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Ti ritrovi a gemere, perché davvero, non ce la fai più a trattenere quel suono rauco tra le labbra.
Non quando riesci a provare certe sensazioni. Ma davvero, dovresti stare zitto perché è già
abbastanza strano sapere che non sapere che non sarai tu a gestire i giochi. Sentire quel ghignetto
premuto contro il tuo stomaco ti fa davvero venire voglia di cavarti gli occhi. O fare qualsiasi cosa
altrettanto stupida. Ma non riesci sul serio a controllarti. Non ci riesci proprio. Non quando la sua
lingua continua a scorrere sul tuo stomaco. E non quando quella stessa lingua passa il tuo ombelico,
leggera ma prepotente, aiutata dai denti bianchi della persona a cui quella lingua appartiene. Va tutto
drammaticamente bene. Troppo bene. Senti i suoi capelli scorrere lentamente sul tuo petto, fino a
raggiungere il tuo collo e capisci che, si, ha perfettamente capito di averti in pugno. Che in quel
frangente potrebbe chiederti di dire alla McGranitt che odi la scuola e non fartene pentire. Vedi che
si diverte a vedere che hai più o meno una faccia da pesce lesso. Perciò non riesci a prevedere il
fatto che ti sta catturando la bocca in una maniera che dovrebbe essere tutto, meno che innocente,
pretendendo l’accesso con la lingua. Mugoli piano, quando il bacio finisce tanto repentinamente
quanto è iniziato.
-Rem, Rem. Avresti dovuto dirmelo prima che eri così accondiscendente, sai? Mi sarei fatto meno
seghe mentali.- ti dice, ghignando a un centimetro dalle tue labbra, mentre ti solletica dolcemente
l’ombelico.
-E tu avresti dovuto dirmi di avere il feticismo degli ombelichi. È malattia questa, lo sai?- dici,
deglutendo rumorosamente e provando a non indugiare poi così tanto su quello che hai davanti.
-Oh, Rem, la mia era semplice curiosità.- ti risponde, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
-Curiosità?- gli chiedi, titubante. Anche se poi decidi di prendere coraggio. Per la miseria, Remus John
Lupin. Sei un Grifondoro e un Malandrino, non puoi avere paura. Così alzi lentamente la mano,
carezzandogli il volto e passandola tra i suoi capelli nerissimi e leggermente arruffati.
-Quando ti trasformi è la parte che si tende di più. Ti ho osservato tanto mentre ti trasformi.- ti dice,
con uno sguardo disarmante.
-Sirius.-ti limiti a chiamarlo. E ti rendi conto che tutto quello che hai aspettato finora era che si
fermasse per qualche istante e ti guardasse in quel modo, accarezzandoti le labbra, per poi poggiarvi
le sue lente e delicate quando vogliono esserlo.
Ed è bello sentirlo contro di te, mentre mugugna frasi insensate, interrotte dai baci sulla pelle. Della
bacca di uno sull’altro.
Pensandoci bene, Remus, ti rendi conto che in realtà tutto è iniziato molto prima di quanto ti aspettassi.
Molto dopo di quando avessi voluto comunque. E ti rendi conto che, no, non dimenticherai la prima volta
che ti sei reso conto di volere Sirius Orion Black per ben altri motivi, rispetto a quello di studiare con lui
o fare una partita a scacchi. Hai sempre voluto fare questo.
Forse non è tanto male come idea. Ma ti rendi conto che per capirci veramente qualcosa, devi davvero partire dall’inizio.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Remus Lupin era uno studente come un altro. Certo, apparteneva al gruppo di amici più discusso dai tempi
della fondazione di Hogwarts e una volta al mese doveva affrontare quello che in famiglia ormai veniva ufficialmente
chiamato ‘piccolo problema peloso’, ma… era sostanzialmente un ragazzo semplice. Frequentava il sesto anno
ed era prefetto, cosa che lo faceva sentire vagamente in colpa se faceva anche solo vagamente.. il malandrino,
ecco. Perciò si era ritrovato a fare da coscienza al gruppo, senza sentirsi mai in imbarazzo. Si sentiva come il
contrappeso di una bilancia: da un lato c’erano James e Sirius, sempre malandrini, sempre a fare scherzi; dall’altro
c’era lui, più calmo, pacato. Era molto più facile trovarlo a leggere un libro più grande di lui, che a fare anche vagamente
ironia con qualcuno. Questo, ovviamente, i suoi amici lo sapevano, per questo preferivano evitare di incitarlo a fare
scherzi che lui non voleva fare. Anche perché quando il dolce, pacato Remus ci si metteva.. allora lo scherzo del
secolo era stato appena concepito. Perché unire il suo intelletto con quello di Felpato e Ramoso… non era qualcosa
da sottovalutare. Ma quello non era uno di quei momenti per Remus. Non lo era proprio. Non stava nemmeno leggendo.
Era appoggiato ad un albero in riva al Lago Nero e pensava. A tutto e a niente. Ed era bello svuotare la mente ogni tanto.
Fu riscosso da un soffice fruscio sull’erba, di un uomo che cammina. Alzò lo sguardo e sorrise. Sirius Black
non sarebbe cambiato mai. Portava ancora la divisa come la portava un bambino di undici anni. E si ostinava
ancora a portare solo i pantaloni e la camicia sotto il mantello, senza maglione, la cravatta mollemente appoggiata
sulla camicia bianca. Diceva che aveva sempre caldo e che il maglione l’avrebbe fatto soffocare. Era vero. Sirius
aveva la pelle bollente. Era una stufetta umana.
-Hey, Rem.- lo salutò lui con un ghigno. Fenotipo Black, anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
-Hey, Sirius. James e Peter?- gli chiese con un sorriso.
-Perché, Rem? Non ti basto io?- gli chiese quello, ridacchiando, mentre si sedeva accanto a lui.
-Oh, non vorrei mai mancarti di rispetto. Ma tu e Jamie vivete in simbiosi, praticamente, e Peter è sempre dietro
a James. Quindi mi chiedevo se dovevo avvalermi della mia spilla per salvargli le penne oppure no.- gli rispose,
riprendendo la lettura di.. be’, di qualunque cosa avesse tra le mani in quel momento.
Sirius non gli rispose. Si limitò a sdraiarsi e ad appoggiare la testa sulle gambe incrociate del lupo mannaro.
Remus chiuse il libro e gli occhi. Era pace quella che sentiva. Era pace assoluta.
-Rem?- lo chiamò alla realtà Sirius, dopo quelli che gli sembrarono millenni.
-Si?-
-James è a disturbare la Evans in biblioteca. Peter è in punizione. Ha delle ripetizioni con la McGranitt.- gli disse,
chiudendo gli occhi, come se avesse deciso all’ultimo secondo di cambiare discorso.
-Oh.- rispose semplicemente.
-Rem?- lo chiamò nuovamente Sirius.
-Si, Sirius?-
-Bella allitterazione. – ridacchiò quello. –Stai ancora con Karen?-
Una domanda fatta a bruciapelo, in un contesto inaspettato.
-Perché?- gli chiese.
-Non lo so. Quando sei con lei ti rinchiudi nella tua bolla di secchionaggine con lei e ci lasci perdere. Mi mancava
il mio secchione. Ti ho controllato nella Mappa.- gli rispose, con un sorriso disarmante e sincero.
-Non ci chiudiamo nella nostra bolla di secchionaggine.- bofonchiò Remus, infilandosi le mani nelle tasche, totalmente
dimentico del peso in più che aveva sulla gamba destra.
Nell’infilare la mano destra nella tasca, infatti, questa sfiorò il viso di Sirius in una carezza leggera e involontaria.
Ritirò subito la mano, in imbarazzo. Sirius aprì leggermente le palpebre, portando il suo sguardo su quello dell’amico.
Ma richiuse gli occhi quasi subito. Quell’evento fu totalmente ignorato.
-E invece si. Karen è una stronza Corvonero che mi impedisce di copiare i tuoi compiti perché li avete fatti
insieme. E non è giusto. Noi ti abbiamo conosciuto prima di lei. Non può accampare diritti su di te solo perché
è la tua ragazza.- bofonchiò in risposta Sirius.
-Be’, forse vorrebbe che tu imparassi qualcosa dai compiti, ecco.- fu la brillante risposta che Remus riuscì a
trovare.
-Rem, l’unica cosa che vuole fare quella ragazza è dimostrare che è superiore a noi e portarti a letto, ovviamente
dopo avere fatto i compiti.- ribatté Sirius. –E mi andrebbe pure bene, se non fosse così rompiballe.-
Remus non rispose. Il rapporto con Karen era iniziato per caso. Aveva fatto tutto lei. Durante la ronda di Remus
era venuta a trovarlo, ovviamente prima che scattasse il coprifuoco, e lo aveva spinto al muro, baciandolo e
togliendogli la possibilità di scappare. Dopo era stato tutto un rincorrersi, ma non era nulla di serio, per nessuno
dei due.
All’improvviso Sirius si alzò, togliendosi il mantello. Dopodiché si tolse le scarpe e la cravatta. Si stava sbottonando
la camicia, quando Remus lo interruppe.
-Sirius, ma che stai facendo?- gli chiese Remus, guardandolo.
Sirius non rispose fino a quando non si tolse la camicia.
-Voglio fare un bagno nel Lago.-
Remus lo guardò come se fosse impazzito.
-Sai, potrei anche essere d’accordo, se non fosse che quel lago è pieno di sirene e avvincini, per non parlare poi
della Piovra Gigante. E poi l’acqua è gelata, Sirius!- disse Remus, guardandolo negli occhi.
Perché no, Remus non doveva staccare lo sguardo dagli occhi di Sirius. Perché stava cominciando a farsi domande
strane. Tipo: ‘quando diamine è stato che Sirius è riuscito a farsi quelle braccia?’. Oppure: ‘il quidditch non può
avere fatto quello. Davvero non può’.
-Ma no che non è fredda. Basta abituarsi. E poi è vero che ci sono certi animali che fanno accapponare la pelle,
ma non ci avvicinano mai a riva.- gli rispose, liberandosi dei pantaloni e restando in boxer.
Sirius non attese risposta da parte di Remus che si gettò sul lago. Decise di immergersi completamente, bagnandosi
pure i capelli, per evitare di avere freddo. Funzionò. L’aria fuori non era proprio gelata, essendo ormai primavera,
ma l’acqua ci metteva un po’ di più a riscaldarsi. Ma per lui era piacevole. Si girò verso Remus.
-Hey, Rem! Perché non vieni anche tu?-
Nessuna risposta.
-Rem, ma ci sei?-
In effetti Remus aveva un’aria piuttosto assente. Il fatto era che lui era scioccato. Sul serio, non riusciva a
capacitarsi del fatto che avesse un amico così stupido.
E così bello.
No, quella non era una cosa giusta da pensare, non in quel momento.
-Dai, Rem! Sei un Malandrino anche tu, in fondo. Molto in fondo, forse, ma hai anche tu un orgoglio da
difendere!- gli urlò Sirius. Che aveva dannatamente ragione. Era un Malandrino e un Grifondoro, e l’orgoglio
era il maledetto peccato di ogni membro di quella nobile casa.
Perciò Remus fu parecchio veloce a liberarsi di tutto l’abbigliamento, restare in boxer anche lui e gettarsi nel
Lago. Per poi raggiungere il suo amico, che lo guardava con un strano ghigno sul volto.
-Grande, Rem. La lezione di domani sarà ‘come saltare le lezioni senza sentirsi in colpa’. Ci stai?- gli chiese,
schizzandogli l’acqua.
-L’acqua è davvero magnifica.- gli rispose Remus, dando alla scena un senso diverso. Era ammollo fino al
mento, con le palpebre chiuse e agli occhi di Sirius non era mai stato così.. tenero. Continuò a guardarlo,
senza chiedersi perché, senza pensarci troppo. Distolse lo sguardo solo quando Remus riaprì gli occhi,
destandolo dalla sua contemplazione.
-Io e Karen ci siamo lasciati.- disse Remus, guardando il tramonto.
-Perché?-gli chiese Sirius, sentendosi stranamente più leggero al livello del petto, senza sapere perché.
-Perché mi da fastidio il fatto che voi mi copiate i compiti, sul serio. Ma mi dà ancora più fastidio il senso di
colpa per non avervi fatto copiare. E mi da fastidio che Karen mi abbia chiesto di scegliere tra lei e voi, come
se fosse veramente importante per me. Non scambio una scopata per i miei amici.- gli rispose, stringendo i
pugni sotto l’acqua.
Ad un certo punto sentì un impatto. Si, un impatto, perché Sirius l’aveva placcato. Non era un tipo che
abbracciava spesso, e quando lo faceva era sempre talmente imbarazzato che più forte ti placcava, più voleva
che quell’abbraccio significasse qualcosa. E a quanto pensava Remus, Sirius voleva che quell’abbraccio
significasse proprio tanto.
-Sir, non respiro.- ridacchiò, contro la spalla bollente dell’amico.
-Stai parlando e ridacchiando. Questo vuol dire che stai respirando.- mugugnò Sirius imbarazzato.
-Certo.- gli rispose, staccandosi.
-Rem?-
-Si?-
-Non metterti più con una corvonero. Non ti fanno bene. I grifondoro sono meglio.- gli rispose, sorridendo
brevemente, e allontanandosi da lui, per recuperare i vestiti.
Remus lo guardò allontanarsi, sentendo una strana stretta allo stomaco. Poi sorrise alla sua frase.
-Hai ragione, Sirius. I Grifondoro sono meglio.-
Spazio Autrice: Prima Slash che scrivo in tutta la mia vita. Ma le amo. Pensare che speravo la mia prima slash fosse una Klaine o una Kurtofsky mi fa sentire in colpa. Ma Rem e Sirius sono tanto coccolosi!! >.< Perciò non so cosa pensare di questa fiction. Per adesso è una Shot, ma se dovesse avere abbastanza seguito penso la trasformerò in una long. E non è una scusa per avere recensioni, penso che sarebbe un suicidio mettersi in un lavoro che non ha seguito quando ho altre due storie da finire, anche se ad una mancano solo un paio di capitoli. Perciò lettore avvisato, mezzo salvato.
Però il vostro parere mi serve sul serio. Almeno so se dedicarmi nuovamente alle storie slash oppure dedicarmi perennemente alle storie etero. ç_ç
Per quanto riguarda il capitolo, per la prima volta sono orgogliosa dell'italiano. Benedetti aggettivi possessivi unisex. *-* Poi... be', il nome di Karen ha un perché chi segue le altre mie storie sa che ho la fissa per How I Met Your Mother. Bene, Karen è la stronza che stava col mio Ted ai tempi del liceo e del College. Poi l'ultima battuta di Remus è mooooolto fluff. Mi andava di concludere così. Detto questo, passo e chiudo. :D
Vorresti
poterlo urlare, vorresti anche solo essere capace di dire queste semplici
parole, anche scriverle magari, sul muro col tuo stesso sangue, così prezioso
da far voltare tutta la parte femminile di Serpeverde al tuo passaggio. Ma non
riesci a dire nulla. Dalla tua bocca non riesce ad uscire nulla che non siano
gemiti e sospiri, e vorresti anche essere capace di supplicare magari. Perché,
per Merlino, ti senti come una bimbetta che fa sesso per la prima volta. Non
hai frignato così nemmeno quando sei stato iniziato al piacere fisico, ma
adesso è tutto diverso.
Anche se questa
è un po’ la tua prima volta. È la tua prima volta con un uomo, comunque. La tua
epifania sessuale è stata una delle cose più sconvolgenti che ti siano mai
capitate. Ma James, tuo fratello, ti accetta così come sei, e allora sai che
tutto può andare bene. Perché puoi affrontare tutta Hogwarts, potresti prendere
Rem e baciarlo di fronte tutta la Sala Grande, ma non riusciresti a sopportare
di perdere la tua famiglia solo perché adesso ti piacciono anche i ragazzi.
Anche se finora è stato solo un uomo a stuzzicarti.
-Oh, per l’amor
del cielo, Rem.- mormori, stringendo le mani attorno
i suoi capelli.
Rem alza gli
occhi per un secondo, prima di abbassarsi su di te, sulla tua parte più intima.
Ci mancava solo pensare come una mammoletta!
Complimenti, Sirius!
Ma non riesci a
darti una colpa per i tuoi pensieri. È oblio. È oblio, cazzo. Ok, imprecazione
non proprio legittima visto quello che Remus ti sta facendo.
Ed è quando
gemiti più del solito che ti rendi conto di una cosa. Una ragazza non ti ha mai
fatto sentire così. C’era stato il piacere con loro, e anche tanto. Ma una
ragazza, per quanto possa essere esperta, ci mette un po’ a capire quali sono i
tuoi punti più.. sensibili, ecco. Ma un ragazzo. Oh, un ragazzo sa esattamente
quello che deve fare. Un ragazzo ti spiega quello che poi vorrà fatto. E poi
lui ti conosce da così tanto tempo.
Quando smette
di lambirti con la lingua e le labbra ricomincia a risalire, prima di spossarti
troppo per il piacere. Lo afferri per le spalle e ribalti la situazione,
mettendolo sotto di te.
-Quando hai
capito che noi due non eravamo solo amici?- ti chiede, con uno sguardo da
cucciolo bastonato che poco si addice alla persona con cui fai i preliminari da
un’ora, ormai.
E pensare che
ancora non avete fatto proprio sesso.
-Questa estate.
Quando preferivi mandare lettere a James piuttosto che a me.- dici, mettendo il
broncio per farlo sentire in colpa.
-Ma poi te le
ho mandate.- ti risponde, sorridendo raggiante.
-Oh, si che
l’hai fatto. Ti ricordi com’è iniziato?-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
L’Espresso di Hogwarts era già tornato a Londra, e Sirius Black e
James Potter erano nuovamente in viaggio per Godric’s Hollow, dove avrebbero
passato l’estate a casa Potter. Sirius aveva finalmente deciso di lasciare casa
sua e trasferirsi nella casa di quella che lui considerava come la sua
famiglia. Gli dispiaceva solo non potere passare quella estate insieme agli
altri due suoi amici. Codaliscia avrebbe passato
l’estate in Spagna, nella tenuta estiva dei suoi. Mentre Remus.. Rem avrebbe
passato l’estate insieme ai suoi nonni, uniche persone che riuscivano a stare
con lui, nonostante il suo piccolo problema peloso. Gli dispiaceva più per lui,
ecco.
I giorni passavano tra partite di quidditch
e scherzi alla povera vecchia Batilda Bath, che non
li sgridava solo perché mamma Potter li rimproverava anche per lei. A Sirius
piaceva molto Dorea Black in Potter. Era la madre che
aveva sempre voluto, quella che se sbagli prima ti sgrida e poi ti fa i
biscotti perché vuole toglierti quello sguardo triste. Sua madre era più tipo
da ‘prova anche solo a socializzare con un sanguesporco e ti brucio dall’albero
di famiglia’. Non esisteva affetto in casa Black.
Un paio di settimane dopo arrivò il piccolo gufo di Remus. Portava
una lettera.
James e Sirius corsero a prendere il gufo. Il giovane rampollo Black
fu molto deluso di vedere il nome del fratello sulla lettera. Aveva sperato che
la lettera fosse per lui..
-Ti saluta Remus.- disse James, sorridendo.
Sirius aggrottò le sopracciglia, facendo cenno di passargli la
lettera.
Stratford-upon-Avon
13
luglio 1977
Caro James,
Scrivo questa lettera perché so che
se dipendesse da te non inizieremmo mai a scriverci e, poiché tendi a
dimenticare tutto quello che non sia Quidditch, Difesa contro le Arti Oscure,
Trasfigurazione e Lily Evans, vorrei non dimenticassi come si tiene una piuma
in mano.
Spero che lì a casa dei tuoi vada
tutto bene. Io non mi lamento, se è questo che ti stai chiedendo. I nonni sono
gentili e qua c’è una pace incredibile, potrei viverci anche solo per vivere di
questo silenzio.
A proposito, so che mi avevi chiesto
di raggiungerti il prima possibile, ma tra qualche giorno andrò al mare,
perciò, anche se continueremo a sentirci, non potrò raggiungerti, non posso
lasciare i nonni da soli. Però passerò con voi l’ultima settimana prima
dell’inizio della scuola. Dobbiamo andare a Diagon Alley, e poi c’è la luna
piena. Mi mancherete tra qualche giorno.
Perciò, io torno ai miei libri,
mentre tu puoi tornare a tutto quello che stavi facendo prima che Dorian ti
disturbasse.
A presto,
Remus.
P.S.: Salutami Sirius.
Sirius non riusciva a crederci. Non lo aveva calcolato! Non lo aveva
calcolato completamente! Solo nel Post Scriptum si era ricordato di lui!
Rientrò in casa a passo di marcia, sbattendo la porta della camere degli
ospiti, ormai divenuta camera sua, dietro le sue spalle.
James, che lo aveva seguito, sospirò davanti a quella lastra di
legno. Sapeva quanto Sirius tenesse a Remus, in maniera morbosa a volte. Remus
non ci faceva caso, ma Sirius quando lui era lontano era perso. Aveva passato
due settimane a chiedere di lui, ma non aveva avuto il coraggio di prendere una
fottuta piuma e scrivergli. Con un ennesimo sospiro, James si avviò in camera sua,
prendendo penna e calamaio, e scrisse la lettera di risposta a Lunastorta.
Godric’s
Hollow
13
luglio 1977
Caro Remus,
non rispondo nemmeno alla tua
premessa. Anche se col senno di poi, devo ammettere che hai ragione. Mi manca
pure un po’ la mia rossa.
Qui a casa va tutto bene,
ammazziamo la noia e ci divertiamo. Comunque non c’era bisogno di dire che ami
la pace. Lo sappiamo già, secchione che non sei altro. Non studiare troppo
questa estate, che ti si frigge ilcervello, altrimenti.
Non è assolutamente giusto,
comunque, che tu non sia qui a divertirti con noi. Posso capire Codaliscia, ma non te. Anche se devo ammettere che evitare
due giorni a letto dopo la luna piena non mi spiace affatto…
sai che scherzo, quei giorni sono i giorni più felici del mese, per me. Oh, per
Merlino, sembra che sto parlando con una donna.
Comunque, Remus. Evita di non
parlare con Sirius. Ha letto la lettera e c’è rimasto un po’ male.
A presto!
Ramoso
P.S.: Scrivi a Sirius. È un
ordine.
James, molto soddisfatto del suo lavoro, piegò la lettera e la diede
al suo gufo, visto che quello di Remus se n’era già andato. Si sdraiò sul
letto, mettendosi un braccio davanti gli occhi. Prima o poi quei due avrebbero
dovuto capire quello che gli stava succedendo.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Passarono un paio di giorni a casa Potter, e nulla era cambiato.
Sirius era ancora un po’ triste e arrabbiato, senza nemmeno capire perché
avesse reagito in quel modo. In fondo la lettera era indirizzata a James, non a
lui, quindi non c’era motivo che se la prendesse tanto solo perché nonera stato lui a ricevere quattro stupide
parole. Ma quello non gli dava pace. Faceva ancora avanti indietro, senza
scherzare, ironizzare o fare sarcasmo. E la cosa stava cominciando ad
innervosire James.
Quel pomeriggio arrivò la lettera di risposta a James.
Stratford-Upon-Avon
18
luglio 1977
Caro James,
io ho sempre ragione. Ho la cultura
e l’esperienza dalla mia parte, non posso mai avere torto.
E comunque, pazzo, non si studia mai
troppo nella vita. Ma insomma, vuoi o non vuoi diventare un Auror. È da quando
hai 11 anni che mi fai una testa enorme, e adesso lo diventerai, a costo di
fingermi te e fare l’esame al posto tuo. No, non posso farlo, è contro la mia
natura infrangere le regole, ma posso aiutarti almeno.
Ah, quasi dimenticavo. La donna sei
tu. questo spiegherebbe perché passi più tempo davanti lo specchio che a lezione.
Per il discorso ‘Sirius’.. non so
cosa dirgli, James. È la prima volta che mi capita una cosa del genere. Prendo
una pergamena, scrivo luogo e data, poi scrivo ‘caro Sirius’ e non riesco a
continuare. Non osare ridere, perché altrimenti arrivo lì di notte e giuro che
ti strangolo.Ti sto scrivendo la
verità, perciò ti prego non prendermi in giro.
E non osare fare leggere questa
pagina a Sirius, perché ti castro.
A presto,
Remus.
P.S.: l’ultima frase è un
avvertimento, non una minaccia. Mago avvisato, mezzo salvato.
James rise, leggendo la lettera. E aveva ragione, non era qualcosa
che Sirius avrebbe voluto leggere. Però fu sorpreso di una cosa. Remus che non
sapeva cosa scrivere era come Silente che non filosofeggiava. Remus era delle
persone più loquaci, parlando di scrittura. Era successo qualcosa tra i due,
perché un motivo doveva esserci se non riuscivano a parlare.
Godric’s
Hollow
18
luglio 1977
Sei un coglione Remus. Non ti
saluto nemmeno. E per la cronaca, non ho bisogno del tuo aiuto per diventare
Auror. Esserlo è nel mio sangue, mi prenderanno all’Accademia non appena mi
guarderanno negli occhi.
E poi se io sono una donna,
vuol dire che tutta la parte femminile di Hogwarts è lesbica e tutti gli uomini
dovrebbero prepararsi al mio arrivo. Ma per piacere.
Senti, non è che è successo
qualcosa tra te e Sirius? Perché non mi parla da quando ha letto la tua
lettera, e tu non riesci a scrivergli. Se avete dei problemi, vi prego,
parlatemene. Lo Zio Jamie è sempre pronto ad aiutare. Non è da te non sapere
cosa scrivere e non è da Sirius non sapere cosa dire. Perciò almeno tu sii
clemente e spiegami. E prova a scrivere qualsiasi cosa, qualsiasi cazzata,
almeno sa che non ti sei dimenticato di lui.
A presto, coglione!
Ramoso.
Stratford-Upon-Avon
19
luglio 1977
Ma va un po’ a fare in culo! Se
continui così, la Evans non si avvicinerà a te nemmeno col binocolo! Dovresti
smetterla di essere così egocentrico! E che cazzo!
Ma guarda un po’ cosa mi stai
facendo scrivere.
Per quanto riguarda Sirius… non so cosa sta succedendo. È un po’ che è strano.
Credevo fosse un po’ triste, ma non vedo perché dovrebbe esserlo. Jamie, ti
prego, aiutalo. Ho provato a scrivergli, di nuovo, ma ho strappato la
pergamena, di nuovo.
A presto,
Remus
P.S.: Vorrei poter venire lì, ma non
sono maggiorenne, non posso smaterializzarmi e non ho polvere volante.
Uccidimi, James.
Godric’s
Hollow
19
luglio 1977
Allora, ok, parlerò io con
Sirius. Tu sforzati. Scrivi anche solo ‘Ciao, Sirius, a presto, Sirius’. Per la
miseria, Lunastorta, sei un Grifone, anche se tendi a
dimenticarlo troppo spesso. C’è un motivo per cui ti abbiamo preso nei
Malandrini. Hai una mente criminale assurda che si cela dietro quegli enormi
libri. Quindi muovi il culo e scrivigli.
A presto.
Ramoso.
P.S.: giuro che se appena
compi 17 anni non mi offri da bere, ti schianto.
James sospirò per l’ennesima volta in quei giorni. Era ora di
interrompere il mutismo del suo migliore amico. Lasciò la sua stanza,
avviandosi verso quella di Sirius.
-Felpato, ci sei?- gli chiese, bussando piano alla porta.
Sentì un grugnito, che stava a significare un assenso.
-Hey, come va?- chiese James.
-Uno schifo.- rispose Sirius.
-Ti va di dirmi perché?-
Sirius sospirò mettendosi seduto sul letto.
-Io non lo so, James. È un po’ che sono così. Prima credevo che
fosse rimorso per Regulus…- rispose, scombinandosi i
capelli. –Ma non è solo questo. Non può essere solo questo. Ma non riesco a
parlarne e Remus.. Remus è l’unico che non chiede. Sono stanco, Jamie. Sono
stanco di tutto quello che sta succedendo e lui lo sa. Lui l’ha capito e non mi
ha chiesto niente. E non gli sarò mai abbastanza grato per questo, perché a lui
non riesco a dire di no. Merlino, James, che mi sta succedendo?-
James lo guardò tra l’indeciso e l’ammirato. Non aveva mai parlato
così. Aveva il cuore in mano.
-Sirius.. puoi parlare con me. Puoi parlare con il tuo amico
coglione, che, anche se fa finta di nulla, darebbe la vita per i suoi migliori
amici. Sirius, Remus non si è dimenticato di te. Ti scriverà, dagli tempo.-
rispose James, posando una mano sulla spalla dell’amico.
James aveva una teoria a riguardo. Ma chiedere a Sirius se gli
piaceva Remus, in quel momento avrebbe significato firmare la sua condanna a
morte. O forse non avrebbe capito il senso della sua richiesta.
Poi, l’unica cosa che avrebbe potuto distrarlo. Un gufo che
picchettava la finestra. Questa volta la lettera era indirizzata a Sirius, così
James decise di lasciarlo da solo, con un sorriso. Il giovane rampollo Black
aprì la lettera, mentre uno strano sorriso si apriva sul suo volto.
Stratford-Upon-Avon
19
luglio 1977
Caro Sirius.
Merlino, non so cosa scriverti, Sir.
Spero che tu stia bene e che non te la sia presa troppo perché ho scritto la
prima lettera a James. È la quarantesima volta probabilmente che ho in mano una
piuma provando a scriverti.
So che per ora ti fa schifo tutto,
Sirius. So che vorresti avere a disposizione una stanza piena di roba fragile
da potere spaccare con le tue stesse mani.Magari da lanciare contro un muro, un po’ alla babbana.Hai ragione. E so che sai perché lo so. Non abbiamo
mai avuto bisogno di parlare, noi due. So
che sei confuso, anche se non so perché. So che vorresti avere delle risposte,
ma purtroppo non posso essere io a dartele.
Mi manchi. Mi manchi terribilmente. Sei
quello che mi mancherà di più. Non riesco nemmeno a capire perché, ma so che la
luna piena questo Agosto, non verrà mai troppo presto. Ti prometto che ti
scriverò più presto, a qualsiasi costo. A costo di scriverti solo ‘ciao, ti voglio bene’.
Perché non sopporto che tu sia triste a
causa mia.
Con infinito affetto,
Rem
P.S.: visto? Ho firmato con Rem! Sei
l’unico che mi chiama così… a presto, Grim!
Spazio Autrice:
Salve a tutti!! Ed ecco a voi il secondo capitolo, dopo mille mila anni! Che nonè che mi convinca molto, comunque. Non so, mi
piace l’idea di fondo, ma non mi convince molto… Boh! Passo alle spiegazioni:
allora, una cosa che non ho spiegato nello scorso capitolo è il titolo della
fiction: Moonstar è un carattere per Microsoft Word
che ho trovato sul web, in un sito su Harry Potter(non ricordo quale, chiedo
venia!). Quando ho letto il nome ho subito pensato a Remus e Sirius. C’è
qualcosa nel ‘Stella di Luna’, che mi porta molto verso di loro. Poi… non ho
idea di dove Remus abbia passato la propria infanzia. Non dice niente neppure
nell’HP LexiconTT_TT, così
ho scelto Stratford-Upon-Avon, patria di Shakespeare.
Poiiii…. Grim vuol dire
Gramo in inglese. Riferito alla forma animagus di
Sirius. Non chiamiamolo sempre Felpato, povero cucciolo!!
Ringrazio tutti
quelli che hanno inserito la storia tra le seguite e le ricordate. E chi ha
recensito quella che era la shot!! J Grazie!!
Dopo,ti rendi conto che non ti
sei mai sentito così completo in vita tua. Sorridi, mentre Sirius stringe le
dita della tua mano attorno alla tua, e non puoi fare altro che ricambiare la
stretta, perché dannazione non hai
mai fatto nulla di così sbagliato che ti è sembrato così giusto. Perché dopo i
quasi tre anni che voi due fate sesso con ragazze, hai capito che per la prima
volta non è stato solo sesso. Perché anche se tutti pensano che sei il meno
malandrino, a volte peggio di Peter, non sanno che sei sempre quello che se ne
va dal letto per primo. Perché si. Perché non sopporti di dover coccolare anche
dopo. Non con una persona per cui non provi nulla. Ma Sirius, oh, Sirius è
un’altra cosa. Vorresti stringerlo, e stringerlo ancora o magari farti
stringere tu. O magari una cosa non esclude l’altra.
Oh, si, Remus John Lupin. Sei fottuto. E non solo in quel senso. Sei
innamorato del tuo migliore amico.
Innamorarsi di
un ragazzo. Non c’aveva mai pensato. Nemmeno quando aveva scambiato le lettere
quell’estate con lui aveva pensato di poter essere innamorato di Sirius. Non
aveva nemmeno pensato che Sirius potesse innamorarsi di lui, anche se
inconsciamente. Perché lui sapeva che il loro era amore.
Si, vocina interiore del caz.. ok, sarebbe
un’uscita poco felice. Rifacciamola. Si, vocina interiore della malora. Sto
iniziando a pensare come una ragazzina. Silente dice che l’amore è l’arma più
potente di tutte.. oddio, voci dicono che avesse una relazione con Grindelwald…
Provi a
pensare. Provi a continuare a pensare, ma la mano di Sirius che ti accarezza i
capelli e le spalle e le braccia in una carezza gentile e quasi automatica e
inconsapevole ti fa perdere la testa. Ti va venire voglia di ricominciare. Ti
alzi e lo guardi negli occhi. Ha lo sguardo intenso, Sirius. Ha quegli occhi
grigi che ti perforano l’anima, e scavano dentro, fino al tuo cuore. Ti ritrovi
a posare una mano sul suo viso velato di una tenera barba che lo rende ancora
più affascinante. Ti sorride, socchiudendo leggermente gli occhi, perdendosi
nelle sensazioni cheprovate entrambi.
Si sporge verso di te, baciandoti, chiedendo l’accesso con la lingua, che si
scontra rapida ma dolce con la tua, ancora bollente. Lo stringi ancora di più,
cingendogli il collo con le braccia. Perché si. Lui ti cinge i fianchi,
stringendoti a lui. Senti un vago sapore di possessione nella stretta. Ma ti
piace dannazione. Ti piace perché con lui ti sei sempre sentito così. Sempre un
po’ sotto esame, ma accettato, curato, amato. Anche e soprattutto quando meno
te lo meriti. Anche quando si attiva la licantropia che ti trasforma in un
mostro, lui ti accetta, ti fa sentire amato. Forse è proprio in quei momenti
che più ti senti vicino a lui, più di tutti gli altri Malandrini. Probabilmente
è per le vostre forme simili, o forse perché riesce a mantenere quell’assurdo
sguardo grigio anche in forma canina.
Sorridi contro
la sua bocca, mentre pensi alla notte di luna piena prima dell’inizio della
scuola. Poi lui ti infila nuovamente la lingua tra le labbra e ovviamente provi
a pensare di meno. Eppure pensi davvero a quell’episodio..
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Remus Lupin aveva passato un’estate pesante. Era stato orribile stare
lontano dai propri amici, soprattutto perché quegli stessi amici non lo avevano
fatto rilassare nemmeno per un istante. Il suo povero gufo Dorian non ne poteva
più, l’ultima volta che gli aveva legato una lettera alla zampa aveva tentato
il suicidio sbattendo contro un palo della luce babbano. Finalmente i suoi
nonni erano tornati dal mare e così lui con loro. Poteva finalmente rivedere
James e Sirius.
Sirius. Le lettere che si erano scambiati avevano reso quell’estate
stupenda e complicata allo stesso tempo. Felpato lo aggiornava continuamente:
sulla sua routine, sui suoi pensieri. Non parlava apertamente, ma Remus sapeva
quello che quelle lettere volevano dire. Sirius era triste. Era triste
nonostante tutto. E non potere fare niente perché era a centinaia di chilometri
di distanza non faceva altro che indisporre maggiormente il lupo mannaro.
Scosse la testa, Remus, stringendo la mano attorno al manico del
baule, incantato ad arte prima di lasciare Hogwarts affinché non dovesse
portare decine e decine di valige per gli spostamenti. Arrivato davanti la
porta di casa Black-Potter bussò, aspettando il tornado che lo attendeva. Ad
aprire fu James, che lo accolse con un sorriso smagliante.
-Lunastorta! Godric, quanto ci sei
mancato!- esclamò, placcandolo. –Sir, scendi!-
Remus ridacchiò alla faccia di Sirius in cima alle scale di fronte
all’ingresso. Era imbarazzato. Mai avrebbe pensato di vedere quello sguardo
negli occhi del suo amico.
-Allora, Sirius? Non saluti il tuo vecchio amico Remus?- disse
quest’ultimo, sorridendogli.
Sirius sorrise in risposta, correndo da lui e placcandolo come aveva
fatto James, forse con un pizzico di sentimento in più.
-Mi sei mancato, Rem.- disse, grattandosi
la testa.
-Anche tu, Sirius. Come stai?- gli chiese, sentendo un leggero
calore sulle guance.
Inspiegabile,
assolutamente inspiegabile.
-Bene, be’, meglio.- rispose, con un sorriso vago e imbarazzato.
James li osservò entrambi, sentendosi un pizzico orgoglioso dei suoi
amici. Probabilmente non l’avrebbero capito mai, ma lui sapeva. Lui sapeva, ma
non poteva parlare. Parlare avrebbe significato la dipartita di entrambi,
perché nessuno dei due aveva capito di avere nello sguardo quella luce, quando guardava l’altro. La stessa luce che lui aveva
nello sguardo quando guardava la sua Lily. Li osservava scambiarsi frasi di
circostanza, imbarazzati senza nemmeno capirne il perché, e si ritrovò a
sorridere, perché, davvero, era così palese. Li afferrò per le spalle e li
condusse dentro, spingendoli verso la sua camera.
-Allora, Lunastorta, come va con il tuo problema peloso?- chiese
James, provando a distrarre quei due, entrati nel loro piccolo mondo in cui
vivevano da soli.
-Male. Sai come vanno le cose. È stasera, il che significa che sono
un fascio di nervi. Disturbami e stanotte ti mordo.- minacciò Remus, con un
ghignetto sadico.
Sirius ridacchiò. Era sempre più convinto del fatto che il suo Rem,
sotto quel faccino pulito, da bravo ragazzo, nascondesse la sua vera indole
sadica. Godric, si sentiva così orgoglioso di lui!
-Grazie, Felpato! Il tuo migliore amico minaccia quello che chiami
fratello e tu ridi! Bene. Ora so che a Natale dovrò fare due regali in meno!-
sbottò James, melodrammatico.
-Ah, allora lo mordo apposta! L’hanno scorso ti ricordi cosa ci ha
regalato?- chiese Remus a Sirius.
-Oh, si. Cos’era? Una bambola gonfiabile! Una bambola gonfiabile!
Godric, Ramoso, come se ne avessimo bisogno!- sbottò Sirius.
-Hey, non sapevo a cosa serviva! Credevo fosse una di quelle robe
che i babbani tengono in casa per non restare soli!- rispose James.
-Ma va un po’ al diavolo!- sbottarono insieme i due amici,
spingendolo.
Passarono la giornata in allegria. Dorea
Potter non aveva fatto altro che lamentarsi di quanto Remus fosse magro,
gonfiandolo all’inverosimile. Charlus, invece, si era
informato sui suoi sogni futuri. A quella domanda si erano voltati anche gli
altri due Malandrini. Remus era l’unico che non aveva ancora deciso che
carriera intraprendere. Si interessava a troppe cose per prendere una decisione
seria.
-Mi piacerebbe molto insegnare. Mi ci vedo con un’orda di ragazzini
urlanti che non vogliono imparare e io lì a rimproverarli.- disse, imbarazzato,
con gli occhi sul piatto.
-E poi contando il fatto che questo è stato il mio lavoro nei miei
scorsi anni ad Hogwarts con questi due mentecatti di qua, sono abituato a
lavorare con le teste dure. Anche se spero di trovare qualche alunno
sinceramente appassionato alla mia materia.- aggiunse, ignorando le lievi
proteste dei due amici.
Continuarono a parlare del più e del meno, per tutto il giorno.
Sirius continuava a scoccare strane occhiate al licantropo, a volte ammirato, a
volte semplicemente pensieroso. E fu così tra una chiacchiera e uno scherzo era
passato il pomeriggio, ed arrivata la sera. Era il momento per quei ragazzi di
trasformarsi in Felpato, Ramoso e Lunastorta.
Avevano deciso di sfruttare una grotta in mezzo al bosco che
circondava Godric’s Hollow, abbastanza spaziosa per contenere un licantropo, un
cervo adulto e un cane. Si spostarono lì dopo una cena veloce, prendendo la
scusa di una voglia improvvisa di campeggio. James si stava sgranchendo le
gambe sotto forma di Ramoso, mentre Remus e Sirius sistemavano le ultime cose
dentro la grotta. Lunastorta si era già cambiato, indossando un semplice paio
di pantaloncini. Non che ne sarebbe rimasto molto dopo quella notte, ma sempre
meglio che restare completamente nudi.
-Così.. vuoi fare il professore?- chiese Sirius a Remus, richiamando
l’attenzione su di se.
-Oh, be’. Si.- si limitò a rispondere
quello.
-Cosa? Non mi hai detto niente quest’estate di questo discorso, ora
voglio i dettagli!- rispose Sirius, ghignando.
-Fottiti.- rispose alzando gli occhi al cielo. –Non è la prima volta
che ci penso. Sinceramente non credo di aver mai avuto altre alternative. Poi
tra te e James.. Difesa di qua, difesa di là, guarda come sono bravo a
disarmare, guarda quanto sono bravo a schiantare.. sinceramente, date sui
nervi. Però.. mi avete fatto innamorare della materia dalla prima lezione, e mi
piacerebbe trasmettere un po’ della mia passione ad altre persone, ad altri
studenti.- rispose Remus, sedendosi contro una della pareti della grotta.
-Ci riuscirai. Hai letto tutta la biblioteca in quanto, due o tre
anni? Se non prendono te, mi lamenterò personalmente con chiunque sia il
preside della scuola!- disse Sirius, sedendosi accanto a lui.
-Be’, Silente potrebbe anche rifiutare. In fondo nelle mie
condizioni non sarei la persona più adatta per stare vicino a dei ragazzini e
ai loro genitori urlanti.- rispose l’altro un po’ sconsolato.
-Hey, stiamo parlando di Albus Silente, no? Sinceramente, quel tipo
è una delle persone più tolleranti che abbia mai conosciuto. Ha costruito una
casa per le tue trasformazioni! Insomma, significherà pur qualcosa!- disse
Sirius, dando una pacca sulla spalla a Remus.
-Già, forse è così.- rispose, accondiscendente.
Sirius non capiva il perché, ma aveva tanta, forse troppa voglia di
stringerlo e baciargli il capo. Se Rem fosse stato una ragazza l’avrebbe fatto.
Ma non lo era, ed erano amici e sarebbe stato.. strano. Così si limitò a sorridere.
-Andrà tutto bene, Rem. Tranquillo.- gli disse, chiudendo gli occhi
e poggiando la testa contro la roccia.
Remus non rispose. Si limitò a mettere la testa tra le gambe,
preparandosi al dolore della trasformazione. La sera era già calata, e la luna
era quasi al suo culmine. Sirius sospirò, concentrandosi per prendere forma
canina. Nello stesso momento James entrò dentro la grotta, facendo scontrare le
corna contro Felpato, facendolo latrare divertito. Remus rantolò, sentendosi
quasi spezzare le ossa delle gambe e delle braccia. Sirius si avvicinò a lui,
guaendo per empatia. Lunastorta sorrise debolmente, poggiando la testa contro
quella del grosso cane nero, che gli leccò una guancia affettuoso. Dopodiché il
cane si allontanò da lui, solo per il tempo necessario affinché l’amico
completasse la trasformazione in lupo.
Sirius avrebbe preferito sopportare lui la maledizione piuttosto che
vederla addosso all’amico. Pensava che non fosse giusto che una persona
sostanzialmente buona come Remus dovesse sopportare un tale peso. Odiava vederlo
in quelle condizioni. Odiava vedere ogni singola cellula del suo corpo tendersi
e trasformarsi. Odiava Fenrir Greyback per quello che gli aveva fatto. Odiava che
quegli occhi castani così profondi, così suoi diventassero color ambra e che le
pupille nere si ingrandissero così. Odiava vederlo soffrire. Sbuffò pesantemente
dal naso. Remus si era trasformato in Lunastorta.
Si alzò dall’angolo in cui si era accucciato e provò ad avvicinarsi a
lui lentamente. Remus aveva cominciato a ringhiare. Era in quel momento in cui
il lupo aveva il sopravvento su tutto, e nulla avrebbe potuto distrarlo. Ramoso
provò a fermarlo, ma Sirius gli ringhiò contro in risposta, chiedendogli di non
fermarlo. Il cervo alzò la testa, permettendogli si raggiungere l’amico. Remus come
al solito stava sfogando la voglia di mordere su se stesso. Mugolò piano,
provando a distrarlo. Lunastorta di girò verso di lui, ritornando a ringhiare. Ma
Sirius non si fece impressionare e poggiò piano la sua testa su di lui, in un
abbraccio canino. Remus all’improvviso si calmò, e come se avesse capito che
quello che gli stava vicino era il suo migliore amico, di mise seduto a terra,
buono. Sirius gli mordicchiò giocosamente il collo, facendolo latrare felice. Felpato
scoprì i denti, in quello che sarebbe stato un sorriso, per poi leccarlo.
James era pietrificato. Di solito aspettavano un po’ prima di
raggiungere Remus nelle notti di luna piena, perché, anche se sapevano che l’amico
non avrebbe mai fatto loro del male volontariamente, volevano evitare il
pericolo ‘incazzatura post-trasformazione’. Ma avrebbe dovuto immaginare che la
loro presenza forse avrebbe salvato l’amico da parecchie cicatrici. Sirius si
era rivelato più attento anche in questo. Aveva capito che per fargli ricordare
di essere ancora Remus, in qualsiasi forma, doveva sbattergli il proprio
affetto nei suoi confronti.
James li osservava e non sapeva se essere spaventato a morte oppure
sorridere come un beota, nonostante l’aspetto animale.
Si stavano
coccolando.
Non avrebbe saputo come descrivere quello che stavano facendo i due
amici in altro modo. Sirius mordicchiava e leccava Lunastorta, provava a
lenirgli le ferite, passandogli piano il muso umidiccio, e continuava ad
accarezzarlo e poggiare la testa sopra il corpo dell’amico.
Li osservò per tutta la notte, e per tutta la notte James non fece
altro che promettersi una cosa.
Due mesi. Due mesi
soltanto. Se questi due non si mettono insieme prima di allora, li chiudo in
una stanza finché non avranno parlato di quello che provano. Parola di James
Potter!
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.--.-.-.-.-.-.-.
Remus si svegliò con uno sbadiglio, massaggiandosi delicatamente le
tempie. Aveva male dappertutto. Gli facevano male le ossa, ma a parte quello
non bruciava molto, solo le braccia. Si era morso di nuovo. Controllò le
condizioni degli arti superiori, notando come i tagli fossero ridotti un po’
meglio del solito. Certo, le ferite erano lo stesso profonde, ma non poi così
tanto. Era stato peggio. Vide una testa animale nera appoggiata sul petto e non
poté fare a meno di sorridere. Non ricordava mai molto delle notti di luna
piena, ma quella notte era stata diversa. Aveva sentito Sirius vicino a se. L’aveva
sentito vicino come mai. Gli gratto la testa affettuosamente dietro la testa,
facendolo mugolare piano, ma senza svegliarlo. Sorrise ancora di più prima di
ricordarsi di essere nudo. Aggrottò le sopracciglia, sentendosi stranamente a
disagio. Si alzò piano e indossò i pantaloni che aveva lasciato in una piccola
nicchia che James aveva scavato nella roccia con la bacchetta. A proposito, dov’era
James?
-Hey.- disse una voce amica, molto assonnata,
alle sue spalle.
-Buongiorno, Sirius.- disse, passandosi le mani tra i capelli.
-Come va?- gli chiese, grattandosi il collo, come se fosse ancora un
cane.
Remus sorrise. Quando si dice avere il destino nel nome.
-Non bene, ma meglio del solito. Grazie. Sai, per stanotte.- disse.
-Dovere.- mugugnò quello, sentendosi stranamente
in imbarazzo.
-Sirius, perché…-
Ma la domanda fu interrotta dall’ingresso di James, che aveva in mano
un vassoio pieno di dolci, dolcetti, latte e thè.
-Buongiorno, gente! Il sole è alto e brillante, gli uccellini
cantano e i gufi portano le lettere.. oh, ma siete già svegli.. e io che
credevo di trovarvi in posizioni compromettenti!- sbuffò scherzoso Potter.
-Perché tutte le persone che conosco sono così mattiniere? Vi odio!!-
sbuffò Sirius, nascondendo la testa tra le gambe. –Dormirei per altri tre
giorni! E poi che vuoi dire con posizioni compromettenti?-
James ghignò.
-Niente. Lascia stare. So perché non ti è piaciuta la bambola
gonfiabile l’anno scorso, nulla di che.- rispose, scrollando le spalle.
-Chiudi il becco e mangia, James. Stai diventando ridicolo.- rispose
Remus, in difesa di Sirius.
Sirius lo guardò e Remus ghignò verso di lui.
Fecero colazione sotto le costanti battutine di James, che per
fortuna, non furono ascoltate dagli altri due. Finita la colazione James
afferrò il tutto per riportarlo a casa. Remus si alzò per seguirlo, ma una mano
gli afferrò il polso sinistro.
-Che mi stavi chiedendo poco fa?- gli chiese Sirius, con lo sguardo
basso.
-Niente.- rispose Remus, avvampando.
-Rem, dai.- lo esortò.
-Perché hai fatto tutto questo, la notte scorsa? Mi siete sempre
stati vicini, ma ieri… ieri..- chiese, imbarazzato.
E Sirius non
gli aveva ancora mollato il polso.
-Odio vederti soffrire in notti come quella di ieri. Odio vederti
morderti. Odio vederti fare del male a te stesso e non poterci fare niente. Era
ora che smettessi di vedere tutto così passivamente.- sussurrò, lasciandogli il
polso.
Si guardarono negli occhi per un paio di secondi, poi Sirius abbassò
lo sguardo e superò l’amico, uscendo dalla grotta.
Odio vederti
soffrire.
E Remus sorrise di nuovo. Nonostante tutto.
Spazio Autrice: Salve a tutti!! Scusate il ritardo, ma sono in crisi
scrittoria. Davvero. Non ho idea di come si metta una parola dietro l’altra in
questo periodo! -.- Comunque, bando alle ciance! Questo capitolo mi è piaciuto
scriverlo, nonostante la crisi. Mi piace vedere la vicinanza di Remus e Sirius
in qualsiasi momento, anche sotto forma animalesca. A proposito, la
trasformazione di Remus è più ispirata alle trasformazioni di The Vampire
Diaries che a quelle di Harry Potter. Non so, non mi piace molto come hanno
reso la trasformazione lì. Avevo pensato anche a quella di Van Helsing, ma
quella mi ha fatto un po’ impressione! D:
Poi be’, il destino nel nome perché Sirio è la stella del Cane
Maggiore e Black vuol dire nero, quindi… boh, credo abbiate capito! Se avete qualche
altro dubbio fatemi sapere!!
Ringrazio chi ha inserito la storia tra le
preferite/seguite/ricordate, chi ha recensito e chi legge soltanto!! Thanx, guys!
Sospiri a mollo
fino al mento nell’acqua bollente. Abbassi lo sguardo verso la testa castana
che è appoggiata sulla tua spalla e gli lasci un bacio leggero, sperando di
poterci mettere su tutto quello che provi per lui. Lo senti sospirare e
accarezzarti leggermente gli avambracci. Emergi un po’ dalla vasca, scoprendo
le spalle e appoggiando la testa al muro dietro di te. Respiri profondamente.
Cosa si dice quando scopri che il tuo migliore amico, uomo come te,
è la prima persona di cui ti sia mai innamorato?
Continui a
porti questa domanda, nonostante tutto quello che è successo tra di voi. Remus
si alza, anzi no, si mette carponi, girandosi e lasciando intravedere il suo
corpo sotto l’acqua. Lo osservi mentre prende l’iniziativa e ti bacia.Così senza un vero motivo. Solo perché sa di
poterlo fare, supponi. Ricambi il bacio e torni all’oblio in cui quel gran
pezzo di lupastro riesce a portarti.
-Ti amo,- ti
dice, a un centimetro dalle labbra, e vorresti morire, perché hai sentito ogni
singola lettera su di esse.
Però non riesci
a rispondere. E non perché rifiuti quello che provi per lui. Ma perché hai
sentito decine di ragazze sentirti dire queste parole, ma per nessuna di esse
hai mai provato quello che provi per il ragazzo che hai sempre innocentemente
chiamato ‘il tuo Rem’, senza nemmeno sapere il perché. Ma nel suo tono di voce
c’è tanta di quella speranza, fiducia, timore, preoccupazione, ma c’è anche
tanto.. amore. Anche se prima di lui non ne hai mai ricevuto veramente. Lo baci
di nuovo, sperando di poterlo ricambiare a gesti, piuttosto che a parole.
-Ti amo,- ti
ripete. –Ti prego, dimmi che provi lo stesso per me.-
Lo guardi con
uno stano calore al livello del petto che ti blocca il respiro. È.. così
dannatamente Remus. Un ragazzo che non ha mai chiesto né voluto niente di
materiale. Solo affetto. La sua situazione è simile alla tua eppure così
diversa. Forse la sua è peggiore della tua. Almeno tu non sai nemmeno cosa sia
l’affetto dei genitori. Lui ha vissuto coccolato e amato per dieci anni prima
di perdere i genitori a causa della sua maledizione. Alzi una mano e la poggi
sul suo viso, piano.
-Secondo te è
anche solo possibile per me non amarti?- gli chiedi, poggiando la fronte sulla
sua.
E addio virilità.
Remus ti guarda
negli occhi intensamente, per poi abbracciarti stretto. Ricambi la stretta e
affondi il viso sulla sua spalla.
-Avresti mai
pensato che un giorno saremmo finiti a fare un bagno insieme nudi dentro una
vasca minuscola?- gli chiedi, sorridendo contro di lui, per smorzare la
tensione.
-Non proprio.
Anche se..- ti risponde, ridacchiando.
-Anche se,
cosa?- gli chiedi, staccandoti per vedere la sua faccia.
Hai scoperto
che il ragazzo qui presente ha una certa intraprendenza e fantasia a letto. Ma
fuori è ancora il ragazzo timido e facilmente imbarazzabile che è sempre stato,
e sorridi, perché ti piace anche questo di lui.
-Non ti
interessa.- dice, arrossendo e uscendo dalla vasca, mettendosi un asciugamano
attorno alla vita.
Purtroppo.
Lo segui,
indossando un accappatoio.
-Non starai
mica scappando da me, spero.- gli dici, ghignando.
Grazie, geni Black.
-Non ho idea di
cosa tu stia parlando.- ti dice, e lo vedi arrossire pure nel collo.
-Rem, vieni
qui.- dici, abbracciandolo da dietro e poggiando il viso nell’incavo del suo collo.
-In che senso?-
ti chiede, e stavolta è il tuo turno di arrossire.
-Piantala, Rem.
Anche se, cosa?-
-Be’, hai
presente il primo giorno di scuola di quest’anno?-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Sul treno di Hogwarts, il primo settembre del 1977, c’era una strana
calma.
Per la prima
volta dopo sei anni.
Ormai era ufficiale. Quello sarebbe stato l’ultimo anno per i
Malandrini e doveva essere un anno magico. E non solo perché erano
maghi. Quell’anno per loro doveva entrare nella leggenda. E per questo motivo
avevano preparato tutto nei minimi dettagli.
Era iniziato tutto al terzo anno, quando la Evans l’anno prima aveva
detto di odiare i rospi. Che poteva fare il già irrimediabilmente cotto Potter
se non riempirle quello che era ormai lo scompartimento suo e di Mocciosus di
quelle bestiole verdi, incantate per seguirla?
Poi era stato tutto una ricerca di informazioni, appostamenti e
traffici illegali di uno o l’altro oggetto delle paure dei loro compagni. E dei
professori ovviamente. Il fatto era che pure Silente approvava. L’avevano visto
sorridere sotto quegli occhiali a mezzaluna più di una volta dopo un loro
scherzo in Sala Grande. Certo, questo non aveva impedito alla McGranitt di
tenerli in punizione per giorni e giorni, ma quella scuola a volte era un tale
mortorio..
Perciò quella mattina c’era silenzio nel treno. Non c’era stato
nemmeno uno scherzo ancora e tutti gli alunni temevano che anche una sola
parola avrebbe potuto scatenare l’apocalisse.
I Malandrini, però, nel loro scompartimento, se la ridevano alle
spalle di tutti gli altri. Sentivano la paura nell’aria, e più il treno
avanzava, più loro cercavano di trattenere sorrisi davanti agli sguardi
impauriti delle persone che passavano davanti il loro scompartimento per caso.
Era estremamente divertente vederli fermare, guardare nella loro direzione e
poi scappare via.
-Secondo voi funzionerà?- squittì Peter.
Remus alzò un sopracciglio. Aveva collaborato anche lui a quello
scherzo. Doveva funzionare. Era stata una cosa molto complicata da fare, anche
perché aveva richiesto più impegno del solito. E smaterializzazioni congiunte
abbastanza illegali.
-Certo che funzionerà. Ne va del mio orgoglio.- rispose il
licantropo.
-Rem sta mettendo i denti.- ridacchiò Sirius, coricandosi sui sedili
e poggiando la testa sulle gambe di Rem.
-Come se ti dispiacesse.- sussurrò James, con un sorriso malizioso
sul volto.
-Touché- rispose Sirius, mettendosi un braccio
sugli occhi.
-Quindi funzionerà.- concluse Codaliscia.
-Quindi funzionerà.- annuì Rem.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Dopo un paio d’ore, il treno era appena arrivato alla stazione di
Hogsmeade. I quattro cavalieri dell’apo… ah, no, i
Malandrini si scambiarono uno sguardo complice. Presero i loro manici di scopa
e attesero le prime urla.
-Aaaaah!!- urlò una ragazza, degna dei
migliori film horror.
-Andiamo.- disse James, con un enorme sorriso sul volto. Si caricò
Peter sulla scopa, lasciando Remus a Sirius, che aveva un sorriso malizioso sul
volto.
Uscirono dal treno tra schiantesimi e maledizioni senza perdono.
Guardarono giù verso la piattaforma del treno. Sabbie mobili. Avevano
trasformato la piattaforma del treno in sabbie mobili. Solo per cominciare.
Ovviamente si sarebbe attivato il tutto all’arrivo dell’Espresso, altrimenti si
sarebbe rovinato tutto.
-Potter!- urlò una voce familiare a Ramoso.
-Mia dolce Evans! Allora, ti piace il mio scherzo di benvenuto?- le
chiese lui, facendole l’occhiolino.
-Certo, Potter! Non vedi che non riesco a respirare talmente sto
ridendo?- ringhiò la ragazza.
Così adorabile,
pensò
James.
-Dai, Lily, è divertente.
Ma se vuoi posso smettere..- sussurrò, avvicinandosi a lei e porgendole una
mano.
-Neanche morta! Però dai, James,
che ne dici di liberarci dall’incantesimo? Sono caposcuola, potrei farti
espellere.- gli disse, sbattendo le ciglia civettuola.
James rise e con un colpo di bacchetta liberò tutti dalla prima
parte dello scherzo.
-Sai, Evans? Se mi espellessero... ho idea che la tua vita sarebbe
molto più noiosa.- le soffiò a un centimetro dalle labbra prima di volare via
verso Hogwarts seguito dai suoi amici.
Arrivati dietro James, per assistere alla seconda parte dello
scherzo, Sirius e Remus erano talmente tanto stretti che Sirius faceva un po’
di fatica a respirare.
-Rem, che succede?- gli chiese l’amico.
-Niente.- mormorò quello.
-Rem.. stai bene? Perché so che odi il volo..- gli disse quello,
ridacchiando leggermente.
-Io non odio il volo. Ho solo paura delle altezze.- mugugnò quello
sulla schiena dell’amico.
-Continua a ripetertelo…- gli rispose
Sirius. –Dai, allora, scendo un po’ inaltezza così tu starai meglio, ok?-
-O-ok.-
Sirius scosse la testa, sorridendo, mentre scendeva di quota.
Avrebbe dovuto immaginare che quel testone del suo amico avrebbe proposto le
scope per evitare le sabbie mobili, con la conseguenza di stare male per tutto
il resto della serata probabilmente. Ma era testardo, e quella era, in effetti,
l’unica soluzione per fuggire in fretta. Ma non riusciva a capire come potesse
essere una persona così masochista da chiedere di fare qualcosa che lo
spaventa. Anche se era molto ‘Rem’ come fatto.
Sospirò, sentendo le braccia dell’altro ragazzo allentare la presa
alla sua vita. Le cose con il ragazzo erano diventate strane. Strane strane. Certo, le battutine di James non giovavano
alla sua salute mentale, ma quello era il suo
Rem. Non poteva fare altrimenti. Rem d’altro canto non lo aiutava per
niente. Non che facesse chissà cosa, ma a volte lo beccava a fissarlo in
maniera non proprio consona a un ragazzo che guarda un altro ragazzo. Ma non
riusciva a dispiacersi se Rem gli prestava più attenzione del solito. Remus
John Lupin era il suo migliore amico. Basta.
Rem, invece, dietro di lui, era in un conflitto interiore niente
male. Quelle ultime settimane a casa di James erano state assurde. Tra strane
allusioni di James e strane occhiate di Sirius, quei giorni si erano
trasformati in una sorta di limbo. Sapeva quello che c’era dietro, ma non
sapeva quello che sarebbe successo dopo. Dopo quel giorno, esattamente.
Il licantropo si voltò leggermente verso la via per Hogsmeade, e
scorse le prime carrozze. Si appoggiò alla schiena di Sirius, per poi lanciare
un Impervius ad entrambi. Ecco la seconda parte dello
scherzo. Era una cosa che avevano visto in un film babbano per ragazzi. A James
era sembrata una cosa così divertente da fare che aveva voluto includerla nello
scherzo di benvenuto di quell’anno. Così appena tutte le carrozze si fermarono
e tutti gli studenti furono fuori dalle carrozze.. una valanga di palloncini
colorati pieni di acqua andò a infrangersi contro le teste degli ignari
studenti. I Malandrini risero felici dello scherzo appena effettuato, insieme
agli studenti più piccoli, che erano anche quelli con più senso dell’umorismo.
Sirius sentì la risata di Remus contro di lui, e non poté fare a
meno di sorridere felice. E allora decise che era il momento per il suo Rem di
affrontare le sue paure.
-Rem, chiudi gli occhi.- gli ordinò, gentilmente.
-Perché?- gli chiese l’altro.
-Fidati di me.-
Rem chiuse gli occhi e si strinse nuovamente contro l’amico. Sentì
la scopa prendere quota e muoversi velocemente. Tenendo gli occhi chiusi poteva
essere persino piacevole. Sentire il vento tra i capelli, i muscoli delle gambe
flettersi per mantenersi in equilibrio, libertà di andare dove si vuole.
Libertà di diventare chiunque. In quel momento non si sentiva quasi più Remus
John Nonché-Licantropo Lupin. Era solo Rem.
Passarono pochi minuti, fino a quando si fermarono.
-Apri gli occhi adesso.- sussurrò Sirius, davanti a lui.
Remus obbedì, per poi rimanere senza fiato. Era bellissimo. Erano a
un centinaio di metri di distanza da Hogwarts, ma il castello si mostrava
ancora in tutta la sua magnificenza, con le sue torri e i suoi pinnacoli e la
sua intera architettura gotica. La scuola, abbracciata dalla luce crepuscolare
era magnifica. Forse più bella del solito. Il ragazzo si guardò attorno,
notando solo in quel momento di essere a.. be’, parecchi metri d’altezza.
-Wow.- disse, semplicemente. Sirius si limitò a sghignazzare.
-Visto? Non era così difficile.-
-Già. Avevo bisogno di te per capire che non possono spaventarmi
solo un paio di metri di altezza.-
-Lieto di esserle stato d’aiuto, Messer Lupin.- disse Sirius
formale, ma con un ghigno stampato sul volto.
-Hogwarts è bellissima.- disse dopo un po’
Remus.
-Concordo. È stato il primo posto che sono riuscito a chiamare
casa.- rispose Sirius.
-È il nostro ultimo anno.- continuò Remus.
–Dopo la scuola sarà finita e noi..-
-Noi resteremo noi, Rem. Sul serio, pensi davvero che Jamie ci
lascerà mai in pace? Scommetto che quando avremo novant’anni e saremo vecchi e
pieni di rughe, quel tipo continuerà a parlarci di quanto è bella la Evans con
i suoi capelli bianchi come la neve.- rispose
l’altro, abbassando leggermente il capo.
Si era abituato a ripetere quella risposta nella sua testa. Perché
anche lui era d’accordo con Remus. La scuola ti da quella dannata sensazione di
sicurezza che pensi non se ne andrà mai. Sarai sempre al sicuro tra le mura di
Hogwarts, perché lì hai i tuoi amici, i professori, Silente. Ma cosa sarebbe
successo l’anno dopo? La scuola sarebbe finita e avrebbero dovuto prendere
parte di una guerra che tutti loro odiavano. E che rendeva la loro situazione
molto più che instabile.
-Portami da qualche parte, Sirius. Ti prego.-
Il giovane rampollo Black non se lo fece ripetere due volte. Volò
nuovamente, conscio che questa volta Rem avrebbe affrontato la sua paura ad
occhi aperti. Volò verso Hogwarts, verso quella che era stata la loro casa per
sei anni e che lo sarebbe stata per un altro anno ancora. Portò l’amico in cima
alla torre est, in una specie di terrazzo, per poi scendere dalla scopa e
appoggiare la schiena alla balaustra. Remus si sedette accanto a lui, per poi
portare le ginocchia al petto e appoggiarvi la testa.
-Grazie.- disse all’improvviso Remus.
-Di cosa?- chiese in risposta Sirius.
-Di avere notato il mio scompartimento, al primo anno. Probabilmente
se non vi avessi incontrato sarei da solo in Sala Grande.-
Sirius rise in risposta.
-Pensi davvero che se non ci fossimo incontrati subito non saremmo
stati amici?- gli chiese.
-Ne sono certo. Tu e James vi siete fatti riconoscere sin dal primo
anno. Se non mi aveste conosciuto subito col cavolo che sareste diventati amici
con il secchione di turno.- bofonchiò l’altro.
-Vero. Ma saremmo comunque stati nello stesso dormitorio.- ribatté
Sirius.
-Sbagliato. E se fossi stato nello stesso dormitorio di Frank?-
-Ci saremmo conosciuti a lezione.- continuò Black, felice della sua
risposta.
-Sbagliato di nuovo! Ricordi? Io secchione, voi no…-
disse allora Remus, rendendosi conto del gioco.
-Rem! Non ci pensare nemmeno. Non pensarci nemmeno perché non riesco
a credere che tu possa veramente pensare di non esserci, di non essermi amico.- disse a quel punto
l’altro puntando lo sguardo su di lui.
Remus a quel punto si bloccò, boccheggiando. E abbassò lo sguardo,
imbarazzato. Ok, non sapeva come rispondere. Ok, non sapeva cosa dire a
quell’emerito idiota, soprattutto perché quella volta l’idiota era stato lui. Decise
di fare l’ennesima cosa insensata della serata. Si sfilò il mantello, per poi
sdraiarsi e metterselo di sopra.
-Rem? Che fai?- gli chiese l’altro ragazzo, confuso.
-Non mi va di andare al dormitorio.- mormorò.
-Cosa?-
-Hai capito. Non mi va.-
-Perché? Oh, avanti non posso averti offeso!- disse Sirius,
alzandosi.
-Non sono offeso. Voglio solo stare un po’ da solo.-
-Mmm.. ma non eri tu quello che si
preoccupava del fatto che questo è il nostro ultimo anno ad Hogwarts?-
-Lasciami in pace.-
Sirius sospirò. Poi si tolse il mantello, si coricò al fianco di
Remus e si coprì col mantello.
-Sirius, che stai facendo?- sospirò Rem.
-Non mi va di dormire al dormitorio.- gli fece il verso.
-Oh, avanti!-
-Scordatelo. Non puoi liberarti di me. Anche se questo vuol dire
passare una notte al freddo. Saremo le prime persone ad andare a trovare Madama
Chips.- ghignò Sirius, dando le spalle all’amico.
-Quindi hai intenzione di restare qui?-
-Si.-
Remus sospirò, dando a sua volta le spalle all’amico. Passò qualche
minuto prima di cadere tra le braccia di Morfeo.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Remus la mattina dopo si svegliò con uno strano calore che lo avvolgeva.
Sotto di lui e attorno il suo collo. Aprì gli occhi lentamente, prima di
rendersi conto che il calore che sentiva era il calore di Sirius. Durante la
notte gli si era appiccicato addosso, stendendosi vicino a lui. Poi Sirius
aveva fatto il resto, stringendoselo addosso. Il licantropo lo guardò con un
sorriso timido stampato sul volto. Il suo Sirius…
Gli passò una mano sul profilo del volto, senza nemmeno rendersi
conto del motivo per cui lo stesse facendo. Sirius mugugnò nel sonno,
stringendo ancora di più l’altro ragazzo. Remus gemette, imbarazzato. Respirava
a malapena. Provò a sgusciare via da lui, e dopo qualche momento riuscì a farlo
senza svegliare l’amico, che comunque dormiva della grossa.
È bello Sirius,
vero?
Subito il ragazzo si vergognò del suo pensiero.
‘È un ragazzo, per le mutande di Merlino!’.
Era vero, Sirius era un ragazzo. Sirius era un ragazzo. Sirius era
un ragazzo. Continuava a ripeterselo da quanto tempo? Forse da troppo. Sirius
era un ragazzo, ma ormai sarebbe stato deleterio per la sua stessa salute
continuare a negare l’evidenza.
Sirius ti
piace.
E non piaceva al ragazzo come amico. Gli piaceva come gli avrebbero
dovuto piacere le ragazze. Forse un po’ di più, ecco. Ma Sirius, per lui, era
Sirius. Non ragazzo, ragazza, ippogrifo o gnu. Solo Sirius.
Si avvicinò involontariamente a lui, per lasciargli un carezza sul
volto.
È Sirius.
Poi si diede dello stupido. Ora si che era riuscito a capire le
battute di James. Il loro amico aveva dovuto capirlo prima di loro… come al
solito, del resto. Era il più vanesio tra loro, all’apparenza, ma era sempre il
primo ad arrivare al nocciolo della questione.
Poi uno sbadiglio di Sirius distrasse il licantropo dalle sue
elucubrazioni mentali.
-Rem.. dove sei?- gli chiese, tastando il terreno accanto a lui.
-S-sono qui.- mugugnò, sentendo calore alle
guance.
Perfetto! Sei tornato
al livello del primo anno, adesso!
-Oh. Sei sveglio.- disse, accortosi della
presenze del ragazzo a pochi metri di distanza.
Remus pensò che fosse tenero anche mentre si stropicciava gli occhi
per provare a sembrare leggermente più sveglio. E mentre si passava la lingua
tra le labbra leggermente secche, ma che sembravano lo stesso morbide. Lui. Era
lui ad essere.. be’, morbido e soffice. Da baciare. E mordere. E leccare.
‘Basta!’
-Si. Mi sono svegliato.-
disse più a se stesso che all’amico.
-Va tutto bene?- gli chiese, notando lo strano sguardo nei suoi
occhi.
-Si, certo.- gli rispose, con un sorriso che non gli arrivò agli
occhi.
Sirius fece una smorfia scettico, per poi alzarsi e riprendere la
scopa.
-Andiamo? Dovremmo passare dai bagni prima di andare a colazione. Non
so te, ma io ho bisogno di doccia lunga e bollente.- disse a Remus,
stringendosi il mantello addosso.
-Tu vai pure. Io ho bisogno di un altro paio di minuti. Vi raggiungo
in Sala Grande.- gli rispose, con un sorriso gentile sul volto.
L’amico annuì, per poi scendere nel castello attraverso una piccola
botola. Remus sospirò, appoggiandosi con i gomiti alla balaustra della terrazza
e mettendosi le mani ai capelli.
Sei un codardo,
Remus.
‘Come sempre del resto’, rispose alla sua
vocina interiore.
Sapeva che non avrebbe fatto nulla per affrontare la cosa. Non poteva
fare nulla. Sirius era il suo migliore amico. Sirius era il suo migliore amico
e non poteva permettersi di perderlo per una stupida..
Cotta. Chiama le
cose col proprio nome, Rem.
No, non poteva farlo! Non poteva permettersi di andare da Sirius e
dirgli: ‘hey, sai, forse ho una cotta per te; che facciamo?’.
Non poteva farlo.
E non l’avrebbe fatto.
Soffrirai, disse la
vocina nel suo cervello.
‘Come se fosse una novità’, le rispose.
Ne vale la
pena?
Remus ci pensò un attimo. Ne valeva la pena? Ne valeva la pena
fingere che tutto andasse bene, quando non andava bene per niente? Andava bene
fingere con Sirius?
Sirius.
Se lo avesse saputo Sirius, sarebbe rimasto disgustato dal suo stesso
migliore amico. Sarebbe stato deluso da lui. E Sirius l’avrebbe odiato e non
avrebbe più voluto vederlo.
Quindi meglio
amico che niente?
‘Si,’, rispose Remus alla sua vocina interiore. ‘Meglio amici che
niente.’
Spazio Autrice: Salve a tutti!! Lo so, sono imperdonabile! ç_ç ma sono stata impegnata fino al sedici con gli esami
universitari, poi ho subito iniziato subito a scrivere il capitolo, ma si è
rivelato piuttosto difficile da scrivere! >.< Quindi mi dispiace, ma non
è interamente colpa mia!
Riferimenti vari ed eventuali:
-‘Ti amo, ti prego, dimmi che provi lo stesso per me’. Non è una
frase mia. I diritti vanno a Naya Rivera e chi l’ha
scritto per lei per il suo ruolo di Santana di Glee. ‘I love you, pleasesay you love me back, please.’, detta a Brittany è
stata epica come frase.
-La paura del volo. Ora, so che è un cliché nel fandom di Harry
Potter la paura del volo che uno dei due componenti della coppia principale fa
affrontare all’altro. So solo che.. be’, è una cosa che trovo molto tenera. Ho
una paura boia per gli insetti e il buio, e quando troverò la persona che mi
farà affrontare le mie paure, dirò: ‘è lui.’
-Per chi si chiedesse chi è Frank, Frank è Frank Paciock, il padre
di Neville.
-‘Sbagliato!’ ‘Sbagliato di nuovo!’. Lo dice Rafiki
nel Re Leone. Amo.
-Ah, se non mi sono spiegata bene, nell’ultima parte le frasi in
corsivo sono dette dalla vocina interiore di Rem, mentre le frasi tra
virgolette sono le risposte del sopracitato.
-Ora, non so cosa ne pensate voi, ma io ho paura di aver scagazzato un po’, la realizzazione di Remus. Non so il
perché. Forse è il contesto strano, o non lo so, boh. ._.
Detto questo, ringrazio chi legge, chi ha inserito la storia tra le
preferite/le seguite/le ricordate e chi recensisce. La lasciate anche voi una recensioncina piccina piccina?
*mette davanti Sirius con i suoi occhioni grigi davanti*
Ti siedi sul letto che è apparso per te e Sirius nella Stanza delle
Necessità, provando a nascondere il fatto che sei rosso fino alle dita dei
piedi per l’imbarazzo. Senza contare il fatto che sia tu che lui non siete
coperti da nulla, se non da un sottile strato di spugna che non fa propriamente
il lavoro di ‘abito coprente’.Certo, ti
consola il fatto che il più coperto è lui e quindi hai il coraggio di guardarlo
mentre si avvicina a te, ma non sai cosa pensare riguardo il modo in cui ti
guarda lui.
-Allora, hai intenzione di parlare oppure no?- ti chiede, sedendosi
accanto a te.
E ti trovi ad imprecare mentalmente. Come fai a non rispondergli
quando ti tortura il collo con la bocca e la lingua in quel modo?
-Sirius, smettila. Ti prego.- gli chiedi, trattenendo un gemito, ma
aggrappandoti ai suoi fianchi.
-Perché?- ti chiede, solleticandoti la pelle sensibile dietro
l’orecchio.
-Perché si.-
-Rem, devi dirmelo. Perché vuoi che io la smetta?-
E giuri che odi il modo assolutamente eccitante con cui preme il suo
ghigno sulla tua pelle.
-Perché ti odio! Già ci basta il fatto che per una notte al mese mi
riempio di pelo, non mi va di assomigliare ad un cucciolo gemente di fronte a
te. È imbarazzante!.- ammetti, mettendo una mano davanti agli occhi.
-Si, ma tu sei un cucciolo gemente per me, non di fronte a
me. Ergo, lo trovo assolutamente
eccitante.- ti dice, ridacchiando. –E poi non mi hai ancora parlato dei tuoi
pensieri perversi. E anche se ammetto che mi sembra difficile immaginare te che
fai pensieri perversi, sono curioso.-
-Oh, avanti. Non puoi costringermi a dirti una cosa del genere!- lo
implori.
-E allora facciamole!- ti dice, con uno sguardo serio.
-Cosa?-
-Facciamole! Non dovrai parlare, almeno.-
-Non riesco a credere al fatto che tu riesca a mantenere una tale
faccia di bronzo!- gli rispondi, prendendolo a colpi di cuscino. –E poi… be’,
credo di avere fatto quasi tutto prima.-
-Be’, ci sarà una cosa che non hai fatto..- ti dice, assottigliando
lo sguardo.
-In realtà sono due le cose che non ho fatto.- ribatti, avvampando
di nuovo.
-Mmm.. cosa?- ti chiede, con occhi di nuovo illuminati.
-Posso?-
-Hai il permesso di farmi tutto quello che vuoi.-ti dice,
baciandoti.
Ti stacchi da lui, pensieroso. Lo guardi negli occhi, e senza dire
una parola gli togli l’accappatoio, notando che almeno lui ha avuto la decenza
di rimettersi le mutande. Lo giri e lo fai sdraiare sul letto, a pancia sotto.
-Hai le fossette di venere.- sussurri, sedendoti sul letto.
-Lo so. Me l’hanno fatto notare tante persone prima di te.- ti dice,
ridacchiando.
Aggrotti la fronte, senza rispondere. La gelosia è uno degli aspetti
che non avevi mai vissuto prima. Ti fa una strana impressione essere geloso di
Sirius.
Passi entrambe le mani sulla sua schiena, e stavolta sei tu a
trattenere un ghigno. Adori vedere la pelle d’oca sulle persone. Poggi i
pollici sulle fossette alla base della sua schiena, e percorri di nuovo lo
stesso percorso delle mani, ma stavolta con la bocca. Quando arrivi lì, sulle
fossette di venere, fai scivolare le mani verso i fianchi, in modo da potere
lasciare un bacio per fossetta.
-Rem..-
Ridacchi, staccandoti da lui. Sirius si gira, per poi lanciarsi su
di te e baciarti in modo estremamente passionale.
-Quand’è che ti è venuta in mente una cosa del genere?- ti chiede.
-Be’.. una volta sei uscito dal bagno a petto nudo e con solo i
pantaloni addosso. E ti ho visto la schiena e… ti prego, mi avevi detto che non
ne avremmo parlato.-
-Ok, ma se non erro erano due i pensieri perversi che non avevi
messo in atto.-
-Oh, be’. Non ti conviene che faccia una cosa del genere.-
-Perché?- ti chiede, alzando un sopracciglio.
-Perché questa fantasia comprendeva sfinirti di sesso e poi ficcarti
un coltello in mezzo alle scapole.- dici, assottigliando gli occhi.
-Macabro… in effetti hai ragione. Non è un’esperienza che voglio fare. Cioè,
la prima parte ci sta tutta, ma la seconda… non sono
mai stato un tipo masochista. Posso chiederti, però, perché volevi uccidermi ficcandomi un
coltello, presumo abbastanza grande e affilato, in mezzo alle mie belle
scapole?- ti chiede, prendendoti in giro.
-Come se non lo sapessi.- mormori.
-Se lo sapessi non te lo chiederei. Non trovi?-
-Ok! Hai ragione. Ti basta un nome: Amy Mercury.-
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Erano passate già tre settimane
dall’inizio della scuola. Ormai anche i più pigri si erano riabituati alla
routine scolastica e già c’erano persone che stavano contemplando il suicidio
per i troppi compiti. James Potter quella mattina stava picchiando la testa
contro il tavolo, rendendo perplesse molte delle persone presenti nella Sala
Grande. Remus aveva un ghigno che non prometteva niente di buono sul volto;
Sirius rideva sguaiatamente, facendo venire voglia a James di picchiare la
testa più forte, o forse di schiantare suo fratello; Peter faceva parte della
folla perplessa.
-Ti prego, Lunastorta! Mi bocceranno! E
non potrò più fare l’Auror e non conquisterò mai Lily e non potrò mai avere dei
figli con lei!!- piagnucolò Ramoso, facendo soffocare Sirius dalle risate.
-Fottiti, Potter!- esclamò la
sopracitata Lily Evans, arrossendo dall’imbarazzo.
-Si, ok.-
rispose James, massaggiandosi la fronte. –Ti prego, Remus! La McGranitt mi
ucciderà!-
-E farà bene! Hai avuto due settimane
per fare quel compito! Non puoi ridurti all’ultimo giorno per fare questo
maledetto tema! Persino Sirius ha fatto qualcosa! E pensare che trasfigurazione
è una delle tue materie preferite!- ribatté Remus.
-C’è stato il Quidditch! Ho dovuto fare
gli allenamenti con i nuovi membri della squadra, non ho avuto il tempo!!! Ti
prego! Non copierò, ti sto solo chiedendo di farmi dare un’occhiata per
prendere degli spunti! Ti preeeego!!.- disse James,
facendo il labbruccio.
Remus imprecò per l’ennesima volta in
quelle settimane. Aveva degli amici impossibili.
-E va bene! Ma sappi che voglio
controllarlo, poi! E se troverò anche una sola frase uguale a una delle mie ti
decapiterò!- lo minacciò Remus.
-Ah, quindi me lo correggerai!! Ah, ti
amo, mio Remus!- sbraitò, abbracciando l’amico, che si staccò da lui,
sbuffando.
-Be’, io non amo te.-
-Ovvio, tu ami un’altra persona!- disse
James, con un sorriso radioso sul volto.
-Oh, ma la volete piantare? Mi date
fastidio!- disse Sirius, disintegrando con la forchetta le sue uova
strapazzate.
-Che c’è, Sirius? Geloso?- celiò James,
facendo gli occhi dolci a Remus.
Remus imprecò di nuovo alla faccia di
James. Da quando aveva capito che, sì, era.. be’, non gay, ma sicuramente
attratto, nonché cotto di Sirius, aveva cominciato a imprecare mentalmente ad
ogni singola affermazione di quello che aveva messo insieme il loro gruppo. E
il fatto che non potesse chiedere allo ‘Zio Jamie’, come si era proclamato, di
smetterla, lo mandava fuori di testa. Da quando era iniziata la scuola le
battute si erano fatte più pesanti, così Remus aveva adottato una strategia
molto semplice. Stava in biblioteca ogni volta che poteva e quando era a
lezione si sedeva al primo banco, posto che nessuno dei suoi amici aveva il
coraggio di occupare. Il suo unico risultato era quello di avere voti
schifosamente alti e un paio di occhi che lo trafiggevano da parte a parte.
Sirius aveva chiesto più volte spiegazioni all’amico, ma Remus aveva sempre
risposto con un’alzata di spalle. Era sempre dell’idea di non dirgli niente di
quello che provava e avrebbe continuato a percorrere per la sua strada. Non
sarebbe di certo stato il primo uomo nella storia a reprimere un sentimento.
-Be’, mentre voi litigate, io vado a
prendere posto in classe. Ci vediamo!- disse Remus, alzandosi e prendendo la
tracolla con i libri.
-Oh, aspetta, Rem. Ti accompagno!-
disse Sirius, mollando il suo piatto.
-No, tranquillo, non ce n’è bisogno. Ci
vediamo dopo. Tu fa con calma.- gli disse con un sorriso che non gli illuminò
gli occhi.
Sirius sospirò, buttandosi di nuovo
sulla panca. Remus lo stava platealmente evitando. Da quando avevano passato la
notte fuori, il suo migliore amico era diventato sempre più strano. E non
riusciva a capire perché.
-Gli passerà, vedrai.- disse James,
bevendo un bicchiere di succo di zucca.
-Allora non me ne sono accorto solo io
che è strano in questi giorni.- sospirò Sirius.
-No, non te ne sei accorto solo tu. Non
ti sei accorto di una cosa, però.- disse James, con un ghignetto.
-Cosa?- chiese Sirius, alzando un
sopracciglio.
-Non sta a me dirtelo. Comunque
dovremmo sul serio andare a lezione. Se ne sono andati quasi tutti.-
I due ragazzi e Peter lasciarono la
Sala Grande, per poi avviarsi a lezione di trasfigurazione. Remus era già
seduto a primo banco, e accanto a lui una ragazza di Corvonero. Peter e James
si sedettero accanto, lasciando lui da solo.
-Scusa, posso sedermi qui?-
Sirius si girò verso la ragazza che
aveva fatto quella domanda. La conosceva. Amy Mercury,
Tassorosso. Mai stata con lui, e nemmeno con James, ma aveva una certa
reputazione. Il fatto che la sua minigonna la coprisse a malapena era un buon
segno.
-Certo.- rispose Sirius, con un
ghignetto.
Sirius si sistemò meglio sul banco, in
modo da lasciarle posto, mentre lei si sedette piano, accavallando le gambe.
Sirius ghignò ancora più apertamente, passandosi una mano tra i capelli. Era
ora di iniziare l’anno come si doveva. Si girò verso James, che lo guardava con
un sopracciglio alzato. Sirius rispose con un’alzata di spalle.
Amy e Sirius passarono l’ora di
trasfigurazione a parlare, sorridendosi. Erano sorrisi falsi, sorrisi che
preannunciano altro. Altro che Sirius aspettava.
Quando suonò la campanella Sirius non
fece in tempo di alzarsi che Remus corse via dall’aula. Senza accorgersi che
nonostante la mano stretta a quella della ragazza, i suoi occhi osservavano
lui.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Passò un altra settimana nella scuola
di Hogwarts. E anche i più ciechi si erano accorti che nella Casa di Grifondoro
c’era qualcosa che non andava. Era successo qualcosa ai Malandrini e nessuno
osava dire niente. Il fatto che persino Lily Evans fosse preoccupata dimostrava
la gravità della cosa.
L’unico che nel gruppo ne capiva di
meno era Peter Minus. Era abituato al carattere lunatico di James, ma non a
quello di Remus, che di solito era il più calmo e il più pacato. E il fatto che
Sirius rivolgesse a stento la parola anche a James, o meglio James evitasse
Sirius, lo mandava in totale confusione. Da una settimana a quella parte erano
persino finite le battute allusive di James; con grande sollievo di Remus,
ovvio, ma anche con grande rammarico della loro amicizia.
-Amore, andiamo..- disse Amy Mercury, porgendo la mano a Sirius.
Sirius si alzò, afferrandole la mano e
andando via. Il ragazzo non si accorse nemmeno del fatto che si era stretta a
lui talmente tanto che il suo braccio era finito in mezzo ai suoi seni.
-Puttana..- bofonchiò Remus,
distruggendo la sua porzione di patate a forno con la forchetta.
-Concordo con te.- mormorò James,
scombinandosi i capelli per necessità fisiologica.
Remus sospirò. Sapeva che sarebbe
successo prima o poi. Sapeva che Sirius non poteva restare in astinenza. Ma
odiava anche il solo fatto che Amy ‘Troia’ Mercury
respirasse.
-Scusa, io vado in biblioteca. Ci
vediamo dopo in Sala Comune.- disse Remus, prendendo la tracolla da terra.
-Ok.-
Jamie lo salutò con un sospiro. Sirius
sembrava avere fatto mille passi indietro, rispetto al passo in avanti che
aveva fatto. Sembrava che fosse a buon punto per essere un uomo, e invece aveva
sbagliato tutto, specialmente con Remus. Si, suo fratello lo aveva un po’
deluso.
Quando Sirius tornò nella Sala Comune,
erano le undici passate. Persino James era a letto. Ma non Remus. Quel ragazzo
doveva essersi rintanato in Biblioteca per fare i compiti che avevano lasciato
per il mese successivo.
-Fanculo!- imprecò, facendo alzare le fiamme del camino per lo scatto d’ira.
Tutti sembravano avercela con lui dopo
quello che era successo con Amy. Il problema era che non stava facendo nulla di
diverso da quello che aveva fatto negli anni passati, quindi non riusciva
proprio a capire perché ce l’avessero tanto con lui. Ok, ancora nemmeno James
aveva iniziato a rimorchiare, ma questo solo perché, parole sue, ormai ci aveva
perso gusto a cambiare sempre ragazza. E lui?
Sirius sbuffò, buttandosi sul divano.
Nemmeno a lui quel gioco piaceva più. Certo, c’era sempre il sesso, e quello
non era da sottovalutare, ma.. non provava più nulla. Non provava più quel
brivido che provava una volta, non sorrideva nemmeno più. I primi tempi aveva
trovato nel sesso lo sfogo per l’affetto che gli mancava in famiglia. Cambiava
donna per provare a trovare l’amore, l’amore che gli avrebbe permesso di
trovare una famiglia sua, una famiglia in cui sarebbe stato accettato e amato
come ogni persona merita.
C’era voluto un po’ di tempo prima di
capire che quel tipo di affetto non l’avrebbe trovato mai. Forse perché anche
quelle ragazze cercavano solo storie di una notte o forse perché quelle ragazze
provavano a cambiarlo. L’uniche persone che aveva di ‘famiglia’ erano James e
Peter e Remus. James era il fratello chiassoso che aveva sempre voluto fosse
Regulus, Peter era il fratello insicuro da proteggere e Remus era.. Remus era
Remus. Sospirò di nuovo, chiudendo gli occhi, stanco.
-Che ci fai ancora sveglio?- chiese
Remus, entrando nella Sala Comune.
Sirius si voltò, lanciandogli uno
sguardo strano.
-Aspettavo te.- gli rispose quello,
serio.
-Ma davvero?- celiò Remus, stringendo i
libri che aveva portato dalla biblioteca al petto.
-Si, davvero. Io voglio capire.-
mormorò Sirius, passandosi una mano tra i capelli.
-Non c’è nulla da capire. Va a
dormire.- gli disse Remus, avviandosi verso la sua camera.
-No, io non ci vado. Non ci vado senza
aver parlato con te. Che problema hai con me? Io c’ho provato a capirlo, ma non
ci riesco, Rem.- disse, alzandosi. –Siamo amici da
sei anni ormai, non puoi evitarmi così.-
-Io non ho nessun problema con te.-
rispose Remus, dandogli le spalle.
-Si, invece. E mi fa impazzire. Che
problema c’è?-
-Sei tu. Sei tu il mio problema,
Sirius.- disse Remus, facendo per andare verso il suo dormitorio.
-Perché?- chiese Sirius, afferrandolo
per il braccio e facendogli cadere i libri a terra.
Remus sbuffò seccato, chinandosi per
prendere i libri.
-Perché, Rem? È per Amy?- gli chiese,
porgendogli i libri che aveva raccolto al posto dell’amico.
-No. Non è per Amy. Non solo per Amy. È
per te ed Amy.- rispose Remus, stringendo i pugni. –Lascia
stare, Sirius. Mi passerà. Prima o poi mi abituerò al fatto che il mio.. che il
mio migliore amico è un cazzone che non ha intenzione
di crescere. Buonanotte.-
Sirius spalancò gli occhi alla risposta
dell’amico. Eppure il suo udito non fu capace di sentire il suo stesso cuore
che si spezzava per la lontananza dal suo Rem.
Spazio Autrice: Salve a tutti!! Come
va?? Spero bene! :D
Voglio chiarire una cosa del capitolo
che forse sarà poco chiara.. perché ho appioppato a Felpato la tro… quella grandissima donna di Amy Mercury(personaggio
inventato, ma hey, it’s
fiction)? Perché il percorso di Sirius lo immagino diverso da quello di Remus. E
poi Amy mi serve anche a fare capire a Rem quanto è geloso del suo uomo. Ovvero
“forse quello che provo per il mio migliore amico non è solo attrazione, ma
forse son così follemente innamorato di lui che se gli si avvicina qualcun
altro giuro che compio un omicidio”. Qualcosa
del genere.
Se c’è qualcos’altro di poco chiaro,
fatemi sapere.
Ringrazio chi preferisce/segue/ricorda
e chi recensisce!!! :3
Parlate ancora per un po’, tu e Rem. Ti piace parlare con lui. Forse
perché è una di quelle persone con cui ti trovi veramente a tuo agio. Forse
perché è l’unica persona che riesce a entrare nella tua testa senza sforzo.
Forse perché non ti vergogni con lui. Già, ti piace proprio parlargli. Ti piace
vedere le piccole smorfie che fa mentre esprime dei giudizi troppo aspri, la
strana luce colpevole mentre commenta sarcasticamente le battute di James, le
narici dilatate mentre si mordicchia il labbro inferiore a destra, perché
pensa, pensa sempre.
Ti piace anche guardarlo studiare. Per Remus è quasi un’esperienza
mistica. Ti piace andarlo a disturbare in biblioteca, ti piace guardarlo mentre
corruga le sopracciglia in un passo particolarmente complicato, e ti viene
voglia di andare lì e passarvi sopra il pollice, per appianare quella piccola
ruga. Ridi spesso quando, mentre legge uno dei suoi libri enormi, si passa la
piuma sporca d’inchiostro tra i capelli; anche perché quando si rende conto di
quello che sta facendo, Remus impreca contro se stesso, perché dovrà sprecare
come minimo mezzo flacone di shampoo per togliere l’inchiostro dalla cute.
Shampoo ovviamente di James, perché è troppo divertente per lui vedere Ramoso
incazzato.
Ti rendi conto che ti piace anche guardarlo dormire. Ridacchi perché
Remus ha il ‘sonno imbronciato’. Il che mette in risalto il piccolo neo che ha
sulla guancia sinistra, che è quasi invisibile, ma che hai notato sin da
subito.
Alzi gli occhi al cielo, passando la lingua sulle labbra screpolate,
come fai spesso quando vuoi nascondere imbarazzo.
Si, perché in fondo ti fa strano sapere che Remus è geloso marcio.
Certo, anche tu lo sei di lui, da molto tempo prima che ti accorgessi di
volerlo così. Ma un conto è essere geloso del tuo amico perché hai paura che finisca
di stare con una troietta come tante, una cosa è essere geloso di Remus perché
adesso è il tuo ragazzo. Tu che, in fondo, una ragazza nel senso di ragazza fissa
non l’hai avuta mai.
Ma Remus geloso è qualcosa che ti colpisce davvero. Remus è di
solito calmo, posato e ragionevole. Non l’hai mai visto dare di matto, nemmeno
durante le trasformazioni. Ma sapere che è geloso di te, che era geloso di te
mentre stavi con Amy… be’ è interessante. Non che con la ragazza fosse qualcosa
di più importante di semplice sesso. Non che volessi veramente qualcosa di più
da lei. Ma ti faceva sfogare. Almeno all’inizio.
Ridi perché in fondo sai che, se non fosse stato per lei, non
avresti mai capito quello che provavi per Rem. Dovresti ringraziarla. Di nuovo.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Amy Mercury era una delle poche ragazze
di Hogwarts che potessero considerarsi fortunate. Era bella, una di quelle
bellezze accecanti che fanno girare le teste degli uomini, e perché no, anche
di qualche ragazza, mentre girava per i corridoi della scuola solo per il gusto
di farsi vedere. Aveva i capelli castano-ramati, leggermente arricciati alle
punte, che arrivavano a metà schiena. Le piacevano i suoi capelli perché poteva
giocarci e attirare l’attenzione dei ragazzi che sceglieva. Le piacevano i suoi
occhi cerulei, perché potevano sembrare profondi, anche quando l’unica cosa che
voleva era infilare la lingua nella bocca di un ragazzo. Era alta e magra. E
questo le aveva permesso di accorciare di molto la divisa, in modo da non
assomigliare ad una monaca di clausura. Era purosangue, e poteva permettersi di
andare a letto con tutta Hogwarts senza che quegli idioti dei Serpeverde
osassero darle della puttana.
Anche perché lei odiava sentirsi
chiamare in quel modo. C’erano un sacco di uomini ad Hogwarts che erano andati
a letto con tutte le ragazze della scuola. C’era stato Lucius Malfoy quando lei
però era ancora solo al primo anno, e c’erano i Malandrini in quel momento, e
nessuno dei loro amici andava in giro dicendo che erano dei pezzi di merda solo
perché facevano più sesso di loro. Erano considerati degli esempi da seguire,
erano ragazzi da emulare, ragazzi che riuscivano a conquistare anche con un
solo sguardo e un sorriso sghembo, ragazzi che sapevano quello che volevano.
Non riusciva a capire perché le sue compagne di Casa e le altre ragazze della
scuola la considerassero una puttana solo perché le piaceva fare sesso. Era
maschilismo puro quello, e lei era stanca di essere la bambina di casa. Voleva
godersi quegli anni prima di diventare la futura Lady Rosier. Voleva divertirsi
prima di sposarsi con un uomo che non avrebbe mai amato, e che non avrebbe mai
fatto altro che servire un fuori di testa. Ma la sua fortuna stava nel fatto
che almeno avrebbe potuto spendere il patrimonio dei Rosier in totale libertà.
Eppure quello che lei riteneva
divertimento non alleggeriva quello che provava al livello del cuore. Aveva
fatto sesso con tante, tantissime persone, e nessuno era mai riuscito ad andare
oltre quella facciata che si era costruita. Poco Tassorosso, le diceva sempre
la sua coscienza. Ma nessuno sapeva che aveva deliberatamente chiesto al Cappello
di metterla lì. Quel vecchio indumento aveva intenzione di mandarla a
Corvonero. Come se lei volesse sul serio studiare. Era più attenta a studiare
le persone che quello che poteva fare con la bacchetta.
E poi la sfida perfetta: Sirius Black.
Aveva scartato a priori Minus, troppo basso, grasso e timido per poterle interessare,
così come aveva rinunciato subito a Remus Lupin, che sembrava troppo serio per
essere un adolescente. Le rimanevano James Potter e Sirius. Li aveva osservati
per un po’ prima di decidere e ne aveva parlato pure con alcune delle sue
compagne di casa. Ma tutte le avevano sconsigliato Potter. Era cotto della
Evans, una Sanguesporco qualunque, come se i Potter potessero permettersi un
matrimonio mezzosangue, nonostante il sangue Black e il sangue Peverell nelle
loro vene. Perciò era rimasto lui. Era rimasto Sirius e per la prima volta
accontentarsi non era stato poi così male. Tra l’altro le aveva fatto conoscere
il castello come mai nessuno aveva fatto.
Amy si guardò attorno nella Stanza
delle Necessità, dove si trovava in quel momento. Sirius le aveva dato
appuntamento in quella stanza. Di nuovo. Non che ci tenesse a lui più di tanto,
ma era come.. come se volesse tenerla nascosta. Non lo aveva mollato solo
perché per una volta aveva trovato uno bravo, uno che fosse al suo livello. Gli
adolescenti maschi sono talmente insicuri che per provarci con una ragazza
devono sentirsi degli dei al letto, altrimenti non ce la fanno proprio.
Amy si girò quando sentì la porta di
quella stanza aprirsi, mostrando un Sirius molto sexy, anche se imbronciato. La
ragazza si buttò sulla poltrona che stava di fronte alla porta, accavallando le
gambe e mettendo su un ghigno malizioso.
-Ciao, Sirius. Ce ne hai messo di tempo
questa volta, eh?- gli disse, fissandosi le unghia laccate di rosso.
-Lasciami in pace.- le sibilò,
buttandosi sul divano alla destra della ragazza.
-Che succede, tesoro?- gli chiese
stucchevole, facendo il labbruccio tenero, mentre si inginocchiava di fronte a
lui.
-Non sei stanca di questa vita così
falsa?- le chiese, sbuffando.
-Di cosa stai parlando?- gli chiese,
sospirando, sapendo che se non lo avesse fatto sfogare… be’, niente sesso.
-Io non ne ho idea! So solo che ieri
Remus, il mio migliore amico, quello che mi rompe le palle da morire perché
vuole studiare sempre, quello che si rifiuta sempre di giocare a scacchi con me
perché deve studiare, quello che mi fa uscire pazzo talmente è masochista, be’,
se n’è venuto fuori dicendo che sono un ragazzino!- sbottò Sirius, scattando
seduto.
-Ti ha davvero detto questo?- chiese la
ragazza, alzando un sopracciglio, mentre torturava con le dita un ciuffo dei
suoi capelli.
-No! Ha detto che ‘sono un cazzone che
non ha intenzione di crescere’! Dico, ma ti rendi conto? L’ha detto solo perché
faccio sesso con te! Ma qual è il suo problema?- urlò il ragazzo, lanciando un
cuscino dall’altro lato della stanza.
Amy si limitò a seguire la traiettoria
del cuscino con gli occhi, per poi portarli al viso del ragazzo che le stava di
fronte.
-Per te è un problema?- gli chiese,
indifferente.
-Cosa?-
-Per te è un problema il fatto che
facciamo dello stupido sesso disinteressato da entrambe le parti?- gli chiese,
scavallando le gambe e incrociandole per stare più comoda sulla poltrona.
-No, che non è un problema! Insomma,
non è che ci tenga poi così tanto a te, con tutto il rispetto.- le rispose, con
una smorfia.
-Bene, anche perché sarebbe un peccato
perdere questo passatempo. Sei divertente a letto. Molto più di quanto possa esserlo
con i tuoi scherzi idioti da dodicenne. Con tutto il rispetto.- celiò,
sarcastica.
-Non arrivo al punto della tua domanda,
Mercury.- le rispose, Sirius, ignorando il velato insulto.
-Cosa ti importa se il tuo ‘migliore
amico’ non approva la tua compagna di sesso? Che poi ‘migliore amico’. Suona
così gay! Inoltre, migliore amico o amico semplice, dovrebbe essere contento
che tu hai trovato una ‘Friend-with-Benefits’.- gli disse lei, scrollando le
spalle.
-Hey, hey, hey! Prima di tutto: per
essere amici con benefici, dovremmo essere amici!- disse Sirius, alzando un
sopracciglio.
-Touchè!- rispose lei.
-E poi non è da gay avere dei migliori
amici maschi! A lui gli importa di me! Siamo…-
-Continua a parlare, forse sembrerai
meno gay.- gli rispose, ridacchiando.
-Senti, ma qual è il tuo problema?
Andiamo a letto insieme da settimane, ormai. Non mi sembra che tu ti sia mai
lamentata.- le ringhiò contro Sirius.
-E continuo a non lamentarmi. Ma tu ti
sei mai posto questa domanda, Sirius? Ti sei mai chiesto se sei gay?- gli
chiese.
Sirius non rispose. Si limitò solo a
guardarla malissimo, prendendo dei lunghi respiri con la bocca.
-Perché sinceramente, sono lesbica da
quando ho cinque anni, e per me non cambia molto. So solo che dovrò sposare un
tizio di cui non m’importa nulla, e che dovrò farmi per forza, quindi
preferisco fare sesso ora con ragazzi almeno belli, prima di infognarmi con uno
stronzo qualunque.- continuò lei, scrollando le spalle.
-Cosa?- chiese Sirius, riprendendosi
alla parola ‘lesbica’. –Tu mi hai sfruttato nonostante… nonostante tu
preferisca le ragazze? Merlino, ma sei impazzita???-
-Hey, non ti ho sfruttato! Non
offendere ora. Sto solo esponendo i fatti. Non ti sto dicendo che sei gay,
anche se, sinceramente, tesoro, l’anno scorso di hanno beccato con Lupin al
Lago Nero che facevate il bagno nudi, ma ti sto dicendo che devi capire cosa
vuoi. Poi potrai crescere. Perché è questo che vuoi, no? Vuoi che Remus Lupin,
il tuo amico, o meglio quello che reputi tale, ti veda come una persona matura,
no? Quindi, fatti coraggio, piccolo Black, e scopri cosa vuoi.- disse, fingendo
ancora indifferenza.
La ragazza provò a nascondere un
sorrisetto quando vide il ragazzo correre via da quella stanza. Ma poi si
concesse almeno quello, pensando che la buona azione annuale l’aveva usata bene
per quella volta.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Sirius Black correva. Correva come mai
aveva corso in tutta la sua vita. Veloce, lontano da quella sciocca tentatrice.
Dai gusti sessuali non proprio consoni. Superò velocemente la Sala Grande,
l’ingresso e il cortile che divide la scuola dalla Foresta proibita, per poi
scontrare le mani su un tronco d’albero e urlare con quanto fiato aveva in
gola.
Odiava quella situazione. Odiava tutto
quello che stava succedendo nella sua vita. Odiava se stesso e la sua natura.
Odiava Amy Mercury.
Aveva sempre detestato il fatto che
fosse un ragazzino impressionabile. Spesso stava a rimuginare sugli errori del
passato, e ogni volta la voglia di ficcarsi un pugnale nel cuore per potere
dimenticare tutto era talmente tanto forte che sbatteva la testa contro la
testiera del letto solo per farsi venire una commozione cerebrale e dimenticare
tutto. E ora avrebbe pensato a quello che gli aveva detto Amy per il resto
della vita.
Sbatté i pugni chiusi contro la
corteccia dell’albero su cui era appoggiato, scorticandosi le nocche delle mani
e facendole sanguinare. Non voleva pensare in certi modi. Non voleva essere..
be’, quello. Non voleva e non lo sarebbe stato.
Si staccò dall’albero lentamente,
aprendo e chiudendo i pugni in modo da constatare se si fosse rotto un osso o
meno. Per fortuna non ebbe bisogno di una visita da Madama Chips, ma si fasciò
lo stesso le mani con un veloce ‘ferula’, per proteggere i graffi pulsanti.
Non c’avrebbe pensato. A costo di auto
– obliviarsi, non avrebbe pensato alla sua evidente
attrazione per Remus. Chiuse gli occhi Sirius, prendendo un respiro. Sperò che almeno
per quella volta potesse solo fare qualcosa di giusto.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
I giorni ad Hogwarts passavano nella
solita routine lezioni, compiti, sonno. Dopo la rottura tra Amy Mercury e
Sirius Black tutti si aspettavano che i Malandrini tornassero al loro antico
splendore. C’era anche chi sperava che accadesse una cose del genere. La
scuola, da quando quei quattro avevano litigato, era diventato un vero
mortorio. Prima Remus che passava tutto il suo tempo in biblioteca, poi Sirius
con una delle tante, poi, nonostante la rottura, l’allontanamento.. nessuno ne
poteva veramente più.
Era un pomeriggio tranquillo, quello.
Sirius veniva da casa di Hagrid, con cui aveva passato qualche ora, prima di
tornare al castello. Si diresse al corridoio del piano terra, quello che dava
al Giardino d’Inverno, sperando di non trovarvi nessun Serpeverde intento a
fumare robe non proprio lecite. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, pensando al
fatto che quando si parlava di ‘sballo’, i Purosangue erano anche pronti a
sfruttare i babbani e le loro droghe. Si sedette ad una delle panchine sotto
gli archi che davano al piccolo scorcio di verde, poggiando la schiena e la
testa ad una colonna, mentre si accendeva una sigaretta.
Provava a non pensare, Sirius. Provava
a nascondersi, provava a proteggersi, perché sapeva che se avesse lasciato la
sua mente e il suo cuore fare quello che volevano, sarebbe stato risucchiato in
un vortice di dolore da cui non sarebbe mai uscito.
Furono delle risate acute e delle borse
sbattute contro una porta che distrassero il ragazzo dalle due seghe mentali.
Risate che lui conosceva bene.
-Oh, avanti, Rem! Facciamo tardi a
cena, altrimenti!-
Rem. Lo aveva chiamato Rem. Ma come osava quella stronzetta?
-E dai, Lils! Solo un altro po’!-
Lilian Evans. Lo sapeva che non ci si poteva fidare di lei. Aveva passato
troppo tempo con Mocciosus, in fondo.
-Ma dai, è tutto il pomeriggio che..
oh, ciao, Black. Che ci fai qui?- gli chiese la rossa, cambiando tono quando
vide il ragazzo.
-Ma non è vero che.. Sirius? Che ci fai
qui?- chiese Remus, uscendo dalla classe con i capelli tutti scombinati.
-Salve ragazzi. Stavo solo fumando una
sigaretta. Voi?- chiese, con quanta nonchalance possibile, scoccando
un’occhiata di fuoco al ragazzo, che abbassò lo sguardo, imbarazzato.
-Noi.. niente!- rispose Remus,
voltandosi verso Lily. –Lils, ti prego, va in Sala Grande, ci vediamo dopo.-
La ragazza si limitò ad annuire, per
poi scoccare una strana occhiata a Sirius, che si limitò ad alzare un
sopracciglio in risposta, mentre buttava fuori il fumo pregno della sigaretta.
-Così stai con la Evans adesso? Ti
prego, aspettami prima di dirlo a Jamie. Voglio godermi lo spettacolo.- disse
Sirius, spegnendo il filtro della sigaretta, per poi farlo evanescere
con un colpo di bacchetta.
Gelosia. Gelosia pura. Gelosia che scorre nelle vene, fino ad
arrivare ad ogni singolo neurone del cervello, che si concentra solo su di essa.
La gelosia è un veleno. Ma è un veleno dolce. Perché grazie ad esso puoi capire
a chi tieni veramente, e chi non puoi sopportare di perdere.
-Non è come pensi.- rispose Remus,
torturandosi le mani.
-Ah, no? Cazzo, Rem, Jamie. Ricordi
James, il nostro migliore amico? Quello che ha formato questo gruppo? È
innamorato perso di quella ragazza da cinque anni! Ricordi che ci eravamo
promessi di non provarci con lei? Cazzo, Rem, James non se lo merita!- ringhiò
Sirius, alzandosi in piedi.
-Ma si può sapere che hai??? Non ci
vado a letto! Lo so che James è innamorato di lei, e non oserei mai
rubargliela! Studiamo solo insieme! Lumacorno ci ha assegnato dei compiti extra
per farci alzare la media e far guadagnare qualche punto in più a Grifondoro,
ma non c’è niente tra di noi!- si difese il ragazzo.
-Oh.- rispose Sirius, semplicemente.
Sollievo. Tanto sollievo.
Molto più di quello che gli era
consentito. Non si sarebbe sentito così sollevato sapendo solo che suo fratello
non era stato tradito. Si era sentito così solo quando Remus gli aveva detto
che si era lasciato con Karen. Quando aveva scoperto che il suo Rem era libero.
Realizzazione.
Era sempre lui. Sempre e solo lui,
l’unica persona in grado di fargli capire quanto potesse essere importante una
persona nella vita di un’altra. Sempre lui, l’unico ragazzo in grado di fargli
cambiare umore con una solo frase. Il ragazzo che l’aveva fatto stare male per
due settimane quell’estate, solo perché sono sapeva cosa scrivergli in una
stupidissima lettera.
-Idiota.- si ritrovò a sibilare.
-Eh? Sirius, ma ci sei?- gli chiese il
ragazzo, poggiando entrambe le mani sulle sue spalle.
Sirius sobbalzò leggermente, sentendo
la leggera scossa elettrica che era partita dalle mani di Rem.
-No, non credo.- rispose, sospirando.
–Scusa, ci vediamo a cena.-
Poi Sirius si voltò, aggiustandosi il
mantello, prima di correre.
-Sirius.- lo chiamò l’altro.
-Che c’è?- gli chiese, girando
leggermente il volto verso di lui, ma continuando a dargli le spalle.
-Mi sei mancato.- sussurrò, abbassando
il volto.
-Anche tu.- rispose. –Scusa. Ci
vediamo.-
Remus Lupin annuì, senza essere visto dall’amico.
Amico che correva di nuovo verso la
Foresta Proibita, provandoa ritrovare
il senno che sembrava avesse perso per sempre. Urlò di nuovo. Urlò fino a
quando la gola cominciò a fargli male. Ma stavolta quando la Foresta ricadde
nel silenzio poté assistere ad un vecchio fenomeno: il sorriso di un ragazzo
innamorato.
Spazio
Autrice: Ok, salve gente!!! :D Sono in ritardo anche questa volta??? Sorry!!! TwT Ma Sirius mi odia,
quindi scrivere un capitolo su di lui è un'impresa! T_T
BTW. Non so
cosa pensare di questo capitolo. Sinceramente, è stata una sorpresa dall'inizio
alla fine, questo capitolo. Quindi, boh. Ditemi voi! D:
Allora,
sappiate che Amy Mercury ha più o meno lo stesso carattere di Santana Lopez, di
Glee. Si, non fosse stato per lei, questo capitolo sarebbe stato una cagata
pazzesca probabilmente. E poi.. be', Sirius mi ricorda Kurofsky
qui. Oddio, fermatemi.
Quindi Sirius
finalmente capisce che gli piace Rem. Siano benedette le mutande di Merlino.
Poi, boh! Se
c'è qualcosa di poco chiaro fatemelo sapere! D:
Ringrazio chi
preferisce/segue/ricorda e chi recensisce!!!! *-*
A presto!!!
Micaela!
P.S.: Questo
è il terz'ultimo capitolo. Mancano due capitoli più l'epilogo. E dopo di ciò
scriverò una shot, che potrà essere seguito di Moonstar,
ma potrebbe anche non esserlo. Vi farò sapere!
Ti svegli lentamente, assaporando
tutte le sensazioni che provi in questo momento. Hai la strana sensazione di
sentire ogni singola parte di te staccata dall’altra, eppure ti piace. Non c’è
luce a illuminarti il viso, però senti un paio di occhi guardarti
insistentemente. Ricordi quello che è successo ieri. Ovvio che le ricordi. Non
potresti scordarlo mai.
-Sirius,
non guardarmi. È inquietante.- dici, ancora con gli occhi chiusi, ma con un
sorriso sul volto.
-Fanculo.-
mugugna lui, passando una mano sui tuoi capelli, facendoti sospirare.
-Mi aspettavo una risposta migliore,
signor Corro-per-tutta-la-scuola-per-cercarti.-
rispondi, con la voce ancora leggermente impastata dal sonno, ridacchiando.
-Be’,
scusa, ma stanotte ho dormito tre ore in croce. Russavi.- sibila, stringendo
gli occhi.
-Scusa.-
mormori in risposta, mettendoti seduto al letto, con il labbruccio.
-Vieni qua.- ti dice, afferrandoti per
il collo e baciandoti.
Sorridi contro la sua bocca. È ancora
strano per te, ma dannazione, non cambieresti niente in questo momento. Sei
troppo felice per renderti conto che potrebbe essere una situazione sbagliata.
L’unica cosa che ti dispiace è che non potrete baciarvi così davanti a tutti.
Ed è qualcosa che ti rattrista davvero, perché l’amore è sempre amore. Ma in
questa scuola, e nella società in generale, si riesce a perdonare più
facilmente un matrimonio combinato che due uomini che si baciano.
Corrughi la fronte, ricordandoti di un
particolare che non avete chiarito ieri.
-Ieri non mi hai più detto perché hai
iniziato a frequentare la Mercury, comunque.-
mugugni, storcendo la bocca.
Lui ridacchia, facendoti incazzare.
Solo un po’. Il resto di te avvampa, perché il ragazzo che ti sta di fronte
riuscirebbe a essere sexy anche con un pigiamone di flanella e la febbre a 40°,
ma mezzo nudo è.. be’, forse meglio lasciare perdere.
-Geloso, Rem?- ti chiede, sbattendo le
palpebre e mettendo su il labbruccio.
-Chi? Io? Assolutamente no.- dici, soave, mettendo su una faccia degna del migliore
giocatore di poker. –Fatti trovare con qualcun altro,
e non m’importa se uomo o donna, e ti ritroverai appeso per il tuo coso nella torre di astronomia. Chiaro?-
-Cristallino.- dice, alzando un
sopracciglio.
-E non hai ancora risposto alla mia
domanda.- gli dici, assottigliando gli occhi.
-Non è una domanda a cui è facile
rispondere.- dice, aggrottando le sopracciglia. –So
solo che.. era facile stare con lei. Era facile fare finta di essere qualcuno
che non sono più, perché lo sono stato tutta la vita. Stare con lei era facile
come respirare.-
-Ma stare con me è difficile.-
mormori, abbassando la testa, mentre torturi un lembo del lenzuolo.
Lo vedi alzare lo sguardo verso di te,
sorpreso, per poi mettere entrambe le mani sulle tue spalle e spingerti contro
il materasso, portandoti sotto di lui.
-No che non è facile stare con te. Non
lo è per niente. Ma non dipende dal fatto che sei un ragazzo.- ti dice, con gli
occhi grigi puntati sui tuoi. –Non è facile, ma non
credo che sia facile scoprirsi attratto dal proprio migliore amico. Non lo è
mai. Amare qualcuno non era nei miei piani.-
Spalanchi gli occhi a quello che ti
dice.
-Perché?- gli chiesi, confuso.
-Io non credevo di essere in grado di
amare. Per tutta la mia vita l’unico affetto che ho avuto è quello degli amici,
non mi sono mai innamorato. E dopo averci provato e riprovato credevo di essere
una di quelle persone che si ritrovano vecchie e sole in una casa in città, col
giardino trascurato e che va gridando dietro a dei mocciosi di uscire fuori
dalla propria proprietà.- ti dice, sbattendo le palpebre velocemente, forse per
trattenere le lacrime. –Sono stato con talmente tante
di quelle persone, Rem.. –
-Shh.-
dici, accarezzandogli una guancia, aggrottando leggermente le sopracciglia,
indulgente. –Il passato non importa, Sirius. Non è mai importato. Non m’importa con quante
ragazze sei stato in passato. E non è vero che non sei in grado di amare.
Dannazione, sei una delle persone più passionali che conosco, Sir! Metti anima,
cuore e corpo in tutto quello che fai. Posso capire al contrario, se credi di
provare troppo, ma non dirmi che non provi niente. Perché sarebbe un po’ un
insulto a quello che siamo, non credi?-
Sirius
si limita a guardarti con occhi lucidi prima di baciarti di nuovo. Sciocco
Felpato. Come può anche solo pensare di non poter provare nulla, quando un
bacio può farti sentire così?
-Merlino, vorrei poterlo fare sempre.-
ti ritrovi a dire, quando si stacca bruscamente, come al solito, lasciandoti
accaldato e… si, eccitato.
-Intendi anche in Sala Comune o in
Sala Grande? Per me è ok.- ti risponde, baciandoti il
collo. Come se non fosse già ricoperto di succhiotti.
-Eh?- gli chiedi, staccandoti da lui.
-Be’,
che c’è che non va? Credevo non volessi nasconderti.- ti dice, sorridendo.
-Infatti, non voglio nascondermi. Ma
sei sicuro che è ok?- gli chiedi, mentre un sorriso si fa strada sul tuo volto.
-Certo. A te va bene così. E poi… Morgana, ci pensi alle ragazze? Schiatteranno tutte!-
ride, facendo tremare il letto sotto di voi.
-Bene. Mi preparo a prendere schiaffi
da destra e manca allora.- mugugni, allegro. –Davvero
non t’importa?
-No.
L’unica persona di cui mi importa è James. E per lui va bene così.- ti risponde, stringendoti a sé.
Sorridi, beandoti della quiete dopo la
tempesta, pensando davvero che, se James non esistesse, bisognerebbe
inventarlo.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
SiriusBlack era
una di quelle persone che raramente hanno paura. Raramente si ritrovano il
corpo tremante per i brividi, o col fiato corto per l’adrenalina. Lo sprezzo
per le regole e la ricerca di nuove avventure erano solo una piccola
conseguenza di questa sua mancanza.
Ma.
C’era sempre un ma. Perché tutti prima o poi provano paura. Può essere una
paura stupida e irrazionale come quella del buio o degli insetti o del volo,
oppure qualcosa di molto più forte, di molto più potente. E molto più
pericoloso, forse. Perché quando nella vita le persone a cui vuoi bene si
contano sulle dita di una mano, hai paura di poter perdere anche queste. Per
cosa, poi?
Per
amore.
Quello
stesso amore che potrebbe spingerti tra le braccia di una di queste pochissime
persone, può spingerti a perdere il senno. Può spingerti ad allontanarti,
perché non puoi soffrire ancora. Non è giusto continuare a soffrire, quando
l’unica cosa che vuoi è essere amato. Non si può continuare a soffrire quando
il dolore è l’unica cosa che hai avuto dalla vita.
Sirius sospirò, aspirando di nuovo il filtro
della sigaretta. Era alla torre di astronomia, come sempre. Era diventata la
sua seconda casa ormai. Passava più tempo lì che a lezione. Aveva pure iniziato
a studiare. Cosa strana, visto che di solito si riduceva sempre all’ultimo
minuto prima di iniziare una tesina. Sospirò di nuovo, schiacciando il filtro
sotto la scarpa, prima di accendersene un’altra.
-Dovresti
smetterla di fumare così. Fa schifo la puzza di sigaretta.- disse una voce dietro
di lui.
Sirius si voltò verso la voce amica. James.
Non poteva permettersi di perdere James. Era suo fratello, dannazione. Come
poteva farsi odiare così da lui?
-È
l’unica cosa che riesce a calmarmi in questo periodo. Anche se ha smesso di
farmi veramente effetto.- rispondi, secco.
James
non rispose, si limitò ad appoggiarsi al muro con la spalla.
-Come
mi hai trovato?- chiese Black.
-Con
una cosa chiamata ‘Mappa del Malandrino’. Ricordi? C’eri anche tu quando
l’abbiamo disegnata.- rispose l’altro, alzando un sopracciglio.
-Certo
che me la ricordo. Credevo di averla io nel mantello.-
-E
invece, no. Te l’ho rubata stamattina a colazione. Non te ne sei nemmeno
accorto.- celiò Jamie, con una smorfia.
-Che
vuoi?- gli chiese Sirius, sospirando.
-Voglio
solo parlarti. Sono due mesi che non riusciamo più a stare insieme noi quattro.
Non ci sei più in giro. Si può saper qual è il tuo problema?- sbottò l’altro,
guardandolo male.
-Io?
Io non ho nessun problema.-
-Si
che hai un problema! Il fatto che tu stia cercando di nasconderlo non vuol dire
che non ci sia! Dannazione, Sirius, credevo che
fossimo amici!- quasi urlò James.
Sirius si limitò a dargli le spalle,
ciccando dalla finestra.
-Sai
qual è il mio problema?- disse, facendo fatica a respirare. –Il
mio problema è che per una volta, un sola fottuta volta, vorrei essere uguale a
tutti gli altri. Vorrei essere un ragazzo normale, uno stupido, idiota
sconosciuto. Vorrei che non ci fosse mezza scuola che si gira quando passo,
vorrei che non ci fossero aspettative per me, vorrei non essere il fottuto
rampollo dei Black! Vorrei essere un babbano, un normalissimo babbano.-
James
continuava a guardarlo, interrogativo, così Sirius
decise di continuare.
-Vorrei
essere come tutti gli altri. Vorrei potermi guardare allo specchio e poter dire
che non c’è nulla di male nell’essere come me. Che non c’è nulla di male in
quello che mi sta succedendo. Ma non ce la faccio, Jamie.
Ho paura. Per la prima volta nella mia vita, ho paura.-
-Di
cosa hai paura?- sussurrò Ramoso, avvicinandosi all’amico.
-Ho
paura di perdervi per quello che sono.- rispose Sirius,
dando un pugno al muro.
James
si sedette su un banco, guardando l’amico.
‘Deve
esserci arrivato, alla fine.’, pensò, sorridendo dentro di se.
-Sirius, ricordi quello che ci siamo
promessi?- gli chiese, con espressione indulgente.
Sirius non rispose, limitandosi a sbattere
le palpebre, contrariato.
-Ci
siamo promessi che ci saremmo stati sempre. Ricordi?- chiese, aspettando una
risposta che però non arrivò. –Sirius, puoi
parlarmene.-
-No. Non posso parlartene. Puoi dire
tutto quello che vuoi, ma so che te ne andrai. Te ne andrai tu, se ne andrà Remus, così come se ne andrà Peter. E non voglio che ve ne
andiate. Non posso sopportarlo, James.- rispose, nascondendo il viso tra le
braccia.
-Sirius… ti piace un ragazzo, vero? Nel senso
che.. ti piace come dovrebbero piacerti le ragazze, giusto?- gli chiese James,
gentile.
Sirius alzò lo sguardo verso l’amico,
confuso e terrorizzato. Come faceva lui a saperlo?
-Ah,
Felpato.. te l’ho detto miliardi di volte. Non sottovalutarmi. Posso sembrare
un coglione per la maggior parte del tempo, ma quando si tratta degli amici
sarò sempre lì. Tu, tra l’altro, sei il fratello che non ho mai avuto. Pensi
davvero che non me ne sarei accorto?- gli disse, intuendo la domanda negli
occhi dell’altro.
-Tu..
tu sei ancora qui. Perché sei ancora qui se io…-
-Perché
sei mio fratello. E se pensi che ti lascerò nel tuo alone di tristezza solo
perché sei innamorato di un ragazzo.. be’, allora mi dispiace per te, ma dovrai
sopportarmi ancora a lungo.- rispose James, sorridendogli.
Sirius non riusciva a crederci. Tutta quella
paura… per niente. Il peso al livello del petto, la
sensazione di claustrofobia.. non c’era più niente. A Jamie
andava bene così com’era. Suo fratello.. l’aveva semplicemente accettato. Sirius lo placcò, piazzandogli un pugno sulla spalla.
-Hey, hey, così
mi soffochi. E poi scusa, ma io sono ancora etero.- disse James, ridendo.
-Fanculo.- mugugnò Sirius,
arrossendo. –Non credo di essere completamente gay,
comunque. È stato un solo ragazzo a piacermi.. be’, lui è diverso.-
Felpato
sperava davvero che quel nome non sfuggisse dalle sue labbra. Un conto era dire
che ti piaceva un ragazzo in generale. Un conto era dire che quel ragazzo era
lo stesso con cui divideva lo spazio vitale da sei anni.
-Già,
scommetto che è proprio diverso da tutti noi.- celiò James, ridendo.
-Hey, non prendermi per il culo.- sbottò Sirius, molto,
molto rosso in viso.
-È
una proposta indecente, fratello?-
-Oh,
ma la vuoi piantare???- rispose Sirius, soffocando
l’amico. –E poi.. oh, no. Ti prego, non dirmelo. Tu
l’avevi capito, vero?-
-Cosa?
Che eri cotto perso per un ragazzo? Ovvio.- disse James, con nonchalance.
-Oh,
Merlino. Questo spiega le battute coi doppi sensi…-
mormorò l’altro, imbarazzato. –Hey, aspetta, che vuol
dire che…-
-Sirius, prendi la mappa.- gli ordinò
l’amico, sorridendo, e cambiando completamente discorso.
-Eh?
Perché?-chiese Black, stranito.
-Perché
c’è qualcuno che ti aspetta.- rispose James.
-Chi?-
-Sirius, Remus ti
aspetta. È nelle tue stesse condizioni da un po’ di tempo ormai. Non dorme
quasi più al dormitorio. Ormai io e Peter ci siamo quasi abituati a stare da
soli.- rispose l’altro, soave.
Sirius spalancò di nuovo gli occhi, mentre
gli angoli della sua bocca si piegavano in un sorriso.
-Vuoi
dire che Remus…-
-Che
Remus è dell’altra sponda come te? Non ne sono
sicuro. Ma che è cotto di te da una vita? Si. Lo è. Puoi starne certo che lo è.
Io non sbaglio mai.- rispose James, con un ghigno.
-Faresti
una fortuna nel mondo babbano come indovino!!- gli
disse Sirius, con un sorriso felice sul volto, dandogli
una pacca sulla spalla.
È
bello come la peggiore delle giornate possa trasformarsi nella migliore con una
sola chiacchierata col proprio migliore amico.
-Vai
prima che mi penta di averti detto quello che ti ho detto.-gli rispose James,
ridendo.
Sirius gli fece l’occhiolino, prendendo la
mappa e correndo fuori dall’aula in cui si trovava. James ridacchio, infilando
la bacchetta nella tasca dei pantaloni. Era bello fare qualcosa di giusto per i
propri amici. Il sorriso di Sirius valeva tutto
quello.
James
era talmente concentrato sui suoi pensieri da non accorgersi della presenza
contro cui si era scontrato.
-Oh,
per l’amor del cielo, Potter, guarda dove metti i piedi ogni tanto!-
James
si accorse solo allora, chi era quella ragazza. Era lei.
-Scusa,
Lily, ero sovrappensiero.- le rispose, aiutandola a raccogliere i libri che le
erano caduti dalle mani.
Lily
Evans sobbalzò, facendo cadere nuovamente i libri che aveva raccolto. Non era
la prima volta che Potter la chiamava per nome. Solo che di solito la chiamava
per nome con lascivia, o per scherzo. Non gli aveva mai sentito dire il suo
nome in modo tanto dolce.
-Lily, ci sei?- le chiese, con un sorrise
gentile sul colto, passandole una mano davanti gli occhi.
-Eh?
Oh, si..- rispose, diventando dello stesso colore dei capelli. –Che ti prende? Non mi hai mai chiamata per nome così
gentilmente.-
James
alzò il viso al cielo, sorridendo leggermente. In fondo doveva a Sirius e Remus molto di più di
quello che dava a vedere. Lui amava sul serio quella ragazza. Sarebbe stato
stupido da parte sua sprecare altro tempo. Non gliene fregava più niente di
quello che avrebbero pensato tutti gli altri a scuola. Non poteva permettersi
di perdere la donna della sua vita per loro.
-Ci
conosciamo da sei anni, nel bene o nel male. Pensi che potremmo anche chiamarci
per nome senza ammazzarci, non trovi?- celiò, tenendo i suoi libri e facendole
cenno di accompagnarlo dove doveva andare.
-E
cosa ti fa pensare che io sia d’accordo a tutto ciò?- chiese Lily, sospettosa.
-Lily.- la chiamò, guardandola negli occhi. –Siamo grandi ormai. Tra qualche mese saremo catapultati in
un mondo in guerra. Almeno tra noi dovremmo collaborare, non credi?-
-Mpf.- mugugnò la ragazza, alzando un
sopracciglio.
-Dai,
dico sul serio.- ridacchiò James, alla faccia incredula che aveva davanti.
-E
dai, Potter, come faccio a crederti? È dal terzo anno che ci provi con me!
Secondo te, dovrei credere al tuo nuovo atteggiamento da angelo?-
-Intanto,
mi chiamo James, non Potter. Secondo: non ho detto che smetterò di provarci con
te. Terzo: pensi davvero che dopo tutto questo tempo il mio sia solo un
capriccio?- le chiese, mentre entravano dentro una Sala Comune deserta.
-Si,
ovvio che lo penso.-
-Donna
senza cuore.- celiò lui, mettendo su il labbruccio.
Si
ritrovò anche lei a ridere, senza nemmeno sapere perché. Ja..
Potter era stato meno insistente del solito in quel periodo. Non le tendeva più
agguati, non le chiedeva più di andare con lui a Hogsmeade
platealmente, non si intrufolava più nei dormitori femminili di nascosto.
Inoltre sembrava più maturo del solito. Non aveva frequentato nessuno
dall’inizio dell’anno per quello che sapeva, e visto che i pettegolezzi a Hogwarts correvano più velocemente della luce, era sicura
del fatto che era single da un bel po’ di tempo.
-Posso
chiederti il perché di questo cambiamento improvviso, James?- gli chiese, sedendosi su una delle poltrone vicino al
camino.
-Perché
tu odi il fatto che io sia un bulletto senza anima né cuore.- rispose serio. –E non voglio nemmeno prendere in considerazione il fatto
che dovrei rinunciare a te solo perché sono stato un idiota in questi anni. Ti
sto solo chiedendo una possibilità. Una possibilità per dimostrarti quello che
posso essere senza altri attorno.-
Lily
lo guardò come se stesse parlando marziano.
Chi è questo tipo? E che ne ha fatto
del Potter rompipalle?
-Non
so cosa rispondere.- si limitò a dire lei, arrossendo.
-Passa
solo una giornata con me. Una sola. Non ti chiedo di venire con me ad Hogsmeade, anche perché, sinceramente, non mi fa nemmeno
più effetto come posto. Voglio solo.. frequentarti. Frequentarti e non beccarmi
un ordine restrittivo, possibilmente.- le disse.
-James!- lo chiamò, quando ormai era quasi
alla porta. –Sabato. Studiamo Trasfigurazione
insieme.-
James
Potter non rispose, limitandosi a sorridere, come mai aveva sorriso in tutta la
sua vita.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Sirius correva. Scendeva scale su scale,
prendeva scorciatoie. Doveva correre. Doveva correre perché se si fosse
fermato, se ne sarebbe pentito. Avrebbe rinunciato a Rem, avrebbe rinunciato a
quello che provava e addio tutto. E non poteva arrendersi senza provarci.
Sarebbe stato ingiusto anche nei suoi stessi confronti. Aveva visto Rem nella
mappa. Era sotto il loro albero, al Lago Nero. Attraversò velocemente
l’ingresso, prima di correre verso il lago.
Lo
vide subito. Sempre lui, sempre attorniato da libri, sempre sepolto da
pergamene pregne di inchiostro. Sirius si fermò a
qualche metro da lui, per poter calmare il battito del cuore.
Lo
osservò da lontano. Era strano per lui avere questa nuova consapevolezza di
piacergli. Era strano, perché per la prima volta non aveva aspettative da
questo rapporto. Voleva prendere le cose come venivano, senza preoccuparsi
delle conseguenze. Sorrise a quella massa di capelli castani lisci. Rem non si
era ancora accorto di te.
Si
avvicinò piano, per non spaventarlo. Fu allora che si accorse che Remus stava dormendo. Si era appisolato con ancora la piuma
in mano. Sirius ridacchiò, togliendogli la piuma di mano
e spostandogli i capelli dalla fronte. In quel momento si accorse di lui,
aprendo piano gli occhi.
-Sirius.- mormorò, con gli occhi leggermente
lucidi.
-Rem.-
Il
moro aveva ancora la mano appoggiata alla guancia dell’amico. Stava assaporando
tutte le sensazioni che mai aveva provato.
-Che
ci fai qui?- chiese Rem.
-Cercavo
te.-
Remus non rispose. Si limitò a richiudere
gli occhi, godendosi la lieve brezza autunnale, e a mordicchiarsi le labbra. Sirius seguiva ogni suo piccolo, minuscolo movimento. Persorse la guancia e le labbra dell’altro in una leggera
carezza, facendogli spalancare gli occhi.
-S-Sirius, ma che…-
-Shh.-
Sirius lo zittì, posandogli l’indice sopra
le labbra, per poi avvicinare la fronte alla sua, lentamente. Doveva farlo.
Doveva farlo o non lo avrebbe fatto mai più.
Fece
scontrare piano i loro nasi, mentre Remus spalancava
gli occhi dalla sorpresa. Poi Sirius poggiò le labbra
su quelle dell’altro, in una carezza leggera, quasi inesistente. Ripeté quel
gesto per un altro paio di volte, prima di mordergli leggermente il labbro
inferiore, per chiedergli l’accesso della lingua. Remus
si aggrappò al suo viso, mentre la lingua di Sirius
esplorava gentile la sua bocca. Il mannaro strinse i capelli dell’altro fra le
dita, perdendosi in quel vortice di emozioni in cui erano finiti entrambi.
Remus sperò che quel bacio non finisse mai.
Non riusciva a credere al fatto che tutto questo stesse accadendo sul serio. Aveva
sperato così a lungo. Mugolò piano quando il ragazzo si staccò improvvisamente
da lui. Sirius aveva un’espressione indecifrabile.
Continuava a guardarlo fisso negli occhi, mentre gli carezzava piano il volto.
-Io
ti piaccio.-sussurrò Sirius, aggrottando le
sopracciglia.
E
quello fu il momento in cui Remus fraintese tutto.
Perché per lui quel sussurro fu come la conferma di qualcosa che non avrebbe
voluto sapere mai. Considerò quel bacio come qualcosa di sbagliato, come un
gesto falso, fatto solo a conferma di quello che era stato il suo comportamento
nelle ultime settimane.
Remus si scrollò di dosso il ragazzo, con
occhi accusatori. Sirius lo guardò confuso,
aggrottando le sopracciglia.
-Tu
lo sapevi.- disse Remus, con tutta la calma che aveva
in corpo, ma stringendo i pugni.
-Rem..-
-No!
Tu lo sapevi e l’hai fatto lo stesso! M.. mi hai baciato per dimostrare il
fatto che mi piaci!! Tu volevi solo questo!- urlò Remus,
facendo volare alcune pergamene con una magia involontaria.
-A
te non importa di me.- continuò in un mugugno,
dandogli le spalle.
-Rem,
no, non hai capito niente!- lo implorò l’altro, afferrandogli un braccio.
-Vaffanculo, Sirius.
Sta lontano da me.-
Remus raccolse tutto il suo materiale con
un gesto secco della bacchetta, prima di correre via da quel posto. Posto che
li aveva visti crescere, litigare, parlare e infine baciare.
Sirius chiuse le mani, dando un pugno secco
all’albero che gli stava di fronte. Rem era scappato. Rem se n’era andato da
lui. Se n’era andato da lui perché credeva che non facesse sul serio; che il
suo fosse una specie di esperimento.
Il
ragazzo prese di nuovo la Mappa del Malandrino, cercando il puntino che
indicava il ragazzo che l’aveva appena lasciato lì. L’avrebbe trovato.
L’avrebbe fermato e l’avrebbe fatto ragionare.
Perché
adesso che sapeva, non avrebbe potuto permettere di perdere l’uomo che amava.
Spazio
Autrice: Ok. A volte vi faccio aspettare un mese intero per un capitolo nuovo, questa
volta 12 giorni. Spero che non sia un problema se pubblico prima. U.U
Allora
questo capitolo è il mio preferito della storia. Almeno nella mia testa è carino,
poi se scritto è brutto e schifoso è colpa mia che non so mettere per iscritto le
mie idee. T_T
Non
credo ci siano parti poco chiare.. poi non so, se avete qualche dubbio io sono qui!
;) Poi. So che questa è una Wolfstar. Quindi la domanda
possibili è: perché ci sono sempre James e Lily in mezzo ai piedi? Semplice, io
li amo. E poi questi due sono troppo importanti nella vita di Rem e Sirius per essere ignorati. :D
Poi… boh! D:
Ringrazio
chi preferisce/segue/ricorda e chi recensisce!!! :D
Ti rendi conto che ti piace questa che potrebbe diventare una nuova quotidianità. Tu e Rem che vi svegliate, con bacio e sesso mattutino, poi doccia e subito colazione in Sala Grande. Ti fa sorridere la pazzia di Rem. Perché lui è pazzo se crede che continuerete ad arrivare in anticipo alle lezioni.
Ridi quando, nel tentativo di infilarsi i pantaloni mentre si lava i denti, sbatte la testa contro il lavabo. Ridi perché lo sai che si incazzerà. E hai capito che questo buon uomo quando si incazza se la prende con te in maniera strana. Perché gli altri si limiterebbero a darti un pugno o schiantarti, mentre lui, anima pia, prima ti minaccia di evirarti poi ti bacia come se fosse l’ultimo bacio che vi darete per il resto della vostra vita. Pensi davvero che sia strano.
Decidi di fermare il tentativo di dipartita anticipata di Rem posandogli le mani sulle spalle nude, che si tendono leggermente al tuo tocco.
-Rem, stai dando di matto. Calmati.- dici, ridacchiando.
-Parli bene tu! Non te ne frega niente! Merlino, la Mc ci metterà in punizione per orientamento sessuale illecito.-
-Certo, come se esistesse una cosa del genere! Ma ti prego!- dici, girandolo verso di te. –Va tutto bene. Andrà tutto benissimo. Ci aiuterà James. Lui ci aiuta sempre.-
-Non può aiutarci oggi!- sbotta lui, infilando le mani tra i capelli. –Merlino, non potevi infognarti con una bionda stupida e tettona come tutti i maschi adolescenti che ci stanno attorno?-
Alzi entrambe le sopracciglia all’affermazione del ragazzo. Parla così solo quando o è nervoso o è ubriaco. Ma non avendo bevuto…
-No, io dico, ma ti senti quando parli? E poi non ci trovo più gusto, te l’ho detto!- dici, assottigliando gli occhi.
-E perché no?- ti chiede Rem, esausto emotivamente.
-Perché per me non ha più senso stare con una persona così, tanto per non stare solo. Tu potresti darmi il mondo Rem.- dici, tremendamente serio.
-Non credo di essere in grado di essere in grado di darti il mondo. Né economicamente né astronomicamente.- celia lui, arrossendo vagamente.
-Non mi serve.- dici, provando, senza risultato, a non essere sdolcinato. –Ho te, no?-
Lo vedi abbassare lo sguardo, per poi alzarlo nuovamente e prenderti il viso tra le mani per baciarti, come solo lui sa fare.
-Non dire queste cose.- ti dice, poggiando la fronte sulla tua. –Mi fai uscire pazzo.-
-Credevo di farti impazzire a prescindere dal fatto che siamo qui dal tramonto, che abbiamo fatto sesso, il bagno insieme e abbiamo confessato il tutto.- dici, fingendo indifferenza, ma con un sorriso felice sul volto.
-Fanculo! Io sto provando a fare il serio, sai?-
-Certo, che lo so, Rem! Tu vuoi sempre essere serio!- dici, annuendo. –Rem, andrà tutto bene. Non siamo i primi e non saremo nemmeno gli ultimi.-
-Mpf.-
-Rem?-
-Andiamo subito, prima che possa cambiare idea?- ti chiede, guardandoti con i suoi occhi da cucciolo bastonato.
Gli dai una pacca sulla spalla prima di alzarti dal letto e aggiustarti la cravatta sulla divisa. Vi sorridete, mentre uscite dalla Stanza delle Necessità, e vi avviate verso la Sala Grande per la colazione.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Non vi tenete per mano. Sarebbe sciocco farlo. Ma le vostre dita si sfiorano, facendovi provare quella leggera elettricità che vi ha portati a tutto questo. Entrate in Sala, ed accogliete con sgomento il fatto che James e la Evans stanno parlando tra di loro, e per una volta non si stanno urlando addosso, anche se Lily ogni tanto gli scocca occhiate di fuoco, facendo ridere l’amico. Sorridete, perché James si merita di poter essere felice. Si merita di trovare quello che avete trovato voi.
Vi sedete di fronte a loro, salutandoli allegri. Poi Sirius ti afferra il braccio, sorridendoti con quell’aria Malandrina che ormai conosci bene, e sai, ne sei certo, che ne combinerà un’altra delle sue.
-Sir, che vuoi?- gli chiedi, provando a non far tremare la voce.
-Secondo te?- ti chiede, ghignando apertamente. Molto apertamente.
-Sirius, no.- gli ordini, sotto lo sguardo compiaciuto di James, che deve aver capito, e quello leggermente perplesso, ma soddisfatto di Lily.
-Rem, si.- ti dice, alzando le sopracciglia, con un sorriso sghembo che ti fa sciogliere.
Non rispondi. Ti limiti a guardarlo negli occhi mentre si avvicina a te, rendendo a tutti palese quello che sta per fare.
Regna il silenzio quando finalmente le vostre labbra si uniscono in un bacio. E sei felice, perché avresti creduto di peggio. Non cambia niente se lo fate davanti a tutti o da soli, perché comunque tutte le altre presenze si annullano e andate in un posto che è solo vostro.
Sorridete di nuovo, quando vi staccate. Pronti, ad affrontare quella che sarà la vostra vita. Insieme.
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Remus non riusciva a credere a quello che era appena successo. Correva per la scuola, provando a schiarire le idee. Si odiava. Si odiava, maledizione. Si fermò dopo un po’, dopo essere arrivato al quinto piano. Inciampò sull’ultimo gradino, barcollando leggermente prima di scontrarsi con una delle armature che decoravano il castello. Si ritrovò a prendere a pugni quella stupida armatura argentata. Era grigia, di un grigio che gli ricordava il colore degli occhi del ragazzo che gli aveva appena spezzato il cuore. Due singole lacrime solcavano il suo volto. Non si sarebbe permesso altro.
Il ragazzo chiuse gli occhi, rilassando le mani contro la parete di fronte a lui. In quel momento odiava Sirius. Odiava quel ragazzo così supponente da farlo illudere così. Lui aveva capito che c’era qualcosa che non andava in lui e invece di parlarne e fargli capire che nulla di quello che lui provava poteva essere ricambiato… lui lo baciava. Come se fosse normale baciarsi tra due ragazzi.
-Cazzo.- imprecò, colpendo il muro con la mano aperta.
-Rem!- urlò una voce a pochi metri da lui.
Remus si girò verso l’altro ragazzo con un ringhio, voltandosi nuovamente, allontanandosi da lui con velocità. Ma Sirius lo stava seguendo.
E non sapeva che l’avrebbe seguito ovunque..
-Rem, per Merlino, vuoi fermarti? Non ce la faccio più!!- sbottò Sirius, ansimando.
Remus sbuffò, continuando a correre. Non si sarebbe fermato di sua volontà. Aveva ancora un briciolo di dignità e non se la sarebbe fatta portare via da quel maledetto.
-Rem, fermati, ti prego.- disse Sirius, fermando l’altro ragazzo con una mano attorno al suo braccio, col fiatone. -Non ho i polmoni da lupo, sai? Non posso trasformarmi qui di fronte agli altri.-
Remus si staccò, scottato. Come poteva pensare quello che sarebbe stato normale per te comportarti normalmente dopo tutto quello che è successo.
-Sta lontano da me.- ringhiò Remus, con più cattiveria del necessario.
-Non c’è motivo di essere arrabbiati, credimi.- disse Sirius, calmo.
-Oh, questa è bella, davvero! Ma chi ti credi di essere?- sbottò l’altro, colpendolo su una spalla.
-Senti, non è colpa mia se hai frainteso, tutto, ok?? Io volevo parlarti, ma tu sei scappato! Voglio parlarti adesso, se non ti dispiace.-
-Si, mi dispiace eccome. Non starò qui davanti a te a farmi umiliare più di quanto non abbia già fatto.- disse Rem, voltandosi, per allontanare gli occhi da quelli dell’altro.
-Senti, non devi rispondermi. Devi solo ascoltarmi, ok? Due minuti. E poi potrai decidere se andartene oppure restare. Ti prego.- lo implorò, aggrottando le sopracciglia.
Remus si allontanò leggermente da lui, poggiando la schiena contro la parete vicina e scivolando a terra. Prese un respiro profondo, mettendo la testa tra le gambe. Era stanco. Voleva solo addormentarsi e lasciarsi alle spalle quella maledetta giornata, ma doveva parlare con Sirius. Doveva farlo, o se ne sarebbe pentito per tutta la vita.
-Credevo avessi solo due minuti.- disse, serio. -Stai sprecando secondi preziosi.-
Sirius sorrise senza essere visto. Non sapeva esattamente cosa dire, ma sperava di non dire l’ennesima cazzata.
-Rem, tu sai chi sono e come tratto le persone di solito. Sai che non mi importa niente di nessuno, sai che per avere quello che voglio sono pronto a mettere i piedi in testa chiunque. Sai che se voglio qualcuno non mi faccio intimorire da niente e da nessuno, perché, dannazione, sono Sirius Black. E sono tremendamente viziato.-
Remus alzò la testa di scatto, con espressione disgustata. Fece per aprire bocca, ma Sirius lo bloccò con un’occhiataccia.
-Ti ho chiesto di non rispondermi subito.- disse secco. -Io prendo sempre quello e chi voglio, senza chiedere il permesso a nessuno. Me ne sono andato di casa senza avvertire nessuno della mia famiglia, me ne sono andato di casa senza nemmeno salutare mio fratello e, cazzo, non sono mai stato meglio di così. Ma questa non è la stessa situazione. Perché questa volta chi voglio è troppo importante per potermelo prendere senza aspettarmi conseguenze.-
Sirius inspirò profondamente, alzando la testa.
-Ti ricordi quando abbiamo scoperto che ci nascondevi di essere un licantropo? Ti ricordi che non ci siamo parlati per tre settimane?- gli chiese, puntandogli gli occhi addosso, per poi vederlo annuire. -Io non riuscivo a credere che ci avessi, che mi avessi nascosto una cosa del genere. Ti eravamo sempre stati vicini, e non riuscivamo a credere che non ti fidassi di noi.-
-Ma poi sei stato tu a venire da me e chiedermi perché ve l’avevo tenuto nascosto.- sussurrò Rem, con la testa ancora appoggiata sulle gambe, avvolte dalle sue stesse braccia.
-Già. Tu mi hai risposto dicendo che l’avevi fatto per proteggerci, perché sapevi che avremmo fatto qualcosa di stupido per starti vicino e avevi paura che ci avresti morso.- disse Sirius, con un leggero sorriso. -E alla fine qualcosa di stupido l’abbiamo fatto sul serio! Insomma! Siamo diventati animagi solo per stare con te!-
-Sir, è bello tuffarsi nei ricordi, ma ancora non riesco a capire il punto della situazione.- sbuffò Rem.
-Il punto è che non sempre è tutto come sembra. Il fatto è che sparo sempre un mucchio di cazzate, ma ciò non vuol dire che so sempre quello che dico. Non ho un filtro tra cervello e bocca, e spesso quello che dico non è quello che penso. Semplicemente il mio cervello analizza le informazioni e io dico la prima cosa che mi passa per il cervello. Ed è quasi sempre la cosa sbagliata.-
-Quindi non volevi dirmi che tu mi piaci?- gli chiese Rem, scettico.
-No, non volevo dire questo.- annuì Sirius.
-E se questa fosse la verità? E se tu mi piacessi veramente?- chiese Remus, alzandosi in piedi.
-Merlino, allora non mi so spiegare. Non ti sto dicendo che non credo al fatto di piacerti. Ti sto dicendo che non avrei dovuto dirti questo in quel momento.- disse Sirius, sbuffando.
-E cosa avresti voluto dirmi, allora?-
-Avrei dovuto dirti che sei tu a piacermi. E che ne sono sorpreso, perché, sinceramente, siamo Rem e Sirius e siamo due dei ragazzi più stronzi della scuola con le ragazze. È strano pensare che ci piacciamo a vicenda, no? O sono solo io che mi faccio seghe mentali inutili?-
-Spero per te che siano solo mentali.- mugugnò Rem, senza farsi sentire.
-Io so solo che è vero, Rem. E non voglio rinunciarci.- disse Sirius, passandosi una mano tra i capelli, nervoso.
Remus lo guardò ancora, scettico. Non poteva succedere sul serio. Si era ripromesso di non dire a nessuno quello che provava per lui, ed era stato così fino a quando Lily non gliel’aveva chiesto. Merlino, sapeva che lei e James sarebbero stati una coppia fantastica insieme. Ma le aveva comunque detto che non avrebbe fatto niente per stargli più vicino del solito e che avrebbe tenuto quella cotta non corrisposta per sé.
A tutto avrebbe potuto credere, ma non che Sirius provasse lo stesso per lui. Sperava davvero di non svegliarsi da quell’incubo, perché piano piano si stava trasformando in un sogno e non poteva permettersi di sperare invano. Ma vedere Sirius così nervoso e insicuro gli faceva una strana tenerezza. Stava per cedere, dannazione. Ma in fondo era tutto quello che voleva. Sorrise leggermente. E pensare che gli aveva detto di essere un cazzone che non voleva crescere…
-Siamo davvero cresciuti, eh?- disse a bassa voce, sorridendo a testa bassa.
-Be’, suppongo che capiti a tutti prima o poi.- rispose l’altro con un sorriso, avvicinandosi a lui lentamente.
-Cosa succederà adesso?- gli chiese Remus, mordicchiandosi il labbro inferiore.
-Non ne ho idea. E sinceramente non m’importa. Voglio vivere la vita come viene.- disse Sirius, parandosi di fronte all’altro ragazzo.
-James e Peter ci odieranno.- mugugnò Rem, poggiando il capo sul petto dell’altro.
Sirius si bloccò per un attimo, spalancando gli occhi, per poi poggiare entrambe le mani sulle spalle dell’altro, spingendolo contro di sé.
-James sa di noi.- rispose Sirius, sorridendo tra i capelli dell’altro.
-È stato lui a convincermi di venire qui.- rispose l’altro, scrollando le spalle. -Ok, anche questa mi è uscita male. Il fatto è che io non avevo capito di piacerti. Ma lui mi ha detto che eri nelle mie stesse condizioni da molto più tempo di me, e così sono corso da te.-
-Oh.- rispose l’altro, semplicemente. -Be’, ricordami di fargli un buon regalo di Natale quest’anno.-
Risero insieme, beandosi entrambi delle loro presenze.
-Ho voglia di baciarti.- disse Sirius all’improvviso, poggiando la testa sulla fronte di Rem, con un sorriso.
Rem, si limitò a corrugare le sopracciglia, con un sussulto. Però sorrise quando Sirius poggiò le labbra sulle sue. Era un bacio lento e attento, volto a conoscere le sensazioni che si possono provare quando baci qualcuno di cui ti importa sul serio, qualcuno a cui vuoi bene, qualcuno che ami. Remus portò le mani sul volto di Sirius, per poi farle scivolare sul collo e tra i capelli dell’altro. Sirius, invece, si impossessò dei fianchi dell’altro, facendoli scontrare con i suoi. Il bacio si trasformò in un bacio passionale e famelico, che portò Sirius a spingere Remus contro il muro per poterselo stringere contro. Remus sussultò quando la mano bollente di Sirius si posò sul lembo di pelle che si era scoperta.
-Sir, no, non qui.- mugugnò Remus, contro la bocca dell’altra.
Sirius si staccò piano dalla bocca dell’altro, per poi posarla sul suo collo, affamata. E Remus si lasciò sfuggire un gemito tra le sue labbra, involontariamente.
-Hai ragione. Non possiamo restare qui.- ridacchiò Sirius, strusciando la punta del naso nell’incavo del collo dell’altro ragazzo.
-Non possiamo andare nemmeno in camera nostra, però. E non credere che mi chiuderò in una classe. Ho smesso di fare sesso sulle cattedre al quinto anno.- gli rispose Remus, schiaffeggiandogli leggermente la nuca.
Sirius lo guardò negli occhi, alzando un sopracciglio.
-Be’, c’è un’altra soluzione. La Stanza delle Necessità.- disse, scrollando le spalle.
Remus alzò un sopracciglio, pensandoci su per qualche secondo, prima di annuire e baciarlo piano e veloce. Poi si allontanò da lui, repentinamente.
-Hey, dove vai?- gli chiese Sirius, confuso.
-Credevo dovessimo andare alla Stanza delle Necessità, o sbaglio?- gli chiese, con un sorriso.
Sirius si riavvicinò a lui, ridendo. Non si presero per mano. Non si baciarono. Si guardarono, semplicemente. E per loro fu abbastanza. Si fermarono solo davanti ad una delle enormi finestre del castello vicine alla Stanza.
La luce crepuscolare bagnava tutto e tutti in quel pomeriggio d’autunno. Anche e soprattutto due ragazzi che, nonostante tutti i problemi e tutti i difetti, avevano deciso di amarsi.
Fu con un sorriso e con un bacio che Remus John Lupin e Sirius Black entrarono nella Stanza della Necessità. Per amarsi.
Finché Morte Non Vi Separi.
Spazio Autrice: Ecco. Questa volta non ditemi che sono in ritardo perché mi sono presa solo una settimana di tempo prima di pubblicare. u_u
Be’, non so che dire! D: Allora, diciamo che questo è l’ultimo capitolo vero e proprio della storia. #sadness
Ma la storia non è completa. Manca l’epilogo, che però sarà ambientato qualche anno dopo questi ultimi avvenimenti. Il ‘Finché morte non vi separi’ è un indizio, diciamo. :D
Poi. Ecco, ora posso spiegare la storia, credo. Le parti in corsivo che si svolgono all’inizio di ogni capitolo si svolgono dopo il loro ingresso nella Stanza delle Necessità. Hanno un perché, quindi.
Poi. Riguardo le parti in corsivo… sembra avventato, ma Sirius fa coming out #likeaboss. Non so, mi sembrava qualcosa da fare.
Quindi… non so! Se c’è qualcosa di poco chiaro fatemelo sapere! Io chiarirò! XD
Ringrazio chi preferisce/segue/ricorda e chi recensisce. La scorsa settimana mi avete reso molto contenta! *-*
Remus Lupin
attraversò la soglia di Casa Black. Era stanco. Era
fottutamente stanco. Come non lo era stato mai. Si chiuse le porte alle spalle,
senza fermarsi. Quella sera avrebbe ignorato tutto. Avrebbe ignorato tutto e
tutti, perché per una volta non se la sentiva di essere il caro, vecchio e
paziente Remus.
L’uomo passò per l’ingresso, per poi salire le scale
che portavano alle stanze. Non si fermò a quella che tutti credevano la sua
stanza. Entrò dritto filato in un’altra stanza. Sulla porta una targhetta: ‘SiriusBlack’. Chiuse la porta,
appoggiandovi la schiena. Strisciò a terra, chiudendo gli occhi.
Fu in quel preciso istante che le difese di quell’uomo
furono completamente annientate. Pianse. Pianse come mai aveva pianto in tutta
la sua vita. Anzi no. Aveva pianto un’altra singola volta così. Quando il mondo
gli era crollato addosso il primo novembre di quindici anni prima. Aveva perso
la sua migliore amica, aveva perso James. Credeva di avere perso anche Peter,
ucciso dall’uomo che amava.
-Ti prego, no.- singhiozzò,
passandosi una mano tra i capelli, distrutto.
Remus aveva
passato dodici lunghissimi anni da solo. Solo, con il suo odio e il suo dolore.
Non si era mai permesso di perdonarsi. Perché credeva che se si fosse proposto
lui come Custode Segreto, tante cose sarebbero state diverse. E invece in una
sola notte aveva perso tutto. E poi c’era il tradimento. Quella sensazione che
ti infiamma dentro e ti fa venire voglia di uccidere a mani nude, di piazzare
le mani attorno a un collo e stringere, stringere fino a sentire le ossa
spezzarsi o il fiato mozzato. Aveva odiato Sirius per
così tanto tempo… Per dodici lunghissimi anni non si
era permesso di provare nient’altro che odio e rancore verso tutti. E vendetta.
Voleva vendetta. Avrebbe ucciso Sirius perché lo
aveva tradito, aveva tradito James e Lily e aveva anche ucciso il povero Peter
che aveva avuto più fegato di lui e aveva subito chiesto vendetta.
Già. Odiare. L’odio è un sentimento orribile.
Altrettanto quanto lo è l’amore. Perché Remus odiava
anche se stesso perché non riusciva a smettere di amare l’assassino di quella
che era stata la sua famiglia.
C’era voluto un ragazzino di tredici anni con i
capelli neri arruffati e gli occhi enormi verde speranza per risvegliare tutto
quello che non si era più permesso di provare.
Harry.
Harry non era la speranza dei maghi, almeno non solo.
Harry era la sua speranza. Harry era la consapevolezza che in un qualche modo
Lily e James continuavano a vivere, che il loro sacrificio non era stato vano.
Era stato la speranza di tornare a vedere correre Ramoso per la Foresta, anche
se sotto forma di Patronus. Perché Remus aveva colto subito quella presenza, anche se ancora
non ben definita. Harry era la speranza di essersi sbagliato su Sirius. Harry era stato la consapevolezza che il vero
traditore era stato quel verme di Codaliscia, e che Sirius aveva forse patito più di lui in quegli anni ad Azkaban. Grazie ad Harry aveva trovato la forza di entrare
di nuovo in guerra e non pentirsene mai. Harry gli aveva dato la possibilità di
passare altri due anni con Sirius, e di questo non lo
avrebbe ringraziato mai abbastanza.
- Inizio Flashback -
Remus aveva
deciso di licenziarsi. Sapeva che la delusione avrebbe portato Severus a dire a chiunque a Serpeverde
cos’era, e questo avrebbe portato a lamentele che Hogwarts
non poteva permettersi.
Questa era la risposta che dava a tutti, comunque.
Perché chi ricordava sapeva perché se ne stava
andando. Questo era uno dei motivi per cui le labbra di Piton
si sono arricciate in una smorfia di disgusto quando hai salutato gli altri
Professori. Perché per una volta provava pace.
Per una volta non si sentiva troppo in colpa se
sorrideva. Per una volta non gli dispiaceva mettere da parte il dolore e
tornare a vivere. Per una volta dopo dodici anni voleva provare a riprendere in
mano le redini della sua vita. Remus rabbrividiva al
fatto che a volte sentiva quasi le presenze di James e Lily vergognarsi di lui
e per come si era lasciato andare. Ora riusciva quasi a sentirli sorridere.
Aveva così creato una passaporta
per un posto che lui conosceva bene. Kilronan era il
principale villaggio di InisMor,
isola dell’arcipelago a largo delle coste occidentali irlandesi. Ma non era il
villaggio, il luogo più interessante di quel posto. A qualche chilometro di
distanza una spiaggia immensa era stata testimone di una delle giornate più
belle che Remus avesse passato in tutta la sua vita.
Dubitava che lui se ne ricordasse, ma doveva andare lì. Almeno in quel momento
i ricordi non avrebbero fatto male. Così impugnata una chiave incantata a
dovere si era lasciato trasportare in quel luogo.
Subito l’uomo si sentì investire dall’odore di
salsedine, e dal suono delle onde del mare. Remus
chiuse gli occhi, respirando a pieni polmoni.
-Sei venuto.-
Remus si girò di scatto verso la persona che aveva parlato.
Sirius.
Gli anni non erano stati
clementi per nessuno dei due. E Sirius al tempo aveva
dovuto aggiungere anche la prigionia.
-È il nostro posto, questo.-
rispose Remus con un sorriso triste sul volto.
Sirius si era cambiato. Non voleva sapere da chi ne come, ma.. indossava un
dannato completo semi-elegante. Con tanto di mocassini. E si era pure
sistemato, visto e considerato che non aveva più l’aspetto indecente che aveva
avuto qualche giorno prima alla Stamberga Strillante.
-Già. È il nostro posto.-
ripeté, accarezzando con mani leggere Fierobecco, che stava appollaiato vicino
a lui.
-Ti sei
cambiato.- disse Remus, nervoso.
Non sapeva di
cosa parlare. Era una situazione strana quella. Forse tanto quanto era stato
strano scoprirsi innamorati uno dell’altro.
-Silente mi ha
trovato prima di te e mi ha dato alcune cose per ripulirmi.- rispose Sirius, secco.
-Ti ha dato
abiti babbani.- disse Remus,
voltandosi nuovamente verso il mare.
-Si ricordava
del fatto che odio le sottane che ci spacciano per vestiti.- stabilì Sirius, alzandosi in piedi.
-Questi anni
sono stati terribili, Rem.- continuò, avvicinandosi
all’altro.
-Credevo avessi
tradito tutti. Credevo avessi tradito anche me. Credevo che mi avessi mentito
per tutto il tempo.- rispose l’altro, sobbalzando leggermente al nomignolo che Sirius aveva usato tanti anni prima.
-Non te ne do
una colpa. Tu non potevi saperlo. Non lo sapeva nessuno, a parte me, James,
Peter e Voldemort. Nemmeno Lily era a conoscenza del
fatto che non ero più il loro Custode Segreto.- disse, affiancandosi all’amico
di sempre.
-Avrei dovuto
parlarti. Avrei dovuto chiedere spiegazioni. Avrei anche potuto prenderti a
pugni ma alla fine tu avresti potuto rispondermi e dirmi la verità.- ribatté Remus, stringendo i pugni.
-Rem, ti avrei
comunque risposto che ero stato io a ucciderli. Che avevo ucciso mio fratello e
sua moglie, la mia migliore amica, la nostra migliore amica. Merlino, Rem…
Harry gli assomiglia così tanto…- disse Sirius, stringendo una mano attorno al braccio dell’altro.
-Lo so. Ha lo
stesso carattere di James. Solo che ha la timidezza dei primi anni di Lily. Ma
fa di tutto per non farlo notare, ecco.- rispose, stringendo la mano di Sirius.
Aveva bisogno
di lui. Aveva bisogno di sentirlo vicino a lui.
-Ti ricordi
com’è stata la prima la prima volta che siamo venuti qui?- gli chiese,
cambiando completamente discorso.
-Era il 7 di
Febbraio del 1980. C’era il diluvio universale e Lily ci sbraitava contro
perché era incinta al terzo mese, ma aveva già una pancia enorme, e quindi non
poteva divertirsi con noi. È stato uno dei primi momenti di tranquillità dopo
mesi di missioni per l’Ordine e volevamo riposarci. Io ti proposi di venire al
villaggio, e invece ti sei Spaccato e ci siamo dovuti fermare qui perché
altrimenti saresti morto dissanguato. Ma alla fine ti sei curato, ti sei
ripreso e abbiamo deciso di passare il resto della giornata in una tenda da
campeggio qui in spiaggia. Si, mi ricordo, Rem.-
rispose Sirius, parandosi di fronte a lui. –Eravamo
qui al gelo, ma è stata una delle giornate più belle della nostra vita.-
-Mi dispiace, Sirius. Mi dispiace così tanto.. avrei dovuto..- cominciò Remus, poggiando il capo sul petto dell’altro come aveva
fatto spesso tanti anni prima, quasi in una vita passata.
-Non importa.
Dio, non m’importa più. Ero così arrabbiato da dimenticare che l’unica cosa che
conta siete solo tu ed Harry.- lo fermò, stringendoselo contro. –Mi sei
mancato. E mi sono perso l’infanzia di Harry.. avrei dovuto stargli vicino.
Avrei dovuto passare questi anni con te e a raccontare ad Harry di James e
Lily. E invece…-
-E invece Peter
c’ha traditi tutti. Cazzo, quando l’ho visto sulla mappa ho capito perché un
uomo decide di ucciderne un altro.-
-Non parliamo
di lui, ti prego.- gli disse Sirius, poggiando la
fronte sulla sua.
-Siamo ancora
noi due, Grim?- gli chiese, chiudendo gli occhi.
-Sempre, Rem.
Sempre.- gli rispose.
E fu in quel
momento che si baciarono. Di nuovo. Dopo quasi tredici anni. E di nuovo, fu
come la prima volta. Fu ritrovarsi, perdersi nuovamente l’uno nell’altro.
Tornare ad essere quei ragazzi di diciassette anni pronti a subire le occhiate
di mezza scuola piuttosto che nascondere i propri sentimenti. Adesso quei due
ragazzi erano diventati uomini.
-Troveremo una
scappatoia. Tu sei innocente. Devono saperlo tutti che lo sei.- disse Remus, fermo, dopo il bacio.
-L’unica cosa
che conta è che tu ed Harry sapete che sono innocente. Non m’importa degli
altri. Non mi è mai importato. Vorrei essere libero solo per poter essere
finalmente una famiglia.- rispose Sirius, scrollando
le spalle.
-Lo siamo. Lo
siamo sempre stati e lo saremo sempre. Qui.- gli disse Remus,
posandogli una mano sul cuore.
-Sempre.-
rispose Sirius, perdendosi negli occhi castani di Remus.
Sempre.
-Fine Flashback –
Dopo quel giorno, per un anno, non avevano potuto vedersi, né sentirsi
spesso. Ma Sirius gli mandava spesso delle lettere,
firmandosi ‘Tartufo’, come nelle lettere che inviava a Harry. Ma con il ritorno
di Voldemort c’era stato anche il ritorno dell’Ordine
della Fenice, e fu così che i due furono in grado di tornare insieme come un
tempo. Certo, nessuno sapeva che stavano ancora insieme: tutti credevano che il
loro rapporto fosse tornato a quello di una forte amicizia, ma loro erano
tornati ad essere una coppia, e poco importava. A Harry lo avevano detto
durante le vacanze di Natale e il ragazzo non aveva fatto una piega,
rispondendo che ‘l’amore è amore’. E ad entrambi i Malandrini non aveva mai
ricordato tanto James come in quel momento.
E poi… e poi l’Ufficio Misteri. Qualche ora prima.
E Remus era ancora nella stanza di Sirius, nella loro stanza, a piangere, a versare lacrime
amare perché non gli era rimasto più niente. E solo Harry gli aveva impedito di
seguire Sirius nel Velo. Tanto quanto lui lo aveva
impedito al ragazzo. Non ce la faceva. Singhiozzava con la testa nascosta tra
le braccia incrociate appoggiate sulle ginocchia.
Restò fermo lì per qualche ora. Quando le gambe cominciarono a fargli
male decise di spostarsi sul letto. Poggiò il capo sul suo cuscino e abbracciò
quello di Sirius. E Remus
pianse ancora di più. Il cuscino era pregno del suo odore. Pianse, pianse fino
a stremarsi. E si addormentò con una domanda nella mente e nel cuore.
Perché lui?
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
Remus si risvegliò di soprassalto, a causa del
campanello squillante. Emise un gemito sconfitto, portando la coperta sopra la
testa. Passando una mano sopra il cuscino su cui aveva dormito, si accorse che era
fradicio. Doveva aver pianto pure durante il sonno…
Di nuovo quel maledetto campanello.
L’uomo scostò le coperte, frustrato, e scese le scale ancora assonnato
e stanco. Attraversò l’ingresso provando a fare meno rumore possibile, per non
svegliare il ritratto di quella donna orribile e acida che era stata WalburgaBlack, e aprì la porta
infine.
-Ciao, Remus.-
-Ciao, Dora.-
NinfadoraTonks appariva
come una strana creatura in quel momento. Era abituato a vederla con i suoi
capelli rosa chewinggum, e
i vestiti di pelle. Non si aspettava di vederla con i capelli di un blu scuro
cupo e in jeans e maglietta a maniche lunghe. Nera. Quando la ragazza finalmente
vide l’uomo gli avvolse il collo con le sue braccia, placcandolo forte. Remus ricambiò l’abbraccio, abbassando il capo contro
quello suo.
-Mi dispiace, Remus. Mi dispiace così tanto.-
disse lei, sommessamente, stringendolo di scatto.
Remus ricambiò la stretta, affondando il viso nei suoi
capelli. Tonks cominciò a piangere contro il suo
petto, aggrappandosi a lui. Lui non piangeva più aveva esaurito le lacrime
ormai.
-Era l’unico membro della mia famiglia con cui avevo un rapporto. Lo
conoscevo da poco ma gli volevo bene.- gli disse.
-Lui mi parlava spesso di tua madre. Mi diceva sempre che era stata
l’unica a ribellarsi a tutto pur di essere felice. Aveva seguito il suo esempio
andandosene da casa.- le rispose con voce roca per il
troppo pianto.
-È colpa mia, Remus. È solo colpa mia se è
morto. Se io non fossi stata così debole sarei stata in grado di sconfiggere Bellatrix e metterla fuori gioco. È morto perché stava
combattendo contro di lei al posto mio.-
-È tua zia, Tonks. Nessuno può fartene una colpa.-
le rispose, incolore.
Tonks tirò su col naso, scostandosi da lui.
-Scusa. Dovrei essere qui per esserti di conforto, non per farmi
confortare.- gli disse, accarezzandogli il viso, leggermente.
Chiuse gli occhi. Era strano stare con lei. Era strano perché anche lei
era una Black. E come ogni membro della sua famiglia
aveva quegli straordinari occhi grigi che ti scrutano fin dentro l’anima.
Quegli occhi erano stati capaci di fargli chinare il capo anche di fronte a un
ragazzino biondo acido e petulante. Aveva fatto i salti mortali per non essere
accondiscendente anche con il più giovane dei Malfoy.
E doveva stare attento a non farsi scoprire dalla ragazza che gli stava adesso
di fronte. Le strinse la mano ferma sulla sua guancia e chiuse gli occhi, beandosi
di quella leggera sensazione di conforto.
-Non fa niente. Grazie di essere venuta.- le rispose, provando a
sorriderle.
Ma non ci riuscì. Riuscì solo a piegare le labbra in una smorfia
orribile che fece aggrottare le sopracciglia della ragazza.
Passarono la mattinata insieme. Tonks provava
a decifrare il comportamento della persona che le stava davanti e non riusciva
a capire perché, perché una persona fosse costretta a soffrire così tanto nella
sua vita. Pensò che non fosse giusto. Pensò che spesso la vita si accanisce
contro certe persone e non le molla finché non riesce a spegnere ogni singola
luce della loro esistenza.
“Il Bene perde.
Il Bene perde sempre. Perché il Bene deve giocare seconde le regole. Ma il Male
no. È per questo che in un modo nell’altro vince sempre.”
-Secondo te, riusciremo a vincere questa battaglia?- sussurrò lei,
stringendosi le braccia sul petto.
Remus si voltò verso di lei, confuso. Ci pensò un
attimo, prima di lasciarsi andare in un sospiro.
-Non lo so. Non so se vinceremo questa dannata battaglia. Non so
nemmeno se sopravviverò abbastanza a lungo da vedere
questa battaglia finita. Ma sono sicuro di una cosa. Non lascerò Harry. Lui ha
bisogno di me. James, Lily e.. Sirius, non vorrebbero
vedere la mia arresa. E che io sia dannato se lascerò quel ragazzo da solo.- le
rispose, stringendo la tazza di tè che aveva tra le mani.
Dora si avvicinò a lui, stringendolo forte, di nuovo. Lui ricambiò la
stretta, sentendo uno strano calore all’altezza del petto. Quella ragazza era
tranquillità. Era guerra e pace. Forse come lo era stato Sirius.
Chiuse gli occhi contro la sua spalla, attirandola a sé per i fianchi.
La pace era tutto quello di cui aveva bisogno. E l’avrebbe trovata, con
un occhio al futuro, misterioso e dubbio, e un occhio al passato, popolato da
ricordi e amici che se n’erano andati.
.-.-.-.-.-.-.-.-
Ottery Saint Catchpole
5 luglio 1997
Caro Sirius,
sono sempre io. Non ti
parlo da un sacco di tempo, da più di un anno ormai. Ti scrivo perché oggi è un
giorno importante per me. E caspita, non hai idea di quanto vorrei vederti qui
accanto a me oggi. Al suo posto sarebbe magnifico, poi.
Non ti ho dimenticato. Non
avrei mai potuto farlo. Sei e sempre sarai la persona che ho più amato, e lo
sai. Ma avevo bisogno di scriverti, oggi. So che forse non approvi, so che
forse mi stai odiando oggi, ma ti prego, non condannarmi se voglio trovare un
po’ di pace. Affezionarmi a lei non era nei miei piani. Fosse stato per me ti
sarei stato fedele fino alla morte, ma lei.. lei mi vuole bene. Il nostro è un
rapporto diverso da quello che avevamo noi due, ma le voglio lo stesso bene e
anche se continuerò ad amarti fino alla fine dei miei giorni, non posso non
provare a tirare avanti. Lei mi è stata vicina, lei che ha gli occhi così
simili ai tuoi.. lei che probabilmente sa, ma mi accetta così come sono. E non
la ringrazierò mai abbastanza.
Ti prego, non odiarmi. Non
lo sopporterei. Non ho mai sopportato il tuo sguardo deluso. Non ho mai
sopportato il senso di colpa, specialmente nei tuoi confronti. Ti prego,
perdonami, e prova a capirmi. Sei e sempre sarai l’unico per me.
Merlino, sono patetico.
Oggi mi sposo. Con tua
cugina. Non so che te lo sto scrivendo a fare, visto e considerato che so che
sei sempre qui con me. Spero tu abbia trovato Lily e James dovunque tu
sia.Spero che siate felici insieme,
come fratelli e sorelle, come eravamo un tempo, prima che la nostra famiglia
fosse colpita da tutte queste disgrazie.
Mi mancate. Mi mancate da
morire. Mi mancate così tanto che a volte mi viene difficile pure respirare. Ma
so che siete sempre qui con me. Perché vi sento. Perché sento le vostre
presenze vicine, sento i vostri sguardi su di me e so che ci sarete per me,
quando passerò dall’altra parte, per stare con voi, per sempre.
Ti amo, Sirius.
E questo non cambierà mai. Non cambierà nemmeno dopo lo scambio dei voti, e
puoi starne certo. Ti amo e mi danno, perché abbiamo avuto troppo poco tempo a
disposizione. Ma va bene così. Anzi, no, non va bene, ma mi farò bastare i
ricordi. E ti amo, ricordalo.
Ci vediamo in paradiso, Grim.
Tuo per sempre,
Rem.
Spazio Autrice: Salve a
tutti, ragazzi. Ecco, questa è la seconda fiction che completo, ed è strano per
me sentirmi così triste. Sappiate che è due settimane che vado su a canzoni tristi
per scrivere un finale decente. :’( Moonstar è
completa. E cavolo, non avete idea di quanto mi dispiaccia. Mi mancheranno
questi due!
Passo ai riferimenti che è
meglio:
-Il 17/6/1996 è davvero la data di morte di Sirius.
Dal Wikia di Harry Potter.
-Ora, questo capitolo è molto più pesante rispetto agli altri. Il fatto
è che una delle cose che mi piacciono poco della Saga originale è che c’è stato
poco spazio per Remus. So che il protagonista è Harry
Potter, ma non riesco a credere che non abbia sofferto. Perdere il proprio
migliore amico è un’esperienza terribile, e nei libri non è nemmeno presente. Remus si meritava un po’ di spazio in più, ecco. Tutti sono
più propensi a pensare a Piton e al suo ‘Sempre’, ma
nessuno sembra ricordare il fatto che questo ha perso tutte le persone a cui
voleva bene. E mi rompe un po’ questa cosa, ecco. A volte sembra più importante
Minus che non lui.
-Harry. Altra cosa che non capisco. Remus e
Harry sembrano quasi due estranei, specialmente nel Prigioniero di Azkaban, e non riesco a capire come,visto e considerato che
Rem era uno dei migliori amici di James. Siano lodate le fan fiction a questo
punto.
-Il flashback ci voleva. Perché altrimenti mi sarei suicidata prima di concludere
il capitolo.
-L’isola e il villaggio esistono sul serio. Sia benedetto chi ha creato Google
Earth. E diamine, voglio visitare l’Irlanda.
-Tonks. Non odiatemi per aver inserito anche lei. penso
che la lettera rispecchi quello che penso su lei, Remus
e Sirius. Lunastorta e Felpato
resteranno sempre LA coppia, ma Dora penso che gli abbia potuto dare quella lieve
pace, che Remus ha perso con la morte di Sirius. Il fatto che lui ami Sirius,
non può togliere il fatto che sia sul serio affezionato a lei, ecco.
Ringrazio tutti. Tutti quelli
che hanno letto, tutti quelli hanno preferito, seguito e ricordato, tutti quelli
che hanno recensito. Ringrazio particolarmente TINAX86 che ha recensito tutti i
capitoli, e che mi ha spinto a fare sempre meglio.
Poi, altra comunicazione di
servizio. Voglio scrivere una shot su Teddy, che sarà una sorta di sequel di storia. Non so a chi
piaccia la coppia James Sirius/Teddy, ma io li amo. Vorrei
scrivere di loro come ho scritto di Remus/Sirius.