ora basta non ne posso più

di Astrid 5E
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ne ho abbastanza ***
Capitolo 2: *** chi è che ne ha abbastanza?! ***
Capitolo 3: *** Uova? Pantaloni? Ma dove cavolo vi credete di essere?! ***
Capitolo 4: *** Sarà questa la fortezza? ***
Capitolo 5: *** Il negozio di Mastro Toad ***
Capitolo 6: *** Il castello di Bowser ***
Capitolo 7: *** EXTRA_Entrambi ***



Capitolo 1
*** ne ho abbastanza ***


 Il titolo …. Lo devo mettere? ..  Va beh , mettiamolo.
 
“Ne ho abbastanza”
 
Adesso ne ho abbastanza.
Giuro che questa è l’ultima volta!
<< Sì? >>
<< Sono io. >> .
Sospiro.
<< Quella cosa? >>
<< Quella cosa. >> .
Termino la chiamata quasi sbattendo la cornetta.
Uno di quegli stupidi Toad che mi gira sempre intorno, si agita e inizia a muoversi nervosamente, dietro di me.
Alzo la gamba, istintivamente, quasi per dargli un calcio.
Mi blocco. Senso di colpa. Povero fungo deficiente.
Lo lascio nella sua stupida preoccupazione e  mi avvio verso la porta, posizionandomi bne il berretto in testa.
Mai una volta che si possa fare un appuntamento come si deve.
E poi neanche ‘sta storia della “situazione improvvisa”.
E se io sto lavorando?!
Possibile che un idraulico del mio calibro debba dedicare tutta la sua vita in questo?!
<< Forza, Mario! Siamo tutti con te! >> .
Un altro di quei funghetti odiosi.
Lo guardo male, ma di sbieco e non  mi vede.
“ Sì, sì, tutti con me! Mpf! Ma con la crisi che c’è ora, non ci state, tanto, a mio sostegno, eh, stupidi funghi?! Almeno uno stipendio fisso, dato che oramai scoccia un po’, questa storia!” .
Sospiro di nuovo. L’aspirina l’ho presa? … sì, ok.
Con tutto questo stress, oggigiorno, vorrei essere nato al posto di mio fratello.
Oppure di Yoshi, tanto quello dorme e basta.
Penso che addirittura fare delle uova sia meno doloroso di quello che faccio io, oramai da anni!
“ << Pronto? >> ”. Mi ritorna in mente la voce di Daisy.
Pure lei, poverina, è così tanto amica sua, che l’hanno messa a fare la centralina per imprevisti come questo di oggi.
Imprevisti che però avvengono un po’ troppo spesso, per i miei gusti …
Che cosa ci troverà, poi, quel drago, in quella?
Mah, sarà ormai che con tutte le volte che mi ha sfruttato in questo modo, “L’Amore” è andato proprio a farsi friggere, come una bob-omba! (che puccie!!)
Inciampo in un guscio. Rosso.
Oh, no. Ci mancava il Troopa gentile, quello che salta allegro!
E infatti eccolo arrivare, sorridente, saltellando, alla ricerca del suo guscio.
Ed eccolo ancora che, vedendo sia il suo guscio che me, sorride ancora di più, con quella faccia da schiaffi.
Oh, beh, almeno lui è un nemico. Non cambia nulla.
…  E il Koopa Troopa, ora più Koopa che Troopa, vola via, ottenendo il nuovo record universale di salto in lungo.
Alzo lo sguardo verso quel puntino che pian piano si allontana; su, su, sempre più su …
Così facendo, comunque, a causa della visiera del mio cappello – ancora non capisco perché mi ostino a portare un cappello così ridicolo e ingombrante – non mi accorgo di quello che mi cade addosso.
Un qualcosa.
E un qualcuno.
Il qualcosa è una bob-omba (che puccie!) viola sorridente, tutta circondata da note, che mi cade in mano, mentre il suo paracadute si stacca.
Il qualcuno cade subito dopo.
Non in mano, ma letteralmente addosso.
E non fa male. Fa malissimo!
<< Luigi! E che ca … >>
<< Fratello! Ciao! Che coincidenza! >> fa lui guardandomi dall’alto in basso.
Ecco. Questa cosa non mi piace molto.
Non solo è scemo e fa una vita beata, ma è pure più alto di me.
E fa il mio stesso lavoro!
Ovvio quindi che viene preferito lui – sia al lavoro che dai fan – anche per la sua immagine da “piccolone” che lo fa apparire addirittura “tenero”.
Scuoto la testa. È inutile negare l’evidenza.
<< Che ci fai qui, Luigi? >>
<< Mmm … >> ci pensa un po’.
Un altro po’ ….
Ancora  …
Mmmm!!!
<< Allora?! >>
<< Mi ha mandato Daisy! >> risponde lui, allora, sempre tranquillo, come se si fosse comportato come una persona normale quando le fai una domanda.
<< Per sicurezza >> precisa, poi.
Già, Daisy ci sa fare.
Ha previsto tutto.
Luigi, scemo sarà scemo, ma per quanto riguarda forza fisica, un po’ mi batte.
Quel “per sicurezza” lo so che non è rivolto a me.
Daisy è intelligente.
No, la protezione, lei, ,’ha assicurata a qualcun altro.
Alla sua migliore amica.
Sa che questa è l’ultima volta; non posso più andare avanti così.
<< Andiamo a salvare … >>
Se lo fa di nuovo, giuro che l’ammazzo!
<< … Peach! >>
 
 
 
 
Ok, lo ammetto, non è un granché,  ma mi era venuta in mente verso le undici e mezza di sera di ieri.  E così l’ho scritta.
Non so se è venuta bene, ma cercherò di continuarla, con altri lampi di genio-demenzialità di questo tipo. A presto e un saluto a tutti, Astrid 5E! ^^ 

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Capitolo 2
*** chi è che ne ha abbastanza?! ***


 Ed eccoci qua! … di nuovo, sì, sono venuta per rompervi di nuovo le scatole e per farvi sprecare qualche minuto del vostro tempo … che ci volete fare? La genio-demenzialità colpisce solo quei pochi esemplari particolarmente fuori di testa! Bene! Senza ulteriori indugi …
 
“ Chi è che ne ha abbastanza?! ”
 
 
Collina.
Cubo.
Cubo, cubo.
Collina.
Il paesaggio è sempre lo stesso.
E io, francamente mi annoio.
Cubo. Un “dling” avvisa che ho preso una moneta, perché altrimenti non se ne si accorge … ma fammi il piacere!
Mario alza la testa al cielo, sbuffando.
Guarda le nuvole. Quelle nuvole troppo bianche e troppo ferme per sembrare nuvole.
Ma ci stanno prendendo in giro?! … “dling”.
Luigi cammina sopra i cubi marroni che appaiono, di tanto in tanto, durante il percorso.
Sorride felicemente venendo qualche volta scaraventato in aria dal fratello che, di sotto, sta dando pugni ai blocchi per prendere le monete.
Mi faccio male, sapete?! Fa male dare un pugno a dei blocchi di legno, pietra o quel che sia!
Neanche questi guantoni bianchi  reggono troppo l’impatto!
Luigi cammina sopra i blocchi, sorridendo.
Oh, beh, almeno, con tutti questi salvataggi, ogni volta mi porto a casa tutte le monete che no prendo a lavoro! … M. un solo lato positivo. Uno solo.
Luigi cammina sui blocchi, felicemente.
<< Cosa fai, fratello? >> chiede.
<< Non lo vedi? >> risponde l’altro, colpendo il blocco sul quale sta l’idraulico dal cappello verde.
Quello salta in alto, per tornare poi su un’altra fila di blocchi.
Continua a camminare, con il sorriso sulle labbra.
<< Raccogli monete? >> insiste, poi.
<< … >> . Mario fu tentato di colpirlo di nuovo, ma decise di calmarsi. Le aspirine costano, dopotutto.
<< Sì, raccolgo monete, non l’avevi capito? >>
<< Oh, sì, dai, che se raggiungiamo le cento monete, in cambio riceviamo una stella >> . Luigi sorride, ignorando la domanda del fratello.
<< Una stella? E che accidenti me ne faccio, io, di una stella! >> risponde Mario, in preda all’irritazione.
<< Luigi, sempre il solito! Smettila di pensare a queste inutili cose da bamboccioni! >> .
Luigi non sorride più.
Si è fermato e rimane immobile, su un blocco che il fratello aveva saltato prima.
Stringe in una mano … un foglio di carta arrotolato?!
<< Già … sono proprio cose da deficienti … >> . La voce lugubre blocca l’idraulico baffuto dal cappello rosso.
Mario si gira piano, stupito.
<< Sì … >> continua la voce bassa << SONO PROPRIO COSE DA DEFICIENTI!!! >> termina poi, urlando di rabbia.
Luigi, con la faccia rossa, palesemente infuriato, quasi stritola il foglio nella mano destra mentre, alzandosi il berretto dalla testa, continua ad urlare.
<< Ne ho abbastanza! >> fa poi, buttando a terra il berretto e sbattendo forte il piede a terra, più e più volte << Col cavolo che continuo con questa storia, del fratello deficiente! O mi cambiano contratto o io, da qui, me-na-va-do! >> .
Mario lo guarda scioccato.
<< L … Luigi, ma sei veramente tu? >> .
L’altro riprende il cappello da terra.
<< Certo che sì, scusa, chi altri credi che sia? >> fa poi, con sguardo sprezzante e tono di superiorità, sventolandosi sul viso il berretto.
<< Sai che c’è? >> chiede al fratello, in modo retorico.
Mario fa per rispondere, ma Luigi lo precede.
<< C’è che sono stufo! Tu … tu ti lamenti? Tu che almeno, in questi dannatissimi giochi, fai sempre la parte dell’eroe intelligente? Provaci tu, provaci, a fare quello cretino che non capisce mai una parola! Dai! Voglio proprio vedere come ti senti! >> .
Vedendo che il fratello non risponde, Luigi continua, con il volto sempre più accigliato.
<< Vuoi sapere come mi sento? Uno schifo! Mi sento un inetto, solo perché devo fare la parte dell’imbranato! … mm … ma sai che c’è? Da adesso in poi, la parte dell’eroe, la faccio io! >> conclude con un’occhiata sadicamente malefica e, sceso dal blocco, abbassa la visiera del cappello del fratello, sorpassandolo.
Mario, stordito, se la rimette a posto  e, raggiungendo Luigi, correndo, prova a chiedergli qualcosa.
<< Ma Luigi, che cosa … ? >>
<< Sta zitto, gnomo. >> taglia corto l’altro.
Mario, non si fa intimidire.
<< A chi, dici “gnomo”? >> .
Luigi si gira, fulminandolo con lo sguardo.
<< A te, qualche problema, “gnomo”? >> .
Mario non riesce a controbattere, ma comunque non la vuole dare vinta a quello spilungone.
Se ha così tanto coraggio da chiamare me “gnomo” non ha capito proprio con chi ha a che fare.
<< Luigi, mi sa che non ti conviene metterti contro di me. In un combattimento ti batterei di sicuro >> fa poi l’idraulico rosso, con aria di superiorità.
<< Abbassa la cresta, tappo >> risponde l’altro baffuto, senza scomporsi minimamente << Sappi che fino ad ora ho seguito, punto per punto, tutto quello che mi dicevano di fare quelli del contratto, ma ora basta! Ne ho fin sopra i capelli di sopportare con un sorriso tutti questi scemi pieni di problemi! >> e dicendo questo indica tutto il paesaggio, immobile, con la mano girandola.
Mario non capisce ancora bene la situazione.
<< Scusa, ma … che succede? Non sei mai stato così, mi puoi spiegare? >> .
Segue un lungo silenzio.
Luigi continua a camminare.
<< È che sono stufo. Stufo di essere quello che non sono, stufo di fare da spalla ad uno molto più basso di me e che si atteggia da perfetto paladino della giustizia, stufo di queste principesse maldestre che ad ogni cosa che fanno finiscono nei guai … stufo! Sono stufo di tutto! >> dice d’un tratto, sfogandosi.
Il fratello lo fissa da dietro. Poi scoppia a ridere.
<< Ma lo sai? Così sei più simpatico di prima! >> gli confessa il baffuto, alzandosi la visiera rossa.
Il cappello verde si volta, verso quello rosso.
<< Sì … e non mi dispiace affatto l’idea di prenderti in giro, microbo >> sorride beffardo, Luigi.
Non sembra più lo stesso, ma rimane pur sempre suo fratello.
E poi, parlandoci chiaro, non che Mario sia rimasto quel grande eroe coraggioso e sempre pronto a difendere tutti che faceva credere di essere.
Anche lui, come il fratello è stufo.
<< Luigi, noi due ci assomigliamo >>
<< Di sicuro non in altezza >> .
Dopo un piccolo silenzio i due si mettono a ridere.
<< Va bene, va bene, lo ammetto, sono stufo anche io di tutta questa storia >>
<< Finalmente un po’ di sincerità, nano >> .
I due si rimettono in marcia. Uno a fianco all’altro.
Durante il tragitto, incontrano uno Yoshi viola, che dorme beatamente, in mezzo alla strada.
Mario e Luigi si guardano un attimo negli occhi.
Telepatia.
Yoshi vola lontano lontano, a causa di due sonori calci nella milza.
<< Ben fatto, fratello! Non sopporto vedere qualcuno che riposa, quando noi pensiamo alla pace del regno! >> si congratula Mario, con l’alto baffuto.
<< Sono d’accordo. Anche io non sopporto vederli >> .
Si  incamminano, dentro la torre alla fine del livello, ognuno con una mano sulla spalla dell’altro.
<< E on dimenticare i funghi. >>
<< Già. Anche loro, sarebbe da menarli tutti >>
<< Ma, a proposito, tu l’altra volta cosa ci facevi con una bob-omba … ? >>
Le loro figure scompaiono.
 
 
Allora …. Che dire …. Che non so com’è venuta! …. Com’è venuta? Spero bene, d'altronde mi è piaciuto tantissimo scrivere sulla vera personalità di Luigi! ^^ poverino! Sempre considerato come il deficiente di turno! E così eccolo qua, nella mia ff, con tutt’altro carattere! XD vai Luigi! Combatti!                                                                                                                                               
Spero che anche questo capitolo, quindi, vi abbia fatto fare almeno un sorriso (piccolo piccolo, mi basta anche così); un saluto, Astrid 5E.
Ah, ultimamente sto lavorando a due storie diverse (questa e un’altra) e, visto che con l’altra sto abbastanza indietro, non so quanto presto potrò continuare qui! Comunque sia, ci rivediamo ad un’altra spruzzata di ingegno-demenza! Ciao ciao! J

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Capitolo 3
*** Uova? Pantaloni? Ma dove cavolo vi credete di essere?! ***


Buongiorno a tutti! … Ah e se è notte … Buonanotte a tutti! …. Ehm, ehm, so che chi non si aspettava niente di nuovo, ora si starà leggermente distruggendo la testa, a furia di sbatterla sulla scrivania. E va bene, scusate. Non lo faccio apposta, lo giuro, è tutta colpa della genio-demenzialità! (più demenziale che geniale) e delle bob-ombe! (ebbene sì, lo ammetto, sono loro che mi ispirano!)…..

Camminano ormai da ore.
Il caffè preso alla torre non era dei migliori, ma meglio di niente per tenersi svegli.
Luigi sbuffa.
<< Uffa! Ma è mai possibile che per arrivare ad un benedetto castello dobbiamo fare tutta ‘sta strada?! >> .
Mario si tira su i pantaloni, cercando disperatamente di riallacciarli alle fibbie delle bretelle, dopo la pausa alla toilet.
L’idraulico verde si ferma a fissare il fratello che, zampettando su una gamba, avanza goffo, con la lingua a penzoloni, cercando di allacciare il bottone destro.
<< … Mario? >> . Gli fa poi, dubbioso.
<< Sì? >> risponde l’altro, a fatica, con il fiato corto.
<< Se fai ancora così, presto o tardi, quelle fibbie si romperanno >> taglia corto, Luigi.
<< Naah! >> scuote la testa Mario, fiducioso.
<< Capirai! Sarò ingrassato al massimo di qualche chiletto! Non c’è nulla di cui preoccuparsi! >> .
<< Sicuro? >>
<< Sicuro! >> .
Piomba per pochi secondi un silenzio opprimente.
<< Io non credo >> .
<< E su, Luigi! Che pessimista che sei! >>
<< Non pessimista, ma realista, fratello. Guardati >> precisa l’idraulico dal cappello verde, indicando al fratello l’unico bottone allacciato e che, se avesse potuto parlare, avrebbe urlato di salvarlo.
Mario lo fissa un po’.
Riflette.
Poi sbuffa.
Al diavolo il realismo di Luigi! Non sarà più il sempliciotto di prima – e infatti mi chiedo perché quelli del contratto l’abbiano fatto rimanere – ma qui il protagonista rimango sempre io! E sono io che decido per me stesso! Sì!
Così, spese altri cinque buoni minuti ad allacciarsi anche l’altro bottone, il quale  non si sarebbe astenuto dal fare anche lui la sua dose di strilli.
<< Ecco fatto! Visto? Avevo ragione io, non preoccuparti! >> esclama poi, risistemandosi il cappello rosso sulla fronte, gronda di sudore.
<< Sicuro che vada bene? >>
<< Sicurissimo, andiamo! >> .
E i due ricominciano il viaggio.
 
*strap*
 
<< Te l’avevo detto! Te l’avevo detto o no? Dimmi che te l’avevo detto >> .
Mario sbuffa, seduto a terra. Una mano appoggiata sotto al mento, con il palmo aperto, e l’altra su un ginocchio.
<< M l’avevi detto. … Contento?! >> . Si  volta poi verso al fratello che, a stento, soffoca una risata.
<< E non ridere! >> lo richiama l’idraulico rosso, puntandogli un indice contro.
<< Sì, però avevo ragione io >> continua Luigi, girandosi subito, per ridere di nuovo.
Mario vede le sue spalle sobbalzare e alza gli occhi al cielo.
<< Non importa adesso, chi aveva ragione o meno. L’importante ora è: che si fa? >> .
Luigi ritorna serio.
<< Già, che si fa? >> . si mette una mano sulla visiera verde, per concentrarsi.
In lontananza si sente un fischiettio e una voce nasale che canta qualcosa di incomprensibile.
Entrambi gli idraulici si girano verso quel rumore.
Dalla collina sbuca fuori un essere verde e bianco …
<< Lo so io che si fa! >> schiocca le dita, Luigi, sorridendo pimpante.
<< Aspettami qua, torno subito! >> e detto questo al fratello, si incammina verso quella sagoma.
Mario lo fissa allontanarsi, perplesso.
Lo vede confabulare con quell’ “ essere ” che ora, avvicinandosi sembra un drago.
No … non uno di quelli … !
<< Eccolo qua! >> . Luigi indica il fratello al draghetto bianco e verde spara uova.
Quello squadra dall’alto al basso il povero baffuto, con la lingua rosea per metà penzolante dalla bocca semiaperta.
Poi si gira verso Luigi.
<< Posso darvene metà! Non di più >> .
<< Sentito, Mario? Ecco la soluzione! Prendi metà di questo e la facciamo finita >> .
Mario si gira completamente verso quei due e con occhi sgranati fissa l’oggetto che ha in mano lo Yoshi.
<< Io?! Uno di quelli?! Ma siamo matti? E poi guardalo, guardalo bene! Se non mi stavano i pantaloni, pensi che questo.. ? >>
Luigi scuote la testa.
<< E’ un campione, un campione! Ti sta mostrando i modelli! Poi, per quanto riguarda le dimensioni, ci pensiamo dopo >> .
E poi, rivolto allo Yoshi:
<< Allora, ci sono altri tipi? Ad esempio di un bel rosa? O magari blu? >>
<< Spiacente >> risponde l’altro << Io ne ho solo di questo colore >> .
L’idraulico verde fissa il campione.
 << Mm. E va bene, vada per questo. Dammelo … >> si mette a fissare il fratello per qualche minuto <<  ..Della misura più grande che hai >> termina poi.
<< Ehi! >> . Mario indignato, si alza in piedi. Poi, abbassando lo sguardo, ci ripensa e si rimette a sedere in terra, imbronciato.
<< Va bene ragazzi, ma ad una condizione >> propone lo Yoshi.
<< Parla >> lo incita Luigi.
<< Beh, ecco, sono l’amministratore delle tasse di questi dintorni e c’è un palazzo che non ha ancora pagato le tasse mensili … Se io vi do questo, voi dovrete accompagnarmici >> .
Segue una breve pausa.
<< Dimmi. Qual è il palazzo? >> chiede incuriosito Mario.
<< … Il palazzo di Bowser >> .
Gli occhi di Luigi si illuminano. Mario invece alza i suoi per l’ennesima volta, al cielo.
E ti pareva.
<< Ok, affare fatto! Anche noi andiamo in quella direzione! >>
<< Davvero? Magnifico! Avevo un po’ paura nell’andarci da solo! >> .
Mentre lo Yoshi e l’idraulico dal cappello verde chiacchierano, Mario si alza, alterato.
<< Allora, ce la vogliamo dare una mossa, amico? >> chiede sprezzante, al drago (si fa per dire drago) << Non ho mica tutto il giorno! >> .
Yoshi lo fissa. Poi si sbatte una zampa in testa.  Ma in quella zampa tiene l’oggetto della discussione, che gli fa crescere sulla fronte un enorme bernoccolo.
Scuote la testa e risponde:
<< Giusto! Un attimo e sarà pronto! >>.
 
 
<< Oh, mio Dio! Sto indossando una cosa del genere! >> fa Mario, impacciato, attento a non tagliarsi.
<< Sta zitto e accontentati >> gli risponde il fratello un po’ più avanti, seguito da Yoshi.
<< Ma ti rendi conto?! Una cosa così … enorme! Da quel … minuscolo Yoshi! >> continua, l’idraulico baffuto, afferrandosi la visiera rossa, sconcertato.
Luigi si volta.
<< So che è difficile per te, in tutti i sensi. Ma cerca di resistere, dobbiamo raggiungere il castello di Bowser! >> .
Oh, no. Ora sì che toccherò il fondo. Arriverò là, trionfante e dovrò sconfiggere quella tartaruga OGM … conciato così, indossando …
<< … Un uovo! Un uovo di dimensioni gigantesche appena uscito dal non-so-dove di uno Yoshi! Come posso presentarmi così? Che figura ci faccio? >>
Il cappello verde sospira.
Ma Mario è in preda all’agitazione.
<< E poi è pure mezzo! Ha tutte queste punte che non so come muovermi! Un uovo! A pois! Verde e bianco! Cosa centrano questi colori con i miei?! E poi, guardatemi! Sembro ancora più grosso con questo coso addosso! Come avete minimamente pensato che fosse possibile farmi indossare un uovo! … >> .
Continuò così per un bel pezzo di tragitto, fino a quando non si accorse di essere completamente ignorato.
Allora provò ad aumentare il passo, barcollando come un birillo, con le braccia stese ad aeroplano, per evitare di tagliarsi.
Quel viaggio non prometteva proprio niente di buono. … .
 
Allora! Come vi è sembrato quest’altro capitolo??? Spero vi sia piaciuto almeno un po’, come è piaciuto a me (le bob-ombe hanno fatto un buon lavoro, sì sì!). Beh, ecco, so che è una cosa irrilevante, ma per scrivere questo capitolo mi sono ispirata ad un fatto che è realmente accaduto (ad una persona – non faccio nomi per la privacy- si sono rotti i pantaloni in mezzo alla strada – come a Mario, a cui si rompono i pantaloni); certo, alla persona non hanno messo addosso un uovo, ma qui siamo nel mondo di Mario e co.; è ovvio che succedano cose strane, almeno nella mia ff! ^^
Spero di aver reso bene l’idea  anche questa volta e spero abbiate fatto un sorriso (neanche uno piccolo? Mi accontento anche di mezzo sorriso), un saluto, Astrid 5E. bye-bee!

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Capitolo 4
*** Sarà questa la fortezza? ***


E … Ta-dàn! Sono tornata! \(^0^)/
Mi scuso con tutti coloro che aspettavano un altro capitolo di questa storia un po’ pazza e che ormai avevano perso praticamente le speranze: scusate! >.<”
Ma eccoci finalmente qui, di nuovo, per rompervi per l’ennesima volta le scatole! (sicuri di non star facendo un trasloco? Là di scatole ce ne sono eccome! XD). Per la cronaca questo periodo è stato stressante! Ho faticato giorno e notte senza sosta, buttandomi su libri e libri, in continuazione, perciò scusatemi tanto se non ho caricato un nuovo capitolo in tutto questo tempo (gumennasai). Spero comunque che questo nuovo chappy possa farmi perdonare (cercherò di dare il massimo della genio-demenzialità delle bo-ombe, promesso)!
Bene, allora, senza ulteriori indugi …
Capitolo 4. Sarà questa la fortezza?
 
Dopo tanta strada e lamenti da parte di un certo idraulico dal cappello rosso, i nostri tre eroi (si fa per dire) raggiungono una strada battuta, che prosegue sempre dritto, in mezzo ad un campo, decisamente poco curato.
Durante il cammino, un gorgoglio fa sobbalzare Luigi, che si gira sorpreso.
<< Fame? >> .
<< Un po’ >> gli risponde l’altro, massaggiandosi l’uovo con entrambe le mani, all’altezza dello stomaco.
<< Mario, rispondi sinceramente >>
<< Oh - oh >>
<< Quanto tempo fa hai mangiato? Rispondi >> .
Mario deglutisce nervosamente. Perché deve confessare i suoi difetti? Non va già bene, a quel cappello verde, di vederlo conciato a quel modo?
<< Cinque … minuti fa >> . La visiera rossa si abbassa, un po’ imbarazzata.
Luigi lo osserva. Un lieve sorriso appare sul suo volto.
<< Va bene, alla prossima sosta, potrai mangiare >> .
Sa che suo fratello non è timido, solo testardo. Tanto vale dargli ciò che vuole.
Nel frattempo, il nostro simpatico draghetto verde cammina dondolando le braccia, con gli occhi semiaperti  e la solita lingua rosea penzoloni.
Con un passo irregolare, sorpassa i due fratelli e li lascia discutere, proseguendo lungo la strada, senza neanche sapere dove porti, così, sempre dritto.
In quel momento una nuvola, spostata dal vento, scopre un raggio di sole che illumina un qualcosa tra gli alberi, attirando l’attenzione dello Yoshi.
Questo strizza gli occhi e stropicciandosene uno assonnato, si volta verso la direzione dello scintillio.
Poi spalanca gli occhi, più del solito.
Si ferma senza preavviso, cosicché Luigi, intento a parlare con il fratello dietro,  gli va addosso.
<< Ma che diavolo … ? >>
<< Ehi, guardate! Lassù! Tra gli alberi! >> fa Yoshi, tutto agitato.
<< Dove? >> chiede Mario, avvicinandosi una mano alla fronte, sotto la visiera.
<< Cosa pensate che sia? >>
<< Ma dove? >> continua Luigi, nella stessa posizione del fratello, che si allunga per riuscire a vedere.
<< Non pensate possano essere … >>
<< Ci vuoi dire dove accidenti stai guardando?! >> urlano in coro i due idraulici, in preda alla collera.
Ma quella specie di drago dalla lingua lunga due metri, sembra non aver sentito.
<< … le torri di un castello? >> .
Termina la domanda come se nulla fosse, fissando gli altri due, con uno sguardo misto fra l’attesa di una risposta e la  sorpresa nel vedere le loro facce, arresesi a quella sua maledetta ingenuità.
<< Ho capito >> sospira Luigi.
<< Va bene, andiamo a vedere di che si tratta. Fai strada, Yoshi >> .
E i tre si mettono di nuovo in marcia, sulla stessa solita strada battuta, infinita e rettilinea, sotto la guida di quell’ essere un po’ stralunato, mentre qualcuno, dal cappello rosso e con due baffoni marroni, dice addio al suo tanto desiderato break.
Dopo un breve percorso, affiancato da un paesaggio sempre uguale, la combriccola si avvicina ad una costruzione in mattoni.
Mattoni blu e viola, per precisare.
Yoshi, con un indice tra le labbra, esitando, alza la testa, per seguire con lo sguardo i lineamenti di quell’edificio.
<< Voglio sapere il nome di chi ha inventato questi mattoni qua! >> . Mario sconcertato si avvicina ad un muro e lo guarda da vicino, leggermente disgustato.
<< Chiunque sia, ha classe >> gli fa eco Luigi, con la stessa espressione.
<< Oh sì, fratello >> .
Yoshi sta ancora guardando in alto, socchiudendo gli occhi per il sole.
Poi, d’un tratto urla.
<< Il castello! Ragazzi, il castello di Bowser, l’abbiamo trovato! Siamo arrivati! >> .
La sua euforia è mista a un pizzico di nervoso e terrore.
I due idraulici fanno qualche passo in dietro per vedere meglio quel castello.
Sì, è vero, è abbastanza grande da sembrare la fortezza di un tiranno: torri ai lati, portone gigante - affiancato da uno piccolo – mattoni del solito gusto dei Koopa Troopa e di quel grassone di una tartaruga giurassica ecc.
Sì, tutto potrebbe far pensare alla fortezza di Bowser.
Ma chi l’ha davvero visto, il “Castello di Bowser” (onore a Mario Wiki),  per tante, ma tante volte, di sicuro non lo confonderebbe con quello che adesso hanno i nostri eroi (sempre per dire) davanti.
Le emozioni di Yoshi, così, vengono sminuite dai due fratelli.
<< Sé, come no >> lo ferma Luigi, mettendogli una mano sulla spalla verde.
<< È soltanto uno dei castelli di passaggio >> lo asseconda Mario. E poi << Ce ne vuole del tempo, prima di arrivare da quel grassone >> continua.
<< Ha parlato lui >> .

Lo Yoshi viene colpito in testa dall’idraulico rosso, nonostante l’impiccio dell’uovo.
 
<< Beh, allora che si fa? >> chiede Luigi, rompendo il silenzio che si era creato.
<< Io direi di proseguire >> risponde Mario, massaggiandosi la mano.
Aveva appena picchiato una testa dura.
Dura e vuota.
<< Allora … entriamo nel castello? >> . La domanda di Yoshi è dubbiosa; non sa se prepararsi o meno ad un altro pugno in testa.
Mario lo guarda leggermente scioccato.
Nonostante si stia arrabbiando per non aver fatto la pausa spuntino, cerca di controllarsi e parlargli pacatamente …
<< Amico, con tutto il rispetto … ma sei scemo?! Per quale motivo dovremmo entrare se possiamo benissimo svignarcela, invece, passandogli a lato? E poi, scusa, guardami >> e dicendo così si indica l’uovo che indossa  << Posso entrare conciato così? Che figura ci farei? La mia reputazione calerebbe >> .
<< Beh, peggio di così, non credo >>.
 … Inutilmente.
Lo Yoshi viene nuovamente preso a pugni.
Luigi sospira. Certo che questo qui se le viene proprio a cercare.
Il nostro gruppetto insomma, si decide ad entrare … Non l’avessero mai fatto! Mi risparmiavo di raccontarlo! Comunque …
 Mario mugugna scontroso, impacciato come pochi in quel mezzo uovo tanto tagliente quanto ingombrante: è costretto a tenere le braccia alzate, come le ali di un aereo.
Luigi evita di commentare, ma è evidente che gli scappa da ridere e difficilmente riesce a trattenersi.
Yoshi, dal canto suo, cerca di usare quel poco cervello che ha, nonostante la serie di bernoccoli in fronte.
Entrati, inizialmente, guardigni e sospettosi, i tre si stupiscono, poi,  di quanto in realtà sia spazioso e deserto quel castello.
I primi tre saloni, infatti, sono semplici da passare, senza neanche un nemico da sconfiggere in giro.
Semplici.
Troppo semplici.
Talmente tanto semplici che nella sala in cui entrano dopo, appaiono come minimo una centina di Tartosso – alcuni dei quali piangendo per chissà quali motivi personali (disadattamento, bullismo, isolamento, emo; affari loro).
Anche questa stanza, tuttavia, è facile da superare poiché Mario, già letteralmente incavolato di suo, alla vista di quei mucchietti d’ossa moventi, si lancia contro di loro al grido di : “ Vi riduco in stuzzicadenti! ” e in quattro e quattr’otto li demolisce tutti quanti.
<< Su sbrighiamoci >> taglia corto Luigi, preoccupato sia per il fratello che per lo Yoshi, se dovesse capitare davanti all’idraulico impazzito.
 << Che sennò questi si riprendono >> continua poi, trascinando con sé Mario - che si sbraccia per continuare a picchiare quelle ossa momentaneamente esanimi -  fino alla porta seguente.
Raggiungono così la sala principale del castello.
<< Beh, c’è voluto poco >> sospira sollevato il cappello verde.
<< Come fai a dire che questa è l’ultima sala, nonché la principale? >> chiede sorpreso il draghetto.
Mario se lo guarda di sbieco e gli indica un’enorme insegna, sopra la porta, sulla quale c’è scritto “ Stanza finale ”.
<< Oh >> .
L’idraulico rosso alza le spalle, poi spinge un’anta e apre la porta.
La stanza appare buia e oscura.
Solo un piccolo bagliore compare, lontano.
Yoshi socchiude gli occhi per vedere meglio, ma non ci riesce.
Sarà un nemico molto forte? E spaventoso?
Al piccolo tontolone tremano le gambe.
L’oscurità sommerge i nostri tre coraggiosi (supposizione) e sembra che non abbiano altra opzione se non procedere nel buio più totale, a tentoni. …
“ click ” . O semplicemente premere l’interruttore del lampadario.
Mario e Yoshi si girano verso Luigi, dietro di loro, che tiene un dito sull’interruttore bianco, a fianco la porta.
<< Chi diavolo ha acceso la luce?! Vi avevo detto di spegnerla! Sto lavorando! >> .
Una voce stridula e nasale proviene da dietro il bagliore che si intravedeva prima, al buio.
Sopra ad una scrivania, al centro della sala, la combriccola vede un computer acceso, dietro al quale sporge un cappuccio blu e uno scettro dorato, con una pietra viola in cima, che volteggia minacciosamente in aria.
Kamek alza la testa, per sgridare quegli inetti dei suoi sottoposti disubbidienti, quando trasale, vedendosi davanti due cappelli, uno rosso e uno verde, accompagnati da due paia di folti baffi marroni.
Ah. E uno Yoshi verde chiaro, un po’ rimbambito.
<< Ch … che ci fate voi qui?! >> chiede innervosito, alzandosi dalla sedia.
Poi accidentalmente gli cade l’occhio su Mario e lo squadra da sopra a sotto.
Segue un breve silenzio interrotto solo dalla gracchiante risata del mago, sconcertato alla vista dell’uovo indossato dall’idraulico.
Mario, dal canto suo, non se ne cura, e rende vane le preoccupazioni silenziose del fratello.
Cerca la porta, invece; quella che li farà uscire da là e gli farà fare quella tanto sperata pausa merenda.
Girando la sguardo, la vede, proprio dietro alla scrivania di Kamek: una porticina viola, in tinta con il resto della costruzione, lì, pronta per essere usata.
Il baffuto rosso si lancia in avanti deciso a voler uscire da quel castello.
Kamek si riprende, guardigno.
<< Che cosa vuoi fare? >> chiede, coprendo con una mano lo schermo del computer.
<< Fammi passare, devo uscire da qui! >> ringhia Mario, in preda all’ira.
Luigi si avvicina di soppiatto al mago.
<< Che fai? >> gli chiede poi.
Quell’altro sobbalza e si avvicina alla porta, di spalle, coprendola.
<< N … Niente! Assolutamente niente che ti riguardi! >> .
Luigi avvicina la faccia allo schermo.
<< Mm. Sei connesso su Facebook , Skype  e twitter nello stesso momento. Stai chattando con degli amici? >> chiede malizioso.
<< E … E anche se fosse?! Cosa interessa a te! Stai lontano o … >> imbarazzato,dicendo questo, Kamek si avvicina allo schermo, facendo roteare lo scettro.
<< Sparisci, mago reietto di Hogwards! >> interviene Mario  scansandolo, cercando di passare.
<< L … La mia s .. somiglianza con Harry Potter è totalmente casuale! >> . Kamek cerca comunque di porsi avanti a lui, per bloccarlo.
<< Vallo a raccontare ad un altro >> risponde l’idraulico, evitandolo.
<< Levati dai piedi, sono di fretta >> .
Mancano ormai pochi metri per raggiungere la porta, ma questo disadattato quattrocchi di un mago non vuole lasciar perdere.
Così Mario perde la pazienza.
<< Non ti lascerò passare oltre! >> .
Ma i preavvisi di Kamek non hanno alcun effetto.
<< La vuoi piantare?! >> .
Mario prende Yoshi per un braccio e lo scaraventa letteralmente addosso al “ mago ”  (occorrono le virgole), facendolo cadere e facendogli sbattere la testa sullo spigolo della scrivania.
Luigi ne approfitta e apre la porta, liberando il passaggio.
La porta conduce in un enorme spiazzo di terreno, con qualche albero, che si affaccia su una gigantesca foresta.
I nostri amici (fin’ora il termine più appropriato usato nei loro confronti) si dirigono fuori, lasciandosi alle spalle un Koopa Troopa, esperto di libri di una cara biondina scrittrice di una lunga saga sulla magia, svenuto sul pavimento.
<< Adesso, se qualcuno non mi fa magiare neanche stavolta, giuro che l’ammazzo! >> .
Il messaggio di Mario fu chiaro e non ci vuole molto per capire che si fermarono a mangiare sotto uno di quegli alberi che decoravano lo spiazzo.
<< Finalmente! >> .
E l’avventura continua …
 
Allora? Com’è venuto? Sono riuscita a farmi valere? Le bob-ome, questa volta ci hanno messo un po’ più di tempo a sfornare idee ma spero non siano idee così brutte! Bene, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e non vedo l’ora che mi arrivino nuove idee per continuare questa storia! Coraggio bombette, lavorate! Alla prossima, ciaoo!! ^0^/

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Capitolo 5
*** Il negozio di Mastro Toad ***


Buongiorno e buone vacanze a tutti! ξ(^ω^)ξ /
 Ragazzi, è da un secolo che non mi faccio sentire, sì lo ammetto, ma sono stata super impegnata negli scorsi mesi (sembra che lo faccia apposta, ma vi giuro che non è così!). In aggiunta poi, ci sono stati i compiti delle vacanze che mi hanno assegnato (del tipo più rimani lì a fissarli, più ti rendi conto che non si faranno mai da soli) e quindi praticamente non ho avuto il tempo materiale neanche di scrivere mezza riga! Così, superato l’ostacolo delle versioni chilometriche e così via, sono finalmente ritornata, pronta per recuperar tutto il tempo perso. Con me ci saranno anche i miei più grandi amici: Cesare, Seneca e Cicerone! (sì, è questo che vuol dire essere/diventare pazzi)
A parte gli scherzi, che si dia inizio ad un nuovo capitolo bob-omboso! (e sì ci sono anche loro!) 3 … 2 … 1 ….
VIA! …
Caes. << Signum datum est! >>
Sen. << All’attacco! >>
Cic. << Oh, Dei … >> .
Sì, ecco …
 
 
“ Il negozio di Mastro Toad ”.
Sono su quella strada già da un bel po’, e il paesaggio non dà segno di cambiare.
Mario è stufo e palesemente seccato.
Tra qualche metro ”, dice lui. “ Aspetta ancora un po’ e ci siamo ”, mi ripete. Ma pensa che io sia scemo?! È da tre quarti d’ora che stiamo sulla stessa solita strada e mi sembra di star camminando sul posto! Se tra cinque minuti non siamo arrivati, io … !
Luigi si sente stranamente osservato, ma fa finta di niente.
Suo fratello è sempre il solito. Non sa mai aspettare.
Però è vero anche che quel posto dovrebbe essere nelle vicinanze, ormai.
Yoshi richiama all’attenzione i due baffuti.
<< Ehi, ragazzi! Guardate! Laggiù … si intravede un qualcosa di rosso! >> .
Senza neanche pensarci due volte, Mario si fionda verso quella direzione, seguito da Luigi e dal draghetto.
Questi qui, non finiranno mai di stupirmi.
<< Eccomi! Sto arrivando! >> .
La gioia del rosso baffuto viene però sminuita da quello che si trova davanti.
Un grosso pulsante circolare. In mezzo alla strada.
E rosso. Come aveva detto quell’essere spara uova.
Già, un pulsante. Ma non è questo quello che stanno cercando i nostri amici. Proprio no.
<< Ehi, Yoshi! >> urla Mario al drago verde che si sta avvicinando.
<< Dimmi, è questo quello che avevi visto da lontano? >> .
L’altro, raggiunto l’idraulico, si appoggia sfinito sulle ginocchia e osserva il pulsante rosso.
<< Sì, è questo >> conferma poi.
<< Allora è un ennesimo buco nell’acqua. Luigi! >> sbuffa il baffuto rivolto al fratello ansimante << Quanto ci vuole ancora? Non ce la faccio più con questo uovo addosso! Mi sembra di stare dentro una sauna! >> .
Il cappello verde alza lo sguardo verso il fratello e scorge dietro di questo una strana costruzione …
<< Tranquillo, Mario. Siamo arrivati >>
<< Come fai ad esserne sicuro?! E poi … arrivati dove?! >> .
Luigi, senza dar troppo peso alle lamentele del baffuto, indica quello che ha appena visto.
Mario e lo Yoshi si girano verso quella direzione.
<< Ecco qui il negozio del Mastro Toad. Siamo arrivati >> .
Gli occhi gli si illuminano e presa la rincorsa, l’idraulico rosso si lancia verso quell’enorme fungo giallo a pois marroni.
Aspetta. Ma siamo sicuri sia un negozio quello?! ”
Non fa in tempo a rifletterci che un urlo giunge da sotto il suo piede destro.
<< Ahio! Che modi! >> .
Luigi si avvicina al fratello, stupito.
Mario non è completamente sicuro di quello che ha sentito. Così riprende a camminare verso il fungo gigante.
<< Ehi! Fermo lì dove sei! Non ti è permesso passare! E poi che screanzato! Mi spiaccichi sotto il tuo piede e nemmeno mi porgi le tue scuse?! >> .
Ok, non c’è più alcun dubbio.
Il pulsante che Mario passando ha calpestato, parla. Com’è possibile?!
<< Cosa hai detto, Luigi? >>
<< Io non ho detto niente >> .
Già. Il pulsante parla. Ma Mario non sembra averlo capito.
<< Sono io che ho parlato, zuccone. Sono proprio qua! Sotto il tuo piede! >> .
Il berretto rosso alza il piede e finalmente ha ben chiara la situazione.
<< Che?! Questo pulsante parla?! >>
E già.
<< Non solo parlo, mio caro, ma pretendo anche delle scuse! >>
<< Per quale motivo? >>
<< Il piede! Mi hai schiacciato con il tuo piede! Ancora non lo hai capito?! >> .
Parlante e anche scontroso; proprio un bel pulsante ” pensa fra sé e sé Luigi.
<< E va bene, va bene: scusa, mi dispiace molto, non era mia intenzione calpestarti. Contento ora? >>
<< Diciamo che va meglio >> .
Il baffuto cerca di rimanere calmo e il pulsante, dal canto suo, non aiuta nell’intento.
<< Ok, equivoco chiarito. Adesso dobbiamo andare, quindi lasciaci passare >>
<< No, non potete passare >>
<< Eh?! >> . Mario si sta innervosendo di nuovo.
<< Dovete scegliere una direzione >> .
Luigi interviene.
<< E sentiamo, quante possibilità abbiamo? >> chiede.
<< Due: o sempre dritto per il negozio del fungo, oppure a destra, verso il ponte >> risponde il pulsante.
<< Be’, ovviamente scelgo la strada dritta, non ho tempo da perdere! >> si spazientisce Mario.
<< A-ha! Non puoi! >>
<< Cosa?! >>  urlano in coro i due fratelli stupiti.
<< Devi andare verso destra, sul ponte! >> continua deciso il pulsante.
<< Ma ci hai detto che potevamo scegliere una delle due direzioni! >> gli risponde l’idraulico rosso, quasi sul punto di perdere la calma.
<< E infatti è così, potete scegliere, solo che non potete scegliere di andare dritto! Kufufufu! >> . sembra che il pulsante si stia divertendo.
Mario lo avrebbe distrutto a suon di calci se Luigi non l’avesse fermato.
<< Tranquillo, fratello. Anche se non possiamo raggiungerlo andando per dritto, la strada del ponte porta comunque al negozio, quindi allungheremo solo un po’ il tragitto. Sta’ calmo >> .
 << Bah! Al diavolo il libero arbitrio! >> si arrende il cappello rosso.
<< Allora! Dove si trova questa strada! Non la vedo! >> chiede poi rivolto al pulsante, girando la testa di qua e di là.
<< Un attimo di pazienza! >> . Anche il pulsante non dà l’idea di essere un tipo tranquillo.
In pochi attimi si forma alla loro destra una stradina che termina con un piccolo ponte.
Sospirando, Luigi e Yoshi si incamminano per quella strada.
Mario rimane un attimo a fissare quel pulsante.
Poi, prima di andare lo calpesta un’ultima volta con tutta la forza in corpo, evitando di tagliarsi con l’uovo.
<< Alla prossima! >> lo saluta poi, allontanandosi.
<< Screanzato >> mugugna il pulsante, con una strana ammaccatura sul davanti …
 
La stradina dopotutto non è così male.
Il ponte si trova sopra un fiume  e mentre i nostri si apprestano a passarlo, Yoshi si affaccia alla balaustra e scorge sotto il pelo dell’acqua un pesce smack che nuota felice.
Ad un tratto gli viene un’idea.
<< Sentite … non è che potremmo fermarci un attimo a pescare? Ho visto dei bei pesci, qua sotto! >> chiede esultante, indicando il fiume sotto di loro.
Luigi si gira verso di lui.
<< Non solo abbiamo allungato il percorso, dobbiamo anche fermarci a pescare ora? Sii ragionevole, dobbiamo proseguire; non lo pensi anche tu, Mario? >> .
Dal canto suo, l’idraulico rosso si avvicina alla balaustra e osserva i pesci con la bava alla bocca.
Ci pensa un po’, poi scuote la testa e si pulisce la bocca.
<< No! Non dobbiamo fermarci! >> .
Poi, incamminatosi di nuovo << I miei pantaloni ora hanno la massima priorità! >> urla festoso.
Il fratello lo guarda allontanarsi e sospira.
Di sollievo.
 
Attraversato il ponte si arriva ad un’altra stradina piccola, che si riallaccia a quella principale e che porta (finalmente) al negozio del Toad.
Del Mastro Toad.
Così i nostri si dirigono verso quel grosso fungo con la testa gialla a pois marroni.
Senza neanche bussare, Mario entra in quella costruzione, spalancando la porta con un calcio (non riuscendoci con le mani, per via dell’uovo).
Il Mastro Toad, un vecchio Toad sulla settantina con baffi grigi e un paio di occhiali rotondi, balza giù dalla sua sedia a dondolo, spaventato.
<< Che mi venga un colpo … giovanotto! Ma insomma! >>
<< Ciao, vecchio! Siamo venuti per fare un acquisto! >> .
Il negozio del Mastro Toad è completamente di legno e apparentemente dentro sembra non esserci niente, se non il Toad e la sua sedia; guardando un po’ più attentamente però, i nostri vedono tanti cubi-oggetto svolazzare sopra la testa del Mastro Toad: in quei cubi c’è tutta la merce che il fungo parlante vende.
<< Un acquisto, dici? E cosa vorresti comprare? >> .
La domanda dell’anziano fungo risulta banale, quasi retorica.
Mario gli indica l’uovo che ha addosso con un’aria da “ ma dico, mi prendi in giro?! ” e Mastro Toad sembra accorgersene solo in quel momento.
<< Oh! Dei pantaloni! Ti servono dei pantaloni! >>
<< Eh, già! >> .
Ad interrompere la conversazione è Yoshi, che si para davanti al Toad, fissandolo negli occhi.
<< Chi è questo tipo? >> chiede agli altri due, senza staccare gli occhi di dosso al Mastro.
<< Guardalo e indovina! >> sbotta per tutta risposta l’idraulico rosso.
<< Mm. … Non sarà mica … ! >> Yoshi pare riconoscerlo … << Bowser! >> .
No. Evidentemente non l’ha riconosciuto.
Mario sospira.
<< Guardalo, ti dico. … Ha un fungo enorme sulla testa >> .
Yoshi stringe forte gli occhi.
<< Ah! È Kamek! Di nuovo lui! È riuscito a riprendersi! >> .
I due fratelli scuotono tristemente la testa.
<< Presto Mario! Attacchiamolo! >> .
Prima che il fratello lo riempia di botte, Luigi afferra Yoshi con una mano sulla spalla.
<< Come fai a dire che questo qui è Kamek? >> gli chiede.
“ Devi essere proprio cieco oltre che stupido ” pensa, nello stesso momento.
<< Beh >> risponde il draghetto <> .
Quel dito fra le labbra lo fa apparire ancor più maledettamente innocente.
Luigi alza le spalle.
Ci vuole pazienza.
<< Potrà anche essere come dici tu, non lo metto in dubbio, comunque ti sbagli: questo qui non è Kamek >> . Prende fiato e poi continua.
<< Fissalo con attenzione: ha i baffi … >> .
Yoshi stringe gli occhioni ancora di più, fino a farli diventare due fessure.
<< È vero >> conferma poi.
<< Ha i baffi >> .
Il drago continua a fissare ancora il Toad, che si sente un po’ in soggezione.
Continua a fissarlo.
Dall’alto verso il basso. …
Dal basso verso l’alto. …
La corporatura …
I baffi, il fungo …
Poi si gira verso Mario.
<< Non è che siete parent … *SBONK!*
Un pugno gli si schianta sulla testa.
Yoshi  geme per il dolore, massaggiandosela.
Luigi lo osserva.
Povero piccolo draghetto impacciato.
Non è colpa sua se è così esageratamente stupido.
Commuovendosi un po’, il berretto verde gli posa una mano sulla spalla.
<< Povero Yoshi, ti prende sempre a pugni quello là, vero? >>
<< Già, però non l’ho fatto a posta! A me la loro fisionomia sembrava simile >> risponde fra un singhiozzo e l’altro Yoshi.
<< Non credi anche tu, Mario? >> gli chiede poi.
Yoshi fissa il berretto verde speranzoso, con due goccioloni di lacrime agli occhi e la lingua ovviamente a penzoloni.
Luigi pare sorpreso.
Poi si ferma un attimo a riflettere.
Sbianca.
S’incupisce.
*SBONK!*
Un secondo pugno cade sulla testa del drago spara uova.
<< Quindi ti stavi riferendo a me, prima?! >> gli urla contro l’idraulico verde con la mano fumante.
<< Mettiti un paio di occhiali! >> .
<< … Eh-ehm … >> .
Mastro Toad li richiama tutti all’attenzione, tossicchiando.
Mario, rimasto per un momento in disparte per ridere del fratello,  alza la testa, illuminandosi.
<< Giusto! I miei pantaloni! >> .
<< Che misure hai, vecchio? Dimmi un po’ >> continua, rivolto al fungo.
Mastro Toad ci riflette su un attimo.
<< Ehm … beh, allora … sì, dovrei avere anche la tua misura! Vuoi quella? >> .
<< Facciamo un po’ più grande … >> gli risponde l’idraulico, a bassa voce.
<< Va bene. E di quante “X” più grande? >> .
Il berretto rosso cerca invano di far abbassare la voce a quel vecchio rimbambito.
<< Non sottolineare queste cose! >> gli urla.
<< Ho capito, ho capito >> si allontana il Toad.
<< Allora faccio io! … Vediamo … ad occhio … questa. Provatela>> .
E dicendo questo fa scendere sulla sua mano uno dei cubi-oggetto svolazzanti, dal quale tira fuori un paio di jeans con le bretelle e due bottoni gialli.
Felice come non mai, Mario afferra in tutta fretta i pantaloni e si dilegua nel camerino – dietro una falsa porta nel muro del negozio.
Dopo pochi minuti, un rumore di cocci spezzati e qualche urlo proveniente dal camerino, finalmente il nostro idraulico rosso apre la porta, trionfante.
Con il nuovo paio di jeans sembra finalmente che Mario sia ritornato come prima.
<< Ottimo, fungo-bello! Proprio questi cercavo! >>
<< Bene, mi fa piacere >> gli risponde Mastro Toad, contento anche lui dell’attimo di ritrovata tranquillità.
Poi, mentre l’idraulico si avvicina alla porta d’uscita, l’anziano fungo si rivolge al cappello verde, poco più in là.
<< E a te, Lu? Serve niente? >> .
<< No, si figuri. Passo solo quando occorre, ormai lo sa, ma questa è un situazione speciale >> gli risponde l’altro.
<< È da un po’ che non ti fai vedere Lassù >> .
Luigi sorride. Dà l’impressione di un sorriso forzato.
<< Come le dicevo, è una situazione un po’ particolare … >> .
Mastro Toad sembra cogliere un qualche significato in quelle parole.
<< Ah, capisco >>.
Ad interrompere la loro discussione è Mario, che affacciato alla porta grida a squarciagola.
<< Su forza, Green Brothers! Andiamo! Dobbiamo arrivare dal tartarugone OGM! >> .
<< Tarta … chi?! >> L’anziano fungo è spiazzato.
Luigi scuote la testa.
<< No si preoccupi, davvero. Non sembra, ma è tutto a posto. Non faccia tanto caso a quello che dice mio fratello >> gli sorride.
<< Ok, arriviamo >> risponde all’idraulico rosso.
E poi, rivolto a Mastro Toad: << Allora, se vuole scusarmi … >> .
L’idraulico verde si incammina verso la porta dalla quale è appena sparito il fratello.
<< E me la saluti se la incontra Lassù! >> continua di spalle, alzando una mano.
<< Senz’altro >> sussurra il fungo.
Yoshi, fermate le lacrime e tirando su con il naso, gli passa davanti subito dopo.
Mastro Toad, stizzito e un po’ offeso da quel draghetto, lo ferma con una mano sul petto.
<< Ehi tu, signorino! >> .
Yoshi fissa lo sguardo su di lui, inclinando la testa da un lato.
Senza aspettare risposta, il fungo prende da un altro cubo-oggetto un qualcosa che sbatte in faccia al drago.
<< Io, caro giovanotto, sono Mastro Toad! Ricordatelo e vedi di non confondermi più con nessun altro in futuro, a prescindere da chi esso sia! >> .
Sta incrociando le braccia e risulta parecchio spazientito, così Yoshi si allontana senza replicare.
Uscito dal negozio, sentito Luigi che lo chiamava da fuori, il draghetto schiude la mano nella quale prima teneva lo strano oggetto: Mastro Toad gli aveva regalato un paio di occhiali rettangolari gialli a pois marroni.
Che strano gusto hanno questi funghi!
Ci riflette un attimo. Poi pensa sia una buona idea provarseli.
Così, detto fatto, il nostro Yoshi raggiunge i due fratelli.
<< Pft! … Ma che è quella roba?! >>
<< Mpf … no, aspetta, non dircelo … >> .
I commenti dei due idraulici sono molto chiari, ma Yoshi non sembra prestarci ascolto.
Anzi, ricominciato il viaggio, durante tutto il percorso, si soffermò a guardare il paesaggio che lo circondava e lo esaminò da cima a fondo, contento finalmente di riuscire scorgere finalmente ogni minimo dettaglio. …
 
 
Allora! Eccoci qua! Anche questo capitolo è concluso! Non so se sono riuscita a recuperare i tre mesi di assenza, ma spero che abbiate apprezzato comunque! E già, si è scoperto che il nostro Yoshi ha seri problemi di vista! (confondere Kamek o Luigi con Mastro Toad!) Comunque da adesso in poi il suo nuovo paio di occhiali (anche se dai gusti commentabili) lo aiuterà! Bene bene bene! Sono lieta di comunicarvi che la nostra storia sta per giungere al capolinea … probabilmente! Ho già tracciato gli ultimi appunti della trama, ma capirete tutto nel prossimo capitolo … ^ω^
Ah! Lo prometto! Questa volta il prossimo chap. Arriverà molto presto, quindi don’t worry!
Bob-ombe e autori latini a parte, spero davvero che vi siate divertiti tutti quanti anche questa volta (lo ripeto, anche un piccolo sorriso mi sta più che bene!). Un saluto a tutti , Astrid 5E. ciaooooooo! \(^0^)/

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Capitolo 6
*** Il castello di Bowser ***


Ed eccoci ancora qua! Alla fine pian piano ce l’abbiamo fatta e siamo arrivati al capitolo principale! 
Bene, senza ulteriori indugi e senza soffermarsi troppo sui miei ormai ricorrenti ritardi (questa volta è stato il mio computer a fare “pluff” … lo ammetto siamo tutti un po’ fuori di testa qui … ), si dia inizio a questo nuovo capitolo …
 
“ Il castello di Bowser “.
 
Il nostro gruppetto, come al solito, sta camminando.
Cammina da ore. Come al solito.
Il paesaggio che li circonda è sempre lo stesso. Come al solito.
Ma nell’aria si avverte una leggera tensione.
Anche le nuvole sembrano pian piano diventare sempre più scure. …
Strano!
Luigi cammina avanti, silenzioso.
Gli altri due lo seguono a ruota, guardandosi intorno.
Yoshi, che prima sembrava tanto contento di poter ammirare da cima a fondo gli alberi verdi, le stradine gialle e di tanto in tanto le casette rosse a pois bianchi dei toad, ora avrebbe preferito non vederci affatto.
Più proseguono con il viaggio, infatti, più lui osserva con orrore la natura degradarsi,  gli uccelli volare via e le strade assottigliarsi, quasi fino a sparire.
Pian piano, sul tetro paesaggio, piomba un profondo silenzio.
Senza accorgersene, il nostro piccolo draghetto, inizia a tremare.
<< Accidenti. Questo posto non è cambiato per niente >> .
La voce seccata di Mario risuona, trascinata dal vento che si è appena alzato.
Luigi ha lo sguardo fisso davanti a sé.
Vuole risolvere al più presto questa faccenda per poi tornare a casa e discuterne con lei.
<< Ci … ci vuole ancora molto? Voglio dire … siamo … siamo al sicuro, non è vero? >> chiede tremante Yoshi.
<< Al sicuro? Ma dove! Svegliati e smettila di tremare! Quel “ coso ” non è poi così spaventoso come dicono >> .
Luigi si gira verso i due.
<< Tranquillo, Yoshi, non c’è niente di cui aver paura >> dice il cappello verde, rivolto al drago.
<< Non ascoltare lui >> continua indicando il fratello imbronciato << È solo spazientito >> .
Yoshi deglutisce, sentendosi un po’ più sollevato.
Avrebbe fatto il suo lavoro al meglio. Avrebbe ritirato quei soldi!
Convinto ora più che mai, il draghetto fissa dritto negli occhi Luigi, annuendo deciso.
L’altro per tutta risposta gli sorride.
Così, riprendono il viaggio.
Ben presto però, le nuvole da grigie diventano sempre più nere, fin quando non incomincia una pioggerella fitta e insistente.
A giudicare dal paesaggio non deve essere la prima volta che piove, questa mattina.
“ E se non è la prima volta, allora … “ .
Avuto come un lampo di genio, il cappello verde si guarda intorno circospetto, come in cerca di un qualcosa. …
 
Sembra che il tempo non passi mai, quando Luigi si imbatte finalmente in qualcosa.
Mario, posato un attimo lo sguardo su di lui, lo raggiunge interessato.
<< Che hai trovato? >> gli chiede curioso.
L’idraulico verde rimane ancora fermo ad osservare quella leggera impronta sulla strada fangosa.
Eccola.
Fin da prima ne cercava una, ma non ne aveva trovate.
<< Un’orma! >> .
Lo Yoshi, avvicinatosi anche lui, sgrana gli occhi sorpreso.
<< Sì, un’orma. Probabilmente ce ne erano altre anche prima, ma non ce ne siamo accorti >> .
<< Dici? Come fai ad esserne sicuro? >> chiede Mario al fratello osservando l’impronta, sicuro di poter indovinare a chi appartenesse.
<< Guarda il cielo, Mario >> gli risponde Luigi << In questa zona piove spesso, anche più di una volta al giorno. Se prima di questa ci fosse stata un’altra pioggia, ho pensato che avremmo potuto trovare delle impronte, se qualcuno fosse passato di qui. E per l’appunto …  >> .
Yoshi pare stupito e dalla sua bocca esce solo un piccolo “ Wow “ quasi impercettibile.
L’idraulico rosso sbuffa.
<< Luigi, tu fai dei discorsi troppo complicati … >>
<< Peach >>  taglia corto l’altro.
<< Peach è stata qui, Mario. Lo dovresti aver già capito >> .
Per tutta risposta, l’idraulico rosso gira la testa di lato.
<< Sì, sì, lo sapevo già questo! Forza, continuiamo! Non perdiamo tempo! >> .
Mario si incammina, seguito dagli altri due.
Aveva cercato di interrompere in fretta il discorso perché si era sentito a disagio.
Era la prima volta che vedeva quello sguardo gelido negli occhi del fratello; in un certo senso … si era un po’ spaventato. …
Il nostro gruppetto ricomincia il viaggio, ma poco dopo, tra le nuvole, si scorge lontano la cima rosso porpora di una torre bluastra: il castello di Bowser è vicino.
Arrivati sotto le mura i tre alzano lo sguardo alla ricerca di una fine a quel castello immenso, circondato da nuvole.
Non ci sono dubbi. Questo è il castello di Bowser.
Sono arrivati.
Luigi continua a guardare in alto.
<< Mh. Il vento sta portando via le nuvole; sta già finendo di piovere. Tra poco dovrebbe tornare il sereno … >>  sussurra più rivolto a sé che agli altri.
<< Bé allora che si fa? Andiamo? >> si gira poi indietro.
<< Ovvio che sì! >> gli risponde il fratello.
<< Prima la finiamo qui, prima ce ne torniamo a casa! >> .
La tensione sembra essere scomparsa e i tre si preparano ad entrare.
L’enorme portone si apre lentamente, con un cigolio assordante .
<< Mamma mia! Quanto pesa! >> . Mario si asciuga la fronte madida con il dorso della mano.
<< Su! Entriamo! >> continua poi.
<< Dov’è che stava la stanza finale Lui … ? >>
Non fa in tempo a finire la frase che l’idraulico rosso precipita giù … giù … giù … sempre più giù.
Il verde baffuto si affaccia sul tubo verde dove era caduto il fratello.
<< La stanza è sotto, in fondo al tunnel verde. Bravo fratello! Vedo che la memoria non ti inganna >> .
<< Ma stai zitto, tu! >> . La voce di Mario risuona dal basso, dolorante e irritata.
<< Che aspettate?! Scendete pure voi, forza! >> .
In men che non si dica gli altri due raggiungono l’idraulico rosso.
Poi, si guardano attorno.
Eh, no. Questa non è la stanza finale.
<< Un … corridoio? >> chiede Mario, incredulo.
<< Sì, un corridoio >> .
<< E anche mal tinteggiato, a quanto sembra … >> .
I due fratelli guardano storto il draghetto che, avvicinatosi al muro, lo osserva con sguardo da intenditore, con una mano sul mento.
<< Yoshi … ti pare questo il momento? >> . Luigi alza un sopracciglio.
<< Ah … scusate >> .
<< Forza. Continuiamo per questa strada. Voglio vedere dove andiamo a parare >> sospira seccato Mario.
Luigi alza le spalle.
<< Non abbiamo altra scelta >> .
 
Il rumore dei passi riecheggia sulle pareti.
Il corridoio stretto e lungo è illuminato da qualche torcia appesa qua e là sui muri.
I due fratelli girano lo sguardo circospetti, pronti a tutto.
Ma sembra che di nemici non ce ne sia neanche l’ombra.
Strano!
<< Ah! Ma quanto ci vuole?! >> urla spazientito Mario.
Luigi gira ancora lo sguardo e nota qualcosa.
<< Poco, direi; guarda là: ci sono delle scale, là in fondo >> .
Il cappello verde indica la scalinata grigia proprio davanti a loro.
<< Dove porterà? >> chiede timido Yoshi.
<< Sarà il caso di scoprirlo >> sbuffa l’idraulico rosso.
Detto fatto salgono uno dopo l’altro gli scalini.
Man mano che procedono però, qualcosa in loro incomincia a fremere e li spinge ad avanzare sempre più veloce, scalino dopo scalino, fino a ritrovarsi in cima, completamente senza fiato.
<< Aah! Queste scale sono lunghissime! Non ce la facevo più! Mi manca il respiro! >>
<< Non farla tanto lunga per un paio di scalini, ora! >>
<< Cosa?! Luigi ma sei impazzito?! Guardati! Anche tu hai il fiatone non credere di prendermi in giro! >> .
<< Ragazzi … >> .
<< E anche se fosse?! Ti ho detto di non lamentarti! >>
<< Il bue che dice cornuto all’asino! >>
<< Cosa?! >>
<< Ehm … ragazzi … >> .
I due fratelli si girano furiosi verso lo Yoshi.
<< Che vuoi?! >> gli ringhiano in coro.
Il draghetto sobbalza impaurito e indica tremante il centro della sala, illuminata da un enorme lampadario di cristallo giallo.
La stanza è completamente decorata da tappeti rosso porpora sui muri e sul pavimento; le tende, dello stesso colore hanno un ricamo d’oro sui bordi. Al centro, vi è un enorme tappeto rosso con i bordi dorati che percorre tutta la stanza fino ad arrivare ai piedi di un grosso trono di legno intagliato, con i braccioli e il sedile rigorosamente rossi, in cima ad una piccola scalinata.
Al centro di questa sala, dicevamo, sotto il lampadario c’è un piccolo tavolino di legno con sopra una tovaglietta, bianca.
Ai lati del tavolino ci sono due sedie, sulle quali sta seduto qualcuno.
Gli occhi dei nostri eroi incontrano quelli delle persone sedute.
Con le tazze ancora fumanti e la bustina del the immersa nella teiera, un paio di occhi azzurri e un paio di occhi neri osservano sbigottiti i due fratelli urlanti e il draghetto spara uova.
Mario e Luigi devono sbattere più volte le palpebre per rendersi conto della situazione.
<< Pe … Pe … ? >>
<< Bowser! >> .
La voce di Yoshi si espande nella sala.
Tutti gli occhi sono puntati su di lui.
Un’enorme tartaruga puntuta verde e gialla, con una strana cresta rossa, si alza faticosamente dalla piccola sedia e si sistema i bracciali neri ai polsi.
Anche l’altra figura, più snella e aggraziata, si alza, poggiandosi al tavolino, con espressione preoccupata.
Bowser struscia un piede a terra e si schiarisce la voce.
<< Sei … siete voi … Bowser? >> .
La voce dello Yoshi sembra lievemente più instabile.
<< Sì, sono io … >> . La voce scura e profonda della cresta rossa copre qualsiasi altro rumore.
Mario stringe i pugni.
Con gli occhi accecati dalla rabbia fa per lanciarsi contro il tavolino e una chioma bionda.
<< No. Fermati. Non adesso >> gli sibila Luigi, serio in volto.
“ Non adesso. Non mandare a monte la mia missione ”.
Il draghetto fa un passo deciso verso l’altro drago, smisuratamente più grande.
<< Signor … signor Bowser … >>
<< … Sì … ? >>
<< … Lei adesso … adesso, lei … >> .
Per qualche attimo nell’aria piomba una forte tensione.
Che Yoshi voglia fare un colpo di testa?
Il drago diviene sempre più serio, quasi accigliato.
Prende un bel respiro, gonfia i polmoni e …
<< … Lei deve pagare le bollette di questo mese! E io sono venuto qui per ritirare i soldi! >> .
Urla tutto d’un fiato e continua a fissare il vuoto a testa alta, con le guance arrossate.
La tensione si spegne come un  fuoco sott’acqua.
Bowser pare stupito, come tutti del resto.
Poi sembra ricordare qualcosa e gli si illuminano gli occhi.
<< Ma certo! Le bollette! Ecco che cosa mi ero dimenticato! >> dichiara, sbattendosi una mano sulla fronte.
Mette una mano dietro l’enorme corazza e ne tira fuori un portafogli nero lucente.
<< Ecco cosa mi ero dimenticato! >> ripete rivolto stavolta alla ragazza vestita di rosa che lo fissa ancora preoccupata.
<<  È stato difficile arrivare fin qui, penso che tu sia stanco, eh? >>
<< Beh, abbastanza … >> . Il piccolo Yoshi si sta pian piano calmando.
<< Mi scusi signor Bowser, se mi permette … >>
<< Sì, dimmi >>
<< Non vorrei essere indiscreto … >>
<< Insomma, basta con tutte queste formalità. Arriva al punto >> .
Il draghetto esita.
<< Mi chiedevo come mai ci fosse un tunnel proprio davanti al portone del castello >>
Bowser ci pensa un po’ su.
<< Ah! No è che un tempo dal tunnel si arrivava dritto dritto alla stanza finale >> e dicendo questo guarda per un attimo di sottecchi i due fratelli  << Ma  poi ho fatto re arredare il castello e ho voluto cambiare un po’, così ci ho costruito un corridoio; buffo, no? >>
<< Sì, anche se il corridoio sarebbe da ritinteggiare >>
<< Beh, hai ragione!  vedo che te ne intendi, eh? Ahahahah! >>
<< Ahahahahah! >> .
*SBONK!*
<< Ma dico! Vi pare questo il momento di trastullarvi così?! >> .
La discussione viene interrotta da Mario, adirato come non mai.
Yoshi si massaggia la testa dolente.
Luigi,  cerca di calmarsi per riuscire a controllare anche il fratello. Quando alza la testa, lo vede avanzare minaccioso verso la cresta rossa e la folta chioma bionda.
Allarmato allunga una mano per cercare di fermarlo, ma i passi del berretto rosso sono più veloci e gli sfugge di poco.
L’avanzata di Mario viene fermata da Bowser, che gli si para davanti, avvertito il pericolo.
<< Ehi >> gli fa guardandolo dall’alto verso il basso.
La sua voce non è più tranquilla e risuona più cupa di prima.
<< Ehi >> scimmiotta Mario guardandolo dal basso (e basta) con sguardo minaccioso.
<< Togliti dai piedi, brutto grassone >> .Dicendo questo, lo scansa da un lato, spingendo con tutta la sua forza su quella pancia a righe.
Non è la tartarugona OGM il suo obiettivo, ora. È lei.
<< Peach … >> . il tono lugubre di Mario non promette niente di buono.
La principessa bionda ha uno sguardo misto fra la rabbia e la paura.
<< Mario … no! >> . Luigi cerca di raggiungerlo quando …
Poco prima che il guanto dell’idraulico rosso sfiorasse il vestito rosa della bionda, dall’alto una lunga corda nera fa piombare sulla scena un’altra figura femminile.
Daisy si frappone fra i due, con sguardo serio.
Atterra poggiando delicatamente i piedi. Poi schiaccia un pulsante sulla spalla sinistra che riavvolge la corda nel piccolo zaino nero che porta dietro la schiena.
Indossando una tuta nero lucente con un fiore bianco e blu sul petto, la principessa scosta via con una mano il cappello rosso.
Il baffuto è sorpreso, così come gli altri.
<< Daisy … >> .
La ragazza si gira verso chi ha parlato e lo fissa, seria.
Poi si rivolge a Mario : << Stalle lontano. Se devi sfogarti fallo, ma a parole. Avvicinati ancora e sei finito. >> .
L’idraulico è costretto a deglutire e a distogliere lo sguardo.
D’un tratto la principessa sospira e si massaggia la fronte; abbassa le spalle rigide e fa qualche passo più in là, allontanandosi dai due litiganti.
Peach, rimasta fino ad ora in silenzio, la  osserva allontanarsi e riacquista maggiore fiducia in se stessa.
Distolto lo sguardo da Daisy, Mario si volta verso Peach, con l’intento di vuotare finalmente il sacco.
<< Allora! Biondina! Dammi una spiegazione! >>
<< Che spiegazione dovrei darti, scusa! >> controbatte la bionda principessa seccata.
<< … Senti cocca! La devi piantare di fare l’adolescente ribelle, che l’unico che ci rimette poi sono io! >> .
Si preannuncia una lunga guerra verbale.
<< Ma chi ti ha mai detto niente! >> risponde appunto Peach << Non è certo colpa mia se tu vieni qui ogni volta e mi rovini il divertimento! Non te l’ho mai chiesto, ma è da anni che continui a farlo! >>
<< Brutta nanerottola platinata!! >>
<< Sono bionda! Bionda!! Comprati gli occhiali, palla di grasso! >> .
<< Io, veramente, se può servire un paio di occhiali ce li ho … >> .
Il povero Yoshi non ha tempo di dire altro.
<< MA STAI ZITTO TU! CHI MAI SI METTEREBBE QUEGLI OCCHIALI COSI’ SCHIFOSI?! >> gli urlano in coro i due (per la vostra incolumità,che nessuno si azzardi a dire che sono uguali +.+” ).
Il nostro povero piccolo Yoshi si ritira con le lacrime agli occhi.
… Poverino. Troverà mai un attimo di pace questo nostro piccolo drago?
<< Ara, ara. Ragazzi, calmatevi. Avevo detto a parole, ma c’è un limite a tutto >> sospira nuovamente Daisy, alzando le spalle.
<< E tu, invece? Per quale motivo sei qui? >> le chiede speranzoso.
Lei lo guarda seria, di nuovo.
<< Luigi. Come sarebbe a dire? È un ordine dall’alto. >>
<< Non me ne avevi parlato >> . Sembra leggermente dispiaciuto.
<< Non ho potuto farci niente, scusa. Adesso il mio obbiettivo principale è  riportare a casa la principessa-emotivamente-instabile sana e salva >> continua lei con un sorriso amaro sulle labbra.
<< Ehi! Io non sono emotivamente instabile o quello che hai detto tu! >> urla la principessa Peach verso la direzione di Daisy e Luigi, avendo sentito il discorso della ragazza.
<< Sì, certamente. >> le risponde l’altra, con tono apatico.
La bionda ne è innervosita.
<< Non fare finta di ascoltarmi quando parlo! >> .
<< E tu non lasciare un discorso in sospeso, biondina dei miei stivali! >> la richiama Mario.
<< Ma chi ti ha mai preso in considerazione! … Brutto … ! >> .
La discussione sembra andare ancora per le lunghe.
Bowser cerca disperatamente di calmare entrambi, senza riuscirci.
<< Ad ogni modo >> continua Daisy, impassibile << La mia missione è quella di mantenere incolume Peach >> .
A luigi fa impressione la sua capacità di mantenere i nervi saldi.
<< Sono dovuta intervenire e mandare a monte la mia copertura, quando siete arrivati voi >> .
Alza lo sguardo da Mario e Peach, per fissare i suoi occhi color ghiaccio su quelli azzurri dell’idraulico.
<< Mi sembrava che evitare che Mario facesse mosse azzardate fosse compito tuo, o mi sbaglio? >> .
Il suo sguardo è duro e gelido.
<< È quello che stavo per fare. Ma poi sei piombata tu. Se solo mi avessi lasciato il tempo … >>
<< Scuse. E ora non abbiamo tempo per  quello >> taglia corto lei.
<< Che vuoi dire? >> ,
Gli occhi di Daisy si muovono veloci da una parte all’altra della stanza, per poi ricadere su quelli del suo interlocutore.
<< Che non c’è più tempo. E lei ci serve >> . Dicendo questo indica con il pollice la principessa Peach sbraitante.
<< Peach? >> chiede Luigi.
<< E per quale motivo? >>
<< Trattative >> gli risponde la ragazza, incrociando le braccia.
<< Con uno di Laffuori >> .
<< Quindi dobbiamo andare a Laffuori? >> . Luigi pare stupito.
<< Esattamente >> annuisce lei << Devo trattare con uno di lì e per farlo ho bisogno di Peach >> .
<< È … inclusa nella trattativa? >> esita l’idraulico.
<< Insomma … è stata una richiesta del cliente >> . Daisy fa una smorfia e distoglie lo sguardo, leggermente seccata.
<< Capisco >> sospira il baffuto verde. Poi alza nuovamente gli occhi.
<< E a te va bene così? >> .
La principessa non gli risponde subito. Incrocia lo sguardo con Luigi, poi lo abbassa, severo, per poi fissarlo sull’altra principessa bionda; Peach si è accovacciata a terra accanto  a Bowser, cercando di consolarlo.
Quella tartaruga, infatti, non riuscendo a fermare Mario e la bionda principessa che litigavano, nel panico e la confusione, si era messo a piangere.
<< Alla faccia del super nemico cattivo! >> ride sarcastico Mario, prendendolo in giro.
La cresta rossa tira su con il naso, per poi replicare: << Vai al diavolo! Tu non capisci come ci si sente ad essere un’enorme tartaruga stegosaura  isolata dal mondo! Sono sempre da solo in un castello così grande! E per giunta mi danno anche del cattivo! Non è colpa mia! Non l’ho scelto io di nascere così! >> .
Detto questo, ricomincia a singhiozzare.
<< Oh, su, calmati, dai! A me non fai paura. Verrò a prendere il the con te tutti i giorni >> gli sussurra dolcemente Peach.
<< Oh! No, eh! Non facciamo scherzi! Che poi a me mi tocca ascoltare quei toad e venire a riprenderti! >> si scalda l’idraulico rosso.
<< Ma sai quanto me ne importa dei toad! Facciano pure come vogliono, ma ti proibisco di venire di nuovo qua e di rompermi le uova nel paniere! >> gli urla contro Peach in preda alla rabbia.
Daisy sospira.
<< Mi dispiace. Non piace neanche a me questa situazione, ma non posso fare altrimenti >> . Un altro sorriso amaro si stende sulle labbra della ragazza.
<< Capisco >> annuisce nuovamente Luigi.
D’un tratto cala fra i due un breve silenzio mentre Mario continua a discutere con Peach e Yoshi sembra svanito nel nulla.
L’idraulico verde fa un bel respiro.
<< Ok, allora; se è questo quello che devi fare, sono con te, ti accompagno >> .
<< Cosa? >> . Daisy alza lo sguardo, spalancando gli occhi.
<< È vero che devi andare a Laffuori e portare Peach, ma insieme potremmo anche trovare un accordo con questo tizio, non trovi? >> continua lui, sorridendole.
La principessa non riesce a trattenere un sorriso sincero, cercando di mantenere il suo aspetto da “ dura ”.
<< E sia! >> .
Poi tira fuori da una tasca della cintura un cellulare nero.
<< Intanto avviso quelli del castello che la missione è stata portata a termine >> .
In poco tempo invia il messaggio, muovendo alla velocità della luce le dita sottili sulla tastiera.
Dopodiché, si volta verso l’idraulico rosso, la bionda e l’OGM piagnucolante; il ticchettio dei suoi stivali neri riecheggia nella sala.
Si avvicina al trio e dà un sonoro pugno in testa sia a Mario che a Peach i quali, storditi e sorpresi, barcollano all’indietro.
Afferrata la biondina per il busto – prima che potesse cadere – infila un enorme ciuccio verde in bocca al drago puntuto. Poi, con la sua solita aria seria, torna nuovamente verso Luigi, che la fissa impressionato e anche un po’ impaurito.
<< Bene. Alla prossima allora. Ora tornerò al castello a mettere in salvo Peach >> gli fa salutandolo appena.
<< … Mh >> annuisce l’altro.
“ Se darle un pugno in testa è il tuo modo di salvarle la vita … “ pensa subito dopo.
<< Vi aspetterò lì >> continua Daisy.
<< Al castello dei toad. Lì ci organizzeremo per la missione. A presto >> .
Dicendo questo si allontana dall’idraulico verde e si avvicina al tavolino. Preme lo stesso pulsante di prima sulla spalla e la corda esce di nuovo dal suo zaino per andarsi ad attaccare chissà dove.
La ragazza preme di nuovo il bottone e viene trascinata su, su, sempre più su.
Luigi ne rimane talmente sbalordito che a stento riesce a richiudere la bocca.
Poi si volta verso quei due rimasti al tavolino: Bowser sembra essersi calmato. Mario non dà segni di vita.
Ci vuole pazienza.
Il baffuto verde sospira …
Dopo aver svegliato il fratello Mario a suon di schiaffoni Luigi gira lo sguardo, alla ricerca di Yoshi.
Già, Yoshi … dove cavolo si è cacciato?!
 
 
<< Ehi, ciao piccolo drago! Cosa fai qua fuori tutto solo soletto? >> .
Il cielo si è liberato dai nuvoloni scuri e il sole è tornato finalmente a brillare.
<< Beh, il mio lavoro, l’ho finito. E poi sembra che io qui sia antipatico a tutti! >> . Il povero Yoshi sta quasi per mettersi a piangere. Di nuovo.
<< No, cosa dici! Non è vero! Sono sicura che in realtà tutti ti vogliono bene! >>
<< Come fai a saperlo, tu … >> dicendo questo Yoshi alza lo sguardo e gli occhi gli si illuminano.
Una piccola nuvola bianca è lì, davanti a lui, con un dolce sorriso circondato da due guance paffute.
<< Ma tu … sei … >> .
La nuvola si schiarisce la voce.
<< Piacere. Io sono … >> ma la nuvola non ha il tempo di presentarsi.
<< … Nuvola Speedy! >> grida esultante il draghetto.
<< Eh?! >> chiede la nuvola, spiazzata.
<< Nuvola Speedy! È la prima volta che ti vedo! Allora esisti davvero! >>
<< No, guarda, penso che tu ti stia sbagliando con un altro videogame o magari un anime. Io non sono Nuvola Coso come hai detto tu! >>
<< Sì! Sì! Sei certamente Nuvola Speedy! >>
<< Questo qui non ascolta. >> .
Da dentro il castello si sente in lontananza la voce di Luigi: << Yoshiiiii!! Dove sei?! >> .
Poco dopo la faccia, la divisa e il cappello verde dell’idraulico compaiono dal portone, seguiti da un drago enorme e un altro idraulico, rosso, che sembra averne prese parecchio. Soprattutto in faccia.
<< Yoshi! Eccoti qua! Forza! Dobbiamo tornare indie … >> . Luigi si ferma un attimo. Poi indica la nuvola.
<< E quella? Cos’è? >>
<< Nuvola Speedy! >> risponde esultante il draghetto spara uova.
<< Non sono una Nuvola Speedy, te l’ho già detto! >> .
Yoshi pare non sentire e con un grande salto piomba sopra la nuvola.
<< Nuvola che?! >> fanno in coro Mario e Bowser.
L’altro baffuto scuote la testa.
<< Ok, non m’importa. Non voglio sapere >> sussurra fra sé e sé.
Rivolto poi a tutti << Su ragazzi, torniamo indietro, verso il castello di Peach >> .
Detto questo si rimette in marcia, seguito dagli altri.
<< Vai Nuvola Speedy! >> urla euforico Yoshi.
<< Non sono una Nuvola Speedy! E poi scendi da qua! Su, da bravo! >> . La nuvola pare spazientita
<< Sììì! >> . Ma l’innocenza di Yoshi non teme confronti, così anche la Nuvola Speedy si arrende ad essa.
<< Non sono una Nuvola Speedy! >>
Oh, scusa.
 
<< Ehi, un momento! >> .
Luigi si volta verso il fratello.
<< Cosa c’è ancora? >> chiede spazientito.
<< Cosa c’è? Mi chiedi cosa c’è? Questo stupido OGM! Ecco cosa c’è! >> sbraita Mario, indicando la rossa cresta  al suo fianco << Perché viene anche lui con noi? >> .
Il cappello verde sbuffa.
<< Non fare tante storie! Guarda che Bowser, se vuole, è una persona migliore di te. Smettila con tutti questi pregiudizi! E comunque è qui perché vuole aiutarci dandoci una mano. Invece di criticare, prendi esempio >> .
<< Aiutarci? Aiutarci a fare cosa? >> continua Mario come se avesse ascoltato solo quella parte del discorso.
Trema leggermente perché in fondo ha già capito a cosa sarebbero andati incontro.
<< La mia missione non è terminata. O almeno … ha cambiato un po’ direzione >> risponde il fratello, quasi senza pensarci.
L’idraulico rosso pare confuso.
<< Eh?! Ma di che cosa vai blaterando? >> gli chiede.
Luigi scuote la testa un po’ teso : << No, niente, non farci caso … comunque sia, la nostra avventura non è finita; arrivati al castello ne affronteremo la seconda parte! E ora su! In marcia! >> . E riprende a camminare.
Mario sembra che abbia ricevuto un asteroide in testa.
<< No … basta … ma perché capitano sempre a me?! >> .
Rivolge uno sguardo accigliato al fratello.
<< Non centrerà Peach anche stavolta! >> .
L’altro, senza distogliere lo sguardo gli risponde, senza fermarsi : << Anche se fosse, tu che scelta avresti? Non ti sarebbe comunque permesso di abbandonare la missione, ricordatelo >> .
Mario pensa un attimo ai funghi con le gambe. Loro lo avevano incastrato. Fin dall’inizio.
<< Lo sapevo! Sempre lei! Oh, ma adesso mi ha stancato! Giuro! Questa è l’ultima volta! Basta! Non ne posso piùùùù!!!!! >> .
L’urlo di Mario si estese per tutta la pianura, ancora di più … ancora di più …
 
START.
Salva. Continua. Esci.
Salva.
Salvare i dati?      Sì.    No.
Sì.
Salvataggio dei dati in corso. Attendere.
[…]
*plin*
Dati salvati.
OK.
Torna a trovarci ancora. …
 
 
Ed eccoci qua! (come inizio, così finisco ^^) eh, sì, amici miei, direi che questa storia si sia momentaneamente conclusa! Nonostante ci abbia messo del tempo sono riuscita a finirla prima che iniziasse la scuola, altrimenti non avrei più potuto concludere. Naturalmente ho intenzione di continuarla – se vorrete – ed è per questo che ho cercato di lasciare un po’ di mistero e farvi interessare un po’ al seguito (ci sono riuscita? 0o0?). Non so se questo capitolo sia venuto troppo lungo, ma non mi andava proprio di spezzarlo in due; doveva essere il capitolo finale … forse ho esagerato? Comunque sia ho scritto tutto quello che volevo scrivere nulla di più, nulla di meno. A seguire carico anche un piccolo extra per scusarmi di essere stata così incostante nel postare nuovi capitoli. Vi ringrazio di avermi seguito fin qui e se vorrete seguirmi anche in futuro, non preoccupatevi! Stavolta al mio fianco avrò niente meno che il boss Bob-omba pronto e carico per lavorare!
E adesso un saluto a tutti voi! Astrid 5E, le bob-ombe e la Nuvola Speedy!
<< Non sono la Nuvola Speedy! Ve l’ho già detto! >>

P.S. Se vi ho incuriosito abbastanza, la prossima volta ci sarà da divertirsi!
 
Questo non è un addio, ma un arrivederci …           (^0^)/ ciaossu~                   A5E.

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Capitolo 7
*** EXTRA_Entrambi ***


Piccolo EXTRA.
… Ehi! Avevo detto piccolo!

 
Sono nato quasi per scherzo, per un gioco.
Un gioco finito male.
<< Sta lontano da lui, per carità! Non guardarlo negli occhi! >> .
Mia madre era bellissima.
<< È lui? >> .
<< Sì, sì, proprio lui! Allontanati, prima che sia troppo tardi!  >> .
Mio padre … mio padre era mio padre.
Era abituata a cantare, mia madre; cantava sempre.
Non che l’avessi mai sentita. Si diceva in giro.
<< Perché continua a farsi vedere ancora qua? >> .
<< Figliolo, è meglio che tu te ne vada >> .
Averlo saputo non mi ha aiutato affatto. E la cosa più sconcertante e che lui non abbia neanche cercato di fermarmi.
Lui. Lui, che era stato la causa di tutto.
Lui, che la causa l’aveva affibbiata a me.
<< Padre … perché? >> .
<< Florence … >> .
Aveva pronunciato quel nome sforzandosi.
Il nome di mia madre.
<< È colpa tua. >> .
Fu solo questo che mi disse, come motivo.
All’inizio pensavo fosse vero.
Voglio dire, il fatto che tutti in giro ne fossero al corrente e che mio padre  sembrasse così afflitto, mi spingeva a crederci.
Finché non ragionai più del dovuto e non capii come stesse veramente la situazione.
Ciò che gli abitanti sapevano e ciò che sapeva mio padre … erano diversi.
<< Padre! Non è vero! Non è stata colpa mia se mamma …! >> .
<< Florence! … Florence è … morta >> .
Il suo sguardo fiammeggiante, praticamente come il mio, mi fissava con odio.
 << È morta … dandoti alla luce >> .
Le ultime parole con mio padre, furono queste.
Da quel breve discorso, capii tutto.
Capii che mio padre mi odiava.
Capii che la gente del posto pensava avessi ucciso mia madre.
E capii anche che a diffondere quelle voci … era stato mio padre.
 
Scappai di casa. Non avevo più nessun motivo per rimanere ancora in quel villaggio.
Sapevo anche dove rifugiarmi.
Lontano dal resto della civilizzazione, al centro di una foresta sempre oscurata da nuvoloni neri, si trovava un castello quasi diroccato, costruito secoli e secoli fa.
Sembrava perfetto per me.
Ancora non sapevo di chi fosse.
Giunto al castello, mi accorsi con un certo sollievo che la costruzione era deserta, abbandonata da tutti.
Entrato, le stanze erano buie, sporche e impolverate.
Chissà da quanto tempo non ci entra più nessuno qui.
 
Per la precisione, sembrava come se gli abitanti del castello fossero scappati in fretta e furia da quel posto, improvvisamente.
“ Fifoni … “ .
Mi giunse all’orecchio quella voce melodica. Melodica e malinconica.
“ Siete tutti quanti dei fifoni. Questo qui non è un mostro … “ .
Continuando ad esaminare il palazzo, giunsi in una sala enorme, coperta di tappeti e tende un tempo brillanti di un rosso vivo, ormai spenti e strappati.
Qui, sopra una scalinata, si ergeva un piccolo trono il legno intagliato, con su scritto qualcosa.
Sopra di esso, un enorme quadro.
Mi avvicinai per osservarlo meglio. Non c’era abbastanza luce.
Socchiusi gli occhi … e finalmente la vidi.
Vidi mia madre.
Nel quadro, la dolce signora con i capelli rossi, sorrideva  con occhi felici.
Teneva il grembo fra le mani, dolcemente, accarezzandolo piano.
“ Non è un mostro. È mio figlio “ .
Piegai le ginocchia a terra.
E piansi.
Piansi come non avevo mai pianto in quella manciata di anni che era stata la mia vita.
Mia madre era morta, dandomi alla luce.
Quel tenero fiore primaverile, aveva perso i petali per far nascere lo strano essere che ero io.
L’essere che eraanche mio padre .
<< È colpa tua >> .
Non proprio. Se qui c’è qualcuno che ha colpe, quello sei tu.
 
Passarono gli anni e ricostruii alla meno peggio, il castello di mia madre.
Ci tenevo. Volevo che ritornasse il castello che era una volta.
Questo era il mio obbiettivo.
Aprii le finestre che erano state sigillate, le porte chiuse a chiave; pulii le cantine dalle ragnatele, cacciai i topi.
Pian piano ci feci l’abitudine e quel castello divenne anche la mia casa.
Nonostante non mi fossi fatto più vedere da tutti, pare che le dicerie su di me non fossero cessate, anzi.
Con la mia “ fuga ” o come la chiamavano loro, le voci si erano fatte più forti.
Non si faceva altro che parlare di quanto fossi malvagio, senza scrupoli, di quanto volessi conquistare il mondo e altre favole del genere …
Naturalmente false. Ma la gente ci credeva.
 
Fu così che ben presto, alla mia porta giunsero strani personaggi.
Uno dei primi ad arrivare fu uno strano Troopa incappucciato, con uno scettro in mano.
Cercava di apparire un duro, ma guardandomi da sotto le spesse lenti, non riusciva a non tremare.
<< Vorrei far parte del tuo gruppo >> diceva.
<< Conquisteremo tutto con la nostra malvagità! >> .
“ La nostra , aveva detto.
D’un tratto mi venne un’idea.
Se tutti credevano fossi malvagio, allora lo sarei stato veramente.
Accontentarli avrebbe  significato sì ammettere che avevano ragione -nonostante non fosse così – ma anche  rientrare in quel mondo da cui ero scappato.
Così pensavo.
E mi sbagliavo.
Sì, perché le voci su di me aumentavano sempre più, tanto quanto accresceva il mio potere e la mia malvagità.
Quello strano Troopa portò dalla nostra parte molti dei suoi coabitanti, trasformati dalla magia.
Erano i tartosso o come li chiamava lui; seguivano gli ordini, ma sembravano come privi di vita.
Ben presto avevo sotto il mio controllo un intero esercito che si divertiva a devastare villaggi e a derubare i cittadini.
Non ebbi più notizie di mio padre e forse era meglio così; se mi fosse capitato di fronte dopo tutto questo tempo, non sarei riuscito a guardarlo in faccia.
Come lui non sarebbe riuscito a guardare me.
C’era ben poco da fare.
Da mia madre avevo preso il colore dei capelli.
Da mio padre … tutto il resto.
 
 
La via del male mi divertiva, lo ammetto, più di stare nell’ombra in un castello buio, ma non risolveva tutto.
La solitudine, infatti, non mi aveva abbandonato. Ironia della sorte.
Potevo avere tutto il denaro che volevo, assediare tutti i paesi, distruggere tutte le case.
Ma alla fine, quello che volevo veramente non l’avevo ancora avuto.
I miei sudditi, mi temevano, così come tutti.
Insomma, non era cambiato niente.
 
 
<< È lui? >> .
<< Sì, è lui. Allontanati subito! >> .
<< … Non sembra cattivo … >> .
 
Tra le varie voci che mi giungevano all’orecchio seppi che quell’anno era stato incoronato un nuovo sovrano al paese dei Toad.
Ah. E che mio padre era morto lo stesso anno, nell’odio e nella vergogna.
La notizia non mi smosse di un millimetro.
Lo avevo abbandonato anche io, come lui aveva fatto con me.
 
La mia vita, in fondo, che direzione stava prendendo?
Ero sopraffatto dal potere, dal male e dalle voci che giravano.
Mi ero fatto trasportare da loro, lasciando che le dicerie costruissero la mia vita al mio posto.
Ormai, anche se avessi voluto, non riuscivo più a tornare indietro.
Anche se lo volevo, non ci riuscivo.
Fino a quando non arrivò lei …
 
<< … Non mi sembra tanto cattivo … >> .
<< C … cosa dici?! Smettila di scherzare! Non si comporta così una vera principessa! >> .
 
La prima volta fu quando sentii bussare alla porta, un giorno in cui ero rimasto da solo.
Urlai di entrare, seduto sul trono.
E lei entrò, senza paura.
Fu uno strano giorno, quello, e pensai di essermi sognato tutto.
Il giorno dopo, però, lei ritornò. E così a venire.
 
 
*toc  toc*
Abbasso lo sguardo dal ritratto di mia madre, per posarlo sul portone.
<< Avanti >> .
Con il solito cigolio una delle ante si apre lentamente.
<< Eccomi, Bowser. Scusa il ritardo >> .
Nonostante non sia la prima volta, non riesco a non essere sorpreso e a spalancare gli occhi.
Stupito di quanto sia stupida quella ragazza.
Stupito di quanto sia sincera. …
<< … Peach >>
Una  ciocca bionda e il diadema brillano alla luce del sole che splende nel cielo.
<< Grazie … >> .
 
Alla fine non so chi tra mio padre e me avesse ragione.
So solo che entrambi  volevamo incolpare l’altro, nascondendo la nostra tristezza in una bugia.
Perché in fondo eravamo entrambi colpevoli. …
 
 
E finalmente ce l’ho fatta! Piccolo breve commento (l’ispirazione è venuta proprio nel momento sbagliato).
Avrei voluto approfondire il personaggio di Bowser anche nel capitolo precedente, ma alla fine non ce l’ho fatta. La storia della tartarugona è effettivamente un po’ triste, ma è così che me la sono immaginata.
“ Perché Bowser è così cattivo? E perché Peach on fa altro che essere catturata da lui? ” . Ecco, da queste domande è nata tutta questa storia che, con un fondo di tristezza, ha voluto comunque cercare di farvi ridere, per tutto questo tempo.
La nostra storia quindi finisce qui, per il momento. Ancora un saluto a tutti e grazie, grazie, grazie per essere arrivati fin qui! (che faticaccia, eh?). Ciao a tutti!! Astrid 5E! ^W^/

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