalle, facendo del
mio meglio per ignorarlo. Poi improvvisamente lui puntò la
sua bacchetta verso
l’armadio – Accio bacchetta.
Volevo
chiedergli cosa stesse facendo, ma poi lo vidi
afferrarla e porgermela, l’espressione molto seria
– Non è inutile. Questo è
quanto di più caro possa avere un mago… o una
strega. – disse semplicemente. Io
la afferrai, incerta su cosa dire.
- Grazie
– mormorai infine, senza guardarlo.
Restammo in
silenzio per un bel pezzo, finché lui non si
schiarì
la voce. Esitava.
-
Senti… quello che ho detto oggi, quello che ha detto
Nott…
- Oh no. Non farlo
– mi voltai di nuovo verso di lui e sollevai una mano
– Non voglio che ti
scusi, okay? È quello che pensi, quello che pensa lui. Va
bene così.
- Io volevo
solo… - iniziò lui, punto sul vivo, ma io lo
interruppi ancora – Non voglio delle scuse dettate
da… questa specie di compassione
che pare la mia situazione
susciti in tutti. Prima mi vomitate addosso quello che provate e poi
ripensate
a quello che mi è successo e vi scusate? No, lascia stare.
Sì, un po’ di comprensione
aiuterebbe... se fosse autentica.
- Comprensione?
-
Sì… se solo capiste sul
serio che sto facendo del mio meglio. Che capiste, piuttosto
che… sparare a
zero su tutto quello che faccio, solo perché prima…
- E
dov’era la tua comprensione, prima?
– replicò lui con voce tagliente –
Quando tu eri Miss
Perfezione, dov’era? Quando tu sparavi a zero sui tuoi amici,
i tuoi parenti,
su tutti…
- Io…
- sentii gli occhi pungere, perché aveva ragione. Ed
ero sicura che altre volte lui mi avesse detto la verità
allo stesso modo, ed
io… lo avevo mai ascoltato? – non lo so. Non lo so.
Il silenzio
durò a lungo anche in questo caso.
Alzai lo sguardo
e fissai quello sconosciuto. Perché al
momento lo era, esattamente come tutti gli altri. Non avevo idea del
perché mi
trovassi in quelle strane situazioni sempre con lui. Come se ci fosse
qualcosa
di irrisolto, come se il mio subconscio mi suggerisse di parlare con
lui. Di
chiarire qualcosa.
- Io e te non
siamo mai stati amici, vero? Devo averne
combinate di grosse, per essere arrivati a questo punto –
sussurrai infine,
stringendo la bacchetta tra le dita. Volevo capire, anche se non sapevo
perché.
- No, non siamo
amici. Noi siamo…
Ci mise un
po’ a rispondere, per cui mi voltai a guardarlo.
Si era seduto sulla cattedra, le lunghe gambe penzoloni e mi scrutava.
– Cosa
siamo, Scorpius? Okay, nessuna
comprensione. Ma almeno mi aspetto un po’ di
onestà da te.
- Tu non sai
niente di me.
- E tu non sai
niente di me – replicai – mi sembra che su
questo punto siamo d’accordo.
- Noi non siamo
amici – disse lui – Noi siamo in competizione
da sempre e per tutto; la scuola, l’amicizia di Al, il
Quidditch, l’affetto
della tua famiglia. Ci siamo detti… cose.
Ci siamo lanciati addosso incantesimi. Non siamo amici. Non lo saremo
mai, Rose.
Lo disse con un
tono calmo, quasi gentile, ed io annuii. Mi
voltai verso di lui, facendo un piccolo sorriso – Scusami,
non lo sapevo. Non
so tante di quelle cose… forse non le ho mai sapute
– aggiunsi poi, parlando
più a me stessa che a lui.
Lui schiuse le
labbra per dire qualcosa, poi le richiuse.
Scese dalla cattedra e si avviò verso la porta. Prima di
uscire si voltò a
guardarmi – Ti ho vista davanti al ritratto della tua Sala
Comune. Stavi
tornando dall’Infermeria, perché avevi mal di
testa.
- A causa della
gara. E stavo andando a dormire – suggerii.
Lui annuì – Non farti beccare da Al, allora.
Scossi la testa
e lui se ne andò.
Io mi voltai
nuovamente verso la finestra, stringendo ancora
la bacchetta tra le dita.
Okay, questo è
un capitolo strano. Strano forte, lo so.
Stavo cercando di creare
un punto di contatto tra Rose e Scorpius e... sì, direi che
questa è una sorta di svolta del loro rapporto. Parrebbe di
no, eppure non è così.
Seguendo una linea
temporale, in teoria il capitolo si svolge lo stesso giorno della gara,
ma ci sarà un piccolo salto in avanti dal prossimo. Roba di
settimane eh, nulla di che!
Sono supermega felice di
essere tornata! Avrei postato prima, ma in pratica non ho internet a
casa e sto scroccando da quella del mio fidanzato! Il prossimo
capitolo, in ogni caso, è a buon punto... ho mille idee!!!
A prestissimo! Baci!
Lily_Luna
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Capitolo 13 *** Weirdness ***
13
– Weirdness
- Dunque,
intanto lasciatemi dire che è veramente un piacere
ospitarvi alla nostra riunione – stava dicendo Penelope Nott
con voce esitante,
rivolta ai nuovi ospiti, seduti attorno al tavolo dei Capiscuola.
Guilherme
Luiz, Olivia Taylor e Mandy Saunders sorridevano serenamente,
guardandosi
intorno con aria ammirata.
Era
l’ultima riunione del mese di Novembre e, in teoria,
avremmo dovuto organizzare ed ufficializzare le ronde ed i piani di
lavoro per
i mesi invernali. In realtà la riunione era solo un pretesto
per mangiare
muffins e bere succo di zucca e per parlare delle imminenti feste
natalizie.
Gli altri
Capiscuola stavano studiando i tre capisquadra con
aria critica, anche se ero quasi certa di aver visto Frank e Al
occhieggiare
più del dovuto le gambe della studentessa americana. E il
fascino di Luiz non
era certo passato inosservato tra le ragazze. Isabel, Samantha e
persino la
Nott gli si erano praticamente appiccicate addosso. Non che lui avesse
mostrato
segni di insofferenza, certo.
- Bene, grazie
per averci invitato! Credevamo di essere solo
i vostri sgraditi avversari! – esclamò Olivia
Taylor con un sorriso – La vostra
scuola è molto bella. E poi dobbiamo convivere per un anno,
no?
-
Concordo… beh, che si fa qui durante le feste? Non
è per
questo che avete indetto la riunione? – chiese Mandy
intrecciando le dita
davanti al suo muffin.
- Non
è esatt… - iniziò Zabini, ma Samantha
era scattata in
piedi – Sì, insomma, dovremmo anche decidere come
sistemare le ronde da Gennaio
in poi, ma potremmo sempre indire una riunione tra qualche settimana.
– liquidò
il tutto con un gesto sbrigativo e fece un cenno a Frank, che la
osservava a
bocca spalancata – Dunque ragazzi; in realtà ci
sarebbe un progetto
interessante. Lo hanno proposto i nostri cari
ospiti e ci è sembrato davvero, davvero
entusiasmante – i suoi occhi
scintillarono ed io vidi Malfoy ed Al scambiarsi uno sguardo allarmato.
- Normalmente
gli studenti, durante le feste, hanno la
facoltà di decidere se tornare a casa o restare qui.
Probabilmente tutti noi
dell’ultimo anno rimarremmo comunque; insomma, si tratterebbe
dell’ultimo
Natale ad Hogwarts, quindi… - spiegò Frank ai
nostri ospiti, mentre loro
annuivano.
- …
quindi l’ideale sarebbe organizzare qualcosa di bello per
gli studenti veterani, ma anche per i più giovani, no?
– continuò Isabel, cercando
di capire dove la Caposcuola di Tassorosso volesse andare a parare.
- Esatto. Per
questo abbiamo pensato a, oh Merlino preparatevi,
ad un parco divertimenti
magico! Dal 22 al 31 Dicembre! Non è un’idea
fantastica?! – esclamò Samantha
con un urletto che mi fece sobbalzare. Sorrideva e ci
fissava con
un’allegra irruenza davvero difficile da ignorare.
- E non
dimentichiamo il Ballo di Natale! Da noi viene
organizzato ogni anno. – aggiunse Mandy con un sorriso.
Penelope la guardò
confusa – Ma la vostra non è una scuola femminile?
- Invitiamo i
ragazzi di una scuola maschile. È molto bello,
ci divertiamo un sacco - replicò immediatamente
l’americana, con un sorrisetto
malizioso.
Al
ammiccò – Immagino… - e Mandy gli
strizzò l’occhio. Senza
sapere perché, mi sentii arrossire.
Samantha si
schiarì la voce, cercando di riportare
l’attenzione
sull’argomento principale – Ad
ogni modo,
cosa ne pensate?
- Un parco
divertimenti? – chiese Zabini storcendo la bocca –
E un ballo? Non è un po’… pretenzioso?
- Pretenzioso?
– ripeté Olivia sollevando le sopracciglia
–
Un vostro professore stasera ci ha invitato alla cena del
suo… come si chiama?
Ah, sì; Lumaclub. Questo è pretenzioso.
- Intendo
dire…
- Ma
sarà tutto a tema natalizio! Il lago diventerà
una pista
di pattinaggio, e poi ci saranno un sacco di attrazioni magiche!
– saltò su
Samantha, battendo le mani. Isabelle sorrise – Sarebbe
un’idea carina. Diversa…
no?
- Un ballo
– borbottava Malfoy – non è mai un’idea carina.
- Beh -
mormorò Penelope – è
sicuramente…
- Oh, andiamo
– sbottai, finendo di masticare il mio muffin –
secondo me sarà divertente. Io ci sto.
Tutti i presenti
si voltarono a guardarmi a bocca aperta, ma
ormai ero abituata anche a quello. Mi versai un po’ di succo
di zucca e risposi
ai loro sguardi con un sorriso – Come ci dividiamo i compiti?
Luiz sorrise
– Tu mi piaci, Weasley.
Mandy
e Olivia
annuirono compiaciute.
*
- Da non
crederci, pensi sul serio che sia una buona idea? –
ripeté Al, forse per la centesima volta, mentre, quella
sera, scendevamo verso
la famosa cena del Lumaclub – Cioè non lo dici
solo perché quel Luiz fa
l’idiota con tutte le ragazze, vero?
Saltellai
giù dall’ultimo gradino ed annuii – Ma
va, sarà
divertente. Senti, dato che sono costretta a partecipare ad
un’orribile gara in
cui sono assolutamente inutile, e
non
ho idea di cosa combinerò agli esami per i M.A.G.O. penso
che sia un mio
diritto divertirmi. Insomma, a parte tutto è il nostro
ultimo anno qui. E
voglio renderlo indimenticabile…
Immediatamente
ad Al sfuggì una specie di sbuffo – Certo, indimenticabile soprattutto –
cercò di
voltarmi le spalle, ma ormai mi ero accorta che stava ridendo. Alzai
gli occhi
al cielo, ma stavo sorridendo anche io – Sei una pessima
persona, lo sai?! Non
era affatto una battuta!
- E dai, scusa
– replicò lui, cercando di trattenersi –
ma tu
non puoi dire indimenticabile, ecco!
- Vergognati!
Ah… lascia perdere – borbottai, cercando di
sovrastare le sue risa – piuttosto, parlami di questo
Lumaclub. Primo, di che
cavolo si tratta? Secondo, perché siamo qui? Terzo, ci vengo
spesso?
- Beh, in
pratica si tratta di una specie di strambo club,
presieduto dal professor Lumacorno, a cui solo gli alunni da lui
considerati
meritevoli possono partecipare.
- Mi sembra una
cosa un po’ classista… - borbottai e lui si
dichiarò d’accordo con me – Appunto.
Adesso sta invitando tutte le squadre, ma
di solito non si è mai neppure accorto di alcuni dei suoi
membri. A lui piace
la gente famosa, quella con particolari capacità…
ovviamente ha sempre cercato
di invitare James, me e Lily. E te e Hugo, per via dei nostri genitori,
eccetera. E, per rispondere al terzo punto, tu non ci vieni mai. Riesci
sempre
ad accampare assurde ma accettabili scuse… e lui ti crede.
Ma non crede mai a
me – sospirò teatralmente. Sorrisi soddisfatta -
Beh, però non sarebbe carino
lasciare i nostri ospiti insieme a lui, insomma dobbiamo fare gli onori
di casa.
No?
- Lo sapevo che
quel Luiz aveva raggirato anche te… ma dai, è
un belloccio che si crede figo solo perché è
abbronzato – esclamò Al,
puntandomi il dito contro. Ridacchiai – Ma smettila,
piuttosto cerca di non
sbavare troppo dietro alle lunghe gambe di Miss America, anche
se… ho come il
vago sospetto che tu le piaccia, sai? – aggiunsi poi, e lui
esibì un largo
sorriso da spaccone – Lo so.
Alzai gli occhi
al cielo – Okay, entriamo a questa assurda
festa e facciamola finita – e bussai alla porta
dell’ufficio di Lumacorno, dal
quale provenivano suoni, voci e musica.
- Oh, che
bello..! - mormorai entrando, seguita da mio
cugino. L’ufficio dell’anziano professore di
Pozioni era sicuramente stato
allargato per magia, ed era accogliente e luminoso. Arazzi colorati
coprivano
il soffitto e il chiacchiericcio degli invitati si mescolava alla
musica
proveniente da un gruppo di strumenti, incantati per suonare senza
l’ausilio di
esseri umani.
Intravidi il
professor Longbottom intrattenere una
conversazione con i due apatici membri del Ministero e mi voltai nella
direzione opposta. Sebbene fossero passate delle settimane dalla nostra
conversazione nel suo ufficio, io non avevo affatto cambiato idea. Lui
continuava a trattarmi con gentilezza, sia a lezione che alle riunioni,
ma mi
sentivo a disagio e un po’ in colpa per come gli avevo
risposto... anche se non
lo avrei mai ammesso ad alta voce.
Il professor
Lumacorno stava invece chiacchierando con alcuni
uomini armati di macchina fotografica, ma non appena
intercettò Al lo chiamò
con un cenno della mano. Mio cugino mormorò qualcosa di
incomprensibile e lo
raggiunse, camminando sconsolato. Io mi defilai in direzione del bar.
- Beh, sai
quanto me ne frega di quello che pensi te, Lyndon!
- davanti al bancone, Lily, Christian Lyndon, Lysander e Samantha
stavano
bevendo delle Burrobirre; mia cugina in particolare sembrava impegnata
in una
conversazione piuttosto animata con il compagno di Casa di Frank e
Samantha.
Christian scosse
la testa, guardandola con aria di
sufficienza - Non deve mica interessarti, eh! Io stavo solo parlando
con i miei amici. Mi sembra assurdo
e
soprattutto stupido. Un ballo di Natale? Bah!
Lily sporse in
avanti la mascella, un gesto che avevo
imparato ad interpretare come sintomo di ira - Non è affatto
stupido. Solo
perché tu sei una specie di ameba e non hai voglia di
divertirti non vuol dire
che siano tutti come te!
- Io non sono
affatto un’ameba. Sono divertente! Molto. Perché,
Potter, tu pensi di essere migliore di me? Cosa farai, ti metterai a
lanciare
Caccabombe al centro della pista per attirare l’attenzione? -
replicò lui, alzandosi
in piedi con uno sguardo beffardo. Lei si alzò a sua volta,
guardandolo in
cagnesco - Sei proprio un idiota.
- E tu solo una
ragazzina.
I due si
voltarono e scattarono in direzioni diverse. Io,
Lysander e Samantha restammo a fissarli senza parole.
- Quei due... -
esordì Samantha, mentre io prendevo un
boccale di Burrobirra fumante - si piacciono. Parecchio.
Lysander quasi
si soffocò e cominciò a tossire,
costringendoci a dargli vigorose pacche sulla schiena - Lily e
Christian? Ma se
si beccano in continuazione... - aggiunse con voce rauca, asciugandosi
gli
occhi. Samantha sorrise dolcemente - Rilassati, dai. Solo
perché a te piace
Lily... oh Rose, cioè, Weasley - esclamò poi,
ignorando le proteste del
Corvonero - ti sei truccata? Sei molto carina!
Arrossii - Io...
grazie - non potevo proprio confessare di
aver spiato le mie cugine e di aver notato come si truccavano per ogni
occasione. Sembrava divertente, e poi Dominique era stata gentile a
prestarmi i
suoi cosmetici e a insegnarmi ad usarli - Comunque puoi chiamarmi Rose,
se
vuoi. Solo Rose.
- A me Lily non
piace. Non in quel senso.
È la mia migliore amica - si intromise prepotentemente
Lysander,
facendoci un cenno frettoloso prima di allontanarsi verso il centro
della
stanza.
Samantha si
strinse nelle spalle - Beh, non capisco dove stia
il problema - e si sedette meglio. Mi unii a lei - Pensi sul serio lei
gli
piaccia?
La Tassorosso mi
lanciò una breve occhiata in tralice. Si
ravvivò delicatamente i capelli biondi e annuì -
So che molti di voi mi
considerano solamente una sciocca oca, ma non lo sono. Sono una buona
osservatrice e in realtà non spettegolo sugli altri. Ma a me
pare piuttosto
evidente e non credo di stare spettegolando o mettendo in giro strane
voci. Lysander
è cotto di tua cugina. E penso che lei lo ferirà...
lui non se lo merita.
- E tu... quando ti
sei accorta che ti piaceva Lysander? - domandai piano. Lei
sobbalzò ed io mi
voltai a guardarla, facendo un piccolo sorriso di scuse - Anche io sono
una
buona osservatrice, a quanto pare.
Samantha
deglutì e aprii la bocca per ribattere. Poi la
richiuse e sospirò - Immagino di sì. Ma lui...
è più piccolo di noi, non
dovrebbe piacermi! Ed ha una specie di venerazione per tua cugina.
Quindi non
si accorgerà mai... - si interruppe e mi fissò
con ansia, le dita strette
attorno al boccale - Tu... glielo dirai? A Lily? Voglio dire...
Scossi la testa
- Non credo siano affari miei.
Samantha
Macmillan sorrise. Aveva un bel sorriso ed, in
generale, era molto carina. Si alzò dal suo sgabello - Sono
sicura che te lo
abbiano già detto in tanti, ma in qualche modo sei diversa.
Non è così male,
no?
Annuii - Per
niente - e lei mi fece un cenno con la testa - Grazie.
Le sorrisi e la
guardai allontanarsi verso un gruppo di
studenti. Anche lei era diversa: diversa da come l’avevo
sempre immaginata.
Mi portai la
mano alla fronte, confusa. Lei era sempre
stata... la superficiale della situazione? Era allegra in maniera quasi
fastidiosa ed appariva sempre un po’ svampita. Spesso alle
riunioni proponeva
eventi assurdi, ai quali la maggior parte di noi non voleva
partecipare.
Mi ricordavo
vagamente di lei.
Mi ricordavo
della sua faccia quando le avevo detto che era
una scansafatiche, al Quinto Anno, durante una riunione dei Prefetti.
Non era
un bel ricordo.
Ma era un
ricordo... uno vero.
Dovevo dirlo ad
Al. Saltai giù dallo sgabello, stringendo il
mio boccale e mi voltai di scatto...
- Ehi!
- Cavolo! -
esclamai, sbattendo contro qualcosa di duro, cioè
non troppo duro. E di caldo. Il boccale era caduto per terra e tutto il
suo contenuto
era finito su una camicia grigia. Una camicia maschile. Boccheggiai ed
arrossii.
- Ma che... non
è possibile, Weasley... - sollevai il viso e
mi ritrovai a pochi centimetri dalla faccia shockata di Scorpius
Malfoy.
- Non
può essere... - balbettai, prima di fare un passo
indietro. E sul serio, non lo era. Non era possibile che ogni mio
incontro col
biondino iniziasse con un qualche incidente. Il mio naso, i suoi libri,
la sua
camicia, il mio boccale...
- Dimmi,
Weasley, hai deciso rovinarmi libri e guardaroba
finché non ti sarai dimenticata di me? Era una delle mie
camicie preferite - la
sua voce trasudava sarcasmo, ed io sentii le guance più
calde che mai. Che
impiastro.
- Oh accidenti!
Scusami! - esclamai, portandomi le mani alla
bocca - Che casino! Io devo... - estrassi automaticamente la bacchetta
dalla
cintura del mio abito, ma mi bloccai - No. In effetti non devo. Non
posso. Mi
dispiace - balbettai, guardandolo negli occhi. Non potevo puntargli la
bacchetta contro; chissà che avrei combinato. Potevo anche
dargli fuoco,
proprio come avevo fatto con i libri.
Nel suo sguardo
si accese la comprensione ed io, senza sapere
perché, sentii un’ondata di umiliazione
travolgermi in maniera impetuosa e
dolorosa. Abbassai lo sguardo e scivolai alla sua destra,
allontanandomi di
gran carriera da lui.
*
La musica era
alta e, sebbene fosse poco adatta ad un gruppo
di studenti adolescenti, molti ragazzi si erano lanciati al centro
della sala
per ballare. Gli adulti, i pochi che avevano resistito ad
un’intera serata con
Lumacorno, alternavano occhiate allarmate alla pista improvvisata e ai
loro
orologi, desiderosi di vedere la fine di quella serata. Non potevo
proprio
biasimarli.
La cena era
stata veloce e, per quanto mi riguardava,
tremenda. Il mio posto, tra Al e Lily, mi aveva garantito una certa
lontananza
da Malfoy, dato che non avevo più avuto il coraggio di
guardarlo in faccia. Eppure
avevo sentito il suo sguardo su di me più di una volta, e
non mi era parso poi
così amichevole.
Così,
mentre una vocina fastidiosa dentro di me continuava a
ripetermi “codarda”,
avevo preferito
tenere gli occhi fissi sul mio piatto per tutta la durata del pasto. Di
nuovo,
mi ero sentita inadeguata come non mai. Avevo solo bisbigliato a mio
cugino di
dovergli parlare di una cosa importante, ma per il resto ero stata
zitta.
Il punto era che
la mia incapacità di utilizzare la bacchetta
mi deprimeva. E non vedevo l’ora di riacquistare almeno una
piccola parte delle
mie conoscenze magiche, anche solo per poter fare le normali magie
quotidiane.
E poi dopo la
nostra ultima conversazione, avevo un po’ di
paura ad affrontare Malfoy. Mi imbarazzava rivolgergli la parola, dato che mi aveva sorpreso in
un momento così
complicato. E poi sembrava fossi destinata
per fare figure orribili esclusivamente davanti a lui. Che fastidio.
- Rose, eccoti!
Al ti cercava - Frank si affacciò oltre la
colonna dietro la quale mi stavo nascondendo, seduta su un comodo
divanetto color
senape. Sollevai il viso e gli sorrisi - Oh, ciao Frank! Grazie, adesso
vado a
cercarlo - sporsi il viso oltre la colonna, ma non mi mossi. Lui mi
fissava
interrogativo - Da chi ti nascondi?
Sobbalzai - Non
mi nascondo. No. Sto solo... - intravidi la
testa di Malfoy tra la folla e mi rifugiai nuovamente sul divano. Mi
voltai
verso il mio amico - Solo, credo che Scorpius Malfoy mi
ucciderà. Se viene in
questa direzione, mi prometti di dirmelo?
Lui rise - Ti
nasconderò dietro la tenda, se necessario. Non
che la cosa mi stupisca, ormai, ma perché Scorpius dovrebbe
ucciderti, ora? -
chiese, sedendosi di fronte a me. Le luci delicate della stanza
tingevano ombre
scure sul suo viso e facevano sembrare i suoi occhi molto
più scuri. Mi strinsi
nelle spalle - Ho rovinato la sua elegantissima camicia con della
Burrobirra e
sono scappata. Giuro di non averlo fatto di proposito. Sul serio -
spiegai,
mentre lui scoppiava a ridere.
- Non
l’hai fatto di proposito? Dovrei crederci?
- Non volevo!
Solo che mi sono alzata di fretta perché dovevo
parlare con Al e gli ho rovesciato addosso il mio boccale. Sono un
po’ goffa di
recente, sai - abbozzai, arrossendo - Volevo dire una cosa a mio
cugino, perché
sai ho parlato con Samantha e mi sono ricordata di lei! Non del tutto,
ma ho
ricordato qualcosa...
Frank smise
immediatamente di ridere - Sul serio? Hai
ricordato Samantha? Fantastico!
Annuii - Non
ricordo proprio tutto. Era tutto un po’ vago -
sollevai lo sguardo e notai che Frank mi stava fissando - E in
realtà non era
proprio un bel ricordo. Anzi faceva piuttosto schifo. Le ho veramente
detto che
è una scansafatiche?
Frank ci
pensò su, poi annuì con un sorriso gentile -
Sì. Ma
posso anche dirti che non sei stata l’unica a farlo. Samantha
però è piuttosto
brava a nascondersi dietro una facciata da svampita. In
realtà è molto in gamba
e intelligente.
- È
gentile... - sussurrai annuendo. E lui sorrise - Però
è
vero, ogni tanto è un po’ pigra.
Mi lasciai
sfuggire una risatina e lui si unì a me. Quando
smisi di ridere puntai i miei occhi sul suo viso - Ma tu non devi per
forza
consolarmi, sai? Sono sicura di essere stata tremenda anche con te.
- Cosa?
- Hai capito
bene. Dai, confessa. Quante volte ti ho offeso?
- domandai, cercando di mantenere un tono di voce leggero. Lui
però corrugò le
sopracciglia e mi fissò più seriamente di quanto
avrei voluto - Hai ricordato
Samantha. Ma non hai ricordi di... me, vero? Non ricordi niente? - e
dal tono
con cui lo disse, mi allarmai - Oh cavolo, allora è vero!
Sono stata tremenda
anche con te! Mi dispiace, io mi farò...
Proprio mentre
lui stava per rispondere, Al spuntò da dietro
la colonna e si piazzò davanti a noi, parlando concitato -
Rose, finalmente,
senti dobbiamo andare. Non trovo Lily da circa due ore e dovremmo anche
fare la
ronda, ricordi? - Il suo sguardo si spostò brevemente da me
a Frank, che si
stava alzando in piedi. Annuii - Ah, certo, andiamo - Mio cugino fece
un
sorriso a Frank e si allontanò verso la porta, mentre io mi
affrettavo a
seguirlo. Poi però...
Mi voltai verso
Frank, in piedi accanto la colonna, ed
aggrottai le sopracciglia. Lui scosse la testa, lo sguardo serio.
- Tu non sei mai
stata tremenda con me, Rose. Mai.
Restammo in
silenzio per un breve istante. Sembrava che le
sue parole nascondessero un significato diverso, più
profondo... ma che io non
conoscevo. Gli scoccai un’occhiata confusa e cercai di dire
qualcosa, ma prima
che potessi aggiungere alcunché, mi resi conto che,
dall’altra parte della sala,
c’era Scorpius Malfoy. Era poggiato contro la parete coperta
di arazzi, accanto
ad alcuni compagni che chiacchieravano allegramente.
Certo, avrei
anche potuto non farci caso. Avrei potuto fare
finta di nulla e, in qualche modo, me la sarei cavata.
Il problema era
che il biondo, sin da quando si era accorto
della nostra presenza, non aveva smesso di fissarmi, sul viso
un’espressione
indecifrabile.
Mi riscossi -
Buonanotte Frank - balbettai, prima di seguire
mio cugino fuori dalla Sala del professore di Pozioni.
*
- Che ci
facevate tu e Frank nascosti lì dietro?
Sobbalzai e
guardai mio cugino - Io mi
nascondevo e lui mi ha semplicemente beccata. Gli ho
raccontato quello che dovevo raccontare a te. Perché?
Al
puntò lo sguardo verso le scale - È vero che hai
versato
della Burrobirra sulla camicia di Scorpius?
Mi fermai e
spalancai la bocca - Non l’ho fatto apposta! Te
l’ha detto lui?! Io non volevo... e gliel’ho anche
detto! - ma lui mi
interruppe con un sorriso - No, lo so, era solo divertente! Era questo
che
dovevi dirmi?
Scossi la testa
- No. Mi nascondevo dal tuo strano migliore
amico, che per inciso a volte mi da i brividi, ma non era questo che
volevo
dirti. Credo... che qualche ricordo stia iniziando a tornare. Ho
ricordato
Samantha.
- Samantha?
Cioè ti ricordi di Samantha Macmillan e non, che
so, della tua famiglia? - esclamò lui sgranando gli occhi.
Gli scoccai
un’occhiataccia - Non è che l’ho deciso
io, sai.
- Beh,
sì, però... okay, comunque direi che è
una buona cosa.
Dovresti parlarne con... - mio cugino si interruppe, inspirando forte.
Fissava
qualcosa davanti a sé. E non ne sembrava contento.
- Che succede? -
seguii il suo sguardo e lui sollevò la
bacchetta. Inondando di luce una figura... no, due figure abbracciate
così
strette che per un attimo non riuscii a capire come non soffocassero.
- EHI! - Al
sbottò così forte da far sobbalzare me e i due,
che si staccarono immediatamente.
Ci misi un
istante in più a razionalizzare, perché non
credevo ai miei occhi.
- Lily? E... oh. -
afferrai il braccio di mio cugino - Al, credo proprio che dovremmo...
Ma mio cugino
continuava a fissare la sua sorellina, che
continuava a tenere la mano in quella del Tassorosso Christian Lyndon.
Lo
stesso con cui l’avevo vista litigare meno di tre ore prima.
Tutto sommato
Samantha aveva ragione.
Ciao!
Scusatemi se non ho
aggiornato subito, l'idea per il capitolo c'era, solo... ho scritto,
revisionato e riscritto questo capitolo cento volte. E ancora non ne
sono del tutto convinta! Quindi mi scuso in anticipo!
Dunque... giusto per
darvi un'idea della mia confusione, ho deciso di dare un titolo
particolare anche al capitolo stesso: weirdness - stranezza.
Perché ci sono un sacco di comportamenti strambi, che
verranno svelati man mano che la fic andrà avanti!
Adoro scrivere degli
incontri/scontri tra Rose e Scorpius... e Frank mi piace un sacco, devo
ammetterlo! <3 L'idea di Lily e Christian nasconde qualcosa di
molto più ampio, vedrete!
Spero nonostante tutto il
capitolo vi piaccia e conto di aggiornare presto, dato che ho iniziato
a scrivere anche il successivo!
Lily_Luna
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