Libera

di Lights
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Libera ***
Capitolo 2: *** Amo il tuo profumo ***
Capitolo 3: *** Ora lo so ***



Capitolo 1
*** Libera ***


Per il BirthDay-A di settembre ho preparato questa mini long. Ogni capitolo sarà pubblicato in occasione del compleanno delle festeggiate Auror di Settembre. Per il festeggiato Auror ci sarà un’altra sorpresa ^_^

 

L’intera storia però l’ho scritta e ideata per la mia Roxy in occasione del suo primo anno da scrittrice su Efp (19/09), svelato il motivo del perché non te l’ho fatta leggere XD.

 

Grazie a JayBree per avermi fornito il prompt che ha fatto partire l’intera storia e creare specialmente questo capitolo ma soprattutto perché mi sopporta in sostituzione del mio lovvetto.

A Leireel che mi ha betato, santa donna, grazie infinite.

 

 

,sì arrivo anche alla festeggiata.

 

 

Buon compleanno Kukiness!! Questo primo capitolo d’apertura è tutto per te ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

1- Libera

 

 

 

Harry era seduto in poltrona intento a leggere la “Gazzetta del profeta” quando sentì la porta aprirsi. Si aspettava di trovarsi di fronte Ron, invece vide Hermione.

Appoggiò il giornale sulle gambe e rimase fermo a guardarla, immerso nei propri pensieri. Il trio si era riunito da qualche mese: l’amica aveva approfittato della loro ospitalità mentre frequentava le lezioni del corso di specializzazione di Difesa contro le Arti Oscure, il solo e unico responsabile della lontananza di Hermione da lui e Ron.

Ricordava bene la furiosa litigata che avevano avuto i due amici riguardo alla decisione che aveva preso Hermione di intraprendere quella strada che avrebbe distrutto i loro piani di creare una famiglia. Ron, alla fine, se n’era andato via di casa sbattendo con rabbia la porta.

Dimmi che almeno tu mi capisci, Harry!” gli aveva quasi sussurrato, tentando invano di trattenere le lacrime e stringendogli forte la mano.

Lui non aveva potuto che abbozzare un sorriso, sghembo, quasi consolatorio, per nascondere in realtà quello che il suo cuore stava provando e impedire a se stesso di urlarle che no, non la capiva.

Alla fine tutto si era risolto. Ron era volato un giorno da lei, si erano parlati a lungo, almeno così gli avevano riferito, e tutto si era sistemato.

“Amici per sempre” si erano confessati, e chissà perché lui ne aveva gioito, non solo perché il trio era ritornato al suo equilibrio, ma perché finalmente non erano più un duo e un uno.

- Ciao. – lo salutò Hermione in tono stanco.

Lui sorrise in risposta.

Finalmente erano di nuovo tutti insieme, anche se Ron, per via del campionato di Quidditch, era sempre fuori casa, lasciandoli spesso da soli per diversi giorni.

Hermione si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò. Rimase in silenzio a fissarlo come quasi si aspettasse qualcosa da lui.

Da quando era ritornata, rimaneva spesso in silenzio a osservare Harry, ad aspettarlo, come se con il suo silenzio volesse porgli una domanda che non era capace di esprimere con le parole.

Harry si soffermò qualche secondo sulla sua figura perfettamente in ordine e composta, senza una piega sul vestito, un ricciolo fuori posto, con i capelli legati saldamente in una rigida crocchia e un leggero trucco sul viso che non riusciva però a mascherare la nota di stanchezza della giornata. A volte si bloccava a osservarla nel tentativo di trovare ancora qualche segnale della vecchia Hermione Granger, che riconosceva solamente quando lei si lasciava andare nelle loro serate di libertà; per tutto il resto del tempo, il suo atteggiamento era rigido, forse investito dalla responsabilità del corso, che le richiedeva un’attenzione maggiore.

Sentì le mani prudere per la frustrazione: non sopportava quella figura rigida e seria che si allontanava anni luce dall’immagine che gli piaceva di lei.

Mise da parte il giornale, si alzò dalla poltrona e subito le fu vicino. Si guardarono negli occhi senza dire niente e dopo qualche attimo, Harry allungò le mani e le tolse dai capelli lo spillone che li teneva saldamente uniti. Vi passò una mano all’interno, facendo scorrere tra le dita le ciocche e liberandole da quella costrizione. Li scompose lisciando ogni ciocca e avvolgendo le dita nei ricci. Un dolce profumo di vaniglia gli solleticò il naso. Chiuse brevemente le palpebre, inebriato di quell’essenza di vaniglia e miele, mentre la mano abbandonava lentamente l’ultimo capello sistemandoglielo dietro l’orecchio.

Harry avvertì il silenzio di Hermione mentre assecondava i suoi gesti rimanendo in attesa della sua prossima mossa. Quando si accorse di avere la sua completa attenzione, fece scivolare gli occhi su di lei fino a incontrare i suoi.

- Così va meglio, – affermò soddisfatto, - libera. – terminò serio. 

Hermione rimase in silenzio per l’ennesima volta.

Harry era molto cambiato, l’insicuro e quasi imbarazzato ragazzo di un tempo era stato sostituito da un uomo più deciso e consapevole di quello che voleva, anche se quel tocco d’imbarazzo non l’aveva abbandonato.

La mano scivolò fino a raggiungere il colletto della camicia perfettamente abbottonato. Fece uscire dall’asola il primo bottone, e il corpo di Hermione s’irrigidì a quel gesto. Harry riportò l’attenzione su di lei, le accennò un sorriso mentre anche il secondo bottone fu slacciato, seguito poi dal terzo.

- Harry, - tentò Hermione con un filo di voce, completamente soggiogata da quello che stava accadendo tra di loro.

- Libera, - rispose semplicemente, - non voglio più vederti imprigionata da te stessa, ma solo libera. – concluse a bassa voce.

Avvicinò il viso a quello dell’amica, stava per appoggiare le labbra su quelle di lei, ma all’ultimo istante deviò, come se una forza misteriosa lo avesse fatto ritornare prepotentemente alla realtà dei loro ruoli: amici.

“Libera” sussurrò all’orecchio e le posò poi un bacio tra il mento e l’inizio del collo, senza poterlo evitare. Respirò profondamente il suo profumo e solo quando si fu inebriato di lei, si allontanò di qualche passo.

Le sorrise, senza aggiungere altro, soddisfatto dell’immagine naturale, dolce e libera che aveva di fronte della sua amica.

- Vado a preparare la cena. – propose, afferrando il giornale dal tavolino e dirigendosi in cucina.

Hermione rimase ferma per qualche secondo, poi, con un gesto automatico, portò la mano al petto per placare il cuore che aveva preso a battere all’impazzata.

Ma cosa è successo?” si domandò esterrefatta, scivolando a terra, perché le gambe non avevano più la forza di reggerla in piedi.

 

 

 

 

 

Continua…

 

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Capitolo 2
*** Amo il tuo profumo ***


Buon compleanno Seven!! Questo secondo capitolo è tutto per te

(perdona l’anticipo ma per esigenze di copione ho dovuto darti il tuo regalo prima)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2- Amo il tuo profumo

 

 

 

- Buongiorno! – augurò Ron entrando in cucina quella mattina. Si avvicinò a Hermione e le baciò il capo. – tieni, - le porse l’elastico per i capelli, - così domi quella chioma ribelle – le fece l’occhiolino complice.

Lei lo afferrò e stava per raccoglierli in uno chignon quando in cucina entrò Harry. Si bloccò mentre le immagini della sera prima le fecero perdere ogni intenzione di compiere quel gesto.

- Buongiorno, - augurò Harry ancora assonnato, grattandosi il capo e con quel gesto, scompigliò ancora di più, sempre se era possibile, la propria chioma. Si avvicinò all’amica e le posò un bacio sulla tempia.

- Sei riuscita a dormire… - ma si fermò a breve distanza dal suo viso osservandola attentamente, -  hai studiato per tutta la notte come al tuo solito. – la riprese.

Colpita sul vivo Hermione, strinse i capelli con un gesto di rabbia in una crocchia disordinata e si allontanò da lui.

- Che fai ora, mi spii? – chiese irritata, sentendosi per la prima volta come una bambina beccata con le mani nella nutella.

Harry si versò il caffè nella tazza, se la portò vicino alle labbra, annusò l’aroma forte e ne bevve un sorso.

- Non mi serve, - iniziò serio, - ti conosco abbastanza per sapere che cosa vogliono dire quelle occhiaie, gli occhi arrossati, quelle labbra tirate e le tre linee che solcano la tua fronte, indice che la tua mente è stracolma di nozioni. – finì la sua diagnosi, quasi in tono severo, seccato.

- Non ho più quindici anni se non te ne fossi accorto, – rispose piccata, si alzò di scatto e lo fronteggiò picchiettando l’indice sul petto di Harry, per poi lasciarvi la mano appoggiata.

I due rimasero fermi nella loro posizione a guardarsi dritto negli occhi, come se fosse una sfida a chi avesse tolto lo sguardo per prima.

I respiri di ognuno solleticavano delicatamente il viso dell’altro, mentre uno strano magnetismo fece vibrare la loro pelle.

Un colpo di tosse distrasse Harry e Hermione da quello stato di scontro silenzioso che sembrava un vecchio disco rotto fosse stato appena graffiato dalla puntina del giradischi.

I due girarono contemporaneamente il volto verso Ron.

- Devo venire a conoscenza di qualcosa? – chiese una volta che ebbe l’attenzione degli amici, - o indovino da solo? – si portò la tazza alle labbra nascondendo dietro di essa un sorriso furbo.

Hermione capì al volo quell’allusione facile. Si staccò da Harry rifugiando la mano incriminata nell’altra, ad un tratto le parve che il corpo di lui avesse preso a scottare.

Lo guardò brevemente e poi ritornò su Ron.

- Non c’è niente da sapere e non mi piacciono queste stupide allusioni, non le ho mai sopportate. – rispose piccata, - noi tre siamo amici, lo afferriamo benissimo tutti, mi pare? –

inarcò un sopracciglio e lo ammonì con lo sguardo. Prese la sua tazza e la appoggiò nel lavandino. Baciò Ron sulla guancia per salutarlo rifilandogli un pizzicotto nel costato e poi fronteggiò Harry.

- Farò tardi, non serve che mi aspetti sveglio, papà – disse in tono sarcastico.

 

 

 

Hermione era rientrata a casa nel tardo pomeriggio, ritrovandola completamente in silenzio. Si chiuse la porta alle spalle e attese qualche secondo per accertarsi che realmente fosse sola.

Appoggiò la borsa sul tavolino, si tolse lentamente la giacchetta e la appoggiò sulla sedia. Si levò le scarpe e a piedi nudi si diresse verso il bagno.

Aprì l’acqua della vasca e la lasciò scorrere per diverso tempo, in attesa di quella calda, poi versò il bagnoschiuma e, mentre la vasca si riempiva diffondendo nell’ambiente il dolce profumo della vaniglia e del miele, si spogliò con calma lasciando cadere i vestiti a terra.

“Un’altra giornata pesante” pensò soddisfatta, immergendosi nell’acqua calda. Chiuse gli occhi e con un colpo di bacchetta incantò la radio che prese a produrre una dolce melodia.

Si rilassò cercando di tenere a bada tutti gli avvenimenti di quei giorni.

 

- Torno a Londra, Harry, – gli aveva detto quando si erano incontrati, non riuscendo più a tenere il segreto, felice più che mai di ritornare nella propria città.

Harry era rimasto fermo nella sua posizione, incredulo nel sentire quelle tre parole.

“Torna da me” aveva subito idealizzato, senza pensare che quel “me” avrebbe dovuto essere un “noi”.

D’istinto si era lanciato su di lei e l’aveva abbracciata, stretta a sé, proprio come lei era solita fare con lui. Aveva tuffato il capo nei suoi capelli, sfiorandole il collo con il naso e accarezzandolo con esso. Erano rimasti in quella posizione per diversi minuti, senza mai stancarsi di stare uno nelle braccia dell’altra.

- Ora devo cercare un posto dove abitare, - aveva proseguito Hermione di fronte a una tazza da tè.

- Te l’ho già trovato, vieni a stare da me e Ron. Sarà come un tempo, anzi meglio, – aveva sorriso soddisfatto di quella proposta.

Così era stato: in giro di breve tempo lei si era stabilizzata dai due amici.

Quella strana convivenza aveva preso una piega particolare con l’assenza di Ron, facendola avvicinare ancora di più a Harry, come se fossero…

Hermione a quel pensiero spalancò gli occhi.

“No, assolutamente no, ci sei già passata” si disse decisa.

Si mosse nell’acqua, ormai fredda. Stava per uscire quando la porta del bagno si aprì.

- Harry! –

- Hermione! – dissero i due amici sorpresi.

Hermione tentò di afferrare l’asciugamano ma si ricordò solo allora che lo aveva lasciato sul lavandino e la bacchetta inavvertitamente, con quello scattò fulmineo del braccio, era scivolata a terra lontano da lei.

- Pensavo che non ci fossi, – si giustificò Harry senza riuscire a togliere lo sguardo da lei.

Hermione strinse le braccia al petto ed evitò di guardarlo.

Perché tutto d’un tratto l’acqua le sembrava che bollisse?

- L’asciugamano, - quasi ordinò imbarazzata.

- Oh sì, - Harry lo afferrò e lo aprì in tutta la sua larghezza nascondendosi dietro di esso per permetterle di uscire dalla vasca in tutta privacy.

Sentì l’acqua muoversi e avvertì il corpo di Hermione avvicinarsi a lui. Lei rimase ferma qualche secondo, giusto l’attimo per decidere come agire.

Afferrò dalle sue mani l’asciugamano e se lo avvolse intorno al corpo.

- Grazie, – riuscì a stento a dire mentre lo sguardo di Harry si fece sempre più caldo e serio, togliendole la facoltà di respirare.

- Scusa, - pronunciò lui, come a volersi punire di quello che era successo.

Hermione gli sfiorò delicatamente la guancia con il dorso delle dita e lui a quel tocco socchiuse le palpebre respirando a fondo.

- Amo il tuo profumo, - si lasciò sfuggire Harry.

La sentì sorridere.

Hermione appoggiò le mani sul suo petto e si sollevò sulle punte dei piedi per avvicinarsi al suo orecchio.

- Lo so, - confermò ritornando poi nella sua posizione.

Harry aprì di scatto gli occhi e incontrò il suo sorriso.

- Se permetti, - non aggiunse altro lasciando intendere le sue intenzioni.

- Oh sì, certo, sì, sì, certo, - rispose imbarazzato. Uscì dal bagno e si chiuse la porta alle spalle appoggiandosi poi con la schiena. Respirò a fondo e percepì un’altra volta l’essenza di vaniglia e miele di Hermione.

Sorrise soddisfatto, scuotendo la testa, e si diresse nella sua camera.

Hermione si sedette sul bordo della vasca, automaticamente si portò nuovamente, come la sera precedente, la mano al petto per calmare il cuore.

“Non è possibile,” pensò incredula.

 

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jay, solo una parola: grazie

 

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Capitolo 3
*** Ora lo so ***


Storia scritta per l’iniziativa del BirthDay-A & HBH : Happy BirthDay Hermione: Le citazioni promossa da Viki_chan organizzata dal gruppo “Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]

 

 

Tanti auguri Hermione Jean (Jane) Granger

 

 

 

 

- Vorrei tanto capire, – confessò Harry.

- Questo l'hai già detto – rispose Hermione.

- Non so che altro dire. Tu lo sai, cosa sei per me Hermione? Tu sei la pace. Sei la certezza. Se io non ti capisco, vado in crisi. *

 

*frase presa da  Sweet disposition di Viki_chan

 

 

 

 

 

 

 

 

3.  Ora lo so

 

 

Hermione stava di fronte allo specchio controllando minuziosamente ogni dettaglio: dalle scarpe al vestito, al trucco ai gioielli, era quasi pronta per uscire con Mark Brenner, un suo collega di corso. Un tipo interessante, simpatico, preparato, attento, insomma perfetto per una come lei, purtroppo non abbastanza per il suo cuore.

Lisciò con la mano la finta piega della gonna osservando la sua immagine riflessa e si perse nei suoi pensieri.

“Ci arriverà un giorno, lo sai vero, Hermione?” le aveva detto Ron, abbracciandola, prima di ritornare a casa. Se l’era visto comparire davanti all’improvviso. L’amico si era Smaterializzato nel suo appartamento e senza dire niente l’aveva abbracciata, lasciando tra i suoi capelli un sussurrato “perdonami” come scusa per il suo egoismo e per la loro litigata di qualche giorno prima.

- Non c’è niente che ti devo perdonare Ron., – lo aveva stretto di più, riscaldandosi nel suo calore.

- Sono stato uno stupido, non ho capito niente, l’hai fatto per me, per noi e per Harry. 

Hermione si era cullata nelle sue braccia.

- Io non voglio rovinare tutto, – aveva confessato infine, - mi sento così in colpa, verso di te, verso Ginny, verso Harry, verso quello che siamo.

- Hei, - le aveva sussurrato Ron dolcemente accarezzandole il capo, - non fare così, prima o poi doveva succedere, è stato solo il corso naturale degli eventi. Siete stati fin troppo bravi tu e Harry a tenere i vostri ruoli fermi nella posizione di amici. Ci abbiamo provato tutti a negare, ma non si può sfuggire alla verità e di questo se ne sta rendendo conto anche Harry. Lo sai com’è zuccone, forse più di me in queste cose.

Hermione sorrise e lo guardò dritto negli occhi.

- Promettimi solo che non farai assolutamente niente per mettere sulla buona strada Harry. Noi tre, sempre amici, d’accordo?

Ron aveva sorriso ironico alla testardaggine dell’amica. Era stato difficile per lui comprendere le ragioni dell’allontanamento di Hermione, l’aveva vista, giorno dopo giorno, separarsi da lui e rifugiarsi nel suo mondo, chiudersi a riccio. Ci aveva messo del tempo a capire, a riunire tutti i dettagli, ma alla fine era riuscito a trovare qual era la vera ragione del comportamento di Hermione. Le arruffò i capelli prima di salutarla.

- Ron, - lo bloccò per il braccio, - nessuna allusione, nessun doppio senso, niente, se non vuoi conoscere la parte peggiore di me, – gli aveva intimato.

L’amico per un attimo aveva sudato freddo poi ripresosi, aveva alzato le spalle con noncuranza.

- Hermione se sono sopravvissuto finora alle tue sfuriate, posso farcela anche adesso.

Prima che l’amica potesse ribattere, si era Smaterializzato.

 

 

 

Hermione a quell’ultimo ricordo sorrise divertita scuotendo leggermente la testa.

- Esci? – chiese Harry sull’uscio della camera osservandola attentamente, interpretando negativamente quel sorriso spontaneo sulle labbra che gli fece stringere automaticamente le mani a pugno.

Hermione a quella domanda ritornò alla realtà. Lo osservò dallo specchio per individuare la ragione di quella richiesta, analizzando i tratti seri che il viso di lui aveva assunto.

- Sì, - rispose con una lieve punta di fastidio, cercando in tutti i modi di evitare il suo sguardo. – un collega del corso mi ha invitato a cena, mi sembra di avertelo detto stamattina, - si bloccò e lo fissò, - papà. –

Harry rimase in silenzio. I suoi occhi scivolarono sull’intera figura dell’amica costatando per l’ennesima volta quanto fosse diventata bella nel corso degli anni.

Hermione sotto a quello sguardo si sentì nuovamente nuda e impotente. Un senso di nervosismo s’insinuò nel suo animo, anche se in realtà il suo ego di donna fu gratificato dall’attenzione che aveva suscitato in lui.

- Perché? – chiese, avvicinandosi a lei di qualche passo.

Hermione rimase disorientata.

- Come perché? – domandò.

- Perché esci con lui, - spiegò piano, in tono basso, grave, quasi accusatorio.

- Perché me l’ha chiesto? – rispose con ovvietà.

- Perché hai accettato? – continuò, diminuendo la distanza tra loro di altri due passi.

- Perché, perché, - tentò di trovare una risposta ma quando Harry la fronteggiò, perse l’uso delle parole.

- Perché? – la sollecitò.

Hermione chiuse gli occhi per impedire a se stessa di rivelare la vera risposta.

Perché non sei tu, perché mi permetterà di non pensare a te per l’ennesima serata, perché voglio solo allontanarmi da te, perché non voglio rovinare tutto un’altra volta e dover scappare ancora”.

- Te l’ho già detto, perché me l’ha chiesto e non volevo essere scortese nel rifiutare, - tentò invano di giustificarsi cercando di rimanere il più possibile a galla.

- E’ storta. – affermò Harry, dopo qualche secondo di silenzio come se avesse voluto soppesare la sua risposta non allontanandosi per un attimo dai suoi occhi.

- Cosa? – si risvegliò Hermione da quell’intorpidimento che lo sguardo di lui le aveva provocato.

- La collana, - rispose in tono profondo e basso. Senza attendere un suo gesto, le circondò il collo con le braccia e le slacciò il gioiello sfiorando con le dita l’inizio della schiena. Hermione a quel contatto trattenne il respiro, come se il solo respirare avesse potuto infrangere quel legame silenzioso che li teneva uniti.

Harry si portò davanti al viso il ciondolo, osservò il lato corretto e dopo qualche istante glielo rimise al collo, facendo scivolare le nocche delle dita sulla sua pelle, percorrendo la clavicola e giù fino a metà braccio.

- Fatto, - affermò serio.

- Grazie, - prese le distanze da lui facendo finta di cercare qualcosa nel portagioie.

- Non andare, – le disse a bassa voce portandosi dietro le sue spalle.

Hermione a quella richiesta si raddrizzò senza avere il coraggio di voltarsi. Strinse forte le mani a pugno per tentare di riacquistare quella calma che il suo animo all’improvviso aveva perso.

- Harry, non essere sciocco, - rispose in tono divertito, ma le parole le morirono in gola quando incontrò le iridi dell’amico così verdi e intense da bloccare ogni suo istinto di azione.

- Non andare, - la pregò nuovamente sfiorandole la mano che lei prontamente evitò di farsi afferrare.

- Non essere sciocco, - ripeté ancora, in tono più duro, come se volesse impedire anche a se stessa di cedere a quell’illusione. Lo sorpassò e si diresse verso l’ingresso.

- Che cosa pensi che possa succedere? Che mi salti addosso alla prima occasione? – scherzò, incrociando nuovamente i suoi occhi, - o forse credi che sarò io a farlo? – chiese con un tono più basso, come se il soggetto fosse lui e non il collega.

Harry non rispose, rimase in silenzio a fissarla.

- Ti aspetti questo da me, Harry? – chiese avvicinandosi a lui di un passo, ignorando volutamente quell’espressione che cercava in tutti i modi di dirle qualcosa, quel qualcosa che lei stessa stava aspettando per tutto quel tempo.

- Può essere, – rispose infine, sapendo bene di essere lui ora il soggetto delle sue attenzioni.

Il tono di voce di Harry era stato disarmante che Hermione era rimasta senza parole. Lo sguardo che le stava rivolgendo era così diretto che si sentì ancora per l’ennesima volta nuda sotto ai suoi occhi.

Harry era l’unico capace di scrutarla nel profondo, l’unico a rendere ogni parte di lei sensibile, importante e preziosa nello stesso istante.

Le accarezzò lentamente il braccio, facendo scivolare il dorso del dito indice dalla sua spalla fino giù al polso. A quel contatto Hermione rabbrividì, chiuse per un istante le palpebre e assaporò il brivido di quell’attimo.

- Tu lo sai già, non è vero? – chiese arrivando anche lei alla verità.

- L’ho sempre saputo Hermione, ma ora non riesco a interpretare te.

Un altro passo, una distanza che si accorcia.

*- Vorrei tanto capire, – confessò Harry.

- Questo l'hai già detto, – rispose Hermione.

- Non so che altro dire. Tu lo sai, cosa sei per me Hermione? Tu sei la pace. Sei la certezza. Se io non ti capisco, vado in crisi. *

Hermione indietreggiò di qualche passo, spaventata da quell’affermazione così vera. Afferrò la borsa, il giubbotto e si avvicinò alla porta con l’intento di scappare, interrompendo quell’assurda confessione che complicava ancora di più il loro rapporto.

- Aspetta, - Harry la bloccò per il braccio trascinandola vicino a sé con più forza del dovuto ritrovandosela appiccicata al suo petto. Fu un attimo e lui la strinse tra le sue braccia.

Appoggiò il viso nell’incavo del suo collo e respirò a fondo la sua essenza, mentre il respiro le solleticava la pelle procurandole un brivido caldo.

- Harry, - pronunciò il nome con un filo di voce.

Lui si destò e la osservò. – Shh, - le disse poggiandole il dito indice sulle labbra.

Con un rapido gesto le sciolse la crocchia, proprio come aveva fatto l’ultima volta, e immerse le mani nei suoi capelli assaporando la loro morbidezza e setosità.

- Libera, - pronunciò con il fiato corto sulla bocca, - solo capire, - disse infine prima di catturarle in un bacio profondo.

Hermione sbarrò gli occhi nel sentire le labbra di lui sulle sue. Le sembrarono così strane, calde, umide, morbide, invitanti. Un tocco leggero, delicato ma non appena lei iniziò a corrispondere, a cercarle, a morderle il bacio divenne più esigente, voglioso, bramoso.

Hermione fece scivolare a terra la borsa e il giubbotto e tuffò le mani tra i capelli di Harry, proprio come lui aveva fatto qualche attimo prima con lei. Si baciarono a lungo fino a rimanere entrambi senza respiro.

Lo fissò dritto negli occhi in cerca della risposta.

- Cosa c’è Harry? Cos’hai scoperto. – gli chiese sottovoce.

- C’è un motivo perché ogni volta che sto accanto a te il mio cuore batte più forte, perché quando sei lontana da me mi sento perso, perché quando non mi guardi, non mi parli, quando la tua attenzione è rivolta a qualcun altro mi sento così male, c’è solo un motivo e lo so da un pezzo ormai, e credo che lo sappia anche tu.

Hermione accennò un sorriso mentre gli occhi s’inumidirono.

- Ti amo, - glielo disse a bassa voce, quasi sussurrato sulle labbra, - ti amo, - ripeté un’altra volta, - da sempre, ora lo so.

 

 

 

 

 

 

 

Jay, sempre e solo grazie

Viki_chan spero di aver reso al meglio la tua citazione.

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