How To Love- Istruzioni per l'uso.

di LoveYourself_
(/viewuser.php?uid=113496)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


HOW TO LOVE- Istruzioni Per L'uso


Niall abbassò lo sguardo, triste. Con due dita, gli spinsi il mento leggermente verso l’alto e ci guardammo dritti negli occhi.
“Sentimi bene, squinternato. Sei il ragazzo più dolce, più simpatico, più sensibile, più tenero, più romantico e più bello che io conosca. Non farti queste pippe mentali, perchè non hanno delle solide fondamenta per poter essere fatte. Per di più, dentro quegli occhi con cui mi stai guardando ora, hai l’oceano. Sii obiettivo. Quattro quinti degli One Direction se la tira. Un quinto no. E quello sei tu. Piaci alle ragazze anche per questo.” dissi quelle parole tutte d’un fiato. Perchè le pensavo, mi uscivano dall’anima, dal cuore.
Inizialmente non disse niente, stava riflettendo su cosa gli avessi appena detto e probabilmente su cosa ribattere. Ma non lo fece. Mi sorrise, semplicemente.
“Ammetto che la mia autostima è andata in qualche isola deserta già da qualche anno... Ma il tuo discorso da oscar mi ha sollevato un po’. Mi ha anche aperto un mondo. E ho capito che oltre ad essere moolto bello” disse ridendo e fingendo di vantarsi, “ho avuto la fortuna di conoscere una persona speciale come te.”
Arrossii. Non pensavo mi dicesse una cosa del genere. Dio, se era dolce!
“Scemo, così mi fai piangere!” gli diedi un buffetto sulla spalla, ridendo.
“Facciamo così, non ti faccio piangere solamente se mi abbracci forte forte.”
“Mah... non saprei”dissi, pensandoci su. Ma chi volevo prendere in giro, non vedevo l’ora di abbracciarlo!. “Andata”.
E lo abbracciai. Non chiedetemi quanto sia durato quell’abbraccio, perchè non lo so. Troppo poco, questo è sicuro. Tra le sue braccia mi sentivo protetta, amata, felice. Respiravo il suo leggero profumo naturale, cercando di capire di cosa sapeva e soprattutto sperando di poterlo ricordare e risentire in qualsiasi momento ne avessi avuto bisogno. Era l’amore della mia vita? No. Era solamente il mio migliore amico, conosciuto all’età di cinque anni e felicemente sopportato fino all’età di diciassette.
“Hey piccioncini! Avete finito con le vostre effusioni amorose?”. Poco più lontano un’odiosa voce si stava rivolgendo verso di noi. Sciolsi l’abbraccio, guardando in quella direzione e confermando ogni mio scrupolo. I quattro ragazzi erano ormai davanti a noi, squadrandoci dall’alto in basso come se avessimo appena fatto sesso in pubblico. Diamine era solamente un abbraccio!
”Hey, Styles, qual è il tuo programma di oggi, farti quattro ragazze tutte assieme o provare a tenere la boccaccia chiusa e farti i cazzi tuoi?” dissi al riccio del gruppo, quello, ahimè, più antipatico.
“Penso la prima” disse avvicinandosi verso di me, fino a che i nostri nasi non si sfiorassero. “Tanto lo so che tra quelle ragazze vorresti esserci anche tu” mi disse con un ghigno.
“Spero tu sappia anche che sei un completo imbecille” ribattei allontanandomi da quella faccia da schiaffi.
“Dai, Harry, piantala. Fede è la mia migliore amica, non c’è niente tra di noi.” si intromise Niall tra me e quel deficiente.
La conversazione andò avanti per cinque minuti buoni e si concentrò soprattutto sulla stupidità di Styles (per me non aveva un nome quel poco di buono) e su cosa ci fosse tra me e Niall. E la risposta era: niente! Solamente uno splendido rapporto d’amicizia a cui i ragazzi però non riuscivano a credere.
Gli One Direction mi facevano vomitare. Oddio, così forse è troppo esagerato. Erano dei ragazzi simpatici, per carità, ma pensavano di essere chissà chi. Se la tiravano in una maniera abnorme, chi più chi meno. Il più strafottente e antipatico, come avrete già capito, era Harry Styles, un ricciolino dagli occhi verdi sempre in mezzo a qualche fanciulla. Tutte le ragazze che incontrava in un modo o nell’altro riusciva a farle cadere ai suoi piedi. Le sue tecniche? Quello sguardo da “ti voglio mia” fatto da due grandi occhioni verdi e quel sorriso a trentadue denti. Un po’ di tempo fa stavo per cadere anche io nella sua trappola, ma un buon esame di coscienza e tanto tanto gelato al cioccolato mi hanno fatto capire chi cavolo mi ero messa in testa. Louis, detto Lou, era il più scemo del gruppo. Aveva due occhi azzurrini e il taglio dei capelli un po’ alla Justin Bieber. Tecniche di seduzione: far ridere le ragazze con le sue battute e i suoi scherzi idioti. Bene o male Louis riusciva a piacermi, in fondo era simpatico e qualche volte anche dolce. Zayn era quello che le ragazze definiscono una bellezza esotica. La sua carnagione era scura, aveva due occhi color cioccolato, un sorriso smagliante e due grandi orecchini sbrilluccicosi alle orecchie. Tecniche di seduzione: la sua naturale riservatezza. Era quello che mi piaceva di Zayn, il fatto che se ne stava in silenzio riuscendo a distinguersi dalla massa. Non era male come ragazzo, se non per il fatto che frequentava quell’ameba di Harry Styles e la sua influenza su di lui era decisamente negativa.
Liam, il biondino con una voce straordinaria, era il più mansueto di tutti. Mi piaceva molto, forse perchè somigliava un po’ a Niall o semplicemente perchè era un ragazzo normale. Anche se, di normalità in quella band ce n’era veramente poca. Tecniche di seduzione: sconosciute. Alle ragazze piaceva, non si sa per quale oscuro motivo.
E infine il mio miglior amico, Niall. Il ragazzo più dolce e carino di tutto il mondo. Avete un problema? Lui sarà in grado di aiutarvi. Non lo avete? Lui ci sarà comunque. Con quegli occhi che gli illuminavano il volto, riusciva a diffondere una serenità a chi gli era intorno. L’unica pecca era la poca autostima. E l’unico ragazzo che non doveva mancare di autostima era proprio lui. Il mondo gira al contrario, cavolo. Tecniche di seduzione: la sua semplicità. E secondo me, anche il fatto che era un figo assurdo e che aveva due occhi a dir poco magnetici. Ma il parere di una diciassettene in preda a una crisi ormonale non conta. O forse si?





Ciao! :)
Questa è la mia prima fan fiction "ufficiale" perciò tutto quello che vi viene in mente, bello o brutto che sia, scrivetemelo, mi farebbe molto piacere. Perciò, su le tastiere e recensite!
Ah e già che ci siete passate anche dalla migliore scrittrice del secolo (e anche la più pazza)! Ecco il link: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=108993
Peace!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo II ***



HOW TO LOVE- Istruzioni Per L'uso


Lean on me
when you're not strong
And I'll be your friend
I'll help you carry on.
{Glee}



Non mi sono ancora presentata, che rimbambita! Mi chiamo Federica, Fede per gli amici e pure per i nemici. Il mio nome non mi piace, ma l’abbreviazione si. Nessuno mi chiama più Federica da una vita ormai. Meglio così. Ho diciassette anni. Sono italiana, o meglio romana e in questo momento vivo a Londra. Dico “in questo momento” perchè ogni anno mi trasferisco in questa magnifica città per tutta la durata dell’estate.
Odio l’inverno. Fa freddo, il tempo fa schifo, la scuola non mi permette di dormire fino a mezzogiorno e non mi permette di vedere le persone che amo. Quali sono queste persone? In primis: Niall. Conosciuto durante la mia prima estate a Londra e mai lasciato andare. E’ dura passare tutto l’inverno senza di lui accanto. Ci sentiamo solo per telefono o in chat, ma a me non basta mai. Ho sempre bisogno di un suo abbraccio o semplicemente di un suo sguardo. Ripeto, lui mi fa stare bene. Che altro dire su di me. Non sono né alta né bassa, ho i capelli troppo lunghi e castani e gli occhi nocciola che con la luce del sole hanno qualche sfumatura gialla. Sono un vampiro, wow! Sono una ragazza semplice che odia le gonne e il rosa. Ho trenta paia di converse nella scarpiera perchè metto solo quelle. Niente scarpe col tacco o stivali. Inciamperei ogni tre secondi. Ascolto qualsiasi tipo di musica, l’importante è che sia musica.
 
Ero comodamente distesa sul divano con le cuffie nelle orecchie e una vaschetta di gelato appoggiata sulla mia pancia. Di tanto in tanto immergevo il cucchiaino nel cioccolato e me lo infilavo in bocca, godendomi la tranquillità e la bellezza di quel momento. La casa era vuota e silenziosa poichè i miei erano partiti per Roma e restavano fuori due settimane. Questo perchè mio padre, che lavorava in un albergo in centro, aveva saputo che c’erano stati dei problemi ed era dovuto tornare immediatamente a casa. Ovviamente c’erano state varie discussioni sul fatto che io dovessi andare con loro, ma la mia risposta era stata sempre e solo quella: no. Così ho cercato di spiegargli che avevo diciassette anni e che potevo benissimo cavarmela da sola. E così, ciao ciao mamma e papà e benvenuta casa libera ogni giorno.
Il suono del campanello coperto dalla musica che avevo nelle orecchie risuonò in casa e con molta calma andai ad aprire.
“Ok, sto per svenire. Indovina? Harry mi ha chiesto di uscire! Non è fantastico?” la mia amica era troppo esaltata per salutarmi decentemente, così entrò in casa come se niente fosse continuando a parlare. Il mio umore era diminuito appena avevo sentito quel nome.
“Oh, frena gli ormoni! Non gli avrai mica detto di si, vero? Harry è un cretino, non prova nessun tipo di emozioni e tu NON PUOI USCIRE CON LUI!” ero totalmente incazzata, ma più con Harry che con Emily.
“Dai Fede! E’ solo un’uscita tra amici, io non provo niente per Harry! Non ancora almeno..” sembrava più un pensiero espresso ad alta voce che un’affermazione vera e propria.
“Santa pazienza, non hai capito che quel deficiente vuole solo portarti a letto?” dissi entrando in cucina per rimettere la vaschetta di gelato che ancora avevo in mano, nel congelatore. Mi girai verso di lei con sguardo serio (e anche un po’ minaccioso) appoggiandomi con la schiena al lavello.
“Senti, non ci andrò al letto, voglio solo uscirci. Stop. Harry è un bel ragazzo e io lo conosco a malapena. Per di più non lo conosco come lo conosci tu, magari con me si comporta in modo diverso anche perchè voi due vi odiate a morte ed è normale che in questo momento la stai vedendo come una cosa negativa e che non si può assolutamente fare. Dai Fede, prometto che non combinerò nessun guaio.”
“Ci rinuncio, fa come ti pare. Ma io ti avevo avvisata.” le dissi, scuotendo il capo affranta.
“Ti amo!” mi urlò quasi in un orecchio abbracciandomi.
“E quando sarebbe questo incontro?” le chiesi, marcando la parola “incontro” per farle capire che non era un appuntamento. Era una fottuta uscita con un fottuto imbecille.
Emily sciolse l’abbraccio, abbassando lo sguardo. Era la fine.
”Ehmm... Sarebbe questa sera.” sussurrò.
“Cazzo però.”
 
 
Quella sera la mia amica londinese era pronta. Ero disperata perchè così conciata era una figa assurda. Aveva un semplice top celeste con dei bottoncini finti al centro all’altezza del seno, un paio di jeans davvero troppo attillati e un paio di ballerine bianche e azzurre. Quella sera, ahimè, era veramente bella. Uscimmo di casa per andare da quell’imbecille con cui aveva appuntamento. Avevo espressamente deciso di accompagnarla, perchè volevo fare due chiacchiere con Styles. In realtà volevo farci a botte ma Emily me l’aveva vietato. Che palle.
Una volta arrivate, suonai il campanello e diedi un’occhiata alla mia amica. Era tesa, si vedeva da un miglio. Speravo non le interessasse più di tanto Harry, sapevo che prima o poi l’avrebbe fatta soffrire. Stavo per dirle che dovevamo ritornare a casa e che non doveva assolutamente uscirci ma la porta si aprì e ci ritrovammo di fronte quel deficiente.
“Fede” mi disse, impassibile. Poi spostò gli occhi su Emily e la sua bocca si aprì in un sorriso smagliante. Quel sorriso smagliante. “Ciao” le disse dolcemente, quasi in un sussurro.
“Vado a vomitare” feci io, spostandolo bruscamente per entrare in casa. Trovai i ragazzi seduti sul divano a barboneggiare come solo loro sapevano fare. Li salutai e mi sedetti in braccio a Niall, dandogli un dolce bacio sulla guancia. Era decisamente la mia salvezza.
“Bene, noi andiamo allora. Tra un’oretta dovrebbero rientrare i miei. Non mi smontate casa, per favore.” fece Harry affacciandosi in salotto.
“Styles! Aspetta che devo dirti due cose” mi alzai da Niall e presi Harry per un braccio. Chiusi la porta della cucina e una volta soli dissi più minacciosa che mai: “ Se la fai soffrire anche solo un po’, giuro che ti spezzo le corde vocali”.
“Sta tranquilla, tesoro. La tua amica è carina e stasera mi sento terribilmente in vena.”
“In vena per cosa?”
Avvicinò la bocca al mio orecchio e sussurrò: “In vena per una notte di fuoco”
Rimasi impalata come una cretina mentre lui se ne andava tranquillo e sorridente. Volevo urlargli in faccia che era un malato mentale, ma qualcosa mi bloccò. Che idiota.
Quando tornai in salotto, ritrovai i ragazzi come li avevo lasciati.
“Squinternati, vi saluto che torno a casa. Ci si vede.”
Zayn si girò verso di me e mi sorrise. Niall si alzò dal divano e mi abbracciò.
“Vuoi che ti accompagni a casa?” mi chiese, spostandomi una ciocca dei capelli dal viso.
“No, grazie. Ma ti voglio un bene dell’anima” gli risposi ridendo.
Tornata a casa, mi preparai un piatto di pasta al pesto, perchè stavo morendo di fame. E volevo anche sapere che diamine stavano facendo quei due. Dopo quello che mi aveva detto Harry mi aspettavo di tutto. Mentre mandavo giù una forchettata di spaghetti, pensai a come sarebbe finita quella storia. Alla fine elaborai che il giorno successivo, Emily mi avrebbe chiamata piangendo come una fontana e dicendomi che Harry l’aveva solo usata. E io mi sarei sentita una completa schifezza. La verità è che sono una pessima amica.


Hello people! :D
Ecco il secondo capitolo, spero vi piacca. 'Mazza che fantasia! xD
Come al solito recensite, criticate e pubblicizzate!
Sono anche su twitter se volete seguirmi :D http://twitter.com/#!/__GreenPanda Et voilà!
Se ancora non l'avete fatto, date un'occhiata alle bellissime FF della mia amica. http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=108993
Buona lettura :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Image and video hosting by TinyPic

 

 


Stavo aspettando che arrivasse Emily a casa mia per raccontarmi i fatti accaduti il giorno prima. Al telefono era rimasta impassibile, senza far trapelare nessun tipo di emozione, bella o brutta che sia.
Chissà perchè, questo mi aveva consolato un poco, dato che se fosse andata male non avrebbe esitato a chiamarmi subito e disperarsi inutilmente per telefono. Ma non era successo. In fondo, speravo veramente (e un po’ ci credevo anche) che Harry e Emily non avessero fatto niente.
Quando aprii la porta e mi trovai Emy di fronte, ebbi 5 secondi di shock. Aveva una faccia strana.
“Allora?” le chiesi, chiudendo la porta alle nostre spalle.
“Allora cosa?”
“Non fare la finta tonta. Com’è andata la serata?”
“Bene. Abbiamo mangiato una pizza e ci siamo fatti un giro.” disse, accennando un sorriso. “Ah e abbiamo fatto sesso” aggiunse impassibile.
“COSA?!?” urlai in preda ad una crisi di nervi. Lo sapevo. Lo sapevo. Non avrei dovuto fidarmi né di lei né tanto meno di lui. Merda.
Guardai Emily per capire meglio. Non piangeva e la sua faccia non era poi così dispiaciuta.
“Non penso fosse una botta e via. Mi ha detto che vuole stare con me.”. A questo punto sbarrai gli occhi. Styles? Harry Styles una relazione? Non ci credo.
“Non mi sembri molto entusiasta. Ieri eri felice come una pasqua non sapendo neanche i suoi intenti e ora che li sai metti il muso. Qual è il problema?”
“Il problema è che c’è qualcosa che non va. Harry è carino, niente da dire a riguardo, ma non è proprio quello che mi aspettavo. Ieri quando ci siamo seduti su una panchina ci siamo guardati negli occhi e io non ho provato niente. E non ho provato niente neanche quando ci siamo buttati sul letto, spogliati e baciati fino a non respirare. Niente.” era a pezzi, si vedeva dal vuoto che aveva negli occhi.
“Sai che ti dico? Meglio che non provi niente per quello là, perchè sarebbe stato troppo strano se avessi provato qualcosa.” le sorrisi, cercando di tirarle su il morale.
“Ma ti sta davvero sulle scatole Harry?” mi chiese dubbiosa.
“Si. Non lo sopporto. Quante volte ho sognato di prenderlo a schiaffi. Non erano sogni premonitori a quanto pare.”
Passammo il pomeriggio a chiacchierare del più e del meno per poi vederci un bel film immerse nelle amate pop corn. A una certa ora mi chiamò anche Niall, dicendo che sarebbe passato con i ragazzi a salutarmi. E così fu.
Ci sistemammo tutti sul divano, io in braccio a Niall come al solito e Emily in braccio al suo nuovo ragazzo. Dovevo ancora abituarmi all’idea di quei due insieme. Con la coda dell’occhio vedevo che Harry non faceva altro che baciarla, sulla bocca, sulle guance, sul collo. Mi stavano ritornando su gli spaghetti.
Alla fine restarono tutti a cena e ordinai delle pizze. Salii in camera mia per prendere il telefono (che ovviamente, quando serviva, stava da tutt’altra parte) e feci l’ordinazione. Quando riagganciai bussarono alla porta. Era Zayn.
“Hey Zeta, che ci fai qui?” gli dissi senza neanche troppo entusiasmo. Qualche tempo fa, in un momento di pure noia, ci guardammo Zeta la formica e in alcune parti del film Zayn faceva delle facce troppo strane e quindi ecco il soprannome adatto a lui. A lui dava fastidio quel nomignolo e quindi il più delle volte lo chiamavo in quel modo.
“Niente, volevo solo vedere che combinavi. E poi la devi piantare di chiamarmi così” scherzò.
“Noo, perchè? E’ troppo carino" gli dissi, facendo una faccia da cucciolo mal riuscita.
“Senti un po’. Perchè io non ricevo tutti quegli abbracci come Niall? Puzzo per caso?”
“Mi ferisce dirtelo... ma si, puzzi davvero tanto” dissi scoppiando a ridere.
“Ah si, eh?” si avvicinò a me con fare minaccioso e cominciò a farmi il solletico ovunque. Brutta cosa. Soffrivo il solletico ovunque e quella era davvero una brutta cosa. Iniziai a dimenarmi tra le sue braccia, ridendo come una pazza, con le lacrime agli occhi e con gli addominali che stavano per uscire fuori dalla pancia.
Dopo cinque minuti buoni, si fermò e ci sedemmo sul letto. Io ancora ridevo e mi tenevo la pancia con le mani.
“Tu vuoi farmi morire!>> mi lagnai.
“Volevo solo un abbraccio, ma tu hai sfidato Zeta la formica!” disse facendo spallucce.
Mentre stavo per uscire dalla camera Zayn mi bloccò dicendo: “Si ma io lo voglio davvero l’abbraccio.” ed era serio. Mio dio, io pensavo stesse scherzando!
Lo guardai storta, pensando a quanto fossi scema. Così lo abbracciai. Non mi capitava spesso di abbracciare tante persone, escludendo il mio migliore amico. Ma Zayn in qualche modo mi piaceva, era simpatico, molto molto carino e dolce. Oh, e profumava di vaniglia. Non c’avevo mai fatto caso, in effetti, e durante l’abbraccio respirai il suo tenero profumo estasiata. Quando i nostri corpi si staccarono ci guardammo per qualche secondo. C’era qualcosa che non andava. Conoscevo quell’espressione. Conoscevo quello sguardo, quel sorriso. La cosa non mi piaceva affatto.
“Com’è che si dice, un abbraccio vale più di mille parole, no?” disse lui, con voce soffice.
“Già” commentai io, più a me stessa che a lui.
 
Dopo le pizze, presi Niall in disparte con la scusa di mettere in ordine la cucina.
“Niall” esordii una volta soli, “c’è qualcosa che devi dirmi?”
“Ehmm, non che io sappia” mi disse, grattandosi la testa.
Gli raccontai di cosa era successo precedentemente con Zayn e la verità venne finalmente fuori.
“Non te l’ho detto perchè Zayn mi aveva espressamente obbligato a non farlo>>.
“Magnifico” sbottai.
“A te piace Zayn?”
Lo guardai. Cercai la verità dentro quegli occhi azzurri perchè dentro di me non c’ero riuscita. Cercai la forza di rispondere, perchè io non ne avevo a sufficienza. Cercai un’ancora di salvataggio perchè in quel momento non ne avevo una ed ero dispersa in mare aperto. E l’unica cosa che mi venne in mente come una valida risposta fu: “Boh". Frana!



Hey world!
Ecco il terzo capitolo, in anteprima mondiale sui vostri schermi (?)
Spero vi piaccia e spero non deluda le vostre aspettative.
Come al solito recensite, che fa sempre bene, sia a voi che a me.
That's all.
Peace <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Image and video hosting by TinyPic

Ero sul treno per raggiungere i ragazzi nella nuova casa che avevano appena comprato. La casa degli One Direction. Dopo l’uscita del loro nuovo singolo la loro popolarità era salita alle stelle e quindi avevano deciso di prendere una casa per vivere insieme. Era poco distante dal centro di Londra, ma molto distante dalle fans urlanti e in preda ad una crisi di panico.
Mi venne a prendere Louis alla stazione e in meno di cinque minuti arrivammo a destinazione. Durante il viaggio stavo quasi per prenderlo a schiaffi, ma poi decisi di non farlo per conservare almeno un briciolo di umiltà. La conversazione partì da "cosa hai fatto stamattina?" e finì con "Louis vaffanculo".

"Quindi ti piace Zayn" mi disse lui d’un tratto sistemando lo specchietto retrovisore.
"Scusa?"
"Ho detto: ti piace Zayn"
"E chi ti ha detto questa stronzata?" gli chiesi leggermente irritata.
"Ti ho sentito parlare con Niall. Dai a me puoi dirlo, ti piace Zayn!". Non capivo se mi stava prendendo in giro per il fatto che mi piaceva Zayn o stava ridendo così, senza nessun motivo ben preciso.
"Louis mi stai prendendo per il culo? Innanzitutto le cose tra me e Niall sono solo tra me e Niall e poi a te cosa importa? Devi andarlo a sputtanare ai quattro venti subito dopo che ti ho risposto?" Bene, mi aveva fatta arrabbiare di brutto.
"Posso sapere perchè nessuno di noi, a parte il tuo fantomatico migliore amico, ti va a genio? Qual è il problema?" il suo tono di voce era cambiato. Era più freddo, serio, come se non ci conoscessimo poi così tanto.
"Io non ho nessun problema. A volte mi state simpatici, altre volte siete più immaturi di un ragazzino appena nato. Anzi no, forse c’è un problema. Sai qual è?" feci una pausa e lo guardai. Lui accostò la macchina e ricambiò il mio sguardo. Era una sfida Tomlinson? "Il problema è che il mio mondo non appartiene al vostro e mai ci apparterrà. Siete famosi ormai e io sono solo una ragazza italiana che passa ogni estate qui a Londra, per stare insieme al suo migliore amico." gli dissi, sputandogli la verità in faccia.
"In poche parole, noi con te non c’entriamo niente. L’importante è Niall?"
"Voi con me non c’entrate niente semplicemente per il fatto che IO con voi non c’entro niente . Niall lo conosco da una vita ormai e posso dirti che non è cambiato di una virgola da quando è diventato famoso. E voi altri invece? Da quant’è che vi conosco, eh? Due mesi? Tre? Cosa pretendi, Louis, vorresti cantare Somebody To Love in macchina, adesso, felici e contenti? Mi dispiace, non sono questo tipo di persona."
"Potresti almeno mostrare un po’ di gratitudine." sussurrò, spostando lo sguardo dritto davanti a sè.
"Gratitudine per cosa, Louis?" gli chiesi alzando la voce di qualche decibel.
"Per averti accolta nel nostro gruppo! Potevamo benissimo non farlo!" urlò esasperato.
Rimasi scioccata solo per qualche secondo da quello che sentii. Poi una porta nel mio cervello si spalancò e decisi di entrarci, senza pensarci su.
Aprii lo sportello e scesi dalla macchina. Sentivo Louis borbottare qualcosa, ma non mi importava più di tanto. Non volevo passare un minuto di più con lui.
Non feci neanche cinque metri che si accostò con la macchina e tirando giù il finestrino mi disse: "Sai almeno dov’è casa nostra?"
"No!" risposi urlando. In effetti, non avevo la minima idea di dove fosse casa della band. La mia destinazione in quel preciso momento era il nulla.

"E allora sali in macchina. Mancano meno di due minuti" il suo tono era lo stesso di prima. Secco, distaccato.
Tomlinson, sai che ti dico? Ma vatte a fa un giro. Ma risparmiai anche questo mio commento, dato il clima che si era creato e dato quello che avevamo combinato. ‘Avevamo’ ho detto. Non ‘avevo’. Perchè non era solo colpa mia, no?


 

Scesi dalla macchina, i ragazzi ci vennero in contro. Sia io che Louis dovevamo essere davvero incavolati perchè Liam ci disse torvo: "Tutto bene?". Ci guardammo per un istante poi risposi asciutta: "Certo."
Nessuno mise bocca a quelle parole, così entrammo in casa. E che casa!
La porta d’ingresso dava su un grande salotto arredato con classe e molto stile, un grande televisore al plasma spiccava appeso al muro con qualche consolle accanto in bella vista, un divano nero in pelle ricopriva un tappeto rotondo stile anni ’80. La cucina era a dir poco gigantesca. Solo in una stanza del genere potevi fare benissimo un party. Infine, un semplice bagno poco dopo la cucina, con tanto di vasca idromassaggio. Il piano di sopra era geniale. C’erano sette stanze: un bagno, cinque camere per i ragazzi arredate a loro piacimento e una "per gli ospiti", come l’aveva definita Styles. Una stanza degli ospiti arredata con luci soffuse e un letto a forma di cuore? Styles, mi prendi per il culo?
Il giardino era enorme, forse pure più grande dello Yellowston Park. Ovviamente non poteva mancare una splendida piscina, un gazebo per i momenti di svago, un barbecue e tante altre cose che solo persone con qualche soldo in più potevano permettersi.
Erano le sette di sera quando annunciai di dover andare via. In realtà avevo pensato tutto il pomeriggio a ciò che mi aveva detto Louis e arrivai al punto che una bella doccia calda mi avrebbe chiarito le idee.
"Ma come, avevi detto che saresti rimasta per cena!" mi disse Niall scocciato.
"Un’altra volta, per favore. Non sono in vena." cercai di sorridergli con scarso successo.
"Io sono d’accordo con lei. Può stare un’altra volta o mai se preferisce." uno Styles arrogante stava per essere preso a schiaffi. Ma non avevo voglia neanche di quello.
"Sta zitto, tu. Ci sentiamo domani." salutai Niall e, con grande riluttanza, anche gli altri e me ne andai. Ci fu un piccolo dibattito sul fatto che dovessi farmi accompagnare con la macchina e non dovessi andare a piedi ma alla fine riuscii a convincerli che le gambe ce le avevo e sapevo benissimo dove si trovava la stazione.
Tornata a casa, mi spogliai mentre salivo le scale e mi fiondai nella doccia.
L’acqua scrosciante bagnò il mio corpo e permise di rilassarmi un po’.
"Gratitudine per cosa, Louis?"
"Per averti accolta nel nostro gruppo! Potevamo benissimo non farlo!"
Quelle parole risuonarono nella mia testa ancora una volta, come se fino a quel momento non avessero fatto altro. In fondo, Louis aveva ragione. Io non cantavo, non ballavo, non ero famosa. Ero solo l’amica di Niall. Non di Harry, Liam, Louis e Zayn. Non c’entravo niente in quel gruppo, non significavo nulla per loro.
E loro significano qualcosa per te?
Una vocina nella mia testa mi aveva appena fatto una domanda da un milione di dollari. Una domanda che io, in effetti, non mi ero mai posta.
"No che non significano niente."pensai. Erano solo semplici conoscenti.
Uscii dal box doccia grondante di acqua, e mi allungai per prendere l’accappatoio. Bene, l’idea della doccia era stata pessima. Non ero riuscita a chiarire bene la situazione bensì mi ero confusa ancor di più le idee.
Solo ad una conclusione ero arrivata. Inizialmente avevo provato a scacciarla, a non dargli peso a far finta di nulla. Poi avevo pensato che se davvero non mi interessavano quei ragazzi l’idea era buona.
Avrei dovuto frequentarli e vederli il meno tempo possibile. Dopodichè non avrei dovuto più vederli. Era questo il piano. A me non interessavano. Non mi piacevano e detestavo. Ma allora perchè non volevo accettare l’idea di perderli?



Spazio Autrice *O*
Ehilà gente! :D
Ecco qua il quarto capitolo, yeeee!
Ci ho messo tipo venti minuti per pubblicarlo e questo semplicem ente perchè sto con il com puter portatile che è principalm ente una m erda catodica. No, m a m etticelo qualche avverbio se te va, eh! D:
La m ia sanità m entale. Già.
Ciancio alle bande, passate a leggere questa meravigliosa FF sempre sugli One Direction e non ve ne pentirete! Voilà il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=819119&i=1
Io volo, spero vi piaccia e spero siate così gentili da lasciare una recensione!
Byeee! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Image and video hosting by TinyPic


“Si, mamma. E’ tutto a posto.” le ripetei per la millesima volta.
“D’accordo. Ci sentiamo stasera allora. Ti saluta papà. Un bacio”. Dopo circa un quarto d’ora chiusi la comunicazione con mia madre. Mi aveva chiesto come stavo fin troppe volte e io avevo sempre risposto “bene, come sempre”. In realtà mi sentivo una completa schifezza ma non volevo farla preoccupare e quindi non le raccontai dei miei inutili problemi.
Qualche ora prima avevo chiamato Niall per dirgli se aveva voglia di passare a casa a farmi compagnia ma lui e i ragazzi erano fuori per un’intervista radiofonica. Emily era con loro dato che Styles l’aveva invitata, così come aveva fatto il mio migliore amico con me avendo un “no” secco come risposta. Primo perchè mi ero promessa di non venir meno al piano progettato da me e la doccia e secondo perchè le interviste mi annoiavano. Ne avevo viste due o tre, ma non ci avevo trovato niente di interessante se non che Louis e Harry rispondevano sempre con battute alle domande poste facendomi dubitare spesso della loro sanità mentale. Deficienti.
Il cellulare sulla scrivania squillò di nuovo, con Kurt Hummel alias Chris Colfer che pronunciava le parole iniziali di Born This Way. Pensando fosse mia madre ancora una volta, non guardai il display ma premetti subito il tasto verde.
“Stronza mia!” una voce familiare risuonò dal telefono.
“ Spù! Da quanto cazzo di tempo!” esclamai, felice di risentire la mia migliore amica. Soprannominata da me con il nome “Spù” per ragioni che non sto a spiegare, Shaylee era la mia migliore amica da circa quattro anni. Andavamo nella stessa scuola e condividevamo le stesse passioni in fatto di musica, di sport (praticavamo la nullafacenza, sport estremo in cui non tutti riescono) e tante altre cose. Era la mia dolce metà al femminile, se fossi stata lesbica sicuramente me la sarei sposata. La amavo con tutto il cuore, l’anima e i polmoni perchè mi era sempre accanto, perchè mi capiva e perchè mi faceva totalmente scompisciare dal ridere. Era una ragazza semplice, poco pretenziosa, sempre sorridente e molto poco fine. Fumava, anche dietro i miei rimproveri e sermoni filosofici.
“Cristo santo, non puoi capire quello che devo raccontarti!” mi disse tutta eccitata.
“Spara!”
“Okay, tieniti forte. Una mattina di queste mia madre ha incontrato tua madre al mercato e si sono messe a chiacchierare. E’ saltato fuori il discorso che tu eri a Londra da sola e tua madre non ha nascosto di essere preoccupata e sempre in pensiero. Così hanno avuto la geniale idea di spedirmi nella città dell’amore, che non è Parigi manco per niente, per stare da te. Adesso urla!”
Urlai. Scoppiai di felicità, una cosa che non mi era mai capitata fino a quel momento. Mi passarono davanti tutte le cazzate che potevamo fare una volta insieme, tutto quello che avremmo potuto fare e soprattutto non fare.
“Forse è il caso che mi calmi” respirai profondamente, ancora con le lacrime agli occhi. “Quando mi raggiungi, brutta schifosa?”
“Tra due giorni ho l’aereo. Se ti può interessare ho fatto e disfatto la valigia ben tre volte, perchè ogni volta aggiungevo qualcosa di essenziale importanza.”
“Non voglio sapere cosa, anche se potrei benissimo immaginarlo”
“Malfidata! Vabbè, io stacco che devo ancora comprare le sigarette e se non mi sbrigo il tabaccaio chiude. Ci vediamo tra due giorni. Preparati al peggio” disse con tono minaccioso.
“Preparati tu, casomai! Un bacio, Spù!” le risposi ridendo e agganciando poi il telefono.
Diamine, non mi sembrava vero, la mia migliore amica mi avrebbe fatto compagnia per tutto il tempo, notte e giorno, e ce la saremmo spassata alla grande. Ero troppo esaltata, troppo carica. Se prima mi sentivo un vecchio straccio rovinato, ora mi sentivo elettrizzata, sollevata e felice.
 
Erano passati quasi due giorni dalla telefonata della mia migliore amica. Io e la mia naturale sanità mentale avevamo deciso di trascorrere questi due giorni nei supermercati di mezza Londra (forse anche più di mezza, direi) per comprare cibo, films, trucchi, smalti e ancora cibo. Ero riuscita ad accaparrarmi tutte le schifezze possibili e immaginabili di questo mondo, dalle patatine super piccanti gusto aglio-cipolla-senape (e tanti altri ingredienti che mettono paura pure al colesterolo stesso)  alle cioccorane di Harry Potter, che mi avevano fatto sgranare gli occhi appena le avevo viste. Avevo la credenza che traboccava di pacchi, pacchetti e pacchettini ed ero stata costretta a mettere le altre cose in garage. Se volete potete benissimo inserire queste cose nel manuale Come prosciugare una carta di credito d’emergenza. Ovviamente i miei mi avrebbero fatto fuori con dieci colpi di mitragliatrice appena sarebbero tornati, ma a me non importava più di tanto dato che non vedevo l’ora di divertirmi insieme a quell’insana di Shaylee.
Tornando a noi, ero comodamente seduta su una panchina in un piccolo parco dall’erba verdeggiante, proprio davanti l’aereoporto di Heathrow. Avevo preso un taxi, per venire a prendere Shay in aereoporto e per portarla a casa.
Le porte scorrevoli dell’aereoporto si aprirono e una ragazza alta e sorridente uscì fuori con due valigie più grandi di lei. La sua pelle era abbronzata per i vari weekend al mare, e i suoi capelli erano cresciuti di qualche centimetro dall’ultima volta che l’avevo vista. Aveva una canottiera lunga fino alle ginocchia con una scritta a caratteri cubitali. Stay Strong diceva. Un paio di leggins neri e un paio di converse bianche e nere completavano il suo look.
Attraversò la strada trascinando i due bagagli, dopo di che li lasciò sul marciapiede come se niente fosse e mi saltò addosso.
La strinsi forte forte, anche se la mia energia era niente in confronto alla sua, che mi stava quasi per soffocare.
“Oh che cazzo, io devo fumare una sigaretta altrimenti sbrocco! Il volo è stato troppo lungo e in aereo le sigarette sono bandite.” cominciò a parlare tutto d’un fiato come solo lei sapeva fare quando era nervosa ma allo stesso tempo eccitata.
“Calma i bollenti spiriti, te e le sigarette che ti fumi.” le dissi andando a prendere le valigie incustodite.
Dopo la dannata sigaretta, chiamammo un taxi per tornare a casa.
Feci da guida turistica sia per quel piccolo pezzo di Londra che vedemmo durante il viaggio, sia per la casa che da quel momento avrei diviso con una pazza sclerotica.
Quella sera, anzichè mangiare come due persone normali, che magari decidono di cucinarsi un piatto di pasta o nel peggiore dei casi ordinare delle pizze, aprimmo tutti i pacchetti di caramelle e ci rimpinzammo lo stomaco guardando Kung Fu Panda. Ogni tanto stoppavamo il film per raccontarci aneddoti o scemenze varie, per poi farlo ripartire e affondare il dito indice nella nutella.
Andammo a dormire alle quattro di mattina. Eravamo stanchissime, ma le battute in un modo o nell’altro scappavano fuori sempre. In particolare una, prima che chiudessimo entrambe gli occhi, da parte di Shay. Mi disse con voce soffice e dolce: “Domani mi farai conoscere gli One Direction, vero?” Non ebbi modo di rispondere, perchè stavo cedendo nelle braccia di Morfeo e perchè il mio cervello era ormai entrato in modalità stand bye.
 
Per colazione mangiammo un piatto di pasta. Ci svegliammo alle 12.40 ma solo a causa del campanello che continuava incessantemente a suonare. Mi alzai dal letto stile zombie, scesi le scale con passo lento e debole e aprii la porta. E mo’ che voleva questo qua?
“Dio santo che brutta cera.” disse Liam, squadrandomi da cima a fondo. Non ero il massimo dell’eleganza quella mattina. Avevo una t-shirt extra large bianca che a malapena coprivano le mie belle mutandine nere.
“Liam, che cavolo ci fai qui?” gli chiesi stropicciandomi un occhio.
“Faccio il portavoce!” sorrise come fosse super eccitato.
“E di chi?”
“Di tua madre! A quanto pare tu hai il telefono spento, così lei ha chiamato Niall obbligandolo a dirti di richiamarla subito, pena una squadra della CIA che irrompe in casa tua. Niall è occupato ora, quindi ha mandato me a dirti tutto ciò.” si sistemò i capelli, spostando d’un tratto gli occhi oltre la mia figura. Mi girai in direzione del suo sguardo. Una Shayleen più assonnata di me stava scendendo le scale. Quando vide Liam la sua reazione fu più o meno questa: sbarrò gli occhi, impallidì e rimase immobile dov’era.
Ero quasi in imbarazzo per lei, senza alcun’ombra di dubbio.
“Ehmm... Liam lei è Shayleen, la mia migliore amica” dissi al biondo, ancora sulla porta. Ospitalità zero io, eh!
“Piacere” disse un Liam sorridente, stringendo la mano alla mia amica, che intanto era riuscita a sbloccarsi e venirci incontro.
“Facciamo così, io vado a chiamare mia madre che starà sclerando e voi due vi fate una bella chiacchierata. Liam puoi entrare se vuoi, la casa non mangia!” lo derisi mentre stavo già salendo al piano di sopra. Sentii le loro voci diffondersi nel salotto, anche se non riuscii a capire cosa si stavano dicendo.
Shaylee amava gli One Direction. Da quando era uscito il suo primo singolo non faceva altro che parlare di quanto quella band fosse bella, brava e di quanto ne fosse innamorata. Cantava sempre le loro canzoni, le sapeva a memoria e poi aveva una voce splendida. Oh, e aveva un debole per Liam. Ecco perchè li avevo lasciati soli. Chi lo sa, magari stava già nascendo qualcosa. O magari la scintilla era già scattata! In effetti lo sguardo di Liam era più o meno quello di un ebete alla vista di chissà chi. Non mi piaceva particolarmente il fatto che tra quei due potesse nascere qualcosa, perchè andava contro i miei sani princìpi. L’avevo solamente fatto per la mia migliore amica, che sognava di conoscere Liam da mesi ormai. Meglio dal vivo che da una foto, no?
 
Presi il cellulare. Un messaggio ed otto chiamate perse. Quasi più ricercata di Gheddafi!
Sei erano di mia madre. Povera, le avrò fatto passare le pene dell’inferno per la preoccupazione e la disperazione che continuavo a darle.
Una era di Niall. Il mio angelo custode, aveva provato anche lui a chiamarmi ma invano.
E l’ultima era... di Zayn? Che diamine voleva Zayn? Forse aveva tentato anche lui un colpo di telefono. Strano comunque. Non mi aveva mai chiamata prima d’ora.
Anche il messaggio era di Zayn, porca miseria.
 
Ma dove diavolo sei? Ti sta cercando mezzo mondo in questo momento. E poi dobbiamo assolutamente vederci, devo chiederti una cosa! Peace & vas happenin.
Zeta

 
What? Perchè Zayn voleva vedermi urgentemente? E cosa cavolo doveva chiedermi?




Cacca's space.
Hello everyone!
Ecco qua il quinto capitolo, fomento!
Vorrei ringraziare tutte coloro che leggono e recensiscono e tutte coloro che leggono e non recensiscono xD E su che ci vuole a recensire!
Sapete, prima di mettere questa FF anche io non recensivo mai. Ora ho capito che chi sta dall'altra parte della riva, chi scrive e ci mette l'anima vuole sentirsi in qualche modo riconosciuta. Io scrivo per me stessa in primis. Perchè mi sento bene e viva. Poi scrivo per voi, per cercare di far star bene tutti quelli che mi circondano proprio come me.
Oddio che discorso filosofico! Va oltre i miei standard!
Comunque, spero che vi piaccia e spero recensiate anche solo con una parola tipo "cacca" o "vas happenin" o "marijuana" :D
That's all <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Image and video hosting by TinyPic

 
 

Io e Shay eravamo spaparanzate sul divano a cazzeggiare allegramente, come diceva sempre lei.
Le avevo raccontato le ultime novità, come la litigata con Louis, il messaggio di Zayn e la ramanzina di mia madre per non aver risposto al telefono.
“Povero Lou, quel ragazzo è così dolce e simpatico” disse con occhi sognanti.
“Questo perchè tu non lo conosci. E’ uno stronzo”ribadii sprezzante.
“Cristo santo, te la prendi per poco! Magari neanche pensava ciò che ti ha detto, sai, una persona quando è arrabbiata dice tante di quelle baggianate.”
Sospirai. Facevo finta di non pensarci, di non ricordare la scenata tra me e il biondino in macchina, ma con scarsi risultati.
“E invece Zayn? L’hai chiamato per chiedergli che cosa voleva?” esordì Shay dopo qualche minuto di razionale silenzio.
“Si, mi ha detto che sarebbe passato in giornata. Il fatto è che non ci sto capendo più niente, Louis che mi dice che non faccio parte del loro gruppo, quest’altro mezzo scemo che da un momento all’altro mi cerca e mi chiama come se fossi chissà chi... Che cazzo!” mi disperai contorcendomi sul divano come se fossi un vermiciattolo in preda ad un ictus.
“Ma quante pippe mentali ti fai, brutta scema?!” Shay rise di gusto, mettendomi un piede all’altezza del naso. Feci una faccia disgustata e lo spostai bruscamente con la mano. Poi continuò.
“Lascia stare quello che ti ha detto Louis, tanto non è vero niente. Ma comunque, non sarà il caso che vi chiariate entrambi?” mi chiese scettica.
“Ma chi ci vuole parlare con quello! Sta diventando peggio di Harry, e non ci vuole poco!”
“Senti, Harry è un figo!” sghignazzò allegramente Shay.
“Lee! Ma la vuoi piantare?!” stavo per dare in escandescenze.
“Dai scherzo! No aspetta, il fatto che Harry sia un figo è inconfutabile.”ridacchiò.”Ma comunque dovresti parlarci, con Louis intendo. Anche perchè, il fatto che tu non li voglia più vedere è una grande boiata! Non lo fare altrimenti ti spezzo le braccine, stac tac.” fece un gesto minaccioso con le mani, mimando di rompere delle braccia, le mie braccia. Quella donna era malata. Decisamente.
“D’accordo, ci penserò su. E tu che mi dici dell’amore della tua vita?” cambiai discorso con un tono chiaramente allusivo.
A Shay le si illuminarono gli occhi, ma solo per un istante, dopo di che assunse uno sguardo impassibile.
“Ma niente di che... Abbiamo chiacchierato...”
“Devi fare la seria, è inutile che provi a nascondermi le cose. Gli vorresti saltare addosso, eh?” le chiesi più maliziosa del dovuto.
“Oh fottiti! Combinami un appuntamento, diamine!”
Risi di gusto, pensando a quanto semplice fosse la mia amica. Per lei era tutto risolvibile, niente era impossibile e i problemi non esistevano quasi mai.
Il pomeriggio arrivò Zayn, come mi aveva annunciato al telefono quella stessa mattina.
“Ci facciamo un giro?” mi disse esitante sulla porta. Non riuscivo a capire le sue intenzioni, anche se una mezza idea ce l’avevo. Ma non ne ero del tutto sicura e non volevo farmi nessun tipo si “film” mentale.
Passeggiando per il quartiere, parlammo del più e del meno, dei nostri problemi e della situazione in generale. Non avevo mai fatto discorsi del genere con Zayn, me lo immaginavo più “sono figo e tu sei una merda”. Mi sbagliavo, era un ragazzo intelligente e carismatico, non egocentrico come avevo sempre pensato che fosse.
“Comunque, ti ho voluto vedere perchè devo chiederti una cosa. Non mi andava di parlarti al telefono, mi sembrava più giusto dirtelo face to face.” abbozzò un sorriso, anche se si vedeva che era particolarmente teso.
“Dimmi tutto” dissi, fermandomi sotto un grande abete verdeggiante.
Zayn si guardò intorno, indeciso e insicuro nei movimenti e nello sguardo.
“Ho due biglietti per andare a vedere il musical di Glee a teatro, con gli attori veri e tutto il resto. So che ti piace molto quindi... Ci verresti con me?” sul suo viso si dipinse un sorriso tra il tenero e il confuso.
Ora, i miei genitori mi avevano sempre insegnato a parlare, ad esprimermi, soprattutto se avevo un dubbio o un problema. E così feci. Diretta, secca. Forse anche troppo.
“E’ un appuntamento, Zayn?”
“Direi di si” rispose quasi sussurrando.
Lo guardai, cercando di rispondere in maniera adeguata.
“Ci vengo solo se mi passi a prendere con la tua Kawasaky” dissi, provando a fare la preziosa.
“Guarda che io corro quando guido!”
“E mica sono una fifona come te io, eh!”
Ridemmo entrambi, contenti l’uno della risposta dell’altro. Zayn mi aveva implicitamente chiesto di uscire e io avevo implicitamente detto di si.
 
Ero davanti a uno dei più grandi problemi esistenziali di ogni ragazza. Avevo aperto l’armadio ed ero rimasta a fissare per qualche minuto (o qualche ora) ciò che c’era all’interno.
Decine e decine di jeans, magliette, felpe, vestiti, cinte, borse e chi più ne ha ne metta.
Ero nervosa e agitata, perchè non riuscivo a decidermi a tirare fuori qualcosa da quell’armadio e perchè ero in netto ritardo. Dovevo sistemarmi i capelli, truccarmi e chiamare Niall, dato che ne avevo assolutamente bisogno.
“Tu ti agiti troppo” sbadigliò Shaylee spaparanzata sul mio letto.
“E tu parli troppo” ribattei, intravedendo un top blu nei meandri bui dell’armadio.
Lo presi, gli diedi un’occhiata e lo gettai dietro di me.
D’accordo, dovevo prendere una decisione, altrimenti sarei uscita con il pigiama e le pantofole di lana. E non mi pareva il caso.
Ero sempre stata una frana nel vestirmi per un’uscita “seria”. Mettere i jeans mi sembrava troppo superficiale, mettere un vestito troppo esagerato.
Era anche vero però, che quella sera sarei andata a teatro, posto in cui solitamente anche la persona più sportiva e casual di questa terra si veste in maniera presentabile o quanto meno decente.
Ma io ero un mondo a parte.
Non mi vestivo mai elegante, anzi, sneakers, jeans e t-shirt erano abbinamenti fatti appositamente per me.
Shay provò a darmi una mano senza grandi risultati e alla fine, come nei cartoni animati, le si accese la lampadina sopra la testa.
Rovistò nella sua valigia per qualche secondo e poi come per magia, tirò fuori un vestito davvero carino. Era di un verde smeraldo, che arrivava fino alle cosce, stretto sul seno e piuttosto largo dalla vita in poi. Era molto semplice e, stranamente, mi piaceva.
“E questo da dove salta fuori?” le chiesi, mentre me lo infilavo.
“L’ho portato in caso di emergenza. Non sono un vero genio, eh?” disse con un sorrisone.
“E questa sarebbe un’emergenza?” domandai accigliata.
“TU sei un’emergenza. E’ ben diverso.”. Le tirai la maglietta che avevo in mano, colpendola in pieno viso.
Il vestito mi piaceva molto, mi stava bene, non era raffinato ma neanche troppo di cattivo gusto.
Mi truccai e mi sistemai i capelli, lasciandoli sciolti con qualche boccolo qua e là.
Dopo essere definitivamente pronta, chiamai Niall con Shaylee alle calcagna che voleva ascoltare la nostra conversazione. La congedai promettendole una chiacchierata con Liam, quando la telefonata tra me e Horan fosse terminata.
“So che stasera vai a divertirti! Non fare troppi danni” mi disse, ridendo.
“Ma quali danni! Sono solo intenzionata a salire sul palco e cantare con il cast di Glee. Chiedo troppo?”
“Tu sei pazza.” sospirò Niall. “Aspetta, c’è una persona che vorrebbe parlarti”
La sua voce si interruppe, dando spazio ad un’altra voce, antipatica, fastidiosa e insopportabile.
“Carissima! Volevo solo dirti che sono veramente dispiaciuto che tu esca con Zayn.”
“E perchè mai ti spiace, Styles?” chiesi dubbiosa, guardando l’orologio appeso al muro in salotto.
Cinque minuti e Zayn avrebbe suonato il campenello. Sentii le farfalle nello stomaco, cercando di non farci caso. Erano per Zayn le farfalle, no?
“Perchè uno dei miei migliori amici sarà costretto a sopportarti per tutta la serata. Diamine, io non ce la farei.”
“Vai a cagare, Edward!” urlai infastidita, chiudendo la comunicazione. Cretino.
Il campanello suonò, Shay mi diede un bacio rassicurante sulla guancia per poi sparire di sopra e, dandomi una leggera sistemata ai capelli, aprii la porta.
L’espressione di Zayn cambiò appena mi vide. Era un concentrato di sbalorditaggine, meraviglia e stupore.
“Sembri una principessa” disse con voce sommessa.
“Ma le principesse usano il cavallo, non la moto” mi lagnai.
“Sei una principessa rivoluzionaria, allora!”
Parcheggiata davanti casa, c’era quella meraviglia di tecnologia e bellezza, la kawasaky.
Zayn mi porse il casco, sorridendomi come non aveva mai fatto prima.
Si prospettava proprio una bella serata.



Cacca's space.
Ma ciaaaaao :3

Finalmente sono riuscita a scrivere e pubblicare il sesto capitolo, è stata un'impresa ardua e sofferente ma alla fine qualche divinità superiore mi ha dato una mano. La scuola mi sta uccidendo la vita (?) e non ho più tempo neanche di aprire word per scrivere qualche scemenza. MA NIENTE MI FERMERA' MUAHAHAHAAHA!
Ho messo il banner del capitolo precedente perchè non ho avuto tempo di farlo e perchè sto seriamente pensarlo di lasciare quello per i prossimi capitoli, come banner universale. Ma questo è ancora da decidere.
Beeeeh, che dire, spero vi sia piaciuto e spero tanto che qualcuno lasci una recensione, mi farebbe davvero piacere (ma questo già lo sapete y.y)
Thank you so much <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Image and video hosting by TinyPic


L’aria fredda di quella serata mi scompigliava i capelli che uscivano dal casco. Il freddo che sentivo era placato dal calore che emanava Zayn, al quale ero abbracciata forte. Avevo scoperto che andare in moto non si era rivelata una delle mie migliori idee, perchè il mio accompagnatore correva come un pazzo e qualche volta si girava verso di me facendo uno dei suoi sorrisi da capogiro nascosti dal casco. Per tutta risposta, io avevo urlato di guardare avanti, ma non ero riuscita a capire se lui mi avesse sentito o meno. Anche perchè continuava a farlo. Se fossi uscita viva da quella corsa motociclistica stile Valentino Rossi, sarei sopravvissuta anche ad una mandria di tori inferociti.
Arrivati a teatro, ci sedemmo in seconda fila, dove la vista era magnifica. Ero troppo eccitata e entusiasta all’idea di vedere gli attori di Glee, la mia serie tv preferita. Continuavo a sfregarmi le mani in segno di nervosismo, senza neanche rendermene conto e come se non bastasse, sentivo lo sguardo di Zayn addosso, che continuava a guardarmi tra il divertito e l’accigliato.
“Vuoi qualcosa da bere, da mangiare o qualcos’altro? Magari ti calmi” sdrammatizzò lui, passandosi una mano tra i capelli.
“Ma io sono calma!” squittii. “Comunque no, grazie. Mi si è chiuso lo stomaco” abbozzai un sorriso, cercando di rasserenarmi. Provai a distogliere lo sguardo dalle tende rosse che celavano il palco. Il teatro era molto grande, con una platea enorme illuminata da molte luci e poltrone numerate di un rosso acceso.
“Ma tu sei Zayn Malik! Possiamo farci una foto insieme?” non mi ero accorta che un gruppo di ragazze avevano circondato Zayn pregandogli un suo autografo e delle foto. Zayn sorrise ad ognuna di loro, cercando di non essere scortese ed accontentandole tutte. Poi le luci cominciarono ad abbassarsi sempre di più, e quando anche i bisbigli più silenziosi tacquero, partì la musica.
Tutto il teatro balzò in piedi ad applaudire alla vista di Cory Monteith e Lea Michele, i quali, dopo essersi guardati con uno sguardo d’assenso, cominciarono a cantare le note di Faithfully.
Io avevo un nido di farfalle nello stomaco, larve, api e quant’altro. Non riuscivo a credere di avere davanti persone che poco tempo fa guardavo solo da uno schermo.
C’erano tutti: Chris Colfer, Mark Salling, Dianna Agronn, Naya Rivera, Chord Overtsteet e via dicendo. Erano tutti lì davanti a me, tangibili e concreti. Stavo per svenire, ma decisi di contenermi e di rimanere calma, perchè un’occasione del genere non mi sarebbe mai più capitata.
 
Era mezzanotte inoltrata quando Zayn mi riaccompagnò a casa. Sfrecciava per le strade di Londra come se niente fosse mentre io ero terrorizzata e nello stesso tempo congelata, dato che il calore del moro non mi faceva più effetto.
“Ti sei divertita?” mi disse, accompagnandomi alla porta.
“Da morire. Grazie mille, Zeta” sorrisi dolcemente, stringendo istintivamente le braccia al petto per riscaldarmi un po’.
“Devi piantarla di chiamarmi così” mi ammonì lui fingendosi offeso.
“Mai!”
“Ah si?” si avvicinò a me con aria minacciosa fino a quando i nostri nasi non si sfiorassero. Aveva uno sguardo profondo, intenso, magnetico. Eravamo vicinissimi, potevo vedere ogni minimo particolare del suo viso, i suoi lineamenti perfetti e le sue labbra piccole e sottili. Sentivo i grilli notturni bisbigliare tra loro e gli stridii delle cicale diffondersi nell’aria fredda di quella sera.
“Si. Altrimenti che mi fai?” chiesi non avendo più fiato.
Una scintilla percorse i suoi occhi.
“Questo” disse prima di baciarmi. Mi cinse i fianchi dolcemente annullando la poca distanza che c’era tra noi. Gli misi una mano dietro il collo e ricambiai. Fu uno di quei baci semplici ma allo stesso tempo passionali e quasi irrazionali. Le sue labbra toccavano le mie, sicure e consapevoli di quello che stavano facendo. Il bacio aumentò, le nostre lingue si incontrarono così come i nostri cuori.
Improvvisamente un lampo mi riscosse, vidi un immagine nella mia mente, chiara e familiare. Non mi ero ancora chiarita con Louis, ci stavo di merda e non potevo sopportare di starci per molto altro tempo.
Staccai le mie labbra da quelle di Zayn, il quale confuso mi disse “Scusa, io non dovevo...”. L’avevo ferito, avevo interrotto il nostro momento, ero riuscita a rovinare anche quello.
“No Zayn, scusami tu.” sussurrai abbassando lo sguardo, colpevole.
“Dimmi che c’è che non va” si allontanò leggermente da me, continuando a guardarmi dritto negli occhi.
“L’altro giorno ho litigato con Louis.”
“Me lo ha detto.”
“Immaginavo.”sospirai un po’ affranta. “La verità è che non faccio parte del vostro gruppo. Non sono come voi, la mia vita è totalmente diversa e voi siete in una realtà parallela alla mia.”
“Ti sbagli. Noi siamo come te, semplici adolescenti con problemi da adolescenti. Non pensare che siamo una band famosa e per questo siamo diversi e ci sentiamo superiori rispetto agli altri. Siamo umani anche noi”
Zayn era riuscito a dirmi quello che io non capivo o forse quello che non volevo capire. Era riuscito a farmi vedere la faccenda da un altro punto di vista, forse il migliore, forse il peggiore.
Restammo in silenzio per qualche minuto. La luce al neon sopra la porta di casa illuminava le nostre figure e rabbuiava i nostri pensieri. Ero confusa, le parole di Louis continuavano a risuonarmi nell’anticamera del cervello miste a quelle di Zayn.
“Ci sentiamo, d’accordo?” lui interruppe quel silenzio patetico e imbarazzante, sorridendomi per cercare di chiudere l’argomento. Mi diede un dolce bacio sulla guancia e se ne andò, mettendosi il casco e facendo partire il rombo della moto.
Entrai in casa senza fare rumore né accendere le luci e mi stesi sul divano, stanca fisicamente e psicologicamente per l’emozionante serata. Mi massaggiai le tempie per il dolore atroce alla testa, ripensando a ciò che mi aveva detto Zayn.
Le luci per le scale si accesero e una Shaylee quasi sonnambula mi raggiunse sdraiandosi sul divano accanto a me.
“Com’è andata la serata?” mi chiese sbadigliando.
“E’ andata.” non mi andava di parlare, ero stanca, volevo dormire e scrollarmi tutti quei pensieri dalla testa. Come se mi avesse letto nel pensiero, Shay mi disse: “Va a dormire, poi domani ne parliamo. Però fammi il favore di chiarirti con Louis” sbadigliò di nuovo, questa volta più forte e poi tornò di sopra, spegnendo le luci. Sapeva tutto quello che sentivo e provavo senza che io le dicessi niente, bastava uno sguardo, un tocco, un semplice tono della voce affinchè lei comprendesse ogni cosa. Era un suo dono che pochi avevano e se lo teneva stretto stretto per usarlo nei momenti necessari, proprio come aveva appena fatto con me.
 
La forte luce del sole penetrò nei miei occhi chiusi, obbligandoli pian piano ad aprirli. Avevo dormito sul divano, vestita, truccata, esattamente come ero la sera precedente. La testa scoppiava ancora, le tempie pulsavano e mi sentivo terribilmente debole. Ero veramente messa male, ma quel giorno dovevo smuovermi e concludere ogni cosa.
Mandai alla velocità della luce un messaggio a Louis, cercando di essere più indifferente possibile.
 
Hey, possiamo vederci al più presto? E’ una cosa piuttosto importante.
 
Mentre ero in bagno a struccarmi, dato che avevo la matita e il mascara ovunque e sembravo un panda in via d’estinzione, il cellulare vibrò nella tasca dei jeans. Mi asciugai le mani e lessi velocemente il messaggio.
 
Certo, facciamo da me tra un quarto d’ora, ok? Baci.
 
Louis aveva il dono di capire subito quando era il momento di scherzare e quando quello di essere seri. Faceva perennemente l’imbecille, ma in realtà era piuttosto scaltro e perspicace. Aveva già capito di cosa dovevamo discutere e mi aveva risposto senza fare troppe domande e mezzi termini.
Arrivata a casa sua, dovetti suonare il campanello ben tre volte prima che qualcuno si degnasse di aprirmi.
“Oh, ciao! Scusa ero sotto la doccia” il biondino mi fece accomodare in casa, portandomi una lattina di coca e facendomi sedere sul divano.
“Allora, vas happenin, come direbbe Zayn?” mi chiese, sorseggiando la sua bibita.
Respirai a fondo, cercando di tirar fuori il discorso che mi ero preparata durante i pochi minuti di viaggio.
“Louis, ho pensato molto alla discussione di qualche giorno fa. Ci sono rimasta di merda, mi sono fatta ottomila domande con una sola risposta.” giocherellavo nervosamente con la lattina che tenevo tra le mani, perchè non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, come avrei dovuto fare.
“Una sola? Ossia?” aggrottò le sopracciglia, posando la sua lattina sul tavolino davanti al divano.
“Che tengo a voi più di chiunque altro. Niall è il mio migliore amico, è vero, ma voi siete delle persone stupende. Imbecilli, a volte immaturi, anche un po’ gay. Ma siete stupendi.” provai a sostenere il suo sguardo, a guardarlo dritto negli occhi, ma sentivo le guance andare a fuoco e il cuore battere davvero troppo velocemente.
“Ti ci è voluto un po’ per capirlo, eh?”
“E ancora di più per riuscire a dirtelo!”
“Apprezzo il gesto” sorrise, un sorriso che non vedevo da tanto tempo, che era stato rimpiazzato da un espressione fredda e indifferente negli ultimi giorni.
Passammo qualche minuto in silenzio, io a fissare la mia lattina tra le mani, ancora piena, e Louis a guardarsi in giro, forse in cerca di qualcosa di cui parlare o forse ad apprezzare quel silenzio magnetico ed affascinante.
“Non voglio fare la vittima, non ne sono capace. Però ti prego, sii sincero. Anche senza di me state bene? Insomma, potevate benissimo non calcolarmi minimamente, non accettarmi e odiarmi per il resto dei vostri giorni. L’unico che fa così è Styles, ma oramai ci sono abituata.” gli dissi scrollando le spalle.
“Usa il freno! Quand’è che ho detto tutta questa roba?”
“In macchina, l’altro giorno. Che memoria, eh!”
“Tu non hai capito un cazzo. Lasciatelo dire” qualche volta la finezza di Louis andava in letargo, lasciando spazio a modi meritevoli di censura. Come il resto della band d’altronde.
“Non mi pare ci fosse molto da capire. Il messaggio era quello” provai a farlo ragionare un attimo, visto che era piegato in due dalle risate senza un motivo ben preciso. O forse il motivo era che non avevo capito veramente un cazzo. Possibile.
“Quel giorno ero particolarmente inquieto. Poi sei arrivata tu dicendo stronzate del tipo: non mi interessa di voi, il mio unico amore è Niall. Mi hai fatto incazzare come una bestia. Chi volevi prendere in giro, scusa? Sei ti fossimo stati veramente sulle palle non ci avresti filato minimamente fin da subito. Ma non l’hai fatto e questo vuol dire che ci vuoi bene e che tieni a noi. Eri troppo orgogliosa per ammetterlo, ecco tutto”
Rimasi decisamente a bocca aperta. Dove diamine era andato a finire il vecchio Louis? Quello coglione e immaturo? E da dove caspita le aveva tirate fuori quelle parole? Ma soprattutto: come aveva fatto a centrare il punto? Quel punto che solo ora riuscivo a scorgere bene, quel punto che era sempre stato coperto dalle nebbia e io non avevo mai avuto il coraggio di superarla e vedere cosa celava veramente? Non sapevo che dire, il mio cervello stava assorbendo ogni parola, ogni articolo e congiunzione usati da Louis.
“Comunque se quello che vuoi sapere è se penso davvero ciò che ti ho detto, la risposta è no. Mai pensata una cosa del genere. Te l’ho detto, avevo la luna particolarmente storta. Ti chiedo scusa.” se ne uscì lui passandosi una mano tra i capelli.
“Scusami tu. Sono stata una vera idiota.” sorrisi cercando di ritornare in me, dato che il discorso di Lou stava ancora rimbombando nella mia mente.
Le ore passarono, io e il biondo parlammo di molte cose. Scoprii che Louis era un’ottimo interlocutore, sapeva ascoltare e intervenire se necessario. Qualche volta se ne usciva con una delle sue stronzate senza senso, ma non erano mai forzate e soprattutto erano spontanee. Gli raccontai di Zayn e lui mi raccontò della sua ragazza Meg, con cui era felicemente fidanzato da più di sei mesi.
A interrompere le nostre chiacchiere, fu il mio cellulare.
“Ciao Emily” dissi, una volta aperta la comunicazione.
“Fede, scusa l’improvvisata, ma ho bisogno di vederti. E di parlarti.” sembrava piuttosto preoccupata, il suo tono di voce era diverso dal solito.
“No problem. Tra un quarto d’ora mi trovi a casa.”Louis mi guardava accigliato, cercando di capire cosa fosse successo.
Chiusi la comunicazione e lo salutai, ringraziandolo per la chiacchierata.
Tornata a casa, trovai un post-it attaccato al frigo che recitava:
 

Troia! Le scorte stanno finendo così ho pensato bene di fare rifornimento.
Mi ha accompagnato Liam, se ti può interessare.
E’ troppo dolce, più delle sue gifts che trovavo su tumblr.
Ti amo
 

 

Shaylee era uscita con Liam senza che io sapessi niente. Che merde! La scintilla stava scattando, me lo sentivo. Erano una bella coppia, senza ombra di dubbio. Forse perchè erano due esatti opposti. Lei era una pazza ribelle, a favore del caos e delle grandi feste. Liam era calmo e mansueto, si faceva gli affari suoi e odiava mettersi in mostra. Anche se in fondo in fondo, anche lui aveva un animo da piccolo casinista.
Quando il campanello suonò, una Emily inquieta e preoccupata si accomodò sul divano. La tensione le si leggeva negli occhi.
“Vuoi dirmi che diamine è successo?” mi sedetti accanto a lei, aspettando una risposta che non arrivava. Guardava a terra, respirava faticosamente, si sfregava le mani nervosamente.
“Emily...” le poggiai una mano sulla sua ma con un gesto brusco interruppe il contatto.
Non l’avevo mai vista così.
“Devo dirti una cosa” parlò, con una voce che non sembrava neanche la sua.
C’era qualcosa che la stava tormentando, non riusciva ad aprirsi e questo mi faceva star male.
Andiamo Ems, che diavolo ti è capitato?


Cacca's space.
Yo everbody!
Dopo settimane e settimane d'assenza, ritorno in patria con un nuovo capitolo. A me fa cagare, perchè l'ho scritto in fretta e furia e perchè avevo altre 755458475627868 cose a cui pensare. Però mi mancava scrivere u.u
Coooomunque, questo capitolo si divide un due parti: la serata con quel figaccione di Zayn e il chiarimento con quel puzzone di Louis v.v
Spero vi sia piaciuto, vi ricordo che siamo appena entrati nel CLOOOOU della storia, e devono accadere altre 5475 cose.
Grazie a tutte quelle che leggono e mettono la storia nelle preferite, ricordate o seguite. Grazie a chi recensisce e chi ci vomita sopra per lo schifo che fa. Vi capisco, diamine!
Passate a leggere la FF della mia migliore amica che in questo momento sta smadonnando perchè non le funzIona internet e non potrà recensire la mia FF per prima. Sei mejo te, vopa!
Vabbuò, dopo il mio discorso da Oscar vi lascio.
Recensite, leggete e ENJOY! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Image and video hosting by TinyPic


Emily continuava a sfregarsi le mani nervosa, fissando il tappeto rosso ai piedi del divano.
Erano passati più di dieci minuti da quando era arrivata da me, ma non riusciva a spiccicare una sola parola. Non riuscivo a immaginarmi minimamente cosa potesse esserle successo, perchè non l’avevo mai vista così e perchè negli ultimi giorni non aveva accennato a nessun tipo di problema.
Mi ero chiesta se ci fossero problemi familiari, ma la famiglia di Emily era unitissima e i suoi genitori si volevano un bene dell’anima. Avevo evitato di chiedermi se c’erano problemi con Styles, dato che l’avevo raccomandato di non farla soffrire e avevo paura che, come al solito, lui non mi avesse ascoltata. L’avrei ammazzato.
“Emily, parla, ti prego”
Fece un profondo respiro, staccando lo sguardo dal tappeto per guardare dritto davanti a sé.
“Non importa come la prenderai, ho bisogno di dirtelo.” fece una pausa e poi tutta la verità venne fuori. “Sono lesbica”
Il primo pensiero fu quello di partire a ridere. Emily lesbica non mi era mai venuto in mente, ma rifettendoci sopra, non ricordai tutte quelle volte in cui lei parlava di ragazzi. Non che non fosse normale, ma forse c’era un collegamento.
Il mio cervello lavorava a mille per far uscire dalla mia bocca le giuste parole, dato che un argomento così serio meritava solo quelle.
Ma l’unica cosa che riuscii a dire fu “Ah. Beh, almeno non ti vedrò più con Styles.”. Tralasciando la mia totale idiozia, cercai di prenderla sul leggero, o per lo meno di farla rilassare.
E in effetti, ci riuscii, perchè la sua bocca si piegò in un piccolo sorriso.
Forse ero riuscita ad allentare la tensione.
“Ti va di dirmi com’è successo? Intendo, come l’hai scoperto, ecco.” Cercai di essere il più normale possibile, anche se l’imbarazzo era la prima cosa che si percepiva nel mio tono di voce.
“Beh, non c’è molto da dire. Ho scoperto che le ragazze mi eccitano e i ragazzi no.” la naturalezza con cui parlò, mi fece capire che non c’era nessun motivo per poter essere in imbarazzo. Non ero omofobica, non ero contro i gay e tanto meno contro le lesbiche. Ero dell’idea che ognuno potesse fare quel che cazzo gli pareva.
“Comunque, è da un po’ che va avanti questa cosa, ma non ne avevo la totale certezza. Ecco perchè mi sono messa con Harry. Volevo provare se avevo torto o no.” continuò Emily.
“Sono contenta che tu ne abbia parlato con me. Mi fa sentire una vera figa” cercai di buttarla sul comico, fingendo un’altezzosità e un egocentrismo che in realtà proprio non mi appartenevano.
“Ma falla finita” prese un cuscino del divano e me lo lanciò addosso, iniziando a ridere e contagiando anche me. In fondo, io l’avevo presa bene e lei si era tolta finalmente quel peso che le opprimeva l’anima. E vissero tutti felici e contenti.
“Comunque, in questo periodo che sono stata con Harry, ho capito una cosa molto importante.” riprese lei dopo svariate cuscinate.
“Bene, sentiamo la pillola filosofica di quest’oggi”
“Altro che pillola filosofica, sorella! Parliamo di psicologia di alto grado!”
“Si, eh? Convinta tu! Dai, spara”
“Dall’amore nasce odio, cara mia!”
“E questo cosa cazzo c’entra?”
“Che tu e Harry siete fatti l’uno per l’altra.”
Cominciai a ridere, ma a ridere di cuore. A me Styles faceva vomitare e mi stava letteralmente sui coglioni. Ops.
“Questa te la potevi risparmiare!” dissi, quando i miei addominali stavano imprecando una tregua.
“Dico sul serio! Harry ti ama, non fa altro che parlare di te.”
A quel punto, tornai seria.
“Scherzi?”
“Ti sembro una che scherzo?” assunse una faccia seria, o per lo meno, provò ad assumere una faccia seria.
“Si, cretina! Cosa dice esattamente?”
“Ma che ne so! So solo che il suo disprezzo nei tuoi confronti in realtà è puro amore. E lo stesso vale per te!”
“Ma ti sei fumata la ganja mista a foglie di tè per caso?”
“Guarda che sono più seria di prima! Pensa quello che vuoi, sorella, io ti ho avvisato” detto ciò si alzò e, stampandomi un bacio sulla guancia, uscì di casa.
Come al solito, il mio cervello partì in quinta a fare ragionamenti su ragionamenti, pensieri su pensieri.
Non riuscivo a immaginare un futuro, anche piccolissimo, con Styles. Insomma, eravamo come cane e gatto, non ci sopportavamo e lui non faceva altro che sputtanarmi e prendermi in giro.
E poi c’era Zayn. Avevo lasciato tutto a metà con lui, come al solito. Neanche a farlo apposta, il campanello suonò e me lo ritrovai davanti.
“Ciao Zeta!” sorrisi disinvolta.
“Prima o poi ti ammazzo! Lo odio quel soprannome!” scherzò lui, entrando in casa.
“Ma perchè dici così? E’ dolce dolce”
“Piantala. Piuttosto, ho due cose da dirti. Riguardo a ieri sera, ecco” si passò una mano tra i capelli, gesto che faceva ogni qualvolta era nervoso.
“No, aspetta. Sono io che devo dirti una cosa. Ti chiedo scusa, ma non so veramente quello che provo. Tu mi piaci Zayn, sei fantastico e premuroso, ma davvero, su questo mi prendi in contropiede.”
“Ti chiedo solo di provarci, per vedere come va. Mi piaci troppo, Fede”
Abbassai lo sguardo, meditabonda. In fondo non avevo proprio nulla da perdere.
“Sai che la tua capacità persuasiva supera anche i miei standard?”
“Ti dovrai abituare allora.” si avvicinò e mi baciò dolcemente, cingendomi i fianchi e facendomi sentire per la prima volta importante per qualcuno.



Cacca's space. (O mio dio, questo colore si chiama "Indigo" ò.ò Che cazzo di nome è mai questo?)
Ma ciaaaaaaaao :3
Pensavate fossi sparita per sempre, rifiugiandomi magari sotto al letto, eh? E invece no! *parte la musica dello Squalo*
Son qua, son qua!
Allora, questo capitolo è mooolto corto, ma perdonatemi, ho mal di testa e sono indisposta.
Non so quanto possa piacere, quindi recensite e fatemi sapere le vostre idee :)
Ho anche scritto una shot sui 1D, è corta, non ci mettete niente a leggere v.v CLICCATE QUI.
Vi lascio, grazie a tutti per tutto <3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Image and video hosting by TinyPic


Quando tutto il mondo è sveglio e tu sei in uno stato di dormi-veglia, che non riesci a eliminare e al quale, con riluttanza, cedi, vorresti piuttosto infilarti degli spilli negli occhi.
Era una brutta sensazione, non riuscivo a muovere un muscolo del mio corpo, riuscivo solamente ad inspirare ed espirare per cercare di calmarmi. I miei occhi erano più pesanti del solito e avevo un cerchio alla testa.
Sentii un rumore in lontananza, come uno sparo o qualcosa del genere. Finalmente riuscii a prendere confidenza con il mio corpo ed aprii gli occhi.
Sopra di me, il buio più totale. Mi alzai lentamente, ancora debole, per guardarmi intorno. Ero... in una gabbia? Anche molto grande. Vedevo una luce fioca in un punto lontano, non riuscivo a realizzare dove diavolo mi trovassi e, per di più, avevo fame.
Vidi una sagoma camminare in direzione della gabbia, era alta, magra, e aveva un ammasso di capelli in testa. Una volta in piedi, mi avvicinai alle sbarre e riuscii a distinguere la figura che ormai era a due passi da me, solamente le sbarre ci separavano.
“Fammi uscire, Harry” mugugnai io, senza neanche accorgermene.
Lui sorrise, un dei suoi rari sorrisi sinceri.
Il sonno mi pervase di nuovo, mi accasciai a terra contro ogni volontà, non riuscivo neanche a respirare e, dopo svariati minuti di lotta interiore, caddi in un sonno profondo.
 
“Dici che dovremmo svegliarla?”
“Non lo so, è più di dieci minuti che parla nel sonno. E fidati, lei quando dorme non si perde di certo in chiacchiere”
Aprii leggermente gli occhi per vedere dove e con chi fossi. Sei paia di occhi mi scrutavano con aria interrogativa.
“Cos’era una battuta, Shaylee? Dobbiamo ridere?”
“Piantala Payne, sono seria.”
“Io propongo di svegliarla alle vecchie maniere: un bel secchio d’acqua gelida. Rinfresca corpo e mente”
A quel punto, decisi di parlare, altrimenti sarebbe sicuramente andata a finire male.
“Styles, tappati quella boccaccia una volta tanto.” dissi, mettendomi a sedere sul letto.
“Diamine, ti sei svegliata. Mi sarebbe piaciuto tanto vederti imprecare di prima mattina” il riccio rise con gusto, sapendo che mi stava solamente innervosendo.
“Ma quali imprecazioni, se l’avessi fatto sarei sicuramente passata al tuo omicidio. Premeditato tra l’altro.”
“Mi vuoi davvero così male?” Harry fece la faccia da cucciolo, quella che faceva impazzire ogni ragazza che aveva davanti e di conseguenza faceva innamorare. Ma chi diavolo voleva prendere in giro?
“Ribadisco: sei un coglione” Sottolineare il concetto non fa mai male, no?
“Comunque” continuai, rivolgendomi agli altri presenti davanti a me “perchè mi avete svegliata?”
“Perchè oggi, i One Direction vanno a fare un pic-nic!” esclamò tutto contento Niall.
“E quindi?” sinceramente non capivo dove volevano arrivare.
“E quindi, sciocchina, tu e Shaylee siete ufficialmente invitate a passare del tempo con noi” finì Zayn, guardandomi amorevolmente. Troppo amorevolmente.
Non pensai neanche alla risposta da dare, perchè un sorriso a trentadue denti spuntò sulla mia faccia. In fondo, non avevo nulla da fare, era estate, il tempo era ottimo e una giornata con cinque emeriti imbecilli non poteva farmi altro che bene. Nonostante ciò, li tenni sulle spine per un po’.
“Tu che dici Shay?” mi rivolsi alla mia migliore amica, che, si vedeva da un miglio, era eccitata al pensiero di passare un’intera giornata con i suoi idoli.
“Io dico che non sanno cosa mettere nei panini e allora sperano nel nostro aiuto” ridacchiò lei.
“Beh, se così fosse, i panini se li fanno da soli. Sono grandi e vaccinati ormai”
“Che malfidate! Una persona cerca di essere gentile e educata e questo è il ringraziamento” le doti recitative di Liam erano sempre state scarse, provava a fare l’offeso ma con miseri risultati.
“Possiamo rimandare le polemiche a dopo?”Louis che fino a quel momento era rimasto in silenzio, interruppe tutti e parlò. “Vestiti Fede, ti aspettiamo di sotto. Sveglia ragazzi!” gesticolando fece uscire tutti dalla mia camera, tutti tranne Zayn.
Si mise a sedere a bordo del letto e mi sorrise.
“Non sono un bello spettacolo di mattina, sai?” abbozzai un sorriso, grattandomi la testa.
“Davvero? Non sei neanche tanto sincera di mattina, sai?”
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò dolcemente, come una mamma bacia suo figlio appena dato alla luce. Le tecniche ammaliatrici di Zayn erano sicuramente le migliori oltre che le più efficaci.
“Ti aspetto fuori, dolcezza” sorrise di nuovo e mi lasciò da sola.
Da quando stavo con lui, sembravo una fumatrice incontrollabile di erba. Avevo la testa tra le nuvole, ero presente solo fisicamente, dato che mentalmente stavo proprio da un’altra parte.
Anche i miei se n’erano accorti, nonostante non mi vedessero da troppo tempo e mi sentissero solo per telefono. Mia madre aveva detto che la mia voce era cambiata e mi aveva chiesto se mi ero, per puro caso, innamorata. Non le avevo risposto. Non perchè non volessi risponderle, ma perchè proprio non sapevo cosa risponderle. Con Zayn vivevo su un altro mondo, mi sentivo in estasi e per la prima volta mi sentivo speciale per qualcuno. Ma “innamorata” era ancora da definire. Mi sembrava una parola troppo grande, ecco.
 
“Siamo arrivati!” dopo un’ora abbondante di viaggio, Louis parcheggiò finalmente la macchina.
Eravamo fuori Londra, in una grande radura adatta a giornate a contatto con il mondo naturale. L’autista, Christofer, era stato obbligato dai ragazzi a rimanere a casa perchè questi ultimi avevano paura di poter essere riconosciuti dalle fans o, ancora peggio, dai paparazzi. Perciò, avevamo viaggiato con la macchina di Louis, che non era né un catorcio né un SUV. Era una semplice cinque posti, nera, con lo specchietto retrovisore rotto. Io mi ero appollaiata su Zayn, mentre Shaylee era stata invitata da Liam a sedersi proprio sopra di lui. Se ci avesse fermato la polizia, come minimo Louis si sarebbe giocato macchina e patente. Ma quel giorno la fortuna era rimasta dalla nostra parte.
Il tempo era splendido. Nessuna nuvola in cielo e un sole da abbronzatura. Si sentivano i cinguettii degli uccellini, anche loro particolarmente felici di passare una bella giornata.
Ci sistemammo sopra un grande lenzuolo vecchio trovato nella cantina di Louis e passammo lì gran parte del nostro tempo.
“Facciamo una partita a briscola, dai” propose Niall.
Le coppie erano semplici: io e l’irlandese, Liam e Shaylee.
Zayn, Louis e Harry stavano confabulando tra di loro non so cosa, ascoltando la musica e entrando qualche volta su Twitter a leggere i messaggi delle fans.
“Niall hai un carico?” chiesi al mio migliore amico nel bel mezzo del gioco.
“Non un un emerito cazzo, porca miseria”.
Lui odiava perdere, soprattutto se giocava contro i suoi migliori amici. Forse perchè partivano gli sfottò e si sentiva preso profondamente per il culo, fatto sta che se non vinceva era peggio di una donna nel periodo mestruale.
“Niall, Fede non è capace a giocare a briscola” se ne uscì Styles, togliendosi una cuffia e guardandomi divertito.
“E Harry non è capace a farsi i cazzi suoi” risposi io per le rime, tirando a tavola un quattro di bastoni.
“Santo Dio, zitti un attimo che sto ragionando” Per tutta la durata della partita, Shaylee e Liam non avevano fatto altro che farsi segni e scambiarsi sguardi d’assenso. Quei due vivevano in simbiosi, secondo me.
 Alla fine il risultato fu abbastanza chiaro, io e Niall perdemmo cinque partite di seguito. Ma la colpa fu tutta di quel coglione di Styles, che mi faceva perdere la concentrazione ogni volta con le sue pessime battute.
Verso l’ora di pranzo, mangiammo come sfondati. I panini ovviamente li avevamo comprati io e Shaylee, così come i pacchetti di caramelle, le barrette di cioccolata, la frutta, il succo, e, ciliegina sulla torta, pizza margherita con patatine fritte inzuppate nella maionese. Facevamo decisamente schifo.
“Vai col torneo di pallavolo!”
“Dio Louis, ho i cadaveri nello stomaco, non ce la faccio neanche a parlare, figurati a rincorrere una stupida palla” misi una mano sulla pancia che in quel momento stava borbottando per le troppe schifezze accumulate.
“Sei moscia! Dai ragazzi, a voi vi vedo più svegli!”
Dopo varie discussioni, anche i più pigri come Niall e Shaylee si alzarono per andare a giocare sull’erba soffice. Io di andare a correre, per poi rimpiangere di averlo fatto a causa del vomito che sarebbe uscito dalla mia bocca, non ne avevo la minima intenzione.
Ero comodamente sdraiata sull’erba coperta dal lenzuolo di Louis, quando Harry si sdraiò vicino a me, ansimante.
“Se continui così, vomiterai anche la colazione” dissi, abbassando il volume dell’iPod.
“Ma falla finita, sono una forza a pallavolo e il mio è uno stomaco di ferro” si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore.
“Se lo dici tu”
“Hai sentito Emily per caso?”
O cazzo. A questo non avevo pensato. Sapevo che Emily l’aveva piantato, ma non sapevo cosa si fosse inventata per farlo. Magari gli aveva semplicemente detto la verità, ma non ne ero sicura e non potevo rischiare di dirlo a Harry.
Così, optai per l’arma migliore: l’indifferenza.
“Si, perchè?”
“Mi ha lasciato senza un fottuto motivo.”
“Mi dispiace.”
E mi dispiaceva per davvero. Era strano, in fondo di Harry mi era importato poco fino a quel momento, ma vederlo affranto vicino a me mi intristiva.
“Già. Non fa niente, sapevo che non era quella giusta.”
“Che vuoi dire con ‘quella giusta’?” Da quando Styles faceva discorsi del genere? Mi ero persa qualcosa per strada, forse.
“Insomma, lei è molto bella, simpatica e tutto il resto. Ma era... una delle tante, come posso spiegarti. Io non voglio una delle tante, voglio una ragazza che mi ami per quello che sono, una ragazza che vede tutti i miei difetti e non ha paura di rivelarmeli. Voglio qualcuno che mi faccia vivere ogni singolo momento del nostro rapporto come se fosse il primo e mai l’ultimo. ”
“Dov’è finito l’Harry Styles che prendevo per il culo una volta? Lo rivoglio indietro!”
“Cazzo, una volta che sono serio! Ti facevo più matura, sai?”
Si alzò, mi guardò dritto negli occhi e se ne andò.
Che grandissima cogliona.
Styles mi aveva parlato come un’amica, quasi.
Non mi aveva insultata, presa in giro, offesa.
Mi aveva rivelato quello che provava, quello che sentiva.
Si era fidato di me.
Aveva pensato che fossi matura.
Invece non lo ero.
L’avevo preso come un gioco, non mi ero accorta che l’Harry Styles che prendevo in giro era soltanto una maschera per nascondere quello vero.
Per la prima volta, Harry aveva tolto la maschera che celava la sua vera parte. Quella che si era fidata per la prima volta di me. Quella che, per la prima volta, era riuscita a ferirmi davvero.


Cacca's space.
Bonciorno :)
Ecco a voi il nono capitolo, sudato e faticato quasi più degli altri.
Finalmente si vede qualche spiraglio di luce in più nel rapporto tra Fede e Harry, anche se alla fine Harry si incazza e se ne va. Povero, è quasi sensibile lui **
Anyway, ci tenevo a ringraziarvi tutte quante per le recensioni che mi avete lasciato, per aver messo la storia tra le preferite o tra le seguite. O anche solo per aver letto ogni capitolo! In questo modo, la poca autostima che ho non svanisce del tutto xD
Scusate se aggiorno ogni morte di papa, ma con la scuola e tutto il resto ho poco tempo per scrivere çç
Inoltre, volevo dirvi che in questa storia, cerco di non "mettere da parte" nessuno dei One Direction, perchè sono tutti importanti e nessuno è superiore ad un altro. Non sarebbe giusto dire che io non abbia delle preferenze, perchè credo che anche voi, come me, ce le abbiate. Però, ribadisco, che questi cinque internati sono speciali sotto tutti i punti di vista e io li amo tutti quanti, incondizionatamente. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non abbia deluso le vostre aspettative.
Come al solito, leggete, recensite e ENJOY! :3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Image and video hosting by TinyPic


La musica era talmente tanto alta che il pavimento sotto i miei piedi tremava. Le persone, pur di ballare, si appiccicavano l’una all’altra, rischiando di essere risucchiati da quella massa di gente impazzita e da non poterne più uscir fuori.
Non sapevo neanche spiegarmi che cosa diamine ci facessi là, in quella discoteca a pochi isolati da casa mia. I ragazzi mi avevano supplicato di andare con loro, poi ci si era messa anche Shaylee (condizionata da Liam, tra l’altro) e alla fine avevo ceduto amaramente. E cedere non era proprio nella mia indole.
Era mezzanotte passata ed io ero rimasta tutta la serata con Zayn. Non ci era stato possibile parlare, data quell’odiosa musica spacca timpani, perciò avevamo fatto altro. Lascio immaginare a voi cosa, ma non siate troppo maliziose.
 
Riuscii miracolosamente ad arrivare al bancone per chiedere un drink.
“Che ti do, bella?” un ragazzo estremamente carino mi sorrise come un ebete mentre shakerava un cocktail.
“Una coca, grazie”
“Non sarà un po’ troppa? Dai, ti preparo io qualcosa!”
Non feci in tempo a ribattere che il ragazzo si allontanò per prendere alcune bottiglie. Non mi piaceva l’alcool, era uno di quei sistemi distruggi vita disperatamente. E io la mia vita la volevo ancora intatta.
“Ecco a te, assaggia e dimmi com’è!” il ragazzo si presentò con una bevanda di colore arancione e uno spicchio di limone sull’orlo del bicchiere.
Annusai, sapeva di arancia. Forse era innocua, no?
Stavo per mandare giù un goccio di quella roba sconosciuta, quando qualcuno mi tolse bruscamente il bicchiere dalle mani.
“Ma che cazzo fai, vuoi forse andare all’ospedale?” due occhi verdi mi guardavano minacciosi.
“Styles, si può sapere che vuoi? Vai a farti tutte le ragazze che anche stasera ti corrono appresso!”
“Non bere questa roba, ti fa male!” poggiò il bicchiere sul tavolo e sparì tra la folla.
Cosa aveva detto? Non ero riuscita a capire nulla per via della musica. O forse non avevo voluto capire nulla. Presi quel fottuto drink e me lo scolai tutto d’un fiato.
Arancia, ci avevo azzeccato!
La serata continuò tranquilla, Zayn era super protettivo e non mi lasciava da sola un attimo. Liam e Shaylee erano spariti poco dopo essere arrivati e non avevo minimamente idea di cosa stessero facendo e dove fossero. Ma non mi preoccupai neanche un po’, perchè la mia migliore amica era con un ragazzo che di responsabilità ne aveva da vendere.
Niall, invece, sembrava più allegro del solito. Non sapevo se avesse bevuto, fatto sta che faceva lo scemo con tutte le ragazze che incontrava e quando partiva a ballare non la smetteva più.
E Louis era rimasto a casa con la sua ragazza, approfittando di una serata senza gli amici intorno.
“Zayn, vado in bagno, torno subito” mi alzai da uno scomodo divanetto dove io e il mio ragazzo (mi fa effetto dirlo!) eravamo seduti e, spingendomi tra la folla, riuscii a raggiungere il bagno.
Sfortunatamente, il bagno delle ragazze e dei ragazzi erano adiacenti e la scena che si parò davanti ai miei occhi fu come una bomba atomica che esplodeva nel mio stomaco.
A Harry era avvinghiata una ragazza, che aveva le mani nelle tasche posteriori dei jeans di lui e la lingua nel posto che meritava.
Mi sentii veramente una merda. E mi sentii una merda perchè mi stavo sentendo una merda per una cosa del genere. Cazzo, non dovevo avere una reazione così, non avevo nessun rapporto con Styles, per di più lui mi aveva esplicitamente detto che ero un’immatura e quindi non meritava assolutamente la mia considerazione.
Nel bagno cominciò a girarmi la testa e a lacrimarmi gli occhi. Mi tamponai la fronte con un fazzolettino bagnato e anziché tornare da Zayn, uscii fuori a prendere una boccata d’aria sedendomi sugli scalini appena vicino l’entrata.
La musica era molto più bassa, quasi non si sentiva per niente, l’aria era fresca e pulita e tutto sembrava più colorato, anche se erano quasi le due di notte.
Avevo stampata nella mente la scena di Harry e quella sottospecie di medusa che si era appiccicata a lui. Dio, adesso ero diventata anche gelosa? No, dovevo darmi una regolata. In fondo io stavo con Zayn che era mille volte meglio di Styles.
Ad interrompere i miei pensieri fu una voce femminile alle mie spalle, che stava decisamente dando i numeri.
“Sei un maiale!” mi girai per vedere a chi avesse urlato e nientepopodimeno, mi ritrovai Harry barcollante, con la faccia distrutta.
Si sedette vicino a me, silenzioso. Aveva il singhiozzo e borbottava non so cosa in non so quale lingua.
“Styles, sei ubriaco fradicio”
“No, bella, sono sano come un pesce fuor d’acqua. Lo sai che avevo un pesce quando ero piccolo? Si chiamava Apollo! Adesso non c’è più... Però Apollo assomigliava molto a Skipper, il pesce di Niall! Chissà, forse è un suo discendente...” Ubriaco era a dir poco.
“Andiamo, ti porto a casa” dissi io, alzandomi dai gradini. In fondo, non poteva rimanere lì come un broccolo né tanto meno ritornare dentro, ne avrebbe combinata sicuramente una delle sue.
“No! Non ci voglio andare a casa! Voglio mamma, voglio Louis!” cominciò a piagnucolare come un bambino che vuole il suo videogioco preferito.
Dopo alcuni tentativi, riuscii a farlo alzare e, sorreggendolo dato il suo poco equilibrio, lo portai a casa. Fargli salire le scale fu un’impresa. Era pesante, non collaborava e ad ogni gradino si fermava e rimaneva immobile come un palo.
Alla fine provai a trattarlo come un bambino.
“Andiamo Harry! Lo sai chi ti aspetta di sopra? C’è Louis!”
Fu un’idea geniale, perchè riprese possesso del suo corpo e arrivò finalmente in camera. Ma di Louis, gli importò poco -forse già se n’era dimenticato- perchè appena vide il letto ci si fiondò sopra.
“Fede...” Harry borbottava cose incomprensibili, era mezzo addormentato e mezzo ubriaco e, disteso così, a pancia in sopra sul letto, faceva quasi tenerezza.
“Shh... Dormi” mi sedetti sul bordo del letto e lo guardai con attenzione. Non me n’ero mai accorta, Harry aveva un neo vicino alla bocca. Gli accarezzai la guancia, poi i capelli.
“Mmm... sei bella, lo sai?”
“Harry, sei ubriaco, dormi” non ci volle tanto per convincerlo che già si era addormentato.
Chiusi la porta della sua stanza e improvvisamente un dolore lancinante si impadronì del mio stomaco. Riuscii a raggiungere il bagno, mi piegai sulla tazza e, in preda a spasmi, vomitai. Quella sera vomitai anche l’anima.
 
“Perchè non mi hai chiamato? Mi hai fatto preoccupare, non rispondevi al cellulare, al telefono di casa, nessuno ti aveva vista né sentita! Ma ti rendi conto!” Non avevo mai assistito ad un Zayn così incavolato. E non potevo ribattere, lui aveva assolutamente ragione. Non l’avevo avvisato che sarei ritornata a casa, non avevo pensato di mandargli neanche un messaggio.
“Lo so, Zayn, mi dispiace.”
“Mi dispiace un cazzo!” sbattè la mano sul tavolo della cucina, era furioso.
Ricacciai le lacrime che troppe volte mi avevano chiesto di poter uscire liberamente, sempre con un no come risposta. Zayn non capiva. Nessuno capiva quello che stavo passando. Quella notte ero stata male veramente. La testa non aveva smesso di girarmi neanche per un minuto e il mio stomaco chiedeva una tregua da quel dolore che aveva deciso di dileguarsi solo qualche ora fa.
Harry non si era ancora svegliato, ma mi ero accorta che la sua fronte scottava, quindi non l’avevo svegliato per cacciarlo via di casa.
“Senti, Styles stava male e l’ho portato a casa! Non ho fatto in tempo a chiamarti che mi sono addormentata. Non è la fine del mondo, in fondo sto bene ed è questo quello che conta.” Bugiarda.
Zayn fece un respiro profondo, dopodichè si accese una sigaretta.
“Non farmi mai più prendere uno spavento del genere, altrimenti la prossima volta chiamo la polizia.” il suo tono era già più dolce e questo mi bastava.
“Ma perchè fate tutto questo casino la mattina? C’è gente che dorme!” uno Styles in pessime condizioni si presentò un cucina, soffermando il suo sguardo sulla sigaretta di Zayn che, nel vederlo, scoppiò a ridere. “Harry, hai fatto a botte con un cuscino per caso? Ti sei guardato allo specchio?”
“Si, amico, e ho notato che sono un gran figo. Penso di avere la febbre comunque.”
“E allora che stai facendo in piedi come un babbeo? Vattene a letto, ti porto qualcosa da mangiare” Schernire Styles a volte mi riusciva meglio del solito.
“Che palle, sembri mia madre!” l’ultima parola doveva essere sempre la sua. Tornò di sopra con passo strascicante e intanto chiesi a Zayn di passare in farmacia a prendere qualcosa per Harry.
Gli preparai una tazza di tè e due fette biscottate.
“Ma che è ‘sta roba? Ho bisogno di qualcosa di genuino, tipo una pizza o un hot dog. Non queste cose dietetiche senza sapore” la faccia di Styles schifata alla vista di ciò che gli avevo messo sul comodino era da fotografare e incorniciare.
“Non si è mai vista una persona che mangia schifezze quando ha la febbre”
“Io sono speciale, infatti”
“No, tu sei scemo, è diverso”
Ridemmo, per la prima volta. Una risata sincera, che provò a sciogliere quella tensione che solitamente c’era tra noi.
“Comunque, ieri sera eri ubriaco fradicio” gli dissi, mordendo una fetta biscottata.
“Lasciamo perdere, che è meglio.”
“Sei stato mollato da una tipa ancora prima di portartela a letto! Ti meriteresti un premio”
“Non capiva un cazzo, quella. E poi, era solo divertimento. Tu piuttosto, perchè non hai detto a Zayn che hai vomitato?”
“Scusa, tu che ne sai che io ho vomitato? E che ne sai di cosa ho detto a Zayn?”
“Vi ho ascoltati prima, mentre scendevo le scale. Non guardarmi così, non volevo! Voi urlavate e io mi sono incuriosito!”
“Non sei proprio capace a farti i cazzi tuoi”
“E tu noi sei capace a cambiare discorso. Perchè non hai detto niente a Zayn?”
“Non mi sembrava una cosa talmente rilevante da dirglielo. Ripeto: tu che ne sai che io mi sono sentita male?”
“Quando te ne sei andata io ero ancora mezzo sveglio. E poi il bagno è dietro questo muro” fece segno al muro alle spalle del letto, sorridendo.
A Styles non sfuggiva proprio niente. Sapeva che ero stata male, sapeva che non avevo detto niente a Zayn. Non è che sapeva anche che lo trovavo estremamente carino?
“E’ bello parlare con te. Mi sento quasi me stesso” disse ad un tratto lui, con sguardo sognante.
“Quindi è questo il vero Harry Styles?” provai a metterlo alla prova, volevo levargli quella fottuta maschera che portava sempre.
“Tu che dici?”
“Dico che fai tanto il figo ma in realtà sei più insicuro di una piccola tartaruga appena nata.”
“Siamo fatti della stessa pasta, allora.”
“Non credo proprio, Styles. Tu non mi conosci”
Si mise a sedere sul letto, guardandomi negli occhi. Quegli occhi verdi mi ipnotizzavano, non riuscivo a tener testa al suo sguardo, era davvero troppo potente.
“Mettimi alla prova”
“Cosa?”
“Fammi conoscere la vera Fede. Io ti farò conoscere il vero Harry.”
Sorrisi.
“Ci sto”
Mi porse la mano ed io, senza neanche pensarci su, la strinsi.
Forse quello era solo l’inizio di una nuova amicizia.

Cacca's space
Hello everyone!
Sono finalmente riuscita a postare il decimo capitolo, scusate il ritardo!
Boh, in questo cacca's space non so che scrivere, diciamo che questo capitolo si sviluppa soprattutto alla fine, quando la protagonista e Harry si fanno una bella chiacchierata da soli. A voi le conclusioni!
Anyway, fatemi sapere i vostri pensieri, critiche e tutto ciò che vi viene in mente!
Leggete, recensite e ENJOY! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Image and video hosting by TinyPic


That’s what makes you beautiful!” tirai fuori quella poca voce che mi era rimasta per intonare le ultime note del nostro primo singolo. La gente sotto di noi urlava, piangeva e nel complesso sclerava totalmente. Tutte quelle persone arrivate fino a lì, per vedere noi, non sembravano reali. Non ci sembrava vero aver sfondato nel campo musicale, dopo essere stati eliminati da XFactor pensavamo davvero fosse tutto finito. Invece eccoci qua. Cinque ragazzi divenuti idoli per migliaia di ragazze. Cinque ragazzi con una vita troppo movimentata per definirla “normale”.
Eravamo sul bus per tornare a casa, dopo la performance al Red or Black eravamo stanchissimi. I ragazzi sonnecchiavano spaparanzati sui sedili mentre io guardavo oltre il vetro oscurato, con la testa appoggiata al finestrino e gli occhi semichiusi. Non avevo cantato bene, il mio assolo era stato una vera e propria schifezza. Non ero neanche riuscito a trattenere le lacrime, pensavo di aver deluso tutti, i ragazzi, le nostre fans, persino i miei genitori. Mi sentivo uno straccio, mi era andata via la voce e mi stavo facendo prendere dal panico per non so cosa.
Il cellulare vibrò nella mia tasca, e con un’energia pari a quella di un koala, lo tirai fuori e lessi il messaggio.
 
Ma dai, Harry Styles che piange per aver cantato di merda? Si Styles, hai cantanto di merda, lasciatelo dire. Ma non succederà niente alla tua carriera musicale e alla tua reputazione, perchè ci sono troppe persone che tengono a te (e non capiscono davvero un cazzo!). Con affetto!
 
Risposi senza neanche pensarci su, con la mia energia che stava piano piano tornando a galla.
 
Hai sprecato pure i soldi per mandarmi un messaggio e questo vuol dire che tieni a me e che non capisci un cazzo! Con tanto affetto!
 
Mi piaceva come ragionava quella ragazza, era schietta, simpatica e con pochi grilli nella testa. In più, avevamo accettato una pausa dai nostri continui litigi e prese per il culo, giusto per vedere se tra noi potesse nascere qualcosa. Non volevo neanche portarmela a letto, strano da parte mia. E poi, ogni volta che le raccontavo delle mie esperienze sessuali mi rispondeva puntualmente “sei un completo imbecille” e io ci rimanevo male. Diamine, avevo un vasto repertorio di ragazze intorno a me, perchè non approfittarne finchè la giovinezza era dalla mia parte?
Mi addormentai con questi pensieri, cosciente del fatto che Harry Styles era veramente un insensibile.
 
“Harry, se non ti alzi da quel letto, ti piazzo una bomba sul comodino e la faccio esplodere. Ti alzi, porca miseria?!” Louis stava dando di matto, ma io di aprire gli occhi e andare a lavorare non ne volevo proprio sapere. Era una di quelle giornate del cazzo, a parer mio, dove ti sbattevano da un posto all’altro per interviste, servizi fotografici e tutte quelle cose che fa chi è famoso. Non che non mi piacessero, anzi, con i ragazzi mi divertivo sempre un mondo a mettermi in posa davanti agli obbiettivi e fare facce e pose degne solamente di Harry Styles. Solo che in quel momento non avevo voglia di alzarmi, perchè stavo morendo di sonno e Morfeo mi stava chiamando da davvero troppo tempo.
“Ok, Styles, ci ho messo venti minuti per ritrovare la mia piastra, quindi se non ti alzi immediatamente, i tuoi capelli subiranno un lungo e doloroso intervento”.
Mi alzai di scatto, ritrovandomi davanti Fede che con una mano giocherellava con il filo della piastra e con l’altra la teneva stretta. Dietro di lei, i ragazzi, che sorridevano divertiti alla scena che avevano di fronte.
“Toh, c’è qualcuno che sa da che parte prendere Harry Styles”rise Zayn, avvicinandosi a Fede, prendendola per i fianchi e poggiando delicatamente la sua bocca sul suo collo.
“Si, rimandiamo le vostre smancerie diabetiche a dopo, okay?” dissi, alzandomi dal mio amato letto e dirigendomi in bagno.
“Insensibile” sentii gridare Fede quando avevo ormai chiuso la porta del bagno.
Mi guardai allo specchio. Ragazzi, che brutta cera. I miei capelli, nonostante fossero ricci e non avessero bisogno di chissà quale pettinata, erano in condizioni pessime, così come la mia faccia, i miei occhi e le mie occhiaie. Forse quel giorno, neanche un semplice fondotinta sarebbe bastato a coprire le mie imperfezioni.
 
“Posso sapere perchè anche questa rompi coglioni è venuta con noi oggi?” chiesi, dopo aver ingoiato l’ennesima Haribo.
“Per rompere i coglioni a te, bello!”
Il nostro SUV procedeva veloce per le strade inglesi, sotto un caldo sole estivo che timidamente si era allontanato dalle nuvole, per brillare in solitudine nel cielo limpido.
Zayn e Fede erano rimasti abbracciati tutto il tempo, scambiandosi baci di tanto in tanto e sussurrandosi non so cosa alle orecchie. Io scaricavo la mia sonnolenza (sperando fosse davvero sonnolenza e non qualcos’altro) mangiando Haribo una dietro l’altra, tant’è che il pacchetto era quasi vuoto.
Gli altri ragazzi invece, giocherellavano con i loro telefoni, escluso Niall che si era appisolato da qualche minuto, con la bocca aperta, appoggiato al finestrino.
“Liam, passami il tuo Android, sbrigati”
Il mio amico mi guardò interrogativo, tirando fuori dalla tasca il suo cellulare.
Aprii la fotocamera del telefono e, avvicinandolo a Niall, scattai una foto.
“Sei un deficiente, lascialo stare.”
“Evita di rompere le scatole, Fede, adesso la pubblico su Twitter”
I ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata proprio mentre il motore del SUV si spense.
Eravamo davanti ad un grande edificio dipinto di un marroncino chiaro, con grandi finestre che ricoprivano gran parte del palazzo. All’interno, la hall era un’ampia stanza con il pavimento ricoperto da una soffice moquette viola, alcune foto di artisti incorniciati qua e la sulle pareti e un posto appartato con poltrone, un tavolino e alcune riviste.
“Siamo in un mega ritardo” disse il nostro manager William, che arrivò correndo alle nostre spalle.
“Dov’è Fede?” chiese Zayn, guardandosi intorno. In effetti era sparita da quando avevamo messo piede nella Smooth Radio ma nessuno ci aveva fatto caso.
“Non mi interessa dove sia la vostra amica, raggiungete il terzo piano, tra cinque minuti andate in onda” detto ciò, con passo veloce raggiunse le scale e sparì.
“Io prendo l’ascensore, le scale da fare sono troppe” esordii io, lasciando i ragazzi davanti alle scale.
Entrato nell’ascensore, che per essere un ascensore di un edificio radiofonico era davvero piccolo, spinsi il tasto con il numero ‘3’ e, un momento prima che le porte si chiudessero, un piede riuscì a bloccarle e a farle riaprire.
“E tu? Dove ti eri cacciata?” Fede entrò affannata e col fiatone, mettendosi una mano sulla pancia per calmare il respiro.
“Ero al bagno, sono uscita, ho visto che l’ascensore si stava chiudendo e mi sono improvvisata centometrista perchè non avevo voglia di fare le scale.”
“Bella storia”
“Già”
Il piccolo display dell’ascensore segnava che eravamo al secondo piano. Tutto ad un tratto, si spense e si sentì un rumore provenire da sotto di noi.
Guardai involontariamente la mia compagna vicino a me, che aveva la mia stessa identica faccia.
“Non dirmi che...”sussurrò lei, terrorizzata.
“Si è bloccato l’ascensore, si.”
Il panico le attraversò gli occhi e vidi che qualcosa non andava.
“Hey, è tutto apposto?” chiesi, cercando di infonderle una calma che a malapena io avevo.
“Sì, è tutto apposto, credo...”
Provai a suonare il campanello d’emergenza, senza alcuna risposta.
I minuti passarono, oramai l’intervista doveva essere iniziata da un pezzo, i ragazzi erano sicuramente in pensiero e William era sicuramente incazzato nero. In più, non avevo mai visto Fede così agitata e questo non mi piaceva affatto. Continuava a sfregarsi le mani, a tenere la testa basta e a respirare affannosamente. Fantastico.
“Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa, oppure comincio a dare i numeri” me ne uscii io, stufo di quell’assurdo silenzio.
“Che devo dirti, Harry? Che sto morendo dalla paura? Che non ho mai superato di essere rimasta bloccata in ascensore per due ore quando ero più piccola? Che vorrei che questo aggeggio ripartisse subito e il mio cuore smettesse di battere così forte, perchè la mia gabbia toracica potrebbe scoppiare da un momento all’altro? Che vuoi che ti dica, eh?”
Una lacrima le rigò il volto e per la prima volta mi sentii male per lei. Il mio stomaco si attorcigliò alla vista dei suoi occhi colmi di lacrime, della sua bocca non più sorridente, del suo stato d’animo triste, preoccupato e traumatizzato.
“Vieni qui” senza pensarci due volte, la presi per un braccio e la strinsi forte a me.
Sentii il suo respiro alleviarsi, così come il suo battito cardiaco. Le accarezzai i capelli, inspirai il suo profumo, conservai quel momento per poterlo ricordare per sempre.
La sentii farfugliare un “Grazie” che le era sicuramente costato molto tirare fuori.
Rimanemmo stretti l’uno all’altra per non so quanto tempo, forse consapevoli del fatto che un momento del genere, un nostro momento del genere, non sarebbe mai più capitato.
E poi, come se qualche potenza superiore avesse sentito i nostri timori, l’ascensore ripartì.
Lei si staccò da me, imbarazzata così come lo ero io.
Quando le porte si aprirono, ci mettemmo un po’ per uscire fuori dall’ascensore. Oltre i ragazzi e Will, c’erano anche alcuni giornalisti e cameraman, che mi assalirono con mille domande, molte delle quali totalmente incomprensibili e fuori luogo. Fede sparì tra la folla, trascinata da Zayn che stava imprecando in turco per la preoccupazione. Lo vidi abbracciarla, anche se sapevo che l’unica cosa che lei voleva in quel momento era stare da sola.
 
Durante il viaggio di ritorno nessuno spiccicò parola. Zayn teneva tra le sue braccia Fede, che era ancora scossa e aveva solo voglia di tornare a casa. Lei di tanto in tanto spostava il suo fragile sguardo su di me, forse cercando di comunicarmi qualcosa, o forse solo perchè le facevo pena. Dopo il lungo abbraccio in ascensore, mi sentivo totalmente imbarazzato. E strano. Insomma, avevo abbracciato una ragazza che fino a qualche giorno fa a malapena sopportavo e questo non era nel mio stile.
Accompagnammo Fede a casa, quel cretino di Zayn la scortò fino alla porta di casa, non avendo ancora capito che lei non voleva rotture di scatole in mezzo ai piedi.
Quando tornammo a casa, la prima cosa che feci fu quella di aprire la credenza e ingozzarmi di patatine. Avevo fame, avevo sete, avevo tutto. Mentre la mia mano affondava nella busta di patatine una voce dietro di me disse: “Io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata, amico”. Zayn era sulla soglia della porta e mi guardava con lo stesso sguardo con cui una madre trova il suo figlio mangiare Nutella di nascosto.
“C’è qualcosa che non va?”
“Sì, direi proprio di sì. Ho visto come la guardi, come la osservi. Harry se hai qualcosa da dirmi, fallo adesso.”
Mi sentii spiazzato. Perchè, com’è che la guardavo? Sicuramente non con gli stessi occhi di quando ci prendevamo a parolacce, questo era poco ma sicuro.
“Zayn, non ho niente da dirti.”
“Che è successo nell’ascensore?”
“Cosa pensi sia successo?”
“Non lo so, dimmelo tu.”
“Niente, Zayn! Non sono uno stronzo che ci prova con la ragazza del suo migliore amico! Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Di cosa stai pensando?” la mia voce stava cominciando ad aumentare di qualche decibel, così come quella del mio interlocutore.
“Si, me ne rendo conto, ma visto che sei in grado di far cadere ogni ragazza ai tuoi piedi, volevo solo avvertirti che lei è mia.”
“Zayn, ma ti senti quando parli? Stai dubitando della mia fiducia! Stai dubitando della sua fiducia! Tu non ti fidi, ecco cosa c’è che non va!”
“E’ vero, non mi fido, ma per il semplice motivo che tengo a lei e non voglio perderla!”
“E pensi proprio che sarò io a fartela perdere?”
“Si, se continui a starle costantemente appiccicato! Non è la prima volta che rimani solo con lei.”
“E allora d’ora in poi potrai stare più che tranquillo, perchè non le rivolgerò più la parola.” buttai il pacco di patatine sul tavolo della cucina e feci per andarmene. Dietro di me sentii Zayn che diceva: “Aspetta Harry non ho detto questo.” Ma non lo ascoltai, salii le scale e mi chiusi in camera.
Da quant’è che uno dei miei migliori amici non aveva più fiducia in me?

Cacca's space
Sciao belleee! Vogli fare l'alternativa e scrivere all'incontrè (?)
Allora, quante cose abbiamo da dire in questo cacca's space! Ma sicuramente me le dimenticherò tutte.
Partiamo dal capitolo? Partiamo dal capitolo.
E' stato peggio di un parto, perchè avevo un blocco e non riuscivo più andare avanti. Ma c'è stata una persona che è riuscita a spronarmi e a impormi di scrivere, pena il linciaggio (?)
Grazie mio unico amore!
Nello scorso capitolo ci sono state 12 recensioni e non so davvero come ringraziarvi ç_ç
Chi chazzarola l'ha mai avute dodici recensioni? Per me è un traguardo e non finirò mai di ringraziarvi.
Oddio quant'è difficile scrivere da destra a sinistra D:
Ecco, lo sapevo, mi sono dimenticata quello che volevo scrivere .-.
Ahhh ecco, me so ricordata xD
Questo capitolo l'ho voluto scrivere da parte di Harry, per cambiare un po' i punti di vista, per vedere cosa pensa quel porcellino riccio e in generale perchè mi andava uù Penso che anche il prossimo avrà come "protagonista" Harry, non lo so, ce devo pensà D:
Bene, ragazze, vado che c'è qualcuno che mi sta assilando con la pubblicazione di questo capitolo xD
Vi ringrazio immensamente, davvero davvero davvero immensamente!
Love all <3

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Image and video hosting by TinyPic


Ero davanti ad uno dei più grandi problemi esistenziali, dopo il mio armadio ovviamente. Di fronte a me, una vastissima scelta di caramelle, cioccolatini e chi più ne ha più ne metta. Il mio cestino per la spesa era già mezzo pieno di pacchi di patatine, bevande super caloriche, confezioni di crocchette di patate (Shaylee ne mangiava una quantità immonda) e qualche trancio di pizza surgelato, nel caso fossimo rimaste senza niente da mettere sotto i denti. Poco probabile, a dire il vero. Volevo prendere qualcosa di dolce da mangiare durante le nostre maratone di film notturne, ma ero davvero entrata nel panico. I miei occhi caddero sulle Haribo del secondo scaffale e la testa di Harry fece capolino nella mia mente. Harry. Mi aveva protetta in qualche modo, proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno. Dopo quell’abbraccio, sentivo che il nostro rapporto era cambiato, che non era più fatto da prese in giro e parolacce, ma da qualcos’altro. Ed era quel qualcos’altro che mi preoccupava. Dopo essere stati bloccati in ascensore, esserci abbracciati e esser rimasti ad ascoltare il silenzio che parlava al posto nostro, non mi aveva più rivolto la parola. Mi evitava di continuo e questo mi faceva male. Harry, poi, non era solito aver questo genere di comportamento. Ormai lo conoscevo abbastanza bene per poter dire con totale sicurezza che la sua invadenza gli permetteva di dire ogni suo pensiero al diretto interessato. Ma lui non mi aveva dato un valido motivo per la nostra “rottura”. E questo mi faceva star ancora più male, perchè ciò significava che c’era qualcosa che non mi voleva dire, qualcosa che non voleva confessarmi. Avevo anche provato a chiamarlo sul suo cellulare senza mai una risposta da parte sua. E allora avevo gettato le redini, ammettendo la mia sconfitta.
Alla fine neanche le comprai quelle dannate Haribo, perchè non avevo intenzione di prendere qualcosa che mi riconduceva a lui. Presi i mashmallow, dolci e morbidi, a differenza del mondo maschile.
 
“Possibile che in meno di una settimana sei riuscita a portarti a letto anche Liam?” chiesi a Shaylee, mentre infornavo la pizza che avevo preparato personalmente, con tanto di wurstel sopra.
“Fosse stato un altro ragazzo, col cavolo me lo sarei scopato! Ma qui si tratta di Liam, Liam Payne.” Shay era seduta sul tavolo, con gli occhi luccicanti ogni volta che sentiva o pronunciava il nome del suo idolo.
“D’accordo, d’accordo. E... com’è?” le domandai, con sguardo malizioso e curioso.
“Affari miei!” sbottò lei, con aria indignata.
“Andiamo, sono la tua migliore amica, ho il diritto di sapere con chi vai a letto! Almeno un indizio!”
“Beh... ti dico solamente che se fossi su Twitter premerei tutte lettere a casaccio, senza guardare la tastiera. Non so se renda l’idea, ma più di questo non posso dirti.”
“Ho capito, scema.” risi, pensando agli scleri della mia amica a cui mi capitava di assistere piuttosto spesso. Non riusciva a tenersi dentro la sua felicità, così te ne regalava un po’ in modo spontaneo, senza avere nulla in cambio. Con lei era impossibile non ridere e scherzare.
“Vengono i ragazzi per cena? Almeno apparecchio decentemente e non li faccio mangiare sul tappeto, come facciamo di solito noi.” riprese lei, avvicinandosi al forno caldo e dando un occhiata al suo interno.
“Si, vengono. Scommetto tutto quello che vuoi che Harry non ci sarà.” in fondo ne ero sicura.
“Uh, mi piacciono le scommesse! Scommetto una colazione che Harry ci degnerà della sua presenza!”
“Affare fatto socia!”
 
“Niall!” quando aprii la porta di casa e mi ritrovai di fronte il mio migliore amico, non potei fare a meno di buttargli le braccia al collo. Era tanto che non passavano uno dei nostri momenti insieme e questo mi dispiaceva moltissimo. Lui era sempre impegnato con il lavoro ma cercava di ritagliare un po’ del suo tempo per me, facendomi delle telefonate o mandandomi semplicemente un messaggio. Era questo che, a parer mio, lo distingueva dal resto del gruppo: la sua bontà d’animo, che non aveva mai perso, neanche dopo esser diventato il ragazzo più voluto dalle teenagers.
“Piccola!” lui ricambiò l’abbraccio, stringendomi forte a sé e facendomi sentire ancora di più la mancanza dei nostri abbracci.
Sciolsi l’abbraccio e feci entrare i ragazzi, che erano rimasti a guardare la scena fuori dalla porta, impazienti di entrare. Diedi un leggero bacio sulla bocca a Zayn, cercando intanto con gli occhi una testa riccia spuntare tra i ragazzi. Anche se ero del tutto sicura che Harry non si sarebbe presentato, la delusione non tardò ad arrivare. Più che altro mi dispiaceva di aver perso una persona che avevo appena conosciuto, che avevo appena scoperto.
“Allora, è pronto?” Louis si sfregò le mani impaziente di mangiare, come al solito.
“Si, mettetevi a tavola, io e Shaylee abbiamo preparato la pizza”
E non era una semplice pizza fatta in casa, la nostra. Era una pizza fatta in casa italiana che a Londra raramente si trovava. I ragazzi se la spazzolarono tutta, prima la margherita semplice, poi quella con i wurstel, continuando a ripetere quanto fosse buona, squisita e decisamente magnifica.
Dopo cena, ci sistemammo sul divano, io in braccio a Zayn come di consueto e Shaylee appiccicata a Liam. Avevo intenzione di stare un po’ con il mio migliore amico, ma la super protettività di Zayn me lo impedì.
“C’è qualcosa che dovresti sapere, Fede” esordì Niall, dopo aver scelto il film da vedere quella sera.
“Dimmi tutto”
Notai che tutti i ragazzi si fecero seri, smettendo di parlottare tra loro.
“Ecco... tra due settimane noi...” Niall non fece in tempo a finire ciò che stava dicendo, a mio parere anche con grande difficoltà, perchè il campanello di casa prese a suonare una decina di volte. Mi chiedevo chi potesse farmi visita alle undici di sera, orario abbastanza sconsiderato per andare a trovare un’amica o per consegnare la posta. E se fossero state le fans dei ragazzi che li avevano seguiti e avevano aspettato l’ora X per prenderli di sorpresa? Okay, stavo dando i numeri, ma mi scocciava alzarmi dal divano e arrivare fino alla porta. Ma il campanello non smetteva di suonare e pensai fosse una cosa seria. Mi alzai e aprii la porta.
“Harry...” incontrai i suoi occhi verdi che mi presero alla sprovvista, sentii qualcosa all’altezza dello stomaco cominciare a girare vorticosamente e pensai a quanto mi fosse mancato quel suo viso così.... bello. Cazzo, ma che stavo dicendo, ero totalmente partita di testa. Io avevo un fidanzato e Harry non era nessuno, soprattutto dopo avermi lasciata in balia degli eventi senza nessuna spiegazione logica.
“Ciao” per un millesimo di secondo, giusto il tempo di battere le ciglia, vidi Harry rilassato e felice di vedermi, ma pensai che forse la mia immaginazione stava cominciando a diventare troppo vasta e diedi la colpa a quella. Avevo pure perso la scommessa con Shaylee, dannazione.
“Vuoi entrare?” chiesi.
“Si, ma giusto per prendere le chiavi di casa, le mie non le trovo più.”
Entrò in casa e si diresse verso i ragazzi, ancora sul divano a chiacchierare su un certo Adam Gregory, uno dei personaggi del film.
“Hey Harry!” salutò allegramente Louis.
“Hey bro, mi servono le chiavi di casa, le mie sono magicamente scomparse” marcò le ultime parole gettando un’occhiataccia a Niall, che rise di rimando. Doveva essere successo qualcosa.
Louis tirò le chiavi a Harry che le prese al volo, poi guardò meglio gli altri ragazzi e chiese: “Cosa stavate facendo?”
“Niall mi stava dicendo qualcosa. Cosa mi stavi dicendo Niall?” risposi io.
L’espressione sul viso del mio migliore amico cambiò radicalmente, così come quella degli altri ragazzi, escluso ovviamente Harry.
“Ti stavo dicendo che... Ecco, non è facile. Tra due settimane noi... noi...” Niall aveva lo sguardo fisso sul pavimento ed era veramente in difficoltà. Okay, mi stavo cominciando a preoccupare seriamente.
“Noi iniziamo il tour.” completò Harry, con tono tronfio.
La terra cessò di girare, le persone di esistere, io di respirare.
“Voi cosa?” non era vero, erano tutte cazzate, era solo uno scherzo inventato da Louis.
“Si Fede, tra due settimane partiamo.” Liam per la prima volta prese parola, per spezzare l’assurdo silenzio e la tensione che aleggiavano dentro casa.
Ero pietrificata, non sapevo cosa dire, cosa pensare, non sapevo se urlare, se piangere, se cominciare a ridere, se rimanere in silenzio a guardare le facce tristi dei ragazzi.
Niall improvvisamente si alzò dal divano e mi venne ad abbracciare. Lo strinsi forte a me, cosciente che quello sarebbe stato uno dei nostri ultimi abbracci.
“Mi dispiace” mi sussurrò.
“Anche a me”
Quella sera guardammo il film in maniera diversa. Ci coprimmo con una coperta e ci abbracciamo tutti, restando sempre uniti e appiccicati. Persino Harry restò. Io avevo la testa altrove, fissavo il televisore pensando già al nostro addio. Cercavo di non dare a vedere che stavo veramente male, volevo godermi ogni singolo momento con i ragazzi, anche se mi rimaneva tremendamente difficile farlo sapendo già il nostro futuro.
Due settimane, solo due settimane e tutto sarebbe finito.


Cacca's space
Yo fratelleee!
Inizio subito col dire che questo capitolo E' NA MERDA. #finezza
Però oh, amen, dovevo pur scrivere qualcosa prima della fine dell'anno xD
Appppppproposito! (?) AUGUUUUURI! Che vi ha portato babbo natale? Io ci ho litigato, avevo chiesto Niall impacchettato davanti al camino ma non me l'ha portato. Ma vi pare una cosa normale? E pure io sono una ragazza buona buona u.u
Ok basta cazzate, leggete, recensite o chiudete la finestra di internet e andate in bagno a farvi le foto truzze. DJ MAAAAAAAAALIK!
Ah e se non l'avete ancora fatto, passate a leggere la mia shot natalizia su quell'angelo custode di Niall. Vi metto il link QUAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Un bacio a tutti e di nuovo auguri.
Ps: mi raccomando, a Capodanno intimo rosso e tante tante scopate! HAHAHAHAHAHAH!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Image and video hosting by TinyPic


Non appena i ragazzi misero i piedi fuori da casa mia, dopo aver passato tutta la notte insieme, decisi di andare a deprimermi in camera. Shaylee aveva capito fin da subito come avevo preso la triste notizia, perciò non mi disse nulla quando mi fiondai sul letto, con la testa sotto il cuscino.
Mi sentivo una merda, ma stavolta una merda spiaccicata da un tir a 60 all’ora.
Una completa schifezza.
Pensai a quanto fossi stata stupida fino a quel momento. Ma cosa credevo di fare, stare sempre con i ragazzi  a non fare niente non rendendomi conto che anche loro avessero una vita, un lavoro, un fottutissimo tour da cominciare? Possibile che niente di tutto ciò mi era mai venuto in mente?
Il cellulare sul comodino iniziò a vibrare, anche in silenzioso riusciva a rompermi le scatole.
“Ciao tesoro, come stai?” chiese mia madre non appena premetti il pulsante verde.
“Me la cavo, mamma.” non era vero, non me la cavavo affatto bene.
“Senti amore, tuo padre è piuttosto impegnato con il lavoro e probabilmente non torneremo più a Londra. Quindi devi dirmi quando vuoi ritornare a casa, anche perchè Settembre è alle porte.”
Impossibile. Un’altra notizia del cazzo. Ora ero io a dover partire, fantastico.
“Non voglio andarmene da qui, mamma.” mi lagnai, mettendomi a sedere sul letto.
“Ogni anno è la stessa storia, tesoro, dici di non voler tornare in Italia e non ti obblighiamo a fare le valigie e lasciare Londra. Non farci passare dalla parte dei cattivi, la tua vita almeno per adesso è qua e questo non puoi cambiarlo.”
“Quando devo ripartire?” decisi di non ribattere, con mia madre non c’erano molte chance di vincere, e poi non ero dell’umore giusto per mettermi a discutere.
“Ti lasciamo altre due settimane, va bene?”
“Fantastico” sbuffai.
Decisamente fantastico.
 
Ormai avevo deciso di passare il resto delle mie vacanze a deprimermi sul letto, con una gigantesca vaschetta di gelato sul comodino, già mezza vuota, e l’ipod sempre a portata di mano. Era incredibile come un aggeggio del genere sapesse capirti in momenti come quelli, soprattutto in momenti come quelli. La riproduzione casuale passava la maggior parte delle canzoni più deprimenti e tristi che avessi mai ascoltato e queste andavano perfettamente a braccetto con il mio umore. Lo stesso non si poteva dire del tempo, dato che c’era uno splendido sole capace di qualsiasi cosa tranne di farti star male. E questo mi rincuorava un po’, il tempo aveva sempre giocato un ruolo fondamentale nel mio umore, essendo in grado di cambiarlo in modo positivo anche con una semplice schiarita.
Con tutto quel tempo passato da eremita o monaca di clausura, scegliete voi, ebbi modo di riflettere sulla mia situazione.
Avevo capito che non ero seriamente innamorata di Zayn, probabilmente la mia era solamente una cottarella. E avevo la strana sensazione che neanche lui mi amasse davvero. Non ricordavo il motivo per cui avevo deciso di mettermi insieme a lui, forse per disperazione, forse perchè qualcuno di importante aveva cominciato a farmi sentire amata. Volevo un bene pazzesco a Zayn, era uno dei ragazzi più dolci della terra ed aveva una spiccata sensibilità. Era anche molto bello, aveva uno sguardo potente e un sorriso... perfetto. Ma non credevo di amarlo davvero, non avevo tutte quelle farfalle dentro lo stomaco, e poi non avevo mai sofferto per lui. E l’amore, a parer mio, vuol dire anche sofferenza.
Un’altra cosa sulla quale avevo pensato e ripensato era la mia partenza. Avevo preso la decisione di partire dopo i ragazzi. Era veramente da masochisti, ma volevo salutarli per bene, abbracciarli più forte possibile, ricordare il loro profumo, la loro voce, la loro presenza. Dopodiché sarei partita per Roma, cercando di sopprimere i ricordi di questa splendida città.
Qualcuno bussò alla porta e senza aspettare la mia risposta entrò in camera.
“Hai intenzioni di chiuderti in camera finché non ammuffisci?” fu l’esordio di Shaylee, che continuava a fissarmi con aria stizzita e piuttosto delusa.
“Per adesso si.”
“A volte mi domando quanto tu possa essere stupida!”
“Si, me lo chiedo spesso anche io.”
“Dio santo, Fede! Che cazzo ti è preso, eh? Si può sapere? Ok, tra due settimane non vedrai più i ragazzi, questa città, questa casa e tante altre belle cose. Ma non pensi sia il caso di scollare il culo da quel letto e godersi gli ultimi giorni di questa splendida vacanza con me, con i ragazzi e soprattutto con te stessa? Sono la migliore amica di una che non perde mai la forza di andare avanti e non di una pappamolle con una vaschetta di gelato al cioccolato che la farà ingrassare in meno di un’ora!”
Guardai la mia migliore amica piuttosto sbalordita. Non si era mai arrabbiata con me e vederla in quello stato, con gli occhi fuori dalle orbite e un diavolo per capello, mi faceva rabbrividire.
“C’è bisogno di fare tutta questa scenata? Decido io cosa devo e non devo fare.”
“No mia cara, in una circostanza come questa, dove IO mi ritrovo un vegetale come amica, chi decide è un altro, ossia io. Quindi adesso, ti alzi, butti quel gelato, ti vesti e esci con me! E non si accettano rifiuti o insulti, è chiaro?”
Mi venne da ridere e non riuscii a trattenermi. Vedere Shay fuori di sé era il massimo delle soddisfazioni nonché la più grande delle paure.
“Cosa cazzo ti ridi, deficiente!” esclamò senza fare a meno di ridere anche lei.
Mi aveva fatto tornare il buon umore, per così dire, e non avrei mai smesso di ringraziarla.
“Per riuscire a farmi scollare il mio bellissimo fondoschiena da questo letto, devi avere una buona motivazione. Non so, cosa hai intenzione di fare?”
“Andiamo allo zoo, ho già chiamato i ragazzi e hanno detto di vederci direttamente là. Andiamo, voglio vedere le scimmie!”
“Tu sei una scimmia, non hai bisogno di vederne altre.”
“Ma fottiti animale!”
Scoppiamo a ridere di nuovo, poi mi alzai per darmi una sistemata prima di uscire.
In effetti andare allo zoo non era una cattiva idea,  e il fatto di poter vedere tutte quelle specie mi metteva di buon umore. Ero un’amante degli animali, io.
Arrivati alle porte in acciaio dello zoo, salutai i ragazzi cercando di allontanare via quell’odiosa consapevolezza che di lì a pochi giorni non li avrei più rivisti. Niall mi strinse forte, sicuramente cosciente anche lui del nostro futuro distacco. Che grande inizio di giornata.
Lo zoo era magnifico. Era un’immersione nella natura, con gli uccellini che cantavano e le cornacchie che provavano a coprirli con il loro gracchiare. Seguimmo il percorso segnato sulla nostro mappa, in modo da riuscire a vedere tutti gli animali. Ed era praticamente impossibile dato che ad ogni recinto ci fermavamo per fare un trilione di foto. Harry e Louis stavano dando il meglio di loro, erano dei veri e proprio imbecilli ma non riuscivo a non ridere. Qualche volta vedevo che Harry  guardava verso di me in modo strano, ma non gli diedi peso, perché ormai capire la mente di Harry Styles era come risolvere il cubo di Rubik: quasi impossibile. E poi mi stavo divertendo davvero, e non volevo rovinarmi la giornata a rimuginare sugli sguardi di Styles e sui suoi occhi fatti con la kryptonite direttamente dal pianeta Krypton.
“Ragazzi, è tutta la mattina che camminiamo, per di più una scimmia mi stava rubando un panino, quindi adesso ci mettiamo seduti e mangiamo, e che nessuno protesti!” esordì Louis, spegnendo la sua reflex.
Trovammo un posto appartato sull’erba soffice, sotto un grande salice piangente. Avevo una fame colossale, e non esitai ad addentare edace il mio panino.
“Mmmh, Liam i tuoi panini sono ottimi” biascicai con il prosciutto ancora in bocca.
“Modestamente” rispose ammiccando.
Chiacchierammo del più e del meno, attenti a non toccare l’argomento “partenza”. Loro neanche sapevano che sarei dovuta partire anche io, ma non mi andava di dirglielo, almeno non in quel momento dove avrei potuto rovinato i nostri umori.
Le scorte di cibo erano finite,  ma invece di continuare il tour zoologico, rimanemmo sdraiati sul prato morbido a sonnecchiare. Io andai in bagno, perché la mia vescica stava protestando per la troppa lontananza dalla tazza e dopo essermi svuotata dal peso opprimente che la pipì provocava,
mi avvicinai al piccolo laghetto occupato da papere e volatili di altre specie a me sconosciute. Appoggiai i gomiti sullo steccato in legno che segnava il limite di avvicinamento ad osservare quel posto meraviglioso, cercando di porre quel momento insieme a tutti i miei bellissimi ricordi nella mente.
Sentii qualcuno alle mie spalle, ma non mi girai, piuttosto aspettai un suo esordio per capire chi fosse.
“Sai, la prima volta che ti ho vista ho pensato: “E questa da dove esce fuori?”. Mi sembravi una mezza matta, non facevi altro che ridere ed avere la testa da un’altra parte. Quando sorridevi mi sembrava che fosse il mondo a sorridere, come se tu fossi veramente il mondo. Ti ho chiesto di uscire, ti ho baciata, siamo stati insieme, e se potessi rifarei tutto esattamente come ho fatto fin’ora. Non mi pento di nulla. Ma tra due settimane iniziamo questo benedetto tour e forse è il caso di… non so, prenderci una pausa. Ci saranno giorni che sarò distante più del solito, che non risponderò al cellulare e non potrò sentirti. Non penso sia giusto continuare a farci del male. Rimaniamo amici, ti voglio un bene colossale e non voglio perderti.”
Mi girai verso di lui, per poterlo guardare negli occhi, per controllare che le sue parole corrispondessero al suo sguardo.
“Ti voglio bene, Zeta” dichiarai senza bisogno di aggiungere altro. Mi abbracciò, segno che la nostra amicizia era in grado di continuare a vivere con noi, dentro di noi, aldilà della nostra storia.
Tornammo dai ragazzi che si stavano preparando per ricominciare a camminare, fotografare e ridere a crepapelle. Io non ero dispiaciuta che Zayn mi avesse lasciata, anzi, era come se un peso fosse stato tolto dal mio stomaco. Zayn come amico era meglio che Zayn come fidanzato.
“Allora tu e Zayn vi siete lasciati?” esordì Harry, dopo qualche minuto di cammino.
“Già” dichiarai apatica.
Il resto della giornata filò liscio come l’olio, i ragazzi mi facevano morire dal ridere e questo m’impedì di pensare assiduamente alla nostra partenza. Evitai accuratamente lo sguardo di Harry, così come lui fece con me. Shaylee e Liam erano molto affiatati insieme, forse perché erano così diversi. Lei era una pazza casinista, lui un pacifico ragazzo normale. Gli opposti si attraggono!
Tornata a casa mi feci una doccia, discutendo anche con Shaylee su chi dovesse entrare per prima in bagno. Alla fine optammo per la morra cinese e il mio sasso vinse sulle sue forbici.
La doccia per me era una delle cose più appaganti della terra. L’acqua calda evoca pensieri che a mente e corpo asciutto mai faresti e un concentrato di calma, ristoro e benessere s’impossessa di te. Dopo aver riflettuto a lungo sulla mia esistenza, sulla fame nel mondo, sulla mia media a scuola e sulla cellulite che stava a poco a poco spuntando sotto le mie chiappe, uscii dalla doccia. Trovai per caso il cellulare illuminato, segno che era arrivato un messaggio. Lo lessi circa venti volte, prima di realizzare cosa ci fosse scritto veramente. Per poco non mi prese un colpo, e mi odiavo per questo.
 
Cazzo, ho bisogno di conoscere la vera Fede che era con me prima e dopo la mia sbornia, quella che era con me in ascensore e non quella che è stata con me oggi. Domani mattina ti passo a prendere con la macchina, voglio portarti in un posto speciale. Spero non mi darai buca, in fondo sono Harry Styles, porca miseria! Ok, la pianto. A domani.

 



Cacca’s space
Macccccciaaaao :D
Per chi se lo fosse chiesto, SI, sono ancora viva.
Scusate tantiiiiissimo per il mio mega ritardo e questa sparizione da record, ma nel computer sono entrati tipo 36 virus (O___O)  e non si collegava più ç_ç Così papà ha dovuto formattare tuuutto quanto e un pezzo di questo capitolo è andato perduto. Ci ho messo un anno per riscriverlo .-. Coooomunque, eccolo qua! Spero vi piaccia, yea baddi :D
Visto che è da tantissimo che non mi collego a causa del computer rincoglionito, della scuola e di tanti altri cavoli, non ho avuto modo di recensire le storie che seguo. Ma spero di riuscire a rimettermi in pari con le recensioni! Chi mi conosce, sa che sono una ritardataria cronica nel recensire, ma stavolta è stata una cosa contro la mia volontà!
Chazzarola, ogni volta che scrivo il cacca’s space mi scordo tutto quello che avevo pensato di dirvi. Jskjskjsejsedjssekiseki ok mi dileguo.
Lasciate una piiiiccola recensione che mi manca leggerle ç_ç
Peace :3 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Image and video hosting by TinyPic


Non ero psicologicamente pronta ad uscire con Harry. Non che quello fosse un vero e proprio appuntamento (credo) ma il solo pensiero che sarei dovuta stare da sola con lui e andare chissà dove non mi piaceva per niente. E la cosa peggiore era che avevo perso la mia fiducia nei suoi confronti. C’era qualcosa che mi inquietava ed essere lì, davanti al mio specchio, a guardarmi in continuazione non migliorava le cose. Mi ero vestita con un paio di jeans, una semplice maglietta e le mie converse preferite, ma il mio abbigliamento non mi convinceva. A Harry piacevano le ragazze un po’ appariscenti, sicure di sé e spigliate nel modo di parlare e di vestire. E io non avevo nessuna di queste caratteristiche, per lo meno, non quando ero con lui.
Gettai un’occhiata alla sveglia sul mio comodino e realizzai che mancava veramente poco al suo arrivo. Sempre che non mi avesse dato buca. Ecco, un’altra prova della mia sfiducia verso di lui. Forse avrei dovuto chiudermi in camera e lasciarlo lì, fuori dalla porta, aspettando che se ne andasse. Ma volevo godermi gli ultimi giorni rimasti di questa vacanza con i ragazzi e, ahimè, anche con lui.
Il campanello suonò. Il mio cuore perse un battito. Come inizio era davvero disastroso, considerando che ancora non avevo i suoi occhi su di me.
Scesi le scale titubante e mano a mano che mi avvicinavo alla porta, il mio cuore accelerava i battiti.
Poggiai la mano sulla maniglia, e inspirando profondamente, la tirai giù, ancora non molto sicura della mia decisione di vederlo.
“Ciao” mi sorrise.
“Ciao”
Okay, dovevo darmi una svegliata ed riuscire ad essere me stessa.
“Allora, dov’è che mi porti?” Ecco, era già un’altra cosa.
“Pensi davvero che te lo dica? Sali in macchina, dai.”
La macchina di Harry era una vera e propria figata. Sapevo che aveva preso da poco la patente, ma nonostante la sua poca esperienza, aveva già imparato a tenerla bene. C’era un profumo soffice, quasi soporifero, che aleggiava nella macchina. Era tirata a lucido, sia dentro che fuori. Sullo specchietto retrovisore c’era appeso un panda di peluche, e sul parabrezza c’era una foto dei ragazzi, che sorridevano felici all’obiettivo.
“Vedo che tratti bene le cose a cui tieni” me ne uscii dopo poco essere partiti.
“Già, anche se non sempre mi riesce.”
Il tempo passava, io non riuscivo a rimanere tranquilla, e la presenza di Harry mi metteva a disagio. Ma era un disagio diverso dal solito, un disagio quasi piacevole, difficile da spiegare.
La tensione cominciò ad alleggerirsi quando Harry se ne uscì con una delle sue stronzate.
“Facciamo un gioco.” Disse, abbassando la musica della radio.
“Un gioco?”
Annuì. “Scegli una persona e immagina la sua vita.”
“Ti seguo poco Harry.” biascicai, guardandolo.
“Mhh, ti faccio vedere. Guarda quel signore lì, con quella BMW bianca- indicò una macchina poco distante dalla nostra- la vedi? Bene, quello lì è un pezzo grosso della CIA, uno di quelli che si chiude nel suo ufficio e riesce sei ore dopo. I giorni pari torna a casa dalla moglie, quelli dispari prenota una camera in un Motel per farsi la sua amante. Il che contrasta un po’ con il suo lavoro.”
Scoppiai a ridere, affascinata dalla fantasia di Harry.
“Dai, tocca a te.”
“D’accordo. Allora, vediamo… quella donna lì sulla cinquantina, con quella macchina sfasciata che dovrebbe essere una Panda,  sta andando al lavoro. E’ innamorata di un suo collega che però non se la fila minimamente e perciò riversa la sua rabbia nell’alcool.”
“Ma sei tragica!” esclamò Harry, svoltando a destra e allontanandosi sempre di più dal centro.
“E’ la prima cosa che mi è venuta in mente! Andiamo, una che porta una macchina del genere o è un’alcolizzata o è una che non capisce molto di macchine!”
“Perché, tu capisci qualcosa di macchine?”
“No, ma non terrei mai la mia compagna di avventure in quello stato.”
“Ne riparliamo quando prenderai la patente!”
Harry stava riuscendo a farmi uscire dal guscio e anche a farmi riacquisire un po’ della mia fiducia.
“Oh, guarda questa!” indicò una ragazza che ci aveva appena sorpassato. “Lei ha l’età nostra e la sua faccia arrabbiata ci fa capire che sta andando dal suo ragazzo per dirgli che è uno stronzo. Non doveva lasciarla così, senza dirle niente e sparire per sempre. Ora lei vuole vendetta.”
Il tono di Harry si era irrigidito e la storia di quella ragazza aveva un che di familiare.
“Chissà per quale futile motivo l’ha abbandonata…” sospirai più a me che a lui.
“Perché è un coglione, suppongo. Scommetto che lei è diversa dalle altre. E’ bella e non sa di esserlo. E’ insicura. E’ timida. E’ dolce. E’ tutto quello che vorresti avere, ma sei talmente stupido che neanche te ne accorgi. E’ qualcosa di perfetto, di indescrivibile, di così lontano che non riesci ad accettare il fatto che non puoi averla, incazzandoti con te stesso e poi con lei. E quello stupido ragazzo che l’ha lasciata, ben presto capirà della cazzata enorme che ha fatto.”
Il mio cuore non smetteva di martellare, faceva quasi male. La mia mente lavorava a mille, memorizzava le parole di Harry e le mandava via fax a tutte le parti del corpo, facendo arrossire le guance e occupare la schiena da continui brividi. Non dissi nulla, ero totalmente bloccata.
Il resto del viaggio fu silenzioso, nessuno di noi diceva nulla ed era la musica della radio che rimpiazzava le nostre parole.
“Harry, potrei sapere dove stiamo andando dato che è più di un’ora che siamo chiusi qui dentro?”
“Siamo quasi arrivati, non preoccuparti.”
Dio santo, che testa dura. Avevamo superato anche Chelmsford e se le mie conoscenze in geografia non mi ingannavano, ci stavamo avvicinando verso… il vuoto. Seriamente, non avevo idea di dove Harry mi stesse portando e i timori stavano cominciando a nascere. Non sapevo più come comportarmi con lui, era un rebus.
“Okay, siamo quasi arrivati perciò chiudi gli occhi.” Mi disse rallentando. Eravamo su una piccola strada a senso unico, delimitata da piante selvatiche. Intorno a noi il nulla.
“Harry, dove mi stai portando, in Madagascar?” chiesi, guardandomi intorno seriamente preoccupata. Un sole brillante ci guardava dall’alto, un sole che a Londra si vedeva poco.
“E piantala di lamentarti. Chiudi gli occhi e taci.”
Chiusi gli occhi riluttante, aspettando un segno divino. Feci mente locale, pensando a cosa avesse in mente quel ragazzo. La mia mente malata vedeva solo cose tragiche, tipo stupri o rapimenti, il che mi spaventava ancora di più. Ma in fondo, da qualche parte ben nascosta del mio cuore, sentivo di potermi fidare. Di dovermi fidare.
“Bene, siamo arrivati, ma non aprire gli occhi!” disse prima di spegnere il motore della macchina. Sentivo che aveva aperto lo sportello, prima il suo e poi il mio. Mi aiutò a scendere raccomandandomi una decina di volte di tenere gli occhi chiusi fino a quando non mi avesse ordinato di aprirli. La prima cosa che sentii fu il terreno sotto i miei piedi. Era morbido e irregolare, quasi come la neve, solo più soffice. Harry aveva le sue mani sui miei occhi, il che mi impediva di sbirciare.
“Siamo quasi arrivati…” sussurrò accompagnando i miei passi e aiutandomi a non inciampare.
Finalmente si fermò.
“Hai paura?” bisbigliò nel mio orecchio, continuando a tenermi gli occhi chiusi.
Un brivido mi percorse la schiena al suo soffio morbido a contatto con la mia pelle.
“Sei un punto interrogativo, diciamo che ho i miei timori.” Sdrammatizzai, consapevole di avere una paura immonda.
Tolse le mani dai miei occhi e tutto ciò si fece più chiaro. Mi resi conto di quanti fossi stata stupida a dubitare di Harry, anche solo per un momento. Quello era il posto più semplice dove una persona potesse portarti, ma il più magico e suggestivo di tutti gli altri.
Restai a guardare il mare davanti a me, a pochi centimetri dalla riva, con Harry dietro di me che probabilmente stava sorridendo soddisfatto.
“Perché proprio il mare?” chiesi senza girarmi.
“Perché quando guardo il mare tutte le mie paure, le mie preoccupazioni, tutto ciò che c’è di cattivo in me, la mia presunzione, il mio narcisismo, le mie manie svaniscono subito. E quando sto con te, è la stessa identica cosa. Tu sei il mio mare, ed io ci ho messo una vita per capirlo. Un’intera estate addirittura.”
“Me ne sono accorta. Voglio sapere perché mi trattavi male, perché mi odiavi e soprattutto perché non ti sei più fatto né sentire né vedere, proprio nel momento in cui avevamo chiesto una tregua. Voglio saperlo Harry e voglio che tu sia sincero, anche se questo volesse dire ferirmi. Come se non avessi fatto abbastanza.” Potevo risparmiarmi l’ultimo commento in effetti, ma evidentemente la mia parte irrazionale aveva avuto la meglio sulla sua nemica. Ed era pure ora.
 “Inizialmente non ti sopportavo. Non riuscivo a capire come uno dei miei migliori amici potesse avere una come te accanto. La verità? Ero geloso marcio. Ti volevo più di ogni altra cosa e il fatto che non fossi caduta ai miei piedi come tutte le altre ragazze, mi faceva incazzare ancora di più. Mi ero accorto che insultarti, prenderti per il culo era l’unica cosa che placava la mia rabbia. Se non potevo averti, era meglio allontanarti da me il più possibile. Ma tu eri sempre lì, con quel sorriso così fottutamente bello, e non c’era niente e nessuno che era in grado di levartelo. Poi ti sei messa con Zayn e ho capito che non ero all’altezza neanche di odiarti. Non era all’altezza di fare un cazzo senza di te. Quella sera, ero ubriaco sì, ma quella lucidità per dirti quanto fossi bella ancora ce l’avevo. Eri così premurosa, così carina con me, che mi sentivo una completa merda per tutto quello che ti avevo detto. Così decisi di darmi una mossa, di provare a farti cambiare idea su di me, sperando che potessi diventare per lo meno un buon amico. Zayn se ne accorse. Era il mio migliore amico e provarci con la sua ragazza era una cosa che andava ai limiti del pensabile. Mi staccai da te, pensando solo al vostro bene. Stavo malissimo e non mi vergogno di dirlo. E la notizia del tour è stata un’ulteriore mazzata sui piedi, ma cercai di non trapelare nessuna emozione e feci quello che mi riusciva meglio: tornare ad essere il vecchio spocchione di sempre. Ma tu mi impedisci di essere anche questo.”
Mi girai, guardandolo finalmente negli occhi.
“Ti impedisco di essere il solito spocchione perché non lo sei. Tu sei un semplice ragazzo che ha avuto la fortuna di diventare un idolo per milione di ragazze come me, e questo ti ha bruciato gran parte dei tuoi neuroni. Tu sei un completo imbecille, Harry Edward Styles, perché pensi di saper fare tutto, invece sei un incapace. Prendi in giro la gente, la fai star male e magari stai male anche tu! Non ti apri con le persone che ti amano per quello che sei, che non ti giudicano solo perché hai gli occhi magnetici e un sorriso da Dio, che ti dicono ogni giorno se ciò che fai è giusto o sbagliato o che ti consigliano e ti sono sempre vicine. L’unica cosa che sai fare è trascinare nella tua stessa merda le altre persone, senza bisogno di dire nulla. Non hai idea di quanto tu mi abbia fatto soffrire, e non lo dico perché voglio farti assalire dai sensi di colpa, lo dico perché voglio che tu sia cosciente della tua importanza. Della tua importanza per me.”
Avevo quasi il fiatone, ma fermarmi era un’impresa e già era tanto se riuscivo a prendere fiato di tanto in tanto.
“Mi dispiace. Niente di tutto quello che ti ho fatto meriti.”
“Sta zitto.” Sbottai, abbracciandolo.
Gli abbracci valgono più di mille parole e quello era il migliore abbraccio di sempre.
Restammo così per un po’, poi mi staccai da lui e lo guardai negli occhi, di nuovo. Incredibile il potere che avessero su di me.
“Tu non sei proprio capace ad amare.” Dissi amareggiata.
“E allora insegnamelo tu.”
 Lo avvicinai a me, gli occhi ancora puntati sui suoi, quasi fosse una droga. I suoi occhi erano diventati la mia droga. Mi accarezzò la schiena, sentivo le sue mani scendere e pian piano risalire delicatamente. Continuavo a giocherellare con i suoi capelli, anche quando le nostre bocche si toccarono, prima in modo dolce, quasi intimorite l’una dall’altra, poi in modo più passionale e istintivo. Mi sdraiò sulla sabbia, continuando ad accarezzarmi, a baciarmi, a respirarmi. Si staccò da me per sfilarsi veloce la maglia, poi ricominciò a poggiare la sua bocca sulla mia, sulle mie guance, sul mio collo. Mi tolse la t-shirt, facendo scorrere le sue mani sui miei fianchi, poi tornò a baciarmi, ovunque.
Era qualcosa di indescrivibile e tutto quello che riuscivo a pensare in quel momento era una cosa sola: mi ero innamorata di quel coglione di Styles.

 
Cacca’s space
Hello pigeons!
La mia puntualità vi ha stupito non è vero? Questa volta non ci ho messo un mese per aggiornare e ne vado mooolto fiera. LOL
Allora, ci avviciniamo alla fine e i nostri due piccioncini finalmente se so dati na svejata *romano mode on*
Nell’ultimo pezzo è svelato il titolo di questa storia. “How to love”? Nobody knows! Okay, sto sparando una minchiata dopo l’altra, non riesco mai ad essere seria u.u
E ovviamente mi scordo sempre quello che devo dirvi.
Questo capitolo è dedicato alla mia migliore amica, sisisisisi. Perché questo periodo sta un po’ così colà (italiano oh yeah) e mi dispiace da morire. Stay strong pudda <3
Bene, leggete, recensite e baciate i piccioni che incontrate per strada come fa Louis. PERCHE’ LUI PUO’.
Byeee :3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=810469