Forse...il destino... di iosnio90 (/viewuser.php?uid=98446)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Astaroth ***
Capitolo 3: *** Scontro tra estranei ***
Capitolo 4: *** Nicole e Lilian ***
Capitolo 5: *** Aspetta, Abbi fede e Perdona ***
Capitolo 6: *** Il gatto e il topo ***
Capitolo 7: *** La peggiore conseguenza ***
Capitolo 8: *** Verità ***
Capitolo 9: *** Ritorno al futuro ***
Capitolo 10: *** Errori ***
Capitolo 11: *** Quando il dubbio ti assale ***
Capitolo 12: *** Pianificare ***
Capitolo 13: *** Raggirare il nemico ***
Capitolo 14: *** Scoperte ***
Capitolo 15: *** Stati d'animo correlati ***
Capitolo 16: *** Allarme rosso ***
Capitolo 17: *** Sconfitta parziale ***
Capitolo 18: *** Scambio ***
Capitolo 19: *** L'altra Bonnie ***
Capitolo 20: *** Colpevoli di dubbio ***
Capitolo 21: *** Salvare il salvabile ***
Capitolo 22: *** Il risveglio ***
Capitolo 23: *** Influenze sul futuro ***
Capitolo 24: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 25: *** Il circo del demone ***
Capitolo 26: *** Massacro ***
Capitolo 27: *** Sacrificio ***
Capitolo 28: *** Unico nel Tempo ***
Capitolo 29: *** La caduta di Astaroth ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Aprile 2034
Il fuoco ringhiava e distruggeva ogni cosa, sbuffando volute di fumo
nero ed acre che saliva al cielo rendendolo di un tempestoso grigio
screziato di piccole scintille rosse che ricadevano al suolo in una
leggera e sinuosa danza a spirale.
Erano piccoli incendi circoscritti, ma tanto furiosi e tenaci da aver
abbattuto case ed alberi secolari, giorno dopo giorno, anno dopo anno
senza mai estinguersi.
L’aria era calda e talmente impregnata della cenere degli
edifici distrutti da essere quasi irrespirabile ed ogni cosa, di quel
poco che era rimasto della cittadina Fell’s Church, aveva
assunto un unico colore: il rosso.
Il rosso delle fiamme, il rosso dei mattoni ormai esposti, il rosso del
sangue che imbrattava le strade.
Le grida dei poveri disgraziati che quel giorno avevano incontrato la
morte tremenda per combustione riecheggiavano ovunque levandosi alte
verso il cielo in una preghiera di aiuto che sapevano non sarebbe mai
arrivato perché ormai troppo tardi per sperare nella
salvezza.
Il vampiro guardava quell’orrendo spettacolo dalla solita
finestra sospirando di rassegnazione e abitudine.
Gli ritornò alla mente come un tempo aveva desiderato anche
lui un mondo fatto solo di morte e sangue e si biasimò
aspramente per questo.
Nonostante sapesse che all’epoca di quei pensieri terribili
era sotto l’influenza di qualcosa tanto forte da poterlo
spingere a pensare cose che non gli appartenevano, non riusciva a non
rimproverarsi. Esattamente come si rimproverava ogni giorno per la
quantità di sciocchezze che aveva detto, fatto o pensato nel
corso della sua lunga esistenza.
Adesso che le cose erano cambiate si vedeva con occhi di versi e
più critici e non riusciva a capire come i suoi alleati
avessero deciso all’unanimità di renderlo il capo
di quella loro assurda resistenza.
Non riuscivano a vedere che non era all’altezza della
situazione?
In gioventù, aveva viaggiato per il mondo intero ostentando
il Potere che la sua condizione di vampiro di concedeva, proclamandosi
il re tra le creature della sua stessa specie e prendendo in giro
chiunque non raggiungesse il suo livello.
Con il passare degli anni, più nemici riusciva a
sconfiggere, più cresceva la sua boria e la sua smania di
apparire come l’essere perfetto.
E adesso?
Adesso si guardava allo specchio e capiva che era stato soltanto uno
stolto a credere di essere talmente potente che mai niente avrebbe
potuto abbatterlo.
Eppure, nonostante tutto, avevano scelto lui e gli avevano affidato le
loro vite.
Era ormai da due anni che combatteva strenuamente contro il loro
nemico, colui che aveva messo a ferro e fuoco Fell’s Church,
ma non aveva ottenuto nessun risultato concreto se non quello di
perdere più vite di quelle che era riuscito a strappare
all’esercito avversario.
Alzò gli occhi e guardò dritto davanti a se
puntando il suo sguardo all’enorme e spaventoso castello nero
dalla guglie appuntite ed argentate che, appena un paio di anni prima,
era comparso dal nulla nel bel mezzo del bosco che una volta era stata
la sua casa.
Ricordava ancora quel giorno, la furia dell’affronto subito e
la vergogna per la rapida sconfitta che stava quasi per portarlo alla
morte.
Da allora aveva cominciato a combattere per difendere se stesso e
coloro che contavano qualcosa per lui.
Ma il mostro aveva presto rivelato il suo vero piano ed aveva rinchiuso
l’intera cittadina all’interno di una barriera
magica invalicabile per loro all’interno e che rendeva
Fell’Church invisibile ed introvabile per chi stava
all’esterno.
Cominciarono i rapimenti, gli incendi e le morti atroci e, ben presto,
tutti gli umani sopravvissuti riconobbero in lui non il mostro che
avrebbero visto in altre situazioni, ma l’unico in grado di
tenerli al sicuro.
Adesso tutti conoscevano la sua vera natura, ma a nessuno importava:
sapevano che il vero mostro non era tra loro, ma se ne stava rintanato
all’interno del castello nero del bosco.
Il pensionato ormai era l’ultimo posto sicuro che era rimasto
alla resistenza.
Era affollato, il cibo scarseggiava e i lamenti dei feriti
riecheggiavano tra le pareti giorno e notte, ma almeno lì i
mostri non potevano entrare per via dell’incantesimo di
protezione che tutti ringraziavano come se fosse una persona viva.
La porta alle sue spalle cigolò leggermente e nella stanza
entrò una donna bellissima e preoccupata che gli si
affiancò.
Era lei l’artefice dell’incantesimo che li teneva
al sicuro: la strega.
“Com’è la situazione?” -
chiese il vampiro.
“Sempre la stessa!” - rispose la strega.
“Mi sento in colpa! Non avrei dovuto mandare lei! Che razza
di persona sono?” - fece il vampiro.
La strega gli poggiò una mano leggera e delicata su una
spalla: “Non biasimarti! Capisco alla perfezione
ciò che senti, ma sai bene quanto me che era
l’unica cosa giusta da fare!”.
“Se Astaroth scoprisse che lei l’ha seguito non ci
penserebbe due volte ad attaccarla!” - disse il vampiro.
“Lei saprà difendersi! E’
l’unica davvero in grado di difendersi da sola da
Astaroth!” - rispose la strega.
“Lo so, ma vorrei essere lì ad
appoggiarla!” - ribattè il vampiro.
“Ma tu ci sarai!” - controbattè la
strega.
“Si, ma….non sarò davvero io e non
l’aiuterò perché sarò troppo
stupido per capire di avere davanti agli occhi l’unica cosa
buona che io abbia mai fatto!” - fece il vampiro.
“Io non ci giurerei!” - disse la strega -
“Lei sa che Astaroth ha avuto l’ardire di compiere
il Viaggio essenzialmente per impedire la sua venuta al mondo e
sappiamo entrambi che, se c’è una cosa che lei ama
più di noi due…beh….è se
stessa! Quindi farà di tutto per impedire al nostro nemico
di condannarla all’inesistenza e, se sarà
necessario, costringerà chiunque ad aiutarla!”.
Il vampiro si lasciò andare ad un lieve sorriso tirato.
La strega aveva ragione: Lei era così testarda che avrebbe
smosso mari e monti pur di salvarsi la vita e tornare a casa! Questa
era una cosa che aveva ereditato da lui.
“Piuttosto…hai scritto la lettera?” -
gli chiese la strega.
Il vampiro ebbe un tuffo al cuore morto che aveva nel petto.
“Non ancora!” - rispose.
“Come mai?” - fece la strega.
“Se dovessi scrivere quella lettera e dovessi
inviarla…allora le cose che succederebbero come conseguenza
potrebbero cambiare ogni cosa, potrebbero cambiare l’intero
corso degli eventi, potrebbero cambiare noi due….ed io non
voglio!” - rispose il vampiro.
La strega si voltò verso di lui e gli accarezzò
il viso.
“Neanch’io voglio che le cose cambino,
ma…adesso non si tratta più soltanto di noi due!
Se Astaroth dovesse vincere qui a Fell’s Church, poi
passerebbe ad una nuova città e poi ad un’altra e
ad un’altra ancora! E’ dell’intero mondo
che stiamo parlando e se è per salvare l’intero
mondo allora…beh…dobbiamo essere disposti a
sacrificare anche noi stessi e ciò che siamo l’uno
per l’altra!” - rispose la strega.
Era sempre stata la più ragionevole tra loro due.
“L’intero mondo….sacrificare noi due per
l’intero mondo…” - sospirò il
vampiro - “A volte mi sorprendo di quanto possa essere
smisurato il mio egoismo!”.
La strega sorrise e tornò ad accarezzarlo.
“Vorrei tanto che avessimo la possibilità di
essere egoisti, ma non ce l’abbiamo!” - disse
tristemente.
Il vampiro l’attirò a se e la strinse forte
lasciandole un leggero bacio sulla testa.
La strega strinse gli occhi e si aggrappò a lui nello stesso
istante in cui un nuovo grido di atroce dolore squarciava il cielo nero
di Fell’s Church.
NOTE:
Ciaoooooooooooo!!! Ben ritrovate a tutte!!!
Mi sento emozionatissima per essere ritornata di nuovo qui tra voi con
questa storia nuova di zecca, ma a cui tengo particolarmente
perchè la stavo progettando da taaaaaaaanto tempo!
Che dire.....siamo agli inizi, quindi non posso fare altro che sperare
che il prologo vi sia piaciuto e che vi abbia intrigato abbastanza da
farvi prendere in considerazione l'idea di continuare a seguire la
storia.
Come sempre è una storia tutta Donnie e Stelena, ovviamente!
Ma ci tenevo a fare una precisazione per chi non avesse letto gli
spoiler sul mio blog durante la mia assenza da EFP.
Allora....sapete bene, o almeno lo sa chi ha già letto
qualcosa di mio, che io ho sempre scritto storie Donnie prendendo in
considerazione tutti i punti di vista dei vari personaggi!
Ma converrete con me che la vera protagonista restava sempre Bonnie in
quanto era dal suo POV che raccontavo la maggior parte della storia ed
era lei al centro di tutto!
Beh....per questa storia ho deciso di fare qualcosa di diverso.....e,
pur continuando a scrivere da tanti Pov, il vero protagonista
sarà...DAMON!
E' dal suo POV che scriverò maggiormente e sarà
lui al centro della storia!!!
Spero che questo mio esperimento vi piaccia e, soprattutto, che mi
riesca bene! XDXDXDXDXD
Detto questo, vi dico sin da adesso che la storia sarà una
long e che posterò i capitoli una volta alla settimna: il solito
giovedì sera!!!!!
Inoltre vi ricordo gli spoiler per i capitoli successivi che
posterò sul mio blog ogni lunedì sera!!!
Infine, per quanto riguarda la mia risposta alle recensioni che vorrete
lasciarmi, risponderò nel solito modo...quello fornito dal
sito!!!
Adesso vi lascio......A lunedì sul blog per lo spoiler e per
il capitlo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!!
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Capitolo 2 *** Astaroth ***
Astaroth
Giugno 2011
Astaroth non era mai nato.
Era sempre esistito. O almeno era quello che lui credeva di se stesso.
Non aveva ricordi di una possibile infanzia, non ricordava di aver mai
dovuto affrontare quella tortura che era il crescere.
Per quanto ne sapeva e per come gli piaceva vedere le cose, lui era
sempre e solo stato il Figlio del Fuoco, il demone spietato ed adulto
che era in quel preciso istante e che era da millenni.
La sola idea di aver avuto un’infanzia, in un tempo
dimenticato da tutto e da tutti, persino da lui stesso, lo
rendeva furioso.
Avere un’infanzia da ricordare significava essere stati
bambini ed Astaroth non aveva mai sentito dentro di se la scintilla
d’innocenza che mantengono dentro tutti coloro che un tempo
erano stati bambini.
Quindi aveva sempre vissuto in vigore del fatto di essere superiore
anche agli altri suoi simili solo perché non pensava di
essere mai stato un bambino.
Ne aveva visti così tanti di demoni o, più
comunemente, di mostri qualsiasi abbandonare i loro propositi di dolore
e morte soltanto perchè si erano sentiti improvvisamente
pressati dall’innocenza che la loro passata infanzia gli
aveva lasciato dentro…
Perché persino i mostri nascevano, persino i mostri erano
stati bambini innocenti una volta.
La differenza tra loro e gli umani era che i bambini-mostri non avevano
scelta, erano geneticamente programmati per rinnegare la loro innocenza
e votarsi al male.
Ma il fatto di averla avuta un’innocenza significava che
questa poteva ritornare in qualsiasi momento ed Astaroth non poteva
sopportare che una cosa così abominevole capitasse proprio a
lui.
Per essere un demone del suo calibro e con degli obiettivi come i suoi
bisognava avere dei requisiti precisi, primo tra tutti
l’assoluta mancanza di bontà e purezza.
E lui aveva da sempre avuto uno scopo così grande, una
missione così imponente da portare a termine che non poteva
neppure permettersi di farsi sorgere il minimo dubbio sul fatto che
avesse avuto o meno un’infanzia.
Lui doveva non averla avuta. Punto.
Aveva vissuto per millenni interi cercando il momento opportuno per
attuare il suo piano di distruzione. Aveva viaggiato in lungo e in
largo cercando il posto adatto. Era stato d’ispirazione per
alcuni dei più grandi atti contro
l’umanità commessi, ma mai nulla si era dimostrato
abbastanza.
Aveva tenuto d’occhio orde di uomini crudeli e spietati allo
scopo di soggiogarli e dare inizio al suo piano di conquista e
distruzione, ma mai nessuno era stato all’altezza.
Spesso si era chiesto perché non intervenisse di persona,
perché non scegliesse semplicemente un posto a caso per
cominciare la sua opera di morte, ma solo quando era stato troppo tardi
si era accorto di aver sprecato tempo prezioso e, soprattutto, di aver
sottovalutato quel mondo che tanto disprezzava e i suoi abitanti.
Era nata lei.
All’improvviso, come comparsa dal nulla, se l’era
ritrovata davanti in tutta la sua enigmatica potenza.
Se si fosse fermato a guardarla meglio, Astaroth ne sarebbe rimasto
affascinato, ma da quando era venuto a conoscenza che un essere simile
era venuto al mondo, che davvero si era andati contro ogni regola del
mondo soprannaturale e della natura stessa per permetterle di
nascere…beh…lui aveva avuto troppo da fare per
potersi concedere una pausa.
Astaroth aveva cominciato a lottare.
Aveva mandato al diavolo ogni sua precedente idea di aspettare il
momento adatto, il momento in cui il mondo sarebbe stato abbastanza
corrotto da essere degno della sua presenza, per lottare.
Lottare per salvarsi la vita.
Non si era mai ritrovato in una posizione del genere, la posizione in
cui sai che stai affrontando un nemico che per te potrebbe rivelarsi
mortale e, in un certo senso, la cosa era curiosa.
Lui che non era mai nato, lui che era sempre esistito, poteva vedersi
scivolare via la vita che aveva sempre avuto per mano di una ragazza
dall’apparenza del tutto innocua.
E allora si era mostrato al mondo nel luogo in cui lei viveva, aveva
usato ogni stratagemma possibile pur di allontanarla da coloro che la
proteggevano, aveva riversato la sua rabbia sul vampiro e la strega che
avevano osato donarle la vita allo scopo di farla infuriare tanto da
fare un passo falso, ma nulla di tutto questo era servito.
Erano morti in tanti per mano sua e dei demoni a lui devoti,
più di quanti la resistenza fosse riuscita ad uccidere, ma
lei non si era mai arresa ed allora…eccolo..il colpo di
genio.
Astaroth aveva così tanto Potere da poter viaggiare nei
secoli avanti e indietro senza il minimo sforzo, ma aveva sempre
trovato tremendamente affascinante e divertente stare pazientemente ad
aspettare lo svolgersi degli eventi senza il bisogno di premere il
tasto < Accelera > o < Rewind >, ma adesso
le cose erano diverse.
Essenzialmente il motivo per cui aveva deciso di ritornare indietro nel
tempo era quello di uccidere i genitori di lei prima che potesse
saltare in testa a quei due la malsana idea di metterla al mondo.
Quindi un’eccezione alla sua regola poteva farla, no?
Il 2011...
L’aveva sempre considerato uno dei tanti anni poco
degni di nota, ma soltanto quando aveva scoperto la storia della sua
nemica aveva capito quanto fosse stato stupido.
Non aveva mai fatto così tanti errori di valutazione tutti
insieme, ma era intenzionato a porvi rimedio immediatamente.
Astaroth si guardò intorno e fissò il profilo del
pensionato che si stagliava un centinaio di metri alla sua destra.
Era immerso tra gli alberi al limitare del bosco, ma già da
lì riusciva a vedere quanto fosse squallida, insulsa e
troppo felice e serena la vita di Fell’s Church prima che lui
la onorasse con la sua comparsa in scena.
Una smorfia di puro disgusto gli deformò il viso quando
sentì la luce del sole sfiorargli una mano e si ritrasse
come scottato mentre un ghigno malefico gli affiorò sulle
labbra non appena udì le voci provenire dal pensionato.
Una sola cosa era certa: tra lui e lei gli bastava ucciderne uno solo
per portare a termine il suo lavoro in quel tempo.
Alzò una mano sola e scoccò le dita.
Da troppo tempo la sua vita aveva imboccato un binario contorno e
infinito che lui non aveva mai voluto, che non aveva programmato e su
cui non aveva alcun controllo.
E Damon odiava non avere il controllo.
Quando mise piede in quella squallida cittadina di provincia per la
prima volta lo fece con un piano ben delineato per la mente: semina il
panico, rendi la vita di Stefan un inferno in terra, prendi Elena e va
via cominciando a vivere la vita da Re della Notte che ti meriti con al
fianco la giusta Principessa delle Tenebre.
E, invece….tutto era andato a rotoli.
Avevano cominciato a spuntare fuori nemici da ogni dove che erano stati
in grado di incutere più timore di quanto lui avesse mai
fatto, Stefan se n’era uscito fuori con la bizzarra idea di
aver ritrovato un fratello ed Elena faceva la preziosa con lui
crogiolandosi tra le braccia del suo insulso fratellino.
Era bloccato da anni ormai aspettando il momento in cui la sua
esistenza avesse rinunciato a fare scherzi per poter ritrovare la
giusta via, ma a quanto pareva la sua stessa esistenza aveva voglia di
fare la difficile addirittura più di quanto non ne avesse
voglia Elena.
Ma Damon era testardo e non si arrendeva anche se….
Ci provava, ci provava con tutto se stesso a farsi andar bene quella
situazione, ma era a dir poco impossibile.
Si teneva alla larga dal pensionato tutto il tempo che poteva, ma per
forza di cose finiva con il passare lì dentro più
tempo di quanto desiderasse.
Insomma….se Elena non aveva sempre sotto gli occhi la sua
assoluta perfezione come faceva a rendersi conto di stare con
l’idiota sbagliato?
Damon sbuffò annoiato, stiracchiandosi sul davanzale in
pietra su cui se ne stava seduto da più o meno
mezz’ora, cioè un’eternità
visto che era stato costretto a passarla con tutta l’allegra
Scooby Gang.
Volse distrattamente lo sguardo alla finestra alle sue spalle e
ammirò il suo riflesso nel vetro trasparente e pulito mentre
il cielo si riempiva di nuvole grigie che, era sicuro, non avrebbero
portato pioggia.
Si sentiva così dannatamente annoiato che non lo divertiva
neppure l’idea di starsene a guardare tutte quelle formiche
insulse che erano gli umani mentre maledicevano le previsioni del tempo
al telegiornale che avevano previsto una giornata soleggiata e
cercavano riparo ovunque.
La risata serena del suo Angelo gli fece riportare
l’attenzione a ciò che stava avvenendo nella
stanza.
A quanto pareva Mutt aveva appena raccontato una storiella
divertentissima che lui si era perso - fortunatamente - nella vana
speranza di attirare l’attenzione della streghetta che se ne
stava, invece, in un angolo appartato ad ascoltare pazientemente tutte
le lagne di Miss Inquietudine per il via del fatto che il suo
mezzo-fidanzato mezzo-cacciatore non si faceva sentire da due settimane
e che, quindi, non aveva sentito neppure una mezza parola di
ciò che aveva detto il biondone.
A Damon quasi scappò da ridere.
Quel Mutt era un tale imbecille da non rendersi neppure conto che la
streghetta non lo vedeva in nessun altro modo se non come un amico.
Ci provava con lei in maniera spudorata, ma a Bonnie non faceva alcun
effetto o almeno non faceva alcun effetto immediato: la streghetta
doveva ragionarci su per capire che forse era il caso di arrossire e
sorridere quando Mutt le portava dei fiori per nessun motivo preciso.
E questo era assolutamente patetico.
Insomma….quale uomo degno di essere definito tale non si
accorge che la donna per la quale prova interesse non lo ricambia
perché è interessata ad un altro?
E se quell’altro, poi, si chiamava Damon Salvatore allora la
cosa avrebbe dovuto essere così semplice che persino Mutt
sarebbe riuscito a capirla, no?
E, invece, quella sottospecie di homo molto poco sapiens non si
decideva a vedere le cose per come stavano mentre la streghetta si
struggeva per cercare di nascondere a tutti la cotta stratosferica che
aveva per Damon.
Damon non aveva problemi ad ammetterlo: a volte la stuzzicava solo ed
esclusivamente per vedere la sua reazione.
Però, doveva riconoscere che la streghetta era brava a non
far capire a nessuno, neppure alle sue migliori amiche, ciò
che provava per lui.
E questo, d’altra parte, era un gran bene.
Era risaputo che Damon era innamorato di Elena e che avrebbe voluto
sempre e solo lei, quindi tenendosi tutto per se, la streghetta non
faceva altro che evitargli ulteriori problemi.
In fondo lei non gli aveva mai fatto nulla di male e non gli stava
neppure particolarmente antipatica, anzi….tra tutti quegli
idioti che circondavano la sua Elena, forse era l’unica che
era riuscita a guadagnarsi un minimo di rispetto da parte sua, quindi
non voleva ferirla respingendola platealmente.
E poi sapeva di fragola e nessun può volere male a qualcuno
che sa di fragola!
Un’improvvisa ondata di Potere gli liberò la mente
e lo mise in allerta.
Era stata una sensazione talmente forte e vicina che addirittura Stefan
se ne era accorto subito e adesso lo fissava stralunato mentre nella
stanza era caduto un improvviso silenzio.
“Cos’è stato?” - fece Stefan.
Damon gli rivolse uno sguardo acido: “Che vuoi che ne sappia?
Se lo sapessi non sarei più qui, ma sarei già
andato ad ammazzare il bastardo che ci sta apertamente
sfidando!” - chiarì.
“A dire il vero la mia non è una sfida!
Più che altro volevo rendervi consapevoli della mia
presenza!” - intervenne una voce profonda e sconosciuta che
apparteneva ad un essere potente, ma invisibile.
Damon si alzò in piedi e venne imitato da tutti gli altri
che si portarono al centro della stanza, in gruppo, mentre lui
continuava a guardarsi intorno.
“Vieni fuori!” - ringhiò.
Una risatina irritante rispose al suo ordine e un’improvvisa
nuvola di fumo nero apparve dal nulla davanti ai suoi occhi.
“Eccomi!”.
Damon spalancò gli occhi per mezzo secondo alla vista del
nuovo arrivato mentre Bonnie, alle sue spalle, si lasciò
sfuggire un grido di terrore e sorpresa.
Quel..mostro…che si trovava davanti era la cosa
più assurdamente rivoltante che avesse visto in vita sua.
Alto e imponente, aveva la pelle rossa e ricoperta di scaglie marroni
con gli occhi gialli e affilati e la testa ricoperta da uno strano
tatuaggio nero e lucente.
Indossava un classico completo nero gessato con una camicia di seta
grezza e di un marrone leggermente più chiaro rispetto alle
scaglie che lo ricoprivano.
L’unica nota stonata in quel suo elegante ed impeccabile
abbigliamento era la cravatta: rosa acceso con una fila di koala
attaccati a delle lunghe palme verdi che facevano < Ciao
> con la mano.
A Damon quasi non scappò da ridere, ma si ricompose subito.
“Chi diavolo sei?” - chiese.
“Preferirei che non vi rivolgeste a me chiamandomi diavolo!
Preferisco demone oppure Figlio del Fuoco! Altrimenti potete chiamarmi
con il mio nome: Astaroth!” - rispose il nuovo venuto.
“Ok…Astaroth!” - fece Damon calcando
l’accento sul nome del demone e accennando un ghigno ironico
a cui Astaroth rispose annuendo - “Cosa vuoi?”
“Ecco la domanda giusta da fare!” -
approvò il demone - “Io non voglio farvi del male
o almeno non a tutti! Mi basta uccidere uno solo di voi….uno
solo tra te, vampiro sfacciato, e la strega! A voi la scelta, per me
non fa alcuna differenza chi dei due muore! E’ giunto il
momento di estirpare il problema alla radice!”.
Damon restò spiazzato da quelle parole.
Che qualcuno ce l’avesse con lui, anche qualcuno che non
conosceva, poteva capirlo. Insomma…nei secoli ne aveva
combinate così tante, aveva calpestato i piedi a
così tanti individui diversi che la trovava una cosa
tragicamente ragionevole che uno sconosciuto venisse a riscuotere per
un torto che nemmeno ricordava di avergli arrecato.
Ma Bonnie?
Perché voleva uccidere anche lei?
Astaroth era stato chiarissimo: o lui o Bonnie!
Ma com’era possibile se la streghetta non era in grado di
fare del male neppure al una mosca per sbaglio.
Era una cosa assolutamente ridicola e, come lui, la pensavano
così anche gli altri che gli stavano alle spalle.
“Perché Bonnie? Cosa ti ha fatto? Cosa vuoi da
lei?” - pretese di sapere Meredith mentre stringeva tra le
braccia una Bonnie in lacrime.
“Cosa mi ha fatto?” - ripetè il demone -
“Ancora nulla! E’ per questo che deve morire! Per
fare in modo che non possa mai farmi nulla!”.
“Aspetta un attimo! Tu, un demone con tutto quel Potere, sei
venuto fin qui da chissà dove soltanto per paura che un
giorno la streghetta possa farti qualcosa con i suoi poteri? Ma
andiamo…..se non è neppure in grado di far
levitare un oggettino minuscolo!?! Come strega è
l’inutilità fatta persona!” - fece
Damon, guadagnandosi uno pugno sul braccio da suo fratello che neppure
in una situazione del genere poteva smettere per cinque secondi di fare
il paladino moralista e attento ai sentimenti degli altri.
Ma, insomma, non si rendeva conto che parlando in quel modo, facendo
notare al pazzo che si trovavano di fronte che Bonnie non la si poteva
neppure definire strega, Damon le stava salvando la
vita?…Forse?
Astaroth scoppiò in una sonora risata.
“Sentirti parlare così di lei…..quanti
cambiamenti devono ancora avvenire!” - sospirò
guardando il soffitto.
“Che vuoi dire?”.
“Non importa! Torniamo a noi!” - sminuì
la questione Astaroth - “Io non sono venuto qui
perché temo che lei un giorno possa farmi qualcosa con i
suoi poteri perché so con certezza che, anche se li
sviluppasse a pieno regime e imparasse a controllarli, non riuscirebbe
mai a farmi davvero del male! Il motivo per cui voglio uno di voi due
morto è un altro!” - spiegò.
“E quale sarebbe?” - chiese Damon.
Ma Astaroth non si degnò neppure di rispondere e
agitò la mano in aria come per metterlo a tacere:
“Adesso basta con le spiegazioni e con i convenevoli! Odio i
convenevoli! Passiamo a noi: avete deciso chi dei due deve
morire?” - chiese guardando uno per uno tutti i presenti.
Non ricevendo nessuna risposta, annuì e continuò:
“Bene! Allora vi ucciderò entrambi!” -
decise.
Stefan, a quel punto, fece un passo avanti ed affiancò Damon.
“Torna indietro, idiota!” - gli sibilò
Damon, ma Stefan non lo ascoltò nemmeno e fece di testa sua.
- Questa è
già la seconda volta che nemmeno mi rispondono, devono darsi
una regolata! Accidenti! - pensò Damon,
frustrato.
“Dovrai passare sul cadavere di tutti noi!” - fece
Stefan ad Astaroth.
Il demone annuì: “Allora vi ucciderò
tutti!” - disse per poi sfregare le mani e far comparire una
lunga lingua di fuoco che gli gettò contro, costringendo
l’intero gruppo a sparpagliarsi per l’intera stanza.
Damon si ritrovò sbalzato contro l’armadio di
Stefan e, suo malgrado, gli ci vollero un paio di secondi a rimettersi
in piedi a causa del contraccolpo subito da quell’ondata di
Potere immenso che aveva accompagnato il fuoco.
Tutti gli altri erano messi peggio di lui ed Elena si teneva il
ginocchio destro che aveva battuto contro lo spigolo del comodino e sul
quale si era procurata una ferita che sanguinava leggermente, ma quel
tanto che bastava per rendere l’aria della stanza chiusa
densa dell’aroma del suo sangue.
Damon, un po’ per via della rabbia e un po’ per via
delle sete, cominciò a vederci rosso e si
lanciò contro il demone senza riflettere.
Lo attaccò ad un fianco, ma Astaroth lo bloccò in
una presa ferrea all’altezza torace e lo sollevò
da terra, stritolandolo con un braccio solo mentre con un unghia
dell’altra mano gli graffiava la pelle del viso.
“Sei ancora così giovane e
impulsivo….” - gli sussurrò
all’orecchio - “Mi fai quasi tenerezza,
sai?” - un attimo dopo lo lasciò cadere ai suoi
piedi e gli poggiò un piede sul viso schiacciandogli la
guancia contro il pavimento.
Stefan, ripresosi, fece per reagire, ma Astaroth lo bloccò
sul posto con un cenno solo della mano. Pochi secondi dopo anche
Meredith, Matt ed Elena erano diventati immobili ad opera di Astaroth.
Immobili ad eccezione delle palpebre che continuavano a sbattere
frenetiche come ad indicare che erano ancora perfettamente coscienti di
ciò che stava succedendo durante quel pomeriggio infernale.
Gli unici liberi di muoversi erano Damon e Bonnie.
Damon ancora a terra sotto il peso di Astaroth e Bonnie rannicchiata in
un angolo, spaventata a morte.
Astaroth rise.
“Siete tutti così patetici! Non che non lo sarete
anche in futuro, ma adesso siete di una pateticità
unica!” - commentò - “Sai cosa penso che
farò adesso, Damon? Penso che…mi
accanirò sulla strega!” - e a quel punto
un singulto di paura e dolore uscì dalle labbra di Bonnie.
Damon cercava di reagire, ma non ci riusciva: Astaroth gravava su di
lui come un macigno e ormai Damon aveva capito che il demone non aveva
bisogno neppure di avvicinarsi a Bonnie per ucciderla, poteva farlo
anche a quella distanza, semplicemente agitando le mani.
Intorno a loro, gli altri, immobili, continuavano a muovere gli occhi
da un lato all’altro della stanza, come spiritati.
Astaroth alzò una mano in direzione di Bonnie e, persino
dalla sua posizione, Damon poteva vedere le fiamme che gli crepitavano
attorno alla mano, già pronte per colpire la
ragazza.
Guardava dal basso quella scena con così tanta ira in corpo
che non riusciva davvero a capacitarsi del fatto che, nonostante ci
provasse con tutto se stesso e spingesse sul pavimento per rialzarsi,
non accadeva nulla.
Bonnie, intanto, aveva smesso di piangere e stava affrontando il demone
a viso aperto, ancora accovacciata nel suo rifugio accanto al letto.
“Oh…non sai quanto te ne pentirai Damon per non
averle dato la giusta importanza adesso che potevi!” -
sospirò Astaroth - “E tu, Bonnie, saresti
diventata così potente….Ma le cose devono andare
così!”.
“Prenditela con me, vigliacco!” - cercò
di dire Damon, ma le sue parole morirono trasportate dal vento che
inondò improvvisamente la stanza.
Un rumore assordante sovrastò per pochi attimi ogni cosa e,
solo quando Astaroth fece un passo indietro e lo lasciò
libero di rialzarsi, Damon capì ciò che era
successo.
I vetri della finestra erano andati in frantumi e sul davanzale,
adesso, erano comparse due figure femminili sconosciute e inondate di
luce.
NOTE:
Ciao a tutti e buon givedì sera!!!!XDXDXDXD
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per il supporto e le belle parole che
avete speso per il prologo di questa storia! Sono felice che vi sia
piaciuto e che vi abbia intrigato a tal punto che, in una sola
settimana, ha ricevuto un nuomero di visite enorme!!!! Grazie di
cuore!!!
Adesso...passiamo al capitolo!
E' diviso in due Pov! Uno del nemico che ci racconta un pò
le cose dal suo punto di vista e ci dice un pò cosa vuole e
cosa pensa! E uno del nostro Damon, l'eroe della storia!
Avrete capito, spero, che Astaroth è di una cattiveria unica
e che l'unica cosa a cui pensa è a creare morte e
distruzione! Spero di essere riuscita a rendelo credibile...non
so..ditemi voi!
Poi c'è il primo scontro!
Come vedete, Astaroth è troppo potente per loro e crea un
bel pò di casino arrivando ad un soffio dall'uccidere Bonnie.
Per fortuna, però, arrivano queste due figure femminili!
Ovviamente sono le due ragazze di cui parlo nella trama, ma di loro
saprete di più nel prossimo capitolo.
Beh...anche se la situazione non è tragica come nel prologo,
credo che sia comunque abbastanza difficile e vi assicuro che si
andrà solo peggiorando!! XDXDXDXD
Inoltre avete notato le frecciatine che lancia Astaroth sul futuro di
Damon e Bonnie? Chissà se ci ripenseranno a quelle cose e ci
ritorneranno su!?! XDXDXDXDXD
Adesso vi lascio!! Vi ringrazio ancora infinitamente!!!
Non dimenticate lo spoiler di lunedì sul mio blog e per il
capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 3 *** Scontro tra estranei ***
Scontro
tra estranei
Nicole
guardava la breccia che le aveva permesso il Viaggio insieme a Lilian
mentre si richiudeva lentamente.
Aveva una forma sferica e frastagliata, la forma di uno squarcio nel
tempo aperto violentemente e senza la minima cura.
Al di là dello squarcio riusciva ancora a vedere
l’Old Wood della sua epoca, fatto solo di fiamme e morte
mentre tutto intorno a lei il canto degli uccelli affollava
l’aria e gli scoiattoli facevano capolino dagli alberi per
sincerarsi di cosa stesse avvenendo.
Gli occhi di Nicole erano fissi sulla scena di terrore che si stava
lasciando alle spalle e quando la breccia si richiuse e scomparve con
un ultimo lampo di luce i suoi occhi assunsero un’improvvisa
nota amara e malinconica.
Lo ricordava bene quel posto, l’Old Wood della sua infanzia.
Lo conosceva così bene che la consapevolezza di come erano
cambiate le cose con gli anni e di come quel posto fosse andato perso
per sempre le spezzava il cuore.
Il cielo era nuvoloso, ma sereno e l’aria spirava fresca tra
le fronde degli alberi secolari e carichi di potere ed energia.
Quello ero il posto dove aveva imparato cosa fosse il vero Potere.
Era il posto dove sua madre le aveva insegnato ad essere una brava
strega e suo padre le aveva insegnato ad essere una brava vampira.
Era il posto dove li aveva visti litigare tra loro quando le loro idee
non collimavano ed era lo stesso posto dove li aveva visti
più volte abbracciarsi e chiedersi scusa a vicenda.
Quello era lo stesso posto dove aveva ascoltato le migliori battute di
suo padre sulla dieta di suo zio a base di conigli.
Ed era il posto dove una mattina d’estate dei suoi dodici
anni aveva confidato a suo padre che si sentiva irrequieta ed insicura
per via del suo Potere e gli aveva chiesto di darle un obiettivo.
Era lo stesso posto in cui suo padre le aveva preso la mano e le aveva
detto che il suo unico obiettivo doveva essere la felicità
perché lei stessa era la felicità. Lei, Nicole,
rappresentava la felicità per i suoi genitori e
ciò che doveva fare, adesso, era sforzarsi con tutta se
stessa per trasformare quella felicità di cui lei era il
simbolo in una felicità che le entrasse dentro e le
riscaldasse a pieno l’anima.
Quello era il posto in cui Nicole aveva chiesto a suo padre come poteva
fare per raggiungere la felicità.
Ed era lo stesso posto in cui suo padre le aveva risposto che
l’unico modo che lui conosceva per essere felici era amare.
Lui aveva amato sua madre ed insieme avevano raggiunto la
felicità quando era nata lei.
L’Old Wood era il posto in cui Nicole aveva sorriso e aveva
ripromesso a se stessa che avrebbe raggiunto la sua vera
felicità.
Da allora quel consiglio paterno le si era impresso bene dentro e non
l’aveva mai abbandonata.
Negli anni, Nicole, si era sempre impegnata al massimo per raggiungere
quel suo tanto agognato obiettivo e per questo motivo odiava tanto
Astaroth. Non perché avesse ambizioni esagerate o
perché le avesse portato via il suo bosco e la sua
città o perché stesse cercando di impedirle di
nascere, no! Lei lo odiava perché le stava ostacolando la
sua personale ascesa alla felicità e questo non poteva
perdonarglielo né lasciarglielo passare!
Scosse la testa e riprese contatto con la realtà, mettendo
da parte i ricordi.
Accanto a lei, Lilian si stava guardando intorno con un aria disgustata.
Nicole sorrise appena.
Eh si! Quello era anche il posto che Lilian odiava più di
qualsiasi altra cosa perché sosteneva che ci fosse sempre
troppo fango e troppa terra con cui sporcarsi lì intorno.
“Troviamo Astaroth!” - fece Lilian con una smorfia.
“Qualcosa non va, cuginetta? Non ricordo che tu abbia mai
avuto tutta questa fretta di incontrare quel tizio!
Cos’è? Il posto non è di tuo
gradimento?” - la prese apertamente in giro Nicole, con un
ghigno soddisfatto e beffardo sul volto: un piccolo regalino genetico
da parte di suo padre!
Lilian le rispose alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia
al petto.
“Guarda che lo dico per te! Non sono mica io quella che vuole
togliere di mezzo ancora prima che venga al mondo!” -
ribattè, poco sicura.
Nicole sorrise di rimando: “Certo! Come
no….”.
Si trovavano nella zona più centrale e carica di energia
dell’Old Wood, nonché quella più vicina
al cimitero.
Lo raggiunsero entro poco e presero a camminare tra le lapidi in
direzione del centro di Fell’s Church.
“Dobbiamo prenderlo per un segno del destino il fatto che
abbiamo fatto un viaggio all’indietro nel tempo e siamo
sbucate proprio a due passi dal cimitero?” - chiese
retoricamente Lilian.
“Beh…che questa possa trasformarsi in una missione
suicida non c’è dubbio! Stiamo per ritrovarci
faccia a faccia con il nostro nemico mortale e con i nostri genitori
prima che diventassero i nostri genitori e, per quanto per tuoi le cose
non siano cambiate poi molto da quando si sono conosciuti a quando sei
nata tu…..per me è diverso! Ti ricordo che in
questo periodo della sua storia mio padre si trova nel pieno di quello
che solitamente chiamo il suo “periodo da idiota”!
E questo significa che potrebbe anche decidere di non aiutarci
minimamente e di lasciarci alle amorevoli cure di Astaroth!”
- rispose Nicole.
“Odio il “periodo da idiota” di tuo
padre! Ogni volta che ci raccontavano quella parte della loro storia
facevo sempre finta di ascoltare!” - fece Lilian.
“Lo dici a me? Io cambiavo direttamente stanza!” -
ribattè Nicole.
“Comunque….Ti conosco! E qualcosa mi dice che,
“periodo da idiota” o no, se avrai bisogno di aiuto
nessuno ti impedirà di mettere in testa a tutti che devono
aiutarti per forza!” - esclamò Lilian sorridendo.
“Mi conosci bene, eh?” - ammiccò Nicole.
“Il vantaggio di essere cresciute insieme!” -
rispose Lilian.
Nicole si lasciò andare ad una risata.
Lei e Lilian erano completamente diverse e avevano avuto i loro alti e
bassi. Per come la vedeva Nicole, sua cugina era troppo simile a sua
madre perché riuscissero davvero ad andare sempre
d’accordo, ma nonostante questo, le legava un profondo
affetto e il fatto che fossero sempre mandate in missione insieme aveva
accresciuto pian piano la loro stima e fiducia reciproca. Nicole sapeva
che, tra loro due, la più forte era lei, ma sapeva anche
che, se ne avesse avuto bisogno, Lilian sarebbe sempre stata
lì per darle una mano impegnandosi a fondo.
Ma la spensieratezza di quei pensieri venne presto spazzata via da
un’ondata di un Potere che non apparteneva a
quell’epoca, un Potere che aveva imparato a riconoscere bene
nonostante si celasse sempre sotto forme diverse.
Nicole si bloccò sul posto.
“Cosa c’è?” - le chiese,
allarmata, Lilian.
“Astaroth! Quel gran bastardo non ha perso tempo! Dobbiamo
muoverci!” - rispose Nicole.
Le due ragazze abbandonarono, quindi, la loro andatura lenta e umana e
le loro sembianze di ragazze qualsiasi per trasformarsi in due fiere
letali, veloci e assetate del sangue del Figlio del fuoco, sfrecciando
tra gli alberi che costeggiavano il cimitero e arrivando rapidamente
davanti alla facciata di quel pensionato così familiare, ma
allo stesso tempo così giovane e sconosciuto.
“E’ lì dentro?” - fece Lilian.
Nicole annuì e con un unico balzo arrivò
all’altezza di quella stanza che era sempre stata di suo zio
e ne ruppe la finestra con una piccola sfera di energia creata dalla
sua mano destra, mentre Lilian la seguiva a ruota e atterravano insieme
tra i vetri rotti sul davanzale interno.
L’espressione di Astaroth fu impagabile e Nicole
ghignò.
“Astaroth..” - fece a mò di saluto.
Con la coda dell’occhio si diede un’occhiata in
giro e realizzò di essere giunta appena in tempo.
Con uno schiocco delle dita liberò coloro che erano stati
immobilizzati da Astaroth e lanciò appena un’
occhiata a quei suoi genitori che ancora non sapevano neppure di amarsi.
Era strano rivederli tutti lì, più giovani,
più umani e più inconsapevoli di ciò
che avrebbero dovuto affrontare nel loro futuro, ma ci sarebbe stato
tempo per preoccuparsi di quello: adesso doveva pensare ad Astaroth.
“Non è possibile..” -
sussurrò il demone, continuando a fissarla.
Nicole sorrise: “Tu dici? Invece io la trovo una cosa
possibilissima!” - disse, scendendo dal davanzale e
avvicinandosi a sua madre, ancora rannicchiata in un angolo.
Le tese le mani e l’aiutò a rialzarsi:
“Stai bene?” - le chiese.
Quella versione un po’ troppo umana e un po’ troppo
spaventata di sua madre le fece cenno di si e allora Nicole si
voltò verso colui che sarebbe diventato suo padre.
“E tu?” - gli chiese e anche lui annuì.
“Perfetto, allora!” - e, detto questo, Nicole
spinse la sua futura madre tra le braccia del suo futuro padre e si
rivolse a Lilian.
“Tienili tutti fuori da questa storia!” -
ordinò.
“Contaci!”.
Una volta sistemati loro, Nicole potè tornare a concentrasi
su Astaroth.
Sospirò: “Astaroth, Astaroth,
Astaroth….andiamo! Davvero credevi che ti avrei lasciato
venire qui a fare i tuoi porci comodi del tutto
indisturbato?” - gli chiese, per poi portarsi una mano sul
cuore, melodrammaticamente - “Ma così mi ferisci!
Mi fai capire che, nonostante ci conosciamo da due anni, tu non hai
ancora capito nulla di me!”.
“Che tu sia qui oppure no, non fa nessuna
differenza!” - fece il demone.
Nicole ritornò seria tutto d’un colpo:
“Ah no? Io la penso diversamente!” - disse,
avvicinandosi sempre di più al suo nemico fino ad arrivargli
ad un palmo dal naso - “Io non ti permetterò mai
di uccidere nessuno di loro due! Se davvero ci tieni tanto a farlo
prima dovrai uccidere me, ma sappiamo bene entrambi che è da
anni che ci provi eppure non ci sei mai riuscito! E’ per
questo che sei venuto fin qui, no? Perché sei troppo debole
e codardo per affrontarmi ad armi pari e allora ricorri a questi
subdoli giochetti, ma a me non sta bene, Astaroth! Per niente
bene!”.
Astaroth ringhiò ferocemente alle sue accuse e alle sue
provocazioni e Nicole avvertì distintamente il Potere del
demone che cresceva a dismisura alimentato dalla rabbia e dalla furia
cieca.
Si allontanò da lui di qualche passo, continuando a
mantenere il contratto visivo e il controllo sulla sua aura che adesso
gli pulsava intono, putrida e fetida.
“Allora…vogliamo cominciare? Io sono
pronta!” - lo sfidò.
L’arrivo di quelle due ragazze era stato provvidenziale e
solo grazie a loro Bonnie era ancora sana e salva, per il momento.
Spaventata ed in preda ai tremori, se ne stava attaccata al braccio di
Matt su un lato della stanza di Stefan insieme a tutti gli altri mentre
una delle due nuove arrivate lottava con quel demone che sembrava
avercela soltanto con lei e con Damon.
Che cosa avesse in comune con Damon tanto da portare Astaroth a tentare
di ucciderla proprio non lo sapeva e non riusciva a spiegarselo, ma con
la paura che le attanagliava le viscere non riusciva ad avere la mente
lucida abbastanza per poterci pensare più intensamente e per
dare alla questione il giusto peso.
Bonnie si asciugò gli occhi ancora lucidi di pianto e, solo
allora, riuscii a vedere per davvero le due ragazze.
Quando aveva posato gli occhi su Astaroth per la prima volta aveva
urlato dal terrore, un terrore a cui via via si era abituata
con il passare dei minuti. Era come se l’aspetto orribile e
demoniaco di Astaroth ti entrasse dentro a poco a poco e ti portasse
quasi a considerare la vista di quel corpo squamoso
un’abitudine.
Le due ragazze, invece, non riusciva a smettere di fissarle.
Erano entrambe bellissime, ma in modo molto differente.
Quella che non stava combattento e che si era parata davanti al loro
intero gruppo con la chiara intenzione di tagliarli fuori dal
combattimento e forse di proteggerli, era il genere di ragazza che
Bonnie definiva “oggettivamente bella”, nel senso
che chiunque avesse posato lo sguardo su di lei per anche solo due
secondi ne sarebbe rimasto abbagliato. E da come la ragazza se ne stava
eretta e fiera nella sua posa elegante che la rendeva simile ad un
sensuale felino, Bonnie era più che sicura che fosse
pienamente consapevole dell’effetto che faceva e che ne
andasse orgogliosa.
Aveva i capelli lisci e di un dolce castano illuminato da riflessi
dorati che le arrivano dritti fino alle spalle e le tagliavano la
fronte in una frangetta precisa tanto da diventare quasi minuziosa in
ogni dettaglio. Gli occhi erano di uno strano verde-azzurro e aveva la
pelle rosata e visibilmente setosa. Indossava soltanto un leggero abito
di cotone azzurro con delle stampe a fiori che ne slanciava la figura
magra e già abbastanza alta, accentuandone la naturale
eleganza.
La strega si ritrovò a pensare che non aveva mai conosciuto
un’altra ragazza talmente bella da essere addirittura al pari
di Elena.
Ed evidentemente anche la sua amica doveva essersene accorta a
giudicare dagli sguardi che lanciava alla loro improvvisa protettrice.
Ma, nonostante la bellezza quasi eterea e fin troppo perfetta di quella
ragazza, se c’era qualcuno a cui Bonnie non riusciva togliere
gli occhi di dosso era colei che le aveva salvato la vita e che adesso
stava combattendo, strenuamente e senza un motivo apparente, per
difenderla.
Lei aveva una bellezza che Bonnie faticava a decifrare. Non era una
bellezza comune, tutt’altro! A Bonnie dava
l’impressione di essere la fusione esatta tra perfezione e
normalità.
La sua postura non era elegante come quella della ragazza dal vestito a
fiori e non era alta quanto lei, ma nelle sue movenze aveva un che di
selvaggio che la rendeva irresistibile agli occhi di chiunque.
Aveva dei lunghi capelli neri e lucenti che le ricadevano in morbide
onde sulla schiena e che sembravano assecondare ogni suo movimento
lasciandole la piena libertà d’azione. Gli occhi
erano di un caldo marrone simile al cioccolato al latte ed esprimevano
dolcezza, ma anche una buona dose di sarcasmo e divertimento. Aveva la
pelle pallida e praticamente perfetta e, al contrario della sua
compagna, sembrava avere uno stile d’abbigliamento
più aggressivo e meno ricercato. In quel momento indossava
un paio di shorts in jeans nero e una maglietta rossa che le ricadeva
lunga e svasata sui fianchi, con una stampa in nero dal disegno tribale
e un lungo scollo a barca che le lasciava nuda una spalla. Come unico
accessorio aveva una polsiera in pelle nera tenuta legata al polso da
dei laccetti in cuoio che raffigurava uno strano simbolo leggermente
più lucido e luminoso.
Stava combattendo con una grazia, una furbizia e una forza tale che
Bonnie si sentì quasi orgogliosa di essere stata salvata da
lei, il che era incredibile ed improbabile visto che nemmeno la
conosceva.
Ma dentro di se avvertiva uno strano bisogno di ascoltarla parlare di
nuovo con quella nota di tenerezza che le aveva rivolto poco prima e,
più di ogni altra cosa, voleva scoprire il suo nome.
Con un potente calcio all’altezza dello sterno la ragazza
rimandò indietro il demone di qualche passo lasciandolo
ansimante e sudato a riprendere fiato mentre lei sembrava ancora in
perfetta forma e straordinariamente a suo agio.
“Oh…non dirmi che già sei stanco,
Astaroth!” - lo prese in giro senza ritegno, mentre se ne
stava tranquilla a rimirarsi le lunghe unghie smaltate di nero.
“Tu non hai neppure idea di cosa ho in serbo per
te!” - ringhiò il demone.
“Beh….non molto direi! Considerando il fatto che
non ti aspettavi minimamente la mia comparsa, no?” -
ragionò la ragazza, con un’ironia che a Bonnie
risultò terribilmente familiare anche se non riusciva a
spiegarsi il perché.
Ma, dopotutto, ogni cosa di quella ragazza le risultava familiare senza
alcuna ragione, quindi…
“Aaaahhh…” - l’urlo frustrato
del demone la strappò dai suoi pensieri e la costrinse a
concentrarsi di nuovo sulla lotta.
Astaroth scattò ed afferrò la ragazza alla gola
mandandola a sbattere con la schiena contro la parete alle sue spalle.
“Io avrò sempre dei piani per te!” - le
sibilò, minaccioso.
La ragazza sorrise e gli fece l’occhiolino: “Ci
conto!” - disse, e un secondo dopo era già
sgusciata via dalla presa del suo avversario parandoglisi alle spalle
e, afferrandolo per il colletto posteriore della giacca, lo
tirò violentemente indietro per poi formare una sfera di
luce azzurra con la mano libera ed infrangergliela nella stomaco
cosicché il demone venne sbalzato contro la porta chiusa
della stanza.
Astaroth rimase a terra con le mani appoggiate al pavimento e la testa
bassa, ma la ragazza non smetteva di tenerlo sotto controllo con lo
sguardo.
“Cosa sta succedendo?” - sussurrò
Bonnie, in preda all’ansia per quel silenzio improvviso che
si era venuto a creare.
“Ssssthhh! Aspettate…” -
bisbigliò la ragazza con il vestito a fiori.
Tutti rimasero immobili per diversi minuti seguendo le indicazioni che
avevano ricevuto, e troppo tardi Bonnie si accorse del movimento alla
sua sinistra.
Damon, con un unico e fluido movimento si fece avanti e
riuscì a sorpassare la loro protettrice arrivando a pochi
passi dal demone.
Tutti gli sguardi scattarono su di lui.
“Mi pare evidente che è morto, quindi portatevelo
via e…” - ma le sue parole vennero stroncate dalla
smorfia di dolore che gli deformò il volto non appena si
ritrovò la caviglia destra nella morsa di una lunga lingua
di fuoco che partiva dalle mani di Astaroth che, piano,
rialzò lo sguardo e sorrise.
“Dicevi, mio caro?” - fece il demone.
Damon strinse la mascella, ma si vedeva benissimo che stava soffrendo.
Nemmeno il tempo di realizzare ciò che stava accadendo al
vampiro che anche Elena si lanciò in avanti già
pronta ad intervenire con un paio delle sue portentose ali per liberare
Damon dalla stretta del fuoco di Astaroth.
Ma ciò che non vide fu che, in quel preciso istante, anche
la ragazza dai lunghi capelli neri era pronta per tornare
all’attacco.
L’aria si era improvvisamente elettrizzata ed intorno alle
braccia della ragazza erano comparsi due piccoli e concentrati campi
elettrici con i quali lei avrebbe avuto già
l’occasione si mandare al tappeto Astaroth se non fosse stato
per l’improvvisa quanto sconsiderata comparsa di Elena che la
costrinse a deviare il colpo che si infranse sul muro alla sua destra,
sfondandolo.
Elena gridò per la sorpresa quando vide i due raggi
elettrici che quasi le sfioravano le braccia e si ritrasse.
La ragazza dal vestito a fiori si fece prontamente avanti e la
obbligò a tornare in riga lanciandole uno sguardo di pura
disapprovazione, mentre Astaroth strinse maggiormente la presa su Damon
che, a quel punto, urlò per davvero più per
l’irritazione dovuta al fatto che sentisse dolore che per il
dolore in se.
Allora la ragazza combattente spiccò un unico salto ed
atterrò sul petto del demone lasciandolo senza fiato e
costringendolo a stendersi al tappeto e a lasciar andare Damon.
La ragazza lasciò andare il demone solo per afferrare il
vampiro per un gomito, duramente: “Tornatene al tuo posto e
non ti azzardare a rimetterti in mezzo di nuovo!” - gli
sibilò.
Bonnie restò sorpresa dal tono che usò
perché mai nessuno aveva mai avuto il coraggio di rivolgersi
così a Damon, ma quella ragazza sembrava totalmente sicura
di se ed in un certo senso aveva anche ragione: se Damon ed Elena non
si fossero messi in mezzo lei non avrebbe corso il rischio di perdere
quella lotta.
Detto ciò che aveva da dire e dopo aver lanciato uno sguardo
d’avvertimento anche ad Elena, la ragazza spinse
letteralmente via Damon ributtandolo all’interno del loro
gruppo come si fa con un cane che non sa fare altro che combinare
casini.
Bonnie allentò la presa sul braccio di Matt e
sentì addirittura l’amico sogghignare per la scena
a cui avevano assistito e per il modo in cui Damon era stato trattato.
A dire il vero anche Bonnie lo aveva trovato un tantino divertente, ma
più di ogni altra cosa era incuriosita da quella ragazza del
tutto fuori dal comune e con quei poteri così incredibili.
“Lui è sempre stato un gran testardo e lei una
gran impicciona,eh? Anche se parecchio insignificante, a mio
parere!” - commentò Astaroth.
“Calmo con le parole!” - intervenne la ragazza dal
vestito a fiori.
“No comment…” - fece l’altra.
La ragazza dal vestito a fiori sbuffò.
“Comunque….io direi di riprendere da dove avevamo
lasciato, no?” - propose la ragazza combattente al demone,
con un sorriso innocente stampato sul volto.
“Come vuoi, mia cara!” - rispose Astaroth.
In pochi secondi la lotta riprese ancora più veloce e
frenetica di prima lasciando tutti senza fiato e con gli occhi che
bruciavano nel tentativo di riuscire a seguire ogni attacco e
contrattacco.
Astaroth si lanciò in avanti e cercò di sferrare
un pugno, ma la ragazza gli bloccò il polso con una mano e
con un alto salto, senza mollare la presa, gli volò sulla
testa e gli ricadde alle spalle torcendogli il braccio e dandogli una
gomitata al centro della schiena.
Il demone si sbilanciò in avanti e riuscì a
liberarsi, solo per formare una sfera di fuoco ardente e lanciarla
contro la ragazza che la evitò per poco, ma non
prestò attenzione all’ennesimo calcio di Astaroth
che le arrivò all’altezza delle ginocchia e lei
cadde.
Astaroth tentò di approfittarne per schiacciarle il piede
sul viso così come aveva fatto con Damon poco prima, ma la
ragazza fu abbastanza agile da rotolare di lato e rialzarsi svelta nel
momento in cui il piede del demone affondò verso il
pavimento.
“Devi sforzarti di più, Astaroth!” - lo
canzonò la ragazza passandosi da una mano
all’altra un fulmine di breve lunghezza, ma
dall’apparenza incredibilmente distruttiva.
Astaroth si voltò verso di lei con un sorriso tirato sulle
labbra e aprì le braccia, come per invitarla a colpire.
La ragazza ghignò, afferrò il fulmine come fosse
una lancia e si apprestò al tiro, ma proprio nel momento in
cui lasciava la presa sul fulmine, il demone rise e scomparve in una
voluta di fumo nero.
La ragazza perse leggermente l’equilibrio e si
sbilanciò in avanti per la sorpresa mentre il fulmine si
infrangeva sulla porta d’ingresso alla stanza e svaniva.
Calò l’ennesimo silenzio e stavolta nessuno si
mosse in attesa di una reazione da parte della ragazza dai capelli
neri, reazione che non tardò ad arrivare. La ragazza
lanciò un urlo frustrato e cominciò a battere i
piedi per terra lasciando di stucco Bonnie e tutti i presenti.
“Ma che sta facendo?” - chiese Matt.
“Il solito…” - rispose la ragazza dal
vestito a fiori, sminuendo la questione con un gesto frettoloso della
mano.
La ragazza combattente si voltò improvvisamente verso di
loro ed incrociò le braccia al petto mettendo su
un’adorabile broncio da bambina piccola a cui hanno portato
via le caramelle.
“Hai finito?” - le chiese la ragazza dal vestito a
fiori, guardandola di sottecchi.
“E’ scomparso ed io volevo ucciderlo,
uffa!”- si lamentò l’altra, facendo
nascere un sorriso spontaneo e sincero sulle labbra di Bonnie.
NOTE:
Ciao a tutteeeeeeeeee!!!
Non vedevo l'ora di aggiornare questa settimana!XDXDXD
Innanzitutto vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che recensiscono
e/o leggono la storia! Mi date sempre una gioia immensa!!!
Allora...
Finalmente entrano in gioco le due ragazze misteriose di cui parlo
nella trama!
Oddio...dopo questo capitolo, non penso che siano più
così tanto misteriose....XDXDXDXDXD
E le frecciatine continuano, ma, come potete vedere, sono tutti troppo
impegnati a guardare questo strano scontro per collegare il tutto!XDXDXD
Uh...vorrei tanto sapere che impressione vi hanno fatto le due nuove
arrivate e, per questo motivo, mai come stavolta aspetto con ansia le
vostre recensioni (se vorrete lasciarmele, ovviamente XD)!!!
Beh...direi che il capitolo parla da solo, ma se avete domande io sono
sempre qui pronta a rispondervi!!!
Ci"vediamo" lunedì sul blog per lo spoiler e per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
|
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Capitolo 4 *** Nicole e Lilian ***
Nicole
e Lilian
L’avevano
trattato come se fosse un poppante.
Lui, un vampiro con più di cinquecento anni alle spalle,
cinquecento anni di morte! Un vampiro che non era un vampiro qualsiasi,
ma era IL vampiro!
Loro avevano osato bloccarlo, rimproverarlo e risbatterlo in panchina
senza il minimo segno di rispetto o di giustificato timore reverenziale
che tutti avrebbero dovuto provare nei suoi confronti.
L’irritazione e la rabbia crescevano a dismisura e ormai il
ricordo di Astaroth e di ciò che stava per avvenire a lui e
a Bonnie era quasi stato cancellato del tutto nella mente di Damon
dall’onta del torto subito.
Intorno a lui tutti erano immobili e fissavano quelle due ragazzine
impertinenti sbucate da chissà dove che avevano umiliato lui
e stavano per fare del male ad Elena.
E nessuno faceva del male al suo Angelo! Nessuno!
“Nicole! Ma quando la smetterai una buona volta di lamentarti
quando una battaglia finisce? Sembra quasi che tu voglia farti
ammazzare!” - disse la ragazza che aveva avuto
l’ardire di afferrare Elena per un braccio e strattonarla
all’indietro.
“Tu sta zitta! Punto primo: non mi avrebbe mai uccisa
perché io sono troppo forte e perfetta in ogni cosa che
faccio! Punto secondo: tu non capisci la raffinata arte del
combattimento, Lilian! Quindi….non fiatare!” -
rispose quella che aveva osato intimargli di non metterle i bastoni tra
le ruote come se lui fosse un peso morto da doversi sorbire
forzatamente.
“Ehi…” - cercò di intervenire
Damon, sguardo basso e pugni chiusi.
Ma nessuno parve ascoltarlo.
“Io non ci vedo proprio nulla di raffinato nel
combattere!”.
“Come ti ho già detto: non capisci assolutamente
niente!”.
“Ehi…” - tentò di nuovo
Damon, mentre l’irritazione saliva quasi ai massimi storici
per lui.
“Io non capisco nulla? Ha parlato quella che se va in giro
con gli anfibi anche d’estate!”.
“E ti pareva che non dovevi farne una questione di
moda?”.
“Certo che ne faccio una questione di moda! A dispetto di
quello che tu credi, cara Nicole, la moda è
fondamentale!”.
“Ok! Tu sei pazza, Lilian! Io l’ho sempre detto che
il contributo genetico di tua madre non ti ha fatto per niente
bene!”.
“Si può sapere quando la smetterai di offendere
mia madre in questo modo ogni volta che ne hai
l’occasione?”.
“Mai! Abituatici!”.
“Beh…allora se la metti così neppure il
tuo amato paparino ti ha trasmesso esattamente ogni virtù
possibile!”.
“Infatti! A quelle ci ha pensato mia madre! Visto? A
differenza tua io ho due genitori di cui non devo vergognarmi affatto!
Dei tuoi, purtroppo per te, si salva soltanto tuo padre!”.
“Aaaargh! Quando fai così mi fai infuriare,
Nicole!”.
“Bene Lilian! Almeno così la smetti di essere
sempre così rigida e snob!”.
“Io non sono snob!”.
“Certo che lo sei!”.
“No, non lo sono!”.
“Si, lo sei!”.
“Ti ho detto che non lo sono! Smettila!”.
“E io, invece, ti dico che lo sei quindi smettila
tu!”.
“Nicole…mi sto arrabbiando!”.
“Uuuuhhh che paura!”.
“Nicole!”.
“Si, lo so…ho un bel nome, ma grazie per avermelo
ricordato!”.
“Aaaaargh! Zitte tutte e due! Ora!” - Damon esplose
all’improvviso mentre nella stanza calava il silenzio ed un
improvviso temporale si addensava fuori dalla finestra accompagnato da
fulmini e saette che squarciavano il cielo non più sereno di
Fell’s Church.
Tutti gli altri, che si erano lentamente ed inconsapevolmente
avvicinati alle due ragazze, si voltarono di scatto verso di lui, con
gli occhi spalancati per il tono e la forza che aveva messo in quelle
parole.
Stefan si avvicinò per primo, parandosi le mani avanti come
ad indicargli di stare calmo.
“Damon…” - cominciò, ma venne
subito interrotto.
“Non ci provare nemmeno, fratellino! In questo preciso
istante la mia irritazione è alle stelle e non ti
converrebbe tentare di farmi ragionare, nonostante tu non mi abbia
relativamente fatto nulla!” - lo avvertì Damon.
Prima che Stefan potesse ribattere in qualche modo, la ragazza che non
aveva combattuto fece un passo avanti.
“Sta calmo con le minacce!” - osò
intimargli.
Damon fissò per qualche istante quegli strani occhi
verde-azzurro e si chiese se non fosse impazzita.
Nonostante il Potere che aveva sprigionato poco prima, le si era fatta
avanti per….proteggere Stefan? Ma che gliene importava a lei
di Stefan? E, soprattutto, come si permetteva di mettere bocca sul suo
personalissimo modo di trattare suo fratello?
Strinse i pugni e fece un passo avanti già pronto ad
attaccare, ma la ragazza che aveva combattuto afferrò
prontamente un braccio della sua compagna e la tirò
indietro, scuotendo la testa.
“Siamo nel “periodo da
idiota”…non dimenticarlo!” - le
ricordò puntandole un indice contro come se quella frase
senza senso spiegasse tutto.
“Ok! Ma non mi piace per niente questo suo modo di
comportarsi!” - rispose l’altra.
Ancora una volta Damon si fece avanti e le affrontò entrambe.
“Voi due e quell’altro mostro siete piombate qui
dentro dal nulla senza una spiegazione, senza dirci chi siete e che
cosa volete! E adesso…..io voglio che voi rispondiate ad
ogni nostra domanda visto che abbiamo appena rischiato la vita a causa
vostra!” - premise - “Cominciamo con la
più semplice: Chi siete?”.
La ragazza che aveva combattuto prese la parola.
“Segreto!” - disse.
“Segreto? Ma cosa avete, cinque anni?” - Damon era
sconcertato.
“Segreto!” - ripetè la ragazza ridendo e
cominciando a girare per la stanza toccando ogni cosa come se non si
trovasse in casa d’altri.
Non che l’incolumità delle cose appartenenti a
Stefan lo preoccupasse particolarmente, ma lo urtava il fatto che
quella lì se ne andasse tranquillamente in giro in un modo
così arrogante, in un modo
così…..Accidenti! Solo lui aveva il diritto di
comportarsi così, ecco!
“Fermati e smettila di toccare cose in giro!” - le
ordinò duramente Damon.
La ragazza si bloccò con la mano sulla copertina di un libro
posato sul comodino di fianco al letto e lo guardò
sorridendo.
“Perché? Ti dà fastidio?” -
lo sfidò.
“Parecchio, si!” - rispose Damon.
“Ma davvero? Eppure non dovrebbe visto che sto toccando solo
cose di Stefan e a te non frega nulla di tuo fratello, no?”.
A quelle parole Damon si accigliò.
Aveva appena chiamato per nome suo fratello o se lo era sognato?
Si voltò di scatto verso l’interessato
così come fecero tutti, probabilmente sospettando
ciò che lui stesso sospettava cioè che Stefan le
conoscesse.
“Non prendetevela con lui! Non ci conosce più di
quanto ci conosciate voi!” - intervenne la ragazza che aveva
combattuto.
“Esatto! Piuttosto..siamo noi a conoscere voi!” -
aggiunse l’altra con totale disinteresse e nonchalance,
agitando distrattamente una mano per aria.
Tutti quei misteri dovevano finire! Damon avvertiva la strana
sensazione di essere preso in giro e la cosa non gli piaceva affatto.
“E allora diteci come fate a conoscerci!” - fece,
frustrato.
“Nessuno vi ha mai detto che siete…ehmm...famosi?
Di certo non siamo le uniche sconosciute a conoscervi!” -
rispose la ragazza dai capelli neri.
“Perfetto! Adesso diteci chi siete voi!” - pretese
Damon.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e si passò una
mano sulla fronte perfettamente asciutta nonostante il combattimento
estenuante appena conclusosi.
Damon riusciva a sentire il battito del tutto regolare del suo cuore e
non c’era traccia né di affanno né di
stanchezza sul suo viso.
“Ma mollare il colpo una volta, no eh?” - si
lamentò la ragazza - “Ok! Va bene! Mi hai
convinto! Io sono Nicole e lei è mia cugina
Lilian!” - disse facendo una piccola riverenza ironica ed
indicando l’altra ragazza che salutò con un unico
gesto ampio e semicircolare della mano.
“Nicole e Lilian? Solo Nicole e Lilian? Nessun cognome,
niente di niente?” - intervenne Stefan.
“Certo che ce l’abbiamo un cognome, ma noi
preferiamo farci chiamare solo con i nostri nomi! Un po’ come
le grandi star, avete presente? Madonna, Cher? Per un breve periodo
aveva pensato di adottare uno pseudonimo alla Lady Gaga, ma mi sono
stancata presto!” - rispose Nicole.
“Bene allora, perché anch’io mi stanco
facilmente e se avete finito di sparare cavolate passerei alla seconda
domanda: che cosa siete? Perché di sicuro non siete umane o
almeno non del tutto!” - riprese la parola Damon.
“Esatto, genio! Ma mi hai visto combattere poco fa? Ti pare
che una semplice umana possa farlo? Ovvio che no! Siamo ibridi tutte e
due! Ibridi diversi, ma ibridi!” - rispose Nicole, orgogliosa
della sua performance di poco prima.
“Ibridi di che genere?” - chiese Stefan.
“Io direi di smetterla con queste domande! Avete cose
più importanti e pericolose di noi a cui pensare, tipo
Astaroth! Non volete sapere cosa vuole da voi?” - intervenne
Lilian.
“Più importanti e pericolose? E chi ci dice che
voi non siete un pericolo per noi?” - chiese Damon.
“E a te sembra che se avessimo voluto farvi fuori saremmo
venute qui a fermare ciò che sarebbe inevitabilmente
successo per mano di Astaroth? Ma sei scemo o fai lo scemo?”
- rispose Nicole.
Damon ringhiò e si fece avanti.
“Non osare mai più offendermi! Lo dico per la tua
incolumità, ragazzina!” - sibilò.
“Io, invece, ti offendo quanto mi pare perché in
questo periodo sei un’idiota totale sotto ogni punto di
vista! Ma ci ragioni con la testa, si o no? E’ evidente a
chiunque che noi siamo dalla vostra parte e che siamo qui per
difendervi!” - rispose Nicole senza più la minima
traccia di divertimento nella voce.
Damon aveva ormai raggiunto il livello massimo di sopportazione.
Si sentiva ribollire dentro, ma allo stesso tempo, chissà
per quale maledettissimo motivo, non era in grado di alzare nemmeno un
dito contro quella ragazza.
- Essere del
gentiluomini come me a volte non aiuta! -
pensò.
La troppa galanteria che gli impediva di far del male fisico ad una
donna era l’unica soluzione che riusciva a trovare a quello
strano stato d’animo.
“Difenderci? Difenderci?” - urlò Damon
puntando un dito in direzione di Elena - “Tu stavi quasi per
far del male ad Elena! Altro che difenderla, tu eri sul punto di
uccidere il mio Angelo!” - la accusò.
“Non era mia intenzione e se lei non si fosse messa in mezzo
non sarebbe successo!” - rispose Nicole.
“Nessuno fa de male al mio Angelo, alla mia Principessa delle
Tenebre, ci siamo intesi?” - fece Damon.
Nicole si tirò indietro e guardò Lilian che
sbuffò sonoramente scuotendo la testa.
Un attimo dopo, Damon sentì lo schianto potente di una mano
sul suo viso.
Nicole gli aveva appena dato uno schiaffo talmente forte da
costringerlo a voltare la testa di lato.
C’era un motivo ben preciso se Nicole aveva
l’abitudine di chiamare quei 5/6 anni della vita di suo padre
il “periodo da idiota”.
Ricordava chiaramente il giorno in cui aveva coniato istintivamente
quell’espressione che poi era durata nel tempo e che si era
diffusa tra tutti i membri della famiglia prima e della resistenza poi.
Era una sera d’inverno di un po’ di anni prima. Lei
aveva 7 anni mentre Lilian 6 e si erano messe in testa di
sfruttare quei tre mesi di freddo e neve per rimettere insieme i pezzi
delle lunghissime vite dei loro due padri per poi decidere chi tra le
due aveva il papà più coraggioso. Damon e Stefan,
i loro Damon e Stefan, furono quindi costretti a raccontare, notte dopo
notte, almeno un decennio della loro vita nel dettaglio.
Erano ormai a metà febbraio e, sebbene le giornate erano
diventate già più calde, loro continuavano a
rintanarsi sulle poltrone accanto al camino della pensione ogni sera
per poter ascoltare rapite i racconti dei loro genitori.
In breve tempo quella loro folle trovata era diventata
un’abitudine serale anche per le loro madri e i loro amici e
quella sera erano quindi tutti riuniti.
Si era finalmente arrivati al periodo che andava da quando avevano
conosciuto Elena fino ai due matrimoni e alle loro nascite e Nicole era
talmente elettrizzata che non riusciva a stare ferma.
Sentiva di avere la vittoria in tasca perché, a conti fatti,
era suo padre che si era rivelato il più avventuroso e
già pregustava il momento in cui avrebbe sbattuto in faccia
a Lilian la genetica superiorità e perfezione della sua
famiglia.
Il racconto dello zio Stefan fu un racconto carico di sentimento e
gioia immensa per aver da subito riconosciuto la donna della sua vita.
Quando si passò a suo padre le cose e l’atmosfera
cambiarono radicalmente per Nicole.
Gli adulti risero di gusto nel momento in cui suo padre
ripescò nella memoria gli anni in cui credeva di essere
innamorato di zia Elena e aveva fatto di tutto per portarla via a zio
Stefan senza degnare neppure di una misera attenzione sua madre, ma per
le due bambine quel racconto risultò alquanto stomachevole.
Lilian si alzò dalla poltrona e corse fuori con gli occhi
lucidi urlando alla madre: “Come hai potuto? Papà
è il migliore!”.
Nicole spese giusto due secondi per analizzare il fatto che, nonostante
volesse bene a suo zio, lui non era di certo il migliore per poi
tornare a focalizzare la sua attenzione su suo padre mentre tutti gli
altri, dopo la fuga di Lilian, adesso guardavano lei che era troppo
furiosa per la sua giovane età.
Nicole non aveva mai avuto un rapporto bellissimo con sua zia e non
perché Elena non ci avesse provato o perché i
suoi genitori non le avessero sempre detto di comportarsi bene, ma
semplicemente perché aveva sempre avuto
un’opinione pessima di sua zia fin dalla tenera
età.
Per i suoi gusti Elena era troppo vanitosa, troppo insopportabile,
troppo antipatica, troppo egocentrica e non riusciva davvero a capire
dove fosse la grande compassione che tutti gli altri le affibbiavano
perché lei non la vedeva da nessuna parte.
Era per questo motivo che a due anni decise che avrebbe preso sotto la
sua ala la sua cuginetta, per non farla crescere all’ombra
malsana della madre e sotto la sua cattiva influenza. Purtroppo non
aveva potuto fare miracoli e quindi Lilian qualcosa dalla madre
l’aveva preso, ma almeno non era un totale disastro come
Elena…ed era più simpatica.
Ma ritornando a quel giorno….
Nicole aveva molte cose da dire a suo padre in quel momento, ma non
pensava che nessuna fosse abbastanza cattiva da fargli capire cosa
pensasse per davvero.
L’unica cosa che fece fu scendere dalla poltrona e pararsi
davanti al Damon di allora puntandogli un dito contro per poi dirgli
una sola parola: “Idiota!”.
Da quel giorno ogni volta che saltava fuori l’argomento
Nicole lo liquidava con uno sbuffo e usciva dalla stanza per non essere
costretta ad ascoltare quelle scempiaggini.
Prima del Viaggio ci aveva pensato molto a come avrebbe reagito
vedendosi catapultata proprio in quel periodo che tanto odiava e quindi
si era munita di delega in caso di atti inconsulti come lo schiaffo che
aveva appena rifilato a quel suo futuro padre ancora troppo idiota,
appunto.
Sapeva che da lì a poco, se niente andava storto, le cose
sarebbero finalmente filate per il verso giusto tra i suoi, ma era
anche consapevole del fatto che, prima dell’arcobaleno,
l’ultimo fulmine è il più potente.
Quindi quello in cui stava vivendo non era solo il “periodo
da idiota” in generale, ma era il culmine del
“periodo da idiota”, cioè giusto un
po’ prima che suo padre si rendesse conto di quanto
effettivamente fosse stato idiota a non aver subito seguito sua madre
in capo al mondo invece di sprecare il suo tempo con quella scopa
bionda di sua zia.
Sospirò e si spolverò via dai vestiti un
po’ di polvere inesistente mentre tutti i presenti la
guardavano con gli occhi impauriti per ciò che aveva osato
fare e Lilian se la sghignazzava di gusto alle sue spalle.
Nicole si guardò intorno.
“Che c’è? Che avete tutti da
guardare?” - chiese.
Prevedibilmente, Damon uscì dallo stato di stupefatta
immobilità in cui era piombato e le si avvicinò
con la sua aura gonfia d’ira a stento trattenuta.
Nicole sorrise.
“Cosa abbiamo da guardare? Tu mi hai appena preso a sberle,
ragazzina! L’ultimo che ha osato farlo è morto in
meno di tre secondi!” - urlò Damon.
Nicole sollevò un sopracciglio: conosceva suo padre talmente
bene da sapere a memoria tutto il suo repertorio di minacce con annesse
storie fasulle come una banconota da tre dollari. Sicuramente neppure
se lo ricorda quand’era stata l’ultima volta che
qualcuno gli aveva dato uno schiaffo.
Nicole alzò una mano e gli fece cenno di aspettare mentre
con l’altra scavava nella tasca posteriore dei suoi short e
ne estraeva un pezzo di carta spessa e siglata con la S del cognome
della sua famiglia.
“E quello cos’è, adesso?” -
chiese Damon.
Nicole gli porse il biglietto ripiegato con un sorriso innocente.
“Una delega!” - rispose.
Alle sue spalle Lilian si lasciò definitivamente andare ad
una risata divertita e fragorosa tanto da portarle addirittura le
lacrime agli occhi.
“Una delega? Una delega per cosa e da chi?” -
chiese Damon spazientito.
Nicole ghignò: “Una delega da parte tua per
prenderti a schiaffi!” - rispose.
Damon si tirò indietro con il busto, scettico e ammutolito.
“Che c’è? Non vuoi leggerlo?”
- fece Nicole indicando con un cenno il biglietto ancora tra le sue
mani - “Allora lo leggo io!”.
Salì in piedi su una sedia e si schiarì
rumorosamente la voce, aprendo il biglietto.
“Allora….così dice: Io sottoscritto
Damon Salvatore nel giorno 16 Aprile dell’anno 2034 rilascio
questa delega a Nicole di modo che possa farmi fisicamente del male nel
momento in cui, durante il suo viaggio all’indietro nel
tempo, verrà a contatto con il Damon Salvatore
dell’anno 2011 ancora troppo stupido per capire di trovarsi
nel pieno del “periodo da idiota”! Firmato:
DS!” - lesse, per poi prendersi due minuti per guardarsi
intorno e mostrare a tutti che c’erano davvero scritte quelle
cose e che la firma era autentica.
“E’ davvero la tua firma, Damon?” -
chiese Meredith.
Damon annuì continuando a fissare Nicole che, nel frattempo,
si era rimessa il biglietto in tasca in vista di altre
opportunità in cui avrebbe potuto farne sfoggio ed era
saltata giù dalla sedia per poi sedercisi comodamente.
“Non può essere….” -
mormorò Damon.
“Rassegnati! E’ la verità! Tu stesso hai
riconosciuto la tua firma, no?” - rispose Nicole guardandosi
distrattamente le unghie curate e laccate di un nero lucido.
“No, aspettate! C’è una cosa
che…insomma…nel biglietto diceva 2034 e parlava
di un viaggio all’indietro nel
tempo…cioè, fateci capire, voi
due….” - intervenne Stefan.
“Veniamo dal futuro, si!” - concluse Lilian -
“Ventitre anni nel futuro per essere precisi! Ecco spiegato
perché vi conosciamo!”.
“Quindi voi siete…cosa? Alleate? Conoscenti?
Amiche?” - chiese Elena.
“Vicine di casa? Quella te la sei scordata!” - la
interruppe Nicole alzando ironicamente gli occhi al cielo.
Lilian le diede una pacca sulla spalla e riprese la parola:
“Niente di tutto questo, ma….siamo davvero qui per
difendervi da Astaroth! Non vi faremmo mai del male!” - disse.
“Oh ma smettetela e diteci chiaramente chi siete!”
- pretese Damon.
Nicole, a quel punto, si alzò dalla sedia e si
avviò alla finestra trascinandosi dietro Lilian per un polso.
“Ora è giunto il momento di andare!” -
tagliò corto - “Ma ci rivedrete prima di quanto
possiate immaginare, non temete!”.
E, detto questo, bastò un salto per atterrare sul giardino
posteriore del pensionato e poi sparire nel fitto degli alberi che
delimitavano il bosco, lasciandosi dietro una sola risposta e molte
domande.
Una lunga saetta di luce rossa squarciò in due il tronco
spesso e secolare di una quercia al centro esatto dell’Old
Wood e si dissolse nel nulla mentre un ringhio amareggiato e carico
dell’ennesima delusione si propagava per il bosco
costringendo gli uccelli e i piccoli animali che lo popolavano di notte
ad una rapida fuga.
Era sempre la stessa storia.
Se si distraeva per un attimo, lei arrivava a rovinargli tutto.
Se calcolava tutto nei minimi dettagli…..lei arrivava a
rovinargli tutto.
Nicole Salvatore era la sua rovina.
In un modo o nell’altro quella ragazza aveva sempre un asso
nella manica.
Astaroth si biasimava aspramente ogni giorno di più per
commettere sempre lo stesso errore di sottovalutarla tanto e tanto
spesso.
Avrebbe dovuto immaginarlo che, come lui monitorava ogni sua mossa,
anche lei faceva lo stesso.
Avrebbe dovuto immaginarlo che non tutto sarebbe stato così
semplice.
Stava cominciando a pensare che quel Viaggio non era stata una
così grande idea, ma lo consolava il fatto che Nicole era
sola.
Si, con lei era sempre presente quell’impiastro un
pò troppo saccente di Lilian, ma non aveva
l’appoggio della resistenza perché la resistenza
non esisteva ancora.
E non aveva l’appoggio di Matt Honeycutt perché
lui al momento era solo un ragazzino, nient’altro che la
pallida illusione di colui che sarebbe stato un giorno e neppure
lontanamente vicino alla posizione di prestigio che era destinato a
raggiungere nel gruppo.
E non aveva l’appoggio della sua famiglia, ma soprattutto non
aveva l’appoggio di suo padre e di sua madre. Al momento
l’una era troppo debole, inesperta ed insicura mentre
l’altro era troppo stupido, egocentrico e viziato.
Nicole era sola e quello era un vantaggio: finalmente avrebbero potuto
confrontarsi ad armi pari!
“Mi sembri parecchio assorto, Astaroth, per caso ti
disturbo?” - una voce alle sue spalle bloccò i
suoi pensieri e gli fece nascere un sorriso sul viso demoniaco.
Astaroth si voltò.
Gli occhi di Nicole erano sorridenti e carichi di ironia. Uno sguardo
che Astaroth non avrebbe mai dimenticato e che avrebbe sempre popolato
i suoi incubi.
“Per nientre, mia cara! Lo sai che ho sempre tempo per te,
anzi…era proprio a te che stavo pensando!” - le
rispose.
“Oh, ma così mi lusinghi!” - fece Nicole
fingendo imbarazzo.
“Pensavo a quanto tu sia sola adesso…” -
le rivelò.
Nicole, la cui figura era a qualche metro da lui ed illuminata solo
dalla luce della luna, scrollò le spalle e si fece
improvvisamente seria assumendo l’espressione torva che era
solita usare solo quando si trattava
dell’incolumità della cosa a cui lei teneva di
più in assoluto: la sua famiglia.
“Non ti permetterò di far loro del male, a nessuno
di loro! Hai sbagliato i tuoi calcoli se pensavi che io te lo avrei
permesso senza oppormi! Nessuno tocca nessun membro della mia famiglia
a meno che non voglia morire per mano mia! Ci siamo intesi? I tuoi
subdoli giochetti valli a fare con qualcun altro, ma non farli con me!
Per quanto mi riguarda puoi anche tornare indietro a quando mio padre
era umano e tentare di farlo fuori lì, ma sappi che ci
sarò sempre io a fargli da scudo, a fare da scudo a tutti
loro, uno per uno! Mi sarei aspettata di meglio da te! Dici tanto di
essere forte ed indistruttibile, ma quando si tratta di fare fuori me,
una semplice ragazzina, devi ricorrere a questi trucchetti da codardo!
Tornare indietro nel tempo per uccidere i miei genitori prima che io
venga al mondo e prima che loro siano abbastanza forti ed uniti da
tenerti testa…….davvero una mossa di rara
bassezza, Astaroth! Complimenti!” - disse Nicole con una
calma da fare invidia a molti.
“Siamo in guerra, Nicole…..ogni mezzo è
lecito per distruggere il nemico!” - rispose Astaroth.
“Io ti fermerò!” - fece Nicole.
“Noi due siamo alla pari in quanto a
Potere….potrebbe vincere chiunque nello scontro finale! Sei
così sicura di riuscire a fermarmi?” - chiese
Astaroth.
“In tal caso…morirò
provandoci!”.
NOTE:
Ciao e buon giovedì a tutte!!!!XDXDXDXD
Innanzitutto ringrazio, come sempre, tutti coloro che hanno letto e/o
recensito lo scorso capitolo.
I numeri delle visualizzazioni crescono a vista d'occhio ogni giorno di
più ed io mi sento felice ed onorata che la mia storia sia
così seguita, nonostante mi rendo conto benissimo che vi
avrò un pò rotto le scatole con tutte le mie
fanfiction Donnie!ihihhi
Ma passando al capitolo....
E' decisamente un capitolo di passaggio e bello leggero.
Come vi avevo già detto, c'è stato il primo
confronto tra le due ragazze e il gruppo, in particolare tra Nicole e
"suo padre" Damon!
Ve lo confesso: io adoro Nicole! E' più forte di me! E credo
si veda da tutte le belle cose che le ho fatto dire sulla mia
"carissima" Elena!ihihih
Damon ci fa un pò la figura dell'imbecille, me ne rendo
conto, ma penso che sia giusto così per il momento.
C'è da dire che il comportamento di Nicole potrebbe anche
risultare irrispettoso, ma è anche vero che Nicole
è abituata ad un altro Damon, un Damon diverso di cui
parleremo più avanti nella storia. Il Damon del 2011, quello
che si ritrova davanti, lei lo vede come un bambino capriccioso che non
sa cosa siano le responsabilità. Sa che un giorno lui
diventerà l'uomo che lei conosce come suo padre, ma ancora
non lo è e la cosa la turba e, in un certo senso, la ferisce
perchè sa con sicurezza che Damon ha un grande potenziale
che non si è ancora deciso a tirare fuori!!!
Detto questo.....cosa farà prossimamente Astaroth? Nicole e
Lilian hanno solo detto che vengono dal futuro, ma diranno mai tutta la
verità? E, inoltre, avete notato che Astaroth parla di un
cambiamento nel futuro non solo per Damon e Bonnie, ma anche
per qualcun altro in particolare? XDXDXDXD
Vi aspetto lunedì sul blog per lo spoiler e per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
|
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Capitolo 5 *** Aspetta, Abbi fede e Perdona ***
Aspetta,
Abbi fede e Perdona
Quella
mattina il sole era ricoperto da un fitto strato di nuvoloni neri e
carichi di pioggia che non promettevano nulla di buono e tenevano tutti
gli abitanti di Fell’s Church chiusi nelle loro calde ed
asciutte case.
Elena odiava quelle giornate così cupe che non le
permettevano di godere almeno della luce splendente del sole al mattino.
La sua vita era già ridotta ad una simil-prigionia
all’interno del pensionato per via del fatto che tutti la
credessero morta e sepolta da anni ormai, per questo motivo passava
molte ore alla finestra, soprattutto di mattina, a guardare la vita
degli altri dall’esterno.
Adorava ascoltare le grida dei bambini che ad ogni costo prima di
andare all’asilo volevano correre nel bosco e quelle delle
loro madri che facevano di tutto per trattenerli e per inculcare loro
il buon detto secondo cui veniva prima il dovere e poi il piacere.
Rideva di gusto quando l’auto della bibliotecaria
puntualmente si ingolfava sul leggero dosso che attraversava la strada
davanti al pensionato.
E si perdeva nei ricordi di un’altra vita quando vedeva i
ragazzi di una fattoria poco fuori città che camminavano
tranquilli ridendo tra loro mentre si dirigevano al liceo senza nessun
altro pensiero per la testa se non un test di chimica andato male o la
difficile scelta tra squadra di basket e squadra di football.
Non che Elena detestasse la sua vita avventurosa e carica di drammi
degni di una piccola principessa quale lei era sempre stata, ma a volte
le piaceva lasciarsi andare e provare ad immaginare come sarebbe stata
la sua vita senza demoni che spuntavano dovunque e strane ragazze
venute dal futuro che sembravano conoscerli addirittura meglio di
quanto loro si conoscessero.
Ecco! Quelle due ragazze, Nicole e Lilian….
Elena aveva passato la notte in bianco cercando di capire
perché, dal primo momento che le aveva viste, le fossero
subito sembrate così familiari nonostante non si fossero
ancore mai incontrate.
Ci aveva ragionato a lungo girandosi e rigirandosi tra le lenzuola, ma
non era riuscita a venire a capo di niente.
Nicole non le aveva prestato molta attenzione affaccendata
com’era a prendere Damon a schiaffi per un motivo non ancora
ben chiaro, ma Lilian…..
Elena aveva provato una fitta di gelosia quando aveva sentito Lilian
pronunciare il nome di Stefan con così tanta sicurezza e
così tanto amore.
Perché nessuno poteva toglierle dalla testa che Lilian aveva
guardato per tutto il tempo Stefan con un’assoluta devozione
nello sguardo!
Ma poi si era sentita una stupida, aveva avvertito chiaramente una
vocina dentro di lei che le diceva che la sua gelosia era del tutto
sbagliata e che doveva essere contenta per il modo in cui Lilian si
rivolgeva a Stefan.
Ma perché?
Possibile che fosse per il fatto che qualcosa nel suo subconscio le
stesse suggerendo che era perché lei non era destinata a
Stefan, ma a Damon?
Poteva essere, ma nella sua confusione Elena non riusciva
più a capirci niente.
Lei sapeva di amare Stefan e di provare qualcosa per Damon, a quel
punto era inutile negarlo almeno a se stessa, ma sapeva anche che
l’amore che Lilian sembrava dimostrare a Stefan non era
l’amore con cui lei, Elena, guardava al vampiro. Era un tipo
di amore diverso, caldo e familiare, ma che non riusciva ad
identificare.
Nonostante questo, però, Lilian le piaceva molto e non
riusciva a smettere di pensare che "Lilian" fosse davvero un bel nome,
il nome adatto ad una piccola principessina in erba, un nome che
l’aveva sempre affascinata perché sapeva tanto di
favola ed esprimeva tanta delicatezza ed eleganza, che oltretutto erano
due qualità che a Lilian non mancavano di certo.
Elena si trovò ad essere improvvisamente orgogliosa della
ragazza senza capirne neppure il motivo. Sapeva solo che il
comportamento di Lilian era proprio quello adatto ad una giovane donna
della sua età.
Dei leggeri colpi alla porta della stanza la strapparono ai suoi
pensieri.
Elena andò ad aprire prendendosela con comodo e
già immaginando che fosse Stefan di ritorno, ma fu una vera
sorpresa ritrovarsi davanti proprio la ragazza che aveva affollato i
suoi pensieri nelle ultime ore.
“Lilian..” - disse.
Lilian alzò una mano in segno di saluto e sorrise.
“Buongiorno…ehmm..Elena! Posso entrare?”
- le chiese.
Elena annuì e si fece da parte per lasciarla passare mentre
si richiudeva la porta alle sue spalle.
Lilian diede un’occhiata superficiale all’intera
stanza per poi concentrare la sua attenzione sulla finestra i cui vetri
erano ancora da riparare e che lasciava entrare il freddo di quella
mattinata uggiosa.
“Mi dispiace per la finestra! E’ che non avevamo
molto tempo e Nicole diventa molto suscettibile in certe occasioni,
soprattutto se si tratta di Astaroth e dei suoi miserabili
piani!” - fece Lilian voltandosi verso di lei.
Quel giorno la ragazza indossava un altro vestito che Elena trovava
davvero stupendo. Era di un caldo arancione con ricami in marrone
scuro. Aveva le maniche lunghe e svasate sui polsi, con un profondo, ma
non volgare scollo a V sul davanti e le arrivava all’altezza
delle ginocchia stretto in vita da una cintura in pelle marrone. Il
tutto era abbinato a delle ballerine basse e sul panna e non aveva
accessori tranne un semplice punto luce al collo. I capelli, invece,
erano stati legati in una coda alta e solo la frangia dritta e
squadrata le delimitava gli occhi.
“Non proccuparti per la finestra! La ripareremo
presto…..Piuttosto…come mai sei qui? Se volevi
parlare con Stefan o con Damon dovrai ritornare in un altro momento
perché non ci sono!” - la informò Elena.
Lilian scosse la testa.
“Figuriamoci se voglio parlare con Damon! Le chiacchierate
con lui le lascio volentieri a Nicole!” - rispose, alzando
gli occhi al cielo - “E avevo già immaginato che
Stefan non ci fosse! Sicuramente sarà rinchiuso in qualche
archivio per cercare di capirne di più su che razza di
demone è Astaroth ed informarsi meglio sui viaggi nel
tempo…” - aggiunse con un sorriso - “Io
sono venuta per te!” - finì, con
un’alzata di spalle.
Elena le si avvicinò, accigliata.
“Per me?” - le chiese.
“Certo! Nicole è uscita presto per andare
chissà dove e io non volevo stare sola e dato che immaginavo
che anche tu eri da sola….sono venuta a tenerti compagnia!
Magari potremmo stare da sole insieme, se a te va bene!” -
quella di Lilian era una proposta talmente semplice e normale
dopo tutto ciò che era avvenuto il giorno prima che Elena si
ritrovò spiazzata. Ma poi scosse la testa e sorrise.
“Ehmm…certo! Perché no!
Anch’io mi annoio parecchio se non ho nessuno
intorno!” - ripose, facendole segno di sedersi su una delle
poltrone al centro della stanza.
“Visto? Abbiamo già una cosa in comune!”
- fece Lilian, sedendosi e risistemandosi con le mani le pieghe sul
vestito.
“Già!” - rispose Elena -
“Allora…ti porto qualcosa? Ti va del tè
alle rose? Lo stavo bevendo giusto un attimo fa e dovrebbe essere
ancora caldo!” - le chiese, in imbarazzo, indicandole un
vassoio su un tavolino basso poco distante dove troneggiava una lucida
teiera in argento con due tazze in porcellana fine: una per lei e
l’altra che avrebbe dovuto essere di Stefan, se fosse tornato
presto.
Lilian sorrise: “Tè alle rose? E’ il mio
preferito! Da piccola mia madre me lo preparava in continuazione
perché era l’unica cosa in grado di fare in
cucina! Nicole dice che sono stupida perché il tè
alle rose fa schifo e perché mi sono fatta <
infettare > da mia madre anche riguardo al cattivo gusto per il
cibo!”.
Elena sorrise e si sporse per recuperare la tazza vuota e la teiera.
“Mi è parso di capire che Nicole non vada molto
d’accordo con tua madre…” -
commentò Elena mentre versava il tè ancora caldo
nella tazza e la porgeva a Lilian.
“Beh….il fatto che Nicole non sopporti mia madre
credo che sia una punto fisso dell’universo! E’ una
cosa che non cambierà mai, nonostante tutti ci provino a far
cambiare atteggiamento a mia cugina!” - rispose Lilian
bevendo elegantemente un sorso del suo tè.
Ne prese un’altra tazza anche Elena e se la portò
lentamente alle labbra.
“Tu e Nicole siete cugine?” - le chiese.
“Si! Non ricordo se ve l’abbiamo detto, ma
si..siamo cugine! Lei ha un anno in più rispetto a me, ma
siamo cresciute insieme! Siamo molto diverse e questo ci porta spesso a
scontrarci, ma infondo siamo unite davvero! Così come sono
unite le nostre famiglie se si esclude il piccolo problema che Niki ha
con mia madre!” - rispose Lilian.
Ad Elena tutto ciò non piaceva per niente.
Ancora una volta non sapeva spiegarselo, ma il fatto che Nicole
provasse dei cattivi sentimenti per la madre di Lilian la faceva
arrabbiare e addirittura un po’ la feriva.
“Però adesso sono curiosa! Davvero…che
problema ha tua cugina con tua madre, che poi è sua zia,
no?” - chiese sinceramente interessata, poggiando la sua
tazza di nuovo sul comodino.
Lilian la fissò per alcuni istanti, pensierosa, come se
stesse decidendo con quali parole risponderle.
“Diciamo che i nostri genitori hanno avuto una
gioventù…tormentata! Un po’ come quella
mia e di Nicole o come la vostra ad esempio! E si sa che in
gioventù si fanno molti sbagli, soprattutto sbagli
sentimentali! Vedi…il loro era uno dei tanti gruppi chiusi
in cui tutto succedeva sempre tra gli stessi ragazzi e le stesse
ragazze, un normale gruppo di amici americani,
insomma…e..beh…prima di trovare il vero amore con
mio padre, mia madre ha avuto il suo periodo di confusione, come capita
a molte adolescenti, e durante quel periodo di confusione mia madre ha
addirittura pensato di potersi innamorare del padre di Nicole!
Quindi….” - spiegò Lilian.
Ecco! Adesso sembrava tutto più chiaro e, sicuramente, era
solo una strana coincidenza il fatto che lei si trovasse nel mezzo di
un triangolo amoroso proprio come era successo alla madre di Lilian.
Insomma….come aveva detto la ragazza poco prima, quelle
erano cose normali che capitavano spesso tra ragazzi.
“E Nicole se la prende con tua madre per questo?” -
chiese Elena.
“Nicole ha un caratterino strano e per niente
semplice!” - rispose Lilian.
Elena sorrise.
“Ma è assurdo! Insomma….tua madre che
colpa aveva se si sentiva confusa?” - fece Elena.
“Non lo so! Io non credo che fosse lei la colpevole se sia
mio padre che il padre di Nicole si erano innamorati di lei, ma forse
tu puoi dare una risposta più giusta alla tua stessa
domanda!” - fece Lilian.
“Che vuoi dire?” - chiese Elena.
Lilian sorrise.
“Ti ricordo che io vengo da futuro, dal vostro futuro! La
conosco la vostra storia e so cosa ti sta passando per la mente in
questo preciso istante con tutta la questione della confusione tra
Stefan e Damon, quindi…capirai perché tu puoi
essere più adatta a dare una risposta alla domanda circa mia
madre e se era lei la colpevole del triangolo in cui si era trovata
coinvolta! Cioè….mettiti nei panni di mia madre e
rispondi: è colpa tua se sia Stefan che Damon ti
amano?”
Il ragionamento di Lilian non faceva una piega ed Elena sinceramente
non riusciva a darsi una risposta.
Si era quasi dimenticata del fatto che Lilian e Nicole conoscevano
tutti loro nel futuro, ma l’aveva sorpresa il fatto che a
quanto pareva conoscessero anche il loro passato: dovevano essere due
ragazze di cui si fidavano molto se avevano raccontato loro delle loro
vite e dei loro sentimenti.
“Vedo che la mia domanda ti ha spiazzato!” - disse
Lilian non avendo ricevuto una risposta.
Elena scosse la testa: “No, stavo solo ragionando sul fatto
che voi due dovete conoscerci davvero bene se noi nel futuro vi abbiamo
raccontato tutte queste cose! Però….hai ragione!
Non penso di saper rispondere alla domanda!” - ammise.
Lilian annuì una sola volta, lentamente, con fare
pensieroso, prima di chinarsi verso di lei.
“In confidenza e proprio perché vi conosco bene
nel futuro…ecco…posso farti una domanda piuttosto
personale a cui puoi anche non rispondere?” - le chiese
Lilian.
“Ehmm….certo! Dimmi!” - la
invitò Elena.
“Ok! Allora….Tu hai la fortuna di stare con un
ragazzo fantastico e adorabile come Stefan che ti ama alla follia,
quindi….mi spieghi cosa diamine ci trovi in Damon?
Questa è una cosa che non ho mai capito! La mia
più grande speranza nella vita è riuscire a
trovare qualcuno che valga anche solo la metà di Stefan e
che mi ami con anche solo un pizzico della sconfinata
quantità di amore che Stefan ti riserva perché a
quel punto saprei di poter essere felice! E tu, che hai questa fortuna
sfacciata, rischi di mandare tutto a monte per un pagliaccio pieno di
se come Damon? Che potrà anche essere bello quanto vuole,
ma….insomma…l’hai guardato bene Stefan
con quei suoi occhi verdi? Lui è decisamente il migliore tra
i due fratelli Salvatore!” - fece Lilian.
Elena rimase a bocca aperta.
Nessuno mai, nemmeno Matt, Meredith e Bonnie, si era lanciato in una
così strenua difesa di Stefan mettendone in risalto con
poche parole tutti quei pregi che lo rendevano così speciale.
“Ti piace molto Stefan, vero?” - le chiese, e anche
questa volta avrebbe voluto far suonare la sua voce dura e gelosa, ma
invece era solo profondamente sorpresa e divertita. Come se davvero
sapesse che la gelosia doveva conservarla per qualcun’altra
che non fosse Lilian nonostante tutte le parole cariche di sentimento
che la ragazza spendeva per lodare Stefan sotto ogni punto di vista.
“Diciamo che io sono sempre stata molto di parte,
si!” - rispose Lilian sorridendo mentre tornava a sedersi in
modo composto e posato.
Elena sorrise.
“Per tornare alla tua domanda….ecco…io
non lo so cosa vedo in Damon che mi confonde tanto! Non si tratta solo
del suo aspetto, riguarda altro! E’ che
lui….l’hai visto, no? Non è una persona
semplice, ma ha spesso tirato fuori un lato gentile ed umano che tiene
nascosto a tutti gli altri tranne che a me! Capisci?” -
cercò di dire Elena.
“Oh…se è solo per questo, ti assicuro
che Damon il suo lato da bravo ragazzo non l’ha mostrato solo
a te!” - la interruppe Lilian agitando una mano in aria e
accavallando le gambe.
Elena si accigliò.
“Che vuoi dire?” - chiese.
“Nulla! Lascia stare!” - fu
l’unica risposta che ricevette.
Il corvo planava tra gli alberi e le case con una rapidità
tale che sarebbe stato impossibile rilevare la sua presenza se non
fosse stato per la scia di vento freddo che le sue ali dispiegate si
lasciavano dietro ad ogni curva.
Stava riflettendo, scaricando la tensione mentre sorvolava
l’intera Fell’s Church in attesa di giungere alla
sua destinazione.
Damon si conosceva abbastanza bene da riconoscere almeno a se stesso
che era una testa calda.
Niente calma e tormentati ragionamenti per lui: quella era roba da
Stefan!
Lui ormai aveva un suo modus operandi di affrontare le nuove
situazioni, soprattutto quelle impreviste. In un primo momento si
lasciava travolgere dalla rabbia per quella che si rivelava sempre
essere una minacciosa verità, e solo dopo una notte insonne
a base di sangue cominciava davvero a riflettere e a rimettere insieme
i vari pezzi.
Astaroth, Nicole e Lilian erano la novità e adesso bisognava
decidere se fossero tutti un pericolo o se le due ragazze erano davvero
arrivate da chissà dove per salvarli.
Non che Damon avesse bisogno di essere salvato, ovviamente.
Ma doveva capire in quanti sarebbero dovuti morire tra quei tre per
tenere al sicuro il suo Angelo.
Anche se….
Già! Era proprio quell’”anche
se” il punto!
Incredibilmente nessuno sembrava essere intenzionato ad attentare alla
vita di Elena, anzi….il demone l’aveva bellamente
sbeffeggiata senza curarsene troppo.
Quella che pareva intenzionato a voler uccidere era la streghetta.
Ma perché?
Damon proprio non riusciva a capirci nulla e quel senso di impotenza
non lo sopportava proprio.
Possibile che Bonnie non fosse la persona che tutti credevano?
Damon era sempre stato portato per natura a diffidare di chiunque, ma
Bonnie era così ingenua che riusciva difficile persino a lui
credere che nascondesse una torbida doppia vita dietro quel visino a
cuore che si ritrovava.
Eppure il demone era stato chiaro: o lui o Bonnie!
Ma cosa legava lui e Bonnie?
E poi c’erano tutte quelle strane chiacchiere tra Nicole e
Astaroth durante il loro combattimento.
Il demone si era comportato come se quella ragazza fosse il suo
più grande incubo e Nicole aveva lasciato ben intendere che
il vero obiettivo di Astaroth era lei, ma allora cosa
c’entravano lui e Bonnie?
Cosa mai poteva essere che li legava a Nicole tanto che il demone era
arrivato per ucciderli per fare qualcosa a lei, anche se non si era
capito bene cosa?
Domande, domande, domande. E l’unica risposta che aveva era
che le due ragazze e presumibilmente anche il demone venivano
direttamente dal loro futuro.
Ma quale futuro? Di quanti anni in avanti si stava parlando? E cosa
rappresentava Nicole per lui e per Bonnie nel futuro?
Anzi, cosa rappresentava Nicole adesso? Era questa la domanda
più giusta da farsi!
Quella ragazza era stata in grado di fargli saltare i nervi come pochi,
ma allo stesso tempo Damon non poteva negare di esserne rimasto
colpito. Ma colpito in modo strano.
Nicole era indubbiamente bellissima e molto potente, proprio il genere
di ragazza che Damon considerava degna di stare al suo fianco,
ma…ecco, solo quel pensiero gli faceva provare disgusto per
se stesso.
Damon ammirava la bellezza di Nicole come si ammira la bellezza di un
oggetto sacro e ne percepiva la potenza non con invidia, ma con
orgoglio.
Il che era tutto molto strano.
E poi quel biglietto…
Era stato indubbiamente scritto di suo pugno e sotto c’era la
sua firma. Questo significava che il suo se stesso del futuro si fidava
di Nicole, ma perché?
Il corvo rallentò la sua corsa e scese in picchiata
nascondendosi su uno dei rami più interni di un abete.
Schermò la sua aura e rimase in attesa.
La prima domanda a cui voleva dare una risposta era quella che
riguardava il conivolgimento della streghetta in tutta quella faccenda
di demoni e ibridi strani.
Se avesse scoperto perché Astaroth la voleva e cosa la
legava o l’avrebbe legata a Nicole, allora forse sarebbe
anche riuscito a capire cosa c’entrasse lui in tutta quella
storia.
Come ogni lunedì mattina Bonnie stava uscendo di casa per
andare al lavoro. Non che ne avesse paricolarmente bisogno, ma era
bello avere la sensazione che almeno qualcosa di normale nella sua vita
fosse rimasto.
Tutti pensavano che lavorasse per racimolare qualcosa per il suo futuro
al college, ma Bonnie ormai si era rassegnata da un pezzo al fatto che
probabilmente non ci avrebbe mai neppure messo piede in una qualsiasi
università a causa di tutti quei mostri che affollavano la
sua vita e quella dei suoi amici.
Ma questo, ovviamente, non lo sapeva nessuno e a lei faceva comodo una
scusa rapida da dire quando le domandavano perché avesse
deciso di lavorare.
Non che facesse chissà che lavoro….
Il suo compito consisteva semplicemente nel stare ferma alla cassa
dell’unico internet point di tutta Fell’s Church.
Il locale non era un granchè, giusto un’enorme
stanza con qualche tavolino, il bancone e due computer malandati messi
in un angolo, ma i proprietari si ostinavano a chiamarlo
Caffè letterario a causa dei ventitre libri disponibili per
i clienti e che se ne stavano solo a prendere polvere su due mensole
nell’angolo più lontano e buio del locale.
Ma a Bonnie l’atmosfera che c’era lì
dentro piaceva.
Era tutto molto intimo e familiare e i signori Stenson, i proprietari,
avevano sempre un sorriso buono e luminoso per tutti nonostante i
clienti fossero sempre gli stessi: una coppia di uomini anziani che
venivano a bere cappuccino e a giocare a briscola e un gruppo di
ragazzini del vicinato che occupavano i computer fino a sera facendo
promettere al signor Stenson che non avrebbe avvisato i loro genitori.
Per quel giorno era previsto l’inventario che Bonnie faceva
sempre a fine mese e per questo motivo era uscita di casa con la sua
borsa a tracolla, un plico di fogli in mano su cui teneva registrata la
contabilità del locale e i vari numeri dei fornitori e aveva
deciso di portarsi dietro anche un sacchetto con dei vecchi libri che
in casa sua non leggeva più nessuno in modo da poterli
esporre al Caffè.
La giornata, a giudicare dai nuvoloni, non prometteva nulla di buono,
ma mai come quella volta Bonnie pensò che quello fosse il
tempo adatto all’occasione.
Il giorno prima l’arrivo di Astaroth e delle due ragazze dal
futuro aveva portato un sacco di novità, novità
che a lei non piacevano per niente visto che riguardavano la sua
probabile morte per mano del demone.
Ma perché? Perché ogni volta che sembrava che la
sua vita avesse imboccato un sentiero meno tortuoso, puntualmente
saltava fuori qualche brutto ostacolo dall’apparenza
insormontabile?
E poi perché ce l’aveva proprio con lei?
Quella notte era rimasta sveglia tutto il tempo con la paura che se si
fosse addormentata avrebbe sognato Astaroth che la uccideva lentamente,
bruciandola viva tra le fiamme dell’Inferno.
Fu perché era troppo presa da quei terribili pensieri che
non si rese conto di essere arrivata alla fine del marciapiede e
così inciampò sullo scalino.
Riuscì a recuperare in fretta l’equilibrio, ma
perse la presa sul sacchetto con i libri.
Bonnie stava già per chiudere gli occhi in previsione del
tonfo che avrebbero fatto quei volumi cadendo sull’asfalto,
ma una mano spuntò dal nulla e li afferrò al volo.
“Serve aiuto?” - le chiese Nicole, sorridendole
divertita.
Bonnie divenne rossa per l’imbarazzo e stava quasi per
chiederle come aveva fatto ad arrivare così in fretta quando
si ricordò che la ragazza era un ibrido e che aveva poteri
straordinari e fuori dalla norma.
“Ehmm….grazie! Ero…sovrappensiero,
ecco!” - si giustificò cercando di riprendersi il
sacchetto, ma Nicole lo tirò verso di se e
l’affiancò.
“Non esiste che ti lascio portare tutto da sola, quindi
adesso ti accompagno e tu mi dici cosa ti preoccupa tanto da non farti
vedere dove cammini, anche se una mezza idea ce l’ho
già!” - fece Nicole.
Bonnie le sorrise e ripresero a camminare tranquille verso il centro di
Fell’s Church.
“Se la tua ipotesi riguarda un demone psicopatico venuto da
chissà dove che vuole uccidermi per chissà quale
ragione che non si è degnato nemmeno di
dirmi…..allora hai ragione! E’ esattamente per
questo che sono preoccupata!” - rispose Bonnie.
“E fai bene perché Astaroth è davvero
intenzionato a fare quello che dice, ma sappi che io ti
proteggerò ad ogni costo!” - fece Nicole.
Bonnie si fermò a guardarla, curiosa.
Nicole, che aveva continuato ad avanzare, non vedendola più
si voltò indietro e la fissò corrugando la fronte.
“Che c’è?” - le chiese.
“Che c’è? C’è che
nemmeno ti conosco eppure sembri disposta a rischiare la vita per me,
ecco che c’è!” - rispose Bonnie.
Nicole tornò indietro e la prese sotto braccio mentre
riprendevano a camminare.
“E lo trovi così strano?” - le chiese.
“Certo che si! Io non ti conosco!” - rispose Bonnie.
“Ma io conosco te, molto bene!” -
ribattè Nicole.
Bonnie alzò gli occhi al cielo.
“Ah, giusto! Vieni dal nostro futuro! E’ solo
che….è strano sapere che sarò
così importante per te da farti mettere in pericolo te
stessa per salvarmi, capisci?”.
“Si, me ne rendo conto! Ma tu sei importante, Bonnie! Ed
io…soprattutto io…non possa lasciarti morire! Non
posso lasciare che né tu né Damon
moriate!” - rispose Nicole.
“Ecco un’altra cosa che non capisco: cosa
c’entra Damon con me? Perché proprio noi due? Cosa
abbiamo in comune?” - chiese Bonnie.
Nicole si fermò e la fece voltare verso di lei, prendendola
per le spalle e guardandola negli occhi.
“Questa è una cosa che riguarda il futuro, Bonnie!
Nel futuro da dove vengo io, dove vi conosco..beh…molte cose
sono diverse e ti stupiresti nel sapere quanto tutte queste domande non
avranno ragione di essere poste nel futuro!
Ma…adesso….non so….che ne dici di
parlare di qualcosa di bello, eh?” - fece Nicole passando
improvvisamente dalla serietà a quella proposta divertente.
“Ad esempio?” - chiese titubante Bonnie che
riusciva a stento a stare dietro ai cambi di umore di Nicole.
E questa era una sensazione che le era piuttosto familiare, a pensarci
bene….
Nicole la guardò con un sorrisino furbo e le mise un braccio
intorno alle spalle invitandola a riprendere il cammino.
“Beh…non so…potremmo parlare, ad
esempio, della cotta colossale che ti sei presa per quel gran
tenebroso, testardo ed idiota di Damon, eh? Che ne dici?” -
le chiese.
Bonnie arrossì di colpo e le si fermarono le parole in gola.
“C-cosa? N-no….io
non…cioè…non…” -
cominciò a balbettare guardandosi i piedi.
“Oh, andiamo! Con me puoi parlarne, sai? Mica sono Matt che
è cotto di te o Meredith a cui servirebbero anni anche solo
per prendere in considerazione la cosa o Elena che è una
grande ed egoista imbecille? Io sono Nicole! E ti assicuro che di
questa faccenda già ne so parecchio di mio!”.
Bonnie trovò stranamente confortanti le parole e il sorriso
della ragazza e, di nuovo, quella strana sensazione di calore, quella
strana sensazione di totale fiducia in lei che aveva provato durante lo
scontro tra Nicole e Astaroth, ritornò.
Inoltre…insomma..chi poteva sentirle nel bel mezzo delle
strade deserte di Fell’s Church?
“Aaah..ok! Mi hai convinto! Anche se non so di cosa dobbiamo
parlare visto che la mia è solo una stupida cotta non
corrisposta dal momento che Damon è innamorato della mia
migliore amica e non ha neppure la decenza di dissimularlo quando io
sono presente visto che sono sicura che già sappia da un
pezzo quello che provo per lui!” - disse, tristemente.
“Aspetta! L’ho già detto che Damon
è un’idiota?” - la interruppe Nicole.
Bonnie sorrise: “Beh…però devo
riconoscere che almeno ha avuto abbastanza rispetto per me da non
venirmi a ridere in faccia cogliendo la palla al balzo per
umiliarmi!” - disse.
Nicole sospirò pesantemente.
“Ti racconterò una storia!” - disse.
Bonnie le lanciò un’occhiata curiosa.
“Allora…ti racconterò una cosa che ho
imparato dai miei genitori, da mia madre più
precisamente!” - cominciò Nicole - “Da
bambina ero una vera peste, peggio di adesso, ed ero molto curiosa. E
dato che non ho mai provato chissà quale affetto o rispetto
per mia zia, la madre di Lilian, non mi feci molti scrupoli nel
mettermi a frugare nella sua camera da letto per poi leggere tutti i
vecchi diari che le piaceva tenere. Sapevo, infatti, che mia zia era
una delle milioni di ragazze nel mondo ad avere la fissa del diario e
allora decisi che era giunto il momento di fargliela passare,
leggendoli tutti e prendendola in giro!” - disse Nicole
ghignando al ricordo - “Beh…caso volle che il
primo diario che presi riguardava un anno della sua adolescenza, quando
i genitori miei e di Lilian stavano sempre insieme ai loro amici nella
loro combriccola chiusa a chiunque altro! Dopo la prima pagina scoppiai
in lacrime….”.
“Cosa? Ma perché? Cosa c’era scritto di
così tremendo?” - la interruppe Bonnie.
“Vedi, Bonnie, io sono sempre stata molto legata a mia madre,
le voglio molto bene, anzi…la amo con tutta me stessa e non
ho mai sopportato che qualcuno potesse ferirla anche solo per uno
stupido sbaglio! Beh….su quella pagina di diario mia zia
raccontava di una volta in cui lei e quello che poi sarebbe diventato
mio padre si erano baciati, nascondendosi da tutti e fregandosene dei
sentimenti altrui. Mi avevano già detto che cose del genere
erano successe perché il loro era un gruppo chiuso e quindi
stavano sempre con le stesse persone, perché erano giovani e
perché quando si è giovani è facile
confondersi, quindi non fu quella descrizione a ferirmi. Fu il fatto
che mia zia aveva poi scritto che aveva sentito il bisogno di
raccontarlo a qualcuno e, anche se sapeva che mia madre aveva
già una cotta per quel ragazzo che sarebbe diventato in
seguito mio padre, decise di mettere da parte i sentimenti
dell’amica perché non poteva aspettare e allora le
raccontò tutto descrivendo quanto fosse stato fantastico
quel bacio!” - disse Nicole.
“Oddio, ma è…è
tremendo…” - commentò Bonnie, presa dal
racconto.
“Già, lo è!” -
concordò Nicole - “Beh…dopo aver
pianto, rimisi tutto a posto e tornai di corsa da mia madre! Lei si
accorse subito degli occhi rossi e mi chiese cosa fosse successo e
allora io le raccontai quello che avevo fatto e cosa avevo scoperto.
Mia madre per prima cosa mi rimproverò per il mio gesto e
poi mi spiegò che nella vita, soprattutto in amore, le cose
non sono mai semplici. Che ciò che oggi ti sembra lontano
mille miglia, in realtà è già scritto
nelle stelle ed è quindi destinato ad accadere prima o poi.
Mi insegnò a non perdere la speranza, ad aspettare e a
perdonare!”.
Bonnie rimase per un secondo ferma a riflettere, mentre quelle parole
le entravano dentro facilmente, come se si fosse trattato di un
pensiero appartenente a lei e non alla madre di Nicole.
“E poi? Tu che hai fatto?” - chiese.
“Che ho fatto? Ho imparato!” - rispose Nicole, con
un’alzata di spalle - “Beh..ho imparato quella cosa
dell’aspettare e dell’avere fede, in quanto al
perdono….non so….ti basti sapere che tuttora non
sopporto mia zia e che non parlai a mio padre per un mese intero e
godendone anche, consapevole del fatto che quel mio comportamento lo
facesse stare male!” - aggiunse.
Bonnie si lasciò andare ad una risata e scosse la testa.
Aveva già capito che Nicole aveva un caratterino niente
male, ma a lei stava davvero molto simpatica e sentiva quasi uno strano
legame tra loro due.
“Quindi…quello che sto cercando di dirti, Bonnie,
è…mai dire mai nella vita!” - disse
Nicole.
Bonnie annuì: “Beh..allora suppongo che debba
dirti grazie per il consiglio!” - disse.
Nicole le sorrise e liquidò la cosa con un gesto noncurante
della mano e una smorfia.
“Oh, beh….io sarei arrivata! Lavorò
lì..” - disse Bonnie indicando il Caffè
dall’altra parte della strada.
“Ok! Allora buon lavoro..questa è tua!”
- fece Nicole riconsegnandole il sacchetto con i libri - “Ah
e…..non preoccuparti di Astaroth, ok? Io ti guardo le spalle
e….” - aggiunse per poi bloccarsi di colpo e
lanciare uno sguardo divertito ad un albero alle loro spalle.
“E…?” - la incitò Bonnie.
Nicole si schiarì la voce con un colpo di tosse:
“E…anche se io non sono nei paraggi,
tu sei al sicuro visto che hai la tua guardia del corpo
personale sotto forma di uccellaccio nero del malaugurio!” -
aggiunse Nicole aumentando di parecchie ottave il volume della voce.
In quello stesso istante le fronde dell’albero a cui Nicole
aveva guardato poco prima si mossero facendo sobbalzare Bonnie per la
sorpresa e un corvo nero e dalle penne coi riflessi arcobaleno si
levò in volo planando sulle loro teste prima di allontanarsi
in alto nel cielo.
Bonnie lo avrebbe riconosciuto ovunque e sotto qualsiasi forma.
“Quello era…?” - chiese.
“Si! Ti stava seguendo già da prima che noi due ci
incontrassimo! Presumo che ti stesse tenendo d’occhio sin da
casa tua!” - rispose Nicole.
“Aspetta! Ci ha seguite per tutto il tempo?” - si
allarmò Bonnie - “Ma allora lui ha sentito anche
quando io ho detto che….”.
Nicole scrollò le
spalle:“Beh…è ora che qualcuno gli dia
una bella spinta nella direzione giusta, non credi? E per intenderci,
la direzione giusta prevede una bella strega rossa alla fine del
percorso, non una stupida oca bionda!”.
Astaroth era felice.
Ritornare nell’infernale antro parallelo che gli aveva sempre
fatto da casa, lo rendeva sempre immensamente felice e soddisfatto.
Era stato in quel luogo che aveva trascorso la sua intera esistenza, in
quel luogo a metà tra le fiamme e il gelo
dell’Inferno.
Ed era stato lì che per la prima volta aveva capito che gli
umani erano solo delle piccole nullità il cui unico scopo
era farsi distruggere da lui in modo tale da potergli cedere il loro
mondo.
La terra, secondo il personale parere di Astaroth, era un po’
troppo luminosa e un po’ troppo colorata, ma ormai aveva
capito da molto che quella condizione era solo colpa degli uomini,
stupide formiche incapaci di apprezzare la vera bellezza del fuoco
distruttore e del ghiaccio opprimente.
E la conferma di tutto ciò l’aveva avuta nel
momento in cui aveva cominciato ad attirare nel suo antro alcuni
esemplari di quella razza umana che tanto veniva decantata, ma che si
era rivelata profondamente indegna del mondo pieno di
possibilità che abitava e della vita stessa.
Fu a quel punto che capì che doveva intervenire, doveva fare
qualcosa per purificare la terra da quelle infime creature che
l’abitavano per poi darle l’oscurità e
lo splendore luminoso delle fiamme che meritava.
C’era un unico ostacolo: Nicole!
Ma il Figlio del Fuoco si stava impegnando per risolvere anche quel
problema.
Seduto sul suo trono in pietra incandescente, Astaroth
schioccò le dita ed una voluta di fumo grigio si
formò al centro della stanza scarsamente illuminata e ne
venne fuori un demone, un piccolo esemplare di poco conto ma che poteva
servirlo a dovere.
Il demone si inchinò.
“Astaroth…” - disse, con voce solenne e
servizievole.
Astaroth sorrise.
Uno dei privilegi di aver visto l’inizio dei tempi e di
essere un maestro insuperabile nell’arte del viaggio
temporale, era che eri unico.
Se una strega o un comune mortale compiva un viaggio nel tempo doveva
sempre tenere ben presente l’anno in cui decideva di
materializzarsi perché correva il rischio di incontrare il
se stesso di quel tempo e quella era
un’eventualità che non avrebbe mai dovuto
verificarsi.
Ma Astaroth non aveva di questi grattacapi.
Lui era unico e si muoveva avanti e indietro nel tempo a suo piacimento
perché era quella la sua vita. Per lui il tempo era
un’unica linea retta su cui si muoveva senza nessun pericolo
saltando da un anno all’altro senza incorrere in nessun
rischio.
Non aveva passato e non aveva futuro, ma solo un unico, sconfinato
presente.
“Lorneth! Ho un lavoro per te e mi aspetto che tu non mi
deluda!” - disse, ghignando.
Lorneth si rimise in piedi e lo guardò accigliato, come a
chiedergli di continuare.
“Tutto quello che desidera, mio signore!” - rispose.
“Bene!” - approvò Astaroth -
“Fell’s Church è una cittadina piuttosto
famosa nel mondo soprannaturale per via di tutte le linee energetiche
che l’attraversano, quindi dovresti conoscerla,
no?” - chiese.
Lorneth annuì: “Naturalmente!” - disse.
“Perfetto! Voglio che tu vada lì! In tutta quella
ridicola cittadina esiste una sola piccola
strega….Bonnie!” - spiegò Astaroth -
“Voglio che tu la trovi, voglio che lei si fidi di te e
poi….la voglio morta! Tutto questo nel minor tempo
possibile! Lei sarà la madre di Nicole Salvatore,
l’ibrida che avrà il potere di uccidermi, quindi
tu ucciderai Bonnie prima che possa mettere al mondo sua figlia mentre
io mi occuperò di tenerti lontano la mia intraprendente
nemica venuta direttamente dal futuro per rovinarmi i piani!”.
“Come volete! Ma non sarebbe più divertente
eliminare il vampiro, Damon?” - chiese Lorneth.
Astaroth restò a guardarlo in silenzio per qualche istante.
Non lo stupiva il fatto che persino Lorneth conoscesse quella storia
perché in breve tempo si era diffusa ovunque e molti demoni
erano stati costretti ad aiutarlo nella sua personale crociata contro
la famiglia Salvatore. Quello che realmente lo stupiva era che quel
ridicolo demone avesse avuto l’ardire di porgergli una
domanda invece di annuire semplicemente ad un suo ordine diretto.
Ma non era ancora il caso di ucciderlo, no.
“Si, sarebbe più divertente per te uccidere Damon,
ma uccidere Bonnie sarà più doloroso per tutti
quegli stupidi esseri che le stanno intorno e per Nicole!” -
rispose.
Lorneth si inchinò nuovamente: “Allora
sarà fatto!” - rispose, prima di scomparire
così come era arrivato.
Astaroth si lisciò una piega sulla giacca e rise
crudelmente, come solo un demone assetato di morte poteva fare.
NOTE:
Ciao a tutti!!!!
Come sempre, comincio con il ringraziare chi ha letto e/o recensito lo
scorso capitolo!
Sono conetanta che la storia vi stia piacendo e spero che continui ad
essere così visto che, come ho già detto sul
blog, i capitoli tranquilli ormai sono già finiti con
questo!!XDXDXDXD
Allora....questa volta ho scritto davvero tanto e spero di non avervi
annoiato con questo mega capitolo che mi è venuto fuori da
chissà dove. E' che quando ho cominciato a scrivere delle
due chiacchierate madre/figlia praticamente non la smettevo
più!XDXDXDXD
Ma parliamo del capitolo....
Riusciamo a capire un pò meglio chi è Lilian,
dato che fino ad adesso era stata un pò messa in ombra dalla
prorompente presenza di Nicole! Ed entrambe le ragazze raccontano degli
aneddoti sul loro passato alle loro future madri senza che queste se ne
rendano conto!! E penso si sarà capito che adoro inventarmi
gli aneddoti...ihihihiih
Poi, vabbè....Nicole doveva darla una svegliata a Damon, no?
Anche indirettamente, ma doveva!!
E in quanto a Damon....come avete visto anche lui sta cominciando a
riflettere un pò, finalmente!
Mi rendo conto che gli altri personaggi sono rimasti un dò
in disparte fino ad adesso, ma non vi preoccupate perchè
avranno spazio più in là! Adesso,
però, mi è sembrato giusto, essendo all'inizio,
presentare al meglio la situazione e presentare le due ragazze,
soprattutto...e Astaroth!Ovvio!
Astaroth.....chi sarà Lorneth? Che cavolo farà a
Bonnie?
Beh....questo ve lo dico nel prossimo capitolo!XDXDXDXDXD
Vi ringrazio ancora tutte immensamente e ricordate sempre che per
qualsiasi dubbio o critica potete comunque contattarmi, non
c'è nessun problema!XDXDXDXD
Vi aspetto lunedì sul blog per lo spoiler e per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 6 *** Il gatto e il topo ***
Il
gatto e il topo
Quel
giorno il Caffè sembrava improvvisamente aver ripreso vita
dopo anni di coma profondo e il tutto era dovuto
all’improvvisa chiusura della tavola calda della
città, il posto in cui tutta Fell’s Church si
rifugiava all’ora di pranzo per lasciare le vie completamente
deserte e ancora meno popolate del solito.
Da quello che Bonnie era riuscita a capire, i proprietari della tavola
calda erano stati costretti a serrare le porte del locale a causa della
notizia che il college dove studiava la loro impeccabile figlia stava
seriamente prendendo in considerazione l’idea di espellerla.
Bonnie non si faceva nessuno scupolo ad ammettere che, non appena
appresa quell’informazione, si era messa spudoratamente a
sogghignare.
Per l’amor del cielo, lei trovava che i signori Lewis, i
proprietari della tavola calda, fossero davvero due brave persone, ma
erano anche piuttosto tonti se davvero continuavano a credere alla
storia che la loro perfetta figlia Linda era una studentessa modello
con un comportamento impeccabile perché Linda poteva essere
di tutto tranne che una studentessa modello con un comportamento
impeccabile, appunto.
Bonnie rideva ancora al ricordo di Linda che cercava di fare la
bulletta con Meredith per farsi passare le risposte ad uno dei loro
tanti test di storia e che veniva praticamente costretta alla fuga da
una semplice, ma parecchio ostile, occhiata della sua imperturbabile
amica.
Per non parlare dei pettegolezzi su Linda, la squadra di basket e
l’allenatore…
Ecco, Bonnie provava un’infinita pena per i poveri signori
Lewis, ma era felicissima per i suoi datori di lavoro, i signori
Stenson, che stavano facendo avanti e indietro per il locale da tutto
il giorno ma che mantenevano ancora un formidabile sorriso sul volto.
Era così contenta per loro che quasi non le importava della
stanchezza che si era andata accumulandosi per tutta la mattinata.
“Oggi è una giornata veramente sensazionale!
Speriamo che duri…” - commentò
entusiasta la signora Stenson appoggiandosi accanto a lei dietro alla
cassa.
Bonnie sorrise: “La maggior parte di quelle persone non aveva
mai messo piede qui dentro e non aveva mai assaggiato le sue torte e i
piatti del signor Stenson! Sono sempre e solo andati dritti alla tavola
calda per pranzo, ma non mi sembra che nessuno di loro se ne sia andato
insoddisfatto! Vedrà che torneranno anche quando i Lewis
riapriranno! Magari non ci sarà tutta questa ressa, ma i
nuovi clienti sono assicurati!” - rispose entusiasta.
La signora Stenson le mise una mano grinzosa su una spalla:
“Sei sempre così ottimista, mia cara Bonnie!
E’ bello averti con noi!” - disse per poi tornare a
servire alcuni clienti.
L’ora di pranzo era passata per cui il caos era finito, ma
questo non toglieva che quasi tutti i tavolini fossero ancora occupati
anche se Bonnie poteva decisamente rallentare il ritmo e godersi una
piccola pausa, finalmente.
Si mise a sistemare il registratore di cassa, contando i soldi e
mettendone via la parte maggiore in modo da poterla poi riporre nella
cassaforte del Caffè e, nel frettempo, ripensò
alla chiacchierata con Nicole di quella stessa mattina.
Il fatto che Damon avesse praticamente sentito tutto la impensieriva
non poco perché, se fino a quel momento se n’era
stato zitto risparmiandole commenti umilianti, magari adesso che sapeva
con certezza che lei quei pensieri non se li teneva solo per se ma ne
parlava anche con altri forse non sarebbe stato più
così propenso a tenere la bocca chiusa.
Già si immaginava la scena con lui che rideva a crepapelle,
Matt che si arrabbiava, Meredith che la guardava in preda al panico,
Elena che scuoteva la testa mostrandole tutta la sua compassione e lei
che piangeva e scappava via, ancora ferita a causa di quel dannato
vampiro.
Non lo avrebbe sopportato, ne era certa.
Anche se forse poteva prendersi una piccola rivincita chiedendo a
Nicole di pestarlo per lei.
Insomma…la ragazza le aveva dato decisamente
l’impressione di conoscerla bene e di esserle affezionata ed
era possibile che se le chiedeva un favore allora lei avrebbe detto di
si, no? E poi Bonnie se la ricordava ancora troppo bene
l’espressione soddisfatta di Nicole dopo aver preso a
schiaffi Damon…
Scosse la testa e cercò di tornare a concentrarsi sulla
cassa aperta di fronte a lei.
La doveva smettere di farsi tutte quelle paranoie e la doveva smettere
di pensare a qualcuno che tanto non sapeva neppure che lei esisteva!
Cioè…magari Damon lo sapeva che c’era
anche lei, ma di sicuro non l’avrebbe mai vista come
nient’altro se non un’inutile ragazzina che non sa
usare i suoi poteri di strega e che è un peso enorme per
tutti, esattamente come l’aveva definita lui stesso durante
lo scontro con Astaroth.
Bonnie sospirò pesantemente, pensando stupidamente al fatto
che aveva chiesto un consiglio a Nicole per poi non seguirlo.
Ma doveva rassegnarsi e lo sapeva.
Stare lì ad aspettarlo non l’avrebbe portata a
nulla e avrebbe solo sprecato gli anni migliori della sua vita se si
considerava il fatto che Damon era un vampiro, quindi non invecchiava e
per lui il tempo era un qualcosa di decisamente relativo, mentre per
lei le cose erano messe in maniera diversa! E di certo non aveva alcuna
intenzione di diventare un’anziana zitella sola in una casa
piena di gatti che ancora aspettava quel vampiro che non
l’aveva mai voluta!
Una nuova consapevolezza le illuminò gli occhi e una strana
sensazione di fermezza e lucidità le schiarirono la mente
mentre cominciava ad ascoltare quella vocina interiore che le diceva
che era lei la cosa più importante e che doveva pensare
anche al suo bene e non solo a quello degli altri.
“Hai preso una decisione!”.
Quell’affermazione la riportò nel mondo reale e fu
così schietta e detta con un tale tempismo che Bonnie, una
volta alzati gli occhi sullo sconosciuto che le siedeva di fronte
dall’altro lato del bancone, aveva avuto
l’incredibile tentazione di raccontargli a quali conclusioni
illuminanti era appena giunta. Ma riuscì a frenare in tempo
la lingua e si limitò a sorridere.
“Come hai detto, scusa?” - domandò
innocentemente.
“Ho dei che hai appena preso una decisione! Te lo leggo negli
occhi! Prima eri tutta triste e abbattuta e all’improvviso ti
sei illuminata dalla cima della testa alle dita dei piedi! Deve essere
un’importante decisione quella che hai
preso…” - spiegò lo sconosciuto con
tutta calma.
Bonnie ne restò colpita: era davvero così
evidente?
“Beh….si, ho preso una decisione! Complimenti per
l’analisi!” - rispose.
“E allora adesso non mi resta che sperare che non sia una di
quelle decisioni tipo < Ok accetterò la proposta di
matrimonio di tal dei tali >, perché altrimenti
andrebbe completamente in fumo l’infallibile piano che ho
diabolicamente architettato per farti innamorare di me!” -
fece lo sconosciuto.
A Bonnie si mozzo il fiato e le si imporporarono le guance.
Quel ragazzo le aveva praticamente detto che…che cosa? Che
la trovava carina? Le stava facendo la corte?
A quel pensiero Bonnie si entì avvampare ancora di
più, ma questa volta non solo di imbarazzo, ma anche di
insicurezza.
Lei non era mai stata abituata a queste cose.
Non era in grado di…flirtare con un ragazzo!
In quel campo era Elena la maestra indiscussa e neppure Meredith se la
cavava male, ma Bonnie…lei era sempre stata un disastro in
quelle cose.
“Ho detto qualcosa di sbagliato? Forse sono stato un
po’ troppo diretto, eh?”- si preoccupò
lo sconosciuto - “E’ che raramente mi
è subito piaciuta una ragazza come mi sei piaciuta tu non
appena ho messo piede in questo posto! Io non sono un tipo molto
espansivo in quel senso, anzi..sono piuttosto timido,
ma…diciamo che stavo seguendo un consiglio che una volta mi
diede un mio amico se mai mi fossi trovato in una situazione del
genere, cioè < mostrati spavaldo e le ragazze ti
cadranno ai piedi >! Ma…evidentemente era una
cavolata!”.
Il ragazzo s’innervosì e cominciò a
spettinarsi i capelli con una mano in preda all’agitazione
mentre arrossiva anche lui.
Quel cambio di atteggiamento, quella rivelazione sul ragazzo, fecero
sorridere Bonnie.
Era simpatico e le sembrava davvero gentile: giusto il tipo che faceva
al caso suo, no?
Non che dovesse uscirci o chissà cosa, ma stare
semplicemente a chiacchierare con un ragazzo senza che ci fosse nulla
di strano o soprannaturale di mezzo era una sensazione che le mancava
davvero e che non provava da tantissimo tempo ormai.
Bonnie scosse la testa: “Ma no, figurati! Non preoccuparti,
ok? E’ che anch’io sono piuttosto timida e
allora…mi sono un po’ imbarazzata, tutto
qui!” - tentò di rassicurarlo.
La signora Stenson da lontano le fece l’occhiolino e Bonnie
le sorrise di rimando riprendendo a chiacchierare con quello
sconosciuto tanto attento e galante. Parlarono di tutto e risero come
Bonnie non faceva più da tanto tempo.
Si appoggiò con i gomiti al bancone e mentre il ragazzo
parlava rimase ad osservare attentamente le sue espressioni e il suo
aspetto.
Era un ragazzo normalissimo, ma molto carino.
Alto e con il fisico di un giocatore di pallanuoto, aveva i capelli di
un forte castano scuro, corti, ma leggermente ondulati che gli
incorniciavano perfettamente il viso dai tratti non troppo decisi e gli
ricadevano sulla fronte a sottolineargli gli occhi di un caldo castano
chiaro, quasi liquido. Era leggermente abbronzato e vestiva in modo
molto casual con jeans, scarpe da tennisi, una maglietta leggera a
maniche lunghe con scollo a V e un classico berrettino azzurro da
sfegatato tifoso di baseball.
Un ragazzo totalmente normale!
E dopo un po’ diventò così spigliato e
divertente che mise Bonnie terribilmente a suo agio. Il che era strano
visto che ogni volta che si ritrovava da sola con un bel ragazzo andava
in paranoia e le si disconnetteva il cervello.
Invece non ci furono strani silenzi imbarazzati o punti vuoti nella
conversazione e così le due ore che mancavano alla fine del
suo turno passarono così rapidamente che solo un cenno del
signor Stenson le fece ricordare che era ora di andare.
“Io adesso devo andare a casa, il mio turno è
finito!” - disse, sinceramente dispiaciuta di dover
interrompere così quella chiacchierata così
piacevole.
“Beh…se vuoi posso accompagnarti a casa!
Cioè…posso fare la strada con te….se
ti va, ovviamente!” - propose lui.
“Oh, ma certo! Perché no? Così continui
a raccontarmi di quel tuo strano compagno di stanza al college!
E’ una storia così divertente sin
dall’inizio che voglio proprio sapere cosa è
successo alla fine…” - accettò Bonnie
con un sorriso mentre raccimolava borsa e documenti vari e salutava
tutti con un ampio gesto della mano, avviandosi all’uscita.
Il ragazzo le tenne aperta la porta per farla passare e solo allora
Bonnie si rese conto che gli aveva fatto un sacco di domande
dimenticandosi di quella fondamentale.
“Una sola cosa: parliamo da due ore e non ti ho ancora
chiesto il tuo nome…” - disse.
“Beh…te lo dico se prometti di non metterti a
ridere!” - fece il ragazzo.
“Mettermi a ridere? Perché dovrei mettermi a
ridere?” - fece Bonnie confusa.
“Vedi…i miei genitori sono sempre stati parecchio
eccentrici e anche al momento di darmi un nome non si sono
risparmiati!” - spiegò lui.
“Ok! Adesso sono ufficialmente curiosa! Come ti
chiami?” - chiese Bonnie sorridendo.
“Lorneth! Ma puoi chiamarmi Neth!” - rispose lui
con un’alzata di spalle.
“Perfetto Neth, io sono Bonnie! Molto piacere!” -
fece lei porgendogli la mano che lui strinse immediatamente.
“Oh..ti assicuro che il piacere è solo mio,
Bonnie!”.
In vita sua non si era mai sentito così irritato e confuso
allo stesso tempo.
Insomma…passi l’irritazione, ma la confusione?
Cos’era tutto quello scombussolamento che aveva in mente?
L’unica cosa che ormai era certo di poter affermare con
sicurezza era che quella situazione era cominciata non appena Nicole
era apparsa in scena.
Damon la detestava per questo, ma poi c’era sempre
quell’odiosa voce in fondo a quella che si supponeva fosse la
sua coscienza, se ancora ne aveva una, che gli diceva che detestare
Nicole era sbagliato, sbagliato come nient’altro prima lo era
stato.
Ok! Damon poteva pure crederci, ma perché avrebbe dovuto?
E poi tutte quelle chiacchiere…
Quella ragazza non la smetteva di parlare un attimo! E di
insinuare….lei adorava insinuare!
Cioè...cos’erano tutte quelle favolette che aveva
raccontato a Bonnie? E poi come aveva potuto dire in modo
così certo e sicuro che bisognava solo avere pazienza
perché tanto alla fine lui avrebbe capito che Elena non era
quella giusta, ma lo era la streghetta?
Vaneggiava!
Non che Damon avesse qualcosa contro Bonnie e doveva ammettere che
saperla così innamorata di lui lo lusingava parecchio
più che con la maggior parte delle ragazze che lo vedevano e
pensavano a quanto fosse dannatamente bello, ma lui non avrebbe mai
potuto amare Bonnie.
Elena era e sarebbe sempre stata l’unica ad occupare i suoi
pensieri e il fatto che stesse seguendo Bonnie era solo per verificare
a cosa fosse interessato così tanto il demone tanto da
volerla morta, quindi Nicole poteva anche evitare di dire simili
stupidaggini insinuando che lui seguisse Bonnie perché
voleva difenderla.
Non che Bonnie non meritasse di essere difesa, ma quello non era
compito suo! Punto!
Poteva anche essere vero che Bonne gli faceva provare una sorta di
tenerezza nei suoi confronti, ma questo non voleva dire assolutamente
nulla.
Ancora sotto forma di corvo scese in picchiata attraverso le fronde
degli alberi secolari dell’Old Wood e sbarrò la
strada a Nicole che si immobilizzò sul posto, sbuffando.
“Che vuoi adesso? Se sei venuto a dirmi che ami Elena e che
la amerai per sempre e che per Bonnie provi solo tenerezza allora puoi
anche risparmiarti le parole!” - fece Nicole.
Damon riprese forma umana e la guardò incuriosito e furioso
al tempo stesso.
“Mi hai letto nella mente?” - le chiese.
“No! Ma ti conosco abbastanza per sapere cosa ti passa per
quel ridicolo cervellino da microcefalo che ti ritrovi!” -
rispose Nicole come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“Tu non mi conosci affatto! E non venirtene fuori con la
storia che vieni dal futuro, perché nessuno mi ha mai
conosciuto per davvero in passato figurati se permetterò che
una cosa simile succeda andando avanti con gli anni!” -
esclamò Damon.
“Beh…hai mai sentito dire che la vecchiaia ti
manda in pappa il cervello?” - ironizzò Nicole.
Damon ghignò: “Io sono un vampiro! Non
cambio!” - disse.
“Nell’aspetto fisico, forse! Ma dopo cinquecento e
passa anni i tuoi occhi hanno visto troppe cose perché la
tua memoria le ricordi tutte! E’ normale che si faccia
confusione, no?” - fece Nicole.
“La mia memoria è infallibile!” -
commentò Damon.
“Certo! E tu sei perfetto, giusto? E allora se sei
così perfetto com’è che fai la foca
ammaestrata che batte le mani con la faccia da ebete ogni volta che
Elena schiocca le dita? Avrei capito se si fosse trattato di Bonnie, ma
Elena Miss Oca Forever…” - replicò
Nicole.
“Non parlare così di lei, tu non sai
nulla!” - ringhiò Damon.
“Oh…ti assicuro che so molto di più di
quanto vorrei!” - rise Nicole.
Damon inspirò ed espirò a fondo per cercare di
riacquistare la sua tipica calma apparente che Nicole aveva la
straordinaria abilità di distruggere in meno di due secondi
da quando apriva bocca.
“Allora…sentiamo un po’: se sei
così innamorato di Elena e ne avete passate così
tante, com’è che ti preoccupi tanto per Bonnie e
addirittura la spii? Qualcuno potrebbe scambiarti per un maniaco se
venisse a saperlo!” - continuò Nicole.
“Oppure per un povero idiota che non sa ancora neppure
prendere una decisione importante per se stesso nonostante affermi di
essere così magnifico sotto ogni punto di vista!”
- aggiunse una voce alle spalle di Damon.
Nicole spalancò gli occhi e gli si avvicinò per
poi prendergli un braccio e strattonarlo all’indietro per
fargli scudo con il suo corpo.
Damon quella voce l’aveva riconosciuta subito
perché era la voce dell’essere che, per la prima
volta dopo tanto tempo, era davvero riuscito a fargli provare la
terribile sensazione di essere insignificante e debole.
E, infatti, Astaroth era lì di fronte a loro due adesso con
la sua postura altezzosa e il suo completo elegante.
Ma Damon non poteva non sghignazzare alla vista dell’ennesima
cravatta ridicola che gli vedeva addosso.
“Ehi! Dì un po’, ma te le fai fabbricare
apposta?” - lo schernì indicando la cravatta
gialla del demone con raffigurati due ippopotami in tutù che
eseguivano una perfetta presa ad angelo davanti al loro piccolo
pubblico composto solo ed esclusivamente da gamberetti sorridenti.
“A dire il vero sono il frutto di un’accurata
ricerca fatta su scala mondiale!” - rispose Astaroth.
Nicole, invece, gli diede una gomitata nel fianco intimandogli di
restarsene zitto.
Damon le rivolse uno sguardo truce di cui lei non si curò
per niente.
“Cosa vuoi Astaroth?” - chiese Nicole.
“Io? Quello che voglio sempre: ucciderti!” -
rispose il demone.
“Questo lo so! La cosa che non ho capito è
perché sei venuto a cercare direttamente me!
Perché non ti sei assicurato che io fossi lontana per poi
attaccare Damon o Bonnie?” - chiese sospettosa Nicole.
Ma Astaroth non rispose.
Si limitò a ghignare e a lanciare una sfera di fuoco verso
Damon che Nicole riuscì facilmente a sviare creandogli uno
scudo protettivo intorno proprio nel momento in cui la sfera stava per
colpirlo.
Nicole lo afferrò per un braccio e lo tirò a se.
“Ascoltami bene! Qui non è sicuro! Quindi per una
volta fa come ti dico e vattene lontano mentre io lo tengo occupato! A
quanto pare ieri voleva Bonnie e oggi invece vuole te, probabilmente
era te che seguiva, non me. Quindi tu vattene via da qui
e…per favore Damon…va Bonnie e resta con lei,
proteggetevi a vicenda fino a che non sarò io a dirvi che il
pericolo, almeno per il momento, è passato! Ok?” -
fece Nicole con urgenza.
Damon restò a fissarla per qualche attimo, sempre
più confuso.
In qualsiasi altra situazione Damon avrebbe mandato a quel paese
chiunque gli si fosse rivolto così, chiunque lo avesse
praticamente cacciato via da uno scontro, ma c’era sempre
quelle voce, quella sensazione strana che gli diceva che doveva fidarsi
di Nicole e correre da Bonnie.
E gli occhi della ragazza erano così sinceri e di quel
castano fuso così familiari che…
“Ma…ma perché? Io non ci sto capendo
niente! Perché proprio io e Bonnie? Dimmelo,
Nicole!” - pretese mentre Nicole si voltava per difenderlo
dall’ennesimo attacco di fuoco di Astaroth.
“Ti sembra questo il momento di parlarne? Non ora, Damon! Non
ancora!” - rispose Nicole.
Damon sospirò e la guardò ancora per un attimo
prima di annuire e ritrasformarsi in corvo.
“No! Aspetta! Se sai qualcosa allora devi dirmelo, Lilian!
Perché hai detto quella cosa su Damon…che
significa?” - chiese per l’ennesima volta Elena.
Lilian si era pentita amaramente di aver fatto
quell’insinuazione sul fatto che suo zio Damon già
all’epoca, seppure non ne era ancora davvero innamorato,
provava praticamente già qualcosa per sua zia Bonnie al
punto tale da comportarsi anche con lei in modo delicato e gentile.
Aveva dimenticato quanto sua madre potesse essere insistente!
Il fatto era che Lilian poteva anche essere tranquilla e posata, ma
quando si trattava di suo padre diventava una bestia con chiunque,
anche con sua madre.
Era sempre stata legatissima al padre e ricordava ancora tutta la
delusione e l’odio profondo che aveva provato per suo zio e
per sua madre quando era venuta fuori quella specie di loro vecchia
storia clandestina.
E adesso…insomma, non era riuscita a trattenersi.
“Elena non è niente, davvero! Lascia perdere
quello che ho detto e torniamo a bere il nostro thè,
eh?” - propose.
“Ma io…” - cominciò Elena, ma
le sue parole vennero interrotte quando la porta della stanza si
aprì e Stefan entrò.
“Oh…Lilian, giusto?” - le chiese,
evidentemente meravigliato dal fatto di averla trovata lì.
Lilian si alzò e gli andò incontro, sorridendo.
“Si, Lilian! Ero solo venuta a tenere compagnia ad Elena e a
parlare un po’ visto che Nicole mi ha lasciata sola per
andarsene chissà dove!” - spiegò.
“Si, stavamo bevendo del thè!” -
confermò Elena andandosi ad aggrappare ad un braccio di
Stefan per poi baciargli una guancia.
Ecco! Quella era l’immagine che lei adorava dei suoi genitori.
Erano così perfetti insieme che proprio non riusciva neppure
a concepirlo lontanamente che qualcuno potesse destabilizzare
l’equilibrio della coppia, soprattutto non suo zio Damon ed
in particolar modo non suo zio Damon di quegli anni.
Anche se non lo dava molto a vedere, anche a lei stava sulle scatole
tutta quella situazione esattamente come a Nicole.
E a proposito di Nicole…aveva uno strano presentimento!
Non era un ibrido molto potente, ma aveva imparato a capire che il suo
istinto sbagliava raramente.
“Allora mi dispiace di avervi disturbate!” - fece
Stefan sorridendo ad entrambe.
Nonostante i sorrisi e la cortesia, Lilian riusciva a percepire
chiaramente la loro confusione e di certo non poteva biasimarli. Lei e
Nicole stavano creando proprio una bella situazione ingarbugliata
restando lì, ma quando Astaroth aveva compiuto il Viaggio si
erano vagliate attentamente tutte le opzioni e alla fine
l’unica vagamente decente era stata quella di seguirlo
nonostante si correva il rischio di riscrivere tutta la storia delle
loro famiglie.
Era per questo motivo che si era deciso di rivelare solo in caso di
estrema emergenza la loro vera identità: per cercare di
contenere quanti più danni era possibile.
- Lilian? Lilian, mi
senti? Qui ho un SOS in corso, ok? Mi dispiace interrompere te e quella
gran spina nel fianco che è tua madre, ma sto combattendo
con Astaroth qui nell’Old Wood e un aiuto mi farebbe comodo
visto che oggi ha deciso di non darmi tregua neppure un attimo! Ho
spedito mio padre da mia madre, quindi dovrebbero essere tranquilli
almeno loro, ma io ho bisogno che tu venga ad aiutarmi, capito? Adesso
però! -
La voce di Nicole le rimbombò improvvisamente nella mente
mettendola in agitazione.
Se Nicole le stava chiedendo aiuto significava che Astaroth aveva
davvero deciso di fare sul serio questa volta e tutto poteva succedere
tranne che Nicole morisse.
Il suo intuito aveva avuto ragione.
Scosse la testa e si riscosse dai suoi pensieri.
“Devo andare!” - disse, saltando sul davanzale
della finestra ancora da riparare.
“Che succede?” - le chiese Stefan preoccupato.
“Nicole sta combattendo contro Astaroth e ha bisogno di me!
Mi ha mandato un messaggio telepatico e ha detto di aver già
mandato Damon a proteggere Bonnie, quindi fatemi il favore di restare
qui voi due, ok? Non avvicinatevi al bosco fino a nuovo
ordine!” - rispose Lilian.
“Oh…mmm…si, certo! Ma stà
attenta!” - rispose Stefan stringendo a lui Elena, anche lei
impaurita.
Lilian annuì e sorrise.
Suo padre….
Non sapeva neppure chi fosse, eppure si preoccupava per lei
così come si preoccupava per chiunque altro.
Ecco il motivo per cui lo amava tanto!
“Lo prometto!” - disse, per poi lasciarsi cadere e
correre in fretta allo scontro.
Nicole gli doveva una spiegazione.
Una grossa, dettagliata e lunghissima spiegazione.
Ma forse Damon avrebbe fatto bene a pretenderla anche da se stesso una
spiegazione.
Insomma…da quando stava a sentire quello che gli dicevano e
per di più ubbidiva agli ordini di qualcun altro che non
fosse lui stesso?
Eppure lo aveva fatto e stava continuando a farlo.
Aveva lasciato lo scontro, uno scontro che si preannunciava
affascinante e carico di Potere e violenza, per correre da Bonnie e
proteggerla.
Che poi….cioè, Nicole poteva pure dirgli dove
trovarla Bonnie, no?
Era già volato a casa sua, ma di lei non c’era
traccia.
Era passato davanti a quello stupidissimo ritrovo per vecchi dove
lavorava e non era neppure lì.
Uscendo dal bosco aveva sorvolato il pensionato ed aveva avvertito
chiaramente solo la presenza di Stefan, di Elena e quella di Lilian che
stava andando via in tutta fretta evidentemente per raggiungere Nicole
e Astaroth, ma di Bonnie neanche l’ombra.
Cercò di sforzarsi per percepire la sua aura, ma niente! Era
come se qualcosa la stesse nascondendo del tutto il che era molto
strano e preoccupante, giusto?
Anche se…Astaroth era impegnato a prendere a calci Nicole,
quindi cosa o chi poteva avere quel potere sull’aura di
Bonnie?
Aveva già fatto due volte il tour completo della
città, quando pensò bene di rifare il giro
cominciando dalla casa della streghetta: forse era già
tornata.
Ed in effetti lei era tornata lì dopo essere stata
chissà dove!
La risata cristallina di Bonnie lo raggiunse prima ancora che
atterrasse sul prato verde del giardino alle spalle della casa e la
vedesse. Era felice e sorrideva spensierata alle battute piuttosto
scadenti di un ragazzone alto e moro che non aveva mai visto prima e
che le stava facendo spudoratamente il filo.
Se fosse stato in forma umana si sarebbe accigliato.
Chi diavolo era quel tizio, adesso? E cosa voleva dalla streghetta?
Era lui che stava nascondendo l’aura di lei?
Ma domanda ancora più importante: cos’era quella
sensazione di fastidio che Damon stava provando e che partiva dalla
base dello stomaco per poi salirgli lentamente in gola a creare un
ringhio trattenuto?
Non gli era mai successo prima, nemmeno quando Mutt faceva gli occhi
dolci alla streghetta.
Possibile che fosse perché, quando si trattava di Mutt,
Bonnie non era mai così coinvolta
e….beh…così poco fanciulla ingenua e
più donna?
All’ennesima risata di Bonnie, il babbeo sconosciuto le mise
una mano su un fianco e le si avvicinò.
Damon decise all’istante che non avrebbe sopportato oltre e
dispiegò le ali pronto a spiccare il volo, ma un urlo
terrorizzato di Bonnie lo trattenne e lo mise in allarme.
Il babbeo aveva preso a ridere in maniera inconsulta e aveva stretto
Bonnie a se con violenza, mentre la sua pelle si trasformava e
cominciava ad assumere una vaga tonalità di rosso simile a
quella della pelle di Astaroth.
Il corvo nero lasciò presto il posto al vampiro.
Damon scattò in avanti ed afferrò Bonnie per la
vita cercando di portarla via da lì, ma il demone fu
più veloce e gli sbarrò la strada.
Damon fu costretto a fermarsi e lasciò andare Bonnie che gli
si rannicchiò alle spalle con le lacrime agli occhi.
“Io non..non capisco..io…” -
balbettò Bonnie.
Damon portò una mano all’indietro per accarezzarle
un braccio in uno strano gesto di conforto.
“Non ti preoccupare, streghetta!” - disse
continuando a mantenere gli occhi gelidi fissi sul demone che
battè le mani una volta e li guardò scimmiottando
uno sguardo sognate.
“Oh, ma che carini! Incredibile! Dovevo occuparmi solo di
lei, ma visto che siete qui mi occuperò di entrambi e il mio
signore sarà ancora più contento di
me!” - disse.
“Il tuo signore? Intendi dire quel gran cretino di Astaroth?
Che c’è, adesso manda gli scemi a fare il lavoro
sporco? E poi si può sapere chi diamine sei tu?” -
ringhiò Damon.
A quanto pareva Nicole ci aveva visto lungo, ma forse nemmeno lei
sapeva che Astaroth aveva inviato quell’altro demone da
Bonnie. E se quel nuovo demone era forte solo la metà di
Astaroth….Damon doveva ammettere almeno a se stesso che non
ce l’avrebbe mai fatta da solo.
Nicole doveva essere avvertita!
Sembrava che la sua condizione di ibrido tra vampiro e
chissà cos’altro la rendesse nettamente
più forte di qualsiasi vampiro e addirittura alla pari di un
demone del calibro di Astaroth, quindi doveva avvertire lei.
“Non osare rivolgerti a me in questo modo, né
tantomeno al mio signore Astaroth definendolo con quelle parole rozze
ed abominevoli!” - si indignò il demone -
“E…beh…per quanto riguarda il mio
nome...è Lorneth e ovviamente sono un demone sottosposto al
più grande Figlio del Fuoco mai esistito e ne vado
fiero!” - continuò facendo una giravolta su se
stesso - “Comunque…è stato un vero
piacere chiacchierare con te, Bonnie! Ora che ti ho conosciuta meglio
capisco la scelta di Damon! Mi dispiace che dovrò uccidervi
entrambi!” - finì.
La scelta di Damon? Di che scelta stava parlando? E quando
l’avrebbero smessa tutti di parlare per enigmi?
“Ok! Vuoi ucciderci? Allora vedi di fare più fatti
e lascia perdere le parole che non sono proprio il tuo forte,
lasciatelo dire!” - s’infervorò Damon.
Voltò appena la testa in modo da rivolgersi a Bonnie e le
disse di tenersi lontana da lui il più possibile mentre
cercava di combattere Lorneth e chiamava i rinforzi.
Bonnie annuì appena e si staccò a fatica dalla
sua schiena.
“Oh….ma perché vi separate? Volete
farmi perdere tempo, eh? No no no…così non si
fa!” - cantilenò il demone prima di assumere un
espressione seria e lanciarsi su Damon mentre lasciava uscire dal palmo
della sua mano una lunga lingua di fango viscoso che strinse Bonnie in
vita, immobilizzandola, per poi cominciare a salire lentamente verso la
gola della streghetta e farle mancare il fiato.
Damon cercò di liberarsi dall’oppressione delle
ginocchia di Lorneth schiacciate sul suo sterno, ma era inutile,
esattamente come era successo con Astaroth il giorno prima.
Portò le mani ad afferrare le gambe del demone, ma si
sentì improvvisamente pungere da qualcosa e
percepì distintamente il Potere che cominciava ad
abbandonarlo.
Dalle ginocchia di Lorneth erano spuntate fuori due bocche mostruose
che, aperte, facevano sfoggio di due lunghe file di denti lunghi e
affilati che gli stavano risucchiando via tutta la sua forza vitale.
La vista di Damon si annebbiò e riusciva a percepire solo in
lontananza i gemiti di dolore e paura di Bonnie che veniva soffocata
lentamente poco più in là.
Non poteva morire e non poteva lasciare che Bonnie morisse.
Chissà per quale ragione, Nicole aveva messo ben in chiaro
che loro due dovevano vivere ad ogni costo.
Non aveva abbastanza Potere per inviare un messaggio telepatico che
arrivasse fino all’Old Wood, ma decise di utilizzare le
ultime forze che gli erano rimaste per lanciare un’unica
ondata di Potere che mettesse in allarme chiunque fosse in grado di
percepirla lì a Fell’s Church.
Subito dopo tutto divenne nero e gli occhi gli si chiusero mentre un
rantolo strozzato di Bonnie faceva da sottofondo a quella che sembrava
essere la morte di entrambi.
Con uno scatto deciso verso destra Nicole schivò
l’ennesimo, incessante attacco di Astaroth. Si
gettò a terra e rotolò veloce sull’erba
prima di lanciare un potente fulmine attraverso il palmo della sua mano.
Riuscì a colpire il demone ad una spalla, ma lui non se ne
curò molto né si lamentò, come faceva
di solito, per i danni che lei gli aveva causato al vestito.
Era questo che Nicole non riusciva a spiegarsi!
Che Astaroth saltasse fuori dal nulla perché gli era venuta
voglia di combattere non era una novità e non si era
sorpresa più di tanto, ma non poteva non notare che quel
combattimento era diverso, che il demone stesso era diverso.
Di solito Astaroth manteneva la sua estenuante pacatezza anche nello
scontro e si divertiva a rivolgerle commenti sulle sue mosse, ma in
quel momento non stava facendo nulla di tutto questo.
Sembrava, piuttosto, che facesse di tutto per stancarla, per tenerla
occupata, ma perché? A quale scopo se lui aveva
letteralmente tutto il tempo del mondo per tentare di ucciderla?
Non aveva senso!
Mentre evitava le sfere di fuoco lanciatele da Astaroth a ripetizione e
senza neppure molta accuratezza nella scelta della forza da imprimere
al lancio o della traiettoria, Nicole si stava sforzando per immaginare
quale fosse il motivo di quel cambio drastico di comportamento da parte
del suo avversario.
Da che avevano cominciato a combattere sembrava solo che stesse
correndo avanti e indietro nella piccola radura in cui si trovavano.
Astaroth non sembrava nemmeno che avesse intenzione di colpirla per
davvero, continuava solo a lanciare sfere di fuoco dopo sfere di fuoco,
da destra a sinistra, da sinistra a destra senza darle tregua neppure
per respirare.
Aveva il respiro affannato, ma la mente era così concentrata
nel tentare di capire Astaroth che inciampò come una
principiante e riuscì a sottrarsi all’ennesima
lingua di fuoco che cercava di attanagliarle la caviglia solo grazie al
fortuito arrivo di Lilian che la afferrò per le braccia e la
tirò all’indietro.
Nicole fece forza sostenendosi alla cugina per riuscire ad alzarsi e le
due restarono legate attraverso la reciproca stretta sulle braccia
mentre Nicole creava una bolla di energia protettiva che faceva da
scudo ad entrambe mentre Astaroth continuavava imperterrito a
bombardarle di attacchi.
“Niki! Ehi…che sta succedendo?” - le
chiese Lilian, incredula anche lei di fronte a quel nuovo lato
inaspettato di Astaroth.
Nicole scosse la testa.
“Non ne ho la più pallida idea! Mi sta facendo
impazzire! Continua ad attaccarmi senza una logica e senza dire una
parola, e mi fa solo andare avanti e indietro come se fossi una povera
scema!” - rispose Nicole lanciando un’occhiata al
demone.
“Aspetta! Significa che…non fa nessuna battutina,
niente commenti o risposte sagaci, niente colpi ad effetto solo per
toglierti di mezzo?” - le chiese Lilian.
“Esatto! Niente di niente! Sembra che voglia farmi solo
perdere tempo, ma non capisco perché!” - rispose
Nicole.
“Beh…forse vuole provare a stancarti a tal punto
che alla fine gli verrà più facile
ucciderti!” - ipotizzò Lilian.
Nicole ci ragionò su un attimo e scosse la testa.
“No, non è da Astaroth! Non l’ha mai
fatto! E poi devi ammettere che non è un piano originale ed
è anche piuttosto da codardo!” - rispose Nicole.
“Si, perché andare indietro nel tempo e uccidere i
tuoi genitori prima che fossero abbastanza forti da contrastarlo per
impedire che tu possa venire al mondo non è da
codardo!” - fece Lilian.
“Si è da codardo, ma almeno è
originale! Questo devi concederglielo!” - scherzò
Nicole.
Lilian sorrise e alzò le mani in segno di resa.
Nicole tornò a guardarsi intorno mentre sentiva la barriera
che le faceva da scudo che perdeva lentamente di spessore.
Doveva tornare alla lotta al più presto.
“Lily io devo…” - cominciò a
dire, ma un’ improvvisa ed inaspettata ondata di Potere la
mise in allarme.
Era suo padre ed era in pericolo.
Nonostante il Damon di quel tempo era un vampiro diverso e molto meno
potente di quello che sarebbe diventato e di colui che Nicole conosceva
come suo padre, l’impronta che il suo Potere le lasciava
addosso quando la travolgeva era sempre la stessa ed era inconfondibile.
Ma….se Astaroth era lì con lei, allora
com’era possibile che suo padre fosse in pericolo?
In quell’istante la ragione del cambiamento del demone le si
palesò davanti in tutta la sua stupidità e le
fece montare dentro una rabbia assurda.
Con il solo aiuto dell’ira infranse la bolla che la
proteggeva e respinse Astaroth e tutti i suoi attacchi mandandolo al
tappeto.
“Chi hai mandato?” - gli chiese.
Astaroth spalancò lo sguardo.
“L’hai capito!” - disse - “Non
avresti dovuto!”.
“E’ stato mio padre a dirmelo!” - rispose
Nicole.
“Impossibile! Lui nemmeno ti considera!” -
ringhiò Astaroth.
“Allora credo che tu abbia sottovalutato l’impatto
che io e Lilian abbiamo avuto sui membri delle nostre future famiglie!
Forse Damon non è ancora mio padre, ma lo
diventerà e una parte di lui mi ha riconosciuta come sangue
del suo sangue persino adesso!” - fece Nicole.
Si scagliò contro Astaroth e gli infranse
un’unica, grande sfera di luce in pieno petto lasciandolo
senza fiato.
“Smettila di inventare piani assurdi e arrenditi, Astaroth!
Lo dico per il tuo bene perché più passa il tempo
e più mi fai infuriare!” - sibilò
Nicole per poi andare via seguita a ruota da Lilian.
“Tu corri al pensionato e resta lì! Io salvo i
miei e arrivo!” - disse.
Lilian annuì e scomparve.
Li trovò in fretta e la visione di suo padre al limite delle
forze e di sua madre che annaspava in cerca d’aria la
sconvolse talmente tanto che non si premurò neppure di
sapere chi fosse il bastardo che stava facendo loro questo.
Afferrò il demone mandato da Astaroth e gli diede un calcio
al centro esatto della schiena per poi tirargli su la testa di scatto e
staccargliela da collo.
Il demone morì e si sciolse come neve al sole.
Nicole corse da sua madre e la sostenne mentre lei cercava di
riprendere aria. La portò accanto a suo padre e si
accertò che anche lui stesse recuperando le forze.
“Su, coraggio Bonnie! E’ tutto passato!
Respira!” - fece Nicole prima di sentirsi afferrare
violentemente per un braccio e vedersi strappare Bonnie dalle mani da
un Damon decisamente fuori di se dalla rabbia.
“Adesso tu ci racconti per filo e per segno quello che sta
succedendo, intesi?”.
NOTE:
Ciao a tutti!!!XDXDXD
Ok! Ormai sta diventando un'abitudine scrivere capitoli chilometrici,
lo so, quindi.....abbiate pietà di me e per favore
avvisatemi se cominciano a diventare stancanti!XDXDXDXD
Allora....*si nasconde per paura che la prendiate a sassate*
Lo so, lo so...vi ho fatto credere chissà che con tutta la
storia di Lorneth e invece......è già morto!XDXD
Però...ecco...tenete presente che adesso siamo solo nella
parte introduttiva della storia! Cioè...quella veramente
centrale e interessante (almeno si spera sia interessante) deve ancora
arrivare!
Fondamentalmente questo capitolo è servito a preparare i
prossimi due!
Dopo quello che è successo Astaroth prenderà una
decisione e deciderà di tornare sui suoi passi facendo
però qualcosa di terribile, ma anche Damon
pretenderà per davvero la verità ad ogni costo!
Finalmente!
E queste due cose avverranno nei prossimi due capitoli!!XDXDXD
In particolare vi spoilero che la verità verrà
fuori nel settimo ed in una maniera un pò....violenta!
Sinceramente non so cosa pensare di questo capitolo, ditemi voi! A
differenza degli altri mi sembra un pò fiacco soprattutto
sulla descrizione degli scontri, anche se mi sono ripromessa di fare di
meglio in quelli a venire visto che ce ne saranno ancora parecchi!!!
Grazie a chiunque abbia letto e/o recensito lo scorso capitolo!!!
Ci "vediamo" luendì sul blog per lo spoiler e per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
|
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Capitolo 7 *** La peggiore conseguenza ***
La
peggiore conseguenza
L’ennesima
lingua di fuoco colpì l’ennesimo demone
riducendolo ad un cumulo di cenere.
Per la terza volta, una fila di venti demoni sostanva davanti al trono
di Astaroth in attesa della morte solo per appagare la sua frustazione.
Aveva fallito di nuovo!
Se c’era una cosa su cui Nicole aveva ragione era il fatto
che lui li aveva realmente sottovalutati.
Lo aveva già fatto nel futuro, non appena aveva messo piede
a Fell’s Church per la prima volta, mentre edificava il suo
castello nero al centro esatto dell’Old Wood!
Aveva creduto che nonostante si facessero così tanta forza a
vicenda, infondo i Salvatore non erano che una famiglia e le famiglie,
per sua esperienza personale, non servivano a nulla se non a metterti
nei casini. Vi erano astio e rancori nelle famiglie, odio e gelosie,
invidie e aggressività.
Tutto l’amore che le famiglie dimostravano era solo una
facciata esterna, una crosta superficiale che nascondeva
l’infezione al di sotto.
Le aveva provate tutte per grattare via quella crosta, ma
più grattava più si accorgeva che al di sotto non
vi era niente se non una nuova pelle sana e senza macchie.
Allora aveva pensato di tornare nel passato, a quando la famiglia
Salvatore, la famiglia di Nicole, ancora non esisteva, ma aveva
commesso l’errore di sottovalutarli anche lì.
Perché nonostante tutto, nonostante la diffidenza e la
mancanza di un vero legame tra loro, Damon e Bonnie l’avevano
riconosciuta senza neppure accorgersene, avevano rivisto loro stessi in
Nicole senza neppure che lei dicesse o facesse qualcosa che potesse
condurli a quella soluzione.
E il suo ennesimo piano era andato in fumo.
Astaroth era stanco, stanco di pensare, stanco di attaccare per non
essere attaccato, stanco di avvertire quella sensazione di inquietudine
ogni volta che si scontrava con Nicole, una sensazione molto labile, ma
che non faceva altro che ricordargli che lei poteva ucciderlo, che lui
poteva cessare di esistere se solo avesse fatto un passo falso.
Un nuovo demone gli si presentò davanti, tremante, e
Astaroth non lo degnò neppure di uno sguardo mentre gli
lanciava contro senza troppa violenza, ma con assoluta nonchalance, una
nuova sfera di fuoco ardente appena creata.
Il demone morì urlando.
Ma la mente di Astaroth era altrove, persa nei suoi pensieri.
Davvero aveva pensato che provava…..paura?
Lui non poteva provare paura! Erano gli altri ad aver paura di lui!
Era sempre stata questa la base della sua vita e di sicuro non avrebbe
permesso che una ragazzina impertinente cambiasse le cose.
Si, aveva fallito nuovamente!
Forse tutto quel viaggio nel passato era stato un unico, grande
fallimento.
Doveva ammetterlo a se stesso e andare avanti.
Anche se….
Forse ciò che più lo aveva turbato,
cioè il fatto che Nicole lo avesse seguito, poteva soltanto
tornargli utile e rigirarsi a suo favore.
Astaroth era un demone talmente potente che il Tempo rappresentava per
lui solo una lunga linea retta. Niente dimensioni parallele, niente
passato, niente futuro, niente di niente.
Quindi, se non aveva un passato e non aveva un futuro, allora poteva
fare avanti e indietro negli anni senza correre il rischio di
riscrivere il suo destino, perché lui un destino non ce
l’aveva.
Ma Nicole si! Ed era strettamente legato a quello del vampiro e della
strega.
Perché Damon aveva un destino e Bonnie aveva un destino. Ed
era stata la fusione dei loro due destini a portare alla nascita di
Nicole.
Ma se quei due destini non si fossero mai incrociati? Allora Nicole non
sarebbe esistita!
Per quello che Astaroth aveva avuto modo di vedere e sentire, il
vampiro e la strega di quel tempo, del 2011, non erano legati da niente
di tutto ciò che li avrebbe legati in futuro. E addirittura
Damon sembrava totalmente refrattario all’idea di condividere
anche un solo giorno con Bonnie a livello romantico.
Gli riaffiorò alla mente il ricordo di un piccolo
demone-spia che gli riferiva di una strana conversazione avvenuta tra
Damon e Bonnie nel 2034, una conversazione a proposito di una lettera e
del suo contenuto.
E se il Damon del 2011 avesse visto con i propri occhi la vita che si
era programmato andare in fumo a causa dei sentimenti che avrebbe
cominciato a provare per Bonnie?
E se quel giovane Damon si fosse ritrovato davanti agli occhi la sua
versione più adulta e
più….ragionevolmente emotiva e giusta?
Ne sarebbe stato ripugnato!
Il grande, perfetto ed egocentrico re delle tenebre che si ritrova
davanti un futuro in cui non è altro che un amorevole marito
e padre di famiglia….
Sarebbe stato devastante! Forse così devastante da portarlo
a cambiare rotta, a reprimere i suoi sentimenti sul nascere, a
riscrivere intenzionalmente il suo destino!
Astaroth sorrise.
Doveva essere astuto e calmo da quel momento in poi. Doveva essere
schivo e razionale se voleva che quella sua nuova e complicata idea
funzionasse.
Astaroth prese una decisione e, sotto gli occhi sollevati dei restanti
demoni in fila per ricevere l’eterno riposo,
schioccò le dita.
“Non possiamo dirvi altro, davvero! Se avessimo potuto lo
avremmo fatto!” - quell’obiezione pacata di Lilian
servì solo a far crescere il malumore generale.
Dopo ciò che era successo poche ore prima a Bonnie e a
Damon, o meglio...dopo ciò che stava per succedere, si erano
ritrovati tutti al pensionato e le voci non facevano che accavallarsi
l’una all’altra chiedendo delle risposte a cui le
due ragazze non potevano o non volevano rispondere, questo non era
ancora chiaro a nessuno.
Dal canto suo Stefan, per quanto fosse sconcertato e terribilmente
preoccupato per via di tutta quella situazione che si era
improvvisamente andata a creare dal nulla nel bel mezzo di una giornata
qualsiasi e finalmente pacifica, pensava che le due ragazze
semplicemente…non potessero…rispondere alle loro
domande anche se lo avrebbero voluto.
Insomma….doveva essere terribile sentirsi incalzati
così e non potersi difendere in alcun modo, ma lo sguardo di
Lilian e il tono che lei aveva usato poco prima lo avevano spinto a
credere che ci fosse qualcosa di più grande alle loro spalle
che voleva che le cose stessero così, che loro non dicessero
nulla.
Ma perché? Perché era stato loro proibito di
parlare? Stefan pensava che almeno quello potessero rivelarlo!
Si fece avanti facendosi spazio tra il piccolo capannello di persone
che si era creato attorno alle due nuove arrivate e si
avvicinò istintivamente a Lilian.
Tra le due, lei sembrava la più ragionevole e tranquilla,
nonché la più affine a lui.
Non aveva idea di come spiegarselo, ma quelle ragazze non avevano
portato solo scompiglio con la loro venuta dal futuro, ma si erano
trascinate dietro anche un’ ingombrante valigia carica di
misteri. Primo tra tutti: perché, nonostante nessuno le
avesse ancora mai incontrate, tutti le trovassero così
familiari?
Su quel punto erano state chiare: loro facevano parte del loro futuro e
nel presente non le avevano mai neppure viste per sbaglio!
Ma la cosa che gli lasciava più da pensare era, non tanto
che le trovasse familiari, ma lo strano legame che sentiva di avere con
Lilian. Un legame fatto di fiducia cieca sebbene non avesse idea di chi
fosse, di affetto incondizionato e…si….un legame
fatto d’amore.
Ma non era lo stesso tipo d’amore che provava verso Elena o
verso i suoi amici o suo fratello, no! Era un amore diverso che non era
in grado di identificare ancora.
Elena gli aveva confidato quella mattina stessa che le succedeva la
stessa identica cosa e che provava lo stesso identico sentimento per
Lilian.
Bonnie, invece, sembrava vicinissima a Nicole e questo Stefan riusciva
a leggerglielo negli occhi e lo stesso valeva per Damon che, nonostante
non lo avrebbe mai ammesso, sembrava non stancarsi mai di litigare con
Nicole e Stefan sapeva per esperienza personale che la rabbia e i
litigi erano un modo strano di Damon per dimostrare affetto.
Più la rabbia cresceva più l’affetto e
la stima di Damon aumentavano.
Più i litigi erano assidui più lui teneva a te.
Forse era per quel motivo che aveva deciso di non rispondere
più alle continue provocazioni di Damon o forse quella era
soltanto una stupida scusa che aveva inventato a suo uso e consumo per
spiegarsi il difficile rapporto che aveva sempre avuto con suo fratello
maggiore.
Questo Stefan non lo sapeva, ma gli piaceva crogiolarsi in quella
piccola ignoranza.
Mise delicatamente una mano su una spalla di Lilian e riuscì
subito ad attirare completamente la sua attenzione.
“Lilian, dimmi la verità! Voi non potete
raccontarci tutto perché c’è qualcosa o
qualcuno che ve lo impedisce, vero?” - le chiese gentilmente.
Lilian restò a fissarlo per qualche attimo, ma non fu lei a
dargli una risposta.
“Certo che c’è qualcosa che ce lo
impedisce! Il destino!” - sbottò Nicole -
“Noi veniamo dal futuro, il vostro futuro! Sappiamo
ciò che vi succederà e come saranno le vostre
vite! Già non avremmo dovuto farlo questo Viaggio
perché più stiamo qui più corriamo il
rischio di farvi capire troppo e di riscrivere le vostre storie, almeno
lasciateci tenere in pace la bocca chiusa per cercare di limitare i
danni, no?”.
“Non siamo così scemi da venirvi a chiedere come
siamo messi nel futuro, l’unica cosa che vogliamo sapere
è perché quel maledetto bastardo di un demone
vuole uccidere me e la streghetta!” - ribattè
Damon, furioso.
“E questo non credi che abbia direttamente a che fare con
come siete messi nel futuro, genio?” - controbattè
Nicole, sfidandolo.
“Certo! Peccato che mi è sembrato di capire che,
chissà per quale arcano motivo, quel tizio vuole uccidere
te, ma se la prende con noi! Che c’entriamo noi con
te?” - fece Damon.
Tra Nicole e Damon cadde un silenzio denso di parole trattenute ed ira
repressa, fino a che Nicole non distolse lo sguardo colpevole di non
poter dare una risposta.
E lì il caos riprese forse più frenetico di prima.
Il circolo intorno alle due ragazze strinse ancora di più la
sua morsa lasciando Nicole e Lilian a guardarsi tra loro,
dispiaciute ed impotenti per la prima volta da quando le avevano
conosciute.
“Potete avere tutte le ragioni che volete, ma io voglio la
verità! Ora!” - pretese Damon.
“Ma forse Stefan ha ragione, forse dovremmo lasciarle stare!
Se rischiamo così tanto…insomma…non
dovremmo giocare con il destino!” - cercò di
intervenire Elena.
“Questo non c’entra niente con il destino di
nessuno, Angelo! Lascia fare a me!” - le rispose Damon.
“Ma le hai sentite, no? Perché dovrebbero
mentire?” - fece Stefan.
“Non saprei! Forse perché sono due piccole
opportuniste che vogliono solo salvarsi la pelle a nostro discapito?
Chi ti dice che non mentano? Chi ti dice che tutta la questione dei
destini non sia solo una loro invenzione? Chi ti dice che non siano
solo i loro destini a rischiare di essere riscritti e noi, invece, non
c’entriamo niente?” - disse Damon.
“Però se loro dicessero la verità,
allora il rischio sarebbe realmente alto! Insomma…non me ne
intendo molto di viaggi nel tempo e delle complicazioni che potrebbere
causare, ma non serve uno scienziato per capire che, se loro dicono la
verità e qualcosa va storto, allora potremmo giocarci
ciò che sarà del nostro futuro! E se fosse bello
e felice?” - ragionò Meredith.
“E se fosse un disastro e loro, in realtà, non
sono dalla nostra parte?” - aggiunse Damon.
“Ma noi siamo dalla vostra parte, davvero!
Cos’altro dobbiamo fare perché ci
crediate?” - intervenne Lilian.
“Dirci la verità! Ecco cosa dovete
fare!” - pretese nuovamente Damon.
“Ok! Basta!Voi forse non vi rendete conto che Bonnie stava
per morire per via di quel demone!” - urlò Matt.
A quell’ennesima accusa Nicole alzò gli occhi di
scatto e a grandi passi si avvicinò pericolosamente a Matt,
afferrandolo per il colletto della camicia azzurra e alzandolo di
almeno dieci centimetri da terra.
Sembrava che a stento si stesse trattenendo dall’ucciderlo.
“Credi che non lo sappia? Eh? Lo so benissimo che Bonnie
stava per morire così come so benissimo che Damon stava per
morire, ma li ho salvati, ok? Credi che non mi senta in colpa? Credi
che al mattino appena sveglia io non debba restare per
mezz’ora buona davanti allo specchio cercando di non
ammazzarmi da sola e di convincermi che il suicidio non sarebbe la cosa
giusta da fare? Credi che non pensi ogni singola ora che la loro vita
sarebbe molto più felice e tranquilla se io non ci
fossi?” - esplose.
Lilian le si avvicinò cautamente e le posò una
mano sul polso che teneva Matt.
“Niki? Niki, lascialo andare! E’ Matt! Lascialo
andare!” - le disse.
Nicole tacque e rimase a fissare Matt con i suoi occhi traboccanti
d’ira per ancora qualche eterno secondo prima di lasciarlo
andare di botto e avvicinarsi alla finestra prendendo una bella boccata
d’aria fresca.
Lilian le si avvicinò poggiandole una mano su una spalla e
sussurrandole parole di conforto all’orecchio mentre Matt si
rialzava, ancora scosso, dal pavimento, massaggiandosi la gola.
Nella stanza era calato un improvviso e strano silenzio.
Il dolore e il reale senso di colpa che avevano trasmesso le parole di
Nicole avevano colpito tutti, chi più chi meno, lasciandoli
pensierosi e stupiti.
Dopo quelle parole, potevano davvero considerarle delle nemiche?
Potevano davvero credere che stessero lì solo per un loro
tornaconto personale?
Se prima Stefan non ne era convinto, adesso non riusciva neppure a
pensarci.
Bonnie stava tremando.
Tremava per la paura che ancora la scuoteva dopo essere arrivata quasi
a morire strangolata.
Tremava di vergogna perché era stata lei a fidarsi di
Lorneth, lei gli aveva permesso di avvicinarsi tanto, lei non era
riuscita a fiutare il pericolo troppo presa dalle sue stupide questioni
sentimentali.
Tremava per il senso di colpa che le parole di Nicole le avevano acceso
dentro perché il legame che sentiva di avere con la ragazza,
di qualunque tipo fosse, era così distintamente forte e
sincero da parte di entrambe che forse Nicole si sarebbe davvero spinta
al suicidio se avesse avuto la certezza che lei così sarebbe
stata al sicuro per sempre.
Tremava per la confusione che tutti quegli avvenimenti avevano portato
nella sua vita senza lasciarle via di scampo.
Tremava per la paura che i toni crescessero così tanto in
quella stanza troppo stretta che si sarebbe davvero arrivati alla
violenza.
Tremava di rabbia. Una rabbia cieca e quasi incontrollabile scatenata
dall’ingratitudine che i suoi amici stavano dimostrando nei
confronti di Nicole e Lilian.
Fino a quel momento era rimasta in disparte, in un angolo della stanza,
senza dire una parola. Ma colse subito quel silenzio che era calato
dopo le parole di Nicole per farsi avanti.
Raggiunse la ragazze alla finestra e, dopo aver accarezzato leggermente
una spalla di Nicole, avanzò di qualche passo fino a
trovarsi tra le due ragazze e i suoi amici, al centro della stanza.
“Dovete smetterla! Tutti! Ora!” - disse con un tono
talmente fermo che stentava lei stessa a riconoscere.
Ma Bonnie sentiva che era la cosa giusta, sentiva che era suo dovere
proteggere Nicole da qualsiasi attacco da parte di chiunque e, per la
prima volta da quando l’aveva conosciuta, sentiva di non
essere più in imbarazzo, sentiva di non essere
più in difetto verso Nicole per via di tutte le volte che la
ragazza le aveva salvato la vita.
Così, invece, era tutto più naturale e giusto!
Era naturale che Bonnie proteggesse Nicole e non il contrario.
Era giusto che Bonnie si facesse avanti facendo da scudo a Nicole e non
il contrario.
Non sapeva perché, come non sapeva il perché di
molte cose, ma Bonnie non stette lì a chiederselo: per la
prima volta nella sua vita agì seguendo solo
quell’istinto che non credeva di avere, ma che la spingeva ad
aiutare Nicole.
Gli altri la guardarono come se fosse impazzita ed un rumore alle sue
spalle le fece capire che anche le due ragazze si erano voltate verso
di lei.
“Bonnie….che stai dicendo? Noi vogliamo soltanto
cercare di capire, noi…” - tentò
Meredith, ma Bonnie fu irremovibile.
Girò di scatto la testa verso l’amica e la
guardò come non l’aveva mai guardata prima,
cioè come se Meredith stesse soltanto dicendo un mare di
cretinate una dopo l’altra.
“A me sembra che loro siano state abbastanza chiare, no? Non
possono dire nulla! Quindi smettetela di metterle in
difficoltà facendo domande a cui non possono
rispondere!” - disse.
“A cui non VOGLIONO rispondere, vorrai
dire….” - sibilò Damon.
“A cui non POSSONO rispondere!” - ribadì
Bonnie, freddamente - “E poi se anche fosse? Se anche loro
potessero, ma non volessero dirci nulla? Sono fatti loro! Tu sei il
primo a non rispondere mai a nessuna domanda che ti riguardi
direttamente! Per quello che ne sappiamo potresti anche avercelo
portato tu qui Astaroth!” - aggiunse.
“E secondo te sarei così stupido da mettere
deliberatamente in pericolo la mia vita e quella di tutto il resto di
voi, compresa Elena?” - ringhiò Damon.
“Sei stato così stupido da mettere la nostra vita
e quella di Elena in pericolo così tante volte, in passato,
che non mi stupirei se l’avessi fatto di nuovo, se la colpa
fosse di nuovo tua!” - ribattè Bonnie, stranamente
senza alcuna paura nonostante lo sguardo omicida di Damon.
Ciò che la spingeva a proteggere Nicole la stava spingendo
letteralmente oltre ogni suo limite. Neppure Damon le faceva
più paura.
“Bonnie? Tu e Damon stavate per morire!” -
intervenne Elena.
“Si, stavamo per morire per mano di Astaroth e Lorneth! Ma
chi ci ha salvato, eh? Chi è corso subito da noi appena ha
sentito il richiamo di Damon?” - chiese retoricamente -
“Nicole! Ecco chi!” - esclamò -
“Da quando sono arrivate non hanno fatto altro che mettere la
loro vita in pericolo per proteggerci da quei demoni che non sapremmo
neppure come affrontare! E voi come le ripagate? Accusandole
di essere la causa di tutto ciò che ci sta
capitando!” - Bonnie si fermò per un attimo e
scosse la testa - “Ma non è colpa loro,
è colpa di Astaroth! E’ a lui che dovreste
chiedere spiegazioni, è a lui che dovreste porre le vostre
domande ed è a lui che dovreste rivolgere le vostre
accuse!”.
“Bel discorso, ma forse ti è sfuggita la parte in
cui Astaroth ha detto che la sua vera preda è Nicole e lei
ha confermato! Quindi….se il demone vuole lei,
perché attacca noi? Questo la tua cara Nicole deve saperlo,
no?” - la schernì Damon ghignando e facendo per
sorpassarla, puntando dritto verso le due ragazze.
Ma Bonnie non voleva dargliela vinta, non poteva!
Semplicemente, trovava insopportabile ogni parola di disprezzo che
Damon rivolgeva a Nicole.
Non le importava come il vampiro si comportava con lei o come si
comportava con gli altri, ma con Nicole…..no! Con Nicole
doveva avere tatto e rispetto: Bonnie lo pretendeva!
Fece un gesto che non si era mai permessa di fare, un gesto che nessuno
sano di mente avrebbe mai fatto in quella circostanza e soprattutto con
Damon: la mano di Bonnie scattò improvvisamente e
afferrò il polso di Damon, trattenendolo.
Il vampiro si bloccò all’istante mentre
si voltava a guardare quella piccola mano pallida che aveva
osato bloccargli la strada.
Tutti gli altri, di fronte a Bonnie, spalancarono gli occhi. Elena si
portò addirittura una mano a coprirsi la bocca e Stefan fece
per farsi avanti, ma Bonnie gli lanciò un’occhiata
carica di così tanta determinazione che Stefan
lasciò andare di colpo i suoi propositi di intercedere per
mitigare le ire del fratello.
Bonnie, decisa ed impassibile, lasciò andare il polso di
Damon e si voltò a fronteggiarlo nello stesso istante in cui
due occhi neri e accesi di furia incontrarono i suoi.
“Come hai osato….” - sibilò
Damon tra i denti.
“Ho detto….che Nicole non c’entra
niente! E tu non azzardarti mai più a trattarla con
così poco riguardo e con così
tanta accondiscendenza, come se stessi avendo a che fare con
un’imbecille! Mi hai capita?” - scandì
bene Bonnie.
Lo sguardo di Damon si contrasse solo per un attimo a mostrare
confusione e sorpresa per poi ritornare lo sguardo furioso di pochi
attimi prima, lo sguardo di qualcuno pronto ad attaccare per uccidere.
Intorno a loro solo silenzio e il respiro spezzato di Elena che si
nascondeva il viso tra le mani, con le lacrime agli occhi.
“B-Bonnie…” - tentò Nicole,
ma Bonnie fece scattare una mano nella sua direzione dicendole, a
gesti, di restare dov’era e non intervenire.
“Tu, stupida ragazzina fuori di testa, come ti permetti di
parlare a me…così! Potrei ucciderti in questo
preciso istante e a dire il vero ho una gran voglia di farlo, ma non
capisco una cosa: Come ti è saltato in mente anche solo di
aprire bocca e parlare? Non sarebbe successo niente e noi ora non
saremmo qui se tu non ti fossi fatta incantare da quel ridicolo
damerino di un demone! E adesso ti permetti anche di intervenire e
sputare sentenze? Tu non sei nessuno per farlo! Non sei
niente, niente per nessuno e mai lo sarai! Non sei Elena! Lei
sì che può dire ciò che vuole
perché è intelligente abbastanza da sapere
ciò che dice! Ma tu? Tu non sei e non sarai mai come Elena!
E non fingere neppure di essere lei e di conoscermi perché
non sai niente di me! Solo il mio Angelo mi conosce perché
io…amo…Elena!” - esplose Damon in preda
all’ira.
Bonnie si fece avanti.
Qualsiasi cosa fosse che la stava spingendo a comportarsi
così, Bonnie la ringraziava di cuore perché
bloccava qualsiasi dolore che quella confessione di Damon sui suoi
sentimenti per Elena le avrebbe altrimenti causato.
Era come se quel legame inspiegabile che aveva con Nicole andasse oltre
ogni cosa, addirittura oltre ciò che sentiva per Damon.
“Io non vorrei mai essere come Elena!” - disse -
“Proprio per non dovermi sorbire giorno dopo giorno il peso
dei tuoi stupidi sentimenti!”.
Damon si tirò indietro, come scottato da ciò che
gli aveva appena detto, ma né lui né Bonnie
fecero in tempo ad aggiungere niente perché un urlo disumano
attirò l’attenzione di tutti.
Nicole si era accasciata improvvisamente a terra in preda ad un dolore
atroce, ma non causato da nessuna ferita apparente.
“Che le succede?” - chiese Stefan affiancando
Lilian e aiutandola a far stendere Nicole sull’enorme letto
che lui condivideva con Elena.
“Non lo so, non lo so, io…..Nicole? Nicole
cos’hai?” - urlò disperata Lilian
scoppiando in lacrime.
La situazione sembrava precipitata così
all’improvviso che Bonnie non riusciva più a
capirci nulla.
Se ne restava ferma, di fianco a Damon, a guardare Nicole e sentendo
solo un grosso groppo salirle alla gola.
“Cos’ha Nicole? Vi prego, ditemelo!” -
riuscì a dire con un soffio di fiato.
Nessuno le rispose, ma nell’attimo successivo gli occhi di
Nicole, sofferenti, si fusero con i suoi e la ragazza scosse
leggermente la testa prima di sussurrare qualcosa
all’orecchio di Lilian e perdere i sensi.
“Oddio…” - ansimò Lilian
afferrando la mano della cugina che, mentre Nicole sveniva, era
rotolata fuori dal materasso.
Bonnie spalancò gli occhi e si pietrificò: di
quella mano non era rimasto più nulla se non un labile e
appena visibile contorno esteriore, tutto il resto era scomparso come
se la mano della ragazza fosse improvvisamente diventata trasparente e
la trasparenza si stesse lentamente diffondendo a tutto il corpo di
Nicole.
Lilian si rimise dritta e, con il fiato corto, si voltò a
fronteggiare Damon, puntandogli un dito contro.
“E’ solo colpa tua!” - lo
accusò.
Aprile 2034
Lo scontro proseguiva senza alcuna eslusione di colpi da quasi quattro
ore ormai e Damon stava lentamente cominciando a perdere ogni speranza.
Aveva rischiato troppo quella volta.
Da quando Astaroth aveva compiuto il Viaggio gli attacchi da parte dei
suoi demoni sottoposti erano calati del 88, 3 % secondo i calcoli
effettuati da Matt e se c’era una cosa di cui Damon era
estremamente sicuro era che Matt non sbagliava mai. Quindi non appena
aveva ricevuto la richiesta d’aiuto da parte di quei due
ragazzini ancora in vita imprigionati sotto le rovine di quello che una
volta era statao il liceo di Fell’s Church, il Robert E. Lee,
Damon aveva fatto presto ad organizzare una squadra di
recupero….aveva fatto troppo presto.
Troppo preso a commiserarsi per ciò che sua figlia stava
probabilmente passando senza che lui potesse darle alcun aiuto
nonostante lo volesse con tutte le sue forze e troppo preso a fingere
che la lettera che portava sempre nella tasca posteriore dei pantaloni
non esistesse nonostante la sentisse pesare come un macigno, Damon non
aveva riflettuto per bene e aveva solo pensato a lasciare al pensionato
quante più persone possibili in modo da non lasciare soli i
feriti e i bambini senza pensare troppo ai rischi che poteva correre la
squadra di soccorso se si fosse imbattuta in una schiera di demoni
usciti a caccia.
Nessuno, quindi, poteva biasimarlo se si sentiva così
dannatamente in colpa per aver esposto Stefan, Alaric e Bonnie ad un
rischio simile senza pensarci due volte.
Ma ormai era tardi per stare a rimuginare e Damon doveva tenere i due
ragazzi che avevano recuperato al sicuro fino a che non fosse stato
certo di poter dare il via libera ad Alaric per portarli via di
lì, verso le mura protette del pensionato.
Erano già state troppe le vittime dei loro scontri ed in
troppi ne erano usciti nelle condizioni misere in cui si trovava
Meredith da più di due mesi e non poteva permettere che
succedesse ancora e ancora senza fare nulla per tentare di cambiare la
sorte.
L’assenza di Nicole gli gravava sul cuore, ma anche sul campo
di battaglia dove era sempre lei con il suo Potere immane a decidere
l’evolversi dello scontro a loro favore.
Ma Nicole aveva un compito importante da portare a termine, quindi lui
doveva fare di tutto per riuscire a tenere la resistenza al sicuro
anche senza sua figlia, la loro arma più forte.
Schiena contro schiena, Damon e Stefan stavano affrontando a mani nude
e con i canini estesi una schiera di venti demoni circa che si era
raggruppata intorno a loro a formare una specie di cerchio/trappola.
Poco più in là, sul marciapiede, Bonnie
respingeva quanti più attacchi possibili utilizzando la
magia e, nel frattempo, cercava di aiutare loro con degli incantesimi
protettivi e di aiutare Alaric liberandogli la strada.
Proprio Alaric, infatti, se ne stava alle spalle del loro gruppo, con
un’ascia in mano a proteggere i due ragazzini tremanti alle
sue spalle mentre pian piano cercava di guadagnare terreno arretrando
di un passo alla volta in attesa del segnale per la fuga.
Damon stimava molto Alaric.
Trovava che quell’uomo avesse una forza incredibile
perché nonostante ciò che era capitato alla sua
famiglia, nonostante le condizioni apparentemente irreversibili di
Meredith, lui non si era dato per vinto e aveva continuato a lottare
per la cosa giusta.
Ogni volta che Damon incrociava lo sguardo di Alaric si ritrovava a
pensare che, se si fosse trovato al suo posto, quasi sicuramente non
avrebbe mai avuto la forza per andare avanti.
Sferrò velocemente un calcio in pieno petto ad uno dei
demoni che si trovava di fronte e lo costrinse ad abbassarsi in modo da
staccargli violentemente la testa, mentre sentiva Stefan alle sue
spalle che ne prendeva a pugni un altro.
Afferrò un altro dei nemici per il bavero della cravatta e
lo sollevò in aria, scaraventandolo a metà strada
tra se e Alaric, per poi lanciare un’occhiata
d’intesa a Bonnie che colpì quello stesso demone
con una sfera di luce di una potenza tale che, non appena si infranse
sul nemico, creò un riverbero accecante che costrinse i
demoni ad indietreggiare coprendosi gli occhi.
Era il momento!
“Alaric! Via!” - gridò Damon
approfittando della momentanea cecità dei suoi nemici per
ucciderli e spingere suo fratello a fare lo stesso.
“Dobbiamo andarcene anche noi, Stefan!” - disse.
“Hai ragione! Sono in troppi e ne arrivano sempre di
più!” - concordò suo fratello.
Cominciarono ad indietreggiare ancora l’uno di fianco
all’altro, ma quando Damon si voltò verso Bonnie
per dirle di creare un’altra esplosione di luce simile alla
precendente e scappare via, si pietrificò sul posto e
afferrò convulsamente un braccio di Stefan.
Astaroth!
Contro ogni previsione e senza nessun motivo, Astaroth era tornato nel
futuro e adesso teneva Bonnie bloccata contro il suo petto, serrandole
la gola.
Damon vedeva gli occhi della sua streghetta pieni di lacrime e il petto
le scalpitava in preda ai singhiozzi.
I demoni si fermarono e scomparvero.
“Dov’è Nicole?” - chiese Damon
al Astaroth pur continuando a tenere fissi gli occhi in quelli di
Bonnie.
La streghetta stava piangendo, ma Damon sapeva che non era per la paura
di morire per mano del Figlio del Fuoco.
Bonnie aveva semplicemente pensato la stessa cosa che aveva pensato lui
rivedendo il demone: se Astaroth era tornato senza Nicole allora questo
voleva dire che la loro bambina era, con ogni probabilità,
morta.
Astaroth sorrise.
“Mi ha dato innumerevoli grattacapi, ma non l’ho
uccisa! E’ ancora nel passato e probabilmente non sa neppure
che io sono tornato! Caro paparino….le stai dando parecchi
problemi lì!” - lo canzonò Astaroth
serrando la presa su Bonnie.
Damon tirò un mezzo sospiro di sollievo e tornò a
guardare il demone con lo sguardo carico di rabbia.
“Lascia andare mia moglie!” - sibilò
scandendo parola per parola.
“Se vuoi che la lasci andare…devi venirtela a
prendere, Damon! Sempre se la troverai ancora tutta intera quando
riuscirai ad arrivare da me!” - rispose Astaroth prima di
scomparire in una folata di fumo nero…portandosi dietro
Bonnie.
Ma a Damon non erano sfuggite le ultime due parole che la streghetta
gli aveva mimato con le labbra prima che il demone la portasse via.
Aveva detto: “La lettera!”.
Damon abbassò lo sguardo e si portò una mano
sulla tasca posteriore dei pantaloni a sfiorare il sottile strato di
carta ripiegata contenuta al suo interno mentre Stefan si faceva avanti
e lo afferrava per le spalle.
“Ce la riprenderemo Damon! Le nostre figlie capiranno e
torneranno presto e noi ci riprenderemo Bonnie…ad ogni
costo!” - gli disse suo fratello.
Damon estrasse dai pantaloni la lettera che racchiudeva in se il potere
di cambiare tutto il suo destino e di riscrivere la sua storia e la
sventolò sotto il naso di Stefan.
“Ad ogni costo…..mai parole furono più
adatte!” - disse.
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!!
Stasera, non so come è andata, ma sono riuscita a postare
leggermente in anticipo rispetto al solito!XDXDXDX
Allora...per prima cosa voglio ringraziare, come sempre, tutti coloro
che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo! Grazie di cuore....vi
adoro tutti davvero tanto!
Ma passando a questo di capitolo....
Che dire....non succede poi molto, è solo un capitoletto di
passaggio per dare il tempo ad Astaroth di "prendere una decisione" e
per preparare il terreno alla tanto agognata VERITA'!
E poi...non so se l'avete notato, ma c'è stato il primo POV
Stefan! Quanto mi era mancato scrivere dal suo punto di vista!!!
Ma andando per gradi.....Tutti chiedono spiegazioni a Niki e Lily, ma
loro non possono dire molto per ragioni che approfondiremo nei prossimi
capitoli, allora Bonnie si fa avanti per difenderle forte di questo
istinto sconosciuto, che altro non è se non il suo istinto
materno, che la porta addirittura a respingere tutti e a litigare con
Damon.
Damon...beh...dice ciò che non avrebbe mai dovuto dire e che
mi è costato tantissimo scivere, ma...perchè lo
fa? Insomma....non è che c'entrasse molto con ciò
che Bonnie stava dicendo, no? Beh...nel prossimo capitolo
sarà lui stesso a dirlo!ihihihihih
Ora la domanda è: cosa sta succedendo a Nicole? E
perchè Lilian incolpa subito Damon?
Passando ad Astaroth, invece.....lui ha preso una decisione ed
è tornato nel futuro!
Per fare cosa? E perchè ha subito rapito Bonnie?
Inoltre.....ve la ricordate la lettera di cui torna a parlare il Damon
del futuro? Cosa ci sarà scritto?
Beh....nel prossimo capitolo scopriremo anche questo!XDXDXDXD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, nonostante non sia ricco di
chissà che avvenimenti!
Vi aspetto lunedì per lo spoiler sul mio blog e per il
capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 8 *** Verità ***
Verità
Damon
non voleva.
Aveva passato gli ultimi anni della sua vita a lottare contro suo
fratello per la conquista del cuore di Elena, ma mai una volta aveva
apertamente pronunciato quelle poche sillabe che gli avrebbero
sicuramente assicurato la vittoria.
Perché lui era Damon e non esternava mai apertamente i suoi
sentimenti, quindi sapeva bene che confessare ad Elena quelle tre
piccole paroline - Io ti amo - avrebbe fatto si che quella piccola
frase acquisisse ancora più valore perché detta
inaspettatamente da lui e allora il suo Angelo gli sarebbe
definitivamente caduta tra le braccia.
Lo aveva immaginato così tante volte….
Aveva immaginato modi, luighi e situazioni sempre diversi per
confessare ad Elena il suo amore, ma ogni volta gli veniva sempre
un’idea migliore della precedente e allora aspettava.
Si, tutti al pensionato sapevano cosa provasse lui per il suo Angelo,
ma mai nessuno glielo aveva sentito apertamente dire senza troppi giri
di parole, neppure la diretta interessata.
Aveva passato ore intere a gironzolare per Fell’s Church
riflettendo su quale fosse il momento più adatto e mai, mai
e mai gli era passato per la mente che lo avrebbe detto
così, di getto e solo ed esclusivamente per ferire la
streghetta.
Non aveva pensato ad Elena mentre pronunciava quelle parole, ma solo al
dolore che avrebbe inflitto a Bonnie. Un dolore più che
meritato visto il modo in cui lei aveva osato rivolgersi a lui.
Damon era così sconceratato e confuso che aveva parlato
senza riflettere, buttando fuori frasi senza nessun senso logico e che
non c’entravano niente in quel preciso momento solo allo
scopo di causare sofferenza a Bonnie facendo leva su quei sentimemnti
che lui sapeva bene che la streghetta provava nei suoi confronti.
Ma Bonnie lo aveva di nuovo lasciato senza parole e adesso sentiva di
non avere più il controllo di niente.
E Damon odiava non avere il controllo così come odiava
quando le cose intorno a lui combiavano di colpo.
Viveva di staticità e di abitudine.
Viveva in un mondo in cui lui era il fratello affascinante e dal
carattere difficile, Stefan era il fratello affidabile e comprensivo,
Meredith era quella inquietante che stranamente non aveva mai avuto
paura di lui, Mutt era quello stupido che non aveva paura di lui almeno
fino a che lui non l’appendeva alla parete per il collo,
Elena era la ragazza perfetta e Bonnie era la straga incapace e
piagnucolosa che se ne restava sempre zitta in un angolo, quasi come se
non avesse delle opinioni proprie.
Quell’improvviso cambimento della streghetta lo meravigliava
e lo faceva infuriare allo stesso tempo.
Dov’era finita Bonnie?
Dov’era finita la ragazzina sempre in cerca di protezione?
E chi era la donna che gli si era parata davanti, fiera e risoluta,
rispondendo a tono ad ogni sua provocazione, anche alla più
infima?
E perché quel cambiamento aveva cambiato qualcosa anche in
lui stesso?
Già quando aveva visto Bonnie con il ragazzo che poi si era
rivelato essere il demone al soldo di Astaroth che aveva tentato di
ucciderli aveva sentivo un pezzo infinitesimale di un qualcosa dentro
di lui che veniva smosso da quella visione, ma con ciò che
era successo subito dopo non ci aveva dato molto peso.
Adesso, però, era come se quel piccolo pezzo sconosciuto che
era stato smosso si fosse completamente ribaltato causandogli un
cambiamente indefinito che lui detestava e che non aveva voluto che
accadesse.
“E’ solo colpa tua!”.
Quell’accusa arrivò così
improvvisamente che lo mise in allerta e lo fece ritornare dal mondo di
strane riflessioni in cui era caduto a causa di Bonnie.
Lilian gli teneva un dito puntato contro, aveva le lacrime agli occhi,
e gli stava dando la colpa per qualcosa, ma cosa?
Damon non riusciva a capire e rimase zitto, privo di espressione, a
guardare la ragazza.
Lilian si spostò leggermente per mostrargli il corpo
semi-trasparente di Nicole.
Quando era successo?
E cosa era successo esattamente?
Perché Nicole era in quello stato e perché Lilian
gli dava la colpa?
Troppe domande e nessuna risposta che fosse accettabile.
In più di cinquecento anni di vita non aveva mai assistito
ad uno spettacolo del genere, ma guardare Nicole che scompariva gli
stava causando qualcosa alla bocca dello stomaco e non era un qualcosa
di buono.
Damon si sentiva…triste senza saperne neppure il motivo.
“Perché dici che è colpa mia? Che
significa?” - chiese a Lilian in tono monocorde, senza
nessuna inflessione nella voce e continuando a guardare Nicole.
Di fianco a lui, Bonnie era immobile e visibilmente scossa.
Tutti gli altri….Damon non aveva idea di cosa facessero o di
come stessero. Era come se in quel momento esistessero solo lui e
Bonnie, impotenti davanti a Nicole che scompariva.
Lilian irruppe violentemente in quel loro piccolo mondo appartato e lo
afferrò per la mascella, costringendolo a voltarsi verso di
lei.
La stanza intorno a lui tornò a riassumere i contorni e i
colori di sempre e Damon riuscì persino a percepire la
presenza di Stefan che si faceva avanti poggiando una mano sulla
schiena di Lilian nel tentativo di placare la visibile rabbia della
ragazza.
Lilian si scostò la mano di suo fratello con un gesto secco
e tornò a guardare lui.
“Volevi la verità?” - gli
sibilò - “Perfetto! Allora avrai la tua
verità! Nicole non vorrebbe che ve la dicessi, ma se serve a
salvarle la vita allora lo farò di mia iniziativa! Dopo
però non ti lamentare se quello che sentirai non ti
piacerà!”.
“La verità….” -
soffiò Damon.
“Lilian…non devi farlo per forza, se non
potete…” - intervenne Elena.
“E’ l’unico modo affinchè
forse Nicole si salvi!” - ribattè, furiosa, la
ragazza.
“La verità…”-
ripetè Damon.
“Si! Esatto! La verità!” - fece Lilian -
“ La volevi sapere, no? Bene! Allora direi di cominciare dal
primo piccolo dettaglio che non vi abbiamo detto su di noi, ma che vi
spiegherà molte cose!”.
“Che…che dettaglio?” - fece Bonnie.
“Io e Nicole siamo cugine perché i nostri padri
sono fratelli! Siamo due ibridi, ma di tipo diverso! Io sono un ibrido
tra un vampiro e un’umana, mentre Nicole è un
ibrido tra un vampiro e una strega!” - cominciò
Lilian.
“Vampiro e strega? Allora è per questo che
Astaroth la vede come un pericolo! Ma…perché per
ferire lei vuole uccidere Damon e Bonnie? Loro
cosa…Oh!” - Stefan si interrupe nel bel mezzo di
ciò che stava dicendo con un espressione di pura sorpresa
sul volto.
Lilian andò avanti facendo finta di non averlo neppure
sentito, continuando a tenere gli occhi fissi du Damon.
“I nostri nomi sono Lilian e Nicole! Lilian e
Nicole….Salvatore!” - Lilian sputò
fuori quel cognome con durezza, sbattendoglielo dritto in faccia e
Damon trasalì.
I loro padri erano fratelli, erano
vampiri…Salvatore…
“Questo…non può essere!” -
sussurrò più a se stesso che agli altri.
“E invece è proprio
così….zio Damon!” - fece Lilian
marcando la voce sulla parola < zio > - “Io
sono Lilian Salvatore, unica figlia di Stefan ed Elena Salvatore!
Nicole….lei è Nicole Salvatore, unica figlia di
Damon e Bonnie Salvatore!” - continuò la ragazza,
in tono solenne - “E…per inciso…Nicole
è nata un anno prima di me!”.
Fu quell’ultima rivelazione che fece scattare Bonnie e Damon.
Bonnie fece dei passi indietro, scuotendo la testa.
“No! Non può essere…io e
lui…no! Nicole mi ha parlato di sua madre, mi ha parlato dei
suoi genitori….non possiamo essere noi! Loro due
si….” - ma Bonnie non riuscì a
terminare ciò che stava per dire perché le si
spezzò il fiato in gola.
“Si amano, sì! Sia io che Nicole siamo il frutto
di due matrimoni d’amore!” - confermò
Lilian per poi avvicinarsi alla cugina e afferrarle l’unico
braccio che ancora non era scomparso del tutto - “La vedete
questa polsiera?” - chiese - “Nicole non
se ne separa mai! E’ un regalo di suo
padre…tuo…” - fece, interrompendosi a
guardare Damon - “Nel futuro anche voi due ne avete una
simile! Su quella di Damon, quella di mio zio, c’è
raffigurata una S stilizzata del colore del sangue per dire che lui
è un Salvatore ed è un vampiro! Su quella di
Bonnie, mia zia, invece…c’è una spirale
bianca che rappresenta la magia pura! Su questa di Nicole
c’è una S stilizzata in rosso avvolta da una
spirale bianca! Gliela avete regalata voi per i suoi cinque anni,
quando Nicole ha fatto il suo primo incantesimo! E’ il
simbolo di ciò che siete individualmente, della vostre
natura, ed è il simbolo che vi rappresenta come
famiglia!” - spiegò Lilian - “Forse
pensare che io sia figlia di Stefan ed Elena non vi costa molta fatica,
ma so che al momento è quasi impensabile per tutti che Damon
e Bonnie possano davvero aver messo su famiglia insieme,
ma…è così! Nicole è vostra
figlia e adesso sta scomparendo per causa tua!” -
rimarcò la ragazza riportando gli occhi su Damon.
“Aspetta! Io non ci credo! Bonnie non può aver
avuto una figlia con quello là, ok?” - Matt si
fece avanti, alzando la voce, cosa che irritò Damon.
“Matt…mi dispice!” - fece Lilian
scuotendo la testa - “Io ti conosco nel futuro e prima di
seguire Nicole nel passato tu mi hai preso da parte e mi hai detto che,
se mai qualcosa fosse andato storto e io fossi stata costretta a
rivelare tutto, allora dovevo aspettarmi già che tu avresti
reagito in questo modo! Come se tu già sapessi che sarei
stata io a parlare…” - sorrise Lilian -
“Quindi…mi dispiace, ma questa è la
verità!”.
Damon si curò poco di ciò che stavano dicendo e
tornò a fissare Nicole e la sua polsiera che adesso brillava
davvero come un faro nel buio della notte.
Non poteva essere vero….non poteva crederci.
Lui…lui amava Elena e…Bonnie non era niente!
Non poteva essere vero e poco importava se si stesse rendendo
lentamente conto di quanto Nicole somigliasse effettivamente a lui e a
Bonnie allo stesso tempo perché…non poteva essere
vero!
Lui non voleva che fosse vero!
Si tirò a forza fuori da sul stato catatonico e si
voltò, risoluto, verso Lilian.
“Non ti credo! Io non posso aver avuto una figlia
perché io non voglio essere padre!
Soprattutto…non vorrò mai essere padre del figlio
della streghetta perché l’unica che è
davvero degna di stare al mio fianco è Elena!” -
ringhiò.
Ma Lilian, che sembrava aver perso tutta la compostezza che aveva
dimostrato nei giorni precedenti, si fece avanti, forte della sua aura
carica di furia e Potere.
“Ah davvero?” - lo prese in giro - “Ma
sei scemo o cosa? Guardami bene! Ti sembra che io stia
scomparendo?” - disse Lilian facendo un giro completo su se
stessa, a braccia spalancate - “No! E sai perché?
Perché tu sei solo un illuso! Elena non ti ama, non
veramente! Forse può averti dato qualche bacetto di tanto in
tanto, ma ti assicuro che la sua vita a lungo termine lei la immagina
solo ed esclusivamente al fianco di Stefan, mio padre! E sai cosa ne
è la prova? Il fatto che io non stia scomparendo! Se le tue
stupidisse parole di poco fa avessero avuto qualche effetto concreto su
di lei, se davvero le avessero fatto pensare anche solo per un secondo
con serietà al fatto di costruire una vita con
te….io adesso sarei nelle stesse condizioni di Nicole! E
invece….” - Lilian gli afferrò una mano
e se la portò sul braccio - “Lo senti? Lo senti il
mio braccio, forte, solido…..Io non sto scomparendo e per
quanto tu possa sforzarti, io non scomparirò mai!”.
Damon strappò via la sua mano dalla presa di Lilian e si
voltò a dare solo un’occhiata ad Elena
che invece aveva la mano serrata in quella di Stefan e guardava Lilan
quasi con devozione.
“Dicci cosa sta succedendo esattamente a Nicole! Cosa ha
fatto di preciso Damon per ridurla così?” - volle
sapere Meredith.
“Non lo sapevo neanch’io fino a che Nicole non me
lo ha sussurrato prima di svenire!” - rispose Lilian -
“Damon non ha mai detto prima, apertamente, di amare mia
madre, così…senza troppi giri di parole come
invece ha fatto adesso!”.
“Ok! E perché il fatto che l’abbia fatto
adesso, in questo momento, ha causato tutto questo? E’
perché Nicole l’ha sentito?” - chiese
Meredith andando ad abbracciare, protettiva, Bonnie.
“No! Non è perché Nicole l’ha
sentito, ma solo perché lui non avrebbe dovuto
dirlo!” - rispose Lilian - “Bene o male io e Nicole
conosciamo tutte le vostre storie perché voi ce le avete
raccontate senza mai nasconderci nulla o vergognarvi di niente:
volevate che vi conoscessimo bene! Il padre di Nicole, Damon, ci ha
sempre raccontato che, nonostante la sua antica fissazione per Elena,
lui non le ha mai, mai confessato di amarla. Glielo ha fatto capire, ma
non glielo ha mai detto a chiare lettere! Mai! Ma è anche
vero che i nostri genitori, ai loro tempi, non avevano mai ricevuto la
visita né di Astaroth né delle loro figlie venute
dal futuro! Tutto ciò che sta succedendo adesso loro non
possono prevederlo perché non è mai successo
prima! Ma questa è una faccenda che ha a che fare con
Astaroth e che Nicole o Matt, il nostro Matt, saprebbero spiegarvi
meglio di me! Vi basti sapere, per il momento, che la nostra venuta qui
ha cambiato inevitabilmente alcune cose nelle vostre storie! Ci avete
conosciuto prima del tempo, avete fatto congetture su di noi e per
quanto siamo state attente a non rovinare troppe
cose….beh…Damon è Damon e doveva
metterci il suo, no? Non poteva semplicemente restarsene in disparte
come avete fatto voi e lasciarci gestire la cosa con Astaroth per poi
andarcene via, no! Lui doveva capire, doveva chiedere, oggi doveva
insistere così tanto da scatenare l’ira di Bonnie,
un’ira che non sarebbe mai esistita e che non avrebbe dovuto
esistere e così hanno litigato quando non avrebbero dovuto
litigare e …Damon ha detto ciò che altrimenti non
avrebbe mai detto! E’ complicato, lo so, ma le cose stanno
più o meno così!” - spiegò
Lilian.
“E cosa si deve fare per…curare Nicole? Prima hai
detto che dire la verità forse l’avrebbe salvata,
ma io non vedo cambiamenti!” - chiese Stefan.
Lilian scosse la testa e si sedette accanto al corpo, ormai appena
visibile, di sua cugina.
“Non lo so cosa si deve fare! Credo che sia un qualcosa che
debbano fare Damon e Bonnie, qualcosa che…cancelli
ciò che lui ha detto e rimarchi il fatto che un giorno si
innamoreranno e avranno Nicole, ma…non lo so..non abbiamo
mai pensato che potesse succedere una cosa del genere!” -
rispose Lilian.
“Io non voglio cancellare un bel niente! Perché
dovrei farlo? Ho già detto che non credo ad una singola
parola di ciò che hai detto! Non mi importa nulla di
Nicole!” - intervenne Damon.
Lilian si voltò a guardarlo, amareggiata.
“Se mio zio, il Damon che conosco io, ti
sentisse….ti ucciderebbe seduta stante senza farsi il minimo
scrupolo!” - disse.
Damon serrò la mascella e non rispose.
Cosa avrebbe potuto dirle? Non aveva la più pallida idea di
tutto ciò che stava succedendo. L’unica cosa che
sapeva era che non poteva…non poteva credere alle parole di
Lilian, non poteva credere che lui
e…Bonnie…non…
“Non mi importa ciò che pensi, Damon!” -
le parole risolute di Bonnie lo costrinsero a voltarsi.
La streghetta si ritrasse dall’abbraccio di Meredith e gli si
avvicinò arrivandogli ad un palmo di mano.
“Che tu voglia crederle o no, non mi importa! Nepure io so se
devo crederle! Ma non voglio che Nicole muoia, non posso permetterlo,
mi hai capita?” - gli sibilò con decisione.
“Ok, streghetta, e allora cosa vorresti fare per salvarla,
eh? Non ti dirò mai che ti amo perché
io..non…ti amo!” - ribattè Damon.
“Non sarà necessario dire niente!” -
contrabattè Bonnie appoggiandogli le mani sulle spalle e
alzandosi sulle punte dei piedi per poi appoggiare le sue labbra sulle
sue.
Damon si irrigidì.
Bonnie lo stava baciando! Perché lo stava baciando? Come
aveva os…?
Ma ogni pensiero scomparve dalla sua mente quando Bonnie gli avvolse le
braccia al collo e gli accarezzò la nuca, spingendolo vero
di lei.
Istintivamente, Damon chiuse gli occhi e afferrò la vita di
Bonnie stringendola a sé per approfondire il bacio.
Dimenticò le grida di protesta di Mutt così come
dimenticò qualsiasi motivo valido per cui non avrebbe dovuto
baciare Bonnie così come stava facendo.
Poco distante, la figura di Nicole riprese istantaneamente colore,
forma e solidità.
Nicole spalancò gli occhi di scatto e respirò a
fondo, come se fosse rimasta sott’acqua per delle ore e i
suoi polmoni non avessero ricevuto ossigeno.
Non sapeva quanto tempo fosse trascoso da che aveva visto la sua mano
cominciare a svanire e quello strano senso di leggerezza misto a
sonnolenza l’aveva trasportata via facendole perdere i sensi
con gli occhi lucidi di sua madre come ultimo ricordo da tenere con se.
Era stato così strano…
Le era sembrato che la sua mente venisse improvvissamente forata dalle
parole di quel suo padre ancora troppo ingenuo e irresponsabile e
avesse cominciato a perdere pezzi della sua vita, ricordi,
pensieri..tutto.
Più il tempo passava meno cose la rendevano ciò
che era sempre stata: Nicole!
In un unico attimo di lucidità e con l’ultimo
residuo di ironia si era ritrovata persino a pensare ai salti di gioia
che avrebbe fatto Astaroth alla notizia che lei era stata concellata
dalla storia.
E poi…tutto era tornato come prima.
La leggerezza era svanita, la sonnolenza era scomparsa nel nulla e i
ricordi le erano ripiombati addosso di colpo quasi schiacciandola
all’interno del suo stesso corpo che, sebbene fosse rimasto
quello minuto di sempre, adesso le sembrava di un peso ingestibile e
intollerabile.
Dovettero trascorrere diversi minuti prima che Nicole riuscisse a
muoversi di nuovo e riacquisisse il pieno controllo della sua persona.
Il soffitto della camera dei suoi zii non le era mai parso
così alto e interessante come in quel momento.
“Bisognerebbe ristrutturare il pensionato! Sul soffitto ci
sono delle crepe preoccupanti!” - commentò,
accigliata, senza saperne neppure il motivo.
Lilian le si lanciò addosso, coprendole la visuale del
soffitto e riportandola alla realtà.
Si tirò malamente a sedere e guardò tutti i
presenti prima di ritornare con lo sguardo su sua cugina.
“Che…che è successo?
Cioè…mi ricordo che stavo scomparendo,
ma…che è successo? Come ho fatto a tornare?
Come…” - chiese Nicole, ancora stravolta e con un
mal di testa assurdo e mai provato prima.
Doveva ricordarsi di non scomparire più nel nulla ,
perché il ritorno la rendeva scema e dolorante.
Lilian le si sedette di fianco e le prese le mani.
- Preoccupante
- pensò Nicole -
Lilian mi prende le mani solo quando ha combinato qualcosa che non
avrebbe dovuto… -
“Allora..le cose sono andate così: tu stavi
scomparendo, allora io me la sono presa di brutto con tuo padre, ho
spiegato tutto a loro e tua madre ha baciato tuo padre e poi
tu…puff..sei ritornata!” - disse Lilian tutto
d’un fiato.
- Appunto!
- pensò Nicole.
“Madre? Padre? Da quand’è che non li
chiamiamo più per nome?” - chiese.
“Beh…da quando tu stavi scomparendo nel nulla e
io…non ci ho visto più e ho detto tutto!
E’ stato un po’ azzardato, lo so, ma ha funzionato,
no? Sei tornata!” - rispose Lilian con un sorriso innocente
sul volto.
“Hai detto tutto! Tutto? Tutto tutto?” - fece
Nicole.
“Tutto tutto!” - confermò Lilian.
“Quindi adesso loro sanno chi siamo? E’ questo che
stai cercando di dirmi?” - chiese Nicole.
Lilian esitò un attimo, mordendosi un labbro.
A Nicole bastò lanciare uno sguardo di traverso ai presenti
nella stanza per capire che la risposta era un colossale Sì!
“Niki…tu stavi scomparendo! Io…io non
mi ricordavo più della prima volta che mi hai trascinata
nell’Old Wood per farmi capire che non avevo niente da temere
in quel posto! E..non mi ricordavo più di quando abbiamo
imparato ad andare in bici insieme e neppure di quella volta che mi
sono sbucciata un ginocchio e tu sei andata contro le regole che ti
avevano imposto i tuoi da bambina e me lo hai curato con la magia!
Io…stavo cominciando a non ricordarmi più di te!
Più tu comparivi, più anche il tuo ricordo
svaniva dalla mia mente e…non potevo permetterlo!”
- fece Lilian con gli occhi improvvisamente lucidi.
Lei e sua cugina passavano spesso molto tempo insieme, ma Nicole non
era mai stato il tipo da grandi dimostrazioni di affetto o da grandi
discorsi sentimenatali: quello era un altro lato del suo carattere
eredidato direttamente da suo padre.
Questo però non toglieva che loro due non fossero realmente
molto legate.
Erano cresciute insieme, avendo sempre e solo l’altra come
unica compagnia e, nonostante fossero diverse sotto molti aspetti e non
la pensassero quasi mai allo stesso modo, Nicole la capiva, capiva
perché aveva fatto ciò che aveva fatto.
Scosse la testa e sorrise.
“Non preoccuparti, Lily! Va bene, davvero! Io avrei fatto lo
stesso!” - disse guadagnadosi un nuovo abbraccio da parte
della cugina.
Nicole ricambiò, rendendosi conto di aver recuperato quasi
per intero le forze e, allora, decise di rimettersi in piedi e
affrontare gli altri.
“Quindi adesso sapete la
verità…” - fece.
“Io non ci credo!” - fece Damon.
“Tu non VUOI crederci! E’ diverso…ma
prevedibile da parte tua! Ami la staticità, sei un
abitudinario…hai vissuto gli ultimi anni nella convinzione
di amare Elena e, benchè io non riuscirò mai a
capirlo visto che la mamma è infinite volte meglio di lei,
è ovvio che questo improvviso cambiamento, questa nuova
rivelazione, ti dia fastidio e risulti quasi inconcepibile per te! Lo
so! Ti conosco!” - rispose Nicole infilandosi le mani nelle
tasche degli shorts di jeans scuro che indossava.
“Allora…tutto quello che ha detto Lilian sul
perché sei finita in quelle
condizioni…è vero? E’ sucesso
perché Damon…?” - fece Stefan.
“E’ successo perchè una parte della sua
storia è cambiata, una parte sostanziale!” -
rispose Nicole - “Lo so che può sembrare una
frasetta qualunque, ma…non lo è! La convinazione
con cui lui lo ha detto ha reso quella frase pari ad una promessa, ad
un punto fermo della sua storia, di ciò che per lui
rappresenta il suo futuro! E io…io mi trovavo qui con lui
quando lo ha detto, io che faccio parte di un futuro diverso da
ciò che lui ha confessato di volere così
certamente! E’ stato come se lui avesse ripudiato me e tutto
il mondo da cui vengo, come se avesse annullato ogni
possibilità che il futuro in cui io sono nata possa
diventare realtà, di consegnuenza io sono diventata
un’anomalia e ho cominciato a svanire perché mi
trovavo qui quando non avrei dvuto esserci! I viaggi nel tempo
sono…difficili, ecco!” - tentò di
spiagare.
“E quindi il bacio che si sono scambiati Damon e Bonnie ha
fatto da…contrappeso?” - chiese Meredith.
Nicole sorrise.
“Beh…ha fatto si che Damon rimettesse tutto in
discussione! Se si fosse trattato di un bacetto qualunque, se lui non
avesse provato niente, allora non sarebbe cambiato nulla! Ma dato che
io sono di nuovo qui…” - Nicole lasciò
la frase in sospeso ghignando con tutta l’intenzione di
lasciare sottintese parecchie cose che portavano tutte ad una stessa
conclusione, cioè che Damon aveva provato qualcosa di forte
quando aveva baciato Bonnie, qualcosa di talmente forte che aveva
annullato la sua dichiarazione ad Elena rimettendo tutto in gioco
nuovamente.
“Ok! Basta! Il fatto che tu sia tornata solida non significa
n..!” - Nicole bloccò le proteste di Damon sul
nascere e si voltò verso Lilian, con sguardo serio.
“L’hai sentito?” - le chiese.
Lilian si accigliò
“No! Cosa? Astaroth?” - chiese a sua volta,
allarmata.
“Non si tratta di Astaroth! Piuttosto
sembra…” - Nicole si guardò intorno,
riflettendo, quando il silenzio della stanza venne spezzato da un libro
della piccola libreria di Stefan che cadde inspiegabilmente a terra da
solo facendo un gran tonfo sordo.
Nicole ne ebbe la certezza immediata.
“Mio padre!” - disse- “E’ mio
padre e…mia madre! Li sento!”.
“Tuo padre e tua madre?” - chiese, titubante,
Bonnie.
Nicole si voltò a guardarla e sorrise: “Non voi!
Quelli…del futuro, ecco!” - rispose.
“Sono venuti qui?” - chiese Lilian.
“No! Non sono qui, però….sento le loro
aure fuse insieme, come quando combattono e lanciano degli attacchi
unendo i loro Poteri! E’ lo stesso!” -
spiegò Nicole.
“Ok! E..come hai fatto a sentile qui? Sicura che siano
loro?” - chiese Lilian.
“Sicurissima!” - fece Nicole, chiudendo gli occhi e
avanzando verso la fonte da cui proveniva il Potere dei suoi genitori,
lasciandosi guidare dall’istinto.
Come previsto, quel libro non era caduto casualmente!
Nicole lo raccolse da terra e lo sfogliò per bene, ma non vi
trovò niente.
“Allora?” - la incalzò Lilian.
Nicole le fece un gesto per dirle di aspettare e continuò a
guardare nei pressi della libreria, solo quando rimise al suo posto il
libro caduto la vide: una busta con il sigillo della resistenza!
“Trovato! E’ questa!” - fece Nicole
afferrando la lettera e mostrandola agli altri.
“Cos’è?” - chiese Lilian.
“Una lettera di mio padre dal futuro! Deve averla mandata qui
utilizzando un incantesimo di mia madre o qualche suo congegno magico,
per questo riesco a percepire le loro aure…è la
lettera!” - rispose Nicole.
Era un messaggio breve e scritto di fretta, ma maledettamente
importante, pericoloso e azzardato, cioè come tutte le cose
che faceva o pensava suo padre.
Ma Nicole sapeva che suo padre non era uno stupido, quello del suo
tempo almeno, e che se voleva che facesse una cosa del genere allora
doveva esserci una buona ragione, altrimenti non avrebbe mai messo in
pericolo tutto per nulla.
“Cosa c’è scritto?” - chiese
Lilian.
“La nostra prossima mossa!” - rispose Nicole -
“E’ solo un biglietto che deve aver scritto
già da un po’ considerando che l’ultima
riga l’ha aggiunta di recente! E sai cosa dice? Astaroth
è tornato nel futuro!”.
“Cosa? Quando?” - fece Lilian.
Nicole scosse la testa.
“E non c’e scritto altro? Solo questo?” -
chiese Lilian.
“Ovvio che no!” - fece Nicole - “Pensaci
Lilian! Prova a pensare come mio padre! Tu hai un nemico che non riesci
a sconfiggere perché pur mettendo insieme tutto il Potere
della squadra di vampiri e streghe che hai a disposizione riesci solo
ad eguagliare quello del nemico, senza riuscire a superarlo di quel
tanto che basta per toglierlo di mezzo! Pur sapendo questo,
però, sai anche che non puoi fidarti di nessuno al di fuori
della cerchia che hai intorno e che, anche se volessi fidarti di
qualcun altro, non puoi perché il tuo nemico ha
completamente tagliato la tua città fuori dal mondo non
permettendo a nessuno di entrare e a nessuno di uscire, nessuno che si
trovi nel tuo stesso mondo, nel tuo stesso tempo! E sai anche che hai
una figlia e una nipote in un altro tempo in mezzo ad altri vampiri ed
altre streghe che, guarda caso, non sono altro che la versione
più giovane di te e del tuo gruppo! Che fai?”.
Lilian ascoltò tutto con attenzione e con uno sguardo via
via sempre più sorpreso.
“Certo! Unisci le forze! Tipico ragionamento insensato e
pazzo di tuo padre!” - sorrise Lilian.
“Infatti!” - rispose Nicole per poi voltarsi verso
tutti gli altri che erano rimasti in silenzio per capire
cos’altro stesse succedendo - “Allora! Siete pronti
per un bel viaggetto nel 2034?” - chiese.
“Cioè…vuoi portarci con te? E tutta la
faccenda del < tutto può cambiare > dove la
metti?” - chiese, cinico, Damon.
“Ehi! Guarda che è stata una tua idea! Io eseguo
solo gli ordini, paparino!” - rispose Nicole alzando le mani
in segno di resa.
Damon storse il naso a quel nomignolo.
“No, davvero…insomma…non si corre il
rischio di cambiare tutto?” - chiese Meredith.
“Si! Ma se mio padre è disposto a riscrivere la
storia di tutti pur di fermare Astaroth…allora ci
sarà un valido motivo! Ne sono certa!” - rispose
Nicole.
Meredith annuì e Nicole si sentì profondamente in
colpa, così come si sentiva in colpa ogni volta che la
vedeva così piena di vita e pensava alla sua situazione nel
futuro.
Forse non era un male se qualcosa cambiava.
“Andiamo?” - chiese Lilian, che di sicuro aveva
indovinato il corso dei suoi pensieri.
“Andiamo!”- fece Nicole.
NOTE:
Ciao a tutti! Buon giovedì sera!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto visto che lo aspettavate da
tanto e spero che mi abbiate perdonato per aver scelto di non lasciarvi
nessuno spoiler tranne il titolo!XDXDXDXD
Allora....la verità è venuta fuori e so che in
molti credevano che l'avrebbe detta Nicole, ma...tadan...è
stata Lilian!
Allora...vi è piaciuta? Oppure il modo in cui ho descritto
la cosa vi ha deluso?
Sapete che potete sempre dirmi tutto, quindi..non vi preoccupate e
ditemelo pure se vi aspettavate qualcosa di meglio!
E infine...altra sorpresa per quanto riguarda la lettera!
Damon dal futuro ha chiesto a Nicole di portarli tutti nel 2034!
Ebbene si! La storia vera e propria si svolgerà interamente
nel futuro! Questa prima parte era solo l'introduzione, diciamo!
Allora? Vi ha sorpreso la cosa oppure ve lo aspettavate?
Io ho fatto in modo da cercare di non favelo capire, ma voi eravate
già arrivati a quella conclusione?XDXDXD
Per quanto mi riguarda non vedo l'ora di mettere a confronto i due
Damon!ihihihi
E, soprattutto, si spiegarvi come si deve le situazioni di Matt e
Meredith!!
Grazie a tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Grazie a chi mi ha fatto gli auguri per il compleanno!*_*
E ancora grazie infinite a Nightdream che ha segnalato sia "Il
linguaggio della resa" che "Se io, se lei! Se io, se lui!" per
l'inserimento tra le storie scelte del sito!
Che altro dire...aspetto le vostre opinioni su questo capitolo!!XDXDXD
Buon Halloween in anticipo a tutti!
Ci vediamo lunedì sul blog per un mega spoiler(Promesso!XD)
e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 9 *** Ritorno al futuro ***
Ritorno
al futuro
Si
dice che quando sei in punto di morte ti vedi scorrere tutta la vita
davanti.
Matt non ci aveva mai creduto molto e adesso era più che
certo che aveva fatto bene a non crederci perché non era
necessaria la morte per vederti passare la vita davanti. Per quello
bastavano anche due ragazzine sbucate fuori dal nulla che ti
trascinavano quasi di peso in una situazione più
problematica che altro.
Avrebbe dovuto esserci abituato e forse doveva anche aspettarselo che
un giorno avrebbe pure viaggiato nel tempo vivendo a stretto contatto
da anni con vampiri, streghe e via dicendo, ma non poteva fare a meno
di restarsene ostinatamente chiuso nel suo silenzio subendo
ciò che Nicole e Lilian volevano infliggergli.
Nicole sosteneva di essere figlia di Bonnie e Damon.
Matt non voleva crederci.
Già in passato era stato costretto a rinunciare a quella che
credeva essere la ragazza giusta, cioè Elena, per mano di
uno dei fratelli Salvatore, adesso non riusciva proprio ad accettare il
fatto che dovesse obbligatoriamente rinunciare anche a Bonnie,
l’unica che era riuscita ad entrargli dentro dopo Elena, per
mano dell’altro fratello che tutto era tranne che affidabile
e degno di Bonnie.
Ma cosa poteva fare quando la verità dei fatti gli veniva
praticamente sbattuta in faccia?
Adesso non si stava più parlando di due ragazzine che
sostenevano teorie campate in aria senza offrire nessuna prova certa,
adesso si trattava di un viaggio nel futuro, un futuro in cui ogni suo
peggiore incubo sulla probabile evoluzione del rapporto tra Damon e
Bonnie avrebbe trovato un sicuro riscontro.
Già vedere Nicole che ritornava alla vita come conseguenza
del bacio che Bonnie aveva spontaneamente dato a Damon era stato un
duro colpo, come potevano anche solo pensare che lui sarebbe riuscito a
sopportare allegramente di vivere per chissà quanto in un
mondo in cui i due erano addirittura sposati e lui era…..Lui
cos’era?
Lilian sosteneva di conoscerlo, quindi presumibilmente anche nel futuro
frequentava abitualmente il pensionato.
Ma che tipo di persona poteva essere diventata se era rimasto a
Fell’s Church senza mai andare oltre?
Possibile che fosse ancora il solito vecchio Matt, l’amico
delle donne?
Possibile che si fosse arreso ad una vita da miserabile sotto le
continue prese in giro di Damon?
Sentì un’improvvisa agitazione crescergli nel
petto, come se avesse paura di ciò che lo aspettava.
Il viaggio fu…istantaneo.
Nicole aveva aperto al centro esatto della camera di Stefan un vero
squarcio nel tessuto temporale, come se qualcuno avesse tagliato un
pezzo di tela e poi si fosse messo ad allargare lo strappo con le mani
fino a che non era diventato abbastanza grande e largo da farci passare
una persona. Poi, ad uno ad uno, avevano attraversato lo squarcio e si
erano ritrovati davanti all’ingresso del pensionato, ma nel
2034.
Si era trattato di un passo solo, ma durante quel passo Matt era stato
colpito alla testa da una raffica di immagini senza alcun senso che gli
avevano riproposto immagini di lui che invecchiava ad ogni nuovo flash.
“Se vi sentite storditi è normale! La prima volta
che si viaggia nel tempo fa sempre questo effetto!” - li
aveva rassicurati dolcemente Lilian voltandosi verso di loro, a
differenza di Nicole che si era bloccata a guardare la facciata del
pensionato così com’era in quel tempo.
Quando il cerchio alla testa si attenuò di un poco Matt
riuscì a guardarsi intorno e a dare la giusta attenzione a
tutto.
Era uno spettacolo devastante.
Lui che era nato e cresciuto a Fell’s Chrch, lui che
l’aveva sempre vista ridente e luminosa, adesso si ritrovava
davanti uno scenario che gli strinse il cuore in una morsa fredda.
Le strade erano rovinate, le case distrutte e deserte.
L’odore di corpi in putrefazione e di terra bruciata lo
colpiva alle narici in un tanfo che sapeva di disperazione e resa.
Il cielo sopra le loro teste era di un perenne e strano arancione
lucido.
L’unica cosa che, almeno dall’esterno, non sembrava
cambiata per niente era il pensionato, era come se non fosse stato
affatto colpito dalla sciagura che aveva segnato la fine di tutto il
resto.
“Cosa è successo?” - sussurrò
Bonnie con le lacrime agli occhi, spezzando il silenzio che era calato
anche su di loro.
“Astaroth!” - fu l’unica risposta di
Nicole.
“E’ arrivato qui due anni fa, senza nessun
preavviso! Era un giorno come un altro e all’improvviso la
terra ha tremato e quell’enorme castello nero che vedete nel
bel mezzo dell’Old Wood è apparso dal nulla, come
se fosse salito direttamente dalle viscere dell’inferno! Una
volta qui la sua seconda mossa fu di rinchiudere Fell’s
Church e tutti i suoi abitanti in questa specie di bolla arancione che
rende la cittadina invisibile dall’esterno in modo che
nessuno possa entrare, ma allo stesso tempo nessuno possa
uscire!” - aggiunse Lilian - “Il nostro mondo
è completamente diverso dal vostro! E’ un mondo di
distruzione totale, un mondo in cui combattiamo tutti i giorni per
riuscire a tenere in vita chi non è stato colpito da
Astaroth o da uno dei suoi demoni! Ci sono lotte sanguinose ogni giorno
e il pensionato è rimasto l’unico posto sicuro in
cui nessun demone può entrare grazie ad un incantesimo della
zia Bonnie! Lì dentro è…pieno zeppo di
persone! Sono i sopravvissuti, coloro che chiamiamo la
Resistenza!”.
“E…ci siamo anche noi?
Cioè…la nostra versione futura?” -
chiese Stefan.
“Si! Le nostre famiglie rappresentano l’unica
speranza per quella povera gente! Tutti sanno la verità su
di noi e su Astaroth! Tutti sanno che voi siete vampiri, che loro sono
demoni, che ci sono gli ibridi e le streghe…tutti sanno
tutto!” - rispose Lilian.
“E perché mai siete andati a raccontare a degli
stupidi umani tutta la verità? Non potevate raccontargli una
balla per tenerveli buoni?” - s’intromise Damon.
Nicole si voltò di scatto.
“Non potevamo mentire per il semplice fatto che, non so se te
ne sei accorto, ma la situazione è diecimila volte peggiore
rispetto anche a tutto il casino che avevano creato Shinici e Misao!
Loro avevano fatto uscire di testa un po’ di persone, quindi
per voi è stato facile dire che erano impazzite o che erano
malate di chissà cosa mentre vi occupavate della questione!
Per non parlare del fatto che i kitsune non amavano molto farsi vedere
in giro, o sbaglio? Astaroth è diverso! Astaroth vive per
distruggere e vuole che tutti lo sappiano, che tutti lo conoscano e che
tutti lo temano! Non potevamo fare altrimenti!” - disse,
decisa - “E adesso andiamo dentro! Ci sono spie demoniache
dappertutto!”.
Nessun altro fiatò e si incamminarono in silenzio verso
l’entrata del pensionato.
All’interno tutto taceva, fatta eccezione per i lamenti
sommessi dei feriti e i lievi fruscii delle garze che venivano
srotolate.
Sembrava un vecchio e malmesso ospedale da campo, ma molto operativo.
C’erano persone che si davano da fare ovunque, persino i
bambini cercavano di rendersi utili sostenendosi a vicenda e
occupandosi l’uno dell’altro.
Nessuno li guardò.
Probabilmente la notizia del loro arrivo dal passato era stata
già resa nota e tutti avevano quell’espressione
stanca e tipica di chi ha già visto così tante
cose assurde nella sua vita che una in più non era
così eccezionale.
Matt conosceva bene quell’espressione perché era
la stessa che vedeva riflessa nello specchio del suo bagno ogni mattina
da qualche anno.
Nicole e Lilian erano in testa al gruppo e facevano loro strada
dispensando piccoli sorrisi e cenni di saluto a destra e a manca.
Le due ragazze si guardavano tra di loro solo di tanto in tanto,
sussurrandosi qualcosa all’orecchio che lui non poteva
sentire.
Li condussero su per le scale fino al primo piano del pensionato.
La stanza di Stefan era all’ultimo per questo motivo Matt non
si era mai fermato prima, né aveva mai visto
un’altra delle camere all’interno. Ma Nicole e
Lilian si fermarono davanti alla prima porta socchiusa che incontrarono
e Nicole bussò due colpi prima di entrare e fare cenno loro
di seguirla.
Matt fu l’ultimo a farsi avanti e rimase colpito
dall’arredamento ordinato e meticoloso della stanza.
Sembrava uno studio con un’immensa e pesante scrivania
ricoperta di carte e libri di ogni genere posta al centro esatto della
stanza, con alle spalle la finestra che dava sull’ingresso
principale.
Le pareti erano completamente ricoperte da enormi librerie cariche di
volumi di ogni colore e dimensione, con post-it appiccicati ovunque e
penne sparse dappertutto.
Due poltrone in vecchia pelle marrone scuro erano poste di fronte alla
scrivania e a ridosso della parete più lontana vi era un
piccolo letto singolo con un armadio a due ante di fianco.
La porticina di quello che doveva essere il bagno posto sul lato ovest
della stanza si aprì e rivelò la figura di un
uomo alto e aitante, con un elegante completo in tweed grigio abbinato
a una semplice camicia bianca senza cravatta.
L’uomo avanzò verso di loro, sorridendo e
asciugandosi le mani bagnate con un piccolo asciugamano di cotone beige.
Aveva gli occhi azzurri e saggi e i capelli quasi completamente
bianchi, ma da alcuni fili ancora luminosi si poteva capire che in
gioventù doveva essere stato biondo.
Abbracciò sia Lilian che Nicole senza dire una parola,
stringendole forte a se e sussurrando a entrambe quanto gli fossero
mancate e quanto fosse stato terribilmente in pensiero per loro.
Matt era immobile, completamente pietrificato e, solo con la coda
dell’occhio e con molto impegno, riusciva a percepire le
occhiate che gli stavano mandando gli altri intorno a lui.
L’uomo si fece avanti e andò a stringergli la
mano, lasciando cadere l’asciugamano a ridosso di una delle
due poltrone.
“Ciao Matt! E’ bello rivederti! Nonostante non sia
mai stato un tipo molto vanitoso, ammetto che ho sentito la tua
mancanza allo specchio!” - gli disse.
Matt si limitò a ricambiare la stretta senza dire nulla,
completamente incapace anche solo di pensare a qualcosa di appropriato
da dire.
Fortunatamente aveva Meredith per amica.
“Aspetta! Quindi tu sei…” - disse la
ragazza, indicando l’uomo.
Lilian si fece avanti e gli appoggiò una mano su una spalla.
“Lui è Matt Honeycutt tra un po’ di
anni!” - confermò.
Anche Nicole si fece avanti, sorridendo, e affiancò
l’altro Matt dall’altro lato rispetto a Lilian.
“Nonché una guida e un maestro per entrambe!
Possiamo dire che io e Lilian non abbiamo mai messo piede in una
scuola, ma siamo praticamente pronte a sostenere gli esami per ottenere
una qualsiasi laurea grazie ai suoi insegnamenti! Inoltre è
l’uomo più saggio e preparato sulle stranezze del
mondo soprannaturale che possiate mai sperare di incontrare!
E’ la mente dietro ad ogni nostro meticoloso piano
d’azione ed è il fidato braccio destro di mio
padre che è a capo della Resistenza e di tutta la
baracca!” - aggiunse Nicole lasciando un affettuoso bacio
sulla guancia liscia e curata di quel Matt fin troppo realizzato e
felice.
“Cioè…tuo padre, quindi Damon,
giusto?” - fece, confuso, Stefan guardando prima Nicole poi
suo fratello e poi i due Matt uno di fronte all’altro -
“Stai dicendo che Matt diventerà il braccio destro
di Damon?”.
Il vampiro in questione emise in verso di pura disapprovazione.
“L’avevo detto io che questo futuro è
impossibile! Io e Mutt? Davvero? Ma siamo impazziti?” -
borbottò Damon.
“Mutt! E’da anni che nessuno mi chiama
più così….quasi non lo
ricordavo..” - fece l’altro Matt, tornando alla sua
scrivania e appoggiandocisi davanti a braccia conserte.
Nicole lo seguii.
“Li abbiamo portati con noi perché ho ricevuto una
lettera da mio padre…” - disse.
“Si, lo so!” - rispose l’altro Matt.
“Cosa è successo? Perché mio padre ha
preso una decisione simile? Insomma…tenerli qui, mostrare
loro il futuro è…pericoloso! Potrebbero
riscriverlo!” - insistette Nicole.
“Si, so anche questo! Ma era l’unica cosa che si
poteva fare nella situazione in cui ci ritroviamo adesso!”.
“Cioè….stai parlando di Astaroth che
è ritornato? Beh…capisco che è grave,
ma non mi sembra una situazione così nuova! Conviviamo con
quel demone da anni, ormai!” - rispose Nicole scuotendo
lievemente il capo.
L’altro Matt sembrò confuso,
anzi….l’altro Matt era decisamente confuso e Matt
poteva dirlo con certezza perché se c’era
un’espressione del suo stesso viso che aveva imparato a
conoscere da quando Stefan e Damon erano arrivati a Fell’s
Church oltre a quella stanca e consapevole era quella confusa.
Matt aveva passato la maggior parte del suo tempo confuso da quando
aveva conosciuto i due fratelli, i segreti che si portavano dietro e i
mostri che avevano attirato dritto verso di loro.
E l’altro Matt adesso era davvero confuso, ma Nicole
sembrò non capirlo.
Matt si sentì in dovere di intervenire.
“Ehmm…credo che sia meglio che gli dici per bene
cosa c’era scritto in quel biglietto, perché ho
l’impressione che tu non sappia qualche pezzo della storia
che ha portato tuo padre…ehmm...Damon…alla
decisione di portare qui anche noi!” - disse a Nicole.
L’altro Matt gli sorrise e annuì.
“Si, è così! Insomma…io non
sto parlando di Astaroth, ma di altro!” - disse.
Nicole si accigliò.
“Altro? Nel biglietto di mio padre c’era scritto
solo di portare loro nel futuro e che Astaroth era tornato
qui!” - disse.
“Nient’altro?”.
“Nient’altro!”.
L’altro Matt si passò una mano tra i capelli,
spettinandoli, e strinse gli occhi per poi tornare a guardare Nicole
con uno sguardo carico di dolore e dispiacere.
“Credo che dovresti parlare con tuo padre, subito!”
- suggerì a Nicole.
Nicole boccheggiò e si fece istintivamente un po’
indietro con il busto.
“Matt! Cosa è successo mentre eravamo via? Cosa
è successo di così grave da far disperare tanto
mio padre al punto di inviarci quella lettera?
Cioè…lui non l’avrebbe mai fatto a meno
che non fosse successo qualcosa a…” - Nicole si
bloccò sul finire della frase e spalancò gli
occhi che le si riempirono di lacrime.
Lilian le si avvicinò subito e le poggiò le mani
sulle spalle, mentre guardava l’altro Matt con la stessa
espressione sofferente della cugina.
Matt ripensò a quei pochi giorni in cui aveva avuto a che
fare con Nicole e si sforzò di ricordare anche solo un
momento in cui le avesse visto un’espressione così
triste e prossima alle lacrime, ma non ci riuscì.
“Cosa è successo, Nicole?” - le
sussurrò Bonnie dolcemente.
Nicole si voltò a guardarla e scoppiò in lacrime.
Lilian abbracciò la cugina e l’altro Matt si fece
avanti per afferrare Nicole per le spalle e costringerlo a guardarla.
“No! No, non piangere! Non è successo nulla di
irreparabile, davvero! Solo…..devi andare a parlare con tuo
padre! Vai!” - le disse, deciso e consolatorio allo stesso
tempo.
Per un attimo Matt provò invidia per quella sua versione
più adulta perché lui, sì, era sempre
stato comprensivo ed essere comprensivo gli veniva pure facile, ma non
aveva mai avuto quella ferma decisione nello sguardo e nelle voce, non
era mai stato davvero così sicuro e…uomo.
Un attimo dopo, Nicole scappò dalla stanza e corse al piano
di sopra.
La fretta non era mai stata una sua abitudine.
Sin dall’alba dei tempi, Astaroth aveva sempre dimostrato una
pazienza ed una meticolosa cura dei dettegli pari a pochi e, forte di
queste sue caratteristiche, aveva sempre raggunto ogni scopo che si era
prefissato.
Il biasimo, quindi, era d’obbligo.
Da quando era venuto a conoscenza della nascita di Nicole aveva
cominciato ad adottare la fretta come sua nuova filosofia di vita e
questo lo aveva portato puntualmente al fallimento.
E non poteva fallire, non quella volta, perché ne valeva
della sua vita.
Ma forse era per questo che si era lasciato trasportare così
dalle cose.
Quando si concedeva il tempo di pensarci, Astaroth si trovava spesso a
riflettere sulla possibilità che, proprio perché
era sempre vissuto nella convinzione che la morte non
l’avrebbe mai preso, non appena era arrivata la minaccia
rappresentata da Nicole, aveva perso la lucidità a causa di
quella situazione del tutto nuova e mai affrontata prima.
Ma dopo due anni di lotte infruttuose, Astaroth aveva finalmente
compreso la necessità di tornare a quella pazienza e a
quella meticolosità che in passato gli avevano assicurato
sempre la vittoria.
Immerso nei suoi pensieri, arrivò nelle segrete poco
illuminate del suo castello nero senza neppure accorgersene.
Il piccolo demone all’ingresso si inchinò e gli
spalancò il grosso cancello arrugginito in ferro battuto
senza fiatare e senza mai osare guardarlo in viso.
Astaroth imboccò il lungo corridoio in pietra a destra
dell’entrata e schioccò le dita per accrescere le
fiamme delle fiaccole che lo illuminavano di una debole luce arancione
proiettando ombre improbabili e orrende su ogni cella ricolma delle
grida strazianti dei suoi prigionieri di sempre.
Aveva preso l’abitudine di andare ogni giorno a far visita
alla sua ospite d’onore, almeno per aggiornarla
sulle novità.
La trovava una cosa educata e cortese da fare e per Astaroth
l’educazione e la cortesia venivano prima di tutto.
Non per niente era solito dire sempre che, prima di uccidere qualcuno,
bisognava avvisare questo qualcuno di ciò che si stava per
fare e, a volte, anche chiedergli il permesso se si trattava di una
personalità di spicco.
Personalmente, Astaroth avvisava sempre, ma non aveva mai chiesto il
permesso a nessuno: quello era un onore che aveva deciso di riservare a
Nicole nel momento in cui sarebbe suonata la sua ora.
Arrivò alla cella di Bonnie e sorrise.
“Buongiorno, signora Salvatore!” - la
salutò con un mezzo inchino.
Bonnie si alzò compostamente dal giaciglio di paglia lercia
su cui era seduta e lo raggiunse, trascinandosi dietro le pesanti
catene che le legavano i polsi e una caviglia con una tale
dignità che per Astaroth fu impossibile non apprezzarla.
Gli rivolse un cenno del capo.
Astaroth si sistemò il polsino destro della camicia e le
parlò distrattamente.
“Mi sono giunte delle gradite novità!” -
annunciò - “A quanto pare tua figlia e tua nipote
sono tornate nel futuro e si sono portate dietro anche la controparte
passata di tutta la vostra piccola cricca di difensori della
città!”.
Bonnie annuì con convinzione, mantenendo la sua aria
tranquilla e risoluta.
“E la cosa ti preoccupa?” - gli chiese.
“Un po’…lo ammetto!” -
mentì Astaroth.
Bonnie annuì nuovamente, sempre a modo e con estrema calma.
“Cosa hai fatto alla mia magia?” - gli chiese.
“Niente! Sono le catene con cui sei legata: la inibiscono
impedendoti di usarla! Non voglio mica che tu fugga!” -
rispose Astaroth.
“A cosa ti servo io?” - fece Bonnie.
Astaroth agitò una mano in aria: “Mi sto
annoianado!” - disse ed ebbe la soddisfazione di vedere
Bonnie arretrare di un passo e deglutire.
Astaroth battè le mani e una nuvola di fumo grigio lo
raggiunse per poi ritirarsi velocemente, lasciando al suo fianco un
giovane demone al suo soldo.
“Sai cosa fare! Ho bisogno di intrattenimento in queste mie
lunghe giornate solitarie!” - fece Astaroth indicando al
demone la cella di Bonnie che si aprì con uno scatto sordo.
Il demone annuì ed entrò.
Tutti gli orologi dell’enorme castello suonarono le due del
pomeriggio e, come ogni giorno a quell’ora, ogni anfratto di
quel luogo di terrore risuonò delle urla della strega
torturata.
Nicole era scappata così velocemente che quasi non
l’aveva vista andare via.
Bonnie non sapeva più cosa pensare, come
comportarsi…
Tutta quell’assurda verità le si era rovesciata
addosso in un’unica valanga fredda e, benchè
sentisse nel profondo della sua stessa anima che tutto ciò
che aveva visto e sentito nelle ultime ore era vero, tutto era
semplicemente troppo persino per lei.
Si era ritrovata all’improvviso in un futuro che non avrebbe
mai creduto possibile, un futuro che, per quanto disastroso, non
riusciava a classificare davvero come sbagliato o…brutto
perché, se ciò che Lilian e Nicole avevano detto
era al 100% la verità, lì lei e Damon erano
insime, innamorati e uniti come aveva osato sperare solo nei suoi sogni
più intimi e nascosti.
Ma allo stesso tempo sembrava tutto una grande assurdità!
Aveva imparato che con la magia si poteva ottenere di tutto, ma non
aveva mai creduto possibile che un giorno avrebbe incontrato sua figlia
ventenne, non aveva mai creduto possibile che avrebbe visto il suo
futuro o che si sarebbe ritrovata in una stanza del pensionato a
parlare con la versione attempata di Matt.
Meredith la prese sottobraccio e la portò con se, fuori
dalla stanza, dritta al piano superiore dove era sparita Nicole poco
prima.
E Nicole era andata da suo padre! Questo significava che avrebbero
visto presto la versione futura di Damon!
Bonnie non sapeva se la cosa la spaventava oppure la incuriosiva, ma
mentre saliva l’ultima rampa di scale lanciò una
timida occhiata alle sue spalle verso il Damon che aveva sempre
conosciuto chiedendosi cosa ne pensasse e se fosse nervoso per
ciò che stava per accadere.
Decifrare le espressioni di Damon era quasi sempre impossibile a meno
che lui non lo volesse, ed in quel momento Bonnie ebbe
l’impressione che Damon volesse di tutto tranne che far
capire cosa gli passasse per la testa ora che Nicole e Lilian avevano
evidentemente messo a tacere ogni sua possibile obiezione su quel
futuro a cui si ostinava a non credere, ma che già li aveva
fagocitati tutti.
In cima alla rampa di scale, trovarono Nicole ferma a pugni chiusi e
testa bassa davanti alla porta di fronte a quella che tutti conoscevano
come la stanza di Stefan.
Lilian andò dalla cugina e le mise una mano su una spalla.
“Sono con te…” - le sussurrò.
Nicole alzò la testa di scatto e spalancò la
porta.
All’intero il sole del primo pomeriggio scaldava ogni cosa,
illuminando i colori freddi dei raffinati mobili che arredavano la
stanza e ancor di più quelli sgarcianti che appartenevano ad
ogni oggettino, tessuto o complemento d’arredo che li
circondava.
Era una stanza grande e ariosa, con un enorme letto matrimoniale a
ridosso della parete di sinistra e due enormi vetrate che davano sul
giardino posteriore del pensionato e da cui si aveva una vista perfetta
del castello nero e terrificante di Astaroth.
Era chiaramente una stanza che emanava calore, una stanza fatta su
misura per essere abitata da due persone, ma la figura presente in quel
momento era una sola e se ne stava davanti alla finestra con lo sguardo
perso all’orizzonte.
Bonnie avrebbe riconosciuto ovunque quella postura e quel profilo.
Lui era un vampiro, non poteva invecchiare, quindi Bonnie era preparata
al fatto che l’aspetto di Damon sarebbe sempre stato lo
stesso, ma quando l’altro Damon si voltò e
guardò Nicole tirando un meraviglioso sospiro di sollievo,
non potè non spalancare gli occhi e rimanere colpita da
ciò che aveva letto sul quel viso che credeva di aver
imparato a conoscere.
Accanto a lei, tutti i suoi amici avevano la sua stessa espressione
stupefatta.
L’altro Damon era…..devastato!
Non appena aveva rivisto Nicole i suoi occhi neri si erano illuminati
per un singolo istante, ma la disperazione e il senso di colpa erano
tornati presto e Bonnie poteva chiaramente scorgere sul suo viso i
solchi ormai secchi lasciati dalle lacrime che doveva aver versato per
molto tempo.
Bonnie non aveva mai visto Damon piangere, né
l’aveva mai visto così disperato.
Si voltò a guardare il vampiro che aveva sempre conosciuto e
che non l’aveva mai degnata di uno sguardo tornando a
chiedersi cosa si nascondesse dietro alla maschera di fredda
compostezza che si era calato ad arte sul viso contratto.
Cosa pensava vedendo quella versione all’apparenza
così diversa di se stesso?
Si sentiva ripugnato?
Era felice del cambiamento?
Oppure la sua maschera di indifferenza non era una maschera, ma
indifferenza vera?
“Papà….cosa è
successo?” - gemette Nicole con gli occhi lucidi e la voce
spezzata.
Il viso dell’altro Damon venne rigato da una nuova lacrima e
chiuse gli occhi scuotendo leggermente la testa.
Padre e figlia si guardavano negli occhi, entrambi disperati e
consapevoli della mancanza di una figura principale tra di loro.
Bonnie cominciò a sentire un peso che le opprimeva il petto.
Voleva sapere….Doveva sapere!
Cosa le era successo? Era possibile fare ancora qualcosa o erano
arrivati tardi?
“Papà?” - lo richiamò Nicole
al limite dell’isteria.
L’altro Damon tirò un sospiro pesante,
boccheggiando un paio di volte prima di parlare.
“Astaroth! E’ tornato all’improvviso, nel
bel mezzo dell’ennesima lotta tra noi e loro e….e
l’ha portata via! Io….io…mi sento
così in colpa, io non sono riuscito a fare niente, mi
sono…pietrificato…io…” -
tentò di spiegarsi, ma la disperazione che traspariva dalla
sua voce era troppa per riuscire a formulare una frase di senso
compiuto.
Ma ciò che riuscì a dire bastò
perché Nicole gli corse incontro e lo abbracciò
stretto.
Sembravano essersi estraniante dal mondo, sembrava che fossero
così scossi da non ricordare più chi avevano
intorno.
Davvero Damon provava un sentimento talmente forte per lei nel futuro?
Bonnie non riusciva a crederlo neanche lontanamente visto come erano
messe le cose per lei e per il Damon del suo tempo.
Nicole allentò appena la stretta su suo padre e lo
guardò asciugandosi le lacrime e con una nuova
determinazione negli occhi.
“Ce la riprenderemo! Faremo di tutto e ce le
riprenderemo!” - disse - “Astaroth può
fare a me qualsiasi cosa, ma non può toccare uno di voi due
e credere di passarla liscia!” - le parole di Nicole erano a
dir poco rabbiose e cariche d’odio.
L’altro Damon annuì e parve rincuorarsi con le
parole della figlia, di cui accarezzò il profilo del viso
con entrambe le mani.
“Mi sei mancata molto, Nicole!” - le disse.
“Anche tu, papà! Anche voi!” - rispose
Nicole tornando a stringerlo ancora una volta.
Bonnie si sentiva emozionata e sconcertata allo stesso tempo.
Persino il modo in cui Nicole si rivolgeva a suo padre la meravigliava
perché era un modo così carico di amore e
devozione….
Nicole aveva un atteggiamento completamente diverso con i due Damon.
Con quello del 2011 era cinica, ironica e spesso spietata anche.
Con quello del 2034 era tenera, affettuosa e docile.
Bonnie si chiese se dovesse quantificare la differenza tra il Damon del
passato e quello del futuro in base al modo in cui Nicole si
relazionava con loro perché la ragazza sembrava avere le
idee piuttosto chiare circa le differenze che intercorrevano tra i due.
Dopo un’ultima carezza l’altro Damon si
staccò da Nicole e si fece avanti verso di loro.
Bonnie non ci aveva ancora fatto caso, ma non era solo
l’atteggiamento ad essere diverso, ma anche lo stile: anche
questo Damon continuava la sua imperterrita battaglia per riportare in
auge il total-black, ma indossava capi meno aggressivi e più
sofisticati…era più elegante, ecco!
“Benvenuti!” - disse a tutti loro - “Mi
rendo conto che vi avrò scandalizzato con la non proprio
felice rimpatriata con mia figlia, ma credo abbiate capito che il
motivo è che B…” - l’altro
Damon si bloccò nel pronunciare il nome di Bonnie
perché proprio in quel momento i loro occhi si incontrarono
per la prima volta.
Lui restò immobile per un po’ per poi fare qualche
passo nella sua direzione.
Bonnie abbassò lo sguardo imbarazzata perché la
dedizione cieca e l’amore che leggeva in quegli occhi neri -
un amore che aveva sempre voluto leggere in quegli occhi neri - erano
troppo da sopportare così tutto d’un colpo.
Evidentemente l’altro Damon doveva conoscerla bene
perché si riscosse dai suoi pensieri e le sorrise come per
incoraggiarla.
“Scusa! Non volevo….destabilizzarti! So che tu non
sei lei, ma…è comunque un duro colpo!
Ma…..ti salveremo, Bonnie! Ti salveremo!” - le
disse.
Nicole affiancò suo padre e gli poggiò una mano
su una spalla, guardando anche lei Bonnie.
“Si! Puoi starne certa! Ti salveremo!” - aggiunse.
Bonnie annuì sapendo che loro non stavano parlando
propriamente a lei, ma alla sua versione futura. Nonostante questo,
però, non poteva distogliere lo sguardo sapendo quanto
avessero bisogno di dire quelle cose a voce alta.
“Questa volta Astaroth l’ha combinata grossa!
Troppo grossa!” - commentò una voce alle loro
spalle.
Voltandosi ebbero l’ennesimo colpo della giornata.
La versione futura di Stefan se ne stava tranquillamente appoggiato con
una spalla allo stipite della porta aperta, appena sorridente e con le
braccia incrociate al petto.
Emanava tranquillità e disinvoltura da tutti i pori e questo
sembrava renderlo addirittura più bello e raggiante.
Lilian gli sorrise e corse ad abbracciarlo.
“Papà!” - fece, tuffandoglisi tra le
braccia.
L’altro Stefan l’accolse senza esitazioni,
stringendola a se e cullandola.
Bonnie si voltò appena per guardare lo Stefan del suo tempo
e sorrise perché anche Stefan stava sorridendo.
Ovviamente il modo in cui Stefan e Damon avevano reagito di fronte alle
loro versioni future era totalmente diverso, ma questo non avrebbe
dovuto sorprenderla per niente. Era scontato!
L’altro Stefan si avvicinò alla sua controparte
passata e gli strinse la mano.
“Fa un certo effetto, lo ammetto!” - disse.
“Pensa piuttosto all’effetto che farà su
di loro! Non tanto per te, quanto per me….” - gli
fece notare l’altro Damon - “Guardami!” -
continuò, avvicinandosi al Damon del passato -
“Sembro uno stoccafisso imbambolato!”.
A Bonnie scappò un leggero risolino perché
sentire Damon che prendeva in giro…Damon…era
esilarante considerando il fatto che Damon prendeva in giro tutti
tranne che se stesso.
“Concordo in pieno, papà! E a
proposito…sappi che un bel ceffone gliel’ho
dato!” - intervenne Nicole.
L’altro Damon approvò con un cenno del capo:
“Spero sia stato bello forte…” - disse.
“Ovvio che si!” - rispose Nicole, orgogliosa.
“Adesso che ne dite se io e Lilian continuiamo il giro del
tour del pensionato con tutto il gruppo e voi due raggiungete Matt per
definire i dettagli del piano per riprenderci la nostra Bonnie,
eh?” - fece l’altro Stefan.
“Dico che è un’idea sensata,
zio!” - convenne Nicole per poi voltarsi verso di loro e
prendere a braccetto il padre - “Ci vediamo in giro,
eh?” - li salutò.
Pochi istanti dopo erano già oltre la soglia della stanza.
“Sono sempre impegnati quei due…”
- commentò l’altro Stefan.
“Allora…da dove vogliamo cominciare?” -
fece Lilian.
Era stata una giornata irreale e la sera era calata come una dolce
possibilità di riposo dalle troppe emozioni e dalle troppe
novità apprese.
Se scoprire la verità sul conto di Nicole e Lilian era stato
scioccante, essere catapultati nel futuro e trovarsi faccia a faccia
con la versione futura e notevolmente cambiata di tutte quelle persone
che ti stanno quotidianamente intorno e che credi di aver ormai
imparato a conoscere…era un qualcosa che andava oltre
persino per gli standard di ragionevolezza e perenne
tranquillità di Meredith.
La differenza tra le due versioni di Damon era la più
eclatante e visibile a tutti, ma anche la situazione di Matt e quella
di Stefan si erano rivelate delle vere sorprese.
Entrambi sembravano aver sviluppato negli anni una sicurezza autentica
in se stessi che rare volte avevano dimostrato a pieno.
Meredith, però, era preoccupata soprattutto per Bonnie
perché, che si trattasse della ragazza che conosceva lei o
del suo alterego futuro, era comunque la sua migliore amica, la sua
tenera sorellina che si sentiva in dovere di proteggere e sapere che
una delle due era nelle mani del nemico l’aveva messa in
agitazione.
Era per quel motivo che, nonostante la stanchezza accumulata durante le
giornata e nonostante fosse ormai notte fonda e fossero tutti andati a
letto, Meredith era ancora in piedi con la testa persa nei suoi
pensieri.
Solo dopo il terzo sbadiglio di fila decise che per quel giorno non
poteva più fare nulla ed era meglio riposarsi un
po’.
Si stava dirigendo alla stanza che le era stata assegnata da Lilian e
suo padre, quando andò a sbattere contro qualcuno
evidentemente distratto come lei da altre cose.
Alzò gli occhi e non fece neppure in tempo a capire chi
aveva di fronte che si sentì afferrare le braccia in una
morsa di ferro.
Avrebbe voluto urlare, ma proprio mentre era sul punto di farlo si rese
conto che la persona che aveva davanti era immobile a fissarla con gli
occhi sgranati e cerchiati da occhiaie scure, come se non dormisse da
giorni e giorni.
Meredith lo riconobbe in un attimo, nonostante il viso invecchiato, la
leggera barba incolta e i capelli ingrigiti.
“Meredith….” - sussurrò la
versione futura di Alaric.
Alaric…
Il suo Alaric non sapeva neppure dove si trovasse in quel momento
perché non aveva avuto né la voglia né
il tempo di avvisarlo di ciò che stava succedendo a
Fell’Church.
Era così arrabbiata con lui in quel periodo…
Era arrabbiata perché non lo vedeva da più di sei
mesi.
Era arrabbiata perché lui rimaneva ostinatamente chiuso in
se stesso senza raccontarle nulla neppure durante le loro telefonate
che, negli ultimi tempi, erano diventate sempre meno frequenti.
Meredith lo amava, sapeva di amarlo, ma sapeva anche che era stanca di
quel rapporto a distanza che non aveva mai avuto
l’opportunità di crescere.
Ma se Alaric era ancora lì, nel futuro, allora forse una
speranza per loro due c’era, no?
Per quale altro motivo avrebbe dovuto essere al pensionato se non per
lei?
Meredith sorrise.
“Alaric…” - disse.
“Fa così male…Sapevo che saresti
arrivata tu dal passato, ma…fa così male..troppo
male vederti!” - fece l’altro Alaric.
Meredith si accigliò.
Perché faceva male rivederla?
Cosa, esattamente, gli faceva male?
“Perché? Perché dici questo?
Cosa…” - ma non ebbe neppure il tempo di finire la
frase che Alaric la trascinò per un braccio fino ad una
porta socchiusa alla fine di quello stesso corridoio del primo piano
del pensionato.
Le annuì come per invitarla ad entrare.
Meredith si sentì improvvisamente nervosa e, titubante, fece
un passo avanti per poi spingere leggermente la porta con una mano per
rivelarne l’interno.
Era una camera singola, piccola e illuminata solo da candele, come il
resto del pensionato.
Non c’era nessun elemento d’arredo, tranne un letto
al centro esatto della stanzetta ed un piccolo mobile ricoperto di
medicinali e fiale di ogni tipo e grandezza.
Era la camera di un malato, era evidente.
Meredith fece un passo avanti e, per la prima volta quel giorno, vide
finalmente dov’era la versione futura e vampira di Elena: in
quella stanza a fare da infermiera al malato insieme ad un ragazzo sui
vent’anni con i capelli neri e gli occhi grigi come i suoi.
L’altra Elena si voltò a guardarla e sorrise.
Anche il ragazzo si voltò, ma non appena la vide
fuggì al suo sguardo e si girò di scatto
dall’altra parte, come se avesse visto qualcosa di troppo
difficile da guardare.
Solo allora Meredith guardò chi c’era in quel
letto.
C’era lei!
Era più adulta, con qualche ruga sul viso, ma con i capelli
ancora neri, lunghi e lucenti.
Era lei! E non sarebbe stata una visione orribile se non fosse stato
per lo squarcio profondo che le partiva dalla scapola e le attraversava
tutta la parte sinistra del busto permettendole di vedere il suo stesso
cuore immerso in una pozza di sangue che restava immobile senza mai
fuoriuscire, come se fosse stata in qualche modo congelato
così, e che non aveva il colore rosso vivo che si sarebbe
aspettata, ma un colore a metà tra il marrone e il nero,
come se stesse marcendo.
Ma il sangue non poteva marcire, giusto?
Meredith rimase impassibile.
“Cosa mi è successo?” - chiese,
spezzando l’opprimente silenzio che regnava in quella camera
che la stava vedendo morire lentamente.
NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!!
Personalmente, ho un raffreddore assurdo che mi fa stare da schifo, ma
vabbè...soprassediamo....
Sono contenta di come è stato accolto lo scorso capitolo e
che vi sia piaciuta la svolta del viaggio nel futuro perchè
praticamente adesso tutta la vera storia si svolgerà
lì!
Questo capitolo riguarda, quindi, il loro arrivo e le prime
impressioni, con un piccolo accenno a ciò che sta succedendo
a Bonnie e ciò che è successo a Meredith.
E per quanto riguarda proprio Meredith, non vi preoccupate che nel
prossimo capitolo vi spiegherò per bene cosa le è
successo per farla finire in quello stato e spero mi perdonerete se per
salvarla ci vorrà un pò, ma la sua storia e
quella della Bonnie futura tenuta nelle segrete da Astaroth, saranno le
storie che terranno banco per parecchio prima dello scontro decisivo
alla fine!
Invece...cosa ne pensate di Matt?
Ovviamente anche sul suo conto ci sono da dire altre cose, ma che ve ne
è parso del cambiamento?
E i Damon e Stefan del futuro come vi sono sembrati?
Lo dico per chi se lo fosse chiesto leggendo le poche battute dello
Stefan futuro: Si, per il suo cambiamento mi sono ispirata allo Stefan
di "Se io, se lei! Se io, se lui!" Perchè lì io
l'ho amato, molte di voi lo hanno amato, quindi....
Damon....beh...lui sarà una continua fonte di sorprese, sia
che si tratti del Damon del passato che del Damon del futuro!XDXDXDXDXD
Inoltre, già in questo capitolo ho introdotto i Pov di
Meredith e di Matt e, da ora in avanti, ci saranno sempre molti Pov
diversi e da tutti i punti di vista!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Oltretutto mi sono resa conto
che è un altro capitolone bello lungo!XDXDXD
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il
capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 10 *** Errori ***
Errori
Una
costante della sua esistenza erano le urla.
Ne aveva sempre sentite ogni giorno e spesso si perdeva nella loro
bellezza agghiacciante.
Astaroth conosceva ogni singolo anfratto di quel misero mondo guidato
dagli umani e non era mai riuscito a comprendere come mai nessun popolo
e nessuna nazione capisse che la musica più bella che un
uomo potesse produrre, che le canzoni più emozionanti che
potessero essere cantatate erano le urla strazianti cariche di quel
dolore e di quella sofferenza che sono un’esperienza viva e
diretta può conferire.
Le urla di Bonnie erano alte, acute e così rare da essere
paragonabili a delle gemme preziose e d’inestimabile bellezza.
Ne aveva fatto un rituale da compiere ogni giorno alla stessa ora e da
protrarre per tutto il tempo che lui avesse voluto.
Purtroppo per Bonnie le sue grida e i suoi lamenti piacevano
così tanto ad Astaroth che le torture aumentavano per
intensità e tempo di durata ad ogni nuovo giorno.
Lei sembrava essercisi rassegnata e, in generale, dava alla cosa la
stessa attenzione che rivolgeva a lui cioè
un’attenzione che quasi rasentava il nulla.
E forse era per questo che Astaroth ci prendeva sempre più
gusto. Perché Bonnie, in un certo senso, gli somigliava.
Certo, lei era di una bontà d’animo infinita e che
spesso lo disgustava, ma aveva la sua stessa propensione a dimostrarsi
forte e superiore nei confronti di chi non considerava degno della sua
presenza.
Ovviamente, il fatto che Bonnie gli desse così poca
importanza rappresentava un incentivo in più a farle
soffrire le più barbariche delle pene, ma questo non era poi
così rilevante per Astaroth quando si trattava di farsi
valere con delle persone che non poteva fare a meno di apprezzare, in
qualche modo strano e contorto.
La notte era lentamente calata, poteva percepirlo perché
sentiva il suo Potere crescere esponenzialmente mano a mano che la luce
del sole veniva a mancare.
Forse doveva approfittarne per fare qualcosa.
Se la Resistanza avesse notato che lui era stranamente diventato troppo
assente e silenzioso, allora avrebbero sospettato che ci fosse qualcosa
sotto e magari ragionando e riflettendo avrebbero capito che forse era
meglio rispedire la sue pedine venute dritte dal passato lì
da dove erano venute: era probabile quando si trattava di Matt
Honeycutt e dei suoi ragionamenti! Quell’umano aveva
abbastanza ingegno ed era abbastanza esperto del mondo soprannaturale
che spesso riusciva ad anticipare persino le sue mosse!
Se Astaroth voleva che il suo piano andasse a buon fine aveva bisogno
di tempo, di tempo affinchè quella versione più
stupida di Damon e magari anche qualcun altro cominciassero ad avere
dubbi su quel loro futuro troppo diverso dalle loro aspettative e
decidessero di mettersi in testa di riscriverlo completamente.
Ma, nel frattempo, dovevano continuare a credere che fosse tutto come
sempre, che la venuta del gruppo dal passato lui non l’avesse
prevista e che si sentisse braccato e quindi pronto a degli stupidi
contrattacchi apparentemente senza ragione d’essere.
Astaroth non poteva lasciare che scoprissero che in realtà
aveva rapito Bonnie solo per spingerli a fare ciò che lui
voleva, non potevano sapere che lui era a conoscenza della lettera che
Damon aveva inviato dal futuro a Nicole e non potevano sapere che aveva
orchestrato tutto sin dall’inizio.
Con un cenno della mano richiamò il demone che era
all’ingresso delle segrete.
“Preparatevi! Ho voglia di combattere! Le lotte con la
Resistenza mi sono mancate durante il mio viaggio e soprattutto mi
è mancato il loro modo così stupido di credere
che possano battermi!” - disse.
Il demone annuì con un inchino e scomparve.
Astaroth tornò a rilassarsi sulla poltrona dalla quale era
solito assistere alle torture inflitte a Bonnie ed un nuovo grido della
strega gli fece nascere un sereno sorriso sul volto.
“Cosa mi è successo?”.
L’aria già pesante della stanza si era appesantita
ulteriormente dopo la domanda di Meredith.
All’improvviso si era sentita quasi invidiosa del resto dei
suoi amici perché, anche se il futuro era disastroso, tutti
sembravano aver ottenuto ciò che desideravano tranne lei.
Elena era diventata una vampira e viveva felicemente con Stefan.
Matt era maturato ed aveva ottenuto ciò per cui si era
sempre battuto, cioè il riconoscimento del suo valore da
parte dell’intero gruppo.
Bonnie, nonostante in quel momento fosse tennuta prigioniera da
Astaroth, era diventata una strega potente e aveva Damon accanto a lei
che l’amava come Meredith non avrebbe mai creduto possibile.
Perché sì, nonostante avesse deciso di non
toccare mai l’argomento con la sua migliore amica per
evitarle di soffrire ulteriormente, Meredith non era stupida e aveva
capito da tempo che Bonnie era irrimediabilmente innamorata di Damon.
E invece lei?
Cosa aveva avuto lei dal futuro?
Forse una vita felice con Alaric, ma poi era finita in quel letto in
fin di vita e questo non era giusto! Non era assolutamente giusto!
“Voglio sapere cosa mi è successo!” -
pretese.
L’Elena del futuro si alzò e la guardò
con i suoi occhi azzurri resi ancora più luminosi ed
espressivi dalla trasformazionme in vampira e si discostò
appena dal letto per avanzare lentamente e con eleganza, verso di lei.
Le prese le mani, ma Merdith si sentiva troppo scombussolata per dare
peso alla cosa o per ringraziarla con un sorriso del suo tentativo di
conforto.
“Cosa mi è successo? Non mi interessa la mia
intera storia, ciò che voglio sapere è cosa mi
è capitato per farmi finire il quelle condizioni!”
- specificò di nuovo.
L’altra Elena annuì.
“Tu, come tuo marito Alaric e…tuo figlio
Owen..” - cominciò Elena indicandole il ragazzo
accanto alla versione futura di se stessa -
“…siete dei cacciatori, quindi non è
insolito che partecipiate con noi alle lotte contro i demoni
perché avete le capacità e le conoscenze giuste
per ucciderli! Ma circa due mesi fa…tu….tu
andasti con Nicole a recuperare un gruppo di cinque bambini che erano
fortunatamente rimasti illesi dopo il crollo di un edificio e li
stavate portando qui al pensionato quando Astaroth e i suoi vi
attaccarono! Cominciaste a combattere, coprendovi le spalle a vicenda,
ma all’improvviso Astaroth approfittò di un
momento di distrazione di Nicole, che stava proteggendo due dei bambini
dall’attacco di un altro demone, per colpirla alle spalle! Tu
te ne accorgesti e ti frapponesti ricevendo il colpo al posto di
Nicole! Le salvasti la vita, ma in cambio…ti è
successo quello che vedi…” - raccontò
fermandosi un attimo a lanciare uno sguardo al letto -
“Quando ti riportarono qui…stavi per morire!
Astaroth ti aveva squarciato il petto e ti aveva colpito direttamente
al cuore! Praticamente il tuo cuore non riusciva più a
pompare sangue, ma solo veleno demoniaco: è per questo che
adesso ha quell’aspetto e quel colore! E Nicole..lei
era….” - Elena si bloccò e scosse la
testa.
“Distrutta!” - intervenne la voce di Lilian dalla
porta - “Distrutta dal dolore per ciò che ti stava
succedendo, ma soprattutto distrutta dal senso di colpa!
Tutt’ora si sente in colpa per te, anche se la colpa
è di Astaroth! Si sente in colpa perché pensa che
se non si fosse trattato di lei, l’unica in grado di uccidere
quel demone, tu avresti cercato di avvertitla, ma non ti saresti
frapposta tra loro!”.
Meredith scosse la testa.
“No! Io l’avrei fatto comunque perché
lei è la figlia di Bonnie! E sicuramente è questo
il motivo principale che mi ha spinto a farlo!” - disse,
sicura.
“Lo so!“ - Lilian annuì entrando nella
stanza e arrivando di fianco al ragazzo che doveva essere Owen, figlio
suo e di Alaric, per poi prendergli la mano tra le sue.
Owen distolse lo sguardo dall’altra Meredith solo per fissare
i suoi occhi grigi in quelli verdi di Lilian e abbracciarla forte,
sospirando sollevato per il suo ritorno.
Meredith si lasciò scappare un lieve sorriso per quella
scena così tenera prima di ritornare a fissare
l’altra Elena, sentendo sempre il peso dello sguardo
angosciato dell’altro Alaric su di se.
“E poi cosa è successo?” - chiese,
perché era palese che non era morta.
“Intervenne Bonnie!” - rispose l’altra
Elena - “Nessuno di noi poteva darti il suo sangue per
guarirti prima che il tuo corpo non fosse stato purificato dal veleno
demoniaco, ma non avevamo idea di come purificarlo, quindi lei ti
ridusse, tramite un antico incantesimo, a quello che viene definito
‘il sonno magico’!”
“Il sonno magico?” - chiese Meredith.
“Sì!” - intervenne Alaric, avvicinandosi
all’altra Meredith e passandole uno straccio imbevuto
d’acqua fresca sulla fronte - “Il sonno magico
è..una specie di coma! Mette il tuo corpo in stasi ed ogni
funzione biologica rallenta moltissimo! E se sei ferito gravemente
anche il processo che ti porta alla morte viene rallentato per dare il
tempo a chi ti sta intorno di trovare una soluzione, una
cura!”.
“E voi l’avete trovata? Una cura, intendo! Esiste
una cura?” - chiese Meredith.
“Si, esiste!” - confermò Elena -
“Ci siamo dati da fare tutti e alla fine abbiamo capito cosa
dobbiamo fare! Ma fino a poco tempo fa sembrava
impossibile…”.
“Perché impossibile?”.
“Perché una strega abbastanza potente deve
pronunciare un incantesimo di guarigione dalle ferite inflitte dai
demoni mentre fa ingoiare al ferito una goccia del suo stesso sangue
che, però, deve essere puro dal veleno demoniaco! E
l’attacco di Astaroth fu così feroce e profondo
che, ancora prima che Nicole ti riportasse al pensionato, di sangue
puro nel tuo corpo non ce n’era più!”.
Meredith ascoltò tutto con attenzione, come suo solito, e ci
ragionò su qualche attimo.
Certo, se serviva una goccia del suo sangue puro, ma il suo sangue era
tutto contaminato poteva capire perché non si fossero ancora
mossi: semplicemente non avevano potuto e magari stavano cercando
un’un alternativa, una scappatoia.
Ma adesso c’era lei, giusto?
“Ora il sangue potete prenderlo da me, giusto?
Insomma….sono comunque Meredith Sulez! Più
giovane, ma sono comunque la stessa persona che giace in quel letto,
sono comunque..io, no?” - disse.
“Giusto! Per questo dicevo che ci sembrava
impossibile…fino a poco tempo fa! Perché adesso,
con te qui, possiamo prelevarlo da te il sangue che occorre a
lei!” - confermò Elena.
Meredith sorrise apertamente per la prima volta da quando aveva messo
piede in quella stanza e si arricciò una manica della felpa
leggera che indossava.
“E allora che state aspettando? Prendete ciò che
vi serve, no?” - chiese, esponendo il braccio, ma tutti i
presenti scossero la testa.
Meredith si accigliò.
“Cosa…?” - chiese, dubbiosa.
“Non abbiamo la strega ora che Astaroth ha fatto prigioniera
Bonnie!” - disse l’altro Alaric.
“Beh…ma c’è Nicole! Anche lei
è una strega, no?” - obiettò Meredith.
“Nicole è un ibrido! A noi serve una strega
pura!” - rispose Alaric.
“Allora lo chiederemo a Bonnie, la mia Bonnie, quella del mio
tempo!” - disse, risoluta, Meredith.
“Si, lei potrebbe, ma non è ancora abbastanza
potente! Nel tempo dal quale provenite Bonnie non ha ancora accettato
davvero la sua natura ed è ancora spaventata dalla
magia!” - fece Elena.
“Io posso convincerla ad aiutarci! Se sapesse cosa mi
è successo…” -
s’intestardì Meredith.
“Ci aiuterebbe sicuramente, lo so!” -
finì per lei Elena - “Ma ci manca comunque
l’incantesimo da farle pronunciare!”.
“Come sarebbe che vi manca
l’incantesimo?” - fece Meredith.
“I demoni sono crudeli e subdoli, Meredith! Non appena
vennero a conoscenza che le streghe avevano trovato il modo per salvare
le loro vittime, non vollero accettarlo e fecero in modo da uccidere
quelle streghe e distruggere gran parte di quegli incantesimi o
comunque da rubarli! Ciò che sappiamo per certo è
che Astaroth è egocentrico e perverso! Adora colpire i suoi
nemici e adora stare a guardare consapevole del fatto che
l’unico mezzo per salvarli è nelle sue
mani!” - rispose l’altra Elena.
“Aspetta! Questo significa che…Astaroth ha
l’incantesimo?” - chiese Meredith.
“Da qualche parte nel suo immenso castello! Probabilmente
nelle stanze che contengono la sua collezione privata di cimeli
dell’umanità, come adora chiamarli lui! Sono
nient’altro che un’accozzaglia di residui delle
città e dei popoli che lui ha distrutto durante il corso del
tempo e di cui si vanta molto, anche!” - rispose Lilian.
Meredith annuì.
“Dobbiamo trovare il modo di prendere
quell’incantesimo! Adesso che ci sono io e che è
possibile…salvarmi….non mi tirerò
indietro!” - fece.
“Nessuno di noi lo farà!” - le rispose
Owen voltandosi a guardarla per la prima volta da quando aveva messo
piede in quella stanza.
Dal modo in cui si prendeva amorevolmente cura dell’altra
Meredith si capiva benissimo che era molto legato alla madre e quindi
era comprensibile che, dopo aver passato mesi interi a vegliare sulla
figura di lei morente, doveva essere stato un duro colpo per Owen
vederla comparire all’improvviso dal passato, viva, giovane e
sana.
Meredith non poteva biasimarlo.
Annuì nuovamente e continuò a guardare negli
occhi il ragazzo che un giorno sarebbe stato suo figlio ripromettendosi
che gli avrebbe restituito sua madre.
L’avrebbe fatto per salvare il suo futuro, per Alaric, ma
soprattutto per Owen.
Adesso riusciva a capire il senso di protezione che Bonnie dimostrava
verso Nicole, perché era lo stesso che lei sentiva per Owen.
Astaroth doveva morire e qualcosa delle loro storie doveva cambiare se
volevano tutti sperare di avere un futuro felice e diverso da quello in
cui si trovavano.
Adesso Meredith l’aveva capito!
Non dovevano stare attenti a non cambiare nulla per non correre il
rischio di riscrivere tutto il loro futuro. Semplicemente, dovevano
stare attenti a cambiare solo ciò che era necessario!
All’alba il pensionato era già di nuovo in
fermento.
Per tutta la notte c’era sempre stato qualcuno di guardia e
per quanto Damon ne potesse sapere nessuno, tranne i suoi allegri
compagni di viaggio, aveva chiuso occhi quella notte.
Nicole e quella versione effeminata di se stesso erano rimasti chiusi
tutta la notte in una piccola stanzetta poco sotto la soffitta e Damon
non aveva fatto altro che fare avanti e indietro davanti a quella porta
aspettando pazientemente che qualcuno ne uscisse e gli riservasse la
considerazione che si meritava, ovviamente insieme ad un montone di
spiegazioni su come aveva fatto a ridursi in quello stato e su come
evitare che succedesse.
Ma la pazienza non era mai rientrata tra le già poche
virtù di Damon e, per i suoi standard, otto ore di attesa
erano state più che abbastanza.
Si fermò di botto e spalancò la porta che aveva
davanti.
All’interno, se non fosse stato un vampiro, si sarebbe
congelato all’istante visto il freddo che faceva. Nonostante
i raggi del sole entrassero dalla finestra posta a sud della stanza, il
calore sembrava essere quasi allergico a quel posto.
Le pareti erano scrostate e macchiate
dall’umidità, ma in compenso lì
sembrava esserci un vero arsenale di libri, carte topografiche e strani
oggetti vari.
Nicole e quell’altro vampiro che, per come era ridotto, quasi
non meritava neppure più di essere chiamato Damon Salvatore,
erano chini su un tavolo al centro della stanza e guardavano una grossa
cartina geografica che, per quello che Damon poteva capire, raffigurava
l’Old Wood dall’alto.
“Finalmente ti sei deciso ad entrare! I miei nervi non ce la
facevano più a sentirti camminare su e gù senza
prendere una decisione!” - disse l’altro Damon
alzando lo sguardo.
“Vorrai dire che il tuo portafogli non ce la faceva
più a sentirlo lì fuori ad aspettare!”
- fece Nicole mentre si tirava su con il busto e guardava
l’orologio a pendolo appeso ad una parete - “Ha
aspettato quasi otto ore prima di farsi vedere….Ho vinto io,
papà!” - aggiunse, soddisfatta, tendendo una mano.
L’altro Damon sbuffò e tirò fuori dalla
tasca laterale dei jeans scuri un paio di banconote da cento dollari
per poi depositarle sul palmo aperto della figlia che le
intascò sorridente.
“Incredibile che mia figlia mi conosca meglio di quanto mi
conosca io!” - borbottò.
“Non è questo, papà! E’ solo
che io sono una maga delle scommesse, ecco tutto!” -
ghignò Nicole.
Damon si riprese dallo stato di stupore in cui era caduto restando
spettatore immobile di quella scena e scosse la testa avvicinandosi a
loro.
Si, quella che stavano esaminando era una cartina geografica
dell’Old Wood con tanto di castello nero al centro!
“Che diavolo state blaterando? Avete fatto una
scommessa?” - chiese.
“Esatto! Io ho scommesso che avresti aspettato un bel
po’ prima di avere il coraggio di entrare, mentre mio padre
diceva che saresti entrato subito conoscendo il tuo
temperamento!” - confermò Nicole, voltandosi a
guardarlo - “Ma il fatto è
questo…” - aggiunse tornando con gli occhi
sull’altro Damon - “Tu hai molta più
tempra e coraggio della tua versione passata, papà! Lui
è solo un povero idiota al momento!”.
Damon le scoccò un’occhiataccia e si
voltò verso la sua controparte futura aspettandosi una bella
ramanzina a Nicole, ma niente: l’altro Damon annuiva e
sogghignava.
Damon non ci vide più.
Quel futuro faceva schifo e lui non aveva nessuna intenzione
di accettarlo.
Aveva ben chiaro in mente quale sarebbe stato il suo futuro,
cioè un futuro di pura gloria con Elena al suo fianco, e non
si sarebbe accontanto di nulla di meno!
Né si sarebbe ridotto in quel modo: sposato con Bonnie, con
Nicole per figlia e a capo di uno stupidissimo gruppo di umani che
l’unica cosa che erano degni di fare era consegnarglisi per
cena o come spuntino pomeridiano.
Si voltò furioso verso l’altro se stesso che era
tornato ad esaminare i documenti e i libri che aveva sotto il naso,
tutto preso dalla sua intenzione di salvare la moglie.
Moglie! Damon non avrebbe mai avuto una moglie e, se anche avesse
accettato di sposarsi, di certo non avrebbe accettato una proposta
della streghetta.
“Egocentrico sempre e comunque, eh?” -
commentò l’altro Damon picchiettandosi la mente
per ricordargli che poteva leggergli il pensiero - “Ma ti
senti? Ti faccio presente che è l’uomo a
chiedere alla donna amata di sposarlo, non il contrario! E poi tu ce la
vedi Bonnie a fare una cosa del genere?”.
“Io Bonnie non la vedo in nessun modo!” - si
ostinò Damon.
“Oh, ti assicuro che presto la vedrai i mooolti
modi…” - sorrise maliziosamente l’altro
Damon.
“Oddio, per favore! Ma la smettete di fare allusioni poco
caste su mia madre in mia presenza?” - si lamentò
Nicole.
“Certo, certo…scusa…” -
cantilenò l’altro Damon sorridendo.
Damon ringhiò e afferrò l’altro se
stesso per le spalle, costringendolo a fissarlo negli occhi.
“Dimmi come hai fatto! Come hai fatto a
diventare…così?” - pretese -
“Tu avevi dei progetti, dei grandi progetti che non
comprendevano figli, famiglie felici o streghette inutili! Come hai
fatto a mandare tutto all’aria? Cosa ti è
successo?”.
L’altro Damon lo guardò in silenzio per qualche
attimo, prima di afferrargli le mani con le sue e allontanargliele
dalle sue spalle.
“Cosa mi è successo? E’ successo che ho
aperto gli occhi e ho visto ciò che da troppo tempo avevo
sotto il naso e mi ostinavo a non vedere per colpa di una stupidissima
fissazione!” - gli rispose, gelido e tagliente.
“Elena non è una fissazione!” -
scandì bene Damon.
“Oh certo, perché tu la ami, no? La ami
così tanto che non appena mia figlia stava per scomparire
del tutto e Bonnie ti ha baciato tu non l’hai
respinta!” - lo prese in giro l’altro Damon.
“Quel bacio non ha significato niente! Non ho sentito
niente!” - replicò Damon.
“Certo! Continua a raccontartela da solo se ti fa piacere, ma
se permetti io ho cose ben più importanti a cui
pensare!” - fece l’altro Damon indicando le sue
scartoffie.
“Non mi puoi liquidare così! Io mi merito una
spiegazione decente!” - s’intestardì
Damon.
“Non posso dartela!” - fu la risposta
dell’altro Damon - “E sai perché?
Perché tu sei ancora troppo cieco per riuscire a capire cosa
lega me e Bonnie! Insomma…ancora ti ostini a ripetere che
quel bacio tra te e lei non ti ha fatto provare niente quando io so
bene che non è così perché, anche in
tempi non sospettabili, ogni singola volta che ho baciato quelle labbra
rosse io ho provato qualcosa! Ma tu non sei ancora pronto ad
ammetterlo, quindi non sei ancora pronto a sentire le mie motivazioni e
la mia storia, semplicemente perché non riusciresti a
capire!”.
Damon scosse la testa.
“Come osi dire che..” - iniziò, ma
l’altro Damon, con un gesto secco della mano, gli fece cenno
di tacere.
“Non ci provare nemmeno, Damon! Da me non saprai nulla fino a
che non ti sarai deciso a prendere in considerazione il fatto che il
futuro che stai progettando è una grandissima cavolata!
Quindi…ti consiglio di fartene una ragione,
amico!” - gli disse, battendogli una mano su una spalla un
paio di volte.
Damon era sconcertato.
Certo che lui non poteva capire! Non c’era nulla da capire
tranne il fatto che, evidentemente, aveva preso una bella botta in
testa e si era evoluto in un povero imbecille e codardo.
Lui non avrebbe ammesso un bel niente, perché non
c’era nulla da ammettere! Punto!
Era quello lì a doversene fare una ragione, non lui!
La porta alle loro spalle si spalancò
all’improvviso, nello stesso momento in cui una strana sirena
acuta e fastidiosa cominciava a gridare dal basso del pensionato.
L’altro Damon e Nicole scattarono subito mentre la
versione…ehmm…matura di Mutt entrava di corsa.
“I demoni! Il pensionato è sotto
attacco!” - disse, in preda all’affanno.
“Sotto attacco? Ma è impossibile!
C‘è l‘incantesimo di mia madre che ci
protegge!” - fece Nicole
“Si, ma si è indebolito e loro stanno facendo
forza per riuscire a crearsi un varco! L’unica spiegazione
è che Bonnie in questo momento sia così debole da
non riuscire a reggerlo!” - rispose l’altro Mutt.
Damon si stupì del pensiero che gli attraversò la
mente in quel momento: l’altro Mutt sembrava un tantino
più intelligente! Che cosa strana!
L’altro Damon ringhiò e sferrò un pugno
sul tavolo che traballò, ma non si ruppe.
“La stanno torturando!” - dedusse.
“Papà….andremo a riprendercela presto!
Ma adesso…” - fece per intervenire Nicole, ma
l’altro Damon si rimise dritto e si avviò a grandi
passi verso l’uscita, cominciando a dare ordini.
“Sbrangate porte e finestre…non devono entrare!
Dite ad Elena di restare con Meredith e a Lilian e ad Owen di tenere
tutti gli umani e i feriti calmi e al loro posto! Il resto
dovrà uscire fuori a
combattere…….DAMON! MUOVITI!”.
A quel richiamo Damon, che era rimasto immobile nella stessa posizione
in cui si trovava prima che Mutt arrivasse a dare la notizia
sull’attacco, si riscosse.
Ritornare a casa, un posto che ti ha visto crescere giorno dopo giorno,
non dovrebbe far venire i brividi a nessuno, ma per Nicole quella volta
non era stato così.
Nonostante si fosse dimostrata felice e spavalda come al solito nel
dare la notizia, in realtà non appena aveva letto il
biglietto del padre aveva capito che c’era qualcosa sotto e
rimettere piede al pensionato glielo aveva soltanto confermato.
Nicole conosceva la sua famiglia, conosceva ogni loro modo di pensare
ed agire e, per quanto suo padre potesse essere temerario e
più spavaldo di lei, Nicole sapeva che non avrebbe mai corso
il rischio che la sua intera storia, che la storia della loro famiglia
che lui amava sopra ogni altra cosa, venisse cancellata.
Quindi doveva essere successo qualcosa di veramente grave!
Aveva continuato a combattere tra la voglia di assecondare quel
presentimento e la voglia di scacciarlo via per tutto il loro viaggio,
ma l’incontro prima con Matt e poi con suo padre
l’avevano costretta a guardare in faccia la realtà.
Sua madre, la sua adorata e preziosa mamma, era stata rapita da
Astaroth.
Tra tutte le cose che poteva fare, tra tutte le torture che poteva
inventarsi, tra tutti i posti che poteva distruggere, Astaroth era
andato a colpire giusto nel suo punto debole: la famiglia!
E Nicole si rendeva perfettamente conto che, forse, un’idea
simile gliel’aveva suggerita lei stessa durante una delle
loro assurde chiacchierate durante uno dei loro assurdi scontri.
Si era scoperta troppo, si era fatta conoscere troppo e adesso Astaroth
aveva sua madre in pugno e lei era talmente confusa dalla cosa e
furiosa con se stessa e con quel demone che non sapeva come affrontare
la situazione né cosa pensare di preciso.
Di solito lei e suo padre insieme erano in grado di mettere su un piano
d’attacco perfetto sotto ogni punto di vista in sole poche
ore. Quella volta ci avevano messo tutta la notte e non erano ancora
giunti a niente!
Il pensionato sotto attacco era l’ultima cosa che serviva a
tutti loro.
Avevano già così tanti pensieri e preoccupazioni
che non avevano pensato neppure un minuto al fatto che Astaroth potesse
approfittare di avere lì sua madre per indebolirla e
indebolire di conseguenza lo scudo magico di protezione che difendeva
il pensionato, l’ultimo baluardo della Resistenza.
Ancora una volta non avevano pensato lucidamente e si erano lasciati
fregare.
Al fianco di suo padre e Matt e con…Damon…alle
loro spalle, Nicole si diresse verso l’uscita del pensionato
pronta ad una nuova battaglia.
Guardare suo padre e poi guardare Damon, così simili e
così diversi, le faceva uno strano effetto.
Suo padre era un uomo deciso, carismatico e affidabile, un padre
eccezionale, un marito meraviglioso, un fratello presente, un amico
leale e un vampiro indistruttibile.
Damon…non era suo padre! Punto!
E Nicole poteva vedere quella differenza chiaramente,
l’avrebbe vista anche se avessero assunto lo stesso
atteggiamento e si fossero vestiti alla stessa maniera.
Suo padre era suo padre.
Damon era Damon.
E, nonostante si rendesse conto che erano la stessa identica persona,
Nicole non poteva evitare di sentirsi estremamente legata ad uno e
provare un qualcosa di molto simile al disgusto per l’altro.
Il modo in cui Damon parlava di Bonnie…
Il modo in cui Damon si ostinava a non credere all’amore
profondo che legava i suoi genitori…
Il modo in cui Damon non faceva che sbandierare ai quattro venti quanto
amasse quell’oca rinsecchita di Elena…
Erano tutte cose che la mandavano in bestia e accrescevano il suo
disprezzo.
Arrivati nell’atrio vennero subito accerchiati dal solito
capannello di uomini e donne terrorizzati che chiedevano solo di avere
un giorno in più da passare con i loro cari. Oltre a loro vi
era il gruppo che sarebbe sceso in campo per la lotta.
Senza volere il suo sguardo si posò sulla figura di Meredith
che si stava legando in vita una delle grosse cinture cariche di armi
della sua versione futura.
Flash istantanei offuscarono la mente di Nicole che si sentì
opprimere il petto dal senso di colpa.
No! Già sua zia Meredith si trovava in un letto
perché aveva voluto difendere lei, non avrebbe permesso che
anche la giovane Meredith facesse la stessa fine!
Si voltò verso suo padre e ne richiamò
l’attenzione poggiandogli una mano su un braccio e
indicandogli Meredith con un cenno della testa.
“Per favore, papà….” - lo
supplicò.
Suo padre annuì.
“Meredith? Scusa è che devo abituarmi al fatto che
non siete diventati ancora ciò che siete in questo tempo,
quindi…ti dispiacerebbe restare al pensionato? Verranno
Lilian ed Owen con noi! Solo per precauzione!” - disse suo
padre, ad alta voce.
Meredith sembrò stranita, ma annuì e sua cugina e
Owen si fecero largo tra la folla e si aggregarono a loro lanciandole
uno sguardo di comprensione e uno di gratitudine.
“Bonnie? Matt? Potete restare qui anche voi, se
volete!” - aggiunse suo padre.
“No, io voglio esserci! Voglio capire perché mi
hanno presa! Resterò nelle retrovie e vedrò di
tenermi lontana il più possibile dagli scontri, ma voglio
uscire là fuori anch’io!” - fece Bonnie.
“Io starò con lei!” - aggiunse Matt.
Suo padre aspettò qualche secondo prima di annuire.
“Perfetto, allora! Andiamo!” - disse.
All’esterno sembrava la scena di uno di quei film horror
pieni di zombie che arrivano da ogni parte a valanghe e si riversano
tutti contro uno stesso edificio.
Più o meno lo stesso scenario di sempre, praticamente.
Nicole si prese due secondi per guardarsi intorno prima di rendersi
conto che Astaroth non c’era e che aveva mandato i suoi
demoni probabilmente solo per rompere le scatole a tutti loro.
“Dì la verità: ti è mancato
tutto questo spettacolo esaltante, eh?” - ironizzò
suo padre.
“Sai che hai ragione! Mi sa che mi sono abituata alla
Fell’s Church versione Armageddon!” - rispose a
tono Nicole.
Suo padre le battè una mano su una spalla e poi le
afferrò il polso destro e fece incontrare le loro due
polsiere.
“Vedi di restare viva, ok?” - le disse, come ogni
volta.
“Vedi di restare vivo tu, vecchietto!” - rispose
Nicole, come ogni volta.
A quel punto avrebbe dovuto esserci anche una terza polsiera che si
univa alle loro accompagnata da una voce che diceva: “Vedete
di restare vivi entrambi, piuttosto!” - ma Astaroth aveva
portato via quella voce e, fosse stata l’ultima cosa che
avrebbe fatto, Nicole se la sarebbe ripresa, si sarebbe ripresa sua
madre.
Programmare un vero e minuzioso piano d’azione era quasi
sempre impossibile contro quei demoni perché non avevano
disciplina, non avevano ordine. Attaccavano solo perché
così gli era stato ordinato, senza curarsi di cercare una
traiettoria precisa, un bersaglio vero da colpire.
Era il caos, sempre e solo il caos.
Quindi la cosa più sensata da fare, in quelle situazioni,
era dividere il campo di battaglia in sezioni e lasciare che ognuno di
loro si occupasse dei demoni che arrivavano nella sezione che si era
scelto.
Nicole era al centro di quella insensata baraonda e davanti a lei
poteva vedere Damon combattere e uccidere demoni con uno stile simile a
quello di suo padre, ma non ancora così preciso, esperto ed
accurato.
Suo padre era alle sue spalle e Nicole sentiva le urla dei poveri
demoni che arrivavano fino a lui solo per poi fare una misera morte
dolorosa anche se veloce.
Suo zio Stefan era con suo zio Alaric alla sua sinistra e Lilian ed
Owen tenevano a bada i demoni che arrivavano da destra, coprendosi le
spalle a vicenda.
Elena aveva sfoderato un paio delle famose ali che Nicole non aveva mai
avuto modo di vedere e cercava di aiutare Stefan, poco più
in là rispetto a lei.
Matt e Bonnie, invece, avevano fatto come promesso e se ne restavano in
disparte, nelle retrovie, coperti da tutti loro.
Nicole creò l’ennesima lama di luce pura e
mozzò di netto la testa dei due demoni contemporaneamente
mentre si allungava all’indietro per colpire con un calcio in
pieno petto un altro demone che tentava di attaccarla vigliaccamente
alle spalle.
Si abbassò appena in tempo per schivare la lama di un altro
dei suoi nemici e con un esplosione di puro fuoco ardente ne stese
quattro che avevano tentato di fare capannello intorno a lei per non
lasciarle vie di fuga.
Continuava a lottare mantenendo sempre la mente aperta nel caso ci
fosse stato qualche nuovo pericolo da captare e cercava sempre di
buttare un occhio sugli altri per vedere se erano in
difficoltà oppure no.
Con una sfera di energia elettrica disintegrò un demone che
si era materializzato all’improvviso alle spalle di Lilian e
di cui la cugina non si era accorta, ma proprio in quel momento un urlo
vicino la fece scattare.
Nelle retrovie, dove avrebbe dovuto essere al sicuro, Bonnie era a
terra e si teneva un braccio da cui colava copiosamente sangue.
Nicole non riusciva a capire come fosse potuto succedere e
riuscì perfino a meravigliarsi quando notò Elena
lì vicino, a terra ma in perfetta forma, e Damon tra le due.
Suo padre le lanciò un’occhiata e
scattò immediatamente ordinando agli altri di seguirlo.
I demoni che avevano sterminato quel giorno erano in molti e le loro
ceneri giacevano sul terreno arido di fronte al pensionato. Ne
restavano relativamente pochi e sembrava che nessun altro stesse
arrivando, così Nicole prese un bel respiro e rivolse le
mani al suolo.
La terra davanti a lei si crepò e, accompagnata da un forte
vento, si formò una voragine ai suoi piedi nella quale i
demoni rimanenti furono scagliati.
Nelle grandi lotte non ricorreva mai a quel tipo di magie
perché non era in grado di tenere
quell’incantesimo attivo abbastanza a lungo da sbattere
dentro quella voragine un esercito di demoni.
Se lo concedeva rare volte e solo quando i nemici non erano in molti.
Quando tuttò cessò e la terra tornò al
suo posto, Nicole corse verso Bonnie giusto in tempo per vedere suo
padre che si scagliava contro Damon e lo appendava al muro tenendolo
stretto per la gola.
“Come hai osato, eh? Che ti passa per la testa?” -
ringhiò suo padre - “Ecco cosa ti dicevo poco fa:
tu non puoi capire perché sei cieco, cieco e stupido anche!
Non sai cosa significa fare gioco di squadra e questo è
sempre stato il tuo più terribile difetto, Damon, e se te lo
dico io puoi crederci! Tutto stava andando per il verso giusto
finchè tutti restavano nei propri settori, ma tu ovviamente
dovevi rovinare ogni cosa, eh? E se non ci fosse stata Nicole con la
sua magia? Saremmo morti probabilmente tutti per via di un tuo
stupidissimo tentativo di rivalsa nei miei confronti!”.
“Io non sto cercando rivalsa nei confronti di
nessuno…” - ringhiò Damon, ancora
intrappolato nella presa di suo padre.
“Ah no? E allora perchè diamine sei corso come un
povero cretino ad aiutare Elena quando se la stava cavando benissimo da
sola e con lei aveva Stefan, eh? Spiegamelo perché io non lo
capisco!” - urlò suo padre.
“Elena stava per essere attaccata da un demone! Io
l’ho visto e sono corso a salvarla perché
così deve essere!” - rispose Damon.
“Certo! E non ti è importato un bel niente del
fatto che per portare via Elena hai lasciato scoperta Bonnie che
è stata inevitabilmente colpita a causa tua, no?”
- ribattè suo padre.
Quindi era questo che era successo?
Per portare la sua preziosa Elena lontana dal pericolo, Damon aveva
lasciato Bonnie da sola contro il nemico?
Nicole sentì un’improvvisa rabbia crescerle
dentro. Strinse i pugni e, in risposta al suo stato d’animo,
il cielo sopra le loro teste tuonò.
Lilian arrivò a metterle una mano su una spalla, ma Nicole
se la scollò di dosso: in quel momento non aveva bisogno di
conforto, ma solo di sfogarsi.
Elena, dal canto suo, restava immobile con gli occhi bassi e non si era
neppure avvicinata a quella che diceva essere la sua migliore amica e
che giaceva ancora a terra sorretta appena da Matt.
Poi si chiedevano perché, indifferentemente da se si
trattasse delle sua versione presente o passata, Nicole odiava sua zia
Elena con tutte le sue forze e non riservava lo stesso trattamento
anche a suo padre.
Era semplice: suo padre era combiato negli anni mentre Elena era
rimasta la stessa egocentrica imbecille di sempre.
Suo padre lasciò bruscamente andare Damon, ma
continuò a guardarlo in preda all’ira.
“Ascoltami bene: fai un’altra stupidaggine del
genere, metti di nuovo a rischio la vita di Bonnie e assaggerai dalle
mie mani cosa vuol dire essere un vero vampiro potente, mi hai capito?
E poco mi importa se mi farò del male da solo,
perché nessuno fa male a Bonnie...tantomeno io!
Intesi?” - ringhiò ancora.
Bonnie, nel frattempo, si reggerva il braccio lamentandosi
sommessamente.
Tutta la manica del suo leggero golfino era stata stracciata e Nicole
poteva vedere un lungo taglio profondo che dalla spalla le arrivava
fino alla mano lacerandole selvaggiamente la carne in due parti.
Il sangue era copioso e il dolore doveva essere inimmaginabile.
Suo zio Stefan accorse da lei e la prese delicatamente dalle braccia di
Matt, cercando di alzarla senza farle ulteriormente male, ma doveva
essere molto difficile visto il modo in cui anadava a rilento nei
movimenti.
Suo padre era ancora talmente furioso che non riusciva a muoversi o
forse era così poco lucido da non poterlo fare.
Fu Stefan a farsi avanti e ad affiancare Bonnie dall’altro
lato collaborando con la sua controparte futura.
Insime, i due Stefan, riuscirono a non muovere troppo Bonnie e a
portarla dentro dove si sarebbero presi cura di lei.
Nicole scosse la testa a quella scena e guardò suo padre e
Damon che ancora si ringhiavano contro.
Perché?
Perché tra loro due non poteva essere come tra suo zio
Stefan e Stefan?
Perché suo padre doveva per forza essere stato un tale
imbecille?
Questa volta, quando Lilian le mise una mano su una spalla e la
trascinò dentro, Nicole sorrise mestamente e non la
cacciò via.
Dalla torre più alta del suo palazzo, Astaroth aveva
assistito ad ogni cosa e adesso stava ridendo a crepapelle.
Si chiedeva come aveva fatto a non pensare a quel suo piano
così geniale già parecchio tempo prima.
Vedere quella versione passata di Damon che lasciava la giovane Bonnie
al suo destino senza curarsi minimamente di lei era stato impagabile e
adesso lo sapeva, adesso aveva l’assoluta certezza che
pazientando ancora e continuando su quella via, avrebbe raggiunto la
sua vittoria.
Loro si sarebbero rovinati con le loro stesse mani e Astaroth si
sarebbe liberato per sempre di Nicole.
NOTE:
Ciao a tutti!!! Come va?
Io ho un leggero stiramento alla schiena che mi da un sacco di
fastidio, ma vabbè....lasciamo perdere...
Grazie a tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Vi adoro tutti!*_*
Allora...passando a questo capitolo, invece...
Si è finalmente scoperto cosa è successo alla
Meredith del futuro e cosa bisogna fare per aiutarla! Inoltre vi ho
introdotto Owen.....non è carino con Lilian?*_*
C'è stato il tanto richiesto Pov Damon e vi ho lasciato non
una, ma ben due chiacchierate tra i due Damon! Oddio...chiamarle
chicchierate è un pò eccessivo, visto che il
Damon del futuro si è limitato a dargli del rincretinito
tutto il tempo, ma..vabbè...se lo dice lui allora
avrà ragione, no?XDXDXD
In molti mi hanno chiesto nelle recensioni che cos'è la
Bonnie del futuro! Un'umana? Una vampira?
Quindi ho deciso di mettervi qui anche la stessa risposta che ho dato a
tutti nei commenti: si scoprirà presto che cos'è
l'altra Bonnie, ma non posso dirvelo ora!
Ovviamente, però, presto anche Bonnie e gli altri dal
passato, non potendo vedere l'altra Bonnie per ovvi motivo, si faranno
delle domande e allora si avrà la risposta! Ma vi prometto
che sarà un momento veramente carino e che
arriverà giusto tra pochissimo!*_*
Ah...e poi spero che nol Pov Nicole si siano capiti bene i vari
personaggi di cui parlava, cioè...quando parlava di quelli
del passato li chiamava solo per nome, invece quando parlava di quelli
del futuro li chiamava mamma, papà, zio, zia e via dicendo...
Se non si fosse capito vi prego di avvisarmi così
cercherò di essere più chiara nei prossimi
capitoli.
Adesso vi lascio....per qualsiasi domanda o chiarimento sapete che sono
sempre qua pronta a rispondervi!
A lunedì sul mio blog per lo spioler e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 11 *** Quando il dubbio ti assale ***
Quando
il dubbio ti assale
La
speranza è l’ultima a morire.
Era sorprendente quanto quella piccola frase era passata
dall’essere una delle tante frasi fatte che si dicevano nei
momenti di crisi quando non si sapeva più che dire,
all’essere lo slogan della sua vita.
Elena, insieme e tutti gli altri, ne aveva passate così
tante negli ultimi anni che, spesso, sperare si era rivelata
l’unica cosa vagamente intelligente da fare.
Avere dubbi o esitazioni non le era permesso, ma una buona dose di
speranza non faceva male se accoppiata ad un buon piano
d’azione.
Era uno solo il dubbio talmente forte ed insistente da riuscire a
scavalcare gli alti muri di speranza che aveva costruito intorno alla
sua anima, alla sua mente e al suo cuore.
Sempre il solito dubbio che non la lasciava andare neppure durante il
sonno: Stefan o Damon?
A volte Elena cercava di valutare la situazione obiettivamente, come se
non vi fosse conivolta, dal di fuori…ed ogni volta fuggiva
alla sensazione di disgusto per se stessa che arrivava quasi a provare.
Lo sapeva, sapeva che i suoi sentimenti per entrambi erano sinceri, ma
quanto poteva essere sbagliato quel suo modo di amare che la spingeva
in entrambe le direzioni?
Elena guardava Meredith e pensava che, seppur con i loro alti e bassi,
seppure ci fosse di mezzo la lontananza, la sua amica non amava altri
che Alaric. Meredith non si lasciava distrarre da altri ragazzi, non si
lasciava nemmeno sfiorare dal pensiero di farsi distrarre.
Elena ricordava i suoi genitori e pensava che avevano trascorso anni
insime, prima dell’incidente, senza mai nessun intoppo, senza
mai volgere le loro attenzioni a nessun altro.
Quindi, cosa aveva lei che non andava?
Era cresciuta con il perfetto esempio del vero amore in casa, per cui
come era possibile che, proprio quando pensava di aver trovato anche
lei il suo vero amore in Stefan, si lasciava distrarre da Damon?
Amava Stefan con tutta se stessa fin dal primo istante ed era certa che
avrebbe continuato ad amarlo con la stessa intensità fino
alla fine dei suoi giorni.
Ma come poteva essere definito quel sentimento così forte e
travolgente che provava per Damon se non anch’esso con la
parola < amore >?
Ma forse era vero che quella sbagliata era lei.
Ormai, per quanto riguardava quella situazione, persino lei, Elena, la
ragazza che aveva sempre la risposta ad ogni problema, un piano geniale
per risolvere ogni situazione, non sapeva più come
affrontare la cosa.
Quindi aveva provato a lasciarsi trascinare dalle situazioni, sperando
che assecondando i suoi istanti sarebbe giunta alla dissoluzione di
quel dubbio, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era stato
illudere Damon facendogli credere di essere vicino alla sua totale
conquista; offendere Stefan che, in uno dei suoi rari momenti di
rabbia, le aveva fatto presente quanto lo stesse ferendo non solo
perché continuava a tradirlo con suo fratello, ma
soprattutto perché lo aveva creduto così stupido
da non accorgersene; e deludere se stessa che mai aveva pensato di
poter essere una persona del genere, traditrice e bugiarda.
Arrivata a quel punto Elena non sapeva più se sarebbe mai
uscita da quel circolo vizioso, ma poi era arrivata Lilian ed era
arrivato quel viaggio nel futuro.
Per quanto a tutti sembrasse pazzesco ed irreale, per quanto nessuno
sembrasse così felice di ciò che aveva trovato,
per quanto lei stessa non riusciva a credere che Damon un giorno
avrebbe amato così tanto Bonnie e non aveva ancora capito
cosa ne pensasse della cosa….Elena, appena era approdata in
quel nuovo tempo, aveva avvertito un’infinita sensazione di
puro sollievo.
Perché combattere ancora così tanto contro quel
suo dubbio se aveva la risposta lì davanti ai suoi occhi?
Era Stefan quello giusto e adesso lo sapeva.
Non doveva più rifletterci o passare notti insonni
tormentata dall’impossibilità di riuscire a
scegliere perché ora sapeva su chi doveva ricadere la sua
scelta.
Era stata l’altra Elena a prendere quella decisione, ma
tecnicamente era come se l’avesse fatto lei, giusto?
Dopo la lotta avvenuta quella mattina, Elena aveva deciso di lasciare
per un po’ l’aria tesa che gravava sul pensionato
per tornare nella stanza che le era stata assegnata.
Prima era passata da Bonnie per assicurarsi che stesse bene e, mentre
risaliva le scale verso la sua camera, aveva scorto da lontano le
figure dell’altra Elena e dell’altro Stefan che
parlavano tra di loro teneramente abbracciati.
Elena fino a quel momento aveva accuratamente evitato di trascorrere
troppo tempo con l’altra se stessa perché, dopo
aver più volte assistito alle prese in giro del Damon del
futuro verso quello del suo tempo, non sapeva se era preparata al
confronto diretto con l’altra Elena.
Ma guardarla da lontano non era un crimine, no?
In mezzo a quell’Apocalisse, l’altra Elena e
l’altro Stefan sembravano essere stranamente capaci di
ritagliarsi un loro angolo di paradiso ovunque si trovassero e
guardarli le faceva spesso stringere il cuore per la tenerezza.
L’altro Stefan avvolse l’altra Elena in un
abbraccio ancora più forte dei precedenti e
l’altra Elena sorrise.
Contemporaneamente, due braccia forti le avvolsero la vita sottile.
“Ehi? Dov’eri finita? Ti stavo cercando!”
- le disse Stefan - “Stai bene?”.
Anche Elena si lasciò andare ad un sorriso e, voltandosi per
guardare Stefan in pieno viso, affondò i suoi occhi azzurri
in quelli verdi di lui e gli afferrò il viso con le mani
lasciandogli un bacio carico di dolcezza sulle labbra.
“Benissimo!” - rispose.
Stefan le sorrise.
“In molti non la pensano così! Damon, ad esempio,
sta impazzendo!” - le fece notare.
Elena scosse la testa: “Beh…io no! Io sono
contenta di essere qui!” - ribattè -
“Certo, ovviamente non sono affatto felice per ciò
che è successo all’altra Bonnie e dobbiamo
assolutamente aiutarli a liberarla e a togliere di mezzo Astaroth,
ma…Stefan…ora che so come andranno le cose, ora
che so che stare con te è davvero il mio destino, come posso
non esserne felice?”.
La reazione di Stefan non fu quella che si aspettava.
Lo vide accigliarsi e staccarsi da lei.
Lo vide guardare alle sue spalle verso l’altro Stefan e
l’altra Elena.
Poi lo vide scuotere la testa e andare via senza dire una parola.
Elena era confusa, non riusciva a spiegarsi perché Stefan
avesse reagito così.
Cosa aveva detto di male?
Non si supponeva che avrebbe dovuto essere felice anche lui del fatto
che lei non avrebbe più dovuto sprecare tempo prezioso a
scegliere e poteva, quindi, dedicarsi solo a lui visto che proprio lui
era il suo futuro?
Una nuova risata dell’altra Elena la fece voltare di nuovo
nella direzione verso cui guardava poco prima e allora, con la prova
lampante che per essere felice aveva bisogno di stare con Stefan, Elena
sorrise serena e mise da parte ogni dubbio e preoccupazione.
“Adesso sembra una ferita orribile, lo so, ma l’ho
trattata con del sangue di vampiro, quindi guarirà in un
paio d’ore!” - disse Lilian mentre sistemava la
fasciatura intorno al braccio ferito di Bonnie.
“Sangue di vampiro?” - chiese Bonnie.
“Si! Siamo in guerra e abbiamo i sopravvissuti a cui badare!
Il sangue dei vampiri può guarire qualsiasi tipo di ferita,
quindi ogni vampiro presente in casa si sottopone a
delle…mmm…donazioni mensili, se così
vogliamo chiamarle! Per i casi d’emergenza,
sai…” - spiegò Lilian -
“L’unica che riesce a competere con Astaroth
è Nicole e lui ha a disposizione un esercito molto numeroso,
cosa che noi non abbiamo, quindi cerchiamo di tenerci sempre tutti in
ottima forma e di limitare le vittime in ogni modo
possibile!”.
“Quindi mi hai guarito con sangue di
vampiro…” - ripetè Bonnie.
“Si! Matt è stato categorico su questo: voi dovete
tornare nel passato così come siete arrivati, senza nemmeno
un graffio perché, già tenervi qui è
rischioso, ma se dovesse anche succedervi qualcosa, qualsiasi cosa qui
nel futuro, Dio solo sa cosa potrebbe comportare questo! Quindi, si: ti
ho guarito con sangue di vampiro!” - rispose Lilian.
“E…di chi era il sangue?” - chiese,
timidamente, Bonnie.
Lilian scosse la testa: “Non lo so con certezza!
L’ho preso da uno delle sacche delle donazioni
più…consistenti e numerose, ecco. Quindi,
probabilmente, sarà di mio padre oppure di zio Damon: di
solito loro sono quelli che ne donano di più!” -
rispose - “Comunque…ho finito! Tra due ore ci
incontriamo di nuovo qui così posso toglierti la fasciatura
e tu riavrai il tuo bel braccio nuovo di zecca! Ma, mi raccomando, per
i prossimi giorni evita di morire, ok?” - scherzò.
“Certo! Altrimenti potrei trasformarmi in un vampiro e Matt
è stato categorico, giusto?” - fece Bonnie,
sorridendo.
“Giusto!” - ribattè Lilian -
“Allora…ti fa male? Stai bene?” - le
chiese.
“Sto bene, si! E no, non mi fa male…non tanto
almeno!” - rispose Bonnie - “Ci rivediamo tra due
ore?”.
“Ci rivediamo tra due ore!” - confermò
Lilian.
Bonnie le rivolse un ultimo sorriso prima di alzarsi e lasciare la
stanzetta al piano terra del pensionato dove tenevano le scorte di
medicinali e bende di ogni genere.
Lilian sospirò.
Aveva seriamente creduto che il viaggio nel passato avrebbe
rappresentato la situazione più assurda della sua intera
vita, ma aver portato nel futuro tutto il gruppo del
passato...beh…aveva superato di gran lunga le sue
aspettative in quanto ad assurdità e difficoltà.
Fino a quel momento c’era stata un’unica cosa su
cui non si era trovata d’accordo con suo padre: lui credeva
che le persone potessero cambiare sia in meglio che in peggio mentre
lei credeva semplicemente che le persone non potessero cambiare affatto.
Nonostante tutte le storie che i suoi zii e i suoi genitori le avevano
raccontato sul loro passato, Lilian aveva continuato a credere che era
impossibile cambiare, che se si è tondi non si poteva morire
quadrati e che anche se si fosse presentato un cambiamento, in
realtà non si sarebbe trattato di un cambiamento vero, ma
solo della naturale e vera espressione della personalità di
una persona che fino a quel momento aveva vissuto nella menzogna.
Era stata costretta a ricredersi.
Le era bastato vedere a confronto una volta sola le due versioni dei
suoi zii e genitori per capire che si era sempre sbagliata di grosso.
Ogni volta che li vedeva tutti insieme, riuniti in una stessa stanza,
si rendeva sempre più conto di quanto le controparti future
fossero dei completi estranei per le controparti passate.
Ma come si poteva essere degli entranei per se stessi?
Quando si era ritrovata per caso a pensare quella stessa frase a voce
alta, suo padre le era accanto e le aveva risposto con una semplice
parola: Cambiamento.
E aveva ragione!
Solo un cambiamento radicale dettato da un altro altrettanto radicale
evento poteva trasformare così le controparti future tanto
da renderle irriconoscibili a quelle passate.
Ma, nonostante Lilian fosse riuscita ad arrivare a quel concetto, non
poteva non continuare a sentirsi a disagio ogni volta che erano tutti
insieme.
Forse il cambiamento di Matt o quello di suo zio Damon erano quelli
più lampanti, ma i suoi genitori avevano subito la stessa
evoluzione che, anche se meno visibile, c’era e lei riusciva
a coglierla.
La lotta di quella mattina e il conseguente ferimento di Bonnie, poi,
avevano fatto scaldare gli animi di tutti e Lilian aveva fatto in modo
di tenersene fuori il più a lungo possibile.
Avrebbe voluto dare una mano per risolvere quella situazione
così tesa, ma era giunta alla conclusione che forse era
meglio lasciare che le cose si sistemassero da sole.
Cosa poteva fare lei per risolvere le cose quando persino Matt non
sapeva gestire ciò che stava succedendo e non aveva,
evidentemente, messo in conto la possibilità che le versioni
passate e le versioni future non andassero
d’accordo proprio per via di quel cambiamento che aveva reso
loro diversi, ma che non era ancora avvenuto nelle controparti passate?
Aveva, quindi, passato il resto della giornata a riflettere nella sua
stanza, ad aiutare in giro dove poteva, ad intrattenere i bambini, a
fasciare il braccio di Bonnie e a stare vicino ad Owen con tutta se
stessa.
Owen…
Aveva impedito a se stessa di sentirne la mancanza mentre era in
viaggio con Nicole perché era sempre tremendamente difficile
doverlo lasciare anche se, ufficialmente, tra loro non c’era
niente di concreto, fatta eccezione per tante parole.
Due anni prima, Astaroth era arrivato giusto nel momento della sua vita
in cui aveva deciso di dare una chance al suo cuore che, sin da
bambina, aveva battuto sempre e solo per Owen.
Nicole l’aveva presa in giro così tante volte per
la sua eccessiava timidezza con lui e l’aveva provocata
così tanto con la storia che se non si decideva a parlare
una volta per tutte l’avrebbe perso per sempre, che alla fine
ci era riuscita a spingerla fino alla soglia di casa Saltzman.
Avevano appena fatto in tempo a salutarsi e a confessarsi di provare
qualcosa l’uno per l’altra che il castello nero di
Astaroth era apparso nel bel mezzo del bosco, la terra aveva tremato e
i demoni si erano riversati nelle strade di Fell’s Church.
Lei ed Owen avevano provato a riprendere quel discorso lasciato in
sospeso diverse volte, ma dopo quello che era successo a Meredith
avevano tacitamente concordato di non parlarne fino a che le cose non
si fossero risistemate, dando la precedenza al benessere di
Fell’s Church e delle loro famiglie piuttosto che ai loro
sentimenti.
Nicole non la capiva.
Nonostante sua cugina avesse sempre la sua solita maschera da ragazza
ribelle e cinica, in realtà aveva un concetto
dell’amore molto elevato e puro e non faceva che ripeterle
che era una stupida a voler rimandare al futuro ciò che
poteva esserci tra lei ed Owen perché non erano sicuri che
ci sarebbe realmente stato un futuro, quindi doveva approfittare del
presente per dimostrare a tutti i suoi cari l’amore che
nutriva per loro.
Ogni volta che Lilian la prendeva in giro definendola una romanticona
dal cuore di zucchero filato, Nicole scrollava le spalle, sorrideva e
le diceva che non poteva essere altrimenti visto che era cresciuta con
l’esempio dell’amore perfetto e sdolcinato dentro
casa.
E adesso con sua zia Bonnie nelle mani di Astaroth, suo zio Damon
disperato e Damon e Bonnie che si evitavano bellamente, Lilian poteva
solo immaginare quanto Nicole stesse soffrendo per
quell’improvviso cambio di scenario.
Per Nicole, che stava sempre a lamentarsi per il fatto che i suoi
genitori erano davvero troppo “affettuosi” tra
loro, doveva essere stato davvero un duro colpo vedere Damon che
lasciava Bonnie alla mercè dei demoni per fiondarsi a
salvare Elena che, di certo, non aveva alcun bisogno di essere salvata.
Lilian scosse la testa e si diresse al secondo piano del pensionato.
Camminò spedita e si fermò solo quando si
ritrovò davanti alla porta socchiusa della camera di Nicole.
Bussò, ma non ricevette risposta, quindi si
affacciò oltre la porta per accertarsi che sua cugina fosse
realmente lì prima di entrare.
“Nicole? Niki? Ci sei?” - chiese.
Passarono alcuni secondi prima che una voce le rispondesse dalla
stanzetta minuscola e comunicante che Nicole aveva fatto costruire
apposta per poterla usare come sua personale camera oscura:
“Sono qui!” - disse.
Lilian annuì al nulla ed entrò richiudendosi la
porta alle spalle.
Le piaceva definire la camera di Nicole una camera dei ricordi.
Era arredata da un enorme letto con due comodini, un armadio a muro,
una lunga scrivania, una piccola libreria e la vecchia toletta che era
stata regalata a sua madre da sua nonna poco prima che morisse e le
svelasse la sua discendenza druidica. Tutto, persino i mobili, erano o
in rosso o in nero e le pareti stesse erano dipinte di un rosso accesso
e brillante ed erano completamente ricoperte di foto, disegni,
scritte…..tutto con un significato preciso, tutto riportava
indietro ad un momento preciso della vita di Nicole.
E su ogni diegno e ogni foto c’erano scritti ora e giorno.
A Lilian piaceva credere che quello fosse il personale modo di Nicole
di tenere un diario dettagliato della sua vita.
Sua cugina, d’altronde, non era mai stata una ragazza dedita
alle tante parole, lei preferiva le immagini, di qualsiasi tipo esse
fossero.
Avanzò nella stanza fino a raggiungere la porta scorrevole
che portava nella camera oscura di Nicole.
La trovò lì, con la luce accesa, intenta a
guardare una nuova serie di fotografie fresche di stampa.
A Lilian si strinse il cuore quando notò che quelle foto
ritraevano tutte sua zia Bonnie, da sola o con suo zio Damon.
“Nicole…stai bene?” - le chiese.
Nicole le rispose annuendo distrattamente.
Poggiò di lato la foto che stava guardando: sua zia Bonnie
che correva nel giardino dietro il pensionato mentre suo zio Damon
cercava di bagnarla con il tubo dell’acqua che usavano per
innaffiare l’erba e i fiori che ancora crescevano
lì dietro.
“Come sta Bonnie?” - le chiese, invece, girandosi a
guardarla.
Lilian annuì.
“Sta bene! L’ho curata io stessa usando un
po’ del sangue che abbiamo di scorta!” - rispose.
“Bene! Matt avrebbe dato di matto se avessimo permesso che
tornasse indietro nel tempo in quelle condizioni!” - fece
Nicole, tentando di fare l’indifferente.
Ma Lilian non si lasciò ingannare e si fece avanti
poggiandole entrambe le mani sulle spalle e guardandola dritta negli
occhi.
“Adesso smettila di fingere che io non ti conosca abbastanza
per capire che la tua indifferenza è solo pura finzione e
dimmi sinceramente come stai, Nicole!” - pretese.
Sua cugina la guardò negli occhi restando in silenzio per
qualche attimo prima di sospirare e appoggiarsi al bancone che aveva
alle spalle.
Si era arresa.
Qualsiasi tormento la facesse essere così triste, era
così stanca di combatterlo che si era arresa subito.
“Come vuoi che stia? L’hai visto anche tu cosa
è successo stamattina durante lo scontro, no?” -
le disse - “Non pensavo sinceramente che sarebbe stato
così difficile, Lilian! Sapevo che i miei avevano un passato
difficile, che mio padre era cambiato moltissimo, ma non credevo che si
trattasse di un cambiamento così radicale! Mio padre dice
che non devo preoccuparmi, che devo stare tranquilla perché
tanto il cambiamento ci sarà comunque anche se li abbiamo
portati qui, ma…io non ci riesco a stare
tranquilla!” - le confessò - “Ogni volta
che Damon rigetta Bonnie io mi sento sempre più strana, come
se questo suo comportamento stesse avendo degli effetti anche su di
me!”.
Lilian si accigliò.
“Strana? In che senso? Come quando stavi svanendo?
E’ la stessa sensazione di allora?” - chiese.
Nicole scosse la testa.
“No! Quella volta è stato un qualcosa di
repentino, ma che altrettanto repentinamento ha trovato una sua
soluzione!” - rispose.
“E questa volta com’è?”.
“Questa volta è…non so
spiegarlo…è come se si trattasse di un qualcosa
di più subdolo, capisci? Ogni volta che si scontrano o che
si respingono io mi sento un po’ più debole!
Sembra qualcosa di più lento, ma ha un sapore più
definitivo, credimi!” - tentò di spiegarle Nicole.
Lilian annuì.
“Ti credo!” - sussurrò.
“Però, può darsi anche che sia io che
mi stia facendo un sacco di paranoie mentali e che non sia vero niente,
quindi…” - riprese Nicole, ma Lilian la
bloccò.
“Non sono paranoie, Nicole!” - le disse -
“Adesso che mi ci fai pensare, è da dopo la lotta
che mi sento strana anch’io, che mi sento esattamente come
hai dei appena detto tu!” - le confessò.
Riflettendoci, la strana sensazione di debolezza la stava provando
anche lei e per descriverla avrebbe usato esattamente le stesse parole
di Nicole.
All’inizio aveva pensato che si trattava della stanchezza
dovuta alla lotta e nulla più, ma se non fosse stato quello?
“Ma…aspetta, Lilian! Io questa sensazione la provo
in relazione al fatto che Damon allontana Bonnie e la tratta da schifo,
tu che motivo avresti? I tuoi genitori, che si tratti di quelli passati
o di quelli futuri, stanno sempre insieme, no?” - le fece
notare Nicole.
Ma Lilian, dopo averla identificata, adesso riusciva a percepirla
sempre più distintamente quella sensazione. E se era
correlata ad un cambiamento nel rapporto tra i suoi genitori passati,
allora doveva scoprire cosa stava succedendo.
“Comunque….stavo pensando ad una cosa!”
- fece Nicole - “E se questo viaggio che hanno fatto quelli
del passato non porterà al cambiamento di cui mio padre
parla? E se rovinerà le cose anche per i tuoi genitori? Se
si stesse lentamente creando una vera e autentica frattura tra le
versioni passate dei nostri genitori allora questo spiegherebbe
perché più i loro rapporti diventano tesi,
più noi ci sentiamo strane!”.
Lilian annuì: “Se è così
dobbiamo parlarne con qualcuno di ciò che ci
succede!” - disse.
“Matt?” - propose Nicole.
“Matt!” - concordò Lilian.
Il colpo era stato così repentino ed inaspettato che la
maggior parte del dolore che aveva provato fin da subito era dovuto
alla sorpresa più che alla ferita stessa, per quanto
profonda essa fosse.
Bonnie aveva seriamente rischiato di perdere i sensi alla vista di
tutto quel sangue che le fuoriusciva dal braccio, ma Lilian aveva avuto
ragione: una volta pulita la ferita la situazione non era poi
così grave, per fortuna.
Aveva passato diverse ore in infermeria, ma non era mai restata da sola
nemmeno un minuto.
Stefan e l'altro Stefan l’avevano accompagnata lì
e l’avevano stesa delicatamente su una barella, poi erano
arrivate Elena e Meredith, Matt e l’altro Matt, persino
l’altro Alaric aveva fatto un salto a salutarla e
l’altro Damon aveva fatto avanti e indietro davanti alla sua
porta per tutto il tempo che era servito a Lilian per curarla.
Bonnie, dal canto suo, aveva trascorso gran parte di quel tempo a
guardare l’altro Damon che la teneva d’occhio pur
senza rivolgerle la parola.
Era turbato e si vedeva, ma Bonnie non riusciva davvero ancora a capire
tutta quella preoccupazione per lei.
Quella mattina avevano avuto tutti, lei compresa, la lampante
dimostrazione di come Damon, quello del suo tempo, si comportava con
lei e quanto la tenesse in considerzione, cioè un bel niente
visto il pericolo in cui l’aveva lasciata senza battere
ciglio.
Bonnie avrebbe voluto arrabbiarsi così come aveva
fatto l’altro Damon, ma non ci riusciva e questo le
provocava fitte ondate di nausea dovute alla delusione che provava per
se stessa.
Insomma…Quale ragazza con un minimo di amor proprio e
rispetto per se stessa continuava ad amare un ragazzo che non faceva
che trattarla nel peggiore dei modi, riservandole, se era fortunata,
giusto qualche sorrisino sarcastico di tanto in tanto?
Quanto doveva essere stupida per andare avanti su quelle strada che non
le riservava altro che sofferenza?
Doveva dare un taglio netto! Se lo ripeteva in continmuazione.
Ma come poteva prendere davvero in considerazione
quell’eventualità adesso che aveva conosciuto
Nicole?
Cancellare Damon dalla sua vita per sempre significava dare un colpo di
spunga a quel futuro in cui adesso si trovavano tutti ed annullare la
vita di Nicole.
E che razza di persona poteva pensare di fare una cosa simile alla
propria figlia, anche se non l’aveva ancora avuta?
Bonnie ricordava benissimo quella sensazione di terrificante
immobilità e impotenza che aveva avvertito mentre Nicole
stava svanendo e sapeva con certezza che non sarebbe riuscita a
sopportarla di nuovo.
Ma allora cosa doveva fare?
Continuare a soffrire e a calpestare quel poco di dignità
che ancora la rimaneva?
Dubbi, dubbi e ancora dubbi…
Bonnie non ne poteva più, era stanca, infinitamente stanca
di tutti quei pensieri che le si accavallavano nella mente e che
aumentavano ogni volta che incrociava lo sguardo carico di distacco di
Damon e poi quello carico d’amore dell’altro Damon.
Stava seriamente cominciando a credere che la testa le sarebbe
scoppiata molto presto e più passavano le ore più
avvertiva il bisogno urgente di incontrare l’altra se stessa
e chiederle come aveva fatto a stare dietro ai cambiamenti di Damon
senza impazzire.
Mancava ancora un’ora abbondante all’incontro con
Lilian che le avrebbe tolto la fasciatura e Bonnie decise di andare in
giardino per prendere un po’ d’aria, sperando che
le avrebbe schiarito le idee.
Il giardino sul retro del pensionato era protetto, come il resto
dell’edificio, dall’incantesimo lanciato
dall’altra Bonnie che, anche se a quanto pareva si era
indebolita, continuava a tenerli tutti al sicuro persino dalla prigione
in cui era trattenuta da Astaroth.
Ecco un altro motivo per cui Bonnie desiderava incontrarla: voleva
chiederle come accidenti aveva fatto a diventare così forte,
caratterialmente e magicamente parlando.
Bonnie scosse la testa: si stava di nuovo stressando i neuroni con
domande a cui non sapeva rispondere quando voleva soltanto mettere un
po’ il cervello a riposo.
L’unica panchina ancora agibile era occupata…da
Stefan.
Bonnie si accigliò nel vederlo e quasi si chiese quale dei
due Stefan fosse, ma poi osservò le spalle ricurve del
vampiro e la sua espressione triste rivolta al suolo e capì
che si trattava dello Stefan del suo tempo.
Non che Stefan fosse sempre triste o roba simile, ma l’altro
Stefan le era sembrato, sin dalla prima volta in cui l’aveva
visto, non esattamente il tipo di persona che si lasciava abbattere se
non per qualcosa di realmente grave e nemmeno il tipo di persona che si
lasciava assalire dai dubbi.
E Bonnie conosceva abbastanza il suo amico Stefan per capire quando un
dubbio gli ronzava per la testa e quello Stefan che aveva davanti stava
decisamente facendo sfoggio della sua migliore espressione da vampiro
dubbioso.
Bonnie si svvicinò e gli si sedette accanto.
Stefan alzò gli occhi e le sorrise debolmente.
“Come stai?” - gli chiese Bonnie.
“Dovrei chiedertelo io…” - fece Stefan
indicando il braccio fasciato con un cenno della testa.
“Beh…io sto bene! Lilian mi ha guarito e tra un
po’ mi toglierà la fasciatura e il mio braccio
sarà come nuovo!” - rispose Bonnie scrollando le
spalle - “A quanto pare, dato la guerra in atto e tutti gli
umani da proteggere, l’altro te e l’altro Damon
donano un sacco di sangue che poi viene tenuto in un frigorifero in
infermeria!” - spiegò.
“Ah! Capito!” - fece Stefan - “Sono
contento che tu stia bene!”.
“Lo so! Grazie!” - rispose Bonnie -
“Allora, me lo dici come stai?” - tornò
a chiedergli.
Stefan sospirò pesantemente, come per farsi coraggio, e poi
si lasciò andare contro lo schienale della panchina restando
in silenzio.
“Ascolta Stefan, lo so che forse io non sono esattamente la
persona adatta con cui sfogarsi perché quasi mai riesco a
dare un consiglio decente, ma se vuoi sono qui!”
- disse Bonnie, con la voce tremante per l’imbarazzo.
Stefan scosse la testa.
“Non è per quello, Bonnie! Tu sei una persona
fantastica e una preziosa amica per me e ti assicuro che non esiterei
un attimo a confidarmi se non fosse che ho paura di dire ad alta voce
quello che sto pensando!” - rispose Stefan.
“Paura?” - chiese, confusa, Bonnie.
“Si, paura! Ho paura che se dico a voce alta ciò a
cui penso poi questo diventerà ancora più reale
di quanto già non sia…”.
La voce di Stefan esprimeva un tale reale tormento che gli occhi di
Bonnie le si inumidirono.
Aveva pensato che il vampiro stesse così a causa del viaggio
e di tutte le conseguenze a cui poteva portare, ma adesso si stava
chiedendo se non c’entrasse altro, magari qualcosa di
più personale.
“E’ successo qualcosa tra te ed Elena?” -
azzardò.
Stefan alzò il viso verso il cielo e sorrise.
“O tu mi conosci troppo bene, Bonnie, oppure io sono davvero
così noioso e prevedibile come dice Damon!” -
scherzò.
Bonnie scosse la testa: “Ho solo tirato ad
indivinare…” - disse.
Stefan si voltò verso di lei e le prese la mano sana tra le
sue.
“Non dovresti sottovalutarti tanto, sai?” - le
disse dolcemente.
Le guance di Bonnie divennero rosse per l’imbarazzo:
“Grazie..” - sussurrò timidamente,
sfilando la mano dalla presa di Stefan per portarsi una ciocca di
capelli dietro l’orecchio.
“E’ per Elena, si!” - le
confermò il vampiro mentre il suo sguardo tornava ad
incupirsi.
“Avete litigato?” - chiese Bonnie.
Stefan scosse la testa: “No, per niente, anzi…Da
quando siamo arrivati nel futuro Elena è felicissima e non
fa che ripetermi quanto mi ama…” - rispose Stefan.
Bonnie aggrottò la fronte.
“E allora non capisco quale sia il problema,
scusa…” - gli disse - “Non è
una cosa bella?”.
“Io
non le credo!” - buttò fuori Stefan -
“Cioè..le credo quando mi dice che mi ama, ma non
credo a tutta questa sua sicrurezza nel voler stare con
me….non mi fido..”.
Bonnie era sempre più sinceramente confusa.
Stefan non si fidava di Elena? E da quando?
“Non riesco ancora a capire..” - disse.
Stefan calò lo sguardo e le riafferrò la mano che
le aveva tenuto poco prima, cominciando a giocare distrattamente con le
sue dita.
“Elena ha scelto tra me e Damon ed ha scelto me!” -
confessò - “Lo so che dovrei esserne contento e lo
sarei anche se non fosse per il fatto che lei ha preso questa decisione
non perché ci ha pensato per davvero, ma solo in
virtù di ciò che ha visto in questo futuro! Ha
passato anni ad aspettare prima di fare la sua scelta definitiva e alla
fine ha deciso di restare con me solo perché la sua versione
futura è sposata con la mia versione futura! Se avesse
trovato l’altra Elena tra le braccia dell’altro
Damon non avrebbe esitato un attimo a lasciarmi…”
- disse - “Forse è sciocco, lo so! Forse dovrei
accettare le cose così come sono, ma quando mi ha parlato
era così sollevata di non dover più scegliere
che…mi sono sentito ingannato, capisci?” -
continuò spedito - “Non sono stupido, lo so quello
che succedeva tra lei e Damon, ma in cuor mio ho sempre sperato che
l’amore che provava per me fosse più forte di
qualsiasi sentimento provasse per lui, ma tutto quel sollievo mi ha
fatto dubitare! Insomma…Se era così sollevata era
perché, per lei, io e Damon eravamo sullo stesso livello,
perché ha sempre provato per entrambi le stesse cose, lo
stesso tipo d’amore e allora…come posso essere
felice del fatto che ha scelto me solo perché ci ha visti
insieme nel futuro e non perché ha capito di tenere
più a me che a lui? Messe così le cose, come
posso essere certo che io rappresento il suo unico amore
così come lei è l’unica per me?
E’ stata l’altra Elena a fare la sua scelta, non
lei! Ma l’altra Elena, a suo tempo, non ha compiuto nessun
viaggio nel futuro, quindi ha scelto l’altro Stefan per dei
motivi che la mia Elena non ha capito, per delle ragioni a cui lei non
è giunta! Lo so che sei la sua migliore amica e che,
probabilmente, ti sembro solo un pazzo e un ingrato, ma come faccio ad
essere felice, Bonnie?” - finì.
Riflettendo sulle parole di Stefan, Bonnie si stupì nel
ritrovarsi d’accordo con lui.
Conosceva Elena talmente bene da sapere con assoluta certezza che la
sua bionda amica non si arrendeva mai davanti a nessuna sfida. Elena
non sceglieva mai la scorciatoia più semplice per risolvere
un problema a meno che non le restasse più nessuna opzione.
E il fatto che Elena aveva deciso di scegliere in base a ciò
che aveva fatto la sua versione futura invece di arrivare da sola alle
sue conclusioni, le lasciava capire che Stefan aveva ragione quando
diceva che Elena amava lui e Damon così tanto e allo stesso
modo che non aveva visto altra opportunità se non quella di
prendere la via più facile.
Poteva quindi biasimarlo per i suoi dubbi?
“Non so che dire, Stefan! Hai
ragione…perché conosco Elena e so che hai
ragione, ma..che hai intenzione di fare adesso?” - gli chiese.
Stefan si strinse nelle spalle e le lasciò andare la mano
tornando a guardare dinanzi a se.
“Non ne ho idea, ma mi chiedo se sia giusto, per me e per
lei, continuare a stare insieme a queste
condizioni…” - le rispose.
Bonnie annuì: conosceva la sensazione e conosceva anche il
problema che si presentava a quel punto del ragionamento.
“Ma c’è Lilian..” - disse.
“Esatto! C’è Lilian!” -
confermò Stefan - “E allora mi chiedo se non sto
sbagliando ad avere tutti questi dubbi e mi chiedo anche che razza di
persona sono anche solo per pensare di averli questi dubbi!”.
Bonnie sosprirò e si rilassò contro la panchina.
“Io penso lo stesso riguardo a Nicole!” - disse -
“Perché tutta questa storia di Damon e
dell’altro Damon mi confonde e non poco! Guardo
l’uno e lui mi dà le spalle, guardo
l’altro e lui spalanca le braccia pronto a stringermi! Allora
penso che sarebbe meglio darci un taglio, ma poi mi viene in mente
Nicole e il resto lo sai anche tu!”.
“Sei davvero innamorata di Damon, vero?” - le
chiese Stefan.
“Ormai negare non serve più a niente!” -
rispose Bonnie, apprezzando molto il fatto che l’amico non
continuasse con nessun’altra domanda del genere né
cominciasse nessuna ramanzina su quanto Damon fosse sbagliato per lei.
Stefan, invece, si lasciò andare ad un lungo sospiro di
comprensione e Bonnie lo seguì a ruota.
“Siamo messi male…” -
commentò, poggiandogli la testa sulla spalla.
Stefan la lasciò fare e la strinse a se passandole un
braccio dietro la nuca.
“Lo penso anch’io!” - le rispose.
In più di cinque secoli aveva sempre vantato una calma ed
un’impassibilità quasi uniche nel suo genere.
Poche erano le cose che riuscivano a farlo innervosire e ancora di meno
erano le persone.
Anzi…forse non era mai esistito qualcuno in grado di fargli
letteralmente saltare i nervi.
Ma era anche vero che Damon non aveva mai creduto possibile di potersi
trovare, un giorno, faccia a faccia con se stesso.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma adesso cominciava a capire
perché tutti continuassero a dirgli di trovarlo irritante
oltre ogni limite.
Era difficile avere a che fare con Damon Salvatore, soprattutto quando
aveva idee, modi ed atteggiamenti del tutto discostanti dai tuoi.
Gli erano bastate due “divertenti” conversazioni
con quell’altro Damon per desiderare con tutto se stesso di
rintanarsi in un posto tranquillo onde evitare che gli crollasse del
tutto il sistema nervoso.
E Damon era conosciuto anche per assecondare sempre e comunque ogni suo
desiderio.
Dopo la lotta se n’era tornato nella stanza che gli era stata
messa a disposizione e che avrebbe dovuto dividere con
quell’idiota patentato di Mutt,
ma…andiamo….era ovvio e scontato che Mutt era
stato cacciato via a calci.
Aveva come la sensazione che l’altro Damon stesse facendo di
tutto per accelerare la nascita di un qualsiasi rapporto di fiducia tra
lui e Mutt, cosa impensabile e che mai si sarebbe verificata anche se
in quel futuro del cavolo tutto faceva supporre che prima o poi lui e
Mutt sarebbero diventati…amici? Aaargh….Damon non
voleva neppure prenderlo in considerazione.
A dirla tutta, erano così tante le cose che non voleva
prendere in considerazione che quasi gli stava venendo
un’emicrania a furia di pensarci.
Cosa impossibile, giusto? Perché lui era una vampiro e i
vampiri non hanno l’emicrania!
Ma, giusto per tornare al discorso precedente, avere a che fare con
Damon Salvatore non era facile, affatto.
Lui e la sua stupida amicizia con l’altro Mutt.
Lui e il suo stupido rapporto idilliaco con Nicole.
Lui e le sue stupide pacche sulle spalle a Stefan.
Lui e le sue stupide preoccupazioni per gli umani.
Lui e il suo stupido amore per Bonnie.
Quando l’altro Damon l’aveva afferrato dopo
ciò che era successo a Bonnie, gli aveva rinfacciato
così tante cose che Damon si chiedeva ancora da dove gli
fossero uscite.
Non avrebbe mai ammesso che, forse, l’altro Damon aveva
ragione.
Non avrebbe mai confessato che sentire Bonnie urlare di dolore non gli
era piaciuto affatto.
Non avrebbe mai ammesso che si ricordava anche lui delle volte in cui
l’aveva baciata.
E non l’avrebbe mai ammesso perché non voleva che
tutti cominciassero a farsi idee sbagliate.
Insomma…il fatto che Bonnie non gli stesse poi
così indifferente come voleva far credere non significava
che era innamorato di lei, no? Lui amava Elena! Solo lei!
Ma, chissà perché, quelle parole persero di
potenza persino nella sua mente quando si avvicinò alla
finestra e guardò in basso, verso il giardino posteriore del
pensionato.
Su una panchina c’erano Bonnie e Stefan e…si
stavano abbracciando?
Che diavolo stavano facendo?
Perché lui la stringeva e perché lei lo lasciava
fare?
E da quando erano così intimi, quei due?
Damon irrigidì impercettibilmente la mascella e si
avvicinò ancora di più al vetro della finestra
chiusa poggiandoci su una mano stretta a pugno e senza staccare
mai, dalla coppia di amici appena venuta allo scoperto, i suoi
occhi confusi.
Confusi perché non aveva idea del rapporto che
c’era tra i due.
E confusi perché non aveva idea di come si sentisse al
riguardo.
Un lieve risolino provenne dalle sue spalle.
Damon non si voltò neanche: aveva utilizzato tante volte
quella risatina di scherno che ormai ne conosceva tono, cadenza e
colore di voce.
L’altro Damon si fece avanti e lo raggiunse passandogli un
braccio intorno alle spalle, in un evidente presa in giro a cui Damon
si ribellò, scrollandosi l’altro se stesso di
dosso.
L’altro Damon alzò le mani in segno di resa.
“Che c’è? Siamo permalosetti?”
- lo schernì.
“Non permetto neppure a te di prendermi in
giro…” - fece Damon.
“E chi ti stava prendendo in giro?” - chiese,
innocentemente, l’altro Damon.
“Devo forse ricordarti che siamo la stessa persona e che ti
conosco meglio di chiunque altro?” - fece Damon, retorico.
“Ah! Quindi adesso siamo la stessa persona?” -
disse l’altro Damon, ghignando.
Damon sbuffò: “Smettila!” - disse, senza
staccare gli occhi dalla scena che Bonnie e Stefan gli stavano offrendo
molto poco carinamente.
“Si chiama gelosia, Damon, quella che senti! Capita di
provarla quando vedi la ragazza che ami tra le braccia di un
altro!” - gli disse l’altro Damon battendogli una
mano su una spalla.
Damon lo guardò di traverso.
“Beh…allora, trattandosi di Bonnie, non
può essere gelosia, visto che io sono innamorato solo di
Elena!” - ribattè ostinatamente.
“Devo ammetterlo: è divertente il modo i cui ti
ostini a restare fermo nella tua posizione!” - rise,
l’altro Damon.
“Io non sono geloso di Bonnie, levatelo dalla
testa!” - ripetè Damon.
“Ok, ok….come vuoi…” -
cantilenò l’altro Damon.
Damon stava per ribattere, stava per dirgli di andarsene prima che gli
spaccasse il muso, stava per dirgli di smetterla di provocarlo in quel
modo, ma la porta si spalancò prima che lui potesse aprire
bocca e l’altro Mutt si affacciò richiamando
l’attenzione dell’altro Damon.
“E’ tutto pronto, di sopra…” -
disse l’altro Mutt.
“Ma tu non sei in grado di bussare?” - fece,
indispettito, Damon.
L’altro Mutt lo guardò e sorrise alzando gli occhi
al cielo, prima di voltarsi verso l’altro Damon.
“Mi ero quasi dimenticato di quanto fossi indisponente a quel
tempo…” - disse e poi scomparve oltre la soglia.
L’altro Damon sorrise e si avviò verso la porta.
“Se vuoi scusarmi, Damon…ho una moglie da
salvare!” - gli disse.
“Non è che la tua cara mogliettina dovrebbe
preoccuparsi? Insomma…passi un sacco di tempo con
Mutt….” - ghignò Damon.
L’altro Damon si accigliò.
“Ti rendi conto che stai mettendo in dubbio la tua stessa
identità sessuale, vero?” - gli chiese come se
stesse parlando ad un cretino - “Comunque…a me
sembra che quello che dovrebbe preoccuparsi sei tu!” - gli
fece notare, lanciando un occhiata alla finestra e a ciò che
c’era oltre.
“Che vuoi dire?” - gli chiese Damon.
“Nulla! Solo che ho l’impressione che tu stia
diventando pazzo, caro mio!” - rispose l’altro
Damon - “Per questo ti dico di starmi a sentire!
Insomma…guarda me: io ho finalmente ammesso i miei
sentimenti per la mia adorabile streghetta e sto una favola! Tu,
invece, ti ostini a volerli negare e stai uno schifo! E’ un
dato di fatto!”.
Ancora una volta, Damon avrebbe voluto replicare in qualche modo, ma
ancora una volta il rumore della porta non gliene diede il tempo.
L’altro Damon aveva fatto un’altra delle sue
filosofiche uscite ed era andato via.
Damon rimase lì a guardare un punto indefinito nella sua
stanza ancora per un po’, prima di tornare a voltarsi verso
la finestra da dove l’aveva richiamato la risata cristallina
di Bonnie.
Evidentemente Stefan si stava addirittura sforzando di non essere
noioso con lei!
Damon aggrottò la fronte e restò a fissarli.
E se l’altro Damon avesse davvero avuto ragione sulla storia
della gelosia?
Nel giro di un giorno e mezzo la sua controparte futura era stata
capace di annebbiargli la mente e caricargliela di così
tanti dubbi che adesso non riusciva più a ragionare
lucidamente senza interrogarsi su cosa provasse per Bonnie.
L’unica cosa che sapeva era che quel legame tra la streghetta
e il suo fratellino non gli piaceva proprio.
NOTE:
Ciao a tutte!!!XDXDXD
Come va il vostro giovedì sera? Io sono appena tornata a
casa e posso dire con assoluta certezza che qui fa un freddo cane!XD
Ok! Questo capitolo è ufficialmente il più lungo
che abbia mai scritto, e meno male che doveva essere di passaggio..ihih
Se ho esagerato un pò ed è diventato stancante
ditemelo pure! Trattandosi di un capitolo di passaggio, appunto, so che
spesso quando sono troppo lunghi diventano noiosi quindi se
così dovesse essere ditemelo senza problemi!
So che siete sempre tutte gentilissime e mi dite che i miei capitoli
non stancano, ma io non posso fare a meno di preoccuparmi sempre quando
scrivo così tanto! Sorry!*_*
Adesso passiamo al capitolo....
Come avevo già accennato nel blog, questo era un capitolo
importante soprattutto per l'evoluzione emotiva dei personaggi
che...beh...sono pieni di dubbi! XD
E dato che io sono rincretinita e devo sempre complicarmi di
più la vita, ci ho inserito pure un bel pezzo tra Lilian e
Nicole che parlano di un cambiamento strano e definitivo che cominciano
ad avvertire entrambe.
Questo cambiamento ho cercato di illustrarlo già nel
capitolo, nel senso che ho cercato di far capire che è
dovuto: per Nicole, alla situazione tra Damon e Bonnie e al fatto che
adesso anche la nostra streghetta sta pensando di darci un taglio! E
per Lilian, al fatto che pure Stefan dopo la bella sparata di Elena si
è fatto venire dei dubbi sul loro rapporto!
E, ovviamente, niente legami Donnie e Stelena, niente Lilian e
Nicole....ergo: vince Astaroth!XD
Comunque...per qualsiasi cosa che magari non vi è chiara io
sono sempre qui, ormai lo sapete!*_*
Il resto è stato lasciato un pò in disparte,
ma...come ho già detto in un paio di risposte ai vostri
commenti....avendo così tanti personaggi da gestire e
così tante storie che si intrecciano le une con le altre,
non posso parlare di tutto e di tutti in ogni capitolo. Ma con un
pò di pazienza verrà, pian piano, raccontato e
spiegato tutto.
Grazie infinite a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 12 *** Pianificare ***
Pianificare
Era
in ritardo! E lei non era mai in ritardo!
Dopo gli eventi della mattina e quella strana e confusionaria
conversazione con sua cugina, Nicole si era addormentata per poi
risvegliarsi solo a sera inoltrata, in ritardo di un’ora per
la riunione con suo padre, suo zio e Matt.
Non mangiò nulla e già sapeva che anche se ci
avesse provato non ci sarebbe riuscita tanta era la preoccupazione per
sua madre, l’ansia per se stessa e la pressione che sentiva
gravarle addosso ogni volta che incontrava uno qualsiasi dei volti che
popolavano il pensionato e che speravano in lei per sconfiggere
Astaroth.
Si buttò giusto un po’ d’acqua sul viso
per schiarirsi la mente e poi lasciò la sua stanza e corse
su per le scale verso il soppalco sotto la soffitta che utilizzavano
come loro piccolo studio privato di riflessione sulle varie lotte.
Spalancò la porta di colpo, senza bussare e
biascicò una scusa a suo padre.
Lui le annuì e accennò appena un sorriso, ma a
parlare fu suo zio.
“E’ normale che tu sia stanca, non
proccuparti!” - le disse.
L’unico che non aprì bocca fu Matt che si
limitò a scrutarla da lontano, come se fosse stato in grado
di guardare oltre la stanchezza dovuta al viaggio e ai recenti
avvenimenti, fino ad arrivare a quella debolezza più
profonda e sconosciuta di cui stava parlando con Lilian poche ore prima
e che era la vera causa del suo stato di spossamento.
Nicole non si stupì.
Dopotutto….esisteva qualcosa che Matt non fosse in grado di
capire?
Esisteva espressione che non fosse in grado di decifrare?
Ne dubitava fortemente.
Con un sospirò Nicole si riassettò velocemente il
lunghi capelli neri e si avvicinò al tavolo attorno al quale
gli altri stavano discutendo tra loro indicando punti su varie mappe
del bosco abbastanza dettagliate da poter risultare utili.
“Dobbiamo attaccare il castello!” - fece suo padre,
riprendendo un discorso lasciato in sospeso dalla sua entrata,
evidentemente.
Nicole si accigliò, ma non si mosse.
Suo zio Stefan, invece, si sporse in avanti e appoggiò
saldamente una mano su una spalla di suo padre.
“Damon…non possiamo! Ascolta, so che sei
arrabbiato e che l’unica cosa che vorresti fare è
sfondare con la forza quel maledetto portone, afferrare Bonnie e
tornartene qui, ma non farti accecare così tanto dalla
rabbia da non capire che questo non ci porterà a
nulla!” - gli disse.
Suo padre si voltò appena a fronteggiare suo zio.
“E cosa consigli di fare allora, eh?” - chiese in
un tono pregno di macabra ironia - “Chiedere udienza a sua
maestà Astaroth e supplicarlo di ridarci mia moglie? Oppure
vuoi che mi metta a contrattare con quell’abominio il cui
unico scopo nella vita è distruggere la mia
famiglia?”.
“Nessua delle due!” - rispose, deciso, suo zio
Stefan - “Voglio che tu sia furbo, che tu sia astuto, che
torni ad essere quel dannatissimo manipolatore che eri un tempo,
così calcolatore e freddo da non provare assolutamente
nulla, da prevedere ogni eventualità e da riuscire sempre in
ogni cosa che si meteva in testa, cocciuto
com’era!”.
“Sono d’accordo con Stefan, Damon!” - si
aggiunse Matt - “Tutti noi vogliamo salvare Bonnie, ma dopo
due anni di lotte infruttuose dobbiamo riconoscere che rispondere a
quei demoni usando la loro stessa carta, cioè la violenza
gratuita, non ha fatto che causarci solo danni e disgrazie! Dobbiamo
usare la testa e tentare di anticipare le loro mosse, di coglierli di
sorpresa! E tu….sei in grado di farlo, sei capace di tanta
freddezza!”.
Suo padre guardò prima l’uno e poi
l’altro come se fossero impazziti e scosse vigorosamente la
testa.
“Fatemi capire: voi due volete che torni a comportarmi come
quel deficiente che è al piano di sotto quando ho impiegato
tempo e sudore per riuscire ad acquisire un po’ di
sanità mentale dopo cinque secoli passati a vivere da pazzo
e illuso?” - chiese, incredulo.
Nicole non sapeva cosa dire, fare o pensare.
Tecnicamente, Matt e suo zio avevano ragione, ma vedendo la differenza
tra suo padre e Damon neppure lei voleva che suo padre tornasse ad
essere lo stesso menefreghista bastardo di un tempo.
Erano tutti così presi a guardarsi l’un
l’altro che furono colti di sorpresa quando la porta si
aprì e rivelò la figura di Damon appoggiato allo
stipite che faceva finta di tossire per attirare la loro attenzione.
“Il deficiente è proprio qui,
comunque…Giusto per farvelo sapere, eh?” - disse.
Nessuno rise di quel pessimo tentativo di fare del sarcasmo, anzi..suo
padre si voltò più arrabbiato che mai.
“Questa è una riunione privata, Damon!
Vattene!” - gli disse poco gentilmente.
Damon alzò le mani in segno di resa.
“Da quando ti ho incontrato non hai fatto altro che dirmi che
dovevo accettare il fatto che il mio futuro era la streghetta e adesso
che sono venuto a dirti che voglio aiutarti seriamente a ritrovare tua
moglie mi cacci via? Non è molto coerente, non
trovi?” - rispose Damon.
Suo zio e Matt sgranarono gli occhi, meravigliati.
Suo padre assottigliò lo sguardo, ma sensibile
com’era al momento sull’ argomento <
liberare mia moglie > sussultò leggermente e non
potè nasconderlo.
Dal canto suo, Nicole rimase impassibile.
Era sorpresa, questi sì, ma non l’avrebbe mai
mostrato ad anima viva, tantomeno a Damon.
“Ci aiuterai?” - chiese suo padre a Damon.
Damon annuì e si fece avanti richiudendosi la porta alle
spalle: “Farò quello che mi direte di fare,
qualsiasi cosa!” - disse.
Nicole sentì un clik sonoro nella sua testa e poi
un’ondata di calore che l’avvolse completamente,
scaldandola dall’interno e donandole nuova forza.
Per un solo momento, dopo quella frase di Damon, Nicole aveva percepito
la debolezza sparire e aveva avvertito un tale
benessere…come se nulla potesse sconfiggerla o intaccare la
sua vita e la sua famiglia.
Cosa diamine era successo a Damon per spingerlo a deviare leggermente
il corso dei suoi pensieri tanto da decidere di mettere da parte le sue
ossessioni e aiutarli a liberare sua madre a qualsiasi costo?
- Bella domanda,
Nicole! Bella domanda! - pensò.
Damon raggiunse il loro tavolo e le si mise di fianco, tra lei e suo
padre.
“Allora….avete detto che vi serviva un bastardo
freddo e manipolatore, no? Perfetto! Eccomi qui! Qualche idea su cosa
voglia veramente Astaroth dalla vostra Bonnie?” - chiese.
Suo zio scosse la testa.
“No! Ed è questo che ci preoccupa maggiormente: il
fatto che, apparentemente, sembra non avere un piano preciso quando
Astaroth ha sempre un piano! Sempre!” - rispose.
Damon annuì.
“Quindi è probabile che ce l’abbia anche
adesso…” - dedusse.
“Già, ma noi non sappiamo di cosa si tratta e
oltretutto lui non ci fornisce nessun indizio di ciò che ha
in mente!” - rispose suo padre.
Damon si accigliò.
“Beh…mi sembrate stupiti del fatto che non vi dica
cosa gli passa per la testa quando, invece, io mi stupirei del
contrario! Insomma…perché dovrebbe venire a dirvi
cosa sta macchinando o, comunque, perché dovrebbe correre il
rischio che voi lo capiate e che possiate fermarlo? E’ da
idioti!” - disse.
Nicole sospirò: chiunque non conosceva Astaroth si faceva le
stesse domande.
“E’ da idioti se non si tratta di
Astaroth!” - rispose - “Nel caso di Astaroth
è da megalomani montati!”.
“Nicole ha ragione!” - la supportò Matt
- “Astaroth vive sin dall’alba dei tempi ed ogni
volta che si è messo in testa una cosa è riuscito
nel suo intento! Ha rovesciato nazioni, distrutto uomini e donne,
popoli interi e ha sempre fatto tutto alla luce del sole
perché per quanto il suo nemico potesse essere potente, non
lo sarebbe mai stato quanto lui! E’ anche per questo che ci
tiene tanto ad uccidere Nicole, perché lei è
l’unica che potrebbe strappargli via la vita e togliergli
dalle mani il suo giocattolino preferito, cioè la vita di
ogni singolo essere, umano o soprannaturale che sia. Vuole creare il
suo regno di demoni e lei gli è
d’intralcio!”.
Damon ascoltò e annuì lentamente, restando
attento.
“Quindi quel cretino con quelle cravatte improbabili
è davvero così potente, eh?” - fece.
“Siamo a Fell’s Church e ci chiamiamo Salvatore!
Che ti aspettavi?” - gli chiese suo zio Stefan.
Damon si voltò verso di lui e gli ragalò uno
sguardo che a Nicole dava tanto l’impressione che volesse
dire qualcosa tipo: “Beh…in
effetti…”.
Quasi le scappò un sorrisino, ma lo trattenne.
“Morale della favola: Astaroth sembra non avere un piano, ma
siamo tutti del parere che ce l’abbia perché ce
l’ha sempre e che questa volta sia davvero preoccupante
perché non ne ha fatto parola neppure nei suoi
più recenti eccessi di megalomania acuta, giusto?”
- fece suo padre.
Annuirono tutti.
“Quindi senza sapere praticamente nulla dobbiamo pensare a
qualcosa che ci permetta di riprenderci Bonnie evitando di peggiorare
la nostra situzione in questo suo piano ipotetico di cui non ha fatto
parola a nessuno, ho ragione?” - si accodò Damon.
“Direi che questa è una base perfetta da cui
partire, si!” - approvò Matt.
“Ah! Ok!” - fece Damon - “Allora dovremmo
riuscire a tirare fuori qualche idea, perché no?”
Tutto quel semi-entusiasmo di Damon la lasciava perplessa, ma in quel
momento Nicole sapeva che la priorità spettava a sua madre,
quindi i cambiamenti della versione passata e stupida di suo padre
potevano aspettare.
Nel frattempo, Matt riprese a fissarla con uno sguardo che era un misto
tra il preoccupato e il curioso.
- Dopo -
gli sussurrò telepaticamente Nicole.
Quello era un argomento che andava affrontato anche alla presenza di
Lilian.
Essere una persona pacata e riflessiva l’aveva sempre aiutata
nei momenti di crisi quando c’era da restare lucidi e non
farsi sopraffare dalle preoccupazioni.
Ma essere costretti a guardare se stessi morire senza fare nulla non le
permetteva di essere esattamente calma come avrebbe voluto o sarebbe
stata in una situazione differente.
Meredith sapeva che c’erano mille cose a cui pensare:
c’era il pensionato, c’era la guerra,
c’era l’altra Bonnie….
Ma non riusciva a smettere di pensare a se stessa!
Tentava di autoconvincersi che non si trattava di una questione di
egoismo dicendosi che si preoccupava per Owen e per l’altro
Alaric, ma la verità era che si trattava per davvero di una
questione di puro egoismo perché restare a guardare
l’altra Meredith morire senza cercare di cambiare il corso
della cose significava continuare a vivere con la consapevolezza che
sarebbe morta nel 2034 in quel preciso giorno di fine aprile e Meredith
non riusciva a sopportarlo, o meglio…sapeva che non sarebbe
riuscita a sopportare una vita in cui conosceva la data,
l’ora e la modalità esatta della sua stessa morte.
E questo era un comportamento egoista perché
fondamentalmente stava aiutando l’altra Meredith solo per non
essere costretta a dover vivere con quel peso.
Meredith amava sapere, amava conoscere, ma per quell’unica
volta, su quell’unico argomento, preferiva restare aggrappata
alla sua beata ignoranza.
Nessuno avrebbe dovuto sapere il momento in cui sarebbe passato a
miglior vita e lei non aveva nessuna intenzione di trasformarsi
nell’eccezione che confermava la regola!
Certo! Anche il viso costantemente distrutto dell’altro
Alaric e gli occhi carichi di dolore con cui la guardava Owen avevano
il loro bel peso!
Non capiva il perché, ma Meredith aveva
l’impressione che in quella famiglia contassero davvero tanto
su di lei e aveva paura che se avesse lasciato che l’altra se
stessa morisse, poi l’altro Alaric e Owen sarebbero rimasti
da soli con la loro sofferenza e senza un appiglio a cui aggrapparsi.
Il che era ridicolo perché per lei Alaric era sempre stato
un appiglio più che sufficiente su cui fare affidamento,
quindi pensare che anche lei significava o avrebbe significato lo
stesso per lui la straniva non poco.
Possibile che fosse stata così accecata dal fatto di
essergli sempre lontana, da non capire quanto fosse profondo il loro
legame?
Forse Bonnie aveva ragione quando le diceva che era fortunata
perché, nonostante la distanza, lei e il suo Alaric erano
riusciti a costruire un rapporto solido e a portarlo avanti.
Ogni volta che ci pensava Meredith si sentiva decisamente infantile.
Era sempre stata lei quella matura del gruppo, ma forse era il caso di
ammettere che era impreparata nei confronti dell’amore vero,
quello con la A maiuscola.
Si ripromise di parlare con Alaric non appena fosse ritornata nel suo
tempo per potergli chiedere scusa di tutte le volte che non
l’aveva neppure ascoltato e si era ostinata a credere che tra
loro due non ci fosse niente solo perché non stavano
appiccicati ventiquattro’ore su ventiquattro.
Fuori il cielo era diventato di un assurdo nero impenetrabile, senza
stelle, solo con un'enorme luna inquietante che di certo non ti faceva
pensare a quanto fosse bello il panorama notturno.
Meredith scese lentamente le scale diretta verso il piano inferiore
dove le avevano detto che si trovava Bonnie.
Voleva sapere come stava il suo braccio e poi voleva chiederle di
aiutarla ad aiutare l’altra Meredith.
Non era una strega né se ne intendeva troppo di magia, ma
Meredith sapeva che il sonno magico non bloccava l’avanzare
del veleno nel cuore dell’altra se stessa, semplicemente lo
rallentava e questo voleva dire che sarebbe morta comunque,
più lentamente, ma sarebbe morta.
E aveva passato abbastanza tempo nella camera con l’altra
Meredith per vedere il suo cuore diventare completamente nero e capire
che non le restava più molto tempo.
Servivano tre cose per salvarla: il suo sangue, l’incantesimo
e una strega.
Il sangue lo avevano di sicuro: l’avrebbe donato lei stessa.
L’incantesimo doveva essere recuperato dal castello di
Astaroth e quella era, forse, la parte più difficile.
Era sul terzo punto, quello che riguardava la strega, che Meredith
voleva l’aiuto di Bonnie.
Nicole non poteva aiutarla perché non era una strega pura,
ma un ibrido e l’altra Bonnie era tenuta prigioniera dal loro
nemico, quindi Bonnie, la sua Bonnie, era l’unica speranza
che avevano nel caso in cui fossero riusciti a recuperare per puro caso
l’incantesimo, ma non a liberare l’altra Bonnie.
Non potevano sapere che piani avesse Astaroth per la sua prigioniera,
quindi non potevano sapere come avrebbe reagito se fosse stato
attaccato su due fronti.
Cosa avrebbe difeso il demone?
L’incantesimo o l’altra Bonnie?
Meredith non sapeva cosa pensare, ma aveva bisogno di credere che
recuperare l’incantesimo sarebbe stato relativamente semplice.
Trovò Bonnie accanto all’imboccatura delle scale
al piano terra e la raggiunse sforzandosi di sorridere.
L’amica non aveva la fasciatura e sembrava stesse bene.
“Stai bene, per fortuna!” - constatò
Meredith.
Bonnie annuì e le sorrise, grattandosi leggermente il
braccio sinistro.
Meredith glielo accarezzò di sfuggita e si sedettero insieme
su due vecchie poltrone consunte a ridosso del muro scrostato
lì di fronte.
“Tu come stai?” - le chiese Bonnie - “Ho
saputo dell’altra Meredith!” - specificò.
Meredith alzò il viso a guardare l’amica, curiosa.
“E’ da ieri che sei completamente scomparsa e
l’unica volta che ti ho vista eri strana, così ho
chiesto a Lilian e lei mi ha raccontato tutto!” -
spiegò Bonnie con un tono quasi colpevole.
Meredith sorrise intenerita: era tipico di Bonnie sentirsi in colpa
perché si preoccupava troppo per i suoi amici tanto da
credere erroneamente che chiedere notizie in merito significava ficcare
il naso dove non era desiderata.
Meredith le accarezzò il dorso di una mano.
“Ti mentirei se ti dicessi che sto bene!” - rispose
- “Dovresti vederla, Bonnie,
è…è uno spettacolo terrificante!
Quello che le hanno fatto è atroce e, sto cercando di dare
una mano, ma sentire costantemente gli occhi dell’altro
Alaric e di Owen su di me è quasi angosciante,
direi!”.
“Owen è tuo figlio, vero? Tuo e di
Alaric!” - chiese Bonnie - “L’ho visto
durante la lotta di stamattina, combatteva con Lilian e la
proteggeva!”.
Meredith annuì: “Si, è mio figlio!
Cioè…sarà mio figlio!” -
rispose.
“Dev’essere molto difficile per lui vedere te e
vedere lei…” - commentò Bonnie.
“Lo penso anch’io e, a dire la verità,
mi sento un po’ in colpa per questo! Quando mi guarda so che
la mia vista gli causa dolore, ma non riesco a stare lontana da quella
stanza, mi capisci?” - fece Meredith.
Bonnie sospirò e si lasciò andare
all’indietro poggiando la testa contro il velluto strappato
della poltrona su cui era seduta.
“L’altra me stessa è prigioniera di
Astaroth! Non sai cosa darei per poterle
parlare….” - disse.
Meredith annuì: “Già!” -
disse.
Tra loro due calò un breve silenzio ristoratore che
servì ad entrambe per rimettere apposto le loro idee per
poter andare avanti.
Meredith deglutì e si voltò verso Bonnie.
“Lilian ti ha detto in che modo si può salvare
l’altra Meredith?” - le chiese con gli occhi
carichi di speranza: non sapeva se sarebbe riuscita a ripetere tutto
senza l’aiuto di qualcun altro.
Bonnie si voltò verso di lei e annuì:
“Si! Non voleva dirmelo perché non voleva che mi
preoccupassi ulteriormente, ma alla fine ha ceduto!” -
rispose - “L’incantesimo ce l’ha
Astaroth…” - aggiunse.
“Si! Ma…ti prego,
Bonnie…aiutami!” - la pregò Meredith
con gli occhi lucidi di un pianto represso da troppo tempo.
Bonnie corrugò la fronte e si sporse verso di lei
afferrandole le mani in segno di conforto e amicizia.
“Ma certo che ti aiuterò, Meredith! Dimmi
ciò di cui hai bisogno e io lo
farò…” - le disse.
Meredith scosse la testa: “Voglio andare a prendere
l’incantesimo, voglio trovare il modo per arrivarci e rubarlo
ad Astaroth e poi vorrei che tu lo pronunciassi!” - disse.
Bonnie la fissò per qualche istante, in silenzio.
Non le disse che entrare nel castello di Astaroth era pericoloso, non
le disse che era un piano suicida perché sapeva anche lei
che, prima o poi, qualcuno ci sarebbe entrato comunque in quel castello
per recuperare l’altra Bonnie.
Si limitò a fissarla e poi disse: “Io voglio
aiutarti, Meredith! Ma…non sarebbe meglio chiedere a Nicole
o all’altra Bonnie quando sarà libera? Lo sai che
io non valgo nulla come strega, non ancora almeno…”
“Nicole non può aiutarmi perché
è una strega solo per metà e non sappiamo quanto
tempo ci vorrà per liberare l’altra Bonnie
né in che condizioni sarà quando la
libereranno…” - disse - “…e
il tempo di Meredith sta finendo, Bonnie! Quindi…ti prego!
Lo so che la magia ti spaventa e che non ti senti pronta ad accettarla,
ma…ti chiedo solo di promettermi che quando sarà
il momento, se l’altra Bonnie non sarà in grado o
non ci sarà ancora, tu farai comunque
quell’incantesimo…per me!”.
Bonnie abbassò gli occhi.
Meredith poteva distinguere ogni minimo cambio di luce nei suoi enormi
occhi marroni per via delle emozioni di paura e senso di giustizia che,
con ogni probabilità, stavano attanagliando
l’animo della sua amica in quel momento.
Quando Bonnie alzò gli occhi era ancora titubante, ma
sospirò come qualcuno che ha appena preso una decisione
importante.
“Un giorno diventerò una strega abbastanza potente
da riuscire a tenere tutto il pensionato al sicuro nonostante un demone
psicopatico che mi tiene prigioniera in un assurdo castello nero per
torturarmi e indebolirmi, quindi….devo accettare la mia
magia presto o tardi! E come potrei non tentare neppure di aiutarti
solo per una stupida paura?” - disse - “Si! Te lo
prometto, Meredith!”.
L’abbraccio che seguì quelle parole fu un
abbraccio sincero e sentito, ma soprattutto fu un abbraccio maturo tra
due ragazze appena diventate donne.
Perdersi nei suoi stessi pensieri era sempre stata una sua
caratteristica, molto probabilmente ereditata da suo padre.
Spesso si era sentita dire che estraniarsi totalmente dal mondo per
rimuginare su ciò che ci passa per la testa a volte non era
la cosa migliore da fare, ma Lilian aveva sempre trovato un che di
confortante nel ragionamento solitario che l’accompagnava
quando aveva dei dubbi o delle preoccupazioni.
Trovava che rifletterci su, valutare tutti i vari pro e contro, tutte
le varie ed infinite possibilità fosse molto più
d’aiuto che aprire bocca senza neppure sapere cosa si stesse
dicendo.
In quel momento i suoi pensieri erano tutti catalizzati dalla
confessione che si erano fatte lei e Nicole quando era andata a
trovarla nella sua stanza.
Sua cugina aveva ragione: che fosse Nicole a sentirsi strana era forse
anche scontato, ma che fosse lei era preoccupante.
Troppe cose stavano cambiando da quando passato e futuro si erano
incrociati e Lilian si stava chiedendo se non fosse il caso di
intervenire e separare le due linee temporali adesso che erano ancora
in tempo. Ma poi si rendeva conto che ormai erano fuori tempo massimo:
le versioni passate avevano già visto troppo del futuro per
sperare che decidessero di non cambiare nulla una volta tornate nel
loro tempo.
Dovevano restare insieme e combattere Astaroth fino alla sua morte,
tenendo le dita incrociate e sperando che la situazione sua e di Nicole
non peggiorasse troppo velocemente.
A dire il vero..non era neanche la sua sorte che le interessava al
momento, quanto proprio quella di sua cugina, l’unica in
grado di uccidere il loro nemico.
Una volta morto Astaroth di cambiamenti potevano essercene quanti ne
volevano, ma fino a quel momento doveva essere tenuto tutto sotto
controllo.
Ovviamente avrebbe preferito che tutto restasse invariato, ma di certo
non poteva costringere i suoi passati genitori a fare ciò
che lei voleva.
Nelle ore precendeti li aveva osservati da lontano e aveva capito:
qualsiasi cosa era successo tra loro adesso si stavano lentamente
allontando.
Stefan se ne andava in giro evitando accuratamente di incrociare Elena
e lei sembrava non preoccuparsene più di tanto.
Mettere a confronto Elena e sua madre era quasi doloroso.
Se avesse saputo a cosa stava pensando, Nicole le avrebbe riso in
faccia dicendole che non c’era nessunissima differenza tra le
due, ma Lilian la differenza la vedeva eccome.
Elena era viziata, menefreghista ed egocentrica.
Sua madre aveva davvero a cuore l’incolumità di
chi le stava attorno.
Paradossalmente sembrava che con la trasformazione in vampira fosse
migliorata invece che peggiorare.
Senza nemmeno accorgersene i suoi piedi l’avevano condotta
davanti alla porta chiusa dietro la quale Owen stava vegliando sua
madre e Lilian non potè fare a meno di provare una calda
emozione all’altezza del petto sapendo che lui era
dall’altra parte di quel semplice pannello di legno che li
separava.
La sua mano si mosse da sola ed afferrò la maniglia,
abbassandola.
“Owen?” - chiamò Lilian -
“Posso entrare?” - chiese imbarazzata.
Il ragazzo era da solo nella stanza e stava passando uno straccio umido
sulla fronte della povera Meredith.
Si voltò a guardarla al richiamo della sua voce e
stirò la bocca in uno stanco sorriso.
“Tu puoi entrare sempre, Lilian!” - le rispose con
un tono così dolce e morbido da assomigliare ad una colata
di miele.
Lilian sospirò impercettibilmente e sorrise, entrando e
richiudendosi la porta alle spalle.
Restò in silenzio.
Come sempre, non sapeva cosa dire.
Era inutile, banale e superficiale chiedergli come stesse Meredith,
quindi evitò.
Ma non riusciva a stargli lontano sapendo che passava quasi tutti i
momenti delle sue giornate a vegliare e a pregare per la sua povera
madre che non meritava assolutamente ciò che le era successo.
Nicole non metteva quasi mai piede in quella stanza perché
si vergognava troppo a dover guardare Alaric ed Owen e si sentiva
responsabile per ciò che era successo a Meredith, nonostante
nessuno le desse la colpa, quindi Lilian si sentiva anche in dovere di
portarle costantemente notizie sulle condizioni della loro adorata zia,
anche se non era esattamente una loro vera parente.
Owen lasciò che lo straccio che teneva in mano si riempisse
di nuovo d’acqua per poi appoggiarlo sulla fronte di sua
madre e lasciarlo lì.
“Come stai?” - le chiese, spostandosi ad un
tavolino lì vicino e rimettendo in ordine file di medicinali
che tenevano lì nella speranza che potessero alleviare il
dolore che probabilmente Meredith stava soffrendo.
Lilian scosse la testa.
Era lei che doveva chiedergli come stava, non lui!
“Bene! Non preoccuparti per me..” - rispose.
Owen si voltò a guardarla, serio in volto.
“Come puoi chiedermi di non preoccuparmi per te? Io mi
preoccupo sempre per te! Come potrei fare altrimenti se proprio la mia
preoccupazione per te è l’unica cosa che riesce a
mantenermi saldo nella mia pelle senza farmi impazzire per il dolore
che tutto ciò che sta succedendo a mia madre mi sta
causando? Pensare costantemente a te riesce a
mantenermi…sereno!” - le rispose.
Lilian boccheggiò.
Era dannatamente difficile non andargli incontro e dirgli che lo amava,
ma avevano stabilito che avrebbero avuto tempo dopo, quando tutto si
sarebbe sistemato.
Ma se Nicole aveva ragione?
Se non ci sarebbe mai stato un dopo?
Lilian abbassò gli occhi e nascose il viso tra i capelli.
“Non dirmi queste cose, Owen…” - la sua
era una supplica.
Se davvero dovevano aspettare, se davvero era giusto così,
allora non poteva farle battere il cuore così furiosamente,
non poteva farla sentire così amata soltanto guardandola,
non poteva farla sentire così speciale con le sue sole
parole, semplicemente…non poteva.
Owen le si avvicinò e le sollevò il mento per poi
prenderle le mani nelle sue.
“Perché non dovrei se è quello che
penso?” - le rispose.
Lilian lo guardò per un solo istante negli occhi:
“Lo sai il perché!” -
sussurrò per poi sfilare le mani dalle sue e cercare di
divincolarsi per poter mettere una certa distanta tra i loro corpi,
distanza che chissà come diminuiva sempre di più.
Ma Owen non glielo permise e le afferrò saldamente la vita
attirandola a se.
Lilian si bloccò a quel contatto così
inaspettato, rude e…intimo, in un certo senso.
Lo guardò con il cuore in gola e poggiò le mani
sulle sue braccia sentendo i muscoli di Owen che si tendevano per il
contatto con la sua pelle.
“Ho creduto di impazzire quando eri nel passato! Mi chiedevo:
e se qualcosa andasse storto? E se Astaroth avesse la meglio? E se
Nicole non la proteggesse abbastanza? E se si ritrovasse nel bel mezzo
di uno scontro senza neppure accorgersene?” - le disse -
“Io non posso permetterlo, Lilian! Mia madre è in
quel letto da mesi, ormai, e ….non so se riusciremo a
salvarla. Mio padre si dispera e deperisce ogni giorno di
più ed io…io non posso rischiare di perdere anche
te! Non te! Io…ho bisogno…di saperti sempre al
sicuro…con me!”.
Gli occhi di Lilian si riempirono di lacrime a stento trattenute e
sospirò un paio di volte prima di riuscire a mandare
giù il magone che le si era formato in gola per poter
finalmente trovare la forza per parlare.
“Ed io voglio essere sempre al sicuro…con
te!” - rispose.
Restarono a guardarsi per un tempo infinito.
Lilian sapeva che non sarebbe successo niente, che non sarebbero andati
più in là delle parole perché nessuno
dei due voleva infrangere la tacita promessa che aveva fatto
all’altro e che dava ad entrambi una speranza per il futuro.
Ma, nonostante sapessero entrambi queste cose, ogni volta che erano
insieme da soli finivano sempre con il ritrovarsi in una situazione
simile, era inevitabile: tanto vicini eppure tanto lontani.
Era straziante.
La porta alle loro spalle si aprì di scatto ed entrambi
sobbalzarono per la sorpresa.
Owen tirò velocemente via le mani dai fianchi di Lilian,
disegnandole sul corpo una scia di dolorosa separazione.
Era Meredith, la giovane Meredith e adesso li stava guardando con lo
sguardo fiero e la postura eretta.
Lilian afferrò la mano di Owen.
Ne avevano parlato, sapeva che per il ragazzo era sempre un colpo
durissimo vedere la versione più giovane di sua madre e
Lilian si era accorta del fatto che, probabilmente, anche Meredith lo
aveva capito e facesse di tutto per non stargli troppo intorno, infatti
le volte in cui lo aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva
parlato si potevano contare sulle dita di una mano sola, ma in quel
momento lo stava guardando senza alcuna remora, decisa e sicura di se.
Lilian si accigliò.
“Meredith! Che succede?” - le chiese.
“Voglio andare a cercare l’incantesimo nel castello
di Astaroth! So che è un piano pericoloso e suicida, ma non
ho nessuna intenzione di passare qui un giorno di più a
guardare me stessa morire in un letto senza fare nulla! Intesi? Voglio
quell’incantesimo e se per quando lo avrò
ottenuto, perché potete stare certi che lo
otterrò, gli altri non saranno ancora riusciti a liberare
l’altra Bonnie….beh…ho convinto la
mia…Bonnie…ad aiutarmi!” -
esclamò - “Allora…siete con me oppure
no? E’ giunta l’ora di darsi una mossa!”.
Lilian restò profondamente colpita da quelle parole e
potè vedere la meraviglia farsi strada anche sul volto di
Owen prima che lui si aprisse in un sorriso e andasse ad abbracciare
Meredith, che ricambiò dopo appena un attimo di esitazione.
“Mamma…” - sussurrò Owen.
“La salveremo!” - rispose Meredith.
Lilian sorrise a sua volta e lanciò appena
un’occhiata alla Meredith ferita prima di tornare a guardare
quella giovane e sana.
“Vi aiuterò anch’io! E sono certa che ci
aiuteranno anche gli altri!” - disse - “Tutti hanno
a cuore il destino di Meredith e adesso che il nostro numero
è aumentato, non vedo perché non potremmo
attaccare Astaroth su più fronti! Tra poche ore zio Damon
dovrebbe richiamarci tutti in salone per discutere del piano che hanno
messo su lui e gli altri questo pomeriggio, si potrebbe approfittare di
quel momento per dire chiaro e tondo ciò che anche noi
abbiamo intenzione di fare!?!”.
Meredith annuì.
“Perfetto…” - disse.
Owen si limitò a guardarla fisso e a mimarle un
“Grazie” con le labbra.
La riunione era stata indetta qualche ora prima e durante quel lasso di
tempo il salotto del pensionato si era riempito man mano sempre di
più persone fino a che tutte le altre stanze si erano
svuotate, fatta eccezione per i feriti ovviamente.
Il caldo era asfissiante e Bonnie si ritrovava costretta tra Meredith e
una ragazzina con gli occhi troppo spalancati e troppo rassegnati a
quella brutale realtà: le fece pena.
Stefan, Elena e Matt erano insieme dall’altro lato della
stanza e Lilian ed Owen erano ai due lati opposti del piccolo palchetto
improvvisato con qualche panca raccolta in giro su cui
c’erano Nicole, gli altri Matt, Damon e Stefan e persino il
Damon del suo tempo se ne stava lassù con le braccia
incrociate al fianco della sua controparte futura.
Era strano vederli così vicini senza che ci fosse
ostilità o cinismo tra loro due.
Qualsiasi cosa avessero da dire era importante visti gli sguardi
trepidanti e carichi di aspettative che gli abitanti umani di
Fell’s Church stavano rivolgendo all’altro Damon,
come se fosse il loro unico salvatore.
Era incredibile e assurdo il modo in cui sembravano affidarsi a lui
senza alcun timore, seguendolo come se fosse stato da sempre il loro
giusto e degno capo.
L’altro Damon si schiarì la voce e il silenzio
calò nella stanza.
Gli unici rumori erano lo sgocciolio del rubinetto della cucina che
perdeva e la tosse dei feriti ai piani superiori.
“E’ un momento difficile…lo è
per tutti da due anni a questa parte! E so che adesso che mia moglie
è stata fatta prigioniera da Astaroth non solo il mio umore,
ma anche quello di tutti voi che la vedevano come una guida e una
spalla fedele a cui apoggiarsi è precipitato sempre
più nel terribile abisso della sofferenza!
Beh….abbiamo aspettato troppo! Ho…aspettato
troppo! Combattere Astaroth e il suo esercito buttandoci a capofitto
contro di loro è poco intelligente e molto pericoloso:
dobbiamo combattere con l’astuzia avanzando di traguardo in
traguardo fino ad arrivare alla vittoria finale che ci
renderà liberi! Perché io ci credo, credo che
riusciremo a vincere e a riavere le nostre vite!” - disse
l’altro Damon - “Il pensionato è il
nostro ultimo baluardo di pace e vi prometto che resterà
così, ma dobbiamo muoverci! Quindi vi prego di non farvi
prendere dal panico quando né io, né la mia
famiglia ci saremo! Sappiate che, anche se è lontana, Bonnie
sta continuando a proteggervi, ma dobbiamo liberarla!”.
A quelle parole un boato di approvazione e numerosi gesti
d’assenso si sollevarono dalla piccola folla e molti volti si
voltarono verso di lei sorridendole e approvando ciò che
l’altro Damon aveva detto.
Le guance di Bonnie si colorarono per l’imbarazzo e le fu
chiara una cosa: se tutte quelle persone vedevano l’altro
Damon come una guida, allora lo stesso valeva anche per
l’altra Bonnie.
Meredith doveva aver pensato la stessa cosa perché le
strinse la mano e poi le rivolse un sorriso carico d’orgoglio.
L’altro Damon annuì.
“Partiremo domattina all’alba! Matt
resterà qui e farà le mie veci mentre non ci
sono! Sappiate che potete rivolgervi a lui per qualsiasi
cosa!” - comunicò.
Solo allora Meredith si fece avanti e alzò la mano.
“Meredith! Dimmi….” - fece
l’altro Damon.
“Capisco che salvare l’altra Bonnie sia
importantissimo per il benessere di tutti ed io stessa non desidero
altro che vederla libera, ma la mia versione futura sta morendo e
l’unico modo per guarirla è nelle mani di
Astaroth…” - disse Meredith.
Owen si fece avanti e si rivolse al palco.
“Noi abbiamo intenzione di partire e recuperare
l’incantesimo!” - disse il ragazzo.
“Si! Ed io andrò con loro!” - fece
Lilian - “Non dico che mi auguro che Astaroth si concentri
solo su di voi, ma recuperare quell’incantesimo è
un’altra priorità e se davvero lui dovesse
dividersi su due fronti diversi, allora forse avremmo più
possibilità tutti, no?”.
L’altro Damon si accigliò.
“E’ pericoloso! Se noi ci concentriamo sul recupero
di Bonnie, voi sarete scoperti…” - disse,
rivolgendosi a Meredith.
Solo a quel punto Alaric si fece avanti ed oltrepassò la
soglia della stanza: “Sappiamo cavarcela contro qualche
demone…” - disse.
Bonnie guardava Meredith, l’altro Alaric, Owen e Lilian e si
sentiva fiera di loro.
Parlavano già come una squadra e sapeva che se
c’era qualcuno che aveva davvero una motivazione
così valida per recuperare quell’incantesimo erano
loro.
Alzò gli occhi e poggiò una mano sulla spalla di
Meredith.
“Lasciali andare, Damon! Possono farcela, lo
sai…” - disse rivolgendosi direttamente
all’altro Damon.
Lui spostò i suoi occhi su di lei e dopo appena un momento
di esitazione sorrise ed annuì.
“Beh…allora direi che domani sarà una
giornata impegnativa per il nostro vicino di casa, no?” -
fece.
Bonnie gli sorrise mentre Meredith le lanciava uno sguardo carico di
gratitudine per il suo appoggio.
La riunione venne sciolta mezz’ora dopo e alla fine si era
deciso che lei ed Elena sarebbero rimaste al pensionato con Matt,
l’altro Matt che aveva il compito di gestire tutto e tutti
mentre l’altro Damon era in missione e con loro sarebbe
rimasta anche l’altra Elena che avrebbe continuato ad
accudire l’altra Meredith che non poteva essere mai lasciata
sola.
Per il resto…
Lilian, Owen, Meredith e l’altro Alaric sarabbero partiti
alla ricerca dell’incantesimo necessario alla salvezza
dell’altra Meredith.
Nicole avrebbe cercato di tenere a bada Astaroth.
E le due coppie di fratelli Salvatore si sarebbero occupati del
recupero dell’altra Bonnie.
Tutto sembrava essere stato deciso ed ognuno aveva accettato il suo
compito con la giusta mentalità e la giusta concentrazione.
Dal canto suo, Bonnie era felice di rimanere al pensionato, ma era
anche immensamente preoccupata per tutti coloro che il giorno dopo
avrebbero lasciato quel tetto sicuro.
Raccolse i capelli in una treccia morbida e si sedette sul davanzale
della finestra della camera che condivideva con Meredith che, in quel
momento, era fuori a parlare con Lilian degli ultimi dettagli o roba
del genere.
Era al buio e indossava soltanto una camicia da notte di pregiata seta
blu che Nicole le aveva portato direttamente dall’armadio di
sua madre.
La stanza era illuminata soltanto dalla luce dell’enorme luna
piena che aveva ammantato il bosco di silenzio e
minacciosità.
Qualcuno bussò alla sua porta.
“Avanti!” - disse.
L’uscio si aprì appena e il volto di Damon fece
capolino chiedendole silenziosamente di entrare.
Bonnie corrugò la fronte, sorpresa.
“Damon?” - chiese.
“Non esattamente! O almeno…non esattamente per
te!” - rispose lui.
Bonnie sospirò e sorrise anche se la meraviglia era comunque
visibile sul suo volto.
“Capito! L’altro Damon…” -
disse.
Il vampiro annuì: “Posso entrare?” - le
chiese.
“Certo! Entra pure!” - rispose Bonnie, scostandosi
di lato per fargli spazio.
L’altro Damon la raggiunse e le si sedette di fianco volgendo
anche lui lo sguardo alla luna che gli illuminò i lineamenti
perfetti.
“Quella gliel’ho regalata io…non ricordo
in che occasione, però! Forse non c’era nemmeno
un’occasione….forse gliel’ho regalata e
basta!” - disse improvvisamente lui indicando con un cenno
della testa la camicia da notte che lei stava indossando in quel
momento.
“Oh…non lo sapevo…” - rispose
Bonnie, sentendosi in colpa perché forse, indossandola, lo
stava facendo soffrire.
L’altro Damon, però, sorrise.
“Non preoccuparti, streghetta! Dopotutto
è…tua, in un certo senso, no?” -
scherzò.
Bonnie si accigliò.
“E’ vero…in un certo
senso…” - concordò lasciandosi andare
ad una lieve risata.
Quando il silenzio calò nuovamente aspettò dieci
secondi prima di parlare.
“Come mai sei venuto qui?” - gli chiese.
L’altro Damon scrollò le spalle: “Mi
conforta vederti! Lo so che è strano perché
dovrebbe farmi stare male, ma non è così! Vederti
mi fa ricordare di tutto ciò che abbiamo passato per
arrivare alla felicità che abbiamo adesso e allora penso che
neppure uno stupido demone potrà mettersi tra noi
due!” - rispose.
Bonnie restò in silenzio e scosse la testa, incredula.
L’altro Damon la guardò e alzò le mani
in segno di resa.
“Lo so, lo so…non sei abituata a sentirmi parlare
così di te e ti sembra un’assurdità! Ma
ti posso assicurare, Bonnie, che anche quando ero il Damon del tuo
tempo infondo io l’ho sempre saputo di amare te e presto o
tardi anche lui, Damon, se ne renderà conto!” - le
disse - “Devi solo aspettare ancora un po’! Bisogna
avere una pazienza infinita con me….”.
Bonnie sorrise: “Oggi l’ho visto come mi guardavano
tutti mentre parlavi dell’altra Bonnie e allora ho
pensato…ho pensato che forse sono io quella sbagliata, no?
Cioè…che forse sono io quella che deve maturare,
quella che non è ancora pronta! Insomma…Elena
è così..” - disse, ma la voce
dell’altro Damon la interruppe.
“Credimi Bonnie, se c’è qualcuno che
deve maturare tra te ed Elena quella è Elena! Tu sei
perfetta così come sei! Sei sempre stata perfetta
così come sei…” - le disse.
Bonnie restò a guardarlo per qualche attimo, sognando il
momento in cui quelle parole le sarebbero state rivolte dal suo Damon e
non dalla versione futura del vampiro….sempre che quel
momento sarebbe mai arrivato, ovviamente.
Con quel viaggio e con quello che stavano vedendo, chi poteva dire se
avrebbero mai intrapreso la stessa strada!?!
“State attenti domani…tutti voi..” - gli
disse.
L’altro Damon annuì e le battè
leggermente una mano su un ginocchio nudo.
“Ti salverò, te lo prometto! Ti salverò
sempre!” - rispose lui.
NOTE:
Ciao a tutte!!!!
Come è stata la vostra settimana? La mia è andata
bene, davvero!XD
Allora...per prima cosa voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto
e/o recensito lo scorso capitolo o che sono anche solo passati a dare
un'occhiata!XD
Ma torniamo a noi...
Altro capitolo non esattamente avvincente questo! Me ne rendo conto....
Ma vi avevo già detto che, prima di scagliarsi contro
Astaroth, avevano bisogno di un minimo di organizzazione, no? Adesso,
diciamo, che ce l'hanno!!!XDXDXD
E poi...c'è stata la prima scena tra Owen e Lilian! *_* Vi
è piaciuta? Che ne avete pensato?
Damon ci ha riservato una bella sorpresina, non trovate?
Ebbene si! Suonino le campane e rullino i tamburi.....Damon-scemo sta
cominciando a capire!XD Forse è stata la gelosia per Stefan
e Bonnie, forse è stato il discorso dell'altro Damon o forse
ha preso una botta in testa..beh...a noi non interessa, giusto?
Però...ne prevedo delle belle con i 4 fratelli Salvatore
tutti insieme!XDXDXDX
Meredith più agguerrita che mai.....fa molto cacciatrice,
eh? ihihi
E infine, c'è stata la scena Donnie! XD Ok...non proprio
Donnie così come ve la immaginavate e non con esattamente le
persone giuste, ma arriveranno anche quelle, non preoccupatevi! Piano
piano arriverà tutto!XDXDX
E ovviamente, dal prossimo capitolo torneranno i demoni, Astaroth, le
sue cravatte e l'altra Bonnie! Ma vi dico già da adesso che
servirà un pò per liberarla, quindi non pensiate
che avverrà tutto nel prossimo capitolo, perchè
non sarà così!!
Ok...adesso mi sa che la smetto che, non solo ho scritto un altro
capitolo enorme, ma ci ho messo pure la nota kilometrica!XDXDXD
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 13 *** Raggirare il nemico ***
Raggirare
il nemico
Le
albe al pensionato in quel tempo lontano e così catastrofico
erano di una monotonia assurda.
Non esistevano soli da veder sorgere, raggi di luce accecanti che
squarciavano piano il cielo nero annullando il buio della notte, non
esistevano sfumature rosee e aranciate che ti tenevano con il fiato
sospeso e gli occhi sgranati davanti alla finestra della tua camera
facendoti assomigliare più ad un pesce lesso che ad una
persona.
In quel futuro devastato ti rendevi conto che era l’alba solo
perché all’improvviso diventava tutto rosso e tu
ti svegliavi tutto indolenzito dopo una notte piena d’incubi
maledicendo la sveglia che suonava sempre quando eri finalmente sul
punto di cedere ad un sonno talmente profondo da ricordare molto uno
stato di coma durante il quale, forse non sognavi nulla di bello, ma
almeno potevi riposarti.
Quell’alba non fu diversa dalle precedenti.
Matt si alzò controvoglia e degnò appena di uno
sguardo il cielo di Fell’s Church coperto da quella sorta di
patina lucente e demoniaca che li teneva tutti prigionieri al suo
interno.
A volte provava ad immaginare come sarebbe stato vedere quella
Fell’s Church dall‘esterno e l‘unica cosa
che gli veniva in mente era una specie di enorme cupola arancione
talmente spessa che ti impediva di guardarci all’interno.
Ma quella era solo la sua fantasia macabra che galoppava nei momenti di
noia e allora cercava di non dare molto peso neppure ai suoi stessi
pensieri, per non rischiare di dare di matto.
Si diede una rinfrescata veloce e si mise addosso appena un paio di
jeans ripescati dal fondo dell’armadio di chissà
chi visto che, per ovvi motivi, non poteva usare i vestiti
dell’altro se stesso e afferrò una semplice
maglietta bianca a mezze maniche mentre si infilava le sue vecchie
scarpe da ginnastica.
Si richiuse la porta alle spalle, passò una mano tra i
capelli per cercare di rinvigorirli dopo la strana ammaccatura che il
cuscino aveva dato loro e scese al piano di sotto andando direttamente
verso l’ingresso.
Erano già tutti lì, chi pronto a partire per una
missione potenzialmente suicida, chi pronto a dare supporto, abbracci e
parole di raccomandazione.
In cuor suo Matt era felice di essere stato lasciato a casa.
Forse era un comportamento sbagliato e vigliacco da parte sua, ma aveva
visto in azione quei demoni e non ci teneva a finire tra le loro
grinfie.
Paradossalmente si sarebbe buttato contro Damon senza pensarci due
volte e l’avrebe fatto per Bonnie, ma buttarsi contro un
branco di demoni e contro Astaroth lo spaventava come nessun vampiro
aveva mai fatto prima.
Un movimento alla sua destra catturò la sua attenzione.
Mentre gli altri erano tutti presi a scambiarsi frasi
d’incoraggiamento e a mettere a punto gli ultimi dettagli,
Nicole e Lilian avevano raggiunto la sua controparte futura e se
l’erano trascinato nella stanza attigua, senza che nessuno li
notasse.
E Matt era terribilmente curioso di scoprire quante più cose
possibili sull’altro Matt quindi diede un’occhiata
in giro e non appena si fu accorto di non essere l’oggetto
dell’attenzione di nessuno, si portò a ridosso del
muro che separava l’ingresso dal salotto e tese
l’orecchio accanto alla porta socchiusa per cercare di capire
cosa avessero le due ragazze.
Non erano andate di là con l’altro Matt per
salutarlo: avrebbero potuto farlo tranquillamente alla presenza di
tutti!
E le occhiate preoccupate che si erano lanciati tutti e tre tra loro
gli facevano sentire puzza di bruciato.
Cosa c’era che non stavano raccontando?
Era forse qualcosa che aveva a che fare con un loro piano segreto?
Era qualcosa che aveva a che fare con il loro viaggio?
E, più importante di ogni altra cosa, perché
diavolo continuavano a rivolgersi tutti all’altro Matt?
Possibile che fosse cambiata così radiclamente la sua
posizione all’interno del gruppo? E se si..come?
Matt non l’avrebbe mai ammesso a voce alta, ma non essere mai
preso in considerazione per nessuna decisione lo infastidiva non poco.
Avevano passato anni di lotte e brutte perdite seguendo i piani
contorti di Elena, quindi perché mai nessuno gli dava retta
o gli chiedeva un consiglio? Come aveva fatto l’altro Matt
per farsi rispettare così tanto che adesso tutti, persino
Damon, lo vedevano come un fidato consigliere?
“Cosa ne pensi Matt?” - chiese sussurrando Lilian.
A quanto pare, perso nelle sue elucubrazioni mentali, Matt si era perso
gran parte del discorso tra i tre.
Ci fu un leggero rumore di passi e Matt immaginò
l’altro se stesso che faceva avanti e indietro cercando di
ragionare sul problema che gli era stato esposto.
“E’..normale! In un certo senso era prevedibile! Io
stesso lo avevo previsto, anche se non avevo mai messo in conto che una
cosa simile potesse toccare anche te, Lilian!” - rispose
l’altro Matt.
“Lo so e…sinceramente? E’ proprio questo
che mi preoccupa maggiormente!” - fece Lilian -
“Non fraintendetemi…non sto dicendo che i miei
sono perfetti e che i guai li avrebbero combinati solo Damon e Bonnie,
ma….come hai detto tu era prevedibile che una cosa simile
capitasse a Nicole per questo tutti non fanno altro che tentare di far
aprire Damon sui suoi sentimenti per Bonnie! Ma nessuno ha pensato che
potesse succedere a me e….e se fosse più grave
proprio per questo? Li ho visti Stefan ed Elena ed è da ieri
che lui la evita come la peste!”.
Matt si accigliò.
Stefan stava evitando Elena? E questo cosa significava per Lilian? Cosa
c’entrava con lei?
Per un solo istante, Matt si voltò verso la calca ancora
intenta nei saluti e notò chiaramente quanto fosse fredda e
tesa la distanza tra Stefan ed Elena.
Cosa stava succedendo?
“Ok…ok….ripetetemi un attimo cosa
percepite esattamente!” - fece l’altro se stesso.
Matt annuì impercettibilmente, totalmente
d’accordo con la sua controparte.
- Ecco, brave! Ripetete!
- si ritrovò a pensare totalmente confuso.
“Allora….la situazione è questa:
è da un po’ di giorni, da quando sono arrivati dal
passato, che io e Lilian abbiamo cominciato ad avvertire questa sorta
di malessere che va e viene! Mi spiego meglio: è
come una sensazione di debolezza! A volte aumenta, a volte
diminuisce!” - spiegò Nicole - “E ci
siamo rese conto che l’andamento di questa sensazione oscilla
in base agli stati d’animo dei nostri genitori del passato!
Ieri, per esempio…..sono stata male tutta la mattina con la
faccenda di Damon che ha salvato Elena senza fregarsene di
Bonnie….ma poi è successo qualcosa, non so cosa,
e quando lui è arrivato dicendo che ci avrebbe aiutato a
liberare la mamma a qualsiasi costo io mi sono sentita subito meglio,
come se qualcuno mi avesse fatto un’iniezione di pura energia
vitale!”.
“Ok! E tu Lilian? - chiese l’altro Matt con tono
interessanto e preoccupato allo stesso tempo.
“Io stavo bene..sono sempre stata bene! Sia che eravamo nel
passato, sia che siamo tornati qui…stavo bene! Poi ieri
pomeriggio ho avvertito come una fitta e ho cominciato a provare la
stessa sensazione descritta da Nicole! Parlandone con lei ho pensato
anch’io che riguardasse Stefan ed Elena, così ho
preso ad osservarli e mi sono accorta che qualcosa era combiato, che si
erano allontanati di colpo! E adesso..più passano le ore
più sto peggio! Stanotte sono stata così male da
non riuscire a dormire e stamattina, mentre venivo giù, sono
uscita dalla mia stanza ed ho incrociato Stefan che usciva da quella di
fronte alla mia. Mi è sembrato strano visto che la camera
che abbiamo assegnato a lui e ad Elena era al piano inferiore e allora
gliel’ho chiesto e lui si è rabbuiato e mi ha
risposto che si era trasferito da un’altra parte per restare
da solo!” - raccontò Lilian.
Un colpo sordo bloccò il discorso dei tre e
spaventò Matt che si voltò con la paura di essere
stato scoperto.
Tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto che era
solo l’altro Damon che stava togliendo le sbarre al portone
del pensionato in modo da poter uscire.
“E’ mio padre…dobbiamo
andare!” - fece Nicole, frettolosamente.
“Cosa ne pensi Matt?” - chiese nuovamente Lilian
con voce accorata.
“Penso che dovete stare attente! Se questa sensazione di
debolezza di cui parlate oscilla così improvvisamente da un
estremo all’altro allora dovete stare in campana
perché durante la missione nessuno può
assicurarvi che non vi sentiate improvvisamente senza forze!”
- rispose l’altro Matt - “Una cosa è
certa: se i rapporti tra i vostri genitori del passato cambiano troppo
drasticamente allora è normale che vi sentiate strane,
perché se loro non si fossero mai amati voi non sareste mai
esistite. Adesso le versioni passate stanno venendo un futuro che non
avrebbero dovuto vedere, stanno scoprendo troppe cose ed è
inevitabile che qualcosa cambi, dobbiamo solo fare in modo che non sia
niente di troppo importante come le vostre esistenze! Andate in
missione adesso e fate ciò che serve! Al vostro ritorno ne
riparleremo ed io nel frattempo cercherò di farmi
un’idea più precisa della situazione. Se
sarà necessario lo diremo anche a tutti gli
altri!”.
Un profondo sospiro accompagnò le ultime raccomandazioni
dell’altro Matt e poi si sentirono solo passi che uscivano di
fretta dalla stanza.
Matt si scostò dalla parete e si mischiò di nuovo
alla folla mentre le due ragazze e l’altro Matt si
scambiavano un abbraccio alla presenza di tutti.
Cosa significavano le parole di Lilian e Nicole?
Davvero la loro stessa esistenza era in pericolo?
Dio solo sapeva se Matt non desiderasse che Bonnie non avesse mai amato
Damon e che quel futuro fosse stato diverso, ma…poteva
davvero volere questo a discapito di Nicole?
Infondo Nicole gli piaceva! Era una tipa tosta e
all’apparenza poteva sembrare la copia sputata di suo padre,
ma aveva molto di Bonnie, aveva così tanto di lei che per
Matt era difficile, se non impossibile, anche solo pensare di non
vederla…esistere.
Un leggero cigolio seguito da un quasi inudibile click e il gruppo che
si preparava alle missioni aveva già abbandonato il
pensionato.
Il bosco era cambiato, terribilmente.
Viaggiando a ritroso verso gli anni dell’infanzia ricordava
perfettamente che anche a quel tempo l’Old Wood era un posto
silenzioso, ma si trattava del silenzio degli animali in letargo, del
silenzio degli imponenti sempreverdi secolari che osservavano ogni loro
mossa senza mai giudicare, si trattava del silenzio rispettoso del
cimitero lì vicino.
Il silenzio portato dalla venuta di Astaroth era un silenzio diverso,
lo stesso che ammantava ogni più recondito angolo di quella
piccola cittadina che era Fell’s Church.
Questo nuovo silenzio era un silenzio carico di orrore, il silenzio di
chi tace per paura, il silenzio della morte.
Nicole era furiosa.
Ogni volta che per un motivo o per un altro era costretta ad
attraversare i sentieri di quel bosco che l’aveva vista
crescere donandole alcuni tra i momenti più felici che
avesse mai vissuto, una rabbia sorda le cresceva piano nel petto e si
diffondeva attraverso il sistema nervoso mettendo tutto il suo corpo in
allerta costante.
Non ci riusciva. Semplicemente non riusciva a guardare le querce
abbattute, i cespugli inceneriti senza darsi la colpa per
ciò che era successo.
A volte pensava che se non fosse davvero stata così forte,
se non fosse stata l’ibrido talmente potente che era, se non
fosse stata cresciuta per affrontare qualsiasi cosa sarebbe
già morta da tempo schiacciata dall’enorme peso
del senso di colpa che provava giorno dopo giorno.
Dopotutto…era per colpa sua che Astaroth era arrivato a
Fell’s Church, no?
Se lei non fosse esistita, il demone avrebbe lasciato tutti in pace e a
quell’ora su zia Meredith non sarebbe stata in fin di vita in
un letto, la popolazione della cittadina non sarebbe stata
drasticamente decimata, sua madre non sarebbe stata rapita,
l’Old Wood non sarebbe diventato l’ammasso di
cenere che era e Lilian non avrebbe mai corso il rischio di scomparire
dalla storia perché non ci sarebbero stati né
viaggi nel passato né viaggi nel futuro.
Nelle ultime ore aveva persino pensato che forse sarebbe stato un bene
per tutti se la storia dei suoi genitori fosse cambiata per davvero
perché almeno nessuna delle persone che amava avrebbe dovuto
vivere con il fardello che comportava solo il conoscerla.
Camminavano ancora in gruppo, al riparo tra gli alberi, nascondendosi
alla vista dei demoni che avrebbero potuto perlustrare il bosco a
quell’ora della mattina.
In realtà, non conoscevano molto le abitudini di ronda dei
demoni al soldo di Astaroth, quindi era probabile che non ci fosse
davvero nessuno in giro, ma era comunque meglio evitare ogni rischio
possibile.
Già quello che stavano per fare era abbastanza pericoloso
senza che si mettessero a crearsi altri guai con le loro stesse mani.
Nicole era in testa al gruppo e venne raggiunta da suo padre solo nel
momento in cui si ritrovarono la strada sbarrata dall’ultima
fila di salici che costeggiava la radura al centro della quale sorgeva
il castello nero di Astaroth.
“E’ l’ora di
dividersi…” - fece suo padre quasi bisbigliando.
Nicole si limitò soltanto ad annuire, sospirando.
Suo padre l’abbracciò.
“Stai attenta!” - le sussurrò.
“Anche voi..” - rispose Nicole sciogliendo
l’abbraccio e lanciando appena un’occhiata anche a
Damon.
Non aveva ancora capito cosa lo avesse spinto a cambiare idea, ma
qualsiasi cosa fosse stata sperava che continuasse a sortire
quell’effetto su di lui almeno fino alla fine di quella
giornata.
Distrarre Astaroth non era un’impresa da poco e aveva bisogno
di tutte le energie possibili per riuscirci.
“Buona fortuna a tutti…” -
augurò suo zio Stefan mentre i vari gruppi si dividevano.
Nicole rimase lì, immobile, mentre il gruppo di suo padre
andava verso le segrete e quello di Meredith verso il retro del
castello.
Prima di lasciarla sola Lilian le si accostò e le
sfiorò una mano.
Rimase ferma a guardarli andare via fino all’ultimo secondo,
fino a che non li vide scomparire, poi si voltò, si
portò la lunga treccia con cui aveva legato i capelli su una
spalla sola ed uscì allo scoperto.
Non era mai entrata per davvero nel castello del suo nemico, ma lo
aveva studiato parecchio dal di fuori e Matt era riuscito a racimolare
un bel po’ di testimonianze che coprivano secoli e secoli e
che parlavano dell’imponente castello nero comparso
all’improvviso giusto prima che si scatenasse una qualche
catastrofe.
C’erano anche delle mappe e dei diari tra i documenti in
possesso di Matt che li avevano portati alla conclusione che,
nonostante passassero i secoli, con ogni probabilità il
castello era sempre lo stesso, così come Astaroth era sempre
lo stesso.
Era plausibile! Insomma…se Astaroth non aveva né
presente né passato, ma era unico e poteva spostarsi avanti
e indietro nel tempo senza correre il rischio di incappare in altre
versioni di se stesso, allora era ovvio che anche tutto ciò
che gli apparteneva, tutto ciò che veniva creato da lui e
che lo accompagnava fosse unico.
Quindi se il castello era sempre presente, allora anche il castello era
unico e si spostava con lui.
Ragion per cui, pur non essendoci mai entrati, erano riusciti a buttare
giù una mappa piuttosto dettagliata delle varie stanze e
della loro disposizione e composizione soltanto usando i documenti
ritrovati da Matt.
Nicole avanzò di qualche passo e scorse i primi due demoni
di quella lunga giornata che facevano da piantoni davanti
all’enorme portone in legno d’ebano che era
l’ingresso principale al castello.
Le guardie la videro, ma lei continuò spavalda e noncurante
ad avanzare fermandosi solo a qualche passo da loro.
“Ehi ragazzi! Bella giornata, eh? Mi annoiavo al pensionato,
quindi ho pensato di passare di qui a fare un salutino ad Astaroth!
E’ in casa?” - chiese.
L’istante successivo i due demoni le furono addosso.
Elena era felice, raggiante quasi.
O almeno lo era stata fino a quando non si era resa conto, la sera
prima, che per Stefan non era lo stesso.
Eppure non riusciva ancora a capirne il motivo.
Insomma…a rigor di logica lui avrebbe dovuto essere ancora
più felice di lei per il fatto che finalmente lo aveva
scelto, no?
E allora perché era diventato così scostante?
All’inizio non se n’era curata troppo dicendosi che
forse Stefan aveva solo bisogno di metabolizzare la notizia: non era un
mistero per nessuno che il vampiro fosse un’anima molto
riflessiva.
Poi le ore erano trascorse e lui aveva continuato ad evitarla.
Anzi…ad Elena era addirittura parso che si rabbuiasse sempre
di più e allora aveva cominciato a preoccuparsi.
Possibile che nel momento in cui lei lo aveva scelto, lui avesse capito
di non volerla?
Ma scartare quell’ipotesi era semplice quasi come respirare:
bastava guardare l’altro Stefan come teneva tra le braccia
l’altra Elena!
Elena non lo avrebbe mai detto, ma quel viaggio nel futuro si era
rivelato un’ottima cosa.
Certo, avevano i demoni a cui pensare, l’altra Bonnie e
l’altra Meredith da salvare, ma almeno nessuno di loro aveva
più ragione di avere la mente occupata da stupidi drammi
sentimentali: le loro versioni future erano la loro risposta!
Ma l’unica a capirlo e a sentirsi sollevata sembrava essere
lei e adesso che Stefan era partito facendole appena un cenno di saluto
dopo aver addirittura abbandonato la loro stanza la notte prima, Elena
non riusciva a decidere se era lei la stupida a cui sfuggiva qualcosa
che per gli altri era ovvio oppure erano loro che si arrovellavano le
menti quando non avrebbero dovuto ponendosi dei problemi e dei dubbi
che era inutile avere.
Restare al pensionato forse era una buona occasione per riuscire a
riflettere e a decifrare lo strano comportamento di Stefan, nonostante
avrebbe di gran lunga preferito andare in missione insieme agli altri.
A dire il vero si sentiva quasi offesa: mai nessuno l’aveva
lasciata da parte!
Un rumore di passi proveniente dal corridoio fuori alla porta della sua
stanza la fece scattare dalla poltrona su cui era seduta ed Elena si
precipitò fuori dalla stanza per ritrovarsi faccia a faccia
proprio con la persona che sperava d’incontrare: Bonnie!
Sentiva il bisogno di parlare con un’amica…
“Bonnie!” - esclamò - “Ti va
di parlare un po’?” - le chiese.
L’amica alzò il viso verso il suo e le sorrise
timidamente.
“D-di…di cosa?” - le chiese a sua volta.
“A dire il vero avrei bisogno proprio di sfogarmi un
po’ e due chiacchiere tra amiche mi sarebbero
d’aiuto! Si tratta di Stefan…” - rispose
Elena.
Sarà stata solo una sua impressione, ma al nome <
Stefan > Bonnie sembrò agitarsi e andare ancora di
più nel pallone.
“A-a…a dire il vero..ehmm…ho..d-delle
cose da fare, si!” - balbettò frettolosamente -
“Scusa Elena! A dopo!” - le sorrise e
scappò via.
Elena rimase leggermente interdetta e la guardò scendere le
scale di corsa con la fronte aggrottata.
“A dopo…” - disse al nulla.
Possibile che Bonnie non avesse voluto parlarle di proposito?
Ad Elena sembrava che fosse esattamente così…ma
perché?
Bonnie sapeva qualcosa che lei non sapeva? Aveva parlato con Stefan?
Qualcuno alle sue spalle si schiarì la voce con due finti
colpi di tosse.
Elena si voltò solo per ritrovarsi inaspettatamente faccia a
faccia con se stessa.
Rimase senza parole e sgranò gli occhi.
Fino a quel momento aveva accuratamente evitato di ritrovarsi da sola
con l’altra Elena forse perché aveva paura di
ciò che poteva dirle, forse
perché…..ad essere onesti non lo sapeva neppure
lei perché era così terrorizzata solo
all’idea, ma lo era.
L’altra Elena le sorrise.
“Noi due non abbiamo mai parlato
finora….” - commentò -
“Seguimi! Parlare con me non ti farà male,
vedrai!”.
Elena deglutì: “No?” - chiese.
“No! Anzi…forse può solo farti bene,
credimi!” - rispose l’altra Elena facendole un
cenno con la testa come a indicarle la strada.
Elena ci riflettè su un attimo.
Aveva ancora paura, quello era certo….Ma chi poteva
conoscerla meglio di se stessa?
Non aveva mai dormito.
Per essere precisi non aveva mai sentito il bisogno di dormire
né di cadere in un qualsiasi stato di incoscienza per
riprendere le forze perché fondamentalmente non aveva mai
perso le forze.
Per quanto lo riguardava, dormire era soltanto un’altra delle
terribili perdite di tempo con cui umani e affini sprecavano la loro
già miserabile vita.
Insomma….che senso aveva passare ore e ore a dormire ogni
giorno quando la tua vita era paragonabile ad un fiammifero,
cioè effimera e di breve durata?
Astaroth non era mai riuscito a capirlo.
Mettersi volontariamente in un letto a dormire per ore sarebbe stato
giustificabile solo se a farlo fosse stato lui, un essere immortale e
indistruttibile, ma gli umani….
Ogni giorno per loro poteva essere l’ultimo visti i modi
infiniti che esistevano e si potevano inventare per togliere loro la
vita eppure non si scoraggiavano mai e ogni notte tornavano nei loro
letti.
Avevano addirittura delle stanze dedicate proprio al dormire!
Nel suo immenso castello Astaroth aveva numerosissime stanze, infinite
quasi.
Non aveva scelto una stanza che fosse solo sua perché tutte
le stanze lo erano, ma in una aveva fatto mettere un letto. Non che ci
dormisse, ma gli piaceva stendercisi sopra e riflettere tentando di
capire da quella posizione cosa passasse ogni sera per la mente degli
uomini e cosa li spingesse a cercare quel pezzo inutile
d’arredamento al calare di ogni notte.
Non lo aveva mai capito, ma continuava a provarci! Non demordeva!
Un forte trambusto proveniente dall’ingresso
attirò la sua attenzione, ma solo quando tutto ridivenne
calmo Astaroth decise di abbandonare le sue riflessioni e andare a
vedere cosa stava succedendo.
Raggiunse il piano inferiore con tutta calma, senza scomporsi,
riallacciandosi i bottoni aperti della giacca elegante che
andò a coprire la camicia di seta che portava lasciando in
evidenza solo la sua ennesima cravatta.
Ne aveva una collezione di cravatte e gli piacevano tutte. Per come la
vedeva lui, le cravatte stravaganti erano tra le pochissime cose
vagamente degne di nota che gli esseri umani erano stati in grado di
creare.
Quel giorno ne aveva indossato una di un bellissimo verde fosforescente
che si illuminava al buio e metteva in risalto la piccola astronave
circolare da cui un polpo alieno con due enormi occhi giocava a morra
cinese con un bambino grasso con il viso sporco di cioccolato e un
carrellino al seguito.
Se l’era fatta realizzare su misura prendendo spunto da un
cartellone pubblicitario che aveva visto tempo addietro.
La porta all’ingresso era spalancata e tenuta bloccata dal
corpo di un suo demone sottoposto a cui avevano mozzato la testa.
Astaroth gli si avvicinò e lo studiò un attimo
prima di dargli un calcio e lasciarlo cadere all’esterno in
modo da poter lasciare libero l’uscio e richiuderlo.
Tutto il corridoio che conduceva ad una delle prime stanze del
castello, la stanza in cui gli piaceva mettere in mostra gran parte
della sua collezione di armi, era affollato dai corpi trucidati di
piccoli demoni di poco conto.
Astaroth quasi sorrise: chiunque l’avesse fatto almeno gli
aveva risparmiato la fatica di doverli uccidere lui in seguito, anche
se gli aveva portato via il suo passatempo preferito nei momenti di
noia.
Restò fermo sotto l’arco della sala delle armi
quando riconobbe Nicole nel suo intruso.
“Finalmente….cominciavo a chiedermi dove
fossi…” - fece Nicole evidentemente scocciata.
Se ne stava stravaccata su una poltrona in pelle su un lato della
stanza.
“Quella poltrona non era qui…” - disse
Astaroth.
“Infatti! L’ho trovata in corridoio e
l’ho usata per schiacciare uno dei tuoi demoni! Alla fine me
la sono ritrovata tra le mani e non sapendo cosa farci me la sono
portata dietro e mi ci sono seduta!” - spiegò
Nicole con una scrollata di spalle.
“Cosa ti porta nella mia dimora?” - chiese Astaroth.
“Ma che domande sono? Così mi offendi, Astaroth!
Credevo che fossi un padrone di casa più gentile! E
comunque, come ho già detto all’ingresso prima di
entrare, ero al pensionato, mi annoiavo e allora sono venuta a farti un
salutino!” - fece Nicole scoccandogli un sorriso smagliante e
che nascondeva molte cose.
Astaroth sorrise a sua volta ed entrò nella stanza,
avvicinandosi alla ragazza.
“Non ti restituirò tua madre, Nicole!” -
le disse.
Nicole si alzò dalla poltrona e lo fronteggiò.
“Lo so! Ma questo non significa che non posso cercare un modo
per riprendermela, no? Lo sai che non sarei mai rimasta indifferente al
fatto che l’hai rapita! Nessuno tocca la mia famiglia,
Astaroth, quante volte devo ancora ripetertelo?” - gli disse.
“Quindi? Cosa hai intenzione di fare? Combattere?”
- le chiese lui a sua volta.
“Sinceramente? Non capisco perché l’hai
rapita, ma è mia madre e non posso permettermi di correre
troppi rischi anche perché...metti che combattiamo e questa
volta tu dovessi vincere….dopo chi verrebbe a salvarla? E
chi salverebbe il resto di Fell’s Church? Nessun altro
è abbastanza potente da affrontarti con una speranza di
uscirne illeso o di vincere, quindi….facciamo un accordo! Ti
propongo una sfida, Astaroth! Ci stai?” - rispose Nicole.
Astaroth ne fu sorpreso.
Nicole sembrava stranamente troppo calma. Di solito se qualcuno osava
torcere un capello a qualcuno della sua famiglia lei non era
così lucida da pensare troppo come invece stava facendo in
quel preciso istante.
Nonostante questo, però, e nonostante le
perplessità sullo strano cambiamento inaspettato di
Nicole…Astaroth era curioso.
“Che tipo di sfida?”.
“Ok!
Da questa parte…” - fece l’altro Alaric
indicando davanti a se e spostando con un solo braccio un ramo pendente
da un albero che stava per colpire Meredith in pieno viso, impegnata
com’era nelle sue solitarie riflessioni.
Lei gli rivolse un sorriso di ringraziamento e proseguirono dritto.
Era assolutamente convinta della sua decisione e della scelta di fare
qualsiasi cosa per salvare l’altra se stessa, ma per tutta la
notte appena trascorsa non aveva fatto altro che torturarsi chiedendosi
se quella sua scelta fosse sembrata insensibile agli occhi degli altri
che erano andati a recuperare l’altra Bonnie.
Tra una riflessione e l’altra si diceva che chiunque avrebbe
reagito così al suo posto,
ma….chissà…si sentiva turbata, ecco.
Forse era per il fatto che non aveva consultato nessuno prima di
prendere la sua decisione. Forse era perché non si
era mai direttamente trovata al centro di una situazione simile dove
doveva battersi per difendere la sua stessa vita. Forse
perché, per la prima volta nella sua vita, stava seriamente
dubitando di se stessa.
Poteva essere una qualsiasi di queste ragioni, così come
poteva essere una ragione del tutto differente…non lo sapeva
per certo e questo la spaventava a morte.
Perché lei era quella che aveva sempre tutte le certezze,
non colei che aveva bisogno che fossero gli altri a fornirgliele.
L’altro Alaric camminava alla testa del loro gruppo e
Meredith lo affiancava standogli dietro solo di un passo.
Lilian ed Owen erano fianco a fianco alle loro spalle ed erano restati
in silenzio per la maggior parte del tempo, eccetto che per le poche
volte in cui si erano avvicinati per bisbigliarsi qualcosa
all’orecchio che a Meredith non era dato sapere.
Avanzarono al limitare della radura in cui sorgeva il castello fino a
raggiungerne il retro dove, in una piccola zona appartata e contornata
da grossi cespugli, se ne stava nascosto quello che aveva tutta
l’aria di essere solo un semplice e decadente capanno per gli
attrezzi.
Meredith si accigliò.
“Quella sarebbe la famosa sala dei trofei di
Astaroth?” - chiese.
Si era sinceramente aspettata qualcosa di molto meglio di una
catapecchia di legno marcio e chiusa solo da una porta sgangherata.
“Non lasciarti ingannare dalle apparenze! Le cose
più incredibili si nascondono sempre sotto gli occhi di
tutti..” - le disse l’altro Alaric.
Meredith non capì, ma cercò di sforzarsi.
Magari si trattava di una qualche strana magia demoniaca o forse era
lei che non sapeva guardare per davvero.
Nel dubbio…strinse gli occhi e si concentrò, ma
ebbe l’unico risultato di provocarsi una fitta di dolore alla
testa.
Scosse la testa e inspirò ed espirò forte.
“Non c’è alcun bisogno che ti sforzi
tanto, Meredith!” - arrivò in suo soccorso Lilian
- “A dire il vero anche noi vediamo ciò che stai
vedendo tu, cioè solo un misero capanno. Ma, stando a quello
che Matt ha scoperto da quegli antichi documenti che ha ritrovato,
è l’interno che ci riserverà parecchie
sorprese!”.
Giusto! Che stupida a non pensarci!
E pensare che lei stessa aveva ascoltato l’altro Matt parlare
di questi diari antichi che aveva ritrovato chissà dove,
chissà quando e chissà come.
Da quello che Meredith aveva potuto capire in quei giorni,
l’altro Matt era una persona profondamente diversa dal Matt
del suo tempo.
No! Forse dire che era diverso non era esatto!
Matt, dopotutto, era sempre stato un ragazzo intelligente, curioso ed
affidabile, ma con gli anni quelle sue tre caratteristiche sembravano
essersi sviluppate al punto tale da renderlo un uomo saggio e dalla
profonda e utile conoscenza. Soprattutto, però, era
diventato un uomo rispettato da tutti.
Meredith sorrise debolmente, ma era davvero orgogliosa e felice per
l’amico.
“Perfetto! Quindi che facciamo adesso? Entriamo?” -
chiese.
“Con ogni probabilità il libro che cerchiamo
è lì dentro, quindi….si, dobbiamo
entrare!” - rispose l’altro Alaric.
“Ma siamo sicuri che lì fuori non ci sia nessuno?
Insomma…nessun demone?” - fece Owen.
L’altro Alaric a quella domanda non rispose, si
limitò ad imbracciare la pesante balestra che teneva legata
sulle spalle e a caricarla.
Owen seguì il padre ed estrasse da un fodero di cuoio
pesante che aveva legato alla cintura due spesse spade dalla lama
ricurva che a Meredith davano molto l’impressione di due
scimitarre lucenti ed affilate che, cosa quasi assolutamente certa,
servivano al ragazzo per mozzare di netto la testa dei demoni che si
sarebbe trovato di fronte.
Lilian rimase composta: aveva dalla sua le sue capacità da
ibrido e tanto le bastava.
Meredith, invece, afferrò un grosso coltello che le porse
l’altro Alaric e lo impugnò saldamente.
Nonostante il piccolo giardino che circondava il capanno sembrasse
completamente deserto, tutti loro sapevano che non lo era.
Insomma…quale persona sana di mente lasciava incustodito il
capanno che conteneva tutti quelli che potevano essere tranquillamente
definiti i suoi tesori?
Nessuno, ovviamente!
Se poi quella persona era un narcisista megalomane come Astaroth,
allora era sicuro che, non appena avessero messo piede fuori dal riparo
che i cespugli offrivano loro, si sarebbero ritrovati con un numero non
precisato di guardie demoniache addosso.
Meredith sospirò pesantemente cercando di raccogliere tutto
il suo coraggio e la presa sul pugnale divenne talmente forte e salda
che le si sbiancarono le nocche.
“Allora…andiamo!” - disse.
Si era sentita in dovere di dare lei l’ordine di avanzare
verso il loro obiettivo e il pericolo che li attendeva.
Dopotutto era stata lei a convincerli e a coinvolgerli in quella
faccenda, no?
Il minimo che poteva fare era mettersi a capo del gruppo e addossarsi
così tutte le responsabilità nel caso qualcosa
fosse andato storto.
Gli altri tre annuirono e Meredith per prima uscì allo
scoperto.
Inizialmente non avvenne nulla, ma nel momento esatto in cui anche gli
atri si palesarono un gruppo di una decina di demoni uscì
fuori dal retro del capanno e si lanciò loro addosso.
L’altro Alaric ed Owen si buttarono all’attacco
senza alcuna esitazione e Lilian li seguì subito dopo.
Soltanto Meredith restò indietro, per un attimo
completamente spiazzata dalla battaglia che doveva obbligatoriamente
affrontare in quel preciso istante.
Senza neppure accorgersene fece un passo indietro e poi ancora un altro
fino a che non si scontrò con un qualcosa di rigido.
Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con un
demone che lei si era materializzato alle spalle.
NOTE:
Ciao a tutte, care lettici!!!
Come sta andando la vostra settimana?
La mia è un pò stancante per via del lavoro e
degli orari assurdi che sono costretta a fare, ma almeno sta arrivando
Natale e questo basta a farmi sentire euforica!*_*
Allora....il capitolo...
Fondamentalmente il titolo riporta in breve qual è davvero
il piano di tutti: raggirare Astaroth per poter fare indisturbati
ciò che c'è da fare!
Ma Astaroth sarà davvero così scemo da non
accorgersi di niente?
Beh...vi anticipo che questa parte, queste missioni, dureranno per
l'arco di 5 o 6 capitoli, quindi cosa farà il nostro amico
demone lo scopriremo solo vivendo!XDXDX
Da come avrete senz'altro capito leggendo, questo capitolo è
un pò un capitolo di preparazione che ci fa capire in cosa
si stanno andando a cacciare tutti e di cosa si occuperanno al
pensionato!
Vi dico già da adesso che il pensionato e chi ci
è rimasto non verranno in alcun modo toccati da quello che
succede tra gli altri e i demoni, ma anche loro avranno le loro cose a
cui pensare.
Andando avanti vedremo il primo faccia a faccia tra le due Elena e
scopriremo se quella del futuro è cambiata oppure no! Poi ci
sarà un faccia a faccia tra i due Matt durante il quale il
Matt del futuro racconterà un pò della sua
storia! E Bonnie si ritroverà nel mezzo, ovviamente!XD
Per quanto riguarda gli altri.....mano a mano verranno snocciolate le
varie fasi delle loro missioni! Promesso!XD
Grazie come sempre a chi ha letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_*
Che dire....adesso vi lascio.....che ancora una volta mi sa che ho
fatto una nota enorme!XDXDXXD
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI..IOSNIO90!!!
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Capitolo 14 *** Scoperte ***
Scoperte
“Avanti,
Elena! Non farti pregare! Primo: la parte della timida non ti si addice
per niente! Secondo: conosci questa stanza meglio delle tue tasche,
quindi è inutile che io stia qui a dirti che puoi entrare,
che puoi accomodarti e che devi fare come se fossi a casa tua, visto e
considerando che tecnicamente tu sei davvero a casa tua!
Coraggio...entra e chiudi la porta!”.
L’altra Elena aveva ragione…aveva ragione su tutto.
Lei non era mai stata timida neppure da bambina ed era inutile fingere
di esserlo adesso o farsi venire strane insicurezze. E poi la stanza
dove l’aveva condotta era la stessa in cui lei abitava
già nel suo tempo, quella stessa stanza che condivideva con
Stefan, la stanza che tutti i suoi amici e lei stessa definivano
< la stanza di Stefan >.
Ragionandoci su un attimo, era strano che nessuno dicesse < la
stanza di Stefan ed Elena > visto che ci abitava anche lei sin
da quando aveva dovuto lasciare la sua vita e la sua famiglia e solo
adesso si rendeva conto che definirla solo di Stefan la faceva quasi
sentire come un’intrusa nella vita del vampiro, cosa che
veniva ancor di più avvalorata dallo strano comportamento
che lui teneva dal giorno prima.
Si fece avanti e richiuse la porta dietro di se come le era stato detto.
L’altra Elena, nel frattempo, si era portata allo specchio e
si stava sciogliendo delicatamente i lunghi capelli biondi che aveva
tenuto acconciati in una morbida crocchia fino a quel momento.
Elena ne approfittò per andare a sedersi sul davanzale della
finestra: non riusciva a guardare l’altra se stessa troppo a
lungo senza sentirsi a disagio.
“Ah, certo! Come ho fatto a dimenticarmene? Tu adesso sei in
quel periodo…ovviamente!” - fece
all’improvviso l’altra Elena voltandosi verso di
lei.
Elena aggrottò la fronte.
“Quel periodo?” - ripetè -
“Quale periodo?” - chiese.
“Quello in cui sei l’esatta personificazione della
principessina viziata che passa ore ed ore alla finestra persa
nell’ardua decisione su quale dei due pretendenti
scegliere!” - rispose l’altra Elena come se fosse
una cosa ovvia.
Elena si indispettì: sembrava che l’altra la
stesse prendendo in giro.
“Davvero? E se io sono in quel periodo, tu in che periodo sei
allora?” - le chiese infastidita.
L’altra Elena le rivolse una sorriso di circostanza, uno di
quelli che si rivolge a chi è troppo giovane e inesperto per
capire certe cose e si accomodò su un’ampia
poltrona sistemandosi per bene la gonna lunga e leggera che indossava.
“Io sono nel mio periodo da donna realizzata e felice
nonché amorevole e soddisfatta madre di una ragazza speciale
e moglie di un vampiro unico nel suo genere!” - le rispose
accentuando di parecchio la voce sulla parola < donna >.
Ad Elena la cosa non sfuggì.
Ridusse gli occhi a due fessure e la guardò accavallando le
gambe.
“Stai dicendo che io sono una ragazzina?” - fece
con sfida.
“Sii onesta con te stessa, Elena! Tu SEI una ragazzina! E il
fatto che non ti rendi conto di ciò che ti circonda ne
è la prova.” - rispose l’altra Elena -
“Ma non preoccuparti troppo, infondo lo hanno sempre saputo
tutti che il tuo più grande difetto è
l’egocentrismo! Sei talmente e costantemente concentrata su
te stessa che non ti rendi conti di ciò che ti succede
intorno. Dici sempre di agire per il bene di tutti, ma in
realtà ti dai sempre così tanto da fare
perché in vita tua tutto ciò che avete dovuto
affrontare aveva sempre a che fare con te, in qualche modo! In quei
casi eri sempre la prima a buttarti nella mischia e, invece, guardati
adesso….non hai fatto una piega quando ti hanno ordinato di
restartene a casa e questo perché non si tratta di te questa
volta, ma di Meredith e Bonnie! Se fossi stata io ad essere rapita o se
ci fossi stata io in quel letto con il petto squarciato tu ti saresti
messa contro Damon e contro tutti pur di partire!”.
Elena restò spiazzata da quelle parole.
Sin da quando era arrivata nel futuro aveva sempre avvertito una strana
sensazione alla bocca dello stomaco che le suggeriva di tenersi alla
larga dall’altra se stessa perché ciò
che aveva da dirle forse non le sarebbe piaciuto, ma non si era mai
aspettata che la sua controparte la rimproverasse e quasi la insultasse.
Insomma…l’altra Elena stava parlando di lei, ma
era come se stesse parlando di se stessa, giusto?
Elena si sentì in obbligo di farglielo notare, un
po’ per autodifesa, un po’ perché voleva
sempre avere l’ultima parola, essere un passo davanti agli
altri anche se si trattava di se stessa.
“Stai praticamente dicendo che sono un’egoista,
anzi…che SIAMO delle egoiste!” - disse.
L’altra Elena sorrise e si riavviò i capelli
all’indietro, lasciandosi comodamente andare contro la
poltrona.
“Infatti! Io stessa ci ho rimesso tempo, energie e lacrime
prima di capire questa piccola lezione su me stessa, prima di fare
realmente i conti con chi ero e scenderci a patti per cercare di
migliorare…ma alla fine ce l’ho fatta e adesso
credo di potermi orgogliosamente definire una persona migliore! Ma tu
sei ancora la ragazzina che io stessa ero un tempo e allora ho pensato
che, magari, potevo darti una mano a capire e risparmiarti almeno in
parte il duro percorso che ho fatto io!” - le rispose.
Ma Elena non era soddisfatta.
Diceva che era una persona migliore, ma lei conosceva almeno qualcuno
che non la pensava allo stesso modo.
“Nicole ti detesta nonostante tu sia sua
zia…” - le fece notare.
L’altra Elena la guardò per qualche attimo prima
di parlare.
“Lo so! Ma è una situazione complicata
quella….” - disse - “Vedi….io
credo che il più grande cambiamento sia avvenuto nel momento
in cui ho capito di amare solo Stefan e che era con lui che volevo
passare il resto dell’eternità! Una volta presa
questa decisione così importante e definitiva tutti gli
altri piccoli cambiamenti che sono arrivati, soprattutto cambiamenti
caratteriali, sono arrivati come in automatico.
Insomma….sono diventata più altruista seguendo
l’esempio di Stefan. Sono diventata più gentile
seguendo l’esempio di Stefan. Sono diventata più
aperta e comprensiva seguendo l’esempio di Stefan. Tutti i
miei miglioramenti hanno fatto da specchio a quelle che sono sempre
state le sua qualità! Come se io, inconsciamente, avessi
deciso di migliorarmi per essere davvero degna di lui, capisci?
E’ stato Stefan a rendermi migliore! E’ merito
suo!”.
“Ok! Ma ancora non capisco perché Nicole ti
detesta!” - fece Elena.
“Nicole…sa com’ero e sa che tutti i miei
miglioramenti sono dovuti alla scelta che ho fatto di vivere con
Stefan! Credo che ciò che si chiede è: e se un
giorno la cara zietta dovesse stancarsi? Se un giorno decidesse che
essere migliore non le interessa più e volesse ritornare
quella che era prima? Allora in quel caso farebbe di tutto per mettersi
tra i miei genitori?” - rispose l’altra
Elena - “Sono dubbi leciti visto il mio passato e Nicole ama
così tanto i suoi genitori che li mette al primo posto su
tutto e tutti!”.
“E la cosa non ti da fastidio?” - chiese
Elena.
“Te l’ho detto: Nicole conosce il passato, conosce
te….i suoi sono dubbi leciti!” - rispose
l’altra Elena scrollando le spalle.
Elena ci riflettè su qualche attimo voltando di lato il viso
per poter affondare gli occhi nel panorama inquietante che
c’era oltre la finestra.
In quel momento le passò per la mente un pensiero assurdo e
totalmente fuori luogo: quella stessa finestra che stava guardando, nel
suo tempo era in mille pezzi.
Sorrise quasi con nostalgia fino a che le parole che l’altra
Elena le aveva detto poco prima circa il suo cambiamento e il
coinvolgimento di Stefan non le ritornarono alla mente.
“Non capisco! Tu hai detto che non appena hai fatto la tua
scelta tutto è andato al suo posto e hai imparato ad essere
migliore stando al fianco di Stefan, giusto?” - chiese.
“Giusto!” - approvò l’altra
Elena assottigliando lo sguardo per capire dove volesse andare a parare.
“Allora perché non appena io ho scelto Stefan si
è allontanato da me e non mi rivolge neanche più
la parola?” - buttò fuori.
L’altra Elena la guardò in silenzio per qualche
attimo come se stesse soppesando le parole da dire.
“Ricordo quando ho fatto la scelta che mi ha cambiato la
vita…ricordo il giorno esatto! Era il 15 settembre del
2012!” - disse.
“E questo che significa? Che ho sbagliato a dire a Stefan di
aver scelto lui perché non sono giusti i tempi?” -
chiese Elena, sarcasticamente.
L’altra se stessa scosse la testa.
“No, ovviamente! I tempi non c’entrano,
c’entra il percorso! Prima di arrivare a quella decisione
sono successe altre cose tra me e Stefan, tra me e Damon, tra Stefan e
Damon…..cose che a te non sono ancora capitate! Tutte quelle
cose, sommate al passato, mi hanno portato a scegliere! Tu hai fatto la
tua scelta senza aver compiuto un percorso di riflessione,
l’hai fatta semplicemente copiando la mia ed è per
questo che Stefan ce l’ha con te!” - rispose
l’altra Elena.
Elena era sempre più confusa.
Fare una scelta, copiare la sua…non era la stessa cosa?
“Ma io sono te e tu sei me….anche se ho copiato la
tua scelta cosa c’è di sbagliato? Alla fine sarei
finita con Stefan, no?” - fece.
“Si! Ma saresti finita con lui con la certezza e la
consapevolezza che ami solo ed esclusivamente lui e che per Damon non
provi nulla!” - ribattè l’altra Elena -
“Ascoltami! Voglio farti delle domande…”
- disse.
Elena annuì.
“Se pensi a Damon adesso cosa provi per lui? Ti senti
confusa? Attratta? Se pensi a lui con Bonnie cosa senti? Gelosia?
Fastidio?” - le chiese.
Elena cominciò ad innervosirsi e prese a torturarsi una
ciocca di capelli.
“Non capisco questo cosa c’entri,
adesso..” - disse.
“C’entra!” - ribattè decisa
l’altra Elena - “C’entra
perché è esattamente come ti senti rispetto a
Damon! C’entra perché è quello che
ancora provi per lui! Ma ti dirò una cosa, Elena: quando io
ho fatto la mia scelta, per Damon non provavo assolutamente nulla se
non un affetto che potrebbe definirsi benissimamente fraterno! Non lo
consideravo neanche più un amico, ma un vero fratello e solo
il pensiero che ero stata attratta da lui in senso fisico mi faceva
venire letteralmente il voltastomaco! Tu adesso puoi dire lo stesso? Se
Damon ti si avvicina troppo tu ti tiri indietro? Se Damon ti fa un
complimento ti lusinga o ti lascia indifferente?” - le
chiese, implacabile e incalzante.
Elena restò colpita da quelle parole e abbassò il
viso senza dire una parola, completamente colpevole.
L’altra Elena si sporse verso di lei e cercò il
suo sguardo.
“Ecco! E’ questo il problema di Stefan! Ed
è questa la differenza tra noi due, Elena!” -
disse.
Elena annuì. Ormai non poteva fare altro che arrendersi.
L’altra se stessa aveva ragione e lei era stata una stupida a
non pensarci.
Avrebbe dovuto parlarne con Stefan, avrebbe voluto parlargli in quel
preciso istante, ma sapeva che era impossibile perché lui
era andato chissà dove a rischiare la vita contro un
esercito di demoni e oltretutto in collera con lei.
Si sentiva in colpa.
Si sentiva in colpa verso Stefan per quello che gli faceva patire
sempre con le sue stupide parole.
Si sentiva in colpa verso se stessa per essere stata tanto sciocca e
codarda.
Si sentiva in colpa perché, nonostante ciò che
aveva sostenuto negli ultimi giorni, l’altra Elena aveva
ragione e lei non poteva fare a meno di essere anche in pensiero per
Damon.
E si sentiva in colpa anche verso l’altra Elena
perché veniva odiata da Nicole per un qualcosa in cui lei
non c’entrava più perché, se proprio
doveva essere sincera, era lei che Nicole avrebbe dovuto odiare, non
sua zia che certi sbagli se li era lasciati alle spalle per sempre.
C’era un modo per rimediare? Non lo sapeva.
Forse doveva aspettare per riuscire a maturare e capire.
O forse era semplicemente tutto perduto ora che Stefan non voleva
neppure condividere lo stesso spazio con lei.
L’altra Elena le poggiò una mano su un ginocchio.
“Ehi…stai bene?” - le chiese gentilmente.
Elena lasciò cadere la domanda nel vuoto.
Lo guardavano tutti in modo strano.
Forse sembrava che non se ne accorgesse, anzi…era proprio
quella l’impressione che voleva dare, ma in realtà
se ne accorgeva eccome e la cosa stava cominciando lentamente a dargli
su i nervi.
Insomma….Ok che da quando erano arrivati nel 2034 non aveva
fatto altro che dare addosso a tutti e negare tutto ciò che
gli veniva regolarmente sbattuto sotto il naso, ma questo non
significava che non avesse il diritto di cambiare leggermente opinione.
Si chiamava o non si chiamava Damon Salvatore? Aveva o non aveva sempre
dato prova di un’intelligenza tale che gli permetteva di
ragionare su vari livelli per giungere a più conclusioni
possibili tutte insieme, conclusioni a cui nessun altro riusciva ad
arrivare così rapidamente, oltretutto?
Ecco! Quindi di che si stupivano tutti?
Era una sua prerogativa dire una cosa un giorno e poi pensarla in modo
del tutto diverso alla fine della giornata successiva!
Sì, da quando era arrivato non aveva fatto altro che
rigettare l’idea di un bel matrimonio felice tra
l’altro se stesso e la presunta altra Bonnie che nessuno
aveva ancora avuto il piacere neppure di vederla da lontano con un
cannocchiale, ma Damon aveva pensato e pensato ed era giunto alla
conclusione che liberare l’altra streghetta dalla prigionia
di Astaroth sarebbe tornato utile visto che tutti ne parlavano come una
specie di super-strega.
E poi era curioso!
Insomma….lui guardava Bonnie e vedeva una ragazzina dalla
lacrima facile, debole e incapace persino di attraversare la strada
senza che ci fosse qualcuno al suo fianco, quindi voleva capire come
aveva fatto l’altro Damon ad innamorarsi di lei!
Cioè…quando l’altro Damon parlava di
sua “moglie” sembrava che parlasse di una specie di
dea scesa in terra con tanto di manto luminoso ad avvolgerla, quindi
che si facesse delle domande era ovvio, no?
Voleva capire…semplicemente questo…
Certo, poi c’era stata anche quella specie di piccola
sensazione lontana che aveva sentito mentre guardava Bonnie e Stefan
che si abbracciavano, ma quella era tutta un’altra cosa e non
c’entrava niente…forse.
Damon scosse la testa.
Quel futuro gli stava facendo male! Persino il suo cervello sopraffino
stava andando in tilt a causa delle troppe novità apprese in
così poco tempo e questo non era un
bene…assolutamente no!
Cioè…il fatto che si mettesse pure a pensare che
gli aveva dato fastidio vedere la streghetta con suo fratello
significava solo una cosa: aveva parlato un po’ troppo con
l’altro Damon che era riuscito a mettergli in testa cose che
non pensava relamente perché lui aveva per la mente solo il
suo angelo. Punto!
In quel momento stava agendo solo per curiosità nei
confronti dell’altra Bonnie, non per altro. E poco importava
se ogni volta che gli cadeva l’occhio su Stefan gli tornava
alla mente ciò che aveva visto la sera prima e allora gli
veniva voglia di dargli un sonoro pugno in faccia. E importava
altrettanto poco che si fosse imposto di trattenere il respiro
perché se camminando fianco a fianco con il suo caro
fratellino avesse avvertito odore di fragola provenire da lui, segno
che aveva stretto tanto Bonnie che il suo odore gli era rimasto addosso
nonostante fossero passate ore, allora lo avrebbe probabilmente appeso
per il collo all’albero più vicino per poi
lasciarlo lì a marcire.
Ma tutto questo non c’entrava niente con Bonnie!
Assolutamente niente!
“Fermi..” - ordinò a bassa voce
l’altro se stesso avvicinandosi ad una botola nel terreno -
“Ci siamo!” - aggiunse.
Dopo aver lasciato Nicole avevano camminato lungo il perimetro del
castello tenendosi ben nascosti e a distanza di sicurezza fino a che
non erano arrivati sul lato est che era quello più riparato
dagli alberi, quindi più buio e più vicino alla
vegetazione.
L’altro Damon forzò il lucchetto pesante in ferro
arrugginito che chiudeva la botola e la spalancò, rivelando
una lunga scala buia che sembrava condurre direttamente al centro
esatto dell’inferno.
“E’ l’entrata per le segrete?”
- chiese Stefan.
L’altro Stefan fece per rispondere, ma dalla radura che dava
sull’entrata principale del castello cominciarono ad arrivare
grida strazianti accompagnate dai rumori tipici di una lotta.
Taquero tutti e quattro e tutti e quattro voltarono la testa verso
destra, tendendo le orecchie per bene e cercando di captare ogni cosa
fosse loro possibile.
“E’ Nicole…” -
sussurrò piano l’altro Damon.
Damon lo sapeva!
E non soltanto perché conosceva il piano e sapeva bene cosa
dovesse fare Nicole, lo sapeva perché lo avvertiva dentro!
Avvertiva una sorta di….cosa?
Preoccupazione?….Non ne era certo, ma ciò che gli
era chiaro era lo strano senso di improvvisa inquietudine che aveva
provato nel momento in cui la lotta di Nicole era cominciata.
Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma si…forse era
davvero preoccupato per quella ragazza.
Il caos cessò in fretta e portò via con se anche
la tensione che Damon sentiva esserglisi accumulata sulle spalle
durante quel breve lasso di tempo.
Solo allora tornarono a guardarsi l’un l’altro e
l’altro Damon, in particolare, fece sfoggio un sorrisino
orgoglioso che Damon stesso conosceva bene, ma gli faceva uno strano
effetto vederlo per inneggiare alla vittoria di qualcun altro: di
solito lui, quello stesso sorrisino, lo riservava a se stesso e alle
sue imprese andate a buon fine.
“Allora…” - riprese l’altro
Stefan - “Dai resoconti che Matt ha trovato di quei pochi che
hanno avuto la fortuna di uscirne vivi per raccontarlo o scriverlo, le
segrete di Astaroth sono divise su vari livelli andando verso il basso,
quindi a scendere! Su ogni livello vengono tenuti i prigionieri per
ordine di importanza, naturalmente a detta di Astaroth! Sul primo
livello, che è quello dove scenderemo adesso, ci sono i
prigionieri di poco conto, sul secondo quelli che potrebbero tornare
utili in qualche modo, sul terzo ci sono quelli importanti, sul quarto
quelli d’eccellenza!”.
“E naturalmente l’altra Bonnie è sul
quarto livello, giusto?” - fece Stefan.
“Si, abbiamo ogni ragione di credere che lui la tega
lì! In ogni caso, per trovarla dobbiamo comunque perlustrare
tutte le celle fino ad arrivare alla sua, quindi su che livello sia non
ci interessa poi molto!” - rispose l’altro Stefan.
“Dobbiamo essere veloci!” - intervenne
l’altro Damon - “Non è detto che Nicole
riesca a reggerci il gioco a lungo! Astaroth non è stupido e
potrebbe capire tutto se lei la tira troppo per le lunghe!”.
“Allora ci conviene darci una mossa, no?” - fece
Damon avanzando verso l’entrata.
Non appena tutti si immersero nell’oscurità,
l’altro Stefan richiuse alle loro spalle la botola.
Lilian afferrò l’ultimo demone per il collo e lo
buttò a terra.
Nello stesso momento Owen sopraggiunse ed una delle sue spade fendette
veloce l’aria fino a staccare di netto la testa del nemico.
Lei alzò gli occhi ad incontrare quelli di lui e si
sorrisero mentre il cadavere decapitato del demone si trasformava in
una melma densa e scura e poi scompariva come riassorbito dalla terra.
“Direi che qui abbiamo finito, per ora…”
- commentò Alaric poco distante ripulendosi le mani sui
jeans per cercare di cancellare le macchie della lotta.
Lilian annuì in risposta volgendo lo sguardo intorno a se,
sulla radura che fino a poco prima era piena di circa una ventina di
demoni sbucati da chissà dove.
“Meredith stai bene?” - chiese Owen calamitando
l’attenzione di tutti sulla figura della ragazza.
Meredith annuì.
“Si, grazie per averlo chiesto!” - rispose -
“E grazie anche per avermi salvato da quel demone che mi era
arrivato alle spalle….”.
Owen scrollò le spalle: “Figurati!
Piuttosto…scusaci per averti lasciata indietro senza
protezione!” - disse.
Lilian si accodò, completamente d’accordo.
“Si, Meredith, scusaci…non
ricapiterà!” - disse.
“Giusto! E’ che è un po’
difficile pensare che, nonostante tu sia sempre stata forte,
c’è stato un periodo della tua vita in cui non eri
addestrata come lo sei per noi in questo tempo! E’ difficile
pensarla così per me che che ti ho conosciuta
proprio in quel periodo, figurati per loro che conoscono solo la
versione di te guerriera…” - spiegò
Alaric.
Meredith scosse la testa: “Non dovete preoccuparvi, davvero!
Lo capisco! Adesso , però, direi che visto che abbiamo via
libera dovremmo entrare, no? Prima che arrivino altri
demoni…” - propose.
Furono tutti d’accordo con lei, ovviamente, e si avviarono in
gruppo verso l’entrata di quel capanno che dietro le sue
porte nascondeva chissà cosa.
Gli appunti con cui Matt aveva istruito tutti la sera prima non
dicevano nulla sulla sala dei trofei di Astaroth. C’erano
solo dei piccoli accenni alla baracca che la ospitava e che si trovava
sempre nascosta dietro il castello, ma nulla più di questo.
Matt era giunto alla conclusione che, molto probabilmente, nessuno vi
aveva mai messo piede tranne Astaroth stesso e Lilian non era ancora
riuscita a decidere se questo fosse un bene oppure un male.
Si fermarono tutti contemporaneamente davanti a quella porta e si
voltarono a guardarsi l’un l’altro con la stessa
espressione di incertezza mista a curiosità sul volto.
Praticamente, loro erano l’unico gruppo partito quella
mattina che non aveva la più pallida idea di in che cosa si
stesse andando a cacciare visto che non erano riusciti a trovare
informazioni su quel posto da nessuna parte, quindi
sì…Lilian era nervosa così come lo
erano gli altri e il loro nervosismo era più che
giustificato visto che quando si aveva a che fare con i demoni non si
sapeva mai cosa bisognava aspettarsi.
Merdith emise un lungo sospiro ed appoggiò una mano sulla
maniglia arrugginita del capanno.
Non appena fece per aprire la porta, tumulti e grida si levarono nel
cielo alle loro spalle.
Si voltarono tutti, sugli attenti, già pronti ad affrontare
una nuova ondata di demoni diretti da loro, ma alle loro spalle non
c’era nessuno: le grida provenivano da lontano.
“E’ Nicole! Dobbiamo fare in fretta!” -
capì all’istante Lilian che si sentì
stringere la mano da Owen.
“Se la caverà, vedrai! Lei se la cava
sempre!” - le sussurrò il ragazzo
all’orecchio.
Lilian gli sorrise e annuì, riconoscente per quel gesto di
conforto. Ma lei e Nicole erano cresciute insieme e, nonostante fossero
profondamente diverse, Lilian non poteva fare a meno di preoccuparsi
per lei sapendola da sola contro Astaroth e i suoi demoni.
“Ok! Andiamo mentre lei li tienie tutti occupati!”
- disse, voltandosi verso Meredith e Alaric.
Meredith annuì, forse leggendole nello sguardo
l’ansia per le sorti di sua cugina e riuscendo a capirla
perfettamente, poi spalancò di scatto la porta e li
lasciò passare tutti prima di richiudersela alle spalle.
Una volta dentro, Lilian spalancò gli occhi e rimase a bocca
aperta: quel posto era l’inferno!
Prima di partire, aveva provato a fare delle ipotesi su ciò
che avrebbero trovato all’interno, ma nulla era paragonabile
allo scenario che aveva davanti.
Dall’estrerno il capanno sembrava piccolo, basso e
sgangherato, ma all’interno era infinito, alto, con tunnel e
rampe di scale. Tutto era fatto di pietra e scorrevano fiumi di lava da
piccoli anfratti nelle pareti fino ad arrivare a formare delle pozze
arancioni ai loro piedi.
Sembrava di trovarsi all’interno della bocca di un vulcano
pronto ad eruttare e non era una bella sensazione.
Tutt’intorno, su varie rocce, erano disposti ad arte
tonnellate di oggetti provenienti da tempi e luoghi diversi: quelli
dovevano essere i cimeli di Asatroth.
C’erano grosse spade, armature, mobili antichi e addirittura
vestiti, forse strappati alle sue vittime prima che morissero. Il
pensiero di Astaroth che toglieva gli abiti alle persone morte per mano
sua la investì in pieno e la disgustò davvero
solo quando notò, tra le altre cose, un paio di piccole
scarpette insanguinate che dovevano essere appartenute per forza ad un
bambino molto piccolo.
Lilian sentì arrivarle agli occhi lacrime di puro odio per
quel mostro.
“Andiamo! Dobbiamo trovare il libro con
l’incantesimo!” - fece Alaric sorpassandola e
riportandola indietro dai suoi pensieri.
Lilian annuì e, mentre Merdedith affiancava Alaric, lei ed
Owen presero a camminare alle loro spalle.
“Ehi! Stai bene?” - le chiese lui.
“Non proprio!” - rispose Lilian indicando tutto
ciò che avevano intorno.
Owen annuì: “Ti
capisco…” - rispose solamente.
Erano passate due ore da quando gli altri si erano diretti al castello
di Astaroth e da quel momento al pensionato aveva regnato il puro
silenzio.
Da quando erano arrivati, Matt aveva spesso sperato di riuscire di
nuovo a starsene seduto in completo silenzio perso nei suoi pensieri,
ma adesso che quel momento era arrivato non vedeva l’ora che
qualcosa lo cacciasse via perché proprio quel silenzio che
aveva tanto desiderato adesso era troppo pesante da sopportare.
Meglio i lamenti, meglio le grida, meglio le chiacchiere senza senso,
ma non il silenzio.
Uscì dalla sua camera, dove era tornato a rinchiudersi dopo
la partenza degli altri, e scese al piano di sotto andando direttamente
in cucina.
Da che erano arrivati aveva sempre voluto andarci per rispondere ad una
domanda che gli stava tartassando la mente.
C’erano tutti in quel futuro: lui, Damon, Stefan, Elena,
Meredith, Alaric e persino Bonnie rinchiusa da qualche parte da
Astaroth, ma…dov’era la signora Flowers?
Perché non l’aveva mai vista in giro mentre si
prendeva cura dei feriti?
Matt aveva una strana sensazione al riguardo e il fatto che nessuno ne
avesse mai parlato non faceva che accrescerla, ma…lui voleva
sapere!
Si era affezionato davvero a quell’anziana donna stramba e
voleva capire che fine avesse fatto.
Una volta in cucina, si guardò intorno.
Sembrava che non fosse cambiato nulla. C’erano i soliti
mobili, addirittura le solite staviglie, c’erano i soliti
barattoli pieni di strane erbe miracolose, c’era
tutto…tranne la signora Flowers.
La porta alle sue spalle si aprì e l’altro Matt
entrò sorridendogli mesto.
Matt non lo salutò neppure, si voltò
semplicemente verso di lui con l’aria confusa.
“Dov’è la signora Flowers?” -
gli chiese.
L’altro Matt abbassò per un attimo gli occhi e
prese un bel respiro prima di tornare a guardarlo.
“E’ morta!” - gli rispose.
A quelle parole, Matt sentì l’improvviso bisogno
di sedersi e si accasciò appena in tempo su una sedia, con
lo sguardo vacuo e la mente vuota.
L’altro Matt gli si sedette di fronte, dall’altra
parte di quello stesso tavolo.
“E’ stato…Astaroth?” - chiese
esitante Matt.
L’altro Matt scosse la testa e Matt chiuse gli occhi e
sospirò sollevato.
“E allora come è successo?” - gli chiese.
“Nulla! Lo ha deciso lei…circa un anno prima che
arrivassero i demoni, quindi tre anni fa! Una sera venne da noi e ci
disse che aveva avuto una vita lunga e felice e che, dato che eravamo
finalmente tutti felici anche noi, lei poteva andarsene in pace e
tranquillità!” - rispose l’altro Matt.
“E nessuno ha tentato di fermarla?” - chiese Matt.
“Certo che si! Le abbiamo portato via tutte le sue erbe per
paura che potesse crearsi qualche pozione strana, le abbiamo portato
via tutti gli oggetti pericolosi, l’abbiamo sorvegliata per
giorni e giorni, ma non è servito! Quando decise che era
giunto il momento se ne andò semplicemente a letto a dormire
e il mattino dopo non si svegliò più!”
- rispose l’altro Matt.
Matt restò in silenzio e annuì piano.
Non gli piaceva, non gli piaceva per niente quella storia né
la possibilità che un giorno la signora Flowers decidesse di
morire e di lasciarli tutti, ma almeno si consolava sapendo che lei non
aveva sofferto e che nessun demone le aveva strappato via la vita con
la forza.
In quanti potevano dire di potersi consolare con un pensiero del genere
per la morte di un loro caro?
“Però, qui dentro….in cucina,
intendo…” - fece, guardandosi intorno.
“E’ rimasto tutto uguale, sì! Me ne
occupo personalmente!” - rispose l’altro Matt.
“Ok! Bene!” - fece Matt.
Calò il silenzio, di nuovo. E di nuovo Matt lo
sentì pesare sulla sua testa e pesava troppo
perché lui riuscisse a sopportarlo.
E già che c’era poteva chiedere
all’altro Matt qualcosa rispetto a ciò che aveva
sentito quella mattina.
“Stamattina ti ho sentito parlare con Nicole e
Lilian…” - la buttò lì.
L’altro Matt sorrise: “Stavi
origliando…” - disse.
Matt scrollò le spalle come a dargli ragione.
“E cosa hai sentito?” - chiese l’altro
Matt.
“Tutto! Anche se ci ho capito molto poco!” -
rispose sincero Matt - “Cosa sta succedendo alle due
ragazze?” - chiese.
L’altro Matt si lasciò andare contro lo schienale
della sedia e guardò il soffitto, come per trovare le parole
giuste per spiegarglielo o forse stava semplicemente valutando se
raccontargli tutto o meno….in ogni caso, dopo un
po’ riportò gli occhi su di lui e
cominciò a parlare.
“E’ un po’ complicato!” - disse
- “Anzi, no…..non è complicato:
è strano! Decisamente strano come argomento e difficile
anche!”.
Matt si accigliò.
“Stai dicendo che sono troppo stupido per capirlo?”
- chiese.
L’altro Matt scosse lentamente la testa: “Sto
dicendo che potrebbe non piacerti ciò che sto per
dirti!” - rispose.
Matt si tirò leggermente indietro, sorpreso da quelle parole.
Cosa c’entrava lui con ciò che stava succedendo a
Nicole e a Lilian?
Perché era ancora delle due ragazze che si stava parlando,
vero?
“Non capisco…” - fece Matt.
“Dimenticati di Bonnie, Matt!” - fece
l’altro Matt, serio.
Matt strabuzzò gli occhi: “Come, scusa?”.
“Mi hai sentito! Tu sei innamorato di lei, me lo ricordo! Ma
devi lasciarla andare per il tuo bene, per il suo e per quello di
Nicole! Sii suo amico, ma non pretendere nient’altro!
Lasciala a Damon!” - fece l’altro Matt.
“No, no, no…Aspetta! Che stai dicendo? Dovrei
lasciarla a Damon? Ma scherzi? Forse il Damon del vostro tempo
è cambiato, ma quello del mio è ancora un cretino
che non la merita! E poi….che c’entra il bene di
Nicole e quello che le sta succedendo con quello che io provo per
Bonnie? Tra me e Bonnie non è mai successo niente, quindi
Nicole è al sicuro da me, no?” - sbottò
Matt.
“Matt, calmati! Lascia che ti spieghi! Ciò che
succede a Nicole c’entra con te, così come
c’entrerebbe con chiunque che cercasse di mettersi tra Damon
e Bonnie, quelli del tuo tempo! Se foste rimasti nel passato non
sarebbe successo nulla a Nicole e a Lilian perché le storie
dei loro genitori sarebbero andate così come erano state
scritte in precedenza! Ma adesso siete qui e state scoprendo delle cose
che non avreste dovuto scoprire e allora le vostre storie stanno
inevitabilmente cambiando e Nicole e Lilian già hanno le
versioni giovani dei loro genitori che hanno deciso di mettersi a fare
i capricci e andare contro l’inevitabile, non
c’è bisogno che nessun altro si metta in mezzo! E
io ti conosco Matt, so cosa provi adesso per Bonnie e so che, se prima
era difficile sapere che provava probabilmente qualcosa per Damon,
adesso è praticamente insopportabile sapere che addirittura
metteranno su famiglia insieme, ma devi farti da parte e non
ostacolarla più nei suoi sentimenti! Hai ragione, il Damon
del tuo tempo non è lo stesso di quello del mio, ma ti
ricordo che una volta il Damon del mio tempo era quello del tuo tempo!
Poi lui è cambiato, ma ci sono voluti anni, impegno da parte
sua e l’amore di Bonnie per arrivare al cambiamento!
Così come sono serviti anni, l’impegno di Bonnie e
l’amore di Damon per arrivare al cambiamento della Bonnie del
mio tempo, perché ti assicuro che anche lei è
diversa!” - fece l’altro Matt - “Visto?
Loro hanno bisogno l’uno dell’altra per crescere e
migliorarsi e Nicole ha bisogno di loro per…esistere! E tu
non puoi ostacolare Bonnie…non puoi!” - concluse.
Matt rimase in silenzio, soppesando le parole della sua controparte.
L’altro Matt aveva ragione su Nicole, Matt sapeva che aveva
ragione perché lo aveva pensato anche lui che mettersi tra
Damon e Bonnie significava fare male a Nicole e allora non era giusto,
ma….rinnegare i suoi sentimenti ancora una volta era
difficile.
L’aveva dovuto fare con Elena quando lei si era innamorata di
Stefan e adesso doveva farlo con Bonnie perché lei era
innamorata di Damon.
Lui era sempre quello che restava solo e cominciava a chiedersi
sinceramente se un giorno avrebbe mai trovato la felicità.
Guardò l’altro Matt e sospirò affranto:
forse sarebbe stato solo per sempre!
“A cosa pensi?” - gli chiese l’altro Matt.
“Penso che hai ragione e penso che non sarò mai
felice, vero?” - fece Matt.
L’altro Matt lo guardò confuso per attimo, poi si
infilò una mano sotto il colletto del maglioncino
rosso scuro che indossava sotto la giacca in tweed marrore e gli
mostrò i ciondoli appesi alla catenina in oro bianco che
portava al collo: erano due anelli.
Matt si accigliò.
“Cosa sono?” - gli chiese.
“La mia fede nuziale e quella di mia moglie!” -
rispose l’altro Matt.
Matt restò senza parole a quella frase, completamente
immobile e sbalordito.
“Sei…sei sposato?” - chiese.
“Ero sposato, si!” - rispose l’altro
Matt, improvvisamente triste.
A Matt dispiaceva vederlo in quello stato, così affranto, ma
voleva sapere…doveva sapere.
“Era? Cosa le è successo?” - gli chiese.
“Un demone l’ha uccisa circa un anno
fa..” - rispose l'altro Matt risistemandosi la catenina sotto
il maglioncino.
“Posso chiederti…chi era? Com’era? Come
vi siete conosciuti?” - chiese Matt.
L’altro Matt lo guardò a lungo negli occhi prima
di scrollare le spalle.
“Ma sì….tanto ormai sapete
così tante cose del vostro futuro…” -
si arrese - “Tu dovrai aspettare ancora qualche
anno prima di conoscerla, ma…non appena la vedrai la
riconoscerai subito perché capirai all’istante che
è finalmente arrivata quella giusta! Si chiamava Olivia ed
era bellissima! La incontrai
all’univerisità….una notte dopo una
delle prime visite di Elena come vampira. Olivia mi stava seguendo
perché…beh…perché aveva
saputo dei due vampiri che c’erano in giro, che poi erano
Stefan ed Elena, e allora voleva proteggermi e salvarmi la vita! Era
una cacciatrice, lo era sempre stata e quando si rese conto che i due
vampiri da cui voleva tenermi al sicuro invece erano due miei amici non
li attaccò, ma poi venne a cercarmi per chiedermi
spiegazioni! Fu così che ci conoscemmo! Lei
all’inizio era scettica verso le mie < strane amicizie
> ma poi venne a Fell’s Church e conobbe gli
altri e capì che non c’era nulla da temere da
loro! Ci innamorammo, ci sposammo, purtroppo non potemmo avere figli,
ma trattavamo Owen, Lilian e Nicole come se davvero fossero sangue del
nostro sangue a tanto ci bastava! Quando Astaroth arrivò lei
prese a combattere insieme agli altri, come aveva sempre fatto nei
momenti di crisi e, lo sai…durante ogni lotta
c’è sempre qualcuno che viene ferito e
qualcuno che muore!”- raccontò l’altro
Matt.
“Quando è successo?” - chiese Matt.
“Sei mesi fa, più o meno…” -
rispose l’altro Matt.
“Eravate felici?” - chiese Matt.
L’altro Matt annuì:
“Si…tanto!” - gli rispose.
“Mi dispiace molto…” - fece Matt.
L’altro Matt scosse la testa: “Non pensarci! Pensa
solo a questo: tu la devi ancora incontrare, Matt! E quando
succederà vivrai gli anni più belli della tua
vita…” - gli disse.
“Si, ma poi le morirà…” - lo
interruppe Matt.
“E’ qui che sbagli! Pensaci! Cosa sappiamo con
certezza di Astaroth? Che lui è unico a differenza nostra!
Insomma…tu ed io non siamo unici nel Tempo. Esiste un Matt
del 2011 e uno del 2034, così come esiste un Matt del 2012,
uno del 2013, uno del 2014! Il Tempo è…complesso,
Matt! Non bisogna viaggiare avanti o indietro di anni per incontrare
un’altra versione di te stesso, basta anche viaggiare
indietro o avanti di un secondo o di un millesimo di secondo per
incontrare un altro te!” - fece l’altro Matt.
Matt assottigliò lo sguardo, completamente concentrato sulle
parole della sua controparte.
“Ma se Astaroth è unico….” -
fece.
“Esatto!” - approvò l’altro
Matt - “Se Astaroth è unico significa che nel
Tempo non ne esistono altri, che lui viaggia avanti e indietro senza
mai correre il rischio di incontrare un altro Astaroth
perché come lui stesso dice sempre: lui non ha né
passato né futuro, ma vive in un unico infinito presente! E
questo sai cosa significa? Significa che se lo uccidiamo adesso, nel
2034, la tua storia cambierà perché quando tu
crescerai e arriverai nel tuo 2034 non ci sarà nessun
Astaroth da sconfiggere…”
“Certo! Quindi Meredith non verrà mai ferita,
Bonnie non verrà mai rapita, Nicole non sarà
costretta a rischiare continuamente la vita e Olivia non
morirà!” - concluse Matt -
“Oddio….”.
L’altro Matt sorrise: “Hai capito!” -
disse.
“Dobbiamo uccidere Astaroth!” - fece Matt.
“Assolutamente!” - concordò
l’altro.
NOTE:
Ciao a tutte! Tantissimi auguri per una buona festa dell'Immacolata!*_*
Avete fatto l'albero? Io si...tutto viola e oro!*_*
Grazie mille a chi ha letto e/recensito lo scorso capitolo!*_**_*
Passando a questo....
Beh....è stato un capitolo abbastanza ricco, no?XD
So che in molti aspettavano con ansia le due chiacchierate tra le due
Elena e i due Matt e allora eccole qui in un unico capitolo! Vi sono
piaciute? Che ne pensate? Visto che l'altro Matt era sposato? E visto
che non mi sono dimenticata della signora Flowers futura?
Per Meredith non c'era da preoccuparsi, visto? Ci sono Owen, Lilian e
l'altro Alaric che le coprono le spalle!XD
E c'è stato il primo accenno ai 4 Salvatore con un POV
Damon!XDXDXDX E' confuso, è confuso.....
Dal prossimo capitolo ci concentreremo di più sulle varie
missioni e sapremo cosa succede mano mano che vanno avanti!
Certo, ci saranno anche i vari momenti al pensionato e, finalmente,
ritornerà la nostra Bonnie che avrà a che fare
sia con Matt che con l'altra Elena che nel prossimo capitolo le
vorrà parlare!XD
Inoltre posso dirvi con certezza che tutta questa fase con le missioni
al castello di Astaroth durerà per altri 4 capitoli escluso
questo, quindi fino al capitolo 17! Da lì, poi, si
aprirà una nuova fase, ovviamente!XD
Ah...e vi avverto già da adesso che l'altra Bonnie la
vedremo solamente a fase conclusa, quindi a partire dalla fine del
17° capitolo!
Adesso vi lascio!
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il
capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 15 *** Stati d'animo correlati ***
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Sin
dal suo primo vagito i suoi genitori avevano cominciato a darle quegli
insegnamenti che le sarebbero serviti ad affrontare tutte le prove
della vita.
Era ancora una neonata quando le insegnarono a sapersi dividere tra la
fame di cibo e la sete di sangue in modo da controllarle entrambe e non
eccedere in nessuna delle due.
A cinque anni sua madre cominciò ad insegnarle i primi
rudimenti della magia e a sette anni era già in grado di
difendersi da sola.
A otto anni sua madre passò dagli incantesimi difensivi a
quelli offensivi e a dieci anni, quando era già abbastanza
in grado di lanciare alcuni tra gli incantesimi più
difficili che esistessero, suo padre cominciò
l’allenamento fisico insegnandole ad usare correttamente
tutte le facoltà che le venivano naturalmente concesse dalla
sua metà vampiresca.
Continuarono così per un paio di anni circa e
all’età di dodici anni suo padre aggiunse alla
pratica del combattimento anche la teoria in modo da renderla una
guerriera non solo forte, ma anche intelligente.
Durante la sua prima lezione di strategia suo padre le
insegnò tre cose fondamentali:
- Non sottovalutare mai il tuo nemico.
- Non sopravvalutare mai il tuo nemico.
- Conosci il tuo nemico.
All’inizio Nicole ci aveva riso su perché
sembravano le solite frasi fatte che si dicevano in quei brutti film in
cui tutti si facevano la guerra, ma da quando Astaroth era arrivato a
mettere a rischio la sua vita e quella di tutta la cittadina di
Fell’s Church, Nicole aveva finalmente capito che suo padre
aveva ragione: quelle tre semplici regole erano davvero
l’unica cosa che le avevano permesso di rimanere viva tanto a
lungo e di darle speranza giorno dopo giorno.
Non se ne era mai resa conto prima perché non
c’era mai stato nessuno che l’avesse realmente
messa in pericolo, ma applicate ad Astaroth quelle regole avevano un
loro senso logico in battaglia.
Quindi aveva imparato a non sottovalutare mai il Figlio del Fuoco e
questo le aveva permesso di non sorprendersi mai troppo delle sue mosse
improvvise e dei suoi cambi di piano.
Contemporaneamente, però, aveva imparato anche a non
sopravvalutarlo e questo le aveva permesso di sentirsi forte anche nei
momenti più cupi, le aveva permesso di andare avanti
credendo sempre nelle sue capacità.
Infine….aveva imparato a conoscerlo e si era rivelata
davvero la cosa più intelligente che potesse fare
soprattutto perché tornava utile in situazioni come quella
in cui si trovava in quel momento, cioè una situazione in
cui doveva distrarlo per favorire la riuscita dei piani degli altri e
tenerli al sicuro.
Distrarre Astaroth non era una cosa semplice e ci si poteva riuscire
solo se si conosceva il suo più grande punto debole: la sua
curiosità.
Quel demone aveva una curiosità pari a pochi che lo portava
anche a fare cose apparentemente senza alcun senso.
Collezionava oggetti e qualsivoglia cosa che attirava il suo interesse
solo perché curioso di capire cosa ci trovassero di tanto
utile gli esseri umani. Rinchiudeva intere città fuori dal
mondo e le radeva al suolo facendo orde di prigionieri solo
perché curioso di capire come funzionavano i rapporti tra
gli uomini e poco importava se li trattava come delle cavie da
laboratorio perché infondo era questo che rappresentavano
per lui.
Se ci si fermava a rifletterci su un attimo, Astaroth era un
personaggio abbastanza complesso e interessante: uccideva gli umani
tanto per ucciderli, ma si sforzava comunque di capirne la
mentalità.
Nicole non aveva mai capito bene il perché lo facesse, ma
spesso aveva pensato che lui lo vedesse come un passatempo giusto
perché, avendo visto già ogni cosa, adesso
l’unico modo per dare una spinta alla sua monotona esistenza
doveva essere quello di porsi domande su domande persino su coloro che
sterminava per capriccio.
Fare leva sulla sua curiosità, quindi, era l’unico
modo che aveva per attirare la sua attenzione e focalizzarla su di se.
Come già detto in precedenza, lei non lo sottovalutava e
quindi sapeva che Astaroth non era così stupido da non aver
trovato strano il suo comportamento di quel giorno, ma sapeva anche che
lui era curioso di capire il perché di quel cambiamento e
che quindi l’avrebbe assecondata anche accettando una sfida
il cui unico scopo era quello di fargli perdere tempo.
Nicole sorrise soddisfatta e cominciò a vagare per la stanza
sfiorando ogni oggetto possibile.
“Che sfida, vuoi sapere? Beh….avevo pensato a
qualcosa di diverso per una volta!” - esordì.
“Diverso?” - chiese Astaroth.
“Sì! Magari senza magia! Una sfida prettamente
fisica tra me e te…..un duello!” - rispose -
“Ecco, sì! Potremmo cimentarci nella scherma, ad
esempio!” - propose, afferrando un fioretto dalla
fattura antica e pregiata appeso ad una parete e puntandolo contro il
demone.
Astaroth sorrise: “Prima toglimi una curiosità,
Nicole….” - disse.
Nicole gli fece un cenno invitandolo a proseguire.
“Perché questa sfida? Insomma…Io ho
rapito tua madre! A rigor di logica tu saresti dovuta venire qui per
mettere a ferro e fuoco la mia casa pronta ad uccidermi per il torto
arrecato alla tua adorata famiglia, non per invitarmi a
duellare!” - disse.
Nicole si ricompose e ritirò il fioretto per poi sfiorarne
delicatamente la lama con la mano libera.
“Hai ragione! E mi rendo conto che questo mio comportamento
possa sembrarti strano, ma….ho capito che comportarmi in
quel modo sarebbe stato pazzo e sconsiderato! Tu hai ucciso quasi tutti
gli abitanti di Fell’s Church e gli unici sopravvissuti
vivono al pensionato costantemente terrorizzati e la loro
incolumità è una mia responsabilità!
Inoltre, non so a quali torture tu stia sottoponendo mia madre, ma la
barriera difensiva con cui teneva protetto il pensionato si sta
lentamente indebolendo e quelle persone hanno sempre più
paura! Non si tratta solo della mia famiglia, ma di tutti loro ed io
devo proteggerli, ma per farlo devo riprendermi mia madre e devo
restare viva, quindi non mi sono concessi colpi di testa di nessun
tipo!” - rispose.
“Ma io ti ho già detto che non ti
restituirò la strega…” - fece Astaroth.
“Sì, ed è per questo che insieme alla
sfida voglio proporti un accordo perché so che sei un uomo
di parola e lo manterrai qualora tu lo accettassi!” - rispose
Nicole.
Astaroth assottigliò lo sguardo: “Che
accordo?” - chiese.
“E’ semplice!” - rispose Nicole
scrollando le spalle - “Se io vinco il duello allora lascerai
libera mia madre e lei potrà tornare con me al pensionato!
Se vinci tu….beh…in quel caso potrai uccidermi ed
io non opporrò resistenza e sai di poterti fidare
perché anch’io mantengo sempre la parola
data!”.
Astaroth, a quelle parole, rimase in silenzio a guardarla.
Nicole sostenne il suo sguardo per tutto il tempo, fiera e composta,
sentendo un’intensa forza scorrerle su e giù per
le vene.
In quel momento le ritornarono alla mente le parole di Matt, che quella
mattina aveva detto a lei e a Lilian di tenere duro e sperare che
nessun improvviso attacco di debolezza le colpisse, e quasi le venne da
sospirare di sollievo perché la forza che sentiva dentro
sembrava solida e della debolezza non sembrava essercene neppure
più una misera traccia.
Pregò che restasse tutto così almeno fino alla
fine del duello con Astaroth altrimenti sarebbe stata la sua fine e
quella di tutti gli altri.
Astaroth si sfilò la giacca e sfoderò il suo
inquietante sorriso compiaciuto.
“Beh….questa mattinata in effetti si presentava un
po’ fiacca e prima che arrivino le due di questo pomeriggio
ce ne vuole ancora di tempo, per cui…” -
commentò.
“Le due del pomeriggio?” - chiese Nicole
incuriosita da quell’affermazione.
“Sì! Hai presente quando hai parlato delle
presunte torture a cui sottopongo tua madre? Beh….non sono
affatto < presunte >! Anzi…avvengono con
regolarità ogni giorno alle due del pomeriggio!” -
le rispose in tutta tranquillità.
Nicole si irrigidì e dovette sforzarsi per riuscire a
mantenere la sua facciata tranquilla e non cedere alla provocazione di
Astaroth perché sapeva che, altrimenti, avrebbe mandato
tutto all’aria.
Servì tutta la sua volontà e il suo buonsenso per
riuscirci.
Alla fine sospirò e tese di nuovo la sua lama verso il
demone.
“Allora? Abbiamo un accordo?” - gli chiese.
Astaroth afferrò un altro fioretto da una teca bassa alle
sue spalle e ne incrociò la lama con quella del suo.
“Affare fatto!” - rispose.
Probabilmente lì dentro faceva freddo a giudicare dagli
sbuffi di vapore che venivano fuori ogni volta che uno dei prigionieri
apriva bocca per chiedere il loro aiuto.
Stefan non aveva la certezza che facesse freddo -
insomma…lui era un vampiro e queste cose non le pativa - ma
non sapeva neppure bene perché, però il fatto che
sembrasse che faceva freddo rendeva tutta la situazione ancora
più angosciante di quanto già non fosse.
Dopo essersi richiusi la botola alle spalle, avevano sceso una buia
rampa di scale fino ad arrivare al primo livello delle segrete di
Astaroth.
Adesso un lungo e largo corridoio completamente in pietra e ricoperto
da strati e strati di polvere che ti ostruiva la gola solo a guardarla,
figuriamoci a respirarla, si snodava davanti al loro ristretto gruppo.
La parete alla loro sinistra era solo roccia e spuntoni di ferro
arrugginito. La parete destra ospitava le celle: piccoli buchi di
pietra con appena un giaciglio di paglia e senza neppure una misera
finestra.
Solo il pensiero che l’altra Bonnie si trovasse in una di
quelle celle gli fece nascere nel petto un profondo sentimento di odio
per il Figlio del Fuoco perché non si poteva, semplicemente
non si poteva confinare una creatura come Bonnie in un posto
del genere! Poteva anche essere cresciuta e poteva anche essere
maturata come donna e come strega, ma Stefan non aveva alcun dubbio sul
fatto che avesse continuato a sprigionare quell’aura di
purezza e gentilezza che aveva da sempre contraddistinto la sua amica.
“Non ascoltateli e cercate di guardarli il meno
possibile!” - sussurrò l’altro se stesso
riferendosi ai prigionieri di quel livello - “Forse se li
trattate con indifferenza non cominceranno subito a gridare di volere
la libertà per mano nostra e allora non ci ritroveremo un
esercito di demoni addosso e potremo limitarci a spazzare via le
guardie mano a mano che le incontriamo!” - spiegò.
Stefan annuì soltanto abbassando la testa e tornando a
perdersi nei suoi pensieri.
Dover passare davanti a quelle celle piene di prigionieri con i volti
sfigurati dal dolore era straziante e il fatto di non poterli aiutare
lo era ancora di più, ma cercava di consolarsi dicendosi che
una volta tolto di mezzo Astaroth allora anche tutte quelle anime in
pena avrebbero ritrovato la loro libertà e la loro vita.
Stefan aveva l’impressione che molti di quei prigionieri
fossero ancora vivi semplicemente perché stavano facendo di
tutto per resistere e non dare la soddisfazione al loro carceriere di
vederli morire in quel posto terribile.
Beh…tutti loro avrebbero anche potuto trovare finalmente
pace una volta che Astaroth fosse stato ucciso, per questo motivo non
potevano fallire.
L’altro Damon si bloccò senza preavviso e fece
loro cenno di addossarsi alla parete per rendersi, il più
possibile, invisibili. Era vero che erano al buio, ma a quanto pareva i
demoni avevano la stessa vista sviluppata dei vampiri e potevano
vederli benissimo.
“Ce ne sono due…” - sussurrò
l’altro Damon indicando una piccola colonna accanto ad una
rietranza nella parete di roccia poco più avanti.
“Allora basteremo noi!” - fece l’altro
Stefan al fratello.
“Che? Ehi!” - tentò di protestare Damon,
ma l’altro Damon lo interruppe voltandosi verso di lui.
“Lo so che cosa stai pensando! Stai pensando che noi due ti
stiamo mettendo da parte trattandoti come un cretino e tenendoti
lontano dalla lotta, ma non è così!
Semplicemente….le guardie sono solo due quindi non
c’è bisogno che ci esponiamo in quattro! Io e mio
fratello le toglieremo facilmente di mezzo e potremo proseguire e
più scenderemo in basso più ci saranno guardie in
numero maggiore e più forti, quindi dobbiamo essere
intelligenti e non sprecare energie inutilmente se vogliamo avere una
speranza di arrivare dalla mia Bonnie! Capito?” - gli disse.
Damon sbuffò sonoramente un paio di volte, ma poi
annuì alla sua controparte e alzò le mani in
segno di resa: “Capito!” - rispose.
L’altro Damon e l’altro Stefan si lanciarono uno
sguardo d’intesa prima di cominciare ad avanzare verso le due
guardie.
Stafan rimase a guardarli in silenzio sporgendosi appena in avanti per
seguire al meglio ciò che avevano intenzione di fare.
L’altro Damon e l’altro Stefan arrivarono
lentamente e di soppiatto alle spalle della prima guardia e attirarono
la sua attenzione solo nel momento in cui l’altro Damon
balzò fuori per scontrarsi con l’altra guardia
lasciando all’altro Stefan il demone a cui si erano
avvicinati per primo.
Vedere le versioni future sue e di suo fratello combattere fianco a
fianco, spalleggiandosi a vicenda per raggiungere un obiettivo comune
fu….quasi un’esperienza extracorporea.
L’altro Damon e l’altro Stefan avevano una
sincronia nei movimenti che lui e Damon non avevano mai avuto.
Le loro controparti non si sottovalutavano tra loro né si
sbeffeggiavano e, durante tutto lo scontro, non persero mai di vista
l’altro in modo da potersi aiutare a vicenda qualora ce ne
fosse stato il bisogno.
Si coprivano le spalle, ecco cosa facevano!
Solo per un momento Stefan si voltò a guardare Damon che,
poco distante da lui, se ne stava con le spalle appoggiate alla parete
e batteva un piede per terra, come se si stesse annoiando terribilmente
e fosse totalmente indifferente a ciò ce stava accadendo
lì vicino. Il che poteva essere visto che Damon sembrava
essere sempre completamente indifferente al 90% di ciò che
gli succedeva intorno.
Certo! A meno che non si trattasse di Elena!
In quel caso si poteva stare certi che l’attenzione di Damon
avrebbe raggiunto livelli altissimi.
A quel pensiero, Stefan si voltò sdegnato
dall’altra parte continuando a seguire lo scontro degli altri
due almeno con gli occhi, visto che la mente era altrove.
Pensare ad Elena non gli faceva bene!
E pensare al nome di Damon associato a quello di Elena lo faceva stare
addirittura peggio.
Fino al giorno prima aveva sempre saputo dell’indecisione di
Elena tra lui e suo fratello e, non essendo stupido, aveva sempre
saputo che tra i due era impossibile che non fosse mai successo nulla,
ma aveva continuato a credere che ciò che potevano pensare
di provare l’uno per l’altra non era paragonabile a
nulla che avesse a che fare con l’amore vero che univa lui ed
Elena.
Tutto questo…fino a che Elena non gli aveva detto di aver
scelto lui in base a ciò che sembrava aver fatto
l’altra Elena!
Da quel preciso istante Stefan aveva avvertito una rabbia ed una
delusione come non ne aveva mai sentite.
Con quelle poche parole e con ciò che significavano, Elena
gli aveva sbattuto in faccia anni ed anni di consapevole e voluta
infedeltà e il fatto che lei non se ne fosse neppure resa
conto lo faceva infuriare ancora di più.
Un ultimo tonfo sordo e poi l’altro Damon e l’altro
Stefan li raggiunsero nuovamente.
“Ecco! Adesso possiamo andare avanti!” - fece
l’altro Stefan.
Stefan li guardò entrambi, annuì e nel frattempo
scacciò violentemente via il pensiero di Elena, annullandola
completamente dalla sua mente senza tenere conto delle conseguenze a
cui tutto ciò poteva portare.
Il caldo era soffocante e più avanzavano più
Meredith aveva la netta sensazione che l’afa sarebbe
aumentata fino a togliere loro il fiato.
Cercava di fare respiri rilassati e profondi, ma era difficile quando
sentiva che la gola le si seccava e i polmoni le andavano in fiamme
solo se osava aprire bocca.
Con il caldo che premeva insistente sulle loro teste era arduo persino
andare avanti e resistere all’implulso di accasciarsi al
suolo e rimanere lì.
Meredith riusciva a scorgere la sua stessa agonia anche sui visi e nei
comportamenti degli altri, ma era quasi certa che fosse lei quella
messa peggio.
Lilian aveva dalla sua il suo fattore ibrido che la rendeva
più resistente di una normale ragazza umana e Owen e
l’altro Alaric, benchè fossero per davvero solo
degli umani, però erano cacciatori, erano addestrai e
allenati a resistere in tutte le situazioni in cui si sarebbero potuti
trovare.
Lei, invece, non era ancora nulla di tutto ciò.
Lo sarebbe diventata, perché l’altra Meredith
prima di finire in quel letto con il petto squarciato era una
cacciatrice capace e temuta, ma quella non era ancora la sua
realtà e, per quanto potesse essere già
abbastanza forte e poco impressionabile di suo, il fatto che si fosse
completamente paralizzata di fronte a quel demone poco prima che gli
altri corressero a salvarla, beh…quella era la prova
lampante che non era ancora pronta per nulla di tutto ciò
che le stava succedendo intorno.
Ma poteva fermarsi? Poteva tirarsi indietro?
Assolutamente no!
Era della sua stessa vita, del suo stesso futuro che si stava parlando
e Meredith, pronta o meno, era disposta a fare qualsiasi cosa per
salvarsi, anche camminare di sua spontanea volontà nella
perfetta trasposizione dell’inferno.
Il terreno su cui avanzavano era dissestato e spesso, mettendo i piedi
in determinati punti, si poteva addirittura riuscire a sentire la
sensazione delle suole che si fondevano come se fossero state
appoggiate su un cumulo di carboni ardenti.
Cercavano di tenersi ad una certa distanza dai muri, visto che
all’improvviso sbucavano fuori da questi colate di lava
incandescente, ma, allo stesso tempo, cercavano di rimanere il
più all’ombra possibile.
La cosa che più inquietava Meredith era che nessuno di loro
era sudato nonostante il caldo.
Era come se il sudore evaporasse nel momento esatto in cui sgorgava,
lasciandoli asciutti e….secchi, come se il loro corpo
venisse prosciugato dall’acqua.
Per la prima volta nella sua vita, Meredith ringraziò se
stessa per essere sempre così previdente perché
proprio la sua previdenza le aveva fatto decidere di portare con
sé anche delle scorte d’acqua divise in quattro
borracce che già si era premurata di dividere tra gli altri.
Con tutti quegli accorgimenti continuavano ad avanzare nella sala
cercando intorno a loro con lo sguardo qualsiasi cosa poteva vagamente
ricordare il libro che erano venuti a prendere, ma quel posto era
così stracolmo di cianfrusaglie di ogni genere che Meredith
stava seriamente cominciando a chiedersi se un giorno sarebbe bastato
per controllarlo tutto.
Almeno, però, potevano stare tranquilli sulla strada da
perlustrare. Fatta eccezione per i ponti e le scale da salire e
scendere, non c’erano bivii o passaggi alternativi, ma solo
una lunga via dritta.
Con l’aiuto dell’altro Alaric, che le camminava al
fianco, Meredith riuscì a saltare agevolmente una piccola
voragine nel terreno e, non appena anche Owen e Lilian fecero lo
stesso, svoltarono l’angolo seguendo sempre lo stesso
percorso e…si ritrovarono la strada sbarrata.
Era come se le due pareti si fossero ristrette all’improvviso
e si fossero chiuse ai due lati di un ampio e profondissimo pozzo nero,
più simile ad una voragine che ad un vero pozzo visto che,
di solito, i pozzi non avevano un diametro di circa dieci metri.
Meredith si accigliò leggermente e, in un primo momento, si
chiese se dovevano continuare oppure la sala dei trofei di Astaroth
fosse finita senza che loro si accorgessero di dove fosse il libro, ma,
sporgendosi con il busto oltre il pozzo, l’altro Alaric
confermò loro che dopo quello stretto passaggio
c’era ancora altra strada da fare ed un bel pezzo di sala da
controllare.
“Quindi che si fa?” - chiese Merdith.
“Scavalchiamo il pozzo! E’ la nostra unica opzione
visto che dobbiamo proseguire oltre e questa è
l’unica via!” - spiegò l’altro
Alaric.
Meredith annuì mentre Owen cominciava a tirare fuori dalla
grossa sacca che si era portato dietro per tutto il tempo una lunga
fune con un pesante gancio ad un’estremità.
“Usiamo quella per scavalcare?” - chiese un
po’ scioccamente, forse, Meredith.
“Esatto!” - rispose semplicemente l’altro
Alaric.
Owen sciolse la fune per poi passarla a suo padre che la
caricò sulla balestra che aveva usato poco prima contro i
demoni all’esterno . L’altro Alaric, poi, con un
solo tiro preciso, riuscì a conficcare il gancio
all’estremità della fune al soffitto della sala
che si apriva oltre il pozzo.
Padre e figlio rimisero da parte la balestra e Owen diede uno strattone
alla fune: “E’ sicura!” - disse.
“Perfetto! Allora… non abbiamo una vera e propria
imbracatura sicura, quindi dovremo improvvisare e contare solo sulla
forza delle nostre braccia! Andrò prima io, in modo da poter
aiutare voi quando arriverete dall’altro lato, poi
toccherà a Meredith e a Lilian, infine ad Owen!
Ok?” - fece l’altro Alaric.
Meredith si limitò ad annuire soltanto e, quando
l’altro Alaric si assicurò la fune intorno ad un
braccio e si lanciò nel vuoto dandosi una bella spinta per
poter arrivare a toccare con i piedi l’estremità
opposta del pozzo-voragine, Meredith fece in modo di rimanere ben
concentrata su di lui per riuscire a memorizzarne i movimenti per poi
poterli ripetere.
L’altro Alaric arrivò sano e salvo
dall’altra parte e rilanciò la fune verso di loro
in modo che Owen potesse riprenderla ed offrirla a lei.
Meredith si voltò verso Lilian.
“Vuoi andare prima tu?” - le chiese.
Lilian abbozzò un sorriso, ma scosse la testa: “
No! Non preoccuparti, Meredith, vai prima tu….” -
le disse con una voce stranamente flebile.
Meredith si accigliò e si voltò a guardare Owen
che, come lei, sembrava confuso dall’improvviso cambiamento
di Lilian che, mentre un attimo prima sembrava nel pieno delle sue
forze e saltava da una roccia all’altra senza alcuno sforzo,
adesso sembrava che tutta la debolezza accumulata le si fosse riversata
addosso in un colpo solo.
Owen lanciò uno sguardo d’apprensione a Lilian.
“Lilian? Tutto bene? Sembri improvvisamente stanca! Stai
male?” - le chiese.
“Se vuoi possiamo fermarci un po’!” -
propose Meredith.
“Ehi! Che succede?” - la voce dell’altro
Alaric arrivò forte e perplessa alle loro orecchie.
Owen si voltò verso il padre.
“Credo che Lilian abbia bisogno di un attimo di
riposo!” - urlò, ma la ragazza scosse
vigorosamente la testa e si fece avanti prendendo la fune e mettendola
nella mani di Meredith.
“No! Io sto bene, davvero! Mi passerà tra un
attimo!” - cercò di rassicurarli - “E
non possiamo fermarci, quindi salta Meredith…io ti
seguirò subito dopo!” - aggiunse.
Meredith era ancora un po’ perplessa, ma annuì
alla ragazza e strinse saldamente la fune.
Owen le arrivò di fianco e gliela assicurò al
braccio.
“Adesso fatti indietro, prendi una bella rincorsa, salta su
questo lato del pozzo e poi lasciati andare cercando di sporgerti con
il busto in avanti in modo da dare la direzione alla fune, ok?
Papà ti prenderà dall’altro
lato!” - le disse, indicandole l’altro Alaric.
Meredith annuì e prese un bel respiro per farsi coraggio da
sola.
Era una fortuna che non soffrisse di vertigini e che in educazione
fisica fosse sempre andata alla grande, altrimenti sarebbero stati
grossi guai in quel momento.
Forse non era ancora la cacciatrice addestrata che sarebbe diventata in
seguito, ma di certo non poteva dire di essere messa completamente male
in quanto a capacità fisiche.
Si concentrò e fece qualche passo indietro, sforzandosi per
visualizzare solo il pozzo e l’arrivo dall’altro
lato.
Quando si sentì sufficientemente sicura cominciò
a correre, poi saltò sul primo lato del pozzo e si diede una
bella spinta, stringendosi alla fune e cercando di richiudersi le gambe
verso il petto, mentre un vento caldo le portava indietro il capelli e
le sferzava il viso con stilettate di calore che erano quasi dolorose.
Bastarono pochi secondi e poi avvertì due mani grandi e
salde che le afferravano i polpacci e la tiravano in avanti.
Meredith non si era neppure resa conto di aver chiuso gli occhi fino a
che non dovette riaprirli per poter guardare in viso l’altro
Alaric che adesso la teneva in equilibrio sull’altro lato del
pozzo e le sorrideva orgogliosamente.
“Ce l’ho fatta!” - fece Meredith.
“Non avevo dubbi!” - rispose l’altro
Alaric, aiutandola a scendere e rispedendo indietro la fune che venne
nuovamente riacciuffata da Owen.
“Gran bel salto, Meredith!” - si
complimentò il ragazzo dall’altro lato.
Meredith scrollò le spalle: “Penso proprio di
avercelo nel sangue!” - rispose.
“Credo anch’io, sai?” - fece Owen
sorridendole per poi voltarsi verso Lilian.
“Non credo che stia bene, sai? Lilian,
intendo…” - sussurrò Meredith
all’altro Alaric.
“In effetti, anche da qui, sembra
stanca…” - rispose l’altro Alaric.
“E’ normale?” - chiese Meredith
preoccupata - “Insomma…Nicole non sembra mai
stanca e neppure Lilian lo è mai sembrata..” - si
spiegò.
“Beh…anche loro si stancano dopo un po’,
è normale!” - rispose l’altro Alaric.
“Si, ma….come hai appena detto, si stancano dopo
un po’! Dopo che hanno combattuto parecchio è
normale che anche loro abbiano bisogno di una nottata di sonno,
ma….fino a poco fa Lilian stava alla grande, in perfetta
forma, e poi all’improvviso…bum..si è
accasciata! Questo…è normale?” - fece
Meredith.
L’altro Alaric scosse la testa e si accigliò:
“No! Questo è strano! Lilian e Nicole possono
resistere giorni combattendo e senza mai stancarsi, quindi hai
ragione….è strano!” - le rispose.
Meredith annuì senza sapere cosa pensare, mentre
dall’altro lato Lilian afferrava la fune ed Owen
gliel’assicurava al braccio destro.
Adesso che avevano stabilito che, a quanto pareva, Lilian aveva
qualcosa che non andava non sapeva cosa fare in merito.
Oltretutto non sapeva neppure cosa avesse esattamente la ragazza
né se lei sapesse di avere qualcosa che non andava e glielo
stesse nascondendo di proposito.
All’improvviso Meredith si sentì in apprensione
non appena la vide prepararsi a spiccare il salto.
“Facciamoci più vicini..” -
suggerì all’altro Alaric che annuì,
probabilmente intuendo il corso dei suoi pensieri.
Anche lui sembrava pensieroso e non staccava un attimo gli occhi dalla
figura di Lilian.
Owen, dall’altra parte, non sembrava da meno e aveva lo
sguardo così corrucciato che una lunga ruga gli aveva
increspato la fronte.
Lilian corse e saltò e Meredith si sentì quasi
una vera stupida quando la vide librarsi in aria e poggiare la punta
del piede destro sul loro lato del pozzo senza nessun problema.
Era a metà di un sospiro di sollievo quando,
improvvisamente, prima che l’altro Alaric riuscisse ad
afferrare Lilian, lei emise uno strano gemito di dolore e
lasciò la presa sulla fune….cadendo
all’indietro nel vuoto.
Meredith spalancò gli occhi e si aggrappò con
entrambe le mani al pozzo, così come fece l’altro
Alaric di fianco a lei ed Owen dall’altra parte.
Cercarono di chiamarla, di puntare quante più torce
possibili verso la fine della voragine, ma niente….di Lilian
non era rimasta traccia.
Bonnie sporse leggermente la testa oltre la porta della sua camera e
tirò un sospiro di sollievo nel vedere che il corridoio era
vuoto.
La verità? Si stava nascondendo! Più
precisamente, di stava nascondendo da Elena!
Quando poche ore prima la sua amica le aveva chiesto di parlare di
Stefan, Bonnie era andata nel panico.
Insomma….era facile immaginare cosa le avrebbe confidato
Elena, ma era difficile capire cosa era giusto risponderle! E poi
quella era una questione tra la sua amica e Stefan e avrebbero dovuto
sbrigarsela tra loro, giusto?
Oddio! Forse un consiglio da parte sua ad Elena sarebbe servito, ma
Bonnie sapeva con certezza che, se le avesse parlato, avrebbe finito
con il tirare fuori tutti i brutti pensieri che aveva fatto su Elena
dopo che Stefan le aveva spiegato la loro situazione e allora le
avrebbe inveito contro come non aveva mai fatto in vita sua e non ci
teneva a fare, per questo motivo preferiva evitare di entrare nel
merito della questione e concentrarsi sui suoi problemi che
già erano abbastanza seri e pesanti da sopportare.
Non per fare la melodrammatica o per mettersi al centro di tutto
ma….era nel futuro, un futuro in cui la sua versione
cresciuta sembrava essere diventata la donna che lei aveva sempre
voluto essere ma che non aveva mai sperato di diventare. Oltretutto
questa super versione di se stessa era tenuta prigioniera dal loro
nemico, quindi doveva fare i conti con gli sguardi malinconici di
Nicole, la sua futura figlia, e quelli tristi e speranzosi di tutti gli
altri. Per non parlare di Damon! Quello del suo tempo non se la filava
di striscio e Bonnie ormai ci aveva pure fatto l’abitudine,
ma adesso c’era l’altro Damon che la guardava come
se fosse stata una gemma preziosa e le sussurrava frasi gentili! E
Damon non era mai stato gentile con lei! Mai!
Quindi…si! Aveva già troppe cose a cui pensare
senza che ci si mettesse anche Elena!
Diede un’ultima occhiata ai due lati del corridoio e, una
volta dichiarato il via libera, uscì dalla stanza e si
avviò al piano di sotto: era da ore che voleva una tazza
fumante di camomilla, giusto per rilassare i nervi!
Tre passi! Fece solo tre passi e poi si sentì chiamare
dall’ultima persona che voleva vedere: Elena!
“Bonnie!” - l’altra urlò il
suo nome con sorpresa, come se non si aspettasse davvero più
di vederla.
Bonnie accelerò il passo e fece finta di non averla sentita,
sperando che lei se la bevesse.
Si sentiva così in colpa ad ignorare la sua amica
così….
Abbassò la testa e nascose vergognosamente il viso tra i
capelli sforzandosi di non pensare all’espressione
amareggiata e delusa che Elena poteva avere in quel momento e
tirò dritto.
Uno sbuffo di vento alla sua destra e si ritrovò la strada
sbarrata…da Elena!
Bonnie la guardò alcuni attimi senza capire.
Si voltò indietro ed Elena non c’era!
Cioè…c’era, ma adesso era davanti a lei
e il tutto nel giro di pochi secondi, cosa che non poteva assolutamente
essere possibile a meno che quella non fosse esattamente Elena!
“L’altra Elena?” - tentò,
imbarazzata.
La vampira le sorrise e scoprì i canini quel tanto che
bastava per darle la prova certa della sua identità.
Suo malgrado, Bonnie sosprirò di sollievo.
“Ti ho spaventata?” - le chiese l’altra
Elena - “Se l’ho fatto, scusa…non era
mia intenzione! E’ che ti ho vista e ho pensato di fare
quattro chiacchiere con te! La verità è che mi
manca parecchio la mia migliore amica viste anche le condizioni in cui
versa Meredith, quella del mio tempo ovviamente!”.
Bonnie sorrise e annuì.
Poteva capirla! Adesso che l’altra Bonnie era stata rapita e
che l’altra Meredith era…beh…non stava
bene, l’altra Elena doveva sentirsi molto sola
perché, anche se aveva con se l’altro Stefan e
Lilian, l’amicizia che legava loro tre era un qualcosa di cui
nessuna riusciva mai a fare a meno.
L’altra Elena le si affiancò ed imboccarono
insieme la rampa di scale dirette al piano di sotto.
“Non vuoi vedere Elena?” - le chiese.
Bonnie scrollò le spalle.
“Adesso penserai che sono un mostro, vero?” - fece
Bonnie.
L’altra Elena la condusse in silenzio verso un piccolo
angolino appartato dell’ingresso, accanto ad una grande
finestra.
“No! A dire il vero, penso che sia Elena ad essere davvero
stupida! Ma non preoccuparti: sta capendo!” - le rispose,
lasciandola senza parole.
Bonnie si voltò a guardarla e rimase per un attimo in
silenzio, persa nell’analizzare il profilo
dell’altra Elena.
Adesso che era diventata una vampira era anche, se possibile, diventata
più bella.
Non che non lo sapesse, eh?
Non era la prima volta che Bonnie la vedeva come vampira se si
considerava la breve esperienza di trasformazione che Elena aveva
vissuto molti anni prima, quindi guardare l’altra Elena non
era né una novità né una sorpresa.
La nuova bellezza che l’altra Elena sembrava avere acquisito
era più una bellezza interiore che fisica.
Sembrava più….consapevole, ecco!
Consapevole di cosa, Bonnie non lo aveva ancora deciso, ma <
consapevole > era decisamente la parola giusta per descrivere
l’altra Elena.
“Aspetta! Sta…capendo? Capendo cosa? Cosa deve
capire Elena?” - chiese.
L’altra Elena si voltò verso di lei e le
poggiò delicatamente una mano su una spalla.
“La differenza tra me e te, Bonnie, è che tu sei
sempre stata molto più matura di me, sotto certi punti di
vista! Io l’ho capito tardi, ma ho parlato con Elena e spero
che lei ci metta meno tempo di me a farlo!” - rispose
l’altra Elena.
Bonnie strabuzzò gli occhi.
“Io sono sempre stata più matura? Ma cosa dici? Io
non sono matura per niente! Tu sei sempre stata quella sicura di
se!” - ribattè.
“Sono sempre stata troppo….sicura di me, vorrai
dire!” - la corresse l’altra Elena -
“Essere sicuri di se stessi non vuol dire necessariamente
essere maturi! Tu hai sempre avuto le idee chiare quando si parlava di
sentimenti, di cosa giusto e di cosa è sbagliato
fare nei confronti delle persone che si ama, io no! Guarda Elena e
guarda cosa ha combinato negli anni con Stefan e Damon! Quello non
è essere maturi! Quello è essere capricciosi ed
egoisti! Ed Elena è egoista soprattutto nei tuoi confronti,
Bonnie! Io…sono stata egoista soprattutto nei tuoi
confronti!” - rivelò.
Bonnie si accigliò: quella conversazione stava diventando
davvero molto strana.
“Egoista nei miei confronti? Cosa c’entro
io?” - chiese.
“C’entri Bonnie! Perché Elena sa
esattamente come io, al mio tempo, sapevo, che tu sei sempre stata
sinceramente innamorata di Damon e che il suo comportamento ti fa
soffrire, ma non se ne cura! Pensa egoisticamente che Damon ami e possa
amare solo lei, dicendosi che quelle volte in cui lui ti protegge o ti
difende lo fa solo per compiacere lei e non per vero interesse nei tuoi
riguardi! E se te lo dico io puoi fidarti!” -
spiegò l’altra Elena.
Bonnie scosse la testa.
“Ma è vero che Damon mi protegge solo per far
piacere ad Elena! Perché sa che io sono una sua amica e lei
starebbe male se mi succedesse qualcosa!” -
ribattè Bonnie.
“No! Damon è complicato, a ti posso assicurare con
assoluta certezza che lui si prodiga tanto per tenerti al sicuro non
perché altrimenti Elena starebbe male, ma perché
se ti succedesse qualcosa lui stesso starebbe male, anche se ora come
ora non lo capisce ancora!” - rispose l’altra Elena
sorridendole - “Fidati di me, Bonnie! Io l’ho
già visto accadere con..l’altro Damon e
l’altra Bonnie, come li chiamate voi! C’ero quando
l’altro Damon si è reso conto di cosa
significassero quei suoi comportamenti ed ero presente quando ha capito
di amare solo l’altra Bonnie e di non poter vivere senza di
lei!” - aggiunse.
Bonnie rimase a guardarla in silenzio per qualche attimo.
“Perché mi stai dicendo queste cose?” -
chiese, alla fine.
“Solo per farti capire che…non devi preoccuparti
di Elena e…per chiederti scusa, credo! Mi sono resa conto di
non aver mai chiesto scusa alla Bonnie del mio tempo per tutto il
dolore che le ho causato con il mio cieco egoismo e la mia smania di
sentirmi importante e contesa tra i due fratelli Salvatore! Ma ti
assicuro che mi dispiace sinceramente e ti assicuro che anche Elena si
sentirà molto in colpa quando capirà!”
- rispose l’altra Elena.
Bonnie scosse la testa: “Ma non è a me che devi
chiedere scusa, ma all’altra Bonnie! Insomma…tutto
quello che mi hai detto su Damon e sui sentimenti che capirà
di provare nei miei confronti..beh..per me è ancora
fantascienza, ma per l’altra Bonnie non è
così! E’ a lei che devi dire queste cose, se
davvero ci tieni!” - disse.
L’altra Elena sorrise debolmente, con gli occhi bassi.
“Hai ragione! Ma trovo anche che sia giusto che tu sappia che
Elena, la tua Elena, se ne renderà conto presto del dolore
che ti ha causato e allora crescerà e maturerà,
riuscendo forse a diventare quell’amica che davvero meriti di
avere!” - le rispose.
Istintivamente, Bonnie sorrise e si sporse in avanti per abbracciare
l’altra Elena.
Non l’aveva mai ammesso nemmeno a se stessa, ma in quel
momento si era resa conto che aveva davvero bisogno di sentire quelle
parole da parte di Elena, aveva davvero bisogno di sentire che la sua
amica dava alla loro amicizia la stessa importanza che le dava lei,
sfatando quei dubbi che di tanto in tanto le si affacciavano alla mente
su quanto in realtà Elena la conoscesse e ci tenesse a lei.
L’altra Elena sciolse l’abbraccio e la
guardò radiosa e sorridente.
“Adesso torno di sopra da Meredith!” - le disse.
Bonnie annuì e la guardò andare via, prima di
tornare a perdersi nei suoi pensieri.
Se persino l’altra Elena le aveva suggerito di tenere duro e
non rinunciare ai suoi sentimenti per Damon allora poteva fidarsi, no?
In quel momento sentì la forza e l’importanza
delle parole che si erano appena scambiate scorrerle dentro con nuova
linfa e ridarle vigore.
In una stanza lontana da lì, una stanza in cui regnava
decisamente un’atmosfera più tesa, una stanza
perduta all’interno di un terribile castello nero nascosto
dal bosco, due figure si tenevano d’occhio a vicenda tenendo
alte le lame delle rispettive spade, spade sottili e affilate, spade da
schermidori.
All’improvviso, però, quella situazione di studio
e stasi cambiò drasticamente e Nicole affondò il
primo colpo, andando a segno e riuscendo a cogliere di sorpresa
Astaroth facendolo indietreggiare, spinta da una nuova ondata di forza
che prima non aveva, un’ondata di forza simile a nuova linfa
che le scorreva dentro ridandole vigore.
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!!
Come vanno le cose? Qui è tutto ok! Ieri ho finito di
comprare tutti i regali che mi mancavano e sento proprio di essermi
tolta un gran peso: stavo impazzendo a furia di pensare a cosa comprare
per Natale a questa persona o a quell'altra!XDXDXD
Allora...il capitolo...
Innanzitutto vi chiedo scusa per il titolo che è
improponibile, lo so, ma non avevo proprio idea di come chiamarlo per
riuscire a rendere l'idea di fondo del capitolo!
Fondamentalmente il fatto è questo: ci sono 4 POV, due di
Stefan e Bonnie che, se ricordate bene, sono quelli che avevano i
famosi "dubbi" che stavano mettendo in crisi le loro future figlie e
negli altri due Pov ci sono proprio Nicole e Lilian.
Stefan è ancora dubbioso e in crisi e allora Lilian si sente
male!
Bonnie viene rassicurata dall'altra Elena e allora Nicole sta alla
grande!
(Ma vi ricordo che in questa situazione tutto può combiareXD)
Il tutto si interseca con le varie missioni in quanto la sfida tra
Astaroth e Nicole procede così come la missione nelle
segrete, ma per quanto riguarda quella nella sala dei trofei sembra ad
un punto critico visto che non si sa che fine ha fatto la povera Lilian!
Non prendetevela con Stefan, però....Poveretto, lui non sa
cosa succede a Lilian e i suoi dubbi su quella cretina di Elena direi
che sono più che giustificati, che ne dite?
Nel prossimo capitolo sapremo cosa è successo davvero a
Lilian e scopriremo che, forse, questa caduta non è stata
esattamente un guaio!XDXDXD
Inoltre ci sarà una bella chiacchierata tra Damon e Stefan
su una certa streghetta!XDXDXD
Adesso vi lascio....
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e per il
capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 16 *** Allarme rosso ***
Allarme
rosso
Nel sogno, Lilian era solo una
bambina.
Aveva più o
meno cinque anni e camminava per la via principale di Fell’s
Chruch completamente deserta, ma illuminata da quelle luci natalizie
dorate che rendevano l’atmosfera magica.
Era accompagnata dai
suoi genitori che le tenevano una mano ciascuno, l’uno a
destra e l’altra a sinistra.
Entrambi erano vampiri,
entrambi erano felici, entrambi erano innamorati.
Erano una famiglia
serena, il ritratto perfetto della gioia e Lilian si stava divertendo
tantissimo sentendosi protetta dalla sua bellissima mamma e dal suo
straordinario papà.
Voleva comprare dei
leccalecca giganti, due di quelli fatti a girandola dei colori
dell’arcobaleno, e voleva portarne uno anche a Nicole.
Strattonò le
mani dei suoi genitori ed indicò un negozio di caramelle
dall’altra parte della strada.
I due le sorrisero e la
lasciarono andare.
Lilian corse, corse,
corse a perdifiato, ma all’improvviso non era più
una bambina, era cresciuta, stava male, il negozio era stato
rimpiazzato da un cumulo di cenere e le luci natalizie erano sparite
per lasciare il posto a schegge incandescenti che piovevano dal cielo.
Si voltò e i
suoi genitori erano ancora lì, ma si stavano dando le spalle
ed entrambi avevano perso il sorriso.
Cominciarono a camminare
allontanandosi l’uno dall’altra e allontanandosi da
lei.
Il corpo di Lilian venne
scosso da un crampo e lei si piegò in due sotto il peso del
dolore.
Doveva fermarli, doveva
dire loro che le stavano facendo del male comportandosi
così, ma quando aprì bocca per parlare
né uscì solo un fiotto rosso di sangue che le
macchio il vestito candido che indossava….
Lilian aprì gli occhi si scatto.
Intorno a lei tutto era buio e il corpo le doleva, schiacciato
com’era contro la pietra dura del pavimento.
Le ritornò alla mente tutto: l’improvvisa
debolezza, lei che cercava di resistere, la preoccupazione di Owen, il
salto e poi la caduta.
Doveva essersi ferita gravemente ad una gamba perché la
sentiva fredda e pesante, ma in quel momento non riusciva a pensare ad
altro che a quel sogno.
Era svenuta per poco tempo, ne era sicura, eppure
quell’incubo era riuscito a giungere a lei e a turbarla
nell’intimo.
Ogni sua supposizione sulla correlazione di quei malesseri
all’allontanamento tra Stefan ed Elena avevano trovato una
conferma nel suo stesso subconscio e lei non poteva più
ignorare la cosa.
Stava mettendo a rischio la sua vita e la missione di Meredith e non si
sarebbe data più pace se qualcosa fosse andato storto solo
perché non aveva detto a tutti cosa stava succedendo a lei e
a Nicole a causa delle controparti passate dei loro genitori.
Nicole….
Lilian ebbe l’improvviso timore che fosse successa la stessa
cosa anche a lei ed una lacrima sfuggì al suo controllo,
rigandole il viso sporco di polvere e terra.
La cosa più grave che era potuta succedere a lei era stata
cadere in una voragine, ma Nicole rischiava di farsi uccidere da
Astaroth se la debolezza l’avesse attanagliata.
Era ferma sul pavimento, immobile e sentiva i numerosi acciacchi e la
più profonda ferita alla gamba che si rimarginavano e si
rimettevano a posto da soli senza nessun tipo di intervento esterno:
uno dei vantaggi di essere un ibrido.
Avvertiva ancora la stanchezza, ma la fitta lancinante che
l’aveva colta di sorpresa poco prima di cadere era scomparsa.
Una luce bianca ed improvvisa le illuminò il volto e Lilian
tirò su una mano per proteggersi istintivamente gli occhi.
“E’ qui! Ci sono! Sembra che stia bene!”
- urlò una voce….sembrava un ragazzo.
“Ne sei sicuro?” - gli rispose un uomo
dall’alto.
“Si! Fatemi scendere di più!” -
urlò ancora il ragazzo sempre più vicino a lei.
Poco dopo Lilian sentì uno scatto ed uno strano fruscio, poi
due mani grandi e forti le afferrarono delicatamente la vita e la
voltarono in modo che lei potesse appoggiare il viso al petto del suo
salvatore.
Lilian sorrise ed inspirò l’inconfondibile profumo
di muschio tipico di Owen.
Lui le scostò delicatamente i capelli dal viso e rimase a
guardarla completamente assorto e completamente terrorizzato.
“Cos’hai?” - gli chiese Lilian,
preoccupata.
Owen sgranò gli occhi.
“Cos’ho io, mi chiedi? Cos’hai tu,
piuttosto?” - la corresse - “Sei caduta da almeno
trenta metri d’altezza dopo esserti sentita inspiegabilmente
male. Te ne rendi conto, Lilian? Come stai?” - le disse
mentre un brivido gli attraversava il corpo nel descrivere cosa le era
successo.
Lilian capì che Owen sembrava così terrorizzato
perché aveva avuto paura per lei, paura che le fosse
successo qualcosa di irreparabile e sentì gli occhi che le
si riempivano nuovamente di lacrime.
Allungò una mano e gli accarezzò il volto.
“Mi dispiace che tu ti sia preoccupato tanto,
Owen!” - rispose - “Io sto bene, sul serio! Mi sono
ferita, ma sono già guarita, non
temere…”
“Non dire stupidaggini! Io avrò sempre timore che
ti succeda qualcosa! Sempre! Ogni singola volta che metti piede fuori
dalla stessa stanza in cui sono anch’io!” - la
interruppe lui, scuotendo appena la testa.
Lilian sorrise, emozionata e commossa, e annuì.
“Owen! Owen, mi senti? Come sta Lilian?” -
l’altra voce che aveva sentito poco prima tornò a
risuonare su di loro scendendo dall’alto e Lilian
riuscì a riconoscerla come la voce di Alaric.
Owen alzò la testa e prese un bel respiro preparandosi ad
urlare a sua volta per rispondere al padre che, evidentemente, era
rimasto su con Meredith.
“Sta bene! E’ tutto ok! Adesso la riporto
su!” - gridò Owen.
Il ragazzo fece subito per staccarsi da lei e alzarsi, ma Lilian lo
trattenne.
Se non poteva ancora dire nulla agli altri, almeno voleva spiegare cosa
le era successo davvero ad Owen: tenere dei segreti con lui era
già di per se difficilissimo, ma adesso che lui le aveva
confessato così accoratamente che il suo desiderio era di
vederla sempre al sicuro, per lei era diventato quasi impossibile non
dirgli nulla della sua attuale situazione.
“Aspetta!” - disse - “Aspetta! Voglio
dirti cosa mi è successo prima, perché mi sono
sentita male all’improvviso!”.
Owen si voltò verso di lei con sguardo confuso.
“Tu…sai esattamente cosa ti è successo?
E….perché non ce lo hai detto subito, avremmo
potuto farti affaticare di meno se si trattava di qualcosa di
grave!” - le rispose.
Lilian scosse la testa.
“Non si tratta di qualcosa che riguarda soltanto me e non si
tratta di qualcosa che posso gestire!” - fece lei.
“Non capisco…” - disse Owen, scuotendo
la testa.
“Si tratta di me e di Nicole e dei nostri genitori, quelli
del passato! Ci siamo rese conto che più loro - Stefan ed
Elena per me, Damon e Bonnie per Nicole - si allontanano e si
respingono più io e lei ci sentiamo deboli e stiamo
male!” - confessò.
Owen si accigliò:
“Cioè…aspetta! Questo significa..cosa
esattamente? Che stanno cambiando il corso delle loro vite?”
- le chiese.
“Il corso delle loro vite è già
cambiato, Owen! I nostri genitori non hanno mai viaggiato nel tempo e
nel loro 2011 non sono mai stati raggiunti né da Astaroth
né dalle loro figlie future che se li sono portati dietro,
capisci?” - ribattè Lilian - “Io e
Nicole ne abbiamo parlato con Matt e lui ci ha dato ragione! Le
versioni passate dei nostri genitori ora che sono qui nel futuro stanno
vedendo con i loro occhi come sarà la loro vita se le cose
continuano ad andare così come vanno adesso! Questo
significa che, dato che conoscono già cosa li aspetta tra
qualche anno se continuano per la strada che hanno scelto, potrebbero
anche decidere che a loro la cosa non piace e quindi prendere decisioni
diverse che porteranno inevitabilmente a delle vite diverse per loro e
a nessuna vita per noi, se decidessero di separarsi!”.
“Ok! Quindi tu stai male perché Stefan ed Elena,
quelli del passato, stanno pensando
all’eventualità di non stare più
insieme?” - fece Owen.
“Esatto! Anche se…non credo ci sia bisogno che lo
pensino entrambi! Insomma…ne basta uno solo! E lo stesso
vale per Nicole!” - rispose Lilian.
“Ma…se le cose fossero
così…” - cominciò Owen.
“Le cose SONO così!” - lo interruppe
Lilian.
“Ok! Ma….qui c’è anche la
versione passata di mia madre, ricordi? E lei avrebbe tutte le ragioni
per decidere di cambiare rotta, no? Insomma….potrebbe anche
pensare che se si allontanasse da mio padre e dalla vita che in
generale conduce adesso nel suo tempo potrebbe evitare che le accada
ciò che ha visto, cioè che un demone le squarci
il petto e la riduca in fin di vita! Eppure….io sto bene,
non ho mai avvertito nessun tipo di strana debolezza o quello che
è!” - spiegò Owen.
Lilian ci pensò su un attimo e bastò veramente
poco perché la rabbia le montasse dentro.
Si alzò di scatto e cominciò a camminare avanti e
indietro con i pugni serrati lungo i fianchi.
Owen aveva ragione!
La sua futura madre, Meredith, lei aveva un’ottima ragione
per farsi sfiorare dai dubbi. Lei poteva essere pienamente giustificata
se fosse successa a causa sua una cosa simile ad Owen.
Ma Stefan ed Elena, Damon e Bonnie…..loro no!
Di cosa potevano lamentarsi loro?
Di essere andati nel futuro e di aver visto quanto, nonostante tutto,
sarebbero stati felici e innamorati?
Di aver conosciuto due figlie che li adorano?
Di essere venuti a conoscenza del fatto che avranno due belle famiglie
e tanti amici intorno, pronti a sostenerli?
Avrebbero dovuto esserne felici!
Avrebbero dovuto guardarsi tra di loro, tirare un sospiro di sollievo e
dirsi: “Menomale! Nonostante tutti i casini in cui ci
infiliamo, la vita ci ha riservato qualcosa di
bello!”.
E invece no! Invece rigettavano l’idea, si rifiutavano di
accettare il loro destino e se ne importavano davvero poco se le loro
stupide decisioni potevano avere gravi conseguenze su di lei o su
Nicole.
Meredith….lei poteva avere dei dubbi, a lei sarebbero stati
concessi! Non agli altri!
E adesso Lilian si sentiva furiosa con loro e furiosa con se stessa per
non essersi arrabbiata subito, per aver tenuto segreta la cosa, per non
aver alzato immediatamente la voce con quei quattro che sembravano
troppo presi dai loro mondi interiori e dal loro orgoglio per capire
che dovevano andare oltre, che il destino gli stava tendendo una mano e
gli stava indicando la giusta via, gli stava dicendo a chiare lettere
che tutto ciò che stavano facendo avrebbe portato ad un bel
risultato prima o poi.
Owen si alzò e la raggiunse.
Il buio di quel luogo era rischiarato fiocamente solo dalla torcia che
aveva portato Owen con se mentre scendeva e che adesso riposava ai loro
piedi, ma nonostante questo lui riuscì a trovarla e a
stringerle le spalle.
“E’ tutto ok?” - le chiese.
Lilian scosse la testa.
“Nulla è ok!” - rispose -
“Nulla è ok perché io e Nicole
rischiamo di stare male ogni secondo che passa per via di quei quattro
ingrati ed io ho una gran voglia di ritrovarmici faccia a faccia per
raccontare loro tutto e per dirgli quanto io e Nicole siamo state male
e abbiamo rischiato, soprattutto lei contro Astaroth!”.
Owen non le rispose, semplicemente l’abbracciò
forte avvolgendola con le sue braccia e facendole sentire tutto il suo
sostegno e il suo appoggio.
“Grazie!” - si sentì in dovere di dire
Lilian mentre si discostavano l’uno dal’altro.
“Io sarò sempre qui per te, lo sai!” -
rispose Owen.
Lilian arrossì e abbassò leggermente il viso,
imbarazzata.
“Adesso torniamo su, ti va?” - le propose Owen.
“Si! Andiamo!” - rispose Lilian.
Mentre Owen si allontanava per avvertire gli altri di sopra, Lilian si
abbassò per recuperare la torcia e la sua attenzione venne
attirata da un altro leggero bagliore davanti alla parete alle sue
spalle.
Vi si avvicinò senza pensarci e notò sul
pavimento una pietra leggermente più lucente delle altre,
una pietra che sembrava ricoperta da una patina argentata.
La osservò un attimo prima di sfiorarla con la punta del
piede destro.
La parete davanti a lei tremò nello stesso istante,
facendosi di scatto più avanti e poi scomparendo nel nulla.
Un breve corridoio illuminato da due file di torce si aprì
davanti ai suoi occhi increduli.
Oltre il corridoio c’era una nuova stanza, una stanza
piccola, sotterranea e segreta.
“Owen?” - chiamò, ma lui le era
già di fianco e stava osservando ad occhi sgranati la stessa
scena.
Non le rispose, ma le prese la mano e gliela strinse.
“Credo sia meglio se tu dici a tuo padre e a Meredith di
scendere giù, invece di salire noi!” - disse
Lilian.
“Lo credo anch’io…” - rispose
Owen.
Probabilmente se la situazione fosse stata diversa e non si fossero
trovati a camminare per i corridoi bui delle segrete del castello di un
pazzo psicopatico, Damon si sarebbe messo a ridere.
L’altro Damon e l’altro Stefan camminavano davanti
a lui e al suo fratellino elaborando mosse, dandosi consigli e
scambiandosi pacche d’approvazione e supporto sulle spalle.
Lui e il suo fratellino non avevano mai avuto un…rapporto
del genere e, se anche lo avevano avuto, ormai lui non ne aveva
più memoria né ci teneva ad averla.
Stava meglio da solo, indubbiamente.
Il ruolo del fratello maggiore preoccupato e apprensivo non gli calzava
per niente e non gli era mai andato a genio.
Perché mai avrebbe dovuto pensare alla felicità
di Stefan, quando proprio questa poteva rovinargli la sua di
felicità?
Insomma…rendere Stefan felice avrebbe significato buttare
all’aria il duro lavoro degli ultimi anni e lasciargli Elena,
ma questa era un’eventualità che non gli piaceva
affatto e poi…perché mai avrebbe dovuto farlo?
Certo, guardando l’altro Damon e l’altro Stefan gli
veniva da pensare che un motivo valido per lasciare a suo fratello
l’Angelo lo avrebbe trovato, ma questa era un’altra
cosa a cui non gli piaceva pensare perché altrimenti correva
il rischio di incappare in troppi dubbi e troppe domande.
Prima tra tutte: Quanto si poteva cambiare nel giro di qualche anno?
Aveva passato mezzo millennio ad essere sempre uguale, a dormire sugli
allori della sua abitudinarietà, a non cercare mai il
cambiamento perché cambiare nel suo caso voleva dire
migliorare e per migliorare bisognava lavorare sodo e sudare parecchio
e correre il rischio di diventare come il suo santo fratellino.
Quindi…cosa aveva spinto l’altro Damon a prendere
la decisione di cambiare tutt’a un tratto e così
drasticamente?
Insomma….sposarsi, mettere su famiglia, combattere per gli
ideali di un branco di umani che aveva sempre e solo considerato come
spuntini ambulanti…..questo era un cambiamento
radicale e, forse, addirittura eccessivo per un tipo come lui.
Possibile che non si conoscesse abbastanza?
Possibile che fosse stato davvero l’amore che
l’altro Damon tanto decantava per la streghetta e fargli
mettere in dubbio persino la percezione che aveva di se stesso?
Ma, se così fosse stato, avrebbe dovuto odiarla per questo,
non amarla, giusto?
Lui l’avrebbe odiata, ne era certo!
E l’altro Damon era pur sempre lui, no?
Quindi era logico pensare che l’avesse odiata anche lui a suo
tempo?
“Ehi, tu!” - chiamò -
“Damon!”.
L’altro Damon si bloccò nel bel mezzo di un
discorso con l’altro Stefan e si voltò per dargli
attenzione.
“Cosa?” - gli chiese.
“Tu adesso parli tanto di quanto ami l’altra
Bonnie, ma all’inizio l’hai odiata, vero? Se
davvero sei cambiato così tanto devi averla
odiata….per forza! Perché è
così che ragiono io e così ragioni anche
tu!” - non sapeva neppure lui perché stava dando
voce a quei pensieri.
Forse voleva solo sfidare l’altro Damon per ribadire a se
stesso che tutto ciò che stava vedendo sul suo futuro era
assurdo, perché sapeva che, se così non era,
allora il cambiamento era probabilmente dietro l’angolo anche
per lui e ne aveva timore.
Aveva trascorso così tanti anni deridendo chiunque si
dimostrava fiducioso del fatto che anche lui poteva migliorare che man
mano si era autoconvinto che il cambiamento era semplicemente qualcosa
per il quale non era portato.
L’altro Damon ridusse gli occhi a due fessure e lo
fissò per qualche istante prima di sorridergli.
“Sì! Anch’io ragionavo come te!
Ma….ragionavo…al passato, Damon! Adesso non la
vedo più così, né la vedevo
così quando ho dichiarato i miei sentimenti alla mia
streghetta e sai perché? Perché sin dalla prima
volta che ho preso coscienza di amarla e di quanto lei mi avesse
cambiato nel profondo…beh…le sono stato
riconoscente! E poi che razza di carogna odierebbe mai una creatura
come Bonnie, me lo spieghi? Neppure tu sei così
bastardo!” - gli rispose.
Damon ricambiò lo sguardo fisso dell’altro se
stesso e fece solo un cenno del capo mentre riprendevano la marcia
verso la porta che li avrebbe condotti al secondo livello delle segrete.
Riconoscente…
L’altro Damon era stato davvero riconoscente
all’altra Bonnie per averlo messo faccia a faccia con
qualcosa con cui aveva sempre avuto paura di confrontarsi,
cioè se stesso e quanta strada avrebbe dovuto fare per
diventare un uomo accettabile?
Damon non riusciva a crederci, ma su una cosa doveva dar ragione
all’altro Damon: nemmeno lui con il suo cuore morto poteva
odiare la streghetta, semplicemente perché lei non
permetteva a nessuno di odiarla.
Era sempre stata quel genere di persona che aveva un’aura
talmente candida e limpida da poter essere percepita in tutta la sua
purezza anche dal più scemo degli scemi.
Un esempio? Stefan!
Il suo caro fratellino se ne era accorto eccome della
straordinarietà della streghetta altrimenti come si spiegava
il modo in cui le era stato appiccicato per tutto il pomeriggio del
giorno prima?
Non che a Damon importasse, ovviamente! Era solo una constatazione
oggettiva dei fatti, la sua!
Nonostante questo, però, lanciò uno sguardo alla
sua destra verso suo fratello e notò che anche lui lo stava
tenendo d’occhio così si affrettò a
ghignare e a dissimulare.
“Sei davvero un cretino!” - sibilò
Stefan.
Damon sgranò leggermente gli occhi.
“Come scusa?” - non riusciva a credere alle sue
orecchie.
“Mi hai sentito benissimo!” - ribattè
Stefan - “Come diavolo ti è venuta in mente quella
roba assurda sull’odiare Bonnie?” -
s’indignò - “Sai una cosa? A differenza
di quello che dice l’altro Damon non penso proprio che tu non
sia così bastardo da non pensare davvero di odiarla o di
farla soffrire!”.
Damon si bloccò sul posto e si voltò verso
Stefan, fronteggiandolo.
“Punto primo: non mi interessa assolutamente nulla di
ciò che pensi!” - rispose - “Punto
secondo: Poco importa di quello che provo io per la streghetta!
Tanto…che sia odio o indifferenza ci saresti comunque tu
disposto a consolarla, no?”.
“Si! Ci sarei io! Perché è quello che
fanno gli amici, ma cosa vuoi saperne tu….” - fece
Stefan.
Damon si lasciò andare ad un risata secca e amara.
“A me non sembravate solo amici mentre ve ne stavate tutti
abbracciati ieri in giardino…” - esplose.
Stefan sgranò un attimo gli occhi.
“Ci stavi spiando?” - fece.
Damon serrò la mascella ed un forte spostamento
d’aria gli fece capire che le loro controparti future si
erano accorti che erano rimasti indietro e li avevano raggiunti.
“Davvero li stavi spiando?” - fece, curioso,
l’altro Stefan, ghignando apertamente.
Incredibile! Invece di mettere fine alla cosa prima che lui potesse
lasciarsi sfuggire qualche altro pensiero che mai avrebbe dovuto
concretizzarsi in parole, loro se ne stavano lì a godersi lo
spettacolo.
“Non dirmi che sei geloso, Damon…” -
rincarò la dose Stefan.
“Oooh…Ma certo che è geloso! Geloso
marcio!” - s’intromise l’altro Damon.
“Io non sono geloso!” - scattò Damon.
“Certo che lo sei!” - fece l’altro Stefan
- “Me le ricordo ancora le scenate che mi faceva lui quando
mi vedeva con Bonnie…” - continuò
indicando l’altro Damon.
“La gelosia è una brutta bestia!” - fece
l’altro Damon con il tono da stupido saccente che parla solo
per frasi fatte e a cui non crede nessuno.
Damon stava cominciando ad irritarsi.
Si avvicinò a suo fratello lasciando perdere gli altri due e
gli puntò un dito contro.
“Io non sono geloso della streghetta, intesi? Fino a prova
contraria, ti ricordo che sono innamorato della tua ragazza,
fratellino!” - sibilò.
Stefan restò a guardarlo con un sopracciglio alzato e poi
fece un solo passo arrivandogli ad un palmo dal naso.
“Ah davvero? Peccato che mi hai visto baciare Elena un
migliaio di volte e non te ne è mai importato niente,
adesso, invece, per uno stupido abbraccio con Bonnie hai la faccia e il
tono di uno che mi staccherebbe volentieri via a morsi la testa dal
collo!” - gli rispose.
Damon si irrigidì e tornò a contrarre la mascella.
Cadde il silenzio.
Stefan gli lanciò appena un sorrisino di vittoria e
poi si allontanò da lui riprendendo
camminare.
“Quella laggiù è a porta che stavamo
cercando per scendere giù, no? Allora che stiamo
aspettando?” - disse, mettendo un punto
all’argomento e andando avanti.
L’altro Damon e l’altro Stefan lo seguirono senza
fiatare, ma entrambi con delle facce soddisfatte che Damon avrebbe
tanto voluto prendere a schiaffi.
Lui, invece, restò fermo ancora qualche attimo, guardando i
tre e ribollendo dalla rabbia.
Rabbia per come gli aveva parlato Stefan.
Rabbia per come anche gli altri due gli si erano schierati contro.
Rabbia per come, per un solo attimo, in seguito alle ultime parole di
suo fratello, lui si era davvero sentito tentato dalla voglia di
urlargli in faccia che aveva ragione.
Quando Lilian era caduta, Meredith aveva avvertito un senso di brutto
aggrovigliamento alla bocca dello stomaco.
Quando Owen si era assicurato la fune alla vita e aveva raggiunto la
ragazza sul fondo della voragine, l’angoscia che provava
Meredith si era moltiplicata all’infinto lasciandola spossata
e sull’orlo di un cedimento del sistemo nervoso.
Forse era dovuto al fatto che, in cuor suo, già si sentiva
legata a doppio filo ad Owen, già sentiva che quel ragazzo
era il suo bambino, suo figlio.
O forse dipendeva dal fatto che stavano succedendo troppe cose non
previste e tutte insieme.
Qualunque fosse la causa, però, Meredith non poteva fare
altro che sperare che tornassero su il prima possibile e tutti interi.
Si accasciò a terra appoggiando le spalle contro il basso
muretto di pietra ruvida che costreggiava la voragine e
sospirò pesantemente, chiudendo gli occhi e massaggiandosi
lo stomaco, come a voler prevenire un forte attacco di nausea.
L’altro Alaric fissò il buio della voragine ancora
qualche attimo prima di voltarsi verso di lei e sorridere.
“Lo fai sempre!” - dise, attirando la sua
attenzione - “Quel gesto, quello di passarti una mano sullo
stomaco ogni volta che Owen si caccia in qualche guaio….lo
fai sempre, cioè…lo fa sempre l’altra
Meredith, ma….in fondo che lo faccia anche tu non mi
sorprende: sei rimasta sempre la stessa negli anni!” - si
spiegò.
Meredith arcuò un sopracciglio, confusa.
“Ed è un bene?” - gli chiese, scettica.
L’altro Alaric le si sedette di fianco e la guardò
con quel suo sguardo carico di comprensione e verità che
riusciva sempre a spiazzarla.
“Certo che è un bene! Perché ho
l’impressione che tu ne stia dubitando?” - le disse.
“Beh…forse perché, non so se te lo
ricordi, ma nel momento della mia vita in cui sono adesso io e te non
abbiamo proprio un rapporto idilliaco! Non ci sentiamo quasi mai e, le
poche volte che riusciamo a telefonarci e a parlare, io spreco tempo ad
urlare, ad incolparti e a ricriminare per tutto il tempo che tu passi
lontano da me!” - rispose Meredith.
L’altro Alaric sorrise con una punta di tristezza nello
sguardo ed annuì.
“Me lo ricordo! Certo che me lo ricordo!” - le
disse - “E ricordo anche che tu avevi perfettamente
ragione! Ero così ossesionato dal mio lavoro e dalle mie
ricerche che ogni volta che potevo scappavo via per mesi senza dare mai
una vera chance alla nostra relazione! Tu avevi ragione a darmene la
colpa!”.
Meredith scosse la testa: “Oh, andiamo, smettila! No che non
ho ragione, mi comporto come una ragazzina petulante e isterica e non
dovrei perché tu aiuti le persone e i tuoi studi sono
importanti! E….lo vedo come guardi l’altra
Meredith e sento come ne parli: tu ne sei innamorato per davvero e non
penso proprio che tutto queso amore sia nato dallle sue crisi
isteriche, no? Lei è sicuramente diversa da
me…più comprensiva!”.
L’altro Alaric scoppiò a ridere e questo fece
strabuzzare gli occhi di Meredith che lo guardò come se
fosse impazzito.
“Invece fidati quando ti dico che siete uguali
perché è così! Lei non è
cambiata di una virgola rispetto a te e neppure avrebbe dovuto farlo
perché tu sei già perfetta così come
sei! E per quanto riguardo l’amore che nutro per mia
moglie...beh….sappi che non è mai importata la
distanza tra noi per me!” - le disse.
“E questo che significa?” - chiese Mertedith.
“Significa che anche nel 2011 mentre ero via ed io e la mia
Meredith non facevamo altro che litigare al
telefono…beh…anche allora io l’amavo
già come la amo adesso!” - le confessò.
Meredith si ammutolì e abbassò leggermente il
viso per nascondere l’improvviso rossore alle guance.
Lei non era il tipo che arrossiva.
Lei era quella imperturbabile, come la definiva Bonnie, oppure era
quella inquietante, come la definiva Damon, ma non era il tipo che
arrossiva.
Le succedeva solo rare volte e sempre per via di qualcosa detto da
Alaric, versione giovane o futura che fosse.
“Papà? Papà? Meredith!” - la
voce di Owen arrivò dal fondo della voragine a spezzare quel
momento di imbarazzo e Meredith gliene fu segretamente grata.
Si alzarono all’istante.
“Owen!” - urlò l’altro Alaric
- “Siete pronti a risalire?” - gli chiese.
“No! Dovete scendere voi giù!” - fu la
risposta che ricevettero.
La sorpresa non fu indifferente e traspariva perfettamente sia dal
volto di Meredith che da quello dell’altro Alaric.
“Cosa?Perché?” - fece l’altro
Alaric al figlio.
“Fidati!” - urlò in risposta Owen.
L’altro Alaric semplicemente annuì al vuoto e
tirò fuori da una sacca che aveva con se una nuova fune
spessa con tanto di gancio enorme annesso e, presa la balestra,
l’assicurò saldamente al soffitto così
come aveva fatto con l'altra fune che avevano usato prima per saltare.
Meredith lo guardò.
“Scendiamo davvero?” - gli chiese.
L’altro Alaric scrollò le spalle.
“Se mio figlio mi dice che devo fidarmi, allora io mi
fido!” - le rispose, come se fosse la cosa più
ovvia del mondo.
“Ah! Ok!” - fece Meredith.
Dovettero scendere lentamente ed uno alla volta, per essere certi che
il gancio tenesse.
Per Meredith fu doloroso e a tratti terrificante, ma il fatto di dover
scendere giù in linea retta e di sapere che ad aspettarla
c’erano sia Owen che Lilian la fece stare più
tranquilla.
Per l’altro Alaric, invece, la discesa fu una passeggiata e
durò decisamente meno della sua.
Il sollievo nel vedere che i due ragazzi erano sani e salvi la fece
sospirare e le si inumidirono gli occhi dalla gioia.
Arrivarono con altre torce, ma la luce proveniente dalla nuova stanza
trovata da Lilian era così forte che dovettero spegnerle.
“E quella cos’è?” - fece
Meredith.
“Una biblioteca, ad occhio e croce!” - rispose
Owen, sorridendo.
“Una biblioteca che non avremmo mai trovato se io non fossi
caduta!” - fece notare Lilian, soddisfatta.
“Della serie: Non tutti i mali vengono per nuocere,
eh?” - scherzò l’altro Alaric.
“Voi dite che il libro che cerchiamo è
lì dentro?” - chiese Meredith.
“Ne siamo certi!” - rispose Owen -
“Mentre io vi avvertivo e voi due venivate giù,
Lilian è andata a fare un giro di perlustrazione
lì dentro e…e l’ha trovato!”
- spiegò.
Meredith si voltò verso la ragazza, meravigliata e quasi
commossa.
“E’ sull’enorme tavolo
dall’altra parte della stanza!” - fece Lilian.
Meredith sorrise e si mosse in contemporanea all’altro
Alaric, verso il tavolo indicatole da Lilian.
Non si interessò molto a ciò che aveva intorno
che, per quanto riuscì a cogliere solo con la coda
dell’occhio, erano solo cumuli su cumuli di libri antichi e
stracolmi di polvere.
In generale, erano tutti così felici per il fatto di aver
finalmente trovato il libro con il quale avrebbero potuto guarire
l’altra Meredith che nessuno di loro si guardò
intorno o si fece domande di alcun tipo.
Nei giorni a seguire ripensando a quel momento, Meredith si sarebbe
maledetta per l’idea di andare in gruppo proprio con Lilian,
Owen e l’altro Alaric perché, se
all’inizio il coinvolgimento personale di tutti le era
sembrato un punto a favore, poi si era resa conto che era stato proprio
quello a portare alla brutte conseguenze che si erano verificate dopo.
Lei era troppo presa dall’idea di salvare se stessa.
L’altro Alaric era troppo preso dall’idea di
salvare sua moglie.
Owen era troppo preso dall’idea di salvare sua madre.
E Lilian era troppo presa dall’idea di salvare sua zia e di
vedere felice Owen.
Erano tutti così presi che nessuno si chiese il
perché del fatto che, tra tanti libri, solo quello che
stavano cercando loro non era nascosto chissà dove, ma messo
lì in bella vista e aperto, oltretutto, sulla pagina
dell’incantesimo che sarebbe servito loro, come se qualcuno
stesse urlando che quello era proprio il libro giusto, che dovevano
prenderlo ad ogni costo.
Nessuno si chiese perché, in mezzo a tutto quel caos, era
come se gli altri libri disegnassero un percorso aperto prprio fino al
tavolo su cui c’era il LORO libro.
Nessuno si chiese niente di niente e, non appena Meredith
afferrò il volume e lo sollevò, un suono stridulo
si diffuse per l’intera sala e le luci rosse lampeggianti
fecero capire a tutti che erano caduti in una trappola piazzata
lì da Astaroth, una trappola in cui si erano gettati a
capofitto portandosi dietro anche tutti gli altri sparsi per il
castello e che contavano sulla segretezza per poter agire.
“Touchè!” - esclamò
soddisfatto Astaroth dopo un affondo andato a buon fine.
Nicole gli fece un cenno e ghignò prima di riportarsi al
centro della sala e prepararsi ad una nuova sfida a colpi di fioretto.
Astaroth la seguì, mentendo anche lui il sorriso e
scrollando un paio di volte il polso con il quale reggeva la lama.
Era un pezzo che non praticava la scherma, ma quella sfida con Nicole
gliela stava facendo apprezzare nuovamente.
Si appuntò mentalmente di allenarsi più spesso e
di cercarsi, possibilmente, degli avversari che fossero stati degni
della giovane Salvatore.
Doveva ammetterlo: Nicole si era sempre dimostrata
all’altezza in ogni sfida o combattimento!
I suoi genitori l’avevano educata bene all’arte
della guerra e questo, ad Astaroth, non poteva che far piacere: se
così non fosse stato, si sarebbe annoiato da morire a
cercare di ucciderla!
“Devo riconoscertelo Nicole: hai avuto una buona
idea!” - disse.
“Oh, ma io ho sempre buone idee, Astaroth!” -
rispose la ragazza, altezzosa come sempre.
Astaroth sorrise e si lanciò in una nuova ed elegante
schermaglia…almeno fino a che le luci del castello non
cominciarono a lampeggiare rosse e nere, segno che c’era
stata un’un effrazione nella sua sala dei trofei.
Astaroth si bloccò e con lui anche Nicole.
Si voltò verso la ragazza: “Tu!” - disse.
“Non dirmi che non lo avevi immaginato!” - fece
Nicole.
Certo! Certo che lo avevo immaginato che lei si fosse inventata tutta
la faccenda della scherma per un qualche secondo fine, ma non avrebbe
mai pensato che fossero talmente idioti da pensare di entrare nel suo
castello e passarla liscia.
Ruppe il patto con Nicole e lasciò cadere al suolo la lama,
richiamando mentalmente un paio di demoni che si presentarono subito al
suo cospetto.
Nicole restò ferma, Astaroth non dovette neppure
immobilizzarla.
“Andate alla sala dei Trofei e fate prigionieri chiunque ci
sia all’interno! E..mandate qualcuno anche nelle segrete,
sono sicuro che ci sia qualche stupido vampiro anche lì
sotto, vero Nicole?” - ordinò Astaroth.
Nicole ghignò e scrollò le spalle.
“Uuuh…come sei intelligente, Astaroth! Ci hai
beccato!” - lo prese in giro.
Astaroth le diede poco peso e fece segno ai demoni di eseguire i
compiti che gli erano stati appena imposti prima di tornare a voltarsi
verso di lei.
“Insultare in questo modo la mia intelligenza facendomi solo
perdere tempo…non è onorevole, Nicole!”
- la rimproverò.
“Regola numero uno, Astaroth: in guerra tutto è
concesso! E poi l’hai detto tu che il mio obiettivo
principale è difendere la mia famiglia, no? Che ti
aspettavi, quindi? Era ovvio che sarei anche venuta qui a prenderti in
giro e a farti perdere tempo pur di coprirli e salvarli! Anche a costo
di risultare poco onorevole ai tuoi occhi!” - rispose Nicole.
“Quindi? Adesso cosa si fa? Suppongo che non mi lascerai
andare a stroncare la vita di quei miserabili che ti sei portata in
casa mia così come se niente fosse, giusto?” -
fece Astaroth.
Nicole si mosse ad una velocità inaudita e se la
ritrovò subito ad un palmo dal naso.
“Supponi bene!” - gli disse -
“Adesso basta giochetti, Astaroth! Adesso si combatte per
davvero!”.
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!!
Come va? Ormai il Natale è alle porte ed io sono sempre
più euforica!XDXDXDXD
Allora...per prima cosa ringrazio chi ha letto e/o recensito lo scorso
capitolo!*_* Vi adoro!*_*
Veniamo a questo di capitolo, però.....
Qualcuno, dopo che vi avevo detto che non necessariamente la caduta di
Lilian sarebbe stata una cosa brutta, lo aveva intuito che avrebbero
trovato un nuovo passaggio fino al libro, quindi....beh...voi che
l'avevate pensato, avevate anche ragione, ma poi le cose si sono
complicate perchè...ormai mi conoscete....se non mi complico
la vita non sono io!XD
Nel capitolo succedono un pò di cose, anche se
fondamentalmente tutto ruota intorno allla missione "troviamo il libro
per l'altra Meredith"!
Nel frattempo, però, Lilian si sfoga con Owen (che carini
che sono*_*) e si...ehmm...inalbera con i nostri 4 eroi!
Secondo voi ha ragione? Quello di Lilian è un nuovo modo di
vedere la cosa? In fondo ciò che ha pensato riguardo a
Meredith non è così sbagliato, no? Che ne
pensate? A voi l'ardua sentenza!XD
Comuinque sia...appena ritornano al pensionato aspettatevi un bel
faccia a faccia e una Lilian piuttosto combattiva e, passatemi il
termine, incazzata!XD
C'è però anche il POV Damon!
Ahahahaha Lo ammetto: mi sono divertita un casino a scriverlo, con lui
che non ce la fa più e gli altri tre che lo prendono
bellamente in giro!ahaha
Però...non vi sembra che stia facendo passi avanti?XD
E, infine, dopo una piccola chiacchierata tra l'altro Alaric e Meredith
si arriva al famoso allarme e ad Astaroth che capisce ogni cosa!
Adesso, come ha sottinteso Nicole, che si aprino le danze!
Cosa succederà?
Astaroth cosa avrà intenzione di fare con tutti loro?
Riuscirà a catturarli?
E Nicole? Riuscirà a fermarlo o le succederà
qualcosa di brutto?
Beh...lo scopriremo solo nel prossimo capitolo, che sarà
veramente ricco di roba, ma.....a questo punto vorrei dirvi che ci
rivediamo giovedì prossimo, però...
*si prepara con l'ombrello ad una cascata di pomodori in testa*
E' Natale e poi c'è Capodanno e già questa
settimana è stata un vero casino per scrivere questo
capitolo e non penso di riuscire a farcela con il prossimo con tutte le
cose che ci sono da fare in questi giorni, quindi...perdonatemi....ma
ho deciso di prendermi il tempo che ci vuole per scrivere un bel
capitolo come si deve e di postarlo direttamente il giovedì
dopo le feste quindi il 5 Gennaio 2012!!! Dal 5 in poi tutto torna
normale, non preoccupatevi, è solo per il Natale!
Quindi....anche lo spoiler salta all'altro Lunedì e....che
dire.....Auguro a tutti un felicissimo e splendido Natale ed un
altrettanto felice e divertente Capodanno...il mio si prospetta
magnifico*_*
Vi aspetto quindi....lunedì 2 Gennaio sul mio blog per lo
spoiler e per il capitolo...
A giovedì 5 Gennaio...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 17 *** Sconfitta parziale ***
Sconfitta
parziale
La
prerogativa numero uno di Damon era rendergli la vita un inferno e
trarne soddisfazione, ma Stefan conosceva suo fratello meglio di
chiunque altro e, sapendo come era nel suo carattere vedere le cose,
non se la prendeva più di tanto o almeno non se la prendeva
più come poteva fare secoli prima.
Lui era diverso, profondamente diverso.
Non era vendicativo, non era rancoroso, non aveva la lingua affilata
come una spada e non gli piaceva particolarmente avere
l’ultima parola ad ogni costo.
In molti lo definivano un debole per questo, ma Stefan pensava
a se stesso più come a una persona
pacata e accondiscendente che ad un essere senza il fegato necessario
ad affrontare gli scontri o addirittura a crearseli su misura proprio
per ribadire quanto fosse superiore, perché lui non si era
mai sentito superiore a nessuno.
Ciò che gli piaceva davvero era perdonare.
Amava la sensazione di felicità e leggerezza che gli si
propogava nel corpo e nella mente ogni volta che si buttava alle spalle
un problema con la semplice forza del perdono.
Quindi la sorpresa fu grande per lui quando si rese conto di quanto si
sentisse soddisfatto subito dopo avere bellamente sbeffeggiato e, in un
certo senso, umiliato suo fratello davanti alle loro controparti future
e solo per il gusto di farlo e di mettergli i piedi in testa almeno una
volta nella vita.
Forse erano stati i dubbi e i sentimenti contrastanti che gli si
scatenavano nel cuore ogni volta che Damon gli diceva quanto amasse
Elena.
Forse era stata la voglia di proteggere un’amica importante
come Bonnie che, specialmente nell’ultimo periodo, aveva
sviluppato in fretta una maturità nuova che
l’aveva resa una persona ancora più straodinaria
di quanto già non fosse, in grado di sostenerlo come nessuno
riusciva a fare.
O forse era stato il fatto che dopo cinquecento anni passati a vivere
in un certo modo, con certe idee precise sul mondo e su se stesso,
scoprire di essere in grado di mostrarsi agli altri in una veste nuova
era stata una cosa davvero sorprendente.
Qualunque fosse la ragione, Stefan non poteva negare di sentirsi
orgoglioso del modo in cui aveva parlato a Damon poco prima
né poteva dissimulare il sorriso scanzonato e di sfida che
gli si era autonomamente stampato sul volto.
Aveva passato la vita a sottostare ai capricci di suo fratello e adesso
capiva che prendersi una soddisfazione ogni tanto non poteva fargli
male.
Non significava essere meschini, solo…..prendersi una
piccola rivincita dopo secoli di brutti colpi subiti a causa della
stessa persona.
Avanzava con passo deciso, alla testa del gruppo, ascoltando solo
distrattamente i borbottii di Damon alle sue spalle che continuava a
dire di non tenerci a Bonnie in nessun modo possibile.
Beh…Stefan ne dubitava fortemente!
Ad essere onesti sarebbe stato molto felice se Damon e Bonnie fossero
diventati una coppia al più presto e non perché
così avrebbe avuto la certezza che suo fratello non avrebbe
più messo in pericolo la sua relazione con Elena, ma solo
perché Bonnie se lo meritava.
Bonnie era una di quelle rare persone che amavano con così
tanto candore che meritava di essere ricambiata in pieno da chiunque
fosse stato l’oggetto del suo amore e se lei amava
Damon….
Pensandoci, in fondo, anche lo stesso Damon si sarebbe meritato
l’amore così come Bonnie poteva offrirglielo.
Proprio perché Stefan conosceva bene suo fratello, sapeva
che Damon aveva una sorta di ossessione per l’amore e che
quando amava lo faceva in modo totalmente assoluto e disinteressato,
con tenacia e coraggio. Ed era per questo che, se non veniva ricambiato
a dovere, il cuore di Damon andava in pezzi distruggendo ogni suo sogno
ed ogni sua illusione e facendolo diventare sempre più
distaccato e freddo rispetto a ciò che erano i sentimenti.
Stefan, lo ammetteva, nonostante si sapesse totalmente innamorato di
Elena, si conosceva abbastanza da poter dire di essere più
cauto nei sentimenti rispetto a suo fratello.
Lui ci andava con più calma, prendendosi il suo tempo per
riuscire a capire se ciò che provava era solo un fuoco di
paglia oppure andava oltre e continuando a monitorare ogni situazione
ed ogni cambiamento con fare quasi metodico.
Damon era più istintivo e a causa di questo aveva ricevuto
solo una sequela di brutti colpi che lo avevano spinto a rifugiarsi tra
le braccia della prudenza accontentandosi di immaginare di provare un
amore che amore poi non era.
Stefan lo aveva sempre saputo che Damon non provava davvero per Elena
ciò che lui sosteneva, per questo non gliene aveva mai dato
veramente la colpa sapendo che, infatti, il suo reale problema in quel
senso era ciò che provava Elena e non ciò che
provava suo fratello perché di quello non doveva
preoccuparsi.
Se c’era una cosa che Stefan aveva imparato durante il suo
pellegrinaggio nei secoli era che andare contro ciò che si
è, andare contro il proprio modo di affrontare la vita, non
portava mai a nulla di buono né alla felicità
vera.
Si poteva raggiungere, se si era fortunati, una felicità
finta, effimera, ma non quella vera.
E per quanto Damon si sforzasse di negarlo, Stefan aveva
l’assoluta certezza che lui, soprattutto dopo tutto
ciò che aveva subito emozionalmente parlando, non si sarebbe
mai accontentato di nulla di meno della vera felicità e del
vero amore, se mai avesse deciso di aprire relamente il suo cuore a
qualcuno.
Bonnie era la persona giusta!
Bonnie era la ragazza che poteva amare suo fratello con assoluta
totalità nonché l’unica che poteva
riuscire nell’impresa di fargli abbassare ogni barriera che
aveva eretto nel tempo per proteggersi dalle delusioni che potevano
ancora venirgli arrecate.
Damon sarebbe stato al sicuro tra le braccia di Bonnie!
Perché la verità era che, tra i due, la persona
che aveva bisogno di essere protetta e rassicurata quando si trattava
di amore era Damon e non Bonnie.
Bonnie era forte, era Damon ad essere fragile!
Attraversarono il secondo livello delle segrete senza incontrare troppi
ostacoli o problemi fatta eccezione per un gruppo di quattro demoni che
vennero presto eliminati dall’altro Damon e da Damon stesso
che, da quello che aveva detto, aveva il disperato bisogno di sfogare
un po’ di aggressività repressa se non voleva
correre il rischio di staccare teste a caso.
Ormai Stefan aveva perso il conto di tutte le volte in cui Damon gli
aveva rivolto sempre quella solita minaccia, stava quasi cominciando ad
essere noiosa come cosa.
Un suono stridulo e improvviso li ridestò da quella
realtà in cui si erano completamenti immersi, una
realtà fatta di ombre, pietra e celle.
Stefan si voltò confuso vero l’altro Stefan che
gli restituì uno sguardo a dir poco sconcertato.
“Che succede?” - chiese.
“E’ l’allarme! I demoni stanno arrivando!
Deve essere successo qualcosa a Nicole oppure agli altri e Astaroth ha
scoperto tutto!” - rispose l’altro Stefan.
“E adesso che facciamo?” - chiese Stefan.
“Cerchiamo mia moglie il più in fretta
possibile!” - rispose, deciso, l’altro Damon
cominciando a setacciare ogni singola cella alla ricerca
dell’altra Bonnie.
Stefan lanciò un’occhiata a suo fratello che se ne
stava fermo a fissare l’altro se stesso che adesso era stato
affiancato dall’altro Stefan.
Gli si avvicinò.
“Damon?” - chiamò.
“L’ha chiamata..< mia moglie
>…” - fece Damon riferendosi alle parole di
poco prima dell’altro Damon.
“Non è la prima volta che lo fa!” - gli
fece notare Stefan.
Damon annuì distrattamente: “Hai
ragione….” - disse poco convinto, per poi
cominciare anche lui quella frenetica ricerca.
Setacciarono il secondo livello stando bene attenti a non farsi
sfuggire nulla.
Non si preoccuparono molto dello scalpore che la loro presenza poteva
provocare tra i prigionieri visto che ormai, con l’allarme in
funzione, sicuramente qualcuno sarebbe arrivato a controllare anche da
loro.
Dovevano solo trovare l’altra Bonnie e andarsene.
Raggiunsero una nuova porta con un nuovo accesso su una ripida rampa di
scale e presero a correre sui gradini per raggiungere in fretta il
terzo livello.
Non erano passate nemmeno due ore da quando erano entrati in quel
castello, ma adesso che aveva il fiato dei demoni sul collo, a Stefan
sembravano passati secoli.
Si fermò di botto per non rischiare di andare a sbattere
contro la schiena dell’altro Damon che, in testa al gruppo,
si era fermato improvvisamente.
“Ma che…” - fece per dire Damon, ma si
interruppe nello stesso momento in cui, probabilmente, aveva scorto
ciò che anche Stefan aveva preso a fissare.
Davanti a loro quattro, a sbarrargli la strada, c’era una
lunga doppia fila composta da una trentina di demoni tutti con lunghi
denti affilati e lucenti che sporgevano dalle labbra contratte in dei
ringhi indistinti e delle spalle enormi quanto degli armadi.
Stefan trattenne il respiro e contrasse lo sguardo mentre gli occhi gli
si incupivano e le mani gli si serravano a pugno.
“Combattiamo!” - disse, istintivamente.
“Certo che combattiamo!” - gli diede ragione
l’altro Stefan.
Un attimo dopo le urle imploranti dei prigionieri del primo, del
secondo, e del terzo livello delle segrete del castello nero di
Astaroth vennero sopraffatte da quelle rabbiose dei quattro vampiri in
lotta contro i demoni che stavano impedendo loro di raggiungere
l’altra Bonnie.
- Dovete uscire
immediatamente da lì dentro! - la voce di
Nicole esplose all’improvviso, decisa e perentoria, nella
mente di Lilian, offuscando ogni altro pensiero e quasi sottomettendo
la sua volontà all’ordine diretto della cugina.
- Non so cosa diavolo
sia successo, ma l’allarme è scattato ovunque e
Astaroth ha capito tutto! Sto combattendo contro di lui, ma a quanto
pare le ha prese proprio male le effrazioni in casa sua vista la furia
con cui mi si scaglia contro, quindi non so per quanto ancora
riuscirò a resistere! Cercherò di tenerlo
occupato il più a lungo possibile, sperando che non mi
succeda niente di imprevisto, ma…Lilian….dovete
uscire subito da lì! Con o senza il libro….uscite
fuori! - il tono di Nicole, anche in quel breve messaggio
telepatico, era preoccupato e carico di fatica e angoscia.
Lilian la conosceva abbastanza per sapere cosa le stesse passando per
la testa in quel momento: Nicole non stava pensando a se stessa, stava
pensando a loro!
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenere Astaroth occupato e dare a
tutti una possibilità di fuga, si sarebbe anche sacrificata
pur di saperli al sicuro.
Nicole poteva anche dare l’impressione della ragazza dura
come il ferro ed indifferente a tutto, ma il suo animo gentile ed
altruista arrivava sempre a smascherarla in qualche modo.
Lilian era sempre stata dell’opinione che Nicole fosse
addirittura troppo altruista, con la sua costante tendenza a lanciarsi
sempre avanti per difendere gli altri, senza tenere conto delle
conseguenze che il suo gesto poteva avere su di lei.
Essere generosi verso gli altri andava benissimo, ma di tanto in tanto
mostrare un pizzico di egoismo non era un peccato così
orribile, soprattutto quando serviva a preservare la tua vita.
Sacrificarsi per gli altri era un gesto nobile, ma se la persona che si
sacrificava era Nicole, l’unica in grado di riportare la pace
a Fell’s Church, allora quanto poteva essere un bene che si
immolasse per difenderli dopo che erano stati proprio loro a mettere
tutti nei casini con la loro sbadataggine?
Lilian battè le palpebre un paio di volte come a riprendere
coscienza di ciò che aveva intorno e afferrò il
libro pesante ed impolverato con entrambe la mani, stringendoselo al
petto e voltandosi a guardare gli altri.
Si portò due dita alla tempia destra: “Ho sentito
Nicole!” - disse - “L’allarme
è risuonato in tutto il castello e Astaroth adesso sa che
siamo qui! Probabilmente ci ha sguinzagliato dietro i suoi demoni e
Nicole vuole che usciamo da qui e alla svelta! Si sta occupando di
trattenerlo, ma non sa quanto ancora potrà resistere quindi
dobbiamo muoverci subito! Non ho nessunissima intenzione di veder
cadere mia cugina per un nostro errore!” - spiegò.
Meredith si portò una mano al petto e abbassò lo
sguardo, come se Lilian l’avesse appena colpita in pieno
volto solo con le sue parole.
“Mi dispiace tanto, io….avrei dovuto pensarci,
avrei dovuto prevederlo, io…” - mormorò
mortificata.
Lilian scosse la testa.
“Non sto dando la colpa a te, Meredith! La colpa è
di tutti noi, anche mia! Ci siamo fatti prendere così tanto
dall’entusiasmo per il fatto di aver trovato
l’incantesimo per guarire la Meredith di questo tempo che non
abbiamo pensato al fatto che potessero esserci delle trappole nascoste
da qualche parte!” - disse.
“Si, Lilian ha ragione! Non devi addossarti tutta la colpa
perché i colpevoli siamo tutti noi! Anzi….a dire
il vero tu sei quella che ha meno colpa visto che noi siamo addestrati
a questa vita e tu non ancora!” - aggiunse Alaric poggiando
delicatamente una mano su una spalla di Meredith per darle conforto e
appoggio.
“Adesso, però, credo sia meglio sbrigarci, no?
Comincio a sentire dei rumori…” - fece Owen
all’improvviso, facendo segno a tutti di fare silenzio e
ascoltare.
Lilian si portò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio e tese al massimo l’udito, sfruttando a
pieno uno dei vantaggi conferitole dalla sua condizione di ibrido
umano/vampiro.
Bastò un piccolo sforzo di concentrazione e poi il rumore
dei passi frettolosi dei demoni che accorrevano dall’interno
del castello alla capanna sul retro e si riversavano
all’interno della Sala dei Trofei, mettendosi sulle loro
tracce, divenne definito e distinto, come se già si
trovassero nella loro stessa stanza.
“Dobbiamo fuggire via!” - disse solamente.
Uscirono in fretta da quella sorta di biblioteca demoniaca che era
stata la rovina di ogni loro piano e si tuffarono
nell’oscurità a malapena rischiarata dalle tre
torce presenti per poi cominciare a risalire in fretta e senza margine
di errore né spazio per la stanchezza la spessa fune che li
avrebbe riportati al piano di sopra, sperando di essere abbastanza
veloci da non ritrovarsi faccia a faccia con i demoni.
Lilian salì per prima, seguita di Owen e poi da Alaric che
si era caricato in spalla Meredith e l’aveva riportata su con
lui senza risparmiarsi o tirarsi indietro quando si era trattato di
impegnarsi in quello sforzo fisico che, a quel punto, sarebbe stato
difficile per chiunque.
Lasciarono perdere la fune: ormai i demoni sapevano che loro erano
lì dentro, quindi perdere tempo a non lasciare tracce del
loro passaggio era inutile.
Si addossarono alla parete, nascosti nell’ombra, e presero a
correre.
Lilian era in testa al gruppo e teneva costantemente le orecchie
all’erta in modo da riuscire a percepire in anticipo
l’arrivo di un demone dalla direzione opposta.
Più volte si erano ritrovati ad un passo dai loro
inseguitori, presi a setacciare ogni anfratto di quella grotta
infernale, ma fortunatamente Lilian fu abbastanza veloce e pronta di
riflessi da riuscire ad identificare il pericolo sempre in tempo per
poterlo evitare.
Quando vide l’uscita da lontano un sorriso involontario le si
aprì sul viso.
Presto sarebbero stati al sicuro e, non importava cosa sarebbe
successo, se Nicole non li avesse raggiunti in fretta allora avrebbe
lasciato il libro ad Owen e l’avrebbe rispedito al pensionato
con Alaric e Meredith per poter andare ad aiutare sua cugina.
Erano sempre state compagne in battaglia e non l’avrebbe
lasciata sola proprio adesso, non con il pericolo che anche Nicole
venisse colta all’improvviso da un attacco di debolezza
simile a quello che aveva sorpreso lei poco prima facendole perdere
tutte le forze in un secondo solo.
“Ci siamo!” - annunciò agli altri,
aumentando il ritmo della corsa e continuando a tenere stretta la presa
sul libro.
La prima cosa che vide non appena misero piede fuori dalla Sala degli
Trofei fu un unico e abbagliante fascio di luce bianca che sommerse
tutto per qualche attimo prima che i suoi occhi tornassero a
riabituarsi alla luce del sole.
Poi ci fu spazio solo per i sorrisi di sbieco, privi di emozione, della
schiera di demoni che era evidentemente rimasta nascosta, immobile, ad
aspettarli fin dall’inizio e che adesso li stava circondando.
Al pensionato le ore stavano trascorrendo così tranquille da
creare a Bonnie una sensazione di preoccupante ansia alla bocca dello
stomaco.
La chiacchierata con l’altra Elena l’aveva messa di
buonumore, ma solo per poco.
Poi aveva ripensato a Nicole che stava combattendo da sola contro
Astaroth, a Meredith che correva chissà quali pericoli, a
Stefan e a Damon che si erano lanciati incautamente alla ricerca
dell’altra se stessa e allora tutto il suo buonumore era
svanito nel nulla, lasciandola ancora più in ansia di prima.
Aveva vagato per il pensionato a lungo, cercando qualcosa, qualsiasi
cosa, per tenre occupata la mente e distrarsi, ma da quando era
arrivata nel futuro mai come quel giorno sembrava che tutto fosse
assurdamente tranquillo e che tutti fossero calmi.
Forse era la speranza a tenere tutte quelle persone, seppur ferite,
sveglie e rilassate.
Forse avevano visto tutto quel folto gruppo andare
all’attacco dei demoni e si erano sentiti protetti e
rincuorati….
Bonnie non sapeva cosa pensare esattamente, anzi…stava
seriamente considerando l’ipotesi di smetterla proprio di
pensare perché sapeva che più pensava
più la sua mente veniva invasa da tutte le immagini delle
possibili e terrificanti situazioni in cui poteva incappare chi era al
castello di Astaroth e allora finiva che perdeva anche quella parvenza
di autocontrollo che le era rimasta e si trasformava in una stupida
ragazzina in preda al panico.
Raggiunse lentamente la sua camera e si rintanò
all’interno, sedendosi sul bordo del letto, spossata da tutte
quelle emozioni contrastanti che stava ormai cercando di tenere a bada
da giorni, da quando tutta quella follia era cominciata.
Ripensò alle parole dell’altra Elena sul suo
futuro con Damon, ma se in un primo momento se ne era sentita esaltata,
adesso capiva che non ne aveva motivo.
Chissà quante cose stavano cambiando solo perhè
loro avevano fatto quel Viaggio, quindi chi poteva assicurarle che alla
fine non sarebbe cambiato anche il suo destino con il vampiro?
Bonnie non ne aveva mai capito molto di matematica e fisica,
ma….non era possibile che, magari, il tempo in cui si
trovavano non era il loro futuro, ma il futuro della Bonnie e del Damon
di una realtà parallela alla loro, una realtà in
cui esistavano davvero come coppia fin dall’inizio, una
realtà dove Damon non era innamorato di Elena e non lo era
mai stato?
Insomma….forse Nicole e Lilian viaggiando nel tempo avevano
sbagliato qualcosa ed erano finiti nel passato di una realtà
diversa dalla loro, no?
Di roba simile ne succedeva in continuazione nei film di fantascienza
che tanto piacevano a Matt e che Bonnie a malapena riusciva a seguire
tanto erano astruse tutte quelle teorie di cui andavano blaterando gli
attori.
Magari era successa la stessa cosa anche a loro, magari nel loro vero
futuro lei e Damon non sarebbero mai stati insieme e alla fine Elena se
lo sarebbe anche preso lasciando Stefan per sempre.
Al solo pensiero Bonnie sentì una dolorosissima fitta al
cuore, sia per lei che per il suo amico.
Era vero: aveva pensato di rinunciare ai suoi sentimenti non ricambiati
per Damon e andare avanti, ma…il fatto che non ci riuscisse
doveva pur significare qualcosa, no? E comunque questo non toglieva che
non le facesse male pensarlo con Elena!
Se a questo si aggiungeva anche la sofferenza che sicuramente avrebbe
provato per empatia con Stefan se davvero
un’eventualità simile si sarebbe
verificata…beh…Bonnie dubitava che ne sarebbe
rimasto qualcosa di sano ed intatto del suo povero cuore che non voleva
saperne di battere per qualcuno di più adeguato a lei.
La sua porta si aprì proprio in quell’istante ed
una testa bionda ne fece lentamente capolino: Matt.
Bonnie si aprì in un sorriso.
Da quanto tempo non parlavano un po’? Da troppo, a suo dire!
Erano confinati entrambi in quelle quattro mura da giorni senza nulla
da fare, ma non erano riusciti a trovare nemmeno un piccolo momento per
fare quattro chiacchiere tra loro, come capitava spesso quando erano a
casa.
Era felice di vederlo, così come era felice di vederlo ogni
volta che lo incontrava. Matt, per lei, rappresentava uno spiraglio di
normalità in una vita da incubo e, sebbene si sentisse un
po’ egoista perché sapeva dei sentimenti che il
ragazzo aveva sviluppato per lei nel corso degli anni, Bonnie non
riusciva a rinunciare a lui.
“Matt! Entra, avanti! Sono felice di vederti, mi sembrano
passati secoli dall’ultima volta…” -
disse.
Matt fece come gli era stato detto e, entrando, si richiuse la porta
alle spalle per poi raggiungerla e sederlesi accanto, ricambiando il
suo sorriso con uno che sarebbe sembrato altrettanto gioioso per
qualcuno che lo vedeva dall’esterno e che non lo conosceva.
Ma era questo il punto: Bonnie lo conosceva bene e riusciva a
distinguere nettamente l’alone di tristezza che gli
attraversava gli occhi e quel sorriso bugiardo.
Si accigliò e gli poggiò, delicatamente, una mano
su una spalla.
“Che cos’hai Matt? E’ successo qualcosa
di cui vuoi parlarmi?” - gli chiese, apprensiva.
Matt sospirò pesantemente rivolgendo, per un attimo, lo
sguardo illuminato da un sorriso amaro al soffitto prima di tornare a
guardarla in viso.
“Cosa te lo fa pensare?” - le chiese a sua volta.
“Sono tua amica, Matt! Ed è questo che fanno gli
amici: si capiscono a vicenda e si appoggiano senza bisogno neppure di
troppe parole! Ed io lo vedo che c’è qualcosa che
vuoi dirmi…” - rispose tranquillamente Bonnie
scrollando le spalle esili.
Matt annuì pensieroso per qualche attimo, con gli occhi
fissi sulla parete di fronte a loro due e l’espressione
assorta di chi sta rivivendo con la mente un momento passato.
“Ho parlato con l’altro me stesso,
l’altro Matt!” - disse infine - “Mi ha
raccontato un po’ di cose sulla sua vita, quindi sul mio
futuro!” - spiegò.
Bonnie spalancò per un secondo solo gli occhi.
Da quando erano arrivati, tranne le cose ovvie per tutti e piccoli
aneddoti, nessuna delle loro controparti si era davvero aperta nel
raccontare avvenimenti precisi e Bonnie rimase stupita dal fatto che il
primo a farlo fosse stato proprio l’altro Matt, un uomo
così saggio.
Ma, forse, ormai che venisse raccontato loro qualcosa in più
o qualcosa in meno non era più un problema, che poteva
saperne lei?
“Davvero? E vuoi raccontarlo anche a me? Certo, solo se puoi
farlo, ovvio…” - fece Bonnie.
“Non so esattamente se posso o non posso raccontarti tutto,
ma ho voglia di farlo, quindi..perché no?” -
rispose Matt - “In poche parole mi ha detto che è
rimasto vedovo da poco!”.
“Oh! Quindi…era sposato!” - fece Bonnie.
“Si! Si chiamava Olivia ed era una cacciatrice come Alaric!
Mi ha raccontato come si conosciuti, com’era lei, come
è stata la loro vita e poi com’è morta
per via di questa lotta contro Astaroth!” -
continuò Matt.
Bonnie lo osservò attentamente mentre parlava.
Si sarebbe aspettata che ad un racconto simile Matt si lasciasse
trasportare dalla tristezza, invece…sembrava solo molto
determinato!
“Non mi sembri triste…” - disse,
esternando il suo dubbio.
Matta scosse la testa: “Infatti non lo sono!
C’è una ragione se l’altro Matt mi ha
raccontato queste cose!” - rispose Matt.
“E sarebbe?” - fece Bonnie.
“Lui mi ha spiegato che quando lui e le altre nostre
controparti avevano la nostra età non hanno mai fatto nessun
viaggio nel futuro! Tutta questa situazione che stiamo vivendo adesso
è dovuta solo alla presenza di Astaroth che è un
tipo di demone che va avanti e indietro nel tempo a piacimento
perché sa che di lui ne esiste solo uno!
Cioè….se adesso noi torniamo indietro nel tempo a
questa mattina incontreremo ancora un’altra Bonnie e un altro
Matt e se torniamo indietro nel tempo a due minuti fa ci sarebbero
ancora un’altra Bonnie e un altro Matt, ma per Astaroth
è diverso! Lui è unico nel Tempo! Non ne esistono
versioni passate o versioni future e questo significa che se lo si
uccide una volta è morto per sempre ed in ogni tempo! Se
Nicole riesce ad ucciderlo adesso nel 2034, quando noi torneremo nel
nostro tempo e cresceremo e avremo le nostre famiglie e arriveremo nel
nostro 2034 non dovremo preoccuparci dell’arrivo di Astaroth
perché lui non arriverà mai perché era
unico e sarà già morto! Capisci? Capisci cosa
significa per me?” - incalzò Matt -
“Olivia! La ragazza che conoscerò e che
diventerà mia moglie poi resterà con me se qui
Astaroth muore perché lei non lo incontrerà mai e
non ne resterà uccisa!”.
Bonnie dovette ammettere almeno a se stessa che se Matt non avesse
aggiunto quella spiegazione finale davvero non sarebbe riuscita a
capire da sola dove voleva andare a parare, ma adesso…adesso
capiva e capiva perché il suo amico avesse così
tanta determinazione nello sguardo, perché lui credeva alle
parole dell’altro Matt e voleva combattere per il suo futuro
e per una ragazza che, anche se non aveva ancora conosciuto, stando a
quanto aveva sentito sarebbe stata l’amore della sua vita, la
ragazza che finalmente l’avrebbe ricambiato.
Bonnie si voltò completamente verso di lui e gli strinse le
mani.
“Oddio, Matt, ma….è fantastico! Giusto?
Cioè…questa è una buona notizia, no?
Certo, uccidere Astaroth non sarà facile,
ma…forse questo era ciò a cui dovevamo giungere
per poter davvero trovare la forza ed il coraggio adatti per andare
avanti nella guerra! E non vale solo per la tua situazione
perché….da quando tutto è cominciato,
quante persone sono morte? Quante di quelle persone al piano di sotto
hanno perso i loro cari e le loro famiglie? Se Astaroth muore tutto
verrà riscritto nel nostro tempo e…e potremmo
salvarle! Anche l’altra Meredith…lei è
in fin di vita per via di Astaroth, ma se lui qui muore allora non
succederà mai nulla alla nostra Meredith!” -
ragionò velocemente.
Matt annuì con vigore.
“Si! Si, hai capito! E…e tua figlia, Nicole, non
dovrà mai affrontare una guerra sapendo di avere la
responsabilità della vita di tutti sulle sue
spalle!” - aggiunse Matt.
Bonnie sentendo il suo amico riferirsi a Nicole come a “sua
figlia” s’incupì un attimo e le
ritornarono in mente i pensieri fatti poco prima.
Sì, potevano salvare molte vite, ma ciò non
toglieva il fatto che alcune cose non sarebbero cambiate e che loro le
avevano viste quindi potevano anche prendere decisioni diverse e non
accettarle.
Insomma….adesso che aveva visto come sarebbe satta la sua
vita e la sua famiglia, Damon poteva allontanarla per sempre chiudendo
definitivamente ogni tipo di rapporto con lei solo per riuscire anche a
cambiare in piccolo dettaglio che era il loro futuro insieme e quindi
Nicole.
Matt le alzò il mento con una mano e cercò il suo
sguardo non appena la vide improvvisamente molto meno euforica di prima.
“Ti ho raccontato tutto questo anche perché volevo
dirti altro…” - le disse.
“Cosa? Cos’altro volevi dirmi?”
- chiese Bonnie.
“Che io ho capito finalmente e che ti lascierò
stare da ora in poi! Adesso ho avuto la prova certa che
anch’io potrò essere davvero felice un giorno e
questo mi ha fatto aprire gli occhi anche su quello che sento per te,
Bonnie! Non è una menzogna quando dico di essermi innamorato
di te, ma io voglio che tu abbia il meglio e se quel meglio
è Damon allora non importa ciò che penso di lui o
quanto lo detesti, perché se lui è
l’unico che piò renderti davvero felice, allora
non importa nient’altro!” - disse Matt,
sorridendole teneramente.
“Damon è innamorato di
Elena…” - fece Bonnie.
“Innamorarsi di Elena o…credere di amare Elena
è facile, Bonnie!” - fece Matt - “Elena
è quel tipo di ragazza che ti abbaglia all’istante
e a cui basta battere un paio di volte le ciglia per poterti mettere al
tappeto, fidati ci sono passato anch’io! Elena prima ti fa
cadere ai suoi piedi e poi solo dopo decide se mettersi in gioco e
concederti di iniziare a vedere cos’ha nell’animo
sotto tutta quella bellezza esteriore! Tu, invece, sei il tipo di
ragazza che si fa notare poco, ma che si apre subito e completamente!
Il tipo di ragazza che ti fa innamorare lentamente, ma profondamente,
mostrandoti per intero prima la bellezza della sua anima che quella del
suo aspetto fisico!” - aggiunse - “Non perdere la
speranza, Bonnie, perché….lo sappiamo tutti
com’è fatto Damon e a mio parere per riuscire
davvero a far breccia in quel suo cuore di pietra bisogna avere
pazienza ed essere il tipo di persona che sei tu! E poi…e
poi c’è Nicole che è eccezionale e
che…nessuno vuole permettere che stia male, no? Pensa a
Nicole, Bonnie, pensa a Nicole!” - finì,
lasciandole un bacio delicato sulla guancia e uscendo dalla stanza.
Bonnie restò immobile per un attimo ripenando alle parole di
Matt.
Non si sarebbe mai aspettata che lui le dicesse delle cose simili, che
la incoraggiasse nel suo sentimento per Damon e che difendesse tanto
Nicole.
Aveva sempre saputo che Matt aveva un cuore d’oro,
ma…la sorpresa fu grande lo stesso anche se aveva avuto come
l’impressione che calcasse tanto la mano sul nome di Nicole
perché sapeva qualcosa che non le aveva detto.
Ma cosa poteva essere?
Forse la leggera sfumatura di preoccupazione per Nicole nella voce di
Matt se l’era solo immaginata: era probabile con tutto
ciò che stava accadendo.
Bonnie si alzò dal suo letto e raggiunse la finestra,
notando, con la coda dell’occhio, l’altro Matt che
passeggiava tranquillamente in giardino.
Lui la vide a sua volta e le rivolse un sorriso ed un cenno di saluto.
Bonnie rispose al sorriso e, nel frattempo, si portò una
mano sulla guancia, lì dove Matt l’aveva baciata
pochi istanti prima.
Fu in quel momento e per un sola frazione di secondo che un pensiero le
sfiorò la mente per la prima volta: tutto sarebbe stato
più facile e la sua vita sarebbe stata più serena
se avesse amato Matt.
Nicole si aggrappò alle spalle di Astaroth e gli
sferrò una ginocchiata veloce, ma potente, che costrinse il
demone a piegarsi in due con il fiato corto e gli occhi fuori dalle
orbite.
“Te l’avevo detto che adesso si faceva sul
serio!” - lo rimbeccò, beffardamente.
Astaroth non ci mise molto a riprendersi e non appena si rimise dritto
scagliò contro Nicole una lunga lingua di foco che le si
avvolse intorno a spirale stringendosi sempre di più con
l’intento di arrivare a toccarla e a bruciarle la pelle.
Ma Nicole si sentiva forte, si sentiva potente e le bastò un
semplice gesto deciso della mano per spalancare le finestre e far
entrare un picolo tornado d’aria che soffocò
all’istante le fiamme e mise sottosopra l’intera
stanza in cui combattevano.
Astaroth si guardò intorno, indignato, mentre con una mano
si rimetteva a posto la cravatta improbabile che a causa del vento gli
si era avvolta al collo.
“Mi hai praticamente distrutto casa, te ne rendi conto?
E’ un comportamento molto maleducato da parte tua,
Nicole!” - la rimproverò.
“Certo, perché invece tentare di uccidere tutta la
mia famiglia e i miei amici è un comportamento esemplare e
lodevole da parte tua, giusto?” - ribattè Nicole.
“La tua famiglia sta infrangendo le sane regole della
proprietà privata, introducendosi in casa mia!” -
controbattè Astaroth.
“Proprietà privata? Strano! A me non sembra di
aver visto nessun cartello di questo genere qui intorno!” -
fece Nicole ghignando e guadagnandosi un ringhio da parte di Astaroth.
“Stai giocando con il fuoco, ragazzina!” - fece il
demone.
Nicole alzò gli occhi al cielo e si esibì nel suo
sbadiglio più finto in assoluto: “Wow, se questo
doveva essere un gioco di parole divertente
tra…“giocare con il fuoco”
perché tu sei un “Figlio del
Fuoco”…beh…lasciami dire che non hai
raggiunto per niente lo scopo, caro mio!” -
commentò.
A quelle parole, Astaroth le si scagliò nuovamente contro,
riprendendo lo scontro fisico lì dove lo avevano interrotto.
Mentre sferrava pugni e schivava calci, Nicole si prese addirittura il
tempo per pensare a sua madre e a tutte quelle volte in cui le aveva
detto che spesso era un po’ troppo simile a suo padre,
cioè sbruffona e troppo sopra le righe anche nei momenti
peggiori.
Nicole aveva sempre liquidato in fretta la cosa senza curarsene troppo,
ma adesso vedendo Astaroth così furioso pensò che
forse sua madre aveva sempre avuto ragione.
Ma, dopotutto, c’era anche un altro fattore da tenere a
mente: lei era Nicole Salvatore, figlia di Damon Salvatore, quindi come
si aspettavano che fosse esattamente?
Inoltre a lei stava bene aver ereditato quello strano tratto
caratteristico del padre perché…doveva
ammetterlo: lei amava indiscutibilmente suo zio Stefan, ma di certo non
si poteva dire che lui fosse il fratello divertente tra i due!
E Nicole adorava essere quella divertente mentre Lilian, che era tutta
suo padre, si atteneva al ruolo di cugina dolce e riflessiva!
Bloccò con una mano uno dei polsi di Astaroth e lo
rigirò al contrario costringendo il demone a voltarsi di
spalle se non voleva accasciarsi al suolo.
Nicole aumentò la presa mentre con l’altra mano
gli afferrava una spalla e lo obbligava ad inginocchiarsi per poi
prendergli l’altro braccio e tirarlo all’indietro
insieme al braccio che già teneva da prima, piantandogli un
piede al centro della schiena a spingendo mentre Astaroth buttava la
testa all’indietro e si lasciava sfuggire un grido di dolore
a causa dei muscoli che venivano tesi all’inverosimile e si
stracciavano sotto il giogo della presa in cui lo teneva costretto
Nicole.
“Aaaahhh, smettila di urlare e lamentarti!” - disse
Nicole - “E’ poco virile!” - gli fece
notare, con un tono di voce ironico e straordinariamente innocente allo
stesso tempo.
Astaroth si tappò la bocca all’istante e riprese a
ringhiare, in preda alla frustrazione.
Nicole diede uno strattone più improvviso e più
forte.
“Ecco una cosa che non ho mai capito!” - fece -
“Perché diamine voi uomini sentite costantemente
il bisogno di ringhiare? Insomma…ho capito che state
combattendo, ma non siete delle bestie, no?” -
spiegò ripensando sul serio a tutte le volte in cui aveva
fatto quella stessa domanda a suo padre - “Guarda me! Sto
combattendo eppure lo faccio con grande tranquillità e
compostezza, senza emettere strani suoni tanto per esprimere
chissà cosa…” - aggiunse -
“Cioè, per come la vedo io, se avete tanta voglia
di ribadire la…” - ma non riuscì
neppure a finire di parlare che, inspiegabilmente, tutto si fece nero
intorno a lei e ogni briciola di forza e potere che avvertiva scorrerle
nelle vene fino all’attimo prima improvvisamente scomparve,
lasciandola scossa e debole mentre di accasciava al suolo e lasciava la
presa sul suo nemico.
Debole….all’improvviso si era sentita debole.
Con uno spiraglio di lucidità Nicole spalancò gli
occhi.
- No! Non ora! Ti
prego, non ora! - si ritrovò mentalmente a
supplicare senza sapere neppure a chi rivolgerle davvero quella
preghiera.
Sapeva cosa le era successo e forse sapeva il perché,
ma….non doveva succedere, non in quel momento, non con
Astaroth pronto ad uccidere lei e tutti gli altri.
Il Figlio del Fuoco le lanciò appena un’occhiata e
si alzò lentamente, parandosi davanti a lei che, adesso, era
riversa a terra, senza neppure la forza per muoversi.
Con la punta di una delle sue lucide e nere scarpe firmate, Astaroth le
sollevò il mento per poterla guardare bene in viso.
“Non ho idea di cosa ti è preso improvvisamente,
ma mi redo conto che non mi interessa nemmeno più di tanto!
Adesso ho altre cose a cui pensare e, in effetti, combattere con te mi
stava solo facendo perdere tempo prezioso!” -
commentò il demone.
Nicole avrebbe voluto alzarsi e riempirlo di pugni, avrebbe voluto
risponderli per le rime come faceva sempre, ma non riusciva neppure a
pensare cosa dire tanta era la stanchezza che ancora le rimbombava nel
corpo e nella mente.
Si sentì sollevare.
Era Astaroth che se l’era caricata in spalla senza neppure il
minimo tatto e che adesso la stava portando fuori dalla casa, nel
giardino.
Alla luce del sole dovette restringere gli occhi: persino le palpebre
erano deboli.
Si sentiva così spossata che stava seriamente considerando
l’idea di lasciarsi andare e perdere i sensi, ma una voce la
trattenne.
“No! Nicole!” - era Lilian, poco lontando da lei.
Astaroth la lasciò cadere sull’erba verde senza
troppo riguardo e Nicole fece fatica anche soltanto a rimettersi seduta.
Si guardò intorno: erano stati tutti fermati e presi.
Lei era accanto ad Astaroth sulla soglia del castello. Alla sua destra
c’erano Alaric, Meredith, Owen e Lilian, malconci e tenuti
fermi da una fitta schiera di guardie, ma almeno Nicole
riuscì a notare che Lilian stringeva un grosso libro tra le
braccia. Alla sua sinistra c’erano Damon e Stefan con suo
padre e suo zio anche loro tenuti immobili da un’altra
schiera di demoni questa volta più numerosa rispetto a
quella che teneva il gruppo di Lilian.
Sua madre non era con loro e, anche se Nicole aveva cercato di non
sperarci troppo di ritrovarla subito, questo
l’abbattè ancora di più.
Sollevò lo sguardo su suo padre, ma la sua espressione era
dura e difficile da leggere persino per lei.
Solo allora Nicole si rese conto che suo padre e Damon erano vicini e
che, quel giorno per come erano conciati entrambi, davvero sarebbe
stato impossibile distinguere l’uno dall’altro se
non fosse stato per la polsiera identica alla sua e a quella di sua
madre che suo padre teneva stretta in una mano, slacciata dal polso.
Entrambi, infatti, erano ovviamente uguali nell’aspetto, ma
di solito si differenziavano nel modo di vestire, sempre nero, ma suo
padre aveva abbandonato da un po’ le giacche di pelle per
altre più…mature, se così le si voleva
definire.
Quella mattina indossava una delle sue giacche mature, quindi,
così come Damon indossava la sua giacca di pelle, ma adesso
in seguito allo scontro in cui dovevano averle perse o distrutte, erano
entrambi rimasti solo con i jeans neri, gli anfibi neri e le magliette
nere e praticamente erano identici: Nicole sapeva dove guardare solo
grazie alla polsiera visto che anche l’espressione dei loro
volti, adesso che ci faceva caso, era la stessa.
Astaroth si schiarì la voce e li guardò ad uno d
uno, soffermardosi prima su di lei e poi su suo padre.
“Potrei uccidere Nicole adesso
che…beh…sembra non stare molto bene e poi potrei
uccidervi tutti per essere venuti qui senza il mio permesso,
ma…sapete una cosa? Non lo farò! Infliggervi la
morte adesso, dopo ciò che avete osato fare nei miei
riguardi e nei riguardi della mia casa, sarebbe un dono e io voglio
prima vedervi cedere, voglio vedervi distrutti prima di
uccidervi!” - disse il demone.
“E…e cosa hai intenzione di..di fare?” -
si sforzò di dire Nicole con voce flebile e soffiata.
Astaroth non le diede molto peso e si concetrò totalmente su
suo padre.
“Mi rivolgo a Damon Salvatore, il vampiro a capo della
Resistenza di questo 2034!” - specificò -
“Voglio farti una proposta!” - disse, afferrando
Nicole per un braccio e tirandola su malamente - “La vita di
tua figlia e quel maledetto libro con l’incantesimo che
volete per la vostra insulsa cacciatrice in cambio della tua
libertà!”.
Nicole strabuzzò gli occhi: non capiva.
Astaroth voleva lasciarla libera e dare loro il libro solo per poi
prendere prigioniero anche suo padre oltre a sua madre?
Perché?
Cosa era cambiato nei piani del demone?
Cosa aveva intenzione di fare adesso?
E che conseguenze avrebbe portato quel loro piano andato in fumo
miseramente?
Nicole guardò suo padre che fece un passo avanti.
Scosse la testa: non voleva che accettasse, non voleva che venisse
preso anche lui, non voleva perdere l’unico vero alleato che
aveva nella guida della resistenza perché non sapeva se ce
l’avrebbe fatta a tenerli tutti al sicuro senza il suo
consiglio e il suo appoggio.
Suo padre le restituì appena lo sguardo prima di guardare
Astaroth con i suoi occhi neri ed impenetrabili carichi di sfida,
rabbia e qualcos’altro che Nicole non riusciva ad
identificare.
“Accetto!” - disse.
NOTE:
Ciao tutti e ben ritrovati!!!*_*
Come sono andate le Feste? Sono curiosa!°°
Le mie sono state eccezionali e ne sono davvero felicissima!*_*
Per questo motivo....ho deciso di ritornare in questo nuovo anno con
una piccola sorpresina tutta per voi, mie carissime adorate lettrici,
quindi vi consiglio di leggere tutta la nota! Sisisi!**
Per prima cosa ringrazio chi ha letto e/ o recensito lo scorso capitolo
e ha aspettato questo!XD
Parlando del capitolo.....
Questo era il capitolo 16 e c'è un pò la
conclusione di tutte le varie missioni!
Astaroth ha scoperto tutto e li ha incastrati, Nicole è
stata male per via di quell'ultimo pensiero di Bonnie, Matt ha lasciato
andare Bonnie e Astaroth ha sorpreso tutti portandosi via solo l'altro
Damon e lasciando perdere il resto del gruppo, compresa Nicole e il
libro.
Cosa avrà in mente? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Fatto sta che questo demone sembra molto geloso della privacy di casa
sua! ahaha
E finalmente siamo giunti al tanto atteso ultimo capitolo prima della
comparsa dell'altra Bonnie.
Nel capitolo di giovedì, infatti, farà
la sua prima apparizione alla fine, sarà una cosa molto
piccola e non so neppure se la farò parlare o no, ma vi
prometto che dal capitolo 18 in poi sarà una delle grandi
protagoniste!
E mi sembra anche d'obbligo visto quanto vi ho fatto penare per
vederla!XDXDXD
Adesso...passiamo alla novità di cui vi parlavo all'inizio!
*_*
Allora...qualche giorno fa mi è arrivato un messaggio
privato di una di voi che mi chiedeva come mai non avessi mai inserito
foto nelle mie ff in modo da potervi far vedere concretamente i volti
di tutti i miei personaggi, per come li vedo io ovviamente dato che
capirete che, scrivendo nella categoria "TVD libro", i vari personaggi
per me sono completamente diversi dagli attori che li interpretano
nella serie televisiva visto che non è un mistero per
nessuno che gli autori del telefilm hanno scelto tutti attori che non
c'entrano niente con le descrizioni dei libri!XDXDXD
Dovendo scrivere dei pg del libro e non potendomi rifare agli attori
del telefilm, quindi, mi sono avviamente rifatta ad altri attori,
modelli e roba varia...
Ora...vi chiedo:
Io le mie foto ce le ho, volete che le posti così come mi ha
chiesto quella ragazza? Oppure preferite restare nel dubbio? XDXDXD
Ovviamente posterei non solo i personaggi principali, ma anche i
"cattivi" e i personaggi nuovi di questa fanfiction e di quelle
precedenti, nessuno escluso (quindi se Amy dovesse chiederselo: Si,
vedresti anche Samuel faccia a faccia!XD)!
Non so...ditemi voi nelle recensioni: Cosa volete che faccia?*_*
A lunedì per lo spoiler sul mio blog e per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 18 *** Scambio ***
Scambio
L’ira
apparteneva alle tenebre.
Era uno di quei sentimenti oscuri che ti spingeva a compiere azioni
atroci.
L’ira era uno dei sette peccati capitali, quindi non era
assurdo che ogni volta che si parlasse di demoni si tendesse ad
immaginarli cattivi e facili prede dell’ira.
Ma Astaroth era diverso.
Nonostante il suo titolo di Figlio del Fuoco e nonostante la sua
condizione di demone pressochè impossibile da distruggere,
l’ira era un sentimento che non gli era mai appartenuto.
Lui era metodico, era sadico ed era razionale: non poteva permettersi
di perdere di lucidità per via di una stupida arrabbiatura.
Ma quel giorno, dopo ciò che quelle insulse creature avevano
osato fargli, profanando la tranquillità della sua dimora
che altro non era se non una parte stessa di lui, Astaroth si sentiva
furioso.
Semplicemente non poteva lasciar correre e andare avanti.
Li voleva morti! Tutti! Senza eccezioni!
Se il suo piano fino a quel momento era stato sbarazzarsi di Nicole,
adesso questo non gli bastava più.
Sentiva un fiume di lava incandescente scorrergli per le vene ed
infiammarle grazie al veleno dell’ira che gli stava
corrodendo l’anima e il corpo e che non era stato mai
più apprezzato e voluto di quel preciso istante.
Doveva cercare di non perdere la testa, lo sapeva!
Non doveva esagerare, non troppo in fretta almeno.
Voleva la distruzione totale di quel loro misero gruppo di
incompetenti, ma per riuscirci doveva pensare alla cosa come se avesse
il dolce profumo della vendetta.
E se la vendetta era un piatto che andava servito freddo, allora per
una volta nella vita Astaroth si sarebbe attenuto alle regole.
Certo, Nicole restava il suo obiettivo principale, era ovvio!
Prima di qualsiasi altra cosa, c’era lui e la sua vita, ma,
pensandoci bene, una cosa non escludeva l’altra,
anzi…
Forse era l’ira che lo stava spingendo a conclusioni alle
quali i suoi nemici non si sarebbero mai neppure avvicinati, ma
uccidere Nicole non voleva dire essenzialmente estirpare il problema,
no?
Dopotutto la ragazza aveva alle spalle un’intera famiglia di
immortali e, cosa poteva assicurargli che non facessero di tutto,
magari anche a distanza di secoli, pur di far ritornare Nicole dal
regno dei morti?
Insomma….sua madre era una strega tra le più
potenti mai esistite, quindi era logico pensare che, una volta morta
sua figlia, avrebbe tentato qualsiasi cosa per riaverla, no? Anche
andare contro le leggi stesse della Natura e a quelle che da
sempre governavano l’universo!
E poi c’era da tener conto che la strega aveva al suo fianco
un marito che non si poteva certo vantare di essere il più
assennato vampiro mai esistito, quindi era altrettanto logico pensare
che lui l’avrebbe appoggiata in tutto pur di riavere indietro
di Nicole, giusto?
E Astaroth non poteva di certo permettere una cosa simile!
Un ghigno beffardo gli si disegnò sul volto mentre guardava
Nicole che, sorretta da suo zio, lasciava la radura del suo castello
lanciando appena un ultimo sguardo al padre tenuto prigioniero dai suoi
demoni.
Oh si! Uccidere lei per poi ucciderli tutti in cambio della sua
infernale salvezza eterna: era decisamente un ottimo compromesso ed
un’ottima ragione per continuare ciò che aveva
appena iniziato.
Astaroth si voltò verso la sua destra, a fronteggiare lo
sguardo del vampiro, padre di Nicole, e gli sorrise amabilmente
risistemandosi la cravatta.
“Sono davvero felice che tu abbia accettato la mia offerta,
vampiro!” - esordì - “Adesso credo che
mi scuserai se ti affido alle cure dei miei uomini, ma ho delle cose da
fare e il tempo stringe! In cambio, però, ti farò
un regalo: mi sembra giusto, dopo la gentilezza che hai avuto
nell’accettare la mia proposta, che tu possa finalmente
ricongiungerti con tua moglie, no?” - disse, per poi
rivolgere appena un cenno della mano ai demoni che tenevano bloccato il
vampiro.
“Portatelo nella cella della strega!” -
ordinò.
Il vampiro non rispose, si limitò a reggere fieramente il
suo sguardo e a seguire i demoni che lo trascinavano.
Astaroth non aveva mai capito se quella del vampiro fosse audacia o
stupidità.
Forse un mix delle due cose, anche se lui era portato a credere di
più alla seconda ipotesi.
Non appena i suoi demoni e il prigioniero scomparvero alla sua vista,
Astaroth volse per un attimo lo sguardo al cielo tinto
d’arancione per poi sospirare e ritornare in casa, camminando
lentamente con le mani nelle tasche dei pantaloni di pregiata fattura.
Tenere in pugno entrambi il vampiro e la strega poteva ritornargli
assolutamente utile.
Nicole si sarebbe sentita persa e spaesata, la resistenza avrebbe perso
il potere e la guida e l’altro vampiro e l’altra
strega provenienti dal passato non avrebbero avuto più
nessuna testimonianza del loro supposto futuro amore né
avrebbero più avuto nessuno che li spingesse concretamente
l’uno verso l’altra, decretando così il
loro allontanamento definitivo.
Se a tutto questo poi si aggiungeva la morte che era deciso ad
infliggere a tutti…beh….era tutto deciso.
La via principale che attraversava quasi in una linea retta
l’intera cittadina di Fell’s Church era deserta e,
per la prima volta dopo due anni, nell’aria non si sentivano
riecheggiare urla disperate e gemiti di dolore sempre mescolate, in una
mascabra canzone, ai crepitii di un fuoco poco distante.
La mente di Nicole venne sfiorata dal pensiero che l’ultima
volta che effettivamente aveva attraversato quella via era stato appena
pochi giorni prima, nel passato, mentre accompagnava Bonnie al suo
posto di lavoro poco prima che Astaroth mandasse uno dei suoi demoni ad
attaccarla, attentando ancora alla sua vita.
Sembravano passati secoli…..
In poco tempo erano successe tante, troppe cose, perché
persino lei potesse sopportarle tutte senza avere neppure il minimo
cedimento e, adesso che aveva perso anche l’appoggio e la
guida di suo padre oltre a quella di sua madre, Nicole si sentiva quasi
del tutto svuotata di ogni convinzione ed ogni pensiero logico e
razionale.
Perché continuare quella guerra?
Perché non arrendersi direttamente ad Astaroth e riuscire
almeno a salvare le persone che le erano care?
Sembrava un pensiero banale, ma Nicole si sorprese addirittura a
pensare che valeva la pena sacrificarsi persino per sua zia Elena pur
di salvarle la vita.
Non le voleva bene, ma questo non significava che la volesse morta.
In fondo era una cara amica di sua madre, la moglie di suo zio e con
Lilian non aveva fatto poi un così brutto lavoro, quindi -
fatta eccezione per gli errori del passato - Nicole sarebbe stata
disposta a consegnarsi ad Astaroth anche per permettere a sua zia di
sopravvivere con gli altri.
Lei faceva comunque parte della famiglia e l’unica certezza
che Nicole aveva sempre avuto nella vita e alla quale si era sempre
aggrappata era proprio la famiglia.
Forse sarà stato perché suo padre per troppi
anni, anzi...per troppi secoli, aveva rinnegato la sua famiglia e
allontanato il suo stesso fratello, ma Nicole non ricordava un solo
giorno in cui suo padre non l’avesse guardata dritta negli
occhi e le avesse detto che, malgrado tutto, la famiglia era
l’unica cosa davvero importante nella vita di chiunque,
soprattutto quando si era immortali.
Certo, c’erano le incomprensioni, i litigi, potevi provare
più affetto e stima per una persona che per
un’altra, ma la famiglia restava la famiglia e, in qualunque
momento della vita, ovunque ci si trovasse, bisognava onorarla e
renderle il dovuto rispetto e sacrificio.
Quelle parole erano state il dogma sulla quale si era fondata la sua
intera esistenza e Astaroth lo sapeva, per questo le aveva portato via
entrambi i genitori, nonostante non riuscisse ancora a capire
perché, proprio nel momento in cui era stata così
male da diventare vulnerabile e di conseguenza una facile preda a
portata di mano, lui si fosse tirato indietro, risparmiandole la vita
invece di togliergliela.
Se Nicole si fosse trovata al suo posto non aveva dubbi sul fatto che
non avrebbe dimostrato così tanta clemenza, al contrario
avrebbe infierito fino a che non fosse stata certa che la vita avesse
definitivamente abbandonato il Figlio del Fuoco.
Questo, ovviamente, se non aveva un piano migliore!
Ed era proprio a causa di ciò che Nicole non riusciva a
stare tranquilla né a mettersi l’anima in pace,
perché conosceva Astaroth abbastanza bene da poter dire con
certezza che aveva in mente qualcosa, qualcosa di mille volte
più crudele e spietato di quanto aveva fatto finora e lei
non aveva la più pallida idea di cosa né sapeva
se fosse stata in grado di riuscire a fronteggiarlo e a proteggere,
nello stesso momento, l’intero pensionato e il resto della
sua famiglia, ora che le colonne fisse della sua vita erano cadute
nelle mani del nemico.
E se non ci fosse riuscita per davvero?
E se fosse sopraggiunto un nuovo attacco di debolezza destabilizzante?
Ecco un’ altra questione che Nicole voleva discutere almeno
con Lilian per cercare il modo di poterla risolvere: la debolezza!
Qualsiasi cosa le fosse successa, ormai sapeva che era collegata in
qualche modo a Damon, a Bonnie o a entrambi, ma se volevano avere
almeno una chance di farcela tutta quella questione doveva cessare e
alla svelta!
Nicole non sapeva se sarebbe riuscita a restare lucida e a mettere su
un contrattacco efficace se avesse continuato a pensare al pericolo che
la debolezza potesse tornare da un momento all’altro,
lasciandola priva di ogni difesa.
Lei, lei che non era abituata ad essere quella indifesa, adesso si
rendeva conto di essere una privilegiata perché le era
bastata una volta sola, un attimo solo di vera vulnerabilità
per capire cosa fosse davvero la paura e non voleva provarla ancora.
Meglio essere la Nicole cinica e dura di sempre, ma almeno priva di
paura, piuttosto che essere ancora la Nicole debole e spaventata.
Quando arrivarono in vista del pensionato il sole stava ormai
cominciando a calare e tutto sembrava in ordine, ma quella volta Nicole
non riuscì a tirare il solito sospriro di sollievo come
faceva ogni volta che riusciva a tornare incolume tra le mura della sua
casa perché sapeva che adesso era a lei che tutti si
sarebbero rivolti, era a lei che avrebbero chiesto consigli, a lei che
avrebbero esposto i loro problemi e le loro paure, a lei che avrebbero
rivolto i loro sguardi carichi di speranza e Nicole non sentiva di
essere davvero capace di riuscire a tenere testa a tutti.
Poco importava che ci fosse Matt o che ci fosse suo zio Stefan, tutti
al pensionato sapevano che le redini della resistenza erano solo in
mano a lei e ai suoi genitori e adesso che loro erano stati fatti
prigionieri entrambi, Nicole non aveva il minimo dubbio circa il fatto
che le aspettative dei sopravvissuti si sarebbe riversate tutte su di
lei in un’unica e terribile valanga di angosce e tormenti ai
quali non sapeva con certezza come ovviare.
Era strana quella sensazione di…nudità, quasi,
che provava.
Ora che non c’erano più i suoi genitori a farle
scudo e a proteggerla, fiancheggiandola a destra e a sinistra, Nicole
avvertiva in una maniera quasi terrificante il gelo ed il vuoto
lasciati dalla loro assenza, come se il suo corpo, al caldo e al sicuro
sotto la stessa coperta per anni, all’improvviso fosse stato
scoperto senza lasciarle possibilità di scelta.
Se ci fosse stato lì suo padre - quello vero e non
solo…Damon - sicuramente l’avrebbe guardata, si
sarebbe sfregato le mani e poi le avrebbe sorriso di quel suo sorrisino
storto e sarcastico, sfidandola ad accettare quella nuova sfida e ad
imparare quella nuova lezione che le stava venendo insegnata con la
forza.
Si fermò davanti al portone d’entrata del
pensionato e rimase a guardarne la facciata.
Gli altri l’avevano lasciata saggiamente da sola alla testa
del gruppo per tutto il tragitto, in modo che potesse mettere insieme
le idee, ma adesso che erano tornati a casa qualcuno le si
affiancò e le mise una mano su una spalla, stringendola in
una presa forte e sicura, forse a malapena scossa dai suoi stessi
ragionamenti: suo zio Stefan, ne era certa!
“Andrà bene, Nicole! Tu…andrai bene!
Sei figlia di tuo padre, dopotutto, e tanto dovrebbe bastare a farti
capire che la voglia di primeggiare e, devo ammetterlo, il talento nel
farlo ce l’hai nel sangue!” - le disse, anche lui
con lo sguardo fisso sulle finestre del primo piano del pensionato, da
dove quella che sembrava appena una ragazza dai lunghi capelli biondi
si affacciò all’istante e sorrise nel vederli.
Suo zio Stefan lanciò appena un sorriso stanco a suo moglie
prima di guardarla scomparire, forse perché corsa dentro ad
avvertire gli altri del loro ritorno.
“Adesso verranno tutti qui ed io dovrò raccontare
cosa è successo…” - osservò
Nicole.
“E cosa è succeso esattamente, Niki? Cosa ti ha
ridotto in quello stato? Astaroth?” - le chiese suo zio,
preoccupato e allo stesso tempo curioso di sapere come mai, lei che
aveva sempre tenuto testa al demone, all’improvviso ne fosse
stata così sopraffatta.
Nicole si voltò appena alla sua sinistra, solo per vedere
Lilian che avanzava ed intrecciava la mano alla sua, stringendogliela
con gli occhi commossi e la presa salda di chi già aveva
capito tutto.
“Mi sono sentita improvvisamente
debole….” - rispose atona Nicole.
Suo zio Stefan si voltò verso di lei con la fronte
corrucciata: “Debole?” - chiese - “In che
senso?”.
Ma le sue parole vennero interrotte dall’arrivo di sua zia
Elena che, insieme a Matt, Elena, Bonnie e la versione più
giovane di Matt, erano usciti fuori solo per poter andare ad
accoglierli.
“Lo sapevo!” - le sussurrò Lilian con
una strana nota di rabbia nella voce che stupì Nicole per la
sua intensità.
“Lilian…” - fece, confusa e sorpresa.
Ma sua cugina scosse la testa come a voler chiudere il discorso mentre
si asciugava velocemente una lacrima che Nicole avrebbe giurato essere
non di dolore, ma di frustrazione, e si lasciava abbracciare dalla
madre.
Nicole le guardò solo un attimo, ma non riuscì a
sopportare troppo a lungo la vista di madre e figlia che si
abbracciavano contente di rivedersi e allora si voltò
dall’altra parte e fece per mettersi in disparte, ma una
leggera pressione sulla sua spalla destra la costrinse a voltarsi.
Quel tocco così delicato lo conosceva bene, ma non
potè fare a meno di lasciar crollare per un attimo la sua
costante maschera di fierezza e forza mentre si voltava a guardare
Bonnie che, pur non essendo ancora sua madre, aveva capito quanto lei
ne sentisse il bisogno visto che era evidente che la sua vera madre non
erano riusciti a salvarla.
Si abbracciarono.
Nicole si lasciò andare e Bonnie la cullò
dolcemente, accarezzandole la schiena e i capelli e sussurrandole
parole di conforto e appoggio incondizionato.
“Damon?” - chiese all’improvviso Matt -
“Cioè….Damon c’è,
ma ce n’è uno solo, quando dovrebbero essere in
due! Dov’è l’altro e, per
l’amor di Dio, chi dei due è lui?” -
aggiunse.
Damon fece per farsi avanti e parlare, ma Nicole lo precedette senza
dargli la possibilità di aprire bocca.
“E’ una lunga storia, ma il succo è che
Astaroth ci ha scoperti, ha avuto l’occasione di uccidermi e
invece mi ha lasciata andare a patto che mio padre si consegnasse come
prigioniero e lui ha accettato! Quindi questo Damon è
solo…..Damon!” - rispose.
Damon fece nuovamente per intervenire, ma Matt riprese a parlare nello
stesso istante in cui anche Owen aprì bocca.
“Cosa ha fatto, Damon?” - Matt.
“Ma abbiamo il libro!” - Owen.
“Cos….il libro? Davvero? Per Meredith?”
- Matt.
“Si! Almeno abbiamo quello! Se non è una vittoria
completa, almeno è una vittoria parziale!” - Owen.
Ma Nicole non era d’accordo.
“Sconfitta!” - disse.
Si voltarono tutti verso di lei.
“Owen ha sbagliato la scelta delle parole, secondo me! Io non
la definirei una vittoria parziale, ma bensì una sconfitta
parziale!” - si spiegò.
“Non capisco! Non ha senso! I nostri obiettivi erano tua
madre e il libro e almeno una cosa siamo riusciti a recuperarla,
no?” - fece Owen, confuso.
“Si! E’ vero!” - concedette Nicole -
“Adesso abbiamo il libro e se avessimo una strega in grado di
pronunciare quell’incantesimo allora sarebbe davvero una
vittoria, ma la strega non ce l’abbiamo quindi il fatto di
avere il libro è solo relativamente
positivo!” - aggiunse.
“Bonnie ci aiuterà, vero?” - intervenne
Meredith rivolta all’amica.
“Certo! Se posso..” - rispose
quest’ultima.
Nicole scosse la testa.
“Si! E noi tutti aiuteremo Bonnie ad aiutare zia Meredith, ma
se c’è una cosa che mia madre mi ha sempre
ripetuto quando mi raccontava del momento in cui era davvero diventata
una strega era che fino a che non è stata davvero in grado
di accettarsi per quello che era allora poteva fare quanti tentativi
voleva che tutto risultava comunque inutile! Bonnie può
provarci, ma deve esserne convinta! E non sto parlando di essere
convinta di aiutare zia Meredith, ma di essere convinta che
è davvero la magia ciò che vuole per il resto
della sua vita! Fino a che non raggiungerà quella
convinzione, non riuscirà a fare quell’incantesimo
e io non posso farlo perché sono un ibrido e mia madre non
può farlo perché è prigioniera di
Astaroth e nessuno può affrettare i tempi di Bonnie se
questi non sono ancora maturi, quindi….non è
detto che riusciremo ad usare quel libro adesso anche se lo desideriamo
con tutte le nostre forse!” - disse.
Si rendeva conto che quello forse era un ragionamento un po’
troppo pessimista da parte sua, ma era anche il più
ragionevole e sensato da fare in quel momento e il fatto che non ci
furono rimostranze alle sue parole né obiezioni le diede la
certezza che tutti avessero capito ciò che intendeva davvero.
Anche lei rivoleva indietro sua zia Meredith, ma spingere Bonnie su per
una strada per la quale non era ancora pronta non avrebbe portato nulla
di buono a nessuno di loro.
Era per questo motivo che quelle due missioni - trovare il libro e
salvare sua madre - avrebbero dovuto viaggiare di pari passo,
perché senza l’una l’altro era quasi
certamente inservibile.
Ed era per questo motivo che Nicole parlava di sconfitta parziale e non
di vittoria, perché se da un lato il fatto di aver
recuperato il libro era un bene per il futuro, al momento
però non era la cosa più importante visto che
senza sua madre era praticamente inutile.
Nicole si massaggiò il collo e si avviò verso
l’entrata.
“Dove vai?” - le chiese suo zio Stefan.
“Ho bisogno di un bagno e di un paio d’ore di
riposo! Stasera, poi, parleremo con calma con tutti i sopravvissuti e
li metteremo al corrente del fatto che anche mio padre è
stato preso dai demoni!” - rispose Nicole riprendendo a
camminare mentre, alle sue spalle, era appena riuscita a notare, con la
coda dell’occhio, Damon che tentava nuovamente di parlare e
Stefan e suo zio che gli dicevano di lasciarla in pace.
Erano passate due ore dal loro ritorno al pensionato, due ore durante
le quali Stefan non aveva fatto altro che vagare per
l’edificio, perso nei suoi pensieri, rumiginando su
ciò che era successo, su ciò che doveva ancora
accadere, su ciò di cui avrebbero parlato di lì a
poco nella riunione indetta da Nicole e su ciò che dovevano
aspettarsi da Astaroth.
Tra tutti, quell’ultimo punto era il più
indefinito ed indecifrabile perché ormai aveva capito che da
Astaroth potevano aspettarsi di tutto, dai cambi di piano improvvisi,
alla crudeltà assoluta, passando per l’apparente e
finta clemenza che nascondeva chissà quale secondo fine.
Aveva lasciato andare tutti loro e non se ne capiva il motivo.
Aveva lasciato vivere Nicole e non se ne capiva il motivo.
Aveva insistito per prendere come prigioniero l’altro Damon e
non se ne capiva il motivo.
Perché limitarsi a catturare il padre, quando il suo
obiettivo era la figlia e la teneva praticamente in pugno, facile preda?
Per come sembrava che si fossero messe le cose per Nicole in quel
frangente, Stefan avrebbe giurato che persino lui, che non poteva di
certo vantarsi di essere il vampiro più potente in
circolazione, avrebbe potuto ucciderla se lei fosse stato il suo
bersaglio e lui si fosse trovato nei panni del demone.
Riuscire a decifrare cosa passasse nella mente di Astaroth era quasi
impossibile e, persino Stefan, che per natura era portato ad analizzare
tutto e tutti in ogni situazione, alla fine dovette desistere da
quell’intento perché non riusciva ad arrivare a
nessuna conclusione.
Cosa gli stava sfuggendo?
Perché qualcosa che non riusciva ad afferrare
c’era di sicuro, il tutto stava nel capire cosa!
Si avvicinò con un sospiro alla porta socchiusa della camera
dove era tenuta l’altra Meredith, da dove riuscì a
scorgere la figura dell’altro Alaric seduto a quel capezzale
imbastito da troppo tempo, che teneva la mano a sua moglie
bisbigliandole parole logiche e sensate circa quanto era avvenuto quel
giorno al Castello.
Stefan non si era mai soffermato più di tanto a guardare
l’altra Meredith, né aveva mai messo piede nella
sua stanza.
Questo perché non riusciva a guardarla o anche solo a
pensarla in quelle condizioni senza provare un moto di rabbia e strana
incertezza.
Meredith era sempre stata forte, risoluta, a tratti la si poteva
definire persino fredda, ma era una combattente, una combattente che
lottava per ciò in cui credeva e per le persone a cui
teneva, quindi guardarla ridotta in quello stato gli faceva uno strano
effetto, lo spiazzava del tutto.
Avrebbe voluto aiutarla il più in fretta possibile, ma
riusciva a capire Nicole e tutto il discorso che aveva fatto sul libro
e su quanto non potesse ancora venire usato.
La ragazza aveva ragione e Stefan non poteva che dargliene atto.
Nel corso della sua lunghissima vita aveva letto abbastanza e
conosciuto abbastanza persone da poter affermare con certezza che
mettersi a giocare con i poteri ancora latenti di una strega in erba,
magari anche spingerli a venire fuori, era sempre un qualcosa di
infinitamente controproducente, per la strega stessa e per chi le stava
intorno.
Per questo motivo non aveva mai insistito troppo sul fatto che Bonnie
non utilizzasse abbastanza i suoi poteri, perché sapeva,
almeno in teoria, cosa sarebbe successo se la scelta di Bonnie di
accettare la magia fosse stata una scelta obbligata e non spontanea e
voluta.
Oltretutto Bonnie era una sua amica, una sua carissima amica e Stefan
si sentiva troppo legato a lei per metterla in pericolo in qualsiasi
modo possibile.
A meno che non si trovasse un’altra soluzione, avrebbero
dovuto aspettare per poter salvare l’altra Meredith e allora
avrebbero aspettato!
Stefan si passò una mano sul viso stanco e si
incamminò nuovamente, ritrovandosi a ringraziare mentalmente
Madre Natura per averlo dotato di una massiccia dose di pazienza.
Attraversò un altro lungo e deserto corridoio prima di
notare, per caso, la figura muta ed immobile di suo fratello che lo
fissava da lontano privo della sua solita espressione sarcastica.
Stefan ricambiò lo sguardo appena un attimo prima di
avvicinarglisi e affiancarlo davanti alla finestra dalla quale si
poteva godere del paesaggio distrutto del cuore di Fell’s
Church.
L‘ultima volta che aveva visto Damon era stato al loro
ritorno al pensionato, mentre lui e l’altro Stefan cercavano
ogni modo possibile per farlo tacere ed evitare che dicesse qualche
cavolata delle sue proprio in quel momento così delicato per
Nicole.
Non facevano ancora parte del loro mondo, ma Stefan non poteva fare a
meno di sentire un profondo legame di puro affetto sia con Lilian che
con Nicole e, in quei giorni, spesso si era scoperto a pensare con
rabbia al fatto che Damon non sembrasse provare lo stesso.
Come poteva anche solo pensare di mettersi in mezzo con qualche sua
solita battutina proprio dopo che Nicole era stata lasciata
completamente a se stessa da Astaroth?
“Prima non mi avete lasciato parlare!” - disse,
appunto, Damon.
Stefan scosse la testa: “Cosa ti aspettavi che
facessimo?” - rispose - “Forse a te non importa
niente di tutto ciò che sta succedendo, ma fortunatamente
noialtri siamo abbastanza umani da aver capito che Nicole non aveva
bisogno di sentire qualsiasi cosa poco carina tu avessi da dire in quel
momento!”
“Sembri parecchio sicuro del fatto che ci tenessi tanto a
parlare solo per dire qualcosa di poco carino…” -
commentò Damon.
“Certo che sono sicuro! Perché tu sei Damon e per
quanto io passa sforzarmi di capirti e di cercare in te un fratello che
sembro non avere più da tanto tempo, alla fine tu non fai
altro che madare all’aria ogni tentativo, interessandoti a
nient’altro se non a te stesso!” -
sbottò Stefan - “Nicole è fragile in
questo momento perché si sente sola senza i suoi genitori!
Ma che te lo dico a fare? Tu non vuoi neppure ammettere la
realtà dei fatti, cioè che Nicole è, o
meglio sarà figlia tua!”.
Damon sogghignò e poi rise, scatenando l’ira e la
confusione di Stefan che si voltò a guardarlo sconcertato.
“Mi fa davvero piacere quanto ti preoccupi per lei, sai?
Davvero, Stefan! Ma ti assicuro che io so che Nicole è
figlia mia!” - fece Damon.
“A che gioco stai giocando Damon? Perché un giorno
dici una cosa e il giorno dopo ne dici un’altra? Io davvero
non riesco a starti dietro quando fai così!” -
disse Stefan.
“Nessun gioco, Stefan!” - rispose Damon -
“O meglio…sarebbe un gioco e anche piuttosto
confuso e meschino se io fossi davvero Damon, ma dato che
sono….com’è che mi chiamate voi?
L’altro Damon? Beh….allora non si tratta di nessun
gioco strano, ma è solo un dato di fatto che Nicole sia mia
figlia!”.
Stefan restò senza parole.
Lo stava prendendo in giro?
“Cioè…tu
sei…l’altro Damon? E perché non
l’hai detto prima?” - chiese, alzando
involontariamente il tono della voce.
“Non lo so, forse perché mi avete praticamente
impedito tutti di pronunciare anche una sola
sillaba?” - rispose ironicamente l’altro
Damon - “Io ci ho provato a dire la mia, ma non avete voluto
starmi a sentire, così ho pensato di dire tutto a Nicole, ma
la sua porta è sprangata. Allora sono andato da mio
fratello, ma è con sua moglie. Lilian è con Owen
e alla fine ho pensato che era meglio se dicevo tutto alla riunione, ma
visto che tu sei qui…” - aggiunse.
“E l’altro Matt?” - fece Stefan.
“Oh, lui sta parlando e rassicurando i feriti e spiegando
loro della riunione insieme a Matt, Bonnie, Elena e
Meredith!” - rispose l’altro Damon.
Stefan annuì.
“Ok! Quindi tu sei l’altro Damon! Quindi questo
significa che mio fratello…” - cominciò
lasciando la frase in sospeso.
“Damon si è consegnato ad Astaroth al posto mio,
si!” - confermò l’altro Damon.
“Ma perché lo ha fatto e…quando lo ha
fatto?” - chiese Stefan.
L’altro Damon sospirò.
“Durante lo scontro con tutti quei demoni il mio unico
pensiero era ritrovare mia moglie e poco mi importava dei nostri nemici
e di cosa pensassero, avevo completamente perso la lucidità!
Ma Damon no! Lui stava tenendo sotto controllo tutti anche mentalmente
e quando ci hanno portato da Astaroth, mentre venivamo spinti dai
demoni Damon mi si è affiancato e mi ha strappato via la
polsiera dal braccio! Gli ho lanciato un’occhiata confusa, ma
lui mi ha spiegato con un breve messaggio telepatico che aveva
afferrato qualcosa dalla mente di Astaroth, che a quanto pareva aveva
abbassato la guardia per via dell’ira generata dalla nostra
intrusione nel suo castello, e mi ha detto di lasciarlo fare e fidarmi!
Io…beh…io mi sono fidato! Dopotutto lui
è me e, che lo vogliamo ammettere o no, anche Damon
è stato toccato da tutta questa faccenda e vuole vederci
chiaro, quindi ho fatto come mi ha detto e, anche se incredulo,
l’ho lasciato andare! Ora…il perché del
suo gesto non so dirlo neppure io, ma posso ipotizzare che sia per la
curiosità di conoscere mia moglie o anche perché
sapeva che Nicole aveva bisogno ancora del mio appoggio, chi
può dirlo! Certo è che adesso abbiamo un
vantaggio su Astaroth che crede di aver catturato me e invece si
sbaglia, ma dobbiamo capire bene come sfruttare la cosa, questo
è sicuro!” - spiegò l’altro
Damon.
Stefan era…genuinamente e positivamente sorpreso.
Non solo perché era vera la questione del vantaggio che
adesso avevano sul demone, ma anche perché suo fratello,
infondo, non si era dimostrato così insensibile come lui
aveva pensato.
Forse da qualche parte all’interno dell’involucro
di pietra che Damon si era eretto intorno, esisteva ancora suo fratello
e questo non poteva fare altro che renderlo felice ed impaziente di
poterlo rincontrare, finalmente.
“Scusami per prima! Ti ho attaccato senza motivo!”
- fece Stefan.
L’altro Damon liquidò la cosa con un gesto
noncurante della mano: “Non preoccuparti! Dopotutto me lo
ricordo com’ero al vostro tempo e ricordo anche cosa pensavi
di me, quindi…..non è vero che non avevi motivi
validi, anzi! Ma…se posso permettermi…non perdere
le speranze con Damon, davvero!”
Stefan annuì e sorrise.
“E allora mi scuso solo per non averti lasciato parlare per
tutto il giorno!” - fece.
“Ecco! Quella è stata una vera seccatura, ad
esempio!” - rispose l’altro Damon - “Ma
possiamo rimediare andando a dire a tutti chi sono, soprattutto a mia
figlia che era così giù di morale!”.
“Ma…non capisco…non potevi dirle tutto
mentre venivamo qui?” - fece Stefan.
“I demoni di Astaroth sono ovunque, Stefan, anche se non li
vediamo! Dovevo aspettare di essere tornato all’interno della
protezione offerta dal pensionato per parlare e sperare che non venisse
fuori tutto subito! Se questo scambio può andare davvero a
nostro vantaggio, non voglio correre rischi!” . rispose
l’altro Damon ritrovando la serietà.
Stefan annuì: “Certo! Capisco!” - disse
- “Ma…lanciare
un messaggio telepatico?” - fece.
L’altro Damon si voltò verso di lui e
alzò gli occhi al cielo mentre gli appoggiava una mano su
una spalla e lo conduceva giù per le scale, verso il salone
dove si stava per tenere la riunione.
“Certo che sei petulante, eh?” - lo
schernì - “E comunque…non potevo! Il
motivo per cui non ho percepito nulla da Astaroth non è solo
perché pensavo ad altro, ma anche perché credo di
essermi indebolito troppo nella lotta! Preso dalla foga non ho saputo
dosare bene le mie energie quindi…niente messaggi
telepatici! Che posso farci? Quando si tratta di mia moglie, mi si
fonde il cervello!” - fece l’altro Damon.
Stefan sorrise a quell’ultima affermazione così
carica di sentimento.
“Ma adesso stai bene, giusto?” - volle sapere.
“Adesso si!” - rispose l’altro Damon -
“Quindi se provate ad interrompermi nuovamente vi sbrano
tutti fino a che non mi lasciate parlare, intesi?” -
scherzò.
Era stato avventato? Certamente!
Si era lanciato in un possibile piano suicida, visto e considerando
che, se Astaroth avesse scoperto l’inganno, probabilmente
l’avrebbe ucciso seduta stante togliendosi ogni dubbi circa
una futura nascita di Nicole nel suo tempo? Cosa ancora più
certa!
Sotto molti punti di vista, quindi, si poteva affermare con una certa
sicurezza che si era comportato da pazzo irresponsabile? Senza ombra di
dubbio!
Ma se non le faceva lui cavolate simili che, però, avevano
il potenziale per salvare tutta la situazione, chi altri avrebbe potuto?
Stare seduto ad aspettare non era nelle sue corde, lui aveva bisogno
dell’azione, di sapere che si stava mettendo in gioco al 110%
quando decideva davvero di mettersi in gioco!
E, in quella particolare situazione, aveva deciso di mettersi in gioco!
Si era buttato letteralmente nelle fauci del leone per due motivi,
essenzialmente, uno più superficiale e l’altro,
strano a dirsi, più profondo.
Il motivo superficiale era che la curiosità di vedere dal
vivo l’altra Bonnie, quella stessa donna per la quale tutti
si stavano dando un gran da fare, primo tra tutti l’altro
Damon, era ormai arrivata alle stelle e adesso che aveva
l’occasione di togliersi questo sfizio prima di chiunque
altro, come poteva non coglierla!?!
Il motivo più…profondo, invece, riguardava Nicole!
Non l’avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, soprattutto
se la ragazza era presente, ma Damon aveva davvero iniziato a capire
cosa intendevano tutti gli altri quando parlavano dei legami strani che
sentivano con Lilian, Nicole ed Owen.
All’inizio non aveva voluto farci caso e si era inventato da
solo le teorie più disparate per spiegare a se stesso
perché pensava e provava determinate cose in relazione a
Nicole, a ciò che le succedeva e a ciò che faceva
e diceva, ma alla fine aveva dovuto arrendersi alla realtà
dei fatti così come avevano fatto tutti gli altri.
C’era qualcosa in Nicole che lo spingeva a fargli sentire il
bisogno di proteggerla e sostenerla, come se solo guardandola
sentisse chiaramente il richiamo del suo stesso sangue che scorreva
nelle vene di quella ragazza talmente testarda e avventata da poter
essere solo figlia sua.
Si preoccupava per lei, il che era anormale se si considerava il fatto
che lui era Damon e che si preoccupava a malapena di se stesso,
figuriamoci degli altri.
Per questo motivo, quando aveva sentito piccoli stralci del piano che
si stava delineando nella mente di Astaroth e aveva visto Nicole
ridotta in quel misero modo, aveva agito d’istinto, prendendo
il posto dell’altro Damon e quasi costringendo
quest’ultimo allo scambio.
Se fosse tornato lui al pensionato, non importava a quali conclusioni
fosse giunto riguardo a ciò che sentiva rispetto a Nicole,
non sarebbe riuscito a darle l’appoggio necessario che solo
un padre poteva dare e di cui la ragazza aveva bisogno.
Questo perché lui non era suo padre o almeno non lo era
ancora: questo era un altro punto abbastanza confuso tra i mille punti
confusi nella mente di Damon.
L’altro Damon era il padre di Nicole, quindi solo lui poteva
sapere come aiutarla a salvare tutti una volta e, letteralmente, per
sempre.
Una spinta all’altezza di un fianco lo riportò
brutalmente alla realtà che aveva intorno.
Quattro demoni lo tenevano chiuso nella loro ristretta cerchia, mente
lo scortavano nelle segrete.
Se si fosse trattato di una situazione divertente e se non avesse
dovuto fingere di essere la versione più pacata di se
stesso, Damon si sarebbe messo a fare battute sul fatto che in quel
momento si sentiva tanto una di quelle star Holliwoodiane inseguite dai
paparazzi e protette dalle fedeli guardie del corpo, ma aveva un
copione da seguire, quindi se ne rimase in silenzio, cercando di
restare impassibile e di dissimulare la curiosità che
cresceva a mano a mano che avanzavano verso la cella
dell’altra Bonnie.
Attraversarono il primo, il secondo e il terzo livello delle segrete
senza fermarsi mai, fino a raggiungere una piccola porta su un lato
della parete di roccia dalla quale ebbero accesso alle scale che li
portarono all’altezza di un quarto livello completamente
identico agli altri, fatta eccezione per il fatto che il numero delle
celle presenti era notevolmente ridotto, mentre era aumentato lo spazio
tra una cella e l’altra.
Attraversarono quel corridoio illuminato solo da una lunga fila di
fiaccole passando davanti a tre celle completamente vuote.
Damon iniziò a chiedersi se non l’avrebbero
portato ancora più giù nelle viscere della terra
prima di raggiungere l’altra Bonnie, quando le guardie si
fermarono all’improvviso e due di loro gli afferrarono le
spalle per trattenerlo mentre le altre due recuperavano un grosso mazzo
di chiavi da un gancetto su una parete e aprivano la cella che si
trovavano davanti.
Erano arrivati, quindi.
Se non si fosse trattato di lui probabilmente sarebbe stato ansioso, ma
l’ansia era una sensazione debole fatta per i deboli e lui
era tutto tranne che debole.
I demoni spalancarono l’entrata della cella e poi ce lo
spinsero dentro malamente, senza dire una parola, prima di richiudere
tutto con quattro sonore mandate di chiave a scomparire lungo il
corridoio buio.
La cella era spoglia e rettangolare.
Le pareti erano sempre di roccia, ricoperte di polvere e chiodi
appuntiti, alcuni dei quali macchiati di sangue.
Il pavimento era un’unica grande lastra si cemento grezzo sul
quale era disseminato uno strato poco utile di paglia.
In un angolo c’era un solo giaciglio, probabilmente messo
lì affinchè il prigioniero potesse utilizzarlo
come letto.
Il tutto era illuminato solo dalle fiaccole del corridoio oltre le
sbarre spesse di ferro arrugginito, ma a Damon bastò per
scorgere la figura silenziosa che se ne stava seduta compostamente ai
piedi del giaciglio, dandogli le spalle.
Non l’avrebbe mai detto, ma si ritrovò a pensare
che quella postura eretta, ma dolce allo stesso tempo
l’avrebbe riconosciuta tra mille.
L’altra Bonnie si alzò e si voltò
lentamente verso di lui, ripulendosi dalla polvere la gonna lunga del
vestito che probabilmente indossava sin da quando era stata rapita,
giorni e giorni prima.
Rimase ferma, impassibile, a fissarlo o, più probabilmente,
a lasciarsi fissare da lui.
La gola di Damon, nel vederla, si eccò immediatamente e fu
costretto a deglutire e a socchiudere leggermente la bocca per
sospirare e per riuscire a realizzare cosa stava guardando.
L’altra Bonnie era…..identica in tutto e per tutto
a Bonnie, alla ragazza che in quel momento era al sicuro al pensionato,
ma c’era qualcosa che non quadrava in lei, qualcosa che Damon
non riusciva a decifrare e a comprendere.
Essendo sposata con l’altro Damon, Damon aveva sempre pensato
che anche l’altra Bonnie fosse una vampira così
come lo era l’altra Elena e invece…..non era
così, poteva sentirlo chiaramente.
Sentiva l’odore del sangue che le scorreva sotto la pelle, il
battito ritmico del suo cuore e il suo respiro regolare. Se si
concentrava poteva addirittura giurare di sentire il sospiro dei suoi
polmoni che incanalavano l’aria e poi la rigettavano fuori.
Sentiva chiaramente la sua umanità, la sua
mortalità, ma allora come era possibile che
nell’aspetto fisico non fosse cambiata di una virgola?
Se era umana allora avrebbe dovuto invecchiare così come era
successo all’altro Mutt e all’altra Meredith,
inceve lei aveva ancora l’aspetto di una ventenne.
Damon non riusciva a capire: cos’era esattamente
l’altra Bonnie?
Come era possibile che sembrasse viva e immortale allo stesso tempo?
Che fosse un’illusione?
“La mia giovinezza non è
un’illusione!” - disse l’altra Bonnie
all’improvviso, cogliendolo del tutto alla sprovvista.
Fece un giro su se stessa, come ad indicargli di guardarla meglio, come
se avesse potuto capire da solo l’assenza di un qualsiasi
incantesimo su di lei.
Ma Damon non riusciva più neppure a pensarci ad un possibile
incantesimo.
Stava guardando lei, con la sua pelle candida, i suoi capelli rossi, i
suoi occhi nocciola, la sua vita sottile e il suo viso sincero e
bellissimo.
In quel momento si rese conto che vedere tutte quelle
qualità in Bonnie non era una novità per lui.
Lui l’aveva sempre vista la bellezza della streghetta, solo
che non se ne era mai lasciato trasportare, non aveva mai permesso a se
stesso di restare troppo tempo completamente da solo con lei
perché lui ricordava, ricordava che le poche volte in cui
lui e Bonnie erano davvero stati soli qualcosa gli si era mosso dentro,
qualcosa che lo aveva sempre spinto teneramente verso di lei e questo
lo spaventava ancor più delle minacce di Astaroth o di
chiunque altro.
Con Elena, invece, non si era mai sentito troppo esposto e questo lo
aveva sempre rincuorato.
“Chi sei tu?” - chiese Damon, quasi sovrappensiero.
L’altra Bonnie sorrise.
“Mi sa che hai sbagliato a formulare la domanda, visto che
chi sono io mi sembra abbastanza ovvio! Sono Bonnie…o
meglio….l’altra Bonnie!” - si correse
subito - “E’ così che ci chiamate, no?
L’altro Damon, l’altra Bonnie, l’altro
Stefan…..”.
Damon si accigliò.
Come feceva a sapere tutte quelle cose?
Come faceva a sapere come li chiamavano se nessuno l’aveva
mai vista perché era stata fatta prigioniera prima del loro
arrivo nel futuro?
“Quindi…io sono l’altra Bonnie e tu non
sei mio marito! Sbaglio, Damon?” - continuò lei.
Damon scosse lentamente la testa, sinceramente confuso da tutto
ciò che l’altra Bonnie sembrava sapere senza che
nessuno le avesse mai detto nulla.
“No! Io sono solo…Damon!” - le rispose.
L’altra Bonnie annuì.
“Bene! Hai delle domande da farmi?” - gli chiese a
bruciapelo.
“Molte!” - rispose Damon.
“Ok! Allora comincia pure!”.
NOTE:
Ciao a tutti!
Allora....per prima cosa ringrazio chi ha letto e/o recensito lo scorso
capitolo!*_*
Poi...andiamo avanti che stasera ci sono un sacco di cose da aggiungere
a questa nota!XD
Il capitolo.....il 17° capitolo per l'esattezza, è
finalmente arrivato e con lui è arrivata l'altra Bonnie!
Che ve ne pare?
Beh.....prima che mi tiriate i pomodori...ve l'avevo già
detto che nel capitolo 17 la sua apparizione sarebbe stata molto breve,
ma dal prossimo ci sarà sempre, quindi tranquilli!
Oltretutto proprio nel prossimo capitolo racconterà lei
stessa che cos'è, rispondendo non solo alle domande di
Damon, ma anche alle vostre!XDXDXDX
A proposito di Damon...ebbene sì, si sono scambiati di
posto, anzi...è stato Damon a prendere di sua spontanea
volontà il posto dell'altro Damon e ne ha spiegate le
ragioni!
Si, si, si...avete letto bene: Damon, a quanto pare, è sulla
strada della ragione, finalmente!*_*
E Astaroth, invece, è più pazzo che mai!
Ve lo dico: ha perso ogni controllo, anche se non sembra, e questo non
sarà affatto un bene per i nostri intrepidi eroi!XDXDXD
Si apre, quindi, una nuova fase della storia, l'ultima fase che ci
porterà allo scontro finale, ma che sarà lunga e
ricca di avvenimenti: l'altra Bonnie, la questione dell'incantesiomo
sull'altra Merdith, Lilian che ne dice quattro a tutti XD......
Adesso passiamo ad altro!
Dato che l'idea delle foto è piaciuta a tutte voi che mi
avete scritto, ho deciso di cominciare a postarle!
Partirò dal gruppo fisso di ogni storia aggiungendoci poi
tutti i vari personaggi nuovi di tutte le storie che ho scritto finora,
ma partendo dai nuovi di questa storia visto che la sto ancora
pubblicando!XDXDXD
Li pubblicherò, non tutti insieme, ma a gruppi!
Cominciando con "Forse...il destino..." e dovendo aggiungere anche
Owen, Lilian, Nicole e Astaroth, mi è parsa carina l'idea di
presentare prima le tre "famiglie", se così vogliamo
chiamarle!
Chi saperava di vedere prima Damon, Bonnie e Nicole..beh....mi
dispiace..sono sadica e dovrete aspettare!XDXDXD
I primi che vi mostrerò sono i miei personalissimi
componenti della famiglia Saltzman!
Quindi....
Alaric - Greg Vaughan
Meredith - Miranda Kerr
Owen - Jesse Metcalfe
Loro
sono Alaric, Meredith e Owen per come li ho sempre, sempre, sempre
immaginati io!
Che ne pensate? Chi ci vedete voi al loro posto? Li immaginavate
così?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler, ma per il
capitolo e nuove foto....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 19 *** L'altra Bonnie ***
L’altra
Bonnie
Da
dove doveva cominciare?
Fondamentalmente le domande principali da fare erano due: che
cos’era e come faceva a sapere ciò che succedeva
al pensionato anche se lei non era lì.
Ma con quale doveva partire?
Qual’era la più importante? Sempre se ce n'era una
più importante dell’altra, ovvio.
Gli sembrava strano anche solo pensarlo, ma l’altra Bonnie
pareva avere l’assurdo privilegio di metterlo un tantino in
difficoltà con tutta la sicurezza che ostentava.
Quando Bonnie fingeva di essere decisa e sicura di se non faceva altro
che procurargli immense risate, ma questa Bonnie, l’altra
Bonnie, non fingeva di essere decisa, lei lo era e basta!
E, sebbene fosse stupido pensarlo visto che c’erano altri bei
misteri da scoprire su di lei, Damon non poteva evitare di credere che
proprio quella nuova sicurezza - quell’autocontrollo che lei
pareva esercitare alla perfezione sulle sue emozioni - era la cosa
veramente più assurda dell’altra Bonnie, quella
sua matura e forte personalità che, evidentemente, in
qualche modo era riuscita ad acquisire con gli anni.
Era strano dover pensare alla streghetta come ad una donna fatta e
finita, ma quella che gli si stava presentando davanti e lo incitava a
parlare era una donna: non la si poteva chiamare in nessun altro modo.
L’altra Bonnie si mosse elegantemente per tornare a sedersi
sul suo giaciglio, portandosi dietro un rumore a cui prima Damon non
aveva fatto molta attenzione, un rumore metallico che - adesso che si
era concentrato meglio era riuscito a capire - proveniva dalla pesante
catena di ferro arrugginito.
Certo, era prevedibile che Astaroth la tenesse bloccata in qualche
modo, persino incatenata, quello che stupì Damon per davvero
fu il moto di rabbia che gli provocò la vista di quel pezzo
di ferro serrato intorno alla caviglia sottile di lei.
Per un solo istante Damon immaginò Bonnie al posto
dell’altra Bonnie e sentì uno strano tremitio
partigli dalla base della schiena ed attraversarla tutta.
Si rifiutò di confermare persino nella sua mente che quel
flash improvviso l’aveva fatto rabbrividire anche se la
realtà era quella e dopotutto, si disse, non era poi una
cosa così assurda.
Insomma….l’altra Bonnie sembrava che potesse
addirittura gestire tutta quella situazione, ma Bonnie - e questo
nessuno poteva negarlo - non ne sarebbe stata in grado
perché ancora troppo fragile e sì, bisognosa di
protezione.
L’altra Bonnie si voltò a guardarlo dritto in viso
mentre un gocciolio in lontananza sembrava scandire il tempo come un
orologio preciso ed impeccabile.
Solo quando tra una goccia e l’altra passò
più del tempo che le altre gocce avevano impiegato per
cadere Damon si decise a fare un passo avanti e parlare.
“Sei una vampira?” - le chiese.
Sapeva che, molto probabilmente, la risposta sarebbe stata un secco no,
ma voleva esserne sicuro.
“Non proprio…” - rispose
l’altra Bonnie.
“Sei umana?” - chiese, allora.
“Non proprio..” - ripose ancora lei.
“Tutta quello che vedo..” - fece Damon indicandola
con una mano - “…è
un’illusione creata da un qualche tuo incantesimo?”.
L’altra Bonnie sorrise, accondiscendente.
“Te l’ho già detto, mi sembra: la mia
giovinezza non è un’illusione!” -
rispose lei.
“E allora cosa sei esattamente? L’altra Elena
è una vampira al 100%, ma tu anche se sei identica alla
Bonnie del mio tempo hai ancora un cuore che batte e respiri il che fa
presumere che non sei tecnicamente morta come lo siamo noi vampiri!
Però se c’è una cosa che so
è che non puoi avere l’immortalità
senza pagarla con la tua stessa vita! Se fosse possibile essere
immortali e vivi allo stesso tempo allora esisterebbero molti meno
vampiri sulla faccia della terra e più umani
immortali!” - disse Damon.
L’altra Bonnie annuì, lentamente, restando per un
breve istante in silezio, persa in chissà quali pensieri,
prima di fare ritorno dal mondo in cui si era estraniata e riprendere
contatto con la realtà, con lui.
“Ti racconterò la storia della mia trasformazione,
ti va?” - fece lei, battendo una mano leggera sul posto
vacante sul giaciglio di fianco a lei, invitandolo a sedersi.
Damon scosse la testa e preferì appoggiarsi alla perete di
fronte all’altra Bonnie e lasciarsi scivolare a terra.
Rimase a fissarla in silenzio in attesa di quel racconto.
L’altra Bonnie annuì e si massaggio delicatamente
il collo prima di parlare.
“Nicole era nata da poco ed era bellissima! Io
e…l’altro Damon eravamo felici, anche se io
sentivo che c’era qualcosa che mancava ancora, ma non
riuscivo a capire cosa. Cominciai ad esercitarmi sempre più
con la magia, credendo erroneamente che il problema stesse nel fatto
che non avevo ancora sviluppato a pieno tutte le mie
capacità di strega, ma non era così e lo capii
solo un anno dopo, quando nacque Lilian ed Elena prese la decisione di
farsi trasformare in vampira da Stefan. Capii che loro sarebbero stati
felici perché avevano davvero la possibilità
concreta di restare insieme per sempre, mentre noi non ce
l’avevamo. Damon…il mio Damon…era
immortale e anche Nicole lo era, ma io no, io sarei invecchiata e sarei
morta e li avrei lasciati da soli. Un giorno io sarei diventata solo un
lontano ricordo perso nel tempo e mia figlia, forse, a distanza di
secoli non avrebbe neanche più ricordato che una volta aveva
avuto una madre.” - cominciò a raccontare.
Damon scosse la testa e la interruppe senza neppure pensarci.
“Nicole non ti avrebbe mai dimenticata!” - le disse.
L’altra Bonnie sorrise: “Si! Forse hai ragione!
Ma…io avevo paura e credo che qualsiasi madre al mio posto
avrebbe avuto lo stesso timore! Così chiesi a Damon di
trasformarmi e lui, dopo aver capito che era davvero ciò che
volevo io, decise di farlo! Mi trasformò, fece tutto come
doveva essere fatto, prese il mio sangue, me ne diede così
tanto del suo in modo da andare sul sicuro e poi io mi pugnalai al
cuore!”.
“Lo hai fatto tu? Ti sei uccisa da sola?” - fece
Damon, accigliandosi.
L’altra Bonnie annuì: “Si! Non volevo
che Damon si sentisse in colpa per avermi ucciso se qualcosa fosse
andato storto!” - spiegò lei.
Damon si ritrovò immediatamente a pensare
all’altro Damon che gli parlava di < sua moglie
>, all’altro Damon che lottava per riaverla indietro,
all’altro Damon devastato dal dolore per averla persa per via
di Astaroth e all’improvviso quella spiegazione
dell’altra Bonnie non resse per niente.
“Si sarebbe sentito in colpa comunque! Anche se ti fossi
uccisa da sola, ma fosse andato comunque qualcosa per il verso
sbagliato, lui si sarebbe sentito in colpa lo stesso per il solo fatto
di aver acconsentito a trasformarti!” - le disse.
“Già!” - fu l’unica
risposta che ricevette prima che lei riprendesse il racconto
direttamente da dove lo aveva lasciato.
“Quando mi risvegliai mi sentivo male. Ero morta ed ero
tornata, ma il mio cuore continuava a battere, io avevo ancora bisogno
d’ossigeno e la mia temperatura saliva e scendeva
raggiungendo dei picchi impensabili! Ogni volta che provavo a nutrirmi
di sangue, poi mi ritrovavo a rigettarlo fuori tutto e, nel frattempo,
la paura cresceva perché non eravamo in grado di capire cosa
stesse succedendo. Non avevo sviluppato i nuovi sensi da vampiro, non
aveva una forza straordinaria né una straordinaria
velocità e dei canini appuntiti nemmeno l’ombra.
Continuavo a sentirmi male, giorno dopo giorno, sempre di
più. Sentivo l’intero copro bruciare
dall’interno e il sangue che mi scorreva nelle vene era come
se fosse acido puro che mi corrodeva. Poi arrivarono gli attacchi di
cuore! Arresti cardiaci in piena regola. Morii e tornai altre tre volte
nel giro di due giorni e ogni volta era sempre peggio. I miei poteri
andavano e venivano, a volte scomparivano del tutto e altre volte mio
ritrovavo a fare incantesimi senza neppure pensarci. Desiderai di
morire una volta per tutte perché era troppo insopportabile
quella situazione. Chiesi a Damon di uccidermi, ma non volle. Io,
però, non riuscivo più a sopportare tutto quel
dolore così vi implorai giorno e notte fino a che non
acconsentiste a togliermi la vita una volta e per sempre. Era doloroso,
sì, ma per me era ancora più doloroso vivere in
quelle condizioni. L’arrivo di Matt però fu la mia
salvezza! Era stato via per giorni e quando tornò ci
spiegò che si era semplicemente dato da fare per portare a
termine delle ricerche sul mio caso. Lui fu il primo a capire che se
non era mai esisistita una strega trasformata in vampira il motivo era,
non che nessuno ci avesse mai provato, ma che nessuna strega era mai
riuscita sopportare troppo a lungo il dolore immane della
trasformazione! Quando una strega viene trasformata in vampira la sua
natura magica si ribella a quella nuova che le viene imposta. Succede
anche per gli umani, solo che loro sono troppo deboli per riuscire a
resistere a lungo. Le streghe invece hanno la magia che scorre nelle
loro vene e la magia è….un qualcosa di potente,
legato alla Natura e la Natura è vita, mentre i
vampiri….loro sono la morte!” -
continuò.
“Quindi…stai dicendo che quando una strega viene
trasformata allora la sua natura è come se ingaggiasse una
battaglia contro la nuova natura di vampiro che cerca di prendere il
sopravvento ed è per questo che stavi così male?
Perché la strega che è in te, la cui natura
è legata alla vita, non accettava la trasformazione in
vampira in quando il vampiro è un essere…morto,
contronatura?” - fece Damon.
L’altra Bonnie annuì: “Si!
Più o meno è così!” -
rispose.
“E poi cosa è successo dopo?” - chiese
Damon.
“Abbiamo capito che dovevo resistere, che dovevo sopportare
il dolore e scoprire dove saremmo andati a finire! Passarono settimane
prima che cominciassi lentamente a stare meglio! Alla fine - parlando
in termini di battaglia, come l’hai definita poco fa - si
può dire che la strega e il vampiro, che dentro di me
facevano a gara per prendere il sopravvento, si sono stancati e hanno
capito che ormai il danno era fatto e che dovevano imparare a
coesistere, a trovare un compromesso che andasse bene ad entrambi,
quindi…eccomi qui: sono ancora viva, ho un cuore che batte e
mi serve l’ossigeno, e questo accontenta la mia natura di
strega permettendomi di esercitare ancora la magia. Però
sono anche immortale e, di tanto in tanto, ho bisogno anch’io
di bere sangue e questo accontanta il mio lato da vampira! E’
tutta una questione di equilibrio tra le due parti, Damon!” -
rispose l’altra Bonnie.
“Quindi è vero! Alla fine della storia si
può dire che tu sia diventata una specie di…umana
immortale!” - fece Damon.
“Si può dire così, suppongo!”
- acconsentì l’altra Bonnie - “Ma
è anche vero che ho dovuto letteralmente passare attraverso
l’inferno svariate volte e poi tornare prima di ottenere
questo risultato! E se Matt non avesse capito tutto io mi sarei
lasciata uccidere così come avevano fatto tutte le altre
streghe prima di me che avevano tentato di farsi
trasformare!”.
Damon annuì, sovrappensiero.
“Quindi è stato Mutt a trovare la
soluzione…” - disse.
“Beh…doveva pur esserci un motivo per il fatto
che…l’altro Damon e l’altro Matt sono
così amici, no?” - fece lei.
Damon annuì nuovamente.
Certo! Ecco cos’era successo!
L’altro Damon non era stato così stupido da
svegliarsi una mattina e decidere di fare l’amico
dell’altro Mutt, lui l’aveva fatto
per….lei, per l’altra Bonnie, perché
tecnicamente l’altro Mutt le aveva salvato la vita.
“Ok! Prossima domanda!” - fece Damon -
“Come fai a conoscere tutte queste cose su ciò che
è avvenuto al pensionato da quando ti hanno rapita e da
quando noi siamo arrivati? Insomma….l’altro Damon,
l’altro Matt….come fai a sapere che li chiamiamo
così?”.
L’altra Bonnie rise sommessamente, portandosi una mano alla
tempia e picchiettandola leggermente.
“Sono una strega, Damon! Ho le visioni! E….so che
per te può essere strano da pensare visto che mi ricordo
anch’io com’ero al tuo tempo, ma ora come ora sono
una strega abbastanza potente da riuscire a tenere una sorta di
contatto costante con il pensionato! La barriera che lo protegge
c’è ancora, no?” - gli fece notare -
“Non sono lì con voi, anzi…con loro, ma
di tanto in tanto mi arrivano alla mente dei pensieri o delle frasi o
delle immagini di ciò che sta succedendo lì!
E’ anche per questo che Astaroth continua a tornare
quaggiù: per avere delle informazioni da me!”.
Damon si accigliò, ma non ebbe il tempo di dirle nulla o di
chiederle cosa facesse esattamente Astaroth per < chiederle
> informazioni, che sentì il rumore secco di una
porta che veniva aperta il lontananza e dei passi pesanti che si
avvicinavano.
Poco dopo proprio di Figlio del Fuoco si affacciò sorridente
alla loro cella.
L’altra Bonnie si alzò e andò a
stringersi a lui.
Damon ricambiò la stretta, ricordandosi improvvisamente del
fatto che doveva fingere di essere l’altro Damon per il bene
di tutti.
“Buonasera signori Salvatore! Contenti di essere nuovamente
l’una tra le braccia dell’altro?” - fece
il demone.
“Converrai con noi che la situazione non è
comunque delle migliori, Astaroth!” - fece Damon cercando di
controllare il tono della voce: l’altro Damon era diverso da
lui, era più controllato, più sicuro e per questo
forse addirittura più minaccioso.
Astaroth annuì: “Suvvia, come siamo polemici!?!
Piuttosto, devo proprio dirtelo, vampiro: non mi è piaciuto
per niente ciò che avete fatto oggi entrando in casa mia
senza permesso! E dato che mi sento particolarmente stressato, ho
deciso di concedermi un po’ di svago!” - disse.
Damon sentì all’instante che l’altra
Bonnie gli si irrigidiva tra le braccia.
“Cosa intendi?” - chiese.
“Oh…adesso lo vedrai!” - fece Astaroth,
con degli occhi spiritati e crudeli che non gli aveva mai visto.
Aprì la cella e quattro demoni entrano dietro suo ordine.
Damon cercò di ribellarsi, ma tre di quei demoni gli furono
addosso e lo bloccarono piantandogli paletti di legno in entrambi le
mani e nello stomaco per tenerlo fisso ad una parete, mentre
l’altro demone afferrava l’altra Bonnie e la
gettava malamente a terra.
Astaroth entrò e andò a stendersi comodamente sul
giaciglio poco distante mentre continuava a tenere gli occhi
sull’altra Bonnie e sul demone alle sue spalle.
“Goditi lo spettacolo, vampiro! Io lo farò
sicuramente!” - gli disse.
Sono quando il demone che era con l’altra Bonnie
calò sulla schiena di lei una pesatnte catena Damon
realizzò a che spettacolo ignobile Astaroth voleva
costringerlo: una tortura.
Il pensionato era ancora in subbuglio nonostante ormai fosse notte
fonda.
Tutti si erano preparati per ore a dover affrotare le facce tristi e
disperate dei sopravvissuti di Fell’s Chruch dopo che Nicole
avesse detto come erano andate davvero le cose, e invece la rivelazione
di Damon…cioè…dell’altro
Damon aveva lasciato tutti senza fiato, ma felici.
Nicole sembrava aver riacquistato fiducia in se stessa e con
l’altro Matt già avevano cominciato a parlare di
piani, attacchi e contrattacchi per riuscire finalmente a far
capitolare Astaroth.
Dal canto suo Bonnie non era così spensierata come
sembravano essere tutti gli altri.
Si era ritirata in un angolino appartato del grande salone e si era
accoccolata su una poltrona, sprofondandoci dentro con i lunghi capelli
del rosso delle fragole a coprirle il viso, estraniandola dal mondo
esterno.
Con una mano aveva preso a giocare distrattamente con le unghie
dell’altra, domandandosi se non fosse giunto il momento di
dedicarsi alla manicure mentre i suoi pensieri volavano a poco
più di un’ora prima quando l’altro
Damon, dopo aver rivelato lo scambio avvenuto a discapito di Astaroth
tra lui e Damon, aveva anche parlato a tutti loro dell’altra
Bonnie, raccontadole chi fosse, cosa fosse e quanto fosse cambiata.
Da quando era arrivata Bonnie non aveva voluto altro che conoscerla di
persona o, almeno, che qualcuno le parlasse a chiare lettere di lei, ma
adesso….adesso era tutto diverso.
Adesso che sapeva tutto quello che c’era da sapere
sull’altra Bonnie aveva seriamente cominciato a credere che
tutte quelle informazioni fossero un po’ troppe da digerire.
Fino a quel momento non si era resa conto per davvero di quanto fosse
stato difficile per tutti gli altri incontrare i loro doppi del futuro
con tutti i cambiamenti sia fisici che caratteriali che questi
presentavano con tanta soddisfazione.
L’altra Bonnie aveva una maturità a cui lei
neppure riusciva ad aspirare per davvero, nonostante i suoi amici non
facevano che ripeterle che anche lei stava crescendo e maturando.
L’altra Bonnie era una donna forte che aveva patito le pene
dell’inferno pur di restare per sempre con la sua famiglia,
la stessa famiglia che si era scelta e per la quale stava combattendo
rischiando la vita ogni giorno e mostrando una dedizione, un coraggio e
una tenacia che Bonnie sapeva che, al momento, non le appartenevano.
L’altra Bonnie era una strega potente he avrebbe saputo
sicuramente come aiutare l’altra Meredith a differenza sua.
Più ripensava a ciò che l’altro Damon
aveva detto su sua moglie, più si sentiva inadeguata e
sicuramente non preparata a tutte le sfide che la vita sembrava aver
deciso di riservarle in futuro.
L’altra Bonnie sembrava un sogno inarrivabile, una creatura
fantastica che Bonnie non era capace neppure di immaginare.
Dei passi fluidi e cadenzati la informarono della presena di qualcuno
proprio nel momento in cui l’altro Damon prendeva posto sulla
poltrona di fronte alla sua e le sia avvicinava per scostarle i capelli
dal viso.
Aveva un sorriso dolce quando la guardava, un sorriso che stonava con
tutti i ricordi che Bonnie aveva di Damon e che, forse stupidamente,
conservava nel cuore.
“Non penso sia il momento per una
chiacchierata…” - sussurrò appena
Bonnie.
Non voleva risultare sgarbata e non voleva neppure dare
l’impressione di quella che lo stava cacciando via, ma con
tutti i pensieri che aveva davvero non sapeva se sarebbe riuscita a
sopportare un confronto proprio con lui senza scoppiare in lacrime.
Si sentiva inutile, colpevole e terrorizzata e la cosa la stava
lentamente spingendo sull’orlo di una crisi isterica.
Il senso di inutilità scaturiva dal non poter aiutare
l’altra Meredith.
Il senso di colpa…da Nicole.
Bonnie non sapeva perché, ma, da dopo la riunione in cui
Nicole aveva spiegato a tutti cosa era successo durante il suo scontro
con Astaroth, ogni volta che incrociava gli occhi della ragazza si
sentiva tremendamente colpevole, come se fosse stata lei a decidere le
brutte sorti di quello scontro.
Il che era impossibile, giusto? Lei nemmeno c’era!
Ma allora perché aveva questa strana sensazione?
Infine, il terrore! Beh….quello era dovuto a Damon e Bonnie
ormai non poteva negarlo!
Il fatto che si fosse lanciato senza un motivo apparente in
un’azione simile, consegnandosi ad Astaroth al posto
dell’altro Damon, invece di tornarsene al pensionato e dal
suo angelo - benchè solo il pensiero la facesse stare male -
la lasciava sbigottita ed in preda al panico.
Nonostante nessuno ne parlasse, ormai era logico pensare che tutti
sapessero che lei era innamorata di Damon quindi era inutile sprecare
energie a nascondere la sua angoscia.
“Io invece credo che sia proprio il momento adatto, Bonnie!
Non credere che non sappia che i miei racconti di poco fa sono stati un
duro colpo per te, perché io lo so! E so anche che sei in
ansia per Damon e tenerti tutto dentro non ti farà affatto
bene!” - le disse l’altro Damon.
Bonnie rimase per un attimo in silenzio a guardarlo, avvolgendosi le
braccia intorno alle gambe fasciate dai jeans stretti.
Non sapeva ancora se voleva un confronto con lui, ma forse in quel caso
non si trattava di ciò che voleva, ma piuttosto di
ciò di cui aveva bisogno, visto che la sua bocca si
aprì da sola e le parole uscirono tutte senza il suo
permesso.
“Non capisco perché l’ha fatto!
Insomma….perché fare quello scambio se, da come
ha messo bene in chiaro, non gliene importa nulla né di te,
né di Nicole, nè di questo posto
e…beh….né di me o dell’altra
me? Non ha senso!” - disse.
L’altro Damon sospirò e si rilassò
contro lo schienale in pelle scura della poltrona, perdendosi un attimo
con lo sguardo oltre la porta che dava sulla cucina gremita di persone,
prima di tornare a guardare lei.
“Poche ore fa stavo parlando di questo con Stefan! Secondo me
il gesto di Damon è stato dettato da due fattori: era
curioso di vedere mia moglie e magari capire i motivi del mio amore per
lei e forse l’ha fatto anche perché, a discapito
di ciò che dice, lui ci tiene a Nicole!
Cioè….sta accettando le cose così come
gli vengono presentate! Ma questa è una mia
ipotesi…” - le rispose.
Bonnie si accigliò.
“Ipotesi? Solo un’ipotesi? Ma tu e lui siete la
stessa persona, no? Quindi dovresti sapere cosa gli passa per la testa!
Tu sei lui e lui è te, quindi ragionate allo stesso
modo!” - ribattè Bonnie.
L’altro Damon annuì e sorrise.
“Io e Damon non siamo la stessa persona, Bonnie! Non
più!” - le rispose - “Io
ho…altre prerogative rispetto alle sue! Vedo il mondo da una
diversa prospettiva! Quando ero lui pensavo solo al potere e al sangue,
mentre adesso metto al primo posto la mia famiglia e mi comporto di
conseguenza! Per questo faccio solo delle ipotesi e non mi permetto di
dare nulla per certo perché io e Damon mettiamo al primo
posto cose nettamente diverse e, agendo entrambi in base a quelle,
compiamo inevitabilmente scelte distinte per motivi che sono
l’uno all’opposto dell’altro.”
- le spiegò - “Ora…se Damon
è rimasto il vampiro che era prima di arrivare qui, se
quest’esperienza non ha avuto su di lui nessun effetto,
allora lui agisce anche in base alla brama di sangue e
all’accumulo di potere e quindi si potrebbe pensare che ha
fatto lo scambio solo perché crede di poterne trarre qualche
vantaggio in questo senso preciso! Ma se Damon non è
più lo stesso, se incontrare me, Nicole e sapere del mio
amore per mia moglie lo ha cambiato e gli ha fatto rivedere alcuni
aspetti della sua vita e dei suoi sentimenti che
trascurava…allora forse ho ragione a dire che ha fatto lo
scambio pensando a Nicole e alla possibilità di incontrare
per primo la mia Bonnie e parlare con lei! E’ questo il
motivo per cui parlo di ipotesi! Perché tutto sta nel vedere
a che punto è arrivato Damon!”
Bonnie ascoltò ogni parola, cercando di rifletterci su, ma
non riuscendoci per davvero.
Una cosa era certa: se l’altro Damon aveva ragione e Damon
davvero aveva cominciato a modificare in parte il suo modo di vedere le
cose, allora forse anche Matt aveva ragione e lei non doveva disperare
circa i sentimenti che provava per il vampiro.
Cercò di non lasciarsi trasportare troppo
dall’euforia solo al pensiero per cercare di proteggersi se
le cose non fossero state così, ma non poteva fare a meno di
provare una sorta di…leggerezza e pacata gioia.
“Ho paura e sono preoccupata!” -
confessò e non ci fu bisogno di specificare per chi provava
quella paura e quella preoccupazione.
“Lo so!” - rispose semplicemente l’altro
Damon - “E’ lo stesso che provo io!”.
Bonnie sospirò e solo in quel momento la sua mente venne
attraversata da un pensiero improvviso: si rese conto di aver creato
una sorta di netta e precisa distinzione tra il pensiero che aveva di
Damon e quello che aveva dell’altro Damon.
Damon per lei era il vampiro di cui era innamorata da sempre e a causa
del quale arrossiva solo a vederlo da lontano.
L’altro Damon era….quasi un amico, come Stefan o
come Matt, a cui poteva raccontare di tutto.
Il che era strano visto che erano praticamente la stessa persona.
Ma forse l’altro Damon aveva ragione anche su questo: loro
non erano più la stessa persona!
“Ma, oltre a Damon, questa volta c’è
dell’altro, vero?” - indovinò
l’altro Damon distraendola dai suoi pensieri.
Bonnie annuì.
“L’altra Meredith! Non posso aiutarla e questo mi
fa sentire inutile! Se ci fosse stata qui l’altra Bonnie
avrebbe saputo cosa fare, ma io….nemmeno io e lei siamo la
stessa persona! Lei è infinitamente migliore di me sotto
ogni aspetto!” - fece Bonnie.
L’altro Damon la guardò per un attimo e si sporse
in avanti, poggiandole una mano salda su un ginocchio.
“Tu e lei….non hai idea di quanto siate simili
Bonnie! Adesso ti sembra più forte di te solo
perché ha accettato la sua magia e perché ha
vissuto un’esperienza traumatica, come è stata la
sua trasformazione, che tu non hai ancora vissuto! Ma questo non vuol
dire niente! Lei ha il tuo stesso cuore buono e puro e la tua stessa
anima gentile! E…che tu ci creda o no….nonostante
tutto a volte continua a sottovalutarsi così come fai tu! Ma
tu sei forte, Bonnie! Anche se non te ne rendi conto!” - le
disse.
Bonnie non sapeva cosa dire.
Non sapeva cosa pensare, non sapeva se credergli oppure no, non sapeva
se dargli ragione ancora una volta oppure no.
Avrebbe voluto poter fare qualcosa di concreto per poter scacciare via
l’inutilità che sentiva schiacciarle il petto e
allo stesso tempo aiutare l’altra Meredith.
Scambiare il suo posto con quello dell’altra Bonnie,
così come Damon aveva fatto con l’altro Damon,
sarebbe stata un’ottima soluzione, ma non era fattibile.
Annuì e non disse né fece altro.
La frusta di spine nelle mani del demone si abbattè per
l’ennesima volta sulla schiena dell’altra Bonnie,
stracciandole via nuovi lembi di pelle viva e pezzi del tessuto del
vestito insanguinato che ancora indossava.
Lei era in ginocchio, a testa basta, con le mani ancorate al pavimento
di polverosa e grigia roccia, ma sopportava tutto senza un lamento,
senza un grido.
Più si ostinava a non urlare più Astaroth la
incitava a farlo, ma, per una qualche ragione che Damon non poteva
sapere, lei continuava a non dare sfogo al dolore che stava provando in
nessun modo possibile.
Forse non voleva dare soddisfazione ad Astaroth, forse lo faceva per
indispettirlo o forse non aveva semplicemente più la voce
per mettersi ad urlare.
Eppure soffriva, Damon sapeva che l’altra Bonnie stava
patendo le pene dell’inferno in quel momento: lo sentiva! Non
sapeva come, ma lo sentiva!
Aveva cercato di divincolarsi, ma più si dibatteva
più i demoni che lo tenevano fermo rigiravano più
a fondo nella carne i paletti di legno che gli tenevano bloccate le
mani contro la parete per poi divertirsi ad estrarre e ributtare dentro
l’altro paletto che gli avevano conficcato nello stomaco.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dallo scempio che stavano facendo
dell’altra Bonnie.
Voleva aiutarla, ma non poteva e questo lo faceva
sentire….debole.
Aveva provato a far sparire quella terribile sensazione chiudendo gli
occhi, ma non era stato affatto una buona idea. Ogni volta che serrava
le palpebre immaginava nitidamente che al posto dell’altra
Bonnie ci fosse la streghetta del suo tempo e si sentiva peggio: Bonnie
non sarebbe riuscita a sopportare tutto quel dolore così
stoicamente, senza versare neppure una lacrima e, sebbene non avesse
ancora ben chiaro perché gli importasse tanto, sapeva solo
che il fatto che l’altra Bonnie non piangesse era
l’unica cosa che gli impediva di andare fuori di testa.
Le lacrime di Bonnie gli facevano sempre uno strano effetto,
benchè non lo desse mai a vedere e, proprio la mancanza di
quelle lacrime sul viso della ragazza che veniva torturata gli
permetteva di capire distintamente che quella lì non era
Bonnie, non la sua Bonnie.
E per quanto potessero ripetergli che l’altra Bonnie e Bonnie
erano la stessa persona, Damon vedeva la differenza, la riconosceva e
ringraziava chiunque avesse fatto sì non ci fosse
l’altro Damon al suo posto perché non sarebbe
riuscito a sopportare una vista simile senza dare di matto,
così come lui sapeva che non sarebbe riuscito a restare
lucido se al posto dell’altra Bonnie ci fosse stata Bonnie.
L’ennesima frustata si infranse sulle spalle maciullate
dell’altra Bonnie e questa fu più forte delle
precedenti.
L’aria della cella si era riempita del profumo esotico e
fruttato del sangue che fuoriusciva dalle ferite aperte, stordendo
ancora di più i sensi già provati di Damon.
Fu quasi con un moto di gratitidine che guardò Astaroth
quando battè le mani e mise fine alla tortura.
“Oggi sei davvero poco divertente, mia cara! Hai preso questa
mania del non voler urlare e la cosa sta cominciando davvero ad
annoiarmi!” - disse quasi come se fosse un rimprovero,
avvicinandosi all’altra Bonnie e accucciandosi davanti a lei
per poi poggiarle una mano sotto il mento per obbligarla a guardarlo
negli occhi.
L’altra Bonnie non rispose, ma le sue labbra erano tinte di
sangue e aveva il labbro inferiore spaccato.
Damon la immaginò mentre, coperta dalla cortina scura dei
suoi capelli rossi, si mordeva quel povero labbro sempre più
forte ad ogni colpo ricevuto fino a farlo sanguinare.
Dovette riempirsi i polmoni di ossigeno per riuscire a cacciare via
quelle immagini.
Astaroth, non avendo ricevuto risposta, la lasciò perdere e
tornò a guardare lui.
“Piaciuto lo spettacolino, signor Salvatore?” - gli
chiese.
“Sei solo un povero, piccolo bastardo!” -
ringhiò con odio Damon.
Astaroth lo guardò appena qualche attimo prima di ordinare
ai suoi demoni di liberarlo dai paletti.
Glieli strapparono via tutti e tre in un colpo solo, gettandolo a terra
senza che potesse opporsi o impedirlo.
“Oh suvvia! Non tenetemi il muso: è solo un
po’ di divertimento! E poi dovreste già ritenervi
fortunati che non ho ucciso nessuno oggi e che vi ho addirittura
lasciato portare via quel libro antico per la vostra preziosa
cacciatrice moribonda!” - fece Astaroth mentre usciva dalla
cella trascinandosi dietro il suo corteo di morte mentre borbottava un:
“Ingrati!” - parecchio convinto del fatto suo.
Rimasero soli e cadde il silenzio.
Damon aspettò che le ferite infertegli si rimarginassero
completamente e, anche se non aveva ancora recuperato tutte le energie,
fece forza sulle braccia per alzarsi e andare dall'altra Bonnie che
sicuramente stava messa peggio di lui.
Le si accovacciò di fianco e, delicatamente, le prese un
braccio aiutandola a rialzarsi e a sedersi sul giaciglio presente nella
cella.
Non parlò, non sapeva cosa dirle.
Rimase soltanto in silenzio a fissare le ferite sulla schiena
dell’altra Bonnie che lentamente si rimarginavano da sole.
Immortale: se non lo fosse stata sarebbe morta!
“Perché non ti sei difesa? Perché non
gli hai lanciato contro qualche Ocus Pocus ad effetto?” - le
chiese.
Lei sorrise appena, scostandosi i capelli dal viso e rivelandogli un
volto senza più nessun segno di tumefazione.
“Perché non posso! Astaroth conosce il mio potere
e sapeva che non poteva togliermelo, ma anche che non poteva tenermi
prigioniera a lungo se almeno non lo indebiliva! Ed è questo
che ha fatto: ha indebolito i miei poteri, per questo riesco a malapena
ad avere qualche stralcio di visione e a tenere in piedi la barriera
che difende il pensionato!” - gli rispose.
“Come ha fatto ad indebolirti?” - chiese ancora.
L’altra Bonnie sollevò la gamba destra davanti a
se e gli indicò la catena che le serrava la caviglia:
“E’ la catena! Astaroth ha usato un qualche
incantesimo demoniaco per crearla e per fare in modo che inibisse il
mio potere!” - gli spiegò.
Astaroth…..
Aveva sempre avuto ragione, quindi, a pensare che il diavolo era sempre
cinque mosse avanti: il Figlio del Fuoco ne era la prova vivente!
“Dobbiamo distruggerla!” - fece Damon.
L’altra Bonnie scosse il capo: “E’
inutile! Solo Astaroth e la sua arte diablica possono aprila,
così come solo Astaroth può buttare
giù il cancello di questa cella! E’ fatta su
misura, Damon, per te e per me! Se non sarà lui a decidere
di farci uscire di qui, allora nessuno può tirarci
fuori!” - gli disse.
Damon si alzò, in preda alla frustazione, diede un calcio ad
un sasso che era lì per terra e ringhiò, un
ringhio disumano che squarciò la terrificante quiete che era
scesa nelle segrete.
“Dev’esserci qualcosa che possiamo fare! Deve
esserci!” - continuava a ripetere.
Ma l’altra Bonnie scosse la testa: “Calmati, Damon!
Calmati e pensiamo a cose più importanti adesso!”
- gli disse.
Damon si bloccò con gli occhi neri accesi dalle fiamme della
furia.
“Cose più importanti? E cosa ci sarebbe di
più importante che salvarci la pelle, sentiamo!” -
disse.
L’altra Bonnie si alzò un po’ a fatica e
gli si parò davanti, risoluta e decisa.
“Il libro! E’ vero ciò che ha detto
Astaroth? E’ vero che gli altri al pensionato hanno
finalmente il libro per poter salvare Meredith?
Cioè…l’altra Meredith?” - gli
chiese.
“Si, è vero! La proposta di Astaroth era la vita
di tutti più il libro in cambio del padre di Nicole, quindi
si…hanno il libro al pensionato! E allora?” - fece
lui.
“E allora c’è che ho bisogno del tuo
aiuto!” - disse l’altra Bonnie -
“Damon…se davvero vogliamo avere una chance di
sconfiggere Astaroth, allora non possiamo agire d’istinto e
non possiamo fare le cose per conto nostro! Dobbiamo essere uniti! Un
passo alla volta, Damon, e riusciremo in tutto…con calma!
Per prima cosa, dobbiamo riuscire a salvare la mia versione di
Meredith, in modo da ricompattare il gruppo al pensionato e da dare
nuova fiducia e nuova forza a mia figlia e a tutti gli altri! Che tu ci
creda o no, Meredith è una parte importante della vita di
tutti e finchè resterà l’angoscia del
non saperla sana e salva allora non ci sarà mai
lucidità!”.
Damon alzò gli occhi al cielo: “Ci credo, ci
credo!” - disse - “Ma che possiamo fare noi da qui
dentro?” - chiese.
“Devi metterti in contatto telepatico con Bonnie in modo che
io possa poi sfruttare il legame che si creerà tra le vostre
menti per infonderle quanto più potere riesco a darle e
guidarla nell’incantesimo per salvare Meredith!” -
rispose l’altra Bonnie.
Damon battè un paio di volte le palpebre, confuso.
“Frena, frena, frena! Cosa?” - fece.
L’altra Bonnie sospirò e gli prese le mani:
“Damon, lo so che tu non vuoi nemmeno pensarci, me lo
ricordo, ma….tu e Bonnie avete un legame forte che vi tiene
uniti anche quando non siete in presenza dell’altro! Non
importa di che natura sia, importa solo che c’è,
esiste! E’ quella sensazione che ti spinge a salvarla in
continuazione e a proteggerla da chiunque, in primis da te
stesso!” - gli disse - “Lei, Bonnie, non si sente
ancora pronta per accettare la strega che è e, sebbene
voglia aiutare la mia Meredith, sa che non riuscirebbe a farlo! Manca
della preparazione necessaria sì, ma manca anche di
autostima! Tu….tu devi darle fiducia, devi credere in lei in
modo che lei possa credere in se stessa! Non importa in quanti gli
dicano di fidarsi di lei, l’unico che davvero può
infonderle l’autostima necessaria sei tu e è
questo che ti chiedo di fare! Mettiti in contatto con lei! Parlale! Io
interverrò al momento opportuno per poterla aiutare con
l’incantesimo!” - continuò -
“Allora….mi aiuterai? O meglio…aiuterai
Bonnie in modo che poi io possa aiutare lei?” - gli chiese,
infine.
Damon restò in silenzio.
Rifletteva, rifletteva sulle parole dell’altra Bonnie che,
per una qualche strana ragione, gli si erano conficcate dritte nel
cervello.
Cosa avrebbe dovuto fare?
L’ultima conversazione che aveva avuto con la streghetta era
sfociata in una lite che aveva portato quasi alla cancellazione di
Nicole dalla storia e adesso l’altra Bonnie gli diceva di
accettare il legame che lo univa a Bonnie.
Legame? Lui non voleva sentire nessun legame con nessuno!
Sarebbe stato un qualcosa di troppo….intimo e difficile da
riuscire a sopportare.
Ma aveva altra scelta?
Ora che si era davvero messo in gioco per tutti, per Nicole e -
perché no? - anche per Bonnie….aveva altra scelta?
“Ok! Lo farò!” - rispose seriamente,
quasi con la stessa solennità con cui si faceva una promessa.
NOTE:
Ciao a tutti!*_*
Come faccio sempre ringrazio chi ha letto e/o recensito lo scorso
capitolo** Vi lovvo un sacco*_*
Allora....che ve ne è parso del capitolo?
Come avevo già accennato a qualcuno, ho voluto dedicarlo
tutto a Damon, Bonnie, l'altro Damon e l'altra Bonnie...mi era sembrata
una scelta giusta in modo da poter dare il giusto spazio e la giusta
importanza all'ingresso in scena dell'altra Bonnie.
E, come vi avevo promesso, l'altra Bonnie ha raccontato a Damon la sua
storia.
Cosa ne pensate? Vi è piaciuta? Non vi è
piaciuta? Esprimetevi liberamente, tanto lo sapete che io sono sempre
qui e vi ascolto tutti*_*
E Astaroth ovviamente non poteva smentirsi...O_O
Oltretutto vi ho dato anche un piccolo assaggino di come faranno per
salvare l'altra Meredith!*_*
Se Bonnie da sola non ci riesce, allora due Bonnie potrebbero farcela,
no?XDXDXDXD
Staremo a vedere.....
Nel prossimo capitolo, quindi, si parlerà di questo, ci
sarà la tanto desiderata scena Donnie che, fino ad adesso,
wow non ce ne è mai stata davvero una...anche
se...vabbè, sarà una cosa a distanza per ovvie
ragioni!XDXDXDX
Poi...ah si! Poi ci sarà un primo confronto tra Stefan ed
Elena e ci sarà pure la sfuriata di Lilian proprio con
Stefan ed Elena! Sarà esilarante!ahahaha
E, nel frattempo, i piani genocidi di Astaroth andranno avanti!XD
Adesso passiamo alle nuove foto di questa sera!*_*
Sono contenta che vi siano piaciute quelle della famiglia Saltzman
della scorsa settimana e spero che vi piaceranno anche quelle di questa
sera visto che, dato a chi era dedicato il capitolo, non ho potuto fare
altro che decidere di postare proprio loro: Damon, Bonnie e Nicole*_*
Lo so che non ve lo aspettavate, ma...SORPRESA!
Prima di lasciarvi alle foto, però, volevo dirvi che
davvero.....ho un'idea tutta mia di Damon e Bonnie in particolare e
trovare qualcuno in carne ed ossa che riuscisse a rappresentarli al
meglio è stata una cosa abbastanza difficile, ma ho scelto
questi due modelli che, se non altro, me li ricordano.
Spero vi piacciano le foto...fatemi sapere!
Damon - Wade Poezyn
Bonnie - Susan Coffey
Nicole - Maite Perroni
Eccoli
qui! Cosa ne pensate? Vi giuro che sono in ansia a postarvi le loro
foto!*_*
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il
capitolo e nuove foto....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!!
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Capitolo 20 *** Colpevoli di dubbio ***
Colpevoli
di dubbio
Le
notti a Fell’s Church erano strane.
Dalla cittadina sicura e relativamente tranquilla che aveva fatto da
sfondo alla sua infanzia, con l’arrivo dei demoni si era
trasformata in un luogo oscuro che di notte prendeva la forma di un
ammasso di ombre denso e terrificante.
Il pensionato era rimasto l’unico faro di luce bianca tra
quell’orrore che, nonostante si sforzasse di non darlo troppo
a vedere, Lilian trovava spaventoso.
Mai una sola volta, da due anni a quella parte, si era affacciata ad
una finestra una volta calata la notte o aveva messo piede fuori casa
perché sapeva che se l’avesse fatto non sarebbe
stata più in grado di controllare la paura che, in fondo,
tutta quella situazione le metteva dentro.
Lilian sapeva bene di non potersi permettere di cedere
perché quella era una guerra, perché bisognava
combattere per poter riconquistare la loro vita e la loro
città, perché dovevano proteggere il loro futuro
e per mille altri perché che avevano tutti lo stesso
retrogusto di giustizia e vendetta, mischiate in un mix perfetto che
rendeva incapaci di riuscire a capire quelle delle due predominasse, ma
a volte le capitava di ripensare alla sua vita passata, alle piccole
cose che faceva abitualmente prima che quell’incubo
cominciasse, al the quotidiano con sua madre, alla caccia con Nicole,
alle corse che erano soliti fare all’alba lei ed Owen, alle
ore passate con suo padre alla riscoperta dei suoi antichi diari e in
quei momenti aveva paura, paura che tutto ciò non ritornasse
più e che quei ricordi sarebbero via via, con il passare
degli anni, scomparsi dalla sua memoria, cancellati via da altre morti,
altri rapimenti ed altre azioni atroci ad opera di Astaroth.
Era frustrante, terribilmente, e quando si lasciava trascinare dalla
maliconia, ma soprattutto dalla nostalgia, non riusciva a non lasciarsi
sfuggire almeno una lacrima che, solitaria e silenziosa, le rigava il
viso.
Rivoleva la sua vita ed era disposta a lottare fino alla fine al fianco
di sua cugina per riaverla. Ma quanto poteva avere valore
ciò che desiderava lei se alla paura che provava di tanto in
tanto si aggiungeva anche l’allontanamento volontario tra
Stefan ed Elena che stavano mettendo in dubbio la loro famiglia e la
sua futura nascita senza nemmeno accorgersene?
Ci aveva rimuginato su parecchio mentre guardava il viso di Nicole
riprendere colore durante la riunione alla notizia che suo padre era a
casa e che Damon si era sacrificato per loro di sua spontanea
volontà, mostrando un netto combiamento di idee e
prospettive rispetto a quando era arrivato dal passato. E aveva
continuato a rimuginarci mentre passava il resto della serata con Owen
e Alaric nella stanza di Meredith a guardarla morente, consapevoli che
tutti i loro sforzi per riavere il libro erano stati, forse, del tutto
vani.
Il dolore nei loro occhi era così straziante che Lilian
aveva fatto una tremenda fatica a restare con loro nonostante volesse
dimostrare il suo affetto e il suo appoggio, ma - nonostante il dolore
- se c’era una cosa che le era risultata palese e concreta
quanto quasi un secchio d’acqua gelata in pieno viso era la
forza che cercavano di farsi l’un l’altro, padre e
figlio, tenendosi semplicemente una mano su una spalla a vicenda.
Persino Meredith era in quella stanza, a sorreggerli e a confortarli
stando addirittura lì a guardare se stessa morire lentamente.
Erano uniti, tutti loro quattro erano uniti.
Era materialmente inesistente, ma tra loro Lilian era quasi sicura di
essere riuscita a scorgere un filo conduttore che legava tutti i loro
cuori e le loro anime con il bagliore verde della speranza.
Erano una famiglia e tutti potevano dire con certezza che, poco
importava cosa Meredith avesse visto in quel futuro, loro sarebbero
sempre stati una famiglia.
Lo stesso non si poteva dire di lei e della sua di famiglia.
Lilian aveva sempre avuto un rapporto stupendo con sua madre e quasi
simbiotico con suo padre e continuava ad averlo anche in quel momento,
ma ripensando a quella famosa debolezza che la devastava e la
destabilizzava senza preavviso di quando in quando, non era sicura di
poter scommettere sul fatto che, se fossero stati i suoi genitori
quelli confinati in un letto con il petto squarciato, allora Stefan ed
Elena sarebbero stati lì, insieme, come una famiglia a
sostenerla.
Sapeva che loro due erano i suoi genitori, che erano le stesse persone,
ma paradossalmente non riusciva a fidarsi di loro.
Era un ragionamento contorto e forse sbagliato, ma da quando quella
debolezza era arrivata e da quando aveva capito che poteva seriamente
mettere in pericolo la sua vita così come quella di Nicole,
non riusciva a guardare a Stefan e ad Elena come ai suoi genitori.
Sua madre e suo padre erano uniti, forti, privi di qualsiasi incertezza
sul loro amore…..tutto ciò che Stefan ed Elena
non erano. E questo Lilian non poteva non notarlo e non tenerlo in
conto quando pensava a loro o quando gli si rivolgeva.
All’inizio aveva pensato che il problema sarebbero stati solo
Bonnie e Damon; era stata una stupida e adesso se ne rendeva conto
più che mai.
Quella notte era priva di stelle, come tutte le altre notti, ma
stranamente silenziosa.
Lilian odiava il silenzio perché era sempre stata
dell’idea che quando il mondo taceva quello era solo il
preludio per una vera catastrofe di immense proporzioni.
Stava attraversando un corridoio, con gli occhi bassi e fissi sul
pavimento che le scorreva pigro sotto i piedi, quasi come se fosse lui
a muoversi e non lei ad andare avanti, quando udì un rumore
che stonava troppo con il silenzio che sembrava ammantare tutto per non
destare la sua curiosità.
Fece qualche passo avanti e si rese conto che il rumore che sentiva era
soltanto quello dei passi di due persone che avevano appena sceso la
rampa di scale alla fine del corridoio che stava percorrendo e che
adesso si erano fermate a parlare sul pianerottolo tra quel piano e
quello di sotto.
Si avvicinò istintivamente e restò in ascolto.
Sapeva che origliare era sbagliato - suo padre glielo aveva insegnato
quando era appena una bambina e si era fatta convincere da Nicole ad
ascoltare sempre e comunque le conversazioni di tutti con il loro
superudito appena scoperto - ma una volta che le risultò
chiaro che i due in questione erano Stefan ed Elan, non potè
trattenersi e restò immobile, a qualche passo
dall’imbocco delle scale, nascosta ai loro occhi e
probabilmente, ad ogni altro loro senso visto quanto si stavano
impegnando in quella che aveva tutta l’aria di una
discussione appena iniziata.
“Stefan…ascoltami, ti prego! Ti chiedo solo
questo, ok? Lasciami spiegare!” - stava dicendo Elena con un
tono supplichevole e, con ogni probabilità, anche con un bel
paio di occhi lucidi.
Lilian ebbe l’impulso di sporgersi per controllare solo se la
conosceva così bene da averci preso in pieno con quel
dettaglio, ma si trattene perché non voleva che la
scoprissero prima ancora di capire di cosa, esattamente, stavano
discutendo.
Era consapevole del fatto che forse non erano fatti suoi, ma era anche
consapevole del fatto che se, invece, stavano finalmente parlando del
perché di quell’improvviso distacco tra loro
questo la riguardava eccome, visto e considerando che quella era
esattamente la causa della sua debolezza.
“Io dovrei ascoltarti? Elena, ti assicuro che ti ho
già ascoltato fin troppo, ok?” - rispose Stefan.
“Ok, ok…forse hai ragione, ma…ho
parlato con l’altra me, l’altra Elena, e allora ho
capito e voglio chiederti scusa, davvero! Sono stata egoista e so di
averti fatto soffrire, ma…” - riprese Elena.
“Ma, cosa?” - la interrupe Stefan - “Ma
adesso hai capito che la scelta che hai fatto, la decisione che hai
preso, cioè quella di preferire me a Damon, è
quella giusta? E l’hai capito perché hai parlato
con l’altra Elena?” - continuò, prima di
emettere un suono stanco a metà tra una risata e un sospiro
- “Ma non ti rendi conto che è esattamente questo
il problema? Non è la scelta in se, Elena! Io ti amo e
proprio per questo ho sempre voluto soltanto che tu fossi felice,
quindi se alla fine avessi scelto Damon, se avessi scelto lui e fossi
stata felice, allora io me ne sarei fatto una ragione e ti avrei
lasciata andare! Non si tratta della scelta perché
altrimenti sarei davvero un grandissimo idiota a lamentarmi
perché hai scelto me se era solo quello che volevo! Si
tratta di come ci sei arrivata a quella scelta, si tratta
dell’altra Elena e del fatto che tu hai preso una decisione
in base a ciò che ha fatto lei, ma senza pensarci per
davvero usando solo la tua testa e il tuo cuore!”.
Lilian si accigliò.
Quindi era questo? Questo era il problema?
Che Elena si era finalmente decisa tra Stefan e Damon, ma lo aveva
fatto solo per imitazione di sua madre?
Solo questa era la ragione per la quale stavano mettendo a rischio la
loro futura famiglia, la loro felicità, la sua esistenza?
Lilian la sentì di nuovo, la rabbia, la stessa che aveva
provato sul fondo della voragine quando Owen le aveva fatto notare che,
effettivamente, anche Meredith poteva decidere di rivoluzionare la sua
vita in base a ciò che aveva visto del suo futuro e quindi
decidere di non mettere mai su famiglia con l’Alaric del suo
tempo annullando l’esistenza di Owen, la stessa rabbia che le
aveva fatto seriamente pensare a quanto fossero irriconoscenti Stefan,
Elena, Damon e Bonnie visto che si facevano venire i loro strani dubbi
nonostante il destino sembrasse aver riservato loro solo una famiglia e
la felicità, mentre Meredith era l’unica che non
poteva dire lo stesso dato che il futuro aveva in serbo per
lei solo una possibile morte per cause atroci.
Lilian strinse i pugni e serrò le labbra, stentando appena a
mantenere il controllo mentre le voci di Elena e Stefan continuavano ad
arrivarle alle orecchie.
“E ho capito, Stefan, ti giuro che ho capito! Non avrei
dovuto, lo so! L’altra Elena mi ha fatto riflettere, non mi
ha detto cosa fare, mi ha solo fatto riflettere e capire in cosa avevo
sbagliato e…quando l’ho capito, mi sono sentita
pessima perché ho realizzato di averti veramente ferito
questa volta, dandoti l’impressione di averti scelto non
perché lo volevo, ma solo perché lo aveva fatto
lei, ma…ti assicuro che non è così! Io
ti amo, Stefan! Credimi!” - riprese Elena.
“Crederti? Vorrei tanto, ma come posso, me lo spieghi?
Io…mi sono davvero sentito tradito, Elena, perché
ho sempre pensato che ciò che ci legava andava oltre
quasiasi cosa tu provassi per Damon, ma evidentemente mi sbagliavo
perché altrimenti non saresti mai stata così
sollevata per il fatto che non eri più obbligata a scegliere
visto che avevi la scelta pronta lì davanti ai tuoi
occhi!” - la accusò Stefan.
Stava diventando davvero tutto estremamente ridicolo e insopportabile e
Lilian sentiva che ormai non avrebbe più retto per molto.
Fondamentalmente, nonostante non potesse esprimerlo così
coloritamente come faceva Nicole, nemmeno Lilian aveva mai approvato il
comportamento passato di sua madre con suo padre e suo zio, ma lei era
pur sempre sua madre e le voleva bene, quindi aveva accettato di
lasciar correre tutto e non pensare mai nulla di male su di lei.
Ma vedere Elena e sentire lei e Stefan che discutevano proprio di
quell’argomento era tutta un’altra storia.
Lilian era legatissima a suo padre, lui la capiva e lei capiva lui,
quindi non faticava a credere alle parole e al tono amareggiato di
Stefan, ma si rendeva anche conto che proprio Stefan non stava nemmeno
dando ad Elena una possibilità.
Lei era in torto, questo era indubbio, e Stefan stava realmente male
per la sensazione di tradimento che avvertiva da parte della ragazza
che amava, ma almeno poteva darle una chance, poteva aiutarla a capire.
Suo padre aveva sempre dato un’opportunità a sua
madre quando lei sbagliava, era stato grazie a lui che sua madre si era
trasformata da Elena alla donna straordinaria che era adesso, ma suo
padre non si era dato mai per vinto, aveva sempre lottato e aveva
sempre saputo cosa fare.
Stefan, in quel momento, non stava lottando.
Si stava aggrappando all’offesa subita e stava lasciando che
l’orgoglio trascinasse tutto negli abissi
dell’oblio e Lilian non poteva permetterglielo.
Forse era confuso, forse non sapeva cosa fare, ma lei non riusciva
nemmeno ad immagginarselo suo padre senza il controllo pieno della
situazione o senza nemmeno una vaga idea di ciò che era
giusto o sbagliato dire o fare.
Perché suo padre era così, suo padre lottava,
soprattutto per la sua famiglia. Anche quando era lui ad essere stato
ferito, lottava e non si dava per vinto.
Suo padre non gettava la spugna, non l’aveva mai gettata, in
particolar modo con sua madre e Lilian non avrebbe lasciato che Stefan
lo facesse con Elena senza muovere un dito.
Era ora che aprissero gli occhi entrambi, che capissero cosa si stavano
lasciando sfuggire dalle mani per via del loro orgoglio e della loro
cocciutaggine.
Era ora che ascoltassero anche la sua voce perché, in tutto
quel gran casino che si era venuto a creare, forse avevano addirittura
perso di vista il fatto che lei, Lilian, era figlia loro o almeno lo
sarebbe stata.
“Stefan…” - chiamò Elena.
“No, Elena, per favore! Sono stanco, stanco di tutto! Mio
fratello è nelle mani di Astaroth ed io sono preoccupato
e….davvero…non ce la faccio adesso!” -
fece Stefan.
“Ma..” - fece per dire Elena.
“Niente ma! Basta!” - rispose Stefan.
Solo a quel punto Lilian si fece vedere, comparendo dall’alto
rispetto a loro, sul primo gradino della rampa di scale.
“BASTA!” - urlò quella parola dando
sfogo alla rabbia e alla tensione che le si era accumulata sulle
spalle, facendola riecheggiare chiaramente tra le pareti silenziose del
pensionato - “Basta adesso lo dico io!” - aggiunse,
più pacatamente, una volta che fu sicura di aver catturato
la loro più completa attenzione.
Un’altra ora era passata senza neppure che se ne rendesse
conto mentre aveva continuato a restarsene accucciata sulla sua
poltrona a scambiarsi solo poche frasi, di tanto in tanto, con
l’altro Damon che non l’aveva lasciata sola,
tentando in tutti i modi di distrarla.
Bonnie gliene era grata.
Probabilmente lui aveva pensieri ben peggiori dei suoi vista la
situazione in cui si trovava sua moglie, l’altra Bonnie, ma
era rimasto ad aiutarla a rendere le cose più semplici,
almeno per quella sera.
Era un gesto carino da parte sua.
Bonnie, a quel pensiero, sorrise amaramente perché, da
quando lo conosceva, solo poche volte aveva potuto davvero dire di
essere la destinataria di un gesto carino da parte di Damon: di solito
lui tendeva a dare il meglio di se solo con Elena, per Elena e in
funzione dei passi avanti che poteva fare con Elena.
L’altro Damon si sporse in avanti e le accarezzò
il ginocchio destro mentre si alzava.
“Sarà meglio che adesso vada a dare una mano a
Nicole, quasiasi cosa stia facendo!” - le disse sorridendo -
“E tu dovresti andartene a dormire!”.
Bonnie sorrise e annuì.
“Resto qui ancora un po’ e vado!” -
rispose.
L’altro Damon non ribattè. Si limitò ad
annuire lentamente e ad andarsene.
Bonnie avrebbe voluto dirgli di stare tranquillo, che le era passato
tutto e che le sue parole l’avevano davvero aiutata, ma
sarebbe stata una bugia.
Nonostante avesse davvero apprezzato ciò che le aveva detto
e il fatto che avesse voluto consolarla, lei sentiva ancora tutta la
paura per Damon gravarle sul cuore e tutta
l’inutilità del non poter aiutare
l’altra Meredith che le stringeva lo stomaco.
- Bonnie -
Non fece caso al fatto che quel richiamo era avvenuto solo nella sua
mente e si voltò verso l’altro Damon che aveva
appena raggiunto la porta.
“Si? Dovevi dirmi altro?” - gli disse.
L’altro Damon si voltò verso di lei e si
accigliò.
“Come, scusa?” - fece, apparentemente confuso.
“Mi hai appena chiamato! Volevi dirmi
altro?” - tornò a chiedere Bonnie,
stancamente.
L’altro Damon corrugò la fronte: “Io non
ti ho chiamato! Me ne stavo andando via!” - rispose.
Questa volta fu il turno di Bonnie di sentirsi confusa:
Cos’era? Uno scherzo?
“Cos..? Si che mi hai chiamato! Io ho sentito la tua
vo..” - fece per dire, ma si interruppe immediatamente non
appena la voce di poco prima tornò.
- Bonnie!
Sono io…Damon! -
Solo in quel momento, guardando l’espressione sempre
più confusa dell’altro Damon, si rese conto che
quella voce era solo telepatica e che non era lui a chiamarla.
Che motivo avrebbe avuto di parlare con lei telepaticamente quando
poteva farlo guardandola in faccia?
Si tirò su di scatto e si mise dritta, con le mani
puntellate sui braccoili della poltrona e gli occhi leggermente
sgranati.
- Damon? -
pensò in risposta.
L’altro Damon si fece avanti e tornò a sederlesi
di fronte, vedendo la sua agitazione.
“Bonnie che succede?” - le chiese.
Lei gli rivolse un vago gesto della mano, come a dirgli di darle un
attimo di tempo per capire.
- Damon? -
tentò di nuovo.
- Si, esatto
streghetta! Damon! Damon Damon, non l’altro Damon! Damon in
diretta dalle poco confortevoli segrete di Astaroth! Sono io! -
si sentì rispondere.
Bonnie a quella risposta quasi si fece scappare una risata e la cosa
all’altro Damon non sfuggì.
“Bonnie? Mi spieghi cosa sta succedendo?” - le
chiese ancora.
“E’…Damon! Si è messo in
contatto telepatico con me!” - gli rispose.
L’altro Damon parve ancora confuso solo per un attimo, poi
sorrise.
“E…ha visto mia moglie? Come sta?” - le
chiese.
“Non lo so! Provo a chiederglielo!” - fece Bonnie,
ma il pensiero di chiedere a Damon dell’altra Bonnie non le
sfiorò neppure la mente che Damon le stava già
rispondendo.
- Dì a
quella versione lagnosa di me, versione della quale mi vergogno
alquanto, che ho visto l’altra Bonnie, anzi…sono
con lei adesso e che lei sta….beh…potrebbe stare
meglio, potremmo stare tutti meglio! Ma questo dipende da quando ci
sbarazzeremo di quel grandissimo bastardo di un demone senza gusto nel
vestire! Personalmente io opterei per strozzarlo con una delle sue
cravatte, ma l’altra Bonnie dice che dobbiamo fare tutto con
più calma e che, al momento, la prima cosa nella nostra
lista delle priorità è salvare l’altra
Meredith da morte certa! - disse Damon.
Bonnie fece per riportare ciò che aveva detto Damon
all’altro Damon, ma lui la interruppe e si
picchiettò la tempia: le stava leggendo la mente, quindi
aveva ascoltatto tutto.
In quel momento, con l’altro Damon connesso sui suoi pensieri
e Damon che faceva lo stesso, Bonnie si sentì terribilmente
esposta, terribilmente vulnerabile e ancora più
terribilmente inutile.
Cosa avrebbero fatto adesso? Si sarebbero messi a discutere su come
salvare l’altra Meredith visto che lei non poteva fare nulla,
ma usando proprio lei come ponte tra loro due?
Bonnie la trovava una cosa vagamente meschina, visto quanto entrambi la
conoscevano, ma se serviva a salvare l’altra Meredith, allora
non avrebbe obiettato.
- Ehi! Aspetta un
attimo, streghetta! E’ senso di inutilità quello
che leggo nella tua mente? - fece Damon - Beh..vedi di fartelo passare,
perché ho bi…..abbiamo bisogno di te! Devi
salvare l’altra Meredith! -
Bonnie si accigliò e guardò l’altro
Damon che, al contrario, non si scompose affatto a
quell’ultima frase.
- Damon…non
è possibile! Vorrei farlo, ma Nicole è stata
abbastanza chiara, così come lo sono stati tutti: non ne ho
le capacità, non ancora almeno! L’altra Bonnie
saprebbe farlo, ma non io! L’altro Damon ci ha raccontato la
storia di sua moglie e…lei è forte, lei
è determinata, è una strega potente mentre io non
sono nulla di tutto questo! - pensò in risposta.
- Ok! Basta con
l’autocommiserazione! Io l’ho incontrata
l’altra Bonnie, ce l’ho qui adesso, davanti a me, e
posso dirti che non siete due persone diverse, siete la stessa persona
solo che lei ha il vantaggio di aver affrontato già delle
situazioni in cui tu non ti sei ancora trovata e che l’hanno
resa più forte! E menomale che non hai ancora affrontato
nulla di tutto quello che ha passato l’altra Bonnie
perché al momento io non penso che sarei davvero in grado di
aiutarti come ha fatto l’altro Damon con lei! Forse non hai
ancora sviluppato i tuoi poteri di strega, ma tutta la forza e tutta la
determinazione che ha lei ce le hai anche tu, solo che manchi di
fiducia e le tiri fuori raramente! Per questo sono in contatto con te,
adesso, per darti….fiducia! Al potere ci penserà
l’altra Bonnie! - le disse Damon.
Bonnie restò in silenzio e resettò la sua mente
per qualche attimo.
Davvero stava succedendo? Davvero Damon le stava parlando
per…incoraggiarla?
- Damon…io…
- fece per dire.
- Streghetta! Ho visto
cose terribili stasera, sul serio! E ho capito che non voglio che
capitino anche a te, sul serio! Quindi…ascoltami, ok?
Aiutiamo le nostre versioni future, aiutiamo Nicole a battere Astaroth
e poi torniamocene dritti a casa, nel nostro tempo, dove tutti saremo
al sicuro e dove io non sarò mai più costretto a
vedere ciò che ho visto stasera perché
è….è stato..insopportabile! -
la interruppe lui.
La connessione telepatica era strana per davvero.
Non metteva in contatto solamente le menti, ma era come se mettesse in
contatto a pieno l’essenza di due persone, la loro anima.
Bonnie sapeva che in quel momento Damon non le stava soltanto inviando
pensieri e leggendo le sue risposte, ma stava anche scavando
involontariamente nel suo cuore, scoprendo i suoi
sentimenti…così come lei stava facendo con lui.
Sentiva l’angoscia che Damon aveva messo in quelle sue ultime
parole come se fosse stata sua.
Sentiva la speranza vera che ciò a cui aveva assistito non
gli ferisse più gli occhi come se fosse stata sua.
Sentiva la determinazione che lui stava mettendo nel cercare di darle
coraggio come se fosse stata sua.
- Cosa hai visto Damon?
- si ritrovò a chiedere.
Damon non rispose e Bonnie avvertì distintamente i suoi
sentativi di trattenere a se qualsiasi cosa che potesse rispondere a
quella sua domanda, ma, nonostante lui si stesse sforzando molto,
qualcosa sfuggì al suo controllo e Bonnie vide appena
un’immagine nella sua mente, un’immagine lontana e
veloce, ma che le palesò la più terrificante
delle situazioni.
C’era lei, o meglio…c’era
l’altra Bonnie in ginocchio, con le spalle scoperte, la testa
bassa e un demone che, a suon di frustate con una spessa catena di
acciaio, le aveva lacerato la schiena rendendola solo un accumulo
indefinito di carne, ossa e sangue.
Era questo a cui Damon si riferviva, era questo ciò che non
voleva più vedere, era questo ciò che lo
angosciava ed era per questo che voleva che le cose si sistemassero al
più presto e loro tornassero nel loro tempo:
perché non voleva più vederla soffrire, voleva
saperla al sicuro.
- E’
così - quello di Damon fu un sussurro appena
accennato nella sua mente e Bonnie sapeva che non doveva chiedergli di
ripetere perché lui non l’avrebbe mai fatto, ma
quella semplice conferma, unita a ciò che sentiva davvero
provenire dall’animo di Damon, bastò a farle
capire che lui era sincero, che per una volta almeno stava davvero
lasciando che qualcuno frugasse tra i suoi sentimenti: si satava
rendeno vulnerabile…per lei.
E, senza volerlo, ogni barriera che aveva costruito dentro di se in
modo che Damon non venisse mai a conoscenza della reale portata dei
suoi sentimenti per lui crollò miseramente, lasciandola
totalmente esposta senza che lei potesse fare nulla.
Non sapeva perché era successo.
Forse perché Damon, dall’altro lato, stava
spingendo per conoscere i suoi sentimenti come lei aveva visto i suoi.
Forse perché era una cosa che accadeva sempre.
Forse perché era lei a volere che lui sapesse quanto, in
realtà, gli si sentisse legata, quanto ne fosse innamorata,
per poter, anche solo in parte, porre rimedio alle torture a cui aveva
assistito e che lui aveva istintivamente classificato come delle
mostruosità troppo dolorose per poterle vedere ancora.
- Streghetta…
- la chiamò Damon.
- Cosa significa che
per salvare l’altra Meredith il potere ce lo
metterà l’altra Bonnie? - gli chiese.
Era il momento adatto per cambiare argomento, lei lo sapeva: Damon non
l’avrebbe lasciata vagare ancora a lungo dentro se stesso.
- Significa che devi
fidarti di me! Che devi credere in te stessa e che l’altra
Bonnie può guidarti nell’incantesimo e
può infonderti tutto il potere di cui hai bisogno attraverso
la connessione psichica che io continuerò ad avere con te!
Significa che tu, con l’aiuto dell’altra Bonnie,
puoi salvare l’altra Meredith in barba a ciò che
Astaroth crede e a ciò che tutti credono! Puoi
farcela….lo sento - le rispose.
Bonnie sospirò energicamente.
Per un solo istante, quando l’altro Damon le
sfiorò la mano e le sorrise, la mente di Bonnie le fece
credere - forse perché ne aveva bisogno - che quello che
aveva davanti era Damon e si rilassò.
Non sapeva a cosa stava andando incontro, non sapeva cosa significava
esattamente che l’altra Bonnie l’avrebbe guidata e
che avrebbe fatto insieme a lei l’incantesimo, ma decise di
fidarsi perché….perché lei si fidava
sempre di Damon, nonostante le circostanze che potevano crearsi, lei si
fidava sempre.
- Ok! Va bene! Voglio
farlo! - rispose.
In quel momento, insieme alla nuova determinazione che le era
nata nel petto, si sentì invadere da uno strano calore, un
calore simile a quello che le si diffondeva nel corpo quando provava
qualche semplice incantesimo e le riusciva, solo che questa volta era
ingigantito al massimo e la stava, in un modo meraviglioso, bruciando
tutta.
“La tua aura sta crescendo!” - le sorrise
l’altro Damon.
Bonnie lo sapeva.
Sentiva il potere dell’altra Bonnie che correva veloce
attraverso gli invisibili e solidi fili che tenevano collegati lei e
Damon per poi riversarlesi dentro e inondarla.
- Raggiungete
l’altra Meredith - le suggerì Damon.
L’altro Damon si alzò e le offrì la
mano, mano che Bonnie accettò senza esitare.
Nicole tirò l’ennesimo sospiro di sollievo mentre
aiutava Matt a rimettere a posto vecchie pergamene nelle quali lui,
tempo addietro, aveva trovato una spiegazione per il problema di sua
madre con la trasformazione e nelle quali avevano sperato erroneamente
di trovare anche un rimedio fattibile per riuscire a salvare Meredith.
Da quando era venuto fuori che non era stato suo padre a finire nelle
celle di Astaroth, ma che Damon aveva preso il suo posto, lei non aveva
fatto altro che tirare sospiri di sollievo.
Forse non ne aveva il diritto visto che, in fondo, doveva riconoscere
che l’idea di Damon circa lo scambio l’aveva
colpita in senso positivo facendole rimettere in discussione anche
ciò che credeva di sapere su Damon.
Si era ritrovata a riflettere sul fatto che, dopotutto, suo padre e
Damon erano la stessa persona in momenti differenti della stessa vita
e, forse, era stata un po’ troppo dura nel giudicare Damon
senza dargli neppure il beneficio del dubbio.
Insomma….se amava così incondizionatamente suo
padre, non poteva che non provare un qualcosa di molto simile alla
stima e all’affetto anche per Damon: sarebbe stato illogico!
Si era lasciata accecare dalla rabbia per il passato di suo padre,
questa era la verità! E, dato che su suo padre non poteva
sfogarla, aveva trovato in Damon il giusto capro espiatorio, adducendo
come scusa il fatto che lui era ancora nel “periodo da
idiota”, come lo chiamava lei.
Oddio…avrebbe sempre continuato a pensare che durante il suo
“periodo da idiota” Damon….suo
padre…era davvero idiota, ma non poteva restare a guardare
Damon che si gettava tra le fauci dei demoni per ridarle suo padre e
non rendegli atto del fatto che stava cambiando davvero, stava uscendo
fuori dal “periodo da idiota”….a piccoli
passi, ma ci stava riuscendo e il bello era che forse non se ne rendeva
nemmeno conto.
Si lasciò sfuggire un sorriso e Matt la guardò
sorridendole di rimando.
“Stai pensando all’assurdità successa
con Damon e tuo padre?” - le chiese.
Nicole annuì: “Non me
l’aspettavo…” - confessò.
“Strano! Io, invece, mi aspettavo proprio una cosa del
genere, molto…..stupida!” - fece Matt.
“Dove < stupida > sta per < tipica di
mio padre >?” - chiese, scherzosamente.
“Esatto!” - rispose Matt, annuendo energicamente.
Per la prima volta da quella che sembrava
un’eternità Nicole si lasciò andare ad
una risata sincera e non trattenuta, svuotando la testa per un attimo
da tutti i pensieri.
Peccato che quell’attimo durò poco e venne
interrotto da un urlo che risuonò per tutto il pensionato.
Non era un urlo di dolore o di paura, ma di rabbia e proveniva
da…
“Lilian?” - fece Matt, incredulo.
Nicole si stupì del fatto di non esserne affatto sorpresa.
Annuì: “E mi sembrava pure il momento!”
- commentò, avviandosi alla porta e poi giù per
le scale fino al pianerottolo dove Lilian era in piedi davanti a Stefan
ed Elena.
Intorno a loro si era radunata una piccola folla.
I suoi zii stavano cercando di calmare la loro figlia, ma senza
risultati e alla fine Nicole fece appena un passo avanti per far loro
segno di lasciare che Lilian si sfogasse.
Matt arrivò poco dopo di lei e raggiunse la sua versione
più giovane che se ne stava appoggiato ad un angolo con
Alaric ed Owen, con quest’ultimo che non faceva nulla per
dissimulare la preoccupazione che sentiva per Lilian.
Le fece un cenno della mano per attirare la sua attenzione e Nicole si
voltò appena a guardarlo, portandosi il dito indice della
mano destra a toccare il naso per consigliargli di tacere e non
intervenire in alcun modo.
Forse per tutti era strano vedere Lilian così fuori di se
tanto da mettersi ad urlare, visto che di solito quella delle scenate
era lei, ma Nicole sapeva quanto tutta quella situazione che si era
venuta a creare tra Stefan ed Elena e tra Damon e Bonnie e che stava
inevitabilmente avendo effetti devastanti su loro due stava
preoccupando sua cugina molto più di quanto preoccupasse lei.
Perché Nicole non si aspettava niente di meglio!
Conosceva la situazione passata tra suo padre e sua madre e, in un
certo senso, si era già preparata a tutto ciò che
stava succedendo, ma Lilian no.
Lilian aveva come genitori Stefan ed Elena, la coppia perfetta che si
era sempre amata, di conseguenza non aveva mai messo in conto il fatto
che potessero nutrire dei dubbi su ciò che provavano
l’uno per l’altra o che potessero nutrire
reciprocamenti dei rancori.
A dire il vero, neppure Nicole avava mai pensato ad
un’eventualità simile, ma i fondo a lei non
cambiava poi molto se Stefan ed Elena non andavano d’accordo,
mentre per Lilian cambiava tutto.
E non si trattava solo della debolezza o del sentirsi confusi, ma si
trattava anche di tutto in modo che aveva costruito negli anni di
guardare all’amore e alla felicità, basandosi
sulla perfezione apparente del rapporto tra i suoi.
Se quella perfezione veniva a cadere, se Stefan ed Elena mostravano
chiaramente tutte le crepe del loro rapporto, cosa di cui i suoi zii
non avevano mai fatto parola alimentando le illusioni della
figlia, allora non c’era da stupirsi se poi Lilian scoppiava
così come stava facendo.
“Come fate a non rendervene conto? Come fate a non rendervi
conto del fatto che vi state comportando soltanto da
egoisti…entrambi, senza distinzioni!” -
cominciò Lilian, con i suoi occhi verdi che saettavano da
Stefan ad Elena.
“Io…non capisco!”- fece Elena.
“Non capisci? Allora vedrò di spiegartelo
più chiaramente! Anzi…spiegherò a
tutti quello che sta succedendo!” - fece Lilian guardandosi
intorno e stringendo i pugni - “Avete presente quando Nicole,
prima alla riunione, ha parlato del fatto che all’improvviso
si è sentita debole e non è più
riuscita a fronteggiare Astaroth? Beh….a me è
successo lo stesso quando ero in missione: all’improvviso mi
sono sentita debole e sono caduta in una voragine! Se non fossi stata
quello che sono sarei morta! Ed è tutta colpa
vostra!” - aggiunse, puntando il dito contro Stefan ed Elena
- “Da quando voi siete arrivati qui non avete fatto altro che
lamentarvi del vostro rapporto, litigare, farvi venire strani complessi
e strani dubbi sul fatto che dovreste stare insieme oppure no,
ma…sapete una cosa? Voi non avete il diritto di farvi venire
dubbi! Più voi dubitate più io sto male e
più Damon e Bonnie dubitano più Nicole sta male
perché mi sa che, tanto impegnati nelle vostre stupide beghe
senza ragione, vi siete dimenticati di una cosa abbastanza importante:
io e Nicole siamo figlie vostre! Anzi….peggio…io
e Nicole SAREMO figlie vostre! Se fossimo sulla stessa linea temporale,
se voi foste davvero già i nostri genitori allora potreste
fare quel che cavolo vi pare della vostra vita e del vostro rapporto e
su di noi non ci sarebbero ripercussioni! Ma voi venite dal passato,
voi dovete ancora averci e questo significa che, se dubitate, se vi
fate venire strane idee, se decidete di non volere più
questo futuro, allora io e Nicole saremmo spacciate, non esisteremmo
e….scusate tanto, ma io non sono disposta a lasciarvi fare i
vostri porci comodi senza intervenire! E’ colpa vostra se io
sono stata male così come è colpa di Damon e
Bonnie se Nicole è stata male! Entrambe potevamo morire e
solo per fortuna non è successo! Ma sapete qual è
la cosa più assurda?” - continuò Lilian
fermandosi solo per emettere un piccolo suono a metà tra un
sospiro e una risata di scherno - “Che Damon adesso ha preso
il posto di mio zio e sembra voler fare un passo avanti verso Bonnie e
verso Nicole mentre voi due invece….oh voi due siete
soltanto due ingrati! Meredith sta guardando lei stessa che muore in un
letto al piano di sopra eppure non si è mai fatta venire
nessun dubbio, non ha mai pensato < Ehi, forse se lascio perdere
Alaric e rinuncio alla famiglia che potrei avere con lui, anche se non
uccidiamo Astaroth, quando lui arriverà nel nostro tempo io
me ne sarò già andata via e mi sarò
rifatta una vita senza rischiare di finire con il petto aperto in due
>! Ma anche se l’avesse pensato..beh…lei
avrebbe avuto tutte le attenuanti del caso, sarebbe stata giustificata!
E, a pensarci adesso, anche Damon e Bonnie sono almeno giustificati dal
fatto che non hanno mai visto i miei zii felici visto in che casini si
trova la loro famiglia, presa di mira da Astaroth e con la zia
prigioniera! Ma voi due…voi due cosa avete di cui
lamentarvi, eh? Siete venuti qui e avete trovato...cosa di
così insopportabile? Una famiglia unita e felice? Una figlia
che vi adora? Un rapporto che rasenta la perfezione? Voi non avete
nessun motivo e nessun diritto di lamentarvi di nulla! Forse crederete
che i vostri problemi adesso sono insormontabili, ma non è
così! Basta parlare, basta capirsi, basta sforzarsi e non
arrendersi! Ma, soprattutto, basta smettere di comporntarsi da bambini
e accettare di affrontare insieme anche le piccole
difficoltà della vostra relazione! In poche
parole….vedete di risolverla, non ve lo ripeterò
ancora!” - detto questo, Lilian si voltò e fece
per avviarsi lungo il corridoio alla sua sinistra, lasciando Stefan ed
Elena a testa bassa ad affrontare lo sguardo interdetto di tutti gli
altri.
Nessuno osava fiatare e, solo di tanto in tanto, qualcuno azzardava ad
un’occhiata nella sua direzione, come se lei potesse
aggiungere qualcosa o smentire ciò che aveva appena detto
Lilian, ma il fatto era proprio questo: Nicole non aveva nessuna
intenzione di smentire proprio un bel niente!
Sua cugina aveva fatto bene ad arrabbiarsi e aveva fatto bene a dire la
sua! Punto!
Owen fece per seguire Lilian, ma Nicole riuscì ad
intercettarlo appena in tempo e a sbarrargli la strana.
“Vado io!” - disse.
In quel momento Lilian non aveva bisogno di nessuno che le parlasse o
che cercasse di capire le sue motivazioni: aveva solo bisogno di
qualcuno che fosse disposto a lasciarla in pace e a capirla senza fare
domande.
Raggiunse sua cugina poco più in là e le mise una
mano su una spalla, fermandola.
“Lilian..” - disse.
Lilian si voltò, con gli occhi lucidi per il nervosismo.
“Lo so, lo so…non avrei dovuto dire tutto
così, ma…Nicole…tutta questa
situazione è assurda e se dobbiamo affrontare i demoni una
volta per tutte allora…non può continuare
così!” - le disse.
Nicole scosse la testa e, istintivamente,
l’abbracciò forte, come quando erano bambine.
“Hai ragione! E se sentivi di doverlo dire, allora sono con
te!” - le sussurrò sinceramente.
Lilian non rispose, ma aumentò per un attimo la stretta
prima di lasciarla andare e regalarle uno dei suoi sorrisi tranquilli.
Stavano per separarsi e tornare ognuna alle sue faccende quando
l’arrivo di suo padre le sorprese con la più
inaspettata delle notizie: Bonnie era corsa nella camera di Meredith
perché, adesso che era in contatto telepatico con Damon e
sua madre, potevano fare l’incantesimo.
“Alzate quella torre di mezzo metro! Per adesso è
troppo in basso e non voglio che i miei ospiti ci sbattano la
testa!” - ordinò Astaroth a due demoni con la voce
carica di sincera indignazione mentre lasciava la sala dove erano in
corso i preparativi e tornava a passi lenti e cadenzati verso il suo
studio.
Entrò nella nuova stanza chiudendosi la porta alle spalle e,
per prima cosa, si lasciò cadere sulla sua elegante
poltrona, dura e ruvida: esattamente come lui preferiva ogni suo pezzo
d’arredamento.
Riprese i suoi libri e le sue pergamene e si rituffò negli
stessi studi che stava portando avanti già da prima che
decidesse di fare un breve stop per concedersi un po’ di
svago torturando la strega.
Quella dopotutto era stata una giornata lunga e carica di avvenimenti
e, adesso che era arrivata la tranquillità della notte,
Astaroth poteva finalmente dedicarsi a se stesso e ai suoi obiettivi.
Non aveva intenzione di attaccare il pensionato e sapeva che Nicole non
sarebbe stata così stupida da attaccare il suo castello.
Erano, quindi, in una situazione di stallo, ma Astaroth stava
cominciando a perdere la sua proverbiale pazienza e non era
più disposto ad aspettare che gli eventi accadessero di
nuovo senza averne il pieno controllo.
Era a Fell’s Church da troppo tempo e quella cittadina era
diventata ormai troppo noiosa ed era anche troppo distrutta per
riuscire a ricavarne altro divertimento.
Oltretutto i demoni delle sue schiere stavano cominciando a diventare
irrequieti e scontenti a causa della scarsità di
umani da uccidere, quindi bisognava portare il suo continuo scontro con
Nicole al livello successivo, l’ultimo livello prima della
fine di uno dei due.
Aveva bisogno di informazioni.
Contare solo sulle sue supposizioni non aveva portato ad altro che a
sottovalutare i suoi nemici e ad un’effrazione in casa sua,
quindi adesso per agire voleva delle certezze.
Sin da quando l’aveva catturata aveva provato
ogni mezzo per estorcere alla strega tutte le informazioni
possibili, ma avere nelle sue segrete il vampiro adesso poteva
effettivamente portare a qualche risultato concreto più in
fretta.
Era risaputo che, a parte l’ostinazione, i vampiri non
avevano altri mezzi per resistere a certi
“interrogatori”, mentre le streghe, per quanto
deboli, avevano sempre la loro magia a difenderle.
Strana cosa la magia!
In molti la ritenevano solo una marcia in più per le
streghe, ma Astaroth poteva dire per esperienza che non erano le
streghe a gestire la magia, ma il contrario!
La magia era quasi un essere vivo e senziente ed era difficile da
abbattere, soprattutto quando si attivava in difesa della strega che la
ospitava.
Aver catturato il vampiro, quindi, era stato un vero colpo di fortuna!
Durante gli infiniti anni della sua esistenza, Astaroth era diventato
un maestro nell’arte della persuasione.
Era un’arte difficile che richiedeva studio e dedizione oltre
che una naturale predisposizione alla manipolazione.
Per sua somma fotuna, Astaroth aveva ogni requisito necessario e aveva
anche una memoria di ferro, memoria che gli aveva permesso di
apprendere e registrare correttamente ogni progresso fatto nel corso
degli anni nel campo delle tecniche di interrogatorio.
Ce n’erano infinite, ma a lui piaceva raggrupparle in tre
grandi categorie: fisiche, emotive e psichiche.
Le tecniche fisiche avevano alla loro base sempre le torture e le
minacce di morte al soggetto dal quale si volevano delle informazioni,
ma non erano molto efficaci tranne che con i soggetti relativamente
deboli e non immortali.
Astaroth le aveva comunque provate con la strega e non avevano
funzionato, quindi non sperava che funzionassero con il vampiro.
Le tecniche emotive erano un tantino più efficaci in quanto
si trattava di torure e minacce non al soggetto stesso, ma alle persone
a lui più care.
Quando si aveva a che fare con qualcuno di molto sensibile erano
ottime, ma dato che il vampiro già sapeva che il suo fine
ultimo sarebbe sempre stato quello di uccidere Nicole, allora si
rendeva conto che cercare di fare leva sui sentimenti sarebbe stata
solo una perdita di tempo.
Infine c’erano le sue preferite: le tecniche psichiche.
Era efficaci, dolorose sia fisicamente che emotivamente, divertenti per
lui e molto, molto subdole.
In una sola parola: perfette!
Schioccò le dita e subito gli si materializzò
davanti un demone dall’aspetto molto giovane che gli rivolse
un piccolo inchino rispettoso.
“Portatemi il vampiro!” - ordinò
Astaroth mentre il demone tornava a sparire e un sorriso gli si
dipingeva sul volto.
NOTE:
Ciao a tutti!*_*
Come vanno le cose? A me è venuto un pò di mal di
gola, ma per il resto è tutto ok! Sono contenta:
chissà...forse sarà per i deliziosi dolcetti al
miele e ai pistacchi che mi ha portato ieri mio
padre...mmm...probabile! XDXDXDXDX
Allora...in questo capitolo succedono un pò di cose e spero
che vi sia piaciuto!°°
C'è prima una specie di lite tra Stefan ed Elena e poi
c'è Lilian che arriva e che gliene di ce quattro!XD Cosa ne
avete pensato? Ha ragione? Ha torto?
Poi c'è Astaroth che...ehmmm...vuole "interrogare" Damon
adesso! E dobbiamo ricordare che per il momento il nostro cattivo crede
che Damon sia l'altro Damon! Si accorgerà dello scambio
durante l'interrogatorio? E se si...cosa farà?
In fine c'è stata la scena Donnie a distanza che vi avevo
promesso!*_*
Come vi è sembrata?
Vi dico già da adesso che la connessione
continuerà anche nel prossimo capitolo e che, finalmente, la
vedremo anche dal punto divista di Damon: giusto per sapere cosa ne
pensa!XDXDXDXD
E...altra domanda...riusciranno a salvare l'altra Meredith? Io lo so,
ma non ve
lo dico!ahahahah
Come sempre ringrazio tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo
scorso capitolo e...stavo guardando adesso di nuovo l'immane lunghezza
di questo capitolo, quindi volevo chiedervi....Nel caso in cui la
lunghezza del capitolo o in generale della storia vi cominciasse a
stancare fatemelo sapere, ok? Non vorrei mai stare qui a rompervi le
scatole più del dovuto!XDXDXDXD
Per quanto riguarda le foto....
Questa settimana, dato che vi avevo detto che per prime avrei postate
le 3 "famiglie" di questa storia, ovviamente vi metto qui sotto le foto
dell'altra famiglia Salvatore che, tra l'altro, è stata un
pò la protagonista di questo capitolo: Stefan, Elena e
Lilian!*_*
Vi dirò......Elena l'ho sempre vista così come la
posto qui sotto e Lilian non vi lascio il nome della ragazza
perchè francamente non so chi sia!XDXDXDX Ho trovato per
caso questa foto e ho pensato che fosse la perfetta Lilian, ma non
c'era un nome e mi sa che non è neppure un'attrice o una
modella, ma semplicemente una ragazza qualsiasi di chissà
dove, ma che incarna perfettamente questo mio personaggio.
Stefan invece.....beh...la questione della sua foto è un
pò uguale a quella delle foto di Damon e Bonnie
cioè...per me non esiste nessuno che incarni davvero Stefan
così come me lo immagino, ma questo attore con gli occhi
verdissimi che si ritrova ne dà vagamente
l'idea!°°
Adesso passiamo davvero alle foto...
Stefan - Adam Gregory
Elena - Sara
Paxton
Lilian - ...
Ed
ecco qui anche loro!
Cosa ne pensate? Voi come li immaginate?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il
capitolo e nuove foto...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 21 *** Salvare il salvabile ***
Salvare
il salvabile
La
connessione telepatica era diversa dalla
semplice lettura del pensiero, era più intensa e
più profonda.
Damon la odiava.
L’aveva sempre odiata perché lo rendeva troppo
vulnerabile, lo esponeva a pieno senza che lui avesse scelta.
Poteva rifiutarsi di fare quattro chiacchiere, ma una volta connesso
telepaticamente ad un’altra persona allora non
c’era nulla che lui poteva fare per impedire che appunto
l’altra persona leggesse le sue emozioni, vedesse i suoi
sentimenti, capisse le sue motivazioni.
Per lui, che non si era mai sentito in dovere di dire a nessuno
perché si comportava in un certo modo, sentirsi capito era
strano, quasi ai limiti dell’assurdo per l’ondata
di calore che la comprensione degli altri nei suoi confronti gli
generava.
Il che non aveva senso visto che si era sempre detto che non gli
interessava ciò che gli altri pensavano, giusto?
Ma, ultimamente, stavano cambiando troppe così, erano in
corso così tanti cambiamenti sia dentro che fuori la sua
persona che non poteva almeno non concedere il beneficio del dubbio a
se stesso e a quelle che aveva sempre creduto le sue convinzioni che
adesso stavano mutando in qualcosa di completamente diverso
lasciandolo, sì, un tantino spaesato.
Infondo era vero che Nicole aveva ragione quando gli diceva che era un
abitudinario, ancorato alla stessa mentalità da secoli e
aveva ragione quando lo guardava e pensava che fosse un codardo per il
suo essere tanto refrattario al cambiamento.
Oddio…forse codardo era una parola un po’ forte,
ma il fatto che si era sempre fatto piacere uno ed un solo metodo di
ragionamento, uno ed un solo modo di sentire e provare emozioni, sempre
le stesse e sempre per le stesse persone, senza mai darsi una misera
chance per scoprire qualcosa di
diverso…beh…quello doveva ammettere che
corrispondeva alla verità.
L’altra Bonnie lo conosceva, l’altra Bonnie sapeva
perfettamente che chiedergli di connettersi con Bonnie gli avrebbe di
sicuro provocato qualcosa, smosso qualcosa nel profondo, lo sapeva e
forse era proprio quello che desiderava e le era bastato afferrargli le
mani e guardarlo con quegli occhi marroni ed enormi per farlo cedere.
Gli occhi di Bonnie avevano sempre avuto un effetto quasi devastante su
di lui, lo avevano sempre spinto a fare qualcosa che non avrebbe mai
fatto altrimenti.
La connessione telepatica faceva parte di quel qualcosa a cui lui non
si sarebbe mai sottoposto se quegli occhi non glielo avessero chiesto.
Perché?
Perché tutti quei vampiri che credevano che una connessione
di quel genere fosse solo mentale erano degli stupidissimi idioti che
non avevano capito nulla della vita!
La connessione telepatica andava oltre il
“telepatico”, andava oltre la mente.
La connessione telepatica metteva in comunicazione l’essenza
stessa delle due persone coinvolte.
Non era solo uno scambio reciproco di pensieri e informazioni, ma era
una scambio anche di sensazioni, di emozioni: Damon poteva giurare di
aver avvertito sulla sua stessa pelle il brivido di terrore che aveva
attraversato la pelle di Bonnie non appena era riuscita a captare
quell’immagine maledetta dell’altra Bonnie che
veniva fustigata tanto ignobilmente.
Come lo faceva sentire tutto questo?
Damon non lo sapeva o almeno non lo sapeva esprimere a parole.
Sentiva solo un forte…sovraccarico.
C’erano i pensieri frenetici di Bonnie che si accavallavano
con i suoi, c’erano le risposte di Bonnie alle sue
sensazioni, c’erano le emozioni di Bonnie, c’era la
comprensione di Bonnie, c’era la voce di Bonnie e
c’era….c’era quel sentimento specifico a
cui Damon raramente si concedeva di pensare quando guardava la
streghetta, un sentimento che aveva sempre saputo che esisteva, ma che
reputava troppo alto
per lui, troppo semplice e puro: l’amore di Bonnie,
quell’amore che lei gli aveva pienamente concesso di
assaporare solo per pochi istanti e solo pochi minuti prima, forse come
compenso al fatto che lui stesso, per un attimo, si era lasciato
completamente andare, avvolgere dalla calda e rassicurante comprensione
di lei.
Comunque sia, da qualsiasi lato la guardasse, la connessione telepatica
aveva fatto si che ci fosse solo Bonnie, solo e sempre Bonnie con,
fuori, intorno e dentro di lui.
Damon si sentiva in sovraccarico, in sovraccarico di Bonnie.
Mai avrebbe pensato che un esserino tanto minuto potesse rivelarsi una
forza tanto annichilente, tanto totalizzante una volta che ti stringeva
a se, anche soltanto metaforicamente parlando.
E il fatto, infondo, era proprio questo: Damon nella sua lunga
esistenza aveva tenuto tra le braccia centinaia e centinaia di ragazze,
ma mai nessuna aveva davvero stretto lui non aspettandosi niente in
cambio.
Elena quando lo abbracciava poi gli strusciava sempre la guancia
delicata contro la giacca, come ad esortarlo a stringerla a sua volta,
ad esserle riconoscente per quel gesto tanto da ricambiarla.
Bonnie, invece, lo stava tenendo stretto, lo stava cullando,
avvolgendolo con la sua tranquillità, la sua purezza e la
sua tenerezza e da parte sua non arrivavano segnali di nessun tipo,
niente che volesse obbligarlo ad allungare le sue mani verso di lei - o
meglio i suoi pensieri - e stringerla forte.
Non c’erano aspettative in Bonnie e non perché
credesse di non meritarsi di più da lui - perché
Bonnie aveva sempre saputo che, nonostante i suoi sentimenti, era vero
quando le dicevano che poteva aspirare ad avere di meglio - ma
semplicemente perché non voleva forzare la mano, non voleva
obbligarlo a fare qualcosa che non gli andava.
La streghetta voleva solo che lui rimanesse fedele ai suoi pensieri e
ai suoi sentimenti senza sentirsi in debito con lei o addirittura in
obbligo di fare qualcosa e per questo, mai come in quel preciso
istante, Damon avvertì che i suoi pensieri volevano tendersi
verso di lei, i suoi sentimenti volevano avvolgerla e ricambiare, ma
ricambiare non perché era giusto per lei, ma semplicemente
perché era giusto per lui: perché era
ciò che più desiderava.
- Bonnie…
- pensò e, chiudendo gli occhi, poteva immaginarla mentre
saliva le scale di fretta e goffamente per arrivare alla camera
dell’altra Meredith per poi restare totalmente pietrificata
davanti alla vista orribile che le si presentava davanti.
Damon avvertì distintamente il dolore di Bonnie e
capì che, prima di allora, lei non aveva mai messo piede in
quella stanza.
Agì d’istinto: strinse più forte le
mani dell’altra Bonnie e cercò di aprirsi il
più possibile, di smorzare la freddezza del suo cuore morto
per poter generare il calore necessario a rassicurarla.
- Oh Damon….-
fece Bonnie.
- Avanti, streghetta!
Contiamo su di te! Puoi farlo! - ribadì
nuovamente Damon mentre avvertiva il canale di puro potere, che
l’altra Bonnie aveva aperto in modo che scorresse, attraverso
lui, dritto verso Bonnie, che si surriscaldava con
l’aumentare della freneticità della magia che
passava da un capo all’altro irradiando speranza, la
speranza di riuscire almeno quella singola volta a dare scacco ad
Astaroth.
Damon non si era mai soffermato realmente a soppesare per bene il
potere delle streghe o la loro aura.
Aveva sempre creduto che il potere era potere. Punto. Che ne esisteva
un tipo solo che poi veniva usato in modi diversi.
Solo in quel momento si rese conto che aveva sempre sbagliato a
pensarla così, che quella sua ennesima certezza si stava
rivelando solo una bella favola che si era raccontato, una delle tante.
Perché la realtà era ben diversa: esistevano vari
tipi di potere che definivano davvero ciò che eri.
Il potere che scorreva nei vampiri come lui era oscuro, pesante e
viscoso: ogni volta che Damon provava ad immaginarlo, lo vedeva come
una sorta di melma nera che colava giù lentamente attraverso
le loro vene secche di sangue.
Il potere delle streghe, invece, e adesso lo vedeva, era pura luce e
puro calore: sembrava un’esplosione perpetua e meravigliosa,
sembrava una stella.
Con un potere del genere l’unica cosa che davvero si poteva
fare era fare del bene, aiutare gli altri come lui, con il suo potere
nero, non avrebbe mai potuto fare.
Bonnie era fortunata….lo era sempre stata.
- Tu sei nata per
questo, Bonnie! Sei nata per aiutare gli altri, per salvarli! Sei nata
per essere una stella, per essere amata e per amare! - le
sussurrò nella mente talmente piano che, se lei non fosse
stata in ascolto, probabilmente neppure con la connessione telepatica
sarebbe riuscita a sentirlo, ma lei lo aveva ascoltato,
perché lei lo ascoltava sempre.
- Grazie….
- gli disse.
Stefan ascoltò dalla voce dell’altro Damon
ciò che Bonnie stava facendo con l’aiuto di suo
fratello e l’altra Bonnie con un misto di speranza e
confusione: due sensazioni che non c’entravano praticamente
nulla l’una con l’altra e che, per questo, gli
stavano causando un gran mal di testa, nonostante i vampiri non
potessero averlo il mal di testa.
La speranza era per l’altra Meredith e per la voglia di
vederla presto in piedi, guarita e più combattiva che mai.
La confusione era dovuta a se stesso, alla lite con Elena e alle parole
di Lilian.
Mentre seguiva gli altri su per le scale per arrivare nella camera
dell’altra Meredith, Stefan riusciva a pensare solo a quanto
si fosse sentito insignificante di fronte alla furia di Lilian.
Fino a quel momento, infatti, aveva dato credito ai suoi dubbi senza
battere ciglio, si era lasciato trasportare, forse, dal rancore che
provava per Elena e di cui non si era mai voluto rendere conto
pienamente e aveva lasciato la ragione da parte, impuntandosi e
rischiando di mandare all’aria tutto.
Lilian aveva ragione a dire che si stava arrendendo, comportandosi da
egoista, ma il fatto era che Stefan si era tenuto dentro tutta quella
rabbia, che il comportamento di Elena con lui e Damon gli scatenava
dentro, per troppo tempo e adesso che sembrava aver trovato una valvola
di sfogo lui voleva solo lasciarla scorrere fuori, allontanarla da lui
per sempre e riprendere in mano le redini della sua vita.
Certo, però, non pensare a Lilian e a ciò che
avrebbe comportato su di lei il suo atteggiamento non era un fatto
giustificabile in alcun modo e se ne rammaricava.
L’ultima cosa che voleva era farle del male perché
Stefan sentiva e aveva sempre sentito che Lilian gli apparteneva, che
era sangue del suo sangue, che davvero era sua figlia e il fatto di
averla delusa, forse più lui che Elena, gli faceva male.
Aveva la sensazione che tutto gli stesse sfuggendo di mano ed era
strano perché, per secoli interi, lui era stato il fratello
buono, il fratello posato e tranquillo, quello che sapeva sempre cosa
era giusto fare e che aveva sempre il pieno controllo della situazione.
In quel momento, invece, si sentiva l’esatto opposto di
ciò che era sempre stato e non riusciva a decidere se fosse
un bene o fosse un male.
Forse a volte era giusto lasciarsi andare agli istinti e non essere
sempre così dannatamente razionali.
O forse non avrebbe neanche dovuto farlo un ragionamento del genere
perché per l’istintività lui non vi era
portato affatto e gli ultimi sviluppi e risultati delle sue azioni
sembravano dare credito a questa seconda ipotesi
Aveva fatto del male a Lilian e non riusciva a perdonarselo.
Ma non riusciva neppure ad riavvicinarsi ad Elena e a fare come se
nulla fosse successo o come se non si fosse rotto nutta tra di loro
perché non era così.
Avrebbe voluto affiancare Lilian, chiederle scusa e domandarle cosa
doveva fare, cosa era giusto che facesse, ma non lo fece
parchè già sapeva cosa gli avrebbe risposto la
ragazza.
Lei voleva che lui ed Elena trovassero un compromesso, che crescessero
e maturassero, lasciandosi i brutti ricordi alle spalle e
concentrandosi solo sul loro futuro e Stefan voleva, voleva davvero
fare tutto ciò che Lilian desiderava per lui e per Elena, ma
non riusciva ancora a pensare ad Elena senza sentirsi bloccato.
Appena poco tempo prima pensava alla sua fidanzata e sentiva solo
un’immensa voglia di stringerla a se. Adesso, invece, non
riusciva neppure lui a capire cosa provava quando pensava a lei.
Sentiva solo un grande muro, un muro fatto di tutti i dubbi e i rancori
che aveva accumulato nel tempo e dietri i quali adesso aveva preso a
nascondersi, per farsi scudo dalla paura che Elena potesse, in qualche
modo, infliggergli ulteriore dolore.
Non aveva mai avuta così chiara come in quei giorni la
portata dell’umiliazione a cui Elena lo aveva sottoposto con
l’atteggiamento ambiguo che, per anni ormai, aveva continuato
a tenere con lui e con il suo stesso fratello senza mai battere ciglio
e, di fronte a tutta la forza e all’imponenza con lui la
sentiva premere su di se, il suo cervello non pensava ad altro che a
proteggersi, ma con le parole di Lilian ancora vivide adesso capiva che
stare sulla difensiva era l’atto più codardo che
si potesse compiere in una situazione del genere.
Se lui ed Elena davvero volevano fare dei passi avanti, davvero
volevano essere una coppia unita, allora non bastava che Elena
scegliesse lui e si concentrasse solo su di lui, ma bisognava anche
lavorare insieme su quel muro che Stefan aveva eretto per riuscire a
difendersi.
Era questo che Lilian intendeva quando diceva che dovevano crescere?
Stefan non era più sicuro di nulla ormai, ma quella gli
sembrava la cosa più simile a “fare un passo
avanti” che lui ed Elena potessero permettersi in quel
momento.
Dovevano lavorare sulla loro relazione, lavorare parecchio, lavorare
fino a che lui non si fosse di nuovo sentito completamente al sicuro
con lei.
Stefan non poteva non pensare che tutto ciò che li aspettava
era dovuto ad Elena, che la colpa era di Elena, ma se amava lei e amava
Lilian allora doveva rimboccarsi le maniche e mettersi
all’opera su se stesso.
E lui amava Lilian così come, suo malgrado, amava davvero
Elena.
Pensare di dimenticarsi di lei era stato infantile e stupido e non
aveva portato ad altro che alla sofferenza di Lilian perché,
infondo, Stefan sapeva che dimenticare Elena era una cosa
pressochè impossibile da fare per lui.
Quindi, adesso che aveva capito questo, l’unica altra via che
gli restava era mettersi tenacemente a lavorare sodo per risolvere ogni
problema.
Cancellare per sempre Elena avrebbe reso le cose più
semplici, ma dato che non era fattibile allora doveva sforzarsi per
rendere semplice tutto ciò che di complicato esisteva tra di
loro, sperando che quella fosse la strada giusta anche e soprattutto
per il bene di Lilian.
Con questi pensieri raggiunse la camera dell’altra Meredith,
camera che non era mai stata tanto affollata come in quel momento.
Erano tutti lì, in silenzio, a fissare la donna morente nel
letto e la ragazza spaventata che le stava di fronte.
Stefan, istintivamente, si portò di fianco a Bonnie e
osservò attentamente i suoi occhi: erano rossi e lucidi per
le lacrime che si sforzava di trattenere, ma in profondità
Stefan riuscire a distinguere una scintilla nuova di pura
determinazione e fiducia in se stessa.
Solo in quel momento si accorse anche del cambiamento in atto
nell’aura di Bonnie e rimase colpito dalla forza e dalla
potenza che adesso sprigionava.
Stefan poteva quasi toccarla quell’aura tanto la vedeva
distinta, luminosa e palpabile davanti a se.
“Cosa sta succedendo esattamente?” - chiese.
“Mia moglie le sta trasferendo potere tramite la connessione
telepatica che Damon ha aperto con lei!” - gli
spiegò sommessamente l’altro Damon, quasi avesse
paura di interrompere il profondo silenzio carico di aspettativa che si
era creato in quella stanza.
Stefan guardò appena l’altro Damon con gli occhi
di chi non riusciva a credere alle sue orecchie, ma quando
l’altro Damon annuì sorridendo, Stefan
riportò i suoi occhi su Bonnie e le mise una mano su una
spalla stringendo appena, cercando di trasmetterle sostegno totale.
Ciò che lo aveva colpito delle parole dell’altro
Damon e che gli aveva lasciato un po’ di preoccupazione per
Bonnie non era il fatto che l’altra Bonnie le stesse
infondendo il suo potere, ma che Damon fosse in connessione telepatica
con lei.
Stefan conosceva bene la connessione telepatica e sapeva cosa ne
pensava a riguardo suo fratello e non si era mai neppure sentito in
dovere di dargli torto perché lo capiva: persino lui, che si
sforzava sempre di essere il più cristallino possibile
nell’espressione dei suoi sentimenti, era un po’
refrattario nei confronti della connessione telepatica.
Aveva accettato di metterla in atto solamante rare volte nella sua
lunga vita, le più delle quali con Elena, ed era stata
sempre un’esperienza bella, sì, ma quasi
devastante.
Lasciare che un’altra persona ti veda completamente, senza
maschere o atteggiamenti artefatti, lasciare che ogni emozione che tu
abbia mai provato confluisca nell’altro senza che tu ne abbia
il minimo controllo….beh…quella era
un’esperienza non da tutti.
Se poi si aggiungeva il fatto che tu stesso venivi travolto da delle
emozioni e da dei pensieri non tuoi, che potevano piacerti o meno, ma
che dovevi accettare così com‘erano, allora la
cosa diventava quasi impossibile per chi non vi era preparato.
Stefan non dubitava su come Bonnie stesse reagendo alla cosa, ma non
riusciva davvero ad immaginare come stesse reagendo Damon.
Lo aveva fatto solo perché era l’unica cosa da
fare e non aveva avuto altra scelta?
Lo aveva fatto perché voleva farlo?
E come stava gestendo l’ondata di sentimenti di Bonnie che lo
stava raggiungendo?
E i suoi sentimenti? Steva lasciando davvero che Bonnie li conoscesse?
A quel punto, dopo tutto ciò che suo fratello aveva fatto
nelle ultime ore, non riusciva nemmeno più lui a dare una
risposta a quelle domande.
Certo, se le cose si fossero evolute per il meglio tra Bonnie e Damon
ne sarebbe stato felice, a patto che Damon prendesse la cosa davvero
sul serio.
Ma se non fosse stato così?
Se, una volta chiusa la connessione, Damon si fosse di nuovo rinchiuso
nella sua fortezza della solitudine lasciando Bonnie in preda al dolore?
Qualcosa gli diceva che quella, che una volta sarebbe stata
l’evoluzione più probabile della connessione
telepatica tra Damon e Bonnie, adesso aveva perso di
veridicità e di possibilità che potesse avverarsi
sul serio, ma il dubbio restava sempre, conoscendo Damon.
A quel punto Stefan poteva solo stare accanto a Bonnie, qualsiasi cosa
fosse successa dopo, e magari programmare di prendere a calci suo
fratello se si fosse comportato da cretino.
La realtà era che quel viaggio nel futuro stava cambiando
ognuno di loro. Se in bene o in male era ancora presto per deciderlo,
ma il cambiamento stava avvenendo in tutti e ormai non lo si poteva
più negare.
Pensare a Meredith come a quella debole ed in difficoltà era
un’opzione che non aveva mai preso in considerazione sul
serio. Per questo, sin da quando era venuta a conoscenza delle
condizioni in cui stazionava l’altra Meredith, Bonnie aveva
deciso di dare una mano in ogni modo possibile, ma non si era mai
avvicinata a quella stanza.
Se il solo pensiero della sua temeraria amica che stava male le faceva
uno strano effetto, vederla in fin di vita con i suoi occhi
l’aveva totalmente immobilizzata.
L’altro Damon era sparito per correre ad avvisare gli altri
di ciò che stava per succedere e Damon, tramite la loro
connessione, non faceva che incoraggiarla, ma Bonnie aveva avuto
bisogno di tutto il tempo che era stata in grado di ritagliarsi per se
per abituarsi alla vista dell’altra Meredith.
Voleva aiutarla, questo era indubbio.
E se voleva già farlo prima, adesso che ce l’aveva
davanti agli occhi con quel suo orribile squarcio nero nel petto non
poteva che volerlo ancora più intensamente.
Ma più cresceva la voglia di salvare l’altra
Meredith, più cresceva la paura di non riuscire a farcela.
In che modo l’avrebbe guidata l’altra Bonnie?
Avrebbe suggerito a Damon come fare in modo che poi lui lo riferisse a
lei?
Non riusciva ad immaginare un’altra soluzione visto come
stavano le cose, ma quasi sicuramente si stava sbagliando.
Insomma…Bonnie non si sentiva molto lucida in quel momento
e, tranne la vivida e quasi tangibile sensazione di luce e forza che le
dava il potere dell’altra Bonnie che continuava a fluire in
lei, non riusciva a vedere con chiarezza nient’altro tanto
che l’arrivo degli altri in quella stessa stanza le
passò quasi inosservato: non fosse stato per la mano di
Stefan che le si era appoggiata su una spalla, probabilmente Bonnie
avrebbe continuato a pensare di essere ancora sola lì dentro.
“Cosa…cosa farai esattamente, Bonnie?” -
le chiese Meredith facendo un solo passo verso di lei.
Bonnie non si voltò a guardarla né le rispose.
Dopotutto, cosa poteva risponderle se nemmeno lei aveva la
più vaga idea di ciò che sarebbe successo di
lì a qualche istante?
- Bonnie…
- la voce di Damon tornò ancora - L’altra Bonnie dice di
spostarti alla destra dell’altra Meredith, portare le mani al
di sopra della ferita, ma senza toccarla e chiudere gli occhi!
- la istruì e Bonnie non poteva essergli più
grata perché davvero adesso, con tutti gli occhi puntati su
di se, stava cominciando a sentire la pressione del momento.
Poggiò una sua mano su quella che Stefan le teneva su una
spalla e gli sorrise, indicandogli che doveva toglierla
affinché lei potesse muoversi.
Stefan ricambiò il sorriso e fece un passo indietro in modo
da darle spazio.
Bonnie allora fece ciò che Damon le aveva suggerito:
andò alla destra dell’altra Meredith, stese le
mani davanti a se in modo da tenerle perpendicolari alla ferita e, solo
dopo un bel sospiro, chiuse gli occhi.
Ad occhi chiusi si aspettava di vedere ciò che vedeva sempre
cioè tutto nero o magari qualche macchia di colore qua a
là, come era naturale e normale che fosse, ma in quella
situazione, nella loro
situazione, non c’era nulla di normale e quindi le parve
anche un po’ stupido il fatto che si fosse sorpresa tanto di
non aver visto né il nero né le macchie di colore
che credeva di vedere.
Quando Bonnie chiuse gli occhi ci fu un’esplosione di luce
bianca dietro le sue palpebre, le orecchie le diventarono completamente
insensibili ad ogni suono o rumore che proveniva dall’esterno
di se stessa e poi vide di nuovo la stanza dell’altra
Meredith, ma questa volta era diversa.
Sapeva che i suoi occhi erano ancora chiusi e che tutto ciò
stava avvenendo solo nella sua mente, come se questa si fosse
distaccata dal suo corpo, ma Bonnie non potè fare
a meno di guardarsi intorno.
Su ogni cosa era scesa una spessa patina di grigio che faceva risaltare
ancora di più le uniche cose che conservavano i loro colori,
cioè lei e l’altra Meredith.
- Che sta succedendo,
Damon? - pensò.
In un primo momento non ricevette risposta, poi ci fu
un’altra piccola esplosione di luce e altre due figure
colorate irruppero in quello che Bonnie non sapeva se definire un sogno
da sveglia o una visione.
Una delle due figure l’affiancò, l’altra
si posizionò alla sinistra dell’altra Meredith e
le afferrò le mani.
- Credo che dovresti
chiederlo a lei, streghetta, perché neanch’io ne
ho idea… - le rispose Damon di fianco a lei
indicandole con un cenno del capo colei che le teneva le mani.
Bonnie guardò prima le sue mani intrecciate ad altre
totalmente uguali e poi sollevò gli occhi fino a farli
scontrare con quelli identici dell’altra Bonnie.
Lei le sorrise e Bonnie non seppe più che fare.
Si perse per qualche secondo solo a guardarla e, benchè
l’altro Damon aveva già raccontato a tutti la
storia della trasformazione di sua moglie e di ciò che era
diventata, Bonnie non potè che rimanere colpita nel vederla
praticamente uguale a lei almeno fisicamente perché in
realtà l’altra Bonnie aveva una consapevolezza
nello sguardo che Bonnie non aveva mai scorto in se stessa ogni volta
che si era guardata in uno specchio.
Rimase immobile, quasi in contemplazione per quelli che le sembrarono
interi minuti a chiedersi se era quella la sensazione che avevano
provato tutti gli altri quando si erano ritrovati davanti alle loro
controparti future, cioè una sensazione di timore
reverenziale misto a curiosità, prima di tornare in se
quando l’altra Bonnie abbassò gli occhi su
l’altra Meredith.
- Sei pronta, Bonnie?
- le chiese.
- Per fare cosa?
- rispose Bonnie
- Non potevo
semplicemente darti il mio potere e lasciare tutto nelle tue mani,
perché quel potere tu ancora non lo conosci quindi non sai
ancora come usarlo a pieno! Dovevo essere con te in qualche modo! Non
potevo aprire direttamente io una connessione telepatica con te
perché altrimenti non avrei avuto la concentrazione
necessaria per il trasferimento di potere, quindi ho dovuto chiedere a
Damon di farlo in modo che mentre lui ti aiutava ad avere fiducia in te
stessa io potevo darti tutto il potere di cui hai bisogno per salvare
la mia Meredith. Una volta concluso il trasferimento ho creato questa
sorta di illusione che ci permetterà di lavorare insieme per
guarire Meredith! Damon è ancora qui perché ha
deciso di continuare a tenere ancora aperta la connessione con te e di
aiutarti per quanto gli è possibile, giusto Damon? -
spiegò l’altra Bonnie prima di rivolgersi al
vampiro.
Damon le lanciò appena un’occhiata in risposta e
Bonnie potè sentire la lotta che gli stava imperversando
dentro: da un lato c’era la voglia di negare tutto e
dall’altro c’era la verità che spingeva
per uscire.
Vinse la verità.
- Giusto!
- rispose Damon.
- Quindi adesso che
facciamo? - chiese Bonnie all’altra Bonnie.
- Adesso
ascolta… - fece l’altra Bonnie
indicando alla sua sinistra.
Bonnie aggrottò la fronte perché alla sua
sinistra non c’era nessuno, ma all’improvviso
cominciò a sentire una voce, la voce dell’altro
Damon che le parlava dal mondo vero e si ricordò che quella
in cui stava vivendo era solo un’illusione e che il suo corpo
era ancora al pensionato, accanto al letto dell’altra
Meredith, immobile e ad occhi chiusi.
- Cos’è?
- chiese Bonnie non riuscendo a capire cosa le stesse dicendo
l’altro Damon.
- E’
l’incantesimo! Quando ha capito cosa stava succedendo, cosa
io avevo intenzione di farti fare, ha capito anche cosa doveva fare
lui! Mi conosce abbastanza da riuscire a comprendere ogni mia idea e
ogni mia mossa, quindi…quello che senti è
l’incantesimo! Te lo sta suggerendo! Ascolta,
Bonnie…. - le rispose l’altra Bonnie.
Bonnie annuì e cercò di concentrarsi.
Mano a mano le parole che le giungevano dall’altro Damon
cominciarono a schiarirlesi nella mente e, benchè fossero in
una lingua terrificante e a lei sconosciuta, Bonnie ebbe come la
sensazione di riconoscerle, di capirle e di riuscire tranquillamente a
memorizzarle.
- E adesso?
- chiese.
- Adesso devi seguire
me, io ti farò da giuda! Devi capire che tutto quello che
vedi adesso è solo un’illusione, non è
reale, ma mi serve affinchè tu possa vedermi concretamente e
io possa aiutarti con maggiore facilità perché
avrai l’impressione che l’incantesimo lo stiamo
facendo in due, quando in realtà sarai tu solo a farlo! -
rispose l’altra Bonnie.
- Soltanto io?
- chiese Bonnie confusa.
- Si! Per compiere
l’incantesimo e salvare Meredith non basta immaginare lei e
la sua ferita per riuscire nell’impresa altrimenti
l’avrei già guarita da un pezzo! Questa che vedi
non è la vera Meredith, ma solo un’altra
illusione! La vera Meredith è con te in quella stanza del
pensionato ed io lì non ci sono e senza di me non
c’era nemmeno il mio potere! Quindi ho dovuto trasferire in
te il potere necessario! Adesso io ti dirò cosa fare, ti
dirò quali sensazioni provare e, mentre a te
sembrerà che io sia con te a fare l’incantesimo,
nella vita vera, in quella stanza del pensionato dove sono tutti gli
altri, ci sarai solo tu ad occhi chiusi che usi la mia magia!
- spiegò l’altra Bonnie.
Beh…aveva senso!
Se l’altra Bonnie avresse potuto agire a distanza
l’avrebbe fatto, ma dato che ciò non era possibile
adesso doveva aiutare lei.
Bonnie si ritrovò piena di gratitudine per l’altra
e stessa e per l’illusione che avevo creato: così
almeno poteva credere stupidamente che lei fosse lì
unicamente come supporto e che fosse l’altra Bonnie a fare
tutto il lavoro, nonostante sapesse che non era così.
Il fatto era che non si sentiva ancora pronta per la magia e,
nonostante le piacesse la sensazione di tutto quel potere che le
scorreva dentro, non riusciva ancora ad immaginare lei stessa che
imparava ad usarlo e a conviverci.
Bonnie annuì, ad indicare che aveva capito tutto e che le
stava bene…più o meno.
In realtà sentiva una forte ansia per ciò che
stava per fare, ma era decisa ad andare fino in fondo: arrivata a quel
punto non poteva tirarsi indietro.
Inaspettatamente Damon fece un passo indietro, le arrivò
alle spalle e le mise le mani all’altezza delle clavicole,
restando in silenzio, ma trasmettendole tutto l’appoggio e il
coraggio che le mancava.
Bonnie inspirò profondamente ed espirò.
L’altra Bonnie sciolse la stretta tra le loro mani solo per
poter girare le sue e tendergliele con entrambi i palmi rivolti verso
l’alto.
- Appoggia le tue mani
sulle mie - le suggerì.
Bonnie lo fece e restò a guardarla.
- Meredith è
bloccata in quello che si chiama Sonno Magico! Sono stata io a farlo in
modo da rallentare l’avanzamento della morte, quindi per
prima cosa devi svegliarla! - fece
l’altra Bonnie.
- Come? -
chiese Bonnie.
- Concentrati e lascia
che la magia ti invada completamente tutto il corpo, lasciala scorrere
veloce, a pieno regime e non averne paura: accoglila! Lo so che
può spaventare vista la portata della sua forza e irruenza,
ma devi lasciarla fare! - le rispose l’altra
Bonnie.
Bonnie la sentiva.
Sentiva la magia che le scalpitava furiosa nel petto, che si
risvegliava in ogni cellula del suo corpo e che spingeva e correva: le
sembrava quasi di avere una serie infinita di cavalli imbizzarriti che
le scuotevano le vene.
Ne ebbe paura, come sempre, ma questa volta cercò di lasciar
perdere il suo timore e di diffondere dentro di se la sicurezza che le
dava la presa di Damon sulle sue spalle.
Andò meglio.
- Bene! Adesso cerca di
assumere il controllo della situazione e cerca di spingere tutto il
potere verso le tue mani e poi all’esterno, come se volessi
farlo cadere sui miei palmi! In questo modo raggiungerà
direttamente Meredith! - spiegò
l’altra Bonnie.
Bonnie inspirò ed espirò ancora una volta e, non
appena Damon aumentò leggermente la stretta delle sue mani,
interpretò quel gesto come una sorta di segnale di partenza.
Immaginò se stessa che si gettava nella mischia di quei
cavalli impazziti che erano la sua magia e che si metteva
all’inseguimento del primo cavallo della fila. Quando lo
raggiunse si visualizzò mentre gli saltava in groppa e ne
afferrava le redini, dando strattoni e calci fino a che il cavallo non
le si arrese e non cominciò a seguirla, trascinandosi tutti
gli altri dietro.
Fu allora che Bonnie avvertì un forte calore che le si
concentrò nelle mani e poi cominciò a
fuoriuscire, a cadere verso le mani dell’altra Bonnie e poi
verso l’altra Meredith, così come aveva detto
l’altra se stessa.
La magia continuò a riversarsi fuori da lei fino a che
Bonnie non udì un forte “crak” seguito
da un altrettanto forte boato assordante.
Guardò l’altra Meredith e ciò che vide
la confuse non poco: era come se il potere, cadendo, fosse andato ad
intaccare una specie di invisibile bara di vetro dentro la quale si
trovava l’altra Meredith.
Schegge e cocci vari le volarono tutto intorno e Bonnie dovette
faticare per resistere all’impulso di nascondersi da quella
pioggia di vetro.
- Che cos’era?
- chiese.
- Te l’ho
già detto! Meredith era sotto Sonno Magico e adesso tu hai
letteralmente rotto quel mio precedente incantesimo! -
rispose l’altra Bonnie - Adesso
continua a concentrarti e a fare uscire magia dalle tue mani, questa si
riverserà direttamente nella ferita aperta di Meredith e
allora dovrai recitare l’incantesimo! Sei pronta? -
le chiese.
Bonnie guardò l’altra Meredith e la marea di
schegge tutto intorno, pensando che se aveva fatto quello allora poteva
fare anche l’incantesimo necessario a salvare la versione
futura di quell’amica che per lei era come una sorella.
Annuì e si concentrò ancora.
- Puoi farcela!
- le sussurrò Damon all’orecchio.
L’attimo dopo il potere ricominciò a cadere dalle
sue mani verso le mani dell’altra Bonnie e poi su Meredith e
cominciò a sprigionare luce mentre Bonnie pronunciava
incessantemente e con chiarezza le parole dell’incantesimo
che tanto avevano rischiato per riuscire a recuperare.
La luce aumentò e crebbe d’intensità
fino a che Bonnie non vide più nulla e l’illusione
intorno a lei esplose.
Quando riaprì gli occhi il potere che avvertiva fino a
qualche istante prima aveva totalmente abbandonato il suo copro per
tornare, presumibilmente, a quello dell’altra Bonnie e lei si
ritrovava di nuovo al pensionato con tutti gli altri che la guardavano
sbalorditi.
Damon spalancò di nuovo gli occhi di soprassalto e, la prima
cosa che vide, fu il sorriso dell’altra Bonnie e la cella di
Astaroth tornatagli di nuovo a fare da sfondo.
Quell’esplosione di luce era stata destabilizzante e adesso
era talmente confuso che non riusciva a capire neppure se avessero
raggiunto il loro scopo oppure no.
Ricordava tutto dell’illusione: la sorpresa iniziale, il
sincero desiderio di essere d’appoggio a Bonnie, il fascino
che la streghetta aveva esercitato su di lui mentre pronunciava
quell’incantesimo….
Faticava a ricordare qualcosa nella sua lunga vita che avesse valso la
pena di essere vista e vissuta più di quella illusione.
Era stato un semplice spettatore esterno, ma la connessione telepatica
con Bonnie aveva fatto si che lui vivesse letteralmente sulla sua pelle
ogni cosa che aveva vissuto lei, ogni sensazione, ogni paura e ogni
pensiero.
Adesso sapeva un’unica cosa: era giunto il momento di mettere
fine alla connessione, ma non lo voleva affatto.
“Ce l’ha fatta?” - chiese Damon.
- Ce l’ho
fatta? - la voce di Bonnie arrivò a fare da eco
alla sua in quel preciso istante.
L’altra Bonnie sorrise ancora e annuì soddisfatta.
Suo malgrado, Damon sorrise a sua volta. Per un solo e brevissimo
istante, ma sorrise.
- Ce l’hai
fatta, streghetta! - confermò.
- Ma l’altra
Meredith sembra del tutto uguale a prima… -
obiettò Bonnie.
Damon si accigliò.
“La situazione dell’altra Meredith non è
cambiata di una virgola!” - annunciò
all’altra Bonnie.
“Datele tempo!” - gli rispose lei.
- L’altra
Bonnie dice di darle tempo... - pensò a favore
di Bonnie.
- Oh…ok…lo
dico agli altri… - rispose timidamente Bonnie.
Damon sentiva chiaramente che Bonnie voleva dirgli qualche altra cosa,
che - almeno così gli sembrava di capire da ciò
che la streghetta sembrava stesse provando - voleva ringraziarlo ancora
per il suo appoggio.
Oltre a questo, però, c’era
qualco’altro, c’era una sorta di paura che lo
riguardava.
- Damon…
- bastò sentirla pronunciare ancora il suo nome per riuscire
a capire di cosa avesse paura: aveva paura che lui si allontanasse
nuovamente, che chiudesse la connessione e che facesse finta che non
fosse mai avvenuta, che non tornasse più da lei.
I suoi sensi si misero in allerta nel momento in cui sentì
dei passi lontani che si avvicinavano sempre di più.
Guardò l’altra Bonnie e lei gli
restituì lo sguardo, impaurita.
Era di nuovo Astaroth?
Stava tornando con i suoi demoni per torturarla ancora?
- Che sta succedendo,
Damon? - chiese Bonnie che doveva aver percepito il suo
cambiamento improvviso di stato d’animo.
Damon non poteva lasciare che Bonnie fosse presente in qualche modo.
Qualsiasi cosa stesse per succedere, non poteva lasciare che Bonnie
assistesse: doveva chiudere la connessine.
- Non preoccuparti
streghetta…tornerò, te lo prometto!
- le disse e, prima ancora che la potesse sentire riflettere sulle sue
parole, chiuse ogni contatto telepatico che c’era tra loro,
ritrovandosi a sentire all’improvviso un’immensa e
strana solitudine.
Due demoni arrivarono alla loro cella ed entrarono, andandogli incontro.
“Il nostro padrone Astaroth vuole parlare con il
vampiro!” - annunciarono.
“E cosa vuole da me?” - fece Damon.
“Non ci è dato saperlo!” - risposero in
coro i due - “Seguici!” - ordinarono poi.
Damon lanciò un’occhiata all’altra
Bonnie e seguì i sue demoni fuori dalla cella.
Non sapeva cosa stava per succedergli, ma una cosa era certa: doveva
reggere il ruolo dell’altro Damon davanti ad Astaroth e
doveva trovare il modo di tornare al pensionato….aveva fatto
una promessa!
NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!*_*
Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo
scorso capitolo e poi passo a chiedervi: Come state?
Qui nevica e intorno a me sembra che tutti abbiano l'influenza!O_O
Tornando al capitolo...
Avete finalmente letto i pensieri di Damon riguardo alla connessione
telepatica e, oltretutto, ha pure spiegato cos'è una
connessione telepatica per come la intendo io, quindi....cosa ve
n'è parso?
Stiamo facendo passi avanti!U.U
Anche Stefan sembra aver riflettutto un pò e aver deciso di
trovare un modo per sistemare le cose con Elena: secondo voi ha
ragione? Ha fatto un ragionamento sensato?
Io in quel POV ho cercato un pò di spiegare cosa, secondo
me, c'è di sbagliato nel rapporto tra Stefan ed
Elena!°°
Poi...le due Bonnie hanno fatto l'incantesimo per salvare l'altra
Meredith! *_*
Ma...sarà andato bene? L'altra Bonnie dice di si, ma per
saperlo bisognerà aspettare il prossimo capitolo!XDXDXD
Infine sono arrivati i demoni di Astaroth a prelevare Damon e lui ha
chiuso la connessione!
Cosa succederà tra Damon e Astaroth nel prossimo capitolo?
Damon riuscira a mantenere in piedi la commedia oppure Astaroth
capirà tutto?
Nel prossimo capitolo, quindi, i fatti importanti saranno due:
l'incontro tra il nostro vampiro e il nostro demone e l'altra Meredith
e come sono per lei adesso le cose!*_*
Adesso passiamo alle foto.....
Dato che sono terminate la famiglie dovevo trovare un'altra categoria
da mostrarvi stasera quindi ho deciso di mostrarvi i volti di tuuuuutti
i cattivi delle mie storie!XDXDXD
Se ricordate, infatti, vi avevo detto che vi avrei fatto vedere le foto
di tutti i personaggi di questa storia e di quelle vecchie e
già concluse.
Ora...per chi ha letto solo "Forse...il destino..." tutte
le foto,
tranne quella di Astaroth, non avranno alcun senso, mentre per chi ha
letto tutte le mie storie a partire dalla prima della serie "Il
linguaggio delle resa" allora si ricorderà sicuramente di
tutti loro.
E..a proposito della foto di Astaroth.....
Astaroth me lo sono inventato di sana pianta, quindi trovare una sua
foto vera è impossibile! Cioè...non mi sono
rifatta
a nessun mostro che ho visto da qualche parte per crearlo, quindi
all'inzio avevo addirittura pensato di non mettervi la foto, ma poi ho
chiesto ad una mia amica come lo immaginava quando leggeva di lui e mi
ha passato la foto che posto sotto, tratta da Buffy.
Questo qui in un certo senso è simile ad Astaroth, solo che
Astaroth è più brutto!XDXDXD
Quindi immaginate questo qui sotto con una cravatta delle sue,
più alto, più brutto, con un tatuaggio nero che
gli ricopre la testa e una maera di squame marroni che gli ricoprono la
pelle rossa!XDXDXDXD Lo so...è osceno!ahahaha
Ecco qui i cattivi, allora, dal primo all'ultimo...
Da "Il linguaggio della
resa"...
Chen - Andy Lau
Da "Il linguaggio della
resa: Il Labirinto, Il Sigillo e Il grigio
della vita"...
Samia - Kathie Bates
Samuel - Judd Hirsh
Da "Forse...il
destino..."...
Astaroth - ...
Eccoli
qui! I cattivoni!XDXDXD
Adesso che lo guardo meglio pure questo Astaroth che mi ha consigliato
la mia amica è brutto forte!ahahaha
E Samuel? Lo confesso: quell'attore mi piace un sacco e secondo me
è un vecchietto adorabile, ma penso che Samuel per farsi
seguire così da un intero Regno dovesse averlo l'aspetto da
"vecchietto adorabile" no? XDXDXDXD
Cosa ne pensate?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler e, invece, per
il capitolo e nuove foto...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 22 *** Il risveglio ***
Il
risveglio
L’attesa era la parte peggiore.
L’attesa era sempre la parte peggiore.
Sia che si trattasse di un evento lieto, sia che si trattasse di brutte
notizie, stare seduta con le mani in mano ad aspettare era la cosa che
l’aveva sempre infastidita di più.
Meredith aveva sempre avuto un animo pacato, per questo in molti erano
spesso portati a pensare che neppure qualcosa di normalmente
così frustrante come una lunga attesa potesse farle saltare
i nervi.
La verità, però, era un’altra.
La sua facciata algida le permetteva di nasconderlo bene, ma Meredith
si sentiva ribollire dentro quando non poteva concretamente fare nulla
per rendersi utile.
Aveva assistito a tutto l’incantesimo fatto da Bonnie senza
fare domande e senza opporre resistenza nonostante le cose
all’improvviso aveva cominciato a diventare parecchio
spaventose.
Bonnie con gli occhi chiusi che si muoveva a scatti e parlava da sola
non era stato uno spettacolo né bello né
tranquillizzante, ma quando le avevano detto che adesso non restava che
aspettare che l’incantesimo facesse effetto e che
l’altra Meredith si risvegliasse aveva tirato un sospiro di
sollievo e aveva pensato che forse tutto ciò che di
terribile era successo ne era valso la pena.
Lei, Owen e l’altro Alaric avevano dovuto aspettare sei ore
prima che le ferite dell’altra Meredith cominciassero a
rimarginarsi spontaneamente.
Quello era un buon segno perché il veleno demoniaco non era
più in circolo e l’altra Meredith sembrava essere
tornata come nuova, almeno fisicamente.
Ma da quel momento era cominciata la vera agonia.
Di ferite adesso non ce n’erano, ma l’altra
Meredith non accennava a svegliarsi e nel frattempo era calata la notte.
Il pensionato si era fatto silenzioso e, nonostante fossero ancora
tutti in piedi, nessuno aveva più messo piede in quella
stanza da quando Bonnie aveva terminato l’incantesimo.
Forse perché credevano che si trattasse di una questione di
famiglia.
Forse perché credevano che fosse un qualcosa di privato che
lei doveva affrontare da sola.
Meredith non ne era certa, ma si sentiva divisa in due.
Da una parte voleva essere sola nel momento in cui l’altra
Meredith si fosse svegliata in modo da poter essere la prima a parlarle
e da poter avere almeno un momento da sola con lei.
Dall’altra parte voleva che ci fossero gli altri proprio per
evitarle un confronto diretto.
Non che avesse timore di qualcosa, ma adesso che si fermava a pensarci
lei non aveva mai riflettuto seriamente sulle differenze che potevano
esserci tra lei e la sua controparte futura.
L’altro Alaric diceva di stare tranquilla perché
era rimasta sempre la stessa, ma Meredith dubitava fortemente che fosse
così.
L’altra se stessa era una cacciatrice, una madre forte e una
moglie fedele.
Lei fino a pochi giorni prima del loro viaggio nel futuro non aveva
fatto altro che pensare al modo più opportuno per troncare
qualsiasi rapporto con il suo Alaric visto che non facevano altro che
litigare a causa della distanza.
Avrebbe avuto bisogno di un consiglio, ma a chi poteva chiederlo?
A volte il suo ruolo nel gruppo le impediva di essere semplicemente una
ragazza qualsiasi un po’ confusa perché lei era
quella risoluta, era quella saggia che dispensava consigli, ma quando
era lei ad aver bisogno di qualcuno con cui parlare allora le cose
diventavano difficili.
Poteva andare da Elena, ma lei aveva già la crisi con Stefan
e la sfuriata di Lilian da affrontare e lo stesso valeva per Stefan che
già doveva occuparsi di Elena e Lilian per poter badare a
lei.
Poteva parlare con Bonnie, ma da quello che aveva capito dalle
spiegazioni appena sussurrate che l’altro Damon le aveva
fornito, per l’incantesimo Bonnie era entrata in contatto con
la parte più profonda dell’animo di Damon e aveva
incontrato l’altra se stessa nella sua mente mentre si
occupava di tenere a bada una magia che non le apparteneva e per la
quale non era ancora pronta quindi adesso Meredith presupponeva che la
sua amica avesse bisogno di riposo, sia mentale che fisico.
C’era Matt, ma anche lui doveva trovarsi in un brutto momento
visto che aveva dovuto rinunciare ai suoi sentimenti per Bonnie e
adesso stava cercando di trovare chissà dove la forza per
combattere per una felicità insieme ad una persona che non
conosceva e per la quale non provava ancora niente, fidandosi solo
delle parole dell’altro Matt.
A parlare del suo Alaric con l’altro Alaric ci aveva
già provato, ma non era arrivata davvero ad una soluzione,
anzi se possibile la confusione era aumentata.
Quindi non restava altro da fare che stare seduta lì, in
quella stanza, accanto a quel letto ad aspettare, sperando e allo
stesso tempo non sperando che arrivasse qualcuno.
Ormai l’alba doveva essere alle porte e Owen e
l’altro Alaric si erano allontanati un attimo entrambi.
Owen era andato a cercare Lilian e l’altro Alaric era
crollato su una sedia poco più in là, andandosene
dritto nel mondo dei sogni dopo chissà quante notte di
veglia costante a sua moglie.
Meredith continuava a restare lucida, invece, guardando ora la porta
ora il corpo addormentato dell’altra Meredith che, poche ore
prima, l’altra Elena si era premurata di rivestire con una
camicia da notte pulita.
Aveva lottato così tanto per riportarla alla vita che adesso
non sapeva cosa pensare.
Alcune volte le era capitato di immaginare il momento in cui
l’altra Meredith si sarebbe svegliata, ma nella sua visione
delle cose lei avrebbe dovuto sapere quando la sua controparte avrebbe
riaperto gli occhi, avrebbe dovuto, in qualche strano modo, sentirlo
sulla sua stessa pelle, ma nulla di questo era accaduto.
Lo squarcio si era rimarginato, le varie tumefazioni erano scomparse e
l’altra Meredith era tornata ad essere più bella
di prima senza che nulla cambiasse in lei.
Adesso poteva vedere l’altra se stessa per come davvero
sarebbe diventata, con il volto privo di rughe, i capelli ancora scuri
e lucenti e il fisico ancora tonico di chi combatteva giorno dopo
giorno
per la vita sua e dei suoi cari.
Era l’espressione del viso anche nel sonno ad indicare che
anche per lei il tempo era passato, che persino lei era maturata, era
cresciuta.
L’espressione del viso e le mani, mani che non erano
più perfettamente curate come le sue, ma che erano
diventate le mani callose e dure di una donna che aveva imparato a
mettere da parte anche quei pochi capricci che aveva per riuscire a
tenere al sicuro la sua famiglia, suo figlio in primis.
Meredith si sentiva orgogliosa, orgogliosa e mediocre.
Tutti quelli che la conoscevano non facevano che lodarla per il suo
sangue freddo e per la sua mente pronta, ma come facevano a non vedere
che anche lei aveva ancora molta strada da fare prima di diventare
davvero una persona degna di lode?
L’altra Meredith, invece, ci era riuscita e ne portava i
segni, come era giusto che fosse.
Persa nei suoi pensieri, si ritrovò distrattamente ad
accarezzare la pelle tirata delle mani che l’altra Meredith
teneva giunte in grembo quando all’improvviso si accorse di
un movimento appena percettibile delle dita.
Meredith spalancò gli occhi e si alzò lentamente,
facendosi più vicina e concentrando la sua attenzione sugli
occhi dell’altra se stessa, sperando che si aprissero
finalmente.
All’esterno il sole stava tornando a tingere tutto di un
perenne arancione e la cupola demoniaca in cui la città era
rinchiusa aveva già cominciato a riflettere la sua
terrificante luce su tutto il pensionato quando un secondo movimento
delle dita dell’altra Meredith arrivò a fare da
eco al primo.
Meredith si guardò intorno, guardò verso Alaric.
Si sentiva agitata e fremeva d’impazienza e alla stesso tempo
si chiedeva cosa sarebbe successo da lì a poco, come avrebbe
dovuto comportarsi se fosse rimasta ancora da sola.
Ma di tempo ormai non c’era più perché
nessuno arrivava, perchè lei non aveva il coraggio di
svegliare l’altro Alaric dopo settimane in cui non dormiva
mai più di due ore a notte e perché adesso
l’altra Meredith aveva sollevato appena una mano e aveva
stretto la sua.
Meredith prese un bel respiro e decise che ce l’avrebbe fatta.
Si chinò in avanti, sporgendosi vero il viso
dell’altra Meredith mentre i capelli le ricadevano tutti da
un lato, sfiorando appena il cuscino su cui la sua controparte riposava.
“Meredith?” - provò a chiamare -
“Mere? Mi senti?”.
Non ebbe risposta e allora chiamò e chiamò
ancora, aumentando appena il volume della voce.
Al terzo tentativo ebbe in risposta un piccolo gemito rauco.
Sorrise e si chinò appena un po’ di più.
“Mered..?” - fece per riprovare, ma
l’altra Meredith la prese in contropiede spalancando
all’improvviso entrambi gli occhi, di scatto, e tirandosi su
a
sedere con una velocità ed una coordinazione strana per chi
avrebbe dovuto avere tutti i muscoli atrofizzati dopo mesi di completa
inattività.
Meredith venne presa alla sprovvista dalla cosa e si ritirò
velocemente indietro, finendo seduta sulla sedia sulla quale era
rimasta per
ore aspettando quel momento.
L’altra Meredith battè un paio di volte le
palpebre e poi prese a guardarsi intorno.
Si tastò il petto più o meno
all’altezza dove fino a poche ore prima c’era lo
squarcio e poi puntò il suo sguardo sull’altro
Alaric.
Si concesse un minuto solo per sorridere alla vista di suo marito
addormentato prima di voltarsi verso di lei e spalancare gli occhi
dalla sorpresa.
“Tu!” - disse - “Che ci fai qui,
tu?” - le chiese.
Meredith restò interdetta per qualche attimo prima di
ricordare che erano arrivati dal futuro per ordine dell’altro
Damon quando l’altra Meredith era già stata da
tempo ferita da Astaroth.
“Io…ehmm..vengo dal passato! Dal 2011!”
- rispose Meredith.
“Questo lo so anch’io, genio, lo vedo! Quello che
voglio sapere è perché sei qui! Sei da sola? Ci
sono gli altri? Come hai fatto ad arrivare? Questo voglio sapere! Tu
non dovresti essere qui!” - rispose piccata e risoluta
l’altra Meredith.
Meredith la guardò per qualche attimo senza parlare,
stringendosi nelle spalle e abbassando lo sguardo, mortificata come una
bambina sorpresa dalla mamma a fare qualche marachella.
Poi ricordò che quella che aveva davanti non era sua madre,
ma era lei stessa e quasi le venne da ridere per
l’assurdità della situazione.
Una cosa era certa: l’altra Meredith non era il tipo che le
mandava a dire né era il tipo che si faceva impressionare
facilmente.
Il quel momento un ridicolo pensiero le attraversò la mente
e cioè che, se c’era una cosa che non doveva
essere cambiata affatto nel futuro, era quella sottospecie di rapporto
che c’era tra lei e Damon.
“Allora? Voglio delle risposte!” - la
incalzò l’altra Meredith, al che Meredith non
potè fare altro che mettersi dritta e cominciare a
raccontare tutto dall’inizio.
Le raccontò del loro primo incontro con Astaroth,
dell’arrivo di Nicole e Lilian e delle lotte che ci
c’erano state nel passato prima che scoprissero chi fossero
in realtà le due ragazze.
A quel punto le raccontò di Nicole che aveva rischiato di
scomparire e che poi era tornata giusto in tempo per ricevere un
messaggio dall’altro Damon che le diceva di portare tutti
loro nel futuro.
Le raccontò del loro arrivo, dell’incontro con i
vari loro stessi futuri, di come aveva scoperto la storia di
ciò che le aveva fatto Astaroth, delle missioni e di tutto
ciò che era successo fino a che Bonnie non aveva fatto
l’incantesimo per salvarla.
L’altra Meredith l’ascoltò in silenzio,
seduta al centro del letto con le mani che si stringevano a pugno ogni
volta che veniva nominato il Figlio del Fuoco.
“Quindi adesso la Bonnie del mio tempo e il Damon del tuo
tempo sono entrambi prigionieri di Astaroth?” - le chiese
alla fine.
Meredith annuì.
“Si! Da quello che ho capito l’altro Damon pensa
che forse è possibile sfruttare la situazione a nostro
vantaggio in qualche modo!” - rispose.
L’altra Meredith si portò una mano al mento e
soppesò brevemente le sue parole.
“Senza dubbio direi che ha ragione! Bisogna soltanto trovare
il modo adatto per farlo!” - disse -
“E…tu sai dirmi quanto tempo è passato
da quando
io sono stata ferita ad oggi?” - le chiese.
Questa volta Meredith fu costretta a scuotere la testa.
“Non saprei dirlo con certezza! Qualche mese probabilmente!
Nessuno è mai stato chiaro in merito, ma se tu eri
già in quelle brutte condizione prima ancora che Nicole e
Lilian venissero nel passato…” - rispose.
L’altra Meredith strinse ancora una volta i pugni, indurendo
la mascella.
“Astaroth!” - sibilò - “ Mi ha
portato via mesi preziosi con la mia famiglia!” -
continuò a denti stretti prima di voltarsi verso di lei.
“Owen! Come sta Owen?” - le chiese.
“Owen….credo che adesso che ti rivedrà
di nuovo sveglia starà bene! Ha sofferto molto e la mia
presenza qui
non deve aver aiutato le cose, ma è un ragazzo
forte!” - fece Meredith, sorridendo.
“Si, è un ragazzo forte!” - convenne
l’altra Meredith prima di inspirare ed espirare
profondamente, chiudendo gli occhi appena un attimo prima di riaprirli
a puntarli di nuovo su di lei, fermi e risoluti - “Chiama gli
altri! Dì loro che sono tornata, che rivoglio indietro la
mia migliore amica e che voglio vendetta per ciò che mi
è successo, anzi..per ciò che è
successo e sta succedendo a noi tutti!”.
Erano all’alba di un nuovo giorno, ma questa volta
c’era qualcosa di diverso nell’aria: Nicole poteva
percepirlo.
Dopo l’incantesimo fatto da Bonnie con l’aiuto di
sua madre, al pensionato si respirava un’aria differente,
leggermente più sollevata, con una calda nota di speranza.
Lei stessa si sentiva meglio.
Il senso di colpa per il fatto che quella che a tutti gli effetti
poteva definire sua zia Meredith si fosse sacrificata per salvare lei
da un colpo di Astaroth che poteva esserle mortale l’aveva
perseguitata per così tanto tempo che adesso la prospettiva
che almeno questa crisi fosse superata, che Meredith potesse svegliarsi
da un momento all’altro, la rendeva quasi felice e non le
aveva permesso di chiudere occhio per tutta la notte.
Voleva esserci quando Meredith avrebbe riaperto gli occhi, voleva
essere una delle prime a vederla e voleva confidarle quanto fosse stata
in pena per lei e quanto le fosse grata per ciò che aveva
fatto, salvandole la vita a costo di perdere la sua.
Non avendo ricevuto notizie per tutta la notte, appena il cielo assunse
il suo solito e tragico color arancione spento decise di andare a
controllare di persona cosa stava succedendo.
L’ultima volta che aveva fatto visita alla stanza di Meredith
era stato verso le tre del mattino, proprio quando la ferita al petto
aveva cominciato a rimarginarsi ed in quel momento - Nicole doveva
ammetterlo - aveva dovuto abbandonare la stanza per potersi asciugare
in tutta calma la lacrima di gioia che le aveva percorso la guancia
destra lasciandole una scia salata sul viso.
In quell’istante aveva pensato che, per una volta, era bello
piangere di felicità anzi che di dolore.
Legò i suoi capelli in una lunga treccia nera ed
infilò una lunga canotta grigia sugli shorts di jeans prima
di indossare i suoi soliti anfibi e afferrare la polsiera dal comodino
per poter uscire dalla sua camera e dirigersi al piano di sotto, da sua
zia Meredith.
Camminava a lunghe falcate, quasi correva, per l’impazienza.
Riavere Meredith indietro sarebbe stato meraviglioso e forse
avrebbero avuto delle chance in più di sconfiggere Astaroth
e il suo esercito di demoni in un ultimo scontro fatale.
Meredith era addestrata, aveva una mente pronta e un cuore buono: con
lei al fianco di suo padre avrebbe potuto concentrarsi solo su Astaroth
e lasciare tranquillamente a loro i demoni.
Potevano farcela, Nicole lo sapeva, questa volta potevano farcela sul
serio.
Stava per scendere le scale quando si bloccò, guardando
lungo il corridoio che ancora le si stendeva davanti.
Bonnie era appena uscita dalla sua camera e si era appoggiata alla
parete di fianco alla porta ormai chiusa, lasciandosi scivolare a
terra, tremendamente abbattuta.
Nicole ci pensò su appena un attimo e poi andò da
lei.
Era da tanto che non aveva più avuto l’occasione
di parlare da sola con Bonnie, ma a vederla in quello stato,
così turbata, non poteva che andarle incontro.
Le si sedette di fianco, tirandosi le ginocchia al petto e tenendole
strette con le braccia.
Sin dall’inizio di tutta quella storia, guardare Bonnie era
sempre stato diverso dal guardare Damon.
Quando guardava Damon, Nicole vedeva solo la pallida copia in
evoluzione di quello che forse un giorno sarebbe davvero stato suo
padre.
Quando guardava Bonnie, Nicole vedeva sua madre. Punto. Con la sua
determinazione, il suo animo gentile e i suoi occhi capaci di esprimere
un’ immane dolcezza. Forse c’era qualche strato in
più di timidezza, ma Bonnie era sua madre e Nicole
l’aveva sempre riconosciuta come tale.
“Bonnie…..cosa succede?” - le
sussurrò con il tono più pacato che potesse avere.
Bonnie alzò lo sguardo dalle sue mani intrecciate sulle
ginocchia unite e si voltò appena verso di lei, sorridendole
di un sorriso che non riuscì a contagiare gli occhi: se
Nicole voleva una prova del fatto che qualcosa non andasse
l’aveva appena ottenuta.
“Va tutto bene, davvero…” - le rispose
Bonnie, ma Nicole scosse la testa.
“Non ci provare nemmeno a negare, che tanto non ti credo! Che
succede? Ti vedo preoccupata! E’ per Meredith, la nostra
Meredith?” - fece Nicole.
Questa volta fu Bonnie a scuotere la testa, causando un uragano di
riccioli rossi che si abbatterono delicatamente su una spalla nuda di
Nicole.
“L’altra Bonnie….tua madre…ha
detto che l’altra Meredith sarebbe stata bene, che bisognava
solo aspettare, quindi io confido in lei…” -
rispose Bonnie.
“E allora di cosa si tratta?” - chiese Nicole.
“Damon!” - ammise Bonnie.
Nicole restò un attimo in silenzio, sospirò e
appoggiò la testa alla parete alle sue spalle, guardando
verso il soffitto.
Aveva evitato di pensare a Damon per tutta la notte fino a quel momento.
L’ultima volta che l’aveva fatto aveva pensato che
forse si era sbagliata su Damon, che forse stava cambiando davvero.
Lentamente, ma lo stava facendo.
Lo scambio era stato una prova concreta dell’inizio di questo
cambiamento, ma adesso non sapeva più davvero quali erano i
suoi sentimenti rispetto a Damon.
Lui aveva aperto di sua spontanea volontà un collegamento
telepatico con Bonnie e Nicole sapeva cosa significava: Damon aveva
permesso a Bonnie di vedere nella sua anima, di scrutargli liberamente
nel profondo senza opporsi.
Ma cosa stava a testimoniare questo?
Che Damon si stava innamorando di Bonnie?
Che stesse andando oltre tutta la sua fase da idiota cronico?
E per lei cosa significava?
Che finalmente era giunto il momento di cominciare a considerarlo
davvero come suo padre?
Che poteva essere libera di tenere a lui, di amarlo come amava suo
padre?
Mai Nicole aveva pensato di poter essere davvero una testimone di
questo cambiamento tanto radicale, ma se era davvero così,
se era davvero ciò che stava accadendo, allora le sarebbe
piaciuto vederlo, forse avrebbe capito più cose sulla sua
famiglia, la sua famiglia in generale, compresa sua zia Elena.
“Sei preoccupata per Damon?” - chiese a Bonnie.
“Ha chiuso il contatto quando sono arrivati dei demoni per
portarlo da Astaroth! Da quel momento non l’ho più
sentito e adesso mi stavo chiedendo se….” -
rispose Bonnie.
Nicole inclinò appena la testa e la poggiò su una
spalla di Bonnie.
“Damon sta bene! Damon sta sempre bene! E torna sempre,
qualsiasi cosa accada lui torna sempre! E‘ la prima cosa che
mio padre ha voluto che imparassi: che lui torna sempre!” -
disse Nicole.
“L’ha detto anche Damon, l’ha
promesso!” - fece Bonnie.
A quelle parole Nicole si lasciò scappare un sorriso.
“Allora dobbiamo fidarci! Siamo la sua
famiglia……tornerà!” - disse.
Non la vide, ma percepì distintamente che anche Bonnie stava
sorridendo quando le passò un braccio dietro le spalle,
abbracciandola mentre guardavano insieme le finestre che venivano
inondate della luce aranciata del mattino.
Le tecniche psichiche di “interrogatorio” demoniaco
si suddividevano generalmente in tre fasi distinte e consecutive: la
preparazione, il contatto e il rilascio.
La preparazione non consisteva in altro che in un mucchio di
chiacchiere che servivano a predisporre il soggetto agli argomenti ai
quali si voleva che pensasse.
La memoria era un fatto strano.
Tutti gli avvenimenti di una vita intera, tutte le emozioni provate e
tutte le persone conosciute venivano catalogate e ammassate in quel
piccolo reparto del cervello e proprio in quel punto c’era
così tanto caos che bisognava che il soggetto venisse
preparato, venisse spinto, senza che se ne accorgesse, a pensare solo a
determinate cose, a ripescare lui stesso dalla sua memoria
ciò che interessava maggiormente al demone che lo stava
interrogando.
Quando si trattava di un semplice umano la fase della preparazione
poteva anche essere saltata del tutto. In genere gli umani tendevano ad
avere una vita breve, quindi una memoria più
“ordinata”.
Ma adesso Astaroth aveva di fronte un vampiro, un vampiro molto vecchio
tra l’altro, con una memoria attiva da troppi secoli
perché non fosse tremendamente ricolma e difficile da
setacciare.
La seconda fase era la più elaborata e consisteva nel
contatto vero e proprio tra la mente di chi interrogava e la memoria di
chi veniva interrogato.
Il soggetto avrebbe solo sentito un dolore immane alla testa,
facilmente riconducibile a qualche strano incantesimo di tortura
mentale e non si sarebbe reso conto di ciò che stava
realmente avvenendo, cioè l’intrusione del demone
nei suoi ricordi.
Astaroth l’aveva fatto molte volte ed ogni mente gli aveva
presentato dinanzi uno spettacolo diverso.
Alcuni pensavano alla proprio memoria come ad una sorta di computer
gigante in cui venivano immagazzinati dati.
Altri vedevano la loro memoria come una camera piena zeppa di tv al
plasma sulle quali venivano incessantemente proiettati i momenti della
loro vita.
Altri ancora gli mettevano davanti un muro del quale ogni mattone era
un ricordo.
Astaroth era curioso di vedere cosa avrebbe trovato nella mente di
Damon, su quale scenario si sarebbe mosso.
La terza fase era la più divertente perché
poteva essere la più sadica.
Il rilascio era semplicemente il demone che si staccava dalla mente del
soggetto riportando tutto alla normalità, ma la cosa poteva
avvenire secondo due modalità.
Poteva essere un rilascio delicato, quasi indolore oppure poteva essere
brusco e rappresentare l’esperienza più terribile
mai vissuta dall’interrogato, come un rastrello dalle punte
arrugginite che raschia in profondità il cervello.
Non era difficile immaginare quale fosse la modalità
preferita da Astaroth.
Si alzò dalla poltrona su cui se ne stava comodamente seduto
lanciando un cenno verso il camino in cui il fuoco prese
istantaneamente vita e si apprestò a dare il benvenuto al
vampiro che entrò nel suo studio scortato da due dei suoi
demoni.
Astaroth sorrise, risistemandosi la giacca.
Per l’occasione aveva lasciato da parte il solito marrone dei
suoi abiti e aveva optato per il nero che sapeva essere il colore
preferito da Damon.
Persino la sua cravatta era nera, fatta eccezione per il brillante
disegno satinato di un gigante rosa e panciuto vestito da pirata che
suonava il flauto per un gruppo di piccolissimi esserini rossi con la
testa a forma di fungo e delle bocche larghissime dalle quali
spuntavano lunghe file di denti affilati. Ogni dente era un diamante:
la cravatta che sfoggiava quella sera brillava di luce propria ed era
una delle sue preferite, Astaroth ne andava orgoglioso.
“Benvenuto! Spero che i miei ragazzi ti abbiano trattato con
il dovuto rispetto!” - disse, facendosi avanti e porgendo la
sua mano al vampiro.
Damon lo fissò per alcuni istanti e lanciò
un’occhiata ai due demoni che, dopo un impercettibile cenno
di Astaroth, stavano abbandonando la stanza.
“Sono stati dei maggiordomi perfetti, dei veri cavalieri! Mi
hanno addirittura fatto fare un giro della tenuta!” - rispose
Damon, cinico come sempre.
Astaroth sorrise e lo invitò a sedersi sulla poltrona di
fronte a quella su cui lui stava riprendendo posto.
“Ah si?” - chiese.
“Già! E a proposito….Cosa sarebbe tutto
quel gran movimento di sotto?” - chiese il vampiro,
mettendosi a sedere e lanciandogli uno sguardo a dir poco circospetto.
“Oh! L’hai notato?” - fece Astaroth,
fingendo platealmente di essere stato preso alla sprovvista dalla
domanda - “Beh…non è nulla di che! Ho
solo pensato che in questa cittadina manca un po’ di
divertimento e non volevo che Nicole morisse nella noia perpetua di
questo posto quindi le sto organizzando una sorpresa, per lei e per
tutti ovviamente!”.
“Ovviamente!” - gli fece eco Damon -
“Sono convinto che Nicole ne sarà felicissima!
Almeno potrà mozzarti la testa in un bel Luna Park!
Originale come cosa!”.
“Non è un Luna Park, Damon!” - lo
corresse Astaroth - “Ma sai una cosa? Ti ringrazio per il
suggerimento! Ho pensato spesso a come uccidere tua figlia, ma non ho
mai preso in considerazione la decapitazione!”.
Damon gli sorrise, un sorriso di scherno e sfida che nascondeva una
profonda rabbia: “Contento di esserti stato
d’aiuto!” - gli sibilò in risposta.
Nicole….uno degli argomenti a cui Astaroth voleva che il
vampiro pensasse.
Se voleva sapere cosa aveva in mente la ragazza al pensionato, allora
aveva bisogno che Damon pensasse a lei il più possibile, che
la tenesse così bene a mente che nel momento in cui sarebbe
entrato nella sua testa la prima cosa che avrebbe visto sarebbero stati
solo ricordi legati a Nicole.
Astaroth schioccò le dita e fece comparire tra le loro due
poltrone un tavolino basso di legno d’ebano su cui era
poggiato uno scintillante vassoio di cristallo con due bicchieri.
Il demone ne afferrò uno contenente un miscuglio di fuoco e
veleno di scorpione che prese a sorseggiare tranquillamente mentre
spingeva con una mano l’altro bicchiere verso il vampiro.
“E’ sangue, solo sangue! Non
c’è nulla da temere!” - gli disse
sorridendo.
“Sangue…” - ripetè Damon -
“Già e di chi, se non sono indiscreto?”
- gli chiese.
“Stai suggerendo che sia di tua moglie? Che sia il sangue di
cui l’ho privata durante settimane di torture?” -
fece Astaroth, fingendosi offeso.
“E’ esattamente ciò che sto
suggerendo!” - rispose Damon.
“Beh, ti sbagli! E’ comunissimo sangue, di nessuno
che tu conosca personalmente!” - lo informò
Astaroth.
Damon gli sorrise ancora: “Credo che passerò
comunque!” - disse.
Astaroth scrollò le spalle, indifferente: “Come
vuoi! Io cercavo solo di essere gentile!”.
“Credo che sia un po’ tardi per cominciare a fare
il bravo padrone di casa, non trovi?” - gli fece notare Damon
sporgendosi verso di lui e poggiando i gomiti sulle ginocchia.
“A cosa ti riferisci esattamente?” - volle sapere
Astaroth, contento che proprio il vampiro stesse andando dritto
sull’altro argomento a cui voleva che pensasse.
“Non saprei! Forse al fatto che mi hai fatto assistere alle
torture che infliggi a Bonnie senza che potessi fare nulla per
aiutarla? Non è stato molto…gentile!” -
rispose Damon.
Astaroth sorrise quasi con nostalgia, come se gli si fosse affacciato
alla mente un bel ricordo.
“In quel momento ero molto arrabbiato per la vostra
effrazione in casa mia e poi…ad essere onesti mi stavo
annoiando!” - si difese.
Damon restò in silenzio, ma il suo sguardo divenne ancora
più scuro di quanto già non fosse in precedenza e
Astaroth lo sentì ringhiare distintamente mentre stringeva i
pugni e lo fissava al limite della sopportazione con la mascella
serrata e un vena che gli pulsava al lato della testa.
Astaroth finì tranquillamente il suo drink e si
alzò risistemandosi i polsini della camicia e stirandosi la
cravatta con le mani.
“Cosa vuoi da me? Perché mi hai fatto venire
qui?” - si sentì chiedere dal vampiro.
Sospirò pensieroso e si mosse, facendo un paio di passi in
avanti per poter arrivare tranquillamente alle spalle della poltrona di
Damon.
“Cosa voglio?” - ripetè sorridendo -
“Nulla che a parole tu possa darmi!” - gli
sibilò all’orecchio sinistro prima di bloccargli
la testa con entrambe le mani e dare inizio alla seconda fase
dell’interrogatorio.
Damon tentò di ribellarsi, tentavano sempre tutti di
ribellarsi, ma alla fine anche il vampiro, come tutti gli altri,
dovette cedere sotto il pressante dolore che gli catturò la
testa.
Astaroth lo sentì stringere i denti ancora e ancora, ma alla
fine anche Damon non riuscì a resistere oltre e
cominciò ad urlare: urla strazianti e cariche di rabbia e
dolore che riuscivano a risuonare in ogni ala del castello nero.
Nel frattempo Astaroth aveva chiuso gli occhi e, indifferente alle
suppliche e alle grida del vampiro, era riuscito a penetrare nella
testa di quest’ultimo.
Quando si guardò di nuovo intorno la sua coscienza aveva
abbandonato il suo corpo ed era letteralmente entrata nella mente di
Damon.
Si trovava in una stanza infinita e dalle pareti completamente nere e
lucide in cui riusciva persino a specchiarsi.
L’unica illuminazione erano delle fiammelle che galleggiavano
nell’aria sopra la sua testa, totalmente libere di spostarsi
a loro piacimento.
Si trovava al centro della stanza e tutto intorno a lui si estendevano
a perdita d’occhio delle file concentriche e ben distanziate
di scrigni d’oro intagliato e ricoperti da pietre preziose:
dovevano essere i “contenitori” dei vari ricordi
che Damon aveva accumulato nei secoli.
Secondo i suoi calcoli quelli più vicini dovevano essere
quelli che riguardavano Nicole, Bonnie e il pensionato, i ricordi che a
lui interessavano e verso i quali aveva spinto Damon durante la breve
chiacchierata di pochi istanti prima.
Persino all’interno della mente del vampiro riusciva a
sentire le grida che lo raggiungevano e che gli ricordavano che doveva
fare attenzione se non voleva che Damon si accorgesse di ciò
che gli stava capitando.
Regola numero uno: poteva scrutare tra i ricordi, ma non poteva
spostarli da dov’erano altrimenti correva il rischio che la
sua intrusione venisse scoperta.
Fece per avvicinarsi allo scrigno che aveva di fronte a se e, senza
usare nessun tipo di magia - perché poteva danneggiare
qualcosa - si abbassò e lo aprì con il
solo ausilio delle mani.
Istantaneamente dallo scrigno di levò un luce bianca che si
infranse sulle pareti lucide della stanza proiettando il ricordo
contenuto al suo interno.
Come previsto si trattava di Nicole.
Doveva risalire a qualche giorno prima perché erano al
pensionato, insieme al Damon del passato e a Matt Honeycutt e,
presumibilmente, facevano piani.
La cosa strana era che sembrava che Nicole gli stesse dando contro,
schierandosi con la sua versione passata.
Astaroth passò al secondo scrigno e c’era ancora
Nicole.
Erano ancora al pensionato, ma Fell’s Church era fiorente e
tranquilla come lo era prima della sua venuta. Nicole sembrava che
stesse svanendo e….Astaroth serrò la mascella e
cominciò a sentire l’ira che gli ribolliva nel
petto.
Non poteva essere!
Non potevano averlo fatto davvero!
Non potevano averlo preso in giro così!
Passò agli scrigni seguenti e ciò che vi
trovò fu Nicole che urlava contro Damon e diceva che non era
ancora degno di essere considerato suo padre, il Damon che avrebbe
dovuto essere quello del passato che si comportava e parlava come se
fosse quello del futuro, ancora Nicole abbracciava quello che doveva
essere il Damon del passato e non degnava lui nemmeno di uno sguardo.
E alla fine….vide l’incontro nelle sue segrete tra
il vampiro e la strega e sentì ciò che il vampiro
aveva provato: curiosità, fascino, scoperta.
Quello non era solo il ricordo della prima volta che il vampiro vedeva
la strega da quando lui l’aveva rapita, ma era il ricordo del
primo incontro in assoluto tra quella versione futura della strega e il
vampiro perché quello che aveva davanti, quello di cui stava
scrutando i ricordi non era il padre di Nicole, era colui che sarebbe
diventato il padre di Nicole, il vampiro del 2011.
L’avevano preso in giro!
Avevano preso in giro lui, Astaroth!
Avevano fatto uno scambio tra i due Damon, facendogli credere di avere
il coltello dalla parte del manico quando in realtà non era
così!
Astaroth chiuse gli occhi e sorrise.
Adesso che aveva scoperto il loro inganno quasi si sentiva ferito da
ciò che gli avevano fatto.
Decise di andarsene di lì, di porre fine a quella farsa
dell’interrogatorio, tanto non avrebbe trovato nulla di
interessante in quella mente: dubitava che Nicole avesse fatto piani
con quello che reputava la versione stupida e poco degna di fiducia di
suo padre.
Si rimise al centro di quella stanza scura e chiuse nuovamente gli
occhi, immaginando un grosso artiglio che afferrava la mente del
vampiro e la stritolava, graffiandola e riducendola in pezzi.
Riaprì nuovamente gli occhi ed era di nuovo nel suo studio,
con il vampiro divenuto improvvisamente muto dal dolore.
Staccò le sue mani dalle tempie di Damon e tornò
a sederglisi di fronte, cercando di trattenere la rabbia e mostrarsi
pacato e tranquillo.
Non avrebbe detto niente! Non avrebbe detto che aveva scoperto
l’inganno!
Voleva che continuassero a credere di avere un qualche vantaggio su di
lui per poi poterli cogliere alla sprovvista quando meno se lo
sarebbero aspettato, quando sarebbero stati più vulnerabili.
Aveva in mente un paio di cosette da mettere in atto che probabilmente
gli avrebbero rallegrato diversi anni a venire.
“Quindi era questo che volevi? Torturarmi? Stritolarmi il
cervello a morte?” - gemette Damon.
“A morte? Mi sembra che tu sia ancora vivo, no?” -
fece Astaroth.
“Allora perché mi hai fatto venire qui?
Rispondimi!” - ringhiò Damon.
“Noia, Damon! E’ sempre questione di
noia!” - rispose Astaroth, richiamando con un battito di mani
i due demoni che avrebbero scortato nuovamente il vampiro nella cella
della strega.
“Ti ho cercato dappertutto!” - la voce preoccupata
di Owen irruppe violentemente nei suoi pensieri riportandola alla
realtà.
Dopo la sfuriata a Stefan e ad Elena di cui era stata protagonista e
dopo aver assistito all’incantesimo di Bonnie sulla loro
Meredith, Lilian aveva risalito tutte le scale che attraversavano i
vari piani del pensionato fino ad arrivare ad una porticina chiusa a
chiave che lei aveva aperto senza sforzo andandosi a rintanare in un
angolo appartato del tetto.
Voleva stare un po’ da sola e riflettere senza nessuno che le
ronzasse intorno.
Ciò che sentiva in quel momento era ansia per la madre di
Owen e delusione verso Stefan ed Elena.
Più li guardava e più vedeva il mondo perfetto a
cui aveva sempre pensato di appartenere che si sgretolava e le cascava
sulla testa, rivelandole le crepe che erano sempre state lì
senza che lei ne sapesse nulla.
A dire il vero si sentiva anche un po’ delusa dai suoi
genitori perché non le avevano mai parlato di ciò
che il loro rapporto aveva attraversato in passato.
Forse era sbagliato che i genitori si confidassero con i proprio figli,
ma Lilian pensava che fosse altrettanto sbagliato che i genitori
ponessero i figli sotto una perfetta campana di vetro, creando per loro
un mondo perfetto e facendo si che conoscessero solo quello.
Non che Lilian non avesse presente tutte le minacce che potevano venire
dal mondo esterno, ma non aveva idea delle minacce che potevano venire
dalle profondità della sua anima e delle anime delle persone
che amava.
Conosceva il dolore fisico inferto da un nemico, ma non conosceva il
dolore emotivo che ti può venire inferto dalle persone a cui
tieni, quel dolore che ti segna dentro e che ti cambia, quel dolore che
può essere più intenso di qualsiasi ferita possa
subire il tuo corpo.
Lilian non era preparata a tutto questo e adesso che guardava Owen si
chiedeva se non avesse idealizzato anche il loro rapporto sulla base di
quello che aveva sempre creduto essere il rapporto simbiotico e privo
di qualsiasi imperfezione dei suoi genitori.
Non sapendo cosa fare o cosa rispondergli, si limitò a
sorridergli debolmente, alzandosi in piedi e cercando di ripulire dalla
polvere il vestito leggero che indossava, strofinandolo con le mani.
Owen le si avvicinò e senza alcuna esitazione le sorrise e
l’abbracciò passandole le mani lungo tutta la
vita, spingendola verso di se e tenendola saldamente.
“Pensavo di averti persa!” - scherzò.
Lilian abbassò lo sguardo, completamente rossa in volto,
poggiandogli delicatamente le mani sulle braccia lasciate scoperte
dalla camicia alla quale erano state ripiegate frettolosamente le
maniche fino all’altezza dei gomiti.
“Ero qui!” - ripose.
Owen annuì: “Come stai?” - le chiese
premurosamente.
Lilian sorrise e alzò gli occhi ad incontrare quelli grigi
di lui: “Sto bene! Benissimo, anzi!” - rispose.
Ma Owen non le credette e scosse la testa.
“Qualsiasi cosa tu stia pensando…non è
così grave come sembra, Lilian!” - le disse -
“Hai fatto bene a dire ciò che pensavi e vedrai
che le cose tra Stefan ed Elena miglioreranno adesso! Non credo che
rimarranno indifferenti a tutto ciò che hai detto, non
Stefan almeno! Lui capirà e saprà cosa fare per
rimettere le cose al loro posto senza pregiudicare in alcun modo
te!”.
“Ed Elena?” - chiese Lilian.
Owen rimase a fissarla in silenzio per alcuni istanti prima di
risponderle.
“Seguirà Stefan! Lo ha già fatto una
volta!” - le disse, riferendosi ai suoi genitori che qualche
anno prima erano allo stesso punto in cui erano adesso Stefan ed Elena.
Lilian annuì, riabbassando la testa, ma fu costretta a
rialzarla di scatto quando Owen serrò di più la
presa sulla sua vita e prese in mano un argomento che cercavano sempre
di evitare entrambi, un argomento che avevano deciso di riprendere solo
quando tutta quella storia di Astaroth sarebbe finita.
“E…per quello che riguarda noi, quello che
c’è tra noi due….io ti conosco, Lilian,
e so cosa stai pensando! Ma ti assicuro che…quello che
abbiamo è reale, non è una fantasia né
un sogno idealizzato né la copia perfetta di qualsiasi altra
cosa! E’ reale! Lo sento! Lo so! Il
nostro…è un amore reale!” - le disse.
Lilian sentì gli occhi pungerle per le lacrime che
all’improvviso erano accorse, in risposta
all’ultima affermazione di Owen.
“Amore?” - gli chiese.
Owen sorrise appena e abbassò il suo viso fino a far toccare
la fronte di Lilian con la sua.
“Tu in quale altro modo lo chiameresti?”.
A Lilian mancò il respiro.
Lei sapeva, sapeva con tutta se stessa di amare Owen, di amarlo da
sempre e, forse era un po’ presuntuoso dirlo, ma si era
sempre sentita amata da lui.
Quella, però, era la prima volta che usavano entrambi la
parole “amore” per descrivere ciò che
sentivano l’una per l’altro.
Una lacrima le rigò il viso e subito sentì una
mano di Owen che corse ad asciugargliela prima di avvicinare le labbra
alla sua guancia, lasciandole un bacio tenero che le scaldò
l’anima.
Sentì il cuore cominciarle a correrle nel petto e il respiro
che le diventava affannoso mano a mano le labbra di Owen si spostavano
dalla guancia a quella piccola parte sensibile appena dietro il lobo
dell’orecchio fino a scenderle lungo il collo.
Dovette aggrapparsi alle spalle di lui per non cadere e allora Owen la
strinse maggiormente mentre le baciava la spalla quasi del tutto nuda,
fatta eccezione per la sottile bretellina del vestito che indossava.
Mai, mai, mai aveva provato delle sensazioni simili e mai lei ed Owen
erano stati tanto vicini, ma forse le cose stavano cambiando, forse non
era la sola ad aver cominciato a pensare che quel patto che avevano
fatto era stato un terribile sbaglio, forse non era la sola ad aver
cominciato a credere che stargli accanto senza poterlo sfiorare come
avrebbe voluto non le bastava più.
Quel momento, però, venne interrotto quando captò
con il suo udito da mezza vampira la notizia che la madre di Owen era
finalmente sveglia.
Si staccò da lui quasi bruscamente e non potè
fare altro che sorridere dell’espressione del ragazzo.
“Che succede? Ho fatto qualcosa che…” -
subito si preoccupò lui.
Lilian scosse vigorosamente la testa.
“No, Owen, no! E’ tua madre….si
è svegliata!” - gli comunicò restando a
guardare mentre sul viso di Owen prima calava la confusione, poi la
consapevolezza e infine la gioia.
“Mia madre…” - disse.
Lilian annuì: “Andiamo!” - lo
esortò, prendendolo per mano e trascinandoselo dietro mentre
tornavano alla porta che dava sull’interno del pensionato e
scendevano le scale fino ad arrivare alla stanza dove la madre di Owen,
la loro Meredith, sorrideva a tutti, completamente guarita, standosene
seduta al centro del letto con il marito che non faceva altro che
riempirle la mano di baci devoti.
Owen scoppiò a ridere e si tuffò su sua madre,
stringendola e gridando quanto gli fosse mancata.
Erano presenti tutti in quella stanza e tutti stavano condividendo la
gioia di quella famiglia che finalmente si ritrovava.
Istintivamente Lilian si avvicinò a Stefan e ad Elena.
“Vi chiedo solo una cosa…” -
sussurrò loro - “Quella
felicità!” - disse indicando il padre, la madre e
il figlio finalmente riuniti - “Per noi tre desidero solo
quella felicità! Ve ne prego!”.
NOTE:
Ciao a tutti! Come state?*_*
Innanzitutto voglio cominciare ringraziando tutti quelli che hanno
letto e/o recensito lo scorso capitolo e chiedendovi ancora
immensamente scusa per non aver postato la scorsa settimana a causa
della brutta influenza che mi ero presa!°°
Passando a questo capitolo....
Di solito non succede praticamente mai che io me lo dica da sola,
perchè praticamente mai lo penso, ma questa settimana mi
sembra di aver fatto un buon lavoro! Su questo capito ci ho lavorato
veramente fino all'ultimo e ne sono stranamente felice: di solito non
sono mai contenta fino in fondo di ciò che scrivo*_*
Spero, quindi, che piaccia anche a voi!XD
E' un capitolo abbastanza intenso, secondo me, dove succedono un
pò di cose!
Prima tra tutti: l'altra Meredith si risveglia e subito c'è
il primo confronto tra lei e la nostra Meredith! Cosa ve n'è
parso? L'altra Meredith è una tosta, ancora più
tosta di Meredith se è possibile!XDXDXDXD
Poi ci sono Nicole e Bonnie! E' un piccolo intermezzo, ma ho voluto
inserirlo perchè secondo me molto importante in quanto
Nicole finalmente comincia a vedere davvero Damon con nuovi occhi e
sotto una nuova luce, comincia a vederlo come suo padre, ecco!
E poi ci sono Astaroth, Damon e l'interrogatorio!XDXDXDX
Ve l'avevo
detto che Damon avrebbe passato un brutto quarto d'ora e adesso
Astaroth sa dello scambio, ma non ha detto nulla e questo lo mette
nella posizione di avere un vantaggio sul vantaggio che avevano gli
altri al pensionato! In poche parole: i nostri eroi sono
nella...ehmm...cacca!XDXDXD
E per finire...Lilian ed Owen...*_* Oddio io li adoro e lo so che
adesso vorrete uccidermi perchè non c'è stato il
bacio, ma quello arriverà in un momento
che....cioè...per come lo vedo nella mia testa
sarà fantastico!*_* Quindi...pazientate, amiche!*_*
Allora...che ve nè parso del capitolo?*_*
Adesso passiamo alle foto!
Questa settimana ho deciso di postare quelle di Matt, di Katie e di
Lucas!*_*
Matt, lo ammetto, io l'ho sempre immaginato un pò come il
solito ragazzo biondo e occhi azzurri, ma un pò anonimo a
mio dire!XDXDXD
Katie è, se ricordate, la strega del Regno Magico che
è stata una delle protagoniste delle ultime due storie della
serie "Il Linguaggio della resa" dove era diventata un'ottima amica di
Bonnie e Stefan e...udite, udite....la ragazza di Matt!*_*
Infine Lucas....il vampiro che all'inizio de "Il linguaggio della resa"
doveva sposare Bonnie! Lui l'ho sempre adorato tanto è che
ne Il grigio della vita l'ho fatto ritornare per dare un giusto finale
anche a lui!*_*
Allora...queste sono le foto...
Matt
- Alexander Ludwig
Da
Il linguaggio della resa: Il Sigillo e Il grigio della vita
Katie - Monika Jagaciak
Da
Il linguaggio della resa e Il linguaggio della resa: Il
grigio della vita
Lucas - Sean Faris
Eccoli
qui tutti e tre!
Vi confesso che per Lucas ho sempre immaginato lui e
Katie...beh...quella modella è bellissima e la rispecchia
egregiamente! Per quanto riguarda Matt..non so...appena ho visto quella
foto ho pensato che quell'attore fosse abbastanza biondo, occhi azzurri
e anonimo per essere il perfetto "Mutt"!XDXDXDXD
Cosa ne pensate?
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per
altre foto e il nuovo capitolo...
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 23 *** Influenze sul futuro ***
Influenze
sul futuro
Non
riuscire a fare un qualcosa che si vuole fare disperatamente
è già abbastanza irritante di suo, se a questo si
aggiungevano delle torture mentali appena subite e un dolore che non
accennava a diminuire allora l’irritazione poteva arrivare
tranquillamente a raggiungere i livelli della rabbia cieca e
dell’istinto omicida.
I demoni lo tenevano per le braccia e non facevano altro che spingerlo
attraverso corridoi lunghissimi e obbligarlo a scendere scalinate
strette ed infinite per poterlo riportare nella cella dalla quale lo
avevano prelevato ormai qualche ora prima e Damon, con la vista
annebbiata e la testa che gli pulsava, non faceva che chiedersi come
avesse fatto in precedenza a non accorgersi di quanto fosse lunga la
strada che divideva le segrete dalle stanze di Astaroth.
Astaroth….
Avrebbe voluto ucciderlo con le sue stesse mani, peccato che non ne
aveva la forza.
Qualsiasi cosa gli avesse fatto lo aveva reso una sottospecie di
rincretinito accecato dal dolore che addirittura si era umiliato
urlando e che a quanto pareva aveva urgente bisogno di un deambulatore
se voleva avere qualche chance di andarsene in giro da solo a breve.
Damon lo odiava, odiava Astaroth e odiava se stesso per non essere
riuscito a fare nulla per contrapporsi, per non essere riuscito a
rimanere lucido.
Si era arreso e non riusciva a perdonarselo.
Forse il fatto di avere qualcuno che ti stritolava letteralmente il
cervello poteva essere, agli occhi degli altri, una scusa accettabile
per essersi dimostrato così debole da non riuscire a
combattere, ma per lui no.
Lui si sentiva deluso da se stesso, indegno di essere considerato un
vampiro.
E se non era degno di essere un vampiro allora di cosa mai poteva
essere degno?
Aveva trascorso la sua vita nella convinzione che la sua natura fosse
tutto ciò che gli serviva e tutto ciò che meglio
lo rappresentava, che passare il tempo a far finta di essere ancora
umano non sarebbe mai servito a nulla.
Essere un vampiro era tutto ciò che realmente aveva,
l’unica cosa che sapesse fare al meglio.
Ma se si lasciava sottomettere così dal primo demone che
passava, se non era più in grado di essere un vampiro
temibile allora quale altra ragione aveva per continuare a lottare e ad
andare avanti?
Recuperare la propria dignità, la propria nobiltà
d’animo?
Ci aveva provato, o almeno aveva pensato di provarci…per
Elena, ma si era presto reso conto che essere nobile e dignitoso non
gli si addiceva, quello era il ruolo perfetto per Stefan, non per lui.
Damon era il fratello cattivo, il mostro, l’assassino
spietato e senza scrupoli.
Ma se arrivava un altro mostro ancora più crudele di lui,
allora cosa succedeva?
Damon aveva visto abbastanza film di serie B da sapere con certezza che
quando arriva un cattivo più cattivo del precedente allora
quest’ultimo nel migliore dei casi viene ucciso altrimenti
passa sullo sfondo e diventa un specie di mammoletta effeminata,
diventa inutile….così come si sentiva lui in quel
momento dopo il suo primo, vero colloquio privato con Astaroth.
Lasciarsi andare al dolore che ancora provava e lasciare che vincesse
trasformandolo in un inetto, un’ameba a malapena cosciente
oppure uccidendolo sarebbe stato facile, la cosa più facile
da fare.
Ma - accidenti a lui! - aveva fatto una promessa e se c’era
una cosa che non appena era divenuto vampiro aveva deciso di continuare
a tenere vivo nel suo essere era il senso del dovere: quando dava la
sua parola, allora la manteneva! Sempre! Poco importavano le
conseguenze.
E lui aveva dato la sua parola a Bonnie dicendole che sarebbe tornato,
le aveva fatto una promessa e non poteva non mantenerla.
Il ricordo dell’angoscia nella voce della streghetta poco
prima che lui chiudesse la connessione telepatica con lei era ancora
vivido nella sua mente e, sebbene non riuscisse ancora ad ammettere il
perché, Damon sentiva che l’unica cosa che davvero
voleva fare in quel momento era riaprire quella dannata connessione e
farle sapere che stava bene, che Astaroth non aveva voluto vederlo per
ucciderlo.
Lei si sarebbe accorta che era stato torturato, ma meglio saperlo
torturato che pensarlo morto, no?
Damon riusciva quasi ad immaginarla Bonnie, oltre la nebbia che gli
offuscava la mente, mentre se ne andava in giro per il pensionato
guardando fuori dalle finestre e aspettando malinconicamente di
ricevere sue notizie.
Magari avrebbe anche passato tutto il suo tempo attaccata al braccio
dell’altro Damon, perché sentire che
l’altro Damon era vivo ed era con lei avrebbe significato che
anche lui era ancora vivo nelle segrete del castello nero aspettando il
momento buono per mantenere la sua promessa e ritornare.
Ma ritornare dove?
Al pensionato?
Da lei?
Damon non credeva neppure di saperlo. Per lui la promessa si fermava al
tornare,
cosa ci sarebbe stato al suo arrivo ad aspettarlo allora lo
avrebbe visto e deciso in seguito.
I demoni spalancarono, con un gran fracasso di metallo contro metallo,
la cella dove ancora era incatenata l’altra Bonnie e lo
spinsero malamente all’interno per poi richiudere tutto e
andarsene via velocemente.
Damon si lasciò scivolare a terra, tenendo la schiena contro
le sbarre e si afferrò la testa tra le mani, quasi
sorridendo all’idea del suo cervello spappolato che
continuava a grondare sangue nonostante cercasse di rimarginarsi e
rimettersi a posto da solo.
Tutto quel dolore sembrava quasi una punizione divina per tutto il male
che lui aveva causato nel corso dei secoli. Peccato solo che il suo
punitore fosse un demone dell’Inferno e non un angelo
arrabbiato disceso appositamente dal Paradiso per fargliela pagare e
per fare finalmente giustizia.
Forse si trattava del karma: era risaputo che fosse un gran bastardo.
Damon aprì appena gli occhi e sospirò di sollievo
quando l’altra Bonnie gli si inginocchiò di fronte
e gli poggiò le sue mani fresche sul viso.
Strano! Avrebbe dovuto essere lui quello morto e freddo e invece in
quel momento si rese conto di quanto si sentisse vulnerabile e
bollente, come se stesse andando a fuoco.
Quella sensazione di terrificante calore doveva essere un marchio del
passaggio di Astaroth, il Figlio del Fuoco: forse allora
c’era davvero un motivo per il fatto che lo chiamassero
così oltre all’evidente predisposizione del demone
a sparare palle di fuoco dalle mani.
“Damon? Cosa ti è successo, Damon? Cosa voleva
Astaroth?” - gli chiese gentilmente l’altra Bonnie.
Aveva avuto l’accortezza di parlare bisbigliando e Damon
gliene fu silenziosamente grato.
“A saperlo, Bonnie! Da quello che mi ha detto si annoiava e
voleva divertirsi quindi si è dato alla tortura su di me, ma
non so di preciso cosa ha fatto! Mi ha afferrato la testa tra le mani e
poi ho sentito solo…dolore, anche adesso lo sento e non
riesco a contattare Bonnie al pensionato per dirle di non stare a
preoccuparsi per me!” - le rispose.
“Sei stato torturato eppure l’unica cosa a cui
pensi è a tranquillizzare Bonnie?” - gli chiese
l’altra Bonnie con uno sguardo da furba che evidentemente
avrebbe sviluppato negli anni perché al momento la
streghetta del suo tempo ne era sprovvista.
“Non è quello che ho detto!” - rispose
Damon.
“Invece è esattamente quello che hai
detto!” - lo rimbeccò l’altra Bonnie.
“Ho detto quello che ho detto! Smettila di tentare di
trovarci dei significati profondi e nascosti! Al momento non penso di
avere la prontezza di spirito di risponderti a dovere, troppo mal di
testa!” - fece Damon, cercando di dare abbastanza fermezza al
suo tono per farle intendere che quell’argomento si esauriva
in quel momento, ma a quanto pareva l’altra Bonnie non
l’aveva capito oppure faceva finta di non averlo capito
perché continuava a guardarlo con quei suoi occhi che troppe
volte lo avevano portato sull’orlo della pazzia, spingendolo
a provare cose che aveva deciso di non provare più e a
parlare di cose di cui mai avrebbe voluto parlare.
“Smettila di fissarmi in quel modo…” -
le disse, scocciato.
“In che modo?” - fece lei - “Non ho messo
su nessuna espressione particolare in questo momento!” - si
difese.
Damon non ce la fece più, troppo stanco per via della
sofferenza alla testa che provava.
“Non è l’espressione! Sono gli occhi!
Sono sempre stati gli occhi! Hai degli occhi strani! Mi spingono
a….sentire cose…” - fece Damon,
parlando quasi con disgusto verso se stesso e verso quelle cose che gli
occhi della streghetta gli avevano sempre fatto provare.
“Dovresti dirlo a Bonnie!” - fece l’altra
Bonnie dopo una breve risata.
“Che ha gli occhi strani?” - fece Damon.
“Esatto!” - rispose l’altra Bonnie,
scrollando le spalle.
“E tu dovresti farti gli affari tuoi!” - disse
Damon.
L’altra Bonnie gli sorrise accondiscendente, accarezzandogli
i capelli e fissandolo come se fosse sul serio un povero demente.
“Ma questi sono affari miei, Damon! Io sono Bonnie! Ho
qualche anno in più, ma sono sempre la stessa streghetta che
adesso è al pensionato!” - gli fece notare
candidamente.
Damon assottigliò lo sguardo mentre si rendeva conto che il
numero dei secondi tra una fitta di dolore alla testa e
un’altra aveva lentamente cominciato ad aumentare.
“Allora, strega, che ne dici di fare una qualche strana magia
e vedere cosa mi ha fatto Astaroth! Può dire quello che gli
pare, ma non me la bevo che mi abbia fatto andare fino al suo studio
privato per torturami! Avrebbe potuto farlo qui, come ha fatto con te!
Perchè portarmi di sopra? Per mostrarmi il suo Luna
Park?” - fece Damon.
“Luna Park?” - s’incuriosì
l’altra Bonnie.
Damon scrollò le spalle e si staccò le mani dalle
tempie, appoggiando la testa contro le sbarre alle sue spalle.
“Già! A quanto pare fervono grandi preparativi al
pieno di sopra! Ha detto che è per Nicole e per noi
tutti!” - rispose Damon.
L’altra Bonnie ci riflettè su un attimo, volgendo
lo sguardo alla sua destra e arricciando il naso mentre si mordeva il
labbro inferiore.
Era bella, non c’era nient’altro da dire.
Era bella così come lo era la streghetta, ma allo stesso
tempo era profondamente diversa da lei, Damon non poteva non notarlo.
Bonnie era una bambolina che andava protetta, talmente fragile che dava
l’idea che si sarebbe potuta rompere anche con un banale
soffio di vento.
L’altra Bonnie, invece, era più matura,
più consapevole, troppo diversa da Bonnie perché
lui potesse in qualche modo capirla o trovare delle somiglianze tra le
due.
“Sta per succedere qualcosa!” -
sentenziò l’altra Bonnie.
“Lo penso anch’io!” - sospirò
Damon - “Allora…adesso cerchi di capire oppure no
cosa mi ha fatto Astaroth e perché non riesco più
a connettermi con Bonnie?” - la incalzò, poi,
tornando sul discorso precedente.
L’altra Bonnie scrollò la testa, come a liberarsi
da un pensiero fisso, e tornò a guardarlo.
“Non riesci a connetterti con Bonnie perché sei
ancora troppo provato dopo la tortura e per quanto riguarda cosa ti ha
fatto Astaroth….beh…niente! Nella tua mente
è tutto a posto!” - gli rispose.
Damon corrugò la fronte.
“E questo lo hai capito da…” - fece.
“Questo l’ho capito dalla connessione telepatica
tra noi due!” - rispose l’altra Bonnie.
Damon si tirò leggermente indietro.
“Io non sono connesso con te! Io sono connesso con
Bonnie!” - fece.
“Io e Bonnie siamo la stessa persona e il mio passato sta
cambiando!” - rispose l’altra Bonnie.
“Spiegati!” - la incitò Damon.
“Aprire una connessione telepatica con qualcuno vuol dire
letteralmente creare un ponte che colleghi le due persone coinvolte! La
connessione funziona più o meno così: una delle
due persone crea il ponte e poi incontra l’altra persona al
centro di esso ed è lì che condividono pensieri,
emozioni, parole…stando insieme al centro di quel ponte! La
connessione si chiude quando una delle due persone lascia il ponte, ma
quel ponte non sparisce perché una volta creato non
può più essere distrutto e questo significa che,
nel bene o nel male, quelle due persone saranno sempre collegate e che
in qualsiasi momento uno dei due potrà attraversare quel
ponte e esortare l’altro a raggiungerlo! Più le
due persone sono vicine, sia emozionalmente che fisicamente,
più è possibile che ciò avvenga, che i
due entrino in contatto quasi automaticamente!” -
spiegò l’altra Bonnie.
“Questo lo so anch’io, quello che non capisco
ancora è cosa c’entri tu e cosa c’entra
il tuo passato che cambia!” - fece Damon.
“Damon…voi avete viaggiato nel futuro, nel vostro
futuro! Non importa le ipotesi che fate o ciò che pensate,
non vi trovare in una realtà parallela o in
chissà quale altra linea temporale! Voi non vi siete mossi
dalla vostra linea temporale, avete soltanto fatto un passo avanti di
vent’anni su quella stessa linea, la vostra linea!
Ciò significa che noi siamo davvero voi stessi tra qualche
anno! Adesso devi capire che tutto ciò che vi sta capitando
a noi non è mai capitato! I giorni che voi state passando
qui avreste dovuto trascorrerli tranquillamente nel vostro tempo a fare
le vostre cose così come abbiamo fatto noi! Ma
così non è stato, voi siete venuti qui e quei
giorni tranquilli che noi abbiamo vissuto voi non li state vivendo e,
per quanto voi possiate pensare che siamo noi quelli che influenzano le
vostre scelte e le vostre persone, in realtà è il
contrario: siete voi che influenzate le nostre vite! Bonnie, la tua
Bonnie, per me rappresenta il mio passato e se fino a prima che voi
arrivaste io ricordavo chiaramente quei giorni tranquilli che voi
avreste dovuto vivere a Fell’s Church senza viaggi temporali,
senza demoni e senza figlie dal futuro, adesso i miei ricordi, come
quelli di ognuna delle vostre versione future, si stanno facendo
annebbiati, si confondo con ciò che voi avete vissuto
perché se lo avete vissuto voi allora è logico
pensare che un tempo l’abbiamo vissuto anche noi! Voi state
riscrivendo le nostre storie, le nostre vite e di conseguenza i nostri
ricordi stanno cambiando, stanno diventando lentamente uguali ai
vostri! Quando tutta questa storia sarà finita e voi
tornerete nel vostro tempo, tutto sarà diverso. Voi
crescerete ricordando il vostro viaggio nel futuro e noi ci ritroveremo
con delle storie diverse, ci ritroveremo a ricordare che anche noi
abbiamo viaggio nel futuro a nostro tempo perché siamo stati
coinvolti in una strana guerra con un demone!” - fece
l’altra Bonnie - “Cosa c’entro io con la
connessione telepatica tra te e Bonnie? E’ semplice! Io e
Damon, il mio Damon, non abbiamo mai aperto nessuna connessione
telepatica perché non ne abbiamo mai avuto bisogno! Ma
adesso tu e Bonnie lo avete fatto, tu e Bonnie le nostre versione
passate, quindi ciò significa che anche questo
aspetto della
nostra vita è cambiato, che di conseguenza anche noi siamo
collegati! E se io sono Bonnie e sono collegata a Damon, poco importa a
che punto della nostra vita siamo, io e te siamo collegati
perché potremmo anche venire da due anni diversi ma siamo
sempre Bonnie e Damon! E la stessa cosa ovviamente vale adesso anche
per mio marito e Bonnie al pensionato!” -
terminò.
“E’ tutto talmente assurdo da sembrare quasi
logico!” - commentò Damon.
“Si tratta di viaggi nel tempo, Damon, che ti
aspettavi?”.
Quando la vita ti mette di fronte a delle situazioni impossibili che
fai?
Quante volte Matt aveva sentito questa domanda ripetuta come intro di
qualche stupido telefilm di fantascienza o come sottofondo ad una
pubblicità di detersivi o ancora in uno di quei talk show
pomeridiani che tanto piacevano alla signora Flowers?
E ovviamente mai che ci fosse stata una volta in cui qualcuno fosse
riuscito a dare davvero una risposta sensata o a suggerire almeno
sommariamente il comportamento più adatto da tenere quando
si trattava delle suddette “situazioni impossibili”.
Nemmeno lui, che ormai poteva affermare con convinzione che di
situazioni impossibili ne aveva vissute abbastanza da averne le tasche
piene per il resto dei suoi giorni, sapeva davvero rispondere a quella
domanda.
Forse perché non esisteva una risposta adatta.
Forse perché ognuno reagiva in modo diverso.
O forse perché le vere situazioni impossibili capitavano
così raramente ed erano così improvvise che
nessuno aveva mai la prontezza di spirito per analizzare cosa gli
stesse succedendo.
L’istinto….probabilmente era a quello che ci si
doveva affidare, ma Matt non ne era propriamente convinto.
In quel momento il suo istinto non faceva altro che urlargli di
scappare via da quel posto, da quel tempo e da Astaroth, ma si rendeva
conto che non poteva farlo, non senza qualcuno che lo riportasse nel
suo tempo.
E quanto sarebbe stato codardo a chiedere a Nicole di rispedirlo nel
2011?
Oltretutto non poteva farlo perché, oltre a deludere gli
altri, avrebbe deluso se stesso. E con “se stesso”
non intendeva la sua versione futura, ma proprio se stesso, Matt, la
sua persona.
Se c’era una cosa di cui poteva essere grato a quella strana
esperienza che stava vivendo era che gli aveva dato un motivo per
lottare, gli aveva donato la prospettiva di una vita felice, di una
casa, di una moglie, di una famiglia e Matt non aveva alcuna intenzione
di lasciarsela sfuggire.
Era difficile, non poteva negarlo a nessuno, figuriamoci a se stesso.
Era difficile perché lui dopo tutte le belle batoste che
aveva avuto con le poche ragazze alle quali aveva davvero donato il suo
cuore o aveva pensato di farlo adesso tendeva a non fidarsi molto
quando si trattava di sentimenti quindi lottare per una persona,
Olivia, che non aveva mai conosciuto, lottare per la
felicità insieme a lei nonostante non sapesse chi fosse gli
risultava abbastanza complicato.
L’altro Matt gli era stato di grande aiuto perché
lo teneva costantemente distratto, spingendolo ad interessarsi ad altre
faccende.
Paradossalmente sembrava che, mentre tutti gli altri cercavano sempre
il modo di scappare dalle loro versioni future, lui era
l’unico che passava tutto il suo tempo proprio con
l’altro se stesso che adesso si era messo in testa di
cominciare ad istruirlo e a dargli le dritte giuste che gli avrebbero
permesso, in futuro, di diventare come lui o - per meglio dire - di
diventare lui.
Non gli ci era voluto di certo l’altro Matt per capire che
non poteva avere avuto un evoluzione ed una maturazione simile nel giro
di una notte sola, ma il fatto che proprio l’altro Matt, che
all’inizio sembrava quello più restio ad aprirsi
con loro, si fosse fatto venire l’idea di essere lui stesso
il suo primo “mentore” - se così lo si
poteva chiamare - lo aveva lasciato a dir poco stupito.
L’altro Matt gli faceva leggere libri e documenti antichi, lo
spingeva a ragionare e a riflettere, gli parlava per ore dei vari
metodi di ricerca e lo esortava a fargli domande di qualsiasi tipo per
poterlo aiutare a fugare ogni dubbio o incertezza che poteva avere e
che rendeva la sua mente poco lucida.
Gli piaceva l’altro Matt e non si vergognava a dirlo.
Era con lui e con l’altra Meredith in quel momento nel solaio
che di solito usavano come stanza per le riunioni private e stava
ascoltando i due che parlavano di tutto ciò che era successo
da quando l’altra Meredith era stata ferita e rilegata in un
letto.
Era strano vederli insieme, invecchiati, a scambiarsi confidenze ed
opinioni, ma gli faceva piacere sapere che il suo rapporto con Meredith
fatto di stima reciproca e appoggio incondizionato non sarebbe cambiato
nel corso del tempo.
L’altra Meredith si stava preparando a tornare da suo marito
quando Nicole e l’altro Damon entrarono e li pregarono di
rimanere.
Matt rimase al suo posto, ad ascoltare e ad osservarli:
l’ultima cosa che voleva era infastidirli in un momento tanto
delicato come quello in cui si trovavano.
“Astaroth ha in mente qualcosa, qualcosa di
infinitamente…demoniaco!” - esordì
Nicole facendo su e giù per la stanza a grandi falcate.
“Questo è certo! Da quando ci ha sorpresi tutti
nel suo castello sono passati due giorni e non si è ancora
visto! Oltretutto anche i demoni sembrano totalmente scomparsi dalla
città: sono tutti al Castello!” - si
accordò l’altro Damon.
“Allora la domanda adesso è: perché?
Perché Astaroth tiene tutto il suo esercito chiuso in casa?
Cosa sta architettando?” - fece l’altra Meredith,
seduta su una sedia sgangherata poco lontano da lui.
“Non mi piace per niente! Non ci ha mai messo così
tanto per riorganizzarsi! Mai!” - fece notare Nicole,
fermandosi ad osservarli tutti, uno per uno - “E’
un problema! Sta diventando un problema sempre più imponente
mano a mano che i secondi passano! Per non parlare di Damon e la mamma:
non abbiamo più loro notizie da quando Damon ha chiuso il
collegamento con Bonnie!” - aggiunse.
“Neanch’io riesco a sentire nulla, in
effetti!” - fece l’altro Damon, lasciando Matt
perplesso per un attimo, ma tornò di nuovo a focalizzarsi
sul gruppo che aveva di fronte: ci avrebbe pensato in seguito a
chiedere delucidazioni all’altro Matt.
Insomma…se era Damon quello connesso con Bonnie allora cosa
c’entrava l’altro Damon?
“E abbiamo anche un altro problema bello grosso!” -
aggiunse l’altro Damon, catturando l’attenzione di
tutti.
“Quale?” - chiese Nicole.
Ma l’altro Damon lasciò perdere sua figlia e si
rivolse all’altro Matt.
“Quello che ha detto Lilian sul fatto che lei e Nicole si
sentono male per via delle nostre versioni
passate…” - disse -
“…è vero? E’
così?” - chiese.
L’altro Matt fu costretto ad annuire.
“E dobbiamo preoccuparcene? Cioè…non
che io non sia preoccupato per la faccenda, ma…quello che
voglio sapere è se dobbiamo preoccuparcene più
del dovuto e considerarlo un problema di prioritaria importanza
perché, se così fosse, dovrete rassegnarvi al
fatto che non manderò mai mia figlia contro Astaroth
correndo il rischio che possa sentirsi male ed indebolirsi
all’improvviso e senza che nessuno possa fare nulla per
aiutarla!” - fece l’altro Damon.
Matt osservò la sua controparte futura sospirare e scuotere
la testa con un accenno di sorriso sul volto stanco.
“Per Nicole non credo ci siano problemi ora come ora! Adesso
che Damon e Bonnie hanno questa connessione sono portato a credere che
si stiano in qualche modo avvicinando, così come siamo
portati a crederlo tutti!” - rispose.
“E Lilian?” - chiese Nicole.
“Per Lilian….beh…non credo che Stefan
ed Elena siano rimasti del tutto indifferenti alla sue parole e alle
sue accuse! E se conosco Stefan almeno un po’ credo che
farà di tutto per riuscire a trovare al più
presto una soluzione al problema che vada a beneficio di ogni persona
coinvolta e non faccia del male a nessuno!” - rispose
l’altro Matt.
L’altro Damon annuì e ghignò.
“Non l’avrei mai detto, ma la
prevedibilità di mio fratello di tanto in tanto è
piacevole, molto rassicurante! E il fatto che negli anni non
è mai cambiato di una virgola rende molto più
semplice capirlo e decifrarne i pensieri!” - disse.
Nicole incorciò le braccia al petto e sorrise.
“A differenza tua, o meglio di Damon che con la sua tanto
adorata imprevedibilità non sai mai cosa gli passa per la
testa!” - commentò.
“Così è più
divertente!” - si difese l’altro Damon.
“Divertente? Sarà divertente per te, ma per chi ti
deve stare intorno e sopportarti ventiquattro ore al giorno
è terribilmente irritante!” - rispose a tono
l’altra Meredith - “Magari adesso ti si riesce a
sopportare di più, ma me lo ricordo il tempo da cui vengono
le nostre versioni passate ed in quel periodo posso dire onestamente
che davi proprio il peggio di te!” - aggiunse.
“Mi era mancata la tua infinita gentilezza,
Meredith!” - fece, sarcastico, l’altro Damon.
Matt si ritrovò a guardare il vampiro e la cacciatrice con
sguardo ammirato e sognante perché, nonostante fossero anni
nel futuro, quei due erano ancora Damon, Meredith e le loro frecciatine
al vetriolo.
Era sempre bello scoprire che alcune piccole cose non erano cambiate
affatto.
Già era stato scioccante venire a conoscenza del
cambiamento nel suo rapporto con Damon, almeno sapere che tra il
vampiro e Meredith non sarebbe mai cambiato niente lo rincuorava non
poco.
“E già che siamo in vena di elencare tutti i
problemi che ci affliggono…” - riprese
l’altra Meredith - “…qualcuno mi spiega
di nuovo il motivo per cui tu, Damon, hai deciso che fosse una
decisione saggia far venire loro dal passato? Potrebbero cambiare ogni
cosa! Già alcune cose sono cambiate!” - fece,
tenendo con forza il suo braccio sinistro e indicando Matt che si
guardò intorno spaesato.
L’altro Damon abbassò per un attimo la testa e
sospirò, passandosi una mano sul volto improvvisamente
tormentato.
“Lo so, Meredith, lo so! Non è stata una grande
idea, me ne rendo conto, ma ormai è tardi per tornare
indietro: l’unica cosa che possiamo fare è cercare
di contenere i danni che loro potrebbero arrecare alle nostre
vite!” - le rispose.
“Si, Damon, ma…perché?
Perché hai deciso una cosa simile? Non eri più
così imprudente da parecchio tempo, ormai!” -
incalzò l’altra Meredith.
“Perché? Perché io e Stefan eravamo
circondati dai demoni, perché Astaroth aveva appena rapito
Bonnie, perché Nicole e Lilian erano nel passato e non
sapevo come stessero, perché tu eri mezza morta in un letto
e perché tuttora passo le giornate a cercare le parole
adatte per dire a tutti i superstiti di Fell’s Church che
quando ho promesso loro che avrei liberato la loro città e
gliel’avrei restituita non mentivo! Ecco perché!
Forse ho sbagliato o forse no, non lo so ancora, ma in quel momento
avevo tutti questi motivi che mi ronzavano per la testa e mi sembravano
tutti più che validi!” - rispose l’altro
Damon con una serietà che Matt faceva ancora fatica a
vedergli sul volto nonostante avesse capito ormai che Damon e
l’altro Damon erano molto diversi l’uno
dall’altro.
L’altra Meredith rimase in silenzio a fissare
l’altro Damon per qualche secondo, poi annuì
severa e tornò a voltarsi anche verso di loro.
“Dobbiamo pensare a cosa fare con Astaroth!” -
disse.
“Questa volta dobbiamo farla finita!” - aggiunse
l’altro Damon.
Lo sguardo di Matt, a quelle parole, scivolò su Nicole,
l’unica che poteva realmente mettere fine a tutto,
l’unica che aveva le capacità per sconfiggere
Astaroth.
La ragazza annuì a suo padre e si voltò di
spalle, perdendosi con lo sguardo su un mappamondo poggiato su un
mobiletto basso di fronte a lei.
Guardandola in quel momento, con le spalle ricurve e gli occhi
malinconici, per la prima volta Matt la vide come una ragazza
qualsiasi, una ragazza fragile così come lo era Bonnie e ne
ebbe una profonda compassione.
Una richiesta di felicità.
Qual era il modo migliore per far fronte ad una richiesta di
felicità?
Esisteva un modo per far fronte ad una richiesta di felicità?
Stefan aveva passato anni inseguendo la felicità e aveva
passato anni credendo di averla trovata, illudendosi di essere arrivato
alla fine della sua ricerca, ma a conti fatti aveva dovuto incassare il
colpo e rassegnarsi a capire che non era ancora finita, che aveva
ancora un altro bel pezzo di strada da fare e che forse sarebbe stato
anche il più difficile.
Voleva farlo?
A volte pensava di si, altre volte si lasciava trascinare dallo
sconforto e dal dubbio che non ne valesse la pena e pensava di no.
Doveva farlo?
Assolutamente si! Doveva farlo! Doveva farlo per se stesso, per Elena e
per Lilian.
Smettere di pensare alla ragazza e alla sua richiesta malinconica gli
era diventato quasi impossibile nelle ultime
ore appena trascorse.
Dopo il risveglio dell’altra Meredith, quest’ultima
non si era persa in chiacchiere e si era data subito da fare facendosi
aggiornare da tutti su ogni evento capitato, iniziando a macchinare
piani su piani con l’aiuto dell’altro Matt e a
revisionare le scorte di armi insieme a suo marito e a suo figlio.
Stefan più di una volta si era ritrovato a fissare la donna
e a pensare che non aveva mai visto nessuno tanto attivo come lei. E
poi guardava Meredith e un sorriso gli affiorava sulle labbra: sebbene
la sua amica paresse incredibilmente spaesata a causa
dell’uragano che era l’altra Meredith, Stefan non
faticava a credere che lei già avesse messo in moto il
cervello per capire qual era il modo perfetto per migliorarsi e
diventare come la sua controparte. E ci sarebbe riuscita, Meredith ce
l’avrebbe fatta perché era palese che
l’altra Meredith non fosse altro che la naturale evoluzione
della loro Meredith.
Chi meglio di lei poteva diventare una provetta cacciatrice del
soprannaturale?
Tra tutti gli umani esistenti, chi meglio di Meredith poteva essere la
persona adatta, poteva avere il coraggio e l’astuzia
sufficiente per affrontare a testa alta demoni, vampiri e
quant’altro di terribile fosse nascosto dal buio della notte?
Stefan, tranquillamente assorto nei suoi pensieri, raggiunse la
panchina sul retro del pensionato dove appena pochi giorni prima aveva
espresso per la prima volta i suoi dubbi su Elena a Bonnie e vi si
lasciò cadere, tenendosi le mani nella tasche dei jeans
anche dopo che si fu seduto.
Non arrivava nemmeno un leggero soffio di vento a smuovere
l’aria e a rinfrescargli la mente, ma Stefan era ostinato e
sopportava con audacia la pressione che l’afa esercitava sui
suoi pensieri, schiacciandoli e contorcendoli fino a farli diventare
un’unica massa informe e grondante di liquido grigio.
Aveva bisogno di riflettere, di trovare una soluzione valida alla
stranissima situazione in cui lui ed Elena si trovavano in quel momento.
Se non ci fosse riuscito prima che al piano di sopra del pensionato
avessero capito qual era la mossa più giusta da fare adesso
contro Astaroth, Stefan sapeva che avrebbe fatto ciò che gli
avrebbero chiesto, ma senza avere le idee abbastanza lucide per
riuscire al meglio e questo non poteva permetterselo nessuno. Astaroth
e i demoni in generale erano degli avversari troppo forti e spietati
per poterli combattere senza l’adeguata prontezza mentale.
Dei passi leggeri e cadenzati, dei passi che avrebbe riconosciuto tra
mille, gli si avvicinarono lentamente fino a che due mani che si
contorcevano l’un l’altra non entrarono nel suo
campo visivo.
Stefan alzò gli occhi ad incontrare quelli azzurri di Elena
e rimase a fissarla.
Non c’erano né gioia né accusa nei suoi
occhi verdi, solo tanta tristezza.
“Posso sedermi con te?” - sussurrò Elena.
“Certo!” - le rispose cortesemente Stefan,
lasciandosi scivolare verso un lato della panchina mentre Elena
occupava l’altro.
Calò il silenzio, un silenzio imbarazzato e terribile come
non ce n’erano mai stati tra loro.
Stefan aveva passato ore ed ore a pensare al loro rapporto e al modo
più efficace per uscire da quella crisi in cui erano
sprofondati che adesso gli sembrava paradossale il fatto che non
riuscisse a trovare le parole adatte per aprire un qualsiasi discorso
proprio con la ragazza che - lui lo sapeva - amava più di
ogni altra cosa al mondo.
“E’ così
difficile….” - esordì Elena -
“E’ difficile anche solo trovare le parole giuste
per cominciare, ma credo che noi due dovremmo parlare un
po’!”.
Stefan non si voltò a guardarla, ma annuì.
“Un po’ di tempo fa ho parlato con
l’altra Elena, da sola, mentre voi eravate in missione al
castello di Astaroth! Mi ha detto che devo lasciarmi guidare da te, che
devo seguirti e che grazie a te sarei diventata una persona
migliore!” - gli rivelò -“Non avevo
capito e mi ero anche parecchio indispettita all’inizio! Non
capivo perché mai continuasse a ripetermi che dovevo
miglirare come persona. Perché avrei dovuto farlo? Cosa
dovevo migliorare io?
Ma adesso ho capito! Ho visto e ascoltato te e ho
visto e ascoltato Lilian e…non posso fare a meno di sentirmi
piena di…amarezza e rabbia verso me stessa e il mio egoismo.
Mi sento un verme, Stefan, e non so come far passare questa sensazione!
Tu lo sai?” - gli chiese.
Stefan scosse la testa.
“Io non credo che tu sia un verme, Elena! Io credo che tu sia
solo….abituata ad essere il centro dell’attenzione
e questo è colpa nostra perché siamo noi che lo
rendiamo possibile, siamo noi a metterti su un piedistallo! E il fatto
di trovarti sempre al centro di tutto fa si che tu non ti accorga
sempre del male che alcune tue azioni possono fare agli
altri!” - le disse, voltandosi verso di lei - “Tu
non sei una persona cattiva, Elena! Anzi…sai essere molto
generosa e sai combattere per difendere le persone che ti stanno a
cuore, ma sei anche ingenua! E’ questo il punto: tu non sei
forte, sei ingenua! Ed è questa ingenuità che ti
spinge a fronteggiare a testa alta i tuoi nemici come se fossi la
più coraggiosa delle amazzoni ed è questa
ingenuità che non ti fa distinguere tra i
sentimenti d’amore e d’affetto che provi per chi ti
sta intorno!” - aggiunse.
“E questo è un male…” - fece
Elena.
“Non sto dicendo questo, ma sicuramente è una
parte di te che può essere migliorata!” - rispose
Stefan.
“Stefan ha ragione, Elena! Ascoltalo!” - una voce
femminile inaspettata proveniente dalla loro destra li colse entrambi
di sorpresa.
L’altro Stefan e l’altra Elena erano lì
insieme e li stavano raggiungendo, sorridendo incoraggianti e tenendosi
per mano.
“Te l’ho già detto una volta, Elena! Si
tratta di un percorso, un percorso di miglioramento che tu devi
compiere e durante il quale solo Stefan potrà darti
l’appoggio necessario!” - ribadì
l’altra Elena.
“Si! Adesso l’ho capito!” - rispose
Elena, annuendo - “Le parole di Lilian….tutto il
male che ho fatto anche a lei…”.
“Non addossarti tutta la colpa, Elena, anch’io ho
contribuito a fare del male a Lilian…” -
intervenne Stefan, profondamente mortificato e colpevole.
“Non lo sembra, forse, ma Lilian è una ragazza
forte! Se così non fosse, state certi che noi non
riusciremmo a darle tutto lo spazio che le serve nonostante sappiamo
benissimo di averla profondamente delusa!” - disse
l’altro Stefan.
“Delusa voi?” - chiese Elena.
L’altra Elena sorrise e le poggiò una mano su una
spalla.
“Certo! Noi siamo voi, Elena!” - le
ricordò - “Anche noi abbiamo avuto i nostri brutti
momenti così come li state avendo voi adesso, ma non ne
abbiamo mai fatto parola con Lilian nonostante più volte ce
l’abbia chiesto! Si sente ferita perché crede di
non conoscerci davvero e che le abbiamo mentito ogni volta che le
abbiamo raccontato che l’amore è un qualcosa di
perfetto e non mostrandole mai l’altra faccia della medaglia,
non parlandole mai del fatto che è proprio per amore che si
soffrono i dolori peggiori e adesso si sente impreparata e indifesa
perché non crede di sapere come fare ad affrontare un dolore
emotivo, se mai dovesse presentargliesene uno, non crede di avere
abbastanza forza per superarlo perché guarda voi e vi
vede….rotti, divisi, straziati e questo le fa
male!” - disse.
“Io…non voglio che Lilian soffra! Non
sarà ancora mia figlia, ma…io voglio fare di
tutto per proteggerla perché lo sento, sento che
è parte di me, che è la mia famiglia!”
- fece Stefan.
“Già! E tutta quella storia che ci ha raccontato
sulla debolezza che di tanto in tanto l’assale a causa nostra
lasciandola in pericolo…..io non voglio che le accada
ancora! Non posso permetterlo!” - aggiunse Elena.
Stefan non potè fare altro che annuire convinto e
d’accordo mentre l’altro Stefan e l’altra
Elena sorridevano forse anche un po’ sollevati.
“E’ questo che volevamo sentire! Io e mio marito
eravamo preoccupati proprio di questo!” - disse
l’altra Elena.
“Forse non ve ne rendete ancora conto in pieno, ma se noi vi
spingiamo a fare e pensare certe cose, se noi vi diciamo certe cose,
lo
facciamo perché vogliamo fare in modo che non possa capitare
nulla di sgradevole al mondo così come noi lo conosciamo,
alle nostre vite e ai nostri figli! Voi avete il potere di cambiare
tutto semplicemente prendendo una diversa decisione rispetto a quelle
che a nostro tempo abbiamo preso noi e questo, inevitabilmente, ogni
volta che accade o sta per accadere influisce su Nicole, su Lilian
e…sì…anche su di noi!” -
spiegò l’altro Stefan.
Stefan si ritrovò a pensare ancora alle parole dello sfogo
di Lilian, a come aveva descritto il futuro suo e di Elena, un futuro
molto più felice di quello che sembrava essere toccato in
sorte a tutti gli altri.
“Capisco cosa intendete…più o
meno…”- disse, prima di voltarsi verso Elena e
prenderle una mano tra le sue - “Io non voglio che cambi
nulla! Voglio che il mio futuro sia questo
perché….mi va più che bene
così!” - aggiunse.
Elena gli restituì lo sguardo e strinse la presa sulla sua
mano prima di rispondere.
“Per me è lo stesso! Adesso l’ho capito:
con o senza demoni, voglio che questo sia anche il mio
futuro!” - gli disse.
Ogni volta che Bonnie prendeva il coraggio a due mani e scendeva al
piano di sotto in pieno giorno, cioè quando tutti i
superstiti erano svegli e coscienti e potevano vederla, si sentiva
sempre un po’ in imbarazzo e spaesata a cuasa delle continue
occhiate che riceveva da loro.
Tutti sapevano che lei non era l’altra Bonnie, ma
continuavano a guardarla come se lo fosse.
Dopotutto, immaginava che doveva essere assai complicato per delle
persone totalmente e magnificamente normali avere a che fare di punto
in bianco con mostri soprannaturali di ogni genere e viaggiatori del
tempo quindi, anche se la cosa la metteva in forte disagio, ad ogni
sorriso ricevuto sorrideva anche lei e ad ogni richiesta di conforto
lei dispensava baci e abbracci a tutti.
Non era ancora l’altra Bonnie quindi non era ancora una
strega potente e una donna forte quanto lei, ma nessuno tra i
superstiti le chiedeva di fare incantesimi o roba del genere quindi lei
cercava di accontentarli e rasserenarli per quanto le era possibile.
Dopo l’incantesimo fatto all’altra Meredith persino
quest’ultima quando la vedeva in giro le poggiava una mano su
una spalla e le sorrideva e, se era possibile, era proprio in quei
momenti che Bonnie si sentiva maggiormente a disagio.
Mai avrebbe pensato che Meredith, una delle poche persone con le quali
si era sempre sentita se stessa, un giorno l’avrebbe messa in
soggezione, ma ciò con l’altra Meredith era
avvenuto eccome.
Bonnie la guardava e la vedeva darsi da fare ovunque, dare disposizioni
e ordini a destra e a sinistra, allenarsi in giardino con lame lunghe e
affilate senza fare il minimo sforzo. La sua amica Meredith era forte,
ma neppure lei era ancora all’altezza della sua controparte
futura e questo sembrava divertire un po’ tutti, soprattutto
quando le si vedeva l’una di fianco all’altra con
l’altra Meredith che dava ordini pure a Meredith senza farsi
il minimo scrupolo e con la scusa che doveva riforzarsi sia fisicamente
che mentalmente se voleva sperare di vivere a lungo con la vita e gli
amici vampiri sempre in mezzo ai casini che si era scelta.
Bonnie finì di ricucire un piccolo strappo nella maglietta
di un bambino e poi lo rispedì a giocare regalandogli un
sorriso.
Al pensionato i bambini erano pochi e per di più avevano
tutti subito gravi perdite ed erano stati terrorizzati dai demoni, ma
Bonnie spesso si fermava a sentire le loro grida spensierate mentre si
divertivano a rincorrersi - lo faceva soprattutto nei momenti in cui si
sentiva maggiormente depressa e affranta - e subito le ritornava il
sorriso misto ad una buona dose di rinnovata speranza.
Lo stesso effetto glielo faceva passare il suo tempo con Nicole, ma
adesso la ragazza era impegnata a decidere la prossima e forse
definitiva mossa contro Astaroth quindi non poteva pretendere di averla
lì con lei ogni volta che si sentiva giù di
morale, cosa che succedeva praticamente sempre da quando aveva perso il
contatto con Damon e non sapeva in che condizioni fosse.
Di tanto in tanto l’altro Damon andava da lei, le poggiava
una mano su una spalla e poi le si parava di fronte facendo una
teatrale e lenta giravolta su se stesso, mostrandole che era vivo e
vegeto e dicendole che se lo era lui allora lo era anche Damon.
La prima volta che era successo Bonnie era scoppiata a ridere e subito
dopo era scoppiata a piangere, non riuscendo a trattenersi.
Le ci era voluto un po’ per calmarsi e per calmare
l’angoscia e la preoccupazione che sentiva quando pensava a
Damon o quando Damon veniva nominato, ma Stefan le era stato vicino in
quel momento, limitandosi a tenerle una mano senza farle domande,
condividendo con lei ogni ansia come solo lui poteva fare, un
po’ per natura, un po’ perché era anche
lui in pena per suo fratello.
Bonnie lanciò un ultimo sguardo ai bambini che saltavano da
una poltrona all’altra del salotto e poi si alzò
dalla sedia sulla quale era seduta, preparandosi a tornarsene di sopra.
Fu mentre passava nel piccolo atrio subito prima di cominciare a salire
le scale che successe una cosa veramente strana, una cosa che in altre
situazioni sarebbe stata normale, ma che lì nel futuro era
fortemente sospetta e non succedeva praticamente mai: qualcuno
bussò alla porta del pensionato.
Due leggeri colpi educati che fecero gelare il sangue nelle vene a
Bonnie.
Pensò subito di correre al piano di sopra ad avvertire
qualcuno, ma poi le tornò in mente che nessun demone poteva
entrare al pensionato grazie all’incantesimo di protezione
che ancora teneva in piedi l’altra Bonnie dalla sua cella
quindi…o era un umano e aveva bisogno di aiuto e nessuno di
loro doveva temere nulla oppure era un demone che non avrebbe potuto
comunque torcere un capello a nessuno ammesso che nessuno attraversasse
l’uscio del pensionato. In ognuno dei due casi Bonnie non
doveva aver paura e poteva stare tranquilla.
Prese un bel respiro e andò alla porta, girando due volte la
chiave nella toppa per aprirla e poi afferrando la maniglia per
spalancarla.
“Buongiono!” - fu la prima parola che
sentì accompagnata da un sorriso talmente innocente da
essere inquietante.
Bonnie si immobilizzò sul posto, con gli occhi sgranati e i
muscoli in tensione.
Tutto si sarebbe aspettata, anche un esercito di demoni che avevano
deciso di essere cortesi e bussare, tranne Astaroth stesso che adesso
se ne stata tranquillo e indifferente ad
aspettare…cosa?….che lei ricambiasse il suo
saluto?
Bonnie deglutì ed in preda al panico fece l’unica
cosa sensata che le venne in mente: urlò il nome di Nicole.
NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!
Come vanno le cose? Qui tutto benissimo! domenica sono stata alla
Fumettopoli qui a Milano e...wow...una cosa fantastica!*_* Non ci ero
mai andata prima, ma ci tornerò di sicuro!
Allora...ringrazio come sempre tutti quelli che hanno letto e/o
recensito lo scorso capitolo! Vi lovvo tutti tantissimo*_*
Il capitolo di stasera è un pò un capitolo di
passaggio! Non succede nulla di che tranne la comparsa finale di
Astaroth (Cosa sarà andato a fare al pensionato? XD), ma ho
voluto fare un pò il punto della situazione a livello
emotivo dei nostri protagonisti perchè dopotutto, a parte
l'azione, anche quella è una parte importantissima di una
storia a mio modesto parere.
E ho voluto un pò spiegare le conseguenze delle decisioni
dei nostri eroi sulle loro controparti future! Essendo le stesse
persone che stanno vivendo cose distinte mi sembrava abbastanza logico
che indecisioni, dubbi e scelte diverse del gruppo del passato non
influissero solo sui figli, ma anche sulla vita del gruppo del futuro!
Non so se sono stata chiara, per qualsiasi cosa sapete dove trovarmi!XD
A partire da questo capitolo comincia la fase finale di questa storia!
Non so ancora quanto durerà, ma non pochissimo visto che ci
sono ancora un pò di cose da dire e, dato che in questo
fanfiction ho messo davvero un sacco di carne al fuoco con il passare
dei capitoli, adesso devo portare ad una giusta conclusione parecchie
situazioni ancora in sospeso, prima di arrivare all'epilogo dopo lo
scontro finale tra Nicole ed Astaroth che...cioè...io ancora
non so neppure come farlo andare a finire!ahahaah Sto messa
male!ahahahaha
Adesso direi di passare alle foto!
Ormai di protagonisti principali non ce ne sono più quindi
restano solo personaggi secondari che io stessa ho creato.
Questa settimana vi mostro le foto di quei personaggi della serie "Il
linguaggio della resa" che non erano nè cattivissimi
nè buonissimi, ma che si lasciavano un pò
trasportare dagli eventi e che...wow...adesso che me ne rendo conto
hanno fatto tutti una brutta fine!ahaha Ma quanto sono crudele, me lo
dico da sola!XD
Le foto sono quelle di Ted, Maddy e Sean, tre stregoni del Regno Magico
che erano anche un pò i pupazzetti comandati a bacchetta di
Samuel e che sono stati uccisi da Damon e Lucas! Poverini loro!
Queste sono le foto....
Da
"Il linguaggio della resa: Il Labirinto"
Ted - Harry Sutcliff
Da
"Il linguaggio della resa: Il Sigillo e Il grigio della vita"
Maddy - Amanda Seyfried
Sean
- William Moseley
Eccoli
qui tutti e tre! Vi ricordate di loro? Cosa ve ne sembrano?
Io per come li immagino li trovo perfetti e voi? Come li avevate
immaginate, se l'aveate fatto ovviamente?
Vi aspetto lunedì sul blog per lo spoiler mentre per il
capitolo e nuove foto....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
|
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Capitolo 24 *** L'inizio della fine ***
L’inizio
della fine
Nicole
alzò gli occhi di scatto.
Era così persa nei suoi pensieri, guardando quel mappamondo
impolverato davanti a lei e pensando a tutti quei posti in cui non era
mai stata e che non avrebbe di sicuro mai visto se non fosse riuscita a
sconfiggere Astaroth, che il suo cuore quasi perse un battito non
appena arrivò l’urlo di Bonnie che invocava il suo
nome dal piano di sotto.
C’era paura nella voce della sua futura madre, una paura
irrazionale che Nicole proprio non riusciva a spiegarsi.
Perché Bonnie era così terrorizzata?
Per via dei demoni?
Li stavano attaccando di nuovo?
Ma lei non aveva percepito nessun pericolo nell’aria, quindi
cosa stava succedendo esattamente?
Non ebbe il tempo di pensare a delle possibili risposte che il suo
corpo si mosse di sua spontanea volontà e si
lanciò oltre la porta del solaio e poi giù per le
scale ad una velocità inaudita.
Alle sue spalle sentiva suo padre e tutti gli altri che accorrevano
confusi e anche loro preoccupati per Bonnie.
Bonnie aveva forse ricevuto cattive notizie da Damon o su Damon?
Nicole non voleva neppure pensarci all’eventualità
che fosse successo qualcosa alle versione più giovane e
stupida di suo padre, non adesso che aveva appena cominciato a
rivalutarlo.
Arrivò nel piccolo atrio davanti all’ingresso e
Bonnie era lì, pietrificata davanti alla porta semiaperta.
Nicole si guardò alle spalle in cerca degli occhi di suo
padre. Lui le annuì e Nicole si fece avanti.
“Bonnie! Sono qui, sono Nicole, che sta
succ…” - ma le parole le morirono in gola quando
oltre la soglia, a circa un metro di distanza da loro, riconobbe la
figura solitaria e sorridente di Astaroth.
Aggrottò la fronte e indurì la mascella,
afferrando un braccio di Bonnie e costringendola malamente a farsi
indietro.
“Resta dentro!” - le disse, continuando a tenere
gli occhi fissi sul demone.
Bonnie si ritirò immediatamente alle spalle di Stefan che
era accorso con gli altri e che adesso le si era parato davanti, serio
e protettivo.
Solo dopo essersi assicurata che tutti fossero a debita
d’istanza dall’uscio del pensionato, Nicole
afferrò la porta d’ingresso e la
spalancò completamente con uno strattone, provocando gemiti
di terrore in chi ancora non era riuscito a scorgere Astaroth.
Incrociò le braccia al petto e guardò il Figlio
del Fuoco con sfida.
“Allora? Se sei qui per prendere il tè coi
pasticcini sappi che dovrai tornartene da dove sei venuto, Astaroth! A
quanto pare uno dei tuoi demoni ha ucciso il nostro pasticcere di
fiducia e noi abbiamo finito le scorte di biscotti e bignè,
quindi…” - gli disse, mantenendo stampato in viso
il solito ghigno ironico che sembrava esserle stato trasmesso
direttamente da suo padre per via genetica.
Fin da quando aveva cominciato a combattere e ad avere a che fare con
mostri di ogni genere e nemici da sconfiggere, tutti non avevano fatto
altro che ripeterle quanto somigliasse a suo padre durante ogni lotta.
Personalmente Nicole non ci faceva molto caso, lei agiva semplicemente
d’istinto e il fatto di riuscire a sotterrare il nervosismo
che provava in quei momenti sotto valanghe di ironiche prese in giro le
era sempre andato bene, la considerava una sorta di piccola benedizione.
Per quel motivo somigliava a suo padre?
Nicole lo accettava a ringraziava la sua buona stella che aveva voluto
che le cose fossero così perché,
benchè amasse profondamente sua madre e benchè
sapesse che anche da lei aveva ereditato un bel po’ di
atteggiamenti e caratteristiche specifiche, sapeva che se fosse stata
un po’ troppo simile a sua madre tanto da permettere alle
loro timide somiglianze di venire a galla nei momenti più
duri e difficili - come ad esempio quella guerra contro i demoni che
stava portando avanti da due anni ormai - allora non sarebbe riuscita a
resistere tanto senza cadere in pezzi, non sarebbe riuscita a
sopportare fino in fondo e con malcelata sfacciataggine tutte le
responsabilità di quelle lotte e tutte le sciagure successe
alla sua famiglia e alla sua città.
Essere spiccatamente cinici in quei casi aiutava anche se poteva spesso
farti passare per quella insensibile che pensa solo al modo migliore
per versare altro sangue.
Nicole sapeva bene che alcuni dei superstiti, pur essendole grati per
ciò che faceva, pensavano esattamente questo di lei, ma
anche questo le andava bene perché sapeva perfettamente che
il ruolo della samaritana sensibile con una parola gentile per tutti
non le calzava come invece poteva calzare a Lilian,
l’infermiera dolce che tutti amavano.
Sembrava una tradizione della sua famiglia: così come suo
padre, in confronto a suo zio Stefan che era quello buono ed altruista,
era destinato ad essere il fratello duro, freddo e a tratti cattivo,
allora lei, messa a confronto con Lilian che era quella buona ed
altruista, era destinata ad essere la cugina dura, fredda e a tratti
cattiva.
Ogni volta che si trovava a pensare a quei genere di parallelismi tra
lei, Lilian e i loro genitori non poteva fare a meno di trovarli
inquietanti, ma anche stranamente confortanti. Il fatto di avere un ruolo ben preciso
la rasserenava così come la rasserenava il fatto di non
doversi preoccupare troppo per i piccoli problemi quotidiani
perché per quelli c’era sua cugina, quindi lei
poteva concentrarsi sui grandi mostri da distruggere.
“Per tutti i demoni dell’inferno, davvero un mio
sottoposto ha ucciso un pasticcere?” - le rispose Astaroth
nel suo stesso tono, tenendole il gioco.
Nicole scrollò le spalle.
“Eh già! Se fossi in te lo troverei e lo ucciderei
subito perché….beh…sai qual
è la regola numero uno, no? Mai uccidere i
pasticceri!” - fece Nicole.
Astaroth si lasciò sfuggire una lieve risata mentre si
infilava una mano in tasca e ne estraeva una piccola busta rossa.
“Ah Nicole! Tu sei sempre così
divertente…” - sospirò il demone.
“Grazie mille! Ti assicuro che per me sarà un vero
dispiacere non poterti più allietare con le mie barzellette
e i miei giochi di parole dopo che ti avrò
ucciso!” - disse Nicole, portandosi una mano al petto e
scuotendo piano la testa in un finto gesto di desolazione.
“E sei anche parecchio ottimista, vedo!” - aggiunse
Astaroth, tendendo un braccio verso di lei e esortandola con lo sguardo
ad afferrare la busta che le porgeva.
Nicole lo fissò con un sopracciglio alzato, diffidente.
“Cosa vuoi Astaroth?” - gli chiese.
“Sono venuto a fare una visita di cortesia ai miei vicini di
casa e a consegnarti questa!” - si difese lui, indicando la
busta - “Avanti…prendila!” - la
incitò.
Sembrava una semplice busta da lettere, ma Dio solo sapeva cosa poteva
esserci davvero lì dentro.
Andando contro ogni buonsenso, Nicole la prese e se la
rigirò tra le mani.
“Se la apro mi scoppierà in faccia?” -
gli chiese.
Astaroth sgranò gli occhi e parve seriamente offeso dalla
sua insinuazione.
“Certo che no!” - si indignò -
“Non voglio mica rovinare i tuoi bei lineamenti!
Vedi….ehmm…qualcuno mi ha suggerito come metodo
per ucciderti la decapitazione ed io sto seriamente prendendo in
considerazione la cosa perché così almeno dopo
potrò tenermi la tua testa e metterla tra la altre teste
mozzate della mia collezione! E un viso sfregiato di certo non lo
voglio, mi rovinerebbe tutto il duro lavoro di secoli
interi!” - le spiegò candidamente, come se le
stesse spiegando un nuovo procedimento per cuocere al meglio
l’anatra all’arancia.
“Ok! Quindi vado sul sicuro se la apro?” - fece
Nicole.
“Ovvio che si!” - rispose Astaroth, ritrovando il
suo inquietante sorriso - “E’ un invito! Per tutti
voi! Dato che ho notato che vi piace tanto passare il vostro tempo
andandovene a zonzo nel mio castello ho pensato di invitarvi io questa
volta prima che vi infiltraste di nuovo e ho colto
l’occasione per organizzarvi anche una piccola sorpresa che
sono convinto vi piacerà!”.
Nicole piegò gli angoli della bocca
all’insù, regalandogli un sorriso tanto finto
quanto forzato.
“Non ci sono dubbi su questo!” - disse.
“Esatto! Ma dovete esserci tutti, mi raccomando, versione
passate, versioni future e figli! E’ per oggi stesso quindi
vi prego di non tardare perché abbiamo una tabella di marcia
molto precisa da seguire!” - continuò il demone,
quasi euforico all’idea.
“Quindi noi cosa dovremmo fare esattamente? Venire nel tuo
castello di nostra iniziativa e cadere come dei poveri idioti in quella
che è palesemente una trappola? Davvero ci credi
così stupidi?” - fece Nicole, scura in volto.
“Ad essere onesti sull’intelligenza di molti di voi
ho dei dubbi, ma so che tu non sei stupida e, dato che sapevo che mi
avresti posto questa domanda, ho tenuto per ultimo un piccolo asso
nella manica, un incentivo che ti aiuterà a decidere se
accettare o meno il mio invito!” - rispose Astaroth.
“Ah si? E di cosa si tratta?” - fece Nicole,
contraendo la mascella quando, da un piccolo lampo di oscura
soddisfazione negli occhi del demone, capì a cosa si stesse
riferendo prima ancora che le rispondesse.
“Di tua madre e tuo padre, ovviamente! Saranno presenti anche
loro e così potrai avere la tua piccola riunione di
famiglia! Se non accetti adesso non so se mi verrà mai
più voglia di farli uscire dalla loro cella e
mostrarteli!” - fece Astaroth - "Allora? Cosa mi dici?
Accetti il mio invito a nome di tutto il vostro gruppo oppure
no?”.
Nicole sospirò pesantemente.
Astaroth conosceva il suo punto debole, sapeva che avrebbe fatto
qualsiasi cosa pur di riavere indietro sua madre e quello che credeva
essere suo padre anche se in realtà era Damon, sapeva che
non avrebbe mai avuto la forza di rifiutare.
Si stava ficcando in una trappola portandosi dietro tutti gli altri e
ne era consapevole.
Stava andando a rischiare la sua vita e quella degli altri in una
missione suicida e ne era consapevole.
Ma si trattava di Damon e di sua madre, cos’altro poteva fare
se non rischiare il tutto per tutto?
“Accetto!”.
La strega nei suoi sotterranei ormai era allo stremo delle forze.
Astaroth lo aveva già intuito da un pezzo, ma andare al
pensionato gli aveva conferito l’ultima prova che gli serviva
per essere certo di quella sua tesi.
Appena dopo il suo arrivo in quella cittadina, due anni prima, il
gruppo di stupidi difensori di Fell’s Church ci aveva messo
davvero poco a capire che lui rappresentava la più grande
minaccia che avessero mai affrontato o che avrebbero mai affrontato in
futuro - ammesso che l’avrebbero avuto ancora un futuro dolo
il loro incontro con lui - e la strega si era premurata
istantaneamente, per idea sua o di chissà chi altro, di
ergere una barriera magica difensiva intorno al pensionato.
Quando la strega era libera e nel pieno delle sue forze quella barriera
era quasi del tutto invalicabile persino per lui, che non poteva essere
ucciso da niente e nessuno fatta eccezione per Nicole, e comprendeva
non solo il pensionato, ma anche tutto il quartiere limitrofo.
Da quando l’aveva catturata la barriera aveva cominciato a
ritirarsi e a restringere sempre di più il suo campo
d’azione, dando ai suoi demoni spazio a sufficienza per
divertirsi a dovere.
Poi lui l’aveva incatenata, i poteri della strega erano stati
così indeboliti e la barriera ne aveva risentito ancora di
più.
Al momento la strega riusciva a tenerla in piedi quasi per miracolo.
Restava una barriera mortale per qualsiasi demone che la attraversasse
e su di lui continuava ad avere l’effetto di fargli molto
male - cosa che odiava perché odiava il
dolore, almeno quello che veniva inferto a lui personalmente - ma
adesso aveva delle dimensioni così ridotte che praticamente
si limitava a difendere solo il pensionato in quanto edificio. Per
quanto riguardava tutto ciò che c’era oltre
l’uscio…beh….quello era un territorio
che si prestava perfettamente a qualsiasi intervento demoniaco.
Astaroth assimilò per bene quella nuova informazione e
rientrò dalla porta d’ingresso principale del suo
castello con un sorriso sulle labbra e tanta voglia di mettersi al
lavoro.
Tramite l’invito che le aveva consegnato, aveva dato a Nicole
direttive ben precise sull’ora e le modalità da
rispettare per il loro incontro previsto da lì a qualche ora
e Astaroth fremeva già d’impazienza.
Vagava per i corridoi guardandosi intorno con aria compiaciuta e
concedendosi di tanto in tanto anche qualche pacca su una spalla a
qualcuno dei suoi sottoposti, in segno d’approvazione per il
loro operato.
L’idea per quella giornata all’insegna del divertimento gli
era venuta qualche giorno prima mentre passeggiava assorto tra le
strade deserte di Fell’s Church cercando di sbollire la
rabbia per l’oltraggio subito dai suoi avversari, rabbia che
neppure vedere la strega torturata aveva fatto sfumare del tutto.
Camminando, quindi, la sua attenzione era stata catturata da una voce
improvvisa proveniente da uno dei negozi ormai ridotti a delle misere
capanne di cemento che si trovavano ai due lati della strada.
Si avvicinò, per curiosità, e tra i vetri rotti
di una vetrina e vari aggeggi tecnologici ormai inutilizzabili,
ritrovò con sua somma sorpresa una di quelle scatole che gli
umani usavano per vedere immagini colorate a ripetizione e friggersi il
cervello. Mentre la tirava su e se la posizionava su una mano,
tenendola in equilibrio per riuscire a capire cosa stesse trasmettendo,
si ricordò che quella scatola veniva comunemente chiamata
< televisione >.
Ancora con orrore ripensava al momento in cui aveva dovuto usare un
lembo di una delle sue preziose cravatte per rimuovere la polvere che
gli impediva di vedere cosa esattamente ci fosse dall’altra
parte dello schermo, ma alla fine ci era passato su perché
ne era valsa la pena.
Aveva assistito piacevolmente colpito ad uno spettacolo che gli umani
sembravano trovare divertente nella loro pateticità, ma nel
quale lui riusciva a vedere delle sconfinate potenzialità
diaboliche che potevano ritornargli molto utili.
Quella sera ritornò al castello e fece partire i preparativi.
Nessun demone obiettò, sapevano che era meglio non farlo, e
Astaroth aveva passato i giorni successivi a vederli lavorare senza
sosta, giorno e notte, perfettamente contento del risultato che stava
ottenendo.
E adesso la scenografia era pronta, gli ospiti d’onore
sarebbero stati portati su presto e persino i partecipanti al suo gioco
stavano per arrivare.
Era tutto perfetto, così perfetto che Astaroth riusciva
anche a dimenticare per qualche attimo l’offesa subita per lo
scambio tra i due vampiri e a vederne solo i lati positivi.
Controllò l’ora sul suo orologio da taschino e
congedò i suoi demoni, dando loro il tempo necessario a
prepararsi per la serata.
Ne trattenne solo quattro, ai quali sorrise.
“Adesso mi ritirerò nelle mie stanze, gli ospiti
stanno arrivando e devo rendermi presentabile! Voi andate pure nelle
segrete!” - disse loro, sorridendo cortese.
Lo sentiva nell’aria, percepiva distintamente
l’odore del sangue che quella sera sarebbe stato versato a
fiumi sui pregiati tappeti del suo castello e se ne compiaceva.
L’ultima battaglia contro Nicole….
Quante volte l’aveva immaginata, sognata quasi, con un misto
di fremente aspettativa e malinconica nostalgia.
Nostalgia, sì! Perché già sapeva che,
dopo averla uccisa, in fondo gli sarebbe quasi mancata Nicole.
Astaroth aveva vissuto millenni interi, viveva da sempre, e nonostante
si fosse battuto contro più avversari di quanti ne riuscisse
a ricordare, mai nessuna battaglia era riuscita a tenerlo
così occupato, così coinvolto, così
sinceramente interessato a vincerla come quella che stava ancora
combattendo contro quella giovane ibrida che non avrebbe mai dovuto
esistere.
E questo perché, per la prima volta, Astaroth era riuscito a
trovare in quella ragazza una degna avversaria, l’unica che
potesse fargli provare il brivido di vedersi scivolare via la vita che
aveva sempre dato per scontata.
Lasciarla vivere era impensabile, non l’avrebbe mai fatto,
l’istinto di autoconservazione era troppo forte per poterlo
tenere a bada, quindi doveva rassegnarsi all’idea che presto
sarebbe tornato alla sua solita esistenza poco interessante e
decisamente per nulla inebriante.
Ma Nicole l’avrebbe ricordata, quello sì, glielo
doveva per essere stata per lui un così temibile nemico.
Astaroth guardò i demoni annuire alle sue parole e uscire
dalla stanza, in silenzio, ubbidienti come sempre.
Guardò l’enorme salone, il centro focale del suo
evento, adornato secondo le sue indicazioni e sorrise ancora una volta,
di soddisfazione e compiacimento.
Frustrato, Damon sferrò un calcio alle sbarre che chiudevano
la cella e imprecò, imprecò talmente forte e con
così tanta convinzione che notò le guance
dell’altra Bonnie diventare rosse per le parole appena uscite
dalla sua bocca.
Potevano anche essere passati vent’anni e lei poteva anche
essere diventata una donna fatta e finita, ma certe cose non sarebbero
cambiate mai, tipo il fatto che Bonnie - in qualsiasi tappa della sua
vita si trovasse - restava sempre e comunque una di quelle brave
persone che si imbarazzano di fronte ad una parola un po’
più…gergalmente forte, ecco.
Damon non sapeva perché si fosse accorto di una cosa simile
o perché, a quanto pareva, tendeva ad accorgersi di
parecchie cose quando si trattava della streghetta, ma, se fino a poco
tempo prima ci sarebbe passato su, adesso era deciso a scoprire il
perché di quel suo morboso interesse, quasi a livello
inconscio, per Bonnie.
Per questo voleva sentire la sua voce, voleva ricreare la connessione,
ma, nonostante nelle ore appena trascorse il dolore alla testa causato
dalla tortura di Astaroth si fosse notevolmente attutito fino a
diventare quasi sopportabile, per quanti sforzi lui facesse riusciva a
malapena a tenere salda la presa sui suoi pensieri, figurarsi arrivare
a toccare quelli di Bonnie.
Connettersi all’altra Bonnie non era la stessa cosa, lei
aveva pensieri e sentimenti diversi dalla streghetta e lui voleva la
streghetta, voleva la sua
Bonnie, non quella invecchiata di vent’anni con marito e
figlia.
Forse era capriccioso da parte sua e avrebbe dovuto sforzarsi di stare
calmo e aspettare, ma Damon credeva fermamente che dopo quello che la
sua mente aveva appena subito almeno qualche capriccio poteva
concederselo.
Tentò ancora una volta, ma ancora una volta
fallì, non riuscendo a raggiungere Bonnie.
Si lasciò cadere sul pavimento, esasperato.
L’altra Bonnie lo raggiunse e sbuffò.
“Dovresti smetterla! Stai cominciando ad essere
insopportabile! Devi avere pazienza, Damon! La tua mente non si
è ancora ripresa del tutto, quindi è normale che
tu non riesca a contattare Bonnie e ti assicuro che se non la smetti di
sforzarti così ci vorrà ancora più
tempo prima che tu ci riesca!” - gli disse.
Damon si voltò verso di lei, scuro in volto.
“Ma si può sapere come fai? Come diavolo fai a
startene qui dentro così tranquilla, me lo spieghi?
E’ così facile per te?” -
sbottò.
L’altra Bonnie gli sorrise accondiscendente e scosse la testa.
“No che non è facile! Non è facile per
niente, ma so che sbraitando e urlando non raggiungerò
nessuno scopo tranne quello di sfinirmi, quindi perché
farlo? Metti che le acque si smuovono e noi abbiamo una
possibilità di fuga, tu come farai a scappare se non sarai
nel pieno delle forze?” - fece lei.
Damon si lasciò andare ad una risata amara, cinica.
“Aspetta che arrivi a buttare giù un po’
di sangue come si deve e vedrai se non ritornerò subito nel
pieno delle forze..” - borbottò.
“E allora perché non bevi quello che ti fa portare
Astaroth?” - gli chiese l’altra Bonnie con
curiosità.
In effetti, sin da quando Damon si era consegnato nelle sue mani,
Astaroth ogni giorno gli aveva fatto arrivare in quella cella almeno un
bicchiere sempre fresco di sangue umano affinchè lui potesse
nutrirsi, ma Damon aveva sempre rifiutato e il più delle
volte aveva afferrato quel bicchiere e lo aveva tirato dietro al
tirapiedi che il Figlio del Fuoco aveva mandato per consegnarglielo.
Perché lo faceva? Perché non si fidava! Affatto!
“Non so da dove arriva quel sangue…” -
le rispose.
L’altra Bonnie annuì.
“Allora dovresti prendere un po’ del
mio!” - gli propose.
Damon spalancò impercettibilmente gli occhi a
quell’affermazione e la guardò come se fosse
letteralmente impazzita.
“Io non ho mai bevuto il sangue di Bonnie..” -
disse.
“Beh…prima o poi comincerai, così come
ha fatto mio marito..” - rispose lei, scrollando
indifferentemente le spalle.
Damon scosse la testa.
“E allora vorrà dire che se mai un giorno dovessi
cominciare a bere sangue dalla streghetta, di certo non
vorrò cominciare da…te !” -
fece lui, chiudendo quell’argomento che per un attimo lo
aveva lasciato spiazzato.
Non ci aveva mai neppure pensato a prendere sangue o a scambiare sangue
con Bonnie, né riusciva a pensarci adesso.
L’idea di scambiare sangue con Elena non gli risultava per
niente strana e più volte ormai era capitato, ma
Bonnie….
Pensare di conficcare i canini nella candida pelle traslucida del collo
della streghetta gli sembrava una cosa
così…crudele, troppo crudele persino per lui.
“Comuque…se vogliamo tornare al discorso
precedente, non preoccuparti per Bonnie, lei starà
sicuramente bene! Non sentire per qualche ora la tua voce nella sua
testa non le farà così male come
credi!” - disse l’altra Bonnie, riportando
l’attenzione di entrambi sull’argomento
“connessione telepatica”.
“Qualche ora fa mi hai detto che adesso che noi siamo qui
anche i vostri ricordi stanno cambiando, che state cominciando a
ricordare ciò che facciamo e decidiamo noi così
come se anche voi un tempo aveste fatto e deciso le stesse cose,
giusto?” - fece Damon.
L’altra Bonnie annuì, confusa, probabilmente
chiedendosi dove volesse andare a parare.
“Perfetto! Quindi ciò che adesso Bonnie sta
vivendo, ciò che sta sentendo, si sta lentamente
trasformando tutto in un ricordo per te, è
esatto?” - continuò lui.
“S-si….più o meno è
così, sì!” - gli confermò,
sempre più confusa, l’altra Bonnie.
“Allora rispondi a questa domanda: per una volta nella vita
non voglio essere presuntuoso, ma davvero credi che per Bonnie adesso
non sentire la mia voce che le ripete che sto bene dopo che ha saputo,
proprio tramite la connessione telepatica tra noi, che avrei dovuto
incontrare Astaroth da solo, la faccia stare serena e
tranquilla?” - chiese, infine, Damon.
A quel punto l’altra Bonnie fu costretta ad abbassare il
capo, consapevole che ciò che lui stava dicendo era la
verità.
“Ecco! Appunto!” - fece Damon, tornando a fissare
lo sguardo sulla parete di fronte.
I loro pensieri, però, e quel silenzio assorto che era
nuovamente calato nella cella vennero presto interrotti dallo stridore
metallico della cella stessa che veniva aperta.
Damon si alzò di scatto e lo stesso fece anche
l’altra Bonnie.
Entrarono quattro demoni di cui due si diressero verso di lui e altri
due andarono dall’altra Bonnie, mentre uno le schiudeva la
catena che le legava la caviglia destra e le indeboliva i poteri,
l’altro le legava insieme i polsi con una catena che
riportava dei singoli molto simili a quelli che c’erano su
quella da cui l’avevano appena liberata.
“Che accidenti state facendo?” - sibilò
Damon.
“La strega non può usare i suoi poteri!”
- gli rispose, atono, uno dei demoni.
Quando ebbero finito con l’altra Bonnie, li afferrarono
entrambi e li buttarono malamente fuori dalla cella.
“Che sta succedendo?” - pretese di sapere
l‘altra Bonnie.
“Astaroth vuole vedervi..” - gli rispose un demone.
“Che c‘è, vuole torturarci un altro
po’?” - fece, sarcastico, Damon.
“Sta per cominciare l’evento e voi siete gli ospiti
d’onore! Dobbiamo sbrigarci!” - risposero in coro i
quattro demoni per poi cominciare a trascinarli via…in due
direzioni opposte.
L’altra Bonnie cominciò a chiamarlo, terrorizzata
e disperata.
Damon cercò di liberarsi dalla presa dei due demoni, ma
senza successo.
Astaroth non era stupido e gliene aveva mandati due abbastanza potenti
da riuscire a sovrastarlo e lui - odiava ammetterlo - era ancora
provato per la tortura subita la sera prima perché potesse
fare effettivamente di più.
Quando la voce dell’altra Bonnie sparì e si perse
chissà dove alle sue spalle, Damon cedette alla stanchezza e
si lasciò trascinare via.
Bonnie lanciò un ultimo sguardo al pensionato prima di
voltargli le spalle e seguire tutti gli altri verso il castello nero di
Astaroth.
C’era tristezza nei suoi occhi e nel suo cuore
perché sapeva che se quello che si prefissava proprio come
l’ultimo scontro contro il loro nemico fosse andato nel
peggior modo possibile allora sarebbero morti tutti e lei non avrebbe
mai più rivisto, in un tempo o in un altro,
quell’edificio che era diventato negli anni una casa per lei,
una casa in cui sentirsi sempre protetta e al sicuro dalle
atrocità del mondo esterno.
Se si fossero trovati in un’altra situazione le sarebbe
venuto da ridere in quel momento: da quando era arrivata nel futuro non
le era passato neppure per l’anticamera del cervello il
pensiero di andare a vedere in che condizioni si trovasse la sua vera
casa, quella in cui viveva con i suoi genitori e sua sorella, il posto
che l’aveva vista nascere e crescere.
Aveva pensato esclusivamente al pensionato e solo in quel momento si
rese conto che era perché, se la sua casa l’aveva
vista nascere, quelle quattro mura scrostate nel bosco forse
l’avevano vista maturare il che, per una persona come lei che
tendeva sempre a non prendere mai posizione e ad accontentarsi di
essere la bambina coccolata da tutti, era un grande passo in avanti
nonché un evento importante.
Raggiunse Matt che si era fermato un attimo ad aspettarla.
Insieme chiudevano la fila e presero a camminare in silenzio, fianco a
fianco, ognuno perso nei suoi pensieri.
Sentiva la voce di Nicole e quella dell’altro Damon che si
scambiavano le ultime raccomandazioni alla testa del loro gruppo
mentre, alle loro spalle, l’altra Meredith non faceva che
continuare a dare ordini a tutti su come comportarsi in caso di questo
o quell’altro attacco.
Bonnie la guardò e abbozzò un sorriso.
Prima di uscire dal pensionato, quando ormai era chiaro a tutti che la
scelta di Nicole di accettare l’invito di Astaroth era
l’unica soluzione possibile alla situazione in cui si
trovavano loro e in cui si trovavano l’altra Bonnie e Damon,
l’altra Meredith l’aveva afferrata per le spalle e
l’aveva guardata saldamente negli occhi, allacciandole una
spessa cintura di cuoio in vita e appendendoci, racchiuso in una fodera
di pelle marrone, un lungo e affilato coltello che si aspettava che lei
usasse.
Dato che non usava ancora la magia - così le aveva
detto - allora avrebbe dovuto sporcarsi le mai con il sangue
dei demoni se voleva avere qualche chance di rendersi utile e uscirne
viva.
Bonnie non se l’era presa e nonostante sentisse il peso di
quel coltello come fosse quello di un macigno insopportabile, sapeva
che l’altra Meredith aveva ragione: nonostante
l’incantesimo fatto usando il potere della sua controparte
futura, lei non sapeva ancora usare il suo di potere quindi avrebbe
dovuto arrangiarsi in un altro modo.
Ammetteva che sentire il potere dell’altra Bonnie scorrerle
dentro non era stato così male o così spaventoso
come temeva che fosse e adesso, forse, si sentiva leggermente
più pronta ad accettare la sua eredità magica, ma
non era ancora giunto il momento.
C’era una voce dentro di lei che le suggeriva che sforzarsi
non sarebbe servito a nulla e che avrebbe dovuto attendere di arrivare
al suo punto di rottura prima di comprendere a pieno la vera portata
dei suoi poteri e farli suoi senza esitazione alcuna, quindi avrebbe
atteso.
L’idea che di lì a poco avrebbe dovuto
probabilmente combattere contro un esercito di demoni non la
entusiasmava di certo, ma se non era ancora pronta per la magia e
quello era l’unico modo per riportare indietro Damon sano e
salvo allora lo avrebbe fatto, si sarebbe messa in gioco insieme a
tutti gli altri.
Pensare a Damon la rattristò ancora di più e
questo non dovette sfuggire allo sguardo attento di Matt che le
poggiò una mano su una spalla e le sorrise, mentre gli altri
avanzavano senza dare segno di accorgersi di loro nonostante Bonnie
sapesse che tutti i vampiri e gli ibridi presenti riuscivano
perfettamente a sentire ogni cosa si dicessero.
“Vedrai che starà bene!” - la
rassicurò Matt.
“Tu credi?” - fece Bonnie, sollevando i suoi occhi
lucidi e preoccupati verso l’amico.
“Certo! L’altro Damon sta bene, no?” - le
fece notare Matt lanciando uno sguardo proprio verso il vampiro che
aveva appena nominato che, dalla testa del gruppo, si voltò
appena per urlarle: “Io sto alla grande! Non potrei stare
meglio!” - facendo sorridere Bonnie d’imbarazzo,
imbarazzo che crebbe ancora di più quando anche il resto dei
suoi amici si voltò a sorriderle insieme alle loro
controparti future e ai loro figli futuri.
Mai come in quel caso Bonnie li guardò e capì
quanto effettivamente fossero strani tutti insieme.
L’ultima a lasciare il suo sguardo per poter tornare a
concentrasi sul cammino da seguire fu Nicole.
Bonnie la asservò a lungo dopo che si fu voltata
dall’altra parte mentre un pensiero le balenava nella mente
insieme ad una nuova domanda.
“Matt, tu sapevi di tutta quella storia della debolezza di
Nicole e Lilian, giusto? Cioè…lo sapevi da prima
che lo confessasse Lilian, ho ragione?” - gli chiese.
Bonnie era venuta a conoscenza di quella situazione grazie a Stefan che
le aveva raccontato cosa, nel mentre della sua sfuriata, Lilian aveva
urlato anche riguardo a Nicole e si era sentita profondamente male
perché la colpa non era da attribuire solo a Damon e al suo
comportamento refrattario verso di lei e verso il futuro che avevano
scoperto che avrebbero avuto, ma anche a lei che, nonostante ci si
trovasse davvero in quel futuro, aveva seriamente preso in
considerazione l’idea di cambiarlo del tutto e di
dimenticarsi di Damon.
In quel frangente non aveva pensato a Nicole e alle conseguenze che ci
sarebbero state per lei e questo non riusciva a perdonarselo.
E poi gli era tornata in mente la chiacchierata che aveva avuto con
Matt mentre ancora erano in corso le missioni al castello di Astaroth e
aveva ricordato il tono apprensivo e insistente con cui il suo amico le
ribadiva che doveva pensare a Nicole, soprattutto a Nicole.
All’epoca aveva creduto che quell’insistenza era
dovuta solo alla profonda gentilezza d’animo di Matt, ma alla
luce di quelle novità non aveva potuto fare altro che
chiedersi se Matt già allora non sapesse di ciò
che i sui dubbi e quelli di Damon facevano a Nicole.
Matt si voltò a guardarla rosso in volto e si
scompigliò i capelli con aria colpevole.
“Mi dispiace di non avertelo detto subito,
ma…l’altro Matt mi aveva suggerito di lasciare che
fossero Nicole e Liliana parlare ed io gli ho dato ascolto!
Oltrettutto non l’ho scoperto perché me
l’hanno detto, ma solo perché ho origliato una
conversazione avvenuta proprio tra l’altro Matt e Nicole e
Lilian!” - le rispose.
Bonnie scosse la testa: non ce l’aveva con lui dopotutto.
Come avrebbe potuto?
“Non scusarti, Matt! Non ce n’è bisogno!
La mia era solo curiosità…” -
gli disse, tornando a fissare Nicole.
“Ma non devi preoccuparti per Nicole, davvero
Bonnie!” - aggiunse subito lui.
“Dici di no?” - fece lei, dubbiosa.
“No! Prima che
tu…beh…ecco…aprissi la porta ad
Astaroth, io ero con l’altro me stesso nel solaio insieme a
Nicole, l’altro Damon e l’altra Meredith e, tra le
altre cose, si parlava del fatto che ora che c’è
questa connessione telepatica tra te e Damon in un certo senso vi siete
avvicinati molto e questo dovrebbe bastare a far si che Nicole non
abbia più nessun attacco di..debolezza o qualsiasi cosa
sia!” - le spiegò.
Bonnie lo guardò per qualche attimo, indecisa se crederci o
meno, poi spostò nuovamente lo sguardo sulla testa del
gruppo e trovò l’altro Damon che la guardava
nuovamente, sorridendole e annuendole come ad indicarle di fidarsi di
Matt.
Bonnie gli sorrise e sorrise anche al ragazzo che aveva di fianco.
“Grazie Matt!” - gli disse.
Lui non le rispose, ma ricambiò il sorriso e
scrollò le spalle imbarazzato come a dirle che i
ringraziamenti erano superficiali.
Camminarono in silenzio soltanto per altri pochi minuti prima che
Nicole li guidasse attraverso il bosco fino alla radura circondata da
alberi al centro della quale sorgeva l’imponente castello di
Astaroth.
Bonnie rimase a bocca aperta: se non avesse saputo che quella era la
casa del loro aguzzino ne sarebbe rimasta affascinata tanta era la
bellezza e il timore che quell’edificio incuteva.
Era un po’ come trovarsi davanti ad uno dei grandi monumenti
storici del mondo, quando lo guardi e ti chiedi chissà
quante persone erano passate di lì, chissà
com’era a pochi anni dalla costruzione e chissà
quante cose erano successe alla sua ombra.
Il castello di Astaroth era una parte del demone - questo le avevano
spiegato - ed aveva vissuto con lui, accompagnandolo in qualsiasi posto
ed in qualsiasi epoca il Figlio del Fuoco si fosse spostato: Bonnie non
osava neppure provare ad immaginare quante cose quel posto aveva visto
accadere.
“Forza! Andiamo!” - li esortò Nicole,
avviandosi per prima verso il grande e deserto portone principale.
Bonnie afferrò la mano che si accorse le stava tendendo Matt
e seguì Nicole, confondendosi tra gli altri.
Non appena furono tutti sull’uscio d’ingresso, le
porte si spalancarono da sole, invitandoli ad entrare in un posto
sconosciuto, immerso nel buio e completamente fuori
dall’ordinario.
Non appena anche l’ultimo di loro ebbe varcato la soglia, le
porte si richiusero così come si erano aperte e mille
candele, alcune infilate su lussuosi candelabri ed altre a fare da
lampadine ai grossi lampadari appesi al soffitto, si accesero in un
colpo solo provocandole una potente scossa di torrore che le percorse
tutta la spina dorsale.
Bonnie spalancò gli occhi e si sforzò per non
mettersi ad urlare.
“E’…orribile!” -
sussurrò.
“Non era così! All’interno questo posto
non era così! Era diverso, era normale!” - fece
Nicole, sorpresa e sconvolta tanto quanto tutti gli altri.
“Esatto! Ho fatto un po’ di modifiche che spero
siano di vostro gradimento!” - la voce di Astaroth li
raggiunse dalla fine del lungo corridoio in cui si trovavano e il
demone apparve poco dopo, sorridendo a tutti ed avanzando verso di loro
con aria tranquilla.
“Sono proprio contento che siate arrivati così
puntuali perché io odio i ritardatari!” - si
entusiasmò.
“Cos’è questo posto?” - fece
Nicole.
“Ve l’avevo detto che avevo in serbo una sorpresa,
no? Ma venite pure, fatevi avanti ed esplorate! Ho preso
l’idea per l’organizzazione della serata da voi
umani, sapete? Da quella cosa che voi
chiamate…ehmm…Ah si! Circo!” -
esclamò battendo le mani - “Vedrete: ci
divertiremo nel mio circo demoniaco! Ve
l’assicuro!” - aggiunse poi.
A quel punto Bonnie tremò.
NOTE:
Ciao a tutti e buon giovedì sera!
Stasera sono in ritardo, lo so, ma ho davvero avuto una giornata
pienissima e mi sono liberata solo una mezz'ora fa: il tempo di mettere
insieme il capitolo e eccomi qui a postare!
Ringrazio innanzitutto tutti coloro che hanno letto e/o recensito lo
scorso capitolo e comincio questa nota mettendo un pò le
mani avanti e dicendovi che....questo capitolo non mi piace per niente!
Sul serio! Uff! Quindi se vorrete tirarmi i pomodori in testa mi sta
bene visto che me li tiro anche da sola!XD
Comunque....
E' un altro capitolo di passaggio che è servito un
pò a spiegare cosa ci facesse Astaroth al pensionato, a dire
brevemente cosa ha preparato il demone con tanta cura, a far arrivare
al castello tutti i nostri prodi combattenti e a trascinare
chissà dove Damon e l'altra Bonnie: in poche parole era un
capitolo che serviva a mettere insieme tutti i pezzi dello show che
Astaroth si appresta a mettere in scena!
Ormai ci siamo ragazze! L'ultima parte della storia è
ufficialmente cominciata, mancano ancora pochi capitoli prima della
fine (entro la prossima settimana vi faccio sapere esattamente quanti
ne mancano°°) e dal prossimo capitolo
comincerà l'ultima battaglia!
Oddio..solo il fatto di dirvi che siamo vicini alla fine mi mette
ansia...*_*
Adesso passerei alle foto, non credo che sul capitolo ci sia molto
altro da dire...XD
Con le foto, invece, siamo giunti stasera alla fine.
Qui sotto vi posto le immagini dei "vecchietti" delle mie storie,
cioè la Signora Flowers, la Signora Stones e il Consigliere
Hugh, e poi credo proprio di avervi mostrato i volti di tutti i
personaggi di rilievo di tutte le mie storie°°
Se qualcuno l'ho saltato o avete qualche richiesta, però,
non fatevi problemi a dire tutto, eh?
Prima di lasciarvi alle foto vi dico solo che il nome della donna che
fa la Signora Flowers non l'ho messo perchè non so chi sia:
la foto l'ho trovata per caso su un sito di giardinaggio e lei mi
è sembrata perfettaXD
Ora passiamo davvero alle foto....
Theophilia Flowers - ...
Da
"Se io, se lei! Se io, se lui!"
Armerilia Stones - Barbara Cook
Da
"Il linguaggio della resa: Il Sigillo"
Consigliere Hugh - John Hurt
Eccoli
qui i nostri tre vecchietti!XDXDXDXD
Allora...che ne pensate? Li avevate immaginati così? Se no,
come?
Io li trovo tutti e tre adorabili!XDXDXD*_*
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il
capitolo....
A giovedì....BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 25 *** Il circo del demone ***
Il
circo del demone
Nicole aveva sempre odiato il circo.
A suo dire era soltanto era uno spettacolo stupido, gli artisti
circensi erano per lo più dei fenomeni da baraccone e i
pagliacci erano inquietanti.
Da bambina aveva dovuto spesso lottare strenuamente contro sua madre
che voleva portarcela, ma per fortuna suo padre era sempre stato dalla
sua parte: in casi come quello il senso di
superiorità che lui continuava ancora a nutrire nei
confronti degli umani le era stato utile.
Lilian, invece, adorava il circo, essenzialmente perché ogni
volta che ci andava i vari direttori vedevano lei e i suoi genitori e
restavano così colpiti da tanta bellezza che le facevano
sempre fare lunghi giri in groppa agli elefanti.
Fino all’età di nove anni Lilian aveva nutrito una
strana e a tratti inquietante passione malsana per gli elefanti, diceva
che erano animali nobili ed eleganti.
Adesso, però, guardando lo scempio che Astaroth chiamava
< circo demoniaco > , Nicole non potè che
pensare che il demone, non solo le stava dando un’ulteriore
motivo per odiare il circo, ma stava anche riuscendo
nell’impresa in cui lei non era riuscita: far capire a sua
cugina che entusiasmarsi tanto per due cretini con le parrucche e le
facce dipinte di bianco che fanno giochi stupidi non è
esattamente il massimo che una ragazza come lei poteva permettersi di
sperimentare nell’ambito delle esperienze di vita.
“Allora? Cosa ne pensate?” - chiese a tutti loro
Astaroth, battendo le mani come un bambino davanti ad un barattolo
pieno di cioccolata.
“Questo posto è brutto almeno quanto
te!” - rispose Nicole, davvero onestamente.
Astaroth scrollò le spalle, continuando a camminare tra i
vari corridoi, guidandoli probabilmente verso il salone che Nicole
riusciva a scorgere in lontananza.
“Voi non sapete apprezzare la vera bellezza!” - si
offese il demone.
“Parla quello con l’ennesima cravatta assurda! Ma
davvero credi che quella roba oscena di quel fucsia imbarazzante con la
tua faccia stampata sopra sia elegante? Già essere costretti
a guardare te non è il massimo, ma addirittura dover vedere
il tuo adorabile faccino replicato su quel pezzo di stoffa
improponibile che porti appeso al collo è davvero nauseante,
una sensazione di voltastomaco dalla potenza distruttiva!” -
questa volta a rispondere fu suo padre e Nicole non potè
fare altro che voltarsi a guardarlo.
Giusto! In quel momento suo padre non era suo padre, ma era Damon
perché Astaroth era convinto che quello che aveva nelle sue
segrete era suo padre!
Quello scambio le faceva venire il mal di testa, ma Nicole doveva
ammettere che a suo padre veniva bene la parte di Damon: non aveva
perso lo smalto dopotutto.
Astaroth non fece una piega e Nicole prese
quell’atteggiamento come una prova del fatto che il demone
non aveva scoperto il loro scambio: Damon doveva aver saputo recitare
bene tanto quanto suo padre.
Astaroth non era stupido e, come chiunque altro, doveva aver capito da
un pezzo che suo padre e Damon erano…diversi, avevano
reazioni diverse.
Se in un momento come quello suo padre avrebbe taciuto e sarebbe
rimasto al suo posto a farsi un quadro generale della situazione, Damon
avrebbe parlato a sproposito tirando fuori un battutina delle sue.
Nicole era felice di constatare che, a quanto pareva, né suo
padre né Damon si erano dimenticati dello scambio e avevano
continuato a recitare le loro parti in presenza di Astaroth.
L’unica cosa da fare adesso era riuscire a capire cosa aveva
in mente il Figlio del Fuoco e come potevano sfruttare lo scambio a
loro vantaggio.
Qualsiasi cosa si fossero fatti venire in mente prima,
l’invito inaspettato di Astaroth, quella presa di posizione,
quella prima mossa improvvisa, aveva mandato tutto all’aria,
quindi occorreva loro un piano B.
Nicole non dubitava che, una volta capiti i piani di Astaroth, tutti
insieme sarebbero riusciti a mettere su un piano sensato ed efficace.
Forse potevano riuscire a sfruttare la connessione telepatica tra
Bonnie e Damon e quindi tra i suoi genitori adesso che erano tutti e
quattro vicini, chissà….era da tenere in
considerazione.
Nessuno più aprì bocca fino a che
quell’oscuro e apparentemente infinito corridoio non
finì, poi ci furono solo facce contrite e sussurri di
sconcerto.
Astaroth avanzò tranquillo fino al centro di
quell’enorme sala in cui li aveva condotti mentre Nicole
restò lì, sull’uscio, a fare da scudo a
tutti gli altri che sbirciavano all’interno da dietro la
protezione offerta dalle sue esili spalle.
Il demone non scherzava affatto quando aveva detto di aver messo su un
circo.
Il soffitto di quella stanza era stranamente alto e le mura stesse
erano state manipolate in modo che convergessero nel centro e si
unissero, creando una specie di tendone di cemento armato.
Se non si fosse trattato di una trovata di Astaroth, Nicole avrebbe
persino apprezzato la scelta dei colori: rosso e nero!
Tutto lì dentro era rosso e nero, a cominciare dalle pareti
dipinte a scacchiera fino ad arrivare al pavimento completamente nero
con enormi disegni tribali in rosso.
La cosa più divertente? Che forse Astaroth l’aveva
addirittura fatto apposta, per lei, per farla morire in un posto
< confortevole >.
Grossi pilastri si ergevano ai due lati della stanza e tra loro, su in
alto, Nicole riusciva a distinguere perfettamente una serie di piccole
piattaforme in legno d’ebano collegate le une alle altre da
spesse funi infuocate.
Ai quattro angoli della stanza c’erano delle pedane alte
abbastanza perché per salirci ci fosse bisogno di darsi una
bella spinta.
Sospese a mezz’aria c’erano una piattaforma
totalmente scollegata dal resto e una sorta di grosso cilindro
trasparente alto almeno due metri e doppio altrettanto, giusto giusto
per chiuderci dentro una persona o addirittura due, se erano abbastanza
smilze.
Ogni finestra era scomparsa e grossi fuochi sorgevano ovunque sul
pavimento, sulle pareti, sul soffitto e persino per aria di tanto in
tanto comparivano lunghe fiamme apparentemente create da nulla e
nessuno.
C’erano due enormi drappi di stoffa pregiata alla destra e
alla sinistra della piattaforma galleggiante al centro della stanza e
forse quei lunghi drappi messi lì erano l’unica
cosa che poteva considerarsi davvero fuoriposto, come se con la loro
sola presenza rovinassero una qualche sorta di equilibrio che regnava
nell’organizzazione minuziosa del circo, rendendolo se
possibile ancora più orrendo.
Cosa si celasse sotto quelle tende Nicole non riusciva ad immaginarlo,
ma aveva una brutta impressione, bruttissima anzi.
L’aria della stanza era soffocante, viziata e si appiccicava
letteralmente alla pelle creando uno strato di sudore che quasi
bruciava.
E poi c’erano i demoni….
I demoni di Astaroth erano sempre stati un po’ come lui:
abbastanza eleganti, ecco.
In ogni scontro si erano sempre presentati in giacca e cravatta, ma da
come erano conciati adesso tutti quelli ammassati ovunque in quella
sala, Nicole dedusse che probabilmente Astaroth aveva dato loro nuove
regole d’abbigliamento per la serata.
Indossavano tutti la stessa maschera terrificante con il viso bianco
latte e la bocca spalancata e mostruosa. I capelli di tutti erano
lunghi e spettinati e indossavano delle camice di forza aperte, ma le
cui maniche ricadevano lunghe a coprire quasi del tutto le loro mani
artigliate.
“Una scenografia coi fiocchi, devo ammetterlo,
Astaroth!” - fece Nicole.
Astaroth addirittura le regalò un sorriso e un piccolo
inchino pregno di finta umiltà.
“Grazie mille, Nicole! Adesso perché non entrate
tutti dentro? Stare sull’uscio non è carino! Non
potete godere a pieno della bellezza di questa stanza!” -
rispose il demone.
Nicole incrociò le braccia al petto e ghignò.
“L’accordo era: noi venivamo tutti qui e tu mi fai
vedere i miei!” - gli fece presente - “Noi qui ci
siamo venuti, ma non è detto che entreremo lì
dentro per prendere parte alla tua nuova trovata per ucciderci! Non hai
mai specificato cosa avremmo dovuto fare una volta arrivati, ci hai
detto solo di venire e noi abbiamo adempito alla nostra parte
dell’accordo, adesso….dove sono i miei
genitori?”.
Il sorriso di Astaroth si allargò in maniera inquietante
mentre la fissava.
“Li vedrai presto, li vedrai presto..” - le disse,
scuotendo la mano in aria in un gesto noncurante - “Ma
prima….giocherete con me, che vi piaccia oppure no! Non ho
fatta tanta fatica per nulla!” - aggiunse.
Nicole non ebbe il tempo di ribattere.
Le porte della stanza si chiusero ermeticamente alle loro spalle e
scomparvero del tutto subito dopo che una potente raffica di vento
ustionante aveva spinto il loro intero gruppo ad avanzare fino al
centro di quella stanza terrificante, a pochi passi dal loro nemico.
Nicole si voltò a guardarlo, furiosa, ma Astaroth non le
diede peso.
“Dicevo…” - fece il demone -
“Per puro caso ho scoperto questo vostro spettacolino umano e
devo dire che ne sono rimasto affascinato, tanto che ho voluto crearne
una mia versione personale! L’unico problema è che
i miei demoni non se la cavano molto come artisti circensi, quindi ho
bisogno che lo diventiate voi…” -
spiegò, con un tono da falso innocente mentre le urla
d’incitamento dei demoni presenti crescevano di volume ed
intensità.
“Quindi….adesso giocherete con me,
anzi…per me!” - aggiunse il Figlio del Fuoco -
“Ma state attenti ai miei demoni! Purtroppo ho scoperto che
sono gelosi del fatto che ho deciso di mettere il mio personale
intrattenimento nelle vostre mani e non penso che vi renderanno la vita
facile! Anzi…penso che mirino proprio a privarvene, della
vita intendo!” - continuò.
Nicole strinse i pugni e quasi ringhiò, continuando a
fissarlo senza dire una parola.
Voleva lei, no?
Allora perché tirare in gioco anche tutti gli altri?
Passi per Damon e Bonnie, lo avrebbe capito: Astaroth poteva tornare
sempre al suo piano originario e tentare di uccidere loro per togliere
di mezzo lei.
Ma gli altri? Cosa aveva in mente esattamente?
Uccidere tutti quei demoni sarebbe stata una passeggiata restando
lì insieme, tutti uniti e lo avevano dimostrato spesso;
possibile che Astaroth fosse così recidivo?
“Ah, giusto! Ultima cosa! Non ho creato un posto
così grande per vedervi restare tutti sulla stessa
mattonella!” - fece improvvisamente il demone, come a
rispondere ai suoi pensieri.
Nicole si accigliò e, ancora una volta, Astaroth fu
più veloce: sembrava che avesse calcolato tutto nei minimi
dettagli questa volta.
Il pavimento tremò.
Le pareti tremarono.
Il soffitto tremò.
Il vento ustionante di poco prima tornò e Nicole
riuscì solo a capire che era stata sollevata in aria contro
la sua volontà e che le urla degli altri si stavano
allontanando un po’ troppo da lei.
Dividi e conquista!
Era così che recitava quell’alquanto intelligente
detto umano, giusto?
Astaroth doveva averlo letto in qualche libro o magari
l’aveva sentito urlare in qualche lingua antica, non lo
ricordava esattamente, ma sapeva che il concetto l’aveva
affascinato subito.
Nonostante questo, però, non l’aveva mai messo in
atto perché non ce n’era mai stato bisogno, mai
che avesse affrontato qualcuno per il quale valesse la pena spremersi
le meningi e sforzarsi più di tanto.
Di solito riusciva a sterminare eserciti interi con il solo ausilio di
una mela e uno schiocco di dita: lo schiocco di dita serviva per far
letteralmente esplodere i suoi nemici e la
mela…beh…quella la mangiava mentre schioccava le
dita.
Non che avesse bisogno di mangiare lui, ma adorava vedere la rabbia
negli occhi delle sue vittime quando si rendevano conto che oltre al
danno lui includeva nel pacchetto anche la beffa.
Quella volta però era tutto diverso, c’era Nicole
e per lei valeva la pena mettere su tutto quel teatrino complicato e
ripescare un vecchio detto del passato per trasformarlo in
realtà.
E poi si era ripromesso di distruggerli tutti, no? Uno per uno, giusto?
E allora perché non legare le due cose e far diventare
l’uno il motivo della vittoria sull’altro?
Dividi e conquista…..
Quanta saggezza in quelle due piccole parole!
Il piano di Astaroth? Era semplice! Immensamente semplice e geniale!
Lottare contro Nicole quando lei era nel pieno delle sue forze non
avrebbe portato a nulla e il tutto si sarebbe risolto come se si
trattasse di uno dei loro soliti scontri inutili.
Ma Astaroth aveva deciso che quella sarebbe stata la battaglia finale,
giusto? E allora doveva muoversi il tal senso e riuscire ad indebolire
Nicole per poi sopraffarla con la forza.
Indebolire Nicole, però, non era inteso come indebolirla
fisicamente, stancarla. No! Quel sistema avrebbe portato solo ad un
nulla di fatto!
Indebolire Nicole era inteso in senso psicologico, emotivo e certamente
più distruttivo.
Quella ragazza agiva solo in virtù della sua famiglia e dei
suoi amici? Da loro traeva letteralmente la sua forza? Perfetto!
Astaroth glieli avrebbe strappati via uno ad uno senza che lei potesse
intervenire in alcun modo e a poco a poco avrebbe perso fiducia in se
stessa, si sarebbe sentita in colpa e sofferente fino al punto da
diventare una preda facile, forse addirittura la più facile
che lui avesse mai incontrato.
Sarebbe stato divertente.
Il vento si placò nel momento in cui lui battè le
mani e si guardò intorno compiaciuto nel constatare che
tutti erano esattamente dove voleva che fossero e, soprattutto, tutti
erano divisi.
Lui era sulla piattaforma che sorvolava l’intera stanza,
insieme a Nicole.
La piattaforma era rettangolare, solida e, soprattutto, era chiusa
entro una barriera di forza oscura che impediva a chiunque vi fosse
dentro di uscire.
Sotto di loro…
Matt Honeycutt, quello adulto, era tenuto prigioniero
all’interno della gabbia-cilindro che Astaroth aveva creato
appositamente per l’uomo, onde evitare che si facesse venire
una delle brillanti idee delle sue mandandogli tutti i piani a monte
uno per uno. Già lo vedeva battere con le mani contro il
cilindro e tentare di farsi sentire all’esterno, di gridare
agli altri cose che solo lui era riuscito a capire della trappola entro
cui Astaroth teneva tutti in pugno.
Infondo Honeycutt ce l’aveva un merito: aveva fatto si che
Astaroth riconsiderasse l’intelligenza della razza umana e la
vedesse sotto una nuova luce, quasi con rispetto ed educazione, ecco.
I giovani Lilian ed Owen erano stati spediti sulle piccole piattaforme
in legno che grosse funi tenevano collegate alle due colonne presenti
nella stanza. Avrebbero dovuto vedersela con i suoi demoni e con il
fuoco che avanzava sulle funi, ma almeno - a detta di Astaroth - si
sarebbero divertiti.
La rediviva cacciatrice era con suo marito, la sua versione passata e
quella di Honeycutt al centro della stanza, attorniati da altri demoni
armati con spade e mazze ferrate.
Gli zii di Nicole e le loro versioni più giovani, invece,
erano sulle quattro piattaforme agli angoli della stanza, ognuno
impegnato a combattere per conto suo, a difendere il perimetro per far
si che nessun altro demone potesse raggiungere l’altro gruppo
al centro della pedana.
I genitori di Nicole invece….oh, per loro e le loro versioni
passate aveva realizzato un qualcosa di speciale e per il momento la
versione giovane della strega e il padre di Nicole - perché
c’era da ricordarsi che l’avevano preso in giro con
quello scambio - erano in piedi, su una lunga lastra di vetro
trasparente di fronte alla loro piattaforma, lastra che collegava i due
lati della stanza e quindi i due grossi drappi di tessuto posti
così accuratamente l’uno di fronte
all’altro.
Cosa c’era sotto quei drappi era piuttosto semplice da
capire, no?
“Che…cosa hai fatto? Fammi uscire da
qui!” - strepitò Nicole a pochi passi da lui,
guardandosi intorno con gli occhi fuori dalle orbite e battendo i pugni
contro la barriera che li teneva bloccati lì, insieme.
Perché c’era da dire che neppure Astaroth, una
volta all’interno della barriera, poteva uscirne.
“E’ inutile, Nicole! Ho creato questa barriera
sapendo ciò che facevo: si infrangerà solo quando
uno di noi due morirà!” - le disse.
Nicole si bloccò di colpo, con i pugni serrati lungo i
fianchi e si voltò appena verso di lui.
“E allora che stiamo aspettando, no? Combattiamo e facciamola
finita!” - fece, ma Astaroth alzò una mano e la
parò tra loro due, come a trattenerla.
“Non vuoi vedere prima i tuoi genitori?” - la
tentò.
Come prevedibile, Nicole non rispose e allora Astaroth sorrise e, ad un
suo cenno, due dei suoi demoni distrussero con delle spade quei due
drappi di stoffa pregiata rivelando a tutti cosa celavano: il vampiro e
la strega.
Nicole si portò una mano alla bocca, spalancata per lo
stupore e il dolore.
Astaroth sogghignò ancora a quella reazione.
Il vampiro e la strega, infatti, erano stati issati su per le braccia
tramite due lunghe catene che legavano loro i polsi e stringevano loro
le braccia sopra la testa.
Le due catene erano collegate l’una all’altra e il
meccanismo che le teneva insieme si presentava come una sorta di
bilancia il cui sbilanciamento dipendeva da una grossa leva di diamante
posta al centro della piattaforma di vetro su cui erano
l’altro vampiro e l’altra strega.
Per i più intelligenti non sarebbe stato difficile capire
cosa significava tutto ciò e cosa comportava, ma - nel
dubbio - Astaroth decise comunque di dare delle spiegazioni.
“Parlo a voi due, sulla lastra trasparente! Dovete decidere,
decidere chi tra i miei due prigionieri far vivere e allora tirare
quella leva in un senso o nell’altro! Il prigioniero che
verrà salvato potrete prendervelo, ma l’altro
morirà all’istante!” -
spiegò, vedendo le loro facce sbiancare ed incupirsi.
“Perché fai questo?” - fece Nicole -
“Perché non combattere solo contro di me e
smetterla una volta per tutte? Perché coinvolgere anche
loro?” - gli chiese.
“Perché così imparerete che con me non
si scherza! Che non potete prendermi in giro e sperare di passarla
liscia! C’è sempre un prezzo da pagare, Nicole!
Sempre!” - rispose Astaroth, freddo e distaccato.
Nicole ammutolì e restò a fissarlo per qualche
attimo, alternando lo sguardo tra lui e la scena che vedeva coinvolti i
suoi genitori, presenti e passati.
“Tu lo sai!” - dedusse.
Astaroth scrollò le spalle e tornò a rivolgersi a
coloro all’esterno.
“Ovviamente mi aspetto uno scontro tra voi due sulla lastra!
Insomma…la giovane Bonnie non vuole che il suo vampiro
muoia, no? Così come il caro Damon, padre di questa giovane
qui con me, non vuole che sua moglie muoia anche a costo di uccidere la
sua versione più giovane e morire lui stesso,
giusto?” - fece - “Ebbene si, signori miei, so che
i due vampiri hanno operato uno scambio e la cosa non mi è
piaciuta per niente! Ecco il perché di tutto questo! Mi
avete ferito, sapete? Quindi io ferisco voi! Non potete salvarli
entrambi, perciò….decidete, con quale mezzo
farete una scelta è a vostra assoluta discrezione, io non ci
metto bocca!”.
“Non puoi costringerli a scontrarsi così! Non
puoi!” - fece Nicole, continuando a battere i pugni sulla
barriera e a tenere lo sguardo fisso su suo padre, sua madre e gli
altri due a cui sembrava molto affezionata comunque.
“Si che posso!” - rispose Astaroth con nonchalance
- “L’ho appena fatto!” - le fece notare.
“Loro non te la daranno vinta, troveranno un altro sistema,
qualcosa per fregarti!” - ribattè Nicole,
indurendo la mascella.
“Ma davvero? Allora non mi resterà altro da fare
che rimanere a guardare, non ti pare?” - disse Astaroth,
incrociando le braccia al petto con tutta la tranquillità di
cui era capace.
Sembrava così convinta delle sue parole, cosi
fiduciosa….
Come faceva a non capire che ciò che lui aveva fino a quel
momento rivelato era solo la punta dell’iceberg? Che
ciò che aveva in serbo per tutti loro era qualcosa di
infinitamente più crudele e calcolato? E, soprattutto, che
aveva tenuto conto di ogni cosa questa volta, anche la più
apparentemente insignificante?
Molte volte aveva immaginato i possibili scenari entro i quali Astaroth
l’avrebbe costretta per poterle togliere la vita, ma mai
aveva pensato che lui potesse semplicemente metterla in un angolo,
spettatrice impotente della caduta di tutte le persone a lei care,
coloro che aveva giurato a se stessa di proteggere sempre.
Non voleva guardare, non voleva assistere allo scontro tra gli altri e
i demoni e non voleva neppure pensare a cosa avrebbero fatto suo padre
e Bonnie, a come avrebbero affrontato la situazione in cui si trovavano.
Non sapeva come, ma Astaroth aveva scoperto dello scambio e adesso
Nicole sentiva di aver perso la sua ultima chance di difendere almeno
la sua stessa famiglia, le persone che l’avevano o
l’avrebbero messa al mondo, riservandole tutto
l’amore che avrebbe potuto desiderare.
A volte guardando Astaroth si sentiva in colpa: se non fosse stato per
lei il demone non avrebbe mai fatto la sua comparsa e nessuno di loro
sarebbe finito in quel modo.
Sferrò l’ennesimo pugno alla barriera demoniaca e
ringhiò di frustrazione nel momento in cui il colpo
andò a vuoto, di nuovo.
C’era qualcosa di strano in quella barriera.
Per quanto Nicole si sforzasse non riusciva ad abbatterla e, nonostante
ci provasse con tutta se stessa, si sentiva come bloccata
dall’interno e per questo inutile, confusa e terribilmente
stanca.
“La barriera, Astaroth! Cosa mi sta facendo?” -
sibilò.
“Oh ti riferisci al fatto che non riesci ad usare la tua
magia, il tuo Potere?” - fece il demone -
“E’ fatta così! Te l’ho detto:
l’ho creata ad arte per noi due, mia cara!
Neanch’io posso usare il mio Potere, sai? Sono completamente
bloccato, esattamente come te!”.
“Perché?” - chiese Nicole -
“Perché autoprivarti del tuo Potere? Posso capire
che tu ne abbia privato me per indebolirmi, ma…te
stesso….Perché? Non
capisco…”.
Astaroth si voltò completamente verso di lei e le mise le
mani sulle spalle, guardandola fisso.
Nicole si accigliò e, per la prima volta, a causa di quel
contatto si sentì davvero intimorita dal Figlio del Fuoco,
come se lui, imprimendole le sue mani sulle spalle, le stesse
finalmente facendo presente tutta la sua superiorità e la
sua maggior esperienza in lotte del genere.
Si impose di non dare a vedere tutto quel suo disagio e allora
raddrizzò la schiena, senza distogliere lo sguardo dagli
occhi di Astaroth, curiosa di ciò che le avrebbe risposto.
“Voi avete una così bassa opinione di
me…” - sospirò Astaroth - “La
realtà è che io sono molto leale, sai? Capisco
l’importanza del nostro scontro e so che alla fine voglio
sconfiggerti sapendo di aver contato solo sulle mie forze fisiche e
sapendo che se sarò riuscito ad indebolirti così
da ritrovarmi in una situazione di vantaggio sarà stato solo
grazie all’uso dell’arte della manipolazione e non
per merito di incantesimi vari che risulterebbero, francamente, poco
originali!” - le spiegò, parlandole lentamente,
scandendo ogni parola con estrema innocenza.
Nicole si sentì presa in giro.
“Ed io dovrei crederci?” - sibilò,
assottigliando lo sguardo e scostandosi malamente le mani di Astaroth
dalle spalle.
Il demone non si lasciò scalfire e rise, proruppe in una
risata cinica, crudele che, per i gusti di Nicole, le risuonava un
po’ troppo nelle orecchie.
“Quindi possiamo usare solo la forza bruta qui dentro,
eh?” - fece, retorica.
E prima che Astaroth riuscisse a risponderle, Nicole caricò
il destro e glielo infranse sul mento, provocandogli dolore ed un salto
all’indietro che lo portò a sbattere contro il
lato più a sinistra della barriera.
Come prevedibile, Astaroth si riprese subito e tornò a
guardarla, mentre si rialzava e si risistemava il colletto della giacca
scura.
“Vedo che hai capito il concetto…” - le
disse.
Nicole annuì e scrollò le spalle, seria in volto.
“Non ho ancora capito cosa vuoi ottenere da tutto questo,
però!” - ribattè -
“Perché coinvolgere tutti gli altri e
perché rinchiuderti qui dentro con me e privarci dei Poteri?
Non potevi semplicemente lottare contro di me come abbiamo sempre
fatto? Che piano hai in mente?”.
“Oh, finalmente fai una domanda intelligente!” - la
interruppe Astaroth, esasperato quasi - “Che piano ho in
mente? Perché ti ho chiuso qui dentro e perché ho
coinvolto tutti loro? Non capisci che è tutto
collegato?” - le chiese - “Hai presente quando poco
fa ti ho parlato di manipolazione? Mi riferivo alla manipolazione
emotiva, Nicole! Un po’ complicata, ma efficace!”.
Nicole sentì un brivido correrle lungo la schiena.
“Manipolazione emotiva?” - fece.
Astaroth sorrise e allungò un braccio, indicandole
l’esterno, gli altri.
Lilian ed Owen erano impegnati fianco a fianco in una lotta estenuante,
cercando di scrollarsi di dosso i demoni, di restare in equilibrio
sulle sottili travi su cui si muovevano e di evitare le lingue di fuoco
che facevano per raggiungerli.
Sulla pedana sottostante alla piattaforma volante, sua zia
Meredith e suo zio Alaric cercavano di tenere al sicuro Meredith e
Matt, combattendo al meglio contro i demoni che li caricavano con spade
enormi e altre armi di antica fattura.
I suoi zii e le loro controparti passate, dal canto loro, lottavano
contro quei demoni che si calavano dall’alto e cercavano di
avanzare verso il centro della pedana, correndo da un angolo
all’altro dell’enorme sala.
Demon, demoni e ancora demoni!
E tutti loro lì sotto sembravano talmente pochi…
I suoi genitori, tutti e quattro, invece, erano immobili, indifesi,
incerti sul da farsi.
“Guarda queste persone, Nicole! Loro sono tutta la tua vita,
tutto ciò che ti sta a cuore! Sono la tua forza,
sì, ma possono essere anche la tua debolezza! Io te li
strapperò via, Nicole, uno ad uno io li ucciderò
tutti fino a lasciarti sola e scoperta…vulnerabile! Il
dolore che ti infliggerò sarà talmente grande che
mi implorerai tu stessa di ucciderti pur di liberartene, pur di
permetterti di rincontrarli dall’Altra Parte, nel Regno dei
Morti!” - le disse Astaroth.
Nicole serrò la mascella e strinse i pugni.
Avrebbe voluto dire il contrario, smentire, ma come poteva?
Astaroth aveva ragione!
La sua famiglia e i suoi amici erano tutto ciò che aveva,
rappresentavano il suo equilibrio, il suo “motivo per
lottare”.
Se li perdeva…per cosa avrebbe lottato poi?
Sarebbe valsa la pena di lottare?
Con gli occhi lucidi Nicole li guardò nuovamente tutti, ad
uno ad uno.
Combattevano con coraggio, con passione, del tutto inconsapevoli dei
piani che Astaroth aveva per loro.
In quel momento fece l’unica cosa sensata che poteva fare: si
voltò leggermente verso la sua sinistra e fissò i
suoi occhi in quelli chiari dell’unica persona che forse
aveva già capito tutto, che forse sarebbe riuscita a trovare
una soluzione e che, per questo, era stata isolata ed intrappolata
esattamente come lei.
Suo zio Matt le restituì lo sguardo dalla sua cella-cilindro
e le annuì, come a dirle che sapeva, che aveva capito.
Nicole cercò di trasmettergli la sua confusione, il suo
bisogno di trovare una via d’uscita.
Suo zio Matt cercava, invece, di restituirle fiducia - Nicole lo
sentiva - e cercava di rassicurarla e di farle capire a
gesti…qualcosa…
Nicole si accigliò e si avvicinò di
più alla barriera per cercare di decifrare al meglio il
messaggio nascosto nei movimenti delle mani di suo zio Matt.
Non capiva…
Sembrava che le indicasse Astaroth, poi lei e poi….Bonnie!
Non sua madre, ma Bonnie!
Suo zio Matt non faceva che indicarle Bonnie…in
continuazione.
Ma perché?
Cosa voleva dirle esattamente?
Nicole pregò che intorno a lei tutto si fermasse, che le
dessero altri due minuti per capire, per ragionare su quei gesti, ma
nulla si fermò, anzi…continuò ad
andare avanti nel peggiore dei modi.
“Matt Honeycutt! Il primo di una lunga lista,
nonché il più scomodo!” - fece Astaroth.
Nicole si voltò a guardare il demone con la fronte corrugata.
Il primo di una lunga lista?
Stava per parlare, ma un urlo improvviso sovrastò tutto il
resto e la pietrificò.
Cominciò a tremare e fu Astaroth che le afferrò
le braccia e la voltò di nuovo affinchè potesse
vedere cosa stava succedendo.
Sotto di loro, sulla pedana, un demone, minuto rispetto agli altri e
dall’apparenza più innocua, era riuscito ad
aggirare lo scudo formato da sua zia Meredith e suo zio Alaric ed era
arrivato a Matt, colpendolo alla testa con una pesante mazza ferrata.
Nicole spalancò gli occhi, sentì il respiro che
le si mozzava in gola e le lacrime che le rigavano le guance: era da
tanto che non piangeva e quella novità, insieme ad un'
improvvisa consapevolezza, la sconvolse totalmente.
Mentre Matt si accasciava al suolo privo di vita e con il cranio
ridotto in pezzi, Nicole si voltò verso la cella-cilindro:
suo zio Matt era scomparso, sparito nel nulla.
Certo! Uccidere la versione passata di Matt significava cancellare dal
Tempo la versione futura, quella del 2034.
Non riuscì a guardare per troppo tempo Meredith che si
accasciava accanto al corpo morto dell’amico.
Non riuscì a guardare per troppo tempo Elena che tentava di
ragguingere Matt e Stefan che glielo impediva, trattenendola per il suo
bene.
Non riuscì a guardare per troppo tempo Bonnie che gridava il
nome di Matt.
Non riuscì a guadare per troppo tempo Damon che serrava gli
occhi.
Passò fugacemente lo sguardo su sua madre e su suo padre per
poi abbassarlo sulle sue mani inermi e pulite, ma che sentiva sporche
del sangue di una delle persone a lei più care.
In quel momento qualcosa in Nicole si spezzò.
“Matt Honeycutt! Solo il primo di una lunga lista!”
- tornò a sussurrarle Astaroth.
NOTE:
*Entra in punta di piedi sperando di non venire linciata*
Ciaooo!
Innanzitutto permettetemi di cercare di rabbonirvi augurandovi Buona
Festa della Donna a tutte voi lettrici e ringraziando chiunque abbia
letto e/o recensito lo scorso capitolo!
Tengo a ricordarvi inoltre che io vi adoro e mi sa che ve lo
ricorderò spesso anche nelle prossime settimante
perchè...beh...la morte di Matt e quindi la scomparsa
dell'altro Matt era solo l'inizio!
Ebbene si! Ve l'avevo anticipato che Astaroth si sarebbe finalmente
mostrato per il demome spietato e crudele che è e adesso, ve
l'assicuro, non ce ne sarà davvero per nessuno!
I prossimi capitoli, vi avverto, saranno una vera tragedia, soprattutto
il prossimo, quindi chi non apprezzasse un qualcosa di troppo forte che
comprende la morte dei personaggi di una
storia...beh...capirò se la prossima settimana non vorrete
leggere il capitolo!
Ma ci tengo anche a dirvi che ogni cosa ha uno scopo e tutto succede
per una ragione!
Per come ho descritto in questa lunga storia sia il personaggio di
Astaroth che quello di Nicole, nonchè la loro incessante
lotta, mi è sembrato giusto non risolvere la cosa
subitissimo e semplicemente, ma lasciare che le cose capitino, anche
cose brutte, prima di risolvere ogni cosa e trovare un rimedio e un
lieto fine. Perchè vi assicuro che il lieto fine ci
sarà anche se questo e i prossimi capitoli non faranno ben
sperare!
Parlando dei capitoli, la scorsa settimana vi avevo promesso che entro
oggi vi avrei fatto sapere quanti ne mancano alla fine! Perfetto! Ho
fatto i conti e i vari schemini e alla fine della storia posso dire con
certezza assoluta che mancano solo 4 capitoli + l'epilogo! E la fine
così ficina di "Forse..il destino..." è anche il
motivo per cui adesso tutte le situazioni saranno più forti
e più veloci e succederanno tante cose terribili una dietro
l'altra.
Chi ha letto "Il linguaggio della resa" - tutta la serie - sa
che anche alla fine di quella storia successe una cosa terribile e un
personaggio principale morì, ma poi il lieto fine
arrivò, giusto? Quindi...beh...non disperate! In fondo so
essere romantica anch'io!XD
Adesso vi lascio, và XDXDXD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non mi insulterete
troppo!ç_ç
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il
capitolo....
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 26 *** Massacro ***
Massacro
Per
Astaroth, che aveva una visione del mondo tutta sua e a suo dire
perfetta e sublime, il concetto di divertimento era alquanto relativo e
assumeva nuovi tratti e nuove sfaccettature a seconda delle persone.
Mentre per alcuni divertirsi era sinonimo di chiacchiere senza senso o
stupide gite familiari, per Astaroth il divertimento aveva direttamente
a che fare con la morte altrui, il dolore altrui, il sangue altrui e
qualche testa mozzata o qualche cuore strappato non potevano fare altro
che aggiungere ancora più risate a quelle che già
ci sarebbero state.
Era per questo motivo, fondamentalmente, che tutti lo chiamavano
“mostro”, ma dato che Astaroth - come
già detto - riteneva di avere una visione del mondo perfetta
e sublime, allora non riusciva a capire come nessuno, nemmeno Nicole,
vedesse chiaramente che il termine “mostruoso”
aveva la stessa valenza e lo stesso significato del termine
“bellissimo”.
A lui la cosa sembrava piuttosto ovvia ed era per questa
ottusità innata degli umani o, più in generale,
di tutti gli esseri che non erano lui che aveva preso a pensare di
essere l’unica creatura senziente, razionale e giudiziosa in
un mondo abitato solo da puri idioti.
Partendo da questo presupposto quindi, la sua idea di epurare il mondo
da tutti quegli idioti non era così cattiva, giusto?
E cominciare da un gruppo come quello era la mossa giusta, soprattutto
se se ne poteva ricavare un vantaggio che in quel caso per Astaroth era
enorme: uccidere Nicole era la suprema ricompensa per tutti i suoi
sforzi e per tutte le sconfitte che era stato costretto a subire.
Non potè fare a meno di lasciarsi andare ad una liberatoria
risata di scherno quando Nicole si voltò verso di lui, con
gli occhi ricolmi di lacrime e lo sguardo cattivo a causa della morte e
la scomparsa dei due Honeycutt.
Ma se credeva che quella era la fine, allora si sbagliava di grosso
perché era solo l’inizio, Matt non era stato altro
che….il primo di una lunga lista, appunto! Una lista che
comprendeva tutti i presenti in quella sala.
Nicole gli si scagliò addosso, riempendogli il viso di pugni
e lo stomaco di potenti ginocchiate.
Astaroth la lasciò fare e non si oppose nemmeno quando lei
gli afferrò la testa e gliela sbattè
più e più volte contro la barriera demoniaca da
lui stesso creata.
La rabbia se l’aspettava, era naturale.
Quando un nemico uccide sotto i tuoi occhi qualcuno a cui tieni
profondamente è normale accendersi d’ira, ma
quell’ira non è vera ira, piuttosto
è…frustrazione, senso d’impotenza,
dolore e tutto questo inevitabilmente pian piano viene fuori e porta al
crollo e alle lacrime.
Non appena i colpi di Nicole divennero meno decisi, Astaroth
capì che il crollo era vicino e non appena le lacrime
inondarono le guance della ragazza non si mostrò sorpreso
semplicemente perché non lo era affatto.
Se tutta la situazione non fosse stata così esilarante,
probabilmente si sarebbe già stancato a causa della
prevedibilità delle reazioni della sua avversaria.
Lui odiava così tanto la
prevedibilità…..
Preferiva di gran lunga essere sorpreso o sorprendere, ma dato che
Nicole in fondo era così
pateticamente…umana….Astaroth sapeva che ormai
non c’erano più chance che lei tirasse fuori dal
cilindro qualcosa - qualsiasi cosa - che lui non avesse già
visto o provocato lui stesso.
Da lì in avanti avrebbe dovuto sorbirsi la lenta caduta di
Nicole nel nero baratro della noia, ma se serviva a farla fuori allora
supponeva di riuscirlo a sopportare.
Quando alla fine Nicole si decise a mollargli il bavero della giacca,
Astaroth si rimise in piedi e rimase pazientemente ad aspettare che lei
sollevasse gli occhi dal pavimento e tornasse a rivolgerglisi.
La maggior parte delle volte lei aveva sempre dimostrato di non essere
poi così totalmente stupida quindi Astaroth sapeva che,
passato lo shock iniziale, alla fine sarebbe riuscita ad arrivare ad
una conclusione importante, la conclusione sulla quale si fondava tutta
la tattica di manipolazione emotiva che lui stesso stava mettendo in
atto per distruggerla.
Bastò qualche minuto di silenzio e poi la domanda
arrivò.
“Io lo ricordo! Mi ricordo di Matt! Come è
possibile che….mi ricordi di Matt?” - fece Nicole
- “Tu hai ucciso la sua versione passata per poter far
scomparire lui e proprio per questo io non dovrei poterlo ricordare
perché quello che è morto è il Matt
del 2011, un Matt vissuto prima della mia nascita e se mano a mano che
agiamo la storia si riscrive allora….come faccio a
ricordarmi perfettamente di qualcuno che, tecnicamente, è
morto prima che venissi al mondo?”.
Astaroth sorrise e si perse con lo sguardo a guardare gli scontri che
avvenivano al di fuori di quella barriera entro la quale erano
rinchiusi.
“Esatto, Nicole! Il tuo ragionamento è sensato e
sarebbe giusto se io non fossi intervenuto anche su questo piccolo
particolare della faccenda!” - le rispose.
“Spiegati, Astaroth!” - fece lei, sommessamente.
“Quando ho messo insieme le idee del mio geniale piano ho
tenuto conto anche di questo! Insomma…che senso aveva
uccidere le persone a te più care partendo dalle loro
versioni passate per poterti distruggere psicologicamente
se…proprio perché partendo dalle loro versioni
passate, delle versioni che vivono in un tempo in cui tu non esisti e
che quindi non fanno parte della tua storia, alla fine tutti loro
sarebbero scomparsi, la tua storia sarebbe cambiata, per te sarebbe
stato come se non li avessi mai conosciuti e amati e quindi la loro
morte non ti avrebbe scalfito minimamente!?!” -
ragionò Astaroth - “Non avrebbe avuto nessun
senso, non trovi?” - le chiese retoricamente -
“Quindi, dato che sai che questo Castello è come
se fosse un’ estensione di me stesso e che la mia maga qui
dentro è praticamente illimitata, ho fatto un piccolo
incantesimo: finchè resterete qui dentro sarete estranei a
qualsiasi riassestamento del Tempo! Siete tagliati letteralmente fuori
dal mondo, Nicole!”.
“E se usciamo da qui? Il ricordo di Matt
scomparirà?” - chiese Nicole.
“Voi non uscirete mai fuori da qui!” -
obiettò Astaroth -
“Ma…ok…mettiamo pure che riusciate ad
uscire! In quel caso….vediamo….Tu, Lilian ed Owen
non avrete mai conosciuto Matt che per i vostri genitori
sarà un amico morto da anni e per le loro versioni passate
sarà un amico appena morto e da piangere! Vi reinserireste
nel flusso naturale del Tempo quindi le vostre storie inevitabilmente
cambierebbero!” - spiegò - “Ma te
l’ho detto: voi non uscirete mai da qui! Se uscirete
significherà che mi avrete ucciso e questo non
succederà mai, quindi….perché stare
qui a pensarci, no?”.
“Quindi io ricordo perché tu vuoi che io ricordi?
E’ questo che stai dicendo?” - chiese Nicole,
pericolosamente vicina ad un nuovo attacco di lacrime e sofferenza.
“Già!” - rispose Astaroth, scrollando le
spalle.
Nonostante fosse circondata dai demoni, ferita e con la vita sua e di
Owen letteralmente appesa al filo sul quale dovevano spostarsi saltando
da una trave all’altra, Lilian non riusciva a frenare le
lacrime e a pensare ad altro che non fosse Matt.
Lui era morto.
Non aveva mai pensato alla possibilità che proprio Matt
potesse morire.
Lui era sempre stato la roccia, l’appiglio, la persona a cui
rivolgersi ogni volta che si aveva un dubbio o un problema, di
qualsiasi genere essi fossero Matt aveva sempre una soluzione e sapeva
sempre trovare le parole adatte a confortarti e a darti forza.
Erano passati solo pochi minuti da che il mondo si era fermato per
lasciar scomparire Matt per poi riprendere a girare, ma da allora ogni
passo ed ogni colpo inferto erano risultati più pesanti e
sofferti perché la mente e il cuore non erano ancora pronti
a lasciare andare il ricordo di quell’uomo tanto buono che
l’aveva amata come una figlia e allora continuava a
riproporle immagini su immagini di momenti trascorsi insieme a lui
durante gli anni della sua crescita, torturandola e continuando a
torturarla ancora e ancora ad ogni battito di ciglia a cui
corrispondeva sempre una nuova immagine, un nuovo ricordo, una nuova
fotografia di vita scattata anni addietro oppure solo pochi giorni
prima.
I demoni le vorticavano intorno, cercando di spingerla giù
dalle travi e Lilian non riusciva a fare altro che difendersi e
ringraziare che almeno lì con lei, nella sua stessa
situazione, ci fosse Owen.
Aveva paura, tremendamente paura.
Cosa aveva in mente davvero Astaroth nessuno poteva saperlo, nessuno
tranne Nicole forse.
Lilian aveva visto gli occhi di sua cugina spalancarsi e spegnersi
mentre Matt moriva e aveva visto il ghigno malvagio sul volto di
Astaroth.
Nicole sapeva, Nicole sapeva e quella consapevolezza la stava
uccidendo: Lilian ne era certa.
Ma cosa poteva fare lei per aiutare sua cugina?
Come poteva ribaltare una situazione che li vedeva tutti in pericolo
senza sapere cosa cercava esattamente il Figlio del Fuoco da quella
situazione?
Qualcosa che distruggesse Nicole ancor più della morte
stessa?
A Lilian veniva in mente un solo scenario, una sola risposta, un solo
possibile piano quantomeno logico dietro le azioni di Astaroth
e…non voleva pensarci perché pensarci significava
chiedersi chi sarebbe stato il prossimo a morire, chi Astaroth avrebbe
ucciso per ferire Nicole.
Schiena contro schiena con Owen, non riusciva nemmeno a voltarsi per
lanciargli una rapida occhiata.
E se avesse avuto ragione?
E se si fosse trattato di lui?
Come poteva sopportare il dolore di quella perdita?
Semplice! Non sarebbe riuscita a sopportarlo e si sarebbe lasciata
abbattere, uccidere magari, ormai priva di una ragione di vita, prima
dell’unico ragazzo per il quale avesse provato amore, un
amore che, per colpa loro o delle circostanze, non avevano neppure
avuto una chance per vivere.
Lilian si scrollò duramente l’ennesimo demone di
dosso, afferrandogli il collo e spezzandoglielo con un colpo deciso.
Afferrò il pugnale con il quale quel demone aveva cercato di
ferirla e si fermò un attimo, guardò in basso
verso la pedana sottostante ed individuò Meredith:
scagliò il pugnale con una tale forza e una tale decisione
che si conficcò perfettamente nel cranio di un demone che si
stava facendo largo verso la ragazza ancora accanto al corpo immobile e
freddo del suo amico a cui era stata tolta ignobilmente la vita.
Gli occhi di Meredith e di sua zia Meredith saettarono rapidi verso di
lei, confusi e severi.
Owen sferrò un pugno deciso ad un demone che stava per
avventarlesi addosso e poi la voltò verso di lui,
costringendolo a guardarlo negli occhi.
“Lilian! Che fai?” - le chiese, preoccupato -
“Di sotto…i miei genitori sapranno cavarsela, ma
tu non puoi renderti così vunerabile…potrebbero
ucciderti!”
“No, Owen! Potrebbero uccidere te, non lo
capisci?” - ribattè Lilian, stringendo
gli occhi e spostandosi appena di lato all’arrivo
dell’ennesima lingua di fuoco pronta ad avvolgerli -
“Hai visto cosa hanno fatto a Matt? Come…Astaroth
è riuscito ad ucciderlo? Ha ucciso la sua versione passata,
causando quindi la scomparsa della versione futura!”.
“Si, Lilian, l’ho visto!
Ma…” - tentò di obiettare Owen,
parlando mentre si voltava rapido per conficcare uno dei suoi coltelli
nella gola di un demone.
“Niente ma, Owen! Dobbiamo difendere Meredith, non capisci?
Se arrivano a colpirla, tu morirai!” - lo interruppe
bruscamente Lilian.
“No, piuttosto dobbiamo difendere Stefan ed Elena allora
altrimenti a morire sarai tu!” - ribattè Owen.
“Non importa…”.
“Si che importa! Importa a me!” - fece Owen.
“Bene! Così come a me importa di tenere te in
vita!” - fece a sua volta Lilian.
“Quindi?” - chiese Owen, continuando a
fissarla deciso con quei suoi occhi grigi tanto espressivi.
“Quindi siamo in una situazione di stallo, Owen! Io non
cambierò idea e non lo farai neppure tu!” -
rispose Lilian.
“Su questo puoi starne certa!”.
Lilian si voltò a fronteggiare l’ennesimo demone,
frustrata.
Quel ragazzo sapeva essere così testardo!
Ma non poteva biasimarlo, non lei, non dopo che aveva appena ammesso
che non le importava vivere o morire se questo significava riuscire a
salvare almeno lui.
Continuò nel suo proposito, strenuamente, lottando con la
forza della disperazione che la stava portando a combattere tenendo un
occhio sui suoi nemici e uno su Meredith per assicurarsi che stesse
bene e per continuare ad uccidere a distanza i demoni che incalzavano
la ragazza.
Da quello che poteva vedere, Owen stava facendo lo stesso con Stefan ed
Elena.
Entrambi si stavano battendo per preservare la vita
dell’altro, ma quanto di tutto ciò sarebbe servito?
Se uno dei due avesse ceduto, se uno dei due avesse sbagliato, Astaroth
avrebbe vinto e se Owen la pensava esattamente come lei, se lui sentiva
esattamente ciò che lei sentiva allora sapeva che poi
sarebbe stata solo questione di attimi prima che anche
l’altro morisse.
L’unica soluzione era tentare di resistere entrambi.
E allora prese un bel respiro, si asciugò gli occhi dalle
lacrime provocate sia dal dolore che dal fuoco così
ravvicinato, si accovacciò in posizione di difesa e si
rigettò a capofitto nella mischia, combattendo come mai
aveva combattuto in vita sua, cercando di richiamare alla mente ogni
consiglio ricevuto negli anni da suo padre, ogni tecnica insegnatale da
suo zio Damon, ogni raccomandazione di sua madre ed ogni presa in giro
di Nicole perché persino quelle servivano a farle forza.
Richiamò alla mente anche ogni scontro che la cugina aveva
combattuto mentre lei faceva da spettatrice e cominciò ad
imitarne i movimenti, diventando all’istante inarrivabile e
letale.
Tra loro due Nicole era sempre stata quella più portata alla
battaglia, quella a cui piacevano gli allenamenti, quella a cui veniva
naturale attaccare e difendersi, ideando sul posto delle strategie di
lotta.
Lilian sapeva di non essere forte e potente quanto Nicole, sia per
natura sia per mancanza di addestramento, ma doveva farsi coraggio e
pensare - almeno per quella volta - come una predatrice a
caccia.
Le era sempre piaciuto far finta di dimenticare che per metà
era una vampira, crogiolandosi nella beatitudine datagli dal suo lato
unicamente umano, ma quei giorni ormai erano finiti.
Prese a saltare da una trave all’altra, uccidendo demoni a
mani nude oppure con armi che recuperava da alcune delle sue vittime.
Le lingue di fuoco erano un problema: arrivavano improvvisamente e del
tutto inaspettate, per lo più cercando di colpirla alle
spalle. Per riuscire a non farsi colpire Lilian era spesso costretta a
piegare il suo corpo in posizioni innaturali e per niente comode, ma
era l’unico modo che aveva per batterle. Non era dotata di
magia né, purtroppo, di un secchio d’acqua quindi
doveva arrangiarsi come poteva, rifugiandosi, in quelle occasioni,
nell’arte della difesa e della fuga più che in
quella dell’attacco.
Andò avanti così, sudando e stancandosi e
approfittando dei pochi attimi di respiro tra un demone e
l’altro per rivolgere la sua attenzione a Meredith e, in
genere, conficcare nella testa dei demoni che attaccavano la
versione più giovane della madre di Owen qualsiasi arma
riuscisse ad entrare in possesso.
Fu durante uno di quegli attacchi che qualcosa andò storto,
che i demoni, dietro le indicazioni che Astaroth gridava dalla sua
gabbia in una lingua orrenda e oscura, cominciarono a farsi furbi.
Questa furbizia costò a Lilian un prezzo troppo alto.
Riuscì, con l’astuzia, a rigirare
l’ennesima lingua di fuoco che le andava addosso contro la
fila di demoni che aveva alle spalle, liberando il cammino a lei e ad
Owen per qualche attimo almeno. Si concentrò, allora, su
Meredith e, afferrata una sfera di ferro ricoperta da punte acuminate
da uno dei cadeveri di demoni che aveva lì di fianco, la
scagliò con forza contro un demone alto e robusto che era
riuscito ad aggirare su zio Alaric e a scagliarsi contro Meredith.
La ragazza si stava apprestando a difendersi in qualche modo, ma Lilian
aveva già lanciato la sua arma e le urlò di
rimanere al suo posto, ma fu un errore.
Il demone in questione, a differenza degli altri che
l’avevano preceduto, si fermò e si
voltò, estendendo gli artigli della sua mano e afferrando al
volo la sfera acuminata con la quale Lilian voleva colpirlo per poi
accanirsi su Meredith.
Lilian voleva intervenire, ma Owen arrivò a bloccarle le
braccia, trattenendola mentre la madre e il padre di Owen fermavano la
loro lotta e si bloccavano al centro della pedana, tenendosi per mano e
guardandosi negli occhi.
La risata di Astaroth riuscì ad arrivare persino alle loro
orecchie così come le urla di dolore di Nicole.
Lilian si lasciò andare alla rabbia e alla disperazione
mentre Owen la tirava su e cercava di costringerla a voltarsi verso di
lui, ma lei non poteva, lei doveva guardare perché era
giusto che guardasse ciò che lei aveva provocato.
Il demone sulla pedana atterrò Meredith che rimase immobile
e non gridò neppure mentre le punte della sfera ferrata le
si conficcavano a ripetizione e con forza nella tempia destra,
uccidendola.
“No, no, no! Basta! No!” - Lilian urlava e
piangeva, in preda ai sensi di colpa.
La madre di Owen alzò la testa a rivolgerle un sorriso e poi
scomparve rapidamente mentre il padre di Owen, Alaric, si lasciava
pugnalare al cuore da un demone senza opporre la minima resistenza,
compiendo forse il gesto d’amore e lealtà
più puro e tragico che Lilian avesse mai visto.
Le grida disperate dei suoi genitori e dei suoi zii rimasti le
riempirono le orecchie mentre Owen le afferrava il viso con la sua
presa che diventava sempre più inconsistente.
“Non sentirti in colpa! Non sentirti in colpa e combatti!
Uccidete Astaroth! Combatti per riportarci indietro, Lilian!”
- prese a dirle.
Ma Lilian continuò a scuotere la testa.
Non aveva più la forza per combattere. Sentiva che
metà del suo cuore stava svanendo e riusciva a malpena a
reggersi in piedi.
Dietro la pressione di una mano di Owen sotto il suo mento, Lilian
alzò gli occhi ad incontrare quelli di lui, stranamente
sereni.
“Non è giusto! Non è giusto!
Noi….dovevamo…” - gli
sussurrò tra le lacrime.
“Non importa! Non importa ciò che è
successo o ciò che ci siamo promessi
perché…per come la vedo io la promessa
l’abbiamo infranta da un bel pezzo! Non importa come, sta di
fatto che noi due ci siamo amati, Lilian, e continuerò ad
amarti anche nell’inesistenza! Ti amerò sempre!
Io, Owen, ti amo Lilian!” - la interruppe lui.
Lilian rimase immobile, con le mani sulle braccia sempre più
evanescenti di Owen.
Da quanto tempo stava aspettando quelle parole?
Eppure adesso che erano arrivate non si sentiva sorpresa
perché… - oh che stupida era stata - lui aveva
ragione: loro si erano amati, profondamente e nel modo più
innocente che potesse esistere.
Il loro era stato un amore fatto di sguardi, sorrisi e tocchi leggeri e
appena accennati. Un amore fatto di pazienza, speranza e appoggio
reciproco. Un amore semplice, ma indiscutibilmente reale.
E quando Owen avvicinò il volto al suo e le loro labbra si
sfiorarono dapprima timidamente e poi si unirono, con bisogno e
disperazione, Lilian cedette, si abbandonò completamente al
pianto e a quel bacio.
“Ti amo anch’io Owen! Ti amerò per
sempre!” - sussurrò mentre riapriva gli occhi e la
consapevolezza della scomparsa di lui l’atterriva e la
costringeva in ginocchio su quella trave sporca di sangue nero e
viscoso.
Quando i demoni tornarono Lilian non si mosse: pochi istanti dopo
bastò una spinta e precipitò nel bel mezzo della
lotta furiosa che i suoi genitori continuavano a combattere sulla
pedana sottostante.
Nel corso dei secoli suo fratello non aveva fatto altro che prenderlo
in giro e ridicolizzare la costante preoccupazione che lo attanagliava
quando si parlava delle persone a lui care.
Spesso Stefan aveva cercato di difendersi, di ribattere mettendo in
luce invece il fatto che Damon troppo di rado si preoccupava per
qualcuno oltre se stesso, ma in fondo doveva ammettere che suo fratello
aveva ragione.
Era nella sua natura preoccuparsi, lo faceva…in
continuazione.
Ma come poteva non arrendersi alla preoccupazione se la vita di Elena,
di Damon e dei suoi più cari amici era costantemente in
pericolo, per un motivo o per un altro?
Non si parlava di piccoli incidenti domestici, problemi di cuore o
brutte compagnie!
Nel loro caso i problemi erano rappresentati da vampiri Antichi e
demoni di ogni genere quindi Stefan si sentiva in un certo qual modo
giustificato per la sua apprensione.
Le morti di Matt e Meredith, poi, erano stati dei colpi durissimi da
attutire in così poco tempo e adesso oltre alla
preoccupazione c’era anche il terrore, il terrore di perderli
tutti per davvero.
Aveva paura per Damon e per Bonnie, aveva paura per Nicole, ma
soprattutto aveva paura per Lilian e per Elena.
Con lei le cose avevano appena cominciato ad aggiustarsi, avevano
appena trovato un compromesso che….bam…si erano
trovati catapultati in quel regno di sangue e morte.
Che Astaroth volesse ucciderli tutti ormai era scontato e si era capito
e che lui ed Elena fossero i prossimi
bersagli…beh…anche quello era diventato quasi
ovvio.
Uccidere loro significava uccidere le loro controparti future ed
eliminare Lilian dalla storia, significava farne fuori cinque in un
colpo solo.
Restare lucido e combattere era l’unica cosa che poteva
sforzarsi di fare.
Teneva d’occhio Elena continuamente e ringraziava il cielo
che, nel poco tempo che aveva avuto a disposizione, l’altra
Meredith li aveva istruiti tutti a dovere su dove colpire per poter
eliminare efficacemente i demoni.
Matt e Meredith….
Stefan cercava di non pensarci, di tenersi occupato con la lotta, ma lo
sentiva ugualmente quel macigno che gli si era formato
all’altezza dello stomaco e che quasi non gli permetteva di
continuare a muoversi, di riflettere.
Sentiva assurdamente la loro mancanza e una voce dentro di lui non
voleva altro che sapere se c’era un modo, se esisteva davvero
un metodo efficace per riportarli in vita.
Con Elena era successo, giusto?
Lei era tornata indietro dalla morte, quindi forse anche Matt e
Meredith potevano.
Forse se tornavano nel loro tempo….
Ma no, Stefan scacciò via quel pensiero perché
sapeva che permettere ad una speranza simile di nascere significava
solo illudersi e farsi del male da solo.
Pensava di averci fatto l’abitudine.
Quando si è immortali si passa
l’eternità a guardare gli altri appassire e
morire, quindi credeva che dopo cinquecento e passa anni ci
si fosse abituato e invece….si era sbagliato di
grosso.
Nonostante tutta la preoccupazione provata per i suoi amici in quegli
anni, in fondo non aveva mai davvero creduto che un giorno sarebbero
morti così, all’improvviso.
Aveva sempre pensato che prima di lasciare il mondo dei vivi avrebbero
avuto una vita lunga e felice, ma Astaroth nella sua infinita
crudeltà aveva strappato via loro anche quello: la
prospettiva della felicità.
Li aveva fatti uccidere prima che fosse davvero la loro ora,
intervenendo sulla storia e sul tempo senza farsi il minimo scrupolo,
solo per i suoi scopi.
Aveva stroncato la vita di due persone innocenti solo perché
aveva paura di affrontare Nicole mentre lei era nel pieno delle sue
forze: questo pensiero non glielo avrebbe tolto nessuno dalla testa.
Un disumano grido di Elena, ancora sconvolta dalle lacrime e dalla
disperazione, lo ridestò dai suoi pensieri e gli fece
abbandonare la posizione per far saettare gli occhi lì dove
anche lei stava guardando: Lilian! Lilian si era lasciata buttare
giù dalle travi dai demoni dopo la scomparsa di Owen.
Stefan accorse senza pensarci, lanciando un’occhiata alla sua
controparte futura accerchiata da un branco di demoni impazziti che non
riusciva a scrollarsi di dosso.
Afferrò al volo Lilian e la portò via, su una
delle pedane ormai vuote agli angoli della stanza, adagiandocela sopra.
Le mise le mani sulle spalle e cercò di guardare ad di
là del buio che aveva invaso gli occhi della ragazza.
“Lilian! Lilian devi risollevarti! Devi combattere! Ti stai
arrendendo e non è questo che avrebbe voluto
Owen!” - le disse accoratamente, scuotendola con decisione.
“Perché devo combattere? Non
c’è più ragione…”
- sussurrò appena lei, rimanendo immobile.
Stefan non seppe cosa rispondere.
Cosa poteva dirle?
Lui la capiva! Quando Elena era morta anche lui si era lasciato andare,
preda dell’annichilimento più totale del corpo e
dello spirito.
Quando la persona che ami muore, ti possono dire di tutto ed aiutarti
in ogni modo possibile, ma nel profondo senti che non ti rimane
più nulla per cui lottare e per scacciare via quella
sensazione….neppure l’eternità
è utile.
La lasciò non appena sentì le grida dei demoni
che caricavano su di loro.
Scese dalla pedana e riprese la sua lotta, strenuamente, senza
esclusione di colpi, destreggiandosi tra i demoni che attaccavano lui,
quelli che prendevano di mira Lilian e quelli che attaccavano Elena.
L’altro Stefan e l’altra Elena erano poco distanti
da loro e si avvicinavano sempre di più senza neppure
accorgersene.
I demoni li stavano respingendo indietro, costringendoli tutti contro
la parete più a nord della stanza.
Cos’era? Una trappola?
“Stefan! Stefan!” - cominciò ad urlare
per attirare l’attenzione dell’altro se stesso.
L’altro Stefan si voltò appena mentre affondava
con una spada appena raccolta dal pavimento nello stomaco di un demone,
disintegrandolo.
“Lo so, Stefan! Me ne sono accorto!” - gli rispose.
“Non possiamo indietreggiare ancora! Ci ritroveremo con le
spalle al muro e non avremo più libertà di
movimento per attaccarli!” - ragionò Stefan.
L’altro Stefan lo guardò, ma non gli rispose: gli
diede un ordine.
“Proteggi te stesso ed Elena!” - gli
intimò.
Aveva ragione! Per proteggere tutti loro allora lui ed Elena dovevano
rimanere vivi, ma….Stefan non riusciva ad allontanarsi
troppo da Lilian era più forte di lui, una sensazione che
spingeva dal mezzo del petto e si propagava prepotentemente.
Fu quella sensazione a tradirlo, quel bisogno di tenere Lilian al
sicuro.
Non appena un demone alato scese dall’alto e
caricò su Lilian, Stefan non stette ad ascoltare le urla
dell’altro se stesso che gli diceva che ci avrebbe pensato
lui e accorse per proteggere lei, quella che sarebbe stata sua figlia.
Si ritrovo Elena davanti senza neppure rendersene conto e dallo sguardo
azzurro di lei capì che aveva sentito e pensato la stessa
cosa e per quel motivo si era mossa.
Lilian alzò lo sguardo su di loro nel momento in cui anche
l’altro Stefan e l’altra Elena arrivavano a fare
quadrato intorno alla ragazza.
L’unica cosa che avvertì Stefan in quel momento
furono due forti mani che lo afferrarono e lo spinsero contro Elena e
poi…solo dolore.
L’unica cosa che vide, invece, furono gli occhi spalancati di
Elena, le mani di Lilian che scomparivano, l’altro Stefan e
l’altra Elena che svanivano istantaneamente nel nulla e
poi…solo sangue.
Il demone alato che aveva attaccato aveva solo finto di caricare su
Lilian.
In realtà era stato mandato da Astaroth ad uccidere in un
colpo solo sia lui che Elena.
Per quel motivo li aveva spinti petto contro petto, cuore contro cuore
e poi aveva affondato la sua lancia di legno grezzo nella schiena di
Stefan, trapassandogli il cuore e spuntando dall’altra parte
solo per poi conficcarsi nel cuore di Elena.
L’unica cosa che Stefan sentì in quel momento fu
la voce di Nicole che, dalla sua gabbia, invocava il nome di Lilian.
Astaroth li aveva uccisi tutti e Nicole lo sentiva ancora ridere al suo
fianco e assicurarle che presto anche i suoi genitori si sarebbero
aggiunti al massacro.
Astaroth aveva ucciso Lilian.
Lei e sua cugina erano…diverse, eppure erano simili.
Rappresentavano l’una l’esatta metà
dell’altra e avevano sempre vissuto credendo che
ciò non sarebbe cambiato, invece Astaroth aveva permesso che
cambiasse e aveva ucciso Lilian….lasciandola spezzata,
divisa a metà, dilaniata, sola.
Nicole si sentiva cedere.
Non riusciva più a piangere perché il dolore era
troppo e troppo forte perché le lacrime avessero la forza di
solcarle il viso.
Si sentiva bloccata, bloccata nella sua inutilità e nella
sua disperazione.
Tutti avevano sempre pensato a lei come alla persona che li avrebbe
salvati e invece non ci era riuscita e li aveva delusi: era questo
ciò che faceva più male.
Si era allenata negli anni, si era data tanto da fare, ma per cosa?
La sua forza era sempre stata la sua famiglia e adesso Astaroth glieli
stava strappando via tutti, uno ad uno.
Non restavano altri che i suoi genitori, presenti e passati, ma Nicole
non ce la faceva proprio a guardarli, a vedere cosa Astaroth avrebbe
fatto per ucciderli.
Il messaggio di Matt…forse avrebbe dovuto pensarci, ma a che
scopo: ormai Astaroth, qualsiasi cosa lei riuscisse ancora a fare,
aveva già vinto.
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera ragazze!*_*
Come procede la settimana?
Io personalmente non vedo l'ora che arrivi il weekend!XD
Allora... Innanzitutto ringrazio come sempre chi ha letto e/o recensito
lo scorso capitolo!
Ma venendo a questo di capitolo..ehmmm....vi faccio una domanda, una
domanda fondamentale: volete uccidermi?O_O
Lo so che sono cattiva perchè li ho praticamente fatti
morire tutti in modo atroce (almeno chi me lo chiedeva da tempo ha
visto finalmente morire Elena in una mia storia, però XD),
ma...mi seviva che le cose andassero così ai fini della
trama! Capitemi!XD
E ricordate che vi ho promesso che tutto si sistemerà in un
modo o in un altro! XD
Inoltre...dai...almeno Lilian ed Owen si sono baciati prima di morire,
visto? *_* Lo so..è una magra consolazione, ma almeno
è una consolazione e poi non è stato
così tragicamente romantico? XD Mi sa che sono da ricovero!
Help meeeeeeee!XDXDXD
Vorrei chiarire una cosa però per chi si stesse chiedendo
perchè Nicole, che ho sempre mostrato come forte e
indistruttibile, si stia abbattendo così: beh...tenete
presente che tutto ciò che è successo, tutte le
morti importanti a cui ha dovuto assistere senza poter fare nulla, sono
avvenute tutte una dietro l'altra in meno di mezz'ora, se vogliamo
stabilire un lasso di tempo. Quindi capirete che non è
facile nemmeno per lei reagire in qualche modo che non sia lasciarsi
andare al dolore che le viene inflitto in modo così
continuato e potente! Spero di essermi spiegata!*_*
Comunque nei prossimi capitoli lo si capirà meglio! Ormai ne
mancano solo 3 + l'epilogo e Nicole ed Astaroth ne saranno i
protagonisti indiscussi visto che la lotta finale per decidere il vero
destino di tutti è solo loro.
Fino ad adesso più che di guerra si è trattato di
tattica, una tattica quella di Astaroth a cui Nicole non ha saputo
contrattaccare, ma l'altro Matt le ha lasciato un messaggio prima di
morire, ricordate? Ecco! Da lì Nicole dovrà
partire per tornare a farsi forza e lottare!
Ok! Adesso vi lascio che mi sa che ho detto fin troppo!
Vi aspetto lunedì sul mio blog per lo spoiler mentre per il
capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 27 *** Sacrificio ***
Sacrificio
Quando un pezzo del tuo cuore viene calpestato e distrutto lo si
avverte all’istante e con una potenza devastante, in grado si
afferrarti l’anima e annegarla nel mare nero della
disperazione.
Quando più pezzi del tuo cuore vengono calpestati e
distrutti all’unisono allora la sensazione che si avverte
è un milione di volte peggiore. Una sensazione annichilente
di freddo e vuoto che non può essere ricondotta a
nient’altro che alla morte stessa.
Il vuoto, l’assenza era la morte e Bonnie
l’avvertiva, avvertiva l’assenza di tutti quegli
amici che aveva perso nel giro di pochi istanti e si sentiva morire
dentro ogni volta che ci pensava.
L’unica luce, l’unica fonte di calore che ancora
riusciva a scaldarle il cuore era rappresentata dalla vista di Damon e
Nicole ancora in vita, ma adesso c’era una domanda a
torturarla: per quanto tempo ancora?
La consapevolezza di ciò che da lì a poco
Astaroth avrebbe costretto a fare a coloro che erano ancora
vivi era distruttiva nella sua concretezza e crudeltà.
Ciò che il demone voleva già lo sapevano tutti:
voleva obbligarli a scegliere sapendo perfettamente che in ogni caso
sarebbero stati loro a perdere.
Bonnie non poteva e non voleva lasciar morire Damon, ma da dove poteva
prenderla la forza per condannare l’altra versione di se
stessa alla morte?
La scelta più logica e razionale sarebbe stata quella di
salvare lei e Damon perché dovevano tenere in vita Nicole e
la vita della ragazza sarebbe stata stroncata all’istante se
uno qualsiasi tra lei e il vampiro fosse morto, mentre non sarebbe
successo nulla di irreparabile a Nicole se a morire fossero stati i
suoi genitori, l’altro Damon e l’altra Bonnie.
Certo, non sarebbe successo nulla a Nicole fatta eccezione per
l’aggiunta di altro dolore a quello che già la
stava lentamente uccidendo, schiacciandola sotto il peso del senso di
colpa.
Bonnie non poteva capire a pieno ciò che Nicole stava
provando o perché si sentisse colpevole, ma riusciva a
capire bene il dolore per la perdita delle persone care e il senso
d’impotenza.
Quante volte lei stessa si era sentita impotente?
Lei era sempre stata quella da proteggere, quella troppo fragile,
troppo debole, troppo piccola, troppo impressionabile, troppo stupida,
troppo poco strega e così via per
un’infinità di epiteti poco carini, ma che
rendevano alla perfezione il modo in cui si era sempre sentita, il modo
in cui era sempre stata vista e la sua posizione all’interno
del gruppo.
Persino in quel momento si sentiva impotente anche se,
fondamentalmente, un gruppo lei non ce l’aveva
più. Adesso c’erano solo lei, Damon e le loro
controparti future, tutti sospesi in aria a decidere chi tra loro
doveva morire.
La confusione era tale nella mente di Bonnie che la
razionalità andava a farsi benedire ogni volta che tentava
di ragionare per trovare una soluzione al problema e guardare gli altri
intorno a lei non le era di grande aiuto.
Tutti, come lei, erano scossi per via delle morti terribili a cui
avevano assistito e il fatto che più il tempo passava
più i motivi per combattere diminuivano faceva si che la
lucidità diventava quasi impossibile da mantenere.
Bonnie riusciva a stento a controllarsi e a non crollare, lo faceva per
Nicole, ma vedere gli altri che facevano lo stesso restando immobili a
fissare chi un punto della sala chi un altro le faceva desiderare che
quel silenzio che era calato cessasse e venisse soppiantato da urla di
rabbia e dolore, da una reazione, una qualsiasi che non fosse
l’immobilità.
Il sorriso soddisfatto e pieno di se di Astaroth saettò per
un attimo su di lei e Bonnie si costrinse a voltare lo sguardo altrove.
Guardò Damon, ma desiderò subito non averlo fatto
quando un’ennesima fitta di dolore le colpì il
petto nel capire che lo sguardo fermo e immutato del vampiro si era
fissato sul punto dove pochi minuti prima stava combattendo Stefan.
Era così concentrata sul suo dolore che non aveva pensato a
come potesse sentirsi Damon che aveva appena visto morire quel fratello
che, nonostante le liti e le minacce, era stato il suo compagno
più fidato durante i suoi cinque secoli di vita.
Bonnie sentì il bisogno di entrare nella sua mente, capirlo
e aiutarlo a sopportare il peso che probabilmente sentiva, condividerlo
avrebbe fatto forse meno male.
Si concentrò su di lui e provò a svuotare la sua
mente, ad aprirla e ad allungarla verso quella di Damon, ma venne
sbattuta ripetutamente indietro fino a che non cominciò ad
avvertire fitte di fuoco all’altezza delle tempie.
La risata crudele di Astaroth scosse gli animi per l’ennesima
volta.
“Lo stavo spiegando giusto poco fa alla giovane
Nicole!” - disse - “Questo posto, il Castello,
è parte di me e qui dentro sono più forte, quasi
del tutto onnipotente! Prima di chiudervi in questa stanza ho creato un
incantesimo che la circondasse e la estraniasse dal resto dello
scorrere del Tempo, in questo modo io riesco a controllare la vostra
mente tanto da far si che ogni ricordo che avete accumulato negli anni
o in questi giorni non svanisca nonostante siano morti personaggi che,
scomparendo, hanno inevitabilmente influito sullo scorrere del Tempo,
riscrivendolo e modificandolo e cambiando anche voi e i vostri
ricordi!” - spiegò Astaroth - “Ma questo
non è tutto! Mi sono anche preoccupato di bloccare qualsiasi
tipo di potere voi aveste, sia in quanto vampiri che in quanto streghe!
Nella fattispecie, ho bloccato ogni potere mentale dei due Damon e ho
bloccato i poteri magici della madre di Nicole grazie alle catene che
le legano i polsi!”.
“C-Catene?” - chiese Bonnie.
“Tu non le hai!” - fece Astaroth - “Con
te non ce n’è bisogno, no? Tu sei una strega
soltanto di nome, dopotutto! Devi riconoscerlo!”.
Bonnie non rispose, ma abbassò gli occhi.
Le parole di Astaroth non solo avevano messo in chiaro che la
connessione telepatica era impossibile in quelle condizioni, ma le
aveva anche ricordato quanto fosse inutile e quanto fosse stata stupida
a credere di aver trovato un’idea buona da mettere in pratica.
“Quindi, signori miei, smettetela di crogiolarvi nella
speranza che sia possibile trovare una soluzione che vada bene per
tutti e oltretutto vi salvi tutti e scegliete una buona volta,
così come vi è stato detto di fare!” -
riprese Astaroth.
La voce dell’altro Damon arrivò inaspettata e
sicura ad interrompere il demone.
“Non ci sarà bisogno di fare nessuna scelta!
Saremo io e mia moglie a morire, sacrificandoci per la vita di nostra
figlia e per la sopravvivenza di Fell’s Church!”.
La voragine che sentiva all’altezza del petto diventava
sempre più grande e profonda mano a mano che i
minuti passavano.
Non sapeva nulla tranne il fatto che lasciarsi trascinare
così dagli eventi non era da lei e non sarebbe stato
d’aiuto a nessuno, ma come poteva reagire? Come poteva
sopportare tutto il dolore che sentiva?
Era atterrita dal pensiero di cos’altro sarebbe accaduto
davanti ai suoi occhi senza che potesse intervenire in alcun modo e si
sentiva piena di rabbia verso Astaroth, una rabbia malsana e mai
provata che, invece di darle la forza di attaccare il demone, la
immobilizzava preda dei suoi pensieri e delle sue angosce.
Il silenzio innaturale che era calato subito dopo la morte e la
sparizione dei suoi zii continuava ad essere presente e a permeare
tutto, portato avanti dalla schiera di demoni rimasti che avevano
formato un’unica fila compatta sulla piattaforma sottostante,
aspettando le loro prossime vittime con i volti deformi puntati verso
l’alto, verso di loro.
Le parole di suo padre non alleviarono la situazione.
“Ma davvero! Quindi voi due volete sacrificarvi per
permettere a Nicole di vivere ed uccidermi? E cosa, esattamente, vi fa
credere che lei riuscirebbe a fare ciò nelle condizioni in
cui è adesso? Se non dovesse riuscirci il vostro sacrificio
sarà stato vano!” - fece Astaroth rivolto a suo
padre, parlandogli con un tono volutamente carico di pura
curiosità.
Nicole poteva dire di conoscere il demone, quindi sapeva che
probabilmente lui in quel momento si stava chiedendo perché
mai i suoi genitori avevano così tanta voglia di morire per
salvare la loro figlia.
Astaroth non capiva, si sforzava in continuazione, ma non capiva cosa
ci fosse alla base di quelle azioni così…umane.
E, in tutta onestà, neppure Nicole riusciva a capire
perché i suoi genitori stessero dicendo quelle cose,
perché stessero facendo ciò che facevano.
“Noi abbiamo piena fiducia in nostra figlia, Astaroth! Lei
capirà, capirà e riuscirà a
batterti!” - rispose suo padre.
“Si, ma se questo non avvenisse?” -
ribattè Astaroth.
“Continueremo ad avere fiducia in lei e ad amarla!”
- s’intromise sua madre.
“Ma sareste morti! Per tutti i demoni dell’Inferno,
come fareste ad amarla ancora se sarete morti? E’
impossibile!” - s’infervorò Astaroth,
lanciando una risata sprezzante ai presenti.
Suo padre scosse la testa.
“L’amore di un genitore per i propri figli non
muore mai, Astaroth! Noi ci saremo sempre per Nicole, in un modo o
nell’altro! Puoi credermi! Te lo dice uno che un tempo era
forse cinico e mal disposto verso questi discorsi tanto quanto te, ma
che ha dovuto ricredersi!” - disse.
Nicole non riusciva più a sopportare nient’altro.
Parlavano di amore sconfinato, di esserci sempre per lei in un modo o
nell’altro….
Ma cosa se ne faceva lei di tutte quelle belle parole se non poteva
più averli al suo fianco?
Sua madre…
Da quanto tempo non riceveva un abbraccio da sua madre?
Astaroth l’aveva rapita prima che lei e Lilian tornassero dal
loro viaggio nel passato e…perché?
Perché la prima volta che riusciva a rivederla doveva anche
essere la volta in cui sua madre moriva per darle
l’opportunità di fare qualcosa che non sapeva come
fare né se avesse davvero le capacità per fare
così come avevano tutti creduto fino a quel momento?
A guardarsi in quel momento l’unica cosa che riusciva a
pensare era a cosa erano serviti tutti gli allenamenti a cui si era
sottoposta e, più in generale, tutte le esperienze che aveva
messo insieme in quegli anni quando Astaroth era stato in grado di
intrappolarla senza che lei se ne rendesse conto e di distruggerla
pezzo per pezzo uccidendo tutti coloro che amava senza che lei potesse
fare nulla per evitarlo.
Senza pensarci si scagliò contro la barriera che la teneva
prigioniera e ci battè contro i pugni con tutta la forza che
le era rimasta in corpo.
“Basta! Smettetela!” - urlò -
“Voi…voi non potete farmi questo! Siete i miei
genitori, non potete uccidervi!”.
La sua voce aveva assunto una nota d’isterismo che non le era
mai appartenuta, ma che in quel momento le veniva fuori del tutto
naturale.
“Nicole! Nicole, ascolta! Noi dobbiamo farlo, non
capisci?” - le disse suo padre - “Noi
quattro….Da questa lastra di vetro su cui ci troviamo non
tutti e quattro riusciremo a scendere! Qualcuno di noi deve morire, ed
è più logico e sensato che a morire siamo io e
tua madre e non Damon e Bonnie! Loro devono vivere, devono vivere per
poter permettere a te di vivere, riesci a capirlo questo?”
Certo che lo capiva!
Lo capiva, ma non lo accettava!
Tutta quella storia era diventata troppo ingarbugliata e troppo piena
di complicazioni perché persino lei riuscisse a starvi
dietro.
Dapprima le complicazioni erano state soltanto ricordi trasformati e
riscritti, ma poi erano diventate persone che morivano…a
causa sua.
Come poteva accettarlo?
Come poteva superare il senso di colpa e riuscire a capire, a
comprendere così come le diceva di fare suo padre?
“Non posso! Non posso capire e non posso permettervelo! Non
ve lo permetterò!” -
s’intestardì - “Io non voglio che
nessuno di voi quattro muoia!”
“Allora per la tua stupidissima testardaggine condannerai
tutti alla fine, inclusa te stessa. A quel punto si che potrai sentirti
in colpa, in colpa di essere stata la causa della morte di
tutti!” - la voce di Damon, che fino a quel momento non aveva
ancora aperto bocca per parlare, arrivò dura e fredda a
soppiantare quella sua e di suo padre.
Nicole si voltò verso di lui, lentamente.
“Io sono già la causa della morte di
tutti!” - sussurrò.
“Invece no e non lo capisci neppure! Chi è adesso
l’idiota, Nicole? Come fai a non vedere che lasciarli morire
e salvare me e Bonnie è l’unico modo per salvarci
tutti?” - le ringhiò contro Damon, riuscendo a
colpire con le sue parole il tasto più scoperto e sensibile
di Nicole.
La spinse a fermarsi, a lasciare i suoi dubbi e i suoi capricci da
parte e a pensare, a chiedersi perché si fossero infervorati
tanto tutti su quella faccenda del sacrificio.
Che ci fosse altro dietro che lei davvero non riusciva a vedere per il
troppo dolore che provava?
Che fosse davvero così poco lucida?
Da quando era stato trascinato via dalla cella e separato
dall’altra Bonnie, Damon era rimasto in silenzio, trattenendo
dentro di se i suoi pensieri e le sue emozioni.
Niente di più facile per un tipo come lui! Ordinaria
amministrazione persino stando legato come un salame ad aspettare che
succedesse qualcosa.
E qualcosa era successo!
Troppe cose erano successe e tutte insieme!
Il bello era che, in un altro tempo e con un’altra
mentalità, lui forse avrebbe addirittura ammirato la sottile
furbizia di Astaroth e la sua crudeltà. Forse avrebbe
addirittura pensato di prendere esempio dal demone, lui che nei suoi
cinquecento e rotti anni di vita di efferatezze ne aveva viste
parecchie e ne aveva messe in atto molte di più.
Purtroppo, però, Damon non sentiva più di essere
quell’essere senza alcuno scrupolo da parecchio tempo,
addirittura da prima di quel Viaggio nel tempo, quindi adesso gli era
molto più chiara la totale mancanza di umana logica e di
sentimento nelle azioni di Astaroth e se ne sentiva disgustato.
Quale essere al mondo avrebbe riso dopo aver lasciato una ragazza senza
parti importanti della sua famiglia?
Quale essere al mondo avrebbe riso dopo aver strappato ad una ragazza i
più grandi amici di tutta una vita?
Quale essere al mondo avrebbe riso dopo aver tolto la vita al fratello
minore davanti al fratello maggiore?
Era questo ciò che gli faceva più male,
ciò che lo aveva maggiormente colpito nel profondo.
Nemmeno vedere Elena morire aveva avuto un effetto così
devastante come il veder morire Stefan.
Per quanto tempo aveva creduto di voler vedere morto suo fratello?
Quante volte aveva minacciato di ucciderlo lui stesso con le sue mani?
Eppure adesso che era successo, adesso che quel suo fratellino
moralista e impiccione sempre pronto a giudicare ciò che
faceva era morto davvero, Damon non riusciva a non sentire
nient’altro che…dolore, un dolore sordo e
martellante che gli scuoteva l’intero corpo
dall’interno e che forse toccava anche la sua anima, sempre
ammesso che ne avesse ancora una.
In quel momento si rese conto che, nonostante tutto e nonostante tutti,
lui era rimasto sempre che quel ragazzino intrepido e un po’
idiota che non desiderava nient’altro dalla vita se non
vedere il suo piccolo fratellino felice e in salute.
Gli umani erano soliti dire che solo quando si perde una persona allora
si capisce davvero quanto valore aveva per noi.
Beh…Damon voleva soltanto che Stefan tornasse in qualche
modo, si sentiva disposto a fare qualsiasi cosa perché
questo accadesse, quindi…doveva dedurne che suo fratello
aveva per lui un valore inestimabile?
Forse si, anche se dirlo ad alta voce non sarebbe affatto stata
un’opzione semplice e praticabile che lui avrebbe messo in
atto.
Rimase immobile a fissare il punto in cui Stefan aveva combattuto prima
di tramutarsi in cenere per parecchio tempo, ascoltando solo
distrattamente ciò che si dicevano gli altri rimasti in vita.
Oltre a Nicole e ad Astaroth, erano rimasti solo lui, Bonnie e le loro
controparti future.
Poteva capire perché Nicole fosse così restia
all’idea di veder morire i suoi genitori.
L’altro Damon e l’altra Bonnie erano la sua
famiglia così come Stefan era stato la sua quindi Damon
comprendeva davvero il dolore della ragazza, ma, nonostante le sue
proteste, decise comunque di parlare e di appoggiare l’altro
se stesso quando si rese conto di cosa, le parole dell’altro
Damon e dell’altra Bonnie, sottintendevano.
Non potevano parlare apertamente perché erano in presenza di
Astaroth, ma Nicole doveva capire, doveva capire che forse se tutto
andava secondo i piani, se lei riusciva a comprendere e a reagire, se
Astaroth veniva ucciso allora…tutte le morti avvenute, la
morte di Stefan, niente di tutto ciò sarebbe stato vano e
tutto avrebbe avuto un suo perché, una sua ragione di essere.
S’infervorò e scosse le catene che lo tenevano
legato, dando al suo corpo una strano movimento oscillante.
“Accedenti Nicole! Sei o non sei mia figlia? Apri le orecchie
e usa un po’ di cervello! Nessuno di noi ci tiene tanto a
morire, ma qualcuno deve farlo per forza ed è logico che
siano loro e non noi! Devi pensare Nicole! Tu ce l’hai la
soluzione, diamine! Ce l’hai di fronte a te la
soluzione!” - tuonò.
Nicole gli rispose sgranando appena gli occhi e borbottando
confusamente.
“La…soluzione?”
“Esatto! La soluzione! Stai soffrendo, lo so! E’
appena morto mio fratello quindi credimi che lo so bene! Ma non puoi
lasciarti abbattere da tutto questo e comportarti da ragazzina idiota!
Provi dolore? Perfetto! Trasformalo in rabbia, pensa alla soluzione e
poi riversa tutto su quel dannato demone!” -
continuò Damon.
“Dannato? Oh! Ti ringrazio per il complimento,
vampiro!” - s’intromise Astaroth.
“Smettila pure di fare l’imbecille, demone! Hai i
minuti contati!” - ringhiò Damon.
“Sul serio?” - lo prese in giro Astaroth.
“Sul serio!” - confermò Damon per poi
voltarsi di nuovo verso Nicole - “Nicole? Hai capito allora?
Hai capito cosa vogliamo dirti? Perché devi combattere?
Perché non ha importanza chi vive o chi muore a patto che tu
vinca?” - le chiese, e, giusto per rendere l’idea,
lanciò un’occhiata lì dove pochi minuti
prima l’altro Matt era ancora vivo.
Dalla sua posizione Damon era riuscito a tenere sotto controllo tutto
ciò che era avvenuto e, facendo due più due
insieme a tutto ciò che l’altra Bonnie gli aveva
spiegato o che aveva sentito dire in giro, alla fine aveva dovuto
ammettere che se Mutt sarebbe diventato almeno la metà della
sua versione futura allora forse era possibile sul serio che lui
prendesse in considerazione l’idea di trattarlo come un
essere umano rispettabile e non come un povero imbecille, ovvero un
povero Mutt.
“Allora, Nicole, hai capito? Perché io sto
cominciando davvero ad annoiarmi! Se vuoi te lo spiego io cosa vogliono
dirti anche se è sempre stato piuttosto ovvio e tu
l’hai sempre saputo! Però c’è
anche da dire che ti ho ridotta davvero male e, nonostante tutto, non
penso che riusciresti a fare qualcosa comunque! Ormai sei a pezzi,
emotivamente parlando, non hai più forza!” -
intervenne Astaroth.
“Ti sbagli! Quella ragazza ha il mio sangue che le scorre
nelle vene e, per quanto la cosa non possa propriamente definirsi un
bene per la maggior parte delle occasioni, quando si tratta di prendere
a calci qualcuno allora è una vera manna dal cielo, te
l’assicuro!” - ribattè Damon -
“Giusto, Nicole?”.
Non ottenne risposta, ma un flebile cenno del capo da parte della
ragazza gli bastò e allora si voltò verso Bonnie,
ad incontrare gli occhi della streghetta dopo quella che era sembrata
un’infinità di tempo.
Forse l’altra Bonnie aveva ragione!
Forse dire a Bonnie che aveva gli occhi strani non era il modo migliore
per rompere il ghiaccio una volta che fossero riusciti a parlare circa
tutta la questione della connessione telepatica.
“Tira la leva, Bonnie! Tirala verso di te in modo da salvarci
entrambi!” - la spronò.
Bonnie lasciò i suoi occhi solo per voltarsi verso
l’altro Damon.
“Ma…” - tentò di dire.
“Coraggio, Bonnie! Fallo!” - la esortò
l’altro Damon.
“E’ giusto così!” - aggiunse
l’altra Bonnie.
“Si, ma così voi morirete! Scomparirete
entrambi….” - fece lei, fermandosi poi con lo
sguardo sull’altro Damon - “Tu
scomparirai!”.
L’altro Damon sorrise: “Io non
scomparirò!” - rispose a Bonnie, aiutandola poi a
voltarsi nella direzione in cui lui, invece, era ancora legato.
“Ormai è troppo tardi perché io
scompaia davvero!” - aggiunse l’altro Damon
lanciandogli un’un occhiata quasi divertita.
Damon dovette dargli ragione, riconoscere la veridicità
nelle parole della sua versione futura.
Da quando era arrivato non aveva fatto altro che protestare e lottare,
dicendo che non sarebbe mai diventato come l’altro Damon, ma
alla fine, volente o nolente, un cambiamento era avvenuto, un
cambiamento che l’avevo portato a riconoscere Nicole come sua
figlia solo pochi istanti prima e che adesso lo stava portando a
guardare Bonnie negli occhi, la sua streghetta, e a dirle
ciò che non avrebbe mai pensato di dire.
“Lui ha ragione! Non scomparirà! Io sono
qui!”.
Bonnie sentì il fiato mozzarlesi in gola non appena Damon le
rivolse quelle parole.
Per quanto tempo era rimasta ad aspettare che qualcosa cambiasse, che
lui si accorgesse di lei…
E poi era arrivato quel Viaggio nel tempo e allora aveva creduto che
forse c’era davvero speranza, che la presenza
dell’altro Damon così diverso dal Damon che era
abituata a conoscere era un chiaro segnale del fatto che non doveva
gettare la spugna, che doveva ancora sperare che forse un futuro al
fianco del ragazzo che amava era possibile.
Nonostante questo, però, spesso aveva dubitato, non poteva
negarlo anche perché le conseguenze dei suoi dubbi erano
cadute dritte e platealmente su Nicole.
Possibile che tutte le raccomandazioni dell’altro Damon circa
il fatto di stare tranquilla riguardo i suoi sentimenti per Damon
avessero trovato riscontro?
Possibile che Damon avesse davvero cambiato idea in qualche modo ed in
un momento che lei non aveva visto e non era riuscita a vivere?
La connessione telepatica avrebbe dovuto darle qualche suggerimento di
questo, ma forse in quegli attimi lei era semplicemente troppo presa da
ciò che stava succedendo per rendersi conto che
già solo il fatto che Damon l’avesse aperta una
connessione con lei significava che aveva fatto un passo avanti nella
sua direzione.
“Fidati di me, streghetta!” - la esortò
Damon, insistendo sul suo viso con quei suoi occhi così
terribilmente profondi e così terribilmente caparbi.
Fidarsi? Come poteva lei non fidarsi?
In qualsiasi situazione si erano trovati, qualsiasi cosa avessero
subito e affrontato, qualsiasi cosa si fossero detti o non detti, lei
si era sempre fidata di Damon. A prescindere da tutto gli aveva sempre
affidato la sua vita senza alcuna esitazione, fin dal primo momento,
nonostante avesse sempre provato una sorta di paura recondita nei suoi
confronti.
Annuì. Non poteva fare altro.
Lei stessa poco prima aveva pensato che lasciar vivere lei e Damon era
la cosa più sensata da fare se volevano preservare la vita
di Nicole, quindi anche se soffriva all’idea di veder morire
anche l’altro Damon e l’altra Bonnie sapeva che era
davvero giusto così, che era ciò che doveva
succedere se volevano avere una speranza di farcela ad uscirne vivi
tutti da quell’incubo.
“Io mi fiderò sempre di te!” -
sussurrò, prima di voltarsi verso l’altro Damon e
l’altra Bonnie e annuire.
Lanciò appena uno sguardo a Nicole e la vide chiudere e
riaprire ripetutamente gli occhi, come se stesse combattendo contro
l’istinto di non guardare ciò che stava per
avvenire.
Bonnie sentì una fitta al petto e, non appena
arrivò alla leva posta al centro di quella lastra
trasparente su cui si stavano muovendo, le si rivolse con un sorriso
appena accennato, un sorriso di comprensione e appoggio.
“Chiudi gli occhi, Nicole!” - la invitò
gentilmente a fare e, dopo un ultimo sguardo vacuo, Nicole le sorrise
debolmente di rimando, grata, lanciò un’occhiata
ai suoi genitori e poi serrò gli occhi.
Solo allora, dopo quell’accortezza, Bonnie prese un bel
respiro e posizionò entrambe le mani
sull’impugnatura della leva mentre l’altro Damon si
spostava verso l’estremità opposta della
piattaforma, stando il più possibile vicino a sua moglie.
“Vada bene per il sacrificio, anche se avrei preferito di
gran lunga una bella scazzottata tra voi, per il mio divertimento
personale ovviamente, ma non capisco ancora perché vogliate
morire entrambi! Insomma…quella leva porterà alla
morte solo la strega!” - fece, curioso, Astaroth.
“Io seguirò mia moglie perché
è giusto così! E’ giusto che tutto
ciò che avverrà dopo riguardi solo Damon, Bonnie
e Nicole perché, in fondo, ha riguardato sempre e solo loro
tre! Neppure io c’entro!” - rispose
l’altro Damon che, con un solo salto, riuscì ad
agganciare le proprie mani alle catene con le quali era tenuta legata
l’altra Bonnie, sfiorando appena le sue labbra con quelle di
sua moglie prima che Bonnie, in un colpo solo, tirasse la leva verso di
lei e guardasse le catene di cui poco prima aveva parlato Astaroth
- quelle catene che avevano tenuta imbrigliata non solo
l’altra Bonnie come persona, ma anche l’altra
Bonnie come strega - aprirsi e lasciar precipitare giù
quelle due persone che, in un modo o nell’altro, avevano
fatto tanto sia per Damon che per lei.
Li guardò cadere di sotto, abbracciati, nella moltitudine di
demoni che fu su di loro in un attimo e che loro non fecero nulla per
respingere perché…era giusto così.
Bonnie sentì qualcosa, qualcosa di indefinito che le si
mosse dentro.
Una luce, ecco cos’era. Una luce calda e abbagliante simile a
quella che aveva provato durante l’incantesimo fatto
sull’altra Meredith con l’aiuto
dell’altra Bonnie. Una luce che sentiva risvegliarlesi
nell’anima e avvolgerla completamente, spingendo
dall’interno per farsi accettare.
Bonnie aveva paura di quella luce, ne aveva sempre avuta, ma questa
volta le arrivò un aiuto.
Astaroth aveva inibito i poteri magici e mentali dell’altra
Bonnie tramite le catene con cui l’aveva legata, catene che
si erano aperte e le avevano lasciato liberi i polsi nel momento in cui
lei, Bonnie, aveva tirato quella leva.
Per il breve lasso di tempo prima che l’altra Bonnie e
l’altro Damon si lasciassero uccidere dai demoni del Figlio
del Fuoco, l’altra Bonnie aveva riavuto i suoi poteri e li
aveva usati per comunicare con lei, per inviarle un ultimo messaggio
telepatico che adesso le rimbombava ancora nella mente e la liberava da
ogni dubbio, ogni incertezza ed ogni paura, che l’aiutava a
capire come poter aiutare concretamente Nicole.
“La barriera blocca solo Astaroth e Nicole!” -
diceva il messaggio - “Libera Nicole! Se non riesci ad usare
la tua magia, allora usa la loro! Canalizzala!”
E poteva farlo perché Astaroth aveva commesso un errore,
aveva creduto che lei non rappresentasse alcun pericolo dato che non
aveva ancora accettato la sua magia e allora non aveva preso nessun
tipo di provvedimento nei suoi confronti atto ad inibire qualsiasi tipo
di potere lei possedesse.
Ma se l’accettava in quel momento la sua magia?
Allora….era libera di usarla in qualsiasi modo e per
qualsiasi cosa.
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!!
Per prima cosa, come sempre, ringrazio di vero cuore tutti coloro che
hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_*
Anche questo non è stato un capitolo felicissimo, me ne
rendo conto! Anzi, è stato abbastanza tosto!
Purtroppo tutte queste morti che sono avvenute erano necessarie.
Primo: perchè era giusto che Astaroth vincesse prima che
Nicole arrivasse a ribaltare la situazione, altrimenti non sarebbe
stato il demone fortissimo che vi ho sempre presentato, ma solo un
povero imbecille.
Secondo: perchè così mi andava di fare!XD
Terzo: perchè era giusto che alla fine tutto riguardasse
solo Damon, Bonnie, Nicole ed Astaroth.
Tutti gli altri hanno avuto la loro storia, il loro spazio e il loro
percorso, quindi volevo che questo ultimo spazio finale venisse
dedicato solo ai 4 veri protagonisti di "Forse...il destino...".
Oltretutto c'è da dire che proprio tutte le varie tragedie
che si sono susseguite hanno portato a notevoli cambiamenti.
Damon...beh...lo si vede da se, no? Ormai è lì
lì per diventare l'altro Damon!XD
E Bonnie....diciamo che Astaroth ha fatto male a sottovalutarla e nel
prossimo capitolo lo si vedrà benissimo.
Nessun altro morirà, quindi state tranquille!XD
Oddio...nessun altro tranne o Astaroth o Nicole alla fine!
Chissà, potrei pure decidere di far vincere Astaroth visto
che mi dite che vi sta così simpatico!XD
Scherzi a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ormai ne
mancano soltanto due + l'epilogo...che ansia...
Adesso vi lascio....vi aspetto lunedì sul mio blog per lo
spoiler mentre per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 28 *** Unico nel Tempo ***
Unico
nel Tempo
Trasformare
il dolore in rabbia: quello era un suggerimento tipico di suo padre.
Ormai, anche a voler tentare, Nicole non riusciva a vedere
più la distinzione netta e precisa che prima vedeva tra suo
padre e Damon.
Sin da quando Damon aveva scambiato il suo posto con quello di suo
padre per farsi imprigionare da Astaroth, Nicole aveva avvertito un
cambiamento. Poi c’era stata la questione della connessione
telepatica con Bonnie e la sensazione di trasformazione che avvertiva
provenire da Damon era aumentata, avvalorata dai gesti che il vampiro
compiva, quei gesti che all’inizio della loro conoscenza non
si sarebbe mai sognato di fare.
Adesso che l’aveva rivisto, però, a
così poca distanza da suo padre, Nicole era riuscita a
capire perché tutti si fossero sempre ostinati a ripeterle
di non essere troppo dura con Damon e di lasciargli spazio per capire
ed evolversi nella persona che lei aveva sempre identificato come il
suo eroe personale, il suo papà adorato sempre pronto ad
aiutarla anche quando le circostante non gli permettevano di farlo in
modo…fisico.
A questo punto poteva davvero arrendersi e non dare a Damon la
possibilità di diventare davvero come suo padre?
Se il dolore per tutto ciò che aveva visto accadere in quel
breve lasso di tempo era talmente grande da averla portata a pensare
che non avesse più motivi per continuare quella lotta,
poteva considerare questa nuova ragione - Damon -
come sufficiente a darle la forza per proseguire, per rivoltarsi contro
Astaroth anche a costo di dover restare per sempre sola?
Non aveva voluto assistere al “sacrificio” dei suoi
genitori, ma alle sue spalle sentiva ancora la presenza sia di Bonnie
che di Damon, l’avvertiva sulla pelle e nelle ossa e decise
che sì, sforzarsi e arrabbiarsi per dare a Damon la chance
di cambiare sul serio era una ragione valida per lottare ancora, era
un’ottima ragione.
Non aveva idea di come tutto sarebbe andato a finire.
Per quanto ne sapeva poteva morire da lì a pochi minuti,
così come potevano morire anche Damon e Bonnie e far
scomparire lei dando la vittoria ad Astaroth e alla sua
crudeltà, ma non voleva pensarci.
Perché pensarci riportava a galla il dolore per la morte dei
suoi cari e il dolore non era d’aiuto perché la
indeboliva, la ammutoliva e la immobilizzava.
Doveva riuscire a raggruppare tutte le sofferenze patite quel giorno in
un singolo angolo del suo essere, circoscriverlo e lasciarlo
lì, lontano dalla sua mente e dal suo cuore. Doveva farlo a
mente fredda. Doveva affrontare tutto con la lucidità che
sembrava aver perso.
Chiuse gli occhi e lasciò fuori da lei qualsiasi cosa,
qualsiasi suono lontano, qualsiasi parola pronunciata, qualsiasi
movimento percepito e stavolta fu lei ad imporre alla sua memoria di
riproporle in sequenza la morte di Matt, poi quella di Lilian, di Owen,
sei suoi zii, dei suoi genitori.
Era da masochisti autoinfliggersi così un dolore simile
invece di allontanarlo, ma se Nicole voleva arrabbiarsi, se voleva
seguire il consiglio di Damon, suo padre, allora quella era
l’unica strada percorribile per lei: doveva rivederli tutti
lucidamente, con freddezza, doveva concentrarsi sul ricordo di quello
che aveva provato vedendo la vita che abbandonava gli occhi di tutti
coloro che aveva amato e riuscire a mettere tutto insieme e spingere,
spingere fino a che quella sofferenza non fosse esplosa, riaffiorando a
galla come lava incandescente pronta a travolgere ogni cosa.
Doveva diventare impassibile: aveva già sprecato troppo
tempo ad autocommiserarsi e soffrire.
Doveva far uscire il lato più oscuro di lei e fargli
prendere il sopravvento se voleva sperare di vincere nonostante si
portasse addosso un sofferenza simile a quella che stava patendo.
Quando avvertì l’ira traboccare dal suo cuore e
sconvolgerle l’animo intero, Nicole serrò i pugni
e si voltò verso Astaroth.
Per tutto quel tempo aveva evitato di guardarlo dritto negli occhi
perché aveva creduto che specchiarsi nelle iridi
dell’assassino degli altri, dell’assassino di
Lilian, l’avrebbe soltanto indebolita di più,
schiacciandola sotto il peso e la consapevolezza della sua
inutilità.
Si sbagliava.
Quante volte si era sbagliata quel giorno?
Per quante volte si era comportata da perfetta stupida?
Guardare Astaroth non poteva far altro che incrementarla la rabbia, la
rabbia e la voglia di vendetta.
Forse quelli non erano sentimenti nobili e forse, sì, le
ragioni che avevano preso ad affollarle la mente per spingerla a
combattere erano prettamente egoistiche, ma al momento Nicole non
riusciva a pensare al resto di Fell’s Church così
come non riusciva a pensare al pensionato, ai superstiti o al mondo
oltre la cupola di oscurità entro la quale era nascosta la
sua cittadina.
Al momento pensava soltanto alla sua voglia di rivalsa.
E dopotutto, a chi importavano le ragioni che la volevano in una lotta
all’ultimo sangue contro il Figlio del Fuoco? A chi
importavano le sue ragioni?
L’importante era che lei lo battesse, no?
E allora tutto il resto, i suoi motivi, non avevano importanza alcuna
se alla fine l’obiettivo restava la morte di Astaroth.
“Oh…non mi dire! Ti sei arrabbiata?” -
fece il demone, rivolgendole il suo sorriso di scherno in
accompagnamento al quel suo tono divertito.
Nicole non rispose.
“Beh..hai ragione visto che io ho ucciso consapevolmente
tutti quelli che ti davano la forza per combattere!” -
continuò Astaroth.
“Ti assicuro che io di forza per combattere ne ho eccome,
adesso!” - rispose Nicole in un sibilo sommesso.
“Certo perché sei stata a sentire il vampiro, no?
Ti sei arrabbiata, giusto? Ma quanto credi che potrà durare
quella rabbia?” - disse Astaroth.
“Abbastanza da ucciderti!” - rispose Nicole.
“E invece no! Quella rabbia sfumerà e lo sai!
Perché non è rabbia, è dolore e tu sei
così sensibile, Nicole!” - fece il demone.
“Non fingere di conoscermi!” - gli
intimò Nicole.
“E infatti non sto fingendo! Perché dovrei fingere
quando ti conosco per davvero così come tu conosci
me?” - ribattè Astaroth sfoggiando la sua migliore
espressione confusa.
Nicole aprì la bocca per controbattere, ma non
riuscì a trovare nulla da dire perché in fondo
ciò che Astaroth diceva era vero.
La regola del “Conosci il tuo nemico” lei
l’aveva messa in pratica per bene e il demone aveva fatto lo
stesso con lei. Si erano spinti entrambi così oltre che alla
fine avevano imparato a conoscersi forse così troppo bene
che persino le informazioni che avevano raccolto poco a poco
sull’altro si erano spesso rivelate addirittura inutili.
A che serviva conoscere il punto debole del tuo nemico e sfruttarlo
quando lui conosceva il tuo di punto debole e poteva sfruttarlo a sua
volta contro di te in un gioco che sapevi quando iniziava ma del quale
non riuscivi a vedere la fine?
Come poteva allora lei dubitare delle parole di Astaroth quando,
paradossalmente, lui era diventato una di quelle pochissime persone
delle cui parole non poteva dubitare perché sapeva con
certezza che tutto ciò che il demone diceva su di lei non
era altro che la verità?
Quindi Astaroth aveva ragione?
La rabbia sarebbe sfumata e si sarebbe ritrovata di nuovo al punto di
partenza perchè era troppo sensibile?
Non aveva mai pensato a se stessa come ad una persona
sensibile….
In quell’attimo di confusione e incertezza che
l’aveva colta si sentì di nuovo una bambina alle
prese con i primi incantesimi e i primi allenamenti che, ad ogni
ostacolo inatteso, si bloccava senza sapere cosa fare e si voltava a
chiedere l’aiuto di suo padre.
Fece lo stesso. Si voltò verso suo padre in cerca
di…qualsiasi cosa l’aiutasse a capire come andare
avanti, l’aiutasse a superare l’ostacolo e il
dubbio.
Damon, nel momento in cui sua madre era precipitata insieme a suo
padre, era stato automaticamente liberato dalle catene che lo tenevano
sospeso in aria e adesso era atterrato sulla lastra trasparente a poca
distanza da Bonnie.
“Te l’ho già detto, Nicole! La soluzione
ce l’hai letteralmente davanti agli occhi! Lui conosce te, ma
anche tu conosci lui! Cosa sai di Astaroth?” - la
esortò a pensare Damon.
Cosa sapeva di Astaroth?
Astaroth era il Figlio del Fuoco. Era un demone potente, uno dei
più potenti, anzi…quasi del tutto onnipotente.
Non era mai nato, ma era sempre esistito quindi non aveva
età. Faceva tutto senza ripercussioni, viaggiava nel Tempo e
lo manovrava senza conseguenze perché lui era…
Una luce le attraversò gli occhi, un lampo di estrema
lucidità e di furia cieca verso se stessa e la sua
insopportabile stupidità che, quel giorno, oltre ad averle
fatto sbagliare nel modo di agire, le aveva anche fatto dimenticare la
cosa più importante di tutte, non facendole comprendere
subito cosa diamine suo padre e Damon le avessero urlato dietro per
mezz’ora.
“Tu sei unico nel Tempo!” - fece, rivolta ad
Astaroth.
“Beh…questo mi sembra di averlo già
messo in chiaro sin dal nostro primo incontro o sbaglio?” -
rispose Astaroth, perfettamente tranquillo.
Nicole si voltò verso Damon e lui le annuì.
Era quella la sua carta da giocare e il fatto che il dolore le avesse
impedito di ricordarsene le faceva venire una gran voglia di prendersi
a calci da sola.
Quante volte erano stati lì a ripetere all’intero
gruppo del passato che Astaroth era unico nel Tempo e che se lo si
uccideva lui scompariva per sempre e completamente da tutto il corso
della storia?
Se non avesse corso il rischio di rendersi ancora più
ridicola di quanto già non si sentisse si sarebbe volentieri
battuta il palmo della mano sulla fronte urlando:
“Eureka!”.
Questo è ciò che intendeva Damon quando le diceva
che non tutto era perduto e che per salvare il suo genitori, i suoi
zii, Lilian e gli altri allora doveva uccidere Astaroth!
Perché se uccideva il demone allora lui sarebbe scomparso
per sempre dal Tempo e qualsiasi cosa avesse fatto nel corso della sua
intera esistenza sarebbe scomparsa con lui, annullandosi del
tutto come se quella determinata azione non fosse mai stata compiuta
perché Astaroth stesso non sarebbe mai esistito.
Ciò significava che uccidendo Astaroth avrebbe
automaticamente riportato in vita tutti coloro che erano stati uccisi
da lui, comprese le persone a lei care.
“Tu sei unico nel Tempo!” - disse ancora.
“Stai cominciando ad essere ripetitiva, Nicole!” -
le fece notare Astaroth.
“No! Voglio soltanto che me lo confermi!” - pretese
lei.
“Te l’ho già confermato
ampiamente!” - rispose Astaroth, sorridendole, ma mostrandole
uno sguardo puramente circospetto.
“Perfetto, allora! Era di questo che volevo essere
sicura!” - disse Nicole, stavolta assolutamente decisa e
senza più nessun’ombra di dubbio.
Astaroth ghignò e le si parò davanti a pochi
metri di distanza.
Nicole non riusciva ad immaginare cosa nascondesse quel ghigno, ma
cercò di non pensarci e di concentrarsi soltanto sui suoi
obiettivi e sulla lotta che da lì a poco sarebbe finalmente
cominciata.
Damon le arrivò di fianco in un attimo mentre Bonnie cercava
di lasciarsi alle spalle le ultime lacrime che inevitabilmente le
avevano rigato il viso per l’altro Damon e l’altra
se stessa.
Canalizzare il potere di Nicole ed Astaroth: cercò di
focalizzarsi su quello.
Riportò alla mente ciò che sapeva di
canalizzazione del Potere di qualcun altro, cioè
ciò che aveva letto nei libri di magia che sua nonna le
aveva lasciato e ciò che sporadicamente aveva sentito per
caso dire alla signora Flowers.
Non era molto - anche perché di solito quando si entrava in
certi argomenti lei faceva orecchie da mercante e tirava avanti - ma
doveva farsi bastare le informazioni che aveva se non voleva mandare
tutto all’aria.
L’altra Bonnie aveva usato il suo ultimo sprazzo di magia, il
suo ultimo respiro per riuscire a concentrarsi e ad inviarle quel
pensiero e lei a quel punto poteva solo fare di tutto per non
deluderla, non deludere se stessa.
Si voltò verso la piattaforma su cui Nicole ed Astaroth
avevano ingaggiato uno scontro fisico e cruento fatto di calci a
tradimento e pugni che mozzavano il respiro e prese un bel respiro,
serrando i pugni e cercando di focalizzare su di loro tutta la sua
attenzione.
Di fianco a lei qualcosa si mosse: era Damon.
“Bonnie! Devi metterti al riparo! I demoni lì
sotto non resteranno immobili ancora per molto! Astaroth potrebbe
scagliarceli addosso in qualsiasi momento!” - le disse,
apprensivo come mai lo era stato nei suoi confronti.
Bonnie avrebbe sorriso serena se non avesse dovuto fare i conti
con una testa che minacciava di scoppiarle per
l’eccessiva concentrazione.
“Non posso muovermi da qui, Damon! Devo…tenerli
d’occhio e canalizzare il loro Potere in modo da riuscire a
rigirarglielo contro e rompere la barriera che li tiene rinchiusi e che
blocca anche la loro magia!” - tentò di
spiegargli, senza perdere la concentrazione, parlando lentamente e con
fatica.
“Che? E da dove diamine ti è venuta
un’idea simile?” - fece Damon, lanciando di tanto
in tanto delle occhiate non proprio tranquille ai demoni in attesa.
“L’altra Bonnie!” - rispose Bonnie senza
troppi giri di parole.
“Ok, allora! E quanto ti ci vorrà?” -
chiese, insistente, Damon.
“Non lo so! Non l’ho mai fatto! Io ho letto un
sacco di tutta questa roba, Damon, ho letto…troppo forse, ma
non ho mai messo in pratica niente! E adesso l’unica cosa che
so è che devo riuscire a fare qualcosa che non ho idea di
come si faccia se voglio aiutare Nicole!” - rispose Bonnie,
lasciandosi per un momento andare allo sconforto che tutta quella
situazione le aveva fatto nascere all’altezza del petto.
Damon rimase in silenzio per diversi istanti, istanti durante i quali
Bonnie si chiese quale fosse il modo migliore per riuscire a stabilire
un collegamento tra lei, Nicole ed Astaroth.
Forse doveva visualizzare un qualcosa che la collegava ai due?
Forse doveva spingere la sua mente verso di loro?
Si torturò con queste domande fino a che qualcosa di freddo
non le sfiorò una mano e si rese conto che si trattava della
mano di Damon che si era avvicinata alla sua.
Non la stava toccando. La sfiorava soltanto, ma questo bastò
a darle coraggio e maggior sicurezza.
“Se liberi i Poteri di Nicole, libererai anche quelli
Astaroth! Non sarà troppo rischioso?” - fece Damon.
Bonnie si sentì presa in contropiede dal tono con cui lui le
aveva rivolto quella domanda perché non la stava prendendo
in giro o chissà cosa, la stava trattando da sua pari, la
stava trattando come aveva sempre trattato Elena, Meredith o Stefan
quando bisognava prendere delle decisioni.
“Lo so, Damon! Ma è l’unico modo per
dare davvero un’opportunità a Nicole di vincere!
Non penso che una creatura come Astaroth possa essere ucciso con un
paio di pugni! Al contrario, Astaroth può fare molte cose
per uccidere Nicole combattendola soltanto in uno scontro fisico,
tipo…trapassarle il cuore, strapparglielo o..cose
così..” - gli rispose, ma dovette fermarsi e
scuotere la testa per le terribili immagini che le erano affiorate alla
mente pronunciando quelle ultime parole.
“Ok, ok…ho capito!” -
dall’urgenza di chiudere il discorso che Bonnie
avvertì nella voce di Damon provò ad ipotizzare
che neppure lui volesse pensare a cose del genere.
Avrebbe voluto sorridere, di nuovo, ma si impose di rimanere
concentrata.
Aprì la sua mente e cercò di allungarla verso
Nicole e verso Astaroth così come stava facendo quando
voleva connettersi telepaticamente con Damon poco prima.
Per poter canalizzare il loro Potere doveva prima creare un
collegamento con le loro menti, quindi Bonnie tentò di
spingere, di visualizzare una strada senza ostacoli, un ponte, un
sentiero tra lei e i due che voleva raggiungere.
Chiuse gli occhi.
La prima che riuscì a toccare fu Nicole.
La sentì con tutto il suo essere. La sentì
vibrare dentro di lei ed intorno a lei in un’esplosione di
luce pura, bianca e calda. E il Potere di Nicole…quello era
potente, magnifico, come un’esplosione di pura e forte gioia
tutt’intorno a lei.
Arrivò a raggiungere Astaroth subito dopo, come una normale
conseguenza e fu…orribile.
Se il Potere di Nicole era luce e gioia, quello di Astaroth era fango,
era gelo, era morte, era paura reale, concreta e palpitante che
scivolò sotto la pelle di Bonnie e si fece largo lentamente
accostandosi e fondendosi con la luce emanata da Nicole.
Bonnie avvertì entrambi i Poteri confluire in lei con
difficoltà e, aprendo gli occhi, vide sia Nicole che
Astaroth accasciarsi al suolo in preda a dolori invisibili e atroci.
Era lei, lo sapeva. Era lei che stava infliggendo loro quella
sofferenza perché non aveva idea di come fare quella cosa
correttamente, ma non poteva fermarsi, non ora che aveva iniziato ed
era a metà dell’opera.
Si era scagliata su Astaroth senza incertezze, senza freni ,totalmente
in balia del suo istinto insito di predatrice.
Avevano ingaggiato una lotta estenuante, raggirandosi l’un
altro senza parole, ma solo con i fatti e i colpi subiti ed inferti.
Era a corto di fiato e la spalla destra le faceva male dopo che aveva
dovuto rimettersela a posto da sola ed in fretta a causa di un brutto
pugno ricevuto da Astaroth, talmente potente e ben assestato da
spostarle l’osso al di fuori della sua posizione naturale.
Non stava sudando, non sudava mai, però si sentiva
terribilmente accaldata e ormai le idee cominciavano a scarseggiare
visto che era costretta a muoversi entro la piccola piattaforma di
pochi metri sulla quale erano bloccati a causa della barriera
blocca-Poteri eretta da Astaroth.
Doveva sforzarsi per riuscire a trovare un modo per ucciderlo, ma come
poteva fare se era relegata all’interno di uno stupido
combattimento corpo a corpo?
Prima o poi avrebbe cominciato a perdere colpi e Astaroth
l’avrebbe sopraffatta.
Il demone ne aveva di carte da giocare per farla fuori anche in una
situazione del genere, ma lei…per lei era essenziale poter
usare la magia per ucciderlo e lui l’aveva privata della sua
unica arma concreta.
Doveva costringerlo ad infrangere quella barriera, ma come?
Con la coda dell’occhio riuscì a vedere che Damon
e Bonnie erano ancora lì, su quella lastra trasparente e non
accennavano ad andarsene.
Perché?
Perché non si spostavano?
Avrebbero dovuto mettersi subito al riparo.
“Aaaarghhhh” - un dolore improvviso e lancinante la
colpì alla testa e si fece strada attraverso la carne viva
del suo corpo fino ad arrivare al suo cuore che sentì
stringersi in una morsa tremenda, come se ci fosse la mano di qualcuno
lì a spremerlo per bene. Si accasciò, perdendo la
presa sulla realtà.
Bastò un istante solo e non appena Astaroth fece per
colpirla brutalmente anche lui urlò di dolore e si
gettò sul pavimento della piattaforma, tenendosi una mano
sul petto, lì dove avrebbe dovuto esserci un cuore e
lì dove sua madre le aveva spesso detto risiedeva il vero
Potere.
Si voltò istintivamente verso Bonnie ed incontrò
gli occhi della ragazza, occhi grandi e consapevoli, ricolmi di senso
di colpa e richiesta di perdono.
Si accigliò.
Bonnie sapeva cosa le stava succedendo?
In un flash veloce e della durata di un solo secondo le
ritornò in mente suo zio Matt che, dalla sua cella-cilindro,
cercava di inviarle a gesti un messaggio che lei non era riuscita a
decifrare subito e che per un momento aveva messo da parte,
dimenticandosene.
Matt aveva indicato lei ed Astaroth e poi aveva indicato Bonnie,
insistendo particolarmente su quest’ultima.
Nicole avvertì con una nuova fitta qualcosa dentro se stessa
che si sbloccava e cominciava muoversi, risalendo dal suo cuore verso
la sua mente per poi riversarsi al di fuori di lei.
Vide o immaginò - questo non lo seppe mai - un lungo filo di
luce che collegava lei e Bonnie e allora capì,
capì cosa Bonnie stava facendo e capì cosa Matt
avesse voluto dirle.
Astaroth, sottovalutandola, non aveva messo nessuna restrizione ai
poteri magici di Bonnie e adesso lei si stava sforzando, andando contro
se stessa e superando il terrore che aveva della magia, per riuscire a
canalizzare il suo Potere e poterla poi liberare dalla barriera
demoniaca.
Bonnie stava tentando di darle una chance e Bonnie stessa era la sua
una chance e questo Matt lo sapeva. Lui sapeva che Astaroth avrebbe, in
ogni caso, tenuto sempre sotto controllo sua madre e i suoi poteri
così come non stava facendo con Bonnie e aveva tentato di
dirglielo, aveva tentato di dirle che, non importava cosa sarebbe
successo, lei avrebbe dovuto affidarsi a Bonnie che l’avrebbe
liberata in modo da darle la possibilità di uccidere
Astaroth e porre rimedio a tutte le atrocità e a tutte le
morti compiute dal demone, di cancellarle una volta e per sempre
così come il demone stesso sarebbe stato cancellato.
Era tutto collegato e adesso Nicole lo vedeva chiaramente.
Si mise sulle ginocchia e buttò la testa
all’indietro, con un sorriso sul volto.
Dimenticò ogni sofferenza e cercò di tendere la
sua anima stessa vero Bonnie in modo da facilitarle il compito e, nel
frattempo, cercò di mettere insieme qualche idea su cosa
fare subito dopo che la barriera fosse stata distrutta.
Se Bonnie - così come Nicole pensava - stava
canalizzando anche il potere di Astaroth, allora da lì a
breve era previsto davvero un bel botto.
Una scossa tremenda le attraversò la pelle e le scese lungo
la colonna vertebrale fino a raggiungere gli angoli più
nascosti del suo intero corpo.
Bonnie si sentiva pervasa totalmente dal Potere: il suo che si
risvegliava, quello di Nicole luminoso e sicuro e quello di Astaroth
forte e oscuro.
I canali che aveva aperto con la ragazza e con il demone avevano preso
a canalizzare magia con sempre maggior decisione e velocità.
Se da un lato poteva avvertire chiaramente che Nicole si era lasciata
totalmente andare, dall’altro sentiva ancora le resistenze di
Astaroth, ma queste non erano in grado di fermarla.
Quando il demone si era accorto di ciò che stava avvenendo
ormai era troppo tardi e la prima scia di Potere demoniaco si era
già riversata direttamente in Bonnie che, nonostante la
paura che provava nei confronti di quella magia così
minacciosa e sconosciuta, aveva tenuto duro e stava continuando a farlo.
La presenza di Damon accanto a lei era l’unica cosa che
riusciva a tenerla ancorata alla realtà.
Con tutto quel Potere che le scorreva dentro sarebbe stato semplice
lasciarsi totalmente andare, anima e corpo, ma non aveva idea di quanto
la cosa potesse effettivamente poi risolversi a suo favore, quindi si
aggrappava metaforicamente a Damon, al ricordo di Damon e ai leggeri
tocchi che di tanto in tanto lui le lasciava su una spalla o lungo un
braccio in modo da ricordarle qual era il suo posto, qual era il suo
mondo e chi era lei.
Con un unico colpo secco distrusse ogni collegamento tra lei, Nicole ed
Astaroth, lasciando bruscamente la presa su di loro nel momento in cui
sentì di non essere più fisicamente in grado di
contenere altro Potere.
Sentì di essere sul punto di esplodere lei stessa, con la
pelle in fiamme, tornadi di rossi e gialli che si avvicendavano dietro
le sue palpebre chiuse e il sangue che le bolliva letteralmente nelle
vene.
Presuppose che era quello il momento di rilasciare tutto, di infrangere
tutto quell’accumulo di magia sulla barriera demoniaca creata
da Astaroth.
Immaginò di immergere le sue mani in quella massa informe di
magia e di appallottolarla, dandole una forma sferica.
Visualizzò il suo Potere ancora debole, ma bianco e puro,
che pulsava come il cuore di quella sfera e tutto intorno i Poteri di
Nicole ed Astaroth si scontravano e si mischiavano, entrando in
collisione e abbracciandosi l’un l’atro, rotando
vorticosamente intorno al loro nucleo.
Bonnie spalancò gli occhi e li fissò sulla
piattaforma e sulla barriera che intendeva distruggere.
Nicole era in ginocchio e la guardava fisso negli occhi, mentre
Astaroth si stava rialzando e sembrava che le stesse ringhiando contro.
Bonnie non ci fece caso e cercò la mano di Damon con la sua.
“Porta via Nicole! Non appena rilascerò tutto
questo Potere e la barriera si infrangerà, portala via prima
che venga travolta da quella che prevedo sarà una forte
esplosione!” - gli disse.
Damon non le rispose, ma le strinse maggiormente la mano per un attimo
prima di rilasciargliela.
Non c’era bisogno che lui le desse la sua conferma circa il
fatto che avrebbe protetto Nicole, non più: adesso Nicole
era diventata una priorità per entrambi e allo stesso modo.
Bonnie prese un bel respiro e contò fino a tre, mentalmente,
poi visualizzò una luce che si irradiava dalle sua mani e la
sfera di magia che compariva a poco a poco di fronte a lei.
Fu doloroso per lei che non l’aveva mai fatto, ma con una
costanza e una tenacia che in passato poco le erano appartenute Bonnie
riuscì nel suo intento e quando si ritrovò
effettivamente quella sfera tra le mani, fece forza e la
scagliò violentemente contro la barriera.
Ci fu un esplosione di luce e un boato assordante e tutto successe
troppo in fretta perché riuscisse davvero a distinguere i
contorni di qualcosa.
La barriera venne avvolta dalla sfera di Potere e poi si
crepò nello stesso istante in cui Damon scattò e
con un solo salto riuscì ad arrivare da Nicole giusto un
attimo dopo l’esplosione che aveva ridotto la barriera in
mille pezzi infinitesimali. Il vampiro afferrò la ragazza e
poi scomparve mentre Astaroth levava il suo grido irato e fu allora che
Bonnie vide i demoni che dal basso cominciarono a volare puntando
dritti verso di lei.
Astaroth rimase bloccato, bloccato dalla luce e
dall’esplosione e, provenienti da chissà dove,
Bonnie riuscì a sentire le voci di Damon e Nicole che le
urlavano di stare attenta e invocavano preoccupati il suo nome.
In un altro momento, con tutti quei demoni pronti ad ucciderla, Bonnie
avrebbe temuto il peggio, ma in quel preciso istante, dopo aver fatto
ciò che aveva fatto, con il suo Potere appena risvagliatosi
e con ancora delle piccole tracce nella sua anima del Potere di
Astaroth e di quello di Nicole, Bonnie seppe immediatamente cosa fare.
Tese le braccia davanti a sè e le bastò
immaginare un’immensa lama di luce che partiva da lei ed
investiva tutti i demoni per vedere quella stessa lama comparire e fare
ciò per cui era stata invocata.
Tutto cessò all’improvviso.
Ogni rumore si quietò, la luce sparì e tutto
venne ricoperto dalla cenere dei corpi disintegrati dei demoni che
Bonnie aveva appena ucciso.
Più in basso, su una delle travi su cui quel giorno avevano
combattuto ed erano morti Lilian ed Owen, Nicole e Damon erano vivi,
sani e la stavano guardando.
Alle sue spalle, Astaroth era accasciato al suolo e stava cercando di
tirarsi su ora che l’esplosione da cui lui stesso era stato
investito era giunta alla sua naturale fine.
Bonnie cadde in ginocchio, stremata e con il respiro corto per via
della fatica fatta e di cui solo adesso sentiva il peso e
l’enormità.
Damon e Nicole furono da lei in un attimo e solo allora, mentre Damon
le metteva un braccio intorno alla vita e le faceva poggiare la testa
sul suo petto, riuscì a sorridere e, per una volta nella
vita, si concesse il lusso di essere davvero fiera ed orgogliosa di se
stessa.
Mai nella sua vita Nicole si era sentita così riconoscente
verso qualcuno come in quel momento sentiva di esserlo nei confronti di
Bonnie.
Lei aveva affrontato ogni sua paura per darle una chance e mentre lo
faceva era stata assolutamente fantastica.
L’aveva fissata per tutto il tempo e non riusciva a smettere
di farlo, soprattutto ora che la vedeva tra le braccia di Damon.
Guardandoli Nicole avvertì il suo cuore colmarsi si ardente
sicurezza. Orami non importava cosa le sarebbe successo quel giorno
perché sapeva che grazie a loro lei sarebbe tornata a vivere
prima o poi: poteva giocarsi tranquillamente il tutto per tutto per
riuscire ad uccidere Astaroth.
Lasciò una carezza su una guancia di Bonnie, come
ringraziamento e poi poggiò per una attimo una mano su una
spalla di Damon, sorridendogli senz’ ombra di cinismo o
ironia per una volta.
Damon annuì e la lasciarono andare.
Astaroth si stava rimettendo in piedi senza troppa fatica e adesso era
su di lui che doveva concentrarsi.
“Sta attenta!” - le sussurrò Bonnie.
Nicole le lanciò un’ultima occhiata prima di
spiccare un unico salto sulla piattaforma su cui era prima, ma attorno
alla quale non c’era più nessun tipo di barriera.
Aveva recuperato i suoi Poteri magici, lo sentiva, e sentiva che anche
per il Figlio del Fuoco era così.
Atterrò davanti ad Astaroth e avanzò verso di lui
con decisione.
“Basta trucchetti, caro mio! Adesso si fa sul serio!
All’ultimo sangue questa volta!” -
sentenziò.
NOTE:
Ciao a tutte!*_*
Come sempre, comincio augurandovi una buona metà settimana (
questa in particolare per me è fantastica causa la SPA in
cui sono stata questo martedì XD) e ringraziando tutti
coloro che hanno letto e/o recensito lo scorso capitolo!*_* Vi lovvo un
sacco!
Ormai siamo arrivati alla fine fine!
Il capitolo di giovedì prossimo sarà l'ultimo e
poi toccherà all'epilogo e potrò scrivere la
parola FINE anche a quest'ennesima storia! ç_ç
Mamma mia...mi sento triste solo a pensarci, sul serio!
Ma...parlando di questo capitolo...
Come vi avevo anticipato sul blog le protagoniste assolute sono Nicole
e Bonnie!
La prima è riuscita a ritrovare tutta la forza che aveva
perso e grazie alla seconda adesso si appresta davvero ad affrontare
l'ultimo combattimento faccia a faccia e alla pari contro Astaroth,
combattimento che ovviamento vedremo nel prossimo capitolo misto a
delle sane scene Donnie che servono visto che siamo ormai giunti alla
fine!XDXDXD
Che altro dire....il capitolo direi che si commenta da solo e mi sembra
di essere stata abbastanza chiara con tutto quello che succede, ma per
qualsiasi dubbio o incertezza sapete che sono sempre qui pronta a darvi
ogni spiegazione del caso!*_*
Adesso vi lascio...spero che il capitolo vi sia piaciuto...
Vi aspetto lunedì prossimo sul blog per lo spoiler mentre
per il capitolo...
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
|
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Capitolo 29 *** La caduta di Astaroth ***
La
caduta di Astaroth
L’enorme
sala progettata da Astaroth e che quel giorno aveva ospitato fin troppe
atrocità si era improvvisamente riempita soltanto dei ringhi
del demone e delle urla di guerra di Nicole che rimbalzavano da una
parete all’altra infrangendosi nell’aria,
trasportate dall’eco fino alle orecchie quasi sanguinanti di
Bonnie.
Tutto in Bonnie stava sanguinando, metaforicamente parlando, ma stava
sanguinando. Ogni parte del suo corpo, ogni brandello della sua anima,
ogni cellula del suo essere, ogni suo respiro, ogni battito di ciglia,
ogni singhiozzo, ogni battito del suo cuore portava con se un nuovo e
doloroso fiotto di sangue che andava ad aggiungere sofferenza a quella
che i suoi occhi stavano patendo nel vedere Nicole braccata, inseguita,
ferita e colpita.
Non riusciva ancora a capacitarsi di come avessero fatto ad arrivare a
quel punto. Erano successe così tante cose tutte insieme che
la testa ad un certo punto le era andata in confusione e lei si era
affidata soltanto ai ricordi e all’istinto. Erano quelli,
infatti, che l’avevano aiutata contro la barriera e i demoni,
ma adesso che il suo compito si era esaurito e che davvero aveva un
minuto per tirare il fiato e pensare…non riusciva a farlo,
forse aveva addirittura paura
di farlo.
Damon, accanto a lei, l’aveva portata con se lontano dalla
lotta, accanto ad uno dei grossi rialzi messi negli angoli della pedana
sottostante, uno di quelli su cui avevano combattuto Elena, Stefan e le
loro controparti.
Bonnie avvertì un senso di vertigini mentre si guardava
intorno e realizzava con lucidità che quello che impregnava
il pavimento su cui poggiava i piedi era il sangue dei suoi amici.
Afferrò un braccio di Damon, senza remore e senza imbarazzo,
semplicemente per reggersi in piedi e non cadere perché non
era sicura di riuscire a farcela da sola. Damon non la respinse,
anzi…le passò un braccio intorno alla vita e la
strinse cercando di aiutarla e forse addirittura di darle conforto.
Bonnie non lo sapeva questo né poteva constatarlo visto che
i suoi occhi, i loro occhi, erano costantemente puntati verso
l’alto, a Nicole.
Nicole ed Astaroth erano talmente veloci durante gli attacchi che
Bonnie riusciva a vedere l’uno o l’altro soltanto
quando uno dei due veniva colpito e lanciato via dall’altro.
A volte si trattava di Astaroth, altre volte di Nicole, ma si sentiva
così in ansia che arrivava a pensare che anche quando era il
demone quello ad avere la peggio, alla fine quella che ne avrebbe
pagato le conseguenze più serie era Nicole.
Non voleva che combattesse.
Voleva che Astaroth sparisse all’improvviso, senza che Nicole
dovesse sottoporsi all’ulteriore supplizio rappresentato
dalla caparbietà a restare e dalle ferite che il demone le
infliggeva senza pietà alcuna.
Voleva che esistesse qualcun altro sulla faccia della Terra in grado di
sconfiggere Astaroth, qualcuno addirittura più forte di
Nicole che comparisse in quel momento e prendesse il posto della
ragazza.
Era sperare troppo e Bonnie lo sapeva. Nicole era figlia di un vampiro
molto potente e di una strega che, per quanto non fosse bravissima con
i suoi poteri, aveva discendenza druida e tanto bastava a porla di
diritto tra l’elite magica, di conseguenza Nicole non poteva
essere nient’altro che ciò che era,
cioè infinitamente potente e infinitamente sola nella sua
potenza. Non ci sarebbe mai stato nessuno pienamente in grado di
capirla, così come non ci sarebbe mai stato nessuno in grado
di aiutarla nelle sue battaglie. Avrebbe sempre dovuto fare tutto da
sola e Bonnie si chiese se, qualche volta, l’altra Bonnie si
fosse mai sentita in colpa così come si stava sentendo in
colpa lei in quel momento per la vita a cui avevano destinato Nicole.
Si rispose di si, si disse che anche l’altra Bonnie aveva
pensato quelle cose perchè…l’altra
Bonnie era lei stessa, ma non aveva potuto fare niente
perché aveva guardato tutto a posteriori, quando Nicole era
già nata.
La presa di Damon per un attimo si serrò maggiormente sulla
sua vita e Bonnie si voltò appena a guardare gli occhi
preoccupati e attenti del vampiro che non perdeva una sola mossa di
Nicole e che…soffriva con lei, si vedeva.
In quell’attimo si rese conto che neppure lei, con la fortuna
che aveva di vedere in anticipo con i suoi occhi la vita che avrebbe
avuto sua figlia, avrebbe fatto nulla per rendere diverse le cose.
Persino in quel momento con Nicole alle prese con Astaroth non riusciva
a non pensare che quella sarebbe stata sua figlia, la sua meravigliosa
figlia, figlia sua e di Damon, la persona che amava. Loro erano una
famiglia e poco importava quale sarebbe stato il loro destino, ci
sarebbero sempre stati l’uno per l’altra
perché è quello che facevano i componenti di una
famiglia: si appoggiavano a vicenda.
L’ennesimo boato distrasse Bonnie dai suoi pensieri e lei
riuscì a concentrarsi quel tanto che bastava per vedere
Astaroth afferrare Nicole per la gola e sollevarla per poi scagliarla
violentemente giù dalla loro piattaforma, fino alla pedana
su cui erano anche loro. Il corpo di Nicole atterrò
malamente a poca distanza da lei e da Damon e Astaroth
arrivò giù poco dopo con un sorriso soddisfatto
sul volto.
Nicole si rimise presto in piedi, barcollando leggermente e tenendosi
una spalla che, nel brutto atterraggio, era stata la prima a toccare
terra riuscendo addirittura a spaccare il pavimento della sala tanta
era la brutalità con cui Astaroth l’aveva buttata
di sotto.
Bonnie trattenne il fiato e la lotta ricominciò in un attimo.
Si portò una mano sul cuore che batteva
all’impazzata e sentì gli occhi riempirlesi di
lacrime a stento trattenute.
Cominciò a tremare senza neppure rendersene conto.
Damon si voltò verso di lei e portò anche
l’altro braccio intorno alle sue spalle, abbracciandola
completamente e stringendola forte.
“Calma, streghetta!” - le sussurrò -
“Andrà….tutto bene!” -
aggiunse, ma Bonnie capì perfettamente che in quella breve
frase non c’era la solita sicurezza che caratterizzava
qualsiasi cosa Damon dicesse.
Si sentì preda del panico.
“Ho paura, Damon! Ho paura…di
perderla…” - confessò.
“No, Bonnie!” - la interruppe Damon, portandole una
mano al mento e costringendola a guardarlo - “Dì
che hai paura di vederla morire, non dire che hai paura di perderla
perché…in ogni caso, in qualsiasi modo
andrà questa lotta…noi potremmo perderla comunque
Nicole, almeno…perderla per adesso…”
Bonnie spalancò gli occhi e per un attimo non
riuscì a rispondere nulla.
Cosa voleva dirle?
Perché…diceva quelle cose?
Possibile che si fosse sbagliata e che Damon fosse ancora convinto che
voleva una vita diversa? Con Elena magari?
“C-che…che stai dicendo…?” -
balbettò, confusa e terrorizzata.
“Bonnie, non è come pensi, sul serio! Sto solo
dicendo che…pensaci….se Nicole sconfigge Astaroth
allora tutto ciò che lui ha fatto verrà annullato
così come tutte le conseguenze dirette delle sue azioni,
giusto?” - fece Damon.
Bonnie prese un respiro e cerò di seguirlo nel suo
ragionamento.
“S-si…certo, è giusto! E’
grazie a questo che se Astaroth muore tutti i nostri amici torneranno
in vita perché è stato lui ad ucciderli e se lui
muore, dato che è unico nel Tempo, allora sarà
come se non fosse mai esistito…” - rispose,
ricordando tutto ciò che Damon e Nicole si erano detti quel
giorno e anche ciò che Matt le aveva confidato nei giorno
passati.
“Ecco! E adesso rispondi a questo: se Astaroth non fosse
esistito allora Nicole e Lilian che motivo avrebbero avuto per venire
nel passato e poi trascinare noi nel futuro?” - le chiese
Damon, portando alla luce, per la prima volta, qualcosa a cui Bonnie
non aveva mai pensato veramente, qualcosa che nessun altro le aveva mai
detto.
“Aspetta! Tu stai dicendo…” - disse.
“Si! Nicole e Lilian sono venute nel passato per seguire
Astaroth e riuscire a fermarlo! Era quello il loro scopo! Quindi anche
noi le abbiamo conosciute soltanto a causa di Astaroth, come…conseguenza del
viaggio temporale fatto da Astaroth! Ma se Astaroth non fosse esistito
allora Nicole e Lilian non sarebbero mai venute nel passato
perché non ne avrebbero avuto motivo e quindi noi non
saremmo mai venuti nel futuro e avremmo continuato la nostra vita
normalmente!” - spiegò Damon.
“E se adesso Nicole riesce ad uccidere Astaroth allora
sarà davvero come se lui non fosse mai esistito e allora la
storia si riscriverà, la nostra storia si
riscriverà e anche quella di Nicole e di Lilian che senza un
Astaroth a tentare di ucciderci non verranno mai nel passato e noi non
le conosceremmo mai! Ma questo significa che…” -
ragionò Bonnie.
“Dimenticheremo tutto! Nel momento in cui Astaroth
morirà, tutta la nostra recente storia cambierà
del tutto e noi dimenticheremo di aver viaggiato nel futuro,
dimenticheremo di avere incontrato gli altri noi stessi, dimenticheremo
Nicole Lilian ed Owen…dimenticheremo tutto! Sarà
come se anche questi ultimi avvenimenti delle nostre vite non fossero
mai esistiti!” - concluse Damon.
Bonnie si sentì cedere.
Da due anni ormai viveva stabilmente a Fell’s Church e gli
scontri con Nicole erano stati all’ordine del giorno.
Che fossero scontri fisici o verbali non aveva importanza, importava
solo che ci fossero, che avvenissero, quasi come un monito silenzioso
di ciò che un giorno li avrebbe attesi al varco oscuro che
avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte per uno solo tra
loro due o magari per entrambi. E adesso che quel giorno era arrivato
l’unica cosa certa anche per Astaroth era che ad uscire da
quella stanza vivo sarebbe stato uno solo tra lui e Nicole, uno solo
con le mani sporche del sangue dell’altro.
Si stava battendo perché quell’ uno
solo fosse lui, ovviamente.
Poteva sembrare uno scontro come gli altri, uno dei tanti in cui si
erano spesso cimentati, ma per l’apparenza era facile
ingannare.
Le volte precedenti in cui si erano scagliati l’uno contro
l’altra erano soltanto servite a testare il terreno, a
verificare fin dove l’altro fosse capace di spingersi con la
sua forza e il suo Potere, un allenamento, una prova generale in vista
dell’unico scontro che avesse davvero valore cioè
quello che stavano affrontando adesso.
Sia lui che Nicole tenevano alte le barriere che difendevano i loro
pensieri dall’intrusione dell’avversario.
Sia lui che Nicole facevano ricorso a pratiche magiche che si erano ben
guardati dall’usare fino a quel momento.
Sia lui che Nicole si buttavano nel corpo a corpo senza riguardo e
senza rispetto per la persona che avevano di fronte.
Sia lui che Nicole stavano facendo fatica!
Astaroth non si era mai aspettato nulla di diverso, ma - pensandoci -
si sentiva quasi triste nel sapere che entro la fine di quella giornata
Nicole sarebbe morta.
Se si fossero trovati in un’altra situazione
l’avrebbe lasciata addirittura vivere, ma ormai….
Troppe cose erano successe, troppe cose erano state dette e fatte
perché persino lui potesse trovare una soluzione diversa per
uscire da quella situazione che non fosse la morte della ragazza che
aveva di fronte.
Una lunga lingua di fuoco partì dal suolo sui cui teneva
poggiati i piedi e lo avvolse completamente prima di intrecciarsi alla
sua mano. Con un colpo deciso del polso Astaroth la scagliò
contro Nicole come se fosse una frusta, ma la ragazza si
tirò prontamente indietro. Quando Astaroth fece per tornare
a colpire ancora e ancora, Nicole con un salto fu costretta ad issarsi
sulle pareti della stanza, a correre su esse per tre passi, prima di
riuscire a farsi forza e a spiccare il volo con un doppio salto mortale
che la portò a poco meno di un metro da lui.
Si fronteggiarono.
Occhi negli occhi, il respiro affannato e i vestiti luridi,
continuarono a fissarsi cercando entrambi di capire le prossime mosse
dell’altro e, allo stesso tempo, di elaborare una propria
strategia che non fosse prevedibile.
Questa volta Nicole fu la prima ad attaccare.
Una sequela di calci e pugni che non aveva nessuno schema e nessun
senso si abbattè su Astaroth che alla fine fu costretto a
farsi scudo tramite una delle sue barriere difensive pur di sottrarsi
all’attacco.
Nicole non cedette.
Un vortice d’acqua scaturì dalle sue mani e lo
scagliò contro Astaroth che, per un momento, ne
restò sopraffatto. Nicole ne approfittò per
arrivargli addosso, voltarlo bruscamente di spalle e colpirlo agli
stinchi, costringendolo in ginocchio. Gli afferrò le braccia
e gliele tirò indietro, puntandogli un piede a
metà della schiena e spingendo, spingendo fino a che
Astaroth non fu costretto a digrignare i denti per lo sforzo a cui
stava sottoponendo i suoi muscoli pur di resistere.
Liberò una mano dalla presa di Nicole e le
afferrò un braccio, facendo pressione per ustionarglielo.
Nicole emise un gemito di dolore, ma non perse di lucidità
e, prima che Astaroth riuscisse a liberarsi del tutto, gli
afferrò la testa con una mano sola e gliela spinse di lato,
esponendogli il collo e trapassandolo con i canini. Non bevve una sola
goccia del suo sangue nero e amaro, ma affondò abbastanza in
profondità e con così volutamente poco accortezza
da riuscire a provocargli una ferita larga di carne maciullata e sangue.
Astaroth si ritirò di scatto giusto in tempo per riuscire a
voltarsi e vederla mentre si puliva con una mano la macchia nera del
suo sangue dalle labbra arcuate in un sorriso di sfida.
Nessuno mai aveva osato infliggergli un affronto simile.
I vampiri….
Erano tutti così….rozzi, creature inferiori e
privi di qualsiasi diritto ed eleganza.
Il fatto che Nicole fosse per metà una creatura di
così bassa lega e che glielo avesse ricordato in un modo
così efficace sì, ma anche così
irritante lo stava lentamente facendo perdere la testa.
In un moto di rabbia, le si scagliò contro con un ringhio.
Nicole non riuscì neppure a capire dove fosse finito che si
ritrovò la mano di Astaroth su una spalla - la stessa che
precedentemente si era contusa - che stringeva e stringeva causandole
un dolore che la fece tremare da capo a piedi prima che il demone la
scagliasse lontano, alzandola di peso e buttandola a ridosso della
colonna che svettava ancora in tutta la sua imponenza al centro esatto
della sala.
Mentre Nicole era ancora troppo presa ad atterrare pesantemente al
suolo e a rimettersi in piedi, Astaroth scattò ancora, ma
questa volta il suo obiettivo fu un altro. Sia il vampiro che la strega
erano troppo impegnati a seguire le sorti della loro futura figlia per
riuscire ad accorgersi di lui in tempo utile da evitargli di afferrare
una mano della strega e strattonarla fino a lui, tenendola bloccata con
entrambe le braccia strette in una morsa micidiale dietro la schiena,
premuta sul petto di Astaroth.
“Allora Nicole….com’è che
dicevi? All’ultimo sangue? Adesso è la resa dei
conti o roba simile?” - fece Astaroth - “Hai
ragione! Adesso è la resa dei conti, ma per me, mia cara! Tu
non uscirai viva da qui perché in un modo o
nell’altro io ti ucciderò!” - e dicendo
questo la presa su Bonnie si fece più forte tanto da portare
la strega a gridare nonostante fino a quel momento si fosse morsa un
labbro talmente forte da ferirselo piuttosto che mostrasi debole e
sottomessa.
“Non ucciderai lei per poter uccidere me! Forse
l’avresti fatto un po’ di tempo fa, ma non adesso,
non dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che
ti ho fatto e soprattutto dopo che sono stata talmente sfrontata e
selvaggia da morderti!” - ribattè sicura Nicole,
immobile nella sua posizione, ma attenta.
“Selvaggia! Che termine poetico…forse fin troppo!
Spero almeno che il mio sangue ti sia andato di traverso!” -
fece Astaroth.
“Sono stata attenta!” - rispose Nicole.
“Davvero? Adesso lo vedremo…” - si
ritrovò a dire con un sorriso fin troppo marcato sul viso
crudele.
Il sangue di un demone non era come il sangue di una qualsiasi altra
creatura.
Era male pure, liquido e viscoso. Era potente ed era legato
inesorabilmente al demone stesso anche se ormai era fuori dal suo corpo.
Sapeva che Nicole non aveva bevuto niente da lui, ma dubitava che anche
soltanto una piccola goccia del fiume nero che lo attraversava non le
fosse entrata in circolo.
Ci provò. Tentare non gli costava niente.
Fissò i suoi occhi su Nicole e recitò
un’antica cantilena il cui scopo e significato era,
più o meno, quello di richiamare a se ogni parte del suo
essere. Di solito questo potente incanto veniva usato dai demoni in fin
di vita che cercavano di riprendere il controllo sul proprio corpo pur
di riuscire a tenere duro fino all’arrivo dei rinforzi o di
riuscire a racimolare abbastanza forze per un ultimo attacco, ma quello
stesso incanto, come per qualsiasi altro tipo di magia, aveva mille
sfaccettature, mille modi di essere usato.
Astaroth conosceva i più subdoli, alcuni li aveva inventati
lui stesso.
Richiamare a se ogni parte di se stesso voleva dire anche - nel suo
caso - richiamare a se ogni goccia di sangue persa e se, per
sua somma fortuna, anche una sola goccia era riuscita a scendere lungo
la gola di Nicole fondendosi a lei allora ciò significava
che nel momento in cui quella singola goccia di sangue si fosse spinta
di nuovo verso Astaroth riconoscendolo come suo unico padrone allora
avrebbe preso il controllo del corpo stesso di Nicole, spingendola a
fare qualsiasi cosa Astaroth le ordinasse.
Ripensandoci bene, nonostante si sentisse oltraggiato e violato, Nicole
non gli aveva fatto nient’altro che un favore mordendolo.
Astaroth aprì la sua mente e provò a lanciare un
piccolo segnale, un impulso telepatico a cui, con gran divertimento,
ricevette risposta immediata.
Cominciò a ridere, gettando la testa all’indietro
senza riuscire a trattenersi.
Nicole serrò la mascella e si stranì non poco per
quella sua reazione.
“Forse non sei stata così attenta come credevi,
Nicole!” - le disse Astaroth.
Nicole cercò di parlare, ma dovette accontentarsi di
mostrare soltanto la sua migliore espressione confusa con tanto di
fronte corrugata perché all’improvviso le sue mani
si tesero sotto il controllo di Astaroth e il suo corpo di fece avanti.
“Che mi sta succedendo? Cosa mi hai fatto? E’
sleale, Astaroth!” - tentò la ragazza.
Astaroth riprese a ridere.
“Ma non te l’ho fatto io! Te lo sei fatta da sola
quando ti è saltato in mente di mordermi! Mai sentito
parlare degli effetti collaterali di un morso dato ad un demone,
soprattutto se il demone - francamente parlando - è il
migliore? E poi…sai com’è?…A
mali estremi, estremi rimedi, no?” - la schernì.
Nella sua mente, Astaroth visualizzò Nicole che continuava a
camminare verso di lui.
Allentò la presa su Bonnie e la spinse leggermente in avanti
verso le mani aperte di Nicole che, pochi istanti dopo e dietro suo
suggerimento, si serrarono sul collo della strega.
Nicole strabuzzò gli occhi e Bonnie cominciò a
piangere.
Una scena così tragica….
Alle sue spalle, il vampiro abbandonò la sua aria da falso
impassibile e gli arrivò alle spalle. Astaroth si
voltò appena e gli afferrò il collo con una mano,
sollevandolo dal pavimento e scagliandolo il più possibile
lontano da lui: per quel giorno ne aveva avuto abbastanza di vampiri e
simili.
Nel frattempo Nicole stringeva e la pelle di Bonnie già
candida di suo cominciava ad assumere dei toni che variavano dal rosso
al viola per la mancanza di ossigeno.
Astaroth trovava tutto ciò parecchio affascinante, ma come
aveva ben detto Nicole poco prima lui voleva ucciderla con le sue
stesse mani, neppure vederla praticamente suicidarsi gli dava quel
senso di esaltazione che desiderava provare.
Ritirò la sua presa sulla ragazza che, istantaneamente,
mollò il collo della strega e si piegò in due in
preda a forti spasmi e conati di vomito che imbrattarono il pavimento.
Astaroth arcuò un sopracciglio: a quanto pare Nicole quel
giorno aveva deciso di mettere su una vera e propria fiera della
maleducazione.
Stava per rimproverarla ma si trattenne quando lei alzò gli
occhi, lucidi di pianto per fissarlo.
“Stavo per uccidere la mia stessa madre a causa
tua!” - lo accusò.
Astaroth fece un passo avanti, sorridendo e scuotendo la testa in
risposta a tanta ingenuità.
Davvero credeva che ciò di cui lo accusava per lui era un
problema?
Arrivò dalla strega e le strattonò un braccio,
spingendola all’indietro e restando a guardare mentre il
vampiro si riprendeva dall’attacco subito e si precipitava a
soccorrerla, poi si voltò verso Nicole e le mise appena due
dita sotto il mento, costringendola a guardarlo.
“Io ti ho in pugno Nicole! Ho ucciso tutti coloro a cui
tenevi, stavo per farti uccidere tua madre condannando te
all’inesistenza senza neppure muovere un dito, ritorcendoti
contro ciò che tu stessa hai fatto. Tutto questo non ti fa
pensare? Non ti fa ragionare sul fatto che
è…inutile stare qui a combattere? Che una volta
fatti i conti io sono e resto di fatto il più forte tra noi
due?” - le sibilò.
Nicole gli schiaffeggiò la mano per scostargliela dal suo
viso e si tirò di nuovo in piedi, tenendo i pugni serrati e
deglutendo per lo sforzo immane che stava facendo per non esplodere del
tutto e dare di matto.
“No, Astaroth! Tutto questo….mi spinge soltanto ad
odiarti di più! E se è all’odio che mi
devo rifare pur di riuscire a batterti, allora così sia! Non
mi arrenderò mai!” - gli risposte e, detto
ciò, lo scontro riprese più arduo di prima.
Le parole di Nicole riecheggiavano ancora per la sala quando lei ed
Astaroth ripresero ad attaccarsi a vicenda senza esclusione i colpi.
Damon non sapeva se sentirsi fiero di lei oppure no.
Lasciarsi guidare dall’odio….
Lui l’aveva fatto spesso. Per la sua intera vita si era
soltanto lasciato trasportare dall’odio prima verso suo
padre, poi verso Stefan, poi verso il mondo intero e chiunque altro gli
capitasse a tiro. A volte anche il suo riflesso allo specchio era stato
fonte d’odio per lui e carburante malsano per andare avanti.
Purtroppo però, solo molto tardi si era reso conto che
l’odio non era la migliore delle compagnie nella vita, solo
quando ormai era sul punto di non avere più nulla
l’aveva capito, solo quando aveva aperto gli occhi e gli era
parso chiaro che le sua non era più
“vita” nel vero senso del termine, ma assomigliava
più ad un galleggiare nel mare del rimpianto lasciandosi
trasportare e tentando di copiare ciò che per gli altri era
vita vera.
Chi era colui a cui si era rifatto maggiormente per tentare di emularne
la vita? Stefan, ovviamente!
L’aveva seguito in lungo e in largo, si era trasferito a
Fell’s Church solo perché l’aveva fatto
anche il suo fratellino, se ne era andato con Stefan e ci era poi
tornato sempre al seguito di Stefan. Si era introdotto a forza nelle
vite di Mutt, Meredith e Bonnie perché loro erano amici di
Stefan ed era diventato una terrificante ossessione per Elena
perché di lei era innamorato Stefan.
Questo, fino al giorno in cui era cambiato tutto e Nicole e Lilian
avevano fatto irruzione nella loro vita. Nel lasso di tempo che era
seguito Damon aveva imparato a capire che l’unico prototipo
di vita non era quello che aveva Stefan e che persino lui, mettendo da
parte tutto quell’odio che ormai covava senza una ragione
valida, poteva riuscire a crearsene una sua di vita, una vita diversa
da quella che aveva sempre vissuto si, ma che forse era in grado di
renderlo stabile e felice.
Ma tutto questo, appunto, poteva averlo….mettendo l’odio da
parte.
A volte l’odio era utile, soprattutto quando avevi bisogno di
mettere insieme le forze e non avevi più nulla a cui
aggrapparti, ma a lungo andare diventava soltanto un ingombro, un peso
che non ti avrebbe più lasciato andare, un’agonia
talmente subdola che non ti accorgevi neppure di stare lì a
subirla e lui non voleva che questo succedesse a Nicole
perché, per quanto forte lei potesse essere, aveva anche
dimostrato di assomigliargli troppo per non spingerlo a credere che si,
ci sarebbe cascata nella trappola che il suo stesso odio le avrebbe
teso.
Se voleva davvero sconfiggere Astaroth ed essere felice in seguito
allora doveva farlo trovando un altro metodo, qualcosa di altrettanto
forte, ma diverso, qualcosa che non avrebbe pregiudicato per sempre la
sua vita da lì in avanti.
Ma come poteva fare a dirglielo? A parlarle di quella sua
preoccupazione?
Sperò che lo capisse, che ci riuscisse da sola in molto meno
tempo rispetto a quanto ce ne aveva messo lui.
“D-Damon…” - una mano di Bonnie si
serrò sul suo braccio, lo stesso che la teneva.
Lui si voltò a guardarla mentre riapriva gli occhi dopo i
pochi attimi in cui aveva perso i sensi per via di ciò che
le era successo.
Damon si sentiva in colpa.
Nonostante avesse provato a reagire, Astaroth l’aveva
sbattuto via senza il minimo sforzo continuando a tenere Bonnie
prigioniera.
In quegli istanti era riuscito a capire ciò che
l’altro Damon aveva provato giorno dopo giorno per via del
fatto che l’altra Bonnie era stata rapita dal Figlio del
Fuoco e non era stato carino per niente.
Strinse Bonnie a se mentre l’aiutava a rimettersi seduta
sull’angolo di pavimento in cui erano entrambi. Lei si
lasciò abbracciare mentre ancora si sfiorava delicatamente
il collo cercando di fare grandi respiri profondi.
“Come sta Nicole?” - gli chiese Bonnie,
sommessamente.
“Combatte…” - rispose lui.
Cos’altro avrebbe potuto dirle?
Bonnie annuì ancora stretta nel suo abbraccio, con la testa
appoggiata sul suo petto e gli occhi rivolti di nuovo allo scontro.
Piangeva. Damon riusciva a sentirla così come sapeva che
quelle lacrime non erano dovute a ciò che era successo a lei
in prima persona, ma a ciò che Nicole aveva dovuto subire in
quei momenti e a ciò che era ancora costretta ad affrontare.
Inoltre il breve discorso che avevano fatto poco prima aleggiava ancora
silenziosamente tra loro due e pesava, eccome se pesava.
Pesava su Bonnie e pesava su Damon, soprattutto su Damon
perché per lui non ricordare tutto ciò che era
successo in quel viaggio era mille volte più spaventoso che
per gli altri.
Tutti loro, inclusa la streghetta, avrebbero soltanto dimenticato un
periodo di tempo in cui si, forse c’era stato qualche misero
cambiamento nel loro modo di vedere le cose, ma nulla di troppo
drastico o che, comunque, non avrebbero potuto recuperare.
Per lui era diverso. In lui il cambiamento era stato davvero drastico.
In quei giorni nel futuro aveva imparato non solo a vedere gli altri
sotto una nuova luce, ma aveva in particolar modo imparato a vedere se
stesso sotto una nuova luce e ci era riuscito
perché….aveva visto il risultato di quel
cambiamento, nella fattispecie aveva conosciuto e parlato con Nicole,
l’altro Damon e l’altra Bonnie, era stato aiutato
nel cambiamento, quasi trascinato di peso attraverso il cambiamento e
dubitava seriamente che sarebbe arrivato allo stesso risultato senza
quel particolare e atipico aiuto.
Ma non era tutto.
Bonnie pensava a Nicole e al fatto di perdere ogni memoria di lei e
Damon pensava alla stessa cosa: anche lui aveva paura di perderla.
Bonnie si aggrappò con tutta la sua forza a lui nel momento
in cui tutto intorno a loro cominciò a tremare. La sequela
infinita di colpi, magici e non, che Astaroth e Nicole si infliggevano
a vicenda si era arrestava per un attimo e il demone aveva levato un
grido verso l’altro, focalizzando la sua attenzione sulle
travi di legno grezzo che svettavano a circa cinque metri
d’altezza, le travi infuocate su cui Lilian aveva combattuto
e che di lì a poco, all’ennesimo richiamo del
demone, si staccarono dai ganci che le tenevano stabili e legate alle
pareti e precipitarono giù ad una velocità
inaudita, andando a schiantarsi tutte sul piccolo spazio che Nicole
stava occupando e da cui stava cercando di scappare senza riuscirci.
La ragazza finì sepolta viva sotto metri di legno.
Damon spalancò gli occhi e cercò di ricordare se
qualcuno gli avesse mai detto se tra i modi per uccidere un ibrido come
Nicole o come Lilian ci fosse anche quello convenzionale per uccidere
dei vampiri qualsiasi cioè un pezzo di legno infilato dritto
nel cuore, ma non riuscì a riportare nulla alla mente.
I secondi passavano e Nicole non accennava a liberarsi dal peso di
quelle travi e a mostrasi di nuovo.
La polvere che si era sollevata tornò a depositarsi sul
pavimento e di Nicole non c’era ancora traccia.
Possibile che fosse finito tutto così? In uno sbuffo di
ragnatele sollevate?
Possibile che lui, Bonnie, loro…l’avessero persa
così?
“Damon….che succede? Perché non lancia
quella roba via da lei e si rimette in piedi?” - la domanda
di Bonnie arrivò alle sue orecchie carica di angoscia, ma
portò nella sua mente anche la luce di una rivelazione nuova
a cui prima non era arrivato.
Abbassò il suo sguardo su Bonnie e le accarezzò
il viso, facendo si che lei muovesse il capo quel tanto che bastava da
portare i loro occhi a scontrasi e allora capì: non avrebbe
perso Nicole e non avrebbe perso Bonnie perché…non voleva.
Ricordò i giorni prima del loro viaggio nel futuro e
riportò alla mente tutti gli sforzi che faceva per tenere
lontano dalla sua attenzione la consapevolezza che la streghetta fosse
da sempre innamorata di lui e allora comprese anche perché
Nicole l’avesse sempre definito un’idiota e
trattato con così tanto astio. Perché tutto, fin
dall’inizio, era sempre e solo dipeso da lui.
Bonnie l’aveva sempre ed inspiegabilmente amato quindi
l’unico che davvero poteva mettere a rischio
l’esistenza di Nicole era lui, lui con i suoi tentennamenti e
si, le sue paure. Ma adesso che aveva realizzato che l’ultima
cosa che voleva era separarsi da Bonnie e perdere Nicole
allora…allora non ci sarebbe più stato nulla e
nessuno in grado di indebolire lui, indebolire la sua streghetta o
indebolire la loro unica e straordinaria figlia.
“Damon che…?” - tentò di dire
Bonnie, ma lui non le permise di parlare.
Scosse la testa, le sorrise e annullò del tutto la distanza
che separava le loro labbra. Bonnie si irrigidì
all’inizio, ma Damon sorrise ancora contro le sue labbra e
serrò la presa sulla sua vita, portandole dietro la nuca la
mano con la quale le stava accarezzando il viso, immergendo le dita tra
i suoi boccoli rossi e delicati.
Bonnie si abbandonò a lui con un gemito, aggrappandosi alle
sue spalle e donandogli tutto ciò che aveva da dare.
In quel momento, l’ incantesimo che Astaroth aveva fatto per
limitare i poteri mentali di Damon si frantumò nel momento
esatto in cui la connessione telepatica sempre presente tra lui e
Bonnie esplose nelle loro menti, avvicinandoli come non aveva mai fatto
prima.
Il vampiro e la strega scomparvero.
Damon conobbe Bonnie e Bonnie conobbe Damon.
A qualche metro di distanza, le travi ammassate sul corpo di Nicole si
mossero e poi volarono via con una violenza tale che, sbattendo contro
le pareti della sala, si disintegrarono, lasciando la ragazza libera e
di nuovo nel pieno delle sue forze.
C’erano poche cose in cui effettivamente Nicole era brava.
Nonostante tutto era ancora soltanto una ragazza di appena
vent’anni e forse Lilian aveva ragione a rimproverarle in
continuazione il fatto di essersi sempre preoccupata troppo di tutto
senza mai godersi la sua età e, anzi...lasciandola correre
via da lei soltanto per la convinzione che
l’eternità sarebbe stata ad aspettarla, rimanendo
dalla sua parte sempre e comunque.
In quante cose si era sbagliata se ne rendeva conto soltanto
adesso…
Si era persa tutto, concentrandosi solo sull’allenamento,
sulle sfide, sulle lotte. I combattimenti, era quella la cosa in cui
Nicole era in assoluto la migliore.
Per bravura era riuscita a superare suo zio e addirittura suo padre,
per non parlare dell’infinito numero di
“nemici” che sin da ragazzina aveva tenuto lontano
da Fell’s Church.
Di difendere la città ne aveva fatto la sua missione, la sua
unica ragione di vita, ma ora che quella vita era realmente appesa ad
un filo mentre combatteva in fondo l’unica grande battaglia
per la quale si era preparata per anni e che valesse davvero la pena
combattere, si guardava indietro e capiva che gli anni passati per lei
si erano lentamente trasformati in un accumulo di rimpianti ed
esperienze mai vissute.
La sua facciata da ragazza tosta ed indipendente l’aveva
sempre protetta dalla realtà effettiva dei fatti e la sua
costante propensione nel voler proteggere Lilian l’aveva
fatta vivere nell’illusione che, tra le due, fosse lei
l’insegnante e Lilian l’allieva quando invece se
avesse fatto più attenzione si sarebbe resa conto che anche
lei aveva molto da imparare da quella sua cugina così
sensibile e appassionata di cose comuni.
Sperava di rincontrarla e convincerla ad occuparsi di lei e della sua
inesperienza alle faccende del mondo al di fuori del soprannaturale,
per questo combatteva.
Sperava di rivedere i suoi genitori e ringraziarli per averla amata
così come avevano fatto.
Sperava di rincontrare Matt e potergli dire quanto le fosse stato
d’aiuto.
Sperava di rivedere i suoi zii, in particolare sua zia Elena e magari
darle quell’abbraccio che non le aveva mai dato.
In quell’attimo Nicole si rese conto che poco prima aveva
mentito ad Astaroth….per la prima volta da quando lo
conosceva.
Gli aveva detto che si sarebbe rifatta all'odio che covava nel cuore
per riuscire a batterlo, ma aveva appena realizzato che di odio lei non
ne aveva. Ripensava a tutte le persone che aveva perso quel giorno e
alla possibilità di riaverle indietro e provava solo amore e
forse era da quel sentimento che doveva trarre la forza necessaria per
battere il demone.
Bonnie e Damon gliene avevano appena dato una prova,
dopotutto…
Sotto quelle travi si era sentita in trappola, sul punto di cedere e di
gettare la spugna, debole e irrequieta, ma loro le avevano donato
coraggio e forza e l’avevano fatto senza chissà
che discorsi o chissà che potenti incantesimi, solo tramite
l’amore.
Ironico che stesse pensando seriamente di far fuori Astaroth
riversandogli addosso tutto l’amore che provava!
Eppure in quel momento sentiva che era quella la cosa giusta, si
sentiva rinata a pronta all’atto finale, qualsiasi cosa esso
avrebbe comportato.
Astaroth le si scagliò nuovamente contro reggendo una spada
fatta di puro fuoco.
Nicole si preparò a riceverlo e deviò ogni suo
affondo tenendo tra le mani un unico fulmine di elettricità
azzurra.
Diede tutta se stessa, tenendo gli occhi fissi in quelli del demone e
tentando di prevedere ogni sua mossa.
Nel frattempo, lo sentiva….
Sentiva chiaramente l’atmosfera caricarsi di Potere pronto ad
esplodere e il terreno sotto i loro piedi cominciare a tremare.
Ogni volta che lei in passato si era ritrovata a chiedere come avrebbe
fatto a capire la differenza tra uno scontro qualsiasi tra lei ed
Astaroth e LO scontro, Matt le aveva sempre risposto che lo avrebbe
capito da sola, che avrebbero percepito entrambi una convinzione tale
da parte dell’altro che persino ciò che avevano
intorno ne avrebbe risentito perché due potenze come la sua
e quella del Figlio del Fuoco che si scontravano in una battaglia
all’ultimo sangue avrebbero suscitato sicuramente delle
reazioni, reazioni negli essere oscuri e malvagi che sarebbero accorsi
ad appoggiare Astaroth e reazioni positive negli esseri fatti di bene e
luce che sarebbe stati invece dalla sua parte.
Nicole l’aveva sempre reputata una visione un po’
troppo romanzata e forse mistica di ciò che sarebbe
accaduto, ma in quel momento si rese conto che Matt aveva sempre
parlato con cognizione di causa ed obiettività, affidandosi
alla ragione e ai fatti, senza inventarsi stupide favole per farle
credere di stare andando incontro ad un meraviglioso quanto atroce
destino.
Non era colpa di Matt se quello era il tipo di destino che
effettivamente le era stato riservato.
E fu lì che si rese conto di aver sempre sottovalutato anche
le idee di Astaroth.
Lui l’aveva affrontata sin dall’inizio ribadendole
che loro due erano le facce opposte di una stessa medaglia, che lei era
l’unica in grado di competere con lui così come
lui era l’unico in grado di competere con lei, che loro
rappresentavano il bene e il male in lotta per l’ennesima
volta sotto spoglie diverse.
Non crederci era stato facile, ma adesso quelle idee si stavano facendo
largo lentamente nella sua testa mostrandole la cruda realtà
per quello che era.
Si voltò un attimo solo verso Damon e Bonnie.
Loro due se ne stavano lì, abbracciati a guardarla con una
strana consapevolezza negli occhi che Nicole non riusciva a decifrare
del tutto.
Si sentì quasi in dovere di ricambiare i loro sguardi con
uno che esprimeva tutta la sua determinazione ad affrontare finalmente
quel momento, come a volerli rassicurare della sua scelta e forse era
proprio così, era ciò che le figlie facevano con
i propri genitori.
Lei ed Astaroth si bloccarono a metà della sala, spada
contro spada, occhi negli occhi.
“E’ il momento…” - fece il
demone.
Nicole annuì e insieme scattarono all’indietro,
mettendo una notevole distanza tra loro, ma restando comunque sulla
stessa linea d’aria.
Nicole sospirò e rivolse le mani al suolo, chiudendo gli
occhi e seguendo soltanto l’istinto.
Sentiva delle voci nella sua testa e dei sussurri arrivarle alle
orecchie. Sentiva le carezze del vento placido sulla pelle e sentiva il
colore e l’energia infusale nel corpo dai raggi di sole che
erano riusciti a farsi strada fino a lei attraverso
l’oscurità di quel Castello. Avvertiva le anime
degli animali accorsi nel bosco all’esterno, avvertiva il
bisbiglio dell’acqua e, per ultimo, le sembrò di
percepire un bacio lieve su una guancia e una carezza tra i capelli.
Immaginò che fosse Lilian, la sua anima, tornata per darle
forza.
Immaginò che fossero suo padre e sua madre, venuti a
dimostrarle ancora una volta il loro appoggio.
Immaginò che fosse Meredith a trasmetterle
l’autocontrollo necessario a non crollare.
Immaginò che fossero suo zio Stefan e sua zia Elena accorsi
a mostrarle quanto l’impegno e l’amore possono
portare lontano.
Immaginò che fossero Alaric ed Owen a ribadirle quanto la
sua cocciutaggine l’avrebbe aiutata ancora una volta.
Immaginò che fosse Matt a darle la saggezza necessaria a far
confluire in lei tutta la valanga di sensazioni nuove e positive che il
mondo intorno a lei si stava prodigando per trasmetterle.
Immaginò se stessa, a sei anni, mentre correva spensierata
tra gli alberi dell’Old Wood e desiderò incontrare
ancora quella bambina, correre con lei e dirle di non aver paura di
ciò che l’aspettava perché avrebbe
avuto sempre intorno a lei persone capaci di guidarla verso la scelta
più giusta, persone che l'avrebbero protetta anche mentre
era lei che proteggeva loro.
Il vento intorno a lei si levò e Nicole sorrise, aprendo le
braccia e la sua mente lasciando che la Natura prendesse tutto da lei
ed in cambio le restituisse altrettanto.
Una luce bianca ed accecante scaturì dalla sua stessa aura,
da sotto la sua pelle, e l’avvolse completamente, creando una
sfera pulsante che divenne parte di lei, seguendola mentre apriva gli
occhi e avanzava verso Astaroth.
Quella sfera, quella forza, quel Potere…..quella era la sua
arma, quella era tutto l’amore e tutta la bontà
che aveva racchiuso da sempre in lei.
Astaroth fece altrettanto, avanzò verso di lei seguito da
un’ombra nera e profonda, terrificante solo a guardarla,
un’arma che era l’esatto opposto della sua e che
rappresentava tutto il vero male di cui il demone era fatto e si era
alimentato negli anni.
Nicole si sentiva leggera in quei momenti e quando le due energie -
quella sua e quella di Astaroth - entrarono in collisione, ne
scaturì una guerra estenuante tra bene e male.
L’ombra e la luce si rincorrevano, si cercavano, si
allontanavano, si avvicinavano e si mischiavano, tuffandosi
l’una nell’altra e lasciando lei e il Figlio del
Fuoco senza fiato.
L’ombra aumentò di potenza
all’improvviso, schiacciando la luce sotto il peso della sua
crudeltà e Nicole si sentì morire lentamente.
Si portò una mano al petto, lì dove sentiva una
fitta straziante, ma non si arrese.
Immaginò ancora i suoi genitori e Lilian, le uniche persone
in grado di darle forza e allora si rimise in piedi e provò
a spingere, ad avanzare.
Le voci di Damon e Bonnie arrivavano alle sue orecchie attutite dai
sibili della battaglia in atto, ma erano pregne di così
tanta preoccupazione per lei che Nicole interpretò anche
quelle come un nuovo motivo per lottare, un qualcosa che la spingeva a
continuare.
Avanzò ancora ed Astaroth con lei.
Si ritrovarono a meno di tre centimetri di distanza e fu lì
che lei fece ciò che il demone non si sarebbe mai aspettato:
si fece avanti e lo abbracciò mentre i suoi occhi si
colmavano di lacrime.
“Non importa chi hai ucciso! Io ti perdono!” - gli
sussurrò.
Intorno a lei tutto esplose quando la luce schiacciò
l’ombra definitivamente.
Astaroth fece per allontanarsi, per tentare di riprendere il controllo
delle cose, ma Nicole non glielo permise e lo strinsi ancora
più forte, facendo ciò che si era prefissata:
annientarlo con l’amore, mostrargli almeno quella
realtà meravigliosa e priva di solitudine prima di vederlo
sparire.
La luce aumentò e Nicole chiuse gli occhi mentre
Astaroth cominciava a gridare, di dolore, di sconfitta, prima che in un
ultimo gemito sofferente il corpo del Figlio del Fuoco, il demone Unico
nel Tempo, il demone che non era mai nato, ma sempre esistito si
disintegrasse del tutto, trasformandosi nella stessa cenere in cui
Astaroth aveva trasformato nei secoli ogni suo nemico, ogni anima buona
che aveva tentato di fermarlo.
L’intero mondo venne sconvolto da un tremito che me
minò le stesse fondamenta e tutto prese a girare.
La luce di Nicole non accennava a svanire, anzi…tutto
intorno a lei cominciò a svanire in seguito alla morte del
demone che aveva tenuto il Tempo stesso in ostaggio per millenni
interi, tutto svaniva eccetto lei e la luce che formò un
vortice, un ciclone di cambiamento di cui lei era
l’epicentro, l’occhio immobile, il punto fisso.
Cosa sarebbe successo….non lo sapeva.
Vedeva la sua intera vita che le sfrecciava davanti, vedeva le cose
mutare davanti ai suoi occhi, ma lei….lei non cambiava, lei
rimaneva sempre le stessa e lei conservava ancora ogni ricordo di
quella che era stata la realtà fino a che lei aveva compiuto
il suo destino.
Si voltò a guardare Bonnie e Damon, ma anche loro erano
svaniti, presi dalla magia del vortice, e allora Nicole sorrise, un
sorriso colmo di serenità: forse tutto ciò che
era successo avrebbe avuto delle conseguenze su di lei e lei sola, ma
almeno aveva salvato davvero la sua intera famiglia e Fell’s
Church.
Forse...il destino... non era il gran bastardo che aveva sempre creduto.
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!*_*
Vi dirò, stasera sono emozionata e anche parecchio in ansia
nel postare questo capitolo.°°
Emozianata perchè....beh...per ovvie ragioni direi!XD Ormai
siamo arrivati alla fine di questa storia! Giovedì prossimo
posterò l'epilogo e poi metterò per l'ennesima
volta la parola FINE ad una fanfiction a cui tengo molto e che ho
scritto, diciamocelo, sia per me che per voi che mi sostenete tanto con
le vostre stupende parole o anche solo leggendo.
Invece sono in ansia perchè, giuro, ho lavorato a questo
capitolo fino a ieri notte e non mi convinceva per niente! Fin
dall'inizio ho sempre voluto trovare un modo per portare Astaroth alla
sua fine che fosse degno del personaggio che è e che ho
creato nel mio immaginario. Inoltre volevo legarlo a Nicole anche nella
morte....e oltre ( ma di questo parlerò nell'epilogoXD). Non
so se ci sono riuscita, se ce l'ho fatta ad adempiere a questi miei due
propositi senza scadere troppo nel banale e soprattutto riuscendo a
decrivere bene l'intera scena! Spero di si, ma mi sa che adesso sta a
voi giudicare!XD Io tengo le dita incrociate e comunque sapete che io
sono sempre qui anche per qualsiasi dubbio o critica vogliate farmi ed
espormi!
Le scene Donnie...ci sono state, visto? E ho voluto comunque far si che
in qualche modo si ricollegassero direttamente al combattimento che
spero di aver reso al meglio così come per i sentimenti dei
personaggi, per questo ho pensato di diviere questo capitolo in 4 POV,
uno a testa!*_*
Che altro dire....Ah si! Il discorso che fanno all'inizio Damon e
Bonnie, il fatto che Nicole si accorga che tutto intorno a lei sta
cambiando, ma nulla cambia per lei in prima persona, quello che vi ho
detto prima del fatto che volevo che Astaroth fosse legato a Nicole
nella morte ed oltre....queste sono tutte cose che spiegherò
nell'epilogo di giovedì, quindi non preoccupatevi!
A proposito...l'epilogo sarà un luuuuungo POV Nicole
perchè....beh, lo capirete perchè lei
può essere sul serio l'unica in grado di mettere la parola
fine alla storia.
Detto questo....ringrazio chiunque abbia letto e/o recensito lo scorso
capitolo!
In occasione dell'epilogo ho deciso che non lascerò spoiler
questo lunedì sul blog, quindi vi aspetto direttamente qui
giovedì prossimo.
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!
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Capitolo 30 *** Epilogo ***
Epilogo
O5 Agosto 2034
“Nicole! Giuro che se non ti dai una mossa salgo su a
prenderti e ti butto di sotto a suon di calci!”.
Il sole brillava alto su Fell’s Church in quella mattina di
inizio agosto. L’aria era calda, ma un lieve venticello
proveniente da est arrivava a rinfrescare la pelle di Nicole, impegnata
nella tragica impresa di infilarsi niente meno che un vestito,
oltretutto scelto da sua cugina Lilian.
C’erano voluti giorni e gli sforzi congiunti della sua intera
famiglia per convincerla e alla fine sua cugina l’aveva
spuntata soltanto perché…Lilian credeva per via
delle minacce con cui l’aveva tartassata, ma la
realtà cruda e semplice, realtà di cui Nicole non
avrebbe mai fatto parola, era che sua cugina era riuscita nella sua
impresa soltanto perché aveva dalla sua un’arma
incredibile: i geni combinati di suo zio Stefan e sua zia Elena! I
quali la rendevano non solo la progenie della coppia più
smielata mai esistita, ma anche mortalmente pesante.
“Nicole! Non puoi arrivare in ritardo, non oggi!
Anzi….lo so cosa pensi quindi prima che tu lo dica ti
rispondo già che no, non puoi mancare! Te lo proibisco
categoricamente, mi hai sentita? Non osare, Nicole!”.
Appunto! Mortalmente
pesante, mai definizione fu più adatta per
descrivere Lilian in due parole.
“Scendo, Lilian, scendo…” - rispose con
voce terribilmente annoiata - “Dammi solo un altro minuto e
vedrai che non se la prenderà nessuno se faccio tardi,
dopotutto la giornata che hai organizzato è dedicata a me,
no? Sono io la festeggiata, giusto? Fidati! Si aspettano che arrivi in
ritardo, quindi rilassati!”.
I vent’anni a detta di Lilian erano una tappa importante
della vita, quella tappa che segnava davvero la fine
dell’adolescenza e l’inizio
dell’età adulta. A vent’anni - sempre
secondo Lilian - ci si cominciava a fare un’idea di quelle
che sarebbero state le vere responsabilità e si cominciava a
capire che il mondo non era tutto rose e fiori mentre si apprendeva la
sacrosanta lezione che niente ci era dovuto per diritto di nascita, ma
che le cose bisognava guadagnarsele.
Per questo motivo aveva cominciato i preparativi di quella festa
già sei mesi prima perché - oltre a tutto il
resto - Lilian era anche pienamente convinta che lei, Nicole, non
sarebbe mai stata in grado di mettere su una festa come si conveniva.
Nicole non aveva neppure cercato di opporsi e l’aveva
lasciata fare perché quando Lilian entrava nel loop mentale
della party planner allora nessuno era in grado di riportarla al mondo
reale fino a che il suo obiettivo non era stato portato a termine. In
particolare, l’obiettivo che si era prefissata per il
compleanno di Nicole era quello di organizzare non una festa, ma una
specie di sagra di paese che coinvolgesse chiunque nell’arco
di dieci miglia da Fell’s Church.
I volantini, persino quelli aveva distribuito per spargere la voce
perché ovviamente gli inviti andavano recapitati a mano solo
agli amici intimi e ai parenti.
In quel frangente Nicole fu grata almeno del fatto che lei i suoi amici
e parenti ce li aveva tutti radunati in un unico, grande e vecchio
edificio: il pensionato.
- Tre
Alleluia per il pensionato! -
“Non osare scherzare, Nicole! Piuttosto, vedi di
sbrigarti!” - fu la risposta acida di Lilian.
Nicole sospirò mentre si riavviava i capelli
all’indietro e fissava con occhio critico e un sopracciglio
alzato la sua immagine riflessa allo specchio.
Lilian aveva insistito per il vestito e Nicole non era riuscita a farle
cambiare idea, ma almeno doveva dire che sua cugina si era attenuta a
qualcosa che in fondo non era troppo esagerato e pretenzioso e che
forse poteva addirittura rientrare nel suo stile che non era mai stato
troppo ricercato.
L’abito era nero, senza spalline, bustino stretto a
sottolinearle alla perfezione il punto vita e gonna a sbuffo lunga fin
poco sopra il ginocchio. Il tutto era decorato da ghirigori in argento
sul bustino e piccoli brillantini bianchi sulla gonna.
Aveva dovuto abbandonare i suoi classici anfibi ed era stata forzata ad
indossare trappole mortali che Lilian adorava chiamare
“sandali”. Anch’essi neri con pietruzze
argentate, avevano un tacco non troppo alto, ma ugualmente scomodo per
una che i tacchi non li metteva neppure se a chiederglielo era lo
Spirito Santo disceso dal cielo.
Infine aveva insistito per tenere la sua polsiera - su quella non aveva
ceduto - ed in cambio aveva dato la sua parola a Lilian di indossare un
set di collana e bracciale con pendente che sua cugina aveva
liberamente scelto senza obiezioni da parte sua.
Il solito filo di matita e mascara le incorniciavano lo sguardo e i
capelli tenuti sciolti le scendevano in morbide onde nere lungo tutta
la schiena andando a contrapporsi ancora più nettamente del
solito, insieme al nero del vestito, al pallore naturale della sua
pelle.
Decise che si, per un giorno solo poteva anche farlo lo sforzo di
andarsene in giro abbigliata in quel modo, la cosa non avrebbe guastato
la sua reputazione.
Non prese con se nulla, né borsa né niente e
lasciò la sua stanza prendendo a scendere pigramente le
scale interne del pensionato fino ad arrivare sulla soglia dove, come
da copione, dovette assistere all’inquietante spettacolo di
Lilian avvinghiata ad Owen e lui che…boh…come
faceva a trasformarsi da ragazzo a polpo in così breve tempo
Nicole non lo avrebbe mai capito.
“Finalmente!” - esclamò Lilian,
voltandosi nell’abbraccio di Owen per riuscire a guardarla
con quei suoi occhi indignati neanche avesse commesso il più
atroce dei delitti.
“Oddio mio, rilassati Lilian, quante volte devo
ripetertelo!?!” - sospirò Nicole.
Lilian non la ascoltò nemmeno. Le si avvicinò di
un passo e la squadrò da capo a piedi con una mano portata
elegantemente al mento. Soppesò ciò che vedeva
per un paio di secondi e poi prese a girarle attorno, fissandola
attentamente da ogni angolazione.
“Che diamine stai facendo?” - sbottò
Nicole, sotto lo sguardo divertito di Owen che non la finiva di
sghignazzare vedendola così in difficoltà con la
sua fidanzata.
Nicole pensò che quel ragazzo non le piaceva, per niente!
Era irritante quindi perfetto per Lilian. Si erano trovati quei due.
“Ti valuto!” - rispose Lilian.
“Ma ti rendi conto che è da stamattina che mi
tartassi a distanza e non mi hai ancora fatto gli auguri per il
compleanno?” - le fece notare.
“Si, si…auguri…” -
berciò Lilian.
Nicole spalancò la bocca per lo sconcerto e
allargò appena un attimo le braccia per poi farle ricadere
pesantemente lungo i fianchi.
“Ci rinuncio!” - disse, avviandosi a grandi passi
verso la porta d’ingresso.
Lilian la riacciuffò per un braccio giusto un attimo prima
che mettesse piede fuori e la tirò verso di se,
abbracciandola stretta.
“Oddio, hai ragione, hai ragione, scusami tanto,
Niki!” - prese a dirle - “E Buon
compleanno!” - aggiunse poi con un gran sorriso
allontanandosi appena da lei affinchè potessero guardarsi
negli occhi.
Nicole ricambiò il sorriso mentre scioglieva
l’intreccio delle loro braccia.
“Perdonata!” - disse.
“Allora…non vuoi sapere come penso che ti stia
questo vestito?” - la provocò Lilian.
Nicole si riavviò ancora una volta i capelli
all’indietro e questa volta si incamminò sul
serio, lasciandosi Owen e Lilian alle spalle.
“Non mi serve saperlo! Mi sta benissimo ed io sono
bellissima! Ma, dopotutto, io sarei perfetta anche con un telo di iuta
addosso, quindi…”
“Sei la solita sbruffona!” - la rimbeccò
Lilian, affiancandola senza mai mollare la presa sulla mano di Owen.
Nicole scrollò le spalle e il resto del tragitto da
lì al centro di Fell’s Church lo trascorse in
silenzio, ad ascoltare i discorsi dei due piccioncini e ad annuire di
tanto in tanto quando si rivolgevano a lei, ma in realtà
totalmente persa nei suoi pensieri.
Non perdeva mai d’occhio la sua destra: in un modo o
nell’altro riusciva sempre a puntare lo sguardo in quella
direzione.
L’evento - così piaceva chiamarlo a Lilian - fu
effettivamente un successo. Era sì pieno di persone che
Nicole neppure conosceva, ma almeno sua cugina era riuscita
nell’impresa di farli divertire tutti, uno ad uno.
L’intera Fell’s Church era bella e addobbata a
festa, con striscioni eleganti, fiaccole e fiori ovunque che andavano a
fare da sfondo a tavoli su tavoli di cibo e bevande sufficienti a
sfamare l’intera cittadina per un mese intero forse.
La sera calò presto e solo allora Nicole riuscì a
ritagliarsi un angolino tutto suo in disparte dove poter riflettere con
calma e lucidità, guardando tutto e tutti
dall’esterno come in fondo sentiva di star facendo
da…da sempre.
Nicole aveva un segreto, un segreto che non aveva detto e non
aveva intenzione di rivelare a nessuno: ricordava tutto! Astaroth e il
resto, le lotte, gli incendi, le morti…tutto! Ed era la sola!
Quando Astaroth era morto in quella che era stata una vera esplosione
di luce poi quella luce stessa aveva come reagito alla morte del demone
e aveva preso a girare e a girare, a girale intorno. Tutto il mondo,
tutto il Tempo, tutto era stato risucchiato in quel vortice ed era
stato riscritto eliminando ogni traccia del passaggio di Astaroth dalla
storia. La vita di tutti era cambiata, i ricordi di tutti erano
cambiati, tranne i suoi.
Perché? Si era interrogata spesso su questo e alla fine era
giunta ad una conclusione tanto semplice da farla quasi ridere, ma che
era anche l’unica giusta e plausibile: si era ritrovata
nell’occhio del ciclone, letteralmente! E chiunque sapeva
che, incredibilmente, in presenza di un ciclone il posto più
sicuro è al suo interno, nell’occhio, quel punto
dal quale il ciclone prende vita, ma che resta un punto fermo, statico,
non soggetto a nessun tipo di distruzione o cambiamento di qualsivoglia
genere.
Nella battaglia contro Astaroth lei aveva generato la luce, lei aveva
generato il ciclone, lei era rimasta ferma in quel punto fisso quindi
lei non era stata travolta dal vortice di cambiamento che aveva
travolto il resto del mondo.
Sembrava irreale, quasi ridicolo, ma era così.
E adesso era giunta al punto in cui pensava a se stessa davvero come ad
una spettatrice del bello show che erano le vite degli altri
perché quelle erano vite perfette, vite nelle quali nessuno
di loro aveva conosciuto gli orrori della guerra contro i demoni, vite
che non erano state segnate dall’arrivo di Astaroth, vite
che, alla morte del demone, erano state ridate a chi era stato ucciso
da Astaroth o per ordine di Astaroth.
Lo ricordava ancora quel giorno di due mesi prima, il giorno della
lotta quando non appena il ciclone si era calmato portandosi via con se
negli abissi dell’oblio anche il Castello nero lei si era
ritrovata da sola al centro dell’Old Wood e aveva deciso, in
preda all’ansia e alla confusione, di rifugiarsi al
pensionato. Non appena era arrivata lì….se li era
ritrovati tutti davanti, tutti in perfetta salute e intenti a fare le
cose più disparate, dal preparare il the per sua madre allo
sfogliare riviste di moda per Lilian e sua zia Elena.
Fu in quel momento, quando le chiesero perché sembrava
così sconvolta e perché i suoi vestiti erano
sporchi di sangue, terra e sudore che Nicole capì,
capì di essere rimasta la sola a ricordare, la sola la cui
vita non era stata riscritta di una virgola.
Aveva provato ad indagare parlando con gli altri, giusto per avere la
conferma di ciò che pensava e la conferma era arrivata, ad
esempio, quando Matt e la rediviva Olivia annunciarono che sarebbero
partiti per una crociera oppure quando Lilian le raccontò
come una mattina si era svegliata con la certezza di amare Owen e
allora era corsa da lui, si erano dichiarati l’un
l’altro per poi perdersi in un bacio da film romantico
d’altri tempi. Ecco, quella storia Nicole se l’era
fatta ripetere perché lei la ricordava in modo nettamente
diverso. Nei suoi ricordi, Lilian un giorno si era svegliata con la
certezza di amare Owen ed era corsa da lui, si erano dichiarati
l’uno all’altra e quando erano stati sul punto di
coronare il loro sogno d’amore…BAM….era
comparso Astaroth con il suo Castello e il suo seguito di demoni e
allora Lilian ed Owen avevano fatto quella ridicola promessa di
rimandare il tutto a quando quella brutta situazione sarebbe giunta al
termine. Quella era la storia che Nicole ricordava e quella era la
storia che Lilian raccontava mentre Astaroth era ancora in vita, ma poi
il Figlio del Fuoco era morto, tutto era stato riscritto e adesso la
verità di sua cugina era diversa dalla sua.
Perché di verità si trattava. Nicole non poteva
accusarli di vivere in una menzogna e che la loro vera vita era
un’altra, no, perché….né la
sua versione né la loro era falsa.
Aveva finito con l’accettarlo.
Per parecchio tempo aveva portato addosso un peso ben più
grande di qualche ricordo non riscritto e se quello doveva essere il
prezzo da pagare per avere l’assoluta certezza che Astaroth
era finito e che la loro lotta era giunta al termine, allora era felice
di pagarlo. Ne avrebbe sopportati altri mille di segreti come quello se
fosse stato necessario.
Uno spostamento d’aria alla sua destra, il solito spostamento
d’aria, le ricordò che un altro segreto lei
già ce l’aveva.
Annuì, consapevole e sospirò.
A proposito di quel segreto voleva fare una cosa e, mentre la faceva,
voleva anche controllare qualcos’altro.
Si voltò e si avviò verso l’Old Wood,
sperando di non essere vista da nessuno, ma a trovarla fu suo padre.
“Nicole! Lilian dice che tra poco devi farti bella per le
foto del taglio della torta!” -
l’avvertì sogghignando.
“Taglio della torta? C’è un taglio della
torta?” - si lamentò Nicole.
Suo padre scrollò le spalle.
“Ok! Dille che arrivo, prima…ho una piccola cosa
da sbrigare..” - disse.
“Nulla di grave, spero…” - fece suo
padre.
A quelle parole Nicole voltò lo sguardo sulla cittadina
completamente sana e nel pieno sviluppo del suo splendore,
lanciò un’occhiata a tutta la sua famiglia felice
e in vita e poi guardò la gente di Fell’s Church,
gli stessi che fino a poco prima aveva chiamato superstiti e che adesso
erano semplicemente persone serene cullate dalla beata ignoranza dovuta
al fatto di non sapere nulla di nessun personaggio o evento
soprannaturale, neppure di loro.
Tornò a guardare suo padre dopo un lungo attimo e si
concesse per la prima volta di essere davvero soddisfatta di
ciò che era riuscita a fare.
“Oh papà, ormai non esiste più nulla
che possa davvero essere definito grave o pericoloso,
fidati!” - gli rispose sorridendo.
Suo padre non capì, Nicole glielo leggeva negli occhi, ma la
lasciò andare con la promessa di non rivelare a Lilian che
aveva temporaneamente abbandonato la festa.
Fece tutto il tragitto che la separava dal cuore vivo e pulsante
dell’Old Wood di corsa, senza mai fermarsi e senza smettere
di sorridere.
Giunta a destinazione si voltò ancora alla sua destra,
fissando per un attimo lo sguardo sulla figura visibile solo ai suoi
occhi che non l’abbandonava mai e che anche in quel momento
l’aveva seguita.
Pronunciò poche parole e davanti a lei si tese una linea
retta di luce e poi si aprì uno squarcio, uno squarcio nel
tessuto spazio-temporale simile a quello che aveva usato con Lilian
durante il loro precedente viaggio nel passato.
“Cosa vuoi fare, Nicole?” - le chiese curiosa la
figura alla sua destra.
“Ti accontento! E’ da settimane che me lo chiedi e
finalmente ho deciso di assecondarti, quindi siine felice! Ti mancavano
i viaggi nel Tempo? Perfetto! Adesso viaggeremo nel Tempo! Non un
viaggio solo, piuttosto salteremo da un anno all’altro
proprio come piaceva fare a te!” - rispose Nicole.
“Devo confessarti che a volte la tua gentilezza nei miei
confronti mi commuove, cara Nicole!” - le rispose Astaroth,
mentre la luce dello squarcio li avvolgeva e li risucchiava al suo
interno.
05 Agosto 2011
Il posto faceva veramente pena.
Una bettola sgangherata con le pareti scrostate, grosse moto
parcheggiate all’esterno e un ridicolo pezzo di legno tenuto
su da un’asta spezzata e rattoppata con un pezzo di stoffa
sudicia su cui si leggeva a malapena la scritta
“BAR”.
Suo padre certi posti se li cercava col lanternino.
Lo squarcio l’aveva presa dall’Old Wood del suo
tempo per rilasciarla nell’Old Wood dell’anno a cui
aveva pensato, il 2011, per l’esattezza il 5 agosto
perché sì, aveva deciso di spostarsi indietro nel
tempo usando come punto di attracco la data del suo compleanno e
perché voleva vedere cosa succedeva a Fell’s
Church in quegli anni. Nessuno dei suoi parenti e conoscenti nel 2011
aveva incontrato lei o Lilian visto che il tempo era stato riscritto,
quindi tutti erano andati avanti con le loro normali vite senza strani
viaggi nel Tempo, solo che….quando pensava a quelle cose, a
ciò che il cambiamento della storia aveva comportato per le
controparti passate dei suoi familiari lei pensava a Damon, a come lo
aveva visto all’inizio e a come lo aveva visto alla fine,
pensava al percorso interiore che aveva compiuto e al dolore e agli
sforzi che gli era costato. In quei momenti si sentiva terribilmente in
colpa perché tutto era stato cancellato per colpa sua.
Poi, però, era successo qualcosa, un’illuminazione
non molto tempo prima che le aveva fatto sorgere un dubbio: e se il
fatto che lei ricordasse tutto avesse avuto un significato
più grande di quello che lei attribuiva alla cosa? Se
servisse a ricordare al Tempo stesso che quei giorni e quegli
avvenimenti che aveva riscritto li aveva soltanto cambiati, ma non
cancellati perché continuavano a vivere in lei?
Nicole lanciò un’occhiata alla figura silenziosa
di Astaroth alla sua destra.
Persino Astaroth, colui che doveva morire e che di fatto era morto
davvero, continuava in un certo senso a “vivere”
nella sua memoria e grazie alla sua memoria perché lei lo
ricordava, sapeva con certezza che lui era esistito e così
facendo era come se avesse creato un ponte tra il mondo vero e
l’oblio a cui l’essenza stessa del demone si era
aggrappata per trovare un modo per sopravvivere anche nella morte.
Certo, questo significava che lei era l’unica in grado di
vedere il demone dato che era l’unica a ricordarsi della sua
esistenza e dato che lui stesso non era vivo davvero, ma
solo….una visione, una proiezione astrale di ciò
che era stato in vita, ma la cosa non faceva poi molta differenza.
Tolto il fatto che Nicole doveva stare attenta a non essere beccata a
parlare "da sola” per non essere presa per pazza, tutto il
resto era come era sempre stato tra lei e il demone fatta eccezione per
il reciproco desiderio di uccidersi, quello ormai era sparito con la
vittoria di Nicole.
Tornando a Damon…
Il dubbio era che qualcosa di tutto quel lavoro interiore che lui aveva
fatto fosse rimasto proprio perché i ricordi di Nicole erano
rimasti, a testimonianza che quel periodo era esistito davvero quindi
aveva voluto cominciare da lì, da quell’anno e da
suo padre.
Appena messo piede nell’Old Wood del 2011 Nicole aveva subito
scandagliato silenziosamente l’area in cerca
dell’aura di suo padre e quando l’aveva trovata si
era limitata a seguirla fino a quella catapecchia che adesso si
ritrovava davanti.
Sperò solo che, una volta entrata, non si ritrovasse davanti
lo spettacolo di Damon che si dava da fare con un’orda di
ragazze sbavanti perché - sul serio - poteva reggere tutto,
ma non quello, non adesso che vedeva davvero Damon e suo padre come la
stessa persona.
Prese un bel respiro e spinse la porta cigolante del locale.
Venne investita subito dal tanfo pungente di alcol, fumo e sudore e
fece una smorfia.
Era sera e il posto non era affollato, ma c’erano delle
persone, soprattutto motociclisti baffuti che si soffermavano a
guardarla mano a mano che avanzava.
Certo, con quel vestito che aveva addosso in un posto del genere non
passava di certo inosservata!
Individuò Damon al bancone del bar, da solo, un bicchiere
ricolmo di whisky in una mano e l’altra a scompigliarsi i
capelli, con il viso atteggiato nell’espressione tipica di
chi sta combattendo una battaglia interiore e non vuole essere
disturbato da nessuno, ma purtroppo per lui Nicole non era "nessuno",
lei era Nicole Salvatore, la sua adorata figlioletta venuta dritta
dritta dal futuro per fare due chiacchiere usando i benefici dati
dall’anonimato per fargli scucire informazioni personali.
Prese posto sullo sgabello di fianco a quello di Damon e si
voltò completamente nella sua direzione, giusto per fargli
capire che era con lui che ce l’aveva.
Damon la osservò appena qualche attimo.
“Bel vestito, ragazzina! Tornatene alla sua sfilata di moda,
stasera non è aria!” - le disse e Nicole
sospirò di sollievo perché da come Damon aveva
cominciato quella frase Nicole aveva avuto il terrore che al suo futuro
padre fosse davvero saltato in mente di mettersi a flirtare con lei.
Bleah…
“Niente sfilata di moda per me! Piuttosto la definirei
l’opera perversa di una cugina dispotica,
comunque…..” - rispose Nicole -
“Chissà perché qualcosa mi dice che non
è aria da un pezzo per te! Ne sai almeno il
perché?”
Damon si voltò a guardarla e scosse la testa come se stesse
parlando con una povera imbecille.
Da quello sguardo Nicole si accorse che, nonostante fosse soddisfatta
di ciò che aveva fatto lottando e sconfiggendo Astaroth e
non le pesasse molto la situazione in cui era costretta a vivere,
vedere di nuovo sul volto di Damon quello sguardo a metà tra
il diffidente e il cinico che le rivolgeva all’inizio della
loro conoscenza faceva male.
Non potendo fare altro, deglutì.
“E lo sapresti tu?” - fece Damon.
“Io posso immaginarlo!” - fece, criptica, Nicole
lanciando un’occhiata al piccolo oggetto che solo quando si
era avvicinata aveva visto posato davanti a Damon - “E non
dirmi che è tuo perché lo vedo benissimo da me
che è un anello da donna!” - e per essere proprio
precisi diciamo che Nicole lo vedeva da se che quello era il prezioso
anello di opale di sua madre, l’anello dal quale non si
separava mai.
“Che hai fatto, l’hai rubato?” -
ipotizzò.
L’espressione di Damon si indurì.
“Non sono affari tuoi!” - le sibilò.
“Oh, avanti, guarda che a me puoi dirlo, sai? Non mi
scandalizzo mica!” - lo pungolò dandogli anche un
leggero colpetto su una spalla, ghignando - “ Altrimenti
lascia che indovini! Allora, allora, allora….è di
una ragazza, ovvio! Magari la tua ragazza oppure una ragazza di cui sei
innamorato..” - continuò ed in quel momento: la
folgorazione!
Voleva scoprire se qualcosa di tutto ciò che Damon aveva
passato durante i giorni che aveva vissuto nel futuro - quei giorni che
erano stati cambiati e lui non ricordava più - resisteva
ancora intatto nella sua coscienza? Perfetto! Allora doveva partire dai
sentimenti che sentiva per Bonnie.
“Scommetto che la ragazza è bionda! Si, ti ci vedo
proprio a dannarti l’anima per una di quelle biondine
perfette, dalla pelle perfetta, dagli occhi azzurri magari, una di
quelle che hanno tutti i ragazzi ai loro piedi! Tu sei uno di quei
ragazzi, ho indovinato? Uno di quelli che si sta contendendo il cuore
di lei e magari lei ti ha respinto e allora tu le hai sottratto
l’anello per vendetta! E’ di questo che si tratta?
C’è una bionda che ha scelto un altro?”
- fece Nicole.
Ormai non provava più alcun astio verso sua zia Elena,
però….beh…c’era da dire che
certe vecchie storie tornavano sempre utili.
Damon tenne per tutto il tempo gli occhi puntati sull’anello
di Bonnie. L’ascoltava, ma era come se non la stesse
ascoltando e Nicole lo sapeva, ma continuava ad andare avanti,
aggiungendo allusioni su allusioni ad una perfetta bionda per vedere
fino a che punto lui si sarebbe fatto distrarre dal pensiero di Elena.
Addirittura provò ad ipotizzare che, magari, se lei aveva
ragione, allora la bionda poteva ancora tornare indietro e scegliere
lui, ma Damon…niente, non dava segni di vita, rimaneva
immobile a fissare la pietra d’opale e la cosa stava
cominciando a diventare quasi inquietante.
“Ehi? Ehi? Stai bene, si?” - lo richiamò
Nicole.
Damon si voltò a guardarla, ma anche in quel momento la
vedeva, ma era come se non la vedesse e Nicole si sentiva totalmente
invisibile agli occhi del vampiro.
Lanciò brevemente un’occhiata alla sua destra e
pensò che forse era quello ciò che provava
Astaroth ora che era diventato un “mai esistito”
dimenticato da tutti.
“Devo andarmene!" - fece Damon, alzandosi e avanzando a
grandi passi verso l’entrata del bar.
“Dalla bionda a restituirle l’anello?” -
chiese Nicole.
Damon tornò a voltarsi e aveva lo sguardo confuso,
corrucciato.
“Non è bionda…” -
biascicò facendo per andarsene nuovamente.
Nicole scese dal suo sgabello e lo raggiunse fuori.
“Hai così tanta fretta?” - fece.
“Si! Ho fretta! Ho anche aspettato troppo! Potrebbe succedere
di tutto se continuo ad aspettare e non deve succedere niente! Devo
ridarle l’anello che sì, le ho rubato, e devo
dirle che è da due mesi che mi sento strano, che
provo…cose!” - fece Damon - “Ma che sto
a dirlo a te, devo essere impazzito!” - aggiunse poi come
riscuotendosi da un sogno.
“Forse sei solo cambiato!” - fece Nicole.
Damon si bloccò e la fissò qualche istante, serio
e pensieroso.
“Uhm…già…” - disse
soltanto prima di allontanarsi nella notte diretto verso
Fell’s Church e….beh…verso Bonnie,
questo Nicole poteva dirlo con certezza.
“E’ divertente e piuttosto strano!” -
commentò Astaroth, affiancandola e restando con lei a
guardare la figura di Damon che si allontanava.
“Cosa?” - chiese Nicole.
“E’ stato divertente il modo in cui gli hai parlato
e non trovi anche tu che si strano, davvero una strana coincidenza, che
tuo padre e tua madre abbiano deciso di mettere le carte in tavola e
mettersi in gioco per i loro sentimenti reciproci proprio lo stesso
giorno in cui tre anni dopo saresti nata tu?” - rispose
Astaroth facendole notare qualcosa che non aveva notato prima.
Sorrise.
“Si, strana coincidenza davvero…”.
05
Agosto 2015
Quella volta lo squarcio temporale risputò fuori lei e
quella specie di fantasma che si portava dietro proprio alle spalle del
pensionato che, per quel giorno, era illuminato a festa.
Il giardino posteriore era agghindato con palloncini e fiori, il sole
brillava alto nel cielo sereno di quel pomeriggio lontano ed in
lontananza era possibile ascoltare anche il canto di qualche uccellino
coraggioso che era uscito allo scoperto nonostante il caldo.
Era il giorno del suo primo compleanno e per celebrare
quell’occasione, rispetto alla megafesta che Lilian le aveva
organizzato nel suo tempo, sua madre aveva optato per qualcosa di
decisamente più intimo.
Sentiva delle risate provenire dal pensionato e Nicole si
avviò sorridente verso l’edificio, aggirandolo per
poter scorgere il giardino senza essere vista.
Azzerò la sua aura, giusto per prevenzione, e
fissò lo sguardo sulla scena che aveva davanti.
Sua zia Elena, seduta su una sedia a dondolo all’ombra del
piccolo portico, dettava legge e istruiva suo zio Stefan, suo padre ed
Alaric su come disporre i regali su un lungo tavolo, mantenendo il suo
comportamento risoluto e deciso nonostante l’enorme pancione
che aveva davanti.
A pensare che lì dentro c’era Lilian, Nicole quasi
scoppiò a ridere.
Un bambino dai capelli scuri, di circa due anni, arrivò in
quel momento insieme a sua madre che altri non era che Meredith e
mentre lei andava a depositare anche il suo pacchetto sul tavolo appena
allestito per i doni di compleanno, il piccolo Owen le
lasciò la mano e corse incontro ad Elena fermandosi a
fissare sorridente il pancione di questa e chiedendole il permesso per
accarezzarglielo con una mano.
Sua zia Elena annuì scoppiando in una serena risata.
Probabilmente stava pensando che quello era semplicemente il gesto di
un bambino curioso e sveglio, ma Nicole sapeva che dietro
c’era molto di più già a quel tempo.
Quando si parlava di anime gemelle dopotutto, c’era da
aspettarsi qualsiasi cosa, persino che sentissero la presenza
dell’altro quando ancora l’altro non è
nemmeno nato.
Non lo avrebbe mai ammesso e se fosse venuto fuori
l’argomento avrebbe negato fino alla morte, ma in fondo anche
lei trovava tutto ciò molto….romantico, ecco.
Il cancelletto che divideva la parte posteriore del pensionato da
quella anteriore cigolò in quel momento, rivelando
l’arrivo di Matt insieme ad Olivia.
I due salutarono tutti gli altri e dopo le solite battutine di rito di
suo padre nei confronti dei due, Matt ed Olivia si separarono: lui
andò ad aiutare Alaric con la disposizione delle sedie per
il pranzo ed Olivia si avviò verso Meredith prendendo a
parlare tra loro.
Erano due coppie molto unite e nel suo tempo, il tempo in cui Olivia
non era morta per mano di Astaroth, lo erano ancora di più.
Tutti e quattro umani, le due donne cacciatrici e i due uomini studiosi
del sovrannaturale, due coppie perfettamente complementari sia in
ciò che facevano che nei loro modi: le donne decise e
risolute, gli uomini dolci e pacati.
Nicole voleva bene a tutti loro, sia chiaro, ma quando decidevano di
mettersi in gruppo a fare paternali erano davvero così
irritanti con tutta quella loro ragione e compostezza….
“Coraggio, mia cara! Vieni pure, ti tengo io la
porta!” - la voce di un’anziana donna
annunciò l’arrivo di sua madre. La signora Flowers
aveva aperto dall’interno la porta sul retro che dava sul
giardino e stava lasciando passare Bonnie che spingeva una carrozzina
completamente rossa che di certo non passava inosservata.
La signora Flowers….
Nicole l’aveva vissuta poco, soltanto da bambina ma ogni
volta che pensava a lei le mancava come se l’avesse
conosciuta da sempre.
Purtroppo la morte della donna non era stata riscritta dato che era
stata naturale e non indotta o provocata dal Figlio del Fuoco,
anzi…era addirittura avvenuta prima che Astaroth facesse la
sua comparsa.
“Quella donna è una strega!” -
esclamò Astaroth, colpito.
“Eh già!” - confermò Nicole.
“Non smetterò mai di scoprire cose nuove su di te,
cara Nicole!” - fece lui.
Nicole gli lanciò un’occhiata e non rispose.
Rimase nel’ombra per molto tempo, godendosi la
felicità della scena che aveva davanti, godendosi suo padre
e sua madre che coccolavano la versione di lei ancora in fasce,
godendosi su zio Stefan che accarezzava teneramente il pancione di sua
zia Elena e godendosi persino i discorsi filosofici tra Matt ed Alaric
mentre Owen correva loro intorno con il modellino di un piccolo aereo
di linea tra le mani.
La giornata passò tranquillamente.
- Il miglior compleanno
di sempre - pensò Nicole.
Al calare della sera gli uomini si adoperarono per rimettere tutto
apposto, Elena andò a letto presto e mentre gli altri erano
radunati dentro intenti a parlare tra loro, Nicole scorse sua madre che
usciva di nuovo sul retro dondolando la sua carrozzina.
Le si avvicinò, seguendo puramente l’istinto.
Gli occhi di Bonnie scattarono su di lei immediatamente.
Nicole sorrise.
“Buonasera!” - la salutò gentilmente e
così come era successo con Damon anche con Bonnie
arrivò a colpirla forte la terribile consapevolezza che
nessuno in quel tempo la ricordava.
Soltanto il vagito della neonata Nicole riuscì ad impedirle
di soffrire nuovamente, ricordandole che loro, tutti loro, sua madre,
suo padre, i suoi zii, loro tutti la conoscevano, in
un’età diversa ma la conoscevano.
“Ciao..!?!” - rispose sommessamente Bonnie facendo
sembrare quel saluto più una domanda che altro.
“Oh, giusto, scusa! Probabilmente ti starai chiedendo chi
sono!” - fece Nicole - “Il fatto è
che…sono nuova in città, arrivata da appena due
giorni, sono uscita di casa per fare una passeggiata, ma mi sono persa
nel bosco! Ho vagato parecchio…” - aggiunse,
indicando l’Old Wood in lontananza.
Gli occhi di Bonnie passarono dalla diffidenza alla preoccupazione.
“Oddio! E tu stai bene? Quel posto…il
bosco….non è molto sicuro, ecco! Io stessa ne
sono molto spaventata e adesso che c’è lei
poi…non ti dico…” - le disse, lanciando
uno sguardo alla bambina ancora sveglia e vivace.
“Oh, io sto benissimo, grazie! Piuttosto….lei
è tua figlia?” - chiese.
Bonnie annuì: “Si! La mia bambina!” -
sospirò.
Nicole sorrise teneramente.
“Sembri molto giovane per essere già madre e
moglie…” - buttò lì Nicole.
“Oh, ma non sono sposata!” - la corresse Bonnie -
“Cioè…non sono neppure una ragazza
madre però, eh! Semplicemente…suo padre non
è molto il tipo da matrimonio ed io ho scoperto che neppure
per me in fondo è così importante, sono altre le
cose importanti!”.
“Sembri molto felice…” - fece Nicole.
“Perché lo sono!” - rispose Bonnie.
Nicole annuì appena e si fermò con lo sguardo
sulla sua versione molto, ma molto passata.
“Beh…ehmm…dov’è
che abiti? Magari posso darti delle indicazioni per arrivarci sana e
salva!” - le propose Bonnie spezzando il silenzio che era
calato - “Anzi, no! Ci sono due miei amici che stanno per
tornare a casa ed è tardi, se aspetti un attimo vado dentro
a chiedergli di darti un passaggio, che ne dici?”.
Nicole strabuzzò un attimo gli occhi, ma la cosa meno
sospetta che le veniva da fare era annuire e accettare, quindi
annuì e accettò cordialmente.
Bonnie si allontanò di qualche passo, giusto il tempo di
aprire la porta sul retro ed infilarci la testa dentro per poter
spiegare la situazione agli altri.
In quel frangente Nicole si accorse che Astaroth si era mosso dalla sua
destra per avvicinarsi alla bambina che adesso lo guardava fisso e gli
tirava la cravatta: come aveva immaginato lei non era l’unica
Nicole in grado di vedere il demone e ricordare tutto. A quanto pareva
ogni versione di lei, in ogni tempo vedeva Astaroth e ricordava tutto.
Nicole doveva saperne di più quindi le serviva un altro
viaggio perché di certo non poteva pretendere di avere le
sue risposte da una bimbetta di un anno appena.
Bonnie non fece in tempo a voltarsi di nuovo, che Nicole era
già sparita nell’ennesimo squarcio temporale.
05
Agosto 2024
Nicole riaprì gli occhi un istante dopo e lo scenario
intorno a lei era totalmente cambiato. Dal pensionato era tornata nel
cuore del bosco e, ad essere onesti, questa volta non aveva viaggiato
alla cieca affidandosi solo alla data del suo compleanno per spostarsi
nel Tempo, ma stavolta aveva richiamato a se un ricordo preciso, il
ricordo del suo decimo compleanno, l’anno in cui aveva
preteso di trascorrere tutta la giornata da sola con i suoi genitori a
correre per il bosco, l’anno in cui alla fine ci si era persa
nel bosco e per la prima volta in vita sua ne aveva avuto paura.
Ricordava solo questo, di essersi persa, ma non ricordava
ciò che era successo nel mentre. Aveva sempre attribuito la
cosa all’età, insomma capita a tutti di non
ricordare gran parte di ciò che era avvenuto
nell’infanzia, ma in quel momento si rese conto che quel suo
vuoto di memoria era dovuto ad altro, era dovuto a lei stessa e a quel
viaggio che stava facendo, era dovuto al fatto che aveva tutta
l’intenzione di andare a parlare con la sua versione di
appena dieci anni, una cosa che capitava raramente a chi compiva viaggi
nel tempo e che lasciava sempre molta confusione in testa e
annebbiamento.
Si diresse a nord, verso il bosco all’altezza della parte
vecchia del cimitero e si nascose lì, tra le fronde,
aspettando l’arrivo della piccola Nicole.
“Ti sembra una buona idea?” - le chiese Astaroth.
“Voglio capire se sono solo io a vederti, oppure se
è una cosa a cui ho condannato anche tutte le altre versioni
passate e future di me!” - rispose Nicole.
“E se anche fosse così, cosa faresti al
riguardo?” - chiese ancora Astaroth.
“Nulla! Voglio solo saperlo! Se devo essere l’unica
a ricordare, almeno voglio che tutta questa situazione e le sue
probabili implicazioni mi siano chiare!” - fece Nicole.
Qualche metro più in là, dei passi attirarono la
sua attenzione e poco dopo, passando attraverso un fitto cespuglio ed
insudiciandosi le mani e le ginocchia di terra fresca, la sua versione
bambina arrivò affannata, stanca e spaurita, con i capelli
già lunghi raccolti in una treccia ordinata che le ricadeva
su una spalla.
La bambina avanzò ancora di qualche passo e poi si
fermò, guardandosi attorno confusa. Alla fine si arrese alla
stanchezza e si lasciò cadere lungo il tronco di un albero,
portandosi le ginocchia al petto e sussurrando piano il nome di suo
padre sperando che la salvasse.
Nicole sorrise; in quel momento la piccola Nicole sembrava tanto
Bonnie….
Prese un bel respiro ed uscì allo scoperto, smuovendo le
foglie affinchè l’altra se stessa la sentisse,
infine le sorrise e la raggiunse.
La bambina si tirò indietro, diffidente. Il suo sguardo
aveva perso tutta la paura di poco prima e si era indurito, diventando
terribilmente serio per una ragazzina di dieci anni.
Nicole si inginocchio sull’erba e alzò le mani in
segno di resa.
“Sono un’amica!” - fece.
“I miei genitori mi hanno detto di diffidare degli
estranei!” - fece la bambina.
“I tuoi genitori ti hanno anche detto che in certi casi devi
sempre seguire il tuo istinto, anche se la situazione non sembra a tuo
favore…” - ribattè Nicole.
L’altra se stessa corrugò la fronte.
“Come fai a sapere queste cose? Conosci i miei genitori? Sei
una strega?” - volle sapere.
Nicole annuì: “Entrambi!” - rispose.
“Oh!” - fece la piccola - “E cosa
vuoi?”
A Nicole scappò una breve risata, secca e improvvisa: adesso
capiva perché le ripetevano sempre di essere una piccola
impertinente sfacciata.
“Volevo chiederti una cosa a dire il
vero….” - le rispose.
“Mi vuoi chiedere qualcosa dello strano amico che ti porti
dietro?” - fece la bambina indicandole con un cenno Astaroth,
sempre e costantemente alla sua destra.
Nicole aveva la sua risposta: anche tutte le altre versione di se
stessa disseminate nel tempo potevano vedere Astaroth.
Ma adesso c’era un’altra domanda che le sorgeva
spontanea: anche loro erano costrette a conviverci così come
faceva lei?
“A dire il vero si, volevo parlarti di lui!” -
rispose Nicole - “Lo conosci?”.
La piccola annuì: “Certo! Si chiama Astaroth ed
è un demone!”.
“Ok! E anche tu hai per caso un Astaroth che sta sempre con
te e che solo tu puoi vedere?” - chiese ancora Nicole, avida
di sapere.
Questa volta la bambina scosse la testa.
“No, non ce l’ho un Astaroth!” - rispose.
Nicole la guardò pensierosa.
Quindi questo cosa significava? Che le altre versioni di se stessa
potevano vedere Astaroth, ma non avevano una versione di Astaroth
sempre con loro? E allora come faceva quella bambina a conoscerlo?
“Va bene, ma allora come fai a conoscerlo? A sapere come si
chiama e cos’è?” - chiese Nicole.
“Io lo sogno!” - rispose la bambina.
“Lo sogni? In che senso?”.
“Nel senso che è da…quando sono nata
che ogni volta che dormo faccio sempre lo stesso sogno! Un sogno dove
è raccontata una storia e in questa storia
c’è lui che è mio nemico e che fa un
sacco di cose brutte anche a mamma e papà e agli zii,
però alla fine io lo sconfiggo sempre!” -
raccontò l’altra Nicole -
“Quand’ero più piccola mi spaventavano
questi sogni però poi ci ho fatto l’abitudine e
adesso….non mi fanno più paura!”.
Nicole rimase senza parole e annuì soltanto, lentamente.
Quindi stando a quanto diceva la sua versione bambina, lei era
l’unica a sapere che tutto ciò che ricordava era
davvero successo perché era l’unica che
effettivamente l’aveva vissuto, ma tutte le altre versioni di
se conoscevano comunque la storia, ma tramite un sogno e tale la
consideravano e forse era meglio così.
Ma si chiedeva ancora perché Astaroth fosse rimasto solo con
lei e non fosse andato in giro ad importunare anche le altre versioni
di se stessa.
“Io sono unico, ricordi?” - fece Astaroth -
“Non sono mai esistite versioni passate o future di me,
quindi è ovvio che quando sono morto sia rimasto unico anche
nella morte e sono solo con te perché ci sono solo io!
Niente passato, niente futuro, solo presente!” - si
spiegò - “E adesso tu sei come me!”.
A quelle parole Nicole si voltò di scatto.
“Come, scusa?”.
“Pensaci! Anche tu adesso sei unica nel Tempo in un certo
senso! Si, esistono versioni passate e future di te, ma nessuna di loro
è come te perché nessuna di loro ha vissuto o
vivrà ciò che tu hai vissuto! Conoscono la
storia, sanno di esserne state protagoniste, ma per loro è
solo un bel sogno, nulla di concreto come invece lo è stato
per te!” - rispose Astaroth - “Perché
non mi sembri felice? A me piaceva essere unico nel Tempo! E poi
è un bell’appellativo, non trovi? Facciamo
così: adesso che sono morto puoi usarlo al posto mio! Almeno
lo manterrai in auge!”.
Nicole lo lasciò parlare, ma aveva finito di ascoltarlo da
parecchio.
Perché non era contenta? Perché si sentiva una
martire, ecco perché! E perché non aveva mai
avvertito così intensamente quella sensazione prima di quel
momento.
Ma cosa le restava da fare se non accettarla e andare avanti?
Adesso che aveva avuto le sue risposte ci avrebbe convissuto, belle o
brutte che le parevano.
Quello era l’unico modo per garantire la felicità
e la serenità di tutti e poco importava se avrebbe dovuto
continuare a sorbirsi le brutte battute di Astaroth per
chissà quanto tempo ancora.
“Devo trovare i miei genitori!” - fece la piccola
Nicole, alzandosi all’improvviso.
“Certo, scusa, vai! Sono…lo sai dove
sono?” - le chiese.
La bambina scosse la testa, imbarazzata.
Nicole scandagliò appena la zona con il suo Potere fino a
trovare l’aura di Damon.
Indicò un sentiero di fronte a loro.
“Sei vai sempre dritto per quel sentiero e gridi forte il
nome di tuo padre lui ti sentirà e verrà a
prenderti!” - le disse.
“Tu non vieni?” - le chiese la piccola.
Nicole scosse la testa: “No! Vai tu, io resto ancora un
po’ qui!” - la rassicurò.
“Da sola?”.
“Ho il mio amico immaginario qui con me! Non sono
sola!” - rispose Nicole con un sorriso.
“Ok, allora!” - disse la bambina finalmente
convinta - “Ciao!” - urlò, prima di
mettersi a correre verso il sentiero che le aveva indicato con
l’unico scopo di trovare suo padre.
Nicole la guardò a lungo e solo quando la vide scomparire
tra gli alberi aprì un nuovo squarcio che, questa volta, la
riportò finalmente a casa, nel suo tempo e alla sua festa.
Si incamminò per le strade deserte della Fell’s
Church del 2034 più sicura di ciò che le era
capitato in sorte, ma anche con una nuova e in fondo piacevole
malinconia a gravarle sul cuore.
“Tutta la nostra lotta….tutta la nostra grande
battaglia finale….era a questo che doveva portare? A questa
sorte di…convivenza forzata?” - chiese
sommessamente ad Astaroth senza nessuna forma di ironia nella voce, ma
solo con tanta tranquillità e forse pace.
“Questo era l’unica soluzione a cui si poteva
aspirare, non lo vedi? Quante volte ti ho ripetuto che io e te siamo
due facce della stessa medaglia? Io l’unico in grado di
ucciderti e tu l’unica in grado di uccidere me. Destinati ad
incontrarci e a combattere. Io il male, tu il bene. Luce ed ombra. Una
lotta primordiale che va avanti fin dall’Inizio della Storia.
L’unica cosa che cambia sono i contendenti in campo, le forme
sotto cui la luce e l’ombra decidono di mostrarsi e
combattere.” - rispose Astaroth - “Ma esiste una
bilancia, Nicole! Al mondo non può esserci né
troppo male né troppo bene. Deve esserci equilibrio tra le
due parti! Adesso questa battaglia l’hai vinta tu con la tua
luce, l’ha vinta il bene, ma il male non poteva essere
debellato del tutto e allora ecco che la tua luce mi ha accolto, ha
accolto in se quell’essenza e quello spirito che neppure
credevo di avere e mi ha dato un modo per vivere. Finchè tu
vivrai, Nicole, allora anch’io vivrò e
sarò sempre qui, alla tua destra. Ogni volta che ti volterai
in questa direzione o che guarderai a destra con la coda
dell’occhio, tu vedrai me! Sempre!”.
“Suona parecchio inquietante…” - fece
Nicole.
“Si e forse lo è per davvero!” - le
diede ragione Astaroth mentre entrambi si fermavano a guardare in
lontananza le luci della festa e ad ascoltare le risate felici dei suoi
partecipanti - “Ma questa è anche
l’unica soluzione giusta, in fondo!”.
FINE
NOTE:
Ciao a tutte e buon giovedì sera!*_*
Spero abbiate passato una buona Pasqua, la mia diciamo che è
stata...proficua: ho sfornato l'epilogo!XD
Oddio...l'epilogo! Vi giuro che mi sento tristissima a postarlo! Ogni
volta che finisco una storia mi viene una malinconia assurda e
già sento che mi mancherà un sacco! Purtroppo
però prima o poi la fine arriva e
vabbè...sfogherò le lacrime domani al cinema con
Titanic!XD
Spero che l'epilogo via sia piaciuto e che abbia risposto un
pò a tutte le domande che mi avete giustamente posto nei
meravigliosi commenti al capitolo precedente. Ho cercato di spiegare un
pò tutto e di dare una degna fine alla storia, ma nel caso
aveste ancora dei dubbi io sono sempre qui e potete chiedere
ciò che volete senza nessun problema!XD
Che dire...."Forse..il destino..." penso che mi mancherà
parecchio. L'idea per scriverla ce l'avevo già ai tempi de
"Il linguaggio della resa" e vi giuro che non era così
complicata come invece si è rivelata. Questa è
stata di sicuro la storia più contorta e complicata che io
abbia mai scritto, ma che spero vi sia piaciuta e vi abbia fatto
compagnia così come voi ne avete fatta a me con il vostro
costante supporto giovedì dietro giovedì!*_*
I ringraziamenti a questo punto sono doverosi!
Allora....
Ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno inserito questa
storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
Ringrazio tutti coloro che l'hanno solo letta silenziosamente, il cui
numero mi impressiona parecchio! Grazie davvero**
Ringrazio tutti coloro che mi hanno inserito tra gli autori
preferiti!*D* Cioè...ma quanto vi amo a voi?*_*
Ringrazio tutti coloro che mi seguono anche sul blog!
Ringrazio, infine, tutti coloro che hanno recensito questa mia storia!
In particolare vorrei fare una menzione d'onore a "real" e "Amy in Wonderland"
in cui commenti mi sono davvero rimasti nel cuore! Grazie mille ad
entrambe!*_* Vi lovvo un sacco*_*
Che dire.....scrivere per voi tutti in questi mesi è stato
bellissimo come sempre e spero di ritrovarvi tutti con l'inizio della
mia prossima serie!°°
TADAN! Sorpresa! Ebbene si, non vi libererete mai di me!XD
Sto preparando una nuova serie che si intitolera "Le Porte del Tempo"!
Sarà composta da tre storia da 10 capitoli l'una che
riguarderanno rispettivamente il passato, il presente e il futuro di
Stefan e Damon! Infatti sarà il loro rapporto alla base di
tutto e ogni storia non sarà altro che una raccolta di dieci
one-shot che racconteranno di dieci momenti passati, presenti o futuri
che hanno contribuito a complicare o a rimettere a posto, ad inasprire
o ad addolcire, a rinforzare o ad indebolire il loro rapporto! A mio
dire, infatti, nei libri se ne dice poco o niente e ci si concentra un
pò troppo su Elena e su quanto sia bella, quindi....zan
zan....ho deciso di scriverla io una storia del genere.
Ovviamente cercherò di raccontare cose che non sono state
raccontate!XD
Mi prenderò più di un mese di vacanza questa
volta a causa di impegni vari e poi perchè voglio riuscire a
scriverle tutte e tre complete prima di cominciare a postare, quindi il
primo capitolo della prima storia di questa serie "Le Porte del Tempo:
Il Passato" lo pubblicherò con esattezza GIOVEDI' 7 GIUGNO!
Nel frattempo posterò delle piccole cose al riguardo sul
blog!XD E...giusto per essere chiara fin da ora....questa prima storia
riguarderà il passato dei due fratelli, quindi la loro vita
da umani, dalla nascita all'arrivo di Katherine ergo sarà
ambientata nel '500 italiano ergo non ci saranno nè Elena,
nè Bonnie nè Matt o Meredith!XD Loro arriveranno
nelle due storie successive!
Adesso fuggo via che questa nota è davvero chilometrica!XD
Grazie ancora a tutti!
Spero di rincontrarvi a giugno....BACIONI...IOSNIO90!!!
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