Will You Remember?

di Lily_Luna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ice Girl ***
Capitolo 2: *** Lonely ***
Capitolo 3: *** Bad Day ***
Capitolo 4: *** Blank ***
Capitolo 5: *** Back to Reality ***
Capitolo 6: *** Team Weasley ***
Capitolo 7: *** Who are you? ***
Capitolo 8: *** Parted and Lost ***
Capitolo 9: *** Nice to meet you ***
Capitolo 10: *** Who You Are. ***
Capitolo 11: *** Trying to Escape the Inevitable ***
Capitolo 12: *** Talk ***
Capitolo 13: *** Weirdness ***



Capitolo 1
*** Ice Girl ***


1 – Ice Girl

 

 

Era circa un quarto d’ora che stavo seduta alla scrivania, incapace di decidermi ad alzarmi. Tra le dita stringevo una piuma dall’aria usurata, mentre il mio sguardo assente percorreva la stanza in cui mi ero rifugiata; ovvero la vecchia camera di papà.

Sorrisi distrattamente al poster dei Cannoni di Chudley, di cui ero una tifosa sin da bambina, prima di poggiare la fronte sul tavolo di legno.

Mancavano ormai poche ore…

- Rose! Vuoi farmi il favore di scendere?! – la voce irata di mia madre mi fece sussultare. In effetti mi stavo comportando proprio da maleducata, restando rintanata lassù, ma poco  importava. Non avevo la benché minima intenzione di trovarmi faccia a faccia con…

- Rose? – Dominique spalancò la porta ed entrò senza tante cerimonie. Indossava un paio di jeans sdruciti e una canottiera anonima, ma era praticamente stupenda, come sempre. Avrebbe potuto indossare un sacco della spazzatura e sarebbe stata meravigliosa, sul serio. Ma lei non era superba, né ostentava la sua bellezza; era semplice e normale, una ragazza come le altre.

Mia cugina mi squadrò per alcuni istanti, corrugando appena le sopracciglia. – Hai deciso di restare rinchiusa qui per sempre? Che stai facendo?

- Niente, ripassavo alcune formule di Incantesimi. – replicai scocciata, continuando a rigirarmi la piuma tra le dita. Lei sospirò – Ma per piacere Rose, la scuola comincia domani! Non potresti goderti questa serata come tutti noi? Insieme a noi?

Scossi la testa con stizza – No, devo studiare! – ribattei con forza, fissando ostinatamente le mie mani. Sentii il suo sospiro, ma non me ne curai. Speravo che se ne andasse, ma lei rimase lì a fissarmi.

- Senti, lo so che sei arrabbiata con Al perché lo ha invitato, ma sono amici e lo sai come sono fatti i maschi, no?

Mi sentii avvolgere dall’amarezza. Quello stupido di mio cugino… - Io non sono arrabbiata con Al, come ti ho detto stavo solo studiando. –  obiettai, ed era una mezza verità in fondo. Non ero arrabbiata con mio cugino, ero solo delusa.

Dominique tacque. Nonostante non mi confidassi con lei da secoli, sapevo che capiva il mio stato d’animo. Solo che, invece di farmi piacere, la cosa mi urtò ancora di più. Non volevo che sapesse quanto ci stessi male. Non volevo che provasse pena per me.

- Su, adesso scendiamo, prima che ci vengano ad uccidere! Ti sei persa Lily che cantava la canzone preferita di nonna, hai presente? Dai, quella di Celestina Warbek! – esclamò mia cugina, sfoderando un sorriso luminoso. Strinsi più forte la piuma tra le dita, ma poi mi voltai, facendo un sorriso fintissimo – Va bene, scendiamo.

Le sue chiacchiere ci  accompagnarono fino al piano di sotto, dove quasi mi scontrai con mia cugina Roxanne. Quest’ultima sorrise sarcastica – Stavi per caso studiando, Rosie?

Le lanciai un’occhiataccia – , Roxanne.  – replicai acidamente, marciando fuori. La sentii sbuffare e borbottare qualcosa sul mio pessimo carattere, ma non mi voltai.

- Secondo me adesso stai esagerando, Rose. Ti stai comportando da bambina! Non capisco la ragione del tuo… – mi sibilò Dominique, affiancandomi. Io mi voltai di scatto – Ah, tipico! Ovviamente quella che si comporta da tipa strana sono sempre io. Per voi è normale preferire la compagnia di quello stronzo, piuttosto che la mia. Beh, non preoccuparti di smentire – aggiunsi, mentre lei apriva la bocca per ribattere – ormai ci sono abituata. – le diedi le spalle, prima di allontanarmi definitivamente. Sapevo di aver parlato troppo, di aver permesso che i miei veri sentimenti uscissero fuori, ma ormai era fatta. Marciai a testa alta fino allo stagno in fondo al giardino e mi sedetti per terra, sospirando.

Rimasi per alcuni istanti in completo silenzio, prima di voltarmi a guardare la Tana. I miei parenti non facevano altro che entrare ed uscire dalla casa, trasportando le buonissime pietanze preparate dalla nonna. Il giardino era illuminato a festa e tutti parlavano a voce molto alta. Sentivo le loro voci allegre e confusionarie mentre stringevo l’erba fresca tra le dita, cercando di impedirmi di piangere.

Ero solo una stupida.

 

Ma che cosa pretendevo? Mi ignoravano tutti e la colpa era soltanto mia.

 

Chiusi gli occhi e cercai di ricordare un periodo diverso, sette anni prima. Allora ero semplicemente la piccola Rosie; una ragazzina allegra e circondata da gente che le voleva bene.

Il problema era sorto dopo. Non appena era entrata ad Hogwarts era cambiato tutto.

 

Avevo sempre preso sul serio il mio ruolo nel mondo; io ero figlia e nipote di persone importanti, di gente che aveva compiuto imprese che non potevo neppure immaginare… non volevo che la gente mi considerasse interessante solo perché ero una Weasley. Solo perché ero figlia di Ron ed Hermione e nipote di Harry Potter.

Era buffo, perché né mio fratello, né soprattutto James, Albus o Lily si erano mai posti il problema. Avevano accettato la notorietà ed avevano imparato a conviverci.

Ma io no.

 

Mi ero autoconvinta che tutti avessero delle aspettative su di me e, invece di intraprendere un percorso mio, avevo deciso di rendermi perfetta. Volevo esserlo per non deludere nessuno, per far vedere a tutti che anche io potevo essere degna di nota, a prescindere dal mio cognome… e c’ero riuscita, ma a quale prezzo?

 

Ero diventata una specie di ragazza di ghiaccio, inflessibile, intrattabile ed acida. Ero la prima della classe, Prefetto e adesso Caposcuola. Oltretutto non avevo amici; ero riuscita ad allontanarmi persino dai miei cugini, che mi ritenevano saccente e fredda.

- Allora mio padre si è alzato ed è uscito sbraitando che… ah! – una voce a me ben nota mi costrinse ad sollevare la testa. Mollai l’erba e scattai in piedi.

 

Fantastico, adesso la mia serata sarebbe stata uno schifo su tutta la linea.

 

Scorpius Malfoy e mio cugino Al avevano appena varcato il cancello d’ingresso e mi stavano fissando. Al fece uno strano cenno della testa – Ciao Rose.

- Al – lo salutai senza la minima inflessione, mentre dentro di me avrei voluto schiaffeggiarlo ed urlargli quanto mi facesse star male, con quel suo atteggiamento.

Albus era stato il mio primo vero amico. Essendo cresciuti insieme, avevamo maturato la consapevolezza che non ci saremmo mai divisi, che saremmo stati non solo cugini, ma soprattutto amici per sempre. Era una cosa sciocca forse, ma bella. Peccato fosse una gran cavolata.

 

Anche Al era cambiato, in qualche modo. Si era fatto nuovi amici, e adesso aveva cose più importanti a cui pensare. Non c’era stato più spazio per quella nuova, scorbutica Rose. Ero stata cancellata e messa in un angolo, senza possibilità di replica. Inizialmente avevo creduto che lui capisse il perché del mio atteggiamento… ma, anche in questo caso, avevo sbagliato.

 

- Weasley, che piacere. Sono riusciti a tirarti fuori dal tuo antro polveroso?

Con uno sforzo immane, rivolsi la mia attenzione al migliore amico di mio cugino, lanciandogli la più velenosa tra le mie occhiate. Merlino, quel Malfoy era una specie di piaga. Lo odiavo cordialmente, non solo per la sua aria spocchiosa e superba, ma anche perché era stato lui a monopolizzare l’attenzione di Al e del resto della mia famiglia. Con loro era gentile, educato e simpatico. Con me era una specie di demonio. Ero stata sostituita da un cretino snob coi capelli biondi.

Ignorandolo, mi voltai e raggiunsi il tavolo della cena, sedendomi accanto a mio nonno, ben lontana dagli altri ragazzi.

- Ad Hogwarts allora! Che questo anno scolastico sia proprio come lo desiderate! – esclamò Teddy, sollevando la sua Burrobirra.

Sollevai gli occhi al cielo e repressi un sospiro stanco.

Mancavano poche ore e sarebbe ricominciata.

 

 

 

 

Una nuova Rose/Scorpius? :O non ci credo neanche io!
CIAO gente! Come va? Siete tornati dalle ferie/vacanze e vi state accingendo a rientrare nella routine? Io non ci sono mai uscita - dalla routine intendo! - quest'estate ho lavorato (e lavoro tutt'ora, in un'agenzia di viaggi! :D ), mi sono lamentata tanto perché abito lontano dalla città e, pur avendo la patente, non guido, e ho anche cercato di studiare... e la volete sapere una cosa? Venerdì avevo un esame che mi è stato posticipato il 14 settembre, data in cui si terrà il matrimonio di mia zia. Di mattina. Alla stessa ora dell'appello. Questa è fortuna, vero???

Scleri a parte, sono davvero felice di pubblicare questo primo capitolo. Come presto capirete - se non l'avete già capito - il tema della storia probabilmente non sarà granchè fantasioso... ma siccome sono stata ferma per un bel po' di tempo e desideravo ritornare, non odiatemi troppo. Avevo in mente questa fic da circa due mesetti, ma la mia ispirazione era andata in vacanza...

E' una Rose/Scorpius... anche se per adesso non è che loro due siano proprio amici, eh! Ma mai dire mai! Questa nuova Rose è diversa per davvero, vero? Più menefreghista, più acida, meno dolce...

Ah, già è solo apparenza! ;)

Pubblicherò prestisssssimissimo, quindi fatemi sapere cosa ne pensate! Efp mi era mancato!


                                                                                                                                                Lily_Luna

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Capitolo 2
*** Lonely ***


2 - Lonely

Quando le porte della Sala Grande si spalancarono, sentii crescere dentro di me un’ondata di disagio; nonostante fossi appena ritornata alla vita di sempre, non riuscivo davvero a sentirmi felice.

 

Eppure si trattava dell’ultimo anno, no? Non contava nulla?

 

Cercando di far finta di niente, mi diressi in fretta verso il tavolo riservato ai Grifondoro con i due nuovi Prefetti alle calcagna. Sentivo alle mie spalle i saluti allegri che gli studenti si stavano scambiando, ma non mi voltai,  ero troppo impegnata a leggere il biglietto contenente la nuova parola d’ordine.

“E comunque tu non hai nessuno da salutare, Rose” pensai con amarezza.

- La parola d’ordine è Ricordella, non dimenticatela e preparatevi a ripeterla milioni di volte al giorno; quelli del primo ve la chiederanno in continuazione – annunciai lapidaria all’indirizzo dei due Prefetti, i quali annuirono in fretta, cercando di assumere un’aria efficiente.

Mi sedetti svogliatamente e lanciai un’occhiata fugace al gruppo di persone che mi ero lanciata alle spalle.

I miei cugini e mio fratello chiacchieravano allegramente tra loro, ridendo e facendo un gran chiasso. Molti di loro erano insieme a me, in Grifondoro, mentre Louis era un Corvonero e Molly una Tassorosso.

- Sul serio, Al Potter è davvero uno spettacolo… chiederò a Lily di combinarmi un appuntamento con lui! - mormorò Cornelia Hopkins, una dei due Prefetti. Il ragazzo accanto a lei, di cui non ricordavo assolutamente il nome, storse la bocca – Tutte voi ragazze siete fissate con Potter, Malfoy e pochi altri…

A quel punto storsi la bocca anche io, voltandomi a guardare i due interpellati. Mio cugino e Malfoy erano ancora in piedi, tra il nostro tavolo e quello dei Corvonero. Ero convinta che il Cappello Parlante avesse commesso un errore madornale a spedirci quel biondastro, dato che non era affatto intelligente, simpatico, geniale o altro… i misteri della vita.

 

Ad un certo punto i due si separarono e Al si diresse verso di me – Ehi, Rose!

Gli rivolsi un sorriso di circostanza, mentre si sedeva accanto a me. Avevano scelto lui come Caposcuola e probabilmente un tempo sarebbe stato anche divertente trovarci insieme in quella situazione, ma adesso…

- Senti, riguardo a ieri… ho invitato Scorpius perché…

- Hai già preparato i turni per la ronda? – lo interruppi con impazienza, mentre le porte della Sala Grande si spalancavano, lasciando entrare un fiume di ragazzini spaventati. Il suo sorriso si smorzò.

- Credo sia presto per i turni, no?

- No, non lo è affatto. Non possiamo fare le cose all’ultimo momento.  – ribattei, prima di voltarmi per seguire lo Smistamento. Sentii il suo sospiro e lo ignorai. Probabilmente adesso si stava scambiando uno sguardo scocciato con Malfoy; quei due erano appiccicati neanche fossero fidanzati. Patetici.

 

Lo Smistamento durò un’eternità, ma finsi di godermela un mondo. Applaudivo e dispensavo sorrisi ogniqualvolta un ragazzino si sedeva con noi e ignoravo i tentativi di conversazione di Al. Mangiai con gusto le mie portate preferite e lucidai la mia spilla da Caposcuola, prima di riappuntarmela sul petto. Poi, non appena la Preside ci augurò la buonanotte, lasciai il compito di accompagnare gli studenti ai Prefetti e mi diressi a grandi passi verso due ragazzi che si stavano accingendo ad uscire.

 - Zabini, Nott?

Un ragazzo moro e una biondina si voltarono verso di me. Entrambi non nascosero un’espressione di disappunto, non appena mi videro. Questo mi faceva apprezzare senza dubbio i Serpeverde; non erano ipocriti, ti sbattevano in faccia la loro opinione su di te senza tanti fronzoli.

- Weasley! Ti prego, siamo arrivati adesso… non potresti aspettare domattina per rompere? – si lamentò Zabini, lasciando cadere le spalle. Gli rifilai un’occhiataccia – Dove sono i turni per le ronde?

- Cosa?! Ti aspetti che te li prepariamo così su due piedi? – Penelope Nott spalancò gli occhi pesantemente truccati. Mi strinsi nelle spalle – Ve ne avevo parlato oggi sull’Espresso, per evitare una riunione domattina. Non ho intenzione di fare le cose male solo perché voi…

- Che succede qui? Ah, siete voi. – mi voltai di scatto, proprio mentre Al, Malfoy e Isabel Corner uscivano fuori dalla Sala Grande.

- Merlino, Al! Portala via! – Zabini lanciò uno sguardo implorante all’indirizzo di mio cugino, che mi guardò confuso - Cosa..?

- Le ronde – lo anticipai, e, con la coda dell’occhio vidi Malfoy fingere di impiccarsi con la cravatta – Perché non lo fai davvero Malfoy? Ci libereresti dalla tua inutile presenza! – rimbeccai disgustata. Lui fece per replicare, ma Isabel si fece avanti.

- Weasley – tutti mi chiamavano Weasley a scuola, salvo poche persone – capisco che tu voglia cominciare da subito, e lo rispetto, ma è tardi. Non credi che, riunendoci nei prossimi…

 

- Ehilà, che ci fate qui? – all’improvviso, una voce ci interruppe. I presenti si voltarono e sorrisero, mentre io mi irrigidivo. Chinai il volto e pregai che nessuno si accorgesse della mia reazione.

- Frank, ciao! – esclamarono tutti, molto più rilassati. Mio malgrado, sollevai lo sguardo verso il nuovo arrivato, un ragazzo con gli occhi nocciola ed i capelli castani. Avevo la bocca secca.

 

Frank Longbottom era il figlio di Neville, il nostro amatissimo professore di Erbologia a scuola ( nonché direttore della nostra Casa ). Era un ragazzo gentile ed intelligente, sempre pronto ad aiutare chi si trovava in difficoltà. Non si imponeva mai sugli altri, ma tutti lo ascoltavano, perché era davvero molto saggio.

 

E poi era così carino…   

 

Arrossii furiosamente, mentre incrociavo il suo sguardo. Mi ero presa una cotta per lui alla fine dell’anno precedente. Un giorno mi aveva aiutato a portare alcuni libri in Biblioteca ed era stato gentile, mi aveva sorriso. Si era comportato in modo diverso… e aveva fatto sentire diversa anche me.

 

- Questa piantagrane ci ha bloccati qui! – all’improvviso, la fastidiosissima voce di Malfoy mi riportò alla realtà. Il mio imbarazzo salì alle stelle - Beh, scusa tanto! Ma io non sono come te, a me piace fare le cose con criterio! Non ho intenzione di perdere tempo con le vostre scuse! – replicai arrabbiata.

- Sì, ma non puoi organizzare la nostra vita, no? – intervenne Al piano. Lo incenerii con lo sguardo. Chiaro, doveva difendere il suo migliore amico, figurarsi…

 

- Rose ha ragione – disse Frank, facendomi un sorriso. Tra l’altro, mi chiamava sempre per nome – è meglio fare le cose per bene. Però è anche vero che si sta facendo tardi. Potreste accettare un compromesso?

Senza neppure accorgermene, mi ritrovai ad annuire insieme agli altri.

 

- Facciamo così; domattina, prima delle lezioni, ci incontreremo nell’Ufficio dei Capiscuola. Potremmo buttare giù i primi turni per il mese di Settembre… e la prossima settimana, quando avremo più tempo, ci organizzeremo meglio per il resto dell’anno. Tra l’altro se proprio volete saperlo, devo ancora trovare Samantha… probabilmente si è defilata con la scusa dei ragazzini di primo! – tutti risero ed io mi concessi il privilegio di lanciargli un’ulteriore occhiata. Mi sentivo davvero sciocca; un ragazzo così dolce non si sarebbe mai reso conto di quello che provava la fredda e cinica Rose Weasley.

 

- Okay, adesso che tutto è stato risolto, proprio come voleva la principessa – Malfoy mi indirizzò una smorfia – io andrei a dormire. Dato che domattina dovremo svegliarci presto… - in poco tempo, tutti si allontanarono, lasciandomi sola. Anche Al, il quale mi aveva lanciato una breve occhiata, per poi seguire il suo migliore amico. Sospirai e mi accinsi ad andare.

- Dovresti rilassarti un po’, Rose.

Sobbalzai e mi voltai in fretta – Oh. Non pensavo fossi… cioè credevo che… - farfugliai, arrossendo.

Frank sorrise – Quest’estate non siete venuti spesso alla Tana, io e i miei siamo passati parecchie volte!

- Siamo stati in vacanza in Romania, da un mio zio. – spiegai e lui annuì – Quello dei draghi? Forte, in effetti ti trovo un po’ più abbronzata – osservò, ed io mi vergognai talmente tanto da desiderare ardentemente di sparire. Mi strinsi nelle spalle – Non so…

- Comunque dovresti rilassarti, Rose. Essere Capiscuola è bello, ma è giusto anche stare con gli amici! No?

“Io non ce li ho degli amici” – Io prendo molto sul serio il mio compito. Per me è importante – risposi, facendo un passo indietro. Lui sapeva benissimo che non avevo nessuno, eppure sembrava quasi che si preoccupasse per me. Perché?

Lui annuì – E’ per questo che tutti ti stimano, perché sei una tosta.

- Non mi… - mi interruppi, combattuta tra la soddisfazione che le sue parole mi procuravano ed il dispiacere. Nessuno mi stimava, al massimo mi temevano. Era diverso, era… peggio.


Lui parve leggermi nel pensiero - Io ti stimo, so che sei una ragazza a posto - disse con un sorriso. I battiti del mio cuore accelerarono.

- Devo andare, buonanotte Frank. – sussurrai, prima di scappare via confusa.

 

 

 

 

 

 

Ciao!!! Scusatemi immensamente per il ritardooooo! Come vedete mi sono ridotta a pubblicare la sera (ehm, notte), ma per adesso il tempo è quello! Vabbè, l'importante è pubblicare, no?
Uhm questo capitolo non mi convince granché, in realtà! Non si riesce granché a comprendere realmente quale sia il rapporto di Rose con i suoi cugini, ma spero di poterlo chiarire più avanti (comunque è pressochè insesistente xD)... peròòòò... scopriamo che Rose ha una cotta!!!! E per chi?
Ebbene sì, Frank Longbottom! Lui con lei è dolce, gentile... quasi un amico... ma cosa prova? Anche questo verrà chiarito più avanti! Non dimentichiamoci, comunque che si tratta di una Rose/Scorpius, quindi... eheheheheh!!! Ma ne deve passare di acqua sotto ai ponti...! Vedrete!
Ora scappo via! Vi auguro una buonanotte e un ottimo risveglio domattina :D

                                                                                                                        Lily_Luna

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Capitolo 3
*** Bad Day ***


3 – Bad Day

 

 

 

- Rose? Rose!

 

Aprii gli occhi e, lentamente, mi sollevai a sedere.

 

Mi trovavo su un prato inondato di luce. Sopra di me il cielo era terso e luminoso e riuscivo a percepire l’odore dell’erba fresca, insieme al fruscio delle foglie degli alberi poco distanti. Un vento leggero mi scompigliava i capelli. Conoscevo quel posto.

- Dormigliona! Vuoi muoverti?

Mi voltai; alle mie spalle, proprio davanti alla Tana, Frank, Al, Hugo, Dominique e tutti i miei cugini agitavano le mani, sorridendomi.

Al si avvicinò di corsa – E allora che fai? Stiamo aspettando solo te!

- Già! – esclamò Domi vivacemente – Le partite a Quidditch non cominciano senza tutti i giocatori in campo!

Sbattei le palpebre, confusa – Ma non avete bisogno di me! Siete già abbastanza, no?

Hugo scosse la testa, guardandomi come se fossi impazzita – Ma certo che abbiamo bisogno di te, Rose!

- Ne avremo sempre! – aggiunse Frank, muovendo qualche passo verso di me. Mi aiutò ad alzarmi con facilità, sorridendomi dolcemente – Sei speciale, Rosie.

 

 

 

Spalancai gli occhi.

Sopra di me non c’era il cielo, ma solo il baldacchino rosso del mio letto. Nessuna foglia si muoveva, delicatamente mossa dal vento. Riuscivo a sentire solamente il mio respiro ed il ticchettio dell’orologio sul comodino.

Istintivamente le mie labbra si piegarono verso il basso. Era stato solo un sogno. Uno stupido, inutile sogno.

 

Mi sedetti e con rabbia spinsi via le tende scarlatte, strappandole quasi. Mollai un pugno all’anta dell’armadio, facendolo chiudere con violenza, e mi voltai a guardare la mia camera. La camera della Caposcuola Weasley.

Non la dividevo con nessuno, ma ero certa che nessuna delle mie compagne del settimo fosse dispiaciuta della cosa.

Sospirai ed entrai in bagno, sforzandomi di non piangere. Che cretina che ero! Probabilmente solo le dodicenni facevano sogni di quel genere…

 

Rimasi a fissare la mia immagine allo specchio, guardandola quasi con compassione – Rilassati Rose – dissi a voce alta – difficilmente qualcuno dei tuoi parenti ti dirà che ha bisogno di te, se non per i compiti. - aggiunsi, cercando di legarmi i capelli.

 

E Frank…

Arrossii come una sciocca, ma non riuscii ad impedirmelo. Non vedevo l’ora di rivederlo e, allo stesso tempo, temevo di compromettermi troppo; non volevo che qualcuno si accorgesse della mia cotta per lui.

- Sei messa malissimo – sibilai al mio riflesso, prima di entrare nella doccia.

 

Per colpa di quello stupido sogno avevo fatto più tardi del solito e non andava affatto bene; quella mattina, stando alle indiscrezioni di Isabel Corner, la Preside avrebbe dovuto fare un annuncio piuttosto importante ed io non volevo certo perdermelo.

Appena uscita dal buco del ritratto, sentii del trambusto alle mie spalle. In pochi secondi una ragazza più piccola scivolò fuori dall’apertura circolare, ansimando. Non appena mi vide arrossì violentemente, ma si avvicinò comunque.

- Buongiorno Weasley! – cinguettò, guardandomi con timore reverenziale.

Sollevai un sopracciglio – Ci conosciamo?

Arrossì ancora – Ehm, no. Io sono Tracey, Tracey Moore. Frequento il quarto anno.

Aspettai che aggiungesse qualcosa, ma lei rimase in silenzio, continuando a guardarmi come se fossi una specie di eroina o che so io.

- Posso aiutarti in qualcosa Moore? Altrimenti io andrei, si sta facendo tardi – dissi glaciale. Lei, non molto intimorita a dire il vero, scosse la testa e sorrise.

- A dire il vero vorrei essere io ad aiutare te. Ecco, volevo solo dirti che se dovessi aver bisogno di una collaboratrice, qualcuno che ti dia una mano insomma… io ci sono. Mi piacerebbe proprio assomigliarti e sappi che non sono la sola; ci sarebbero altre tre mie amiche che vorrebbero tanto imparare da

te! - aggiunse, facendo un piccolo sorriso, convinta che la cosa avrebbe dovuto farmi piacere.

 

Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale assimilai le sue parole.

Mi. Piacerebbe. Assomigliarti.

Strabuzzai gli occhi ed arretrai, avvolta da una spaventosa sensazione - Ti ringrazio Tracey, lo terrò presente. – dissi frettolosamente, prima di ruotare su me stessa e correre forsennatamente verso la Sala Grande.

No.

L’idea di essere conosciuta ed importante mi era piaciuta, un tempo, ma non volevo che qualcuno provasse a diventare come me. Non volevo esercitare così tanta influenza su qualcuno.

Mi lanciai giù per le scale e mi fermai in Sala d’Ingresso, cercando di prendere fiato. Davvero c’era gente capace di seguirmi per provare ad assomigliarmi?

Era una cosa orribile…

Avevo acquistato potere, ma non volevo affatto usarlo. In nessun modo.

Mi sentivo terribilmente sporca.

 

 

- Ehi Rose, ciao! – mi voltai di scatto, spaventata. Dominique e Frank erano proprio davanti alla Sala Grande e facevano cenno di avvicinarmi. Annuii e li raggiunsi – Ciao  – soffiai, cercando di respirare normalmente.

- Tutto bene Rosie? – chiese mia cugina, scrutandomi preoccupata. Annuii, cercando di darmi un contegno e lei sorrise – Menomale! Beh, adesso scappo, devo andare un momento da Louis! A dopo! – mi diede una pacca indesiderata sulla spalla, fece un cenno con la mano al Tassorosso e si allontanò, lasciandoci soli.

 

- Allora?

Sollevai di scatto la testa; Frank sorrideva – Non ci credo, sei davvero arrivata in ritardo? Persino tua cugina Lily è scesa presto!

Arrossii – Non ho sentito la sveglia – borbottai, ripensando a quel sogno. Lui era così vicino…

- Ehi, tranquilla! Non hanno ancora annunciato nulla, possiamo entrare con calma! – esclamò, posandomi una mano sulla spalla, con fare rassicurante. Per contro, io cominciai a sentire caldo – Bene… meglio…

- Ehi, ascolta; stasera hai da fare?

Mi voltai verso di lui così velocemente da farmi male al collo – Stasera? Io? Perché?

- Beh – arrossì appena, in modo davvero adorabile – domani faccio il compleanno, così con alcuni amici abbiamo pensato di fare un po’ di festa, sai...

- E tu… vuoi che io venga? – domandai trasecolata. Nessuno mi invitava mai alle feste.

- Ovvio; perché non dovrei? Mi farebbe davvero piacere… ah, ci sono i professori! Allora alle nove nella Stanza delle Necessità, ok? – mi scompigliò i capelli e corse dentro.

 

Fu strano ed imbarazzante, ma in quel momento le mie labbra si tesero in un sorriso.

Frank era dolce.

 

*

 

Pochi istanti dopo, mentre prendevo posto a tavola, la professoressa McGranitt si alzò in piedi. Nonostante l’età molto avanzata – seppure non facilmente definibile – continuava a portare avanti la nostra scuola con grande orgoglio. Era ammirevole.

- Buongiorno a tutti; come ben sapete, la nostra scuola ha sempre promosso la cooperazione tra i vari istituti di magia europei. Dunque è per questo motivo che Hogwarts, con la collaborazione di altre scuole straniere, ha deciso di indire una sorta di concorso. No, non si tratta affatto del Torneo Tremaghi – aggiunse immediatamente, in risposta agli sguardi speranzosi di alcuni studenti – ma di qualcosa di meno… movimentato.

- Ovvero? – chiese qualcuno a voce alta.

Gli occhi della preside scintillarono - Sarà una gara basata sulle vostre conoscenze magiche, sia teoriche che pratiche. Ogni scuola avrà una sua squadra, composta da sedici ragazzi –  dunque per quanto riguarda Hogwarts quattro per casa - i quali dovranno competere con altri studenti per vincere…

- Galeoni? – borbottò Fred, poco distante da me, sollevando un sopracciglio. Al gli diede uno schiaffetto sulla fronte, intimandogli di tacere e lui gli rifilò un’occhiataccia.

- Una borsa di studio, signor Weasley. Tutti i membri della squadra avranno la possibilità di compiere un anno di studio - o lavoro, nel caso dei ragazzi del settimo anno -  all’estero. Potranno iscriversi, entro le tredici di oggi, tutti gli studenti dal Quinto Anno in su. Coloro che saranno scelti per rappresentare la nostra scuola saranno convocati questo pomeriggio alle sei nell’ufficio del professor Longbottom.

- Questa cosa somiglia tanto alle squadre di Decathlon scolastico a cui partecipa mio fratello Terence - borbottò a mezza voce Cornelia, storcendo il naso.

- Decathlon scolastico? – s’informò educatamente un ragazzo più piccolo, piegando la testa di lato. Lei si strinse nelle spalle – Cose da Babbani. Comunque è noiosissimo! Sai che… - io non l’ascoltavo più.

Un anno all’estero, lontano da quel casino che era diventata la mia vita. Un anno, durante il quale avrei potuto sistemare tutto! Era perfetto.

E poi l’idea di vincere mi allettava parecchio. Ero una studentessa eccellente, naturalmente mi sarei iscritta subito.

E sarei stata scelta, lo sapevo già.

 

*

 

Come volevasi dimostrare, pensai sorridendo trionfante, mentre mi avviavo per il corridoio del sesto piano, quasi nove ore più tardi. Nella mano sinistra stringevo una piccola missiva, vergata di inchiostro verde.

 

“Gentile signorina Weasley.

Congratulazioni! La sua domanda di partecipazione alle Gare Scolastiche è stata accettata.

La aspetto alle ore 18.00 nel mio ufficio,

 

Neville Longbottom

 

(P.S. : Complimenti Rose!)”

 

Mi fermai proprio davanti alla porta dell’ufficio di Neville, giusto il tempo di dare una veloce rassettata alla divisa. Spolverai con le mani la gonna, raddrizzai la mia spilla da Caposcuola, e bussai educatamente.

 

- Weasley, ma che sorpresa… – ad aprirmi fu uno scocciato Marcus Zabini, che mi riservò una smorfia e mi lasciò entrare.

 

L’ufficio del professor Longbottom mi aveva sempre affascinato. Non c’era angolo che non fosse pieno di piante, fiori, libri, fotografie e quant’altro potesse dimostrare che a Neville piaceva circondarsi di cose care, di ricordi.

Distolsi lo sguardo da una foto che lo ritraeva insieme ai miei genitori e agli zii Harry e Ginny, e contai i presenti nella stanza.

 

C’erano Caroline Flint e Marlene Pucey che mi stavano salutando con la mano. Feci loro un sorriso freddo, constatando quanto fossimo ipocrite le une con le altre.

Dall’altra parte stavano Zabini, Philip Nott – gemello della Caposcuola Penelope – e poi due Tassorosso che non conoscevo, ma i cui nomi ero quasi certa che fossero Christian ed Ann. E poi ancora Samantha MacMillan, Amelia Davies, Isabel Corner, Lysander Scamander, Matt Thomas, Al e Malfoy – assurdo – ed infine Frank.

Quest’ultimo mi fece un cenno con la mano – Ciao Rose, accomodati pure, mio padre sta arrivando!

- Sei stato raccomandato, Longbottom? – chiese Pucey, sorridendo. Lui ridacchiò – Spero di no! Voglio vincere questa borsa di studio per i miei meriti!

- Oh, ma tu ne hai, non preoccuparti… - sussurrò lei suadente. Strinsi i denti, mentre lui arrossiva.

- Anche io voglio vincere – puntualizzai, giusto per distrarre quella iena di Marlene – Spero che nessuno sia venuto qui allo scopo di non far nulla, perché se fosse così…

- Weasley, per cortesia! Tutti noi vogliamo vincere questo dannato viaggio, non è necessario che tu ti ponga sempre un gradino sopra gli altri! – sbottò Malfoy – Sei insopportabile!

Accidenti a lui; che diavolo voleva?

- Beh, di sicuro non vinceremo grazie a te, ma se vuoi partire avvisami così te lo pago io il biglietto. Pur di farti andare fuori dai piedi rinuncerei volentieri a tutti i miei risparmi! – replicai e lui mi fece un gestaccio.

- Idiota… - mi voltai, ritrovandomi faccia a faccia con Frank. Indietreggiai e lui sorrise – Tu e Scorpius litigate sempre; non è che un giorno finirete per innamorarvi alla follia?

Repressi un conato di vomito – Preferirei baciare la Piovra Gigante…

- Guarda che ti ho sentito, Frank – rispose immediatamente il biondo – non costringermi a lanciarti una fattura.

Al si fece avanti, cercando di cambiare discorso – Ma non manca una persona? Noi Grifondoro siamo in tre.

- In effetti…

- Forse nessuno ha voluto presentarsi! Voi Grifondoro urlate ai quattro venti di essere coraggiosi, ma poi…

- Sempre gentile, Nott…

- Ma ti pare, Potter! È un piacere!

 

La risposta arrivò poco dopo, quando Neville entrò in fretta nel suo ufficio.

Il nostro professore di Erbologia spalancò la porta ed intimò a qualcuno di entrare, con fare imperioso. Quell’atteggiamento non gli si addiceva affatto, in realtà.

E in quell’istante, mia cugina Lily fece il suo ingresso nella stanza. Aveva un’espressione ribelle, la stessa che assumeva quando veniva rimproverata da zia Ginny. Io spalancai la bocca.

Volevano forse farci perdere? Lily Luna Potter era la persona più inaffidabile della Terra, probabilmente. Il suo unico scopo nella vita era giocare scherzi a tutti e comportarsi da ragazzina! Ah e c’era anche il Quidditch, naturalmente.

- Lily? – lanciai una breve occhiata ad Al e repressi un sorrisetto. Nonostante fingesse di essere il ragazzo più tollerante e pacifico della scuola, probabilmente la stava pensando esattamente come me.

 

Mia cugina agitò la mano, ma non rispose. Incurante di tutti, si diresse verso una sedia e si accomodò. Evidentemente non era poi così felice di stare lì.

 

- Buonasera, ragazzi! Beh, complimenti, voi siete coloro che parteciperanno alla gara! Come vedete – e si voltò verso Lily – l’ultima partecipante è stata aggiunta adesso. Sono certo che sarete un’ottima squadra e che coopererete divertendovi!

 

Come no. Avrei dovuto lavorare con una manica di teste di legno, eccettuati Al e Frank. Penoso.

 

- Io non voglio partecipare! – esplose mia cugina – Si tratta di una gara noiosissima per secchioni e a me non va! Scusa Lysander – aggiunse poi, lanciando un sorriso al suo migliore amico. Lui rise – Grazie, nanetta!

 

- Ma tu dovrai partecipare Lily – replicò imperturbabile il direttore della nostra Casa – altrimenti io manderò quella lettera a tua madre…

Lei spalancò la bocca – Non lo faresti mai, Neville!

Al si batté una mano sulla fronte – Chiamalo professore davanti agli altri… - disse a denti stretti, ma nessuno a parte me lo sentì.

- Non ho intenzione di continuare questa discussione, Lily Luna Potter. Dimostra il tuo potenziale e collabora!

Lily serrò la bocca, ma non aggiunse altro. A quel punto Neville ci fece sedere attorno alla sua scrivania e ci spiegò che il primo di Dicembre sarebbero cominciati i giochi. Alcune delegazioni di scuole straniere sarebbero state ospiti ad Hogwarts e ci avrebbero sfidato in molte gare teoriche e pratiche. Il tutto sarebbe terminato a Giugno, quasi in concomitanza con la fine dell’anno.

 

- Vedrete, sarà un’esperienza memorabile! In più questo vi permetterà di stringere dei veri rapporti d’amicizia, non solo con i vostri compagni di squadra, ma anche con studenti provenienti da altre realtà culturali!

 

Io non volevo stringere amicizia con nessuno dei miei compagni di squadra, ma sorrisi e annuii. Tutto pur di vincere!

- Molte cose vi verranno spiegate pian piano… per adesso, vi aspetto martedì prossimo qui. Alla stessa ora,  puntuali! – aggiunse Neville, lanciando un’occhiata penetrante a Lily. Lei sbuffò – Ma sì, sì, ci sarò!

Lui annuì – D’accordo! Adesso potete andare tutti… eccetto Rose e Scorpius.

 

Come? Mi fermai e lo guardai confusa – È successo qualcosa, professore?

Lui scosse la testa e sorrise – Vorrei solo parlarvi.

Malfoy non disse una parola e rimase seduto dov’era, mentre io scattavo in piedi, nervosa.

Neville attese che tutti fossero usciti, prima di sedersi nuovamente dietro alla scrivania. Sospirò.

- Rose, Scorpius… - mormorò, prima di sollevare lo sguardo verso di noi – Sapete? Ero davvero indeciso... non sapevo se ammettervi o meno ai giochi.

 

Malfoy si raddrizzò immediatamente ed io spalancai gli occhi - Cosa?

 

Lui sollevò una mano - Quello che voglio dire, ragazzi, è che dovete imparare a collaborare, se desiderate restare in squadra. Non mi piacciono affatto le vostre zuffe, spesso e volentieri vi lanciate anche insulti pesanti. Per dirla tutta, non volevo che coinvolgeste anche gli altri studenti in questa diatriba. Però…

- Però? – balbettai. Non ero mai stata ripresa da un insegnante. Mai.

- Però siete in gamba. Brillanti e molto intelligenti. Sapete cosa vale davvero nella vita, anche se fingete che non sia così… ed è per questo che vi ho accolti nella squadra. Mi fido di voi; non rovinate tutto. Collaborate.

Potreste scoprire che in voi c’è molto di più di quello che vedete. – aggiunse poi. Io ero allibita. Annuivo, ma il mio cervello stava ancora metabolizzando il tutto.

- D’accordo professore – balbettai, come in trance. Malfoy si strinse nelle spalle – Va bene.

Il professor Longbottom sospirò – Non fatemi pentire della mia scelta. Andate.

 

Entrambi annuimmo e ci precipitammo fuori dall’ufficio. Ormai era sera; attraverso le finestre non si scorgeva nulla se non l’oscurità.

 

Percorsi i corridoi illuminati dalle torce in totale silenzio.

- Non posso crederci… - ripetevo continuamente. Io ero l’alunna preferita di tutti i professori… non potevo davvero ricevere delle ramanzine per colpa di…

Ad un certo punto mi voltai, rendendomi conto che Malfoy era con me. Camminava dal lato opposto al mio, con quella stupida espressione fiera sul viso.

 

- Malfoy, ti sei perso? La tua Sala Comune è dalla parte opposta – gli ricordai, sarcastica. Lui mi restituì uno sguardo inespressivo – Non preoccuparti Weasley, non ti sto seguendo. Devo vedere Al.

 

“Devo vedere Al”

Quella frase mi fece ribollire il sangue nelle vene. Già, lui poteva vedere Al. Poteva scherzarci, poteva parlarci…

- Devi vedere Al? – ripetei, scimmiottandolo – Devi raccontargli tutte le cose brutte che ti sono successe oggi? Hai dovuto affrontare un professore taaanto cattivo insieme a quel mostro della Weasley, vero? Povero piccolo… - scossi la testa, arrabbiata come non mai.

Lui si fermò di scatto - Okay, adesso mi spieghi qual è il tuo problema, Weasley?

Fui presa così alla sprovvista dalla sua domanda, che mi fermai e rimasi a fissarlo per un minuto buono come un’idiota.

- Prego? – dissi infine. Lui allargò le braccia – Hai capito benissimo! Sono stanco delle tua battute acide, tu neanche…

- Le mie battute acide? Ma ti senti quando parli? Di certo tu non sei un santarellino, quindi evita di atteggiarti così con me! Potrai anche incantare la mia famiglia, ma io ti vedo benissimo per quello che sei! – sbottai, gettando a terra la borsa. Malfoy rise – Tu mi odi perché credi che io ti abbia rubato Al e la stima dei tuoi parenti! È ridicolo! Ma svegliati, Weasley, la colpa è soltanto tua!

Strinsi i pugni – Mia? Che assurdità… - ma non riuscii ad aggiungere altro. Forse…

 

Il sorriso di Malfoy si allargò – Già! Comodo dare la colpa delle proprie mancanze agli altri, vero? Ma il problema è che tu hai dato vita a tutto questo! Guarda che ti ho visto in questi sette anni! Ricordi? Col passare del tempo sei diventata quella che sei adesso e sei stata tu a dimenticare la tua famiglia! Al non ha mai smesso di perdere il suo tempo con te, ma tu eri troppo impegnata a diventare una fantastica, perfetta studentessa, poi il Prefetto ideale, e adesso… adesso incolpi me per essermi fatto degli amici? Tu non sai nulla di me, però dici di odiarmi, perché…

 

- Perché è così! – strillai, senza sapere cosa stessi dicendo. Ero semplicemente ferita dall’atteggiamento di Al, che preferiva un estraneo a me,  dal fatto che probabilmente io stessa non fossi capace di dimostrare quanto soffrissi alle persone a cui tenevo, e odiavo sapere che quel biondastro, per quanto fosse dannatamente odioso, aveva ragione.

Ma non volevo dargliela vinta, per cui, quando parlai lo feci senza pensare - Ti odio! Come diavolo fai ad incantare tutte le persone che ti stanno attorno? Sei solo un idiota tronfio! Ti sei infilato nella mia famiglia, persino mio padre riesce a sopportarti! Tu sei il figlio di un Mangiamorte, eppure nessuno di loro ti detesta! Preferiscono te a… - mi fermai, incapace di aggiungere altro. Non credevo a nulla di tutto quello che stavo dicendo, ma le mie parole, dette al solo scopo di difendermi, di cancellare la realtà - ovvero che il problema ero io - erano state sputate fuori.

 

Rimasi a fissare il pavimento per quella che mi parve un’eternità. Riuscivo a sentire il respiro pesante del biondo, la sua rabbia pronta a venire fuori. Avevo esagerato, come al solito.

 

- Tu non meriti nulla di quello che hai. – il suo tono, freddo e tagliente, mi costrinse ad alzare lo sguardo.

Malfoy mi guardava con disgusto – Non vuoi che io giudichi te, ma puoi permetterti di parlare di cose che neppure conosci! Sono stanco, sei solo una ragazzina immatura e piena di sé. Sei convinta di essere coraggiosa, integra e sincera, solo perché sei in Grifondoro, ma tu non hai nessuna di queste caratteristiche. Hai paura di affrontare la realtà, parli a sproposito e sei un’ipocrita!  

Aprii la bocca, ma non ne uscì neanche un suono.

- Vuoi saperla una cosa? La gente è davvero stanca di te! Nessuno ti sopporta, ti odiano tutti! Anche Al comincia a non volerti più vedere; ogni volta che ti parla tu lo tratti come se fosse un idiota! Non vuole dirtelo, ma io sì. Persino tuo fratello non tollera la tua presenza… tuo fratello! E Frank…

Sollevai di scatto la testa e lui ghignò - Che c’è hai paura che qualcuno si accorga che gli muori dietro? Di questo non devi preoccuparti, lo hanno capito tutti, persino lui! – proseguì implacabile – E se ti parla e ti coinvolge nei suoi discorsi è solo perché gli fai pena! Perché non vuole ferire i tuoi sentimenti… ma quali sentimenti? Tu non ne hai. Per colpa tua è stato costretto a rifiutare tua cugina Dominique, di cui è pazzo da sempre! Aveva paura che tu potessi restarci male! Tu non meriti tutto questo, Weasley! Tu… - all’improvviso si fermò ed io non capii subito il perché… finché non singhiozzai.

Portai le mani al viso, rendendomi conto che era bagnato di lacrime. Avrei voluto nasconderle, rispondere con cattiveria alle parole di Malfoy, ma mi scoprii non esserne più capace. Scuotevo la testa e singhiozzavo, perché lui aveva ragione. Ne aveva da vendere, ma questo non mi faceva stare meglio.

 

- Io… - lo guardai; era impallidito e cercava qualcosa da dire. Non volevo che aggiungesse altra cattiveria, che mi ferisse più di quando aveva già fatto.

- No, no… - arretrai, prima di scappare via.

 

Corsi come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, probabilmente.

Volevo fuggire, allontanarmi per sempre da tutti i problemi che avevo causato. Avrei voluto gridare per lasciar uscire tutto il dolore che provavo, lo stesso che adesso stava dilaniando il mio cuore.

Continuavo a correre e a piangere, ignorando gli sguardi sconvolti dei pochi studenti ancora in giro e mi ritrovai a scendere da una delle innumerevoli scale della scuola. Mi lanciai giù senza guardare dove mettevo i piedi e fu così che dimenticai di saltare il solito gradino che puntualmente spariva. Per evitare incastrarmi mi sbilanciai in avanti, perdendo l’equilibrio. Lanciai un grido, prima di rotolare giù.

All’improvviso ricordai una frase che mio padre mi aveva sussurrato il primo settembre di sette anni prima, come fosse un segreto “Alle scale piace cambiare… fai attenzione, Rosie!”

 

Sentii un tonfo sordo, poi un dolore lancinante alla testa.

 

Me ne ero dimenticata…

 

 

 

 

 

Lo so. Lo so, sono mostruosamente in ritardo. Non odiatemi, vi prego, ma sono stata incasinatissima... il lavoro, lo studio - fittizio- per un esame che grazie a Dio ho passato... ragazzi, mi ha dato 28 senza neppure parlare! Io non ci volevo credere! Meglio così comunque xD
Per il resto... ce l'ho fatta. Ho completato questo capitolo... è un po' più lungo degli altri due, credo, ma spero vi piaccia! Beh, di sicuro è denso di avvenimenti!
Rose e Scorpius non si sono risparmiati, eh? Piovevano cattiverie a gogò, peccato entrambi siano andati un po' troppo oltre...
Beh, spero di riuscire a pubblicare molto presto...tipo inizio settimana, che so...

Kisses!

                                                                                                                        Lily_Luna

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Capitolo 4
*** Blank ***


4 – Blank

 

 

 

Luce.

 

Premeva sulle mie palpebre, spingendomi ad arricciarle, per non permetterle di ferire i miei occhi. Era troppo forte!

 

Sembrava ci fosse silenzio, ma in realtà sentivo sussurri sommessi e concitati.

Non erano fastidiosi, mi cullavano.

Ma quella luce così penetrante mi impediva di riaddormentarmi…

 

- Guardate!

- Shhh, non urlare! Sta aprendo gli occhi!

- È quello che volevo dire anche io, scemo!

- State zitti entrambi, va bene?

- Vado a chiamare Madama Bones!

 

Aprii gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte, prima che un inteso dolore alla tempia mi costringesse a fermarmi.

- Ose..?

- … senti?

Mi voltai in direzione delle voci, confusa. Prima che potessi dire qualcosa, una donna bionda, vestita di bianco, comparve nel mio campo visivo. Sobbalzai ma lei posò una mano sulla mia, tranquillizzandomi all’istante. Mi rivolse un breve sorriso, che però non cancellò del tutto la sua espressione tesa.

- Non aver paura, sei al sicuro.

Non compresi appieno il significato di quelle parole, ma mi parvero gentili come il suo tocco. Mossi la testa in avanti, in un gesto involontario e lei sorrise ancora.

- Possiamo avvicinarci adesso?

La donna bionda si voltò indietro – Signor Weasley, vorrei che chiamasse i suoi genitori. Subito per favore.

- Ma perché? Cosa  c’è che non va?

- Vado io, Hugo, resta qui. – sussurrò una voce più dolce. In quello stesso istante qualcuno produsse un frastuono spaventoso, che mi fece sobbalzare per la seconda volta. Strinsi forte la mano della donna bionda, la quale si voltò arrabbiata – Signor Potter! Le sembra questo il modo di entrare in Infermeria?

- Madama Bones, Rose si è svegliata? Come sta?

 

Mi dava fastidio non riuscire a capire quello che stava succedendo. Volevo capire chi stava parlando e cosa stesse dicendo, chiedere spiegazioni.

Con uno sforzo cercai di alzarmi e la donna bionda mi aiutò a raggiungere una posizione migliore, sistemando qualcosa di morbido alle mie spalle.

 

Ecco; adesso vedevo chiaramente l’ambiente circostante.

 

Mi trovavo in una stanza molto, molto grande, illuminata da enormi finestre. Accanto a me vi erano numerosi letti, tutti vuoti. C’era uno strano odore, un po’ pungente e fastidioso, che non mi piaceva.

Spostai lo sguardo, intercettando quelli di alcune persone che mi stavano guardando spaventate.

 

- Dove sono? – articolai con fatica, quasi automaticamente. La donna bionda si sedette sul mio letto.

- Cara - cominciò, guardandomi dritta negli occhi - Hai avuto un incidente la settimana scorsa. Sei stata addormentata a lungo qui, in infermeria.

- Ma… - corrugai le sopracciglia, confusa. Avevo avuto un incidente? Quando? Cercai di pensarci su…

Aprii la bocca e la richiusi, mentre la donna continuava a guardarmi. Mi voltai verso le persone presenti nella sala.

C’erano due ragazzi; uno con i capelli rossi e gli occhi castani, che mi sorrideva, sembrava felice. Un altro, più alto, presumibilmente più grande, mi guardava fisso.

Nei suoi occhi verdi c’era una domanda muta, alla quale però io non sapevo dare una risposta.

 

- Che succede, perché ci guarda come se..? – focalizzai la mia attenzione sulla ragazza che aveva parlato. Era attraente, con lunghi capelli rossi e gli occhi nocciola.

Sembravano tutti aspettarsi qualcosa da me.

 

C’era solo un problema.

 

Boccheggiai e mi irrigidii, mentre la donna bionda mi stringeva le mani. Scossi la testa, puntando nuovamente lo sguardo sui tre ragazzi.

 

Io non li conoscevo affatto.

 

- Rose! – gridò il rosso, spingendosi in avanti. D’istinto mi ritrassi tra le lenzuola e il ragazzo più grande lo fermò – Aspetta, Hugo.

 

- Dove mi trovo? Io non so cosa è successo – balbettai – e non… non vi conosco. Non conosco neppure lei! -aggiunsi, cercando di liberarmi dalla presa della donna bionda, che mi lasciò andare immediatamente

- Ascoltami  – disse, senza interrompere il contatto visivo con me – ricordi il tuo nome?

 

Rabbrividii, mentre cercavo di concentrarmi.

 

Il mio nome era…

Era…

 

- Io non… - cercai di sforzarmi, ma nulla. Era tutto così confuso…

 

- No! Io non ricordo niente! Chi siete? E io, io… - gridai, prima di scoppiare a piangere. Tutti sembravano troppo sconvolti per dire qualcosa, ma il ragazzo con i capelli rossi si divincolò ancora cercando di avvicinarsi

- Rose, sono Hugo! Sono io, tuo fratello! Non ti ricordi di me?

Ma per me avrebbe potuto essere chiunque ed io ero troppo spaventata per permettergli di raggiungermi. Avevo paura, ne avevo così tanta che a malapena sentivo la voce tranquillizzante della signora bionda.

 

- Ascoltami tesoro, va tutto bene. Sta tranquilla, vedrai che passerà… - sussurrava, carezzandomi affettuosamente le mani. Stavolta non mi sottrassi al suo tocco, ma sobbalzai non appena le porte di legno si spalancarono nuovamente, lasciando entrare altra gente. Altri sconosciuti.

In testa al gruppo stava una ragazza davvero straordinaria; si muoveva con eleganza e, nonostante il volto fosse deformato da un’espressione terrorizzata, era bellissima. Superò tutti e si avvicinò al mio letto impetuosamente - Rosie! Ci hai fatto morire di paura! Come ti senti adesso? – ma io non le risposi, troppo presa ad osservare qualcuno alle sue spalle.

 

Un uomo ed una donna, stretti l’una all’altro, si erano fermati a meno di un metro da me. Anche in quel caso non li riconobbi, ma in qualche modo percepii una sorta di legame tra noi.

O forse erano solo le loro espressioni a metà tra il sollevato e lo spaventato a farmelo pensare?

 

- Rose? – la donna mi chiamò con voce dolce e triste. Un’ondata di calore mi avvolse, mentre la guardavo.

Aveva un sorriso mesto e nei suoi occhi scuri non vidi altro che amore.

Lei non mi faceva paura.

 

- É il mio nome..? – sussurrai. Le labbra dell’uomo che la accompagnava si piegarono verso il basso, e lei annuì.

- Non te lo ricordi?

Scossi la testa – Non ricordo nulla.

- No, Rosie! – la ragazza bellissima scattò in piedi - Andiamo, non è possibile, Madama Bones! Cosa cavolo è successo? – esclamò, rivolta alla donna bionda. Lei scosse la testa – Dominique, Albus e Lily, per favore potreste uscire? Devo parlare con i familiari di Rose.

Il ragazzo con gli occhi verdi e la rossa assunsero la stessa espressione oltraggiata – No! Noi siamo i suoi cugini! Dobbiamo…

- Dovete uscire adesso, come vi ha chiesto Madama Bones. – si intromise una voce che non conoscevo. Tutti si voltarono per l’ennesima volta verso la porta d’ingresso, dove si stagliava una donna anziana, ma dall’aspetto autorevole. Aveva una lunga veste grigia e degli occhiali dalla montatura squadrata, oltre che uno strano cappello verde.

- Preside, per favore! – esclamò il ragazzo più grande – Ci faccia restare, noi siamo suoi parenti e…

- Signor Potter, non insista. Capisco perfettamente la sua preoccupazione, mi creda. Ma abbiamo davvero bisogno di restare con i genitori della signorina Weasley.

I tre si guardarono in faccia con le medesime espressioni contrariate e si avviarono verso l’uscita, borbottando parole sottovoce.

L’anziana donna sospirò ed estrasse un bastoncino dalla tasca della veste. Sovrappensiero, lo agitò in aria, facendo comparire delle sedie.

- Wow… - sussurrai, mentre quelle volteggiavano a mezz’aria. Continuai a fissarle interessata per un’eternità, finché la donna bionda (Madama Bones, credo) non prese la parola. Tra le mani teneva una serie di fogli e li stava scorrendo velocemente.

- Ron, Hermione… - cominciò, rivolgendo un sorriso triste ai due signori accanto a me. Il ragazzo con i capelli rossi si sporse in avanti, infastidito – E Hugo. Io non me ne vado, sa? – precisò - Che cavolo le è successo? – sbottò, allargando le braccia.

L’anziana dall’aspetto autorevole si avvicinò – Rose? – disse, guardandomi.

 - Giusto, è il mio nome… - borbottai, grattandomi la testa. Lei annuì – Quanti anni hai?

Sbattei le palpebre, cercando di concentrarmi, finché non rinunciai – Non credo di ricordarlo, mi spiace.

Lei e Madama Bones si guardarono a lungo, finché quest’ultima non annuì – Dunque… Rose è stata colpita dalla cosiddetta “amnesia retrograda”. Non ricorda nessun evento precedente al trauma dell’altra sera, a quanto pare. – aggiunse, rivolta alle quattro persone presenti nella stanza. Io scuotevo la testa – Perché?

 

- Mia cara, hai battuto la testa molto forte…

 

- Rose? Io sono la tua mamma. Mi chiamo Hermione e lui è Ron, il tuo papà - sussurrò la donna bruna, prendendomi la mano. Non sapevo come fosse possibile, ma in qualche modo conoscevo il significato delle parole “mamma e papà”. Annuii - E tu sei… mio fratello, giusto? Hugo? – ripetei quello che avevo sentito al ragazzo, che mi sorrise mestamente – Esatto; beh almeno non hai perso la rapidità nell’imparare.

 

- Questa forma di amnesia retrograda – si intromise Madama Bones – ha colpito soprattutto la sfera della memoria episodica, quindi tutto ciò che si riferisce ad avvenimenti, eventi passati. Le funzioni corporee, così come molte nozioni, il vocabolario… sono rimasti “integri”, per così dire. Rose non sa assolutamente dove ha imparato molte cose, ma sono lì, nella sua testa. É una cosa complicata da definire, in effetti. Non possiamo sapere con certezza cosa lei ricordi e cosa no.

- Susan – la interruppe mio papà – questa cosa… passerà? Ricorderà?

La donna bionda sorrise – Sicuramente sì. Sono molto ottimista al riguardo; probabilmente non saprà mai cosa sia avvenuto pochi istanti prima della caduta, ma tutto il resto, il passato, pian piano ritornerà!

- Secondo te è il caso che completi l’anno scolastico? – mormorò la mamma, dispiaciuta. Mio fratello si fece avanti – Deve! Se tu la ritirassi e lei dovesse riacquistare la memoria… - fece un’espressione inorridita – te lo immagini cosa succederebbe?!

- Credo che la cosa migliore sia una visita completa al San Mungo.

- Giusto. Spero solo non la rinchiudano lì come Allock!

- Ron!

Tutti scossero la testa, mentre io li fissavo confusa; ma di che diavolo stavano parlando?

- Credo – disse l’anziana donna, lanciando una strana occhiata al mio papà – Che Rose debba continuare l’anno scolastico. Per gran parte della sua vita lei è stata qui, è cresciuta tra queste mura con i suoi parenti e gli amici. Senza contare, inoltre, che potrebbe riacquistare la memoria di qui a breve…

- Dunque cosa propone, Preside?

- Come suggerito da Hermione, una visita approfondita al San Mungo. Un esperto guaritore saprà consigliarvi come procedere.

 

*

 

- Allora, quando vuole cominciamo.

Sbattei le palpebre per tre volte, focalizzando la scrivania di legno scuro davanti a me. Mi schiarii la voce.

- Sì, bene… mi chiamo Rose Weasley, ho diciassette anni e sono inglese. Ho i capelli rossi, come molti dei miei parenti, e gli occhi azzurri. Studio presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e sono la migliore studentessa del mio anno… davvero?! – esclamai, sollevando lo sguardo verso le tre persone sedute di fronte a me. Mio padre alzò gli occhi al cielo, mia madre annuì orgogliosa ed il guaritore Smith ringhiò – Non si distragga!

Arrossii – Mi scusi – e ripresi a parlare. Era da una settimana che ero rinchiusa al San Mungo, l’ospedale dei maghi. Era incredibile; io ero davvero una strega! Solo in quei pochi giorni avevo compreso appieno il significato di quel termine, eppure non avevo ancora fatto alcuna magia, da quando mi ero risvegliata.

 

Mia madre, preoccupata, si era informata con i guaritori, ma tutti avevano detto che non avevo perso alcun potere.

- Tu sei una strega davvero potente, Rosie! – aveva esultato lei, abbracciandomi. Io avevo sorriso, senza capirci molto in realtà, e avevo continuato a studiare.

Esatto; non avevo perso la facoltà di leggere. Certo, avevo qualche difficoltà con alcuni vocaboli, ma in generale me la cavavo benone. Giorno e notte leggevo varie informazioni sulla mia vita passata, sfogliavo album fotografici ed imparavo un’infinità di nomi.

- Deve ricordare almeno il minimo indispensabile – mi ricordava il guaritore Smith, con quella sua voce fastidiosamente burbera.

Senza conoscerla, imparai a sentire la mancanza di Madama Bones, la simpatica e gentile donna bionda che mi aveva soccorso a scuola.

 

Deglutii. Già, la scuola.

 

Quella sera sarei rientrata ad Hogwarts, nel tentativo di riprendere quello che avevo lasciato in sospeso… Peccato che io non sapessi affatto come comportarmi! Era tutto completamente nuovo per me e non ero certa che mi sarebbe piaciuto.

- Perché le persone non devono sapere che ho dimenticato tutto? – domandai, scuotendo la testa. Mia madre si strinse nelle spalle – Sarebbe meglio che tu non ti, uh, esponessi così.

- Espormi? A cosa? – insistetti e lei sorrise incoraggiante – Non preoccuparti, tesoro. Vedrai che le cose andranno bene, senza complicarti troppo la vita!

 

Avevo i miei dubbi, ma evitai di controbattere. In quel momento il guaritore Smith si alzò – Credo che possa andare. Non ci sono state ricadute, la sua testa sembra a posto e, con uno sforzo, recupererà la memoria. Ora, signorina Weasley, indossi la divisa; può lasciare l’ospedale. - Sollevò la bacchetta e fece comparire un completo a mezz’aria.

Rabbrividii – Non mi sento pronta! Non conosco nessuno! – esclamai, in preda al panico.

- Lo è. Non può restare chiusa in ospedale per il resto dei suoi giorni; andare a scuola fa parte della vita di tutti e, per quanto la riguarda, del processo di guarigione. Sarà circondata dai suoi amici, dai suoi parenti e dalle cose che quotidianamente vedeva e sentiva fino a poco tempo fa. Tutto questo la aiuterà a ricordare.

- Sì ma… - cercai di controbattere, ma lui strinse la mano ai miei genitori ed uscì fuori.

 

 

 

E così, neppure due ore dopo, mi ritrovai a varcare un enorme cancello. Sollevai lo sguardo verso l’alto, stupita.

- Perché ci sono dei maiali con le ali, lì ai lati? – borbottai rivolta a mio padre, che quasi si soffocò dalle risate.

Mia madre strabuzzò gli occhi – Questi sono… cinghiali, Rose. Sono, beh, come dei maiali selvatici – aggiunse, mentre mio padre continuava ad ululare dalle risate. Sbattei le palpebre – Cosa c’è di così divertente?! Ho detto qualcosa di strano?

Lui si asciugò gli occhi e posò una mano sulla mia spalla, sorridendomi complice – Nulla tesoro. Guarda davanti a te, piuttosto.

 

Mi voltai e rimasi senza fiato, davanti ad un immenso castello illuminato dalla luce del tramonto. Era arroccato su una montagna e sovrastava un enorme lago, circondato da un parco pieno di foglie gialle.

- È bellissimo! – esclamai, senza fiato. I miei genitori mi abbracciarono – È pura magia, Rose. Il posto migliore del mondo. Starai benissimo!

 

Ed io ci credetti, continuai a farlo mentre varcavo il grande portone di legno, mentre mi avviavo timidamente su per le scale, cercando di imprimermi tutta quella bellezza nella mente. Non ebbi nessun flash, nessun ricordo improvviso, ma continuai a credere che sarei stata bene…

 

Questo naturalmente, perché ancora non sapevo cosa mi ero lasciata alle spalle.

 

 

 

 

Okay, non odiatemi. Vi prego.
Avete tutte le ragioni del mondo per farlo... ma aspettate un attimo; non vorreste leggere le mie fantastiche scuse? ;)
A dire il vero sono stata molto, molto, molto impegnata con il lavoro... e anche con lo studio (nonostante io non sia riuscita a dare l'esame che dovevo necessariamente fare). Volevo davvero postare, anche perché mi siete mancati, mi è mancato scrivere, mi è mancato EFP ( 3903 ripetizioni... non fateci caso ). Quindi SCUSATEMI, davvero.

Detto questo, passiamo al capitolo.
Non è certo uno dei migliori, ma vedetelo come... qualcosa di transitorio e di cruciale al tempo stesso. Rose ha dimenticato praticamente tutto, ma questo certamente non le renderà le cose più facili. Certo, dovrà ricominciare da zero... ma con gente che è stata abituata a vederla sempre in un certo modo! Non sa cosa si è lasciata alle spalle (ovvero solo casini ) ma non sa cosa succederà dopo.
Ribadisco, questo capitolo non mi fa impazzire... ma l'ho preso e ripreso e riscritto miliardi di volte, in queste settimane... per cui perdonatemi anche per questo; cercherò di riprendere il ritmo!

Spero di pubblicare presto, ma quasi certamente ce la farò per la prossima settimana. Giovedì partirò per andare a trovare mio padre a Varese ( o.O''  volerò da sola!) e tornerò lunedì mattina...

Ho un sacco di idee, solo che sono ingarbugliate... per questo ci sto mettendo così tanto (lavoro&studio a parte)!  Mi farò perdonare!!!

Grazie a tutti quelli che hanno atteso questo capitolo... e a tutti coloro che lo leggeranno e magari lo commenteranno anche. Significa molto per me.

                                                                                                                            Lily_Luna

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Capitolo 5
*** Back to Reality ***


5 – Back to Reality

 

 

Aprendo gli occhi, quella mattina, ci misi alcuni istanti per capire dove fossi. Corrugai le sopracciglia e mi guardai intorno.

Mi trovavo in un ambiente piccolo ed accogliente, con le pareti di pietra ed  il pavimento coperto da un morbido tessuto rosso. Lateralmente era posizionata una bella scrivania, sulla quale troneggiavano probabilmente cinque o sei libri dall’aria pesante ed incomprensibile. Un piccolo contenitore ed una piuma - una piuma vera? - corredavano il tutto. Per terra, proprio accanto al tavolo, c’era una borsa dall’aria nuovissima, il cui contenuto era sparso sul pavimento. Distolsi lo sguardo da un rotolo di carta giallastra e lo puntai sulle due librerie alla mia sinistra. Erano così cariche di roba che mi aspettavo sarebbero esplose da un momento all’altro.

 

- Ah, già, questa è la mia stanza… - borbottai, frugando tra le coperte con impazienza. Ne emerse un foglio di carta spiegazzato e rovinato. Col dito scorsi le varie voci, finché non trovai ciò che cercavo.

- Giusto! Io sono Caposcuola ed ho una camera tutta per me; non la condivido con nessuno… - borbottai, prima di alzarmi. Feci spallucce e mi ficcai in bagno – Mi occupo del benessere degli altri studenti, ma soprattutto faccio in modo che le regole della scuola vengano rispettate. Ma… - mi fermai di scatto davanti allo specchio. Una ragazza pallida, con una marea di indomabili capelli rossi, mi fissava con lo stesso sguardo stralunato.

 

“Quali sono le regole di questa cavolo di scuola? Nessuno me l’ha detto!” esclamai mentalmente, aprendo

la porta della mia camera con circospezione. Sbirciai timidamente fuori, constatando che stranamente non c’era nessuno. Attraversai la stanza circolare – Sala Comune di Grifondoro – ricordai a voce alta e, con il foglio stropicciato in una mano e la pesante borsa sulla spalla, attraversai il buco che mi avrebbe portato al corridoio. Era un po’ stretto, per via della borsa ingombrante, e fui costretta ad uscir fuori strisciando e sbuffando. Probabilmente avrei solo dovuto farci l’abitudine.

 

- Dovresti fare più attenzione; i tuoi movimenti non si addicono affatto ad una signorina! – esclamò una voce alle mie spalle. Sobbalzai e mi voltai di scatto.

- Giusto, lei parla… - sussurrai incredula, rivolta alla donna nel quadro che copriva l’Ingresso alla Sala Comune. Quella sollevò un sopracciglio – Sei davvero in ritardo per la colazione!

Mi sporsi in avanti - Oh no! Davvero? Però… - mi voltai a guardare il corridoio alle mie spalle. Ricordavo vagamente la strada fatta la sera prima, ma non sapevo assolutamente dove si mangiasse. La mamma mi aveva spiegato a grandi linee dove fossero tutte le zone più importanti del castello, ma era chiaro che non sarei mai riuscita a memorizzare tutto immediatamente.

- Ehm, mi scusi, credo di non conoscere la strada per la... un momento – lisciai il foglio con i suggerimenti

 - ah, sì! La Sala Grande..? – domandai  sorridendo. La donna nel quadro però assunse un’espressione profondamente offesa – Vuoi forse prenderti gioco di me? Da quel che vedo sei anche una Caposcuola! Dovresti vergognarti; fila immediatamente di sotto! – sbottò, costringendomi a raccattare tutte le mie cose e a correre verso una direzione imprecisa.

Trovai una rampa di scale e presi a scenderle, cercando di fare mente locale. Insomma! Dopotutto dovevo essere passata da lì chissà quante volte, no? Strinsi gli occhi, ma non ricordai nulla. Proprio nulla.

 Mi sedetti sconsolata su un gradino. D’accordo, cosa aveva detto quella grassona antipatica del quadro?

- Fila di sotto, quindi devo scendere… sì, ma quanto? – mormorai desolata.

- Rose? Che ci fai qui?

Sollevai il viso, incrociando lo sguardo di un ragazzo bruno, che mi stava fissando preoccupato.

“Oh no!” pensai disperatamente “ E questo chi è?”

Il suo volto mi ricordava qualcosa, perché ero quasi certa di averlo visto in una delle foto dei miei genitori,  ma ero stata costretta ad imparare troppi nomi, per cui non riuscii assolutamente a ricordare il suo. Accidenti!

Quello continuava a guardarmi, per cui pensai di comportarmi come se non fosse successo nulla.

Deglutii e mi sollevai, esibendo un sorriso nervoso. Agitai una mano, nel tentativo di sembrare più normale - Ciao! - esclamai, continuando a sorridere. Sul suo volto si dipinse un’espressione confusa, sostituita un istante dopo da un sorriso gentile.

 - Ciao Rose, ho saputo che sei stata male, me l’ha detto Al. Come stai adesso?

Sorrisi ancora – Al… Albus certo! Io sto bene adesso, sì. Ho avuto solo una leggera… ehm… - il nome di una malattia, il nome di una malattia qualunque!  – F… Febbre? Sì! - annuii.

Il ragazzo corrugò le sopracciglia – Oh, lui mi ha detto che sei caduta dalle scale e che sei stata al San Mungo per via di un brutto taglio alla testa…

Arrossii violentemente; prima gaffe riuscita alla perfezione!  – Eh, ecco… sì, ma poi ho avuto anche un po’ di febbre! Sai, per colpa della ferita e via dicendo! – blaterai impaziente, ma lui mi restituì un’espressione molto preoccupata.

- Capisco… - annuì, dubbioso - E quindi adesso è davvero tutto okay?

Era ovvio che non se la beveva affatto, ma cercai di essere convincente  - Sì, ora va molto meglio, grazie.

- Ehi ascolta, devi andare a fare colazione? Io sì, sono stato in Guferia ed ho perso più tempo del previsto.

- In realtà sì, scendiamo insieme? – domandai sollevata, senza sapere che cosa diavolo fosse la Guferia. Lui annuì  – Ma certo.

Lo seguii giù per le scale ed attraverso vari corridoi, cercando di memorizzare tutto. Lui nel frattempo continuava a parlare – Come stanno i tuoi? Non li vedo da un po’!

- Bene - risposi – solo un po’ preoccupati per la mia amnes… per il brutto taglio!

- È per questo che tieni i capelli sciolti? Per nasconderlo? – disse lui ridendo ed io arrossii – Non dovrei?

Parve preso alla sprovvista - No, anzi ti stanno bene, sembri meno… Caposcuola Weasley e più Rose - spiegò ed io corrugai le sopracciglia – C’è… così tanta differenza tra le due cose?

Lui parve spiazzato da quella domanda – Beh… In realtà credo di sì, a meno che tu non abbia battuto la testa ed abbia deciso di trasformarti!  - scherzò ed io arrossii – Ma no, che follia…

- Seriamente, ti trovo in qualche modo diversa, più rilassata. Hai seguito il mio consiglio allora! – aveva assunto nuovamente quell’espressione gentile. Gli si addiceva.

- Beh, forse sì… - replicai vaga e lui annuì – Brava, ogni tanto il vecchio Frank dice delle cose utili allora!

Frank! Ecco come si chiamava! Immediatamente ricordai ciò che mi aveva detto la mamma sul suo conto; era figlio di un vecchio amico di famiglia, che adesso insegnava ad Hogwarts!

 

 Ma oltre a questo non sapevo assolutamente chi fosse. Peccato; mi era simpatico.

 

Lo seguii oltre una porta pesante ed antica, entrando in  una sala enorme ed inondata di sole. Rimasi a fissare il soffitto – c’era o non c’era? – per un eternità, finché lui non mi riscosse.

- Beh, torno tra i Tassorosso! Buona colazione, Rose! – esclamò, dirigendosi verso un tavolo alla mia sinistra. Lo salutai con la mano e mi feci avanti. La Sala era gremita di studenti e c’era davvero molto, molto chiasso.

Eppure tutta quella confusione mi mise in qualche modo allegria. Mi lasciai sfuggire un sorriso.

Ma non appena mossi qualche passo molti studenti tacquero e si voltarono a guardarmi, facendo calare in breve tempo un silenzio davvero pesante.

Perché mi fissavano tutti? Era imbarazzante.

Mi guardai intorno e, per pura fortuna, riconobbi mio fratello Hugo seduto ad un lungo tavolo a destra. Mi precipitai verso di lui – Ciao Hugo! – dissi in fretta, lanciando la borsa accanto a lui. Mio fratello parve molto sorpreso, ma mi fece spazio – Ehi Rose! Dormito bene?

- Perché mi guardano come se fossi… - alzai lo sguardo e, con sommo orrore, notai che anche lì mi stavano fissando tutti. Cercai di sorridere, ma ne venne fuori solo una smorfia spaventata.

 

- Che strano vederti seduta qui, Rose. Ciao, come va? - mia cugina Lily si sporse in avanti e mi sorrise, seppure non troppo convinta.

- Rose, allora sei tornata! – dissero altri ragazzi, che riconobbi tutti come cugini. Salutai ognuno di loro, ma notai che, dopo essersi informati sul mio stato di salute, molti ripresero a parlare come se nulla fosse.

Gli unici che tutto sommato mi degnarono di un po’ d’attenzione furono Dominique, Lily, Al e Hugo, appunto.

Era strano dopotutto; di certo non volevo che tutti mi vedessero come una povera vittima ferita, eppure il disinteresse generale mi stupì. Non ricordavo nulla di tutte le persone che mi circondavano, ma probabilmente, se così non fosse stato, ci sarei stata davvero male… o no?

 

- Io vado, è tardissimo! – mio cugino Al scattò in piedi e fece per andarsene. Mi alzai anche io – Ehi Al, aspettami! Noi non facciamo lezione assieme?

Mio cugino si fermò, guardandomi vacuo – Beh, di solito tu non… ah – arrossì leggermente – già, scusa. Seguimi.

- Già cosa? – chiesi, affiancandolo.  Mi fece un sorriso tirato – No, niente. Come stai allora?

- Me l’hai già chiesto, sto bene. Già cosa? – ripetei ostinata. Lui distolse lo sguardo, puntandolo verso un gruppo di studenti  - Nulla, sai, di solito io e te non andiamo mai a lezione insieme; scusa è che non sono abituato a questa nuova situazione.

- Non dirlo a me… io non ho idea di chi sia tutta questa gente. Anche quel ragazzo di prima, quello che ho incontrato per le scale… Frank. Siamo molto amici?

Al si voltò di scatto verso di me  – Frank Longbottom?

Sollevai le sopracciglia – È il suo cognome?

- Sì. Beh… in un certo senso siete amici, sì.

- Ah! Ecco perché è stato gentile con me. Credo sia un tipo davvero a posto. – aggiunsi e lui assunse un’espressione illeggibile – Mh, mh.

- Ehi! Ciao Al! – una ragazza ci passò accanto e sorrise a mio cugino, il quale rispose al saluto. Sollevai la mano anche io – Ciao! – ma, immediatamente la abbassai; sia la sconosciuta che Al mi stavano guardando come se fossi pazza.

- Ho fatto qualcosa di male? – dissi in un soffio, mentre la ragazza scappava via, lanciandomi di tanto in tanto occhiate sospettose. Al rise nervosamente – Ma no, tranquilla! È solo che… lascia stare; siamo in ritardo per  Storia della Magia. – tagliò corto, entrando improvvisamente in un’aula quasi piena. Lo seguii, un po’ smarrita.

Anche lì, nell’istante stesso in cui entrai, molti sconosciuti si voltarono di scatto a guardarmi. Abbozzai un sorriso, che però suscitò solo una miriade di sguardi shockati, poi molti studenti cominciarono a parlottare tra loro, indicandomi e facendomi arrossire.

Ma insomma, che avevano tutti?

Mi precipitai verso l’ultima fila, dove conquistai un posto ben lontano dagli altri. Puntai lo sguardo sul legno usurato del banco, fingendo che nessuno mi stesse osservando.

 

- Questa è la lezione di Storia della Magia, il libro è inutile. Prendi la pergamena e la piuma; di solito sei l’unica che prende appunti!  – suggerì Al, sedendosi alla mia sinistra.

Lo guardai confusa - La pergamena è questa specie di carta giallastra, giusto? – sussurrai e lui annuì.

- Comunque tu di solito siedi in prima fila – aggiunse ed io rabbrividii – Non credo proprio; hai visto come mi hanno guardato tutti, non appena sono entrata? – ribattei e si strinse nelle spalle – Beh, se lo preferisci qui non è poi così male, la lezione si sente molto bene lo stesso – aggiunse ed io sorrisi.

- Allora… cosa si fa esattamente in… MA QUELLO È UN FANTASMA?! – gridai quasi, indicando “la cosa” che aveva appena attraversato la lavagna. Al sobbalzò e tutti i ragazzi si voltarono a guardarmi – No, è un drago Weasley, che vuoi che sia?! – gridò qualcuno, suscitando l’ilarità generale. Mi sentii morire dall’imbarazzo; perché avevo parlato a voce così alta?!

 In compenso il coso – il fantasma, non se ne accorse neppure. Si limitò a sistemarsi meglio davanti alla cattedra, prima di cominciare a parlare.

- L’argomento di oggi verte sul ruolo dei Goblin nella Seconda Guerra Magica. Le potenze di Colui-che-non… - Al mi diede una gomitata – Ma sei impazzita? – sibilò ed io arrossii – Perché c’è un fantasma che parla di Goblin? E che diavolo sono i Goblin?

- Ma… - si passò una mano tra i capelli – Tu hai dimenticato proprio tutto?

Incrociai le braccia – Ti sembrava che stessi scherzando? Ehi tu! – sbottai piano, voltandomi verso un idiota che aveva preso a lanciarmi palline di carta – Vuoi smetterla? Quanti anni hai, dodici per caso?

Quello rise – Uhhhh adesso abbiamo paura dei fantasmi, Weasley?

- Idiota – sibilai, ritornando a guardare mio cugino, che continuava a fissarmi sconvolto - Vuoi che gli altri ti scoprano? Potresti comportarti più da… Rose?

- Ma cosa vuol dire? Io mi sto comportando normalmente!

- No, tu di solito sei diversa, sei… - parve pensarci su, ma poi tacque - lasciamo perdere.

- Spiegami come sono di solito! - insistetti, ma lui scosse la testa, improvvisamente vago - Cerca di prendere qualche appunto, Rose - disse improvvisamente, prima di voltarsi e cominciare a scrivere.

 

Annuii, un po’ più animata. Dopotutto non poteva davvero essere così difficile seguire la lezione, no?

 

Provai ad imitarlo, ma scoprii che tracciare dei segni con quella piuma era tremendamente difficile. Producevo caratteri di grandezze differenti, spesso tremolanti...

Cercai di concentrarmi sulla voce del professore, ma trovavo le sue parole prive di significato. Cosa diavolo erano i patti segreti con i Maghi Oscuri? E perché durante la Seconda Guerra Magica erano venuti meno?

 

E il tono con cui parlava era così noioso!

 

Esasperata, lanciai via la piuma e poggiai la fronte sul banco - Non ce la farò mai! - sussurrai, le labbra contro il legno. Al sbuffò - Non fare così!

In quell’istante la campanella suonò. Gettai l’occorrente per scrivere nella borsa, prima di rendermi conto che tutti erano ancora seduti e stavano tirando fuori dei lunghi rotoli di pergamena. Battei le palpebre un paio di volte – Al? Che cosa sono quelli? – mio cugino strabuzzò gli occhi – Ma… certo, tu non potevi saperlo! Beh è un compito; un tema sull’importanza rivestita dall’Ordine della Fenice durante la Guerra. Era un argomento abbastanza semplice…

- Ma io non ce l’ho un tema! E non so di cosa tu stia parlan… - improvvisamente tutti i rotoli si sollevarono in aria e andarono a posarsi lentamente sulla cattedra del professore. Al mi strinse il braccio con urgenza     - Se ti sbrighi ad uscire magari non se ne accorge; sarà anche distratto ma è estremamente preciso per queste cose!

Annuii e, lentamente, provai a sgusciar via dal mio posto. Ignorai gli sguardi insistenti di qualcuno, ma non mi accorsi della borsa abbandonata da qualche studente accanto al mio tavolo ed inciampai, cadendo con un tonfo sordo. Tutti scoppiarono a ridere ed il professore/fantasma, come se la situazione non fosse già abbastanza tragica, mi chiamò – Signorina Weezly?

Con le mani sudate ed il volto in fiamme sollevai una mano – Sono qui – pigolai. Lui non mi guardò, ma in compenso parlò a voce molto alta – Non trovo il suo tema, potrebbe consegnarmelo?

Stavolta cadde il silenzio.

- Ecco… - mi alzai in piedi – io non ricordavo di dover scrivere un tema, in realtà – mormorai dispiaciuta.

Il professore, evidentemente turbato, batté le palpebre perlacee un paio di volte - Dunque… dunque… sì, ecco, sono costretto a toglierle dieci punti, Weezly.

Azzardai un’occhiata in giro e notai che tutti, ma proprio tutti, avevano la bocca aperta per lo stupore.

“Sei la migliore studentessa del tuo anno e non hai mai fatto perdere un punto alla tua Casa!” improvvisamente le parole che mia madre mi aveva detto pochi giorni prima pesarono sulla mia testa come un macigno.

- Non succederà più – esalai, non del tutto convinta. A quel punto Al mi afferrò per un bracciò e mi trascinò via; dopotutto la campanella era suonata da un pezzo.

 

 

Il resto della giornata non andò affatto bene. Non sapevo come fosse possibile, ma evidentemente quello che era accaduto a Storia della Magia aveva fatto il giro della scuola, causando una nuova ondata di sguardi sconvolti, risatine sciocche ed insulti non troppo velati al mio indirizzo.

Cercavo di ignorarli con dignità, ma mi sentivo tremendamente a disagio, e il fatto che Al spesso si allontanasse per stare con i suoi amici – lasciandomi sola – non aiutava affatto.

Non c’era bisogno di essere molto intelligente per capire che l’idea che mi ero fatta di me stessa era completamente sbagliata; chiaramente né io, né mia madre eravamo mai state a scuola insieme… cosa poteva saperne lei di cosa pensavano gli altri di me? Non era una fonte attendibile.

 

- Sono stanca! - sbottai irritata quella sera, sedendomi con ben poca grazia accanto ad Hugo, in Sala Grande. Lui annuì – È normale. A parte l’intoppo con Rüf di Storia della Magia com’è andata?

Mi puntellai sui gomiti – Uno schifo totale. Anche se gli altri non mi hanno chiesto di consegnare nulla ho fatto una fatica immane a capire di che diavolo stavano parlando! – brontolai – E poi la gente mi…

 

- Ehi Weasley, che diavolo di fine avevi fatto? Hai un minuto? – una ragazza bionda mi spuntò alle spalle, facendomi sobbalzare. Indossava una divisa identica alla mia, tranne per i colori della cravatta, verde e argento, e per lo stemma sulla sua veste. “Serpeverde”, lessi distrattamente.

- Dimmi pure  – dissi gentilmente, ma lei storse la bocca. Non sembrava propriamente amichevole.

- Di che hai bisogno, Nott? – si intromise Al, seduto di fronte a Dominique – A ora di cena?

La ragazza fece schioccare la lingua – Tu taci, non credo che Miss Lingua Biforcuta abbia bisogno di essere difesa! – mi lanciò un’occhiataccia – Tu sei davvero una pessima persona, Rose Weasley! – esclamò ad alta voce.

Battei le palpebre, stordita dalle sue parole – Cosa? Perché?

 

Lei strabuzzò gli occhi e si mise le mani sui fianchi – Hai anche il coraggio di chiedere perché? Io pensavo che avessi un caratteraccio e che fossi una snob so-tutto-io, ma qui si va ben oltre!

- Cos..

- Sei stata tu a dire al professor Lumacorno che né io, né Marcus svolgevamo i nostri compiti da Capiscuola, vero?! E saremmo noi i viscidi della situazione? Per colpa tua sono stata punita e costretta a preparare gli orari delle nostre ronde per tutto l’anno! Sarai contenta spero! – concluse. Avrei preferito che la smettesse di strillare, perché adesso tutti, anche i professori, ci stavano fissando.

- Vai Nott, cantagliele! – gridò qualcuno ed io scossi la testa, in preda al panico – Io ho davvero… - mi voltai verso Al – Ho davvero fatto questo? – balbettai sconvolta e la bionda alzò gli occhi al cielo.

- Oh, certo poverina! Fingi pure di non saperne nulla! La verità è che sei solo un’acida rompiscatole ed è per questo che non hai nessuno! Sei odiosa!

 

Avevano detto che avevo molti amici; che i miei cugini apprezzavano la mia presenza. Avevano detto che sarei stata bene ad Hogwarts, ma nell’istante in cui molti ragazzi cominciarono a battere le mani e ad indicarmi ridendo, capii che non sarebbe stato affatto così.

Mi alzai in piedi, umiliata e delusa e mi allontanai lentamente. Non avevo neppure la forza di correre via.

Il passato era tornato prepotentemente indietro, facendomi conoscere la verità.

 

Rose Weasley era sola.

 

*

 

- Non credevo ti avrei incontrata qui.

- Non so neppure come ci sono arrivata. Volevo solo tornare in camera mia.

Sentii i passi di Al farsi più vicini, ma non mi voltai. Mi strinsi un po’ di più nel mantello e ripresi a guardare il parco della scuola.

- Pazzesco – commentò – sai dove siamo?

- No.

- Questa – disse, sedendosi accanto a me – è la Torre di Astronomia. Bella vero?

Non risposi e lui si sporse verso di me – A te piace venire qui! O meglio, una volta ti piaceva!  Magari a guidarti qui è stato…

- Non me lo ricordo. Non mi ricordo nulla, Al – ribattei perentoria – altrimenti saprei anche quello che ho fatto alla ragazza bionda di Serpeverde! Io… - mi passai le mani tra i capelli e sospirai – ho davvero fatto la spia? – mi voltai verso mio cugino, che improvvisamente parve molto nervoso.

- A dire il vero non lo so… conoscendoti…

- Cosa?

Lasciò cadere le spalle mi guardò dritta negli occhi – La realtà è molto diversa da quello che tu immagini, Rose. Ovviamente  a causa dell’incidente non sai cosa facevi e come ti comportavi con la gente... in qualche modo, quindi, sei diversa da com’eri. Ma ciò non cambia nulla; noi non abbiamo dimenticato il passato. E la nostra immagine di te è… - si interruppe, facendomi spazientire.

- Potresti smetterla di esitare e spiegarti per bene? Credevo di essere una persona normale ed invece ho appena scoperto di stare sulle scatole di mezza scuola, se non di tutta! È… - sentii gli occhi pizzicare - orribile, d’accordo? Io non ricordo cosa ho fatto. Vorrei saperlo, ma se nessuno mi dice la verità… - strinsi le ginocchia al petto e voltai il viso, cercando di nascondermi – Com’era la mia vita prima dell’incidente? Cosa mi piaceva fare? Come mi comportavo con gli altri? E… avevo qualche amico?

Mi sentivo tremendamente sola e non sapevo che fare.

Restammo in silenzio per un bel pezzo, finché Al non sospirò – Non credo che riuscirò a darti proprio tutte le risposte ma… ci proverò!

- Davvero? – mormorai colpita. Lui annuì – Sì. Però…

- Però?

- Però è necessaria una riunione d’emergenza in pieno stile Weasley.

 

 

Non ci state credendo, vero??? E invece sì, ho postato il quinto capitolo!!! Vi prego non odiatemi, ho dei motivi davvero validi per giustificare questa lunghissima assenza...
Innanzi tutto non ho internet a casa... non ce l'ho da quando mi sono trasferita a casa di mia nonna, la stessa che è stata  male durante tutto il periodo delle feste... potete quindi capire il mio stato d'animo mentre tutti si auguravano Buon Natale... -.-"
A questo si aggiunge un periodo davvero duro per altri problemi di natura familiare... non starò qui a tediarvi, ma posso assicurarvi che sono felice che il 2011 sia finito; per quanto mi riguarda è stato un anno da incubo!
Detto questo, vi posso solo dire che sto postando dal computer dell'ufficio, perché ero disperata e volevo farvi sapere che ci sono ancora e che continuo a credere in questa storia! Questo capitolo forse è un mezzo schifo, forse no.... ma l'ho riscritto talmente tante volte da essere certa che questa è la versione migliore che posso ottenere! Perdonatemi....
Sto cercando di organizzarmi in modo da scrivere il capitolo dal portatile e poi portarlo all'ufficio con l'hard disk esterno (sì, non ho una chiavetta -.-")... quindi conto di postare in fretta! Sappiate che mi siete mancati tutti, che mi è mancato EFP e che non vedevo l'ora di postare...!
Spero mi perdonerete...
Un bacione e auguri di buon anno a tutti!

                                                                           Lily_Luna

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Capitolo 6
*** Team Weasley ***


6 – Team Weasley

 

 

 “Tu sei davvero una pessima persona, Rose Weasley! La verità è che sei solo un’acida rompiscatole ed è per questo che non hai nessuno! Sei odiosa!”

- No!

Spalancai gli occhi, respirando pesantemente. Deglutii, cercando di calmare i battiti impazziti del mio cuore. Era solo uno stupido sogno… più o meno.

Battei le palpebre, come se quel semplice gesto potesse scacciare il malessere suscitato dal ricordo di quello che era successo a cena, solo qualche giorno prima, ma la cosa non ebbe esattamente l’effetto sperato.

Mi guardai intorno, focalizzando la mia stanza, la stanza di Rose Weasley, piena di cose che avrebbero dovuto riguardarmi, ma che non mi davano la minima emozione. Se fosse stata vuota probabilmente sarebbe stato uguale.

- Viva la negatività… - borbottai contrariata, lasciandomi cadere sul materasso. Non mi piaceva sentirmi in quel modo; avrei voluto semplicemente vivere il mio “problema” con tranquillità, cercando di risolverlo con calma, senza pormi troppe domande su quello che avevo combinato prima di volare giù dalle scale.

Che poi, come diavolo avevo fatto a cadere dalle scale? Era una cosa stupida. Probabilmente io stessa dovevo essere dannatamente stupida.

Mi nascosi sotto le coperte e chiusi gli occhi. Lasciai che il mio corpo si rilassasse e sospirai.

Ecco cosa avrei fatto; avrei dormito per tutto il giorno, così avrei evitato di incrociare gli altri studenti. E mi sarei dimenticata di quella settimana disastrosa, tra l’altro. Sì, era l’idea più sensata che avessi avuto da quando ero tornata.

Tra l’altro era sabato, per cui…

Strabuzzai gli occhi. Sabato?

Mi alzai di scatto e corsi verso la finestra, scostando le tende. Il cielo era grigio e non prometteva nulla di buono, ma riuscivo a vedere i miei compagni che passeggiavano allegramente per il parco. Lo sapevo!

- Oh no! - era sabato e tutti avevamo il permesso di uscire da scuola per andare a… Hogsqualcosa. Avrei preferito certamente restarmene a letto, ma avevo assicurato ad Al che l’avrei raggiunto per le dieci e mezza alla Stamberga Sgridante, una casa “polverosa, pericolante ma fichissima” a sua detta.

- Okay, Rose, niente panico. Sono solo le… - afferrai l’orologio, ma quello che vidi fu una miriade di pianeti e pallini colorati. Dannazione. Lo lanciai sul letto e mi fiondai in bagno.

 

Mezz’ora dopo stavo correndo giù per il pendio, in direzione del paese, cercando di non inciampare da nessuna parte. Al mi aveva raccomandato di non sbagliare strada, disegnandomi su una pergamena una specie di mappa. L’osservai per la centesima volta, prima di superare di gran carriera il cancello sormontato dai maiali - oh, accidenti… - cinghiali alati.

Seguii le indicazioni di mio cugino ed in poco tempo mi ritrovai in un grazioso paesino pieno di case dai tetti a spiovente. Rallentai e presi a guardarmi intorno. C’era già un po’ di gente in giro, eppure sembrava che nessuno facesse caso a me.

Era magnifico!

Completamente dimentica di Al, mi fermai ad osservare i negozi, con le loro vetrine scintillanti, poi le case e persino le minuscole viuzze che sembravano portare verso la campagna. Avrei voluto passeggiare in quel modo per tutto il giorno.

Un tintinnio attirò la mia attenzione. Un gruppetto di ragazze più piccole era appena uscito da…

“Quello è il paradiso!” pensai, cominciando a sorridere, in direzione di un negozietto pieno di dolci. Dall’interno proveniva un delizioso profumino di zucchero e fragole, e la sua vetrina, così allegra e colorata, mi spinse a spiccare una corsa in quella direzione.

Non ci avrei messo molto, davvero. Avrei…

- Attenta!

Nella foga del momento, non mi accorsi che qualcuno era appena uscito dal negozio accanto e andai a sbattergli pesantemente contro. Fui sbalzata all’indietro e mi ritrovai col sedere per terra. Un tonfo sordo mi fece capire che anche l’altra persona doveva essere caduta. Accidenti.

Ignorando il dolore al fondoschiena, sollevai appena il viso e, proprio davanti a me, notai alcuni libri sparsi ed una busta di quelle per contenere gli acquisti. Evidentemente dentro doveva esserci stata una boccetta d’inchiostro, il cui contenuto adesso stava macchiando la copertina e le pagine di quei tomi e persino il marciapiede stesso. Mi portai la mano alla bocca – Oh no! Mi dispiace!

Sentii uno sbuffo infastidito. Davanti a me, un ragazzo biondo si stava alzando in piedi

- Non fa niente, ma per piacere la prossima volta fa più attenzione - cominciò, voltandosi a guardarmi.

- Hai ragione… - mormorai a disagio, incrociando il suo sguardo. Lui immediatamente sgranò gli occhi. Erano verdi e sembravano molto belli, tra l’altro.

- Weasley? - gli uscì detto, forse senza rendersene conto. Serrò le labbra e fece un passo indietro.

Ci conoscevamo, quindi?

Restammo in silenzio per quella che mi parve un’eternità. Lui era impallidito e sembrava a disagio, mentre io… beh, ero ancora per terra.

Mi alzai in piedi, spolverandomi i jeans – Uhm, salve… - abbozzai. Le mie parole parvero riscuoterlo. Sollevò le sopracciglia – Salve? Mi stai prendendo in giro? – sbottò ed io entrai nel panico.

Cercando di sfuggire al suo sguardo sconvolto, mi ricordai dell’inchiostro e dei libri per terra.

- Mi dispiace molto per i tuoi acquisti – farfugliai – lascia che ti aiuti. - e, senza sapere perché estrassi la bacchetta.

A dire il vero, da quando ero tornata a scuola, avevo provato ad utilizzarla una volta sola e sotto la stretta sorveglianza di Al, che mi aveva insegnato a far levitare gli oggetti. Non era stato poi molto difficile, ma dopotutto si trattava di un incantesimo elementare.

E allora perché l’avevo sollevata in alto?! Il mio istinto mi aveva guidato, ma adesso non sapevo assolutamente cosa fare. Insomma, conoscevo l’incantesimo, perché avevo visto Dominique usarlo solo il giorno prima, ma…

Deglutii e mi resi conto di sembrare una perfetta idiota, ferma in quella posizione.

- Gratta e N-netta! – esclamai, puntando la bacchetta contro i libri.

Il ragazzo si sporse in avanti – Non è affatto… - cominciò, ma poi tacque, sgomento.

Le sue cose avevano cominciato a prendere fuoco.

Lanciai uno strilletto e lui spalancò bocca e occhi – Ma che diavolo stai combinando?

Abbassai immediatamente il braccio e scossi la testa – Io non lo so!

- Aguamenti! – esclamò lui e l’incendio cessò all’istante. Poi si voltò verso di me, con un’espressione ben poco amichevole – Dico, ma sei impazzita? Che bisogno avevi di dare fuoco ai miei libri?

- Volevo solo dare una ripulita! - balbettai confusa. Lui strabuzzò ancora di più gli occhi – Una ripulita? E cosa c’è, non sei più in grado di… aspetta un attimo.

Mi bloccai – Che?

Lui si raddrizzò – Non dirmi che l’hai fatto per… - le sue guance divennero appena rosa – per farmela pagare per quanto è successo l’altra volta? Guarda che io non vo…

- Ma di che cavolo stai parlando? – sbottai in fretta, prima di tapparmi la bocca con entrambe le mani.

Silenzio. Il ragazzo si era ammutolito e  mi stava fissando con un’espressione indecifrabile. Beh, sicuramente non aveva capito cosa mi era successo, ma aveva l’aria di essere un tipo perspicace. Ci sarebbe arrivato in fretta, e questo non andava bene.

- S-senti mi dispiace, ma io devo proprio andare! – blaterai concitata – Ho un appuntamento piuttosto importante, ma… prometto che ti darò i soldi dei libri! Davvero! – aggiunsi, prima di girare su me stessa e scappare via.

Che impiastro!

 

*

Entrai nella Stamberga come una furia. Avevo fango sulle scarpe, ragnatele e rametti tra i capelli ed il cuore in gola. Ma ce l’avevo fatta.

Mi voltai a guardare gli altri, i quali mi stavano fissando con insistenza. Al era seduto su una vecchia poltrona ammuffita, mentre Lily e Hugo sul divano, accanto a Dominique. Fred e Roxanne erano distesi a pancia in giù su un vecchio tappeto. Tossicchiai – Ciao a tutti. Scusate il ritardo.

Al mi sorrise nervosamente – No problem. Okay, adesso possiamo cominciare…

- Cominciare cosa? – disse Lily, corrugando le sopracciglia - Ti giuro Al, che se mi hai trascinato qui per qualche tuo piano strampalato…

- Infatti – interloquì Roxanne – io volevo andare a fare shopping!

- E poi tutto questo mistero… - aggiunse Fred.

- In realtà è per causa mia, se siamo qui – dissi, muovendo qualche passo avanti. Percepii alcuni sguardi sorpresi – Insomma, Al mi ha detto che avrebbe organizzato una riunione per chiedervi se… - mi voltai verso mio cugino, in cerca di sostegno, e lui prese la parola – Beh, le cose stanno così; siamo una famiglia giusto?

Un coro di fiacchi “sì” raggiunse le nostre orecchie, ma Al sorrise comunque – Bene; quindi proprio perché siamo una famiglia, non pensate che dovremmo aiutare chi si trova in difficoltà adesso? Rose ha bisogno di qualcuno che la guidi, qualcuno che le dica come comportarsi in certe occasioni, che la copra con gli altri studenti… almeno per adesso.

Ci fu un attimo di silenzio, poi Hugo annuì lentamente - Mi sembra giusto, voglio dire, Rose è mia sorella.

Lily annuì titubante e Dominique fece un sorrisetto – Perché no? In fondo sono anni che ci provo!

- Non contate su di me.

Tutti ci voltammo in direzione di Roxanne, che aveva appena incrociato le braccia – Io non ci sto!

Fred le sussurrò qualcosa, ma lei lo allontanò e gli rivolse un’occhiataccia - Scusatemi la franchezza, ma preferisco non comportarmi da ipocrita!- si volse nella mia direzione - Mi dispiace per quanto ti è successo, credimi Rose, ma perché dovrei aiutarti? Tu non mi sopporti affatto!

- Guarda che nessuno di noi si sta comportando da ipocrita! Ma è chiaro che Rose ha bisogno di aiuto per ricordare… e noi siamo gli unici che possiamo farlo senza che lei corra dei rischi!

Roxanne sbuffò - Non vi state comportando da ipocriti? Bene, allora diciamole la verità! Raccontiamole di come si è comportata in questi sette anni! Perché dovrei fare da balia a qualcuno che non si è mai interessato di me?! – mi guardò dritta negli occhi – Rose, sei certa di meritare il mio aiuto? Sono anni che mi ignori! Vuoi sapere cosa ti è successo?! Bene. Prima di venire ad Hogwarts eri semplicemente fantastica! E all’improvviso, sei diventata una specie di snob so-tutto-io! Hai cancellato me e gli altri; non ci degnavi neppure di uno sguardo! – esclamò con veemenza.

Feci un passo indietro, senza sapere bene cosa dire. Beh, questo perlomeno spiegava molte cose.

- Ti sei allontanata da tutti – disse improvvisamente Lily - trattavi la gente come se… ci trattavi come se fossimo d’intralcio. I miei scherzi ti davano fastidio, non facevi altro che togliermi punti. E mi hai fatto sentire un’ idiota un sacco di volte…

- I vostri scherzi danno fastidio, Lily e Hugo. – puntualizzò Dominique – Ma - mi lanciò un breve sguardo – è vero. Prima ti confidavi con me, passavamo così tante ore a chiacchierare… - tacque.

Restammo in silenzio per un bel po’. Nessuno sapeva cosa dire.

Li guardai uno per uno e mi chiesi perché avrebbero dovuto aiutarmi. Non avevo certo il diritto di chiederglielo. Eppure…

- Okay, d’accordo – cominciai respirando profondamente – Lo so, la verità è che Roxanne ha ragione; perché dovreste aiutarmi quando io sono stata così assurda con voi? E mi sta bene, non dovrete per forza starmi accanto, non siete costretti. Ma io potrei rimediare. Forse non ci crederete, ma mi dispiace e mi sembra assurdo che io mi sia comportata così, perché sono certa che mi sarei sentita sola! Magari c’era un motivo per cui io…

I ragazzi si scambiarono degli sguardi carichi di significato, prima di voltarsi verso Al, il quale si agitò sulla poltrona, a disagio.

Lo guardai confusa e lui fece un sorriso imbarazzato – Ammetto che anche io ho le mie colpe. Ti ho mollato non appena hai cominciato a comportarti in modo strano. Eri una ragazzina semplice e simpatica, ma improvvisamente ti importava di più sapere cosa pensavano gli altri di te. Volevi primeggiare, essere perfetta ed impeccabile. Ed io alla prima occasione ho deciso che non volevo starti troppo dietro. Tu eri cambiata ed io mi ero stancato. Nonostante avessimo giurato di non separarci mai, ti ho lasciata perdere.

- Perché? – domandai e lui assunse un’espressione nauseata – Sono stato un idiota totale. Sai, ero diventato amico di un sacco di gente e tu invece eri così strana! Tutti ti deridevano ed io…

Battei le sopracciglia – Ti vergognavi di me.

Al annuì – Sono stato uno stupido. Negli ultimi anni ho provato a legare con te, ma tu mi tenevi lontano. Era troppo tardi, forse.

- Ma perché volevo essere così… - noiosa? Antipatica? Sola? - brava a scuola?

- Perché i nostri genitori sono persone importanti. Nostra madre e nostro padre hanno aiutato lo zio Harry a vincere la Guerra Magica… e poi, sai, mamma è sempre stata talmente brava a scuola. E papà piace a tutti… insomma, volevi essere alla loro altezza. – spiegò Hugo, con semplicità.

- Solo che sei diventata fastidiosa e saccente – precisò Roxanne, studiandosi le unghie.

- Ma allora… se conoscete le mie motivazioni, perché non mi concedete un’altra possibilità? So che adesso non vale niente, ma sono certa che quando ricorderò vi sarò riconoscente per sempre. Non vi chiedo di farmi da balie, non ne ho bisogno. Solo… vorrei capire come comportarmi.

E forse sarei riuscita a farmi perdonare da tutti loro. Non potevo cambiare il passato, ma potevo decisamente sistemare il futuro!

- Per me va bene.

Mi voltai di scatto verso Fred, che fino a quel momento era rimasto in silenzio – Noi non ci parliamo da non so quanto tempo, ma penso che questo incidente abbia combinato già abbastanza casini. E credo anche che ti abbia ridimensionato, forse nel modo più sbagliato. Non ha senso continuare a punirla – aggiunse, rivolto agli altri.

- Grazie Fred – dissi e lui fece spallucce.

Al prese la parola - Beh, come ti dicevo, anche io devo farmi perdonare parecchie cose. Avrei dovuto farlo prima dell’incidente, mi sa – proseguì, stringendosi nelle spalle. Sorrisi – Beh, anche io, no?

- Anche noi ti aiuteremo – disse Lily, indicando se stessa, Hugo e Dominique – e tu Roxie? – chiese sarcastica. Roxanne alzò gli occhi al cielo – Non credere che questo cambi qualcosa, ma visto che ti sei più o meno scusata potrei… provarci.

Mi sentii scaldare il cuore – Quindi… beh, è ufficiale?

Dominique annuì - Direi di sì! Saremo la tua squadra!

- Ma è fantastico, grazie! – esclamai, scoppiando a ridere. I ragazzi strabuzzarono gli occhi ed Al sorrise - Io l’avevo detto che sembrava diversa, no?

 

 

 

Mi perdonerete mai? Io ci spero tanto... tante volte vi ho detto che avrei postato presto, e invece sono scomparsa per mesi. Ma eccomi, sono qui, col nuovo capitolo. Perché ci tengo davvero a questa storia e ad essere viva su EFP...
Finalmente ho una connessione Internet costante, il mio pc (l'unico dove riesco a scrivere le mie storie... è da pazzi, lo so) e, con un po' di fortuna, conto di postare presto... ma presto davvero! xD
Passando alla storia, ecco finalmente l'incontro/scontro con Malfoy... dove naturalmente Rose non fa che collezionare figuracce!
So che il capitolo non è il massimo, ma questa è probabilmente la versione migliore delle migliaia che ho scritto in questi mesi... spero tanto vi piaccia <3
Tornerò molto presto, restate connessi (se ancora c'è qualcuno che sbircia tra le mie storie....) !!!

                                                                                                 Lily_Luna

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Capitolo 7
*** Who are you? ***


7 – Who are you?

 

 

 

I miei cugini accettarono di buon grado di aiutarmi, impegnandosi con tutte le loro forze per farmi capire come funzionavano le cose a scuola.

Lily e Hugo si prodigavano molto per farmi capire quale fosse “la gente giusta” da frequentare e mi passarono tutti i loro appunti (anche se successivamente mi confessarono che erano miei e che loro li avevano semplicemente trafugati dalla mia stanza). Dominique, talvolta accompagnata anche da Roxanne, mi teneva spesso compagnia, raccontandomi aneddoti sulla mia “vita precedente”. Erano tutte cose piuttosto imbarazzanti, per la verità.

Poi c’era Fred, che mi accompagnava nei corridoi e mi forniva sempre roba strana. Come quelle bombe terribilmente puzzolenti che, secondo lui, avrei dovuto utilizzare contro chi mi prendeva in giro. Domi mi aveva caldamente consigliato di non farlo, dato che ero Caposcuola.

Ed infine c’era Al. Con lui era facile chiacchierare; andavamo a lezione insieme, mi aiutava con lo studio e mi proteggeva dalle frecciatine degli altri. Ma mio cugino aveva i suoi amici, a cui io non stavo propriamente simpatica, per cui gli avevo proposto di non trascurarli e di vederci la sera in Sala Comune per studiare insieme. Lui aveva accettato con entusiasmo e le cose, pian piano, stavano migliorando.

Ma la mia famiglia non avrebbe potuto salvarmi in tutte le occasioni, e questo mi fu abbastanza chiaro quando mi resi conto che, pur essendo odiata da mezza scuola, tutti si servivano di me per ottenere qualcosa.

Dovevo organizzare i turni per le ronde notturne, le riunioni settimanali dei Capiscuola – compatibilmente con gli impegni di tutti – aiutare il comitato di accoglienza delle scuole straniere, che sarebbero arrivate la seconda settimana di Ottobre. I professori erano tolleranti, sapevano della mia situazione, ma spesso tendevano a dimenticarsene. Per quanto cercassi di mantenere un basso profilo, talvolta qualcuno di loro pretendeva da me cose incredibilmente difficili.

E poi c’erano quelle dannate gare di cui mi aveva parlato Lily…

E tutti puntavano su di me, perché ero la migliore, la più brava… ero Rose Weasley!

In una situazione differente probabilmente non avrei neppure fatto caso a tutte quelle incombenze, ma in quel caso…

Sapevo che prima o poi sarei esplosa. Aspettavo solamente di scoprire quando sarebbe accaduto.

*

Anche se Hugo era stato così gentile da insegnarmi a leggere l’orologio, quel pomeriggio ero in ritardo. Avevo passato la mezz’ora precedente con Dominique, discutendo perché lei non mi legasse i capelli. Odiavo tenerli costretti in quello stupido chignon. Sembravo così severa.

Alla fine comunque l’avevo spuntata io. Domi era scoppiata a ridere - Sei proprio cambiata! Dovrò farti una foto, prima che recuperi la memoria…

Sempre che ce l’avessi fatta a ricordare.

“Non pensarci. Ci riuscirai.” Mi dissi fermamente, prima di bussare con qualche difficoltà alla porta dell’ufficio dei Capiscuola. Avevo le braccia cariche di fascicoli, tutta roba che avevo cercato di sistemare, proprio come mi era stato chiesto.

- Ciao Rose – ad accogliermi fu Frank, che mi rivolse un gran sorriso – vieni dentro.

Gli sorrisi di rimando e lo superai, prima di fermarmi di scatto, stupefatta.

Davanti a me, con mio sommo orrore, stavano cinque sconosciuti, più Al. Tutti mi fissavano con insistenza. Abbozzai un sorriso, prima di intercettare lo sguardo della ragazza bionda che mi aveva insultato in Sala Grande, Penelope Nott.

Fantastico; avrei dovuto sorbirmi due ore di sguardi assassini?!

- Ehi Rosie – Al mi fece cenno di avvicinarmi – c’è qualcuno che vorrebbe parlare con te. – ed indicò una ragazza  più piccola che, seduta accanto a lui, si torceva le mani. Sembrava decisamente spaventata.

- Ti aiuto io? - mi suggerì Frank, togliendomi i pesanti fogli dalle mani. Gli sorrisi riconoscente e mi rivolsi ai ragazzi.

- Che succede?

- Ti ricordi di Tracey Moore? – chiese mio cugino, incoraggiante. Stavo per rispondergli di no, ma qualcosa nella sua espressione mi fece capire che se non avessi mentito mi avrebbe uccisa. Annuii freneticamente

- Ma certo!

Al annuì – Quindi, come Tracey stava dicendo ai ragazzi…

- Mi dispiace tanto! – esplose la ragazzina, con voce rotta – La colpa è mia e di alcune mie compagne di corso; siamo state noi a dire quelle cose al Professor Lumacorno! Volevo fare una favore a Rose. Lei lavora sempre molto per la scuola, mentre gli altri se ne approfittano! – aggiunse coraggiosamente. Stavo per annuire, perché in fondo era la verità, ma mi venne in mente che se quella piccoletta non avesse detto certe cose in giro, Nott probabilmente non mi avrebbe aggredita verbalmente. Improvvisamente mi sentii molto meno bendisposta nei suoi confronti.

- Non avresti dovuto. – mormorai sconvolta e lei divenne molto rossa – Volevo farti fare una buona impressione… - replicò mortificata.

 - Screditando noi?! Complimenti!– scattò Penelope con rabbia, voltandosi verso di me – Beh, adesso abbiamo anche delle piccole copie di Rose Weasley! Diventeranno anche loro delle stronzette con la puzza sotto il naso?!

Era troppo. Quella biondina continuava a passare il segno tutte le volte.

- Cosa?! - sbottai - Io non c’entro niente con questa storia! Perché semplicemente non la smetti di attaccarmi in continuazione? Sono stanca di ascoltare le tue accuse e quelle di tutti gli altri!

- Questo perch…

- Okay, ora basta! – Al si frappose tra me e lei, agitando le braccia – Penelope piantala; mia cugina non sapeva nulla del piano di Moore. E tu Rose… - si voltò verso di me, fissandomi intensamente – tu… calmati.

Come se fosse facile.

Strinsi pugni – Sono calma. - poi sospirai e mi rivolsi alla ragazzina.

- Tracey, giusto?

Lei arrossì ed annuì – Mi spiace tanto! - e, probabilmente, le dispiaceva davvero. Magari era solo una piccola ingenua; forse in precedenza le avevo fatto capire che, così facendo, l’avrei accettata come amica. Chissà.

Alzai le spalle – Non importa, non fa niente – dissi esausta e tutti mi lanciarono sguardi sconvolti. Al scuoteva freneticamente la testa, cercando di farmi capire che quella non era esattamente la risposta che si aspettavano.

Ma sul serio, mi ero stancata. Perché diamine avrei dovuto interpretare la parte di qualcuno che non c’era più?

Io non volevo essere odiata. Non volevo essere temuta. Ed ero pronta a scommettere che, in fondo, anche la vecchia Rose la pensava così.

- Hai sbagliato, ma non importa – ripetei convinta. Penelope Nott fece per aprire bocca, ma qualcuno la precedette.

- E da quando a Rose Weasley non importa quello che può potenzialmente rovinare la sua immagine?! - esclamò una voce intrisa di sarcasmo alle mie spalle.

- Come? – dissi stancamente, voltandomi. Strabuzzai gli occhi.

Poggiato alla porta, con le braccia incrociate, stava il ragazzo dei libri bruciati. Arrossii, cercando di non ricordare le figuracce che avevo collezionato con lui, ad Hogsmeade.

- Oh – dissi semplicemente, troppo imbarazzata per aggiungere altro. Tutto sommato, sarebbe stato meglio se non mi fossi girata affatto.

- Scorp! - Al si fece avanti - Dove cavolo eri finito? – e lo affiancò. Il ragazzo smise di guardarmi e gli batté una pacca sulla spalla - Scusate; sono incappato nel professor Longbottom. A proposito; mi ha appena detto che vuole vedere quelli della squadra! - aggiunse poi, alzando gli occhi al cielo.

- Certo, quelli della squadra! – fece la Nott, con aria annoiata – Voi sì che siete dei secchioni!

- Moore, tu puoi andare. - disse Frank gentilmente - Parleremo con il direttore della tua Casa e sarà lui stesso a chiamarti, d’accordo?

La ragazzina annuì e, dopo avermi lanciato uno sguardo disperato, fuggì via. Stavo meditando se parlare col professor Longbottom per chiedergli di non darle una punizione troppo dura, quando una delle ragazze - Samantha MacMillan - mi si avvicinò.

- Weasley… quindi è tutto pronto?

- Per..? – domandai sovrappensiero. Lei mi guardò come se fossi deficiente - Per organizzare le riunioni! Non stavi preparando tu i turni?

Mi battei una mano sulla fronte – Certo, sì! – mi lanciai sui fascicoli che Frank aveva poggiato su un banco vuoto.

- Ecco! – esclamai soddisfatta, porgendoglieli. Tutti si avvicinarono a guardarli.

Ero fiera di me; avevo preparato tutto per bene, rifiutando persino l’aiuto di Al, che si era offerto di ricontrollare tutto. Sicuramente ne sarebbero stati molto colpiti…

- C’è un problema! – il flusso dei miei pensieri venne interrotto da Zabini.

Il mio sorriso si spense - Cosa?!

Lui scosse la testa – Io il giovedì non posso; alle cinque ho allenamento di Quidditch!

- Ed io devo recuperare pozioni… - borbottò una ragazza di Corvonero che credo si chiamasse Isabel.

- Ma che diavolo hai combinato? Non ti abbiamo forse dato un foglio con tutti i nostri impegni? – aggiunse il biondino dei libri. Frank mi lanciò uno sguardo dispiaciuto – Per me andrebbe bene, ma se gli altri non possono…

- Frank andiamo! Ma hai visto che orari? Miss Perfettina crede che non abbiamo di meglio da fare…

- Ehi, ehi, ragazzi… - tentò di dire Al, facendosi avanti, ma nessuno lo ascoltava.

- E poi non devi dimenticare che siamo al Settimo e non siamo tutti bravi come te! Quando dovremmo studiare?

- Io… - cercai di dire, ma tutti continuavano a parlare. Deglutii a vuoto.

- E poi il 15 arrivano i tizi delle scuole straniere! Non possiamo fare una riunione dopo il loro arrivo, no? Dobbiamo anticiparla!

Umiliata, chinai il viso. Probabilmente avevo ricevuto il foglio con i loro impegni prima dell’incidente, dato che in quel momento non ne sapevo nulla.

Zabini prese i fogli e me li porse – Puoi ricontrollarli?

Diceva sul serio? - Io non… - balbettai, afferrandoli. Il biondo “Scorp” si fece avanti – Cosa? Aspetta; ci hai rotto le scatole sin dal momento in cui siamo rientrati a scuola, hai detto che “per evitare di farci combinare casini” avresti organizzato tutto tu e adesso non ne hai più voglia?

- Scorpius… - lo ammonì Al – ora…

- Io non ho mai… non… - balbettai, stringendo i fogli più forte. Non sapevo che fare; non sapevo cosa dire. Improvvisamente, la stanchezza, lo stress e la tensione accumulati in quelle settimane gravarono su di me, schiacciandomi. Non ne potevo più.

- Non? Andiamo…

Non riuscivo a respirare.

- Allora che si fa?

- Weasley ma che ti prende? In questi giorni sei irriconosci…

- BASTA! – sentii la mia voce urlare e, dopo un istante, i fogli erano esplosi e stavano vorticando intorno a noi come una miriade di coriandoli. Tutti tacquero, fissandomi sorpresi.

Strinsi la testa tra le mani – Lasciatemi in pace! Non lo so! Non me lo ricordo! Basta!

- Rose! – Al mi venne incontro ma io lo scansai, prima di correre fuori, col fiatone ed il cuore in gola.

Infine, ero esplosa.

*

- Gli attacchi di panico non sono frequenti, ma se lo stress è tanto possono capitare anche a chi non ha perso la memoria. Non devi sforzarti, quante volte dovrò ripetertelo? – Madama Bones mi carezzò la testa e mi porse una tazza fumante – È un decotto di camomilla, ti calmerà un po’.

L’accettai riconoscente, prima di afflosciarmi sulla sedia – Io non ce la faccio, è praticamente impossibile. Credevo fosse più semplice fingere di non aver dimenticato, ma non è così! Qui è una continua corsa contro il tempo; devo essere perfetta, sforzarmi di sapere tutto e comportarmi male con chiunque! Ma io non ci riesco…  - mormorai affranta. Lei aggrottò le sopracciglia – Come? Per adesso devi solamente condurre una vita tranquilla. Non fa bene sforzarti in questo modo!

- Non so… Al dice che rischio di rimanere vittima di qualche scherzo, o peggio, se dico la verità. E probabilmente anche i miei genitori lo pensano – aggiunsi, ricordando le loro espressioni il giorno del mio rientro a scuola.

- Non sono assolutamente d’accordo. E sono certa che parlandone con gli insegnanti troverò parecchia gente che la pensa proprio come me.

- Non importa, se non le dispiace vorrei che non ne facesse parola con i professori – sospirai e scossi la testa, ripensando alla mia reazione di qualche ora prima – Tanto mi sa che presto dovrò delle spiegazioni a qualcuno.

Lei annuì ed entrò nel suo ufficio – Torno a lavorare, ma tu resta. Se hai bisogno sono qui!

- Grazie - mi sedetti meglio, stringendo la tazza calda tra le mani. Mi ero rifugiata in Infermeria,  tra le braccia di Madama Bones, che aveva ascoltato i miei piagnistei senza dare mai segno di noia. Di sicuro lo aveva fatto perché era il suo lavoro, ma le ero grata comunque. Era davvero una brava persona.

- Permesso? – in quel momento, qualcuno bussò e la testa di Al fece capolino da dietro la porta bianca. Intercettò il mio sguardo e mi sorrise cautamente – Come va?

Mi strinsi nelle spalle, non lo sapevo neanche io - Un po’ meglio, credo.

- Mi fa piacere e, sai, mi dispiace per quello che è successo. Avrei dovuto aiutarti io. - borbottò lui, sempre da dietro la porta. Scossi la testa – La colpa è solo mia; tu mi avevi offerto il tuo aiuto! Ma… - gli indicai la sedia accanto alla mia - perché non entri?

- Perché… - iniziò lui, titubante – Sai, non sono solo.

Affilai lo sguardo - In che senso?

- Beh, ci sono un po’ di persone che vorrebbero… uhm, parlare con te.

- Adesso? Ti prometto che mi scuserò per la mia reazione di prima, ma non farmelo fare ora! – Lo supplicai e lui scosse la testa  - No, intendo… parlare di quello che ti è successo. L’incidente!

Ricambiai il suo sguardo sempre più confusa e lui fece un sorriso.

- Se ti va, potresti raccontare l’accaduto a certe persone. Diciamo… a tutti coloro che devono lavorare a stretto contatto con te. Ecco. – spiegò.

Spalancai la bocca – Credi sia una buona idea? – esclamai stupita e Al annuì – Ma sappi che si tratta di parecchia gente – mi avvertì serio – te la senti?

Se me la sentivo di raccontare la verità e smetterla di recitare una parte?

Annuii, stringendo più forte la mia tazza. A quel punto Al spalancò la porta e Madama Bones uscì dal suo ufficio.

- Che cosa sta succedendo qui? Che cosa state…?

- Tranquilla Susan, è tutto sotto controllo! – a parlare era stato il professor Longbottom, comparso magicamente al fianco di mio cugino. Alle loro spalle stavano circa una quindicina di persone. Strabuzzai gli occhi.

C’erano tutti i Capiscuola ed altre nove persone che avevo intravisto in quei giorni; erano i membri della squadra. Che diavolo ci facevano lì anche loro?

- Vuoi che lo racconti a tutti?! – domandai trasecolata, aggrottando le sopracciglia. Qualcuno dei ragazzi chiuse la porta, mentre gli altri, lanciandomi occhiate preoccupate, prendevano posto sui letti attorno a me. Sembrava aspettassero che mi venisse un attacco omicida.

- Direi che è il caso  di sì, Rose – si intromise il professor Longbottom – la Preside ne è al corrente; riteniamo sia la soluzione più logica, data la situazione.

Annuii e guardai tutti i presenti. Alcuni sembravano terribilmente annoiati, altri invece mi studiavano con attenzione.

- Quindi? – mi esortò Penelope Nott, incrociando le braccia. Al alzò gli occhi al cielo.

Non sarebbe stato affatto semplice.

- Beh non c’è molto da dire – cominciai – intanto mi scuso con gli altri Capiscuola per la mia reazione di prima. Non volevo… - arrossii violentemente.

Dal fondo della stanza, la voce di Lily si levò forte e chiara - Non so cosa sia successo, ma hai tutto il mio appoggio… questi Capiscuola si credono chissà cosa! – e sbatté ciglia in modo impertinente in direzione dei ragazzi più grandi. Soffocai una risatina.

- Non importa – disse Frank – anzi, scusaci. Ti abbiamo caricato di lavoro, senza chiederci se avessi bisogno di noi.

Sapevo bene che non era così; che probabilmente io stessa col tempo dovevo averli abituati a contare solamente su di me. Ma non importava.

- Io non capisco, Al è venuto a cercarci, dicendoci che dovevamo sapere qualcosa sul tuo conto. Cosa è successo? – disse una ragazza coi capelli a caschetto. Gli altri annuirono – Infatti!

Arrossii – Beh, circa un paio di settimane fa, come sapete ho avuto un incidente. Cioè, in realtà non so cosa sia successo, ma mi hanno raccontato di avermi trovata in fondo alle scale che conducono al quinto piano.

- E poi? – chiese Samantha MacMillan, curiosa. Mi strinsi nelle spalle.

- Da allora io non… sapete, non riesco proprio a ricordare nulla – dissi piano, cercando di raccontarlo senza enfasi, come se non fosse importante. Un mormorio si diffuse nel gruppo. Numerosi sguardi si puntarono su di me, ma io preferii chinare il viso.

Non sapevo perché, ma non avevo voglia di vedere le loro espressioni… non volevo provassero pena per me.

- Nulla? – la voce di Frank era incredula - Ma…

Mi ricossi e feci spallucce - Neppure il mio nome; neanche le facce dei miei genitori. Niente.

Quel “niente” sembrava davvero la parola più brutta del mondo.

Ecco cosa realmente mi intristiva…

Al diavolo i compagni di scuola che mi odiavano! Io volevo sapere cosa significava voler bene a qualcuno per davvero. Volevo ricordare per chiedere scusa ai miei cugini, per averli ignorati per così tanto tempo, alla mia famiglia… a mamma e papà, perché sicuramente dovevo aver commesso qualche errore anche con loro.

Cadde un silenzio pesante, rotto solo dai sospiri e dai bisbigli tra alcuni ragazzi.

Tossicchiai e sorrisi - Mi dispiace se in questi giorni sono stata così strana, ma sinceramente voi per me siete dei perfetti sconosciuti. Non so che tipo di ruolo ho in questa scuola, né come devo comportarmi nei vostri confronti. Quindi non fate troppo caso ai miei atteggiamenti, d’accordo?

Tutti mi fissavano sconvolti, ma qualcuno annuì come un automa.

A quel punto mi rivolsi al professor Longbottom - Tra l’altro non so neppure se valga la pena che io partecipi alle gare, professore.

- Come? – disse improvvisamente Frank, ancora mezzo sotto shock  - Non puoi farlo!

- Perché no? A cosa vi serve una che ha perso la memoria? Non so niente di niente! Sto cercando di ripassare la roba del primo anno, Frank! – replicai con impazienza.

Uno dei ragazzi della squadra, un Tassorosso moro, prese la parola - Io sono Christian Lyndon – mi disse, e gliene fui grata – che speranze di recupero hai?

Scossi la testa – Non sappiamo dirlo con precisione. La memoria potrebbe tornare da un momento all’altro, oppure no.

- Quindi potresti ricordare, Weasley? – si intromise una Serpeverde dall’aria altezzosa – Ah, sì. Io sono Caroline Flint. - aggiunse poi, alzando gli occhi al cielo. Annuii.

- Allora devi gareggiare – disse il professor Longbottom – se dovessi recuperare la memoria, sono certo che  rimpiangeresti di non aver partecipato! 

- Con tutto il rispetto, professore, credo che le mie priorità siano leggermente cambiate… - risposi piano.

- E poi è vero, se non dovesse recuperare la memoria, saremmo con un membro in meno ed un peso in più. Senza offesa - disse un ragazzo con gli stessi capelli biondo platino di Penelope Nott. Lily gli scoccò un’occhiataccia.

- Sì, ma senza Rose siamo fregati. Lei è ancora la ragazza più brillante della scuola – disse improvvisamente Al - Lei deve partecipare.

- Andiamo Al… - cominciai, ma lui mi interruppe – Hai i tuoi appunti e puoi ancora recuperare la memoria! Prova!

- Signor Potter, la signorina Weasley non deve fare sforzi superiori alle sue capacità… - si intromise Madama Bones ed io le sorrisi grata -… tuttavia, se tutti voi l’aiutaste, potrebbe farle bene. Sarebbe un ripasso veloce e mirato e, chissà, potrebbe giovare alla sua memoria!

- Madama Bones! – protestai – Non posso trascinare queste persone nel caos solo a causa dei miei problemi!

- Andiamo Rose, io faccio assolutamente schifo e Neville mi costretto ad entrare in squadra! Andremo benone… - disse Lily con leggerezza.

- Quindi è deciso, Rose Weasley continuerà a far parte della squadra- sentenziò Longbottom, ignorando mia cugina, ma con l’ombra di un sorriso sul volto. Qualcuno, a ragione, storse la bocca ma nessuno osò controbattere.

- E adesso direi che è ora di andare tutti in Sala Comune – aggiunse l’infermiera. Scattai in piedi – Anche io?

Lei scosse la testa - Se non ti dispiace, preferirei tenerti sotto osservazione.

- Oh – alzai le spalle – d’accordo.

Alcuni studenti cominciarono ad uscire, lanciandomi saluti fiacchi e confusi. A quel punto rimasero solo alcuni Capiscuola.

- Direi che potremmo fare una riunione straordinaria domani e dividerci i compiti –  stava dicendo Zabini, lanciandomi di tanto in tanto occhiate stranite. La notizia della mia amnesia sembrava averlo colpito. Gli altri annuirono.

 - Dobbiamo anche capire che metodo di studio usare e come organizzarci per l’arrivo delle squadre straniere. – aggiunse Isabel Corner, facendomi sospirare.

-  Io non dovrei partecipare – ripetei per l’ennesima volta – è una cosa stupida e priva di senso!

- Ma mio padre ha ragione, Rose. Ti servirà… - replicò Frank, con uno strano tono di voce. Restammo a fissarci per un pezzo, finché Al non tossicchiò e lui non distolse lo sguardo. Sembrava imbarazzato e dispiaciuto.

- Beh, meglio che andiamo. Weasley? Sappi che mi dispiace per il tuo incidente - disse Penelope Nott, in tono sbrigativo - Anche se non ci sopportiamo, questa è una cosa che non augurerei a nessuno.

Abbozzai un sorriso – Grazie.

- Beh, se hai bisogno fai un fischio, anche se so che qui sei al sicuro. - Al mi fece l’occhiolino ed uscì, seguito da tutti gli altri. Io sorrisi e mi voltai, dirigendomi verso il fondo della stanza. Dato che l’Infermeria era vuota, perché non scegliere il letto che mi piaceva di più?

Evitando accuratamente quello in cui mi ero risvegliata, ne scelsi uno un po’ appartato e sistemai la mia tazza sul comodino accanto. Un raggio di luce aranciata colpì e scaldò la mia mano ed io mi distrassi ad osservare le grandi finestre che davano sul parco. Era uno spettacolo pacifico e meraviglioso. Per alcuni istanti rimasi ad osservare un uomo – beh, in effetti era troppo grosso per essere un uomo normale – arare un piccolo orto accanto alla sua capanna, sorridendo scioccamente, senza pensare a nulla, se non al sollievo che provavo. Finalmente avevo raccontato la verità, e nulla mi avrebbe impedito di essere…

Qualcuno tossì, come a voler segnalare la sua presenza, ed io sobbalzai. Mi voltai di scatto, strizzando gli occhi.

Era il ragazzo biondo, l’amico di Al. Non potei fare a meno di ripensare al suo atteggiamento nella Stanza dei Capiscuola, ragion per cui, mi stupii di trovarlo lì.

Lo guardai incuriosita e lui mosse un passo avanti.

- Sì? – dissi, giusto per spezzare il silenzio che si era creato.

Lui si schiarì la voce, palesemente a disagio - Quindi tu non ricordi nulla. – ovviamente non era una domanda.

Sollevai entrambe le sopracciglia e scossi la testa – No, ve l’ho detto… - mormorai, chinando il viso. Sentivo il suo sguardo su di me, ma non osavo ricambiarlo. Non capivo; ogni volta che incontravo quel tipo provavo una sensazione inspiegabile. Era disagio, misto a qualcosa di indecifrabile… dispiacere? Rabbia? Umiliazione?

Dovevo essere pazza.

- E non ricordi cosa sia successo la sera dell’incidente? – chiese, stavolta con uno strano tono di voce.

Lo guardai; era serio? - Solo un gran dolore alla testa. Ma tu… chi sei? – mi uscì detto, prima che potessi fermarmi. Strinsi le labbra ed arrossii.

I suoi occhi si allargarono per lo stupore, come se solo in quel momento si fosse reso conto della verità; del fatto che avevo davvero perso la memoria.

Io non sapevo chi fosse e l’idea sembrava averlo colpito profondamente.

Aprì la bocca, poi la richiuse. Infine parlò, mangiandosi quasi le parole. Vergognandosi di qualcosa che non potevo ancora sapere. Che non avrei saputo per molto tempo.

- Io sono Scorpius Malfoy… e mi dispiace. - farfugliò, prima di voltarsi ed uscire in fretta.

 

 

Ciao :)

Lo so, probabilmente non ci crederete neanche voi, ma eccomi qui. Il capitolo era pronto da un'infinità di tempo, ma continuavo a leggerlo e rileggerlo... e non andava mai bene. Anche adesso, sto postando convinta che non sia esattamente come volevo, ma l'ultima cosa che desideravo era farvi aspettare ancora.

Beh, com'è chiaro la mia ispirazione è andata in vacanza da un pezzo, sostituita da una sorta di "quasi apatia" che odio. Come vi avevo già accennato, la mia vita in meno di un anno è cambiata, forse pure troppo, ed io sto ancora raccogliendo i miei cocci. Sì, i miei... perché temo di essermi spezzata tante volte. Ma sto provando a risollevarmi, come ho sempre fatto. 

E' per questo che non riesco a smettere di scrivere, di immaginare, di pensare... nella mia testa, questa storia è quasi terminata! xD 

Posterò il prossimo capitolo, e poi anche quelli dopo... vorrei farlo tra qualche giorno, ma non vi voglio illudere, quindi vi chiedo solo di restare sintonizzati, se vi va. Ma posterò, davvero!  

Non vi conosco, ma sono affezionata a tutti voi :)

A prestissimo (spero!)...

                                                                                                                           Lily_Luna

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Capitolo 8
*** Parted and Lost ***


8 – Parted and Lost

 

 

L’alba arrivava tardi, lassù.

Il castello dormiva ancora, gli occhi chiusi e la mente persa chissà dove, tra sogni meravigliosi o forse orrendi incubi…

“Ma la realtà può essere peggiore” pensò il ragazzo, senza muovere un muscolo.

Era stato seduto per più di un’ora sul davanzale della finestra ad osservare le minime variazioni cromatiche del cielo. Adesso alcuni flebili bagliori rosati stavano colorando le montagne circostanti, segno che da lì a poche ore si sarebbe ritrovato in corridoio, con l’aria smarrita di chi non ha dormito abbastanza (o affatto), a fare i conti con tutto ciò che lo aveva fatto rigirare nel letto per ore finché, esasperato, non era scivolato fuori dalle coperte.

Confusione, incredulità, rabbia.

Ogni volta che ripensava a quella ragazza si sentiva male.

Sapeva che si era trattato di un caso – beh, più che altro di una sua distrazione – ma non poteva fare a meno di pensare che, se avesse chiuso la bocca in tempo, lei non sarebbe mai caduta giù da quelle scale.

Corrugò le sopracciglia. In realtà non credeva che lei avrebbe perso la testa in quel modo; non avrebbe mai pensato di farla piangere. Addirittura.

Forse aveva esagerato con quella storia di Frank. Dopotutto non è che ne fosse totalmente certo. Erano giorni che ci pensava, anche prima di sapere che lei aveva perso la memoria.

Incredibilmente, ripensò al suo sguardo vacuo, confuso. Non lo aveva riconosciuto, non aveva idea di chi fosse. Aveva dimenticato tutto.

Come si era sentita, quando se ne era resa conto?

Sospirò e poggiò la fronte contro il vetro freddo. Non credeva fosse possibile ma forse… gli dispiaceva. Per lei.

Spalancò gli occhi e scosse la testa, cercando di scacciare quella sensazione.

No. Rose Weasley non meritava il suo dispiacere.

Era stata lei a scordare i loro scontri, le loro continue lotte per cose sciocche e futili, che improvvisamente si trasformavano in vere e proprie guerre.  Lui, dal canto suo, non aveva dimenticato tutte le parole taglienti che gli aveva rivolto in quegli anni. Era stata lei a cominciare quell’inutile diatriba, tanto tempo prima.

Disgustato, si mosse con qualche difficoltà, alzandosi in piedi. Si passò una mano sul viso, riflettendo.

Sapeva di aver sbagliato, ed era certo che prima o poi avrebbe dovuto parlargliene. Ma questo non avrebbe cambiato i fatti.

Per quanto lo riguardava, avrebbe continuato a non sopportare quella ragazzina petulante. E non si sarebbe fatto coinvolgere dai piani strampalati di Al. Era suo cugino, poteva capirlo… ma lui, Scorpius, non le doveva niente.

… forse.

 

*

                                                                                                                                            
Senza neppure rendercene conto, le prime due settimane del mese di Ottobre volarono in fretta, lasciandoci confusi, pieni di aspettative e, soprattutto, carichi di stanchezza.

Nel goffo tentativo di aiutarmi a ripassare, io ed alcuni membri della squadra spendevamo le nostre ore libere a studiare meticolosamente i manuali di Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni e di tutte quelle strane materie che dovevamo seguire, aiutandoci con gli appunti che avevamo raccolto durante i nostri anni di scuola. Avrei dovuto aspettarmelo, ma quando scoprii che i miei erano tra i migliori, perché scritti in maniera precisa e dettagliata, rimasi colpita.

- Questo dovrebbe farti ricordare che tipo di studentessa eri, no? – mi disse Zabini, cercando di comportarsi in maniera amichevole. Io gli avevo sorriso, ma mi ero stretta nelle spalle, ancora stupita. Quindi la prova della mia bravura, delle capacità che avevo posseduto, c’era. Irraggiungibile, certo, in quella giungla piena di nebbia e caos che era diventata la mia mente, ma potevo vederla. Era scritta di mio pugno.

Come prevedevo, nel giro di pochissimo tempo, la notizia della mia amnesia si era diffusa in tutta la scuola, perché chiaramente qualcuno lo aveva spifferato in giro.  Molti parvero dispiaciuti della cosa. Altri finsero di esserlo, ma a me non importava. A dire il vero, non ero affatto preoccupata di quello che pensava la gente. Finalmente ero libera di essere me stessa, anche se non sapevo affatto chi ero.

Forse ero semplicemente libera di essere un’altra.

 

- Allora, i Capiscuola facciano un passo avanti e si mettano accanto ai professori – stava dicendo la Preside McGranitt quando, incespicando, mi precipitai giù dalle scale. Ero in ritardo, come sempre. Lei mi lanciò un’occhiata raggelante, ma non disse nulla, mentre mi aggrappavo al braccio di Al.

Era il pomeriggio del 15 Ottobre, e mancavano ormai pochi minuti all’arrivo delle delegazioni straniere. Tutti gli studenti, gli insegnanti, i collaboratori, i fantasmi e persino alcuni soggetti dei quadri erano in Sala d’Ingresso. Il portone di quercia era aperto, lasciando intravedere alcune porzioni di parco illuminate dalla luce del sole morente.

- Che fine avevi fatto? – mi bisbigliò mio cugino – Dovevi essere qui mezz’ora fa, per controllare che tutto… oh, lascia perdere...  - alzò gli occhi al cielo ed io arrossii - So che è stupido, ma ho sbagliato strada!

- Col permesso di Potter e Weasley, i Capiscuola si sistemino qui a sinistra – disse improvvisamente la McGranitt. Io e Al sobbalzammo e seguimmo gli altri.

Lanciai un’occhiata distratta alla folla di studenti alle mie spalle e tentai di non stupirmi alla vista dei loro sguardi famelici su di me. Insomma, d’accordo che non me ne importava nulla, ma perché non la smettevano?  - Perché mi fissano sempre in quella maniera?! – sibilai urtata ad Al – La verità su di me è davvero così importante per tutti?

Mio cugino si strinse nelle spalle – Suppongo vogliano vederti fare qualcosa di molto sciocco o imbarazzante, in modo da potertelo sbattere in faccia per l’etern… cioè – aggiunse, arrossendo alla vista della mia espressione – Sono solo curiosi, sai.

- Come no, grazie tante. – sospirai sconfitta. Lui rise ed io scossi la testa, proprio mentre la preside sbottava - Insomma, signor Malfoy, anche lei in ritardo?! Sono davvero molto delusa da voi, ragazzi!

 Al rise ancora più forte, alla vista del suo migliore amico che si trascinava giù per le scale, biascicando alcune scuse poco convincenti, coprendosi la bocca con una mano per nascondere uno sbadiglio. Il ragazzo si sistemò alla sinistra di mio cugino e gli lanciò un’occhiataccia – Ti ringrazio per avermi promesso di inviarmi un gufo alle quattro per svegliarmi. Lo sto ancora aspettando.

- Sammy Harrison mi ha trattenuto – spiegò Al, esibendo un sorrisetto soddisfatto. Il biondo alzò gli occhi al cielo – Merlino,  Sammy Harrison? Questo sì che mi fa chiedere perché non indossi gli occhiali…

- La volpe e l’uva… - sospirò mio cugino serenamente. Quello scosse la testa – Sì, credici. Avevamo dodici anni quando mi ha rifiutato  e, adesso che io sono un figo pazzesco e non me la filo più, lei ha ripiegato su di te. – aggiunse, fingendo di lustrarsi le unghie. Fece per aggiungere qualcosa, ma poi si accorse di me e tacque. Mio malgrado mi sentii arrossire.

Da quella volta in Infermeria, Scorpius Malfoy non mi aveva più rivolto la parola. Non che la cosa fosse granché importante, mettiamolo in chiaro. Non avevo idea di che ruolo avesse avuto nella mia vita fino al giorno dell’incidente, ma non capivo per quale motivo fosse rimasto a parlarmi, quando era evidente che non gli stavo affatto simpatica (che novità!). E poi, perché ogni volta che mi vedeva faceva quell’espressione?

- No Scorpius, tu mettiti accanto ad Isabel. Non vogliamo sentire te e Al commentare tutte le ragazze delle delegazioni straniere – sussurrò il professor Longbottom, avvicinandosi con un sorrisetto. Malfoy parve riscuotersi, fece un sorriso colpevole al professore e si allontanò in direzione della sua compagna di Casa.

- Al… - mormorai, stando ben attenta a non farmi notare dagli altri – posso farti una domanda?

- Mh?

Mi voltai a guardarlo – Mi chiedevo, sai… il tuo amico ha qualche, uhm, antipatia nei miei confronti?

Il suo sguardo verde guizzò dal mio viso alla Sala – Non capisco; di chi parli?

Strinsi gli occhi – Mi prendi in giro?

Ci mise qualche istante a rispondere – Beh... perché me lo chiedi?! – ed i suoi occhi si accesero d’interesse., mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso che non riuscii ad interpretare.

Sbuffai – Perché forse ogni volta che mi vede mi fissa come se fossi una specie di... troll?! – dissi sarcastica. Lui, ancora una volta, evitò accuratamente il mio sguardo – Macché! Ti sbagli di grosso!

Sentii le mie sopracciglia arrivare all’attaccatura dei capelli, mentre lui annuiva – Davvero! Scorp è un tipo a posto, non… ehi, guarda! – e mi indicò il portone di quercia.

Mio malgrado fui costretta ad interrompere l’interrogatorio; le delegazioni straniere erano arrivate e, soprattutto, uno dei professori , credo un certo Silente*, aveva posato su di noi uno sguardo parecchio irritato, mimando con le labbra le parole “Ora basta”.

- Signore e signori – annunciò il professor Vitious con voce squillante – stasera abbiamo il piacere di accogliere ben tre delegazioni straniere: salutiamo intanto le studentesse del prestigioso Istituto delle Streghe di Salem! – esclamò, proprio mentre un folto gruppo di ragazze faceva il suo ingresso. Indossavano tutte la stessa divisa rossa , una felpa con su scritto il logo della scuola ed una gonna di proporzioni davvero imbarazzanti , e parlavano a voce piuttosto alta.

- Americane! – esultò a voce bassa Al, con gli occhi scintillanti, mentre quelle ci salutavano con la mano e sorridevano. La loro accompagnatrice, una strega di mezz’età con l’aria di essere stata una Hippie in passato, salutò calorosamente la McGranitt e condusse le studentesse in Sala Grande.

- Ecco l’Accademia di Stregoneria di Rio de Janeiro – proseguì Vitious, facendo entrare un secondo gruppo di studenti, stavolta misto e molto più colorato, con la sua divisa gialla e verde. – E la Scuola di Arti Magiche d’Oceania! – aggiunse ancora, mentre una nuova delegazione faceva il suo ingresso.

- Esiste una sola scuola in Oceania? – stava chiedendo Penelope Nott a Zabini. Quello annuì – Sì, ed è molto prestigiosa; dicono che il loro metodo di studio fonda gran parte delle nostre tecniche con le antiche magie aborigene. Tra l’altro ha sede in Australia, anche se non si sa di preciso dove.

- Ovviamente... beh,  speriamo di imparare qualche trucchetto da loro!

 

In generale, le delegazioni non erano molto numerose. Ad occhio e croce, ognuna di loro doveva contare circa una trentina di membri, se si includevano i professori accompagnatori.

Curiosi di osservare meglio i nuovi arrivati, li seguimmo in Sala Grande (ben controllati dalla preside McGranitt, la quale sembrava aspettare un solo passo falso per toglierci tutti i punti in un colpo solo), dove appurammo che accanto ai grandi tavoli delle Case ne era stato aggiunto un altro, riservato ai nostri ospiti.

-Credevo ci avrebbero fatto sedere tutti insieme... - borbottò mio cugino dispiaciuto, mentre la preside dava il benvenuto agli studenti stranieri. Mi strinsi nelle spalle e con lo sguardo intercettai quello di Frank, che mimò qualcosa come “Dopo il discorso la squadra deve restare qui!”, ed in effetti, non appena la McGranitt smise di parlare, i nostri compagni furono congedati per seguire l’ultima lezione del pomeriggio.

Facendo non poco chiasso, ciascuna squadra occupò uno dei quattro tavoli originari della Sala Grande. Mi ritrovai incastrata tra Al e Frank, i quali continuavano a studiare le facce dei nostri nuovi avversari.

Quando, infine, calò il silenzio, il professor Longbottom si alzò in piedi. Sembrava parecchio nervoso, come se l’idea di trovarsi davanti a così tanta gente non gli facesse esattamente piacere, ma in ogni caso iniziò a parlare - Bene, come ha detto la preside, diamo il benvenuto a tutti! Siamo davvero fieri di ospitare le Gare di Conoscenza Magica! Molti di voi conosceranno certamente le regole, ma ci sembra giusto ribadirle in questa sede... sperando di non doverlo fare nel corso dell’anno! - aggiunse con una strizzatina d’occhi.

- Le vostre squadre sono quattro, ed è chiaro che tutte riceveranno un riconoscimento per aver partecipato, ma il vero premio è solamente per la squadra che riuscirà a battere le altre, arrivando per prima. Si tratta di un viaggio, studio o di lavoro, della durata di un anno in uno dei paesi da cui provengono le scuole avversarie. Naturalmente, poiché le gare si svolgeranno qui in Gran Bretagna, qualora questa venisse scelta come meta per le squadre straniere, queste avranno la facoltà di modificarla con un’altra, se lo vorranno! E adesso... passiamo al regolamento - aggiunse, ed io vidi il sorriso scivolare via dalle facce di molti ragazzi.

- Le gare in cui vi affronterete saranno quattro e  si svolgeranno nell’arco dell’intero anno scolastico. Le prime due non comporteranno l’eliminazione di alcuna squadra. Si tratterà infatti di due prove, una teorica ed una pratica, durante le quali verranno stabiliti i punteggi base. Dovrete essere davvero molto preparati, perché saranno proprio queste due prove a determinare una prima classifica.

- Mi sono già persa... - borbottò Lily con uno sbuffo. Io ridacchiai e lei mi rivolse uno sguardo complice.

- ...terza prova, una squadra verrà eliminata. In questo modo resteranno le ultime tre, che dovranno affrontarsi nella quarta ed ultima gara... che determinerà il vincitore!

- Ovviamente - si intromise la Preside - ci aspettiamo un comportamento leale da parte di tutti i partecipanti. La cooperazione è fondamentale, ma non potrete chiedere aiuto a nessuno al di fuori della vostra squadra! Potrete usare tutti i libri che vorrete, ma non potrete ricorrere a trucchetti di alcun tipo. Sappiate che le gare sono pubbliche e che voi studenti sarete perquisiti attentamente, prima di sfidarvi. - aggiunse, scoccandoci un’occhiata severa. 

- Ehm, detto questo, diamo ufficialmente il via alle Gare di Conoscenza Magica! - esclamò il prof. Longbottom, e tutti applaudimmo educatamente. Un istante dopo, gli adulti ci stavano già ignorando, tutti presi dai loro discorsi. Continuavano a complimentarsi tra loro, sorridendosi a vicenda.

- Sapete... credo che sarebbe utile sapere qualcosa sul conto dei nuovi arrivati - disse Al improvvisamente - no?

- Andiamo Al, ma chi si metterebbe mai a studiare i nostri profili? Non è un po’da paranoici? - chiese Philip Nott stiracchiandosi. Lysander scosse la testa - Beh, io lo farei. Vorrei conoscere i punti deboli di chi ho davanti; mi darebbe un bel vantaggio!

- In effetti... secondo te qualcuno di loro sa della tua, ehm, amnesia? - mi chiese con circospezione Ann Grant. Mi voltai di scatto verso di lei - Cos..? Perché dovrebbero saperlo? Mica mi conoscono, sono qui da neanche un’ora! - esclamai. Ma quando lei ed Amelia Davies mi indicarono due studentesse americane, che mi fissavano attentamente, le teste vicine e tra le mani una specie di cartelletta, non ne fui poi così sicura.

- Mi sa che Al ha ragione. Potrebbero aver cercato informazioni su di noi, sulla nostra squadra, prima di arrivare - disse Lily - il che è veramente una perdita di tempo! Chi mai vorrebbe vincere queste stupidissime gare?

- ... ed avere così la possibilità di trascorrere un anno all’estero per lavorare o studiare, fare esperienza ed arricchirsi come persona? - la voce di Malfoy si intromise, sarcastica - Nah, che schifo!

Lily gli fece una linguaccia - Sai che intendo, stupido! E comunque prima dovremmo vincere! E Rose è fuori uso, quindi...

Il biondo mi scoccò un’occhiata così breve, che per un attimo credetti di averla immaginata - Anche se Weasley fosse in forma, di certo non vinceremmo solo grazie a lei. - disse acidamente ed io accusai il colpo. Incassai la testa tra le spalle, ma annuii - Lui ha... ha ragione, Lily. - mormorai. Tutti si voltarono a guardami - Come?!

Percepii lo sguardo rovente di Malfoy su di me e mi sentii arrossire - Quello che dici è ingiusto, Lily, è sbagliato nei confronti degli altri - ancora sguardi sconvolti su di me - insomma, sono più che sicura che voi... - lo sbuffo a metà tra l’irritato e il divertito del ragazzo biondo mi interruppe.

- Ma sentila... - rise, prima di andarsi a sedere accanto ad Isabel Corner. La mia bocca si aprì prima che me ne accorgessi, ma la voce di Frank mi riscosse - Lascia stare Scorp... - disse con gentilezza, costringendomi a voltarmi verso di lui.

- Giusto, era solo infastidito dalla battuta di Lily. E anche io! - aggiunse Al, voltandosi verso la sorella, che tuttavia non si scompose -Beh, ho solo detto la verità! Rose ha... aveva una memoria pazzesca, era intelligente, studiosa e sapeva praticamente tutto! Lei era... - l’unica parola che mi veniva in mente per descrivermi era “noiosa”, ma Lily proseguì - onestamente la più brava. E senza di lei siamo fritti, quindi dimentichiamoci quel viaggio e basta.

- Con tutto il rispetto, Potter, qui l’unica che è veramente fritta senza il nostro aiuto sei tu! - rimbeccò Marlene Pucey lisciandosi i capelli.

- Che hai detto?

- Hai capito bene. Sei l’unica che qui continua a lamentarsi di tutto, eppure non fai nulla di produttivo per la squadra! Persino Rose sta facendo progressi rispetto a te, e lei ha il cervello confuso!

- Ehi, io non ho il cervello confuso! - saltai su, ma lei sollevò una mano per zittirmi e si rivolse nuovamente a mia cugina - Se ti scoccia così tanto stare qui, lascia il posto a qualcuno che ha voglia di partecipare. Sei una palla al piede! - concluse, alzando gli occhi al cielo.

Tutti ci irrigidimmo, a disagio. Guardai mia cugina, e riuscii appena in tempo a vedere uno strano luccichio nel suo sguardo, prima che lei battesse le ciglia e le rivolgesse un sorriso acido - Beh... se ti da così fastidio la mia presenza, perché non ne parli con il professor Longbottom? È stata una sua idea. Io non volevo assolutamente partecipare e, dato che la mia presenza qui è inutile, tolgo il disturbo! Ho di meglio da fare! - aggiunse, prima di scattare in piedi ed uscire velocemente dalla Sala Grande.

Non appena la sua figura fu scomparsa dietro l’angolo, mi voltai verso Pucey - Non pensi di aver esagerato?

- Sei proprio una stronza Marlene! - sbottò Al, disgustato.

- Ma per favore! Al, non ti rispondo neanche, e Weasley... tu parli così solo perché hai dimenticato di aver pensato la stessa cosa quando Lily si è presentata alla primissima riunione della squadra! Ho solo detto la verità, e magari questo le insegnerà ad essere più partecipe!

- Io non... - mi interruppi, divorata dal senso di colpa. E se avessi davvero pensato quelle cose? Che razza di cugina ero stata?

- Pucey, ‘sta zitta - disse Al, scuotendo la testa.

- Wow! Che spirito di squadra! Sarà facile vincere! - una ragazza dai lunghi capelli biondi si era avvicinata al nostro tavolo. Era accompagnata da uno degli studenti della scuola brasiliana e da un’altra ragazza con la divisa della scuola d’Oceania. Restammo in silenzio, senza sapere bene cosa dire, mentre i tre ci osservavano attentamente.

- Chi di voi è il capo squadra? - chiese ancora la bionda.

- Non c’è nessun capo... credo - dissi io, voltandomi verso i miei compagni, che la fissavano come se fosse pazza. Lei sorrise - Ah! Adesso capisco da dove derivano i vostri problemi di disciplina! - e, prima che potessimo ribattere, si indicò - Io sono Mandy Saunders, capo della squadra dell’Istituto di Salem, piacere.

- Io sono Guilherme Luiz, capo della squadra di Rio - si inserì il ragazzo brasiliano, parlando con uno strano accento.

- Ed io sono Olivia Taylor... dalla Scuola di Arti Magiche d’Oceania! - aggiunse la studentessa australiana, sfoderando un gran sorriso.

- Beh, noi siamo la squadra di Hogwarts, piacere - disse cordialmente Frank e Guilherme gli strinse la mano - Credo che da oggi in poi vi chiameremo i “Senza Capo” - scherzò, facendoci l’occhiolino - spero che alla prima occasione ci facciate fare un giro della vostra scuola... sembra bella!

- Con piacere! - esclamò improvvisamente Ann, arrossendo come un peperone. Sembrava ipnotizzata dai riccioli fitti del brasiliano, che se ne accorse e sorrise soddisfatto - Obrigado!

- Beh, alla prossima “Senza Capo”, è stato un piacere! - disse Mandy. I tre si voltarono quasi in contemporanea e si allontanarono verso i rispettivi tavoli. Sicuri e disinvolti.

In una sola parola, vincenti.

- Tsk. “Senza Capo”... ma chi si credono di essere... - stava borbottando Al, scrutando il tavolo con rabbia. Malfoy fece un sorrisetto - Però, non male la bionda...

- Sei disgustoso! - rimbeccò Isabel e Thomas sorrise - Ma è la verità!

- Smettetela adesso, c’è Longbottom! - disse Amelia, indicando il nostro insegnante, che si stava avvicinando.

- Ho visto Lily alzarsi e lasciare il tavolo... è successo qualcosa? - chiese immediatamente lui, studiandoci con attenzione.

Ci stringemmo nelle spalle, senza sapere cosa dire, finché Marlene non parlò.

- Mi scusi, professore, ma io davvero non riesco a capire. Perché ha deciso di coinvolgerla nella gara? Passi Weasley smemorata - la guardai storto, ma mi ignorò - ma anche Lily Potter! Cosa c’entra lei? È una ragazzina immatura e...

- Quanto sei scema, Marlene! Taci una buona volta! - sbottò Lysander, infuriato - Tu non la conosci!

- Guarda che anche se la difendi, lei non si accorgerà mai che le sbavi dietro, Scamander! Mettiti il cuore in pace...

- Che hai detto?

- Adesso basta. - il tono serio e definitivo del nostro professore mise immediatamente fine alla discussione. -Ho scelto Lily, ed ho delle ottime ragioni per averlo fatto. Non spetta a voi giudicare. L’ho detto a Rose e Scorpius, ma credo che il messaggio a questo punto valga per tutti: non rovinate tutto. Collaborate. Potreste scoprire che in voi c’è molto di più di quello che vedete.

Davvero mi aveva detto una cosa del genere? E perché? Perché a me e al biondino? Lo guardai, ma quello aveva assunto un colorito ancora più pallido, mentre fissava il nostro insegnante.

Longbottom si passò una mano sul viso, prima di sorriderci stancamente - Imparate a rispettarvi; sono sicuro che uscirete cambiati da questa esperienza, forse persino migliori. E adesso andate, si è fatto tardi... ci vediamo a cena.

In silenzio, in imbarazzo, tutti ci alzammo e ci dirigemmo verso le porte. Al borbottava inviperito qualcosa a Malfoy, che annuiva con lo sguardo perso nel vuoto. Il primo ad uscire fu un arrabbiatissimo Scamander, probabilmente per andare a cercare Lily. Gli altri erano imbronciati.

Prima di uscire, scoccai un’occhiata agli studenti stranieri e li vidi osservarci con estrema soddisfazione. Erano certi della nostra sconfitta. Ripensai alle parole di Lily: “Senza Rose siamo fritti”.

No.

La verità era che, anche se io avessi ricordato, avremmo rischiato di perdere comunque. Perché i nostri avversari avevano fatto ricerche su di noi, conoscevano qualche nostro punto debole. Mentre noi, oltre a non conoscerli affatto, eravamo divisi. Tra noi non c’era unità. Eppure, nonostante tutto...

Nonostante tutto io volevo vincere.

Rimasi quasi stupita dall’intensità di quel desiderio. Volevo vincere, perché?

Forse speravo di dimostrare che non ero solo un inutile peso per la mia squadra.

Ma c’era dell’altro.

I miei compagni mi superarono senza accorgersene, continuando a parlare tra loro. Tutto sommato Marlene me l’aveva fatto capire; il mio apporto contava quasi quanto quello di Lily. Non era forse ingiusto considerarci così poco solo per degli errori che avevamo commesso in passato, o per delle mancanze che non dipendevano da noi?

Eccolo, infine, il motivo per cui desideravo la vittoria; volevo solo dimostrare a tutti, ma soprattutto a me stessa, che potevo farcela comunque. In un modo o nell’altro.

 

Il problema, adesso, era capire come fare per non trasformare la gara in un disastro totale.

 

 

... vi ricordate di me? A dire il vero non so neppure come salutarvi, se iniziare con la parola PERDONATEMI scritta a caratteri cubitali  o con un semplice "Ehi, quanto tempo!", giusto per rompere il ghiaccio!
Sono veramente, terribilmente, tantissimamente (giusto per continuare la scia di "mente") dispiaciuta. Non aggiorno questa storia da un sacco di tempo.
E non so neppure cosa dirvi per giustificarmi, perché io stessa detesto scoprire come una storia che seguo venga improvvisamente interrotta e senza alcun avviso.
La verità è che ci ho provato, a scrivere intendo, ho provato a continuare questa fic, ho provato a seguire altri progetti, ma non è andata molto bene. Ho cercato di superare il "blocco" in molti modi. Tra l'altro la cosa assurda è che la storia continua a svilupparsi nella mia testa, segue un filo logico, una sequenza, ma poi, al momento di scriverle, le parole non sono "quelle che vorrei".
Sto continuando a dare un ordine preciso ai capitoli e so esattamente cosa succederà nel prossimo, e anche in quelli dopo. E voglio che lo sappiate anche voi, lo desidero tantissimo!
Spero mi perdonerete.

Passando al capitolo; ecco finalmente l'arrivo delle delegazioni straniere! Qualcuna di voi mi aveva suggerito l'Istituto delle Streghe di Salem... eccoloooo! E, per quanto riguarda le altre scuole, me le sono totalmente inventate xD! Nei prossimi capitoli vedrò di mettere in luce qualcuno degli studenti stranieri... ehhh vedrete! ;)
Altra cosa, avete visto che ho messo un certo professor Silente?! Ecco, non ricordo assolutamente dove/come/quando ma ricordo di aver letto che qualcuno, alla fine della guerra, aveva chiesto ad Aberforth Silente di diventare insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure... non so se fosse vero, ma l'idea mi piaceva, quindi eccolo qui (sarà iper anziano, però vabbé!)...

Pubblicherò presto, davvero, so che magari non ci credete ma è così. Il 2013 è stato un anno... "particolare". Sono stata travolta da tanti eventi. Bellissimi come la mia laurea e la nascita della mia seconda nipotina. Orribili ed infelici come la perdita di mia nonna e di un amico. So che la vita è anche questo e ora so anche che tutto ciò che ci accade deve portare a qualcosa. Ad una reazione, ad un cambiamento. Quindi per questo 2014 ho pensato di ripartire da zero. Di concentrarmi un po' sulla mia vita. Su quello che ho lasciato in sospeso, come le storie che ho scritto e che amo. Su quello che voglio fare, come trovare un lavoro. Su quello che voglio diventare, ovvero una persona che porta a termine ciò che comincia.

Scusatemi per il papiro extralong e soprattutto per lo sfogo!

Alla prossimaaaa! Un abbraccio virtuale a tutti.

Lily_Luna

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Capitolo 9
*** Nice to meet you ***


9 - Nice to meet you
 
 

Era passata poco più di una settimana dall’arrivo delle squadre straniere e tutta la scuola era ritornata alle normali abitudini.
Certo, giornalmente ci capitava di incrociare gli studenti ospiti, ma a dirla tutta  l’ombra incombente della gara non ci permetteva di stringere amicizia con i nuovi arrivati, soprattutto perché questi, dopo la quasi-sfuriata del professor Longbottom davanti a tutti, ci avevano bollati come schiappe indisciplinate. O, almeno, questo era quello che aveva sentito dire Hugo.
Probabilmente  il fatto che li avesse spiati avrebbe dovuto farmi arrabbiare, ma la nostra squadra era così preoccupata di scoprire i punti deboli dei “nemici” che avevo deciso di non andare troppo per il sottile.
- Non credo che dovremmo spiarli - continuava a ripetere Frank, sgranando gli occhi castani - non è leale!
- Oh, voi Tassorosso siete proprio fissati con questa cosa della lealtà! - lo canzonò  Marlene Pucey, un pomeriggio - E dai, Frankie! Chi se ne frega! Pensi che loro non lo facciano?
Il ragazzo scosse la testa e borbottò qualcosa, troppo piano perché potessimo sentirlo.
- Ho sentito che gli australiani si allenano sempre per questo genere di gare - si intromise Lily improvvisamente - e che nella squadra delle americane non vengono ammesse ragazze con voti inferiori ad Oltre Ogni Previsione. E i brasiliani hanno vinto il primo premio due anni fa. Insomma, se vogliamo batterli dobbiamo tentarle tutte. Quindi credo che... che Pucey abbia ragione - aggiunse, cercando di nascondere l’espressione di disgusto che le si era dipinta sul volto.
Dal canto suo, Marlene rimase di sasso... beh, in realtà tutti, me esclusa, rimasero colpiti. Lily che concordava con la ragazza che fino ad una settimana prima le aveva dato addosso?! C’era qualcosa sotto.
Mia cugina incrociò il mio sguardo e mi fece un sorriso speranzoso a cui risposi senza esitazione, ricordando la conversazione che avevamo avuto quel pomeriggio, dopo la riunione.
 
Dopo il diverbio con Pucey, avevo trovato Lily in Sala Comune. Scriveva su un lungo rotolo di pergamena, dove notai alcuni buchi nei punti in cui aveva conficcato la piuma con rabbia. Mi ero avvicinata cautamente, senza sapere bene cosa dire. La sua ira sembrava pronta a traboccare, rischiando di coinvolgere chiunque fosse ad un passo da lei.
Alla fine, optai per un - Ehi, eccoti! Longbottom ti cercava! - pronunciato con troppa enfasi . Lei aveva lasciato cadere la piuma sulla pergamena, dove alcune gocce di inchiostro cancellarono diverse parole.
- Quel Neville... - mormorò con rabbia - mi ha veramente rovinato l’anno scolastico! Avrei preferito la punizione. Avrei preferito pulire barili di Vermicoli morti a mani nude. E invece no! “Dimostra il tuo potenziale, Lily”! Come se a qualcuno fregasse qualcosa del mio potenziale! - sbottò.
- Cosa intendi?
- Andiamo Rose! Hai sentito Marlene, no? Lei è l’unica che ha avuto il coraggio di dirmi quello che tutti pensano! Che sono solo la stupida, combina guai Potter! Il mio forte sono il Quidditch e gli scherzi! Beh, sai che ti dico? Gli darò esattamente quello che vogliono! Stupidità, battute e scherzi! - aggiunse, incrociando le braccia.
Rimasi in silenzio per alcuni istanti, assimilando le sue parole. Non erano ragionevoli, né dettate dal buonsenso. Lo capivo, era solo uno sfogo dovuto alla rabbia del momento, eppure non riuscii a non provare una strana e pungente sensazione di fastidio.
Cercai di mordermi la lingua, nel tentativo di pensare razionalmente, ma alla fine aprii la bocca senza pensare - A me sembra che ti importi, e abbastanza anche  - commentai - E poi... scusami, non vorrei sempre passare per la vittima della situazione, ma ti rendi conto di quello che hai appena detto? Neville ti avrebbe rovinato l’anno scolastico? E cosa dovrei dire io? - domandai trasecolata.
Lei scosse la testa - Sai che intendo! Non volevo paragonarmi a te...
Sollevai le mani in un gesto stizzito - Lo so, ma... davvero pensi questo, Lily? Pensi realmente che il professor Longbottom ti abbia rovinato l’anno scolastico? Lui ti ha dato l’opportunità di cambiare le cose! Tutti ti considerano una sciocca che non fa altro che fare scherzi a tutti? E, allora, perché non cogli l’occasione per dimostrare che non sei solo quello?
Mia cugina scosse la testa - Rose - mormorò - certe cose non si possono cambiare, lo sai bene - ma io la interruppi con foga -Certo che si possono cambiare! Se solo tu... ascoltami, per favore! - esclamai e lei tacque.
Con un sospiro, mi sedetti davanti a lei - È strano - sussurrai - credevo, dopo il mio incidente, di essere l’unica ad avere una vita incasinata. Tutti avevano, ed hanno, aspettative su di me. Vogliono che mi comporti in un determinato modo... mi hanno etichettato come un certo tipo di persona. E la cosa più grave è che sono stata io a dar loro la possibilità di farlo, a quanto pare.
Lily scosse la testa - Non capisco...
- Ma devi capire. Devi capire che il professor Longbottom ti ha dato una chance. TI ha dato la possibilità di cambiare il modo in cui tutti ti vedono, prima che sia troppo tardi! - esclamai, colpita io stessa da quella rivelazione - Hai ancora due anni prima della fine della scuola, e veramente vuoi restare solo “Lily Potter la sciocca casinista”? Io non credo. E sai credo anche che... penso che la stessa cosa valesse per me. Forse non volevo darlo a vedere, ma magari neanche io volevo solo essere l’odiosa, noiosa Rose Weasley. Neville... ci ha provato, ha provato a dare una chance anche a me. Ma poi c’è stato l’incidente e, sai, credo che purtroppo dovrò affidarmi ad esso per cambiare la percezione che gli altri hanno di me. E ti dico una cosa.
- Cosa?
Sospirai - Avrei preferito provarci grazie a Neville, non per colpa di quello che è successo... tu no?
Mia cugina rimase in silenzio a lungo, tanto che temetti di averla offesa. Feci per alzarmi, quando lei mi strinse il polso. Sembrava profondamente a disagio - Hai ragione. Sono veramente un’idiota; non volevo dire che... insomma, scusami.
Mi rilassai e sorrisi - Tranquilla. Non importa, veramente. Ero preoccupata di aver esagerato, in realtà - borbottai, ma lei scosse la testa e sorrise - No, hai fatto bene. Quello che hai detto era... contorto ma estremamente illuminante.
Sorrisi - Beh, grazie. Quindi...
- Quindi adesso dovrò diventare amica per la pelle di Pucey?! - chiese lei, sorridendo.
Scossi la testa - Adesso non esageriamo! Quello sarebbe troppo per chiunque! - lei rise ed io feci lo stesso. A quel punto mia cugina si alzò - Sai, credo che andrò a cercare Lysander. Gli devo restituire il tema di Pozioni dal quale stavo copiando! - fece una risatina e mi strizzò l’occhio. Io annuii e mi sistemai meglio sul pouf, gettando indietro la testa; ero stanca come non mai. La sentii allontanarsi e credetti fosse andata via, finché la sua voce non mi richiamò. Sollevai la testa e la guardai in attesa.
- Io penso che tu le cose le stia già cambiando. - disse Lily, con semplicità, prima di farmi un sorriso - Fino a qualche tempo fa non avrei mai immaginato di ricevere un consiglio da te, grazie.
Sorrisi in imbarazzo, mentre lei si arrampicava fuori dal buco del ritratto.
 
*
- Ehm, Weasley? Rose? - al suono della voce di Isabelle Corner mi riscossi. Battei le palpebre e la guardai con curiosità - Cosa?
La Corvonero sembrava imbarazzata - Volevo restituirti gli appunti che mi hai prestato... grazie, erano molto utili - farfugliò. Doveva essere strano per lei, come per gli altri, rapportarsi con una persona che fino a qualche settimana prima si era dimostrata gelida ed antipatica. Mi strinsi nelle spalle, io stessa un po’ in imbarazzo - Figurati, quando vuoi. - mi alzai - Io credo che andrò in biblioteca, continuerò a ripassare fino allo sfinimento, credo - roteai gli occhi e raccolsi tutto quello che avevo sparpagliato sul tavolo. La scuola ci aveva concesso una bella aula dai soffitti alti e piena di scaffali per le nostre riunioni. Le finestre erano illuminate dalla debole luce pomeridiana e, aguzzando la vista, si poteva notare il campo di Quidditch in lontananza.
- Non esagerare Rose - mi ammonì Al, senza sollevare il viso da una lunga pergamena - Non devi affaticarti troppo; lo ha detto anche Madama Bones.
- Mi sembra anche che Madama Bones fosse più che d’accordo alla mia partecipazione alle Gare. Perciò... - sospirai, feci un cenno con la mano ai presenti ed uscii.
I corridoi erano relativamente vuoti; essendo sabato pomeriggio, la maggior parte degli studenti ciondolava per il castello o era rintanata nella rispettive Case. Probabilmente la biblioteca sarebbe stata affollata di gente che tentava di fuggire dal caos per portare a termine i compiti della settimana, ma era necessario che riuscissi a trovare un posticino per ripassare con calma.
Sebbene tentassi di fingere che la cosa non contasse, ero letteralmente terrorizzata. Mancava così poco alle gare, ed io non mi sentivo affatto pronta. Non lo ero.
Ciò che a dire il vero mi spaventava di più, era l’idea di far fare una pessima figura alla mia squadra. Mi rendevo conto di quanto fosse rischiosa la mia presenza in gara. Non volevo far perdere loro la possibilità di partire per un anno intero. I miei propositi di vittoria, che con così tanta intensità erano nati all’arrivo delle squadre avversarie, si erano scontrati contro la dura realtà; come potevo ricordare cose che avevo imparato con calma, in sette anni?
- Guarda chi si vede! - una voce sconosciuta, dal forte accento portoghese, mi distrasse. Dalle scale stava scendendo uno studente con la divisa dell’Accademia di Rio. Aguzzai la vista e lo riconobbi; era Guilherme Luiz.
Quasi automaticamente sollevai una mano per salutarlo, senza sapere bene cosa dire. Lui mi raggiunse a grandi passi e mi sorrise - Tu sei... Rose Weasley?
- Conosci il mio nome. - fu l’unica cosa che mi venne spontaneo rispondergli - Perché?
Il ragazzo si strinse nelle spalle - Conosco i nomi di tutti i tuoi compagni di squadra. Me li ha detti Ann Grant.
- Ah, Ann - sorrisi, ricordando lo sguardo di apprezzamento che la Tassorosso aveva lanciato a Luiz, non appena si era presentato - capisco. Sì, sono Rose Weasley, piacere - gli tesi la mano e lui la strinse.
- Guilherme, ma puoi chiamarmi Guil, se ti va. Simpatica Ann, però non mi ha fatto visitare la scuola. Mi faresti fare un... giro turistico? - chiese lui, facendomi un altro sorriso. I capelli ricci gli danzarono sulla fronte come piccole molle. Mi strinsi nelle spalle, cercando di non immaginare cosa avessero fatto lui ed Ann, piuttosto che visitare la scuola. - Beh, io dovrei andare in biblioteca... - balbettai, ma lui scosse la testa - Non è male, però l’ho già vista.
- Eh, ma io intendevo dire che... - tentai di dire, ma lui affondò le mani nelle profonde tasche del suo mantello e mi sorrise - E dai! Nessuno di voi ha voluto neppure parlare con noi, da quando siamo arrivati... dov’è finito il vostro senso di ospitalità?
Arrossii; era vero. Dopotutto, nonostante fossero avversari, non era affatto carino escluderli totalmente dalla “vita scolastica”. E poi, pensai, forse da brava Caposcuola il compito di aiutarli ad ambientarsi spettava a me.
Sospirai e sorrisi - Mi hai convinto. Ti mostrerò qualcosa della nostra scuola - e, mentre lo dicevo, fui colpita da un pensiero improvviso. Cosa potevo mostrargli io, che a malapena ricordavo il percorso giusto dalla mia camera al bagno?!
- Bene! Vuoi una mano con la borsa? - esclamò Guilherme con un sorriso a trentadue denti. Era espansivo in maniera quasi imbarazzante.
- Beh, io... - balbettai, ma lui mi aveva praticamente tolto la borsa dal braccio e adesso se la stava sistemando sulla spalla. - Grazie... - mormorai sconfitta.
- Allora, da dove si comincia? - incalzò lui. Tentai di fare mente locale e, esitando, gli indicai il corridoio di fronte a noi - Ehm, seguimi... questo è il corridoio di Trasfigurazione. Se andassimo dritto e poi scendessimo dovremmo arrivare in Sala Grande, mentre salendo... arriveremmo...
- Vi capita mai di perdervi? La nostra scuola è molto piccola, rispetto alla vostra - chiese il brasiliano, forse nel tentativo di togliermi dall’imbarazzo. Annuii - Certo, soprattutto le prime volte, succede spesso. Sai, alle scale piace cambiar... - inspirai di colpo, spalancando gli occhi. - Alle scale piace cambiare. - ripetei quasi tra me, mentre qualcosa solleticava gli angoli più remoti della mia mente.
Serrai i pugni, preoccupata che quel ricordo, quella frase, sparisse nuovamente. Mi concentrai, nel tentativo di ricordare dove l’avessi sentita... ma la nebbia si fece più fitta che mai. Scossi la testa, frustrata, e improvvisamente mi ricordai della presenza di Luiz, che mi fissava preoccupato.
- Stai bene?
- Io... sì, scusami! Non è nulla - replicai, ma dato che lui continuava a fissarmi poco convinto, tentai di cambiare argomento - Parli molto bene l’inglese, sai? Lo studiate a scuola?
Lui scosse la testa - No, in realtà no. Mia nonna è californiana, e nonostante viva in Brasile da più di cinquant’anni, non sa ancora molto bene il portoghese! Così ha preteso che tutti i suoi figli ed i nipoti imparassero l’inglese. - spiegò con semplicità, poi aggiunse - Credo che, a questo punto, non lo imparerà mai!
Ridacchiai - No, non credo!
Continuavamo a camminare senza una meta precisa, in silenzio, finché il ragazzo non si voltò verso di me e mi guardò. Aveva gli occhi azzurri, ed il loro colore risaltava sulla pelle abbronzata.
 - Allora è vero quello che si dice in giro?
Mi fermai di scatto e lo fissai a mia volta - Che intendi?
Lui si strinse nelle spalle senza alcun imbarazzo - Sapevo che tu eri una delle studentesse più brave della scuola, ma quando sono arrivato ho saputo che hai perso la memoria. È vero?
- Suppongo tu lo sappia già, se è vero o no - fu la mia risposta lapidaria - volevi una conferma?
Il brasiliano piegò appena la testa di lato, studiandomi quasi, ma prima che potesse aggiungere qualcosa una voce stupita ci interruppe.
- Rose? Che ci fai qui? - io e Guilherme ci voltammo verso mio cugino, per scoprire che era accompagnato da Malfoy. I due camminavano nella nostra direzione e fissavano me e l’altro studente come se non credessero ai loro occhi.
-Ciao! - Guilherme li salutò sinceramente, non appena i due ci raggiunsero - Malfoy e Potter, vero? La vostra Rose mi stava mostrando qualcosa della scuola.
- Vostra? - ripeté il biondo sconvolto, mentre io sollevavo gli occhi al cielo.
- Non dovevi andare in biblioteca? - mi chiese Al, ignorando gli altri due.
Annuii - L’idea era quella...
- Ma poi l’ho convinta che studiare troppo fa male! Che senso ha sprecare un pomeriggio così bello per stare sui libri? - si intromise Luiz, indicando le finestre con allegria - E poi - aggiunse, facendo un sorriso irriverente - vinceremo comunque noi!
- Ma sentilo! - esclamò Malfoy - Riparliamone all’ultima gara. Noi ci saremo sicuramente... e voi?
- Staremo stringendo il trofeo della vittoria, mentre voi ci guarderete da lontano...
- Come? - disse Al, strabuzzando gli occhi. A quel punto mi misi in mezzo.
- Okay, stop! - esclamai a voce alta - Fine della discussione. Andiamo via. - incredibilmente, sia Al che Malfoy mi ascoltarono e cominciarono a marciare da dove erano venuti (non prima di aver lanciato un’occhiata assassina  al brasiliano). Feci per seguirli, quando mi sentii richiamare. Guilherme sembrava divertito da quella situazione. Gli scoccai un’occhiataccia e lui mi fece l’occhiolino - Spero avremo ancora occasione di parlare, Rose. E’ stato... niente male. - e il modo in cui lo disse mi fece arrossire terribilmente. Scossi la testa - Certo come no, Luiz. - bofonchiai, prima di seguire mio cugino ed il suo migliore amico.

 

*si nasconde dietro uno scudo e sventola una bandiera bianca* N-non picchiatemi, perchè lo so. Lo so che avete ragione e che avrei dovuto aggiornare secoli fa, ma ero in mezzo a una strada con i capitoli, per non parlare della mia latitante ispirazione... maledetta!
Se può consolarvi, giusto oggi ho iniziato il capitolo 11 (e vi assicuro che tutto sommato sono a buon punto!), quindi ciò significa che ho già pronto un altro capitolo per voi e che certamente, non appena pubblicherò il capitolo 10, l'11 sarà pronto! L'idea era quella di non postare altri capitoli finché non ne avessi scritto almeno un altro... non posso farvi sempre aspettare, e tra l'altro volevo definire meglio la direzione della storia... quindi insomma, dovevo farlo. E ce l'ho fatta! :3
Passando al capitolo... diciamo che il corpo principale, come vedete, è costituito da un flashback. Desideravo mettere un po' in risalto i veri sentimenti di Lily, anche perché ho qualcosa in serbo per lei, e poi volevo che si capisse il perché della scelta di Neville di ammettere Lily alla squadra. Inoltre, Rose deve cominciare ad intrecciare veri rapporti con i suoi cugini, quindi secondo me questo piccolo "intermezzo al passato" (sembra il gusto di un gelato!!!) ci stava.
E poi... eccoci di nuovo al presente della storia! Cominciamo a fare la conoscenza di qualche studente straniero... Guilherme mi è simpatico! xD Ne sentiremo ancora parlare, eheheh... Idem, anzi, soprattutto per quanto riguarda Scorpius; nel prossimo capitolo non si comporterà proprio... beh, vabbè, poi lo leggerete! :D 
Conto di postare nei prossimi giorni, quindi (sempre che ancora ci sia qualcuno che mi voglia leggere) stay tuned!
Lily_Luna

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Capitolo 10
*** Who You Are. ***


10 - Who you are.

 

Un bussare insistente e fastidioso mi costrinse a svegliarmi. Mi sollevai a sedere senza aprire gli occhi e scivolai giù dalle coperte, senza realmente vedere cosa stessi facendo. Fu così che mi ficcai il pennino di una piuma nella pianta del piede. Lanciai un urlo ed imprecai, spalancando la porta.

- Rose, ma che combini?!  - Dominique entrò come una furia, gesticolando ed indicando il mio pigiama - sei ancora così?! Dovresti essere pronta; avevamo appuntamento in Sala Comune mezz’ora fa!

- Non avrò sentito la sveglia... - bofonchiai, controllandomi il piede sinistro - che male! - per tutta risposta lei sospirò - Dovevamo andare a Hogsmeade...

Sollevai il viso e sbattei le palpebre - Oh. Hai ragione... vado a lavarmi... - borbottai, voltandomi a guardare il caos che una volta era la mia stanza - Devo solo trovare la strada giusta senza perdermi qui in mezzo.

- Questa stanza è un vero casino, senza offesa - replicò immediatamente lei, sollevando quello che probabilmente era un libro avvolto da un paio di pantaloni, per poi osservarlo con occhio clinico. Sospirai - sono troppo occupata per dare una sistemata. E probabilmente, se solo usassi la bacchetta, darei fuoco a qualcosa.

- Stai ancora ripassando? Ma andiamo, Rose, la prova è tra due giorni! Ormai dovresti solo rilassarti!

- Rilassarmi?! - ripetei, prima di scoppiare a ridere - Domi, io non sto semplicemente ripassando... io sto cercando di ficcarmi in questa testa vuota tutto quello che ho dimenticato, ovvero sto tentando un’impresa impossibile e disperata. Tu pensi che riuscirei a rilassarmi?

Dominique mi fissò preoccupata - Oh Rose, sei davvero così spaventata da questa prova?

Per la prima volta da quando mi ero svegliata, fissai mia cugina e mi resi conto di quanto dovesse sembrarle strana tutta quella situazione. Era come se, nonostante tutto, non si fosse ancora resa pienamente conto del fatto che non ero più l’infallibile Rose di prima. Cercai di sorridere, prima di aprire la porta del bagno - ...solo un po’. Mi preparo e sono da te. - la richiusi alle mie spalle e sospirai.

Mi spogliai velocemente e mi ficcai sotto la doccia, scuotendo la testa.

Non ero semplicemente spaventata, no.

Era peggio; ero letteralmente terrorizzata. Tutto l’ottimismo che avevo sfoggiato nei giorni precedenti era sfumato, come se non fosse mai esistito.

Certo, non avevo dubbi che i miei compagni fossero in gamba. Dovevano esserlo... ma io non ero pronta, non ancora. Ripensai a Guilherme Luiz, alla sua espressione mentre mi chiedeva se avessi davvero perso la memoria. Al mi aveva fatto una lavata di capo per avergli semplicemente rivolto la parola, ma tutto sommato ero contenta di averlo fatto. Quanto meno adesso avevo la conferma che i nostri avversari sapevano che ero l’anello debole della catena.

Tutto stava nel capire, adesso, quando avrebbero utilizzato quest’informazione per volgere il risultato della gara a loro favore

 

*

- Sono così felice di uscire dalla scuola! Non vedo l’ora di fare un po’ di sano shopping! - esclamò Dominique quando, circa venti minuti dopo, varcammo i cancelli del castello. Mi sistemai meglio la sciarpa di cotone azzurro attorno al collo ed annuii; Hogsmeade mi era piaciuto moltissimo e, nonostante il vento pungente di quella mattina, era finalmente piacevole potersi allontanare un po’ dai libri.

Non appena imboccammo la High Street di Hogsmeade Domi indicò qualcuno - Ecco Lily e Roxie! Ma dove sono i ragazzi?

- I ragazzi? - ripetei, mentre le raggiungevamo - quali ragazzi?

- Al, Scorp, Frank, Freddie, Hugo, Lysander e Lorcan - rispose Lily per lei, facendomi un sorriso a mo’ di saluto. Roxanne si limitò a sollevare il mento nella mia direzione, mentre io agitavo timidamente la mano.

- Di solito uscite con loro? - domandai, mentre le mie cugine facevano strada.

- Usciamo - mi corresse Roxanne, improvvisamente - beh, normalmente ti limiti a startene imbronciata per i fatti tuoi, ma tecnicamente ci sei anche tu.

- Oh, okay - ci fu un attimo di silenzio imbarazzato - beh, allora come mai non ci sono?

- Pare che ognuno di loro avesse da fare qualcosa di iper-importante - Lily sollevò gli occhi al cielo - tipo provarci con quelle delle altre scuole... patetici!

Ridacchiai - Beh, sono ragazzi... è normale, no? - chiesi conferma e loro annuirono - Sì, ma è così fastidioso stare ad ascoltare i loro commenti su quanto siano sexy e carine e... a proposito! - Dominique si volse verso di me con un sorrisetto malizioso - Cos’è questa storia di te e Luiz?!

- Chi? - le mia cugine strabuzzarono gli occhi ed io mi battei leggermente una mano sulla fronte - Ah, sì, quello...

- Quello cosa?! - saltò su Lily - È carino, verooo?

- Non mi piacciono i suoi capelli - disse Roxanne sovrappensiero, mentre Dominique strabuzzava gli occhi - Cosa?! Ma che dici?

- Beh, sarà perché di ricci mi bastano i miei, ma preferisco i ragazzi meno capelloni; che vuoi farci?

- Ma per favore... se uno è carino, è carino sempre!

- Ma ti dico che i suoi capelli...

- Comunque - si intromise Lily, rivolgendosi nuovamente a me - siete stati visti passeggiare per il corridoio di Trasfigurazione... è vero?

- Lo è... ma - aggiunsi, tentando di fermare le loro risatine maliziose - mi ha praticamente costretto! E poi voleva solamente sapere se avessi perso o meno la memoria... stava cercando informazioni!

- Cosa?! Oh, ma certo, tipico! - sbuffarono in coro Domi e Roxanne. Lily parve delusa - Ah, che peccato...

Feci spallucce, prima di udire il suono di un delicato campanello, unito a quello di risate e chiacchiericcio. Mi voltai e sorrisi - Ehm... ragazze, vi raggiungo tra un attimo, d’accordo?

- Sei sicura? Ci trovi da Stratchy & Son’s okay?

Senza voltarmi annuii e ripresi a camminare, come in trance, verso il negozio che tanto mi aveva affascinato la prima volta che ero arrivata. Ancora una volta, dal suo interno provenivano risate ed un delicato profumo di caramelle.

- Mielandia - ripetei, leggendo l’insegna colorata. Il nome non poteva essere più azzeccato. Mi avvicinai alla porta del negozio, emozionata, ed ebbi solo il tempo di sentire il tintinnio del suo campanello, prima che questa mi venisse aperta praticamente sul naso.

- Ahia! - incespicai all’indietro, portandomi le mani al volto. Sentii dei passi indistinti, poi un sospiro secco, infine una voce ormai ben nota - Per Merlino Weasley, ma che cavolo ci facevi dietro la porta?!

Con le lacrime agli occhi intercettai il biondo Scorpius Malfoy, che mi fissava praticamente sconvolto. Lo guardai male - Volevo solo entrare a dare un’occhiata, prima che tu mi spaccassi il naso! Oggi non è giornata! - sbottai, continuando a tenerlo come se potesse cadermi. Gli voltai le spalle e girai l’angolo, fremendo di fastidio e dolore.

- Aspetta, fammi un po’ vedere - sobbalzai e mi voltai - Perché mi hai seguito? Non... non serve - tentai di dire, ma lui mi lanciò un’occhiataccia che mi costrinse a lasciare la presa sul mio naso. Abbassai le mani ed il vento freddo mi punse il viso. Lui mi si avvicinò brandendo la bacchetta ed io lo fissai preoccupata - So quello che faccio, non guardarmi come se fossi un incapace.

- Guarda che non c’è bisogno di essere cos... ahia! - strillai per l’ennesima volta, mentre lui, con un rapido movimento di bacchetta, rimediava al danno. Cautamente, mi tastai il volto - Non fa più male... - mormorai stupita. Immaginai fosse quello il suo modo di “scusarsi” e rimediare al problema da lui causato.

- Okay - disse lui. Restammo in silenzio per alcuni istanti, in imbarazzo. Non sapevo bene cosa dire.

Improvvisamente lui mi fece una specie di cenno col mento e fece per andarsene, ma lo fermai - Aspetta... ehm, Scorpius - dissi e lui si voltò nuovamente verso di me. C’era qualcosa di strano nel pronunciare il suo nome, come quando pronunci una parola di una lingua sconosciuta e non sei del tutto certa di averlo fatto nella maniera corretta.

Dal canto suo Malfoy continuava a fissarmi, gli occhi verdi stupiti e confusi. Non riuscivo proprio a capire perché fosse così complicato riuscire ad avere una conversazione normale con lui. E non riuscivo neppure a capire perché mi importasse così tanto. Ma era come se qualcosa, nei recessi più bui della mia mente, mi spingesse a farlo.

- Weasley? - la sua voce mi richiamò alla realtà ed io abbozzai una specie di smorfia, una patetica imitazione di un sorriso.

- Sì, beh... volevo darti questo - frugai nella mia borsetta e ne estrassi un sacchetto tintinnante. Glielo tesi - Prendilo.

Il ragazzo parve più confuso che mai - Cosa..?

- Sono i soldi dei tuoi libri. Quelli a cui ho dato accidentalmente fuoco... - arrossii - avevo promesso che te li avrei ripagati. Quindi... cioè, non sono sicura di quanti soldi siano, in realtà - aggiunsi poi - ma spero bastino.

Malfoy rimase in silenzio per quella che parve un eternità. Sembrava che oltre il suo bel viso, il suo cervello stesse lavorando febbrilmente. Sembrava un tipo in grado di nascondere qualsiasi tipo di emozione, ma riuscivo benissimo a vedere quanto il mio gesto lo avesse spiazzato. Mi fece ripensare al suo volto quando, quel pomeriggio in Infermeria, mi aveva detto il suo nome.

Eppure non riuscivo a capire perché non accettasse quello stupido sacchetto.

- Prendi - ripetei - sono tuoi.

Tentai di fare un gesto incoraggiante, ma prima che potessi aggiungere altro lui scosse la testa - Non voglio i tuoi soldi.

Abbassai il braccio ed arretrai - Perché?

Anche in quel caso, lui ci mise un bel pezzo a rispondere, ma stavolta non riuscii subito a vedere la sua espressione. Mi strinsi nella sciarpa e nel mantello, maledicendo il vento che soffiava e che aveva sospinto le nuvole fin sopra le nostre teste. Il sole era scomparso quasi del tutto.

In quell’istante, il biondo sollevò il viso e mi scoccò un’occhiata di sufficienza, mista ad una sorta di acida ilarità - Beh, da dove cominciare? Innanzi tutto sappi che quei libri erano preziosi, molto preziosi. Si trattava di antichissime edizioni, di certo non robaccia che puoi benissimo trovare in qualsiasi libreria! Quindi anche se mi restituirai i soldi, non potrò acquistarli da nessun’altra parte, grazie a te! E poi... so quello che stai cercando di fare, Weasley. Non pensarci neppure.

- Fare cosa? - domandai trasecolata. Perché aveva assunto quell’atteggiamento così antipatico, così... odioso? Lui fece un sorrisetto sarcastico.

- Adesso improvvisamente sei l’amica di tutti quanti, vero? Un sorriso qui, una parola gentile là, ed ecco che il problema è risolto! Rose Weasley è nuova, pura e semplice. Pensi che basti così poco per guadagnarti la fiducia degli altri?!

Le sue parole mi fecero male - Io volevo solo restituirti i soldi dei libri che ti ho bruciato! Non c’è un fine nascosto. Volevo solo essere gentile...

- Ma tu non lo sei! - esclamò lui con veemenza - Non voglio i tuoi soldi, né la tua gentilezza. Non voglio proprio avere nulla a che fare con te. Sei tu quella che ha dimenticato, non io. So come sei realmente, e tu... - ma non gli permisi di proseguire oltre. Mollai il sacchetto senza tante cerimonie e mi avvicinai a lui. Lo afferrai per il bavero; il suo volto era ad un passo dal mio. Lo fissai dritto negli occhi - E come sono realmente, eh? - sbottai con rabbia - Visto che tu lo sai, perché non me lo dici?

Lui tacque. Improvvisamente sembrava a corto di parole, come se solo in quel momento si fosse reso conto di ciò che aveva detto. Ed io, senza sapere perché, sentii un’inspiegabile sensazione di déjà-vu.

Malfoy aprì la bocca, poi la richiuse. Sospirai e scossi la testa.

- Come immaginavo - commentai, lasciando la presa su di lui. Malfoy sembrava ancora troppo stupito per parlare, ma non aveva scusanti - In ogni caso, sta’ tranquillo; neanche io voglio avere a che fare con te. - aggiunsi disgustata, prima di voltarmi e correre via. Non avrei pianto, non avrei dato tutto questo peso alla questione, ma non riuscivo a togliermi dalla testa le sue parole, la sua cattiveria. Cosa era successo tra di noi prima dell’incidente?

“Non voglio proprio avere nulla a che fare con te. So come sei realmente.”

 

 

Oh! Finalmente un faccia a faccia Rose/Scorpius... anche se non esattamente in senso romantico xD

Ciao a tutti! Come va? A me tutto sommato bene... sto decidendo seriamente se, dopo un anno di stop, iscrivermi alla specialistica (in un ambito totalmente diverso, tra l'altro... storia dell'arte e beni culturali)! Solo che devo decidermi in fretta... entro giorno 1 Agosto, precisamente! .____.

A parte ciò, passiamo al capitolo... che dire? Come avevo anticipato, c'è in effetti un momento Rose/Scorpius... ma per adesso la nostra "coppia" è ben lontana dall'esserlo...
Sì, Malfoy è particolarmente odioso in questo capitolo, ma non dimentichiamo che per sette anni ha avuto a che fare con una Rose ben diversa, e che è divorato dal senso di colpa, anche se non vuole ammetterlo...! Insomma, lui è davvero un bel casino ambulante!

Vabbé dai, prossimamente comincerà a cambiare qualcosa... in teoria ciò dovrebbe accadere a partire dal prossimo capitolo... ma mi sono accorta che l'11 mi sta venendo particolarmente lungo, quindi non vorrei mettere troppa carne al fuoco e mischiare mille cose! Spero di non doverlo dividere in due, ma non lo escludo! xD

E niente, spero tanto che questo capitolo vi piaccia! E' un orario un po' da schifo per aggiornare, ma sono stata stile ameba tutto il pomeriggio! Sorry!

Al prossimo capitolo! :*

Lily_Luna

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Capitolo 11
*** Trying to Escape the Inevitable ***


11 - Trying to Escape the Inevitable

 

I corridoi della scuola erano illuminati dalla luce delle torce, mentre dalle finestre non era più possibile scorgere alcunché, se non il blu intenso del cielo. La sera era giunta rapidamente, più fredda del solito, ed io non potei impedirmi di rabbrividire. Ancora una volta avevo dimenticato il mantello in Sala Comune.

- Sono le nove e mezza, rientrate nei vostri dormitori. - dissi ad alcuni ragazzi del quarto anno di Tassorosso. I tre annuirono, ma quando li superai li sentii ridacchiare. Sollevai gli occhi al cielo - Sto per togliervi cinque punti ciascuno! - sollevai il braccio e tenni ben in alto la mano, in modo da mostrargli le dita mentre contavo alla rovescia - Tre, due, uno...

Sentii uno scalpiccio e mi voltai in tempo per vederli allontanarsi tra mugugni e lamentele. Non mi piaceva non essere presa sul serio e supponevo che questo non mi rendesse poi così diversa da com’ero prima... ciononostante, ogni volta che tentavo di punire qualche studente mi sentivo in colpa, come se la “novellina” della situazione fossi io, non loro. Sospirai e proseguii verso la Sala Comune, continuando a stringere tra la braccia l’ultimo libro che ero riuscita a trafugare dalla Biblioteca.

- Ehi Rose! - non appena svoltai l’angolo che portava al ritratto della Signora Grassa, mi accolsero le voci di Frank e Al. Erano davanti all’ingresso della Sala Comune e mi fecero cenno di avvicinarmi. - Ciao, che fate?

- Ti aspettavamo! - rispose Frank per entrambi - Che cos’è quello? - chiese poi, indicando il libro che stringevo. Per tutta risposta, serrai le mie braccia attorno ad esso - Questo? Questo è un... un romanzo Babbano!

- Ma non mi dire... - disse Al, guardandomi male, prima di sfilarmelo con un gesto veloce e preciso. - Ehi! - protestai - Mollalo!

- “Storia della Trasfigurazione dall’anno 1000 ad Oggi”!  - lesse Frank ad alta voce - Il titolo mi sembra un po’ pretenzioso. Sarà sicuramente un romanzo rosa...

Al strabuzzò gli occhi - Non è possibile, ancora libri per la prova di domani! Non volevo crederci!

Sporsi il mento in fuori e battei il piede sinistro contro il marmo del pavimento. Sapevo che era un gesto piuttosto stupido ed infantile, ma non riuscii ad impedirmelo - Lo so che è stata Dominique a fare la spia, cosa credi?! Restituiscimi il mio libro!

- Tecnicamente, il libro è della scuola - mi corresse con un sorriso Frank - e quindi non puoi accampare alcun diritto su di lui.

- Ho fatto richiesta alla bibliotecaria “comediavolosichiama”! Se lo perdo...

- “Comediavolosichiama” bel nome! Potrei chiamare mio figlio così! Non rischierei di dimenticarmene! - esclamò Al e Frank annuì ridendo. Li guardai male - Non è divertente!

- Te lo dico io cosa non è divertente - disse Al, restituendomi l’occhiataccia - Non mi interessa se non ti senti preparata o altro; la prova è domani e tu hai martoriato il tuo cervello abbastanza. Non puoi veramente sperare di sapere tutto, lo sai?

- Beh, adesso non so neanche il minimo, quindi... ridammi quel libro! - allungai le mani, ma lui lo sollevò in alto, ben fuori dalla mia portata - Perché sei così dannatamente alto?! - esclamai frustrata, dopo alcuni vani tentativi di recuperare il prezioso tomo.

- Geni Weasley suppongo... - ribatté mio cugino facendo un sorriso modesto. Sollevai gli occhi al cielo - D’accordo! Fate come volete, voi due! Quando poi non saprò cosa dire...

- Risponderemo noi per te! Siamo una squadra, no? Perché dovrebbero prenderti di mira? - chiese Frank con un sorriso ed io scossi la testa - Perché sanno del mio problema.

- Bah, non sarà un piccolo problema di memoria a fermare i “Senza Capo”! - disse Al - Mi piace come nome, rende bene il caos che regna nella nostra squadra - aggiunse poi, mentre noi scuotevamo la testa.

- Siete davvero testardi, ma giusto perché lo sappiate, non tutti nella squadra la pensano come voi!

Frank fece spallucce - Ma no, è un tua impressione, Rose. Beh, dato che la nostra missione “Salviamo il cervello di Rose” è andata a buon fine, ora  posso andare. Buonanotte ragazzi! Dormite abbastanza e... in bocca al lupo per domani - aggiunse con un sospiro nervoso, prima di andarsene.

- Voi siete pazzi - dichiarai, mentre io e mio cugino entravamo in Sala Comune. Lui sorrise serenamente - Chi è quella che dieci minuti fa ha lasciato la Biblioteca con un libro di Trasfigurazione di ben oltre mille pagine? Se io sono pazzo, tu sei paranoica.

- Tu non capisci, Al... - cominciai, ma lui scosse la testa - Sta’ tranquilla, Rose. Cerca di dormire - aggiunse, accompagnandomi alla mia stanza. 

- ‘Notte... - replicai, spalancando la porta con un gesto stanco. Bastò una semplice occhiata al suo interno per capire che... - AAAAAL! HAI PRESO TUTTI I MIEI LIBRI?!?!

- Buonanotte anche a te, cuginetta!

 

*

 

Silenzio.

Nella grande sala non si sentiva volare una mosca. L’unico suono, delicato ma costante, erano i sospiri dei suoi occupanti. Me compresa.

Improvvisamente un ticchettio fastidioso, continuo, spezzò quella tranquillità. Mi voltai verso la fonte del rumore, per scoprire che proveniva da un nervoso studente australiano. Sovrappensiero, senza farci caso, continuava a battere ritmicamente la bacchetta su un vecchio banco di legno. Per i nostri nervi tesi fu troppo.

- Ehi. - Matt Thomas sollevò il viso dai propri appunti per guardarlo male - Perché non ci dai un taglio? Dai piuttosto sui nervi con quel ticchettare.

Olivia Taylor, capo della squadra di Oceania, rispose all’occhiataccia di Matt, ma fece un cenno al suo compagno, che smise immediatamente ed incrociò le braccia - Problemi inglesino?

- Mai quanto quelli che ti ritroverai tu, se non la smetti immediatamente - replicò Zabini, sporgendosi in avanti. Frank gli diede una pacca sul braccio - E dai Marcus, Matt. Smettetela.

Zabini si risedette e l’australiano scosse la testa, per poi concentrarsi nuovamente sui suoi appunti.

- Tutto bene, Rose? - soffiò Lily nella mia direzione. Io cercai di sorridere - Certo, è... - ma prima che potessi aggiungere alcunché, la porta della sala in cui ci avevano praticamente stipati prima della prima prova, si spalancò. Neville Longbottom entrò e ci rivolse un cenno incoraggiante prima di rivolgersi a tutti gli studenti.

- Ci siamo. Seguitemi; prima l’Istituto delle Streghe di Salem, poi l’Accademia di Stregoneria di Rio, quindi la Scuola d’Arti Magiche di Oceania e, infine...

- I “Senza Capo”! - gridò qualcuno tra i nostri avversari, e molti di loro risero. Alcuni dei miei compagni imprecarono e Lily borbottò qualcosa su certe Caccabombe Plus andate a male e sull’uso che - finalmente - poteva farne.

Più ci avvicinavamo alla Sala Grande, più la tensione aumentava. Alle mie spalle sentivo Ann Grant bisbigliare formule e complicate regole a mezza voce, nel tentativo di ripassare, mentre Pucey fissava davanti a sé - lo sguardo vitreo di chi sta riflettendo attentamente - e per ben due volte Zabini dovette tirarla per un braccio per evitare che si schiantasse contro le armature.

- Hanno aperto le porte della Sala Grande - disse improvvisamente Amelia Davies, sporgendosi per vedere oltre la confusione. Aveva ragione; dal suo interno provenivano luce ed un chiacchiericcio concitato, segno che molti studenti erano venuti a vederci.

- Hai visto, Potter? - Christian Lyndon, che fino a quel momento era rimasto in silenzio accanto a me, si sporse verso mia cugina - Se i nostri compagni sono venuti a vederci, forse non è poi così sfigata come gara!

Lily si limitò a scrollare le spalle, ma non rispose. Dopotutto, sembrava che anche lei fosse piuttosto concentrata.

Dopo che le squadre avversarie furono entrate, venne il nostro turno. Sorprendentemente, fummo accolti da applausi ed incoraggiamenti. Incassai la testa tra le spalle e puntai lo sguardo in avanti. Non riuscii neppure a notare se Hugo o i nostri cugini fossero tra la folla, ma era probabile. Nel tentativo di svuotare la mente focalizzai la mia attenzione sulla Sala Grande, che era stata totalmente modificata per ospitare la prova.

Ai suoi lati erano state create delle gradinate di legno, molto simili a spalti, sulle quali erano seduti i nostri compagni di scuola, più gli ospiti stranieri. Al centro, i quattro tavoli delle Case erano stati ridimensionati e adesso somigliavano più a delle lunghe scrivanie, alle quali ogni squadra stava prendendo posto. Raggiungemmo il nostro tavolo e mi accorsi che un terzo spalto, proprio davanti al tavolo dei professori, ospitava la giuria. Lì erano seduti i presidi delle quattro scuole, due perfetti sconosciuti in abiti da cerimonia e tutto il corpo docente, compreso il professor Longbottom, che dopotutto era il vero organizzatore delle gare.

- Tuo padre è proprio fico, Frank! - bisbigliò Caroline Flint, facendo sorridere alcuni di noi. Frank sorrise serenamente - Lo so.

- Benvenuti a tutti! Partecipanti e pubblico - cominciò Longbottom - Innanzi tutto, diamo il benvenuto a Clarissa Burke e a Marcus Belby, funzionari del Ministero della Magia. Grazie al lavoro svolto dalla squadra da loro presieduta è stato possibile organizzare le Gare di Conoscenza Magica! - tutti applaudimmo educatamente, mentre i due membri del Ministero annuivano e sorridevano senza particolare entusiasmo.

- Adesso, la parola alla Preside.

La Preside McGranitt si alzò in piedi e il brusio della folla si spense immediatamente.

- Le regole della Prima Prova sono semplici. La gara è costituita da venti domande a cui ogni squadra avrà la facoltà di rispondere. Ad ogni risposta esatta verrà assegnato un punto. Ogni tavolo è provvisto di un campanello magico, opportunamente modificato e controllato dalla giuria imparziale  - e così facendo indicò il nostro tavolo, sul quale era installato uno di quei classici campanelli Babbani che normalmente si utilizzavano nei negozi - quindi, se pensate di conoscere la risposta, battete con la bacchetta su di esso. Il campanello riconoscerà immediatamente quale tavolo si è prenotato per primo. Ricordiamo che questa breve prova non prevede eliminazione, ma fate comunque del vostro meglio per scalare la classifica. E adesso... le domande - la Preside indicò la busta che il Direttore della nostra Casa, con qualche difficoltà, stava cercando di aprire. Qualcuno ridacchiò e lui arrossì - Ehm, eccole!

La McGranitt gli scoccò un’occhiata significativa - Le domande - ripeté - verranno lette dal professor Longbottom (quest’ultimo abbassò immediatamente il braccio e strinse il foglio tra le mani) una e una sola volta in maniera chiara e precisa.

- Da questo momento in avanti diamo inizio alle Gare di Conoscenza Magica. Vincano i migliori! - esclamò, tra le urla di incitamento del pubblico. Il mio stomaco fece una capriola.

- Forza ragazzi! Vinceremo! - sbottò Al, dando un pugno al tavolo. Gli altri approvarono con sospiri e borbottii.

Strinsi più forte la mia bacchetta, e in quell’istante il professor Longbottom si fece avanti, puntandosi la bacchetta alla gola.

- Buongiorno a tutti, studenti! Siete pronti? - chiese, la voce magicamente amplificata. Tutti risposero con entusiasmo e confusione e lui sollevò una mano - Iniziamo!

- Potreste pronunciare la corretta formula dell’Incantesimo di Evocazione, accompagnata dal giusto movimento della bacchett..? Si prenota per prima la squadra dell’Istituto delle Streghe di Salem! - esclamò poi, indicando il gruppo delle studentesse in rosso.

- Dannazione! - sbottò Malfoy, che aveva colpito più e più volte il campanello con la bacchetta. Lasciai scivolare il mio sguardo su di lui per non più di un secondo; avevo evitato di guardarlo sin dalla nostra discussione ad Hogsmeade, e lui aveva fatto esattamente lo stesso.

Avrei voluto non mi importasse, ma non potevo fare a meno di ripensare alle sue parole crudeli e al suo... - Ouff! - Lily, nella foga di battere con la bacchetta sul campanello, mi aveva dato una gomitata. Mi lanciò un brevissimo sguardo di scuse, prima di scattare in piedi.

Battei le palpebre; eravamo già passati alla domanda successiva? Sopra le teste delle ragazze americane si era formato, come se fosse fatto di fumo, un bel numero 1 in rosso.

- Molto probabilmente, il termine Banshee deriva dall’Irlandese “bean si”, ovvero donna delle colline. Si tratta di creature che prendono, normalmente, l’aspetto di donne alte, emaciate, e dai lunghi capelli neri. L’apparizione di una Banshee, seguita immediatamente dalle sue grida agghiaccianti, stanno ad indicare l’appressarsi della morte di un membro della famiglia di chi la vede. - Lily tacque e tutti restammo a fissarla in totale silenzio.

- Ottima risposta. Un punto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. - mormorò con riluttanza il preside dell’Accademia di Rio. I nostri compagni esultarono e rivolsero complimenti e sguardi meravigliati alla più piccola di casa Potter, che rimase calma e concentrata. Non potei impedirmi di sorridere soddisfatta.

La gara proseguì a ritmo serrato, ma le capacità delle studentesse di Salem erano ben evidenti. Erano più veloci a rispondere e sembrava quasi avessero inghiottito i libri di testo. Erano saccenti e, ogni volta che davano una risposta esatta (spessissimo) sollevavano le  bacchette, facendo esplodere scintille bianche e rosse in onore dei colori della loro scuola. La folla rumoreggiava. Amelia, Ann e Samantha le fissavano imbronciate.

Facevo del mio meglio per incitare gli altri, battendo le mani ad ogni risposta corretta, ma mentre i miei compagni partecipavano alla gara, rispondendo alle domande o suggerendo le risposte agli altri, io faticavo a stargli dietro. Metà degli argomenti trattati mi erano assolutamente incomprensibili, e l’ultimo dei miei desideri era di far perdere punti alla mia squadra. Eppure mi sentivo terribilmente in imbarazzo. Non sapevo se fosse semplice suggestione o la realtà, ma mi sembrava di avere gli sguardi dei nostri avversari puntati addosso.

- Accidenti! La Scuola d’Arti Magiche di Oceania commette un clamoroso errore a vantaggio delle squadre avversarie - commentò Neville, mentre gli studenti d’Oceania si lamentavano e scuotevano la testa. Avevano un solo punto, mentre noi ne avevamo tre, e l’errore commesso ci fece tirare un sospiro di sollievo.

- Dobbiamo rispondere correttamente a tutte le domande rimanenti - disse improvvisamente Ann - se ce la facessimo potremmo piazzarci secondi dietro a quelle smorfiose..!

Eppure l’Accademia di Rio non sembrava disposta a cederci il suo momentaneo secondo posto. Al suo tavolo vidi Guilherme Luiz sporgersi in avanti, la bacchetta stretta in pugno e i riccioli danzanti sulla fronte. Sembrava molto diverso da quando avevamo parlato, qualche pomeriggio prima.

- Attenzione studenti. Chi di voi può descrivermi in maniera corretta le caratteristiche dell’Incanto Fidelius?

Come al solito, cercai di concentrarmi, frustrata. Avevo letto qualcosa di quel tipo, ma non avevo idea di che diavolo significasse. Al aveva ragione; mi ero costretta a leggere argomenti di tutti i tipi, ma avevo ottenuto solo un’incredibile mix di informazioni inutili. Sbuffai e, in quell’istante, miracolosamente Lysander riuscì a prenotarci per primi. Tutti ci voltammo nella sua direzione, in spasmodica attesa.

Dal canto suo il Corvonero sembrava perfettamente a suo agio in quella situazione. Il ragazzo sorrise verso la giuria - L’Incanto Fidelius è un incantesimo antico e molto potente. Permette di riversare un segreto di massima importanza dentro una sola persona vivente, chiamata Custode Segreto. Solo il Custode Segreto può rivelare, chiaramente di sua spontanea volontà, l’informazione. Il caso più recente e noto di Incanto...

- Basta così, può andare. Un punto per la squadra di Hogwarts! - sbottò la strega hippie che aveva accompagnato le americane.

- Sì! - esultò Lysander.

- Grande! Siamo alla pari con i brasiliani! - Lily saltellò sul posto e poi si sporse sul tavolo per scoccare un bacio sulla guancia del suo migliore amico, che rimase interdetto, mentre lei continuava a saltellare insieme ad Ann. I nostri compagni di scuola esultavano rumorosamente intorno a noi.

- Molto bene! - esclamò Neville, sorridendo orgoglioso - la situazione si è fatta interessante. Ogni squadra ha un ottimo motivo per puntare la bacchetta sul campanello... e il risultato della prossime due domande sarà decisivo ai fini della classifica!

- La penultima domanda è semplice. Vi invito a riflettere. Potreste indicare con precisione Le Cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi?

- La so! - sibilò Al, e in quell’istante lui, Isabel Corner e Christian Lyndon si prenotarono; lo stesso fecero i nostri avversari. Restammo in silenzio, mentre i professori determinavano l’ordine di prenotazione e...

- Oh, La Scuola d’Arti Magiche di Oceania si prenota per prima... - mormorò Neville, senza riuscire a nascondere la delusione. Io e gli altri restammo in attonito silenzio, mentre una studentessa con i lunghi capelli castani citava a menadito le Cinque Eccezioni con voce monotona.

- Risposta esatta; un punto per La Scuola d’Arti Magiche!

- Maledizione! - sbottò Zabini - Sono stati inutili per tutta la durata della gara... e proprio adesso decidono di partecipare?!

- Sono ancora alle nostre spalle; basterà rispondere correttamente ad almeno un’altra domanda e... - tentai di dire, ma Philip Nott mi zittì con un gesto stizzito - Facile dirlo per te! Fai fare il lavoro sporco a noi e tu non ci provi neanche!

I nostri compagni di squadra si voltarono a guardarmi ed io arrossii violentemente.

 Al e Lily lo guardarono male - Ma che diavolo stai blaterando?

- Ragazzi, la domanda! - sussurrò Isabel nel panico, ma era troppo tardi.

- L’Istituto delle Streghe di Salem conquista un altro punto, piazzandosi primo con ben 8 punti! Squadre, un po’ d’attenzione per favore - Sbottò Neville, lanciandoci un’occhiata ammonitrice. Al e Nott continuavano a discutere - Apri la bocca solo per dare aria ai denti Nott? Perché non ne parli con Longbottom?

- Attenzione; ultima domanda!

Deglutii - Al, lascia stare, c’è l’ultima domanda, possiamo...

- Proprio quello che ho intenzione di fare, Potter. Nulla di personale, Weasley, ma io voglio vincere. Lo hai detto anche tu una volta, sai? Non smetterò mai di dire al professor Longbottom che non vedo per quale motivo noi dovremmo avere questo “handicap” rispetto alle altre squadre! E dato che non sono l’unico a pensarla così...

Sollevai lo sguardo di scatto, mentre Neville iniziava a leggere la domanda, continuando a tenerci d’occhio. Christian Lyndon scuoteva la testa, la bacchetta pronta prenotarsi, Malfoy guardava il professore, ma dal suo sguardo vitreo capii che stava ascoltando tutto. Al aveva i pugni serrati e fissava Nott con sguardo omicida. Isabel Corner cercava di placare gli animi, mentre Ann gesticolava freneticamente intimandoci di tacere. Tutti gli altri fissavano me.

- Citate per favore i Dodici Usi del Sangue di Drago.

- Non la so! Aiutateci. – esclamò Isabel stizzita – Smettetela di litigare!

Nott mi fece un mezzo sorriso di scherno – In un altro momento tu avresti saputo la risposta, Weasley.

Strinsi gli occhi e cercai di ricordare. Non capivo perché ma tutto ciò che mi veniva in mente erano le Cioccorane. Stupido cervello. Scossi la testa – Io non…

- Non abbiamo bisogno di lei, lasciala perdere Nott – Malfoy fece per battere la bacchetta sulla campana, ma venne battuto sul tempo dai brasiliani.

- No!

Guilherme Luiz si alzò in piedi e ci lanciò un’occhiata divertita, prima di citare in perfetto ordine la risposta corretta. Strinsi i pugni, mentre Nott si voltava nuovamente a guardarmi.

- Ti rendi conto che abbiamo bisogno di qualcuno che sia alla nostra altezza?

- … fine della gara! L’Istituto delle Streghe di Salem si piazza primo con 8 punti, seguito dalla Accademia di Magia di Rio con 6 punti. Al terzo posto la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts con 4 punti, mentre al quarto posto, con 2 punti, troviamo la Scuola d’Arti Magiche di Oceania. Complimenti a tutti! Non dimenticate lo speciale Banchetto di stasera! – stava dicendo Longbottom, cercando di mantenere un tono di voce allegro e vivace, nonostante fosse più che evidente la sua rabbia. I nostri compagni iniziarono a lasciare la Sala Grande, le espressioni annoiate e deluse e le ragazze americane esultavano.

Al e Nott avevano ripreso a discutere animatamente, Samantha e Ann si erano voltate per andarsene, soffiando come gatte arrabbiate. Non potevo biasimarle.

Stando bene attenta a non farmi notare da nessuno, anche io mi voltai e me ne andai.

 

 

Lo so che non ci credete, che non ci speravate più... ma sì, ho appena pubblicato un nuovo capitolo! Sono felicissima di esserci riuscita, perché l'ispirazione era partita per le Bahamas e aveva deciso di non tornare!
In ogni caso, eccoci con la prima gara... nulla di esageratamente magico, come potete vedere, ma prometto che le cose si evolveranno presto! Il titolo del capitolo è il titolo di una canzone che mi piace molto dei Pencey Prep! :D

Bene, sono già a buon punto col prossimo capitolo... spero di postare molto presto!
Ciaooooo!

Lily_Luna

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Capitolo 12
*** Talk ***


12 – Talk

 

 

Il suono deciso dei miei passi echeggiava tra le vecchie pareti di pietra del corridoio del sesto piano. Ero così concentrata su ciò che dovevo fare che a malapena riuscivo a pensare a quello che era successo solo qualche ora prima. Non mi importava niente. Avevo preso la mia decisione.

- Ti rendi conto che abbiamo bisogno di qualcuno che sia alla nostra altezza?

Sì. Certo che me ne rendevo conto.

Mi fermai davanti alla porta, bussai brevemente e senza aspettare risposta entrai.

Il profumo dei fiori mi colpì come uno schiaffo; improvvisamente con l’occhio della mente rividi quella stessa stanza, piena di gente, in un pomeriggio di qualche tempo prima. Un ricordo. Istintivamente mi voltai a destra, dove vidi una foto di alcuni ragazzi – presumibilmente della mia stessa età – che mi fissavano e mi salutavano. Erano terribilmente familiari. Mamma, papà e gli zii.

- Rose? Cosa succede? – esclamò il professor Longbottom, alzandosi dalla scrivania per venirmi incontro – Credevo fossi già scesa al Banchetto con gli altri.

- Non ancora. Ho bisogno di parlarti – distolsi lo sguardo dalla vecchia foto e lo puntai su di lui – Voglio uscire dalla squadra.

Neville corrugò le sopracciglia – Come?

Sospirai e mi sedetti su una delle morbide poltrone davanti alla grossa scrivania di quercia.

- Pensavo che sarebbe stato facile, che sarei riuscita a… non so, andare avanti, dimostrare che ero in grado di farcela nonostante tutto. Ma avevo sottovalutato tutta la situazione. Non posso partecipare alla gara. Devo… riannodare un sacco di lacci – sussurrai, scuotendo la testa.

Il professore mi fissò a lungo, poi scosse lentamente la testa - Non posso, Rose. Mi dispiace.

- Sì che puoi, è solo che non vuoi! – incalzai, scaldandomi subito – Per favore, permettimi di uscire. Non…

- È per qualche commento da parte dei tuoi compagni di squadra? Parleremo di questo, alla prossima riunione. Litigare come dei bambini durante la competizione… scherzate?

- No! – esclamai in fretta – Non hanno detto niente. È solo… senti, l’hai vista anche tu la gara, oggi. I miei compagni sono in gamba; sono bravi! Io non posso aiutarli e al momento è come se avessero un membro in meno. Io non voglio essere la zavorra di nessuno, okay?

Neville sospirò e si sedette – letteralmente – sulla scrivania. Mi guardava con la stessa espressione affettuosa dei miei genitori – Rose. Lo so che è difficile. Ma andartene non è la decisione giusta.

- No. Non lo sai! Tu sei un professore e sei sempre impeccabile. Tu credi che inserendomi a forza in questa squadra gli altri mi prenderanno in simpatia, che sarà facile per me ricordare tutto piuttosto che sentirmi ridicola e inutile, e per un attimo l’ho pensato anche io, ma non è così. Non è così. – sbottai, passandomi una mano sul viso.

Restammo in silenzio per un bel po’, poi Neville sospirò ancora – È vero; spesso noi adulti dimentichiamo cosa significhi essere adolescenti… ma ti assicuro che so cosa significa. So anche cosa provi. Forse non ci credi – aggiunse, mentre aprivo bocca per ribattere – ma ti capisco. Io non voglio che tutti i tuoi compagni ti accettino. Non sarà mai così ed è bene che tu lo sappia. Ma questo non vuol dire che tu non possa provare a dimostrare chi sei veramente. Non perché tu abbia bisogno dell’approvazione di qualcuno, sia chiaro. Ma solo perché noi siamo molto di più di come ci viene definiti. Non ti farò uscire dalla squadra, un giorno capirai. E poi, che tu ci creda o no, mi stai aiutando a far crescere i tuoi amici. Hanno bisogno di te, come tu ne hai di loro.

- Perché?

- Perché tu sei stata posta davanti a questa prova… e non puoi tirarti indietro, devi combattere. E i tuoi compagni… beh, loro devono crescere. Devono confrontarsi con una realtà diversa da quella a cui sono abituati. Devono aprirsi alle differenze e capire…

- Quindi cosa sono? Una specie di esperimento sociale? Il caso umano dell’anno?!  – replicai, voltandomi di scatto a guardarlo. Io dovevo aiutarli a crescere, imponendogli la mia presenza a tutti costi? Perché? Perché non potevo semplicemente rimanere nell’ombra e aspettare che le cose si sistemassero?

- No, Rose, tu… - iniziò, ma io lo interruppi – Lasci stare, professore. Va bene così. Mi vuole nella sua squadra? Okay. Quando poi avremo perso a causa di una persona in meno provi a consolare così i miei compagni. Forse a loro basterà. – mi alzai di scatto e mi precipitai fuori dall’ufficio. Finsi di non vedere la sua espressione ferita e mi imposi di pensare che non me ne importava nulla.

 

*

 

La piuma galleggiava a mezz’aria, proprio davanti al mio naso.

- Grande Rose, hai imparato a far levitare gli oggetti. I ragazzini di Primo sarebbero fieri di te! Evviva. - sbottai rabbiosamente, sbattendo la bacchetta sul banco accanto a me. In quell’istante il contatto si ruppe e la piuma prese a cadere verso il basso, volteggiando pigramente.

Sospirai e mi sedetti meglio, stringendo le ginocchia al petto. Avevo freddo. Fuori era buio e, sebbene la vecchia finestra alla mia sinistra fosse molto sporca, era possibile vedere un pezzettino di luna piena fare capolino tra le nuvole. Rabbrividii.

Ti rendi conto che abbiamo bisogno di qualcuno che sia alla nostra altezza?

Eccome. Ed era davvero stupido da parte del professor Neville non capirlo.

E ora eccomi lì, in quella vecchia aula polverosa, a nascondermi dal resto della scuola. Mi vergognavo così tanto. Non volevo vedere nessuno. Non avevo neppure idea di che ora fosse, ma l’ora di cena doveva essere passata da un bel pezzo. Il mio stomaco brontolò, ma continuai ad ignorarlo. Ero più triste che affamata, in ogni caso.

Improvvisamente vidi una luce oltre il vetro smerigliato della porta della classe; poi qualcuno spinse la porta ed entrò. Vidi solo il raggio luminoso sulla punta della bacchetta, quindi non realizzai subito di chi si trattasse.

Poi riconobbi i capelli biondi ed alzai gli occhi al cielo. Di tutte le persone… non era proprio possibile.

- Oh. Sei qui. – disse Malfoy, preso alla sprovvista. Sollevai le sopracciglia – Già, e adesso puoi uscire, chiudere la porta e lasciarmi in pace.

- Cosa…? – Sbuffò risentito – Senti, Al sta dando di matto. Noi due siamo di ronda e lui voleva venirti a cercare, quindi…

Mi voltai a guardarlo ed incrociai le braccia – Infatti, lui. Che peccato che tu mi abbia trovata per primo. Quindi perché adesso non te ne vai? Puoi sempre dirgli che mi hai visto, che sono viva e che sto andando a dormire.

Malfoy rimase in silenzio per un tempo che mi parve lunghissimo. I suoi occhi brillavano nell’oscurità, ma non riuscivo a cogliere la sua espressione. Continuava a tacere e fissarmi.

Alla fine sospirai e mi voltai verso la finestra. La luna era ancora lì, mentre le nuvole si erano spostate. Poi, incredibilmente, iniziai a giustificarmi con lui, l’ultima persona a cui avrei voluto parlare ancora.

- Senti, lo so che avete ragione. Neanche io voglio farla, questa stupida gara. E sono sicura che siate perfettamente in grado di parteciparvi anche senza di me; ma Longbottom non mi permette di lasciare la squadra. Forse se glielo diceste voi…

- Lasciare la squadra? – Malfoy si avvicinò lentamente alla cattedra impolverata e mi guardò con leggera curiosità. Annuii stancamente.

- Rose Weasley si farebbe calpestare dai Centauri piuttosto che mollare la squadra. – disse lui con fare antipatico. Gli scoccai un’occhiataccia.

- Bah, forse una volta – mi mossi a disagio e la bacchetta cadde a terra. Non la raccolsi neanche.

- Dovresti prenderla. – suggerì Malfoy, mentre quella rotolava sotto un armadio. Fissai il punto in cui era caduta - Per quello che mi serve. La prenderò dopo. A meno che tu non voglia lanciarmi contro qualche maledizione, certo… ma anche in quel caso sarebbe assolutamente inutile.

Il ragazzo tacque, ed io mi strinsi nelle spalle, facendo del mio meglio per ignorarlo. Poi improvvisamente lui puntò la sua bacchetta verso l’armadio – Accio bacchetta.

Volevo chiedergli cosa stesse facendo, ma poi lo vidi afferrarla e porgermela, l’espressione molto seria – Non è inutile. Questo è quanto di più caro possa avere un mago… o una strega. – disse semplicemente. Io la afferrai, incerta su cosa dire.

- Grazie – mormorai infine, senza guardarlo.

Restammo in silenzio per un bel pezzo, finché lui non si schiarì la voce. Esitava.

- Senti… quello che ho detto oggi, quello che ha detto Nott…

- Oh no. Non farlo – mi voltai di nuovo verso di lui e sollevai una mano – Non voglio che ti scusi, okay? È quello che pensi, quello che pensa lui. Va bene così.

- Io volevo solo… - iniziò lui, punto sul vivo, ma io lo interruppi ancora – Non voglio delle scuse dettate da… questa specie di compassione che pare la mia situazione susciti in tutti. Prima mi vomitate addosso quello che provate e poi ripensate a quello che mi è successo e vi scusate? No, lascia stare. Sì, un po’ di comprensione aiuterebbe... se fosse autentica.

- Comprensione?

- Sì… se solo capiste sul serio che sto facendo del mio meglio. Che capiste, piuttosto che… sparare a zero su tutto quello che faccio, solo perché prima

- E dov’era la tua comprensione, prima? – replicò lui con voce tagliente – Quando tu eri Miss Perfezione, dov’era? Quando tu sparavi a zero sui tuoi amici, i tuoi parenti, su tutti…

- Io… - sentii gli occhi pungere, perché aveva ragione. Ed ero sicura che altre volte lui mi avesse detto la verità allo stesso modo, ed io… lo avevo mai ascoltato? – non lo so. Non lo so.

Il silenzio durò a lungo anche in questo caso.

Alzai lo sguardo e fissai quello sconosciuto. Perché al momento lo era, esattamente come tutti gli altri. Non avevo idea del perché mi trovassi in quelle strane situazioni sempre con lui. Come se ci fosse qualcosa di irrisolto, come se il mio subconscio mi suggerisse di parlare con lui. Di chiarire qualcosa.

- Io e te non siamo mai stati amici, vero? Devo averne combinate di grosse, per essere arrivati a questo punto – sussurrai infine, stringendo la bacchetta tra le dita. Volevo capire, anche se non sapevo perché.

- No, non siamo amici. Noi siamo…

Ci mise un po’ a rispondere, per cui mi voltai a guardarlo. Si era seduto sulla cattedra, le lunghe gambe penzoloni e mi scrutava. – Cosa siamo, Scorpius? Okay, nessuna comprensione. Ma almeno mi aspetto un po’ di onestà da te.

- Tu non sai niente di me.

- E tu non sai niente di me – replicai – mi sembra che su questo punto siamo d’accordo.

- Noi non siamo amici – disse lui – Noi siamo in competizione da sempre e per tutto; la scuola, l’amicizia di Al, il Quidditch, l’affetto della tua famiglia. Ci siamo detti… cose. Ci siamo lanciati addosso incantesimi. Non siamo amici. Non lo saremo mai, Rose.

Lo disse con un tono calmo, quasi gentile, ed io annuii. Mi voltai verso di lui, facendo un piccolo sorriso – Scusami, non lo sapevo. Non so tante di quelle cose… forse non le ho mai sapute – aggiunsi poi, parlando più a me stessa che a lui.

Lui schiuse le labbra per dire qualcosa, poi le richiuse. Scese dalla cattedra e si avviò verso la porta. Prima di uscire si voltò a guardarmi – Ti ho vista davanti al ritratto della tua Sala Comune. Stavi tornando dall’Infermeria, perché avevi mal di testa.

- A causa della gara. E stavo andando a dormire – suggerii. Lui annuì – Non farti beccare da Al, allora.

Scossi la testa e lui se ne andò.

Io mi voltai nuovamente verso la finestra, stringendo ancora la bacchetta tra le dita.

 

 

Okay, questo è un capitolo strano. Strano forte, lo so.
Stavo cercando di creare un punto di contatto tra Rose e Scorpius e... sì, direi che questa è una sorta di svolta del loro rapporto. Parrebbe di no, eppure non è così.
Seguendo una linea temporale, in teoria il capitolo si svolge lo stesso giorno della gara, ma ci sarà un piccolo salto in avanti dal prossimo. Roba di settimane eh, nulla di che!
Sono supermega felice di essere tornata! Avrei postato prima, ma in pratica non ho internet a casa e sto scroccando da quella del mio fidanzato! Il prossimo capitolo, in ogni caso, è a buon punto... ho mille idee!!!
A prestissimo! Baci!
Lily_Luna

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Capitolo 13
*** Weirdness ***


13 – Weirdness

 

- Dunque, intanto lasciatemi dire che è veramente un piacere ospitarvi alla nostra riunione – stava dicendo Penelope Nott con voce esitante, rivolta ai nuovi ospiti, seduti attorno al tavolo dei Capiscuola. Guilherme Luiz, Olivia Taylor e Mandy Saunders sorridevano serenamente, guardandosi intorno con aria ammirata.

Era l’ultima riunione del mese di Novembre e, in teoria, avremmo dovuto organizzare ed ufficializzare le ronde ed i piani di lavoro per i mesi invernali. In realtà la riunione era solo un pretesto per mangiare muffins e bere succo di zucca e per parlare delle imminenti feste natalizie.

Gli altri Capiscuola stavano studiando i tre capisquadra con aria critica, anche se ero quasi certa di aver visto Frank e Al occhieggiare più del dovuto le gambe della studentessa americana. E il fascino di Luiz non era certo passato inosservato tra le ragazze. Isabel, Samantha e persino la Nott gli si erano praticamente appiccicate addosso. Non che lui avesse mostrato segni di insofferenza, certo.

- Bene, grazie per averci invitato! Credevamo di essere solo i vostri sgraditi avversari! – esclamò Olivia Taylor con un sorriso – La vostra scuola è molto bella. E poi dobbiamo convivere per un anno, no?

- Concordo… beh, che si fa qui durante le feste? Non è per questo che avete indetto la riunione? – chiese Mandy intrecciando le dita davanti al suo muffin.

- Non è esatt… - iniziò Zabini, ma Samantha era scattata in piedi – Sì, insomma, dovremmo anche decidere come sistemare le ronde da Gennaio in poi, ma potremmo sempre indire una riunione tra qualche settimana. – liquidò il tutto con un gesto sbrigativo e fece un cenno a Frank, che la osservava a bocca spalancata – Dunque ragazzi; in realtà ci sarebbe un progetto interessante. Lo hanno proposto i nostri cari ospiti e ci è sembrato davvero, davvero entusiasmante – i suoi occhi scintillarono ed io vidi Malfoy ed Al scambiarsi uno sguardo allarmato.

- Normalmente gli studenti, durante le feste, hanno la facoltà di decidere se tornare a casa o restare qui. Probabilmente tutti noi dell’ultimo anno rimarremmo comunque; insomma, si tratterebbe dell’ultimo Natale ad Hogwarts, quindi… - spiegò Frank ai nostri ospiti, mentre loro annuivano.

- … quindi l’ideale sarebbe organizzare qualcosa di bello per gli studenti veterani, ma anche per i più giovani, no? – continuò Isabel, cercando di capire dove la Caposcuola di Tassorosso volesse andare a parare.

- Esatto. Per questo abbiamo pensato a, oh Merlino preparatevi, ad un parco divertimenti magico! Dal 22 al 31 Dicembre! Non è un’idea fantastica?! – esclamò Samantha con un urletto che mi fece sobbalzare. Sorrideva e ci fissava con un’allegra irruenza davvero difficile da ignorare.

- E non dimentichiamo il Ballo di Natale! Da noi viene organizzato ogni anno. – aggiunse Mandy con un sorriso. Penelope la guardò confusa – Ma la vostra non è una scuola femminile?

- Invitiamo i ragazzi di una scuola maschile. È molto bello, ci divertiamo un sacco - replicò immediatamente l’americana, con un sorrisetto malizioso.

Al ammiccò – Immagino… - e Mandy gli strizzò l’occhio. Senza sapere perché, mi sentii arrossire.

Samantha si schiarì la voce, cercando di riportare l’attenzione sull’argomento principale – Ad ogni modo, cosa ne pensate?

- Un parco divertimenti? – chiese Zabini storcendo la bocca – E un ballo? Non è un po’… pretenzioso?

- Pretenzioso? – ripeté Olivia sollevando le sopracciglia – Un vostro professore stasera ci ha invitato alla cena del suo… come si chiama? Ah, sì; Lumaclub. Questo è pretenzioso.

- Intendo dire…

- Ma sarà tutto a tema natalizio! Il lago diventerà una pista di pattinaggio, e poi ci saranno un sacco di attrazioni magiche! – saltò su Samantha, battendo le mani. Isabelle sorrise – Sarebbe un’idea carina. Diversa… no?

- Un ballo – borbottava Malfoy – non è mai un’idea carina.

- Beh - mormorò Penelope – è sicuramente…

- Oh, andiamo – sbottai, finendo di masticare il mio muffin – secondo me sarà divertente. Io ci sto.

Tutti i presenti si voltarono a guardarmi a bocca aperta, ma ormai ero abituata anche a quello. Mi versai un po’ di succo di zucca e risposi ai loro sguardi con un sorriso – Come ci dividiamo i compiti?

Luiz sorrise – Tu mi piaci, Weasley.

 Mandy e Olivia annuirono compiaciute.

 

*

 

- Da non crederci, pensi sul serio che sia una buona idea? – ripeté Al, forse per la centesima volta, mentre, quella sera, scendevamo verso la famosa cena del Lumaclub – Cioè non lo dici solo perché quel Luiz fa l’idiota con tutte le ragazze, vero?

Saltellai giù dall’ultimo gradino ed annuii – Ma va, sarà divertente. Senti, dato che sono costretta a partecipare ad un’orribile gara in cui sono assolutamente inutile, e non ho idea di cosa combinerò agli esami per i M.A.G.O. penso che sia un mio diritto divertirmi. Insomma, a parte tutto è il nostro ultimo anno qui. E voglio renderlo indimenticabile…  

Immediatamente ad Al sfuggì una specie di sbuffo – Certo, indimenticabile soprattutto – cercò di voltarmi le spalle, ma ormai mi ero accorta che stava ridendo. Alzai gli occhi al cielo, ma stavo sorridendo anche io – Sei una pessima persona, lo sai?! Non era affatto una battuta!

- E dai, scusa – replicò lui, cercando di trattenersi – ma tu non puoi dire indimenticabile, ecco!

- Vergognati! Ah… lascia perdere – borbottai, cercando di sovrastare le sue risa – piuttosto, parlami di questo Lumaclub. Primo, di che cavolo si tratta? Secondo, perché siamo qui? Terzo, ci vengo spesso?

- Beh, in pratica si tratta di una specie di strambo club, presieduto dal professor Lumacorno, a cui solo gli alunni da lui considerati meritevoli possono partecipare.

- Mi sembra una cosa un po’ classista… - borbottai e lui si dichiarò d’accordo con me – Appunto. Adesso sta invitando tutte le squadre, ma di solito non si è mai neppure accorto di alcuni dei suoi membri. A lui piace la gente famosa, quella con particolari capacità… ovviamente ha sempre cercato di invitare James, me e Lily. E te e Hugo, per via dei nostri genitori, eccetera. E, per rispondere al terzo punto, tu non ci vieni mai. Riesci sempre ad accampare assurde ma accettabili scuse… e lui ti crede. Ma non crede mai a me – sospirò teatralmente. Sorrisi soddisfatta - Beh, però non sarebbe carino lasciare i nostri ospiti insieme a lui, insomma dobbiamo fare gli onori di casa. No?

- Lo sapevo che quel Luiz aveva raggirato anche te… ma dai, è un belloccio che si crede figo solo perché è abbronzato – esclamò Al, puntandomi il dito contro. Ridacchiai – Ma smettila, piuttosto cerca di non sbavare troppo dietro alle lunghe gambe di Miss America, anche se… ho come il vago sospetto che tu le piaccia, sai? – aggiunsi poi, e lui esibì un largo sorriso da spaccone – Lo so.

Alzai gli occhi al cielo – Okay, entriamo a questa assurda festa e facciamola finita – e bussai alla porta dell’ufficio di Lumacorno, dal quale provenivano suoni, voci e musica.

- Oh, che bello..! - mormorai entrando, seguita da mio cugino. L’ufficio dell’anziano professore di Pozioni era sicuramente stato allargato per magia, ed era accogliente e luminoso. Arazzi colorati coprivano il soffitto e il chiacchiericcio degli invitati si mescolava alla musica proveniente da un gruppo di strumenti, incantati per suonare senza l’ausilio di esseri umani.

Intravidi il professor Longbottom intrattenere una conversazione con i due apatici membri del Ministero e mi voltai nella direzione opposta. Sebbene fossero passate delle settimane dalla nostra conversazione nel suo ufficio, io non avevo affatto cambiato idea. Lui continuava a trattarmi con gentilezza, sia a lezione che alle riunioni, ma mi sentivo a disagio e un po’ in colpa per come gli avevo risposto... anche se non lo avrei mai ammesso ad alta voce.

Il professor Lumacorno stava invece chiacchierando con alcuni uomini armati di macchina fotografica, ma non appena intercettò Al lo chiamò con un cenno della mano. Mio cugino mormorò qualcosa di incomprensibile e lo raggiunse, camminando sconsolato. Io mi defilai in direzione del bar.

- Beh, sai quanto me ne frega di quello che pensi te, Lyndon! - davanti al bancone, Lily, Christian Lyndon, Lysander e Samantha stavano bevendo delle Burrobirre; mia cugina in particolare sembrava impegnata in una conversazione piuttosto animata con il compagno di Casa di Frank e Samantha.

Christian scosse la testa, guardandola con aria di sufficienza - Non deve mica interessarti, eh! Io stavo solo parlando con i miei amici. Mi sembra assurdo e soprattutto stupido. Un ballo di Natale? Bah!

Lily sporse in avanti la mascella, un gesto che avevo imparato ad interpretare come sintomo di ira - Non è affatto stupido. Solo perché tu sei una specie di ameba e non hai voglia di divertirti non vuol dire che siano tutti come te!

- Io non sono affatto un’ameba. Sono divertente! Molto. Perché, Potter, tu pensi di essere migliore di me? Cosa farai, ti metterai a lanciare Caccabombe al centro della pista per attirare l’attenzione? - replicò lui, alzandosi in piedi con uno sguardo beffardo. Lei si alzò a sua volta, guardandolo in cagnesco - Sei proprio un idiota.

- E tu solo una ragazzina.

I due si voltarono e scattarono in direzioni diverse. Io, Lysander e Samantha restammo a fissarli senza parole.

- Quei due... - esordì Samantha, mentre io prendevo un boccale di Burrobirra fumante - si piacciono. Parecchio.

Lysander quasi si soffocò e cominciò a tossire, costringendoci a dargli vigorose pacche sulla schiena - Lily e Christian? Ma se si beccano in continuazione... - aggiunse con voce rauca, asciugandosi gli occhi. Samantha sorrise dolcemente - Rilassati, dai. Solo perché a te piace Lily... oh Rose, cioè, Weasley - esclamò poi, ignorando le proteste del Corvonero - ti sei truccata? Sei molto carina!

Arrossii - Io... grazie - non potevo proprio confessare di aver spiato le mie cugine e di aver notato come si truccavano per ogni occasione. Sembrava divertente, e poi Dominique era stata gentile a prestarmi i suoi cosmetici e a insegnarmi ad usarli - Comunque puoi chiamarmi Rose, se vuoi. Solo Rose.

- A me Lily non piace. Non in quel senso. È la mia migliore amica - si intromise prepotentemente Lysander, facendoci un cenno frettoloso prima di allontanarsi verso il centro della stanza.

Samantha si strinse nelle spalle - Beh, non capisco dove stia il problema - e si sedette meglio. Mi unii a lei - Pensi sul serio lei gli piaccia?

La Tassorosso mi lanciò una breve occhiata in tralice. Si ravvivò delicatamente i capelli biondi e annuì - So che molti di voi mi considerano solamente una sciocca oca, ma non lo sono. Sono una buona osservatrice e in realtà non spettegolo sugli altri. Ma a me pare piuttosto evidente e non credo di stare spettegolando o mettendo in giro strane voci. Lysander è cotto di tua cugina. E penso che lei lo ferirà... lui non se lo merita.

- E tu... quando ti sei accorta che ti piaceva Lysander? - domandai piano. Lei sobbalzò ed io mi voltai a guardarla, facendo un piccolo sorriso di scuse - Anche io sono una buona osservatrice, a quanto pare.

Samantha deglutì e aprii la bocca per ribattere. Poi la richiuse e sospirò - Immagino di sì. Ma lui... è più piccolo di noi, non dovrebbe piacermi! Ed ha una specie di venerazione per tua cugina. Quindi non si accorgerà mai... - si interruppe e mi fissò con ansia, le dita strette attorno al boccale - Tu... glielo dirai? A Lily? Voglio dire...

Scossi la testa - Non credo siano affari miei.

Samantha Macmillan sorrise. Aveva un bel sorriso ed, in generale, era molto carina. Si alzò dal suo sgabello - Sono sicura che te lo abbiano già detto in tanti, ma in qualche modo sei diversa. Non è così male, no?

Annuii - Per niente - e lei mi fece un cenno con la testa - Grazie.

Le sorrisi e la guardai allontanarsi verso un gruppo di studenti. Anche lei era diversa: diversa da come l’avevo sempre immaginata.

Mi portai la mano alla fronte, confusa. Lei era sempre stata... la superficiale della situazione? Era allegra in maniera quasi fastidiosa ed appariva sempre un po’ svampita. Spesso alle riunioni proponeva eventi assurdi, ai quali la maggior parte di noi non voleva partecipare.

Mi ricordavo vagamente di lei.

Mi ricordavo della sua faccia quando le avevo detto che era una scansafatiche, al Quinto Anno, durante una riunione dei Prefetti. Non era un bel ricordo.

Ma era un ricordo... uno vero.

Dovevo dirlo ad Al. Saltai giù dallo sgabello, stringendo il mio boccale e mi voltai di scatto...

- Ehi!

- Cavolo! - esclamai, sbattendo contro qualcosa di duro, cioè non troppo duro. E di caldo. Il boccale era caduto per terra e tutto il suo contenuto era finito su una camicia grigia. Una camicia maschile. Boccheggiai ed arrossii.

- Ma che... non è possibile, Weasley... - sollevai il viso e mi ritrovai a pochi centimetri dalla faccia shockata di Scorpius Malfoy.

- Non può essere... - balbettai, prima di fare un passo indietro. E sul serio, non lo era. Non era possibile che ogni mio incontro col biondino iniziasse con un qualche incidente. Il mio naso, i suoi libri, la sua camicia, il mio boccale...

- Dimmi, Weasley, hai deciso rovinarmi libri e guardaroba finché non ti sarai dimenticata di me? Era una delle mie camicie preferite - la sua voce trasudava sarcasmo, ed io sentii le guance più calde che mai. Che impiastro.

- Oh accidenti! Scusami! - esclamai, portandomi le mani alla bocca - Che casino! Io devo... - estrassi automaticamente la bacchetta dalla cintura del mio abito, ma mi bloccai - No. In effetti non devo. Non posso. Mi dispiace - balbettai, guardandolo negli occhi. Non potevo puntargli la bacchetta contro; chissà che avrei combinato. Potevo anche dargli fuoco, proprio come avevo fatto con i libri.

Nel suo sguardo si accese la comprensione ed io, senza sapere perché, sentii un’ondata di umiliazione travolgermi in maniera impetuosa e dolorosa. Abbassai lo sguardo e scivolai alla sua destra, allontanandomi di gran carriera da lui.

*

La musica era alta e, sebbene fosse poco adatta ad un gruppo di studenti adolescenti, molti ragazzi si erano lanciati al centro della sala per ballare. Gli adulti, i pochi che avevano resistito ad un’intera serata con Lumacorno, alternavano occhiate allarmate alla pista improvvisata e ai loro orologi, desiderosi di vedere la fine di quella serata. Non potevo proprio biasimarli.

La cena era stata veloce e, per quanto mi riguardava, tremenda. Il mio posto, tra Al e Lily, mi aveva garantito una certa lontananza da Malfoy, dato che non avevo più avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Eppure avevo sentito il suo sguardo su di me più di una volta, e non mi era parso poi così amichevole.

Così, mentre una vocina fastidiosa dentro di me continuava a ripetermi “codarda”, avevo preferito tenere gli occhi fissi sul mio piatto per tutta la durata del pasto. Di nuovo, mi ero sentita inadeguata come non mai. Avevo solo bisbigliato a mio cugino di dovergli parlare di una cosa importante, ma per il resto ero stata zitta.

Il punto era che la mia incapacità di utilizzare la bacchetta mi deprimeva. E non vedevo l’ora di riacquistare almeno una piccola parte delle mie conoscenze magiche, anche solo per poter fare le normali magie quotidiane.

E poi dopo la nostra ultima conversazione, avevo un po’ di paura ad affrontare Malfoy. Mi imbarazzava rivolgergli la parola, dato  che mi aveva sorpreso in un momento così complicato. E poi sembrava fossi destinata per fare figure orribili esclusivamente davanti a lui. Che fastidio.

- Rose, eccoti! Al ti cercava - Frank si affacciò oltre la colonna dietro la quale mi stavo nascondendo, seduta su un comodo divanetto color senape. Sollevai il viso e gli sorrisi - Oh, ciao Frank! Grazie, adesso vado a cercarlo - sporsi il viso oltre la colonna, ma non mi mossi. Lui mi fissava interrogativo - Da chi ti nascondi?

Sobbalzai - Non mi nascondo. No. Sto solo... - intravidi la testa di Malfoy tra la folla e mi rifugiai nuovamente sul divano. Mi voltai verso il mio amico - Solo, credo che Scorpius Malfoy mi ucciderà. Se viene in questa direzione, mi prometti di dirmelo?

Lui rise - Ti nasconderò dietro la tenda, se necessario. Non che la cosa mi stupisca, ormai, ma perché Scorpius dovrebbe ucciderti, ora? - chiese, sedendosi di fronte a me. Le luci delicate della stanza tingevano ombre scure sul suo viso e facevano sembrare i suoi occhi molto più scuri. Mi strinsi nelle spalle - Ho rovinato la sua elegantissima camicia con della Burrobirra e sono scappata. Giuro di non averlo fatto di proposito. Sul serio - spiegai, mentre lui scoppiava a ridere.

- Non l’hai fatto di proposito? Dovrei crederci?

- Non volevo! Solo che mi sono alzata di fretta perché dovevo parlare con Al e gli ho rovesciato addosso il mio boccale. Sono un po’ goffa di recente, sai - abbozzai, arrossendo - Volevo dire una cosa a mio cugino, perché sai ho parlato con Samantha e mi sono ricordata di lei! Non del tutto, ma ho ricordato qualcosa...

Frank smise immediatamente di ridere - Sul serio? Hai ricordato Samantha? Fantastico!

Annuii - Non ricordo proprio tutto. Era tutto un po’ vago - sollevai lo sguardo e notai che Frank mi stava fissando - E in realtà non era proprio un bel ricordo. Anzi faceva piuttosto schifo. Le ho veramente detto che è una scansafatiche?

Frank ci pensò su, poi annuì con un sorriso gentile - Sì. Ma posso anche dirti che non sei stata l’unica a farlo. Samantha però è piuttosto brava a nascondersi dietro una facciata da svampita. In realtà è molto in gamba e intelligente.

- È gentile... - sussurrai annuendo. E lui sorrise - Però è vero, ogni tanto è un po’ pigra.

Mi lasciai sfuggire una risatina e lui si unì a me. Quando smisi di ridere puntai i miei occhi sul suo viso - Ma tu non devi per forza consolarmi, sai? Sono sicura di essere stata tremenda anche con te.

- Cosa?

- Hai capito bene. Dai, confessa. Quante volte ti ho offeso? - domandai, cercando di mantenere un tono di voce leggero. Lui però corrugò le sopracciglia e mi fissò più seriamente di quanto avrei voluto - Hai ricordato Samantha. Ma non hai ricordi di... me, vero? Non ricordi niente? - e dal tono con cui lo disse, mi allarmai - Oh cavolo, allora è vero! Sono stata tremenda anche con te! Mi dispiace, io mi farò...

Proprio mentre lui stava per rispondere, Al spuntò da dietro la colonna e si piazzò davanti a noi, parlando concitato - Rose, finalmente, senti dobbiamo andare. Non trovo Lily da circa due ore e dovremmo anche fare la ronda, ricordi? - Il suo sguardo si spostò brevemente da me a Frank, che si stava alzando in piedi. Annuii - Ah, certo, andiamo - Mio cugino fece un sorriso a Frank e si allontanò verso la porta, mentre io mi affrettavo a seguirlo. Poi però...

Mi voltai verso Frank, in piedi accanto la colonna, ed aggrottai le sopracciglia. Lui scosse la testa, lo sguardo serio.

- Tu non sei mai stata tremenda con me, Rose. Mai.

Restammo in silenzio per un breve istante. Sembrava che le sue parole nascondessero un significato diverso, più profondo... ma che io non conoscevo. Gli scoccai un’occhiata confusa e cercai di dire qualcosa, ma prima che potessi aggiungere alcunché, mi resi conto che, dall’altra parte della sala, c’era Scorpius Malfoy. Era poggiato contro la parete coperta di arazzi, accanto ad alcuni compagni che chiacchieravano allegramente.

Certo, avrei anche potuto non farci caso. Avrei potuto fare finta di nulla e, in qualche modo, me la sarei cavata.

Il problema era che il biondo, sin da quando si era accorto della nostra presenza, non aveva smesso di fissarmi, sul viso un’espressione indecifrabile.

Mi riscossi - Buonanotte Frank - balbettai, prima di seguire mio cugino fuori dalla Sala del professore di Pozioni.

 

*

 

- Che ci facevate tu e Frank nascosti lì dietro?

Sobbalzai e guardai mio cugino - Io mi nascondevo e lui mi ha semplicemente beccata. Gli ho raccontato quello che dovevo raccontare a te. Perché?

Al puntò lo sguardo verso le scale - È vero che hai versato della Burrobirra sulla camicia di Scorpius?

Mi fermai e spalancai la bocca - Non l’ho fatto apposta! Te l’ha detto lui?! Io non volevo... e gliel’ho anche detto! - ma lui mi interruppe con un sorriso - No, lo so, era solo divertente! Era questo che dovevi dirmi?

Scossi la testa - No. Mi nascondevo dal tuo strano migliore amico, che per inciso a volte mi da i brividi, ma non era questo che volevo dirti. Credo... che qualche ricordo stia iniziando a tornare. Ho ricordato Samantha.

- Samantha? Cioè ti ricordi di Samantha Macmillan e non, che so, della tua famiglia? - esclamò lui sgranando gli occhi. Gli scoccai un’occhiataccia - Non è che l’ho deciso io, sai.

- Beh, sì, però... okay, comunque direi che è una buona cosa. Dovresti parlarne con... - mio cugino si interruppe, inspirando forte. Fissava qualcosa davanti a sé. E non ne sembrava contento.

- Che succede? - seguii il suo sguardo e lui sollevò la bacchetta. Inondando di luce una figura... no, due figure abbracciate così strette che per un attimo non riuscii a capire come non soffocassero.

- EHI! - Al sbottò così forte da far sobbalzare me e i due, che si staccarono immediatamente.

Ci misi un istante in più a razionalizzare, perché non credevo ai miei occhi.

- Lily? E... oh. - afferrai il braccio di mio cugino - Al, credo proprio che dovremmo...

Ma mio cugino continuava a fissare la sua sorellina, che continuava a tenere la mano in quella del Tassorosso Christian Lyndon. Lo stesso con cui l’avevo vista litigare meno di tre ore prima.

Tutto sommato Samantha aveva ragione.

 

 

 

 

Ciao!
Scusatemi se non ho aggiornato subito, l'idea per il capitolo c'era, solo... ho scritto, revisionato e riscritto questo capitolo cento volte. E ancora non ne sono del tutto convinta! Quindi mi scuso in anticipo!
Dunque... giusto per darvi un'idea della mia confusione, ho deciso di dare un titolo particolare anche al capitolo stesso: weirdness - stranezza. Perché ci sono un sacco di comportamenti strambi, che verranno svelati man mano che la fic andrà avanti!
Adoro scrivere degli incontri/scontri tra Rose e Scorpius... e Frank mi piace un sacco, devo ammetterlo! <3 L'idea di Lily e Christian nasconde qualcosa di molto più ampio, vedrete!

Spero nonostante tutto il capitolo vi piaccia e conto di aggiornare presto, dato che ho iniziato a scrivere anche il successivo!

Lily_Luna

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