Destiny

di Neko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Terra in vista ***
Capitolo 2: *** Where are we? ***
Capitolo 3: *** La ciurma al completo ***
Capitolo 4: *** Rufy e Nami ***
Capitolo 5: *** Il confine tra la vita e la morte ***
Capitolo 6: *** Il futuro è già cambiato ***
Capitolo 7: *** Un nemico insidioso ***
Capitolo 8: *** Il vento come alleato ***
Capitolo 9: *** La costruzione di un futuro basato sulle scelte del cuore ***
Capitolo 10: *** La confusione di una ragazza ***
Capitolo 11: *** un avversario spietato. ***
Capitolo 12: *** Quando il gioco si fa duro… ***
Capitolo 13: *** Il dopo guerra ***
Capitolo 14: *** Ammutinamento ***
Capitolo 15: *** Scambio di ruoli ***
Capitolo 16: *** il tempo passa i guai tornano ***
Capitolo 17: *** Uno strano mare ***
Capitolo 18: *** All’interno della base Shionomizu ***
Capitolo 19: *** catturati ***
Capitolo 20: *** Prigionieri ***
Capitolo 21: *** Incontro nella base ***
Capitolo 22: *** La perfidia umana ***
Capitolo 23: *** Salvi ***
Capitolo 24: *** Lily e Dragon ***
Capitolo 25: *** Notti insonni ***
Capitolo 26: *** Segnali ***
Capitolo 27: *** i ciondoli ***
Capitolo 28: *** Scambi e confusione ***
Capitolo 29: *** il dio dell'isola ***
Capitolo 30: *** Una ferita profonda ***
Capitolo 31: *** Tutto risolto? ***
Capitolo 32: *** Chi sono io? ***
Capitolo 33: *** Nuova preoccupazione ***
Capitolo 34: *** Acque calme e agitate ***
Capitolo 35: *** Il re dei mari ***
Capitolo 36: *** Sairen ***
Capitolo 37: *** Lasciarsi il dolore alle spalle ***
Capitolo 38: *** Nel paese delle meraviglie? ***
Capitolo 39: *** Il recupero dei nakama ***
Capitolo 40: *** Il recupero dei nakama (seconda parte) ***
Capitolo 41: *** La fine della fiaba? ***
Capitolo 42: *** Andando verso il ridicolo ***
Capitolo 43: *** lasciandosi alle spalle una fiabesca avventura ***
Capitolo 44: *** Personaggi di un manga ***
Capitolo 45: *** La pericolosità di un manga ***
Capitolo 46: *** Il nemico già affrontato (parte 1) ***
Capitolo 47: *** Il nemico già affrontato (parte 2) ***
Capitolo 48: *** Il nemico già affrontato (parte 3) ***
Capitolo 49: *** Conoscendo il passato ***
Capitolo 50: *** Cosa accadrà? ***
Capitolo 51: *** Sogno non sogno ***
Capitolo 52: *** Capitano vs spadaccino ***
Capitolo 53: *** Mai un attimo di pace ***
Capitolo 54: *** Arresa ***
Capitolo 55: *** La chiave ***
Capitolo 56: *** Il portale ***
Capitolo 57: *** Il fiore e… ***
Capitolo 58: *** Un futuro probabilmente evitato ***
Capitolo 59: *** un inaspettato nuovo membro della ciurma ***
Capitolo 60: *** Ai confini del mondo ***
Capitolo 61: *** Quando le leggende diventano realtà ***
Capitolo 62: *** Cammino verso gli inferi ***
Capitolo 63: *** Alla ricerca dei compagni ***
Capitolo 64: *** La situazione comincia a complicarsi ***
Capitolo 65: *** Incontri e scontri ***
Capitolo 66: *** Cerbero ***
Capitolo 67: *** I campi Elisi ***
Capitolo 68: *** 68: Il momento dei saluti ***
Capitolo 69: *** Sorprese ***
Capitolo 70: *** Le insidie dell’isola donna ***
Capitolo 71: *** Intrappolati ***
Capitolo 72: *** La civiltà perduta ***
Capitolo 73: *** Nuovi sentimenti ***
Capitolo 74: *** Rimpatriata ***
Capitolo 75: *** quanti casini! ***
Capitolo 76: *** Bentornata Mina ***
Capitolo 77: *** Chiacchierate ***
Capitolo 78: *** Guai ***
Capitolo 79: *** Robin e Regina ***
Capitolo 80: *** La marina riparte ***
Capitolo 81: *** Decisione difficile ***
Capitolo 82: *** Si avvicina il momento… ***
Capitolo 83: *** Il matrimonio ***
Capitolo 84: *** Akainu ***
Capitolo 85: *** La drastica decisione ***
Capitolo 86: *** Tregua ***
Capitolo 87: *** Rabbia distruttiva ***
Capitolo 88: *** 88: Calma ***
Capitolo 89: *** Verso una nuova isola ***



Capitolo 1
*** Terra in vista ***


DeStInY

 

Capitolo uno: Terra in vista

 

Ecco che i Mugiwara si erano ritrovati nuovamente in una situazione assurda, a dir poco incredibile, ma se nel Grande Blu accadevano cose bizzarre, nel nuovo mondo potevano accadere cose straordinarie ai confini con la realtà.

Erano circa un paio di giorni che l’intera ciurma navigava in quelle acque esplorate solo da pochi e tra le lamentele di Rufy che voleva del cibo e i battibecchi di Sanji e Zoro, il resto del gruppo si godeva quel momento di tranquillità, portandosi avanti con le proprie faccende.

Nami si era chiusa in cabina a disegnare la mappa dell’isola che si erano appena lasciati alle spalle, Chopper preparava alcuni medicinali che aveva finito qualche giorno prima, Robin si portava avanti con la lettura di uno dei suoi libri, Usopp e Franky trafficavano con le loro creazioni e Brook dormiva tranquillamente sul ponte dopo essersi esercitato per l’intera mattina al violino, cercando di creare una nuova melodia.

Tutta quella pace che ora regnava sulla Sunny ci voleva proprio. L’ultima terra su cui avevano sbarcato, non era stato uno scherzo e i pazzi che credevano di avere sotto il loro controllo quel territorio, avevano dato loro del filo da torcere, nonostante non avessero avuto la meglio. I ragazzi ne erano usciti vivi grazie agli allenamenti che avevano svolto nei due anni di separazione, ma questo non aveva permesso loro di uscire dallo scontro senza nemmeno un graffio. Gli abitanti del nuovo mondo erano molto più forti di quelli del Grande blu e l’intera ciurma ormai lo aveva compreso, soprattutto Rufy.

Esso era colui che, come al solito, aveva rischiato di più facendo preoccupare per l’ennesima volta tutti i suoi compagni. Nami si ritrovò a ringraziare quel suo potere, datogli dal frutto del diavolo gomu gomu, che gli garantiva una maggiore resistenza, se no quella volta difficilmente se la sarebbe cavata. Eppure ora il capitano della nave era li tranquillo, come se niente fosse successo, nonostante fosse più bendato di una mummia.

“Terra in vista!” gridò Usopp guardando verso l’orizzonte con un binocolo. “Ha un aspetto alquanto bizzarro. Vedo delle strane cose apparire e scomparire in continuazione!” sostenne il cecchino, passando lo strumento a Ruffy che con una smorfia disse “Ma che cos’è? Siamo sicuri sia un’isola?”

“Ho letto qualcosa a proposito, non ricordo molto. Quella dovrebbe essere l’isola del tempo!” disse tranquillamente l’archeologa avvicinandosi al capitano e osservando anch’essa l’isola, cosa che fecero anche tutti gli altri dopo aver udito l’urlo di Usopp.

“Non so molto sull’argomento, essendo questo un mare da pochi esplorato e  ancora meno quelli che hanno avuto la possibilità di raccontare cosa succede in questo mare. Se la memoria non mi inganna, quell’isola consente a pochi prescelti di tornare indietro sulle loro imbarcazioni, dopo che questi si sono avventurati al suo interno!” continuò pacatamente Robin.

“In base a cosa sceglie chi far tornare o meno?” chiese Chopper curioso e intimorito allo stesso tempo, ma Robin scosse la testa, non conoscendo la risposta.

Bhe io vorrei evitare di scoprirlo!” cominciò UsoppRufy, non avrai intenzione di sbarcare e di rischiare di non diventare il re dei pirati, vero?”

Usopp negli ultimi due anni che aveva trascorso lontano dai suoi compagni, aveva imparato ad affrontare la sua paura e lo aveva anche dimostrato in battaglia sulla precedente isola, ma comunque preferiva essere prudente.

Rufy non rispose, al contrario abbassò  il cannocchiale con un gemito, portandosi una mano sullo stomaco.

Rufy, ti senti male?” chiese Chopper, agitato.

Il ragazzo prendendo un profondo respiro sorrise e scosse la testa “No, no, sto bene!”

Rufy, la tua ferità è…” cominciò Nami avvicinandosi a lui preoccupata, ma esso rispose “Tranquilla Nami, non è niente. Con una bella mangiata passerà!” disse con i suoi soliti sorrisi, ma la ragazza si accorse del fatto che fosse un po’ forzato nel suo tentativo di nascondere il dolore.

Sanji sospirò “Ho capito, vado a preparare qualcosa, tanto è quasi ora di pranzo!” disse il cuoco recandosi in cucina, pronto a preparare un abbondante pasto per tutti.

Rufy si appoggiò al corrimano della nave sentendosi improvvisamente debole. Nami e Zoro lo sorressero e la ragazza non perse l’occasione di dire la sua “Baka, come posso stare tranquilla? Ti hanno trafitto nel bel mezzo dello stomaco da parte a parte. Chopper dice che non è una ferita da sottovalutare. Sei fatto di gomma, ma se viene colpito un tuo organo vitale, rischi la pelle come tutti gli altri e ci è mancato poco questa volta!” la voce di Nami era carica di rabbia e preoccupazione.

“Ma Nami, davvero mi basta una bella mangiata per ritornare in forma. Questa ferita è un graffio!” cercò di giustificarsi il capitano.

“Non è un graffio e lo sai. Forse lo può paragonare a un graffio a quanto ti è accaduto a Marineford e…

Nami!” la voce di Zoro tuonò nell’aria mettendo a tacere la navigatrice.

Rufy abbassò la testa e nascose gli occhi sotto l’ombra del cappello. Da quando la ciurma si era riunita, Rufy non aveva ancora accennato a quanto era avvenuto  nella prigione della marina e di come si erano svolti i fatti che i giornalisti avevano abbastanza modificato nelle loro pubblicazioni.

Nonostante fossero passati due anni, quello era ancora un argomento tabù. Era ancora difficile per lui accettare completamente la scomparsa di suo fratello, nonostante si fosse ripromesso di continuare il suo viaggio e di realizzare, almeno lui, i suoi sogni.

Nami portò una mano alla bocca “Scusa Rufy

Si sentì un sospiro “Non importa! Forse hai ragione tu, sto sottovalutando la ferita!” disse abbassandosi lentamente e adagiando la schiena contro il parapetto della nave.

Zoro, dopo essersi assicurato che il suo amico stesse bene, si allontanò per andare a controllare a che punto fosse arrivato il cuoco, lasciando i due da soli. Nami si sedette accanto a lui a testa china, lanciando verso Rufy delle occhiate preoccupate di tanto in tanto.

Nami, rilassati. Non sto morendo!” disse Rufy sorridendo.

“Avresti potuto. Perché sei sempre così incosciente. Mi…ci fai preoccupare!” disse arrabbiata.

“Ti stai riderendo alla ferita allo stomaco o a Marineford?” chiese Rufy facendosi serio.

Nami sussultò. Era la prima volta che sentiva dire dal suo capitano, di sua spontanea volontà, il nome del luogo dove si era svolta la sua tragedia personale.

“Credevo fossi morto. Il giornale raccontava le vicende che si erano svolte in quel postaccio  e riportava la notizia delle tue condizioni disastrate, per poi parlare della tua scomparsa! Cosa avrei dovuto pensare? Ti sei lanciato in qualcosa di più grosso di te. È stato imprudente da parte tua!” disse la ragazza stringendo con forza i pugni.

“Cosa avresti fatto tu, se al posto di Ace ci fosse stata Nojiko?”

Nami chiuse gli occhi e si morse le labbra, rabbrividendo a quel pensiero “Forse anche di peggio di quanto hai fatto tu. Ma tu non sai cosa ho provato in quel momento…cosa tutti abbiamo provato. Non eravamo lì con te per aiutarti e sostenerti!”

“So esattamente come ci si sente. Io ero lì eppure non sono stato in grado di aiutarvi e proteggervi da quel pacifista orso. Vi ha mandato in giro per il mondo senza che io potessi muovere un muscolo e prima di venire a conoscenza dei suoi poteri, vi ho creduto morti. Mi sono sentito un debole, un fallito, non capace di proteggere le persone che più amo, nonostante i duri allenamenti a cui mi sono sempre sottoposto fin da bambino. E per qualche tempo ho continuato a sentirmi colpevole di quanto è accaduto!” disse Rufy abbassando la testa “Ricordo come se fosse accaduto ieri, il tuo sguardo che supplichevole mi chiedeva aiuto. Invece io non sono stato nemmeno in grado di respirare, figuriamoci salvarti!”

Nami sussultò sorpresa a quella confidenza “Rufy, tu…tu non hai nessuna colpa di quanto accaduto. Probabilmente da una parte è stato un bene. Se non ci avessero divisi e fossimo subito partiti per il nuovo mondo, saremo stati impreparati e a quest’ora saremmo solo cibo per i pesci!”

“Si, l’ho pensato anch’io…tante di quelle volte che speravo mi aiutasse a superare il senso di colpa!”

“Cosa ti ha aiutato a dimenticarlo?” chiese Nami curiosa.

Rufy la guardo sorridendo dolcemente “Voi!” Nami sussultò sorpresa “Nonostante tutto, due anni dopo, tutti quanti avete risposto al mio appello. Mi avete dimostrato di avere ancora fiducia in me, nonostante la mia incapacità di proteggervi!”

Nami si mise le mani ai fianchi e sorridendo in modo furbo disse “Ne dubitavi forse?”

“Dubitavo di me stesso. Non credevo di meritarmi dei nakama come voi!” a quella frase Nami non resistette e stringendo un pugno, con forza, colpì la testa del povero mal capitato “Sei il soluto baka! Sarai cresciuto e diventato più carino, ma rimani sempre il solito scemo!”  

Rufy sgranò gli occhi “Mi trovi carino?”

Nami arrossì “Ecco, io…io volevo dire che…che nonostante tutto hai perso un po’ di quell’aria infantile che ti caratterizzava, tutto qui!”

Rufy rise. Era la prima volta che vedeva Nami impacciata. Esso allungò la mano e le accarezzò i capelli, cogliendo di sorpresa la ragazza. “Non solo io sono cambiato. Tutti lo siamo e devo dire che questo nuovo look ti dona!”

Nami sentì il suo cuore battere più forte. Percepì una strana sensazione  a ricevere quel complimento così diretto sul suo aspetto fisico da Rufy.

La porta della cucina si aprì, lasciando uscire Zoro, il quale, brontolando un “quel cuoco da strapazzo, prima o poi lo faccio a fette!”, si avvicinò loro dicendo “Ehi voi due, se non sto interrompendo qualcosa, vi conviene venire a mangiare!”

Nami lo fulminò con lo sguardo “cosa vorresti dire con “interrompere qualcosa”?”

Zoro divertito disse “Non sono stupito!Mi sono accorto delle occhiate che di tanto in tanto voi due vi lanciare all’insaputa dell’altro!”. Questa frase provocò l’ira di Nami che colpì il povero spadaccino per fargli pagare quanto appena accennato, soprattutto in presenza di Rufy che poteva benissimo fraintendere. “Certo che stare due anni sull’isola delle donne, ha risvegliato in te certi interessi. Eh capitano?”

Rufy comprese benissimo cosa Zoro volesse insinuare e alzando gli occhi al cielo disse “Al contrario di come tu e Sanji possiate pensare, non è successo niente su quell’isola. Mi sono solamente allenato!”

Zoro scoppiò a ridere “Rilassati, stavo solo scherzando! Ma ciò non toglie che hai un certo interesse per la nostra navigatrice!” disse allontanandosi non dando il tempo a Rufy di controbattere e difendersi da quanto insinuato.

Il capitano si sentiva decisamente meglio dopo il pranzo abbondante che Sanji aveva preparato. Non rimaneva che discutere sul fatto di sbarcare o meno sull’isola misteriosa.

“Dobbiamo scendere. Vi ricordo che dobbiamo registrare il magnetismo dell’isola!” disse Nami sbattendo le mani sul tavolo, al sentir le insistenti richieste di Chopper e Usopp al loro volere evitare quell’isola.

“Allora perché non scendi tu?” cominciò il cecchino “Per registrare il magnetismo non è necessario che scendiamo tutti! Inoltre hai visto quelle continue scariche elettriche che di tanto in tanto sbucano fuori da qualsiasi parte dell’isola. Chissà quali tipi di agenti atmosferici ci sono là dentro, magari qualcosa che nemmeno conosciamo!”

Robin mantenendo la sua compostezza prese la parola “Si chiama isola del tempo, ma non ha niente a che vedere con il tempo atmosferico. Quei fulmini e lampi che si vedono, indicano solo la nascita di nuove distorsioni temporali, che inghiottono qualsiasi cosa ci sia sul loro cammino!”

“Meno male che non ne sapevi molto archeologa!” disse Franky.

“Ho dato un’occhiata a quel diario di bordo che abbiamo preso alla nave pirata che abbiamo incontrato qualche settimana fa e su di esso era citata quest’isola. Sembra che alcuni membri dell’equipaggio che si sono inoltrati all’interno dell’isola, non siano più tornati indietro!”

“Con queste distorsioni si può andare in dietro nel tempo o nel futuro, dico bene?” Non c’è molta differenza dal Grande blu allora. Abbiamo già viaggiato nel tempo, ricordate little Garden?” chiese Sanji.

“Io non mi ero ancora unito a voi. Mi sarebbe piaciuto esserci!” disse Chopper rattristandosi.

“Hai solo evitato di farti mangiare da dinosauri o di diventare una statua di cera!” disse Zoro.

Yohohoho anche se finissimo all’epoca preistorica, i dinosauri avrebbero ben poco con cui sfamarsi con le mie carni, perché di carne sulle mie ossa non ne è rimasta Yohohoho!” disse Brook  con una delle sue solite battute sul suo aspetto.

“Era diverso. Little Garde è un’isola della nostra epoca dove il tempo si è fermato, non è un mondo parallelo!” disse Nami “Comunque ho notato che il log pose ha preso a girare freneticamente, quindi sta già registrando il magnetismo dell’isola. Si può anche evitare di sbarcare!”

Rufy incrociò le braccia indeciso sul da farsi. Era davvero curioso di inoltrarsi nell’isola, ma una nuova fitta allo stomaco, gli deve ricordare che per il momento era meglio evitare eventuali scontri e avventure di cui non si può conoscere l’esito. Non voleva rischiare che i suoi nakama, si facessero male a causa della sua irresponsabilità. Ormai aveva imparato la lezione.

Esso sbuffò “D’accordo, rimaniamo sulla Sunny, ma sarà una vera noia!” disse, ma la noia non ebbe il tempo di farsi sentire, che un urlo proveniente da Nami, fece sussultare e voltare tutti.

Sotto la ragazza si era aperto un vortice, una distorsione temporale che l’aveva attirata a sé, senza che la navigatrice potesse fare niente per evitarla.

Istintivamente Rufy si lanciò al suo recupero, così come gli altri, venendo anch’essi risucchiati al suo interno. Solo Franky e Brook rimasero sulla Sunny a causa della chiusura improvvisa della distorsione.

 

 

Salve a tutti.

È da un po’ che manco da EFP e ancora di più in questa sezione.

Mi viene un po’ difficile inventare storie su i nostri cari Mugiwara, ma ho voluto tentare di nuovo.

Ho scritto già qualche capitolo e spero di essere riuscita bene a gestire i mille personaggi che ci saranno nella storia.

Spero anche che possa piacervi e che non vi sembri noiosa, dato che si racconterà molto e l’azione arriverà solo a capitoli avanti (non saprei dire ancora quando).

Bhe che dire ancora?

Buona lettura e soprattutto fatemi sapere cosa ne  pensate!

Byebye

Neko =^_^=

 

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Capitolo 2
*** Where are we? ***


Capitolo due: Where are we?

 

L’atterraggio in una nuova dimensione non fu uno dei più piacevoli, al contrario. Ttutti si ritrovarono dolorosamente schiacciati a terra, qualcuno con addosso un suo nakama di avventura. I ragazzi compresero di trovarsi ancora in mare, grazie all’oscillare dell’imbarcazione dove erano finiti, ma il rumore di alcuni passi, non permise loro di rendersi conto su quale trasporto erano finiti.

“Mi domandavo quando sareste arrivati!” Disse una voce di uomo divertito dalla situazione e per nulla preoccupato degli intrusi che si trovavano sul suo territorio.

Zoro si alzò di scatto da terra e impugnò le sue spade pronto alla battaglia. Di istinto anche un altro uomo compì il suo stesso gesto.

“Volete calmarvi babbei!” disse un terzo individuo che li raggiunse con le mani dentro le tasche dei pantaloni.

Tutti rimasero a bocca aperta a vedere le fattezze di quelle persone che si ritrovavano davanti. Erano un po’ diversi ma impossibili da non riconoscere.

Il terzo uomo si avvicinò alle ragazze e porse loro la mano per aiutarle ad alzarsi e con gli occhi a forma di cuore, si preoccupò di domandare loro se si fossero fatte male.

Sia Nami che Robin, troppo incredule da quanto stesse avvenendo, non riuscirono a spiccicare parola.

Fu Usopp il primo a trovare il coraggio di parlare “Dove accidenti siamo finiti? Questa sembra tanto la nostra Sunny!”

“Ma allora non ci siamo mossi!” disse Chopper.

“Ti sbagli e se guardi bene questi individui, dovresti comprendere anche tu quanto è successo!” disse Sanji accendendo una sigaretta e aspirando.

La piccola renna guardò i tre uomini uno ad uno. Il primo si presentava loro con capelli neri e occhi dello stesso colore, una leggera barba che si intravvedeva sul suo volto maturo, una casacca rossa sbottonata, che lasciava intravedere tranquillamente le cicatrici lasciate da scontri duri affrontati. Quello che lo colpì maggiormente furono la cicatrice sotto l’occhio sinistro e il cappello di paglia legato al collo e appoggiato alla schiena. Il secondo uomo aveva lungi capelli verdi legati in un codino, tre orecchini sull’orecchio sinistro a forma di spada, un occhio con sopra una cicatrice e indossava una maglia giallo pallido  e una bandana appesa al collo nera, dei pantaloni scuri. Quello che fu subito visibile, furono le tre spade che sfoggiava alla sua destra, una delle quali bianca.

Il terzo invece si mostrava con capelli biondi a caschetto, con un piccolo codino, un pizzetto dello stesso colore dei capelli, due buffe sopracciglia arrotolate. Indossava una camicia verde chiaro a mezza manica, abbottonata solo in centro e dei pantaloni neri. Il suo carattere da don Giovanni era visibile da un miglio di distanza.

“Incredibile! Quelli sono identici a Rufy, Zoro e Sanji!” disse Chopper spalancando la bocca “Questo significa che…

“Siamo nel futuro!” disse tranquillamente Rufy come se trovarsi in quella situazione fosse la cosa più naturale al mondo.

“è lo dici con quel tono? Ti rendi conto del pasticcio in cui ci siamo cacciati?” disse Nami mostrando dei denti simili a quelli degli squali.

“Perché mi sgridi? Io sta volta non centro. Sei stata tu a cadere dentro la distorsione temporale!” disse Luffy sorridendo, beccandosi però un sonoro pugno in testa.

“Credi che lo abbia voluto io?” disse la navigatrice ormai con il fumo che le usciva dalle orecchie.

“Indipendentemente di chi sia la colpa, il problema rimane. Dobbiamo tornare nel nostro tempo, prima che accada qualcosa di irreparabile!” disse Sanji accendendo una sigaretta.

“Tipo?” chiese Usopp “Cosa può esserci di male a scoprire cosa il futuro ha in serbo per noi?”

“Che le cose potrebbero cambiare e non andare esattamente come il futuro ci ha mostrato. Però se il futuro a cui ognuno di noi è destinato non piace, si ha la possibilità di modificarlo a proprio favore!” disse Robin.

“Si, ma se in questo futuro io dovessi essere diventata ricca, rischierei di non diventarlo!” disse Nami sconsolata.

“Con la tua mania dei soldi? Ne dubito!” disse Zoro.

“Ne dubito anche io, dato che sei indebitato fino al collo con la sottoscritta. inoltre ti ricordo che gli interessi stanno aumentando!”  disse Nami colpendo anche Zoro.

I tre mugiwara del futuro a braccia conserte aspettavano che venisse loro concesso un po’ di attenzione. “Comportamento tipicamente nostro! Noi ci troviamo nel futuro e nemmeno ci facciamo caso!” disse ZORO sospirando.

RUFY sorrise “Dai loro il tempo di fare mente lucida della situazione e vedrai che si ricorderanno di noi!”

Ragazziiiii!” Urlò Chopper “Vi devo ricordare che siamo nel futuro e non sappiamo come tornare indietro?”

Tutti i ragazzi del passato tacquero guardando il dottore, dopo di chè, comprendendo quanto detto dalla renna, si girarono verso i tre uomini del futuro.

“Che vi avevo detto!” disse RUFY divertito.

“Bene, ora prepariamoci a essere invasi dalle domande! “ disse ZORO grattandosi la testa.

Ma non si sentì fiatare, solo il rumore delle onde del mare era udibile.

“Se non ricordo male, noi siamo stati più curiosi!” disse SANJI guardando i suoi compagni. “Nel frattempo che pensate a cosa vi incuriosisce di più, vi porto un bel bicchiere di thè al limone!”

RUFY sorrise guardando i nuovi arrivati “Forza coraggio, non siate timidi, non vi interessa sapere niente?”

Bhe si, di quanti anni più avanti siamo e dove sono gli altri membri della ciurma?” chiese Usopp “Non ditemi che siete rimasti solo voi tre!”

“Siamo un capitano, uno spadaccino e un cuoco. In cibo e difesa non ci batte nessuno, ma dove potremo andare senza un navigatore e un medico che ci cura?” disse RUFY.

“Senza contare un cecchino che affondi le navi della marina e un carpentiere che aggiusti la Sunny!” disse ZORO.

“e un musicista che rallegri le nostre giornate!”continuò RUFY sempre sorridendo.

“Ehi voi due, non dimenticate qualcuno?” disse SANJI fulminando i compagni. “Ci stavo arrivando, ma se ci tieni tanto perché non lo dici tu!” disse ZORO ricambiando lo sguardo minaccioso di SANJI.

“Con grande piacere, ovviamente non può mancare la nostra adorata archeologa!” Disse il cuoco del futuro guardando con adorazione la Robin del passato, la quale, sorridendogli, gli provocò un arresto cardiaco a cui Chopper dovette porre rimedio.

“Il solito babbeo. Non cambia proprio mai. Pensavo che fosse maturato in…quanto tempo abbiamo detto?” chiese Zoro.

“Credo su una decina di anni!” disse lo spadaccino del futuro.

“Non siamo andati tanto in là con gli anni!” disse il capitano del passato “Dieci anni passano in fretta!”

“Volevi arrivare direttamente alle nostre tombe?” disse Usopp guardandolo storto. “Ah lasciamo perdere? Dove sono io? Sono proprio curioso di vedere come sono diventato. Scommetto che sono più affascinante di prima!” disse Usopp vantandosi come al suo solito, ma il suo entusiasmo venne messo a tacere da uno scoppio.

Dalla parte opposta da dove si trovavano loro, i ragazzi poterono notare un fumo nero uscire dalla porta di una cabina. Quella stanza apparteneva a FRANKY e USOPP quando si divertivano a giocare agli inventori, molte volte con ottimi risultati. Quella volta però qualcosa doveva essere andato storto perché si sentirono delle urla.  “Brutta monella, se ti prendo ti insegno io a mettere le mani dove non devi!” disse una voce che tutti assegnarono ad USOPP, il quale, con un martello in mano, inseguiva una bambina sui cinque anni, che scappava dal cecchino ridendo a più non posso.

La bimba era allegra e spensierata, per nulla preoccupata delle minacce del povero USOPP. Indossava un vestitino semplice color verde limone, con i bordi delle maniche e della gonnellina rosa. I suoi occhi neri, risaltavano rispetto ai suoi capelli arancioni che le arrivavano poco sotto le spalle legati in due codine, tutte disordinate a causa della marachella appena compiuta.

“Fermati!” disse USOPP,  ma ottenne come risposta una linguaccia e un sorriso divertito. Notando che l’uomo l’aveva quasi raggiunta, la piccola tornò a scappare. Giunse a prua, dove i suoi piedi scalzi presero a calpestare il bel prato appena falciato.

“Ah il prato appena risistemato! Mi sento male!” disse USOPP abbattuto, lasciando cadere il martello, il quale finì proprio sul piede del mal capitato che cominciò a urlare del dolore.

La bimba cominciò a ridere a crepapelle, mentre USOPP riprese a rincorrerla girando intorno a RUFY, il quale, dopo un paio di giri, prese per il vestito la bambina, sollevandola, mentre con l’altra mano fermò USOPP dalla sua corsa sfrenata.

“Calmatevi un po’ voi due, abbiamo visite!” disse il capitano mettendo nuovamente giù la bambina, che curiosa si mise a osservare i nuovi arrivati.

La ciurma di Mugiwara del passato, aveva osservato la scena non capendo cosa stesse succedendo. L’unica cosa ben chiara era che Usopp, crescendo, sarebbe rimasto il solito bambinone combina guai.  Anche il suo aspetto non si poteva definire diverso, aveva il volto più maturo e un orecchino che gli pendeva dal lobo dell’orecchio destro. I suoi capelli neri e ricci erano tenuti legati, probabilmente per un fatto di comodità. Indossava una t-shirt attillata, che permetteva di intravvedere i suoi pettorali scolpiti e indossava un marsupio con all’interno le sue armi segrete. Inoltre indossava anche una fascia a tracolla di pelle di animale, dove teneva legata la sua inseparabile fionda. In testa, come di sua abitudine, indossava degli occhialini di ultima generazione, i quali erano dotati di un piccolo computer ai lati, che gli consentiva di studiare meglio le strane situazioni in cui andava a ficcarsi insieme all’intera ciurma.

“Accidentaccio, RUFY. Potevi anche avvertirmi che erano arrivati, non mi sarei presentato tutto affumicato. Volevo dare una buona impressione!” disse USOPP sconsolato.

“Non preoccuparti, hai già dato il meglio di te!” lo punzecchiò ZORO beccandosi uno sguardo in cagnesco da parte del cecchino.

“Fantastico, questo sarei io fra una decina di anni? Sono magnifico!” disse Usopp ammirandosi dalla testa ai piedi, mentre il cecchino del futuro si era messo in posa. “Potrei firmarti un autografo!” disse divertito.

Gli occhi di Usopp si illuminarono “Dici davvero?”

“Anch’io lo voglio!” disse Chopper con lo stesso sguardo sognatore del compagno.

“E questa chi è?” disse Zoro seccato, indicando la bambina che toccava con poca grazia le sue spade. Esso si abbassò all’altezza della bimba e guardandola in modo minaccioso disse “Non sono giocattoli per bambini, mi hai capito signorinella?”

Per tutta risposta la piccola rispose, alla poca grazia dello spadaccino, con un calcio alla caviglia, per poi passare a un altro membro della ciurma.

Si avvicinò a Robin e le girò intorno per osservarla e l’archeologa vedendo la sua curiosità le chiese se cercasse qualcosa in particolare. La bimba con fare timido scosse la testa.

Passò accanto a Sanji, lo guardò e gli disse “Tu mi sei antipatico!” e lo sorpassò non degnandolo più di uno sguardo.

“Ce l’ha ancora con me per averle fatto la torta di mele, invece che di fragole?” disse SANJI con un tic nervoso nell’occhio.

La vittima successiva fu Rufy che la guardò con un aria curiosa “Ciao!” le disse “Fai parte della mia curma?”

“Si, sono il capitano e ho un bel da fare con questi tipi qua!” disse la bambina sorridendo con aria furba e indicando gli uomini del futuro.

“Ma sentitela!” disse USOPP alzando gli occhi al cielo “Ehi bimba, se qui c’è un capitano, quello sono io!” ci tenne a precisare.

“Guarda che vi sbagliate di grosso entrambi. Il capitano sono io! Sono ancora io vero?” chiese Rufy dubbioso.

“Certo, non lasceremo mica il comando a una mocciosa e a un racconta frottole!” disse ZORO divertito dall’ingenuità del suo piccolo capitano.

La bimba sbuffò dovendo ammettere che non ricopriva il ruolo di capo.

“Perché sei ricoperto di bende? Sei ferito?!”

“Già, ma niente che non sia risolvibile con una mangiata di un quintale di carne!” disse nuovamente affamato.

“Sempre se quel cibo non ti esce dal buco che ti ritrovi in pancia!” disse Nami esasperata.

Successivamente prese a giocare con le dita di Rufy tirandole a dismisura.

“Quanti anni hai?”

“Diciannove!”

La piccola lo guardò sorpresa “E hai già i poteri del frutto del diavolo?”

“Ce li ho da quando avevo sette anni!” rispose il ragazzo tranquillamente.

RUFY si portò una mano sul viso e si preparò a sentire le lamentele della bambina, che avvicinandosi a lui, lo guardava dal basso verso l’alto con il broncio “Mi hai sempre detto che non potevo mangiare un frutto del diavolo perché ero troppo piccola e che dovevo aspettare la maggiore età. Invece ora scopro che tu l’hai mangiato quando eri solo un bambino!” disse furiosa la ragazzina.

“Non mi pare che questo ti abbia fermato però!” disse RUFY abbassandosi all’altezza della piccola e facendo una smorfia simile a quella della piccola.

La bimba gli fece una linguaccia, per poi dirigersi verso Nami. La guardò sorpresa e con poca grazia le disse “Non sei una balena, sei magra!” disse queste parole dandole delle pacche sulla pancia scoperta.

“Certo che sono magra nanerottola e per tua informazione, in questa vita né mai, potrò diventare una balena, intesi?”

La bambina a vedere lo sguardo minaccioso della ragazza, annuì intimorita e andandosi a nascondere dietro le gambe del capitano del futuro.

“Tu sembri conoscerci bene, quindi ci faresti l’onore di dirci il tuo nome?” chiese Nami incrociando le braccia ancora offesa per essersi sentita chiamare balena.

RUFY fece uno dei suoi enormi sorrisi e disse “Il suo nome è Umi! è mia figlia!”

 

 

 Ecco il secondo capitolo con un disegno per darvi un idea di com’è Umi e di quanto sia diverso ora RUFY…irriconoscibile vero? XD  bhe ma voi riuscite a immaginarvi un Rufy con dieci anni di più, magari con qualche ruga? Sinceramente io no, poi chissà magari a causa della gomma il suo corpo si  mantiene piuttosto giovanile.

Passando al capitolo, cosa ve ne pare? Forse un po’ troppo discorsivo come il primo e probabilmente altri capitoli, ma sinceramente a me piacciono i momenti di calma e tranquillità e quindi forse a volte esagero, anche se penso che in questa occasione sia necessario per raccontare la storia.

Spero vi sia piaciuto.

Lasciatemi un commentino e fatemi sapere.

 

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Capitolo 3
*** La ciurma al completo ***


Capitolo 3: La ciurma al completo

 

Tutti rimasero shoccati dalla notizia, tanto che Rufy, Usopp, Sanji e Chopper sputarono il thè al limone che SANJI aveva loro gentilmente offerto.

“Che cosa hai detto?” chiesero all’unisono tutti i mugiwara, credendo di non aver capito bene.

Il capitano del futuro sorrise e si grattò imbarazzato la testa “Bhe si, questa peste è mia figlia!”

“E purtroppo per noi e tale e quale al padre, capricciosa, disobbediente e combina guai!” cominciò USOPP punzecchiando la bambina, la quale infastidita sbatté un piede a terra e urlando disse “Non è vero, io sono una brava bambina. Vero papà!” disse infine girandosi verso il padre con occhi da cucciolo e andando ad abbracciargli una gamba.

“Direi che è anche ruffiana!”disse Usopp nell’orecchio di Chopper, il quale annuì convinto.

Tutti quanti erano rimasti ammutoliti, soprattutto Rufy che fissava la bambina, non avendo ancora compreso appieno quanto gli era stato rivelato.

RUFY intanto si sentiva gli occhi puntati addosso “Perché mi guardate in questo modo? Vi sembra tanto incredibile che possa diventare padre? Anche USOPP fra qualche mese lo diventerà!” disse RUFY facendo spostare l’attenzione sul suo compagno.

“Cosa?” chiese incredulo Usopp, vedendo la faccia orgogliosa del suo futuro stesso, il quale, puntadosi un dito al petto, disse “Esatto amici miei. Avete capito bene, il grande capitano USOPP sarà presto padre!”

“Tutto questo mi sembra assurdo!” disse Nami.

Robin sorrise dolcemente “Le mie congratulazioni a tutte e due!” poi si rivolse a ZORO e SANJI “voi invece? avete qualche frugoletto nascosto da qualche parte?”

I due interpellati risposero all’unisono, uno seccato, l’altro un po’ abbattuto “No!”

“Come al solito SANJI non si decide a mettere gli occhi su una sola donna!” cominciò USOPP, sospirando ormai rassegnato a quell’atteggiamento.

“Cosa ci posso fare? Le donne sono tutte bellissime, come si può sceglierne una?” chiese il Sanji del passato avendo l’approvazione del suo futuro stesso.

“Per quanto riguarda ZORO, lui lo nega, ma ha una sorta di storia con un membro della marina!”  disse RUFY beccandosi una sfuriata dallo spadaccino.

“Non c’è niente fra me e Tashiji! Siamo acerrimi nemici e entrambi odiamo l’altro!”

“Oh, ma si sa che il confine fra odio e amore è sottilissimo!” disse SANJI punzecchiando il suo compagno.

“Io e Tashiji?” chiese Zoro sconvolto dalla notizia, ma dovette riprendersi quando sentì Nami chiamare preoccupata il suo capitano, che si era piegato in due.

Rufy, che cos’hai?” chiese vedendo che teneva le mani strette sull’addome.

N-niente!” disse cercando di apparire il più sincero possibile, con scarso risultato, soprattutto quando osservandosi la mano, vide che essa era macchiata di sangue.

Chopper si avvicinò immediatamente a lui e vide che le bende che lo ricoprivano sull’addome, avevano cominciato a coprirsi di sangue.

“Accidenti, la  ferita deve essersi riaperta quando siamo atterrati malamente sul ponte della nave! Devo fermare immediatamente l’emorragia. RUFY dobbiamo portarlo in infermeria!” disse Chopper prendendo le forma di un uomo per meglio sostenere il proprio capitano.

La porta dell’infermeria venne spalancata di colpo, facendo spaventare colui che si trovava al suo interno. Esso cadde dallo sgabello, trascinandosi dietro tutto il materiale che stava usando per preparare delle medicine.

“CHOPPER abbiamo un emergenza!” disse RUFY facendo riprendere la renna che era rimasta stordita dalla botta presa.

“E strano ritrovarsi faccia a faccia col proprio stesso!” disse Chopper dimenticandosi per un attimo il motivo per cui fossero entrati nella stanza.

“Cosa sta succedendo qui?” chiese il medico del futuro ritrovandosi spaesato a vedere tutta quella gente inaspettata. Nessuno rispose alla sua domanda, ma venne richiamato all’ordine e senza indugiare, aiutò il Chopper del passato a curare la ferita di Rufy.

Esso venne fatto sedere sul lettino dell’infermeria e lentamente gli vennero tolte le bende ormai intrise di sangue.

Rufy sdraiati lentamente. Dobbiamo ricucire la ferita!” disse il medico del passato, prendendo gli attrezzi necessari che gli vennero offerti da CHOPPER.

Gli altri vennero invitati ad uscire mentre le renne operavano il paziente.

Tutti avevano un volto preoccupato, tutti tranne RUFY, ZORO, SANJI e USOPP.

Persino Umi era spaventata. Era diventata bianca come un cencio a vedere tutto quel sangue uscire dallo stomaco di suo padre e cominciò a singhiozzare.

RUFY si inginocchio a terra e mettendole il suo cappello di paglia in testa le disse “ehi calmati pesciolino, non è successo niente!”. Gentilmente le tolse quella lacrimuccia che stava solcando la sua guancia destra.

N-non morirai vero?” chiese la bimba guardandolo con quegli occhi che avevano la capacità di far sciogliere il capitano.

“Ma no! Ho subito ferite peggiori ed è finito tutto liscio!”

“Si, ma prima o poi le cose potrebbero non andare bene! Non voglio che tu vada via!” disse la piccola abbracciando il padre.

“Ti ho già raccontato come sono le cose, no? Ti ricordi? Questi ragazzi sono il nostro passato e tutto quello che accade loro è accaduto anche a noi tempo fa. Io stesso ho subito quella ferita e tu conosci bene anche la cicatrice che mi ha lasciato, eppure sono ancora qua!”

Umi si asciugò le lacrime “Prometti che non morirai mai?”

RUFY sussultò a quella richiesta e dovette pensare un attimo a come rispondere. Sospirò “Non posso prometterti una cosa del genere. La morte è inevitabile e non possiamo decidere noi quando andarcene o meno, posso prometterti che farò il possibile per non andarmene  fino a quanto tu avrai bisogno di me, ok?”

Umi un po’ titubante annuì e subito dopo ricambiò il sorriso che il padre le stava rivolgendo.

I pirati del passavo avevano assistito alla scena a bocca aperta.

“Non sembra il nostro solito capitano eh?” disse SANJI “Fateci l’abitudine, è maturato da quando ha messo su famiglia. È un buon padre!”

Nami fissò il RUFY del futuro e  si ritrovò improvvisamente ad arrossire, sotto il ghigno divertito di Zoro.

“Ehilà gente!” disse una nuova voce che ancora non si era unita al gruppo.

“FRANKY!” dissero tutti insieme.

“Sei tornato a essere di dimensioni normali a quanto vedo!” disse Zoro.

Bhe si, era un po’ ingombrante quel corpo pompato di muscoli d’acciaio!” disse guardandosi in giro “Accidenti, vedo che anche per voi e stata la stessa cosa che per noi. Io sono nuovamente rimasto a casa. Mi sarebbe piaciuto  vedere il futuro, invece il destino mi ha lasciato sulla Sunny insieme al musicista!”

“è un bene che qualcuno sia rimasto. Potranno proteggere la nave!” disse Usopp.

“Potranno proteggerla solo se Franky e Brook sposteranno la nave dove  le distorsioni temporali non possano risucchiarli!” disse Robin.

“Ma così come facciamo a tornare a casa? Se si spostano, difficilmente riusciremo a trovare la distorsione che si è manifestata sul ponte della nave, teletrasportandoci qui!” disse Nami preoccupata.

“Dubito comunque che  una nuova distorsione si possa riaprire nello stesso tempo e nello stesso luogo, riportandoci nel giusto passato a cui apparteniamo!” rispose Robin “Per tornare dovremmo…

“Dovremmo cosa?” chiese Zoro.

Bhe ecco…io non lo so!” disse sincera Robin “Ma non starei a preoccuparmi. Loro dicono di aver vissuto la stessa nostra esperienza e sono riusciti a tornare indietro, in qualche modo anche noi ci riusciremo!”

In quel momento la porta dell’infermeria si aprì e si vide Rufy nuovamente in piedi, nonostante le proteste dei due dottori, cercassero di farlo rimanere a riposo ancora un po’ per riprendersi.

Tutto fu inutile.

L’attenzione dei mugiwara fu attirata da uno spruzzo d’acqua vicino alla nave e da un canto di animale.

“Cosa è stato?” chiese Chopper preoccupato.

“è Tiko! È una nostra cara amica. Anche lei fa parte della ciurma!” disse Umi arrampicandosi al corrimano, salutando l’animale che era giunto in superficie.

è…è una balena!” disse Usopp sorpreso.

“è la figlia di Lovvon! BROOK ha voluto portarsela dietro, non volendo che anche lei soffrisse la solitudine come il padre!” spiegò RUFY.

“A proposito di BROOK, dov’è?”

Dalla schiena del mammifero, si aprì una botola, dalla quale con una risata gioiosa, ne uscì lo scheletro musicista.

Yohohoho. Avevo intravisto un po’ di movimento della Sunny!” disse il musicista saltando sul ponte della nave. Non salutò nemmeno, ma dirigendosi verso Nami, le domandò se potesse mostrargli le sue mutandine.

A una velocità incredibile BROOK, con un pugno, venne scaraventato contro l’albero maestro, creando non pochi danni nell’impatto.

FRANKY, sbuffando, si mise subito al lavoro per rimediare al pasticcio appena compiuto.

Il fatto venne subito dimenticato da Nami, abituata alla perversione del suo nakama e curiosa domandò se all’interno di Tiko vi si trovava una sorta di mondo.

“Al dire in vero, non proprio. Tiko non necessita di cure mediche dall’interno e quindi non è stato necessario  costruire degli ambienti non naturali al suo interno. Abbiamo solo costruito una sala di comando da usare, nel caso volessimo esplorare i fondali marini!”

Disse FRANKY fra una martellata e l’altra.

“Quindi la usate come una sorta di sottomarino!” disse Robin “Interessante!”

Il pomeriggio era passato in fretta. BROOK decise di lasciare la sua postazione all’interno della balena per unirsi al gruppo e fu felice di poter suonare le canzoni del suo nuovo repertorio ai nuovi arrivati.

L’ora di cena arrivò presto e dopo che tutti si furono seduti a tavola, tranne RUFY che era vicino a SANJI che preparava i piatti da mettere in tavola, il Sanji del passato disse “Ma le ragazze non si sono fatte ancora vedere. Sono curioso di vedere se sono diventate ancora più belle!” disse con gli occhi già a forma di cuore e con un rivolo di sangue che gli usciva dal naso.

“Io direi proprio di si, non è vero RUFY?” disse ZORO sorridendo malizioso al suo capitano, il quale tranquillamente sorrise e scuotendo la testa afferrò un piatto e si apprestò ad uscire dalla cucina.

“Scusate mi assento per un po’, ma voi mangiate tranquillamente, basta che mi lasciate qualcosa, capito Rufy?” disse divertito soprattutto a sé stesso.

Il suo passato stesso sorrise e disse “Non posso promettertelo!”

Dopo un paio di minuti la porta della cucina, con uno scricchiolio fastidioso, si aprì nuovamente facendo comparire nella stanza una donna dai lunghi capelli neri e occhi azzurri come il ghiaccio. Essa salutò educatamente tutti i presenti e poggiò un piatto ancora carico di cibo, in tavola.

“Oh Robin mia dea, sei bellissima!” disse Sanji cominciando a volteggiare per la stanza facendo sorridere le due archeologhe che si scambiarono uno sguardo complice.

“Quello non è il piatto di Nami? Non ha fame?” Chiese SANJI preoccupato.

CHOPPER dal canto suo si alzò in piedi sulla panchina e appoggiando gli zoccoli sul tavolo chiese con fare agitato “Non si sente bene?”

Robin sorrise intenerita dalla preoccupazione che tutti i suoi compagni, anche solo con lo sguardo mostravano verso la sua compagna e  fu divertita dagli sguardi di confusione degli altri nuovi membri, ignari del perché di quella agitazione.

“Calmatevi, ha solo deciso di venire a mangiare insieme a noi!”

“Ma dovrebbe stare a letto il più possibile!” disse CHOPPER arrabbiato del fatto che la maggior parte delle volte i suoi ordini venissero ignorati.

“La mia NAMI-swuan sta male?” chiese Sanji con un fazzoletto tra i denti e le lacrime che gli uscivano dagli occhi.

Il silenzio calò in cucina in attesa di una risposta, ma dei passi  che si avvicinavano sempre più alla stanza, attirò le loro attenzioni.

La porta si aprì nuovamente “Ragazzi ecco l’ultimo membro della ciurma!” disse RUFY,  portando la navigatrice in braccio.

Sul volto di tutti i Mugiwara del passato di poteva leggere la stessa espressione: incredulità.

 

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Capitolo 4
*** Rufy e Nami ***


Capitolo quattro: Rufy e Nami

 

RUFY sorrise divertito e poggiò delicatamente NAMI a terra, dopo che essa era stata condotta fino alla cabina in braccio, perché non si affaticasse troppo.

“Salve!” disse  sorridendo e alzando la mano in segno di saluto.

I suoi capelli lunghi e sciolti le cadevano lungo la schiena in un insieme di curve e le sue guance si colorarono di rosso quando vide tutti gli sguardi su di sé.

“Ve lo dicevo io che è una balena!”  disse Umi divertita, immaginandosi lo sguardo furioso della donna a sentirsi chiamare così.

SANJI nel frattempo che i nuovi arrivati  cercassero di mettere bene a fuoco cosa fosse successo, sistemò tutti i piatti in tavola, dando a tutti il buon appetito, ma erano ancora tutti a fissare NAMI, la quale si sentiva estremamente imbarazzata.

“Smettetela di fissarmi così!” disse portandosi le mani al ventre come per coprirlo.

RUFY spostò la sedia della donna per farla accomodare dicendogli “Avresti dovuto aspettarti una reazione simile da parte loro. Mi domando solo se Nami riprenderà a respirare!” disse divertito, guardando anche la faccia incredulo di stesso.

Si sentì improvvisamente un pianto disperato e tutti poterono notare che Sanji, dopo aver posato la testa sul tavolo, cominciò a blaterale sull’ingiustizia del mondo e del fatto che avrebbe perso la sua adorata navigatrice per sempre. Usopp, seduto al suo fianco, gli diede qualche pacca sulla spalla. “Su, su, ci sono infinite donne su questo pianeta! Non è mica la fine del mondo!” disse il cecchino.

“Non è la fine del mondo, ma tutta sta storia sta prendendo una piega assurda!” disse Zoro

“Mi stavo chiedendo. Se USOPP sta per diventare padre e NAMI è…” cominciò Chopper dando voce al suo pensiero, ma ZORO fece tacere la renna del passato dicendo “Non insinuare quanto stai per dire, prima che qualcuno rimanga traumatizzato!” disse indicando il volto bianco di Nami, avendo ben compreso quanto stava per insinuare Chopper.

Zoro rise “Ve li immaginate Usopp e Nami insieme? Sarebbe tutta da ridere!”

“Cosa vorresti insinuare?” chiese Usopp fulminando con lo sguardo il suo compagno.

Lo spadaccino ignorò il cecchino e con un ghigno divertito passò il suo sguardo da Nami a Rufy per vederne le reazioni.

La navigatrice aveva gli occhi puntati su di sé ed era rimasta come paralizzata.

“S-Sono i-incinta!” disse indicando il ventre gonfio della futura stessa, mentre essa si sedeva proprio accanto a lei.

“Se non è Usopp, chi è il padre?” disse Chopper confuso. Esso venne guardato da tutti come fosse un alieno. Tutti, tranne che da Rufy, il quale aveva la testa talmente china, che mancava poco che finisse dentro al piatto.

Si sentiva imbarazzato da morire. Prima di vedere NAMI, non aveva pensato a chi potesse essere la madre di Umi. Aveva pensato che somigliasse molto a Nami, ma non aveva collegato le due cose, mentre in quel momento comprese tutto, anche vedendo come il futuro stesso si preoccupava per la donna.

“Ma dai Chopper, davvero non hai capito?” chiese stupito Usopp “è così logico, è RUFY”

Nami si sentì avvampare “oh cavolo! Quindi anche Umi è…

“Ci sei arrivata solo ora? Anche Rufy l’aveva capito!” la punzecchiò Zoro divertito.

Era troppo per Nami, la quale, per l’estremo imbarazzo, si coprì il viso con le mani.

“Ehi, io direi di finirla qui, se no sia al nostro capitano che alla nostra navigatrice del passato, gli viene un infarto!” disse FRANKY, anch’esso divertito dalla situazione.

“Mentre a quel babbeo, alle parole “padre” e “RUFY” ha già avuto un arresto cardiaco!” disse Zoro indicando Sanji a terra con BROOK che gli sventolava un tovagliolo sul viso per farlo riprendere.

Umi guardò tutti i presenti che erano interessati alla madre o più precisamente a quello che cresceva dentro di lei e infastidita disse “Ok, abbiamo capito che mia madre sta per avere un bambino. Ora vogliamo mangiare?”

ROBIN sorrise comprendendo cosa passasse per la mente della bambina e accarezzandole la testa disse “Umi ha ragione, non vogliamo mica che la cena di SANJI si raffreddi!”

“Si, hai ragione!” disse NAMI disposta a tutto pur di far distogliere gli sguardi puntati su di lei. Negli ultimi giorni tutti erano troppo premurosi nei suoi confronti e si sentiva quasi soffocare. Ma comprendeva bene il loro comportamento, erano preoccupati per lei e per il nascituro.

Durante la cena non ci fu il solito chiasso che regnava sulla Sunny durante l’ora dei pasti. Rufy si sentiva ancora troppo imbarazzato per comportarsi come se niente fosse accaduto e lo stesso valeva per Nami. Erano entrambi tesi e di fatto i due, sfiorandosi la mano, nel tentativo di prendere un po’ di carne, si ritrassero velocemente rovesciando qualche piatto, il cui contenuto, in parte, finì sulle gambe di Nami.

S-scusa!” disse Rufy non guardandola negli occhi.

N-niente!”disse Nami sorprendendo tutti, i quali si aspettavano una sfuriata di dimensioni gigantesche.

“Eh no, ragazzi! Se non riuscite nemmeno a guardarvi negli occhi, come potrete fare due figli?” disse Zoro divertito, un attimo prima che Sanji si avventasse su di lui per stozzarlo.

Dovettero pensarci ZORO e SANJI a dividere i due.

“Dovrai farci l’abitudine vecchio mio!” disse il cuoco al passato stesso.

“Vuoi dire che tu hai accettato la cosa?” chiese stupito Sanji.

SANJI per risposta andò a rannicchiarsi in un angolo con una nube nera sulla testa e tracciando dei cerchi in terra disse “Si, l’ho accettato!”

 

Robin seduta dalla parte opposta di NAMI, curiosa disse “Sembra che tu sia avanti con la gravidanza. A che mese sei?”

Anche Nami addrizzò le orecchie. Era imbarazzata, ma allo stesso tempo curiosa. Non credeva che un giorno sarebbe potuta essere una madre, non si era mai soffermata a pensare a quella possibilità.

“Sono al nono mese ormai e a giorni questo piccolino potrebbe venirci a fare visita!” disse accarezzandosi il ventre dolcemente, quando sentendo qualcosa, afferrò la mano di Nami appoggiandola sulla sua pancia, permettendogli di sentire lo scalciare del piccolo.

Nami sussultò e sorrise “l’ho sentito! Ho sentito il suo piedino!” RUFY sorrise vedendo che Nami cominciava ad accettare l’idea e lanciando un occhiata a Rufy, potè notare la curiosità che aveva verso il nascituro.

“Può essere gradevole da sentire se non sei un rene!” disse divertita NAMI.

“è maschio o femmina?” chiese Rufy facendosi coraggio.

RUFY alzò le spalle “Non lo sappiamo, ma non ha importanza!”

Bhe visto che una femmina ce l’abbiamo già, sarebbe carino avere un maschio!” continuò Rufy.

“Si, credo di si!” rispose il capitano.

“Chissà a chi somiglierà! Forse a RUFY oppure potrebbe avere anche lui o lei i capelli rossi come NAMI. Magari vorrà diventare un ottimo cecchino o cannoniere e vorrà essere allievo del sottoscritto!” disse Usopp cominciando a fantasticare.

“Ehi vacci piano con la fantasia. Quel bambino non è nostro. Perché nasca da noi ci vorrà ancora qualche anno!” disse Zoro infrangendo i sogni del cecchino.

“Sempre se il nostro futuro non cambia!” disse Robin facendo calare il silenzio in sala.

“Dici che il nostro arrivo qua, abbia modificato il futuro di Nami e Rufy?” chiese tristemente Chopper “Sarebbe un peccato. Non li ho mai immaginati come una coppia, ma mi sembra che stiano bene insieme. Mi dispiacerebbe che le cose andassero in modo diverso. Non si può fare qualcosa per evitare che ciò accada!”

Robin sorrise “Il futuro ce lo creiamo noi, per questo non possiamo prevedere cosa avverrà. Se anche il nostro Rufy e la nostra Nami provano qualcosa uno verso l’altro, allora non ci sarà da preoccuparsi!”

“Oh! Credo di aver capito!” disse Chopper con le orecchie abbassate.

“Io non mi preoccuperei troppo fossi in te!” disse Zoro con le mani dietro la testa, lanciando un’occhiata ai futuri genitori, diventati nuovamente rossi come dei peperoni.

Umi era stanca di tutti quei discorsi. Solitamente vi era lei al centro dell’attenzione, mentre quella sera, come di tanto in tanto capitava da quando sua madre era entrata nel settimo mese, capitava che venisse ignorata e quel fatto non le piaceva per niente.

Decise allora di attirare l’attenzione in un altro modo. Allungò le braccia a dismisura per afferrare varie portate della cena e mangiarle in un solo colpo, non facendo caso, se rubava qualcosa a qualcuno.

“Si allunga!” disse Usopp a bocca aperta.

“Ma come diavolo è possibile?” chiese Zoro dopo aver visto il suo cosciotto di pollo sparire.

“è un Rufy in miniatura!” disse Sanji vedendo come la piccola inghiottiva il cibo senza nemmeno masticarlo.

Umi, smettila!” disse NAMI rimproverando la bambina.

Umi, quante volte te lo devo ripetere che è da maleducati rubare il cibo in quel modo!” disse RUFY cominciandosi ad alterare.

“Ma sentite da che pulpito viene la predica!” disse Usopp shoccato “In che assurdo mondo siamo finiti?”

Umi!” la richiamò la madre, non una ma più volte, ma la piccola non sembrò voler ascoltare.

Un rumore di sedia che strisciava sul pavimento, attirarono gli sguardi della ciurma. I mugiwara del futuro non previdero niente di buono, mentre quelli del passato sgranarono gli occhi vedendo un RUFY diverso da quello che conoscevano.

L’uomo si avvicinò alla figlia.

La bimba si fermò e lo guardò con aria di sfida “Cosa c’è?” gli chiese con il broncio, cercando di nascondere il timore che lo sguardo del padre le incuteva.

“Voglio proprio vedere se hai di nuovo il coraggio di disobbedire a me e tua madre come stai facendo da qualche minuto!”disse RUFY con tono severo.

NAMI conosceva l’orgoglio di sua figlia. Per molti aspetti assomigliava al padre, ma l’orgoglio era il suo e di fatto il rimprovero del padre non servì a niente. Umi allungando di nuovo il bracciò, afferrò il piatto con i pasticcini pronto a divorarseli.

RUFY intervenne allungando anch’esso il braccio e una volta appropriatosi del piatto e averlo consegnato a SANJI, afferrò l’orecchio della bambina.

In genere si sarebbe dovuto allungare e essere indolore, ma l’uomo facendo leggermente ricorso all’haki, fece assopire i poteri della bambina, la quale, non volendosi ritrovare l’orecchio staccato, si vide costretta a scendere dalla sedia e seguire il padre fuori dalla cucina.

“Ahia, mi fai male! Lasciami!” si lamentò la bambina cercando di dimenarsi, ma non riuscì ad averla vinta.

 

“Ok, vedere questo nuovo RUFY,  mi ha lasciato a dir poco senza parole!” disse Usopp.

“Eppure a me sembra che tu stia parlando!” disse Zoro “Io non ci trovo niente di strano nel suo comportamento!”

“Ma andiamo, sei cieco forse? Quando mai Rufy si è comportato in modo così severo con un  bambino?” chiese il cecchino.

“Non mi sembra che Rufy abbia figli a cui insegnare come ci si comporta!” disse Zoro.

“Non è questo il punto!”

“Oh andiamo, non crederai che in una decina di anni, non si cresca o si cambi atteggiamento. RUFY ora ha una famiglia a carico e mi sembra la cosa più logica vederlo comportarsi così, piuttosto che in modo infantile!” continuò Zoro. “Anche tu avrai un atteggiamento più responsabile quando vedrai tuo figlio, sempre se tu abbia intenzione di crescerlo!”

Usopp si alzò infastidito da quanto insinuato dallo spadaccino “Cosa vorresti dire? Che ho intenzione di abbandonarlo?”

“Non ho detto questo, mi domandavo solo se avresti intrapreso lo stesso percorso di tuo padre o meno. D'altronde non vedo un’altra donna incinta su questa nave, né loro ne hanno fatto parola!”

Usopp si sedette rattristato “Sinceramente, ci avevo pensato anche io. Ma sapendo cosa vuol dire crescere senza una figura paterna, non penso di fare le stessa cosa che fece con me mio padre!”
“Se avevi questo dubbio in testa, perché non hai semplicemente chiesto cosa  ho deciso?” chiese USOPP guardando serio il passato sé stesso.

“Diciamo che aveva paura della risposta!” disse a testa bassa il cecchino.

“USOPP non rinuncerebbe mai a suo figlio!” disse NAMI “Essendo già madre so cosa significa avere dei bambini e ci sono solo pochissime ragioni al mondo per cui decidi di non fare da genitori a tuo figlio e nessuna di queste ragioni hanno a che vedere con il nostro USOPP.

“NAMI ha ragione. Non ne abbiamo fatto parola, ma non lo abbiamo fatto apposta. Ma vedete… la nostra ciurma non è esattamente al completo. Lo è solo al momento!” disse ROBIN.

“Esatto! Kaya ha…” cominciò USOPP.

“Aspetta un momento! Hai detto Kaya?” chiese incredulo Usopp.

Il cecchino del futuro annuì sorridendo “Kaya quando ha scoperto di essere in dolce attesa, ha espresso il desiderio di tornare al nostro villaggio natio e di far nascere nostro figlio sulla nostra isola. Una volta che sarà nato, tornerà a far parte della ciurma con nostro figlio. Se poi vuoi la ragione per cui  non sono rimasto con lei e che abbiamo un appuntamento con la ciurma di Shanks e volevo dare la notizia a mio padre di persona. Insomma non si diventa padre tutti i giorni e lo si vuole urlare al mondo intero!” disse USOPP con lo sguardo sognante. “Comunque Kaya  non è a uno stato avanzato della gravidanza e riuscirò a tornare in tempo per la nascita di nostro figlio!”

“E noi saremo con loro per dare il benvenuto al nuovo membro della ciurma!” Disse BROOK cominciando a suonare una ninna nanna che aveva scritto anni orsono per la piccola Umi.

“Come vedi anche tu non sei più esattamente lo stesso!” disse Zoro sorridendo “Anche tu hai messo la testa a posto!”

“I bambini devono avere un potere speciale per far si che ciò avvenga!” disse Chopper incuriosito.

Robin sorrise “Nessun potere. È semplicemente l’istinto di un genitore di voler proteggere a tutti i costi la propria creatura. D’altronde essa dipende al 100% dai genitori!”

 

In quel momento RUFY rientrò nella stanza scusandosi per quanto era avvenuto e rispondendo alle domande sul perché sua figlia avesse lo stesso potere del padre. Non era mai successo infatti che il potere di un frutto del diavolo potesse essere trasmesso ai figli e di fatto non era una cosa possibile.

La spiegazione era semplicemente un'altra. Si era sempre detto che di frutti del diavolo ne nascessero solo un esemplare per ogni tipo, ma quello che non era mai stato rivelato era che alla morte di un possessore di un frutto,  lo stesso albero che lo aveva prodotto, ne produceva un altro. Perché nessun frutto poteva mancare al mondo. All’eliminazione di uno, ne nasceva un altro uguale.

“Aspetta un momento, questo non è possibile. Ciò starebbe a significare che tu dovresti essere morto!” disse Chopper.

“Infatti è proprio quello che è successo!” disse RUFY sorprendendo tutti.

 

 

Bene! Oggi sono incavolata nera. Dopo quasi tre ore e mezza che attendo il mio turno, mi mandano via a pesci in faccia!!!

Spero che questo capitolo, nel caso la giornata fosse andata male anche a voi, possa farvi tornare di buon umore o semplicemente divertirvi se siete tranquilli…anche se il finale non è proprio umoristico XD. Con me un po’ c’è riuscito rileggendolo, ma io non conto, dato che l’ho scritto io e a me la storia in sé piace. Quindi tocca a voi, per l’ennesima volta giudicare.

Fatemi sapere.

PS: niente disegno oggi!!!

Al prossimo aggiornamento.

Byebye

Neko =^_^=

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Capitolo 5
*** Il confine tra la vita e la morte ***


Capitolo cinque: il confine tra la vita e la morte

 

“Tu saresti morto? Come è possibile?” chiese Usopp dando voce alla domanda di tutti. “Se lo fossi non dovresti essere qui!”

“Nemmeno io dovrei eppure eccomi qua in carne ed ossa! Si fa per dire perché mi sono rimaste solo le ossa. Yoho…ho…ho…

La risata di BROOK venne interrotta dagli sguardi glaciali che gli erano stati lanciati dagli altri membri della ciurma, i quali non trovavano che ci fosse niente di divertente in quel momento.

“Quello che è successo a me, è meno complicato di quanto è successo a BROOK. Io non sono vivo per magia o per qualche insolito fenomeno. Semplicemente mi hanno preso in tempo. Tutto qui!” disse RUFY alzando le spalle.

“Tutto qui?” disse Nami sbattendo le mani sul tavolo “Come puoi dirlo con tanta leggerezza?”

“è una cosa passata ormai e io sto bene!” disse RUFY, spiegando il perché non provasse nessuna preoccupazione per quanto gli fosse successo.

“Sarà anche una cosa successa mesi, anni o secoli fa, ma mi sembra che sia ancora una ferita aperta per qualcuno di voi!” disse la navigatrice del passato, indicando la futura sé stessa che aveva lo sguardo abbassato e con forza stringeva i pugni che teneva appoggiate sulle gambe.

RUFY, il quale non si era ancora seduto da quando era rientrato in cucina, si avvicinò a NAMI, accarezzandole la testa e dandole un bacio sui capelli. Questo atteggiamento così esplicito, fece andare di traverso l’acqua a Rufy, mentre colorò nuovamente le guance di Nami.

“Lo so che NAMI ci soffre ancora e…” cominciò il capitano, ma venne interrotto dalla voce della donna.

“No! Lo so che è una cosa passata. Tu sei ancora fra noi ed è questo quello che conta, ma ciò non toglie che io abbia paura che si possa verificare nuovamente e questa volta per sempre!”

NAMI prese a piangere silenziosamente. Non era la tipa che amava farsi vedere debole, ma ora era giustificata anche dagli ormoni impazziti.

RUFY avrebbe voluto dirle che non sarebbe mai accaduto un’altra volta e farla calmare, nelle sue condizioni non doveva agitarsi, ma erano pirati e rischiavano la vita tutti i giorni e questo lo sapevano benissimo tutti i membri della ciurma. Solo a Umi il concetto non era ancora chiaro. Per una bambina il pensiero di poter perdere tutti non per una causa naturale, ma per delle assurdi leggi che condannavano certi stili di vita in quanto considerate sbagliate, non era facile da comprendere. Nemmeno gli adulti a volte capivano il perché, sapevano solo che le cose stavano in quel modo e cambiare le cose era un percorso arduo e lento.

“Come è successo?” la voce di Rufy interruppe il silenzio che si era venuto a creare.

RUFY sospirò e prima di iniziare il racconto, chiese  alla sua compagna di vita se volesse tornare nella sia stanza per evitare di rivivere quel ricordo doloroso, ma la donna scosse violentemente la testa.

“Quello che mi è successo è stata la conseguenza di una trappola che la marina ci ha teso e che ci ha colti impreparati!” fece una pausa per guardare gli sguardi dei compagni e vide che tutti erano in attesa che andasse avanti. “Come ben sapete, sia io che Ace siamo stati cresciuti in un luogo dove la marina non ci avrebbe trovato, per far sì che potessimo vivere nonostante avessimo la colpa di essere nati da genitori ricercati e considerati i più pericolosi al mondo.   La nascita di mia figlia invece non è stata tenuta nascosta. Non abbiamo pensato nemmeno per un secondo di separarci da lei, nonostante con noi sia in costante pericolo. Ma in quanto suoi genitori ci siamo ripromessi di proteggerla con tutti noi stessi!”

“Non saremo i suoi genitori, ma anche noi mi sembra che abbiamo fatto un lavoro niente male in questi anni!” disse ZORO con le mani dietro la testa.

RUFY sorrise “Direi un lavoro impeccabile. Ma tornando al racconto, quel giorno non fu la solita marina a tenderci una trappola, ce la saremo cavati senza problemi altrimenti, ma vari ammiragli erano presenti. E uno più forte dell’altro. Lo scontro durò a lungo, alcuni ammiragli riuscimmo a sconfiggerli, tra cui Aokiji, ma esso con i suoi poteri aveva messo fuori combattimento gli arti di alcuni.

SANJI ad esempio aveva le gambe interamente congelate e io il braccio sinistro. SANJI era fuori combattimento, ma io continuai a lottare e con me tutti gli altri. Riuscimmo a sistemare due o tre ammiragli, ma al prezzo di perdere lo stesso numero di compagni. ROBIN infatti giaceva a terra priva di sensi e BROOK aveva subito una brutta ferita al cranio, che lo aveva portato ad avere vertigini e quindi perse anche la capacità di reggersi bene in piedi. Eravamo tutti esausti, ma credevamo di potercela fare. Però…” RUFY sospirò “…però non avevamo tenuto conto di un nemico. Un ammiraglio che fino a quel momento non aveva agito e mostrato la sua presenza: Kizaru. Ha sempre rappresentato un problema, insieme ad Akainu!”

Rufy al nome del secondo ammiraglio strinse i pugni tanto da farsi male.

Kizaru fece la sua comparsa con in braccio Umi e NAMI presa in ostaggio. Non avevamo notato nessun movimento sospetto e quanto vedemmo ci colse di sorpresa, permettendo ai nostri nemici di renderci inermi e incapaci di reagire. Io, CHOPPER, ROBIN e BROOK eravamo stati immobilizzati da catene di agalmatolite marina. Provai a usare l’Haki, ma esso è efficace solo se si fa uso di tecniche che prevedono il contatto con un avversario che possiede un rogia e quindi la speranza che Kizaru e gli altri nemici cadessero a terra privi di senso era pressoché impossibile.

La sua intenzione era ovviamente giungere alla mia testa e con Umi e NAMI come ostaggio aveva me e gli altri in pugno e non sembrava mostrare la ben che minima pietà verso una bambina di appena  sei mesi.

Ricordo ancora quanto affermò…” disse RUFY chiudendo gli occhi e ricordandosi quel momento come se si stesse svolgendo proprio in quell’istante “è un vero peccato dover eliminare una così bella bambina, ma ha commesso una grande colpa nascendo come TUA figlia MONKEY D. RUFY!”

RUFY strinse i pugni e continuò “Ricordo di aver cercato di ribellarmi  per potermi liberare e aiutarle, ma nemmeno ZORO avrebbe potuto spezzare quelle catene, in quanto era stato privato delle sue armi. Insomma eravamo proprio nei guai. E l’unico modo fu quello di puntare sull’orgoglio della marina. Era me che volevano e quindi mi offrì loro su di un piatto d’argento, chiedendo in cambio che venisse risparmiata la vita di NAMI e di Umi.

Kizaru all’inizio non fu propenso a voler accettare la mia richiesta, dato che in realtà mi aveva già catturato e insieme a me, anche gli altri. Poteva scegliere fra due opzioni. Cioè rischiare che facendo il diavolo a quattro, sarei riuscito a liberare tutti, e conoscendo la mia reputazione sapeva che potevo anche riuscire a cavarmela, oppure cedere alla mia richiesta e farmi promettere che non avrei mosso un muscolo e permettere loro di fare quello che volevano. Inoltre gli ricordai che se avesse solo avesse toccato mia figlia con un dito e noi altri, la Marina ne sarebbe stata macchiata e sarebbe potuta diventare nemica del mondo intero. La Marina se la passa già male per conto suo, ma sa bene che noi Mugiwara siamo temuti dai vari pirati, i quali non hanno coraggio di attaccare i villaggi dove noi abbiamo garantito la nostra protezione e siamo ben visti dalla maggior parte dei civili in quanto non consentiamo ai bucanieri di distruggere le loro vite tranquille.

Quando Barbabianca fu ucciso e il suo dominio sui mari venne meno, i villaggi da lui protetti vennero attaccati, senza che la marina potesse fare molto. Se succedesse qualcosa di simile e per l’ennesima volta per colpa della marina, essi avrebbero perso tutto il loro prestigio. Insomma avevano tutto da perdere eliminando l’intera ciurma, mentre eliminando solo me, avrebbero perso uno dei loro nemici più pericolosi e garantito ancora una certa sicurezza in  certi luoghi, dato che la mia intenzione era quella di impartire l’ordine ai miei compagni di garantire la pace nei mari che solcavamo. C’è poi da tenere conto che se avessero eliminato anche sua nipote, Dragon non se ne sarebbe rimasto in disparte. Io ormai sono adulto e la mia vita me la devo gestire io, ma mio padre non avrebbe permesso un’altra ingiustizia a danno di una bambina!”

“Quindi Dragon è ancora in circolazione” disse Robin sorridendo.

“Ehi aspetta un momento. Torna indietro. Cosa ti fa pensare che noi avremmo continuato a fare i pirati, una volta che tu saresti passato a miglior vita?” chiese Sanji. Era convinto che senza Rufy la loro ciurma si sarebbe sciolta, in quanto non avrebbero voluto seguire nessun altro capitano.

Ma la voce tuonante e seria dei due Zoro che suonò all’unisono disse “Perché sarebbe stato l’ordine del capitano e gli ordini non si discutono!”

“Ora forse pensi ancora che la ciurma si possa sciogliere, ma dopo così tanti anni passati insieme, la ciurma non si scioglie a causa della morte di uno di noi, anche se dovesse trattarsi del capitano. Noi siamo i pirati di Mugiwara e sempre lo saremo, anche se mancasse l’elemento che ha costituito questa ciurma!” disse SANJI mentre compiva il suo solito gesto di prendere una sigaretta, ma si ricordò di non accenderla in quanto NAMI era li con loro.

“Ma tutte le navi pirata devono avere un capitano. Chi lo avrebbe sostituito?” chiese Usopp.

“Se RUFY la pensa come me, sarebbe stato ZORO!” Disse la voce del capitano del passato, facendosi sentire per la prima volta da quando avevano iniziato la conversazione.

I mugiwara del passato lo guardano allibiti.

“Vuoi dire che tu hai già preso la decisione di nominare Zoro come prossimo capitano nel caso tu dovessi…” chiese Nami non riuscendo a pronunciare l’ultima parola.

“Da quando questa ciurma era composta solo da cinque di noi, avevo già valutato l’idea di chi avrebbe potuto sostituirmi nel caso il destino mi avesse preso prima del previsto!” disse Rufy con un sorriso tranquillo.

“Ho perso la mia occasione di diventare capitano!” disse tristemente Usopp.

“Peccato, ti ci vedevo bene!” disse Chopper “Però preferisco che Rufy non muoia!”

Silenzio.

“Mi sarei aspettata qualche sorte di reazione dal cuoco! Ehi amico, l’hai presa piuttosto bene !” disse FRANKY, il quale non vedendo risposta dall’interpellato, gli sventolò una mano davanti agli occhi per vedere che in lui non c’era reazione “è andato!” disse infine, riferendosi al fatto che Sanji avrebbe dovuto sottostare agli ordini dello spadaccino.

“Lasciamolo perdere, voglio sapere cosa è accaduto dopo, perché per fortuna non si è arrivato a questo punto!” disse Nami.

“Su Nami, non disprezzare così Zoro, non credo che sarebbe poi male come sostituto capitano!” disse Rufy ridendo.

“Lo penso anch’io!” Disse l’interpellato.

“Non intendevo questo con “per fortuna, ma…bha lasciamo perdere!” disse Nami esasperata.

“Su avanti continua la storia!” disse Chopper emozionato, dimenticandosi per un po’ che quanto avvenuto era una cosa reale.

“Dunque eravamo arrivati al fatto che la marina, uccidendo tutti, sarebbe potuta anche andare in rovina, quindi Kizaru accettò la mia proposta e fece catturare solo me e…NAMI!” continuò RUFY.

“Come NAMI? Non avevi detto che…” un pugno ben assestato alla testa di Rufy da parte di Nami, permise al capitano del futuro di continuare senza che qualcun altro lo interrompesse.

“NAMI venne catturata per garantirsi che non avrei davvero cercato di scappare. La mia era pur sempre considerata la parola di un pirata dopo tutto.”

“Io non mi opposti. Ero pronta a morire per salvare Umi e quello che restava della ciurma, anche se ciò sarebbe significato dover lasciare orfana mia figlia. Ma sapevo che sarebbe stata in buone mani!” disse NAMI accarezzandosi il ventre, pensando che se le cose si fossero messe male, quel piccolino che si trovava nel suo grembo non avrebbe avuto la possibilità di nascere.

RUFY riprese “Venimmo condotti a Marineford, ormai ricostruita dopo gli eventi che…bhe lo sapete…” disse immaginando che per Rufy la perdita del fratello fosse una ferita ancora troppo aperta “…e venimmo rinchiusi in due prigioni diverse, in modo tale che nessuno sapesse dell’altro. Passarono non so quanti giorni, finché Magellan venne a prendermi per portarmi nella sala delle esecuzioni!”

“Sala delle esecuzioni?” chiese Robin curiosa.

 “Esatto, da un po’ di anni l’esecuzione pubblica in piazza è stata abolita, in quanto di cattivo gusto e di cattivo esempio per i bambini e i giovani. Anche questo lo dobbiamo a Dragon nonostante il suo intento era quello di eliminarla completamente!” spiegò intervenendo l’archeologa del futuro.

“è già un passo avanti!” disse Robin “Scusa RUFY per l’interruzione, continua pure!”

“Oltre al luogo, anche il modo di eliminare il ricercato è cambiato ed è solo permesso quell’unica maniera di condannare a morte una persona. Un modo più lento e doloroso rispetto a prima. Ora iniettano una sostanza mortale nelle vene del mal capitato, sempre la stessa, ma credo che con me abbiano dovuto trovare un’altra sostanza. Magellan sapeva che dopo essere sopravvissuto a uno scontro con lui, i veleni mi sono per lo più indifferenti, mi creano qualche fastidio, ma di sicuro non mi portano alla morte, ma la marina stava programmando la mia morte da un bel po’, perché avevano ideato una sostanza da usare con i possessori del frutto del diavolo più resistenti!”

Chopper e Usopp terrificati da quanto stava raccontando, si abbracciarono in attesa che l’uomo andasse avanti togliendo loro di dosso quell’ansia che si era impossessata dei loro cuori.

“La sostanza di cui RUFY sta parlando e l’agalmatolite marina in forma liquida. Questo minerale se fuso a un alta temperatura, può trasformarsi dallo stato solido a quello liquido ed essere utilizzato per quanto vi stiamo raccontando!” disse SANJI “Se al solo tocco un possessore del frutto del diavolo perde le energie, con quella sostanza in corpo accade molto di più e gli effetti vi assicuro non sono gradevoli. RUFY ci ha messo come minimo due settimane per riprendersi completamente e sapete quanto in fretta recuperi le forze solitamente!”

“Ok sta cosa è spaventosa! Quale pazzo ideerebbe questo sistema di uccidere?” chiese Usopp.

“Diciamo che in parte è colpa mia!” disse FRANKY sentendosi colpevole. “è stato un incidente, sia chiaro. Ho fatto venire in mente questa pazza idea a un membro della marina. Mi stavo scontrando contro Smoker. Oh meglio ci provavo, dato che senza l’utilizzo di Haki non ero in grado di colpirlo. Ho fatto uso di una tecnica, che il vostro Franky non avrà ancora inventato, che mi permette di rendere il mio corpo incandescente. Con quella tecnica se Smoker mi avesse colpito si sarebbe ustionato, abbassando la guardia e permettendo agli altri di attaccarlo. Sapete quel bastone, che quel marine da quattro soldi si porta sempre dietro, che sulla punta ha un frammento di agalmatolite? Bhe nel tentativo di pararmi da uno dei suoi colpi, l’ho afferrato e l’algamatolite si è sciolta gocciolando a terra.

Smoker guardando la fine del suo prezioso bastone, sorrise compiaciuto dicendomi “Grazie per l’idea Cyborg!”. Allora non capii a cosa si riferisse, ma quando RUFY venne condannato a morte, ci arrivai!”

“Caspita, ti devi essere sentito in colpa per quanto successo allora!” disse Chopper.

“Si direi di si, ma sinceramente RUFY non mi attribuisce nessuna colpa! Disse FRANKY rilassato.

“C’era d’aspettarselo dal capitano, inoltre come hai detto tu, è stato un incidente!” disse Sanji “Continua come hai fatto a salvarti se nel tuo corpo era già in circolo quella sostanza?”

Bhe non ho ben capito come si sono svolti i fatti. Sinceramente a me importava solo di essere vivo e di non essermi perso le prime parole di Umi, i primi passi e…tutto quello che c’è stato fino ad ora nella vita di mia figlia!” NAMI sorrise dolcemente “Dovresti farla a CHOPPER questa domanda!” disse RUFY infine.

La renna del futuro, sentendosi preso in causa, arrossì timidamente, ma cercò di rispondere in modo esauriente alla domanda.

“Avevo preso a studiare l’agalmatolite, nonostante mi venisse difficile, dato che non potevo maneggiarla come volevo. Avevo intenzione di trovare un modo per annientare gli effetti collaterali di questo minerale, ma con scarsi risultati. Ma un giorno, Usopp entrando di scatto nella mia stanza, mi fece rovesciare il miscelato preparato per le rumble ball sul minerale ed è avvenuta una reazione chimica strana. Il minerale si è praticamente sciolto, fino a rimanerne solo un mucchio di polvere. Il fatto è che le rumble ball sono create con una miscela che consente di modificare il corpo senza che esso subisca danni, quindi in un certo senso crea una barriera che protegge gli organi da eventuali espansioni o restrizioni che a lunga andare avrebbe causato lacerazioni e quindi gravi danneggiamenti.

Ragionandoci sopra, sono arrivato alla conclusione che con qualche piccola modifica della miscela delle rumble ball, avrei potuto ottenere una sostanza capace di debellare il veleno dell’agalmatolite!”

Chopper fece bene attenzione alle parole del suo futuro sé stesso e riuscì a comprendere per filo e per segno quello che gli era appena stato raccontato conoscendo bene le proprietà della rumble ball, ma sinceramente non aveva mai pensato di pensare a un ulteriore sviluppo del farmaco.

“Sapevamo cosa avrebbero somministrato a RUFY e nonostante il nostro tentativo di fare in fretta e di impedire che l’esecuzione iniziasse, arrivammo in ritardo. Pensammo a salvare prima NAMI e poi con le varie guardie che ostacolarono il nostro cammino, non potemmo giungere a destinazione prima che scattasse l’ora x. Se poi teniamo conto che una volta giunti in sala esecuzione, abbiamo dovuto anche vedercela con Magellan, vi può far comprendere del perché abbiamo rischiato seriamente di perdere il nostro capitano.

Per fortuna le  proprietà delle rumble ball ci hanno protetto dal veleno di quell’individuo, se no nessuno si sarebbe salvato quel giorno. Solo ROBIN rimasta sulla Sunny con la piccola Umi.

Per nostra fortuna, gli altri ammiragli presenti all’esecuzione, non intervennero. Erano sicuri che ormai per RUFY non c’era più niente da fare.

Fu quello che temetti anch’io, quando non sentii più pulsazioni nel capitano. Ricordo di essermi paralizzato dalla paura, quando scoperto a che ora era iniziata l’esecuzione, intravidi una piccola luce di speranza.

L’agalmatolite era stata iniettata nel corpo di RUFY da appena un paio di minuti e tutti i veleni hanno bisogno di tempo per agire e fare il giro completo del sistema circolatorio. Il cuore aveva cessato di battere, è vero, ma si ha spesso una possibilità di recuperare la vittima, se si riesce a impedire che il cervello rimanga privo di ossigeno troppo a lungo e si interviene con un massaggio cardiaco.

Non perdetti tempo, iniettai le proprietà delle rumble ball in RUFY sperando che il farmaco andasse a proteggere il cervello dall’attacco dell’agalmatolite e che gli altri organi già colpiti, venissero protetti da nuovi attacchi, che li avrebbero distrutti completamente e come previsto, il cuore riprese a battere, dopo un lungo ed estenuante massaggio cardiaco!” terminò CHOPPER.

“Infine ricordo solo di essermi svegliato due settimane dopo completamente stordito, ma salvo, nel mio letto e le persone che amo di più!” disse RUFY con un sorriso diretto verso NAMI. Aveva provato una forte emozione al suo risveglio, ritrovandosela accanto. Aveva vegliato su di lui per tutto il tempo del suo coma senza abbandonarlo un minuto. Le era davvero grato per quanto aveva fatto per lui e per quanto continuava a fare ogni giorno.

 

 

Ecco qua il capitolo cinque e questa volta niente suspance alla fine. Avrei dovuto inventare qualcosa. Mannaggia. Va bhe…per questa volta mi è scappato.

Che dite? La morte di RUFY è credibile? Sinceramente non sapevo cosa inventare. Farlo affogare e farlo riprendere poco dopo, mi sembrava una cosa trita e ritrita, allora ho optato per questo, così ho avuto anche la possibilità di far conoscere qualche cambiamento del mondo del futuro.

Spero che non sia stato troppo noioso in quanto non c’è stata una vera e propria azione. Se è così…gomena sai!!!

Bhe ditemi voi.

Aspetto le vostre recensioni.

Byebye

Neko=^_^=

Ps: qualcosa nel prossimo capitolo dovrebbe smuoversi un po’!!!

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Capitolo 6
*** Il futuro è già cambiato ***


Capitolo sei: Il futuro è già cambiato.

 

Dopo la fine del racconto ci volle qualche minuto prima che qualcuno esprimesse una parola.

“Wow, non so cosa dire! Così tu sei morto per qualche minuto, è nato un nuovo frutto del diavolo gomu gomu, l’avete trovato e tua figlia ha pensato bene di mangiarselo?” chiese Usopp.

“In verità l’ho ha trovato Shanks…di nuovo! In questo modo lui è venuto a sapere della mia morte momentanea. Lo diede da tenere a noi e tra una spiegazione e l’altra, Umi ha origliato di cosa quello strano frutto fosse” spiegò RUFY.

“Aveva tre anni allora e sapendo che era affascinata dal potere del padre, le vietammo di avvicinarsi al frutto. Lo nascondemmo, ma quando mancava qualche giorno al suo quinto compleanno, in qualche modo è riuscita a trovare la cassa dentro la quale lo avevamo nascosto, lo ha aperto con facilità grazie ai miei insegnamenti e in segreto se n’è cibata. Non lo scoprimmo subito, ma solo quando nel tentativo di prendere un libro in cima alla libreria, l’intero mobile le cadde addosso, senza che lei si fosse minimamente fatta male!” disse NAMI ricordandosi lo spavento di quel giorno a causa della caduta del mobile su sua figlia, del sollievo provato vedendo che non si era fatta niente e infine della rabbia provata per aver disobbedito e aver mangiato il frutto.

“Ora sapete perché anche Umi ha il potere…” cominciò RUFY,  ma non potè terminare la frase che gli venne in mente qualcosa.

Si girò verso l’angolo destro della cucina come se si aspettasse che succede qualcosa.

Tutti i presenti seguirono il suo sguardo, il quale cominciava a preoccuparsi.

NAMI gli accarezzò il braccio e gli chiese cosa avesse.

“Ragazzi, non vi sembra strano che non stia accadendo niente?” chiese il capitano.

“No anzi, direi  per fortuna!” disse USOPP.

ZORO osservò il suo capitano e sposto nuovamente il suo sguardo verso il punto che RUFY fissava. “Oh cavolo!”

“Ora che hai tu?” disse SANJI esasperato.

“Sei il solito idiota. Cosa ricordi del nostro viaggio nel futuro?” chiese ZORO.

“Oh!” disse anche ROBIN capendo dove ZORO volesse arrivare.

“Siamo finiti sulla Sunny, abbiamo incontrato noi stessi, parlato e scoperto della morte di RUFY senza però riuscire a evitarla, fatto cena e…oh mannaggia!”

“Ok, abbiamo capito. Oh cavolo, oh mannaggia…insomma che diavolo succede?” chiese Usopp esasperato da tanti misteri.

“C’è che si sarebbe dovuto aprire una distorsione temporale che avrebbe dovuto condurvi nel vostro tempo!” disse SANJI guardando i suoi compagni pensieroso.

Chopper cominciò ad agitarsi “Vuol dire che siamo bloccati in questo tempo? Aiuto! Come facciamo?”

Rufy con il solito fare tranquillo disse “Troveremo un modo, ce la siamo sempre cavata, no?”

Robin appoggiò il suo compagno, inoltre pensava che dato che si trovavano in quel tempo, potevano anche approfittarne per conoscere meglio il nuovo mondo, senza però togliere la voglia di continuare a viaggiare e scoprire cosa quel mare avrebbe riserbato loro una volta tornati a casa.

“Non è un problema che voi rimaniate qui, solo che non sapendo cosa accadrà d’ora in avanti, potrebbe essere pericoloso per voi e per noi!” disse RUFY.

“Non vi saremo di impiccio se è questo che stai insinuando, sappiamo difenderci” disse Zoro un po’ contrariato.

“Non te la devi prendere Zoro, quello che RUFY vuole dire e che noi navighiamo in queste acque da ormai dieci anni e sappiamo che i nostri nemici sono molto insidiosi. Voi siete solo all’inizio del viaggio, dovete ancora crescere e potenziarvi e  credetemi, al livello in cui vi trovate ora, potreste rischiare grosso se incontrassimo qualcuno dei nostri nemici!” disse NAMI accarezzandosi il ventre preoccupata.

“Che tipo di nemici?” chiese Nami spaventata, vedendo l’agitazione dei presenti.

RUFY stava quasi per rispondere quando il verso di Tiko, allarmò l’intera ciurma.

BROOK si alzò di scatto e corse sul ponte.

Il sole ormai era già tramontato e il buio regnava sovrano sul mare. La nave era illuminata dalle poche lampade sparse qua e là, che garantiva la visione nel caso i membri della ciurma avessero dovuto muoversi lungo l’intera nave.

Gli altri membri della ciurma, NAMI compresa, uscirono dalla cucina e si guardarono intorno.

“BROOK, cosa succede?” chiese SANJI preoccupato, continuando a sentire il lamento della loro amica balena.

“Non lo so con precisione, ma temo che ci sia qualcuno in quelle acque, che si sta avvicinando!” disse lo scheletro preoccupato.

RUFY prese subito il comando “Spegnete tutte le luci e cambiamo rotta, se c’è davvero qualcuno, evitiamo di farci trovare finchè non riusciremo a capire di chi si tratta.

“Potrebbe trattarsi di Shanks?” chiese USOPP.

“Non avrebbe motivo di agire nell’ombra altrimenti!” disse ZORO avvicinandosi a una lanterna per spegnerla, ma una risata sinistra  fermò la sua azione.

Il misterioso individuo, giunto nelle vicinanze della Sunny, approfittava dell’oscurità, sua amica preziosa, per agire in incognito il più possibile.

Però tutti i presenti del futuro assottigliarono gli occhi, ben consenzienti di chi si trattasse.

RUFY spalancò gli occhi e stringendo i pugni e senza voltarsi disse “NAMI vai a metterti al sicuro. mentre tu ROBIN sai di cosa necessita NAMI, stelle vicino e cerca di non farla agitare. Tu Nami vai con loro per favore!”

Le ragazze annuirono.

Rufy, preferirei che anche tu andassi con loro!” disse con voce seria il capitano del futuro.

“Non ci penso nemmeno, se c’è da combattere io resto!” disse determinato il ragazzo del passato.

“Non per discutere un tuo ordine, ma se temi per Rufy, dovresti temere anche per noi. Dovresti saperlo che lui è il più forte tra noi!” disse Usopp.

“Non lo sto mandando via perché lo considerò debole, ma perché potrebbe avere una reazione che potrebbe metterci tutti in pericolo!” disse RUFY guardando il passato stesso, il quale era contrariato da quanto gli era stato ordinato.

“Comunque chiederei anche a voi del passato di allontanarvi. andate a difendere la camera dove si trova Umi e la stanza di NAMI nel caso le cose si mettessero male!”disse infine.

Tutti obbedirono, solo Rufy rimase sul ponte, insieme a Zoro che decise di aspettarlo, intuendo che le cose stessero per mettersi male.

 

Le ragazze si erano rifugiate nella stanza di NAMI e RUFY e la prima era stata fatta sdraiare sul letto, nonostante le proteste. Era agitata e aveva cominciato ad avere il fiato corto.

“NAMI devi calmarti. Non vorrai che accada qualcosa a tuo figlio. Fai respiri profondi!” disse l’archeologa del futuro preoccupata.

“Cosa succede? Sta male?” chiese Nami spaventata, non sapendo cosa fare per essere d’aiuto.

“Quando era al quinto mese,  NAMI ha rischiato seriamente di perdere il bambino. Da allora dobbiamo evitargli qualsiasi tipo di sforzo e preoccupazione, perché il bambino potrebbe correre dei pericoli e anche NAMI!”

Nami abbassò la testa “Quindi dal suo stato di agitazione, devo dedurre che fuori non se la stiano  cavando bene?”

ROBIN la osservò non sapendo cosa rispondere “Abbiamo qualche difficoltà con lui!”

“Lui chi?” chiese Nami deglutendo.

 

“Barbanera!” disse RUFY trovandosi davanti l’uomo dalla grossa mole e dall’aspetto sgradevole, che era salito sul ponte.

Rufy, vedendo il pirata, strinse i pugni e si sentì invadere da una rabbia.

Rufy, raggiungi le ragazze!” disse nuovamente RUFY guardandolo con la coda dell’occhio. Sapeva bene cosa stesse provando in quel momento il suo passato sé stesso. L’aveva provato anche lui e a volte ancora provava rancore verso quell’essere, ma si era ripromesso di non agire mai secondo le leggi della vendetta.

“No!”

Rufy!” lo rimproverò l’uomo.

“Come mi puoi chiedere una cosa del genere. È a causa di quel tipo se mio fratello è morto, non posso fargliela passare liscia!” disse il ragazzo partendo all’attacco, ma esso venne scagliato brutalmente a terra dal futuro sé stesso.

Zoro rimase sorpreso dalla potenza di RUFY. Doveva essere diventato estremamente potente se era stato in grado di mettere KO Rufy con un solo colpo, perché il suo capitano giaceva a terra svenuti, tra le crepe del legno causato dall’impatto.

“Che cosa ti è preso!” gridò Zoro  a quel comportamento che ai suoi occhi era assurdo.

“Sarà più al sicuro così! Barbanera non è un novellino!” rispose lo spadaccino del passato. “Portalo al sicuro!” ordinò infine.

 

“Vi vedo piuttosto nervosi miei cari amici. Devo dedurre che la mia visita non sia gradita!” disse Barbanera affiancato da otto dei suoi nakama essendo l’ultimo troppo grande per riuscire a salire sulla Sunny.

“Cosa vuoi? Non mi sembra il momento di lottare per accaparrarsi il titolo di re dei pirati!” disse RUFY con tono grave.

“Qualsiasi momento è quello buono. Ho hai paura!” chiese  l’uomo, sfidandolo.

RUFY stette in silenzio e cercò di riflettere su cosa fare.

“Ma se non vuoi combattere per me va bene, basta che rinunci al tuo sogno!” disse divertito Barbanera.

“Non pensarci nemmeno brutto ciccione. Non permetteremo mai che qualcuno domandi al nostro capitano di rinunciare al suo sogno! disse USOPP puntando la sua fionda verso il suo avversario Van Ooger, il cecchino  della ciurma di Barbanera, il quale se ne stava tranquillo tenendo il suo fucile sulla spalla.

“Non ti conviene sfidarmi!” disse Van Ooger “Non avresti speranza contro di me”.

“Vogliamo provare? Se non sbaglio quella cicatrice sulla guancia è merito del sottoscritto!” disse USOPP compiaciuto.

“è stata solo la fortuna del principiante. Ma non capiterà mai più che tu riesca anche solo a sfiorarmi col pensiero!”.

“Se questa è una sfida, accetto!” disse USOPP con un sorriso sicuro di sé.

Lafitte, il navigatore di Barbanera, aveva cominciato a ballare il tip-tap come era suo solito fare nei momenti più assurdi.

“Ti va di ballare? Perché non balli un po’ con me, amico!” disse SANJI sfidando il suo avversario, come anche ZORO che  sguainò le sue spade, puntandole verso Shiryu della Pioggia, l’abile spadaccino della ciurma nemica.

Uno ad uno i pirati nemici, si scagliarono verso il proprio avversario cominciando ad affrontarsi.

 

I Muguwara del passato, sotto ordine di RUFY si erano recati davanti all’ingresso della stanza di NAMI per proteggerla, nel caso qualche nemico avesse sconfitto il proprio avversario e si fosse diretto verso di lei.

Barbanera era a conoscenza della gravidanza di NAMI e avrebbe anche potuto arrivare a catturarla per minacciare RUFY, conoscendo la sua perfide indole.

Barbanera all’inizio aveva un grande rispetto per il suo avversario Mugiwara, ma non arrivando mai a un vincitore, aveva cominciato a stufarsi di essere leale e aveva cominciato a giocare sporco pur di riuscire a guadagnarsi il titolo di re dei pirati.

Zoro mentre era di veglia alla porta, sentendo di tanto in tanto le lamentele di NAMI, la quale aveva cominciato a provare forti dolori, sentì degli strani passi  in lontananza.

Spalancò gli occhi. Da quella parte vi era la stanza che Usopp si era offerto di andare a controllare, all’interno della quale vi era Umi.

Lo spadaccino lasciò l’incarico di proteggere le ragazze a Sanji e Robin, gli unici rimasti, dato che Chopper era dovuto entrare nella stanza per assistere  NAMI.

Rufy era con loro, ma steso a terra, ancora tramortito dalla botta presa.

 

All’interno della stanza.

“Ora inspira e espira, inspira e espira!” disse ROBIN cercando di aiutare a respirare per calmare il dolore.

C-cosa s-sta succedendo là f-fuori?” chiese NAMI spaventata.

L’ultima volta che Barbanera e RUFY era finita in parità, ma sia l’uno che l’altro erano usciti alquanto malconci dalla scontro e la donna era in pensiero per l’intera ciurma. Essa cercò di regolare il respiro come ROBIN le diceva di fare, ma sembrava che non riuscisse a seguire l’amica, al contrario della navigatrice del passato, la quale aveva preso a respirare come se stesse partorendo, a vedere le due respirare in quel modo, tanto da rischiare un’iperventilazione.

“Oh no, si sono rotte le acque!” disse Chopper agitato. Non aveva mai fatto nascere un bambino. Aveva assistito a un parto quando stava con la dottoressa Koreha, ma non sapeva bene come procedere e quella sua tensione venne percepita da ROBIN.

“Calmati dottore. So che questa è la tua prima volta, ma se ti serve una mano posso aiutarti!” si offrì volontaria ROBIN, anche Nami si offrì di dare una mano, nonostante avesse una fifa blu.

“D’accordo. ROBIN cerca di far calmare NAMI e aiutala a tenere il ritmo del respiro, tu Nami, portami un po’ di acqua calda e un panno dove avvolgere il bambino. E tu NAMI cerca di resistere, non è ancora arrivato il momento di spingere!” disse Chopper emozionato e agitato allo stesso tempo.

 

Nel frattempo Zoro era giunto davanti alla cabina di Umi. Usopp si stava lentamente sollevando da terra, dopo una forte ginocchiata allo stomaco, che per qualche secondo lo aveva stordito.

Usopp, cosa è successo?” chiese preoccupato lo spadaccino.

“Una donna, orribile, col naso lungo, mi ha attaccato alle spalle e mi ha colpito. Questa oscurità non ci aiuta!” disse Usopp massaggiandosi la pancia. Aveva un forte senso di nausea, che passò all’istante quando il suo compagno lo informò della sparizione di Umi.

 

Papààààà” urlò la bambina, una volta portata sul ponte e dopo aver morso la mano della donna che l’aveva rapita, che la teneva imbavagliata.

RUFY che fino a quel momento non aveva voluto ingaggiare una lotta contro Barbanera, facendosi pestare pesantemente, si arrabbiò sul serio a vedere la figlia prigioniera.

Fino a quel momento non aveva voluto combattere, perché conoscendo i poteri del suo avversario, sapeva bene che se ne avesse fatto uso, anche in minima parte, la nave sarebbe calata a picco e con lei tutti i suoi amici. 

Gli altri membri della ciurma riuscivano, chi meglio chi peggio, a tenere testa ai propri avversari, ma all’urlo della bambina,si fermarono, avendo paura di fare un passo falso e di condannare la figlia di RUFY.

Le cose stavano precipitando. NAMI aveva cominciato il travaglio, Umi era stata presa in ostaggio e RUFY si sentiva impedito dal fare qualsiasi mossa.

Ma non potè ignorare la richiesta di sua figlia “Papà, aiutami!” disse Umi stendendo un braccino verso di lui.

 

 

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Capitolo 7
*** Un nemico insidioso ***


Non conosco i compagni di Barbanera, ma forse è perché non si sono visti molto nel manga e anime. Ho cercato informazioni per sapere qualcosa su di loro e i nomi, ma a parte qualche ruolo che qualcuno di loro ricopre, non si sa molto sui loro poteri, quindi  volevo informarvi che per alcuni me li sono inventati.

Buona lettura =^_^= e se non vi sembra una schifezza, lasciatemi un commentino…anche nel primo caso…vorrei sapere se c’è qualcosa dove sbaglio.

 

Capitolo sette: Un nemico insidioso.

 

“ Aiutami papà!"

Quelle singole parole, pronunciate con una vocina spaventata e tremolante dal pianto, scatenarono qualcosa in RUFY, che lo fece scattare.

Era pericoloso affrontare Barbanera in mare aperto e uno spazio ristretto, ma non poteva più desistere dal combattere.

 Il suo cuore iniziò a battere più velocemente e inizio a pompare sangue in tutto il corpo a una velocità esagerata, rendendo il suo corpo incandescente e fumante.

I suoi occhi, contornati da del sangue che sgorgava dalle ferite che si era procurato alla testa scontrandosi con Barbanera, cambiarono. Vi si poteva leggere tutta la rabbia che l'uomo in quel momento provava.

"Teach, fino a qualche tempo fa, nonostante tuoi certi comportamenti, ti rispettavo come pirata e capitano di una ciurma. Apprezzo il fatto che tu ama la tua ciurma e la tua capacità di credere nei sogni. Ti ho perdonato quello che hai fatto a mio fratello, non dandoti al pieno la colpa della sua morte, dato che le leggi assurde che governano questo mondo hanno giocato un ruolo fondamentale. Ciò nonostante tu continui a provocarmi.

La mia pazienza ha un limite e quel limite è la mia famiglia, la mia ciurma, LA MIA BAMBINA…” RUFY tacque per qualche istante, durante il quale scese un silenzio carico di tensione che non sembrava per niente intimorire Barbanera, poi continuò “…Ora basta. Preparati a combattere!” disse, senza però concedere realmente al nemico il tempo di prepararsi.

Compì uno scatto fulmineo e con un colpo carico di Haki, colse di sorpresa Barbanera, il quale venne scaraventato fuori bordo, cadendo, per sua fortuna, a bordo della sua enorme nave a forma di zattera.

Teach si rialzò subito e, pulendosi il sangue uscitogli dal labbro, disse “Così mi piaci cappello di paglia!”

“Voglio vedere se ti piacerà ancora quando ti prenderò a calci!”

Disse minaccioso RUFY.

 

Zoro, dobbiamo fare qualcosa!” affermò Usopp guardando di nascosto cosa si stava svolgendo sul ponte “è colpa nostra se Umi è stata presa!”

Zoro cominciò a riflettere e gli tornò in mente che nell’ultima battaglia, Usopp aveva fatto uso di una nuova tecnica che poteva tornare utile in quel momento. Lo spadaccino riferì quanto aveva ideato al compagno, il quale si mise subito all’opera prendendo bene la mira.

Il colpo venne lanciato e la donna che teneva prigioniera Umi, si ritrovò imprigionata tra le radici di una pianta carnivora, pronta a divorarsi la sua preda.

L’unico difetto di questo piano, fu il coinvolgimento di Umi, anch’essa prigioniera, ma Zoro, con l’utilizzo delle sue spade, liberò e afferrò la bambina nel tentativo di portarla in salvo.

Catalina Devon però, approfittando del momento, si liberò anch’essa e  si preparò ad attaccare i due ragazzi del passato con uno dei suoi attacchi.

Essa aveva la capacità di lanciare onde d’urto  prendendo a pugni l’aria e una di queste d’onde si avvicinava a velocità  incredibile verso Zoro, ma qualcosa interruppe il suo percorso.

USOPP, vedendo la scena, si era allontanato dal suo avversario, per parare il colpo diretto ai suoi amici, incrociando le braccia davanti al viso.

“Zio USOPP!” urlò Umi felice.

“Fantastico!” disse il cecchino del passato, affascinato dall’atto eroico appena compiuto dal futuro sé stesso.

Zoro invece approfittò del momento di spaesamento della donna per tramortirla.

“Andate! Proteggete Umi!” disse USOPP, quando un rivolo di sangue cominciò a colargli da un taglio sulla guancia. Un proiettile lo aveva preso di striscio in quel momento di distrazione.

“Hai abbassato la guardia, re dei cecchini!” disse Van Ooger schernendolo.

USOPP reagì talmente in fretta da stupirlo e rendendogli il colpo “Nemmeno tu dovresti!” risposte sorridendo determinato.

Intanto l’Usopp del passato cominciò a correre sotto coperta, ma dovette bloccarsi per chiamare il suo compagno.

Zoro era immobile a guardare la scena, stringendo con forza l’elsa della sua spada. Era frustante e un affronto all’orgoglio, sia per lui e che per gli altri suoi compagni, stare fermi a guardare quanto si stava svolgendo senza poter intervenire.

Ma questi erano gli ordini, non importava se erano stati impartiti non direttamente dal suo capitano, ma da quello del futuro.

Infine si decise a raggiungere l’amico, quando qualcosa gli taglio la strada e quella stessa cosa, subito dopo, si scaglio contro i muri delle cabine, danneggiandoli pesantemente.

RUFY aveva ingaggiato uno duro scontro contro il suo avversario e sembrava che anche quella volta fossero in parità, ma l’ultimo colpo di Barbanera, causato dal frutto del diavolo Gura gura, il potere esso aveva sottratto tempo addietro a Barbabianca, lo aveva scaraventato via, senza che il capitano riuscisse a controbattere.

“RUFY, stai bene?” chiese ZORO parando un colpo del suo avversario.

“Papà!” urlò Umi cercando di liberarsi dalla presa di Usopp per andare ad aiutare il genitore, vedendolo uscire dalle macerie.

“è pericoloso restare qui. Vieni dentro!” disse il cecchino del passato, ma la bambina protesto e Zoro nei suoi occhi, potè leggervi la stessa determinazione che caratterizzava gli occhi di Rufy.

Si sentì una risata perfida provenire da Teach, il quale disse “ Mi sembri messo male MONKEY D. RUFY”

“Un paio di costole inclinate, una sciocchezza!” rispose l’interpellato sorridendo determinato, stando a indicare che non aveva minimamente intenzione di arrendersi. “Comunque anche tu non sembri fresco come una rosa. Cosa c’è? Ti ho fatto troppo male?”

Barbanera scoppiò nuovamente a ridere “Ma non scherzare, fino ad ora ti ho lasciato fare. Dovresti sapere che sono capace di molto più di questo!”

“E tu dovresti sapere la stessa cosa di  me. Io mi sto solo riscaldando!”

Barbanera fu infastidito dalla presunzione del suo avversario e disse “Mi sto divertendo a lottare con  te cappello di paglia, ma non voglio perdere tempo e quindi non credo ti dispiacerà se pongo fine a questa lotta!”

RUFY si irrigidì quando capì cosa il suo nemico avesse intenzione di fare e i suoi sospetti vennero confermati, quando tutti i nemici abbandonarono la nave per mettersi al sicuro.

Teach aveva intenzione di fare ricorso all’altro suo potere del frutto del diavolo, il frutto Dark dark, che gli permise di creare un enorme buco nero sopra la Sunny, in grado di risucchiare qualsiasi cosa al suo interno, per poi sottoporto a una forza di gravità tale da schiacciare qualsiasi cosa, umani compresi provocandone la morte.

“Spero che il mio regalino possa essere di vostro gradimento! Black Hole!” disse l’uomo raggiungendo i suoi  compagni e senza allontanandosi troppo, perché il bello era gustarsi la scena.

“Tenetevi a qualcosa, fate presto!” ordinò RUFY per poi urlare in nome di sua figlia.

“La teniamo noi!” disse Usopp per poi aggrapparsi alla prima cosa stabile che trovò.

Il buco nero aveva già attivato il suo potere e lentamente aveva cominciato a risucchiare gli oggetti non fissati, come qualche sedia, l’ombrellone sotto il quale ROBIN leggeva il libro, il tavolino dove le donne bevevano il thè, ecc.

“RUFY! Dobbiamo trovare un modo per fermare questa tecnica o servirà a poco  aggrapparci alla Sunny!” gisse FRANKY che teneva ben stretto CHOPPER.

“Come pensi di fermarlo?” chiese SANJI “ Si accettano suggerimenti!”

FRANKY riflesse un attimo, quando riuscendo a liberare una mano, sparò un colpo di cannone verso Teach, sperando di far cadere la sua tecnica, ma il colpo venne immediatamente risucchiato all’interno del buco nero.

“Non funziona. Dobbiamo trovare un altro modo e in fretta. Io non resisterò ancora per molto. Mi si stanno staccando le ossa!!!” disse BROOK.

“Siamo nei casini tutti quanti. Ora anche la Sunny ha cominciato a sollevarsi!” disse ZORO cercando anch’esso di trovare una soluzione per scampare a quel pericolo, ma avevano già assistito a quel potere e solo il suo creatore poteva farla cessare o meno.

Un urlò, attirò l’attenzione di tutti, di RUFY soprattutto.

Umi!” urlò, vedendo Usopp e la figlia venire risucchiati. L’appiglio a cui si era aggrappato il cecchino del passato si era dimostrato più debole del previsto e si era staccato, condannando i due a una fine tremenda.

I riflessi di Zoro però, permisero a Usopp di avere una speranza, in quanto si sentì afferrare per il piede.

Quest’ultimo però, reagì anch’esso riuscendo ad afferrare Umi all’ultimo momento. Ma il problema rimaneva. Ora Zoro doveva reggere tre corpi e per quanto fosse abituato ad avere a che fare con pesi molto pesanti, sembrava che la forza di gravita fosse troppo forte anche per lui, ma ciò nonostante non mollò la presa, al contrario prese l’occasione come una sfida per migliorare sé stesso.

Improvvisamente però un fortissimo vento si alzò, rendendo precaria la situazione dei mugiwara e facendo scomparire Umi nel nulla.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Il vento come alleato ***


Capitolo 8: il vento come alleato

 

Umi!” Urlò Usopp terrorizzato. Era sicuro di non aver lasciato la presa, eppure tutto lasciava pensare che la bambina fosse scomparsa all’interno del buco nero.

RUFY perse un battito non vedendo più sua figlia, ma quello strano vento che aveva percepito, gli fece sentire una sensazione familiare, che lo rassicurò. Sorrise comprendendo cosa fosse successo.

Sua figlia era salva e con lei anche tutti loro e la Sunny, anche se quest’ultima non era proprio in ottime condizioni a causa dello scontro avvenuto su di essa. Ciò nonostante nessuno dei presenti doveva abbassare la guardia. I soccorsi erano arrivati, ma il buco nero non aveva ancora cessato di esistere.

Teach, dal canto suo, non aveva percepito niente. Non comprese quanto fosse accaduto e cominciò a ridere compiaciuto del fatto che la figlia del suo nemico fosse passata all’altro mondo. Per lui era una grande vittoria. Il suo avversario, per la disperazione della perdita della figlia, non avrebbe più costituito alcun problema ed era sicuro che il titolo di re dei pirati sarebbe spettato a lui.

Ma il suo sorriso dovette spegnersi, quando davanti a lui comparve la figura snella e minacciosa di RUFY, il quale, aiutato dalla direzione in cui soffiava il vento, era riuscito ad allungarsi e a giungere sulla nave nemica.

Il volto dell’uomo era contratto in una smorfia di rabbia, i suoi occhi coperti dal cappello di paglia e i suoi pugni erano talmente stretti da lasciare intravedere le nocche bianche. Ma non fu solo RUFY l’ospite sgradito sulla nave di Teach. Il vento lentamente cessò e, accanto al capitano del futuro, comparve una figura maestosa, riscoperta da un mantello verde che lasciava intravvedere a malapena il volto tatuato del misterioso individuo.

“Tu!” disse Barbanera sorpreso, non aspettandosi il suo arrivo “Cosa diavolo ci fai qui, Dragon?”

L’interpellato lo fulminò con lo sguardo e disse con una voce seria e tuonante “Sparisci dalla mia vista Marshall D. Teach. Non amo la marina, ma se tra trenta secondi sarai ancora tra i piedi, la prima cosa che vedrai al tuo risveglio, saranno le grate della prigione di Impel Down!”

Barbanera scoppiò nuovamente a ridere alle minacce che le sue orecchie avevano udito. Non aveva timore dei due uomini che lo stavano guardando in cagnesco, ma l’accensione improvvisa di tutte le luci della nave dei rivoluzionari a forma di drago, mostrarono lui la quantità di rivoluzionari pronti a dargli battaglia, facendogli comprendere che ormai era una causa persa continuare a lottare.

Barbanera sapeva di essere potente e si fidava dei suoi compagni, ma non era così sciocco da pensare di poter combattere contro la ciurma di cappello di paglia ed i rivoluzionari tutti nello stesso momento. Decise di arrendersi e diede ordine di alzare bandiera bianca.

La lotta era finita, ma RUFY, nonostante la resa, scaricò il suo nervosismo con un pugno trasformato in acciaio sul volto di Teach, scaraventandolo in mare e tornando sulla nave, consentendo così ai compagni del suo avversario di andare a recuperarlo.

Nel frattempo della permanenza di RUFY sulla nave avversaria, la Sunny, dopo la cancellazione della tecnica Black hole, precipitò in mare causando un forte spruzzo e facendo cadere tutti malamente a terra.

 

“Cosa sta succedendo là fuori!” disse Chopper venendo scaraventato a terra. Anche Nami gli fece compagnia rotolando a terra.

NAMI invece, grazie all’intervento di ROBIN aveva risentito meno del colpo. L’archeologa del futuro infatti, facendo uso del suo potere, aveva potuto assistere a ogni singola cosa si stesse svolgendo sul ponte e quando ha intravisto il pericolo della caduta della Sunny  in mare, aveva provveduto a reggere NAMI in modo da non complicare la sua situazione.

Quell’impatto fece anche destare Rufy, il quale, ricordandosi della presenza di Barbanera, cercò di recarsi sul ponte per potersi battere, ma Sanji, trattenendolo, gli evitò di compiere una sciocchezza. Sapeva che la scusa di andare a proteggere NAMI, era solo un modo di RUFY per tenerli lontani da una minaccia al di sopra delle loro capacità.

“Barbanera è andato via, capitano!” disse Robin, la quale, come la sé stessa del futuro aveva assistito a tutto, potendo così far calmare Rufy, il quale venne messo in all’arme dalle urla di NAMI.

Esso si voltò di scatto verso la porta a occhi sgranati.

Robin sorrise dolcemente alla preoccupazione del ragazzo e lo informò che presto avrebbero dato il benvenuto al nuovo membro della ciurma.

 

Sul ponte Usopp era a terra e cercava di riprendere a respirare dopo lo spavento preso, mentre tutti quanti gli altri sembravano arzilli come se niente fosse successo.

Dragon giunse sul ponte bagnato e aprendo il mantello mostrò, la piccola Umi, che spaventata si teneva ben stretta alle vesti del nonno.

“Sei al sicuro ora!” disse il rivoluzionario con la voce più dolce che gli poteva uscire e delicatamente posò la nipote a terra, permettendole di andare ad abbracciare il padre, che la strinse forte a sé.

RUFY la prese in braccio e guardando il padre con gratitudine domandò “Come fai ad arrivare sempre al momento giusto nel posto giusto?”

L’uomo accennò a un sorriso “Sei un uomo molto fortunato figliolo!”

“oppure l’uomo più controllato dal genitore!” disse scherzando e mostrando uno dei suoi soliti sorrisi.

“Se dovessi intervenire ogni volta che ti trovi nei guai, farei prima a trasferirmi sulla tua nave! Ti stavo cercando. Sono venuto a trovare il mio secondo nipote. Dovrebbe essere nato ormai!” spiegò l’uomo prima che Zoro interrompesse la riunione familiare, mettendo RUFY al corrente delle condizioni della compagna.

Il capitano del fututo, appena udito la parola “partorire”, aveva fatto scendere Umi ed era corso sottocoperta, travolgendo chiunque incontrava sul suo cammino pur di stare accanto alla sua NAMI e CHOPPER lo seguì all’interno della stanza per dare una mano.

Nami al contrario approfittò dell’arrivo di RUFY per uscire. Era bianca come un cencio e appoggiandosi al muro, lentamente cominciò a sedersi a terra per poi sospirare.

Rufy, seduto anch’esso a terra e dalla parte opposta della navigatrice, vedendola in quelle condizioni, allungò il braccio facendo adagiare il suo prezioso cappello sulla testa della ragazza e per incoraggiarla le disse “Andrà tutto bene!”

Nami non potè fare a meno di accennare un sorriso e annuire e avere fiducia nelle parole di Rufy.

 

Si sentirono dei passi provenire dal buio del corridoio e i mugiwara del passato che non avevano assistito a quanto fosse caduto sul ponte, si agitarono a vedere, quando essa venne illuminata, una persona a loro sconosciuta avvicinarsi, nonostante Umi tenesse, con un aria tranquilla, la mano dell’uomo. Rufy e Sanji si misero in posizione di difesa e il primo chiese “Chi sei tu?”

Dragon si fermò e alla vista del ragazzo alzò un sopracciglio, non mostrando poi molta sorpresa nel vedere un altro figlio più giovane sulla nave. Era ormai abituato alle stranezze  di quel mare e poté immaginare il motivo della presenza della ciurma di mugiwara di almeno dieci anni più giovane.

“Hai visto? Ho due mamme e due papà!” disse Umi tirando i pantaloni del nonno, il quale, continuando a guardare Rufy, che non aveva ancora abbassato la difesa, disse “Ho visto!”

I pochi al corrente della vera identità dell’uomo, non fecero parola a Rufy della parentela che li legava. Era già abbastanza nervoso e non sembrava il caso di aggiungere complicazioni.

Robin lo informò dell’aiuto che il rivoluzionario aveva prestato a tutti loro e il capitano, rilassandosi almeno in parte, lo ringraziò chiamandolo zietto.

 

Passarono diversi minuti che sembravano ore per chiunque. Sia per chi aspettava, sia per chi assisteva al parto, sia per NAMI ormai stremata, ma finalmente un vocina tanto attesa si fece sentire.

Al suono delle urla del bambino tutti si rilassarono. Zoro si sedette a terra e sorrise, Usopp saltò di gioia insieme a Rufy, Robin sorrise rasserenata del fatto che tutto fosse filato liscio, mentre Nami scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani, per scaricare la tensione accumulata.

Umi guardava tutti confusa. Non aveva ben capito cosa stava succedendo. Dragon le spiegò che il suo fratellino era venuto al mondo e la bambina non potè fare a meno di domandarsi come esso potesse essere uscito dalla pancia della mamma.

 

La porta della stanza si aprì e ne uscirono ROBIN e i due Chopper. Questi ultimi piangevano come fontane, emozionati per il lieto evento.

L’acheologa del futuro invitò i presenti ad entrare per vedere il nascituro. Umi corse dentro senza farselo ripetere due volte, mentre Nami non riusciva a muoversi, sentendo le gambe tremare. Fu Rufy, tendendole la mano, a darle il coraggio di alzarsi.

 

NAMI era adagiata comodamente ai cuscini. Aveva i capelli sudati, alcuni dei quali erano attaccati al volto, ma non sembrava preoccuparsene, era troppo presa da quel fagottino rosa che teneva in mano. RUFY le sedeva accanto,  con un braccio che le faceva il giro delle spalle e anch’esso guardava teneramente il figlioletto che agitava le manine.

Umi si era fermata ai piedi del letto, guardando un po’ imbronciata i genitori.

RUFY e NAMI sorrisero invitandola ad avvicinarsi, ma essa incrociando le braccia scosse la testa.

Il padre le si avvicinò abbassandosi alla sua altezza chiedendole “Non vuoi conoscere il tuo fratellino?”

“No! Io non lo voglio. Ora passerete tutto il tempo con lui e vi dimenticherete di me!” disse con le lacrime agli occhi.

RUFY sorrise e chiamandola dolcemente sciocchina, le disse che non sarebbe cambiato niente e che i suoi genitori avrebbero continuato ad amarla come prima. Successivamente la prese in braccio e la fece sedere accanto alla madre dove poco prima sedeva lui, in modo tale che potesse vedere il bambino.

Umi lo fissò per un po’ ed il piccolo fissò lei, sorridendole.

La bambina storse il naso “Ma è vecchio, è pieno di rughe!” disse facendo ridere tutti i presenti.

 

NAMI alzò per la prima volta lo sguardo dal suo bellissimo bambino, con i ciuffetti neri e occhi celesti grigi, che probabilmente avrebbero presto, crescendo, una colorazione nocciola.

Nami, Rufy, avvicinatevi!” disse la donna sorridendo.

I due interpellati irrigidirono, ma fecero quanto chiesto.

NAMI porse il piccolo a sé stessa, la quale in modo un po’impacciata lo prese tra le sue braccia.

Nami non ci sapeva fare con i bambini e si sentiva un po’ a disagio a tenere un bimbo così piccolo tra le mani, ma quando esso fece un piccolo vagito per poi sorriderle, la ragazza provò una sensazione nuova che non riuscì a spiegare.

Rufy, vuoi provare a tenerlo un po’ tu?” chiese il capitano del futuro a sé stesso, il quale si era limitato a guardare la scena rimanendo un po’ in disparte.

Rufy sgranò gli occhi, fece un passo indietro e scosse violentemente la testa “No, no, no. Gli farei sicuramente male! Non voglio romperlo!”

RUFY sorrise e prese in braccio il figlio avvicinandosi cautamente al capitano del passato.

“Sciocchezze. Prendilo così…in questo modo…bravo…attento alla testa! Visto? Non è difficile!”

Rufy guardò il piccolo e disse “è strano!”

“Cosa?”

“Tenere il proprio figlio in braccio. E ora che devo fare?” chiese alquanto spaventato, vedendo che il bambino cominciava a fare qualche smorfia che preannunciava il pianto.

“Cullalo un po’, lo farà sentire protetto e amato!” gli spiegò NAMI.

Rufy lo cullò dolcemente, stupendosi, dato che non credeva di esserne capace, e dopo pochi secondi vide che il piccolino si era addormentato.

Il piccolo tornò tra le braccia della madre e venne mostrato a tutti gli altri. Infine venne dato in braccio anche a Dragon che sorridendo disse “Benvenuto al mondo Monkey D. …”

“Ace!” disse NAMI “Monkey D. Ace! In onore del fratello di Rufy che ha sacrificato la sua vita per permettere a lui di sopravvivere. Senza quel suo gesto, né Umi Ace sarebbero venuti al mondo. Credo che sia il nome perfetto!”

Rufy sussultò e non potè fare a meno di commuoversi e di lanciare un pensiero al fratello. Si sentì però improvvisamente triste pensando al fatto che il suo fratellone non avrebbe mai conosciuto i suoi nipoti.

Come se avesse letto nel pensiero del ragazzo, Nami gli afferrò la mano stringendogliela per fargli forza.

Rufy ricambiò la stretta e le sorrise, per poi sistemarle meglio il cappello, il quale accennava a cadere.

Improvvisamente un rumore come di un tuono, fece destare tutti da quel momento magico e una voce seguita da una risata strana, irruppe nella stanza.

“Finalmente vi abbiamo trovato! Yohohoho!”

 

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Capitolo 9
*** La costruzione di un futuro basato sulle scelte del cuore ***


Capitolo nove: La costruzione di un futuro basato sulle scelte del cuore.

 

Finalmenti vi abbiamo trovato! Yohohohoho!” disse la voce di Brook proveniente dall’angolo della stanza.

Brook! Franky!” disse Rufy felice di vedere i suoi compagni sani e salvi.

Una distorsione temporale si era aperta nella stanza e attendeva che qualcuno ci entrasse dentro.

“Cosa state aspettando? Sta cosa non rimarrà aperta in eterno!” disse Franky con affanno, il quale pedalava a più non posso per tenere attivata la macchina che aveva consentito loro di aprire diversi portali, fino a trovare quello esatto.

I mugiwara del passato videro che la distorsione cominciava lentamente a chiudersi ed ebbero a malapena il tempo di salutare tutti, grandi e piccini, prima che essa si chiudesse alle loro spalle, catapultandoli  nel loro tempo.

Franky si fermò, appoggiandosi alla macchina sfinito. “Ragazzi, ho bisogno di una cola! Sarà stato il centesimo portale che aprivamo!”

Rufy, Usopp e Chopper guardarono ammirati la macchina che Franky aveva creato.

“Vi piace?” Chiese il carpentiere orgoglioso della sua creazione “è un attira portali…se così si può chiamare. Abbiamo dovuto allontanarci dall’isola per sicurezza, ma con questo stratagemma abbiamo potuto portarvi indietro. Con l’esattezza direi che è un parafulmine che richiama i fulmini dell’isola del tempo, dirigendoli sulla Sunny in modo tale da aprire vari portali proprio dove siete voi al momento.

Usopp si spostò immediatamente temendo che un nuovo portale potesse risucchiarlo chissà dove.

“Tranquillo, ora non è attivata e dato che ha compiuto la sua missione direi che si potrebbe smantellare e usare i pezzi per creare qualcosa di nuovo!” disse Franky, riflettendo su cosa avrebbe potuto creare di nuovo.

“Siete stati grandi!” disse Usopp meravigliato.

“Grazie, grazie, ma ditemi di voi. Dove siete finiti?” chiese il cyborg.

Zoro sogghignò “Sapessi!”

“Io ho fame!” disse Rufy incrociando le braccia dietro la testa.

“Si anch’io!” lo appoggiò Nami, cercando di evitare nuovamente  situazioni imbarazzanti, cosa però che non riuscì ad evitare, dato che i suoi nakama, raccontarono tutto per filo e per segno quanto successo nel futuro.

Yohohoho. Il capitano e la navigatrice. Potrebbe essere un bel titolo per una nuova canzone!” disse Brook cominciando a strimpellare con la chitarra elettrica.

 

La mattina seguente, si alzarono tutti molto tardi, ma si poté affermare che tutto era tornato alla normalità. I ragazzi si apprestarono a fare rotta verso una nuova isola, non molto distante dal luogo dove si trovavano. Da quanto riportavano i diari di bordo rubati a pirati nemici, l’isola su cui avrebbero sbarcato era nella norma, rispetto a tutte le altre che appartenevano al Nuovo mondo. Essa era persino abitata e avrebbe permesso loro di fare rifornimento di cibo e acqua.

Ci sarebbe voluto all’incirca un giorno per raggiungerla.

Nami approfittò di quella giornata di navigazione per non uscire dalla sua cabina per tutto il tempo. Aveva preso qualche informazione sull’isola del tempo e si era messa subito al lavoro per metterla su carta. Non sarebbe stata un’impresa facile, non avendo preso i dati necessari per disegnarla nella sua completezza  e probabilmente mai nessuno ci sarebbe riuscito, ma non demorse. Aveva una buona memoria visiva e con quella sarebbe riuscire a creare una mappa abbastanza attendibile dell’isola.

Non si accorse nemmeno che si era fatto sera, finchè Robin non le portò la cena.

Continuò a lavorare fino a notte fonda e una volta terminata la mappa, sentì il bisogno si sgranchirsi un po’ le gambe e di prendere un bicchiere d’acqua.

Fu quando uscì dalla sua stanza che vide per la prima volta, in quella giornata, Rufy. Esso era appoggiato al parapetto della nave e ammirava il cielo colmo di stelle che rendevano quella sera meno buia, grazie anche alla presenza dalla luna piena.

Il cappello era appoggiato alla schiena, permettendo così alla leggera brezza che soffiava, di scompigliargli leggermente i capelli.

Nami arrossì e lo fissò indecisa sul  da farsi. Si sentiva ancora imbarazzata, motivo per il quale aveva deciso di dedicarsi tutta la giornata alla sua cartina. Voleva evitare Rufy, ma soprattutto i commentini che Zoro le lanciava, irritandola e facendola sentire a disagio.

Però si rese conto che non poteva evitarlo per sempre, ne era quello che voleva, inoltre c’era una cosa che voleva capire e cioè cosa lei realmente volesse.

“Non dormi?” chiese avvicinandosi al ragazzo e appoggiandosi anch’essa al parapetto della nave.

“uhm? Nami! No, non ho sonno!” disse guardandola.

La sua carnagione al chiaro di luna appariva bianca come il latte, i capelli mossi al vento le sfioravano  leggermente la pelle liscia del suo viso e i suoi occhi color nocciola risplendevano riflettendo i leggeri raggi della luna. Rufy a quella visione abbassò il capo, sentendosi le guance andare a fuoco.

H-hai finito di disegnare la mappa!” chiese cercando di distrarsi e tornando a guardare il cielo.

La ragazza annuì “Che isola assurda eh?” disse la navigatrice per poi tacere.

“Si, però ci ha permesso di conoscere un nostro possibile futuro!” disse Rufy fissandola con la coda dell’occhio.

“Non so se sia stata una cosa positiva!” disse Nami sincera, senza guardare la reazione del ragazzo.

Rufy sgranò gli occhi “Cosa vuoi dire?”

“Che le cose potrebbero diventare forzate!” disse Nami. Rufy la guardò confuso non capendo cosa volesse intendere.

“Non mi dire che non ci hai pensato! Abbiamo scoperto che nel futuro io e te ci siamo messi insieme e abbiamo avuto due figli. Cosa succede se le cose tra noi non vanno come abbiamo visto? Non avremo Umi né Ace!” disse la navigatrice guardando gli occhi scuri e penetranti del capitano. Rufy sussultò e abbassò la testa “A dire il vero no. Non ho pensato a questo. Sono preso da un’altra sensazione che non mi vuole abbandonare!”

Nami aspettò che continuasse.

“Quando ho preso Ace in braccio…bhe è stato bellissimo, non so nemmeno descriverti la sensazione che ho provato. L’unica cosa che posso dirti e che non vedo l’ora di riabbracciarlo e di riprovare quella sensazione!”

Nami sorrise “So esattamente cosa vuoi dire. Anch’io mi sono sentita così! Non ho mai pensato alla possibilità di diventare mamma, ma è stata una esperienza piacevole. Ma la domanda è sempre la stessa, se noi non ci metteremo insieme per un motivo o per un altro? Forzeresti le cose? Staresti con me solo perché abbiamo visto che dovrebbe andare così? Io sinceramente non voglio sentirmi obbligata. Non voglio vivere una relazione senza amore!”

“Neanche io!”

Nami sorrise tristemente e si voltò per andarsene, ma Rufy l’afferrò per un polso e la costrinse a voltarsi. Le si avvicinò fino a che i loro nasi non si sfiorarono.

“Ma per quanto riguarda me, le cose potrebbero anche finire come abbiamo visto!” disse Rufy in un sussurro per poi posare lentamente le sue labbra su quelle di Nami in un casto bacio.

Poi staccandosi e guardandola negli occhi disse “Quindi dipende da te! Da che cosa provi!”

Come risposta Nami ricambiò il bacio che da casto divenne più passionale, finchè i due non dovettero separarsi per riprendere respiro.

Entrambi appoggiarono la fronte su quella dell’altro, ma Nami, cogliendo Rufy di sorpresa, si staccò facendo qualche passo indietro “Scusa!”

Rufy la guardò confusa, non capendo “Nami, cosa…

“Sta succedendo troppo in fretta!” disse la ragazza abbassando lo sguardo. “Mi sono lasciata trasportare, scusa…non volevo!”

Nami io…” cominciò Rufy, ma la ragazza lo interruppe continuando a parlare “E proprio questo di cui parlavo. Se non fossimo stati nel futuro, tutto questo non sarebbe successo. Ci stiamo lasciando trasportare da quanto abbiamo saputo, ma se non fosse successo niente, sarebbe comunque finita così? Insomma prima della nostra separazione ci consideravamo soltanto degli amici e ci volevamo bene, ma niente di più. Due anni dopo ci rincontriamo che il nostro sentimento uno verso l’altro non è cambiato. Ci rincontriamo di amici. Abbiamo navigato per un mese circa da quando ci siamo incontrato e si, io ho incominciato a sentirmi attratta da te, ma non così tanto da arrivare a baciarti. Io pensavo che ti avrei ammirato da lontano per un sacco di tempo, facendo di tanto in tanto cose per farmi notare e tutto sarebbe successo per caso poi…bam il nostro futuro ci piomba addosso e le cose tra noi cambiano in modo affrettato e io…mi sento così confusa!”

Rufy sorrise e avvicinandosi le sfiorò la guancia.

Nami, io non mi pento di quanto è successo sta notte e non ti sto chiedendo di correre. C’è stato solo un bacio, ma se per te è importante può anche non significare nulla!” disse Rufy cercando di tranquillizzarla. Capiva quanto Nami le aveva detto, ma allo stesso tempo non era ben chiaro. Almeno per lui. Lui non si sentiva cambiato rispetto a prima, provava gli stessi sentimenti che provava per la sua navigatrice. Lui non si lasciava influenzare da quanto aveva visto. Per lui il futuro non era scritto, ma erano loro a crearselo e anche se aveva già nel cuore Umi e Ace, aveva tenuto conto che le cose potevano non andare esattamente avevano visto.

Baka! Non si può cancellare quello che c’è stato con una parola e dimenticare!” disse Nami

“Perché no?” chiese Rufy.

“Perché non è così semplice. Possiamo dire che non significa nulla, ma sai benissimo che non è così. Non dirmi che stanotte, domani o i giorni a seguire, non penserai a quanto è successo. Se questo bacio per te è davvero significato qualcosa, non riuscirai a dimenticarlo!”

“Io non voglio, infatti. La domanda giusta è…tu vuoi?”

Nami lo fissò negli occhi “Non lo so. Sono così confusa, non so più cosa pensare. Vorrei solo dimenticare quello che abbiamo scoperto e lasciare le cose accadano da sole!”

Rufy sospirò “Nami, fai finta che quello che hai vissuto sia stato un sogno!”

“Come puoi dire…

“Il futuro ce lo creiamo noi. Non è come lo vediamo grazie alla magia di una stramba isola. Abbiamo saputo che per quel Rufy e quella Nami le cose sono andate così, ma per noi potrebbero andare diversamente. Continua a vivere come se quel futuro non fosse per noi, perché sostanzialmente potrebbe non essere quello il nostro futuro. Se anche finissimo insieme, non è detto che avremo Umi o Ace. Potremo avere solo Umi, o solo Ace. Oppure avere prima Ace e poi umi. Avere due maschi, o due femmine. Dei gemelli o io potrei avere figli da un’altra donna e tu da un altro uomo. Insomma Nami, quello che voglio farti capire che non ci dobbiamo sentire legati a quello che abbiamo saputo. Se sarà così bene, se sarà in un altro modo bene comunque, perché lo avremo scelto noi. Solo una cosa è importante Nami…

“Cosa?”chiese la ragazza.

“Che tu segua il tuo cuore! Fa quello che ti dice e qualsiasi cosa scegli in base a quello che ti sussurra, non rinnegherai mai le tue scelte!” disse Rufy.

“Io ho sempre fatto così e mai e poi mai mi sono pentito di quanto ho fatto. Se non avessi seguito il mio cuore, ma avessi dato retta a Zoro e Usopp, a quest’ora tu non saresti qui.  Probabilmente non avremmo anche incontrato un sacco di guai, ma comunque non vedo niente nel mio passato per cui dovrei pentirmi! Forse solo di non aver mangiato di più di quella buonissima carne che facevano a water seven!” disse strappando un sorriso alla navigatrice.

Rufy fece un attimo di pausa per poi riprendendo accarezzandole una guancia “E il mio cuore in questo istante non mi fa pentire di averti baciato!”

Nami lo fissò negli occhi incapace di pronunciare parola.

Rufy aveva ragione.

Chiuse gli occhi per sentire cosa il suo cuore le diceva “Infondo…non mi dispiace quanto successo, ma…preferirei andare con più calma, d’accordo?”

Rufy annuì per poi sorriderle a trentadue denti. “Dovresti vedere la tua faccia. È spaventosa, hai due occhiaie scure che fanno paura, forse sarebbe ora che andassi a dormire!” disse prendendola in giro e il pugno della navigatrice non tardò ad arrivargli in testa.

L’aveva punzecchiata apposta per cancellare quell’imbarazzo che si era venuta a creare in una situazione insolita per i due ragazzi e Nami sembrò cogliere l’azione del ragazzo, tanto che prima di andarsene disse in un bisbiglio “Grazie!”

 

 

 Ecco il capitolo nove.

Mi volete uccidere? O_O

Siate clementi, non potevo semplicemente far mettere Rufy e Nami insieme tutto di un colpo, se no la storia sarebbe già finita. Ho ancora un po’ di idee e voglio continuarla, chissà magari rendendo le cose difficile a loro due e ai compagni.

Bhe non mi resta che aspettare le vostre opinioni.

Alla prossima.

Byebye

(Neko)  =^_^=

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Capitolo 10
*** La confusione di una ragazza ***


Capitolo dieci: La confusione di una ragazza

 

“Capitano!” Una voce debole.

“Capitano!” una voce più alta.

“Buongiorno capitano!” disse per la terza volta una voce di donna, destando dal suo sogno il ragazzo di gomma.

Aprì leggermente gli occhi, rimanendo abbagliato dai raggi del sole che splendeva in cielo già da diverse ore. Era quasi allo zenit. Aveva dormito fino a tardi, dato che si era addormentato quasi all’alba.

La notte successiva era stata per lui carica di emozione e non riuscendo a prendere sonno, decide si rimanere a fissare le stelle, finchè Morfeo non lo accolse, improvvisamente, tra le sue braccia.

“Uhm, giorno Robin!” disse il ragazzo stiracchiandosi.

“Non sarebbe più comodo dormire in un letto!” chiese l’archeologa sorridendo alla faccia assonnata del ragazzo.

“Non sono riuscito ad arrivarci. Mamma che fame, è pronta la colazione?”

Robin sorrise nuovamente “è quasi pronto il pranzo!”

Rufy scattò in piedi sconvolto “Cosa? Ho saltato un pasto?”

Robin sorrise continuando a fissare il capitano “è successo qualcosa che ti ha scombussolato per caso? Non è da te non svegliarsi per un pasto!”

Rufy la fissò e scosse la testa negando, dimenticandosi del fatto che la notte precedente, Robin era di vedetta e quindi avrebbe potuto benissimo assistere a tutto quello che era successo.

“D’accordo capitano! Volevo avvertirti che si incomincia a intravvedere una striscia di terra!” lo informò l’archeologa e il ragazzo si sporse per poter vedere meglio quella che sembrava un’isola non di grosse dimensione, ma rigogliosa e lussureggiante.

“Fantastico! Non vedo l’ora di sbarcare!” disse “Ehi Nami! Fra quanto arriveremo all’isola?” Chiese il capitano alla ragazza che stava minacciando Zoro di aumentargli il debito. La voce del ragazzo fece sussultare la navigatrice, la quale ci impiegò qualche istante a rispondere “Ehm…direi fra un paio d’ore circa. Il vento è a nostro favore!”

Rufy tornò a fissare l’isola, quando il verso di un gabbiano attirò la sua attenzione. Era il gabbiano che portava il giornale a tutte le navi, indipendentemente  se fossero navi della marina, di pirati o di civili.

Il giornale venne afferrato da Franky, che rimase sorpreso a leggere la notizia in prima pagina.

“Che cosa succede Franky?” chiese Chopper notando la sua espressione sorprese.

“Ricordate l’ultima isola su cui abbiamo sbarcato e abbiamo fatto provviste? È stata rasa praticamente al suolo. Sono sopravvissuti solo in pochi!”

“Cosa? Ma come può essere accaduto?” chiese Usopp.

“I testimoni parlano di una furia dai capelli rossi e dalla carnagione bianca, in possesso di un potere talmente potente da non considerarlo nemmeno umano!” disse il cyborg mettendo al corrente i presenti su quanto fosse riportato sul pezzo di carta.

“Parla anche di una grossa nube nera che ha oscurato il sole e che improvvisamente ha fatto piovere una  grossa quantità di palle di cannone, che hanno distrutto praticamente tutto!”

“Chissà chi può mai avere il cuore di commettere un tale massacro!” disse Chopper.

“Ce n’è di gente spietata al mondo Chopper, più di quanto tu possa immaginare!” disse Zoro, facendo rattristire la renna, la quale faceva fatica a credere che nel mondo ci fosse tutta quella cattiveria che veniva descritta sui giornali e che spesso aveva visto di persona.

“Ragazzi il pranzo è pronto!” disse Sanji uscendo dalla cucina alleggerendo la tensione che si era venuto a creare.

“Cibo, cibo, cibo!” disse Rufy recandosi velocemente nella sala da pranzo per godersi un bel e sostanzioso pranzetto.

Oi Rufy aspetta! Lascia qualcosa anche a noi!” gridò Usopp prendendo a rincorrere il suo capitano, sperando di non arrivare troppo tardi nel salvare il suo piatto.

Quando tutti furono seduti a tavola, Sanji prese a volteggiare felice, tenendo due piatti in mano “Robin-cwhan, Nami-swan, ho preparato questi due piatti speciali apposta per voi!”

Oi cuoco! Dovresti smettere di corteggiare Nami. Ti devo ricordare che ora è fidanzata col capitano?” disse Zoro divertito.

Nami sbatte le mani sul tavolo e si alzò in piedi facendo strisciare a terra la sedia, che provocò un fastidioso rumore “Io non fidanzata con nessuno! E vorrei che tu la smettessi di fare certe insinuazioni o ti devo ricordare che tu farai il filo a un nemico? Anzi forse un pensierino l’hai già fatto!”

A Zoro andò di traverso il cibo appena messo in bocca e fu solo grazie all’intervento di Brook, che gli diede qualche “leggera” pacca sulla schiena, che riprese un colorito normale.

“Cosa vorresti insinuare strega?” disse Zoro fulminando la navigatrice.

“Proprio quello che ho detto. Tu e Tashiji!”

“Ascoltami bene brutta tirchia che non sei altro! Fra me e Tashiji non c’è e mai ci sarà niente, capito?” disse lo spadaccino.

“Non è quello che sembrava nel futuro. RUFY l’ha detto chiaro e tondo che tu sei innamorato di lei!” disse Nami.

“Solo perché è successo nel futuro non significa che io mi innamorerò di quella imbranata, che non vede a un palmo dal naso senza  occhiali!” rispose di rimando lo spadaccino.

“E la stessa cosa vale per me e Rufy!” disse arrabbiata prima di andarsene dalla cucina senza aver toccato cibo e sbattendo la porta dietro le spalle.

Sanji si avventò arrabbiatissimo sullo spadaccino cominciando ad insultarlo.

“Tu brutto idiota. Non osare mai più rivolgerti in quel modo alla mia Nami-swan!”

Usopp si voltò a guardare il suo capitano, il quale non aveva smesso di rimpinzarsi sin dall’inizio della discussione. “Tu non hai niente da dire Rufy?”

Rufy si fermò e lo guardò confuso con le guance piene di cibo e  in un modo quasi incomprensibile disse “Il pranzo è ottimo Sanji!”

Tutti lo guardarono stralunati, incapaci di comprendere cosa passasse per la testa del capitano.

Robin dal canto suo sorrise e dopo aver finito il suo pranzo si alzò da tavolo. “Con permesso!” disse prima di recarsi nella sua stanza.

Trovò Nami seduta sul suo letto, con le gambe vicino al petto e il cuscino ben stretto tra le braccia e il viso nascosto su di esso.

Robin le si sedette accanto e le accarezzò la testa.

Nami!”

La ragazza alzò lo sguardo “Cosa devo fare, Robin? Dimmelo tu!”

La donna scosse la testa “Mi dispiace, non posso aiutarti!”

“Io mi sento così confusa. Rufy dice che non dobbiamo per forza seguire il futuro che abbiamo visto se non lo vogliamo, ma io mi sento obbligata a farlo!”

“Perché? Per quello che dice Zoro?” chiese Robin.

“Tutti quanti si aspettano che le cose vadano a finire così…e anche io! Sono stata così poco tempo con quei due bambini, ma è bastato per farmeli desiderare. Non voglio rinunciare a loro, ma allo stesso tempo non voglio rimanere con Rufy nel caso smettessi di amarlo, capisci?” disse la ragazza.

“Quindi tu lo ami?”

Nami sgranò gli occhi. Non si era resa conto di quello che aveva detto. Abbassò lo sguardo. “Si, cioè no…cioè…provo qualcosa per lui, qualcosa che non ho mai provato verso nessun ragazzo prima d’ora. è qualcosa di strano. Ogni volta che lui mi guarda negli occhi o mi sorride, sento le farfalle nello stomaco e il cuore inizia a battere più forte!”

“Da quello che ho visto sta notte anche lui  sembra provare le tue stesse emozioni!” disse l’archologa sorridendo.

Nami sgranò gli occhi “Robin, ma tu…

“Ho assistito alla scena. Scusa! so che non sono cose che mi riguardano, ma fatto sta che non vedo dove sta il problema!”

“Se le cose tra di noi non dovessero funzionare? Insomma non abbiamo molto in comune. Io adoro la navigazione, lui non ci capisce niente. Lui adora la carne, io preferisco la verdura  e tante altre cose che in un'altra prospettiva mi sembrerebbero cose stupide, ma che ora mi sembrano un ostacolo insormontabile!”

Robin sorrise dolcemente “Secondo me la vedi nel modo sbagliato. Prova a pensare alle cose che vi accomunano e che entrambi amate!”

Nami la guardò “Ad esempio?”

“Il mare, i vostri compagni, guardare l’alba e il tramonto, i mandarini, Umi ed Ace!”
Nami sgranò per l’ennesima volta gli occhi.

Nami non ti puoi arrendere senza averci provato. Non puoi temere che le cose potrebbero non funzionare!”

“Se non avessimo visto quelle cose, non mi preoccuperei del fatto che io e Rufy potremmo essere incompatibili, perché se succedesse..sì ci soffrirei per un po’, ma poi sarebbe passata, non sapendo cosa sarebbe successo se avesse funzionato, mentre ora che so che potremmo avere una vita insieme e due figli…ho paura di soffrire e di perderli tutti e tre!”

“Ma se non ci provi, finisce comunque allo stesso modo. E tu ci soffriresti comunque e anche Rufy! Pensa che le cose potrebbero anche andare bene. Hai il 50% di possibilità” disse l’archeologa.

 “Si, ma se…

“Se le cose invece dovessero non funzionare, almeno potresti dire di averci provato, ma io non mi preoccuperei di quello. Rufy ha il potere di comprendere i sentimenti degli altri e ha la capacità anche di aspettare. Lo dimostra il fatto non si sia offeso per quanto è successo poco fa a tavola. Altri l’avrebbero presa male, sentendosi rifiutati. Lui non ha pensato che tu lo hai respinto, come invece hanno pensato gli altri. Ha compreso che tu hai bisogno di tempo per capire e lui aspetterà, anche tutta la vita se è necessario!” disse Robin alzandosi  e uscendo dalla stanza, lasciando la ragazza a riflettere e a mettere in ordine il caos che c’era nella sua testa e nel suo cuore.

 

L’isola era maggiormente visibile e in circa mezz’ora, la ciurma di mugiwara avrebbe potuto fare visita e inoltrarsi in una nuova avventura.

Rufy, Usopp e Chopper guardavano la massa di terra che si avvicinava sempre di più, immaginando a cosa avrebbero potuto trovare al suo interno, ma qualcosa li destò dai loro pensieri.

“Cosa sta succedendo?” chiese Chopper con occhi sgranati.

Una nuvola nera e molto bassa si era alzata sopra l’isola. Non la ricopriva interamente, ma solo la piccola parte dove sembrava sorgere un villaggio. Poi una pioggia di palle di cannone cominciò a scendere ed ad abbattersi sulle persone e sulle case, provocando esplosioni e demolizioni delle abitazioni e anche molte vittime.

I mugiwara rimasero paralizzati a un tale scenario e ancora di più quando, una volta sbarcati, videro cosa avesse comportato tutto quello.

Molte persone giacevano per le strade prive di vita. Non vi era distinzione fra uomini, donne, bambini e anziani. Tutti erano stati sottoposti allo stesso destino.

Era una scena raccapricciante.

Rufy strinse i pugni arrabbiato per quanto si fosse verificato, quasi sentendosi colpevole di non aver fermato quello scempio. Si ritrovò a pensare che se fossero arrivati prima, in qualche modo sarebbero riusciti a fermare quello strano fenomeno atmosferico o almeno a limitarne i danni.

Chopper si mise subito al lavoro per trovare sopravvissuti e  soccorrerli. Gli altri non furono da meno e si misero al lavoro per aiutare chi fosse in difficoltà.

Solo Robin non si unì al gruppo, cercando di capire cosa fosse successo.

“Capitano!” chiamò l’archeologa “Laggiù c’è una nave pirata. Non riesco a vedere il simbolo della bandiera, ma potrebbero essere gli artefici di questo massacro!”

Rufy non se lo fece ripetere due volte e si preparò ad raggiungere la nave, quando una voce  lo fece voltare di scatto.

“Finalmente ci si rivede cappello di paglia. Aspettavo da anni il nostro incontro. È giunta la tua ora!”

 

Ciao

Ecco un altro capitolo dopo più di 24 ore che non aggiorno!!!!

Questo capitolo temo che sia un po’ una ripetizione di quello precedente, ma volevo che Nami continuasse a crogiolarsi nel suo brodo di confusione oltre al fatto che volevo introdurre una nuova minaccia senza far cominciare lo scontro in questo capitolo.

Inoltre, volevo postare un disegno su Nami e Rufy, ma non l’ho terminato, cercherò di inserirlo nel prossimo.

Come sempre fatemi sapere la vostra opinione.

Grazie a tutti.

Miao miao

Neko =^_^=

 

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Capitolo 11
*** un avversario spietato. ***


Capitolo undici: un avversario spietato.

 

“Finalmente ci si rivede cappello di paglia. Aspettavo da anni il nostro incontro. Eliminando te, eliminerò uno dei più pericolosi rivali che proveranno a impedirmi di diventare il re dei pirati.  È giunta la tua ora! ”

Rufy si girò a guardare il suo rivale.

Esso era vestito come se appartenesse a una rock band. Portava degli occhialini in testa e un cappotto, appoggiato sulle spalle, con una pelliccia intorno al collo e delle borchie sulle spalle. Aveva gli occhi di un colore rosso scuro, circondati da un tratto circolare nero. I suoi capelli, che ricordavano una fiamma, erano di un colore rosso acceso e la sua carnagione era pallida.

Rufy lo guardò “Hai una faccia familiare. Ci siamo già visti per caso?”

L’avversario sorrise divertito “Mi avevano detto che fossi alquanto stupido cappello di paglia, ma sinceramente credevo che ti sottovalutassero. Abbiamo combattuto insieme la marina sull’arcipelago di Sabaody!”

“Ah già…ricordo…vagamente!” disse il ragazzo mostrandosi tranquillo. Tu hai quello strano potere di attirare a te tutti gli oggetti di metallo, vero?”

“Dobbiamo stare attenti a quell’individuo!” cominciò Robin “Quello è Eustass Kidd, è il capitano di una ciurma di pirati spietata. È considerato un supernova ed è molto temuto dalla marina, per i numerosi massacri di civili che ha compiuto!”

Rufy ascoltò con attenzione Robin, per poi porgere una domanda a Kidd, il quale era affiancata dalla sua ciurma “Sei stato tu a fare del male a questa gente?” chiese serio il capitano della Sunny. “Hai creato una specie di nuvola formata da palle di cannone, per poi gettarle su questa gente indifesa, dico bene?”

“Non è uno spettacolo. Credo che questa volta abbia superato me stesso!” disse per poi scoppiare a ridere, seguito dalla sua ciurma.

I mugiwara fecero una faccia schifata e si misero in posizione di attacco, non prevedendo niente di buono. Essi avevano sentito parlare di quell’individuo e la taglia che pendeva sulla sua testa era tale da destare la loro preoccupazione.

Solo Rufy pareva tranquillo o per meglio dire arrabbiato. Lui non avrebbe mai accettato che qualcun altro giocasse con la vita degli altri per puro divertimento.

Improvvisamente da dietro un muro, un bambino armato di un bastone di ferro gridò “Brutto vigliacco. Te la farò pagare per quello che hai fatto alla mia mamma e al mio papà!” disse  per poi iniziare a correre alzando il bastone, verso Kidd.

L’uomo guardandolo con  superiorità, mosse solo un dito attirando a se il bastone di ferro che poi scagliò al possessore a una velocità tale da fargli seriamente male, ma l’intervento di Rufy, che ponendosi davanti al bambino, riuscì a fermare la sbarra di ferro afferrandola, salvò il bambino, che dallo spavento cadde a terra con le gambe che gli tremavano.

Rufy guardò furioso Kidd e con voce autoritaria disse “Chopper, vai con questo bambino e occupati dei suoi genitori. Voi ragazzi vi ordino di lasciare questo tipo a me. Nessuno deve intervenire!”

I mugiwara annuirono, ma questo non stette a significare che rimasero a guardare. Infatti presto scoppiò una battaglia tra la ciurma di Kidd e di cappello di paglia.

Zoro inquadrò subito il suo avversario. Il suo nome era Killer, conosciuto con il soprannome di “il massacratore”. Anch’esso, proprio come Kidd, Rufy e Zoro era considerato uno dei super nova. Lo scontro tra i due si preannunciava interessante.

Killer, esattamente come il suo capitano desiderava scontrarsi con Mugiwara, desiderava battersi con il famoso cacciatore di taglie e si appresto a impugnare le sue due lame ricurve, pronto per combattere.

Gli altri membri della ciurma di cappello di paglia guardarono i loro avversari, come a volerli studiare. Non avevano informazioni su di loro, ma il loro aspetto non li rassicurava, ma non per questo si sarebbero dati per vinti.

“Ah! Ma questo spara palle di fuoco dalla bocca!” disse Usopp venendo colto di sorpresa da un nemico, dall’aspetto inquietante che somigliava tanto a uno zombie, con i capelli bianchi azzurri. “Se ti piace il fuoco, te lo faccio vedere io!” disse Usopp prendendo alcune delle sue munizioni più potenti.

“Thunder rain tempo!” disse Nami scatenando una pioggia di fulmini di fitta intensità, nella speranza di colpire qualche avversario. Ci riuscì, ma non era sufficiente per metterli ko.

Nami sorrise “Siete tosti, ma non credete che il mio arsenale sia finito qui!”

“Dovremmo temere una ragazzina che si diverte a giocare con le bolle di sapone?” disse un avversario che  guardava divertito la bolla rossa e la bolla blu svolazzare sopra la sua testa senza che niente succedesse.

“Unione!” urlò Nami facendo scontrare le due bolle che al loro interno avevano aria calda e aria fredda.

Nami sorrise vedendo cosa quella tecnica, che non aveva ancora usato, avesse comportato. “Quando una corrente di aria calda, incontra una corrente di aria fredda, ecco che si forma un tornado!” disse vedendo che il suo avversario roteava a più non posso all’interno di quella prigione di vento. “è non finisce qui!” disse soffiando nuovamente all’interno del suo climat attack, creando una bolla di colore giallo. La inserì all’interno del tornado, in modo tale che i fulmini racchiusi al suo interno, si concentrassero su quell’unica persona, non dandogli scampo.

“Sei grande Nami!” disse Usopp distraendosi e non accorgendosi che il suo avversario aveva dato fuoco ai suoi capelli.

Il cecchino cominciò a correre a destra e a manca urlando “Al fuoco”, finchè Sanji con un calcio, lo fece cadere a terra, in modo tale che rotolandosi a terra, il fuoco si spegnesse.

Usopp si alzò inviperito e approfittò della risata del nemico, per sparargli in gola una pallina.

“Ma sei impazzito?” disse Nami “Lanci nella bocca di uno che spara fuoco del peperoncino? Così lo alimenti soltanto!”

Usopp con un dito sollevo il cappello sogghignando e bisbigliando un “explosion”. Le guance del nemico si allargarono sempre più finchè non riuscendo più a contenerla, sputò l’acqua che gli si era creata in bocca.

“Acqua?” chiese Nami.

“Non solo tu hai appreso dei nuovi trucchetti!” disse Usopp.

Il nemico arrabbiato provò nuovamente a sputare fuoco, ma l’acqua che aveva ingerito lo aveva privato momentaneamente del suo potere, facendo sì che dalla bocca uscisse soltanto del fumo. Nami lo colpì fortemente sulla testa mettendolo KO.

“Bene! Due sono eliminati!” disse Usopp rasserenato.

“Direi tre dato che Robin ne ha appena schiacciato uno con il suo nuovo potere, però direi che in quanto a numero, noi siamo in…svantaggio!” disse l’ultima parola parando un colpo di spada lanciatogli da un avversario che l’aveva colta di sorpresa.

Chen fleur!” disse Robin facendo uso del suo potere, ma non sempre riusciva ad andare a segno.

“Accidenti. Alcuni sono proprio degli ossi duri!” disse Sanji, alzandosi dopo che era stato scaraventato a terra, da un nemico che era riuscito a intrappolare un suo calcio.

“Non penserai che nel Nuovo mondo  avremmo incontrato solo pivelli!” disse Zoro forzatamente, mentre cercava di resistere alla pressione che Killer esercitava sulle sue spade.

Esso era il più temibile di tutti. Lo dimostrava il fatto che fosse riuscito già diverse volte a  ferire lo spadaccino della ciurma di Mugiwara e una volta anche piuttosto seriamente ad un braccio, che aveva preso a sanguinare in modo copioso, dandogli difficoltà nel maneggiare le sue spade. Ma Zoro non era rimasto fermo a farsi colpire. Anch’esso aveva mandato diversi colpi a segno, causando con un colpo, una profonda crepa nella maschera a righe blu e bianche dell’avversario che non faceva mai intravvedere il suo volto.

Un urlò di Nami distrasse dal combattimento Rufy, il quale si girò a controllare che stesse bene, venendo successivamente scaraventato in aria e colpito subito dopo allo stomaco con un pugno, che lo fece sbattere violentemente a terra con la schiena.

“Lascia perdere i tuoi compagni! Stanno solo aspettando il momento in cui tireranno le cuoia e se ti distrai tu morirai prima di loro!” disse divertito Kidd.

Rufy si rialzò e vedendo che Nami era stata salvata da Robin disse “Se sei riuscito a farmi male con un pugno, vuol dire che sai padroneggiare l’haki!”. Rufy  si pulì con la manica, il sangue che aveva sputato dalla bocca “Ma ti sbagli se pensi che io e i miei compagni periremo qui in questo momento!”  disse lanciandosi all’attacco, pronto a essere parato dal nemico. Rufy però con un agile scatto scomparve alla vista di Kidd e comparendogli dietro le spalle lo colpì in mezzo alla schiena, togliendogli il respiro.

Continuarono a colpirsi duramente, fino a ritrovarsi a entrambi col fiato corto.

“Sei degno del mio rispetto cappello di paglia. In pochi sono riusciti a resistermi così a lungo e devo dire che anche i tuoi compagni  non se la cavano male!” disse vedendoli tutti in piedi, sebbene affaticati.

“Grazie del complimento” rispose Rufy disattivando il gear Second, che aveva utilizzato fino a quel momento. Aveva bisogno di riposo o continuando a fare uso di quella tecnica, sarebbe finita come a Ennies Lobby, dove non riusciva più a muoversi. Non poteva rischiare di rimanere paralizzato nel bel mezzo del combattimento, perché se la prima volta gli era andata bene, niente faceva pensare che se la sarebbe cavata anche quella volta.

Ma fermandosi un attimo per riprendere fiato, Rufy rimase indifeso e venne scaraventato contro una costruzione, che reggendosi in piedi per miracolo gli cadde completamente addosso.

Rufy!” sussurrò Nami vedendo la scena. Il ragazzo di gomma riuscì a liberarsi dalle macerie, fatta accezione un piede ben incastrato. Cercò di tirare l’arto e quando questo fu libero, si ritrovò l’avversario davanti che lo fissava dall’alto al basso. Non poteva ben vedere il suo volto a causa del sole che gli infastidiva gli occhi, ma potè ben sentire la risata perfida di Kidd, il quale aveva preso a giocare con un coltello ben affilato. L’arma volteggiava sopra Rufy, grazie al potere del frutto del diavolo che Kidd aveva ingerito, ma esso non rimase sospeso in aria a lungo, infatti dopo pochi istante, la lama affilata cominciò a penetrare nelle carni del mal capitato.

“Per te è la fine cappello di paglia!” disse l’uomo lanciando il pugnale, che velocemente penetrò nelle carni del mal capitato.

 

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Capitolo 12
*** Quando il gioco si fa duro… ***


Capitolo dodoci: Quando il gioco si fa duro…

 

Un dolore atroce percorse la sua spalla, trapassata da parte a parte, per poi espandersi per tutto il corpo. Il respirò morì in gola a sentire come se migliaia di aghi venissero continuamente infilzati nella sua carne.

Il sangue cominciò a uscire copioso dalla ferita, gocciolando a terra a causa della brutta emorragia, ma lei non si scompose. Strinse i denti, ma non si era pentita minimamente di quel gesto.

Usando il suo corpo come scudo, aveva impedito  che Rufy venisse nuovamente ferito e conoscendo la cattiveria del nemico, probabilmente mortalmente.

Cercò di resistere, ma il dolore era troppo forte e se fino a un momento prima si era tenuta sollevata, facendo leva con le mani, sul corpo di Rufy, le forze l’abbandonarono cadendo addosso al ragazzo di gomma che a occhi sgranati aveva assistito all’intera scena.

Nami!” urlò sollevandola e scuotendola leggermente.

Lei aprì leggermente gli occhi e gli sorrise.

“Sono contenta di vedere che stai bene!” disse con una voce fioca.

“Perché l’hai fatto? Mi sarei difeso con l’Haki busoushoku  e avrei respinto il colpo!” disse Rufy con una voce carica di preoccupazione e paura.

“Il mio corpo si è  mosso da solo! Ho avuto paura che…” la navigatrice non riuscì a finire la frase a causa di un’altra fitta.

Rufy si era alzato in piedi, tenendo la ragazza tra le sue braccia. Chiamò Chopper perché la curasse, ma lui non era presente. Solo allora si ricordò di averlo mandato a curare i genitori di un bambino del villaggio.

Rufy la strinse maggiormente a sé, cercando una soluzione.

Kidd cominciò a ridere di gusto per come si erano messe le cose.

“Povera sciocca! Ha così tanta voglia di morire insieme al suo capitano? Allora vi aiuterò volentieri!” disse l’uomo sollevando con il suo potere diverse armi, tra cui  lame affilate in grado di tagliare la gomma come se niente fosse.

Rufy cominciò a correre e a schivare gli attacchi, facendo ben attenzione che Nami non venisse nuovamente ferita.

Grazie all’aiuto dell’haki kenbunshoku, era in grado di prevedere da quale parte gli attacchi sarebbero provvenuti, ma a causa del peso in più e delle macerie sparse qua e là che gli rendevano precario l’appoggio a terra, Rufy non riuscì a schivare qualche attacco, soprattutto due coltelli che lo beccarono al braccio sinistro.

Non ci fece però molto caso. Saltò ancora a destra e a sinistra, cercando un posto sicuro dove nascondere Nami.

Trovò un luogo riparato, vicino al campo di battaglia, ma apparentemente sicuro, tra le macerie di una casa.

Poggiò la ragazza a terra e dando un pezzo di legno a Nami da stringere forte tra i denti, estrasse la lama che l’aveva trafitta dalla spalla. Ma la ferita sanguinava troppo e poteva mettersi male per la navigatrice. Rufy si tolse la sua casacca rossa e strappandone un bel pezzo e appallottolandola, l’appoggiò sulla ferita di Nami, premendo, in modo tale da fermare almeno un po’ il sangue.

“Dove sei finito cappello di paglia?” disse Kidd prima di demolire un’altra abitazione.

Rufy sapeva che era pericoloso rimanere nascosto. Avrebbe potuto mettere maggiormente Nami nei guai. Prese la mano della ragazza e mettendola al posto della sua, sopra al pezzo di stoffa, le disse di tenere il più premuto possibile.

R-Rufy, sta a-attento!”

Rufy la guardò serio e affidandole il cappello annuì “Tornerò a prendere i miei due tesori, in men che non si dica!” disse sparendo dalla vista della ragazza.

 

Kidd” chiamò Rufy comparendo su di un pilastro ancora in piedi poco distante da dove si trovava Nami.

“Ti rifai vivo! Cos’è? La tua amichetta ha tirato le cuoia?” chiese con un ghigno.

“Te la farò pagare per quanto le hai fatto!”

“Perché tanta rabbia, per caso ho ferito la tua compagna di giochi? Se mai sopravvivrai ne troverai a miglia di sgualdrine pronte a seguiti!” disse facendo incavolare più che mai Rufy, che lo colpì al volto.

“Non ti permetto di offendere la mia navigatrice!” disse Rufy in piedi davanti al suo avversario a terra.

Kidd fece una smorfia infastidita e cominciò nuovamente ad attaccare.

Rufy schivava solamente, cercando tra un salto e l’altro di allontanarsi il più possibile dal luogo dove si nascondeva Nami.

Ritornò praticamente al punto di partenza vicino ai suoi altri nakama. Diede un’occhiata veloce e vide che stavano tutti bene, ma che avrebbero dovuto sbarazzarsi di quei tipi il prima possibile. Non solo perché Nami necessitava di cure urgenti, ma perché tutti erano rimasti feriti e avrebbero potuto resistere ancora per poco.

“Ragazzi chiudiamo questa faccenda il prima possibile!” disse con voce autoritaria.

Zoro sorrise. Quando arrivava a ordinare una cosa così logica, in quanto nessuno di loro stava giocando, voleva dire che il capitano era proprio arrabbiato.

“Hai sentito amico? È ora di finirla una volta per tutte!” disse lo spadaccino caricando il suo colpo a tre spade potenziato rispetto a due anni prima.

Il colpo fu uno solo, preciso ed efficace e Killer cadde a terra senza più forze per rialzarsi.

Zoro corse a dare una mano agli altri suoi nakama, sbarazzandosi velocemente dei nemici più deboli.

Usopp facendo uso delle sue piante carnivore, aveva fatto digerire un paio di pirati. Franky usando il suo robot del tutto simile a lui, fece volare in aria altri nemici con alcuni laser che la sua creatura aveva in dotazione.

Brook che fino a quel momento aveva messo a nanna i suoi nemici con la sua musica, vedendoli riprendere i sensi, aveva preso a suonare una canzone silenziosa per chi era a una lontananza tale da non subirne gli effetti, ma per i poveri mal capitati, quella canzone carica di ultrasuoni, era in grado di spaccare i timpani.

Robin si sedette a terra esausta, atterrando il suo ultimo nemico, seguito a ruota dai suoi compagni. Solo Zoro e Sanji rimasero in piedi. Il primo a osservare lo scontro di Rufy, il secondo prese a cercare Nami e si preoccupò quando non la vide nei paraggi.

Oi Rufy, sai dov’è Nami?” chiese il cuoco. Rufy non gli rispose per paura che svelando il posto dove fosse nascosta, Kidd avrebbe fatto qualche pazzia.

Robin si adoperò per trovarla. Sparse vari occhi in giro per la zona fino a quando disse “L’ho trovata!”

 

Sanji andò a recuperarla e si spaventò a vederla ricoperta di sangue.

“Dove diavolo è finito Chopper?” disse riportandola indietro.

“Ragazzi!” urlò la piccola renna che, saltando da una maceria e l’altra, si avvicinò ai suoi compagni.

Si paralizzò un attimo a vederli tutti quanti feriti e bisognosi di cure e soprattutto si sentì in colpa non avendo potuto dar loro una mano.

“Muoviti Chopper, Nami sta perdendo troppo sangue!” lo risvegliò la voce di Zoro.

 

Rufy e kidd intanto, nello stesso istante, si schiantarono contro varie macerie, per un colpo subito dall’avversario. Entrambi si rialzarono ognuno più convinto che mai a vincere quella battaglia.

Entrambi avevano il fiatone, ma avrebbe resistito chi aveva maggiormente i nervi saldi e fosse rimasto più concentrato.

Rufy sembrava quello più spazientito, ma i suoi nakama sapevano che se lottava per una causa in cui credeva, anche quando sembrava andare male per il loro capitano, le cose potevano modificarsi in suo favore da un momento all’altro.

“Vedo che nuocere a un tuo compagno ti ha reso più combattivo. Vediamo cosa succede se ne uccido direttamente uno!” disse alzando una sbarra di ferro, la stessa usata dal bambino in precedenza, e dirigendola verso i nakama di Mugiwara.

“Fermati!” disse Rufy, non riuscendo a impedire quanto stava avvenendo.

“Attenti ragazzi!” disse il capitano ai compagni al momento concentrati su Nami.

Solo Zoro che era rimasto vigile cercò di parare il colpo con le spade, ma la velocità a cui era stata lanciata, lo scaraventò via, consentendo all’oggetto di continuare il suo percorso, sebbene rallentato, colpendo Robin alla testa.

La donna cadde a terra priva di sensi e un rivolo di sangue cominciò a colarle sul viso.

Sanji, assistendo alla scena, non rispose più sé stesso e attaccò Kidd. Zoro cercò di fermare il compagno, ma se nemmeno l’ordine del capitano di non attaccare era servito, lo spadaccino non sarebbe riuscito a farlo desistere dal suo intento.

Rufy capendo le intenzioni del compagno, gli ordinò di fermarsi, ma Sanji rispose “Non posso, non dopo quello che ha fatto a Robin. La deve pagare!” disse Sanji spiccando il “volo” e attaccando l’uomo, ma esso venne steso facilmente, anche grazie alla stanchezza che il cuoco provava.

Tsè, un mozzo che non rispetta gli ordini di un capitano, merita di morire!” disse Kidd afferrando la sua pistola, portata a tracolla, e puntandola verso Sanji “Se vuoi ti aiuto a sbarazzarti della spazzatura!” disse Kidd premendo il grilletto, ma il proiettile rimbalzò nella pancia di Rufy che aveva fatto scudo al compagno.

“Patetico! È davvero vergognoso per un capitano, difendere un compagno che non esegue gli ordini! È un affronto al proprio orgoglio!”

Rufy lo guardò con disprezzo, ignorando le parole dell’uomo.

Zoro, Chopper, Franky, Brook, prendete Robin, Sanji e Nami, portateli sulla Sunny e occupatevi di loro!” disse serio, non staccando gli occhi dal suo avversario, per poi riprendere la battaglia quando fu certo che i suoi compagni fossero al sicuro.

“Ora te la vedrai solo con me, senza che tu possa più nuocere a nessuno!” disse Rufy partendo all’attacco. Attivò nuovamente il gear second e cercò di attaccare l’avversario con una velocità tale da non dargli il tempo di controbattere, ma Kidd era preparato e riuscì a schivare gran parte dei suoi attacchi, ma all’ennesimo colpo subito, disse “Ora mi hai davvero stufato cappello di paglia. È ora di scrivere la parola fine al tuo viaggio!” disse l’uomo attivando ancora una volta il suo potere attirando a se tutti gli oggetti metallici nelle vicinanze che, compattandosi, formarono una mano gigante.

Rufy non fu da meno e immettendo dell’aria all’interno del pollice destro, fece uso del gear third gonfiando la mano destra, rendendola della dimensione di quella di un gigante.

Kidd, mentre la sua enorme mano percorreva la distanza che la separava da Rufy, continuò a richiamare altri oggetti metallici, questo perché Kidd era praticamente diventato una calamita.

Rufy approfittò di quel frangente, imprimendo al suo pugno l’haki busoushoku, per rendere la sua mano di acciaio.

Entrambi impressero nei loro pugni tutta la potenza che avevano, ma Kidd non tenne conto che avendo ancora attivato il suo potere, consentiva al pugno di Rufy, attratto dal suo corpo, di viaggiare a una velocità doppia rispetto  all’origine e quindi oltre a venire colpito per primo, l’aumento di velocità, provocò anche un aumento di potenza, che gli si ritorsero contro.

Kidd venne colpito violentemente. La sua mano fatta di armi si disintegrò, i suoi occhi si rovesciarono, diventando bianchi e tutto il suo corpo risentì del corpo ricevuto in modo tale, da non riuscire più nemmeno a emettere un gemito.

Rufy aveva vinto e facendo sgonfiare la sua mano, come ormai capitava ogni volta che faceva uso del gear third, si ritrovò di dimensioni minute.

 

 

 

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Capitolo 13
*** Il dopo guerra ***


Capitolo tredici:  Il dopo guerra

 

La lotta era finita e Kidd aveva perso il suo diritto di gareggiare per il titolo di re dei pirati. Ma Rufy sapeva bene che niente gli avrebbe mai impedito di ritentare e di sfidarlo nuovamente a duello. Se mai fosse successo, lui sarebbe stato pronto.

Si sdraiò a terra, fra qualche sasso pungente che gli dava fastidio alla schiena, ma non si sposò. Doveva assolutamente riprendere fiato e riacquistare le sue dimensioni abituali.

Per fortuna non dovette aspettare molto e appena tornato normale si recò sulla Sunny.

Chopper era ancora indaffarato a curare i suoi nakama che avevano riportato danni minori rispetto alle ragazze.

“Chopper!” la voce del capitano si fece senire, dacendo tirare un sospiro di sollievo a tutti i presenti.

Rufy, per fortuna stai bene!” disse Usopp rilassandosi.

“Che fine ha fatto Kidd?”chiese invece Zoro con un aria seria. “L’ho sconfitto, ma temo che questa lezione non gli sia servita a molto. Quando tornerà in forma, riprenderà a giocare con la vita degli innocenti!” Rispose Rufy stringendo i pugni, per poi passare lo sguardo a Chopper che stava trafficando con alcune bende.

“Come sta?” chiese senza fare nomi, sapeva che non era necessario.

La renna lo guardò negli occhi e accennò a un sorriso “La ferita alla spalla è brutta, ma fortunatamente non è così seria come sembrava. Ha perso molto sangue, ma si ristabilirà con del buon riposo e un pasto rinvigorente!”

Sanji si alzò dalle scale su cui era seduto che portavano al piano di sopra rispetto al ponte e disse “Preparò qualcosa di sostanzioso per tutti quanti. Avete qualche desiderio particolare?”

Ogni membro disse la sua a proposito, tranne Rufy.

Sanji porse la stessa domanda anche al ragazzo di gomma, aspettandosi come risposta un “arrosto di maiale” o “braciole di maiale” oppure semplicemente “carne, carne, carne”, ma la sua risposta non arrivò.

Al contrario Rufy alzò lo sguardo verso il suo compagno. Era tremendamente serio. A Sanji sembrò strano quell’atteggiamento, anche perché non era dal ragazzo ignorare completamente una domanda sul cibo, ma non gli diede molto peso, pensando che fosse solamente preoccupato per la navigatrice.

Successivamente lo sguardo del ragazzo passò nuovamente a Chopper, chiedendo anche delle condizioni di Robin.

La donna aveva ricevuto un forte colpo in testa, per fortuna senza che esso riportasse danni, grazie all’intervento di Zoro che aveva rallentato la corsa della sbarra di ferro. Aveva avuto un trauma cranico, ma esso si sarebbe risolto nel giro di pochi giorni con probabili mal di testa.

Rufy si recò nella stanza delle ragazze, non prestano ascolto alle richiede dei dottore di curare anche le sue di ferite.

Per la prima volta, dopo tanto tempo, non era uscito fa uno scontro ferito gravemente. Aveva vari tagli e alcuni lividi,  ma niente di grave, solo la solita routine.

Il ragazzo prese la sedia alla scrivania di Nami, per sistemarsi accanto al letto della ragazza. Diede uno sguardo a Robin, la quale dormiva serenamente, per poi spostare il suo sguardo sulla sua navigatrice. Anch’essa dormiva tranquillamente, ma il suo volto pallido gli fece ricordare che per poco, avrebbe potuto andare incontro alla morte.

Sarebbe bastato che il coltello la colpisse più al centro e per lei non ci sarebbe stato più niente da fare. Sarebbe scomparsa da quel mondo ancora da scoprire, non avrebbe più potuto realizzare il suo sogno di disegnare la cartina del mondo e soprattutto, sarebbe stata strappata via dal suo capitano.

Rufy allungò lentamente la mano per poi accarezzarle il viso e spostandole una ciocca di capelli che le ricopriva il volto girato verso sinistra.

Abbassò il capo, fino a giungere a pochi centimetri dal viso della ragazza e in un sussurro le bisbigliò all’orecchio “ Non provare mai più a salvarmi la vita. Non potrei sopportare che tu rimanga vittima per colpa mia!” disse per poi allontanarsi e tornando alla posizione di origine.

Abbassò la testa con gli occhi ricoperti dalla frangetta e i pugni ben stretti sulle ginocchia.

“Non posso permettere che accada di nuovo!”

Nel momento in cui Nami si era posta tra lui e il pugnale, la mente di Rufy sovrappose lo scenario che stava avvenendo con uno accaduto nel passato.

Al posto di Kidd si trovava Akainu con il suo pugno di magma che ribolliva e Nami prese le sembianze di Ace. Il respiro gli morì in gola in quell’istante. Sapeva che quello che la sua mente gli stava mostrando era solo un ricordo, ma allo stesso tempo lo voleva informare che stava per accadere la stessa cosa, nonostante le circostanze fossero diverse.

Proprio come quella volta però, non riuscì a reagire in tempo e una persona a lui cara era ristata colpita al posto suo. Il dolore che provò fu ben più grande di quello che gli avrebbe procurato quella lama nelle carni, se invece di Nami avesse colpito lui, un dolore atroce che lo fece paralizzare e che gli aveva impedito i movimenti, finchè la ragazza non pronunciò il suo nome.

Fu la sua voce a destarlo facendogli comprendere che le cose sarebbero finite diversamente rispetto a due anni prima. Nami era rimasta ferita, ma se la sarebbe cavata,  ma la paura di perderla c’era stata e c’era in quel momento e probabilmente mai se ne sarebbe andata.

“Non importa se non succederà niente tra noi, ma voglio saperti al sicuro, voglio poterti avere vicino finchè sarà possibile, quindi evita atti eroici per salvare un baka come me!” sussurrò di nuovo sempre a testa bassa, la quale si alzò di scatto quando sentì nuovamente il suono della voce della navigatrice.

Rufy!”

Il ragazzo come reazione si alzò in piedi e la osservò mentre essa apriva lentamente gli occhi. Era stordita, ma comunque in grado di articolare una frase di senso compiuto.

Rufy, il tuo cappello…io…credo di averlo perso!” disse con voce debole.

Rufy sgranò gli occhi per poi sorriderle dolcemente.

Le prese una mano e l’allungo verso il suo ventre e gli fece toccare ciò che vi era sopra: il cappello di paglia.

“Come puoi sentire, è qui! Chopper mi ha detto che non l’hai lasciato un secondo!” Rufy sorrise a trentadue denti “Sapevo di averlo affidato alla persona giusta!”

Nami ricambiò il sorriso e lentamente cercò di tirarsi su, appoggiandosi ai vari cuscini che si ritrovava sul letto.

“come ti senti?” chiese il ragazzo.

“Uhm, direi bene. La spalla non fa poi così male. Chopper mi deve aver riempito di antidolorifici! Tu invece?” chiese vedendo che il suo braccio era ricoperto di sangue, nonostante esso ormai si fosse rinsecchito.

“Solo un graffio! Non preoccuparti di questo!” disse lui alzandosi “Ti faccio portare qualcosa da mangiare e chiamo Chopper per assicurarci che tu stia bene!” disse aprendo la porta, ma prima che potesse uscire, Nami lo chiamò.

Rufy alzò le sopracciglia e aspettò che  essa parlasse “Cosa faresti tu per salvarmi?”

Il ragazzo si ritrovò un attimo spazzato dalla domanda, ma rispose con convinzione “Farei di tutto, morirei per salvarti Nami!”

La ragazza lo guardò  e stringendo le lenzuola del letto disse “Anche io e se hai nuovamente il coraggio di chiedermi di non mettermi in mezzo quando qualcuno cerca di ucciderti…bhe ti ucciderò direttamente io!”

Rufy sorrise e scosse la testa per poi chiudere la porta alle spalle.

 

I ragazzi, nei giorni successivi, non ripresero il loro viaggio verso Raftel, ma decisero di fermarsi sull’isola, sia per permettere alle ragazze di ristabilirsi completamente, sia per poter aiutare gli abitanti del villaggio sopravvissuti a ricostruire qualche abitazione che avrebbe permesso loro di riprendere una vita più normale possibile.

Grazie all’aiuto di Franky e Usopp che con le costruzioni non se la cavavano affatto male, soprattutto il primo, in un paio di giorni, una decina di casette di legno a un solo piano vennero erette. Zoro e Brook con le loro armi, si occuparono di tagliare le macerie più grosse, in modo tale da consentire un facile spostamento dei resti delle abitazione.

Chopper provvide a occuparsi dei feriti che, a causa di ferite piuttosto pesanti, non potevano contribuire alla ricostruzione.

Sanji cucinava pasti per tutti con l’aiuto di qualche giovane che si era offerto a cercare provviste nella foresta che si ergeva rigogliosa alle spalle del villaggio. Anche Rufy, oltre a eliminare le macerie, si rendeva utile nella ricerca del cibo, il quale la maggior parte delle volte, se non si trattava di cose da cucinare, non arrivavano  fino al cuoco, ma sparivano direttamente dentro al suo stomaco.

Robin e Nami, nonostante Chopper consigliasse loro di riposare, avevano il desiderio di rendersi utili.

Fu un grande shock per tutta la ciurma, quando Nami, decide di regalare parte del suo bottino agli abitanti del villaggio, in modo tale da potersi permettere i materiali giusti per poter ricostruire tutto in un modo decente, perché le abitazioni in legno costruite in fretta, erano solo una sistemazione provvisoria, dato che erano poco resistenti all’intemperie e più soggette a incendi. Robin con l’aiuto dei suoi poteri, distribuiva piatti e bacchette per il pasto quando era giunto il momento del pranzo o cena, mentre negli altri momenti aiutava a raccogliere la frutta che si trovava negli alberi più altri.

Era una collaborazione perfetta, ognuno aveva il suo compito e tutti lo svolgevano con grande impegno e i cittadini furono davvero grati  a quei pirati del loro aiuto.

 

Il sole completò il  suo giro anche quel giorno, lasciando il posto al suo opposto: la luna. Essa brillava in un modo tale da riuscire a riflettere i propri raggi luminosi alle poche nuvole che la circondavano, espandendo maggiormente la sua luce.

I pirati di Mugiwara si concedevano un po’ di riposo e un buon pasto dopo una dura giornata di lavoro. Avevano acceso un enorme falò sulla spiaggia, sul quale era stato messo a cuocere uno strano animale catturato poco prima da Rufy.

Sanji come al solito era stato eccezionale nel preparare la cena e orgoglioso del suo operato, cominciò a volteggiare intorno alle ragazze, porgendo loro i rispettivi piatti.

“Come vi sentite mie dee?” chiese con gli occhi a forma di cuore.

“Meglio Sanji-kun! Ormai la spalla non fa più tanto male!” disse Nami tra un boccone e l’altra deliziata dal sapore della carne.

Robin sorrise al solito atteggiamento di SanjiRobin-chwannn! Se hai ancora mal di testa, con il mio amore posso fartelo passare in un baleno!”

“Non devi preoccuparti, ormai il male alla testa è diventato un ricordo!”

Sanji fu contento di sapere che entrambe le ragazze cominciavano a riprendersi, ma allo stesso tempo si rattristò, scoprendo che anche per quella volta il suo amore non sarebbe servito.

Rufy fisso il cuoco per tutto il tempo con uno sguardo serio.

Usopp, che gli era seduto accanto, si accorse di quell’occhiata e con un sogghigno, gli diede una gomitata al braccio sinistro.

Il ragazzo gemette, sentendo che il colpo gli aveva fatto male, ma nonostante la cosa gli sembrò strana, non ci fece caso dopo la domanda che il cecchino gli pose.

“Geloso?”

Esso rispose negativamente, ma il suo compagno non sembrò credergli e cominciò a fare dei commentini, che vennero bellamente ignorati dal capitano, che tornò a guardare Sanji.

Oi Sanji! Passami quel cosciotto di carne!”.  Disse il ragazzo di gomma indicando il cibo, che si trovava poco di stante da lui, e Sanji, impegnato nelle sue moine verso le ragazze, rispose “Potresti anche alzarti e prendertelo tu. Sei più vicino tu di me e poi non vedi che ho da fare?” disse il cuoco rimproverandolo come faceva ogni volta che Rufy gli chiedeva del cibo  quando esso non era ancora pronto o quando gli chiedeva qualcosa per il semplice fatto che non aveva voglia di scomodarsi.

Era normale per lui rispondergli in quel modo e non fece caso allo sguardo del capitano.

Usopp, al contrario del suo compagno, esaudì la richiesta del capitano mettendogli sotto il naso il pezzo di carne ancora fumante.

“Tieni ingordo che non sei altro! Possibile che tu abbia ancora fame dopo tutto quello che hai mangiato?” chiese il cecchino divertito.

Rufy lo ringraziò, ma non mangiò la carne. La posò a terra e alzandosi si recò sulla Sunny per la notte, piuttosto arrabbiato.

 

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Capitolo 14
*** Ammutinamento ***


Capitolo quattordici: Ammutinamento

 

I membri della ciurma rimasero spiazzati dal comportamento del capitano, tutti tranne Zoro, che dopo aver visto scomparire il suo capitano nel buio della notte, sospirò.

“Perché ora se n’è andato in quel modo?” chiese Sanji, alzando stranito il sopracciglio arrotolato.

Sanji, Sanji, Sanji, mi sembra ovvio!  Stai costantemente appiccicato a Nami e lui è geloso!” disse Usopp con una espressione di chi la sa lunga.

“Idioti!” tuonò la voce di Zoro “Potrei accettare da Nami e Robin, che in quel momento erano svenute, il fatto di non comprendere il comportamento di Rufy, ma da voi altri, soprattutto da Sanji e da te Usopp, che ci sei già passato, proprio non lo accetto. Possibile che non  vi rendete conto delle conseguenze che hanno certe vostre azioni?” disse Zoro arrabbiandosi.

Bhe Sanji, dato che questa volta centri tu, vedi di comprendere in fretta quanto hai fatto prima che la situazione si complichi!”

Zoro aveva la fama di dormire per la maggior parte del giorno, ma nonostante i suoi numerosi sonnellini, non gli sfuggivano mai i gesti delle persone che gli stavano intorno e delle numerose sfaccettature che quei gesti potevano avere. Sapeva bene che quanto compiuto da Sanji non era voluto e che nemmeno se n’era accorto, ma il suo gesto lo aveva portato ad avere una mancanza  nei confronti del capitano.

Sapeva che poteva stare tranquillo e che con Rufy come guida a quella stramba ciurma di pirati, le cose sarebbero finite di certo bene, ma vedere il ragazzo di gomma arrabbiato con uno di loro era una esperienza che Zoro, come anche tutti gli altri, era un’esperienza nuova.

Era successo solo con Usopp a Water 7, ma nonostante quanto si era verificato, Rufy non tenne il broncio a lungo al cecchino, nonostante se ne fosse andato. Ma da quel giorno, esso, anche con l’aiuto di Zoro, aveva compreso che doveva avere il rispetto dei propri compagni, per qualsiasi cosa.

Zoro poteva affermarlo con certezza. Rufy in quei due anni, era maturato, nonostante quel suo nuovo aspetto venisse per la maggior parte delle volte mascherato dal suo solito atteggiamento infantile.

 

Quella notte Rufy non riuscì a chiudere occhio. Sentiva un dolore fastidioso al braccio sinistro e alcuni incubi lo avevano perseguitato tutte le volte che per pochi minuti riusciva ad addormentarsi.

Era ormai l’alba quando rassegnato decise di alzarsi e di recarsi sul ponte.

Il cielo colorato di un pallido rosa mischiato con un po’ del colore azzurro, che lentamente cominciava a colorare il cielo, era magnifico e quello scenario, nonostante  ne avesse visti a migliaia, riuscì a colpire Rufy.

Il venticello fresco della mattina, gli rinfrescava il viso che sentiva caldo, facendolo sentire meglio e facendogli passare leggermente quello stordimento che si sentiva addosso.

 

“Buongiorno Rufy! Sei mattiniero oggi, scommetto che il tuo stomaco ha già cominciato a brontolare!” disse una voce femminile.

Rufy sorrise continuando a guardare l’alba “No, veramente questa mattina è rimasto buono!”

Nami alzò le sopracciglia.

“è bella vero?” chiese riferendosi all’alba.

Nami gli si affianco annuendo “Già e impossibile stancarsi di uno spettacolo simile!” disse per poi spostare lo sguardo su Rufy.

Esso aveva un sorriso dipinto sul volto, ma era diverso dal solito.

Rufy, ti senti bene?”

Il ragazzo interpellato la guardò confusa  “Si, ho solo dormito male, ma tutto apposto, vedi?”

Disse sorridendo a trentadue denti e piegando le braccia in alto facendo vedere i muscoli “Sono in piena forma!”

Nami decise di credergli e un po’ incerta decise di porgere al ragazzo una domanda che gli ronzava in testa dalla sera prima “Rufy, cosa è successo ieri? Perché sei andato via in quel modo?”

“Mi ha infastidito il comportamento di Sanji!” disse sincero.

“Ma lui si comporta come al solito. Lo sai come è fatto. è un Don Giovanni e si comporta in quel modo strampalato con tutte le ragazze. Vorresti che smettesse di essere sé stesso?”

“Non è per il suo modo di comportarsi che mi sono arrabbiato!” disse il ragazzo, spiegando poi il vero motivo della sua arrabbiatura.

“Oh, ho capito!” disse Nami.

Rufy roteò gli occhi “Possibile che tutti pensiate che io sia geloso di Sanji?” sospirò “Ho mai fatto qualcosa per apparire un tipo geloso?” chiese curioso.

Bhè il comportamento di ieri sera in effetti lasciava pensare a quello, anche se da quanto ha detto Zoro, sembrava che ci fosse sotto qualcos’altro, ma sinceramente oltre alla gelosia non mi veniva in mente nessun’altra opzione!”

Rufy le si avvicinò e la fissò nei suoi occhi color nocciola. “Nami dimmi la verità. Ti interessa Sanji?”

Nami sgranò gli occhi “No, assolutamente no. È un caro amico e basta!” disse agitandosi.

“Allora spiegami perché dovrei essere geloso! So che Sanji non ha un secondo fine e inoltre io e te non stiamo insieme, quindi una scenata di gelosia sarebbe fuori luogo, soprattutto se non mi dai motivo per esserlo! Non credi?” disse Rufy sorridendo.

Rufy io…

“Inoltre io non credo di essere uno di quei ragazzi che per gelosia impedisce alla propria ragazza anche solo di incrociare per sbaglio lo sguardo  con un ragazzo. Se la mia ragazza fossi tu, avrei piena fiducia in te, anche perché se fossi geloso, sarebbe un serio problema dato che la mia ciurma è composta quasi interamente da ragazzi!” disse sorridendo a trentadue denti.

“In effetti ci vorrebbe qualche altra ragazza!” disse Nami “Oppure comincerò a pensare che tu sia un maschilista!” disse mettendo le mani ai fianchi.

“In effetti avrei voluto chiedere a Margaret di unirsi alla nostra ciurma, ma credo che  Hancok si sarebbe alquanto offesa!” disse Rufy divertito al ricordo della donna.

“Ti  riferisci all’imperatrice dell’isola delle donne?”

“Già! Aveva una cotta per me. Qualsiasi cosa facessi o le dicessi, per lei corrispondeva a una proposta di matrimonio!” disse divertito.

Nami mise il broncio “Siamo sicuri che tu sia stato buono su quell’isola? Una donna non fa certi pensieri se l’altra parte non gli da motivo!”

Rufy scoppiò a ridere “Adesso chi sarebbe la gelosa?” Nami gli diede le spalle e incrociò le braccia al petto “Io non sono gelosa. Per quel poco che l’ho vista non mi è sembrata poi una gran bellezza!”

“Scherzi? Hai visto la reazione di tutti gli  uomini davanti al suo aspetto. Sono diventati di pietra perché la consideravano la più bella donna al mondo!” disse Rufy ancora più divertito a vedere una vena pulsante spuntare sulla fronte di Nami.

“Ma su di me quel potere non ha mai avuto effetto!” disse cercando di farla quietare.

“Perché sei fatto di gomma?” chiese Nami storcendo il naso.

“No, perché a differenza  di come la pensava Hancok, io la consideravo solo un’amica, niente di più!”

“Quindi non la trovavi bella!” chiese Nami curiosa.

“Si, che era bella!” disse Rufy sorridendo a trentadue denti prima di trovarsi spiaccicato contro un muro della nave.

 

Dopo la colazione tutti erano nuovamente pronti a rimettersi al lavoro e terminare le ultime cose lasciate incomplete nel villaggio. Le ragazze ormai si erano quasi rimesse del tutto e presto sarebbero nuovamente partiti.

“Oggi mi sento pieno di energie!” Disse Usopp dopo aver fatto un’abbondante colazione “Ditemi cosa c’è da fare e lo farò, infondo sono il grande capitano Usopp!”

“Si, si, piantala di fare il buffone e datti da fare!” disse Zoro dandogli una pacca in testa.

Improvvisamente si sentì un lamento. Brook si ritrovò improvvisamente a gambe all’aria a causa di uno scivolone.

yohohoho! Che botta che ho preso! Il pavimento è piuttosto scivoloso, ma mi ha consentito di poter usufruire di questa bella visuale!” disse lo scheletro, caduto a terra vicino a Nami, della quale aveva una bella visione delle sue mutandine. La sua beatitudine però, durò poco a causa della perdita dei sensi causata da un colpo donatogli dalla navigatrice.

“In effetti il ponte è tutto sporco!” Notò Chopper. Infatti i ragazzi durante il tempo rimasti a dare una mano agli abitanti del villaggio, avevano trascurato le pulizie sulla nave.

“Ci penserà Sanji a pulire! Vero?” disse Rufy guardando il suo compagno.

Sanji sgrano gli occhi “Ehi perché io? Devo preparare il pranzo per tutti e non è che i cittadini siano quattro gatti!”

“Mancano ancora un bel po’ di ore al pranzo.  Hai tutto il tempo di pulire e di cucinare!” disse Usopp avendo compreso, durante la notte riflettendo su quanto accaduto, lo sbaglio di Sanji.

“Sei un ragazzo in gamba, fai vedere di che pasta sei fatto!” disse il cecchino cercando di far capire al cuoco di farlo e basta.

“Hai idea di  quanto tempo ci voglia a preparare il pranzo per tutti?” rispose il cuoco prima che Zoro gli lanciasse un secchio di acqua gelida addosso.

“Ehi ma…” cominciò col dire, quando Zoro gli allungò lo spazzolone “Cuoco da strapazzo, smettila di sbraitare e inizia a fare ciò che ti è stato ordinato!” disse mettendo l’accento sull’ultima parola.

“E va bene!” disse arrendendosi e cominciando a sfregare il pavimento mentre tutti si allontanavano.

“Tu cosa ci fai ancora qui?” chiese Sanji vedendo che Zoro gli si era messo davanti.

“Sei un vero idiota!” disse lo spadaccino.

“Senti, sono già abbastanza nervoso, non ti ci mettere anche tu.  Anzi perché non mi dai una mano visto che stai li senza far niente?”

Zoro si innervosì e prendendo Sanji per li collo della camicia disse “Non hai ancora capito che questa è una prova a cui ti sta sottoponendo Rufy e una punizione allo stesso tempo?”

Sanji sgranò gli occhi “Di cosa stai parlando?”

“Del tuo ammutinamento!” disse Zoro sorprendendo il compagno.

“Del mio cosa? Di che diavolo stai parlando? Non mi è mai passato per la testa di prendere il posto di Rufy!” disse Sanji.

“Ammutinamento, non significa solo ribellarsi a un capitano, ma anche semplicemente non obbedire ai suoi ordini! E già successo con Usopp, possibile che non ti renda conto che tu abbia fatto la stessa cosa?”

Sanji confuso disse “Ti stai riferendo a ieri? Quando mi ha chiesto di passargli la carne?”

“Per prima cosa non te l’ha chiesto, te lo ha ordinato. C’è una bella differenza tra  “Passami” e “Mi puoi passare” e secondo non è a quello a cui mi riferivo. Anche quella è stata una esame, ma sei stato bocciato, proprio come stamattina. Se Rufy fosse stato un altro tipo di capitano, ti avrebbe già ucciso o abbandonato su di un isola deserta con una pistola con un colpo solo per ucciderti prima di morire di fare. Invece Rufy continua a darti la possibilità di capire il tuo sbaglio, nonostante tu sia così stupido da continuare a non comprenderlo!” disse Zoro sbuffando.

“Sentiamo allora. Dato che sono così stupido, perché non mi illumini tu Marimo? Quand’è che avrei disobbedito agli ordini di Rufy?” chiese Sanji cominciando a perdere le staffe.

“Durante lo scontro con Kidd. Ci aveva detto di intervenire, ma tu, nonostante te lo abbia ordinato due volte, sei intervenuto!” disse Zoro.

Sanji sussultò “Cosa? Ma io…non me ne sono nemmeno reso conto. Quando quel mostro ha ferito Robin ho perso la testa e ho attaccato senza ragionare. Non l’ho fatto con il proposito di mancare di rispetto a Rufy. Possibile che non lo capisca?”

“No, lui lo capisce e come e forse se fosse accaduto in un altro contesto non avrebbe fatto storie,  ma tu non hai obbedito proprio davanti a un suo avversario e questo è molto disonorevole per un capitano. Se mostra ai suoi nemici di non essere rispettato dalla propria ciurma, perde la faccia davanti a tutti gli altri pirati! Sbaglio o tu eri d’accordo con me quando due anni fa, ho impedito a Rufy di riprendere Usopp nella ciurma come se niente fosse, perché era necessario che si facesse rispettare?”

Sanji abbassò la testa “Mancargli di rispetto non era quello che volevo!”

“Lo so! Per quello te l’ho voluto riferire. Con il cervello piccolo che ti ritrovi non ci saresti mai arrivato!”

“Ti permetto di insultarmi solo perché mi stai aiutando, ma sappi che mi sto trattenendo dal prenderti a calci!” disse Sanji con una vena pulsante.

“C’è un’altra cosa. quando Kidd ti ha atterrato, quel bastardo stava per spararti per il tuo errore. Rufy gliel’ha impedito, umiliandosi ancora di più. Siamo fortunati ad avere un capitano che tiene più a noi che al suo orgoglio!” disse Zoro per poi andarsene e lasciare Sanji con i suoi pensieri.

 

 

Allora che ve ne pare? Delusi dal fatto che Rufy non sia geloso? ^^

Accipicchia, sono a corto di capitoli. Solitamente ne scrivo uno e mezzo due al giorno, nonostante ne abbia qualcuno di riserva, ma la riserva mi è praticamente finita.

Cercherò di darmi da fare per riuscire a recuperare, perché mi sono imposta di voler postare un capitolo al giorno. Spero di riuscirci.

Sta sera proverò a scrivere due capitoli, sperando che l’ispirazione mi sia di aiuto, anche perché se ho in mente altre avventure,  mi manca sempre la parte d’intermezzo (detesto quella parte).

Bhe male che vada potrà capitare che aggiornero un giorno si e uno no, spero di no perché non voglio. Solitamente inizio così e piano piano perdo proprio il ritmo.

Fatemi sapere cosa ne pensare.

Alla prossima.

Byebye

Neko =^_^=

 

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Capitolo 15
*** Scambio di ruoli ***


Capitolo quindici : scambio di ruoli

 

Per pochi metri quadrati il villaggio si poteva definire sistemato, nonostante le molteplici cose ancora a cui i cittadini avrebbero dovuto pensare una volta che non avrebbero più avuto il prezioso aiuto dei Mugiwara.

Sarebbe stato faticoso, ma i pirati erano sicuri che quella gente avrebbe superato ogni avversità. Lo dimostrava il fatto che dopo quella tragedia che si era abbattuta su di loro, tutti quanti avevano ancora una grande voglia di lottare e di vivere.

Nonostante fosse ancora presto, tutti si erano già messi al lavoro, chi nel villaggio, chi sulla Sunny, cercando di recuperare del tempo prezioso.

I Mugiwara si erano resi disponibili per chiunque avesse chiesto loro aiuto, solo Nami si allontanò dal gruppo.

Essa si recò poco fuori dal villaggio dove si trovava una piccola distesa d’erba piana. Essa era cosparsa di croci messe in ordine ognuno alla stessa distanza dell’altra.

Nami!” la ragazza si girò al suono del suo nome e rimase stupita nel vedere Rufy dietro di lei. Lo pensava insieme agli altri, inoltre, non si era accorta che qualcuno l’avesse seguita.

“Che cosa stai facendo?” chiese il ragazzo curioso.

“Sto sistemando un piccolo cimitero per le vittime di Kidd! Quelle persone avranno pur bisogno di un posto dove riposare in pace!” disse la ragazza, scavando un piccolo buco, dove successivamente infilò un’altra croce che il giorno precedente aveva preparato insieme a Robin.

“Hai avuto una splendida idea, Nami!”

La navigatrice sorrise e rispose “Credo che sia importante anche per le persone rimaste in vita avere un luogo dove recarsi per andare a trovare i propri cari. Ricordo che quando ero sulla mia isola, quando mi sentivo triste, mi recavo sempre alla tomba di mia madre  e avevo la sensazione di sentirla vicina!”

Rufy sorrise “Io credo che lei ti sia vicino in ogni istante, Nami!”

La ragazza annuì. Rufy aveva proprio ragione.

“Comunque ti do ragione sul fatto che sia importante per i nostri cari avere un luogo dove riposare in pace! Quando capiterà di tornare sulla mia isola, farò anche io una tomba per Ace, anche se non ci sarà il suo corpo! Ora che ci penso nemmeno Sabo ha un posto dove riposare!” disse Rufy abbassando la testa.

Sabo? Chi è?!” chiese Nami curiosa, non aveva mai sentito quel nome uscire dalle labbra del capitano. Rufy sussultò, non si era accorto di aver pronunciato quel nome ad alta voce. Cercò un modo per cambiare argomento e lo fece offrendo il suo aiuto alla  navigatrice.

Nami dimenticò presto quel nome, contenta del fatto che qualcuno si era offerto di aiutarla e lo era ancora di più sapendo che quella persona era Rufy.

Non lo aveva ancora ringraziato per averla aiutata quando si era fatta appositamente pugnalare da Kidd e per essersi occupata di lei quando era ancora a letto sotto ordine di Chopper. Aveva intenzione di ringraziarlo in quell’istante, ma qualcosa fece passare il suo intento in secondo piano.

Rufy infatti aveva scavato diverse buche dove inserire le croci e mentre gliele passò un po’, sfiorando le mani del ragazzo, avvertì qualcosa di strano.

Rufy, sei molto caldo!”  disse guardandolo negli occhi. Il ragazzo cercò di smentire, ma Nami non si fece prendere in giro dalle parole, anche perché, nonostante non ci avesse fatto caso prima, in quel momento notò le guance arrossare del ragazzo.

“Fa molto caldo oggi!” cercò di giustificarsi Rufy e lanciando uno sguardo alla navigatrice chiese “Sei ancora arrabbiata con me per quella storia di Hancok?”

“Può darsi!” disse la ragazza.

“Ma io scherzavo!” disse Rufy mettendo il broncio. Nami non potè fare a meno di scoppiare a ridere alla smorfia del ragazzo.

“Oh Rufy, sei il solito baka, non me la sono presa davvero. Forse un pochino, ma…ora è passata!” Rufy si sentì sollevato da quelle parole e tornando al lavoro dopo un po’ disse “Io qui ho finito, devo dare qualcos’altro?”

Nami fu scettica nel domandare il favore di cui aveva bisogno, aveva capito che Rufy aveva qualcosa che non andava e che il suo costante cambiare argomento, era un metodo per cercare di non destarle alcuno sospetto. Vedendo la sua testardaggine decise di dargliela vinta e gli chiese se potesse spostare il masso che si trovava in centro del campo, in modo tale da continuare la costruzione del cimitero senza intoppi.

In una situazione normale, Nami non avrebbe avuto dubbi sulla riuscita dello spostamento del masso. Nonostante fosse di grosse dimensioni Rufy era ben in grado di sbarazzarsene, ma come il suo sesto senso aveva percepito, quella volta le circostanze furono diverse.

Infatti la roccia, una volta alzata di qualche centimetro, cadde nuovamente a terra con un rumore sordo, con accanto Rufy inginocchiato a terra, che dolorante si teneva una mano sul braccio sinistro.

Rufy!” urlò la ragazza, inginocchiandosi  al suo fianco e poggiandogli una mano sulla spalla.

“Sto bene Nami, non preoccuparti!” disse rialzandosi “Ho solo bisogno di rinfrescarmi un po’”. Disse allontanandosi e lasciando Nami stupita e preoccupata.

 

La fontana che Franky aveva costruito, non era lontana dal cimitero e per fortuna era già funzionante. Quando si trattava di costruire qualcosa, il carpentiere aveva le mani d’oro.

Il ragazzo di gomma vi si avvicinò e unendo le mani a coppa, raccolse un po’ dell’acqua fresca, portandosela al viso e bagnandosi i capelli. Cercava un po’ di conforto in quella frescura, perché non era vero che si sentiva bene. Aveva mentito a Nami per non farla preoccupare.

Sapeva di avere qualche linea di febbre, ma sapeva anche che sarebbe passata con una bella dormita rinvigorente.

Rufy!”

Il ragazzo sentendosi interpellare e non riuscendo a riconoscere la voce, a causa del suono ovattato che il suo udito aveva percepito, si voltò.

Quando si accorse che era stato Sanji a pronunciare il suo nome, scosse la testa nella speranza di ritornare in sé e di riuscire a non destare sospetti sul suo malessere.

S-Sanji, cosa c’è?”

“Ho finito di lavare il ponte della nave, così sono venuto a cercare per parlarti!” disse il cuoco un po’ incerto su come iniziare il discorso.

Rufy cercò di prestare attenzione, ma oltre all’udito che non funzionava a dovere, si ci mise anche la vista, la quale cominciava a giocargli brutti scherzi, appannandosi.

Per istinto il ragazzo si portò una mano alla testa come a volerla sorreggere.

“Ecco io volevo…” cominciò il cuoco, ma il gesto del capitano non passò inosservato “Rufy, stai bene?” chiese guardandolo con aria preoccupata e facendo un passo verso di lui, ma Rufy non ebbe il tempo di rispondere che un mancamento lo fece cadere a terra privo di sensi.

Oi, Rufy !” urlò Sanji sollevandolo e scuotendolo per fargli riprendere i sensi, ma vedendo che quel metodo non funzionava, se lo caricò sulle spalle per portarlo da Chopper.

 

Nami, nello stesso momento, per niente convinta delle parole del ragazzo di gomma, anche se con un attimo di ritardo, si apprestò a seguirlo per controllare che tutto andasse veramente bene, come Rufy voleva farle credere con scarso risultato.

Il suo cuore perse un battito quando per strada incrociò Sanji  che correva con addosso il corpo inerme di Rufy.

Il cuoco si fermò, quando vide la ragazza, non perché volesse perdere tempo in moine, ma per informarsi quale delle case costruite fungeva da ospedale.

Li avrebbe di sicuro trovato Chopper.

Nami, senza un attimo di esitazione, si apprestò a indicargli la direzione, facendogli strada. Non voleva mollare Rufy nemmeno per un istante. Non si allontanò da lui neanche durante la visita.

Il capitano della Sunny venne fatto stendere su di un letto improvvisato con della paglia e delle lenzuola e senza perdere tempo la renna cominciò a visitarlo.

“Chopper, non so quanto possa tornare utile, ma oggi ho notato che Rufy continuava a tenersi dolorosamente il braccio sinistro!” disse Nami passando il suo sguardo dal dottore al ragazzo, cercando di comprendere qualcosa.

Chopper spostò il suo sguardo verso il braccio indicatogli da Nami, su cui vi erano ancora delle bende. Cercò di ricordare quando gliele avesse messe, ma di fatto non era mai successo. “Chi ha fasciato il braccio?” chiese la renna curiosa.

Nami sussultò “S-sono stata io! Rufy andava in giro con la ferita scoperta e di tanto in tanto essa cominciava a sanguinare, quindi ho pensato che per aiutarla a guarire, sarebbe stato meglio coprirla!” spiegò la ragazza, temendo di aver commesso un errore.

Chopper sospirò e togliendo le bende, potè constatare che la sua intuizione era giusta.

“Il giorno in cui Rufy deciderà di darmi retta, sarà troppo tardi!” disse la renna prendendo gli attrezzi per pulire la ferita.

“Cosa vuoi dire? È colpa mia se sta male?”

Chopper sorrise per rassicurarla “No, più che altro è una mia mancanza. Il giorno dello scontro con quel pirata spietato, ho detto a Rufy che anche le sue ferite necessitavano di cure, ma non mi prestò ascolto e vedendolo preoccupato per te, non insistetti più di quanto avrei dovuto fare, è questo è il risultato della mia non testardaggine! Capita a volte che le ferite si rimarginino da sole senza che esse debbano essere per forza disinfettate, ma può capitare che l’arma con cui ci si procura un taglio o una ferita di grande entità sia sporca e in quel caso se non si procede a disinfettarla come si deve, si incorre, come in questo caso, a un’infezione!”

“Ma quindi non è grave!” disse Nami speranzosa.

“Se questa ferita fosse stata trascurata ancora qualche giorno,essa avrebbe potuto infettarsi in modo tale da diventare cancrena fino a dover ricorrere all’amputazione del braccio!” spiegò Chopper a Nami, la quale non fu per niente contenta di sentire quella spiegazione medica.

Chopper leggendo spavento sul volto della sua compagna, cominciò ad agitare le zampe anteriori  e a spiegarle che non doveva preoccuparsi, perché non era il caso di Rufy. Esso infatti, una volta ripulito e disinfettato il taglio, se la sarebbe cavata con febbre per qualche giorno e niente di più.

Nami si sentì sollevata e tranquillizzata a quelle parole, ma comunque volle rimanere tutta la notte al capezzale del suo capitano, accarezzandole di tanto i tanto i capelli come a volergli segnalare la sua presenza. Gli asciugava il sudore dalla fronte e su quest’ultima di tanto in tanto, applicava un pezza bagnata con acqua fresca per far sì che la temperatura calasse.

“Sei uno stupido! Se non ti fossi preoccupato per me, non avresti trascurato le tue ferite e a quest’ora non ti ritroveresti obbligato a letto!” disse Nami osservandogli il volto illuminato dalla poca luce che entrava dalla finestra “Certo che se ci pensi è un po’ buffo. Ci siamo scambiati i ruoli. Qualche giorno fa ero io quella relegata a letto per ordine di Chopper e tu quello al mio capezzale!” Nami sorrise ricordando quella mattinata in cui svegliandosi, aveva trovato Rufy, a terra, ronfare bellamente emettendo strani  rumori, e ogni tanto sentendolo domandare nel sogno della carne. La gamba ancora appoggiata alla sedia, le fece capire che addormentandosi, era rotolato a terra senza che la botta presa lo destasse.

Anch’essa si addormentò al capezzale del capitano col passare delle ore. Pensò di appoggiare la testa solo per un istante per riposare gli occhi, ma il sonno la colse senza che nemmeno se ne accorgesse.

Fu il cinguettio degli uccellini a svegliarla e la prima cosa che fece, fu quella di controllare Rufy.

Il rossore delle guance era sparito e il colorito era tornato quello normale. Il suo viso toccato dai raggi del sole, lo facevano apparire un bambino addormentato. Un bambino dolce che Nami adorava. Si incantò a osservarlo per un po’ notando che il suo respiro, il giorno prima affannoso, era tornato normale.

La ragazza si sentì sollevata di vedere che le capacità di recupero del ragazzo avevano agito in modo veloce anche quella volta. Aveva ancora la fronte calda, ma la temperatura di era abbassata molto rispetto al giorno prima. Conoscendolo, Nami sapeva che anche in quelle condizioni, Rufy sarebbe stato in grado di scalare la montagna più alta del mondo.

Sorrise e prese ad accarezzargli i capelli, cercando di non svegliarlo. Compì quel gesto per diversi minuti, finchè il suo sguardo non si posò sulle labbra di Rufy, le stesse che qualche sera prima si erano scontrate con le sue.

Esse erano leggermente schiuse e Nami sentì l’impulso irrefrenabile di donargli un casto bacio.

Lentamente si sollevo, portandosi indietro la ciocca di capelli, caduta in avanti, quando sentì la voce del ragazzo ancora impastata dal sonno.

“Non vale approfittarsi di un moribondo!” disse, facendo sgranare gli occhi a Nami, la quale diventò rossa come un peperone. “Comunque non chiedevo un risveglio migliore!”

Rufy sorrise a trentadue denti vendendo la reazione della ragazza.

Rufy…io…io…credevo che dormissi e…e…

Rufy si tirò su e allungando la testa, poso un bacio sulla fronte di Nami, cogliendola di sorpresa “Adesso siamo pari!”

Nami arrossi ancora di più.

“Pensavo non volessi correre!” disse Rufy ricordandole le sue stesse parole.

Nami annuì “Si, è vero, ma d'altronde ti ho dato solo un bacio innocente, non ti sposo mica domani! E poi…bhè quello che ci siamo detti sul ponte il giorno in cui siamo tornati, da una parte lo penso ancora e ancora mi spaventa, ma non posso arrendermi senza averci provato!”

“Provare a fare cosa?” chiese Rufy inclinando la testa di lato.

“Lo sai cosa!” disse Nami imbarazzata.

“No, cosa?” disse il ragazzo piegando la testa dall’altra parte.

“Io, tu…hai capito, no?”

Rufy continuò a guardarla confusa e esasperata la rossa gridò “Provare a stare insieme, baka che non sei altro!” disse dandogli un colpo in testa, ma Rufy sorrise a quelle parole.

Nami sussultò e sedendosi nuovamente sulla sedia in modo composto disse “Tu volevi sentirmelo dire, vero?”

Rufu annuì più volte e Nami come risposta alzò gli occhi al cielo.

“Che scenetta toccante!” Disse Zoro appoggiato alla soglia della porta con le braccia conserte e un ghigno stampato sulla faccia.

Nami arrossì “Z-Zoro! D-da quanto s-sei li?”

“Non mi sono perso nemmeno un bacio!” disse divertito a vedere una Nami in procinto di svenire e un Rufy tranquillo.

“Lo dite voi al cuoco da strapazzo o io? Potrei trarne una bellissima soddisfazione personale!” disse sorridendo  prima di andarsene via, chiudendo la porta alle spalle lasciando un po’ di intimità ai due fidanzatini.

 

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Capitolo 16
*** il tempo passa i guai tornano ***


Capitolo sedici:  il tempo passa i guai tornano

 

Il resto della ciurma non venne informata sulla nuova coppia che si era venuta a formare a bordo della Sunny. Tutti peròlo compresero, dal comportamento di Nami e Rufy alquanto imbarazzato e impacciato, quando essi andarono ad accertarsi della salute del capitano.

“Tieni Rufy, devi bere questo per rimetterti in forma!” disse Chopper allungandogli un bicchiere con una miscela alle erbe all’interno.

Chopper di per sé, non avendo intuito niente, venne informato sulla situazione da Usopp e curioso chiese ai due fidanzatini “Se voi due state insieme, fra un po’ rivedremo Umi e Ace!”

Si sentì un colpo di tosse, seguito da tanti altri e successivamente un rumore di pacche sulle spalle.

Usopp aveva preso a schiaffeggiare Rufy sulla schiena per aiutarlo a ingoiare la bevanda che gli era andata di traverso.

Robin si mise a ridere “Credo sia ancora un po’ prematuro Chopper!” disse mettendo una mano sulla spalla di Nami per farla riprendere a respirare.

“E perché? Rufy e Nami si amano, quindi che problema c’è se arrivano anche Umi e Ace! Incomincio a sentire la loro mancanza! Quando due renne, durante la stagione degli amori, capiscono di volersi bene nel giro di poco arrivano anche i cuccioli. Non è così anche per voi esseri umani? Da quanto ne so, solo il periodo di gestazione è differente. Comunque sia non capisco dove stia il problema!” chiese ingenuamente la renna.

Nami con i denti da squalo si mise a urlare contro il dottore “Ma come ti salta in mente un’idea del genere. Primo siamo ancora troppo giovani, secondo non voglio perdere la mia linea così presto e terzo…noi non siamo animali!”

“Chopper, fra noi esseri umani queste cose vanno con calma. Solitamente due persone che si amano passano del tempo insieme per conoscersi meglio, poi un giorno uno dei due, solitamente il maschio, chiede all’altro di sposarlo e da lì in poi si comincia a pensare a eventuali figli. Ovviamente ci sono delle eccezioni, ma sostanzialmente avviene così. Diciamo che il corteggiamento umano può durare diversi anni!”

“Oh, certo che voi umani siete complicati!” disse Chopper un po’ confuso.

Improvvisamente si sentì bussare alla porta e da essa spuntò fuori Sanji, il quale avvertendo tutti i presenti che il pranzo fosse pronto,  li fece uscire rimanendo solo in stanza con Rufy.

Anche quest’ultimo cercò di sgattagliolare via. Aveva un certo appetito, dato che aveva saltato diversi pasti, contando anche vai spuntini fra i pasti principali.

Rufy, posso parlarti?” chiese vedendo che il capitano si era già alzato e diretto verso la porta.

Il ragazzo di gomma si fermò e girando leggermente il capo, fissò il suo nakama.

“Dimmi!” disse con tono serio.

Sanji si inchinò con il busto a novanta gradi e disse “Mi dispiace! So di essermi comportato in un modo poco appropriato di questi tempi. Volevo solo farti sapere che non era mia intenzione disobbedire ai tuoi ordini. Sebbene questa non sia una buona motivazione, io ti chiedo di perdonarmi!”

Rufy si girò nuovamente verso la porta dicendo sempre con tono serio “Hai finito? Ho fame e vorrei andare a mangiare prima che gli altri finiscano tutto!” disse il ragazzo lasciando il cuoco a bocca aperta, convinto che il capitano lo avrebbe perdonato.

 Rufy uscì dalla costruzione e trovando un tavolo lungo diversi metri, con sopra leccornie di diverso genere a cui tutti gli abitanti del villaggio avevano accesso, si riempì le guance e le tasche di pantaloni di cibo, tenendo in mano altri due giganti cosciotti di maiale.

“Centri qualcosa tu, vero?” chiese il capitano sputacchiando pezzi di carne in giro.

“Non mi impiccio nei problemi degli altri!” Disse Zoro seduto su di un muretto poco più isolato rispetto al luogo del banchetto, mentre beveva un calice pieno di birra. “Non sono sua madre e quel babbeo deve vedersela da solo!” disse bevendo un altro sorso. Infine disse “Si è scusato?”

Rufy sorrise a trentadue denti e annuì.

 

Dopo l’abbondante pranzo, Rufy si sentì decisamente meglio, quasi come se non si fosse mai ammalato. Decise quindi che era giunto per lui e i suoi compagni di levare l’ancora e di partire verso la prossima avventura.

Tutti furono ben contenti di ripartire e a quanto pare il vento era dalla loro parte. Il mare era calmo e il cielo sereno, una giornata ideale per viaggiare.

Dopo che la partenza fu preparata e l’isola diventata ormai piccola all’orizzonte, i ragazzi si rilassarono dopo vari giorni che mancavano dalla navigazione.

Per loro ogni volta era una grande emozione, nonostante avessero salpato diverse volte. Era l’andare verso qualcosa di sconosciuto che li rendeva elettrizzati anche se preoccupati di cosa o chi potevano incontrare durante il loro percorso.

Usopp, stava giocando a carte con Chopper e Rufy  e il resto della ciurma ad esclusione del cuoco e delle ragazze e il capitano, vedendo Sanji appoggiato al parapetto a fumarsi tranquillamente una sigaretta disse “Ehi Sanji! Dai una pulitina al ponte!” ordinò il ragazzo.

Sanji scattò subito urlando “Si capitano!”, dopo di chè si mise subito al lavoro.

Con un ghigno divertito Zoro disse “Sembra che la lezione l’abbia imparata!”

Bhe che stiamo aspettando?” chiese Rufy sorridendo “Diamogli una mano! Sanji non può mica fare tutto da solo!”

Sanji rimase sorpreso, come anche gli altri membri dell’equipaggio, ma il primo comprese che quello era il suo modo per dire “Sei perdonato!”

“Cosa?” chiesero tutti all’unisono, sgranando gli occhi. Nessuno aveva voglia di mettersi a fare le faccende di casa “Più siamo prima finiamo e prima potremo giocare!” continuò felice come una pasqua.

Dopo pochi minuti Zoro intervenne “Ehi Rufy, si può sapere perché noi dobbiamo stare qui a sgobbare, mentre le ragazze se ne stanno tranquille a spettegolare?”

Sanji subito intervenne prendendo per il collo della maglia lo spadaccino “Brutto marimo che non sei altro, come puoi solo pensare che la bella pelle delle mani delle mie dee si rovini in questi umili lavori!” disse guardando storto lo spadaccino.

Zoro sogghignò e prese la palla al balzo “Una delle tue belle dee, si è messa con il capitano, cuoco da strapazzo!”

Sanji lasciò la presa a causa dello shock appena subito, esso infatti era ancora l’unico a non esserne al corrente.

Si buttò a terra in ginocchio e disperato cominciò a piangere come un bambino, ripetendo il nome della navigatrice.

Chopper con un gocciolone sulla testa sbuffò “Uffa, avevo appena finito di lavare quel punto!” disse vedendo che le lacrime del suo compagno, stavano nuovamente inzuppando tutto il ponte.

 

Fra una avventura e un’altra, vari nemici che ostacolarono il cammino,  le nuove conoscenze fatte in giro per il Nuovo mondo, molto più immenso di quanto si potesse immaginare, il tempo volò senza che i membri della ciurma dei mugiwara se ne rendessero conto.

Passò un anno e mezzo in totale, ma le cose nella ciurma di Mugiwara erano rimaste pressoché invariate, solo qualche piccolo cambiamento.

La Sunny era aveva dovuto subire quale rattoppamento e l’albero maestro era stato completamente sostituito con uno nuovo. Una novità che toccò tutti i ragazzi, fu il tatuaggio disegnato sul braccio, chi a destra, chi a sinistra, ma tutti con lo stesso disegno: Il vessillo della loro bandiera.

Fu Nami a proporre l’idea, quando un brutto taglio sul braccio sinistro, sfigurò la pelle di Robin, proprio come era successo a lei quando si ferì il braccio per cancellare il marchio di Arlong. La donna entusiasta della proposta rispose “Non si è un vero pirata finchè non si ha un tatuaggio!” ma nonostante questo, non aveva idea di cosa tatuarsi. Inizialmente pensò a qualche simbolo del poigner griffe, ma la navigatrice propose il vessillo della loro ciurma e coinvolse anche tutti gli altri.

Tutti furono d’accordo, perché tutti quanti erano orgogliosi di appartenere a quella ciurma e il tatuaggio, oltre a simboleggiare la loro appartenenza, stava anche a indicare la loro volontà di rimanere fedeli, sia nel bene che nel male, a Rufy cappello di paglia.

 

Tutto sembrava tranquillo, cosa che poteva preannunciare che qualcosa presto sarebbe accaduto. Quella notte fu il turno di Usopp a rimanere di vedetta. Di tanto in tanto si era appisolato, ma verso l’alba  non gli scappò un particolare fondamentale del mare.

Oi ragazzi!” urlò, svegliando i suoi nakama.

Era ancora molto presto e nessuno fu ben felice di essere svegliato in quel modo.

I ragazzi uscirono sul ponte assonnati e confusi.

Nami, ancora troppo assonnata, si avvicinò a Rufy e abbracciandogli il braccio sinistro e poggiando la testa sulla spalla, chiuse nuovamente gli occhi, nonostante dormire in piedi non fosse una delle cose più comode al mondo.

Zoro sbadigliando, cercò di comprendere il perché il suo nakama avesse urlato. Non vedeva nessun estraneo sul ponte, né navi in lontananza.

“Perché diavolo hai urlato fratello?” Chiese Franky alzando la voce in modo tale che Usopp, che si trovava sulla coffa con i suoi occhialini sugli occhi, lo potesse sentire.

“C’è qualcosa di strano laggiù!” disse indicando la direzione.

“Io non vedo niente!” disse Brook “Oh, ma io gli occhi non ce li ho! Yohohohoho!”

“Nemmeno io vedo niente di strano!” disse Zoro.

“Il mare! Ha una colorazione strana!” disse Nami aprendo un occhio per guardare anch’essa.

Rufy guardò con attenzione accorgendosi della colorazione rossa delle acque “Non ci trovo niente di strano. Capita che il mare si colori di rosso all’alba!”

Nami alzò la testa e lo guardò esasperata. Ormai rassegnata a uscite poco intelligenti da parte del ragazzo, con calma gli spiegò che quel fenomeno poteva avvenire semmai al tramonto e che quello che stavano vedendo poteva essere tutto tranne che un fenomeno normale.

“Gettate l’ancora. Dobbiamo Assolutamente fermarci prima di addentrarci in quelle acque!” disse Robin spaventata.

L’ordine venne eseguito, ma dopo tutti si aspettarono delle spiegazioni.

“Al nostro ritorno sull’isola di Sabaody, Rayleigh mi ha messo al corrente di alcune situazioni che avremmo potuto incontrare. Quel tratto di mare viene chiamato “il riscatto degli innocenti”.

“Il nome non promette bene!” disse sbuffando Usopp “E io non ho neanche dormito. Non ho energie sufficienti per affrontare una nuova e stramba situazione!” disse il ragazzo sedendosi a terra e appoggiandosi al parapetto della nave con la schiena.

 Robin continuò “In quelle acque per secoli sono stati presenti delle forti correnti marine e grazie a questa particolarità, migliaia di persone venivano uccise in questo luogo e buttate in mare proprio in quel punto, perché le correnti si sarebbero disfatte dei corpi. Molti pirati sono stati giustiziati dalla marina propri lì!”

“Con questo per caso vuoi dire che quella colorazione è dovuta per il sangue che è stato versato in quelle acque?” chiese Nami curiosa.

“Si e no. Chi non conosce la vera caratteristica di questo mare, può pensare che quell’acqua sia in realtà sangue, ma la colorazione rossa è data da delle alghe di colore rosso-porpora, che crescono a diverse leghe di profondità, fino a raggiungere quasi in superficie dando l’impressione che le acque siano in realtà di quel colore. Ma il realtà il nome che è stato dato a queste acque è dovuta a un’altra leggenda. Si dice che queste alghe siano in realtà le anime che non trovano pace delle persone giustiziate e uccise ingiustamente, che al passaggio di qualsiasi nave sopra di esse, si animano, affondandola, nella speranza così di trovare i loro carnefici e trovare pace, ma questo non potrà mai avvenire in quanto le esecuzioni in questo mare sono state abolite almeno duecento anni fa e nessuno ormai sarà più in vita!”

Chopper e Usopp divennero blu dalla fifa.

“Se ho capito bene, se noi passiamo la sopra, andremmo sicuramente a picco!” disse Sanji con aria calma.

“ è un problema!” disse Nami preoccupata. Si sentiva un po’ spaesata. Finchè si trovavano nel grande Blu qualche conoscenza dei mari l’aveva anche lei, ma trovarsi in un mare completamente ignoto, la faceva sentire a disagio.

“Sono pur sempre delle alghe, quanto pericolose potranno essere? Si tagliano e si prosegue!” disse Rufy tranquillo.

Nami cominciò a tirargli le guance allungandogliele “Vuoi smetterla di prendere tutto come un gioco! Siamo in guai seri! Possibile che ti devo ricordare che nel Nuovo mondo niente è semplice?”

“Io sono d’accordo con Rufy!” disse Zoro afferrando l’elsa di una sua spada.

“Lo immaginavo!” disse Nami esasperata “Ragionate babbei che non siete altro. Se fosse così facile attraversare questo mare, che bisogno c’era di inventarsi una leggenda così terrorizzante? Si vede che pochi sono riusciti a sopravvivere!”

“Infatti!” Disse Robin.

Rufy massaggiandosi le guance disse “Allora cosa si fa?”

Robin sembrò rifletterci un attimo “Usopp, quanti dial hai a disposizione?”

“Direi una decina! Perché? Possono tornare utili?” disse l’interpellato.

Robin annuì “Carichiamo questi dial con del fuoco. Potrebbero essere l’unica cosa che potrebbe permetterci di attraversare quel mare, illesi!”

 

Allora? Che ve ne pare?

Allora volevo informarvi che mi sono ricordata che dalla prossima settimana il martedì e giovedi potrei avere problemi ad aggiornare in quando inizio una scuola serale che mi porterà via del tempo in quei giorni e anche gli altri forse, ma cercherò di rispettare le scadenze finchè mi sarà possibile e la cosa non diventa complicata perché presto comincerò anche l’università. Inoltre domani non garantisco il capitolo perché dovrei studiare per l’esame del giorno dopo, nonostante preferirei scrivere. E vero che non studierò tutto il giorno ma solo per un paio di ore, ma magari l’agitazione potrebbe crearmi qualche disturbo nello scrivere il capitolo. Vedo se riesco sta sera, ma non sono molto concentrata nemmeno al momento. Vedrò cosa riesco a fare.

Quindi a domano o dopo domano o al giorno dopo ancora.

A presto

Neko =^_^=

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Capitolo 17
*** Uno strano mare ***


Capitolo 17: uno strano mare

 

Robin riflettendo con calma, riuscì a escogitare un modo per attraversare quelle acque minacciose color porpora. Le alghe si ritraevano a contatto con il calore, quindi avrebbero dovuto riscaldare l’acqua sottostante alla Sunny per sperare di non essere attaccati.

Come l’archeologa aveva chiesto, Usopp mise i dial uno ad uno sui fornelli della cucina, ricaricandoli con del fuoco, ci volle un’intera giornata per ricaricarli tutti.

Il piano era quello di applicare i dial sotto la nave, ognuno alla stessa distanza dall’altro, in modo tale da distribuire il calore in modo uniforme.

Una volta attivate le conchiglie speciali, provenienti dall’isola di Skypea, avrebbero emesso il calore assorbito, riscaldando così l’acqua circostante, allontanando la minaccia delle alghe.

Si avvicinarono il più possibile  a quelle acque, prima di azionare i dial per cercare di sprecare il meno possibile il potere dei dial.

Il viaggio riprese e, nonostante l’altissima preoccupazione, i mugiwara poterono constatare che l’idea di Robin funzionava. Le alghe avevano dato l’impressione di essersi accorte della loro presenza, ma nonostante uscissero fuori dall’acque, nel tentativo di attaccare, sembravano intimorite dall’acqua che bolliva sotto la nave.

“Sei un genio sorella!” disse Nami abbracciando la donna, quando essa portandosi una mano alla testa, di inginocchiò a terra.

“Robin stai male? Chopper Robin sta…!” La ragazza, girandosi verso la renna per chiedere il suo aiuto, non potè terminare la frase che vide Zoro avvicinarsi al dottore, anch’esso a terra.

Oi, Brook che ti prende?” disse, invece, con fare agitato Usopp inginocchiato accanto allo scheletro.

“Mi sento come se avessi i muscoli indolenziti! Si fa per dire perché io…oh non ho voglia nemmeno di scherzare!”

“Sono quelle alghe. Ce ne sono talmente tante da essere in grado da emettere l’essenza del mare anche nell’aria. Hanno lo stesso potere dell’algamatolite, questo fatto non l’avevo previsto!”

Nami si girò a cercare con lo sguardo Rufy. Se i tre che avevano perso le forze avevano qualcosa in comune, era il fatto di aver mangiato un frutto del mare.

Il suo presentimento si era rivelato giusto perché anche Rufy aveva risentito di quel potere.

Rufy, come ti senti?” chiese la ragazza, vedendolo seduto sulle scale con una mano sulla fronte e gli occhi chiusi.

Esso alzò la testa e sorridendole disse “Un po’ come quando sono a contatto con l’algamatolite, ma in fin dei conti non sto nemmeno così male!”

Robin si mise nuovamente in piedi “Rufy ha ragione. Passato il primo attimo di smarrimento, rimane solo un po’ di stordimento. Per fortuna siamo ancora in grado di muoverci nel caso dovessimo difenderci, finchè non veniamo toccati!”

“Ragazzi, detesto questa sensazione di debolezza!” disse Chopper appoggiandosi a un muro della Sunny!”

“Non sono mai stato a contatto con l’algamatolite prima d’ora. Non posso pensare che gli effetti che quel minerale provoca siano peggio di così! Che brutto affare!” disse Brook.

Navigarono per mezza giornata in quelle acque, più estese di quanto si credesse finchè a un certo punto “A-i-u-t-o!”disse una voce strozzata.

I ragazzi girarono in direzione del lamento, per vedere Usopp ormai diventato di colore blu a causa di un’alga, scappata al calore, che gli si era attorcigliata intorno al collo.

Zoro la tagliò senza problemi, ma si accorse che quello non era un attacco singolo. Le alghe avevano preso a muoversi minacciose e pronte ad attaccare.

Franky si affacciò dal bordo della nave per constatare che la carica dei dial si era esaurita e ora erano in balia di quelle acque infestate da scherzi della natura.

Le alghe cominciarono ad attaccare ad una velocità tale che i ragazzi rimasero un attimo stupiti.

“Ragazzi, evitate di toccare le alghe, usate questi per difendervi!” Disse Rufy, dopo essere andato in cucina a prendere dei coltelli affilati.

“Quelli sono i  miei coltelli speciali!” disse Sanji shoccato.

“Non è il momento di disperarsi per dei coltelli, stupido cuoco!” disse Zoro tagliando un paio di alghe che avevano afferrato la sua wado ichimoji.

“Robin, attenta!” disse Franky, vedendo l’archeologa sbarazzarsi di alcune alghe, mentre altre l’attaccavano da dietro. Robin, nonostante l’avvertimento, non riuscì a schivarne, né a tagliarle e si ritrovò legata alla vita e agli arti.

La donna inizialmente cercò di lottare per liberarsi, ma le sue energie vennero meno.

“Chopper, Brook!” Urlò  Usopp, vedendo che anche gli altri suoi nakama erano stati catturati.

“Che aspetti Usopp, aiutali!” ordinò Rufy distraendosi, dando alla pianta marina l’occasione  di attaccare.

“Non provate nemmeno a pensare di sfiorare Rufy, schifosissime piante, non utilizzabili nemmeno per fare del sushi decente!” disse Nami intervenendo col suo bastone, reso caldo dall’elettricità dei fulmini che aveva impresso su di esso.

“Grazie Nami!” disse Rufy sorridendo, venendo ricambiato dalla navigatrice.

Zoro vedendo che le alghe diventavano sempre di più, utilizzò la tecnica “Oni Giri” un triplo fendente attuato con le sue inseparabili spade, che riuscirono a sbarazzarsi in un colpo solo di tutte le alghe, liberando i possessori del frutto del diavolo e concedendo solo un attimo di respiro a tutti, perché le alghe erano pronte per tornare alla carica.

“Chi ha mangiato il frutto del mare, si rifugi sotto coperta! Non potete fare niente contro queste strane piante!” ordino Zoro.

Chopper, Brook e Robin obbedirono immediatamente. Rufy era incerto. Sapeva di poter fare poco in quel contesto, ma non voleva lasciare i suoi compagni. Il suo dubbio venne risolto quando l’urlò di Nami, gli fece notare che essa era stata catturata e stava per essere trascinata in acqua.

Con agilità, Rufy allungo le braccia, afferrando quelle tese della navigatrice, iniziando un tira e molla con la pianta, per niente intenzionato a perdere.

Rufy!” lo chiamò la navigatrice.

“Tranquilla, ti tengo!” disse Rufy, difeso di tanto in tanto da Zoro, vedendo che il suo capitano era impossibilitato nel difendersi. Se si fosse distratto e Rufy fosse stato anche solo sfiorato da quelle alghe, per la navigatrice avrebbe potuto essere la fine.

Ma le alghe sembravano possedere un intelligenza propria. Compreso che il nemico più insidioso per le proprie foglie era lo spadaccino, concentrarono l’attacco su di lui, tranne alcune intente a distrarre gli altri membri dell’equipaggio.

Zoro riuscì a tagliare diverse alghe, ma a lungo andare, anche a causa della velocità di quegli esseri, si fece sopraffare e, una volta disarmato, venne trascinato sott’acqua.

Zoro!” urlò Rufy.

“Accidenti, quel babbeo si è fatto catturare come un salame!” disse Sanji, avvistando le spade abbandonate sul legno. Esso se ne impossessò e urlò “Franky, fa che non accada niente a Nami o ti ammazzo. Io vado a ripescare quel cactus!” disse il cuoco tuffandosi nelle acque rosse.

Quel mare gli accapponava la pelle, perché aveva l’impressione di nuotare veramente nel sangue.

Dovette andare a fondo di diversi metri prima che riuscisse ad avvistare Zoro, ormai quasi privo di ossigeno.

Cercò di raggiungerlo, ma alcune alghe lo legarono per i piedi e trascinarono giù anch’esso.

Ma il cuoco prima di venire sopraffatto, lanciò le spade verso lo spadaccino, il quale una volta prese e grazie anche alla sua rabbia, divenne un’arma micidiale.

Liberò se stesso e il cuoco, tornando in superficie, respirando a pieni polmoni.

“Grazie, cuoco da strapazzo!” disse Zoro dovendo mettere da parte un po’ del suo orgoglio.

“Non mi ringraziare. Ora siamo pari. Tu mi hai aiutato con Rufy!” disse il cuoco.

Saliti nuovamente a bordo. Zoro liberò anche Nami, la quale essendo tirata sia dalla parte di Rufy, che dalla parte della liana, finì addosso al capitano.

Oi fratelli! Tenete occupate quelle simpatiche piantine, io ho un piano!” disse Franky, il quale andando verso il timone, azionò un coup de burst.

La Sunny, inaspettatamente prese a volare in aria a una velocità estrema, che rischiò di catapultare i mugiwara fuori bordo.

Dopouna lunga distanza la nave atterrò nuovamente in mare. Esso era tornato di colore azzurro, ma poterono notare che se la potenza del coup de burst fosse stata solo di un poco inferiore, sarebbero ancora all’interno di quelle acque.

Rufy, con ancora addosso Nami, allentò la presa, che l’aveva tenuta ben salda a sé durante il volo.

“Tutto bene Nami?”

La ragazza, aggrappata alla casacca del ragazzo alzò lo sguardo e baciandolo disse “Ti basta come risposta?” disse sorridendo.

“Uhm forse non ho capito!” disse Rufy facendo una finta faccia confusa, aspettandosi un altro bacio che non tardò ad arrivare “Adesso?”

“Uhm, non sei stata molto chiara!” rispose divertito.

Nami scosse la testa e dando un piccolo colpetto al capitano disse “Non è il momento di perdersi in queste smancerie. Avrei una cosa da fare!” disse alzandosi e dirigendosi, con sguardo adirato verso il timore, dove Franky era ancora alla guida.

Furono minuti tremendi per il Cyborg, che venne rimproverato dalla navigatrice, per non aver pensato a usare quel metodo di fuga prima che tutti loro rischiassero di rimetterci la pelle.

Chopper, Brook e Robin sentendo che dal ponte non provenivano più rumori di battaglia, uscirono allo scoperto.

“è tutto finito?” chiese il dottore preoccupato.

“Si, ci ha pensato il grande capitano Usopp a quegli esseri!” disse il cecchino, raccontando come al solito una delle sue frottole, ma ciò non tolse che si era dato da fare con i suoi proiettili esplosivi, che avevano messo in fuga un bel po’ di piante.

“Ragazzi, temo che non sia ancora finita!” disse Sanji accendendosi una sigaretta.

Infatti era così, il pericolo era ancora inagguato. Gli occhi dell’intera ciurma si aprirono stupefatti a vedere intorno a loro ben cinque navi da guerra della marina, che con la loro grandezza li sovrastavano.

 

 

Ciao a tutti.

A quanto pare anche oggi sono riuscita  a scrivere il capitolo.

Spero vi piaccia, fatemi sapere.

Alla prossima

Neko =^_^=

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Capitolo 18
*** All’interno della base Shionomizu ***


Capitolo 18: All’interno della base Shionomizu

 

I Mugiwara si ritrovarono in una situazione critica. Davanti a loro vi si trovavano cinque navi da guerra della marina, almeno quattro volte più grande della loro nave, mentre dietro le loro spalle vi si trovava l’insidioso mare che avevano appena superato con enorme fatica.

“Cosa facciamo? Se ci attaccano tutti insieme e tra loro vi è anche qualche pezzo grosso, per noi è la fine!” disse Usopp, guardando con un binocolo i marinai che attendevano ordini su di quelle enormi imbarcazioni.

“Ho come l’impressione che la marina usi questo mare, come una sorte di grande rete per pescare i pirati che riescono ad uscirne e noi siamo solo dei pesci che hanno abboccato all’amo!” disse Sanji nervoso.

“In qualche modo faremo ragazzi. Ne abbiamo passate di peggiori!” disse Rufy apparentemente tranquillo.

“Dici? Abbiamo già affrontato diverse navi da guerra della marina anni orsono ed è stato per miracolo se siamo riusciti a scappare sani e salvi da Ennies Lobbie!” disse Usopp.

“Magari anche questa volta accadrà un miracolo!” disse Chopper speranzoso.

“La fortuna non gira sempre dalla stessa parte. Questa volta dovremo contare solo su noi stessi!” disse Zoro.

“Non è il momento di fare i pessimisti!” disse Nami guardando storto lo spadaccino.

“Non sono pessimista, ma obbiettivo! Ci sarà da combattere!” disse lo spadaccino sicuro di quanto affermato.

“Ragazzi, guardate il loro comportamento. Sembrano che abbiano solo intenzione di non farci passare e tenerci d’occhio, ma non hanno alcuna intenzione di attaccare!” disse Robin obbiettiva.

“Il che potrebbe preannunciare qualcosa di ancora peggiore di un attacco!” disse Brook.

Oi, qualcosa sta salendo sotto di noi!” disse Franky che aveva sentito uno strano rumore, come di un motore che si azionava.

Infatti, l’acqua sotto la Sunny, divenne sempre più chiara, finchè essa non venne sollevata da un grosso tubo, chiuso in alto, facendola uscire completamente dall’acqua e rendendole i movimenti impossibili.

Franky? Prepara un nuovo coup de burst! Dobbiamo andarcene da qui!” ordinò Nami, ma il cyborg dovette informarla che era impossibile ricorrere nuovamente a quel metodo di fuga, senza che la Sunny si caricasse nuovamente.

“Ragazzi, dalla forma di sto coso si potrebbe dire che si tratti di un cannone!” disse Usopp sgranando gli occhi.

Il tubo infatti era molto più grande rispetto alla loro nave e se quella cosa che si trovava sotto ai loro piedi era veramente un cannone, sarebbe stata per loro la fine.

Improvvisamente però, il coperchio del tubo sì aprì in centro, lasciando la Sunny a volteggiare per un istante nel vuoto.

“No, non è un cannone!” disse Usopp prima di cominciare ad urlare, come tutta la ciurma, mentre cadevano, sempre più in basso.

L’impatto con l’acqua che vi era alla fine di quel corridoio verticale, non fu per niente morbido.

“Dove ci troviamo?” chiese Chopper.

“A giudicare dall’ingegno della trappola, dalle navi da guerra che ci hanno circondato e da quei marine che ci stanno puntando le armi addosso, direi che siamo in una base della marina subacquea!” disse Robin indicando gli uomini che li avevano circondati.

“Ci troveremo almeno a un chilometro di profondità. Come riusciremo a far tornare la Sunny in superficie?” chiese Sanji.

“Ragazzi, ci penseremo dopo, prima di tutto sbarazziamoci di questi tipi!” disse Rufy movendosi verso il ponte e saltando sul corrimano.

Questo suo spostamento fece scattare i marinai, i quali presero a sparare ignari del suo potere.

Infatti il ragazzo di gomma, usando la sua tecnica del “Gomu gomu no fussen”, si gonfiò in modo tale da riuscire a captare tutti i proiettili, rispedendoli ai mittenti.

Mentre i marine si proteggevano dai loro stessi colpi, Sanji, Brook, Zoro e Usopp scesero dalla nave per sbarazzarsi di loro definitivamente.

Una volta che le acque si calmarono, anche Robin, Nami e Chopper scesero dalla imbarcazione, raggiungendo gli altri.

“Dobbiamo trovare un modo per uscire da qui il prima possibile. È impossibile che siano stati mandati solo questi pivelli ad accoglierci…non nel nuovo mondo. Qualcun altro starà per arrivare, qualcuno di molto più potente!”

“Dividiamoci!” disse Rufy, ricevendo degli sguardi sconvolti dalla sua ciurma.

“Al momento non sappiamo come fare ad uscire da qui. Propongo di fare come abbiamo fatto a Navarone. Ci divideremo per cercare informazioni e per camuffarci tra loro!”

“Dobbiamo lasciare la Sunny incustodita?” chiese Franky dalla nave.

“Saranno troppo occupati a cercare noi per badare alla nave!” disse Rufy, sicuro di quanto affermasse.

“Al momento sembra l’unica cosa possibile da fare! Io andrò verso questa porta a destra!” disse mentre spogliava un marine per prenderne il posto.

Tutti gli altri fecero lo stesso e ognuno scelse un compagno con cui andare.

Nami andò con Rufy, Robin con Chopper e Sanji, Franky con Brook e Usopp insieme a Zoro.

 

“Peccato che non c’era anche un infermiera fra quei marine, avresti potuto camuffarti con quegli abiti!” disse Rufy.

“Preferisco passare come marine e poi ho già fatto l’esperienza di essere un’infermiera a Navarone e mi sono ritrovata a dover curare dei feriti!” Disse Nami rabbrividendo al ricordo.

“Ciò non toglie che eri molto carina. Comunque sia, quella divisa ti dona. Mai pensato di aver sbagliato parte in cui stare?”

Nami lo guardò storto “Me lo sto domandando proprio in questo momento!”

Rufy scoppiò a ridere, ma venne azzittito da un pugno della navigatrice “Idiota, vuoi farci scoprire così in fretta? Fai solo una mossa e in caso di pericolo ti consegno alla marina!” disse Nami,  prendendolo per il colletto della camicia .

“Non ne saresti capace!” disse Rufy divertito.

“Vogliamo provare?” disse la ragazza minacciosa avvicinandosi di più a Rufy.

“Ehi voi due!” disse una voce non appartenente a nessun membro della ciurma.

Nami si congelò sul posto, mentre Rufy disse semplicemente “Cosa c’è?”

“Ma dico io, siete usciti di senno?” disse l’uomo avvicinandosi “Se un superiore vi becca in atteggiamenti intimi, siete entrambi espulsi da questa base e da qualsiasi altra! E in un momento come questo, abbiamo bisogno di uomini. I mugiwara si sono intrufolati all’interno della base!”

“Cosa? Stai scherzando!” disse Nami recitando alla perfezione la sua parte, sperando nel suo cuore, che Rufy non rovinasse tutto come al solito.

“No, non sto scherzando. Potrebbero anche essere in mezzo a  noi!”disse il marine abbracciando il fucile e guardandosi attorno preoccupato.

“Meglio allora che ci mettiamo subito alla loro ricerca. Ciao, ciao!” disse Nami trascinando Rufy dietro sé, il quale salutava, con il suo solito sorriso, il marine che avevano appena lasciato indietro.

“Questa volta ci è andata bene, ma conviene prestare molta più attenzione. Capito Rufy?” disse Nami guardandolo seriamente.

Il ragazzo annuì.

 

Robin, Sanji e Chopper si erano appena nascosti in un ripostiglio per le scope per sfuggire a diversi marine che circolavano li intorno.

Il cuore di Sanji batteva talmente forte, a causa della sua vicinanza con l’archeologa che avrebbero anche potuto rischiare di essere scoperti.

Appena verificato che la via era libera, Robin diede un’occhiata alla piantina della base che era appesa sul muro.

“Piantina di Shionomizu” vi era scritto su di essa.

“Ci sono un paio di uffici di ammiragli in questa base. Probabilmente le informazioni per uscire da questo posto le troveremo lì!” disse Robin.

“Allora la nostra metà saranno quegli uffici?” chiese Chopper.

Robin annuì “Il solo problema e che si trovano da tutt’altra parte di dove ci troviamo noi e sinceramente Chopper, io e te siamo alquanto riconoscibili!” disse la donna.

Chopper la guardò confusa “Capisco io, ma tu?”

“Per prima cosa, marine donna ce ne sono molto poche e secondo, io sono ricercata  da quando avevo otto anni e solo dei marine inesperti potrebbero cascare in qualche assurdo travestimento, ma gli ammiragli difficilmente ci cascheranno!”spiegò l’archeologa.
“Arriva qualcuno, questo corridoio è trafficassimo, accidenti!” disse Sanji.

I tre provarono a scappare, ma scegliendo la parte dalla quale provenivano i marine, Robin chiese a Chopper di prendere le sembianze di una renna normale e di fingere di essere morto e disse a Sanji di caricarselo sulle spalle.

“Voi due! Identificatevi!”

“Siamo degli aiutanti cuochi!” Risposte Robin “Sono appena arrivate le scorte di cibo e ci hanno ordinato di portare la selvaggina in cucina per prepararla per il pranzo degli ammiragli!” disse la donna.

Un marine sbuffò “Sempre a loro il piatto migliore!” disse per poi lasciarli passare.

 

Franky  stava attraversando un corridoio con un camice da infermiere. Strascinava una lunga asta di ferro, con tre gambe con alla fine tre rotelle, con appeso uno scheletro.

Cyborg-san, questa posizione è alquanto scomoda. Il gancio incastrato tra le mie costole per tenermi sollevato, fa alquanto male!” disse il povero Brook.

“Zitto e fingi di essere morto!” disse Franky.

“perché devo fingere se sono veramente morto, yohohoho!” rise Brook ad alta voce, facendosi sentire da alcuni marine di guardia, poco distante da dove si trovavano loro.

Essi li accerchiarono puntando loro contro le canne dei loro fucili.

“Ehi, calma fratelli! Non stavo facendo nulla di male!” disse Franky alzando le mani in alto.

“Chi sei? Non mi pare di averti mai visto!” disse un marine.

“Ti sei mai fatto male?” chiese Franky.

Ehm…no, perché?”

“Sono un infermiere e sono sempre chiuso in infermeria, se non sei mai stato ricoverato, come pretendi di conoscermi?”

G-giusto! E ora come mai sei a spasso nei corridoi? è pericoloso. Ci sono dei pirati molto pericolosi in giro per la base!”

“Stavo portando questo scheletro in infermeria. Sapete, bisogna pur istruire le nuove reclute che hanno scelto medicina!” rispose Franky nella speranza che se la bevessero.

“Ok, ma sono normali i vestiti da rock star e la parrucca afro?” chiese un altro marino stranito dalla situazione.

“è solo un diversivo per scherzare un po’. In questo posto si muore di noia!”

I marine risero, dando ragione al cyborg, finchè uno di esso, facendosi trasportare dallo scherzo decise di voler provare la parrucca afro. Cominciò a tirarla e al povero Brook cercò di trattenersi il più possibile finchè “Lascia stare i miei bellissimi capelli! Non sai quanto è difficile tenerli così belli e vaporosi!”

Tutti si congelarono sul posto, compreso Franky.

I fucili vennero puntati nuovamente contro i due.

C-che scherzo è questo?” chiese un marine.

Franky cominciò a sudare freddo, finchè non gli venne in mente un’altra idea e  dopo aver sussurrato qualcosa a Brook, disse ai marine “Scusate la mia insolenza, ma mi stavate facendo male!”

“Eh?” dissero i marine inclinando la testa di lato.

Brook cominciò a muoversi e a muovere la mascella al tempo delle parole di Franky, finchè un nemico, battendo le mani, disse “Fantastico, sei un ventriloco!”

Franky annuì e  ringraziò mentalmente la stupidità di alcuni uomini della marina.

 

“Un altro veicolo cieco!”

“Non è possibile, ma perché sono capitato in coppia con te!” disse Usopp allo spadaccino dopo l’ennesima volta che si trovavano davanti un muro.

“Se vuoi puoi anche andare in giro per conto tuo!” rispose Zoro.

“Si, così finisci dritto dritto nelle mani della marina! Ti ricordo che a Navarone sei stato tu il primo a farti catturare!” disse Usopp.

“Solo perché quella strega di Nami  mi ha gettato le spade in mare. Non sarebbe successo altrimenti!”

“No certo. Con il tuo senso dell’orientamento, saresti arrivato da solo dentro la prigione, senza che nessuno ti ci conducesse!” disse Usopp studiando la situazione “Non vi sono nemmeno condotti d’aria dentro i quali possiamo nasconderci. Dobbiamo per forza tornare indietro!” disse il cecchino, accorgendosi poi che Zoro lo aveva preceduto.

A-aspettami! Oi Zoro!” disse Usopp raggiungendolo, per poi ritrovarsi circondato da una decina di marinari e un vice-ammiraglio.

“Bene, bene, bene, chi abbiamo qui?!” disse il vice ammiraglio.

S-siamo due marine, signore!” disse Usopp mettendosi sull’attenti.

Zoro Roronoa! Non pretenderai di essere scambiato per uno di noi, portandoti dietro tre spade e senza nemmeno fingere di essere un marine mettendoti sull’attenti, come il tuo compagno, davanti a un vice ammiraglio!”

Zoro lo guardò storto “Il mio orgoglio non si abbassa a tanto!” disse, mentre Usopp cominciò a sudare freddo “Tu chi saresti?” chiese infine.

“Il mio nome e Kamiru. Sono incaricato di gestire l’ala est della base Shionomizu e voi siete incappati nel mio territorio. Mi sembra inutile dirvi che siete in arresto!”

“Io signore, non centro niente con costui, signore!” disse Usopp sempre sull’attenti.

“Sto  tizio ha ragione, non è un mio compagno. è solo un imbecille che mi ha scambiato per un suo collega e che mi stava accompagnando in giro per la base. Dovreste allenare meglio i vostri sottoposti!” disse Zoro, cercando di reggere il gioco.

“Dice il vero signore!” disse un marine “Tra l’elenco delle taglie della ciurma di mugiwara, non è presente quest’uomo!”

Il vice ammiraglio sfogliò le taglie della ciurma e con una vena pulsante sulla fronte disse “Mi rincresce darti ragione Roronoa!” disse per poi mostrare una taglia “Guardate attentamente questa foto, branco di incapaci. Sogeking  ha lo stesso naso di questo lurido pirata, quindi è evidente che si tratti di lui!” disse, rimproverando si suoi sottoposti.

Usopp ormai rassegnato disse “Come? Sono ancora conosciuto come Sogeking qui da voi? Ma dove vivete nel periodo mesozoico? Quella taglia è vecchia di anni, non ho una cifra così misera sulla mia testa e soprattutto non porto più quel nome. Io sono il grande capitano Usopp!”

Parlando, il grande capitano Usopp, non si accorse di essere stato ammanettato, mentre Zoro provando a combattere aveva scoperto che Kamiru, aveva mangiato il frutto del diavolo Kami kami, che lo rendeva un uomo fatto di carta.

 

Una voce rimbombò all’interno della base “Ascoltatemi bene Mugiwara. Sono il vice ammiraglio Kamiru e vi informo che i vostri compagni Roronoa Zoro e lo strano tizio col naso lungo, sono stati catturati!”

 

 

Scusate, oggi sono un po’ in ritardo.

E che non sapevo che scenette inventarmi per ogni singolo gruppo di pirati e quindi ci ho messo più del previsto. Ma non è ancora scattata la mezzanotte, quindi  sono ancora in tempo per pubblicare il capitoloXD.

Vi ricordo che domani non ci sarà il capitolo.

Alla prossima e fatemi sapere come sempre cosa ne pensate.

Intanto ringrazio tutti quelli che mi seguono e scusate se non ho risposto alle recensioni.

A presto

Neko =^_^=

 

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Capitolo 19
*** catturati ***


Capitolo 19: Catturati

 

Nell’intera base, grazie alle auto parlanti sparse per i corridoi, risuonò l’avviso della cattura di due membri dell’equipaggio di Mugiwara.

 

“Accidenti, quei due si sono fatti catturare!” disse Franky.

“Che facciamo ora Cyborg-san?” chiese Brook.

“Direi di continuare a cercare informazioni su come uscire da questo posto. Lo spadaccino e il cecchino, sapranno cavarsela!” disse Franky prima di ritrovarsi nuovamente circondato da numerosi marine, sta volta per niente intenzionati ad abbassare le armi.

“Mani in alto! Ti comunico che sei in arresto per pirateria, per esserti intrufolato in una base della marina e per esserti preso gioco di alcuni marine!”

“Tra cui te?” chiese Franky.

“Il gioco finisce qui. Non è stato chiesto nessun nuovo scheletro per l’infermeria, quindi per forza di cose tu devi essere  un membro dell’equipaggio di Mugiwara. Se collaborerai e ci dirai dove sono i tuoi compagni, potremmo esserti magnanimi ed eliminarti in fretta!” disse il marine.

“Oh ma che bontà di cuore fratello, ma se speri che voi quattro omuncoli della marina possiate fermarmi allora…” cominciò Franky  mostrando alcune delle sue armi uscite dalla braccia che corrispondevano a dei cannoni.

I marine fecero tutti un passo indietro, ben consapevoli che potevano poco contro quel Cyborg, che già diverse volte aveva costituito un problema per la marina.

“Se fossi in te, sarei meno sicuro di me stesso e abbasserei quelle armi, affinchè non mi faccia del male!” disse una voce.

“Chi parla?” chiese Franky.

I marine si divisero in due file per lasciare libero il passaggio e si misero sull’attenti.

Una donna dai capelli azzurri lunghi fino al fondo schiena, camminò maestosa verso il cyborg e lo scheletro, fermandosi davanti a loro con aria sicura e con sguardo altezzoso.

“Salve Mugiwara. Mi presento, il mio nome è Shiori e sono il vice ammiraglio incaricato della guardia all’ala ovest!”

Brook, cercando di liberarsi dal gancio che lo teneva sollevato invano, disse “Scusi signorina, sarebbe così gentile da liberarmi da questa scomoda posizione?”

Il vice ammiraglio guardò lo scheletro senza fare una piega, diversamente dagli altri marine che rimasero shoccati nel vedere uno scheletro che si muoveva da solo e che oltretutto parlava.

La donna, rimanendo ferma nella sua posizione, allungò i suoi capelli a dismisura e muovendoli come se essi avessero vita propria, afferrò lo scheletro per il collo e sollevandolo, lo liberò dal gancio che aveva in mezzo alle costole, senza però allentare successivamente la presa alla gola.

Tuttavia, la presa non essendo ancora molto forte, diede il coraggio allo scheletro di domandare se la donna gli avesse mostrato le mutandine e come risposta, si ritrovò a lottare con la stretta morsa che rischiava di soffocarlo.

Brook!” lo chiamò Franky, per poi sparare quattro colpi che gli uscirono dal braccio destro, tutti parati dalla folta massa di capelli che fecero da scudo a Shiori.

“Non m-mi a-arriva p-più a-aria  nei p-polmoni!” disse Brook, afferrando la sua spada, nascosta dietro la sua fedelissima chitarra, per tagliare i capelli con successo.

“Interessante! Sembra che tu possa morire nonostante tu sia uno scheletro!” disse con una faccia disgustata la donna.

I due pirati cercarono di lottare contro il vice ammiraglio e i marine, ma se i secondi non presentavano alcuna minaccia, il primo, a causa del suo potere donatogli dal frutto del diavolo Kushi kushi, era davvero pericolosa grazie alla sua difesa difficile da abbattere e i suoi colpi resi efficaci dall’immobilità della preda una volta che questa veniva catturata dai capelli.

Fu così che i due pirati, caddero nelle mani della marina.

 

Mugiwara Rufy, ti avvisiamo che abbiamo in nostra custodia, quattro dei tuoi compagni. Gli ultimi presi sono il cyborg Franky e la rock star Soul King!”

 

“Come temevo siamo finiti in una base della marina tranquilla solo apparentemente. Se i marine non costituiscono un problema, c’è qualcun altro in grado di rappresentare un pericolo per noi. Zoro, Usopp, Franky e Brook sono in gamba e riescono a cavarsela nelle situazioni più impensabili, ma qui dentro siamo come dei topi intrappolati che aspettano di essere divorati dai gatti!” disse Robin seria.

“Io non voglio essere divorato! Disse Chopper con le lacrime agli occhi.

“Tranquilla Robin-chwan, finchè sarai con me, sarai al sicuro!” disse Sanji con gli occhi a forma di cuore.

“Ma davvero? Vediamo allora come te la cavi con il sottoscritto!” disse una voce roca di un uomo alto almeno due metri, con muscoli evidenti.

“E tu chi saresti?” chiese Sanji

“Sono lo chef di questa base e per vostra sfortuna sono anche un ammiraglio. Il mio nome è Ryoory, di sicuro avrete sentito parlare di me, miei cari aiuto cuochi e selvaggina parlante!”

Chopper cominciò a sudare freddo.

“No, mai! Il che la dice lunga. Forse ammiraglio è un nome con cui ti presenti tu, ma in realtà è un titolo che non ti spetta!” disse Sanji guardandolo storto.

Sanji, non farlo irritare. Io lo conosco e un uomo molto pericoloso a causa del potere che gli deriva dal frutto del mare Abura abura. Il suo corpo è fatto di olio bollente, basta anche sfiorarlo per rimanerne scottati!” lo informò Robin.

Chopper cominciò ad agitarsi “Mi basterà sfiorarlo per diventare una pietanza bella croccante pronta per essere mangiata!”

Sanji sapeva bene cosa potesse comportare l’olio bollente e sapeva bene che erano in guai seri, ma provò comunque ad attaccare.

L’ammiraglio venne colpito diverse volte dai calci del cuoco, il quale però venne scottato dalle gocce di olio che schizzavano via a causa dell’impatto del colpo.

“Fermati Sanji!” disse Robin, senza però che il cuoco la potesse sentire a causa di un nuovo attacco che aveva provato a mandare a segno, ma l’ammiraglio, intercettando il suo colpo, afferrò la gamba del cuoco ustionandogliela pesantemente.

Sanji cadde a terra tenendosi la caviglia dolorante. Robin e Chopper vedendo che il nemico  si stava avvicinando al loro compagno, si misero in mezzo, la prima alzando le mani in alto in segno di arresa, ben consapevole di non avere le armi adatte per combatterlo.

 

Nella base un nuovo avviso risuonò “Nico Robin, Sanji gamba nera e Tony Tony Chopper sono stati catturati. Mancate solo tu Nami, conosciuta come la gatta ladra e tu Rufy cappello di paglia. Che intenzioni avete? Lasciare i vostri compagni in gatta buia?”

 

Nami, che stava correndo con Rufy verso l’ala nord, si fermò di colpo a sentire quell’annuncio.

Si morse il labbro inferiore cercando di riflettere.

Rufy strinse i pugni “Se tutti si sono fatti catturare, vuol dire che non abbiamo davanti un nemico semplice da battere!”

“Me lo aspettavo da una base della marina così ben strutturata e nascosta. Mi domando quali capacità avessero coloro che hanno avuto la meglio sui nostri compagni!” si domandò Nami.

“Ha importanza?” chiese Rufy che ricevette uno sguardo interrogativo da parte della navigatrice.

“Qualsiasi capacità possono avere, non possiamo abbandonare i nostri amici in cella, quindi Nami cerca di scoprire dove si trovano le prigioni!”

Nami sorrise, per niente sorpresa dall’uscita del ragazzo e avvicinandosi a una cartina, studiò la loro posizione e il percorso più breve per giungere alle prigioni.

“Da questa parte!” disse Nami cominciando a correre.

Giunsero presto nella zona nord della base, dove vi erano numerose celle con all’interno numerosi pirati, tenuti in condizioni pietose.

“E poi siamo noi pirati a essere considerati disumani!” disse Nami disgustata e  dispiaciuta allo stesso tempo.

“Ragazzi, dove siete?” urlò Rufy.

Nami lo colpì alla testa e lo rimproverò per il suo comportamento sconsiderato.

Nami, che differenza fa se faccio piano o urlò, tanto ci sarà di sicuro qualcuno ad attenderci. Purtroppo la marina non è così sprovveduta come vorremmo!”

Nami provò a ribattere, ma si ritrovò a pensare che il ragazzo di gomma aveva ragione.

Dopo aver controllato vari corridoi e diverse celle, finalmente trovarono i loro nakama di avventura.

“Finalmente  vi abbiamo trovato!” disse Nami guardandosi intorno, sospettosa del fatto che nessuno fosse ancora intervenuto, ma come aveva detto prima Rufy, qualcuno ci sarebbe di sicuro stato.

Nami-swaaaan!” urlò Sanji felice di rivedere la ragazza, la quale non potè fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

Rufy piegò la testa di lato confuso “non siete incatenati eppure non avete provato ad evadere!”

Zoro indicò Usopp,  il quale giaceva a terra privo di sensi e un po’ carbonizzato.

“Queste gabbie sono…” cominciò Robin interrotta dall’urlò di Chopper che invano gridò a Nami di non toccare le sbarre.

Nelle sbarre della prigione, correva elettricità ad alto voltaggio e Nami, cercando di scassinare la serratura con un piccolo pugnale che aveva nascosto nel reggiseno, prese una forte scossa, che la catapultò a terra.

Nami!” la chiamò Rufy, correndo al suo fianco e sollevandola.

La ragazza strinse gli occhi e tossì “C-che stupida. Sapevo che doveva esserci qualche tranello, ma non credevo avessero messo l’elettricità anche nella serratura, essendo le chiavi fatte con materiale che conduce elettricità!”

Rufy la appoggiò al muro e le disse “Tu riposa qui, ci penso io a buttare giù le sbarre!”

Nami sorrise e annuì, se qualcuno poteva farcela era solo Rufy.

Improvvisamente una voce sconosciuta ai presenti parlò “Ru-Rufy? S-sei tu?”

L’interpellato si girò a guardare in direzione della prigione che vi era alle sue spalle da dove proveniva la voce, ma a causa della lampadina fulminata che si trovava in quella direzione, il ragazzo non riuscì a identificare chi vi era dentro.

Lo ignorò, non conoscendo la voce e pensando che fosse semplicemente qualcuno che lo conosceva grazie alla sua fama.

Il ragazzo cominciò a dare forti calci contro la porta, usando anche l’haki busoushoku, rendendo i suoi colpi più duri. Di fatto la porta cominciava a cedere, ma il rumore di passi, costrinse Rufy a fermarsi e a guardarsi intorno.

Vide nel soffitto un’apertura che portava al condotto d’aria e dopo averla sfondata, posò il suo cappello in testa a Nami, per poi aiutarla ad arrampicarsi.

Rufy, vieni anche tu!” disse la ragazza quando era ormai al “sicuro”. Il capitano fece per allungarsi, ma comprendendo che non avrebbe mai fatto in tempo, lasciò perdere il suo intento, per non destare sospetti e  impedire che anche Nami venisse catturata.

Riprese a prendere a calci  la porta della cella dei suoi compagni, sperando di riuscire a liberarli prima dell’arrivo di qualche pezzo grosso, ma un forte bruciore alla schiena, lo fece urlare e voltare.

I suoi compagni videro cosa era successo. Rufy era stato attaccato alle spalle e ora aveva un grosso buco nella casacca che scopriva la sua pelle ancora fumante e rossa.

“Cattivo pirata, ti metto io a cuccia!” disse una voce di donna poco alta, dai capelli verdi ondulati lunghi fino a metà schiena, il viso paffuto e il corpo abbastanza in carne.

“Chi sei tu?” disse Rufy guardandola curiosa “Sembri una mongolfiera!”

La donna lo fulminò con lo sguardo e alzando una mano, cominciò a sparare proiettili  fatti di una strana sostanza, che a contatto con mura o pavimento o qualsiasi altra cosa, la scioglieva come il fuoco fa con il ghiaccio.

“Che roba è?”chiese Rufy sorpreso.

“Attento quella sostanza è acido!” disse la voce misteriosa che prima aveva interpellato il capitano dei Mugiwara.

“c-cosa? Ma è mostruoso! Una donna fatta di acido” disse Rufy.

“Ah si, perché tu sei normale, moccioso fatto di gomma!” disse la donna

“Si può sapere chi diavolo sei?” chiese  il ragazzo “Non che il tuo nome abbia importanza. Tu mi impedisci di salvare i miei amici e questo non mi sta bene, indipendentemente se ti chiami Genoveffa o Lucia!”

“Il mio nome è Marena e sono un vice ammiraglio incaricata della sorvegliata di queste prigioni. Solitamente se c’è un  fuggitivo tocca a me catturarlo, ma è difficile che riesca a riportarlo indietro vivo. Sapete, tutti hanno il brutto vizio di essere allergici all’acido, compreso tu cappello di paglia!” disse con un ghigno divertito.

“E pensi che questo possa fermarmi?” chiese Rufy.

Non riusciva a nascondere di essere preoccupato. Se  non riusciva a usufruire bene del suo Haki, quell’acido poteva anche complicare le cose e di fatto, durante la battaglia intrapresa con la donna, rimase ustionato diverse volte.

Rufy era in piedi davanti alla donna, con l’affanno e un braccio sinistro che era stato talmente ustionato da non riuscire più a muoverlo.

“So che sei un utilizzatore di Haki, ma vedo che il tuo Haki non è abbastanza forte da proteggerti dal mio acido. Riesci solo a evitare danni ingenti, dato che con la quantità che il tuo braccio ha assorbito a quest’ora non dovrebbe esistere più!”

Rufy sorrise “Ne ho passate di peggio e ciò che non ti uccide fortifica e anche lo scontro con te riuscirà a fortificarmi, perché non ho nessuna intenzione di farmi battere da te!”  disse determinato il ragazzo.

La donna sbadigliò annoiata e, dicendo ai marine che l’avevano accompagnata di tenersi pronti, attaccò nuovamente con dell’acido in modo tale da distrarre il ragazzo. Intanto fece scivolare dell’acido anche dentro la cella dei mugiwara, facendola espandere in modo veloce.

Rufy, sentendo Usopp e Chopper urlare, si rivolse a guardare i suoi compagno, venendo colpito all’occhio destro.

Rufy!” urlò nuovamente la voce dello sconosciuto all’interno della cella buia.

Esso cadde a terra urlando, ma riuscì a togliersi l’acido dal viso, bruciandosi anche il dorso della mano destra, prima che il bulbo oculare entrasse a contatto con quella sostanza.

Rufy si alzò nuovamente in piedi e facendo uso solo dell’occhio sinistro, vide che sette “serpenti” di acido, avevano circondato i suoi compagni senza sfiorarli, ma pronti per ucciderli.

“Allora Mugiwara Rufy, ora che mi dici? Sei ancora convinto di battermi? Fai un solo passo e i tuoi compagni moriranno!”

Rufy strinse il pugno destro e mordendosi il labbro, lasciò cadere le braccia lungo le braccia in segno di arresa.

“Bravo cagnolino!” disse la donna, facendo di Rufy suo prigioniero e per condurlo successivamente da un’altra parte, all’interno di una stanza da cui solo pochi individui erano riusciti a uscirne vivi.

 

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Capitolo 20
*** Prigionieri ***


Capitolo 20: Prigionieri

 

Nami aveva assistito a tutta la scena, trattenendosi dal fare qualsiasi mossa. Lei era l’unica rimasta libera e tutta la ciurma contava su di lei. Non poteva rischiare di essere catturata, non dopo che Rufy l’aveva messa in salvo riponendo tutta la sua fiducia in lei.

Tirò fuori la mappa della base Shionomizu, che aveva sottratto poco prima che il capitano venisse catturato e la studio attentamente.

Doveva pensare a liberare prima di tutto i suoi nakama, non potendo fare nulla per Rufy, in quanto le sue capacità erano troppo inferiori a quella del vice ammiraglio che lo aveva catturato e portato chissà dove.

Essa aveva osservato il movimento della donna e controllando la cartina, notò che la porta dove essi erano spariti, in realtà risultava essere un muro chiuso, dietro al quale non doveva trovarsi dietro.

Eppure loro erano andati da qualche parte.

Le si formò un groppo alla gola, temendo il peggio, ma avrebbe dovuto preoccuparsene  più avanti. Al momento poteva solo sperare che il suo Rufy stesse bene.

 

“Siamo davvero nei pasticci questa volta!” disse Usopp riprendendo i sensi dalla forte scossa che aveva preso e venendo a conoscenza di quanto accaduto.

Zoro rinfoderò le sue katane, dopo l’ennesimo fallimento di tagliare le sbarre della loro cella “A quanto pare non sono ancora in grado di tagliare qualunque cosa! Se Mihawk potesse vedermi, riderebbe di me!” disse lo spadaccino stringendo i pugni.

“Ti ho già visto tagliare il ferro. Mettici più impegno testa d’alga!” disse Sanji.

“A quanto pare questo non è ferro. Sinceramente non ho mai visto un materiale del genere e se pensi di poter fare meglio, accomodati! Ma dopo non domandarmi di rianimarti se il tuo cuore va in arresto cardiaco per colpa dell’elettricità!” rispose seccato lo spadaccino.

“Calmatevi fratelli, litigando non arriverete da nessuna parte!” disse Franky “Dobbiamo collaborare come abbiamo sempre fatto e riusciremo a uscire da questo postaccio!”

“Detesto ammettere che questa volta non possiamo fare niente. Siamo nelle mani di Nami, sperando che almeno lei, riesca ad eludere la sorveglianza di questo posto!” disse Zoro.

Nami ce la farà, ne sono certo!” disse Chopper.

Robin annuì “In questo momento mi preoccupa di più Rufy!” disse con voce che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione “Qualcosa non mi convince un quella donna!”

“La tua intuizione è giusta Robin-san! Vedo che la tua capacità di analizzare anche le minime cose intorno a te sono sempre le stesse, se non migliori!” disse la voce della persona imprigionata nella cella di fronte alla loro.

Gli altri membri dell’equipaggio si erano dimenticati di quell’individuo e, nonostante gli sforzi, non erano riusciti ancora a vedere il suo aspetto, ma Robin comprese chi fosse.

“Anche la tua capacità di cacciarti nei guai non è cambiata!” disse Robin accennando un sorriso “Anche se devo ammettere che sono stupita del fatto che la marina sia riuscita a catturarti!” disse l’archeologa, stupendo i presenti.

“Lo conosci Robin-san?” chiese Brook curioso.

La donna annuì “L’ho conosciuto durante i due anni in cui siamo stati separati. Esso fa parte dell’armata rivoluzionaria di Dragon. È un ragazzo molto abile in combattimento e in strategia, per questo sono stupita di ritrovarlo qui!”

“Vorresti farci credere che costui è un….”cominciò Usopp stupito.

“Rivoluzionario, si!” disse l’individuo.

I mugiwara sgranarono gli occhi in quanto i rivoluzionari erano gente difficile da trovare e ancor di più da catturare.

“Ma non è questo il momento delle presentazioni. Se il mio presentimento è esatto, Rufy si trova in guai seri!” disse, facendo addrizzare le orecchi a tutti suoi compagni.

“Cosa intendi dire, avanti parla!” disse Zoro precipitoso, che per istinto portò una mano all’elsa della sia Wado Ichimoji.

“Che quel vice ammiraglio, disobbedisce alla legge che è in vigore in qualsiasi base della marina, tranne che a Impel Down!” disse.

“Che legge?” chiese Sanji trattenendo quasi il respiro.

“Il divieto di torturare i prigionieri!”

Tutti sgranarono gli occhi a quelle parole.

“Vedete quella porta dove sono spariti quella donna e Rufy? Porta a un’altra ala della base di cui solo pochi sono a conoscenza. Porta appunto nella sezione delle torture, un’area usata in passato per far parlare i pirati che sapevano informazioni che facevano gola alla marina. Durante i cento anni di buio, li dentro si sono compiuti i più terribili massacri ordinati dal governo mondiale, di cui la marina ha cercato di tacere al mondo esterno. Noi rivoluzionari sappiamo cosa accadde in quegli anni ed e per questo che vogliamo far  cadere il governo mondiale e impedire che si ritorni a quel punto, non solo per quello che è stato compiuto qui, ma in tutto il mondo!” disse serio “Tu Robin, sai di che parlo, vero?”

“Non proprio. Dragon era disposto a raccontarmi tutto, ma non ho voluto. Sono un archeologa di Ohara e come tale devo scoprire quel mistero da sola, ma so che una volta scoperto cosa accadde, la marina non ne uscirà pulita!” disse Robin “L’unica cosa di cui mi dispiaccio e che all’interno della marina c’è davvero chi crede nella giustizia e compie le sue azioni credendo in buoni ideali!”

“Già, ma non è il caso di Marena. Quella donna è cattiva di natura, ma ha un motivo in particolare per prendersela con Rufy e potete stare certi che non avrà il buon cuore di risparmiarlo dalle sue innumerevoli torture!”.

“Ha fatto del male anche a te?” chiese Zoro serio.

Il ragazzo sorrise tristemente, nonostante non potesse essere visto. “Non più di tanto. Lei tortura senza pietà solo pochi eletti, solitamente chi ha un potere del frutto del diavolo, in quanto di norma sono più resistenti e quindi più divertenti da torturare!”

Chopper diventò blu dalla fifa “Non oso immaginare cosa possa fare a Rufy!”

Il ragazzo misterioso riprese a parlare “Se avesse già iniziato, sentiremmo le sue urla fino a qui, nonostante la stanza sia piuttosto lontana!”

 

“Che cos’hai brutto cagnaccio? Non hai nemmeno la forza di urlare?” disse Marena.

Rufy gli lanciò uno sguardo di ghiaccio, nonostante non fosse in una posizione comoda. Era in ginocchio con le braccia alzate e incatenate con delle catene fatte in parte di algamatolite. Queste fatte in modo tale da ridurre i poteri dei prigionieri, senza che questi perdessero però i sensi troppo presto.

“Ha già ricevuto cento frustate eppure sembra quasi che tu non abbia risentito nemmeno di un colpo, vediamo se con altre cento, riuscirò a strapparti un gemito!” disse la donna pendendolo per il collo con mani mischiate ad acido, bruciandogli la pelle.

Rufy strinse i denti, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di sentirlo urlare.

“Se poi le frustate non bastano, ho tanti altri giochetti da farti fare!” disse divertita.

“Ancora con la tortura?” disse l’ammiraglio Ryoori, posando su di un sudicio tavolo, alcuni piatti ricolmi di cibo.

“Molla li il pranzo e vattene. Ho un conto in sospeso con questo moccioso!” disse la donna.

“Lo sai che sono contro la tortura, tralasciando il fatto che è stata abolita!” disse l’ammiraglio.

“Allora fermami, cosa aspetti!” disse acida la donna.

“L’avrei già fatto se Akainu non mi avesse detto di lasciar perdere e di farti fare quello che tu vuoi! E purtroppo lui è al di sopra di  me e devo obbedirgli. Lo dimostra il fatto che lui sia a Marineford e io in questa topaia!” disse l’uomo stringendo i pugni.

“Tuo fratello è sempre stato migliore. Lo dico sempre io!” disse la donna divertita.

L’uomo si alzò infastidito “Sei una donna sgradevole. Se non fossi stato eletto ammiraglio, solo per breve tempo, ti avrei già licenziato, in quanto tu disonori la reputazione della marina! Noi catturiamo i pirati e li spediamo a Impel Down, non li uccidiamo direttamente noi. Quante volte ancora dovremo coprire i tuoi crimini per difendere la nostra reputazione?”

Disse l’uomo facendo una smorfia, all’ennesima frustata che tagliava prima l’aria e poi le carni della schiena di Rufy, già in pessime condizioni.

“Io non uccido nessuno. Io torturo e basta, se poi questi schifosi pirati muoiono, colpa loro. Hanno solo da imparare ad avere maggiore resistenza!” disse la donna, per poi scoppiare a ridere.

L’uomo andò via, sbattendo la porta dietro di sé.  Marena prese a mangiare di gusto il suo pranzo, sedendosi davanti a Rufy, che la fissava con disprezzo, appena sentiva il dolore alla schiena scemare.

“Basta voi due, non riesco a mangiare con sto cane che mi guarda! Continueremo dopo!” disse la donna, ordinando ai suoi due fidati sottoposti, di slegarlo e sbatterlo nella cella che vi era in un’altra stanza.

 

Rufy gemette leggermente quando la sua schiena toccò il freddo pavimento della prigione. Provò a tirarsi su, ma era troppo stremato per riuscirci e decise di concedersi un attimo di riposo.

Esso però appena chiuso gli occhi, si sentì sfiorare le ferite da un tocco leggero e spaventato si ritrasse. Si voltò a guardare con uno sguardo arrabbiato chiunque ci fosse in cella con lui, ma il suo sguardo si calmò, quando vide una ragazza dagli occhi azzurri chiarissimi e i capelli  lilla lunghi e lisci, sporchi a causa della sua condizione di prigioniera.

Rufy rimase sorpreso di vedere una ragazza, apparentemente gracile e indifesa, rinchiusa in una prigione della marina.

C-chi sei tu?” chiese con voce debole.

“Scusa, non volevo farti del male. Volevo in qualche modo curarti, per quanto mi sia possibile!” disse con una voce lieve la ragazza.

N-non hai risposto alla mia domanda!” disse Rufy.

“Non ricordo più il mio nome. Sono qui dentro da talmente tanto tempo che…” Sospirò “C’è un nome che mi risuona in testa..Tadako!” disse rattristandosi.

“Forse è il tuo nome!” disse Rufy, sollevandosi e appoggiandosi alla parete con la spalla, in modo tale che la schiena non entrasse a contatto con niente.

“No, è il nome di mia sorella!” disse per poi riprendere “Mi dispiace. È colpa mia  se ora sei ridotto così!” disse la ragazza chiudendo gli occhi.

Rufy non comprese e le domando cosa significassero le sue parole.

“Sono stata io ad animare quelle alghe rosse in modo tale che esse vi annientassero o che vi spingessero in questo luogo!”

Rufy sgranò gli occhi.

“Mi dispiace, ma ho dovuto! Tadako è i mia sorella minore. È in mano a queste persone e minacciano di ucciderla se solo disobbedisco. Non posso fare altrimenti. Tadako è solo una bambina…credo, ormai non so nemmeno da quanti anni siamo qui dentro. Da parecchio credo. Il mio corpo non era così quando mi hanno rinchiuso qui dentro e non ero nemmeno così alta. Ero poco più di una bambina anche io!” disse la ragazza piangendo.

Rufy strinse i pugni. Non riusciva a sopportare che della gente venisse trattata in quel modo. Poteva accettare che venisse fatto del male a lui, ma non gli altri,  soprattutto che venisse fatto del male a persone che non potevano difendersi.

Ehm…ragazza, cercherò di fare di tutto per salvare te e tua sorella. Ti porterò via da questo posto. Te lo prometto!” disse Rufy accennando un sorriso, il quale però si spense vedendo che Marena e i suoi scagnozzi tornavano a riprenderlo pronti per il secondo round di torture.

 

 

Salve,

chiedo scusa a chi di voi ha atteso invano il capitolo ieri sera.

Non ho avuto ispirazione di mettermi a scrivere. Sorry.

Comunque oggi eccomi qua, forse in ritardo, ma ci sono.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi incuriosisca.

Fatemi sapere

Alla prossima

Neko =^_^=

 

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Capitolo 21
*** Incontro nella base ***


Capitolo 21: Incontro nella base

 

A giudicare dalla cartina, Nami doveva essere arrivata nell’ala dove erano presenti gli uffici degli ufficiali più potenti all’interno di quella base.

Trovandosi ancora dentro un condotto d’aria, si sporse verso una finestrella, per controllare se vi fosse qualcuno.

La via era libera.

Forzò la finestrella più volte, finchè essa non si aprì e la ragazza potè uscire finalmente allo scoperto.

Aveva ancora indosso la divisa da marine, nonostante essa fosse ormai lurida, non essendo il condotto d’aria ripulito da anni. Ma nel caso qualche marine l’avesse beccata, aveva ancora qualche speranza di passare inosservata.

 Si appoggiò con le spalle a un muro che terminava in un incrocio e sporse leggermente la testa per vedere se a destra o a sinistra, arrivasse qualcuno.

Prese il corridoio a destra fino a giungere davanti a una porta fatta di legno pregiato, con una maniglia dorata e per questo suo aspetto particolare, rispetto a tutte le altre porte, Nami comprese di aver trovato un ufficio che le interessava.

Vi entrò senza troppi problemi, nemmeno preoccupandosi del fatto che dentro vi poteva essere qualcuno.

Frugò in lungo e in largo. Mise la stanza a soqquadro, non essendoci tempo per fare le cose con cautela. Provo dietro a tutti i libri della libreria, rovistò in tutti i cassetti della stanza e provò addirittura nella cassa forte che aveva trovato.

Non vi era niente, se non qualche gioiello di cui Nami, cogliendo l’occasione, si impossessò.

Passò a un’altra stanza poco lontano da lì e, agendo come poco prima, constatò che anche lì non vi era ombra di una chiave, nemmeno quella per chiudere uno sgabuzzino.

Cercò l’ultima stanza che secondo la ragazza poteva fare a caso suo, ma sentendo dei rumori venire dalla sua direzione, fece un passo indietro e poggiando la mano sul muro in un punto dove la parete sembrava scrostata, notò che vi era un pulsante. Esitò se schiacciarlo, ma ormai in trappola decise di tentare e nel muro si aprì una porta, la quale si richiuse immediatamente una volta che la ragazza era entrata nella stanza misteriosa.

Era completamente buio all’interno e la ragazza non sapeva come muoversi. Provò a tastare i muri, quando mise la mano su qualcosa di appiccicoso. Sentì dei brividi percorrerle la schiena, ma continuò a cercare una fonte di luce.

Sentì un altro rumore, questa volta dietro la sua schiena, e per istinto si girò, prendendosi un colpo quando si ritrovò davanti un uomo grande e grosso, con una piccola fiaccola, che la guardava in modo serio.

Nami dallo spavento cadde a terra ed emise un piccolo urlo, per poi tapparsi da sola la bocca.

 Quell’uomo non aveva l’aria di essere un marine, piuttosto un infiltrato. Solo osservandolo bene lo riconobbe. Lo aveva già incontrato anche se in un tempo che nel loro presente non era ancora giunto.

“è un posto pericoloso questo ragazza. Ma se tu sei qui, deduco che con te ci siano anche i tuoi compagni!” disse l’uomo.

La ragazza ancora stupita annuì “E se sei sola, vuol dire che  gli altri o sono in giro per la base o catturati!”

Nami ancora incapace di esprimere parola, fece il numero due con la mano destra, indicando la seconda opzione.

“Bene, vedo che siamo nella stessa situazione!” disse l’uomo.

A-anche tu…cioè lei deve liberare qualcuno?” chiese Nami.

“Esatto, una persona a me cara e mio compagno!” disse con aria severa l’uomo, prima di mostrare alla ragazza un mazzo di chaivi sostanzioso. A Nami le si illuminarono gli occhi.

 “Ho le chiavi di tutte le celle. La marina deve aver pensato che in uno luogo pieno di ratti e ragnatele, nessuno avrebbe minimamente provato a cercarle!”

Bhe in effetti, anche io avrei pensato a questo posto come un luogo non utilizzato da anni e quindi avrei escluso la possibilità che le chiavi potessero trovarsi in questo luogo!” disse la ragazza.

“Hai ancora molto da imparare Nami! A volta i luoghi che meno ti aspetti sono quelli che cerchi”

La ragazza guardò l’uomo stupita “Conosce il mio nome?” chiese

“Sei piuttosto famosa, oltre al fatto che sei una componente  della ciurma di mio figlio!” disse l’uomo accennando un sorriso.

“Si, ha ragione.Avrei dovuto arrivarci da sola, ma il fatto e che…bhe un uomo del suo calibro che mi conosce…mi ha lasciato alquanto sorpresa!” disse Nami, prima di continuare con “So per certo di potermi fidare di lei, quindi le chiedo cortesemente di occuparsi della liberazione di miei compagni. Io ho un’altra questione da risolvere!” disse Nami prima di uscire nuovamente da quella lurida stanza e recandosi nuovamente verso la conduttura d’aria che l’aveva condotta fino a quel luogo.

 

Dei colpi di tosse si espansero nell’aria.

“Allora? Piaciuto il bagnetto?” chiese Marena, dopo aver dato l’ordine ai suoi scagnozzi di tirare su la corda che teneva legato Rufy alla vita, che lo faceva uscire da quella piscina profonda diversi metri, di un colore tendente al marrone.

“Mi dispiace, l’acqua è un po’ sporca. Non sapevo che avrei avuto ospiti e non ho pensato a pulire la piscina!” disse la donna, facendo poi cenno con la mano sinistra, di lascaire nuovamente andare la corda in modo tale che Rufy sprofondasse nell’acqua per diversi minuti.

“Signora, se non lo tiriamo su, il gioco potrebbe finire subito!” disse uno dei scagnozzi.

Rufy venne tirato nuovamente su, ma esso sembrava aver perso i sensi  “Abbiamo esagerato signora. Anche questo è affogato. Come gli altri!”

Marena sorrise divertita e dando un pugno potente nello stomaco del ragazzo, fece sì che Rufy sputasse l’acqua che aveva ingerito, riprendendosi.

“Questo tipo è più resistente rispetto agli altri e per questo anche più divertente! Che ne dici moccioso, vuoi fare un altro bagnetto o ne hai abbastanza?”

Rufy, aprendo gli occhi a fatica, non gli diede la soddisfazione di aver vinto su di lui e la guardò con uno sguardo che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.

Marena interpretò a suo piacimento lo sguardo, come uno che chiedeva il bis.

Rufy fu immerso ancora e ancora in quell’acqua lurida, rischiando ogni volta di affogare.

“Basta così. Questo gioco mi ha stancato!” disse Marena.

“Signora, solitamente a questo punto li rimettiamo in cella, aspettando che la natura faccia il suo corso e che morte sopraggiunga!”

“Non ho finito di giocare con lui!” disse tirandogli un calcio, una volta che venne adagiato a terra a pancia in giù, in modo tale che il colpo lo facesse voltare supino.

Rufy aveva l’affanno e cercava di immettere più aria possibile nei polmoni, dopo che essi erano stati privati del prezioso elemento per tanto tempo.

P-perché…” disse debolmente”P-perché ti a-accanisci c-contro di m-me. N-non è p-perhè s-sono un pirata!” chiese Rufy.

Un calcio dall’alto verso il suo stomaco arrivò con una potenza tale da mozzare il fiato al ragazzo e durante la spiegazione, la donna continuò quel procedimento.

“Hai anche il coraggio di chiedermi il perché? Odio i pirati, di qualsiasi genere. Mi hanno strappato dalla mia famiglia e tu Monkey D. Rufy sei responsabile della morte di mio padre!”

Rufy sgranò gli occhi a quelle parole “C-cosa?”

“è c-colpa tua se mio padre, un ufficiale della marina è morto. Si trovava a Marineford il giorno dell’esecuzione di Pugno di fuoco e tu con i tuoi stupidi amichetti, vi siete intromessi scatenando una guerra. Se avesse lasciato morire quel bastardo di Ace, come  era giusto che fosse, mio padre sarebbe ancora vivo!”

Rufy strinse i pugni a quelle parole “T-tu sei p-pazza! Nessuno m-merita d-di morire per m-mano di un a-altro! E io n-non c-centro n-niente con la m-morte di tuo padre!” disse il ragazzo prima di ricevere un altro colpo.

“Sta zitto, bugiardo. Forse non lo avrai ucciso direttamente, ma sei stato tu a causare la guerra che gli è costato la vita!” disse Marena fuori di sé.

S-se vogliamo m-metterla in questi t-termini, voi della m-marina avete iniziato t-tutto. Che d-diritto a-avete voi di uccidere un ragazzo di soli v-ventanni?” disse Rufy con rabbia. Avrebbe voluto reagire, ma il suo corpo gli impediva di fare qualsiasi movimento.

“Voi pirati meritate di morire e ritieniti fortunato di essere ancora vivo, ma non preccuparti non lo sarai ancora per molto e presto potrei rincontrare tuo fratello!” disse Marena.

Rufy sorrise “Io non morirò!”

C-cosa?” disse la donna stupita.

“Io non m-morirò, non prima di essere diventato il r-re dei pirati!” disse Rufy con determinazione provando ad alzarsi, ma un nuovo calcio lo fece volare e sbattere la schiena ridotta male contro una parete.

Si sentitono delle risate “E come pensi di uscire da questo luogo? Con l’aiuto dei tuoi nakama? Non farmi ridere, probabilmente a quest’ora saranno già stati uccisi!”

N-non è vero!” disse Rufy tossendo un po’ di sangue a causa della botta subita.

“I miei n-nakama se la sono c-cavata anche in situazioni p-peggiore di questa. N-non si faranno sconfigge t-tanto facilmente!”

Marena con un cenno del capo ordinò ai suoi scagnozzi di afferrare il ragazzo e di passare a un’altra tortura.

 

“Accidenti, quanto ci mette Nami?” chiese Usopp “Dobbiamo fare in fretta. Se è vero che Rufy è sottoposto a torture, potrebbe anche non…

“Non provare nemmeno a pensare a quanto stai per dire!” disse Zoro guardando storto il cecchino “Rufy è forte e se si è fatto catturare da quella megera, solo per dare a Nami la possibilità di libererci!”

“Testa d’alga ha ragione, dobbiamo avere fiducia il lui!” disse Sanji prendendo a fumare una sigaretta.

Chopper annuì per poi urlare “Forza Rufy, resisti!”

“Sono contento di vedere che voi Mugiwara abbiate così tanta fiducia nel vostro capitano. È una cosa alquanto rara da vedere in questa era di pirati non sognatori!”

I ragazzi rimasero stupiti a trovarsi davanti il capo dei rivoluzionari.

“D-Dragon?” dissero tutti all’unisono.

“Salve Robin. Sono contento di rivederti, anche se speravo che un nostro reincontro avvenisse in situazioni più tranquille!” disse tranquillamente l’uomo, lanciando alla ciurma la chiave della loro cella, per poi dirigersi alla cella opposta, dentro il quale vi era imprigionato il suo alleato.

“Mi dispiace Dragon. Purtroppo la missione è fallita e…” il ragazzo sbuffò “Non Avresti dovuto mettere in pericolo te stesso venendomi a liberare!” disse il ragazzo finalmente visibile agli occhi dei mugiwara.  Esso era biondo, con un giacca blu addosso e dei pantaloni che gli arrivavano a metà gambia, con infine degli occhialini appesi al collo.

Sabo!” Cominciò Dragon guardandolo con aria seria “Dovresti sapere che non lascio i miei compagni in pericolo, non dopo che questi hanno semplicemente cercato di obbedire a un mio ordine!”

Il biondo commosso lo ringraziò di cuore.

Dragon si girò verso la ciurma di mugiwara e li guardò uno ad uno “Posso constatare che voi state bene, non posso dire altrettando di Rufy e la ragazza con i capelli rossi!”

 

Nello stesso istante nella sala delle torture, Rufy era stato fatto adagiare a pancia in giù, su di un altare che aveva degli spuntoni in posti strategici, in modo tale che una volta fatto adagiare sopra un corpo, questi penetrassero nelle carni, ma in zone dove non vi erano presenti organi vitali, così da rendere l’agonia lunga e dolorosa.

Rufy strinse gli occhi e la sua faccia si contrasse in una smorfia di dolore, quando senti quegli spuntoni entrare lentamente  nelle sue carni, sempre più in profondità, man mano che sulla sua schiena venivano appoggiati dei pesi.

Un gemito uscì dalle sue labbra, non riuscendo a trattenersi oltre e Marena non potè esserne che soddisfatta.

“Ma guardati in che condizioni sei. Tu sei il più forte della tua ciurma eppure non sei stato capace di opporti alla mia forza. Come fai allora solo a pensare che i tuoi compagni non siano già diventati cibo per i pesci?”

I-io h-ho f-fidu-cia in l-loro!” disse Rufy a fatica e sentendo le sue ultime forza abbandonarlo sempre di più, anche a causa del sangue perso.

“Hai così tanta fiducia in loro? Eppure io  non vedo nessuno dei tuoi compagni qui a trarti in salvo!” disse Marena divertita.

“Io dico che ti servono un paio di occhiali!” disse una voce femminile determinata.

Marena si girò stupita a guardare l’intruso, non immaginando che qualcuno sarebbe davvero arrivato.

N-Na-mi!” disse Rufy ormai con un filo di voce.

 

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Capitolo 22
*** La perfidia umana ***


Capitolo 22: La perfidia umana

 

Nami si trovava di fronte a Marena. Aveva una gran voglia di correre da Rufy e di liberarlo dalla sua prigionia, ma la donna della marina le impediva qualsiasi proposito.

Non si arrese e si preparò a dare battaglia.

Tirò fuori dai suoi calzari, tre bastoni di metallo azzurro e unendoli, formò la sua arma da combattimento: il climat attack.

Nami sapeva di non avere molte speranze contro un rogia, non essendo in possesso dell’Haki, ma sperava di tenere duro fino all’arrivo dei suoi compagni.

Loro avrebbero potuto mettere fine a quella assurda situazione, mentre lei continuava a sentirsi ancora la debole del gruppo, non avendo la potenza mostruosa e la resistenza eccezionale dei suoi nakama. A volte  pensava che se non fosse per le sue abilità nautiche, la ciurma di Mugiwara, avrebbe fatto ben volentieri a meno di lei, ma quando le veniva quel pensiero in testa, come se Rufy le leggesse nel pensiero, esso l’abbracciava da dietro e le sussurrava nell’orecchio quanto lei fosse importante per lui, indipendentemente dal ruolo che ricopriva sulla Sunny.

Questo la rincuorava ogni volta, ma in situazioni come quella in cui si trovava in quel momento, i suoi dubbi cominciavano ad affollarle la testa, rendendola insicura.

Scosse la testa cercando di scacciare quei cattivi pensieri. Il nemico, se solo avesse saputo cosa la sua mente le suggeriva, avrebbe riso di lei e le avrebbe anche dato anche ragione, in modo tale da sbarazzarsi più facilmente di lei.

Marena sorrise “E così tu saresti venuta in aiuto di cappello di paglia?” chiese divertita, poi girandosi a guardare Rufy disse “Certo che potevi sperare in qualcosa di meglio, credi che una mocciosa riesca anche a durare un minuto contro di me?”

T-ti f-farà a p-pezzi!” disse Rufy per poi gemere nuovamente quando un nuovo peso sulla schiena, gli venne aggiunto ai precedenti.

Marena si fece curiosa “Voglio proprio vedere, se questa ragazzina è in gamba quanto tu affermi che sia!” disse preparandosi ad attaccare.

Lanciò per iniziare dei proiettili di acido, schivati abilmente dalla navigatrice.

“Sei veloce, lo devo ammettere, ma ti servirà a poco schivare i miei colpi. Basta che ti colpisca una sola volta e sei finita…certo se decido di ucciderti velocemente, ma potrei divertirmi anche con te. Sai il tuo amichetto qui non mi da tante soddisfazioni. Non vuole emettere nemmeno un piccolo grido e io mi annoio!”

Gli occhi di Nami si assottigliarono e stringendo la presa sul climat attack, cominciò ad emettere dal suo bastone diverse bolle azzurre e rosse che unendosi insieme e condensandosi, formarono una nuvola carica di acqua. Una pioggia fitta comincio a scendere, ma essa non provocò nessun effetto che potesse nuocere ai nemici.

Bhe? Tutto qua? Mi deludi!” disse notando che la pioggia continuava a cadere sempre di più. “Devo ammettere che è un bel trucchetto di magia, ma niente di più!”

“Ne sei sicura?” chiese Nami, saltando su di un tavolino allontanandosi dall’acqua che aveva allagato il pavimento.

Thunderbold tempo!” urlò la ragazza, facendo si che un fulmine colpisse il pavimento e che l’acqua conducesse l’elettricità fino ai piedi di Marena.

Il colpo andò a segno, ma la tempestività della donna, di saltare durante il colpo, fece sì che l’elettricità che la colpì non fosse così elevata da metterla ko.

Nami approfittò del momento di caos per dirigersi verso Rufy, ma Marena le bloccò la strada con un ghigno divertito. “Ottimo metodo di distrazione, ma non è sufficiente. Dovrai impegnarti di più!”

Nami fece qualche passo indietro e impugnando nuovamente il bastone  urlò “Rainbow mirage!”

Dalle nuvole temporalesche ancora presenti nella sale nacquero centinaia di arcobaleni.

La camera si saturò di colore, tanto da infastidire i sensi e le emozioni del vice ammiraglio.

Essa quando poggiava lo sguardo sull’azzurro si sentiva calma e tranquilla, un’emozione per lei rara. Se guardava il verde, si sentiva carica di speranza e di sogni, infine se si soffermava sul rosso, la sua rabbia cresceva e questo fece sì che la sua mente, incantata dal colore si risvegliasse e la magia si annullasse.

Marena cominciò a stancarsi di quei giochetti, ma si accorse che Nami era giunta fino all’ara. La navigatrice, tirando la leva che vi era accanto, fece sì che gli spuntoni che erano penetrati nella carne del cpitano, si ritirassero e lo liberassero dalla propria morsa.

Rufy, stai bene?” chiese Nami preoccupata.

Rufy strizzò gli occhi e li aprì lentamente, giusto in tempo per vedere un attacco di Marena fiondarsi su Nami.

Dallo sguardo del ragazzo, la navigatrice riuscì a comprendere che qualcosa non andava e vedendosi arrivare contro una grande quantità di acido, prese in mano uno delle spesse lastre che pesavano sulla schiena di Rufy per parare il colpo.

La lastra a contatto con l’acido si sciolse lentamente.

Nami prese anche le altre lastre e le lanciò in direzione di Marena, la quale si difendeva lanciando altri proiettili di acido.

“Questa è la giusta fine dei tuoi strumenti di tortura!” disse Nami.

“Stupida ragazzina, davvero credi che basti questo per distruggere i miei giochini. Ne ho talmente tanti, che perderesti il conto!” disse la donna, premendo un bottone nel muro.

Dal soffitto cadde un tronco legato a delle corde robuste e si diresse verso la navigatrice, la quale dovette gettarsi a terra per schivare il colpo per ben due volte, ma la terza, con un salto, vi salì sopra e cercando di mantenere l’equilibrio alle oscillazioni del tronco, attuò un'altra tecnica.

“Phon!” urlò e un vento caldo cominciò a soffiare, prima lentamente, poi sempre più forte, tanto che gli oggetti presenti nella stanza cominciarono a essere spazzati via e Nami, facendo cambiare direzione al vento, fece in modo che gli oggetti volassero verso la nemica.

I due scagnozzi vennero messi ko da due oggetti pesanti che gli erano finiti in faccia, mentre Marena, non faceva altro che difendersi con il suo potere. Infatti qualsiasi sorta di oggetto la toccasse, la trapassava, sciogliendosi al suo interno.

“Anche questa tecnica non ti è servita a nulla!” disse Marena, sparando un altro colpo verso Nami.

La ragazza salto per schivarlo, ma calcolando male la distanza che vi era fra lei e il pavimento, cadde a terra, battendo la schiena contro l’ara.

Rufy a fatica allungò il braccio e afferrò il climac attack di Nami. Esso prese una colorazione più scura e Nami comprese cosa fosse accaduto.

Senza perdere tempo Nami corse verso l’avversaria e questa, convinta di non poter essere toccata, diede la possibilità alla ragazza di sferrare il suo attacco.

Il colpo fu violento e preciso e Marena fini a terrà sputando sangue.

Nami si girò verso Rufy e sorrise come a volerlo ringraziare.

Aveva capito che Rufy aveva impresso il suo haki all’interno del bastone, in modo tale da consentirle di attaccare l’avversario in modo efficace.

“Maledetta!” urlò Marena alzandosi a fatica, sia per il colpo, sia per la sua mole.

Nami però non le diede il tempo di contrattaccare. Usò nuovamente il suo bastone, per creare un’aurora boreale.

Era uno spettacolo magnifico, ma essa scendendo sempre di più, fino a toccare persone e oggetti intorno a sé, congelava tutto all’istante e Marena, sottovalutando il pericolo, rimase prigioniera nel ghiaccio.

Nami fece passare un braccio di Rufy intorno al collo e cercò di aiutarlo a rimettersi in piedi.

“Ce la fai?” chiese.

Rufy era molto ricurvo e faceva fatica a contare sulle sue gambe, ma ci mise tutto se stesso, proprio come Nami aveva fatto per poterlo aiutare.

A-andiamo!” disse Rufy facendo un passo, ma si  fermò subito “A-aspetta!”

Rufy, cosa c’è? Dobbiamo andare!” disse Nami preoccupata.

Ho…ho promesso a una persona c-che…” il ragazzo non riuscì a terminare la frase che si ritrovò nuovamente a terra.

Alzò lievemente la testa, per vedere cosa fosse successo.

Nami era stata catturata. Era intrappolata in una rete gettata dai due scagnozzi di Marena, che si erano ripresi dalla botta ricevuta. Invece, la donna, liberandosi dal ghiaccio sciogliendolo con l’acido, si avvicinò pericolosamente a lui.

N-Nami!” urlò Rufy, prima di ricevere un calcio da Marena.

“Ora stai a vedere come i miei cari sottoposti si divertono con la tua amichetta!” disse la donna.

Rufy e Nami sgranarono gli occhi, comprendendo cosa i due uomini volevano fare.

Si sentì uno strappo di abiti e la maglietta da marine che Nami aveva addosso, andò a finire per terra. Fu poi il turno della maglietta della ragazza, la quale rimase solo in reggiseno.

“No! F-fermi!” urlò Rufy, cercando di alzarsi e fermare l’intento dei due uomini, uno dei quali teneva legata Nami, in modo tale che non potesse ribellarsi.

Rufy!” urlò Nami spaventata, vedendo il ragazzo in piedi, sebbene ricurvo. Ma esso, dopo un passo, si ritrovò nuovamente con la faccia a terra.

“Patetico!” disse il vice ammiraglio

Rufy provò più volte a rialzarsi urlando il nome di Nami, ma Marena gli diede una possibilità. “Scegli ragazzino, vuoi guardare la scena oppure vuoi che ti uccida in modo tale da risparmiarti una tale visione!”

Rufy la guardò con occhi pieni di rabbia, ma essa scemò e chiudendo gli occhi disse “Non p-posso far niente per f-fermarti!” disse ormai privo di forze “Ma ho p-promesso che n-non nessun altro avrebbe sofferto –per colpa mia!”

Marena si fece attenta.

N-non permettere che quegli uomini t-tocchino Nami. Usa me! Non credo che faccia differenza per te e per i tuoi uomini se venga usato un uomo o una d-donna!” Strinse i pugni “I-il tuo scopo è quello di umiliarmi il più p-possibile. C-credo c-che non ci sia n-niente di peggio! ”

Marena scoppiò a ridere “Hai fegato ragazzo e ti dirò che un pochino cominci a piacermi. D’accordo, facciamo che questo è il tuo ultimo desiderio, perché dopo quello che i miei uomini ti faranno, ti ucciderò!” Marena spostò lo sguardo e disse “Lasciate la ragazza ed esaudite il desiderio di questo pidocchio!” disse Marena con voce dura, andando vicino a Nami per vedersi lo “spettacolo”.

Nami urlò il nome di Rufy a squarcia gola, vedendo Rufy che veniva girato a pancia in giù, ma proprio un istante prima che gli uomini potessero spingersi troppo oltre, questi caddero a terra con una x stampata nel petto per poi essere guardati con disgusto da Zoro.

Un vento fortissimo si sprigionò all’interno della stanza e in una frazione di secondo, Nami vide sparire Marena, per vederla alzata contro il muro per volere di Dragon, che teneva la sua mano stretta al collo della donna.

“Hai osato andare ben oltre di quello che mi sarei mai immaginato. La faccenda si conclude qui!” disse dura la voce di Dragon che rimbombò nell’intera stanza.

 

 

Ok! Siete shoccati quanto me?

Non posso credere di aver scritto quello che ho scritto (mi riferisco all’ultima parte). Non mi piace scrivere né leggere di queste cose (è la prima volta che lo faccio) e infatti ho cercato di rimanere il più possibile nel vago.

Mi lascia un po’ troppo scombussolata quella parte, nonostante alla fine non sia accaduto niente (ci mancherebbe O_O). Me la sono immaginata più o meno così inoltre penso che potrebbe servirmi per qualche scena futura.

Boh ditemi voi cosa ne dite…

Intanto mi sa che mi conviene cambiare il rating.

Allo prossima,

byebye

Neko =^_^=

 

 

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Capitolo 23
*** Salvi ***


Capitolo 23:Salvi

 

Finalmente erano arrivati.

Questo era il pensiero che nacque all’unisono nelle menti di Nami e Rufy.

Zoro si avventò come una furia sugli assalitori del suo capitano, non risparmiando nemmeno un colpo, mentre Chopper dava una prima occhiata alle condizioni di Rufy.

Sanji corse da Nami e vedendola in quelle condizioni, mezza nuda, con capelli scompigliati e lacrime che le cadevano sul volto, si tolse la sua camicia per poter coprire la ragazza.

Nami, tutto bene? Non ti hanno fatto del male!” chiese preoccupato il cuoco.

Nami scosse la testa, senza però spostare mai lo sguardo da Rufy.

Sanji l’aiutò ad alzarsi dicendole di non temere per Rufy, il quale se la sarebbe cavata come sempre.

Dragon era rimasto immobile a fissare il vice ammirglio che aveva osato torturare il figlio e la sua presa intorno al collo di lei, non sembrava volersi allentare.

La donna aveva afferrato il braccio dell’uomo, come vano tentativo di liberarsi “D-Dragon, il rivoluzionario. Sono piuttosto sorpresa di vederti in questo posto!” disse con un sogghigno, che preannunciava il suo volere di non arrendersi.

Il rivoluzionario la fulminò con lo sguardo e con una voce dura disse “Dammi solo una ragione per la quale non dovrei farti subire tutte le torture che tu negli hanni hai fatto subire ai tuoi prigionieri!” disse con rabbia e stringendo la presa, facendo gemere la donna.

Sabo si avvicinò a lui, vedendolo alquanto infuriato. Dragon erra sempre stato un uomo severo e duro che scherzava e sorrideva poco, ma il ragazzo poche volte lo aveva visto così infuriato.

Posò una mano sulla spalla dell’uomo dicendo “Dragon, non è il tuo stile uccidere un nemico. Ricordalo!” disse il ragazzo serio “Nonostante quello che ha fatto sia imperdonabile! L’importante ora è metterci in salvo!”

Dragon strinse maggiormente la presa intorno al collo della donna, in uno scatto di rabbia, per poi lasciarla  andare violentemente a terra. “Ringrazia questo ragazzo, se non ti faccio pagare quanto hai commesso, ma alla fine è sempre così…la marina fa i cavoli che vuole senza mai pagare!” disse Dragon arrabbiato, voltandogli le spalle

“Questa volta non la passerà liscia. Sarà punita per il suo crimine!” disse la voce dell’ammiraglio Ryoori, entrato nella stanza in quel momento. Era venuto a conoscenza dell’intrusione da parte dei rivoluzionari all’interno della base e della liberazione di tutti i prigionieri  e aveva decido di intervenire lui stesso, dopo aver rivevuto una notizia dalla sede centrale della marina.

“Sai sempre quello che fai Dragon, lo devo ammettere. Come sempre ti diverti a non dare vita facile ai tuoi nemici!” disse l’uomo avvicinandosi al rivoluzionario, che lo controllava senza staccargli gli occhi di dosso.

Marena cercò di alzarsi e andarsene gattonando, ma l’ammiraglio, bloccandole la strada, le disse “Sei sollevata dal tuo incarico di vice ammiraglio. Ti dichiaro in arresto per violazione delle norme della marina e per torture verso altri esseri umani. Sarai presto spedita a Impel Down e da oggi in poi, sarai considerata alla stregua di un qualunque criminale!” disse l’uomo mettendole delle catene di agalmatolite, per impedirle di ribellarsi.

Tu…tu non puoi fare questo. Farò reclamo verso il vero ammiraglio in carica e ti farà sbattere dentro per questa tua presa di comando!” disse la donna cercando di liberarsi.

Nami non potendo più sopportare la vista, né la voce della donna, si avvicinò a la colpì ripetutamente “Questo è per quanto tu hai fatto a Rufy e questo…” disse caricando maggiormente il colpo “…per quanto stavi per fare.” Disse con disprezzo la navigatrice. Quella voce carica di rabbia e di rancore, la ciurma di cappello di paglia, l’aveva sentita solo  anni orsono, quando la ragazza era prigioniera e schiava di Arlong.

Nami avrebbe continuato a colpirla, per scaricare tutto il nervosismo che aveva addosso, ma il suo braccio venne fermato da Dragon, che  disse “Capisco la tua rabbia ragazza, ma non otterrai niente prendendotela con lei!” disse l’uomo per pou lanciare un occhiata a Sabo. Doveva solo a lui il fatto di non aver compiuto qualcosa di cui si sarebbe pentito. “Pensa al tuo capitano, lui vorrebbe che tu reagissi così?”

Nami abbassò la testa e il braccio e in un sussurro disse “No, Rufy sarebbe capace di perdonarla…come fa con tutti! quello sciocco…ma in fondo lo amo anche per questo!”

Sabo sorrise e accompagnandola, le disse di stare vicino al ragazzo, il quale era stato caricato sulle spalle di Zoro, pronto per essere portato via.

Calmata la situazione, Ryoori tornò a guardare la donna che aveva fatto prigioniera. Era alquanto livida in faccia a causa dei pugni subiti e un po’ stordita, ma questo non lo fermo dallo volere rispondere alla sua arroganza di reclamare quanto stava per fare.

“Ho una notizia che ti farà molto piacere Marena. Sono stato promosso ammiraglio definitivamente e il comando di questa base è passata a me. Ora sono io che detto ordini e io non accetto minimamente il comportamento che tu hai tenuto in questi anni!” Con un cenno del capo ordinò a diversi marine di portarla via e Marena gli lanciò diversi insulti prima di scomparire agli occhi dei pirati.

Ryoori tornò a rivolgersi a Dragon “I prigionieri evasi, sono stati nuovamente tutti catturati, ma, nonostante questo non sia un atteggiamento professionale per un ammiraglio, ho deciso di permettere almeno a voi di andarvene. Voglio scusarmi con voi per il comportamento avuto dalla mia ex collega e secondo…come fratello di Akainu, mi sento in parte colpevole della morte tremenda a cui è stato sottoposto Ace pugno di fuoco, invece della solita esecuzione veloce e indolore!”

Dragon rimase colpito da quelle parole e per la prima volta provò simpatia per un membro della marina. Anche lui era a conoscenza che vi erano uomini per bene in quella fazione, ma li aveva comunque trattati tutti da nemici, nessuno meglio dell’altro, perché buoni propositi o meno, intracciavano i suoi piani di azione.

 

I ragazzi cominciarono a correre verso l’uscita, ma la voce del capitano, chiese loro di fermarsi.

Zoro, d-devi liberare l-la ragazza che è rinchiusa n-nella cella che si trova in quella s-stanza laggiù!” disse il ragazzo indicando laporta.

“Le h-ho promesso, c-che l’avrei p-portata con noi!”

“Ci penso io!” disse Sanji correndo verso la porta e buttandola giù a calci. Rimase sorpreso nel vedere la ragazza. Essa era rannicchiata su sé stessa, con le braccia che stringevano le ginocchia al petto.

Essa guardò il cuoco spaventata, non sapendo cosa aspettarsi da lui.

“Tranquilla! Mi manda Rufy!”

La ragazza lo fissò confusa “Rufy? Vuoi dire il ragazzo che Marena sta torturando?”

Sanji annuì “L’abbiamo sconfitta. Ora non devi più temere di subire ingiustizie da parte sua!”

Delle lacrime di sollievo cominciarono a solcare il viso sporco della ragazza, alla quale venne detto di stare indietro, mentre Sanji prendeva a calci la porta della cella. Non vi era corrente elettrica in quelle sbarre, essendo la cella costantemente sorvegliata.

Fu un gioco da ragazzi, aprire la prigione e subito Sanji prese in braccio la ragazza, come se fosse stata una principessa.

Raggiunse i suoi compagni e durante il percorso verso la nave, accompagnati da Ryoori, la ragazza chiese notizie di sua sorella.

L’ammiraglio si bloccò e si irrigidì.

Il silenzio che si era creato, non fece sperare niente di buono dai ragazzi.

“Mi dispiace!” disse in un sussurro.

La ragazza prese ad agitarsi “Che cosa significa?”

“La ragazzina appena un mese qui dentro si è ammalata e non avendo ricevuto le adeguate cure mediche…non ce l’ha fatta!” disse l’uomo riprendendo il cammino.

La ragazza, cominciando a singhiozzare, si strinse a Sanji, il quale prese a mordersi il labbro.

Non sopportava vedere una bella fanciulla soffrire a causa di una ingiustizia. Esso lanciò anche un’occhiata al capitano, accorgendosi del fatto che ormai stremato, avesse perso i sensi.

Diversamente il ragazzo avrebbe fatto il diavolo a quattro. Era diventato molto suscettibile quando si toccava l’argomento fratelli e Sanji, nonostante non sapesse cosa significasse avere fratelli, poteva capire il suo comportamento, così come tutti gli altri.

 

I ragazzi giunsero alla Sunny, la quale era stata messa sotto sequestro, ma niente era stato minimamente toccato e i ragazzi poterono partire senza niente potesse nuovamente mettere loro i bastoni tra le ruote.

“Ora vi farò risalire in superficie. Ho richiamato le navi da guerra sopravvissute all’attacco dai rivoluzionari. In questo modo non dovreste temere nessuna sorte di attacco. Vi chiedo solo di non far parola con nessuno sull’aiuto che vi sto offrendo!” disse Ryoori azionando il meccanismo che avrebbe ricondotto i pirati in superficie.

“Arrivederci Mugiwara, la prossima volta che ci rincontreremo, sarà da nemici!” disse infine, vedendo poi la Sunny diventare sempre più piccola.

 

Erano riusciti a cavarsela anche quella volta e come sempre era Rufy quello più malconcio.

Portato in infermeria, Chopper si accertò delle sue condizioni e rimase alquanto sconvolto dall’entità delle ferite che aveva riportato.

Successivamente diede un’occhiata anche alla nuova ragazza e a Nami, constatando che quest’ultima fosse solo un po’ sconvolta, ma che non aveva riportato ferite.

Uscito dall’infermeria, la renna venne sommerso dalle domande.

Rufy ha riportato molte ferite di varia entità, ma comunque numerose. Consiglio di fermarci da qualche parte per evitare altri combattimenti e per permettergli di ristabilirsi!”
L’intera ciurma annuì.

“Per quanto riguarda la ragazza, ora sta riposando. È alquanto magra e mal nutrita. Per questo Sanji ti chiederei di preparare qualcosa di sostanzioso per tutti. Alla fine chi più chi meno, questa esperienza ci ha toccato tutti.

“D’accordo. Voi che fate, vi unite a noi?” chiese Sanji rivolgendosi a Dragon e Sabo.

Il primo non disse niente e tornò alla sua nave che si era affiancata alla Sunny, mentre il secondo acconsentì di buon grado.

Sabo aveva già parlato con Dragon del suo desiderio di voler riabbracciare il fratello e il capo dei rivoluzionari, nascondendo la sua voglia di conoscere quel figlio che aveva sempre visto da lontano, aveva deciso di affiancare la Sunny finchè ce ne sarebbe stato bisogno.

Passò mezza giornata prima che Rufy si svegliasse. Sentiva che qualcuno gli stava accarezzando i capelli dolcemente e, dal tocco, riuscì a comprendere che quelle mani delicate appartenevano alla sua Nami. Lentamente riaprì gli occhi e girando impercettibilmente il capo verso destra, sussurrò il nome della ragazza.

Nami sussultò, non accorgendosi del risveglio del capitano e per istinto gli gettò le mani al collo e lo strinse forte a sé.

Ouch, piano Nami!” disse in un sussurro. Non che non apprezzasse l’abbraccio della ragazza, ma le ferite non gli permettevano di godere a pieno di quel momento.

Rufy, ero così in pensiero!Come ti senti?” chiese la ragazza asciugandosi con la mano destra, una lacrima birichina fuggita al suo controllo.

“Un po’ intontito!” rispose lui.

“Vado a chiamare Chopper!” disse la ragazza alzandosi dalla sedia sulla quale era seduta, ma dovette fermarsi quando si sentì afferrare per un polso.

“No, non è necessario. Quello di cui ho bisogno per rimettermi in sesto, è proprio qui davanti a me!”

Nami non potè fare a meno di sorridere dolcemente a quelle parole, appoggiando delicatamente un bacio sulle labbra di lui.

 Passò ancora un po’ di tempo, durante il quale Nami si era addormentata con la testa appoggiata al materasso di Rufy, mentre sorvegliava quest’ultimo durante il suo riposo.

Fu un bussare alla porta a destarla.

Essa si alzò e aprì la porta, ritrovandosi davanti il ragazzo biondo che li aveva aiutati. Lo fece entrare e lo ringraziò per l’aiuto che aveva dato, sebbene esso non pensava di aver fatto niente di che.

“Come sta?” chiese il ragazzo ai piedi del letto, lanciando un’occhiata a Rufy.

“Ora sta riposando. Ha detto di sentirsi intontito!” disse Nami osservando il volto rilassato del capitano.

“Oh scusa, io non mi sono ancora presentata. Il mio nome è Nami e sono la navigatrice!” disse porgendo la mano al nuovo arrivato.

“So bene chi sei Nami. Me l’hanno detto i tuoi compagni e so anche che sei la sua ragazza!” disse indicando il capitano.

La ragazza annuì.

“Il mio nome è Sabo!” disse infine stringendo la mano alla ragazza.

Sabo? Ho già sentito questo nome. L’ho ha pronunciato tempo fa Rufy, ma ricordo anche che non ha voluto parlarne! Prima di allora le sue labbra non avevano mai pronunciato questo nome!”

Sabo sorrise tristemente “Non so cosa Rufy pensi di me. Che me ne sia andato o che sia scomparso o morto, fatto sta che lui non mi vede da quando aveva sette anni!”

Nami sussultò e infine chiese chi fosse lui in realtà.

“Sono suo fratello maggiore!” disse sorridendo “E devo dire che mi è proprio mancato il mio fratellino piagnucolone!” disse guardandolo nuovamente il capitano.

Io…io non ne avevo idea. Pensavo che avesse solo un fratello!”

“Ace, si! eravamo un bel trio di combina guai! Rufy era il più debole e piagnucolone che si ficcava sempre nei guai. Ace quello più impulsivo e attacca brighe che lo rimproverava sempre, invece io ero quello che faceva da intermediario tra i due e che difendeva Rufy, in quando essendo più piccolo, gli permettevo certi atteggiamenti infantili che ad Ace non andavano giù!” disse ricordando i bei tempi ormai passati.

 

Rufy non si era accorto dell’entrata del ragazzo, troppo preso dall’incubo che tormentava il suo sonno. Prese ad agitarsi, finchè con uno scatto si mise seduto, trovandosi a gemere dal dolore a causa del brusco movimento.

Rufy!” urlò Nami andando al suo fianco e mettendogli delicatamente una mano sulla schiena.

Anche Sabo si avvicinò e chiese lui come stesse.

Rufy, ancora con l’affanno e un occhio chiuso, lo guardo “Tu chi sei?”

Sabo non si stupì di non essere riconosciuto e sorridendo disse “E così non sai riconoscere tuo fratello?”

Rufy sgranò gli occhi incredulo a quanto avesse sentito e pensando a uno scherzo di pessimo gusto, strinse i pugni dopo di chè usando il suo potere, colpì il ragazzo lanciandolo contro la parete della cabina “Non so chi tu sia, né cosa voglia, ma ti informo che non ho più alcun fratello! E non so nemmeno cosa tu pretenda di fare spacciandoti per un di loro” disse alzandosi lentamente.

Nami cercò di farlo rimanere a letto, ma la faccia del ragazzo, alquanto infastidita dalla presenza del ragazzo, la fece desistere dal suo intento.

Il trambusto richiamò gli altri membri della ciurma, i quali, venuti a conoscenza da Robin sull’identità di Sabo, avevano previsto una reazione simile da parte del capitano.

Sabo si alzò da terra e si spolverò via la polvere dagli abiti e continuò a guardare Rufy con il sorriso.

“Che hai da sorridere?” chiese il ragazzo cominciandosi ad alterare. Non gli stava per niente bene che qualcuno infangasse il ricordo di uno dei suoi fratelli.

Robin decise di intervenire “Capitano, se non sbaglio, oltre a Ace pugno di fuoco, avevi un altro fratello!”

Rufy sussultò e guardò incredulo Robin.

C-come fai a saperlo?” chiese sorpreso “Non ne ho mai fatto parola con nessuno!”

Robin sorrise e gli indicò il ragazzo biondo, il quale durante i due anni di separazione, aveva raccontato alla donna il breve tempo che lui aveva trascorso in compagnia di Rufy e Ace.

Rufy si girò nuovamente a guardare il ragazzo per poi mormorare “Sa-Sabo?”

Il ragazzo annuì “Ce ne hai messo di tempo per arrivarci. Sei sempre il solito tontolone!” disse felice.

Rufy era rimasto shoccato “Non è possibile, Sabo è morto quando avevo sette anni. Non puoi essere lui! Uno dei banditi ha visto quanto accaduto. Sabo è saltato in aria con la nave su cui era salito, a causa di un colpo sparato da un drago celeste!”

Sabo gli diede ragione e gli spiegò che quella volta aveva davvero rischiato di morire, ma che per sua fortuna era stato tratto in salvo dai rivoluzionari, i quali lo avevano curato e accolto tra di loro. Poi vedendo che il fratellino era ancora incapace di credere a quanto detto, gli raccontò di quella volta che bevendo il sakè insieme, Ace, lui e Rufy erano diventati i fratelli.

Rufy sentì il cuore battere più velocemente e delle lacrime cominciarono a scendere copiose dai suoi occhi e, credendo alle parole del  ragazzo, lo abbracciò come a voler constate che non fosse né un sogno, né un illusione.

S-sa-bo!” disse fra un singhiozzo a l’altro.

 

Mentre Sabo e Rufy recuperavano il tempo perduto, raccontandosi quanto accaduto ad ognuno di loro, Sanji preparò diversi tramezzini, dal sapore eccezionale, secondo le pupille gustative di Chopper e Usopp, e mettendoli su di un piatto, si recò nella cabina che era stata data alla nuova ragazza.

Bussò, ma non sentendo risposta, vi entrò piano piano, per vederla seduta sul letto a guardare un punto fisso del pavimento.

“Ti ho portato qualcosa da mangiare!” disse il cuoco, posando il piatto sul comodino accanto al letto.

Si sedette accanto alla ragazza, la quale alzò lo sguardo per guardarlo e sussurrare a bassa voce un grazie.

Il cuoco sorrise e le porse un fazzoletto per asciugarsi le lacrime, che ancora non avevano cessato di cadere su quel volto pallido dal colore del latte.

“Mi dispiace molto per tua sorella! Forse ti sembrerà una cosa stupida da dire, soprattutto da uno che è figlio unico e non sa cosa significa perdere un fratello, ma so cosa significa perdere qualcuno!”

La ragazza gli prestò attenzione.

“I miei genitori. Ero molto piccolo quando li ho persi e a malapena li ricordo, ma è stata dura!”

C-come hai fatto a sopravvivere a quel dolore?”

“Solitamente si dice che il tempo guarisce tutto e per quanto può valere la mia opinione, per me è stato così!”

La ragazza scosse la testa “Come posso stare meglio. Se non fosse stato per quelle persone, Tadako sarebbe ancora viva!” disse stringendo i pugni.

“Forse si, ma non si può cambiare il passato, ma il futuro può sempre migliorare!” disse Sanji gentilmente.

“No, non è vero!” disse la ragazza a testa china.

Sanji non si arrese “Prova a vederla in questo modo. Fino a ieri pensavi di trascorrere il tuo futuro rinchiusa in quella cella, senza sapere se quello che ti era stato detto su tua sorella era vero o meno. Ora sai la verità e sei libera. Il tuo futuro, se guardi la parte della libertà, è migliorato!”

La ragazza annuì, ma disse “Ma da una parte era meglio continuare ad illudermi, anche se col passare del tempo mi sembrava che quella illusione diventava sempre più difficile da afferrare. È come se in fondo al mio cuore, conoscessi le sorti che erano toccate a mia sorella!”

“Sai, anche il ragazzo che ha voluto la tua liberazione ha perso un fratello!” ammise infine Sanji.

La ragazza sgranò gli occhi “Intendi dire Rufy? Non lo avrei detto, cioè anche se l’ho visto per poco tempo e anche ferito, mi ha dato l’impressione di essere un tipo con una grande determinazione e voglia di vivere!”

Sanji annuì sorridendo “Infatti è proprio così. Noi non eravamo al suo fianco quando è successo, ma sappiamo che per lui è stata la prova più dura che abbia mai dovuto affrontare, ma nonostante questo non si è mai arreso. Ha continuato a inseguire i suoi sogni e a vivere anche per lui. Ed è questo che dovresti fare anche tu, vivere per tua sorella. Ovunque essa sia, non vorrebbe che tu soffrissi per lei. Inoltre sono sicuro che se chiudi gli occhi e provi ad ascoltare, potrai sentirla vicina!”

La ragazza guardò Sanji fisso negli occhi per diverso tempo e vederlo lì, sicuro di quanto avesse affermato, le fece credere che anch’essa avrebbe potuto andare avanti, continuare a vivere anche per sua sorella. Le aveva dato un piccolo spiraglio di luce.

Sanji si alzò dal letto e aprendo la porta per andarsene disse “Mangia qualcosa, hai bisogno di nutrimento per rimetterti in forze ehm…come ti chiami?”

La ragazza scosse la testa “Non lo ricordo!”

Sanji si fece un attimo pensieroso e disse “Che ne dici del nome Lily, finchè non ricordi il tuo? Mi sembra che ti stia piuttosto bene!”

La ragazza lo guardò confusa e dopo aver pronunciato a bassa voce il nome, sorridendo disse “Lily sarà perfetto!”

 

Ed eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo.

Che ne dite? Piuttosto lunghino questa volta, ma non ho potuto fermarmi prima.

Purtroppo non credo di essere riuscita ad esprimere bene le emozioni di Rufy riguardante il fratello. L’ho scritta almeno tre volte quella parte e ogni volta in modo diverso. Questa è quella che mi ha convinto di più.

Bhe come sempre fatemi sapere cosa ne pensate e ringrazio tutti coloro che mi seguono.

Alla Prossima

Neko =^_^=

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Capitolo 24
*** Lily e Dragon ***


Capitolo 24: Lily e Dragon

 

 La sera arrivò presto, soprattutto per i due fratelli che avrebbero continuato a parlare ancora e ancora.

Il fatto che Sabo fosse diventato un rivoluzionario, aveva sorpreso Rufy, in quanto si  ricordava che sin da bambino, il sogno del fratello maggiore era quello di diventare un pirata. Ma Sabo non aveva rinunciato al suo sogno, lo aveva solo modificato.

Voleva diventare pirata per potere sfuggire dalla sua condizione di nobile e da quel mondo troppo superficiale che lo faceva soffocare e sentire come un topo in trappola.

 Lui desiderava essere libero e unendosi ai rivoluzionari era riuscito finalmente a spiegare quelle ali, che gli erano stata tarpate per molti anni dai suoi genitori. In più lottava perché un giorno nessun altro potesse sentirsi prigioniero della società e soprattutto per far sì che i draghi celesti perdessero il loro ruolo privilegiato, in quanto la loro “superiorità”  rispetto agli altri uomini era solo un’illusione, diversamente da quello che pensava molta gente, che paragonava quegli essere alle divinità.

Rufy alla fine della spiegazione fu felice che Sabo avesse trovato la sua strada, ma allo stesso tempo triste perché sapeva che  non si sarebbe unito alla sua ciurma e presto o tardi le loro strade si sarebbero nuovamente divise.

“Non posso  mica essere un sottoposto di mio fratello  minore, che figura ci farei?” Aveva risposto divertito il ragazzo biondo alla domanda di unirsi alla sua ciurma.

“Una grandissima figura in quanto hai davanti a te il re dei pirati!” disse Rufy mettendo il broncio.

“Vedo che questa fissa non ti è passata! Bhe, mi auguro di essere lì con te quando questo avverrà!” Rispose Sabo.

Rufy abbassò la testa dicendo “Ne sarei felice, anche se vorrei che ci fosse anche Ace. Sarebbe bello, anche solo per un giorno, essere di nuovo tutti e tre insieme e improvvisare combattimenti come quando eravamo bambini. Questa volta non ne sarei uscito sconfitto completamente!”

Sabo annuì “Si, sarebbe bello. Avrei voluto essere a Marineford quando è successo il fatto! Forse la mia presenza non avrebbe cambiato la situazione ma…avrei voluto dirgli almeno addio e ringraziarlo di aver mantenuto la promessa di proteggerti, anche se credo che lo avrebbe fatto comunque!”

Rufy strinse i pugni “Si, credo anche io. Io avrei fatto la stessa cosa per lui!”

“E io per voi due!” rispose Sabo, prima che il bussare alla porta interrompesse i loro discorsi.

Sanji entrò nella stanza portando la cena al capitano e informando Sabo che il pasto era servito. Rufy, non potendone più di rimanere a letto nonostante le raccomandazioni di Chopper, si alzò per recarsi in cambusa.

Ci arrivò zoppicando a causa della ferita alla coscia, causata da uno degli spuntoni di ferro che gli era entrato nelle carni, e che aveva malamente toccato un muscolo.

 

Rufy, cosa ci fai fuori dal letto! Sei gravemente ferito e non puoi andartene in giro come se niente fosse!” lo rimproverò il dottore agitando le zampe.

“Sto bene Chopper!”disse Rufy, sorridendo per tranquillizzarlo.

“E invece no, sono io il dottore e la mia diagnosi è riposo assoluto!” disse la renna intestardendosi, ma Zoro intervenne in aiuto del capitano dicendo “Ti conviene lasciar perdere Chopper. Se il capitano si mette qualcosa in testa, è difficile fargli cambiare idea! Non è un paziente diligente, dovresti saperlo!”

Chopper alzò gli occhi al cielo “Perché, qualcuno su questa nave lo è?” disse infine arrendendosi.

Rufy prese posto accanto a Nami, la quale non si era fatta vedere per tutto il giorno. Sapeva che il ragazzo aveva bisogno di passare del tempo da solo in compagnia del caro fratello ritrovato e Rufy sembrò apprezzare il gesto della ragazza.

Sanji entrò nella stanza poco dopo, facendo accomodare la nuova ragazza, che Rufy e gli altri ragazzi non avevano praticamente più visto dalla sua liberazione alla base di Shionomizu.

“Ehi Marimo, vedi di fare un po’ di spazio alla lady qui presente!” disse Sanji guardando storto lo spadaccino.

Zoro fece quanto richiesto, ma non si risparmiò uno sguardo in cagnesco e qualche insulto.

“Scusate il disturbo!” disse timidamente Lily, sistemandosi accanto a Zoro.

Quest’ultimo rispose “Non sei tu a disturbare, ma qualcun altro!” disse indicando il cuoco.

Lily lo guardò sorpresa, in quanto credeva che li dentro fossero tutti compagni.

“Infatti, ma non tutti ne siamo entusiasti!” disse nuovamente Zoro, facendo nascere una vena pulsante sulla testa di Sanji, il quale contrattaccò “Ehi cactus, se qui non ti sta bene la mia presenza, hai solo da dirlo!”.

Zoro non fece attendere molto la sua risposta.

Sanji per esaudire il suo desiderio, gli prese il piatto, ancora non toccato, che lo spadaccino aveva davanti, porgendoglielo a Lily, per poi trascinare la sedia sulla quale Zoro era seduto, con lui sopra, davanti la porta della cambusa.

Gli diede un calcio per aprirla e poi buttando fuori Zoro disse “ Così non sarai più disturbato dalla mia presenza!” disse Sanji guardando con aria di sfida lo spadaccino, già pronto con le spade sguainate per lottare con il cuoco.

La solita scena del litigio fra i due, fu per la maggior parte della ciurma ignorata, mentre Rufy fu ben contento di poter assistere a uno dei momenti tranquilli della sua ciurma. Momenti che gli erano profondamente mancati durante la sua prigionia nella mani di Marena.

La sua attenzione però, fu richiamata dalla nuova ragazza, la quale timidamente ringraziò il capitano di averla aiutata.

Rufy sorrise “Una promessa, è una promessa!” rispose semplicemente.

“Lily!” intervenne Nami “Io sono la navigatrice e mi occupo di stabilire la rotta, per la maggior parte delle volte…” disse riferendosi al fatto che Rufy solitamente non sapeva nemmeno da che parte stava il nord o il sud “…quindi volevo sapere se hai un desiderio speciale. Non so, un posto in particolare dove vorresti tornare!”

Lily sussultò e cominciò a balbettare, non sapendo cosa rispondere, ma Rufy intervenne “Io pensavo che saresti rimasta con noi!”

La ragazza sgranò gli occhi “Ma io…io non so combattere, non voglio esservi di peso. Avete già fatto tanto per me!”

Rufy arruola la gente per simpatia, non per le sue capacità combattive! Puoi stare tranquilla, inoltre ci siamo qui noi. Se sarai in pericolo ti difenderemo!” disse Usopp, con Chopper che annuiva, dandogli ragione.

“E poi mi hai detto che sei stata tu a controllare quelle alghe rosse per farci cadere in trappola. Non so come la vedi, ma a me sembra un bel potenziale!” disse Rufy.

La ciurma a quelle parole tacque e guardò sorpresa la ragazza.

Robin sorrise “interessante! Quindi le leggende che si sono create intorno a quel mare rosso, sono merito tuo!”

“Un'altra Lady con il potere del frutto del diavolo! Super!” disse Franky, stappando una bottiglia di coca cola per poi bersela tutta in un sorso solo.

Lily scosse la testa “No, non ho mangiato quel frutto. Ho sempre avuto il potere di controllare l’acqua, ma non so come sia possibile. Non ricordo dove sono nata, né se ho dei genitori. Ricordo di aver vissuto per lungo tempo in un luogo pieno d’acqua con mia sorella, finchè la marina non ha preso me e Tadako portandoci in quell’orribile base. I miei poteri erano loro utili per eliminare o catturare i pirati e nonostante mi dicessero che compiuta una missione, avrebbero liberato me e mia sorella permettendoci di far ritorno a casa, quel giorno non è mai arrivato. Sempre nuove missioni sorgevano e gli anni sono passati, così tanti che ho cancellato quei pochi ricordi che avevo!”

Lily fissò un attimo i volti della ciurma per vederne le espressioni “Inoltre, prima di unirmi a voi, c’è un’altra cosa che dovete sapere. Credo che ci sia qualcosa che non va in me!” disse abbassando lo sguardo. “Ho visto tanta gente morire ed essere tortura ed avevano una cosa in comune, una cosa che io non ho!” disse.

I mugiwara erano tutti curiosi, persino Zoro e Sanji avevano smesso di litigare per ascoltare ciò che essa aveva da dire. Lasciò tutti di stucco quando, afferrando un coltello, si ferì profondamente a un braccio.

Chopper cominciò a urlare “Un dottore, c’è bisogno di un dottore!” prima di ricordare che lui ricopriva quel ruolo. La renna si affrettò a soccorrere la ragazza, rimanendo stupito a quanto vide.

La ferita era aperta e non vi era traccia di sangue, diversamente vi era un liquido trasparente, che usciva copioso dal taglio. Tutti rimasero sorpresi da questo fenomeno, ancor di più quando Chopper disse loro che si trattava di acqua. L’annusò per esserne certo e con convinzione disse “Questa è acqua di mare!”

“Allora è perfetta per questa ciurma. Non c’è un essere normale in questa nave!” disse Brook, notando che il taglio che la ragazza si era procurato si era già rimarginato.

N-non vi faccio paura o ribrezzo?” chiese la ragazza stupita.

“Guardati intorno Lily. Hai a che fare con un ragazzo di gomma che si allunga a dismisura, uno scheletro che si muove, una renna parlante che può modificare il suo aspetto, un cyborg, una donna che fa crescere parti del suo corpo ovunque voglia, un cuoco in grado di spiccare il volo e uno spadaccino in grado di tagliare una montagna. Se facciamo una statistica, tu potresti anche apparire come una persona normale!” disse Nami divertita.

“Ehi Nami, non ti sei dimenticato di qualcuno?” chiese Usopp offeso.

“No, io non ho poteri particolare e nemmeno tu Usopp!” sulla testa del cecchino cadde un grosso macigno per la cruda verità.

“Allora che hai deciso?” chiese Rufy “Rimani?”

Lily sorrise e annuì.

 

La sera passò così, fra chiacchiere e festeggiamenti per la nuova entrata nella ciurma, tra cui Sanji era il più contento di tutti.

Ma come tutto, anche la cena giunse al termine e Nami, accompagnata da Sabo, aiuto Rufy a ritornare in infermeria, dove Chopper lo ospitava nel suo letto, per poterlo tenere sotto controllo la notte.

Erano giunti a metà strada quando un ombra scura si mise davanti a loro. Esso, con addosso il mantello verde, si tolse il cappuccio per farsi vedere in faccia.

Nami e Sabo non fecero una piega, mentre Rufy studiando l’uomo, chiese al fratello maggiore “è amico tuo?”.

“Si, ma credo che sia venuto per te!” disse Sabo sorridendo.

“Eh?”

L’uomo si avvicinò ai tre, non staccando mai lo sguardo dal capitano. Il suo volto era serio e determinato, ma dentro di sé era emozionato di poter vedere il figlio cresciuto.

“Hai un viso familiare. Somigli a un tizio che ho visto nel futuro!” disse Rufy.

Sabo guardò confuso il fratello, ma lasciò da parte le sue stranezze, in quanto Rufy era sempre stato un tipo del tutto particolare.

“Ho aspettato con ansia questo giorno Monkey D. Rufy!” disse l’individuo.

Rufy fissava stranito la persona.

“Non ti vedo da quando eri in fasce. Sei cresciuto parecchio figliolo!” disse l’uomo accennando un sorriso.

“Chi sei tu?”

“Il mio nome è Monkey D. Dragon!”

Rufy sgranò gli occhi e fissò da capo a piedi l’uomo che si trovava davanti.

Entrambi avevano uno sguardo serio e il silenzio calò fra i due.

Nami e Sabo avevano paura di respirare, pensando di rovinare l’incontro fra padre e figlio. Videro Rufy alzare una mano e, soprattutto la ragazza, si aspettò una sorte di reazione violenta da  parte del capitano, in quanto il padre lo aveva abbandonato, ma a volte si rendeva conto che Rufy era tutto tranne che prevedibile perché esso disse con un sorriso “Ciao papà!”

Sabo e Nami finirono a gambe all’aria, mentre Dragon, sorpreso anch’esso, non potè fare a meno che scoppiare a ridere dal carattere estroverso del figlio.

Nami, da piccolo Rufy ha sempre avuto un atteggiamento così confidenziale con chi non conosceva, ma è normale che lo faccia anche con un genitore che non ha mai conosciuto? Cioè se mi ritrovassi per la prima volta mio padre davanti, lo sommergerei di domande, sul perché non mi ha cresciuto o altro e soprattutto non lo chiamerei papà già la prima volta!” disse Sabo sorpreso.

Nami invece era fra l’esasperato e il divertito “Credo che una reazione simile, solo Rufy potesse averla!”

Rufy, che aveva sentito quanto suo fratello e la sua ragazza avessero detto, guardando il padre negli occhi, rispose  “Che senso avrebbe fargli quelle domande? Non cambierebbe quanto è successo. Se mi ha lasciato nelle mani di mio nonno avrà avuto i suoi motivi, inoltre io gli sono grato di averlo fatto!”

Nami, Sabo e anche Dragon rimasero sorpresi da quanto avesse detto.

“Se io fossi rimasto con lui, forse saprei cosa vuol dire avere un padre, perché anche se l’ho chiamato papà, non ho la minima idea di cosa significhi questa parola, ma la mia vita sarebbe completamente diversa. Non avrei conosciuto te, Ace e la banda di banditi!” disse girandosi a guardare il fratello “Non avrei conosciuto mai Shanks e Makino. Probabilmente non sarei  mai salpato alla ricerca del mitico tesoro e non avrei incontrato te, Nami. Non avrei conosciuto Zoro, Sanji, Usopp, Chopper, Robin, Brook, Franky e Lily. Non avremmo vissuto tutte queste avventure insieme. Forse avrei conosciuto altra gente e vissuto altre avventure, ma non mi importa di cosa avrebbe potuto essere. Io sono felice così. Quindi ti ringrazio Dragon per la scelta che hai fatto, perché non posso immaginare la mia vita senza la mia ciurma…la mia famiglia!” disse chiudendo gli occhi.

Dragon accennò un sorriso, orgoglioso di quanto detto dal figlio.

“Inoltre per il legame padre e figlio c’è ancora tempo! dico bene?” chiese Rufy al padre.

Dragon annuì.

Rufy fece una smorfia e piegando la testa da un lato disse “Non sei un tipo di molte parole!”

“In effetti non lo sono mai stato!” disse divertito “Ma posso fare uno sforzo  e dirti che sono contento di averti conosciuto e di vedere che sei diventato un grande uomo anche senza di me. Forse un uomo migliore di quello che saresti diventato crescendo con me!” disse Dragon “Ma sappi che sei sempre stato nei miei pensieri e spesso mi hai anche fatto preoccupare!”

Rufy sorrise e disse “Mi dispiace, ma io non posso dire la stessa cosa di te. Non sapevo nemmeno cosa fosse un padre, prima che il nonno mi facesse il tuo nome!”

“Sono stato io a dirgli di non dirti niente su di me. Saresti stato in pericolo conoscendo le tue origini. Quindi non mi importa se non mi hai pensato nemmeno per nemmeno un momento. Quello che più contava per me era, saperti al sicuro!” disse Dragon appoggiando una mano sulla spalla di Rufy, il quale sentì una sensazione nuova a quel tocco. Il tocco che solo un genitore può dare.  

 

Eccomi qua, dopo aver saltato un giorno.

 

Siamo giunto al fatidico incontro  tra Dragon e Rufy e vi dirò che forse è stata la parte più difficile da scrivere. Forse non è una reazione credibile quella tra padre e figlio al primo incontro, ma Rufy lo immagino un po’ così, felice di come siano andate le cose che non ha nessun risentimento verso il padre che infondo l’ha solo protetto lasciandolo.

 

Come sempre lasciate un commentino e spero di avervi anche incuriosito con la storia di Lily.

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Capitolo 25
*** Notti insonni ***


Capitolo 25: Notti insonni

 

Dopo un breve incontro, ricco però di emozioni, Dragon e Sabo dovettero salpare per tornare alle loro lotte.

I tre si lasciarono con gran dispiacere, ma con la convinzione che presto si sarebbero nuovamente incontrati.

Rufy si alzò prestissimo quel giorno, a male pena si poteva intravedere il sole che spuntava fuori dal mare, colorando lentamente quel cielo nero, con sfumature rosate. I gabbiani volavano, cantando sopra la Sunny e, dal mare calmo, di tanto in tanto si poteva intravvedere qualche delfino saltare a prua.

Il giorno preannunciava cominciare bene, ma Rufy non riusciva a vedere la giornata dal verso giusto. Si sentiva stanco e il suo corpo gli chiedeva del riposo, ma erano già da un paio di notti che il ragazzo non riusciva a prendere sonno come si deve.

Quelle poche volte che Morfeo lo aveva accolto tra e sue braccia, dei brutti incubi lo avevano assalito, destandolo bruscamente dal suo sonno, per poi impedirgli nuovamente di chiudere occhi.

Andando sul ponte sperava vivamente, che l’aria fresca del mattina lo aiutasse a conciliare il sonno, ma nemmeno essa funzionò.

Il sole cominciò ad elevarsi nel cielo, ma il tempo sembrava quasi fermo per Rufy, in quanto si sentiva svuotato delle sue energie.

Nemmeno mangiare lo aiutava a rimettersi in forze.

Doveva dormire e il prima possibile.

Si recò in cucina, dove Sanji si era messo a cucinare la colazione per tutti, cercando di soddisfare i gusti e gli appetiti di tutti quanti, quando sentì la porta della cucina aprirsi e i passi pesanti del capitano.

Rufy aveva ancora qualche disturbo alla gamba, nonostante le sue condizione fossero migliorate rispetto a una settimana prima, e di tanto in tanto faceva strusciare il piede per terra.

Il cuoco salutò con allegria il capitano, ma vedendolo un po’ giù di corda gli domando cosa avesse.

Rufy alzò le spalle, rispondendo semplicemente “Credo che questa sia una giornata no!”.

Il cuoco sorridendo rispose “Anche un tipo energetico e allegro come te, può avere giornate negative?” domandò, ma non una singola parola uscì dalla bocca del capitano, nemmeno una minima richiesta di cibo. Sanji si stupì di un tale silenzio e girandosi, notò che Rufy si era addormentato con la testa appoggiata al tavolo.

Decise di lasciarlo tranquillo, per una volta che esso appariva calmo e non intenzionato a creare guai.

Passò circa mezz’oretta e lentamente la nave cominciò a riempirsi di vita. Nami e Zoro furono i primi a giungere in cucina per ricevere il nutrimento mattutino, necessario per affrontare una nuova giornata.

La presenza di Rufy addormentato sul tavolo, non passò inosservato e nemmeno il fatto che il cibo in tavola era ancora intatto.

Nami guardò stranita Sanji, come se si aspettasse una spiegazione, ma il ragazzo non potè informarla di molto, in quanto nemmeno lui aveva ricevuto dal capitano una risposta esauriente.

“Si sta agitando un po’, forse è il caso di svegliarlo? Tralasciando il fatto che ha occupato il posto della mia bellissima Lily!” disse Sanji

“Lascialo dormire. Non c’è cosa più fastidiosa di essere svegliati quando si fa un bel riposino!” disse Zoro ben consapevole di quanto avesse affermato, ma Nami decise di ignorarlo, in quanto era preoccupata per Rufy.

Gli passò leggermente una mano sulla schiena e lo chiamò finchè esso non si svegliò di scatto, sorprendendo i presenti.

Si guardò in torno e tirò un sospiro di sollievo “Grazie Nami per avermi svegliato!”

Nami afferrando una brioche alla crema si sedette accanto a lui, non tenendo conto dei posti, e gli domandò cosa avesse sognando.

“Non ricordo!” mentì e Nami sembrò accorgersene, ma non volle indagare oltre, non in presenza degli altri.

La cucina ormai si era popolata di quasi tutti i membri della ciurma e tutti si accorsero della poca foga che il capitano metteva nel mangiare.

Nami cominciò a preoccuparsi seriamente, ma i suoi pensieri vennero interrotti dalle grida di Usopp e Chopper, i quali spalancando improvvisamente la porta, caddero uno sopra l’altro.

Rufy, non ti sarai mangiato anche la mia colazione!” chiese Usopp appoggiato sulla testa del povero dottore, il quale non sopportando ulteriormente il peso del cecchino su di sé, si trasformò in umano buttando Usopp all’indietro.

“Calmatevi voi due. Le vostre razioni sono al sicuro!” disse Sanji “Sembra che il nostro capitano non abbia molto appetito!” disse infine.

“Cosa? Rufy, stai male? Hai mal di stomaco per caso? Oh ti senti la febbre?” cominciò Chopper cominciando a tastare ogni parte del capitano, che cercò di tranquillizzarlo.

“Buongiorno a tutti!” disse la voce angelica di Lily. Sanji rimase a osservarla per qualche istante, quando la richiesta di un secondo caffè da parte di Usopp, lo risvegliò.

Accontentò il suo compagno e servì la colazione anche alla ragazza dai capelli lilla, la quale sorridendo al cuoco, lo ringraziò.

Sanji si sentì andare a fuoco le guance e diversamente dal solito, non riuscì a fare il casca morto come aveva sempre fatto con tutte le ragazze che incontrava, al contrario era riuscito a malapena a balbettare un prego.

 

Dopo la colazione  ognuno si trovò qualcosa da fare, chi lavava i piatti, chi si allenava, chi giocava e chi guardava il mare.

Rufy era uno degli ultimi. Solitamente guardare le onde lo aiutava a rilassarsi, ma quel giorno non ci riusciva e sentiva i nervi a fior di pelle, tanto che anche il baccano fatto da Usopp, Franky, Brook e Chopper, lo infastidiva.

Rufy!” lo chiamò Nami mettendogli una mano sulla spalla.

Il ragazzo si girò e sorridendo, cinse il fianco della ragazza con il braccio destro, stringendola a sé. Nami si sentiva ancora un po’ imbarazzata a quelle effusioni di affetto davanti a possibili sguardi della ciurma, ma decise di sorvolare e di concentrasi sul suo adorato capitano.

Appoggiò la testa sulla spalla e gli chiese “Rufy, che cos’hai? Non dirmi niente, perché lo vedo da me che c’è qualcosa che ti preoccupa!”

“No, non c’è niente che mi preoccupa Nami!”

Rufy  ti ho detto…

“Non sto mentendo. Sono solo stanco, ma non c’è niente che mi preoccupa!” disse Rufy non lasciandola finire di parlare. “Non riesco a dormire bene ultimamente e mi sento nervoso. Una sensazione quasi nuova per  me!” disse accennando un sorriso.

“Hai idea del perché non riesci a dormire?” chiese Nami guardandolo negli occhi.

Rufy scosse la testa, non volendone parlare.

“Potresti chiedere a Chopper se può aiutarti!”

“No! è già abbastanza apprensivo così, figuriamoci se gli dico anche che non riesco a dormire!”

Nami lo guardò con uno sguardo di rimprovero e portandosi le mani ai fianchi disse “Chopper fa solo quello che ritiene che sia meglio per noi!”

Rufy sorrise “Lo so, ma sai che non riesco a stare fermo!”

Nami sospirò per poi sentirsi sollevare il mento dalla mano di Rufy il quale disse “Lo sai che sei bellissima quando ti arrabbi?”

“Pensavo di esserlo quando sorrido. Non sei molto coerente!”

“Oh forse mi piaci con qualsiasi emozione tu esprima!” disse il ragazzo baciandola, prima lentamente poi sempre più appassionatamente, ma Nami si staccò.

Rufy, gli altri potrebbero vederci!” disse Nami arrossita.

Rufy sorrise divertito, indicando gli altri che si erano fermati a guardarli, nessuno escluso. Persino Lily che era rimasta alquanto in disparte in quei giorni, si era messa a fissarli, arrossendo di colpo, quando si accorse di essere stata beccata.

Nami si sentì avvampare e ormai viola, si mise a urlare mostrando dei denti simili a quelli di squalo “Voi banda di guardoni, non avete niente di meglio da fare che guardare me e Rufy che ci baciamo? Se siete invidiosi avete solo da cercarvi la vostra anima gemella!” disse andandosene con il fumo che le usciva dalle orecchie e sbattendo la porta della sua cabina dietro le sue spalle.

 

Erano le due di notte e Rufy si girava e rigirava nella sua amaca, dopo che finalmente fosse riuscito a convincere Chopper a tornare a dormire nella stanza dei ragazzi, nonostante i loro giacigli non fossero poi così ideali per ristabilirsi completamente, ma il capitano sperava che dormire nel luogo in cui era abituato, lo potesse aiutare a conciliare il sonno.

Ma si era fatta notte fonda e i suoi occhi  non sembravano volersi chiudere.

Si alzò e uscì dalla stanza, diventata anche troppo rumorosa a causa del russare dei suoi compagni e il parlare nel sonno di Usopp.

Si recò sul ponte e sedendosi sull’erba con la schiena appoggiata a un muro della nave, voltò il capo verso la porta che portava nella stanza delle ragazze o per meglio dire di Robin e Nami. Essa era troppo piccola per ospitare anche Lily ed la ragazza era stata sistemata nella stanza accanto.

Avrebbe voluto che quella porta si aprisse e ne uscisse Nami. Voleva sentirla vicina, ma allo stesso tempo non voleva rovinare il bel sonno che probabilmente stava facendo.

 

Nami dormiva nel calduccio del suo letto, ma si svegliò quando ebbe l’impressione di sentirsi chiamare.

Si mise a sedere confusa, sia per la sensazione che aveva avuto, sia per il sonno e spaesata si guardò attorno. Robin dormiva tranquillamente nel suo letto e a giudicare dal sorriso sulle labbra, stava facendo anche un bel sogno. Non c’era nessuno nella stanza e la ragazza in un primo momento pensò che la voce che aveva sentito, fosse quella di Robin che aveva sussurrato il suo nome nel sonno.

Si sdraiò nuovamente convinta di quell’ipotesi, ma quando provò a chiudere gli occhi, le venne in mente Rufy.

Si domandava se quella notte fosse riuscito a prendere sonno.

Si mise in una posizione comoda per ridare il benvenuto al sonno, ma dopo pochi minuti, decise di alzarsi con l’intenzione di andare a controllare nella stanza dei ragazzi.

Si mise la sue pantofole pelose color panna e mettendosi addosso una vestaglietta dello stesso colore per coprirsi dal venticello fresco che soffiava la notte, uscì dalla stanza.

Fece qualche passo, quando un’ombra sul ponte la fece mettere sull’attenti. Si guardò intorno e prese un bastone che era poco distante da lei, per proteggersi nel caso quell’ombra avesse rivelato di essere un intruso o un animale marino, saltato sulla nave erroneamente.

Solo a pochi passi da essa, riuscì a intravvedere i lineamenti dell’ombra.

Rufy!” bisbiglio, sorpresa di trovarlo lì.

Il ragazzo non si era accorto della sua presenza. La sua testa di tanto in tanto cadeva in avanti, per essere rialzata subito con un brusco movimento. Si spaventò quando sentì una mano posarsi sulla spalla.

N-Nami!”disse con sguardo assonnato, mentre osservava la ragazza sedersi a terra accanto a lui.

“Nemmeno stanotte riesci a dormire, vero?” chiese la navigatrice con sguardo preoccupato.

Il ragazzo annuì “Ogni volta che provo a dormire e ci riesco, faccio sempre lo stesso incubo! E ora ho quasi paura di chiudere gli occhi!” disse sentendosi un po’ imbarazzato.

Nami lo guardò con aria sorpresa “Scommetto di sapere di quale incubo si tratti!”

Rufy sgranò gli occhi sorpreso, ma capendo cosa intendesse dire la ragazza, sospirò “No, Nami! Non è la morte di Ace che mi impedisce di chiudere occhio. Ormai raramente rivivo quel sogno per fortuna!”

“Allora di cosa si tratta?”

Rufy si vergognava a raccontarle cosa lo turbasse, in quanto tutti lo vedevano come un ragazzo forte, probabilmente senza debolezze, ma anche lui era un essere umano e poteva rimanere turbato dagli eventi che lo sommergevano.

Rufy, lo sai che puoi dirmi tutto!” disse la ragazza vedendo la sua esitazione “Ci siamo fatti la promessa di dirci sempre tutto tempo fa, ricordi?”

Il capitano fissò la navigatrice per un po’, poi rassegnandosi affermò “Forse ti sembrerò sciocco, ma mi perseguita quanto accaduto nella base di Shionomizu. Quando chiudo gli occhi rivivo tutto quello che è successo. Tutto diventa così reale anche il dolore e poi quando…Rufy inghiottì la saliva incapace di pronunciare il seguito.

Nami gli prese la mano come a volergli fare coraggio “Rufy è tutto finito. So che è stata una brutta esperienza, ma ora sei qui sulla Sunny, insieme ai tuoi nakama e insieme a me!”

Rufy annuì senza però accennare un sorriso “Lo so, ma non riesco a liberare la mia mente da quel pensiero. Se Zoro e gli altri non fossero arrivati in tempo, o  io non fossi riuscito a far cambiare idea alla tizia dell’acido…hai idea di cosa ci sarebbe successo?”

Nami lasciò la presa e abbassò il capo.

“Mi sento uno stupido. Io non penso mai a cosa sarebbe potuto accadere, l’ho detto anche davanti a Dragon, mentre e da quando siamo usciti da quel postaccio che non faccio altro che rimuginarci sopra. È più cerco di scacciare quel pensiero, più si fa forte, facendomi sentire nuovamente un incapace e un buono a nulla, perché alla fine non sono riuscito a proteggere te o gli altri come avrei voluto. Avrei voluto che tu nemmeno sfiorassi un’eventualità del genere e invece hai rischiato grosso, per salvarmi. E se sono ancora qui, lo devo solo a tutti voi. Mi sono allenato tanto per poi alla fine dipendere da coloro che vorrei proteggere!”.

Nami sospirò e cercò di tranquillizzare in qualche modo il ragazzo “Rufy, essere il capitano vuol dire essere la guida e su questo posso darti ragione, ma non significa dover proteggere tutti quanti. A volte anche i capitani hanno bisogno di aiuto e la vera forza non sta nella potenza fisica che ti permette di sconfiggere chiunque da solo. La vera forza è anche saper chiedere aiuto quando se ne ha bisogno e combattere un nemico insieme agli altri. Noi siamo una ciurma e abbiamo sempre lottato insieme e sempre continueremo a farlo. Non è che se non dimostri di essere il più forte in assoluto, noi ti abbandoneremo, ti accuseremo di non essere in grado di proteggerti se ci succede qualcosa, né che tu non sei un capitano degno, se capita che tu finisca nei guai. Hai sempre voluto fare un po’ tutto da solo, combattendo con le sue sole forze i nemici più potenti, come Eneru e Lucci, ma da quando è morto Ace sembra che questa tua volontà di contare esclusivamente su te stesso sia aumentata. E capisco che tu non voglia far si, che accada qualcosa a coloro che vuoi bene, ma ribadisco quello che ho detto prima e soprattutto che queste persone a cui tu vuoi bene e che loro vogliono bene a te, faranno di tutto per non far si che accada qualcosa a te!”

Rufy aveva gli occhi lucidi, ma ringraziò l’oscurità che c’era sulla nave che impediva a Nami di vederlo commuovere alle sue parole.

“Ricordi che anche io ero così? Quando ero schiava di Arlong, facevo la dura e dicevo di non aver bisogno di nessuno. Sei stato tu a farmi comprendere che a volte bisogna fermarsi e chiedere aiuto! Non importa che tu l’abbia fatto consapevolmente o meno, ma è quello che mi hai trasmesso e a volte è più facile capire i propri errori se sono gli altri a fartelo notare!” disse Nami sorridendo.

Rufy la guardò sorpreso, ma il suo sguardo presto si addolcì e disse “Sai? ad un tratto mi sento meglio. Come ci sei riuscita?”

“Ormai ti conosco Rufy, forse anche meglio degli altri e so che anche tu hai punti deboli che non centrano con l’agalmatolite. Forse alcuni dei nostri compagni non ci sono arrivati, ma io si e come tutti anche tu hai bisogno di essere confortato!”

“Credo che questa sia una delle prime volte in cui qualcuno mi cnfortì!” disse Rufy “Non che non ne abbia mai avuto bisogno, ma credevo che fosse un segno di debolezza in quanto Ace quando ero un bambino, mi rimproverava sempre se mi mostravo debole. Lui mi diceva che mai dobbiamo mostrare le nostre debolezze agli altri, che dobbiamo essere forti in qualsiasi frangente. Sono cresciuto con questa convinzione e solo da poco ho capito che è impossibile esserlo sempre, ma ho cercato di nasconderlo quanto mi è possibile! Credo sia una conseguenza dovuto al fatto che siamo cresciuti da soli, senza dover mai fare affidamento su nessuno!”

“Allora facciamo che quando ti senti debole e non vuoi darlo a vedere agli altri, vieni da me. Con me puoi sentirti libero di esprimere qualsiasi cosa. D’accordo?”

Rufy annuì e abbracciandola disse “Cosa farei senza di te?”

“Ti perderesti in acque inesplorate e non riusciresti mai più a chiudere occhio!” disse Nami ricambiando l’abbraccio.

Rufy sorrise “Nami, nonostante il discorsone che mi hai fatto, dubito di riuscire comunque a chiudere occhio. Credo che ci vorrà un po’ di tempo, come ce n’è voluto con Ace!”

“Se ti sto vicino e ti prometto di svegliarti appena ti vedo agitare, potresti riuscirci?” chiese Nami curiosa.

Rufy annuì “C-credo di si!” disse per poi, seguendo la richiesta di Nami, sdraiarsi a terra, appoggiando la testa sulle gambe di lei e chiudendo gli occhi.

Nami sorrise e accarezzandogli i capelli, fece sì che Rufy riuscisse ad addormentarsi e per tutta la notte, vegliò su di lui.

 

 

Rieccomi dopo due giorni di assenza. Ho temuto di  non riuscire ad aggiornare fino a venerdi.

Non perché mi mancasse il tempo di scrivere, più che altro sono distratta da altre cose a cui ho preferito dare la precedenza.

Al di là di questo, spero vi sia piaciuto il capitolo. Tralasciando il fatto che né Nami e Rufy sono IC.

Fatemi sapere

Alla prossima

Byebye

Neko =^_^=

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Capitolo 26
*** Segnali ***


Capitolo 26: Segnali

 

Robin si mise lentamente a sedere sul suo letto, quando i primi raggi del sole, cominciarono a entrare dalla piccola finestrella presente nella sua cabina.

Non le passò inosservato l’assenza dell’amica e si domandò dove potesse essere, dato che non era da Nami alzarsi così presto quando aveva la possibilità di dormire. Indossò i suoi soliti abiti e uscì dalla stanza con l’intenzione di andarsi a preparare un buon e rinvigorente caffè.

Fu così che notò Nami e Rufy sull’erba del ponte della Sunny. La navigatrice, dopo essere stata a vegliare tutta la notte sul capitano, aveva infine ceduto al sonno,  addormentandosi seduta con la testa ricadente in avanti.

Robin sorrise intenerita quando vide anche Rufy con lei, appoggiato alle sue gambe e per evitare che i due prendessero freddo, coprì loro con le coperte del suo letto.

Il secondo a destarsi fu Sanji, il quale rimase a bocca aperta e paralizzato da quanto videro i suoi occhi. Rufy che dormiva sulle gambe della sua bella. Quante volta si era immaginato una scena del genere, una volta con Nami, un’altra con Robin, incapace di decidere fra le due. Si mise a piangere come una fontana, invidiando come non mai il capitano.

Il rumore della porta che si apriva, per far uscire Robin, lo distrasse dal capitano e dalla navigatrice, in quanto ammaliato dalla sublime bellezza della donna, la quale lo salutò.

Gli occhi di Sanji in un istante presero la forma di cuori e le gambe, diventando come fossero state di gomma, presero a muoversi in modo strano, roteando intorno alla donna.

 Robin-cwhaaan, sei magnifica illuminata dai raggi del sole mattutino!” disse ad alta voce, continuando con una lunga serie di complimenti.

Rufy a quel baccano si svegliò. Si strofinò gli occhi e confuso si guardò intorno, ricordandosi solo dopo pochi istanti quanto accaduto.

“Buongiorno capitano!” disse Robin sorridendo “Dormito bene?”

“Eccome se ha dormito bene. Appoggiato con la testa sulle gambe della mia dolce Nami!” disse Sanji riscoppiando a piangere. “Tu! Ti faccio a pezzi se scopro che hai toccato anche solo con un dito una delle fanciulle più belle al mondo!” disse afferrando per il colletto il povero capitano, che venne scrollato ripetutamente.

“Abbiamo dormito insieme!” disse semplicemente, non vedendoci niente di male e sorridendo, osservò il volto rilassato della navigatrice.

Sanji, invece, interpretando  male le parole, si pietrificò all’istante.

Robin rise di gusto vedendo la reazione di Sanji, sapendo che Rufy aveva detto quelle parole nel  modo più ingenuo possibile. Si avvicinò al cuoco e posandogli una mano sulla spalla, disse “Sanji-san, hai interpretato male le parole del capitano!”

“Perché? Cosa ho detto?” chiese confuso il ragazzo “Avete visto anche voi che eravamo qui sul ponte a dormire, no?”

Sanji tornò normale sentendosi sollevato.

Sanji-san, non è ora che cominci ad accettare l’idea che la nostra navigatrice si sia messa col capitano?” chiese Robin.

“Posso accettare una cosa per volta, senza che il mio cuore smetta di battere e al momento si è appena abituato alla relazione tra i due. Una notizia come quella che avevo capito io, potrebbe anche stroncarmi!” disse Sanji rattristato dal fatto che uno come Rufy, che prima del loro rincontro nemmeno ci pensava alle ragazze, avesse trovato una ronna con cui aveva una relazione seria.

“Suvvia Sanji-san, non penserai mica che questi due staranno sempre a baciarsi! Come potrebbero arrivare Umi e Ace altrimenti!” Gli fece notare la donna.

A Sanji uscì un rivolo di sangue dal naso “Non avevo preso in considerazione questa idea!”

Bhe questa è facile! Quei due bambini li porterà la cicogna!” disse Rufy sorridendo, per poi prendere delicatamente in braccio Nami e portarla nella sua cabina per farla riposare più comodamente.

Robin e Sanji guardarono il loro capitano allontanarsi, con delle espressioni incredule.

“Tu credi che creda davvero alla storia delle cicogne?” chiese Sanji alla donna.

Robin sorrise e alzò le spalle “Chissà! Tutto è possibile!”

Rufy adagiò delicatamente Nami sul letto, coprendola con le lenzuola e la coperta, in modo che stesse al caldo.

Uhm…R-Ru-fy!” disse la ragazza con la voce ancora impastata dal sonno, aprendo leggermente gli occhi.

“Buongiorno Nami!” disse sorridendo a trentadue denti, urlando un po’ troppo per l’udito ancora addormentato della ragazza, che per proteggersi, si tappò le orecchie.

“Dalla tua allegria, deduco che tu abbia dormito più che bene!”

Rufy annuì sedendosi sul letto “è tutto merito tuo! Grazie!”  disse con tutto il cuore.

Nami sorrise.

Il ragazzo prese a ridere, incuriosendo la ragazza, la quale gli chiese cosa avesse.

“Sto pensando a cosa è successo pochi  minuti fa! Sanji si è preso un mezzo infarto quando gli ho detto che abbiamo dormito insieme!” rise di nuovo. “Non si è ancora abituato completamente all’idea di noi due!”

Nami sussultò “Dopo tutto questo tempo? Io credevo che ormai avesse accettato la nostra storia!”

Rufy sorrise “Si quella l’ha accettata, ma lui ha capito qualcos’altro quando ho detto dormito insieme!”

Nami lo guardò confusa “Cosa ha capi…oh!” disse fermandosi di botto e arrossendo come non mai.  Rufy sorrise anche a vedere la sua faccia “Si, più o meno ha avuto questa reazione!”

Nami gli tirò un cuscino in faccia “Lo trovi divertente?”

“Molto! E sai qual è la cosa più buffa? Che ora Sanji e Robin credono che io pensi che siano le cicogne a portare i bambini!”

Nami lo guardò confusa “Sarai ingenuo praticamente sempre, ma credo che tu certe cose della vita le sappia e mi domando il perché quei due credano a una cosa del genere!”

“L’ho detto io per tranquillizzare Sanji. Se gli faccio credere che non so da dove vengono i bambini, si calmerà!”

Nami mise il broncio “Io non vedo perché Sanji si debba impicciare!”.

Rufy sorrise “Eddai, non te la prendere!”

“Non me la devo prendere? Qui tutti sanno i fatti nostri!” disse Nami imbronciata.

“Siamo su una nave e logico che tutti sappiano di tutti!” disse Rufy non abbandonato il sorriso.

“Sembra che a te non dia fastidio questa cosa e conoscendoti, la cosa non mi sorprende” disse Nami incrociando le braccia e sospirando.

“Ammetto che a volte vorrei rimanere con te, senza occhi o orecchie indiscrete che ci spiano, ma comunque non mi turba più di tanto!” disse Rufy.

Nami si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro “E invece a  me si!”

Rufy l’afferrò e la fece cadere sulle sue gambe “E cosa proponi, per risolvere la situazione!”

Nami si sedette a cavalcioni e passando le braccia dietro la testa di Rufy disse con sguardo birichino “Purtroppo non si può fare molto. Come hai detto tu siamo su una nave, ma la prossima volta che sbarcheremo, potremmo trovarci un luogo appartato e stare un po’ soli soletti io e te!” disse la navigatrice strappandogli un bacio.

“Trovo sia un ottima idea!” disse Rufy ricambiando poi il bacio.

 

Era quasi ora di pranzo. La maggior parte dei membri della ciurma giocava sul ponte o pescava o costruiva cose. Robin leggeva tranquillamente un libro appoggiata al tavolo della cucina, mentre Sanji  trafficava con i fornelli. Era intento a preparare la paella e altre varietà di piatti. Vi era anche un arrosto enorme nel forno per soddisfare l’appetito del capitano.

Di tanto in tanto l’olio che friggeva schizzava qua e là, ma con grande maestria, il cuoco riusciva a non bruciarsi, ma lo scoppiettio dell’olio non lo fece accorgere della presenza dietro di sé.

“Che buon odorino! Cosa stai preparando di buono?” chiese Lily, alzandosi sulle punte per poter sbirciare da dietro le spalle del cuoco.

Quest’ultimo, preso alla sprovvista, fece un salto girandosi di scatto e iniziando a balbettare “L-Li-Lily s-sei t-tu!” disse sorpreso.

“Scusa, ti ho spaventato?” chiese la ragazza dispiaciuta, vedendo anche che a causa del brusco movimento, il ragazzo si era macchiato la camicia con del sugo.

“Oh mi dispiace. A causa mia ti sei macchiato!” disse la ragazza prendendo un tovagliolo e bagnandolo con un po’ d’acqua cominciò a strofinare la camicia, peggiorando solo le cose.

Sanji era rimasto pietrificato e a malapena riusciva a respirare.

“Accidenti, ho peggiorato le cose! Scusa!” disse Lily chinandosi a novanta gradi per scusarsi.

N-non è n-niente! C-cucinando capita di m-macchiarsi! Eh eh!”disse il ragazzo portandosi una mano alla testa, per poi sentire un odore di bruciato provenire dal forno.

Sanji spense immediatamente l’elettrodomestico e aprendolo fu travolto da un’ondata di fumo, che affumicò tutta la cucina.

Lily e Robin, uscirono dalla stanza aprendo la porta e tossendo.

“Che sta succedendo là dentro?” chiese Zoro aprendo un occhio, dato che era stato disturbato dal suo sonnellino.

“Credo che Sanji abbia bruciato qualcosa!” disse Robin.

Zoro non potè fare a meno di alzare un sopracciglio, in quanto non era mai successo che Sanji compisse un errore del genere e ne rimase alquanto sorpreso.

Robin vedendo l’espressione dello spadaccino sorrise divertita “Diciamo che è stato distratto da qualcuno!”

Zoro si alzò in piedi e disse “Nessuno riuscirebbe a distrarlo tanto da fargli bruciare il cibo. Nemmeno tu e Nami!”

“Cosa mi dici di Lily?” disse la donna divertita  “Avresti dovuto vedere la scena, il nostro Sanji era irriconoscibile!”

Zoro si girò a guardare la ragazza curioso, la quale era ancora intenta a inchinarsi e chiedere scusa al cuoco che cercava in tutti i modi di farle capire che era stato un incidente e non era colpa sua.

 

Nel pomeriggio le ragazze erano sedute al tavolino sotto l’ombrellone, sorseggiando un thè. Nami e Robin, che non avevano ancora avuto l’occasione di stare sole con Lily, approfittarono del momento per conoscersi meglio. Purtroppo per loro, Lily non riuscì a dar loro molti dettagli della sua vita, a differenza delle ragazze, che le raccontarono tutte le avventure a cui erano andate incontro da quando si erano unite alla ciurma.

“Caspita, avete davvero vissuto tutto questo? Siete solo dei ragazzi, come avete fatto?” chiese la ragazza stupita.

Nami sorrise “Tutto merito del lavoro di squadra e dalla forza sovrumana dei ragazzi e di Robin, ma anche io non sono niente male!” disse facendole l’occhiolino.

Lily osservò i ragazzi che erano presenti in quella parte della nave, incapace se decidere se quanto aveva sentito era vero o meno.

“Mi avete descritto i vostri poteri e quindi dovrei credervi, ma un conto e sentirlo a parole, un altro è vedere quanto mi avete detto. Siete tutti così forti?!” disse Lily “Sono piuttosto curiosa di vedervi in azione, ma il mio timore è quello di non essere alla vostra altezza. So controllare l’acqua è vero, ma non so quanto possa tornare utile!”

Robin le mise una mano sulla spalla “Non preoccuparti, anche tu troverai presto un posto nella squadra, anche io e Brook abbiamo avuto qualche problema, eppure eccoci qua!”

La ragazza annuì “Speriamo sia così!”

“Inoltre sei già una di noi e soprattutto una persona ti apprezza più degli altri!” disse Robin con un sorriso divertito, vedendo il cuoco avvicinarsi a loro con tre piattini.

“Per le mie tre belle fanciulle, ecco gli ultimi pezzi di torta, preparata con tanto amore dal sottoscritto!”

A Nami le si illuminarono gli occhi e quando essa ringraziò, scatenò il solito comportamento da Don Giovanni da parte di Sanji, il quale si comportò allo stesso modo anche con Robin.

Quando invece fu Lily a ringraziare, il cuoco smise con le moine e i suoi occhi incrociarono quelli della ragazza.

Sanji si sentì le guance le guance tingersi di rosso e l’unica cosa che riuscì a fare, fu scappare, sotto lo sguardo divertito di Robin e quello sbigottito di Nami e Lily.

“Ragazze, se devo essere sincera, credo di non essere molto simpatica a Sanji-kun!”

“Da cosa lo deduci?” Chiese Nami curiosa, in quanto aveva notato anch’essa certi strani atteggiamenti da parte del cuoco.

Bhe avete visto la reazione che ha avuto poco fa? Inoltre Zoro-san mi ha detto che l’atteggiamento che ha con voi è normale e che lo fa con tutte le ragazze, ma con me a mala pena parla!” disse rattristata “Inizialmente era diverso e mi è stato molto vicino, tanto che ho incominciato ad apprezzare la sia compagnia, ma ora lo vedo distante e ogni volta che provo a parlargli, inizia a balbettare o con una scusa scappa via!” la ragazza abbassò la testa “Forse è adirato con me per il pasticcio di stamattina. Avete detto che non ha mai bruciato niente e di colpo arrivo io ed ecco che il suo lavoro va in fumo…letteralemente!”

Robin e Nami si guardarono per scambiarsi uno sguardo complice.

“Se c’è una cosa che devi imparare su Sanji e che mai e poi mai ce l’avrà con una donna!” disse Nami “Non ha mai nemmeno detestato le nostre nemiche, al contrario si è fatto picchiare perché non riusciva a far loro del male!” disse la ragazza ricordandosi lo scontro con Califa.

“C’è sempre una prima volta!” disse Lily

Robin mise una mano sulla spalla della ragazza “Lily, guarda bene gli indizi che Sanji ha mandato. Quando ti parla balbetta e combina pasticci, arrossisce quando gli rivolgi la parola, tanto da correre a nascondersi e dà a te i pezzi più grossi di cibo...”disse l’archeologa, indicando il pezzo di torta della ragazza che era più grande di quello suo e della navigatrice “…non ti dicono niente queste cose?”

Lily la guardò confusa “Oh no, è malato?”

Nami cadde a terra a gambe all’aria “Lily, avendo vissuto fuori dal mondo, sei perdonata per non essere in grado di riconoscere certi segnali!” disse la ragazza  non accorgendosi della presenza dietro di lei, che sorprendendola gli diede un bacio sulla guancia.

R-Rufy, che f-fai?” disse la ragazza arrossendo di colpo, in quando anche quella volta Rufy aveva mostrato il suo lato tenero davanti a tutti.

“Osserva bene Lily, Nami al bacio di Rufy è arrossita, proprio come fa Sanji quando vede te!”disse Robin

Lily sembrò finalmente capire e arrossendo chiese “Credi che in qualche modo io possa interessare a Sanji?”

Robin annuì divertita.

“Credi che possa interessargli come a Rufy interessa Nami?” chiese nuovamente per avere conferma di quanto avesse capito, ma la navigatrice non gli diede una risposta esauriente in quanto, mostrò alla ragazza che in quel momento Rufy era più interessato a ben altro che a lei.

“D’accordo Rufy, puoi avere un pezzetto di torta, ma solo un pezzo, intesi?”

Il ragazzo annui ripetutamente per poi spalancare la bocca, al pezzo di torta che Nami gli allungò, ma la sua voracità gli fece ingoiare anche la forchetta.

“Uomo in mare!” urlò Brook, vedendo Rufy scagliato in acqua da un pugno della navigatrice, per vendicarsi del fatto che per poco Rufy divorasse anche il suo braccio.

Zoro, sotto ordine di Nami, aspettò qualche istante prima di andare a ripescare il ragazzo e una volta compiuta la missione, si recò in bagno per prendere un asciugamano e asciugarsi.

Si sorprese nel vedere Sanji farsi una doccia gelata con i vestiti addosso.

“Allora che diavolo ti è preso?” chiese lo spadaccino quando riuscì a far calmare il cuoco.

“Non sono affari che ti riguardano!” disse strappando di mano l’asciugamano a Zoro.

“Lo sono se bruci il nostro pranzo e scommetto che la doccia gelata centri qualcosa con Lily!”

Sanji sussultò e guardò il compagno sgranando gli occhi e infine rassegnato disse “N-non capisco cosa mi sta succedendo. Sai che atteggiamento ho quando vedo una ragazza, ma con Lily non riesco a comportarmi come al solito. Quella ragazza mi fa uno strano effetto e come se mi stregasse. Speravo che una doccia fredda mi aiutasse a risistemare le idee!” disse sconsolato.

Zoro gli diede una forte pacca sulla schiena “Eppure a me non sembra tanto difficile da capire! Finalmente il tuo cuore ha deciso per una donna sola!”

Sanji sussultò “C-credi che io…io mi stia innamorando di Lily?”

Zoro “Sembrerebbe proprio di si, ma non è a me che devi chiederlo, ma al tuo cuore!”

Sanji sospirando ammise “Il mio cuore solo a sentire il nome di Lily parte a battere all’impazzata! Per quanto mi vergogni a parlare di questioni amorose con te, marimo…cosa mi consigli di fare?”

Zoro sgranò gli occhi “Ehi sopracciglio arrotolato, lo chiedi alla persona sbagliata. Non ci capisco niente sulle donne!”

“Ho deciso, le preparerò qualsiasi sorta di manicaretto che le possa piacere per conquistarla. Alle donne piacciono gli uomini che sanno cucinare!” disse convinto Sanji con il fuoco negli occhi.

Zoro sbadigliò “Se lo dici tu!”

“Eccomi Lily-chwaaaan ti conquisterò!” urlò Sanji spalancando la porta del bagno, per incrociare lo sguardo della ragazza, poco lontano dalla cabina.

Sanji arrossì, immaginando che la ragazza l’avesse sentita, e si chiuse nuovamente in bagno.

Robin e Nami scoppiarono a ridere, mentre  Lily arrossì sentendosi al centro dell’attenzione.

 

Sorry, oggi sono un po’ in ritardo, ma ho scritto questo capitolo cento volte oggi, in quanto certe parti non mi convincevano molto.

La storia ha preso una piega che all’inizio non mi sarei aspettata, ma spero che possa piacere, in quanto vedere Sanji interessarsi a una donna sola sia alquanto strano.

Come sempre fatemi sapere la vostra opinione e grazie a tutti coloro che mi seguono.

Alla prossima

Byebye

Neko =^_^=

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Capitolo 27
*** i ciondoli ***


Capitolo 27: I ciondoli

 

Passarono un paio di giorni e Sanji attuò il suo piano per conquistare colei che era realmente riuscita a fare breccia nel suo cuore.

Lily stava scoprendo un sentimento nuovo, in quanto anch’essa sembrava avere un certo interesse per il cuoco, solo che non capiva quale. Provava un profondo affetto per tutta la ciurma, ma quello che provava nei confronti del cuoco era diverso.

Di tanto in tanto la ragazza si soffermava a fissare Rufy e Nami, per capire se quello che poteva esserci tra lei e Sanji, fosse lo stesso sentimento, ma ogni volta le sembrava impossibile che il sentimento che la legava al cuoco e viceversa fosse amore.

Loro due non si appartavano, non si abbracciavano o coccolavano. A mala pena riuscivano ad avere un dialogo di senso compiuto in quanto anche per la ragazza, era diventato difficile dialogare a causa del balbettio che la colpiva quando era fortemente a disagio e quando si trovava accanto al cuoco o esso le offriva qualche suo delizioso manicaretto, si sentiva estremamente imbarazzata, tanto da non riuscire nemmeno a guardarlo negli occhi.

Le sembrava un comportamento strano quello che colpiva entrambi, in quanto se davvero provavano  un sentimento uno verso l’altro, la ragazza pensava che sarebbe dovuto essere tutto più semplice. Erano Nami e Robin che la maggior parte delle volte le dicevano di non preoccuparsi e di strare tranquilla, perché un atteggiamento del genere poteva essere normale nei primi tempi, soprattutto quando non si era certi dei propri sentimenti o di essere ricambiati.

Ma la confusione creata dal nuovo sentimento che Lily non aveva mai provato e di cui aveva raramente sentito parlare, si opponeva a una sensazione di forte tristezza e nostalgia.

Quella mattina la ragazza si alzò presto. Era una sua abitudine in quanto l’alba era uno dei pochi momenti in cui solitamente non vi era nessuno sul ponte e vi si poteva respirare un po’ di pace e tranquillità, lontano dal baccano che riempiva la Sunny di allegria quando la giornata iniziava.  Fissando il mare, le venne in mente la sua sorellina, sentendosi d’un tratto colpevole di essere viva a fare nuove esperienze, che a causa della sua prigionia non aveva potuto fare.

Sanji l’aveva confortata molte volte, in uno di quei momenti in cui non vi era imbarazzo tra i due, ma le parole del cuoco, che in certi momenti potevano essere confortanti, in quell’occasione le sembravano vuote e prive di significato.

“Lily” la ragazza sussultò sentendo pronunciare il suo nome e in fretta si asciugò le lacrime, non riuscendo però a nascondere quanto stava provando.

B-buongiorno c-capitano!” disse accennando un sorriso “S-sei mattiniero o-oggi!”

“Ho troppa fame per dormire!” disse con la lingua a penzoloni e una mano sullo stomaco

“Avevo intenzione di rubare qualcosa dalla dispensa prima che Sanji si svegli!” disse con una faccia talmente buffa, d’essere in grado di strappare un sorriso alla ragazza, senza però allontanare la sua tristezza.

La ragazza tornò a fissare il mare, promettendo al capitano che non avrebbe fatto la spia, ma Rufy, vedendo il suo volto e la tristezza nei suoi occhi, solitamente luccicanti quando scopriva qualcosa di nuovo, dimenticò le lamentele del suo stomaco e, affiancando la ragazza appoggiandosi al parapetto, guardò anch’esso il mare.

Vi furono diversi minuti di silenzio prima che uno dei due decidesse di aprire bocca.

“Anche io ho perso un fratello, so cosa stai provando!” disse Rufy con voce profonda.

Lily sussultò a quelle parole “P-però io non ti ho mai visto abbattuto  per quanto successo. Come fai ad affrontare così bene il dolore ed avere tutta questa vitalità?”

Rufy continuò a guardare davanti a sé prima di rispondere “Capita anche a me di essere triste per mio fratello. Ci sono giorni in cui tutto va bene, altri in cui mi manca tantissimo, ma quando accade non l’ho do a vedere. Inoltre più passa il tempo, più è raro essere colti dalla malinconia, in quanto ti rassegni a quanto accaduto e pensando che comunque i nostri cari sono in un posto migliore, ma allo stesso tempo accanto a noi!” Ammise il ragazzo “Ma all’inizio è stata durissima. Stavo talmente male che ero fuori di me. Pensai addirittura di lasciare perdere tutto. Vedevo tutto nero, tanto che non vedevo quanto avevo!”

Lily si sorprese a sentir parlare un ragazzo come Rufy in quel modo. Da come lo descrivevano i membri della ciurma, sapeva che era un tipo che non si arrendeva mai.

“Non avevo idea! Sanji-kun non me l’ho ha detto. Mi ha fatto apparire tutto in maniera diversa!” disse la ragazza.

Rufy sorrise guardandola “Ti confesso che è la prima volta che rivelo a qualcuno come mi sono sentito. Non l’ho detto nemmeno ai miei nakama, in quanto parlare della morte di Ace aprirebbe una ferita che mai si rimarginerà del tutto!”

“Perché hai scelto di confidarti con me? Non ci conosciamo poi da molto!” chiese la ragazza confusa.

Rufy alzò le spalle “Speravo in qualche modo di aiutarti, dicendoti che è normale sentirsi giù o in colpa di essere ancora in vita al posto loro, ma che le cose andranno meglio, soprattutto se, invece di pensare a quanto hai perso, pensi a quello che hai ancora!”

La ragazza dai capelli lilla lo guardò dubbiosa per quanto aveva udito, poi gli chiese “Tu cosa avevi?”

Rufy indicò l’ambiente circostante “I miei nakama! Ci ho messo un po’ a capirlo e a dire il vero ho avuto un aiuto da un amico, ma mi sono reso conto che non ero solo e che avevo tante persone che mi volevano bene e che mi erano vicine!”.

Lily abbassò la testa rattristata.

“Anche tu hai noi. Ormai fai parte della squadra e non ti abbandoneremo!”

La ragazza sgranò gli occhi, i quali avevano cominciato a riempirsi di lacrime.

“So bene che fra noi non c’è lo stesso legame che legava me ai miei compagni e che ci lega tutt’ora, ma dai il tempo al tempo e tieni presente che noi siamo qui a tua disposizione. D’accordo?” chiese Rufy.

La ragazza sorrise e annuendo abbracciò e ringraziò il capitano.

 

“Terra in vista!” urlò Zoro dalla coffa per mettere al corrente i suoi compagni di quanto i suoi occhi vedevano.

Il capitano, allegro come non mai, dall’euforia, saltò sul parapetto della nave per guardare in lontananza, rischiando di cadere in acqua a causa del troppo slancio preso. Fu solo grazie a Usopp che  il ragazzo di gomma riuscì a evitare un bagno sgradito, non solo a sé stesso, ma anche a colui che sarebbe andato a recuperarlo.

“Sembra un’isola normale e tranquilla!” disse Nami guardando l’orizzonte.

“è una cosa positiva giusto Nami-san? Come lo sarebbe se mi facessi vedere le tue…” cominciò col dire Brook, ma un’occhiataccia lanciata dalla navigatrice, lo fece desistere dal suo intento di continuare con la sua richiesta.

“Dovresti ormai sapere che quello che appare normale e tranquillo, in realtà nasconde qualcosa di losco!” disse Nami “Quindi chiedo a tutti voi di fare attenzione!” disse agli altri membri della ciurma, che non la stavano minimamente ascoltando, al contrario pensavano a cosa fare una volta sbarcati sull’isola.

La ragazza diede un sonoro pugno a tutti i ragazzi urlando loro “Baka che non siete altro. Vi ricordo che siamo nel nuovo mondo e non sappiamo cosa possa esserci su quell’isola, capito?”

“Si, si!” risposero tutti all’unisono annoiati.

A Nami crebbe una vena pulsante sulla fronte in quanto sapeva che quel si era, stato detto solo per metterla a tacere.

Robin sorrise e disse “Io non mi preoccuparei prima del previsto. Magari davvero non ci sarà niente di anomalo su quell’isola, anche se l’anomalia in questo mare è trovarvi qualcosa di normale!”

Un’oretta più tardi la ciurma di Mugiwara sbarcò, nascondendo la Sunny agli sguardi della gente, così chè potessero evitare la spiacente visita della marina o altri nemici.

L’intero gruppo si incamminò all’interno dell’isola, nella speranza di trovare un villaggio per poter fare rifornimento di cibarie e bevande. Giunsero presto in un piccolo paesello, fatto di casette tutte ad un piano, di colore bianco con tetto a forma di “V” rovesciata fatto di paglia e tronchi di alberi.

Nella piazza più importante del luogo, si trovava una fontanella, semplice, costruita con mattoni bianchi, dove la gente  riempiva le proprie brocche di acqua da usare in casa.

Era un luogo di ritrovo, dove la gente commerciava, chiacchierava e i bambini giocavano allegri e in quell’ambiente sereno, i ragazzi si separarono. Sanji chiese a Chopper di accompagnarlo, in quanto gli sarebbe stato utile nel trasporto del cibo, Zoro, nonostante fosse in coda al gruppo, riuscì a perdersi  e Usopp e Franky erano andati in un negozietto che vendeva pezzi di ricambio di qualunque genere.

Nami, io non vedo niente di strano in questo posto!” disse Lily rasserenata dall’allegria che si poteva respirare in quel posto.

“Ci è andata bene questa volta!”disse Nami finalmente tranquilla.

“Buongiorno forestieri. Vi do il benvenuto nella modesta cittadina di Shiroivillage!” disse una ragazza bellissima con i capelli rossi legati in una treccia e due occhi azzurri capaci di far concorrenza al mare.

“Salve fanciulla, sarebbe così gentile da mostrarmi le sue mutandine?” chiese Brook prendendo la palla al balzo.

La ragazza sbattè le palpebre confusa, soprattutto quando lo scheletro cadde a terra con un bernoccolo fumante sulla testa.

“Ti prego di scusarlo, il mio amico è fatto così, ma non ha cattive intenzioni” disse Lily, mentre Robin cercava di far calmare la navigatrice ancora intenta a colpire il povero scheletro.

“Oh non fa niente!” sorrise la ragazza “Il mio nome è Akane e sono incaricata di accogliere tutti gli stranieri che giungono sulla nostra isola. Purtroppo i visitatori sono ben pochi e noi non riusciamo a vivere grazie al turismo, per questo a ogni persona nuova giunta sul posto, facciamo un dono, che speriamo venga gradito, in modo tale da far ritorno in questo luogo sperduto!” disse la ragazza tirando fuori dalla sacca che portava a tracollo, dieci collanine con una pietra con colore diverso e a caso vennero messi al collo dei presenti.

A Rufy venne dato la collana con la pietra fucsia.

A Nami la collana con la pietra verde.

A Robin venne dato il colore giallo.

A Lily il colore lilla.

A Brook il colore azzurro.

Le altre collane vennero ai membri mancanti della ciurma quando questi si riunirono al capitano e agli altri.

A Sanji capitò il ciondolo rosso.

Zoro prese la collana arancione.

Chopper prese quella viola.

Usopp scelse la collana blu.

E a Franky capitò la collana nera.

Le ragazze furono contente di indossare quel gioiello, a differenza dei ragazzi, ma non rifiutarono dato che poteva essere considerato un gesto maleducato, in quanto sull’isola sembrava che tutti lo indossassero.

 

I ragazzi si fermarono in piazza per fare uno spuntino e durante il pasto Rufy scoppiò improvvisamente a ridere. Esso, indicando delle persone sotto un piccolo portico, disse “Guardate che buffo quell’uomo!”

L’uomo indicato dal capitano stava piangendo e urlando, pestando rumorosamente i piedi a terra, continuando a dire di volere il lecca lecca che c’era nella vetrina di un negozio. Davanti ad esso invece, si trovava un bambino di circa sette anni che con aria di rimprovero disse “Manca poco all’ora di cena e la mamma non sarà contenta di sapere che ti ho fatto mangiare dolciumi prima del pasto”
“Ma io lo voglio!” disse l’uomo sbattendo nuovamente i piedi a terra.

“Smettila di fare i capricci o te le prendi!” disse il bambino, prendendo per mano l’uomo e trascinarlo via.

I Mugiwara di guardarono straniti “Forse hanno battuto la testa!” disse Usopp “Oppure quel lecca lecca è talmente buono da attirare anche gli adulti!”

“E come lo spieghi il bambino che rimprovera il genitore per i capricci fatti?” chiese Chopper.

“oh bhe…ecco…non lo so!” disse il cecchino ragionando sulla situazione.

“Guardate, non sono solo quei due ad avere un atteggiamento strano!” disse Lily indicando una scalinata dove erano seduti tre vecchietti con aria annoiata e due ragazzi, un maschio e una femmina che con aria compiaciuta iniziarono a dire “Ricordo bene come erano i miei tempi quando avevo la vostra età. I tempi erano migliori e i giovani avevano maggior rispetto per gli anziani!” disse il ragazzo.

“Suvvia caro, lascia andare queste povere creature a giocare. I giovani d’oggi sono degli spiriti liberi, non hanno voglia di ascoltare dei vecchi come noi!” disse la ragazza.

Successivamente l’attenzione si spostò su altre due persone, un uomo e la probabile moglie.

L’uomo disse “Caro, ho voglia di fragole!”

La donna sgranò gli occhi “Cosa? Ma cara dove credi che possa trovare delle fragole in questo periodo!” l’uomo accarezzandosi la pancia piatta disse “Non mi importa come le troverai, portamele e basta o nostro figlio nascerà con una grossa voglia a forma di fragola chissà dove!”

I Mugiwara più si guardavano intorno, più rimanevano sconcertati.

“Ma sono usciti tutti fuori di senno?” disse Zoro.

“No, testa d’alga, qualcosa deve aver scambiato i loro ruoli!” disse Sanji aspirando la sigaretta.

“Forse su quest’isola c’è una fatina buona che fa indossare i panni degli altri a coloro che non si comprendono, in modo tale che una volta che le cose sono state risistemate, vi sia pace fra queste persone!” disse Chopper.

“Non so cosa sia successo, ma è troppo divertente!” disse Rufy.

Nami lo fulminò con lo sguardo “Non è divertente, è semplicemente ridicolo! Pensa se succede anche a qualcuno di noi!”

“Se la teoria di Chopper è plausibile, non credo che a noi possa succedere. Non ci sono incomprensioni tra di noi!” disse Franky, prima di sentire Sanji e Zoro azzuffarsi.

“Presto detto, prepariamoci ad avere uno spadaccino cuoco e un cuoco spadaccino!” disse Brook.

“Così avremo più da mangiare!” disse Rufy, facendo ricadere gli sguardi su di sé “Se anche Zoro impara a cucinare, lui e Sanji insieme possono fare il doppio di quanto riusciva a fare Sanji da solo!” disse sorridendo.

Nami si portò una mano alla fronte sconsolata, poi andando a prendere per l’orecchio i due litiganti disse loro “Voi due vedete di andare d’accordo, se non volete ritrovarvi ognuno nel corpo dell’altro!”

“Io nel corpo di questo damerino? Piuttosto preferisco diventare una donna!” disse Zoro.

“Anch’io preferisco qualsiasi cosa piuttosto che diventare uno come lui!” disse Sanji, premendo il dito indice sulla guancia di Zoro per dargli fastidio.

“Se diventassi me, dovresti esserne onorato sopracciglio arrotolato!” disse Zoro dando vita a una nuova zuffa.

 

All’ora di cena, i ragazzi, dato il clima mite che regnava sull’isola decisero di mangiare sulla spiaggia, accendendo un falò e ammirando il tramonto del sole.

Sanji, ho fameeeee!” urlò il capitano.

“Invece di sbraitare e passami quelle erbe laggiù, altrimenti ti puoi scordare la tua razione!” disse il cuoco con una vena pulsante sulla fronte e mentre mescolava la sostanziosa zuppa messa sul fuoco, allungò il braccio in attesa che  Rufy gli passasse gli ingredienti richiesti.
“Ce ne hai messo di tempo!” disse, girandosi per fulminare il capitano.

S-scusa!” disse timidamente una voce femminile.

Sanji nuovamente preso alla sprovvista dalla voce, fece un salto “L-Lily? No, no, no L-Lily n-non d-dicevo a te, Lily!”

Lily arrossì “Posso ormai dedurre che il mio nome lo hai imparato, sebbene me lo abbia dato tu!” disse sorridendo “Però vedo che la mia vicinanza questa volta non ti ha fatto bruciare niente!”

Sanji sorrise imbarazzato “I-io non parlerei c-così in f-fretta!” arrossendo un po’.

Nami sentendo quelle parole si avvicinò a Lily e posandole le mani sulle spalle, la invitò a seguirla per evitare che Sanji combinasse qualche pasticcio.

“Di un po’ cuoco da strapazzo, se mai voi due vi metterete insieme, brucerai qualsiasi cosa? anche l’insalata che non va messa in forno per essere preparata?” chiese Zoro divertito guardando il compagno con un sogghigno.

“Taci testa d’alga o nel forno ci finisci tu!” disse Sanji fulminandolo.

 

Dopo cena tutti si sentirono soddisfatti del buon banchetto fatto e alcuni di loro si addormentarono, lasciando quasi tutto il lavoro a Sanji, che doveva occuparsi di sparecchiare e lavare i piatti.

“Domani mi sentono  questi pelandroni. Quello che deve sgobbare, sono sempre io!”

Lily si offrì di dargli una mano e nonostante Sanji le disse di riposarsi tranquillamente, all’insistenza della ragazza, non riuscì a desistere e lavorò con piacere al suo fianco.

Robin era andata a farsi una passeggiata lungo la riva del mare, quando aveva visto tutti addormentati e Sanji e Lily uno in compagnia dell’altro. Si domandò più che altro dove fossero finiti Rufy e Nami. Il ragazzo si era allontanato con una scusa e Nami, non vedendolo tornare, era andato a  cercarlo, ma l’archeologa era certa che si era trattato di una semplice messa in scena.

 

“Insomma Rufy, dove mi stai portando? Sono ore che camminiamo!” disse Nami ormai stanca.

Rufy si fermò e guardandola disse “Mi sa che ci siamo persi!”

Nami si infuriò a quella rivelazione e Rufy cercò di calmarla.

“Avevi detto che nella prossima isola avresti voluto passare del tempo solo con me!”

“Si, ma non in mezzo a una foresta!” disse Nami quietandosi “Volevo un posto speciale, ma su questa isola non vi e niente al di fuori del villaggio!”

“Io ho trovato un posto, tutto sta nel trovarlo!” disse per poi arrampicarsi su di un albero e guardare in giro dalla cima.

Nel frattempo, un lupo era uscito da dietro un cespuglio e con la bava alla bocca, ringhiava alla navigatrice, che tranquillamente prese il suo bastone per difendersi, ma non arrivò a tanto in quanto Rufy, buttandosi di sotto, atterrò sopra il lupo senza nemmeno accorgersene.

Nami sbattè le palpebre incredula “Lo sai Rufy che hai un tempismo perfetto?”

“Perché?” chiese il ragazzo confuso. La ragazza gli indicò il lupo e il ragazzo scambio il povero lupo stordito sotto di sé, per uno di quei tappeti con teste di animali che si vedevano solitamente nei salotti dei gran signori.

“Ho trovato il posto!” disse prendendola per mano “Vieni, sono sicura che ti piacerà!”

Durante il tragitto Nami rimase silenziosa e di tanto in tanto lanciava uno sguardo alla schiena di Rufy.

Ehm…Rufy. Ci siamo ripromessi di dirci sempre tutto, ma tu…tu hai qualche cosa che tieni nascosto a tutti?”

Rufy si fermò e la guardò confuso “Ehm…direi di no!”

Nami lo guardò con sospetto “Sicuro?”

Rufy sembrò rifletterci “Bhe c’è una cosa di cui non ho mai parlato fino a stamattina, ma non è un segreto!”

“Cosa hai provato quando tuo fratello è morto, vero?” chiese la ragazza.

Rufy sussultò “Come fai a saperlo?”

Nami imbarazzata disse “Bhe diciamo che per puro caso ti ho sentito mentre ne parlavi con Lily!”

“O meglio dire che per puro caso mi hai visto insieme a Lily in una situazione che poteva apparire romantica grazie all’alba e hai voluto spiarmi per tenermi sotto controllo!” disse Rufy prendendola in castagna.

Bhe ecco…io…insomma, Lily è molto bella e diciamo che a nessun uomo non scapperebbe qualche sorta di pensiero!” disse Nami imbarazzata.

“Sai a volte mi sorprendi Nami!” disse Rufy guardandola con volto neutro.

Perchè dubito di te?” chiese la ragazza intimorita dalla risposta che poteva avere.

“No, ma della tua insicurezza. Io credo che il tuo comportamento sia dovuto al fatto che credi di non essere all’altezza di essere la mia ragazza!” disse Rufy con una sincerità estrema da spiazzare la navigatrice, la quale cercando di proteggersi disse “Non è vero, io sono all’altezza, anzì sono anche troppo per te!” disse la ragazza gonfiando le guance, per poi sentirsi accarezzare la testa.

“Allora tranquilla!” disse Rufy sorridendole per poi chiederle di chiudere gli occhi.

Nami lo ascoltò e si sentì posare qualcosa sugli occhi e quando capì di essere bendata, chiese “Cosa hai in mente?”

“Siamo quasi arrivati e non voglio che tu veda!” le sussurrò Rufy all’orecchio, dandole i brividi.

Giunsero su di una scogliera dove si trovava una casetta come quelle presenti al villaggio. Ma essa era quasi interamente ricoperta da edera, che era cresciuta decorando l’intera abitazione. Ma non era tanto la casa quello che Rufy sapeva che sarebbe piaciuto la ragazza, ma la presenza di diversi cespugli carichi di mandarini che circondavano la costruzione.

“Senti qualcosa?” chiese Rufy.

“Questo odore…io lo conosco!” disse Nami cercando di sbirciare, ma Rufy le impedì di alzare la benda.

“Aspetta. Assaggia questo!” disse porgendole uno spicchio del frutto.

“Questo gusto aspro è…il sapore di un mandarino ancora acerbo!” disse infine togliendosi la benda.

Rufy si mise la mano dietro la testa “Ehm… con questa poca luce non è facile capire quale mandarino è maturo o meno, senza contare che l’esperta sei tu!”

“Ma questi sono…”Cominciò Nami.

“Mandarini, si!”

Rufy, questi non sono solo mandarini, sono mandarini del nuovo mondo e se colti al momento giusto, hanno un sapore più dolce di quelli del nostro mare. Crescendo in piena liberta e lontano dagli uomini che non toccano la terra per farli crescere in quantità industriale per poi venderli, non vengono contaminati dai vari prodotti che possono in qualche modo variarne il sapore!” disse Nami ,andando a controllare i mandarini da vicino e annusandone il profumo “Anche l’odore è diverso! Solo una volta mi è capitato di avere un mandarino di questo tipo tra le mani. Li aveva comprati Bellmer per me e Nojiko con gli ultimi risparmi di quel mese. Ricordo che il suo sogno era quello di produrre  mandarini buoni tanto quanto questi, ma le richieste di mercato e il nostro bisogno di soldi, la costringevano sempre a ricorrere anche lei a qualche sorta di concime per far sì che il raccolto fosse rigoglioso!” disse Nami, ricordando i bei giorni trascorsi con la madre adottiva.

“Potresti prenderne una piantina e coltivarli sulla Sunny. Le piante che abbiamo portato  dal mare orientale, stanno morendo poco a poco, non l’hai notato?”

Nami annuì tristemente “Il grado di salinità in questo mare è maggiore e quelle piante non sono abituate. Ma ora finalmente posso far sì che il nostro agrumeto ritorni al vecchio splendore di sempre!”

Nami saltò al collo di Rufy e lo abbracciò “Grazie Rufy!”

Il ragazzo arrossì non aspettandosi una reazione del genere.

Successivamente i ragazzi diedero un occhiata alla casetta e la trovarono tutta impolverata e piena di ragnatele, tanto che a Nami fece ribrezzo entrarvi, ma Rufy, facendo uso del Fussen, spazzò via tutta la polvere in un colpo solo.

Vi erano poca mobilia e per lo più rotta, ma il letto sembrava in buono stato.

Rufy, se passassimo la notte qui, credi che gli altri si possano  preoccupare?” chiese Nami.

“Forse, o più che altro possono pensare chissà che cosa!” disse divertito.

“Lasciali pensare quello che vogliono!” disse la ragazza, prendendo l’iniziativa e baciando il ragazzo. Rufy, inizialmente colto alla provvista, ricambiò il bacio il quale divenne sempre più passionale. I baci da uno divennero tanti e presi dalla passione i due ragazzi caddero sul letto, Rufy sopra Nami.

Nami se vuoi che mi fermi io…” cominciò Rufy con il fiato corto. Nami scosse la testa e afferrando la nuca del ragazzo, avvicinò nuovamente le labbra alle sue.

 

I due ragazzi si addormentarono sfiniti uno accanto all’altro e non si accorsero di quando avvenne loro durante la notte, come anche tutti gli altri membri della ciurma.

I vari ciondoli che portavano al collo, presero a brillare fino ad avvolgere l’intero corpo di ogni membro della ciurma, i quali tornarono a essere normali, come se niente fosse accaduto, una volta che le collane smisero di brillare.

 

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Capitolo 28
*** Scambi e confusione ***


Ok sono riuscita a scrivere anche questo capitolo, però è stato un casino.

Ho cercato di essere il più chiaro possibile, ma non vi garantisco che a fine capitolo vi ritroviate con le idee confuse.

Spero di no, io ho fatto il possibile per rendere la lettura il più chiara possibile, ma non so se ci sono riuscita. Ditemelo voi e soprattutto ditemi se vi è piaciuto. Volevo farlo un po’ comico!

Buona lettura  =^_^=

PS: I nomi tra parentesi sono quelli del vero personaggio che parla o compie l’azione.

 

 

Capitolo 28:  Scambi e confusione

 

Il sole quella mattina splendeva alto nel cielo, venendo coperto di tanto in tanto da delle nuvole birichine che giocavano con esso a nascondino.

Il vento soffiava piuttosto forte, rinfrescando l’aria più del dovuto e alzando la sabbia sull’intero litorale dell’isola.

In cima alla scogliera, dove Rufy e Nami avevano trascorso la notte, si sentirono provenire delle urla.

Nami, rabbrividendo a causa del vento che penetrava nella casupola, cercò la fonte di calore che sentiva provenire alla sua destra, ma quando avvertì la presenza di qualcun altro, si mise di scatto a sedere. Si guardò intorno domandandosi come avesse fatto a finire in quel posto e sussultò quando trovò Rufy dormire accanto a lei. Cercò di capire come fosse capitata in quella strana situazione, quando abbassando lo sguardo al petto, notò qualcosa che non gli apparteneva e lo shoc fu talmente grande che l’urlo proveniente dalla sua gola, fu avvertito anche dall’altra parte del mondo.

“Che razza di scherzo è questo?” disse Nami agitandosi.

A quelle grida il capitano cominciò a destarsi, aprendo leggermente gli occhi.

“Oh, Nami…sei tu!” disse il ragazzo richiudendo gli occhi per un istante, per poi riaprirli di scatto e saltare dall’altra parte della stanza spaventato “Che…che… cosa?” disse il ragazzo sconvolto  dalla vista della ragazza coperta a malapena da un lenzuolo. Un rivolo di sangue cominciò a uscirgli in modo copioso dal naso e si congelò sul posto, tanto che non sentì la domanda che la ragazza gli pose.

“Brutto babbeo, mi vuoi rispondere?” disse Nami colpendo Rufy in testa, lasciando cadere le lenzuola e mostrando al ragazzo di gomma il suo corpo come mamma l’aveva fatto, shoccando ancora di più il ragazzo.

Oi Rufy!” lo chiamò nuovamente la navigatrice.

In quell’istante Rufy sembrò svegliarsi e confuso domandò “R-Rufy?”

Nami sospirò “A quanto pare ti è successa la stessa cosa che è successa a me! Guardati allo specchio!” disse indicandogli uno specchio all’angolo della stanza rotto.

Un altro urlo si potè sentire anche i lontananza

“Ma che diavolo è successo? P-perché sono diventato Rufy?”

“Calmati, non sei il solo a ritrovarti in un corpo non tuo, cuoco da strapazzo!” disse Nami.

Z-zoro?” chiese Sanji sconvolto dalla rivelazione.

“Non guardarmi in quel modo! è già abbastanza imbarazzante essere finito nel corpo di una donna!” disse lo spadaccino, continuando a sentire gli sguardi di Sanji puntati addosso.

“Sarà meglio vestirsi!” propose Nami (Zoro).

Rufy (Sanji) si paralizzò di nuovo “P-perché si-siamo entrambi nudi? C-cosa a-abbiamo fatto?”

Nami (Zoro) diventò blu al solo pensiero di aver trascorso la notte con il cuoco “Spero vivamente che tu non mi abbia minimamente toccato o è la volta buona che ti uccido”, ma ragionando disse “Cerchiamo di calmarci, se mai Rufy e Nami hanno fatto qualcosa, lo hanno fatto prima che avvenisse lo scambio dei corpi! Riflettiamo, cosa ricordi di aver fatto per l’ultima volta?”

“Di essere andato a dormire nella cabina dei ragazzi!” disse il cuoco, sistemandosi il cappello di paglia in testa, per evitare che il vero capitano lo accusasse di aver perso il suo prezioso tesoro.

“Anche io ricordo di essermi addormentato, quindi lo scambio è avvenuto quando tutti quanti dormivamo!” disse lo spadaccino, cercando di trattenersi di tagliare i bei capelli rossi della navigatrice, che gli davano alquanto fastidio. “Detesto questo corpo!” disse lo spadaccino facendo fatica anche a mettersi il reggiseno.

“Ehi tu, attento a come parli. Il corpo di Nami è uno dei più belli che abbia mai visto!” disse il cuoco, facendo uscire un altro rivolo di sangue dal naso.

“Si, certo come se tu avessi visto tanti di quei corpi da poter fare un confronto con quello di Nami! E smettila di farti uscire sangue dal naso, è il corpo di Rufy che stai dissanguando!” gli disse lo spadaccino.

“Scusa tanto se non sono immune alla bellezza femminile, come te!” disse il cuoco con una vena pulsante sulla testa.

 

Dall’altra parte dell’isola qualcun altro stava sbraitando in preda alla disperazione nella cucina della Sunny. “Non capisco some sia successo!” disse Zoro guardandosi allo specchio e osservandosi attentamente “Ehi guardate, ora posso vedermi i piedi!”

“è successo qualcosa durante la notte che deve aver scambiato le nostre sembianze!” disse Usopp con calma, riflettendo sulla situazione.

“Già! Ora resta di capire che cosa e rimettere le cose a posto! Ehm, chi sarebbe finito nel mio corpo?” chiese Franky, reggendosi a fatica in piedi a causa della sua grossa mole, alla quale non era abituato.

“Sono Robin!” rispose Usopp postandosi i capelli indietro con gesto tipicamente femminile.

“Ehi fratello, fai attenzione a non ammaccarmi il corpo! Alcune parti sarebbero alquanto difficile da sistemare e bevi tanta cola!” disse Brook cercando inutilmente di bere un bicchiere della sua bevanda preferita, in quanto finiva tutta per terra.

“Certo Brook…cioè Franky…dico bene?” chiese Franky, grattandosi la testa confusa.

“Avrò il corpo più magro e leggero, ma la mia personalità elettrizzante è inconfondibile!” disse Brook(Franky) prendendo la sua solita posizione da cyborg.

“La colazione è pronta! È molto leggera, non la sentirete neanche” disse Sanji, posando sul tavolo della cucina i vari piatti della ciurma.

“Ma qui non c’è niente!” disse Robin dispiaciuta.

“Appunto, più leggera di così si muore. Oh io sono già morto…cioè lo ero fino a ieri sera, yohohohoh!” cominciò a ridere Sanji.

“Tu non sei Sanji-kun!” disse Zoro sedendosi su una sedia cercando di accavallare le gambe, ma con poco successo a causa di una presenza in mezzo alle gambe “Ora capisco perché voi uomini state sempre a gambe divaricate!”

Usopp (Robin) facendo il punto della situazione disse “Allora, ricapitolando io sono diventata il nasone, il nasone è diventato Franky, Franky ora ha le sembianze di Brook, Brook quelle di Sanji, Nami si è ritrovata nel corpo di Zoro e Chopper invece nel mio. Ho sbagliato qualcosa?”

Robin (Chopper) scosse la testa “Mi domando gli altri dove siano finiti. Mancano Rufy, Sanji, Zoro e Lily!”

Una voce allegra si sentì provenire dal ponte e, andando a controllare, i ragazzi trovarono  Chopper saltellare qua e là.

“Ehi, chi c’è nel corpo di Chopper!” Chiese Zoro (Nami).

“Ragazzi è un vero spasso. Guardatemi,  mi sono rimpicciolito e mi sono cresciuti i peli su tutto il corpo, assomiglio tanto a Chopper!” disse la renna sorridendo a trentadue denti.

Zoro(Nami) si avvicinò alla renna dandogli un colpo in testa “Tu sei Chopper, Rufy!”

N-Nami?” disse il capitano riconoscendo il pugno della ragazza, nonostante provenisse dal suo primo compagno.

Zoro si mise le mani ai fianchi “Si, sono io!” disse sbuffando.

M-ma t-ti senti bene? Sei un tantino diversa” chiese Chopper(Rufy) sgranando gli occhi, beccandosi un altro colpo e successivamente un riepilogo di quanto successo, quando tutto a un tratto Lily comparve sul ponte guardando i suoi compagni con aria stranita.

“A Lily…cioè tu chi sei?” chiese Zoro (Nami).

“Sono Lily, Nami…o dovrei dire Zoro!” la ragazza si portò le mani al volto dicendo “Oh no, anche a voi è successa la stessa cosa è successa agli abitanti di quest’isola? Come si può rimediare? Dovrete rimanere in quei corpi per sempre?” chiese spaventata.

Usopp (Robin) intervenne “Lily, come mai tu sei l’unica di noi a non aver cambiato corpo e soprattutto, come hai fatto a riconoscere Nami.

“Se è per questo riesco a vedere chi c’è nel corpo di ognuno. Non so come spiegare e come se vedessi la vostra essenza, il vostro vero io, piuttosto che il corpo in quanto tale. Ogni essere vivente ha un’anima no? Bhe io la riesco a vedere ed è per questo che riesco a riconoscervi!”

Tutti si guardarono alquanto confusi “Almeno tu eviterai di andare in confusione. Io ho già scordato chi è nel corpo di chi!” disse Franky cercando di gesticolare, ritrovandosi però con la schiena per terra “Accipicchia Franky, come fai a stare in equilibrio con sti arnesi!”

 

“C’è qualcuno!”

Improvvisamente si avvertì una voce venire al di fuori della Sunny.

“Questa è la mia voce!” disse Zoro (Nami), correndo al corrimano della nave e, una volta accertata che si trattava del suo e del corpo di Rufy, scendere sulla spiaggia seguita da tutti gli altri.

“Chi di voi è Rufy e Nami?” chiese Rufy (Sanji), cercando di identificare egli stesso coloro che stava cercando.

Nami (Zoro) fece un ghigno divertito e indicando due dei suoi compagni, rimasti piuttosto lontani dal resto della ciurma, come a volersi nascondere disse “A giudicare dall’atteggiamento, direi che uno si trova nel mio corpo e l’altro in quello di Chopper!”

Gli altri annuirono.

“E a giudicare dal loro imbarazzo, possiamo essere anche sicuri che quanto è avvenuto tra loro sta notte, sia accaduto prima che prendessimo le loro sembianze!” disse con sollievo Rufy (Sanji), facendo arrossire i due più che mai.

Sanji (Brook) si avvicinò a Nami (Zoro) e cogliendo l’occasione, chiese allo spadaccino se gli mostrasse le mutandine della navigatrice e Nami (Zoro), con un ghigno divertito disse “Per me non ci sarebbe nessun problema, solo che non posso!”

Zoro (Nami) tirò un sospiro di sollievo, ma la sua espressione diventò come quella di uno squalo assassino quando lo spadaccino, continuò “La verità è che non le indosso. Non le ho trovate! Chissà cosa hanno combinato quei due, per farle sparire magicamente!”disse sempre più divertito a punzecchiare i suoi nakama, non accorgendosi del pericoloso avvicinamento della navigatrice, che prese a inseguirlo.

Nami, s-stavo scherzando!” disse Nami (Zoro) cercando di calmare la ragazza, la quale si quieto una volta che riuscì a colpirlo. “Credimi, fa più male a me che a te. Letteralmente, perché quando metteremo le cose a posto, sarò io a ritrovarmi con un bernoccolo in testa!”

“Io spero di tornare nel mio corpo il prima possibile, nell’eventualità che tu sia rimasta incinta!” disse Nami (Zoro), facendo diventare pallidissimo il suo stesso volto, dato che la ragazza non avendo tenuto conto di quella eventualità.

Nello stesso istante Chopper (Rufy) era stato adocchiato dai suoi compagni, i quali cominciarono a stuzzicarlo e, tirandolo uno da una zampa e l’altro dall’altra, cercarono anche di avere qualche dettaglio piccante.

“Ehi calma, così mi spezzate in due!” disse allarmata Robin (Chopper) , temendo che prima o poi le sue braccine, si sarebbero staccate dal corpo.

“Adesso basta!” urlò Chopper (Rufy) e, trasformandosi in un uomo, scaraventò i compagni a terra.

“Wow, come ho fatto?” chiese Chopper(Rufy) sorpreso.

“Interessante! Quindi possiamo disporre dei poteri di coloro che hanno preso i nostri corpi!” disse Usopp (Robin), il quale non poteva dimostrare la sua teoria in quanto il cecchino non  aveva nessun potere, ma un colpo sparato in aria attirò l’attenzione di tutti.

Franky(Usopp) era a terra con un braccio alzato “Fantastico! Questo corpo, a parte il peso, è davvero magnifico. Che ne dici se facciamo scambio per sempre Franky?”

Brook spalancò la bocca a dismisura “scordatelo!”

Robin (Chopper) si mise a urlare dalla sorpresa in quanto ora poteva usufruire del potere dell’archologa.

R-ragazzi…so che siete meravigliati da quanto vi è accaduto, ma non sarebbe il caso di fare ricerche per scoprire cosa vi è accaduto?” chiese Lily, intervenendo per la prima volta.

Rufy (Sanji) annuì, dandole pienamente d’accordo.

Lily si avvicinò al cuoco e afferrò la mano del “capitano”, per ringraziarlo del sostegno che le aveva appena dato, facendo arrossire le guancie del ragazzo.

“Ehi tu, guarda che è la mano del mio ragazzo che stai stringendo!” disse Zoro (Nami) infastidita, facendo sì che i due si separassero. Nami (Zoro) intervenne subito arrabbiato “Attento a come  parli donna. Ora sei nel mio corpo e ti pregherei di evitare di usare il termine ragazzo, in quanto io non ho certe tendenze!”

Zoro (Nami) assumendo una posizione tipicamente femminile, portandosi le mani ai fianchi disse “Prima di tutto, tu non mi chiami donna in quel modo dispregiativo, secondo , al momento sei tu quello che porta la gonna!” disse la navigatrice fulminandolo con lo sguardo.

“Ok, cerchiamo di calmarci! Lily ha ragione! Troviamo il modo di far tornare tutto alla normalità, ma suggerisco prima di fare pratica con i nostri nuovi corpi, nel caso ci fosse bisogno di combattere per qualche ragione. Non sappiamo se questo scambio di corpi è voluto da qualcuno o è semplicemente uno strano fenomeno dell’isola!” disse Usopp(Robin), impeccabile come sempre.

 

Seguendo il consiglio dell’archeologa, ognuno prese a fare esercizio con i poteri degli altri. Perfino Sanji, provò a usare qualche tecnica del capitano, con scarsi risultati e pessima mira.

Per quanto riguardava invece Nami e Zoro, si scambiarono semplicemente le armi e Robin approfittò della sua prigionia in un corpo privo di poteri del frutto del mare, per farsi una nuotata dopo più di vent’anni che non si immergeva nelle acque dell’oceano.

Tra una nuotata e l’altra, controllava i suoi nakama, cercando di trovare la soluzione al loro problema. I suoi pensieri però, di tanto in tanto, venivano distratti da delle risate che i suoi compagni gli procuravano, mostrando la loro goffaggine.

Rufy (Sanji) finì nuovamente a terra, dopo che il pugno di gomma che aveva lanciato, era tornato indietro colpendolo in viso.

Rimase sdraiato sulla sabbia a riprendere fiato, quando vide Lily avvicinarsi a lui e piegarsi a novanta gradi, per guardarlo e sorridergli dall’alto, facendo cadere i suoi lunghi capelli lilla in avanti.

Usopp (Robin) sussultò a quella scena e capì da cosa potesse essere causato il loro scambio, vedendo qualcosa che pendeva e luccicava al collo di Lily “I ciondoli!” sussurrò.

 

“Come sarebbe a dire che questi cosi hanno scambiato i nostri corpi? Sono solo ciondoli, bigiotteria nemmeno di valore!” disse Franky (Usopp) facendo penzolare il suo avanti e indietro.

“Ma Robin, anche io lo porto, eppure sono sempre me stessa!” disse Lily stringendo il suo.

“Ovviamente sono solo supposizioni, ma ho una teoria in merito. Lily, il tuo ciondolo è lilla!” disse Usopp (Robin).

Lily annuì “Si, come il colore con cui mi identifico!” disse la ragazza confusa.

“Appunto! Ragazzi, ognuno di voi con che colore si identifica?” chiese l’archeologa.

Il capitano rispose “Il rosso!”

La navigatrice disse “L’arancione, come i miei mandarini! È ovvio!”

Lo spadaccino rispose “Il verde! è un colore che mi rilassa oltre al fatto che non ho un becco di un quattrino!”

Il cuoco accendendosi una sigaretta, tempestivamente spenta dal capitano, disse sbuffando “L’azzurro!”

Il cecchino disse “Il giallo! Un colore gioioso e pieno di vita proprio come me!” disse puntandosi il mega ditone di Franky al petto.

Il dottore ci ragionò sopra “Uhm non saprei. Direi il fucsia!”

Il carpentiere disse “Il blu!”

Il musicista rispose “Il nero! Perchè?”

“E infine il colore con cui io mi ritrovo, è il viola! Ora guardate il ciondolo che porta ogni corpo in cui siete capitati. I colori corrispondono esattamente a voi!” disse l’archeologa, facendo vedere che al collo di Usopp vi era il ciondolo viola.

Usopp…cioè Robin ha ragione!” Disse Zoro (Nami) guardando il suo ciondolo arancione “Quindi se ci scambiamo i ciondoli, questa notte dovremmo tornare a essere noi stessi!”

Usopp (Robin) annuì “L’idea era questa!”

Così dicendo, ogni membro della ciurma si  impossessò del ciondolo appartenente al compagno di cui indossava i panni e pazientemente attesero l’ora di andare a dormire.

Ma al loro risveglio la situazione non era cambiata.

 

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Capitolo 29
*** il dio dell'isola ***


Capitolo 29: Il dio dell’isola

 

Al contrario di quanto i mugiwara avevano sperato, il mattino seguente ognuno era rimasto prigioniero nel corpo di uno dei suoi compagni.

Era strano vedere Rufy ai fornelli, darsi tanto da fare per preparare la colazione per tutti, come era insolito vedere Usopp assorto in un bel libro di almeno settecento pagine.

Qualcuno non sembrava preoccuparsi più di tanto della situazione e giocava scorrazzando per la nave, mentre altri sperimentavano cosa volesse dire indossare i panni dell’altro, come ad esempio Sanji.

Durante il pasto aveva mangiato una quantità industriale di cibo eppure continuava a sentire un certo appetito, a differenza di Rufy, che ritrovandosi nel corpo piccino di Chopper, era riuscito a saziarsi con molto meno delle sue soliti razioni. Il cuoco cominciò a capire che i capricci del suo capitano riguardanti il cibo, erano dovuti, non solo dall’ingordigia del ragazzo, ma anche dal suo corpo di gomma, in quanto il suo stomaco poteva allargarsi a dismisura, dandogli continuamente la sensazione di fame.

 

Sotto proposta dell’archeologa i ragazzi si recarono al villaggio, sperando di trovare qualche informazione sulla loro condizione. Trovarono sul posto molto caos e la gente che si guardava attorno confusa.

Dando un’occhiata veloce, sembrava che molti degli abitanti fossero tornati nei loro rispettivi corpi, ma sembravano aver perso la memoria di quanto successo.

“Scusi, signore, ci può dire a cosa è dovuta tutta questa confusione?” chiese Rufy (Sanji) avvicinandosi a un uomo a terra, che disperato si teneva la testa tra le mani.

L’uomo alzò gli occhi e disse “Tutto…hanno rubato tutto. Di nuovo. Il villaggio è stato derubato!”

“Si spieghi meglio!” disse intervenendo l’archeologa.

“è da circa quattro mesi che in questo villaggio avviene qualcosa di strano. Ci vediamo scomparire le nostre cose sotto gli occhi, ma nessuno di noi riesce a ricordare come sia potuto accadere. Dopo ogni furto tutti noi ci organizziamo per fare la guardia di notte e impedire che questo fatto si ripeta, ma succede sempre qualcosa di impiegabile, qualcosa che ci annebbia la mente. È come se per dei giorni interi sparissimo e al nostro ritorno, tutto è stato nuovamente rubato. L’ultima cosa che ricordo prima di essermi svegliato stamattina, è di essere andato a comprare il pane, ma secondo la data del giornale è successo due giorni fa e non ricordo cosa sia successo nel frattempo! È una maledizione!!!”

Usopp (Robin) si portò una mano al mento per riflettere “Questo posto diventa sempre più interessante. Oltre allo scambio dei corpi, vi è anche la perdita della memoria!”

“Ehm, cerchiamo almeno di evitare la seconda. Ci siamo già passati e la nostra ciurma si stava per sciogliere!” ricordò Franky (Usopp), pensando a quella volta che aveva perso i suoi ricordi e non si ricordava più il motivo per cui si trovava sulla Going Marry, con altri ragazzi della stessa età circa, anch’essi privi di ricordi.

“Quella volta c’è mancato poco che eliminassi Rufy!” disse Nami (Zoro) “Quindi è meglio evitare di ripetere quell’esperienza!”

“Sono d’accordo, ma come?” chiese Zoro (Nami), non sapendo che pesci pigliare.

“Ragazzi! Guardate lì. Quella non è Akane, la ragazza che ci ha fornito questi ciondoli?” chiese Lily, vedendo la ragazza dai capelli rossi, muoversi con fare sospetto.

Cautamente i ragazzi decisero di seguirla. Fu piuttosto faticoso riuscire a  pedinarla senza farsi scoprire, anche a causa del brontolare di stomaco di Rufy.

S-scusate!” disse Rufy (Sanji) imbarazzato “h-ho un po’ di fame!”

Tutti alzarono gli occhi al cielo, mentre Chopper (Rufy) se la rideva silenziosamente.

Giunsero ad una scogliera, dove ben nascosta vi era l’entrata di una grotta. Prima di proseguire decisero di prendere dei provvedimenti, che andarono a quel paese, quando si accorsero che Nami era scomparsa.

“Ah quell’idiota si perde sempre! Speravo che nel mio corpo quello spadaccino da quattro soldi, avrebbe acquisito una goccia di senso di orientamento!” disse esasperato Zoro, stringendo il climac attack.

“Cosa facciamo? Andiamo a cercare Zoro e poi torniamo?” chiese Robin (Chopper) dubbioso.

“Io entro. Zoro, riuscirà  a raggiungerci prima o poi!” disse Chopper (Rufy) saltellando da uno scoglio all’altro fino ad entrare dentro la grotta.

 

Prendendo le sembianze realistiche di una renna, corse più velocemente che poteva, seguendo l’odore della ragazza, accorgendosi di quanto fosse poco adatto a una ragazza del suo genere.

La seguì per vari cunicoli, scendendo sempre più in profondità e addentrandosi sempre di più nell’isola, ma più la seguiva, più si sentiva affaticato, tanto che i suoi nakama riuscirono a raggiungerlo.

Rufy! Dove diavolo pensavi di andare da solo?” disse Zoro (Nami) rimproverandolo per la sua solita sconsiderata avventatezza.

Chopper (Rufy) si sedette a terra tirando fuori la lingua “Caldo, tanto caldo!” disse tornando ad assumere le dimensione minute di renna.

“In effetti Rufy ha ragione. Fa molto caldo qui dentro e c’è uno strano odore!” disse Robin (Chopper) annusando l’aria come sua abitudine.

“Questo è odore di zolfo!” disse Franky (Usopp) guardandosi intorno.

Chopper (Rufy) mosse le orecchie avvertendo qualcosa e dirigendosi verso la fonte del rumore.

Sembrava che qualcosa bollisse.

Usopp (Robin) lo seguì avendo già un presentimento e quando affacciandosi da una frattura presente in un cunicolo, vide il magma che bolliva sotto i loro piedi, potè confermare la sua ipotesi.

“Siamo in un vulcano?” disse spaventata Robin (Chopper), con le gambe tremanti “Speriamo che non abbia intenzione di eruttare!”

“Non può trattarsi di un isola vulcanica. Se un vulcano eruttasse l’isola verrebbe completamente sommersa e nessuno potrebbe viverci per anni!” disse Zoro (Nami) incrociando le braccia “E questa isola non sembra mai essere stata toccata dalla lava del vulcano!”

“Potrebbe trattarsi  di un vulcano spento, nonostante sembri attivo, oppure essersi creato da poco e quindi non aver mai eruttato!” disse Sanji (Brook) “Sarebbe un problema se decidesse di eruttare, in quanto tutti gli abitanti di questo luogo potrebbero anche diventare miei simili, senza però avere la capacità di muoversi!”

“No, non è così!” disse una voce che si propagava nei vari cunicoli. “Io sono il dio di quest’isola e decido io se fare eruttare o meno questo vulcano e se far vivere o sterminare questa gente ingrata!” disse con una vena di rabbia nella sua voce.

Chopper (Rufy) continuò ad annusare l’aria per trovare il luogo da dove proveniva la voce, quando giunsero a una caverna enorme, piena di oggetti e oro.

A Zoro (Nami) gli si illuminarono gli occhi a vedere tutti quei gioielli ammucchiati in un angolo e fece fatica a trattenersi dal buttarcisi dentro e urlare un “Sono ricca”.

Akane era al centro della stanza e guardava con sguardo adirato i presenti e disse “Come osate voi stupidi esseri inferiori, intrufolarvi nel mio nido?  Non siete i ben accetti e per il vostro bene, vi consiglio di andarvene prima che mi arrabbi sul serio e decida di distruggere quest’isola!” disse con una voce minacciosa, diventata meno femminile e più rauca.

Lily non prevedendo niente di buono, afferrò il braccio di Rufy (Sanji) e si nascose dietro lui.

Zoro la fulminò con lo sguardo, ma cercò di tenere a mente che in Rufy ora c’era Sanji ed era quello il motivo per cui Lily gli stava così appiccicato.

“Non ci fai paura. Siamo qui per annientarti e riprenderci quello che hai rubato!” disse Chopper (Rufy) con affanno a causa del caldo.

“Io non ho rubato niente. Questi oggetti sono solo ciò che mi appartiene di diritto. Quest’isola è il mio territorio e ho permesso agli umani di viverci, stipulando con loro un contratto secoli orsono. Io avrei concesso loro la mia protezione da coloro che avrebbero voluto il loro male e avrei impedito a questo vulcano, una volta molto attivo, di distruggere le loro abitazioni. In cambio avrebbero dovuto pagarmi un tributo una volta al mese!” disse Akana trasformandosi piano piano in un enorme drago rosso, dagli occhi  gialli. Sputava fuoco sia dalle narici che dalla bocca e parti del suo corpo erano fatti dello stesso elemento, come la cresta sul capo, la punta della sua coda, i polsi delle zampe anteriori e  le caviglie della zampe posteriori.

Lily si strinse maggiormente a Rufy(Sanji), a differenza di Nami, che nonostante il suo istinto le dicesse di fare lo stesso, non potè farlo.

“Wow, è gigantesco!” disse Franky (Usopp) guardandolo ammirato, ma allo stesso tempo spaventato.

Il drago con voce grossa continuò a spiegare il motivo della sua rabbia “Il tributo consisteva semplicemente in offerte di qualsiasi genere da parte degli abitanti e per anni, tutto si è compiuto come era stato stipulato nell’accordo, ma con il passare degli anni, gli uomini hanno cominciato a credersi più potenti di noi divinità, rinnegandoli e facendo finta che non esistessero, provocando la loro ira. Diverse isole disperse nel mondosono impossibili da abitare proprio a causa della furia di qualche dio che è stato tradito dagli uomini e ora anche io, come i miei colleghi, mi sono stancato di essere ignorato!”

“Che intenzione hai? Distruggere quest’isola?” chiese Brook (Franky) guardandolo storto.

“Non te lo permetterò!” Urlò Chopper (Rufy) andando all’attacco, ma venendo sbattuto a terra con un colpo di zampa, grande almeno il triplo di lui.

Rufy!” Urlò Zoro avvicinandosi alla renna “Stai bene?”. Il capitano rispose affermativamente mentre si alzava in piedi.

Anche gli altri ragazzi, cominciarono ad attaccare, con poco successo dato la loro scarsa capacità dei corpi altrui. Sanji con il corpo del capitano, riusciva a sferrare attacchi, ma mancando, per la maggior parte delle volte, il bersaglio o rimaneva incastrato da qualche parte e si colpiva da solo.

“Se fossi nel mio corpo, potrei cercare il suo punto debole” disse Robin (Chopper) sconsolato.

Franky(Usopp) sparò un laser dalla bocca colpendo il soffitto della caverna e facendo cadere diverse macerie, le quali oltre a colpire il drago,rischiarono di travolgere anche i Mugiwara.

Onigiri!” urlò la voce di Nami, che con le spade riuscì a tagliare tutte le rocce che rischiavano di seppellire i suoi amici.

“Finalmente sei arrivato!” disse Zoro(Nami) con le mani ai fianchi.

“Mi sono perso!” disse rassegnato Nami, rinfoderando le spade.

Le rocce però che erano cadute addosso al drago non ebbero l’effetto sperato ed esso uscì dalle macerie senza nemmeno un graffio.

“Ragazzi, se questo essere è realmente un dio, non potrà mai essere sconfitto da noi!” disse Franky (Usopp) sconsolato.

“Io non credo sia un vero dio. Credo semplicemente che sia una creatura millenaria in grado di controllare qualche elemento, in questo caso il fuoco!” disse Usopp (Robin) avendo letto da bambina, nella biblioteca di Ohara, una leggenda che riguardava i draghi. Ne esistevano cinque, uno per ogni elemento: il fuoco, il fulmine, la terra, l’acqua e l’aria. Ognuno di questi  era stato confinato in un isola a causa della loro presunzione di eguagliare gli dei e così facendo, presero possesso del territorio ostentando la loro potenza contro gli esseri umani.

“Se ci pensate, l’isola dei fulmini che abbiamo superato tempo fa, potrebbe appartenere al drago del fulmine e la sua rabbia potrebbe essere il motivo per cui, vi è una costante tempesta di fulmini!” disse l’archeologa cominciando a vedere tutto più chiaramente.

“Quindi se così fosse vero, presto potremmo avere a che fare anche con altri draghi, tutti imbattibili come questo?” chiese Brook (Franky) spalancando la bocca a dismisura.

“Non è detto! Franky tu hai vissuto per anni in un isola, il cui territorio apparteneva a un drago, eppure non lo hai mai visto!” disse l’archeologa, venendo osservata confusa dal carpentiere.

“Water 7, è l’isola sotto il dominio del drago dell’acqua. Pensaci, il drago del fuoco ha detto che tutti i draghi si sono rivoltati contro gli uomini che abitano le proprie isole, e Water 7 ogni anno rischia maggiormente di essere spazzata via dall’acqua. È questioni di anni, ma prima o poi quella città è destinata a scomparire!” disse Usopp (Robin)

Brook (Franky) abbassò la testa al pensiero della scomparsa, ormai prossima, della sua isola natale “Come fai a sapere queste cose?”

“Quelli del Cp9 ne sapevano molto a proposito. È li che ho saputo dell’esistenza di un drago nei sotterranei della città, ormai abbandonati!” affermò l’archeologa.

Il drago si tirò su completamente e Lily, facendosi coraggio, decise di usare il suo potere. Incrociò le braccia davanti al petto e chiudendo gli occhi cominciò a concentrandosi e, richiamando a  sé l’acqua presente in quella caverna, la scagliò contro il drago, il quale sputando fuoco, fece evaporare tutta l’acqua, rischiando inoltre  di bruciare la ragazza, la quale, afferrata dalle braccia di Rufy(Sanji), venne tratta in salvo.

“Sciocchi umani, non potrete mai sconfiggermi, non in quelle condizioni. A quanto vedo solo una di voi ha mantenuto le sue sembianze originali e non può fare molto in quanto in questo luogo non ha tanta acqua da cui poter attingere!”

“Quindi la causa del nostro scambio di corpi, è realmente causa tua!” disse Zoro arrabbiato.

“Esatto! Dovevo pur fare in modo di distrarre quegli stupidi umani,  mentre rubavo indisturbato! E un adulto nel corpo di un bambino non può fare molto, e un bambino nel corpo di un uomo, non smette di tremare davanti al pericolo, armandosi di coraggio per affrontare il nemico.” disse il drago.

“Ma se sei davvero così potente, che motivo avevi di distrarre gli umani per rubare?” chiese stupito Sanji (Brook).

Il drago sussultò venendo preso alla sprovvista “Ecco io…volevo ehm…

Usopp (Robin) sorrise “Io sono convinto che tu l’abbia fatto per non essere costretto a fare del male agli uomini, dico bene? E non hai nessuna intenzione di nuocere ulteriormente agli umani, facendo eruttare il vulcano!”

C-come fai a saperlo…cioè…ti sbagli donna!” Il drago sbuffo, vedendo gli occhi granati di tutti puntanti addosso. “D’accordo. Sono il drago del fuoco e probabilmente quello considerato più cattivo, ma in realtà non amo nuocere agli altri. Quindi ho inventato questo sortilegio di scambiare i corpi, per evitare che qualche umano mi costringesse a fargli del male e per prendermi tutto quello che mi aspettava indisturbato. Ho aspettato anni, lustri, decenni e ancor di più, che gli uomini tornassero da me, ma quando ormai mi sono arreso all’evidenza che gli umani mi avevano completamente abbandonato, ho deciso  di riprendermi ciò che mi aspettava in questo modo!” disse il drago abbassando la testa.

“E a cosa ti servono queste cose?” chiese Lily, vedendo che alcuni mobili lì presenti erano stati addentati.

“Sono il mio cibo!  Mangiare le rocce di questa grotta a volte si dimostra una cosa indigesta e bere la lava di questa montagna a volte mi crea bruciore di stomaco e allora mangio oggetti fabbricati dagli umani. Nutrirmi di questo per diversi mesi, può saziarmi per vari anni, mentre nutrirmi della selvaggina del posto, mi nutrirebbe di più, ma tutti gli animali di questa isola, non basterebbero per sfamare la mia fame!”

Tutti lo guardarono a bocca aperta e fu Lily la prima a farsi avanti. “Perché invece di rubare, non fai un nuovo accordo con gli abitanti dell’isola? È probabile che essendo i pro-pro-pro-pro nipoti di coloro che stipularono inizialmente l’accordo con te, magari nemmeno sanno della tua esistenza e sarebbero ben accetti di sfamarti, per evitare ogni volta di essere derubati!” disse la ragazza.

“Sai ragazzina, non hai tutti i torti. Farò come dici!” disse il drago.

“Tutto qui? È stato facile!” disse felice Franky (Usopp).

Il drago, senza dire loro niente, decise che per gratitudine avrebbe infranto l’incantesimo che li teneva prigionieri nel corpo sbagliato.

I ragazzi uscirono dalla grotta tornando sulla spiaggia, quando alcuni di loro si resero conto di non aver trovato modo per porre fine  a quell’assurda condizioni, mentre altri erano impegnati a congratularsi con Lily per aver portato la pace sull’isola.

Rufy (Sanji), ammirandola disse “Non è fantastica?”.

Lily arrossì e sorridendo disse “Grazie Sanji”. Successivamente prendendo coraggio, abbracciò il ragazzo non tenendo conto del fatto che non si trovasse nel suo corpo.

Sanji, imbarazzato come non mai, ricambiò l’abbraccio e, intenti a fissarsi uno negli occhi dell’altro, non si accorsero che i loro visi si avvicinavano sempre di più, fino ad arrivare a baciarsi.

Zoro (Nami) diventò fucsia dalla rabbia e Chopper (Rufy) sgranò gli occhi, in quanto involontariamente, stava baciando un’altra ragazza, che non era Nami e anche se la sua ragazza sapeva che non era veramente lui, prevedeva grossi guai.

Infatti proprio nel momento in cui Lily e Sanji si scambiavano il loro primo bacio, l’incantesimo si ruppe e tutti tornarono nei loro corpi.

Tutti si guardarono intorno confusi non ricordando cosa fosse successo.

Rufy appena prese il controllo del corpo, sgranò gli occhi vedendo che stava baciando Lily e con uno scatto si stacco da lei. “S-scusa…n-non so c-cosa mi sia preso!” disse non avendo il coraggio di guardare in faccia la ragazza.

Lily si toccò le labbra e balbettando disse “R-rufy? Q-quando sei tornato a e-essere t-te?”

Nami aveva assistito alla scena del bacio tra Rufy e Lily e, ignara di quanto successo, rimase shoccata a quanto vide. Gli occhi le si riempirono di lacrime e di istinto scappò via, ignorando i richiami di Rufy che in qualche modo avrebbe voluto giustificarsi, ma in realtà nemmeno lui riusciva a comprendere del motivo per cui aveva tradito la sua adorata navigatrice.

 

 Ok, volevo creare un po’ di zizzania fra i nostri due adorati fidanzatini e questo è l’unica cosa che mi è venuta in mente, in quando Rufy non avrebbe mai creato situazioni che Nami poteva credere come un tradimento di sua spontanea volontà.

Come andrà a finire? È chi lo sa…si lasceranno? Si perdoneranno? Nami lascerà la ciurma? Sanji si sentirà anch’esso tradito? O altro?

Come sempre fatemi sapere il vostro parere e grazie per avermi seguito fino a qui.

Alla prossima

Neko =^_^=

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Capitolo 30
*** Una ferita profonda ***


Capitolo 30:  una ferita profonda

 

Nami corse finchè le sue gambe glielo permisero, inoltrandosi sempre di più all’interno dell’isola e giungendo inaspettatamente in un luogo calmo e tranquillo.

Vi era un lago limpido dalle acque di un azzurro intenso e l’erba era rigogliosa di fiori di vario genere, che profumavano l’intera area.

Un posto in genere magnifico, ma quella bellezza Nami non riusciva a godersela.

Si sedette in riva al lago, riprendendo fiato dopo essere riuscita a seminare Rufy, il quale aveva tentato di raggiungerla per chiarire quanto successo poco prima con Lily.

 Si abbracciò con forza le gambe, portandosi le ginocchia al petto. Vi appoggiò sopra il capo, nascondendo gli occhi ormai gonfi e rossi dal pianto, che le annebbiava la vista. Pianse per diverso tempo, finchè, finite le lacrime,  il suo corpo cominciò a essere scosso da dei singhiozzi.

Con la mano destra si asciugò l’acqua in eccesso che gli era rimasta sul viso e successivamente prese a fissare le acque del lago.

Esse erano talmente pulite che la navigatrice era in grado di vedere i pesci nuotare al di sotto. Due di loro attirarono la sua attenzione. Due pesciolini rossi sembravano inseguirsi, giocando tra di loro.

La sua mente cominciò a vagare ricordando i momenti in cui erano lei e Rufy a rincorrersi. Iniziavano sempre a causa di un dispetto che uno faceva all’altro, come rubare un pasticcino o appropriarsi di un cappello tenuto come fosse qualcosa di prezioso, ma alla fine la corsa finiva per diventare un gioco, finchè stremati i due ragazzi si sedevano a terra abbracciandosi e ridendo a più non posso.

Altri bei momenti trascorsi insieme a Rufy le tornarono in mente, ma a un certo punto, sul pelo dell’acqua, si formò un’immagine sgradita e la ragazza dovette assistere nuovamente al bacio che c’era stato fra il suo capitano e il nuovo membro dell’equipaggio.

Nami sentì il suo cuore andare in frantumi e stringendo i pugni con rabbia, lanciò nell’acqua un sasso che aveva precedentemente afferrato, facendo sì che le increspature dell’acqua, cancellassero quell’immagine poco gradita, lasciandola nuovamente nel suo tormento.

 

Rufy, perdendo le tracce di Nami, tornò sconfitto alla Sunny. L’ombra del cappello gli copriva il volto, non lasciando intravvedere la sua espressione a nessuno.

Aveva cercato la ragazza a lungo, senza però riuscire però a trovarla. Avrebbe voluto mettersi alla ricerca di alcune tracce che potevano indicargli la direzione da prendere, ma il capitano era ben consapevole del fatto di non saper distinguere le tracce lasciate da un essere umano da quelle di un animale.

Rufy, hai trovato Nami? Avete chiarito?” chiese Usopp speranzoso, non volendo che si creassero delle discordanze fra i membri della ciurma, nonostante tempo addietro fosse stato lui stesso a crearne. Proprio per questo non voleva che si ripetesse nuovamente qualcosa del genere.

Rufy scosse lievemente la testa.

Chopper rattristato  domandò “Cosa succederà ora? Nami lascerà la ciurma?”

“Non dirlo nemmeno per scherzo!” lo rimproverò Usopp, nonostante avesse pensato la stessa cosa. Un litigio si può chiarire chiedendo scusa, ma le scuse nel caso di un tradimento erano più difficile da digerire.

Rufy rimase immobile a fissare i nodi del legno che  formavano il pavimento del ponte della nave. Non disse una parola, quasi non respirò.

“Ma cosa ti è saltato in mente? Perché hai baciato Lily? Davanti a tutti poi!” disse Franky incrociando le sue enormi braccia, anche lui incapace di spiegarsi quanto avvenuto.

Il ragazzo di gomma strinse i pugni, non sapendo dare una risposta a quella domanda. Non gli era mai passata per la mente di fare una cosa del genere. Vedeva Lily come un’amica e nient’altro, quindi non riusciva a spiegarsi come si fosse venuta a creare quella situazione. Aveva intenzione di capire cosa fosse successo, ma prima voleva trovare Nami. Voleva assicurarsi che stesse bene e soprattutto fare pace con lei.

Sanji, appoggiato al parapetto della nave con uno sguardo adirato disse “A quanto pare Nami non gli bastava più! Ma mai Rufy, mi sarei aspettato un tale gesto da te. Eppure sai quanto Nami tenga a te e quanto io tenga a Lily!”

Rufy abbassò ulteriormente il capo e camminando lentamente, si allontanò verso la poppa della nave.

Zoro, che fino a quel momento era rimasto a osservare e a pensare, guardò il volto di Rufy, leggendovi dolore e confusione, mentre sul volto di Lily lesse dispiacere e colpevolezza.

Lo spadaccino sospirò “Io credo che Rufy non abbia la capacità di tradire né Nami, né te cuoco da strapazzo!” disse con tono serio.

“Dico io, sei cieco forse? C’eri anche tu ad assistere a quello schifoso bacio!” disse Sanji urlando “Quindi come puoi insinuare che…

Rufy non ci ha mai dato motivo per sospettare di lui. Sbaglio forse? Quindi io voglio dargli il beneficio del dubbio!” disse Zoro riprendendo il compagno.

“Quale dubbio puoi avere? Rufy ha baciato Lily!”

“Hai detto bene Rufy ha baciato Lily! Fino a prova contraria si è in due a compiere determinati gesti, mentre qui ci stiamo accanendo solo contro Rufy. Sentiamo un po’ cosa ha da dire anche il nuovo acquisto della ciurma!” disse Zoro spostando il suo sguardo adirato verso la ragazza dai capelli lilla.

Zoro non aveva niente contro la Lily, ma se succedeva qualcosa che non sarebbe mai accaduta alla ciurma e di mezzo c’era il nuovo membro, lo spadaccino non poteva fare a meno di pensare che esso potesse centrare qualcosa.

Robin decise di intervenire “Vi ricordo che nessuno di noi ha memoria di quanto successo in questi giorni. È probabile che neanche lei sappia qualcosa, inoltre quanto accaduto potrebbe essere la conseguenza di quanto ci è accaduto!” disse l’archeologa riflettendo sulla situazione. Forse perchè era più adulta rispetto agli altri, ma aveva capito quanto Nami e Rufy contavano uno per l’altra.

“Indipendentemente da quanto è successo, non si sarebbe mai arrivato a questo punto se non ci fosse stato un interesse di Rufy nei confronti di Lily!” cominciò Sanji.

“Si, ma anche di Lily nei confronti di Rufy, non dimenticarlo!” disse Brook, facendo sentire la sua voce per la prima volta, anche a lui sembrava strana tutta quella situazione.

Sanji mise il broncio Non riusciva a ragionare a mente lucida in quel frangente. Assistere al bacio era stato un colpo al cuore, ma in minima parte sperava che Lily fosse stata colta di sorpresa e non avesse avuto modo di reagire prima che venisse vista. Non voleva rinunciare a quella piccola speranza che gli faceva sperare che Lily fosse innamorato solamente di lui.

I-io s-so co-cosa è s-successo!” disse Lily balbettando, sentendosi al centro dell’attenzione, dopo che tutti gli sguardi si erano posati su di lei.

La ragazza cominciò a spiegare gli eventi che li avevano interessati, sperando vivamente che potessero prenderla in parole e non scambiarla per una racconta frottole.

“Così tu vorresti farci credere che i nostri corpi sono stati scambiati?” chiese Usopp incredulo “Ragazzi, nemmeno a me sarebbe venuta in mente una storia del genere…me la devo conservare. Lily ti devo pagare i diritti d’autore nel caso avessi intenzione di usare questa storia in futuro?”

Il cecchino venne guardato in cagnesco da tutti i presenti, in quanto non sembrava proprio il momento di fare dello spirito.

“Scusate, volevo solo sdrammatizzare la situazione!” disse il ragazzo.

“Io sinceramente non sarei tanto sorpresa di sapere che questa è la verità!” cominciò Robin “Ci sono capitate un sacco di cose assurde nel nostro viaggio. Inoltre ricordate la gente che si comportava in modo strano in piazza qualche giorno fa? Avevamo ipotizzato che vi era stato uno scambio di persona!”

Chopper felice disse “è vero. Me n’ero completamente dimenticato. Questo significa che la situazione è risolta!”

“Non ancora Chopper!” disse Zoro “Noi possiamo crederci o meno e non ci cambia la vita. Bisogna vedere come reagiranno Sanji e Nami e anche Rufy, in quanto non sembra sapere cosa sia successo!”

Sanji si avvicinò a Lily e posando le sue grandi mani, sulle spalle gracili di lei, chiese “Lily, se tutti eravamo in un corpo diverso. Chi c’era nel corpo di Rufy?”

Lily sorrise e afferrò il viso di Sanji per poi posare un casto bacio sulle labbra del cuoco “C-chi altro se non tu? Non ho nessun interesse verso nessun altro. M-mi p-piaci s-solo tu S-sanji!” disse la ragazza ormai rossa in viso “Tu mi credi, non è vero?” chiese la ragazza preoccupata, vedendo lo sguardo del cuoco confuso.

Sanji la fissò negli occhi per diverso tempo, per poi dire “Le parole possono anche essere menzognere, ma gli occhi sono lo specchio dell’anima e io posso leggere la tua sincerità!” Sanji sorrise “Ti credo Lily!” disse ricambiando il bacio che poco prima la ragazza aveva dato lui e quando si staccarono per respirare, Sanji non potè fare a meno che svenire.

“Perfetto, uno è sistemato, ora dobbiamo solo raccontare quanto accaduto a Nami e Rufy!” disse Chopper correndo verso la direzione in cui aveva visto andare il suo capitano. “Ragazzi, io non vedo Rufy!”

I presenti lo chiamarono e guardarono in tutte le stanze della nave, senza però riuscire a trovarlo.

“Sarà nuovamente andato in cerca di Nami!” disse Zoro.

“Non sapendo però come stanno le cose, non so come possa andare a finire!” disse Robin preoccupata.

 

Rufy di fatto non era riuscito a stare sulla Sunny senza far niente e decise nuovamente di andare alla ricerca di Nami, non gli importava molto del rischio che aveva di perdersi, sapeva di trovarsi su di un’isola non eccessivamente grande, quindi in un modo o nell’altro sarebbe riuscito a ritrovare la Sunny nel caso si fosse reso necessario.

Girò in lungo e in largo per tutta la giornata, tanto che il sole cominciò a tramontare e a colorare il cielo e il mare di rosso.

Quando ormai scoraggiato e stanco, si sedette su di un prato fiorito, dove poteva vedere un bellissimo lago, anch’esso tinto di tonalità rossa.

Si sdraiò a terra e sospirò, quando girando per puro caso la testa verso la sua sinistra, vide in lontananza una sagoma, rannicchiata su se stessa.

Si mise di scatto in piedi e chiamò “Nami!”

La ragazza sentendosi interpellare, si girò e vedendo Rufy, si alzò e cominciò a correre nel tentativo di scappare, ma prima che riuscisse a fare una decina di passi, il ragazzo l’aveva afferrata nonostante le decine di metri che li separavano.

Nami, ascolta…io…” cominciò Rufy.

“Lasciami andare!” urlò la ragazza fulminando con lo sguardo il ragazzo, che non aveva la minima intenzione di lasciarla “Lasciami, lasciami ho detto!” disse nuovamente la navigatrice sbattendo i pugni sul petto del ragazzo.

“Non ti lascio finchè non mi fai spiegare!” disse serio il ragazzo.

“Allora avanti. Illuminami sul tuo gesto. Perché hai baciato Lily, io non ero forse abbastanza per te?” disse Nami urlando di rabbia.

“No, non è vero! io ho baciato Lily perché…perché…oh accidenti Nami, non lo so perché. Mi sono risvegliato che la stavo baciando e non so nemmeno come è potuto succedere!” disse il ragazzo esasperato, non sapendo cosa dire.

“è un tentativo penoso Rufy. Te lo dico io come è potuto succedere. Tu preferisci lei a me e a quanto pare non ti sei fatto scrupoli a tradire me, sotto gli occhi di tutti. Per non parlare di Sanji. Non hai tradito solo me, ma anche lui!” disse Nami stringendo i pugni.

Nami io non ho alcun interesse per Lily. Io amo solo te e lo sai!” disse Rufy in un brodo di giuggiole.

“Zitto! Non dire che mi ami o ti prendo a calci. Tu mi hai ingannata, mi hai preso in giro per tutto questo tempo e quando, quando io mi sono concessa a te… hai ben pensato di passare a un'altra!” disse Nami ormai in presa alla disperazione e alle lacrime.

Rufy rimase shoccato da quelle parole “Tu…tu non dici sul serio! Nami, non puoi credere che io sia capace di una cosa del genere. Non lo farei mai!”

“è quello che hai fatto!” disse Nami guardandolo con rabbia negli occhi, insieme a un fiume di lacrime che non smetteva di uscire.

Rufy l’afferrò per le spalle e serio disse “quella notte che abbiamo trascorso insieme è stata…bellissima e…

“certo, è stato uno spasso, vero? E hai avuto anche il coraggio di dirmi che mi amavi! Se fosse stato realmente così non avresti minimamente pensato di mettere gli occhi su Lily. E poi? Dopo di Lily cosa farai? Ci proverai con Robin o qualche altra ragazza che incontrerai sul tuo camm…Nami non riuscì a terminare la frase che uno schiaffo la zitti.

Rufy era arrabbiato, ma non la guardò direttamente negli occhi. Non voleva che il suo sguardo adirato si posasse sul suo volto  e coprì gli occhi all’ombra del cappello “Nami posso capire che tu sia arrabbiata, ma non posso tollerare che tu dica queste cose su di me. Non per uno stupido bacio che c’è stato con Lily, senza sapere nemmeno come sia avvenuto e non dopo tutto il tempo che abbiamo passato insieme. Pensavo che mi conoscessi, invece se è questo quello che pensi di me allora….allora non so cosa dirti Nami!”

“Si, pensavo di conoscerti. Proprio per questo non posso perdonarti per quello che hai fatto. Ti credevo diverso da molti degli uomini che esistono a questo mondo. Ti credevo un bravo ragazzo e per certi punti di vista lo sei, ma se sei arrivato a trattare la donna come un oggetto allora non sei altro che un mascalzone!”

Nami aveva lo sguardo basso, non voleva vedere Rufy e con un sussurro disse “Mi hai ferito, più di quanto nessun altro abbia mai fatto, quindi vattene via!” disse per poi cominciare a urlare “Vattene via! Non voglio rivederti mai più Monkey D. Rufy. Potessi tornare indietro non mi unirei alla tua ciurma nemmeno per tutto l’oro del mondo!” disse per poi cominciare a scappare lasciando Rufy immobile sul posto, con occhi sgranati, incapace di pensare, di respirare e di piangere.

 

 

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Capitolo 31
*** Tutto risolto? ***


Capitolo 31: Tutto risolto?

 

Rufy era rimasto profondamente colpito dalle parole di Nami, tanto che si lasciò cadere a terra a peso morto.

Guardò un punto fisso per diverso tempo, finchè non sentì una leggera pressione sulla spalla-

Rufy-san, stai bene?” chiese Brook preoccupato per il suo capitano.

Non lo aveva mai visto in quello stato e non provò nemmeno a chiedere se avesse trovato e parlato con Nami, in quanto la risposta fosse lampante.

Poco dopo anche Usopp e Chopper raggiunsero i due e presero a raccontare a Rufy quanto avevano scoperto da Lily.

Avevano accettato tutti la faccenda dello scambio dei corpi, in quanto, durante un racconto più dettagliato da parte della ragazza,  tutti loro avevano cominciato a ricordare qualcosa. Alcuni di loro ricordarono certi avvenimenti, gli altri invece provarono più che altro sensazioni, cioè cosa avevano provato nel sentirsi nel corpo di uno dei loro compagni.

Rufy però non disse niente, non reagì, non fece nemmeno una minima smorfia che lasciasse intendere una minima reazione da parte sua. Rimase silenzioso e perso nei suoi pensieri, anche durante il ritorno alla Sunny.

Aho, ecco il nostro capitano!Super!” disse Franky convinto che le cose si fossero sistemate per il meglio, ma quando si accorse dell’aria scura del capitano e dell’assenza di Nami, comprese che le cose non erano andate come tutti avevano sperato.

“Dov’è la nostra navigatrice?” chiese il cyborg.

Brook, Chopper e Usopp scossero la testa “Robin-san e Zoro-san sono ancora alla sua ricerca!” disse il musicista mentre osservava il capitano allontanarsi.

“Ehi Rufy!” cominciò Sanji “Io volevo…” il cuoco non riuscì a terminare la frase che la porta della cabina dei ragazzi sbatté violentemente, facendo scomparire dietro di sé il capitano.

Rufy e Nami non hanno chiarito, vero?” chiese preoccupata Lily.

“Non so cosa sia successo, ma è evidente che la questione del bacio non sia terminata con la scoperta della verità!” disse Usopp sedendosi a terra sconsolato.

 

Robin e Zoro riuscirono a trovare Nami in poco tempo, grazie al potere dell’archeologa, la quale aveva disseminato occhi per tutta l’isola per facilitare le ricerche.

Trovarono la loro compagnia in mezzo alla foresta, appoggiata ad un albero, vulnerabile a qualsiasi bestia affamata che poteva trovarsi in quel luogo.

Nami!” chiamò Robin avvicinandosi alla ragazza, facendole levare la testa in modo che la guardasse.

R-Robin, Zoro! Andate via, non voglio vedere nessuno!” disse la navigatrice con la voce rotta dal pianto.

“Invece ci ascolti! Dobbiamo parlarti!” disse Zoro con poco tatto.

Nami lo fulminò con lo sguardo e disse “Se avete intenzione di farmi cambiare idea sulla mia decisione di lasciare la ciurma, potete girare i tacchi e andarvene. Non cambierò idea, non voglio più rivedere quel…quel…” cercò di trovare qualche insulto riferito a Rufy, ma la verità era che non ci riuscì e di fatto chinò la testa lasciando interminata la frase.

I suoi compagni sussultarono a quelle parole, in quanto non ne sapevano niente.

“Tu vuoi lasciare la ciurma? Ma ti è dato di volta il cervello? Non possiamo proseguire senza di te!” disse Zoro alzando la voce.

Nami si alzò di manca la vostra navigatrice, voi non potete proseguire il vostro viaggio, vero?”

Zoro la guardò con aria seria “Esatto. Senza di te non possiamo proseguire, ma non perché ricopri il ruolo di navigatore, ma perché ormai fai parte della ciurma, di questa assurda famiglia e nessuno di noi avrà intenzione di lasciarti indietro, non se il motivo è  uno stupido fraintendimento. Rufy non te lo permetterà!”

“Prima di tutto sono adulta e vaccinata e nessuno mi deve dire cosa devo fare e secondo a Rufy non importa niente di me. Se gli importasse non avrebbe baciato Lily. Né davanti ai miei occhi, né dietro le spalle!” urlò la ragazza, stringendo i pugni quasi a farsi male.

Zoro sbuffò e disse “Nami, Rufy ha baciato Lily a sua insaputa! Non era il vero Rufy!” disse infine sperando di calmare la navigatrice.

“Cosa vorresti dire?” disse la ragazza sgranando gli occhi.

“Abbiamo scoperto cosa è successo!” disse Robin posando una mano sulla spalla della compagna.

 

“è stata Lily a raccontarvi tutto questo?” Baggianate!” disse Nami, dopo essere venuta a conoscenza di quanto avvenuto, per niente convinta “Non credo a questa storia, soprattutto se è uscita dalla sua bocca!” disse la ragazza contrariata.

Robin provò a farla ragionare “Ricordi che fin da subito abbiamo notato qualcosa di strano in quest’isola? Che il comportamento degli abitanti era a dir poco bizzarro? La spiegazione stava nel semplice fatto che nessuno si trovava nel suo vero corpo!”

“Si Robin, ricordo quanto successo e anche quanto abbiamo affermato sulle varie possibilità che potevano aver causato quello strano fenomeno, ma non  è allo scambio dei corpi che non credo, ritengo che possa essere una cosa possibile. Semplicemente non credo ci sia successo niente di tutto ciò per il semplice fatto che io non ho mai indossato i panni di nessun altro!”

“Oh si che lo hai fatto e come te, tutti noi!” disse Zoro “Posso anche dimostrartelo! Purtroppo per me, ho ricordato cose che avrei preferito non sapere mai!” disse con faccia schifata.

Nami incrociò le braccia, scettica “Vediamo allora!”

“Due giorni fa mi sono risvegliato in un letto che si trovava all’interno di una costruzione abbandonata, situata su di una scogliera. Accanto a me, dormiva Rufy nudo e non era il solo a  non indossare niente, ma anche io ero privo di qualsiasi indumento, solo che il mio corpo non era il mio, ma il tuo! In poche parole, so cosa avete combinato tu e Rufy in quella casa quella notte e lo sa anche Sanji, in quanto era lui a trovarsi nel corpo di Rufy in quel momento!” raccontò serio Zoro, percorso da dei brividi di ribrezzo a ricordare quei momenti “E se non ti basta, posso anche dirti dove hai dei succhiotti!” disse Zoro con un ghigno divertito.

Nami diventò bordeaux per la vergogna e pregò Zoro di smetterla, sentendosi estremamente in imbarazzo. Con Robin non c’era problema se veniva a saper certi dettagli dalla sua vita amorosa, in quanto era la sua migliore amica, ma sapere che Zoro era a conoscenza di particolari, che avrebbe voluto nascondere a lui e a tutto il resto del mondo, la mise in agitazione, ma allo stesso tempo, questo la convinse dell’autenticità della storia.

Q-quindi anche S-sanji sa…insomma che io e Rufy abbiamo …cioè Sanji ha preso il corpo di Rufy?” chiese Nami rossa in volto.

Zoro annuì.

“Pensaci Nami…” cominciò Robin “Se ti sforzi, anche a te possono tornare in mente delle cose. Se non situazioni che hai vissuto, delle sensazioni!”

Nami chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Sperava vivamente di ricordare qualcosa, così avrebbe avuto la massima certezza che quanto dicevano, era vero. “Non ricordo nient’altro se non un senso di disagio, come se non fossi realmente me stessa!”

“Sembra che tu fossi nel mio corpo!” disse Zoro alzando le spalle.

Nami ignorò completamente quanto avesse affermato lo spadaccino e sconvolta si portò le mani a coprire la bocca. “Q-Quindi Rufy non mentiva quando diceva di non sapere perchè avesse baciato Lily!”

Robin e Zoro annuirono “Ora che sai la verità, possiamo anche tornarcene alla Sunny e mettere una pietra sopra a questa faccenda!” disse Zoro incamminandosi, per poi fermarsi nuovamente, quando si accorse che Robin e Nami erano rimaste immobili, quest’ultima nuovamente seduta a terra con il volto coperto dalla mani.

Robin con aria preoccupata, si rivolse allo spadaccino chiedendogli cortesemente di lasciarle da sole. Essa si sedette accanto all’amica e le accarezzò con un tocco gentile la schiena.

R-Robin, c-cosa ho fatto?”

“Qualunque cosa sia successo, vedrai che si sistemerà. Se hai litigato con Rufy, sono convinta che lui capirà le tue ragioni!” disse Robin nel vano tentativo di consolarla.

Namis scosse la testa “No, tu…tu non puoi capire. L’ho trattato malissimo e detto lui cose cattive!” disse iniziando a piangere “Ho rinnegato davanti a lui il giorno in cui mi sono unita alla sua ciurma, accettandolo come capitano e amico e…” il pianto della ragazza da calmo divenne disperato, ma comunque ebbe il coraggio di alzare lo sguardo verso la compagna “R-Robin, cosa devo fare? L’ho ferito. L’ho ferito come lui aveva fatto con me. Volevo che soffrisse come stavo soffrendo io!”

Nami, possono essere anche volate parole pesanti, ma la situazione non si può risolvere se rimani qui a disperarti. L’unica soluzione e discuterne con lui, non credi?”

Nami si asciugò le lacrime, ma qualche singhiozzò le scappò ancora “E se non volesse più rivolgermi la parola? Io non lo fare se fossi in lui!”

Robin sorrise “In questo caso, per fortuna che lui non è te. Nami, stiamo parlando di Rufy, potrebbe sentirsi offeso, ma non lascerà questa faccenda in risolta e soprattutto non ti permetterà di lasciare la ciurma!” disse l’archeologa spostandole i capelli che le si erano appiccicati al volto.

Nami abbassò lo sguardo “F-forse hai ragione!”

Robin si alzò e allungando la mano, aiutò Nami ad alzarsi, per poi tornare alla Sunny, dove la navigatrice venne accolta a braccia aperte.

Lily timidamente si avvicinò alla ragazza e le disse “N-Nami, è tutta colpa mia. I-io…mi dispiace, vorrei poter rimediare e…

“Puoi scommetterci che è tutta colpa tua!” L’aggredì Nami “Non mi importa se in quel momento Sanji era nel corpo di Rufy, mi interessa il fatto che non avresti minimamente dovuto avvicinarti al mio ragazzo!”

Sanji si fece avanti “Nami, non prendertela con Lily, non è solo colpa sua. Anche io ho le mie colpe. Potevo non baciarla e…

“Questo è poco ma sicuro. Dico io, ma cosa vi costava aspettare?”

C-ci siamo lasciati trasportare!” disse Sanji cercando di difendere Lily, nonostante non si ricordasse appieno di come si erano svolti i fatti.

“Risparmiatemi le vostre scuse! Ora ditemi dov’è Rufy!” disse Nami adirata.

I ragazzi guardarono la navigatrice con aria spaventata e le indicarono la cabina dei ragazzi, dove Rufy si era rinchiuso per diverso tempo senza più uscirne.

Nami si fermò davanti alla porta col pugno alzato, impaurita e non avendo il coraggio i bussare. Fu Usopp, infatti, comparendole alle spalle, a bussare per lei, per poi svignarsela per il timore di tirarsi dietro l’ira della ragazza.

Il cuore di Nami prese a battere velocemente, non sentendosi ancora pronta ad affrontare il ragazzo.

Attese comunque il permesso di entrare, che però non arrivò.

Essa decise allora di aprire lentamente la porta cigolante, per vedere che l’interno era illuminato da una piccola fiammella, quasi in procinto di spegnersi.

Intravide la sagoma di Rufy, sdraiata su di un’amaca con le braccia dietro la testa e il volto coperto dal cappello.

R-Rufy!” disse Nami in un sussurrò, ma ebbe la certezza che il ragazzo l’ebbe sentita, per il breve sguardo che esso le aveva lanciato.

Rufy io…non so veramente cosa dire. Dire scusa mi sembra così poco e insignificante, io però…” cominciò Nami.

Rufy si mise a sedere e la guardò serio negli occhi “Sei venuta a conoscenza di come stanno realmente le cose!”

Nami annuì.

“Hai creduto a questa storia e a me no. Come dovrei sentirmi secondo te?” disse Rufy arrabbiato.

“Ecco io…” cominciò Nami non sapendo cosa dire.

“Posso capire che ti sia sentita ferita per quel bacio, in quanto tutte le circostanze erano contro di me, ma avresti dovuto credermi quanto ti ho detto che non sapevo il perché si era venuta a creare quella situazione e soprattutto avresti dovuto avere fiducia in me, Nami!”

“Quello che dici è vero, avrei dovuto avere fiducia in te, ma tu non sai cosa ho provato. Mi sono sentita tradita e inoltre non sapevi darmi una spiegazione di quanto è successo!”

“Infatti non sapevo cosa era successo!”

“Questo l’ho capito, ma scusa tanto se mi è sembrato solo un vano tentativo di non spiegarmi il perché avessi baciato un’altra!” disse Nami alzando la voce, per poi calmarsi. “Tu cosa avresti fatto se fossi stato al mio posto?”

“Avrei continuato a cercare una spiegazione. Non ti avrei subito puntato il dito contro, nonostante l’evidenza. Mi hai detto che  mi ami l’altra notte, giusto? E per come la vedo io amore non è una parola che si può dire alla leggera, ma la si esprime quando davvero si prova qualcosa per un’altra persona e se avessi baciato un altro, mi sarei scervellato per cercare un motivo per il tuo comportamento, se poi avessi scoperto che non era colpa tua, tanto meglio!”

Nami si sentì piccola come una pulce a sentire quelle parole. Lei non aveva minimamente cercato di trovare una spiegazione. Per lei i fatti erano quelli e aveva subito condannato il ragazzo.

“Io non sono come te Rufy. Io se vedo una cosa, non cerco spiegazioni, è quella e basta. Se vedo un oggetto rosso per me è di quel colore, non vado a vedere se è il tipo di luce che da quel tipo di colorazione. E quando ho visto te e Lily attaccati, non sono riuscita a dirmi che forse le cose non erano come i miei occhi vedevano. Da quando sono bambina ho  sempre dovuto difendermi da quanto vedevo o da quanto sentivo. Fermarmi a pensare se le cose stavano realmente come le percepivo o meno, poteva essere pericoloso e non mi sono mai pentita di questo mio modo di fare. Non ho mai voluto dare una seconda chance alle cose che mi succedevano intorno, a chi ai miei occhi mi tradiva, quindi capisco perfettamente se tu, non voglia dare una seconda chance a me!” disse Nami abbassando la testa.

Rufy si alzò completamente e si avvicinò alla ragazza “Non ho mai detto questo Nami, né ti lascerò abbandonare questa ciurma. Quando ci siamo messi insieme, avevamo pensato che tra noi le cose sarebbero potute andare male e abbiamo deciso che in qualsiasi modo sarebbe andata a finire la nostra storia, non avresti lasciato la ciurma e invece è stata la prima cosa che hai fatto. Ora che sei tornata e suppongo che tu sia tornata per restare e per chiarire la faccenda, chi mi garantisce che non mi abbandonerai se succederà davvero qualcosa per cui non ci sarà rimedio?”

Nami abbassò la testa “Quando abbiamo avuto quella discussione, non sapevo di cosa stessi realmente parlando. Non avevo mai amato nessuno e non sapevo cosa volesse dire soffrire per amore!” disse Nami guardandolo negli occhi “Quindi Rufy, non voglio farti questa promessa. Se davvero mi avessi tradito con Lily, io non sarei riuscita rimanere sulla nave, vedendoti ogni secondo della mia vita. Sarei stata troppo male. Solo qualche minuto di quella sofferenza mi ha fatto desiderare di non averti mai conosciuto. No, se le cose tra noi finiscono male, non credo di riuscire a starti vicino!”

Rufy abbassò la testa “Mi aspettavo questa risposta. L’ho capito dal  momento in cui ho visto il tuo dolore negli occhi quest’oggi al lago. E credo di poterlo capire anche se è dura da accettare. Io per niente al mondo vorrei che la ciurma si sciogliesse, non per litigi o roba del genere. Se qualcuno abbandona la ciurma è solo perché ha realizzato il suo sogno e desidera continuare la propria vita a terra, ma indipendentemente dalla scelta di fermarsi o continuare a navigare per mare, sarebbe comunque sempre un pirata della mia ciurma!”

Nami cercò di guardare Rufy negli occhi, ma esso sembrava voler sfuggire al suo sguardo.

Rufy io…mi dispiace, ma ora che capisco cosa vuol dire, non volevo illuderti!” disse Nami abbassando lo sguardo.

“Preferisco che tu sia stata sincera. Però…

Nami sgranò gli occhi “Però? Però ora non vuoi riprovare perché temi che io un giorno me ne vada? Fa male, ma posso capire. Vorrà dire che tornerà tutto come prima!” disse Nami scura in volto.

No…non sarà mai come prima. Ormai siamo troppo presi uno dall’altra e non ho nemmeno intenzione di rinunciare a te. Non ho mai pensato di lasciarti e dimenticare quanto accaduto. Forse questa esperienza servirà a qualcosa, magari ad avere maggiore fiducia uno per l’altro!”

Disse Rufy finalmente alzando lo sguardo su di Nami.

La ragazza si sentì sollevata a sentire che Rufy non aveva intenzione di rompere con lei, per la mancata fiducia che essa aveva avuto in lui e senza pensarci, lo abbracciò.

Ma il suo sollievo si trasformò in preoccupazione, quando si accorse che Rufy era rimasto immobile. Lo guardò in volto ed esso era ancora serio come quando era entrata, tanto da pensare di aver capito male.

“Non hai capito male, ma Nami, al momento non riesco a dimenticare quanto mi hai detto. Cosa hai pensato di me e fa male. Possiamo ritenere la cosa risolta, ma ho bisogno di tempo per sbollire...Scusa!” disse per poi allontanarsi e uscire dalla cabina, lasciando Nami sola nella stanza dei ragazzi, con la piccola fiamma che smettendo di bruciare si spense, come ha voler simboleggiare la fine di quella assurda storia.

 

 

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Capitolo 32
*** Chi sono io? ***


Capitolo 32: Chi sono io?

 

Passarono un paio di giorni in cui sulla Sunny si era venuta a creare una situazione di disagio per quanto successo a Nami e Rufy.

Il capitano, nonostante partecipasse con entusiasmo alla vita che svolgeva sulla nave, di tanto in tanto lanciava delle occhiate a Nami, rattristandosi e perdendo vitalità.

 Questo nervosismo però non aveva influito sul suo appetito, al contrario di Nami che faticava a ingerire qualsiasi cosa Sanji le preparasse, facendolo preoccupare, in quanto era lui il responsabile dell’alimentazione dei suoi compagni e la navigatrice stava mangiando poco e male in quei giorni.

Usopp e Chopper, che tifavano per la coppia, cercavano di convincere Rufy a dimenticare quanto fosse successo, dicendo lui che capitava a tutti di sbagliare, ma esso rispondeva loro che non potevano capire quanto aveva provato e i due, sapendo che aveva ragione, lasciavano cadere il discorso, scoraggiati dal loro fallimento.

Robin e Lily, invece, cercavano di aiutare Nami ad affrontare la situazione che si era venuta a creare, ma l’aiuto della seconda, non era ben accetta dalla navigatrice, che l’aggrediva con parole a volte pesanti, non tenendo conto che poteva anche ferire la compagna.

La ragazza dai capelli rossi, riteneva Lily la prima responsabile di tutto quanto, in quanto se non si fosse mai unita a loro, il litigio tra lei e Rufy non sarebbe avvenuto.

Capitava a volte che la discussione tra Nami e Lily si accendesse in cucina, davanti a Sanji, il quale non sopportava che la sua amata venisse trattata in un modo tanto duro da Nami, soprattutto dopo che essa si era scusata cento volte e, insieme a lei, anche lui.

Lui che non aggrediva mai una donna, né la insultava, si ritrovò esasperato dai continui litigi che si venivano a creare sulla nave, che ferivano profondamente Lily, la quale non aveva la minima intenzione di creare quella situazione. Essa si sentiva talmente colpevole che più volte aveva espresso l’idea a Sanji di lasciare la ciurma, sperando che Nami si potesse calmare e che con Rufy le cose si potessero sistemare.

Il cuoco le aveva ripetuto mille volte che non avrebbe dovuto pensare a una cosa del genere, perché indipendentemente da quanto diceva Nami, Rufy non la considerava colpevole, dato che la ragione per cui il capitano teneva il muso alla navigatrice, andava ben oltre al semplice bacio che involontariamente si erano scambiati.

 

“Adesso basta!” urlò Sanji, smettendo improvvisamente di cucinare, quando sentì nuovamente Nami rincominciare con le sue solite accuse.

Non si girò nemmeno, ma continuando a fissare il cibo che stava preparando disse “è ora di finirla con questa storia Nami. Lily ti ha già ripetuto più volte che le dispiace di aver baciato Rufy, nonostante lei fosse convinta di baciare me. Io ti ho ripetuto che la colpa di quanto è successo, è anche colpa mia e che se siete arrivati a questo punto, è solo perché lo avete voluto tu e Rufy. Ma sembra che tu non voglia ascoltare queste ragioni e continui ad accanirti su di lei!”

“Certo, perché è evidente che niente di tutto ciò sarebbe successo, se lei non avesse mai messo piede su questa nave!” disse Nami fulminando con gli occhi la ragazza, che abbassò la testa.

“Sono stanco di sentirti dire queste cose. Lily è una nostra compagna e non posso sopportare che tu la tratta in questo modo!” disse Sanji infastidito.

“Certo, guai a chi  tocca la tua amata!” disse Nami arrabbiata.

Sanji la guardò negli occhi come mai aveva guardato una donna. Sorvolò su quanto detto la ragazza, ma le disse “Se Rufy ce l’ha con te per quanto è successo, è solo te che devi biasimare!”

“Ti conviene tacere Sanji!” disse Nami, punta nell’orgoglio.

“Cos’è? La verità fa male? Non hai avuto fiducia in Rufy e ora accettane le conseguenze. Non otterrai nulla sfogando il tuo dispiacere e la tua rabbia su chi non centra, portandoci a litigare tra noi!” Sanji fece una pausa e si accese una sigaretta “E per ultima cosa, se Lily decidesse veramente di lasciare la ciurma perché non si sente ben accetta…io potrei prendere la decisione di seguirla!” disse in modo serio, tanto che Nami temette che il cuoco potesse mettere in pratica quanto detto. Sconfitta, la ragazza si alzò dal tavolo e, non dicendo altro, si recò verso la porta della cucina proprio quando Rufy si accingeva ad entrare.

I due si fissarono per diverso tempo, senza che nessuno dei due spiccicasse parola. Fin quando la ragazza, non riuscendo a sostenere lo sguardo del ragazzo, lo superò andandosene via.

Rufy la guardò allontanarsi fin quando gli fu possibile, per poi andarsi a sedere al suo posto e guardare i visi dei compagni presenti nella stanza.

C’era tensione nell’aria e nessuno osò dire niente.

Usopp si sentiva estremamente a disagio e grondava sudore da qualsiasi parte. Zoro, appoggiato al muro con le braccia dietro la nuca, stava cercando di analizzare la situazione, Brook aveva la bocca spalancata, shoccato da quanto il cuoco aveva affermato, Lily era  in procinto di piangere e Sanji stringeva i pugni con forza, arrivando addirittura a piegare una posata che teneva in mano.

Robin invece sospirò. Il suo viso, che non lasciava quasi mai trasparire nervosismo nemmeno nelle situazioni più difficili, ora esprimeva tutta la sua preoccupazione.

Rufy osservava Sanji con aria seria “è vero Sanji?”

Sanji alzò lo sguardo sul capitano.

“è vero che saresti disposto a lasciare la ciurma se Lily dovesse abbandonarci?”

I presenti sussultarono, il cuoco per primo. Non si sarebbero aspettati di scoprire che Rufy li avesse sentiti discutere. Sanji sperava che quella domanda e soprattutto quella scelta non si sarebbe mai posta sulla sua strada.

Sanji guardò serio il suo capitano e riflesse molto prima di rispondere. Guardò i suoi compagni uno ad uno e sentì tutto l’affetto che provava per ognuno di loro, infine posò lo sguardo su Lily, così sensibile e delicata che cercava ancora il suo posto nel mondo, e pensò a cosa provava per lei. Un sentimento mai provato verso nessun altra donna, un sentimento forte e travolgente capace di rendere felice e forte un uomo, ma allo stesso tempo capace di farlo sentire vulnerabile e debole.

“Se mai dovessi scegliere se seguire il mio sogno o seguire l’amore…credo che sceglierei l’amore!” disse Sanji senza abbassare lo sguardo. Era sicuro di quanto avesse affermato. Nel caso avesse dovuto scegliere, avrebbe scelto di stare con Lily.

Rufy lo guardò serio, poi accennando un sorriso, disse rattristato “Capisco!”

Sanji si accorse di come avesse influito quella sua risposta sui sentimenti del capitano e cercò di spiegare le sue ragioni, ma Rufy non gliene diede tempo “No Sanji, non mi devi spiegare niente. è giusto che tu faccia le scelte in base al tuo cuore, non in base a cosa voglio io, perché se decidessi io, sarei egoista in quanto io vi terrei sempre tutti quanti con me, ma so che prima o poi, ognuno di voi sceglierà la sua strada, che potrebbe non essere accanto a me!” disse sorridendo, anche se tristemente “Anche se spero che una nostra eventuale separazione capiti il più tardi possibile!”

Usopp si lasciò andare indietro sulla sedia come se fosse svuotato delle sue energie “Ragazzi, ma cosa ci sta succedendo di questi tempi? Sembra che tutto stia andando a rotoli. Tu e Nami che litigate, Sanji che alza la voce con Nami e che potrebbe lasciare la ciurma se Lily decidesse di andarsene a causa di Nami. Sinceramente non credevo si potesse mai arrivare a questo punto!” disse Usopp rattristato.

“Non sta succedendo niente di strano Usopp!” disse Robin “ State solo crescendo e provando nuovi sentimenti che da sempre hanno scombussolato la vita dell’essere umano. Ma certi sentimenti, per l’appunto, ti portano a fare certe scelte che posso influenzare per sempre la tua vita e quella degli altri. Quando avete cominciato il viaggio eravate solo dei ragazzi e non avevate nient’altro per la testa che seguire i vostri sogni, ora invece state diventando uomini e piano piano, ognuno di voi potrebbe trovare qualcosa che ritiene più importante dei sogni. Come nel caso di Sanji, l’amore!” disse Robin, in quanto più matura di tutti.

Bhe ma si possono seguire i sogni, senza per forza abbandonare l’amore!” disse Usopp.

“Ripensa a quanto abbiamo scoperto nel futuro. Una donna del tuo villaggio ti avrebbe presto donato un figlio e questa donna aveva deciso di seguirti nel tuo viaggio, così da permetterti di continuare a realizzare il tuo sogno di viaggiare e di essere un pirata, ma cosa faresti se quella donna decidesse di voler rimanere al tuo villaggio?”

Usopp abbassò la testa. Aveva già dato questa risposta quando erano stati nel futuro e anche se non sapeva minimamente cosa volesse dire essere innamorati, per quanto provasse una certa attrazione per Kaya, e ancora meno cosa significasse diventare padre disse “Come ho già detto, rimarrei con Kaya e mio figlio!”

Robin sorrise “Vedi? A volte si è costretti a scegliere!”

Usopp annuì dando ragione alla donna.

“Tu Zoro-san, cosa faresti se si presentasse questo problema?” chiese Brook.

“Io sarò dove vuole il capitano e dato che lui mi vorrebbe sempre al suo fianco, essia!” disse serio Zoro “Inoltre non potrei essere uno spadaccino, se rimanessi fermo in un singolo posto, senza avere qualche sfidante contro cui combattere di tanto in tanto!”

“Quindi sceglieresti il tuo sogno!” disse Brook “Io non saprei, ma credo che non mi si porrà mai il problema, dato che difficilmente troverò una scheletrina da amare!”

“Tu Rufy?” chiese Usopp curioso.

Rufy sembrò pensarci “Io spero che Nami voglia continuare a viaggiare, perché non voglio nemmeno pensare all’eventualità di scegliere!” disse infine “A proposito di Nami, Lily, non te la prendere per quello che ti dice. È nervosa e tende a essere un po’…”

“Scorbutica?” disse Brook.

“Antipatica e pericolosa?” disse Usopp.

Rufy sorrise, pensando che se Nami avesse sentito, per i suoi due compagni sarebbero stati dolori.

Lily sorrise dolcemente al suo capitano “Non c’è problema, in parte me lo merito, ma è evidente che mi detesta e che non mi vuole a bordo!” disse infine rattristandosi.

“Quando si calmerà vedrai che ti accetterà, infondo prima di questa storia, ti aveva accettato no?” disse il ragazzo di gomma.

Robin sorrise “Se poi vedi che non ti sopporta proprio, regalale un pacchetto di gioielli e vedrai che cambierà idea. Con me ha funzionato!” disse l’archeologa ricordando il tempo in cui si era unita alla ciurma, ma il suo pensiero venne interrotto dalla voce della navigatrice, che chiedeva all’istante l’intervento di tutti sul ponte.

“Che succede?” chiese Rufy, ma non aspettò la risposta, in quanto il cielo era stato improvvisamente oscurato da nuvole nere carice di acqua e il vento aveva preso a soffiare in maniera molto forte, tanto che rischio di rovesciare la nave più volte.

“Dobbiamo subito ammainare le vele, presto!” disse Nami preoccupata.  Aveva il presentimento che quella tempesta, che da li a poco sarebbe scoppiata, avrebbe creato loro non pochi problemi. Rufy e gli altri eseguirono l’ordine, tirando su le vele, così che la nave acquistasse subito maggiore stabilità, nonostante ora fossero le onde a farla oscillare da una parte all’altra.

“Lily, vai al riparo!” disse Sanji, vedendo l’aria spaventata della ragazza, ma a quell’ordine Lily cambiò espressione e con sguardo determinato disse “No, voglio aiutarvi anche io. Posso controllare l’acqua a mio piacimento, magari in caso di bisogno posso fermare qualche onda che si abbatterà pericolosamente sulla Sunny!”

Sanji la guardò con aria preoccupata, ma avvicinandosi a lei, le legò al fianco una corda, in modo tale che non venisse spazzata via dal ponte.

Anche gli altri membri si legarono una corda di sicurezza alla vita.

Chopper venne, come al solito, incaricato di reggere il timone e di comandare la nave, mentre gli altri eseguivano accuratamente gli ordini di Nami.

Problemi di cuore o meno, Nami rimaneva sempre un’ottima navigatrice.

La nave prese a ondeggiare in modo violento, tanto da creare un senso di nausea ad alcuni mugiwara, nonostante fossero abituati ad affrontare tempeste, ma quella sembrava più forte di tutte quelle che avevano affrontato fino ad allora.

Non solo la pioggia cominciò a cadere in modo battente, ma comparvero anche i fulmini che con la loro potenza squarciavono il cielo, mentre i tuoni si susseguivano in un intervallo che durava all’incirca un minuto.

Come se tutto ciò non bastasse, improvvisamente nell’aria cominciarono a formarsi diversi tornado e Chopper fece molta fatica a guidare la nave lontano da quelle calamità, che avrebbero facilmente ingoiato tutti loro.

Questo però non fu sufficiente per sfuggire al pericolo incombente della tempesta, in quanto il vento prese a soffiare ancora più forte, tanto da essere in grado di sollevare, come se fosse stata della semplice carta, un corpo umano. Di fatto tutti i mugiwara si ritrovarono a volteggiare in aria, tenendosi ben stretti alle corde.

Le corde però erano state usate diverse volte e alcune di loro erano alquanto consumate, tanto che quella che reggeva Nami, si spezzò.

Rufy!” gridò la ragazza cercando di afferrare il braccio, che il ragazzo aveva allungato per afferrare la navigatrice.

Essa però era riuscita ad afferrare solo le dita, che in una situazione normale, non sarebbero bastate come appiglio, ma essendo quelle di Rufy di gomma, allungandosi anch’esse, fecero sì che non scivolassero dalla presa della ragazza.

In un momento in cui il vento si affievolì, facendo cadere tutti malamente a terra, Rufy, legò alla vita di Nami, la sua corda, assicurandosi che fosse ben legata e robusta.

Non fece in tempo però a prenderne un’altra per legare sé stesso, che un’onda di proporzioni gigantesche, era in procinto di sommergere la Sunny.

Chopper non sarebbe mai riuscita a schivarla e Lily, congiungendo le mani  davanti al viso, si illuminò. Quella stessa luce avvolse l’onda, che per un istante sembrò fermarsi.

Dalla fronte della ragazza cominciarono a scendere diverse gocce di sudore, a dimostrare la fatica che essa stava facendo per tenere a bada quella forza della natura.

L’onda però non rimase ferma a lungo, ma continuò ad avanzare, sebbene a una velocità inferiore rispetto a prima, facendo sì che l’impatto con la Sunny fosse più debole, provocando danni non di entità  grave, impossibili da riparare. La nave però venne sommersa completamente dalle acque per qualche istante, prosciugando delle proprie energie i possessori del frutto del diavolo, che si ritrovarono a terra, incapaci  di muoversi.

Nami cercò, con uno sguardo preoccupato, Rufy in quanto non aveva ancora provveduto a legarsi a una cima di sicurezza, ma fortunatamente, esso era riuscito ad aggrapparsi al parapetto della nave, in modo tale da non essere trascinato via dalle acque che si ritiravano dal ponte.

Ma non ebbe la stessa fortuna  la seconda volta che un’onda, sebbene molto più piccola della precedente, si abbatté sulla Sunny, trasportando in acqua con sé, oltre a Rufy, materiale di vario genere non fissato alla nave.

Rufy!” gridarono Nami e Zoro all’unisono. La prima avrebbe voluto gettarsi in acqua per aiutarlo, infischiandosene dell’eventualità di rischiare di essere portata via dalla corrente, ma non riuscì a slegare la corda che la teneva al sicuro. Sperò vivamente sull’aiuto dello spadaccino, in quanto era riuscito a slegare il nodo. Ma avvenne qualcosa che lo spadaccino non aveva calcolato. Lily, precedendolo,  si era istintivamente gettata in acqua per soccorrere il capitano.

Sanji urlò il suo nome spaventato e si sporse dal parapetto alla ricerca sia di Lily che si Rufy, che sembravano essere stati ingoiati dalle profondità marine.

Lily nuotava sempre più a fondo in cerca della sagoma di Rufy. Era molto buio in quelle acque, ma l’istinto le suggerì di affidarsi al suo fiuto per riuscire a rintracciarlo. Sentiva la corrente marina fare forza, per spostarla dal suo percorso, ma si accorse di non fare poi molta fatica a resisterle.

Riuscì a trovare Rufy, che continuava a sprofondare. Era ormai privo di sensi e una volta che riuscì ad afferrarlo, si accorse che il ragazzo non aveva più aria nei polmoni.

Fu in quell’istante che si accorse di non sentir la necessità di ossigeno.

Risalì velocemente in superficie, incrociando Sanji e Zoro, che si erano gettati in acqua per soccorrere i loro compagni.

Entrambi sgranarono gli occhi quando la videro, soprattutto il cuoco.

Tutti misero nuovamente testa fuori dall’acqua, Sanji e Zoro cercando respirare più ossigeno possibile, mentre Lily respirava come se non avesse fatto il minimo sforzo.

Zoro cercò di aiutare  Lily a portare il capitano, ma esso, come anche Sanji, faceva fatica a rimanere a galla a causa delle onde che lo rispedivano sott’acqua e fu solo grazie all’intervento della ragazza dai capelli lilla, che aveva fatto utilizzo dei suoi poteri, se i due non rischiarono di affogare.

Finalmente le acque cominciavano a quietarsi e il cielo a schiarirsi, ma nessuno potè gioire della notizia, in quanto Chopper era ancora intento a rianimare Rufy, che era rimasto a lungo senza ossigeno.

Nami guardava la scena, stringendo la mano di Rufy con forza, come se volesse essere il suo appiglio alla realtà.

All’ennesimo massaggio cardiaco, Rufy prese a tossire e il dottore lo fece girare di lato per aiutarlo a sputare più acqua possibile.

Il ragazzo lentamente riaprì gli occhi, nonostante avesse voluto tenerli chiusi per la stanchezza.

Cercò di mettersi a sedere, sputando ancora acqua di tanto in tanto, e solo quando si riprese un po’ riuscì a ricordarsi di quanto successo “Q-questa v-volta c’è mancato d-davvero poco. Grazie Chopper!”

La renna scosse la testa “Non ringraziare me, se Lily non ti avesse salvato, non avrei potuto rianimarti!”

Rufy cominciò a ringraziare la ragazza, quando si accorse di un particolare che non aveva mai notato.

Sanji cominciò a roteare intorno a Lily, con gli occhi a forma di cuore dicendo “La mia bellissima Lily è una sirena…è una sirena…è una sirena!”

“Abbiamo capito babbeo!” disse Zoro seccato, dato che ormai la sorpresa l’aveva superata.

Robin guardò con la coda dell’occhio Nami e disse “Siamo stati fortunati. Se Lily non si fosse unita a noi, a quest’ora Rufy sarebbe morto!”

Nami sussultò e abbassò la testa. La frase dell’amica l’aveva fatta riflettere. Era vero che se Lily non si fosse mai unita a loro, Rufy e lei non avrebbero mai litigato, ma sarebbe accaduto qualcosa di peggio di un banale litigio, perché in quel momento a Nami, tutto quello che era successo, sembrava una sciocchezza rispetto a quanto sarebbe potuto accadere.

Le lacrime cominciarono a solcarle le guance, pensando che avrebbe potuto perdere Rufy per sempre, si improvvisamente si ritrovò a essere felice del fatto che Rufy, invece, fosse semplicemente arrabbiato con lei.

Nami si alzò da terra, allontanandosi dal ragazzo di gomma e lentamente si avvicinò a Lily, la quale non aveva ancora detto niente.

La navigatrice l’abbracciò e dopo averla ringraziata per aver salvato Rufy, le chiese di perdonarla per essere stata cattiva con lei.

Lily annuì a mala pena, ma non disse una parola.

Tutti la guardarono preoccupati, incapaci di comprendere cosa avesse.

La ragazza si guardò la coda spaventata, si osservò le mani e successivamente si abbracciò le spalle, ritrovandosi a tremare.

Sanji le posò una mano sulla spalla e, sentendo il suo corpo ghiacciato, la coprì con la sua giacca nera per darle un po’ di calore.

Le bastò quello e i raggi del sole, per scaldarsi e una volta che la temperatura corporea aveva raggiunto i 36°, riprese le sue sembianze umane.

La ragazza sgranò gli occhi a quel cambiamento e guardando Sanji, come colui che potesse darle delle risposte, chiese “Chi sono io?”

 

 

 

Bene, non so a voi, ma a me questo capitolo, non mi  soddisfa e non sono nemmeno riuscita a scrivere quello che volevo, in quanto mi sono già venute fuori troppe pagine. Uffi...avevo in mente una scenetta simpatica (credo) in cui Rufy e Nami avrebbero fatto definitivamente pace...Dovrete aspettare per leggerla, mi dispiace.

Bhe almeno ho tirato fuori una piccola parte del mistero che aleggia attorno a Lily. Qualcuno di voi ha in mente chi sia veramente lei? Bhe si una sirena e poi?

Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate, anche se ho un po’ paura in quanto come ho detto prima, il capitolo non mi piace.

Spero di recuperare nei prossimi.

Ciao ciao e alla prossima.

Neko =^_^=

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Capitolo 33
*** Nuova preoccupazione ***


Capitolo 33:  Nuova preoccupazione

 

Lily era rimasta piuttosto sconvolta e sorpresa nello scoprire che in realtà fosse una sirena, ma l’aver conosiuto una parte di se stessa, non le bastò per ricordare altri particolari della sua vita, prima della sua prigionia a Shionomizu.

Usopp aveva teorizzato, che essendo una sirena, la ragazza provenisse dall’isola degli uomini pesci, ma fu Chopper a smentire quella sua teoria, appoggiato da Robin.

La renna ricordò a tutti i membri dell’equipaggio, che se c’era qualcosa che accumulava gli uomini pesci e gli esseri umani, era il fatto di possedere nelle proprie vene il sangue, mentre invece Lily, non sembrava disporne. Robin invece, leggendo vari libri, non aveva mai letto di sirene capaci di governare l’elemento dell’acqua e soprattutto con la capacità di confondersi con gli esseri umani a loro piacimento.

Kokoro era una sirena in grado di camminare sulla terra ferma e poteva passare per un’umana, ma i suoi piedi rimanevano palmati e soprattutto, la donna aveva dovuto aspettare diversi anni, prima che la sua coda si dividesse.

Ma questo non era il caso di Lily.

Essa apparteneva a una razza di sirena probabilmente ancora sconosciuta alla maggior parte degli esseri umani, in quanto la marina doveva essere al corrente dell’esistenza di creature simili a Lily.

Il fatto però di non appartenere nemmeno all’isola degli uomini pesci, faceva sentire come svuotata la ragazza. Essa pensava di essere un’umana con delle doti speciali, nonostante non avesse sangue, ma quel dettaglio lo attribuiva al fatto che l’acqua era sua amica e non si era mai posta realmente il problema. Inoltre aveva visto talmente tanti esseri umani con strani poteri, che non aveva minimamente pensato di non esserlo.

A differenza sua però, Robin sembrava affascinata dalla compagna e aveva notato già diverse cose sul suo essere sirena.

La coda le spuntava quando si immergeva completamente nell’acqua, come una sorta di difesa per non annegare e, per far si che diventasse un tutt’uno con l’elemento, la sua temperatura corporea si abbassava di molto, fino a raggiungere la stessa temperatura dell’acqua e poteva ritrasformarsi in umana solo una volta che la sua temperatura corporea raggiungeva quella normale per un essere umano.

Tutti erano curiosi di scoprire qualcosa di più su di lei, tranne la persona interessata, che aveva un unico desiderio: essere umana.

Si domandava cosa ne sarebbe stato di lei ora che Sanji aveva scoperto che in realtà non era una donna, ma un “mostro” marino della mitologia, che con il suo canto ipnotizzava e uccideva gli umani annegandoli.

Sapeva che quella leggenda non era vera, ma temeva comunque una reazione negativa da parte del suo amato, il quale però non sembrò dimostrare nessun senso di disagio verso il suo vero essere, al contrario sembrava alquanto entusiasta.

 

Nami era seduta sul letto con la testa persa nei suoi pensieri.

Aveva un’aria preoccupata, un aspetto che non passò inosservato a Robin, quando quest’ultima la raggiunse nella stanza.

Tutto il pasticcio che era successo con Rufy, l’aveva alquanto scombussolata, tanto che aveva smesso di aggiornare il diario di bordo, perdendo anche di vista la nozione del tempo che inesorabilmente trascorreva.

Il giorno prima, dopo lo spavento che aveva preso quando Rufy aveva rischiato di morire, aveva riflettuto molto. Preferiva un capitano e ragazzo arrabbiato, piuttosto che un capitano e ragazzo morto. Così tutto d’un tratto, un litigio non le sembrava poi una cosa per cui prendersela tanto. Sarebbe passato un giorno o l’altro e tutto sarebbe tornato come prima.

Si sentì sollevata e si ritrovò addirittura felice del fatto che il capitano non le parlasse perché fosse arrabbiata con lei, piuttosto perché non avrebbe mai più potuto rivolgere la parola a nessuno e quella improvvisa serenità, scaturita da un spiacevole incidente, le fece tornare voglia di scrivere.

Sfogliò il diario di bordo, che era rimasto indietro di parecchie pagine e con molta dedizione, prese a scrivere per filo e per segno, quanto accaduto in quel periodo di assenza.

Aveva quasi finito, mancava solo l’ultima giornata vissuta da lei e dalla sua ciurma. Prese a scrivere la data di quel giorno in altro a destra, quando dopo aver scritto giorno e mese, spalancò gli occhi, ricordandosi di essersi dimenticata una cosa.

Fece un rapido calcolo uno, due…più volte, ma il risultato era sempre lo stesso.

Il suo volto sbiancò improvvisamente e rimase a fissare la data scritta sul diario per diverso tempo. Nemmeno l’entrata della sua compagna nella stanza, riuscì a destarla dai suoi pensieri.

Robin la osservò confusa.

In un primo momento pensò che la sua preoccupazione fosse ancora dovuta al litigio con Rufy, ma la sera prima la ragazza le aveva raccontato di quanto in realtà, non considerasse più quel fatto come qualcosa per cui piangersi addosso e  curiosa chiese “Nami, cosa ti succede?”

Nami alzò lo sguardo preoccupato e fissò l’archeologa per qualche secondo, accrescendo la curiosità della donna “Io…io ho un ritardo!” disse solamente, ma bastarono quelle parole per far comprendere la donna, ben consapevole di cosa potesse voler dire quella frase.

La donna in un primo momento si ritrovò senza parole, ma vedendo la sua compagna piuttosto agitata le disse “Nami, calmati. Non vuol dire niente. A volte può capitare che succeda, soprattutto quando c’è un cambio di stagione o quando qualcosa scombussola la nostra vita e mi pare che tu ultimamente sia stata alquanto sotto pressione!” disse la donna sedendosi nel letto accanto alla ragazza, accarezzandole i lunghi capelli arancioni.

“Ma se non fosse così? Se in realtà io…io fossi…incinta?” disse inclinando la voce sull’ultima parola.

Robin si sentì spiazzata. Erano poche le volte in cui le parole le mancavano, ma una gravidanza inaspettata, non era un argomento da prendere alla leggera e prima di parlare era necessario rifletterci sopra.

“Robin, ho paura!” disse Nami spaventata.

“Fai un bel respiro profondo e dimmi…se ci fosse veramente un bambino in arrivo, tu lo vorresti?”

Nami sgranò gli occhi e abbassò il capo “Io…io non mi sento pronta per essere madre Robin. E poi non so nemmeno se Rufy  lo vorrebbe?”

“Credo che il capitano sia l’ultimo dei problemi, in quanto non credo si faccia troppe preoccupazioni, se stesse per arrivare un nuovo  membro nella ciurma!”

Nami annuì “Forse. Ricordo che era impaziente di stringere nuovamente Ace fra le braccia, quando siamo tornati dal futuro, ma da allora molte cose sono cambiate. Anche io ho provato una gioia immensa a stringere quel bambino, ma…ora…io la penso diversamente. Non voglio dire che non voglio più Umi ed Ace, ma loro sarebbero dovuti nascere fra diverso tempo e …sta accadendo tutto troppo in fretta!”

Disse Nami con occhi lucidi.

Robin sospirò, comprendendo l’amica, ma allo stesso tempo se questo bambino stava per arrivare, non si poteva porre rimedio.

Nami, è  inutile stare qui ad agitarsi senza nemmeno sapere se questo tuo ritardo voglia significare qualcosa!” la donna si alzò e porgendo la mano alla navigatrice, si fece seguire.

Si recarono in infermeria, dove speravano di trovare Chopper da solo, in quanto Nami voleva evitare di dare una spiegazione all’intera ciurma sulla sua presenza in infermeria.

Fecero infatti ben attenzione che nessuno seguisse i loro movimenti e una volta chiusa la porta dietro alle loro spalle, Robin si mise di guardia per controllare che non vi fossero spioni.

Nami, nonostante avesse capito il perché l’amica l’avesse condotta in quel luogo, abbassò la testa imbarazzata, soprattutto quando Chopper chiese loro se avevano bisogno di qualcosa.

Robin prese parola “Chopper, devi promettere che questa conversazione non uscirà fuori da questa stanza!”.

Chopper sgranò i suoi occhietti, trovando quella situazione alquanto strana “P-prometto!”

Robin guardò l’amica e la incoraggiò a parlare, ma dalla bocca della navigatrice, uscirono solo parole incomprensibili.

Chopper inclinò il capo di lato guardando con aria confusa la navigatrice “Stai per caso male Nami?”

La ragazza scosse la testa negativamente e facendo un profondo respiro, tutto di un fiato disse “Creso di essere incinta!”

Gli occhietti di Chopper si riempirono di stelline e cominciando a saltellare, disse “Quindi presto rivedremo Umi e Ace? E tu e Rufy farete di sicuro la pace. Un bambino è sempre motivo di riappacificazione. Che bello! Che bello! Che bello!”

Robin sorrise, al contrario di Nami che colpì in testa la povera renna urlandogli “Baka, anche se fosse, non sarebbe Umi, né tanto meno Ace. Inoltre non ne ho la certezza. Ho solo un piccolo ritardo tutto qua! Sei tu che devi dirmi se le mie supposizioni sono esatte o meno!”.

Chopper annuì e prelevando un po’ di sangue di Nami disse “Ti farò sapere il prima possibile il responso, ma per il momento, incinta o meno, ti consiglierei di rilassarti un po’ facendoti una bella doccia calda per rilassare i nervi. Ti farà bene, in entrambi i casi!”

Nami sospirò e abbozzando un sorriso, decide di seguire il consiglio della piccola renna.

L’acqua calda che le bagnava la pelle, era un vero toccasana per i suoi nervi troppo tesi a causa di tutto quel trambusto. Si passò la spugna, con il suo bagno schiuma preferito, passandoselo, prima sulle gambe, poi sulle braccia, sottoponendo il suo corpo a un piacevole massaggio. Riuscì a rilassarsi un pochino, nonostante temesse un responso positivo da parte di Chopper.

Uscì dalla doccia e, non preoccupandosi di bagnare per terra e di mettersi qualcosa addosso, si recò davanti allo specchio, dove comparve la sua immagine magra e slanciata. Si osservò per diverso tempo, portandosi poi le mani al ventre, come a voler sentire se davvero ci fosse qualcosa che stesse crescendo dentro di lei.

Si girò di lato, per vedere se la sua linea poteva già essere stata rovinata, nonostante fosse impossibile intravvedere anche solo un minimo di pancia, nel caso davvero aspettasse un bambino.

 

Rufy  bussò per la terza volta nella cabina delle ragazze e non sentendo nuovamente risposta, decise di entrare, per niente spaventato dalla possibilità di scatenare l’ira delle ragazze.

Ci rimase male quando al suo interno non vi trovò nessuno.

Cercò in altre aree della nave, non trovando la persona da lui cercata da nessuna parte. Corse a vedere in cucina, quando per strada per poco non travolse Robin.

Si fermò di scatto e le domandò se sapesse dirgli dove avrebbe potuto trovare Nami.

L’archeologa gli rispose che la ragazza si trovava in bagno, ma nonostante essa si trovasse in un luogo che richiede privacy, il ragazzo si recò sul posto, entrando nella stanza senza nemmeno bussare.

Nami spaventandosi per l’entrata del ragazzo, per istinto afferrò il primo asciugamano che trovò per coprirsi, anche se malamente.

Rufy chiuse la porta dietro di sé e disse “Ti ho trovata. Ti ho cercato dappertutto!”

Nami sgranò gli occhi e arrossì di botto disse “R-Rufy? T-ti sembra questo il modo di entrare? S-senza nemmeno b-bussare?”

Esso alzò le spalle e disse “Che problema c’è, ti ho già visto nuda!”

Nami lo fulminò con lo sguardo e disse “Non significa niente. Era una situazione diversa e…insomma non ti devo spiegazioni, esci immediatamente fuori da qui!” disse la ragazza cominciando a tirargli addosso qualsiasi cosa le capitasse a tiro.

Rufy però, scansando tutti i possibili colpi, l’afferrò per le spalle, facendo sgranare gli occhi alla navigatrice.

“Dobbiamo parlare!” disse serio.

Nami sembrò calmarsi e cercò di sistemarsi nel miglior modo possibile l’asciugamano, per poi appoggiarsi al lavandino, guardando Rufy negli occhi, il quale non sembrava intenzionato a staccargli lo sguardi di dosso.

Rufy fece un respiro profondo e disse “Nami, voglio chiudere questa storia!”

Nami perse un battito, fraintendendo le parole del ragazzo. I suoi occhi si riempirono di lacrime e balbettando, cominciò a chiedere spiegazioni e a dargli nuovamente le sue scusa per il suo comportamento, quando improvvisamente sentì le forti braccia di Rufy stringerla al suo petto.

Nami poteva ben percepire il battito del cuore del suo capitano, piuttosto veloce, probabilmente a causa del contatto con la ragazza.

“Calmati, non intendevo dire che volevo chiudere la nostra storia, ma quella del litigio!” disse quasi sussurrando e continuando a stringerla a sé “Ieri, quando ho rischiato di morire. Ho capito che non voglio lasciarti sola, né voglio andarmene dopo che abbiamo litigato. Non voglio che siano parole pesanti e spiacevoli le ultime cose che mi hai sentito pronunciare!” disse, per poi lasciare andare la ragazza, che lo guardava con occhi sgranati e commossi.

“Ti amo Nami. Queste sono le parole che voglio che rimangano per sempre nel tuo cuore!” disse Rufy accarezzandole una guancia.

“Io no!” disse Nami sorprendendo Rufy “Io non voglio che queste siano le tue ultime parole, perché me ne dirai tante altre, perché noi due staremo insieme per sempre e anche se l’idea di vedermi con le rughe non è allettante, invecchieremo insieme e solo quando saremo vecchi potrò accettare quelle parole da te come ultima cosa che mi hai potuto dire, ma sarà l’ultima cosa che mi dirai in questa vita solo per poco, perché se mai te ne andassi prima tu, io ti raggiungerei poco dopo, non potendo stare senza te e così continueremo a stare insieme anche nell’aldilà, senza che ci sarà mai un’ultima cosa che potremo sentire l’uno dall’altra!” disse Nami determinata, sperando in cuor suo che veramente la sua vita sarebbe arrivata tanto lontana insieme a l’uomo che amava.

Rufy sorrise a quelle parole e osservando le labbra carnose di Nami, ne fu attratto e le sue labbra si posero dolcemente su quella di lei, scambiandosi un amorevole bacio.

 

Zoro si stava recando in bagno, dopo che Sanji, dopo l’ennesima litigata, gli aveva sporcato la sua maglietta bianca di caffè.

Aprì  distrattamente la porta,  ma sentendo il rumore di sbaciucchiamenti, si fermò di scatto osservando la scena.

Vide la schiena di Rufy e gli abiti di Nami sparsi per terra e, non pensando che i suoi vestiti fossero stati abbandonati perché la sua compagna si era appena  fatta la doccia, fraintese la situazione.

Chiuse la porta con il minimo rumore e si appostò davanti alla porta, con le sue katane al fianco, a fare la guardia.

“Scappa, scappa, scappaaaa!” disse Usopp correndo anch’esso verso il bagno con una mano sullo stomaco, che sembrava dolergli molto, e una dietro al sedere.

Era quasi giunto quasi a destinazione, ma prima che la sua mano potesse toccare il pomello della porta, una katana gli venne puntata al collo.

“Dove credi di andare?” disse minaccioso Zoro.

Baka, dove credi stia andando?” disse Usopp arrabbiato e allo stesso tempo disperato.

“Il bagno è occupato, quindi te la tieni!” disse lo spadaccino rimettendo nella fodera la sua spada.

Quella notizia fu un macigno per il povero cecchino “Chi c’è dentro? Non dirmi che è Franky, ci mette sempre un eternità e dubito di resistere per molto!” disse con le lacrime agli occhi.

“No, ma ci vorrà comunque un po’ di tempo. Ci sono Rufy e Nami!”

Usopp alzò le sopracciglia “Rufy e Nami? E che stanno facendo nel bagno?”

Zoro ghignò “Stanno facendo pace!”

Usopp si piegò in due per il dolore allo stomaco “Ma che cavolo! Potrebbero fare pace sul ponte o in cucina. Aiuto, non resisto più!” disse sentendo un’altra fitta allo stomaco.

Zoro lo guardò stralunato “Idiota, non si stanno semplicemente stringendo la mano. Sono un uomo e una donna, secondo te, come potrebbero fare pace?”

“Non mi interessa come possano fare pace, basta che escano da…Usopp improvvisamente capì. “E tu ti sei messo qui per spiarli?”

Zoro arrossì imbarazzato e arrabbiato disse “Che diavolo dici? Se non fosse stato per me, ti immagini cosa ti saresti ritrovato davanti?”

Usopp sbiancò e sembrò dimenticarsi del fastidioso mal di stomaco che si ritrovava al solo immaginarsi la spiacevole scena.

 

Dopo che Rufy e Nami smisero di baciarsi, la ragazza cominciò a vestirsi, ma al capitano non scappò la mal celata agitazione della ragazza.

Nami, qualcosa non va?” chiese

La ragazza si congelò sul posto e cercò di far distrarre il ragazzo cambiando argomento “No, stavo solo pensando che se non colgo i mandarini maturi, potrebbero andare a male!”

“Uhm che buoni i tuoi mandarini, sarebbe un vero spreco buttarli via!” disse Rufy già pregustandosi il sapore dei deliziosi frutti.

Nami sospirò pensando di averla scampata.

“Oltre i mandarini, c’è qualcos’altro che ti preoccupa. Lo sento. Mi vuoi dire cosa è?” chiese Rufy curioso.

“Non è niente!” disse Nami nervosa.

“Dai, dimmelo!” disse Rufy cominciando a farsi insistente.

“Non è niente!” disse Nami  con tono più deciso.

“Dimmelo, dimmelo! Abbiamo fatto pace, quindi non ci devono essere segreti tra di noi!”

“Nessun segreto!” disse Nami cominciandosi ad alterare.

“Invece mi stai nascondendo qualcosa?” continuò Rufy

“Non ti nascondo nulla!” replicò la ragazza.

“Invece si!” disse Rufy.

“Invece no!” Rispose Nami.

“Invece si!”

“Invece no!” Disse Nami con una vena pulsante sulla tempia.

“Invece si!”

Invece…oh insomma Rufy. Prima ti comporti come un uomo maturo, poi ad un tratto sembri un bambino di tre anni! Finiscila!”

“La finisco quando mi dici cosa c’è!” disse Rufy incrociando le braccia.

“Come te lo devo dire che non c’è niente?”

“E io come ti devo dire che sento che c’è qualcosa che ti preoccupa? Dovresti sapere che il mio intuito non sbaglia mai!”

Nami guardò Rufy negli occhi per poi abbassare la testa rassegnata “Ok, hai vinto. Non ti volevo dire niente finchè non ne avrei avuto la certezza!”

Rufy si fece nuovamente serio, capendo che quanto stesse per dire la sua amata, era qualcosa di serio su cui non si poteva scherzare.

Rufy, credo…ma forse sbaglio…cioè non ne sono sicura. Ho chiesto a Chopper di controllare, ma non ho ancora saputo niente. Insomma ho avuto un piccolo ritardo e…non vuol dire niente sia chiaro, ma potrebbe esserci la possibilità che…,ma credo che siano molto basse, infondo non ho avuto alcun altro sintomo e…

Nami!” la riprese Rufy, non capendo niente di quanto la ragazza stesse farfugliando.

“Sono incinta!” disse la ragazza tutto di un fiato, con le guance diventate rosse per l’imbarazzo.

 

Eccomi qua dopo tanto tempo.

Scusate, ma diversamente da quello che credevo, non riesco ad avere molto tempo per scrivere. Quest’anno si è dimostrato moooooolto più impegnativo di quanto pensassi, quindi non ci sarà più regolarità nell’aggiornamento. Mi disiace.

Intanto spero di farmi perdonare con questo capitolo.

Spero vi piaccia.

Fatemi sapere

Alla prossima,

miao

Neko =^_^=

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Capitolo 34
*** Acque calme e agitate ***


Capitolo 34:  Acque calme e agitate

 

“Sono incinta!”

Nami pronunciò quelle parole tutto di un fiato, fissando Rufy negli occhi, il quale la guardava con uno sguardo shoccato, incapace di emettere qualsiasi suono.

Quella sola reazione da parte del capitano, che aveva quasi sempre una risposta pronta, le fece temere una reazione negativa da parte del ragazzo.

In quel momento però non le importava, voleva che Rufy reagisse, le dicesse qualcosa, perché il suo silenzio la spaventava più di qualsiasi altra cosa.

Rufy, di qualcosa?” chiese la ragazza implorandolo.

Rufy sospirò, si grattò la testa e accennò un sorriso, leggendo la preoccupazione sul volto della sua navigatrice. “Scusa, Nami. Stavo pensando, dopo tutto non mi hai dato una notizia che potessi minimamente aspettarmi. Chi se lo aspettava?”disse Rufy non sapendo esattamente come reagire, ma la paura di Nami, gli fece venire voglia di abbracciarla.

Nami si appoggiò la testa al suo petto, dimenticandosi per una frazione di secondo i suoi problemi.

Rufy, tu lo vuoi questo bambino, se è veramente in arrivo?” chiese la ragazza con voce tremante.

Rufy sussultò a sentire quella voce timorosa “Non avevo in programma di diventare padre così presto, oltre al fatto che sarebbe dovuto succedere fra anni, ma se è andata così, non volto mica le spalle al destino e un nuovo membro della ciurma sarà il benvenuto. Anche se…

Nami lo guardò confusa “Anche se?”

Rufy arrossì imbarazzato “Ho un po’ paura!”

Nami sgranò gli occhi “Tu hai un po’ paura? Io ne ho tanta invece. Non so come si fa a essere una madre, non so se sarò in grado di crescere questo bambino e non so se…bhe non so nemmeno io cosa!”

Rufy sorrise e accarezzandole il ventre piatto le disse “Sarai di sicuro una madre bravissima e io un padre pasticcione…insomma non cambierà niente. Io farò casini e tu rimedierai!”

Nami sorrise “Come fai a prendere ogni cosa che ti capita, in modo così positivo? Anche le cose che sfuggono al tuo controllo?”

Rufy scosse le spalle “Ho avuto anche io momenti in cui vedevo tutto nero e ho notato che non serve a niente essere negativi. Tutto ha un perché e spetta a noi trovare cosa c’è di positivo in ogni cosa succede!”

Nami annuì “Ma è così difficile. So che un bambino è una benedizione, ma…avrei voluto aspettare ancora un po’, sentirmi pronta e…

“Non credo si è mai veramente pronti per essere genitori, è sempre un tuffo nell’ignoto. Forse è anche per questo che sono un po’ curioso. È sempre una nuova avventura!” disse Rufy grattandosi la testa.

Nami sospirò alzando gli occhi al cielo, vedendo che comunque Rufy era sempre lo stesso. Lo stava quasi per riprendere, dopo tutto un bambino non era minimamente paragonabile a un’avventura di qualche giorno, che da un momento all’altro poteva finire. Era un’avventura eterna, perché anche nel momento in cui il proprio figlio abbandona il nido, non si smette di essere genitori.

Il suo pensiero però venne interrotto da Usopp che veramente disperato, cominciò a bussare freneticamente alla porta della cabina.

Nami aprì la porta alquanto infastidita, in quanto la loro importante discussione era stata interrotta, ma le forti braccia di Usopp, che spinsero fuori dal bagno sia lei che Rufy, per poi sbattere la porta violentemente e chiuderla a chiave, la lasciarono sbigottita.

Zoro guardò con un ghigno malizioso i due  e disse “Per caso il cecchino ha interrotto qualcosa?”

Nami, comprendendo quanto lo spadaccino stesse insinuando, lo colpì con un pugno in testa e con denti da squalo disse “Non sono affari che ti riguardano, ficcanaso che non sei altro!” disse per poi trascinare Rufy per un braccio in modo che la seguisse.

Si chiusero nella cabina di lei, dove Robin leggeva un libro e vedendo il capitano, sgranò gli occhi e guardò l’amica.

“Gli hai già detto tutto?”

Nami annuì “Che senso ha aspettare?”

Bhe avresti almeno dovuto aspettare che Chopper ti desse il responso delle analisi!” disse Robin ovvia.

Nami pensò che era proprio quello il suo intento, se solo Rufy non l’avesse assillata per dirgli la verità.

Rufy incrociò le braccia e facendo il broncio disse “Insomma Nami, lo hai detto a tutta la ciurma, prima di dirlo a me? di chi e questo bambino? Mio o di tutti gli altri?”

Robin sorrise al broncio del capitano, mentre Nami guardandolo in cagnesco gli disse “Robin è la mia migliore amica ed essendo donna ho preferito consultarmi con lei e Chopper è un medico, quindi mi sembra ovvio che informo prima lui, dato che non sono sicura!”

Rufy sorrise nuovamente, facendo esasperare la navigatrice per il suo cambio di umore repentino. La ragazza si cominciò a domandare se effettivamente fosse lei quella incinta o lui. Prima era serio, poi diventava come un bambino, poi diventava dolce, faceva l’offeso e infine sorrideva come se niente fosse successo. Nami cominciava ad avere un gran mal di testa e si sedette sul suo letto, massaggiandosi le tempie.

“Allora capitano, che intenzioni hai?” chiese Robin.

Rufy si fece pensieroso e tacque nuovamente per diverso tempo “Se questo bambino sarà in arrivo, credo sia meglio interrompere il viaggio!” disse tranquillo, mentre Nami alzò di scatto la testa allarmata.

“Cosa?”urlò.

“Non sono un esperto in materia, ma le donne incinte hanno bisogno di tranquillità e pace e di sicuro le acque del nuovo mondo non sono un posto ideale per far crescere un bambino! Durante il mio allenamento sull’isola delle donne, una delle mie amiche rimase incinta e dato che non poteva più esercitarsi nel combattimento con le sue compagne, veniva a osservarmi mentre mi allenavo e quando mi accorgevo della sua presenza, mi fermavo a parlare con lei. Allora non ero molto interessato alle sue chiacchiere, ma ricordo che mi parlava di cosa volesse dire aspettare un bambino e di come tutte le sue compagne la trattassero con i guanti. In generale non ho capito molto, ma da quanto ho afferrato, i nove mesi di gestazione non sono uno scherzo. Quindi non vedo il perché complicare le cose. Fermarsi secondo me è la cosa migliore!”

“Anche se non ci sono mai passata, ho qualche idea di quali disturbi una gravidanza possa portare, ma so anche che per ogni donna è diverso. Potrei essere anche di quelle che quasi non se ne accorge. Basta stare attenti. Non vedo il motivo per cui interrompere il viaggio!” disse Nami preoccupata.

Robin intervenne “A dire il vero io sarei d’accordo con Rufy, Nami!”

“Ma i sogni di tutti?” chiese la ragazza. Era quello ciò che la preoccupava. Anche lei in fin dei conti, nonostante volesse continuare a viaggiare, pensava che era meglio fermarsi, ma non voleva che per colpa sua e di Rufy, che non erano stati attenti, ora ci rimetteva l’intera ciurma.

“Io posso aspettare. Sono l’unica in grado di leggere i poigne Griff, non temo la concorrenza!”disse Robin con un sorriso.

“Ma Rufy si!”

“Il grande tesoro, per quanto ne sappiamo, può benissimo essere già stato trovato ed essere tardi per me. Per diventare re dei pirati inoltre basta sconfiggere colui che al momento porta la carica quindi se lo sconfiggo ora o fra un po’ non fa differenza. Credo che il nostro bambino venga prima di tutto!” disse Rufy serio.

Nami annuì.

“E per quanto riguarda gli altri, saranno liberi di scegliere cosa fare!” disse Rufy “Se intendono proseguire, non li costringerò a farlo e….”

Nami!” urlò la vocina di Chopper entrando nella stanza “Ho i risultati!”

Il cuore di Nami perse un battito e anche quello di Rufy.

Nami strinse con forza i pugni sulle ginocchia e a testa china attendeva il responso.

Rufy le si sedette accanto e le avvolse le spalle.

Chopper guardò a lungo i due, facendo crescere la tensione.

Nami non sentendo fiatare, alzò lo sguardo per guardare il piccolo dottore che lo guardava con aria seria.

Era uno sguardo troppo serio, per essere quello che le avrebbe detto che si era sbagliata e stava già immaginandosi con vari chili in più e con il pancione.

Nami…il responso è negativo!” disse Chopper interrompendo il silenzio.

Nami non comprese in che senso fosse negativo e chiese maggiore chiarezza.

“Non sei incinta! Quello che hai, è un semplice ritardo!”disse nuovamente la renna, un po’ delusa, in quanto voleva vedere un bambino scorazzare per la nave.

Rufy sentì il corpo di Nami rilassarsi per un istante, per poi irrigidirsi nuovamente.

La vide alzarsi con il volto scuro e avvicinarsi pericolosamente alla renna, donandogli poi una sfilza di sonori pugni in testa.

“La prossima volta evita di fare tante scene e parla subito, o giuro che ti impaglio vivo!” disse Nami furiosa come non mai.

Rufy di per scoppiò a ridere per la scenetta buffa “Nami, dovresti vederti!”

“Ce n’è anche per te!” disse la ragazza furiosa.

Rufy si coprì la testa con le mani e disse con fare agitato “Non vorrai far del male al padre del tuo bambino!”

“Non so se hai capito, ma non sono incinta!” disse Nami rilassandosi nuovamente.

Rufy sorrise “Lo so e ti dirò che un po’ mi dispiace. Ero curioso, anche se credo sia meglio così!”

 

La ciurma non venne messa al corrente su quanto fosse successo tra Rufy e Nami, ma tirarono un sospiro di sollievo a vederli nuovamente riappacificati.

Nami, avendo finalmente risolto tutti i suoi problemi, andò a controllare la rotta, la quale era stata controllata una volta sola da quando erano usciti, fortunatamente vivi e vegeti, dalla spaventosa tempesta che li aveva accolti impreparati.

Fu con gran sollievo per la navigatrice, quando constatò che la Sunny procedeva per la giusta via anche se molto lentamente. Il mare era piatto quasi come se non conoscesse il movimento delle onde e il vento era solo un alito accennato in quel momento. Per un attimo l’intera ciurma temette di essersi imbattuta in una fascia di bonaccia, nonostante non fossero completamente fermi.

Nami non ebbe paura di rimanere bloccata in quell’oceano sconfinato, dato la capacità della Sunny di muoversi anche in assenza del vento, grazie ai vari meccanismi che Franky dotato alla nave.

Navigarono sereni finchè in lontananza si vide una striscia di terra.

Rufy, esaltato come non mai per l’arrivo a una nuova e misteriosa isola, impartì l’ordine di spiegare quelle vele che erano rimaste chiuse fino a quel momento, sperando di guadagnare un po’ di velocità.

Ci vollero diverse ore prima di arrivare quasi a destinazione, ma l’isola era ben visibile ai loro occhi. Negli occhi di tutti comparvero delle stelline, affascinati dallo splendido spettacolo che compariva loro davanti.

L’isola lussureggiante di vegetazione, era costituita interamente di corallo e le sue montagne, che si ergevano quasi a toccare il cielo, erano di un rosso vivo, che ai raggi del sole brillavano come se fossero composte da varie pietre preziose.

 I ruscelli d’acqua che percorrevano quella terra, erano numerosi e tutti si congiungevano in un solo punto, fino a formare una cascata di gigantesche proporzioni, creando, oltre a un fruscio delle acqua udibile anche a parecchia distanza, mille arcobaleni.

La sabbia della spiaggia, era di un colore bianco perlato, in quanto formato dalla polvere di miliardi di conchiglie.

Inoltre, sul bagnasciuga, vi erano diverse conchiglie. Esse erano chiuse e di una grandezza sproporzionata a quella normale, ed erano ognuna di un colore diverso, alcuni colori addirittura erano sconosciuti all’occhio umano.

I mugiwara erano senza parole e anche i pensieri vennero meno, quando alcune di quelle conchiglie colorate si aprirono.

Nel loro interno si potevano vedere accovacciate delle giovani fanciulle, in costume da bagno. Ognuna di esse aveva dei lunghissimi capelli dello stesso colore della propria conchiglia.

Tutte uscirono dalla propria casa per sgranchirsi le gambe e chiacchierare tra di loro. Le loro voci e le loro risate erano melodiose alle orecchie dei Mugiwara, i quali erano sempre più curiosi di scendere a terra.

“Non ho mai visto, né letto niente del genere!” disse Robin sorpresa.

“Questo è il paradiso!” disse Sanji, imbambolato a osservare con il binocolo quelle splendide creature, che avevano svegliato turbi pensieri nella mente del cuoco e non solo nella sua. Franky, Usopp e Brook, infatti,  non si fecero scappare qualche commentino di apprezzamento, verso quelle ragazze.

Anche Lily era rimasta abbagliata da quello spettacolo, tanto che non diede nemmeno retta al comportamento del cuoco.

Non sapeva spiegarsi il perché, ma vedendo quel luogo, il suo cuore perse un battito e sentì un calore nascerle dentro.

Nami ordinò a Zoro e a Chopper di ammainare le vele, in quanto rischiavano di sbattere contro la colorata  barriera corallina, che si ergeva sotto di loro, ricca di pesci di ogni tipo.

Rufy guardando il fondo del mare, cominciò a sbavare, immaginando i mille sapori che quei pesci potevano risvegliare nel suo palato.

Nami sorrise al comportamento del ragazzo, in quanto preferiva mille volte che fosse distratto dai pesci, piuttosto che da quelle ragazze, di cui anche lei riconosceva l’estrema bellezza e l’eleganza.

Esse erano concentrata a pettinarsi i folti capelli e ad adornarli con fiori e ciondoli fatti con pietroline e conchiglie.

Erano serene e tranquille, finchè una di loro urlò indicando la Sunny.

Le ragazze, prese dal panico, cominciarono a urlare e a correre, come se non avessero mai visto altri esseri umani a parte loro. C’era chi correva all’interno dell’isola e chi si gettava nelle acque scure dal mare,  ma tutte urlavo lo stessa parola: “Padre!”

 

I mugiwara che avevano appena gettato l’ancora, si apprestarono a dire alle ragazze che non avevano niente da temere, ma i loro tentativi furono vani e tutto a un tratto la spiaggia si spopolò.

D’improvviso poi il cielo, prima limpido, si oscurò portando delle nuvole nere cariche di fulmini e saette.

Tutti temettero una nuova tempesta e presero i loro posti per salvaguardare la loro amata nave, ma un verso che faceva accapponare la pelle, li fece paralizzare sul posto.

C-c-cos’è q-questo s-suono?” chiese Usopp che si era abbracciato al piccolo Chopper, il quale dalla paura aveva i lacrimoni agli occhi.

Zoro sfoderò le sue tre spade. Non attese di vedere cosa fosse successo per sguainarle. Aveva come la netta sensazione che qualsiasi cosa fosse a emettere quel suono, sarebbe stato qualcosa di spaventoso.

Lily si abbracciò a Sanji, che la teneva ben stretta a sé.

Rufy, salito sul parapetto della nave, sperava di intravvedere qualcosa, mentre Nami, vicino a lui, teneva ben saldo nelle mani il climattak.

Robin studiava la situazione, andando a cercare nella sua mente qualche informazione che poteva spiegare loro cosa stesse succedendo. Brook, si fingeva uno scheletro privo di vita, sperando di non essere notato, e Franky aveva già pronta qualche sua arma, per contrattaccare.

“Vedo qualcosa laggiù!” disse Rufy indicando un punto nel mare.

Una grande massa d’acqua cominciò ad alzarsi, sempre di più.

Diventava sempre più grande e pian piano che l’acqua si compattava, sembrava assumere delle sembianze umane.

Un essere alto almeno cinquecento metri, se non di più, mostrava loro tutta la sua potenza e maestosità.

Era fatto di sola acqua che continuava a scorrere, nonostante formasse dei volumi, in grado di far comprendere ai Mugiwara, le fattezze di colui che si trovavano davanti.

Era un uomo di mezza età circa, dai lunghi capelli, che gli cadevano in parte davanti, e una lunga e folta barba. Aveva una corona in testa e lo sguardo adirato. I suoi muscoli ben scolpiti e il tridente che aveva in mano, fecero comprendere ai Mugiwara, che davanti a loro avevano un nemico la cui forza era sconosciuta e che confronto a lui, gli altri esseri contro cui si erano battuti fino a quel momento, erano solo formiche, esattamente come loro.

Robin era senza parole. Non era necessaria la sua cultura per farle comprendere chi avevano davanti.

Un solo nome uscì dalla sua bocca.

Poseidone!”

 

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Capitolo 35
*** Il re dei mari ***


Ciao a tutti. Dopo tanto tempo, mi è tornato un briciolo di ispirazione e ho deciso di aggiornare questa fanfic. Per fortuna mi sono scritta gli eventi che volevo far accadere, sarei in alto mare, anche se quando ho iniziato a scrivere questo capitolo, l’idea generale era totalmente diversa.

Spero ci sia ancora qualcuno di voi che mi segua e se si, commentateeee.

Buona lettura

Neko =^_^=

 

Cap.35: Il re dei mari

 

Poseidone!”

Quel nome risuonò nelle menti dei Mugiwara più volte, lasciandoli, nessuno escluso, sbigottiti.

Addirittura Rufy non sapeva cosa pensare. Era un tipo allegro che non si dava mai per vinto e che affrontava con grande coraggio tutte le difficoltà che gli si paravano davanti, ma sapeva ben valutare la potenza dei nemici che trovava sul suo cammino, tanto da scegliere il più potente da affrontare, per evitare che i suoi nakama restassero feriti o peggio, uccisi.

Ma quella volta era diverso. Non contava tanto chi fosse più forte o meno, perché se mai i Mugiwara avessero dovuto affrontare il dio dei mari, partivano pesantemente svantaggiati. Non solo la potenza di un dio era impossibile da uguagliare, ma esso aveva dalla sua parte la carta dell’immortalità da giocare. In più si ci metteva il suo corpo fatto di acqua, che metteva fuori gioco quattro di loro solo al tocco, tutti quanti, invece, se fosse riuscito a imprigionarli nella sua morsa, affogandoli.

Rufy, cosa facciamo?” chiese Usopp alquanto spaventato. Il cecchino in quel momento non riusciva a trovare il coraggio che aveva dimostrato  di avere nelle diverse battaglie affrontate precedentemente e fu preso maggiormente dal panico, come anche Chopper, quando si sentì rispondere “Non ho la più pallida idea!”

Quella frase lasciò sbigottiti un po’ tutti, anche se per poco, in quanto tutti avevano ben chiaro che si trovavano con l’acqua fino al collo e che presto l’elemento avrebbe potuto spegnerli come tante insignificanti candeline.

Poseidone sarà anche un dio, ma è sempre costituito da acqua. Magari non gli faremo niente, ma l’elettricità potrebbe comunque distrarlo dandoci la possibilità di scappare!” disse Nami stringendo il suo climac attac e guardando Rufy con aria preoccupata.

Il capitano si girò a guardarla con aria seria e sembrò riflettere “Al momento è l’unico piano che abbiamo a disposizione!”

“Io dico di provare, male che vada moriamo lo stesso!” disse Zoro alzando le spalle.

“Sono troppo giovane per morire!” piagnucolò Chopper e correndo da una parte all’altre del ponte.

“Non preoccuparti, non accadrà!” disse Rufy sicuro, dando le spalle ai compagni. “Non so ancora come, ma riusciremo di sicuro a scamparla. Infondo ci siamo già trovati in situazioni disperate!”

“Si, ma non abbiamo mai avuto a che fare con un dio!” disse Sanji accendendosi una sigaretta, per rilassare un po’ i nervi.

“Non siamo i primi ad affrontare queste acque e se qualcuno è sopravvissuto, tra cui Gol D. Roger, in qualche modo avrà pur fatto, no?” disse Rufy cominciando a riacquistare quell’ottimismo che lo caratterizzava.

“Si, ma sono di più quelli che ci hanno rimesso la pelle! Oh io non rischio nemmeno quella yohohohoho!” disse Brook riuscendo a scherzare anche in un momento come quello.

“Se pensiamo in modo negativo, allora sì che soccomberemo!” disse Robin, facendo annuire tutti i membri della ciurma, i quali mettendo mani alle armi, si prepararono per l’imminente battaglia.

“Forza, facciamo a fette questo pescione troppo cresciuto!” disse Zoro con un ghigno sulle labbra.

 

Nel frattempo che i Mugiwara erano alle prese sul decidere sul da farsi, il dio Poseidone assunse la sua forma completa. Era ancora trasparente e di tanto in tanto si riuscivano a intravvedere i pesci nuotare al suo interno, ma era una forma non più liquida, ma ben compatta con tutte le sue forme ben distinguibili. Si riusciva quasi a contare ogni pelo della folta barba e dei lunghi capelli.

“Voi, come osate entrare nel mio territorio e spaventare le mie figlie? Non vi permetterò di fare loro del male!” disse con una voce assordante.

Rufy salì sul parapetto della nave e urlò “Ehi nonnetto, qui nessuno ha intenzione di fare del male a nessuno!”

Usopp spalancò la bocca a dismisura per il mancato rispetto con cui il suo compagno si era rivolto al dio.

“Hai un gran fegato a parlarmi in quel modo, insulso mortale. Hai idea di chi ti trovi davanti?” disse Poseidone alquanto seccato dalla parola nonnetto, in quanto si sentiva ancora piuttosto giovane, nonostante i suoi migliaia di anni.

“Certo che lo so, tu se…mmmff…Rufy non riuscì a terminare qualsiasi cosa stesse per dire, che Nami intervenne tappandogli la bocca.
“Lo perdoni, parla perché ha la bocca, e non sempre il suo cervello è collegato alle sue labbra!” disse la navigatrice fulminando il suo ragazzo con lo sguardo.

Nel caso Poseidone avesse avuto, per una frazione di secondo, l’idea di lasciarli stare e farli passare, quel pazzoide sarebbe riuscito a rovinare tutto con le parole.

Poseidone, il mio amico ha ragione. Non abbiamo di far del male a delle belle ragazze come quelle!” disse Sanji intervenendo.

“Credete di convincermi con delle insulse parole? Ogni qual volta un uomo si è introdotto in queste acque, è stato per portare via una o più delle mie preziose figlie e io non posso permettere a voi mortali di sfidare ancora la mia pazienza!” urlò il dio, accompagnato da dei tuoni di sottofondo “Vi eliminerò senza alcuna pietà!” disse, alzando il suo tridente in aria e facendo si che tra le nuvole in cielo si aprisse un enorme buco.
“Ehi, perché dovremmo pagare per le colpe di qualcun altro?” disse Rufy imbronciato, prima che la nave cominciasse a oscillare in modo esagerato a causa delle acque agitate.

“Ciurma, credo che ci troviamo in guai seri!” disse Franky.

“E te ne accorgi solo adesso?” gli urlò Usopp.

“Non mi riferivo a Poseidone, ma a quel vortice che si sta creando e verso il quale la corrente ci sta trascinando!” rispose il Cyborg, al quale gli erano venuti i capelli dritti, nonostante non avesse premuto il suo naso per tre secondi.

Usopp si pietrificò ancora prima di dare un’occhiata al gorgo, sapendo già che sarebbe morto di infarto una volta che avrebbe lanciato anche solo un’occhiata a quell’evento non del tutto naturale.

Infatti, il vortice che si era venuto a creare in mezzo all’oceano, era di dimensioni enormi e la corrente marina, sembrava essere di una forza tale, da essere in grado di spazzare via qualsiasi cosa in un batter d’occhio. Se la Sunny era ancora intatta o cominciasse a subire qualche danno solo in quel momento, era grazie al buon legno che Franky aveva adoperato per costruire la loro nave.

“Accidenti come è buio là sotto!” disse Rufy guardando giù dal vortice, mentre continuavano a scivolare negli abissi.

“Siamo spacciati!” urlò Chopper aggrappandosi all’albero maestro.

Rufy continuò a fissare il centro del vortice notando qualcosa “Nami, è normale che ci sia una luce infondo al mare?”

La ragazza, come anche Robin, incuriosita dalla domanda del capitano, continuando a tenersi ben salda a una parte della nave, lanciò uno sguardo al fondo marino.

Avrebbe tanto voluto che quella luce potesse, in qualche modo, garantire loro la salvezza, ma lei conosceva già la risposta e sgranò gli occhi nell’appurare che avesse ragione “I-io credo che quella luce sia…sia prodotta da un vulcano in eruzione!” disse spaventata.

“Accidenti!” disse Sanji a voler sottolineare che i guai non venissero uno solo per volta e cercò di tranquillizzare Lily, ormai bianca come un cencio, tenendola ben salda tra le sue braccia.

Poseidone scoppiò in una fredda risata a vedere quei piccoli esseri umani tremare di paura e fu ancora più divertito sentendo le loro teorie sul vulcano.

“Poveri sciocchi. Vi aspetta qualcosa di molto peggio, che una morte provocata dal mio gorgo o dalla lava incandescente di un vulcano. In realtà voi non morirete affatto. Vi aspetta una vita infinita in mezzo alle fiamme prodotte da mio fratello Ade, dove il vostro corpo sarà costantemente sottoposto a torture. Quella è l’entrata agli inferi e nessuno è mai riuscito a fuggire da quel luogo a meno che non sia Ade stesso o Zeus a deciderlo. Vi aspetta il tormento eterno!” disse concludendo la frase con un'altra risata.

Tutti sgranarono gli occhi.

Nami senza nemmeno pensarci un attimo, richiamo al suo bastone i fulmini che lampeggiavano in cielo, lanciando quell’elettricità contro il dio. Sperava di riuscire a chiudere quel gorgo, ma quel tentativo fu vano, dato che quei fulmini erano prodotti dalla tempesta che Poseidone stesso aveva creato.

Zoro usando la sua tecnica a tre spade, provò a tagliare il dio, ma come anche lui sapeva, era impossibile riuscire a tagliare l’acqua e nemmeno le piante rampicanti e carnivore di Usopp tornarono utili, in quanto morivano per la presenza di sale nell’acqua.

Rufy tentò un ultimo colpo dicendo “Mi sono già trovato all’inferno e non sarà facile per te mandarmici un’altra volta!” Disse ricordando quanto passato a Marineford e allungò il braccio a dismisura, sperando di trovare qualche appiglio fuori dal gorgo, come qualche corallo presente sull’isola. Appena sentì di essere riuscito ad afferrare qualcosa di saldo, diede l’ordine a tutti i suoi compagni di aggrapparsi a lui.

Lui odiava le scelte, ma non ci pensò un attimo ad abbandonare la Sunny al suo destino, per portare in salvo la sua ciurma.

Era solo una nave infondo. Una nave eccezionale e piena di ricordi, con una vita ancora lunga davanti.

Tutti obbedirono e successivamente, quando Rufy ritirò il braccio, atterrarono sulla spiaggia dell’isola. Erano ancora parecchio lontani dall’isola, tanto che il capitano della Sunny, fu sorpreso di essere riuscito ad allungare tanto l’arto, ma la volontà di sopravvivere, aiuta a compiere anche le imprese più improbabili.

Il gorgo si richiuse immediatamente dopo la loro fuga e, incapaci di porre rimedio a quanto stava avvenendo, i Mugiwara, videro sparire la loro bella nave nelle profondità marine.

Tutti si buttarono a terra sconvolti dalla scena. Solo Rufy rimase in piedi  a testa china. Ora non avevano solo il dio dei mare come problema, ma anche la loro impossibilità di continuare il viaggio era un duro scoglio da superare.

Nami su portò le mani alla bocca “Oh no, come faremo adesso!”

Sunny goooo!” urlò Chopper piangendo a più non posso.

Franky era rimasto troppo sconvolto dalla perdita del suo capolavoro. Non sarebbe mai riuscito a creare un’altra nave bella e robusta come la Sunny.

Nessuno riusciva più quasi a respirare e a pensare “Ragazzi, siamo vivi, questo è l’importante!” disse il capitano, stringendo i pugni.

Fu la risata di Poseidone a risvegliare i mugiwara dal loro stato di shock e  Rufy, Zoro, Sanji e Franky, presi dalla rabbia, attaccavano il dio dei mari, ma come previsto, Rufy, anche con l’utilizzo dell’haki, al contatto con il volto del dio, una volta che questo assorbì il pugno nelle sue acque, si ritrovò momentaneamente a terra senza forze.

Zoro provò nuovamente a tagliare il dio dei mari, più precisamente il suo tridente, che aveva notato essere fatto d’oro e non d’acqua come il suo corpo, ma nonostante fosse qualcosa di tangibile, sembrava impossibile da tagliare.

Franky, lanciò vari laser dalle mani o dalla bocca, con lo stesso effetto dei suoi compagni.

Sanji fu quello a passarsela peggio. Provo ad attaccare con un suo calcio, nonostante avesse visto l’inefficacia dei colpi dei suoi compagni, ma esso, oltre a trapassare il corpo del dio all’altezza della gamba, si ritrovò inglobato all’interno del corpo del dio, con grande divertimento del re dei mari.

Sanji!” urlò Lily spaventata nel vedere il proprio uomo perdere i sensi a causa della mancanza di aria.

Quell’urlo, quella voce delicata tipica delle sue figlie e quel volto così angelico, insieme allo strano colore dei capelli, sorpresero il potente re dei  mari, che spalancando gli occhi, pronunciò un nome “Sairen”.

 

 

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Capitolo 36
*** Sairen ***


Capitolo 36: Sairen

 

 

Sairen!”

Quel nome, mai sentito prima dalla maggior parte dei presenti, scaturì una sorta di reazione in qualcuno di loro.

Lily sgranò gli occhi al suono di quel nome. Alzò le mani per tenersi la testa e cadde in ginocchio, mentre la sua mente cominciò a essere invasa dai flashback della sua vita prima della perdita della memoria. Vide varie scene felici e serene in cui essa era circondata da tante ragazze, con cui rideva, scherzava e nuotava. Sentì quel nome venir pronunciato da tutte quelle fanciulle, alcune di loro le riconobbe in alcune delle ragazze viste poco prima, ma una di loro in particolare attirò la sua attenzione.

Era Tadako, la sua cara sorellina uccida dai marine, che correndole incontro l’abbracciava e la chiamava. Senti un improvviso calore all’altezza del cuore, ma quel tepore sparì appena i flash back delle sua vita si spostarono a quel terribile momento che aveva rovinato tutto. Non c’era più felicità, colore e risate intorno a lei, ma tutto si fece stranamente buio. Il cielo si era riempito di nuvole nere pronte a dare tempesta e le urla affollarono quella stessa spiaggia su cui si trovava.

Vide alcune delle ragazze cadere a terra, dopo aver subito un violento colpo e lentamente sciogliersi e tornare a essere quello di cui erano veramente fatte, acqua di mare. Lei, ancora una bambina, si era nascosta dentro a uno scoglio, stringendo Tadako che terrorizzata continuava a chiamare il padre, sperando venisse presto in loro soccorso, ma quelle urla ottennero solo il risultato di attirare l’attenzione dei marine. Essi non ebbero pietà e, strattonandole, le separarono, catturarono e le portarono via. L’ultimo ricordo che aveva di sua sorella Tadako risaliva proprio a quel momento, quando la bambina, tendendole la mano, facendo passare il suo braccino attraverso la rete dentro la quale era stata fatta prigioniera, urlava il suo nome “Sairen”.

Lily spalancò gli occhi ricordandosi improvvisamente tutto. Si porto le mani alla bocca a dir poco sconvolta e cominciò a tremare al ricordo del rapimento e della morte di alcune di quelle ragazze, anch’esse sue sorelle.

Nami vedendola in quello stato le corse incontro e preoccupata le chiese cosa avesse.

Non le rispose, ma bisbigliò semplicemente qualcosa che non giunse alle orecchie della navigatrice.

“Cosa?” chiese Nami preoccupata. Era in pensiero per Sanji e l’abbattersi di Lily, in quel momento non poteva di certo essere d’aiuto.

“Ora ricordo…tutto!” disse dopo qualche secondo di silenzio. Alzò lo sguardo osservando Sanji che, tenendosi il naso per non lasciare andare quel briciolo d’aria che aveva nei polmoni,  era ormai allo stremo.

Si alzò e anche se timorosa, si incamminò vicino al bagnasciuga.

I mugiwara la guardarono sorpresa, non sapendo che intenzione avesse, ma Rufy, temendo per la sua incolumità, era pronta a raggiungerla.

Zoro però lo afferrò per un braccio, fermandolo.

“Aspetta!” disse lo spadaccino, quando il suo capitano lo guardò confuso.

“Noi abbiamo fallito, lascia provare lei! È l’unica speranza per quel cuoco da strapazzo!” disse Zoro.

Non lo voleva dare a vedere, mantenendo un’aria distaccata, ma Rufy poteva ben leggere nei suoi occhi la preoccupazione che aveva verso il loro compagno.

Rufy abbozzò un sorriso e accogliendo la richiesta di Zoro, pose tutta la fiducia che aveva in Lily.

La ragazza si morse il labbro nervosa, ma alzò lo sguardo verso Poseidone, che la fissava con aria commossa.

“Padre!” disse.

Se-sei viva?” disse con un tono fra il felice e l’incredulo il dio dei mari.

“Si, sono viva e lo devo a questi ragazzi?” disse stringendo i pugni.

Poseidone sgranò gli occhi, non credendo a quelle parole.

“Si padre, è così. Tu ci hai sempre insegnato a temere e stare lontani dagli esseri umani dicendoci che sono persone pericolose e senza cuore. Ora so che avevi ragione…” disse sorprendendo i Mugiwara…Ma è anche vero che ci sono delle eccezioni e forse queste eccezioni sono molte di più di quanto possiamo immaginare. Queste persone non hanno esitato un solo istante a trarmi in salvo, nonostante fossero in pericolo anch’essi e senza pensarci un momento mi hanno accolta tra di loro, anche se erano ben a conoscenza del fatto che non fossi pienamente umana!” Lily girò lo sguardo e sorrise ai suoi compagni “Il fatto che fossi diversa non li ha spaventati, ne hanno minimamente considerato l’idea di usarmi per i loro scopi. Ero una di loro e io devo loro molto, quindi ti prego padre, lascia andare Sanji!” disse Lily ormai con le lacrime agli occhi, vedendo il suo amato non muoversi più.

Le ragazze dell’isola che erano andate a nascondersi, avevano sentito il discorso pronunciato dalla sorella ritrovata e commosse, uscirono dal loro nascondiglio a dare man forte alla sorella.

Poseidone, il dio dei mari dal cuore freddo come le profondità marine, si addolciva alla presenza delle figlie da lui create perché gli tenessero compagnia.

“D’accordo. Lascerò andare questi esseri umani, ma lo faccio solo per te Sairen!”

Lily corse verso Sanji, quando quest’ultimo venne posato sulla sabbia. Gli afferrò il volto e preoccupata cominciò a chiamarlo.

Il cuoco sputò l’acqua che aveva bevuto e lentamente aprì gli occhi, posando le sue iridi su quelle della sirena.

“Sono morto e sono finito in paradiso?” disse con una voce debole.

Lily cominciò a piangere di sollievo e con forza strinse il cuoco a sé, facendolo nuovamente svenire per l’emozione.

I mugiwara si gettarono tutti a terra, sollevati del fatto che tutto si fosse risolto per i meglio.

“L’avevo detto che ce la saremmo cava” disse Rufy facendo uno dei suoi soliti sorrisi.

“Se non ci fosse stata Lily o Sairen o come si chiama, a quest’ora  però saremmo cibo per i pesci!” disse Usopp.

“Chi l’avrebbe mai detto che Lily fosse una delle figlie di Poseidone!” in quel momento Robin ricordò di aver letto qualcosa a proposito sull’esistenza di esseri fatti di acqua direttamente create dal re dei mare e si diede della stupida a non aver collegato le due cose. A saperlo prima, probabilmente si sarebbe riuscito a non arrivare a tanto. Abbassò il capo e tristemente disse “Capitano!” Rufy si girò a guardarla e inclinò la testa curioso “Mi dispiace. Sapevo qualcosa riguardo tutta questa faccenda. Se solo ci fossi arrivata prima a quest’ora…”

Rufy si fece serio e non la lasciò terminare “Quel che è successo è successo Robin. Non è colpa tua, né di nessun altro. Doveva andare così!”

Robin alzò la testa dispiaciuta “Si, ma la Sunny…

Ci fu qualche istante di silenzio, fin quando Rufy sospirando disse “Non l’hai fatta affondare tu e dubito che anche se avessimo capito prima che Lily appartenesse a quest’isola, Poseidone non ci avrebbe attaccato. Vedrai, in qualche modo faremo!” disse Rufy cercando di dare un po’ del suo ottimismo a tutta la ciurma.

“E come? Anche volendo costruire un’altra nave, non ho dietro gli attrezzi adatti!” disse Franky alquanto seccato “Oltre al fatto che non costruirò mai più una meraviglia come la Sunny!” disse con il suo ciuffo azzurro abbassato, anch’esso triste per la sorte della nave.

“Io dico di non pensarci adesso. Direi di festeggiare il fatto che anche questa volta siamo scampati alla morte e che Lily abbia ritrovato se stessa!” disse Rufy alzandosi da terra e sorridendo a tutti.

I Mugiwara lo fissarono e dopo aver scosso la testa rassegnati, decisero di fare come il loro capitano diceva, infondo sul fatto che se la sarebbero cavata aveva avuto ragione e avrebbe potuto avere ragione anche sul fatto che in un modo o nell’altro sarebbero riusciti ad andare avanti.

“Chopper, Sanji è in grado di cucinare?” chiese Rufy.

Chopper lo guardò dispiaciuto “Veramente sarebbe il caso che stesse un po’ a riposo!” disse la piccola renna, controllando che il suo compagno stesse bene.

“Non sarà un po’ di acqua a fermarmi. Trovatemi legna da ardere, accendetemi un bel fuoco e io penso al resto!” disse Sanji mettendosi in piedi, pieno di grinta.

“Si, ma cosa mangiamo? Non abbiamo provviste e non so se ci convenga pescare in queste acque. Non sia mai che Poseidone, trovi un’altra scusa per attaccarci. Io al massimo posso procurare qualche spezia!” Disse Usopp cominciando a frugare nella sua borsa fra i mille semi che aveva a disposizione, pronti per essere usati in caso di bisogno.

“Ci pensiamo noi a quello!” disse Lily per poi dire qualcosa alle sue sorelle, che annuendo si tuffarono nell’acqua, per uscire poco dopo con dei bei pesci di varia natura, che misero immediatamente l’acquolina in bocca a Rufy.

“Questo potrei farlo fritto, quest’altro bollito e questo invece impanato e…c’è talmente tanta scelta che non vedo l’ora di mettermi ai fornelli. Grazie Lily…cioè volevo dire Sairen!” disse Sanji portandosi una mano dietro la testa.

Lily gli si avvicinò e donandogli un bacio sulla guancia disse “Sarò sempre Lily per te. Non posso rinunciare al nome che tu stesso mi hai dato!”

 

La festa cominciò e sebbene Sanji non avesse a disposizione tutti gli ingredienti necessari per cuocere il pesce come si doveva, la sua abilità culinaria gli fece comunque preparare un banchetto con i fiocchi.

Rufy e Zoro si stavano litigando l’ultimo boccone di pesce e proprio quando lo spadaccino sfoderò le sue spade per ricattare il suo capitano, un rumore di una enorme massa d’acqua che si muoveva, attirò le loro attenzioni.

“Non è possibile!” disse Franky stupito e con le lacrime agli occhi.

Ma…ma quella è…” cominciò Nami.

“La Sunny!” urlò infine Chopper.

Poseidone non disse niente, né si mostrò loro, ma era ben chiaro che il recupero della loro nave, era un segno di ringraziamento da parte sua per aver tratto in salvo la figlia.

La Sunny era solo un po’ malridotta, ma neanche tanto considerando la pressione marina a cui era sottoposta, ma Franky, con l’aiuto di Usopp l’avrebbe messa in sesto in men che non si dica.

Calò la sera e mentre tutti erano intorno al fuoco, quattro di loro mancavano all’appello.

Lily e Sanji e Rufy e Nami.

Entrambe le coppie si erano appartate, per stare un po’ in tranquillità dopo le migliaia di emozioni provate quel dì.

Ma se Rufy e Nami si stavano godendo quella leggera brezza che soffiava sui loro volti e tra una parola e l’altra con una scusa si strappavano qualche bacio, Sanji e Lily erano alle prese con un discorso serio.

“Cosa hai detto?” chiese Sanji sgranando gli occhi.

Lily abbassò lo sguardo “Mi dispiace Sanji. Ma è giusto così!”

Sanji si alzò di scatto e urlò “Come puoi dire che è giusto così. Lily, noi ci amiamo non puoi mandare all’aria tutto quanto!”

Sanji, sai meglio di me che non vorrei mai vederti partire senza di me…

“Allora vieni con noi!” la supplicò il ragazzo.

Lily scosse la testa “ Se non avessi ricordato chi fossi, l’avrei fatto volentieri, ma ora…ora è tutto diverso. Il mio posto è qui, tra i miei simili oltre al fatto che tu ti meriti una vera donna e non un ibrido come me!”

“Ma non capisci? Non mi interessa se sei una donna o una sirena. Io ti amo per quello che sei e poco mi importa se nelle tue vene scorre sangue o acqua!” disse Sanji arrabbiato e disperato nello stesso istante.

“Forse adesso non ti importa. Ma un giorno si. Sanji io non posso donarti quello che può donarti una donna. Io non posso avere figli!” disse Lily dispiaciuta.

“Figli, ma…io non voglio avere figli!” disse Sanji imbarazzato.

“Adesso forse, ma un giorno sì. Inoltre io raggiunta una certa età smetto di crescere e…non potremo invecchiare insieme, fare passeggiate sulla spiaggia mano nella mano, mentre con l’altra teniamo i due bastoni che ci permettono di fare qualche passo, senza che la nostra schiena ceda e…data la mia condizione potrei essere eterna, ma anche sparire da un momento all’altro e tornare a essere semplice acqua di mare!”

“Io non voglio perderti!” disse Sanji sedendosi nuovamente accanto a lei e prendendole la mano.

“Questo non sarà un addio, faccio comunque parte del mare e potremo vederci anche molto prima di quanto ci aspettiamo. Ti prego Sanji, ho preso la mia decisione, non renderla più difficile di quanto lo è già!” lo guardò negli occhi “Tutte noi sorelle ci vogliamo bene, ma con te ho conosciuto un sentimento ancora più forte, qualcosa di speciale e unico e per questo ti devo ringraziare, ma non voglio impedirti di vivere l’amore come tutti gli altri esseri umani. Guarda Nami e Rufy, loro sono una coppia perfetta, vuoi davvero ritrovarti un giorno a invidiare i tuoi amici perché tu non puoi avere quello che hanno loro? Non credo, per questo è giusto che vada a finire così!” disse la ragazza ormai con le lacrime agli occhi.

Sanji non disse niente, ma la strinse a sé per tutta la notte, sperando che il sole non sorgesse troppo presto, separando così per sempre le loro vite.

Però come era giusto che accadesse, anche quella volta, il sole tornò a farsi vedere, cacciando via la luna e tutte le stelle che con grande armonia, abbellivano quel bel blu del cielo notturno.

La partenza era prevista per quella giornata e tutti si apprestavano a caricare le provviste che generosamente le sirene avevano concesso loro.

Tutti erano entusiasti per la partenza, non vedendo l’ora di vedere quale altra avventura attendeva loro, ma non mancavano le preoccupazione di incontrare qualche altro nemico come Poseidone. 

“Muovetevi a caricare quel cibo, fra poco si alzerà un vento favorevole per partire e che i permetterà un bel pezzo di strada!” Urlò Nami dando indicazioni, senza però alzare un muscolo per aiutare i suoi compagni.

“Dov’è quel cuoco da strapazzo! Disse Zoro seccato dal fatto che il cuoco non li stesse aiutando.

Lily e Sanji si fecero vivi proprio in quel momento e Rufy sventolando una mano urlò “Sanji, Lily si parte!” urlò felice.

Sanji si posizionò davanti a Lily e per l’ultima volta le loro labbra si scontrarono in un bacio passionale.

Tutti rimasero stupiti quando videro salire sulla Sunny solamente Sanji, mentre Lily rimaneva sulla spiaggia, senza la minima intenzione di muoversi.

“Cosa significa?” chiese Usopp non capendo.

Sanji tenne la testa abbassata “Lily rimarrà qua!” disse soltanto per poi alzare lo sguardo verso la sua amata. I loro sguardi non si separarono nemmeno quando la ragazza cominciò col dire “Capitano. È stato bello viaggiare con voi, ma chiedo il permesso di lasciare la vostra ciurma e di rimanere con le mie sorelle e con mio padre!”

Rufy si fece serio e guardo prima Sanji e poi Lily.

Non avrebbe voluto che Sanji soffrisse per quella separazione, ma non poteva chiedere a Lily di seguirli contro la sua volontà.

“Sei sicura?” chiese Rufy dispiaciuto.

La ragazza annuì.

Sanji?” chiese infine Rufy, chiedendo anche a lui se era quello che voleva. Lo vide annuire.

Chopper con le lacrime agli occhi si avvicinò a Sanji e disse “Ma come potete dividervi? Voi non vi amate? Allora come potete…

“D’accordo!” disse Rufy impedendo alla piccola renna di proseguire. Gli addii per Chopper erano sempre stati difficili e soprattutto la piccola renna non poteva comprendere a pieno quanto i due ragazzi stavano provando e lo fermò prima che potesse dire qualcosa di contro promettente.

“Lily, anche se rimarrai qua, sarai sempre un membro della ciurma di cappello di paglia e una parte di te, continuerà a viaggiare con noi!” disse Rufy abbozzando un sorriso.

“Grazie capitano!” disse Lily.

L’ancora venne issata e la Sunny prese il largo. Tutti tornarono quasi subito alla normalità e a svolgere le proprie mansioni, mentre Sanji non si mosse dalla sua posizione finchè  l’isola non fosse abbastanza lontana da non permettergli più la visione della sia amata.

 

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Capitolo 37
*** Lasciarsi il dolore alle spalle ***


Cap 37: Lasciarsi il dolore alle spalle

 

“Accidenti, accidenti, accidenti! Si è di nuovo incollato alla padella!” disse ormai esasperata una voce femminile.

“Lascia, faccio io!” disse invece l’altra voce femminile con un sorriso sulle labbra, vedendo la sua compagna ormai esausta dal difficile compito di preparare la colazione. Decise di prendere in mano la situazione e con maestria riuscì in quello che l’amica si era prefissata di fare: girare una frittella.

“Wow, Robin. Non ti credevo così brava ai fornelli!” disse Nami meravigliata.

La donna sorrise “Generalmente noi donne ce la caviamo in cucina!” rispose l’archeologa.

“Generalmente! Ma io sono una vera frana!” disse sconsolata Nami, nell’osservare la montagna di frittelle bruciacchiate che aveva preparato e che i suoi compagni, ricoprivano con quintali di sciroppo d’acero per renderle commestibili almeno un minimo.

In quel momento la porta della cabina si aprì, facendovi entrare l’unico membro della ciurma che mancava all’appello.

Esso aveva un aspetto stanco e le borse sotto gli occhi, confermarono ai Mugiwara i loro sospetti che il ragazzo avesse passato la notte insonne.

Sanji sgranò gli occhi vedendo tutti i suoi nakama nel suo “regno”, seduti a fare colazione.

Si portò una mano al viso e con voce un po’ rauca disse alle improvvisate cuoche “ Devo aver perso la cognizione del tempo. Non pensavo fosse già così tardi. Avrei dovuto preparare io la colazione! Scusatemi ragazze!” disse dispiaciuto.

Nami scosse la testa “Figurati, mi sono divertita a cucinare per quella banda di zoticoni!” disse fulminando i suoi amici che non avevano risparmiato, durante il pasto, commenti sulla sua cucina.

“Noi a mangiarla ci siamo divertiti un po’ meno”” disse Zoro scatenando l’ira della navigatrice, la quale, per vendetta, gli aprì la bocca a forza facendovi entrare due delle sue frittelle. Zoro prima divenne blu per il saporaccio che si era risvegliato nella sua bocca e successivamente cominciò a tossire per impedire il soffocamento da quelle frittelle micidiali.

Sarebbe stata una morte vergognosa per uno spadaccino come lui.

“Io non le trovo poi così cattive, anche se la cucina di Sanji è sempre la migliore!” disse Rufy divorando un altro paio di frittelle.

Nami sospirò sconsolata, rinunciando a capire il suo amato capitano.

Aveva assaggiato anch’essa ciò che aveva preparato e quel niente male di Rufy, non sapeva proprio da dove potesse saltare fuori.

“Prometto che non dovrete più occuparvi di cucinare, né vuoi due né nessun altro!” disse Sanji ancora dispiaciuto.

“Non preoccuparti, tutti possiamo necessitare di un momento di pausa. Prenditi il tempo di cui hai bisogno amico!” disse Franky afferrando una Cola e scolandosela tutta di un fiato.

Franky ha ragione. Se qualcuno di noi ha bisogno di staccare la spina dal ruolo che ricopre, è giusto che qualcuno di noi lo aiuti. Anzi, io sono ben disposto ad aiutare Rufy nel caso di decidesse di prendersi una pausa dal suo ruolo di capitano!” disse Usopp sognando ancora ad occhi aperti di poter un giorno di essere il capitano di una ciurma tutta sua.

“Che Poseidone ce ne scampi. Saremo tutti spacciati in quel caso!” disse Zoro punzecchiandolo.

“Io non lo vedo poi così male come capitano!” disse Chopper, che per Usopp aveva sempre provato una profonda ammirazione.

Usopp mise il broncio e riferendosi allo spadaccino gli chiese “Stai insinuando che come capitano non sarei all’altezza?”

Zoro sorrise “L’hai detto tu, non io!”

Rufy sorrise a trentadue denti “Tranquilli, il problema non si porrà mai. Mi piace troppo essere il capitano!”

Quei battibecchi tipici della ciurma non poterono non strappare dalle labbra di Sanji un sorriso.

 

“Sono preoccupata per Sanji!” disse Nami, avvicinandosi a Rufy e Usopp intenti a pescare e a scommettere su chi di loro avrebbe acchiappato il pesce più grosso.

“Si riprenderà, Sanji è forte!” disse Rufy.

“Dici? A me sembra uno straccio da buttare! Non pensavo che l’amore potesse fare così male!” disse Usopp sincero, il quale nonostante pensasse di provare qualcosa per Kaya, non sapeva minimamente cosa volesse dire amare una persona.

“Eh già!” dissero all’unisono Nami e Rufy.

“Farebbero male delle pugnalate al cuore!” disse la navigatrice ricordandosi il brutto litigio avuto con Rufy poco prima.

“Credo sia la ferita più difficile da guarire…certo se si tratta di amore vero!” disse il capitano.

“Intendi dire che Sanji e Lily non si amassero veramente” disse Nami piuttosto infastidita, in quanto avrebbe scommesso sul legame che si era creato fra quei due.

“No, sto solo facendo una constatazione! Nel caso si scambi l’attrazione fisica per amore, in caso di separazione, non si dovrebbe stare così male!” disse Rufy.

“Attrazione fisica eh? e fra voi due cosa c’è?” chiese malizioso Usopp che come risposta venne spinto in acqua dalla navigatrice, venendo poi recuperato dall’amo di Rufy, il quale tirandolo su disse “Direi che questa volta ho vinto io. Ho pescato un pesce bello grosso, oltre che col naso lungo. Quello vale dieci punti!” disse Rufy divertito.

“Non so se lo hai notato, ma non sto affatto divertendo!” Starnuti più volte “Tirami fuori!” disse ormai urlando.

 

Il pranzo e la cena furono davvero ottimi. Sanji come aveva  promesso, non fece cucinare più nessuno dei suoi compagni, mettendoci tutto l’impegno possibile nella preparazione dei piatti, nel tentativo di renderli ancora più speciali e di pensare meno a Lily. Aveva preparato molte cose, forse anche più del dovuto pur di tenersi occupato e non sembrava volersi fermare, ma niente su quella nave sarebbe andata sprecata, ci avrebbe pensato Rufy a fare fuori tutto.

Erano tutti seduti al tavolo e come al solito tutti facevano casino per accaparrarsi il pezzo migliore.

Rufy e Nami, come di loro abitudine, erano seduti vicini e di tanto in tanto Nami strusciava il piede contro quello di Rufy sotto il tavolo, cercando di non far notare a nessuno quegli scambi amorosi che ultimamente i due cercavano di nascondere.

Purtroppo per loro, Zoro, chinandosi per raccogliere il tovagliolo che gli era caduto, vide quanto stava accadendo e non potè fare a meno di lanciare occhiatine ai due piccioncini e scoppiò a ridere, quando l’arrivo di Sanji fece allontanare di scatto i piedi dei due ragazzi, facendo sbattere a Nami il ginocchio contro al tavolo. Nami non fu la sola a piangere per il dolore, in quanto Zoro venne punito da uno dei tacchi della navigatrice che con forza venne puntato nel suo polpaccio.

 

Era giunta ormai la notte e tutti erano a dormire, tranne Rufy e Nami. Avevano deciso di non scambiarsi baci o farsi le coccole durante il giorno, per non essere visti da Sanji e farlo soffrire ulteriormente e, per questa ragione, rimandavano quelle occasioni a incontri notturni.

Rufy aveva preso uno dei mandarini di Nami e la ragazza era impegnata a corrergli dietro nel tentativo di fargliela pagare, ma si sapeva che per loro era solo un gioco. Rufy si faceva spesso rincorrere da Nami, per poi farla vincere. Era il premio di consolazione a cui mirava il capitano.

Rufy si fermò e si fece raggiungere dalla ragazza, la quale disse “Ti ho raggiunto!”

“Si, ma non hai ancora vinto!” disse ridendo il ragazzo “Prova a prendere il mandarino!” disse poi alzando il braccio nel quale teneva il prezioso frutto.

La ragazza cominciò a saltellare nella speranza di raggiungerlo, ma nonostante i tacchi, non era abbastanza alta per arrivarci.

Mise il broncio e diede le spalle a Rufy, il quale cascando nella scenetta interpretata dalla ragazza, le chiese “Sei…sei arrabbiata?”

Nami sogghignò e cogliendo l’attimo di distrazione del ragazzo, riuscì ad afferrare il frutto.

“Ehi, non è giusto!” disse imbronciato il capitano.

“Ti dico io cosa non è giusto. Che tu continui a strappare i miei poveri mandarini! Questo era quasi maturo!” disse Nami cominciandolo a sbucciare e a mangiarselo, nonostante non fosse ancora pronto.

“Ehi, lasciamene un pezzetto!” disse Rufy, ma Nami, facendogli un dispetto, lo mangiò tutto.

Rufy però non gliela diede vinta e afferrandola, prima che potesse scappare come era intenzionata a fare, le accarezzò il viso e le strappò un bacio sorprendendola.

Rufy sorrise “Le tue labbra sanno di mandarino!” disse.

Nami lo guardò malizioso e riprese a baciarlo, finchè un movimento li fece voltare.

Ehm…forse sono di troppo!” disse un loro compagno.

S-Sanji? C-cosa ci fai qui?” chiese Nami, prima di guardare Rufy e allontanarsi da lui immediatamente.

“Sono di vedetta e sentendo dei rumori sono venuto a controllare!” disse il cuoco per poi girare e incamminarsi con una nuvola sopra la testa carica di pioggia che stava a simboleggiare il suo umore, ma dopo qualche passo si fermò e continuando a dar loro le spalle disse “Non c’è bisogno che lo facciate!”

“Facciamo cosa?” chiese Rufy inclinando la testa.

“Che vi nascondete per dimostrarvi affetto, solo per non farmi soffrire!” rispose il cuoco.

Sanji noi…

“No, Nami, dico davvero! Io e Lily non formiamo più una coppia,  ma è giusto che voi continuate ad esserlo. Io mi riprenderò. Ci vuole solo un po’ di tempo!” disse infine prima di tornare al suo posto di guardia.

Nami e Rufy si guardarono dispiaciuti. Avrebbero voluto aiutare il loro compagno, ma non potendo fare niente, la prima, cambiando la sua espressione in una più maliziosa, cominciò a correre seguita dal capitano.

 

“Isola in vista!” Gridò Franky la mattina dopo. Era intento a riparare ancora qualche danno che non aveva risanato sulla Sunny e fra afferrare un attrezzo e l’altro, vide in lontananza un’isola apparentemente normale.

Tutti corsero a vedere, soprattutto Nami, la quale doveva accertarsi che il log Pose stesse segnando proprio quella terra emersa.

“Chissà cosa ci sarà? Magari tanti negozi di libri sulla medicina!” disse Chopper entusiasta “O di caramelle!” aggiunse ancora più felice.

“Io spero solo che non ci siano pericoli!” disse Usopp.

“Fifone!” disse Zoro.

“Scusa tanto se voglio essere prudente!” disse il cecchino incrociando le braccia contrariato.

 

Yohohohoh yohohohoho

Yohohohoh yohohohoho

 

Yohohohoh yohohohoho

Yohohohoh yohohohoho

Binks no sake wo

Todoke ni yuku yo

Umi kaze nami kaze

Nami makaze

“Forza cantate con me!” disse Brook strimpellando con la chitarra, ma solo Rufy si aggiunse al coro, mentre gli altri non lo calcolarono, troppo indaffarati a pensare cosa avrebbero trovato su quell’isola.

Un grosso macigno cadde sulla testa del povero musicista, che rattristato cominciò a sognare di trovare sull’isola, un bel po’ di persone disposte a cantare con lui.

 

La giunsero diverse ore dopo e assicuratosi che la Sunny fosse al sicuro, tutti si apprestarono a scendere a terra.

Ma qualcosa in quell’istante avvenne.

Vennero misteriosamente separati senza che nessuno si accorgesse di qualcosa. Solo Nami rimase nello stesso luogo e si guardò attorno con aria preoccupata, alla ricerca dei suoi compagni.

Li chiamò uno ad uno, senza che nessuno le rispondesse. Si inoltrò all’interno dell’isola, dove un fitto bosco si ergeva e solo quando si impigliò in un ramo fece caso al modo in cui era  vestita.

“Ma cosa è successo?” disse osservandosi.

Indossava un vestito azzurro con un grembiulino bianco davanti, delle paperine nere ai piedi e un fiocco bianco nei suoi lunghi capelli arancioni, diventati improvvisamente boccolosi.

“Sembro una bambola così!” disse con un aria disgustata “Chiunque abbia fatto questo vestito ha proprio un pessimo gus…” non terminò la frase che la ragazza cominciò a precipitare, sempre più in giù.

Cose strane vide intorno a sé. Oggetti di vario tipo, che disobbedivano alla legge della fisica, cadendo in senso contrario dal suo.

Guardò al di sotto e quello che la gonna, gonfiata dall’aria le permise di vedere, fu solo un buio pesto.

Pensieri terribile le invasero la testa, come quella di non sopravvivere alla caduta e di non poter mai più rivedere i suoi amici, Rufy e sua sorella in particolare. Trattenne anche il respiro, quando urtando qualcosa di morbido, si accorse di essere arrivata al fondo della fossa che l’aveva inghiottita.

Si ritrovò improvvisamente a saltare di gioia per essere sopravvissuta, ma passata quella gioia passeggiare, la paura di non riuscire più a uscire da quel posto la invase. Arrampicarsi per tutta la durata della fosse era una cosa impossibile e non aveva con se il suo klimac attac con cui creare una nuvola che la portasse in superficie. Si sentì maggiormente spaesata quando si accorse di non avere nemmeno la sua unica arma di difesa con sé.

Anch’essa era sparita insieme ai suoi vestiti.

Decise di farsi coraggio e di andare avanti. Come diceva Rufy tutto si sarebbe risolto…o almeno così sperava.

Giunse infondo al tunnel diversi minuti dopo, un tempo che per Nami sembrò non aver fine.

Camminò per qualche minuto fino a giungere in una stanza spoglia, dove al suo interno vi erano solo un tavolino con sopra una bottiglietta e una chiave e una piccola porticina al muro, dentro la quale, anche volendo, non sarebbe potuta passare.

“Tutto ciò mi sembra familiare!” disse la ragazza avvicinandosi al tavolino per afferrare la bottiglietta dal contenuto rosso.

“Bevimi!” lesse nel bigliettino attaccato alla bottiglia e fu in quel momento che sgranò gli occhi “Oh no, io sono Alice! Ho sempre odiato quella fiaba, ora più che mai!”

Sospirò.

“Capisco il perché del vestito! Se sono destinata a ripercorrere il cammino di Alice, tanto vale bere questo liquido!” lo fece nonostante il sapore amaro e cominciò a rimpicciolirsi sempre di più.

Sorrise, stringendo nella sua mano la chiave che gli avrebbe concesso di passare oltre la porticina.

“Spero che ad Alice non dispiaccia se salto il punto in cui mi scordo la chiave sul tavolo, mangio dei biscotti, mi ingigantisco, piango, allago tutto e eccetera. Non ho tempo da perdere con questa idiozia!”

Detto questo il clik della serratura che si aprì, fu udibile e Nami potè entrare nel giardino che vi era al di là dell’uscio.

“è tardi, è tardi, è tardi! Devo muovermi, si ma da che parte?” disse una voce a lei conosciuta.

Sgranò gli occhi e quasi le venne da ridere, quando vide Zoro con il panciotto nero e delle orecchie lunghe da coniglio, che disperato si lamentava di come il tempo volasse via.

“Ehi Zoro!” lo chiamò correndo verso di lui, ma esso non rispose.

Zoro!” lo richiamò per l’ennesima volta.

“è tardi, è tardi!”

“Ho capito brutto idiota! Mi vuoi ascoltare? Zoro! Zoro!” disse Nami quasi volenterosa di cucinarsi il coniglio per pranzo.

Zoro? Chi è Zoro?”

 

 

Ciao, ho fatto in fretta questa volta ad aggiornare. Contenti?

Bene, oggi mi sono messa a  pensare alle prossime isole su cui i nostri eroi capiteranno e ho optato per questa per prima, solo che non so dove andrò a parare. Mi sembrava divertente una cosa del genere e boh…spero semplicemente che scrivendo mi venga in mente qualche buona idea e di non rovinare tutto, proprio ora che ho nuovamente voglia di scrivere (tralasciamo il fatto che se non aggiorno al momento è che sono (come tutti) alla fine e devo studiare per gli esami).

Bhe spero possa piacervi.

Alla prossima

Neko =^_^=

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Capitolo 38
*** Nel paese delle meraviglie? ***


Finalmente dopo secoli sono riuscita a terminare il capitolo che era già per 2/3 scritto. Però mi sarebbe piaciuto allegare un immagine dei personaggi, ma anche se l’ho iniziata…alla fine l’ho abbandonata non tanto contenta del risultato.

Bhe spero che ci sia ancora qualcuno che mi segua.

Recensite numerosi e buona lettura.

Neko =^_^=

 

Cap 38: Nel paese delle meraviglie?

 

Zoro? Chi è Zoro?”

Nami sgranò gli occhi e successivamente, abbozzando un sorriso preoccupato disse “Ti sembra il momento di scherzare, Zoro?”

“Ragazzina, non so chi tu sia, ma non ho tempo da perdere. È tardi e devo andare…ehm…” Il coniglio si interruppe e, guardando Nami con uno sguardo confuso, chiese “Da che parte è il nord?”

Nami, incredula di vedere che Zoro anche con quelle orecchie bianche da coniglio  restava comunque Zoro, gli indicò la direzione da prendere non rendendosi conto che così facendo, gli diede l’occasione di andarsene.

Nami sbuffò “Grandioso! E adesso che faccio? Non so come trovare gli altri e Zoro è partito di testa!”

Dato che non conosceva il modo di uscire da quella assurda situazione, decise di continuare il suo cammino, nella speranza di trovare i suoi compagni. Intraprese il sentiero che era segnato da un tappeto morbido di erba più scuro rispetto al resto del prato e fra un passo e l’altro si guardava intorno. Sembrava tutto nella norma. Gli alberi non erano più alti o più particolari di quelli del mondo reale, i fiori sembravano non parlassero e gli animali erano normali. Si trovò a domandarsi cosa mai Alice avesse potuto trovare di meraviglioso nel paese delle meraviglie, sempre ammesso che quello fosse davvero il paese del racconto di  Lewis Carroll.

“Ti dico che lo è!” disse una voce

“Ma no che non lo è!” disse un’altra.

“Ma lo sembra!” rispose la prima.

“Se lo sembrasse lo sarebbe!” continuò la seconda.

Quelle due voci per Nami erano alquanto familiari. Sapeva già di chi si trattasse e per quanto fossero strambi i suoi compagni, si chiese il perché di quell’assurda conversazione.

Si diresse sul luogo dal quale provenivano le voci e alla vista dei suoi compagni, la navigatrice disse “Per fortuna vi ho trovato. Questo posto è assurdo. I vestiti che cambiano, io che mi rimpicciolisco, Zoro che diventa un roditore e…!” disse Nami, tacendo improvvisamente e guardando stupita i suoi due compagni che portavano dei pantaloni tenuti su da delle bretelle rosse, indossate insieme a una maglia bianca a strisce blu.

“Che storiella carina!” disse il primo, che sorridendo continuò “Io sono Pinco Panco!”

“Alla rovescia io sono Panco Pinco!” si presentò l’altro.

Nami si portò esasperata una mano alla fronte, prevedendo un po’ di guai per quella situazione che diveniva, passo dopo passo, sempre più ridicola.

“Siamo fratelli!” continuò  Pinco Panco.

“Gemelli!” puntualizzò Panco Pinco “Possiamo raccontarti una storia!”

“BASTA!” urlò la navigatrice mettendo a tacere i due fratelli. “Non so cosa stia succedendo, ma voi  non siete Panco Pinco o Pinco Panco. I vostri nomi sono Franky e Brook e siete dei pirati, non fratelli, né tanto meno gemelli!”

“Perché? Non ci somigliamo?” chiese Franky o per meglio dire Panco Pinco.

Nami non gli rispose, non a parole almeno, perché esso ricevette un sonoro pugno in testa per la sua domanda idiota.

“Che male! Non sei affatto carina!” disse Franky/Panco Pinco.

“Niente storia per te!” disse Brook/ Pinco Panco.

“Ragazzi svegliatevi! Non potete non ricordare chi siete realmente. È impossibile che abbiate scordato il nostro legame di amicizia, le nostre mille avventure e il vostro vero essere!” disse la navigatrice, supplicando loro di fare uno sforzo di memoria “Ci deve essere qualcosa in questo posto, che vi deve aver fatto qualche sorta di incantesimo, che vi ha reso personaggi di una fiaba, ma nessun potere può avere effetto su di voi se  non glielo permettete, soprattutto se avete piena fiducia in voi stessi e su quello che siete!”

“Ma noi sappiamo chi siamo! Io sono Pinco Panco!” disse Brook.

“Alla rovescia io sono Panco Pinco!” disse Franky puntandosi il suo enorme dito al petto.

Una vena cominciò a pulsare sulla tempia di Nami, la quale, raccontando loro numerose cose, cercò di far tornare in sé i suoi compagni.

“Non posso essere uno scheletro, sarei morto!” disse Brook.

“Infatti lo sei, ma…”la ragazza sospirò “Sentite, proverò a cercare gli altri sperando di trovarli in condizioni migliori delle vostre. Voi due non muovetevi da qui!” Disse la navigatrice, rassegnandosi all’evidenza che da sola poteva poco contro la testardaggine dei suoi compagni e si incamminò, continuando a seguire il viale erboso.

Camminò per diverso tempo, tanto che i piedi cominciarono a dolerle, ma non si arrese tanto facilmente. Doveva trovare assolutamente i suoi nakama e risolvere quella situazione al più presto. Aveva come una brutta sensazione, la quale, senza che se ne rendesse conto, le fece aumentare il passo.

“Oh, chi abbiamo qui, Alice!” disse una vocina tenera.

“Chopper, sei tu?” chiese Nami non vedendo niente intorno a sé.

“Chopper? Che nome buffo!” disse una testa con un paio di corna e il naso blu, comparsa sopra di un ramo.

Nami guardò qualche istante quella testa fluttuante, per poi dire “Fammi indovinare, tu sei lo stregatto!”

“Non sono un gatto, ma una renna!”

A Nami le si illuminarono gli occhi, credendo che almeno il dottore si ricordasse realmente chi fosse, ma la sua felicità si spense molto presto.

“Ti sei persa, Alice?”

“Smettila di chiamarmi Alice, non è quello il mio nome!” disse Nami scocciata.

“Oh povera piccola ragazzina…” cominciò la piccola renna, scomparendo e apparendo accanto a Nami “Non ti ricordi più chi sei?”

“No, io ricordo bene chi sono. Tu e tutti gli altri invece avete problemi di identità e mi state facendo impazzire. Come posso farvi ritornare quello che eravate?” chiese la ragazza supplichevole, sperando in una risposta esauriente.

“Ritornare come eravamo? Non si può far rinsavire dei pazzi e qui nessuno a le rotelle a posto, tu compresa Alice!”

Nami lo fulminò con gli occhi prima che la renna, scomparendo, dicesse “A destra per il thè”.

Nami guardò il punto in cui Chopper si trovava fino a un istante prima stralunata, non capendo il senso della frase “Che significa?” domandò sperando in una risposta, ma tutto tacque.

Sbuffò per l’ennesima volta, non nascondendo quella preoccupazione, che le diceva sempre di più di fare in fretta a trovare una soluzione.

Il suo cammino continuò fino a giungere ad un bivio. Osservò entrambe le direzioni cercando di intravedere qualcosa che le indicasse la direzione da prendere, ma lo stesso paesaggio le si parava dinnanzi in entrambe le direzioni.

“A destra per il thè!” sussurrò, ricordando l’indicazione datagli poco prima dallo “stregatto”.

“Ma certo! Il cappellaio matto e la lepre marzolina!” si disse scavando nella sua memoria, cercando di ricordare il seguito di quella storia, che non aveva mai amato.

Non ci mise molto ad adocchiare in lontananza una tavola imbandita con due figure che si muovevano in continuazione. Si avvicinò e si sentii sollevata nel riconoscere in una delle figure che sedavano al tavolo, quella Rufy.

Esso indossava dei pantaloncini lunghi fino alle ginocchia di un colore nero, scarpe mal ridotte e sporche di colore marrone, sebbene non si riuscisse a capire se fosse il colore originale, un foulard alla gola giallo e una giacca viola scura abbinato al cappello a cilindro, al di sopra del quale era posato il suo solito cappello di paglia. Nami lo identificò subito…era il cappellaio matto.

Cominciò a correre verso la tavola urlando il nome di Rufy, ma dovette abbassarsi improvvisamente quando si vide arrivare contro una caraffa piena di thè, che fortunatamente andò a schiantarsi contro un albero.

“Ma sei impazzito stupida lepre che non sei…Sanji?” disse a bocca aperta. Non bastava che fossero spuntate le orecchie a Zoro, anche Sanji doveva diventare un roditore.

Nami si ritrovò a domandarsi come mai Rufy non lo avesse ancora mangiato.

“Oh Alice!” disse Rufy avvicinandosi con un passo un po’ barcollante alla ragazza. Le cinse le spalle e spingendola verso la tavola disse “Vuoi una tazza di thè? O mezza?” le disse porgendole una tazza tagliata a metà, senza però che perdesse il suo contenuto.

Rufy, sono io…Nami!” disse la ragazza guardandolo negli occhi. Sperava che a sentire il suo nome, almeno lui potesse tornare in sé.

Rufy? Chi è Rufy? Non importa accomodati!” disse indicandole una sedia.

Nami sbuffò e provò a sedersi, ma la lepre marzolina si mise ad urlare “Quel posto è occupato!”

Nami guardò il suo compagno sbattendo le palpebre. “Da chi?”

“Ma da me sciocchina!” disse Sanji alzandosi e andandosi a sedere al posto che aveva scelto Nami.

Un’altra vena cominciò a gonfiarsi “Non importa, sto in piedi!”

“Ma ci sono tante altre sedie su cui…” cominciò Rufy.

“Smettila!” urlò, sorprendendo il cappellaio matto.

“Qualche problema Alice?” disse il ragazzo, che inaspettatamente venne preso per il colletto dalla ragazza, che con voce grossa lo ricattò “Chiamami un’altra volta Alice e giuro che distruggo il tuo cappello di paglia!”

Il cappellaio matto e la lepre marzolina si guardarono prima di scoppiare a ridere.

“Oh non importa, ne farò un altro!” disse Rufy alzando le spalle.

Nami lasciò la presa e alcune lacrime cominciarono a bagnarle le guance, un po’ per la delusione, un po’ per lo stress. Sperava veramente che almeno Rufy tornasse in se stesso.

Gli diede uno schiaffo e gli urlò “Sei solo un idiota. Non puoi esserti scordato del tuo sogno, della tua promessa…di me!”.

Il cappellaio si portò una mano sulla guancia pulsante e guardò confuso la ragazza, ma questa, non vedendo nessuna reazione da parte di Rufy, corse via.

Corse per diverso tempo, appoggiandosi a un ramo quando si sentì mancare il fiato. Si asciugò gli occhi e cominciò a domandarsi perché tutto quello fosse capitato a lei. Era quasi sempre Rufy a risolvere i problemi in cui la ciurma si trovava, sebbene fosse sempre lui a condurre tutto il gruppo nei pasticci. Ora toccava alla navigatrice, ma lei non si sentiva all’altezza delle situazione.

Si buttò sul prato con le braccia aperte e guardando il cielo, notò degli strani cerchi di fumo di diverso colore che si alzavano sempre di più.

Immaginò immediatamente che fosse opera del brucaliffo. Ricordava che nella fiaba di Alice, il bruco era l’unico che sappe dare delle risposte alla protagonista, quindi, dirigendosi verso il luogo da dove vedeva provenire quel fumo, Nami decise di provare con lui,nella speranza che gli dicesse come uscire da quella situazione.

Si guardò intorno, ma non riuscì a trovare il bruco da nessuna parte. Continuò a camminare credendo di aver sbagliato luogo, quando ad un tratto sentì delle grida “Non mi pestare, non mi pestare, non mi pestare!”

Nami abbassò lo sguardo e sopra un fungo, notò un strano bruco col naso lungo e capelli neri ricci. La navigatrice era convinta di trovarlo a una grandezza simile alla sua e si sorprese di vederlo piccolo come un qualunque verme. Fu allora che si ricordo, che nel racconto Alice si era rimpicciolita a quel passaggio.

Sebbene gli facesse una certa impressione, nonostante riconobbe in quel personaggio il suo amico Usopp, lo prese in mano per poterlo udire meglio.

“Sei pazza Alice? Mi stavi quasi per fare di me un insetto morto!” disse con un tono di rimprovero Usopp, dopo di chè aspirò dalla sua pipa, buttando fuori del fumo colorato, spazzato via da un soffio di Nami.

“Senti Usopp o Brucaliffo, sai come posso uscire di qui?” gli chiese andando direttamente al sodo.

“Hai provato a usare la porta dalla quale sei entrata?” disse logicamente il bruco.

Nami dovette resistere dal pestarlo “Senti, non ho tempo voglia di giocare con te. Io non sono Alice e mi sono ritrovata in questo assurdo posto, con i miei compagni che hanno cambiato personalità. Cosa devo fare per uscire da questo posto, da questo personaggio e far tornare tutto alla normalità?” disse Nami esasperata.

“Alice, se davvero non sei Alice, forse devi semplicemente finire il racconto. Se questa è una fiaba, ripercorri le tappe della storia e quando finirà forse tornerà tutto alla normalità!” disse Usopp grattandosi il naso.

“Sei geniale. Farò così. Forse è per questo che nessuno è riuscito a ricordarsi di me o del vero io!”

“Ora che hai risolto il problema signorina, mi lasceresti andare? Dovrei cominciare la mia muta!” disse Usopp con aria seccata.

Nami gli sorrise e lo rimise sul suo fungo.

“Cercherò di terminare la storia il prima possibile, ma tu non svolazzare in giro, che anche tu se un mio compagno da salvare, intesi?” disse mentre si allontanava sempre di più!

“Se un bruco come me è un compagno di quella ragazzina, non oso immaginare che tipi sono gli altri suoi nakama…spero solo che non vi siano uccelli!”

 

“Non ricordo bene come finisce la mia storia…cioè quella di Alice, ma se mi faccio trascinare magari verrà tutto da sé!” disse Nami ad alta voce, giungendo all’ingresso di un enorme labirito.

“Forza Alice, diamoci da fare!” disse più determinata che mai.

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Il recupero dei nakama ***


Capitolo 39: Il recupero dei nakama

 

 

Nami provò a ricordare gli infiniti personaggi della storia di Alice. Ne mancavano un bel po’, alcuni dei quali avrebbe già dovuto incontrare. Si ricordò anche che il racconto era stato raccontato talmente tante volte, da aver fatto nascere diverse versioni, alcune delle quali, avevano cancellato alcuni dei personaggi originali.

Fortunatamente al di là della mancanza o meno di alcuni personaggi, la storia di Alice nel paese delle meraviglie terminava sempre nello stesso punto: dalla regina di cuori.

La navigatrice provò a pensare a che tipa potesse essere. Una brutta e cicciona con la mania di grandezza, una donna dal corpo normale con la testa enorme, o una donna bella che di perfetto aveva tutto, tranne il cuore fatto di pietra.

“Ho incontrato tutti, meno che Robin. Chissà che ruolo le è capitato. Non mi stupirei se fosse la regina! Ma giuro che se prova a tagliarmi anche solo un capello, glielo farò ricordare a vita!” disse Nami scocciata, una volta giunta davanti un labirinto fatto di piante.

La ragazza si inoltrò al suo interno, notando i numerosi cespugli con rose di colore bianco. Si guardò intorno, convinta di trovare qualche carta da gioco indaffarata a colorarle di rosso. Vi erano tracce di vernice sparse qua e là, ma il lavoro non era stato terminato.

Nami si avvicinò ad odorare i roseti, che emanavano un odore dolce e rilassante, anche se non come quello dei suoi mandarini.

“Ehi tu. Cosa ci fai nel giardino della regina di cuori?” disse la carta di 5 di picche, puntandole una lancia al collo.

Nami alzò le mani in segno di arresa e non fece una piega quando essa le ordino di seguirla.  Camminarono lungo diverse vie del labirinto, facendo perdere alla ragazza l’orientamento, sebbene ella non avesse mai troppi problemi a orientarsi,  ma quel giardino era tutto uguale e non vi erano indizi per riuscire a trovare i punti cardinali che l’aiutassero a decidere la direzione da prendere in caso di necessità. Nemmeno il sole era di aiuto. Aveva notato che il sole non si muoveva normalmente, ma cambiava posizione a seconda dei luoghi. Quando era dal brucaliffo, il sole era quasi sparito e il cielo notturno cominciava già a far vedere le prime stelle. Dal cappellaio matto, a giudicare dal colore rosso  del cielo che aveva intravisto tra le foglie degli alberi, doveva essere il tramonto. Da Pinco Panco e Panco Pinco, sembravano le dieci del mattino, mentre invece in quel luogo, nel giardino della regina, sembrava essere  mezzo giorno. Infatti il sole era caldo e picchiava costantemente sulla testa della ragazza. Vi erano infatti alcuni roseti morti, probabilmente bruciati dal costante battere del sole.

Se il sole rimaneva sempre nello stesso punto anche a trascorrere di ore, era praticamente impossibile, in quel posto capire dove fosse l’est e dove l’ovest.

 Improvvisamente un colpo di tromba destò Nami dai suoi pensieri e vide la carta che la teneva prigioniera, inchinarsi. La ragazza non seguì il suo esempio. Sebbene la regina stesse per arrivare, non era la sua sovrana e non vedeva il motivo per cui portarle un tale rispetto. Se non le andava a genio, rispetto o meno,  la sua testa sarebbe stata comunque separata dal corpo.

Un uomo basso e bruttino, il re,  che camminava accanto a una carrozza, trainata da delle carte, disse “ Vostra maestà, la regina…è qui!”

La porta della carrozza si aprì lentamente per permettere alla persona al suo interno di uscire e di farsi ammirare dai sudditi. Il suo vestito non era una tenda da circo, come spesso le fiabe raccontavano. Era un vestito semplice che cadeva  giù, senza che nessuna struttura la gonfiasse, facendo sì che i piedi non fossero visibili. Era diviso in due parti, una nera e l’altra bianca con qualche cuore disegnato qua e là.

La donna portava uno scettro con un cuore alla punta e una tiara sulla fronte d’argento, molto elegante e raffinata. Niente ingombrante corona sulla testa.

Gli occhi di Nami e della regina si incontrarono.

“Robin?” Disse la ragazza ammirando la bellezza della donna, la quale si girò per osservarla. Si avvicinò a lei e osservandola da capo a piedi disse “Uhm… chi abbiamo qui?”

“Un intrusa vostra maestà! L’ho trovata vicino ai vostri roseti, non so cosa avesse intenzione di farci, forse rubare i vostri preziosi fiori e farci dell’insignificante profumo!” disse il cinque di picche.

“Io non…

“Silenzio!” disse la regina.

“Mia cara, vuoi che le tagliamo la testa? Sono ore che non lo facciamo più!” disse il re.

“No, non mi va. Ragazzina, qual è il tuo nome!”

“A-Alice, vostra maestà!” disse Nami guardando preoccupata la donna. Improvvisamente sentì un dolore alla guancia destra e la sentì pulsare.

La regina le aveva tirato uno schiaffo.

“Chi sei tu?” richiese la donna con aria severa.

“Ve l’ho detto…Alice!” disse la navigatrice, ricevendo un altro schiaffo. “Smettila Robin!” urlò la ragazza ritrovando la sua grinta.

“te lo richiedo un ultima volta, chi sei?”

“Che razza di domande, sono Nami. Non mi riconosci nemmeno tu?” disse esasperata la ragazza “Io non ricordo come finisce la fiaba, ne so cosa devo fare adesso. Ti prego Robin, almeno tu ricorda chi sei!”

Lo sguardo della donna si addolcì, dopo di chè si girò verso il re e le numerose carte che la seguivano dicendogli “Lasciatemi da sola con questa fanciulla. Se mai deciderò di tagliarle la testa, vi chiamerò!”

Tutti obbedirono e solo quando la donna vide che tutti se n’erano andati, ritornò a rivolgersi alla Navigatrice.

 “Tranquilla Nami. So esattamente chi sono!” disse Robin “Piuttosto ho temuto per te!”

“Cosa? Io? Perché? Pensavo di essere l’unica tra noi ad avere un po’ di lucidità e di sapere chi fosse!”

Nami, prima quanto ti ho chiesto il nome, mi hai risposto di essere Alice. Non importa se all’inizio ti ricordi chi sei realmente, restando in questo posto, perdi la tua coscienza, perdi quella parte di te che ti rende speciale. Quest’isola usa le fiabe, per nutrirsi dei pirati che approdano su quest’isola per cibarsi del loro essere e farli sparire nel nulla come se non fossero mai esistiti. Se non ce ne andiamo immediatamente, faremo anche noi questa fine!” disse l’archeologa preoccupata.

“Cosa? Come fai a sapere tutte queste cose?” chiese Nami. Sapeva  che la sua amica era in gamba, ma aveva sempre una risposta a tutto.

Robin la condusse poco più in là nel  giardino, fino a un blocco di pietra.

“Ma questo è…” cominciò Nami.

“Si, il Poignè Griff! Nemmeno io avevo ricordo di me stessa, ma quando ho visto questa pietra, qualcosa è scattato in me e quando ho saputo che sarebbe stata distrutta per volere della regina di cuori precedente, il fatto di non riuscire a leggerla in tempo, mi ha risvegliato, riuscendo a evitare che la sua distruzione avvenisse!”

Nami girò intorno alla pietra e notò una scrittura diversa, stessi caratteri, ma con una scrittura più piccola e disordinata “Qui che vi è scritto?”

“Gol D. Roger è stato anche su questa isola e ha lasciato un messaggio a chiunque fosse stato in grado di decifrarlo. È li che c’è scritto quanto ti ho appena detto e soprattutto come fare per tornare se stessi! Uno shock, può farti tornare normale. Probabilmente se la pietra non avesse rischiato di scomparire, non credo che sarei tornata in me!”

“Ma è fantastico. Ora dobbiamo tornare dagli altri e andarcene…sempre ammesso che non sia troppo tardi!” disse Nami abbassando la testa.

Ormai erano ore che i suoi amici avevano perso la coscienza di se stessi e non sapendo come in realtà venisse calcolato il tempo in quel luogo, potevano essere anche trascorsi giorni.

“No, non è troppo tardi. Roger ha scritto che solo al decimo rintocco della campana nella torre più alta del castello della regina tutto sarà perduto! Per ora è suonata solo due volte. Abbiamo ancora del tempo, nonostante il tempo tra un rintocco e l’altro sia abbastanza breve!”

 

Le ragazze decisero di non perdere più tempo. Corsero verso il luogo più vicino dove avrebbero incontrato  uno dei loro nakama.

“Ci siamo. Qui ho incontrato Usopp. Sta attenta, è diventato un bruco e potremmo pestarlo facilmente!”

Le ragazze si guardarono intorno, vi erano numerosi insetti, tra cui bruchi dai mille colori, ma non vi era traccia di un bruco blu.

Nami, non ti muovere!” disse Robin, avvicinandosi più lentamente possibile alla ragazza. La navigatrice si paralizzò sul posto pensando a qualche insetto pericoloso, ma rimase sorpresa quando l’archeologa le si avvicino con le mani chiuse a conchiglia.

Robin aprì lentamente la “trappola”, facendo vedere una piccola farfalla blu che apriva di tanto in tanto le ali, senza però scappare via.

“non strappatemi le ali. Sono così belle e finalmente posso volare!” disse la farfalla, dallo stranissimo naso lungo.

“Tranquillo, sono io, ti ricordi di me?” chiese Nami.

“Oh si, Alice che non è Alice, trovato il modo di andartene?” chiese.

“Si, e adesso proveremo ad attuare il piano con te!” disse la ragazza, confondendo la farfalla.

Un rintocco di campana, fece sussultare le ragazze, avvertendole che avevano meno tempo a disposizione.

Robin si era allontanata da Nami e il brucaliffo, spiegando di aver in mente un piano. La navigatrice penso a mille ipotesi possibili su come far tornare in sé il compagno, ma mai si sarebbe aspettata di vedere Robin tornare con un gatto spelacchiato e con la bava alla bocca.

“Che ci fai con quell’animale?” chiese Nami confusa.

Robin sorrise e appena poggio la bestiola per terra, essa saltò addosso a Nami nel tentativo di afferrare  Usopp. La farfalla blu, spaventata, cominciò a svolazzare qua e là, senza riuscire a pensare lucidamente a un modo per svignarsela da quella brutta situazione, finchè si ritrovo a terra con le ali bloccate dalla zampe del micio.

Le sue enormi fauci si spalancarono e un orribile alito di pesce si scontrò con le narici del mal capitato. I denti del micio erano sempre più vicine, finchè non si chiusero, serrando con forza.

Un urlò riecheggiò nella foresta, spaventato alcuni uccelli di passaggio che spiccarono il volo.

“Il mio naso, il mio naso, il mio naso!” cominciò col dire Usopp, tornato alla normalità e a dimensioni normali. “Brutta bestiaccia, leva quei tuoi denti acuminati dal mio naso!”

Il gatto quando si accorse di aver mancato l’insetto, ci rimase male e con la coda tra le gambe se ne andò.

Il cecchino si girò arrabbiato verso le sue compagne e indicandole disse “Voi due…cosa vi passa per la testa. Questi due anni li ho passati a cercare di non essere divorato da una isola carnivora e ora mi date in pasto ai gatti? Avete idea di quanto sia stata traumatica per me l’esperienza?”

Nami lo abbracciò felice di riavere indietro il suo nakama, il quale non si aspettava un altro abbraccio caloroso, come quello che aveva ricevuto la prima volta che si erano rincontrati dopo due anni.

“Ben tornato tra noi Usopp!” disse Robin incamminandosi verso il prossimo compagno.

“Che esperienza orribile. Solo io sono stato trasformato in verme?” chiese il cecchino, il quale ricevette un macigno sulla testa nello scoprire che solo lui aveva fatto quella ridicola fine.

I tre si incamminarono lungo un viale fiorito nel quale Nami non era ancora stata. Non le sembrava una buona idea cambiare strada, avrebbero potuto perdersi e non riuscire a trovare più gli altri, ma Robin le disse che c’era un motivo per il quale li aveva condotti in quel luogo. Essendo la regina di quel paese, sapeva tutto su tutti ed era a conoscenza del soggiorno di qualcuno in particolare in quel luogo.

“Oh Alice, ci si rivede!”

Nami e Usopp si guardarono intorno per cercare la persona che aveva parlato.

“Aiuto, non bastava essere diventato cibo per i pesci. Ora sento pure le voci…una voce che ho già sentito!”Disse Usopp.

Robin sorrise e spiegò loro che lo stregatto, sebbene dicesse di essere una renna, gironzolava da quelle parti, in cerca di erba gatta da sgranocchiare.

“Chopper, sei tu?” chiese Nami, chiamando l’amico in modo tale che si facesse vedere.

“Di nuovo quello strano nome!” disse comparendo solo col corpo.

Robin…gli hai tagliato la testa? è nostro amico, potevi evitarlo!” disse preoccupato il cecchino, il quale si prese un infarto quando si ritrovò la testa di Chopper sulla spalla. “Ora come lo ricomponiamo?” disse il ragazzo

“Dobbiamo riuscire a farlo svegliare. Qualcuno ha qualche idea?” chiese Nami speranzosa.

“Dobbiamo procurargli uno shock, giusto?” chiese Usopp cominciando a riflettere “Dunque…se Chopper è un medico e il suo sogno è quello di trovare una cura che curi tutti i mali in modo tale da salvare chiunque…ho trovato!” disse il ragazzo cominciando a frugare nelle sue tasche.

Prese una bacca color verde marroncina e se la avvicinò alla bocca.

Mastico per qualche secondo, prima di diventare di tutti i colori, fermandosi al verde e cominciare a stringersi la gola.

Anche Nami e Robin si spaventarono e prestarono soccorso all’amico, che era caduto a terra e sembrava soffrire molto.  “Cosa facciamo Robin? Se questo era il suo piano qualcosa deve essere andato storto!”

Robin non disse niente, sperò in cuor suo che Chopper tornasse in e facesse qualcosa.

A-i-u-t-o!” disse Usopp allungando la mano verso l’aria. Si sentiva mancare e quelle parole dette con una voce quasi assente e rauca, fecero sì che Chopper tornasse in sé.

Allontanatevi!” ordinò il medico, cominciando a controllare le condizioni del suo amico. “Quella bacca che ha mangiato doveva essere velenosa e io non ho alcuna medicina con me!” cominciò a piagnucolare “Usopp resisti!”

A-c-q-u-a!” disse il cecchino con la stessa voce di prima. Avevano visto una pozza d’acqua li vicino e Nami, trovando una foglia bella grande, andò a procurare il liquido richiesto, facendolo poi bere ad Usopp.

Il ragazzo la bevve tutta di un sorso, tornando alla normalità.

Fiuuuu, meno male quella bacca era talmente amara, che credevo di morire!” disse sorridendo.

Fu in quel momento che Nami e Robin capirono di essere cadute nel tranello architettato da Usopp per risvegliare Chopper.

“Idiota!” urlò Nami prendendolo a pugni pesantemente, per lo spavento preso. Ora sì che Chopper aveva veramente del lavoro da fare.

Lo “scherzo” di Usopp fu dimenticato presto dalla navigatrice grazie al suo sfogo e la marcia verso il recupero dei compagni continuò.

“è tardi, è tardi, è tardi!” urlò il bianconiglio, travolgendo il povero Usopp che cadde malamente a terra storcendosi il naso.

“Ma perché sempre a me!” si lamento il ragazzo, prima di scoppiare a ridere, notando le assurde orecchie di Zoro. Anche Chopper non fu da meno, mentre Robin sorprendendo tutti disse “Secondo me gli donano!”.

Nami alzò gli occhi al cielo e cercò di impedire a Zoro di sparire nuovamente dentro a qualche buca, se mai fosse esistita una buca per conigli grande abbastanza da farcelo passare.

“Cosa volete? Ho fretta. Quel baka del cappellaio matto mi ha spalmatto burro e marmellata dentro al mio prezioso orologio, per poi aggiungergi anche del thè e ho perso tempo per andare a comparne un altro. Quindi qualsiasi cosa volete ditela in fretta!” disse seccato il coniglio.

Nami corse vicino a un paio di alberi, afferrando tre rami belli spessi e impugnandone due e uno tenendolo in bocca disse “Affrontami!”

Il coniglio la guardò stralunato e ignorandola cominciò a incamminarsi.

“Aspetta!” disse Robin “Non so se mi hai riconosciuta, ma io sono la regina di cuori!”

“Oh sua maestà, mi perdoni. Sono a sua disposizione!” disse Zoro, inchinandosi.

Tutti risero  a veder il loro compagno inchinato a riverire Robin.

Bianconiglio, sei invitato alla cerimonia per eleggere il miglior spadaccino del mondo di tutti i tempi. Qualcuno anche più forte di Mihawk!” disse Robin continuando a interpretare il suo ruolo da regina. Il coniglio bianco a quelle parole sussultò.

“Io regina di cuori eleggo te, Nami, migliore spadaccina del mondo e…” la donna non riuscì a concludere la frase che Zoro urlò “Ma siamo impazziti come può Nami essere la migliore…spadaccina…del mondo!” disse, cominciando a trovare strano quanto stesse dicendo, in quando la sua compagna non sapeva nemmeno impugnare una spada. “Che diavolo è successo?” disse tornando in sé.

“Evviva!” urlarono Chopper e Usopp abbracciandosi.

“Il coniglio è tornato tra noi!”  disse Usopp divertito, ma dovette ingoiare la propria saliva quando uno sguardo glaciale da parte dello spadaccino, lo fulminò.

“Vuoi vedere cosa ti accadrà la prossima volta che mi chiamerai coniglio?” disse minaccioso.

Usopp sudando freddo, scosse la testa “Ehm…continuiamo il nostro giro? Abbiamo ancora quattro nakama da far tornare in sé e i rintocchi sono arrivati a cinque!” disse il cecchino cominciando a correre, per mettersi a una distanza di sicurezza dallo spadaccino.

 

 

 

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Capitolo 40
*** Il recupero dei nakama (seconda parte) ***


Capitolo 40: Il recupero dei nakama (seconda parte)

 

I membri della ciurma di cappello di paglia che avevano ritrovato sé stessi, ripercorsero la strada al contrario per raggiungere due dei loro compagni: Rufy e Sanji.

Nami era parecchio preoccupata per il capitano. Egli aveva espresso apertamente la sua poca considerazione del cappello di paglia, strumento su cui la ragazza avrebbe puntato per farlo rinvenire, ma se con le spoglie del cappellaio matto, quel famigerato cappello, conosciuto in tutto il modo e grande dono fattogli da Shanks il rosso, assumeva l’importanza di qualsiasi altro cappello, la cosa diventava seria.

Avrebbe potuto tirare in ballo Ace in qualche modo. Si, Rufy probabilmente sarebbe tornato in sé, ma avrebbe nuovamente tirato fuori quella parte del suo passato che gli era impossibile dimenticare e che ancora lo faceva soffrire molto.

E l’ultima cosa che la navigatrice voleva era vederlo di nuovo triste.

Ella parlò con gli altri nakama della situazione e delle sue paure e tutti si fecero silenziosi cercando di trovare una soluzione alternativa.

“Credo di aver avuto un’idea!” disse Zoro.

Tutti si girarono verso di lui in attesa che parlasse.

“Andiamo, possibile che non ci arriviate da soli. A cosa tiene di più Rufy?”

“Al suo capello!” disse Usopp.

“Alla carne?”disse Chopper spaesato dopo che il cecchino gli aveva rubato la risposta migliore.

“A Nami!”disse Robin guardando Nami di sottecchi, facendola  arrossire.

“Ecco come riusciremo a svegliare Rufy!” disse Zoro.

La ragazza dovette intervenire ricordandogli che Rufy, la prima volta che si erano incontrati in quella ridicola isola, non riuscì a riconoscerla e che gli fu del tutto indifferente.

“Sarà indifferente anche quando tenterò di ucciderti?” disse Zoro incamminandosi con gli altri e lasciando la navigatrice indietro sbigottita ad assorbire quanto le labbra dello spadaccino avessero detto.

C-come uccidermi? Z-Zoro, stai scherzando!” disse raggiungendolo.

“Mai stato più serio, senza contare che eliminandoti potrò cancellare il mio debito con te!” disse facendole un ghigno.

“Non è divertente, che intenzioni hai?” gli urlò con voce stridula alquanto preoccupata.

Non le rispose e nemmeno le sue minacce portarono a qualcosa.

Tutti erano tranquilli, ma lei no. Era lei quella che Zoro voleva eliminare e non le interessava se fosse solo una farsa quella che aveva in mente, sbadato com’era il morto poteva scapparci comunque e Nami si considerava troppo giovane e bella per tirare le cuoia a causa di un’assurda isola.

Il rintocco di una campana fece sussultare tutti i presenti.

“Accidenti, è una mia impressione o qui il tempo fra un rintocco e l’altro è sempre più breve!” disse Usopp.

“Credo che la causa sia del tempo…in questo posto scorre in una maniera che non ho ben compreso. Per questo ero sempre in ritardo! Il mio orologio, andava avanti a una velocità spropositata o molto lentamente. Da quello che ho capito, quella che per noi è una mezzora, qui può passare in un quarto d’ora o in un’ora a seconda di dove ci troviamo!” disse Zoro per poi continuare “Bhe anche se con tutte le botte che ho fatto prendere a quell’orologio, può essere che esso abbia cominciato a scorrere come gli girava!”

I ragazzi sospirarono, ma una cosa era strana e la causa non poteva essere nessun ingranaggio mal funzionante di qualche orologio malridotto.

“Ora che ci penso quando ho trovato Franky e Brook sembravano le due o le tre del pomeriggio, mentre dal cappellaio matto, nonostante fossi giunta lì non molto tempo dopo, era il tramonto!” disse la navigatrice non spiegandosi lo strano fenomeno.

“Io credo che lo scorrere del tempo dell’isola sia normale…cioè in una giornata ci sono sempre 24 ore, la cosa che la differenzia dal mondo esterno e che non vi è un reale ciclo del sole. Quindi la ragione può essere una sola!” disse Robin che come sempre era arrivata alla soluzione del problema.

“Che l’isola stia facendo in modo di impedirci di salvare i nostri amici. Ci sta riducendo il tempo a noi a disposizione in modo tale da non darci la possibilità di andarcene!”

“Ma andiamo Robin, come può un’isola ragionare, non ha mica un cervello!” disse Usopp.

“Non ha nemmeno uno stomaco eppure hai rischiato di essere divorato per due anni dall’isola su cui Kuma ti ha spedito!” gli disse la navigatrice, ricordandogli che in quell’assurdo mare, dovevamo lasciare da parte la ragione, perché nulla aveva senso.

“Ehi ragazzi, ho trovato Rufy e Sanji!” disse Chopper che si era allontanato quando sentì un odore familiare.

Erano ancora tutti e due seduti a quel tavolo lungo, a prendere il te. Di tanto in tanto si alzavano e cambiavano postazione oppure cominciavano a lanciare stoviglie in aria per poi scoppiare a ridere.

“A me non sembrano tanto diversi dal solito…sono sempre due idioti…il cuoco da strapazzo in particolare!” disse Zoro con aria scocciata.

Usopp e Chopper raggiunsero i due compagni e non rifiutarono il loro cortese invito a unirsi a loro.

“Ah Nami, dovresti assaggiare questi biscotti, sono squisiti!” disse Chopper appoggiato dal cecchino.

Una vena pulsante cominciò a crescere sulla tempia dell’interpellata fino ad esplodere, quando con un violento pugno colpì quei due sconsiderati che stavano perdendo quel poco tempo prezioso che avevamo.

Ed ecco un altro rintocco.

Ne mancavano solo più tre e per i  mugiwara sarebbe stata la fine.

Nami si avvicinò a Rufy e di nuovo lo supplicò di ricordare, ma esattamente come la volta scorsa le offrì del thè non ricordandosi niente.

Ella si trattenne dal colpirlo per la sua stupidità e cercò di convincersi che non era colpa sua, anche se in cuor suo sperava vivamente che quell’isola non lo avesse posseduto a tal punto da cancellare il loro bel rapporto. Se così fosse stato, nemmeno l’idea assurda di Zoro di ucciderla sarebbe servita.

Lo spadaccino non disse niente alla navigatrice, non la preparò nemmeno a quanto avesse in testa. Ella lo sentì pronunciare uno dei suoi soliti attacchi, per poi vederselo venire incontro.

Urlò e chiusi gli occhi, portandosi le braccia davanti al viso cercando in qualche modo di proteggersi, sebbene non sarebbe servito a niente contro un suo fendente.

Passarono diversi secondi, ma non sentì niente. Non credeva che Zoro avesse intenzione di attaccarla con uno dei suoi micidiali colpi, ma mi sentì sollevata quando capì che non aveva sbagliato e che era riuscito a non colpirla, ma mi sentìi mancare quando aprendo gli occhi si ritrovò le tre spade nemmeno a un millimetro di distanza dalla pelle.

Cadde a terra shoccata. Finzione o meno, Zoro si era avvicinato troppo.

Riprese a respirare solo quando sentì l’affermazione di Rufy.

“Non è il caso di ucciderla, ci sono thè e biscotti a sufficienza per tutti!” disse porgendo una tazza enorme di bevanda ambrata al mio compagno.

Rimase sconvolta, non potevo credere che Rufy era rimasto talmente soggiogato da non intervenire in suo aiuto.

Abbassò la testa sconfitta, temendo di non riavere più il suo Rufy.

“Non ha funzionato, ora che facciamo?” chiese Chopper rattristato.

“Non poteva funzionare, Zoro non attaccava col vero intento di uccidere Nami o di farle del male!” disse Robin.

“Ehi, non ero serio quando dicevo che volevo cancellare il mio debito eliminandola!” disse lo spadaccino, alzando un sopracciglio.

“Lo so bene, ma lo shock deve essere reale, non una finzione!” disse Robin “Quando abbiamo risvegliato Usopp, non abbiamo preso un gatto attore che fingesse di mangiarselo, ma se egli non si fosse risvegliato, sarebbe stato sul serio divorato!”

“Grazie tante…ehi aspetta, io ho finto di strozzarmi con quella bacca per svegliare Chopper!”

“E vero, ma lì ha giocato un ruolo fondamentale la mia paura e quella di Nami in quanto credevamo che ti stessi soffocando realmente e essendo Chopper un animale ha avvertito il nostro timore e per lui non poteva essere una finzione!”

“E per quanto riguarda l’elezione di Nami come miglior spadaccino del mondo?” chiese Zoro incrociando le braccia.

Robin sorrise “Io sono la regina di cuore, ogni mia parola e legge e se mi avessi fatto finire il rituale, lei sarebbe stata veramente eletta la miglior spadaccina!”

“Ok, tutto questo è affascinante, ma ora come la mettiamo con Rufy?” disse Nami, ancora a terra a causa delle gambe che tremavano.

Usopp, lancia qualche tua bacca infiammabile verso Nami!”disse Robin.

“Cosa? anche se io parto con l’intento di non farle del male, se quelle bacche la colpiscono, Nami prenderà fuoco!”

Zoropotrebbe mettersi accanto a Nami e intervenire se qualcosa va storto!” disse Chopper.

“No, sarebbe comunque una funzione. Nami deve rischiare sul serio e noi tutti dobbiamo avere fiducia in Rufy!” disse Robin.

“Robin sei impazzita? Rischiamo di ferire seriamente Nami!” disse Chopper allarmato.

“Io non sono d’accordo. Rufy potrebbe non intervenire e…”cominciò, ma venne fermato da uno Zoro arrabbiato che con forza incastrò una sua spada in un tronco d’albero trapassandolo da parte a parte come se fosse un budino.

“Stiamo parlando di Rufy babbei e se c’è una cosa che avreste già dovuto capire e che niente e nessuno riuscirà a soggiogarlo fino in fondo da impedirgli di salvare un suo compagno!” disse adirato Zoro.

Nami abbassò lo sguardo sentendosi in parte tirata in ballo…infondo era stata anche una sua paura, ma il suo compagno aveva ragione. Rufy le avrebbe salvato perché erano amici, compagni, ma soprattutto perché il loro amore era grande e niente avrebbe potuto fermarli.

Si alzò  nuovamente in piedi e prendendo un respiro profondo disse ad Usopp che era pronta.

Lo vide deglutire e con una mano tremante prendere delle bacche dalla sua borsa.

Si apprestò a lanciarle, ma Nami gli urlò di fermarsi.

“Cosa c’è?” disse nervosamente.

Gli indicò Rufy, il quale si era andato a sedere alla tavola e stava tranquillamente bevendo il suo thè dandoci la schiena, se proprio doveva rischiare, che almeno guardasse.

Riuscirono in qualche modo ad attirare la sua attenzione e subito Usopp eseguì il suo compito. Nami aveva gli occhi chiusi, ma poteva sentire l’avvicinarsi della bacche a causa del sibilo che facevano attraversando l’aria ad alta velocità.

Sentì una vampata di calore sfiorarle la pelle, seguita da un urlo.

Riconobbe subito la voce e riaprendo gli occhi vide Rufy rotolarsi a terra, mentre gli altri nakama gli lanciavano a terra della sabbia per spegnere il fuoco.

Rufy!”urlà la ragazza abbracciandolo e quando egli ricambiò la stretta, ella ebbe la garanzia che anche lui era risalito.

“ Che è successo?” si chiese guardandosi intorno spaesato.

“Ti racconteremo dopo, ora dobbiamo salvare San…

Un altro rintocco interruppe la navigatrice, la quale sentì il sangue congelarsi nelle vene.

“Accidenti!” disse Zoro avvicinandosi a Sanji con delle liane. Non ne capii il motivo, ma lo legò e dopo averlo imbavagliato se lo caricò sulle spalle per poi dire “Raggiungiamo Franky e Brook, e dopo penseremo a farli tornare in loro!”

Tutti diedero ragione a Zoro. Avrebbero perso tempo prezioso nel tentativo di risvegliare anche Sanji e per poi  dover correre anche dagli altri loro due  compagni e procedere con il loro risveglio. Corsero, cercando di spiegare la situazione a Rufy che sotto sotto trovava il tutto divertente, nonostante non ci fosse niente di così spassoso.

Raggiunsero Franky e Brook che erano impegnati a giocare con una sorta di teatrino. Non diedero loro nemmeno il tempo di presentarsi che Robin, interpretando nuovamente il ruolo della regina, con tono serio disse “Bene miei sudditi, la vostra regina ha deciso di ristrutturare il suo nuovo castello galleggiante!”

Franky e Brook si inchinarono al suo cospetto, quando le chiesero di quale castello parlasse.

“Oh le mie fedeli carte perlustrando il territorio hanno trovato una costruzione galleggiante da una forma alquanto bizzarra. Aveva un giardino e degli alberi senza foglie, ma con dei tendaggi di poco gusto e aveva sul davanti una testa a forma di girasole. Ho deciso che sarebbe diventata il mio secondo castello e ho bisogno di lavoratori che mi aiutino a ristrutturarla!”

 Franky cominciò a sudare freddo.

“Che tipo di lavori maestà?” chiese Brook

“Prima di tutto voglio modificare quella testa a forma di girasole con una rosa rossa, vorrei eliminare quegli stupidi alberi dal tendaggio con teschi disegnati sopra con alberi veri che abbiano foglie e devo risistemare tutto il suo interno e renderlo più regale, maggiormente raffinata come spetta a una regina bella come me!” disse Robin interpretando perfettamente il suo ruolo, tanto che anche gli altri suoi compagni  le avrebbero dato una mano.

“Eseguite gli ordini, io vado a cercare altri aiutanti!” disse l’archeologa, fermando un coniglio e una rana e chiedendo loro di compiere qualche sorta di lavoro su quella che Franky cominciava a individuare come la Sunny.

“Che intenzioni hai archeologa…la Sunny è perfetta così com’è e guai a chi la tocca!” disse il cyborg tornando a vestire i suoi soliti panni e colpendo Brook alla nuca, fermandolo dal suo intento di eseguire l’ordine impartito dalla regina.

“Ben tornato tra noi!”disse Robin sorridendo a un Franky che confuso si grattava la testa col suo mega dito.

“Ehi ragazzi, guardate quanta roba che c’è qui!” disse Rufy attirando la nostra attenzione a un mucchio di cianfrusaglie che i due avevano raccolto.

“Una chitarra!” disse Rufy cominciando a strimpellare, seguito da Usopp e da Chopper che avevano trovato una tromba e un violino. Tutti e tre per gioco cominciarono a inscenare un concerto, senza avere la minima idea delle conseguenze del loro gesto.

La musica che credevano di suonare era solo un’insieme di note messe insieme senza capo coda e ben lontane dal comporre una melodia.

“Questa musica è una tortura per le mie orecchie!” disse Brook tappandosi i “timpani” “Oh ma io le orecchie non ce le ho yohohohoh!”

La solita risata di Brook tornò a farsi sentire. Anche lui, sebbene in maniera del tutto casuale, era rinsavito e senza farsi attendere troppo, si uni al resto del gruppo suonando la sua solita chitarra elettrica dando un po’più senso a quel tormento.

Un altro rintocco. Era il numero nove e il tempo stringeva.

“Forza abbiamo soltanto più Sanji da risvegliare e poi saremo salvi!”disse Usopp speranzoso, ma Robin bruciò il suo entusiasmo.

“Sbagli Usopp, Sanji non è l’unico da salvare!” disse.

I ragazzi si guardarono confuso. Non mancava nessuno all’appello.

“Robin chi altro dobbiamo salvare?”Chiese Nami curiosa.

Con sguardo serio l’archeologa la guardò negli occhi per poi rispondere “La persona che dobbiamo salvare, sei tu Nami!”

 

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Capitolo 41
*** La fine della fiaba? ***


Capitolo 41: La fine della fiaba?

 

 

“Come sarebbe a dire che io devo essere salvata? Ti stai sbagliando Robin!”  disse Nami confusa “Ora concentriamoci su Sanji per favore!” rispose.

Rufy osservava attentamente l’archeologa. Conosceva bene quello sguardo serio e sicuramente non si trattava di uno scherzo. Le parole di Robin eravano veritiere, sebbene anche lui era convinto che Nami fosse in lei.

“Robin vuoi dire che anche lei è intrappolata nel suo personaggio?” chiese Rufy per capire meglio la situazione. Nonostante le spiegazioni, non aveva chiaro tutto al cento per cento. Aveva compreso che erano stati intrappolati in una sorte di incantesimo dove si erano tutti ritrovati a interpretare i personaggi di una fiaba che mai aveva sentito, ma non era chiaro come fosse successo e il perché era capitato proprio quella storia piuttosto che un’altra, sebbene non avrebbe fatto differenza, in quanto avrebbero rischiato di perdere le loro coscienze per sempre. “Non avevate detto che fra tutti, lei era l’unica ad aver mantenuto la memoria?”

“Infatti è così!” disse Nami incrociando le braccia.

“Si, ma ho appena compreso una cosa che fino ad ora mi era poco chiare, inoltre c’è una cosa che temo e se le mie supposizioni sono esatte, difficilmente riusciremo a salvare sia Nami che Sanji. Il tempo a noi a disposizione è troppo poco, possiamo svegliare solo un nostro compagno, ma…!” disse Robin senza poter concludere la sua spiegazione a causa di Rufy “Ah no, quest’isola non mi metterà nelle condizione di dover scegliere tra due dei miei nakama. Chopper, Usopp, Zoro, Franky,Brook, voi cinque occupatevi di Sanji, io e Robin aiuteremo Nami…anche se non so come!” disse Rufy guardando la donna al suo fianco.

Vide la donna pensierosa cercando di capire il più possibile sulla situazione nel minor tempo possibile.

“Per l’ultima volta, io sono in me, non sono Alice!” disse esasperata Nami.

Nami, avrai certo notato una cosa quando i nostri compagni tornavano in loro!” disse Robin

“Cosa?”chiese la ragazza esasperata

“Tornavano a indossare i propri abiti, mentre tu indossi ancora i panni di Alice!” le fece notare l’archeologa.

“Ma che centra? Anche tu indossi ancora i panni da regina di cuori!” le fece notare la ragazza, che cominciava a preoccuparsi.

“è vero, ma quando anche io ho recuperato la memoria, sono tornata a vestire i miei soliti abiti, ma pensando che, sarebbe potuto tornare utile continuare a interpretare il ruolo da regina, mi sono fatta cucire da i “miei” servitori un altro abito!” disse Robin mettendola al corrente e mostrando ancora una volta, quanto la donna fosse sveglia e quanto fosse importante per quella ciurma, che spesso era riuscita a tirarsi fuori dai guai, grazie alle osservazioni acute della donna e alla sua elevata cultura.

“Non basta farle cambiare abito?” disse Rufy inclinando la testa “Infondo a me sembra la Nami di sempre.

“No, finchè non rinuncia al suo ruolo, lei è imprigionata qui e se…” cominciò Robin che venne nuovamente interrotta da un Chopper con le lacrime agli occhi, il quale disperato mise al corrente il capitano che non riuscivano a far rinvenire Sanji.

“Cosa?” chiese Rufy preoccupato e sorpreso allo stesso tempo. “Avete provato a colpirlo?” chiese.

“è stata la prima cosa che ho pensato di fare Rufy! Ma non è divertente se non comincia a sbraitare come un cretino!” disse Zoro seccato.

“Abbiamo provato anche altri metodi che hanno avuto a che fare con la cucina e gli abbiamo pure detto che l’All Blue non esiste, ma non ha fatto una piega!” disse Usopp.

“Io ho provato a cantargli una canzone yohohohoo…ma niente!” disse Brook afflitto.

“Lo immaginavo!” disse Robin sospirando.

Tutti si girarono verso di lei.

“Ci potrebbe essere una ragione per cui non riusciamo a svegliare Sanji!” disse l’archeologa.

Rufy abbassò la testa comprendendo “Non vuole tornare!”

Robin annuì “Il risveglio dipende anche da noi, se c’è qualcosa che ci blocca o che ci fa soffrire, il risveglio non avviene!”

“Lily!” disse Zoro sospirando.

“Possibile che soffra così tanto per la perdita di Lily, da volersi dimenticare di tutto? Noi compresi?” chiese Chopper rattristato non capendo.

A Nami le si strinse il cuore “Lo capisco, anche io al suo posto non vorrei tornare! Quando io e Rufy abbiamo litigato, volevo abbandonare la ciurma per smettere di soffrire, e indipendentemente dai bei momenti trascorsi insieme. Era un dolore troppo forte da sopportare, volevo solo che finisse!” disse Nami “Quindi se fossimo giunti su quest’isola in quel periodo, avrei voluto rimanere Alice per sempre, senza mai più risvegliarmi!”

Tutti erano ammutoliti da quelle parole, tutti tranne Rufy che avrebbe voluto dire la sua. Quel commento da parte di Nami e quei pensieri da parte di Sanji gli davano tremendamente fastidio, tanto che se ne uscì con un “Tsè” seccato.

Quell’uscita da parte del capitano non passò inosservato e tutti lo osservarono confusi, soprattutto quando lo videro alquanto arrabbiato, intento a nascondere il suo sguardo al di sotto dell’ombra del cappello.

“Cos’hai Rufy?” chiese Usopp stranito.

Rufy lo ignorò e guardando con uno sguardo serio chiese “Robin, tu conosci un modo per andarcene da qui tutti quanti sani e salvi?”

Robin annuì “Come ho provato più volte a dirvi, la colpa di quanto è successo è di Nami!”

“Mia? Cosa centro io?” chiese l’interpellata sorpresa.

“Mi spiego meglio. Da quanto sono riuscita a capire dal messaggio lasciato da Gol D. Roger sulla pietra del poignè griffe, l’isola non sceglie una fiaba a caso, ma scruta nei cuori di una persona che ha messo piede sulla sua terra, per architettare il suo piano di impossessarsi delle coscienze di coloro che capitano qui e dato che la protagonista della fiaba è interpretato da Nami, è lei che l’isola ha scelto. Tu Nami devi avere un legame particolare con la fiaba di “Alice nel paese delle meraviglie” e se riesci a liberarti da questo legame, tornerai te stessa e probabilmente anche Sanji. Libera colei che ha  involontariamente causato il pasticcio, liberi anche i suoi compagni. Per questo volevo proporvi di liberare Nami. È l’unico modo per aiutare Sanji!”

“Quindi tutte le nostre messe in scena per risvegliare ognuno di noi, potevano essere evitate!” disse Zoro seccato “Abbiamo solo perso tempo e ora quel damerino da strapazzo rischia di rimanere una lepre per sempre!”

Robin abbassò lo sguardo “Vi chiedo scusa ragazzi, il messaggio di Gol D. Roger non era molto preciso. Lo shock probabilmente è l’ultima carta a cui si ricorre nel caso non si riesca a liberare il protagonista. È un metodo per permettere a più gente possibile di andarsene da questo posto nonostante questo comporti l’abbandono di altri compagni. La soluzione che il re dei pirati ha lasciato era alquanto enigmatica e solo ora sono riuscita a riunire i pezzi!”

“Ah non prendertela sorella, se non fosse per te, staremmo ancora tutti a fare gli idioti!” disse Franky “Allora, come liberiamo la navigatrice.

Nami che legame c’è tra te e Alice?” chiese Chopper curioso, mentre Zoro tirava le orecchie da lepre a Sanji, che di tanto in tanto cercava di scappare via, provando anche a lanciargli addosso tazze di thè, che tirava fuori dal nulla.

“Che ne so, è una fiaba, che legame può esserci?” chiese la ragazza.

“prova a dirci da chi l’hai sentita?” disse Zoro.

Nami abbassò lo sguardo “Da Bellmere…la raccontava spesso a me e mia sorella quando eravamo bambine!”

“Quindi è una storia a cui sei affezionata!” disse Chopper.

Usopp si rattristì “Ma non si può rompere questo legame tra lei e la fiaba se essa è legata a un bel ricordo, ne me la sento di chiederglielo. Anche mia madre mi raccontava le storie da bambino e sono alcuni dei momenti più belli trascorsi con lei!”

“No, non è un bel ricordo. Io odio questa fiaba. La odio con tutta me stessa!” disse Nami stringendo i pugni. “Questa storia mi ha tormentato per anni dopo la morte di Bellmere. Odiavo Alice perché lei per scappare dal suo mondo, le era bastato cadere in una buca per ritrovarsi in un mondo assurdo, ma che le ha permesso di vivere meravigliose avventure. Io invece per quanti sforzi facevo, non avevo via di uscita dalla mia vita. Anche io avrei voluto trovare un coniglio bianco che mi portasse in un mondo dove non ci fosse Arlong che mi costringesse a servirlo e che mi picchiava se non facevo quello che mi ordinava. Anche io sognavo di vivere avventure fantastiche, che mi facessero dimenticare le mie paure, la mia condizione di schiava e quella del mio villaggio. Io volevo essere Alice, ma non era possibile!” disse la ragazza cominciando a piangere ricordando le notte perse a pensare a quella fiaba che tanto avrebbe voluto vivere per scappare alla sua realtà che le portava solo dolore. Voleva trovare una buca che le permettesse di nascondersi e avere degli amici, sebbene matti da legare, con cui dividere le sue avventure.

Nami continuò a stringere i pugni più violentemente fino a farsi male, finchè non allentò la presa quando inaspettatamente si ritrovò stretta dalle forti braccia di Rufy.

“Hai sognato per anni di vivere quella storia, senza accorgerti che essa è diventata realtà…la tua realtà. Sei uscita da quella tua condizione di schiava e sei entrata in un mondo pieno di avventure e di cose assurde e hai anche trovato dei compagni, degli amici con non tutte le rotelle a posto!”

Nami lo guardò.

“Guardati intorno Nami, il grande blu e il nuovo mondo corrispondono al mondo di Alice. Il cappellaio matto, il coniglio bianco e tutti gli altri personaggi di cui non ricordo il nome siamo noi e a mio parere, anche se non conosco la storia di Alice, la tua vita è molto più avventurosa della sua, tanto che ci verrebbe fuori una nuova fiaba! Ormai sei libera Nami!”

Disse Rufy accarezzandole il volto.

La navigatrice lo guardò con occhi sbigottiti. Rufy aveva perfettamente ragione, ora lei stava vivendo la sua fiaba personale e lo sapeva, lo aveva sempre saputo, ma quell’isola aveva puntato sulle debolezze di quando era bambina, facendole riaffiorare, per soggiogarla e per farle tornare a desiderare ciò che in realtà aveva già.

“Hai ragione Rufy!” disse Nami in un sussurro chiudendo gli occhi e tornando a indossare i suoi solito abiti.

I mugiwara saltarono di gioia al ritorno della navigatrice, ma la gioia durò poco quando sentirono l’ultimo rintocco.

“Oh no, Sanji!” urlò Nami preoccupata di non essersi ritrasformata in tempo per permettere il risveglio al suo compagno.

Si girò verso Zoro e rimase sbigottita nel vedere lo spadaccino con le braccia conserte e l’aria incavolata, con un bernoccolo enorme che pulsava sulla sua testa e Sanji, che aveva riassunto le sue sembianze normali, tramortito a terra.

Sanji!” gridò Chopper correndogli incontro per assicurarsi delle condizioni del compagno.

“Tranquillo, quel babbeo sta bene. Ha solo avuto quello che si meritava!” disse Zoro che dopo essere stato colpito dalla lepre marzolina da una caraffa di thè, aveva ripagato il suo compagno con la stessa moneta.

 

I ragazzi decisero di abbandonare immediatamente l’isola per evitare che qualcun altro, potesse dar vita a un’altra fiaba, ma una sorpresa li attendeva sulla loro amata nave.

“Ma che diavolo…” disse Franky allargando la bocca a dismisura shoccato dalla visione che gli si presentò davanti.

La Sunny che si presentava loro davanti era completamente diversa dal soluto. La polena era stata decorata con dei pannelli, rossi sistemati in modo tale da ricordare una rosa, le vele erano state sostituite con dei tendaggi color rosso e bianco tutti decorati e con diversi pizzi qua e là. L’agrumeto di Nami era stato sradicato, per fare posto a dei roseti e  il ponte era percorso da strani essere, tra cui molte carte da gioco, che erano indaffarati a trasportare una mobilia di pessimo gusto che sarebbe andata a sostituire tutto l’arredamento della nave.

Tutti erano increduli a quanto stesse avvenendo e soprattutto Franky e Rufy erano pronti avventarsi contro quegli esseri, per fargli pagare quanto avevano osato fare allo loro nave.

Robin, utilizzando il suo potere, li fermò. Essa si sentiva responsabile di quanto accaduto, in quanto quello che stava succedendo era dovuto a un suo ordine impartito poco prima per risvegliare Franky. Non credeva però di poter causare tanti danni e solo allora si rese davvero conto di quanto potere esercitava la regina di cuori nel paese delle meraviglie. Non ci mise molto a mandar via tutte quelle creature con un semplice ordine, ma la Sunny rimase con quelle decorazioni troppo femminili per una nave composta quasi totalmente da uomini.

 

I mugiwara non ebbero nemmeno il tempo di riprendere fiato che dalle acque si cominciò a intravvedere qualcosa emergere dalle profondità.

C-cosa è quella cosa che sta uscendo dall’acqua?” chiese Chopper spaventato saltando in braccio a Usopp, mentre la Sunny prendeva il largo a causa delle onde mosse da quella massa non identificata che stava emergendo.

S-sembra che stia sorgendo un’altra isola!” disse Usopp con le gambe che lo tremavano, ma queste si paralizzarono completamente quando un occhio rosso, dal diametro di almeno  sei metri, si spalancò.

è…è Lovvon! Ciao Lovvon, amico mio!” disse Brook felice e saltando sul corrimano per avvicinarsi all’animale.

Lovvon, sono io Brook!Yohohoho non  mi riconosci?” chiese lo scheletro, prima che le onde sonore prodotte dal verso di quell’essere, lo fecessero cadere a terra.

Yohohoho è felice di vedermi!” disse lo scheletro mentre si sistemava il teschio che si era storto nella caduta.

Le fauci dell’animale si spalancarono e l’acqua del mare cominciò a essere risucchiata al suo interno, portando con sé anche i mugiwara, impossibilitati alla fuga a casa del tendaggio non adatto a trainare una nave grande quanto la Sunny e senza porre rimedio a quanto stesse succedendo, l’intera ciurma venne inghiottita insieme a  migliaia di pesci che cercavano via di uscita sguazzando dappertutto.

 

 

 

Salve a tutti, questa volta non mi sono fatta attendere troppo.

Ho dovuto correggere il capitolo scorso, in quanto ho notato di averla scritta in prima persona con il pov di Nami, mentre tutta la storia è narrata in terza persona.

Chiedo scusa per la distrazione

Ultimamente ho voglia di scrivere e ne approfitto per aggiornare questa storia che ho tanto a cuore.

Purtroppo ho notato che le recensioni sono diminuite e anche il numero di lettori, spero che non sia per un calo di interesse, perché avrei ancora un sacco di idee in serbo per questa fic che tanto amo e mi dispiacerebbe doverla interrompere o improvvisare un altro finale che la faccia concludere presto senza mettere in atto tutto quello che il mio cervello sta partorendo.

Bhe approfitto di questa ispirazione per scrivere il capitolo successivo. Voi fatemi sapere cosa ne pensate pleeeeease.

Ciao

Neko =^_^=

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Capitolo 42
*** Andando verso il ridicolo ***


Capitolo 42: Andando verso il ridicolo

 

 

 

I mugiwara si ritrovarono rinchiusi dentro a una enorme bocca lunga e stretta e seguendo il percorso dell’acqua, si addentravano sempre di più all’interno dell’enorme animale che li aveva inghiottiti.

Franky si apprestò ad accendere le luci sulla nave, per permettere loro la visione in quell’antro buio, sebbene la visione, come anche l’odore, non fosse dei migliori. Vi erano lische di pesce di ogni genere, piccole e grosse e anche scheletri umani abbandonati tra i ruderi delle navi sulle quali si trovavano al momento del loro inghiottimento.

Brook spalancò a dismisura la bocca incredulo a quello scenario, incapace di credere che l’adorabile balena che si era tanto affezionata alla nave pirata su cui si trovava prima di arruolarsi nella ciurma di cappello di paglia, fosse capace di mangiare esseri umani.

Lovvon!” pronunciò rattristato “Possibile che sia diventato un mangiatore di uomini per la disperazione di averci perso?” Si domandò ad alta voce.

Rufy guardava lo scenario con un’aria confusa e pensierosa, finchè non espresse quello che gli passava per la testa “Uhm…Avevo fatto una promessa con quella balena. Saremmo tornati a trovarla, ma lei in cambio avrebbe dovuto smettere di sbattere la testa sulla roccia per non cancellare il vessillo della nostra bandiera, ma io non ho visto alcun disegno sul suo muso!”

“Si, nemmeno io!” disse Usopp

“Quindi sarebbe questa mostruosa creatura la balena che avete incontrato quando siete entrati nella rotta del grande blu?” chiese Chopper “Pensavo che non fosse cattiva!”

“Infatti non dovrebbe!” disse Nami preoccupata.

“Io non ho conosciuto Loovon, ma credo che non sia la balena di cui avete spesso parlato!” disse Robin.

Brook si girò a guardarla “Cosa te lo fa credere? Io non la vedo da quando era piccolo, ma ci somiglia molto!”

“Quando abbiamo incontrato Loovon era pieno di cicatrice, questa balena non ne aveva nemmeno una. Questo è già un indizio!” Affermò Zoro.

“Io credo sia un capodoglio. Ci sono varie prove che possono testimoniarlo. Prima di tutto la bocca stretta e lunga, la lingua di un colore biancastro, la presenza di denti invece di fenoni e il muso piatto sul davanti e la testa che rappresenta ben un terzo dell’intero corpo!” li mise al corrente Robin.

“Sono d’accordo con Robin, sebbene Loovon non avesse tutte le caratteristiche di una balena. Anche Loovon aveva i denti ad esempio, ma comunque chiunque sia questa creatura non è il nostro amico, quindi direi ufficialmente che ci troviamo nei pasticci!”

“Tanto per cambiare e per di più quel babbeo non si è ancora svegliato!” disse Zoro indicando il povero Sanji che ancora tramortito era appoggiato all’albero maestro con la testa china.

“E di chi sarebbe la colpa?” gli fece notare Nami rimproverandolo con una vena pulsante sulla tempia.

“Ragazzi, vi dispiacerebbe rimandare le discussioni a dopo? Vorrei ricordarvi che stiamo percorrendo l’esofago dell’animale e ci manca poco per giungere allo stomaco!” disse Usopp con voce tremolante. “Ma perché mi trovo in situazioni in cui rischio sempre di essere digerito da qualcosa?”

“Tecnicamente abbiamo tre vie di uscite, quale scegliamo?” chiese Franky incrociando le braccia.

“Anche i capodogli fanno la cacca?” chiese Rufy curioso e non facendosi mancare la sua solita domanda che faceva a chiunque capitava.

“Si, ma eviterei di uscire da quella parte, in quando dovremmo essere prima di tutto digeriti!” disse Chopper deglutendo l’eccessiva saliva che gli si era formata in bocca per la fifa  di un’eventuale tragedia.

“Restano la bocca e lo sfiatatoio!” disse Franky “E in entrambi i casi potremmo usare un coup de Bust per uscire, ma se usciamo dalla bocca, dobbiamo prima di tutto fargliela aprire se non vogliamo sfracellarci contro i denti!”

“Fantastico!” disse con sarcasmo Nami “Qualche altro problema?”

Robin non fece sentire  la mancanza della sua voce “Trattandosi di un capodoglio, è possibile che ci troviamo a mille metri di profondità e che ci staremo per circa un’ora!”

“Sapevo che non mi avresti deluso!” disse la navigatrice portandosi una mano alla fronte.

“Quindi, in poche parole, presto diventeremo compagni di quelle persone ormai ridotte a un mucchio di ossa? Oh ma io sono già un loro compagno yohohohoho!” intervenne Brook.

“Sapete qual è la cosa peggiore? Che non vedo nemmeno un ombra di un tesoro, nonostante ci siano un sacco di navi qui intorno!” disse Nami facendo nuovamente scaturire il suo lato di ladra.

“Ti sembra il momento?” chiese Usopp esasperato per poi dare voce a un suo dubbio “Stavo pensando…e se anche questa bestia, fosse scaturita da una fiaba? D'altronde ci trovavamo ancora sull’isola quando è sbucata fuori!”

“E chi sarebbe quell’imbecille che ha pensato a Pinocchio? Perché è evidente che questa è la balena di quella marionetta di legno che Geppetto avrebbe fatto meglio a usare come legno da ardere, invece di dare la possibilità alla fata turchina di dargli vita e di farci trovare in questo casino!” disse Zoro alquanto seccato.

“Temo di essere io!” disse Usopp andandosi a nascondere dietro Rufy vedendo lo sguardo minaccioso dello spadaccino.

“Spera per te che non mi trasformi nel grillo parlante oppure ti ucciderò lentamente!” disse Zoro, facendo però scoppiare a ridere Rufy “Ragazzi, le vostre storie sembrano tutte spassosissime, Zoro se ti trasformi in un insetto prometto che non ti pesto!”

“Ma a me non sembra che si stia ripetendo la stessa cosa che è successa con Nami, insomma io credo di essere ancora me stesso, voi no?” chiese Chopper.

“Hai ragione! Super sono ancora bello e affascinante!” disse Franky assumendo la sua tipica posizione.

Tutto a un tratto la Sunny rallentò e anche la corrente dell’acqua che li spingeva, si quietò lentamente. Attorno a loro lo scenario era alquanto cambiato, non vi erano più scheletri o lische, ma solo un enorme lago di un colore violastro, racchiuso in delle mure rosse viscide e dall’odore nauseabondo.

I ragazzi capirono subito di essere giunti nello stomaco e la loro preoccupazione divenne maggiore, soprattutto quando videro uscire dalla pareti dell’organo un liquido bianco.

“Cos’è quella schifezza?” chiese Usopp sporgendosi dalla nave per vedere quello strano liquido avvicinarsi sempre di più alla loro nave, fino a toccarla e a provocare una sorte di vapore, che lentamente andava a rosicchiare il fondo della nave. Usopp e Chopper si misero a urlare e a correre a destra e sinistra sulla nave dicendo “Sono succhi gastrici, moriremo, moriremo tutti!”

A causa di tutto quel baccano, Sanji si destò e guardandosi attorno disse “Che diavolo sta succedendo? Non ditemi che siamo nuovamente dentro Loovon!”

Sanji, ti sei svegliato, aiuuuuutooooo!” gridò Usopp abbracciandolo.

Il cuoco venne aggiornato sulla situazione e accendendosi una sigaretta disse “Uhm, interessante, voi vedete uno stomaco che vuole digerirci, io vedo solo un sacco di carne da abbrustolire!”

“Carne!” disse Rufy con l’acquolina in bocca.

Nami esasperata picchio il povero Rufy, poi chiese al cyborg se vi era un modo per evitare che la Sunny venisse sciolta. Franky sorrise divertito. I ragazzi lo videro andare sotto coperta, senza un motivo apparente, quando improvvisamente videro una bolla a loro familiare gonfiarsi e andare a posizionarsi al di sotto delle nave, alzandola e non facendola più appoggiare sul liquido mortale prodotto dal capodoglio.

“Siamo sicuri che quella cosa resisterà?” chiese Chopper.

“Ha resistito alla pressione degli abissi permettendoci di arrivare all’isola dei pesci, i succhi gastrici di sta bestia non sono niente a confronto!”disse Franky cercando si rassicurare il dottore, nonostante un capodoglio mangiasse anche pesci come il calamaro gigante, che aveva una pelle resistente da sopportare le pressioni marine e il suo stomaco doveva essere in grado sciogliere anche quella dura corazza.

“Ma giusto per evitare sorprese direi di uscire di qui al più presto!” disse infine il cyborg.

“Voi non andrete da nessuna parte!”

Una voce profonda e roca si udì e l’eco provocato dal luogo, ingigantì il suono facendo accapponare la pelle ai poveri Usopp e Chopper.

C-cosa è stato?” chiese il piccolo dottore guardandosi a destra e manca non notando nessuno a causa della scarsa il luminosità.

“Ci deve essere qualcosa laggiù, mi sembra di vedere qualcosa muoversi!” disse Rufy aguzzando la vista, ma presto la sua visione fu aiutata dall’accensione delle luci del veliero di fronte a loro.

“Bene, bene, bene! Cosa abbiamo qui?” chiese un omone gigante in piedi sulla polena della sua nave a forma di calamaro gigante, i cui tentacoli rappresentavano dei remi per spingere la nave in assenza di vento.

Esso era alto almeno due metri e mezzo, aveva una barba lunga quasi fino ai piedi di un colore rosso acceso, e i capelli lunghi legati in una grossa treccia. I suoi abiti erano scuri e sudici, ricoperti, sui punti più consumati, da delle toppe cucine alla bene in meglio e degli stivali uno diverso dall’altro, con la suola che accennava a staccarsi. Aveva le mani  ricoperte di anelli e le sue braccia pelose erano avvolte da bracciali con diamanti preziosi. Guardando più attentamente Nami potè scorgere verso la poppa, una montagna di gioielli e ninnoli preziosi.

A quella vista alla ragazza le si illuminarono gli occhi e si ripromise che non sarebbe uscita da quel luogo senza essersi impossessata di qualche prezioso gioiello.

“Ci sono cinque uomini, due donne, uno scheletro parlante e un procione, signore!” disse una vocina squillante proveniente  da un esserino posizionato sul corrimano della nave, vicino alla navigatrice, la quale vedendolo si mise a urlare.

“Che schifo, odio gli insetti!” disse la ragazza.

Usopp invece lo prese in mano e osservandolo disse “è un grillo…vestito anche alquanto bene e con un ombrellino da cocktail!”

L’animaletto non gradendo di essere preso in braccio come un cane, piantò sulla mano del povero cecchino il suo ombrello che fungeva da arma di difesa.

“Ahia, amo gli insetti,  ma potrei fare un eccezione e schiacciarti!” lo minaccio Usopp.

“Io sono il grillo parlante e sono la coscienza di Pinocchio, quindi portami rispetto!” gridò il piccolo insetto verdognolo, con un’aria imbronciata.

“Ora capisco!” disse Robin “Siamo finiti nella storia di Pinocchio, ma non siamo noi i creatori!”

“Ma questo è un incubo! Rufy ricordami di non raccontare mai le fiabe a Umi e Ace!” disse Nami scocciata, mentre Rufy divertito disse “Che bisogno c’è di raccontargli delle favole, quando possiamo raccontargli le nostre avventure!”

“Ehm...vi dispiacerebbe pensare alla vostra allegra famigliola più tardi!” chiese Zoro.

Fa-mi-glio-la!” disse Sanji,  rannicchiandosi in un angolo a tracciare cerchi a terra.

“Siete una ciurma alquanto strana!” disse l’omone scoppiando a ridere “Mi farebbe piacere see vi uniste a me!”

“Scordatelo!” urlò subito Rufy “Io diventerò il re dei pirati e non ho alcuna intenzione di essere comandato da qualcuno, specialmente da un uomo brutto e peloso come te!” disse il ragazzo prendendolo in giro.

“Oh come volete, ma siete nel mio territorio e le vostre uniche scelte sono, unirvi a me o morire!”

“Bene, io mi unisco a voi!” disse Usopp, che venne successivamente colpito da Nami “Idiota!”

“Non c’è un’opzione di riserva?” chiese Brook “Io non ho molta scelta dato che sono già morto, yohohohoho!”

“Basta, io ci rinuncio!” disse Nami esasperata.

“E dai Nami, è divertente!” disse Rufy, il quale venne preso per una guancia e tirato a dismisura “No, non lo è e se ancora non lo hai capito, siamo in un mare di guai. Quindi  muoviti a distruggere quel tipo e andiamocene da qui!” urlò la ragazza facendosi sentire in tutto il mondo.

Ohoh e voi vorreste battermi? Se non lo avete capito, io sono Mangia fuoco, il mio stomaco è fatto di fiamme e posso sputare l’elemento dalla bocca e farlo uscire dalle mani. Io sono fatto di fuoco…anzi mi correggo, io sono fuoco!” disse l’omone per poi scoppiare a ridere.

I ragazzi erano un po’ scettici sulle parole del nemico. Ace era morto da due anni, quindi un nuovo frutto del diavolo foco foco poteva essere stato mangiato, ma qualcosa non tornava.

“Da quanti anni siete rinchiusi qui dentro?” chiese Rufy.

“Da cinque anni!” rispose il grillo “è una vita dura!”

Rufy sogghignò capendo che quello che stava mettendo in scena mangiafuoco era tutta una farsa.

Il capitano saltò sulla polena e indicando l’omone che gli si parava dananti a qualche metro di distanza disse “Ehi tu, ora noi ce ne andiamo e tu non potrai fermarci!” gli urlò.

Il nemico si mise a ridere e chiamando la sua ciurma sul ponte disse loro di eseguire il piano. Una moltitudine di asinelli che camminavano sulle zampe posteriori, trasportavano varie assi di legno, che gettarono a caso nell’acqua.

“E noi dovremmo batterci con degli asini! Amico, stai scherzando spero!”” chiese Franky sconvolto.

“Potrei farli stufati!” disse Sanji accendendosi l’ennesima sigaretta.

Successivamente un lungo ponte di corde ben intrecciate tra loro, con degli uncini ai due capi, venne lanciata in direzione della Sunny, in modo tale che una volta agganciata, consentisse alla ciurma avversaria di assalire il nemico.

“Andate miei asinelli e uccideteli se è necessario, tranne le due ragazze!” disse infine lanciando dei bacini a Nami e Robin.

“Mi chiedo perché siamo sempre noi donne a essere risparmiate!” disse Robin, sebbene la risposta la conoscesse.

“Io vorrei tanto essere un maschio al momento!” disse Nami con le lacrime agli occhi e disgustata dall’uomo.

“Se quel tipo era guy non avresti risolto il problema cambiando sesso!” disse Robin divertita, mentre con il suo potere aiutava i suoi compagni a fermare la mandria di asinelli che li attaccavano.

Zoro non potè credere ai suoi occhi quando si ritrovò faccia a faccia con un asino, che indossava una fascia nera in vita, una t-shirt bianca e dei ciuffetti verdi che gli uscivano da una bandana nera in testa e che dagli zoccoli faceva uscire delle lame lunghe quasi quanto le sue spade.

“Cos’è il tuo? Un pessimo modo di imitarmi?” chiese alquanto indignato.

 

Chopper prese le sembianze di una renna normale e non fece troppa fatica a sbarazzarsi degli avversari grazie alle sue corna che gli garantivano una presa salda sul nemico.

 

Sanji decide che per una volta poteva cambiare stile di combattimento e usare i suoi coltelli da cucina per sconfiggere il nemico e nello stesso tempo, riempire la dispensa che cominciava a scarseggiare di alimenti di prima necessità.

 

Nami con il suo bastone  pigliava a martellate i ciuchini, ma l’impresa divenne più ardua quando si ritrovò uno di questi animali, allenato nelle arti marziali e quindi abile nel schivare i suoi colpi.

 

Brook li aveva messi a nanna con una canzone, tranne uno che sembrava non riuscire ad addormentarsi. “Problemi a dormire? Conta gli asinelli, magari funziona! yohohoho

 

Usopp era inseguito da un paio di asinelli inferociti e il povero ragazzo, non avendo tempo di ricorrere alle sue armi, si vide costretto a  scappare e a fare la cavallina, quando si ritrovava altri asini davanti a sé.

Ma presto si stancò di questa situazione e riuscendo ad afferrare delle bacche ricche di peperoncino, le lanciò all’indietro, facendo sì che gli animali impazzissero per il troppo stranutire e per il bruciore agli occhi.

 

Franky invece se ne stava immobile ad aspettare che tutti gli asini che provavano a colpirlo, rimanessero tramortiti a causa delle botte in testa prese colpendo il suo corpo fatto di acciaio.

 

“Qui si sta sconfinando nel ridicolo!” disse Nami  sconvolta guardando cosa stesse succedendo intorno a lei.

Si ritrovo a supplicare mentalmente Rufy di fare in fretta a sconfiggere il nemico. I suoi nervi non riuscivano più a sopportare quella situazione. Preferiva quando si trovavano di fronte alla marina, almeno in quel contesto la battaglia aveva un senso.

Rufy era ancora in piedi sulla polena della Sunny e con aria seria fissava il suo avversario, il quale nella medesima posizione, fissava il ragazzo sulla polena della sua nave.

Nessuno dei due mosse un muscolo per molto tempo, tanto che rischiarono di addormentarsi e cadere nei succhi gastrici tutti e due.

“Io direi di iniziare!” disse Rufy sbadigliando.

“Non potevo essere più d’accordo!” disse Mangiafuoco saltando su di un asse di legno, lanciata precedentemente sul liquido dalla sua ciurma.

Rufy lo imitò sebbene lottare in quelle condizioni non era molto sicuro. Bastava un minimo sbaglio e per loro sarebbe finita.

“Facciamo che perde il primo che cade dalla tavola di legno?” disse Mangiafuoco sicuro di sé. Aveva fatto quel “gioco” migliaia di volte con i poveri mal capitati che venivano divorati dal capodoglio e aveva sempre vinto e la ciurma che rimaneva senza capitano, era costratta a unirsi a lui, passando l’intero resto della vita con le sembianze di un asinello.

Rufy fu eccitato dalla sfida e con sguardo determinato, diede il via alle danze provando a colpire l’uomo con un pugno.

Ohoh, vedo che anche tu hai un potere speciale! Cosa sei? In uomo fatto di lattice?”

“Lattice? Che cos’è? È buono?” chiese Rufy facendo la figura dell’idiota.

“Credo che questa lotta durerà molto poco! Fuoco!” urlò Mangiafuoco sorprendendo Rufy, il quale credeva che la storia di essere in grado di manipolare il fuoco fosse una farsa. Il nemico cominciò a sparare l’elemento in qualsiasi direzione, costringendo Rufy a saltare da un’asse all’altra senza tregua, rischiando di perdere il suo amato cappello. Non ci pensò due volte e allungando un braccio, mise il suo cappello in testa di Nami, la quale venne presa alla sprovvista, come anche il capitano, il quale dovendosi distrarre un attimo per mettere al sicuro il suo tesoro, non si rese conto di una lingua di fuoco che stava per travolgerlo.

Il nome di Rufy riecheggiò nell’intero stomaco, pronunciato dai suoi compagni, i quali sconfitti gli asini, si erano messi a guardare il combattimento, temendo per la sua incolumità.

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Capitolo 43
*** lasciandosi alle spalle una fiabesca avventura ***


Capitolo 43:  lasciandosi alle spalle una fiabesca avventura

 

 

 

I mugiwara facendo il tifo per il loro capitano, assistevano allo scontro dal ponte della nave.

Rufy si trovava in una posizione alquanto scomoda. Doveva fronteggiare un personaggio di una fiaba che sputava fuoco, rimanendo in equilibrio su delle assi di legno che lentamente venivano logorate dai succhi gastrici del capodoglio.

Il ragazzo di gomma dopo aver messo al sicuro il suo amato cappello, era riuscito a schivare la fiamma diretta verso di lui per un pelo, piegandosi all’indietro in una posizione tale, da spezzare la spina dorsale a un comune essere umano, ma questa sua mossa comportò a uno squilibrio del peso e solo allungando il braccio verso l’albero maestro della nave avversaria, che esso riuscì a evitare di fare un brutta fine.

Ritirò il braccio prendendo a volare sulle teste dei suoi compagni e del nemico, fino a rimettere piede su una delle tante tavole di legno.

Nonostante la sua agilità, Rufy non riusciva a sferrare i suoi attacchi, sia a causa del nemico che non gli concedeva tregua, sia per l’eventualità di ferire i suoi nakama. Infatti, se avesse usato uno dei suoi colpi a una potenza troppo elevata, avrebbe potuto provocare qualche schizzo o onde anomale in quel lago dalle acque mortali e nuocere ai suoi compagni. Doveva fare attenzione e pensare a un piano per tirarsi fuori dai guai senza nuocere a nessuno, nemico compreso.

“Le cose non si stanno mettendo bene!” disse Chopper osservando il suo capitano saltare qua e là senza riprendere mai fiato.

“Mi domando fino a quando il capitano potrà resistere, ammesso che quelle assi di legno durino più di lui!” disse invece l’archeologa, preoccupata per la fragilità del sostegno sotto i piedi di Rufy.

“Forza Rufy, dimostragli di che pasta sei fatto!” lo incitò Nami, preoccupata anch’essa per le sorti del suo amato.

Zoro, esattamente come gli altri, osservava la scena cercando di individuare ogni minimo dettaglio “Mi sembra molto strano che quel tipo non abbia mai bisogno di riprendere fiato per sparare fiamme. Anche i possessori del frutto del diavolo di tipo rogia necessitano di pause ogni tanto. Non può avere una carica inesauribile!”

Franky aveva avuto lo stesso pensiero dello spadaccino e di fatto, grazie alla sua conoscenza di robot, notò un particolare che agli altri, Rufy compreso, era sfuggito.

“Ha dei meccanismi nascosti sotto le maniche che producono fiamme. Probabilmente ne avrà situato uno vicino alla bocca, dandoci l’impressione che sia lui a produrre il fuoco!” spiegò il cyborg.

“Questo non spiega comunque perché non abbia bisogno di ricaricarsi. Anche avendo nascosto da qualche parte qualche bomboletta di gas, a quest’ora si sarebbe già esaurita!” disse Usopp.

“Ragazzi, cos’è quel luccichio dietro Mangiafuoco che si intravede quando la luce è maggiore?” chiese Chopper curioso.

Yohohoho, cosa vedono i miei occhi, sembra essere un cavo!” disse Brook.

“Ma certo. A causa della poca luce quel cavo è difficilmente individuabile, soprattutto da chi è costantemente impegnato a schivare i colpi!” disse Sanji, per poi saltare sul corrimano e dire “So io cosa fare!” disse il cuoco pronto ad aiutare il suo capitano, ma la voce di Nami lo costrinse a fermarsi.

“Vengo anche io! voglio essere d’aiuto a Rufy!” disse la navigatrice con un sorriso furbetto.

“Sicura che lo vuoi aiutare? Non è che la tua è solo una scusa per raccogliere qualche gioiello?” chiese Usopp  indicando il sacco di yuta che la ragazza teneva in mano, rendendo il suo desiderio di voler aiutare alquanto sospetta.

La risposta non si fece attendere. Nami si girò a guardare i suoi compagni, mostrando loro che il simbolo del berry era andato a sostituire i suoi occhi.

Sanji la prese in braccio e cominciando a prendere a calci l’aria, spiccò il volo fino a giungere sul ponte del calamaro gigante. I due ragazzi si separarono e il cuoco, seguendo il cavo, giunse sotto coperta davanti a una porta.

L’aprì con un calcio, rimanendo sorpreso a quanto vide una volta entrato nella stanza. Vi erano due specie di cyclette sulle quali un gatto e una volpe pedalavano alternandosi e alimentando i congegni del loro capitano.


“Fuoco!” urlò per l’ennesima volta Mangiafuoco, il quale rimase confuso quando nemmeno una piccola fiammella si fece vedere.

“Che diavolo stanno facendo quegli incapaci?” si domandò l’uomo piuttosto arrabbiato.

“Cercavi loro due?”Gridò Sanji dal veliero nemico, mostrando il gatto e la volpe a Mangiafuoco che sentì un’ira crescergli dentro.

“Come hai osato? Tu piccolo scarafaggio!” sbraitò l’uomo, non accorgendosi di una presenza alle sue spalle.

Rufy, aveva infatti approfittato dell’attimo di distrazione del cattivo di Pinocchio per raggiungerlo.

Gli picchiettò la spalla per attirare la sua attenzione, ma dovette afferrarlo quando, girandosi e non aspettando di trovarsi il ragazzo di gomma dietro di sé, rischiò di cadere.

“Per me possiamo anche finirla qui!” disse Rufy.

“Ehi, la regola dice che perde chi cade in acqua!” urlò Mangia fuoco stringendo i pugni.

“Ora che non hai più il fuoco a tenermi lontano, saresti tu a perdere. Sicuro di voler rischiare di perdere la vita? Guarda che io non ci guadagno niente, anzi mi dispiacerebbe, in fondo mi sei simpatico zietto!” disse il ragazzo di gomma allungando la mano, nella speranza che esso ricambiasse la stretta in segno di resa e amicizia.

“E va bene, mi arrendo!” disse Mangiafuoco facendo scoppiare urla di gioia sul ponte della Sunny.

Gli assi di legno ormai erano al limite e davano i primi segni di cedimento. Fu grazie a Rufy, che utilizzando i poteri del frutto gum gum, salvò se stesso e Mangiafuoco.

 

I ragazzi non perdettero tempo e domandarono subito all’uomo, che ormai era di casa lì dentro, se aveva qualche idea per uscire da quel luogo.

Mangiafuoco raccontò loro che aveva provato mille volte ad uscire, ma per lui era sempre stato impossibile. Infondo era solo un uomo con al suo servizio degli animali.  Inoltre vi era anche il problema della profondità. Esso spiegò che molto probabilmente si trovassero ancora negli abissi marini e che per loro era impossibile uscire.

Avevano ancora la bolla usata per giungere nell’isola dei uomini pesci e Usopp propose anche di utilizzarla nel caso ce ne fosse stato bisogno, ma i succhi gastrici l’avevano corrosa e avevano reso lo strato delle bolla molto fragile, non sufficientemente resistente all’elevata pressione marina.

“Dobbiamo riuscire a fare riemergere questa creatura prima del tempo, non possiamo resistere ancora a lungo in questo lago!” disse Sanji, sebbene non avesse nessuna idea di come fare.

“Il capodoglio riesce a stare a lungo sott’acqua grazie alla riserva d’aria che ha nei polmoni!” disse Chopper “Quindi se riuscissimo a svuotare questa riserva, l’animale sarebbe costretto a risalire!”

“Potremmo bucargli i polmoni!” disse Zoro semplicemente, non mettendo in calcolo che così avrebbe ucciso l’animale.

“Brutto idiota, se lo elimini, questo coso sprofonderà per sempre negli abissi marini e se non hai ancora capito, brutta testa verde, noi cerchiamo di andare dalla parte opposta!” lo punzecchio Sanji, creando così l’ennesima lite tra di loro.

“Basterebbe prendere a pugni i polmoni per sgonfiarli, ma i nostri pugni sono troppo piccoli e non servirebbero a niente!” disse Mangiafuoco, provocando però dei sorrisi, soprattutto quello di Rufy.

“Questo non è un problema! Ditemi dove sono i polmoni e provvedo io a sgonfiarglieli!” disse il ragazzo cominciando a soffiare l’aria nel pollice della mano destra, facendola ingrandire un po’, prima che Robin lo fermasse.

“Capitano, i polmoni non si trovano nelle vicinanze. Dovremmo risalire per raggiungerli e attuare questo piano!” lo informò l’archeologa “Chopper, tu sai dove sono esattamente i polmoni del capodoglio?”

“Non con precisione, ma come tutti gli esseri viventi dovrebbero trovarsi nei pressi della gabbia toracica!” rispose Chopper.

“Bene, prossima fermata, cassa toracica. Vado a caricare la Sunny per un coup de bust!” disse Franky.

 I ragazzi salutarono Mangia fuoco, il quale aveva denigrato l’offerta di Rufy di unirsi a loro, nonostante non potesse abbandonare quel luogo nemmeno volendolo.

“Chissà che tipo era prima di trasformarsi in un personaggio di una fiaba…e chissà dov’è Pinocchio!” chiese Usopp. Avrebbe voluto vederlo in quanto quella era la sua storia preferita da quando era bambino ed era anche per imitare un po’ la marionetta che egli aveva cominciato a raccontare bugie.

Franky non ci mise molto a preparare la nave e dopo che tutti furono ben aggrappati a qualcosa, egli diede il via alla macchina, che con un forte colpo schizzò via in direzione della bocca. Grazie alla potenza del colpo, non ci volle molto per raggiungere  la cassa toracica.

“Ecco i polmoni!” Gridò Usopp notando due masse piene di aria.

Rufy entrò in azione e facendo ricorso al gigant pistol, cominciò a colpire ripetutamente i polmoni dell’animale. Gli effetti si notarono subito e la nave, rischiò di cadere nuovamente all’indietro quando l’animale, nel tentativo di raggiungere la superficie per riprendere aria, si  mise in posizione verticale. Fu grazie al tempestivo intervento di Franky se essi evitarono una brutta caduta. Egli infatti aveva fatto scattare un meccanismo, che permise a un gancio, fuori uscito dalla bocca della polena, di agganciarsi a una costola del capodoglio.

Passò poco tempo e finalmente tutto tornò orizzontare. La bocca dell’animale si spalancò per permettere maggiore passaggio di aria e fu di quel momento che i mugiwara approfittarono per uscire e allontanarsi sempre più da quel posto assurdo.

“E anche questa avventura è finita. Ci siamo divertiti, vero ragazzi?” chiese Rufy contento, ma egli ricevette solo sguardi che disapprovavano quanto avesse detto.

 

La navigazione procedeva bene e il mare era tranquillo. Vi era giusto quella leggera brezza che permetteva alle vele, prontamente sostituite da Franky che non poteva sopportare lo scempio fatto alla sua amata Sunny, di gonfiansi e spingere la nave.

La sera era ormai calata e la cena era già stata servita e i ragazzi erano in preparazione per andare a dormire, per fare la guardia o chi, come Rufy, ammirava il celo stellato standosene comodamente seduto sulla polena.

Il ragazzo si sentiva rilassato e godeva ogni secondo di quell’attimo di tranquillità.

Rufy!” disse una voce dietro le sue spalle timorosa di disturbarlo.

Nami!” rispose il ragazzo, girandosi ad osservare la sua navigatrice “Non vai a dormire? Sarai stanca!” gli disse premurosamente.

Ella scosse la testa.

“Vuoi stare un po’ con me?” provo a domandarle, sperando in un sì.

“Sulla polena? Ma Rufy non ci stiamo ed è anche pericoloso!” rispose Nami.

“Ma no, affidati a me e vedrai che non ti accadrà niente!” le disse sorridendo e allungandole la mano.

Nami non se lo fece ripetere due volte, si sedette per la prima volta sulla testa della Sunny, davanti a Rufy con lui che la stringeva da dietro, cingendogli la vita.

Rimasero diverso tempo in silenzio, godendosi quel momento, ma presto la domanda che ronzava in testa alla navigatrice prese forma, venendo pronunciata  ad alta voce.

Rufy, perche ti sei arrabbiato quando eravamo su quella strana isola? Chiese curiosa la Nami.

Il capitano la guardò stranito, non ricordando.

Lei invece ricordava bene. Avevano capito il motivo per cui non riuscivano a svegliare Sanji. Era sua la volontà di non tornare, volendo sfuggire al dolore che la separazione con Lily gli provocava. La ragazza riusciva a capirlo bene e non era riuscito a biasimarlo, a differenza di Rufy che a quanto sembrava ne era stato capace.

“Ah dici in quel momento! Bhe la spiegazione è semplice Nami. Scappando o, in quel caso, annullare se stessi, non risolve niente. Tu hai detto che se fossimo capitati su quell’isola al momento del nostro litigio, saresti rimasta volentieri con i panni di Alice…ma cosa avresti ottenuto?” chiese il ragazzo stringendola forte come a non volerla perdere.

“Non avrei sofferto!” rispose la ragazza.

“Ma a quale prezzo? Saresti sparita, non avresti più realizzato il tuo sogno e non saresti più esistita come persona e avresti vissuto la vita di qualcun altro e non la tua. Le sofferenze sono esperienze inevitabili nella vita di una persona e sono queste a formarci e a rafforzarci. Se ci lasciamo scoraggiare dalle difficoltà, che senso a vivere?”

“Non hai torno, ma è comunque difficile!” rispose la ragazza abbassando il capo.

Rufy le accarezzò i capelli e ne annusò l’odore “Lo so, ma tutto passa o almeno si affievolisce. Ci vuole tempo come tutte le cose, ma l’importante è non arrendersi mai!”disse infine Rufy, senza che Nami obiettasse. Ella trovò una certa saggezza in quelle parole, sebbene uscissero da una persona che era abbastanza solito dire scemenze, ma ogni giorno che passava, Nami poteva confermare che Rufy stesse maturando, mantenendo però sempre quel suo lato allegro, a volta idiota, che lo aveva sempre caratterizzato, insieme alla sua grande volontà e generosità. Questi erano tutti i suoi lati che l’avevano fatta innamorare di lui.

Chiuse gli occhi e si appoggiò al petto di lui, facendosi coccolare dal lieve venticello e dal suo caldo abbraccio.

 

 

Ed ecco a voi un altro aggiornamento lampo…contenti?

Bene e anche questa avventura è finita, qualcuno di voi ha in mente cosa attenderà ai nostri eroi nei prossimi capitoli?

Bhe spero di sorprendervi e che vi possa piacere…

Lasciatemi una recensioncina onegai!!!

Alla prossima

Neko =^_^=

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Capitolo 44
*** Personaggi di un manga ***


Capitolo 44: Personaggi di un manga

 

 

I giorni, le settimane i mesi passarono molto in fretta e i mugiwara avevano vissuto tante strepitose avventure nel nuovo mondo. Avventure che avevano rafforzato il loro legame e che aveva fatto sì che il loro nome fosse conosciuto in tutto il mondo. Se prima i pirati di cappello di paglia erano conosciuti in gran parte del globo, ora tutto il pianeta aveva imparato a temere e rispettare quel nome.

Ma nonostante il tempo trascorresse inesorabilmente, sembrava che l’isola di Raftel non volesse farsi raggiungere. I ragazzi non immaginavano minimamente che la tanto famigerata isola, conosciuta da tutti per il suo celare il prezioso tesoro lasciato da God D.Roger, si trovasse in un punto sperduto dell’immenso nuovo mondo e finalmente riuscirono a comprendere come mai solo colui conosciuto come re dei pirati fosse riuscito a giungere così lontano. Per superare tutte le difficoltà, tutte le situazioni estreme a cui sottoponeva il grande mare, ci voleva davvero una gran forza di volontà e soprattutto una grande unione fra i membri di una ciurma. Non erano molti i pirati a corrispondere a questa descrizione e coloro che non superavano le prove che il nuovo mondo sottoponeva loro, erano destinati a dover fare dietro front, quando questi si salvarono dal perire miseramente.

Molti, nonostante le difficoltà superate, a un certo punto gettavano la spugna, non volendo sprecare tutta la vita a cercare un tesoro che avrebbero potuto racimolare depredando altri pirati o navi da crociere. In quel modo sarebbe stato più semplice fare fortuna e soprattutto meno pericoloso, sempre ammesso che il grande tesoro fosse composto da monete e gemme preziose.

I mugiwara invece non si erano ancora arresti. Nessuno di loro aveva ancora realizzato il proprio sogno, ma questo non li aveva demoralizzati, al contrario, li spronava a fare di più, perché già da bambini avevano ben compreso che realizzare il proprio desiderio sarebbe costato loro sangue e sudore.

Si, si erano create spesso incomprensioni fra i membri della ciurma e momenti di debolezza che a volte facevano vedere loro le cose in modo negativo, ma tutto veniva risolto, con l’aiuto reciproco e fiducia tra loro.

Erano sicuri che unendo le forze sarebbero arrivati in capo al mondo, anche a costo di doverci arrivare a nuoto.

Anche la Sunny aveva subito gli effetti del tempo come i mugiwara e la nave non era più la stessa. Aveva subito qualche cambiamento e non solo di arredamento, come la cucina che era stata fornita di attrezzature all’ultimo grido, ma anche la sistemazione delle camere era cambiata. I ragazzi che una volta dormivano nella stessa cabina, si erano divisi, sentendo di tanto in tanto la necessità di trascorrere momenti tranquilli e soprattutto notti senza sentire il russare del compagno o sentirsi piombare addosso il nakama che dormiva sull’amaca di sopra. La nave aveva molte camere a disposizione, quindi un trasferimento non era stato difficile da attuare. Inoltre ognuno dei membri aveva potuto attrezzare le proprie cabine. Zoro aveva collezionato un gran numero di spade, che sceglieva e usava a seconda delle necessità che gli si paravano davanti. Usopp aveva creato nella propria stanza una sorta di orticello che consentiva lui di coltivare le sue speciali armi. Era un po’ complicato farle crescere senza il sole, ma grazie a delle speciali lampade, di sua invenzione e costruite con l’aiuto di Franky, era riuscito a simulare con una luce artificiale, il benessere che le piante traevano dalla calda stella.

Brook aveva a sua disposizione un ambiente che poteva insonorizzare a piacimento, quando sentiva la necessità di strimpellare e creare nuove melodie. Robin aveva occupato la parte di Nami, con altri scaffali che non ci misero molto tempo a riempirsi di libri. Chopper aveva acquistato speciali strumenti per sperimentare nuove medicine e vaccini, sebbene aveva qualche problema nel trovare qualche cavia su cui poterle sperimentare.

Il rapporto tra Rufy e Nami, al di là di qualche periodo di crisi che si risistemava appena qualcuno dei due rischiava di lasciarci la pelle a causa di un pericoloso nemico che faceva passare i loro problemi di coppia in secondo piano, andava a gonfie vele, tanto che decisero di dividere la stanza, con qualche rammarico della navigatrice che si trovava a dover fare i conti con il disordine del capitano.

Insomma tutto procedeva bene e nessun ragazzo avrebbe potuto dire di passarsela male.

 

Sanji come era solito fare ormai da anni, fu il primo a svegliarsi e si recò verso la cucina per preparare la colazione a tutti. Il percorso dalla sua stanza al suo regno l’obbligava a passare per l’acquario della Sunny, dove vi erano diversi divanetti disposti vicino alle vetrate e fu sopra uno di questi che ci trovò Rufy addormentato, con una coperta che lo copriva solo a metà.

Il cuoco alzò gli occhi al cielo. Non era la prima volta che lo trovava dormire lì e la spiegazione era una sola…Nami lo aveva sbattuto fuori dalla loro stanza.

Inizialmente lo svegliava tirandogli l’orecchio, facendogli pagare qualsiasi cosa avesse fatto alla ragazza, ma col tempo aveva desistito, anche perché spesso Nami, permalosa com’era, se la prendeva per delle sciocchezze.

Ormai non soffriva più per la perdita di Lily nonostante la pensasse sovente, ma nonostante quello che aveva patito era contento di aver provato finalmente cosa era l’amore.

Prima di allora si diceva di essere innamorato di qualsiasi donna gli capitava davanti, senza sapere cosa fosse quel sentimento e sebbene continuasse a fare il cascamorto con la maggior parte delle fanciulle che incontrava sulla sua strada, sapeva che non era altro che semplice ossessione per le belle ragazze.

 

Mancavano solo più Zoro, Nami e Chopper in cucina e davvero avrebbero rischiato di rimanere senza colazione se essi  non si fossero affrettati a raggiungere al più presto la ciurma.

In realtà coloro che rischiavano, erano solo lo spadaccino e il dottore in quanto Rufy non sembrava intenzionato a toccare la porzione che spettava a Nami.

“Però non è giusto Rufy, perché non rubi il cibo anche dal piatto della tua bella!” chiese Usopp seccato nel vedere la sua preziosa ciambella finire nelle fauci dell’ingordo capitano.

“Se lo faccio è la volta buona che non torno più a dormire nel mio letto!” disse mettendo un finto broncio.

“A proposito, cosa hai combinato questa volta per farti sbattere sul divano dell’acquario?” chiese Sanji curioso.

“Di nuovo? Amico, ma non è possibile!” disse Franky divertito “Se vuoi costruisco un letto che si apre quando ne hai bisogno!”

Rufy sospirò “Bhe senza farlo apposta ho rovinato uno dei suoi lavori. Stavamo giocando e accidentalmente ho urtato contro la scrivania di Nami e la botticina dell’inchiostro si è rovesciata su un suo disegno!”

Brook lo guardò maliziosamente “Stavate giocando eh? Dì piuttosto che le stavi chiedendo di farti vedere le sue mutandine!”

Brook…sappiamo cosa intendesse dire con giocare, per favore non voglio immaginarmi i dettagli!” disse Usopp storcendo il naso.

“Ora capisco cosa erano quelle urla di ieri sera!” disse Robin intervenendo fra un sorso di caffè e l’altra. Tutti si girarono a guardarla sbigottiti, in quanto lei era l’unica a non ficcare il naso nella privacy degli altri.

Robin si sentì osservata e trattenne una risata intuendo cosa avessero compreso i suoi compagni “Mi riferivo al litigio della navigatrice e del capitano!”tenne a precisare.

 

La porta della cucina si spalancò e una Nami del tutto riposata disse “Buongiorno a tutti, io ho dormito meravigliosamente, voi?” chiese per ripicca contro Rufy.

“Per forza, avevi un letto enorme a disposizione tutto per…ouch!” disse Usopp beccandosi una gomitata da parte di Rufy, che voleva evitare una scenata di Nami nello scoprire per l’ennesima volta che tutti sapevano i fatti loro.

“Salve Nami-swan. La colazione è servita, come vedi Rufy non ha toccato niente!” disse il cuoco, mettendo una piccola parola buona nei confronti del capitano.

Nami guardò di sbieco il capitano che le fece un sorrisino timoroso, ma la ragazza in tutta risposta si girò dall’altra parte.

Nami, sei ancora arrabbiata? Non l’ho fatto apposta. Mi sono scusato mille volte ieri sera!” disse Rufy dispiaciuto.

Nami si girò di scatto verso il ragazzo e gli puntò il dito sul naso dicendo “Senti caro mio, con la tua solita esuberanza, hai rovinato la mappa che mi è costata ore e ore di lavoro. Non basterà non toccare il mio cibo per farti perdonare!” gli rispose con voce grossa.

“Ma sei stata tu a spingermi contro la scrivania e…”cominciò il ragazzo cercando giustificazioni, non tenendo presente che la ragazza, sentendosi incolpare sebbene fosse la verità, se la sarebbe presa ancora di più.

“Ah, ora dai pure la colpa a me!” disse con i denti da squalo.

“Se vuoi te la ridisegno io!” disse Rufy, avrebbe fatto qualsiasi cosa per farsi perdonare.

“Lascia stare. Faresti più danni di quanti tu ne abbia già fatti. Per ora stai solo alla larga dalla nostra stanza finchè non avrò rifatto la mappa  e messa a distanza di sicurezza da un maldestro come te! Intesi?” disse la ragazza con determinazione.

Rufy annuì agitando la testa velocemente.

Il resto della ciurma assistette al battibecco della coppia senza fiatare, per paura di peggiorare la situazione, nel caso avessero appoggiato uno dei due, Rufy soprattutto.

Il capitano dal canto suo rinunciò a farsi perdonare. Doveva solo avere pazienza e presto Nami si sarebbe calmata e l’avrebbe cercato lei stessa.

Decise di alzarsi e uscire sul ponte, quando un giramento di testa lo fece barcollare e lo costrinse ad appoggiarsi al muro della cabina.

Rufy!” lo chiamò Robin, che prontamente, accortasi del mancamento, si alzò per aiutare il capitano.

Nami non fu da meno e in men che non si dica, fu accanto al ragazzo “Rufy, stai male?” chiese allarmata.

Rufy sorrise come se niente fosse accaduto e disse “No, no…non sto male! Credo di essermi semplicemente alzato troppo in fretta!” risposte tranquillamente in quanto tutto era passato.

“Sicuro?” volle accertarsi la ragazza.

Rufy le rubò un bacio per poi risponderle “Vedo che la rabbia ti è passata!”

Nami colta in flagrante, arrossì e voltando lo sguardo rispose “No, direi che è raddoppiata. Mi hai fatto prendere un colpo e per punizione anche sta notte dormirai sul divano!”

Per Rufy fu come ricevere un macigno in testa.

 

“Terra in vista!” un urlò proveniente da Zoro, fece uscire tutti sul ponte. In lontananza, offuscata leggermente dalla nebbia, si poteva intravvedere una striscia di terra.

A quella distanza sembrava apparentemente un’isola normale, ma tutti i mugiwara stavano già fantasticando sulla possibile sorpresa che avrebbero trovato una volta sbarcati. Ormai ne avevano visto di tutti i colori e si domandavano se esistesse ancora qualcosa che li potesse sorprendere.

Ci misero diverse ore prima di poter gettare l’ancora e mettere piede a terra e nel frattempo Sanji si era occupato di premunire ogni suo compagno di un cestino, per fare rifornimento sia di cibo che di acqua, in quanto non potevano rischiare di aspettare l’isola successiva.

La dispensa piangeva e necessitava di rifornimento il più presto possibile.

 “Wow, è solo una mia impressione o questo posto è…strano?” disse Usopp.

“Che ti aspettavi?” disse Zoro.

Bhe non mi aspettavo un’isola normale, ma che almeno sugli alberi crescessero frutti e non…libri!” disse il cecchino, prima che uno di quei libri gli cadesse in testa.

Venne raccolto da Robin incuriosita dallo strano fenomeno e speranzosa di poter arricchire la sua raccolta, ma sgranò gli occhi quando si accorse di cosa realmente si trattasse.

“Questi sono manga!” disse l’archeologa, mostrando il contenuto del volumetto.

“Fai vedere!” disse Nami cominciando a sfogliarlo. “Questo significa che i manga che mi è capitato di leggere ogni tanto, non erano scritti e disegnati da una persona, ma da un albero?” chiese stranita.

“Non ho informazioni a riguardo, ma in genere ogni storia corrisponde a un autore. Non avrebbe senso nascondere la vera provenienza dei manga!” disse Robin confusa e affascinata allo stesso tempo.

“Io vado a dare un’occhiata di qua!” disse Usopp correndo verso nord seguito da Chopper.

Franky, Brook e Sanji si diressero verso est, mentre Robin, Rufy e Zoro andarono a ovest.

Nami era indecisa su dove dirigersi, ma vedendo il cyborg, il musicista e il cuoco molto presi da un volume, decise di andare a dare un’occhiata.

Sanji e Franky avevano un rivolo di sangue che gli usciva dal naso, mentre Brook aveva la mascella spalancata e quando la navigatrice capì il motivo per cui avevano avuto quelle reazioni, li prese a pugni.

“Razza di pervertiti!” disse la ragazza trascinandoli lontano da quella zona a luci rosse e raggiunse il capitano e gli altri due compagni.

“Ehi Nami, guarda!” disse Rufy ridendo a crepapelle “Questo non io!” disse il ragazzo ritrovandosi davanti a una sua copia in miniatura in una postura da combattimento.

“Che cos’è?” chiese Nami incredula.

“Ci sei anche tu!” disse Rufy allungandole una statuetta, dove ella era raffigurata con costume da bagno rosa e degli stivali alti fino al ginocchio di colore marroncino chiaro.

“Ma quando mai mi sono vestita così!” disse la ragazza alquanto alterata e divenne paonazza quando vide altre statuette di grandezza diversa che la rappresentavano in diverse posizioni, sia quando era una ragazzina appena partita per il suo viaggio, sia quando erano ripartiti dopo due anni di separazione. Ce n’erano anche di lei da bambina che teneva un mandarino.

“Ragazzi, non ho parole. Ci siamo tutti!” disse Sanji, prendendo il suo modellino. “Però sono venuto proprio bene, al contrario di quella testa di cactus!”

“Cosa vorresti dire?” chiese con una vena pulsante in testa l’interpellato.

“Che la tua faccia è stata dipinta male…guarda tu stesso, qui sei strabico!” disse Sanji punzecchiando il povero spadaccino.

“Wow! Quanto è carino!” disse Chopper che insieme al cecchino si era unito a loro. “Posso portarmelo via?” disse indicando il suo personaggio con due bastoni ricolmi di zucchero filato.

“Io non credo ci siano problemi, ma mi domando cosa significhi tutto questo!” disse Robin un po’ circospetta.

“Dai Robin, tranquilla. Non mi sembra che ci sia qualcosa di strano!” disse Rufy, che aveva riempito il suo cestino di modellini e altre cianfrusaglie che lo riguardavano che aveva trovato in quella zona.

Guardate…ci sono altri manga!” disse Usopp prendendone uno “Si intitola “One piece…ehi magari questi giornaletti ci diranno dov’è l’isola di Raftel!” disse cominciando a sfogliare il volume. La sua espressione da curiosa, si trasformò in spaventata.

“Che succede amico?” chiese Franky vedendogli le gambe tremare.

“Ma questi…possibile che siamo raffigurati anche in un manga? Che storia è questa? E perché sembra rappresentare tutte le avventure che abbiamo vissuto?” chiese Nami seccata e spaventata allo stesso tempo.

Yohohoho, non ho parole!” disse Brook incapace di formulare qualsiasi forma di battuta.

“Ve lo posso spiegare io!” disse una voce alle loro spalle.

Era una ragazzina sui quindici anni dai capelli lunghi di colore arancione legate in due code alte e due occhi scuri penetranti. Indossava una minigonna di jean con delle calze striate nere a bianche e degli stivaletti neri che arrivavano a metà polpaccio. La pancia era scoperta e la maglietta che sopra indossava era di un verde limone con un teschio sopra. Diversi braccialetti ornavano i suoi polsi, mentre una fascia bianca le copriva il braccio sinistro vicino alla spalla.

“Quello che vedete è il manga che racconta le vostre avventure e tutte questi gadget che vedete intorno a voi, sono action figures, portachiavi, carte da gioco, peluche raffiguranti il vostro mondo. Sono cose che possono spaventarvi in quanto sembra che qualcuno vi spii, ma in realtà voi non esistereste se qualcuno nel mondo reale non vi avesse disegnato.

“Mondo reale? Disegnato? Cosa stai cercando di dire?” chiese Zoro alzando un sopracciglio.

“Che noi siamo personaggi di fantasia!” disse Robin “Per questo nel nostro mondo accadono cose che sono assurde”

“Infatti, nel mondo reale le cose che avete visto e che incontrerete non possono succedere e voi allietate le giornate di molte persone con le vostre avventure!” disse la ragazzina sorridendo.

“E tu come fai a dirlo? Provieni anche tu da questo mondo...mondo…mondo che?” chiese Rufy.

“Mondo reale!” rispose Nami seccata dall’aver scoperto di essere solo un personaggio di un fumetto.

Ehm…non ha importanza!” disse la ragazzina sorridendo.

“Uhm scusa ma…ma tu chi sei?” chiese Chopper timidamente.

“Oh scusate, mi presento, il mio nome è Kari, piacere di conoscervi Mugiwara!” disse educatamente facendo l’inchino.

 

 

Salve a tutti, sono riuscita ad aggiornare anche sta sera….MIRACOLOOOO.

Che dire? Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo. Volevo che fosse comico e spero di essere riuscita a strapparvi anche solo un minimo sorrisino…

Bhe che ne dite di questa isola? Ve lo aspettavate? E cosa accadrà ora ai nostri amati personaggi?

Fatemi sapere cosa ne pensate

Alla prossima

Neko =^_^=

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Capitolo 45
*** La pericolosità di un manga ***


Capitolo 45: la pericolosità di un manga

 

“Il mio nome è Kari, piacere di conoscervi Mugiwara!” disse la nuova arrivata.

“Vedo che il nostro nome è giunto fin qua!” disse Sanji ispirando la sigaretta che stava fumando.

“Oppure ha letto il manga!” disse Chopper alzando le spallucce.

Intanto Usopp, preso dalla curiosità cominciò a sfogliare un volumetto “Ehi, che strano, questo tizio non me lo ricordo e nemmeno questo luogo!” disse il cecchino con un aria confusa “Oh no, non ditemi che ho perso la memoria…chi sono io, dove sono nato…ah aiuto!” disse piagnucolando.

“Oh no, hai un attacco di amnesia!” disse Chopper allarmato in quanto la memoria sarebbe stata difficile da recuperare.

Karin invece, che aveva compreso dove stava il problema, si apprestò a prendere il manga tenuto in mano dal cecchino e a nasconderlo dietro la schiena.

“Ehi, ma…Che fai?” chiese Usopp sorpreso dall’azione della ragazzina.

“Scusa, è che….bhe qui non ci sono solo i manga che raccontano le vostre avventure passate, ma anche quelle future!” disse la ragazza agitata “E voi non dovete assolutamente leggere!”

“Oh, quindi non ho perso la memoria!” disse saltellando Usopp afferrando le zampine di Chopper cominciando a urlare “Evviva sono tornato!”

“Evviva Usopp è tornato!”

Vennero completamente ignorati dal resto della ciurma, mentre Brook, incuriosito, si avvicinò a prendere un manga che narrava le loro vicende future, ma con uno sguardo minaccioso la ragazza lo fece desistere dal suo intento.

“Ehi sorella, che male c’è se diamo una sbirciatina? Non sarebbe la prima volta che veniamo a sapere cose riguardanti il nostro futuro!” disse Franky stranito dal comportamento della ragazza.

Bhe ecco…io…insomma…che gusto ci sarebbe poi a continuare il viaggio se conoscete già cosa accadrà?” disse la ragazzina sperando di convincerli.

“Seguendo questo tuo ragionamento allora io e Rufy dovremmo cambiare partner e avere figli diversi dato che sappiamo già chi avremo  stando insieme e quindi non c’è più quell’alone di mistero!” disse Nami, facendo cadere un macigno in testa alla ragazza, che cominciò a piagnucolare “No, non dire così…v-voi siete una coppia bellissima e se vi separate ne andrebbe della mia vita?”

“Tua vita?” disse Zoro alzando un sopracciglio “Che centri tu?”

La ragazza tornando in sé fece un sorrisino nervoso e disse “Sono una fan della RufyxNami e…non riesco a vedere il bel capitano con un'altra donna o Nami con un altro uomo…bhe con Zoro forse non starebbe male, ma…no. Rufy è il migliore!”

Nami arrossì imbarazzata a sentir dire quelle parole dalla ragazza. “Io e Zoro? Ma neanche in un mondo dove lui è l’ultimo uomo sulla terra!”

“Concordo con lei…assolutissimamente!” disse Zoro shoccato.
“Hai ragione, tu stai meglio con Tashiji!” disse Karin divertita sia dai due interessati, sia da Rufy che stava scoppiando dal ridere a vedere uno Zoro schiavizzato dalla navigatrice a causa delle loro relazione.

Zoro sfoderò le sue katane “Io e Tashiji siamo incompatibili, che sia chiaro a te e a tutti voi!”

La ragazza mise due mani in avanti per farlo calmare “D’accordo, d’accordo! Ma secondo me finirà così!”

“Basta!” urlò Zoro con il fumo che gli uscì dalle orecchie.

“Comunque Karin ha ragione e ve lo già detto ragazzi. Io non voglio viaggiare sapendo già come andrà a finire!”

“Parli proprio tu che sai già con chi starai!” disse Sanji invidioso, indicando Nami.

“Suvvia ragazzi, il capitano ha ragione e poi non è mica colpa sua se è venuto a conoscenza di quel lato del suo futuro e vi rammento che anche Usopp sa qualcosa in più a riguardo!” disse Robin divertita.

Usopp arrossì e la sua mente andò a Kaya. Avrebbe tanto voluto rivederla.

“Senti un po’ ragazzina, dato che sembra che tu sappia molte cose su di noi, perché non ci dici qualcosa su di te? Non mi fido di una mocciosetta!” disse Nami assottigliando lo sguardo, cosa che fu ricambiata dall’interpellata.

“Non esiste per te il termine per favore? Bah, sorvoliamo la tua maleducazione!” disse Karin, facendo imbestialire Nami che venne trattenuta da Rufy, per impedirle di eliminare quella ragazzina che aveva ancora tanti anni da vivere.

“Io sono nata nel mare occidentale e sto viaggiando per studiare medicina. Sono partita senza il consenso di mia madre che avrebbe voluto che aspettassi ancora qualche anno, ma sono convinta che se porterò a termine la mia missione, mi perdonerà, altrimenti sarà meglio per me non tornare più indietro!”

“Quale sarebbe la tua missione?” chiese Robin curiosa.

La ragazza si rattristì, ma non disse niente e i mugiwara decisero di sorvolare.

“Viaggi da sola?” chiese Zoro stranito.

“So cavarmela benissimo, anche se…” cominciò la ragazza.

“Anche se?” Chiese Chopper.

“Sono giunta qui un attimo prima che la mia barca cadesse a picco e ora sono bloccata su quest’isola!”

“Vuoi farci credere che hai viaggiato nel nuovo mondo da sola e su una semplice barca?” chiese Zoro.

“Perché tu e Rufy non avete iniziato il vostro viaggio su una barchetta da quattro soldi?” chiese di rimando la ragazzina.

“E infatti guarda dove sono finito, in una ciurma di matti!”disse Zoro incrociando le braccia.

“Idiota, te ne puoi pure andare, anzi mi faresti un favore testa d’alga!” disse Sanji non perdendo l’occasione di stuzzicarlo.

Zoro sfoderò nuovamente le spade “Senti se vuoi batterti io sono pronto. è la volta buona che ti faccio fuori e mi sbarazzo di te!” disse attaccando.

Cominciò così uno scontro comico fra i due, dove nessuno aveva realmente intenzione di ferire l’altro.

Bhe io me la so cavare bene nella navigazione e quando vedevo che il tempo stava peggiorando, rimanevo ferma su qualche isola.” disse semplicemente senza guardare la ciurma negli occhi. “Ma dato che ora sono qui e senza una barca, perché non mi portate con voi?” chiese unendo le mani e con le stelline negli occhi.

“D’accordo!” disse semplicemente Rufy.

“Cosa? Rufy, ma sei impazzito? Quella lì non mi piace e non la voglio sulla Sunny!” disse Nami infastidita.

La ragazza la guardò di sottecchi “Temi la mia concorrenza? Tranquilla, non ti rubo Rufy, anche se sarebbe l’uomo perfetto!” disse con occhi sognanti.

“Perfetto? Ah bella mia, mi sa che non hai letto attentamente il manga, Rufy è pieno di difetti, anzi faccio fatica a trovare buone qualità in lui!” disse la navigatrice.

Rufy con una goccia dietro la nuca disse come se fosse un cane bastonato “Nami!”

Nami arrossì e si girò dall’altra parte “Essia, fate quello che volete, ma tu, stai lontano da me!” disse poi puntando il dito indice su Karin.

“Nessun problema!” disse la ragazza facendole la lingua.

 

 

Un urlo proveniente da Brook, Chopper e Usopp, si alzò nell’aria. I tre si erano distanziati dagli altri per dare una maggiore occhiata ai manga di “One piece” che tanto li incuriosivano, sebbene dovettero trattenersi dal guardare quelli che riguardavano il futuro.

Questa loro curiosità, come quella del capitano il più delle volte, sfociò in un pasticcio di cui nemmeno loro seppero darsi spiegazioni.

Rufy e gli altri membri dell’equipaggio li raggiunsero per assicurasi che niente fosse successo, ma al loro arrivo sul posto le loro bocche si spalancarono a dismisura e i loro occhi uscirono fuori dalle orbite.

Infatti come in un incubo, vari nemici, tra i quali i più potenti incontrati lungo la loro avventura, si trovavano dinnanzi a loro.

C-cosa è s-successo?” chiese Nami balbettando per la spiacevole sorpresa.

Non…non lo sappiamo. Stavamo sfogliando diversi manga e confrontando le brutte facce dei nostri nemici quando ad certo punto…PUFF…sono sbucati fuori!” disse Usopp con le gambe tremanti, mentre Chopper nascondeva gli occhi sotto il sui cappello, come a voler sperare di vederli scomparire una volta alzato il copri capo.

“Avete lasciato le pagine del manga aperte per più di dieci  minuti?” chiese Karin, alzando la voce.

“Proprio così, yohohohohoho!” disse Brook.

“Ma siete proprio degli incoscienti. Non sapevate che i manga sono fatti per essere letti pagina per pagina per poi essere chiusi definitivamente finchè non si ha voglia di rileggerli? Chi è che sta così tanto tempo su una sola pagina?” chiese seccata la ragazza.

“Ad esempio un artista come me che vuole studiare il disegno dei personaggi…non mi sembra una cosa così assurda!” disse Usopp con voce seccata, facendo scontrare il suo naso con quello della ragazzina.

“Tecnicamente non è una cosa stupida, ma cavolo nel nuovo mondo succedono cose strane a ogni respiro…potevate fare più attenzione!” rispose Karin.

“E chi si immaginava che dei personaggi uscissero da dei FUMETTI!” disse Usoppdi rimando.

“Io me lo immaginavo!” urlò la ragazza.

“Allora perché non l’hai detto prima?” chiese Usopp alzando nuovamente la voce.

Tutto tacque.

La ragazzina arrossì e abbassando lo sguardo e facendo scontrare il dito indici di ogni mano a un ritmo regolare, rispose “Me ne sono…dimenticata!”

Tutti la guardarono sbigottita. Prima li rimproverava per la loro irresponsabilità, poi si dimostrava più irresponsabile di loro.

“Oh avanti, può succedere di dimenticarsi qualcosa di poco conto!” disse Karin sorridendo, sperando di sdrammatizzare la situazione. “E poi questi personaggi sono forti come quando li avete incontrati, se li avete sconfitti una volta, ora non ci saranno problemi no?”

“Ha ragione la ragazza, fratelli!” rispose Franky, ma Robin dovette contraddirlo “Due di loro non li abbiamo mai battuti, al contrario ci hanno inflitto una grossa sconfitta, soprattutto al capitano!”

Nami guardò preoccupata i due nemici a cui si riferiva l’archeologa, per poi spostare il suo sguardo su Rufy che fino a quel momento non aveva proferito parola. Vide il suo volto contratto in una smorfia di rabbia e le nocche delle mani sbiancare al suo stringere i pugni.

Rufy, tutto bene?” gli chiese accarezzandogli un braccio.

Il capitano tacque per qualche istante prima di rispondere, si poteva percepire la tensione che il ragazzo sentiva “Si…finalmente potrò chiudere i conti!”

Zoro, posizionato alla sinistra di Rufy, spostato leggermente indietro, aveva la stessa espressione del capitano e sembrava pronto a scatenarsi.

“I nemici sono nove, potremmo dividerceli!” propose Sanji e non dovette nemmeno attendere un accenno di assenso o negazione da tutti i compagni, che subito Rufy disse “Akainu è mio!”

Kizaru mio!” disse Zoro sfoderando le sue spade, volendo cancellare quell’onta di cui si era macchiato quando, a causa delle sue ferite, non era riuscito a tener testa al potente ammiraglio.

“Bene, allora l’orso pacifista è mio!” disse Sanji determinato.

“Io prendo Arlong. Voglio avere almeno una volta la soddisfazione di prenderlo a calci!” disse Nami, impugnando con presa ferrea il suo climac attack.

“Credo che io debba scontrarmi con Lucci!” disse Robin, ricordando i brutti avvenimenti che l’avevano interessata a Ennies Lobby.

“Io non saprei. Fra quelli rimasti conosco solo Moria…è Moria sia!” disse Franky aprendo un suo braccio, mostrando il suo arsenale.

“Io prenderò Crocodile. Non dispongo dell’haki che mi permetterà di colpirlo, ma ho dell’acqua nascosta tra le mie armi!” disse Usopp tirandosi su il cappello con un dito e sogghignando. Quella sfida lo entusiasmava.

“Ne sono rimasti due…vediamo, per me è uguale, non li conosco….ce li giochiamo alla morra cinese dottore?” chiese Brook mostrando il pugno già deciso a sferrare il suo “colpo”.

Chopper era serio “Il primo tipo non lo conosco nemmeno io, ma il secondo è un tipo pericoloso. Ha mangiato un frutto del diavolo di tipo Rogia e controlla l’elettricità. Quando ci siamo scontrati con lui, nessuno di noi ha potuto fare molto, solo Rufy che essendo fatto di gomma non risentiva dei colpi!”

Brook fissava Chopper e vedendolo alquanto preoccupato di quell’avversario disse “Ok, allora mi batterò io con il tipo dell’elettricità. I fulmini di certo non sono gradevoli, ma non possono incenerire le mie carni dato che non ne ho più, yohohohoho!”

“Quindi se tu ti prendi Eneru a me tocca quel tipo che al posto della mano si ritrova un ascia e ha una mandibola di ferro. Ragazzi, che tipo è quello?” chiese la renna, ricevendo una risposta da Zoro, in quanto, oltre a Rufy era l’unico ad averlo incontrato.

“Non vale niente. Il capitano Morgan non ti darà nessun problema, potrei batterlo semplicemente anche restando allo stadio in cui sei ora!” lo informò lo spadaccino.

Chopper si congelò sul posto “Ma come, tutti avete nemici temibili e io…mi ritrovo a dover fare i conti con uno che non vale niente? Io volevo essere maggiormente di aiuto!” disse Chopper piagnucolando.

“Conserva l’energia per curare chi di noi si farà male dottore!” disse Robin incoraggiandolo “Il tuo aiuto sarà sempre prezioso.

Chopper si illuminò e arrossì a sentirsi chiamare dottore “Va bene, contate su di me!”

 

 

 

Lo so, questo capitolo è più corto del solito. Avrei potuto continuarlo, ma non volevo cominciare lo scontro per poi doverlo tagliare, oltre al fatto che devo ancora ideare i dettagli e quindi preferisco prendermi ancora un po’ di tempo.

Bhe buona lettura e per favore fatemi sapere che ne pensate.

Alla prossima

Miao

Neko =^_^=

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Capitolo 46
*** Il nemico già affrontato (parte 1) ***


Capitolo 46: Il nemico già affrontato (parte 1)

 

 

Ogni Mugiwara si sentiva pronto ad affrontare il proprio avversario.

Sapevano che per alcuni di loro sarebbe stato più semplice che per altri,  ma non per questo sottovalutarono il nemico. Anche se avevano acquisito molta esperienza e si erano rafforzati durante quegli anni, i loro avversari potevano nascondere qualche arma non utilizzata durante il loro precedente incontro.

 

Chopper fu il primo ad “aprire le danze”, seguito poi da tutti i suoi compagni.

Il campo di battaglia era un caos e un esterno avrebbe fatto fatica a comprendere chi si batteva con chi.

La piccola renna saltava di qua e di là, evitando la grossa ascia che il capitano Morgan usava come secondo braccio.

Il dottore era impegnato a studiare il nemico e dopo alcuni minuti comprese che l’uomo che si ritrovava a fronteggiare, oltre a lanciare insulti, a vantarsi di sé stesso e a sventolare la sua arma, non sapeva fare molto altro.

Il capitano Morgan poteva sembrare forte e minaccioso per una persona comune e il suo aspetto non tranquillizzava nemmeno la piccola renna, ma Chopper, dato la sua capacità di trasformarsi e di cambiare statura, non si fece tanti problemi a fronteggiarlo.

Egli infatti, si trasformò allo stato medio, mantenendo la capacità di camminare su due gambe e avendo due grandi corna da utilizzare come arma di difesa.

Inoltre acquistava maggiore agilità e spiccando un veloce e alto salto, scomparve dalla vista dell’ex capitano della marina, ricomparendogli poi alle spalle. L’uomo non aspettandosi un attacco da dietro, venne colto di sorpresa quando le corna della renna lo afferrarono e lo lanciarono in aria. Lo schianto a terra fu brutto, tanto da provocare lo scioglimento dell’inchiostro con cui il capitano Morgan era disegnato.

“è stato un gioco da ragazzi!” si disse tra sé e sé la piccola renna, tornando a indossare i suoi solito panni, per poi cominciare a fare il tifo per i suoi compagni, ancora alle prese con i loro avversari.

 

Arlong non mostrava capacità differenti dall’ultima volta in cui si era trovata faccia a faccia con lui, ma nonostante Nami lo conoscesse alla perfezione, anche nel suo stile di combattimento,  si sentiva nervosa.

Aveva la possibilità di vendicarsi di tutto il male che quell’essere le aveva fatto patire, ma ricordare tutta la sua triste infanzia, l’aveva portata a commettere qualche errore di valutazione.

Già due volte era stata buttata a terra con forza dall’uomo pesce, ferendosi, sebbene non in modo grave, a una gamba.

Nami capì che non c’era tempo per rivangare il passato e ordinò a Chopper di starle lontano, quando lo vide avvicinarsi a lei a causa della ferita che si era procurata.

La ragazza strinse a sé il suo climac attack e poggiandosi su di esso si rimise in piedi.

“I miei complimenti, non ti ricordavo così grintosa mia cara Nami!” disse divertito Arlong, il quale continuava a fissarla dall’alto verso il basso.

“Ti farò passare quell’aria strafottente e ti farò pentire dell’inferno che mi hai fatto vivere!”

Nami puntò la sua arma contro quell’essere per poi urlare “Thunder Boomerang!”

Una scossa elettrica a forma triangolare uscì dalla cima del suo bastone, ma non a una velocità tale da cogliere Arlong impreparato, né la prima, né la seconda volta, avendo Arlong compreso dal nome della mossa, che l’elettricità sarebbe tornata indietro per farlo allo spiedo.

Nami si morse il labbro e cominciò a indietreggiare impaurita, vedendo l’avversario avvicinarsi minaccioso verso di lei.

Un sasso la fece inciampare, permettendo così all’uomo pesce di afferrarla per i capelli.

Arlong fu divertito da come si era messa la situazione, convinto di avere la situazione in pugno.

Scoppiò a ridere per questa sua sicurezza, ma le risate gli morirono in gola, quando vide il ghigno divertito della navigatrice.

“Vedo che la mia recitazione di ragazza impaurita ha funzionato!” disse Nami, dandogli un sonoro calcio nel basso ventre, provocando così la sua liberazione.

Dovette però gettarsi a terra, quando uno scoppiettio alle sue spalle l’avvisò che il suo attacco stava per colpire l’avversario e da li a poco, Arlong si ritrovò prigioniero in una scarica ad alto voltaggio.

“Mi dispiace per te Arlon, ma la mia mossa torna indietro finchè non ha ben cotto il suo bersaglio!” disse compiaciuta la ragazza, quando vide il suo ex aguzzino dissolversi, lasciando come unica traccia del suo passaggio, una macchia di inchiostro nell’erba.

 

Usopp correva a perifiato a causa dei continui proiettili di sabbia che Crocodile gli lanciava. Quando si ritrovò con le spalle contro un enorme quercia, il cecchino gridò “Ehi, non vale, tu mi hai attaccato mille volte di fila, senza darmi il tempo di prepararmi. Ora tocca a me!”  disse lanciando a terra della terra.

“Questo non è un gioco nel quale ognuno deve attendere il proprio turno e io non ho voglia di battermi con uno smidollato come te, quindi prima ti elimino, prima posso andare a battermi con il moccioso di gomma, ho un conto in sospeso con lui!” disse il nemico infastidito dalla codardia del ragazzo, creando successivamente un’enorme mano di sabbia, pronto a stritolarlo a dovere.

“Ma cosa…” domandò l’uomo quando si vide fermare la sua arma da degli arbusti.

“Mai sottovalutare il grande capitano Usopp. Devi sapere bello mio, che la natura è mia amica…basta concimarla un po’ e viene in mio aiuto senza farsi pregare. Senza terra le piante non possono crescere, ma se questa è presente, esse scavano per uscire alla luce del sole ed è per questo che della semplice sabbia non può fermare le mie care amiche, inoltre queste pianticelle nascondono una sorpresina!” disse Usopp con un sorrisino, indicando a Crocodile di guardare sopra la sua testa, dove le piante cresciute a dismisura, erano piene di bacche di varie dimensioni.

L’uomo non comprese, non finchè alla parola “explosion!” pronunciata dal cecchino, le bacche schiudendosi, crearono una fitta pioggia, che andò a bagnare la sabbia di cui Crocodile era fatto.

Tu…stupido moccioso, me la pagherai!” disse più arrabbiato che mai il nemico, prima di accorgersi che altre piante gli impedivano il movimento. Ormai diventato tangibile, delle piante arrampicanti si erano aggrovigliate intorno alle sue gambe e braccia, immobilizzandolo completamente.

“Credo che adesso tocchi ancora a me, in quanto il cattivone è caduto nella trappola e deve saltare il turno!” disse Usopp avvicinandosi all’avversario, pronto a chiudere la partita.

 

Yohohoho l’elettroshock fa quasi il solletico!” disse lo scheletro all’ennesima scossa lanciatagli dal suo avversario “Ma la mia pettinatura afro ne risente, ti pregerei di smetterla!”

Eneru lo guardava con aria stranita “Non è possibile, fino ad oggi solo una persona era riuscita a contrastare i miei fulmini, ma era fatto di gomma, tu che scusa hai?”

“Che sono già morto può essere una scusa valida?” chiese Brook prima di indicare il suo capitano “è quello lì il ragazzo di gomma di cui parli?”

Eneru rimase sorpreso a vederlo “Che diamine ci fa qui? E tu chi diavolo sei?”

“Sono un suo nakama, yohohoho, piacere di conoscerti!” disse lo scheletro facendo l’inchino.

“Uhm, non so perché mi trovo qui, ero tranquillo sulla mia arca, ma nonostante sia già stato sconfitto da quel moccioso, potrei approfittare per avere la mia vendetta, ma dato la mia superiorità in quanto essere supremo, capisco la mia inferiorità, vorrà dire che mi sfogherò su di te!” disse Eneru scagliandosi contro il pirata con il suo bastone, prontamente parata da Brook con la sua spada.

“Non possiamo, tanto per cambiare, prenderci una tazza di thè?” chiese il musicista , il quale non venne minimamente ascoltato.

I due continuarono a fronteggiarsi bastone contro spada, finchè Eneru, vedendo che non riusciva ad avere la meglio sull’avversario, perdendo il controllo delle sue azioni, lanciò contro il suo nemico il fulmine più potente di cui poteva disporre.

Il fulmine colpì in pieno lo scheletro , il quale , sebbene non fosse piacevole essere colpito da un forte voltaggio, rispose all’attacco impugnando la sua chitarra elettrica cominciando a strimpellare note stonate e senza senso, le quali, alimentate dall’elettricità, diventarono sempre più alte e insopportabili tanto che la testa di eneru scoppiò in un a pioggia di inchiostro decretandone la fine.

“Mi sono sentito i timpani scoppiare…oh  ma io i timpani non li ho yohohoho!!!” disse prima che una scarpa gli arrivasse dritto in faccia e le urla di Nami si fecero sentire in tutto il globo “noi invece si, brutto scriteriato. Questa  me la paghi!”

Infatti il suono assordante venne avvertito da tutti, sebbene non in maniera così forte da provare danni all’udito degli altri Mugiwara.

 

Robin si trovava ad affrontare un nemico insidioso e che le aveva reso la vita difficile. Le vennero i brividi a pensare al fatto che se lo avesse lasciato vincere e non avesse chiesto aiuto ai suoi nakama, non avrebbe mai vissuto quelle strepitose avventure che si sarebbe portata sempre nel cuore.

Ma a differenza di Usopp, Nami, Brool e Chopper, Robin non era sicura di aver superato in potenza Lucci, anzi ne era convinta. Se Rufy lo avesse nuovamente affrontato, non avrebbe avuto alcun problema a sconfiggere il membro del Cp9. Lei si sentiva più forte  rispetto ad anni addietro, quando si erano ritrovati faccia a faccia, ma non così tanto da eguagliare il Rufy di allora. Ma se il suo capitano lo batteva in potenza, lei poteva usufruire della sua intelligenza e astuzia per sconfiggere il nemico e uscire da quella situazione spiacevole.

“Nico Robin, che strana coincidenza. Stavo giusto per recarmi a Water Seven per incontrarti!” disse Lucci mantenendo la sua compostezza.

“Bada che non mi farò catturare come l’ultima volta. Io non voglio avere niente a che fare con te!” disse la donna, non riuscendo interamente a nascondere il suo timore.

“L’ultima volta? Non ricordo del nostro ultimo incontro!” rispose l’uomo.

Prrrr!” confermò la sua inseparabile colomba bianca, posata sulla sua spalla destra.

Robin non si era dimenticata che Lucci usciva da un manga precedente al loro incontro, ma per lei ritrovarselo davanti non la rassicurava minimamente.

La donna decise di mettere fine alle chiacchiere. Aveva cercato di perdere tempo per pensare a una strategia, ma venne comunque presa di sorpresa quando incrociando le braccia, pronta a chiamare una tecnica, si ritrovò Lucci dietro sì che le alitava sul collo.

“Deduco dalla tua posizione che hai deciso di combattermi. Credi sul serio che tu possa in qualche modo configgermi?” chiese il membro del cp9 spingendola violentemente a terra.

“Robin!” gridarono i suoi compagni che assistevano allo scontro.

Usopp ebbe l’istinto di alzarsi e correre in aiuto della compagna, ma Nami lo trattenne. Conosceva quello sguardo di Robin…uno sguardo che diceva che non si sarebbe arresa e che avrebbe combattuto fin quando le sue gambe glielo avrebbero permesso.

Usopp si morse il labbro. Poteva capire l’archeologa, ma temeva per la sua incolumità, ma sorrise quando vide numerose mani uscire dal terreno, cercando di imprigionare il nemico.

Lucci, dal canto suo, non rimase sorpreso da quella tecnica e nonostante fece fatica, si liberò dalla presa dell’archeologa facendo un lungo salto in alto.

“Credi di fermarmi così?” chiese prima di sbattere in qualcosa.

Robin aveva provveduto a creare una rete di mani per imprigionare nuovamente il nemico, quando si fosse liberato dal primo tentativo. Robin sapeva che non sarebbe stato così semplice, infatti Lucci riuscì a liberarsi anche da quella tecnica e anche dalle successive.

“Ho capito! Robin sa di non avere molte possibilità in quanto forza fisica, ma sta cercando di sfinire l’avversario in modo tale da avere qualche chance !” disse Usopp entusiasta, ma la sua felicità venne subito ammazzata dal dottore, il quale affermò “Sempre ammesso che non sia lei a cedere per prima!” disse Chopper preoccupato, vedendo Robin con un po’ di affanno.

Infatti Lucci non si limitava a schivare le numerose trappole dell’archeologa, ma riusciva anche a contrattaccare con il Ryokugan, che fortunatamente la donna era riuscita fino a quel momento a schivare, venendo colpita di striscio solo l’ultima volta a causa della stanchezza che ormai si faceva sentire.

La situazione era in stallo.

Entrambi gli avversari erano sfiniti, sebbene l’archeologa fosse messa peggio dell’avversario.

I due si guardavano negli occhi in attesa della prossima mossa da parte del nemico.

“Accidenti, questa attesa mi sta uccidendo!” Disse Nami ansiosa.

“Già, Robin sta...ma Nami? Dove stai guardando?” Chiese Chopper spostando il suo sguardo verso il punto fissato dalla navigatrice.

Usopp sorrise, capendo. La ragazza cercava di seguire contemporaneamente sia lo scontro di Robin che di  Rufy, il quale era già iniziato.

“Suvvia Nami, Rufy se la caverà benissimo. Come ha sempre fatto!” disse Chopper sicuro di quanto affermasse. La navigatrice abbassò il capo e mordendosi il labbro, annuì.

Sapeva bene che Rufy era potente, ma non poteva dimenticare cosa aveva passato l’ultima volta che il suo capitano si era scontrato con Akainu.

Un urlò però la costrinse a rivolgere nuovamente la sua attenzione allo scontro di Robin.

La donna era a terra ansimante, colpita da un attacco del nemico.

Il sangue uscito dalla bocca, sfigurava la sua bellezza.

Lucci le si avvicinò con un ghigno.

“L’idea di farmi stancare erao, peccato che sia molto più resistente di te!” disse presuntuosamente, prima di accorgersi che il sole poco a poco si oscurava, nonostante in cielo non ci fosse una nuvola.

Si girò lentamente non prevedendo niente di buono.

“Che accidenti è?” disse vedendo due enormi gambe alzarsi verso il cielo, una delle quali si alzò pronta a pestarlo.

Lucci comprese che se fosse rimasto fermo, avrebbe fatto la fine di uno scarafaggio colpito da una ciabatta e piegò le ginocchia per darsi lo slancio per il salto, ma qualcosa gli impedì di prendere il volo.

Sentiva i piedi incollati a terra. Guardò in basso per vedere nuovamente un certo numero di mani tenergli ferme le gambe e, a causa della stanchezza accumulata, riuscì a liberarsi, ma non prima di essere calpestato.

Il piede che batteva a terra, aveva creato un piccolo terremoto a causa dell’impatto col suolo e solo quando esso si sollevò, si potè notare che al posto di Lucci c’era un enorme chiazza di inchiostro.

Robin sorrise vittoriosa ed esausta si lasciò cadere a terra.

 

 

Mamma mia…finalmente ce l’ho fatta a scrivere questo capitolo.

Non ho mai fatto così fatica a inventarmi qualche scontro e pensare che si tratta solo della prima parte, mi fa star male. Voglio proprio vedere cosa inventerò per gli latri. Bah per adesso spero solo che questi scontri siano almeno un po’ credibili e che il capitolo vi sia piaciuto.

Come sempre fatemi sapere.

Alla prossima

Neko =^-^=

 

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Capitolo 47
*** Il nemico già affrontato (parte 2) ***


Capitolo 47: Il nemico già affrontato (parte 2)

 

Franky gettò a terra la bottiglia di cola appena bevuta per prepararsi alla battaglia contro Moira. La prima volta che l’intera ciurma l’aveva affrontato, aveva dato non pochi problemi a tutti loro, ma ora le cose sarebbero cambiate. Moira era potente, ma il cyborg  non era da meno e aveva la certezza che sarebbe riuscito a sconfiggerlo con le sue sole forze. Sperava solo che quella sua sicurezza non gli si ritorcesse contro.

Moira si trovava di fronte a lui. Era confuso per il cambio di scenario, dato che un momento prima si trovava a Marineford a combattere una guerra, ma il suo catapultamento improvviso non era per lui una spiacevole situazione. Amava creare problemi, ma trovarsi di fronte a tutto il trambusto che la guerra comportava e i nemici pericolosi che si trovava davanti, tra cui anche Barbabianca, lo facevano sentire un po’ troppo al di fuori delle sue possibilità. Si era già scontrato con Mugiwara Rufy e aveva perso miserabilmente e ritrovarsi in un campo di battaglia con lui come avversario e mille altri suoi alleati, gli facevano temere per la sua incolumità.

La sua bizzarra risatina si fece sentire ed entusiasta disse “Mi ricordo di voi!” disse guardandosi intorno, “Voi siete i compagni di quel moccioso di gomma. Sarà divertente farvi pagare la figuraccia che mi avete fatto fare a Thriller Bank. Per colpa vostra ho perso la mia credibilità come membro dei sette!” disse stizzito.

“Ehi fratello, guarda che il tuo avversario sono io!” disse Franky, il quale non venne subito riconosciuto dato il suo aspetto molto cambiato rispetto al loro primo incontro. “Oh tu sei quello strano tipo mezzo robot…sei piuttosto ingrassato. Sarà un giochetto da ragazzi batterti, non eri un granchè l’ultima volta e non puoi essere migliorato molto in un paio di mesi!”

“Primo di tutto non è grasso, ma acciaio, secondo bello mio, sono passati anni e anni dal nostro ultimo in contro…almeno per me!” disse caricando un colpo con dei missili che gli spuntavano fuori dalle spalle.

I missili vennero sparati, ma non colpirono il bersaglio, ma scoppiarono a terra ai lati del nemico, facendo un bel botto e un bel po’ di fumo.

“Questo è solo un piccolo avvertimento per farti capire che faccio sul serio fratello, quindi se lo desideri, ti puoi dissolvere e tornare a casa senza il minimo graffio!” disse Franky.

Shishishishishishishi!!! Se pensi con questo di farmi paura…” disse Moira per poi urlare “Black box”

Un cospicuo numero di pipistrelli violacei, si dispersero nel cielo con il tentativo di concentrarsi ai piedi del cyborg, con l’intenzione di compattarsi insieme e creare una scatola buia e chiusa dove il prigioniero non avrebbe potuto ribellarsi al volere di Moira, ma Franky, riconoscendo la stessa tecnica che era stata usata contro Rufy a Thriller Bank, non si fece cogliere impreparato.

“Master Nail!” urlò infatti Franky aprendo la bocca, dalla quale uscirono tanti chiodi quanti erano i pipistrelli, beccandone uno ad uno, facendoli svanire e mandando così in fumo, il tentativo del nemico di imprigionarlo.

Moira però non si fece spaventare. Per niente sorpreso della difesa del suo avversario, si lanciò all’attacco con un lancia in mano, che aveva creato concentrando parte della sua ombra in mano e plasmandola come voleva.

Nonostante l’arma fosse fatta di un materiale intangibile, essa era ben affilata e ben capace di danneggiare l’acciaio di Franky, il quale accorgendosi dell’attacco nemico, mentre era ancora intento a sparare chiodi per sbarazzarsi dei pipistrelli, non fece in tempo a schivare l’arma completamente e vide la sua folta chioma tagliarsi di netto.

“Grande errore fratello, toccare i miei capelli!” disse Franky, un attimo primo di premersi il naso e far ricrescere i capelli, facendogli assumere una forma alquanto bizzarra. Successivamente attivò la sua arma che aveva al polso, che gli permettevano di tirare diverse cannonate.

Moira però non gli diede la soddisfazione di farsi prendere nemmeno di striscio.  Usando la sua tecnica “Shadow warrior” usava la propria ombra per teletrasportarsi ogni volta che ne aveva l’esigenza, facendo sprecare munizioni inutilmente al cyborg.

I colpi a disposizione di Franky finirono in fretta e Moira approfittò nuovamente della situazione per attaccare. Si lanciò all’attacco con la sua lancia di ombra sguainata, ma Franky facendo rotare il suo braccio come una catena  e lanciandolo verso l’avversario, riuscì ad agguantare l’arma e a toglierla di mano dal nemico.

La lancia di dissolse, nel nulla.

Shishishishi!” Moira cominciò a ridere, confondendo Franky, il quale non si accorse di quanto stesse accadendo.

Franky, attento! Guarda la tua ombra!” disse Chopper agitandosi a causa della preoccupazione che provava verso il suo nakama.

Franky fece quello che il dottore gli chiese e notò che la sua ombra non rispecchiava il suo corpo, ma essa era diversa come se altre ombre si fossero unite alla sua e solo poco dopo, si accorse che questo fatto gli impediva anche di muoversi.

Shishishishi. Hai dimenticato che sono in grado di manipolare le ombre. Ho ordinato a parte della mia ombra di imprigionare la tua e come dovresti sapere, l’ombra non può essere in una posizione diversa dal corpo del suo padrone, per tanto il mal capitano, in questo caso tu, non può muoversi. Shishishishi. Sei completamente in mio possesso!”

Franky  strinse i denti. Non potendo muoversi, non poteva nemmeno attaccare.

Franky usa il Franky nipple light!” disse Robin, la quale aveva trovato una scappatoia per il povero cyborg, il quale sorrise al consiglio datogli dall’archeologa.

Moira guardò confuso la donna, non capendo che tecnica avesse mai potuto consigliargli dato la sua momentanea immobilità. Rimase completamente stupito  quando dai capezzoli del cyborg scaturì una fortissima luce, tanto da illuminare la zona circostante nonostante la già forte presenza del sole che creava delle ombre perfette da manipolare. Ma quella luce era talmente forte da dissolvere tutte le ombre intorno ai due combattenti, compreso le ombre che tenevano prigioniero il cyborg.

Franky!” urlò Usopp, lanciando con la sua kabuto, dell’olio speciale verso Moira. Franky prese un respiro profondo per poi sputare dalla bocca una fiamma, che andando a toccare l’olio, ancora in volo verso il nemico, si incendiò creando una palla di fuoco enorme, a cui Moira, colto alla sprovvista a causa della velocità in cui tutto si era svolto, non potè sottrarsi.

Quando il fuoco si spense, una chiazza nera macchiava l’erba bruciacchiata. Franky aveva vinto e i suoi compagni non poterono fare a meno di esultare.

“Ottimo lavoro Franky, ora speriamo che Rufy e quel Marimo non si facciano mettere ko. A loro sono capitati i nemici più insidiosi!” disse Sanji raggiungendo i suoi nakama, i quali a vederlo accompagnato, si presero un colpo.

Sanji, non credi di aver dimenticato di sconfiggere il tuo avversario?!” gli fece notare un Usopp tremante, che si era nascosto dietro a Franky.

“I Tre Pacifista che erano apparsi li ho battuti facilmente e lui non causa problemi. Ho deciso di lasciarlo stare, come ringraziamento di aver protetto la Sunny durante i nostri due anni di assenza!”

“Ma…ma quello è…” disse Chopper cominciando a riconoscere il pacifista, con il libro in mano e con un capello con le orecchie da orso in testa.

Bartholomew Kuma!” disse Robin tranquilla. Lo aveva riconosciuto subito e sapeva che non costituiva un pericolo per la loro incolumità o almeno lo sperava, in quanto in passato si era rivelato alquanto insidioso sebbene aveva sempre agito in modo da proteggere la sua ciurma.

“Se non vi dispiace, resto a guardare gli incontri dei vostri compagni, finchyè non arriva il momento per me di tornare all’interno del manga!” disse Kuma, sistemandosi ancor  prima di ricevere il consenso dei Mugiwara.

 

Kizaru guardava dall’alto al basso il suo avversario, che con mano ferma sguainava le sue due spade. La terza arma che serviva a Zoro per scagliare numerosi dei suoi attacchi, era andata persa durante un suo tentativo di scansar un attacco del perfido ammiraglio, che in quel momento se la rideva e provocava il povero spadaccino, che cominciava a trovarsi in seria difficoltà.

Egli infatti aveva una brutta ferita alla spalla, che aveva macchiato la sua casacca di sangue e questo solo perché non poteva gareggiare in velocità con la luce, di cui quell’uomo era fatto. Quella sua abilità rendeva praticamente impossibile colpire l’ammiraglio, anche facendo l’uso dell’haki, in quanto, non stando fermo, difficilmente si riusciva a colpire. Zoro questo lo sapeva. Per quanto uno poteva migliorarsi, Kizaru sarebbe stato sempre un ammiraglio temibile e lo stesso valeva per Akainu e proprio in  quel momento lui e il suo capitano, stavano gareggiando con coloro che maggiormente temevano. Perché per quante difficoltà avevano potuto incontrare con altri avversari, nessuno mai poteva essere paragonato a quei due ammiragli.

Zoro aveva l’affanno. Era già da un po’ che combatteva contro Kizaru e sapeva di dover chiudere in fretta se voleva sperare di non essere eliminato, perché sebbene quell’essere uscisse da un manga, le sue intenzioni erano le stesse del Kizaru reale: eliminare la ciurma di Mugiwara.

 

“Cosa aspetta a finirlo quella testa d’alga!” disse Sanji nervoso e non staccando gli occhi dal suo compagno di litigi.

“Per caso sei preoccupato per Zoro?” disse divertito Usopp. Sapeva che né Sanji, né Zoro avrebbero mai ammesso di preoccuparsi del compagno, nemmeno quando questo era in pericolo di vita, ma i membri della ciurma, li conoscevano e sapevano che nonostante i continui litigi fra i due, vi era anche un profondo legame di amicizia.

“Baka, non mi preoccupo per lui, ma ti ricordo che se non lo annienta, i prossimi a dovercela vedere con lui, siamo noi!” disse Sanji accendendosi una sigaretta.

“Ragazzi sono preoccupato. Non solo Zoro sembra passarsela male, ma anche Rufy!” disse Chopper spostando lo sguardo dallo spadaccino al capitano, per poter correre immediatamente in loro soccorso. Sperava solo che  un suo intervento non si rendesse necessario.

I ragazzi spostarono lo sguardo verso il loro capitano. Egli si trovava nelle stesse condizioni di Zoro, ma una cosa era certo, nessuno dei due si sarebbe dato per vinto. Avrebbero affrontato quella sfida anche fino alla morte.

Zoro era a terra ansimante. Non era riuscito nuovamente a essere abbastanza veloce e l’ennesimo attacco contro l’avversario, si ritorse contro di lui. Kizaru infatti riuscì a ferirlo nuovamente e il sangue che sgorgava dalle ferite, indebolivano sempre di più Zoro, il quale spalancò gli occhi quando comprese cosa stesse accadendo, senza che egli potesse porre rimedio.

L’ammiraglio era a pochi metri da lui e aveva appena lanciato un altro fascio di luce. Zoro chiuse gli occhi in attesa del tremendo dolore che quel colpo gli avrebbe causato o in attesa di vedere la luce bianca se mai quel colpo lo avesse finito. Ma niente di tutto questo accadde e riaprendo gli occhi, per la seconda volta in poco tempo, egli li spalancò.

Davanti a lui si trovava Sanji, che dolorante stringeva denti e pugni. Il cuoco, intuendo il pericolo, intervenne in soccorso di Zoro. Era riuscito a parare il colpo concentrando più haki possibile sulla gamba, ma nonostante il colpo non fosse stato distruttivo, Sanji si ritrovava con la caviglia e il polpaccio ustionato.

“Tutto bene baka!” disse il ragazzo non staccando gli occhi da Kizaru, che divertito guardava la scena. “Stai facendo una pessima figura, altro che spadaccino migliore del mondo!” disse Sanji stuzzicando lo spadaccino.

“Chiudi il becco cuoco da strapazzo o ti faccio a fette!” disse Zoro, tirandosi in piedi appoggiandosi a una sua katana.

“Ti servirà questa!” rispose il cuoco lanciandogli la spada che Zoro aveva precedentemente perso, senza che Kizaru gli concedesse la possibilità di riprenderla.

L’afferrò al volo dicendo “Ora non ti credere migliore di me solo perché hai dovuto salvarmi!”

“Io sono migliore di te, cactus. Potrei batterti a occhi chiusi!”

I due ragazzi cominciarono a battibeccare come al loro solito, su chi fosse il più forte e fu Kizaru, lanciando un altro raggio di luce che dividesse i due, a richiamare la loro attenzione.

Sanji e Zoro fulminarono Kizaru con lo sguardo, tremendamente infastiditi dall’interruzione dell’ammiraglio e si prepararono alla lotta.

“Vuoi una mano?” chiese Sanji.

“Che sia chiaro baka, non voglio nessun aiuto da te!” disse Zoro punzecchiandolo nuovamente.

“Non lo vuoi, ma ti serve!” rispose Sanji “Non puoi sconfiggere Kizaru, non da solo!”.

Zoro si mise la spada in bocca, come segno che non avrebbe più posto obbiezioni. Sapeva che Sanji aveva ragione, ma non voleva semplicemente dargli la soddisfazione di chiedergli aiuto.

 

“Forza Rufy, sei il migliore!” urlò Karin, che fino a quel momento era stata concentrata solo sulla lotta del capitano.

Nami guardò storto la ragazza e usando tutta la voce che aveva in corpo, incitò il ragazzo a dare il meglio di sé. Cominciò cosi una lotta a chi incitava di più il capitano, fino all’intervento di Kuma, che fece notare loro che quel baccano avrebbe solamente distratto Rufy dallo scontro ed egli non poteva permettersi errori, non con la lava di Akainu.

Il trio più forte dei Mugiwara ora era schierato contro i due migliori ammiragli della marina. La tensione nell’aria era tanta e la preoccupazione che le cose finissero male per i primi lo era di più. Non restava altro che sperare, sperare e avere fiducia nelle capacità di Sanji, Zoro e Rufy.

 

 

Ok, io odio questo capitolo!!! Ma quanto tempo ci ho messo a scriverlo? Pensavo di non riuscirci e quel che è peggio è che gli scontri non sono finiti T_T Mai avuto così tanta difficoltà a scrivere un capitolo. Uffa, perché mi sono andata a incasinare inserendo Akainu e Kizaru? Mi sono data la zappa sui piedi da sola.

Bah, mi sento anche un po’ arrugginita nella scrittura. Spero di non aver fatto troppi errori e soprattutto che il capitolo sia di vostro gradimento.

Alla prossima e spero che sia presto, anche se il casino del combattimento non me lo sono ancora tolto.

Byebye

Neko =^_^=

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Capitolo 48
*** Il nemico già affrontato (parte 3) ***


Capitolo 48: Il nemico già affrontato (parte 3)

 

Rufy cercava di studiare il nemico. Sebbene lo avesse già incontrato lungo il suo cammino, non  conosceva bene le potenzialità e le mosse del proprio avversario e questo lo rendeva ancora più nervoso di quanto potesse essere.

Trovarsi faccia a faccia con l’assassino di suo fratello, gli faceva crescere una rabbia dentro che non lo aiutava a ragionare lucidamente. Le immagini di quel giorno gli tornarono in mente, soprattutto il momento in cui Akainu aveva perforato il petto di Ace.

Quei pensieri gli fecero crescere un ansia che non aveva mai provato davanti a un avversario, nemmeno davanti a quelli che gli avevano dato del filo da torcere. Doveva riconoscere che aveva paura, ma non per stesso,  aveva paura di sbagliare, di farsi cogliere nuovamente impreparato e che qualcuno, per salvarlo, avesse compiuto lo stesso gesto di Ace, rinunciando così al suo sogno e alla sua vita. Rufy non si sarebbe mai perdonato se quel fatto fosse accaduto di nuovo. Ma aveva paura anche di un’altra cosa, cioè che i suoi nakama non avrebbero più inseguito i loro sogni nel caso esso fosse perito in quello scontro.

“Gear second!” Rufy si preparò ad attaccare, nonostante quei brutti pensieri. Concentrò l’haki nei vari pugni che ritmicamente sfoderava verso l’ammiraglio, sperando di mandare a segno qualche colpo.

Era riuscito a colpirlo già diverse volte, ma non in modo efficace. Akainu, a differenza di Kizaru, non poteva spostarsi a una elevatissima velocità e questo consisteva in un vantaggio per Rufy, se non ci si fosse messo in mezzo un elemento temibile come la lava.

Inoltre Akainu aveva una cosa che Rufy non aveva: anni di esperienza nel combattimento e nell’utilizzo dell’haki. L’ammiraglio poteva vantare già una buona capacità di entrambi e di una buona carriera in marina ancor prima che il capitano della Sunny venisse al mondo.

L’haki di Rufy si era dimostrato potente in passato ,  ma non era ancora abbastanza infrangibile e inattaccabile, per poter fronteggiare uno come Akainu, uscendone indenni dallo scontro.

Il ragazzo riuscì con la sua tecnica a colpire al volto l’ammiraglio. Del sangue cominciò a uscire dal naso di quest’ultimo, ma egli sorrise a vedere il figlio di Dragon ritirare la mano con un smorfia dolorante sul viso.

Se l’haki contro Akainu aveva avuto qualche sorta di effetto, questo non aveva protetto completamente la mano di Rufy dall’entrare in contatto con l’elevato calore della lava.

“Fa male non è vero? La lava è un alleato formidabile contro moscerini insignificanti come te e tuo fratello!” disse l’uomo divertito, soprattutto a vedere Rufy che incassava il colpo mordendosi le labbra.

“ Sta zitto!” gli ordinò il ragazzo.

“Se la mano ti brucia tanto da far fatica a muoverla, pensa cosa può aver provato tuo fratello a sentire  il mio potere penetrargli le carni!” continuò ad infierire l’ammiraglio.

“Non osare parlare di lui!” disse Rufy fulminandolo con lo sguardo, sebbene quell’atteggiamento non costituisse motivo di preoccupazione per Akainu.

Rufy non ascoltarlo! Sta solo cercando di farti perdere la pazienza. Rimani concentrato!” urlò Nami riuscendo a comprendere in parte lo stato d’animo del ragazzo.

Muovendosi con agilità, Rufy comparve e scomparve dalla visuale dei suo avversario, nel tentativo di confonderlo.

“Gear Third!” urlò il ragazzo gonfiandosi le braccia con l’utilizzo dell’ l'Ambizione Busou-Shoku per rendere il colpo più duro. Ma se con il suo movimento cercasse di confondere le idee di Akainu su dove fosse la sua vera locazione, richiamando l’attacco, diede la possibilità all’ammiraglio di localizzarlo e di schivare, in parte, il colpo.

Akainu cadde a terra per la potenza dell’attacco del capitano, ma sorrise divertito perché, anche se involontariamente, Rufy gli aveva dato un idea. Infatti la parte del corpo che non si era solidificata a contatto con l’haki del ragazzo si era  dissolto e trasformata in lava, che con l’onda d’urto era schizzata nella zona circostante, cominciando a incendiare le cose. Akainu vedendo cosa comportava sparpagliare il suo potere in giro, decise di lanciare lava in grande quantità a caso, senza provare nemmeno a colpire Rufy.

Quest’ultimo era confuso, non riuscendo a comprendere cosa avesse in mente l’ammiraglio. Non ci mise molto a comprendere però che se avesse continuato, presto egli non avrebbe più avuto molto spazio per muoversi senza rischiare di abbrustolirsi.

Rufy, copriti la bocca con la maglia. Non devi respirare quel fumo!” Urlò Nami, quando si accorse che la troppa lava che ardeva la zona dove si stava svolgendo il combattimento, bruciando, produceva fumo tossico che concentrandosi andava a creare una sorta di gabbia dentro la quale Rufy e Akainu erano inglobati e che non permetteva una visione all’esterno.

Il fumo cominciava a essere denso e a innalzarsi, tanto da arrivare a oscurare quasi il sole e capito il pericolo, Rufy seguì il consiglio della compagna.

“Servirà a poco coprirti il viso!” lo informò Akainu. Difatti l’istinto di Rufy di cercare di immettere maggiore ossigeno, ossigeno che si faceva sempre meno presente nell’aria, respirò quel fumo nocivo sotto lo sguardo soddisfatto di Akainu.

Il capitano cominciò a tossire e dolorante si portò le mani al petto stringendo la maglia con forza a causa della difficoltà che provava a respirare.

“Lo senti? Senti come questo fumo ti brucia dall’interno? È una morte orribile e dolorosa vero?”  chiese Akainu.

Rufy tossì nuovamente e alzò lo sguardo in alto riuscendo a notare ancora il cielo azzurro. Poteva saltare in alto, riuscendo così a sfuggire a quella coltre di fumo e respirare di nuovo aria pulita, ma qualcosa andò storto. Quando il ragazzo provò a piegare le ginocchia per caricare il salto, i suoi poteri lo abbandonarono permettendogli di alzarsi di poco, come qualsiasi essere umano.

“Cappello di paglia ha qualcosa che non va!” disse Kuma che grazie al suo essere cyborg, riusciva a vedere anche attraverso la coltre di fumo.

Nami e Karin allarmate subito domandarono cosa stesse succedendo.

“Sembra che Monkey D. Rufy abbia perso i suoi poteri!” rispose il pacifista.

“Cosa, non può essere! Rufy!” urlò Nami.

“Oh no, ha già cominciato ad agire!” disse Karin preoccupata ad alta voce, facendo girare Nami dalla sua parte, la quale non comprese a cosa la ragazzina si stesse riferendo.

Rufy si trovò spaesato e con i polmoni in fiamme e l’unico modo per uscire da quella trappola mortale fallito, non sapeva cosa fare.

“Conosco la tua fama di salvarti sempre all’ultimo minuto e per questo spero che tu possa perdonarmi se ti finisco io, senza aspettare che la natura faccia il suo corso!” disse Akainu pronto ad attaccare con dei proiettili di lava che difficilmente Rufy avrebbe schivato nelle condizioni in cui si trovava. Fu proprio in quel momento che una folata di vento fece diradare il fumo, non dando però l’opportunità a Rufy di riprendersi, in quanto era ormai a pochi metri dall’essere colpito e i colpi già scagliati.

Il cuore di Nami perse un battito e le sembrò di congelare sul posto e la situazione non migliorò successivamente.

“è sparito!” disse Karin incredula.

Rufy!” urlò Nami, seguita dagli altri sui compagni che seguivano come meglio potevano lo scontro del capitano e di Zoro e Sanji.

Al posto di Rufy si trovava Kuma, mezzo sciolto dalla lava. Egli era intervenuto non riuscendo a intravvedere un modo per cappello di paglia di riuscire a cavarsela.

“Che intenzioni hai PX-0?” chiese Akainu al pacifista, il quale rispose “Proteggere Mug-gi-wa-wa…”. Non fece in tempo a finire la frase che esso si dissolse completamente, lasciando tutti con l’interrogativo di dove si trovasse Rufy.

Akainu persa la sua preda, decise di spalleggiare il suo compagno di marina, sebbene questo non sembrasse avere particolari problemi, anche se grazie all’affiatamento che Zoro e Sanji avevano almeno al momento di combattere, Kizaru era stato colpito un paio di volte. Mentre Sanji distraeva Kizaru, Zoro agiva e viceversa. Inoltre avevano scoperto che fra un raggio di luce e l’altro, passavano cinque secondi e i due sfruttarono quel misero arco di tempo per dare del filo da torcere a Kizaru, sebbene non fosse ancora abbastanza per abbatterlo.

Il cuoco e lo spadaccino, che non avevano potuto seguire lo scontro di Rufy, vedendosi comparire davanti Akainu, temettero il peggio e vedere i loro compagni agitarsi e chiamare il capitano, fecero davvero temere loro che colui che aveva dato vita alla ciurma di Mugiwara  fosse rimasto gravemente ferito, se non peggio. Con questo pensiero i due divennero più agguerriti e come se si leggessero nel pensiero, agivano all’unisono. Quanto Zoro necessitava di maggiore spinta per attaccare, Sanji con i suoi calci portentosi lo scagliava via come un fulmine, quasi riuscendo a  gareggiare in velocità con Kizaru. Quest’ultimo pensando a un attacco frontale da parte dello spadaccino, decise di spostarsi verso sinistra e fu proprio in quel momento che Zoro e Sanji misero in atto il loro piano.  Kizaru rimase stupito a vedere lo spadaccino seguire i suoi movimenti come se volasse e questo stupore gli costò caro,  perché Zoro riuscì a colpirlo combinando un attacco a tre spade, ma come per Rufy, anche il suo haki non era abbastanza forte da riuscir a scalfire completamente il nemico.

Zoro si girò a osservare Sanji per vedere se era pronto per un altro attacco combinato, dato che il precedente aveva avuto effetto, ma dovette rinunciarvi quando vide il suo compagno stringersi fortemente la gamba che si era ustionato per salvarlo, la stessa gamba che aveva anche usato per dargli lo slancio necessario per competere in velocità con Kizaru.

Sanji si alzò nuovamente anche se Zoro poteva leggere sul suo volto la fatica che aveva fatto per compiere quel gesto-

“Non esagerare, se non ce la fai dovresti smetterla. Mi inventerò qualcosa!” disse Zoro.

“Taci testa d’alga. Ce la faccio benissimo, continuiamo!” disse Sanji riprendendo a correre, o almeno ci provò.

“A malapena ti reggi in piedi, non devi dimostrare niente a nessuno!” lo rimproverò Zoro.

“La gamba sta bene, ho detto!” disse Sanji stringendo i pugni.

Zoro sospirò “D’accordo, ma si cambia piano, uno che ti consenti ancora di camminare quando questa faccenda  sarà finita!”

Kizaru e Akainu si stufarono di sentir confabulare i due mugiwara, così si misero uno davanti a Zoro  l’altro davanti a Sanji, per non lasciare troppo spazio d’azione ai due. Perché dovevano ammetterlo, quei due messi insieme costituivano un’ottima squadra.

“Sembra che ci abbiano appena dato l’idea di come annientarli!” disse Sanji sorridendo.

Zoro annuì “devi solo renderti irritante con Kizaru e farlo attaccare in contemporanea con Akainu. Ma credo che non avrai problemi a farlo infuriare!”!

“Come te del resto! Fai la stessa cosa!” disse Sanji guardandolo con la coda dell’occhio.

I due nakama incominciarono a denigrare i due ammiragli sempre di più, finchè l’ orgoglio di due marine non permise più loro di sopportare di essere insultati da degli insulsi pirati. Akainu e Kizaru si prepararono ad attaccare con  l’intenzione di finirli completamente, esattamente come i due pirati avevano previsto.

I due colpi partirono insieme e a tutta velocità  e i due nakama, abbassandosi al momento giusto, schivarono gli attacchi facendo sì che due i colpi si dirigessero verso i loro nemici, che colpendoli li dissolse  completamente, mettendo fine a quegli assurdi combattimenti con vecchi nemici.

 

 

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Capitolo 49
*** Conoscendo il passato ***


Capitolo 49: Conoscendo il passato.

 

Tutto si era finalmente concluso, ma i Mugiwara non potevano ancora tirare un respiro di sollievo.  Il loro capitano era scomparso per mano di Kuma e alcuni di loro riportavano ferite, più o meno gravi.

Chopper si occupò delle ferite di tutti, soprattutto la brutta ustione di Sanji, che per qualche tempo gli avrebbe impedito di prendere a calci qualcuno come si deve.

Intanto gli altri discutevano fra di loro.

“Dobbiamo immediatamente trovare Rufy!” disse Usopp.

“Lo so anche io questo, il problema è che non abbiamo la più pallida idea di dove sia finito!” disse Nami nervosamente.

“Potrebbe essere ovunque! Riflettiamo. L’ultima volta che Kuma ci ha spedito in qualche parte del mondo, erano luoghi che erano adatti a noi per potenziare le nostre capacità!” disse Robin in modo riflessivo.

“Si, ma questa volta è stato scaraventato altrove per essere salvato, non perché potesse potenziarsi!” disse Brook.

“Se la mettiamo su questi termini anche la prima volta Kuma ha usato quel potere per salvarci. Nonostante sia un cyborg dubito che potesse prevedere che Rufy avrebbe fermato il viaggio per due anni per diventare più forte!” disse Zoro con tono calmo.

“No, ma forse lo sospettava!” disse Usopp “O lo sperava in quanto sapeva che eravamo impreparati ad affrontare il nuovo mondo e, a mio avviso, non  siamo del tutto pronti ancora adesso dopo anni, vista la situazione!” disse il cecchino spazientito. Era profondamente preoccupato per il suo amico.

Nami  stette in silenzio cercando di trovare una soluzione. Abbracciò il cappello di Rufy al petto, che egli aveva perso quando la folata di vento aveva in parte diradato il fumo che le impediva di assistere all’incontro. Non sapeva come doveva agire. Era la navigatrice e doveva tracciare la rotta della Sunny per andare a recuperare il ragazzo, ma senza sapere la sua locazione esatta era come cercare un ago in un pagliaio.

“Speriamo stia bene!” disse Chopper, mentre terminava di fasciare la gamba a Sanji.

“Certo che sta bene!” intervenne Karin che fino a quel momento era rimasta in disparte a sentire i Mugiwara discutere “Stiamo parlando di Monkey D. Rufy…un pirata eccezionale che non si fa mettere in ginocchio quasi da nessuno!” disse le ultime tre parole quasi in un sussurro, rattristandosi.

“Questo lo sappiamo. Ovunque sia Rufy di sicuro starà bene. Ma il problema rimane…dov’è?” disse Sanji alzandosi in piedi nonostante le proteste di Chopper che lo invitavano a prendersi un po’ di riposo.

La ragazzina sorrise “Io sono convinta che non sia lontano! Kuma voleva solo salvarlo e non mandarlo a fare un viaggio”.

“Come fai a dirlo? Ne sai qualcosa?” disse Nami fiondandosi su di lei, cercando di costringerla a parlare, ma non fece nemmeno in tempo a minacciare quella mocciosa che le dava ai nervi per il suo atteggiamento, che Chopper cominciò ad annusare l’aria informando i suoi nakama di sentire un odore conosciuto.

“è Rufy!” disse la renna saltellando felice.

Poco dopo aver pronunciato il suo nome, Rufy uscì dalla foresta di manga facendosi vedere dai suoi compagni.

Tutti lo accolsero felici, soprattutto Nami, che gli saltò al collo e Karin che si aggrappò al braccio del ragazzo, che rimase sorpreso nel vedere che la ragazzina avesse già tutta quella confidenza nei suoi confronti.

Nami la fulminò con gli occhi e cominciò a tirare il ragazzo, cercando di slegarlo dalla presa della ragazzina e Karin, sentendosi sfidata dalla navigatrice, fece lo stesso, dando così inizio a un tira e molla con il povero ragazzo, che, nonostante fosse fatto di gomma, sentiva dolore a causa delle varie ustioni causategli da Akainu.

Chopper provvide a curare anche le sue ferite e fu felice nell’appurare che i polmoni del capitano non erano stati danneggiati dal fumo tossico della lava.

 

Usopp si sdraiò all’ombra di un albero esausto “Ragazzi, che avventura! Sono a pezzi, anche se mi sento soddisfatto ad essere riuscito a sconfiggere uno come Crocodile, un tempo non me lo sarei nemmeno sognato!”

“Sei diventato fortissimo Usopp!” disse Chopper contento, mentre giocava con le action figures che lo rappresentavano.

Il cecchino si strofinò il naso con orgoglio e disse “Certo, cosa altro ti aspettavi dal grande capitano Usopp. Attenti a voi nemici di qualunque genere, il grande Usopp vi sconfiggerà tutti!” disse saltando in piedi e prendendo una postura da supereroi.

“Evviva!” urlò Chopper appoggiando l’entusiasmo del compagno.

“Chiudete il becco voi due. Voglio dormire!” disse Zoro appoggiato dall’altra parte dell’albero.

“Tanto per cambiare…eh Zoro!” disse il cecchino incrociando le braccia.

“Se non avessi la gamba in questo stato, ti prenderei a calci testa d’alga, così che non riusciresti più a dormire per il male al fondo schiena!” disse Sanji “infastidito” dall’atteggiamento pigro dello spadaccino.

Zoro russò come segnale che non stava nemmeno ad ascoltare il povero cuoco.

Robin sorrise alla scena, ben contenta di vedere che tutto era tornato alla normalità e che anche Franky e Brook erano allegri, cercando di non farsi beccare da Nami, mentre cercavano di sgattaiolare nuovamente nella zona a luci rosse.

Nami riposava anch’essa sotto un albero. Stava segnando alcuni punti fondamentali per disegnare la cartina di quell’isola e stava cercando di capire  da che parte fosse meglio andare per continuare il viaggio, in quanto la bussola sembrava impazzita.

“Uffa! Possibile che in questo mare niente è mai semplice?” disse ad alta voce mentre si scompigliava i capelli frustrata.

“Sembri nervosa, qualcosa non va?” le chiese Robin sedendosi al suo fianco.

Nami mise il broncio mentre indirizzava il suo sguardo verso la nuova arrivata.

Robin si portò una mano alla bocca per nascondere una risata.

Nami, è solo un ragazzina!”

“Lo so, ma non mi va a genio questa confidenza che ha con Rufy!” disse sbuffando e appallottolando il foglio di carta su cui aveva scritto i suoi appunti.

“Se non voglio finire come quel pezzo di carta, mi sa che mi conviene stare attenta a come mi rivolgo al capitano eh?” disse Robin divertita.

“Robin…” disse la navigatrice esasperata “ Forse sarò stupida, ma non posso farci niente se mi dà fastidio, anche se non ci sarà mai niente  tra i due!”. Nami strinse un pugno al solo pensiero.

“Te la prendi troppo secondo me. Guarda adesso! Rufy è li tranquillo che si legge i manga e non vedo Karin nelle vicinanze!” le disse Robin nella speranza di calmarla.

“State parlando di me?” disse Karin sbucando all’improvviso “Non è  carino parlare male dei propri nakama Nami!” le disse assottigliando gli occhi.

Robin vedendo una vena pulsante crescere sulla tempia di Nami, intervenne prima che succedesse il finimondo.

“Karin, non avevi detto che è pericoloso leggere il nostro manga che parla del futuro?” disse alzandosi in piedi.

L’attenzione di Karin venne attirata “S-si!”

“Allora sarà meglio controllare cosa sta leggendo il capitano. Da qui  mi sembra di vedere noi in copertina!”

Karin sbiancò e girandosi immediatamente gridò “Rufy!”

Il capitano alzò lo sguardo e si vide correre incontro la ragazzina, che con un gesto brusco gli strappò il manga di mano.

“Quali parole di non leggere il vostro futuro non ti è chiaro?” chiese.

Rufy la guardò sorpreso per il cambio di atteggiamento e si spaventò quando vide Nami infuriata per lo stesso motivo della ragazzina.

Rufy, se qualcosa dovesse andare storto nel futuro di tutti quanti, ti riterrò il diretto responsabile!” disse Nami posando le mani ai fianchi.

“Tecnicamente non puoi sapere se una cosa è andata storta o no, in quanto non sai cosa ti rivela il futuro…bhe a parte il tuo destino con Rufy e  i figli che avrai!” disse Robin analizzando come sempre la situazione.

Karin intervenne “Quella è già una parte importante che non deve assolutamente cambiare!”

“Che centri tu?” disse Nami fulminandola con gli occhi.

Karin si fece piccola piccola e disse “Mi piace quella parte. Da quando ci siamo incontrati ho sempre detto che tu e Rufy siete una coppia perfetta!”

Robin mise una mano sotto il mento “Sai Karin, non ho ancora ben capito da dove vieni…davvero vieni dal mondo reale?”

“come ho detto prima non ha importanza da dove vengo. Ho uno scopo o diciamo pure un sogno da realizzare e so che con Rufy i sogni sono ben accetti. Per questo voglio unirvi a voi e sapevo che il capitano avrebbe accettato, ma sbaglio o non ero io l’elemento della conversazione? Qui Rufy ha fatto una cosa gravissima e si merita una punizione!” disse Karin cercando di distogliere l’attenzione su di sé.

“Una punizione mi sembra esagerato!” disse Robin in quanto non credeva che Rufy avesse avuto il tempo di leggere molto.

Rufy sospirò scocciato. Era nervoso, ma non per causa delle ragazze “Non stavo leggendo il futuro, ma il passato!” disse coprendo gli occhi con il capello e superando le ragazze, che lo guardarono confuse.

Karin si stupì del comportamento del ragazzo e cercò di capire la motivazione per la quale egli avesse agito in quel  modo, guardando il manga che aveva in mano. “Oh no!” disse solamente, alzando poi il volume in modo che anche Robin e Nami potessero vedere a che punto era arrivato.

Robin sussultò avvertendo la brutta aria che avrebbe tirato, mentre Nami, sebbene avesse riconosciuto il posto dalle poche vignette,  non riuscì a collegare il malumore di Rufy con quell’avventura.

Le ragazze si voltarono a guardare la schiena di Rufy. Egli si era fermato e con forza strinse i pugni per poi dire con voce dura “Radunate tutti e recatevi sulla Sunny,  si parte!”

 

 

Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. Purtroppo dal numero di lettura e dal numero delle recensioni che sono calate mi viene da pensare che la storia sta perdendo di interesse, il che mi rattrista molto.

Spero che con questo capitolo di attirare maggiormente la vostra attenzione. Cosa ha Rufy? Perché è arrabbiato? Ma voi lo avete già capito vero?

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando.

Alla prossima

Neko =^_^=

 

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Capitolo 50
*** Cosa accadrà? ***


Capitolo 50: Cosa accadrà?

 

Rufy, con un tono che non gli si addiceva, diede ordine a tutto il suo equipaggio di imbarcarsi e di preparare la Sunny per la partenza. Tutti diedero ascolto all’ordine, alcuni dei quali ancora ignari di quanto fosse successo negli ultimi minuti della loro permanenza sull’isola.

Rufy, quale rotta dobbiamo seguire? Tutti gli aghi delle bussole si sono stabilizzate…hai qualche preferenza?” chiese Nami preoccupata dal volto scuro che aveva il ragazzo.

“è indifferente, scegli tu!” disse senza degnarla di uno sguardo e allontanandosi.

Nami rimase sbigottita. Rufy mai e poi mai non aveva voluto aver voce in capitolo sulla rotta da seguire. Quell’atteggiamento la spaventava non poco.

La navigatrice si voltò verso Robin che aveva avuto all’incirca la stessa reazione.

“Ma che diavolo è successo? Pensavo che ormai Rufy non riuscisse più a sorprendermi e invece…”. Cominciò col dire la navigatrice.

Robin sospirò “Ti metterò al corrente non appena avremo preso il largo. Incontriamoci all’aquario, io penserò a far venire anche Sanji e Brook!”

Nami la guardò confusa, non capendo la necessità di interpellare proprio loro due e lasciare tutto il resto della ciurma in disparte, compreso Zoro che rappresentava il primo compagno di Rufy.

Il vento fu loro a favore e nonostante il cielo fosse nuvoloso, Nami poteva stare tranquilla a lasciare la nave in  mano ai ragazzi, in quanto non percepiva nell’aria bruschi cambiamenti.

Sanji e Brook attesero le due donne nel salone dell’acquario, la stanza meno trafficata in quel momento della giornata in quanto non c’era molto da fare oltre che ammirare i pesci che in quel momento scarseggiavano.

Robin prese la palla al balzo per distrarre il resto della ciurma, chiedendo loro di rifornire le loro scorte di pesci, un offerta colta al volo, soprattutto da Usopp che adorava far vedere a tutti la sua abilità di pescatore.

Sanji si accese una sigaretta e passava il suo guardo da Karin, anch’ella presente, Robin e Nami che erano piuttosto silenziose.

“Che mortorio yohohoho!” disse Brook, che ricevette delle occhiatacce delle ragazze. “Oh non è il momento per caso?”

“Cosa succede? Perché questa riunione senza gli altri e soprattutto senza il capitano?” Chiese Sanji, buttando fuori il fumo della sigaretta.

“Non abbiamo tenuto conto di un pericolo in quest’ultima isola!” cominciò Robin.

“Come sempre del resto!” disse Sanji “E quindi?”

“Il capitano leggendo il nostro manga è venuto a conoscenza di quanto è successo poco prima della  nostra separazione, una cosa che non avrebbe mai dovuto sapere!” disse Robin accavallando le gambe.

“Io ancora non capisco di cosa si sta parlando!” disse Nami seccata.

“Nemmeno io!” disse Brook.

Sanji invece cercò di pensare a cosa potesse riferirsi Robin “Non abbiamo segreti con Rufy da quanto posso ricordare!”

“Sicuro? Thriller Bank non ti dice niente?” chiese Karin intervenendo.

Sanji spalancò gli occhi, mentre Brook fece cadere la mascella fino al pavimento.

“Accidenti, Rufy sa cosa è successo?” chiese Sanji nella speranza di aver compreso male.

Robin annui.

“Prevedo guai yohohoho…povero Zoro-san!” disse Brook.

“Insomma, io ancora non ci sto capendo niente. Cos’è che Rufy non sa e a quanto pare nemmeno noi altri della ciurma?” chiese Nami esasperata dal sentirsi fuori dalla conversazione.

Robin sospirò “Ti ricordi lo stato in cui abbiamo trovato Zoro dopo che ci siamo risvegliati dal colpo di Kuma?” chiese Robin aspettando un cenno di capo di Nami, che non tardò ad arrivare.

“Zoro si è svegliato molto prima ed è un bene che questo sia accaduto, io mi sono destato troppo tardi non abbastanza in tempo per impedire che la nostra ciurma venisse sgretolata!” disse Sanji stringendo i pugni, ricordando quella sensazione di inutilità che aveva provato, quando aveva trovato Zoro in piedi con il suo sangue sparso ovunque.

Kuma voleva la testa di Rufy e dopo che ci ebbe annientato, provò a prenderlo. Zoro nonostante fosse messo male ha fatto tutto quello che era in potere per impedirlo!”

Nami sgranò gli occhi in quanto non sapeva niente di quella faccenda “Ma questo non spiega perché Rufy sia arrabbiato con quanto è successo!”

“Zoro a fatto uno scambio, la sua testa per quella di Rufy!” disse Brook intervenendo “Kuma fu colpito dal coraggio di Zoro. Invece di prendere la sua testa decise di lasciare andare Rufy, ma in cambio, dato che Zoro voleva a tutti i costi prendere il posto di Rufy, ha fatto sì che tutto il dolore che il nostro capitano aveva patito contro i nostri nemici di quell’isola fantasma, si trasferisse in lui. È un miracolo che non sia morto quel giorno!” continuò lo scheletro ricordando benissimo la scena che si era svolta davanti ai suoi occhi, incapace di intervenire, forse anche a causa del poco legame che aveva ancora con cappello di paglia.

Nami spalancò gli occhi. Il suo cuore prese a battere all’impazzata e le parole gli morirono in gola.

“Zoro non volle dire niente a Rufy e io venendo a conoscenza di quanto accaduto, capì il perché del suo silenzio!” affermò Sanji.

“Io ne sono venuta a conoscenza perché ho spiato Sanji, ma anche io era pienamente d’accordo con questa scelta. Conoscendo Rufy non lo avrebbe mai accettato!” disse Robin.

“Come dargli torto. Nemmeno io vorrei che i miei amici o la mia famiglia venisse uccisa per colpa mia! E Rufy ha già dovuto affrontare la morte di suo fratello a causa della sua non sufficiente forza. Ora che ha scoperto anche questo…non so cosa possa accadere!” disse Karin preoccupata.

“Karin se tu hai letto il nostro manga dovresti sapere cosa succederà!”  disse Robin sperando di sentire una risposta esaudiente.

Karin invece si irrigidì e con un sorriso nervoso disse “Bhe…ecco io…io in realtà non ho mai letto il manga. So più o meno quanto vi è capitato da dei racconti e…” tacque guardandosi i piedi, incapace di trovare una qualsiasi cosa da dire.

“Come sarebbe a dire? Vuoi dire che conosci la nostra storia solo per sentito dire? Chissà quante cose sbagliate possono averti detto. I passaparola non sono mai affidabili!” disse Nami sbattendo nervosamente un piede a terra.

“Si, se la fonte è sicura e la mia è sicurissima!” disse Karin sicura di quanto stesse affermando.

“E chi sarebbe questa fonte?” chiese Robin curiosa di saperne di più.

“Uffa…la smettete di concentrarvi su di me? Cosa facciamo con Rufy?” disse Karin esasperata. Sapeva che una volta unita alla ciurma avrebbe avuto qualche difficoltà nel voler svolgere il suo scopo senza che i Mugiwara ne sapessero troppo, ma non pensava fino a quel punto.

Robin decise di chiudere l’argomento Karin per il momento e guardando Sanji disse “Secondo te dovremmo avvisare Zoro?”

“Almeno lo prepariamo ad affrontare il capitano!” disse Brook “sperando che Rufy non lo uccida e lo mandi a farmi compagnia! Yohoohohoh!”

“Si, anche secondo me dovremmo dirglielo!” disse Nami abbassando lo sguardo.

“Ci penso io!” disse Sanji incamminandosi sul ponte, mentre Nami si recava a vedere come stesse il capitano.

 

Zoro era sdraiato sull’erba con le braccia dietro la testa. Cercava di prendere sonno, ma non ci riusciva, in quanto di tanto in tanto lanciava un’occhiata a Rufy seduto sulla polena della Sunny.

Aveva notato una certa aria nera sul volto del capitano, ma questa non era data dal grigiore del cielo e dalla pioggia che aveva poco a poco cominciato a scendere giù. 

Aveva escluso che fosse a causa dei brutti ricordi che Akainu poteva avergli risvegliato, in quanto  il suo comportamento si era dimostrato del tutto normale, fino a poco prima di partire.

Chiuse gli occhi cercando di non pensarci troppo, optando per lo più su una piccola lite tra lui e Nami.

“Non rompere cuoco da strapazzo!” disse Zoro riconoscendo il  nakama che si era avvicinato, solo dal suono dei suoi passi. Aprì un occhio per guardare in alto quando non sentì Sanji rispondergli a tono. Comprese che realmente qualcosa era successo dall’aria seria del cuoco, che gli chiese, senza insultarlo, di seguirlo in cucina.

 

“Abbiamo un problema!” disse Sanji, chiudendo la porta dietro di . Zoro alzò il sopracciglio in attesa che il cuoco continuasse.

Rufy sa cosa è successo a Thriller Bank… quanto hai fatto perché non venisse portato via da Kuma!”

Zoro sbiancò e prendendo Sanji per il colletto gridò “Come? come ha fatto a scoprirlo…e tu?”

“Io l’ho saputo da due abitanti dell’isola che ho fermato prima che raccontassero tutto a tutti!”

Zoro lasciò la presa e  strinse i pugni “Chi altro lo sapeva?”

“Robin e Brook. A quanto pare anche Karin e ora anche Nami ne è a conoscenza!” rispose non staccando gli occhi da Zoro “Come hai intenzione di affrontare la situazione?”

“Ucciderò colui che ha fatto la spia. Tu non sei stato di certo. Robin non è così stupida da farlo e nemmeno Brook. Nami tanto meno…l’unica che rimane e Karin. Non sappiamo niente di lei e può benissimo averci tirato questo tiro mancino!” disse afferrando una spada.

Sanji lo afferrò prima che potesse compiere una stupidata.

“Fermo e usa il cervello, sempre ammesso che tu lo abbia, alga marina. Karin non centra niente! Rufy ha scoperto tutto leggendo i nostri manga!”

Zoro spalancò gli occhi “Tipico. Non ha  mai letto niente in vita sua e va a leggere l’unica cosa che non deve conoscere!”

Strinse i pugni “Mi ero ripromesso di proteggere Rufy dallo scoprire quanto successo e ho fallito!”
“Non è stata colpa tua!” disse Sanji.

“Che differenza fa di chi è la colpa? Adesso di sicuro Rufy si sentirà in colpa e crederà nuovamente di non essere in grado di proteggerci, quando dovrebbe capire che in una famiglia ci si protegge a vicenda!” disse Zoro stringendo i pugni fino a farsi uscire il sangue.

“ZORO!” Un urlo provenne da fuori la cucina.

Zoro sentì dei brividi percorrergli la schiena, riconoscendo la voce di Rufy.

Lo spadaccino  non si fece aspettare e si presentò davanti al capitano con aria seria, anche se non del tutto calma.

Rufy aveva lo sguardo ricoperto dal cappello ed era fradicio, a causa della pioggia che aveva preso a cadere in modo copioso.

Tutti erano ammutoliti dalla scena,  confusi da quanto si stesse verificando.

Nami era accanto a lui che gli teneva un braccio. I capelli le erano attaccati al viso e nonostante la pioggia lo nascondesse, delle lacrime uscivano  dai suoi occhi nocciola, venendo a sapere quali intenzioni avesse Rufy.

Rufy ti prego, non farlo!” disse la ragazza “è una pazzia!” urlò la ragazza.

Rufy si liberò dalla presa della navigatrice senza minimamente ascoltarla e alzando lo sguardo furioso verso Zoro urlò

“ZORO, IO E TE CI SCONTREREMO A DUELLO!”

 

 

Wow, ma vi rendete conto? 50 capitoli. È la storia più lunga che abbia mai scritto!!!” Sono contenta di non aver ceduto prima…

Bhe allora? Vi aspettavate qualcosa del genere da parte di Rufy? Cosa avrà in mente?

E Zoro accetterà?

Secondo voi?

Mi  raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e grazie a tutti di avermi seguito fino a qui.

Arogatou gozaimasu

Alla Prossima

Neko =^_^=

 

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Capitolo 51
*** Sogno non sogno ***


 

Oh che aggiornamento lampo, quasi non ci credo...  ma se aspettavate lo scontro tra Zoro e Rufy, mi dispiace, questo è solo un capitolo di mezzo.

Spero che vi piaccia e che vi incuriosista.

Fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto…

BUONA LETTURA

Neko =^_^=

 

Capitolo 51: Sogno non sogno

 

“ZORO, IO E TE CI SCONTREREMO A DUELLO!”

Nell’istante in cui Rufy gridò quelle parole, un tuono squarciò il cielo e un forte vento si alzò improvvisamente.

La nave cominciò a oscillare pesantemente, ma questo non turbo né Rufy né Zoro che presero a fissarsi per diverso tempo. Il primo aveva uno sguardo adirato, il secondo uno sguardo determinato di chi sapeva cosa fare.

Gli altri membri della ciurma, soprattutto coloro che non sapevano cosa stesse succedendo e non sapevano spiegarsi lo strano comportamento del capitano, sussultarono e si guardarono a vicenda con aria confusa, nella speranza che qualcuno potesse spiegare loro qualcosa.

“Cosa sta succedendo?” chiese Usopp, deglutendo la saliva in eccesso, intimorito dallo sguardo di Rufy. Non era uno sguardo nuovo, ma il capitano lo usava per intimorire i suoi nemici, quando questo funzionava,  ma mai si era sognato di usarlo verso un suo compagno.

Chopper aveva gli occhi sgranati e il pelo dritto. Provava pressoché le stesse sensazioni di Usopp e, sentendosi minacciato, si nascose dietro le gambe del cecchino.

Franky invece si fece coraggiosamente avanti “Suvvia fratelli, qualunque sia il problema non credo che sia necessario ricorrere alla violenza, si può tranquillamente discutere davanti un bicchiere di cola!”

Franky ha ragione Rufy!” disse Usopp, non volendo nuovamente assistere a uno scontro tra compagni, il primo dei quali aveva visto lui come protagonista anni prima.

“Nessuno si intrometta! Questa è una questione tra  me e Zoro!” disse Rufy non staccando lo sguardo dal suo primo compagno, in attesa di una risposta da parte sua.

Questa non tardò ad arrivare.

“Accetto!” disse Zoro senza un attimo di esitazione, cosa che provocò altri sussulti.

Nami si mise in mezzo ai due dicendo “Zoro, non ti ci mettere anche tu!” il suo più che una richiesta, era una supplica.

Sanji si avvicinò e, poggiando una mano sulla spalla di Nami per costringerla a guardarlo, scosse la testa “Nami-swan, ci sono momenti in cui le parole non servono e due uomini devono scontrarsi per chiarirsi!” spiegò il cuoco.

“Ma questo assurdo! Quante volte è stato dimostrato che le parole sono un metodo migliore della forza bruta?” tentò di nuovo la navigatrice.

“Non questa volta!” rispose Sanji, nonostante fosse rimasto inizialmente sorpreso dall’uscita del capitano, comprese la motivazione del suo gesto.

Sanji-kun…” disse Nami ormai in un bisbiglio e rassegnandosi.

Rufy riprese a parlare con tono autoritario “Ci scontreremo sulla prossima isola! Nami, dove siamo diretti?”

Nami sussultò, nel casino che si era venuto a creare aveva dimenticato di controllare la rotta, la quale era andata persa a causa del  movimento delle onde che avevano spinto la nave lontano dalla via scelta in precedenza dalla navigatrice.

“Andiamo ad ovest!” intervenne Karin attirando l’attenzione di tutti.

Nami non fece in tempo a protestare che Rufy disse “D’accordo!” Karin sorrise quando la sua richiesta venne accolta “Sapete tutti cosa fare…e tu Zoro, tieniti pronto!”

“Si…capitano!” disse lo spadaccino sorprendendo tutti quanti. Zoro non era solito rivolgersi a Rufy in quel modo a meno che non si trattava di una situazione seria, ma quella faccenda era più che seria.

 

“Ragazzi è pazzesco, mi domando dove andremo a finire!” disse Usopp lasciandosi andare sulla sedia della cucina.

“Io non capisco perché è successo tutto questo. Zoro ha fatto qualcosa a Rufy?” chiese Chopper guardando Robin.

“Gli ha salvato la vita!” rispose l’archeologa con un sorriso.

“Di che parli sorella?” chiese Franky e fu in quel momento che tutti quanti vennero a sapere della situazione.

“Ora capisco!” disse Usopp “è una brutta faccenda!”

“Posso capire come si sente Rufy, ma per una volta non può far finta di niente? Alla fine siamo tutti in salute e Zoro sta bene, anche se ricordo che se l’è vista brutta. Se fossi intervenuto a curarlo qualche minuto più tardi, probabilmente sarebbe morto!” disse Chopper  rattristato.

“Ma non capisco perché ora Rufy voglia combattere contro di lui! Cioè quei due sono fortissimi, ma credo che tutti siamo d’accordo nel dire che il capitano è più forte di Zoro. Cosa ha intenzione di fare? Di eliminarlo?” chiese Usopp.

“Idiota. Probabilmente arriveranno a farsi male, ma nessuno ucciderà nessuno. Rufy vuole farla pagar a Zoro lo scherzo che gli ha tirato e probabilmente vorrà sfogarsi un po’!” disse Sanji mentre preparava la cena.

“Sfogarsi?” chiesero Usopp e Chopper all’unisono.

“Zoro col suo gesto gli ha ricordato che non sempre è in grado di proteggerci e questo è un po’ come intaccare il suo orgoglio, oltre al fatto che probabilmente si sarà sentito nuovamente un cattivo capitano!” disse Robin, facendo alzare gli occhi al cielo ad Usopp.

“Ma se lo fosse, noi non saremo qui con lui!” disse Chopper.

“Questo lo sa anche lui, ma credo che dopo quello che è accaduto ad Ace, anche se ho già cercato di fargli capire che ognuno ha bisogno dell’altro per andare avanti, non accetterà mai questo concetto!” disse Nami sospirando.

“è facile dire a Rufy che per andare avanti, tutti abbiamo bisogno dell’aiuto dell’altro anche in momenti tragici, ma rifletteteci bene…voi accettereste che qualcun altro della ciurma si faccia uccidere per salvarvi la vita?” chiese Robin seria e il silenzio calò nella stanza, fatta eccezione per l’olio che scoppiettava friggendo.

 

Zoro era nella sua stanza di allenamento in cima all’albero ed era intento a saltellare, tenendo molti pesi sulle spalle, quando, sentendo qualcuno raggiungerlo, decise di mettersi a sedere e allenare le braccia.

“Cosa vuoi?” disse secco.

“Ehm…ecco…io…volevo solo assistere!” disse Karin un po’ timidamente.

“Fa come ti pare”!” disse Zoro continuando quanto stava facendo.

La ragazzina seduta guardava le varie gocce di sudore colare dalla fronte dello spadaccino.

“Sei preoccupato?” chiese la ragazzina.

Zoro continuò senza risponderle.

“Insomma dovrai scontrarti con il tuo capitano. Io non sarei tanto tranquilla!”

Lo spadaccino non fiatò.

“Non credevo di assistere a uno scontro tra te e Rufy. Non me lo sarei immaginato. Sarà emozionante, anche se spero che voi due non esageriate!” disse Karin.

Silenzio.

Karin si alzò e si diresse verso le spade dello spadaccino e ne afferrò una.

“Sta lontano dalle mie spade!” disse minaccioso Zoro.

Karin sogghignò “Oh allora la lingua per parlare ce l’hai!” disse sfoderando una spada “Tranquillo, non ho intenzione di toccare la tua Wado ichimoji e nemmeno la Sandai Kitetsu, so che è maledetta e non voglio morire prima di aver portato a termine il mio scopo! Ma la Shuusui non appartiene né alla tua  migliore amica, né è maledetta quindi…ti sfido!” disse puntandola verso Zoro.

Zoro spalancò gli occhi “Che diamine…Senti ragazzina, non ho tempo di giocare con te. Devo allenarmi!”

“Allenati con me. Non sarò alla tua altezza, ma ho avuto due buon insegnanti. Uno gentile, l’altro un po’ scorbutico, ma paziente e molto capace! Vediamo se mi ha insegnato bene!” disse Karin sorridendo.

Zoro sbuffò, seccato del fatto che tutti quel giorno  lo sfidassero, ma decise di accettare, qualcosa gli diceva di farlo e di accontentare quella ragazzina.

Scelse la sua Wado Ochimoji  e si mise in posizione di difesa. Non avrebbe attaccato, ma avrebbe aspettato che fosse Karin ad attaccare.

Lo scontro non fu lungo e Zoro non dovette nemmeno fare molta fatica a batterla.

“Accidenti, mi hai sconfitta!” disse Karin a terra con il fiatone.

“Pensavi di essere in grado di battermi?” chiese Zoro curioso.

“Stai scherzando? Nemmeno fra un milione di anni. Sei o no lo spadaccino migliore al mondo?” chiese.

“Non ancora!” disse Zoro “Ma tu hai uno stile di combattimento che ho già visto. Chi sono i tuoi insegnanti?”

Bhe il mio stile è molto diffuso e…purtroppo non credo che i miei insegnanti sarebbero fieri di me al momento, una in particolare. Mi piacciono le spade, ma… non è lo strumento con cui mi trovo meglio a battermi!” disse Karin per poi sospirare “Bhe in realtà non eccello in niente. So usare un po’ di tutto, ma niente mi si addice. Nemmeno la medicina!”

Zoro alzò un sopracciglio “Allora perché hai detto di voler diventare medico?”

“Non ti è mai capitato di fare cose che non ti piacciono per aiutare gli altri? Ho intrapreso questa strada per aiutare tre persone. Una in particolare! Lo trovi strano?”

Zoro scosse la testa “No, ma seguendo questo tuo scopo che hai definito anche sogno, sicura che non ti impedisca di realizzare il tuo vero sogno?”

Karin sbuffò “Perché dite tutti la stessa cosa? Io speravo di fare tutti felici e invece…mi sono sentita dire questa frase come a volermi invitare di lasciare perdere. Ma questa cosa la faccio anche per me alla fine e poi…fatto quello che devo fare, posso lasciar perdere la medicina e  dedicarmi al mio vero sogno. Tanto sono giovane...” Karin diventò blu “Sempre se mia madre non mi uccide quando torno a casa!”

“Perché mi stai dicendo tutto questo? Perché a me?” chiese Zoro stranito.

Karin abbassò lo sguardo e si guardò i piedi “Non c’è un motivo particolare e…è che ho…” Karin arrossì imbarazzata “…diciamo che con te posso parlare liberamente senza che venissi sommersa troppo dalle domande e poi con te sento di avere maggiore confidenza!”

Tsè, tu sei tutta pazza!” disse Zoro storcendo il naso per lo strano comportamento della ragazza.

“Grazie!” disse sorridendo divertita per poi allontanarsi.

Zoro sussultò a quel sorriso e la fissò confuso, fino a quando la ragazzina scomparve.

 

Passarono un paio di giorni e Rufy aveva evitato il più possibile Zoro, cosa che creava disagio a tutta la ciurma. Tutti speravano che quella situazione terminasse presto, ma non dovettero attendere ancora a lungo, perché una striscia di terra si cominciò a intravvedere all’orizzonte.

Rufy e Zoro nell’apprendere la notizia, si recarono sul ponte per osservare l’isola e successivamente gli sguardi del  capitano e dello spadaccino si incontrarono. Entrambi erano pronti…pronti per qualsiasi cosa fosse successa su quella terra.

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Capitolo 52
*** Capitano vs spadaccino ***


Capitolo 52: Capitano vs spadaccino

 

L’ancora venne finalmente calata.

Come a voler mettere presto fine a quella storia, sembrava che le correnti marine avessero aumentato la loro  spinta, facendo attraccare la Sunny prima del previsto.

Rufy non aspettò nemmeno che il veliero si fermasse…afferrò un albero in lontananza e si precipitò sulla spiaggia dove si sedette in attesa che il suo avversario lo raggiungesse.

“Sono qui capitano!” disse Zoro qualche  minuto dopo.

Gli altri membri della ciurma si erano sistemati piuttosto lontano per assistere allo scontro, sedendosi su degli scogli, nella speranza che la battaglia non li coinvolgesse, ma avevano qualche timore dato che a scontrarsi erano proprio i due nakama che facevano più disastri, il capitano per primo.

Zoro e Rufy si trovavano uno davanti all’altro. I loro sguardi erano seri e il silenzio che si era venuto a creare, dava la possibilità di udire il suono del vento che muoveva i loro abiti e sollevava leggermente la sabbia del litorale.

Rufy fu il primo a prendere la iniziativa. Caricò un forte pugno e urlando “Gomu gomu no jet pistol!” lo lanciò dritto verso Zoro.

Lo spadaccino si mise in posizione di difesa e incrociando le sue spade e impregnandole dell’haki dell’armatura, riuscì a parare il colpo di Rufy, sebbene la potenza dell’attacco lo spinse indietro per diversi metri.

Il capitano si aspettava di non cogliere impreparato il suo primo compagno e spiccando un salto in alto usò il suo “gomu gomu no jet gatling!” anch’esso intriso con l’haki dell’armatura.

Zoro si preparò a parare l’attacco. Si piegò sulle ginocchia  e stringendo la presa sulla spada che aveva nei denti, disse “Yaki oni giri”. Lanciò un triplo fendente infuocato che a contatto con le  mani di Rufy gli facevano prendere fuoco, che non ferivano solo lui, ma lo spadaccino stesso, in quanto il capitano, nonostante il fuoco sulla sua pelle, non si fermò immediatamente dallo sfoderare il suo attacco e continuando con quel rirmo, a causa del calore del fuoco, la sabbia che toccava si trasformava in vetro.

Rufy si fermò una volta che i suoi piedi toccarono terra. Aveva le mani fumanti e un occhio strizzato per sopprimere il dolore. Zoro era stato colpito in pieno stomaco ed era stato scaraventato a terra, ma esso si alzò immediatamente per contrattaccare.

Ma egli non fece in tempo a sfoderare il suo Oni giri, che Rufy lo colpì in testa con il gomu gomu no campana. La sua testa lanciata all’indietro e rafforzata con l’haki dell’armatura, che diede alla fronte una colorazione nera, ripartendo in avanti aumentava la sua potenza di azione.

Zoro riuscì ad evitare il colpo per un pelo.

Lo spadaccino stancandosi di doversi sempre difendere cominciò a far roteare le sue spade per poi partir alla carica verso Rufy.

Quest’ultimo, vedendo che tipo di attacco aveva intenzione di usare il suo nakama, richiamò a se il gear secondo, cominciando a fare sul serio. Zoro era quasi giunto davanti a lui, ma il capitano, facendo uso del Soru che gli permetteva di muoversi velocemente, riuscì a schivarlo. Lo spadaccino però non si fece cogliere impreparato e usando il suo haki dell’osservazione, prevedendo quella mossa  da  Rufy, si mosse velocemente con lui, cominciando una rincorsa al gatto al topo, finchè Zoro, conoscendo fin troppo bene lo stile di combattimento di Rufy, anticipò una sua mossa fino a colpirlo.

Rufy rotolò a terra portandosi dietro una striscia di sangue. Il ragazzo si alzò portandosi una mano al fianco sinistro, ferito da una delle spade dello spadaccino.

Sul suo volto si aprì un sogghigno, divertito dallo scontro, ma Zoro sapeva che se Rufy sorrideva così, voleva significare che lo scontro non era che all’inizio.

Gomu gomu no jet bazooka!” urlò Rufy portandosi le braccia all’indietro per poi colpire Zoro nuovamente allo stomaco, facendolo andar a sbattere contro uno scoglio…lo stesso scoglio dove si trovavano gli altri membri della ciurma.

Lo spadaccino all’impatto perse la spada che aveva in bocca, dovendo per forza di cose sputare il sangue che il colpo gli aveva fatto salire nella gola e successivamente cadde a terra.

“Zoro!” urlò Chopper con l’istinto di andare a controllare, ma Sanji lo fermò.

“Non devi intrometterti Chopper, lo scontro non è ancora finito!”

“Ma qui stanno combattendo sul serio!” disse Usopp profondamente preoccupato.

Nami abbassò la testa “Se ognuno di loro non combattesse al massimo delle proprie capacità, questo scontro non avrebbe senso e ognuno dei due si sentirebbe profondamente ferito dal trattamento di favore che riceve dal compagno!” spiegò la navigatrice, tornando a fissare Zoro che era intento a rialzarsi.

“Dovresti sapere certe cose dato che ti sei già scontrato con Rufy!” disse Robin ad Usopp, sebbene conoscesse la storia tramite il racconto di Nami.

“Si, ma in quell’occasione ero io quello che combatteva al massimo delle mie possibilità… se l’avesse fatto Rufy, sarei morto!” rispose il cecchino.

“Si, ma tu non sei al livello di Zoro-san, yohohohoho!” disse Brook, facendo cadere il morale del cecchino sotto i piedi.

Zoro raccolse la sua spada e se la rimise in bocca, pronto per il prossimo attacco.

Kokujou o Tatsumaki” urlò, creando un enorme tornato di lame in direzione di Rufy.

Gomu gomu no fussen!” ribatté il capitano provando a immettere aria nel suo corpo, senza che niente però accadesse.

“Perché Rufy non si è gonfiato?” chiese Franky stranito.

“è successa la stessa cosa durante lo scontro di Akainu. Non è riuscito a usare i suoi poteri!” disse tristemente Karin.

Rufy ripresosi dalla sorpresa ritento con la tecnica e aspirando più aria possibile per poi buttarla fuori tutta in un colpo, fece in modo che il tornado si muovesse verso Zoro, ma quest’ultimo, ripetendo lo stesso attacco, creò un nuovo tornado che scontrandosi con il precedente, generò un tornado  talmente potente da tagliare anche le cose che non investiva, ferendo in contemporanea sia Zoro che Rufy.

Chopper si paralizzò quando una lama provocata dal tornado, tranciò di  netto lo scoglio dietro al quale si era nascosto, ferendolo di striscio a una guancia. Lo shock fu tale che il dottore svenne.

I due combattenti continuarono ad affrontarsi nonostante le condizioni  non idonee e con il vento che dava loro tremendamente fastidio, ma niente li avrebbe fermati in quel momento. Non si sarebbero fermati nemmeno se la terra fosse a un passo dall’esplodere.

Rufy soffiò dentro il suo pollice, mentre lanciava il suo piede in aria per farlo gonfiare, per poi farlo piombare a estrema velocità verso Zoro. Lo spadaccino sapeva che se si fosse fatto colpire, sarebbe stato sconfitto e calcolando la traiettoria del piede, cominciò a correre per evitare lo schianto. Ci riuscì, ma l’onda d’urto lo scaravento via, aiutato anche dal vento dei suoi tornado.

Entrambi ora riportavano ferite di vario genere e lividi e sebbene cominciassero ad avere il fiatone, si guardavano con uno sguardo serio che diceva all’altro “possiamo continuare”

Ma Rufy optò per una minuscola pausa per potergli chiedere “Perché lo hai fatto Zoro?”

Lo spadaccino capì subito a cosa si stesse riferendo “Perché è il mio compito! Oni giri!” rispose partendo all’attacco con un fendente a tre spade. Rufy soffocò un gemito, quando riuscì a parare le spade di Zoro con le mani. Le lame non gli avevano reciso le dita , ma nonostante l’haki dell’armatura, era stato ferito e ora il suo sangue ricopriva buona parte delle spade di Zoro e la sabbia non era più pura come prima del loro scontro.

“Hai rischiato fermando le spade con le mani, te ne rendi conto?” disse Zoro non tanto contento della ferita provocata al suo capitano.

“Hai rischiato anche tu, facendo quell’accordo con l’orso!” rispose Rufy, per poi scagliarsi contro il nakama roteando su se stesso a tutta velocità.

Zoro rispose prendendo una posizione accucciata, per poi lanciarsi contro il capitano, rotando su se stesso con le lame rivolte verso l’esterno.

I due si scontrarono duramente e finirono a terra.

Doloranti si misero lentamente a sedere e nel mentre Zoro disse “Con l’unica differenza che li c’era in gioco la tua vita, qui c’è in gioco solo l’orgoglio!”

Rufy strinse i pugni nonostante li sentisse pulsare a causa delle ferite. “Non importa quale sia stato il motivo del tuo gesto, non voglio che qualcuno  rischi la vita per me. Quindi Zoro ti perdono solo se mi prometti di  non farlo mai più!”

Zoro alzò il sopracciglio “No, non posso!”

Rufy assottigliò lo sguardo “Sono ordini del capitano!” urlò.

Zoro era serio, per niente intimorito “Non posso obbedire a questo ordine. Rifarei la stessa cosa un milione di volte se servisse ad aiutarti a realizzare il tuo sogno e con me, tutti gli altri!”

Rufy si alzò in piedi e sempre con rabbia disse “Non dovete correre un simile rischio per me. Io sono il capitano e io decido cosa è giusto per me e se devo morire significa che quello era il mio destino!” Abbassò la testa “Sono stato io che vi ho coinvolto in questo viaggio, voi siete qui perché l’ho voluto io. Spesso finiamo nei casini per la mia stupidità, quindi non accetterò mai che vi accada qualcosa per causa mia!” disse chiudendo gli occhi e girando la testa di lato.

Zoro si rimise in piedi, come anche Rufy, dicendo “Non hai mai pensato cosa ne sarebbe di noi se tu non ci avessi arruolato nella tua ciurma, a volte anche contro la nostra volontà? Io sarei solo un cacciatore di taglie in giro per il mondo disperso chissà dove; Nami sarebbe probabilmente ancora schiava di Arlong; Usopp forse sarebbe partito per conto suo per diventare un pirata, ma probabilmente sarebbe stato ucciso abbastanza in fretta; Sanji non avrebbe avuto la possibilità di esprimere la sua arte culinaria e avrebbe rinunciato al suo sogno di trovare All Blue; Chopper sarebbe ancora la renna timida che era quando l’abbiamo conosciuta; Robin sarebbe morta sotto quel crollo da cui l’hai salvata ad Alabasta; Franky sarebbe ancora un criminale a Water Seven e Brook sarebbe ancora sperduto in quella nave fantasma. Tu te la saresti cavata comunque abile come sei a cacciarti nei guai e allo stesso tempo a tirartene fuori, ma noi se siamo quello che siamo, lo dobbiamo a te.  E il minimo che possiamo fare, è salvarti la pelle quando il tuo corpo non te lo consente. Ma soprattutto se rischiamo la vita, lo facciamo perché ti vogliamo bene e solo un idiota come te poteva non averlo ancora capito!” disse Zoro  attaccando nuovamente con le sue tre spade atterrando il capitano.

Lo spadaccino aveva il fiatone, stanco ormai di doversi battere contro la persona a cui non avrebbe torto nemmeno un capello in condizioni normale.

Rufy era nuovamente a terra, senza dare segno di volersi rialzare. Guardava le nuvole passare sopra di sé, mentre cercava di respirare profondamente. I suoi occhi erano  lucidi nel vano tentativo di non piangere “Mi arrendo, hai vinto tu!” poi sorridendo disse “Grazie!”

 

 

 Cavolo, sono un’ora in ritardo, ma ammetto di aver temporeggiato, non sapendo esattamente come gestire lo scontro.

 Spero che si venuta abbastanza bene e che non vi aspettaste maggiore spargimento di sangue.

Chiedo scusa se ci sono errori, ma ultimamente gli occhi mi danno fastidio, quindi non sto molto a controllare.

Fatemi sapere cosa ne pensate ne!!!

Alla prossima

Neko =^_^=

 

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Capitolo 53
*** Mai un attimo di pace ***


Capitolo 53: Mai un attimo di pace

 

I mugiwara, che fino a un momento prima erano rimasti distanti dal luogo dello scontro, quando videro Zoro porgere una mano a Rufy per aiutarlo ad alzarsi, uscirono urlando i loro nomi e felici che tutto si fosse sistemato.

Nami corse verso Rufy, ma un attimo prima di raggiungerlo, vide il ragazzo schiantarsi a terra  e un polverone alzarsi.

La navigatrice cominciò a tossire e a sventolar la mano per allontanare quei granelli di sabbia che volevano soffocarla. Una volta che la visuale tornò normale, una vena pulsate si formò sulla testa di Nami, la quale potè vedere Rufy a terra, con Karin abbracciata saldamente al suo collo.

“Sei stato grande Rufy, anche tu Zo…!” cominciò col dire girandosi verso lo spadaccino, ma ella perse le parole quando vide lo sguardo omicida di Nami, trattenuta dal povero Usopp, che dovette sorbirsi i pugni che la ragazza avrebbe volentieri rivolto verso la nuova arrivata.

Karin lasciò Rufy seccata, andando a controllare il cecchino, ma non risparmiò una linguaccia a Nami, dalla quale uscirono insulti non tanto carini.

Chopper e Karin si misero all’opera per curare le ferite dei loro compagni. La seconda fu costretta, per  non creare altri problemi alla ciurma, a occuparsi di Zoro.

Sospirò.

“Deduco dalla tua espressione che avresti preferito occuparti di Rufy!” disse Zoro, strizzando l’occhio buono, quando la ragazzina premette troppo su una ferita.

Karin alzò le sopracciglia sorpresa di aver dato quell’impressione. Scosse subito la testa e sorrise dolcemente allo spadaccino “No, no…Credo che mi sarei sentita a disagio a curarlo…mi sarei sentita i suoi occhi troppo addosso, per non parlare di quelli di Nami!”

Zoro era sempre più confuso da quella ragazzina “Disagio? Ma se gli salti sempre addosso!”

Karin si mise a ridere “Lo faccio per lo più per infastidire Nami, dato che non è minimamente diversa da come mi aspettavo!”

Zoro non disse nient’altro sebbene quello che la ragazzina dicesse, non aveva senso.

“Grazie…” cominciò Karin “…per non sommergermi di domande!”

 

Rufy, nonostante lo scontro fosse finito era piuttosto pensieroso e si guardava le mani completamente fasciate.  Chiamò Chopper, il qual era accanto a lui a sistemare le bende avanzate nel suo zaino “Perché i miei poteri non hanno funzionato? C’è qualcosa di sbagliato?”

Chopper scosse la testa. Non sapeva cosa pensare, dato che non aveva trovato anomalie in lui.

“Forse è stato un puro caso amico!” disse Franky non prendendola troppo sul serio.

“Caso o meno, capita nei momenti meno opportuni. È già successo contro Akainu e poco fa con Zoro. Bisogna fare attenzione…la prossima volta potrebbe anche andargli male!” disse Robin pensierosa. Aveva attribuito una possibile colpa all’acqua dell’oceano che emetteva l’essenza del mare, ma contro Akainu, le acque erano lontane e inoltre solo Rufy aveva risentito della perdita di potere.

Nami guardò preoccupata Robin. In genere era sempre lei a capire cosa stava succedendo e vederla nel dubbio non l’assicurava, perché lei non si beveva l’ipotesi di una coincidenza. Poi si ricordò di quanto Karin avesse affermato sull’isola dei manga e disse “Ehi tu!”

Karin, che stava ancora parlando con Zoro, si alzò da terra dicendo “Ehi tu? È questo il modo con cui ti rivolgi a una persona?”

Nami non sembrò ascoltarla “Tu sai qualcosa su Rufy. Quando ci trovavamo sull’isola dei manga, quando i suoi poteri non hanno funzionato, hai detto che era già cominciato! Cosa è già cominciato e che cosa ha a che fare con Rufy?”

Karin si fece seria e stava per parlare prima che due brontolii di stomaco si fecessero sentire. Nessuno fece caso allo stomaco del capitano, ma si sorpresero di quanto rumore potesse fare lo stomaco di una ragazzina di 15 anni.

Karin arrossì di colpo “Scusate…è che…sto morendo di fame!”

Tutti sospirarono e Sanji, alzandosi per cominciare a preparare un banchetto, disse “Ne parleremo con calma mentre mangiamo. Ora rilassatevi un po’, soprattutto tu Rufy…sarai esausto!”

“Ehi cuoco da strapazzo, ho combattuto anch’io!” disse Zoro fulminando il cuoco con lo sguardo. Sanji ispirò dalla usa sigaretta e guardando lo spadaccino con la coda dell’occhio disse “Affari tuoi marimo!”

Ma i buoni propositi di Sanji vennero meno, quando improvvisamente si sentirono nell’aria 5 spari. Si svolge tutto così in fretta che non capirono subito cosa fosse successo, ma i mugiwara poterono vedere portarsi via, quattro dei loro compagni.

Rufy, Chopper, Robin, Brook!” urlò Usopp, vedendo i suoi amici essere trasportati verso l’altura poco distante da loro, all’interno di reti fatte di algamatolite.

Il cecchino prese la sua kabuto per attaccare chiunque li avesse attaccati, cogliendoli in un momento in cui avevano abbassato la guardia e sgranò gli occhi quando capì che tutti loro erano circondati da centinaia di marines.

Zoro si alzò immediatamente da terra, ignorando il dolore che percorreva il suo corpo e portandosi le mani alle spade, si accorse con orrore, di non possederle più.

“Cerchi queste Roronoa Zoro?” disse un marine che sogghignava divertito. Infatti il quinto sparo, aveva lanciato una rete alle spade dello spadaccino, che le aveva posate momentaneamente a terra per farsi bendare.

“Senza di queste non potrai fare molto!” disse un altro marine.

“Non crederete che non sappia combattere senza le mie spade?” disse poco preoccupato. I nemici erano in tanti, ma potevano benissimo metterli ko senza troppi problemi, se non si fosse dimenticato di un dettaglio.

Dopo un ordine tutti i marine tirarono fuori le loro pistole, fucili, alcuni addirittura delle mitragliatrici e questo complicò non poco le cose. Senza spade Zoro non poteva sbloccare i proiettili e senza Rufy, erano tutti ben piazzati per far giocare il nemico al tiro al bersaglio.

Nami sfoggiò il suo climat attack per preparare qualche spiacevole sorpresa, ma quando provò a muoverlo per puntarlo verso le nuvole, si accorse di non riuscire a smuoverlo.

Alzò gli occhi e per capire cosa stesse succedendo “Ma questo è…fumo?”

“Finalmente vi ho preso Mugiwara!”

“S-smoker!” disse Rufy che cercava inutilmente di liberarsi.

“Salve cappello di paglia. Non ti dispiacerà se  mi impossesso di tutte le almi  dei tuoi amici e se vi consegno alla giustizia, vero?”

Rufy strinse i pugni e guardò minaccioso il capo dei marines, cercando di riuscire a trovare un modo per tirarsi fuori da quei guai.

“Non conosco il motivo per cui combattevate fra di voi, ma questo ci ha permesso di preparare un’imboscata senza che voi sospettasse nulla!” disse Smoker, incrociando le braccia al petto.

Sanji cominciò a camminare in avanti. Cercava di mostrarsi calmo buttando e la sigaretta a terra disse “Saremo disarmati e con meno compagni disponibili alla lotta, ma sei davvero convinto che ci arrendiamo così?” disse Sanji sicuro di sé, nonostante Usopp e Nami, quest’ultima soprattutto, non erano abili nel corpo a corpo e non essendo dotati dell’haki dell’osservazione non potevano schivare le pallottole nel caso avessero sparato nella loro direzione.

“Ben detto amico!” disse Franky, che non aveva subito alcun tipo di danneggiamento, essendo lui stesso un arma, sebbene Smoker avrebbe tranquillamente annientato i suoi poteri.

Smoker sogghignò, negli ultimi tempi non aveva mai portato tanto rispetto per una ciurma di pirati come quella dei Mugiwara “Ammetto che siete molto coraggiosi, ma meglio arrendersi quando siete ancora in tem…” non terminò la frase che uno sparo partì da un marine, diretto verso Sanji. Il cuoco nemmeno si  preoccupò di guardare. Sentiva quella piccola pallina di ferro avvicinarsi sempre lui ed era in procinto di schivarla con un piccolo movimento, se qualcuno non lo avesse gettato a terra.

I mugiwara erano tanto sorpresi quanto Smoker, non avendo nemmeno notato quella ragazzina.

“Chi ha sparato?” chiese Smoker arrabbiato.

“Scusi capitano, ho-ho sbagliato!” disse il colpevole.

Sanji si tirò su e aiutò Karin ad alzarsi “Non era necessario che intervenissi, sarei riuscito comunque a schivarlo!”

“Scusa è che…scusa!” disse Karin abbassando la testa.

Robin, nonostante la sua prigionia, riuscì a notare un particolare, che solo lei, insieme a Smoker, sembrò notare.

“Allora cosa volete fare? Combattere o, dato che abbiamo già quattro vostri amici catturati, tre dei quali non immuni alle pallottole farvi catturare e basta?” disse, mentre uno dei marine puntava la pistola contro Robin.

“Robin!” urlò Chopper, mentre Rufy diceva di calmarsi.

Tsè…non è il tuo stile sparare contro qualcuno indifeso a scopo di ricattare gli altri. Non ci caschiamo!” disse Zoro incrociando le braccia.

Sanji era pienamente d’accordo con lo spadaccino, sebbene vedere Robin minacciata gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

Smoker sbuffò per quanto lo conoscessero bene i pirati. “Tashiji, prendi!” disse l’uomo lanciandole le spade di Zoro “Tu occupati di queste, io mi occupo dei mugiwara rimasti!”

 

 

E anche questo capitolo è andato. È più corto degli altri, ma se continuavo a scrivere sarebbe venuto un  capitolo luuuuuuuuuunghissimo e ho preferito fermarmi ora.

Allora, avete qualche idea di cosa succederà adesso?

Fatemi sapere qualcosina e…alla prossima!!!

Ciao Neko =^_^=

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Capitolo 54
*** Arresa ***


Capitolo 54:Arresa

 

Smoker si trovava davanti ai restanti membri della ciurma di cappello di paglia.

Franky provò immediatamente ad attaccarlo con dei missili e con dei pugni, ma, come temette, i suoi colpi passarono attraverso l’uomo. Non ne aveva mai sentito l’esigenza, ma in quel momento desiderava possedere l’haki per poter colpire il nemico e salvare i suoi amici.

“è inutile Franky, contro di lui noi possiamo ben  poco. In questo caso possiamo affidarci solo a Sanji!” disse Usopp, dovendo purtroppo ammettere la realtà. Era da un bel po’ che non incontravano Smoker e dal suo aspetto, proprio come loro, si doveva essere potenziato un casino.

“E io chi sono, vi ricordo che so usare l’haki anche meglio di quel cuoco da strapazzo!” disse Zoro, raccogliendo alcuni rami belli spessi, da poter usare in sostituzione delle sue lame.

“Cosa credi di fare con quei ramoscelli Marimo, al massimo potrai fargli spuntare qualche bernoccolo, ma dubito che siano sufficienti per salvare i nostri compagni!” disse Sanji obbiettivo.

Zoro lo sapeva bene, ma non voleva arrendersi senza nemmeno combattere.

“Ci arrendiamo!” disse Nami, facendo voltare i suoi compagni che la guardarono sbigottita.

“Che intenzioni hai sorella?”  disse Franky.

“Non ci stiamo scontrando con un marine qualunque. Siamo obbiettivi! Abbiamo sempre avuto problemi con lui ed eravamo tutti e nove a combatterlo, ora che speranze abbiamo solo noi cinque di cui solo uno e mezzo in grado di colpirlo!”

Zoro con un tic nervoso e denti stretti disse “Vuoi dire che senza le mie spade, mi consideri solo un mezzo uomo brutta strega?”

Nami lo ignorò e continuò “Facciamoci catturare e una volta insieme, decideremo il da farsi!”

Smoker si mise a ridere “Mi piaci Nami la gatta ladra, ma sei una pazza se pensi che possiate fuggirmi!”

Nami lo guardò con aria di sfida “Lo vedremo!” disse Nami allungando le mani come a voler dire “Arrestami!”

Nessuno si oppose, solo Karin non fu tanto felice della scelta e disse “Ehi, voi potete pure farvi arrestare, ma io non voglio che lo zietto qui, mi leghi come un salame!” La ragazza si avvicinò a Smoker e buttandosi a terra e aggrappandosi ai suoi pantaloni disse con le lacrime agli occhi  “Salvami zietto, questi brutti individui mi hanno rapito…chi può dire che intenzioni hanno!”

Smoker la guardò confusa, indeciso se crederle o meno.

“Brutta mocciosa traditrice, se solo potessi ti ucciderei con le mie mani e ti garantisco che una volta libera, sarà la prima cosa che farò!” disse Nami furiosa.

“Chi mi dice che non sia solo una scenetta patetica per trarmi in inganno!” chiese Smoker tenendo la corda con cui avrebbe legato Karin con una stretta ben salda.

“No, se liberi Nami, quella ragazzina è morta sul serio!” disse Zoro divertito.

Smoker continuò a non capire se fosse verità o menzogna, ma decise di accontentare la ragazzina, non dovendola temere.

Dopo un paio d’ore di cammino, finalmente giunsero all’accampamento momentaneo che la marina aveva eretto con diverse tende nel bel mezzo di una foresta,. Rufy, Robin, Chopper e Brook erano tenuti prigionieri in una grande gabbia fatta di algamatolite. A causa del lungo contatto con il loro punto debole, tre di loro avevano perso i sensi. Rufy a fatica cercava di tenere gli occhi aperti. Era preoccupato per i suoi nakama e non avrebbe permesso alla sua coscienza di abbandonarlo, finchè non avrebbe saputo che essi stavano bene.

Min-na!” disse con un sorriso appena accennato, quando li vide comparire, per poi svenire.

Rufy!” urlò Nami, cercando di correre da lui, ma venne trattenuta da Smoker.

“Robin-chwaaaan!” disse Sanji preoccupandosi come al solito solo delle donne.

“Oh no, Chopper Brook!” disse infine Usopp preoccupato “Cosa gli avete fatto?”

“Tranquillo, stanno bene. È solo l’effetto dell’algamatolite. Più lungo è il contatto con essa e più forze si perdono, ma non si muore a meno che rimangano li dentro per diverso tempo. Per ora potete stare tranquilli Mugiwara!”

“Oh certo, i nostri amici sono privi di sensi e noi dovremmo stare tranquilli?” Disse Franky piuttosto infastidito dalle parole del marine.

Un’altra gabbia normale, venne messa a disposizione per i restanti mugiwara, fatta eccezione per Karin.

“Cosa devo fare con te?” chiese Smoker guardando la ragazzina. Ella lo guardò con uno sguardo serio e disse “Smoker-san…devo parlare con te!”

L’uomo fu colpito dalla determinazione che la ragazza esprimeva attraverso i suoi occhi e il fatto che non lo avesse nuovamente chiamato zietto, lo convinse che quello che ella aveva da dire, era importante.

 

Smoker e Karin  si trovavano uno di fronte all’altro nella tenda che apparteneva al primo.

“Cosa hai da dirmi?”

Karin prese un respiro profondo, prima di parlare, sicuro della reazione che il marine avrebbe avuto “Devi lasciare andare i pirati di cappello di paglia!”

Smoker sgranò gli occhi per poi scoppiare a ridere “Questa non l’avevo mai sentita. Allora avevo ragione. Fai parte della loro ciurma!”

Karin scosse la testa “Non ufficialmente. Mi sono unita a loro solo momentaneamente. Mi servivano per poter raggiungere il mio scopo, dopo di chè tornerò a casa mia!”

“Quale sarebbe questo scopo?” chiese Smoker curioso, ma Karin non parlò “Senti ragazzina, la richiesta che mi hai fatto è assurda, se poi non mi dai nemmeno una spiegazione per cui  vuoi che li liberi…”

“Tu sei un uomo che segue la giustizia, dico bene? Allora dimmi, cosa hanno fatto di male i pirati di cappello di paglia per meritarsi di essere condotti a Impel Down, per poi essere uccisi? Non sono cattivi, ne ucciderebbero nessuno. Sono solo dei ragazzi che vogliono viaggiare, scoprire il mondo e compiere imprese che non tutti sono in grado di fare. Non c’è niente di male in questo, l’unico problema è che hanno appeso all’albero della loro nave una bandiera pirata, ma non puoi trattarli allo stesso modo di un pirata della peggior specie!” disse Karin.

Smoker l’ascoltò.

“Ho sentito parlare di te. Sei sempre stato un uomo giusto. Non attacchi mai un tuo nemico se questo non può difendersi, hai sempre aiutato chi aveva bisogno e arrestato i pirati che giustamente facevano del male…ma loro?” chiese alzando la voce “E non venirmi a dire che una motivazione è che Rufy è il figlio di Dragon, perché accusare i figli delle  malefatte dei genitori è una vigliaccata e se proprio vogliamo metterla su questi termini, Rufy è anche nipote dell’eroe della marina…questo non dice niente? E gli altri? Loro non hanno genitori ricercati in tutto il mondo!”

“Hanno attaccato e distrutto la sede del CP9 e cappello di paglia ha contribuito alla guerra di Marineford!” disse Smoker.

“Ma per favore! Quello che è successo è solo colpa dei “giusti”, come li chiamate voi! Cosa dovevano fare, stare seduti a bere una tazza di tè, mentre coloro che amavano stavano per essere uccisi? Chiunque avrebbe fatto la stessa cosa che hanno fatto loro. Bhe ammetto che forse non sarebbero arrivati a tanto dato che sarebbero morti prima, ma non li puoi biasimare per quanto hanno fatto. Quando si ama qualcuno sei disposto a tutto pur di non perderlo. Vuoi negarlo forse? Non conosco il tuo passato Smoker, ma dubito fortemente che non ci sia qualcuno a cui tu sia legato” disse Karin “Prendiamo Tashiji. Sta al tuo servizio da molti anni e non mi stupirebbe se tu la considerassi quasi una figlia. Non faresti qualcosa se fosse in pericolo?!” chiese Karin non staccando gli occhi dall’uomo.

Smoker la fissò, per poi abbassare gli occhi e sospirare “Sai ragazzina,  non sei niente male. Ammetto che le tue argomentazioni sono valide, ma prenderò in ipotesi l’idea di liberarli solo se mi dici il tuo scopo!”

Karin sbuffò “D’accordo. Te lo dirò. Ti dirò di più…io sono…”

 

“Allora Nami, questo piano per liberarci?” disse Usopp spazientito. La navigatrice era da un bel pezzo con gli occhi chiusi a pensare, ma  non riusciva a concentrarsi con Usopp che le chiedeva in continuazione se si era inventata qualcosa e con Zoro e Sanji che litigavano in continuazione.

“Fate silenzio!” urlò inviperita, prima che Franky disse “Posso provare a fondere le sbarre!” disse. Ultimamente aveva aggiunto diversi optional al suo corpo, caratterizzandolo con la capacità di alzare a dismisura la temperatura corporea. Afferrò le sbarre della  gabbia attuando la sua nuova tecnica.  Questa funzionò alla perfezione tanto che le due sbarre, a contatto con le mani, si sciolsero come burro.

Smoker, che si stava recando da loro con una buona notizia, si avventò su Franky colpendolo al petto con il suo bastone per allontanarlo delle sbarre. “Hai idea di quanto costino queste gabbie? Bastava chiedere e vi avrei lasciato andare!” disse Smoker infastidito, non solo per il danno alle gabbie, ma anche al suo fidato bastone, compagno di tante avventure che gli aveva permesso di rendere inermi i portatori del frutto del diavolo.

Voltò il bastone per vedere quanti danni aveva riportato la punta e con sorpresa notò che l’ algamatolite presente in cima, gocciolava come se fosse acqua.

Algamatolite in forma liquida…interessante!” disse  l’uomo, facendo sbiancare i volti di Zoro, Sanji, Usopp e Nami. Quest’ultima si morse le labbra, ricordando quanto fosse avvenuto al Rufy del futuro a causa di quella scoperta. Ora una nuova preoccupazione si era fatta spazio nella sua testa. Le probabilità che Rufy sarebbe stato ucciso da quel liquido appena scoperto, erano tante.

Smoker sbuffò, ma nonostante lo scherzo, non si rimangiò la parola e liberò i Muguwara, del tutto sorpresi di un tale avvenimento.

Uscirono lentamente come se si aspettassero qualche sorta di trappola, ma appena si accertarono che non vi erano pericoli, Zoro cominciò a correre in cerca delle sue spade.

“Dove sono le mie katane eh?” chiese a un marine sorpreso di vederselo comparire davanti, non ancora conoscenza della decisione di Smoker.

“Le aveva Tashiji…è…è al fiume da quella parte!” disse l’uomo terrorizzato dallo sguardo dello spadaccino.

Quest’ultimo prese a correre verso la direzione indicata, stranamente senza perdersi. Sentì il rumore dell’acqua avvicinarsi sempre di più, finchè non la vide.

“Ehi tu, lascia le mie spade!” urlò, facendo saltare in aria la ragazza, che impugnò una delle katane dello spadaccino per difendersi.

Zoro si avvicinò tranquillo, per niente intimorito e disse “Ti conviene stare attenta con quella. Sei tu l’esperta di spade e mi sembra che l’ultima volta ne hai avuto paura. La temevi per la sua fama di spada maledetta!” la mise al corrente Zoro.

Tashiji spalancò gli occhi e guardando le sue mani urlò “ la Sandai Kitetsu!”.

Lo spavento preso nel tenere in mano quella spada, fece sbilanciare la ragazza all’indietro, rischiando di farla cadere nel fiume. Zoro comprendendo il rischio che lei e la sua spada stavano correndo, cercò di afferrare la ragazza, ma il suo tentativo di salvarla dalle rapide fu vano e anch’egli finì in acqua venendo trascinato dalla corrente.

 

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Capitolo 55
*** La chiave ***


Capitolo 55: La chiave

 

Tashiji cercava di restare a galla mentre la corrente la portava via, ma le rapide erano insidiose e sparse di rocce bagnate a tal punto da renderle scivolose, impedendo così alla donna di trovare un appiglio. Di tanto in tanto la corrente la spingeva sotto acqua, portandola a bere e a perdere l’orientamento. Si ritrovò girata di spalle, non vedendo dove l’acqua la stesse trascinando e non riuscendo a evitare una roccia, ci batté contro violentemente, perdendo i sensi.

Zoro si trovava nella sua stessa situazione, ma riuscendo a impossessarsi della sua amata spada, tagliava qualsiasi roccia potesse ferirlo. Assistette a quanto accadde alla ragazza della marina e mettendosi la katana in bocca, nuotò in direzione della corrente, in modo da raggiungerla e tenerla fuori dall’acqua, impedendole l’annegamento.

Ora con un’altra persona a cui pensare, era più difficile riuscire ad uscire da quella situazione e le cose peggiorarono proprio quando vide che il percorso del fiume stava per terminare. In genere dopo una cascata si trovava  un bacino d’acqua calma. Lì sarebbe stato più facile raggiungere la riva, ma non poteva rischiare di farsi trasportare, non sapendo quanto alta essa fosse.

Poco lontano dal precipizio vi era un albero che si allungava verso le acque del fiume, con una fune che pendeva. Si spinse verso la sua destra e afferrò quella liana e, riuscendo a non far cadere Tashiji, tirò in salvo entrambi.

Zoro posò la ragazza a terra, ma non potè tirare nemmeno un sospiro di sollievo, in quanto un ruggito dietro di sé lo costrinse a voltarsi e solo per un pelo riuscì a parare gli artigli della bestia che lo aveva attaccato con l’intenzione di ucciderlo.

Solo un secondo dopo lo spadaccino capì il motivo dell’aggressione di quello strano animale, che gli ricordava tanto un lontra sebbene non fosse così amichevole. Il ragazzo aveva usato la sua lunghissima coda azzurrognola per uscire dal fiume e l’animale non aveva apprezzato il gesto.

Non ebbe particolari problemi a cacciarlo via, ma ora si ritrovava da solo con una nemica svenuta, in un luogo sperduto, senza due delle sue spade e senza sapere cosa fare.

Controllò che la ragazza non fosse ferita e una volta appurato che stesse bene, si tolse la maglia per eliminare l’acqua in eccesso e metterla ad asciugare.

Tashiji si svegliò da li a poco, mettendosi a sedere di scatto ricordandosi di essere caduta in acqua. Si sorprese di essere ancora viva.

“Ti sei svegliata finalmente!” disse Zoro.

“Tu?” disse Tashiji mettendosi in piedi e facendo una smorfia “C-cosa ci fai tu qui?”

Zoro le si mise di fronte e la guardò negli occhi dicendo “Dovresti essere più gentile con chi ti salva la vita!”

Tashiji spalancò gli occhi “P-perché lo hai fatto?”

“Dovevo lasciarti morire?”

“Un altro pirata lo avrebbe fatto…siamo nemici infondo!” disse la ragazza, arrossendo di colpo quando il suo sguardo si posò sui pettorali del ragazzo.

“Non è una buona scusa per uccidere una persona!” disse Zoro recandosi a raccogliere la maglia lasciata al sole per coprirsi nuovamente “Forza, cerchiamo di tornare al tuo campo!”

Tashiji per la seconda volta si ritrovò spiazzata “Vuoi tornare dove sai che ti faremo prigioniero?”

“Primo i miei nakama sono lì e secondo…Smoker ci ha liberato di sua spontanea volontà!”

“Bugiardo! Lui non lo farebbe mai!” disse arrabbiata, in quanto considerava le sue parole un’offesa.

Zoro alzò le spalle e incominciò a incamminarsi.

 

I Mugiwara non si erano ancora accordi della scomparsa di Zoro, troppo impegnati da un altro problema.

Brook, Robin, Chopper e Rufy erano stati tirati fuori dalla gabbia di agalmatolite, ma inspiegabilmente solo il musicista si era svegliato. Tutti erano preoccupati, non spiegandosi quello strano fenomeno. In genere si riprendevano sempre tutti appena il loro punto debole veniva eliminato, ma in quel frangente qualcosa era diverso, qualcosa a cui loro non sapevano spiegare e Chopper non era lì con loro per poterli aiutare.

Smoker era stranito quanto loro e ordinò a un marine di chiamare un dei loro medici.

“Aspetta, ci penso io!” disse Karin preoccupata quanto loro, non sapendo il motivo per cui non si svegliassero.

La ragazzina li esaminò tutti, utilizzando gli strumenti di Chopper.

“Ho raccolto il loro sangue. Avete degli strumenti per poterlo analizzare?” chiese la nuova arrivata speranzosa, rivolgendosi al capo dei marine.

Smoker l’accompagnò dove ella desiderava e già che c’era, la ragazza volle esaminare anche il sangue del marine, per motivi che lui già sapeva.

 

Robin fu la prima ad aprire gli occhi. Sanji cominciò a volteggiarle intorno, ma la smise quando si accorse del suo stordimento.

“Robin-chan, come ti senti?”chiese il cuoco.

L’archeologa sbattè gli occhi ripetutamente e lentamente si mise a sedere. Franky con un bracciò le consentì di poggiarsi a lui, vedendo la stanchezza nei suoi occhi.

“C-che c-cosa è…” non terminò la frase…si sentiva troppo debole.

“Non lo sappiamo. Avete perso i sensi quando eravate in gabbia, ma non capiamo perché vi sentiate così male!” disse Usopp con una voce carica di preoccupazione.

Chopper fu il secondo a svegliarsi. Sembrava messo peggio dell’archeologa, tanto che non riusciva nemmeno a sedersi.

Nami aspettò inutilmente che anche Rufy si svegliasse, ma questo non avvenne.

Videro Karin tornare a testa china, ma abbozzò un sorriso quando vide Chopper e Robin svegli.

Non sembrò per niente sorpresa dal vedere Rufy ancora addormentato. L’unica cosa che la faceva tirare un sospiro di sollievo, era che respirava ancora.

“Karin, hai scoperto qualcosa?” chiese Usopp.

Bhe si…cioè no…insomma…” Karin prese un respiro profondo “Io sapevo cos’hanno, ma non mi aspettavo minimamente che succedesse  tutto questo!”

“Spiegati, non riusciamo a seguirti!” disse Sanji.

“Hanno contratto una malattia…una malattia che solo i possessori di un frutto del diavolo possono contrare e se non curata…” la ragazzina si azzittì.

Gli altri spalancarono gli occhi.

Nami si alzò e arrabbiata l’afferrò per la maglietta “Se sapevi che erano malati, perché non l’hai detto subito? Se dovesse accadere loro qualcosa …io ti…io ti…” non riuscì nemmeno a minacciarla, che i primi singhiozzi la scossero e le lacrime le impedirono di vedere le cose intorno a lei in modo nitido.

Karin si morse il labbro. Aveva voglia di piangere, in quanto sentiva di aver fallito.

“Racconta tutto quello che sai, si potrebbe ancora trovare una soluzione!” disse Smoker intervenendo.

Karin annuì “So che questa malattia è stata contratta per primo da Rufy…probabilmente in quella fogna della base marina di Shionomizu e successivamente deve aver trasmesso il virus anche a Robin e Chopper, ma la cosa assurda è che…c’era tempo…tanto tempo. È una malattia che agisce lentamente nel corso di anni, e Rufy aveva appena cominciato a risentire i primi effetti dopo diverso tempo dalla vostra fuga da quella base!”

“La perdita dei poteri!” disse Sanji.

Karin annuì “Non so perché siano arrivati tutti e tre a questo stadio avanzato. L’unica motivazione che mi viene in mente è che il contatto così prolungato con l’agalmatolite marina, abbia abbassato talmente tanto il loro sistema immunitario da dare il via libera al virus ancora in fare di sviluppo, ma questo non posso garantirlo!”

“Stai mentendo!” disse Nami “Se fosse vero quello che dici, allora perché Brook sta bene?” Chiese Nami.

“Forse in lui è immune e possiamo ricavare la cura e…” cominciò Usopp speranzoso.

Karin scosse la testa.

“B-Brook è uno scheletro…a m-meno che n-non si tratti di una m-malattia che colpisce le ossa…lui è salvo!” disse Chopper con fatica.

Karin annuì “è proprio così!”

“Karin-san, esiste un modo per salvarli?” chiese Brook, sentendosi in colpa di non poter dividere lo stesso destino dei compagni per un puro caso fortuito.

“Esiste, ma…non so se riusciremo a fare in tempo…per Rufy soprattutto!” disse guardando il capitano con dispiacere.

Nami si alzò “Dobbiamo provarci comunque! Dicci cosa dobbiamo fare!”

“L’antidoto si può ottenere solo da un fiore speciale e che non esiste in questo mondo!” disse Karin.

“Intendi dire che possiamo trovarlo nella realtà?” chiese Usopp.

“No.  C’è un motivo perché al momento giusto ho proposto a Rufy di recarsi verso ovest. Il fiore non è di qui, ma si può raggiungere da questa isola! Ma vi è un altro problema…”

“Parla!” disse Nami.

“Solo le donne possono andare a raccoglierlo!” disse Karin “Ma non so dirvi se il luogo è pericoloso o meno, inoltre si può restare in quel luogo per un certo tempo, prima che la propria anima venga assorbita da quel posto e si cessi di esistere!”

“Non importa…io ci vado!” disse Nami determinata “Dimmi come faccio a trovarlo!”

“Questo è un altro problema…non so dove si trovi il portale!” disse Karin infine, per poi cominciare a frugare nella tasca della sua gonna “So solo che il portale si apre con questa chiave che ho rubato a mia madre e che ha questo simbolo!” disse la ragazzina mostrando una chiave d’oro massiccia, con la punta che avrebbe dovuto aprire il portale, di una strana forma, una forma che ricordava una sorte di fiore con  mille dettagli inciso su di esso e alcuni microscopici diamanti incastonati su di esso.

“Se troviamo questo simbolo, allora avremo una speranza!” disse Karin guardando Nami con un sguardo determinato.

 

 

Ed ecco qua un altro capitolo!!!!

Allora, che ve ne pare? Troveranno questo portale? Salveranno Rufy, Chopper e Robin? E dove sono finiti Tashiji e Zoro?

Eh eh… lo scoprirete nella prossima puntata XD

Lasciate una recensioncina mi raccomando

Ciao ciao…

Neko =^_^=

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Capitolo 56
*** Il portale ***


Capitolo 56: Il portale

 

Era diverso tempo che Tashiji e Zoro camminavano in cerca dell’accampamento, ma ormai era palese: si erano persi.

Non fu tanto difficile capirlo quando si ritrovarono in prossimità del mare.

“Direi che non è questa la strada!” disse Zoro seccato.

“Ma che genio! Lo hai capito dal fatto che la base si trovava su di una collina o che da qui in poi non si va avanti a meno che tu non sia un pesce?” chiese Tashiji sarcastica.

“Se sapevi che la strada era sbagliata, perché non hai detto niente?” chiese Zoro sbuffando.

“è da più di un’ora che te lo sto dicendo, ma il tuo orgoglio è troppo grande per dare retta a una donna!”

“Per dare retta a un marine piuttosto!” la corresse Zoro “Visto che sei tanto brava, perché non fai strada?”

“Con piacere!” disse guardando il ragazzo storto e poi incamminarsi. Tashiji però, nonostante il suo orientamento non fosse pessimo come quello di Zoro, non sapeva esattamente l’accampamento fosse, ma per non darla vinta allo spadaccino, fece finta di niente e si fece guidare dal proprio istinto. Avrebbero potuto seguire il fiume al contrario, peccato che il rio si era volatilizzato, stando alle calcagna del pirata.

Sbuffò, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Corse facendo attenzione a non inciampare nei numerosi sassi che trovava lungo il cammino. Raggiunse così una grotta, aperta in più punti permettendo alla luce di entrare e dando visione di quel luogo che riputava straordinario, per le stalagmiti e stalattiti che decoravano soffitto e pavimento che a contatto col sole, diffondevano nell’ambiente diversi colori.

Si fermò a guardare i muri sui quali vi erano diversi  disegni.

“Cosa diavolo stai facendo?” chiese Zoro raggiungendola, per niente affascinato dal luogo.

“Guarda che meraviglia!” disse Tashiji, passando da un muro all’altro.

“Si, certo, bellissimo, ora andiamo!” disse lo spadaccino incrociando le braccia.

Tashiji si girò contrariata “Sei proprio uno zoticone, ma non ti rendi conto che potremmo essere i primi a scoprire delle antiche pitture di una popolazione ormai estinta?”

Zoro scrollò le spalle “Non mi tocca, non è questo che  mi interessa! Voglio solo ricongiungermi con i miei nakama, nel caso tu e il tuo capo decidiate nuovamente di metterci i bastoni tra le ruote!”  disse lo spadaccino, ma si accorse di non essere ascoltato, perché la ragazza di era inoltrata ulteriormente all’interno della grotta.

 

Era tentato di andarsene e lasciarla da sola, ma un urlò da parte di Tashiji, lo fece desistere e corse a vedere cosa le fosse successo.

La trovò a terra tremante con le gambe al petto.

“Cosa è successo?” chiese Zoro con la katana sguainata, pensando a qualche sorta di bestia feroce, disturbato dalla loro presenza in quel luogo.

“Un topo!”

“E tu mi hai fatto correre fin qui per un topo?” disse seccato.

“Non mi pare di averti chiesto niente Roronoa Zoro. Puoi benissimo andartene, perderti e morire di stenti per quel che mi importa!” disse Tashiji infastidita dal comportamento dello spadaccino.

Tsè!” rispose Zoro andandosene.

“Non moriresti se ti mostrassi un po’ più gentile!” urlò Tashij,i provocando una reazione a catena.

Le stalattiti più pesanti e quindi meno stabili alle urla della ragazza, si staccarono, portando con sé differenti pezzi di roccia, provocando una frana che separò Tashiji e Zoro.

Il secondo si trovava dalla parte dell’uscita e Tashiji per quanto ne sapesse, poteva essere in trappola, se non peggio.

Tashiji!” urlò, provocando un altro crollo “Accidenti, queste donne sono solo portatrici di guai!”

Usò la sua katana per sbaragliare i detriti che gli impedivano di raggiungere la ragazza.  Ella era nuovamente a terra e soprattutto dolorante. Zoro scalò il piccolo muro che la separava da lei e la scrollò.

“La mia gamba!” disse Tashiji, stringendo gli occhi per attutire il dolore.

L’arto della ragazza era intrappolato sotto i detriti del crollo e si poteva vedere del sangue colare dalla gamba.

Zoro, sebbene non fosse mai delicato, cercò di levare i pesi piano, in modo da non danneggiare ulteriormente la ferita.

“Deve essere rotta!” disse Zoro guardandosi intorno. Vide una stalattite intera e abbastanza resistente, capace di arrivare intatta fino al campo dei marine. Si strappo la maglia e improvvisò una fasciatura di emergenza, sotto sguardo stupito di Tashiji.

“Sai che non ti capisco. Prima mi tratti come se fossi una seccatura, adesso invece sei completamente diverso!”

“Continui a essere una seccatura, ma come ho detto prima, il fatto che sei un marine e per di più seccante, non è un motivo per farti morire…anche se credo che te la saresti cavata ugualmente!” disse Zoro “Ora cosa ne diresti se ce ne andassimo da qua? O ti devo portare via con la forza?”

Tashiji annuì e  non potendo camminare, si fece portare in braccio dallo spadaccino, sebbene provasse un certo imbarazzo.

 

Nami e gli altri decisero di muoversi. Non avevano la più pallida idea di dove cominciare le ricerche, ma rimanere li fermi ad aspettare l’inevitabile avrebbe di sicuro peggiorato la situazione. Rufy aveva ripreso conoscenza per pochi secondi, ma non sembrò riconoscere nessuno dei suoi compagni.

Alcuni marine tornarono, dopo aver ricevuto ordini da Smoker, con sei pistole per segnalare la presenza.

“Dividiamoci. Ognuno andrà per conto suo e il primo che trova il portale, lo segnalerà agli altri. “Karin, dammi la chiave. Nel caso lo trovassi, comincerò ad inoltrarmi in quel mondo, non ha senso che aspetti l’arrivo di qualcuno se nessuno vi può entrare!” disse Nami con uno sguardo che non ammetteva repliche.

Karin titubante, in quanto voleva andare anche lei, consegnò la chiave alla ragazza, per poi partire immediatamente  alla ricerca. Voleva trovarlo lei per prima, per impedire alla navigatrice di andare in quel luogo da sola.

Andia…aspettate, dov’è finito quello stupido spadaccino?” chiese Sanji, accorgendosi della sua assenza.

“Non abbiamo tempo per lui…si sarà perso!” disse Nami incamminandosi, fermandosi di colpo quando vide Zoro e Tashiji  comparire nel suo campo visivo.

“Finalmente vi abbiamo trovato!” disse Zoro.

“Non posso crederci, qui sta succedendo il finimondo e tu vai a farti una passeggiata romantica con la nemica? E perché sei a petto nudo?” disse Usopp spalancando gli occhi.

Zoro arrossì di colpo per l’imbarazzo, al pensare di aver suscitato un certo genere di pensieri ai suoi nakama.

“Non è come cre…”

“Non importa, dobbiamo salvare Rufy, Robin e Chopper!” disse Nami interrompendolo, ma allo stesso momento all’armandolo.

Smoker, che aveva già dato ordine di curare Tashiji, spiegò alla veloce la situazione.

“Noi abbiam visto una grotta con strani disegni, potrebbe essere lì quel portale, sebbene non abbia visto quello specifico disegno!” li informò Tashiji.

“Io si! Era vicino al luogo dove ti sei ferita!” la mise al corrente Zoro, il quale subito venne sommerso di domande.

“Sai portarci sul luogo?” Chiese Nami, non sperando nell’orientamento del compagno. Infatti Zoro fece una faccia come a dirle che stava chiedendo alla persona sbagliata. Fu grazie a Tashiji, che indicò loro il luogo sulla mappa che i Mugiwara giunsero a destinazione.

“Non dovremmo avvertire Karin?” Chiese Usopp ricordandosi di colei che avrebbe potuto salvare i suoi compagni.

“Ci penso io, tu Nami vai pure avanti!” disse Franky armandosi di pistola.

 

“L’avete trovato?” chiese Karin giungendo sul posto il prima possibile.

I mugiwara annuirono e dall’assenza di Nami, la ragazzina comprese che ella era già entrata.

Non diede spiegazioni, né interpellò nessuno, si fiondò all’interno del portale, che mostrava a coloro che non oltrepassavano la porta, una spirale azzurra e violacea che volteggiava freneticamente.

 

L’interno era un luogo assurdo e strano. La fisica non esisteva e si poteva camminare in qualsiasi senso si volesse. Si poteva camminare sul soffitto, in orizzontale, in obliquo, ma sembrava sempre di camminare nel modo giusto. Il colore dominante di quel luogo era l’azzurro e in certi punti non vi era nemmeno la gravità, nei quali si vedevano volteggiare degli vari oggetti di natura ignota. Non sembrava esserci vita in quel luogo, solo quel misterioso fiore era capace di trarre giovamento in quelle precaria situazione. Non c’era sole che lo riscaldava e non vi era acqua che lo nutriva… era un fiore speciale proprio come quel luogo.

Una leggenda raccontava che era un luogo fatto di sogni. Sogni andati perduti e non realizzati che si perdevano in quel luogo e il fiore era probabilmente il sogno di coloro che volevano curare tutte le malattie del mondo, cosa fino a quel momento impossibile.

Il fiore aveva la fama che se raccolto e messo sotto il letto della persona malata, questa guariva miracolosamente e per questo suo prezioso potere, erano molte le persone che si erano dirette in quel luogo per strapparlo dalle sue radici. Inizialmente non vi era distinzione di chi poteva entrare in quel luogo. Uomo, donna o animale, chiunque vi poteva accedere, ma quel mondo aveva ideato un sistema di difesa. Troppe volte qualcuno aveva rubato qualcosa, troppe volte quel fiore era stato strappato solo per arricchire la gente, finchè un giorno nacque una regola. Il fiore poteva essere raccolto solo da coloro che realmente lo volevano per curare le persone amate e da quello che aveva visto il mondo fino a quel giorno, solo le pochissime donne che erano entrate, avevano avuto questo desidero. Gli uomini, per lo più briganti, vedevano in esso solo denaro.

Karin rimase a bocca aperta alla visione di quel luogo. Sebbene glielo avessero descritto, era tutt’altra cosa vederlo coi propri occhi. Si dimenticò quasi del suo motivo per cui era li in quel momento, fu un mancamento a farglielo ricordare.

“Oh no, Nami!” disse prima di cominciare a correre.

 

 Et voilà!!! Dite la verità, dopo un giorno di non aggiornamento avete cominciato a temere che non avrei aggiornato per un altro secolo eh? Mi dispiace deludervi XD, ho semplicemente deciso di lasciare più tempo per far leggere la storia a più persone, sebbene a volte sia difficile, quando ho voglia di scrivere.

Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Un po’ di stallo vero? Non succede un granchè…eh in effetti volevo far succedere una cosuccia, anche se l’ho introdotta, ma ho rimandato al prossimo capitolo.

Bhe che altro dire?
Alla prossima

Ciao

Neko =^_^=

 

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Capitolo 57
*** Il fiore e… ***


Capitolo 57: Il fiore e…

 

Karin si sentì improvvisamente debole, allora capì: Nami era in pericolo.

La motivazione poteva essere che la navigatrice fosse in quel mondo da troppo tempo ormai. Non sapeva dire quanto fosse trascorso dall’ingresso della ragazza, al suo unirsi a quell’avventura per aiutarla nel caso si fosse reso necessario, ma dovette intuire che il tempo cominciava a scarseggiare.

Cominciò a correre, chiamando la ragazza nella speranza che ella le rispondesse.

Non sentì la sua voce e dopo aver girovagato a lungo a vuoto, la trovò.

Si era persa in una di quelle fasce senza gravità. Esse erano proprio come le fasce di bonaccia, una volta al loro interno non lasciavano scampo. La vide volteggiare nel vuoto come ipnotizzata da qualcosa, probabilmente dal suo sogno, quello che il mondo rubava quando cominciava ad assorbire l’essenza di una persona.

Karin raggiunse il luogo più prossimo a lei. Riuscì a tirarla via da quella trappola, ma ella era svenuta. La ragazzina non si preoccupò di svegliarla delicatamente, ma con un ceffone in piena guancia, la destò e la navigatrice, svegliatasi di colpo, le tirò un pugno in faccia come reazione di difesa.

Nami si guardò intorno con il pugno ancora ben sestato sul viso della ragazzina. Ci mise un secondo, ma si ricordò cosa era intenta a fare.

Rufy!” urlò alzandosi in piedi “C-cosa è successo? È come se mi fossi assentata per un po’” disse la navigatrice.

Karin si massaggio il naso, dicendo “Ti eri persa in una zona senza gravità. È una delle insidie di questo posto e se ci cadi dentro…nessuno può scapparvi!” le spiegò indicandogli la zona dove ella si trovava poco prima.

Nami guardò e si sorprese della distanza. “Come diavolo hai fatto a tirarmi via di là?”

Karin alzò le spalle “Credi davvero che io sia  così sprovveduta e che abbia iniziato questa avventura senza qualche armamento?” Sbuffò “Ora muoviamoci, il tempo a tua disposizione sta scadendo!” disse Karin alzandosi.

“Hai detto che non sai quanto sia il tempo che si ha a disposizione qui dentro…come fa a…”

Karin chiuse gli occhi “Per favore Nami, per una volta fidati di me!”

La navigatrice che fino a quel momento aveva detestato la presenza di Karin all’interno della loro ciurma, provò un certo senso di tenerezza. Non seppe nemmeno lei spiegarsi il perché, ma il suo voler aiutare Rufy e gli altri, era un buon motivo per cominciare a sopportarla.

Karin e Nami proseguirono insieme a passo spedito. Si guardarono intorno, ma non vedevano nessun fiore, tanto che Nami cominciò a temere che quella pianta miracolora, fosse solo una leggenda, ma Karin poteva assicurarle che non era così. Lei lo aveva visto, lo aveva toccato e usato.

Saltavano  da una specie di roccia all’altra, ma queste non erano dure, piuttosto morbide.

Nami le avrebbe definite rocce fatte di lattice. Di roccioso infatti non avevano niente, se non la forma che da lontano sembravano proprio pietre fluttuanti che formavano una scala.

Improvvisamente, mentre arrivavano su una piattaforma larga abbastanza da contenere entrambe le ragazze, qualcosa sfrecciò vicino a, procurandole un taglio alla gamba.

Karin si girò e spalancò gli occhi quando vide un qualcosa di natura sconosciuta, sparare aculei da quella che poteva essere la bocca. Quell’essere non sembrava avere occhi e probabilmente sentiva la presenza di estranei dall’olfatto o dall’udito. Sembrava un fluido gelatinoso che cambiava colore e forma ogni secondo.

“Che cos’è quello?” disse Nami schifata.

“Credo che sia un microrganismo di questo luogo. Non c’è vita intelligente in questo posto, ma come è successo nel nostro mondo, forse tra miliardi di anni, quella cosa si trasformerà in qualcosa in grado di pensare e comunicare…una sorte di essere umano. A Robin sta cosa affascinerebbe!” disse Karin, disgustata anch’ella da quell’obbrobrio in quanto le ricordava certi scarti dell’essere umano.

Quell’essere provò nuovamente ad attaccare e le due ragazze, nel tentativo di scappare, si accorsero che da lì in poi non si proseguiva, se non buttandosi in nel vuoto dove non sarebbero mai più, né salite, né cadute.

Più aculei velenosi vennero lanciati e Nami chiuse gli occhi in attesa di essere colpita.

Karin la spinse facendola cadere oltre il bordo, venendo colpita al suo posto. Nami grazie ai suoi riflessi ben sviluppati, riuscì ad aggrapparsi alla piattaforma e tirarsi su e fu shoccata nel vedere Karin a terra ansimante.

Nami in quel momento si arrabbiò  non poco e non avendo il climac attack  dietro di sé, questo ancora in mano alla marina, fece solo una cosa. Prese un respiro profondo e cominciò ad urlare più forte che poteva. Sperava vivamente che il suo piano funzionasse. Infatti, quell’essere dall’udito sviluppato cominciarono a tremare, finchè, grazie anche all’eco di quel luogo che faceva da amplificatore alla voce di Nami, esplose dividendosi in tanti piccoli microrganismi, che non poterono più recare danni alle due ragazze.

Nami si chinò su Karin per vedere le sue condizioni. Lei era l’unica a conoscere veramente il rimedio per curare i suoi compagni e se fosse morta in quel luogo, non se lo sarebbe mai perdonato. Vedeva l’affanno della ragazza e non si sorprese di questo fatto dato che mentre cadeva oltre il bordo, aveva visto gli aculei colpirla al petto e al braccio destro, proprio sul punto in cui aveva la fasciatura.

Nami spalancò gli occhi quando tolse la benda, trovandovi sotto di essa il tatuaggio che tutti i componenti della ciurma di Mugiwara avevano.

“M-ma c-chi sei tu veramente?” chiese Nami osservandola, cominciando a collegare alcune cose, tra cui il colore dei capelli della ragazza….lo stesso colore che aveva lei.

Bhe Nami, credevo f-fossi più sveglia!” disse Karin sorridendo.

Nami si portò le mani alla bocca e disse “U-umi!”

La ragazzina sorrise prima di stringere gli occhi e cercando di respirare.

Nami allarmata la mise a pancia in su, ma quello che vide la lasciò nuovamente sconvolta. Non vi era niente nel centro del petto della ragazza. Non vi erano aculei, non vi era la maglia e non vi era il corpo. Sembrava che la ragazza avesse un enorme buco al centro che sfumava man mano che si allontanava verso i lati per poi riprendere la colorazione della maglia.

“Umi…tu…ma cosa…” Nami non sapeva cosa dire, non sapeva cosa pensare, l’unica cosa che aveva nella teste era che davanti a sé aveva sua figlia.

Nami…d-devi muoverti…io non resisterò a lungo…s-sto s-scomparendo e…” cominciò la ragazzina.
“No, non te lo permetterò mai. Non puoi venire qui, farmi scoprire di essere mia figlia pochi secondi prima di andartene!” disse Nami cominciando ad avere la vista offuscata a causa delle lacrime.

Umi sorrise “Mi viene d-da ridere  a…a p-pensare che se f-fossi tornata a casa…mi avresti f-fatto sparire!”

Umi chiuse gli occhi, facendo temere il peggio alla navigatrice.

“Umi!” la chiamò.

“Sbrigati Nami…se v-vuoi puoi ancora s-salvarmi e s-salvare p-papà. Stai per essere assorbita da questo mondo e appena cesserai di esistere…io scomparirò per sempre e non solo qui, ma anche nel mio tempo…il fiore lo abbiamo t-trovato!” disse Umi continuando a fissare sopra di sé.

Nami alzò lo sguardo  e lo vide, in tutta la sua bellezza. “C’è ne sono due!”

“P-perfetto!” disse Umi chiedendo a Nami di aiutarla a metterla a sedere.

“Ma che fai? Non ti sforzare…”

“C-come pensi di arrivare l-lassù senza il mio a-aiuto? Ti prego…voglio salvare papà…l’ho promesso ad A-Ace!” disse la ragazzina con gli occhi umidi dal pianto.

Nami sussultò al nome del suo secondo figlio e non potè non accontentarla. Umi, raccogliendo le sue ultime forze, allungò le braccia e riuscì nell’intento di raccogliere i fiori.

Nami prese e si congratulò con la ragazzina, che ormai priva di forze e sempre più pallida, aveva chiuso gli occhi perdendo i sensi, sebbene avesse un dolce sorriso sulle labbra.

Nami si morse le labbra e tenendo stretta i fiori con la mano sinistra, si caricò Umi sulle spalle.

“Se puoi sentirmi…tieni duro o  mi te la farò pagare!” disse Nami guardando la ragazzina con la coda dell’occhio, che aveva la testa appoggiata alla spalla destra della navigatrice.

 

“Che diavolo…ci stanno mettendo un’eternità!” disse Usopp spazientito.

“Ci metteranno il tempo che devono!” disse Zoro “Nami non lascerà morire Rufy e nemmeno quella mocciosa…se ha in parte il carattere determinato si sua madre e la fortuna che ha sua padre dal tirarsi fuori dai guai…saranno qui a momenti!”

“Amico, ma di cosa stai parlando?” chiese Franky, appoggiato da Usopp.

Sanji invece non disse niente, avendo anche lui formulato qualche teoria sull’identità di quella ragazzina “Allora è come pensavo io!”

“Ma di che parlate?” chiese Usopp.

“Ragazzi!” si sentì un urlo provenire da dentro il portale e, poco dopo, Nami spuntò fuori con un salto, cadendo malamente a terra e con lei anche Umi.

Nami, che cosa è successo?” chiesero, vedendo la ragazzina pallida che lentamente sembrava riacquistare corpo.

Nami le si affiancò e la chiamò ripetutamente.

“Umi…dove ho già sentito sto nome?” chiese Usopp prima di avere una folgorazione “Quella Umi? La figlia tua e di Rufy?” chiese spalancando la bocca a dismisura. “Come avete fatto a capirlo?”

“Dal suo sorriso, uguale a quello di Rufy!” disse Zoro incrociando le braccia.

“Dai capelli e dal corpo…ha la stesso bel fisico di Nami!” disse Sanji, beccandosi un pugno in testa dalla navigatrice che con i denti aguzzi gli urlò “Non ti azzardare mai più a guardare mia figlia in quel modo…pervertito!”

Si sentì una risata. Umi si era ripresa e sebbene fosse ancora stordita era pronta per mettersi all’opera e creare l’antidoto che avrebbe salvato suo padre, Chopper e Robin.

 

Ecco qua, dopo due giorni torno ad aggiornare!!! Ammetto che l’inizio mi sembra un po’ campato in aria, ma la fine mi piace un casino, anche se non so se sono riuscita ad esprimere esattamente le immagini che io avevo in mente, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso…

Ditemi, avevate capito chi era Karin?

Fatemi sapere

E come sempre…alla prossima.

Sayounaraaaa

Neko =^_^=

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Capitolo 58
*** Un futuro probabilmente evitato ***


Capitolo 58: Un futuro probabilmente evitato

 

Umi si mise subito in piedi appena il suo corpo tornò normale e il suo primissimo pensiero fu quello di correre immediatamente alla base per preparare l’antidoto che avrebbe salvato parte della ciurma di Mugiwara.

Si recò verso l’uscita seguita dagli altri, mentre Franky e Usopp, ancora sorpresi dalla notizia, rimasero fermi a fissare la scena.

“Di la verità, nemmeno tu ci eri arrivato. Non posso essere l’unico a non averlo capito.!” disse il cecchino ancora incredulo.

Franky scosse la testa “Nemmeno Rufy non l’avrà capito. Comunque questa cosa è SUPEEEEER!”

 

Smoker aveva fatto preparare la tenda improvvisata a infermeria, in modo tale che la ragazzina potesse lavorarci nel modo più comodo e veloce possibile.  Ancora non riusciva a crede a quanto Karin le aveva raccontato e, inspirando il fumo del suo sigaro e guardando Tashiji, si domandò se dovesse raccontarle certi particolari che ella gli aveva raccontato. Più che sorprendersi del fatto che quella ragazzina fosse la figlia di cappello di paglia e della sua navigatrice, era senza parole per il destino di Tashiji e si domandava se ostacolarlo o meno.

“Capitano Smoker, cos’ha? Mi sembra pensieroso?” le chiese la ragazza, mentre un medico le fasciava la caviglia, che fortunatamente era solo slogata e con un grosso ematoma.

Smoker chiuse gli occhi un secondo per poi guardare la ragazza “Tashiji…hai mai pensato di aver sbagliato a scegliere la carriera militare o hai mai avuto qualche ripensamento?” gli chiese.

Tashiji sussultò a quella strana domanda “Certo che no, è sempre stato il mio sogno essere un marine che da la caccia ai pirati, prendendo possesso delle loro spade più preziose. Lo so, non sono molto abile nel combattimento nemmeno dopo anni di allenamento, ma io cambierò, mi allenerò ancora di più e migliorerò, così da non creare più problemi. La prego, non mi mandi via!” lo supplicò la ragazza, credendo che la sua domanda fosse una causa del suo incidente con Zoro.

Smoker la guardò confusa, domandandosi del perché le fosse venuta un’idea del genere. Fosse stato per lui l’avrebbe tenuta sempre al suo fianco, volendole bene come una figlia, ma come tutti i figli, anche lei prima o poi avrebbe dovuto lasciare il nido e scegliere la sua strada.

“Non ho intenzione di cacciarti…volevo capire quali fossero i tuoi desideri, dato che mi è stato detto che tu  e…”

“Io che cosa?” chiese Tashiji confusa.

“Lasciamo perdere. Credo che solo il tempo possa rispondere a questa domanda!” disse per poi recarsi verso l’uscita della tenda, ma il suo intento fu bloccato da qualcuno che lo calpestò come uno scarafaggio “Scusa zietto, ho fretta!”

“Dannata mocciosa!” disse Smoker, massaggiandosi il viso che era entrato in contatto con la suola degli stivaletti di Umi.

Nami e gli altri erano accanto ai loro compagni, mentre attendevano Umi con l’antidoto necessario per aiutare i loro amici.

La navigatrice aveva fatto appoggiare la testa del capitano sul suo grembo. Cominciò ad accarezzargli i capelli e ad asciugargli la fronte dal sudore creatosi per colpa della febbre alta.

Rufy!” bisbigliò, mentre guardava il suo viso talmente bianco da farle temere che fosse troppo tardi. Spostò il suo sguardo verso Robin e Chopper  che erano nelle sue stesse condizioni. Robin aveva il respiro affannato e Sanji, la stava alzando leggermente la testa per farla bere.

Chopper aveva il pelo umidiccio e opaco e di tanto in tanto agitava le zampine come in preda a qualche incubo. Sanji provvide a idratare anche lui e Rufy, non volendo che i suoi nakama morissero un istante prima dell’arrivo di Umi, a causa di mancanza di liquidi nel loro corpo.

Brook era accanto a loro, con una nuvola nera in testa “Non è giusto che questo tremendo destino sia toccato a loro. Se potessi prenderei io le sofferenze di tutti loro…sono così giovani, almeno io la mia vita l’ho vissuta e anche oltre!” disse passandosi le scheletriche mani nei capelli.

“Non dire stupidaggini idiota. Nessuno morirà e prega che Rufy non ti abbia sentito!” disse Nami fulminandolo con lo sguardo.

Furono  minuti di lunga attesa e Umi non sembrava arrivare mai.

“Eccomi, ho fatto!” urlò la ragazzina agitando il flaconcino con all’interno un liquido rosato.

Nami spalancò gli occhi e diventò blu dalla fifa “Non correre in quel modo!” disse mostrando i denti aguzzi. Ci mancava solo che Umi inciampasse, facesse cadere la flaconcino e tutto il loro sforzo per salvare i loro nakama si dimostrasse inutile.

Presto detto, la ragazzina inciampò e fu solo grazie al tempestivo intervento di Usop, che gettandosi a terra allungando le mani e strisciando il suo naso a terra scorticandolo un po’,  evitò che il flacone si rompesse.

“Sei super Usopp!” disse Franky mettendosi nella sua solita posizione.

Umi deglutì la saliva in eccesso quando incontrò lo sguardo di Nami e facendo un sorriso nervoso disse “L’importante è che non sia successo niente!”

L’antidoto venne fatto bere a tutti e anche Smoker, sotto richiesta della ragazzina, ne bevve un sorso nell’eventualità che avesse incontrato il virus, ma non fosse ancora dimostrabile analizzando il suo sangue.

“Non dovresti berne un po’ anche tu?” chiese Nami, guardando la figlia.

La ragazzina scosse la testa “Si può contrarre questa malattia una sola volta nella vita e io l’ho già avuta. D'altronde non potevo evitarlo con mio padre, Robin e Chopper infettati!” spiegò.

Usopp cominciò a farsi mille domande e decise di porne qualcuna “Perché ci hai detto di venire dal mondo reale, se in realtà vieni semplicemente dal futuro?”

Umi si sedette su una sedia vicino al letto di Rufy e accanto a Nami, dato che grazie alla generosità di Smoker, i Mugiwara non erano stati lasciati a riposare sull’erba umida.

“A dire il vero ho detto che le vostre avventure vengono disegnate nel mondo reale e raccolte in dei manga, ma non ho mai detto di arrivare da quel mondo!”

“Ma non l’hai nemmeno smentito!” disse Nami.

Umi alzò le spalle “Bhe dovevo agire in incognito e non potevo farvi capire chi ero…nemmeno adesso dovreste saperlo!” disse sbuffando.

“Sempre per quella storia che non dobbiamo conoscere il futuro? Tanto sapevamo già della tua esistenza Umi e anche quella di Ace!” disse Zoro sedendosi invece a terra.

“Si lo so…però…bhe insomma non faccio io le regole!” disse Umi “Comunque il fatto che papà, Robin e Chopper siano arrivati a questo punto della malattia, quando doveva succedere fra un sacco di anni, può essere a causa del mio intervento qui nel passato. Ci sono sempre delle conseguenze. E non era nemmeno previsto l’incontro con Smoker su questa isola, tanto meno quella di Zoro e Tashiji!” disse Umi.

Zoro si sentì osservato dai suoi compagni che gli lanciavano occhiate maliziose.

“Finitela!” urlò, per poi diventare bianco come un cencio “Hai detto di aver avuto due insegnanti di combattimento di spade. Uno gentile e l’altro scorbutico, ma capace…dimmi che non è quello che penso!”

Umi sorrise a 32 denti “Tu e Tashiji? Mi sembra ovvio!”

La ciurma di mise a ridere, tranne Sanji che cominciò ad insultare lo spadaccino con tutto il suo più colorito vocabolario.

Zoro si sentiva imbarazzato per la situazione che si era venuta a creare, ma cercò di darlo a vedere il meno possibile “Comunque le cose possono sempre cambiare!”

“No!” disse Umi “Ti prego no, mi piacete voi due…siete così carini!”

“Carini lui e Tashiji? Mi viene il voltastomaco!” disse Sanji, alzando gli occhi al cielo.

“Taci sopracciglio arrotolato!” disse Zoro secco.

“Altra domanda. Immagino che Rufy nel tuo tempo non ci sia più, altrimenti non avresti fatto tutto sto viaggio per salvarlo!” disse Usopp rattristato.

“Esatto…non esiste proprio più la ciurma! Ora non so cosa troverò quando tornerò a casa!” disse Umi, facendo sussultare i Mugiwara.

“Ma io credevo che anche dopo la morte del capitano, Zoro-san avrebbe preso il suo posto…o almeno questo è quello che dice Rufy-san!” disse Brook.

Umi sospirò e si rattristò “Si, in teoria, ma se manca più di un membro della ciurma, essa comincia davvero a non esistere più. Mio padre non è stato il primo a morire!”

I Mugiwara spalancarono gli occhi “Cosa?”

“Come qua, anche mio padre, Chopper e Robin si sono ammalati e nessuno è venuto da un altro tempo per salvarli. Nonostante mio papà sia stato il primo ad ammalarsi, la sua forza e la sua determinazione, l’hanno tenuto in vita molto più di quanto avrebbe dovuto vivere, ma Chopper, non dormendo abbastanza per cercare un rimedio che potesse curare papà, Robin e anche me, ha fatto si che il suo sistema immunitario venisse completamente annientato dal virus e… non ha resistito fino alla scoperta della cura!”

I mugiwara spostarono dispiaciuti lo sguardo verso il piccolo Chopper.

“Quindi sei stata tu a scoprire la cura?” chiese Nami stringendo la mano a Rufy.

Umi scosse la testa e guardando Usopp disse “è stata Kaya!”

“La mia Kaya?” chiese Usopp, ritornando con la mente ai giorni trascorsi con lei.

“Ha scoperto la cura e ha salvato me e Robin, dato che mio padre è morto un anno prima. Dopo di chè l’archeologa è dovuta andarsene. Non era sicuro per lei rimanere ferma su di un’isola, essendo ancora ricercata. È da quando avevo sette anni circa che non la vedo…sinceramente non me la ricordavo neanche!” disse Umi tranquillamente. Lei non era triste, per lei era tutto normale.

“A dire il vero, se fosse stato per me, avrei lasciato le cose come stavano. Non sarei tornata indietro per salvarli!” disse Umi, accorgendosi che nel modo in cui l’aveva detto, sembrava che non gli importasse molto della vita dei loro amici.

“Come sarebbe a dire?” disse Nami arrabbiata, non credendo alle sue parole.

Umi la guardò senza battere ciglio “Come ho già detto a Zoro a  me non interessava diventare medico e mio padre mi ha sempre insegnato che se qualcosa accade, che sia bello e che sia brutto, c’è un motivo e io sono d’accordo con lui. Mi diceva sempre “Se morirò vuol dire che è arrivata la mia ora e io me ne andrò con il sorriso, perché so che tu, Ace e tua madre siete in buone mani!” quindi perché dovevo cambiare il destino? Inoltre non è che io senta molto la mancanza di mio padre, di Chopper proprio per niente. Lui non me lo ricordo proprio!” Umi fece una pausa “Forse è brutto da sentir dire, ma io un padre comunque ce l’ho e io lo adoro!” disse guardando Zoro, sorridendo.

Zoro arrossì sentendosi per l’ennesima volta al centro dell’attenzione.

Nami con gli occhi lucidi si fece coraggio a fare la prossima domanda “Allora perché lo hai fatto?”

Umi sospirò “L’ho fatto per Ace! Mio fratello, nonostante fosse troppo piccolo per ricordarsi di papà, sente molto la sua mancanza o meglio dire sente la mancanza di una figura paterna. Se Zoro per me è come un papà, con Ace non va molto d’accordo. Lo rimprovera spesso per le cretinate che fa, a sentir Nami è peggio di mio padre, e mio fratello è convinto che ce l’abbia con lui ed evita il più possibile di avere contatti con lui. Usopp si è trasferito con Kaya sulla sua isola, quindi  anche volendo cercare una figura paterna in lui, non può. Per quanto riguarda Sanji…ha aperto un ristorante poco lontano da Fuusha, ma è spesso impegnati e anche se gli dedica tutto il tempo che può, non arriva a colmare quel vuoto che sente dentro di lui. Ho deciso di fare questo viaggio quando l’ho sentito piangere per l’ennesima volta di notte. Purtroppo i suoi amici si vantano sempre del padre e organizzano giochi in squadra con loro e ovviamente lui è sempre messo da parte!”

Nami aveva cominciato a singhiozzare pensando al suo bambino “E io…”

Umi sorrise “Tu sei costantemente presente nella sua vita e nella mia forse un po’ troppo…Ace infatti ti adora!”

“Tu invece no, per questo ti rivolgi a me chiamandomi Nami e non mamma!” disse la navigatrice rattristata.

Umi sorrise “Ma no, ti voglio bene anche io…ma semplicemente ci scanniamo per qualsiasi cosa. Tu fai con me quello che Zoro fa con Ace. Sei sempre pronta a criticare quello che faccio e per darti fastidio non ti chiamo mamma!”  Nami batté le palpebre, cominciando a capire  che probabilmente le loro litigate dovevano essere causate dalle divergenze di idee tra le due e dal periodo adolescenziale della figlia.

“Mi hai contestato anche quando ho preso la decisione di studiare medicina per salvare papà! Anche se so che lo hai fatto solo perché eri preoccupata per me, ma se le cose da noi sono cambiate…spero che non  mi ammazzerai!” disse Umi sorridendo “In fondo papà ti manca da morire, anche se non lo dai a vedere per me e per Ace!”

“Non ti prometto niente! Affrontare una tale avventura da sola? Ti ammazzerei anche io!” disse Nami con una vena pulsante in testa, ma si calmò immediatamente quando sentì la presa della mano di Rufy stringersi, per poi sentire sussurrare “Nami!”

 

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Capitolo 59
*** un inaspettato nuovo membro della ciurma ***


Capitolo 59: un inaspettato nuovo membro della ciurma

 

Nami!” bisbilgiò Rufy debolmente, senza svegliarsi. La navigatrice strinse la presa e gli sussurrò all’orecchio “Sono qui Rufy, sono qui vicino a te!” disse per poi dargli un bacio sulla fronte, notando che fortunatamente la febbre cominciava a calare.

Umi arrossì a vedere quella scenetta, non essendo abituata a quel genere di cose. Nemmeno Tashiji e Zoro, che per lei rappresentavano la coppia ideale, in quanto Usopp e Kaya non li vedeva spesso, si scambiavano quelle effusioni di affetto o almeno non in pubblico. Qualche volta Tashiji ci provava, ma Zoro si “arrabbiava” in quanto intaccava la sua aria da duro.

Solo all’alba del giorno dopo Robin e Chopper cominciarono a dare i primi segni di ripresa. L’archeologa fu la prima ad aprire gli occhi e si sentì spaesata, non ricordando il perché si trovasse in un lettino della marina, con la testa pesante e con i suoi compagni al suo capezzale e a quello del medico e del capitano.

Si mise lentamente a sedere, cercando di non svegliare nessuno e cominciò a cercare di ricordare.

“SUPEEER, l’archeologa è sveglia!” disse Franky svegliando tutta l’isola.

Robin sorrise a vedere tutti i suoi compagni circondarla e preoccupati per lei.

“Robin-chan come ti senti, mia adorata?” chiese Sanji buttando a terra Usopp e rubandogli il posto accanto al letto della donna.

“Uhm…sono un po’ confusa, ma…credo di cominciare a stare meglio. Potrei avere per favore un bicchiere d’acqua?”

“Ma certo, anche due o tre per la donna più bella del mondo!” disse idiotamente Sanji, mentre si recava fuori dall’accampamento.

“Chopper!” disse Usopp abbracciando la piccola renna, quando lo vide riprendersi e strofinare gli occhietti.

“Che dormita…ma…ma cosa è success…AH la marina ci ha rapiti….aiuto!” disse Chopper alzandosi in piedi e scendendo dal letto con fare agitato, per poi ritrovarsi con la faccia a terra a causa della debolezza.

“Oi oi Chopper! Non muoverti! Sei quasi morto. La marina non consiste un pericolo, tranquillo!” disse Zoro sollevando la renna e rimettendola sul letto.

“Eh, morto? Cosa? Quando? perché?” chiese più agitato di prima.

“Uhm…si, lei ti saprà spiegare meglio vero U…” cominciò Usopp venendo bruscamente interrotto da Umi.

“…Karin!” disse, facendo nascere degli sguardi di incomprensione sui volti dei presenti.

Raccontò quanto successo, sebbene Rufy fosse ancora nel mondo dei sogni.

“Oh, quindi è questo che è accaduto!” disse Chopper triste “Mi dispiace, avrei dovuto accorgermene e intervenire prima e soprattutto aiutarvi a stare bene!” disse rivolgendosi per lo più ai suoi compagni di malattia.

“Chopper, sei un dottore è vero, ma questo non ti rende immune alle malattie. Sei stato  male anche tu, mica te ne sei fregato!” disse Nami, non ancora alzatasi dal suo posto accanto a Rufy.

“Sembra che il capitano sia messo peggio di noi!” disse l’archeologa.

“A quanto pare è stato infettato prima di voi”  disse Usopp “Ma non mi sorprenderei se si svegliasse…” Usopp non finì di parlare, che Rufy di scatto si mise a sedere “…da un momento all’altro!” terminò il cecchino.

Il capitano si guardò intorno inizialmente confuso, poi un brontolio di stomaco si fece sentire “Ho fame!” disse, facendo sorridere i presenti.

Umi spalancò la bocca, sorpresa dalla velocità di ripresa dal padre, ma poi appoggiò la sua richiesta di cibo, in quanto anche lei aveva un certo “languorino”.

 

“Oh vedo che i nostri “cari” Mugiwara si stanno riprendendo!” disse Smoker entrando nella tenda seguita da una Tashiji zoppicante.

Smoker!” disse Rufy con la bocca piena “Puoi aspettare dopo pranzo per catturarci? Sta volta non finirà come l’ultima volta!”

Nami lo colpì in testa facendogli sputare il bocco “Babbeo, non hai ascoltato una parola di quello che ti ho appena detto. La marina non ha intenzione di catturarci grazie a U…”

“…KARIN!” urlò la ragazzina, facendo comprendere a chi conosceva la sua vera identità, che non voleva farla sapere a Rufy.

Zoro sbuffò, non avendo voglia di pensare al perché di quel comportamento. Chiuse l’occhio buono sperando di farsi un bel pisolino, conciliato dalla pancia pena, ma un’ombra davanti a sé, lo costrinse a riaprirlo.

Tashiji lo guardò dall’alto verso il basso con aria seria.

Bhe…che vuoi?” chiese Zoro, con una vena pulsante, vedendo con la coda degli occhi i suoi compagni osservarlo per vedere che tipo di mossa avrebbe fatto verso la ragazza.

Tashiji sbuffò contrariata e gli lanciò le spade che gli aveva preso qualche giorno prima “Tieni, te le ho messe in sesto, soprattutto la Shussui che era alquanto danneggiata!”

Zoro sfoderò le spade e le osservò. Ammise che la ragazza avesse fatto un buon lavoro, soprattutto con quella da lei  menzionata, in quanto era stata danneggiata durante lo scontro con il capitano.

“Consideralo un ringraziamento per avermi salvato, ma la prossima volta quelle spade saranno mie!” disse con sguardo determinato, per poi andarsene.

Umi sbuffò “Ma Zoro…perché non le dici qualcosa? Così la perderai per sempre!” disse la ragazzina non contenta di come si stavano mettendo le cose.

“Non  mi interessa!” disse secco.

Umi mise il broncio.

“è solo un idiota insensibile, quella testa di cactus!” disse Sanji, dando il via a un suo litigio con lo spadaccino.

 

Ormai quello che i Mugiwara dovevano compiere su quell’isola era stato portato a termine e, sotto consiglio di Nami, Rufy decise di riprendere il largo prima che Smoker potesse cambiare la sua idea di lasciarli andare, sebbene egli fosse un uomo di parola. Caricarono provviste e tutto il necessario per affrontare un nuovo viaggio e prepararono la nave per salpare.

Franky era nella cabina di pilotaggio della nave e aspettava che tutti fossero pronti. Ma se gli altri avrebbero dato l’ok per la partenza, Zoro non era della loro stessa idea.

Lo spadaccino con fare agitato si guardava intorno. Era sicuro di averle tutte e tre al suo fianco mentre caricava le provviste sulla Sunny, ma improvvisamente le sue Katane erano sparite. Si mise a cercarle su tutta la nave, ripercorrendo i passi che aveva compiuto da li a poco tempo.

Preso dalla fretta di ritrovarle, non avvertì i suoi compagni della sparizione delle sue armi e l’ordine di levare l’ancora fu dato.

Zoro sbiancò quando sentì il comando e recandosi sul ponte urlò di aspettare. Non fu però l’unico a chiedere di fermarsi.

Tashiji corse come meglio potè e salì sulla nave e con sguardo adirato si recò nuovamente davanti a Zoro “Brutto idiota che non sei altro. Non so nemmeno perché lo faccio! Ma come puoi lasciare le tue spade in giro così? Non sono un bene prezioso? A quanto pare mi devo essere sbagliata e…”

Zoro con una vena pulsante in testa la bloccò “Ma che diavolo stai dicendo mocciosa…”

Tashiji tirò fuori da dietro la schiena le katane dello spadaccino e gliele sbatte sul petto “Sto parlando di queste. Le ho trovate nella  MIA tenda! Che cavolo ci facevi lì!” urlò la ragazza infuriata.

Sanji si avventò contro Zoro e lo afferrò per il colletto “Che cosa hai fatto a questo angelo, brutto cactus che non sei altro? Se scopro che le hai torto un solo capello io ti…”

Zoro si liberò dalla presa del cuoco e infastidito urlò “Io non ho fatto niente e non ho la più pallida idea di come ci siano finite le mie spade nella sua tenda. Meno ho a che fare con lei meglio è. Che sia chiaro a tutti!”

Tashiji infuriata dall’atteggiamento dello spadaccino urlò a sua volta “Bene, allora posso pure andarmene! Non voglio rimanere su questa lurida nave pirata un minuto di più e la prossima volta Roronoa Zoro, io e te chiuderemo i con…” non riuscì a terminare la frase che un forte scossone, la fece cadere a terra come anche molti dei Mugiwara.

“La marina sta attaccando!” disse Usopp, vedendo non poco lontano da loro.

“A quanto pare lo zietto ha cambiato idea!” disse Rufy tranquillo e preparandosi a respingere diverse cannonate in direzioni della Sunny.

“Non credo che il capitano Smoker attaccherebbe la nave, con Tashiji a bordo!” disse Robin, fermando una palla di cannone sfuggita a Rufy con il suo potere. “Credo che siano dei marine arrivati ora, che non sanno dell’accordo tra noi e Smoker!”

“Ehi, sono qui!” disse Tashiji sventolando le mani, cercando di farsi vedere e arrestare l’attacco contro i pirati di cappello di paglia.

“è inutile, non ti vedono! Sono troppo concentrati a…è quella cos’è?” chiese Chopper con gli occhi fuori dalle orbite.

Una palla di cannone gigante si stava recando contro di loro, ma Rufy non avrebbe potuto fermarla, tanto meno Sanji con i suoi calci e Robin con il suo potere.

“Quella ci farà tanto male yohohoho!” disse Brook coprendosi gli occhi quando la palla di cannone, oltre a manifestare milioni di agi acuminati fittissimi sulla sua superficie, si illuminò facendo un flash abbagliante, che impedì anche a Zoro di attaccare sentendosi improvvisamente accecato.

I Mugiwara ancora abbagliati, tirarono un sospiro di sollievo, sentendo uno strattone familiare.

“Ottimo lavoro Franky!” urlò Usopp, cercando di farsi sentire dal cyborg, che prevedendo la minaccia, aveva dato il via a un coup de bust che aveva fatto volare la Sunny per vari chilometri su nel cielo.

“Siamo salvi…nuovamente grazie alla Sunny!” disse Chopper buttandosi a terra.

“Salvi o meno…abbiamo un problema!” disse Zoro seccato.

Tashiji con aria terrorizzata era aggrappata al parapetto della nave. Aveva già visto quella capacità della Sunny, ma oltre a non essere pronta a viverla sulla sua pelle, ora si ritrovava sulla nave dei mugiwara, lontanissima dalla base della marina.

 La ciurma di cappello di paglia si radunò intorno a lei, chi con uno sguardo preoccupato, chi tranquillo.

“E ora che facciamo? Non possiamo tornare indietro. Quella palla di cannone era sicuramente progettata in modo tale che non potessimo contrastarla con le nostre abilità e riportarla alla marina, sarebbe pericoloso per noi!” disse Nami pensierosa.

“Non c’è problema, benvenuta a bordo Tashiji!” disse Rufy sorridendo “Tanto lei e Zoro si metteranno insieme no?” chiese ai suoi compagni.

“In teoria!” disse Robin divertita.

“Quindi sarebbe comunque diventata una nostra compagna!” disse Rufy.

“Bisogna vedere quale futuro si avvererà, nel primo futuro che abbiamo visto lei e Zoro non stavano veramente insieme, c’era solo  una storiella e lei non era nostra compagna!” disse Usopp “Ma d’altro canto il secondo futuro che conosciamo, loro sue sono una coppia e…”

“Secondo futuro?” chiese Rufy, non conoscendo quella parte della storia, ma nessuno sembrò volergli rispondere, anche se Nami avrebbe tanto voluto, ma uno sguardo di Umi, le fece capire di non farlo.

“Io non mi metterò con nessuno, volete ficcarvelo in testa babbei che non siete altro?” urlò Zoro, prima di vedere Umi che se la rideva di tutto gusto, in disparte rispetto agli altri.

La ragazzina si sentì sollevare da dietro per la maglia e vide lo sguardo adirato di Zoro.

“Ehm…ciao paparino!” disse sorridendo colpevole.

“Tu! Scommetto che sei stata tu a rubarmi le spade per fargliele trovare a quella donna, per far sì che rimanesse con noi!”

“Ehm…forse, ma non credevo che la marina attaccasse, facendo il modo che il mio piano funzionasse così perfettamente!” disse, per poi ritrovarsi a supplicare Zoro a non lasciarla andare, quando sotto i suoi piedi vide solo acqua del mare. Lo spadaccino infatti l’aveva sporta fuori dalla nave.

“Dammi una sola ragione per non lasciarti!” disse l’uomo.

“Perché poi tanto dovresti buttarti a recuperarmi!” disse Umi.

“Sempre ammesso che venga a riprenderti Umi!” disse Zoro piano.

La ragazzina divenne pallida, temendo la minaccia dello spadaccino, ma si rilassò quando vide il resto della ciurma tranquilla, ricordandosi delle mille minacce di morte che le aveva spesso fatto il suo Zoro per spaventarla, per poi non metterle mai in atto.

Era quasi una sorta di gioco fra i due. Lei gli faceva i dispetti e lui si vendicava facendole prendere qualche spavento.

Shhh, non dire quel nome, Rufy non deve sapere chi sono!” disse la ragazzina sussurrando, quando lo spadaccino gli fece toccare nuovamente il ponte della nave.

Zoro sogghignò “Fammi un altro scherzo del genere e accidentalmente spiffero tutto a tuo padre!”.

Umi annuì, temendo questa volta che la minaccia venisse attuata.

 

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Capitolo 60
*** Ai confini del mondo ***


Capitolo 60: I confini del mondo

 

Tashiji era rimasta talmente shoccata da quanto avvenuto, che non riuscì a spiccicare parola per un po’. Aveva gli occhi spalancati e, dopo aver guardato il mare per un po’, sperando di vedere ancora qualche sorta di traccia dell’isola su cui erano, si lasciò cadere a terra afflitta.

Robin si avvicinò alla ragazza e poggiandole una mano sulla spalla le disse “Non preoccuparti. Abbiamo spesso a che fare con la marina, dovrai rimanere con noi giusto il tempo necessario per incontrarla!” disse sorridendo.

Tashiji si alzò in piedi arrabbiata “Come posso rimanere qui su questa nave nemica, senza fare niente. Come minimo dovrei catturarvi Mugiwara!” disse la ragazza, stringendo la sua spada e puntandola contro Rufy, che tranquillo sorrideva allegramente.

“Ma sentitela…come se potesse fare qualcosa contro di noi!” disse Usopp divertito dalla scena.

Tashiji lo fulminò con gli occhi “Vuoi che inizio da te nasone? Non sono una cima tra i marine, ma nemmeno tu sei il migliore all’interno della ciurma!”

Usopp mise il broncio e incrociò le braccia “Zoro, dì alla tua ragazza di essere meno insolente o la butto in mare!” disse, per poi ritrovarsi, sommerso dall’acqua marina. Non apprezzando la battuta del cecchino, era stato lo spadaccino a gettare in acqua lui.

“Aiuto…Zoro non sa stare agli scherzi!” disse Chopper, nascondendosi dietro Robin.

Rufy si avvicinò a Tashiji sorridendole “Se vuoi catturarci fai pure!”  disse alzando le mani, per dimostrarle che non avrebbe posto resistenza, ma quando la ragazza attaccò, Rufy fece un passo veloce di fianco evitandola facilmente.

“Non ci siamo. Dovrai fare molto più di così!” disse il capitano, schivando un altro attacco e scomparendo dalla vista della ragazza.

“Dov’è finito?” chiese, prima di sentire dei colpettini sulla spalla.

“Dietro di te!” disse Rufy “Andiamo, io ho fame e Sanji ci preparerà di sicuro qualcosa di buono. Se vuoi puoi unirti a noi!”

“Mai!” disse determinata la marine.

Rufy alzò le spalle e si recò in cucina, seguito dagli altri.

Tashiji rimase sola sul ponte e si guardò intorno cercando qualche scialuppa.

“Non troverai barche con cui scappare!” disse la persona che era rimasta tutto il tempo a guardare la scena.

“Tu sei la nuova arrivata!” disse Tashiji.

“Nuova arrivata o no, conosco questa ciurma molto bene e credimi che non riuscirai a convincerli a portarti indietro,  permetteranno che tu affronti il mare da sola per tornare dalla marina. Quindi ti consiglio di calmarti e di goderti il viaggio finchè non rincontrerai i tuoi amici e chissà, nel frattempo potresti capire che qualcuno su questa nave è speciale!” disse Umi guardandola di sottecchi, cosa che però confuse la donna.

 

La sera arrivò e Tashiji non si era ancora mossa dal ponte. Era rimasta appoggiata per tutto quel tempo al palo maestro e aveva rinunciato da ore a trovare una via di fuga. Doveva ammetterlo, non  vi era modo per lei di andarsene da quella nave, se non alla prossima isola su cui avrebbero sbarcato. La paura iniziale di trovarsi su una nave pirata era scomparsa. Aveva seguito le imprese della ciurma di Mugiwara per anni e sapeva che non erano pirati spietati. Era solo quella situazione che si era venuta a creare che trovava alquanto scomoda.

La donna ad un certo punto si addormentò, sebbene non si trovasse in una posizione comoda e sul ponte tirasse un  venticello che non poteva definirsi caldo.

Era stata invitata a dormire nella stanza con Robin, dato che da quando Nami si era trasferita a dormire in un’altra stanza con Rufy, lei era rimasta sola, ma la sua insistenza a non volersi mischiare con dei pirati, l’aveva portata a dormire sul ponte.

Quella sera era il turno di Zoro di stare di vedetta e passando sul ponte per andare a prendersi da bere,  aveva notato l’aspetto infreddolito di Tashiji. Alzò le spalle ed entrò in cucina ignorando le condizioni della donna. Pensò che era solo colpa di Tashiji se si trovava lì. Loro le avevano offerto ospitalità, quindi il loro compito lo avevano fatto, ma uscito dalla cucina non riuscì a non fermarsi nuovamente ad osservare la donna che si era rannicchiata per cercare un po’ di calore da proprio corpo.

Fu in quel momento che si prese un colpo, vedendo spuntare dal buio Robin, che lo guardava con uno sogghigno sulle labbra.

“Preoccupato per la nostra ospite Zoro?” chiese l’archeologa.

Tsè, non dire fesserie. Cosa vuoi che me ne importi? Voglio ricordarti che lei è un nostro nemico!” disse Zoro.

“Cosa vuol dire? Non è forse vero che ti sei fermato ad osservarla due volte in meno di cinque minuti?” disse Robin divertita, vedendo lo sguardo infastidito che Zoro gli stava lanciando “Tieni!” disse la donna porgendogli una coperta.

“E cosa ci dovrei fare con questa?” chiese Zoro facendo il finto tonto. Robin gli indicò con la testa Tashiji e fu allora che lo spadaccino se ne andò borbottando parole poco carine all’archeologa, la quale voleva che fosse proprio lui a compiere un gesto di gentilezza verso quel membro della marina.

Tutti i suoi nakama lo avevano preso in giro per tutta la serata, per il suo futuro accanto a Tashiji, mettendolo alquanto in imbarazzo ed era deciso a ignorare il più possibile il membro della marina, per non dare alcuna soddisfazione ai suoi compagni.

 

All’alba Tashiji cominciò a dare i primi segni di risveglio e si stupì a sentire un certo calore sul suo corpo, datogli da quella coperta che la sera prima non c’era.

Si guardò intorno cercando di capire chi gliel’avesse messa, ma intorno a sé non vi era ancora nessuno.

Era ancora presto e pensò che probabilmente tutti stessero ancora dormendo.

Il suo stomaco brontolò. Non mangiava da sedici ore ed era piuttosto affamata.

Stando bene attenta a non essere vista da nessuno, si diresse con cautela in cucina cercando qualcosa da mangiare. Si recò al frigorifero, ma rimase delusa nel vedere che esso era chiuso da un lucchetto,  messo da Sanji per impedire che Rufy andasse a sgraffignare qualcosa durante la notte. Sbuffò, ma poi notò sul tavolo un piatto coperto con un bigliettino con sopra scritto : X Tashiji. P.s. Rufy tocca questo cibo e ti ammazzo.

Tashiji fu sorpresa. I mugiwara si erano dimostrati ospitali con lei fin dall’inizio, ma non pensava che dei pirati potessero ad arrivare a tanto, infondo era loro nemica e aveva cercato, seppur invano, di catturarli molte volte.

Lo stomaco brontolò di nuovo e mandando al diavolo il suo orgoglio di marine di non accettare niente da parte di pirati, mangiò i sandwich che il cuoco le aveva preparato.

Si prese un colpo quando sentì la porta della cucina aprirsi e un boccone le andò quasi di traverso.

“Buongiorno, mia affascinante Tashiji!” disse Sanji sorridendo, compiaciuto dal fatto che la donna aveva gradito il cibo che le aveva preparato.

Tashiji non disse niente, abbassò solo la testa per non guardare il cuoco negli occhi.

Sanji rimase sorpreso. Il giorno prima non aveva fatto altro che riempirli di insulti a gran voce, mentre in quel momento sembrava non avesse nemmeno la capacità di dire un semplice saluto.

Il cuoco non la forzò a parlare per far si che quel muro che c’era tra loro e lei si rompesse, creando almeno una convivenza pacifica finchè questa si sarebbe resa necessaria e la lasciò finire di mangiare tranquillamente.

Tashiji si alzò e prima di recarsi alla porta per uscire dalla stanza, ringrazio per il pasto strappando un sorriso a Sanji.

Usopp entrò in quell’esatto istante, affamato e non accorgendosi della presenza di qualcuno dietro la porta, l’apri violentemente facendo cadere la povera Tashiji che per evitare di prendersela in faccia, dovette buttarsi a terra.

Ops, scusa…non l’ho fatto apposta, non vorrai arrestami e condannarmi a morte, vero?” chiese il cecchino preoccupato.

Chopper soccorse immediatamente la donna, nonostante non si fosse fatta niente e cominciò una serie di procedure mediche esagerate.

“Ma voi siete tutti pazzi!” urlò Tashiji liberandosi dalle premure del piccolo dottore e liberandosi dalle garze con cui Chopper aveva cominciato a bendarla dalla testa ai piedi.

Rufy arrivato da qualche secondo insieme a Nami a quell’affermazione scoppiò a ridere “In genere è Nami a dirlo!”

“Vedi? Non sono l’unica a pensarlo!” disse Nami andandosi a sedere e afferrando una brioche appena sfornata.

“Ti unisci a noi per la colazione?” chiese Rufy a Tashiji, ricevendo un no come risposta, ma il capitano non contento del rifiuto, afferrò il braccio della donna e sempre sorridendo la fece sedere a tavola, mettendogli davanti un intero piatto con un centinaio di fagottini al cioccolato sopra.

“Ti bastano questi o sono un po’ pochini?” chiese il capitano convinto della domanda.

Tashini lo guardò stralunata “Io…veramente…” cominciò col dire, ma l’entrata di Brook la mise a tacere. Sapeva che uno dei membri della ciurma era uno scheletro, ma comunque quell’essere le faceva impressione.

Lo osservò per diverso tempo. Lo guardò mangiare e guardava il pavimento in cerca di qualche traccia di cibo che logicamente avrebbe dovuto cadere a terra.

“Qualcosa non va Madame?” chiese Brook sentendosi osservato.

Tashiji arrossì imbarazzata, ma curiosa fece comunque la domanda che le ronzava nella testa “Come fai a mangiare, senza che il cibo ti cada a terra? Non hai lo stomaco dove contenerlo!”

“Già, me lo sono sempre chiesto anche io!” disse Chopper adentando il suo toast alla marmellata.

“Ah bo, non lo so!” disse Brook mettendo in bocca altro cibo.

“Lo sai che può fare anche la cacca?” disse Rufy divertito, mentre Nami si portò una mano alla testa sconsolata.

“Ah si?” chiese Tashiji confusa, per poi ritornare a guardare lo scheletro e aggiustandosi gli occhiali disse “Sarebbe interessante capire come funzioni, qualcuno ha mai pensato di studiare il fenomeno?”

“Anch’io trovo la cosa interessante, ma credo che il nostro Brook, sia uno dei misteri più complicati da capire esistenti mondo!” disse Robin aggiungendosi alla ciurma “Infondo fa tutte le cose che possiamo fare noi vivi, quando non dovrebbe nemmeno essere in grado di muoversi, in assenza di muscoli!”

Yohohoho, sono l’argomento della giornata? Che fine ha fatto la bella storiella del nostro spadaccino destinato a stare insieme alla bella marine? Avevo cominciato a scriverci una bella canzoncina…sentite qua!” disse lo scheletro, prendendo la sua chitarra e cominciando a strimpellare, finchè tutte le corde non vennero recise improvvisamente.

“Prova solo a dire una parola e ti faccio affette!” disse Zoro rinfoderando la sua spada e fulminando il povero Brook con lo sguardo, il quale era rimasto con la mandibola spalancata, spaventato dalla minaccia dello spadaccino.

Quando Zoro guardava in quel modo, nemmeno i suoi nakama sapevano dire se lo spadaccino era in vena di scherzi o meno.

“Che razza di storia è mai questa? Chi è destinato a stare con chi?” chiese Tashiji sconvolta dalle parole dello scheletro, prima di incrociare lo sguardo con Zoro che, dall’alto al basso, la fissava.

“Sei seduta al mio posto!” disse Zoro seccato, ma sentendosi gli occhi di tutti puntati addosso, fece il giro della tavola e uscì affermando di non avere fame.

Usopp e Chopper sghignazzarono sotto i baffi, giurando di aver visto Zoro arrossire per l’imbarazzo, ma il loro divertimento venne messo a tacere quando sentirono Umi gridare a tutti di venire sul ponte.

La ragazzina, ancora spettinata essendosi appena alzata, si trovava a prua, dove Zoro l’aveva raggiunta per osservare bene il fenomeno che si stava compiendo davanti ai loro occhi.

Nei tempi antichi si narravano storie in cui vi era la credenza che il mondo era piatto e che quindi prima o poi, chi prendeva il mare avrebbe avuto la possibilità di giungere ai confini del mondo e vedere l’oceano terminare in una grande cascata, che non lasciava scampo a coloro che finivano in quelle correnti, ma smentita la teoria della terra piatta, con le prove che essa fosse rotonda e girava intorno al sole, quelle leggende erano state dimenticate, ma proprio in quel momento i Mugiwara si trovavano ai confini del mondo e nessuno sapeva cosa dire. Tutti erano rimasti affascinati da una tale rivelazione e allo stesso tempo pietrificati dall’eventualità che il loro viaggio finisse in quel momento.

Franky, che si trovava al timone e che aveva già notato lo stesso fenomeno, aveva cercato di girare la nave in modo tale da allontanarsi dalla corrente, ma sembrava che qualsiasi cosa esso facesse, la nave non rispondesse. Nemmeno il coup de bust funzionava e i mille congegni di cui la Sunny disponeva.

“Cosa facciamo?” chiese Usopp girandosi verso Rufy, il quale non seppe che ordini dare, dato che l’unica loro possibilità di salvezza era stranamente fuori uso.

Rufy si guardò in giro in cerca di uno scoglio, un qualcosa a cui aggrapparsi e salvare almeno la ciurma, ma solo acque scure circondavano la nave.

Rufy strinse i pugni e si ritrovò a chiedere una cosa molto difficile a uno dei suoi “Sanji, tu puoi volare!”

Sanji si girò sconvolto verso il suo capitano.

“Tu puoi salvarti e portare qualcuno insieme a te!” disse Rufy mordendosi il labbro. Avrebbe voluto salvare tutti, ma nell’impossibilità di farlo, poteva almeno sperare che qualcuno si salvasse.

“No io…non posso…io non…” disse Sanji con voce rotta, troppo sconvolto per ammettere che le condizioni erano critiche.

“Questi sono i miei ordini Sanji!” urlò Rufy “La Sunny non ci permette di fare niente e io non so cosa fare per tirarci fuori dai guai questa volta, quindi se tu o qualcuno altro ha qualche idea per salvarci tutti, allora sarò ben felice di dargli ascolto, ma in caso contrario, che almeno qualcuno di noi si salvi e metta all’erta il mondo di questo fenomeno, in modo tale che nessuno debba mai più ritrovarsi in questa situazione!”

L’intera ciurma tacque. Nessuno sapeva cosa dire, né cosa fare per risolvere quella situazione e niente vi era scritto sui libri di Robin che potessero aiutarli.

“Chi dovrò portare con me, come si decide?” chiese Sanji schifato dall’essere costretto ad abbandonare la maggior parte dei suoi compagni.

Tashiji non fa parte della ciurma e se si trova qui è solo colpa nostra. È giusto che lei si salvi!” disse Rufy.

Tashiji rimase colpita dalla generosità del capitano.

“Io rimango. Se il capitano affonda con la sua nave, il primo ufficiale affonda con il suo capitano!” disse Zoro, sapendo che Rufy sarebbe rimasto a bordo della nave.

“Io ho già avuto una seconda possibilità. Rimango anche io!” disse Brook.

“Io rimango. Oltre al fatto che sono pesante, se la Sunny non funziona permettendoci di salvarci, vuol dire che è colpa mia se ci troviamo in questa situazione. Non voglio sopravvivere ai miei compagni se questi sono morti per errori miei” disse Franky.

“Oh una fifa tremenda, ma rimango anche io. Preferisco morire da vero pirata che  essere un codardo!” disse Usopp tremando ancora più forte quando sentì che la corrente era aumentata.

“Io rimango!” disse Chopper con le lacrime agli occhi.

Sanji, sei in grado di trasportare le quattro ragazze?” chiese Rufy.

“No Rufy, io rimango!” disse Nami, abbracciandolo, ma il capitano serio si staccò dal suo abbraccio, non potendo permettere che morisse anche lei e aspettò la risposta del cuoco.

“Non credo. Dovendo muovere le gambe per tenermi in aria, gli unici appigli sono le braccia e il collo!” disse Sanji rattristato, dovendo ulteriormente restringere la lista dei superstiti.

Bhe non è un problema. Prendi Tashiji, Nami e Robin. Io tanto non posso salvarmi!” disse Umi.

“Karin, ne sei sicura?” chiese Rufy “Hai ancora un’intera vita davanti!”

Umi scosse la testa “No, non è vero, io morirei comunque!”

“Come?” chiese Rufy confuso.

Nami gli strinse la mano e trattenendo le lacrime disse “Rufy, lei in realtà è Umi. Nostra figlia. Se tu muori, lei sparirà comunque!”

Rufy spalancò gli occhi e fissò la ragazzina che sorrideva tristemente. Non voleva che suo padre scoprisse di lei in un frangente così disperato.

“Capitano. Vai tu al posto mio. Almeno anche Umi si salverà, forse non ora, ma avrà la possibilità di nascere e cambiare il suo futuro!” disse Robin appoggiando una mano sulla spalla di Rufy.

Il capitano guardò Nami e poi sua figlia e abbassò la testa “Mi dispiace Umi…non posso!”

Umi sorrise per niente delusa dalla decisione dal padre “Lo so, sei il capitano, non puoi abbandonare né la nave, né la ciurma. Lo accetto!”

Rufy!” urlò Usopp vedendo che ormai mancava davvero poco alla fine dell’oceano.

Sanji vai!” urlò l’uomo, per poi salutare con un sorriso gli unici tre membri della sua ciurma che sarebbero sopravvissuti, mentre li vedeva allontanarsi da loro.

Gli altri guardarono la scena e sperarono vivamente che almeno loro potessero continuare le loro vite, portando a termine i loro sogni, ma le loro speranze vennero interrotte quando a causa di un brusco movimento di Sanji per prendere quota, non fece perdere la presa a tashiji che cadde in mare.

Tashiji subito cercò di nuotare verso la superficie per prendere aria, ma la corrente era troppo forte per lei e non riuscendo ad emergere, nemmeno Rufy o Robin, usando i loro poteri potevano soccorrerla, impedendo che annegasse.

Senza induci Zoro si gettò in acqua per ripescarla, sebbene si domandò cosa servisse dato che da li a poco sarebbero morti comunque, ma lui agiva di impulso. Sentiva che doveva farlo e non si mise a ragionare sull’utilità dell’azione o meno.

Sfidando le forte correnti lo spadaccino afferrò la donna, riuscendo a portarla in superficie sebbene nemmeno per lui si fosse dimostrato una passeggiata. Finalmente Tashiji riusci a immettere aria nei polmoni e cominciò a sputare l’acqua bevuta, ma subito  il terrore l’assal’ comprendendo la gravità della situazione.

Robin usò il suo potere per afferrare la donna e Zoro. Ma la corrente era forte e Robin non sarebbe riuscita a tenerli entrambi troppo a lungo e nemmeno Sanji poteva sopportare troppo a lungo lo sforzo di tenere le gambe in continuo movimento, più il peso di quattro persone aumentato dalla corrente marina che era al massimo, tanto che la Sunny cadde giù dal bordo.

Nami urlò invano il nome di Rufy quando lo vide inghiottire dalle acque. Sanji strinse gli occhi e voltò il capo dall’altra parte per non assistere alla dipartita dei suoi compagni. Aveva un compito da portare a termine e avrebbe pianto si suoi compagni più tardi.

Robin aveva assistito alla scena con un’aria apparentemente fredda, ma dentro di lei urlava e si sentì nuovamente come quando era da una bambina. Disperata come se la vita non avesse senso.

Tashiji invece non sapeva cosa pensare. Aveva visto la ciurma di Mugiwara venire annientata. Avrebbe dovuto gioire per questo, ma qualcosa le diceva che non era giusto quanto fosse successo. Che la loro ora non era ancora arrivata e tutto quello era successo solo perché erano giunti nel posto sbagliato al momento sbagliato. Zoro non disse né provo niente. Chiuse gli occhi, lasciando Tashiji alle cure di Robin, e si lasciò andare aspettando il momento in cui anche’egli avrebbe raggiunto i suoi compagni giù nello strapiombo, ma non si allontanò troppo, dato che qualcos’altro di inaspettato coinvolse tutti e cinque le persone rimaste.

Sotto di loro infatti, il mare aveva preso a gonfiarsi fino ad esplodere in una colonna d’acqua che con forza si alzò verso il cielo, inghiottendo tutti loro.

 

 

 Dopo mesi eccomi con un nuovo capitolo. L’avevo detto  che non avevo intenzione di concludere la storia così e solo che è un periodo un po’ così…

Oggi mi annoiavo e allora mi sono costretta a scrivere il continuo sebbene quando ho iniziato non avevo la minima idea che il capitolo di sarebbe concluso così. Pensavo fosse un capitolo di transizione tranquillo invece mi sono lasciata trasportare dalla corrente come i nostri Mugiwara.

Bene, secondo voi cosa è successo? Sono morti tutti? O solo qualcuno? O nessuno? Per sempre? Per un po? E che fine hanno fatto sia il primo gruppo che il secondo?

Boh…chi lo sa. Lo scoprirete…quando? Questo non lo so nemmeno io. Spero presto!

Nel frattempo fatemi sapere la vostra opinione.

Ciao e alla prossima

Neko =^_^=

 

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Capitolo 61
*** Quando le leggende diventano realtà ***


Capitolo 61: Quando le leggende diventano realtà

 

Si sentiva la testa pesante, come se avesse preso un duro colpo sulla nuca. Il dolore era molto forte tanto che per un momento si era dimenticato quanto successo. Vedeva buio tutto intorno a sé. Non potè fare a meno di pensare di essere svenuto o morto, ma sentiva il suo nome ripetuto in lontananza. Cercò di concentrarsi sulla voce fino a quando non fu abbastanza chiara da permettergli di riconoscerla. Non credeva che mai l’avrebbe sentita nuovamente e per questa ragione si convinse che fosse solo un’allucinazione, ma il suo desiderio che la voce ci fosse davvero, lo costrinse ad aprire gli occhi.

Una forte luce lo colpì e, a causa del bruciore, si ritrovò di nuovo a chiuderli, ma sentendo di nuovo il suo nome riprovò a risollevare le palpebre. Tutto era sfocato e vedeva a malapena una sagoma che poteva corrispondere a un viso senza particolari. Solo pochi istanti dopo riuscì a mettere bene a fuoco le cose e quando il viso di colei che lo chiamava fu perfettamente visibile, si mise a sedere incredulo.

“Oh Sanji, per fortuna stai bene!” disse colei che lo aveva chiamato ripetutamente, per poi abbracciarlo forte.

Passato l’attimo di confusione, Sanji ricambiò l’abbraccio e strinse a sé la donna che aveva amato e che amava ancora e ne ispirò il profumo dei capelli.

“Lily…sei davvero tu?” chiese in un sussurrò e una maggiore stretta da parte della sirena, gli confermò che non stava sognando.

Poi si ricordò dei suoi compagni e dovette staccarsi dall’abbraccio della sua amata.

Si guardò intorno e vide accanto a se parte della sua ciurma, ancora priva di sensi.

“Stanno bene Sanji. Sono solo svenuti!” disse Lily facendo sospirare di sollievo il cuoco, sebbene il timore di aver perso gli altri compagni gli stringeva il cuore tanto che si sentiva soffocare.

“Mi dispiace per gli altri!” disse Lily, non ricevendo alcuna reazione dal cuoco.

Sanji andò a svegliare Zoro. Lo fece con calma, non aveva la ben che minima voglia di dargli fastidio, anzì era sollevato che anche lui fosse miracolosamente scampato alla morte. Non credeva che sarebbe mai riuscito a occuparsi da solo delle ragazze, questa volta Rufy gli aveva affidato un compito troppo arduo. Anche lui aveva il cuore a pezzi per quanto successo e si domandava come potesse essere di conforto alle ragazze, se lui stesso aveva bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi. Era conosciuto e abbastanza temuto dalla marina e dagli altri pirati, ma non era forte abbastanza per affrontare la perdita della maggior parte dei suoi migliori amici tutto di un colpo.

Successivamente fu il turno di Nami, Robin e Tashiji di destarsi.

 Erano tutti sconvolti di quanto successo. Nami era scoppiata a piangere e si era abbracciata con Robin, mentre Zoro stringeva talmente i pugni che arrivò a farle sanguinare quando le unghie si conficcarono nella carne.

Nessuno fece caso a Lily, in un contesto diverso sarebbero stati contenti di rivederla, ma non era quello il momento di gioire. Non fecero nemmeno caso al luogo dove si trovavano.

Fu Tashiji a domandarlo, riportando i Mugiwara con i piedi per terra.

Si guardarono attorno e videro di trovarsi in un imponente costruzione di marmo in perfette condizioni. Era ricco di colonne in stile ionico e tutte alte almeno una trentina di metri. Se si osservava fuori dalla costruzione, si poteva vedere solo un’enorme distesa di bianco: erano nuvole. Si voltarono di spalle e notarono dodici troni messi in circolo, ognuna con decorazioni diverse e colori diversi. Il più imponente era quella al centro, tutta dorata e con un fulmine segnato alla base del trono.

I troni erano disposti attorno a quello che in un primo momento sembrava uno specchio disteso a terra, ma avvicinandosi i mugiwara poterono vedere che non vi si riflettevano le loro immagini, ma varie parti del mondo comparivano al suo interno. L’immagine cambiava spesso e videro vari villaggi e la gente che viveva tranquilla svolgendo le proprie faccende. Insomma funzionava come un televisore dove si poteva controllare chi si voleva quando si voleva.

Robin studiò attentamente il posto e lesse gli altri simboli alla base di altri troni. Vi era un cervo con dietro un arco, una spada con uno scudo, un martello e un incudine, un elmo con le ali, un gufo con un rametto di ulivo e così via.

“Non è possibile!” disse Robin facendo voltare tutti i suoi compagni verso di se “Siamo sull’olimpo!”

Tutti, tranne Lily spalancarono gli occhi per l’incredulità. A parte Tashiji, era già capitato loro di incontrare un dio, ma arrivare addirittura a pensare che tutti gli dei dell’antica Grecia esistevano, sembrava loro davvero assurdo, soprattutto perché nei libri di storia non risultava che nessuna terra si fosse mai chiamata in quel modo, se non nelle leggende che narravano di un altro mondo con altre terre.

“Ragazzi, non potreste stare lì, tornate indietro prima che qualcuno vi veda e scagli la propria ira verso di voi!” disse Lily un po’ agitata. Non le piaceva stare in quel luogo, sebbene suo padre fosse uno dei tre dei più importanti, non si sentiva a suo agio con gli altri dei.

I mugiwara e Tashiji ritornarono dove erano precedentemente e fu in quel momento che un uomo affascinante e palestrato con addosso una tunica greca, si avvicinò loro.

“Sono contento di vedere che almeno voi state bene. Mi dispiace per i vostri amici, sono riuscito ad aiutare solo voi. Il mare non obbediva ai miei ordini esattamente come la vostra nave!” disse l’uomo.

“Lei è?” chiese Sanji confuso osservandolo.

“Vi siete già dimenticati di me? Eppure volevo eliminarvi prima di capire le vostre reali intenzioni!” disse l’uomo.

“Padre, vi hanno conosciuto con le vostre vere sembianze!” disse Lily ricordandogli che in quel momento era trasformato.

“Padre?” chiese Nami prima di comprendere “Lei è Poseidone?”

L’uomo annuì e stendendo la mano in avanti chiamò a sé il suo tridente.

“Come sarebbe a dire che ci ha aiutato?” chiese Zoro volendoci vedere più chiaro.

“Mia figlia di tanto in tanto mi chiede di poter vedere come sta la vostra ciurma attraverso quello specchio e l’ultima volta ha visto che eravate in pericolo. La colonna di acqua che vi ha catapultato qui è stata opera mia. Consideratelo un piccolo aiuto per ricambiare il vostro nobile gesto di aver salvato mia figlia. Ritenetevi fortunati, noi dei non siamo soliti a ricambiare i favori, in effetti è merito di Lily…mi ha convinto lei a intervenire!” rispose Poseidone.

“Cosa succede qui? Chi sono costoro?” chiese una voce che risuonò in tutta la struttura prima di comparire sul trono dorato in un insieme di fulmini.

“Fratello!” disse Poseidone con calma, avvicinandosi al suo trono e sedendosi sopra. Lily si inginocchiò davanti alla presenza del padre degli dei, cosa che però non fu copiata dai Mugiwata a differenza di Tashiji, che capendo chi si trovava davanti si inginocchiò anch’essa.

“Vedo che quei mortali non solo osano presentarsi sull’olimpo senza permesso, ma non portano nemmeno il dovuto rispetto che spetta a un dio!” disse Zeus infastidito.

“Sono stato io a condurli qui, fratello!” disse Poseidone per giustificare la loro presenza.

“E perché mai?” chiese una donna, dopo essere apparsa accanto a Zeus. Era una donna molto bella ed elegante e sicura di sé, che sembrava piuttosto interessata a quella insolita visita.

“Per aiutarli!” disse Poseidone.

“Tu aiutare dei mortali? Ma se sei sempre pronto ad affondare le loro navi!” disse un altro dio che, grazie all’elmo in testa, riconobbero tutti come Ermes. Insieme a quest’ultimo apparvero anche gli altri dei e i Mugiwara cominciarono a sentirsi un po’ troppo osservati.

“Ho un debito con loro!” disse Poseidone, infastidendo molto Zeus che disse “Noi dei non abbiamo alcun debito con quei stupidi mortali!” disse urlando e un tuono esplose nel cielo facendo tremare l’olimpo “Sono creature ingrate che hanno voltato le spalle a noi dei. Io li ho creati e voi tutti avete concesso loro dei doni e come ci hanno ringraziato? Non ci venerano più da secoli e il nostro regno una volta vasto in queste nuvole e pieni di tempi eretti in nostro onore, sono via via scomparsi così come noi siamo scomparsi dalle loro vite. Hanno cominciato a credersi migliori di noi e quindi a pensare di non avere più bisogno della nostra presenza!” disse Zeus adirato.

“Se mi permette vorrei correggere la sua affermazione divino Zeus. Ho letto molti libri di storia e sulla nascita dell’uomo e posso affermare che lei non ha il merito della creazione del mondo e dell’essere umano. Piuttosto siamo noi essere umani ad aver creato l’olimpo e i suoi abitanti!” disse Robin, facendo emergere la sua cultura.

“Come osi affermare ciò?” chiese Zeus, trattenendosi dal fulminare colei che aveva, a suo parere, osato troppo.

“Lasciala parlare padre, sono interessata alla sua teoria!” disse Athena dea della sapienza e dell’intelligenza.

“Gli umani sentendo l’esigenza di invocare l’aiuto di qualcuno più potente di loro che li aiutasse a superare le difficoltà della vita, hanno ideato voi dei, dando ad ognuno un compito diverso, così da poter pregare il dio più appropriato alle loro esigenze. La loro credenza divenne così potente da rendervi reali e donarvi un posto sull’olimpo, il quale sta sparendo proprio perché ormai gente che crede in voi ce n’è rimasta poca. Se voi esistesse davvero, la vostra esistenza non dipenderebbe da noi esseri umani come invece lei ha appena affermato!” finì Robin.

Athena sorrise a questa sua spiegazione, in quanto lei lo aveva capito come stavano le cose da tempo, ma Zeus non aveva mai voluto sentire ragioni.

“Sei molto intelligente per essere una mortale Nico Robin. Posso sapere per quale motivo li hai condotti fino a qui Poseidone? Non solo per salvarli, avresti potuto semplicemente lasciarli su di un’isola!” disse Athena.

“Vorrei concedere loro la possibilità di salvare i loro compagni deceduti, loro sono…” cominciò Poseidone, venendo interrotto da Ares “Questa è bella. Vuoi forse resuscitare i morti? Nemmeno noi possiamo!”

Le poche speranze che si erano accese nei cuori dei Mugiwara  a sentire parlare Poseidone della possibilità di salvare il resto della ciurma, era stata infranta da quelle poche parole pronunciate dal dio della guerra.

“Non possiamo se sono morti di cause naturali, ma loro non sono esattamente morti o meglio lo sono, ma non nel modo giusto. Si trovano negli inferi!” disse il re dei mari.

“Allora sono morti e basta, fattene una ragione!” disse Dioniso sorseggiando del buon vino “Io direi ai tuoi amici di berci sopra e di dimenticare i loro amichetti!”

“Mai. Non dimenticheremo mai i nostri amici. Sono una parte importante di noi, sono la nostra vita, ma cosa ve lo spiego a fare? Voi non sapete nemmeno cosa vuol dire volere bene a una persona. Voi sapete pensare solo a voi stessi!” disse Nami urlando e stringendo i pugni.

“Mi piace la sua grinta!” disse Ares divertito dal carattere della navigatrice.

“Fratello, io, te e Ade abbiamo fatto una promessa. Nessuno dei tre avrebbe mai dovuto  mettere piede nel territorio dell’altro, sbaglio forse?” chiese Poseidone riferendosi al padre degli dei.

“Continua!” disse Zeus sebbene di quella faccenda non gliene importasse niente. Lui avrebbe scaraventato quegli insignificanti esseri umani giù dal cielo e ne sarebbe anche rimasto compiaciuto, soprattutto dopo quanto l’archeologa aveva affermato.

“Ade ha infranto la promessa. Ha invaso il mio territorio tagliando il mare a metà per diversi chilometri, tanto da far sembrare che esso finisse lì e che non continuasse e chiunque ha superato quei confini è finito nel suo regno, non solo con l’anima come dovrebbe essere, ma anche con il corpo. Un essere umano non può finire nell’Ade con l’intero corpo o non potrà essere giudicato per quello che ha fatto nella vita e quindi finire nel posto che meritano. Saranno condannati a restare negli inferi a soffrire in eterno e non è giusto soprattutto perché, oltre a non essere cattive persone, non era giunta la loro ora.” disse Poseidone, facendo spalancare gli occhi ai Mugiwara.

“Che cosa hai detto?” chiesero Sanji e Zoro all’unisono.

“Ora si spiega tutto. Se la teoria dei confini del mondo fosse stata giusto, tutti i libri di storia e scienza sarebbero dovuti essere riscritti!” disse Robin “Ma confini del mondo o meno, i nostri compagni sono in guai seri!”

“Solo la nostra ciurma poteva finire in un pasticcio simile. Non possiamo lasciarli là, dobbiamo aiutarli” Disse Nami.

“Fratello, come fai a dire che non era giunta la loro ora?” chiese Zeus.

“Me lo hanno riferito le parche. I loro fili si sono spezzati da soli, senza che loro intervenissero con le forbici!” disse Poseidone “E tu stesso hai imposto la regola che nessuno di noi deve imporre fine alla vita di un mortale prima del tempo!” continuò il dio cercando di puntare sull’orgoglio del fratello.

“E cosa vorresti fare? Mandare quei mortali negli inferi a salvare i loro amici?” chiese Artemide intervenendo per la prima volta “Sarebbe come condannare a morte anche loro!”

“Può darsi, ma se loro vogliono tentare perché fermarli?” chiese Poseidone.

“Non credo siano così cretini da provarci!” disse Ares, ma si sorprese quando vide Zoro fare un passo avanti e con sguardo duro dire a Zeus “Io sono tanto cretino da provarci. Morirei mille volte per i miei compagni e se c’è anche una misera possibilità di salvarli, nemmeno voi dei riuscirete a fermarmi!”.

Sanji lo affiancò e disse “Testa d’alga sarà anche un babbeo, ma sono pienamente d’accordo con quanto ha affermato. Sono pronto a rischiare!”

“Io non sono da meno. Abbiamo sempre fatto tutto insieme. In questi anni abbiamo affrontato centinaia di pericoli che ci sembravano insormontabili… insieme. Abbiamo rischiato di morire più volte, ma nessuno di noi ha mai pensato di lasciare qualcuno indietro e tanto meno cominceremo a farlo adesso. Io sono con loro. Mandatemi pure nel regno di Ade. Non ho paura!” disse Nami determinata.

Robin non disse niente, ma facendo un passo avanti anch’essa e guardando Zeus con aria di sfida, fece capire a tutti gli dei che anche essa era pronta a rischiare.

“Ammetto che voi quattro avete del fegato, ma vedo che non tutti lo hanno!” disse Zeus riferendosi a Tashiji, che era rimasta in silenzio colpita dalla forza di volontà dei Mugiwara.

“Lei non fa parte della ciurma. Non ha nessun interesse a salvare i nostri compagni, anzi forse sarà pure contenta di vedere che un’altra ciurma di pirati è stata annientata!” disse Zoro incrociando le braccia nervosamente.

A Tashiji diedero fastidio quelle parole “Come osi parlare di me come se fossi il peggior essere umano esistente al mondo!”

“Sei un marine e come tale vuoi annientare i pirati…dico bene?” chiese Zoro fissandola negli occhi.

Tashiji non abbassò lo sguardo, al contrario lo fulminò con gli occhi “Io voglio solo catturare i pirati e consegnarli alla giustizia che li punirà per le loro malefatte. Non ho un odio particolare per voi Mugiwara e quindi non ho mai desiderato che moriste in un modo così assurdo e tanto meno ho mai desiderato che qualcuno potesse soffrire in eterno a causa di un dio pazzoide che ha rotto la promessa con i fratelli probabilmente per vendicarsi di essere stato spedito negli inferi! E dato che non sopporto il tuo atteggiamento nei miei confronti, ti dimostrerò di che pasta sono fatta” disse per poi rivolgersi a Zeus “Anche io sono disposta a rischiare!”

Nami la guardò confusa così come Sanji, mentre Robin sorrise divertita per come aveva saputo rispondere a Zoro.  

Il padre degli dei li guardò uno ad uno, era arrabbiato con Ade per aver rotto la promessa e per aver violato una legge da lui imposta e sarebbe stato una sorta di punizione strappargli qualche anima che aveva catturato, ma allo stesso tempo non voleva fare favori a dei miseri mortali.

“Andiamo Zeus, falli provare, tanto a te cosa ti costa?” chiese Era vedendo l’esitazione del marito e colpita dalla forza di volontà di quei mortali.

Zeus sbuffò e con un gesto delle mani aprì un buco nel pavimento del tempio, dalla quale scendeva una lunghissima scala che dal cielo li avrebbe condotti sulla terra e poi negli inferi.

“Scendete quelle scale fino alla fine  e arriverete a destinazione, ma il ritrovamento dei vostri amici dipende solo da voi!” disse Zeus prima di andarsene e sparire dalla vista di tutti.

“Bene, cosa stiamo aspettando?” chiese Zoro recandosi verso la scala, ma venne fermato da

Robin, la quale preoccupata domandò “È noto a tutti che una volta entrati negli inferi è impossibile uscirne. Come faremo noi?” domandò giustamente.

Ermes si alzò e raggiunse i Mugiwara “Io sono l’unico che riesce andare e venire dagli inferi dato che a volte devo consegnare la posta ad Ade. Quindi solo grazie al mio potere potrete uscirne. Tenete questa spilla a forma di ali e quando desidererete tornare, basta invocare il mio nome e, se non vi arrenderete prima, vi ricondurrò nell’esatto punto in cui tutto ha avuto inizio…se la vostra nave è intera!”

“Per cosa, per finire nuovamente inghiottiti e finire tutti quanti negli inferi?” chiese Nami confusa.

“No, quello che è successo non doveva accadere. È stato il potere di Ade a tagliare il mare e ora interverremo per far si che tutto torni alla normalità. Potete stare tranquilli, se vi salverete è come se questa avventura non avesse mai avuto luogo. Ora vi conviene andare prima che mio fratello cambi idea!” disse Poseidone.

“State attenti mi raccomando!” disse Lily dando un bacio a Sanji in segno di saluto e di buona fortuna.

“Lily, ci rivedremo, te lo prometto!” disse il cuoco per poi raggiungere i suoi compagni e cominciare quella lunga discesa che prevedeva milioni e milioni di scale prima di giungere a destinazione.

 

 

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Capitolo 62
*** Cammino verso gli inferi ***


Capitolo 62: Cammino verso gli inferi.

 

I mugiwara non seppero dire da quanto tempo avevano preso a scendere le scale, sapevano solo che cominciavano a sentire la stanchezza. Si sedettero un attimo per riposare e poterono notare che mancavano ancora un migliaio di scale prima di arrivare sulla terra e altrettante per giungere nel regno di Ade. Alzarono lo sguardo verso l’alto e videro quello che si erano lasciati alle spalle. Un numero infinito di scale che continuavano anche oltre le nuvole.

Si sentirono sollevati di dover compiere il tragitto in discesa, invece che in salita, sebbene quello che aspettava loro una volta giunti alla fine di quella rampa di scale, sarebbe stato peggiore di una eventualità del genere.

Finalmente giunsero davanti all’ingresso del regno dei morti. Vi era un portone enorme fatto in bronzo con varie decorazioni che rappresentavano i diversi metodi di tortura a cui erano sottoposti coloro che nella vita non si erano comportati bene.

Nami e Tashiji sentirono diversi brividi percorrere il loro corpo, mentre Robin, lasciando vincere la sua curiosità di studiosa, era affascinata dall’accuratezza con cui quelle immagini erano state realizzate.

“Lasciate la speranza o voi che entrate!” disse Nami leggendo quello che vi era scritto in alto al portone, nonostante non riuscisse a capire cosa centrasse Dante con gli dei greci.

 “Di buon auspicio direi!” disse Sanji ironicamente “Come possiamo entrare? La porta sembra non volersi aprire!” disse il cuoco mentre provava a forzare il portone.

“Il portone non si apre, si attraversa, ma non essendo noi dei fantasmi è praticamente impossibile, tuttavia Ermes in qualche modo dovrà pur accedervi!” disse Robin mentre cercava nell’ambiente circostante qualche meccanismo che aprisse la porta. Tastò il muro sperando di trovare un interruttore, ma invece di un pulsante, si vide improvvisamente sparire un braccio.

“Ragazzi, credo di aver trovato un portale tramite cui entrare all’interno” disse Robin, sparendo al suo interno per poi essere seguita dai compagni.

Il paesaggio si presento loro, più o meno come se l’erano sempre immaginato. Un posto desolato che si estendeva per migliaia di chilometri, senza che nemmeno un filo d’erba crescesse. Sarebbe stato buio pesto se le colate laviche che tracciavano lunghi fiumi scavando la roccia, non illuminassero un po’ l’ambiente. L’odore di zolfo era fortissimo e il caldo asfissiante, tanto che tutti si privarono degli indumenti di cui potevano fare a meno. Gli uomini rimasero a petto nudo, mentre Robin e Nami, che indossavano già delle maglie corte, tagliarono i loro pantaloni lunghi, rendendoli molto corti.

Tashiji invece non compì alcuno cambiamento ai suoi abiti. Non abituata a mettere il suo corpo in mostra, si sentiva imbarazzata a seguire gli stessi gesti delle donne della ciurma. Avrebbe sofferto un po’ il caldo. Sapeva che quello tanto sarebbe stato il male minore.

“Come mai non c’è nessuno. Con tutte le persone morte da quando è iniziato il mondo mi aspettavo un po’ di calca!” disse Nami guardando intorno a sé.

“Non siamo ancora arrivati. Dobbiamo attraversare il fiume Stige e poi potremmo veramente dire di trovarci negli inferi!” disse Robin, indicando una figura scura che si trovava immobile davanti a un fiume nero come la pece.

“Allora muoviamoci!” disse Zoro incamminandosi, ma venne fermato da Sanji, il quale gli disse “Ehi babbeo, dobbiamo andare dall’altra parte. Vedi di non perderti, perché non ho nessuna intenzione di venire a cercarti!” disse il cuoco, ricevendo un’occhiataccia da Zoro.

“Come puoi sbagliare strada quando vedi il punto esatto in cui dobbiamo andare?” chiese Tashiji incredula a quanto aveva visto. Quando un paio di giorni primi si erano ritrovati da soli e si erano persi nel tentativo di raggiungere la base della marina, pensava che era stato un colpo di sfortuna e non colpa del pessimo senso di orientamento dello spadaccino.

Raggiunsero la figura e Zoro senza troppi giri di parole disse “Ehi amico, dacci un passaggio dall’altra parte!”.

La figura non fiatò, né mosse un muscolo.

“Zoro, lui è Caronte non ti traghetterà mai se non lo paghi!” disse Nami.

Lo spadaccino storse il naso “Anche qui sotto ci sono spilorci come te!” disse facendo spuntare una vena pulsante sulla tempia della navigatrice, la quale decise di non dirgli niente e sospirando disse “Purtroppo non accetterà i nostri soldi, ma ci vogliono dracme d’oro, i soldi che si usavano nell’antichità!”

“Fantastico, e ora come ce li procuriamo?” chiese Sanji, prima di sentire la voce di Robin che diceva ai suoi compagni di raggiungerla sopra la barca, sulla quale si era già accomodata.

Tutti rimasero sorpresi e si domandarono come avesse convinto Caronte a traghettarli dall’altra parte. L’archeologa aveva previsto anche quel problema e aveva chiesto ad Athena qualche moneta che la dea gli offrì volentieri, provando simpatia verso colei che secondo la sua opinione, nell’intero mondo faceva maggiormente uso del suo intelletto.

Il viaggio sopra la barca non fu molto piacevole, tralasciando che il posto di per sé non era incantevole. Caronte li inquietava con quel mantello nero, il volto completamente oscurato dal cappuccio, il respiro a rantoli e le mani scheletriche che tenevano in mano il remo usato per guidare la barca. Le grida e i lamenti delle persone torturate si facevano sempre più forti e strani uccelli dall’aspetto mezzo umano volavano sopra la loro testa.

“Quelle sono quello che credo?” chiese Tashiji preoccupata.

“Sono arpie, meglio non incrociare le nostre strade con loro!” disse Sanji, provando ribrezzo per quelle creature metà uccello e metà donne. Aveva già visto un arpia quando erano stati sull’isola di Ceasar, ma in quel frangente aveva trovato la creatura piuttosto affascinante, ma quelle creature erano inguardabili. Erano calve e magre tanto da far intravvedere le ossa, le piume erano sciupate e di un colore grigiastro davvero orribile. I loro occhi erano rosso sangue, i denti appuntiti con qualche pezzo di carogna ancora incastrato e le zampe sporche di escrementi come se facessero i loro bisogni direttamente sui loro arti posteriori.

“Dubito che non le incontreremo. Sono le guardie di questo posto!” li avvisò Robin “E sinceramente non è nemmeno la creatura peggiore che possiamo incontrare!”

“Cioè?” chiese Tashiji inghiottendo la saliva. Si era buttata in quell’impresa per orgoglio, ma aveva cominciato a pentirsi del suo gesto sconsiderato, in quanto era convinta di non aver le capacità per sopravvivere in un posto del genere. Non sapeva nemmeno se i Mugiwara avrebbero potuto farcela, sebbene si fossero dimostrati dei mostri in molte occasioni, dove un qualunque pirata sarebbe morto nel giro di pochi minuti.

“Cerbero, il cane a tre teste, Ade in persona o se ci spingiamo nella zona sbagliata ciclopi o addirittura Chrono, ma se incontriamo quest’ultimo stiamo certi che non usciremo da qui.  Anche con Ade mi sa che avremo poche possibilità di sopravvivere!” disse Robin.

“Certo che potresti essere un po’ più positiva!” disse Zoro sbuffando.

“Sono solo realista Zoro! Questa è la situazione peggiore in cui ci siamo mai trovati!” disse Robin veramente preoccupata per la situazione.

“No, lo saremmo se noi fossimo sopravvissuti e i  nostri compagni fossero morti sul serio senza possibilità di recuperarli. Sinceramente temo più questa eventualità di un dio greco e di quello che posso incontrare nel suo regno!” disse Zoro appoggiato per la seconda volta da Sanji nel giro di un giorno.

Attraccarono dopo un quarto d’ora di tragitto e quello che trovarono davanti a loro, furono migliaia di anime in fila in attesa del giudizio.

Dovettero superarli tutti, nella speranza che nessuno facesse polemiche, ma tutti rimanevano senza parole quando capivano che loro erano in vita. Dei mormorii cominciarono a diffondersi tra le anime e la voce giunse anche a coloro che avevano il compito di mantenere l’ordine e da li a poco degli esseri poco presentabili, sbarrarono la strada ai Mugiwara.

Erano quelli che la gente di sopra chiamava zombie, ma questi non sembravano stupidi e affamati di cervello, erano benissimo in grado di intendere e di volere e minacciosi puntarono le loro armi verso gli intrusi.

All’inizio se ne presentarono solo un paio sconfitti in un battibaleno da Zoro e Sanji, ma a un certo punto dal pavimento risorsero tanti zombie quanti erano le anime.

I mugiwara fecero un passo indietro, quando notarono che più ne uccidevano, più ne uscivano fuori e non sapevano dire se da li a poco sarebbero raddoppiati o triplicati. Infondo di morti in quel luogo ce n’erano a miliardi, forse anche di più e se anche solo un terzo di quelli erano stati arruolati nell’esercito di Ade, erano decisamente nei guai.

“Qualcuno ha un’idea?” chiese Tashiji che teneva in mano la spada, tremando come una foglia. Non voleva avere paura. Non voleva far vedere ai Mugiwara, soprattutto a Zoro, quanto fosse debole, ma quella situazione era assurda, un qualcosa a cui lei non aveva mai pensato di imbattersi. Il massimo a cui si era ritrovata ad affrontare era qualche pirata impazzito che si credeva chissà chi.

“Non possiamo ucciderli o stordirli. Loro non provano dolore, dobbiamo trovare un altro escamotage!” disse Robin.

Nami guardò gli zombie e notò che riusciva a vedere solo le loro sagome senza riuscire a distinguere i dettagli, soprattutto di quelli più infondo a causa del buio e fu in quel frangente che un’idea la colpì.

“Tenetevi pronti a scappare!” disse Nami tirando fuori il suo climac attack.

Richiamò a se due nuvole cariche di pioggia una lontana dall’altra, le quali però non sembravano voler scaricare l’acqua accumulata, ma più intenzionate a scontrarsi tra loro, quando partirono a velocità sostenuta come se fossero attratte una dall’altra.

Quando le due si scontrarono, un forte botto rimbombò negli inferi e una luce accecante causata dal lampo e poi dal fulmine, fece si che tutti i morti presenti in quel momento, rimanessero storditi a causa della forte luce che colpì i loro occhi, ormai abituati a secoli e secoli di costante buio che regnava in quel posto, illuminato solo dalla lava.

I Mugiwara approfittarono di quel momento per fuggire da quella situazione di pericolo e varcare i cancelli dell’inferno.

Tutti ebbero i brividi a quanto videro, perfino Zoro e Robin, che cercavano di mantenere i nervi saldi anche nelle situazioni più disperate. Ma vedere le anime a cui corrispondevano quelle grida che avevano sentito durante il loro cammino,  non lasciava impassibili nemmeno loro.

Le torture a cui erano sottoposte quelle anime erano indescrivibili e non poche volte distolsero lo sguardo da scene raccapriccianti. Vi erano bestie mostruose di qualunque genere che si divertivano a inveire contro qualche spirito che chiedeva pietà, altri che ripetevano in continuazione lo stesso gesto per l’eternità, come Sisifo, un uomo che aveva sfidato gli dei e che era stato condannato a trasportare un masso dalla base alla cima di una montagna per l’eternità.

Vi erano anche anime che vedevano mostri mangiare le più buone leccornie che si potevano desiderare, senza che potessero assaggiarne una piccola briciola. Quelle persone erano destinate a patire la fame per sempre.

Robin sbiancò improvvisamente e si fermò di colpo e osservò attentamente la scena.

Nami, Zoro, Sanji e Tashiji si fermarono guardandola speranzosa, credendo che avesse adocchiato qualcuno dei loro compagni.

“Robin, hai visto qualcuno?” chiese Nami incrociando le dita.

“Spero vivamente di non vedere il nostro capitano la in mezzo, né nessun altro!” disse Robin seriamente preoccupata, continuando le ricerche.

“è difficile tenere Rufy lontano dal cibo, quindi ci sono buone probabilità di trovarlo lì!” disse Zoro alzando le spalle non capendo il problema, ma Sanji vedendo l’aria preoccupata dell’archeologa le domandò “Robin perché speri di non trovare i nostri compagni in quel luogo? Sarebbe già un passo avanti per la nostra impresa!”

“Se li troviamo in qualunque girone che vengono torturati, finchè non muoiono possiamo sperare di salvarli, ma se si fanno prendere per la gola o per fame e mangiano quel cibo, non potremo salvarli…diventeranno demoni!” spiegò l’archeologa che subito venne aiutata dagli altri nella ricerca concentrata in quel determinato luogo, ma fortunatamente non parve loro di notare nessun membro della ciurma, sperando che tra quei demoni non ci fosse già uno dei loro amici.

 

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Capitolo 63
*** Alla ricerca dei compagni ***


Capitolo 63: Alla ricerca dei compagni

 

Nami, Robin, Sanji e Zoro in un primo momento poterono tirare un sospiro di sollievo non vedendo nessuno dei loro compagni in quel girone, dove le anime erano costrette a patire la fame per l’eternità, ma un grido fece capire loro che non avevano guardato con attenzione.

“Chopper!” urlarono tutti all’unisono, riconoscendo la voce.

La piccola renna infatti, si trovava proprio lì,  cercando di rimanere nascosto agli occhi delle anime, che lo avevano scambiato per uno spuntino appetitoso. Il suo nascondersi però, risultò vano dato che ora si ritrovava a scappare in ogni dove, con uno spirito attaccato alla testa, che aveva tutta l’intenzione di divorarlo.

Chopper provò anche a trasformarsi, sperando di spaventare il suo predatore, ma niente sembrava riuscire a far desistere quell’anima affamata. Alla piccola renna non restava che piagnucolare chiedendo aiuto.

Qualcuno rispose alla sua preghiera perché improvvisamente lo spirito liberò il povero Chopper, che solo ad allora si accorse che i suoi amici gli stavano andando incontro.

“Zoro!” disse felice, vedendo lo spadaccino mentre rinfoderava una sua katana “Minna, mi siete mancati!” disse per poi saltare sul viso del suo salvatore, impedendogli di respirare, talmente forte era la sua presa.

“Ho avuto tanta paura!” disse con le lacrime agli occhi.

Robin gli accarezzò la testolina e gli disse di lasciare andare il povero spadaccino, che a causa della mancanza d’aria aveva cominciato a diventare blu.

“Io ti faccio a fette!” urlò Zoro con il fumo che gli usciva dalle orecchie, cominciando a correre dietro alla renna, la quale cercò protezione dietro le gambe di Nami.

Quest’ultima, con una vena pulsante sulla tempia, colpì i due con un pugno sulla testa, provocando loro un bernoccolo fumante e di grandi dimensioni.

“Vi sembra questo il momento di giocare? Vi ricordo che siamo in una brutta, bruttissima situazione!”

“Bene, uno l’abbiamo trovato, dove cerchiamo gli altri? Qualcuno sa come muoversi qui sotto?” chiese Tashiji, sventolandosi una mano vicino al viso cercando un po’ di frescura.

Chopper, in quel momento, notò il membro della marina per la prima volta. Fu sorpreso della sua presenza, ma allo stesso tempo felice. La trovava simpatica e soprattutto, avrebbe potuto iniziare abituarsi a stare con loro, dato che in teoria lei era destinata a stare con Zoro.

“Ehm…direi di andare!” disse Sanji, facendo notare ai suoi compagni, che le anime di quel girone, li avevano circondati. Non gli sembrava poi così assurdo che nelle loro teste passasse l’idea di mangiare anche loro, dato che erano l’unica cosa a portata di mano.

I Mugiwara cominciarono a correre a più non posso, finchè videro che le anime non erano più in grado di seguirli. Vi era come una barriera invisibile, che li teneva imprigionati in quell’unico luogo e che nessuno, a parte qualche eccezione, poteva attraversare.

“Mamma, che posto è questo? è spaventoso! Pensavo che dopo la morte ci fosse una luce da seguire e poi dei bei pascoli verdi con tanti fiori e alberi colorati che nascondono tra le loro foglie tante caramelle colorate e deliziose, ma questo è un incubo!” disse Chopper, che non si era ancora reso conto della situazione.

“Ti trovi negli inferi e noi siamo qui per tirare fuori te e gli altri!” disse Zoro semplicemente.

Chopper sgranò gli occhi spaventato “Ma…ma…io non sono stato cattivo…non credo. Oh no, forse i pirati di qualunque genere sono considerati feccia nell’aldilà. Aiuto, io non voglio stare qui per l’eternità!” disse, ricominciando a piagnucolare.

“Non ti preoccupare. In realtà né tu, né gli altri siete morti… o almeno non lo siete nel modo corretto e quindi non siete stati giudicati per le azioni compiute. Ci troviamo tutti qui a causa dei capricci di un dio!” disse Nami.

“La solita nostra fortuna!” disse Sanji accendendosi una sigaretta.

“Ma chi erano quei tipi di prima? E perché mi volevano mangiare?” chiese il dottore.

“Immagino sia il girone dei golosi, gente che in vita mangiava di tutto e di più anche a discapito di gente affamata. Ora sono loro a dover patire la fame!” disse Robin analizzando la situazione.

 

I ragazzi ripresero il cammino in quell’inferno, saltando di roccia in roccia per evitare di cadere nella lava, là dove il paesaggio si frastagliava.

Non sapevano esattamente dove andare, ma decisero di seguire le urla dei disperati di quel luogo. Optarono per visitare i vari gironi e vedere se riuscivano ad avere fortuna come con Chopper.

Non seppero dire per quanto tempo camminarono, forse minuti, forse ore, ma infine giunsero in un altro girone.

Vi erano anche qui migliaia e migliaia di anime. Queste erano legate con delle catene a polsi senza però che i loro piedi toccassero terra. Erano tenuti a diversi metri di distanza dal suolo e queste catene, che internamente erano presentavano degli spuntoni affilati, non si soffermavano a penetrare le carni, ma squartavano i polsi, lacerando i muscoli fino a quando le mani non si staccavano completamente a causa dell’enorme peso attaccato ai piedi dei dannati, che li tirava verso il basso. Quando la mutilazione avveniva, tutto tornava a posto e l’agonia ricominciava. Era il girone dei ladri e degli assassini, i quali in vita, con le loro mani avevano fatto del male a parecchia gente, derubandole dei loro beni e privandole della loro vita.

Le urla erano agghiaccianti e sul pavimento roccioso vi era una quantità industriale di sangue e pezzi di carne putrefatta con dei vermiciattoli che si cibavano dei resti.

Vennero i brividi a tutti quanti a quella scena. Tashiji perse i sensi per qualche istante e Nami e Chopper, allontanandola, ne approfittarono per scappare, non riuscendo nemmeno loro a sopportare una tale vista.

La navigatrice si domandava come Robin riuscisse a non distogliere gli occhi da un tale spettacolo, ma l’archeologa aveva dovuto affrontare talmente tante difficoltà nella vita, che aveva costruito attorno a sé una corazza, rendendola fredda a certe cose, ma sensibile quando si trattava delle persone a lei care.

Non avrebbe voltato il capo, se là in mezzo ci fosse stato uno dei suoi compagni. Avrebbe assistito anche a cose peggiori se sarebbe servito ad aiutare i suoi compagni.

Nami sospirò quando vide che anche Sanji non aveva retto e ora era impegnato a svuotare il suo stomaco disgustato.

Zoro fece fatica a resistere. Per quanto potesse apparire freddo esternamente, la ciurma sapeva che aveva un cuore, ma in quel momento si faceva forza, essendo mosso dallo stesso desiderio di Robin. I due si guardarono e scossero la testa, confermando l’uno all’altro che nessuno era presente in quel girone.

“Andiamo via da qui, per favore!” disse Tashiji tremante e cercando di tapparsi le orecchie per allontanare il più possibile quelle grida di dolore.

Non riuscirono però ad allontanarsi molto perché qualcosa attirò la loro attenzione…qualcosa di insolito.

“Cosa sta succedendo laggiù?” si domandò Sanji confuso, indicando un punto in lontananza.

Un’enorme nuvola di polvere si alzò nell’aria e da questi sembravano spuntare degli arbusti, i quali tenevano tra i loro rami, qualche sorta di creatura dall’aspetto minaccioso.

Questi, nonostante fossero lontani, sembravano essere alti tre metri, se non di più, e avevano una muscolatura che avrebbe fatto impallidire persino Hercules.

“Quelli sono oni, demoni degli inferi della cultura Giapponese!” disse Robin sorpresa.

“Cosa?” chiese Nami guardando la compagna “Come mai nel nostro mondo ci sono tradizioni e creature mitologiche che non ci appartengono?”

“Probabilmente perché essendo noi dei personaggi inventati, che vivono in un mondo inventato,  siamo in balia delle fantasia dell’autore, che probabilmente usa credenze della sua realtà per renderci la vita più avventurosa!” ipotizzò Robin.

Nami sembrò inviperirsi a quella affermazione e cominciò a pensare di voler mettere mano su chiunque avesse deciso di farli passare per gli inferi, quando avrebbe semplicemente potuto inventare una tranquilla giornata trascorsa sulla Sunny, senza che intemperie, marina o mostri  marini, disturbassero la loro serenità e soprattutto si domandava perché, chi stava scrivendo, non l’avesse ancora resa ricca sfondata.

Tsè, questa idea che noi siamo solo personaggi inventati, non me la bevo. Tutto questo è reale. Qui stiamo rischiando la vita ed è impossibile che sia tutto finto!” cominciò Zoro.

“Sono d’accordo con il marimo. Per quanto né sappiamo, nei cento anni di buio si possono essere create culture e credenze che non sono giunti fino a noi. Magari questo Giappone era il nome di una terra emersa in quel periodo, come anche la Grecia. Chi può dirlo. Solo perché abbiamo trovato dei manga che rappresentano le nostre avventure non vuol dire niente. Era solo una stranezza di quell’isola. Lo so che Karin ha detto che esiste un mondo reale, ma fino a prova contraria anche lei apparterrà a questo mondo, come può sapere che esistono altri mondi paralleli?” disse Sanji.

Nami sbuffò “Mi sta venendo mal di testa. Ora decidiamo! Andiamo dove ci sono quei bestioni imprigionati da quegli alberi o dato che ci possono stritolare come niente, date le loro dimensioni, li evitiamo?”

Tashiji si sistemò gli occhiali “Non vi sembra strano che delle piante crescano qui sotto e che si ribellino contro le creature di quaggiù?”

I Mugiwara si guardarono increduli per non averci pensato prima.

Usopp!” urlarono all’unisono, per poi correre in direzione della polvere alzata dalla corsa degli oni, che a ogni passo facevano tremare il terreno circostante.

Usopp, ci sei?” urlò Sanji, sperando di sentire il suo compagno, ma egli dovette fare in balzo indietro quando un Oni venne lanciato in aria, da una pianta impazzita, per cadere proprio dove lui si trovava.

Nami e Chopper dovettero buttarsi a terra, quando una liana, cercò di catturarli.

“Lo zolfo e il calore di questo posto danneggiano le piante, che cercano un modo di scappare alla sofferenza agitandosi a più non posso. Se non stiamo attenti, anche noi potremmo finire stritolati!” disse Robin, creando una mano gigante, che facesse da scudo a lei e Tashiji, contro l’attacco del vegetale.

“E se Usopp fosse rimasto vittima della sua stessa arma?” chiese Chopper spaventato, dato che non riusciva né a vederlo, né a percepire il suo odore, a causa dello zolfo.

“Non credevo che quello col naso lungo potesse fare tanto casino. Credevo che fosse debole, non ha nessun potere particolare e soprattutto non credevo che possedesse armi del genere!” disse sorpresa Tashiji.

Zoro sguainò tutte e tre le spade pronto a dare battaglia e prima di lanciarsi nello scontro guardò il membro della marina infastidito dicendo “Usopp non sarà il più forte di noi, ma non è un debole. Ha un grande coraggio e abilità che nessun altro possiede. È anche grazie a lui se il nostro viaggio non è ancora terminato. Ognuno di noi è prezioso e se sottovaluti ancora un mio compagno in questo modo, non rispondo di me stesso. Prima di giudicare, guardati tu stessa. Quella più inutile qui, sei tu!”

Tashiji abbassò il capo. Si era sentita ferita da quelle parole, sebbene sapesse che quella era la verità. Si sentiva inutile e senza l’aiuto dei mugiwara, non sarebbe mai uscita da quel posto.

Sanji, Robin, Nami e Chopper inseguirono lo spadaccino nella mischia, attaccando e schivando le piante e i vari Oni. Questi ultimi infatti, notandoli, cominciarono ad attaccare anch’essi e sebbene non ci fosse una vera e propria logica nei loro attacchi, un loro colpo andato a segno poteva fare parecchio male.

Quegli esseri erano in grande numero. La voce che alcuni intrusi si erano addentrati negli inferi, era giunta alle loro orecchie e tutti avevano abbandonato i gironi che dovevano controllare, in quanto le anime tecnicamente non potevano scappare, per stanare e finire i clandestini.

“Qualcuno vede Usopp?” urlò Nami, cercando di sovrastare il putiferio dello scontro e i ruggiti dei mostri.

Ricevette solo risposte negative. Il cecchino non sembrava essere nei paraggi.

Robin, chiese alla navigatrice di coprirle le spalle, mentre lei, richiamando a sé i suoi poteri, avrebbe sparso vari occhi in giro, sperando di trovare il loro compagno.

“Lo trovato! Zoro, Sanji, Chopper per di là, in quella insenatura!” disse Robin, indicando il luogo e  preoccupata per Usopp, che non sembrava passarsela bene.

Egli era nascosto in uno spazio tra due rocce, sperando di scappare dalla vista di quei mostri, i quali lo avevano conciato per le feste.

Usopp!” gridò Sanji, quando abbassandosi verso il buco sul terreno, profondo un paio di metri e largo quasi un metro, vide il suo compagno rannicchiato, che sembrava non muoversi.

Chopper si infilò nella cavità per controllare le sue condizioni.

Aveva diverse ferite e lividi in tutto il corpo, segno che gli oni non ci erano andati tanto leggere con lui, ma la ferita che preoccupò maggiormente il dottore, fu quella alla testa.  Aveva infatti un profondo taglio sopra la fronte da cui usciva molto sangue.

Questo gli era stato provocato da un forte colpo al capo e Chopper temeva che Usopp potesse avere un trauma cranico, dato il suo stato di semi-coscienza.

“Chopper rimani con lui, pensiamo noi a sistemare questi bestioni!” disse Sanji determinato.

Lo sguardo del cuoco si fece cattivo e fu diretto verso gli oni che avevano fatto del male a un suo compagno. Prese a correre più forte che poteva, prima di compiere un salto in alto e poi buttarsi in picchiata verso il collo di uno di loro, per poi ripetere l’azione più volte, arrivando a colpirne fino a cinque prima di toccare nuovamente terra.

Ma i suoi calci non si sarebbero fermati lì, avrebbe sistemato la maggior parte di loro e i suoi colpi sarebbero stati più infuocati del solito. Tutto pur di andarsene da lì e di accoppare più nemici dello spadaccino, dato che per lui e Zoro, ogni occasione era buona per gareggiare.

Anche Zoro ne aveva atterrati diversi grazie al suo triplo fendente, ma non attaccò sempre con tre spade. Capì che in fin dei conti gli oni non erano molto furbi e, sebbene potenti, erano facili da trarre in inganno. Una sola spada sarebbe stata sufficiente.

Ma nonostante quei colossi se la cavassero male con lo spadaccino e il cuoco, le ragazze avevano qualche difficoltà.

I demoni capirono che la minaccia più grande, proveniva dal climac attack di Nami e uno di questi, afferrò l’arma ancora impugnata tra le mani della navigatrice.

Nami cercò di strattonare il bastone per riprenderne possesso, ma venne sollevata in aria e, con un brutto movimento, scaraventata a terra.

L’oni sarebbe stato pronto a colpirla con il climac attack se Tashiji, sfoderando la sua spada, non si fosse messa in mezzo, parando il colpo.

La ragazza stinse i denti e gli occhi, sentendo la possente pressione che l’oni stava facendo sulla sua arma.

“Non resisterò a lungo!” Disse la ragazza, ormai sulle sue ginocchia.

Robin, creò un piede gigante e con questo, diede un calcio al nemico che volò lontano, perdendo la presa sul bastone di Nami, la quale fu ben contenta di riappropriarsene.

Fra  il combattimento dei Mugiwara e quello intrapreso dalle piante di Usopp, gli oni compresero di avere la peggio e decisero di ritirarsi, sapendo che altre creature sarebbero intervenute a fermare gli intrusi.

Tutti si sedettero a terra per riprendere fiato, il quale mancava sia a causa della fatica fatta, sia a causa dell’afa, che faceva sembrare loro di non avere abbastanza ossigeno da immettere nei polmoni.

Chopper, passato il pericolo, si mise in groppa Usopp e uscì dal suo nascondiglio.

Aveva appurato che il ragazzo si sentiva stordito e aveva un mal di testa lancinante, quindi gli aveva ordinato di rimanere sulla sua groppa e di riposare. I sintomi di un trauma cranico erano presenti, ma la piccola renna poteva affermare che questo non avrebbe portato a nessuna conseguenza, se Usopp avesse fatto il minimo sforzo.

Passarono diversi minuti, poi rialzandosi Zoro disse “Muoviamoci a trovare gli altri e andiamocene da questo posto!”

Gli altri seguirono il suo esempio e la ricerca dei compagni dispersi, riprese.

 

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Capitolo 64
*** La situazione comincia a complicarsi ***


Ecco qui, sta volta non vi ho fatto attendere molto ^^

Lasciate un commentino pleeeease

Buona lettura

 

Capitolo 64: La situazione comincia a complicarsi.

 

I mugiwara ripresero il loro cammino, dirigendosi verso ovest, dove si intravvedeva un’altura, dietro la quale sentivano arrivare altri lamenti.

Tashiji nonostante il caldo, cominciò a strofinarsi le braccia, per calmare i brividi che l’ansia le stava creando. Aveva il terrore di scoprire cosa ci fosse là dietro.

Robin si accorse del suo comportamento e affiancandola, cercò un modo per distrarla dai suoi pensieri “Sei stata molto coraggiosa prima. Nessuno di noi sarebbe riuscito a intervenire in tempo per salvare Nami!”

Tashiji scosse la testa “Non credo che il mio intervento sia stato decisivo. Nami se la sarebbe cavata ugualmente!”

“Non che mi piaccia ammettere di essere stata a un passo dalla morte, ma se quell’oni mi avesse colpita, mi avrebbe uccisa!” cominciò Nami, ma prima che potesse continuare, Usopp la interruppe e punzecchiandola disse “Bhe, almeno ti trovavi vicino al girone dei ladri…il luogo adatto a te. Ti saresti risparmiata il viaggio per l’aldilà!”

“Vedo che il trauma cranico ti sta passando!” disse Nami con una vena pulsante sulla tempia e  stringendo un pugno, continuò “Ora ci penso io a fartelo tornare!”

Chopper credette alla sua minaccia e cominciò a implorare la ragazza di risparmiare il povero Usopp, spiegandogli cosa avrebbe comportato un eventuale nuovo colpo alla testa.

“Non devi credere a tutte le minacce che ci escono dalla bocca, Chopper!” disse Zoro, riferendosi anche a quando, poco prima, aveva finto di volerlo fare a fette.

“Oh, era uno scherzo?” chiese l’interpellato confuso.

“Ma che razza di domande!” disse Nami scuotendo la testa rassegnata, poi rivolgendosi nuovamente a Tashiji, la ringraziò per il suo gesto.

Il membro della marina accennò a un sorriso e arrossì leggermente.

Robin sorrise e guardando Zoro con la coda dell’occhio disse “Non è poi così inutile…vero Zoro-san?”

Tsè! Continuo a pensare quello che ho detto!” rispose bruscamente lo spadaccino, prima di doversi difendere da un attacco di Sanji, che voleva costringerlo a chiedere scusa alla ragazza per averla offesa.

Tashiji guardò uno ad uno i componenti della ciurma e presa dalla curiosità chiese “Come fate a comportarvi come se niente fosse? Dovreste mantenere la concentrazione, attivare tutti i sensi e mantenere il silenzio per captare il minimo cenno di pericolo. Invece riuscite a scherzare, litigare e parlare nonostante la situazione. E non lo state facendo solo ora, ma da quando siamo qui sotto. Sembra quasi che stiamo andando a fare una scampagnata!”

Robin ridacchiò e disse “è un modo per non farci prendere completamente dal panico o dalla paura. Cerchiamo di rilassarci, senza però perder di vista l’obbiettivo. Se ci fermiamo a pensare alla situazione in cui ci troviamo, potremo anche avere la tentazione di tirarci indietro, cosa che non possiamo permetterci!”

Tashiji la guardò stupita.

“Anche i nostri corpi sono scossi da brividi e nelle teste di tutti saranno già passati chissà quali pensieri negativi, ma dobbiamo farci forza e andare avanti, perché questo posto non ci fa più paura di quello che ci aspetta se falliamo la missione!” Continuò Robin seria.

“Cioè perdere i vostri compagni. Ma se per qualche ragione qualcuno rimanesse indietro? Se non riusciste a salvare cappello di paglia ad esempio?” chiese Tashiji.

“Noi ce la faremo!” disse Zoro schietto.

“Ma se…” continuò Tashiji.

“Nessun se! Usciremo tutti  e dieci fuori da qui!” disse Zoro guardandola storto, non volendo minimamente pensare di lasciare qualcuno indietro.

Tashiji sussultò comprendendo che il numero dieci era lei, in quanto Karin era scomparsa in seguito alla morte di Rufy.

“Siamo disposti a tutto pur di salvare i nostri compagni, ma…se proprio quel se dovesse presentarsi…ho degli ordini a cui obbedire. Rufy mi ha dato il compito di salvare almeno voi ragazze, quindi non potrei astenermi a questo ordine. Comunque vada, qualcuno da qui uscirà vivo, anche se dovessimo lasciare qualcuno indietro!” disse Sanji strizzando gli occhi e i pugni con forza.

Nami si morse il labbro e aggiunse “Se Rufy non avesse dato quell’ordine e non ci fossi tu, che ti trovi in questo guaio per colpa nostra, noi moriremo pur di salvare tutti. Lasciare indietro qualcuno non sarebbe contemplato!”

Tashiji fu colpita da quelle parole e da quella determinazione. Smise di camminare, attirando su di sé i vari sguardi.

“è incredibile. Vi ho sempre giudicato male in quanto pirati, ma…devo ammettere che per certi aspetti  siete migliori dei marine. Tra di noi non c’è questo legame, esiste solo il dovere e se per rispettarlo si mietono vittime inutili tra di noi, poco importa…si continua ad andare avanti. I superiori soprattutto quelli più potenti, ci considerano solo delle pedine da usare per i loro giochi e questo a pensarci è davvero orribile. Fortunatamente il Capitano Smoker non è così, ma purtroppo lui non è ai vertici del potere!”

“I marine considerano noi pirati come se fossimo esseri della peggior specie, esseri spietati che non guardano in faccia nessuno, nemmeno i bambini, eppure non sembra che la vostra razza sia migliore di noi!” disse Usopp.

“Non siamo tutti così, c’è anche gente di tutto rispetto tra i marine!” disse Tashiji, cercando di non far perdere completamente la dignità ai marine.

Bhe, la stessa cosa vale per noi pirati!” disse Chopper “Noi non siamo cattivi!””

Tashiji accennò a un sorriso “No, da quello che vedo e che ho sentito dal Capitano Smoker non lo siete. Lui ha molto rispetto per voi e comincio a capire perché!”

Tutti sorrisero a quell’affermazione, Zoro compreso, sebbene interruppe quell’attimo in cui tutti stavano facendo amicizia, riprendendo a camminare, ricordando così cosa stavano facendo.

 

Si avvicinarono sempre più alla cima dalla collina, dalla quale sentivano provenire, oltre alle grida, un vento caldo.

Quando ebbero la completa visuale del territorio circostante, i Mugiwara, compresero da dove quell’aria proveniva.

C’era un tromba d’aria perenne in una gola profonda diversi chilometri, dentro la quale, si intravvedevano migliaia di corpi che erano condannati a volteggiare in cerchio a una velocità estrema, sbattendo tra di loro malamente, rompendosi le ossa, provocandosi tagli, lividi e contusioni.

“Che girone è questo?” chiese Sanji non comprendendo.

“Credo sia quello dei lussuriosi. Come in vita sono stati travolti dalla passione, ora sono travolti da una tempesta senza fine!” rispose Robin.

“Questo è il posto adatto a te cuoco da strapazzo!” disse Zoro incrociando le braccia.

“Taci testa d’alga o ti prendo a calci fino a buttarti là dentro!” rispose Sanji fulminandolo  con lo sguardo.

“Come facciamo a vedere se ci sono Franky, Brook o Rufy in  questo girone? Non si intravedono bene le persone che sono dentro a quel tornado!” chiese Usopp.

“Io non riesco a percepire il loro odore. Vorrei che fosse un buon segno!” disse Chopper abbassando le orecchie.

“Avviciniamoci!” disse Nami.

“E se veniamo risucchiati dalla tromba?” chiese Tashiji preoccupata.

Bhe, cerchiamo di non farci risucchiare!” rispose semplicemente la navigatrice.

 

I ragazzi si avvicinarono piano piano, nascondendosi tra le rocce, in modo tale che il vento non li attirasse a , ma un altro ostacolo si presentò loro.

Nami sentì che qualcuno bussava insistentemente alla sua spalla. Stava quasi per insultare uno dei suoi compagni, convinta della loro colpevolezza, ma quando si girò, si paralizzò.

Uno scheletro, con ancora della carne putrefatta  attaccata alle ossa, le stava puntando una lancia contro.

La ragazza urlò attirando l’attenzione dei nakama, i quali, intervenendo in suo soccorso, vennero circondati da altri scheletri.

“Abbiamo catturato gli intrusi!” disse uno scheletro che aveva un occhio a penzoloni.

“Buttiamoli nella tromba d’aria!” disse un secondo scheletro con la mandibola storta, a causa di un brusco colpo preso.

“No, diamoli in pasto a Cerbero!” disse un terzo che come resti aveva solo lembi di pelle rimasta attaccata alle sue ossa.

“E se li buttiamo nella lava?” chiese un quarto, questo dall’aspetto meno impressionante, in quanto era quasi del tutto pulito, senza troppi resti addosso e soprattutto senza esserini viscidi che gli camminavano addosso come agli altri.

“Pietà, non vogliamo morire!” disse Chopper piagnucolando.

“Se vi trovate qui, siete già morti!” gli ricordò uno scheletro.

“Comunque sia, non farete nessuna delle opzioni elencate prima!” disse Zoro sfoderando due Katane, ma prima che potesse fare anche solo un passo, qualcuno si mise in mezzo.

“Suvvia amici, non c’è bisogno di combattere. Ci penso io a loro yohohoho!”

I Mugiwara sgranarono gli occhi quando videro Brook, il quale sembrava fare parte del gruppo.

“Tu? Sei un novellino appena uscito dalla tempesta e anche se sei più pulito di noi, non vuol dire che spetti a te il compito di punirli. Spetta al più anziano di tutti noi decidere cosa farne di questi intrusi!” disse un nemico.

“Ma se non mi fate fare niente come posso imparare? E poi Ade ha affidato a me il compito di condurli da lui, se mai mi fossero capitati davanti. Non vorrete fare arrabbiare il dio degli inferi vero? Quel tipo fa accapponare la pelle…che noi non abbiamo, a parte il numero tre, yohohohoho!”

Gli scheletri si irrigidirono e scossero violentemente la testa, facendo comprendere il terrore che avevano nei confronti di Ade.

“Bene! Inoltre ho bisogno di una passeggiata…qui è un vero mortorio yohohoho!” disse Brook, facendo cenno ai Mugiwara di seguirli.

Quando furono abbastanza lontano da occhi indiscreti, Nami chiese “Brook, che cosa ci facevi lì con quegli scheletri? Ti stavi facendo degli amici?”

“Oh Nami-san, mi sei mancata. Mi faresti il dono di farmi vedere le tue mutan…”cominciò Brook, prima di venire spiaccicato con una parete rocciosa.

Il musicista si rialzò e come se quell’ultimo spiacevole incidente non fosse avvenuto, spiegò “Ho semplicemente finto di essere uno di loro, dato che se la passano meglio rispetto a quelli dentro la tromba marina e dato il mio aspetto non ho fatto fatica a convincerli che fossi stato scelto da Ade per essere messo a guardia del girone come loro. Un compito di prestigio a quanto sembra, dato che in caso contrario, le carni che gli sono state strappate a furia di sbattere l’uno contro l’altro, sarebbe ricresciuta dando vita a un’agonia eterna. Mi si addrizzano i peli in tutto il corpo al solo pensiero …oh ma io i peli non ce li ho! Yohohohoh skull Joke!”

“Sei stato geniale Brook! Anche il fatto che sei nudo fa parte del tuo camuffamento?” chiese Usopp quadrandolo dalla testa ai piedi.

“Esatto. Non guardatemi in quel modo, mi mettete in imbarazzo!” disse cercando di coprirsi le parti intime, che ovviamente non aveva.

“Comunque…che ci fate qui? Alcuni di voi erano ancora vivi. Vi mancavo per caso?” chiese il musicista piegando la testa di lato.

“Non potevano non venire a salvare te e gli altri, Brook-san!” disse divertita Robin.

“Io invece comincio a pensare che l’idea di lasciarlo con i suoi simili in questo inferno, non sia male!” disse Nami, ancora arrabbiata per la sua richiesta, nonostante ormai ci fosse abituata.

Tashiji guardò lo svolgersi della scena stupita, ma sussultò quando si ritrovò il viso di Brook davanti. Doveva ammetterlo, il musicista gli faceva impressione.

“Oh, cosa vedono le mie orbite oculari...Tashiji-san. Mi fai vedere le tue…” Brook finì nuovamente sulla stessa parete rocciosa che lo aveva ospitato poco prima.

Nami, imbestialita, prese per mano il membro della marina, trascinandola via da quel pervertito, sebbene il pericolo non fosse lui, ma quell’essere che poco dopo, con un forte strattone, le fece perdere la presa sulla ragazza.

Un urlò riempì la zona circostante e i Mugiwara si fecero prendere dal panico, quando guardandosi intorno non videro più Tashiji.

Non vi erano buche lungo il loro tragitto, che potessero averla ingoiata. Fu il suo continuo chiedere aiuto che fece alzare le teste ai pirati, i quali videro diversi esseri volanti dall’aspetto disgustoso, una dei quali aveva tra i suoi artigli la povera Tashiji. Questi erano creature calve, con denti affilati, occhi iniettati di sangue e piume sciupate che cadevano perdevano a ogni sbattito di ali.

“Che…che sono quelle?!” chiese Usopp, facendo uscire gli occhi dalle orbite e cominciando a tremare.

“Sono arpie!” disse Robin osservando il nemico per studiarne i movimenti, mentre Sanji, cominciando a prendere a calci l’aria, si era innalzato a diversi metri da terra, salendo sempre più in alto.

Caricò diversi colpi, i quali andarono a vuoto a causa dell’estrema agilità dei quegli esseri, che lo presero alla sprovvista.

Le arpie, a differenza degli oni che combattevano da soli senza organizzarsi, si allearono contro colui che al momento stava creando loro maggiori problemi e con i loro artigli affilati, puntarono sul povero cuoco, che riuscì a difendersi fino a quando l’elevato numero di quelle bestie, ebbe la meglio su di lui.

Sanji ricevendo un profondo taglio sul petto e successivamente un forte colpo che andò a incrinargli qualche costola, perse l’equilibrio e cominciò a precipitare. Tashiji, che si trovava fra gli artigli di un arpia più in basso, che si era tenuta lontana dalla lotta per non perdere la sua preda, vedendo il cuoco cadere, lo afferrò appena in tempo, sebbene facesse fatica a sostenere il peso del ragazzo.

Sanji però, nonostante i colpi subiti si riprese dallo stordimento e cominciando a scalciare nuovamente l’aria, ignorando il dolore, cercò di allargare gli artigli dell’arpia per liberare Tashiji, ma l’essere, non essendo d’accordo col suo piano, l’allontanò con un colpo d’ali.

Sanji tornò a terra, dando spazio ai suoi compagni, che avevano armi più congeniali alla battaglia.

Usopp, pensaci tu!” disse infatti il cuoco, dato che Usopp grazie alla sua Kabuto e mira infallibile, nonostante l’agilità delle arpie, avrebbe di sicuro fatto centro.

Alla richiesta di Sanji, il tremore che si era impossessato del cecchino svanì e sentendosi orgoglioso dell’opportunità concessagli, dopo essere sceso dalla groppa di Chopper, attinse al suo arsenale e cominciò a lanciare diversi proiettili in aria.

Mancò il bersaglio e Nami cominciò ad insultarlo con parole poco raffinate, ma Usopp aveva sbagliato la mira di proposito.

Egli infatti, aveva lanciato dei proiettili pieni di peperoncino, che diffondendosi nell’aria, aveva accecato le arpie e reso loro la respirazione più difficile.

“Sei grande Usopp!” urlò Chopper felice.

L’interessato sorrise e prendendo altre munizioni, urlò “hinotoriboshi”. Questi proiettili a metà percorso esplosero in un’enorme fiammata, che assumendo l’aspetto di un uccello di fuoco, andarono a colpire diverse arpie, che caddero a terra abbrustolite.

“Sta attento a non colpire Tashiji, ci manca solo che si faccia male e che debba portarla in spalla!” disse Zoro con le braccia conserte e sbuffando, sebbene non perdesse di vista l’arpia che l’aveva catturata.

Usopp lo guardò di sottecchi e caricando il prossimo colpo disse “Si, certo. Ammettilo, sei preoccupato per …” il cecchino non riuscì a terminare la frase, che un giramento di testa lo colse impreparato e se non cadde a terra, fu solo grazie alla presenza di Zoro al suo fianco.

“Oi, Usopp!” lo chiamò lo spadaccino, preoccupato quando vide che il suo compagno si teneva fortemente la testa.

Chopper lo soccorse e lo rimproverò “Te l’avevo detto di non strafare. Un trauma cranico, per quanto sia leggero, non è da sottovalutare. Non puoi morire al momento, ma se il tuo cervello dovesse subire ulteriori danni, una volta fuori, io non potrei porre rimedio!”

“Bene, ora tocca a me!” disse Nami alzando il suo climac attack e guardando Zoro che era pronto a sfoderare le sue armi “Tu è meglio che conservi le tue spade per qualche essere peggiore. La Shuusui mi sembra sia stata danneggiata durante lo scontro con gli oni, non vorrei che si rovinassero anche le altre due e che al momento del bisogno, siano utilizzabili!” gli fece notare Nami partendo all’attacco e chiamando a fulmini e lampi.

Sanji guardò Zoro con la coda dell’occhio. Aveva notato un certo nervosismo nel linguaggio del corpo del compagno e solo ora comprese il perché. Se le sue spade si rovinavano a causa dell’ambiente in cui si trovavano, in caso di bisogno lo spadaccino non sarebbe riuscito a fare molto.

“Ora capisco!” disse il cuoco, cercando di tamponare la ferita al petto da cui usciva non poco sangue. Se Chopper non era ancora intervenuto a fermare l’emorragia, era solo perché essendo negli inferi, non potevano morire di nuovo, ma appena usciti da lì avrebbe dovuto soccorre il ragazzo, prima che morisse dissanguato.

“Cosa?” disse Zoro, non perdendo di vista Nami e le arpie.

“Perché non eri ancora intervenuto!” rispose Sanji.

“Non sto cercando di proteggere le mie Katane, se è questo che pensi!” disse Zoro seccato.

“No, so che ci tieni, ma che reputi più importanti le nostre vite delle tue spade. Non sei uno stupido e anche tu hai capito che incontreremo ostacoli ben peggiori lungo il cammino e le spade ti serviranno!” disse Sanji, il quale venne guardato per la prima volta dallo spadaccino.

“In ogni caso, dubito che dureranno ancora molto!” disse quest’ultimo.

Sanji sussultò a quelle parole.

“Non è solo questo calore e questa aria acida che sta rovinando le mie spade. Erano danneggiate già da prima. Il mio combattimento con Rufy, come hai visto, non è stato una passeggiata. Ha colpito duro e le mie Katane ne hanno risentito. Tashiji ha provato a risistemarle per quel poco tempo che le ha tenute in mano quando siamo stati catturati, ma per quanto devo ammettere che sia stata abile nel sistemarle, non è un’esperta e non è riuscita a rimetterle in sesto completamente. Avrebbero comunque retto abbastanza a lungo, se non fossimo finiti qui sotto!” continuò Zoro.

“Perché non hai detto niente? Avrei pensato io a sistemare gli Oni, evitando così di accorciare la loro vita!” disse Sanji arrabbiato.

“Quegli Oni erano potenti e in gran numero e noi eravamo a corto di compagni. Ora abbiamo Brook e Usopp…o almeno avevamo!” disse lo spadaccino lanciando un’occhiata al povero cecchino.

Sanji sbuffò e solo allora si ricordò “A proposito, dov’è Brook?”

Zoro glielo indicò e solo allora il cuoco si accorse che il musicista, essendo privo di armi e di vestiti, si stava fingendo morto per non essere catturato dalle arpie, come se quegli esseri avrebbero potuto sfamarsi delle sue carni.

Robin continuava a guardare le arpie e a seguirne i movimenti. Erano troppo veloci perché lei riuscisse a fermarle con i suoi poteri, quindi era in attesa del momento buono, per poter sfoggiare il suo frutto del diavolo.

L’arpia che aveva catturato Tashiji, voleva allontanarsi con la sua preda, ma la zona cosparsa di fulmini continui, non le diedero la possibilità di scappare. Nonostante questo, si muoveva a zig zag, con estrema velocità, in modo da non cadere in qualche trappola dei mugiwara.

L’arpia però non aveva inteso che Nami non la stava colpendo di proposito, nonostante le sue compagne erano già quasi tutte ko.

Nami, colpisci l’arpia con Tashiji!” urlò Robin alla navigatrice.

“Cosa? Sei impazzita?” chiese Nami sorpresa.

“Voglio solo che la stordisci, usa un basso voltaggio, in modo tale da non danneggiare la ragazza!” le consigliò l’archeologa.

Nami cominciò a sudare freddo temendo di fallire, ma cercò di fare quanto la sua compagna le chiese.

Un fulmine di una colorazione diversa rispetto agli altri, che faceva intendere un basso voltaggio, andò a colpire l’arpia designata, la quale, per lo shock, si paralizzò momentaneamente, permettendo a Robin di attaccare.

Dos Mano Clutch!” disse quest’ultima, facendo comparire due mani sulle ali dell’arpia e spezzandole, stritolandole con forza.

La nemica urlò dal dolore e istintivamente allargò gli artigli, lasciando precipitare il membro della marina, la quale venne afferrata al volo da Zoro.

La ragazza si strinse al suo petto non ancora consapevole di quanto accaduto, ma quando riaprì gli occhi, ritrovandosi faccia a faccia con lo spadaccino, divenne bordeaux e scendendo dalle sue braccia, lo ringraziò timidamente, sebbene nella sua mente pensò di essere stata nuovamente inutile.

“Mi dispiace! Per colpa mia due di voi sono rimasti feriti!” disse abbassando il capo “Hai ragione Roronoa Zoro, sono solo un peso morto!”

L’interpellato le voltò le spalle, cosa che fece credere a Tashiji di venire completamente ignorata, tanto che sussultò quando sentì la voce dello spadaccino.

“Non ci eravamo accorti della loro presenza, quindi anche in tua assenza, qualcuno sarebbe stato catturo e noi saremo nelle stesse condizioni. E se non vuoi essere un peso morto, comincia a pensare di non esserlo, dimostrando quanto vali!” disse per poi fissarla qualche istante con la coda dell’occhio.

Tashiji annuì, continuando però a mantenere lo sguardo basso.

Il viaggio continuò.

Usopp, a causa dello stordimento che gli impediva di reggersi sulle proprie gambe, venne nuovamente caricato sulla groppa di Chopper, mentre Sanji non veniva perso di vista da Zoro.

Il cuoco non lo avrebbe mai ammesso, ma stava soffrendo a causa della profonda ferita che gli era stata inferta dall’arpia e sebbene non fosse in pericolo di vita al momento, lo aveva debilitato, anche a causa delle costole rotte che premendo sui polmoni, gli rendeva difficile la respirazione.

La situazione cominciava a girare male per i Mugiwara. Dovevano sbrigarsi prima che tutti loro diventassero troppo deboli per riuscire a portare a termine la missione.

 

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Capitolo 65
*** Incontri e scontri ***


Capitolo 65: Incontri e scontri

 

La ciurma era ormai esausta dal continuo camminare e i Mugiwara cominciavano a risentire la stanchezza, uno di loro in particolare.

“Sono ore che camminiamo. Si può sapere dove sono finiti Franky e Rufy? Abbiamo guardato ovunque e visto cose che mi tormenteranno a lungo, soprattutto quanto succedeva nell’ultimo girone!” disse Nami sedendosi su una roccia.

“Io ho ancora i brividi!” disse Chopper sconvolto da quanto visto.

“Direi di fermarci un po’ e riprendere fiato. Sanji mi sembra piuttosto indebolito!” disse Robin, lanciando un’occhiata al suo compagno sempre più pallido.

Questo infatti, continuava a perder sangue, cosa assurda, dato che aveva perso più sangue di quanto un essere umano ne aveva in corpo.

Zoro lo reggeva in piedi, sebbene quella situazione era piuttosto sgradevole per il cuoco, il quale sapeva già che lo spadaccino gli avrebbe rinfacciato il fatto che aveva avuto bisogno del suo aiuto. Anzì aveva già preso a punzecchiarlo di tanto in tanto.

“Possibile che quell’emorragia non si fermi?” chiese Tashiji lanciando un’occhiata al petto del ragazzo, dove lo squarcio era ben visibile “Forse con dei punti!”

Chopper sospirò e scosse la testa “No, anche se sapevo che un intervento medico qui sotto era inutile, ho provato di tutto per aiutare in qualche modo Sanji, quando ho visto che stava peggiorando, ma credo che, trovandoci negli inferi, le ferite che ha riportato saranno la sua agonia eterna. Non essendo stato assegnato a nessun girone, il posto sta cercando in qualche modo di punire anche noi e lo fa appena ci feriamo, aggravando sempre più le nostre condizioni, anche quando non gravi, fino a farci desiderare la morte che ci dia pace, cosa che ovviamente non verrà mai concessa!” disse, guardando con la coda dell’occhio Usopp, che aveva perso i sensi a causa del peggiorare del suo trauma cranico.

“Forse la mia punizione è questa, non essere in grado di curare i miei nakama!” disse Chopper  rattristato, anche se ben consapevole che non era colpa sua.

Robin si portò una mano sotto il mento e turbata disse “Io mi domando se Sanji potrà salvarsi!”

“Cosa intendi dire? Certo che si salverà!” disse Nami sgranando gli occhi “Non dobbiamo essere pessimisti!”

Robin scosse la testa e incrociò le braccia “Non sono pessimista Nami, ma obbiettiva. Se fossimo in superficie, Sanji in quelle condizioni sarebbe già morto. Come facciamo a sapere che  appena messo piede fuori di qui, non perirà immediatamente!”

Zoro sussultò a quella rivelazione, tanto che a Sanji scappò un debole sorriso “Ti preoccupi per me, testa d’alga?”

Lo spadaccino voltò il capo per non guardare il cuoco e rispose “Tsè, sai quanto me ne importa!”

Tashiji rimase scioccata a tale risposta, non aspettandosi una frase del genere da un membro di una ciurma tanto unita.

Sul suo volto apparve un’espressione arrabbiata e facendo un passo verso lo spadaccino disse “Come puoi dire una cosa del genere? Non credevo potessi essere così egoista. Dove sono finiti tutti i bei ideali che prima…”

La ragazza non terminò che Nami, mettendole una mano sulla spalla, la fermò. La prima si girò a guardarla e la navigatrice, scuotendo la testa disse “Non è come sembra!”

Tashiji la guardò confusa per un attimo, poi tornando a guardare il cuoco e lo spadaccino, vide il volto determinato del primo, nell’aiutare il suo compagno, che ormai non riusciva più a reggersi in piedi.

Capì solo allora che Zoro stava cercando solo di nascondere la sua preoccupazione e sorrise debolmente quando lo sentì dire “Ehi, cuoco da strapazzo. Usciti di qui mi devi degli abiti nuovi!”

Infatti quelli dello spadaccino, si stavano impregnando di sangue, dato che per maggiore comodità si era caricato Sanji sulle spalle.

“O-ok!” rispose semplicemente il cuoco, socchiudendo gli occhi.

Zoro guardò i suoi compagni. Nessuno di loro si aspettava una risposta del genere, per quanto debole potesse essere. Si aspettavano un insulto o qualcosa del genere.

“Muoviamoci a uscire da qui e a rimettere in sesto questo damerino e Usopp!” disse Zoro riprendendo a camminare, più svelto di prima.

La marcia riprese, ma Robin continuava a rimuginare su quanto stesse succedendo.

“Ragazzi, forse ho un idea!” disse attirando l’attenzione su di sé “Trovandoci negli inferi è ovvio che qualsiasi cosa ci spetti è disperazione e dolore senza poter porre rimedio, ma se riusciamo a trovare i campi Elisi ed accedervi anche solo per un istante, dato che è l’esatto contrario di questo posto, sono convinta che le ferite di Sanji e Usopp possano guarire. Nessuno soffre in quel luogo!”

“Cosa stiamo aspettando? Se c’è anche la minima possibilità che quanto hai appena affermato sia vero, io direi di andarci immediatamente!” disse Zoro.

“Il problema è che non sappiamo dove sia!” disse Nami sospirando “Robin, hai qualche idea?”

L’archeologa cominciò a riflettere su quanto conosceva sulla mitologia greca “No, non mi viene in mente niente che possa aiutarci!”

“Potremmo chiedere in giro!” disse Brook.

“E secondo te a chi chiediamo? Qui stanno cercando tutti di farci fuori!” disse Nami esasperata.

“Forse a voi, ma io sono uno scheletro, nessuno farà caso a me se chiedo informazioni a qualcuno!” disse Brook, cominciando a guardarsi in giro per trovare qualche anima o creatura a cui domandare.

Yohohoho…guarda guarda cosa vedono i miei occhi!!! Cioè se li avessi ora  mi uscirebbero dalle orbite, yohohoho! Mi scusi signorina!” disse Brook ad alta voce, per attirare l’attenzione di una bellissima donna.

Questa, dall’aspetto di  una venticinquenne, era alta e slanciata, con le forme giuste  e con un lungo abito nero in stile greco, ma con una abbondante spaccatura sul lato destro.

Aveva occhi verdi e capelli castani ricci lasciati sciolti, tranne per quelli più avanti che erano raccolti con delle pinzette dorate e con delle rose secche attaccare. Le braccia erano nude, con dei ornamenti dorati che le impreziosivano.

“Da dove viene fuori quella?” domandò Nami, sicurissima che pochi istanti prima non c’era nessuno nei dintorni, soprattutto perché avrebbe notato una donna della sua bellezza, in un luogo di tormento, dove nessuno aveva il privilegio di indossare abiti.

“Non ne ho idea!” disse Tashiji, stranita e affascinata allo stesso tempo.

Nemmeno Zoro si accorse della sua presenza fino a qualche attimo prima, proprio nello stesso istante in cui Brook l’aveva vista.

Rimase sorpreso di non averla percepita, sebbene non fosse la prima volta che non si accorgesse della presenza di qualcuno nonostante adoperasse l’haki. La sua teoria era che essendo circondati da esseri deceduti, nessuno sprigionasse una vera e propria aurea, ma quella donna, sprigionava un’energia straordinaria, impossibile da non sentire.

“è apparsa da nulla. È l’unica spiegazione possibile!” disse Zoro convinto.

Brook le si avvicinò e come al solito fece la sua solita inopportuna domanda.

La donna lo fissò e guardandolo con un’aria infastidita, disse “Brook, dovresti stare attento a chi ti rivolgi con questa domanda. Potresti incontrare qualcuno che potrebbe farti pagare amaramente questa tua richiesta!”

“Chi sei tu?” chiese Nami, dopo aver colpito Brook e averlo steso a terra.

La donna rise divertita “Scusate, è così strano sentirsi chiedere chi sei. Qui sotto tutti mi conoscono e soprattutto si inginocchiano pur di non scatenare la mia ira, come se io potessi peggiorare la loro situazione! Comunque sono qui perché ero curiosa di incontrarvi Mugiwara, infondo non tutti i giorni si vedono delle persone morte con l’intero corpo. Anzì mi sorprende che non siate stati ancora catturati. I miei complimenti. Ade si sta infuriando, dato che siete qui per recuperare i vostri compagni. È una cosa che non tollera. Non è ammissibile uscire di qui una volta entrati!” disse la donna avvicinandosi ai ragazzi, non toccando però mai terra.

“Se non ricordo male, a te è concesso uscire, Persefone!” disse Robin, attirando gli sguardi su di sé.

“Non so ancora perché mi stupisco che tu sappia tutto Robin!” disse Nami “Ora dicci, chi è Persefone?” chiese Nami.

“La moglie di Ade!” rispose semplicemente l’archeologa.

 “U-una dea? Avrai dei poteri fantastici!” disse Chopper con le stelline agli occhi.

Nami afferrò saldamente il suo climac attack e disse “Quindi sei qui per crearci problemi!”

“Non credo. In genere Persefone cerca di ostacolare i piani di Ade. Consideriamola una sorta di ripicca per averla costretta a sposarlo e restare in questo luogo per sei mesi l’anno. Non mi sorprenderebbe se fosse venuta qui per aiutarci!” disse Robin.

Persefone annuì “Esatto Nico Robin!”

“Come fai a conoscere i nostri nomi?” chiese Tashiji curioso.

La dea fece apparire un foglio e mostrandolo ai Mugiwara disse “Questa è la lista dei morti che giungono a noi e i vostri nomi sono qui, vedete?”

“Io non voglio essere in quella lista!” disse Chopper imbronciato.

Persefone sorrise “Bhe spero che con il mio aiuto, i vostri nomi vengano cancellati. Ma io vi indicherò solo la strada, non farò altro. Moglie o meno, meglio non sfidare troppo Ade!”

“Ti saremo grati comunque!” disse  Robin sorrodendo.

“Andate per di là, a nord-ovest oltre quell’altura. Lì vedrete una luce, seguitela e troverete l’entrata per i campi Elisi. Io però vi suggerisco di seguire questo sentiero, allunga il cammino, ma vi condurrà comunque a destinazione. Passerete inoltre per il girone di ciclopi, quindi fate attenzione e soprattutto sbrigatevi, o un vostro compagno farà una brutta fine!” disse Persefone prima di scomparire.

I Mugiwara sussultarono all’ultima frase e si apprestarono a mettersi in cammino.

“Ehm, ragazze, forse è meglio che fermate lo spadaccino!” disse Tashiji, facendo voltare Nami, che vide Zoro già parecchio lontano nella direzione opposta alla loro. La navigatrice si apprestò a recuperarlo. Lo avrebbe pestato per benino o lasciato addirittura vagare per l’eternità negli inferi, ma si salvava solo grazie a Sanji, in quanto la ragazza non voleva condannarlo allo stesso destino.

Robin era molto preoccupata. Avevano incontrato già dei nemici pericolosi, ma quello che li attendeva era ben peggiore. I ciclopi erano esseri molto potenti e grossi, più possenti degli oni, sebbene più stupidi e senza una giusta percezione della profondità, ma erano  i guardiani della tomba di Chrono e nel caso di un combattimento, vi era la possibilità di  liberare accidentalmente il titano.

“Ascoltatemi bene. I cicloni sono a guardia del sigillo della tomba di Chrono. Questo è un titano ed è il padre degli dei più potenti dell’Olimpo, quindi comprenderete che se accidentalmente dovesse liberarsi, noi non avremo scampo. I nostri nemici conoscono la fama del titano e della sua pericolosità, quindi sappiamo che non l’apriranno, ma venendo presi dal fermento della lotta, potrebbero liberare Chrono per sbaglio. Cerchiamo di evitare che chiunque si avvicini troppo alla tomba, liberiamo Franky o Rufy e poi scappiamo!” disse Robin con una voce piuttosto all’armata, che preoccupò i mugiwara.

Capirono di essere quasi arrivati quando videro dei missili sparati in aria e esplodere. Inoltre il fracasso era assordante e il tremore del terreno era ben percepibile e solo creature di grandi dimensione potevano creare tanto casino.

“Quei missili, li deve aver sparati Franky!” disse Chopper “Franky è un robot, dovrebbe riuscire a resistere alla potenza dei cicloni!”

“No, se questi sono in gran numero. Andiamo, cerchiamo un posto dove nascondere Sanji e Usopp!” disse Zoro guardandosi intorno.

Trovarono un posto abbastanza riparato dove lasciarli e dissero a Brook di stare di guardia. Egli accettò, ma successivamente si ritrovò a disegnare cerchi per terra demoralizzato, in quanto gli avevano affidato quel compito, solo perché lui non poteva fare niente nelle sue condizioni.

I Mugiwara raggiunsero il bordo della gola dove sul fondo si trovavano diversi ciclopi e Franky, che stava cercando in tutti i modi di resistergli. Potendo assumere le proporzioni di un robot gigante, il cyborg aveva cercato di camuffarsi da ciclope, ma il trucchetto funzionò solo per poco e questo a causa del metallo che componeva il suo corpo.

Infatti i ciclopi, avevano anche la capacità di costruire armi e il metallo era il loro pane quotidiano e una cosa che sapevano di certo e che nessun ciclope era composto dall’elemento.

Franky  usò la sua grande mano per parare un colpo proveniente da destra da un ciclope dai capelli rossi e riccissimi, con un occhio un po’ a mandorla e con i denti neri e marci che gli davano un alitosi spaventosa. Era coperto solo da un misero straccetto che gli copriva le sue parti intime e come lui, tutti gli altri. Con la mano libera parò il colpo proveniente da sinistra, bloccando il polso del ciclope che aveva intenzione di colpirlo con una spada lunga almeno cinque metri.

Con entrambi gli arti impegnati però, non riuscì a fermare il terzo ciclope, che con una mazza chiodata, lo colpì al fianco, facendolo volare a terra per diversi metri.

Franky!” gridò Chopper preoccupato, per poi mangiare una Rumble Ball, raggiungere il livello del Monster point e buttarsi nella mischia.

Si mise davanti al cyborg, proteggendolo da una decina di ciclopi, che volevano attaccare l’avversario indifeso.

Non solo il dottore però intervenne e dato che per sconfiggere quei mostri, servivano possibilmente grandi dimensioni, Robin, ricorrendo al suo potere, creò una sua copia grande quanto quegli esseri e altri appendici da utilizzare per frenarli, come mani che bloccavano loro i piedi.

Nami, non potendo aumentare le sue dimensioni, si affidò al suo potere atmosferico e utilizzando la sua tecnica del “Dark Cloud Tempo”, creò centinaia di nuvolette condensate piene di energia elettrica, che successivamente sparpagliò intorno ai corpi di diversi ciclopi.

“Thunder Lance Tempo!” urlò la navigatrice, dando così l’ordine alle nuvole, create poco prima, di scaricare la loro energia e fulminare il nemico, sebbene questo sarebbe rimasto fuori combattimento per poco tempo, essendo i ciclopi , esseri con una grande resistenza.

Zoro aveva sfoderato le sue due Katane, ancora abbastanza utilizzabili e aveva mandato diversi colpi a segno. Qualche ciclope infatti era rimasto mutilato, qualcuno accecato, ma non tutti si fecero cogliere impreparati. Capendo la pericolosità dello spadaccino, un ciclope ricoperto da un’armatura, si fece avanti.

Zoro lo identificò come il capo, questo perché era l’unico ad avere l’onore di essere protetto da un’armatura.

Lo spadaccino era abbastanza sicuro di riuscire a resistere anche con le spade in quelle condizioni. Fece passare il suo Haki attraverso le katane e con forza cercò di attraversare l’armatura del nemico, rimanendo di stucco quando queste si ruppero in tanti pezzi, non graffiando minimamente la corazza.

Zoro non credette ai suoi occhi e il ciclope scoppiò a ridere.

“Credevi davvero di scalfire la mia armatura? Illuso. Essa è composta con metallo fabbricato da Efesto in persona. È uno dei materiali più resistenti al mondo!” disse il ciclope divertito.

Zoro strinse i pugni con rabbia, ma non perse di vista il suo nemico. Avrebbe potuto anche rubare una spada dei ciclopi, dato che era abituato a sollevare pesi enormi, ma il problema della sua difesa insuperabile, gli si sarebbe ripresentata.

Un’altra cosa colse lo spadaccino di sorpresa. Il ciclope che fino a un momento prima stava ridendo di lui, si mise ad urlare e sotto occhio sorpreso di Zoro, questo cadde a terra, non dando segni di riuscire a salvarsi

Lo spadaccino sgranò l’occhio quando vide chi era riuscito ad atterrare quel bestione.

“Le armature per quando indistruttibili, hanno sempre un punto debole e cioè l’impossibilità di riuscire a coprire bene certe parti del corpo per non impedire la mobilità. Ho reciso i legamenti delle tue ginocchia, non potrai più alzarti!” disse Tashiji soddisfatta, per poi utilizzare il Soru per muoversi agilmente e schivare altri attacchi dei nemici.

Anche Zoro scansò diversi attacchi, ma privo di armi, non poteva che limitarsi a schivare i colpi.

Presto lo spadaccino e Tashiji si ritrovarono circondati da una ventina di ciclopi, tutti quanti infuriati. La ragazza aveva la presa ben salda sulla sua spada, ma comprendendo che lei non sarebbe riuscita a competere con quell’esercito di mostri, passò la sua spada a Zoro.

“Prendi! Senza l’armatura di Efesto non dovresti avere problemi a sconfiggerli. Io non posso fare molto contro di loro, ma tu si. Non avresti una taglia spropositata sulla testa, se non fosse un gioco da ragazzi per te battere questi tipacci!” disse la ragazza, allungando l’arma allo spadaccino, che accennando a un sorriso, accettò e partendo alla carica, sterminò tutti.

“Grazie!” disse semplicemente Zoro, restituendo la spada.

“Non ti serve per aiutare gli altri?” domandò Tashiji.

Zoro si sedette a terra e incrociando le braccia disse “Se la sanno cavare!”

E infatti era così, Franky con i suoi missili e coup de Vent era riuscito a far crollare diversi giganti, Chopper cambiando la sua forma più di una volta, tra mosse di Kung-fu, le sue corna e la sua agilità, confuse diversi nemici, avendo la meglio su di loro.

Robin non era brava con il corpo a corpo e anche se stava usando un clone grande quanto i ciclopi, si limitava ad aiutare i suoi amici ad avere la meglio su quei bestioni e solo di tanto in tanto interveniva, spezzando loro la schiena, ma il compito che maggiormente aveva preso a cuore, era creare una barriera con migliaia di mani, introno alla tomba di Chrono, che si trovava in centro alla gola, la quale sarebbe già stata colpita dalle armi di Franky, che ignaro di chi ci fosse lì dentro, non stava prestando attenzione. Infine Nami, rimanendo sospesa su di una nuvola, continuava a lanciare scariche elettriche per atterrare quei ciclopi che si riprendevano dallo stordimento delle sue saette.

Erano tutti molto stanchi, ma felici di essere riusciti a cavarsela.

Nessuno aveva riportato ferite, a parte Franky che si ritrovava un po’ ammaccato, ma niente di grave. Sapeva che senza l’intervento dei suoi amici, sarebbe uscito male dallo scontro.

Il Cyborg venne messo al corrente di tutta la situazione della presenza dei nakama superstiti e sussultò quando vide Sanji e Usopp privi di sensi, con il primo che aveva una mano sul petto a causa della sua difficoltà respiratoria che sembrava essere peggiorata in quei minuti della loro assenza.

Con un solo nakama mancante, i mugiwara cominciarono a sperare di uscire fuori da lì presto, sebbene non avessero la minima idea di dove Rufy potesse trovarsi.

Ma erano fiduciosi sul suo ritrovamento, ma prima avrebbero pensato a salvare Sanji e Usopp.

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Capitolo 66
*** Cerbero ***


Capitolo 66: Cerbero

 

Si sentiva stordito e aveva un mal di testa lancinante, come se dentro al suo capo vi fosse qualcuno che si divertiva a prendere a martellate la sua scatola cranica.

Aveva ancora gli occhi chiusi, confuso da quanto successo, ma percepiva di non essere in un luogo a lui familiare. La roccia dura su cui giaceva, l’odore di zolfo e il caldo asfissiante, non erano caratteristiche della Sunny Go e quei lamenti strazianti che sentiva, non erano le voci dei suoi nakama.

Si sedette di scatto e osservò la zona circostante e fu in quel momento che si ricordò di quanto accaduto. Lui e alcuni suoi compagni stavano venendo trascinati, insieme alla loro nave, verso una cascata che non aveva fine, mentre dicevano addio ai membri che sarebbero sopravvissuti.

Sorrise in quel momento, proprio come aveva fatto a Rouge Town, per niente spaventato dalla morte, ma quel sorriso era per Nami, come a volerla rassicurare un’ultima volta.

Strinse poi tra le sue braccia Umi, per proteggerla da quanto si sarebbe verificato, sempre ammesso che avrebbe avuto la possibilità di salvarla, cosa di cui dubitava a causa delle parole dette dalla ragazza al momento di scegliere chi salvare o meno. Fu in quel momento che scoprì la vera identità di Umi. Era rattristato, perché non aveva potuto conoscerla meglio e probabilmente non avrebbe mai potuto farlo.

La loro lunga discesa verso il vuoto cominciò e sembro quasi interminabile, ma le acque della cascata piano piano sparirono, fino a lasciar spazio a un altro mondo, che lui e gli altri mugiwara, poterono osservare dall’altro durante la loro caduta.

Un luogo desolato e ricco di magma, unica fonte di luce.

Abbassò lo sguardo verso Umi, sentendola improvvisamente più leggera, infatti la ragazzina era trasparente, segno che da lì a poco sarebbe scomparsa, mentre lui lentamente si stava spegnendo, sebbene non provasse il minimo dolore. Non aveva ancora toccato terra eppure era come se venisse considerato già in fin di vita.

Umi, con le ultime forze che le restavano, incrociò lo sguardo con il genitore e disse “è stato bello conoscerti papà!” per poi sparire nel nulla, con Rufy che disperato urlava il suo nome.

Cercò poi i suoi nakama, erano tutti lontani l’uno dall’altro, sebbene fossero caduti tutti insieme. Franky, essendo il più pesante era ormai in procinto a scontrarsi col terreno e il cuore di Rufy perse un battito, quando vide un’enorme polverone proprio dove il cyborg si era schiantato.

Rufy non provò a gonfiarsi per attutire la caduta a lui e ai restanti membri dell’equipaggio, comprendendo che tanto erano già morti, sebbene non riuscisse a spiegarsi come fosse possibile.

Tutto ciò che si stava verificando era troppo.

Aveva promesso a sé stesso che non avrebbe perso nessun altro, non dopo aver perso Ace. Voleva proteggere tutti, anche da ostacoli insormontabili, ma aveva fallito.

Non era riuscito a salvare nemmeno un membro della sua ciurma, perché anche parte dei superstiti sarebbe morta con loro, proprio come una parte di sé era morta con suo fratello maggiore.

Avrebbero passato un periodo nero, dove non avrebbero visto nessuna via d’uscita a quel tormento, facendo anche pensieri  di cui lui stesso si era pentito, una volta che venne riportato alla ragione da Jimbei.

Nessuno di loro avrebbe realizzato i propri sogni, motivo per cui tutti avevano intrapreso quel viaggio.

Umi non sarebbe mai venuta al mondo e lui e Nami non avrebbero vissuto quelle avventure che sognavano di vivere insieme. Lei, lui e gli altri sette componenti della loro famiglia.

Il senso di fallimento, di inadeguatezza e il dolore che provava in quell’istante era troppo per lui, aumentato anche, a sua insaputa, dal luogo in cui si trovava, e la sua mente cercò di proteggerlo momentaneamente da quella sofferenza, facendolo cadere nell’incoscienza.

 

Al suo risveglio, non comprese in che posto era finito. Lui di mitologia greca ne sapeva poco o niente, né si era mai soffermato a pensare a cosa ci fosse dopo la morte, nemmeno quando pensava che Sabo fosse morto e con lui anche Ace. Per lui l’unica cosa chiara era che non li avrebbe più rivisti e che non erano più accanto a lui.

Guardandosi intorno vide di essere finito in una gola molto ampia, dove vi era un numero spropositato di persone, tante che Rufy non sarebbe mai riuscito a contare. Queste erano bloccate in un circolo di violenza, dove ognuno di loro si picchiava violentemente con chi capitava loro a tiro. Non vi erano regole, come non colpire certe parti del corpo. No, tutto era lecito e qualsiasi strumento per infierire sul bersaglio era permesso.

Vani furono i suoi tentativi di fermare alcune di quelle persone. Questi sembravano non vederlo, troppo concentrati su quanto stavano facendo.

Vi era sangue che schizzava ovunque, parti del corpo che venivano recisi, occhi che rotolavano a terra, una volta che venivano estratte dalle orbite oculari, denti che volavano a terra e corpi tagliati a metà.

Era uno spettacolo raccapricciante, una scena a cui Rufy non avrebbe mai voluto assistere.

“Ehi tu! Perché non ti stai picchiando con le altre anime?” chiese un oni incaricato di controllare quella zona.

Rufy piegò la testa di lato e risposte “Perché dovrei? Non ho nulla contro queste persone!”

Oni sorrise con un ghigno malvagio “Oh, quindi tu non sei uno destinato al girone degli irati. Che ci fai qui? Come hai fatto ad uscire dal tuo girone? O hanno semplicemente sbagliato ad assegnarti la tua punizione eterna?”

“Ma di che diavolo stai parlando? Che razza di posto è questo?” chiese confuso il ragazzo.

“Stai scherzando? Vuoi dire che non sai di trovarti negli inferi? Questa è bella!” disse l’oni divertito dalla stranezza.

Rufy finalmente comprese il perché Umi era scomparsa quando pensava di essere ancora vivo. Appena entrati in quel luogo, si cessava di esistere.

Sebbene non gli piacque la risposta, non fece una piega e ignorando l’oni, si voltò e si incamminò.

“Dove credi di andare?” disse il demone, posizionandosi davanti al ragazzo, il quale, comprendendo che quel tipo gli avrebbe creato qualche fastidio, lo fulminò con lo sguardo.

“Vado a cercare i miei nakama!” disse semplicemente, prima di ritrovarsi a evitare la clava che quell’essere usava come arma e che gli aveva appena scagliato contro.

Rufy non ebbe particolari problemi a metterlo fuori gioco, ma da li a poco, si ritrovò inseguito da una moltitudine  di quegli esseri, chiamati come rinforzi dall’oni battuto.

Il ragazzo decise che era meglio scappare e cominciò la sua corsa attraverso i vari gironi dell’inferno, ma ogni volta che si girava per vedere i suoi inseguitori, vedeva che questi erano sempre più. Ormai metà inferno gli era alle calcagna e più lui urlava i nomi dei suoi compagni, sperando di trovarli, più attirava l’attenzione di altri esseri, che si univano al gruppo.

Provò a fermarli con  il gear third semplice, senza imprimere haki, solo nel tentativo di sparpagliarli un po’. Non voleva aumentare il casino che già vi era in quel posto, se non si sarebbe reso proprio necessario.

Correndo correndo, vide in lontananza una fonte di luce diversa da quella emanata dalla lava. Questa era bianca e splendente e infondeva pace. Decise di inseguirla, sperando che in quel posto avrebbe potuto evitare di scontrarsi con quegli esseri che sbraitavano di farlo a pezzetti.

Si avvicinò sempre più fin quando le urla dei nemici improvvisamente si spensero.

Rufy, confuso, si fermò e si girò a guardare cosa fosse accaduto.

Le creature degli inferi erano a diversi metri da lui, immobili, con gli occhi spalancati e con il puro terrore stampato sui loro visi.

“Ehi gente, che vi prende?” chiese Rufy, con le mani ai fianchi, guardando stranito quella “gente” correva via.

Sentì poi qualcosa di bagnato cadergli sulla spalla. Pensò inizialmente fosse acqua, sebbene non capisse da dove questa potesse provenire, ma al tatto questa appariva, viscida e appiccicosa.

Comprendendo di cosa si trattava, alzò lo sguardo per incrociare gli occhi con quello di un grosso cagnone, alto una decina di metri e con tre teste, che mostrava i suoi denti aguzzi.

Rufy fece un salto all’indietro e incuriosito dalla creatura disse “Mi ricordi un essere a tre teste che ho già visto sai? Si trovava a Thriller Bank. Si chiamava Cerbero, era tuo amico per caso?”

Era del tutto ignaro, che quello che si trovava davanti era il vero Cerbero.

La bestia ringhiò, così forte che fece volare via il cappello di Rufy, fortemente legato al collo da una cordicella.

“A cuccia bello!” disse il ragazzo, se pur senza abbassare la guardia.

Se quel cane a tre teste aveva messo in fuga un plotone numeroso come quello che lo inseguiva con la sua sola presenza, voleva dire che quell’essere non era da sottovalutare. Inoltre il ragazzo poteva avvertire la sua potenza. Quel cane possedeva l’haki e se poteva sentirlo senza che questo lo stesse volutamente sprigionando, allora la situazione poteva farsi difficile.

Questa volta Rufy comprese di non potersi sottrarre a un combattimento.

Si mise in posizione di combattimento, mentre vedeva il cane correre verso di lui pronto a sbranarlo.

Il ragazzo non fece subito sul serio. Comprese che l’avversario che si trovava davanti era pericoloso, ma volle provare prima a comprendere bene quanto esso potesse essere forte.

Provò alcuni dei suoi attacchi semplici, come il Gomu gomu no pistol, che prese in pieno l’animale, ma non risentì del colpo, anzì continuò la sua corsa.

Rufy non si sorprese. Avvertendo l’haki dell’animale, si sarebbe stupito del contrario.

Cerbero sicuramente utilizzava l’haki dell’armatura, in quanto il suo pugno sembrò scontrarsi con l’acciaio.

Rufy però non escluse che possedesse anche gli altri due haki. Usando il Gomu gomu no gatling, cioè una raffica di pugni velocissimi, potè confermare che possedesse anche l’haki dell’osservazione, data la sua abilità di schivare ogni colpo senza il minimo sforzo.

Sarebbe stato un avversario temibile e il ragazzo capì che era meglio provare a far cessare immediatamente lo scontro. Non amava far del male agli animali, anche se questi erano creature degli inferi.

Fissò gli occhi rossi di Cerbero e sprigionò il suo haki del re conquistatore, sperando di addomesticarlo.

Non funzionò, al contrario, dovette cominciare a schivare una serie di zampate dell’animale, che si dimostrò molto veloce e abile nonostante la stazza.

Rimase colpito di vedere che il suo haki non ebbe il minimo effetto. Non credeva certo di essere il più forte in quell’abilità, ma era convinto che la sua forza in quegli anni fosse aumentata.

Ma se l’inefficacia del suo haki contro la bestia lo aveva sorpreso, quello che avvenne dopo, lo lasciò letteralmente senza parole e confuso.

Cerbero aveva anche l’haki del re conquistatore e lo sprigionò contro Rufy.

Il ragazzo non aveva mai provato gli effetti dell’haki su se stesso, ma riuscì a riconoscerne i sintomi, che in quel momento stava provando sulla sua pelle. Cominciò a sentirsi intimidito e a sentire le sue forze venire meno e nonostante cercasse di resistere a quella potenza, si ritrovò in ginocchio con l’affanno.

Le rocce circostante colpite dall’energia, si erano polverizzate, tanto che Rufy si domandò a che livello potesse essere l’haki di quell’animale, in quanto quello del re conquistatore, aveva effetto per di più su animali e persone deboli. Tecnicamente lui non avrebbe dovuto risentire degli effetti dell’haki.

Rufy comprese di trovarsi in grande difficoltà, sapeva anche che non sarebbe riuscito a vincere contro quel bestione, ma la luce era proprio dietro di lui. Doveva solo trovare un modo per raggirarlo e entrare nella luce.

Non fu un compito facile. Rufy usò diversi colpi con l’aiuto del gear secondo, che gli attribuivano una maggiore potenza, velocità e riflessi più acuti.

Usò questa forza, cercando di sfinire e distrarre l’animale, ma sembrava non funzionare, perché qualsiasi cosa egli facesse, veniva prevista, prendendo in contropiede il ragazzo.

Usò il Gomu gomu no jet pistol, il gomu gomu no jet bazooka e il gomu gomu no campana,  cercando di indurire il più possibile la sua testa per scontrarla con una delle tre teste del cane.

Se i primi due erano stati schivati, il terzo andò a segno.

Rufy dopo il colpo si tirò indietro e cercò di riprendere fiato, mentre sentiva del sangue colare dalla sua fronte.

Se il colpo aveva avuto qualche sorta di effetto, anche lui ne aveva risentito. Dovette pulirsi il sangue che gli cadeva sugli occhi e che gli infastidivano la vista, per poi ricorrere al Gear third, sperando così di far spostare l’animale.

Gonfiò il suo braccio destro e rinforzandolo con l’haki dell’armatura, lo scagliò con tutta la potenza che aveva contro Cerbero.

Il colpo lo prese in pieno e il cane sta volta sembrò risentirne, tanto che cadde a terra per un paio di metri.

Non era l’effetto che Rufy sperava, ma almeno era riuscito a smuoverlo dall’ingresso luminoso.

Ne approfittò per correre al suo interno, ma proprio quando mancava poco, il ragazzo si sentì afferrare al piede.

Guardò a terra e vide la coda dell’animale, stringersi sempre più alla sua caviglia.

Rufy venne sollevato da terra e poi con forza scagliato contro il pavimento, senza però essere lasciato andare. Il ragazzo venne sbattuto a destra e a sinistra e purtroppo per lui, riusciva a sentire ogni schianto e sentiva come se le sue ossa si stessero frantumando.

Provò nuovamente a usare il gear third, sta volta gonfiando proprio la gamba imprigionata, sperando di liberarsi dalla presa ferrea di Cerbero.

Il piano ebbe successo, ma il cane sembrava nuovamente pronto ad attaccare.

Rufy spostò l’aria dalla gamba alle sue braccia e urlò “Gomu gomu no gigant Gatling!” dando inizio a una serie di pugni che andarono a colpire il cane in ogni parte del corpo.

L’animale  si faceva indietro a ogni colpo, ma Rufy sentiva che i suoi pugni si scontravano con il suo corpo duro, senza che questi riuscissero veramente a imprimere la sua potenza.

Un suo pugno, improvvisamente venne fermato da un morso proveniente dalla testa di sinistra di Cerbero, che strinse la presa sempre più, facendo urlare Rufy.

Quest’ultimo liberò l’aria dal suo corpo, per poter liberare la sua mano, ormai intrisa di sangue.

Cerbero approfittò del momento di stordimento dell’avversario, per colpirlo con una forte zampata e oltre al colpo, Rufy sentì gli artigli dell’animale lacerare le sue carni.

Sbatte violentemente contro una parete rocciosa e cadde a terra.

Aveva difficoltà a respirare ed era incapace di rialzarsi. Era stremato e quel che era peggio era che Cerbero era fresco come una rosa, mentre lui era lì steso, grondante di sangue. La sua vista cominciava a offuscarsi e il suo udito cominciava ad essere ovattato. Riconobbe i segni dell’incoscienza che stavano per farlo svenire, ma si ritrovò a pensare cosa gli sarebbe potuto succedere dato che era già morto.

Eppure nonostante avesse ormai abbandonato il mondo dei vivi, il dolore era presente e persistente, cosa che non credeva possibile dopo la morte, in quanto molta gente, la desiderava proprio per scappare dalle proprie sofferenze.

Ma quello era l’inferno, quindi tutto aveva senso.

Essendo a terra, riusciva  a percepire le vibrazione del terreno. Cerbero stava per attaccare nuovamente. Strinse le palpebre in attesa si essere attaccato, ma non avvenne niente.

Con difficoltà riaprì gli occhi e alzò leggermente la testa per vedere cosa impedisse a quella bestia di attaccare. Vide Cerbero seduto tranquillo, che scodinzolava felice, mentre al suo fianco, vi era una donna che gli accarezzava il muso, abbassato alla sua altezza, che gli diceva di stare buono.

Rufy lasciò andare la testa all’indietro e richiuse gli occhi, non avendo quasi più un briciolo di forza.

Rufy!”

Si sentì chiamare più di una volta da una voce che non poteva corrispondere alla donna.

Cercò di capire da dove questa provenisse e comprese poco dopo, che questa proveniva da dentro la luce. Non riusciva a vedere chi fosse, non si riusciva a intravvedere nemmeno una sagoma che potesse aiutarlo a intendere chi fosse.

Non capiva se questo era a causa della sua vista che gli faceva gli scherzi o a causa della luminosità.

Cercò di ignorare la voce, sentendosi troppo esausto, ma questa insistette.

“Allunga il braccio!” disse la voce “Al resto ci penso io!”

Usopp!” disse in un sussurro, non perché riconobbe la voce, ma perché a Ennies Lobby era stato il cecchino a pronunciare quelle parole.

“No, non sei Usopp, chi sei?” chiese in un sussurro che nessuno sentì.

“Ti conviene sbrigarti Monkey D. Rufy, non potrò trattenere questo cagnone a lungo. Vai nella luce. Lì sarai al sicuro!” disse questa volta la donna.

Rufy sempre più stordito, raccolse quelle ultime forze rimaste e allungo il braccio verso la luce.

Senti l’arto venire afferrato, poi solo il nero lo circondò.

 

Rufy, Rufy!”

Sentì nuovamente quella voce, questa volta era però più nitida e chiara.

Il ragazzo era sicuro di averla già sentita.

Riprese coscienza piano piano e questa volta sentiva di essere disteso su qualcosa di morbido.

Dall’odore poteva comprendere che si trovava su di un prato, probabilmente cosparso di fiori, in quanto il profumo dolce di quest’ultimi aveva impregnato l’aria.

Non sentiva alcun dolore, si sentiva tranquillo e in pace, tanto che cominciò a credere di aver sognato tutto quanto. Gli inferi, la sua dipartita e quella dei suoi compagni...sembrava tutto così lontano.

Cominciò a pensare che in realtà si trovasse su di una nuova isola che stava esplorando con i suoi nakama e lui si era addormentato in mezzo a un prato, magari dopo un pic nic.

Poi sentì nuovamente quella voce, che gli chiedeva di aprire gli occhi.

Lentamente obbedì. Ci mise un po’ a mettere a fuoco l’ambiente circostante a causa della luminosità del luogo, ma quando ci riuscì, il suo cuore iniziò a battere talmente forte, che da un momento all’altro gli sarebbe sbalzato via dal petto.

Si strofinò gli occhi incredulo, poi continuando a guardare la figura sorridente davanti a sè, sussurrò “Ace!”

 

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Capitolo 67
*** I campi Elisi ***


Capitolo 67: I campi Elisi

 

“Ace!” sussurrò incredulo a quanto videro i suoi occhi. Si mise di scatto a sedere, cercando di comprendere se la presenza del fratello fosse dovuta a un sogno.

“S-sei davvero t-tu?” chiese Rufy “N-non sto sognando vero?”

Ace sorrise e scosse la testa “Vorrei tanto poterti dire di si. Caspita Rufy, non mi aspettavo di rivederti così presto. Speravo che mi raggiungessi quando saresti diventato vecchio e decrepito!” fece una pausa per poi sorridere “Ma sono molto contento di poterti riabbracciare!” disse il ragazzo, stringendo affettuosamente il suo fratellino, che ricambio la presa cominciando a piangere.

“Ehi, vedo che certe cose non sono cambiate. Sei sempre il solito piagnucolone!” lo prese in giro Ace.

Rufy si asciugò in fretta le lacrime e mettendo il broncio rispose “Non sono un piagnucolone!”

Ace gli scompigliò i capelli.

“Ace, che posto è questo?” chiese Rufy guardandosi intorno, per ammirare un posto magnifico.

Vi era un cielo azzurro intenso, il calore del sole a contatto con la pelle era rilassante e per niente fastidioso, vi erano vegetazione di qualunque genere e animali di ogni tipo che vivevano in armonia tra loro. Varie persone circolavano allegre, chi parlava, chi cantava, chi ballava. C’era una festa continua, dove anche i bambini potevano giocare tra di loro senza che niente e nessuno potesse interrompere quei momenti di gioia. Si respirava solo pace. Non si avvertiva nessun sentimento negativo, solo felicità.

“Siamo nei campi Elisi o paradiso, come lo vuoi chiamare. Dove finiscono i buoni, per fortuna io sono stato considerato tale. La maggior parte dei pirati  finisce nei gironi dell’inferno, ma in genere questi hanno colpe molto gravi sulle loro spalle. Mi stupisce che tu sia finito lì. Cosa hai combinato per finire all’inferno?”

Rufy si grattò la testa e gli raccontò quanto avvenuto.

Ace scoppiò a ridere “Solo a te e alla tua ciurma poteva capitare una cosa del genere. Sei proprio unico Rufy. Quindi è per questo che hai ancora un corpo. Non sei stato giudicato e tecnicamente poi andare e venire dall’inferno ai campi Elisi. Volendo potresti anche tornare in vita!” disse Ace incrociando le braccia.

Rufy si sorprese “Davvero? Anche i miei nakama?”

“Si, se come te hanno conservato il corpo!” rispose tranquillamente.

Rufy fu felice a questa eventualità.

“Quindi anche tu puoi venire con noi?” chiese speranzoso e vedendo la faccia sorridente di Ace, cominciò a credere che quella speranza potesse diventare realtà.

“No, io ormai sono solo uno spirito. E poi non sarebbe giusto. Nessun altro ha una seconda possibilità, quindi nemmeno io dovrei averla!” rispose Ace.

Brook ce l’ha avuta però!” disse Rufy un po’ deluso.

“Lui è un utilizzatore del frutto del diavolo e fa eccezione, in quanto i frutti vanno contro natura! Rufy, io sono contento così. Nonostante la mia vita sia iniziata in modo burrascoso, ho trovato il mio posto del mondo e qualcuno che non ha maledetto il giorno in  cui sono nato. Ho conosciuto persone che hanno avuto bisogno di me e che mi ha accolto a braccia aperte. Ho avuto due fratelli fantastici, un padre che mi ha amato, tanti amici e sono morto  proteggendo la cosa più preziosa che avevo al mondo!”

Rufy abbassò la testa.

“Cosa credi che avrei potuto fare ancora? La mia vita per quanto breve è stata piena. Nessun rimpianto! Io sono felice e voglio che lo sia anche tu, intesi?” chiese Ace, chinando un po’ la testa per poter vedere negli occhi di Rufy, il quale annuì e sospirò.

“Sarebbe stato bello però…Ah, a proposito di fratelli…” cominciò il ragazzo più giovane, fermato poi da Ace che continuò “Si, lo so, Sabo è vivo!”

Rufy sgranò gli occhi “Lo sai? Come?”

Ace sorrise divertito “Il sospetto mi è venuto quando qui non l’ho trovato. Se fosse morto quando era un bambino, poteva trovarsi solo in questo posto e dato che non c’è, l’unica spiegazione è che in qualche modo si è salvato. Certo che poteva anche avvertirci in qualche modo. Quando ci rivedremo gli fatò una bella ramanzina!”

Rufy sorrise per poi iniziare a parlare ricordando i vecchi tempi e raccontando al suo fratellone le avventure che lui e gli altri avevano vissuto negli ultimi tempi, sebbene qualcosa il ragazzo più grande la sapesse già, in quanto di tanto in tanto lo controllava.

Non seppe dire quanto tempo era trascorso. In quel luogo un concetto di tempo non c’era. Il sole non calava, le tenebre non scendevano, vi era sempre la stessa atmosfera.

Rufy però si ricordò che aveva da fare e per quanto avrebbe voluto rimanere ancora un po’ in quel luogo piacevole, disse “Ace, è stato bello rivederti, ma se davvero abbiamo una speranza di uscire di qui, forse è meglio che vada a cercare i miei nakama!”

Ace lo guardò confuso e disse “Pensavo che fossi rimasto perché ti fossi già accorto di cosa stesse succedendo!”

Rufy sussultò e si concentrò per qualche istante per utilizzare al meglio l’haki dell’osservazione “Non è possibile…cosa ci fanno gli altri qui? Nami, Zoro, Sanji, Robin e anche quel membro della marina, non dovrebbero essere qui!”

“Ti accorgi solo ora della loro presenza? Ti ho distratto proprio per bene!” disse Ace divertito.

Rufy però era preoccupato “Non sono lontani, stanno…stanno venendo qui!”.

“Esatto e questo potrebbe essere un problema!” disse Ace, per poi afferrare il braccio del fratellino, quando lo vide avvicinarsi all’entrata dei campi Elisi.

Rufy, Cerbero è là fuori. Ti farà nuovamente a pezzi. Non può essere battuto!” disse Ace serio.

“I miei amici sono li fuori, devo aiutarli!” disse Rufy determinato. Il capitano della seconda divisione della flotta di Barbabianca lo lasciò andare con un sorriso. Quello era il suo fratellino, avrebbe fatto di tutto per salvare le persone che amava.

“Io non ti impedirò di correre a salvarli, ma…almeno ragiona. Usa i tuoi poteri per portarli qui dentro, così da correre meno rischi possibili, sia tu che loro!” rispose Ace, cercando che Rufy facesse più o meno la stessa cosa che lui aveva fatto quando era ormai impossibilitato a muoversi.

 

“Ecco la luce, quelli devono essere i campi Elisi!” disse Nami, correndo in testa agli altri.

 Usopp, Sanji, resistete, fra poco starete bene!” disse Chopper con le lacrime agli occhi per la felicità.

“è stato troppo semplice!” disse Robin, guardandosi intorno. “Possibile che non ci sia nessuno che controlli l’entrata dei campi elisi?”

“No, qualcuno c’è!” disse Zoro mettendosi in posizione di attacco, con una spada gigante, rubata ai cicloni, prima di veder comparire Cerbero, proprio davanti alla luce.

Nami e Tashiji si strinsero urlando, spaventate da quel bestione.

Robin sbiancò davanti all’essere e Franky, che inizialmente non era preoccupato, vedendo la donna in quelle condizioni, cominciò a temere il peggio.

“Robin, c’è qualcosa che dobbiamo sapere su di lui?” chiese il cyborg.

“Quello è Cerbero. È stato scelto appositamente da Ade perché sorvegliasse l’entrata degli inferi. Non so cosa ci faccia qui, ma probabilmente, dopo Chrono e Ade è la creatura più forte qui sotto!” risposa l’archeologa tremendamente preoccupata.

“Cosa? Questo vuol dire che non abbiamo speranze? Siamo a un passo dal nostro traguardo!” disse Nami spaventata.

“Credo che Robin abbia ragione. Quel cane è anche un utilizzatore di haki, riesco a sentirlo!” disse Zoro.

“Quale dei tre?” chiese Tashiji sudando freddo.

Zoro volle appurarlo e attaccò con tutta la forza che aveva, sperando di  tagliare la bestia in due. Cerbero però schivò il colpo con estrema agilità, per poi afferrare la spada tra i denti intrisi di Haki, per poi masticarla come se fosse un semplice ramoscello.

Zoro riprese il suo posto accanto agli altri, senza staccare il suo sguardo dal quell’essere e disse infastidito “Direi tutti  e tre!”

“Non gli hai fatto niente. Quella spada non doveva essere indistruttibile?” chiese Nami scioccata.

Roronoa Zoro, hai preso la spada sbagliata. Questa non è composta dal metallo di Efesto, ma da un comune metallo!” lo rimproverò Tashiji.

“E che ne sapevo io!” gli rinfacciò lo spadaccino, buttando a terra l’elsa.

“Te l’ho indicata, ma conoscendoti hai confuso l’indicazione!” gli urlò di rimando il membro della marina.

“Oi, oi, siamo nei pasticci!” disse Franky, cercando di pensare a come uscire da quella situazione. Lui non aveva l’haki, quindi non sapeva come potesse contribuire nell’annientamento di Cerbero.

“Abbiamo anche un altro problema!” disse Robin irrigidendosi, guardando oltre Cerbero.

Chopper seguì il suo sguardo e disse “Quella è Persefone. Forse ci vuole aiutare…ma chi è la figura accanto a lui?”

“Quello è Ade!” disse Robin nervosa, ma allo stesso tempo studiando il linguaggio del corpo di Persefone. Ella era leggermente indietro rispetto al dio degli inferi e stava facendo dei gesti all’archeologa, la quale, comprendendo, si rilassò un istante.

“Ok, ora siamo decisamente morti!” disse Nami esasperata.

“No. Se ho compreso quello che Persefone ci sta dicendo. Ade non ci può attaccare, ordini di Zeus. Dubito che quest’ultimo possa essere magnanimo con lui dato che tecnicamente ha già infranto le leggi. È solo venuto a vedere se il suo cucciolo può fermarci!” disse Robin, prima di creare delle ali con il suo potere, per schivare l’attacco di Cerbero, mentre gli altri si erano limitati a buttarsi a terra.

Nami cercò di rialzarsi sebbene fosse un po’ dolorante. Guardò la zampa alzata di Cerbero, pronta a pestarla, ma prima che potesse anche solo pensare a come sfuggire da quell’attaccò, si sentì strattonare via.

Nami!” urlò Chopper terrorizzato, non avendo compreso cosa fosse accaduto. Poi, subito dopo, venne afferrato anch’egli insieme al cecchino e scomparve all’interno della luce.

“Che diavolo sta succedendo!” Urlò Tashiji a occhi sgranati.

Zoro sorrise, sorprendendo la ragazza “Non aver paura, quando tocca a te, non ti dimenare!”

“Cosa?” disse sempre più confusa.

“è il nostro capitano, ci sta salvando da Cerbero!” disse Robin sorridendo, prima di sentire la vita venire circondata dal braccio di gomma di Rufy e venire portata via.

 Successivamente toccò anche al resto della ciurma, che fece non poca fatica a schivare gli attacchi di Cerbero in attesa che giungesse il loro turno.

 

Nami, essendo la prima a essere sottratta dalle grinfie di Cerbero, non comprese subito di essersi salvata grazie all’intervento inaspettato di Rufy. Quando però si riprese dall’infarto e vide il suo ragazzo davanti a sé che le sorrideva, in un primo momento le brillarono gli occhi, poi il suo volto si contrasse in una smorfia di rabbia e i suoi denti divennero appuntiti come quelli di uno squalo.

Diede un sonoro pugno sulla testa del capitano, anche se questo non potè avvertire nessun dolore, insultandolo per tutti gli spaventi che le aveva fatto prendere.

Ancora con il pugno ben stretto e una vena pulsante sulla tempia, la navigatrice urlò “Questo è  per essere morto lasciandomi sola, per avermi costretta a inseguirti all’inferno pur di ritrovarti e per avermi fatto prendere un colpo poco fa. Pensavo di essere stata catturata dalla coda di Cerbero. Possibile che tu non possa mai essere più gentile?”

Rufy rise divertito ai rimproveri di Nami, la quale subito dopo, gli diede un leggero bacio sulle labbra, cogliendolo di sorpresa “E questo è perché sono felice che tu stia bene!” disse abbassando lo sguardo imbarazzata, diversamente da Rufy che sorrise a trentadue denti.

“Ma guardateli i piccioncini!” disse una voce alle spalle di Nami.

La ragazza si paralizzò e si girò piano piano.

Rufy chinò la testa di lato e disse “Tu chi sei?”.

Era una donna giovane alta e slanciata con una camicia azzurrina a quadi e con capelli tra il rosa e il violetto legati in una coda, con capelli rasati di lato.

Bellmer!” disse in un sussurrò la navigatrice, per poi rimanere a bocca aperta.

La donna sorrise divertita prima di dire “Sei cresciuta Nami. Sei diventata proprio una bella donna. Non mi merito un abbraccio?” chiese, ma non lo dovette ripetere due volte, perché Nami non desiderava altro che riabbracciarla dal giorno in cui Arlong le aveva tolto la vita.

Tra le braccia della donna si sentì nuovamente bambina e non riuscì a trattenere le lacrime.

 

Poco lontano da loro, Sanji e Usopp cominciarono a destarsi, una volta che le loro ferite furono guarite. Il secondo urlò, quando aprendo gli occhi si ritrovò il viso di Chopper un po’ troppo vicino e non riconoscendolo subito, si nascose dietro Franky.

“il nostro cecchino si è ripreso. Super!” disse il cyborg assumendo la sua solita posizione con le braccia alzate e giunte.

“D-dove mi trovo?” disse invece Sanji confuso e sussultando quando si accorse di non avere più nessuna ferita.

“Sei nei campi Elisi Sanji!” disse Robin rispondendo al cuoco, il quale, vedendo l’archeologa, si alzò immediatamente cominciando a rotearle intorno.

“Si, questo deve essere il paradiso perché tu sei un angelo Robin-cwan!” disse il cuoco.

Tsè, babbeo!” disse Zoro facendosi sentire di proposito, infastidendo così Sanji che lo attaccò con uno dei suoi calci, prontamente parato dalle Katane dello spadaccino.

“Incredibile! Roronoa Zoro, le tue spade sono…resuscitate!” disse Tashiji sorpresa.

“Cosa?” disse l’interpellato abbassando lo sguardo per controllare di persona, ma così facendo si distrasse e  venne colpito da Sanji, che avrebbe dovuto pagare quell’affronto.

Tashiji sospirò e alzò gli occhi al cielo “Circa un paio di minuti fa stavamo tutti per morire e ora quei due se le danno di santa ragione? Devo ammettere che la vostra ciurma è difficile da capire!” disse la ragazza agli altri membri della ciurma che le erano vicino.

“Fanno sempre così, ma si vogliono bene. Non lo ammetterebbero nemmeno sotto tortura però!” disse Robin pensierosa.

“Si, questo l’ho capito mentre venivam…Cosa c’è? Qualcosa ti preoccupa? Non un altro nemico, ti prego. Pensavo che fossimo al sicuro adesso!” disse Tashiji esasperata.

Robin la guardo dolcemente e scosse la testa “No, stavo solo riflettendo. Mi domandavo solamente come sia possibile che Cerbero possieda tutti e tre gli haki. A cosa può servirgli? A combattere i possesso dei poteri del frutto del diavolo? Mi viene logico da pensare che una volta morti, questo potere venga perso!” disse Robin pensierosa.

“è qui che ti sbagli!”

I presenti si girarono alla nuova voce e solo chi lo aveva incontrato precedentemente potè dire il suo nome “Ace!”

“Tu sei Pugno di Fuoco, il figlio di Gol D. Roger!” disse Tashiji, mettendosi gli occhiali, precedentemente alzati, per essere sicura di aver visto bene.

“Oh quindi sei tu il fratello del capitano. Io sono Franky, piacere di conoscerti!” disse Franky.

“Ho sentito molto parlare di te. Come figlio del re dei pirati di certo non sei passato inosservato. Io sono Nico Robin, l’archeologa della ciurma!” disse la donna facendo un leggero inchino.

Yohohoho, io sono Brook, il musicista! Sono contento di conoscerti ora e non qualche minuto fa. Sai ero un tantino esposto, che imbarazzo!” disse Brook che una volta entrato in quel luogo si era ritrovato con i vestiti addosso, la sua chitarra inclusa.

Ace sorrise “Certo che mio fratello si è proprio trovato un bell’assortimento. A quanto pare tutti mi conoscete già, ma sono contento di aver fatto la vostra conoscenze e vi ringrazio di prendervi cura del mio fratellino e chiedo scusa per le situazioni non tanto piacevoli in cui spesso vi trascina!”

“Ma noi ci divertiamo un mondo, vero ciurma?” chiese Rufy sorridendo.

“Certo, soprattutto cinque minuti fa quando ero moribondo!” disse Usopp sarcastico.

“Chiedo scusa Ace-san, cosa stavi dicendo poco fa?” chiese l’archeologa attirando nuovamente l’attenzione su una questione che la incuriosiva.

“Ah si, parlavo di Cerbero. Quell’essere possiede l’haki perché una volta morti i poteri del frutto del diavolo non si perdono, in quanto provengono proprio dall’inferno, da qui frutti del diavolo. Quindi se i possessori di tali poteri creano già problemi sulla terra, una volta morti continuano a usare i loro poteri, nel caso di anime condannate in qualche girone, per portare scompiglio o addirittura per sfidare Ade!”

“Interessante!” disse Robin.

“I frutti del diavolo sono originari di qui?” chiese Tashiji curiosa.

Ace annuì “Si dice che sia stata Persefone a…”Non riuscì a terminare la frase che Rufy lo interruppe “Chi è Persefone?”

“La donna che ti ha salvato da Cerbero!” disse  semplicemente Ace per poi continuare “Dicevo…si dice che sia stata Persefone a crearli, per dare un po’ di colore e di aver messo qualche potere nel loro interno. Questo potere però originariamente era loro attribuito solo per dare loro la possibilità di resistere a un’ambiente ostile e per rigenerarsi ogni volta che morivano, ma poi quando Ade ha scoperto il loro potenziale, ha provato a distruggerli, in quanto certe creature di qui, cibandosene, avevano acquistato una forza tale da dargli del filo da torcere. Ma nessuno può distruggere la creazione di un altro dio, quindi Ade si è visto costretto a spedirli in superficie, donando così a comuni esseri umani, meno potenti dei demoni, quel potere che Persefone aveva dato a quei frutti. Un essere umano deceduto che possiede ancora i poteri del frutto, non dà più di tanto fastidio ad Ade, ma se si uniscono tra di loro per cercare di fare una sorta di rivoluzione, possono creare non poche seccature e allora ha affidato il compito a Cerbero di calmare gli animi e solo possedendo l’haki era in grado di farlo, mettendo fuori gioco le anime che si ribellavano.

Ma solitamente non si trova davanti all’entrata dei campi elisi. Ce lo deve aver messo Ade per ostacolare voi!” disse Ace.

Chopper intervenne per la prima volta “Ma i frutti del diavolo esistono da secoli ormai. Ci dovrebbero essere migliaia di possessori dei frutti qui sotto e prima o poi nemmeno Cerbero basterà più per controllarli!”

“Non ce ne sono molti a dire il vero. I frutti esisteranno da secoli, ma la comunicazione tra isola ad isola era scarsa, quindi era anche più difficile trovarne uno. È in questa epoca che si stanno diffondendo, ma credo che Ade e gli altri dei faranno qualcosa per ridurre il problema, magari Persefone stessa deciderà di eliminare ciò che ha creato. Se non l’ha ancora fatto è solo per infastidire Ade. Non corre buon sangue tra i due!” disse infine Ace.

“Chi l’avrebbe mai detto. Si sa così poco su questi frutti!” disse Robin soddisfatta di essere venuta a conoscenza di qualcosa di nuovo.

“Sempre in cerca di nuovi saperi, vero bambina mia?” disse una voce che Robin non aveva mai scordato, sebbene l’avesse sentita poche volte.

Robin si girò verso la proprietaria della voce e senti il suo cuore accellerare.

“Mamma!” disse l’archeologa commossa, lasciando andare la sua scorza dura e abbracciando la donna con cui avrebbe voluto crescere.

Nico Olvia la strinse forte a sé “Mi dispiace Robin. Mi dispiace di non esserti stava vicina. Avrei tanto voluto che la tua infanzia non fosse stata così tormentata. Meritavi molto di più!” disse la donna, guardando con ammirazione la persona che sua figlia era diventata.

Robin scosse la testa “No, mamma, la mia infanzia non è stata colpa tua, ma colpa delle persone che mi hanno sempre circondata, ma ora…ora è tutto apposto!” disse lanciando un’occhiata ai suoi compagni.

Nico Olvia seguì il suo sguardo e sorrise “Sono delle brave persone Robin. Ti osservo sai e sono contenta che quel ragazzino buffo abbia impedito che tu mi raggiungessi quando ti trovavi ad Alabasta o a Ennies Lobby. Gli sono davvero grata. Hai avuto una vita difficile e ora è giunto il momento che tu possa viverla in modo tranquillo, con persone che ti amano. Certo mi preoccupano sempre le situazione in cui ti ritrovi a causa della fama del tuo capitano, ma tu sei felice ed è questo che conta!”

Robin sorrise e annuì, per poi trattenere una risata insieme alla madre quando Sanji cominciò a fare apprezzamenti anche su quest’ultima.

Anche Usopp rivide la madre e le cominciò a raccontare le sue mille avventure vissute, non dimenticando di nominarsi capitano della nave, nonostante la madre avesse capito che certe cose erano inventate. Franky rivide Tom, l'uomo pesce che l'aveva cresciuto e gli mostrò ogni parte modificata del suo corpo con orgoglio.

Chopper rivide il dottore che lo aveva accolto a casa sua e le lacrime fuori uscirono come lacrime per ala felicità.

Brook rincontrò tutti i membri del suo equipaggio, che uno ad uno cominciarono a suonare, improvvisando un concerto molto apprezzato dalle varie anime che cominciarono a danzare.

Tashiji era accanto a Zoro a guardare i propri compagni ritrovare persone care e lo spadaccino chiese “Tu non hai nessuno da questa parte?”

La ragazza scosse la testa “No, io non ho ancora perso nessuno. Mi ritengo fortunata, tu invece?”

Zoro la fissò per qualche istante, per poi distogliere lo sguardo “Si, quell’amica di cui ti ho parlato anni fa. Quella a cui assomigli sia nell’aspetto, sia nel modo di pensare!”

Tashiji alzò le sopracciglia “E non vorresti rivederla? Se non ricordo male io non ti piaccio proprio perché io sono quella falsa. È questo che mi hai detto tempo fa. Quindi mi viene da pensare che tu tenessi a lei!”

“Che ci tenessi o meno, non ha importanza. Non voglio vederla!” disse serio a braccia conserte.

Tashiji fu colpita da quell’atteggiamento “Posso sapere come mai?”

Zoro strinse i pugni, ma dopo un po’ sospirò e disse “Non merito di vederla. Avevamo fatto una promessa e non l’ho mantenuta, non ancora almeno!”

La ragazza sussultò colpita e improvvisamente non seppe cosa dire.

 

 

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Capitolo 68
*** 68: Il momento dei saluti ***


Capitolo 68: Il momento dei saluti

 

Tashigi fu colpita dalle parole dello spadaccino. Per lui la promessa fatta a quella sua amica era così importante da non volerla vedere finchè non l’avrebbe mantenuta, nonostante un’occasione del genere non gli sarebbe più capitata.

Però poteva capirlo. Anche lei aveva fatto una promessa con i suoi genitori. Essi erano fieri della strada intrapresa dalla figlia e quando venne accettata da una base della marina, promise a suo padre e sua madre che li avrebbe resi orgogliosi di lei, diventando un grande marine e spadaccina, di cui i pirati avrebbero avuto paura.

Ovviamente i primi tempi, quando tornava a trovare la sua famiglia, non aveva nessun senso di vergogna, in quanto non si poteva giungere ad una alto livello dall’oggi al domani, ma col passare degli anni, anche se era diventata un’ottima marine, raggiungendo il rango di capitano, i pirati non la temevano, sia perché era una donna, sia perché era affiancata da Smoker, che di certo rendeva la sua presenza insignificante, in quanto i nemici dovevano vedersela con lui.

A causa di questo si era distaccata dalla sua famiglia, facendosi sentire di tanto in tanto, timorosa di sentirsi rinfacciare il fatto che era poco conosciuta.

“Sai, ti capisco! Anch’io ho fatto una promessa ai miei che non sono ancora riuscita a mantenere e…mi vergogno di questo!” disse inchinando la testa.

“Se non ti sei ancora arresa nel raggiungere il tuo scopo, allora non c’è niente di cui vergognarsi!” disse Zoro lanciandole un’occhiata con la coda dell’occhio.

“Allora, se la vergogna non centra, perché non vuoi vedere la tua amica?” chiese curiosa Tashiji, confusa.

“Perché il suo orgoglio glielo impedisce, vero Zoro? Sei sempre il solito!” disse una voce dietro di loro, che fece irrigidire immediatamente lo spadaccino.

“K-Kuina?” disse quest’ultimo girandosi, vedendo quella ragazzina che un tempo era stata una sua amica, di cui egli possedeva la spada in suo ricordo.

“Oh scusa, ho rovinato i tuoi piani? Bhe io avevo voglia di vederti e soprattutto di sfidarti e vedere quanto sei migliorato!” disse Kuina con uno sguardo determinato e le mani sui fianchi.

Zoro era rimasto senza parole, mentre Tashiji osservò la ragazzina per poi affermare “Quindi sarebbe questa la tua amica a cui assomiglio?”

Lo spadaccino, non ancora ripresosi dalla sorpresa, farfugliò  “S-si!”

“Strano, a me non sembra che ci somigliamo!” disse la ragazza della marina, sbattendo le palpebre.

A quel punto Zoro ripresosi e con una vena pulsante sulla testa disse “Buttali quegli occhiali se hai intenzione di non usarli mai!”

Infatti, la ragazza non si era accorta di avere i suoi preziosi occhiali sopra la testa, nonostante ci vedesse tutta sfocato. Appena li mise, non potè più contraddire lo spadaccino, in quanto anche lei era costretta a riconoscere che vi era una certa somiglianza tra lei e Kuina. Lo stesso colore di capelli e di occhi e lo stesso taglio di quando lei era più giovane. Non poteva sorprendersi se la prima volta che incontrò Zoro, lui la guardò come se avesse visto un fantasma.

Kuina sorrise divertita e cominciò a girare intorno a Zoro, il quale si sentì a disagio “Cosa s-stai g-guardando?”

“Sto vedendo che ti sei irrobustito da quando eri un bambino che sbraitava che la volta successiva mi avrebbe battuto, senza però mai riuscirci. Devo ammettere che non sei niente male, vero?” chiese Kuina a Tashiji, la quale era talmente fra le nuvole, che rispose “Eh già!” ma appena si accorse di quanto detto, si tappo la bocca e arrossì come un peperone.

Zoro sussultò e si sentì estremamente imbarazzato, non essendo abituato a essere guardato da una donna in quel modo. Abbassò lo sguardo per non guardare né Tashiji, né Kuina e poi scosse la testa esasperato dalla situazione.

“Allora Zoro? Pronto per una sfida?” chiese Kuina con un ghigno e un luccichio negli occhi, che mostravano tutta la sua determinazione.

Lo spadaccino la guardò sorpresa “S-stai scherzando?”

“No, sono serissima! Paura per caso Roronoa?” disse Kuina, che con un agile scatto, rubò allo spadaccino la Wado Ichimoji “Non ti dispiace se mi riprendo momentaneamente la mia spada, vero?”

Zoro sospirò e afferrò un’altra sua Katana, deciso ad accontentare la sua amica, infondo lei non si era mai tirata indietro quando era stato lui a sfidarla in passato.

Si trovavano uno di fronte all’altro, pronti a darsi battaglia. Zoro era immobile aspettando che fosse Kuina a fare la prima mossa.

Gli altri mugiwara si accorsero di quanto stesse succedendo e alcuni di loro, allarmati, erano pronti a fermare Zoro, non conoscendo i fatti.

“Lasciateli stare!” disse Bellemer afferrando Nami per un braccio per impedirle di interferire.

“Ma…Zoro…” cominciò la navigatrice.

“Quella è Kuina, un’amica di infanzia di Zoro. Sembra che i due hanno fatto una promessa. Uno dei due sarebbe dovuto diventare il miglior spadaccino al mondo e credo che Kuina, non potendo più adempiere alla parola data, voglia solo vedere quanto sia migliorato il vostro compagno!” rispose la donna.

“Zoro è migliore al mondo!” disse Rufy orgoglioso.

“Non ancora, ma la farà a pezzi comunque!” disse Usopp spaventato. “Amica o meno, quando si tratta di una sfida Zoro non scherza!”

“Ed è questo che vuole Kuina. Sa di non avere speranze, ma vuole anche rivivere i bei momenti che ha passato con il vostro compagno. Da quanto ci ha raccontato Zoro è stato l’unico a incoraggiarla quando tutti le dicevano che non avrebbe fatto carriera in quanto femmina!” Disse Ace alzando le spalle.

“Che scemenza, se guardiamo la nostra ciurma, quella da cui stare lontani è Nami! Sembra un mostro quando si altera” disse Usopp, beccandosi poi uno sguardo di ghiaccio dalla navigatrice.

“Io un mostro, ma come ti permetti?” gli domando con i denti da squalo.

Gomenasaiiiiii!” disse il povero cecchino che si era fatto piccolo piccolo, sperando di scappare dalla furia omicida della navigatrice.

Chopper urlò “Aiuto, Usopp sta per essere ridotto in poltiglia da Nami!”

Rufy scoppiò a ridere e un pugno in testa a lui, Usopp e Chopper non glielo levò nessuno.

Bellmer cercò di trattenere le risate, come anche Robin, che avvicinandosi alla ragazza le sussurrò.

“Così facendo hai solo dato ragione ad Usopp, Nami!” disse l’archeologa divertita.

“Credo che questo non sia il momento migliore di chiederti di farmi vedere le tue mutandine, vero Nami-san?” chiese Brook, che andò a fare compagnia ai suoi compagni a terra e storditi.

“Qualcuno ha qualcos’altro da dire?” disse Nami fulminando le persone intorno a lei, ma tutti, fecero un passo indietro intimoriti.

 

Kuina comprese che il suo amico di infanzia, era in attesa della sua mossa. Esattamente come lei faceva quando al suo posto c’era Zoro. Decise di accontentarlo, sapendo che il suo avversario non si sarebbe scomposto.

Alzò la spada e cominciò a correre verso il suo amico di infanzia e mise nel colpo che sferrò, tutta la potenza che aveva in corpo.

Non fu per niente stupita quando Zoro la bloccò facilmente e senza il minimo sforzo.

In tutti quegli anni aveva seguito gli allenamenti e le avventure del ragazzo e conosceva bene la sua fama.

Fece un salto indietro e tentò con una finta. Provò a far credere a Zoro che avrebbe colpito da sopra, per poi sorprenderlo dal basso.

Zoro però, senza nemmeno fare uso dell’haki dell’osservazione, riconobbe la mossa, con la quale più volte Kuina lo aveva disarmato e sconfitto.

Si preparò a parare il colpo e con un rapido gesto, disarmò la ragazzina e, dopo che questa cadde a terra, le puntò la Katana al collo.

Kuina, sebbene sapesse che Zoro non le avrebbe fatto niente e che anche volendo lei era già morta, si ritrovò a deglutire la saliva in eccesso a sentire la lama sulla sua pelle.

Lo spadaccino rinfoderò la spada e allungò la mano per aiutare la sua amica d’infanzia a rialzarsi.

“1 a 2001 per te. Direi che ne ho di strada da fare per superare il tuo record di sconfitte!” disse Zoro con un ghigno.

Kuina sbuffò un po’ dispiaciuta. Non pensava di vincere, ma avrebbe voluto almeno far fare un passo indietro a Zoro “Sarò ancora in vantaggio, ma non avresti nessuna difficoltà a raggiungermi. Non ti sei scomposto minimamente. Se mio padre ti vedesse sarebbe fiero di te. Io di certo lo sono e anche se non sei ancora ufficialmente il miglior spadaccino del mondo, per me lo sei già diventato!” disse Kuina sorridendo.

“Arriverò fino in fondo. Non considererò la nostra promessa conclusa finchè non sconfiggerò anche Mihawk!” disse Zoro serio.

Kuina fece l’occhiolino e disse “Era quello che volevo sentirti dire!”

Ci fu un lungo silenzio tra i due, finchè Kuina, vedendo con la coda dell’occhio Tashiji che andava a recuperare la Wado Ichimoji, sorridendo aggiunse “Ho una richiesta da farti Zoro!”

L’interpellato guardò la ragazzina confuso e la perplessità aumentò maggiormente quando Kuina affiancò Tashiji, la quale si sentì a disagio quando sentì tutti gli sguardi su di lei.

“Devi allenare questa ragazza!”

“Cosa?” disse Zoro preso alla sprovvista.

“Cosa?” chiese Tashiji spalancando gli occhi.

Kuina sorrise divertita alla reazione dei due “Sarà anche una tua nemica, ma ha della stoffa. Potrebbe migliorare molto nell’arte del combattimento con la spada se solo avesse un buon insegnante e questo puoi esserlo solo tu!”

“Dai Zoro, accetta. Chissà magari fra un combattimento e l’altro, nascerà l’amore!” disse Usopp appoggiato da Chopper, ma presto i due si nascosero dietro Franky, vedendo lo sguardo del compagno che minacciava di ucciderli.

“Io non ho nessuna intenzione di allenarla. Sarei uno stupido se le insegnassi a combattere e poi me la ritrovassi davanti come nemica. L’hai detto tu…la stoffa per migliorare ce l’ha, che si allenasse da sola!” disse Zoro voltando lo sguardo altrove.

Kuina si fece seria “Anche tu avevi la stoffa, eppure mio padre non ti ha abbandonato o Mihawk. Quest’ultimo ti ha allenato nonostante per lui rappresenti una minaccia. Ha riconosciuto la tua abilità e ti ha rispettato in quanto spadaccino. Ha messo da parte il suo orgoglio per allenarti e darti una possibilità di sopravvivere nel nuovo mondo e realizzare il tuo sogno. Se Mihawk avesse fatto lo stesso tuo ragionamento, dimmi, a che livello saresti? Potresti viaggiare nel nuovo mondo? Avresti imparato a padroneggiare l’haki che il tuo maestro ti ha insegnato a sviluppare?”

Zoro non fiatò.

“Non rispondi? Bhe saresti migliorato è vero, ma non saresti al livello di adesso e forse non avresti nemmeno scoperto di essere in grado di padroneggiare l’Haki. Quindi perché negare a lei quello che a te è stato concesso?” chiese Kuina seria.

“Se anche lo facessi, lei starà con noi per poco!” disse Zoro.

“Forse, ma gli insegnamenti che apprenderebbe in quel lasso di tempo, le potrebbero salvare la vita un giorno!” disse Kuina determinata.

Zoro spostò lo sguardo su Tashiji, la quale era confusa. Lei non aveva chiesto niente e nemmeno si sarebbe immaginata di domandare a Zoro di farle da insegnante. Lei cercava di mantenere la mente lucida e di non fraternizzare troppo col nemico e con Zoro ci riusciva benissimo, grazie anche al suo completo distacco nei suoi confronti.

“Tu stimi Tashiji e ti piace, ma allo stesso tempo la detesti e questo solo per colpa mia!” disse Kuina , facendo sussultare la ragazza della marina e Zoro.

“Tu vedi me in lei me a causa della forte somiglianza, tanto da accusarla di essere quella falsa. Ma lei non ha nessuna colpa se ha i tratti simili ai miei o pensieri uguali, quindi non è giusto che tu non la rispetti per la persona che  è. Io sono morta Zoro e sebbene non ti stia chiedendo di scordarti di me, lasciami andare. Vivi la tua vita senza il rimpianto di quello che avrebbe potuto essere. Non siamo potuti crescere insieme e diventare compagni di avventura, ma va bene così. Infondo non sono morta a causa tua… è stato un incidente e si vede che doveva andare in questo modo. Chissà forse la mia morte ti ha spronato a migliorarti, a volerti rendere sempre più forte, affinchè un giorno potessi affiancare il tuo capitano ed essergli utile. Tutto avviene per un motivo e probabilmente tu hai incontrato Tashiji per una ragione in particolare, ma se l’allontani non lo scoprirai mai!”

Zoro sbuffò e tornò a guardare Tashiji. Quanto Kuina aveva detto era vero. Accusava la ragazza di colpe non sue e sapeva che non era giusto.

“D’accordo, lo farò!” disse Zoro rassegnato e Usopp e Chopper esultarono, anche se il loro entusiasmo venne fermato da Tashiji che intervenne “Aspettate! Se io non volessi farmi allenare da lui?”

Kuina la guardò curiosa “Non vuoi che lui ti alleni?”

“No, per me va bene…sono sempre disposta a migliorarmi!” disse, facendo alzare gli occhi al cielo a Zoro, il quale cominciò a pentirsi di aver accettato.

 

I mugiwara trascorsero ancora qualche tempo insieme ai loro cari, ma presto Robin disse “Ragazzi, credo che sia il momento per noi di andare. Non sappiamo se l’offerta degli dei di riportarci indietro possa improvvisamente scomparire!”

“Credo che tu abbia ragione, ma…” disse Nami guardando tristemente Bellemer, la quale dandole una pacca sulla schiena disse “Nami, abbiamo già avuto un’opportunità di vederci nonostante apparteniamo a due mondi diversi, ma io voglio che tu torni al tuo mondo e che continui a vivere la tua vita, tanto prima o poi ci rivedremo di nuovo! Inoltre non dimenticarti di dire a Nojiko che è sempre nei miei pensieri e che le sono vicino, proprio come a te!”

Nami sorrise e annuì.

“E lo stesso vale per te Rufy e salutami Sabo quando lo vedi. Ah e non dimenticarti di prenderlo a calci per non averci detto che era vivo!” disse Ace divertito.

Il ragazzo annuì con un sorriso triste. Avrebbe voluto restare con il fratello ancora per molto, ma si rendeva conto che quello non era il suo posto. Rufy abbracciò Ace in un ultimo saluto, mettendolo al corrente di quanto gli sarebbe mancato.

“Io sarò sempre vicino a te, basta concentrarti e mi sentirai, ok?” disse Ace sistemandogli il cappello sulla testa.

“Ehi Rufy!” lo chiamò Bellemer, facendo girare il ragazzo che inclinò la testa da un lato “Trattamela bene!” disse riferendosi a Nami, la quale arrossì.

Il ragazzo sorrise a trentadue denti e annuì.

 “Mi raccomando non dimenticare quanto hai promesso e tu Tashiji, tieni d’occhio Zoro per me, ok?” disse Kuina facendo l’occhiolino alla ragazza.

“Ma…ma…io…io…d-d’accordo!” disse la ragazza stranita, in quanto lei non faceva parte del gruppo.

“Piccola mia, non demordere e continua a vivere. Non voglio  mai più sentirti dire che vuoi morire!” disse Nico Olvia  a Robin in tono di rimprovero.

L’archeologa sorrise e guardando dolcemente i suoi compagni disse “Non lo farò, ora ho una ragione per vivere!”

Tutti si apprestarono a salutare i loro cari, con la speranza che un giorno si sarebbero rivisti.

“Ma come faremo a tornare indietro? Dovremo uscire di qui e affrontare di nuovo quel bestione!” chiese Rufy incrociando le braccia “Potrebbe essere problematico!”

“Abbiamo questa spilla che ci ha detto Ermes. Con questa in teoria, dovremmo ritornare sulla Sunny allo stesso punto dove tutto è cominciato!” disse Robin, prendendo la spilla tra le mani.

Usopp e Chopper si sentirono sollevati a quell’affermazione, non volendo minimamente rimettere piede negli inferi.

I ragazzi si avvicinarono l’uno all’altro e si presero per mano. Robin invocò il nome di Ermes, domandandogli di riportarli nella terra dei viventi.

Una luce accecante li avvolse e quando i volti dei loro cari sparirono, compresero di essere tornati e da li a poco, i contorni della Sunny presero forma e tutti si ritrovarono sul ponte della nave.

“S-siamo tornati!” disse Usopp spaventato dall’idea che quello scenario tanto familiare, potesse nuovamente trasformarsi in quell’inferno da cui erano miracolosamente scappati.

Chopper cominciò a piagnucolare contento e buttandosi a terra cominciò a sgambettare, dicendo “Sunny go, ti voglio tanto bene!”

Franky sorrise felice a vedere che la sua amata costruzione non aveva riportato danni e Robin ringraziò gli dei di aver mantenuto la loro promessa.

Tashiji si sedette a terra, tirando un sospiro di sollievo, mentre Zoro, grattandosi la testa, accennò al fatto che aveva bisogno di bere qualcosa.

Sanji domandò alle ragazze se avevano fame e che era disposto a preparare loro tutto ciò che volevano, evitando bellamente le richieste degli altri compagni che gli avevano già domandato tutti i tipi di piatti esistenti al mondo.

Brook cominciò a strimpellare con la chitarra versi che narravano quanto successo nell’Ade, ma presto venne messo a tacere da Usopp, non pronto per rivivere quei momenti.

Rufy sorrise a trentadue denti felice si essere tornato e di aver potuto rivedere il fratello Ace. Ora che lo aveva visto e che era certo che stesse bene, si sentiva più tranquillo. Certo, avrebbe continuato a sentire la sua mancanza, ma quel senso di colpa che sentiva e che aveva continuato a perseguitarlo, senza che i suoi nakama lo sapessero, si era affievolito ulteriormente. Ora aveva un altro obbiettivo, che aveva promesso al suo fratellone, cioè prendere a calci Sabo per non essersi fatto vivo.

Questo era l’unico rammarico di Ace, non poter dire addio anche a lui, dato che non era morto come credevano.

Nami seguì l’esempio di Tashiji e si sedette sul ponte, ma lei a differenza della ragazza, non potè rilassarsi.

La navigatrice, con una voce spaventata, chiese al capitano “Rufy!” l’interpellato si girò e il suo sorriso si spense quando vide il volto preoccupato di Nami, capendo al volo che c’era qualcosa che non andava “Dov’è Umi?”

Rufy sussultò e si guardò attorno, sperando di trovare un indizio sulla presenza della figlia.

“F-forse è tornata nel suo presente!” disse Usopp speranzoso, sebbene non riuscisse a nascondere una certa preoccupazione.

Usopp ha ragione!” disse Chopper aggrappandosi alle parole del cecchino.

“Potrebbe essere un’eventualità, il problema è che non possiamo saperlo con certezza!” disse Robin portandosi una mano al mento.

“Ma lo dobbiamo sapere. Come possiamo fare finta che niente sia accaduto. E se Umi ha bisogno del nostro aiuto? Se fosse rimasta negli inferi? Non abbiamo nemmeno provato a cercarla!” disse Nami spaventata all’idea che la figlia fosse rimasta li sotto.

“Dato che nel momento in cui tu e Rufy siete entrati negli inferi, siete stati considerati morti, teoricamente lei dovrebbe essere scomparsa!” disse Robin, sebbene potesse solo ipotizzare teorie.

Nami strinse i pugni “Teoricamente? E io dovrei accontentarmi solo di una teoria?”

“Non c’è altro che possiamo fare Nami!” disse Zoro serio. Egli sembrava indifferente, ma in realtà anche lui si era già affezionato a quella mocciosa che gli aveva creato non pochi fastidi.

“Umi non è negli inferi. Appena messo piede là dentro, è scomparsa tra le mie braccia!” disse Rufy coprendosi gli occhi con il cappello.

“Quindi una certezza ce l’abbiamo, ma dubito che sia sufficiente!” disse Sanji accendendosi una sigaretta. Era in crisi d’astinenza ormai, dato che da un po’ non ne fumava più una.

Successivamente si sentì la porta della cucina cigolare e una voce che dissipò i loro timori disse “Ehi, cos’è questo mortorio?”

“Umi!” urlarono tutti all’unisono, tranne per Tashiji, che cercava ancora di comprendere chi fosse quella ragazzina.

La ragazza guardò i presenti con aria confusa, mentre inghiottiva un cosciotto di carne intero senza nemmeno masticarlo.

“è successo qualcosa?” chiese lei, pulendosi in modo poco fine, la bocca con il braccio.

Nami si piombò su di lei e afferrandola per il colletto, la scosse violentemente “Mi hai fatto prendere un colpo. Questa me la paghi brutta mocciosa!”

Umi con gli occhi che le giravano chiese “C-che cosa ho fatto?”

La navigatrice a quel punto si fermò “N-non ti ricordi?”

Umi ci riflesse su e poi scosse la testa “In realtà ho le idee un po’ confuse. Ricordo che ci trovavamo ai confini del mondo e poi,  mi sono ritrovata in cucina con una gran fame e dato che Sanji non aveva messo il blocco al frigorifero, ne ho approfittato. Ma ora che ci penso c’era un po’ troppo silenzio sulla nave. Che cosa stavate facendo? Dormivate per caso? Siete matti, in un mare come questo non bisogna mai abbassare la guardia…oddio…sentitemi, sembro mia madre!” disse disperata.

Nami la lasciò andare facendola cadere a terra e con i denti da squalo le rimproverò “Ringrazia di assomigliarmi almeno in qualcosa piccola ingrata. Che fino a quello che ho visto fino ad ora, disgraziatamente sei tale e quale a tuo padre!”

Rufy scoppiò a ridere, divertito per la scenetta.

“Guarda che non era un complimento, Rufy!” disse Zoro scuotendo la testa esasperata.

 

La ciurma, radunandosi in cucina, raccontò alla bene in meglio, quanto successo a Umi, la quale non fece una piega, anzì intervenne dicendo “Si, un’avventura degna di voi!”

“Non possiamo darle torto!” disse Sanji posando un piatto pieno di leccornie, che venne mangiato all’istante da Rufy, un attimo prima che Umi allungasse il braccio per compiere il suo stesso gesto.

Nami intervenne immediatamente, per fermare l’ingordigia del capitano e dandogli un potente calcio, lo fece volare contro il muro della stanza, sfondandolo e quasi travolgendo una figura giunta in quel momento, il quale non aspettandosi un accoglienza in quel modo, urlò e andò a nascondersi dietro l’albero maestro.

Rufy non avendo risentito del colpo, lo notò e subito gli chiese “E tu chi sei?”

 

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Capitolo 69
*** Sorprese ***


Capitolo 69: Sorprese

 

“E tu chi sei?” domandò Rufy, attirando l’attenzione dei suoi compagni che lo raggiunsero sul ponte.

“Ehi ma...quello da dove sbuca fuori?”chiese Usopp stranito, osservando lo sconosciuto.

“Io non l’avevo visto…oh ma io gli occhi per vedere non ce li ho…yohohohoho!” disse Brook.

Tashiji si sistemò gli occhiali e, osservando la figura minuta, chiese “Ma arruolate anche ragazzini nella vostra ciurma?”

“Con il capitano tutto può succedere, ma per il momento no. Non sappiamo da dove provenga quel bambino…anche se…” disse Robin studiando l’aspetto del piccolo, che sbirciava da dietro l’albero maestro.

Esso sembrava avere sugli 8-9 anni. Aveva gli occhi nocciola, capelli neri e alla rinfusa  e sul davanti aveva un dente mancante. Indossava una salopette di jeans con pantaloncini corti, una t-shirt bianca dove si intravvedeva un disegnino di un ranocchio e una fascia rossa legata sulla fronte. Aveva diverse bende sul corpo, cosa che fece comprendere ai mugiwara che quel bambino era spericolato.

“…potrebbe essere…” continuò Robin, prima che Umi urlasse “Ace, che…che fai qui?”

Nami e Rufy spalancarono le bocche incredule, non immaginandosi che avrebbero mai rivisto il figlioletto che avevano preso in braccio quando era ancora in fasce “A-Ace?” balbettarono all’unisono.

Gli occhi del bambino si illuminarono quando vide Umi, ma quando provò a raggiungerla per abbracciarla, egli, sentendo una forte presa trattenerlo, inciampò e cadde col viso per terra, svelando una bambina di 5-6 anni, che fino a quel momento si era nascosta dietro Ace, non facendosi notare dalla ciurma.

“Un’altra? Sembra che su questa nave i bambini spuntino come funghi!” disse Sanji aspirando la sigaretta.

Umi invece sbiancò alla vista della piccola e venne afferrata da Franky quando si sentì mancare.

“Oi sorella, tutto bene?” chiese il Cyborg, facendole aria con un ventilatore tirato fuori da chissà dove.

Umi aprì gli occhi e disse “S-sto bene? Io sto bene?” si domandò, per poi alzarsi improvvisamente in piedi realizzando la gravità della situazione “No, no che non sto bene, come posso stare bene? Hai visto chi c’è?” disse indicando la bambina “Sono morta, capisci? Morta!”

La ciurma la guardò confusa.

“Non mi sembra così pericolosa!” disse Rufy inclinando la testa di lato e osservare la bambina che sembrava tra l’intimorito e l’incuriosito.

Umi si portò la mano sulla fronte “Non era quello che intendevo!”

“Chi è quella marmocchia, un’altra figlia di Rufy e Nami? Siete peggio dei conigli voi due!” disse Zoro con un ghigno.

Nami lo mise a tacere con un pugno, mentre Rufy domandò “Che centrano i conigli?”

La navigatrice sospirò “voleva dire che…ah lasciamo perdere, piuttosto vorremmo una spiegazione!” disse rivolgendosi alla figlia maggiore.

“Appena l’avrò avuta anch’io!” rispose Umi, inginocchiandosi davanti ad Ace, che si stava strofinando il naso dolorante, e afferrarlo per il colletto “Tu, che diavolo combini. Perché mi hai raggiunto? E soprattutto perché hai portato anche lei?” disse con un tono alterato.

“Ti volevo aiutare nella tua missione e proprio quando venivo trasportato nel passato, lei è entrata in camera tua senza permesso ed è stata risucchiata con me!” disse Ace alzando le spalle. “Tranquilla sorellona, è tutta intera no?”

Umi cominciò a battere il piede a terra nervosamente “Ti devo per caso ricordare chi è suo padre e che da un’intera vita, cerchi di evitarlo ogni volta che ti è possibile, perché ti spaventa? Secondo te cosa ci farà quando scoprirà che la sua adorata figlioletta è scomparsa a causa nostra?”

Il bambino diventò blu dalla fifa e cominciò a sudare freddo.

“Vedo che cominci a renderti conto del casino che hai combinato, ma…forse…forse se tornate indietro immediatamente, gli adulti non si accorgeranno che siete spariti!” disse Umi, vedendo un barlume di speranza.

“Io credo che se ne siano già accorti. Siamo partiti quasi subito dopo di te. Solo che non sapendo in quale momento del passato eri andata, ti abbiamo cercato per un po’ e ci siamo anche cacciati nei guai un bel po’ di volte. Anzi, mi correggo…io mi sono cacciato nei guai, lei andava a nascondersi nel primo buco che trovava, lasciandomi nei casini. Ringrazio la mia buona stella se sono ancora intero!” disse Ace sorridendo, come se non fosse successo niente.

“Cosa?” chiese Umi invece terrorizzata alla sola idea che i due avrebbero potuto farsi seriamente male.

Ace superò la sorella per recarsi dalla ciurma e guardandoli uno ad uno disse “Ciao ragazzi! Alcuno di voi non li ho mai incontrati, anche se so esattamente chi è ognuno di voi, e immagino che mia sorella vi abbia parlato di me, quindi non c’è bisogno delle presentazioni!”

“Come alcuni non li hai mai incontrati? Questo vuol dire che siamo ancora in pericolo di vita?” chiese Chopper , cominciando a farsi prendere dal panico.

“Non necessariamente. Se è vero che Ace ha intrapreso il viaggio subito dopo Umi, questo significa che non era nel suo tempo quando c’è stato il cambio temporale e di conseguenza per lui le cose, come per Umi, sono rimaste invariate. Quando torneranno nei loro tempi allora la loro memoria verrà modificata in base al nuovo futuro che si è venuto a creare!” disse Robin, tranquillizzando Chopper che tirò un sospiro di sollievo.

Ad Ace gli si illuminarono gli occhi, comprendendo cosa quelle parole significassero.

“Sei riuscita a cambiare il passato? Papà sarà vivo?” domandò il ragazzino, cercando conferma in sua sorella.

“In teoria!” rispose Umi.

Ace cominciò a saltare di gioia e si avvicino successivamente a Rufy, per poi fissarlo per un po’ “Sai? Sei proprio uguale alle foto che la mamma conserva. Mi ha parlato molto di te e…è così strano vederti vivo…” cominciò, per poi toccarlo con la punta del dito “…toccarti e sentire che sei veramente di gomma. Ti avevo già visto nella mia gita nel passato di questi giorni, ma…non ti ho mai voluto incontrare. Avevo paura di conoscerti e poi di perderti di nuovo e…sono rimasto nascosto ai tuoi occhi. Ora che però mia sorella ha cambiato il tuo futuro, non c’è più niente che mi possa trattenere!” disse il ragazzino commosso, incrociando per la prima volta lo sguardo con il proprio genitore e poi abbracciarlo.

Rufy sorrise comprendendo i suoi sentimenti, gli accarezzo la testa, scompigliandogli i capelli.

Nami, commossa dalla scenetta, si avvicinò al suo futuro figlio, il quale vedendola, si prese un colpo.

Si ricordò poi che quella Nami era quella del passato e tranquillizzandosi, urlò “Mamma!” per poi abbracciare i fianchi della navigatrice, prendendola alla sprovvista.

“Il ragazzino è affettuoso!” disse Usopp, grattandosi la testa confuso da tutta quella situazione.

“No, non è affettuoso. Quando fa così vuole qualcosa!” disse Umi, facendo alzare un sopracciglio a Nami “Sarebbe?” chiese, per poi guardare dall’alto verso il basso, la testa del figlio che le era ancora avvinghiata. Si sentiva a disagio per quella manifestazione di affetto. Era vero che era il suo bambino, ma comunque lei non sentiva quel legame madre e figlio che lo avrebbe legato a lui un giorno. Nemmeno con Umi provava qualcosa del genere, sebbene si preoccupasse per lei.

“Vero che mi vuoi bene mamma?” chiese Ace facendo gli occhi da cucciolo e guardando la ragazza, la quale non sapendo che pesci prendere, balbetto un sì.

“Allora non mi ucciderai quando tornerò nel futuro, dopo aver scoperto che ti ho disobbedito per raggiungere Umi, vero?” chiese sorridendo “Ricorda che sono il tuo figlio maschio preferito!”

Umi alzò gli occhi al cielo, mentre Nami sgranò gli occhi per poi affermare “Stai cercando di comprarmi affinché decida in futuro di non punire mio figlio, quando mi farà venire un infarto perché è partito per chissà dove?”

Ace si allontano dalla navigatrice e sorridendo a trentadue denti, rispose “Si!”

Una vena pulsante spunto sulla tempia di Nami, la quale cominciò a insultare il ragazzino, per poi dargli un pugno in testa.

Rufy scoppiò a ridere, divertito dal figlioletto e disse “Ace, sei uno spasso!”

“Davvero?” chiese il ragazzino contento “Allora la convinci tu a non prendersela con me?

“Va bene!” rispose semplicemente Rufy, facendo esasperare Nami.

Chopper spostò lo sguardo dalla scenetta, alla nuova bambina, ancora senza nome, che si trovava accanto a Umi.

Ella era magrolina, con un vestitino semplice rosa con dei fiorellini bianchi sull’orlo, gli occhi color nocciola e i capelli sciolti e lunghi fin dopo le spalle di un colore verde chiaro.

Il dottore le si avvicinò e annusò la bambina, per poi affermare “Ma…ma questo odore è di…”. Non terminò la frase che la piccola si diresse verso Zoro, aggrappandosi ai suoi pantaloni.

Lo spadaccino fu sorpreso dal gesto della piccola. Si domandò del perché quella bambina si rifugiasse da lui, con tutte le persone presenti.

Zoro cercò di spostarsi, ma la presa della piccola era ben salda “Ehm…ti dispiacerebbe lasciarmi andare?” chiese con tono serio, che intimidì la piccola, la quale non staccando gli occhi dall’uomo, indietreggiò fino a raggiungere, questa volta, le gambe di Tashiji e aggrapparsi a lei.

Dei brividi di freddo percorsero la schiena dello spadaccino, che cominciò ad avere un “brutto” presentimento.

Sgranò l’unico occhio visibile e spaventato si rivolse a Umi “No… dimmi che lei non è quello che credo!”

Umi sorrise a trentadue denti divertita e annuendo disse “Oh si, lei è sangue del tuo sangue, tuo e di Tashiji!”

“Cosa?” urlarono i Mugiwara, che ancora non avevano capito chi potesse essere la bimba.

“Non ci credo, come può quel…quello stoccafisso avere una figlia…con la mia dolcissima Tashiji poi…!” disse Sanji sconvolto, lasciando cadere a terra la sigaretta appena accesa.

“Z-Zoro ha procreato?” disse Usopp a bocca aperta “M-ma nel futuro dove siamo stati, lui non aveva figli!”

Bhe data la sua età, teoricamente non era ancora nata!” disse Robin riflettendo sulla faccenda “Oltre al fatto che possiamo aver cambiato molti eventi che sarebbero dovuti capitare, con il nostro soggiorno nel futuro!”

“Super!” gridò Franky “Un altro componente della ciurma!”

Yohohoho, è davvero carina Zoro-san. Ti somiglia molto!” disse Brook avvicinandosi troppo alla piccola, che cominciò ad urlare spaventata e strinse maggiormente la presa sulle gambe di Tashiji, la quale era rimasta shoccata, tanto quanto Zoro.

Brook si andò a rannicchiarsi in un angolo, afflitto per la reazione che la piccola, sebbene immaginasse che, trovandosi il suo futuro se stesso, da un’altra parte rispetto al resto della ciurma, la bambina non aveva mai potuto abituarsi al suo aspetto.

“F-figlia di chi? Scusate credo di non aver capito bene!” disse la ragazza della marina spaventata.

“Esatto, non hai capito bene perché questa è un’assurdità. Non esiste che io mi metta con lei, in questa vita, mai. Tanto meno potrà mai accadere che io e lei facciamo una figlia insieme, intesi?” disse Zoro arrabbiato.

“Puoi dire quello che vuoi Zoro, ma di fatto lei è qui!” disse Umi infastidita, anche se sapeva che tra lui e Tashiji non scorreva buon sangue.

Zoro la fulminò con gli occhi, prima di girarsi e andarsene nella sua stanza di allenamento.

“Che razza di maniere. Quel Marimo avrebbe bisogno di una bella lezione!” disse Sanji innervosito, non capendo il comportamento del compagno.

“Non è facile venire a conoscenza di chi saranno i propri figli o il proprio partner!” disse Nami comprendendo il compagno.

“Tu e Rufy non avete avuto questi problemi!” disse Chopper confuso.

“La situazione era diversa. Io e Rufy non eravamo indifferenti l’uno all’altra. Però una sorta di rifiuto l’ho avuta anche io, anche se non dello stesso livello di Zoro. Conoscere i propri figli ti fa sentire in obbligo di metterli al mondo e io avevo…anzi ho paura che per qualche ragione possa non accadere. Sappiamo tutti com’è fatto Zoro. Sarà scorbutico, sempre imbronciato e un demone quando deve combattere, ma non è cattivo e di certo non odia quella bambina. Avrà avuto paura, perché per come sono adesso le cose, niente fa pensare che tra lui e Tashiji possa nascere l’amore!”

Tashiji si sentiva confusa. Non capiva  molto di quanto stava accadendo, né aveva compreso chi fossero realmente Umi ed Ace. Aveva sentito parlare di figli futuri e via dicendo, ma le sembrava una cosa talmente assurda e surreale che pensava fosse una sorte di codice tra pirati o qualcosa del genere.

Robin comprese la sua confusione e brevemente le raccontò quando era accaduto loro tempo addietro.

“Quindi…se ho capito bene…quei tre vengono veramente dal futuro?” chiese la ragazza della marina, ancora poco convinta.

Robin sorrise e annuì.

“Sapevo che nel nuovo mondo accadevano cose particolari, ma questa…questa le batte tutte!” disse, per poi guardare la bambina che si era aggrappata a lei. La trovò molto carina e dolcissima, con quegli occhioni da cucciola che la fissavano. Si abbassò alla sua altezza e le chiese “D-d’avvero io s-sono t-tua m-madre?”

La piccola annuì.

“E come ti chiami?” le domandò curiosa.

Hikari!”

Tashiji sorrise. Aveva sempre amato quel nome. Era così che chiamava la sua bambola preferita quando era bambina e aveva già deciso che, semmai avesse avuto una figlia, l’avrebbe chiamata Hikari.

La beatitudine di Tashiji però durò poco, quando comprese esattamente cosa significava tutta quella assurda storia. Si alzò di scatto in piedi e con voce tremante disse “No, no, no, no, no, no! Non può essere, questo…questo deve essere un sogno o un incubo. Io non posso avere una figlia con…con…con…con…con…”

“Zoro!” disse Rufy tranquillamente , vedendo che la ragazza aveva preso a balbettare tanto era il panico che si era impossessata di lei.

Tashiji arrossì di botto e si porto le mani al viso come a volersi nascondere, per poi scappare nella stanza di Robin, dove alloggiava momentaneamente.

I due nuovi arrivati vengono accolti dagli altri senza problemi e Ace e Hikari non ebbero problemi ad adattarsi subito alla vita sulla nave. Ace giocava con Rufy, Usopp e Chopper, mostrando il suo carattere estroverso e combina guai simile al padre, mentre Hikari era più tranquilla e sembrava mostrare un certo interesse per i libri che Robin sfogliava. Però la sua concentrazione era altrove e spesso girava la testa verso la stanza di allenamento di Zoro.

Robin sorrise notando il comportamento della bimba e incoraggiandola le disse “Perché non vai a vedere cosa sta facendo  lo spadaccino?”

Hikaru la guardò dubbiosa, ma poi un sorriso si dipinse sul suo volto e annui, correndo poi verso la scala che l’avrebbe condotta nella cabina.

 

Zoro era intento nei suoi allenamenti cercando di non pensare a quanto aveva scoperto, ma più volte perse il conto di quante volte aveva sollevato i pesi a causa della scarsa concentrazione.

Ad un tratto vide spuntare una testolina verde dalle scale. Fece finta di non vederla, ma si sentiva osservato e a disagio a causa della sua presenza. Vide la bimba camminare nella stanza e osservare i vari attrezzi della cabina, girandosi di tanto in tanto verso di lui, curiosa.

La piccola vide le tre spade dello spadaccino adagiate contro il  muro, di cui una caduta a terra e si accinse a raggiungerle. Zoro era pronto a riprenderla se avesse avuto intenzione di toccarle, ma quando capì le intenzioni della bimba, si fermò.

Infatti la piccola prese la spada caduta a terra e delicatamente la rimise in piedi insieme alle altre, senza avere alcuna intenzione di giocarci e tagliarsi via qualche arto, come Zoro temeva.

Hikari poi andò a sedersi su una panchina, guardando di tanto in tanto fuori dalla finestra, ma qualunque cosa facesse, manteneva il silenzio.

Zoro, continuava il suo allenamento, ma più volte si ritrovò a fissare la bambina, pensando a cosa dovesse fare o dire.

“Credo che di sotto ti annoieresti di meno!” disse finalmente lo spadaccino.

Hikari alzò le sopracciglia sorpresa. Aveva cominciato a pensare che insieme all’occhio, aveva perso anche la lingua.

“Non mi sto annoiando. Mi piace stare con te e vederti allenare…anzi il mio papà a quest’ora mi avrebbe invitato ad allenarmi con lui!” disse la piccola alzando le spalle.

Zoro alzò un sopracciglio “Allenarti?”!

La piccola annuì “Come dici sempre, il mondo è un posto pieno di pericoli e prima imparo a difendermi da sola, meglio è, soprattutto dato che i cacciatori di taglie piace prendere di mira noi bambini per arrivare ai genitori!” disse sbuffando.

“Sei stata presa di mira dai cacciatori di taglie?” chiese Zoro sussultando e stringendo involontariamente la presa sul peso che aveva tra le mani.

“Non solo io, anche Ace e Umi, ma io non ho mai paura, perché tu arrivi sempre a salvarmi, insieme alla mamma!” disse la piccola sorridendo “E poi non sono completamente indifesa!”

Zoro stava per chiederle cosa intendesse dire, ma l’urlo di Rufy all’avvistamento di un’isola, li distolse dal loro discorso.

I due raggiunsero il resto della ciurma e Hikari dovette arrampicarsi sul parapetto, per poter vedere la striscia di terra, che si intravvedeva all’orizzonte.

Nami era inquieta invece. Vedendo la bussola, non sembrava che quell’isola esistesse davvero. “Potrebbe essere un’allucinazione?” chiese Usopp.

Rufy mise il broncio a quell’affermazione “Sarebbe un peccato. Quell’isola sembra divertente!”

Robin si lasciò sfuggire un sorriso. Ogni volta che Rufy trovava qualcosa divertente, voleva dire che per loro c’erano soltanto guai in arrivo.

“Potrebbe essere quell’isola misteriosa di cui mia madre mi ha parlato!” disse Umi attirando l’attenzione dei presenti.

“Che isola?” chiese Franky.

“Uhm…bhe non ha proprio un nome a causa della sua particolarità che la rende difficile da trovare, ma la mamma ci ha parlato di quest’isola diverse volte, usando l’avventura vissuta lì come un fiaba per farci addormentare!” Continuò Ace.

“Guardate bene l’isola, non vi ricorda qualcosa la sua forma?” chiese Umi.

La ciurma osservò la terra emersa, ma solo Robin ebbe un intuito “Sembra una donna stesa a pancia in su!”

“Ora che mi ci fai pensare è vero!” disse Usopp.

“Quella vegetazione che sembrano varie liane che pendono da un lato dell’isola, sono i capelli della donna. Quelle enormi montagne, sono le gambe piegate. La pancia piatta corrisponde alla pianura, l’ombelico a un lago, le narici del naso corrispondono a delle grotte, la bocca a un dirupo profondo e…” cominciò Hikari non staccando gli occhi dalla terra.

“…le tette sono le colline! Chissà se indossa delle mutandine!” disse Brook da dietro Franky, sperando di scappare dalla furia di Nami.

“è pericolosa quell’isola?” chiese Tashiji “C’è per caso una base della marina?”

“Pericolosa probabile! Base della marina? No. Ci sono degli esseri strani che la popolano, che hanno avuto un’evoluzione diversa rispetto alla nostra, in quanto quell’isola è viva e se gli gira si immerge e si sposta!” disse Umi.

“Ora sono ancora più curioso di andare a visitarla. Chissà quante cose fantastiche potremo vedere e chissà quali cibi prelibati ci sono!” disse il capitano.

“Aspetta un momento Rufy, ti sembra il caso di correre il rischio di esplorare un’isola sconosciuta con due bambini?” chiese Zoro incrociando le braccia.

Rufy inclinò la testa e guardò i ragazzini.

“io voglio andate!” disse Ace mettendo il broncio allo spadaccino “Non ho paura!”

Usopp si avvicinò allo spadaccino e colpendolo con un gomito e con un sorriso sornione sulle labbra disse “Ti preoccupi per tua figlia eh…di la verità!”

Zoro arrossì e cominciando ad urlare disse “Io non mi preoccupo per niente e per nessuno, sia chiaro!”

“Oh si, si…certo!” disse Usopp sghignazzando.

“Però Zoro ha ragione. Io non voglio che succeda qualcosa a Ace e Umi prima che ritornino indietro. Dovrà essere la mia futuro me stessa a ucciderli per il loro gesto avventato!” disse Nami, contraria a sbarcare su di un isola più misteriosa delle altre, dove nemmeno gli strumenti di navigazione segnalavano la sua presenza.

“Ma mamma…” disse Ace.

“Ma Nami…” disse invece Rufy mettendo il broncio.

“mettiamola ai voti!” disse Hikari alzando la mano, lei proprio come Ace, era curiosa di esplorare quell’isola e di conoscerne i segreti.

“D’accordo, allora chi vota per andare?” chiese Rufy alzando la mano.

Con lui, anche Robin, Chopper, Usopp, Franky, Brook, Umi, Hikari e Ace non vedevano l’ora di buttarsi in una nuova avventura.

“Nove voti positivi, contro quattro negativi, direi che abbiamo vinto noi! Tu Sanji… strano che non voglia venire!” disse Usopp.

“Io in realtà sono d’accordo le ragazze, ma essendo una per il si e l’altra per il no…sono neutrale, però sono curioso di vedere se c’è qualche nuova specialità che posso cucinare!” disse il cuoco.

Hikari si avvicinò a Zoro e tirandolo per una mano disse “Ti prego papino, andiamo!”

Zoro guardò storto la bambina e balbettando imbarazzato disse “N-non c-chiamarmi p-papino!”

Nami sospirò rassegnata “Tanto che serve protestare? Siamo in minoranza!”

Rufy sorrise a trentadue denti e guardando Ace gli fece cenno di dare lui stesso l’ordine.

“Bene ciurma, prepariamoci a sbarcare!”

 

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Capitolo 70
*** Le insidie dell’isola donna ***


Capitolo 70: Le insidie dell’isola donna.

 

Ci volle ancora un po’ di tempo prima che la Sunny giungesse a destinazione e in quell’arco di tempo, Ace e Rufy diventarono così impazienti di visitare l’isola, da far vacillare la pazienza di Nami.

“Se quei due mi chiedono ancora una volta quanto manca per arrivare, non rispondo più di  me stessa!” disse Nami esasperata.

Robin, che era seduta al tavolino a prendere un caffè insieme alla navigatrice, sorrise divertita, ma il suo sorriso si spense pensando al suo futuro. Sembrava che tutti i suoi nakama erano destinati ad avere un futuro bene o male tranquillo, mentre lei sapeva che sarebbe dovuta continuare a scappare dalle grinfie del governo ed era così stanca di dover sempre fuggire.

Sospirò, attirando l’attenzione di Nami che le domandò cosa avesse, ma ella con un sorriso scosse la testa per non fare preoccupare l’amica. Infondo il futuro poteva ancora cambiare e chissà…con Rufy ancora in vita, le cose si sarebbero sistemate anche per lei.

Conoscendo il capitano non le avrebbe mai permesso di continuare a scappare, al contrario, avrebbe affrontato e eliminato ogni minaccia che metteva a repentaglio la sua felicità. Si sentì immensamente grata alla vita, che sembrava avercela con lei da quando era nata, per averle fatto incontrare Rufy, sua nuova fonte di speranza.

“Mamma!”

Nami sussultò a sentirsi chiamare e con poco garbo disse “Ace, non ti azzardare a chiedermi nuovamente quanto manca, se non vuoi che ti spedisca sull’isola con un bel calcio. Non ti posso garantire però un atterraggio morbido!”

“Sei isterica anche da giovane, uffa… volevo solo dirti che siamo praticamente arrivati!” disse il ragazzino alzando gli occhi al cielo.

Nami si alzò e affacciandosi dalla nave, vide che il fondale marino era visibile e quindi era giunto il momento di attraccare.

“Posso dare l’ordine di gettare l’ancora?” chiese il ragazzino, entusiasta all’idea di comandare una ciurma di pirati e quando Nami gli diede il permesso, si arrampicò sul parapetto della Sunny, con il rischio di cadere se la navigatrice non lo avesse afferrato evitandogli di perdere l’equilibrio, e gridò “Ciurma gettate l’ancora!”

Usopp obbedì, ma subito dopo si accorse che qualcosa non quadrava e dirigendosi verso il ragazzino domandò “Dì un po’… chi ti ha eletto nostro capitano? Mettiti in coda pivello, ci sono prima io!”

“Oh no, io sono il figlio del capitano, quindi il titolo spetta a me!” disse Ace convinto.

“Guarda che il titolo di capitano non è ereditario, quindi è il grande capitano Usopp il più indicato per questo ruolo!” disse Usopp puntandosi il pollice al petto.

“Non dimenticatevi che Rufy ha indicato Zoro come suo successore!” affermò Robin, aggiungendosi alla discussione.

“Ehi, ehi…tenetemi fuori da questa storia!” disse lo spadaccino esasperato da Hikari che gli domandava in continuazione di giocare con lei, chiedendogli cose a cui non si sarebbe mai abbassato a fare, tipo mettersi a quattro zampe e fare il cavalluccio.

Bhe se Zoro si tira indietro, mi candido io!” disse Brook “Sarò il primo capitano scheletro che il mondo abbia mai visto!”

Nami alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente, semplicemente si recò in cucina per allontanarsi dal frastuono, dove al suo interno trovò Rufy e Umi assillare Sanji per avere qualcosa da mangiare.

 

I ragazzi si riunirono per la cena. Avevano deciso di andare in avanscoperta dell’isola l’indomani, in quanto poteva essere pericoloso inoltrarsi su di un’isola misteriosa senza l’ausilio della luce del sole.

Rufy e Ace misero il broncio per un po’ alla decisione, ma il banchetto preparato da Sanji, fece dimenticare loro tutto quanto.

Hikari invece aveva notato che i suoi futuri genitori non si erano mai rivolti la parola e con uno stratagemma, era riuscita a farli sedere vicino, sebbene ci fosse lei in mezzo a dividerli. Durante il pasto però la situazione non cambiò. Dalle bocche di Zoro e Tashiji non usciva nemmeno un insulto verso l’altro e i loro occhi non si erano incrociati nemmeno per sbaglio.

Hikari però non si arrese e improvvisamente scoppiò a piangere, dicendosi di essersi tagliata col coltello.

“Fa tanto male!” piagnucolò la bambina stringendosi il dito.

Sia Zoro che Tashiji si girarono verso la piccola istintivamente e all’unisono afferrarono la mano della piccola dicendo “Fa vedere!”

Le mani di Zoro e Tashiji si sfiorarono e i due, a quel gesto, si guardarono negli occhi arrossendo.

Zoro allontanò di scatto la mano e si alzò scatto in piedi per andarsene, infatti gli sguardi dei suoi compagni erano puntati su di lui e la ragazza e si sentiva estremamente a disagio.

“Papino, non te ne andare. Potrei morire!” disse Hikari con le lacrime agli occhi.

Zoro alzò il sopracciglio “Non si muore per un taglio e poi…non chiamarmi papino!” disse sbattendo poi la porta della cucina.

Hikari smise di piangere all’istante, rassegnandosi al fallimento del suo piano “Uffa…ma cosa vi prende a voi due!” disse cominciando poi a mangiare con foga per il nervosismo.

Ace e Umi scoppiarono a ridere divertiti e poco dopo furono seguiti dagli altri, tranne Tashiji a cui quello scherzo non era piaciuto per niente.

 

Finalmente i Mugiwara poterono mettere piede su quella strana isola e subito si accorsero di qualcosa di particolare che iniziava direttamente dalla spiaggia. La sabbia infatti non era come ci si aspettava, questa infatti era di un colore più rosato rispetto al solito e dopo un’attenta analisi, Chopper comprese di cosa si trattasse e disse “In mezzo a questa sabbia ci sono scaglie di pelle morta!”

“Cosa?” chiese Nami disgustata, sebbene non tanto quanto il cecchino che l’aveva addirittura toccata con mano.

“Se l’isola è una donna come Umi ci ha detto, è plausibile. La pelle viene bagnata per lungo periodo durante la sua permanenza sott’acqua e quando torna a galla, il sole asciugandola, la fa seccare e questa poi si stacca per lasciare posto a pelle nuova e rigenerata!” disse Chopper, dando una spiegazione a quella strana faccenda.

“Vuoi dire che questa …è davvero una donna? Io pensavo che fosse un modo di dire dato la sua forma!” disse Usopp incredulo.

“Non vedo il perché ti sorprendi tanto Usopp, questo è pur sempre il nuovo mondo!” disse Sanji accendendosi della sigaretta “Ma a questo punto dubito di trovare qualcosa di commestibile che non sia una parte del corpo della donna!”

Nami divenne blu al solo pensiero “Non voglio mangiare niente che cresca addosso a questa…cosa, isola o persona che sia!”

“è un’ingiustizia però. Non vedevo l’ora di farmi una bella scorpacciata di qualcosa!” disse Rufy con il broncio.

Robin sorrise, ma potè affermare che non tutto quello che cresceva sull’isola era una parte del corpo della donna. Infatti vi era diversa vegetazione, che comprendeva per lo più muschio e alghe che si adattavano a vivere sia in acqua che al sole, ma c’erano anche diverse mangrovie adattate perfettamente quell’ambiente particolare.

“Almeno qualcosa di normale c’è!” disse Franky “è pur sempre un’isola e in qualche modo gli abitanti di questo posto devono pur vivere!”

“Guardate, laggiù c’è del fumo!” disse Rufy correndo per andare a vedere, seguito da Ace, ma quest’ultimo venne afferrato dalla maglietta da Nami, la quale urlò “Rufy, vuoi dare il buon esempio a tuo figlio? non sappiamo a cosa corrisponda quel fumo, potrebbe essere pericoloso!”

Rufy sembrò riflettere su quanto detto “Hai ragione!” disse, poi guardando il figlioletto continuò “Ace, tu rimani qui, è pericoloso. Ciao, io vado!”

Nami però gli diede un sonoro pugno in testa e con i denti aguzzi gli gridò “Anche tu devi fare attenzione. Se ti ficchi nei guai non ho nessuna intensione di venire a recuperarti!”

Rufy sorrise “Ne dubito. Se venuta a recuperarmi persino agli inferi!”

“Lo ammetto, ho fatto un grosso errore, ma non lo farò una seconda volta. Ora incamminiamoci con calma e tenete tutti gli occhi aperti!”

Il paesaggio era in costante mutamento, vi erano fitti alberi, poi solo deserto, poi distese d’erba, poi una distesa con diverse pozzanghere e nessuno di loro voleva sapere se erano cose naturali o parti del corpo della donna isola, ma tutti si erano fatti la loro idea.

Stavano attraversando un altro bosco quando notarono che mancava qualcuno.

“Dov’è finito Zoro?” chiese Usopp guardandosi intorno.

“C’è da chiederlo? Quel babbeo si sarà perso!” disse Sanji grattandosi la testa.

“Mancano anche Tashiji e Hikari!” disse Chopper, cominciando ad annusare l’aria per percepire il loro odore, ma sentì solo odore di sudore proveniente da quelle pozzanghere che in assenza di precipitazioni da diversi giorni, non dovrebbero essere presenti se queste erano fatte di semplice acqua.

“Immagino che Hikari avrà visto suo padre allontanarsi e lo avrà seguito e Tashiji di conseguenza ha cercato di fermare la figlia!” disse Umi, alzando le spalle. Succedeva spesso nel futuro, anche se Zoro si perdeva sempre nella foresta che ormai dovrebbe conoscere come le sue tasche, essendoci andato tante volte per allenarsi o per cacciare.

 

“Papino, ci siamo persi!” disse Hikari, tirandogli i pantaloni.

Zoro si girò verso la bambina e guardando Tashiji chiese “E tu, perché mi segui?”

Tashiji mise il broncio e disse “Non posso mica permettere che accada qualcosa a mia figlia!”

“Credi che non sia in grado di prendermi cura di lei? “ chiese Zoro.

“Ne sono certa! Se sei in grado di perderti stando in coda al gruppo, come puoi occuparti di una bambina così piccola!” chiese Tashiji.

Zoro le si avvicinò maggiormente per risponderle “Saprò prendermi cura di lei, quindi ora puoi andartene!”

Anche Tashiji fece un passo in avanti “Lo farei volentieri e porterei Hikari con me, ma le circostanze mi obbligano a stare qui!”

Zoro alzò il sopracciglio e chiese “Quali circostanze?”

Bhe se non lo hai notato, per stare a presso a un imbranato come te, mi sono persa anche io!”

Hikari guardava i suoi genitori battibeccare. Era la prima volta che li vedeva fare qualcosa di normale, infatti anche nel futuro i suoi litigavano spesso, ma era solo a causa della loro testardaggine, ma poi facevano sempre pace e in genere era Zoro a riavvicinarsi a lei, perché sapeva bene che Tashiji era capacissima di non rivolgergli mai più la parola.

Zoro e Tashiji del passato continuavano a litigare e a ogni battuta si avvicinarono sempre di più, finchè si ritrovarono vicini… molto vicini.

Zoro la fissò dall’alto verso il basso e i suoi occhi per un momento si posarono sulle labbra della ragazza.

Tashiji non fu da meno e iniziò ad alzarsi sulle punte dei piedi per completare il gesto a cui Zoro stava pensando e su cui lei aveva più volte fantasticato, ma qualcosa interruppe quel momento.

“Forza baciatevi!” disse Hikari con il sorriso abbagliante sulla faccia.

Zoro a quelle parole rinsavì, così come Tashiji, la quale spinse lo spadaccino all’indietro urlandogli “Non ti azzardare ad avvicinarti più a me, intesi?”

“Non ci penso minimamente, strega!” disse Zoro voltandosi e riprendendo il cammino per chissà dove.

 

Brook durante il cammino si fermò improvvisamente, attirando l’attenzione dei compagni o almeno di quelli che non possedevano l’haki dell’osservazione. “Abbiamo un problema!” disse.

Aveva usato la sua tecnica della divisione dell’anime dal corpo per dare un’occhiata in giro e si accorse che le cose si stavano complicando.

Rufy lo guardò serio. Anche lui, così come Usopp e Sanji, si era accordo di diverse persone che li stavano osservando.

“Cosa facciamo Rufy-san, stanno per circondarci!” disse lo scheletro.

Rufy non pensò nemmeno un secondo “Continuiamo, magari ci stanno solo osservando per studiarci, infondo siamo degli invasori nelle loro terre. Quando capiranno che non abbiamo cattive intenzioni, si tranquillizzeranno!”

“Potrebbe però non accadere. Se è vero che questa isola non viene mai trovata, quante possibilità ci sono che queste persone abbiano mai visto altri loro simili? Potrebbero considerarci una minaccia a priori, senza darci la possibilità di far loro capire che non abbiamo intenzioni malvage!” disse Robin, prima che il suo istinto le dicesse di fare un passo indietro, evitando così un ago affilato e spesso che andò a conficcarsi sulla conteggia di una mangrovia.

“Ci stanno attaccando!” gridò Chopper spaventato, nascondendosi dietro Usopp, ma gli abitanti dell’isola li avevano completamente circondati e nascondersi dietro qualcuno non serviva a molto.

Nami afferrò il suo climack attack, ma non attaccò. Se si poteva, voleva evitare uno scontro.

Quegli esseri, avevano poco in comune con gli esseri umani. Avevano mani e piedi parlati e una membrana sottile che univa gomito e torace. Dietro avevano una coda simile a quelle delle sirene, che però era distaccata dalle gambe, permettendo loro così di camminare sulla terra ferma e nuotare in mare aperto. Avevano occhi molto grandi, probabilmente per assorbire la maggior quantità di luce possibile, in modo da poter vedere sott’acqua, ma al momento le loro pupille erano molto strette come a volersi proteggere dalla troppa luce solare. A Robin optò che il loro organo visivo funzionasse pressappoco come quella dei gatti. Avevano denti appuntiti, cosa che fece intendere loro che potevano essere carnivori e questo non fece presumere niente di positivo ai mugiwara.

Ma nonostante il loro aspetto strambo e il colore azzurro scuro, avevano qualcosa in comune con gli umani, oltre al camminare eretti…l’utilizzo di armi.

Erano armi primitive rispetto a quelle che avevano gli esseri umani, ma a loro, per cacciare sott’acqua non serviva niente di più che lance, archi e fiocine, costruite con lische di pesce di varie dimensione.

I nativi dell’isola erano tutti pronti ad attaccare, ma Rufy ordinò ai suoi nakama, di non far loro del male, se non strettamente necessario.

Si sarebbero limitati a difendersi, finchè non avrebbero compreso che loro non erano una minaccia.

Ma il sistema non funzionò e Rufy dovette considerare l’idea che il loro attacco non era dovuto solo alla difesa del loro territorio, ma potevano anche averli scambiati per la loro cena.

Il ragazzo però era sempre dell’idea di difendersi e disarmare gli avversari, senza nuocere nessuno.

Tutti per fortuna erano abili a schivare e parare colpi. Solo Ace era un po’ in difficoltà, ma Umi sembrava in grado di  proteggerlo senza aiuto, ma quando vide che i suoi figli stavano per essere attaccati alle spalle, Rufy allungò le braccia. Uno per aggrapparsi a un ramo di un albero, l’altro per afferrare la vita dei ragazzi, trascinandoli poi sulla  mangrovia.

“State bene?” chiese Rufy , vedendo che era riuscito a salvarli per un soffio, ma poi un dolore acuto al collo, gli fece perdere la presa sull’albero, facendolo cadere a terra.

“Papà!” urlarono Umi ed Ace dall’altro, preoccupati da quanto successe, ma poco dopo anche Umi sentì lo stesso dolore.

Robin aveva usato i suoi poteri per immobilizzare diversi nativi. E per proteggere i suoi compagni quando questi si trovavano scoperti, a causa dell’elevato numero dei loro assalitori.

“Grazie Robin-swan, mi hai salvato!” disse Sanji con gli occhi a forma di cuori…cuori che si ruppero quando vide l’archeologa cadere sulle ginocchia, tenendosi saldamente un braccio, dove vedeva che dalle sue carni spuntava fuori un lungo aculeo.

Sanji le fu subito accanto per controllare le sue condizioni.  Chiese a Franky di coprirgli le spalle, mentre lui provvedeva a estrarre quell’aculeo dal braccio di Robin, per notare che questo era intriso di una sostanza particolare, che dall’odore potè riconoscere subito.

“Non capisco…questo è…” cominciò Sanji, prima di sentire urlare Usopp, che aveva visto Chopper, che aveva usato una delle sue trasformazioni, assumere le sembianze di una renna normale, senza essere capace di difendersi.

“Cosa sta succedendo?” domandò Franky, quando si ritrovò  Brook tra le sue braccia, senza che questo si muovesse. “Fratello, riprenditi!”

Rufy ancora dolorante si alzò appoggiandosi al tronco. Si sentiva strano. Non male, ma si sentiva diverso.

Guardò Umi, che nel frattempo era scesa dall’albero con Ace, grazie a Nami, che teneva i nativi lontani, e vide nel suoi occhi la stessa paura che attanagliava lui.

“Papà…non ho più i miei poteri!” disse Umi spaventata.

 

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Capitolo 71
*** Intrappolati ***


Capitolo 71: Intrappolati

 

“Papà, non ho più i miei poteri!” disse Umi spaventata, ma quello che non sapeva e che lo stesso destino era capitato anche a tutti gli altri membri della ciurma dotati di poteri.

Rufy però, nonostante si sentisse spaesato, non sapendo più cosa volesse dire essere normale, cercò di non farsi cogliere di sorpresa e portando Umi e Ace alle sue spalle, si mise in posizione di difesa.

Quando un nativo dell’isola, gli si posizionò davanti, il capitano ebbe l’istinto di colpirlo, ma il problema furono le distanze.

Abituato ad allungarsi, che il nemico fosse vicino o lontano, non aveva mai costituito un problema per Rufy, cosa invece che gli diede parecchio fastidio in quel momento.

Il nemico sembrò accorgersi delle sue difficoltà a colpire e si tenne a debita distanza dai suoi colpi, facendo lo stesso numero di passi indietro, quanto il suo avversario ne faceva verso di lui. Cerco di attaccare con la sua lunga lancia, ma quello che non aveva previsto era che, anche se Rufy era sprovvisto di poteri, tutti quegli anni di combattimento, non si erano cancellati come d’incanto. Possedeva ancora la sua forza, sebbene buona parte gli era conferita dai suoi poteri, come la velocità che egli imprimeva ai suoi colpi. Inoltre possedeva ancora l’haki e quella dell’armatura poteva fare parecchio male, dato che quella del conquistatore del re non sembrava avere effetto su di loro.

Rufy schivò la lancia dell’avversario ripetute volte, prima di afferrargliela e strappargliela di mano. Da bambino usava un bastone di metallo per difendersi dagli animali giganti e sebbene non usasse quello strumento di combattimento da tempo, si ricordava ancora qualche mossa.

“Dove hai imparato a usare il bastone? Mi rubi il mio stile di combattimento ora?” chiese scherzosamente Nami, tirando un sospiro di sollievo vedendo che Rufy comunque era in grado di cavarsela, ma nonostante questo non perse di vista né lui i suoi figli nemmeno per un secondo, pronta a intervenire in caso di bisogno.

Diversamente dal capitano però, Robin non era abile nel combattimento, dato che usava il suo potere per lo più come diversivo o sbaragliare in massa i nemici, cosa che senza poteri non poteva fare.

Sanji comprese la sua difficoltà e fece di tutto per proteggerla, ma più nemici abbatteva, più questi sembravano arrivare. Inoltre questi sembravano avere una corazza dura al posto della pelle. Forse avevano dovuto sviluppare una specie di armatura dovendo sopportare la pressione marina nei periodi d’immersione dell’isola e questa capacità consentiva loro di rialzarsi e combattere nuovamente, appena lo stordimento iniziale spariva.

Notava che i nemici che tendevano a non rialzarsi erano quelli che aveva colpito con  molta potenza e utilizzando l’haki e sebbene rischiasse di far loro molto male, non vide alternativa e impresse nei suoi calci tutta la potenza che aveva.

Rufy aveva detto loro di non far troppo male ai nativi, tranne che in situazioni disperati…quella era una situazione disperata.

Franky non risentiva dei colpi che i nativi gli infliggevano grazie alla sua armatura di acciaio, ma faceva fatica ad allontanarli dovendo stare attento a Brook.

Non comprese cosa fosse successo con l’esattezza, ma era chiaro che i suoi compagni che si erano cibati dei frutti del diavolo, avevano perso i loro poteri e questo poteva solo significare una cosa. Brook era morto, quello che teneva in mano era solo uno scheletro vecchio di decenni che avrebbe potuto rompersi come niente, se solo lui non lo avesse protetto. Non sapeva dire se quella condizione era permanente o meno, ma se il suo compagno avesse una possibilità di tornare tra loro, doveva far sì che non gli mancasse nessun pezzo del corpo.

Chopper nonostante la perdita dei poteri e quindi anche della sua forza, non si era dato per vinto. Era una renna normale, ma le sue corna gli permettevano di tenere lontani i nemici e di scagliarli per terra.

Usopp gli copriva le spalle o meglio si coprivano le spalle a vicenda, come se non fosse cambiato nulla rispetto a prima.

Però quanto era accaduto ai possessori del frutto del diavolo, non terminò solo con la perdita dei poteri e Sanji, che aveva compreso quale tipo di sostanza era stata iniettata ai suoi compagni, non si sorprese dei sintomi che essi manifestarono.

Umi era caduta sulle ginocchia, portandosi al petto una mano e cercando di fare respiri profondi, sentendosi improvvisamente mancare il fiato.

Rufy aveva cominciato a non riuscire più a schivare i colpi dei nemici, né a contrattaccare a causa dello stordimento e delle sensazione di leggerezza che provava alla testa.

Chopper cadde a terra, non riuscendo improvvisamente a muoversi e Robin si sentiva soffocare a causa del battito accelerato del suo cuore, che aveva preso a pompare, nonostante non avesse fatto strani movimenti.

I mugiwara non seppero cosa pensare e temerono il peggio quando videro un ghigno divertito sulle labbra dei nativi. Erano in balia dei nemici, troppo numerosi per solo quattro di loro in grado di difendersi ancora. I nativi lanciarono loro delle reti piuttosto pesanti, in modo tale da rallentare i movimenti di Sanji, Nami, Usopp, Franky e Ace e successivamente li spinsero in un punto preciso del campo su cui si trovavano, dove era stata scavata una fossa profonda, dove i mugiwara vennero gettati.

Usopp fu il primo a svegliarsi e dopo essersi ricordato quanto successo, si guardò intorno.

Si trovavano in una grotta, illuminata da strane fonti di energie, alimentati da delle piccole fontanelle che si trovavano vicino ad ogni fonte luminosa.

Era qualcosa che il cecchino non aveva mai visto e sarebbe stato interessato a studiare il fenomeno, se solo non si trovasse praticamente sepolto vivo dentro la roccia a parte la testa, che era rimasta scoperta per lasciargli la possibilità di respirare.

Non sapeva cosa quei nativi volessero da loro, ma se la loro intenzione era quello di ucciderli, quella era una delle morti peggiori che potevano infliggere loro.

Impossibilitati a ogni minimo movimento, avrebbero dovuto aspettare che la morte per fame e sete sopraggiungesse.

Girò la testa e vide intorno a sé i suoi compagni, anch’essi intrappolati, tutti ancora profondamente addormentati.

Li chiamò, svegliandoli, speranzoso che qualcuno di loro avesse una soluzione a quel pasticcio.

“Dove siamo?” chiese Ace guardandosi intorno.

“Ace, stai bene?” gli chiese Umi preoccupata che si trovava accanto a lui,. Provò a liberarsi,  ma sembrava che quella roccia che la teneva prigioniera, si stingesse maggiormente a ogni suo tentativo di movimento.

Rufy contò che tutti i suoi compagni fossero presenti e sussultò quando si accorse che Nami era assente.

Zoro, catturato anch’esso, si morse il labbro “Mancano anche Tashiji e Hikari!”

“Cosa avranno intenzione di fargli?” chiese Sanji temendo la risposta.

“Vogliono offrirle in sacrificio all’isola!” disse l’archeologa.

“E tu come lo sai?” chiese Usopp “Non è possibile che tu sappia sempre tutto!”

“è disegnato davanti a te Usopp!” disse Robin, ammirando il disegno scolpito sulle rocce davanti a loro, dove i nativi sembravano buttare nella bocca di una donna dei corpi femminili.

“Oh!” disse Usopp rimanendo senza parole.

“Devono solo provarci e li piglio a calci in culo a tutti quanti!” disse il capitano con rabbia.

“Hanno intenzione di sacrificare anche una bambina!” chiese Zoro apparentemente calmo, ma dentro stava ardendo. Avrebbe voluto avere le sue Katane, uscire da quel posto e fare affette qualsiasi cosa si trovasse davanti.

“Non lo so, se l’hanno presa, è probabile!” disse Robin.

Zoro in quel momento si ricordò “Quando io e Tashiji siamo stati attaccati, Hikari era già scomparsa. L’abbiamo persa di vista solo un secondo e…”

Ace sorrise “Se è sparita prima ancora che arrivassero quei brutti ceffi, allora Hikari sta bene. Ha il vizio di nascondersi quando sente il pericolo avvicinarsi!”

“Cosa vorresti dire?” chiese Zoro.

“Avverte il pericolo, un paio di secondi prima che questo si manifesti. Il problema è che non è mai abbastanza  presto da poter avvertire tutti!” disse sospirando il ragazzino.

“Allora…potrebbe essere ancora là fuori tutta da sola!” disse Usopp preoccupato “Zoro, fa qualcosa, è tua figlia accidenti!”

Zoro che poteva vedere con la coda dell’occhio il cecchino, lo fulminò “Avrei già fatto qualcosa se avessi potuto, babbeo!”

Sanji sospirò, poi rivolgendosi all’archeologa, che non riusciva a vedere, chiese “Robin, come ti senti?”

La donna sembrò rifletterci su “Mi sento bene fisicamente. Non ho più quella sensazione di mancamento!”

“Già nemmeno io e i miei poteri non sono ancora tornati!” disse Rufy.

“Neanche a me, ma cosa è successo? Perché abbiamo perso i poteri e non ci sono ancora tornati?” chiese Umi seccata.

“è a causa del veleno!” disse Sanji, facendo agitare Chopper, che non potendo parlare, potè fare solo un verso carico di preoccupazione, non potendo occuparsi più dei suoi amici.

“Tranquillo Chopper, da quanto ho visto, sebbene il veleno tossico sia letale, vi è stata somministrata una quantità talmente minima da non renderla nociva!” disse il cuoco “E lo dimostra il fatto che i suoi effetti stiano già scomparendo!”

“Se in una minima parte è in grado di fare danni del genere, non oso immaginare cosa possa fare in quantità maggiori! Che razza di veleno eh? È il nostro amico musicista ha qualche possibilità di tornare in vita?” chiese Franky, sebbene pensasse che Brook avesse buone probabilità di riprendersi, dato che anch’egli era imprigionato.

“è veleno di pesce palla. L’ho riconosciuto dall’odore e i sintomi che hanno provato i nostri compagni lo hanno confermato. Non mi aspettavo però che assopisse i loro poteri!” disse Sanji incuriosito “Forse, proveniente da un abitante del mare, quel veleno ha delle caratteristiche simili all’algamatolite marina!”

“Questi nativi sanno il fatto loro. Non volevano ucciderci, ma solo renderci innocui. Mi domando il perché!” disse Umi.

Perchè si vogliono vendicare di quanto hanno subito in passato dagli umani!” disse Robin tranquilla.

“Questa tua calma mi fa paura Robin. Anche questa informazione è disegnata?” chiese il cecchino, guardando la roccia in cerca di qualche disegno, vedendo però solo scarabocchi.

“No, è scritto e nella stessa lingua in cui è scritto il poignè griff. Su queste mura c’è scritta tutta la loro storia ed evoluzione. Sembra che abbiano avuto un ruolo abbastanza importante durante i cento anni di buio, in quanto hanno fornito agli umani i frutti del diavolo!” disse Robin leggendo le righe che erano scritte su una parete poco lontana da lei.

“Cosa? Che centrano questi tipi con i frutti del diavolo?” chiese Franky.

“Ricordate la storia di Ace. Ade ha spedito in superficie i frutti creati da Persefone, per impedire che le anime assorbissero i loro poteri e a quanto pare, questa fu l’isola scelta dal dio degli inferi per sbarazzarsene!” disse l’archeologa riassumendo quanto scritto sulle mura.

“Quindi questi essere sono i primi ad aver messo mano su questi frutti? Non mi sembra strano che sappiano come annientare i loro poteri!” disse Sanji.

“Si, ma a quanto pare una volta erano amichevoli verso gli estranei, ma dopo essere stati usati e anche uccisi per impossessarsi di tutti questi frutti da parte di coloro che avevano il controllo  durante i cento anni di buio, sono diventati schivi verso coloro che non somigliava a loro, inoltre l’isola sembra che proprio in quel periodo abbia cominciato a inabissarsi a fasi alterne e lo videro come una sorta di punizione, per aver sperperato quel potere che secondo gli antenati doveva rimanere solo nelle loro mani e il sacrificio è un modo per cercare di calmare lo spirito dell’isola che per loro è una divinità!” disse infine Robin.

 “Tutto questo è affascinante, ma al momento abbiamo cose più importanti a cui pensare!” disse Zoro. “Se solo potessi avere le mie spade!”

“Non potresti comunque muoverti, babbeo!” gli ricordò Sanji.

“Io sono senza carburante e non riesco ad attingere alla mia scorta personale!” disse Franky seccato.

Improvvisamente si sentì il verso di un uccellino diffondersi tra le pareti della roccia. “Finalmente, ma quanto ci hai messo?” disse Ace ad alta voce, confondendo i mugiwara.

L’uccellino, un piccolo passerotto di un colore verdolino chiaro, planò sulla testa di Zoro, il quale non fu molto contento di trovarsi quella bestiolina sul capo, soprattutto temendo che scambiasse i suoi capelli, per il gabinetto.

“Forza Hikari, tiraci fuori di qui!” disse Umi, facendo sì che il passerotto, posandosi a terra, riacquistasse le fattezze di una bambina.

Zoro rimase a bocca aperta.

Hikari?” dissero all’unisono i pirati.

“Anche tu hai i poteri del frutto del diavolo!” disse Usopp sorpreso.

La bimba sorrise “Già, mi posso trasformare in piccoli animali. Molto utile per nascondersi, fuggire dai guai e passare inosservati quando si cerca di aiutare qualcuno. Meno utile il fatto che tutti gli animali in cui mi trasformo hanno lo stesso colore verde dei miei capelli che mi rendono riconoscibile!”

“Si, si va bene, ora trova un modo per farci uscire di qui, non resisto più!” disse Ace agitato, in quanto soffriva un po’ di claustrofobia.

La bimba si guardò intorno e afferrò una lancia probabilmente dimenticata da un abitante del posto. Cominciò a colpire ripetutamente la roccia che teneva imprigionato il secondogenito di Rufy, senza che questa si scalfisse, al contrario, fu la lancia a rompersi.

Hikari ci rimase male “Non so come fare!” disse con voce abbattuta.

“Accidenti, ci dovrà pur essere un modo. Quegli esseri, dovranno pur liberare qualcuno da questa trappola, quindi un sistema dovrà esistere!” disse Usopp spazientito.

Chopper cominciò a parlare, ma solo dei versi incomprensibili uscirono dalla sua bocca.

“è inutile Chopper, non riusciamo a capirti!” disse Sanji, ma diversamente dai pirati, sembrò che Hikari comprese quanto la renna volesse dirgli.

Si avvicinò maggiormente a ogni roccia che intrappolava ogni membro della ciurma e sorrise.

“Grazie Chopper!” disse la piccola.

Il dottore era l’unico messo in modo tale da poter ben vedere i suoi compagni, essendo prigioniero dalla parte opposta rispetto a loro e aveva notato delle piccole scritte accanto a ogni roccia.

“Avremo anche trovato un modo per uscire, ma dubito fortemente che la bimba sappia leggere quella scrittura!” disse Franky.

“La nostra Hikari è piena di risorse!” disse Umi, facendo sussultare la piccola, la quale si sentì addosso una grossa responsabilità.

“Ho studiato un po’ del linguaggio del poigne griffe sui libri che Robin ha lasciato in custodia a zia Nami, ma da qui a saperli leggere correttamente ce ne vuole. Se interpreto una parola per un’altra, potrei anche peggiorare la situazione!” disse Hikari spaventata.

Robin sorrise teneramente. Le fece piacere sentire che alla piccola erano interessati i suoi studi e la rassicurò sul fatto che poteva farcela.

Hikari deglutì la saliva in eccesso e provò a tradurre la scritta che c’era vicino a Robin, in modo tale che potesse liberarla per prima e poi essere aiutata. “Qui dice che devo cantare una foca gialla nel buco!”

I mugiwara la guardarono stralunati.

“Ehm…sicuro che sia giusto? Scusa tanto, ma non ha senso!” disse Usopp confuso.

La bimba mise il broncio.

“Sta facendo del suo meglio idiota. Se credi di essere migliore perché non traduci tu!” disse Zoro infastidito, in difesa della bimba.

Hikari, riesci a riprodurre i simboli sul terreno?” chiese Robin, cosa che agevolò il compito della bambina.

“Dice di inserire una gemma gialla nella serratura!” disse l’archeologa.

Adesso che ci faceva caso, la piccola notò che in ogni roccia, sotto le scritte, vi era un foro, con forme diverse, nelle quali poteva essere inserito qualcosa.

“Ma dove la prendo?” chiese la bimba pensierosa.

“Prova a scavare qui intorno. Siamo in una grotta , è possibile che ci siano!” disse Umi incoraggiando la bimba, che annuendo si trasformò in una talpa.

La piccola cominciò a scavare diverse gallerie, ma non riuscendo a trovare niente cominciò a rassegnarsi. I suoi occhi si riempirono di lacrime sentendosi incapace di aiutare il suo papà e la sua mamma. Loro erano sempre in grado di salvarla, per una volta avrebbe voluto ricambiare, anche se nel passato. Si rannicchiò in un buco, vergognandosi di tornare dagli altri e dire loro che aveva fallito, ma proprio quando tirò su con il naso, sentì un odore diverso dal terriccio dentro al quale stava scavando. Scavò ancora e ancora, finchè non batté la testa contro qualcosa di duro.

“Eccola che torna!” disse Ace speranzoso.

“Hai trovato qualcosa?” chiese Rufy impaziente. La sua Nami era in pericolo e non ne poteva più di rimanere li inerme.

“Ho trovato una gemma, ma è blu!” disse la piccola.

“Guarda se quel colore corrisponde alla serratura di qualcun altro di noi!” disse Robin incoraggiandola, facendo accendere una luce di speranza nel cuore della bimba.

Il suo volto si illuminò quando lesse che proprio la serratura di suo padre si apriva con una gemma blu.

Zoro fu libero e rimettendosi in piedi, dopo essere caduto a causa dei muscoli addormentati, ascoltò quanto il suo capitano aveva da dirgli “Zoro, hai la mia più totale fiducia. Vai avanti e rinvia il sacrificio più che puoi, noi ti raggiungeremo appena possibile!” disse Rufy guardando serio il suo spadaccino.

Zoro sorrise sicuro di sé e annuì, poi accarezzando la testa alla bambina disse “Ti affido i miei amici! Non temere…salverò la mamma!”

 

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Capitolo 72
*** La civiltà perduta ***


Capitolo 72: La civiltà perduta

 

Nami e Tashiji si trovavano chiuse dentro a una gabbia costruita con lische di pesci, alcune delle quali ancora fresche a giudicare dall’odore putrido di pesce andato a male che esse emanavano.

Si guardarono intorno e capirono di trovarsi al centro di una piazza, circondati da miriadi di quegli esseri che le avevano catturate. Sembravano danzare una danza tribale, anche se alle ragazze ricordavano maggiormente degli ubriaconi che faticavano a stare eretti sulle proprie gambe. Vi era il suono di tamburi e questo non fece intendere loro niente di buono, non che la loro prigionia le facesse sentire delle principesse.

“Cosa diavolo hanno intenzione di farci!” chiese Tashiji.

“Non ne ho idea, ma temo che non ci piacerà!” disse Nami studiando l’ambiente circostante, in cerca di una via di fuga.

Cercò di guardare tra gli spazi che i nativi lasciavano tra di loro e comprese che dovevano trovarsi in un luogo piuttosto alto. Da lì era visibile la foresta dentro la quale erano stati attaccati e che si trovava nella zona che lei abbinava alla pancia.

Vedeva anche due protuberanze, che corrispondevano al seno, sebbene fossero più basse rispetto a dove si trovavano loro e guardando Tashiji, per avere ben visibile il corpo di una donna sotto gli occhi, optò che la loro posizione fosse sul viso della donna.

Voltò il capo dall’altra parte e ebbe conferma del suo pensiero. Poco lontano infatti, era visibile un’altura a forma triangolare, con due cavità di accesso.

“Guarda, quello deve essere il naso e questa piazza deve corrispondere al mento dell’isola donna!” disse Nami facendo segno a Tashiji.

“Quindi a suon di logica, quel dirupo laggiù che si sta aprendo è…!” cominciò col dire la donna senza la capacità di andare oltre.

“…La bocca!” disse Nami con il sudore sulla fronte, in quanto cominciava a capire le intenzione dei nativi.

“Se questi esseri sono primitivi rispetto a noi come fino ad ora ci hanno fatto intendere, non mi sembra difficile capire cosa…” cominciò la navigatrice, ma Tashiji la interruppe.

“Pochi giri di parole. Stiamo per essere date in pasto a quest’isola!” disse impaurita la donna della marina “Se proprio devo morire giovane, avrei preferito una morte meno umiliante!”

“Non moriremo!” disse Nami sicura.

“Si, si, lo so che hai fiducia nei tuoi compagni, ma hai mai pensato che possano fallire prima o poi?” chiese Tashiji, dopo che invano aveva scosso un po’ la gabbia, sperando si aprisse.

“No, questa opzione non è contemplabile!” disse Nami con un sorriso “Umi e Ace ci hanno parlato di questa isola, quindi è ovvio che i noi del futuro si sono trovati in questa situazione e se la sono cavata!”

“Ti ricordo che il futuro può cambiare. Basta anche solo la presenza di quei ragazzini ad aver cambiato le carte in tavola. Quindi io direi di non stare qui sedute ad aspettare, ma di fare qualcosa!” disse Tashiji, dando un calcio alla porta della prigiona, me subito dovette fermarsi quando avvertì una brutta fitta alla caviglia.

“Credi che non abbia già cercato un modo per evadere? Sono una ladra, poter aprire questa gabbia non sarebbe un problema in genere…peccato che non ha una serratura normale dove inserire una forcina.  Sembra che questa gabbia si tenga chiusa  da sola, aiutato da questo cristallo!” disse Nami, ritraendo la mano, dopo che aveva toccato la gemma legata alle sbarre che sembrava emanare una strana aura. “Comincio a pensare che le leggende di Atlantiche non siano solo storie!” disse la navigatrice.

“Credi che questa sia l’isola di Atlantide? Bhe l’isola affonda, ma…da quanto ne sappiamo non è mai stata approvata la sua esistenza, in quanto non è mai tornata a galla!” disse Tashiji,

“Solo perché una cosa non è stata appurata, non significa che non esiste. Le leggende dovranno pur partire da qualche parte!” disse Nami.

“Quindi il cristallo che tiene chiusa la gabbia, e quelli appesi al collo dei nativi, sono la loro misteriosa fonte di energia?” disse Tashiji.

“Credo che siano solo dei conduttori, ma che l’energia principale venga fornita da qualcos’altro…forse da una gemma più grande o addirittura dal nucleo terrestre che…” Nami spalancò gli occhi quando vide provenire dalla bocca un forte bagliore.

“Qualsiasi cosa sia la loro fonte principale di energia, credo che sia là dentro!” disse Tashiji “E non credo sia qualcosa che possa farci bene se veniamo buttate la dentro!”

Le due continuarono a osservare quanto si stava verificando intorno a loro e sentirono dei brividi sulla loro pelle, quando videro due nativi avvicinarsi alla loro prigione e aprire la porta.

Tashiji fu presa per prima, seguita a ruota da Nami. Entrambe scalciavano sperando di liberarsi, ma questo loro tentativo di ribellione, fu sedato, con delle funi che legarono le loro gambe e braccia.

Vennero successivamente anche bendate e imbavagliate in modo tale che non interrompessero la cerimonia con le loro urla.

 

Zoro riuscì a trovare la via d’uscita dalla caverna, che fino a pochi minuti prima lo teneva prigioniero, velocemente. Si sorprese di non aver avuto problemi a trovare la strada giusta, ma dato che quando conosceva la strada si perdeva, cominciò a pensare di riuscire ad azzeccare le strade solo quando non sapeva dove andare.

Sperava vivamente fosse così, dato che non aveva la più pallida idea di dove si trovassero Nami e Tashiji.

Si concentrò e decise di lasciarsi guidare dall’istinto. Qualcosa gli diceva di dirigersi verso ovest, ma non sapendo da che parte fosse, prese una direzione qualunque, sperando nella sua buona stella..

Superò la foresta e si ritrovò in un ambiente più desertico e in salita, fino a giungere a due colline. Comprese cosa fossero quelle due protuberanze e non potè che sfuggirgli un sorriso nel pensare a Sanji e a che tipo di reazione avrebbe avuto se si fosse trovato al suo posto. Anche se il seno dell’isola era fatto di rocce, sapeva infatti che il cuoco avrebbe trovato qualcosa di perverso anche in quella situazione.

Si arrampicò in cima e da lì potè notare un certo trambusto su di un’altura, non tanto lontana.

Ora sperava di non perdersi.

Dopo diversi minuti di cammino, trovò una liana, un capello della donna isola con la precisione, e aggrappandosi, cominciò la sua scalata.

Si fermò quando il suo occhio fu a  filo con il terreno, potendo così dare un’occhiata passando inosservato.

Non vide le due ragazze, ma era convinto che non fossero lontano. Studiò l’ambiente circostante e a diversi metri da lui, notò le varie armi rubate alla sua ciurma, comprese le sue spade.

Queste però non erano lasciate incustodite. Infatti, un nativo grande e grosso, dalla faccia poco rassicurante, teneva in mano le armi, come se fossero sue e nessuno dovesse toccarle.

Lo spadaccino cominciò a pensare a come recuperarle, ma un grido da parte di Tashiji, attirò la sua attenzione.

Fu allora che vide Nami e Tashiji, venire tirate fuori da una gabbia e successivamente legate.

Zoro si  morse il labbro, comprendendo che mancava poco al sacrificio.

Doveva darsi una mossa e con un salto uscì allo scoperto.

Afferrò un ramo spezzato caduto dall’albero vicino e  colpì un nativo di sorpresa.

Non era solito colpire alle spalle, lo considerava sleale, ma le regole di buon comportamento andavano a quel paese se vi era in gioco la vita delle sue compagne.

Zoro fu subito circondato e i nativi, allarmati dall’intrusione, accelerarono il rito.

 

Nami e Tashiji furono condotte sull’orlo della bocca dell’isola e solo allora fu tolto loro la benda dagli occhi.

Le ragazze non videro niente di particolare in fondo al precipizio, solo una fonte luminosa che sembrava pulsare.

Nami osservò il fondo fin quando quel continuo pulsare le ricordò qualcosa e fu allora che comprese la fonte di energia dei nativi di quell’isola.

Era il cuore dell’isola stessa.

Un cuore che funzionava più o meno come il cuore umano. Se questo in un uomo aveva il compito di pompare il sangue al cervello e ai muscoli in modo tale da garantire un giusto funzionamento del corpo, il cuore della donna isola, serviva per mantenere a galla quell’isola, per mantenerla viva e rigogliosa e soprattutto un luogo piacevole su dove vivere.

Nami si rattristò, dimenticando per un momento la sua situazione disperata.

L’isola non affondava per chissà quale calamità naturale, me semplicemente perché stava morendo. Il cuore, a giudicare della irregolarità delle pulsazioni, stava morendo  e il suo affondamento e galleggiamento a fasi alterne era solo un avviso che presto l’isola sarebbe morta, non garantendo più la vita su di essa.

 

Zoro continuò a colpire i nativi che lo assalivano, ma se già una volta non era riuscito a vincere, dubitava di riuscirci una seconda volta. Doveva inventare una strategia e l’occasione per crearne una si presentò davanti a lui su di un vassoio d’argento.

Un ordine, dato in una lingua straniera, fece calmare gli animi dei nemici.

Questi si separarono lasciando libero il passaggio a una figura di media altezza con una maschera sul volto decorata con segni tribali e gemme di qualunque colore. Lo spadaccino comprese da comportamento dei nativi, che si trattava del capo.

“Come hai fatto a liberarti straniero?” domandò colui che comandava.

“Non ha importanza. Visto che sai parlare la mia lingua, non credo di doverti spiegare il significato delle parole “Libera le ragazze se non vuoi che ti faccia a pezzi!””. Disse con determinazione Zoro.

Tashiji che non aveva ancora staccato gli occhi dal fondo della bocca dell’isola, alzando lo sguardo, sentì come se il suo cuore accelerasse ulteriormente a vedere Zoro in lontananza.

Avrebbe sorriso se avesse potuto e improvvisamente cominciò a essere sicura che sarebbe uscita da quella situazione.

“Si, so cosa significano queste parole, ma mi domando cosa ti fa credere che io obbedisca a un tuo ricatto!” disse il capo, appoggiato dalle urla dei suoi sudditi che incitavano in lingua straniera ad andare avanti con li sacrificio.

“Se sei intelligente dovresti accettare, ma…proviamo con le buone. C’è un modo per convincerti a non fare del male alle ragazze senza che io debba fare del male a voi? Nessuno si è fatto ancora male e possiamo far si che questa storia si concluda in modo pacifico!” disse Zoro seccato.

“Oh strano sentire parlare un umano di pace!” disse il capo con finta aria sorpresa.

“Il mio capitano ci ha dato l’ordine di non farvi del male se non necessario!”

“Dovrei ringraziare il tuo capitano, peccato però che io non creda alle vostre parole e anche se ci credessi, non potrei accontentarti. Perché l’isola non si abissi più, dobbiamo sacrificare  quelle due donne!” disse il capo.

“Perché proprio loro? E perché proprio le donne!” chiese Zoro fingendosi curioso.

“Non so perché ti debba interessare, ma te lo dirò lo stesso. L’isola ha cominciato ad abissarsi durante il periodo che voi chiamate i 100 anni di buio, proprio quando una donna della nostra tribù ha consegnato il potere dei frutti del diavolo in mano a voi esseri umani, dando così vita a uno sterminio di massa per il possesso di maggiori frutti. Tutto ha avuto inizio a causa di una donna che non ha seguito le nostre tradizioni di tenere quel potere per noi e ora quel potere a noi è negato in quanto esseri metà terrestri e metà marini. Mangiare un frutto del diavolo per noi sarebbe una condanna nel periodo in cui siamo costretti a vivere sott’acqua. Quei poteri per noi sono diventati una maledizione e possiamo quietare la dea dell’isola solo donandole creature del sesso  che ha dato inizio a tutto ciò e che non sia affetto da quei malefici poteri!” disse il capo concentrato nel suo racconto, una storia che toccava un tasto dolente di tutti i nativi, i quali abbassarono la guardia, permettendo a Zoro di attuare il suo piano.

Rubò un pugnale dal nativo  più vicino a lui e successivamente, afferrando il capo alle spalle gli puntò l’arma al collo.

I presenti sussultarono non aspettandosi un gesto del genere e tutti si misero all’erta puntando le armi verso Zoro, ma allo stesso tempo non avevano il coraggio di attaccare, terrorizzati dall’eventualità di colpire il loro superiore.

“Quindi erano questi i tuoi piani?” disse il capo arrabbiato.

“Non mi interessa la vostra storia. Voglio solo liberare le mie compagne e lo farò con la forza se è necessario, ma la mia offerta di una trattativa pacifica è ancora valida!” disse Zoro, spingendo il capo verso il luogo del sacrificio, minacciando con lo sguardo di far fuori il suo ostaggio a ogni nativo che gli si avvicinava troppo.

Riuscì ad avvicinarsi ai due che tenevano Tashiji e Nami e ordinò loro di lasciare andare le ragazze.

I due, non sapendo come agire, guardarono il loro capo, il quale scosse la testa.

Zoro rafforzò la presa e premette maggiormente la lama sul collo del capo “Fate quello che vi dico o lo uccido!”

“Loro obbediscono solo a me. Puoi anche uccidermi, ma il sacrificio avrà luogo!” disse il capo, facendo poi un gesto con la testa, dando l’ordine ai suoi sudditi di lasciare andare le due donne.

Zoro reagì immediatamente e colpendo uno dei nativi, riuscì a fare allentare la presa che aveva su Nami, facendo sì che questa, invece che nel burrone, cadesse a terra.

Tashiji però non fu così fortunata e precipitò, seguita a ruota da Zoro, che riuscì ad afferrarla per la vita, cercando poi un appiglio per salvarsi.

Caddero diversi metri e lo spadaccino sentì come se le unghie della sua mano destra si staccassero a contatto con la roccia, ma nonostante il dolore continuò a cercare una sporgenza a cui aggrapparsi, finchè non la trovò.

Zoro sapeva di trovarsi in una brutta situazione. Non aveva mano libere e a causa delle corde che tenevano legata Tashiji, ella non poteva aggrapparsi a lui, lasciandogli maggiore libertà di movimento.

Inoltre la situazione si complicò ulteriormente, quando, alzando lo sguardo, vide che i nativi avevano diverse frecce tese verso di loro.

Sapeva che presto o tardi avrebbero scoccato le loro armi  e istintivamente nascose il corpo di Tashiji con il suo, venendo ferito al suo posto.

Trattenne un urlo di dolore, quando sentì la prima punta di freccia penetrare nelle carni della sua spalla. Tashiji si morse il labbro, inerme a quella scena che si stava svolgendo a causa sua. In quel momento non poteva rendersi utile, ma appena la cascata di frecce terminò, la donna approfittò del momento per usare parte della punta della freccia non penetrata nella spalla del spadaccino, per tagliare la corda che la teneva prigioniera.

Finalmente libera, almeno per le mani, diede un pezzo di fune a Zoro affinchè potesse morderla, mentre lei estraeva la freccia.

 “S-scusa, h-ho cercato di essere più delicata possibile!” disse la donna, sentendo gemere lo spadaccino.

“T-tieni forte!” disse Zoro, aiutando Tashiji ad aggrapparsi alla sua schiena, per poi scalare la roccia più in fretta possibile, dato che era solo questione di secondi prima che i nemici si preparassero a un nuovo attacco.

 

Nami che si trovava ancora in superficie, cercò di fermare gli arcieri, ma non avendo libertà di movimento, né armi per difendersi, venne fermata con facilità ed si ritrovò nuovamente sul ciglio del precipizio.

La navigatrice chiuse gli occhi, aspettando il momento in cui sarebbe caduta. Non poteva pretendere che Zoro salvasse anche lei, né aveva visto i suoi compagni nelle vicinanze e sebbene i salvataggi all’ultimo momento erano la specialità dei suoi compagni, Tashiji gli aveva messo la pulce nell’orecchio dicendole che prima o poi i suoi compagni avrebbero potuto fallire.

La sua sicurezza a un tratto vacillò e la sua mente cominciò a ripensare ai bei momenti trascorsi con Rufy e con gli altri, pensò a Umi e Ace e al fatto che non sarebbero mai nati se un miracolo non fosse successo. Ripercorse tutta la sua vita e alcune lacrime caddero dagli occhi.

Quello che però non si aspettava era di sentire con caldo bacio sulla guancia, che la riportò al presente.

Riaprì gli occhi e vide che si trovava tra le braccia di Rufy, che le sorrideva a trentadue denti.

Era talmente assorta di non essersi accorda di essere stata tratta in salvo.

I suoi occhi fecero uscire altre lacrime e rise di gioia a rivedere nuovamente il suo volto.

“Tranquilla, sei salva ora!” disse Rufy, poggiandola a terra e liberandola.

Solo allora Nami si accorse di essere in piedi sulla schiena di un nativo tramortito dal capitano.

Come hai fatto ad arrivare fin qua?” domandò Nami, che si era accorta che il resto dei suoi compagni, tranne Sanji che aveva usato lo sky walk, erano ancora lontani dalla bocca dell’isola “I tuoi poteri sono…”

Rufy annuì “Non ricordo che tipo di sostanza ha parlato Sanji, ma qualsiasi cosa fosse, ha finito il suo effetto! E ora, diamo una bella lezione a questi bell’imbusti!”

Nami poggiò le mani sul petto di Rufy per fermarlo “Rufy, dobbiamo aiutare questa gente!”

Il capitano inclinò la testa confuso, ma ascoltò quanto Nami aveva da dirgli.

 

Sanji nel frattempo era riuscito ad atterrare gli arcieri che si apprestavano ad attaccare nuovamente Zoro e Tashiji, con i suoi poderosi calci.

Non aveva avuto difficoltà ad abbatterli sta volta, dato che ci era andato giù pesante già dall’inizio.

Lanciò successivamente una corda nel precipizio aiutando i suoi compagni a risalire.

Tashiji mia adorata, stai bene?” chiese Sanji vedendo la donna un po’ scossa.

“Io sto bene, ma Zoro è ferito!” disse la ragazza controllando la ferita alla spalla dello spadaccino.

“Ah, il marimo se la caverà!” disse Sanji stuzzicando il compagno, ma d'altronde era vero, Zoro aveva provato di peggio e non sarebbe stata una mano sanguinante e un buco nella spalla a fermarlo.

Infatti questo si rialzò come se niente fosse e prendendo le Katane che il cuoco gli passò, si butto nella  mischia.

Tutti i Mugiwara si scontravano con i nativi senza risparmiare colpi. Sebbene il loro intento rimaneva quello di non uccidere nessuno, non garantivano che dopo quello scontro gli abitanti del villaggio avrebbero avuto tutti i denti.

Erano talmente concentrati da non sentire la richiesta di Rufy a fermare lo scontro.

Nami però non si arrese. Si avvicinò al capo dei nativi, ormai scortato da una decina di sudditi e implorò lui di ascoltarlo.

Con molta diffidenza e comunque rimanendo protetto dai suoi compagni, il capo villaggio diede il permesso alla navigatrice di parlare.

 Diversi minuti dopo, il suono emanato da un tronco cavo attirò l’attenzione di tutti.

Sia i mugiwara che i nativi si fermarono e il frastuono della battaglia tacque.

“Non c’è più bisogno di combattere!” disse Rufy, richiamando i suoi nakama.

Zoro rinfoderò le spade, Sanji riposò i piedi, Franky ritirò il suo armamentario, Usopp rimise in tasca i suoi semi speciali, Robin si sedette su di una roccia con il sorriso sulle labbra, Chopper tornò alle sue minute dimensioni e Brook smise di strimpellare le canzoni del suo spartito.

Il capo degli abitanti del posto si fece avanti e cominciò ad urlare “Miei sudditi, questa donna ci ha avvertito di un grosso pericolo. Non ci siamo mai fidati di questi esseri umani, ma quanto uscito dalle sue labbra, secondo a un’antica profezia, potrebbe corrispondere al vero. Chiedo solo conferma a quello strano procione laggiù. Avvicinati e dicci quello che senti!”

Chopper sentendosi preso in ballo urlò “Non sono un procione!”, ma nonostante si sentisse offeso, andò vicino al dirupo e senza che Nami o Rufy o il capo gli dicessero niente, disse “Sento…sento la sofferenza dell’isola è come…è come se avesse vita propria!”

Chopper appoggiò la testa al terreno e ascoltò il rumore del suono “Sembra che vi sia una sorte di cuore all’interno e…se è realmente così credo…credo che questa isola stia per morire!”

“Ne sei certo?” chiese il capo.

Chopper annuì “Se dovessi basarmi sul battito del cuore, non potrei essere certo in quanto ogni tipo di creatura ha un battito differente, ma sento che l’isola sta male. Forse il fatto che sono un animale, fa sì che sia più in sintonia con la natura, fatto sta che credo non manchi molto alla fine di questa terra!”

Nami guardò il capo e disse “Vede? È come le dicevo. Non sprofondavate a causa di una punizione o altro. Era solo un malessere dell’isola, che in qualche modo vi avvertiva di cercare un altro luogo in cui stare, invece voi vi siete evoluti in modo tale da poter continuare a vivere, ma quando quest’isola perirà, non vi sarà più vegetazione e la vostra maggiore fonte di energia si esaurirà completamente!”

Il capo non sembrò molto sorpreso di questa rivelazione e sospirò “Temevo che questo momento sarebbe giunto prima o poi. Una profezia ci avvertiva del pericolo, ma i nostri antenati ci hanno sempre detto che si poteva evitare donando dei sacrifici alla divinità dell’isola. Quando ero bambino non credevo a queste stupidaggini, ma…poi ho cominciato a sentire il bisogno di crederci, per non dover abbandonare le terre dei mie avi. Solo ora mi rendo conto di quanto sia stato sciocco!”

“Non è sciocco il desiderio di voler salvare la propria terra…era il metodo usato ad esserlo!” disse Rufy.

“Comincio a credere che il sacrificio fosse visto dai nostri antenati un modo per vendicarci dai torti subiti agli esseri umani. Ma ora è giunto il momento di affrontare la verità! Dovremo trovare un nuovo posto dove mettere radici”  finì il capo.

Bhe potete venire con noi se cercate un passaggio!” disse Rufy sorridente, ma Nami lo mise a tacere immediatamente con un pugno.

“E secondo te dove mettiamo una popolazione intera sulla nostra nave?”

Il capo sorrise “Non è necessario, infondo siamo anche creature marine!”

 

Usopp fu felice che quella storia si fosse risolta nel migliore dei modi e propose ai suoi compagni di rientrare alla nave. Tutti furono ben entusiasti dell’idea, volendo farsi chi un bel bagno, chi una dormita e chi una bella mangiata.

Tashiji fece qualche passo per seguire i pirati, ma il dolore alla caviglia, la fece cadere.

Zoro, che si era accorto dello zoppicare della ragazza, la prese in braccio come si prende una principessa e, ignorando gli sguardi sornioni rivolti verso di lui, continuò a camminare.

Tashiji era imbarazzatissima, ma anche grata per l’aiuto che lo spadaccino le stava dando.

“Sai, a volte non sei poi così tanto male!” disse la donna, osservando il volto serio di Zoro che non sembrava cambiare espressione.

“Posso chiederti perché…perché mi hai salvato?”

Zoro alzò il sopracciglio “Secondo te avrei dovuto lasciarti morire solo perché sei una mia nemica?”

“No, ma…ti sei preso anche una freccia che altrimenti avrebbe colpito me e questo non è un gesto che si fa verso i nemici!” disse Tashiji.

“In quel momento non potevi difenderti!” rispose Zoro.

“Nemmeno tu!” insistette la ragazza.

Lo spadaccino sbuffò e disse “Vuoi sapere perché l’ho fatto? Perché l’ho promesso a nostra figlia e anche perchè non potevo permettere che…” Zoro si interruppe, non trovando il coraggio di andare avanti.

“Non potevi permettere…cosa? Non è che ti sei affezionato a me?” osò Tashiji, ma diversamente da come si aspettava, Zoro non la insultò, ma tacque come a non voler smentire l’affermazione fatta.

 

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Capitolo 73
*** Nuovi sentimenti ***


Capitolo 73: Nuovi sentimenti

 

I Mugiwara dopo quell’assurda avventura, sebbene fosse forse la più normale tra quelle vissute fino a quel momento, tornarono alla nave.

Zoro, con Tashiji in braccio, stava salendo le rampa che l’avrebbe condotto sul ponte della nave e quando per sbaglio inciampò, Tashiji, per istinto, si aggrappò maggiormente allo spadaccino, stringendogli la maglia.

La donna, stringendosi al suo petto, potè sentirne il cuore battere. Lo sentì pulsare velocemente e, confusa, alzò il volto per ammirare quello di Zoro. Non le pareva stanco e le sembrò strano che il battito accelerato fosse dovuto alla battaglia di prima.

“Mamma, papà!” urlò Hikari, quando vide i suoi genitori spuntare sul ponte.

Tashiji venne messa a terra e venne subito avvolta dalle braccia della piccola.

“Per fortuna state bene!” disse la piccola “Non che avessi dubbi!” disse la bambina cominciando a saltellare qua e là.

Anche gli altri salirono a bordo e Umi ed Ace imbronciati, si lamentarono per il fatto che erano stati rispediti sulla nave. Umi avrebbe ignorato quell’ordine se fosse stata da sola, ma con Ace e Hikari da proteggere, aveva dovuto obbedire per far si che tutti e tre tornassero a casa integri.

Chopper aveva invitato in infermeria tutti coloro che necessitavano di cure.

Sanji si era offerto per andare a prendere del materiale, come medicine e bende, che il dottore si era accorto di aver finito nell’infermeria, e faceva avanti e indietro dalla stanza alla stiva. Zoro fu il primo a recarsi in infermeria e insieme a lui entrò anche Tashiji.

Tashiji? Qualche problema con la caviglia?” chiese la renna che aveva visto la donna, fasciarsi da sola la slogatura che aveva subito. Avrebbe dovuto accudirla lui, ma osservandola, aveva notato che non aveva bisogno di aiuto.

La donna scosse la testa e un po’ balbettante, espresse il suo desiderio di aiutare Chopper nel suo lavoro.

“è colpa mia se Zoro si è ferito, devo pur sdebitarmi in qualche modo!” disse abbassando lo sguardo, non riuscendo a guardare l’uomo negli occhi.

Zoro chiuse gli occhi e voltando il capo dalla parte opposta della donna disse “Non è necessario. Non mi devi niente!”

“Ma mi hai salvato…per l’ennesima volta e io…bhe io…volevo…ringraziarti!” disse sempre più piano, ma lo spadaccino la sentì ugualmente.

“Non ce n’è bisogno! Ora è meglio che vai!” disse  Zoro serio, mentre guardava Chopper prendergli la mano ferita per disinfettarla con del cotone e alcol, ma volutamente la renna premette più forte, come a volergli fare pagare quella che a lui sembrava freddezza.

“Vuole solo aiutare Zoro, potresti mostrarti un po’ più gentile!” lo rimproverò Chopper, mentre Sanji, che stava sistemando i medicinali nella stanza, a quella scena non potè che sogghignare, comprendendo che quella freddezza era più che altro disagio e imbarazzo, che lui cercava in tutti i modi di coprire con il suo solito atteggiamento.

“Lascialo stare Chopper, sai come è fatto il Marimo!” disse sempre col sorriso sulle labbra.

“Finisco di portarti i medicinali che mi hai chiesto. Tashiji, ti dispiacerebbe aiutarmi?” chiese Sanji alla ragazza, la quale, vedendo che Zoro continuava a non guardarla, annuì tristemente.

Il cuoco chiuse la porta alle sue spalle e allontanò un po’ la ragazza dall’entrata della stanza.

“Allora, in cosa ti devo aiutare?” chiese la donna.

“Niente, faccio io! Una bella donna come te non deve usare le sue manine per sollevare dei pesi!” disse il cuoco confondendo Tashiji.

“Ma allora perché mi hai chiesto di aiutarti?”

“Per farti uscire dall’infermeria! Non credo che tu l’abbia notato, ma Zoro era un tantino teso a causa della tua presenza!”  disse Sanji divertito.

“Si, l’ho notato, è sempre così con me. Sempre freddo e serio. E vero che siamo nemici, ma cavolo dato che siamo obbligati a viaggiare insieme, potrebbe sciogliersi un po’!” disse Tashiji scocciata.

Sanji scosse la testa “Zoro è sempre un po’ così, ma non per questo significa che non gli importi niente delle cose che lo circondano. È il suo carattere e credimi, io lo conosco bene ormai. Tutti noi ci conosciamo alla perfezione e riusciamo a capire ogni minimo cambiamento del linguaggio del corpo, della voce e di atteggiamento di ognuno di noi, ci comprendiamo solo guardandoci negli occhi e ti assicuro, che il Zoro che hai visto qualche secondo fa, non è il Zoro freddo e indifferente!” disse Sanji.

Tashiji lo guardò confusa.

“Descrivimi Smoker!” chiese il cuoco, cercando un modo per far comprendere a Tashiji quello che diceva, ma la faccia della donna chiedeva cosa centrava Smoker in tutto quello, ma comunque decise di rispondere.

“è una persona eccezionale, duro e severo con coloro che crede possano diventare dei grandi marine, ma che comunque riesce a dimostrare a suo modo, l’affetto che prova verso i suoi subalterni. Qualche volta si diverte a fare battute, ma dato la sua aria da duro, sembra che dica sempre sul serio, ma io ormai riesco a capire quando quello che dice è solo una presa in giro!” rispose Tashiji.

“Vuoi sapere invece come ho visto io Smoker le prime volte che ci siamo incontrati?” chiese Sanji, aspettando l’accenno di assenso che ricevette subito.

“Un uomo fissato solo con la caccia ai pirati, che non sembrava dimostrare minimamente di avere qualche sentimento verso gli altri. Duro, severo, freddo e scontroso, che si vanta di un potere difficile da controbattere se non hai le armi giuste. Un marine che non gliene importava niente se un pirata è buono o cattivo, il suo obbiettivo era solo quello di mettere in catene qualcuno!” terminò Sanji.

“Si, so che può dare questa impressione, ma lo stai giudicando male e…” cominciò Tashiji, interrotta dal cuoco “Ho usato il tempo al passato, la mia opinione di Smoker al momento è diversa, ma non è questo il punto. Quello che sto cercando di farti capire e di guardare oltre alle apparenze. Da come mi hai descritto Smoker e da come io ti ho descritto la mia prima opinione su di lui, non trovi qualche cosa di simile nell’atteggiamento di Zoro?”

“Vuoi dire che anche se a me Zoro sembra freddo e duro, in realtà è un tozzo di pane?” chiese Tashiji.

Sanji sorrise divertito “Tozzo di pane? Bhe no, forse un tozzo di pane è esagerato, ma hai centrato il punto!”

“Quindi vuoi dire che anche se io vedo solo freddezza nel suo atteggiamento, in realtà sta esprimendo qualcos’altro?” chiese Tashiji curiosa.

Sanji annuì “Se fosse solo un uomo freddo e distaccato, non si sarebbe buttato in un burrone per salvarti. È vero che lo avrebbe fatto anche per Nami, Robin e chiunque altro non fosse stato in grado di difendersi o che non se lo fosse meritato, ma questo ti dimostra che ha un cuore buono. Avrebbe salvato anche me, anche se ci detestiamo!”

“Voi non vi detestare…all’inizio mi sembrava così, poi ho compreso che è solo un vostro modo di esprimere quanto teniate uno all’altro!” disse Tashiji.

Sanji sorrise e si accese una sigaretta, sentendo la mancanza di nicotina “Vedi? Non fermandoti solo alle apparenze, hai compreso quale è il nostro modo di comunicare e sono sicuro che una parte di te, ha capito anche che c’è qualcosa sotto la maschera dura di Zoro, solo che tu vorresti far cadere questa maschera almeno quando è con te! Dico bene?”

Tashiji arrossì.

“Lascia che ti dica che, mi viene difficile pensare che Zoro possa diventare un uomo romantico, dolce e affettuoso nel caso si innamorasse, ma di sicuro il mio compagno al momento sta provando qualcosa di nuovo, qualcosa a cui non si è mai interessato e che fatica a comprendere e sei tu che sta causando tutto questo e l’atteggiamento che ha avuto Zoro poco prima, me l’ha confermato, Zoro è sempre sicuro di sé stesso, mai lo visto teso davanti a una donna!  Credimi, non sei indifferente a quel Marimo, questo è sicuro, solo non ti arrendere se si comporta da stupido!”

Tashiji si sentiva in imbarazzo per come Sanji era riuscita a comprendere i suoi sentimenti “Ma…ma…anche se…se decidessi di…insomma io sono un marine e lui è un pirata. Non possiamo…” cominciò la donna venendo interrotta dal cuoco.

“Rispondi alla mia domanda, ha davvero importanza il fatto che non stiate dalla stessa parte?” chiese Sanji “E cosa è più importante per te? La carriera o l’amore?” finì Sanji per poi recarsi a finire il suo lavoro, lasciando la donna con questo enigma in testa.

 

I mugiwara erano salpati già da diverse ore, appena il sole aveva cominciato ad alzarsi nel cielo. Era ormai ora di pranzo e tutti erano riuniti intorno a un sacco di leccornie.

C’era la solita confusione e nessuno sembrava dare ascolto al richiamo di Umi.

Ella dovette infatti, alzarsi e sbattere con forza i pugni sul tavolo per far tacere tutti, i quali la guardarono con sguardi confusi.

“Finalmente!” disse la ragazza, la quale, mettendosi nuovamente a sedere, con uno sguardo serio disse “Io, Ace e Hikari torniamo a casa!”

Il silenzio cadde in stanza, tranne per Ace e Hikari che sembravano contrari. I due bambini non sapevano della decisione della ragazza e non volevano partire così presto. Volevano vivere altre avventure, ma Nami fece ragionare i due.

Non potevano rischiare di farsi del male restando con loro, oltre al fatto che i loro genitori dovevano essere parecchio in ansia per la loro assenza. I bambini sospirarono, ma compresero le ragioni della navigatrice, soprattutto Hikari che sentiva la mancanza dei suoi veri genitori, in quanto con quelli del passato non aveva lo stesso rapporto.

Le mancava il papà che la prendeva in braccio e che la caricava sulle spalle, permettendole di vedere tutto da un’altra visuale. Le mancava la mamma, che le preparava dei dolcetti speciali e gli scherzetti che insieme facevano a Zoro, come mettergli lo smalto rosso sulle unghie dei piedi quando dormiva.

Ace invece era voglioso di vivere altre avventure e inoltre temeva la madre. Già sentiva i rimproveri che si sarebbe beccato al suo ritorno, ma era curioso di conoscere quel padre che non aveva mai avuto e proprio per questo che non aveva posto poi molta resistenza alla decisione di Umi.

Nonostante quella decisione fosse per il loro bene, quella notizia fece scomparire la solita allegria che caratterizzava la Sunny.

Quei ragazzini ormai erano diventati membri a tutti gli effetti della ciurma, e la nave sarebbe sembrata vuota senza di loro.

Ma quello che rincuorava tutti loro era la possibilità che un giorno si sarebbero rivisti. I loro sentimenti gli uni verso gli altri sarebbero stati diversi, soprattutto per i genitori interessati, che avrebbero provato un legame molto più profondo di quello che sentivano in quel momento.

Nami abbracciò i due sui bambini, facendo loro mille raccomandazioni e promettendogli, ricordandosi di quanto vissuto insieme, che non li avrebbe sgridati in modo esagerato in futuro, qualche ossa l’avrebbe lasciata integra.

Rufy li salutò con il sorriso e augurò loro di vivere strepitose avventure nel loro tempo e soprattutto raccomandò loro di mangiare tanta carne, che la carne faceva bene, dava energia ed era buona.

Tashiji abbracciò la piccola Hikari che ricambiò l’abbraccio e le sussurrò nell’orecchio che le voleva bene.

Zoro non si scompose, lasciò che fosse la piccola ad avvicinarsi a lui e che gli stringesse una gamba. Le scompigliò semplicemente i capelli e le fece un piccolo sorriso, poi la piccola gli domandò “Posso stare tranquilla? Tu e la mamma starete bene insieme vero, così che potremo rivederci nel futuro? Io voglio nascere eh!” chiese la piccola facendogli gli occhi dolci.

Zoro si sentì nuovamente imbarazzato a quella domanda, che avevano sentito tutti i suoi compagni, i quali sogghignavano.

Spostò lo sguardo su Tashiji, che imbarazzata anch’ella, distolse lo sguardo da lui.

Zoro sospirò e abbassandosi all’altezza della bimba le disse “Vai tranquilla, ci rivedremo nel futuro!”

Hikari raggiunse Ace e Umi. Quest’ultima teneva in mano un manga e aprendo la pagina a un momento del loro tempo, questi vennero avvolti da una luce e lentamente vennero risucchiati al suo interno, dopo di chè, il fumetto giapponese cadde a terra sul ponte, raccolto poi da Nami, la quale aveva già in mente di custodirlo come se fosse oro, in quanto a suo parere valeva tanto quanto le gemme preziose che tanto amava, anche di più perché sapeva che un giorno, quei due bambini avrebbero avuto più valore di tutto l’oro del mondo.

 

Passarono un paio di giorni dalla partenza dei bambini e il morale sotto terra dei mugiwara, stava tornando normale.

Tashiji era affacciata al parapetto della nave e con gli occhi chiusi si godeva la piacevole brezza che le soffiava sul volto.

Zoro le si avvicinò da dietro e quando fu abbastanza vicino perché potesse sentirlo, disse “Come va la caviglia?”

La donna sussultò al suono della sua voce e ci mise un po’ prima di riuscire a collegare la risposta che aveva in mente alla bocca.

“B-bene! Ormai è guarita. Era una leggere slogatura, niente di grave!”

“Perfetto!” disse Zoro, lanciandole con poco garbo la spada che le apparteneva.

Tashiji, colta di sorpresa, per poco non sbaglio la presa. Guardò la sua Katana e successivamente guardò lo spadaccino in cerca di una spiegazione.

Zoro alzò un sopracciglio e disse “Sbaglio o ti devo insegnare a combattere? Seguimi!”

Tashiji  rimase ferma per qualche istante, poi guardando la schiena di Zoro allontanarsi sempre più, cominciò a correre precisando “Mi devi aiutare a migliorare, non insegnarmi a combattere!”

 

Una volta che entrambi furono nella stanza di allenamento, Zoro si mise in posizione e Tashiji seguì il suo esempio. Il primo le disse di attaccare, in modo tale che lo spadaccino potesse studiare bene la sua tecnica. La conosceva già, in quanto l’aveva vista combattere più volte, ma voleva osservarla con maggiore attenzione, di quanto potesse fare mentre era impegnato a lottare anch’egli.

Zoro si limitò a parare i colpi e dopo un paio di minuti poteva già affermare quello che non andava. Era molto abile e poteva riconoscerlo senza problemi e sapeva che se utilizzava l’haki dell’osservazione, cosa che in sezione di allenamento gli aveva chiesto di non usare, le sue prestazioni aumentavano, ma qualche difetto ce l’aveva e poteva essere usato a suo svantaggio, se si fosse ritrovato davanti un avversario abile in grado di notare i punti deboli del nemico.

Infatti quando vide arrivare un colpo, con quel difetto, sta volta Zoro non si limitò a parare, ma contrattaccò e con un semplice movimento del polso, la disarmò e successivamente le puntò al collo la spada.

Tashiji guardò la sua katana che si era conficcata nel pavimento della stanza, poi osservò Zoro.

“Quando usi il fendente che arriva dall’alto, hai il vizio di allentare la presa sulla spada. Un errore che ti può costare caro. Fossi stato un tuo nemico, a quest’ora saresti morta!” disse Zoro con un tono serio, che non voleva essere un rimprovero, ma un affermazione che l’avvertiva di fare attenzione.

Tashiji deglutì, sentendosi ancora la lama della spada dello spadaccino così vicino alla sua gola.

Zoro abbassò l’arma e dicendo a Tashiji di raccogliere la sua arma, le disse questa volta di difendersi.

L’uomo cominciò con dei colpi semplici, per abituare la donna anche alla sua forza e piano piano aumentò la difficoltà. Abbozzò a un sorriso, quando facendo una finta, Tashiji non si era fatta cogliere impreparata, ma riuscì comunque a parare il colpo.

“I miei complimenti, ma…” disse Zoro, per poi fare un’agile mossa con cui colse la donna di sorpresa, la quale non riuscendo a comprendere bene le intenzioni dello spadaccino, non riuscì a parare il suo prossimo colpo, che si fermò a un centimetro dalla sua vita.

“Morta per la seconda volta. Hai lasciato il fianco troppo scoperto. Anche se non comprendi la mossa successiva del tuo avversario, devi riuscire a ritrovarti sempre nella condizione in cui, improvvisando, riesci a proteggere almeno i tuoi organi vitali e la posizione che hai assunto per parare il mio colpo, non ti aiuta. Prova ad abbassare un po’ il braccio sinistro, in modo da sentire meno la pressione del colpo e afferra l’elsa della spada prima, con la mano destra e poi con la sinistra. Non sei mancina, quindi hai più forza e abilità nella tua mano destra, la quale mettendola per prima, ti dà maggiore controllo sulla spada. Questa è una cosa che vale sempre, anche per evitare di essere disarmata!” disse Zoro.

Tashiji annuì e cambiò l’impugnatura. Aveva sempre combattuto nell’altro modo in quanto chi gli ha insegnato a maneggiare l’arma, era mancino e non si era mai posto il problema se fosse giusto o sbagliato, dato che non era mai stata ripresa per quel fatto.

La donna si mise nuovamente in posizione e si allenarono per diverso tempo, finchè Zoro non decise che poteva bastare.

Tashiji aveva il fiatone e si sedette a terra per riposarsi e regolare il respiro.

Zoro a causa del caldo si tolse la maglia, facendo ammirare i suoi muscoli alla donna, la quale si sentì le guance andare a fuoco.

“Vuoi?” disse Zoro facendole vedere una bottiglietta d’acqua e facendola rinsavire.

La donna si alzò per raggiungerlo e afferrare quell’acqua di il suo corpo sentiva bisogno. Quando fece per prenderla, le loro mani si sfiorarono e i loro occhi si incontrarono. Nessuno dei due diceva o faceva niente, continuarono a fissarsi finchè, come attratti da una calamita, le loro bocche si avvicinarono sempre più, fino a sfiorarsi e poi scambiarsi un bacio che divenne sempre più passionale.

La bottiglietta d’acqua cadde a terra e le mani si fecero più audaci, finchè Tashiji, aprendo gli occhi, precedentemente chiusi, urlò staccandosi da Zoro.

L’uomo alzò il sopracciglio confuso, ma quando vide Tashiji imbarazzatissima indicare la finestra, Zoro si accorse che Usopp e Rufy erano su di un palo che reggeva la vela, probabilmente finiti lì per inseguire qualche strano insetto, e ora lo stavano salutando,  non nascondendo minimamente il fatto che li stavano spiando.

Lo spadaccino sentì una rabbia improvvisa crescergli dentro e afferrando due delle sue spade, spalancò la finestra e si buttò all’inseguimento dei due spioni. Entrambi, comprendendo il pericolo si erano messi a correre per tutta la nave, uno spaventato dalle spade, l’altro divertito.

I tre travolsero tutto quello che incontravano, compreso il tavolino dove Robin e Nami, stavano tranquillamente mangiando i pasticcini che Sanji aveva preparato loro.

Robin usando il suo potere era fortunatamente riuscita a salvare il più della roba, ma i bicchieri di thè fresco erano andati in frantumi sul ponte e questo fece imbestialire Nami, la quale afferrò Rufy per la guancia e cominciò a rimproverarlo, prima di sentire dietro le sue spalle una presenza, non tanto rassicurante.

Si girò a quando vide Zoro incavolato nero, con il fuoco negli occhi, si spaventò a tal punto che usò Rufy come scudo.

“Ehm…ciao Zoro!” disse Rufy a trentadue denti e alzando una mano in segno di saluto.

“Tu…io ti faccio fuori!” disse lo spadaccino con una vena pulsante sulla tempia.

Nami a quel punto, comprendendo che l’unico a rischiare la vita era il suo ragazzo, domandò spazientita “Che cosa ha fatto questa volta?”

“Ha spiato insieme ad Usopp l’allenamento di Zoro e Tashiji, ma mi domando il perché si sia scaldato così tanto. È successo qualcosa di cui ci vuoi parlare Zoro-san?” chiese Robin guardandolo di sottecchi. Non l’aveva spiato, ma osservando sempre tutto quello che le capitava attorno, aveva tirato le somme.

“Assolutamente no. Non sono affari che vi riguardano!” disse Zoro infastidito.

“Lui e Tashiji si stavano baciando!” disse Usopp, uscendo con la testa da un barile dentro al quale si era nascosto e dentro al quale andò nuovamente a nascondersi, quando vide lo sguardo incavolato di Zoro.

Sanji che era uscito dalla cucina, quando aveva sentito quel baccano, sentendo la conversazione, si sedette sul barile imprigionando il povero Usopp.

Usopp, non ti hanno mai insegnato cos’è la privacy? A Rufy posso perdonargli questa mancanza, in quanto anche noi abbiamo interrotto la privacy tra lui e Nami qualche volta, ma tu…non hai scusanti. Mi sa che starai là dentro finchè il marimo lo vorrà!”

“Grazie cuoco da strapazzo!” disse lo spadaccino, prima di chiedere a Franky di sigillare il barile con dei chiodi.

Vani furono i tentativi di chiedere pietà da parte di Usopp.

Yohohohoho, finalmente ti sei deciso Zoro-san. Ma perché tutta sta storia per un bacetto!” chiese Brook.

“Non lo chiamerei bacetto. È uno di quei baci veri…quelli che ci scambiamo io e Nami prima di fare…” cominciò Rufy prima che sia Zoro che Nami, con un calcio, lo buttassero in mare.

“Le hai chiesto do farti vedere le sue mutandine?” chiese Brook, prima di andare a far compagnia al capitano e purtroppo per Sanji, fu lui quello che dovette andare a ripescare i due.

 

Tashiji si era rinchiusa nella stanza sua e di Robin, troppo imbarazzata per poter nuovamente uscire.

La navigatrice e l’archeologa, la lasciarono un po’ tranquilla, ma quando ella non si presentò a cena, la raggiunsero portandole qualcosa da stuzzicare.

“Ehilà!” disse Nami sorridendo.

Tashiji, che era rannicchiata con le ginocchia al petto, alzò lo sguardo per guardare le due donne e con un bisbiglio le saluto.

Nami si sedette sul letto accanto a lei e sfregandole una mano sulla schiena disse “Sai? Capisco benissimo quello che provi. Quando io e Rufy abbiamo cominciato a essere attratti uno dall’altro, eravamo costantemente sotto lo sguardo degli altri. È imbarazzante lo so, ma poi non ci farai nemmeno caso e anche loro non faranno più caso a voi due. Siamo su una nave è normale che ognuno sappia i fatti dell’altro. Bisogna rassegnarsi, ma su una cosa puoi stare tranquilla. Zoro non spiffererà mai niente di imbarazzante, a differenza di Rufy che racconta cose che vorrei rimanessero private!”

“Ma è terribile!” disse Tashiji spalancando gli occhi.

Nami alzò le spalle “Mica tanto, per ogni cosa che vengono a scoprire su di me e Rufy, mi devono pagare! Mi sto arricchendo sulla loro curiosità!”

Robin sorrise divertita a quell’affermazione, anche perché a lei quella punizione non toccava, in quanto era Nami stessa a raccontarle la sua vita amorosa, anche quando non le chiedeva niente.

“Comunque se ti può far stare meglio, Usopp è ancora rinchiuso dentro al barile e non credo che Zoro abbia intenzione di perdonarlo tanto presto!” disse con un sorriso.

“Io però avrei punito anche Rufy. È vero che veniamo spesso spiati, ma Zoro è l’unico che si è sempre fatto gli affari suoi, tranne quella volta che si è ritrovato nel mio corpo e ha saputo un po’ troppo!” disse Nami seccata.

“Già solo per quel fatto, anche se non l’ha voluto lui, Rufy può essere perdonato!” disse Robin, “Che ne pensi Tashiji?”

La ragazza sorrise, in quanto aveva saputo di quella storia dello scambio dei corpi, una sera in cui le tre donne si erano ritrovate insieme a parlare come se fossero a un pijama party. “Bhe credo di sì… credo che possa essere scusato per questa volta, ma penso che anche Usopp possa essere perdonato ormai. Tutto il giorno chiuso in un barile, poverino!”

“Poverino? Povera te che sei stata interrotta, ma dimmi…come bacia Zoro?” chiese Nami senza problemi.

“N-non farmi ste domande, p-per favore!” disse Tashiji, nascondendo il viso sempre più rosso.

Robin sorrise “Non esagerare Nami, non siamo ancora così intime!”

“Non ho bisogno che risponda alla domanda. Dal suo volto ho già intuito la risposta!” disse divertita.

Le ragazze improvvisamente sentirono dei richiami sul ponte. Era Usopp che supplicava di uscire.

Sentirono anche gli altri che chiacchieravano.

“Non è il momento di tirarlo fuori?” chiese Chopper dispiaciuto per l’amico.

“No!” disse Zoro serio.

“Dai, ha già pagato abbastanza!” disse Franky.

“No!” disse nuovamente lo spadaccino.

“Su, non essere così antipatico!” disse Rufy, sperando di convincerlo.

“No!” affermò nuovamente Zoro.

Fu in quel  momento che la porta della stanza delle ragazze si aprì  e Tashiji  uscì fuori.

Si sentiva osservata, ma facendosi coraggio disse “Credo che anche io abbia qualche diritto a decidere la sua punizione e per me Usopp è stato punito abbastanza! Franky liberalo per favore!” disse la donna.

Franky guardò Zoro sicuro che gliel’avrebbe impedito, ma spadaccino stette li fermo e sbuffò senza obbiettare.

“Finalmente libero!” gridò Usopp che piangendo si aggrappò a Tashiji, ringraziandola con tutto il cuore e promettendole che non l’avrebbe mai più spiata.

 

La notte passò tranquillamente, ma poco dopo l’alba, Brook chiamò tutti sul ponte a causa di un avvistamento.

Una nave in lontananza, si stava dirigendo verso di loro.  Lo scheletro era sicuro di quanto affermasse in quanto, quando aveva notato l’imbarcazione, essa sembrava dirigersi a nord e solo successivamente si girò verso di loro.

Usopp usò i suoi occhialini per guardare la bandiera. Sussultò ed emozionato non riuscì a descrivere quanto i suoi occhi vedevano.

Nami prese il binocolo e, guardando la bandiera pirata, anch’ella sussultò “Quel simbolo lo conosco. È un teschio con dietro incrociate due spade e con un segno rosso che ricorda una cicatrice sull’occhio sinistro!”

Rufy si sentì elettrizzato alla descrizione del jolly roger e con entusiasmo disse “è Shanks!”

 

 

 Capitolo più lungo del solito, ma mi sono divertita un casino a scriverla.

Adoro troppo Zoro e Tashiji e soprattutto mi diverto da matti punzecchiare Zoro XD.

Spero che la scena del combattimento di spade possa essere un minimo credibile, perché non so un accidente di combattimenti di spade o scherma o

quello che è…quindi se qualcuno conosce queste cose e pensa che abbia scritto solo scemenze…chiedo scusa.

Alla prossima e come sempre lasciatemi sapere le vostre opinioni.

Ciaooooooooooo!!!!!

Neko =^_^=

 

 

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Capitolo 74
*** Rimpatriata ***


Capitolo 74:  Rimpatriata

 

“è Shanks!” urlò Rufy euforico.

Cominciò a saltellare qua e là per il parapetto della nave, esprimendo tutta la sua felicità.

Non vedeva l’ora di rivedere il pirata con i capelli rossi e aspettava con impazienza il momento in cui le loro navi, avrebbero attraccato  su quella minuscola isola, che vedevano in lontananza.

Parecchi anni erano trascorsi dall’ultima volta che si erano visti. Lui era ancora un bambino desideroso di avventure e di diventare un grande pirata, mentre ora aveva qualche anno in meno di Shanks quando l’aveva conosciuto. Non era cambiato poi molto. Era un uomo e aveva qualche pelo in più rispetto a quando era un fanciullo, ma i suoi desideri e ambizioni erano rimasti pressoché invariati. 

 

Non solo il capitano era entusiasta all’idea di incontrare la ciurma di uno degli imperatori del mare. Anche Usopp provava una strana sensazione.

Era emozionato, ma allo stesso tempo impaurito.

Emozionato di conoscere finalmente quel padre sul quale aveva tante volte fantasticato di incontrare, impaurito dalla reazione che egli poteva avere nel vederlo. Si domandava se suo padre sarebbe stato orgoglio di lui o se per il genitore era solo motivo di vergogna.

La seconda ipotesi lo terrorizzava, tanto che le mani cominciarono a sudare e cominciò ad asciugarle in modo frequente sui pantaloni.

Gli altri membri della ciurma non provavano gli stessi sentimenti dei loro due compagni, dato che non avevano con quei pirati un legame di parentela o amicizia, ma erano piuttosto incuriositi, infondo si trattava di un personaggio famoso e temuto.

Solo Tashigi non era contenta della novità.

La ragazza era preoccupata per la situazione che stava per venirsi a creare, in quanto presto avrebbe avuto a che fare con due ciurme di pirati.

Non sapeva se poteva stare tranquilla con i pirati di Shanks. All’inizio era diffidente anche con la ciurma di Rufy, ma vivendo a loro stretto contatto, aveva capito che non  era in pericolo, e sperava che fosse lo stesso con quei pirati.

Robin le si avvicinò comprendendo, dal linguaggio del suo corpo, il nervosismo che provava “Non devi temere, non sei in pericolo! Non ho mai conosciuto Shanks e la sua ciurma, ma se il capitano ripone in lui la sua fiducia, non hai niente da temere, anche se sei un membro della marina!”

Tashigi fu poco convinta “Non che voglia dubitare di Rufy, ma credo sia un tipo che si fida un po’ troppo delle persone!”

Robin sorrise “Rufy capisce dal primo sguardo se una persona merita o meno la sua fiducia o quanto meno se può concedergli il beneficio e non si sbaglia mai. Dovresti sapere che io prima ero un membro della ciurma di Crocodile e come tale ero una sua nemica, eppure eccomi qui. Non ho fatto molto per convincerlo a prendermi con lui, gliel’ho semplicemente chiesto e lui ha accettato!”

“Ti ha preso così? senza pensarci due volte?” chiese Tashigi stranita “Io non lo avrei fatto! Non con la tua reputazione!”

“Probabilmente nessuno a conoscenza della mia fama lo avrebbe fatto, ma lui non mi ha visto come un mostro, ma per quella che realmente ero!”

“Cioè?” chiese Tashigi curiosa.

“Una donna stanca di dover fuggire da tutto e da tutti a causa delle mie origini e bisognosa di protezione e soprattutto desiderosa di avere una vera ragione per vivere!” disse Robin con una tristezza nella voce.

“Tu? Non mi sembri proprio il tipo!” disse Tashigi accigliata.

“è quello che sto cercarti di dirti. Rufy riesce a guardare oltre le apparenze, se non fosse così, tu non saresti qui. Invece nonostante tu sia una minaccia per tutti noi, lui ti ha accolto a braccia aperte!”

“Io? Che minaccia potrei mai essere?” disse logicamente la donna, la quale sola contro nove pirati, non aveva molte chance di farla franca.

“Non tu in quanto persona, ma per quello che rappresenti. Facendoti stare qui, noi siamo in pericolo, ma nonostante tutto Rufy non ti ha abbandonato sulla prima isola. Tieni, leggi!” Disse l’archeologa passandole un giornale.

Era il quotidiano che era arrivato quella mattina. Tashigi amava tenersi informata e quasi ogni mattina era lei la prima a leggere le pagine del giornale, ma in quegli ultimi giorni, aveva notato che anche Rufy era piuttosto interessato all’arrivo del gabbiano postino, ma lui non aspettava il giornale. Lo comprese quel giorno, in quanto insieme al quotidiano era arrivato anche un pacco, che il capitano aveva preso, cercando di evitare sguardi indiscreti.

La ragazza cominciò a leggere l’articolo che Robin le aveva indicato.

 

Dopo il rapimento del capitano della marina Tashigi, diverse flotte della marina, sotto ordine di Sangoku, sono alla ricerca della ciurma di cappello di paglia, per liberare la prigioniera e con l’intento di portare alla forca una volta per tutte il figlio di Dragon.

Ma anche all’interno della marina ci sono delle discordanze tra i ranghi. Infatti, gli ammiragli, tra cui Akainu e Kizaru, si sono ritenuti contrari con questa decisione, in quanto ritengono che una persona che si è fatta catturare da dei pirati, non è altro che una feccia e non merita nemmeno di prenderla in considerazione. Sangoku però si è opposto a questo pensiero e molti si chiedono se il suo è reale desiderio di salvare il capitano della marina o solo una scusa per catturare cappello di paglia e fargli fare la stessa fine di Portugese D. Ace.”

 

Tashiji stringe il giornale e sospirò “Credo che la motivazione più realistica sia la seconda. Infondo sono solo una persona, la marina non si può fermare solo perché io mi trovo in questa situazione!”

Robin scosse la testa e infastidita disse “Sarei d’accordo se per salvare te, ci rimettessero la vita molte persone, ma secondo la mia opinione questo non ha niente a che fare con la tua situazione. Semplicemente alla marina non importa niente di te. Ti vedono solo come un loro burattino. Se c’è qualcuno che veramente tiene alla tua persona e che ti starà cercando, quello è Smoker. Quello che c’è tra lui e te è il vero rapporto che ci dovrebbe essere tra colleghi. Siete persone e non burattini e…bhe… se non tenete l’uno all’altro e non vi aiutate a vicenda quando qualcuno è in pericolo…io…io non riesco proprio a capire quale tipo di giustizia vogliate imporre al mondo!”

Tashigi abbassò la testa e incapace di rispondere, si avvicinò al parapetto unendosi alla ciurma.

La sua testa cominciò a vagare e pensare sul discorso appena avuto con Robin.

 

Mancava poco all’arrivo della Sunny sull’isola. Shanks era già approdato e, seduto sulla spiaggia, era in attesa dell’arrivo dei mugiwara. Rufy era troppo impaziente per aspettare oltre, così preso dalla sua solita spericolatezza, decise di anticipare i tempi allungando un braccio a dismisura, cosicché afferrando una palma, trovasse un appiglio per portarsi direttamente sull’isola.

Shanks non si accorse delle intenzioni di Rufy e, dopo aver abbassato il calice dal quale stava bevendo la sua bevanda preferita e che gli bloccava la visuale, si vide una macchia rossa arrivare contro a tutta velocità e da li a poco si ritrovò a terra con il capitano della Sunny addosso.

Bhe Rufy, proprio un entrata in scena degna di te!” disse Shanks divertito e anche un po’ dolorante, visto che a differenza dell’interpellato, lui era ancora fatto di carne e ossa.

Il ragazzo si mise in piedi e dopo essersi sistemato il suo famoso cappello in testa, allungo la mano per aiutare ad alzare il capitano dai capelli rossi.

Era lì uno di fronte all’altro. Si guardavano. Si poteva leggere negli occhi di entrambi l’emozione che provavano. Non servivano parole, era tutto chiaro, ma presto i due uomini si scambiarono un abbraccio affettuoso.

“Sono felice di rivederti. Temevo che ti fosse successo qualcosa di brutto!” disse Shanks, rafforzando la presa e confondendo Rufy, che non comprendeva quelle parole.

Fu proprio in quel momento, che l’intera ciurma di Shanks scoppiò in una sonora baraonda, urlando il nome di Rufy.

Benn Becman, il vice capitano, si avvicinò a Rufy, e dandogli una pacca sulla spalla gli disse “è bello rivederti amico. Ne hai di cose da raccontare!”. Egli gli allungo un calice pieno di sakè, e alzò in aria la sua, seguito a ruota da tutti.

Bhe Rufy, vedo che non bevi più il solito succo di frutta!” disse Shanks facendolo l’occhiolino.

“Certo, non sono più un bambino e ora non puoi più contraddirmi!” disse Rufy.

Shanks scoppiò a ridere e poggiando una  mano sulla spalla di Rufy disse “Oh lo so, lo so. Un bambino non avrebbe mai potuto compiere le imprese che tu e i tuoi compagni averte fatto. Ne hai fatta di strada!”

Rufy sorrise a trentadue denti.

“Ma a proposito di compagni, i tuoi dove…” cominciò Shanks, prima di essere interrotto da una voce femminile piuttosto alterata.

“Tu, brutto idiota che non sei altro, ti costava tanto aspettare mezzo minuto e aiutarci ad approdare?” disse Nami mettendo le mani sui fianchi e guardando storto il capitano.

Rufy non si preoccupò della sgridata e sorridendo disse semplicemente “Mi dispiace!”

Nami però era inviperita e afferrandolo per un orecchio gli urlò “Mi dispiace un corno!”

“Però…bel caratterino!” disse Shanks, facendosi notare da Nami, la quale lasciò il povero Rufy. Quest’ultimo massaggiandosi l’orecchio e vedendo si suoi compagni avvicinarsi disse “Shanks, ti presento la mia ciurma. Ciurma vi presento Shanks e i suoi compagni, sono davvero mitici!”

“Lo sappiamo!” dissero i mugiwara all’unisono, facendo capire alla ciurma di Shanks che il ragazzo di gomma parlava spesso di loro.

Le presentazioni avvennero fatte per bene, ognuno dicendo il suo nome e il suo incarico all’interno della squadra, ma qualcosa non tornava, infatti Rufy stranito disse “Sbaglio o manca qualcuno?”.

“Manca Usopp!” disse Chopper, il quale incrociando le piccole braccia e inclinando la testa disse “Non ricordo di averlo visto scendere dalla nave!”

“Sta facendo le prove per come presentarsi a suo padre sul ponte della Sunny!” disse Franky indicando la nave.

Shanks scoppiò a ridere e rivolgendosi a un suo compagno, disse“Tale padre tale figlio… eh Yasopp!”

L’interpellato lo guardò stralunato.

“Non eri tu che fino a poco fa, davanti allo specchio faceva le prove su come attaccar bottone con il figlio? Hai deciso per quale frase optare?” chiese Shanks divertito, che insieme a qualche componente della ciurma, era dietro alla porta della cabina del cecchino a origliare quanto diceva.

“Oh sta zitto!” disse Yasopp leggermente imbarazzato, per poi dirigersi col cuore in gola, verso la Sunny.

Usopp era sul ponte e con fare agitato sparava battute qua e là cercando quella giusta da dire.

“Buongiorno signore, è un piacere conoscerti!” disse Usopp facendo un inchino di 90°.

“No, no è troppo formale, è tuo padre accidenti!” Si disse parlando da solo.

“Ehilà papà, come te la passi?” disse sorridendo, ma poi sconsolato disse “Così sembra che non ci vediamo solo da un paio di giorni!” poi provò di nuovo “Sono il grande capitano Usopp, vuoi un autografo?” si picchiò la mano sulla fronte e sbuffando disse “Ma che cretino, non è mica un mio fan!” poi nervosamente si scompigliò i capelli con le mani e urlò “Ah perché è così difficile!”

“Non dirlo a me, sai quanto ci ho messo a decidere che cosa dirti?” disse una voce maschile dietro le sue spalle.

Usopp non si ricordava la voce del padre, ma il suo corpo si irrigidì, intuendo che chiunque ci fosse dietro alle sue spalle, aveva con lui un legame di parentela.

Si girò lentamente e vide un uomo in piedi sul parapetto. Egli aveva i rasta molto lunghi, raccolti in una coda, con qualcuno però più corto che gli cadeva sul viso. Indossava una canottiera nera attillata, dei pantaloni corti beige e sulle spalle aveva un foulard rosso, sul quale legava la sua enorme pistola.

Aveva in vita una cintura usurata di pelle, alla quale erano appese pistole di dimensioni normali di vario genere e un sacchettino con le munizioni.

Egli saltò sul ponte e fissò il figlio. Non riusciva a credere che quel giorno tanto atteso fosse arrivato. L’ultima volta che lo aveva visto era solo un bambino piccolo piccolo, mentre ora si ritrovava davanti un uomo, un ragazzo che portava buona parte dei suoi lineamenti, come le labbra e altri come quelli della sola donna che aveva mai amato, come il naso.

Gli si avvicinò e padre e figlio si guardarono negli occhi. Entrambi andarono in tilt e nessuno dei due sapeva cosa dire, solo dopo un po’ Yasopp, portandosi una mano dietro la nuca disse “Bhe, a quanto pare le prove davanti allo specchio non servono a niente!” disse imbarazzato a causa del silenzio che si era venuto a creare. Pensava che sarebbe stato più semplice, che i gesti e parole gli sarebbero venuti spontanei dopo più di vent’anni che non vedeva il figlio e invece era tutto tranne che naturale.

Avrebbe voluto semplicemente abbracciarlo, ma secondo il suo punto di vista Usopp poteva essere il tipo che non amava certe manifestazioni di affetto da parte di uno sconosciuto. Questa era una caratteristica tipica di sua madre. Si apriva solamente con le persone che conosceva e si fidava, mentre era piuttosto schiva verso chi non conosceva  o conosceva poco. Detestava le persone troppo espansive che invadevano il suo spazio vitale senza che queste fossero totalmente nelle sue grazie e per questo motivo Yasopp si ricordava che inizialmente la donna che aveva scelto come sua compagna, non lo vedeva di buon occhio. Solo quando aveva cominciato a rispettare i suoi spazi e si erano conosciuti meglio, aveva potuto cominciare a prendersi certe libertà, come anche solo prenderla a braccetto per passeggiare insieme.

Questo era il suo timore. Se Usopp avesse preso dalla madre, un gesto troppo espansivo avrebbe potuto complicare le cose, ma il problema che lo assillava, svani, quando Usopp stesso prese l’iniziativa, abbracciandolo.

Ricambiò immediatamente l’abbraccio e sentì il cuore scaldarsi improvvisamente. Era una sensazione  bellissima, la stessa che provava quando abbracciava la madre del proprio figlio, una emozione che gli era mancata in quegli anni. Amava essere un pirata e viaggiare con i suoi compagni, ma nel suo cuore era rimasto un vuoto, che in quel momento si era riempito nuovamente.

“Papà!” disse Usopp in un bisbiglio udibile. Sentiva il suo cuore battere a mille e le lacrime che premevano per uscire per la commozione.

Il loro abbracciò durò a lungo, finchè Yasopp allontanò il figlio posandogli le mani sulle spalle per guardarlo meglio e per dirgli “Abbiamo un sacco di cose di cui parlare. Il tempo che avremo a disposizione dipende dai nostri capitani, ma che ne dici di recuperare un minimo il tempo perso e di imparare a conoscerti!”

Usopp si asciugò le lacrime con il braccio, poi sorridendo annuì energicamente.

 

I mugiwara e la ciurma di Shanks, nel frattempo avevano preparato tutto per una bella grigliata in riva al mare. Non avevano molta carne, per il dispiacere di Rufy, ma quest’ultimo, facendosi aiutare da Shanks, Chopper e Lucky Lou cercarono di pescare qualcosa.

“ Da quanto mi hai raccontato sembra proprio che tu abbia messo insieme un bel gruppetto eh!” disse Shanks guardando il ragazzo.

“Puoi dirlo forte, sono i migliori compagni che si possono trovare, migliori anche dei tuoi!” disse Rufy.

“Su questo ho qualche dubbio, nessuno ha una ciurma migliore della mia!” disse Shanks determinato.

Rufy con la stessa determinazione disse “Non credo proprio!”

Shaks scosse la testa decidendo che era meglio fermarsi, che conoscendo Rufy la storia poteva andare avanti per parecchio tempo.

“Sai, in realtà noi ci siamo già rivisti!” disse il rosso, confondendo Rufy “A Marineford, ero presente anche io!”

Rufy si alzò colto alla sprovvista e disse “Quando? Io…io non ti ho visto!”

Shanks sorrise tristemente “Eri privo di sensi. Sono arrivato in tempo per salvare te, ma non per aiutarti con tuo fratello. Mi dispiace. Non so se arrivando prima avrei fatto la differenza, ma avrei voluto darti man forte!”.

Rufy sorrise e scosse la testa “Non preoccuparti. Ormai quello che è successo è successo. È inutile pensare a cosa avrebbe potuto essere se le cose si fossero svolte diversamente, ci fa solo soffrire inutilmente!”

Shanks lo guardò attentamente “Si questo è vero, ma è anche inevitabile pensarci!”

“Fino a poco tempo fa ti avrei dato ragione. Non riuscivo a superare la morte di mio fratello, ma nella mia avventura nell’al di là, l’ho incontrato. Era in un bel posto e felice, non soffre più, quindi non devo essere triste. Certo mi manca, ma è normale. Mi mancherebbe anche se fosse vivo!”

“Tu hai visto Ace nell’al di là? Come ci sei arrivato in quel posto?” disse Shanks preoccupato.

Bhe, io e la mia ciurma siamo morti per colpa di un capriccio di un dio. Poi però altri dei ci hanno dato la possibilità di tornare indietro, dato che non era veramente la nostra ora!”

Shanks guardò verso il mare e con un sospiro disse “Ora tutto mi è chiaro!”

“Eh?” chiese Rufy stranito, ma Shanks scuotendo la testa e cambiando argomento disse “E di un po’…Nami è un peperino eh!”.

“Peperino è un po’ riduttivo, riuscirebbe a far scappare i re dei mari!” disse divertito.

Shanks sorrise e dandogli una gomitata e guardandolo di sottecchi, disse “E…c’è qualcos’altro che mi vuoi dire su di lei?”

Rufy sembrò pensarci su e poi disse “Che è una tirchia e una ladra di prima categoria? Ah a proposito, metti al sicuro i tuoi tesori!”

“No, non era questo che volevo sapere!”

“Che è una grande navigatrice?”

“No!”

“è brava a disegnare mappe?”

“No!”

“Adora i mandarini?”

“No, no e ancora no!” disse Shanks esasperato.

Rufy sorrise “Lo so, vuoi sapere se tra me e lei c’è del tenero, bhe…si! È la mia ragazza!”

“Lo sapevo!” esplose entusiasta l’uomo dai capelli rossi “Si capiva da come vi guardavate mentre vi passavate  gli strumenti per fare la grigliata.

“A proposito di Nami, volevo chiederti una cosa!” cominciò Rufy.

 

Tashiji era piuttosto silenziosa e dopo aver dato una mano ai mugiwara, si era isolata per osservare il tramonto e soprattutto per pensare.

Si era seduta su una roccia vicino alla piccola foresta che c’era alle sue spalle.  Si prese un colpo quando dietro di lei sentì un rumore e d’istinto  emise un piccolo urlo.

“Che hai da urlare?” disse chi proveniva dalla foresta.

“Ah sei tu Zoro!” disse per poi girarsi nuovamente a guardare davanti a .

Lo spadaccino la fissò un momento, per poi tornare a occuparsi della raccolta della frutta a cui Nami lo aveva incaricato, ma fece solo qualche passo, poi bloccandosi tornò indietro sedendosi vicino a Tashigi.

“Che hai?” disse con poco garbo.

“Niente!” disse semplicemente Tashigi.

Zoro alzò un sopracciglio, evidentemente poco convinto, ma non le fece pressione e di fatto da lì a poco la ragazza disse “Zoro, tu pensi che la marina sia cattiva?”

L’interpellato la guardò stranito “La stai facendo a me questa domanda? Ti devo ricordare che sono un pirata e che la marina non mi è simpatica?”

Tashiji sospiro e fece scendere di nuovo il silenzio tra i due, finchè Zoro disse “In linea di massima i marine sono considerati buoni e i pirati cattivi, ma ci sono le eccezioni in entrambe le parte e mi sembra che tu questo lo abbia già capito, allora perché di questa domanda?”

Tashiji strinse i pugni e disse “Perché…perché…sai…cioè…sono entrata in marina con grandi aspettative, quasi illudendomi di rendere migliore questo mondo insieme ai miei compagni e i miei superiori, invece ho notato molte cose che non mi piacciono all’interno della parte che ho scelto…insomma  mi sembra quasi che quello in cui credevo sia solo uno scherzo. Ho letto il giornale di stamattina e ne ho parlato con Robin e quello che mi ha detto mi ha turbata!”

“Non so cosa ti abbia detto Robin, ma in genere ha ragione!” disse Zoro.

TashijiBhe lei pensa i nostri propositi non siano proprio degni per quello che rappresentiamo e…comincio a darle ragione. Non dico che tutti i marine siano corrotti o altro, ma molti lo sono e purtroppo questi ricoprono le più alte cariche e quello che più mi fa ribrezzo che molte cose che pensano loro le ho sempre pensate anche io!”

“Immagino che le pensassi perché pensavi che loro fossero nel giusto!” disse Zoro.

“Può darsi, ma un cervello per pensare ce l’ho, se una cosa che dicono non la trovo corretta, dovrei distaccarmi da quel pensiero invece di renderlo mio, non credi?”

Zoro annuì.

“Però non ci si può opporre quando qualcosa non va!” disse Tashigi sconsolata.

“Invece si, devi! Se si compie un’azione deplorevole solo perché viene ordinato, allora si perde se stessi e si diventa dei burattini!” disse lo spadaccino.

“Lo stesso termine che ha usato Robin per descrivere la maggior parte dei marine!” disse Tashigi per poi continuare  “Se Rufy ti ordinasse qualcosa che non ti piace o con cui non sei d’accordo, lo faresti?”

Rufy è io siamo sulla stessa lunghezza d’onda, non credo che capiterà mai!” disse Zoro tranquillo.

“Se succedesse?”

“Non succederà!” insistette Zoro.

Tashiji sospirò esasperata, mentre lo spadaccino sbuffò “Se Rufy mi ordinasse qualcosa che trovo sbagliata, ne discuterei con lui e troveremmo un accordo!”

“Ma se non potessi mettere in discussione ciò che ti ha ordinato. Disubbidiresti al tuo capitano?” provò nuovamente Tashigi.

Zoro alzò gli occhi al cielo “Senti, Rufy non è quel tipo di persona che si crede di essere un dio in terra e che crede che tutto quello che dice e fa è sacrosanto. Ma se vuoi sapere se io fossi stato un marine e mi avessero ordinato di fare qualcosa di spregevole che andava contro le mie convinzioni, per come sono fatto allora no, non avrei obbedito. Mi sarei ribellato e fatto valere la mia idea!”

Tashigi abbassò la testa.

“Dovresti anche tu!” disse Zoro “C’è qualcosa che ti infastidisce? Fatti valere!”

“Verrei accusata di alto tradimento e quello che trovo ingiusto capiterebbe a me!” disse Tashigi “Lo so, sono una codarda!”

“Allora lascia la marina!” disse Zoro semplicemente, alzandosi in piedi e raccogliendo la frutta che aveva posato.

“Cosa?” disse Tashiji guardandolo dal basso verso l’altro con occhi sgranati.

“Le cose sono tre: Primo, rimani nella marina e fai quello che ti viene ordinato giusto o sbagliato che sia; secondo, continua a essere un membro della marina, ma combattendo per eliminare ciò che c’è di marcio; terzo, torni a essere una civile non dovendo più andare contro te stessa. La scelta spetta a te. Non posso dirti cosa fare. La vita è la tua!” finì Zoro per poi allontanarsi.

 

“Ehi Ciurma, Si mangia? Abbiamo diverse cose da festeggiare!!!” urlò Shanks, tendendo a braccetto Rufy e trascinandolo verso il falò che i suoi compagni avevano acceso.

Tutti i pirati si girarono verso l’uomo e Benn Beckman domando “Oltre al nostro incontro con Rufy cos’altro dobbiamo festeggiare?”

“Niente, sta scherzando!” disse Rufy con un sorriso nervoso e lanciando un occhiata a Shanks che divertito disse “Ce ne sono altre, vero Rufy?”.

“Il fatto di aver ritrovato finalmente mio figlio, ovviamente!” disse Yasopp, appoggiato da Usopp, i quali avevano terminato di mettere al confronto la loro abilità nel mirare, appena Shanks aveva cominciato ad urlare.

“Non, solo, ma non posso dire altro!” disse Shanks sogghignando e dando una pacca sulla schiena a Rufy, il quale colto alla sprovvista, rischiò di cadere con la faccia nella sabbia.

Robin sorrise scuotendo la testa, mentre Nami, affiancata da Brook domandò “Di cosa sta parlando?”

yohohoho, siamo pirati ogni occasione è buona per fare festa?” chiese lo scheletro, già entusiasta all’idea di una bella festicciola in riva al mare e prendendo la sua chitarra, cominciò ad accordarla per dare il meglio di sé.

“In genere c’è una vera ragione, Brook!” disse Nami incrociando le braccia.

“Io credo che presto lo saprai!” disse Robin facendole l’occhiolino cosa che incuriosì maggiormente Nami, la quale vedendo l’amica allontanarsi, la segui per cercare di strapparle qualche informazione…inutilmente.

 

La cena si era svolta con un gran baccano. Tra canzoni, scherzi, brindisi e litigi per l’ultimo pezzo di carne, i pirati passarono una bella serata.

Ad un certo punto Shanks chiese a uno dei suoi una cortesia e i mugiwara incuriositi, si domandarono cosa ci fosse dentro a quel baula che il rosso aveva chiesto di portare.

Shanks aprì il baule e ne tirò fuori qualcosa.

Rufy, dopo la nostra chiacchierata di poco fa, ho compreso il perché questo ora sia in mano mia!” disse Shanks serio.

“Ma quello è il gomu gomu no mi!” disse Rufy sorpreso “Come fai ad averlo?”

“L’ho trovato sull’ultima isola in cui sono stato. Quando lo abbiamo trovato ci è venuto un colpo. Sai cosa significa quando ricompare un frutto che è stato mangiato, vero?” chiese Benn Beckman serio,

“Significa che il possessore del frutto è morto!” disse Chopper “Ma quando…”

“Ti ricordi il nostro viaggio negli inferi?” disse Usopp.

“Come dimenticarlo! Ho ancora gli incubi!” disse la piccola renna percorsa dai brividi.

“Questo significa che da qualche altra parte ci sarà anche il frutto che ho mangiato io yohohoho!” disse Brook.

“Non solo, anche quello mio e di Chopper!” disse Robin “Sarebbe interessante vedere uno scontro tra due possessori dello stesso frutto!”

“Vincerebbe il più esperto, non sarebbe uno scontro molto entusiasmante!” disse Zoro alzando le spalle.

“Forse, ma quei poteri in mano a dei pazzoidi farebbero non pochi danni!” disse Tashigi.

“Non mi preoccuperei di questo. All’interno di questo baule ci sono altri frutti, vedete se ne riconoscete qualcuno!” disse Benn.

I possessori dei frutti diedero un’occhiata e Chopper e Brook all’unisono dissero “è proprio il mio!”

Mentre Chopper e Brook erano meravigliati dal vedere il frutto che li aveva resi speciali, Robin non era molto contenta “Cosa volete farne di questi frutti?” chiese l’archeologa.

Shanks disse “Credo che la scelta spetti a voi!”

“Oh bhe, allora il mio lo prendo!” disse Rufy, sapendo già a chi sarebbe destinato il frutto. Nami non era molto contenta che la sua probabile figlia acquisisse i poteri di un frutto, ma pensando ai pericoli in cui si sarebbe cacciata, quei poteri l’avrebbero fatta stare, tutto sommato, più tranquilla!”

“Io lo vorrei tenere per ricordo!” disse Chopper.

“Si anche io!” disse Brook passandosi il frutto da una mano all’altra.

Robin annuì come per appoggiare la decisione dei suoi compagni, sebbene non fosse per niente convinta.

I pirati continuarono a festeggiare, ma questa volta fu Robin e isolarsi. Andò a sedersi in riva al mare, non troppo lontano dal non essere illuminata almeno in parte dal fuoco, e fissò il frutto hana hana no mi.

Era talmente assorta da non rendersi conto che qualcuno le si stava avvicinando.

Sussultò quando sentì il suo nome.

Shanks, mi hai colto di sorpresa!” disse girando il capo, per vedere con la coda dell’occhio l’uomo, che portava due bicchieri colmi di sakè.

Si sedette al fianco della donna e gentilmente le disse “Tieni!”.

Robin sorrise leggermente e ringraziò con un soffio di voce. In un solo sorso bevve un bel po’ del liquore, sorprendendo il pirata al suo fianco.

“Accidenti. Non ci vai giù leggera!” disse Shanks divertito.

“Se temi che possa perdere la ragione e che poi sarei costretto a portarmi via di peso, non temere. Sono abituata a bere, lo faccio da quando ero molto giovane!” disse non tanto fiera di quel fatto.

“Perché ti piaceva o per annegare le tue sofferenze?” chiese Shanks serio.

“Un po’ per dimenticare i miei problemi, un po’ per camuffarmi meglio tra i pirati nei quali mi sono dovuta nascondere!” disse fissando nuovamente quel frutto.

“Prima non mi sei sembrata molto convinta quando hai detto di volerlo tenere!” disse Shanks indicando l’hana hana no mi.

“Io vorrei bruciarlo, eliminare la sua esistenza, ma servirebbe a poco, rinascerebbe da qualche altra parte. Almeno tenerlo eviterà a qualcun altro la vita di inferno che ho dovuto fare io prima di conoscere Rufy!” disse Robin mordendosi il labbro.

“Non mi sembravi il tipo che parla della sua vita al primo capitato!” disse Shanks, per poi sorseggiare la sua bevanda.

“Non lo sono infatti. In genere tengo tutto per me. Si vede che questo sakè è più forte di quelli bevuti fino ad ora e mi fa parlare a sproposito!” disse Robin sospirando.

“Oppure il magone che ti sei sempre tenuta dentro, è riaffiorato vedendo questo frutto e ora non riesci più a trattenere quei sentimenti negativi!” disse Shanks.

“Si, anche questa è una buona ragione, ma questo non giustifica il fatto che ne sto parlando con te. In fondo siamo due sconosciuti!”

“Sappiamo abbastanza l’uno dell’altro per dire che ci conosciamo!” disse Shanks alzando le spalle.

“Solo per sentito dire. Le voci sul mio conto non sono tutte vere! E quelle che lo sono, sono dovute al fatto che per sopravvivere si è disposti a tutto!” disse Robin seria.

“Ehi ehi, non mi devi giustificare niente. Non ti giudico male solo perché di te in genere non si parla bene. Se sentiamo le voci che la marina mette in giro su di me, allora tu dovresti scappare. Sono un pericoloso criminale, no?”

Robin sorrise “So difendermi dal lupo cattivo!”

“Si, è credo che tu lo sappia fare grazie ai tuoi poteri. Con questo non voglio dire che senza poteri saresti una damigella in pericolo, ma che in genere se si ha un potere si tende a contare un po’ troppo su di essi!” disse Shanks, sperando di non offendere la donna.

No,no, credo che tu abbia ragione, senza poteri potrei poco se dovessi scontrarmi fisicamente con qualcuno. Potrei contare solo sulla mia intelligenza!”

bhe anche quella è da calcolare, ma dimmi la verità, se non avessi avuto i tuoi poteri, avresti avuto una vita più semplice e felice?” chiese serio l’uomo.

“Credo che avrei avuto solo più amici che mi avrebbero riempito le mie giornate durante l’infanzia, invece di passarle costantemente da sola, ma in fin dei conti i miei problemi dagli otto anni in su, sono dovuti alle mie origini, che mi hanno costretto a scappare!” disse Robin rattristata.

“E i tuoi poteri non sono stati utili in tutto questo?” chiese Shanks “Non ti hanno permesso a volte di tirarti fuori dai guai?”

Robin tacque per qualche secondo “Si, in effetti molte volte e ora mi consentono di essere utile a Rufy!”

“E non credi che solo per questo tu non dovresti odiare questo dono che ti è stato fatto? Sia che tu abbia mangiato il frutto accidentalmente o volutamente?”

Robin guardò Shanks negli occhi e sorridendo disse “Si, credo che tu abbia ragione. In quello che consideriamo male, a volte c’è anche qualcosa di buono. Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista, ti ringrazio!”

Shanks scrollò le spalle “Di niente! Forza, ora torniamo dagli altri!” le disse allungandole la mano, per aiutarla ad alzarsi.

 

 

Sanji stava cominciando a riordinare un po’, raccogliendo i piatti che i vari pirati avevano sparpagliato qua e là. Scosse la testa esasperato, quando vide qualche avanzo buttato a terra. Sapeva che non doveva prendersela con i suoi compagni, dato che li aveva addestrati bene e nessuno osava sprecare il cibo, ma nonostante sapesse a chi dare la colpa, non poteva mettersi a sbraitare contro la ciurma di Shanks. Decise di non pensarci, sebbene, più cibo trovava, più i si innervosiva. Ci pensarono Usopp e Chopper a distrarlo, i quali sghignazzando gli indicarono di guardare verso Zoro, il quale si trovava in una posizione un po’ scomoda.

Lo spadaccino cercava di scappare via da una Tashigi completamente ubriaca, che non gli dava tregua e continuava a inseguirlo, con l’intento di dargli un bacio.

“Vieni qui hic!” diceva il membro della marina con le braccia stese in avanti, pronte ad un abbraccio.

“Stammi lontana!” disse Zoro, che nonostante avesse bevuto parecchio, aveva ancora il controllo di sé stesso, anche se un passo un po’ incerto, cosa che ad un tratto le fece inciampare e cadere nelle braccia del nemico, che si era aggrappato a lui, mentre cercava di rialzarsi e scappare nuovamente.

I pirati e i vari mugiwara che assistevano alla scena facevano il tifo per la ragazza, la quale, riuscita a imprigionare Zoro, gli afferrò il viso e gli diede un bacio sulla bocca, cosa che lo spadaccino non ricambiò a causa della situazione un po’ troppo pubblica.

 

Nami era seduta vicino al fuoco a dialogare con il navigatore di Shanks e stava apprendendo cose nuove nell’ascoltare i racconti del pirata, cose che certamente in futuro le sarebbero tornate utili.

Era in procinto di raccontarle un suo aneddoto per comprendere certi cambi del clima, quando una mano sulla spalla la interruppe.

Nami posso parlarti un attimo?” chiese Rufy.

Nami sgranò gli occhi vedendo il volto serio del ragazzo “Certo, dimmi!”

“Ehm…in privato!” disse Rufy, prendendola per mano e portarla nella foresta, per poi attraversarla e portarla sulla spiaggia opposta.

Non ci volle molto dato le dimensioni dell’isola.

“Wow, guarda che spettacolo!” disse Nami, meravigliata nel vedersi davanti una lunga piena gigantesca circondata da migliaia di stelle, che sfiorava il mare e creava un gioco di luce grazie all’acqua increspate.

Rufy sorrise e annuì, concordando con la frase della navigatrice. Non aveva previsto la luna, lui voleva solo allontanarsi da occhi e orecchie indiscrete, ma quel paesaggio andava benissimo per ciò che si era prefissato di fare.

Era piuttosto nervoso e Nami se n’era accorta.

Rufy, ti senti bene?” chiese preoccupata “Non ti sarai preso una indigestione a causa di tutto quello che hai mangiato!”

Rufy scosse energicamente il capo, poi frugando nella tasca, tirò fuori una scatolina. Gliela porte alla ragazza, la quale guardò confusa il ragazzo, dato che una cosa del genere non se l’aspettava.

“Cos’è?” chiese Nami, mentre l’apriva.

Bhe…ecco…è…” Rufy non riuscì a terminare la frase, che Nami con una voce sorpresa disse “Questo è il bracciale di Bellmer, come fai ad averlo?”

“Ecco, me lo manda Nojiko!” disse semplicemente.

“Te lo manda mia sorella? Perché?” chiese la ragazza confusa.

“Perché glielo chiesto io…ma prima che… che tu dica qualcosa, io…io… ho chiesto il permesso di prenderlo a…a...a tua madre quando eravamo nei campi Elisi!” disse Rufy balbettando e cominciando a giocare nervosamente con le dita.

Nami cercò di mantenere un viso sorpreso, ma era difficile riuscirci vedendo un Rufy che difficilmente vedeva. Nervoso e impacciato.

“Ecco, lo…lo so che la tradizione è un’altra e…e..probabilmente ti sei i-immaginata tutto quanto in un modo d-diverso, ma il fatto è che tu sei piena di gioielli preziosi e a-anelli ed è anche  v-vero che sono un d-disastro in queste cose, ma vo-volevo regalarti  q-qualcosa con più valore di q-quello che h-hai, per f-farti capire quanto tu sia importante per me e…e…e…”

Nami, ormai commossa,  cercò di spingerlo a continuare “E...?”

Rufy la fissò e si perse in quegli occhi nocciola. Fece un respiro profondo e con gli occhi chiusi e tutto di un fiato disse “Nami, mi vuoi sposare?”

 

 Eccomi qua dopo praticamente 5-6 mesi che non aggiorno. Dite la verità, non ci speravate più!!!

Ammetto che mi sento arrugginita, quindi temo che un po’ di errori mi siano scappati.

Per farmi perdonare almeno un po’ ho fatto un capitolo lunghissimo, 15 pagine word, quando in genere vanno da 4 a 7.

Spero vi sia piaciuto.

Fatemi sapere ne!

Alla prossima.

Neko =^_^=

 

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Capitolo 75
*** quanti casini! ***


Capitolo 75: quanti casini!

 

Rufy fece un respiro profondo e con gli occhi chiusi e tutto di un fiato disse “Nami, mi vuoi sposare?”

Nami lo fissò sorpresa, nonostante avesse già compreso cosa volesse chiederle, dato il giro di parole che stava facendo.

Sentiva il cuore battere all’impazzata. Era vero, non era proprio come se l’era immaginato, ma solo per il fatto che credeva che non si sarebbe mai sposata. Non sapeva nemmeno se i pirati si sposassero.

Da bambina non ci aveva mai fantasticato sul matrimonio. Era cresciuta con Bellmer, che non aveva mai avuto bisogno di un uomo per andare avanti e pensava che anche lei avrebbe fatto una vita simile alla sua, in quella piccola isola a coltivare mandarini. Poi quando era stata rapita da Arlong, non aveva tempo per sognare. Pensava addirittura che non sarebbe mai arrivata alla maggiore età, per colpa di quel pirata o semplicemente perché si sarebbe tolta la vita lei stessa.

Non si immaginava cosa il destino aveva in serbo per lei.

Quando incontrò Rufy, mai e poi mai avrebbe pensato anche solo di mettersi insieme a lui, figuriamoci di viverci insieme per sempre.

Poi crescendo e affrontando avventure spericolate al suo fianco, aveva imparato a conoscerlo e a capire che nonostante sembrasse stupido e un bambino nella maggior parte del tempo, lo era solo quando se lo poteva permettere. Invece, quando doveva comportarsi da uomo, ecco che cambiava, diventava serio e calcolatore, mantenendo sempre quella punta di spericolatezza che lo caratterizzava.

Aveva conosciuto le sue debolezze e paure e anche il suo lato romantico.

Rufy a prima vista poteva sembrare uno sciocco con poco cervello, ma solo chi lo conosceva veramente poteva affermare che Rufy non era solo quello. Era complicato, come tutti gli esseri umani e nascondeva diverse sfaccettature.

Aveva imparato ad amarlo sia nei pregi che nei suoi difetti. Lo trovava perfetto, anche quando la faceva esasperare.

Tutto questo le passò per la mente in quel momento, senza rendersi conto che aveva lasciato Rufy senza una risposta e quest’ultimo aveva preso ad agitarsi.

Il ragazzo si portò una mano alla fronte, chiuse gli occhi e disse “Che stupido, avrei dovuto inginocchiarmi e…e…e…” non terminò la frase che sentì una carezza sul viso.

Spalancò gli occhi e vide il voltò di Nami avvicinarsi al suo per dargli un leggero bacio.

La ragazza poi si allontanò lentamente e gli regalò un sorriso dolce e con voce emozionata disse “Si, lo voglio!”

Rufy spalancò gli occhi e incredulo disse “Cosa? Davvero?”

Nami annuì.

“Ma davvero, davvero? Ne sei sicura? Non è che poi cambi idea, vero?”

Nami scosse la testa sconsolata e con un tono ironico cominciò a dire “Forse me ne pentirò, ma…” poi facendosi nuovamente seria disse “No, non cambierò idea. Voglio essere tua moglie Monkey D. Rufy!”

Il ragazzo sorrise a trentadue denti e prendendola per i fianchi l’alzò in aria, facendo una giravolta e poi cadere sulla sabbia insieme.

Nami si sollevo leggermente da terra per poter guardare l’uomo sdraiato vicino a lei. Gli mise una mano sul petto e disse “Non credi di dover finire il lavoro? Insomma, non mi puoi mettere l’anello al dito, ma…”

Rufy si mise a sedere e imbarazzato disse “Oh si, certo!”. Prese il braccialetto che Nami teneva in mano e glielo  mise al polso.

La ragazza ridacchiò e guardando poi Rufy negli occhi disse “Tu riesci a rendere bizzarre anche le situazioni più speciali!”

Rufy alzò le sopracciglia “Ed è un male?”

Nami sembrò pensarci “Uhm…no, almeno se mai qualcuno  mi chiederà come mi hai proposto di sposarti, non dovrò raccontare la solita versione, ma potrò sbalordire tutti!”

Rufy sorrise “Sai, non credevo che mi sarei mai sposato, o almeno non lo credevo fino al nostro viaggio nel futuro!”

“Nemmeno io!” disse Nami con un sorriso sul volto.

“Davvero? Ma le femmine non pensano a come sarà il giorno più bello della loro vita da quando nascono?” chiese Rufy curioso.

“Di solito si. Nojiko ci pensava. Io pensavo a disegnare le terre del mondo, non è che la vita si sia prospettava molto rosea per me fino a quando mi hai salvato dalle grinfie di Arlong!”

“Quando abbiamo scoperto che avremmo condiviso il futuro insieme?” chiese curioso.

“Sinceramente, pensavo che saremo rimasti solo compagni!” disse Nami sincera appoggiando la testa e guardando l’enorme luna.

Cadde il silenzio tra i due, ma a un certo punto Rufy dubbioso disse “Allora cosa ti ha spinto a dirmi di si, oggi?”

Nami lo guardò sorpreso “Avevo qualche motivo per dire di no?”

Rufy sospirò “Bhe a mio avviso molti motivi. Insomma non è che io sia…” Nami gli mise un dito sulla bocca e disse “Sssh, non rovinare tutto! Io ti amo per quello che sei e voglio sposarti. È questo che conta!”

Rufy sorrise e abbracciandola annuì.

Rimasero a fissare le stelle e la luna per un po’, in silenzio, godendosi quel momento di relax tutto per loro, ma ad un certo punto Rufy disse “Nami, ho chiesto a Shanks se ci vuole sposare!”

Nami sgranò gli occhi e si mise a sedere di scatto “Cosa? Ma…ma…ma…”

Rufy si mise a sedere come la compagna e confuso disse “Bhe, ci vuole un capitano per questi avvenimenti e dato che io non posso fare tutto da solo, ho pensato che fosse una buona idea, ho fatto male?”

Nami gli diede un pugno in testa “Certo che si! Mi sta bene essere sposati da Shanks, ma cosa pensavi? Che ci saremo sposati domani mattina senza avere niente di pronto? Non ho nemmeno un vestito, non abbiamo la torta o la nave decorata. Non abbiamo niente di organizzato e…insomma come ogni donna voglio le cose fatte per bene e non sposarmi con i nostri nakama vestiti come degli zoticoni!” disse imbronciata e poi rattristandosi disse “Facendo le cose così di fretta, sembrerà un semplice festeggiamento, quando dovrebbe essere un giorno speciale. Vorrei anche che ci fosse Nojiko, ma questo so che è impossibile!”

Rufy la guardò e disse con un semplice sorriso “uhm, allora diremo a Shanks che non si fa niente e aspetteremo un momento più adatto!”

Nami sospirò “Così passerei per un’egoista. Per te è importante che ci sia Shanks al matrimonio!”

Rufy si mise a guardare la luna e disse “è vero che mi piacerebbe che Shanks fosse presente, ma è anche vero che ho preso questa decisione senza consultarti e…”

Il ragazzo non riuscì a terminare la frase, che un improvviso moto della terra lo destabilizzò facendolo cadere a terra e Nami con lui.

La terra cominciò a tremare in modo sempre più violento e nonostante quella scossa non durò che una decina di secondi, per i ragazzi sembrò un’eternità. Gli alberi con le radici meno salde, vennero sradicati e il rombo provocato dalla terra che si muoveva era fortissimo e angosciante. Poi quell’assordante rumore cessò, lasciando tutto intorno una calma pesante e apparente perché Rufy e Nami pensarono esattamente cosa avrebbe potuto significare un terremoto in mezzo al mare, infatti, le loro paure si manifestarono davanti ai loro occhi, pochi secondi più tardi.

Le acque del mare, inizialmente calme, cominciarono a ritirarsi ad un ritmo incredibile, cogliendo di sorpresa anche moti pesci, i quali, non riuscendo a seguire la corrente, rimanevano sulla terra a boccheggiare, soffocati dalla troppa aria che gli arrivava nei polmoni.

Se non fosse stato per la gravità della situazione, Rufy ne avrebbe approfittato per rifornire la dispensa, invece, si ritrovava a correre verso il resto della ciurma, insieme a Nami, il più veloce possibile.

“Sta arrivando un maremoto!” urlò Nami, quando raggiunsero gli altri, ma si sentì un pelino sollevata, nel vedere che i suoi compagni e la ciurma di Shanks, avessero già compreso l’imminente pericolo e si erano dati da fare per ritirare il possibile.

Vi era un problema però. Con le acque ritirate, le navi delle due ciurme poggiavano a terra, prevalentemente su un lato e, in assenza di acqua, non avrebbero potuto allontanarsi dall’isola.

“Capitano, come facciamo a scappare!” chiese un membro della ciurma di Shanks al suo capitano.

L’uomo dai capelli rossi, sapeva di trovarsi in una brutta situazione. Aveva affrontato mille pericoli tra cui molte minacce causate dal mare, ma finche si trattava di tempeste o vortici d’acqua, per quanto pericolose, la loro nave poteva muoversi e con un po’ di fortuna uscivano dalle situazioni più disperate, ma in quel momento erano in balia della natura e solo un miracolo avrebbe potuto salvarli.

Quanto stava per accadere, confermava quella sua teoria su cui molti uomini ridevano sopra.

L’uomo può anche essere intelligente, avere capacità straordinarie e avere poteri inimmaginabili, ma nessun essere vivente sarebbe mai riuscito a vincere contro la natura quando questa si sarebbe arrabbiata sul serio.

Lo dimostrava il fatto che due tra le più potenti ciurme tra pirati stavano rischiando di morire. Nemmeno l’haki sarebbe servito a niente, né i frutti del mare, dato che nessuno possedeva qualcosa con cui contrastare la potenza del mare.

Eppure in cuor suo si sentiva tranquillo.

Shanks, lega la tua nave alla Sunny!” urlò Rufy, mentre si avvicinava a lui.

Lo aveva visto consultarsi con Franky e comprese che il ragazzo, aveva probabilmente ideato qualche via di fuga da quel pasticcio.

Comprese il motivo della sua tranquillità. Se c’era qualcuno che poteva veramente tirarli fuori da quella situazione era lui, o per meglio dire la Sunny. Aveva sentito parlare della nave del suo pupillo come una nave speciale, che fosse addirittura in grado di volare. Non credeva che quelle voci fossero del tutto esatte, pensava fossero storie un po’ ingrossate grazie alla tecnologia presente su di essa e che in genere altre navi non avevano, ma qualcosa di speciale quella nave doveva pur averla.

“Bene, fammi vedere cosa sai fare Sunny!” bisbigliò, per poi urlare ai membri della ciurma, che erano rimasti sul ponte, di aggrapparsi forte a qualcosa e di stare attenti. Franky lo aveva messo al corrente velocemente di cosa sarebbe successo, mentre Usopp e Zoro, rimasti sulla nave di Shanks sotto ordine di Rufy, gli fornirono gli altri dettagli.

Intanto un’onda anomala si stava avvicinando a grande velocità, ed essendo quell’isola molto piccola, erano circondati da un muro di acqua che diventava sempre più grande. Da un metro, divenne di due, da due crebbe a tre metri, man mano che si avvicinava le dimensioni dell’onda aumentavano, creando un muro d’acqua invalicabile.

I mugiwara entrarono tutti in coperta, dove avrebbero evitato di cadere in mare e lasciarono tutto nelle mani del loro carpentiere.

Franky era nella cabina di controllo dove stava caricando la nave per un coup de bust, ma oltre a dare alla Sunny una spinta per prendere il “volo”, doveva riuscire a creare anche un’apertura nelle acque abbastanza grande da farci passare le navi, cosa fattibile solo per metà e lui lo sapeva bene.

Usando il cannone di prua, quello che si trovava dentro la bocca del leone, avrebbe dato il tempo di passare attraverso il muro d’acqua solo alla Sunny, perché poi il mare si sarebbe richiuso immediatamente, travolgendo la nave di Shanks.

Fu qui che sarebbero intervenuti Zoro, Usopp e alcuni membri della ciurma del rosso.

Con l’abilità dello spadaccino, che era in grado di tagliare qualsiasi cosa, avrebbe potuto tagliare l’acqua per diversi metri per qualche secondo grazie al supporto dell’haki. Usopp lo avrebbe aiutato con i suoi semi che sarebbero germogliati subito dopo averli lanciati, creando una specie di tunnel erboso nello spazio vuoto creato da Zoro, che avrebbe aiutato a tenere lontana l’acqua, mentre la ciurma di Shanks si sarebbe occupata degli eventuali detriti che le piante non avrebbero sostenuto e che avrebbero potuto creare molti danni alla nave.

Tutto poteva durare solo un paio di secondi a causa della pressione marina e la non tangibilità dell’acqua, ma quei secondi avrebbero fatto la differenza tra la vita e la morte.

Lo strattone che venne dato alle navi all’azionamento del coup de Bust fu talmente forte, che fece andare a sbattere le persone che non erano riusciti a trovare un appiglio stabile e gli oggetti, non fissati, rischiarono di cadere addosso ai pirati, ferendone alcuni.

I mugiwara furono fortunati in questo. Grazie al potere di Robin, riuscirono a limitare i danni, dato che con le sue braccia, creava una sorta di rete, non facendo andare a sbattere i suoi nakama, contro spigoli e pareti, in più vi era anche Rufy che fungeva da tappeto gommoso.

Quando tutto sembrò terminato, i pirati uscirono sul ponte per vedere cosa il maremoto aveva causato.

Sia la Sunny che la nave di Shanks, avevano subito diversi danni che si potevano notare a occhio nudo. Il fatto di aver legato le due navi non aveva giovato alla Sunny, la quale  aveva dovuto sopportare uno sforzo tale, che le zone dove era presente la corda con cui trascinare la nave di Shanks, era rimasta danneggiata. Un pezzo di balaustra si era addirittura staccata.

Stessa cosa valeva per la nave del rosso, la quale rimase maggiormente danneggiata, dato che non era attrezzata come la Sunny a precipitare in mare senza che essa si procurasse qualche “ferita”. Infatti diverse assi si erano crepate, facendo imbarcare acqua all’imbarcazione, ma grazie a un intervento tempestivo, i pirati erano riusciti a limitare i dannni, anche se erano necessarie riparazioni più appropriate.

Avrebbe retto però fino all’isola successiva, dove avrebbero anche potuto acquistare materiali per rinforzare la struttura navale.

“Sembra che staremo insieme ancora per un po’ eh Usopp!” disse Yasopp, quando sia il navigatore di Shanks, che Nami, si misero d’accordo su quale rotta intraprendere.

“Così potrò finire di raccontarti la storia di come io, tutto da solo, ho messo pace tra i due giganti dell’isola di little garden e di come abbia combattuto a mani nudo un tirannosauro che non voleva saperne di estinguersi!” disse Usopp tutto gasato.

Yasopp sorrise divertito “Non vedo l’ora!” disse, prima di far passare un braccio intorno al collo del figlio.

Zoro tornò sul ponte della Sunny e cominciò a strizzarsi i vestiti zuppi e alzò un sopracciglio quando Tashiji timidamente gli passò un asciugamano.

“Grazie!”  disse, per poi squadrarla “Direi che la sbornia ti è passata!”

Tashiji annuì “credo che la paura del maremoto, sia stata più potente dell’alcol! Spero solo di non aver fatto niente di imbarazzante!”

Zoro sospirò e disse semplicemente “No, non mi pare!”, ma la sua affermazione venne smentita da Brook, che comparendo alle spalle di Tashiji, facendole prendere un colpo, disse “Yohohohoho, state spesso insieme voi due. Mia cara Tashiji, daresti un bacio anche a me?”

Nami intervenne con un calcio, allontanando così lo scheletro, ma una parola non sfuggì al membro della marina.

“A-a-anche? P-perché ha detto anche?” domandò la ragazza rivolgendosi a Zoro, che alzando le spalle, si allontanò.

Nami invece la guardò di sottecchi divertita, ma non disse niente finchè Tashiji non la implorò.

Bhe, diciamo che hai dato spettacolo delle tue capacità di sbaciucchiamento e Zoro è quello che ha imparato più di tutti!”

La navigatrice si avvicinò a Tashiji, la quale era rimasta paralizzata da quanto sentito e mettendole una mano sulla spalla disse “Dai retta a me, la prossima volta che voi due volete fare i biricchini, cercatevi un posto appartato!”

 

L’indomani mattina, i pirati si trovarono a fare i conti con le pulizie. Ogni cabina della nave era sotto sopra e rimettere tutto in ordine non sarebbe stata cosa da poco.

Bhe, direi che la nostra stanza non sia cambiata più di tanto!” disse Rufy sdraiandosi sul letto.

“Ovvio, non tieni mai le tue cose in ordine!” disse Nami, lanciandogli addosso, alcuni dei suoi abiti sparsi in giro “Io non ho nessuna intenzione di mettere a posto il tuo porcile, quindi io riordino le mie cose, tu fa quello che vuoi!” disse, raccogliendo alcune delle sue mappe e risistemando i suoi abiti nell’armadio. Rufy però non era intenzionato a lasciarle finire il lavoro, che afferrandola per un braccio, la trascino sul letto con lei.

Rufy, non è il momento!” disse Nami esasperata.

“Volevo solo parlare. Che ne dici se ci sposassimo sulla prossima isola? Li avrai il tempo di trovare un vestito e avere il matrimonio che vuoi. Inoltre ci sarà anche Shanks!” disse Rufy guardandola negli occhi.

Nami sorrise “Bhe si potrebbe fare. Mi sembra ancora tutto così strano!”

“Ma alla fine non cambierà niente. La nostra vita sarà sempre la stessa!” dise Rufy.

“Lo so, ma…è strano comunque. Insomma, sarò una moglie…moglie…io! Mi suona buffo!”

Rufy scoppiò a ridere.

Nami alzò gli occhi al cielo “E tu, hai intenzione di comprarti un abito?”

“Perché vestito così non vado bene?” chiese Rufy con aria confusa.

La navigatrice prese un cuscino e lo lanciò sul viso del pirata “Prova a presentarti così e ti mollo sull’altare!”

Rufy si mise a sedere “Ma io non me ne intendo!” disse, ma vedendo lo sguardo di Nami imbronciato, replicò “Va bene,  vedrò di inventarmi qualcosa!”

Nami lo abbracciò e buttandolo di nuovo giù nel letto gli diede un bacio.

“Quando lo diremo agli altri?” chiese Nami.

“Perché non ora?” disse Rufy cercando di alzarsi, con insuccesso, dato che Nami lo stava trattenendo.

“No, non mi sento pronta, te lo dirò io il momento giusto!”

 

L’isola successiva era abbastanza lontana e questo implicò un viaggio di diversi giorni.

Durante questo periodo i pirati delle due ciurme ne approfittarono per fare conoscenza e scambiarsi consigli. Zoro aveva approfittato della presenza di uno spadaccino molto ben allenato nella ciurma di Shanks, per mettersi alla prova, anche se entrambi non potevano dare il via libera alle loro tecniche più pericolose.

Usopp insegnò a suo padre il buon utilizzo che avrebbe potuto trarre da alcuni semi, mentre Yasopp aiutò il figlio ad avere maggiore confidenza con la pistola, arma che Usopp considerava troppo brutale e si era sempre rifiutato di usare, privilegiando armi meno drastiche.

Nami lesse il diario di bordo della ciurma, per avere maggiori conoscenze su isole su cui non erano mai state e il navigatore di Shanks fece lo stesso.

Chopper riuscì ad ottenere alcune piante medicinali, che erano rare da trovare, mentre il medico di Shanks ne aveva una grande scorta e così via. Ogni mugiwara aveva approfittato di quel tempo per imparare più cose possibili, da pirati più esperti e che solcavano i mari da quando loro erano solo dei bambini…Brook a parte.

Tashiji era l’unica che non aveva dato troppa confidenza, ma anche lei si allenava, con o senza Zoro. A volte guardava quest’ultimo e lo spadaccino dell’altra ciurma combattere e ne osservava i movimenti con attenzione.

“E questa mossa dove l’hai imparata?” disse Zoro sorpreso, durante una sezione di allenamento con Tashiji.

“Te l’ho vista fare ieri. Allora? Come sono andata?” disse Tashiji sorridendo. Lo capiva dallo sguardo sorpreso di Zoro che aveva fatto bella figura.

“Direi piuttosto bene. Se fossi stato uno spadaccino meno esperto, lo avresti disarmato e messo con le spalle al muro!” disse lo spadaccino per poi sussurrare “Brava!”

Tashiji esultò e dalla gioia non si rese conto di aver abbracciato Zoro.

Quando si rese conto del suo gesto arrossì e alzò il capo, incontrando l’occhio dello spadaccino.

Il suo cuore perse un battito. Si sentiva estremamente imbarazzata, ma i suoi occhi non volevano staccarsi da quelli tenebrosi di lui e nemmeno quelli di Zoro sembravano voler rimanere inchiodati nei suoi.

Solo dopo un po’ Tashiji tornò in sé e si staccò e imbarazzata e allontanandosi disse “S-scusa!”

Zoro la osservò mentre lentamente si allontanava da lui e nella sua mente disse “Oh al diavolo!” e con questo, afferrò il braccio di Tashiji, cogliendola di sorpresa, e la trascinò di nuovo davanti a lui.

I loro corpi si sfiorarono e i cuori battevano all’unisono e senza troppo indugi, Zoro la baciò con passione, un bacio a cui anche la ragazza rispose volentieri.

Ma questa volta niente li interruppe. Presero le precauzioni necessarie e nessuno avrebbe potuto spiarli o entrare per sbaglio nella cabina di allenamento.

 

Diverso tempo dopo, Tashiji entro nella sua cabina e si appoggiò alla porta e sospirò. Non sapeva se essere felice o spaventata. Quello che era successo con Zoro era stato inaspettato, perché per quanto aveva potuto fantasticarci sopra, non aveva intenzione di spingersi troppo in là con lui. Ma non potè perdersi un po’ troppo nei suoi pensieri, in quanto si accorse di non essere sola.

Robin era alla scrivania a leggere un libro e la osservava.

“è durato più del solito l’allenamento!” disse tranquillamente.

Tashij sussultò “b-bhe e-ecco i-io…i-io, cioè Z.zoro vo-voleva insegnarmi u-una m-mossa e…e…e….

Robin si alzò e le si avvicinò e sorrise “Mi chiedo quale mossa ha bisogno che tu ti tolga la maglia!”

Tashiji spalancò gli occhi “C-cosa?”

Bhe, prima di andare ad allenarti, la tua maglietta era nel verso giusto, ora è al rovescio!” disse divertita l’archeologa.

La ragazza sbiancò e cercò di trovare una scusa possibile nella sua mente, ma da come la guardava Robin, comprese che ormai aveva intuito cosa fosse successo.

Sospirò nuovamente e andò a buttarsi nel letto.

“L’ho fatta grossa!”

Robin le si sedette accanto e passandole una mano sulla schiena disse “Lo immaginavo che sarebbe successo e non …

“non doveva succedere Robin, è questo il problema!” disse Tashiji nervosamente.

“Perché tu sei un marine e lui un pirata!” disse semplicemente Robin.

“Esatto. Non doveva succedere che mi innamorassi di un pirata. Mai, nemmeno fra un milione di anni e invece…è riuscito a fregarmi!” disse Tashiji sconsolata “Ma tra me è lui non potrà mai funzionare. Non so come nel futuro possiamo aver avuto una figlia insieme. Cominciò a credere che quella bambina ci ha solo preso in giro!”

“Un modo ci sarebbe, ma questo dipende più da te che da lui!” disse Robin.

“Cioè?” chiese Tashij confusa.

“Un pirata e un marine ovviamente non possono stare insieme, almeno che qualcuno decida di stare dall’altra parte. Zoro non diventerebbe per niente al mondo un marine, ma se anche lo  volesse, per lui sarebbe impossibile, in quanto criminale per il governo, mentre tu…” cominciò Robin, interrompendo il suo discorso, sperando che continuasse la sua compagna.

“Vuoi che lasci la marina per diventare un pirata?” disse Tashiji sorpresa.

Robin scosse la testa “No, io non voglio niente. La scelta è tua. Solo che se vuoi stare con Zoro, questa è l’unica scelta!”

“No, io…io non posso lasciare la marina…io…no! Assolutamente no!” disse Tashiji scuotendo la testa.

Robin sorrise dolcemente, vedendo l’agitazione della ragazza. Le prese le mani    e guardandola le disse “Non devi prendere una decisione ora. Prenditi il tempo che vuoi. Cerca di capire a che livello sono i tuoi sentimenti per Zoro. Se sono solo una infatuazione momentanea o qualcosa di più serio e in base a questo segui quello che ti dice il tuo cuore!”

Tashiji annuì, ma quella notte non riuscì a chiudere occhio.

 

Era ora di colazione e i mugiwara si stavano riunendo in cucina per la colazione.

Nami era già presente da un po’ in cucina e aveva aiutato Sanji ad apparecchiare.

Era nervosa e il cuoco l’aveva notato.

Nami-swan, hai litigato di nuovo con Rufy? Vuoi che gli vieti di mangiare carne per una settimana?” chiese il cuoco premuroso.

“Eh? No, non ho litigato con nessuno!” disse Nami agitando le mani in segno di negazione.

“Allora perché sei nervosa?”

“N-niente!” disse per poi sospirare.

Il casino era sempre più forte in cucina. I ragazzi si litigavano ogni singola brioche o biscotto presente in tavola. Chopper e Usopp si stavano litigando una ciambella e il cecchino l’avrebbe avuta vinta, se il dottore non avesse imbrogliato ricorrendo ai suoi poter, per acquisire maggiore potenza.

Rufy aveva fregato, il cibo  dal piatto di Zoro e quest’ultimo era pronto per tagliargli le braccia, Franky e Brook invece si erano messi a cantare una canzone a squarcia gola.

Robin sorseggiava tranquillamente il suo caffè, felice di vedere la solita routine del mattino.

Tashiji mangiava, cercando di non incrociare il suo sguardo con lo spadaccino e Nami continuava  a battere le dita sul tavolo nervosamente. Era infastidita da tutto quel caos e nemmeno  il croissant speciale che Sanji le aveva preparato per calmarle i nervi era servito a qualcosa.

Guardò uno per un i suoi compagni  e quando non ne potè più urlò “Io e Rufy ci sposiamo!”

Silenzio.

Nami prese la sua tazzina da te e cominciò a sorseggiare, mentre gli occhi erano puntati su di lei.

Rufy si alzò dal suo posto e raggiunse Nami, per poi chiederle vicino all’orecchio, ma comunque udibile a tutti “Questo per te era il momento giusto?”

Nami sospirò “Non riuscivo più a starmene zitta, ok?” disse nervosamente.

Usopp fu il primo a parlare “Ah ho capito. Era uno scherzo per farci tacere!”

“Ha funzionato!” disse Nami semplicemente, facendo scoppiare a ridere Rufy, che intervenne “No, Usopp, non è uno scherzo!”

“Anche questo è uno scherzo?” disse il cecchino.

“No, non sto scherzando sul fatto che il nostro matrimonio non è uno scherzo!” disse Rufy.

“Non ho capito, cosa è uno scherzo?” chiese Brook.

Nami sbatte le mani sul tavolo e alzando disse “Ora aprite bene le orecchie. Io e Rufy ci sposiamo e non siamo mai stati più seri in vita nostra. Chiaro?”

“Auguri!” disse Tashiji emozionata “Che bello, un matrimonio. Ho sempre sognato come sarà il mio!”, detto questo Zoro si strozzò con il caffè.

“Era ora che ti decidessi Rufy! Le è piaciuto il braccialetto?” chiese Robin sorridendo.

“Ma tu come fai a sapere sempre tutto?” disse Nami “Come minimo sapevi quali erano le sue intenzioni ancora prima di me!”

Robin sorrise e annuì.

“Vuoi dire che è stato Rufy a chiederti di sposarti e non viceversa?” chiese Sanji sorpreso.

Rufy mise il broncio “Perché ti sembra tanto strano?”

Bhe fratello, nemmeno io riesco immaginarti mentre ti inginocchi e le mostri il cofanetto con l’anello!” disse Franky.

“Io non vedo nessun anello!” disse Chopper.

Nami sospirò “Appunto perché è Rufy non dovreste aspettarvi un qualcosa di così tradizionale!”

“Ho voluto essere originale e ha funzionato!” disse a trentadue denti.

i mugiwara su complimentarono e alcuni di loro furono ben contenti di mettere a disposizione le loro capacità per rendere quel giorno speciale.

Intanto le navi continuavano ad avanzare, finche non si sentì un urlò gridare “Terra!”

 

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Capitolo 76
*** Bentornata Mina ***


Capitolo 76:  Bentornata Mina

 

Finalmente le navi dei Mugiwara e di Shanks  erano prossime a raggiungere la terra ferma.

L’imbarcazione dell’imperatore era messa maluccio ed era un  miracolo se non aveva ancora cominciato ad imbarcare l’acqua.

Sfortuna volle che la nave subisse dei danni, proprio quando né il suo carpentiere, né quello dei Mugiwara, avessero a disposizione tutto il necessario per riparare la nave.

L’isola era notevolmente più grande rispetto a quella precedente e la speranza di poter fare rifornimento in un villaggio era alta.

Già da lontano avevano notato delle abitazioni costruite su diversi livelli e i pirati diedero per scontato che quelle fossero solo delle rovine, essendo costruite con metodi antichi quando si usavano ancora legni per le travi e fango e paglia per le pareti. Se quell’isola era abitata, gli abitanti dovevano trovarsi da qualche altra parte, forse dall’altra parte dell’isola.

Erano pronti anche all’eventualità che l’isola fosse disabitata, ma di sicuro non si aspettavano quello che i loro occhi videro.

Quelle rovine fatiscenti, poco rassicuranti erano le case di diverse persone, che vivevano in condizioni di estrema povertà. Infatti tutti gli abitanti erano molto magri, come se ricevessero solo il minimo nutrimento indispensabile per riuscire a reggersi in piedi, i loro abiti erano scoloriti e logori, alcuni con toppe visibilmente ricucite più volte.

Solo i bambini presenti per le strade sembravano in uno stato migliore e se non fosse stato per loro, quel villaggio sarebbe sembrato abitato da zombie.

“Cosa mai può essere successo a questa gente, perché sia costretta a vivere in questo modo?” chiese Tashiji, che insieme ai mugiwara e solo alcuni pirati di Shanks, quest’ultimo compreso, si era recata a esplorare l’isola.

Le persone sembravano impaurite dalla loro presenza e si rinchiudevano in casa, sbarrando porte e finestre, sebbene queste fossero talmente mal ridotte che a mala pena si chiudevano.

Tutto questo confuse le idee ai pirati, Nami soprattutto. Era convinta che le condizioni di quelle persone erano dovute a causa di esseri spregevoli che dettavano legge in quei territori, ma nel suo villaggio, nonostante la vita difficile sotto il comando di Arlong, le cose erano decisamente migliori.

“Mina, Mina, figlia mia!” urlò improvvisamente una donna.

I Mugiwara si voltarono e videro una donna dai capelli sul grigio legati in una treccia di lato. Ella era vestita come tutti gli abitanti che avevano intravisto con un vestito rattoppato che sembrava più un sacco di patate.

La donna corse verso di loro a braccia aperte e con un sorriso che le illuminava il volto continuando ad urlare “Mina, Mina, figlia mia adorata!”.

Si avvicinò a loro sempre più, tanto che riuscirono a comprendere che ella stesse parlando a qualcuno di loro e dato il nome femminile, si stava rivolgendo o alla navigatrice o all’archeologa.

“Qualcuna di voi due conosce quella donna?” chiese Rufy.

Nami e Robin scossero la testa, ma la prima spalancò gli occhi stupita, quando si sentì stringere dalle braccia della donna, che aveva cominciato a piangere dalla gioia.

La ragazza non fu molto contenta del gesto. Non amava un tale contatto fisico da persone che non conosceva e se non avesse compreso che dietro il comportamento strambo della donna, vi era una ragione valida, l’avrebbe allontanata malamente.

“Ehm…signora..potrebbe gentilmente lasciarmi andare?” chiese la navigatrice, che venne ascoltata, ma la donna non staccò gli occhi da lei.

“Oh Mina!” ripetè la sconosciuta “Sei tornata…finalmente sei tornata!”

 Nami la guardò confusa e le disse “Mi dispiace signora, ma credo che lei mi abbia scambiato per qualcun altro!”

La donna perse il sorriso e guardando preoccupata la ragazza e mettendole le mani sulle spalle disse “Mina, tesoro  mio, non mi riconosci? Sono la tua mamma!”

“Io credevo che fossi orfana Nami” disse Usopp confuso “Com’è che ora spunta fuori una donna che dice di essere tua madre?”

“Sta cercando qualcuno di nome Mina, non la nostra Nami, Usopp!” Gli fece notare il piccolo Chopper, che era al suo fianco.

“Questo è vero, ma Nami ha sempre detto di essere stata trovata quando era molto piccola da Bellmer, magari il suo vero nome è un altro e in giro per il mondo potremmo pure trovare i suoi veri genitori, non ci avete pensato?” disse Usopp logicamente.

“Che il mio nome fosse o meno Nami, questo non cambia le cose. Lei non è mia madre!” disse Nami infastidita.

Era impossibile una cosa del genere. Lei era nata nel mare orientale e date le difficoltà a viaggiare per i mari del nuovo mondo, dubitava che i suoi genitori anche fossero sopravvissuti, sarebbero riusciti a trasferirsi in quell’isola sperduta. Inoltre aveva la certezza assoluta che i suoi reali genitori fossero morti. Era troppo piccola per ricordare cosa era successo alla sua città natale, ma Bellmer le aveva sempre detto che dove aveva trovato lei e Nojiko, vi erano solo macerie, alcune delle quali ancora fumanti e nessun superstite era stato trovato. Infatti l’ex marine le diceva sempre che loro due erano sopravvissute per miracolo.

“Bimba mia, cosa ti hanno fatto? Perché non ti ricordi di me?” disse la donna spaventata.

“Le ripeto che non sono chi lei sta cercando!” riperè Nami allontanandosi dalla signora.

La donna però non demorse e fu proprio in quel momento che una voce di un uomo, la chiamò “Sasumi…lascia stare quelle persone!” disse l’uomo, raggiungendo i Mugiwara e chinandosi in segno di scuse. “Mi dispiace che mia moglie vi abbia disturbato. Vi prego, perdonateci e consentiteci di tornare al nostro dovere signori!” disse l’uomo con una voce timorosa ben percepita dai pirati.

“Ehi, guarda che non vi facciamo niente.  Siamo pirati, ma non siamo cattivi!” disse Rufy cercando di calmare l’uomo, visibilmente preoccupato.

“Non appartenete ai pirati di Crios e Regina?” chiese l’uomo, cogliendo di sorpresa Robin che spalancò gli occhi al suono di quei nomi.

Shanks scosse la testa “No e sinceramente non li ho mai sentiti!” disse guardando i suoi compagni per vedere se essi sapevano qualcosa.

“Nemmeno io li conosco!” disse Rufy “Robin?” chiese il capitano voltandosi verso l’archeologa, che sentendosi chiamare, sussultò venendo strappata dai suoi pensieri.

“N-no, n-non li ho mai sentiti nemmeno io!”  disse la donna nervosamente, atteggiamento di cui solo Nami si accorse.

“Nemmeno io li ho mai sentiti nominare, ma se sono pirati che governano su questa isola da diverso tempo, è probabile che la marina non sia mai giunta fin qui e quindi siano rimasti nascosti agli occhi del governo!” disse Tashiji.

“Non sarete dei loro, ma siete pur sempre pirati. Avete detto di non volerci fare del male. È la verità o è un trucco per depredare i nostri beni? Bhè lasciate che vi dica che non troverete niente qui, siamo gente povera come vedere!” disse l’uomo indicando la zona intorno a sé.

“Non ci interessano i vostri beni!” disse Zoro con voce dura, non tanto rassicurante, tanto che l’uomo vedendolo fece qualche passo indietro assieme alla donna e l’aspetto di Brook, non era da meno, sebbene di scheletri ne avessero visti in abbondanza.

Sanji allontanò lo spadaccino dai due e con un sorriso cerco di tranquillizzare le persone “Non temete, abbaia ma non morde!” disse irritando Zoro “Le nostre navi sono state danneggiate e siamo sbarcati qua in cerca di rifornimento!”

L’uomo cominciò a tranquillizzarsi “Come vi ho detto noi non abbiamo molto!”

“Possiamo sapere cosa succede su quest’isola?” chiese Shanks curioso.

“Certo, venite nella nostra casa, li potremo parlare più tranquillamente!” disse l’uomo aprendo le porte della sua abitazioni.

 

La casa era esattamente come i pirati se l’aspettavano. Era povera di roba, a malapena vi era un letto a una piazza e mezza, un tavolo con tre sedie malandate e un caminetto, con qualche tegame per cucinare quel poco che avevano.

I Mugiwara si sistemarono come meglio poterono, mentre i pirati di Shanks, quest’ultimo escluso, andarono in giro per l’isola, a cercare legname per riparare le navi.

“Ragazzi, dov’è finita Robin?” chiese improvvisamente Chopper, che oltre a non vederla, non percepiva nemmeno il suo odore.

Rufy non si preoccupò molto della scomparsa dell’archeologa “Sarà andata in giro a ispezionare il villaggio. Magari troverà qualcosa sul poigne Griff!”

Nami però non era convinta che le cose stessero così. Aveva intuito che Robin come al solito sapeva qualcosa, ma per un motivo a lei sconosciuto, aveva taciuto.

“Speriamo solo non si metta nei guai!” disse Nami ad alta voce, per poi sospirare.

“Credo che se la sappia cavare da sola in caso di pericolo!” disse Zoro, sedendosi a terra a gambe incrociate.

“Mina, siediti qui, al tuo solito posto. Te lo ricordi tesoro?” disse la donna spostando una sedia, tirando nuovamente fuori la storia della figlia.

“Non sono Mina!” disse Nami esasperata, accontentando però la donna.

“Cosa è successo a Mina?” chiese Usopp, facendo rattristare l’uomo, mentre la moglie accarezzava i capelli di Nami, che sospirò rassegnata e la lasciò fare.

“Mina era nostra figlia. È stata rapita molti anni fa e ora dovrebbe avere più o meno la tua età signorina, per questo mia moglie crede che tu sia lei!” l’uomo si recò a prendere da una vecchia scatola, una fotografia rovinata e la porse ai pirati.

Su di essa vi era una ragazza sui 15 anni, dai lunghi capelli arancioni ondulati e occhi castani. I suoi occhi però erano leggermente più orientali rispetto a quelli di Nami e aveva un piccola voglia sul lato destro del collo. In quella foto la ragazza sembrava felice. Aveva un gatto in braccio e un bel vestito rosa, decorato qua e là con del pizzo. I suoi capelli erano lasciati sciolti, con la riga di lato e una forcina con una decorazioni a fiori, le teneva la frangia in alto.

“Come vedere la vostra amica assomiglia molto a Mina e mia moglie è talmente desiderosa  di riavere indietro nostra figlia che non riesce a rassegnarsi all’idea di non rivederla mai più e anche le differenze che distinguono Mina dalla vostra amica, passano inosservate!” disse l’uomo.

“Posso chiedere cosa le è successo?” chiese Nami incuriosita.

L’uomo sospirò e cominciò a raccontare “Circa una decina di anni fa, una nave è attraccata al nostro porto. Pensavamo si trattasse di turisti, sebbene se ne vedano di rado o comunque dei pirati arrivati per fare rifornimenti, anche se poco gentilmente. Ma non era un problema finchè non pretendevano tutti i nostri beni e non ci facevano del male. Ma quella volta ci siamo sbagliati. Quei pirati non avevano buone intenzione e non avevano alcuna motivazione per cui andarsene nuovamente via. Si stabilirono qua e cominciarono a farla da padroni. Non erano numerosi rispetto a noi, ma erano molto forti e alcuni di loro erano possessori dei frutti del diavolo. Non potevamo fare molto contro di loro e abbiamo cominciato ad accontentare tutte le loro richieste, cercando comunque di andare avanti con le nostre vite. Inizialmente abbiamo solo dovuto rinunciare a un po’ di cose per soddisfare la loro avarizia, ma hanno preteso sempre di più togliendoci tutto e arrivando a occupare il nostro villaggio.

Siamo stati costretti a spostarci qua e a vivere di quel poco che ci lasciavano. Solo chi aveva dei figli sotto la soglia dei 20 anni, veniva concesso più cibo per sfamarli e lasciarli sani. Ma era meglio avere di meno, perché chi aveva un figlio di quell’età doveva convivere con la paura che glielo portassero via!”

“è quello che è successo a voi? Hanno portato via Mina?” chiese Nami.

“Dovresti saperlo mia cara, ma ora è tutto finito!” disse la donna, continuando a spazzolarle i capelli.

“Esatto!” disse l’uomo, sorvolando il commendo della donna.

“Ho paura a chiedere fratello…ma cosa ci fanno con quei ragazzi?” chiese Franky temendo la risposta.

L’uomo si morse il labbro “Inizialmente pensavamo che li arruolassero nella loro ciurma o cose del genere, ma un giorno alcuni di noi, sono andati alla ricerca dei nostri figli e…” l’uomo si interruppe, essendo troppo duro per lui ricordare “…Sono stati trovati solo alcuni di loro. L-li abbiamo trovati in una fossa, uno sopra l’altro privi di v-vita e Mina era una di loro!”

Il silenzio calò all’interno della casa, finchè l’uomo singhiozzando continuò “Gli avevano estirpato il cuore!”

Rufy stringeva i pugni e si stava trattenendo dall’andare da quei luridi pirati e prenderli a calci.

“A cosa gli possono servire dei cuori giovani, Chopper?” chiese Usopp cercando di capirci qualcosa, sulla motivazione di un tale gesto.

Bhe, tecnicamente a trapianti, ma non ci si deve limitare a prendere un cuore a caso, ci vogliono controlli sulla compatibilità!” disse il dottore.

“Infatti, ma i nostri ragazzi venivano presi a caso, quindi abbiamo scartato l’ipotesi dei trapianti. Abbiamo indagato anche su questo, ma non abbiamo trovato niente finchè uno di noi, ritrovandosi uno di questi pirati davanti, gli ha sparato dritto al cuore e non è morto!” disse l’uomo, sorprendendo i pirati.

“è possibile che non lo avesse ferito mortalmente?” chiese Sanji, accendendosi una sigaretta, subito dopo averne finita una.

“No, ne sono sicuro. Ero io quello che ha sparato e ho una buona mira, inoltre non è nemmeno svenuto per la quantità di sangue persa. Era li, che rideva divertito e fu allora che venni a conoscenza di cosa ne facessero di quei cuori. Chi aveva compatibilità con il cuore preso, se lo faceva trapiantare, aumentando il numero di cuori a due, tre…in base a quanti trapianti avessero fatto!”disse l’uomo.

“A che scopo?” chiese Tashiji inorridita.

“Per non morire e diventare più forti!” disse una voce che fino ad allora non si era fatta sentire, quella di Brook.

Tutti si girarono verso la direzione dello scheletro e Tashiji chiese “Cosa vuoi dire?”

Brook sospirò “Nel mio periodo di solitudine, durante i quali ho navigato per anni su quello che restava della mia nave pirata, ho incontrato diversi bucanieri che sono saliti a bordo in cerca di tesori e alcuni di loro hanno parlato di qualcosa di simile, prima di scappare alla mia vista. Un dottore pirata, non chiedetemi il nome perché non me li ricordo non avendo più un cervello dove memorizzare le cose, era stato al cuore durante uno scontro e credendo che stesse per  morire, compì un gesto disperato sperando di salvarsi. Si trapiantò da solo il cuore del nemico che lo aveva ferito. Lo uccise lui stesso stando ben attento a non colpire il cuore. Non sostituì il suo organo a quello nuovo, dato che tolto il suo, sarebbe morto all’istante, ma riuscì a fare in modo di metterlo vicino all’originale, collegando le vene necessarie per far circolare il sangue. Finita l’operazione di trapianto, comprese che il suo cuore non si era ancora fermato e decise di operare anche il suo, ritrovandosi così due cuori funzionanti.

Il suo corpo si riprese in fretta, si sentì rinvigorito e soprattutto più tranquillo, perché colpito un cuore aveva l’altro, inoltre la sua potenza era aumentata!”

“Ma una cosa del genere è impossibile!” disse Chopper.

“No, se il dottore in questione era un possessore di un frutto del diavolo speciale. Il frutto doctor doctor, che rende capace di curare molte ferite impossibili grazie alla precisione con cui il possessore può operare vedendo nella sua mente esattamente l’anatomia umana o animale che sia. Inoltre è in grado di sostituire o duplicare i nervi, muscoli e vene e si pensa che sia stato così che abbia potuto far funzionare due cuori, creando due aorte, due giugulati e tutto il sistema sanguineo di cui necessitava!” disse Brook “Certo queste sono chiacchiere da pirati, ma dato che nel nostro mondo tutto può succedere, perché non questo?”

L’uomo infatti confermò la versione “Non so se il tipo che fa questi trapianti abbia il potere del frutto del diavolo, ma il concetto è quello. Si trapiantano i cuori per diventare immortali e potenti. Più cuori hanno, più forti sono!”

“Come possono diventare più forti?” chiese Rufy.

Chopper intervenne “Credo che sia lo stesso principio con cui diventi più forte tu Rufy, quando usi il gear!”

Rufy piegò la testa, non comprendendo ciò che il dottore voleva dire.

“Potresti spiegarti? Non siamo tutti dei medici qui!” disse Zoro.

“Quando Rufy usa il gear aumenta la sua pressione sanguinea, quindi il sangue circola più velocemente il che gli conferisce una forza disumana per diverso tempo. Più cuori si hanno, più il sangue pompa velocemente dando a quei pirati maggiore potenza!” spiegò Chopper.

“Si, ma Rufy dopo un po’ cade a terra stremato. Hai detto anche tu che quella tecnica è pericolosa!” disse Sanji.

“è vero, a Ennies Lobbies era ridotto davvero male. Com’è che questi pirati invece non hanno effetti collaterali derivanti dalla pressione sanguinea?” chiese il cecchino.

“Per la stessa ragione. Hanno più cuori e lo sforzo e diviso e come se fosse naturale. Rufy invece sottopone solo il suo unico cuore a tutta quella pressione!” rispose Chopper.

“Quindi in caso di scontro con loro siamo fregati!” disse Usopp.

“No, non credo. Potremo avere dei problemi, ma non posso essere realmente immortali, avranno un punto debole!” disse Shanks “Non si può scherzare o correggere la natura!”

Chopper confermò “è quello che penso anche io. Il cuore non è sottoposto sforzo, ma tutto quel sangue il cervello non  lo tollera, prima o poi andrà in tilt e provocherà la morte del suo padrone!”

“Un po’ come quando si sta a testa in giù. Il sangue si concentra in testa e sebbene la morte non sia immediata, questa prima o poi sopraggiunge, lenta e inesorabile!” disse Tashiji.

Chopper annuì.

Rufy sorrise “Allora direi di utilizzare questo tallone d’achille a nostro favore!”

“E come?” chiesero tutti all’unisono.

 

Robin era giunta dall’altra parte dell’isola. Non sapeva bene dove cercare, ma dopo una lunga camminata, del fumo che si librava verso il cielo, le diede indicazioni verso il villaggio.

Il villaggio era simile a tutti quelli che si potevano vedere nelle altre isole. Regnava solo una grande sporcizia causata da pirati che non si lavavano e gettavano l’immondizia per terra.

Non si fece notare, ma sparpagliando diverse orecchie in giro e prestando attenzione alle chiacchiere e alle voci, riuscì a trovare quello che cercava.

Si diresse all’abitazione più grande, una casa a due pieni di un colore tra il rosa e il bordeaux, con le mura scrostate in diversi punti. Il giardino che la circondava sembrava quasi una giungla, dato che l’erba non era stata più tosata e lasciando la vegetazione libera di crescere, questa si era impadronita non solo del giardino, ma anche di una parte della facciata della casa.

Vide che davanti alla porta vi erano due guardie. Robin sorrise comprendendo che queste non sarebbero state un ostacolo, dato che erano ubriachi marci.

Facendo uso dei suoi poteri, prese due bottiglie di rum vuote, che erano vicino ai loro piedi e li colpì in testa, mandandoli nel mondo dei sogni.

Quando la via fu libera, entrò in casa.

L’interno era meglio rispetto all’esterno. Era uno specchio. Tutto era tirato a lucido.

L’archeologa diede il merito di quell’ordine a Regina, che ricordava fissata con la pulizia e l’ordine. Se il giardino era così mal tenuto era perché la donna non voleva sporcarsi.

Secondo Robin, una tipa come lei  non doveva essere una pirata e da quanto ne sapeva, sia lei che Crios, erano intenzionati a lasciare perdere la pirateria.

Persa in questi pensieri però non si accorse di qualcuno alle sue spalle.

“Chi diavolo sei?” chiese un uomo a petto nudo panciuto, che le puntava una pistola alla testa.

Robin non perse la calma e disse “Sono un’amica di Regina e Crios. Sono venuta qui per parlar loro!”

“Mi dispiace, nessuno sa dove ci troviamo, quindi non credo che tu sia una loro amica!” disse l’uomo caricando la pistola.

“Lasciala andare idiota. Lei è dalla nostra parte!” disse Regina scendendo le scale.

Robin venne lasciata libera e disse “Io non sono dalla vostra parte!”

Regina sorrise “Oh davvero? Non sei un pirata? Non sfrutti gli altri per il tuo egoismo?”

“Non sono più quella persona e anche se era sbagliato quello che facevo, lo facevo solo per mia difesa personale. Ma ora sono cambiata. Sono ancora un pirata, ma non faccio del male a nessuno che non se lo meriti davvero. E da quel che mi ricordo nemmeno tu!”

“Sono cambiata anche io. La vita è dalla parte dei più forti, bhe ero stufa di essere la più debole e ho creato un mio regno!”

Robin alzò il sopracciglio “Un tuo regno?  E Crios che fine ha fatto?”

Regina ringhiò “Quel bastardo che mi ha fatto tante promesse, per poi trattarmi come spazzatura? L’ho ucciso e ho preso il titolo di capitano della sua ciurma e i suoi pirati non hanno opposto molta resistenza!” disse facendo vedere le sue mani, dove le dita si trasformavano, in aghi, bisturi, tenaglie e forbici.

“Il frutto del diavolo!” disse Robin non tanto sorpresa.

“Forte eh! Ti ho sempre invidiato per i tuoi poteri, ma ho fregato il frutto di cui Crios voleva cibarsi e voilà!” disse regina con sfrontatezza “Lui è stato il primo ad assaggiare questo potere. Non hai idea di cosa sono capace!”

Robin invece non si fece cogliere impreparata “è il frutto doctor doctor. Probabilmente sei il medico migliore al mondo, ma la tua bravura è dovuta solo a quel potere e non a studi medici!”

“E che differenza fa? Non ho dovuto sbattermi per imparare nozioni che il frutto mi ha messo in testa da solo!”

“La differenza sta nel fatto che tu non meriti lodi per quello che fai! Gli altri medici hanno faticato e fatto sacrifici per essere in grado di salvare delle vite!” disse Robin alzando la voce.

“No, la vera differenza che c’è fra me e gli altri medici, sta nel fatto che loro salvano vite io le tolgo!” disse Regina divertita.

Robin sussultò e il suo sguardo si riempì di paura “Ti prego dimmi solo che quegli scheletri di bambini e ragazzi che ho trovato venendo qua, non sono merito tuo!”

Regina sorrise beffarda facendo intendere la risposta all’archeologa, la quale si morse il labbro.

“Ho sbagliato a fidarmi di te!” disse Robin arrabbiata, stringendo i pugni.

“Uhm…no, non credo. Ho avuto pietà. Fra quegli scheletri non c’è nessuno che conosci e solo perché ti ho sempre considerato un’amica e mi hai salvato in diverse occasioni!”

L’archeologa spalancò gli occhi “Lei dov’è?”

 

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Capitolo 77
*** Chiacchierate ***


Capitolo 77: Chiacchierate

 

La sera calò, i Mugiwara e i pirati di Shanks, si erano accampati nei dintorni del villaggio. Gli abitanti, venendo a sapere delle loro intenzione di aiutarli, avevano cercato di ringraziarli con il poco cibo che avevano, ma essi si rifiutarono, decidendo invece che sarebbero stati loro ad offrire la cena a quelle persone.

Si vergognavano a togliere il cibo di bocca a quelle povere persone e questo per loro era il minimo.

Le loro risorse scarseggiavano, ma andando a caccia potevano rimediare qualcosa, dato che per loro i grandi bestioni che vivevano nella foresta, non erano un vero e proprio problema.

Zoro infatti era riuscito ad accoppare una tigre e un gorilla gigante, senza troppi sforzi, mentre Tashigi aveva avuto qualche problema a mettere fine alla vita di un povero animale innocente, che se la sarebbe mangiata senza problemi.

Lo spadaccino la guardò seccato “Mi dici perché sei voluta venire?”

“Volevo aiutarti!” disse semplicemente il membro della marina.

Bhe la prossima volta, mi aiuteresti di più se aiutassi Sanji a cucinare o distribuire il cibo agli abitanti!” disse Zoro, mentre legava le zampe della tigre e il gorilla per trasportarli tutti insieme.

“Sei un maschilista. Non credevo fossi il tipo di persona che pensa che il posto della donna è in cucina!” disse Tashigi offesa.

“Non sono un maschilista, volevo semplicemente dire che avresti dovuto trovarti qualcos’altro da fare se non sei in grado di uccidere un animale per sfamarti!” disse Zoro.

Tashiji mise il broncio e stette in silenzio per un po’.

Lo spadaccino, che di solito avrebbe apprezzato quel silenzio, sentendo una certa tensione da parte del membro della marina, si fermò, lasciò la fune con cui trasportava gli animali e ponendosi davanti a lei disse “Ora mi vuoi dire che ti prende?”

Tashiji sbuffò “C’è che non riesco a capirti!  Sembra che la mia presenza ti dia sempre fastidio!”

Zoro sbuffò.

“Allora? È così?” chiese Tashiji determinata a voler sapere la risposta.

“No, non è così è solo che… ah lasciamo perdere!” disse Zoro cercando di riprendere il cammino, ma la ragazza afferrandogli il braccio disse “No, non lasciamo perdere. Sei sempre scontroso con me. Anche quando ci è capitato di baciarci eri nervoso e anche quando ci siamo spinti oltre. Quindi io mi chiedo quale è il tuo problema?”

“Non ho nessun problema!” disse Zoro cercando di scostarsi dal membro della marina, che sembrava invece non intenzionata a non mollarlo.

“Si invece. C’è qualcosa che ti infastidisce, dimmi cos’è o non ti lasciò andare!” disse Tashiji sebbene sapesse che Zoro avrebbe potuto liberarsi come niente.

“Tu! Tu mi infastidisci!” urlò Zoro.

“Cosa? Prima dici che sono un fastidio ora dici che lo sono? Deciditi!” disse la ragazza confusa e contrariata.

“Si…cioè no…accidenti!” disse lo spadaccino liberandosi dalla presa della ragazza e voltandosi di spalle. Non gli piaceva come si stavano mettendo le cose.

“Zoro…!” disse Tashigi esasperata

“Mi innervosisce questa situazione!” disse l’interpellato.

“Quale?” chiese Tashigi non riuscendo più a seguirlo.

“Tu…io…noi due…mi infastidisce il fatto che mi sto innamorando di te!” disse Zoro tutto di un fiato, sorprendendo la ragazza.

“Ti stai innamorando di me?” disse Tashigi commossa, prendendo di sorpresa Zoro che non si era realmente accorto di quanto detto.

“Non è quello c-che v-volevo dire… io e…e c-che tu…” Zoro sbuffò esasperato.

“Ti crea problemi che io sia un marine, come a me mi crea ansia il fatto che tu sia un pirata!” disse comprendendo finalmente le ragioni dello spadaccino, il quale però imbarazzato dalla piega che aveva preso il discorso, riprese il cammino, senza più rispondere alle domande del marine.

 

“Siete stati gentili a invitare tutti gli abitanti al banchetto, ma come potete sfamare tutti noi?” chiese l’uomo che aveva raccontato la storia del suo villaggio a Shanks.

L’uomo dai capelli rossi sorrise divertito “Non si preoccupi, so che la maggior parte di noi, può sembrarle un semplice pirata, con abilità non diverse da qualsiasi essere umano, ma mi creda che qui tra noi, non c’è una persona normale. Ecco, guardi!” disse Shanks, che proprio in quel momento aveva visto Zoro e Tashiji tornare con dietro due bestioni che a colpo d’occhio, diverse tonnellate ciascuno.

L’uomo spalancò gli occhi “Come è possibile…come fa a trasportare quei bestioni…e come ha fatto a ucciderli?”

“E quello è niente. Dovresti vederlo con le spade. L’acciaio sembra burro quando incontra la lama delle sue Katane!” disse Usopp aggiungendosi al discorso “E lui non è nemmeno il più forte!”

“E chi è?” chiese incuriosito “La renna parlante scommetto! Lui è un possessore di un frutto del diavolo, non può essere altrimenti!”

Chopper che era accanto a Usopp cominciò a gongolare per il complimento fatto.

“Non conosco la forza dei pirati di Shanks, quindi la mia classifica è Shanks, Rufy e Zoro!” disse Usopp.

“Anche la mia, anche la mia!” disse Chopper saltellando.

“Mi reputi più forte di Rufy?” disse Shanks incuriosito.

Bhe sei uno dei quattro imperatori e poi dalla tua parte hai l’esperienza, ma sono sicuro che mio padre ti da filo da torcere, proprio come io sono a un passo da Zoro e Rufy!” disse il cecchino colpendosi il petto.

“Ehi, vedi di sgonfiare un po’ la tua presunzione!” disse Nami che si stava avvicinando, seguita da colei che si definiva sua madre.

Non ne poteva più di averla appresso ed aveva raggiunto i suoi compagni per chiedere al marito della donna, di allontanarla per un po’.

Ella una volta libera dalla presenza costante della signora, si diresse verso Robin, che si era isolata dal gruppo, andandosi a sedere su uno scoglio molto vicino al mare, tanto che gli spruzzi dell’acqua di tanto in tanto le sfioravano la pelle.

Ella era assorta nei suoi pensieri, tanto che sobbalzò quando sentì la voce della navigatrice.

“Non è pericoloso per te stare così vicino all’acqua?”

Nami…n-non mi sono accorta di te!” disse Robin seriamente.

L’interpellata le si sedette accanto e senza giri di parole disse “Questo non è da te. Quindi posso dire con certezza che hai qualcosa che ti preoccupa!”

Robin stette in silenzio e fissò il sole ormai quasi inghiottito dalle acque del mare.

“Robin, dimmi cos’hai. Mi sono accorta che oggi hai mentito a Rufy, quando hai detto di non conoscere Crois e Regina, mi domando il perché!” disse Nami cercando di guardarla negli occhi, ma la donna continuava a fissare l’orizzonte.

“Robin, siamo come sorelle e ci siamo ripromesse di essere sempre sincere l’una verso l’altra e anche verso i nostri compagni dalla faccenda di Ennies Lobby. L’averci nascosto parecchie cose ad allora, ci è quasi costato caro, non fare lo stesso errore!”

“Non è niente che possa mettere in pericolo voi, tranquilla!” disse Robin incrociando il suo sguardo.

“Forse no, ma fa soffrire te. Avevi perso quella tristezza e quel dolore che caratterizzavano i tuoi occhi e ora eccoli qui che mi stanno fissando. Se soffri tu, soffriamo anche noi!” disse Nami poggiandole una mano sulla spalla.

“è qualcosa di cui non vado fiera, ma che ho dovuto fare. Non vi era altro modo e Regina e Crois fanno parte di questa  mia scelta!” disse Robin sospirando.

“Dimmi pure. Non ti giudicherò!” disse Nami.

Crois e Regina erano alleati di Crocodile proprio come me, ci siamo separati poco prima di Alabasta e io li consideravo quasi degli amici” cominciò a raccontare l’archeologa e vedendo la confusione negli occhi di Nami continuò “Erano brave persone allora, cioè erano pirati della miglior specie diciamo. Non commettevano cattiverie se non costretti da Crocodile e i suoi principali alleati. Proprio come me, cercavano di sopravviere e per questo abbiamo legato, ma la differenza tra me e loro era che non erano ricercati dal mondo intero, il governo non era interessato alle loro testa, quindi quando per si presentò l’occasione, lasciarono la ciurma di Crocodile, decisero di andarsene e io approfittai di questa situazione!”

“Cosa vuoi dire? Li denunciasti per aggraziarti Crocodile?” chiese Nami sapendo che Robin non era proprio pulita.

L’archeologa scosse la testa “No, li aiutai a scappare, ma in cambio affidai loro qualcosa!”

Nami a quelle parole si fece più curiosa “Che cosa?”

Robin si morse il labbro nervosamente “Come tu sai ero il braccio destro di Crocodile, ma delle volte lui pretendeva qualcosa di più e se non l’avessi accontentato mi avrebbe consegnato al governo!”

Nami dallo shock si alzò in piedi di scatto e nervosamente disse “L-lui n-non p-può averti ab-bligato ha c-compiacerlo. N-non avrebbe p-potuto denunciarti al Governo s-senza che anche l-lui ci rimanesse immischiato!”

Robin sorrise, sebbene non fosse un sorriso di felicità “Nami nel governo ci sono anche degli impostori. Persone che si spacciano per i guerrieri della giustizia, solo per accaparrarsi tramite accordi di altri pirati, le taglie di altri pirati. Crocodile avrebbe potuto consegnarmi a uno di questi impostori, che mi avrebbe consegnata viva o morta ai capi, spacciandomi per una loro cattura e poi si sarebbero beccati la ricompensa!”

Nami si risedette nuovamente, ma era visibilmente tesa “Continua!”

Robin sospirò “Bhe Nami, dovresti sapere cosa può implicare un certo rapporto fisico in una donna!”

“Non mi dire che…” cominciò la navigatrice senza trovare il coraggio di continuare ad andare avanti.

“Si, sono rimasta incinta. Crocodile non lo ha mai saputo. Quello che gli interessava era solo il potere, non gli sarebbe importato niente di un figlio e quindi ricorrendo ai miei poteri sono riuscita a nascondergli la gravidanza. È stata proprio Regina ad aiutarmi a partorire. Lei sapeva tutto e dato che mi fidavo di lei e data la sua intenzione di voler fuggire da quell’inferno a cui io non avrei mai potuto sottrarmi da sola le affidai la bambina, mia figlia!” Robin si asciugò la lacrima che le stava percorrendo la guancia.

Nami era incredula.

“Regina aveva detto che voleva tornare sulla retta via, insieme a Crois e io mi sono fidata. Ho sperato una vita migliore per mia figlia e invece niente è andato come avrei voluto. Sembra che il destino ce l’abbia con me e che sia intenzionato a perseguitare anche le persone con cui ho un legame e questo…questo sta diventando davvero troppo per me!” disse Robin cominciando a piangere più copiosamente “Io non riesco più a sopportare tutto Nami. Non so cosa devo fare adesso!”

Nami sentì una stretta al cuore. Era dai tempi di Ennies Lobbies che non vedeva la donna in tanta pena e non potè fare a meno di abbracciarla. L’unico modo che trovava in quel momento per darle conforto era farle sapere che le era vicino.

Passò diverso tempo e i singhiozzi di Robin si calmarono.

“Vedrai che troveremo un modo per risolvere questa situazione!” disse Nami

“Come?” disse Robin.

“Intanto dobbiamo scoprire dov’è e poi puoi riprendertela, sempre se Regina non l’ha…”

“è viva. O almeno così mi ha detto Regina, ma Nami…non posso semplicemente riprendermela. Io l’ho abbandonata, probabilmente non vorrà sapere niente di me e io fossi al suo posto non me ne andrei con una donna che non  mi ha voluto!”

“Ma lo hai fatto per il suo bene!” disse Nami cercando di rincuorarla.

“E ho fatto proprio un bel lavoro. Come può perdonarmi di averla lasciata in mano a degli assassini a vivere in un villaggio di pirati, assistendo a chissà quali orrori!”

Nami sospirò, non sapendo proprio come aiutarla.

 

La cena aveva rallegrato tutti gli abitanti, che a parer dei pirati, avevano già acquistato un po’ di colorito e di forze.

Era una vera soddisfazione per i Mugiwara e i pirati di Shanks vedere i volti fino a poco prima, tristi e depressi, con un sorriso ed era una gioia vedere i bambini che si facevano incantare dai racconti di Usopp e Yasopp, i quali avevano entrambi la caratteristica di ingrandire le cose, mettendo la loro persona a personificare l’eroe della storia.

Tashiji era intenta a coinvolgere i bambini più restii a unirsi agli altri ad ascoltare la storia e Chopper le dava una mano, dato che sembrava che i fanciulli avessero una predilezione per lui. Franky era impegnato a spiegare a diversi abitanti come migliorare di un poco la loro vita in quelle catapecchie, anche solo tappando i buchi del tetto, dai quali entrava al pioggia, con una semplice riparazione che portava loro via poco tempo e energia.

Brook si era messo a suonare il suo vecchio violino e con piacere potè vedere qualche anziana coppia, cominciare a ballare a ritmo delle sue note.

Rufy aveva fatto a gara con Shanks su chi mangiava più carne, ma quest’ultimo si arrese abbastanza presto e ora si doveva subire le prese in giro da parte del ragazzo e da parte di Lucky lou, che era ancora intento a mangiare carne su carne.

Ogni pirata aveva trovato il modo per impiegare il tempo, solo Zoro non si era unito a loro. Era intento a fissare il fuoco, mentre beveva quello che doveva essere il suo decimo bicchiere di rum.

“Non ti sembra di esagerare?!” disse Sanji avvicinandosi a lui.

“Cosa fai? La mamma che controlla ora?” disse Zoro alquanto ubriaco.

Sanji alzò le spalle “Il fegato è tuo, ma in genere sai quando fermarti e quindi stai cercando di non pensare a qualcosa. Fammi indovinare…Tashigi?” disse divertito.

“Fai poco lo spiritoso e dimmi come diavolo fai a innamorarti di tutte le donne che vedi e poi tornare quello di sempre… l’amore fa schifo!” disse quest’ultimo pezzo in un sussurro.

Sanji non potè che scoppiare a ridere “Finalmente te ne sei accorto…bhe era ora. Tu e Tashiji era da un po’ che vi rincorrevate!”

“Io non ho rincorso nessuno. Io ero tranquillo per i cavoli miei quando è piombata quella!” disse seccato Zoro.

“E qual è il problema? Tu le piaci, lei piace a te e allora?”

Zoro si fece serio e prese un sorso della sua bibita “Allora…se ne andrà!”

Sanji si fece serio “Come Lily e con lei non mi sono ripreso subito, anzi mi ritrovo a pensare a lei più di quanto vorrei, così la sua mancanza torna a farsi sentire in un modo soffocante!”

“Già e tu rimani come un cretino a pensare se le cose avrebbero potuto andare diversamente e niente e nessuno riesce a toglierti questo chiodo fisso dalla testa!” disse Zoro riferendosi a se stesso.

“Vero!” rispose Sanji.

“Ecco perché l’amore fa schifo. Stavo così bene da solo quando le donne nemmeno le guardavo!” disse Zoro cercando da bere altro liquido, ma una volta accortosi che il rum nel suo calice di legno era terminato, seccato lo getto nel fuoco, infischiandosi del fatto che si poteva ancora usare e riusare.

“Io invece credo che sia un sentimento bellissimo. Ti fa soffrire, ma meglio amare e aver perso piuttosto che non aver mai provato l’amore!”

“Non la penso così! Io voglio diventare lo spadaccino migliore al mondo e per come mi sento ora, con la testa che comincia a battere annunciandomi che presto mi verrà un’emicrania allucinante, non riuscirei nemmeno ad affettare un pezzo di pane!” disse Zoro seccato.

“A mio avviso ti manca poco per realizzare il tuo sogno e quindi ti puoi permettere qualche distrazione, sei un essere umano dopo tutto. Tashigi e una bella donna e sappiamo che avrete una bambina insieme, quindi un modo per stare insieme lo troverete!” disse Sanji.

“In quel futuro, Rufy era morto e la ciurma si era sciolta. Non ero più un pirata a cui Tashiji doveva dare la caccia e quindi la nostra relazione era possibile!” disse Zoro.

Bhe si, il futuro tecnicamente è cambiato, ma…” cominciò il cuoco venendo però interrotto.

“Ma cosa? Finche Rufy continuerà a navigare io sarò al suo fianco e una promessa che mi sono fatto e non ho intenzione di infrangerla!” disse Zoro  “Quello che provo per Tashigi non mi farà cambiare idea!”

Rufy non ti obbliga a stare al suo fianco!” disse Sanji.

“Mi obbligo io!” disse Zoro convinto.

“D’accordo, e se Tashiji restasse con noi?” disse Sanji.

“Ma per favore. È un membro della marina,  ha i suoi principi da rispettare che sono discordanti da quelli dei pirati e io non le chiederò  mai di restare!” disse Zoro.

“Ma noi non siamo pirati come gli altri. I nostri ideali sono simili a quelli della marina, se poi quest’ultima non l’accetta non è colpa nostra, ma sta di fatto che non andrebbe contro i suoi principi!” disse Sanji “Perché  non provi a parlarle e…”

Zoro si alzò di scatto e guardando il cuoco disse “Se vorrà restare per me va bene, ma la scelta sarà sua e di nessun altro, capito? Ognuno deve scegliere la sua strada indipendentemente da quello che vogliono gli altri!”

“Quindi saresti pronto per lasciarla andare?” disse Sanji serio.

Zoro strinse i pugni “Tu lo eri?”

Il cuoco abbassò la testa “No! Avrei voluto urlarle di restare e di non spezzarmi il cuore!”

“E allora perché non gliel’hai detto?” chiese Zoro.

Sanji si alzò per guardarlo negli occhi e facendo un sorriso triste disse “Perché sembra che sul punto di vista delle scelte siamo d’accordo. Lei voleva andare ed era giusto così. Non importava quello che volevo io!”

Zoro annuì “Quindi ho il tuo appoggio sopracciglio arrotolato?”

Sanji sorrise divertito “certo marimo!”

 

Ecco qua un nuovo capitolo, sta volta non vi ho fatto aspettare molto.

Sinceramente pensavo di entrare un po’ nell’azione, ma  stavano venendo troppe pagine e ho deciso di terminare un po’ prima.

Ci sono solo chiacchiere in questo capitolo, ma mi servivano per sviluppare la mia idea, che non centra niente con quello a cui avevo pensato all’inizio.

Non so se vi piace quello che ho fatto capitare a Robin, ma l’ho sognato e mi è piaciuto ed essendo molto meglio di quello che avevo programmato, ho preso la palla al volo.

Purtroppo vedo che i lettori e recensori sono diminuiti, ma capisco che una storia che non viene aggiornata da mesi, possa far perdere interesse. Capita anche a me. Ma spero che a coloro che continuano a seguirmi, questo capitolo sia piaciuto.

Bhe a presto e ciau ciau

Neko =^_^

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Capitolo 78
*** Guai ***


Capitolo 78: Guai

 

I pirati stavano dormendo tranquillamente sulla spiaggia. La temperatura era scesa parecchio rispetto alla giornata, data l’elevata escursione termica che vi era in quel luogo, ma con fuochi accesi in più parti della spiaggia, permetteva a tutti di godere un po’ del tepore che l’elemento emanava.

Gli unici rumori che si sentivano erano le onde del mare, i grilli della foresta e non mancavano di tanto in tanto i ruggiti delle bestie feroci, scappate dall’incontro con le katane di Zoro.

Tutto sembrava tranquillo, ma qualcuno avvertiva quella calma come un presagio.

“Sta per succedere qualcosa!” disse Yasopp che era rimasto di guardia, insieme ad Usopp. Quest’ultimo aveva fatto a cambio con Franky per approfittare della situazione e stare più tempo con il padre, ma lui non avvertiva nessun pericolo.

“Come fai a dirlo? Io non avverto niente di strano!” disse Usopp stranito.

“Dovresti raffinare i tuoi sensi figliolo!” disse Yasopp guardandosi intorno.

“Sarà che in genere i problemi ce li creiamo noi e quindi non abbia avuto il tempo di sviluppare questo sesto senso!” disse il cecchino.

Yasopp rise “Si, è probabile. Rufy è bravo a cacciarsi nei guai, ma stare all’erta fa sempre bene!”

Usopp annuì “E come posso fare per migliore questa capacità?”

“Ti dirò figliolo. In realtà non esiste un modo. È una sensazione di pericolo che ti nasce dentro. Il problema è che le mie sensazioni si sono sempre rivelare esatte!” disse Yasopp nervosamente.

Usopp sussultò ed ebbe una rivelazione. Si alzò di colpo da terra e guardò il padre dall’alto al basso.

“E se ci fossero problemi al villaggio?” disse il ragazzo “Se le tue sensazioni sono esatte potrebbe essere successo qualcosa agli abitanti. Pensaci, i bambini che hanno ascoltato le nostre canzoni, ci hanno detto di avere paura, perché presto sarebbe giunto il momento in cui qualcuno sarebbe stato portato via… e se fosse sta notte!” disse Usopp sperando che la sua fosse solo una congettura.

Yasopp annuì “Potrebbe essere, ma penso che sia meglio andare a controllare, prima di allarmare tutti inutilmente!”

Usopp “Si, ma il tempo di andare e tornare potrebbe poi essere troppo tardi!”

“Darò un’occhiata io!”

Usopp non accorgendosi di una presenza alle spalle, si spaventò e saltò in braccio al padre che sorpreso, lo afferrò al volo “Robin, non spuntare fuori così, soprattutto quando si parla di certi argomenti!”

In genere la donna si sarebbe messa a ridacchiare, ma non aveva nessuna voglia di sorridere.

Si concentrò e utilizzò il suo potere per sdoppiarsi e far spuntare fuori il suo doppione, o almeno una parte, all’interno del villaggio e dare un’occhiata.

Tutto era un caos, alcune case erano incendiate, vi era gente che urlava, bambini che piangevano e che si aggrappavano alle gonne delle madri, prima di venire strappati con la forza da omoni muscolosi. Qualche abitante era a terra, probabilmente a causa di qualche botta ricevuta.

Robin annullò il suo doppione e spalancando gli occhi, diede l’allarme, prima di correre in soccorso di quella povera gente.

Usopp e Yasopp furono subito dietro di lei, ma il primo a giungere a destinazione fu Rufy, che usando le sue braccia come una catapulta, si librò in volo, giungendo direttamente al villaggio.

Si guardò intorno per capire bene la situazione e si sentì invadere da una grande rabbia a vedere negli occhi di quelle persone il terrore.

Vide nascosto dietro a delle macerie un bambino di circa 5 anni che si guardava impietrito quanto stava succedendo, senza accorgersi, di un pirata dietro di lui, pronto a coglierlo alle spalle.

Rufy non ci pensò due volte a colpirlo dritto in volto, con un pugno carico di haki. Prese il bambino in braccio e gli sorrise per tranquillizzarlo, ma questo non aveva bisogno di rassicurazioni, perché lo aveva riconosciuto tra i tanti pirati con cui aveva giocato la sera precedente.

Il capitano cercò una persona o un luogo sicuro dove lasciare il piccolo, ma nessuno era disponibile, troppo impegnati a difendere se stessi e i propri cari e gli incendi che si propagavano, non rendevano nessun posto sicuro per un bambino così piccolo.

Dovette arrangiarsi come poteva e combattere quei brutti ceffi, con il bimbo in braccio.

Era più faticoso e impegnativo lottare, dato che non doveva far succedere niente al suo ospite, ma se prendeva il nemico uno alla volta, riusciva a cavarsela. Il problema si presentò quando, quanti più cattivi atterrava, più bambini si ritrovava a dover proteggere.

Si ritrovò così, con un bambino per braccio, uno al collo che si teneva tramite i suoi capelli e qualche bambino più grande che si nascondeva dietro di lui, lasciandoli però liberi gli arti inferiori, per saltare e combattere.

Purtroppo ad un certo punto si ritrovò circondato da tutti i nemici che aveva atterrato, i quali erano rimasti storditi solo poco tempo. Rufy avvertiva in loro una potenza anormale e a giudicare dalle cicatrici sul petto, tutti loro avevano subito trapianti di cuori, rendendoli più forti e resistenti ai suoi colpi.

Rufy nonostante la situazione e i bambini che lo imploravano di salvarli, non demorse, anzì sorrise divertito, tranquillo che ne sarebbero usciti tutti illesi.

I nemici alzarono le loro sciabole, spade, mazze chiodate e qualsiasi genere di armi che avevano a portata di mano, pronti a colpirlo, ma lui non si mosse. Non fece nemmeno da scudo ai bambini. Semplicemente aspettò.

“Tre, due, uno…” disse bisbigliando per poi sentire diverse urla diffondersi nell’aria.

“Wow, cos’è quello?” disse un ragazzino meravigliato, nel vedere una grossa pianta carnivora, usare i suoi rami e liane per acchiappare i pirati nemici. Qualcuno di loro finì anche in pasto alla pianta, ma ella, disgustata dal sapore, li risputò violentemente a terra.

“Grazie Usopp!” disse Rufy a trentadue denti.

“Di niente capitano, ma…ti sembra il momento di metterti a fare il babysitter?!” Chiese il cecchino stranito alla vista di tutti quei pargoli.

“Non so dove lasciarli! Te ne occuperesti tu?” chiese speranzoso il capitano, ma il suo nakama facendo una smorfia disse “No, grazie. Amo i bambini, ma mi perderei tutto il divertimento!”

Rufy gli indicò le gambe e disse “Ma se stai tremando come una foglia!”

Usopp si guardò gli arti inferiori e li fermò “Non ho paura, ormai è un riflesso incondizionato e poi voglio fare vedere a mio padre di cosa sono capace!” disse battendosi un pugno al petto.

 Rufy sbuffò, non essendo ancora riuscito a liberarsi dei ragazzini. Si guardò intorno vedendo che tutti i suoi nakama lo avevano raggiunto e disse “Zoro, vorresti per favore…”

“No!” disse schietto lo spadaccino facendo mettere il broncio al capitano.

Sanji tu…”

“Sono un po’ impegnato!” disse il cuoco correndo con in braccio una fanciulla per allontanarla da un buzzurro che l’aveva presa di mira.

Shanks, per favore almeno tu?!” disse Rufy ormai al limite, dopo aver calciato lontano un altro nemico, che aveva cercato di afferrare la bambina di 8 anni, che si era aggrappato alla sua casacca.

“Scherzi vero?” disse Shank guardando poi in cagnesco tre nemici, i quali incrociando il suo sguardo, caddero a terra inconsci.

Chiamò Lucky Lou, Benn Beckman, Franky e tutti quelli che incrociava, ma nessuno sembrava intenzionato a fare da balia a quei bambini.

Gli adulti del villaggio erano a terra svenuti, o intenti ancora a difendersi. E Rufy era spazientito nel non poter far ricorso alle sue potenzialità per aiutare chi ne aveva bisogno.

“Se vuoi posso portarli in salvo io!” disse una bambina sui 10 anni, che si era avvicinato a lui, quando lo vide in difficoltà.

Rufy la guardò stranito, c’era qualcosa che non quadrava in lei.

Non l’aveva vista la sera prima con gli altri bambini e non vestiva nello stesso modo, ma più di tutto lo incuriorono gli occhi azzurri carichi della stessa grinta che aveva visto solo negli occhi di una persona.

“Io conosco un posto sicuro e lassù. Tra quelle colline. Ci ho già portato qualche abitante del villaggio!” disse determinata la bambina, indicandogli con il dito il luogo in questione.

Rufy era dubbioso, ma non perché sentiva qualcosa di strano in lei“Sei una ragazzina anche tu, sei minacciata come loro, non è sicuro lasciarli a te!”

“Se tu li distrai non si accorgeranno di noi. Conosco queste foreste come le mie tasche!” disse la bimba sicura di quanto affermava.

Rufy fissò di nuovo quegli occhi e disse “D’accordo, l’affido a te, piccola Robin!”

La bambina sussultò a quel nomignolo, ma non era il momento di soffermarsi su quel dettagli e grazie a Rufy che le copriva le spalle, riuscì a portare via quei bambini.

 

Robin era corsa via subito dopo aver visto gli abitanti originari dell’isola essere attaccati, ma a differenza di tutti non proseguì il suo percorso verso la cittadina, ma si diresse verso un’altra direzione, non rispondendo ad Usopp che le domandava, dove si stesse dirigendo.

Nami, non si fece domande, agì e staccandosi anch’essa dal gruppo, seguì la compagna al villaggio occupato dai pirati.

Nami era dietro al retro della casa dove aveva visto Robin entrare e con cautela decise di fare qualche passo per affacciarsi alla finestra del piano rialzato e vedere se tutto era ok.

Vide una donna dai lunghi capelli biondi, tenuti raccolti in una coda alta e vestina in modo da far vedere le sue forme, con una maglietta attillata e una minigonna mozzafiato e degli stivali neri che le arrivavano fino alle ginocchia e aveva un boa di piuma che le adornava il collo. Le sue dita erano pieni di anelli, tra i capelli aveva un diadema e diverse collane spuntavano qua e là da sotto il boa.

Nami comprese che quella doveva essere Regina e davanti a lei vi era Robin, che aveva presto a discutere animatamente con la donna.

“Che cosa ci facciamo qui?” disse una voce dietro Nami, la quale, prendendosi un colpo, si buttò a terra, coprendosi la bocca per non urlare.

“Oh scusa, non volevo spaventarti!”

Tashigi, cosa ci fai qui?” chiese Nami, afferrando la mano della ragazza che si era offerta di aiutarla a rimettersi in piedi.

“Ho visto te e Robin allontanarvi dagli altri e la cosa mi è sembrata sospetta. È lei Regina? Il capo di tutti qui?” chiese la ragazza oltre la finestra.

“A quanto pare.” Disse Nami.

“Cosa è venuta a fare qui Robin? A chiederle di interrompere l’attacco contro gli abitanti del villaggio?” chiese Tashigi.

“Forse!” disse la navigatrice, la quale non poteva rivelare le vere intenzioni dell’archeologa.

Le due ragazze sussultarono quando videro Regina dare un forte schiaffo alla loro amica, tanto che ella, colta alla sprovvista, cadde in terra.

“Robin!” disse Nami ad alta voce e correndo all’interno della casa, seguita da Tashigi.

Nami, perché sei qui?” disse Robin sorpresa, con una mano sulla guancia.

“Non penserai mica che ti avrei lasciato da sola!” disse la navigatrice mettendo le mani sui fianchi.

“Io non so cosa stia realmente succedendo, ma puoi contare anche su di me!” disse il membro della marina, sfoderando la sua katana.

“Ferma, me la devo vedere io con lei. È una cosa troppo personale!” disse Robin.

“Ma Robin…” cominciò Tashigi, ma vedendo Nami che con un gesto della mano la metteva a tacere, non si oppose.

“Avete finito di chiacchierare? Sei stata alquanto sciocca a portarti la scorta Robin. Ho risparmiato tua figlia in segno di gratitudine per quello che hai fatto per me ai tempi di  sciocche amiche!”

Tashigi la fulminò con gli occhi, ma non disse niente, così come Nami. Era la lotta di Robin e loro potevano solo essere là per sostenerla.

Regina sogghigno divertita e trasformando le sue dita in strumenti medici e fissando Robin negli occhi disse “Mi stai per caso sfidando?”

“No, se hai intenzione di dirmi dove è mia figlia e di lasciare in pace gli abitanti dell’isola!” disse l’archeologa determinata.

Tashigi era confusa e avvicinandosi all’orecchio di Nami, le bisbigliò “Mi sono persa qualcosa…da quando Robin ha una figlia?”

Nami sospirò e le fece capire che la storia era alquanto complicata.

Regina scoppiò a ridere e disse “Mi hai lasciato quella palla al piede, chiedendomi di prendermi cura di lei. L’ho cresciuta per una decina di anni e ora ti presenti qua per riprenderla? Hai una bella faccia tosta non credi? E secondo te, una volta che hai detto a quella bamboccia che sei la sua vera madre, verrà da te come niente fosse? Non essere ridicola, l’hai abbandonata Robin!”

L’interpellata si morse il labbro e disse “Hai ragione, non posso avere pretese verso di lei, ma non posso permettere che cresca in un ambiente pessimo come questo. Inoltre dalle tue parole posso ben capire che di lei non ti importa niente!” disse infastidita.

“Certo che non mi importa niente. Vuoi sapere dov’è?…vai a cercartela. È da anni che se n’è andata.  Vive insieme a quei poveracci o nella foresta!”

Robin fulminò con gli occhi, ma non disse nient’altro, semplicemente si girò per raggiungere Nami e Tashigi, quando alcuni dei mozzi di Regina, entrarono trafelati nella casa della donna, avvertendola che i pirati di Shanks e di Mugiwara stavano dando loro del filo da torcere. Tutti i bambini e ragazzi di una certa età erano riusciti a nascondersi e loreìo erano stati costretti a ritirarsi, anche a causa di alcune perdite impreviste.

Regina si arrabbiò a quella notizia e con un cenno della testa, ordinò ai suoi sottoposti di afferrare Nami e Tashigi, le quali comprendendo il pericolo, si armarono di Katana e climac attack.

“Che intenzioni hai?” chiese Robin comprendendo le cose si stavano mettendo male.

Regina sogghignò “I vostri compagni hanno ostacolato i nostri piani, ora è il mio turno di ostacolare il vostro viaggio. Siete stati degli stolti a non andarvene prima di essere coinvolti. Non avevo intenzione di attaccarvi o altro, ma voi non siete stati al vostro posto e…come si dice chi semina vento raccoglie tempesta!”

Robin strinse gli occhi e girandosi verso i nemici, si accinse a utilizzare il suo potere. Fece spuntare due braccia sulle spalle di ogni uomo presente, pronta per usare il suo attacco “Clunch” che avrebbe spezzato il collo di quegli uomini, se solo avessero osato fare del male alle sue compagne.

“Non lo farei se fossi in te!” disse Regina divertita.

Robin, Nami e Tashigi si voltarono verso la donna non prevedendo niente di buono. Infatti, ella si era diretta verso un pulsante che si trovava sul muro e premendolo, il suolo sotto i piedi di Tashigi e Nami, si alzò e dai bordi uscirono tante sbarre che andarono a formare una gabbia e dal soffitto, invece cadde la parte superiore che sarebbe andata a chiudere la trappola.

“Che diavoleria è questa!” disse Nami sorpresa.

“Io non mi preoccuperei della gabbia, ma di quei cosi lassù!” disse Tashigi che aveva notato una base separata dalla parte superiore della gabbia, piena di spuntoni, pronta a cadere e a trafiggere le due donne.

Nami spalancò gli occhi “Quelli devono fare piuttosto male. Robin, un aiutino?” disse la navigatrice nervosamente.

L’interpellata lasciò liberi gli uomini di Regina, ma ordinò a quest’ultima di lasciare andare le sue amiche.

“Altrimenti? Non mi sembra che tu abbia il coltello dalla parte del manico.

Nami sbuffò “La vuoi finire con le frasi fatte?”

“Taci tu, piccola insolente!” disse la donna, schiacciando un altro pulsante, che fece scendere lentamente, molto lentamente gli spuntoni.

“Robin aiuto!” disse Tashigi letteralmente spaventata “Vorrei che Zoro fosse qui!”

“Non puoi sempre contare su di lui!” disse Nami esasperata.

“Lo so, ma lui potrebbe tagliare queste sbarre come burro, io non ho questa capacità!” disse Tashigi abbassando il capo.

“Allora Robin, che intenzioni hai? L’unico modo che hai per salvare le tue amiche è quello di premere quel pulsante rosso che si trova sopra la scala, ma dovrai passare sul mio cadavere.

Robin la fissò determinata “Sarà proprio quello che farò!”.

 

 

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Capitolo 79
*** Robin e Regina ***


Capitolo 79: Robin e Regina

 

I mugiwara e i pirati di Shanks cercavano, con i loro mezzi, di aiutare le persone degli abitanti feriti e sotto shock. Erano riusciti a far ritirare il nemico, grazie all’idea di Rufy, la quale, appoggiata da Chopper, aveva funzionato.

Il ragazzo di gomma, dopo aver sentito la spiegazione da parte della renna, su come funzionava il suo gear e su quali effetti collaterali gli portava un utilizzo prolungato della tecnica, ebbe un raro colpo di genio.

Se Chopper aveva affermato che i vari cuori dei pirati, avevano lo stesso effetto su quelle persone del suo gear su di lui, l’unico modo per  sconfiggerli era quello di sfinirli. Più questi pirati si affaticavano, più i loro cuori pompavano sangue al cervello arrivando così a un sovraccarico dell’organo che ad un certo punto andava in tilt e i pirati crollavano a terra senza dare segno di volersi rialzare.

Purtroppo alcuni di essi, quelli che avevano più cuori erano anche incappati nella morte.

Rufy era dispiaciuto, non voleva arrivare a tanto, non era un fan dell’uccidere i nemici che ostacolavano il cammino, ma questa volta si era dimostrato necessario, anche se non credeva, dato la sua scarsità nella conoscenza medica, che questi potevano passare a miglior vita.

Anche Chopper si sentiva in colpa. Lui sapeva del rischio, ma sperava che i nemici crollassero prima che fosse troppo tardi.  E in effetti per la maggior parte era stato così. Erano pochi i deceduti, senza contare quelli che erano stati direttamente eliminati dai pirati di Shanks, che avevano preso a giocare al tiro a segno con i cuori dei pirati.

Il ragazzo di gomma non fu sorpreso nel vedere la troppa violenza dei pirati di Shanks. Aveva già assistito a qualcosa del genere. Quando era bambino al  Fusha, mentre veniva portato via da un bandito, ricordava di aver visto Lucky lou sparare a sangue freddo alla testa di un altro bandito che puntava la pistola al capo di Shanks.

Si rendeva conto che era stato necessario, ma questo lato della pirateria proprio non gli piaceva e cercava di evitarla il più possibile e aveva sempre cercato di trasmettere questa sua idea anche ai suoi compagni, soprattutto a Robin, la quale, dato la sua infanzia, uccidere le riusciva benissimo.

Il ragazzo stava portando un uomo ferito, in quella che avevano trasformato in una infermeria di emergenza, quando sentì uno degli uomini di Shanks urlare “Capitano, capitano, capitanooooo!”

Shanks messo in allarme, raggiunse il suo nakama e mettendogli una mano sulla spalla gli chiese “Calmati amico e dimmi cosa succede!”

Il pirata riprese un attimo fiato e poi sempre con voce allarmata disse “Stavo tornando alle imbarcazione, quando ho visto una nave della marina ormeggiata accanto alla nave di Rufy!”

I mugiwara abbastanza vicini per sentire la conversazione sussultarono.

“Ci mancavano solo loro!” disse Sanji seccato “Non avevamo già abbastanza da fare!”

“E se fosse qualche ammiraglio super forzuto, potremmo avere non pochi problemi!” disse Franky pensieroso.

Shanks sospirò “Sentite, so che non è un momento molto  idoneo per ricevere visite della marina, ma ricordiamo che siamo due ciurme di pirati temuti e qualsiasi  cosa dovremo affrontare, la affronteremo!”

“Giusto capitano!” dissero una dozzina di uomini di Shanks all’unisono.

“Io non mi preoccuperei. Secondo me non ci daranno alcun problema!” disse Rufy che, salendo sul tetto di una casa, cercava di avvistare la marina.

“Come fai a dirlo?” chiese Sanji curioso.

“Perché è Smoker!” disse Rufy sorridendo, facendo però sussultare qualcun altro.

Shanks alzò un sopracciglio curioso “Ok che avete la sua alleata, ma davvero credete che una volta che se l’è ripresa, non attacchi?”

“Si!” disse semplicemente Rufy.

Smoker li raggiunse. Fece un cenno del capo in segno di saluto e fu piuttosto sorpreso di vedere anche Shanks il rosso, ma tralasciò la faccenda e, vedendo il caos intorno a sé, chiese cosa fosse successo in quel luogo. Venne messo al corrente dopo di chè, cominciò a cercare con gli occhi qualcuno.

Zoro che era intento a spostare qualche maceria, vedendo con la coda dell’occhio l’atteggiamento del marine disse “Tashigi non è qui!”

Un semplice marine sentendo la risposta dello spadaccino disse agitato “Non vi sarete sbarazzati di lei buttandola in mare!”

Smoker alzò gli occhi al cielo per la stupidata “Allora dov’è?”

“Non lo so!” disse Zoro semplicemente “Probabilmente nei guai!”

Smoker alzò il sopracciglio  sorpreso.

“In effetti le ragazze sono scomparse da un po’, non sarà il caso di andarle a cercare?” chiese Sanji avendo notato, come tutti, la loro assenza.

“Non sono sprovvedute sopracciglio arrotolato, sanno farsi valere. Non hanno sempre bisogno del cavalier servente che le aiuti!” disse Zoro, sebbene in cuor suo po’ di preoccupazione l’avesse.

“Idiota, non ho mai sostenuto il contrario, ma dare una controllata non fa mai male. Se si fossero inoltrate troppo nella foresta e fossero state catturate dal capo dei nostri nemici?” cominciò Sanji.

“Allora in qualche modo verremo a saperlo!” disse Zoro sbuffando.

“E come? Hai una sfera di cristallo da qualche parte, cactus?” disse Sanji prima di vedere un nemico avvicinarsi a loro con un ghigno.

Era uno dei tanti scappati. Il biondo lo aveva riconosciuto perché si era scontrato con lui. Egli venne subito intrappolato, ma lui non sembrava temere niente, al contrario continuava a sorridere.

“Ma che ha da ridere?” chiese Usopp al padre, i quali avevano raggiunto i loro compagni, vedendoli intorno a un pirata.

“Lo scopriremo subito!” disse Yasopp, facendo spostare i suoi nakama, in modo da trovarsi faccia a faccia con il nemico. Prese la sua pistola, gliela puntò alla testa e lo fulminò con lo sguardo, uno sguardo che avrebbe fatto venire i brividi freddi anche al più temibile dei nemici.

“Hai dieci secondi per dirci cosa vuoi, prima che io prema il grilletto e faccia saltare in aria il tuo bel cervellino, ammesso che tu ce ne abbia uno!” disse Yasopp minaccioso.

Usopp inghiottì la saliva in eccesso e fu ben contento di avere Yasopp come padre e non come avversario.

Il nemico non fece resistenza “Sono stato mandato qui da Regina, per mettervi a conoscenza  del fatto che le vostre care compagne sono in  mano nostra e faranno una brutta fine a breve a meno che non decidiate di recarvi voi stessi dal mio capitano per farvi eliminare tutti senza problemi!”

Zoro senza nemmeno aspettare l’ordine del capitano cominciò ad avviarsi.

“Ehi, dove vai?” disse Sanji.

“Secondo te?” disse in modo sgarbato lo spadaccino.

“Intendevo dire che non hai la più pallida idea di dove andare!” disse il cuoco seccato “Vengo con te marimo. Ho visto dove si trova il villaggio!”.

I due si allontanarono e Rufy rimase sorpreso “Non mi hanno nemmeno dato il tempo di dire qualcosa! Meglio andare anche no, chiamate gli altri, tranne Chopper. Lui deve rimanere ad aiutare questa gente!” disse ai rimanenti membri della ciurma che eseguirono gli ordini.

Così i mugiwara e Smoker, seguito da diversi marine, si incamminarono verso la base nemica.

Shanks non si unì a loro, sotto richiesta di Rufy. Erano i suoi nakama a essere in pericolo ed era suo compito e quello dei suoi compagni quello di trarle in salvo.

Smoker camminava dietro ai pirati di cappello di paglia, era assorto nei suoi pensieri quando si sentì chiamare da Rufy “Ehi zietto, sei venuto qui per portarti via Tashigi?”

L’uomo fu infastidito dal nomignolo con cui lo aveva chiamato il ragazzo, ma sorvolò “Quella è la mia intenzione, ti ricordo che se si trova sulla tua nave è per un errore!”

Rufy mise il broncio “Uf…è un vero peccato. Tashigi mi è simpatica!”

“Oltre al fatto che Zoro ci rimarrà male!” disse Usopp sogghignando “Anche se non lo ammetterà mai.

Smoker alzò un sopracciglio a quell’affermazione, ma non fece domande.

 

Robin si trovava davanti a Regina con il fiatone. Aveva qualche difficoltà a combattere contro la donna a causa del suo potere doctor doctor. Questa sua abilità gli consentiva di trasformare parti del suo corpo in attrezzi medici, tra cui il bisturi, l’attrezzo che Robin più temeva in quanto più tagliente di un coltello.

“Robin, stai bene?” chiese Nami preoccupata per la ferita alla gamba che le era stata inferta da Regina e che aveva preso a sanguinare copiosamente.

“Mi sembri stanca Robin, mi aspettavo di più da te sinceramente. Devo dire che  mi hai deluso!” disse divertita la donna.

Robin la guardò storto e incrociando le braccia al petto, chiamò la sua tecnica di “Ocho fleurs” che ricorreva all’utilizzo di otto braccia, utilizzate per imprigionare l’avversario, ma come l’archeologa temette, questa non ebbe alcun effetto.

Era già dall’inizio che tentava di bloccarla, ma Regina, facendo l’uso del soru, riusciva a sfuggirgli poco prima che riuscisse a compiere il “Clunch!”

Robin si morse il labbro. Ci era quasi riuscita quella volta, ma per sua sfortuna, dato la velocità della donna, ella non fece in tempo a schivare il colpo alla schiena che Regina gli diede.

L’archeologa non riusciva a stare dietro ai movimenti  rapidi dell’avversario con la vista e decise di aiutarsi sparpagliando in giro per le pareti, diversi occhi, ma quando questi vedevano la figura di Regina comparire, avvertendo Robin, in genere era troppo tardi per lei riuscire a schivarla.

Ora ella si ritrovava nuovamente a terra, cercando di immettere aria nei polmoni, dato che il colpo era stato talmente forte da privarla dall’ossigeno.

“Robin, rialzati, ce la puoi fare!” urlò Tasghigi, piegandosi istintivamente quando vide calare ulteriormente il soffitto pieno di punte della gabbia.

“Ecco fatto! Questo dovrebbe farci guadagnare un po’ di tempo!” disse Nami. La navigatrice aveva usato il suo climac attack, per fermare la caduta del soffitto. Non era una garanzia assoluta, dato che il peso dell’acciaio, poteva piegare la sua arma a lunga andare, ma lei era sicura che Robin avrebbe vinto, sebbene quello che i suoi occhi mostravano era tutto il contrario.

Robin utilizzò un paio di mani, per darsi lo slanciò in alto quando vide Regina avvicinarsi  con un seghetto. Riuscì a schivarla, prendendo in contro piede l’avversaria, che era riuscita a mandare tutti i suoi colpi a seno e approfittando di questa sua distrazione, fece spuntare due braccia, che le catturarono il collo. Era pronta a spezzarle il collo, ma esitò.

Così Regina trasformando il suo indice destro in un bisturi lo conficcò nel braccio della donna, la quale, urlando, lasciò la presa.

Nami stringeva le sbarre nervosamente, avrebbe voluto intervenire, ma Robin aveva chiesto di non farlo e lei rispettava la sua decisione, sebbene era difficile.

Regina era pronta per attaccare nuovamente, quando le porte dell’entrata si spalancarono improvvisamente, andando a colpire in faccia, due dei suoi uomini che facevano da guardia, stordendoli.

Nami-swan, Robin-chwan, Tashigi-chan, il vostro cavaliere e qui per servirvi!” disse Sanji stupidamente, ma si fece improvvisamente serio quando vide quando stava succedendo.

Diversi nemici li circondarono sotto ordine di Regina, ma i due mugiwara erano più interessati alle loro compagne che a quei brutti ceffi.

“Robin, cosa ti hanno fatto!” chiese il cuoco nervosamente.

Robin si morse il labbro “Niente Sanji, sto bene. Aiutate Nami e Tashigi, con lei me la vedo io! Capito?”

Sanji obbiettò “Ma sei ferita e…” non terminò la frase che Robin fulminandolo con lo sguardo gli disse nuovamente alzando la voce “Capito?”

Il cuoco sussultò e stringendo i pugni, accettò. Prese a calci i vari nemici, cercando di colpire dritto ai loro cuori, i quali per il colpo, andavano in arresto cardiaco. Solo uno veniva risparmiato, ma con un solo cuore funzionante questi pirati non erano un problema.

Zoro si avvicinò alla gabbia. Non degnò Nami nemmeno di uno sguardo, ma si rivolse a Tashigi “Ma è mai possibile che non sai fare altro che ficcarti nei guai? Vuoi stare attenta ogni tanto?” disse tagliando le sbarre della gabbia, liberando così la ragazza e la navigatrice.

“A certo come se io mi divertissi a finire quasi uccisa da pazzoidi. Comunque se per te è tanto disturbo, potevi pure non intervenire. Non avevo bisogno di te!”disse Tashigi mettendo il broncio.

“A no? Bhe se vuoi diventare carne da macello, torna pure dentro!” disse Zoro seccato.

“Così che tu possa sbarazzarti di me? Nemmeno per sogno!” disse Tashigi arrabbiata.

“Perché non ti limiti a dire grazie e basta per una volta?” disse lo spadaccino sbuffando.

“E tu perché tanto per cambiare non ti limiti a dire che sei contento di vedere che sto bene invece di rinfacciarmi ogni cosa?” disse Tashigi sbattendo un piede a terra.

Zoro la guardò negli occhi “Io non ti sto rinfacciando proprio niente sei tu che interpreti male le mie parole!”

“Questa è bella. Ora mi stai dando pure della stupida!” disse Tashigi.

Zoro venne preso alla sprovvista “Ma ti ha dato di volta al cervello? Chi mai ha detto questo?”

“Tu bello mio!” disse Tashigi toccandogli il naso con un dito.

Zoro infastidito gli prese la mano e togliendosela dalla faccia disse “E quando l’avrei detto?”

“Proprio ora.  Hai detto che non capisco quello che dici!” disse Tashiji liberandosi dalla presa dello spadaccino.

“Tu sei pazza…e sì questo l’ho detto!”  disse Zoro guardandola negli occhi.

“Vedi, vedi?” disse Tashigi.

“Ho detto pazza, non stupida!” precisò Zoro.

“E quale è la differenza?” chiese Tashigi incrociando le braccia.

“C’è una bella differenza! Pazza è quando dai di matto iniziando una scenata dal nulla come stai facendo tu. Lo stupido sono io che ti sto pure appresso!”  disse Zoro.

“Quindi stai dicendo che sei uno stupido?” chiese Tashigi.

“Si, lo stupido sono io, contenta? Sono uno stupido a preoccuparmi per te, ok? Stupido perché ti ho tirato fuori da quella gabbia, quando io sono stato il primo a dire che qualsiasi cosa ti sarebbe capitata, saresti stata tranquillamente capace di liberarti senza che intervenissi. Stupido perché non ho avuto fiducia nelle tue capacità e ho sentito la necessità di intervenire. Stupido perché sto dicendo queste cose ad alta voce, così che quel babbeo mi senta  e mi prenda in giro per il resto della vita!” disse Zoro esasperato, facendo sogghignare Sanji.

Tashigi rimase sorpresa, ma non pose fare a meno che dipingere il suo volto con un dolce sorriso e cogliendo lo spadaccino alla sprovvista lo abbracciò “Grazie per avermi salvato!”

Zoro sospiro “Sono contento che tu stia bene!” disse infine.

“E ci voleva tanto?”  disse Usopp cogliendo di sorpresa Zoro che si irrigidì non  accorgendosi  dell’arrivo degli altri suoi compagni.

Rufy aveva cinto la vita di Nami, allungando il braccio, facendola spaventare, non essendosi accorta nemmeno lei dell’arrivo dei rinforzi.

Rufy!” disse con voce entusiasta.

“Cosa succede qui?” chiese il capitano preoccupato vedendo Robin combattere e  venne messo al corrente di tutto da Nami.

“Capisco, non ci resta che fare il tifo per Robin allora. Però tu ti meriti una “punizione “per esserti allontanata senza dirmi niente e avermi fatto preoccupare!”

Nami mise un finto broncio “Ehi non solo io sono venuta qui, anche Robin e Tashigi, quindi anche loro si meritano una punizione!”

Rufy sorrise divertito “Andiamo Nami, in genere sei tu quello che mi “punisce”, dovresti capire cosa intendo e non credo che vorresti includere anche Robin e Tashigi, né io vorrei farlo!”

Nami spalancò gli occhi comprendendo “Oh…ehm…bhe si…hai r-ragione!” disse imbarazzata.

Tashigi guardò i nuovi arrivati e fu sorpresa di vedere Smoker.

“Capitano Smoker, che ci fa lei qui?” chiese Tashigi avvicinandosi a lui.

“Sto seguendo i Mugiwara da quando ti hanno “rapita”. Credevo che non fossi tanto contenta di trovarti con dei pirati e ho pensato di venire a riprenderti, ma da quanto ho visto ti sei ambientata piuttosto bene!”

Tashigi arrossì “bhe i Mugiwara non sono cattivi pirati emi hanno accolta senza problemi!”

Alcuni marine si avvicinarono alla ragazza commossi nel vederla e le chiesero “Capitano, siamo cosi contenta di rivederla. Ora finalmente si riunirà a noi!” disse uno dei marine, facendo sussultare Tashigi.

“Ehm,…si certo!” disse la ragazza, abbassando la testa e guardando con la coda dell’occhio Zoro, il quale sfuggiva al suo sguardo.

Smoker si accorse di questi gesti e intervenne “Ci penseremo a questo più tardi, ora mi sembra che i mugiwara abbiano qualche problema!” disse vedendo Nico Robin inginocchiarsi a terra e tenendosi lo stomaco, nel quale aveva ricevuto un brutto colpo.

Tashigi si girò a guardare colei che da nemica era diventata quasi come una sorella e trattenne il respiro quando la vite con più ferite rispetto a prima.

“è dietro di te!” Urlò Usopp che riusciva a seguire i movimenti veloci di Regina, come Rufy, Sanji e Zoro. Il suggerimento aiutò Robin a schivare l’attacco, ma la volta successiva fu di nuovo a terra.

“Quel colpo mi avrebbe fratturato le ossa!” disse Brook spaventato.

L’archeologa si sentiva sfinita, aveva dolore dappertutto e Regina stava ancorar correndo in circolo intorno a lei. Faceva esattamente quello che facevano gli squali, i quali giravano intorno alla loro preda prima di attaccarla.

Robin si morse il labbro “Se solo riuscissi a capire dove attaccherà!” disse concentrandosi quando improvvisamente succedette qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Riusciva a vedere Regina. Era bastato un po’ di concentrazione in più data dalla necessità di uscire, non solo vincitrice, ma anche viva da quello scontro, che Robin aveva risvegliato qualcosa in lei.

Haki?!” disse l’archeologa sorpresa, la quale fece un salto di lato, per schivare  un bisturi che probabilmente le avrebbe amputato il braccio.

Saltò ancora e rotolò di fianco, qualsiasi movimento le serviva per schivare gli attacchi, lei lo compiva con successo.

“Sta succedendo qualcosa, Robin ha sempre fatto fatica a schivare i colpi!” disse Nami sorpresa.

“ Sta usando l’haki dell’osservazione!” disse Usopp comprendendo quanto stava succedendo.

“Super! La nostra archeologa è sempre piena di sorprese! Continua così!” disse Franky incoraggiando la compagna.

Regina non riusciva a comprendere come la sua nemica potesse essere migliorata improvvisamente e capì ancora meno come fece a ritrovarsi improvvisamente bloccata. Robin, riuscendo ormai ad anticipare i movimenti dell’avversaria, ricorse al “veinte fleur” per imprigionarla con una ventina di braccia non consentendole più il  minimo movimento.

“Lasciami immediatamente andare!” urlò Regina “Ti pentirai di questo!”

“Io dico di farla finita con questo combattimento!” disse secca Robin.

Regina sgranò gli occhi spaventata, capendo che non aveva chance di scappare, e si pentì di non aver eliminato Robin quando ne aveva avuto la possibilità, anzi aveva preferito giocare con la preda, come un gatto fa col topo. Un grave errore.

Robin le diede un ultimo sguardo di fuoco all’avversaria, prima di chiamare a sé la sua tecnica definitiva “Nueve fleur twist”. Comparvero altre tre braccia che al suo comando, contorsero il corpo della donna, non tanto da ucciderla, ma tanto da farle provare un dolore che mai si sarebbe augurata di provare di nuovo.

Regina emise un grido di disperazione, prima di cadere a terra svenuta dopo che Robin la lasciò andare.

I mugiwara esultarono e si avvicinarono alla loro compagna per congratularsi con lei, ma ella ormai sfinita, si lasciò andare. Fu Sanji ad afferrarla e a prenderla in braccio come una sposa, per evitare che si sforzasse ulteriormente.

“Grazie Sanji!” disse Robin sorridendo, per poi chiudere gli occhi.

Regina fu presa in custodia dai marine, come anche i pirati svenuti all’interno della casa, mentre Smoker si occupava della cattura, grazie al fumo prodotto dal suo potere, che non lasciava scappare chi cercava la fuga.

 

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Capitolo 80
*** La marina riparte ***


Capitolo 80: La marina riparte

 

Non sapeva dire quanto tempo era rimasta priva di sensi. Doveva essere un po’ perché il sole era tramontato e dal baccano che sentiva comprese che tutti si stavano preparando per la cena.

Robin si guardò attorno  e nonostante la poca illuminazione, data da un paio di candele, posate su un tavolo, riuscì a comprendere di trovarsi nella casa di Sasuki, la donna che era convinta che Nami fosse sua figlia, e di suo marito.

Vide Chopper indaffarato sul tavolo, tritare delle erbe medicinali e concentrato com’era non si accorse del suo risveglio.

Provò a chiamarlo, ma gli uscì solo un gemito a causa della secchezza della gola. Aveva urgentemente bisogno d’acqua.

“Robin!” urlò la renna sentendo il suo lamento e corse immediatamente al suo fianco “Ti sei svegliata finalmente. Cominciavo a preoccuparmi!” disse il dottore con le lacrime agli occhi.

Robin fece un debole sorriso, poi con la poca voce che aveva, chiese al suo amico un po’ d’acqua.

Chopper l’accontentò subito, ma mise nel suo bicchiere della polverina, che fece accuratamente sciogliere, prima di darle da bere.

“Ecco, questo dovrebbe alleviare il dolore delle tue ferite. In genere sei abbastanza veloce a riprenderti, ma sei stata ferita seriamente e potresti essere un po’ dolente!”

“Grazie Chopper!” disse Robin, recuperando ormai la voce, dopo che la sua gola era stata nuovamente reidratata.

La donna si mise lentamente a sedere e domandò “Stanno tutti bene? Gli abitanti del villaggio, i bambini e  i nostri compagni?”

Chopper annuì “Si, nonostante l’attacco di Regina, ci sono stati pochi danni, cioè molte case sono andate distrutte e ci sono stati molti feriti, ma se non fossimo intervenuti noi, probabilmente ci sarebbero state molte vittime, la maggior parte bambini, ma grazie a te, questo incubo è finito!” disse Chopper.

“Per merito mio?” chiese Robin confusa.

“Si, non hai sconfitto tu Regina?” chiese la renna confusa.

Robin si portò una mano alla testa “Uhm…si, scusa sono ancora un po’ confusa. Ora lei dov’è?”

Smoker l’ha presa in consegna!” rispose Chopper, il quale vedendo lo scardo sorpreso della donna, dovette informarla dell’arrivo della marina.

 

Tashiji era in riva al mare a guardare le onde che si infrangevano sulla spiaggia. Non aveva molta fame quella sera. Era pensierosa e non sapeva cosa fare, ma non era l’unica, infatti diversi metri da lei, dove si ergevano diversi scogli, Zoro stava facendo lo stesso.

L’uomo era persone nei suoi pensieri, ma venne distratto quando sentì dei passi avvicinarsi a lui.

“Che vuoi sopracciglio?” disse senza nemmeno voltarsi.

“Niente, solo fumare!” disse Sanji affiancando l’amico e aspirando la sigaretta. Non disse nulla per diverso tempo, ma con la coda dell’occhio guardò il suo compagno.

“Per quanto tempo starai ancora lì imbambolato, invece di passare l’ultima sera con la tua amata?” chiese infine il cuoco.

Zoro tacque e continuò a guardare dritto davanti a sé.

Tsè, sei un idiota!” disse Sanji, attirando anche se solo con lo sguardo, l’attenzione del compagno “Domani Tashigi se ne andrà e tu non fai niente?”

“Abbiamo già avuto questa conversazione. Non le dirò di restare!” disse Zoro seccato.

“Non devi dirle di restare, ma solo fare chiarezza e passare gli ultimi istanti con lei, se non lo fai, potresti pentirtene!” disse Sanji.

“Cosa vuoi dire?” chiese curioso lo spadaccino.

“Voglio dire che quando si tratta di amore, non sei diverso da me o da qualunque uomo che vede andare via la persona che ama. Il dolore è lo stesso. Non lo ammetterai mai, ma il solo pensiero di non rivederla più ti fa star male ed è inutile che provi a negarlo, perché la tua bocca può dire una cosa, ma i tuoi occhi ne dicono un’altra. Non mantenere la tua aria da duro con me, se soffri ti puoi lasciare andare, non ti prenderò in giro né ora né mai, non scherzo su queste cose!” disse Sanji, buttando la cicca di sigaretta in mare e poi continuare “Mi dici perché non sei con Tashigi?”

Zoro studiò Sanji e disse “Perchè ci tieni così tanto ad aiutarmi?”

Sanji sorrise e scosse la testa “Siamo amici Zoro ed è questo quello che si fa tra amici. Lo hai fatto anche tu con me un sacco di volte, solo a modo tuo!”

“Io non ti sono stato d’aiuto con Lily quando ne avevi bisogno!” disse Zoro.

“Si, vero, ma perché non lo sei stato?” chiese Sanji mettendo le mani in tasca.

“perché non ci capisco  niente di queste cose!” disse Zoro sbuffando.

“Appunto. Ognuno di noi aiuta l’altro come può ed essendo già passato attraverso pene di amore, posso darti qualche consiglio. Quindi ora ti richiedo, perché non voi andare da lei?” chiese Sanji.

Zoro si arrese “Perché se le sto lontano, forse farà meno male!”.

Sanji sospirò, comprendendo, ma volle aggiungere “Sicuro che farà meno male? E se invece alla fine ti pentissi di non aver trascorso gli ultimi istanti con lei? Non sarebbe peggio?”

“Non lo so…io…davvero non lo so. So solo che ogni notte ho sperato che questo giorno non arrivasse mai. Che Smoker decidesse di rinunciare a lei o che la sua nave affondasse o che rimanesse bloccata in una fascia di bonaccia incapace di riprendere a navigare o che venisse inghiottita da un re del mare con tutto l’equipaggio. Gli ho augurato di tutto, ma niente è servito!” disse Zoro passandosi una mano sulla testa.

Sanji sorrise divertito “Io credo che tu non avresti davvero voluto che lei rimanesse con noi, solo perché nessuno la veniva a recuperarla. Tu vuoi che rimanga perché vuole stare con te!”

“Anche se lo volessi con tutto il cuore, dubito di avere qualche chance. Insomma la critico sempre e…siamo sinceri, tu resteresti con uno come me?” chiese Zoro guardando Sanji, il quale prontamente rispose “Guarda marimo che tu non sei proprio il  mio tipo!”

Zoro alzò gli occhi al cielo e Sanji si fece serio “Zoro, probabilmente ti senti inadeguato per lei e sono convinto che tu in questo momento non trovi nemmeno un motivo valido perché una come Tashigi voglia restare con te a causa del tuo carattere burbero, scontroso, rigido e via dicendo, ma sono sicuro che lei vede in te dei lati che tu non ti riconosci. A volte gli altri ci conoscono meglio di quanto noi conosciamo noi stessi!”

Zoro lo guardò poco convinto e il cuoco continuò “Ognuno di voi tiene molto all’altro e chiunque vi abbia visto insieme lo può dire, gli unici che non sono sicuri dei sentimenti dell’altro siete voi due e a causa di questo potreste perdervi per le ragioni spagliate!”

“Spiegati meglio!” chiese Zoro spalancando gli occhi.

“Che Tashigi anche se ti ama, potrebbe decidere di partire, non solo perché vuole continuare a seguire la strada che ha scelto, ma perché sia convinta che tu non la ami veramente. Glielo hai mai detto?” chiese Sanji.

Zoro scosse la testa “No!”

“Tenere a una persona non è sempre sinonimo di amore, quindi cosa può farle credere che quello che c’è tra voi due non sia una cosa passeggera? Vostre figlia non è una garanzia. Sappiamo che il futuro può sempre cambiare. Anche se Tashigi sa che tieni a lei, ignora quanto profondi siano i tuoi sentimenti e questo è il problema principale. Potrebbe non voler correre il rischio. Vuoi rimanere per sempre col dubbio che se ne sia andata perché non hai avuto il coraggio di chiarire i tuoi sentimenti?” chiese Sanji.

Zoro accennò a un no.

“Allora, fatti coraggio e vai a parlarle!” disse il cuoco dandogli una pacca sulla spalla con un po’ troppa forza, che cogliendo lo spadaccino di sorpresa, lo fece sporgere un po’ troppo oltre gli scogli, facendogli perdere l’equilibrio e facendolo cadere in mare.

 

Nami guardava i suoi due compagni sugli scogli. Era un po’ pensierosa. Si era affezionata a Tashigi, ma non aveva voluto legarsi troppo a lei, sapendo che prima o poi sarebbe andata via e ora che il momento era giunto, temeva la reazione che avrebbe avuto Zoro.

La ragazza aveva chiesto a Rufy di andare a parlargli, ma il capitano non aveva fatto in tempo nemmeno a fare un passo verso il suo primo nakama, che vide Sanji avvicinarsi a lui.

“Non è il caso, è in buone mani!” disse Rufy abbracciando Nami, che si era seduta accanto a lui su di un tronco, vicino al falò.

Rufy la guardò dolcemente, ma la sua espressione si fece seria e disse “Nami, cosa c’è che non va con Robin?”

Nami sussultò “Perché pensi che ci sia qualcosa che non va?”

Rufy sospirò e disse “Robin si comporta in modo strano da quando siamo arrivati qui. È sempre stata nervosa e si è isolata. Lo abbiamo notato tutti, tu compresa. Non è per questo che hai parlato con lei ieri sera?”

Nami annuì.

“Ieri non ci ha aiutati ad salvare gli abitanti del villaggio, perché è andata a sconfiggere colei che era dietro a tutto questo e questo…questo non è da lei. Robin preferisce agire come una spalla, non combatte mai in prima linea come ha fatto oggi, quindi sono convinto che lei avesse un conto sospeso con Regina, mi chiedo solo che cosa!”

Nami sospirò “Si, hai ragione Rufy. Robin conosceva Regina dai tempi della Baroque works!”

Rufy sorpreso domandò “Come mai ci ha tenuto nascosto di conoscerla?”

La navigatrice sospirò “Era una questione personale,  molto personale!”

“Pensavo che Robin dai tempi di Ennies Lobby, avesse imparato a confidarsi con noi. Non che voglia sapere i fatti suoi, ma già una volta ci ha tenuti all’oscuro del suo passato ed è quasi rimasta uccisa. Questa volta non è stato tanto diverso. Meno pericoloso certo, ma il concetto è lo stesso!” disse Rufy dispiaciuto.

“Mi dispiace capitano!” disse Robin dietro di loro.

Rufy e Nami si voltarono e rimasero sorpresi a vedere l’archeologa dietro di loro. Rufy si spostò di lato, facendole capire di sedersi tra di lui e Nami, notando che la donna fosse ancora un po’ debole.

“Robin, dovresti riposare!” disse Nami preoccupata, strofinandole una mano sulla schiena.

Rufy, avrei dovuto dirti subito di Regina, mi dispiace!” disse Robin abbassando la testa “So che posso fidarmi e che…ho avuto paura, anche se non so di cosa, ho solo agito di conseguenza.”

Rufy guardò Nami e poi l’archeologa per poi dire “Non importa Robin e solo che mi fa rabbia non poterti aiutare!” disse per poi osservare Robin, incerto se continuare o meno, ma alla fine disse “Robin, tutta questa storia ha…ha che fare con tua figlia?”

Robin e Nami sussultarono e fissarono incredule Rufy, il quale riparò subito dicendo “Scusa, ho detto una sciocchezza. È solo che ho visto una bambina sui dieci anni, uguale alla tua foto di quando eri bambina, presente sulla tua vecchia taglia e…bhe ho pensato che dieci anni fa, quando ancora non ti eri unita a noi, avresti anche potuto aver avuto una figlia e che Regina te l’avesse rapita. Sarebbe stato un motivo per cui hai voluto combattere tu con lei e…ma credo di aver viaggiato troppo con la fantasia!” disse grattandosi la testa.

Robin sorrise tristemente e guardando il fuoco disse “Sai Rufy, ho sempre pensato che fossi un ragazzo speciale,  ma la tua capacità di leggere e capire le persone riesce ancora a sorprendermi. Non hai sbagliato, o almeno non del tutto. Si, ho una figlia,  ma sono stata io ad affidarla a Regina, ma una volta qui, scoprendo la persona orribile che era diventata e di come ha trattato mia figlia…ho voluto vendicarmi. Non vi ho aiutato con gli abitanti durante l’attacco, sono andata subito da Regina e l’ho affrontata ma solo per salvare la mia bambina, non per gli abitanti! Sono stata un’egoista e mi vergogno di questo!”

Rufy appoggiò una mano “Robin, io non credo che tu sia stata egoista. Non è che non hai voluto salvare gli abitanti del villaggio, perché ti importava solo di tua figlia. Quello che penso è che tu sapevi di poter lasciare gli abitanti a noi e tu occuparti di tua figlia. Siamo una squadra e ci dividiamo i compiti e il tuo compito in quel momento era quello di occuparti della tua bambina.  Va bene così, qualunque sia stato il motivo, l’importante ora è che tutti siano salvi!”

Robin annuì.

Nami sorrise a Rufy e poi rivolgendosi alla sua compagna chiese “Ora Robin che intenzioni hai?”

“Non lo so, Nami!” disse in un sussurrò l’interpellata.

 

Tashigi sospirò e si abbracciò le gambe portando le ginocchia a fin sotto al meno. Era combattuta, ma aveva deciso ormai cosa fare.

Sperava solo di aver fatto la scelta giusta. Continuò a fissare il riflesso della luna, quando ad un certo punto, un movimento captato con la coda dell’occhio la fece voltare verso destra.

Vide un’ombra uscire dall’acqua a gattoni e si avvicinò cautamente, con la Katana in mano per capire cosa fosse.

“Zoro?” chiese stranita “Che diavolo stai facendo?”

L’uomo sbuffò “Mi sono fatto una nuotata per schiarirmi le idee!” disse sedendosi a terra e togliendosi gli stivali per far uscire l’acqua in eccesso.

Tashigi si sedette vicino a lui e lo osservò, ma distolse immediatamente il suo sguardo quando comprese che l’uomo stava per girarsi verso di lei.

Si sentiva gli occhi puntati addosso e si sentiva a disagio.

“Così domani te ne vai?” chiese Zoro.

“Si!”

“Sei sicura di quello che fai?” chiese lo spadaccino.

Tashigi lo guardò sorpresa e domandò “C’è qualche ragione per cui non dovrei partire?”

Zoro distolse lo sguardo e scrollò le spalle.

Tashigi tornò a guardare l’oceano al silenzio dell’uomo e dopo un po’ di silenzio disse “Sai, mi sono trovata bene in questo periodo con voi. Siete dei tipi davvero bizzarri e mi mancherà tutto questo e…mi mancherai tu!”

“Allora non partire!” disse Zoro in un sussurrò.

Tashigi spalancò gli occhi “Come? Cosa hai detto?”

“Niente. Non ho aperto bocca!” disse Zoro sbrigativo.

Tashigi sospirò delusa, ma volle comunque cercare il contatto con l’uomo appoggiandosi la testa alla sua spalla.

Zoro la guardò dall’alto verso il basso, restò qualche minuto ad ammirarla e sentì improvvisamente il suo cuore battere più forte.

Tashigi…io…” cominciò, ma si interruppe.

La ragazza alzò il capo per guardarlo negli occhi e disse “si?”

Zoro sospirò “…credo che mi mancherai anche tu!” disse, sentendosi il viso avvampare.

“Credi?” chiese Tashigi sorpresa, ma Zoro scosse subito la testa “No, non lo credo io…io lo so per certo!” disse imbarazzato.

La donna sorrise dolcemente sapendo quanto fosse difficile per Zoro aprirsi e prendendo coraggio disse “Baciami!”

“Cosa?” chiese Zoro colto alla sprovvista.

“Baciami zoticone per l’ultima volta!” disse Tashigi mettendogli le braccia intorno al collo e poggiando le labbra su quelle dell’uomo.

Zoro non si fece pregare e rispose al bacio che divenne più passionale man mano che passava il tempo.

Dopo diversi minuti si separarono per riprendere fiato e Zoro guardandola negli occhi disse “Ti amo Tashigi!”

La donna a quelle parole si paralizzò e lasciò la presa dall’uomo e i suoi occhi si riempirono di lacrime e alzando gli occhi su Zoro, che la guardò confuso, disse “Ho fantasticato su questo momento diverse volte e tu…tu mi vieni a dire ti amo la sera prima della mia partenza. Perché…perché me lo dici ora? Perché rendi sempre tutto così complicato?”

Zoro si alzò in piedi e disse “Io rendo tutto più complicato?”

“Si, se solo me lo avessi detto prima io…” cominciò Tashigi alzandosi anch’essa, ma venne interrotta da Zoro che spazientito disse “Cosa? Non avresti preso la decisione di partire così facilmente?”

Tashigi scosse la testa “Non è stata una decisione facile, ma…”

“Ma cosa? Ah non posso crederci, mi sono tormentato sul fatto se fosse meglio o no, venire da te ed esprimerti i miei sentimenti e…e ora mi fai sentire un cretino perché ho detto che ti amo, è…è…”

“è stupido? Si lo è questa situazione. Se non mi avessi detto niente sarei partita non sicura di come sarebbe andata a finire tra noi, dato che sei sempre stato così confuso, e io mi sarei ripetuta fino alla nausea, fino a convincermi che tu non eri quello giusto per me e forse fra un giorno lontano mi sarei dimenticata di te, ma ora…ora partirò sapendo quello che provi e sarò sempre tormentata da quello che avrebbe potuto essere!” disse Tashigi guardando a terra.

Zoro sospirò “Io non la vedo così… o almeno secondo quanto mi ha detto sopracciglio arrotolato, è meglio prendere la decisione sapendo la verità. Se fossi partita senza sapere cosa provassi io realmente per te, allora ti saresti domandata veramente se io ti amavo e se le cose sarebbero andate bene, invece se parti ora sapendo quello che provo, allora avrai detto no, un no secco a quello che avrebbe potuto essere. Non ti tormenterai, hai rinunciato e basta. Hai scelto la tua strada con lucidità e sarà quello che realmente avrai voluto e non perché non sicura di cosa sarebbe successo!”

Tashigi si morse il labbro, ma non potè smentire quanto detto da Zoro.

“Quindi ora fai la tua scelta o se vuoi prenditi tutta la notte, solo non avere più dubbi, fai quello che ti rende più felice e io sarò felice per te!” disse lo spadaccino, stringendo i pugni.

“Partirò. Sono un marine, è quello che volevo essere sin da bambina. Mi dispiace!” disse Tashigi tirando su col naso.

Zoro poggio le mani sulle spalle della ragazza “No, non devi essere dispiaciuta. Se è quello che vuoi è giusto così! Abbi cura solo cura di te!”

Tashigi annuì e lo guardò negli occhi, ma Zoro riuscì a mantenere il suo sguardo per poco, poi senza dire una parola si allontanò da lei.

 

La  mattina arrivò in fretta, per tutti coloro che non  volevano che il momento degli addii arrivasse e i marine si stavano preparando alla partenza.

Tashigi stava salutando tutti. Se qualcuno in passato le avesse detto che si sarebbe affezionata a una ciurma di pirata, gli sarebbe scoppiata a ridere in faccia. Invece in quel momento si ritrovava con le lacrime che volevano a tutti i costi uscire. Aveva abbracciato Brook, il quale per una volta non le domandò di farle vedere le mutandine. Abbracciò Franky che le sorrise augurandole buona fortuna. Diede il cinque ad Usopp, che volle regalarle qualche suo proiettile speciale e una piccola fionda rosa, dicendole che con quelle avrebbe potuto attaccare navi pirati che avevano cattive intenzione, senza doversi trovare a una distanza ravvicinata.

Salutò Chopper che con il faccino rigato dalle lacrime, l’aveva prima abbracciata alle gambe e dopo le aveva dato qualche medicinale, in caso di fosse fatta male in futuro.

Sanji la salutò facendo le solite smancerie, per nascondere la sua tristezza e le diede un bento gigante da portare a bordo.

Nami e Robin si diedero un abbraccio triplo e ognuna di loro disse quanto si sentivano fortunate nel venire a conoscere l’altra. Si augurarono inoltre di vedersi presto.

Rufy le sorrise a trentadue denti e le disse che anche se lei si era sempre rifiutata di essere considerata una pirata della sua ciurma, per lui era stata un prezioso sulla sua nave e che la sua mancanza si sarebbe sentita. Tashigi lo ringraziò per tutto e gli disse che era dispiaciuto a non poter assistere al suo matrimonio con Nami.

La donna della marina salutò anche la ciurma di Shank anche se in modo molto più sbrigativo,  e infine Tashigi si guardò intorno alla ricerca di Zoro.

Abbassò  la testa  non vedendolo. Sapeva che sarebbe partita verso quell’ora, quindi la sua assenza voleva indicare che lui non voleva essere presente al momento dell’addio e da una parte lo capiva.

“Dite a Zoro che…che lo saluto!” disse la donna ai mugiwara con un sorrise triste. I presenti annuirono, per poi vedere la loro amica tornare al suo nido di origine.

La nave partì con un mare e vento favorevole e lentamente cominciò ad allontanarsi. Tashigi si affacciò a poppa, affiancata da Smoker, per poter vedere la ciurma dei mugiwara fino alla fine e fu in quel momento che vide Zoro correre sulla spiaggia e fermarsi a pochi passi dall’acqua.

Zoro strinse i pugni e decise di restare a guardare la sua amata fin quando non sarebbe scomparsa all’orizzonte.

 

 

Ehilà. Dopo tanto tempo eccomi qua. Sembra passato un secolo, invece sono passati tre mesi…bhe dai vi ho fatto aspettare di più.

Caspita che fatica questo capitolo. L’avrò riscritto almeno 3, 4 volte prima di decidere quello definitivo.

Pensavo sarebbe stato più semplice lo ammetto. Invece mi sono incartata soprattutto sul dialogo con Zoro e Tashigi e qualche volta anche su Zoro e Sanji. Insomma vediamo sempre zoro così rigido, che dargli una parte più morbida mi sembrava sempre di farlo uscire fuori dal personaggio e sinceramente ho ancora questa sensazione, ma cavolo, con l’amore è ammissibile che si sciolga un po’, no?

Come sempre vi ringrazio per aver letto, nonostante vi faccia aspettare e se avete tempo e voglia, fatemi sapere cosa ne pensate.

Ciauuuu

A presto

Neko =^_^=

 

 

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Capitolo 81
*** Decisione difficile ***


Capitolo 81: Decisione difficile

 

Eccomi qua con un nuovo capitolo. Prima di proseguire vorrei domandarvi una cosa.

Sono un po’ a corto di idee su come procedere. Una mezza ideuzza su come continuare mi è venuta, ma dovrei utilizzare  qualcosa che ci è stato svelato negli ultimi capitoli  di one piece usciti in giappone (non in Italia)…quindi  ci sarebbe uno spoiler, sebbene non credo enorme, dato che non ci è stato ancora svelato tanto.

ma comunque potrebbe essere un problema per qualcuno di voi. Quindi fatemi sapere se gli spoiler vi danno fastidio, mi basta anche solo uno di voi e cercherò di inventarmi qualcos’altro. 

Buona lettura

 

Tashigi vedeva la spiaggia diventare sempre più piccola. Non staccava gli occhi da Zoro e quest’ultimo faceva lo stesso.

Senza accorgersene la ragazza, aveva preso a stringere il parapetto con una forza tale che le nocche le divennero bianche.

“Sei sicura della tua scelta Tashigi?” le chiese Smoker affiancandola, riconoscendo il  nervosismo nel linguaggio suo del corpo.

Tashigi si morse il labbro e cominciò a farfugliare “Io…io…sono un marine e…e…”

Smoker sospirò e disse “Il fatto che tu abbia giurato fedeltà alla marina, non significa che sei legata ad essa per sempre. Puoi prendere strade differenti se vuoi e questo lo sai benissimo!”

Tashigi annuì “Ma io…”

Tashigi, se fossi realmente sicura della tua scelta, non staresti qui a balbettare nel tentativo di convincermi del fatto che sei convinta di aver scelto la strada che vuoi. Lo vedo che sei combattuta!” disse il capitano della marina poggiandole una mano sulla spalla, per poi continuare “Quindi voglio che tu mi risponda sinceramente, sei davvero sicura della scelta che hai fatto?”

La donna non riuscì a trattenere le lacrime e la spiaggia che stava guardando, divenne solo una macchia appannata. Non avrebbe mai più rivisto Zoro e se mai si fossero incontrati, sarebbe stato da nemici.

Il suo cuore perse un battito e successivamente venne stretto in una morsa.

Tashigi!” la chiamò nuovamente Smoker “Sei ancora in tempo per cambiare idea e se decidessi di essere un membro della ciurma di mugiwara, non sarà un addio. In quanto pirati sarei costretto a darvi la caccia!” disse accennando a un sorriso “Se poi con la vostra furbizia riuscirete a sfuggirmi…oh bhe pazienza!”

“Capitano Smoker…io…” cominciò la donna, la quale chiuse gli occhi e ripensò al suo ultimo periodo passato in compagnia dei  mugiwara. Doveva ammetterlo si era divertita. All’inizio detestava il fatto di essere finita su una nave pirata, ma col passare del tempo, aveva cominciato ad assaporare quella libertà che i pirati tanto agognavano e si era sentita bene. Poi con Zoro aveva cominciato a provare un sentimento nuovo, forte, bello, doloroso, un sentimento che non aveva mai provato prima. Era una delle poche marine donne e nonostante fosse sempre circondata da uomini, non aveva mai provato niente del genere per nessuno, né nessun uomo l’aveva fatta sentir speciale, come Zoro riusciva a farla sentire quando lasciava cadere la sua aria da duro.

Riaprò gli occhi a quei ricordi e Smoker potè leggervi non più confusione, ma determinazione.

“Capitano Smoker, grazie, ti devo molto!” La donna lo abbraccio e aggiunse “Ti voglio bene!”

Smoker gli diede qualche pacca affettuosa sulla schiena e disse “Ora va figliola e dì a quel Roronoa che se ti farà soffrire, lo ucciderò personalmente!”

Tashigi si lasciò sfuggire una risatina, poi lasciando andare l’uomo che le aveva fatto anche da padre, salì sul parapetto della nave, si voltò un ultima volta verso Smoker e poi si gettò in acqua.

Smoker sorrise e scosse la testa “Ormai è avventata come un mugiwara. Poteva prendere una scialuppa!” si disse tra sé.

Gli altri uomini della marina che avevano visto Tashigi cadere oltre il bordo del parapetto, ignorando quanto fosse successo, cominciarono ad urlare “Uomo in mare!” dopo di chè ognuno di loro cominciò a correre a destra e a manca, cercando di trovare una soluzione per recuperare il loro capitano, ma vennero tutti fermati da Smoker che  parlò loro “Fermi, lasciatela andare. La nostra Tashigi è cresciuta e ha scelto il suo destino!”

 

I Mugiwara rimasero sorpresi nel vedere Tashigi gettarsi in acqua, non aspettandosi un cambio di decisone all’ultimo momento,  ma non potevano nascondere di esserne felici, uno di loro in particolare, sebbene non ebbe tempo di assaporare quel momento di sollievo, che aveva preso il posto a quella morsa che gli attanagliava il cuore.

Zoro, con un tuffo, si gettò in acqua e con ampie bracciate, cercò di raggiungere il prima possibile il largo. Non aveva paura che Tashigi non avesse fatto in tempo a giungere a riva prima che la stanchezza avesse la meglio su di lei, temeva più che altro possibili mostri marini che potevano nascondersi in quelle acque e cogliere la donna impreparata.

L’ex membro della marina, aumentò la velocità quando vide Zoro nuotare nella sua direzione. Non vedeva l’ora di poter essere avvolta dalle sue forti braccia e porre finalmente fine a quella storia.

Tashigi!” gridò Zoro quando mancavano pochi metri dalla donna.

“Zoro!” chiamò invece la donna quando riuscì a toccare la mano dello spadaccino.

Quest’ultimo afferrò, con presa salda, la piccola mano della donna e la tirò a sé, per poi abbracciarla forte. Per una volta non gli importava minimamente se i suoi compagni stavano assistendo a un altro lato di sé, quello più morbido, che nemmeno lui sapeva di avere.

Tashigi, ricambiò l’abbraccio e dopo aver poggiato la testa sul petto dell’uomo, giusto il tempo per riprendere fiato, alzò lo sguardo verso di lui e sorridendogli gli disse “Ti amo Zoro, non potevo…non potevo partire!”

Zoro sgranò gli occhi al sentir quelle parole, poi si dipinse un sorriso sulle labbra e la baciò.

Tashigi fu accolta calorosamente dalla ciurma, tra cui Rufy il quale disse a trentadue denti “Ben entrata ufficialmente nella ciurma Tashigi!”

La donna annuì felice, per poi voltarsi e vedere che la nave della marina era ormai diventato un puntino. Sorrise. Non sentiva alcun ombra di dubbio nel suo cuore e tra sé disse “Ora so di aver fatto la scelta giusta!”

 

Rufy volle fare una piccola festicciola per festeggiare il ritorno di Tashigi. Avrebbe voluto fare le cose in grande, ma tutti erano d’accordo nell’aiutare gli abitanti del villaggio in rovina a trasferirsi nuovamente nel loro villaggio natio, ormai sgombrato, grazie a Smoker, dai pirati.

Non tutti però vennero destinati a quel compito. Infatti, alcuni membri della ciurma di Shanks, Franky e Zoro erano andati a cercare, legna e materiale che i carpentieri potevano usare per aggiustare in modo adeguato le loro navi.

Robin era l’unica che non stava dando una mano, ma nessuno protestò. Al di là di coloro che erano a conoscenza di quello che le passava per la testa, gli altri suoi compagni sapevano che qualcosa turbava la donna.

L'archeologa passeggiava tra le rovine del villaggio, ormai quasi completamente vuoto. Salì sul punto più alto fino a fermarsi vicino a un muretto, in piedi solo parzialmente, che affacciava sul mare.

Si sedette su di esso e dopo essersi spostata i capelli che le andavano davanti al viso a causa della brezza marina, cercando di sembrare più tranquilla possibile, sebbene il suo cuore batteva all’impazzata, disse “Per quanto tempo hai ancora intenzione di rimanere nascosta?” domandò apparentemente al nulla, ma da dietro al muro di un’abitazione una bambina di dieci anni, uscì allo scoperto.

Robin la guardò affascinata da capo a piedi. Non potevano esserci errori, quella piccina era sua figlia. Non solo perché, come aveva detto Rufy, le somigliava parecchio, ma anche perché poteva vedere in lei, alcuni tratti che le ricordavano la madre che non aveva avuto la possibilità di conoscere come avrebbe voluto.

Le fece cenno di avvicinarsi e la bimba, cauta, fece qualche passo in avanti.

“Come…come hai fatto ad accorgerti della mia presenza?” chiese sorpresa.

Robin sorrise dolcemente “Su un terreno cosparso di pietruzze è un po’ difficile non fare rumore!”

La bambina si morse il labbro, poi tirando fuori, dalla tasca della sua salopette, un avviso di taglia, il primo che Robin aveva avuto, le domandò “Tu sei questa vero? Sei Nico Robin? Ho sentito i tuoi amici chiamarti così, ma volevo una conferma!”

L’archeologa annuì “Si, sono io. Il tuo nome invece qual è?”

La ragazzina la guardò storto e disse “Ma come? Una madre non dovrebbe sapere il nome della propria figlia?”

Robin sussultò e la bambina comprese quello che stesse passando per la testa della donna.

“Si, so chi sei! Regina mi ha parlato di te. Tu sei mia madre…o almeno quella biologica, perché una madre degna di questo nome, non l’ho mai avuta!”

La donna abbassò il capo “Mi dispiace…io…” cominciò, ma la bambina non le consentì di terminare e urlò “Non mi importa niente delle tue scuse. Non sono venuta qui per quello, né per avere un legame con te. Volevo solo vedere la faccia della donna che ha avuto il coraggio di abbandonare sangue del suo sangue. Non so nemmeno se coraggio sia la parola giusta…direi più che altro codardia. Ma infondo cosa potevo aspettarmi da una come te? So della tua fama. Regina mi ha detto anche questo, di quale donna pericolosa tu sei e che fai parte di una ciurma di pirati pericolosi e che fa del male alla gente proprio come Regina ha fatto a questa gente!” disse arrabbiata.

Robin si morse il labbro e scosse la testa “No, piccola. Regina ti ha parlato di quella che ero un tempo. Ora non sono più quella persona!”

“e quindi hai pensato bene di venire a cercarmi?” chiese la bambina facendo una smorfia infastidita.

La donna scosse la testa “No, non ti ho cercato. Se stiamo parlando ora è solo un caso fortuito. Non avevo idea di dove Regina si fosse recata!”

La piccola alzò agli occhi “Quindi non ti importava proprio niente di me. Bene allora direi che la nostra conversazione finisce qua!” disse voltando le spalle alla donna, ma prima che potesse allontanarsi troppo, Robin urlò “L’ho fatto per proteggerti!”. Queste parole però non ebbero l’effetto che l’archeologa aveva sperato. Non pretendeva di essere perdonata, ma almeno di spiegarle le sue ragioni, ma la bambina decise comunque di andarsene.

 

Chopper salutò felice Robin quando la vide entrare nella cucina della Sunny, dove Sanji stava servendo il the a tutti, ma il suo musino si rattristò quando si accorse dell’aria nera della sua compagna.

Robin, approfittò della presenza di tutti i suoi nakama per metterli al corrente di quanto stava succedendo.

“Hai una figlia?” chiesero all’unisono tutti i Mugiwara che non ne sapevano niente.

“Sei sempre piena di sorprese sorella!” disse Franky, sistemandosi i capelli che alla notizia gli si erano addrizzati per lo shock.

Chopper rimase confuso dagli sguardi scioccati dei suoi amici “Ma non è una bella notizia?”

“Di solito si, ma la situazione è alquanto complicata per Robin! È un bel casino!” disse Usopp.

“Perché? la bambina dovrebbe essere felice di aver trovato sua mamma!” disse ingenuamente il dottore.

“Chopper, dovresti capire cosa si prova, anche tu sei stato abbandonato dalla tua famiglia!” disse Zoro con poco tatto.

“Ma Robin l’ha fatto solo per proteggerla!” disse Nami difendendo l’amica.

Usopp sospirò “A un bambino non importa quale sia la motivazione che l’ha portato a trovarsi senza un genitore. Si sta male comunque!” disse il ragazzo sapendo di cosa stava parlando.

“Io da bambino ho odiato diverse volte mio padre, nonostante mia madre me ne parlava bene e diceva che era un grande uomo, a me non importava, io volevo solo un padre. Volevo che tornasse per stare con me e mia madre. Solo crescendo ho compreso le ragioni e ho accettato l’idea di essere cresciuto senza una figura paterna. Ho capito che se mio padre sentiva così tanto il richiamo del mare, se fosse rimasto perché si sentiva obbligato, non sarebbe stato il padre e marito ideale e forse avremo sofferto di più. So che la motivazione di Robin sull’abbandonare la figlia è più importante, ma a quella bambina finchè non comprenderà, non le importerà niente. Lei vorrà solo avere una madre a prescindere da quello che dice!” disse Usopp.

“Quindi cosa hai intenzione di fare Robin?” chiese Brook, che per il momento delicato aveva deciso di evitare i suoi soliti skull joke.

Robin a testa china e stringendo i pugni disse “Io rimarrò su questa isola!” e i tutti i Mugiwara sussultarono a quelle parole.

“Cosa?” chiese Nami, sentendo il suo cuore perdere un battito.

“Non partirò con voi questa volta. Il mio viaggio termina qui!” disse cercando di trattenere le lacrime. Non voleva lasciare le uniche persone che l’avevano accettate per quello che era e che l’amavano, tanto da arrivare a rischiare la vita per lei, ma era giunto il momento che rivestisse il suo ruolo di madre.

“Robin no, non puoi lasciarci!” disse Chopper con le lacrime agli occhi e abbracciando una gamba della donna. Lei era uno dei nakama con cui aveva legato fin da subito e non voleva perderla.

“Chopper, non vorrei ma, non è giusto che la lasci al suo destino, inoltre se Regina parla, il governo mondiale non ci penserà due volte a venire ad eliminarla. Devo proteggerla!”

“Portala con noi, non è un problema, lo sai!” disse Rufy agitato “Non puoi rimanere qui!”.

Sanji gli poso una mano sulla spalla e disse “Abbiamo già fatto questo discorso tempo fa. Avevi detto che non ti saresti opposto se uno di noi avesse scelto la famiglia invece di proseguire con te per realizzare i propri sogni!”

Rufy si scostò con un movimento brusco dal cuoco “Qui non centra niente quello che voglio io. Ve l’ho sempre detto, siete liberi di fare le vostre scelte, ma per Robin…per lei è diverso!” disse abbassando il capo.

“Diverso in cosa?” chiese Franky confuso.

“Robin è ricercata dalla marina dall’età di otto anni, se non hanno avuto pietà di lei allora, cosa vi fa pensare che ora che è più pericolosa, possa tranquillamente starsene ferma su di un isola a vivere la sua vita? Ha sempre dovuto muoversi o nascondersi per sopravvivere e le cose non sono cambiate. Io avrò anche la taglia maggiore in questo equipaggio, ma se il governo mondiale potesse eliminare solo uno di noi due, state pur certi la scelta ricadrebbe su Robin. Io non sono una minaccia per il governo mondiale, ma lei sì!”

“Ma come?” chiese Chopper confuso “Robin non è abbastanza forte da sconfiggere un ammiraglio da sola, come la maggior parte di noi, come può rappresentare un pericolo?”

“Chopper non è la forza il vero potere di questo mondo, come non lo sono i soldi. Il vero potere è la conoscenza!” disse Rufy.

Rufy ha ragione, la conoscenza è la nemica peggiore della marina, perché non può manipolarla. Robin è l’unica al mondo in grado di leggere il poigne griff e svelare cosa è accaduto duranti i 100 anni di buio, una verità che da come si sa è alquanto scomoda al governo mondiale!” disse Zoro comprendendo dove Rufy voleva arrivare.

“Robin io non ti voglio con me per un mio capriccio. Certo non vorrei vederti lasciare la ciurma, ma soprattutto voglio evitare che ti succeda qualcosa. Da quando Ace è morto, mi sono ripromesso che vi avrei protetto a qualunque costo, ma non posso farlo se te ne vai!” disse Rufy rattristato, coprendo il suo sguardo con il capello.

Sulle guance di Robin presero a scorrere lacrime silenziose, commosse dal discorso del suo capitano. Robin lo abbracciò e lo ringraziò di tutto cuore.

“Grazie Rufy. Mi hai salvato più di una volta. Mi hai salvato dalla morte ad Alabasta, a Ennies Lobby, mi hai salvata dalla solitudine, mi hai regalato gli anni più belli della mia vita. Non sapevo cosa voleva dire essere felice fino a quando non vi ho incontrato, ma…non potrai salvarmi per sempre e mia figlia non vorrà seguirmi dall’oggi al domani, quindi non posso fare altrimenti. Per quanto mi sia possibile, non voglio che lei soffra più di quanto abbia già sofferto. Cerca di capire Rufy…io lo devo fare!” disse guardando Rufy negli occhi, ma il ragazzo abbassò lo sguardo e non dicendo niente se ne andò.

 

 

Oh mamma mia. Questo capitolo è stato un parto e non sono ancora sicura che non sia noioso.

Ho paura delle ripetizioni e se le ho fatte, vi prego di scusarmi.

A presto.

Byeeee

Neko=^_^=

 

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Capitolo 82
*** Si avvicina il momento… ***


Capitolo 82: Si avvicina il momento…

 

Era ormai calata la sera e l’unico rumore che si sentiva sulla Sunny era il picchiettare del martello di Franky, intento a riparare la nave.

I mugiwara erano tutti tranquilli, ancora intenti a digerire la notizia che Robin aveva dato loro.

Usopp si era messo a pescare insieme a Chopper e suo padre, ma quest’ultimo poteva percepire il disagio che aleggiava intorno a loro. Usopp non faceva altro che sospirare ed era talmente perso nei suoi pensieri da non essersi accorto di aver lanciato l’amo senza esca, mentre chopper continuava a tirare su con il naso.

Yasopp non sapeva come aiutarlo non conoscendo il legame che legava suo figlio e il dottore all’archeologa, ma poteva immaginare che se quello che li univa era lo stesso sentimento che lui aveva per i suoi compagni , allora poteva immaginare che nessuna parola sarebbe servita. Avrebbero dovuto farci l’abitudine, cosa che sarebbe capitata solo con lo trascorrere del tempo. Per ora il cecchino della ciurma di Shanks poteva solo sperare di essere di conforto, almeno al figlio, con la sua sola presenza.

Nami si era rinchiusa nella sua stanza per trovare una soluzione, ma quando si sentì intrappolata fra quelle quattro mura, decise di andare a fare quattro passi.

Le lacrime le rigavano ancora le guance. Non riusciva proprio ad accettare l’idea di perdere un’amica come Robin e cercò di calmarsi ascoltando il rumore delle onde, ma non ebbe il tempo di rilassarsi che un’ombra vicino alla pineta attirò la sua attenzione.

Nami si asciugò con il palmo della mano le gocce salate dagli occhi e raggiunse quella silhouette scura.

Rufy, aspetta!” gridò, facendo voltare l’interpellato.

Nami!” disse guardandola, poi sospirando continuò “Non sono in vena di discorsi, tornerò quando mi sarò calmato!” disse voltandosi, ma la navigatrice lo afferrò per un braccio e quasi in un sussurro disse “Posso venire con te?”

Rufy la guardò e notando gli occhi arrossati, annuì.

Si addentrarono nella foresta in completo silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Solo i versi degli animali selvaggio rompevano quella quiete.

Rufy, ci siamo addentrati molto. Non siamo mai stati in questa parte dell’isola!” disse la ragazza.

Il capitano solo in quel momento ci fece caso. I suoi piedi avevano obbedito al comando di muoversi senza mai fermarsi.

“Vuoi tornare indietro?” chiese il ragazzo, ma Nami scosse la testa “Scherzi? Ne posso approfittare per raccogliere maggiori informazioni su questa isola, affinchè possa disegnala con maggiore precisione e…almeno riuscirò a distrarmi un po’”.

Rufy sorrise e propose alla ragazza di recarsi su una collina poco lontano da lì, in modo tale da poter avere una migliore visuale dell’isola.

Non seppero dire per quanto tempo rimasero in quel luogo. Nami era talmente concentrata a prendere appunti, che  le sembrava che il tempo andasse veloce.

Rufy invece cominciava ad annoiarsi, ma aveva paura di essere ucciso se solo avesse detto qualcosa a Nami, ma per sua fortuna, fu proprio lei a rendere un po’ più entusiasmante quella serata notando qualcosa di particolare.

Rufy? Vedi quel fumo laggiù?” chiese la ragazza.

“Forse la foresta sta andando a fuoco!” disse il ragazzo aguzzando la vista, cercando di vedere meglio.

“Ma no,  direi piuttosto che qualcuno ha acceso il fuoco. Mi domando chi, il villaggio si trova piuttosto lontano da qui e andare nella foresta con le bestie feroci non è molto furbo!” disse Nami.

Rufy alzandosi in piedi e spolverandosi i pantaloni disse tranquillamente “Bhe, c’è solo un modo per scoprirlo. Andiamo a vedere!”

Il ragazzo circondò il fianco di Nami con un braccio, mentre con l’altro, allungandolo a dismisura, si aggrappò a un albero in lontananza e si fiondò verso quel fumo.

Nami si vide passare davanti tutta la sua vita, pensando di morire in quell’istante, soprattutto a causa della delicatezza del capitano che schivava gli alberi all’ultimo momento, saltando di ramo in ramo come una scimmia.

L’atterraggio non fu affatto morbido, soprattutto per Rufy, il quale era atterrato col sedere su delle braci e i suoi pantaloni avevano preso fuoco.

Il ragazzo prese a correre a destra e a manca , alimentando così le fiamme.

Nami sospirò esasperata e facendo lo sgambetto al suo amato, lo fece rotolare a terra, facendo così spegnere il fuoco.

“Vuoi stare attento babbeo!” disse la ragazza dandogli un sonoro pugno in testa, anche per punirlo per lo spavento che le aveva fatto prendere.

“Ahia, mi hai fatto male!” piagnucolò il ragazzo.

“Ma smettila che non mi avrai nemmeno sentito!” sbuffò Nami.

“Invece si, ultimamente i tuoi colpi li sento eccome! Mi ricordano quelli di mio nonno, anche se lui ci andava giù più pesantemente!”

“Stai

dicendo che sono manesca?” chiese Nami.

Rufy inclinò la testa e incrociò le braccia “C’è qualche risposta che mi può evitare di essere nuovamente colpito?”

“Non rispondere sarebbe un modo!” disse Nami sbuffando “Comunque, qualcuno è stato qui e deve essere scappato quando siamo piombati qua dal nulla!” disse la navigatrice notando gli spiedini di rana che erano intenti a cuocere.

“Deliziosi!” disse Rufy, non perdendo l’occasione di mangiare cibo gratis, ma qualcuno non fu contento di perdere la sua cena.

“Ehi, quelli sono miei!” disse una vocina proveniente da dietro a un albero, prima che il proprietario si facesse vedere.

Nami sgranò gli occhi riconoscendo la bambina che non aveva avuto ancora occasione di conoscere “Tu sei la figlia di Robin!”

La bambina fece una smorfia di disappunto e disse “quella non è mia madre!” disse, afferrando uno spiedino, che Rufy aveva puntato, mangiandoselo poi di fretta per evitare che il ragazzo glielo fregasse.

“Che ci fai qui tutta sola?” chiese Nami curiosa.

“Ci vivo, mi sembra ovvio!” indicando la struttura in legno, non proprio in buone condizioni, che si ergeva su di un ramo spesso.

“Vivi in quella catapecchia?” chiese Nami “è un miracolo se si regge in piedi!”

“Ehi, ti sfido a costruirne una migliore con pochi attrezzi a tua disposizione e da sola. Non sarà una reggia, ma mi ripara dalla pioggia e dal vento. Quindi va bene!” disse la bambina infastidita.

“Io la trovo carina!” disse Rufy sorprendendo Nami “Ma non ti piacerebbe vivere in un posto più sicuro , caldo e soprattutto in compagnia?”

La bambina lo guardò stranita “Hai qualche idea? Le case al villaggio hanno già tutti dei proprietari!”

“Che ne dici della nostra nave? Diventa un membro della mia ciurma!” disse Rufy a trentadue denti.

“Stai scherzando? Io una pirata? Mai. Io odio i pirati e solo perché lo è mia madre e forse anche il mio padre, chiunque esso sia, io dovrei seguire le loro orme?” chiese la bambina incrociando le braccia.

“Non ti piacerebbe viaggiare e vedere posti nuovi?” chiese Nami, capendo che Rufy voleva convincerla a imbarcarsi con loro per evitare di dover perdere Robin e lei era determinata a far si che questa sua idea andasse a buon fine.

“Si, ammetto che mi piacerebbe, ma non da pirata. Soprattutto non come compagna Nico Robin. Lo so che voi siete suoi compagni. Vi ho osservato in questo periodo, cosa credete? Non succede niente in questa isola senza che io non lo venga a sapere!” disse la bambina determinata e fissando Rufy negli occhi, senza abbassare lo sguardo, dimostrando così al ragazzo di possedere un carattere determinato.

“Robin non è una persona cattiva, ha solo avuto una vita difficile!” cominciò Nami “Sono sicura che se le dessi una opportunità, non te ne pentiresti e…”

“Opportunità? Tsè, tu devi avere avuto una infanzia felice se riesci a dare una seconda opportunità alle persone. Non hai idea di cosa voglia dire crescere senza una madre e che per di più lei ti ha abbandonata!” disse la bambina, senza notare che Nami aveva preso a stringere i pugni talmente forti, tanto da far diventare le nocche bianche.

Rufy sospirò, sapendo che la bambina aveva toccato un tasto dolente e abbassandosi all’altezza della bambina disse “Ascolta piccola Robin, posso capire che tu sia arrabbiata e che vorresti una vita normale con una famiglia che ti vuole bene, ma certe volte per forze maggiori questo viene negato e purtroppo il destino ha voluto che questo capitasse a te, ma…magari questa è la volta buona per ottenere quello che vuoi. Robin vuole davvero essere tua madre e anche noi saremo felici di accoglierti tra di noi!”

La bambina lo guardò infastidita “La fai così facile, se fossi al mio posto capiresti cosa provo!”

Rufy le mise una mano sulla spalla e disse “Io per certi versi riesco a capirti. Robin ti ha spiegato il motivo del perché ha dovuto abbandonarti, vero?”

La bambina annuì “Ha detto che voleva proteggermi!”

“Esatto e la stessa cosa è capitata anche a me!” disse sorprendendo la bambina, che gli diede tutta la sua attenzione “mio padre ha dovuto fare la stessa cosa. È una persona considerata pericolosa per il governo  mondiale e mi ha lasciato alle cure di  mio nonno che non era molto presente. Ammetto che la mia infanzia non è stata così disastrata come la tua, ho avuto persone che mi hanno voluto bene, ma molte volte mi sono sentito solo, soprattutto quando ero molto piccolo e so che fa male!” disse Rufy e la bambina abbassò la testa rattristata.

“Sai che io avevo un fratello? Non era mio fratello di sangue, ma gli volevo bene come se lo fosse. Anche lui era figlio di uno uomo considerato pericoloso, il re dei pirati…lo conosci?”

“Si, ne ho sentito parlare!” disse la bimba.

“Mio fratello, sebbene  nessuno sapesse di chi era figlio, si sentiva odiato e ha sempre creduto che non sarebbe dovuto nascere, perché tutti gli dicevano che se il re dei pirati avesse avuto un figlio, questo doveva morire!”

“Perché? è questo che non capisco. Perché se siamo figli di qualcuno di pericoloso o di grande, dobbiamo essere incolpati delle loro azioni?” chiese la piccola.

“Sinceramente non so spiegarti il perché, ma l’essere umano fa spesso scelte stupide e azioni sbagliate. Nel nostro caso forse hanno paura che ripercorriamo le orme dei genitori o forse vogliono semplicemente ricattarli, prendendo in ostaggio noi. Comunque potrai anche dire che non ti interessa essere come tua madre e che vuoi semplicemente vivere una vita normale, maquesto agli occhi del governo mondiale non ha importanza. Dovrai essere eliminata. Robin ha solo cercato di evitarti questo destino ingiusto, se poi non hai avuto una vita felice, questo lei non poteva prevederlo!”

La bambina  si morse il labbro e poi chiese “Perché parli di tuo fratello al passato?” chiese timorosa di sapere la verità.

Rufy abbassò gli occhi e sospirò “E stato ucciso dalla marina in quanto figlio del re dei pirati!”

La piccola strinse i pugni e alzò lo sguardo su Nami quando sentì la sua mano sulla spalla “Lo so che questo ti fa paura. Non vogliamo spaventarti, ma metterti al corrente di come stanno le cose. Sei una ragazzina sveglia, quindi mi sembra inutile addolcire le cose, ma sappi che se verrai con noi ti proteggeremo e…”

La bambina si spostò e mise in chiaro che non si sarebbe mai unita a loro. Ovunque lei fosse stata, una volta che si fosse venuto a sapere della sua esistenza, sarebbe stata in pericolo, ma oltre a non sentir nessun legame con Robin e non riuscendo a dimenticare la rabbia che aveva covato durante quegli anni verso la donna come se niente fosse, anche venendo a sapere la verità, vi era anche la questione che i Mugiwara erano pirati conosciuti che avendo spesso a che fare con i marine e quindi considerava la faccenda ad unirsi a loro ancora più rischiosa per la sua vita.

 

Robin si trovava sul ponte della nave vicino alla faccia del leone e fissava il mare. Ripensò a tutte le avventure e alla sua vita negli ultimi anni e si sentì stringere il cuore a pensare che tutto sarebbe presto finito. Ricordava quando Sauro, prima della distruzione della sua città natale, le aveva detto che un giorno aveva incontrato dei compagni e lei fin da piccola si era aggrappata a questa speranza, ma aveva anche creduto che una volta trovati, non li avrebbe più lasciati. Sebbene crescendo avesse compreso che le cose nella vita sono in costante cambiamento e che non tutto è per sempre, si era illusa veramente che sarebbe stata fino alla fine con i pirati di Mugiwara.

“Siamo pensierose?” disse una voce alle sue spalle.

Robin si voltò verso l’uomo e abbozzò un sorriso triste “Shanks, mi hai colta di sorpresa!”

L’uomo sorriso “Mi viene facile con te. Ogni volta che ti vedo sei sempre persa nei tuoi pensieri. Dovresti  prenderti una pausa e rilassarti un po’!” disse l’uomo affiancandola.

“è più facile a dirlo che a faro!” disse Robin sospirando, poi chiese “Volevi qualcosa Shanks?”

“Cercavo Rufy in realtà, ma mi è stato detto da Usopp e dal piccolo procione che è andato a fare una passeggiata!” disse, facendo sorridere l’archeologa, chiamando Chopper procione. “Mi hanno anche riferito la tua decisione di lasciare la ciurma!” disse Shanks.

Robin tornò a fissare il mare “Sei venuto a dirmi che è una scelta azzardata?”

Shanks si appoggiò al parapetto e fissò la luna in cielo “No, non mi permetterei mai di criticare la tua decisione. Sei una donna adulta Robin e sei libera di decidere. Conosci i rischi e pericoli, solo che…non vedo quale motivo hai per restare su questa isola!” disse sinceramente “Non che voglia farmi gli affari tuoi!”

Usopp non ti ha proprio detto tutto!” disse Robin per poi metterlo al corrente l’uomo dai capelli rossi.

Shanks sospirò “Sai, non l’ho mai detto a nessuno, bhe la mia ciurma a parte, ma anche io ho un figlio. Non l’ho sa nemmeno Rufy, nonostante sua madre sia la donna del bar che Rufy frequentava sempre e che credo considerasse come una sorta di madre” disse, sorprendendo Robin.

“Allora puoi capire cosa mi può passare per la testa!” disse Robin.

Shanks annuì “Si, in quanto imperatore andare a trovare mio figlio sarebbe come condannarlo a morte, ma a differenza di tua figlia, il mio ha qualcuno a occuparsi di lui. Al tuo posto credo che farei la stessa cosa. La mia vita e i miei sogni passerebbero in secondo piano, davanti al bene del mio bambino. Ma ammetto che sarebbe estremamente doloroso dire addio a quelli che amo!”

Robin annuì e si rattristò nuovamente.

“Io fossi in te, non mi rattristerei troppo. Non so perché, ma qualcosa mi dice che tutto si sistemerà e in genere le mie intuizioni si avverano!” disse Shanks sorridendole e Robin provò la stessa sensazione di quand’era bambina, di quando il gigante le aveva dato speranza e sorrise, convinta che le parole dell’imperatore si sarebbero in qualche modo avverate.

 

Shanks si allontanò dalla Sunny dirigendosi verso la sua nave, quando dalla pineta vide spuntare fuori Nami e Rufy.

“Ehi Shaks!” disse il capitano della Sunny alzando un braccio in segno di saluto.

“Ehilà, stavo giusto cercando te!” disse l’uomo.

Rufy alzò un sopracciglio curioso.

“So che ti ho promesso che avrei celebrato le tue nozze, ma rimanere troppo a lungo su di un’isola, non è una buona idea. Ormai si sarà diffusa la notizia della nostra presenza qui e anche della vostra e capirete bene che sarebbe meglio levare l’ancora il prima possibile!”

Rufy sospirò “Certo, capisco. Io credo ci fermeremo ancor un paio di giorni, sperando che questa faccenda di Robin si sistemi e…”

Shanks mise una mano sulla spalla dell’uomo “Se la bambina non è intenzionata a venire con voi, non c’è niente che puoi fare Rufy!”

Il capitano della Sunny abbassò la testa.

“Si, credo che mi venga solo difficile accettare l’idea. Forse è meglio che ripartiamo anche noi!”

Nami guardò Rufy dispiaciuta, ma poi guardando Shanks gli chiese “Quando hai intenzione di partire?”

“Il mio carpentiere ha rimesso in sesto la nave, quindi pensavo domani mattina!” disse Shanks, cogliendo sia Rufy  che Nami alla sprovvista non aspettandosi una partenza così immediata.

“Non puoi rimandare a domani pomeriggio?” chiese la navigatrice.

Nami cosa…?” chiese Rufy confuso.

“Perché?” chiese Shanks.

“Potremo sposarci domani mattina!” disse Nami determinata.

Rufy sgranò gli occhi sorpreso “Ma non volevi un vestito per te e per me, per gli altri, fiori, cibo e qualsiasi cosa ci voglia per celebrare un matrimonio?”

Nami alzò le spalle “Al diavolo quelle cose materiali, siamo pirati infondo. La cosa più importante ce l’ho…” disse riferendosi a Rufy “…ma vorrei che Robin ci fosse. Vorrei che fosse presente in uno dei giorni più importanti della mia vita!”

Rufy sorrise a trentadue denti d’accordo sulla richiesta di Nami, poi guardò Shanks e chiese “Tu che ne pensi?”.

“Che domani si festeggerà un matrimonio!” disse Shanks felice di accontentare la coppia.

 

Uffa, un altro capitolo di chiacchiere…che pizza direte…e ma anche nell’anime e manga ci sono alcuni punti di noia (bhe noia  forse è un po esagerato) prima di una  battaglia.

Allora volevo dirvi che mi è venuta in mente un’altra cosa, quindi posso evitare gli spoiler che avrei messo, ma mi sono resa conto che uno spoiler lo avrei fatto comunque, pensando che in Italia si sapesse già questa cosa. Comunque sono andata a vedere e questa cosa che vorrei utilizzare, in Italia uscirà con il manga di marzo, quindi mi basterà attendere  che il manga esca in edicola per poter pubblicare senza spifferare niente e dato che mancano solo pochi giorni,  non dovrebbero esserci poi tanti problemi.

Però tengo a precisare che questa cosa rimarrà uno spoiler per chi segue la serie animata italiana, ma se devo aspettare che la programmazione televisiva si metta alla pari con le idee…è probabile che passeranno secoli.

Comunque metterò l’avvertenza spoiler così chi non vorrà sapere, sarà avvertito.

Alla prossima

Neko.

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Capitolo 83
*** Il matrimonio ***


Capitolo 83: Il matrimonio

 

“Ragazzi, domani mattina ci sposiamo!” urlò Rufy a squarcia gola, facendo uscire sul ponte tutta la ciurma.

“Che diavolo hai da urlare?” chiese Zoro, mentre scendeva dalla coffa, seguito da Tashiji.

“Io e Nami ci sposiamo!” disse Rufy nuovamente per chi non lo avesse sentito la prima volta.

“Si, questo lo sappiamo già!” disse Sanji, che trovandosi nella cucina insieme a Brook, aveva solo sentito le urla, senza però recepire il messaggio.

“Vi volete sposare domani?” chiese Usopp incredulo, che invece aveva sentito anche quando voleva compiere il grande passo.

“Domani? Ma non abbiamo niente di pronto!” disse Tashiji sorpresa da questa decisione, soprattutto era stranita che Nami aveva accettato questa idea.

Nami cosa… cominciò Robin avvicinandosi alla navigatrice, la quale le afferrò le mani e disse “Robin, lo so che ho detto che volevo le cose fatte in grande, ma…i fiori, la torta, la nave addobbata, il vestito…non mi renderanno felice se tu non ci sarai. Sono solo cose superflue, per me è più importante che tu ci sia. Sarà l’ultima avventura in cui potrò imbattermi insieme a te!”

Robin sorrise dolcemente e annuì.

“Ma forse riusciamo a fare qualcosa, se ci impegniamo, non so…decorare la nave. Tu Sanji potresti cucinare qualcosa!” disse Usopp.

“Non c’è tempo. Sono bravo, ma non così tanto. Per preparare una torta matrimoniale e cibo a volontà per soddisfare l’appetito del capitano, la nostra ciurma e la ciurma di Shanks, facendo anche piatti particolari per l’occasione, ci vuole più di una notte!” disse Sanji mettendo le mani in tasca e dando un’occhiata a Zoro e Robin.

“Sopracciglio arrotolato ha ragione. Comunque Nami ha detto che non gli importa!” disse Zoro.

Nami annuì “Apprezzo il gesto Usopp, ma va bene così!”

Robin si avvicinò a Nami e Rufy e indirizzandoli verso la loro stanza disse “Ok, noi non potremo fare molto, ma una cosa fondamentale voi potete farla…un bel sonno ristoratore. Niente abito, fiori e altro, ma cerchiamo di evitare anche le occhiaie!” disse divertita  la donna.

“Robin ha ragione. E ci conviene andare a dormire anche a noi!” disse Zoro grattandosi la testa e sbadigliando, mentre Usopp e Chopper avevano un viso rattristato, in quanto volevano fare almeno qualcosina per rendere speciale quel matrimonio.

Dopo circa mezz’ora, la nave era in completo silenzio, ma ad un certo punto un bussare alla si sentì nella stanza di ogni mugiwara, fatta eccezione di quella di Rufy e Nami.

Usopp andò ad aprire la porta massaggiandosi il naso. Essendosi addormentato, l’improvviso rumore del bussare, lo aveva fatto svegliare di colpo, facendolo cadere dal letto a faccia in giù, storcendosi così in naso.

“Uhm…che c’è Robin?” chiese il cecchino stranito e assonnato.

“Non volevi addobbare la nave? Rufy sta russando, quindi è probabile che anche Nami sia addormentata!” rispose l’archeologa.

“Ma non avevamo detto che non c’era tempo?” chiese confuso il cecchino, mentre si dirigeva sul ponte insieme all’archeologa, per vedere che i suoi compagni erano più o meno all’opera.

“Babbeo, secondo te, una notte non mi basta per preparare un banchetto nuziale? Era solo una farsa per non far sospettare niente agli sposini!” disse Sanji, mentre portava un pesce enorme nella cambusa.

“E questo quando lo avete architettato? Nessuno sapeva che quei due volevano sposarsi oggi!” disse Usopp, affiancato da Chopper che anche lui non sapeva niente del piano.

Zoro sbadigliò e poi disse “è un piano del cuoco da strapazzo, nel momento in cui Rufy e Nami ci hanno detto le loro intenzioni, il babbeo ha proposto di far loro una sorpresa!” disse.

“è una bellissima idea!” disse Tashiji che aveva raggiunto gli altri.

“Ok, eravamo tutti presenti quando ci hanno dato la notizia e non mi pare proprio di aver sentito Sanji proporre una cosa del genere!” disse Usopp guardando i suoi compagni.

“Nemmeno io!” disse Chopper.

Robin ridacchiò “Non lo ha detto a parole, ma con lo sguardo!”

Usopp li guardò sorpreso “E da uno sguardo voi avete capito la sua idea? Ok capirsi con una sola occhiata, ma così mi sembra esagerato!”

Sanji esasperato guardò il cecchino e disse “Ora cosa ti stanno dicendo i miei occhi?”

Usopp fece un passo indietro e con gambe tremanti disse “Che se non mi do da fare, mi ficchi in forno con quel pesce?”

Sanji si incamminò verso la cucina dicendo “Vedi? Sei capace di leggere gli sguardi anche tu?”

Usopp sospirò “Come se fosse  difficile interpretare uno sguardo omicida!”

 

Tutti si misero all’opera facendo il meno rumore possibile.

Sanji si mise immediatamente a cucinare le sue specialità.

Usopp utilizzando i suoi semi speciali, faceva crescere fiori di ogni tipo in un battibaleno e con Chopper, li sistemava in zone strategiche per abbellire l’intera nave.

Tashiji  e Robin si occuparono del bouchet e del vestito della sposa. Non avevano un vestito tradizionale, ma durante le loro avventure, avevano indossato diversi abiti, per passare inosservati tra la folla  o semplicemente per cambiare look e le due ragazze, facendo le sarte, avevano ideato un vestito che sarebbe potuto andare bene per l’occasione.

Zoro si occupò di sistemare un tavolo che Franky aveva preparato qualche giorno prima, apposta per l’occasione, e sistemò, oltre la tovaglia, anche le bevande. Poi sotto richiesta di Robin, andò a prendere alcuni degli abiti migliori dei ragazzi, in modo tale che le ragazze potessero vestire in modo decente anche gli uomini.

Franky e Brook si trovavano nella stanza insonorizzata del secondo, in modo tale che il rumore da loro prodotto non svegliasse la coppia.

Lo scheletro stava finendo di comporre le musica che avrebbe suonato, mentre Franky cercò di terminare l’arco, sotto il quale Rufy e Nami si sarebbero sposati.

 

Il sole cominciava a sorgere e i lavori erano quasi giunti al termine. Mancava solo di fissare l’arco che Franky aveva terminato poco prima, sull’erba del ponte.

L’arco era alto due metri e mezzo, ed era di un colore bianco,  in modo tale da poter ricordare il marmo, nonostante fosse fatto col legno.

Era un arco doppio, fatto con 4 colonne in stile greco con capitelli corinzi e due a due, queste colonne erano collegate da un arco, quasi interamente ricoperto di fiori, tranne per il cuore che il cyborg aveva realizzato in mezzo, scolpendo i nomi dei due sposi. I due archi erano collegati tra di loro, da delle piante arrampicanti, che formavano una specie di tetto, con dei boccioli ancora intenti a fiorire, dato che quel tipo particolari di fiori si apriva con il sorgere del sole. Accanto alle colonne invece, Usopp aveva pensato di sistemare gli alberi di mandarini di Nami. Ne aveva presi un paio, senza danneggiarne le radici e usando dei barili come dei vasi, li aveva piantati lì, in modo tale da poter essere nuovamente risistemati al posto di origine senza che questi si afflosciassero durante la giornata. Nami non glielo avrebbe mai perdonato.

Le vele della nave, erano state arrotolate, in modo tale che il sole potesse illuminare i due sposini, mentre il buffet, per evitare che andasse a male per il troppo sole, era stato posto affianco alla ringhiera della nave, sotto un gazebo, improvvisato con un telo e quattro pali.

Gli uomini cominciarono a vestirsi con gli abiti che Robin e Tashiji avevano optato più idonei per loro.

Sanji vestendosi praticamente sempre elegante, non aveva fatto molti cambiamenti.

Zoro aveva indossato una camicia verde chiara a strisce blu. Nonostante le proteste di Tashiji, aveva deciso di lasciarsela sbottonata, in modo tale che si intravedesse una fascia bordeaux sopra i pantaloni neri, dove legò le sue spade.

Usopp indossava una camicia a maniche corte di colore beige, con sopra un gilet, nero e dei pantaloni marroncini a pinocchietto.

Brook indossava il suo primo abito che indossava quando aveva incontrato Rufy per la prima volta, ma con la differenza che la giacca nera strappata era stata sostituita con una nuova.

Franky era meno sobrio di tutto, in quanto avendo solo camicie con decorazioni assurde, indosso una di quelle e i suoi capelli erano stati acconciati in modo tale da rappresentare la coppia di sposini, dato che Sanji non aveva una statuetta di cera da mettere sulla torta.

Chopper indosso una camicetta bianca con un cravattino blu, dello stesso colori dei pantaloni. Per l’occasione si era anche tolto il cappello.

Robin e Tashiji indossavano entrambe un vestito semplice, ma comunque che mettesse in risalto le loro curve.  La seconda non era molto contenta di essere messa così in mostra, ma aveva dovuto accontentarsi di un abito prestato da Robin, in quanto non aveva un guardaroba suo personale, essendosi appena unita ufficialmente alla ciurma,

Robin aveva un abito viola scuro, senza spalline e una gonna che le arrivava a metà coscia e un foulard al collo dello stesso colore. Inoltre, come anche Tashiji, aveva pinzato sopra il seno sinistro un piccolo mazzolino di fiori, gli stessi che adornavano i suoi capelli tirati indietro in una coda alta.

Tashiji invece aveva un vestitino rosa pallido che le arrivava a metà coscia e una scollatura mozzafiato, che riuscì a coprire in parte, indossando un copri spalla nero.

 

Tutto era pronto, mancavano solo la ciurma di Shanks e i due sposini. Robin si intrufolò nella stanza di Rufy e Nami e piano piano svegliò la seconda.

L’archeologa le disse di far piano e di andare con lei nella sua stanza e di Tashiji.

Durante il percorso Robin le teneva una mano sugli occhi, non potendole far vedere  niente, ma Nami rimase sorpresa nel vedere che le sue due compagne non erano vestite nel loro solito  modo e rimase ancora più sorpresa quando vide il vestito preparato per lei.

I capelli davanti, le erano stati tirati indietro in una piccola codina alta, tenuta su, con un elastico ornato di fiori, e i restanti capelli, furono lasciati sciolti, ancora più boccolosi del normale.

Il suo vestito era di un colore rosa salmone, che si avvicinava all’arancione chiaro, aveva un gonna  ondulata che da corta davanti, finiva lunga dietro in modo tale che potesse strisciare sul pavimento. La scollatura metteva in risalto il suo seno e la sola spallina presente, quella di destra aveva dei boccioli di rosa attaccati,

Era un vestito pressochè semplice, ma a Nami piacque moltissimo.

Come successe per Nami, anche Rufy venne svegliato dai suoi compagni. Questo dopo una bella colazione, indossò i vestiti che Robin e Tashigi avevano preparato per lui.

Sanji aveva dato loro un paio dei suoi pantaloni neri eleganti con scarpe abbinate e nel guardaroba di Rufy c’era una camicia rossa, adatta per l’occasione. Una cravatta nera al collo e il cappello di paglia dietro la schiena ed era pronto.

 

Shanks e la sua ciurma era arrivata sulla Sunny. Si erano sparpagliati un po’ ovunque, lasciando però libero il prato.

I pirati non si erano preoccupati di indossare abiti migliori, anche volendo non si erano mai preoccupati di arricchire il guardaroba per occasioni speciali.

Solo Shanks aveva indossato per l’occasione, un cappotto lungo nero, con decorazioni dorati, che portava sulle spalle.

Si era sistemato sotto l’arco in attesa che i due sposini arrivassero.

“Wow!” disse Rufy quando, uscendo dalla sua cabina, notò il cambiamento della Sunny. Sorrise a trentadue denti e disse “è fantastico, a Nami piacerà un sacco. Mi domando solo come avreste addobbato la nave se avessimo voluto fare le cose in grande!” disse per poi, spalancare gli occhi quando vide la torta. Aveva già l’acquolina in bocca a vedere i dieci piani che Sanji aveva realizzato, ma il cuoco lo avvertì di non toccare niente prima del momento appropriato o  lo avrebbe messo a stecchetto per un mese. Quella minaccia fu sufficiente per Rufy per starsene buono al proprio posto.

Come previsto, le ragazze ci misero un po’ a presentarsi, ma finalmente la musica preparata da Brook cominciò a risuonare nell’aria, avvertendo tutti che la sposa stava per fare in suo ingresso in scena.

Nami, a differenza di Rufy, non ebbe parole a vedere cosa i suoi amici avevano fatto per rendere quella cerimonia speciale. Non si aspettava una sorpresa del genere e non poteva pensare a un matrimonio più perfetto. L’unica cosa che rischiava di rovinarlo erano le lacrime, che volevano uscire dalla commozione e che avrebbero potuto rovinarle il trucco.

I mugiwara provarono un’enorme soddisfazione a vedere che la loro sorpresa era riuscita.

Nami finalmente raggiunse Rufy e si guardarono l’uno l’altro.

Bhe allora…ci siamo!” disse il ragazzo sorridendo.

“Già!” disse Nami un po’ nervosamente. Si sentiva un po’ a disagio alla presenza di tutta quella gente, mentre Rufy sembrava tranquillo e la cosa non lo sorprese affatto.

Shanks cominciò a celebrare il matrimonio e tutti erano in silenzio ad ascoltare. Ad un certo punto il rosso chiese ai due di recitare le loro promesse di matrimonio, cosa che colse Rufy impreparato.

Nami sospirò sconsolata, ma aveva previsto il fatto che Rufy ne sapesse poco sullo svolgimento di un matrimonio, quindi fu lei stessa a scrivergli le promesse, sottolineando il fatto che avrebbe sposato una donna perfetta, intelligente, bellissima e via dicendo.

Rufy mentre leggeva tutti i complimenti che la sua amata si era scritta da sola, sorrideva e scoppiò a ridere quando sentì dire da Usopp “Io aggiungerei anche modesta!”

Ma nelle promesse di matrimonio di Nami, essa raccontava di che uomo speciale era Rufy, sebbene le apparenze potessero ingannare.

Successivamente Shanks prese le mani dei due sposi e le congiunse, per poi legarle con una cima per simboleggiare la loro unione.

“Se qualcuno si vuole opporre a questa unione, parli adesso o taccia per sempre!” disse tanto per seguire il protocollo, essendo sicuro che nessuno avrebbe detto niente, ma la serenità del momento si interruppe quando qualcuno disse “Io mi oppongo Mugiwara!”

Tutti i pirati si girarono verso la voce che aveva parlato e in cima all’albero maestro, poterono notare una figura, che subito tutti riconobbero.

Akainu!” disse Rufy in un sussurro.

 

 

Sta volta ho fatto in fretta. Che dire…un capitolo che credo annoierà…soprattutto i maschietti.

Spero che sia un po’ credibile. A differenza della maggior parte delle ragazze, io non sogno questo giorno e non mi interessano abiti da sposa e grandi feste e quindi ho mischiato un po’ di conoscenze che ho appreso dai film.

Poi non ho la più pallida di come sia un matrimonio tra pirati…solo in pirati dei caraibi viene celebrato uno, ma celebrarlo durante una battaglia, sotto la pioggia battente…bhe non mi sembrava il caso XD.

Bhe cosa succederà nel prossimo capitolo?

Aspettate e vedrete.

Byeee

Neko =^_^=

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Capitolo 84
*** Akainu ***


 

Salve, dite la verità, mi avevate dato per disperso…ebbene eccomi qui con un nuovo capitolo.

Avevo già da tempo cosa dovesse succedere, ma cavolo…sti scontri mi fanno uscire di testa.

Sperando che vi ricordiate più o meno come eravamo rimasti…vi auguro una buona lettura e anche se in ritardo, un Buon Natale e già che ci siamo Buon Anno.

 

Capitolo 84:  Akainu

 

Akainu” sussurrò Rufy, assottigliando gli occhi.

Nami, al pronunciare di quel nome, spalancò gli occhi, terrorizzata all’idea che qualcosa di simile a quanto successo a Marineford, potesse verificarsi nuovamente.

Fra tutte le persone che avrebbero potuto interrompere il matrimonio, dato che non aspettava che tutto filasse liscio, Akainu era uno di quelli che sperava di non veder comparire.

Era abbastanza logico pensare che, una volta diffusasi la notizia della presenza della ciurma di Mugiwara e di Shanks su quell’isola, potevano venire inviati in missione i marine più temuti.

Akainu! Hai avuto un pessimo tempismo. Ti dispiace? Qui stiamo celebrando un matrimonio e, sinceramente, la tua opinione non frega a nessuno!” disse Shanks, sprigionando il suo haki, per far intendere al grandammiraglio, che non sarebbe riuscito a rovinare tutto.

“Capitano, credo che Akainu non sia l’unico problema” disse Yasopp che aveva notato che da un sottomarino, poco distante da loro, stavano uscendo diversi marine, pronti a dar loro battaglia.

Rufy sospirò e cercò di lasciare le mani di Nami, ancora unite per il matrimonio, ma la presa salda di Shanks non glielo permise.

Nami e Rufy guardarono il rosso confusi, ed egli sorridendo disse “Vi dichiaro marito e moglie!”.

Nonostante la minaccia, tutti i pirati esultarono e mentre Akainu, bellamente ignorato, si lanciò in picchiata con un pugno sguainato, verso i due sposini, Shanks aggiunse “Puoi baciare la sposa!”

I due interessati però non ebbero tempo di scambiarsi il bacio che concludeva la loro unione, perché Rufy, prendendo in braccio in stile sposa Nami, dovette schivare il colpo di Akainu.

Atterrò sul parapetto della nave e guardando Nami, che teneva le braccia intorno al suo collo disse “Speravo di prenderti in braccio in questo modo per un’altra occasione, ma a quanto pare, nemmeno il matrimonio può andare in modo tranquillo nella nostra ciurma!” disse Rufy un po’ dispiaciuto.

Nami rimise i piedi a terra e scuotendo la testa disse con un sorriso “Come se le cose che riguardano te fosse facili e tranquille!”.

Successivamente la navigatrice vide un movimento dietro le spalle di Rufy e non ebbe nemmeno il tempo di avvertire il ragazzo, che Shanks bloccò il colpo con la sua spada.

Rufy, fa attenzione con lui. Non voglio sposarmi e restare vedova il giorno stesso! Ti uccido se ti fai uccidere!” disse Nami in tono minaccioso, cosa che fece sogghignare Rufy, il quale allontanandosi dalla sua amata disse a Shanks di cambiare campo di battaglia, per evitare che la Sunny venisse danneggiata in modo tale, che nemmeno Franky avrebbe potuto fare niente.

Akainu era davanti a Shanks e Rufy e sogghignava, convinto della sua potenza ed era pronto a perforare i loro stomaci con violenza proprio come aveva fatto anni addietro.

Rufy lo stava fulminando con lo sguardo. Era ormai giunta la resa dei conti e questa volta avrebbe messo la parola fine alla presunzione di quel marine. Lo avrebbe preso a calci, tanto che avrebbe desiderato di non essersi mai arruolato.

Shanks, questa è una battaglia solo fra me e lui. Ti prego, vai ad aiutare gli altri!” disse Rufy facendo schioccare le dita delle mani, come a voler a indicare che era pronto per la battaglia.

Shanks lo osservò bene. Leggeva determinazione negli occhi e dopo aver fatto un sorriso, disse “D’accordo, ma stai attento!”

Rufy ricambiò il sorriso annuì.

Nami che li aveva seguiti, non facendosi vedere da Rufy, che sicuramente l’avrebbe rimproverata, venne invasa da un sentimento di terrore quando vide Shanks allontanarsi. Già non era tranquilla con la sua presenza, senza di lui quel poco di atteggiamento positivo che aveva, se n’era andato.

Sapeva che Rufy avrebbe potuto sconfiggerlo in quanto in quel periodo era di sicuro migliorato, ma la questione personale che legava il ragazzo ad Akainu poteva in qualche modo distrarre il ragazzo.

Ma Nami comprese che Rufy era intenzionato a finire quella battaglia vedendolo assumere immediatamente la sua forma del gear fourth.

Nami non amava quella trasformazione, non tanto per l’aspetto che assumeva il ragazzo, cioè quella di una specie lottatore di sumo tatuato, più che altro per lo sforzo a cui sottoponeva il suo corpo. Se non riusciva a sconfiggere Akainu nei pochi minuti che aveva a disposizione, per lui sarebbe stata la fine, perché per quanto poteva provare a distrarre il nemico per permettere a Rufy di recuperare, lei non sarebbe stata in grado di resistere a lungo ed era anche generosa, perché se pensava alla sua incapacità di usare l’haki per difendersi dai rogia, riuscire a pensare anche solo di resistere agli attacchi di Akainu per un solo minuto, era una sorta di presunzione.

Rufy metteva più potenza che poteva nei suoi attacchi, ben contento di venire a sapere che a contatto con il corpo di Akainu, il suo haki dell’armatura era abbastanza potente da non rimanere bruciato dalla lava di cui era composto il corpo del grandammiraglio, ma purtroppo questo non era abbastanza quando era direttamente il nemico a utilizzare gli attacchi di fuoco, utilizzando lui stesso l’haki. Si domandava persino se si poteva arrivare a ottenere un haki talmente potente da diventare immune a un elemento distruttivo come la lava.

Passarono un paio di minuti e in questo poco tempo, i due ci avevano dato dentro. Sapevano entrambi di  dover combattere un potente nemico e Akainu dovette suo malgrado riconoscere che il suo avversario era notevolmente migliorato.

Rufy si rialzò immediatamente, dopo che un forte colpo al viso, che gli provocò la fuori uscita di sangue dal naso, lo aveva scagliato a terra.

“Sei solo un illuso se credi di sconfiggermi. Farai la stessa misera fine di tuo fratello!” disse Akainu cercando di innervosire il ragazzo, il quale con un ghigno rispose “Se hai bisogno di irritarmi per sconfiggermi, vuol dire che non hai più così tanta fiducia nelle tue capacità!”

Rufy si preparò ad attaccarlo nuovamente e urlò “gomu gomu no red hawk!”. Era la tecnica che aveva creato in onore di suo fratello ed era la tecnica che avrebbe voluto usare per sconfiggere  Akainu, in modo tale che anche Ace avrebbe potuto avere, in un certo senso, la sua rivincita. Allungo il suo braccio impregnato di haki dell’armatura per poi lanciarlo verso il nemico. Il braccio a contatto con l’aria si incendiò e andò a colpire Akainu dritto dritto nello stomaco.

Il fuoco non era potete da ferire l’uomo di lava, ma dall’espressione che egli fece, Rufy comprese che qualche sorta di effetto il colpo aveva dovuto averla. Infatti poco dopo un rivolo di sangue uscì dalla bocca dell’uomo.

Akainu contraccambio immediatamente, ma Rufy ricorrendo al Geppo, tecnica che gli consentiva di volare se calciava l’aria, riuscì nuovamente a schivare il suo attacco.

Fu in quel momento che Rufy vide una colonna di luce innalzarsi verso il cielo. Proveniva dalla spiaggia, dove i suoi compagni combattevano e che il ragazzo poteva ammirare dall’alto in quanto, oltre al geppo, aveva spostato la loro battaglia su di un promontorio per evitare che la furia distruttiva di Akainu potesse colpire i suoi compagni. Cercò di comprendere stesse succedendo, quando da questo fascio vide uscire Sanji, tramortito per il colpo subito e che stava precipitando verso il cielo.

Sanji!” urlò preoccupato per il compagno, comprendendo che Kizaru era l’artefice di quella luce.

“Non avrai veramente pensato che sarei venuto da solo con dei miseri marine a dare battaglia alla tua ciurma e quella di Shanks? Anche i tuoi compagni avranno una morte orribile, mi dispiace!” disse divertito Akainu, approfittando del momento di distrazione di Rufy per fare un salto verso l’alto con l’aiuto dei suoi poteri e colpire l’avversario con la tecnica del cane oscuro. Un potente pugno che se andato a segno, iniettava della lava nel corpo della vittima, provocandogli seri danni.

Rufy vedendo il pericolo riuscì a schivare l’attacco, mirato verso il suo petto, facendosi colpire però la spalla, che venne trapassata da parte a parte.

Il gridò che scaturì dalla sua bocca fu agghiacciante e a causa del dolore e dello stordimento, Rufy perse la sua trasformazione e cadde a terra con un tonfo tenendosi dolorosamente la spalla che aveva preso a sanguinare.

Akainu si avvicinò a lui con un ghigno sul volto “L’ho sempre pensato. Non avere legami è la cosa migliore…portano solo distrazioni. Ringrazia il tuo compagno per la tua fine!” disse caricando un nuovo pugno di lava, sta volta determinato a non sbagliare il colpo.

Pronto a colpire si sentì perforare la schiena e vide una bolla d’aria uscire dal suo stomaco e disperdersi nell’aria.

Il marine si girò verso l’artefice della tecnica e sbuffò quando vide la ragazzina che li aveva spiati fino a quel momento.

“Che vuoi Nami, la gatta nera! Non ho tempo per giocare con te!” disse Akainu facendo una smorfia annoiata.

“Non ti permetterò di fare del male a Rufy!” disse Nami fulminandolo con lo sguardo.

“Paura di restare vedova? Io ho provato a interrompere il matrimonio e impedire che questo accadesse, ma mi avete ignorato, quindi non piangere per la tua perdita!” disse girandosi nuovamente verso Rufy, per venire nuovamente colpito da Nami, la quale ripeté “Ti ho detto che non ti permetterò di fare del male a Rufy!”

Akainu sbuffò e vedendo che Rufy era ancora a terra a stringere i denti a causa del colpo, si permise una distrazione “Come vuoi, allora vorrà dire che farò fuori prima te!”

“Mirage tempo!” gridò Nami alzando il suo bastone verso l’alto, creando una nebbiolina, che riprodusse la sua immagine svariate volte, circondando Akainu.

“Dovrai prima capire quale è la Nami originale!” disse la donna con un sorriso, cercando di far trapelare sicurezza nelle sue azioni, nonostante stesse tremando di paura, ma non avrebbe mai abbandonato Rufy.

Akainu fece una cosa semplicissima per capire quale delle Nami fosse la reale, “si sciolse” facendo sì che la lava si espandesse in modo circolare, in modo tale che una volta raggiunta la vera gatta nera, questa per evitare di ustionarsi, avrebbe fatto un salto indietro e sciolto la tecnica. Fu proprio ciò che accadde e subito dopo Akainu andò all’attacco, ricomponendosi e caricando lo stesso pugno con cui avrebbe colpito Rufy a morte.

Nami!” urlò Rufy cercandosi di alzarsi, ma sapeva che non sarebbe mai giunto in tempo.

Quando il colpo di Akaimu andò a segno, un grande polverone si innalzò, non permettendo al capitano della Sunny di vedere cosa fosse successo. Tremava già temendo il peggio, ma quando la polvere ricadde al suolo, potè vedere una fossa poco profonda, probabilmente creata dalla potenza del colpo, dove al suo interno vi era Nami inginocchiata, con il clima-tact alzato sopra la testa in sua difesa, mentre questo impediva al pugno di Akainu di colpirla.

Rufy spalancò gli occhi quando vide che l’arma di Nami era nera, sebbene subito dopo tornò di colore normale, sciogliendosi a contatto della lava.

“L’haki dell’armatura!” disse Rufy

“Non è possibile!” disse Akainu sorpreso di quanto accaduto, non aspettandosi minimamente che la donna, sarebbe stata in grado di fermare il suo potente attacco.

Nami invece era incredula, non capiva cosa fosse successo ed era talmente paralizzata che il prossimo attacco sarebbe andato a segno.

Rufy comprese l’imminente pericolo e ricacciando indietro il dolore e ripristinando il gear fourth, colpì Akainu giusto la forza necessaria per allontanarla da Nami per poi dire “Ora è tempo di finirla! Preparati Akainu!”

 

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Capitolo 85
*** La drastica decisione ***


Capitolo 85: La drastica decisione

 

Rufy e Akainu erano di nuovo uno davanti all’altro, il primo più mal ridotto rispetto al secondo, ma minimamente intenzionato a mollare. Anzi sperava che venendo messo alle strette, come la maggior parte delle volte succedeva, riuscisse a tirare fuori il meglio di sé e a sconfiggere il suo avversario.

Lo scontro riprese, Rufy fece sfoggio dei suoi colpi migliori, cercando di  non pensare alla ferita sulla spalla che bruciava come l’inferno. Akainu si difendeva bene, ma il capitano aveva notato che pensava più a parare i suoi attacchi, piuttosto che attaccare lui stesso.

Non sapeva dire se era un modo per sfiancarlo prima di attaccarlo, ma dovette ricredersi quando pulendosi il sangue dalla bocca sorrise.

Rufy si fermò a guardarlo confuso. Non capiva perché sorridesse, in quanto era ancora pieno di energia e in grado di contrastare qualsiasi sua mossa.

La vittoria per il grandammiraglio era ancora lontana, così come la sua, quindi il suo sogghigno non aveva senso ai suoi occhi.

Gomu gomu no jet pistol!” urlò Rufy sapendo che Akainu ormai conosceva tutti i suoi attacchi, per questo era piuttosto certo che la sua idea avrebbe funzionato.

Indurì la sua fronte con l’haki dell’armatura e mentre il marine era focalizzato sulle sue mani, pronto a difendersi contro la tecnica urlata, Rufy lo sorprese colpendo con la sua testa, la fronte dell’avversario, mettendo in atto in realtà il gomu gomu no campana.

Per un attimo gli occhi di Akainu si voltarono all’indietro, cosa che fece comprendere che a Rufy che la tecnica era andata a segno.

Fosse stato un nemico più debole, ma comunque temibile rispetto ad Akainu, Rufy avrebbe di sicuro vinto lo scontro, ma non si sorprese quando vide l’uomo riprendersi.

Akainu era arrabbiato, ma quel sorriso ritornò a farsi vedere sul suo volto.

Questo spiazzò nuovamente Rufy.

Rufy!” urlò Nami allarmata, indicando al ragazzo di guardare in cielo.

Il capitano alzò la testa e si congelo a quanto vide. Una moltitudine di pietre incandescenti, stavano cadendo sulle loro teste.

Nami, allontanati da qua!” urlò Rufy, ma Akainu ridendo disse “Si, corri pure…ovunque tu vada non potrai nasconderti e allargando le braccia sparse le pietre in varie parti dell’isola.

“Sembrano lapilli di una eruzione vulcanica esplosiva!” disse Nami spalancando gli occhi, quando comprese che genere di tecnica stava attuando il nemico.

Anche Rufy, nonostante non comprese da cosa avesse preso spunto Akainu per creare una mossa del genere, capì che quella tecnica era una mossa del suo avversario per metterlo alle strette.

Era una tecnica molto pericolosa, che aveva l’intenzione di distrarlo e quindi renderlo nuovamente facile da cogliere di sorpresa.

Infatti questi lapilli incandescenti andarono a colpire qualunque cosa. Gli alberi incendiandoli, la terra creando crateri di non poco conto, gli altri pirati ferendone qualcuno, avrebbero colpito anche le navi se qualcuno dei suoi compagni e i pirati di Shanks, meno impegnati con i combattimenti contro i marine, non avessero difeso le loro imbarcazione, ma quello che preoccupò maggiormente Rufy, fu vedere il fumo proveniente da dietro la foresta innalzarsi.

“Il villaggio” disse in un sussurrò terrorizzato.

Akainu non aveva avuto scrupoli. Con quella tecnica aveva preso di mira anche un paese pieno di civili, tra cui donne, vecchi e bambini.

Nami, vai a dare una mano agli abitanti del villaggio!” ordinò Rufy, sapendo che la ragazza con il suo potere poteva tornare utile a spegnere il fuoco.

La ragazza a malincuore obbedì e Rufy guardando con odio Akainu gli chiese il perché di quel gesto. La lotta era fra loro due e nessun altro doveva essere coinvolto.

“Ancora non hai capito niente? Il mio obbiettivo è quello di catturarti ed eliminarti e non mi importa se nel raggiungere il mio obbiettivo farò fuori innocenti, possono morire tutti, ma se proprio vuoi che fermi l’attaccò, hai solo da consegnarti a me!” disse l’uomo divertito.

Rufy non credeva che potessero esistere esseri spregevoli fino a quel punto al mondo e non pensava di poter provare tanto odio verso una persona, anche se questo gli aveva portato via una persona a cui voleva bene.

 

Sulla spiaggia molti pirati e marine avevano smesso di combattersi a vicenda a causa della stanchezza. Vi erano molti feriti e Chopper correva a destra e a manca aiutando chi possibile, non facendo distinzione tra amico e nemico. Lui era un medico e un medico non doveva fare distinzione di morale davanti a un paziente ferito.

Solo le lotte con i pirati e marine più temibili sembravano andare avanti e tra questi vi erano gli scontri tra Kizaru e Sanji e Fujitora e Zoro.

Ma anche i loro scontri si fermarono quando notarono la tecnica di Akainu e il fumo proveniente dal villaggio.

Sia Sanji che Zoro erano senza parole e il secondo guardando con rabbia il suo avversario disse “Non è possibile che voi vi definiate dalla parte del bene.  Chi si reputa buono non avrebbe mai sottoposto persone innocenti a vivere una cosa del genere!”

Fujitora abbassò il capo, d’accordo con le parole dello spadaccino e senza pensarci un secondo rinfoderò la spada.

“Ma che…” cominciò Zoro, spiazzato dal gesto del grandammiragio. Era riuscito a metterlo in particolare difficoltà e non comprese il perché di quel gesto.

“Mi arrendo!” disse Fujitora, sorprendendo nuovamente lo spadaccino, che chiese spiegazioni.

“Come hai appena detto, non dovremmo prendercela con persone innocenti. Questo comportamento in Marina non è accettato o almeno queste dovrebbero essere le regole. Ma si sa che non tutti le rispettano e Akainu è uno di questi. Quindi per il comportamento sconsiderato del mio collega, chiedo la ritirata. Ce ne andremo, consentendo a voi di dare una mano ai sopravvissuti di una tale e ignobile mossa!”

Zoro fu colpito dalle parole dell’avversario e rinfoderando anch’esso le spade, disse convinto “Dubito fortemente che Akainu e Kizaru abbiano intenzione di deporre le armi per un tuo ordine!”

“Io sono il capo di questa spedizione, Kizaru farà solo ciò che gli verrà ordinato. Per Akainu non posso dire lo stesso!” disse l’uomo per poi dirigere l’attenzione verso lo scontro che si stava svolgendo sulla scogliera.

Lo scontro sembrava interminabile e Rufy era esausto e sapeva che sarebbe crollato da li a poco. Anche Akainu sembrava sul punto di cedere, ma chiunque guardasse lo scontro poteva dire che il più svantaggiato era il capitano della Sunny.

Rufy si ritrovò a sperare in una buona idea dell’ultimo secondo o a uno dei suoi colpi di fortuna che spesso gli succedono quando non sa più come affrontare una situazione.

Proprio quando Akainu, che si trovava vicino al bordo della scogliera, stava per attaccare, accadde qualcosa che il Marine non si sarebbe mai aspettato. Non pensava che una sua tecnica avrebbe potuto rigirarsi contro di lui. Un lapillo ritardatario che aveva deciso di cadere a distanza dagli altri suoi “compagni”, lo colpì e sebbene il colpo non fu mortale, fu abbastanza potente da fargli perdere i sensi.

Rufy rimase sorprese a quella fortuna sfacciata che lo aveva aiutato ancora una volta, ma sgranò gli occhi, quando comprese che il colpo aveva resto fragile la roccia sotto i loro piedi, la quale aveva preso a sgratolarsi e a precipitare in mare.

 Akainu fu il primo a cadere, seguito da Rufy, il quale essendo sveglio riuscì ad aggrapparsi a un pezzo di terra resistente e con i suoi poteri riuscì ad afferrare anche Akainu.

 Il suo braccio di gomma molleggiava, mentre cercava di ritornare alla sua lunghezza normale e la tentazione di cedere al peso del corpo inconscio del Marine.

Rufy mentre guardava il suo nemico, a poche centinaia di metri dalla superficie del mare, venne accolto da un terribile dilemma.

Lo aveva salvato per istinto, non credeva giusto che fossero gli esseri umani a giudicare chi dovesse vivere e morire. Aveva sempre seguito questa logica e non si era mai pentito di ciò. Ma Akainu con il suo ultimo gesto, gli stava facendo ripensare a quella faccenda.

Non aveva scrupoli e per raggiungere il suo scopo, uccideva persone innocenti. Questo era ancora più sbagliato di quello che stava pensando di fare, sebbene non giustificasse minimamente i suoi pensieri.

 Strinse gli occhi indeciso sul da farsi e continuò a pensare. Akainu avrebbe continuato a combatterlo, anche se un giorno sarebbe stato in grado di sconfiggerlo, il marine non si sarebbe arreso e sarebbe sempre tornato a  perseguitare lui e la sua ciurma e non potendo stare isolato da tutto e da tutti, si domandava quante persone avrebbe potuto mettere in pericolo, tra cui la sua famiglia. Ricordava quando nel suo viaggio nel futuro era venuto a conoscenza che l’uomo avrebbe ucciso anche sua figlia ancora neonata e senza colpe, se non quella di avere lui come padre e se non si fosse arreso a lui, ma poteva intuire che quella non era una soluzione definitiva per salvare la sua bambina.

Non si sarebbe sorpreso se quell’uomo, una volta sbarazzatosi di lui, avrebbe dato la caccia a Umi, a Nami e a tutti gli altri.

Aprì gli occhi e guardò l’uomo ancora privo di sensi. Una lacrima gli scese dal viso per il senso di colpa che provava e successivamente lasciò la presa, facendo sì che l’uomo venisse inghiottito dalle acque marine.

 

 

Eccomi qui dopo tanto tempo. E pensare che mancavano solo poche righe alle fine del capitolo già da tempo, ma oltre a essere un periodo super impegnato, al momento sono fissata con Once upon a time e sento la necessita di scrivere su quella serie.  Al momento ho proprio smesso di seguire One piece…va a periodi, quando mi tornerà di nuovo l’ossessione per questo magnifico anime è probabile che tornerò a scrivere più frequentemente.

Ringrazio tutti colore che comunque non hanno perso la speranza di vedere questa fic aggiornata nonostante i mesi trascorsi. Io sinceramente tutta sta pazienza non l’avrei.

Si spera a presto e se avete voglia, fatemi sapere cosa ne pensate.

Byeeee

Neko =^_^=

 

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Capitolo 86
*** Tregua ***


 

Ciao a tutti,

Accipicchia quanto tempo è passato, praticamente sei anni…cioè da quando ho iniziato a lavorare.

Bhe non do la colpa al lavoro, che per carità ha influito sul mio tempo libero, ma più che altro sulla mia creatività, poi si ci mettono fastidii agli occhi che mi rendono complicato leggere e scrivere su uno schermo pc. Ho provato a scrivere con il cellulare, meno fastidi si, ma molto molto scomodo…tablet non ce l’ho, ne so se potrebbe aiutarmi e quindi…è andata come è andata.

Avevo ancora qualche idea prima di bloccarmi, ma non riuscivo a metterle giù. Solo dopo aver visto il live action di One piece, ho deciso di provare a continuare la storia.

Ovviamente in sei anni ne sono successe di cose in one piece e la mia storia ovviamente si allontanerà parecchio dall’opera originale. Quindi non vogliatemi male se non dovessi far combattere i Mugiwara con qualche personaggio che è comparso nella serie, né date per scontato determinate cose sono successe perché da dopo gli uomini pesci la mia storia ha preso un percorso tutto suo. Certo ho in mente di far capitare determinate cose che abbiamo visto nel manga, ma a modo mio e bhe non saranno eccezionali come quelle di Oda, ma spero che possano piacervi almeno un po’.

So a che punto è il manga e l’anime in giappone, quindi non dovrebbero esserci spoiler, ma non sapendo dove sia arrivato l’anime in Italia non posso garantire la stessa cosa. Anzi se qualcuno di voi segue l’anime in  Italia e può dirmi più o meno  dove siamo arrivati, metterò la scritta spoiler, anche se sarebbe spoiler fino a un certo punto.

Bhe se qualcuno di voi ancora ricorda la storia. Buona lettura.

E se avete voglia, fatemi sapere il vostro pensiero. Grazie.

Neko

 

Capitolo 86: Tregua

 

Rufy era sdraiato sul promontorio a fissare il cielo, incredulo a quanto commesso.

Aveva appena deciso di porre fine alla vita di Akainu.

L’ammiraglio era un uomo perfido e senza un vero valore morale, nonostante si dichiarasse un marine al servizio dei più deboli, ma non meritava di morire in quel modo.

L’uomo era privo di sensi, quindi indifeso nel proteggersi.

Solo i codardi approfittavano della momentanea debolezza del nemico per sbarazzarsi di un pericoloso avversario.

Era esattamente quello che aveva fatto Akainu a Marineford nei suoi confronti. Lo aveva attaccato in un momento in  cui non riusciva più a muoversi, momento  che costò la vita a suo fratello.

E ora lui era lì, a pensare di non essere diverso da quell’uomo.

Si portò una mano sugli occhi e pianse. Chiese perdono per il suo gesto, un perdono che non avrebbe mai ricevuto, in quanto colui che avrebbe dovuto assolverlo, era morto.

 

Sulla spiaggia accanto al promontorio, dove poco prima si stava svolgendo la battaglia tra i marine e i pirati di cappello di paglia e di Shanks il rosso, tutti erano seduti a terra a riprendersi dallo scontro appena avuto.

Fujitora  impartiva ordini ai medici marine sotto il suo comando, chiedendo ad alcuni di loro di recarsi al villaggio e controllare che gli abitanti non fossero stati feriti, se non peggio, dall’attacco lanciato da Akainu.

Si sedette su una roccia che si trovava in mezzo alla spiaggia. Si portò una mano sulla fronte per asciugare il sudore e anche lui approfittò di quel momento per riprendere fiato.

Lottare contro Roronoa lo aveva stancato.

 Era un degno avversario e sarebbe stato curioso di vedere come sarebbe andato lo scontro, se non avesse dovuto fermarsi  per difendere l’onore della marina dopo l’atto  spregevole compiuto dal suo collega ammiraglio.

Vide il piccolo dottore della ciurma dei mugiwara correre a destra e a manca per medicare i feriti, senza  distinzioni fra nemici e amici e fu sorpreso quando questi gli si avvicinò, chiedendogli di poter controllare la ferita che aveva al braccio. Infatti sull’arto  sinistro si apriva un profondo squarcio che ancora sanguinava, una ferita infertagli da una delle tre temibili spade di Zoro.

Fujitora lo guardò  incredulo e chiese indicandogli lo spadaccino “Non dovresti occuparti del tuo compagno?”

Chopper si girò e vide Tashiji trafficare con alcune bende e garze per medicare Zoro, quindi rispose “è in buone mani. Al momento sei tu quello senza qualcuno che si prenda cura della tua ferita e  in quanto medico non posso permettere che rischi di infettarsi!” rispose onestamente la piccola renna.

Fujitora alzò un sopracciglio sorpreso sia dalla risposta, che dal riconoscere Tashigi tra le persone presenti.

Portò nuovamente la sua attenzione su Chopper che aveva iniziato a ripulirgli la ferita.

Si chiedeva come potesse un pirata preoccuparsi della salute di un suo nemico. I medici della marina sotto il suo comando non avevano mostrato alcuna compassione per i loro avversari. Eppure si sarebbe aspettato di più il contrario.

Molte delle domande che si era posto in passato,  gli riaffiorarono nella mente in quell’istante, sia sulla marina che su questi pirati in particolare.

I Mugiwara erano tanto temuti dal governo mondiale, ma non era uno sciocco, sapeva che l’interesse  del governo ad eliminare i pirati di cappello di paglia, non dipendeva dalla  loro minaccia verso i popoli che capitava loro di incontrare nei loro viaggi, ma piuttosto nella loro possibilità di rovesciare un  governo ormai troppo corrotto, che non pensava  quasi più al benessere comune.

Monkey D. Rufy era figlio di Dragon il rivoluzionario e per il governo la mela non poteva cadere troppo lontano dall’albero e quindi andava eliminato. Eppure, per quanto ne sapesse, quel ragazzo non aveva mai incontrato il padre, quindi se era arrivato a immagazzinare certi ideali, non era per un insegnamento impartitogli, ma era stata la visione di un mondo che non funzionava, che aveva fatto nascere in lui un desiderio di libertà in un mondo di schiavi in mano a pochi .

Questa conferma l’aveva avuta dalle innumerevoli volte in cui i Mugiwara avevano dichiarato guerra al governo mondiale, la prima volta a Ennies Lobby.

In più la presenza di Nico Robin all’interno della ciurma aggravava la loro situazione, in quanto ella era una delle poche che poteva fare chiarezza sui 100 anni di buio. Un segreto che era stato tenuto gelosamente nascosto per anni e che quella donna, rivelandolo al mondo, avrebbe portato alla caduta del governo mondiale.

Neppure Fujitora sapeva a cosa corrispondessero i 100 anni di buio, ma non ci voleva un genio per capire che, qualsiasi fosse quel segreto, era qualcosa di molto oscuro. Un qualcosa che avrebbe dato una sonora batosta alla credibilità del governo mondiale.

Nonostante queste sue conoscenze, aveva comunque scelto di appoggiare il governo mondiale, entrando a far parte della marina, per difendere i deboli e portate giustizia lì dove non c’era.

Con compagni come Akainu poteva fare ben poco, ma anche quel poco, ne era convinto, poteva  essere importante.

Per questo si era arreso, non era importante la vittoria della marina in quel momento. I civili avevano la priorità. Poco importa se avrebbe avuto dei problemi con i suoi superiori.

Secondo il suo parere Akainu era una vergogna per la marine e questo suo gesto di attaccare il villaggio per mettere alle strette Mugiwara,  lo aveva nuovamente sottolineato. Per questo non fu  dispiaciuto per la fine che avesse fatto, perché si, non poteva vedere con gli occhi, ma al momento dell’impatto di una roccia vulcanica con il promontorio dove si trovavano Rufy e Akainu, sia lui che Zoro si erano girati a osservare la scena e aveva percepito l’haki del suo compagno, precipitare in mare.

Si stupì che a compiere quel gesto, era stato proprio il pirata che in tutti i suoi scontri non aveva mai ucciso nessuno, perché sapeva che non poteva essere stato un incidente. Il capitano dei Mugiwara aveva lasciato la presa e l’imprecazione dello spadaccino accanto a lui, non potè confermare questo suo pensiero.

“Ecco fatto!” disse la vocina di Chopper, riportandolo al presente “Dovrebbe essere a posto in un paio di settimane. Cambia le bende una volta al giorno, pulisci la ferita e sarai come nuovo!”

“Grazie!” disse semplicemente, per poi vedere il dottorino allontanarsi per dare soccorso al prossimo paziente!”

“Vuoi fare più piano!” disse la voce di Zoro, richiamando la sua attenzione verso di lui e Tashigi.

“Andiamo, non fare il bambino! Fai sempre il gradasso e ora piagnucoli per un po’ di disinfettante?” chiese la donna, premendo più forte il batuffolo di cotone sul taglio sulla fronte dell’uomo, che sussultò nuovamente, facendo sorridere la donna.

“Capitano Tashigi!” disse Fujitora, avvicinandosi alla coppia.

La donna, riconoscendo l’uomo, si mise sull’attenti istintivamente.

“Come spieghi la tua presenza su quest’isola? Non mi  risulta fossi sulla mia nave!”  disse l’ammiraglio.

Zoro si alzò da terra e affiancò Tashigi.

“è il mozzo della nostra ciurma adesso!” disse punzecchiandola.

“Io  non sono un mozzo!” disse Tashigi,  guardandolo storto, ma mantenendo la sua posizione sull’attenti.

“Si, beh non sei neanche un marine! Quindi…” prese il polso che Tashigi aveva portato sulla fronte per tenere la posizione dell’attenti, e glielo mise giù “…scordati ste fesserie. Sei un pirata, comportati come tale!”

Fujitora sembrò confuso “Sei un pirata?”

Bhe… ecco…io…vede” cominciò  Tashigi balbettante.

Tashiji!” tuonò la voce di Zoro.

La ragazza sussultò e rispose “Si, lo sono!” disse abbassando la testa, cosa che infastidì Zoro.

“Bene, ora prova a dirlo guardando il tuo avversario negli occhi. Se fai parte della nostra ciurma, non devi mai e dico mai, avere il dubbio di doverlo affermare!” disse Zoro duramente.

Tashigi spostò il suo sguardo da Zoro a Fujitora e quest’ultimo poteva affermare che il suo sguardo era più che determinato.

“Faccio parte della ciurma di Mugiwara!”  disse, per poi rivolgersi nuovamente  a Zoro “E per tua informazione, non ero dubbiosa della mia appartenenza alla ciurma. Fujitora è stato un  mio superiore per anni e…bhe è difficile perdere certe abitudini e certi atteggiamenti verso coloro che prima erano la mia famiglia e quindi ti pregherei la prossima volta di essere un po’ meno sgarbato!” disse la ragazza, portandosi le mani sui fianchi.

Bhe dovrai imparare a prendere a calcia la tua ex famiglia!”  disse Zoro.

“Si, come se  prima avessi offerto loro tè coi biscotti. Ho combattuto anche io!” disse Tashigi,  puntandogli un dito sul costato, cosa che fece notare a Zoro qualcosa. Le afferrò il polso e la fece sedere dove prima era seduto lui e prendendo un batuffolo di cotone, disinfettò il taglio superficiale che sfregiava la sua pelle candida, cosa che fece arrossire la donna.

“State insieme!” constatò Fujitora “Spero che tu sia convinta della scelta che hai fatto! Essere un pirata, di Mugiwara soprattutto, è pericoloso!”

Dopo aver applicato il cerotto sulla ferita di Tashigi. Zoro fronteggio l’ammiraglio e disse “Anche essere un marine non è privo di pericoli e lei non è una sprovveduta!”

“No non lo è!” disse Fujitora, abbozzando un sorriso alla proiettività dell’uomo.

“Può stare tranquillo ammiraglio. Il marimo qui potrà essere senza speranza, ma la bella Tashigi è protetta da tutti noi, dal sottoscritto in particolare!” disse Sanji, raggiungendo  i due zoppicando un po’.

Tsè, si deve guardare soprattutto da te cuoco da strapazzo!” disse Zoro, per poi guardarsi intorno preoccupato “dov’è Kizaru?”

Sanji si fece serio. Aveva una brutta sensazione verso l’ammiraglio  che aveva fronteggiato poco prima “Non lo so. Quando è stata dichiarata la resa è sparito. Vorrei tanto dire che è scappato, ma conoscendo il soggetto, ne dubito fortemente!” disse Sanji.

“Te lo sei lasciato sfuggire?” disse Zoro seccato.

“Ripeto! Era stata chiesta la resa babbeo. Non pensavo che si sarebbe volatilizzato! Cosa avrei dovuto fare? continuare a combattere? Difficile quando il tuo avversario si volatizza e anche fosse rimasto un mio tentativo di continuare la lotta, avrebbe portato al continua della battaglia per tutti!”

Zoro non potè ribattere, ma quell’ammiraglio che a Sabaody lo aveva quasi ucciso, non gli piaceva minimamente. Non lo trovava molto diverso da Akainu.

Sanji sospirò e guardando i suoi compagni che si riposavano poco più in là, notò l’assenza di alcuni di loro.

“Dove sono Nami, Robin e Franky!” chiese.

“Oh Franky e Robin sono andati a dare una mano al villaggio. Nami  era con Rufy durante la battaglia con Akainu!” disse Tashigi, girandosi verso il promontorio “Anche se non mi pare di vederli adesso. Spero che stiano bene!”

Zoro guardò nella sua stessa direzione e chiudendo l’occhi buono, pensando al gesto di Rufy, disse “Sarà meglio controllare che stiano bene!”

Tutti annuirono, ma fecero solo un paio di passi, prima di sentire la voce di una bambina urlare.

“Lasciami. Lasciami ho detto!”

I tre Mugiwara si bloccarono alla vista.

Kizaru si stava dirigendo verso di loro, trascinando una bambina dai capelli nei e occhi azzurri per il braccio, mentre cercava invano di liberarsi.

Anche gli altri membri della ciurma Brook, Usopp e Chopper trattennero il respiro.

Non l’avevano mai incontrata, ma non era difficile capire chi fosse quella bambina. Era identica a sua madre.

 “Quella è…quella è…la bambina demone Nico Robin!” disse un marine scioccato “C-come è possibile. Dovrebbe avere sui 30 anni!”

“Nico Robin era presente in battaglia fino a poco fa ed era adulta, come ha fatto a rimpicciolirsi!” disse un altro marine.

Kizaru  si fermò poco lontano da Fujitora e guardando la bambina che ancora si dimenava disse “Allora piccola, io ora ti lascio andare, ma mi prometti di fare la brava e non scappare? Altrimenti mi vedrò costretto ad usare il mio potere su di te e non credo che tu lo voglia!” disse l’ammiraglio, dando una dimostrazione di  forza.  Puntò il dito indice della mano sinistra verso la roccia su cui era seduto  fino a poco prima Fujitora e sparando un proiettile di luce, la frantumò.

“Allora cosa mi dici? Farai la brava!”

La bambina  con occhi spaventati, fece un gesto affermativo con la testa.

“Brava piccola!” disse Kizaru, per poi abbassarsi alla sua altezza “Ora voglio che tu sia sincera. Chi è tua madre?”

“Io…io non ho una madre signore. S-sono stata abbandonata quando sono nata!” disse la piccola sincera.

“è abbastanza comune tra i pirati abbandonare i propri figli.  Tu assomigli molto a un membro della ciurma di Mugiwara e possibile che uno di loro sia un tuo parente?” chiese con calma Kizaru.

“Nessuno di noi ha figli Kizaru!” disse Sanji intervenendo arrabbiato. “Come potremmo noi…” il cuoco non riuscì a terminare la frase che Kizaru usò il suo potere per sparargli alla coscia, facendolo cadere a terra, dolorante.

Sanji!” gridò Chopper, entrando in modalità medico e correndo verso Sanji per prestargli soccorso, ma la voce di Kizaru si fece sentire “Che nessuno si muova!”

Chopper si bloccò all’istante, mentre Zoro mise le mani sull’impugnatura della sua spada.

“Muovete solo un muscolo e il prossimo sparo sarà per lei!” poi girandosi verso la ciurma di Shanks aggiunse  “Questo vale anche per la ciurma del rosso!”. Yasopp che aveva ancora la mano sulla pistola, guardò il suo capitano, il quale, con un cenno del capo, gli fece capire di deporre le armi.

Nessuno dei pirati avrebbe avuto problemi a non ascoltare le minacce dell’uomo se non avesse avuto quella bambina a portata di mano. Altro punto cruciale il potere della luce dell’ammiraglio e della sua vicinanza alla bimba.  Tutti loro avevano guadagnato una buona dose di velocità in vari anni di allenamento,  ma nessuno era ancora riuscito a eguagliare la  velocità della luce e qualsiasi proiettile sparato da Kizaru a quella distanza, sarebbe andato a segno ancor prima che qualcuno avesse avuto il tempo di percepire lo sparo.

“Ora torniamo a noi piccola, va bene? Cosa stavamo dicendo…” disse l’ammiraglio facendo finta fi pensarci “Oh si…per caso tua madre è Nico Robin? E un po’ difficile non trovare una certa somiglianza fra voi due!”

La bambina guardò Sanji a terra che si teneva dolorante la gamba, cercando di arrestare il flusso del sangue, poi si concentrò nuovamente su Kizaru e annuì.

L’uomo sorrise e rialzandosi in piedi disse “Brava piccola, ora tu verrai con noi!”

Prima che qualcuno potesse dire qualcosa Fujitora intervenne “Non erano questi gli ordini!”

“Non mi sembra che ultimamente ci stiamo attenendo agli ordini. Sbaglio o con la tua resa  hai sprecato una buona occasione per far fuori i pirati di Mugiwara e di Shanks il rosso?”

“Devi ringraziare solo Akainu per questo!” disse Fujitora.

Akainu stava facendo il suo lavoro e ora è stato ucciso, da Mugiwara!” disse Akainu, facendo sussultare tutti i presenti, sia i marine che non avevano visto la scena, sia i pirati che sapevano che la parola uccidere e Rufy non potevano stare nella stessa frase.

“Si è macchiato di un grande crimine!” ribadì l’uomo “Portare la bambina con noi è un buon metodo per fare la nostra mossa e portare a termine la nostra missione!”

Fujitora lo avrebbe fulminato con lo sguardo se avesse potuto “E questo tuo atto in cosa si differenzierebbe da ciò che ha compiuto Akainu?”

“Io non sto coinvolgendo innocenti!” disse Kizaru alzando le spalle e prima che Fujitora aggiungesse qualcosa “E no, la bambina non è un innocente come gli abitanti del villaggio. È figlia di una  donna che il governo mondiale cerca da anni, quindi come tale va eliminata!”

La bambina a sentire quelle parole spalancò gli occhi e in una mossa disperata tentò di scappare.

Tutto si svolse velocemente.

La bambina percorse qualche metro, mentre Kizaru alzava il braccio puntando il dito contro di lei.

Zoro afferrò la sua Suishui per bloccare il colpo.

Tashigi urlò all’ammiraglio di fermarsi.

Usopp puntò il suo Kabuto carico versò l’ammiraglio.

Brook sfoderò la sua spada, estraendola dal suo bastone

E i pirati di Shaks impugnarono le loro armi.

Ma Kizaru sparò il colpo prima che qualcuno potesse fare qualcosa  e quando il colpo di luce era a pochi centimetri dalla bambina, un’enorme coltre di sabbia si alzò in aria accecando tutti.

 

 

 

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Capitolo 87
*** Rabbia distruttiva ***


ATTENZIONE PER CHI SEGUE L’ANIME ITALIANO:

Ciau a tutti!!!

Allora, mi è stato detto che in Italia l’anime è arrivato alla saga di Dressrosa. Molto indietro rispetto a quello che credevo, quindi vi annuncio che per le idee che ho, sia in questo capitolo che nelle prossime avventure che ho in mente, ci saranno cose che si potrebbero definire SPOILER, che siano capacità o fatti che si vedono nell’anime. Ci saranno diversi cambiamenti rispetto al manga, ma sempre spoiler sono.

Quindi spetta a voi decidere se leggere o meno.

Se decidete di  non chiudere la pagina…buona lettura e lasciatemi sapere cosa ne pensate, se invece decidete di non andare avanti con la lettura, vi ringrazio di essere giunti fino a qui.

Byeeee

 

 

 

Capitolo  87: Rabbia distruttiva

 

La bambina era rannicchiata su stessa. Aveva sentito lo sparo e si era rannicchiata aspettando un dolore che non arrivò.

Alzò lo sguardo e non capì cosa fosse successo. Vide attorno a se qualcosa di strano, uno scudo, una cupola fatta da braccia umane che la proteggevano a 360 gradi dal mondo esterno, se non per un piccolo lucernaio in alto per non lasciarla completamente al buio.

Avvicinandosi, guardò questa barriera incuriosita, non capendo da dove fosse spuntata, e la toccò

Sussultò quando sfiorandola, la sentì. Quello scudo non era composto solo da qualcosa che sembravano braccia umane, ma erano braccia umane vere.

Era chiaro che appartenessero a una donna, ma cosa ci facessero lì, era un mistero per lei. Solo continuando a studiare la barriera, notò delle gocce rosse cadere tutto attorno a lei. Dovette spostarsi al centro dello scudo per evitare di essere macchiata, da quello che capì immediatamente essere sangue.

Il colpo era stato realmente sparato verso di lei e quelle braccia avevano preso il colpo al suo posto, rimanendo ferite, o almeno una di loro. Non aveva sentito ulteriori spari e vedendo che solo metà degli arti sanguinavano nello stesso medesimo punto, poteva ipotizzare che le braccia erano solo due, destra e sinistra, ripetute in successione.

Si sedette a terra e si portò le ginocchia al petto, sconvolta del fatto che qualcuno potesse desiderare la sua morte. Regina glielo aveva sempre augurato, ma lei era una donna spregevole e un pirata, mentre colui che le aveva sparato era un marine, una persona su cui lei avrebbe riposto la sua fiducia, dato che considerava i pirati della  feccia, vedendo come erano stati trattati gli abitanti del villaggio in quegli anni.

Ripensò alle parole che Rufy e Nami gli avevano detto quando si erano ritrovati sulla sua casetta sull’albero. Le avevano detto di questa assurda regola che i figli dei pirati, i più ricercati almeno, dovevano  morire in quanto  una possibile minaccia.

Non aveva creduto loro. I figli non erano i genitori, né dovevano essere macchiati delle colpe dei genitori, quindi per lei era impossibile che una cosa del genere, potesse accadere e purtroppo aveva constatato la verità quasi sulla sua pelle. Si strinse le gambe con le braccia e vi appoggiò la testa. Non voleva uscire da quella barriera. Si sentiva in un certo modo al sicuro li dentro e soprattutto aveva paura che una volta fuori, quell’uomo avrebbe finito il lavoro. Quindi rimase lì ad ascoltare  ciò che stava succedendo fuori. Niente di rassicurante in quanto poteva percepire urla di paura e ordini di uccidere qualcuno… un mostro.

 

Nessuno comprese quanto fosse accaduto, né da dove si fosse alzata quella coltre di sabbia.

Per un momento i Mugiwara pensarono a Rufy.

Il ragazzo era abile a entrare in scena in  modo spettacolare al momento giusto, ma sentirono una sensazione spiacevole sulle loro pelle, dei brividi presero a correre lungo le loro spine dorsali e una forza sinistra si poteva respirare nell’aria.

Tra un colpo di tosse e l’altra tutti riuscirono a percepire un ombra nera gigantesca dalla quale si potè udire un urlo arrabbiato. Molto arrabbiato.

“C-cosa diavolo è quello? “ chiese un marine spaventato, così come anche i suoi compagni, prima che questi venissero colpiti da una mano gigante e fatti volare.

Numerose urla si alzarono nell’aria, chi urlava per paura, chi per incitare i compagni a lottare, chi per ordinare di sparare.

Era il caos.

L’ombra nera urlò nuovamente mentre la sabbia cominciava a posarsi a terra e i Mugiwara non poterono credere ai loro occhi.

Mentre che la visibilità tornava normale, potevano vedere il corpo gigantesco di una donna, con due paia di corna sulla testa, due ali simili a quelle di pipistrello e con dei denti affilati come quelli degli squali.

Era spaventosa, tanto che sembrava un demone.

“R-R-Robin?” gridò Chopper incredulo.

Le gambe di Usopp erano gelatina. Robin era abbastanza inquietante e spaventosa quando faceva certe uscite macabre, ma quella Robin era a tutt’altro livello.

“Che cosa…” disse Zoro con l’occhio sgranato, indeciso sul da farsi.

“Come può essere Robin quell’essere?” chiese Tashigi, facendo un passo indietro.

Sanji non aveva parole a quanto vedevano i suoi occhi, ma se quella era Robin poteva ben comprendere cosa l’avesse portata ad assumere una forma del genere e a comportarsi come una pazza scatenata.

Non si immaginava che l’archeologa possedesse un tale potere e poteva scommettere che anche i suoi compagni ne fossero all’oscuro. Se avesse imparato questa tecnica durante i due anni di separazione, non lo sapevano, si era resa necessario l’utilizzo di un tale potere fino a  quel momento. Vedendo come si agitava Sanji prese in considerazione che la donna non avesse voluto usarlo, perché non del tutto in sé in quella forma.

Infatti stava colpendo chiunque le capitasse a tiro.

Anche se fino a quel momento aveva colpito solo la marina,  non sapeva dire se era perché era stato solo  il nemico ad attaccarla o se perché in fondo riconoscesse i suoi alleati.

Sperava che fosse lucida, ma sinceramente aveva paura di scoprirlo. Se non fosse stata in sé, avrebbero dovuto attaccarla, con il rischio di ferirla, per farla tornare normale.

Quella sua forma e la foga con cui aveva preso a colpire i nemici, gli ricordava molto Chopper quando anni a dietro, dopo aver preso le rumble ball, si trasformava in una renna gigante, non in grado di riconoscere i suoi amici.

“Cosa facciamo?” chiese Zoro agli altri. Aveva sguainato le spade per ogni evenienza, ma non sapeva esattamente come agire in quel frangente. La marina se l’era cercata con il tentato omicidio di sua figlia, ma non per questo poteva colpire tutti i marine con una tale brutalità, soprattutto perché quelle persone avevano accettato la resa e non consistevano più una minaccia.

Era Kizaru il problema.

Zoro vide l’uomo buttarsi nella battaglia, volteggiando  di qual e di là, apparendo e scomparendo in un fascio di luce continuo, per confondere Robin.

Sembrava una mosca fastidiosa e Robin cercò di acciuffarlo più volte inutilmente, finchè sembrò decidere di lasciar perdere.

La donna afferrò una nave della marina e quando si pensò che l’avrebbe lanciata contro i marine sparpagliati per la spiaggia e sugli alleati,  tanto che Fujitora estrasse la sua spada per contrattaccare, il galeone venne usato come mazza da baseball, colpendo Kizaru e mandandolo a sbattere contro una montagnola di rocce che, sgretolandosi, finirono addosso all’uomo.

Successivamente la  nave venne realmente scaraventata sulla spiaggia sia Zoro, sia Fujitora, sia Shanks, si mossero per smantellare il più possibile la nave.

Zoro intervenne con le sue spade, insieme a Shanks, che fece ricorso alla sua sciabola Gryphon, immersa di haki.

La ridussero in centinaia di pezzi e successivamente Fujitora, usando il suo frutto del diavolo zushi zushi, annullò la gravità che influenzava i rottami della nave, in modo tale che essi fluttuassero in aria, per poi  ammucchiarli tutti insieme  in un lato della spiaggia, vicino a dove sorgeva la pineta.

“Dobbiamo fermare Robin!”  disse Shanks.

“E come? Vorrei evitare di farle del male!” disse Zoro “Infondo ha tutte le ragioni per essere incavolata!” disse lo spadaccino.

“Ragioni o meno, ora è un pericolo per tutti! Anche se avevo dichiarato la resa, ora mi vedo costretto a intervenire!” disse Fujitora.

Impugnando la sua spada.

“Cosa hai intenzione di fare?” chiese Zoro,  guardandolo male.

“Lo vedrai!” disse Fujitora, ma non potè fare niente che lo spadaccino impugnando  la sua spada verso di lui disse “ Ero io il tuo avversario. Non ti lascerò muovere un dito contro di lei, sono stato chiaro?”

Essia!” disse Fujitora, riprendendo lo scontro che poco prima aveva interrotto contro Zoro.

Nel frattempo gli altri membri della ciurma di Mugiwara, provarono a far ragionare  la loro compagna.

“Oi Robin. Devi fermarti!” disse Usopp urlando, ma il frastuono della battaglia, gli spari, i suoni della spada, le urla, e rocce che si frantumavano, coprirono la sua voce.

Prese Kabuto e carico l’arma con semi al pepe e, puntandoglieli al viso, glieli lanciò.

Una nube nera si sparse intorno al viso della donna. La quale si fermò dal suo agitare gambe e braccia, perché colpita da forti starnuti.

Successivamente si sentì avvolgere da delle piante arrampicanti, ma queste erano già spezzate ancor prima che questa la imprigionassero completamente.

Successivamente fu il turno di Chopper, il quale assunse la sua forma da renna gigante e cominciò uno scontro fra due creature mostruose che stringendosi le mani a vicenda, sembravano quasi ingaggiare una lotta di sumo, dove il più forte avrebbe vinto.

Chopper era svantaggiato, non tanto perché si sentisse più debole rispetto alla donna, anzi poteva affermare che in quella forma Robin uguagliava la sua forza, ma dietro di lui vi era il mare. Bastava che la sua compagna di ciurma lo spingesse in acqua e per lui sarebbe stata la fine.

Si soprese di quello che successe. Accadde in fatti quello che temeva. Finì con le gambe in acqua e subito tornò alle sue dimensioni naturali, ma Robin non ne approfittò per gettarlo al largo. Lo prese per le corsa e lo  pose vicino a Sanji, il quale non si era mosso dal suo posto.

“Ha semplicemente cercato di mettermi fuori combattimento senza farmi del male!” disse Chopper incredulo.

“Questo è positivo, vuol dire che ci riconosce!” disse Sanji, provando per la decima volta ad alzarsi per poter fare qualcosa, ma aveva perso molto sangue e non riusciva a sostenere il suo peso  sulla gamba sparatagli da Kizaru.

Chopper non potendo più essere utile per calmare Robin, approfittò del momento per curare Sanji.

Usopp stava cercando di ragionare per trovare uno stratagemma per calmare Robin e disse “Brook, addormentala con una canzone!”

“Non posso. Se uso la mia melodia per farla addormentare allora si addormenterebbero tutti e nel caso il mio potere non avesse effetto su di lei, appurato che ci riconosce, la marina non farebbe una bella fine.

“Sono nemici, ma dubito che vorremmo una strage di esseri umani e neanche Robin se solo fosse un po’ più lucida!” disse Brook.

Usopp di guardò in giro in cerca di qualche altra idea. A parte Shanks  non aveva visto nessuno della ciurma del rosso fare qualcosa e si domandò perché. Li vide fermi seduti sulle rocce che erano crollate su Kizaru e capì che a modo loro stavano dando una grande mano.

Si era stranito del fatto che Kizaru non fosse più intervenuto in battaglia, infatti l’uomo non poteva essere stato sconfitto semplicemente da un colpo sferratogli, anche se con una nave della marina.

Ma la presenza dei pirati di Shanks sul luogo dove lui doveva trovarsi, doveva inibire i suoi poteri, infondo tutta la ciurma era una grande utilizzatrice di haki, chi di una tipologia chi dell’altro, ma questo poteva certamente bastare per tenere fermo Kizaru.

Non conosceva la reale potenza della ciurma di suo padre, ma Shanks non poteva essersi guadagnato il titolo di imperatore dei mari così alla leggera e Kizaru sapeva bene con chi aveva a che fare, quindi  probabilmente lui stesso se ne stava buono.

Gli piaceva anche pensare che Robin lo avesse messo realmente  ko.

Tornò a concentrarsi sulla battaglia. Ormai vedeva la marina sfinita con solo pochi uomini ancora in piedi e Robin non sembrava calmarsi.

Strinse gli occhi sperando in un’idea dell’ultimo secondo, ma un urlò familiare riaccese la speranza.

Alzò lo sguardo e vide Rufy, sfoggiando il suo gear 4 ,“volare” verso Robin.

Lo vide pompare aria nelle braccia  che divennero gigantesche come quelle della compagna,  e quando Robin si preparò a usare entrambi le mani per schiacciare gli ultimi marine rimasti, questa se le ritrovò entrambe racchiuse all’interno dei pugni di Rufy.

“Ora basta Robin!” disse il ragazzo con tono duro.

Robin guardò il suo capitano e disse “Hanno quasi ucciso mia figlia, non posso….non posso fargliela passare liscia!”

“Hai detto bene…quasi. Non è stata uccisa. L’hai protetta Robin, sta bene. È viva grazie a te. Questo può essere un punto da cui partire per avvicinarvi, ma se le fai vedere questa parte di te, la perderai per sempre. È questo che vuoi?” chiese Rufy  serio, continuando a calciare l’aria sotto di sé, per rimanere all’altezza del viso di Robin.

“Guardati intorno. La marina è stata sconfitta, hai pestato Kizaru, cosa che viene difficile anche a me, Zoro e Sanji. Sei stata fantastica e questo tuo potere è sorprendente, ma deve essere usato nel modo migliore, non per vendetta. Non fare qualcosa di cui ti pentirai. Non fare il mio stesso errore!”

Robin non comprese le ultime parole di Rufy, ma non potè dargli torto. Si era impegnata tanto perché potesse essere migliore. Non avrebbe mandato tutto in frantumi.

Sua figlia era salva. Poteva ancora vederla all’interno dello scudo da lei creato. Era questo quello che contava.

Tornò a guardare Rufy e annuì.

Sciolse la sua trasformazione, così come anche il suo capitano.

Rimpicciolirono sempre più fino a ritrovarsi ad altezza umana, uno in piedi davanti all’altra.

 

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Capitolo 88
*** 88: Calma ***


Capitolo 88: Calma

 

Rufy e Robin erano uno di fronte all’altro.

Il primo, orgoglioso della seconda  per aver avuto la capacità di fermarsi, le sorrideva.

Robin risposte al suo sorriso, ma questo pian piano svanì, man mano che sentiva le sue forze venire meno.

Rufy l’afferrò e la tenne in piedi, offrendosi come supporto.

Robin era ferita in vari punti. Nonostante la sua mole, molti colpi dei marinai erano andati a segno e la donna non si era ancora ripresa dallo scontro avuto precedentemente con Regina.

Con la sua perdita di forze, anche lo scudo che aveva creato per proteggere la sua bambina si sciolse e la piccola fu nuovamente libera.

Ella, che era ancora rannicchiata su sé stessa, quando sentì i raggi del sole sulla sua pelle, alzò la testa e rimase scioccata alla distruzione intorno a sé.

Vide i marinai che si alzavano sorreggendosi l’un l’altro e una spiaggia completamente devastata.

“Stai bene piccola?”

La bambina sussultò e guardando in alto, vide due donne accanto a lei.

Una con i capelli blu e l’altra con capelli arancioni. Riconobbe Nami, la quale insieme a Franky si era diretta sulla spiaggia quando, insieme alla sparizione di Robin, erano cominciate le urla, mentre l’altra era un altro membro della ciurma alla quale sapeva apparteneva sua madre.

Annuì “Si, tutto bene. Qualsiasi cosa fosse quello strano scudo, mi ha protetto!” disse guardando a terra. Non vi era più alcuna traccia di quelle braccia se non il sangue che aveva creato un disegno circolare.

Nami le sorrise e disse “Non so bene cosa sia successo, ma quella era opera di Robin”

La bambina sussultò a quel nome e guardò la donna in questione. Vide che la fissava e quando i loro occhi si incontrarono, la vide addirittura sorriderle. La studiò a fondo tra le tante ferite, vide quella al braccio sinistro, tale e quale a quella che aveva visto sulle braccia della barriera.

Era confusa. Non si riusciva a spiegare perché la donna che l’aveva abbandonata, l’avesse protetta.

 Continuò a fissarla fin quando tra di loro si misero in mezzo Zoro e Fujitora che stavano ancora combattendo. Tale era la loro concentrazione da non accorgersi che la calma era tornata.

“Zoro, fermati!” urlò Rufy “è tutto finito!”

L’uomo parò un colpo lanciatogli da Fujitora ed entrambi alla voce del ragazzo si guardarono  intorno.

“Sembra che senza accorgercene, la tua compagna si sia calmata!” disse l’ammiraglio della marina, rinfoderando la spada, seguito da Zoro.

“Meglio così. Sei un buon avversario. Mi sarebbe dispiaciuto farti troppo male!” disse Zoro, sorridendo determinato.

Fujitora  scosse la testa a quell’affermazione, poi disse “Credo sia meglio  per noi andarcene.  Prima che qualcun altro decida di fare qualcos’altro di avventato!” disse, vedendo il suo compagno Kizaru, venire trascinato da Benn, della ciurma di Shanks.

Tutti rimasero sorpresi quando videro che l’ammiraglio della marina non  cercava di porre resistenza, ma con un’occhiata in più poterono notare le manette di algamatolite legate ai polsi.

Dallo sguardo dell’uomo si poteva vedere che stava già pensando a una vendetta dolorosa verso coloro che lo avevano in catenato e che lo stavano umiliando davanti a tutti.

Shanks si avvicinò a Fujitora e disse “Da quello che ho visto, qui sei l’unico che ha un po’ di valore morale, quindi consegno a te le chiavi delle manette. Fammi un favore, andatevene e vedi di slegare il tuo amico una volta lontano da qui. Io e la mia ciurma non siamo intervenuti più di tanto in questa battaglia, dato che riguardava più che altro i Mugiwara, ma fate ancora un passo falso e nessuno di noi si tratterrà più e non credo che con tutta la tua flotta ammaccata, abbiate qualche possibilità di farcela contro tutti noi, soprattutto dato che Akainu è fuori dai giochi!”.

Robin sentì la presa di Rufy farsi più forte, mentre la teneva per un braccio. Lo guardò e vide che stringeva gli occhi si mordeva il labbro. Capì che la frase sul non fare il suo stesso errore, riguardava Akainu, anche se non sapeva in che modo.

Fujitora annuì e disse a due dei marine ancora abbastanza in forza, di afferrare Kizaru,  per impedire che la mancanza di forze lo facesse cadere a terra, ma prima che costui venisse condotto via, si rivolse a Rufy.

Mugiwara, ora che la marina è a conoscenza  della presenza della bambina su questa isola, consiglio a te e a Nico Robin di portarla via. Non vi devo ricordare che appena la notizia della sua esistenza si diffonderà, cosa potrebbe capitare all’isola!” disse Fujitora.

“Un bustel call!” disse Nico Robin seria.

Fujitora annuì.

Zoro guardò attentamente il suo avversario. L’ammiraglio non era il tipo di far sì che accadesse una tale tragedia su un’isola popolata da povera gente, ma Kizaru si ed era lì in quel momento, ad ascoltare lo scambio di battute fra Fujitora e il suo capitano.

Intuì cosa volesse fare il primo. Far dire a Rufy che l’avrebbe portata via, così che Kizaru non si mettesse in mente strane idee.

Rufy non lo deluse, anche lui comprese quello che Fujitora aveva in mente.

“Quella bambina è stata sola troppo a lungo. Non permetterò che accada di nuovo. È la benvenuta nella nostra ciurma e faremo in modo che non le manchi più niente!”

La bambina sussultò a quelle parole e non riuscendosi a trattenere, alcune lacrime le scivolarono dagli occhi.

Tashigi sorrise alle reazione della piccola e abbassandosi alla sua altezza, le accarezzò una guancia, asciugandole una guancia.

“Tranquilla non permetteremo a nessuno di farti del male!” la rassicurò, ricevendo in risposta un lieve sorriso dalla piccola.

Fujitora fu soddisfatto della risposta e disse “Bene,  prepariamoci a salpare. Chi riesce a stare in piedi, aiuti i feriti a salire sulle navi rimaste. staremo un po’ stretti,  ma ce la faremo!”

Tutti i marine annuirono e in men che non si dica, vi fu un gran via vai di persone per la spiaggia.

Fujitora si avvicinò a Nico Robin, la quale rimase sorpresa a quanto sentì uscire dalle sue labbra.

“Mi dispiace per quanto accaduto Nico Robin. Una bambina non dovrebbe pagare per colpa delle sue origini e questo non vale solo per tua figlia!” disse, riferendosi anche a lei.

La donna annuì in segno di ringraziamento, poi un’altra domanda le venne posta.

“Tu eri al villaggio prima di giungere qui. Dimmi! C’è stato qualche danno al villaggio?” chiese Fujitora.

“Diverse case distrutte, nessuna vittima per fortuna!” disse la donna.

“Capisco!” disse Fujitora, cominciando a cercare qualcosa dalla sua giacca e sia Robin che Rufy rimasero sopresi quando lo videro tirare fuori un libretto e una penna, per poi porgerli  alla donna. Le chiese di scriverci una cifra sopra e di consegnare il foglietto al capo villaggio, dicendogli di utilizzare quei soldi per rimettere in sesto il villaggio.

“Wow zietto, sono parecchi zeri!” disse Rufy, afferrando l’assegno e osservare la cifra.

“Quella gente non centra niente. È giusto che chi ha sbagliato, paghi!” disse Fujitora, rimettendo al suo posto il resto del libretto e la penna.

“Per essere un marine non sei niente male. Se la marina fosse tutta come te e Smoker, il mondo sarebbe migliore!” disse Rufy.

“Anche se i pirati fossero tutti come la tua ciurma!” disse Fujitora.

Rufy scosse la testa “Ho ucciso Akainu, non sono più il pirata che volevo essere!” disse,  abbassando la testa.

Robin sussultò a quelle parole, capendo tutto finalmente.

“Si, hai compiuto un gesto che da te non mi sarei mai aspettato Mugiwara. Hai sempre dimostrato grande rispetto per la vita, non facendo mai del male in modo definitivo a qualunque tuo avversario. Ma sinceramente nei tuoi panni cappello di paglia, avrei fatto probabilmente la stessa cosa. Uccidendo Akainu ti sei macchiato di una colpa che ti perseguiterà a lungo, se non fino alla fine dei tuoi giorni, ma quando ti sentirai sopraffare da quel dolore, pensa a quante persone hai salvato. Migliaia…e non mi riferisco solo a quelle di quest’isola. Ho visto, passatemi il termine, molte vite innocenti essere spezzate dal suo volere, solo per accaparrarsi la vittoria su un criminale! Ora questo non accadrà più…o almeno fino non comparirà  qualche atro che crede nella giustizia assoluta! Ricorda le mie parole ragazzo!”

Disse l’uomo voltandosi “Ah e un'altra cosa Mugiwara, auguri per il tuo matrimonio!”

Rufy sorrise “Grazie zietto!”

Fujitora riprese a camminare e aiutò i suoi sottoposti a prepararsi per partire.

 

La sera scese e i pirati di Shanks e i mugiwara avevano appena finito di curare chi ne aveva bisogno e  di mettere a posto, la spiaggia.

Ora erano seduti tutti intorno a un grande falò, creato con la legna della nave distrutta, con Sanji che alla bene in meglio, aiutato anche dal cuoco di Shaks, preparava la cena per tutti.

Il primo era un po’ preoccupato. La tecnica di Akainu, aveva spaventato gli animali che erano scappati dalla parte opposta dell’isola, non lasciando loro molto da cacciare. Avevano pescato un po’ di pesce, ma non era il banchetto che gli sarebbe piaciuto preparare. Per di più tutto il cibo preparato per il matrimonio di Rufy e Nami era andato sprecato a causa  dell’assalto dei marine alla Sunny.

Rufy e Nami erano seduti vicini su un tronco a mangiare quando Shanks  gli si avvicinò.

“Mi dispiace che il vostro matrimonio sia andato  in maniera così movimentato!”

Nami sorrise “Chissà perché non mi sarei aspettata niente di diverso. Sarebbe stato troppo strano se fosse filato tutto liscio. L’importante è che tutto sia andato bene e che alla fine, anche se per un soffio, ci siamo sposati!”

“Ben detto!” disse Rufy dandole un bacio  sulla guancia.

Shanks sorrise e sedendosi accanto al ragazzo gli diede una forte pacca sulla spalla.

“Allora Anchor,  come ci si sente da spostati eh?”

Rufy lo guardò confuso “Mi sento come prima, dovrei sentirmi in modo diverso? Qualcosa non ha funzionato?” chiese preoccupato, guardando Nami, la quale rise.

“Ma no è un modo di dire. Non è che avrebbe dovuto crescerti un terzo occhio o saresti dovuto crescere di mezzo metro, ma sarebbe stato carino dire che ti senti felice, come lo sono io!” disse Nami, restituendo il bacio sulla guancia di poco prima.

“Oh ma si, certo che sono felice, lo sono sempre quando sono con te!” disse dandole un altro bacio.

Shanks rise e poi disse “Ok, qui la cosa sta diventando un po’ troppo smielata!” Si alzò in piedi e alzando in alto il calice che aveva in mano, disse “Un brindisi per gli sposi!”

Tutti appoggiarono il rosso e, alzando anch’essi il loro bicchiere, gridarono “auguri!”.

Ma Usopp non si fermò lì e cominciò a urlare “Bacio, bacio, bacio!”!

Chopper si unì al suo incitamento, cominciando a saltellare “Bacio, bacio, bacio!”

E così uno ad uno anche gli altri si unirono al coro.

Rufy si alzò in piedi e porgendo la mano alla sua amata, la sollevò per poi afferrarle i fianchi. Successivamente i loro visi si avvicinarono sempre più, finendo poi per esaudire la richiesta dei presenti, che gridarono felici.

Il bacio divenne un po’ più passionale e Usopp intervenne ricordando loro che c’era una minorenne con loro.

 

Robin era l’unica a non gridare, ma si godeva lo spettacolo prima di proseguire nel suo intento.

Si avvicinò a sua figlia che era anch’essa  vicino al fuoco, sebbene un po’ in disparte dagli altri, e le si sedette accanto, mantenendo una certa distanza, pensando che la bambina l’avrebbe gradito.

Le porse un piatto con un po’ di cibo e aspettò che la piccola lo prendesse. Non aspettò molto, soprattutto dopo che il suo stomaco si era fatto sentire.

Mangiò di gusto e Robin la osservò con il sorriso sulle labbra.

“Perché mi fissi in quel modo? Ho qualcosa sulla faccia?” chiese la bambina, accorgendosi del suo sguardo.

Robin scosse la testa, ma sempre con il sorriso sulle labbra “Mi sto solo accertando che tu stia bene!”

La piccola batté gli occhi e poi disse “Non sono io quella fasciata dalla testa ai piedi!”

“Oh non è niente, solo qualche graffio!” disse la donna “Poteva andare peggio”.

La bambina abbassò lo sguardo sul suo piatto mezzo mangiato e disse “Grazie per avermi salvato!”

“Non ce di chè!” risposte Robin.

“Perché l’hai fatto? Insomma non eri tenuta a farlo!” disse la bambina.

Robin sospirò “Solo perché non ti ho cresciuto, non vuol dire che non tenga a te. Ti ho pensato tutti i giorni da quanto ti ho allontanato da me, chiedendomi come stavi e che aspetto avessi! Quindi non potevo non salvarti!”

Bhe dato che assomiglio a te tanto che anche chi non mi conosce, sa chi è mia madre, direi che se ti sei vista abbastanza allo specchio da bambina, puoi immaginare che aspetto avessi crescendo!” disse alzando le spalle.

“Si, credo di si. Ora posso immaginare che aspetto avessi, ma non so ancora il tuo nome!” disse Robin curiosa.

Olvia!” disse la piccola, sorprendendo la donna.

“Non pensavo che Regina ti avrebbe chiamato con il nome che le avevo suggerito!”

Fu il turno della bambina di essere sorpresa “Vuoi dire che sei stata tu a scegliere il mio nome?”

“Si, era il nome di mia madre!” disse semplicemente la donna.

Olvia si sorprese “Oh e come era?”

“Non me la ricordo molto. Mi ha lasciato dai miei zii all’età di due anni e lo incontrata per pochi minuti all’eta di otto anni, poco prima che venisse uccisa”

Olvia sussultò.

“Ci somigliava molto, ti farò vedere il suo manifesto appena possibile!”

“Quindi anche lei era un pirata?” chiese la bambina curiosa.

“No, era una archeologa di Ohara. Aveva una capacità che per il governo mondiale è una minaccia, per questo lei e stata uccisa e io sono ricercata da quando avevo otto anni, avendo anche io quella capacità!

Olvia annuì, abbracciandosi “Quindi è vero che mi hai lasciato per proteggermi!”

Robin annuì e poi aggiunge “Mia madre aveva anche un’altra particolarità, aveva dei bellissimi capelli bianchi!”

La bambina spalancò la bocca “Davvero? Questo spiega tutto!”

Robin la guardò con curiosità.

Bhe ecco…io veramente mi tingo i capelli…cioè non tutti. I miei capelli sono neri, ma sul lato sinistro ho sempre avuto una ciocca bianca, che ho pensato di nascondere per non sembrare strana!”

Robin sorrise “Non vedo perché una ciocca bianca ti faccia strana. Piuttosto ti rende particolare!”

Olvia sorrise poi, guardando a terra chiese “Allora è vero che verrò con voi?”

“Questo in realtà dipende da te. Vuoi venire? L’alternativa sarebbe che io rimanga qua!” disse Robin.

“Lo faresti davvero?” chiese Olvia speranzosa.

Robin annuì.

“Ma non ti mancheranno i tuoi amici?” chiese  la piccola

“Molto, ma capiscono e poi non è detto che non ci rivedremo mai più!”

Olvia li guardò tutti. Erano tutti strani e anche matti secondo il suo punto di vista, ma li trovava divertenti e poi non poteva far finta di non aver udito il discorso che quell’uomo della marina aveva fatto. Non aveva capito cosa sarebbe successo all’isola se lei fosse rimasta lì, ma sapeva che qualcosa di molto brutto sarebbe potuto accadere alle persone che vi abitavano.

“Va bene! Vengo!”  disse determinata.

Robin la guardò sorpresa.

“I tuoi amici sembrano simpatici e sinceramente sono un po’ curiosa di vedere il mondo!”

“Sarà pericoloso!” disse Robin.

“Anche rimanere qui!” disse Olvia “Quindi partiamo!”

Robin sorrise alla piccola, molto felice in cuor suo di non dover abbandonare l’unica famiglia che aveva conosciuto.

 

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Capitolo 89
*** Verso una nuova isola ***


Capitolo 89: Verso una nuova isola

 

La festa continuò per quasi tutta la sera.

Per Rufy infatti, vi era un altro motivo per cui festeggiare oltre al matrimonio.

Brook stava suonando una bella musica ritmata, su cui tutti potevano danzare e mentre Rufy saltellava di qua e di là insieme a Nami, Robin gli si avvicinò insieme a Olvia, attirando la sua attenzione.

“Capitano, mia figlia avrebbe una cosa da dirti!” disse la donna con un grande sorriso.

Rufy smise di ballare e si  abbassó all’altezza della piccola “Dimmi piccola Robin!”

La bambina guardò il ragazzo, prese un profondo respiro e, stringendo gli occhi, disse tutto d’un fiato “Voglio far parte della sua ciurma!”

Nami guardò Robin alla sua richiesta. Era felice perché questo stava a significare che la sua compagna non se ne sarebbe andata.

Rufy guardò la bambina, ma non disse niente.

La piccola non sentendo risposta, aprì gli occhi preoccupata dall’idea di non venire accettata, ma quando guardò il ragazzo, vide sul suo volto un sorriso a 36 denti e poco dopo, lo sentí appoggiare qualcosa sulla sua testa.

Cercò di capire cosa e, al toccò, comprese che doveva essere il suo cappello.

Era confusa dal significato di quel gesto e cercò qualche risposta da Robin, ma appena catturò lo sguardo della madre, si sentì afferrare per le spalle, venendo successivamente sollevata in alta.

Emise un gridolio sorpreso, prima di ritrovarsi sulle spalle di Rufy. Si tenne saldamente ai suoi capelli, timorosa di cadere, in quando il ragazzo aveva preso ad agitarsi parecchio.

“Ehi ragazzi!” urlò Rufy, attirando l’attenzione di tutti i pirati presenti. “Diamo tutti il benvenuto al nostro nuovo membro della nostra ciurma!” gridò, alzando le braccia in alto.

“Evviva!” urlarono tutti i pirati, alzando nuovamente i calici in alto.

Franky cominciò a piangere commosso “è così bello vedere una figlia riunirsi alla madre. Sono felice che non andrai più via sorella!” disse il cyborg a Robin, la quale  gli diede qualche colpetto sulla schiena per confortarlo.

“Yohohohoho, benvenuta piccolina. Ma che meraviglia, ci vuole una canzone speciale. Che ne dite del Sake di Binks?” chiese  lo scheletro, che ricevette subito la risposta affermativa di Rufy.

“Benvenuta tra noi piccola Robin. Tieni, questo è il mio regalo per te!” disse Sanji, porgendo dello zucchero filato alla piccola.

“Siiiii, benvenuta!!!” disse saltellando Chopper, per poi spostare lo sguardo su Sanji “Anche io voglio lo zucchero filato!” cosa che il cuoco aveva immaginato, quindi ne aveva un altro a portata di mano.

“Che bello, ho un'altra persona a cui raccontare le mie magnifiche avventure! Ti piacciono le storie vero piccola?” chiese Usopp.

“Si molto!” rispose la bambina.

“Sono così felice che ti unirai a noi piccola, vero Zoro?”, chiese Tashigi all’uomo, dandogli una gomitata in quanto non si era ancora espresso in merito.

Zoro la fulminò per avergli quasi fatto versare il prezioso contenuto del suo calice, poi poggiò quest’ultimo per terra e si avvicinò alla piccola.

La bambina lo guardò stranita. Rufy l’aveva appena rimessa per terra e ora si ritrovava davanti a quell’uomo grande e grosso dall’aria seria e spaventosa. La guardava dall’alto al basso e, dal suo punto di vista, non sembrava tanto contento all’idea di avere una nuova compagna di ciurma. Forse perché troppo piccola. Avrebbe potuto essere un peso. Mille pensieri le passarono per la testa, prima che sentisse la mano dell’uomo scompigliarle i capelli, cosa che la sorprese.

“Ora che fai parte della ciurma, chiamarti piccola non mi sembra molto appropriato. Hai un nome?” chiese sempre con aria seria.

“O-Olvia!” disse semplicemente la piccola.

Zoro accennò un sorriso e annuì prima di allontanarsi e riprendere posto e afferrare nuovamente il suo calice.

La bambina sorrise comprendendo che non c’erano problemi, era solo il suo modo di fare.

I festeggiamenti andarono avanti finché tutti i pirati crollarono a terra esausti.

 

La mattina seguente i mugiwara si svegliarono al profumino della colazione preparata da Sanji, ma subito notarono che c’erano meno persone rispetto alla sera prima.

“Dove sono finiti Shanks e la sua ciurma?” chiese Nami.

“Se ne sono andati mentre dormivamo!” disse Sanji “Quando mi sono svegliato mezz’oretta fa la loro nave era ormai un piccolo puntino al largo”

“Non capisco questa fretta. Potevano almeno salutare. Questo il vecchio me la dovrà pagare!” disse Usopp. Infondo ci era rimasto male.

“Ehi guarda Usopp,  che cosa è?” chiese Chopper, vedendo un qualcosa di strano poggiato accanto a lui.

Il cecchino la prese e la ispezionò “Ma questa è…è una delle sue pistole. Me l’ha fatta vedere prima del matrimonio. È stata la prima pistola che ha acquistato. Ha detto che gli ha salvato la vita in molte occasioni! Non posso credere che me l’abbia lasciata!”

“Perché no? Sei suo figlio. I padri sono soliti tramandare un qualcosa che li rappresenta ai figli, perché poi venga a loro volta tramandata. Avrà voluto cominciare questa tradizione con te!” disse Franky, alzando le spalle, non trovandoci niente di strano.

“Oh quindi  dovrò poi regalarla a mio figlio, giusto?” chiese Usopp.

“Dato che sappiamo che avrai almeno un figlio, non vedo perché no!” disse Sanji.

“Io però non lo vedo Usopp usare una pistola. Non fa mai uso di proiettili!” disse Chopper, stranito dal regalo.

Usopp aprì la pistola per vedere i buchi nei quali si inseriscono i proiettili e disse “Bhe a giudicare da come è fatta, posso usarla per migliorare il mio raggio di azione. La mia Kabuto è fantastica, ma se dovessi raggiungere un posto ancora più lontano, questa sarebbe perfetta!” disse, prendendo uno dei suoi semi e inserendola all’interno dell’arma. “I miei semi sembrano adattarsi perfettamente!”

Prese la mira e la puntò dall’altra parte della spiaggia, dove erano ancora disseminate le rocce cadute addosso a Kizaru, e sparò. Si vide un piccolo sbuffo di polvere, che fece comprendere che il bersaglio era stato colpito, ma per chi non  era così evidente, la crescita di diversi alberi ed erba per diversi metri, poteva essere un segnale ben evidente della capacità di azione della pistola.

“Wow fantastico Usopp!” disse Chopper meravigliato.

“E pensa che avrei potuto mirare molto più lontano se non ci fosse stato quell’ostacolo!”

Nami aveva assistito alla scena, ma poi spostò il suo sguardo a Rufy. Quest’ultimo stava leggendo un bigliettino.

“E quello da dove salta fuori?” domandò la ragazza.

“Oh è Shanks che ci saluta e dice che ci rivedremo quando sarò diventato il re dei pirati!” disse il ragazzo sorridendo “Shanks è solito partire senza troppe smancerie, mi stupisco che almeno sta volta, abbia lasciato  un biglietto, invece di sparire e basta!” disse Rufy, per poi alzarsi e urlare “Bene ciurma, direi di farci una bella colazione e poi partire per la prossima avventura!”

“Yohohohohoh…non vedo l’ora, oh ma io gli occhi non ce li ho….yohohoho…skull joke!” disse Brook, venendo bellamente ignorato dal gruppo.

“Ehi un momento. Mancano Robin e Olvia!” disse Tashigi guardandosi intorno.

“Non avranno cambiato idea vero?” chiese Chopper con le lacrime agli occhi e guardando intorno anch’esso.

“Tranquillo Chopper, siamo qui!” disse Robin, spuntando fuori dalla pineta insieme a Olvia.

“Robin, non te ne sei andata? Che bello!” disse Chopper correndo ad abbracciarle le gambe “Dove eri finita?”.

La donna sorrise “Avevo un compito da svolgere da parte di Fujitora!” disse Robin confondendo i presenti, ma non Rufy, il quale sorride alla compagna.

 

Finalmente i Mugiwara poterono lasciarsi alle spalle quell’isola dove avevano affrontato non pochi problemi.

Tutti si sentirono rilassati a quel punto, tanto che Chopper e Usopp si buttarono sull’erba, presente sul ponte, per rilassare completamente i nervi, ma la tranquillità venne interrotta quasi subito dal martellare di Franky, intento a  sistemare i danni provocati dai marine durante il loro primo assalto.

Nami era andata a controllare che i suoi mandarini fossero ancora sani e ne approfittò per togliere qualche festone che si era salvato, sorrise quando vi lesse sopra Just married. Il matrimonio non era finito bene come sperava, ma almeno aveva sposato l’uomo che amava.

Guardò Rufy che si trovava poco lontano dai suoi mandarini. Sembrava assorto nei suoi pensieri mentre osservava l’isola allontanarsi.

Sapeva cosa gli frullava per la testa. Le aveva raccontato cosa era successo con Akainu e sapeva anche cosa Fujitora gli aveva detto. Subito lei gli aveva fatto sapere che era d’accordo con il marine. Nessuno lo incolpava per quanto successo, ma sapeva  che una vita era pur sempre una vita ed era difficile, se non impossibile, farsi scivolare tutto addosso.

Fu indecisa se andare da lui o lasciarlo riflettere. Optò per la seconda, sapendo che in caso di bisogno, sarebbe stato lui stesso a rivolgersi a lei.

Olvia correva qua e là esplorando la nave. Era molto curiosa e affascinata da tutto quello che vedeva. Non credeva che quella sarebbe stata la sua nuova casa. Era un bel passo avanti rispetto alla sua casetta mal assembrata sull’albero, che aveva fatto con le sue mani.

La bambina venne sistemata nella stanza con Robin con un separé che poteva dare alla piccola Olvia l’impressione di avere una stanzetta sua, mentre Tashigi, che fino a quel momento aveva diviso la camera con Robin, in quanto ospite momentaneo, venne fornita anch’essa di una stanza propria.

 

Passarono un paio di giorni, durante la quale Olvia si ambientò tra la ciurma. Amava inventare e costruire cose, quindi aveva instaurato un buon rapporto soprattutto con Franky. Era incuriosita dalle sue invenzioni e il cyborg era felice di avere qualcun altro a cui mostrare le sue idee oltre ad Usopp.

Tutti erano tornati alla loro routine, chi suonava, chi cucinava chi si allenava e poi c’era Nami che disegnava e difendeva i suoi preziosi mandarini da Rufy e Olvia. Quest’ultima trascinata verso la cattiva strada dal capitano stesso e spesso anche da Usopp.

Stava tracciando l’ennesima linea sulla carta quando il bussare alla porta, la fece sbagliare. Sbuffò spazientita ed era pronta a sgridare chiunque l’avesse fatta perdere la concentrazione, ma ritirò il suo intento quando, dando il permesso di entrare, vide Sanji sporgersi dalla porta.

Nami lo aveva visto un po’ nervoso negli ultimi giorni ed era curiosa di scoprire cosa ci fosse che non andava nel cuoco.

“Ehi Nami, sappiamo quanto dista la prossima isola?” chiese l’uomo.

Nami sembro pensarci un po’ su “Bhe a questa velocità ci vorrà un po’ più di tempo del previsto, ma una vera stima non te la so fare. Non so esattamente dove sia la prossima isola e non ho una mappa che mi possa dare una qualche idea! Stiamo andando un po’ alla deriva, anche se una deriva con una rotta stabilita!”

Sanji sospirò “Ok, grazie!” disse, facendo per chiudere la porta, ma Nami lo fermò chiedendogli  “Qualche problema Sanji?”

Il cuoco sussultò alla domanda “Eh cosa? No, no. Stai tranquilla mio angelo. Ho solo finito qualche spezia e vorrei fare rifornimento alla prossima isola. Avevo già in mente il menù per la cena, ma senza quelle spezie non posso farle e quindi mi vedo costretto a pensare a qualcos’altro!”

“Sicuro che sia solo questo?” chiese Nami dubbiosa.

“Quanto sei carina quando ti preoccupi per me!” disse Sanji, con gli occhi  a forma di cuore “Ma non c’è niente per cui essere preoccupata, va tutto bene!” disse il cuoco facendole l’occhiolino e sorridendole.

Nami annuì. Forse aveva sbagliato a interpretare il comportamento del suo compagno, in fondo Sanji si preoccupava anche delle cose più banali quando si trattava di cibo. Non voleva far  mancare loro assolutamente niente.

La ragazza si rimise all’opera. Si concentrò e nessun rumore questa volta sembrò distrarla dal suo lavoro. Neanche quando un’esplosione provenne dall’ufficio di Franky.

L’uomo infatti aveva fatto scontrare due fili che non avrebbe dovuto toccarsi e dopo un breve lampo, ci fu un rumore assordante e tanto tanto fumo.

Tutti accorsero a vedere cosa fosse capitato e in quel momento si vide il cyborg uscire dalla sua officina, tutto affumicato e con i capelli sparati in aria. Dietro di lui uscì anche Olvia, tossendo e non nelle migliori condizioni.

Lei e Franky si guardarono e vedendo l’aspetto l’uno dell’altro, scoppiarono a ridere.

Robin inizialmente preoccupata per la figlia, sorrise a vedere la complicità che si era creata tra i due e anche lei si mise a ridere alla faccia dei due.

Rufy era quello che rideva più forte, ma si stupì nel non vedere la sua amata in  mezzo a loro.

Si recò verso la sua camera ed entrando piano, chiamò “Nami?”

Non ricevette risposta, allora incuriosito da questa sua concentrazione, le si avvicinò di soppiatto e, facendo scivolare le mani lentamente, l’abbracciò da dietro.

Nami piantò un urlò dallo spavento e lanciò in aria la boccetta di inchiostro. Rufy si apprestò subito ad afferrarla, per evitare che la vernice cadesse sul disegno e lui rischiasse di passare diverse notti sui divanetti dell’acquario, come era successo tempo addietro quando, giocando, aveva rovinato una mappa.

“Rufy, mi hai fatto prendere un colpo!” disse Nami con una mano sul cuore.

“Shishishishi! Scusa. Eri talmente concentrata che nessun rumore è stato in grado di farti uscire dalla trance in cui eri caduta e credevo che un abbraccio delicato, avrebbe potuto aiutarti a smettere di concentrarti sul tuo lavoro e cominciare a dedicare un po’ del tuo tempo a me!” disse, poggiandole le mani sui fianchi “Mi sono sentito solo oggi!” disse l’uomo.

“Ma se eri sulla testa della Sunny. Ci passi delle ore là sopra e, data la tua momentanea e rara tranquillità, ne ho approfittato per portarmi avanti!” disse la donna, mettendogli invece le mani intorno al collo.

“Bhe ora sono qui! Cosa dici di concentrarti un po’ su tuo marito!” disse Rufy, per poi alzare un sopracciglio stranito.

Nami lo guardò confusa “Cosa c’è?”

“Marito…mi suona ancora strano!” disse Rufy divertito.

Nami lo colpi sul petto divertito dicendogli un “scemo”,  per poi posare le sue labbra su quelle dell’uomo e iniziare un bacio che Rufy di certo non rifiutò.

 

“Terra, Terra!”

Si sentì una voce urlare una mattina dopo una settimana e più di navigazione. Era la voce di Usopp, in quanto era toccato a lui il turno di notte.

Piano piano tutti i pirati raggiunsero il ponte per dare un’occhiata all’isola.

Sanji uscì dalla cucina, in quanto già sveglio da un po’ per preparare la colazione e tirò un bel sospiro di sollievo alla vista dell’isola.

Nami e Rufy uscirono dalla loro cabina, avvicinandosi al parapetto davanti alla loro porta e da li a poco, anche Robin usci dalla sua stanza due porte dopo la loro.

Rufy espresse subito la sua voglia di sbarcare sull’isola per andare in esplorazione e dal ponte anche Usopp, Chopper e Franky espressero il loro entusiasmo.

 “Sembra un’isola normale, yohohohoho!” disse Brook, che si era avvicinato ad Usopp sul ponte.

“Si, esattamente come la precedente!” disse Robin affiancandolo, così come Nami e Rufy.

“Oi Robin, non cominciare a fare l’uccello del malaugurio!” disse Usopp “Potrà pur esserci un’isola dove non succede niente di strano no?”

“No, siamo nel nuovo mondo Usopp. Non c’è niente di normale!” disse Nami, affiancando l’archeologa.

“Bhe che male c’è nell’essere positivi?” chiese Tashigi.

“Che ogni volta che lo diciamo, qualcosa va storto e sarà così anche questa volta!” disse Nami, sospirando.

“Io spero ci sia da combattere!” disse Zoro con un sorrisino sul volto.

“Già potrebbe essere divertente, spero anche che ci sia della carne!” disse Rufy.

Nami si portò una mano sulla fronte rassegnata.

 

Finalmente i piedi dei Mugiwara toccarono nuovamente terra e subito cominciarono a discutere di come si sarebbero divisi.

Nami attirò l’attenzione dei suoi compagni. Allungò un pugno con diversi rametti al suo interno, disposti in modo tale che non si vedesse la punta e disse “Allora, ci divideremo in base a cosa il destino sceglie per noi. Ognuno prenda un bastoncino e farà squadra con coloro che hanno il  bastoncino dello stesso colore. Solo colui o colei che prenderà il bastoncino di colore nero, rimarrà a sorvegliare la nave!”

Tutti annuirono e tutti si accinsero a pescare un bastoncino.

“Yohohoho, che sfortunato che sono!” disse Brook, mostrando il bastoncino con la punta nera.

“Ehi, voglio ripescare!” disse Zoro contrariato, mostrando il suo bastoncino giallo.

“Ecco bravo, vedi se riesci a toglierti dai piedi, Marimo!” disse Sanji, il quale aveva preso anch’egli il bastoncino giallo.

“Io vorrei essere la prima a ripescare, visto che sono capitata in squadra con voi due babbei!” disse Nami, già  esasperata dai continui litigi tra i due che avrebbe dovuto affrontare durante tutta l’esplorazione.

“Oh mia dolce Nami, siamo insieme! Mellorine!” disse Sanji, cominciando a volteggiare intorno a Nami, per poi rivolgersi alle altre due sue compagne “Mia dolce Robin, mia cara Tashigi, purtroppo il fato è stato ingiusto a dividere le nostre strade!” disse l’uomo veramente dispiaciuto.

“Tsè, idiota!” sussurrò Zoro, non abbastanza forte da farsi sentire dal cuoco, troppo occupato a sbavare dietro le ragazze.

“Sarà per la prossima volta!” disse Tashigi, non ancora abituarsi al comportamento donnaiolo di Sanji.

Robin si limitò a sorridere e si avvicinò a Franky e Usopp, insieme ad Olvia. I quattro erano capitati insieme.

“Saremo una squadra fantastica! Vinceremo noi!” disse il cecchino.

Nami gli diede un pugno e gli urlò “Non è una gara idiota!”

 Usopp si massaggiò la testa “Mi hai fatto male. Potresti essere più gentile con colui che ti ha costruito un altro climac attack!” disse Usopp, frugando nella sua borsa  e darle un corto bastone.

A Nami le si illuminavano gli occhi. Non le piaceva l’idea di affrontare una nuova isola disarmata.

“Grazie mille Usopp!” disse più gentilmente, una volta che schiacciò il pulsante per allungare l’arma.

“è di un metallo anche più robusto dell’altro!” disse Usopp fiero di sé “E c’è anche una sorpresa! Prova a schiacciare nuovamente il pulsante!”

Nami incuriosita lo schiacciò e dalla cima del bastone  ci fu uno scoppio e tanti coriandoli presero a caderle addosso.

Nami lo guardò  storto “è questo che sarebbe?”

“Chiedilo a Olvia, è lei che lo ha aggiunto!” disse Usopp, indicando la colpevole.

La bimba sorrise e disse “Bhe volevo dargli un tocco di colore e poi lo trovavo un modo carino per inaugurare la tua nuova arma!”

Nami si addolcì “Si, in effetti è stata una sorpresa molto carina!”

Chopper si avvicinò al’ex membro della marina “Ehi Tashigi, sei squadra con me!” disse la renna saltellando “E anche tu Rufy”.

Rufy non rispose, al contrario aveva una smorfia sul viso “Ehm…Rufy, stai bene?”

Tutti si voltarono verso il capitano a quella domanda. In effetti risultò un po’ strano che non avesse ancora detto niente riguardo alla nuova isola.

Il ragazzo  stringeva gli occhi e si portò le mani alla tempia per massaggiarsi le tempie.

Nami gli si avvicinò  e toccandogli un braccio gli chiese “Ti senti male?”

“C’è…c’è qualcosa di strano su questa isola…” rispose Rufy, sussultando.

“Cosa vuoi dire?” chiese la navigatrice confusa.

“Non lo so…non sta zitta…ci sono tante voci. Sento la testa esplodere!”

“Senti la voce delle cose!” Disse Robin sicura. Se prima aveva qualche dubbio, ora ne era certa

“Il che cosa?” chiese Usopp.

“Esiste un dono, molto molto raro, che permette alle persone di sentire la voce delle cose che ci circondano. Ovviamente se queste hanno qualcosa da raccontare. Il capitano aveva già mostrato questa capacità nel riuscire a capire gli animali e i re dei mari, ma sembra che sia in grado di sentire la voce anche delle cose inanimate, come ad esempio la voce dell’isola”.

“Ma dice che sente tante voci! L’isola è una sola” disse Nami, guardando da Robin a Rufy.

“Ma è composta da vari elementi. Non si sa molto su questa capacità, quindi non saprei spiegarlo meglio, né so dire il perché del malessere del capitano!”

“Chopper, tu puoi fare qualcosa per aiutarlo?” chiese Sanji preoccupato.

“Posso dargli un medicinale per il mal di testa” disse la renna, cominciando a scavare nello zaino.

“Non credo che serva a qualcosa. Il suo corpo sta bene e qualcosa di esterno che gli causa il malore!” disse Robin “Possiamo fare due cose. Scoprire cosa sta succedendo all’isola o andarcene!”

“Che si fa?” chiese Tashigi, anch’essa preoccupata per Rufy.

“Io ho bisogno di fare scorte di cibo e ho bisogno che qualcuno mi aiuti a raccogliere frutta, erbe e selvaggina!” disse Sanji.

“Non preoccupatevi per me ragazzi. Andiamo a cercare quello di cui abbiamo bisogno. Io starò bene. Non sarà un mal di testa a fermarmi!” disse Rufy.

Nami lo guardò dubbiosa, ma quando Rufy le regalò un sorriso, annuì “Va bene, andiamo. Chopper, stai attento a Rufy”.

La renna annuì.

Il gruppo si incamminò, tutti con una sorta di preoccupazione in quanto infine l’isola non sembrava poi così tranquilla.

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