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Questa fic all’inizio era nata come una one-shot, ma poi rileggendola mi
sono accorta che era un po’ troppo triste per i miei
Questa fic all’inizio era
nata come una one-shot, ma
poi rileggendola mi sono accorta che era un po’ troppo triste per i miei gusti
e quindi ho deciso di continuarla.
I personaggi, come sapete, non sono miei, ma del
divino TakehikoInoue.
POSSIAMO VOLARE INSIEME
di
Venus87
CAPITOLO UNO
“Sei solo uno stronzo!”
“Cosa?”
“Hai sentito bene.
Come ho potuto passare del tempo con una persona del genere?
Mentre cercavo in tutti i modi di convincere Yohei ad accettare questa nostra relazione, sbagliata ai
suoi occhi, tu pianificavi il tuo futuro senza interpellarmi minimamente. Quando avevi intenzione di dirmelo? SeAnzai non ti avesse consigliato di aspettare, cosa
avresti fatto? Saresti partito per l’America fregandotene dei campionati
nazionali, della squadra, di me?”
“Datti
una calmata, ho mal di testa!”
“DARMI UNA CALMATA!!?
BASTA! Tra noi è finita, non sopporto più di avere al
mio fianco una persona del genere”
“Hn”
“Hn?
Non hai nient’altro da dire? CAZZO, TI STO LASCIANDO! Possibile
che non te ne freghi niente?”
“Hai fatto tutto tu”
“Ok,
ci rinuncio. Avevo sperato fino alla fine per un tuo chiarimento, ma
evidentemente per te non sono così importante come il
basket. Addio!”
Ormai sono passati quattro mesi dalla nostra rottura,
tuttavia quel nostro ultimo scontro mi è rimasto impresso nella mente.
È stato solo un do’hao come al solito, non l’avrei mai lasciato a Kanagawa.
Avevo deciso di rimandare la partenza alla fine delle scuole, non su consiglio
del signor Anzai, ma per dare la possibilità a quell’idiota di maturare per poi riuscire a sfondare nell’NBA insieme. Invece lui non ha capito niente, in fondo
dovevo aspettarmelo. Cosa pretendevo?
Certo, avrei potuto facilmente legarlo ancora a me dicendogli
la verità , ma io, KaedeRukawa, non mi abbasserò mai a dare spiegazioni di un mio
comportamento. Non l’ho mai fatto e mai lo farò, neanche con il mio compagno.
Poi, se credeva davvero in noi, sarebbe arrivato lui stesso a queste
conclusioni.
Da quel giorno non ci siamo più parlati, abbiamo continuato
a vivere da perfetti estranei, come se non ci fosse mai stato nulla tra di noi.
L’unico segno della nostra rottura era quella tensione che
albergava in maniera costante in ogni allenamento. Anche
la squadra ne risentiva parecchio, erano tutti un po’ troppo nervosi, non so se
a causa dell’arrivo imminente dei campionati nazionali o per quell’aria terribile che si respirava continuamente in
palestra.
Fatto sta che non potevamo continuare così, il coach era stato chiaro, non saremmo arrivati tanto lontano
se non avessimo abbandonato tutta quella tensione e i nostri problemi personali
fuori dal rettangolo di gioco. Così, per tacito
accordo, riprendemmo tutti la nostra parte; io
continuai ad essere il solito volpino menefreghista tutto basket, mentre Sakuragi stava lentamente recuperando la sua allegria e,
con essa, le battute con il Guntai e la squadra e
tutti i suoi Arukina-cara.
Nel frattempo arrivammo ai tanto agognati campionati
nazionali, carichi più che mai e consapevoli delle nostre capacità. Al
contrario di tutte le nostre aspettative, però,
uscimmo praticamente subito, dopo un’esaltante gara contro il Sannoh, dove avevamo dato davvero tutto. Quella partita fu
la vera consacrazione di Hanamichi nel mondo del basket,
giocò talmente bene che non potei fare a meno di affidargli le sorti della
gara. Lui ovviamente ripagò quel gesto con un canestro e, quando ci demmo il cinque, scorsi nei suoi occhi solo
l’amore incondizionato per quello sport che aveva iniziato a odiare a causa
mia. Finalmente era diventato un vero giocatore, capace di concentrarsi
unicamente sulla sfida e lasciando da parte tutto il
resto.
Durante quella partita, però, si infortunò
alla schiena e non partecipò alla gara
successiva.
Lo rividi soltanto qualche settimana più tardi, vicino al
luogo del ritiro della nazionale juniores dove io ero
stato convocato.
In quell’occasione non ci
scambiammo molte parole, però, grazie ad essa, riuscii
a chiudere definitivamente un capitolo della mia vita.
“Amore, come mai così pensieroso?”
“Hn, niente. Solo che oggi inizia
la scuola e”
“E lo rivedrai,dico bene?”
“Akirapiantala
con questa storia. Stavo pensando che mi dovrò
svegliare presto ogni mattina”.
Ed è vero. Ormai non provo più niente per Hanamichi, ma Sendoh proprio non riesce a capirlo. Èda quando ci siamo messi insieme che l’ombra
di Sakuragi alberga nel nostro rapporto. Akira pensa che sia un ripiego, ma non lo è. Certo, non
posso affermare con certezza che sia amore quello
provo nei suoi confronti, ma quando sono con lui sto bene e questo per ora mi
basta.
Non è come il rapporto che mi legava adHanamichi, con ciò non sto dicendo che sia meno
intenso, è solo diverso.
“Ok scusa, ma non litighiamo di
prima mattina. Dai, vieni qua”
Detto ciò, mi tira addosso a lui e riprendiamo da dove avevamo interrotto ieri notte.
Con Sendoh sono sempre io a
condurre il gioco, non mi sono mai lasciato prendere da lui; l’unico ad essere
entrato in me è stato Hanamichi.
Ho scoperto che questo ruolo, però, mi eccita molto di più.
“Io vado, altrimenti arrivo tardi
anche il primo giorno di scuola. Ti passo a prendere, finiti gli allenamenti?”
“Hn, fai come ti pare”
“Dai, allora vengo così ci fermiamo al campetto vicino casa
tua per fare due tiri”
“Ok”.
Detto ciò mi bacia ed esce di corsa con la cartella tutta
aperta e il MIO pallone da basket in mano.
Dopo essermi cambiato entro in camera e guardo il letto
disfatto con i segni del nostro precedente amplesso. È una fortuna che i miei
non siano mai in casa, altrimenti ci saremmo dovuti
per forza limitare.
Prima di uscire, il mio sguardo cade inconsciamente su una
scatola blu ai piedi della finestra. Quella
scatola…
La apro e tiro fuori un pallone da basket autografato da MichealJordan, è stato un regalo di Hanamichi
dopo un mese che stavamo insieme. Nonostante tutti i miei buoni propositi, non
sono mai riuscito a disfarmene.
Mentre sto rimettendo tutto a posto, però, noto una busta bianca per terra. Il biglietto…Lo leggo e mi sembra di tornare indietro col tempo.
“Ehi kitzune, aprilo! Non ti aspettare grandi cose, sono solo
tre parole ma che hanno un significato importante per me”
“Hn?
‘Possiamo volare insieme’?”
“Certo che ti devo
proprio spiegare tutto volpino!”
“Non
è che abbiano molto significato”
“Come osi discutere
una frase del Tensai?”
“Allora illuminami”
“Bè,
non te l’ho mai detto, quindi apri bene le orecchie perché il genio non te lo
ripeterà di nuovo.
Dunque,
la prima volta che ti vidi giocare una partita, senior contro matricole se
ricordi, rimasi folgorato non solo dalla tua bravura, ma dal modo in cui
correvi e saltavi. Sembrava
avessi le ali ai piedi…
Per questo ti ho
scritto quella frase: un giorno ti raggiungerò e così potremo volare insieme”.
“Fate largo gente, arriva il tensai!”
“Oggi siamo di buon’umore,
eh Hana?”
“Oh, ciao Mito. Non ti avevo visto”
“Fa niente. Comunque mi sembri in
ottima forma, sei pronto per gli allenamenti?”
“Ma certo… Ricordati che stai
parlando con il Tensai del basket, per me niente è
impossibile”
“Se lo dici tu…”
Oggi è il grande giorno, finalmente
giocherò di nuovo a basket dopo tre mesi di inattività. Quell’infortunio
non ci voleva proprio, ma ora sembra che la schiena
non mi dia più problemi. Il dottore ha detto che sono completamente guarito ed
io mi sento pronto più che mai a iniziare di nuovo gli
allenamenti.
“HeiHana!”
“Ciao Arukina-cara!!”
“Ti trovo in forma! Sei…cambiato!”
“Ma no, mi sono solo cresciuti un
po’ i capelli”
“Bè, ci stai benissimo!”
“Grazie!”
Se me l’avesse detto mesi fa avrei
fatto salti di gioia, ma ora le sue parole non mi fanno più nessun effetto. Da
quando mi sono lasciato con Rukawa
pensavo che tutto si sarebbe aggiustato, che sarei tornato quello di prima,
come mi sbagliavo… Nonostante sia stato io a chiudere con lui lo amo ancora
tanto, ma non mi pento assolutamente di quello che ho fatto, lo rifarei altre
mille volte. Non potevo continuare a stare con una persona che pensava solo e
unicamente al basket…
“Guarda chi c’è…è arrivato rukawa!! Oh rukawa…che bello!!...”
Rukawa?
Mi volto e lo vedo arrivare su quella bicicletta rosa,
perennemente addormentato. A distanza di mesi ancora mi chiedo come faccia ad
arrivare, ogni volta, tutto intero.
Come al solito viene accerchiato da
tutte quelle galline che lui non degna neanche di uno sguardo. Per una frazione
di secondo mi sembra di incrociare i suoi occhi blu notte, ma non faccio in
tempo a realizzare che l’incanto svanisce.
“HeiHana
mi senti!?”
“Ehm no… Dicevi?”
“Ma dove hai la testa oggi? Comunque, ti stavo domandando se iniziavi gli allenamenti questo
pomeriggio”
“Oh si, certo Harukina. E poi con
una menager come te, non posso mica lasciarmi
sfuggire questa opportunità…”
“Va bene, io vado che è suonata la campanella. Ci vediamo
dopo in palestra!”
“A dopo!”
“Non ti è ancora passata, eh?”
“Di che stai parlando Yohei?”
“Di Rukawa. Appena
è arrivato ti sei estraniato dal mondo e non hai degnato di uno sguardo nemmeno
Harukina-cara”
“T…ti stai sbagliando”
“Si certo. Hana,
non puoi mentirmi… Ti conosco troppo bene per capire quando hai qualcosa che
non va. Lo sai che non sono
mai stato d’accordo con la vostra relazione, ma se tu lo ami veramente io sono
disposto ad accettarla. Solo, chiaritevi. Da quando lo hai lasciato non sembri
più tu; forse all’esterno puoi anche dare l’impressione di essere rimasto
sempre il vecchio casinista, ma io che ti conosco fin troppo bene so quanto tu
sia cambiato”
“Mito, non è così semplice. È vero, lo amo ancora, ma non
sono più disposto a rovinarmi la vita per lui”
“Hana…”
“Dai, lascia perdere. Andiamo in
classe, che si sta facendo tardi”.
Ti ringrazio Yohei per le tue
parole, ma purtroppo è finita. Hai ragione quando dici che non sono più quello di prima, questa storia in un certo senso mi
ha cambiato, mi ha fatto maturare. Ora devo andare avanti, non posso stare a
rimuginare in eterno sul latte versato, ho un campionato che mi aspetta e
dimostrerò finalmente a tutti di essere il Tensai del
basket.
Mi fa uno strano effetto rivederlo dopo così tanto tempo
Posto subito un altro
capitolo, ma non abituatevi ad aggiornamenti-lampo, questo capitolo lo avevo concluso insieme al primo. Scusate se i personaggi, in
particolar modo Hanamichi, risulteranno
un tantino OCC.
X ShaK4: Di nuovo grazie mille
per i complimenti ShaKa, sono contenta che ti
piaccia. Grazie anche per avermi segnalato gli errori.
X Elrohir: Non ho parole per ringraziarti, davvero, sei sempre gentilissima J
X Hinao: Innanzitutto, grazie anche a te hinao. Per
quanto riguarda il paring, hai ragione, è un po’
originale. Solo che volevo evidenziare la differenza tra il
rapporto che Rukawa aveva con Hanamichi
e quello che ha con Sendoh. Mentre
ad Akira non permette di farsi prendere, con Sakuragi gli era venuto spontaneo ‘concedersi’.
Vorrà pur dire qualcosa, no? Con ciò, però, non voglio dire che sarà per forza una hanaru questa storia, sono
ancora molto indecisa (c’è sempre Sendoh in agguato).
POSSIAMO
VOLARE INSIEME
di
Venus87
CAPITOLO
DUE
Mi fa uno strano effetto rivederlo dopo tre mesi. È
cambiato, i capelli gli sono cresciuti fino alle spalle ed il suo corpo si è
sviluppato ancora di più. È diventato un uomo…
Quando i nostri sguardi si sono
incrociati per una frazione di secondo, ho potuto vedere nei suoi occhi tanto risentimento
e rabbia nei miei confronti, ma anche amore?È possibile che mi ami ancora, do’hao?
Comunque non ho più tempo per
pensare a queste cose, quel che è stato è stato. Se prova ancora qualcosa per me sono affari suoi, io non ritornerò indietro.
Al suono della campanella entro in classe e mi sdraio sul
mio solito banco, pronto ad un’ora di sonno. All’arrivo del professore tutti si
alzano in piedi ed inizia la prima lezione di questo nuovo anno.
Il rumore dei miei compagni di classe mi fa capire che la
scuola per oggi è terminata, così mi alzo e mi dirigo in palestra, senza
prestare attenzione a tutti gli sguardi sognanti di quelle ragazzine. Una volta arrivato, vedo Ayako
venirmi incontro e salutarmi.
“Come va campione?”
“Bene, grazie”
“Fate largo, sta arrivando il Ten… COME OSI STUPIDA KITSUNE
ARRIVARE PRIMA DEL TENSAI!?”
“Do’hao!”
“Maledetto Rukawa, ma io ti
distruggo!”
E così ricominciamo la nostra
solita farsa. Apparentemente sembriamo quelli di un tempo, ma io posso
benissimo vedere che nei suoi occhi non c’è più quella spensieratezza di
allora. Quanto gli costa continuare questa recita… Perché lo fai? In fondo, tutta la squadra era
a conoscenza della nostra storia.
“Ehi voi due, smettetela! Possibile che dobbiate sempre
litigare? Pensavo che dopo la vostra rottura, vi sareste comportati da persone
civili!”
Akagi si pente immediatamente
delle sue parole appena vede lo sguardo di Hanamichi
rabbuiarsi.
“Scusa, sono stato un insensibile. Non avrei dovuto dirlo”
“Non fa niente gori… A proposito,
che ci fai qua? Non ti eri iscritto all’università?”
“Si, è vero, solo che i miei corsi iniziano fra un mese e
quindi ho pensato di venirvi a salutare”
“Le fortune capitano sempre ai gorilla”
“COSA HAI DETTO SAKURAGI!?”
“Ehm…niente”
“Dai, non mi sembra il caso di litigare già dal primo giorno
di allenamenti, non vi pare?”
“Anche tu qui, quattrocchi?”
“Ehm si. Anch’io, come Takenori, inizio tra un mese”
“Smettetela di poltrire cialtroni,
iniziamo gli allenamenti!”
“Nanettodatti una
calmata… Vuoi diventare come il gorilla?”
“SAKURAGI!! GORILLA A CHI!?”
Dopo le solite zuffe, che ormai fanno parte di questa
palestra, iniziamo gli allenamenti. Miyagi si sta
impegnando molto nel ruolo di capitano, sa che ha una grande
responsabilità sulle spalle. Certo, non ha il carisma e la grinta del gor…ehm Akagi, però secondo me,
potrà fare bene.
“Ok, per oggi abbiamo finito.
Potete andarvi a cambiare”.
“Chi l’avrebbe immaginato che Ryota si sarebbe trasformato così… Ci ha fatto sudare più di Akagi…Sono distrutto… A chi lo dici, io non mi
reggo in piedi…”.
Gli altri stanno andando negli spogliatoi, mentre io come al solito rimango a fare qualche tiro. Tanto Akira non è ancora arrivato… Con mia grande
sorpresa, però, noto che anche Sakuragi è
intenzionato a proseguire l’allenamento da solo.
Ci dividiamo il canestro per tacito accordo e, mentre io
inizio ad eseguire schiacciate e terzo tempo, lui si
concentra unicamente sui tiri da tre. Se continua così
non segnerà mai, sei troppo scardinato do’hao.
“Non entrerà mai dentro il canestro quella palla se non
l’accompagni con le braccia, Sakuragi!”
Akira?
“Ehi, brutto porcospino, come osi criticare i tiri del Tensai? E poi che sei venuto a
fare qui? Ah, ho capito: stai cercando di spiare gli allenamenti del genio”.
“Non ti sto criticando Tensai, ti stavo
semplicemente dando un consiglio. Comunque non sono
venuto qui per te, sono passato a prendere Kaede”.
Kaede… Come mai tutta questa
confidenza? Volpino, ti sei consolato
così facilmente?
Senza ribattere all’orrido porcospino, continuo i miei tiri
da tre. Con la coda dell’occhio, però, seguo la kitsune
recuperare tutte le sue cose e lasciare la palestra con Sendoh.
Che rabbia!!
“HanamichiSakuragi,
ti sei dimenticato dei fondamentali?”
“Sta zitta Ayako, non ti ci
mettere anche tu”
“Ehi non rispondermi così, sono la tua manager!”
“Si, scusa”
“Ti va di parlarne?”
“Eh?”
“Stai male per lui vero? Ancora non posso crederci che vi
siate lasciati, vi amavate così tanto…”
“IO lo amavo, Ayako. A lui non è
mai fregato niente di me”
“Ma che stai dicendo Hana!”
“La verità purtroppo. Ero io che mi ero illuso di poter far
parte della sua vita…”
“Senti Hanamichi, io non so quanto
profondo sia stato il vostro legame, ti posso soltanto
dire che lui a te ci teneva davvero. Nel periodo in cui stavate insieme Kaede era diverso, era più solare, e poi scusa, dovrà pure significare qualcosa il fatto di aver rimandato
la sua partenza per te, no?”
“Si, hai rag…COSA!!?”
“Ehi, hai intenzione di rompermi un timpano?”
“No scusa, ma non sono riuscito a
seguire il tuo discorso. Che vuol dire che ha rimandato la
sua partenza per me?”
“Quello che ho detto, Tensai dei
poveri. Ha rinunciato a partire per aspettarti”.
“M…Ma io sapevo che era stato Anzai
a sconsigliarglielo”
“È vero, Il signor Anzai gli aveva
detto di riuscire prima a diventare il numero uno qui in Giappone e poi,
eventualmente,sfondare nell’NBA. Lui, tuttavia, gli aveva risposto che comunque non era intenzionato a partire ora, che voleva
prima aspettare che tu maturassi e diventassi un giocatore del suo livello”
“Sei sicura di quello che stai dicendo?”
“Certo, ho parlato con Anzai
subito dopo, perché, non te l’ha detto?”
“Non è possibile… L’ho lasciato perché pensavo che lui
volesse andare in America, fregandosene di tutto e tutti, invece il suo primo
pensiero era rivolto a me”
“Ora sono io a non seguirti, Hanamichi”
“Ayako, non capisci!? Io l’ho
mollato, mi sono allontanato dalla persona che amavo, ed amo tuttora, per delle
stupide supposizioni!”
“Cioè, fammi capire: vi siete
lasciati perché tu hai interpretato in modo sbagliato il suo gesto?”
“Si”
“Sakuragi, lasciatelo dire, sei
proprio un do’hao!”
“Ma io non immaginavo…”
“Scusa, ma quando avete rotto non gli hai chiesto spiegazioni?”
“Certo che l’ho fatto, ma lui vuoi
sapere come mi ha risposto? Hn, sempre il solito hn. È pur vero, però, che l’ho
attaccato subito. Gli ho detto delle parole orribili senza prima sapere come
stavano effettivamente le cose…”
“Certo che hai combinato proprio un bel casino… Ma dimmi, lo ami ancora?”
“Si, che lo amo, ma ormai temo che sia troppo tardi. Prima è
passato a prenderlo il porcospino e sembravano molto
in confidenza”
“Dai, Hana, non è detto che stiano
per forza insieme. Erano stati convocati entrambi per il ritiro della nazionale juniores, probabile che siano diventati
amici. E poi, se anche fosse, dov’è finito il Tensai
che tutti conosciamo?”
“Non lo so Ayako, è tutto così
dannamene difficile… Da una parte vorrei andare a chiedergli scusa e chiarire
questo maledetto equivoco, ma dall’altra ho paura di essere respinto e ferito
di nuovo”
“Per me dovresti dare una possibilità ai tuoi sentimenti, se
non ti dichiarerai vivrai sempre con questo rimorso.
Io ora vado, però, tu, mi raccomando, pensaci”
“Ayako?”
“Si?”
“Grazie”
“Di niente, a che servono gli amici altrimenti?”
“Eh, già”
Aspetto che Ayako esce dalla
palestra per andarmi a fare una doccia. Appena entro negli spogliatoi, mille
ricordi di me Kaede insieme, assalgono la mia mente.
Quante ne abbiamo passate, qui dentro c’è un pezzo
della nostra vita…
Ricordo ancora quella volta che mi ‘dichiarai’,
non lo avevo assolutamente programmato, ma si sa, il Tensai
è bravo anche a improvvisare.
Quel giorno ero rimasto
anche dopo gli allenamenti quotidiani per ripassare i fondamentali, sotto lo
stretto controllo del ventaglio della nostra manager. Rukawa , proprio come oggi, era dall’altra parte della palestra ad
esercitarsi sui tiri da tre. Ogni tanto rimanevo incantato nel vedere quei
movimenti armonici ed eleganti che solo lui sapeva e sa
fare. Ayako dovette intuire qualcosa perché mi lasciò
libero prima del previsto e mi diede un ‘in bocca al lupo’.
Ancora adesso ricordo
come mi sentivo in quel momento: io, il Tensai, non sapevo come comportarmi. Avrei voluto
confessargli i miei sentimenti, ma tanta era la paura di una sua reazione
negativa, che desistetti dal mio intento. Così me ne andai nello spogliatoio, lasciando nella palestra tutti i
miei buoni propositi. Mentre mi stavo cambiando entrò Rukawa, aveva un’aria molto strana. Camminava molto
lentamente, mentre con una mano si sorreggeva la testa.
“Che
ti succede, kitsune? Cos’è, non reggi un po’ di allenamento supplementare?”
Lo so che potevo
uscirmene con una frase un po’ menoinfelice, ma in quel momento mi era venuto
spontaneo comportarmi come sempre.
“Sta un po’ zitto do’…”
“RUKAWA, LA BORSA!”
Troppo tardi, è caduto…
Senza neanche pensarci
un secondo, mi avvicinai e lo avvolsi con le mie braccia.
“Ehi Rukawa, stai bene? Ma come hai fatto a
inciamparci sopra?”
“Non c’è bisogno che
urli, do’hao, ti sento. E
poi togliti, mi stai soffocando!”
“No, non ti lascio!”
“Hn?”
“Hai capito bene
volpino: ora che ti ho preso non ti libererai tanto facilmente di me”
“Piantala
di fare il cretino, Sakuragi. HO DETTO DI LASCIARMI!”
“Non è uno scherzo Kaede, sono serio.
Non voglio davvero che ti allontani da me”
“Ma…”
“Ok,
te lo devo dire; forse dopo mi disprezzerai ancora di più, ma non posso più
tenermi dentro certi sentimenti: ti amo Kaede!”
“…”
“Che
fai non dici niente?”
“Do’hao!”
“Ma
possibile che sia cosmpf…”
Non feci in tempo a
finire la frase, che mi ritrovai incollato alle sue labbra. In quel momento non
ci potevo credere… Cazzo, KaedeRukawa mi stava
baciando!! E non ci limitammo solo a quello, facemmo
anche l’amore per la prima volta, lì, in quello spogliatoio, incuranti del
mondo esterno.
Quello, credo, fu uno
dei giorni più belli della mia vita.
Ok, ho deciso, la nostra storia
non può finire in questo modo. Devo per forza chiarirmi con lui!
E così, dopo essermi fatto una
doccia e mangiato un boccone veloce, mi dirigo nella tana del volpino.
Ora sono davanti casa sua, le luci sono
spente. Non è chestarai già
dormendo kitsune?
Ah, chi se ne frega… Se non suonerò adesso, non troverò più
il coraggio di affrontarlo. Busso un paio di volte e dopo dieci minuti buoni
vedo le luci accendersi. Bene, allora sei
in casa volpacchiotto!
Mi viene ad aprire con soltanto un asciugamano legato in
vita. Ok, Hanamici, calma!!
Non è una buona idea saltargli addosso.
“Do’aho?”
“Si, sono io”
“Che ci fai qui?”
“Ecco.. Volevo parlarti”
“Sentiamo”
“Non mi fai entrare?”
“Vieni, ma fai in fretta”
Appena entro in casa, Kaede va in
cucina a prendersi da bere, mentre io mi appoggio sul divano. Quando mi raggiunge inizio il mio ostico discorso:
“Lo so che non mi sono comportato bene con te, ti ho detto
delle cattiverie gratuite”
“Arriva al punto do’hao”
Perché sei così freddo? È questo il prezzo che
dovrò pagare per il mio errore?
“So perché non sei andato in America”
“E allora?”
“Allora ti chiedo scusa, perdonami
per averti accusato ingiustamente. È da quando ne ho parlato con Ayako che mi do dello scemo per aver lasciato l’unica
persona che abbia mai amato. Ora lo so che non ho il diritto di pretendere
niente da te, ma ti prego, almeno pensaci: vuoi tornare con me?”
Vedo la sua espressione farsi sempre più
stupita, evidentemente non se lo aspettava. All’improvviso, però, i suoi
occhi diventano di ghiaccio e…
“…per aver lasciato l’unica persona che abbia mai amato…”
Eccomi con il terzo capitolo…
X Hinao: Grazie mille,
sono sempre contenta di ricevere complimenti da te. Per quanto riguarda Sendoh, non credo che nella mia fic
lo vedrai morto stecchito J
X Lady_Ice: Io non ho più
parole per ringraziarti, davvero... Sono felice che ti
piaccia anche quest’altra fic
nonostante non sia un’appassionata di Slamdunk,
GRAZIE!!
X ShaK4: Innanzitutto
grazie anche a te, sono contenta che continui a seguire la mia storia… Per
quanto riguarda la “velocità” hai ragione, rileggendola mi sono accorta che la
storia corre un po’ troppo, spero di migliorare…
Possiamo volare insieme
Di
Venus87
CAPITOLO 3
“…per aver lasciato
l’unica persona che abbia mai amato…”
CazzoDo’hao,
perché devi rovinare sempre tutto? Non capisci che io ormai ho la mia vita?
Dovevi per forza confessarmi i tuoi sentimenti, ora che sto
con Akira?
La nostra occasione l’abbiamo già avuta e tu l’hai buttata
al vento, mi dispiace, ma non tornerò sui miei passi.
“Amore, chi era prima?”
NoHanamichi, non
farai più parte della mia vita!
“Kaede?”
“Hn, era Sakuragi”
“Ah… E che voleva?”
“Mi ha chiesto se tornavamo insieme”
“COSA!!?”
“Calmati Akira, non è successo
niente!”
“E tu cosa gli hai risposto?”
“Che stavo con te”
A queste mie parole sembra rilassarsi perché, con un enorme
sorriso, mi dice:
“Ti amo Kaede!”
“Hn, andiamo al letto dai”
Non faccio in tempo a spogliarmi che vengo
letteralmente scaraventato sul letto. Cos’hai, Kaede? Le parole di Sakuragi ti hanno colpito a tal punto? Riuscirò mai a
prendere il suo posto nel tuo cuore?
“AHHHHHHH!!”
CazzoKaede, fa piano.
Si vede che è nervoso, non era mai entrato
in me in modo così brutale. Sebbene sia abituato ad averlo dentro il mio corpo,
non posso fare a meno di contorcermi dal dolore quando assesta le prime spinte. Le mie urla riecheggiano nella stanza e solo allora si
rende conto di avere un po’ esagerato.
“Scusa, non volevo… Non so cosa mi
sia preso!”
Eh, io lo so benissimo cos’hai amore.
“Non fa nulla, davvero”
Non sembra molto convinto delle mie parole, comunque non ribatte mentre sfila il suo sesso con estrema
cautela. Appena esce completamente da me cerco di
alzarmi, ma delle fortissime fitte al fondoschiena me lo impediscono. Kaede, vedendomi contorcere dal dolore, si sente ancora più
in colpa, e, come se non bastasse, il suo sguardo cade sui segni del nostro
precedente amplesso. Vedo i suoi occhi farsi di ghiaccio e solo allora mi
accorgo di alcune inequivocabili macchie di sangue
impregnate nelle lenzuola.
“Cazzo, ho proprio esagerato”
“È questo l’effetto che ti fa Sakuragi?”
“Hn?”
Scusami amore, non
vorrei essere così duro, ma devo assolutamente capire cosa provi ancora per
lui. Non mi bastano più tutte le sue rassicurazioni se questo è il
risultato. È stata sufficiente una parola di Hanamichi
per scatenare tutto questo subbuglio nel suo cuore. Perché
io lo so che ci sta ancora pensando, il comportamento di prima me lo ha confermato. Non era mai stato
così brusco nei miei confronti; certo, nei suoi gesti non c’è mai stata
dolcezza, ma neanche l’ombra di una qualche violenza.
“Non mi rispondi? Voglio sapere se è questo l’effetto che Sakuragi ha su di te!!”
“Sta zitto Akira!”
“NoKaede,
io non mi sto zitto. Ho sempre pensato che il tuo cuore fosse già occupato, ma
ho voluto, ho dovuto crederti quando mi dicevi il contrario. E
ora, invece? Come pretendi che stia zitto anche adesso, dopo che mi hai quasi
violentato perché il tuo ex ti ha confessato di essere
ancora innamorato di te?”
“…”
“Io non sono una bambola Kaede, ricordatelo!”
“Non l’ho mai pensato”
“Però mi tratti come se lo fossi”
“Basta così Akira. Ti ho già
chiesto scusa e ora, se permetti, voglio dormire. Buonanotte”
Non hai capito niente
come al solito. Non ti stavo accusando di essere stato
troppo violento nei miei confronti,non me ne faccio niente delle tue scuse, volevo
solo sapere il perché di questa tua reazione.
Cazzo, questa volta ho esagerato!!
Non mi era mai successo di perdere le staffe in questo modo. Io, KaedeRukawa, famoso per il mio autocontrollo e sangue
freddo, sono andato fuori di testa.
Dovrei chiarirmi con Akira, lo so,
ma adesso voglio solo dormire e non pensare più a
niente.
Vedo la sua sagoma nell’ombra alzarsi e, seppur con molta
fatica, infilarsi i vestiti che io tanto brutalmente ho tolto. So che se andrà,
lo conosco bene ormai per capire che ora come ora non se la sente di stare
vicino me. E del resto, come dargli torto…
“Allora Kaede, ti piace?”
“Perché siamo venuti qui?”
“UFFA!! Possibile che tu debba sempre rovinare tutto in questo modo?”
“Do’hao
invece di blaterare spiegami perché mi hai portato fin qui!”
“E
d’accordo… Ayako mi ha detto che a te piace molto
sciare e così ho pensato che sarebbe stato bello passare due giorni insieme
sulla neve”
“…”
“Non dici niente?”
“Grazie”
“Lo sapevo che saresti
stato contento. In fondo… sono un Tensai”
“Do’aho”
“Kitsune?”
“Hn?”
“Ti amo”
HANAMICHI!!
Hn, è stato solo un sogno… Cazzodo’hao, perché devi
continuare a tormentarmi in questo modo?
Non sono neanche le sei di mattina, ma non ho più voglia di
dormire. Questo sogno mi ha lasciato un po’ di malinconia addosso. Sarà meglio
che vada a farmi una doccia…
Maledizione!! Neanche l’acqua fredda è servita a qualcosa.
Guardo fuori dalla finestra, è appena l’alba, tanto
vale andare a fare due tiri nel campetto qua vicino…
Parcheggio , come al solito, la
bicicletta fuori dalla recinzione e mi appresto ad entrare nel rettangolo di
gioco. Una volta all’interno, però, mi accorgo di non essere solo…
Hanamichi!!? Che ci fa sdraiato
su quella panchina?
“Ora sto con Sendoh”
Perché non riesco a smettere di
pensare alle sue parole? In fondo avrei dovuto intuirlo… L’ho
sempre saputo che il porcospino aveva delle mire sulla mia kitsune, ha solo aspettato il momento favorevole per
approfittarsene. Non vedeva l’ora che ci lasciassimo
ed io, come un cretino, me lo sono fatto soffiare dalle mani.
“Ehi Sakuragi!”
E ora chi osa disturbare il genio
durante le sue riflessioni? Mi giro verso il suono di quella voce e noto quel
teppista mezzo ubriaco venirmi incontro
“Ciao Mitsui!”
“Che ci fai da queste parti? Se non
sbaglio abiti parecchio lontano da qui”
“Fatti i cazzi tuoi!”
“Siamo nervosetti a quanto pare!”
“Lascia perdere, non è aria. Oggi
proprio non mi va di litigare!”
“Problemi di cuore?”
“No!”
“Non mentire, te lo si legge in
faccia Hanamichi. E ti dirò
di più: scommetto che centri in qualche modo un certo volpino di nostra
conoscenza, non è vero?”
“…”
“Ah lo sapevo, ti piace ancora!! Ho
vinto la scommessa con Myiagi”
“COSA!!?”
“E dai calma, non ho detto niente
di male”
“Hn”
“Cos’è, ora lo imiti anche?”
“FottitiMitsui!”
“Certo che sei proprio cotto, eh?”
Ora mi sta facendo incazzare di
brutto! Come si permette di prendere in giro il Tensai,
quel mezzo teppista?
“DaiHana,
non te la prendere!”
“Domani facciamo i conti baciapiselli,
ora non ho proprio voglia di litigare, ci vediamo!”
E detto ciò me ne vado senza dargli
alcuna possibilità di replica.
Inconsciamente arrivo davanti al campetto di basket vicino
casa di Kaede. Ma possibile
che ogni cosa, ogni posto, mi debba ricordare lui?
Entro con circospezione, non si sa mai me lo trovi davanti,
e mi vado a sedere sull’unica panchina rimasta. Senza accorgermene i miei occhi
si chiudono da soli e sprofondo in un sonno privo di sogni.
Sento dei passi sempre più vicini. Apro gli occhi e vedo dei
tenui raggi di sole farsi spazio tra le nuvole, che questa mattina intasano il
cielo. Cazzo!! Mi sono addormentato su una panchina!!
Sembra sorpreso del mio arrivo, certamente non si aspettava di vedermi
al campetto questa mattina, all’alba per giunta
Eccomi qua con il
quarto capitolo, spero vi piaccia J
Volevo ringraziare
tutti coloro che hanno letto questa ff e hinao, shaka
e lady_ice per ave commentato.
POSSIAMO
VOLARE INSIEME
di
Venus87
CAPITOLO QUATTRO
Sembra sorpreso del mio arrivo, certamente
non si aspettava di vedermi al campetto questa mattina, all’alba per
giunta. Ha il viso insonnolito, segno evidente che si è appena svegliato.
Quando mette bene a fuoco la mia figura e realizza
che forse non sono solo un’immagine creata dal suo subconscio, ma bensì una
persona in carne ed ossa, si irrigidisce. Non ho mai visto i suoi occhi
diventare così freddi, così simili ai miei…
Senza neanche aspettare una sua risposta, che tanto già so non arriverà, mi dirigo nel canestro più lontano ed
inizio a eseguire qualche tiro libero. Ovviamente entrano tutti nella retina,
anche se devo ammettere che alcuni non sono usciti per pura fortuna. Non mi era mai successo di toccare il ferro così tante volte, di solito i
miei tiri entrano tutti perfettamente. È questo l’effetto che mi fa
avere i suoi occhi puntati contro? E si, perché non ho bisogno di girarmi per
vedere se mi stia fissando o meno, sento perfettamente
il suo sguardo su di me.
Che cosa vuoi do’hao?
Perché non te ne vai e mi lasci concentrare?
Come se avesse sentito i miei pensieri
si alza dalla panchina e si appresta a lasciare il campetto di gioco.
“Aspetta!”
EH!? Perché l’ho fermato!? Prima
desidero che se ne vada e quando finalmente lo fa, io che faccio, lo blocco?
Lui sembra stupito quanto me, ma ciò non gli impedisce di
fare ugualmente il gradasso:
“Che c’è Kitsune,
vuoi una lezione dal Tensai?”
Mentre dice queste parole cerca di accompagnarle con la sua
solita risata, ma posso chiaramente intuire quanto falsa sia
questa sua commedia.
“Allora, vuoi rispondermi? Come osi ignorare il mitico genio!?”
“Do’hao”
“E non mi chiam…”
Senza dargli tempo di continuare i suoi soliti sproloqui, lo
prendo per la manica della divisa e lo trascino fuori. Lui, però, non sembra
molto d’accordo con questa mia decisione perché…
“Ehi, lasciami Kitsune! Che cazzohai intenzione di fare?”
“Puzzi do’hao! Non vorrai andare a scuola conciato così?”
Lui allora si guarda i vestiti sgualciti e credo si renda conto che effettivamente non è molto presentabile.
Senza però darmi la soddisfazione di ammettere che avevo ragione, ribatte:
“Ed infatti stavo andando a casa a
cambiarmi!”
“Si, come no”
“Stupida volpe, osi per caso mettere in dubbio le mie
parole?”
Quanto sei orgoglioso do’hao, ma io
conosco il modo per farti capitolare.
“Casa mia è più vicina, andiamo!”
“EH!? Non ci penso proprio!”
“Cos’è do’hao,
hai paura per caso?”
So che a muovere le sue azioni non è certo il timore di
rimanere solo con me in un posto chiuso, ma bensì la voglia di tenermi il più
lontano possibile da lui, ma so anche che non si tirerà mai indietro ad una
sfida ed infatti…
“Io paura!? Stai parlando con il Tensai,
kitsune. Andiamo, ma facciamo in fretta perché ho un
appuntamento con Yoheifuori da
scuola”
“Hn”
“Ah ecco, mi sembrava strano, stavi diventando troppo
loquace”
E tu invece non riesci mai a stare
zitto un minuto do’hao.
Senza aggiungere una parola saliamo sulla mia bici, che si è
ostinato a voler guidare, e ci dirigiamo verso casa mia. Non mi stupisce più di
tanto il fatto che si ricordi perfettamente la strada, in fondo abbiamo percorso
migliaia di volte questo tragitto quando stavamo insieme.
Appena arriviamo lo accompagno al
piano di sopra per permettergli di fare una doccia e gli presto una mia divisa
pulita. Lui sembra confuso da tanta gentilezza ed in effetti
un po’ lo sono anch’io, soprattutto ora che lo vedo solo con un paio di boxer.
Senza indugiare troppo sulla sua figura mi dirigo in salone dove mi sdraio sul
divano di pelle per schiarirmi un po’ le idee.
Checazzo
mi sta succedendo? Non mi riconosco più… Prima lo invito
a casa, sospendendo i miei preziosissimi allenamenti, e poi mi perdo a
contemplare il suo corpo muscoloso che tante volte ho visto nudo. Svegliarmi
così presto fa male…
Mi fa uno strano effetto rientrare “nella tana” della kitsune dopo quello che è successo
ieri. Sinceramente sono rimasto un po’ spiazzato da questo suo comportamento,
non mi sarei mai aspettato un invito da parte sua… Oggi è diverso, non ha più
quello sguardo di ghiaccio che aveva ieri appena confessatogli
i miei sentimenti. Sembra più…dolce?
No, evidentemente mi sbaglio, è meglio non illudermi più. Mi ha detto
chiaramente che sta con Sendoh e se avesse provato ancora qualcosa nei miei confronti non
sarebbe stato così duro. Neanche una parola di conforto, un mi dispiace, no, solo la cruda verità. In fondo Kaede è
fatto così, dovrei saperlo, non si preoccupa mai delle conseguenze che poi
avranno le sue azione o le sue parole.
Ora mi sto facendo la doccia, in questo bagno che ci ha
visti protagonisti di mille battibecchi, scherzi e gesti d’amore. Quante volte
lo abbiamo fatto qua dentro, in questo abitacolo da
dove ora scende acqua calda, nella vasca, sul pavimento…
Cazzo, è difficile da ammettere,
ma mi manca terribilmente, mi mancano tutte le nostre pseudo
litigate, i suoi sorrisi che da quando ci siamo
lasciati non ho più visto sul suo volto, tutti i più piccoli gesti quotidiani,
dallo svegliarci abbracciati al tornare a casa insieme. E poi mi manca fare
l’amore con lui, tutte quelle sensazioni che provavo
ogni volta che entravo nel suo corpo, vedere la sua espressione stravolta dal
piacere era qualcosa di incredibile.
Kaede, anche a Sendoh
permetti di farti quel che ti facevo io? Anche lui sa
cosa vuol dire essere in te?
Sono domande stupide, lo riconosco, ma quando uno è
innamorato fa cose stupide…
Esco dalla doccia e indosso il primo accappatoio che trovo.
Anche attraverso l’odore forte del bagnoschiuma posso
sentire il suo profumo. Dopo essermi asciugato mi infilo
un paio di boxer e la divisa che mi ha prestato e scendo in salone, dove sono
sicuro trovarlo.
Ed infatti, eccolo li, addormentato
sul divano.
Mio Dio quant’è bello! Il suo
volto così rilassato lo fa assomigliare ad un bambino..
Avrei così tanta voglia di assaggiare per l’ultima volta quelle labbra, ma so
che non posso farlo. Senza però dare ascolto alla mia testa, seguo l’istinto
come sempre e lo bacio. Invece di staccarmi immediatamente, con la lingua
accarezzo quella bocca che così tante volte ho
violato. Il sogno, però, finisce presto perché lui apre gli occhi e con uno
spintone mi allontana. Il suo sguardo è diventato nuovamente di ghiaccio e dal
suo volto non compaiono emozioni, a parte un’immensa rabbia.
“CHE CAZZO CREDEVI DI FARE!!?”
Urla, alzandosi e avanzando
minacciosamente verso di me. Non ho mai sentito Kaede
con questo tono di voce così alto, segno evidente che si è incazzato
di brutto. Ora è ad un passo da me, posso
sentire benissimo il suo respiro accelerato. Senza neanche darmi il tempo di
indietreggiare ulteriormente, mi sbatte addosso al muro, prendendomi per il
colletto della camicia.
Adesso, in una situazione normale, lo avrei tenuto
facilmente a bada, in fondo sono molto più forte di lui fisicamente, ma sono rimasto completamente spiazzato da questa sua reazione
così violenta. Certo, immaginavo che se la sarebbe
presa, ma non pensavo si sarebbe trasformato in una “furia omicida” .
“ALLORA!? CHE CAZZO VOLEVI FARE!!?”
“Quello che ho fatto!”
A questa mia risposta, se possibile, si arrabbia ancora di
più e fa partire un pugno verso il mio viso che non riesco
ad evitare per via della così poca distanza. L’impatto è molto violento, ma
sono abituato a fare a botte e quindi, dopo un attimo di sorpresa iniziale,
glielo restituisco. Continuiamo a darcele di santa ragione per un tempo
infinito, finchè io non riesco a bloccarlo sotto di
me. Kaede non cerca di divincolarsi, e questo mi
stupisce non poco, ma rimane immobile a riprendere fiato. I suoi occhi sono
sempre di ghiaccio, ma la sua espressione è cambiata, non è più devastata dalla
rabbia, ma ha un luccichio strano, che non riesco a
decifrare, quasi mi volesse sfidare a fare la prossima mossa. Io non mi faccio
attendere e, con una luce divertita sul volto, catturo le sue labbra con le
mie. Kaede inaspettatamente risponde al mio bacio, ma
non c’è ombra di dolcezza nei suoi gesti. Rimaniamo così a lungo, in un duello
di lingue che non vedrà vincitori, finchè io non mi
stacco per riprendere fiato. Noto le sue labbra gonfie e mi viene da sorridere,
ma rimango di sasso nel vedere quella sua espressione impassibile sul volto,
senza una minima emozione per quello che è appena successo. Quello che dice,
però, mi fa ancora più male:
“Era questo quello che volevi, no?
Bene, ora puoi anche andartene!”
Come puoi parlare
così? Credi davvero alle tue parole?
Senza neanche accorgermene una lacrima scende solitaria dai
miei occhi, ma non fa in tempo a cadere sul pavimento perché le labbra di Kaede la raccolgono. Lo guardo stupito e noto sul suo viso
un’improvvisa dolcezza e un sorriso appena accennato. Mi bacia nuovamente,
questa volta senza l’impeto di prima, ma solo con infinita dolcezza. Quando si
allontana da me mi accarezza il viso, li dove era
scesa poco prima una lacrima, e mi dice:
“Ora è meglio che tu vada”
Sono un po’ sorpreso e allo stesso tempo felice per quel
tono di voce così insolito da parte sua.
Sta cambiando davvero
qualcosa o sono io che ancora una volta mi sto illudendo?
Senza aggiungere altro gli do un ultimo
bacio per poi fare come gentilmente
mi ha chiesto.
NOTE:
Lo
so che la reazione di Kaede all’inizio sembra un tantino esagerata, ma la sua “furia” non è dovuta
tanto al gesto di per se (in fondo che vuoi che sia un bacio), quanto a
quello che porterà quel bacio, soprattutto nel suo cuore. Perchè, si, Kaede è confuso,
si ritrova a provare certe emozioni per Hana che
ormai credeva di aver superato e sa che quel bacio può rimettere in
discussione tutto.
Per
quanto riguarda il suo improvviso cambiamento, cioè
prima è arrabbiato nero e un secondo dopo diventa tutto zuccheroso (sempre
nei limiti naturalmente, stiamo pur sempre parlando di Rukawa),
c’è un motivo: Kaede, come ho detto nella nota
precedente è confuso perché ha scoperto di provare ancore qualcosa per Hana (poi se sia solo semplice affetto è ancora da
vedere) e quindi vederlo piangere ha risvegliato in lui tutta quella
dolcezza che pensava di non possedere più.
Spero che la spiegazione sia stata
chiara e che questo capitolo vi sia, soprattutto a tutte le amanti di questa
coppia (me inclusa), ma non illudetevi, Sendoh è
ancora vivo e vegeto.
Se non se ne fosse andato non so
cosa sarebbe successo. O forse sì… forse lo so fin troppo bene.
Pensavo di non provare più niente per quella testa rossa, di aver esaurito, cancellato, quel sentimento che mi
legava a lui. Invece è bastato avere di nuovo il suo
corpo sotto il mio e sentire quelle labbra dal profumo di ciliegia per
eccitarmi, per risvegliare tutto ciò che credevo aver eliminato col tempo.
Già si era mosso qualcosa dentro di me appena aveva varcato
la soglia di quella che una volta era stata casa nostra, mille flash di noi due
insieme, felici, al ritorno dagli
allenamenti, avevano tempestato la mia testa. Al momento, però, avevo cercato
di non dare importanza a tutte quelle sensazioni che provavo nell’averlo di
nuovo al mio fianco e, come se niente fosse, l’avevo condotto in bagno dove mi
ero soffermato qualche minuto di troppo sul suo fisico statuario. Nell’occasione
anche il mio corpo aveva iniziato a reagire di fronte a quella vista
paradisiaca e così mi ero rifugiato in salone per riflettere e per non dar modo
adHanamichi di scoprire
quali effetti aveva ancora su di me la sua figura, nuda.
Dopo qualche minuto avevo avvertito i suoi passi incerti
raggiungermi e le sue labbra posarsi sulle mie in un timido bacio. Sentire di
nuovo il tocco di quelle labbra era stato davvero troppo, qualcosa in me si era
definitivamente risvegliata… La consapevolezza, mista a paura, di provare
ancora qualcosa per lui mi hanno poi fatto reagire in
un modo così violento. Ho anche lasciato che mi baciasse di nuovo cercando di
rimanere quanto più possibile distaccato e mostrando una freddezza che in realtà non provavo. E forse
avrei anche continuato con questa finzione se non avessi notato quella lacrima
solitaria scendere dal suo viso. Quella visione mi ha completamente paralizzato
e riportato alla mente una mia promessa: gli avevo giurato, una
volta venuto a conoscenza della morte di suo padre, che non avrebbe mai
più sofferto ne tanto meno pianto. Sapere che invece ero io la causa di tutto,
mi ha fatto riflettere su ciò che stavo facendo. Istintivamente ho raccolto
quella lacrima dal suo viso e l’ho baciato, con dolcezza questa volta. E di
sicuro non mi sarei limitato a un semplice bacio… Per
questo gli ho chiesto di andarsene, se non si fosse allontanato subito molto
probabilmente l’avrei preso qui, incurante di tutto e di tutti, di Sendoh e del mio orgoglio. Si, perché di orgoglio
si tratta. Se non fosse stato per questo mio
stramaledetto carattere, molto probabilmente l’avrei trattenuto, non gli avrei
permesso di lasciarmi. E invece ancora una volta il
mio ego ha avuto la meglio e ho preferito non ribattere a tutte le sue accuse.
In fondo, mi dicevo, una persona che pensa questo di me non è degna di stare al
mio fianco.
Già, al mio fianco…
Ho sempre pensato di non aver bisogno di
nessuno nella mia vita, fino a poco tempo fa l’unico mio legame con il mondo
esterno era il basket. Poi un giorno ho incontrato quella testa rossa,
sulla terrazza di scuola, e già da subito qualcosa in lui, oltre a quella
testata inaspettata, mi colpì. Nonostante
cercassi in tutti i modi di ignorarlo, quell’idiota
era sempre presente nei miei pensieri. Anche durante gli allenamenti non potevo fare a meno di stuzzicarlo con i miei soliti do’aho quando era distratto o perdeva il suo tempo con Harukina-cara.
Già, l’Akagi… Ogni volta che li vedevo insieme o
sentivo le sue dichiarazioni d’amore per lei sparate ai quattro venti, avvertivo
delle fitte allo stomaco lancinanti. Solo in seguito scoprii che quella morsa
che mi attanagliava dentro non era altro che gelosia.
Passò qualche settimana prima che mi resi definitivamente
conto di aver irrimediabilmente perso la testa per quel do’hao.
All’inizio cercai in tutti i modi di levarmelo dalla testa…io, KaedeRukawa, non potevo perdere tempo con queste sciocchezze. La mia vita era solo il basket e presto sarei andato in America,
non mi potevo far distrarre da quella scimmia casinista. In quel periodo, però,
non avevo ancora fatto i conti con quel sentimento che, sempre più forte,
prendeva piega dentro di me. Sinceramente nemmeno ora so con sicurezza se si trattasse d’amore o altro, fatto sta che quel giorno, quando
mi prese fra le braccia, non potei continuare a mentire a me stesso e mi
lasciai definitivamente andare. Da lì seguirono settimane fatte di sorrisi,
baci, carezze, coccole e…amore. Poi però tutto quello che avevamo condiviso si
sgretolò di fronte a quelle accuse taglienti e cattive che lui mi fece. Da quel
giorno la mia vita tornò apparentemente quella di prima… tutti i nostri
compagni di squadra, e forse anche Hanamichi stesso,
pensavano che quella separazione non mi avesse minimamente toccato. Come si
sbagliavano…
Durante l’estate poi fui convocato per il ritiro della nazionale juniores giapponese e lì rividi AkiraSendoh……
Ero appena tornato
dalla deludente esperienza dei campionati nazionali, che ricevetti
la chiamata dell’allenatore del Giappone, il quale mi comunicò la mia
convocazione per il ritiro della nazionale. Non so se la notizia mi fece in
qualche modo felice, lì per lì rimasi impassibile,
prendendo nota dell’ora e del giorno della partenza.
Arrivai
all’appuntamento con qualche minuto di anticipo e,
dopo aver passato in rassegna i “miei compagni d’avventura”, presi posto
nell’ultimo vagone del treno che ci era stato riservato. Una cosa che notai
solo dopo qualche ora di viaggio, fu la totale assenza di giocatori dello Shohoku, a parte me. Non mi aspettavo
certo di trovarmi di fronte Sakuragi, anche perché
aveva riportato un brutto infortunio alla schiena, ma pensavo che giocatori
come Mitsui, Miyagi e Akagi sarebbero stati chiamati.
Le uniche matricole,
oltre il sottoscritto, furono quella testa calda di Kyota e HiroshiMorishinge. Per il resto furono convocati giocatori del
calibro di Sendoh, Maki, Jin, Fujima, Dai Moroboshi, la cosiddetta “Stella di Aichi”, Minami eSawakita.
Una
volta arrivati ci dirigemmo in
albergo dove ci furono assegnate le stanze. Con molta sorpresa capitai in
camera con Sendoh e, sebbene fui contento di non essere
finito insieme a quella scimmia di Kyota, non potei
fare a meno di pensare che Hanamichi ne sarebbe stato
gelosissimo. Quando stavamo insieme, infatti, si
lamentava spesso di certi “porcospini hentai che
avevano mire sulle volpi altrui”. Ricordando questo aneddoto
un lieve sorriso sfuggì dalle mie labbra…
“Allora anche tu sai
ridere, Rukawa!”
Mi girai subito verso
il suono di quella voce, con la mia espressione nuovamente impassibile, e vidiSendoh avvicinarsi.
“Hn”
“Dai, ora non iniziare
con i tuoi soliti hn. Lo sai che se possibile sei
ancora più bello quando ridi?”
Io non feci molto caso
alle sue parole anche perché ero abituato a simili apprezzamenti da parte sua e,
voltandogli nuovamente le spalle, mi diressi in camera.
I primi giorni di allenamento furono davvero massacranti, anche per me che
ero abituato a passare giornate intere con un pallone di basket in mano. Tutti
i giocatori presenti al ritiro inoltre avevano delle indiscutibili qualità
tecniche e quindi fu ancora più stimolante
confrontarmi con loro.
Dopo un primo periodo
di “assestamento” tutti i miei compagni di squadra iniziarono a uscire la sera per i vari locali notturni. AncheSendoh le prime volteprese parte a queste serate di puro
divertimento, ma poi, vedendo che io continuavo a preferire il silenzio della
mia camera alla loro compagnia, decise di restare con me.
“Guarda che se lo fai
per me puoi anche andare, non ho bisogno di te”
Gli dissi una sera,
dopo aver rinunciato per l’ennesima volta ad uscire.
“Lo so che faresti
benissimo a meno della mia compagnia, ma io voglio restare lo stesso”
“Contento tu…”
Dopo questo breve
scambio di battute mi accinsi ad andare a dormire, ma
una sua domanda mi lasciò di sasso…
“Lo ami ancora, vero?”
“Hn?”
“Non fare il finto tontoRukawa, ti ho chiesto
se provi ancora qualcosa per Sakuragi o se tra voi è
davvero tutto finito”
Sinceramente non mi
aspettavo una domanda così diretta da parte sua, ma volli rispondergli lo
stesso:
“Se
ti fa piacere sentirtelo dire, si, ci siamo lasciati e non ritornerò indietro”
A queste mie parole il
suo sorriso si accentuò maggiormente.
“Mi fa piacere”
“Non credere che ora
avrai qualche possibilità in più, Sendoh”
“Questo è tutto da
vedere”
Nei giorni successivi
il suo comportamento nei miei confronti cambiò radicalmente… Non fece più quei
suoi soliti apprezzamenti sul mio aspetto fisico, ma si limitò a starmi accanto
come un vero amico. Una sera andammo addirittura a fare una passeggiata sulla
spiaggia e lì mi accorsi che qualcosa in me stava mutando. Eravamo sdraiati sul
bagnasciuga, spalla contro spalla, quando Sendoh si sporse
verso di me e mi baciò. Inizialmente rimasi immobile, sconcertato da quel suo
gesto, ma una volta presa coscienza delle sue labbra sulle mie non lo respinsi. Anzi, approfondii maggiormente il bacio,
trasformandolo in un duello infinito delle nostre lingue. QuandoAkira si rese conto di quello che stava succedendo
alzò il viso verso di me con un’espressione confusa, chiedendo spiegazioni:
“Ruka…”
Io però non gli diedi
tempo di continuare la sua frase perché lo presi per un braccio e lo tirai
nuovamente verso di me. Ci baciammo per diversi minuti, fino a che entrambi non
fummo a corto di fiato.
Quando tornammo in
albergo non ci furono chiarimenti su ciò che era
appena successo, tutti e due sapevamo benissimo che da quel giorno qualcosa era
cambiato…
Il mattino seguente,
appena mi svegliai, vidi il volto di Akira dormire tranquillo sulla mia spalla. Chissà quando si
era infilato nel mio letto…
Senza fare rumore
uscii dalla camera per andare a fare la mia solita corsa mattutina. Una volta
sulla spiaggia, però, vidi una figura familiare, lì, sul bagnasciuga, proprio
dove io e Sendoh il giorno prima ci
eravamo baciati. Rimasi impassibile nel trovarmelo di nuovo davanti e lo
stesso fece lui, una volta che si accorse della mia presenza. Dopo vari minuti
passati ad osservarci fu proprio Hanamichi
a interrompere questo silenzio:
“Ehi volpe, che ci fai
qui?”
“Hndo’hao, potrei farti la stessa domanda”
“Certo che non
cambierai mai!”
Mi disse, con una
punta di rammarico, e forse tristezza, nella voce.
“Anche
tu, sei il solito do’hao”
Detto ciò mi sedetti vicino a lui e solo allora mi accorsi che teneva in
mano delle lettere. Lui dovette intuire i miei pensieri perché disse:
“Sono lettere di Haruko, kitsune impicciona!”
Stranamente ciò non mi
fece nessun effetto, non provai più gelosia nel
sentire nominare l’Akagi dalle sue labbra.
Solo dopo quell’incontro capii che la nostra
storia era definitivamente finita e che nel mio cuore stava nascendo qualcosa
d’importante per un’altra persona.
Da quel giorno mi misi
insieme a Sendoh e scoprii molti lati del suo
carattere che prima ignoravo.
Fino a oggi non mi ero mai pentito
della scelta che avevo fatto, ma ora… Non so più cosa pensare.
Improvvisamente suona il telefono di casa, ma non ho voglia
di alzarmi… Dopo un po’ di squilli si attiva la segreteria telefonica e sento
la voce di Akira:
“Ciao Kaede, appena leggi questo
messaggio potresti venire da me? Sono in palestra, mi
raccomando è importante”
Il suo tono molto serio mi ha stupito non poco. Cosa sarà successo?
Mentre mi accingo a raggiungerlo,
tutti i miei dubbi sono incredibilmente scomparsi e ho la consapevolezza che,
ancora una volta, il mio orgoglio avrà la meglio.
NOTE:
-Sendoh dopo alcuni capitoli di assenza è ricomparso e nel prossimo capitolo ci sarà in
qualche senso una svolta.
-In questo capitolo, invece, non succede praticamente
niente a parte i dubbi, comprensibili, di Kaede. Ho
voluto inoltre ricostruire, attraverso un flashback, la nascita del rapporto
tra Rukawa e Sendoh. È
stato abbastanza svelto, con pochi
particolari, ma ho voluto scrivere solo le cose essenziali perché appunto era
un ricordo e non un fatto vissuto al momento.
Che dire ancora? spero
che vi sia piaciuto questo capitolo che non vi abbia annoiato particolarmente.
“Ciao Kaede, appena leggi questo messaggio potresti venire da me
Ecco il sesto capitolo, scusate il
madornale ritardo… Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa ff e in particolare le ragazze che hanno commentato.
Purtroppo per sbaglio mi si è cancellata l’intera ff
e l’ho dovuta ripostare di nuovo, quindi alcuni commenti
mi si sono cancellati ç__ç e non ho fatto in tempo a leggerli. Comunque ringrazio di nuovo tutti!!
CAPITOLO SEI
“Ciao Kaede,
appena leggi questo messaggio potresti venire da me? Sono in
palestra, mi raccomando è importante”
Ho appena lasciato un messaggio nella segreteria
telefonica di Kaede. Lo so, sicuramente l’avrò disturbato e non mi vorrà vedere dopo che ieri me ne
sono andato senza salutarlo, ma è una cosa importante.
Ho rimandato a lungo questo discorso perché ancora non
c’era niente di sicuro, solo speranze, ma oggi mi
hanno dato la risposta definitiva ed è giusto che ne parli con il mio ragazzo,
anche perché in un certo modo è lui il diretto interessato.
FLASHBACK
Sono appena uscito da casa di Kaede
e mi accorgo che è notte fonda…buia, nera, proprio come la mia anima ora. Non
fa particolarmente freddo, ma c’è un leggero venticello che accarezza
delicatamente i miei capelli.
Ora vorrei andarmene in un bar, ubriacarmi e non pensare
più a niente. Ma non è da me, o meglio, non lo è da
quando sto con lui.
Prima le mie giornate erano sempre uguali,
basket, pesca e notti in giro per locali con i soliti amici in cerca di
qualche bella ragazza… o ragazzo, per me è sempre stato indifferente. Poi un
giorno mi sono innamorato di Kaede, dopo averlo visto
giocare per la prima volta a basket. Era splendido, non avevo mai visto un
ragazzo tanto bello… la divisa che indossava, poi, lo fasciava come una seconda
pelle, mettendo in evidenza la sua figura snella.
Poco dopo venni a sapere che il ragazzo che avevo
incontrato, altri non era cheKaedeRukawa, la matricola d’ora dello Shohoku.
A metà Aprile me lo ritrovai come avversario durante
l’amichevole con la nostra squadra, il Ryonan.
Quel giorno potei constatare personalmente tutta la
sua bravura, nonché uno spirito competitivo fuori dal comune.
In quell’occasione vincemmo noi,
grazie a un mio canestro allo scadere. Conoscendolo,
so quanto ci sia rimasto male, ma non lo diede assolutamente a vedere, come
invece fece Sakuragi.
Forse fu proprio da quel giorno che
ti accorgesti di me. Perché, diciamocelo amore, tu consideri
le persone solo in base alla bravura che queste hanno nel basket.
Ancora mi ricordo tutte le nostre
sfide nel campetto vicino casa tua; ogni
volta che perdevi, poi, volevi assolutamente la rivincita. E
non era importante se era già calata la notte e non riuscivi a vedere da un
canestro all’altro, causa la scarsa illuminazione. Per te contava,
“conta”, solo vincere, la sconfitta non è mai stata nel tuo DNA.
Sinceramente non pensavo che un
giorno mi avresti guardato, non più come un avversario da battere, ma come un
possibile amante. Al momento ero stato felice, ma ora, devo
ammetterlo, ho paura. Per la prima volta nella mia vita, ho davvero paura…Ho
paura di perderti, ho paura di svegliarmi e scoprire che era
stata tutta una bella favola, ma soprattutto ho paura dei tuoi
sentimenti per Sakuragi.
Sono ancora immerso nei miei pensieri, quando arrivo a
casa. I miei oggi non ci sono, hanno ricevuto un
invito da parte dei vicini, per un compleanno credo. Sarei dovuto andarci anche
io con loro, ma ho rifiutato perché credevo che questa
notte l’avrei passata con Kaede.
Senza accendere le luci del salone, mi dirigo direttamente
in camera mia e mi sdraio sul letto, addormentandomi all’istante.
Dei tenui raggi solari penetrano dalla finestra
leggermente aperta, rischiarando la stanza avvolta nell’ombra. I miei occhi si
aprono lentamente, mentre tutto il mio essere registra che è appena mattina.
Poso lo sguardo verso la sveglia e noto essere le sei.
È praticamente
l’alba…
Invece di rimettermi a dormire,
come avrei fatto in tutti gli altri giorni, mi alzo di malavoglia e vado a
farmi una doccia. Quando
esco dal bagno, mi accorgo d’aver fatto un po’ tardi e così, senza fare colazione,
mi dirigo verso l’istituto.
Ora, nelle situazioni normali, non avrei tutta questa
fretta di andare a scuola, ma oggi è un giorno
particolare e devo essere lì prima che inizino le lezioni.
Dopo aver rischiato di essere investito non so più quante
volte, finalmente arrivo davanti l’edificio scolastico, stremato dalla lunga
corsa. Senza entrare in classe, mi dirigo direttamente in
palestra, dove noto la figura dell’allenatore e di un’altra persona.
Appena si accorgono della mia presenza, Taoka accenna
un sorriso e io mi stupisco di vedere quell’espressione
sul suo volto, soprattutto nei miei confronti. Di solito è perennemente
arrabbiato con me, per qualsiasi cosa.
“Ben arrivato Sendoh, ti stavamo
aspettando!” Mi dice con un’insolita gentilezza il mister.
Io non parlo, troppo ansioso di sapere l’esito dell’ “esame”, e mi volgo direttamente verso l’altra
persona, che finora si è limitata a scrutarmi.
Deve capire la mia impazienza perché senza troppi
preamboli inizia a parlare:
“Allora Sendoh, ti ho visto giocare
nelle partite contro il Kainan e lo Shohoku e devo dire che è vero quello che si sente in giro
sul tuo conto: hai un talento eccezionale. Però…” E si interrompe
un attimo. Ecco, lo sapevo che c’era
qualcosa che non andava… “…sono rimasto letteralmente folgorato vedendoti
giocare nelle amichevoli con la nazionale juniores.”
“Cosa?” Non capisco, non mi sembra di aver fatto niente di eccezionale.
Come se mi avesse letto nel pensiero, riprende a parlare:
“Non è tanto il tuo modo di giocare ad
avermi impressionato in quelle partite, quanto la tua sincronia con KaedeRukawa, l’ex matricola
dello Shohoku. Siete una coppia imbattibile, sono
certo che insieme riuscirete a sfondare in America.
Per questo vi voglio tutti e due con me, nella stessa
squadra”:
“………” Io non ho parole. Speravo mi prendessero, ma non
credevo di avere l’occasione di giocare addirittura insieme a Kaede.
“Naturalmente vi trasferirete immediatamente” Continua
lui, interrompendo i miei pensieri “siete ancora in tempo per partecipare al campionato
che si sta svolgendo in questo periodo. Domani passerò anche al liceo Shohoku per parlare con l’allenatore di Rukawa
e col giocatore. Se durante il giorno hai occasione di
vederlo, però, accennagli a questa mia proposta così domani mi darà subito una
risposta”.
“Va bene, glielo dirò”. Ribatto io, ancora incredulo.
“Perfetto. Allora noi ci vediamo nei prossimi giorni per
discutere bene del contratto. Oggi ero solo venuto per informarti delle mie
scelte. Arrivederci”.
“Arrivederci. Signor…?” Cazzo, mi sono dimenticato anche come si chiama…
“PaulSoars”
“Allora arrivederci signor Soars”.
Dopo aver fatto un leggero inchino, in segno di saluto,
lascia la palestra accompagnato dal mister.
FINE FLASHBACK
Ora sono qui, all’entrata della scuola, ad aspettare Kaede. Quando mi convinco che ormai non verrà più, sento in
lontananza suoni di clacson e urla di automobilisti.
Bene, è arrivato.
Alzo lo sguardo e lo vedo sbucare da una curva, con la sua
solita aria addormentata.
Mmm…ha decisamente qualcosa che non va.
Non è da lui restare sveglio mentre è su quella bicicletta rosa.
Appena arriva, si
ferma davanti al cancello e mi saluta con il suo solito “Hn”.
Devo dire che un po’ ci rimango male. Certo, non mi aspettavo, ne pretendevo,
mi baciasse davanti a tutti, ma almeno un ciao
poteva sforzarsi di dirlo.
Quando vede il mio sguardo
indurirsi e il mio solito sorriso spegnersi, capisce di essere stato un po’
troppo freddo. La sua espressione si fa più dolce e mi invita a salire. Io lo guardo confuso e allo stesso tempo
spaventato. Non vorrà mica farmi salire
sulla sua bicicletta, vero? Vorrei vivere qualche altro anno…
Purtroppo, però, i miei sospetti sono più che fondati
perché mi dice:
“Dai sali, andiamo a parlare in un posto più tranquillo”.
Solo ora mi accorgo di
essere circondato dagli sguardi adoranti di tutte le ragazzine della scuola.
Intervallano la loro attenzione tra me e Kaede,
estasiate dal vederci così vicino e per giunta insieme. Un paio della mia
classe mi vengono incontro sorridenti e io la saluto
affettuosamente. Quando rialzo lo sguardo, però, noto
due occhi di ghiaccio fissare me e le due ragazze che mi sono vicino.
Senza dire niente, allora, mi decido finalmente a salire
sulla sua bicicletta.
Quando ci siamo
allontanati di qualche metro, inizio a parlare:
“Non sarai mica geloso?” lo prendo in giro, sorridendo.
“Io geloso? Tsk…Non dire cazzateAkira!” Mi risponde lui,
più arrabbiato del solito.
Questa volta decido di non ribattere e di lasciare a lui
l’ultima parola. Sono contento che si sia infastidito vedendomi abbracciare
quelle ragazze, vuol dire che un po’ a me ci tiene.
“Si può sapere che hai da ridere?” Continua Kaede, sentendomi sghignazzare contro la sua schiena.
“Niente niente. Dai, fermati qui
che poco più avanti c’è un parco. La mattina non ci dovrebbe essere nessuno”.
Dopo qualche minuto siamo entrambi sdraiati sul prato. Anche oggi la giornata non è molto fredda. Il cielo è
ricoperto di nuvole, ma non credo si metterà a piovere.
Volgo lo sguardo verso Kaede e mi
accorgo che, contrariamente alle mie previsioni, non si è addormentato.
Sentendosi osservato, si gira dalla mia parte e, con un
movimento fulmineo, mi bacia.
All’inizio rimango un po’ spiazzato, ma quando sento la
sua lingua accarezzarmi le labbra per chiedermi accesso, trasformo quel
semplice sfiorarsi in un bacio passionale. Quando ci
stacchiamo, sono io il primo a parlare:
“E questo cos’era?” gli domando,
riferendomi al suo gesto.
Lui, dopo avermi lanciato un’occhiata maliziosa, risponde:
“Secondo te? Io lo chiamo bacio…”
“lo so che era un bacio… Ma perché l’hai fatto? Di solito
sono sempre io chmmmmpf”
Prima che possa finire la frase,
però, vengo interrotto dalle sue labbra premute di nuovo sulle mia. Sento una
sua mano accarezzarmi i capelli e quando si alza leggermente da me riprende a
parlare:
“Era per chiederti scusa per come mi sono comportato
ieri”.
“Allora diciamo che per farti perdonare dovrai sforzarti
un po’ di più” rispondo io, guardandolo a mia volta con malizia.
Prima che parta all’assalto, però, continuo:
“Ora ti devo parlare, poi penseremo
al resto. Stammi bene a sentire, è una cosa seria”
E così gli racconto tutto,
partendo da aprile, quando un supervisore americano era venuto a vedermi
giocare, su consiglio di Taoka. Gli racconto della possibilità di giocare negli USA e, infine,
l’incontro di questa mattina.
Kaede rimane in
silenzio ad ascoltare ogni mia parola. Solo dopo aver terminato, si decide a
parlare:
“Ho capito bene? Questo signor Soars
vuole portarci in America con lui?”
Io sorrido, di fronte al suo sguardo incredulo e gli
ripeto quello che mi ha detto il supervisore:
“Si Kaede, è proprio così.
Giocheremo in un college statunitense importante e poi potremo sfondare nell’NBA. Insieme!”
A quest’ultima parola, lo vedo
stringere i pugni e alzarsi in piedi di scatto.
“Ma che hai? Non sei contento?”
gli domando, spiazzato da questa sua reazione.
“Si che sono contento idiota. Hai
detto che domani viene in palestra, vero?”
“Si, per parlare con il signor Anzai
e con te”.
“Allora a domani”. E così dicendo
se ne va, senza degnarmi di uno sguardo.
Nel prossimo capitolo si spiegherà bene la reazione “strana”
di Rukawa, anche se penso sia
facilmente intuibile.