La nostra storia insieme

di Akiram_len
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Il tempo passa, le cose cambiano ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: La solita giornata stancante con zia Alice ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Arrivi inaspettati ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Festa di compleanno ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Risposte ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Preparazioni e cerimonia ***
Capitolo 8: *** Avviso! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La nostra vita insieme Ciao a tutti! Spero che questa storia vi piaccia, come è piaciuto a me scriverla! Ho iniziato a scriverla un anno fa, ma purtroppo mi sono fermata per qualche mese per mancanza d'ispirazione...ma adesso è tornata! :) Originariamente non era così, e infatti ho unito le mie due storie sul continuo della sega per farla uscire fuori in questo modo, e spero tanto di aver fatto un buon lavoro, o perlomeno un lavoro passabile. Ma bando alle ciance! Adesso vi lascio al prologo e subito dopo al primo capitolo! Fatemi sapere che ne dite!
Una bacione, Marie_Cullen


Prologo

Era da un po’ che gli osservavo, da qualche mese ormai osservavo ogni loro minima mossa. Non avevo ancora detto niente ai miei capi, ma era ora di farlo. Presi il cellulare e chiamai.
"Pronto" rispose un uomo dall’altra parte, era uno dei miei capi.
"Sono Skandar. Abbiamo un problema. C’è un nuovo piccolo arrivato nella famiglia".
[…]
"Con questo hanno passato ogni limite. Non permetterò che la passino di nuovo liscia. Questa volta li distruggeremo, e Aro non potrà fare nulla per impedirmelo. Sarà la fine dei Cullen".

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Il tempo passa, le cose cambiano ***


La nostra storia insieme_capitolo 1 Ed ecco a voi il primo capitolo! Spero vi piaccia!

Capitolo 1

Il tempo passa, le cose cambiano


RENESMEE

Erano passati ben sette anni dall’ultima volta in cui vedemmo i Volturi, e dovevo dire che furono i sette anni più belli della mia vita, nonostante contenessero vicende tristi per me e la mia famiglia.
I miei genitori erano felici e innamorati come non mai, finalmente potevano godersi la loro eternità senza la paura che qualcuno li disturbasse.
Sapevamo che i Volturi alla fine si sarebbero fatti di nuovo vivi, eravamo sicuri che non avessero digerito di buon grado la loro sconfitta, ma non per questo c’eravamo scoraggiati, anzi. Ci godevamo ogni singolo momento e non potevamo essene più felici.
Loro due, come il resto della mia famiglia, passavano il tempo spensierati, felici, in tutta tranquillità. Ed era strano, visto e considerato il fatto che fin da quando i miei genitori si erano conosciuti non avevano passato un momento di tranquillità. Per questo, con il passare degli anni, erano diventati molto protettivi, soprattutto mio padre, che a volte rasentava il limite della sopportazione con la sua preoccupazione nei miei confronti.
E tutto questo era peggiorato da quando avevo iniziato a frequentare la University of Alaska Anchorage: infatti, sebbene dalla mia nascita fossero passati poco più di sette anni, il mio corpo dimostrava di averne quasi il triplo. E la mia mente non era da meno: impossibilitata dall’avanzamento precoce della mia crescita, non potevo andare a scuola come tutte le bambine “normali“, e quindi fin da piccola trascorrevo le giornate a studiare cose nuove. Tutto questo almeno finché la mia crescita si era fermata del tutto, e così avevo deciso di andare in una vera scuola con veri insegnati per imparare cose che ancora non conoscevo: poiché le mie conoscenze arrivavano agli studi dei liceali, l’unica cosa che mi rimaneva da fare era andare all’università, e quale cosa migliore da fare se non prendere al volo la possibilità di frequentare quella di Anchorage?
Oltre ad essere l’università della città dove c’eravamo trasferiti - Anchorage, appunto - era anche molto grande, e con vari indirizzi e facoltà: tra tutti quelli che proponeva, io avevo scelto la facoltà di medicina. A chi non mi conosce probabilmente verrebbe da pensare che sia una scelta scontata, avendo in famiglia ben due membri laureati in quel campo, ma conoscendomi sono sicura che capirebbero il perché abbia scelto quella strada: i bambini.
Amavo i bambini, specialmente quando erano nell’età in cui hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro;  e per questo avevo scelto medicina, per potermi poi specializzare in ginecologia, e speravo, anche in ostetricia: il mio sogno era quello di poter seguire la crescita di un bambino da quando è un embrione fino a farlo nascere io stessa.
E il mio amore per i bambini era fomentato ogni giorno dall’amore che ricevevo dalla mia famiglia sin dalla nascita, nonché da Jacob.
Il mio Jake.
Era diventato una presenza costante nella mia vita. Se mi fermavo un attimo a riflettere sulla mia piccola ed esigua esistenza, potevo vedere sempre Jacob accanto a me. Lui c’era stato in ogni momento, brutto o bello. Era lì, con me.
E non riuscivo neanche a immaginare una vita senza di lui. Il solo pensiero mi faceva star male. Perché lui era diventato il mio pilastro, il mio rifugio nelle giornate buie, il mio porto sicuro.
Ed erano ormai due anni che da essere il mio migliore amico era diventato il mio ragazzo.
Certo, prima di diventarlo c’era stato un periodo per niente bello tra noi, anzi.
Tutto era successo per il piccolo edgn insiificante segreto che la mia intera famiglia - vampiresca e lupesca - mi nascondeva, e il fatto di averlo scoperto origliando una conversazione tra i miei genitori e Jacob, beh, non è che mi abbia fatto fare i salti di gioia.

~~~ Due anni prima ~~~

Erano le quattro del pomeriggio e stavo tornando dalla caccia fatta con Carlisle ed Esme, avevo rallentato la mia corsa fino a farla diventare una silenziosa passeggiata nel bosco, quando sentii delle voci provenire dall’interno di casa nostra.
Mi fermai all’improvviso dietro un albero, sorpresa di trovare qualcuno in casa a quell’ora.
Concentrandomi riuscii a distinguere le voci di mia madre e mio padre più una terza voce, quella del mio migliore amico. Non riuscivo però a distinguere bene le parole che pronunciavano, anche se percepivo che c’era qualcosa che non andava nel loro tono di voce: era troppo alto e molto più concitato del solito. Così mi nascosi dietro un albero che distava solo una trentina di metri dalla casa per ascoltare meglio, ma quando riuscii a capire cosa si dicevano, sentii chiaramente il rumore dello spezzarsi del mio cuore.
“Jacob questa storia deve finire, non può andare più avanti! Renesmee è intelligente, e sta iniziando a capire che qualcosa non va! Se aspetterai ancora per molto per raccontarle la verità la perderai per sempre! Sono suo padre, e io non voglio che mia figlia soffra! Se non ti deciderai a dirle tutto entro qualche giorno, sarò costretto a rivelarle tutto io, e sono sicuro che non prenderà molto bene il fatto che il suo migliore amico le abbia nascosto una cosa del genere per così tanto tempo!”
“No Edward ti prego! Sai che le racconterò ogni cosa, ma voglio trovare il momento adatto. La amo troppo, non sopporterei di perderla ancor prima di poterla considerare mia in tutto e per tutto.”
“Jake, noi sappiamo che ami nostra figlia, altrimenti non ti avremmo fatto avvicinare a lei fin da quando è nata, ma lei ha bisogno di sapere tutta la verità, ne ha il pieno diritto!”
“Lo so Bells, lo so. Ma non so come fare senza che lei si senta una specie di seconda scelta. Non è proprio facile dire alla persona che si ama che prima di essere innamorato di lei, lo ero di sua madre! E che se non avessi avuto l’imprinting con lei l’avrei uccisa non appena nata! Non credo che ascolterebbe tutto senza batter ciglio per poi rispondere che non fa niente, sai? E forse non le ho ancora detto niente perché sono consapevole che non mi perdonerà tanto facilmente, se non per niente. Io non posso perderla! Lei è la mia vita, e senza di lei non so come farei a vivere! La amo, lo sapete, è come l’ossigeno per me, e Dio solo sa cosa non farei affinché una volta detto tutto lei non pensasse che la ami solamente perché è legata a me per motivi “lupeschi”: ma la conosco troppo bene, e so che penserà quelle cose. E poi voi sapete bene il motivo per il quale ho aspettato tutti questi anni per dirle tutto: io non voglio che una volta detto che lei è destinata ad amarmi lo faccia perché si sente costretta nei miei confronti. Se deve stare con me come compagna, allora il suo deve essere amore, e non una pallida imitazione, altrimenti è meglio rimanere amici per sempre.”
In quel momento, udendo quelle parole, mi sentii spezzata in due dai sentimenti contrastanti che si agitavano dentro di me: da una parte, c’era l’amore che provavo per Jacob - del quale mi ero accorta solo qualche settimana prima - che mi spingeva affinché saltassi tra le sue braccia; dall’altra, la profonda delusione che provavo nei confronti della mia famiglia, ma soprattutto nei suoi, di confronti, e la rabbia, per avermi mentito per così tanto tempo. E quella seconda parte prese il sopravvento sulla prima in modo talmente veloce che non feci neanche in tempo a pensare cosa fare che ero già arrivata di fianco ai miei genitori e a Jacob.
Fu solo quando sentii il suono chiaro ed inconfondibile dello schianto della mia mano sulla guancia di quest’ultimo che mi resi conto di cosa avevo appena fatto.
“Nes-” provò a dire Jacob, ma non lo feci neanche finire.
“NO! Non ci provare neanche a chiamarmi in quel modo! Non ne hai più il diritto, dopo quello che ho sentito pronunciare dalla tua bocca poco fa!” sentii qualcosa di bagnato sulle mie guancie: non mi ero ancora accorta che cercavo di trattenere invano delle lacrime già traboccate.
Sentendo aria di tempesta tra noi, i miei genitori si spostarono in un’altra stanza, ma in quel momento non me ne importò.
“Nessie, ascoltami: non volevo che tu lo venissi a sapere in questo modo, e non ora. Volevo dirtelo solo quando fossi stato sicuro dei tuoi sentimenti verso di me” fece un passo avanti, ma io istintivamente ne feci qualcuno indietro, scansando inevitabilmente una sua mano che si era alzata per afferrarne una delle mie.
Il suo sguardo ferito per quello che avevo fatto mi trafisse come una pugnalata al cuore, ma mi sentii quasi felice per quello che stava provando lui, anche se non era abbastanza, paragonato al tumulto di emozioni che c’era nel mio cuore: dolore, rabbia, sdegno, odio. E si alternavano tra loro come degli operai che si davano il turno per distruggere uno alla volta un pezzo di una casa: purtroppo per me, quella casa che pian piano si stavo distruggendo, era il mio cuore.
“BASTA! Ti prego, basta. Non voglio sentirti. In questo momento non ce la farei - abbassai la testa e sentii il suo sguardo sui miei capelli; non riuscivo a guardarlo negli occhi, ma dovevo dirgli una cosa importante - forse non capirò mai perché tu mi avete mentito, perché tu mi ha mentito, ma volevo solo dirti che se davvero mi conoscessi come hai detto prima ai miei genitori, e se davvero tu volevi aspettare che io ti amassi come solo una donna ama un uomo, beh, allora tutto questo me lo avresti raccontato già da un po’, non credi? ma tanto ormai questo non ha più importanza. Perché per il momento non voglio più vederti.” indietreggiai fino ad appoggiarmi alla parete, a portai istintivamente una mano al petto, dove sentivo che il cuore mi sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro, per quanto faceva male.
Presi fiato, e parole che non avrei mai sognato di pronunciare mi uscirono dalle labbra.
“Jacob, ti prego, vai via”

~~~

E lui lo fece, andò via.
Per fortuna però, Jacob era ed è molto testardo, specialmente quando si tratta di me, e durante le settimane che succedettero quella disastrosa giornata, era sempre a qualche metro da me, lasciandomi però tutto il mio spazio.
Passò così un mese, e durante tutto quel tempo cercò in tutti i modi di riconquistare la mia fiducia. Non volevo ammetterlo, ma mi lusingavano tutte le attenzioni che mi rivolgeva, e pian piano riuscì a conquistarmi di nuovo.
Dopo un mese riuscivamo di nuovo a parlare senza litigare;
Dopo due mesi era come se non fosse successo niente tra noi, e anzi, il rapporto in qualche modo era anche meglio di quello che avevamo, ancor più confidenziale, ma non era quello che anelavamo entrambi.
Così un giorno ci ritrovammo soli a passeggiare nel bosco e a parlare di noi due, di cosa volevamo dal nostro rapporto e di cosa provavamo nei confronti dell’altro. Non ricordo esattamente come successe, fatto sta che mi ritrovai con la schiena contro un albero e con le labbra impegnate in un bacio che di casto non aveva niente.
Erano passati due anni da quel giorno e stavamo insieme da allora.
Certo, c’erano sempre litigi e cose varie, ma tutto durava non più di qualche ora, non erano litigi molto seri: l’unica discussione seria che avevamo avuto era durata un mese e non stavamo neanche insieme.
Ora invece erano quasi tre mesi che convivevamo in una casetta ai margini del bosco, e fra poco avrei iniziato a frequentare l’università.
La mia vita era perfetta: stavamo bene insieme, ci amavamo, e non avrei voluto niente di più che restare per sempre solo io e lui…

…o forse no.

Allora? Che ne dite del primo capitolo?
Posterò una volta a settimana - e questa volta è vero, lo prometto! - ma se non vi piace ditelo subito così smetto!
Al prossimo capitolo!
Un bacione, Marie_Cullen

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: La solita giornata stancante con zia Alice ***


La nostra storia insieme_capitolo 2 Ciao! Allora, come vi è sembrato il primo capitolo? Spero vi sia piaciuto... Come già detto nel capitolo precedente, cercherò di postare una volta a settimana, e cioè ogni mercoledì, ma se avrò dei capitoli già pronti, come in questo caso, anche il venerdì.
Bene, ho detto tutto!
Vi lascio alla lettura! :)
Un bacione, Marie_Cullen

Capitolo 2

La solita giornata stancante con zia Alice

RENESMEE

La zia Alice a volte era proprio insopportabile! Voleva a tutti i costi portarmi almeno una volta a settimana a fare shopping, anche se sapeva che su questo avevo preso dalla mia bellissima e immortale mamma: non mi piaceva molto andare a fare compere, ma ne approfittavo per controllare che la zia non mi comprasse troppi vestiti rosa. Nelle ultime settimane poi, mi aveva trascinata altre tre volte, perché diceva che al mio compleanno dovevo essere una festeggiata impeccabile.
Ebbene sì. Tra qualche giorno sarebbe stato ufficialmente il mio ventesimo compleanno - anche se ufficiosamente sarebbe stato il settimo.
Io avevo già trovato il vestito perfetto per quella sera: era blu notte, senza spalline, e fasciava perfettamente all’altezza del seno; sotto di esso c’era una piccola fascia argentata che si chiudeva dietro la schiena con un fiocco, e al di sotto di essa la stoffa blu scendeva morbidamente fino all’altezza delle ginocchia, dove c’erano sparsi qua e là alcuni brillantini. Era stupendo, e sapevo già che lo avrei indossato, e infatti non era per il vestito che mi trascinava su e giù per negozi, ma per gli accessori da abbinarci. E purtroppo non ci aveva messo molto per trovarli, gli accessori.
Così quel giorno, subito dopo pranzo - che consisteva in un mezzo toast - mi aveva fatto provare tutti gli abbinamenti possibili e immaginabili di capi presenti nel centro commerciale, più i vari vestiti. Beh forse non proprio tutti, ma quasi. Quelli che non avevo provato erano o brutti o non adatti a me. E adesso mi ritrovavo distrutta e ad un passo dallo svenimento per fame e stanchezza.
Eravamo state via tutto il giorno, ma ero contenta di tornare nella nostra casetta, dove mi aspettava il mio ragazzo.
Tutti erano impazienti che arrivasse il mio compleanno, chi per un motivo, chi per un altro, ma io ero impaziente perché volevo sapere quale regalo mi avrebbe dato il mio Jake. Mi aveva detto che sarebbe stato un regalo speciale, e non vedevo l’ora di riceverlo, anche se avere lui quel giorno al mio fianco, mi bastava.
“Nessie, sveglia, siamo arrivate” la voce di zia Rosalie mi distolse dai miei pensieri su Jacob, e mi riportò alla realtà.
Non ebbi neanche il tempo di scendere dall’auto, che già un lupo - il mio lupo - mi si parò davanti.
Dal suo scodinzolare frenetico capii che era contento di vedermi tanto quanto lo ero io; in quel momento la mia stanchezza scomparve, non vedevo nient’altro che lui.
Zia Rose e zia Alice capirono che avevo bisogno di stare un po’ da sola con Jacob, dopo una giornata intera lontana da lui, e così mi diedero il bacio della buona notte, e ripartirono per dirigersi verso casa dei nonni, e quando mi girai notai che Jake si era ritrasformato, e mi aspettava a braccia aperte. Naturalmente, appena lo vidi mi ci tuffai con entusiasmo, e mi sentii finalmente felice.
Alzai la testa per guardarlo meglio in faccia, ma lui non mi diede il tempo di emettere alcun fiato, che subito mi ritrovai con le sue labbra incollate alle mie. Stavo per perdere la testa. Era sempre così quando mi baciava, rischiavo ogni volta di svenire tra le sue braccia, ma non ci potevo fare niente, ero innamorata pazza del mio licantropo, del mio angelo custode.
“Mi sei mancata oggi, sai? Non c’è stato momento in cui non ti abbia pensato. Ho rischiato di far impazzire Leah e Seth” mi disse, non appena smise di baciarmi.
“Mi sei mancato anche tu, ormai da quando stiamo insieme, non riesco più a starti lontana più di tanto. Sei diventato indispensabile nella mia vita. Ti amo Jacob Black, questo lo sai, vero?”.
“Certo che lo so. E ti dirò una cosa, anch’io ti amo mia piccola Nessie, e niente e nessuno mi farà mai cambiare idea su quello che sento per te…”.
Mi vennero le lacrime agli occhi a sentire quelle parole, perché sapevo che per lui era difficile esprimere i suoi sentimenti in così tante parole, e lo faceva così di rado in quel modo, che quando lo faceva mi sentivo la persona più felice del mondo; come in quel momento, lì, mentre mi cullava teneramente tra le sue braccia.
“Grazie” gli dissi, commossa.
“Non dirmi grazie, perché dovrei essere io a ringraziare te di ricambiare in pieno i miei sentimenti. Non so come fai ancora a sopportarmi” concluse con una di quelle sue risate “da Jacob”, e fui costretta a ridere anche io, perché non si poteva proprio rimanere seri con uno come lui.
“Meglio se entriamo in casa: ho come l’impressione che mi crollerai a terra da un momento all’altro” disse, continuando a ridere.
“Non immagini quanto tu abbia ragione - gli dissi, un po’ imbronciata – sto per crollare. La zia Alice quando mi porta a fare shopping vuole che mi provi tutti i vestiti carini che vede in un negozio. E alla fine della giornata mi ritrovo sempre stanca e affamata. Meno male che manca poco al mio compleanno, e questa frenesia si calmerà, un po’, almeno credo”. Sbuffai.
“Certo che sarà così, anche se per il prossimo compleanno o per la prossima festa ricomincerà a fare nello stesso identico modo” lo guardai ad occhi sgranati e lui rise della mia espressione.
“Quale prossima festa? Mi stai forse nascondendo qualcosa?”.
“Forse… Ma non ti preoccupare adesso. Ti svelerò tutto il giorno del tuo compleanno, te lo prometto. Te lo dirò quando ti darò il mio regalo“.
“Ecco, ma io lo sapevo! Però non è giusto! Devo aspettare per forza una settimana per saperlo?”.
“Sì“, disse deciso, mentre già iniziavo a fare gli occhi da cucciolo smarrito che
“Eddai! Ti prego, ti prego, ti prego! Lo sai che sono curiosa!”
“Ah Nessie, Nessie, Nessie… come devo fare con te? Te l’ho promesso, e poi non ti consiglio di cercare di scoprirlo, a meno che non ti voglia rovinare la sorpresa…”.
!Uffa! E va bene, come vuoi tu. Però ribadisco che non è giusto”.
“Lo so – rise – ma desso non ci pensare più, e cerca di non andare a sbattere contro un albero, o ti farai male, anzi, farai male tu all’albero”.
“Non ci contare”, risi anch’io.
Nel frattempo eravamo arrivati davanti alla porta di casa che Jacob aveva aperto, ed io mi diressi direttamente in cucina dove sulla penisola trovai un piatto pieno di biscotti con gocce di cioccolato - i miei preferiti! - con un biglietto dove c’era scritto che gli aveva fatti Esme per me.
Sorrisi mentre ne portavo uno alla bocca.
Anche Jake ne prese, e uno alla volta li facemmo fuori tutti accompagnandoli con qualche bicchiere di latte freddo.
Cenammo così quella sera, e poiché ero così stanca che stentavo a mantenermi in piedi, dovette accompagnarmi Jacob in camera nostra e mettermi il pigiama.
Ero così rilassata che in pochi minuti Morfeo mi accolse tra le sue braccia, anche se preferivo di gran lunga il proprietario delle braccia che mi avvolgevano e mi stringevano a sé, che poco prima di crollare definitivamente sentii pronunciare le parole che mi accompagnarono poi per tutta la notte.
“Buona notte, piccola. Ti amo”

Che ne dite?? lo so che rispetto al primo capitolo, questo è più corto, ma me la lasciate lo stesso una piccola recensione?? >.<

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Arrivi inaspettati ***


La mia storia con te_capitolo3 Ciaooo! scusate se pubblico a quest'ora ma non ho avuto tempo per tutto il giorno...e mi scuso in anticipo se il capitolo fa schifo, ma davvero non ho avuto per niente tempo per correggerlo >.< spero almeno che continuerete lo stesso a leggere la mia storia...
Un bacione, Marie_Cullen :*

Capitolo 3

Arrivi inaspettati

RENESMEE

Era il giorno prima del mio compleanno, e stavo letteralmente per impazzire.
Durante l’intera settimana che precedette il mio compleanno, non feci altro che pensare e ripensare a quello che aveva detto Jacob riguardo “un’altra festa” che ci sarebbe stata. Avevo pensato a tutte le ricorrenze che sarebbero arrivate, ma nessuna era così importante per zia Alice da farle organizzare una festa.
Così ogni giorno pregavo Jake di dirmi quale fosse il segreto, che tutti sembravano già conoscere - sicuramente mio padre glielo aveva letto nel pensiero e adesso lo sapevano tutti – ma lui non voleva dirmelo, era maledettamente cocciuto, testardo e ostinato. Proprio come me.
Mentre pensavo ed ero comodamente seduta sul divano di casa di Esme, arrivarono degli ospiti che non sapevo zia Alice avesse invitato.
Era il clan di Denali al completo: Kate con Garret – stavano insieme dal giorno dello scontro contro i Volturi, e non si erano più lasciati – dietro di loro c’erano Caren con Eleazar, e poi Tanya. Al suo fianco scorsi un uomo che non avevo mai visto in vita mia.
“Ciao Nessie, come stai? Sei cresciuta molto in questi anni. Ancora non ci credo che sono passati già sette anni…”.
“Eh già Tanya, il tempo è passato velocemente“.
“Hai proprio ragione. A proposito, dove sono i tuoi genitori? Non li vedo”, chiese, incuriosita.
Proprio in quel momento arrivarono mamma e papà, seguiti da Jacob, che non appena mi vide mi raggiunse subito e mi diede un leggero bacio sulle labbra.
Tanya e gli altri non ne furono molto stupiti.
“Eccoci – disse mio padre – siamo qui, scusate il ritardo ma Jacob ci ha fatto perdere tempo perché ci doveva chiedere un’ultima cosa sulla festa di domani“. Guardai entrambi, sempre più scocciata del fatto che io ero l’unica a non sapere niente.
“Vedo che l’abitudine di avere dei licantropi in casa non è cambiata per niente, eh Edward?” disse scherzando Eleazar, rivolgendosi ai miei genitori.
“Sì, infatti, e non vi libererete di noi, o meglio, di me, tanto facilmente, quindi dovrete sopportare la nostra “puzza” per tutto il tempo che rimarrete” disse Jake a mo di sfida, senza dare il tempo a mio padre di rispondere.
“Non preoccuparti, l’ultima volta ci siamo ben adeguati al vostro odore, non sarà molto difficile adeguarci anche questa volta” gli rispose.
“Ben detto – disse Tanya – ma adesso lasciamo stare quest’argomento, che vorrei farvi conoscere una persona“.
Detto questo, l’uomo che era al suo fianco e che avevo notato poco prima, si fece avanti e si presentò “Ciao a tutti. Mi presento, sono Kyle. Piacere di conoscervi. Tanya mi ha parlato così tanto di voi in questi ultimi mesi che non vedevo l’ora di incontrarvi”.
“Il piacere è tutto nostro, Kyle. Tanya non ci aveva detto di aver trovato finalmente un compagno. Siamo molto contenti che sia successo. È il tuo compagno, vero?” replicò mia madre.
“Sì, hai indovinato. Ci siamo conosciuti qualche mese fa, mentre ero a caccia. Mi ero inoltrata un po’ più del solito, e per poco non mi scontravo con lui. Non appena ci siamo guardati negli occhi, non so cosa sia successo ma… Insomma, è stato amore a prima vista” concluse abbassando gli occhi. Se poteva, sarebbe arrossita.
“Beh anche noi siamo contenti che sia successo, era sempre da sola, soprattutto da quando ho incontrato Garret e non stavamo più molto tempo insieme. Ci voleva proprio per la nostra Tanya, non è vero, Caren?” disse Kate.
“Si hai ragione…” rispose lei, ma fu interrotta da alcuni rumori provenienti da fuori alla casa.
Qualcun altro stava arrivando, perché si sentivano dei passi che si avvicinavano alla porta, e anche qualcos’altro, un rumore familiare ma strano in quel contesto…un cuore che batteva?
Andai ad aprire la porta, e mi ritrovai davanti al clan delle amazzoni, Zafrina, Senna e Kachiri, accompagnate da altre due persone. Erano Nahuel e sua zia, Huilen.
Fui sorpresa e felice di vederli dopo così tanto tempo. Non me lo aspettavo di veder varcare la soglia di casa di Esme da loro.
“Oh la mia piccola Nessie… da quanto tempo che non ci vediamo. Mi sei mancata parecchio” mi disse Zafrina, mentre correva ad abbracciarmi.
“Anche tu mi sei mancata Zafrina, e mi dispiace di non essere venuta a trovarvi in Brasile“.
“Ehm, ciao Renesmee” mi sentì dire ad un tratto.
Era Nahuel. Era perfettamente uguale a come lo ricordavo: la pelle era di un marrone scuro intenso, il suo sguardo era di un caldo color tek, i capelli erano neri e intrecciati dietro la nuca, come l’ultima volta in cui l’avevo visto.
“Ciao Nahuel, come va? Tutto bene?” gli chiesi, un po’ imbarazzata.
Lui mi rispose con altrettanto imbarazzo “Si tutto bene, grazie. Non sei cambiata molto, dall‘ultima volta, anche se devo dire che sei diventata ancora più bella”.
La prima parte era vera, non ero cambiata molto, ma mi ero allungata e i miei capelli erano cresciuti parecchio ed erano sempre ricci e del colore dei capelli di mio padre, biondo dorato; però sul fatto di essere più bella non tanto ci credevo.
“Lo so, è bellissima, non ci sono dubbi, ma ti vorrei ricordare che LEI è la MIA fid…ehm ragazza, capito? Quindi non ti far venire strane idee in mente!” disse Jake, rosso in viso. Risi. Mi piaceva quando faceva il geloso, sapevo che lui faceva così perché mi amava molto.
“Non preoccuparti, non ho intenzione di rubarti la ragazza, non sono il tipo. Anche se non capisco proprio perché Renesmee abbia scelto di stare con uno come te, un licantropo, anziché con uno come noi, un vampiro” disse, con un sorriso di sdegno.
“Il perché- dissi io - è semplice: IO LO AMO. Lo amo e non m’interessa se lui è un licantropo e io sono mezza-vampira e mezza-umana, come te. Con lui sono felice. E mi basta”. Tutti mi guardarono con sgomento; erano rimasti basiti dalle mie parole. Tranne Jake e la mia famiglia, che ormai si erano abituati alle mie confessioni davanti a tutti. Le facevo quasi ogni settimana.
“Sono contento che tu sia felice con il tuo ragazzo – mi disse Nahuel – ma sono convinto che staresti meglio con uno come noi. Ma… I gusti sono gusti, no?”.
“Su ragazzi, non litigate – li riprese bonaria nonna Esme – dopotutto è solo merito dei “gusti” di Renesmee se siamo qui tutti insieme“.
“Già. Siamo contenti che le piacciono i lupi” disse zia Rose.
Scoppiammo tutti a ridere, e si concluse così quella giornata, con gli amici e la famiglia, tra giochi e risate, dimenticando del tutto che di lì a qualche ora sarebbe stato il mio compleanno.

ps: mi lasciate un piccolo commento, per favore??

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Festa di compleanno ***


c 3 SCUSATEEEEEEEEEE! LO SO HO UN RITARDO DI QUASI UNA SETTIMANA MA NON è COLPA MIA, è COLPA DEI PROFESSORI CHE CI STANNO RIEMPIENDO DI COMPITI! >.< HO CERCATO DI FARE DEL MIO MEGLIO PER QUESTO CAPITOLO, QUINDI SPERO CHE ALMENO UN PO' VI PIACCIA! FATEMELO SAPERE, VI PREGO! **
Un bacione, Marie_Cullen


Capitolo 4

Festa di compleanno

BELLA

Renesmee stava ancora dormendo quando Jacob arrivò.
Indossava come sempre dei pantaloni neri lunghi fino al ginocchio, e una maglia a mezze maniche, anch’essa nera.
“Ciao Edward. Ciao Bells. Dov’è Nessie? Dorme ancora?” disse non appena arrivò.
“Sì, lasciala dormire ancora un po’. È andata a dormire che era esausta dopo la serata con Zafrina e tutti gli altri. Non si aspettava proprio che sarebbero venuti anche loro. E poi, è esausta anche per un’altra cosa e lo sai…” rispose Edward, accennando un sorriso nella sua direzione.
“Pensa sempre a quello. Non vede l’ora di sapere cosa le nascondi” dissi.
“E anch’io non vedo l’ora di dirgli tutto, anzi, di chiedergli quello che le devo chiedere. E spero tanto che mi dica di sì. Morirei se mi dicesse no” sospirò.
“Certo che ti dirà di sì. Sai che ti ama e che non aspetta altro, quindi è impossibile che ti dica no, vero?” chiesi a Edward, che nel frattempo era concentrato sui rumori provenienti dalla casa, per non far scoprire niente a Renesmee del regalo che le avrebbe dato Jake.
Lui annuì, e Jacob rispose “Questo lo so Bells, ma comunque ho paura di un suo rifiuto. So che la mia paura è sciocca e infondata, ma non posso fare a meno di pensarci“.
“Di cosa non puoi fare a meno di pensarci? Spero tanto che tu non stia parlando di un’altra ragazza!” disse Renesmee, che sbucò nella stanza già lavata e vestita.
“Lo sai che penso e parlo sempre della mia stupenda ragazza“.
“Ruffiano” incrociò le braccia sotto il seno e mise il broncio mentre Jacob scoppiò in una fragorosa risata, al ché la sua ragazza lo guardò in modo tanto truce da farlo desistere dal ridere.
“Scusa Ness, non volevo. È solo che eri buffa - lo sguardo di mia figlia se potesse l’avrebbe fulminato - okay, okay, la smetto! E comunque, buon compleanno amore” le rispose, addolcendo la voce e gli occhi sul finire della frase.
“Auguri tesoro” dicemmo in sincrono Edward ed io.
“Grazie mamma, grazie papà” mentre lo disse venne da noi e ci abbracciò.
“Ehi, e a me? Niente abbraccio?” le chiese Jacob.
“No, niente abbraccio, e neanche un piccolo bacino, non finché non mi dirai cosa mi nascondi“.
“Non posso dirtelo adesso”
“Ma mi avevi promesso che me l’avresti detto oggi, non è giusto. Adesso perché hai cambiato idea?” chiese nuovamente imbronciata.
“Non ho cambiato idea. Te lo dirò oggi, solo non adesso. Ho promesso che te lo dirò, e lo farò sta sera, alla festa, insieme al mio regalo, ricordi che te lo avevo detto?”
“Sì, certo. Ricordo bene, purtroppo…”.
“Sii paziente, e vedrai che la sorpresa ti piacerà” le dissi io, sorridendole rassicurante.
“Voi parlate così perché sapete di cosa si tratta. Non siete stati tutta la settimana a pensarci”.
“No, hai ragione, non ci abbiamo pensato per una settimana, ma per anni, perché sapevamo che…” m’interruppi in tempo, prima che mi sfuggisse qualcos’altro.
“Sapevate che…? Su continua” disse Nessie.
“No, basta. Ho detto già troppo. Adesso andiamo, dobbiamo finire i preparativi per la festa di questa sera, e poi sai che c’è Alice che ci, anzi, ti aspetta“.
Renesmee alzò gli occhi al cielo, sospirò e iniziò a incamminarsi verso casa Cullen. Noi eravamo subito dopo di lei.

***

La giornata trascorse velocemente.
Rosalie sistemò i capelli di Renesmee in modo semplice, mettendole ai lati dei fermagli con degli strass blu notte, che si abbinavano perfettamente al vestito che aveva scelto. Alice la truccò in modo altrettanto semplice. Le aveva applicato un trucco che le donava molto: le palpebre erano ricoperte da un sottile strato di ombretto blu appena brillantinato, a ridosso delle ciglia, ricoperte da un mascara trasparente, una linea di eye-liner nero, sulle guance s’intravedeva appena il blush rosa e le labbra erano ricoperte con del morbido lucido rosato.
Rosalie le aveva prestato un paio di scarpe blu con il tacco a spillo – erano le preferite di Renesmee. E il suo abito completava l’opera. Così com’era vestita e truccata, era bellissima. Non mi stupì per niente che Jake rimase a bocca aperta o per meglio dire estasiato non appena la vide scendere dalle scale che portavano al piano di sotto, dove gli altri la aspettavano. C’erano tutti i nostri amici: il clan di Denali, Tanya con Kyle, Kate con Garret, Carmen con Eleazar; il clan delle amazzoni, Zafrina, Senna, Kachiri; c’erano anche i due branchi al completo, persino Leah. Mancava solo mio padre, Charlie.
“Bhè come sto?” chiese, e girò su se stessa per farsi ammirare meglio.
“Sei uno splendore” alitò Jacob, ancora imbambolato.
“Sì è vero, sei splendida” disse Edward.
“Grazie” rispose Renesmee, abbassò lo sguardo e le sue guance arrossirono e divenne ancora più bella.
A turno tutti gli invitati si fecero avanti per darle gli auguri; i lupi si fiondarono quasi subito sul buffet che aveva preparato Esme appositamente per loro, traboccante di ogni alimento e bevanda possibile ed immaginabile. La mia piccola era come su una nuvola: sorrideva a tutti e non lasciava mai la mano del mio migliore amico, che diventava sempre più nervoso man mano che i minuti passavano.
“Okay ragazzi. Non ce la faccio più ad aspettare, adesso si aprono i regali” disse un’impaziente Alice. A quelle parole Jacob sbiancò e sgranò gli occhi quasi come se avesse visto un fantasma.
“Sono d’accordo con te zia, anch’io sono impaziente di scoprire quali sono i miei regali – uno in particolare, vero amore?” disse Nessie.
“Non ancora. Mi dispiace, ma il mio sarà l’ultimo che avrai” disse sogghignando Jacob, che nel frattempo si era ripreso un po’, anche se gli si leggeva negli occhi che era preoccupato.
“Va bene, aspetterò pazientemente qualche altro minuto per ricevere il tuo regalo” sbuffò alzando gli occhi al cielo.
“Allora, quale regalo vuoi scartare per primo?” le chiese Alice, dopo che Renesmee si era girata verso di lei.
“Non so. Iniziamo con quello del clan di Denali“. Tanya si avvicinò e le diede il suo regalo. Era una valigia piena di cosmetici – sicuramente un regalo consigliato da Alice.
Renesmee ringraziò e passò al regalo successivo. Il regalo del clan delle amazzoni era una collana di cuoio con un ciondolo che rappresentava le falci di luna intrecciate tra loro, con alcuni brillantini blu attorno. Avevano detto che era un ciondolo protettivo e porta fortuna.
Dopo fu la volta del regalo di Nahuel e Huilen, un bracciale d‘argento, sul quale c’era scritto << Renesmee >> – quando Nahuel glielo mise al polso, Jake divenne rosso come un peperone, e iniziò a tremare, ma per fortuna si calmò subito.
Poi ci fu il regalo di Esme e Carlisle, insieme a quello di Jasper ed Emmet: i primi le regalarono una macchina, una Volvo xc60 nera, mentre i secondi le regalarono una moto, uguale a quella di Jasper.
Alice e Rosalie le regalarono un armadio pieno di vestiti, fortunatamente per mia figlia non tutti rosa, mentre Edward ed io le regalammo due biglietti aerei per andare a Venezia – una delle città che aveva sempre voluto vedere, fin da piccola. E finalmente arrivò il momento del regalo di Jacob.
“Adesso posso avere il tuo regalo? Per favore” gli chiese Renesmee, facendogli gli occhi dolci.
“Ehm sì certo solo… Prima devo chiederti una cosa“. Renesmee lo guardò e gli fece cenno di continuare.
“Cos’hai intenzione di fare domani, il giorno dopo e il giorno dopo ancora… Insomma… Cos’hai intenzione di fare per l’eternità?”.
“Che cosa stai cercando di chiedermi?” chiese Renesmee un po’ confusa.
A quel punto Jake prese un anello dalla tasca dei suoi pantaloni e s’inginocchiò davanti a lei.  Poi, con gli occhi lucidi per l’emozione, le chiese “Nessie, ti ho amato sin dalla prima volta che i tuoi occhi hanno incontrato i miei, non ho mai smesso di farlo, anche dopo che tu non hai voluto più vedermi per colpa mia e della mia insicurezza sui tuoi sentimenti, giuro che se potessi tornare indietro ti dire sin da subito dell’imprinting, perché vederti soffrire a causa di un mio sbaglio è la cosa più atroce che esista, e non voglio più che succeda una cosa del genere. E se me lo permetterai, vorrei poter avere l’occasione di renderti felice per il resto della nostra vita. E per questo, beh, volevo chiederti una cosa… Renesmee Carlie Cullen, mi vuoi sposare?”.


COLLANA DI ZAFRINA:
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ANELLO DI FIDANZAMENTO:
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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Risposte ***


La nostra vita insieme_capitolo 5 Eccomiiii! Questa volta sono stata puntale, visto? xD
In questo capitolo Renesmee risponderà alla proposta di Jacob, chissà quale sarà la sua risposta... ù.ù
Volevo postare la foto dell'anello, ma non ci riesco...qualcuno può dirmi come fare, per favore? >.< ringrazio anticipatamente che avrà voglia di farlo, ma soprattutto di leggere questo capitolo (...e recensirlo, spero).
E adesso vi lascio a quest'ultimo ;)
Un bacione, Marie_Cullen


Capitolo 5
Risposte

RENESMEE


Rimasi per qualche secondo a bocca aperta, senza sapere cosa rispondere alla domanda di Jake.
Mi aveva chiesto di sposarlo, contro ogni mia immaginazione, me lo aveva chiesto davanti a tutti. Ed io non sapevo cosa rispondere. Vedevo che la sua faccia era preoccupata, sicuramente per la risposta che stava aspettando. La mia risposta.
“Renesmee? Rispondimi ti prego. Mi stai facendo preoccupare! Rispondi. Mi basta un sì o un no. Capirei se mi rispondessi di no, ma ti prego, dammi una risposta“. Jake mi stava implorando di rispondere da qualche minuto. Ma io avevo paura di rispondere, paura di dire quella piccola parola che avrebbe cambiato la mia vita, l’avrebbe sconvolta del tutto, perché l’avrebbe fatto, ne ero sicura.
Guardai negli occhi Jacob, e a un tratto capì che era stupido farlo aspettare, perché era quella che volevo anch’io. Dopotutto saremmo rimasti insieme per l’eternità comunque, con o senza matrimonio, e in fondo convivevamo già da qualche mese, quindi decisi di rispondere alla domanda che mi aveva fatto qualche minuto prima.
“Sì” dissi, senza tentennamenti.
“Sì cosa, sì mi rispondi o sì mi vuoi sposare?” mi chiese, confuso ancor più di prima.
“Sì, ti voglio sposare“. Non appena pronunciai quelle parole, Jacob si rialzò – poverino, era rimasto tutto il tempo inginocchiato – e mi diede uno di quei baci che non ti fanno respirare, ma nel quale si sentivano tutta la gioia e l’emozione che sentivamo. In quel momento nulla avrebbe cambiato il mio stato di beatitudine: lì con Jake che mi baciava e che mi stringeva tra le sue forti e possenti braccia, ero la persona più felice del mondo. Peccato però che quel bacio finì troppo presto, ma restammo a guardarci negli occhi, senza parlare, perché non c’era molto da dire in quel momento.
Lui interruppe per primo il silenzio, dicendomi “Avevo paura che mi rispondessi diversamente. Non sai quanto mi hai reso felice rispondendomi di sì. Sono l’uomo più fortunato della terra, ma che dico, dell’universo“.
“Grazie Jake, non potevi farmi regalo migliore di questo. Non mi aspettavo che mi avresti chiesto di sposarti, almeno non adesso. Sono rimasta un po’ sorpresa, ma alla fine ho capito che non poteva capitarmi cosa migliore di questa. Ti amo come non ho mai amato nessun altro, e questo regalo che mi hai fatto, mi ha reso immensamente felice, felice come non lo sono mai stata“. Lacrime silenziose rigarono il mio volto. Mi nascosi tra le sue braccia, l’unico posto che mi rendeva felice e che mi avrebbe reso felice per l’eternità. Ero in pace, finalmente.
Qualcuno si schiarì la voce - era zio Emmet. Così dovetti staccare gli occhi da Jake, per girarmi verso i miei familiari, che mi fissavano tutti, chi meravigliato, chi niente affatto sorpreso. Tra gli sguardi il primo che vidi e che notai, fu quello di mia madre. Lo notai subito perché nei suoi occhi dorati, vidi gioia, commozione, felicità. Se avesse potuto piangere, sarebbe scoppiata in lacrime. Così mi avvicinai a lei, e la abbracciai forte. Lei ricambiò il mio abbraccio, e mi disse “Grazie bambina mia“.
“Non capisco” dissi confusa.
“Ti ringrazio perché hai reso il mio migliore amico, l’uomo più felice del mondo; ti ringrazio perché rendi Edward e me orgogliosi di te, ogni giorno sempre di più; ti ringrazio perché non so come farei a vivere senza di te, senza la mia bambina. So che sei cresciuta, e adesso ti sposerai, ma resterai per sempre la mia bambina” disse, e vidi di nuovo nei suoi occhi quello che avevo visto poco prima: lacrime trasparenti che non sarebbero mai potute uscire dai suoi occhi e mai rigare il suo viso marmoreo. In quel momento mi resi conto che quelle erano le mie lacrime, che vedevo attraverso i suoi occhi.
Papà ci raggiunse subito dopo che mamma finì di dirmi quelle splendide parole, e mi disse solo “Renesmee, anche per me resterai sempre la mia bambina, e ricorda che per qualsiasi cosa noi ci saremo“.
“Papà, mamma, non so come ringraziarvi. Se non mi aveste messo al mondo, adesso non saremo qui, ed io non avrei mai potuto conoscere l’uomo che amo più al mondo, il mio Jake“. Quando sentì il suo nome, Jacob si avvicinò a me e diede la mano. Poi, rivolgendosi ai miei, disse “Bella, e soprattutto tu Edward, sono felice che avete acconsentito, e che avete mantenuto il segreto durante queste settimane. Non so come avrei fatto senza di voi. Senza i miei adorati suoceri” a quelle parole, Jacob scoppiò in una fragorosa risata, e mio padre rimase impietrito per qualche secondo. Mia madre invece, fece una linguaccia al suo miglior amico, e dopo finimmo tutti con il ridere.
Mentre ancora ridevamo, arrivò la zia Alice - sapevo già cosa voleva. Infatti mi chiese “Nessie ti prego! Ti prego! Ti prego!!!” mi supplicò.
“Va bene zia, organizzerai tu il mio matrimonio, ma! - adesso la supplicai io - ti prego, niente di rosa, almeno al mio matrimonio, ti prego” le dissi.
“Sarà tutto come vuole la sposa, vero Alice?” disse zio Jasper, che arrivò subito dopo la zia Alice.
"Non posso prometterlo, sapete come sono fatta” disse zia Alice imbronciandosi.
“Puoi decidere tutto tu zia, a patto che noi siamo d‘accordo. Ma Jacob ed io sceglieremo la data, gli invitati, e gli anelli, okay? Per te va bene Jake?”.
“Certo. A proposito di anelli, non te l’ho ancora messo alla mano. E non mi hai detto se ti piace o no” mi rispose Jacob, curioso.
“Ma certo che mi piace, che domande sono” gli dissi, e a quel punto Jake mise l’anello al mio anulare sinistro. Era semplice. La facettina era sottile e di argento, e piccoli cristalli erano incastonati perfettamente all‘interno del cuore posto al centro, che pur essendo piccolo, lo rendeva molto raffinato e semplice, era proprio il modello che piaceva a me. Conosceva i miei gusti in fatto di gioielli meglio di chiunque altro.
“Sono fortunato allora, non sapevo se ti sarebbe piaciuto. Edward e Bella dicevano di sì, ma io non ci credevo molto, anzi, speravo che ti piacesse. Ma non ne ero sicuro” disse Jake, che in quel momento aveva preso di nuovo la mia mano tra le sue.
“Non riesco ancora a capacitarmi che ci sposeremo. Che ne dici se ci sposiamo tra un mese esatto? Il 10 ottobre, che ne dici?” chiesi a Jake.
“Per me va bene, sono impaziente di diventare tuo marito e…” non fece in tempo a finire che arrivarono zia Rose e zio Emmet. Quest’ultimo mi prese e mi fece girare su me stessa, per poi farmi finire stritolata tra le sue braccia.
“Oh la nostra Nessie. Finalmente ti sei deciso a chiederlo, ci stavi facendo impazzire. Allora, dove andrete in luna di miele? Sono curioso” domandò a me e a Jacob.
Rispose Jacob “Beh, se Nessie è d’accordo, pensavo di sfruttare i biglietti aerei che ha ricevuto oggi, per Venezia. Che ne dici?” chiese rivolgendosi a me.
“E me lo chiedi anche? Certo che sì! Sai quanto ho sempre desiderato andare in quella stupenda città, e sarebbe fantastico se ogni volta che ci penserò in futuro la ricollegherò alla nostra luna di miele!”.
Non avevo ancora pensato a dove saremmo potuti andare in luna di miele, ma l’idea di Jacob era stupenda!
La serata si concluse poco dopo: il clan di Denali e quello delle Amazzoni si fermarono a casa di nonna Esme, il branco se ne tornò a La Push, e i miei genitori tornarono nella loro casetta nel bosco. Io e Jake invece, rimanemmo un altro po’ nel bosco vicino casa nostra a goderci la tranquillità che emanava, e sotto la luce della luna parlammo del nostro matrimonio, di Venezia, e del dopo...
Dopo più di un’ora la stanchezza della giornata cominciò a sentirsi, e decidemmo di andare a dormire.
Quella giornata era stata lunga e faticosa, piena di emozioni diverse, in cui la felicità faceva da padrone alle altre, ma era stata una delle giornate più belle della mia vita.
Mi addormentai tra le sue braccia ripensando a quello che sarebbe successo da lì a un mese, e guardando la mia mano sinistra, dove adesso c’era l’anello che mi avrebbe legato all’amore della mia vita per sempre.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Preparazioni e cerimonia ***


la nostra storia insieme: capitlo 6 CIAO A TUTTI! So di essere imperdonabile, all'inizio di questa storia avevo promesso che avrei pubblicato regolarmente e ultimamente non l'ho fatto, ne sono consapevole, ma ho avuto un po' di problemi nello scrivere questo capitolo e tra la scuola e il lavoro non avevo molto tempo per farlo...Oggi per fortuna ho trovato un po' di tempo, quindi eccomi qui! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento :)

Capitolo 6:

Tempo che passa e preparazioni

RENESMEE

Quel mese passò molto in fretta, anche troppo.
La zia Alice mi aiutò molto, e fui sorpresa quando mia madre accettò di aiutare nei preparativi e si divertì anche nel farlo. Poiché il tempo era poco, il ritmo delle cose in casa era frenetico fin dal giorno dopo la proposta di Jacob, ma grazie a quel folletto che mi ritrovavo come zia riuscimmo a finire tutto quello che c’era da fare in tempo: anzi, avevamo finito anche prima del previsto.
Jake ed io avevamo scelto di sposarci in una chiesetta situata nella periferia di Anchorage, piccola e molto antica: infatti era stata costruita verso il 1600, durante gli anni di caccia alle streghe, ed era stata utilizzata proprio da quest’ultime come rifugio*. L’interno era caldo e accogliente, sul soffitto e sulle pareti erano rappresentate numerose icone religiose, e l’altare in fondo alla chiesa era qualcosa di spettacolare: vi si accedeva attraverso una piccola scalinata, che conduceva al vero e proprio altare, fatto interamente di marmo rosa perlino. Se la chiesa già di per se era stupenda, non osavo immaginare come sarebbe stata addobbata per il matrimonio.
L’unica cosa che Jacob ed io non avevamo scelto insieme era stata la casa. Infatti avevamo deciso di comune accordo che dopo sposati saremmo andati a vivere in una casa diversa da quella vicino al campus in cui vivevamo adesso, ma Jacob non voleva dirmi niente sulla nuova casa: diceva che era il suo regalo di matrimonio. Quindi avrei lasciato questa casa di lì a un giorno, senza sapere neanche come fosse quella nuova, sperando che avrebbe avuto qualche stanza in più.
Infatti, speravo tanto di poter dare un figlio o una figlia a Jacob: sapevo di poterlo fare, altrimenti Jacob non avrebbe mai avuto l‘imprinting con me, ma non sapevo quanto tempo avremmo dovuto aspettare affinché ciò accadesse. Volevo dargli una famiglia, una famiglia tutta nostra, come quella che si erano creati i miei genitori con me. E non vedevo l’ora di farlo; ma mi rendevo conto che per la mia natura forse ci sarebbero stati alcuni problemi, anche se speravo tanto che non ci fossero stati.
Cercai di tornare al presente, perché se continuavo a pensarci, rischiavo di insospettire gli sguardi dei miei familiari, e non volevo aggiungere altre preoccupazioni.
Senza rendermene conto ero rimasta tutta la mattina a pensare al mio immediato futuro, e solo quando venne mia madre nella stanza mi alzai. Era accompagnata dalla zia Alice, che portava tra le mani una custodia bianca, una di quelle per i vestiti.
Non appena mi vide nel letto, mia madre mi venne accanto e mi disse “Come mai ancora a letto a quest’ora? Non ti senti bene per caso? Ti vedo un po’ pallida“.
“Non ti preoccupare mamma, non è niente. È solo un po’ d’agitazione, sai“.
“Ti capisco, anch’io ero agitata il giorno prima del matrimonio, ma poi non appena vidi tuo padre, la mia agitazione scomparve. Vedrai che succederà anche a te così, non appena vedrai Jacob all‘altare“.
“Spero sia come dici tu“.
“Adesso alzati, devi fare l’ultima prova del vestito - ci interruppe la zia - non c’è più tempo, e voglio vedere se le modifiche che ho apportato vanno bene, o ne devo fare altre“.
“Altre modifiche? Non ti sembra che tu stia un po’ esagerando zia? Dopotutto ci saranno solo qualche vampiro e qualche licantropo, a chi vuoi che importi del vestito che avrò? E poi lo indosserò pochissimo…” m’interruppe mettendomi una mano sulla bocca, poiché avevo iniziato a blaterare senza sosta. Ero proprio agitata!
“Importa a me! Non vorrei che un giorno tu rimpianga di non aver festeggiato per bene il tuo matrimonio. Voglio che domani sia un giorno perfetto per te. Questo sarà il mio regalo e voglio che te lo goda al meglio. E adesso non discutere e metti il vestito. Te lo chiedo per favore. Fallo per me“.
“Tutto per la mia dolce zietta” le stampai un bacio sulla guancia e andai a mettere il vestito, certa che non si sarebbe accontentata di quello.
***
Quella mattina mi svegliai di colpo, tutta sudata e spaventata dopo il sogno che avevo fatto.
In realtà appena sveglia non ricordavo neanche cosa avevo sognato, ma mi aveva messo addosso un senso di angoscia e inquietudine tale che senza accorgermene avevo iniziato a piangere: lacrime copiose uscivano dai miei occhi e più passava il tempo più non riuscivo a fermarle. Come se non bastasse iniziarono anche i singhiozzi, e così mi ritrovai tra le braccia di mia madre, che mi aveva sentito piangere dall’altra stanza, nella quale si trovava con mio padre dalla sera precedente.
Non mi chiese niente, né parlò; sapeva quando avevo bisogno delle sue parole, e quando invece avevo bisogno soltanto di stare stretta tra le sue braccia. In quel momento avevo bisogno solo del suo abbraccio che mi rassicurava come nessuno avrebbe mai fatto, come solo una madre sa fare.
Rimanemmo così per molto tempo, per tutto il resto della notte, finché non spuntò il sole. I suoi raggi colpirono i nostri volti, e illuminarono tutta la mia camera.
Mio padre era rimasto tutta la notte sulla soglia della porta, senza entrare nella stanza - forse non voleva semplicemente disturbare, o forse non voleva peggiorare le cose. Non appena vide che il peggio era passato e che ero tornata quella di sempre, però, entrò con passo deciso, si avvicinò a me e alla mamma, e sussurrò vicino alle mie orecchie “Pronta per il grande giorno?”.
Sussultai minimamente, però se ne accorsero entrambi. Però non dissero niente, fino a che non parlai io.
“Non preoccupatevi, adesso è passato tutto“. Mi guardarono ancora un po’ in ansia. “Dico sul serio, non preoccupatevi, sto bene. Ho bisogno solo di andare a farmi una doccia, e poi possiamo andare a casa dei nonni. Scommetto che la zia Alice mi starà aspettando nel suo gigantesco bagno, già pieno di tutte le sue cianfrusaglie” sorrisi, cercando di non farli preoccupare. Funzionò.
Mi staccai da mia madre e andai a fare una doccia calda, che come avevo previsto mi rilassò.
Dopo neanche dieci minuti, eravamo a casa dei nonni. La zia Alice era nel suo bagno, e probabilmente mi aspettava da molto, visto la faccia un po’ arrabbiata che aveva.
“Scusa il ritardo zia” le dissi come entrai. Lei mi prese la mano e mi fece accomodare sulla sedia di fronte allo specchio. Non appena vidi nello specchio, notai che dietro di me c’era un vestito, il mio. Ma non ci pensai molto, e distolsi lo sguardo. La zia alzò gli occhi al cielo, e sussurrò qualcosa del tipo << proprio come la madre >>. Risi.
Iniziò subito a truccarmi, usando creme che resero ancora più soffice e profumata la mia pelle. Mi truccò in modo semplice. Avevo un ombretto bianco perlato sulla palpebra e una leggera linea di eye-liner. Per dare profondità all’occhio aveva messo un marroncino pescato sfumato nella piega dell’occhio e un po’ di matita color panna. Sulle labbra avevo messo un rossetto color pesca con un po’ di lucida labbra e sulle guance un blush aranciato. I capelli erano morbidamente raccolti in uno splendido chignon, con una ciocca che scappava da esso mettendo in risalto il mio viso. Il tutto era reso prezioso da alcuni fili di metallo intrecciati, dove erano incastonati dei piccoli cristalli azzuro-trasparenti.
Quando finì di truccarmi, mi aiutò a indossare il vestito. Mi guardai allo specchio.
Zia Alice aveva fatto altre modifiche, ed era diventato ancora più bello. Adesso era perfetto per me.
Era tutto bianco, senza spalline. Il corpetto avvolgeva il mio busto, senza stringere troppo, ed era rifinito con qualche disegno fatto con gli strass. Un sottile nastro color panna stringeva il corpetto vicino ai fianchi, e sotto il fiocco formato dal nastro, iniziava una gonna molto semplice. Non c’erano disegni né rifiniture. Era di candida seta bianca, ricoperta dolcemente da un semplice tulle.
Ero incantata. M’immaginai come una principessa, ed era così che mi sentivo, una principessa che tra qualche minuto avrebbe incontrato il suo principe, lo avrebbe sposato, sarebbe diventata la sua regina e sarebbero vissuti per sempre felici nel loro regno.
Ero sola in quel bagno gigantesco, ed iniziarono a tremarmi le gambe. Per fortuna in quel momento entrò mia madre, che mi prese in tempo prima che cadessi a terra.
Mi resse quel tanto che bastò a farmi tornare lucida da reggermi in piedi da sola.
“Non immaginavo fossi in tutto e per tutto come me. Speravo prendessi qualcosa anche da tuo padre” mi disse sorridendo.
“Lo speravo anch‘io - ricambiai il sorriso, e in quel momento sentii che era arrivato qualcuno - Chi è arrivato?“.
“Probabilmente Charlie“.
Era tanto che non vedevo il nonno Charlie, ed era una sorpresa sapere che lui fosse qui, dato che del soprannaturale non ne voleva sapere - ed era meglio così, per lui.
Entrò nel bagno, e immaginai che per lui questa scena fosse come un flashback, come se era tornato al giorno del matrimonio della mamma, con l’unica differenza che questa volta mia madre era mamma e vampira e lui era più vecchio di sette anni.
Con lui venne anche la sua nuova moglie, Sue, la mamma di Leah e Seth. Adesso erano i miei zii per modo di dire. Quel pensiero mi fece sorridere.
“Quanto sei cresciuta, mi ricordi sempre di più tua madre. Le assomigli tanto” disse il nonno, una volta entrato.
“Non sei l’unico a dirlo, nonno. Sono felice di vederti di nuovo” gli andai incontro e posai un bacio sulla sua guancia, attenta a non sgualcire il vestito. Non osai immaginare cosa mi avrebbe fatto la zia Alice se sarebbe successo.
Poi, rivolgendosi alla mamma, disse “Bells, dov’è tuo marito? Non l’ho ancora visto”  nonno che chiedeva di papà? Strano! pensai.
“Sta aiutando Esme a finire i preparativi“.
“Ah va bene. Avete bisogno di un aiuto? Posso fare qualcosa?”.
“No grazie papà. Anzi, potresti rintracciare Jacob e dirgli che abbiamo finito. È quasi l’ora“.
“Okay vado. Ah ehm Nessie?“.
“Sì, nonno?”.
“Sei bellissima“. Detto questo si girò e uscì. Io arrossii.
Era arrivata l’ora di calarmi nella parte che aspettavo da un mese.
Papà mi raggiunse dopo qualche minuto dopo e mi aiutò a scendere le scale e poi ad entrare nella sua lucida Aston Martin nera, con la quale mi avrebbe accompagnato in chiesa.
Il viaggio non durò più di dieci minuti grazie alla sua guida spericolata, ma bastarono a farmi agitare più di quanto lo ero già nel bagno di zia Alice. Feci un sospiro nervoso mentre mio padre mi aiutava ad uscire dal caldo abitacolo della macchina e mi diceva nell’orecchio “Stai tranquilla, Jacob è arrivato qualche secondo fa, ti sta aspettando“. inaspettatamente con quelle parole riuscì a rassicurarmi, e mi rilassai.
Superate le scale davanti la chiesa, vidi che all’interno ad aspettarmi c’erano tutti quanti. C’era Eleazar, Carmen, Tanya, Kyle, Kate, Garret, poi anche Zafrina, Senna e Kachiri. C’era il branco al completo: Jared, Kim, Paul, Rachelle, Quil, Claire, Embry, Sam, Emily, Leah, Seth, e anche Billy. Tutta la mia famiglia.
A quel punto la zia Alice mi passò il mio bouquet di fiori: erano rose bianche e naturalmente rosa, poi c’erano anche le fresie e i gigli bianchi. Gli stessi fiori erano messi alle estremità dei banchi in piccole composizioni floreali. Ogni profumo si bilanciava con l’altro, inebriando l‘ambiente.
Mi strinsi di più a mio padre, per paura di cadere inciampando nel tappeto rosso. La musica mi spingeva sempre più verso l’altare, verso Jacob. Non l’avevo ancora guardato in faccia. Non appena alzai lo sguardo, incontrai i suoi occhi, che esprimevano una gioia tale da fare sciogliere tutte le mie insicurezze. La sua gioia adesso era anche la mia.
La cerimonia non durò molto. Al momento di rispondere alla fatidica domanda, Jacob pronunciò un “sì” deciso, e io lo pronunciai allo stesso modo, le mie parole e la mia decisione specchio delle sue.
Ormai sentivo che niente poteva separarci. Questa convinzione si rafforzò quando mi baciò. Fu un bacio dolce, che cresceva piano piano. Durò poco, ma fu tanto, tanto dolce.
In quel momento sentii che pensavamo la stessa cosa: io gli appartenevo, come lui apparteneva a me.
Per sempre.


* tutto quello riguardante la chiesa, nonchè la chiesa stessa, è tutto inventato. Non c'è una chiesa così ad Anchorage, e non ci sono neanche state delle streghe, che io sappia U.U però esiste davvero l'altare che ho descritto, ed è quello di una chiesa dedicata ad una dea, ma purtroppo non ho trovato altro riferito a questa chiesa >.< quindi non so dove si trova...

ACCONCIATURA:
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VESTITO:
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ALTARE:
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Capitolo 8
*** Avviso! ***


avviso Scusatemi, ma devo mettere per forza questo avviso! >.<
Ho avuto un po' di problemi ultimamente e la scrittura sta andando a rilento, quindi non so quando riuscirò a postare di nuovo...comunque spero presto ^^
Ah, voleva anche dire che nei capitoli precedenti ho postato le foto del compleanno di Renesmee e del matrimonio! Finalmente ci sono riuscita - grazie mille _mymind_ ;)

Appena il capitolo sulla luna di miele sarà pronto toglierò questo avviso, promesso!
Nel frattempo vi lascio un piccolo spoiler ;D

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Un bacione, Marie_Cullen :*

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