Possiamo volare insieme

di venus87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPIOLO UNO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO DUE ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO TRE ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO QUATTRO ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO CINQUE ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO SEI ***



Capitolo 1
*** CAPIOLO UNO ***


Questa fic all’inizio era nata come una one-shot, ma poi rileggendola mi sono accorta che era un po’ troppo triste per i miei

Questa fic all’inizio era nata come una one-shot, ma poi rileggendola mi sono accorta che era un po’ troppo triste per i miei gusti e quindi ho deciso di continuarla.

I personaggi, come sapete, non sono miei, ma del divino Takehiko Inoue.

 

 

 

 

POSSIAMO VOLARE INSIEME

 

di

 

Venus87

 

 

CAPITOLO UNO

 

 

“Sei solo uno stronzo!”

 

Cosa?”

 

“Hai sentito bene. Come ho potuto passare del tempo con una persona del genere?

Mentre cercavo in tutti i modi di convincere Yohei ad accettare questa nostra relazione, sbagliata ai suoi occhi, tu pianificavi il tuo futuro senza interpellarmi minimamente. Quando avevi intenzione di dirmelo? Se Anzai non ti avesse consigliato di aspettare, cosa avresti fatto? Saresti partito per l’America fregandotene dei campionati nazionali, della squadra, di me?”

 

Datti una calmata, ho mal di testa!”

 

“DARMI UNA CALMATA!!? BASTA! Tra noi è finita, non sopporto più di avere al mio fianco una persona del genere”

 

Hn

 

Hn? Non hai nient’altro da dire? CAZZO, TI STO LASCIANDO! Possibile che non te ne freghi niente?”

 

“Hai fatto tutto tu”

 

Ok, ci rinuncio. Avevo sperato fino alla fine per un tuo chiarimento, ma evidentemente per te non sono così importante come il basket. Addio!”

 

 

 

Ormai sono passati quattro mesi dalla nostra rottura, tuttavia quel nostro ultimo scontro mi è rimasto impresso nella mente.

È stato solo un do’hao come al solito, non l’avrei mai lasciato a Kanagawa. Avevo deciso di rimandare la partenza alla fine delle scuole, non su consiglio del signor Anzai, ma per dare la possibilità a quell’idiota di maturare per poi riuscire a sfondare nell’NBA insieme. Invece lui non ha capito niente, in fondo dovevo aspettarmelo. Cosa pretendevo?

Certo, avrei potuto facilmente legarlo ancora a me dicendogli la verità , ma io, Kaede Rukawa, non mi abbasserò mai a dare spiegazioni di un mio comportamento. Non l’ho mai fatto e mai lo farò, neanche con il mio compagno. Poi, se credeva davvero in noi, sarebbe arrivato lui stesso a queste conclusioni.

 

Da quel giorno non ci siamo più parlati, abbiamo continuato a vivere da perfetti estranei, come se non ci fosse mai stato nulla tra di noi.

L’unico segno della nostra rottura era quella tensione che albergava in maniera costante in ogni allenamento. Anche la squadra ne risentiva parecchio, erano tutti un po’ troppo nervosi, non so se a causa dell’arrivo imminente dei campionati nazionali o per quell’aria terribile che si respirava continuamente in palestra.

Fatto sta che non potevamo continuare così, il coach era stato chiaro, non saremmo arrivati tanto lontano se non avessimo abbandonato tutta quella tensione e i nostri problemi personali fuori dal rettangolo di gioco. Così, per tacito accordo, riprendemmo tutti la nostra parte; io continuai ad essere il solito volpino menefreghista tutto basket, mentre Sakuragi stava lentamente recuperando la sua allegria e, con essa, le battute con il Guntai e la squadra e tutti i suoi Arukina-cara.

Nel frattempo arrivammo ai tanto agognati campionati nazionali, carichi più che mai e consapevoli delle nostre capacità. Al contrario di tutte le nostre aspettative, però, uscimmo praticamente subito, dopo un’esaltante gara contro il Sannoh, dove avevamo dato davvero tutto. Quella partita fu la vera consacrazione di Hanamichi nel mondo del basket, giocò talmente bene che non potei fare a meno di affidargli le sorti della gara. Lui ovviamente ripagò quel gesto con un canestro e, quando ci demmo il cinque, scorsi nei suoi occhi solo l’amore incondizionato per quello sport che aveva iniziato a odiare a causa mia. Finalmente era diventato un vero giocatore, capace di concentrarsi unicamente sulla sfida e lasciando da parte tutto il resto.

Durante quella partita, però, si infortunò alla schiena e non partecipò  alla gara successiva.

Lo rividi soltanto qualche settimana più tardi, vicino al luogo del ritiro della nazionale juniores dove io ero stato convocato.

In quell’occasione non ci scambiammo molte parole, però, grazie ad essa, riuscii a chiudere definitivamente un capitolo della mia vita.

 

 

 

 

“Amore, come mai così pensieroso?”

 

Hn, niente. Solo che oggi inizia la scuola e”

 

E lo rivedrai,  dico bene?”

 

Akira piantala con questa storia. Stavo pensando che mi dovrò svegliare presto ogni mattina”.

 

Ed è vero. Ormai non provo più niente per Hanamichi, ma Sendoh proprio non riesce a capirlo. È  da quando ci siamo messi insieme che l’ombra di Sakuragi alberga nel nostro rapporto. Akira pensa che sia un ripiego, ma non lo è. Certo, non posso affermare con certezza che sia amore quello provo nei suoi confronti, ma quando sono con lui sto bene e questo per ora mi basta.

Non è come il rapporto che mi legava ad Hanamichi, con ciò non sto dicendo che sia meno intenso, è solo diverso.

 

Ok scusa, ma non litighiamo di prima mattina. Dai, vieni qua”

 

Detto ciò, mi tira addosso a lui e riprendiamo da dove avevamo interrotto ieri notte.

Con Sendoh sono sempre io a condurre il gioco, non mi sono mai lasciato prendere da lui; l’unico ad essere entrato in me è stato Hanamichi.

Ho scoperto che questo ruolo, però, mi eccita molto di più.

 

“Io vado, altrimenti arrivo tardi anche il primo giorno di scuola. Ti passo a prendere, finiti gli allenamenti?”

 

Hn, fai come ti pare”

 

“Dai, allora vengo così ci fermiamo al campetto vicino casa tua per fare due tiri”

 

Ok”.

 

Detto ciò mi bacia ed esce di corsa con la cartella tutta aperta e il MIO pallone da basket in mano.

Dopo essermi cambiato entro in camera e guardo il letto disfatto con i segni del nostro precedente amplesso. È una fortuna che i miei non siano mai in casa, altrimenti ci saremmo dovuti per forza limitare.

Prima di uscire, il mio sguardo cade inconsciamente su una scatola blu ai piedi della finestra. Quella scatola…

La apro e tiro fuori un pallone da basket autografato da Micheal Jordan, è stato un regalo di Hanamichi dopo un mese che stavamo insieme. Nonostante tutti i miei buoni propositi, non sono mai riuscito a disfarmene.

Mentre sto rimettendo tutto a posto, però, noto una busta bianca per terra. Il biglietto…Lo leggo e mi sembra di tornare indietro col tempo.

 

 

“Ehi kitzune, aprilo! Non ti aspettare grandi cose, sono solo tre parole ma che hanno un significato importante per me”

 

Hn? ‘Possiamo volare insieme’?”

 

“Certo che ti devo proprio spiegare tutto volpino!”

 

Non è che abbiano molto significato”

 

“Come osi discutere una frase del Tensai?”

 

“Allora illuminami”

 

, non te l’ho mai detto, quindi apri bene le orecchie perché il genio non te lo ripeterà di nuovo.

Dunque, la prima volta che ti vidi giocare una partita, senior contro matricole se ricordi, rimasi folgorato non solo dalla tua bravura, ma dal modo in cui correvi e saltavi. Sembrava avessi le ali ai piedi…

Per questo ti ho scritto quella frase: un giorno ti raggiungerò e così potremo volare insieme”.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Fate largo gente, arriva il tensai!”

 

“Oggi siamo di buon’umore, eh Hana?”

 

“Oh, ciao Mito. Non ti avevo visto”

 

“Fa niente. Comunque mi sembri in ottima forma, sei pronto per gli allenamenti?”

 

Ma certo… Ricordati che stai parlando con il Tensai del basket, per me niente è impossibile”

 

Se lo dici tu…”

 

 

Oggi è il grande giorno, finalmente giocherò di nuovo a basket dopo tre mesi di inattività. Quell’infortunio non ci voleva proprio, ma ora sembra che la schiena non mi dia più problemi. Il dottore ha detto che sono completamente guarito ed io mi sento pronto più che mai a iniziare di nuovo gli allenamenti.

 

Hei Hana!”

 

“Ciao Arukina-cara!!”

 

“Ti trovo in forma! Sei…cambiato!”

 

Ma no, mi sono solo cresciuti un po’ i capelli”

 

, ci stai benissimo!”

 

“Grazie!”

 

Se me l’avesse detto mesi fa avrei fatto salti di gioia, ma ora le sue parole non mi fanno più nessun effetto. Da quando mi sono lasciato con Rukawa pensavo che tutto si sarebbe aggiustato, che sarei tornato quello di prima, come mi sbagliavo… Nonostante sia stato io a chiudere con lui lo amo ancora tanto, ma non mi pento assolutamente di quello che ho fatto, lo rifarei altre mille volte. Non potevo continuare a stare con una persona che pensava solo e unicamente al basket…

 

 

“Guarda chi c’è…è arrivato rukawa!! Oh rukawa…che bello!!...”

 

 

Rukawa?

Mi volto e lo vedo arrivare su quella bicicletta rosa, perennemente addormentato. A distanza di mesi ancora mi chiedo come faccia ad arrivare, ogni volta, tutto intero.

Come al solito viene accerchiato da tutte quelle galline che lui non degna neanche di uno sguardo. Per una frazione di secondo mi sembra di incrociare i suoi occhi blu notte, ma non faccio in tempo a realizzare che l’incanto svanisce.

 

Hei Hana mi senti!?

 

“Ehm no… Dicevi?”

 

Ma dove hai la testa oggi? Comunque, ti stavo domandando se iniziavi gli allenamenti questo pomeriggio”

 

“Oh si, certo Harukina. E poi con una menager come te, non posso mica lasciarmi sfuggire questa opportunità…”

 

“Va bene, io vado che è suonata la campanella. Ci vediamo dopo in palestra!”

 

“A dopo!”

 

 

 

“Non ti è ancora passata, eh?”

 

“Di che stai parlando Yohei?”

 

“Di Rukawa. Appena è arrivato ti sei estraniato dal mondo e non hai degnato di uno sguardo nemmeno Harukina-cara

 

“T…ti stai sbagliando”

 

Si certo. Hana, non puoi mentirmi… Ti conosco troppo bene per capire quando hai qualcosa che non va. Lo sai che non sono mai stato d’accordo con la vostra relazione, ma se tu lo ami veramente io sono disposto ad accettarla. Solo, chiaritevi. Da quando lo hai lasciato non sembri più tu; forse all’esterno puoi anche dare l’impressione di essere rimasto sempre il vecchio casinista, ma io che ti conosco fin troppo bene so quanto tu sia cambiato”

 

“Mito, non è così semplice. È vero, lo amo ancora, ma non sono più disposto a rovinarmi la vita per lui”

 

Hana…”

 

Dai, lascia perdere. Andiamo in classe, che si sta facendo tardi”.

 

 

Ti ringrazio Yohei per le tue parole, ma purtroppo è finita. Hai ragione quando dici che non sono più quello di prima, questa storia in un certo senso mi ha cambiato, mi ha fatto maturare. Ora devo andare avanti, non posso stare a rimuginare in eterno sul latte versato, ho un campionato che mi aspetta e dimostrerò finalmente a tutti di essere il Tensai del basket.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO DUE ***


Mi fa uno strano effetto rivederlo dopo così tanto tempo

Posto subito un altro capitolo, ma non abituatevi ad aggiornamenti-lampo, questo capitolo lo avevo concluso insieme al primo. Scusate se i personaggi, in particolar modo Hanamichi, risulteranno un tantino OCC.

 

X ShaK4: Di nuovo grazie mille per i complimenti ShaKa, sono contenta che ti piaccia. Grazie anche per avermi segnalato gli errori.

X Elrohir: Non ho parole per ringraziarti, davvero, sei sempre gentilissima J

X Hinao: Innanzitutto, grazie anche a te hinao. Per quanto riguarda il paring, hai ragione, è un po’ originale. Solo che volevo evidenziare la differenza tra il rapporto che Rukawa aveva con Hanamichi e quello che ha con Sendoh. Mentre ad Akira non permette di farsi prendere, con Sakuragi gli era venuto spontaneo ‘concedersi’. Vorrà pur dire qualcosa, no? Con ciò, però, non voglio dire che sarà per forza una hanaru questa storia, sono ancora molto indecisa (c’è sempre Sendoh in agguato).

 

 

POSSIAMO VOLARE INSIEME

 

di

 

Venus87

 

 

CAPITOLO DUE

 

 

 

 

 

Mi fa uno strano effetto rivederlo dopo tre mesi. È cambiato, i capelli gli sono cresciuti fino alle spalle ed il suo corpo si è sviluppato ancora di più. È diventato un uomo…

Quando i nostri sguardi si sono incrociati per una frazione di secondo, ho potuto vedere nei suoi occhi tanto risentimento e rabbia nei miei confronti, ma anche amore? È possibile che mi ami ancora, do’hao?

Comunque non ho più tempo per pensare a queste cose, quel che è stato è stato. Se prova ancora qualcosa per me sono affari suoi, io non ritornerò indietro.

Al suono della campanella entro in classe e mi sdraio sul mio solito banco, pronto ad un’ora di sonno. All’arrivo del professore tutti si alzano in piedi ed inizia la prima lezione di questo nuovo anno.

 

Il rumore dei miei compagni di classe mi fa capire che la scuola per oggi è terminata, così mi alzo e mi dirigo in palestra, senza prestare attenzione a tutti gli sguardi sognanti di quelle ragazzine. Una volta arrivato, vedo Ayako venirmi incontro e salutarmi.

 

“Come va campione?”

 

“Bene, grazie”

 

“Fate largo, sta arrivando il Ten… COME OSI STUPIDA KITSUNE ARRIVARE PRIMA DEL TENSAI!?

 

Do’hao!”

 

“Maledetto Rukawa, ma io ti distruggo!”

 

E così ricominciamo la nostra solita farsa. Apparentemente sembriamo quelli di un tempo, ma io posso benissimo vedere che nei suoi occhi non c’è più quella spensieratezza di allora. Quanto gli costa continuare questa recita… Perché lo fai? In fondo, tutta la squadra era a conoscenza della nostra storia.

 

“Ehi voi due, smettetela! Possibile che dobbiate sempre litigare? Pensavo che dopo la vostra rottura, vi sareste comportati da persone civili!”

 

Akagi si pente immediatamente delle sue parole appena vede lo sguardo di Hanamichi rabbuiarsi.

 

“Scusa, sono stato un insensibile. Non avrei dovuto dirlo”

 

“Non fa niente gori… A proposito, che ci fai qua? Non ti eri iscritto all’università?”

 

“Si, è vero, solo che i miei corsi iniziano fra un mese e quindi ho pensato di venirvi a salutare”

 

“Le fortune capitano sempre ai gorilla”

 

“COSA HAI DETTO SAKURAGI!?

 

“Ehm…niente”

 

“Dai, non mi sembra il caso di litigare già dal primo giorno di allenamenti, non vi pare?”

 

Anche tu qui, quattrocchi?”

 

“Ehm si. Anch’io, come Takenori, inizio tra un mese”

 

Smettetela di poltrire cialtroni, iniziamo gli allenamenti!”

 

Nanetto datti una calmata… Vuoi diventare come il gorilla?”

 

“SAKURAGI!! GORILLA A CHI!?

 

 

Dopo le solite zuffe, che ormai fanno parte di questa palestra, iniziamo gli allenamenti. Miyagi si sta impegnando molto nel ruolo di capitano, sa che ha una grande responsabilità sulle spalle. Certo, non ha il carisma e la grinta del gor…ehm Akagi, però secondo me, potrà fare bene.

 

Ok, per oggi abbiamo finito. Potete andarvi a cambiare”.

 

“Chi l’avrebbe immaginato che Ryota si sarebbe trasformato così… Ci ha fatto sudare più di Akagi  Sono distrutto… A chi lo dici, io non mi reggo in piedi…”.

 

 

Gli altri stanno andando negli spogliatoi, mentre io come al solito rimango a fare qualche tiro. Tanto Akira non è ancora arrivato… Con mia grande sorpresa, però, noto che anche Sakuragi è intenzionato a proseguire l’allenamento da solo.

Ci dividiamo il canestro per tacito accordo e, mentre io inizio ad eseguire schiacciate e terzo tempo, lui si concentra unicamente sui tiri da tre. Se continua così non segnerà mai, sei troppo scardinato do’hao.

 

“Non entrerà mai dentro il canestro quella palla se non l’accompagni con le braccia, Sakuragi!”

 

Akira?

 

“Ehi, brutto porcospino, come osi criticare i tiri del Tensai? E poi che sei venuto a fare qui? Ah, ho capito: stai cercando di spiare gli allenamenti del genio”.

 

“Non ti sto criticando Tensai, ti stavo semplicemente dando un consiglio. Comunque non sono venuto qui per te, sono passato a prendere Kaede”.

 

 

 

 

 

 

 

Kaede… Come mai tutta questa confidenza? Volpino, ti sei consolato così facilmente?

Senza ribattere all’orrido porcospino, continuo i miei tiri da tre. Con la coda dell’occhio, però, seguo la kitsune recuperare tutte le sue cose e lasciare la palestra con Sendoh. Che rabbia!!

 

Hanamichi Sakuragi, ti sei dimenticato dei fondamentali?”

 

“Sta zitta Ayako, non ti ci mettere anche tu”

 

“Ehi non rispondermi così, sono la tua manager!”

 

“Si, scusa”

 

“Ti va di parlarne?”

 

“Eh?”

 

“Stai male per lui vero? Ancora non posso crederci che vi siate lasciati, vi amavate così tanto…”

 

“IO lo amavo, Ayako. A lui non è mai fregato niente di me”

 

Ma che stai dicendo Hana!”

 

“La verità purtroppo. Ero io che mi ero illuso di poter far parte della sua vita…”

 

“Senti Hanamichi, io non so quanto profondo sia stato il vostro legame, ti posso soltanto dire che lui a te ci teneva davvero. Nel periodo in cui stavate insieme Kaede era diverso, era più solare, e poi scusa, dovrà pure significare qualcosa il fatto di aver rimandato la sua partenza per te, no?”

 

“Si, hai rag…COSA!!?”

 

“Ehi, hai intenzione di rompermi un timpano?”

 

No scusa, ma non sono riuscito a seguire il tuo discorso. Che vuol dire che ha rimandato la sua partenza per me?”

 

“Quello che ho detto, Tensai dei poveri. Ha rinunciato a partire per aspettarti”.

 

“M…Ma io sapevo che era stato Anzai a sconsigliarglielo”

 

“È vero, Il signor Anzai gli aveva detto di riuscire prima a diventare il numero uno qui in Giappone e poi, eventualmente,  sfondare nell’NBA. Lui, tuttavia, gli aveva risposto che comunque non era intenzionato a partire ora, che voleva prima aspettare che tu maturassi e diventassi un giocatore del suo livello”

 

“Sei sicura di quello che stai dicendo?”

 

“Certo, ho parlato con Anzai subito dopo, perché, non te l’ha detto?”

 

“Non è possibile… L’ho lasciato perché pensavo che lui volesse andare in America, fregandosene di tutto e tutti, invece il suo primo pensiero era rivolto a me”

 

“Ora sono io a non seguirti, Hanamichi

 

Ayako, non capisci!? Io l’ho mollato, mi sono allontanato dalla persona che amavo, ed amo tuttora, per delle stupide supposizioni!”

 

Cioè, fammi capire: vi siete lasciati perché tu hai interpretato in modo sbagliato il suo gesto?”

 

“Si”

 

Sakuragi, lasciatelo dire, sei proprio un do’hao!”

 

Ma io non immaginavo…”

 

“Scusa, ma quando avete rotto non gli hai chiesto spiegazioni?”

 

“Certo che l’ho fatto, ma lui vuoi sapere come mi ha risposto? Hn, sempre il solito hn. È pur vero, però, che l’ho attaccato subito. Gli ho detto delle parole orribili senza prima sapere come stavano effettivamente le cose…”

 

“Certo che hai combinato proprio un bel casino… Ma dimmi, lo ami ancora?”

 

“Si, che lo amo, ma ormai temo che sia troppo tardi. Prima è passato a prenderlo il porcospino e sembravano molto in confidenza”

 

“Dai, Hana, non è detto che stiano per forza insieme. Erano stati convocati entrambi per il ritiro della nazionale juniores, probabile che siano diventati amici. E poi, se anche fosse, dov’è finito il Tensai che tutti conosciamo?”

 

“Non lo so Ayako, è tutto così dannamene difficile… Da una parte vorrei andare a chiedergli scusa e chiarire questo maledetto equivoco, ma dall’altra ho paura di essere respinto e ferito di nuovo”

 

“Per me dovresti dare una possibilità ai tuoi sentimenti, se non ti dichiarerai vivrai sempre con questo rimorso. Io ora vado, però, tu, mi raccomando, pensaci”

 

Ayako?”

 

“Si?”

 

“Grazie”

 

“Di niente, a che servono gli amici altrimenti?”

 

“Eh, già”

 

Aspetto che Ayako esce dalla palestra per andarmi a fare una doccia. Appena entro negli spogliatoi, mille ricordi di me Kaede insieme, assalgono la mia mente. Quante ne abbiamo passate, qui dentro c’è un pezzo della nostra vita…

Ricordo ancora quella volta che mi ‘dichiarai’, non lo avevo assolutamente programmato, ma si sa, il Tensai è bravo anche a improvvisare.

 

 

 

Quel giorno ero rimasto anche dopo gli allenamenti quotidiani per ripassare i fondamentali, sotto lo stretto controllo del ventaglio della nostra manager. Rukawa , proprio come oggi, era dall’altra parte della palestra ad esercitarsi sui tiri da tre. Ogni tanto rimanevo incantato nel vedere quei movimenti armonici ed eleganti che solo lui sapeva e sa fare. Ayako dovette intuire qualcosa perché mi lasciò libero prima del previsto e mi diede unin bocca al lupo’.

Ancora adesso ricordo come mi sentivo in quel momento: io, il Tensai, non sapevo come comportarmi. Avrei voluto confessargli i miei sentimenti, ma tanta era la paura di una sua reazione negativa, che desistetti dal mio intento. Così me ne andai nello spogliatoio, lasciando nella palestra tutti i miei buoni propositi. Mentre mi stavo cambiando entrò Rukawa, aveva un’aria molto strana. Camminava molto lentamente, mentre con una mano si sorreggeva la testa.

 

Che ti succede, kitsune? Cos’è, non reggi un po’ di allenamento supplementare?”

 

Lo so che potevo uscirmene con una frase un po’ meno  infelice, ma in quel momento mi era venuto spontaneo comportarmi come sempre.

 

“Sta un po’ zitto do’…”

 

“RUKAWA, LA BORSA!”

 

Troppo tardi, è caduto…

Senza neanche pensarci un secondo, mi avvicinai e lo avvolsi con le mie braccia.

 

“Ehi Rukawa, stai bene? Ma come hai fatto a inciamparci sopra?”

 

“Non c’è bisogno che urli, do’hao, ti sento. E poi togliti, mi stai soffocando!”

 

“No, non ti lascio!”

 

Hn?”

 

“Hai capito bene volpino: ora che ti ho preso non ti libererai tanto facilmente di me”

 

Piantala di fare il cretino, Sakuragi. HO DETTO DI LASCIARMI!”

 

“Non è uno scherzo Kaede, sono serio. Non voglio davvero che ti allontani da me”

 

Ma…”

 

Ok, te lo devo dire; forse dopo mi disprezzerai ancora di più, ma non posso più tenermi dentro certi sentimenti: ti amo Kaede!”

 

“…”

 

Che fai non dici niente?”

 

Do’hao!”

 

Ma possibile che sia cosmpf…”

 

Non feci in tempo a finire la frase, che mi ritrovai incollato alle sue labbra. In quel momento non ci potevo credere… Cazzo, Kaede Rukawa mi stava baciando!! E non ci limitammo solo a quello, facemmo anche l’amore per la prima volta, lì, in quello spogliatoio, incuranti del mondo esterno.

Quello, credo, fu uno dei giorni più belli della mia vita.

 

Ok, ho deciso, la nostra storia non può finire in questo modo. Devo per forza chiarirmi con lui!

E così, dopo essermi fatto una doccia e mangiato un boccone veloce, mi dirigo nella tana del volpino.

 

Ora sono davanti casa sua, le luci sono spente. Non è che starai già dormendo kitsune?

Ah, chi se ne frega… Se non suonerò adesso, non troverò più il coraggio di affrontarlo. Busso un paio di volte e dopo dieci minuti buoni vedo le luci accendersi. Bene, allora sei in casa volpacchiotto!

Mi viene ad aprire con soltanto un asciugamano legato in vita. Ok, Hanamici, calma!! Non è una buona idea saltargli addosso.

 

Do’aho?”

 

“Si, sono io”

 

Che ci fai qui?”

 

“Ecco.. Volevo parlarti”

 

“Sentiamo”

 

“Non mi fai entrare?”

 

“Vieni, ma fai in fretta”

 

Appena entro in casa, Kaede va in cucina a prendersi da bere, mentre io mi appoggio sul divano. Quando mi raggiunge inizio il mio ostico discorso:

 

“Lo so che non mi sono comportato bene con te, ti ho detto delle cattiverie gratuite”

 

“Arriva al punto do’hao

 

Perché sei così freddo? È questo il prezzo che dovrò pagare per il mio errore?

 

“So perché non sei andato in America”

 

E allora?”

 

“Allora ti chiedo scusa, perdonami per averti accusato ingiustamente. È da quando ne ho parlato con Ayako che mi do dello scemo per aver lasciato l’unica persona che abbia mai amato. Ora lo so che non ho il diritto di pretendere niente da te, ma ti prego, almeno pensaci: vuoi tornare con me?”

 

Vedo la sua espressione farsi sempre più stupita, evidentemente non se lo aspettava. All’improvviso, però, i suoi occhi diventano di ghiaccio e…

 

“Mi dispiace, ma ora sto con Sendoh!”

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO TRE ***


“…per aver lasciato l’unica persona che abbia mai amato…”

Eccomi con il terzo capitolo…

 

X Hinao: Grazie mille, sono sempre contenta di ricevere complimenti da te. Per quanto riguarda Sendoh, non credo che nella mia fic lo vedrai morto stecchito J

 

X Lady_Ice: Io non ho più parole per ringraziarti, davvero... Sono felice che ti piaccia anche quest’altra fic nonostante non sia un’appassionata di Slamdunk, GRAZIE!!

 

X ShaK4: Innanzitutto grazie anche a te, sono contenta che continui a seguire la mia storia… Per quanto riguarda la “velocità” hai ragione, rileggendola mi sono accorta che la storia corre un po’ troppo, spero di migliorare…

 

 

Possiamo volare insieme

 

Di

 

Venus87

 

 

CAPITOLO 3

 

 

 

 

 

“…per aver lasciato l’unica persona che abbia mai amato…”

 

Cazzo Do’hao, perché devi rovinare sempre tutto? Non capisci che io ormai ho la mia vita? Dovevi per forza confessarmi i tuoi sentimenti, ora che sto con Akira?

La nostra occasione l’abbiamo già avuta e tu l’hai buttata al vento, mi dispiace, ma non tornerò sui miei passi.

 

“Amore, chi era prima?”

 

No Hanamichi, non farai più parte della mia vita!

 

Kaede?”

 

Hn, era Sakuragi

 

“Ah… E che voleva?”

 

“Mi ha chiesto se tornavamo insieme”

 

COSA!!?”

 

“Calmati Akira, non è successo niente!”

 

E tu cosa gli hai risposto?”

 

Che stavo con te”

 

A queste mie parole sembra rilassarsi perché, con un enorme sorriso, mi dice:

 

“Ti amo Kaede!”

 

Hn, andiamo al letto dai”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non faccio in tempo a spogliarmi che vengo letteralmente scaraventato sul letto. Cos’hai, Kaede? Le parole di Sakuragi ti hanno colpito a tal punto? Riuscirò mai a prendere il suo posto nel tuo cuore?

 

“AHHHHHHH!!”

 

Cazzo Kaede, fa piano.

Si vede che è nervoso, non era mai entrato in me in modo così brutale. Sebbene sia abituato ad averlo dentro il mio corpo, non posso fare a meno di contorcermi dal dolore quando assesta le prime spinte. Le mie urla riecheggiano nella stanza e solo allora si rende conto di avere un po’ esagerato.

 

“Scusa, non volevo… Non so cosa mi sia preso!”

 

Eh, io lo so benissimo cos’hai amore.

 

“Non fa nulla, davvero”

 

Non sembra molto convinto delle mie parole, comunque non ribatte mentre sfila il suo sesso con estrema cautela. Appena esce completamente da me cerco di alzarmi, ma delle fortissime fitte al fondoschiena me lo impediscono. Kaede, vedendomi contorcere dal dolore, si sente ancora più in colpa, e, come se non bastasse, il suo sguardo cade sui segni del nostro precedente amplesso. Vedo i suoi occhi farsi di ghiaccio e solo allora mi accorgo di alcune inequivocabili macchie di sangue impregnate nelle lenzuola.

 

Cazzo, ho proprio esagerato”

 

“È questo l’effetto che ti fa Sakuragi?”

 

Hn?”

 

Scusami amore, non vorrei essere così duro, ma devo assolutamente capire cosa provi ancora per lui. Non mi bastano più tutte le sue rassicurazioni se questo è il risultato. È stata sufficiente una parola di Hanamichi per scatenare tutto questo subbuglio nel suo cuore. Perché io lo so che ci sta ancora pensando, il comportamento di  prima me lo ha confermato. Non era mai stato così brusco nei miei confronti; certo, nei suoi gesti non c’è mai stata dolcezza, ma neanche l’ombra di una qualche violenza.

 

“Non mi rispondi? Voglio sapere se è questo l’effetto che Sakuragi ha su di te!!”

 

“Sta zitto Akira!”

 

No Kaede, io non mi sto zitto. Ho sempre pensato che il tuo cuore fosse già occupato, ma ho voluto, ho dovuto crederti quando mi dicevi il contrario. E ora, invece? Come pretendi che stia zitto anche adesso, dopo che mi hai quasi violentato perché il tuo ex ti ha confessato di essere ancora innamorato di te?”

 

“…”

 

“Io non sono una bambola Kaede, ricordatelo!”

 

“Non l’ho mai pensato”

 

Però mi tratti come se lo fossi”

 

“Basta così Akira. Ti ho già chiesto scusa e ora, se permetti, voglio dormire. Buonanotte”

 

Non hai capito niente come al solito. Non ti stavo accusando di essere stato troppo violento nei miei confronti,  non me ne faccio niente delle tue scuse, volevo solo sapere il perché di questa tua reazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Cazzo, questa volta ho esagerato!! Non mi era mai successo di perdere le staffe  in questo modo. Io, Kaede Rukawa, famoso per il mio autocontrollo e sangue freddo, sono andato fuori di testa.

Dovrei chiarirmi con Akira, lo so, ma adesso voglio solo dormire e non pensare più a niente.

Vedo la sua sagoma nell’ombra alzarsi e, seppur con molta fatica, infilarsi i vestiti che io tanto brutalmente ho tolto. So che se andrà, lo conosco bene ormai per capire che ora come ora non se la sente di stare vicino me. E del resto, come dargli torto…

 

 

 

“Allora Kaede, ti piace?”

 

“Perché siamo venuti qui?”

 

“UFFA!! Possibile che tu debba sempre rovinare tutto in questo modo?”

 

Do’hao invece di blaterare spiegami perché mi hai portato fin qui!”

 

E d’accordo… Ayako mi ha detto che a te piace molto sciare e così ho pensato che sarebbe stato bello passare due giorni insieme sulla neve”

 

 

“Non dici niente?”

 

“Grazie”

 

“Lo sapevo che saresti stato contento. In fondo… sono un Tensai

 

Do’aho

 

Kitsune?”

 

Hn?”

 

“Ti amo”

 

 

HANAMICHI!!

 

Hn, è stato solo un sogno… Cazzo do’hao, perché devi continuare a tormentarmi in questo modo?

Non sono neanche le sei di mattina, ma non ho più voglia di dormire. Questo sogno mi ha lasciato un po’ di malinconia addosso. Sarà meglio che vada a farmi una doccia…

Maledizione!! Neanche l’acqua fredda è servita a qualcosa. Guardo fuori dalla finestra, è appena l’alba, tanto vale andare a fare due tiri nel campetto qua vicino…

 

Parcheggio , come al solito, la bicicletta fuori dalla recinzione e mi appresto ad entrare nel rettangolo di gioco. Una volta all’interno, però, mi accorgo di non essere solo…

Hanamichi!!? Che ci fa sdraiato su quella panchina?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ora sto con Sendoh

 

Perché non riesco a smettere di pensare alle sue parole? In fondo avrei dovuto intuirlo… L’ho sempre saputo che il porcospino aveva delle mire sulla mia kitsune, ha solo aspettato il momento favorevole per approfittarsene. Non vedeva l’ora che ci lasciassimo ed io, come un cretino, me lo sono fatto soffiare dalle mani.

 

“Ehi Sakuragi!”

 

E ora chi osa disturbare il genio durante le sue riflessioni? Mi giro verso il suono di quella voce e noto quel teppista mezzo ubriaco venirmi incontro

 

“Ciao Mitsui!”

 

Che ci fai da queste parti? Se non sbaglio abiti parecchio lontano da qui”

 

“Fatti i cazzi tuoi!”

 

“Siamo nervosetti a quanto pare!”

 

Lascia perdere, non è aria. Oggi proprio non mi va di litigare!”

 

“Problemi di cuore?”

 

“No!”

 

“Non mentire, te lo si legge in faccia Hanamichi. E ti dirò di più: scommetto che centri in qualche modo un certo volpino di nostra conoscenza, non è vero?”

 

…”

 

“Ah lo sapevo, ti piace ancora!! Ho vinto la scommessa con Myiagi

 

COSA!!?”

 

“E dai calma, non ho detto niente di male”

 

Hn

 

“Cos’è, ora lo imiti anche?”

 

Fottiti Mitsui!”

 

“Certo che sei proprio cotto, eh?”

 

Ora mi sta facendo incazzare di brutto! Come si permette di prendere in giro il Tensai, quel mezzo teppista?

 

Dai Hana, non te la prendere!”

 

“Domani facciamo i conti baciapiselli, ora non ho proprio voglia di litigare, ci vediamo!”

 

E detto ciò me ne vado senza dargli alcuna possibilità di replica.

Inconsciamente arrivo davanti al campetto di basket vicino casa di Kaede. Ma possibile che ogni cosa, ogni posto, mi debba ricordare lui?

Entro con circospezione, non si sa mai me lo trovi davanti, e mi vado a sedere sull’unica panchina rimasta. Senza accorgermene i miei occhi si chiudono da soli e sprofondo in un sonno privo di sogni.

 

Sento dei passi sempre più vicini. Apro gli occhi e vedo dei tenui raggi di sole farsi spazio tra le nuvole, che questa mattina intasano il cielo. Cazzo!! Mi sono addormentato su una panchina!!

 

Do’hao stai bene?”

 

Ma questa è la voce di… Kaede!? Cosa ci fa qui?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO QUATTRO ***


Sembra sorpreso del mio arrivo, certamente non si aspettava di vedermi al campetto questa mattina, all’alba per giunta

Eccomi qua con il quarto capitolo, spero vi piaccia J

Volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto questa ff e hinao, shaka e lady_ice per ave commentato.

 

 

POSSIAMO VOLARE INSIEME

 

di

 

Venus87

 

 

 

CAPITOLO QUATTRO

 

 

Sembra sorpreso del mio arrivo, certamente non si aspettava di vedermi al campetto questa mattina, all’alba per giunta. Ha il viso insonnolito, segno evidente che si è appena svegliato.

Quando mette bene a fuoco la mia figura e realizza che forse non sono solo un’immagine creata dal suo subconscio, ma bensì una persona in carne ed ossa, si irrigidisce. Non ho mai visto i suoi occhi diventare così freddi, così simili ai miei…

 

Senza neanche aspettare una sua risposta, che tanto già so non arriverà, mi dirigo nel canestro più lontano ed inizio a eseguire qualche tiro libero. Ovviamente entrano tutti nella retina, anche se devo ammettere che alcuni non sono usciti per pura fortuna. Non mi era mai successo di toccare il ferro così tante volte, di solito i miei tiri entrano tutti perfettamente. È questo l’effetto che mi fa avere i suoi occhi puntati contro? E si, perché non ho bisogno di girarmi per vedere se mi stia fissando o meno, sento perfettamente il suo sguardo su di me.

 

Che cosa vuoi do’hao? Perché non te ne vai e mi lasci concentrare?

 

Come se avesse sentito i miei pensieri si alza dalla panchina e si appresta a lasciare il campetto di gioco.

 

“Aspetta!”

 

EH!? Perché l’ho fermato!? Prima desidero che se ne vada e quando finalmente lo fa, io che faccio, lo blocco?

 

Lui sembra stupito quanto me, ma ciò non gli impedisce di fare ugualmente il gradasso:

 

Che c’è Kitsune, vuoi una lezione dal Tensai?”

 

Mentre dice queste parole cerca di accompagnarle con la sua solita risata, ma posso chiaramente intuire quanto falsa sia questa sua commedia.

 

“Allora, vuoi rispondermi? Come osi ignorare il mitico genio!?

 

Do’hao

 

E non mi chiam…”

 

Senza dargli tempo di continuare i suoi soliti sproloqui, lo prendo per la manica della divisa e lo trascino fuori. Lui, però, non sembra molto d’accordo con questa mia decisione perché…

 

“Ehi, lasciami Kitsune! Che cazzo hai intenzione di fare?”

 

“Puzzi do’hao! Non vorrai andare a scuola conciato così?”

 

Lui allora si guarda i vestiti sgualciti e credo si renda conto che effettivamente non è molto presentabile. Senza però darmi la soddisfazione di ammettere che avevo ragione, ribatte:

 

“Ed infatti stavo andando a casa a cambiarmi!”

 

“Si, come no”

 

“Stupida volpe, osi per caso mettere in dubbio le mie parole?”

 

Quanto sei orgoglioso do’hao, ma io conosco il modo per farti capitolare.

 

“Casa mia è più vicina, andiamo!”

 

“EH!? Non ci penso proprio!”

 

“Cos’è do’hao, hai paura per caso?”

 

So che a muovere le sue azioni non è certo il timore di rimanere solo con me in un posto chiuso, ma bensì la voglia di tenermi il più lontano possibile da lui, ma so anche che non si tirerà mai indietro ad una sfida ed infatti

 

“Io paura!? Stai parlando con il Tensai, kitsune. Andiamo, ma facciamo in fretta perché ho un appuntamento con Yohei fuori da scuola”

 

Hn

 

“Ah ecco, mi sembrava strano, stavi diventando troppo loquace”

 

E tu invece non riesci mai a stare zitto un minuto do’hao.

 

Senza aggiungere una parola saliamo sulla mia bici, che si è ostinato a voler guidare, e ci dirigiamo verso casa mia. Non mi stupisce più di tanto il fatto che si ricordi perfettamente la strada, in fondo abbiamo percorso migliaia di volte questo tragitto quando stavamo insieme.

Appena arriviamo lo accompagno al piano di sopra per permettergli di fare una doccia e gli presto una mia divisa pulita. Lui sembra confuso da tanta gentilezza ed in effetti un po’ lo sono anch’io, soprattutto ora che lo vedo solo con un paio di boxer. Senza indugiare troppo sulla sua figura mi dirigo in salone dove mi sdraio sul divano di pelle per schiarirmi un po’ le idee.

 

Che cazzo mi sta succedendo? Non mi riconosco più… Prima lo invito a casa, sospendendo i miei preziosissimi allenamenti, e poi mi perdo a contemplare il suo corpo muscoloso che tante volte ho visto nudo. Svegliarmi così presto fa male…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi fa uno strano effetto rientrare “nella tana” della kitsune dopo quello che è successo ieri. Sinceramente sono rimasto un po’ spiazzato da questo suo comportamento, non mi sarei mai aspettato un invito da parte sua… Oggi è diverso, non ha più quello sguardo di ghiaccio che aveva ieri appena confessatogli i miei sentimenti. Sembra più…dolce? No, evidentemente mi sbaglio, è meglio non illudermi più. Mi ha detto chiaramente che sta con Sendoh e se avesse provato ancora qualcosa nei miei confronti non sarebbe stato così duro. Neanche una parola di conforto, un mi dispiace, no, solo la cruda verità. In fondo Kaede è fatto così, dovrei saperlo, non si preoccupa mai delle conseguenze che poi avranno le sue azione o le sue parole.

 

Ora mi sto facendo la doccia, in questo bagno che ci ha visti protagonisti di mille battibecchi, scherzi e gesti d’amore. Quante volte lo abbiamo fatto qua dentro, in questo abitacolo da dove ora scende acqua calda, nella vasca, sul pavimento…

Cazzo, è difficile da ammettere, ma mi manca terribilmente, mi mancano tutte le nostre pseudo litigate, i suoi sorrisi che da quando ci siamo lasciati non ho più visto sul suo volto, tutti i più piccoli gesti quotidiani, dallo svegliarci abbracciati al tornare a casa insieme. E poi mi manca fare l’amore con lui, tutte quelle sensazioni che provavo ogni volta che entravo nel suo corpo, vedere la sua espressione stravolta dal piacere era qualcosa di incredibile.

Kaede, anche a Sendoh permetti di farti quel che ti facevo io? Anche lui sa cosa vuol dire essere in te?

Sono domande stupide, lo riconosco, ma quando uno è innamorato fa cose stupide…

 

Esco dalla doccia e indosso il primo accappatoio che trovo. Anche attraverso l’odore forte del bagnoschiuma posso sentire il suo profumo. Dopo essermi asciugato mi infilo un paio di boxer e la divisa che mi ha prestato e scendo in salone, dove sono sicuro trovarlo.

Ed infatti, eccolo li, addormentato sul divano.

Mio Dio quant’è bello! Il suo volto così rilassato lo fa assomigliare ad un bambino.. Avrei così tanta voglia di assaggiare per l’ultima volta quelle labbra, ma so che non posso farlo. Senza però dare ascolto alla mia testa, seguo l’istinto come sempre e lo bacio. Invece di staccarmi immediatamente, con la lingua accarezzo quella bocca che così tante volte ho violato. Il sogno, però, finisce presto perché lui apre gli occhi e con uno spintone mi allontana. Il suo sguardo è diventato nuovamente di ghiaccio e dal suo volto non compaiono emozioni, a parte un’immensa rabbia.

 

“CHE CAZZO CREDEVI DI FARE!!?”

 

Urla, alzandosi e avanzando minacciosamente verso di me. Non ho mai sentito Kaede con questo tono di voce così alto, segno evidente che si è incazzato di brutto. Ora è ad un passo da me, posso sentire benissimo il suo respiro accelerato. Senza neanche darmi il tempo di indietreggiare ulteriormente, mi sbatte addosso al muro, prendendomi per il colletto della camicia.

Adesso, in una situazione normale, lo avrei tenuto facilmente a bada, in fondo sono molto più forte di lui fisicamente, ma sono rimasto completamente spiazzato da questa sua reazione così violenta. Certo, immaginavo che se la sarebbe presa, ma non pensavo si sarebbe trasformato in una “furia omicida” .

 

“ALLORA!? CHE CAZZO VOLEVI FARE!!?”

 

“Quello che ho fatto!”

 

A questa mia risposta, se possibile, si arrabbia ancora di più e fa partire un pugno verso il mio viso che non riesco ad evitare per via della così poca distanza. L’impatto è molto violento, ma sono abituato a fare a botte e quindi, dopo un attimo di sorpresa iniziale, glielo restituisco. Continuiamo a darcele di santa ragione per un tempo infinito, finchè io non riesco a bloccarlo sotto di me. Kaede non cerca di divincolarsi, e questo mi stupisce non poco, ma rimane immobile a riprendere fiato. I suoi occhi sono sempre di ghiaccio, ma la sua espressione è cambiata, non è più devastata dalla rabbia, ma ha un luccichio strano, che non riesco a decifrare, quasi mi volesse sfidare a fare la prossima mossa. Io non mi faccio attendere e, con una luce divertita sul volto, catturo le sue labbra con le mie. Kaede inaspettatamente risponde al mio bacio, ma non c’è ombra di dolcezza nei suoi gesti. Rimaniamo così a lungo, in un duello di lingue che non vedrà vincitori, finchè io non mi stacco per riprendere fiato. Noto le sue labbra gonfie e mi viene da sorridere, ma rimango di sasso nel vedere quella sua espressione impassibile sul volto, senza una minima emozione per quello che è appena successo. Quello che dice, però, mi fa ancora più male:

 

“Era questo quello che volevi, no? Bene, ora puoi anche andartene!”

 

Come puoi parlare così? Credi davvero alle tue parole?

 

Senza neanche accorgermene una lacrima scende solitaria dai miei occhi, ma non fa in tempo a cadere sul pavimento perché le labbra di Kaede la raccolgono. Lo guardo stupito e noto sul suo viso un’improvvisa dolcezza e un sorriso appena accennato. Mi bacia nuovamente, questa volta senza l’impeto di prima, ma solo con infinita dolcezza. Quando si allontana da me mi accarezza il viso, li dove era scesa poco prima una lacrima, e mi dice:

 

“Ora è meglio che tu vada”

 

Sono un po’ sorpreso e allo stesso tempo felice per quel tono di voce così insolito da parte sua.

Sta cambiando davvero qualcosa o sono io che ancora una volta mi sto illudendo?

Senza aggiungere altro gli do un ultimo bacio per poi fare come gentilmente mi ha chiesto.

 

 

 

 

NOTE:

  1. Lo so che la reazione di Kaede all’inizio sembra un tantino esagerata, ma la sua “furia” non è dovuta tanto al gesto di per se (in fondo che vuoi che sia un bacio), quanto a quello che porterà quel bacio, soprattutto nel suo cuore. Perchè, si, Kaede è confuso, si ritrova a provare certe emozioni per Hana che ormai credeva di aver superato e sa che quel bacio può rimettere in discussione tutto.
  2. Per quanto riguarda il suo improvviso cambiamento, cioè prima è arrabbiato nero e un secondo dopo diventa tutto zuccheroso (sempre nei limiti naturalmente, stiamo pur sempre parlando di Rukawa), c’è un motivo: Kaede, come ho detto nella nota precedente è confuso perché ha scoperto di provare ancore qualcosa per Hana (poi se sia solo semplice affetto è ancora da vedere) e quindi vederlo piangere ha risvegliato in lui tutta quella dolcezza che pensava di non possedere più.

 

Spero che la spiegazione sia stata chiara e che questo capitolo vi sia, soprattutto a tutte le amanti di questa coppia (me inclusa), ma non illudetevi, Sendoh è ancora vivo e vegeto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO CINQUE ***


Kami, cosa stavo combinando…

Possiamo volare insieme

 

di

Venus87

 

 

CAPITOLO CINQUE

 

 

 

Kami, cosa stavo combinando…

Se non se ne fosse andato non so cosa sarebbe successo. O forse sì… forse lo so fin troppo bene. Pensavo di non provare più niente per quella testa rossa, di aver esaurito, cancellato, quel sentimento che mi legava a lui. Invece è bastato avere di nuovo il suo corpo sotto il mio e sentire quelle labbra dal profumo di ciliegia per eccitarmi, per risvegliare tutto ciò che credevo aver eliminato col tempo.

Già si era mosso qualcosa dentro di me appena aveva varcato la soglia di quella che una volta era stata casa nostra, mille flash di noi due insieme, felici, al ritorno dagli allenamenti, avevano tempestato la mia testa. Al momento, però, avevo cercato di non dare importanza a tutte quelle sensazioni che provavo nell’averlo di nuovo al mio fianco e, come se niente fosse, l’avevo condotto in bagno dove mi ero soffermato qualche minuto di troppo sul suo fisico statuario. Nell’occasione anche il mio corpo aveva iniziato a reagire di fronte a quella vista paradisiaca e così mi ero rifugiato in salone per riflettere e per non dar modo ad Hanamichi di scoprire quali effetti aveva ancora su di me la sua figura, nuda.

Dopo qualche minuto avevo avvertito i suoi passi incerti raggiungermi e le sue labbra posarsi sulle mie in un timido bacio. Sentire di nuovo il tocco di quelle labbra era stato davvero troppo, qualcosa in me si era definitivamente risvegliata… La consapevolezza, mista a paura, di provare ancora qualcosa per lui mi hanno poi fatto reagire in un modo così violento. Ho anche lasciato che mi baciasse di nuovo cercando di rimanere quanto più possibile distaccato e mostrando una freddezza che in realtà non provavo. E forse avrei anche continuato con questa finzione se non avessi notato quella lacrima solitaria scendere dal suo viso. Quella visione mi ha completamente paralizzato e riportato alla mente una mia promessa: gli avevo giurato, una volta venuto a conoscenza della morte di suo padre, che non avrebbe mai più sofferto ne tanto meno pianto. Sapere che invece ero io la causa di tutto, mi ha fatto riflettere su ciò che stavo facendo. Istintivamente ho raccolto quella lacrima dal suo viso e l’ho baciato, con dolcezza questa volta. E di sicuro non mi sarei limitato a un semplice bacio… Per questo gli ho chiesto di andarsene, se non si fosse allontanato subito molto probabilmente l’avrei preso qui, incurante di tutto e di tutti, di Sendoh e del mio orgoglio. Si, perché di orgoglio si tratta. Se non fosse stato per questo mio stramaledetto carattere, molto probabilmente l’avrei trattenuto, non gli avrei permesso di lasciarmi. E invece ancora una volta il mio ego ha avuto la meglio e ho preferito non ribattere a tutte le sue accuse. In fondo, mi dicevo, una persona che pensa questo di me non è degna di stare al mio fianco.

Già, al mio fianco…

Ho sempre pensato di non aver bisogno di nessuno nella mia vita, fino a poco tempo fa l’unico mio legame con il mondo esterno era il basket. Poi un giorno ho incontrato quella testa rossa, sulla terrazza di scuola, e già da subito qualcosa in lui, oltre a quella testata inaspettata, mi colpì. Nonostante cercassi in tutti i modi di ignorarlo, quell’idiota era sempre presente nei miei pensieri. Anche durante gli allenamenti non potevo fare a meno di stuzzicarlo con i miei soliti do’aho quando era distratto o perdeva il suo tempo con Harukina-cara. Già, l’Akagi… Ogni volta che li vedevo insieme o sentivo le sue dichiarazioni d’amore per lei sparate ai quattro venti, avvertivo delle fitte allo stomaco lancinanti. Solo in seguito scoprii che quella morsa che mi attanagliava dentro non era altro che gelosia.

Passò qualche settimana prima che mi resi definitivamente conto di aver irrimediabilmente perso la testa per quel do’hao. All’inizio cercai in tutti i modi di levarmelo dalla testa…io, Kaede Rukawa, non potevo perdere tempo con queste sciocchezze. La mia vita era solo il basket e presto sarei andato in America, non mi potevo far distrarre da quella scimmia casinista. In quel periodo, però, non avevo ancora fatto i conti con quel sentimento che, sempre più forte, prendeva piega dentro di me. Sinceramente nemmeno ora so con sicurezza se si trattasse d’amore o altro, fatto sta che quel giorno, quando mi prese fra le braccia, non potei continuare a mentire a me stesso e mi lasciai definitivamente andare. Da lì seguirono settimane fatte di sorrisi, baci, carezze, coccole e…amore. Poi però tutto quello che avevamo condiviso si sgretolò di fronte a quelle accuse taglienti e cattive che lui mi fece. Da quel giorno la mia vita tornò apparentemente quella di prima… tutti i nostri compagni di squadra, e forse anche Hanamichi stesso, pensavano che quella separazione non mi avesse minimamente toccato. Come si sbagliavano…

Durante l’estate poi fui convocato per il ritiro della nazionale juniores giapponese e lì rividi Akira Sendoh……

 

 

Ero appena tornato dalla deludente esperienza dei campionati nazionali, che ricevetti la chiamata dell’allenatore del Giappone, il quale mi comunicò la mia convocazione per il ritiro della nazionale. Non so se la notizia mi fece in qualche modo felice, lì per lì rimasi impassibile, prendendo nota dell’ora e del giorno della partenza.

Arrivai all’appuntamento con qualche minuto di anticipo e, dopo aver passato in rassegna i “miei compagni d’avventura”, presi posto nell’ultimo vagone del treno che ci era stato riservato. Una cosa che notai solo dopo qualche ora di viaggio, fu la totale assenza di giocatori dello Shohoku, a parte me. Non mi aspettavo certo di trovarmi di fronte Sakuragi, anche perché aveva riportato un brutto infortunio alla schiena, ma pensavo che giocatori come Mitsui, Miyagi e Akagi sarebbero stati chiamati.

Le uniche matricole, oltre il sottoscritto, furono quella testa calda di Kyota e Hiroshi Morishinge. Per il resto furono convocati giocatori del calibro di Sendoh, Maki, Jin, Fujima, Dai Moroboshi, la cosiddetta “Stella di Aichi”, Minami e  Sawakita.

 

Una volta arrivati ci dirigemmo in albergo dove ci furono assegnate le stanze. Con molta sorpresa capitai in camera con Sendoh e, sebbene fui contento di non essere finito insieme a quella scimmia di Kyota, non potei fare a meno di pensare che Hanamichi ne sarebbe stato gelosissimo. Quando stavamo insieme, infatti, si lamentava spesso di certi “porcospini hentai che avevano mire sulle volpi altrui”. Ricordando questo aneddoto un lieve sorriso sfuggì dalle mie labbra…

 

“Allora anche tu sai ridere, Rukawa!”

 

Mi girai subito verso il suono di quella voce, con la mia espressione nuovamente impassibile, e vidi Sendoh avvicinarsi.

 

Hn

 

“Dai, ora non iniziare con i tuoi soliti hn. Lo sai che se possibile sei ancora più bello quando ridi?”

 

Io non feci molto caso alle sue parole anche perché ero abituato a simili apprezzamenti da parte sua e, voltandogli nuovamente le spalle, mi diressi in camera.

 

 

I primi giorni di allenamento furono davvero massacranti, anche per me che ero abituato a passare giornate intere con un pallone di basket in mano. Tutti i giocatori presenti al ritiro inoltre avevano delle indiscutibili qualità tecniche e quindi fu ancora più stimolante confrontarmi con loro.

 

Dopo un primo periodo di “assestamento” tutti i miei compagni di squadra iniziarono a uscire la sera per i vari locali notturni. Anche Sendoh le prime volte  prese parte a queste serate di puro divertimento, ma poi, vedendo che io continuavo a preferire il silenzio della mia camera alla loro compagnia, decise di restare con me.

 

“Guarda che se lo fai per me puoi anche andare, non ho bisogno di te”

 

Gli dissi una sera, dopo aver rinunciato per l’ennesima volta ad uscire.

 

“Lo so che faresti benissimo a meno della mia compagnia, ma io voglio restare lo stesso”

 

“Contento tu…”

 

Dopo questo breve scambio di battute mi accinsi ad andare a dormire, ma una sua domanda mi lasciò di sasso…

 

“Lo ami ancora, vero?”

 

Hn?”

 

“Non fare il finto tonto Rukawa, ti ho chiesto se provi ancora qualcosa per Sakuragi o se tra voi è davvero tutto finito”

 

Sinceramente non mi aspettavo una domanda così diretta da parte sua, ma volli rispondergli lo stesso:

 

Se ti fa piacere sentirtelo dire, si, ci siamo lasciati e non ritornerò indietro”

 

A queste mie parole il suo sorriso si accentuò maggiormente.

 

“Mi fa piacere”

 

“Non credere che ora avrai qualche possibilità in più, Sendoh

 

“Questo è tutto da vedere”

 

 

Nei giorni successivi il suo comportamento nei miei confronti cambiò radicalmente… Non fece più quei suoi soliti apprezzamenti sul mio aspetto fisico, ma si limitò a starmi accanto come un vero amico. Una sera andammo addirittura a fare una passeggiata sulla spiaggia e lì mi accorsi che qualcosa in me stava mutando. Eravamo sdraiati sul bagnasciuga, spalla contro spalla, quando Sendoh si sporse verso di me e mi baciò. Inizialmente rimasi immobile, sconcertato da quel suo gesto, ma una volta presa coscienza delle sue labbra sulle mie non lo respinsi. Anzi, approfondii maggiormente il bacio, trasformandolo in un duello infinito delle nostre lingue. Quando Akira si rese conto di quello che stava succedendo alzò il viso verso di me con un’espressione confusa, chiedendo spiegazioni:

 

Ruka…”

 

Io però non gli diedi tempo di continuare la sua frase perché lo presi per un braccio e lo tirai nuovamente verso di me. Ci baciammo per diversi minuti, fino a che entrambi non fummo a corto di fiato.

Quando tornammo in albergo non ci furono chiarimenti su ciò che era appena successo, tutti e due sapevamo benissimo che da quel giorno qualcosa era cambiato…

Il mattino seguente, appena mi svegliai, vidi il volto di Akira dormire tranquillo sulla mia spalla. Chissà quando si era infilato nel mio letto…

Senza fare rumore uscii dalla camera per andare a fare la mia solita corsa mattutina. Una volta sulla spiaggia, però, vidi una figura familiare, lì, sul bagnasciuga, proprio dove io e Sendoh il giorno prima ci eravamo baciati. Rimasi impassibile nel trovarmelo di nuovo davanti e lo stesso fece lui, una volta che si accorse della mia presenza. Dopo vari minuti passati ad osservarci fu proprio Hanamichi a interrompere questo silenzio:

 

“Ehi volpe, che ci fai qui?”

 

Hn do’hao, potrei farti la stessa domanda”

 

“Certo che non cambierai mai!”

 

Mi disse, con una punta di rammarico, e forse tristezza, nella voce.

 

Anche tu, sei il solito do’hao

 

Detto ciò mi sedetti vicino a lui e solo allora mi accorsi che teneva in mano delle lettere. Lui dovette intuire i miei pensieri perché disse:

 

“Sono lettere di Haruko, kitsune impicciona!”

 

Stranamente ciò non mi fece nessun effetto, non provai più gelosia nel sentire nominare l’Akagi dalle sue labbra.

Solo dopo quell’incontro capii che la nostra storia era definitivamente finita e che nel mio cuore stava nascendo qualcosa d’importante per un’altra persona.

 

Da quel giorno mi misi insieme a Sendoh e scoprii molti lati del suo carattere che prima ignoravo.

 

 

Fino a oggi non mi ero mai pentito della scelta che avevo fatto, ma ora… Non so più cosa pensare.

Improvvisamente suona il telefono di casa, ma non ho voglia di alzarmi… Dopo un po’ di squilli si attiva la segreteria telefonica e sento la voce di Akira:

 

“Ciao Kaede, appena leggi questo messaggio potresti venire da me? Sono in palestra, mi raccomando è importante”

 

Il suo tono molto serio mi ha stupito non poco. Cosa sarà successo?

 

Mentre mi accingo a raggiungerlo, tutti i miei dubbi sono incredibilmente scomparsi e ho la consapevolezza che, ancora una volta, il mio orgoglio avrà la meglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE:

-Sendoh dopo alcuni capitoli di assenza è ricomparso e nel prossimo capitolo ci sarà in qualche senso una svolta.

-In questo capitolo, invece, non succede praticamente niente a parte i dubbi, comprensibili, di Kaede. Ho voluto inoltre ricostruire, attraverso un flashback, la nascita del rapporto tra Rukawa e Sendoh. È stato abbastanza svelto, con pochi particolari, ma ho voluto scrivere solo le cose essenziali perché appunto era un ricordo e non un fatto vissuto al momento.

Che dire ancora? spero che vi sia piaciuto questo capitolo che non vi abbia annoiato particolarmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO SEI ***


“Ciao Kaede, appena leggi questo messaggio potresti venire da me

Ecco il sesto capitolo, scusate il madornale ritardo… Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa ff e in particolare le ragazze che hanno commentato. Purtroppo per sbaglio mi si è cancellata l’intera ff e l’ho dovuta ripostare di nuovo, quindi alcuni commenti mi si sono cancellati ç__ç e non ho fatto in tempo a leggerli. Comunque ringrazio di nuovo tutti!!

 

 

CAPITOLO SEI

 

 

 

 

 

“Ciao Kaede, appena leggi questo messaggio potresti venire da me? Sono in palestra, mi raccomando è importante”

 

Ho appena lasciato un messaggio nella segreteria telefonica di Kaede. Lo so, sicuramente l’avrò disturbato e non mi vorrà vedere dopo che ieri me ne sono andato senza salutarlo, ma è una cosa importante.

Ho rimandato a lungo questo discorso perché ancora non c’era niente di sicuro, solo speranze, ma oggi mi hanno dato la risposta definitiva ed è giusto che ne parli con il mio ragazzo, anche perché in un certo modo è lui il diretto interessato.

 

 

FLASHBACK

 

 

Sono appena uscito da casa di Kaede e mi accorgo che è notte fonda…buia, nera, proprio come la mia anima ora. Non fa particolarmente freddo, ma c’è un leggero venticello che accarezza delicatamente i miei capelli.

Ora vorrei andarmene in un bar, ubriacarmi e non pensare più a niente. Ma non è da me, o meglio, non lo è da quando sto con lui.

 

 

 

Prima le mie giornate erano sempre uguali, basket, pesca e notti in giro per locali con i soliti amici in cerca di qualche bella ragazza… o ragazzo, per me è sempre stato indifferente. Poi un giorno mi sono innamorato di Kaede, dopo averlo visto giocare per la prima volta a basket. Era splendido, non avevo mai visto un ragazzo tanto bello… la divisa che indossava, poi, lo fasciava come una seconda pelle, mettendo in evidenza la sua figura snella.

 

Poco dopo venni a sapere che il ragazzo che avevo incontrato, altri non era che Kaede Rukawa, la matricola d’ora dello Shohoku. A metà Aprile me lo ritrovai come avversario durante l’amichevole con la nostra squadra, il Ryonan. Quel giorno potei constatare personalmente tutta la sua bravura, nonché uno spirito competitivo fuori dal comune.

In quell’occasione vincemmo noi, grazie a un mio canestro allo scadere. Conoscendolo, so quanto ci sia rimasto male, ma non lo diede assolutamente a vedere, come invece fece Sakuragi.

 

Forse fu proprio da quel giorno che ti accorgesti di me. Perché, diciamocelo amore, tu consideri le persone solo in base alla bravura che queste hanno nel basket.

Ancora mi ricordo tutte le nostre sfide nel campetto vicino  casa tua; ogni volta che perdevi, poi, volevi assolutamente la rivincita. E non era importante se era già calata la notte e non riuscivi a vedere da un canestro all’altro, causa la scarsa illuminazione. Per te contava, “conta”, solo vincere, la sconfitta non è mai stata nel tuo DNA.

Sinceramente non pensavo che un giorno mi avresti guardato, non più come un avversario da battere, ma come un possibile amante. Al momento ero stato felice, ma ora, devo ammetterlo, ho paura. Per la prima volta nella mia vita, ho davvero paura…Ho paura di perderti, ho paura di svegliarmi e scoprire che era stata tutta una bella favola, ma soprattutto ho paura dei tuoi sentimenti per Sakuragi.

 

 

 

Sono ancora immerso nei miei pensieri, quando arrivo a casa. I miei oggi non ci sono, hanno ricevuto un invito da parte dei vicini, per un compleanno credo. Sarei dovuto andarci anche io con loro, ma ho rifiutato perché credevo che questa notte l’avrei passata con Kaede.

 

Senza accendere le luci del salone, mi dirigo direttamente in camera mia e mi sdraio sul letto, addormentandomi all’istante.

 

 

Dei tenui raggi solari penetrano dalla finestra leggermente aperta, rischiarando la stanza avvolta nell’ombra. I miei occhi si aprono lentamente, mentre tutto il mio essere registra che è appena mattina. Poso lo sguardo verso la sveglia e noto essere le sei.

 

È praticamente l’alba…

 

Invece di rimettermi a dormire, come avrei fatto in tutti gli altri giorni, mi alzo di malavoglia e vado a farmi una doccia. Quando esco dal bagno, mi accorgo d’aver fatto un po’ tardi e così, senza fare colazione, mi dirigo verso l’istituto.

Ora, nelle situazioni normali, non avrei tutta questa fretta di andare a scuola, ma oggi è un giorno particolare e devo essere lì prima che inizino le lezioni.

 

Dopo aver rischiato di essere investito non so più quante volte, finalmente arrivo davanti l’edificio scolastico, stremato dalla lunga corsa. Senza entrare in classe, mi dirigo direttamente in palestra, dove noto la figura dell’allenatore e di un’altra persona. Appena si accorgono della mia presenza, Taoka accenna un sorriso e io mi stupisco di vedere quell’espressione sul suo volto, soprattutto nei miei confronti. Di solito è perennemente arrabbiato con me, per qualsiasi cosa.

 

“Ben arrivato Sendoh, ti stavamo aspettando!” Mi dice con un’insolita gentilezza il mister.

 

Io non parlo, troppo ansioso di sapere l’esito dell’ “esame”, e mi volgo direttamente verso l’altra persona, che finora si è limitata a scrutarmi.

Deve capire la mia impazienza perché senza troppi preamboli inizia a parlare:

 

“Allora Sendoh, ti ho visto giocare nelle partite contro il Kainan e lo Shohoku e devo dire che è vero quello che si sente in giro sul tuo conto: hai un talento eccezionale. Però…” E si interrompe un attimo. Ecco, lo sapevo che c’era qualcosa che non andava… “…sono rimasto letteralmente folgorato vedendoti giocare nelle amichevoli con la nazionale juniores.”

 

“Cosa?” Non capisco, non mi sembra di aver fatto niente di eccezionale.

 

Come se mi avesse letto nel pensiero, riprende a parlare:

 

“Non è tanto il tuo modo di giocare ad avermi impressionato in quelle partite, quanto la tua sincronia con Kaede Rukawa, l’ex matricola dello Shohoku. Siete una coppia imbattibile, sono certo che insieme riuscirete a sfondare in America. Per questo vi voglio tutti e due con me, nella stessa squadra”:

 

“………” Io non ho parole. Speravo mi prendessero, ma non credevo di avere l’occasione di giocare addirittura insieme a Kaede.

 

“Naturalmente vi trasferirete immediatamente” Continua lui, interrompendo i miei pensieri “siete ancora in tempo per partecipare al campionato che si sta svolgendo in questo periodo. Domani passerò anche al liceo Shohoku per parlare con l’allenatore di Rukawa e col giocatore. Se durante il giorno hai occasione di vederlo, però, accennagli a questa mia proposta così domani mi darà subito una risposta”.

 

“Va bene, glielo dirò”. Ribatto io, ancora incredulo.

 

“Perfetto. Allora noi ci vediamo nei prossimi giorni per discutere bene del contratto. Oggi ero solo venuto per informarti delle mie scelte. Arrivederci”.

 

“Arrivederci. Signor…?” Cazzo, mi sono dimenticato anche come si chiama…

 

Paul Soars

 

“Allora arrivederci signor Soars”.

 

Dopo aver fatto un leggero inchino, in segno di saluto, lascia la palestra accompagnato dal mister.

 

 

FINE FLASHBACK

 

 

 

Ora sono qui, all’entrata della scuola, ad aspettare Kaede. Quando mi convinco che ormai non verrà più, sento in lontananza suoni di clacson e urla di automobilisti.

 

Bene, è arrivato.

 

Alzo lo sguardo e lo vedo sbucare da una curva, con la sua solita aria addormentata.

 

Mmm…ha decisamente qualcosa che non va. Non è da lui restare sveglio mentre è su quella bicicletta rosa.

 

Appena arriva, si ferma davanti al cancello e mi saluta con il suo solito “Hn”. Devo dire che un po’ ci rimango male. Certo, non mi aspettavo, ne pretendevo, mi baciasse davanti a tutti, ma almeno un ciao poteva sforzarsi di dirlo.

Quando vede il mio sguardo indurirsi e il mio solito sorriso spegnersi, capisce di essere stato un po’ troppo freddo. La sua espressione si fa più dolce e mi invita a salire. Io lo guardo confuso e allo stesso tempo spaventato. Non vorrà mica farmi salire sulla sua bicicletta, vero? Vorrei vivere qualche altro anno…

Purtroppo, però, i miei sospetti sono più che fondati perché mi dice:

 

“Dai sali, andiamo a parlare in un posto più tranquillo”.

 

Solo ora mi accorgo di essere circondato dagli sguardi adoranti di tutte le ragazzine della scuola. Intervallano la loro attenzione tra me e Kaede, estasiate dal vederci così vicino e per giunta insieme. Un paio della mia classe mi vengono incontro sorridenti e io la saluto affettuosamente. Quando rialzo lo sguardo, però, noto due occhi di ghiaccio fissare me e le due ragazze che mi sono vicino.

Senza dire niente, allora, mi decido finalmente a salire sulla sua bicicletta.

 

Quando ci siamo allontanati di qualche metro, inizio a parlare:

 

“Non sarai mica geloso?” lo prendo in giro, sorridendo.

 

“Io geloso? Tsk…Non dire cazzate Akira!” Mi risponde lui, più arrabbiato del solito.

 

Questa volta decido di non ribattere e di lasciare a lui l’ultima parola. Sono contento che si sia infastidito vedendomi abbracciare quelle ragazze, vuol dire che un po’ a me ci tiene.

 

“Si può sapere che hai da ridere?” Continua Kaede, sentendomi sghignazzare contro la sua schiena.

 

“Niente niente. Dai, fermati qui che poco più avanti c’è un parco. La mattina non ci dovrebbe essere nessuno”.

 

 

Dopo qualche minuto siamo entrambi sdraiati sul prato. Anche oggi la giornata non è molto fredda. Il cielo è ricoperto di nuvole, ma non credo si metterà a piovere.

Volgo lo sguardo verso Kaede e mi accorgo che, contrariamente alle mie previsioni, non si è addormentato. Sentendosi osservato, si gira dalla mia parte e, con un movimento fulmineo, mi bacia.

All’inizio rimango un po’ spiazzato, ma quando sento la sua lingua accarezzarmi le labbra per chiedermi accesso, trasformo quel semplice sfiorarsi in un bacio passionale. Quando ci stacchiamo, sono io il primo a parlare:

 

“E questo cos’era?” gli domando, riferendomi al suo gesto.

 

Lui, dopo avermi lanciato un’occhiata maliziosa, risponde:

 

“Secondo te? Io lo chiamo bacio…”

 

“lo so che era un bacio… Ma perché l’hai fatto? Di solito sono sempre io chmmmmpf

 

Prima che possa finire la frase, però, vengo interrotto dalle sue labbra premute di nuovo sulle mia. Sento una sua mano accarezzarmi i capelli e quando si alza leggermente da me riprende a parlare:

 

“Era per chiederti scusa per come mi sono comportato ieri”.

 

“Allora diciamo che per farti perdonare dovrai sforzarti un po’ di più” rispondo io, guardandolo a mia volta con malizia.

 

Prima che parta all’assalto, però, continuo:

 

“Ora ti devo parlare, poi penseremo al resto. Stammi bene a sentire, è una cosa seria”

 

E così gli racconto tutto, partendo da aprile, quando un supervisore americano era venuto a vedermi giocare, su consiglio di Taoka. Gli racconto della possibilità di giocare negli USA e, infine, l’incontro di questa mattina.

 

Kaede rimane in silenzio ad ascoltare ogni mia parola. Solo dopo aver terminato, si decide a parlare:

 

“Ho capito bene? Questo signor Soars vuole portarci in America con lui?”

 

Io sorrido, di fronte al suo sguardo incredulo e gli ripeto quello che mi ha detto il supervisore:

 

“Si Kaede, è proprio così. Giocheremo in un college statunitense importante e poi potremo sfondare nell’NBA. Insieme!”

 

A quest’ultima parola, lo vedo stringere i pugni e alzarsi in piedi di scatto.

 

Ma che hai? Non sei contento?” gli domando, spiazzato da questa sua reazione.

 

Si che sono contento idiota. Hai detto che domani viene in palestra, vero?”

 

“Si, per parlare con il signor Anzai e con te”.

 

“Allora a domani”. E così dicendo se ne va, senza degnarmi di uno sguardo.

 

 

 

 

Nel prossimo capitolo si spiegherà bene la reazione “strana” di Rukawa, anche se penso sia facilmente intuibile.

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