Il Principe Sole

di Migiri Born
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Principe Sole ***
Capitolo 2: *** Cuore di sabbia e Occhi di Luna ***



Capitolo 1
*** Il Principe Sole ***


Il Principe Sole

In un palazzo dorato al di sopra delle nuvole, viveva il Re Cielo con tutta la sua Corte.

Il Re Cielo  aveva due bei figli, la Principessa Luna, ancora giovane per poter regnare, ed il Principe Sole,un adolescente capriccioso ed arrogante, il quale non serbava alcun interesse per il regno dell’Etere.

Un giorno, a seguito di un’ennesima nefandezza da parte del figlio, il Re Cielo decise che fosse  giunto il momento di prendere provvedimenti. Difatti il Principe Sole, famoso per la sua competitività, aveva raccolto una sfida musicale da parte di un uomo coraggioso di nome Kasshim, il quale viveva in un umile villaggio, colpito quotidianamente dai soprusi del giovane Principe.

Si era quindi stabilito che se Kasshim avesse vinto, il Principe Sole avrebbe dovuto non solo liberare gli uomini dalle sue cattiverie, ma avrebbe fatto splendere alta la luce sugli orti incolti dei villeggianti, e reso prospero il raccolto.

Il Principe Sole acconsentì, ma presentò le sue condizioni: se fra i due sfidanti il vincitore si fosse rivelato lui, avrebbe potuto decidere liberamente della sorte dell’uomo che aveva osato sfidarlo.

Kasshim accettò di buon cuore tali condizioni, rallegrandosi che il Principe non avesse pensato ad una ritorsione contro il suo popolo. Ed ebbe così inizio la sfida.

Il Principe Sole, pari ad una divinità, sconfisse facilmente il suo debole avversario, che pure era stato riconosciuto grande fra gli uomini per le sue doti musicali. Ma cosa può la gloria umana contro l’ imponenza di un Dio?

Così, rivoltosi allo sconfitto, il Principe pronunciò crudeli parole.

“Stolto, tu che mi sfidasti con tanta sicurezza! Maledetto sei tu e la tua prole! Poiché non appena i tuoi figli raggiungeranno la matura età, saranno destinati a perire! Così tu, sciocco, zapperai gli orti fino a che calli e gonfiori non leniranno le tue dita! E anche quando tale destino colpirà le tue mani brunite dal sole, i tormenti della mia maledizione non avranno fine, se non che per mia parola!”

Così il Principe se ne andò, lasciando l’uomo ai suoi tristi lamenti.

Il Re Cielo, amareggiato dalla cattiveria del figlio, lo convocò a Corte per disporre la sua punizione.

Il Principe, ignaro delle intenzioni del Padre, si presentò a palazzo in tutta tranquillità, credendo addirittura che il Re avesse deciso di concedergli il Regno.

Ma il Re Cielo intrappolò il giovane Principe in un cerchio magico, e alzatosi dal trono regale, parlò solennemente.

“Tanto degenerato dovevi essere tu, che governi il chiarore caldo e benevolo del Sole? I misfatti di cui ti sei macchiato mi addolorano come tuo creatore, ma proprio in virtù di padre ti punirò. Poiché è il mondo degli uomini che tu offendesti con le tue scelleratezze, sarà lì che le pagherai , lontano dalle grazie dei tuoi simili, fino a che non avrai imparato il rispetto della vita.”

Così disse il Re Cielo, e con un incantesimo avvolse le braccia e le gambe del figlio con catene dorate, che dal Palazzo scesero nel lago vicino al villaggio di Kasshim.

“Che questi lacci d’oro ti tengano costretto e che portino a te nostalgia del nostro Regno, figlio. Così che tu capisca quanto il tuo stesso comportamento ti abbia condotto in malora.”

Detto questo, il Principe Sole fu trascinato in catene sotto l’acqua del lago e lì rimase per molti anni, solo, nello sconforto.

Un giorno, un bellissimo giovane dai capelli di viola, dopo aver camminato a lungo tra i boschi per raccoglier legna, si fermò nei pressi del lago e rimase incantato dalla luminosità dell’acqua. Infatti, per l’influenza del Principe, la superficie cristallina risplendeva di un candido bagliore, pari a quello del sole.

Il ragazzo, sportosi per abbeverarsi dopo tanta fatica, raccolse un po’ d’acqua nella coppa delle sue mani, ma appena questa toccò le sue labbra, il giovane rimase stordito dal sapore divino di quelle gocce e si addormentò sulla riva.

Il Principe Sole dal fondo del lago, s’innamorò a prima vista del giovane e prima che questi si svegliasse, la divinità governò i flutti del lago, portando il ragazzo sott’acqua, affinché potesse bearsi della sua bellezza.

Il giovane rinvenuto poco dopo, si ritrovò tra le braccia del Principe, il quale lo avvolgeva amorevolmente, cullandolo con dolci parole.

Il ragazzo inizialmente tranquillizzato dall’incantevole voce del Principe, ignorando ovviamente chi fosse, s’accorse in seguito di trovarsi sul fondo del lago e spaventato, chiese spiegazioni.

“Non hai di che temere, perché adesso sei caro ad una divinità ed un incantesimo ti proteggerà, se vorrai rimanere al mio fianco.”

Lo rassicurò il Principe, carezzando il bel viso del giovane, che alle parole dell’altro, si calmò.

“Ma dimmi ora, qual è il tuo nome?”

Chiese il Principe.

“Tra la mia gente sono conosciuto come Iosse. Ma rivelatemi invece il nome della divinità a cui devo rendere onore.”

Parlò il giovane.

“Un nome non lo posseggo. Quello che avevo l’ho disonorato.”

Disse tristemente il Principe, vergognandosi di sé stesso.

“Allora vi chiamerò Arpas. Nella lingua del mio popolo significa “Splendente”.”

Gli sorrise dolcemente il compagno.

Il Principe si commosse di quel nome e consacrò il popolo del giovane, stabilendo che avrebbe vissuto nella pace e nella felicità.

In seguito, i due unirono i loro corpi nel proprio calore, promettendosi eterna fedeltà.

Così, il Principe Sole e Iosse vissero insieme, amandosi profondamente.

Ma al termine di un anno, Iosse manifestò un profondo dolore che lo attanagliava.

Il Principe, accortosi che nemmeno i suoi poteri erano efficaci, si rivolse disperato all’amante, piangendo calde lacrime.

“Non cadere nello sconforto, mio amato Arpas. Tale destino per me era già stato prescritto.

Una maledizione del Principe Sole colpì mio padre diciotto anni or sono, ed io ne sono vittima.”

Il Principe a tali parole pianse più forte, sconvolto dalla consapevolezza di aver distrutto l’unica sua gioia. Il giovane, sorretto dalle braccia dell’amante, asciugò le lacrime del Principe e disse, esalando il suo ultimo respiro.

“Ma non mi rammarico della mia sorte. Poiché lo stesso dio che lanciò la maledizione, mi ha amato profondamente ed io ho amato lui. Inoltre egli donò felicità a tutto il mio popolo e lenì le sofferenze di mio padre. E per questo ti perdono, mio Principe. Mio Arpas. Mio unico Sole.”

Il Principe si sorprese delle parole del giovane e quando il suo pianto si spezzò, il Re Cielo capì che il cuore del figlio era tornato puro, e lo liberò dalla sua prigionia.

Non appena fu sciolto dai legami dorati, il Principe Sole trasformò il bel corpo di Iosse in una parte di cielo, ovvero la scia violacea che è possibile vedere solo al tramonto.

“Fine del Giorno” infatti, era il significato del nome del bellissimo giovane dai capelli di viola.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cuore di sabbia e Occhi di Luna ***


Salve a tutti, rieccomi con un’altra favoletta ^^ Avrei intenzione di trasformare questi racconti in una serie e prima o poi lo farò XD Per ora mi limiterò a tenerli divisi ^^ Buona lettura, spero gradirete ^^

 

Cuore di Sabbia e Occhi di Luna

Agli albori del tempo, quando la Terra verdeggiava di fronde rigogliose e fioriture incontaminate, gli spiriti elementali, pari a divinità, governavano il corso della vita.

Tali spiriti avevano la capacità di assumere le forme più disparate, chi di volpe, chi di fiume, ma tra loro, due  si elevavano per splendore; lo spirito del deserto, Cuore di Sabbia, il quale possedeva meravigliosi capelli d’ambra, e Occhi di Luna, la bellissima dea del candore lunare dalle iridi bianco latte. Le due divinità erano solite mostrarsi come apparizioni eteree, l’uno di giovane ragazzo, l’altra di donna.

Innamorati da tempo immemore, essi non avrebbero mai potuto toccarsi, appartenendo a differenti sfere degli elementi, ma si contentavano della presenza reciproca.

Quando la notte ghermiva il sole cocente dell’infinità desertica, ed il vento s’acquietava in una leggera brezza sotto lo splendente velo del firmamento celeste, Cuore di Sabbia mutava il suo intero corpo in migliaia di granelli ramati, che salivano fino in cielo, cullati dai raggi rifulgenti della splendida dea.

Ma un giorno, quando il sole si spandeva ancora sulla Terra, lo spirito degli oceani che aveva nome Cobalto, invaghitosi del giovane dio, lo invitò con un inganno nella sua dimora, in fondo al mare più oscuro.

Lo spirito marino  aveva infatti riferito al dio del deserto di aver trovato un modo per far si che il giovane e la dea lunare potessero incontrarsi.  

Cuore di Sabbia, ignaro delle intenzioni dello spirito, e impaziente di vedere la sua amata, accettò l’invito, ma non appena mise piede nelle distese marine, subito lo avvilupparono violente correnti e gelide onde che lo trascinarono nel nero dell’oceano, dove lo attendeva il dio Cobalto.

Alla vista dello spirito, ormai nelle sue mani, la divinità del mare  svelò lui l’inganno, e lo stesso non fece in tempo a stringerlo tra le braccia, che subito Cuore di sabbia lo respinse e, consapevole di non aver via di fuga, distrutto dal dolore, con le ultime forze cambiò forma in granelli.

Lo spirito, in questo modo, aveva impedito al dio marino di macchiarlo di una colpa contro l’amore per Occhi di Luna, ma allo stesso tempo, Cuore di Sabbia non avrebbe più potuto far ritorno sulla terra, mancando dell’aiuto del vento, che sempre gli era stato amico.

Il volto triste, e colmo di lacrime della dea, a causa della perdita dell’amato, s’impose eterno sulla superficie serica  della Luna, ancora oggi visibile agli occhi dei mortali.

Occhi di Luna piange e si dispera ogni notte, poiché il candore dei suoi raggi non può raggiungere il viso del giovane Cuore di Sabbia, ancora imprigionato e sempre devoto al suo unico amore, e di rimando, il deserto è ogni giorno più arido.

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