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(piccolo avvertimento per rendere più
semplice la lettura: questo primo capitolo riprende la storia da una delle
ultime puntate del cartone e precisamente da quando Strawberry scopre che
Profondo Blu e Mark sono la stessa persona.)
Strawberry camminava a passo spedito per le strade: la sua
città non le era mai parsa tanto bella! Il sole splendeva nel cielo
sereno e finalmente aveva un po’ di tempo libero da dedicare a sé
stessa e soprattutto a Mark. Il solo pensare al ragazzo la fece arrossire.
Quanto era bello! Ne aveva conosciuti, lei, di ragazzi carini o piacenti, ma
nessuno poteva eguagliare Mark. Lui era davvero meraviglioso!
Strawberry saltellava
allegra facendo svolazzare la gonna della divisa scolastica. Lo avrebbe
aspettato alla solita panchina nel parco, ma questa volta non sarebbero andati
al Caffè Mewmew: avrebbero fatto un romantico giro lungo il fiume o
magari chissà, lui avrebbe proposto di andare al cinema o a qualche
mostra interessante. Era sempre così pieno di interessi, lui! Strawberry
a volte si sentiva un po’ inferiore, perché lei era, in fondo, una
persona come tante altre. Certo, aveva il potere di trasformarsi in Mewberry,
ma questa capacità era da annoverare più fra i fastidi che fra le
glorie!
Non che Strawberry fosse
realmente dispiaciuta di essere una Mewmew: aveva conosciuto tante persone
interessanti in questa avventura e poi ora che anche Mark faceva parte del
team, non aveva più paura di nulla e anzi, il lavoro al Caffè le permetteva
di passare del tempo col suo adorato.
Sempre persa in dolci
pensieri, Strawberry arrivò al parco. Era in lieve ritardo e se lo
rimproverò.
Strawberry “Sei
sempre la solita!!! Non dovresti far aspettare Mark!”
Ma, arrivata sul luogo
dell’appuntamento non vide traccia del ragazzo.
“Forse il mio
orologio è un po’ avanti” si disse la ragazza lasciandosi
cadere scompostamente sulla panchina “Be..pazienza, per una volta
aspetterò io! In fondo Mark non è mai stato in ritardo!”
Strawberry
sospirò. Era contenta quel giorno, si sentiva bene. Eppure da qualche
minuto avvertiva un senso di disagio. Non sapeva spiegarselo: tutto stava
andando alla perfezione e fra poco Mark sarebbe arrivato così avrebbero
potuto passare un pomeriggio assieme senza che nessuno dicesse loro cosa
dovevano o non dovevano fare.
Le tornò in mente
la prima volta che aveva conosciuto Ryan. Doveva essere più o meno in
quel luogo. Lui l’aveva presa in braccio e portata in salvo, per poi
svelarle che in realtà lei era una prescelta e che avrebbe dovuto
combattere per salvare la terra dagli alieni. Non era stato per niente cortese
con lei. In realtà non lo era mai e Strawberry l’aveva preso
subito in antipatia. Quante arie da so-tutto-io che si dava! E poi faceva
sempre il prezioso! Una persona insopportabile!
Eppure la visione
d’insieme di quel ragazzo le sfuggiva di continuo. C’erano un sacco
di particolari che non si incastravano nel puzzle che formava la sua figura.
Erano solo dettagli, certo, ma Strawberry non riusciva a toglierseli dalla
mente, perché l’avevano colpita. Era come se da dietro quella
faccia di bronzo ogni tanto emergesse un’altra persona, più umana.
Come quella volta che le aveva chiesto scusa per tutti i guai che le stava
procurando, come quando le aveva detto che lui le avrebbe sempre protette, come
quando aveva saputo la triste storia della sua famiglia. In
quell’occasione Strawberry si era sentita molto vicina a lui quando gli
aveva detto che le dispiaceva, ma lui l’aveva ripagata con uno dei suoi
sorrisi indecifrabili e l’aveva baciata per dispetto, per farla
trasformare in gatto.
“Se ci penso mi
viene una rabbia!!!” pensò la ragazza facendosi livida in volto.
“Ora basta pensare
a queste cose! Sarà meglio chiamare Mark….mi preoccupa il fatto
che ancora non si veda…”
Strawberry
afferrò il cellulare e compose il numero del fidanzato. Il segnale di
libero le suonò più volte nell’orecchio prima di far
scattare la segreteria telefonica.
“Strano che non
risponda” pensò la ragazza sempre più allarmata. Quel senso
di fastidio e di ansia non le dava pace.
“Proverò a
chiamare a casa” si disse cercando di mantenere la calma.
Nuovamente il telefono
squillò a lungo e Strawberry stava quasi per attaccare quando una voce
dall’altro capo rispose.
- Pronto?
- Pronto! Buonasera signora,
sono Strawberry, un’amica di Mark. Volevo sapere se è in
casa…
- No, mi spiace –
rispose la madre di Mark – è uscito alle due e so che non
rientrerà fino all’ora di cena…se vuoi posso riferirgli un
messaggio…
- No grazie signora, non
si preoccupi, non è niente di urgente! Arrivederci!
- Arrivederci!
Strawberry scostò
il cellulare dall’orecchio. Non le piaceva, non le piaceva proprio per
niente questa storia. La ragazza compose un numero.
- Pronto?
- Pronto Kyle! Ciao sono
Strawberry…senti…so che puoi rintracciare chiunque di noi sul tuo
computer…e…ecco…avrei bisogno di sapere dov’è
Mark…sono un po’ preoccupata…sai dovevamo vederci, ma lui non
è arrivato e di solito è sempre puntuale…
- Avrà trovato
qualche bella biondina – rispose una voce roca e familiare.
- Ryan! Dovevo capirlo
che eri tu! Comunque questo non è il momento di scherzare! Sono
preoccupata!!
Il ragazzo non
faticò a cogliere il tono allarmato di Strawberry e non fece altre
obiezioni.
- Ok, sta
calma…riferisco subito a Kyle e ti faccio sapere…resta in
linea…
Strawberry sentì
il suono del telefono che veniva appoggiato sulla scrivania, poi le voci di
Kyle a Ryan e il rumore del computer che eseguiva la ricerca.
- Strawberry?
- Dimmi Ryan!
L’avete trovato?
- Si..- la voce del
ragazzo era stranamente seria.
- Che c’è?
Cos’è successo?? – Chiese Strawberry mentre il presentimento
che aveva avuto si ingigantiva a dismisura nella sua mente.
- niente…non ti
preoccupare, Mark è qui nel parco…..
- Ah..allora sta
arrivando! Grazie mille Ryan e ringrazia Kyle, gli vado in contro..
- Aspetta!
- Cosa c’è?
- non lo sappiamo di
preciso, ma c’è qualcosa di strano lì attorno. Il computer
non riesce a decifrare le onde…sembra un campo mew, ma è
potentissimo…non sappiamo di cosa si tratti. Vai a dare un’occhiata,
ma con prudenza, siamo intesi? Intanto avverto le altre. Tieniti in contatto
con me, d’accordo?
- Si, si certo…
- Strawberry…non
sto scherzando…fa’ attenzione!
Ryan sembrava davvero
preoccupato.
- Non ti preoccupare
Ryan starò attenta! E poi se c’è Mark lì vicino non
corro alcun rischio! Ti faccio sapere! Ciao!
- Strawb… Troppo
tardi! Ha appeso!- disse Ryan girandosi verso Kyle intento ad armeggiare col
computer. – Se qualche volta mi stesse ad ascoltare invece che essere
così precipitosa!
- Cos’è che non le hai
detto? – Chiese Kyle.
- Che il campo di
energia che abbiamo trovato non viene da un punto imprecisato vicino a dove si
trova Mark, ma da Mark stesso… Senti…avvisa tu le altre per favore.
Dì loro che è urgente…ci vediamo dopo
- Ryan aspetta – Kyle
tentò invano di fermarlo – Ma dove vai??
Il ragazzo biondo non si
voltò neppure per rispondere – Da Strawberry…non posso
lasciarla sola!
- Ma è
pericoloso…- cercò di obiettare Kyle - ..non sei ancora in grado
di aiutarla…
Inutile. Ryan se
n’era già andato. Non c’era proprio verso di farlo ragionare
quando una delle ragazze del team era in pericolo, soprattutto se si trattava
di Strawberry.
Il suo intuito di gatto
la stava mettendo in guardia. C’era davvero qualcosa che non andava
lìattorno e non c’era
certo bisogno che glielo dicesse il computer di Kyle. L’istinto le
suggeriva che qualcosa di pericoloso si aggirava nei paraggi. Doveva sbrigarsi
a trovare Mark perché poteva trovarsi in guai seri. In fondo, come aveva
dimostrato in più d’un’occasione, lui poteva sfruttare la
sua forza di cavaliere blu solo per difendere Strawberry. Era una cosa molto
romantica, certo, ma anche molto pericolosa per l’incolumità di
lui che pure aveva saputo sempre reagire con grande forza fino a quel momento.
Tutti questi pensieri si
agitavano nell’animo di Strawberry mentre correva per i viali del parco
con l’agilità di un felino. Cercava disperatamente il ragazzo con
lo sguardo, ma non riusciva a distinguere nient’altro che verde
finché ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione.
Non era stato
propriamente qualcosa che aveva visto, quanto piuttosto qualcosa che aveva
percepito. Mark era lì, ne era sicura. Era dietro alle mura del
monumento che sorgeva nel parco, proprio prima delle scale che conducevano al
tempio.
“Finalmente”
pensò sollevata Strawberry “Ti ho trovato!”
Stava per chiamarlo ad
alta voce quando qualcosa le bloccò la voce in gola.
Mark stava immobile nel
centro dello spiazzo, la cartella che aveva con sé era caduta ai suoi
piedi e il ragazzo era preda di spasmi violenti. Una luce azzurrognola
circondava il suo corpo e emanava un’energia incredibile.
- Ma che succede??
– mormorò Strawberry a mezza voce.
Sembrava che Mark si
stesse trasformando nel cavaliere blu, ma qualcosa non tornava. - Mark –
sussurrò la ragazza con un filo di voce.
A risposta, la luce
attorno al corpo del ragazzo divenne più intensa finché esplose
in mille fasci azzurri accecando Strawberry e Ryan, che nel frattempo era
arrivato. Si alzò un fumo denso: il ragazzo non si vedeva più.
Strawberry avanzò
nel fumo coprendosi la bocca per non respirarne.
- Aspetta! – Ryan
l’afferrò per un polso – sta’ attenta…potrebbe
essere pericoloso
Strawberry lo
guardò con occhi di fuoco – Proprio perché è
pericoloso devo andare!! Mark è di certo nei guai! Credi che io possa
restare qui ad aspettare senza far niente??
Strawberry si
liberò dalla stretta con uno strattone. Si sentiva svenire per il fumo e
per la paura: cosa stava succedendo? Dov’era Mark, perché non le
rispondeva?
- Ma che succede??
– disse una voce poco lontano da loro.
- Mina! –
chiamò Strawberry che aveva riconosciuto la voce dell’amica.
- Siamo qui Strawberry,
ci siamo tutte! – rispose Lory.
- Ma cosa è
successo qui? – interloquì Paddy.
Strawberry non fece in
tempo a rispondere. Dal luogo esatto in cui si era generata l’esplosione
iniziò a soffiare un vento innaturale, troppo improvviso e troppo forte.
Le ragazze si coprirono
gli occhi per evitare la polvere sollevata dal turbine.
Ma cosa succedeva?
Poi quando il vento fu
placato una sagoma si stagliò dietro gli ultimi sbuffi di fumo. Era un
profilo familiare. Strawberry sentì il cuore riaversi.
- Cavaliere blu! Allora
stai bene!
Con le lacrime agli
occhi la ragazza stava per buttargli le braccia al collo, quando il velo di
fumo si dissolse.
- Ma cosa.. –
riuscì a mormorare Tart che nel frattempo aveva fatto la sua apparizione
seguito da Pie e Gish.
Gli occhi di Strawberry
si dilatarono a dismisura, il sangue le si ghiacciò nelle vene, il cuore
perse un battito.
Davanti a loro stava
qualcuno che non avevano mai visto. Era in tutto e per tutto simile al
cavaliere blu, ma i suoi capelli erano neri come la pece e gli occhi di
ghiaccio erano bordati di rosso carminio.
- Mark..- lo
chiamò Strawberry alzando debolmente una mano verso quell’essere
che era apparso.
- Stupida umana! –
rispose quello sprezzante – Il mio nome non è Mark! Eppure avresti
dovuto capirlo. Sono io, sono Profondo Blu.
Un silenzio
agghiacciante era sceso in mezzo a loro. Profondo blu…allora era lui! Ma
come era apparso? e dove era finito Mark? e perché quel mostro aveva lo
stesso aspetto del cavaliere blu? Ognuno cercava di mettere ordine nella
propria mente, di arrivare a sciogliere l’enigma. Come era possibile?
Una spiegazione
c’era in realtà, molto semplice e immediata, ma così
assurda che era impossibile da accettare.
- Maledizione –
imprecò Ryan sbattendo violentemente un pugno sul terreno – Avrei
dovuto capirlo subito!
La risposta si stava
facendo strada pian piano anche nelle menti degli altri presenti, ma quella di
Strawberry ancora non voleva cedere alla dura logica dei fatti.
- Cos’ hai fatto a
Mark? Dove lo hai portato, maledetto!? – Urlò la ragazza
stringendo i pugni in direzione dell’avversario – dimmelo subito o
sarà peggio per te!
Per tutta risposta
Profondo blu scoppiò in un’orribile risata.
- Evidentemente ti ho
sopravvalutata micina! Non hai ancora capito?
La guardò negli
occhi mentre quelli di lei sprizzavano fuoco.
- Io sono
Mark…o meglio, lo ero!
L’alieno fece una
pausa per gustare a pieno la reazione di Strawberry che era rimasta immobile,
impietrita. Qualcosa dentro di lei si era rotto, spezzato. La realtà
iniziava appena ad affacciarsi alla sua mente, come un’immagine sfocata
che all’improvviso acquista nitidezza, ma già stava lacerando
tutte le sue certezze.
Strawberry aprì
la bocca, ma non riuscì ad emettere nemmeno un suono. Poi si
accasciò sulle ginocchia.
Fu solo allora che
riuscì a mormorare – Io…come è possibile…
Profondo blu sorrise
malvagio. Provava un piacere immenso nel vedere lo sgomento dipinto sui volti
dei presenti e in particolar modo su quello di Strawberry. In segreto
pregustava la vittoria finale, il riscatto dalla prigionia a cui era stato
condannato ripagata col dominio illimitato sulla Terra. Mancava poco al suo
trionfo. Pochissimo. E ormai non c’erano più ostacoli sulla sua
strada: poteva concedersi di perdere un po’ di tempo per gustarsi questo
momento, che sognava da sempre.
- Mi deludi proprio!
Pensavo che non fosse tanto difficile da capire! Mark non è mai esistito
Strawberry! Era solo un mezzo, una pedina sulla mia scacchiera. Ma non era
reale!
- Certo che era reale!
Come puoi dire una cosa simile! – gridò Lory – non devi
ascoltarlo Strawberry! Sta solo cercando di confonderti!
Strawberry non si
muoveva. Avrebbe voluto credere alle parole di conforto dell’amica, ma
ora che Profondo blu le aveva mostrato una parte di verità, il suo
istinto le suggeriva che non c’era niente di falso nelle sue
affermazioni.
- è inutile che
cerchi di consolarla Lory! Quello che sto dicendo è tutto vero!
- No! Io non ti credo!
– gridò di nuovo Lory trasformandosi. – FIOCCO
D’ACQUA!
L’attacco della
Mewmew andò a segno, ma non scalfì nemmeno di striscio Profondo
blu che per tutta risposta scagliò un dardo infuocato verso Mewlory
colpendola in pieno.
La ragazza cadde a terra
con un grido.
- Mewlory! – la
chiamò Ryan mentre si precipitava verso di lei. Le altre Mewmew non
persero tempo e si trasformarono a loro volta schierandosi davanti
all’amica ferita per proteggerla da un eventuale nuovo attacco.
Ma Profondo blu non
sembrava avere intenzione di colpire di nuovo. Guardava malvagioStrawberry che era rimasta immobile al
centro del piazzale. Voleva che sapesse tutta la verità così che
la sofferenza potesse ferirla nel profondo.
- Sai Strawberry, non
è stato difficile entrare nei tuoi sogni e trarne tutte le informazioni
di cui avevo bisogno! – sorrise di nuovo – Non hai mai pensato che
Mark fosse troppo perfetto? Non hai mai capito che se era così
meraviglioso ai tuoi occhi era perché era stato progettato esattamente
per soddisfare i tuoi desideri?
Gli occhi di Strawberry
erano ormai vuoti. Neri e senza fondo.
- è così
sai? Tu eri troppo importante per il mio piano! Allora mi sono dato da fare per
creare l’essere umano dei tuoi sogni, una persona perfetta sotto ogni
punto di vista. Sono stato bravo?
Profondo blu ormai si
gongolava osservando sprezzante quell’imbattibile guerriera prostrata ai
suoi piedi, sapeva di averla colpita nel profondo con una ferita mortale.
Ed era proprio
così che Strawberry si sentiva. Morta dentro.
- Ho creato Mark
assecondando ogni tua aspettativa e l’ho lasciato agire come tu avresti
voluto. Ma lui non era che un corpo. E io ero dentro di lui e lo manovravo.
Persino la trasformazione in cavaliere blu non ti ha fatto nascere alcun
sospetto? – rise di nuovo – Ma come! Non ti sei accorta che il tuo
amato cavaliere ha fatto la sua comparsa proprio quando sentivi il bisogno di
essere protetta? Non ti è sembrata una coincidenza strana,
Strawberry?
La ragazza non poteva rispondere. Era immobile. Aveva
subito un colpo troppo duro, troppo difficile da sopportare, più
doloroso di mille ferite. E la cosa peggiore era che non aveva dubbi: sapeva
che era la verità! Così si spiegavano tante cose…ma era
difficile da accettare. All’improvviso si sentiva stanca, senza nemmeno
le energie per muoversi e rialzarsi dignitosamente in piedi.
Era….sconfitta.
- Perché lo hai
fatto, mostro?! perché l’hai difesa tante volte dagli attacchi dei
tuoi stessi scagnozzi se poi volevi eliminarla!? – chiese Mewmina urlando
tutto il suo dolore per l’amica.
- Per divertimento
– rispose serafico e glaciale Profondo blu – Ma non solo…in
realtà mi serviva qualcosa da lei….qualcosa che non potevo
prendere con la forza….mi serviva il suo amore!
- Maledetto! –
urlò Gish – Mi hai ordinato di ucciderla nonostante tutto e quando
ci stavo riuscendo proprio tu sei intervenuto a fermarmi…mi hai quasi
ucciso con quella ferita!!!
Profondo blu non si
voltò neppure per guardarlo – Che importanza vuoi che avesse la
tua inutile vita per me?
- ma allora –
esclamò Tart – Gish aveva ragione! Ci hai solo usati per i tuoi
scopi…non hai mai pensato di aiutare il nostro popolo! Non pensavi a
salvarlo!
Profondo blu scoppiò
di nuovo in una risata satanica – Perspicace mio piccolo Tart! Il mio
unico obiettivo è di impossessarmi del cristallo Mew e ora che mi sono
liberato dalla prigionia a cui ero stato relegato per secoli, niente mi
potrà fermare e il mondo sarà in mio potere!
Pie era livido in volto:
era sempre stato onesto con Profondo blu, convinto che fosse importante
mantenere la parola data e ora scopriva che li aveva solo usati.
- spiegami – disse
con la voce piena di rabbia – perché ostacolarci? Stavamo cercando
il cristallo per te…perché metterci i bastoni fra le ruote?
Avremmo potuto renderti il compito più semplice e
rapido…perché schierarsi dalla loro parte?
- Sapevo che eri
intelligente Pie! E visto che fra tutti sei sempre stato il più fedele
ti darò la soddisfazione di sapere prima di ucciderti.
Pie non distolse lo
sguardo stringendo i denti. Profondo blu lo guardava divertito.
- Vedi..in realtà
io non avevo bisogno di voi per la ricerca del cristallo, sapevo esattamente
dov’era! Voi mi servivate solo per fare in modo che tornasse al suo
splendore.
- ancora non capisco
– replicò Pie.
- Mi spiace –
rispose ghignando Profondo blu – ma il tuo tempo è
scaduto…il tempo degli umani è scaduto…addio!
Così dicendo
l’alieno sguainò la spada e iniziò a scagliare i suoi
micidiali attacchi.
Le Mewmew risposero con
le loro tecniche combinate.
Ma fu tutto inutile. La
potenza dirompente di Profondo blu le scaraventò per terra. Tart e Pie
tentarono allora di coglierlo di sorpresa, dato che ormai era chiaro che era
lui il vero nemico. Ma i loro attacchi si infransero sul corpo
dell’alieno senza neppure scalfirlo. Profondo blu sogghignò
lugubre e lanciò un’altra serie di micidiali attacchi che ferirono
i due amici facendoli precipitare.
Profondo blu si
voltò allora verso la sua preda: Strawberry! La ragazza era ancora
immobile, cementificata. Era cosciente, ma si sentiva come sprofondare in un
nulla freddo e incolore. Non era consapevole di quello che stava accadendo intorno.
Non vedeva le amiche ferite, non sentiva la voce di Ryan che invano le imponeva
di trasformarsi e non si era neppure accorta che un attacco di Tart, deviato,
si era abbattuto accanto a lei.
- A noi due micetta
– sussurrò Profondo blu.
Mewlory comprese che se
nessuno avesse fatto niente, per l’amica sarebbe stata la fine. Si
sentiva così debole! Il corpo le doleva ovunque, ma non poteva
arrendersi: tante volte era stata Strawberry a salvare tutte loro, spesso
rischiando grosso. Ora toccava a lei.
“Maledizione!”
pensò Ryan con le lacrime agli occhi “Perché non mi succede
niente?! perché sono così inutile!”. Soffriva nel sentirsi
impossibilitato ad aiutare le sue ragazze. Soffriva nel pensare che persino una
bambina come Paddy era di certo più utile di lui. E tutto per colpa del
suo stupido DNA capriccioso.
Mewlory si alzò a
stento sulle gambe. Ryan cercò di trattenerla.
- Mewlory che stai
facendo?? Seitroppo debole non
fare pazzie!
- Sciocchezze –
rispose lei a fatica e si preparò a scagliare il suo attacco –
Fiocco d’..
Ma non riuscì a
finire. Cadde svenuta tra le braccia di Ryan. Il colpo infertole da Profondo
blu era stato troppo diretto.
- Mewlory –
sussurrò Ryan cercando di svegliarla. Poi il suo pensiero si
spostò sulla scena accanto a loro. Profondo blu aveva il braccio alzato,
stava per scagliare un suo attacco verso Strawberry che era accasciata davanti
a lui, completamente indifesa.
- STRAWBERRY!!!!!!!
– urlò Ryan con quanta voce aveva in corpo
- Addio micetta! –
sibilò Profondo blu e scagliò un lampo di luce che si
abbattè al suolo alzando un nuvolone di polvere.
Ryan fissava la scena
terrorizzato. I suoi occhi azzurri sempre così glaciali erano scossi da
un tremito. Troppo tardi…
- Strawberry –
mormorò piano: gli mancava il respiro. Non poteva crede che fosse
successo davvero…
- Credevi davvero che te
l’avrei lasciata prendere così facilmente!? Illuso! – disse
una voce sprezzante dall’alto di un albero.
Ryan alzò lo
sguardo: era Gish e tra le sue braccia stava adagiata Strawberry, ancora viva.
L’alieno aveva aspettato l’ultimo momento per intervenire: aveva
afferrato la Mewmew
al volo e l’aveva messa in salvo.
A Ryan sembrò di
rinascere.
- Gish! – disse
irato Profondo blu – Avrei dovuto aspettarmelo da uno come te! Era logico
che vigliacco come sei ti saresti nascosto per poi cogliermi di sorpresa!
- è inutile che
tenti di farmi perdere la calma. Non farò qualche stupida mossa solo per
orgoglio – gli sorrise sprezzante – Ho un carico troppo prezioso
per poter rischiare. Arrivederci! – disse poi.
Nell’aria si
aprì un vortice dimensionale e Gish sparì oltre portando con
sé Strawberry, gli amici e il team Mewmew, Ryan compreso. Anche Kyle,
appena intervenuto sul luogo del disastro con preziose informazioni, venne
risucchiato e seguì gli altri nella dimensione aliena.
Prima di lasciarvi al prossimo capitolo ringrazio davvero di cuore tutti
quelli che hanno letto e soprattutto chi ha avuto la bontà di recensire
Prima di lasciarvi al
prossimo capitolo ringrazio davvero di cuore tutti quelli che hanno letto e
soprattutto chi ha avuto la bontà di recensire! Grazie davvero!! È una sensazione molto piacevole sapere di scrivere
qualcosa che piace! Thanks di nuovo! Spero vi piaccia
anche il resto!
Buona lettura!
CAPITOLO 2 – Nel mondo degli alieni
QuandoPam aprì gli occhi si trovò in un posto sconosciuto.
Dovevano essere passati pochi minuti da quando
Profondo blu l’aveva colpita e lei aveva perso i sensi.
- ben svegliata! – la
salutò Kyle.
Ma
cosa era successo? Dove erano finiti? Dov’era Profondo blu? EStrawberry? E perché
all’improvviso tutto intorno era calmo?
Mille domande si
affollavano nella mente della ragazza quando Mina le corse incontro
per abbracciarla.
- Pam!
Stai bene!? Finalmente! pensavo
che non ti saresti più svegliata!!
La ragazza sorrise
all’amica – Ci vuole ben altro per mettermi KO! – rispose debolmente. Avvertiva un dolore molto forte alla testa: probabilmente l’aveva
pestata violentemente cadendo.
- Mina…per favore…vuoi
spiegarmi cos’è successo??
- Certo Pam! – la ragazzina la guardò con un po’ d’ansia – ma tu non ti agitare…hai preso una brutta botta.
Tieni..metti
un po’ di ghiaccio.
- Grazie – rispose Pam. Poi la guardò negli occhi: aspettava una spiegazione anche se l’atteggiamento rilassato di Mina
faceva presagire notizie confortanti.
- è un posto strano
vero? – esordì Mina – anche io quando mi sono riavuta mi sono trovata smarrita,
ma non ti preoccupare, siamo al sicuro per ora. Gish ci ha trasportate nella loro
dimensione extratemporale per sfuggire a Profondo blu e credo che quel mostro
ci metterà ancora del tempo prima di trovarci. Siamo meno vulnerabili finchè restiamo qui, perché lui avrà un bel daffare prima
di scovare questo nascondiglio. Gish lo usava come
base dopo aver voltato le spalle a Profondo blu.
- E
gli altri? Come stanno?
Mina esitò un attimo:
non era piacevole dare certe notizie e forse non era
il caso, ma Pam sapeva affrontare le difficoltà, era
meglio dirle tutto.
- Paddy
sta benone, si sta occupando di Tart
che è stato ferito a un braccio. Pie, Ryan e Gish sono senza un graffio
e con noi c’è anche Kyle che è arrivato giusto in tempo.
- E Lory
e Strawberry??
- Lory
è stata ferita duramente. – il tono di Mina andava perdendo sicurezza - Le è
salita una forte febbre, ma passerà. Quella che mi
preoccupa di più …è Strawberry…
- Cosa le hanno fatto??? – urlò Pam in preda
alla rabbia.
- Fisicamente nessuno le
ha torto un capello, Pam, sta
calma. Non ha neanche un graffio, ma…è ancora sotto shock. Non parla, non si muove. Abbiamo provato a parlarle a farla
reagire, ma è stato tutto inutile.
Mina abbassò
la testa – Forse il colpo è stato troppo duro per lei…
- Sciocchezze! – replicò Pam – Strawberry
è una guerriera, non si arrenderà per così poco!
- Ma..Pam…si tratta di Mark e lo sai che lei è sempre statamolto sensibile su questo punto..
- Portami da lei. –
disse Pam in tono deciso. – Vedrai che si riprenderà!
Pie e Gish stavano seduti immobili nelle loro poltrone
galleggianti. Fissavano Kyle che aveva fatto il suo
ingresso nella sala computer. Il terrestre sorrise
conciliante ai due alieni come solo lui sapeva fare.
- Be…dopo
tante ostilità credo sia arrivato il momento di unire
le forze – esordì senza complimenti.
- Non abbiamo bisogno
del vostro aiuto. Ci libereremo di Profondo blu da soli. – rispose Gish. Il giovane alieno era molto nervoso e contrariato.
- Io credo che sarebbe
meglio.. – tentò di argomentare Kyle,
ma Gish replicò con forza.
- No! Ho detto che ce la faremo da soli e…- l’alieno si interruppe.
Pie gli aveva afferrato il braccio.
- Gish….lo
sai meglio di me che abbiamo pochissime speranze di
sconfiggere Profondo blu se uniamo le forze. Figuriamoci se agiamo da soli!
Gish
lo guardava esterrefatto: proprio lui che aveva sempre odiato con tutte le sue forze gli esseri umani ora cercava un accordo.
Pie continuò – Ho
sperimentato direttamente la forza di Profondo blu e ti posso
garantire che lui stava solo scherzando con noi! Dobbiamo unire le forze.
Gish
si alzò in piedi senza dire una parola e si diresse verso Kyle.
L’umano non mosse un muscolo. I due ormai erano faccia a
faccia. Se solo avesse voluto l’alieno avrebbe
potuto spazzarlo via con un gesto e Kyle ne era
consapevole. Gish lo guardò negli
occhi Kyle non abbassò lo sguardo. Poi alzò la
mano e la tese al terrestre.
- Ok!
Da ora siamo alleati. Ma badate bene che non ho
scordato né perdonato quello che voi terrestri avete fatto al pianeta Terra. –
disse Gish
mentre stringeva la mano di Kyle.
Il ragazzo
gli sorrise compiacente – Certo…ti capisco! Nemmeno noi possiamo
perdonarcelo. – Gish restò sorpreso e Kyle continuò – riuniamoci tutti:
sarà necessario cercare di capire i piani di Profondo blu per organizzare la
difesa.
- La difesa.. e l’attacco – precisò Gish con
un ghigno. Aveva dei conti in sospeso con quel miserabile e non intendeva
fargliela passare liscia.
- Pie – proseguì
l’alieno – dì ai nostri ospiti di venire qui. Bisogna
decidere una strategia.
Pie si alzò dallo scranno e uscì dalla sala.
- Vado
a dargli una mano – disseKyle.
- Bene – commentò una voce quandoKyle fu uscito – pare
che dovremo essere amici.
Gish
si voltò in direzione della voce. Non gli piaceva il tono strafottente con cui
quelle parole erano state pronunciate.
Dallo
stipite in ombra di una porta secondaria Ryan sorrise
all’alieno in modo indecifrabile. Gish
non lasciò trasparire la sorpresa di trovarselo lì all’improvviso. Non l’aveva
sentito arrivare né aveva avvertito la sua presenza. Strano. Ma
non aveva intenzione di ammettere la sua distrazione.
- così pare – replicò
soltanto.
- Vado anche io a
chiamare gli altri. Le ragazze sono ferite, potrebbero avere bisogno di aiuto per spostarsi.
Il ragazzo biondo voltò
le spalle all’alieno per uscire. Poi si bloccò di colpo inclinando appena la
testa verso Gish.
- Ehi…-
- che
c’è ?- rispose asciutto l’alieno.
- Grazie per avere messo
in salvo Strawberry.
Gishsogghignò – Non devi ringraziarmi! Era nei miei
interessi…
- Troverò il modo per
renderti il favore.. – replicò Ryan
uscendo definitivamente di scena altrettanto silenziosamente di come era
apparso.
- Sta fermo Tart – strillò spazientita Paddy
– se ti muovi non riesco a fasciarti il braccio!!
- Ma brucia!!! – piagnucolò l’alieno più giovane.
- Oh andiamo! Non fare
il pappamolle!!! sono certa che ne hai passate di
peggiori!
- Be…di
sicuro tu non mi hai mai risparmiato i colpi!
- Non è colpa mia! – si difese Paddy offesa – Voi vi ostinavate
a far comparire chimeri!
- E voi continuavate a intralciare i nostri piani di conquista! – replicò alla
bambina.
- Basta litigare! –
asserì una voce dietro di loro. Era Pie. – Ormai siamo
alleati, inutile rimuginare sulle vicende passate!
Paddygli sorrise. Finalmente l’avevano capita che
continuare a distruggere la
Terra con chimeri terrificanti non
era certo il modo migliore per salvarla e che in fondo loro due stavano dalla
stessa parte.
- Coraggio – proseguì Pie – dobbiamo riunirci in sala computer per
discutere. Ce la faiTart?
- Credo di sì – mugugnò
l’alieno alzandosi in piedi vacillando.
- Aspetta
…ti aiuto….- Paddy intervenne a sorreggerlo
appena in tempo. Tart le sorrise e lei rispose di
rimando.
- Paddy…sai
dirmi dov’è Lory? – indagò Pie.
- Certo! – rispose
prontamente lei – Nella stanza qui accanto, ma lasciala
tranquilla…ha ancora la febbre molto alta.
Pie non rispose e si
avviò nella direzione che Paddy gli aveva indicato.
L’alieno varcò la soglia passando attraverso la parete immateriale e rimase
nell’ombra a scrutare la ragazza adagiata su una sorta di letto galleggiante.
Aveva il viso arrossato dalla febbre e continuava a muoversi nervosamente nel
sonno. La pezza fresca che le era stata messa sulla
fronte era scivolata di lato. Pie si avvicinò e la raccolse guidato da un
istinto che credeva di non possedere. La inumidì sotto a
un getto d’acqua e la rimise al suo posto. Poi sistemò il lenzuolo. La ragazza
sembrava essersi calmata un poco, ma dalle sue labbra dischiuse uscì un gemito.
- Strawberry…
- Strawberry
sta bene…non temere ..- sussurrò Pie. Poi si sentì
improvvisamente stupido. Ma cosa stava facendo?
Parlava da solo? Lorydormiva,
certo non poteva sentirlo! Eppure la ragazza
aveva sorriso alle parole di Pie, forse inconsciamente.
“Oh andiamo! Cosa ci fai ancora qui Pie? Gish
ha detto di trovarci il prima possibile…è inutile che io stia qui a fissare
un’umana che dorme!”
Eppure
Pie non riusciva a schiodarsi di li. Il fatto era che Lory
ultimamente l’aveva fatto riflettere. Quella ragazza era entrata nei suoi
pensieri più di quanto lui non fosse disposto ad
ammettere. A volte in sogno lei appariva e con voce implorante gli chiedeva
perché non potevano essere amici. Perché dovevano combattere.
Questa domanda lo aveva assillato per giorni. E alla
fine Pie doveva darsi per vinto. Lory aveva
avuto ragione. Aveva visto più in là di tutti: non c’era ragione per quella
guerra.
L’alieno sospirò.
- Appena ti sveglierai
risponderò alla tua domanda Lory – disse
piano uscendo dalla stanza.
- Pam!
Mina! – Kyle le chiamò vedendole camminare in
direzione della stanza di Strawberry.
- Kyle!
- felice di rivederti in
piedi Pam – il giovane sorrise
alla ragazza – presto, venite in sala computer; ci sono molte cose di cui
discutere.
Le ragazze lo seguirono
docile e incrociarono Paddy e Tart
che si avviavano nella stessa direzione.
- Ragazze! – le chiamò Paddy salutandole.
- ciao Paddy! – Rispose Pam.
Pie le raggiunse dal dietro – Lory ha
ancora la febbre…faremo a meno di lei per ora, deve riposare.
Kyle
annuì. Se l’era immaginato.
- Vado a vedere se Strawberry sta meglio – disse il
ragazzo; ma Ryan gli appoggiò una mano sulla spalla.
- Accompagna
le altre…penso io a Strawberry… - disse in
tono cupo.
Kyle
lo guardò con aria preoccupata. Era chiaro che Ryan
non riusciva a darsi pace per lo stato vegetativo in
cui era ridotta la ragazza.
- Va bene – acconsentì
poi – ma…dalle tempo…
Ryan
non rispose neppure e si avviò verso la stanza. Gli ci volle del
tempo prima di decidersi ad entrare: gli faceva male vedere Strawberry in quello stato.
La Mewmew infatti era seduta in una
poltrona, immobile nella stessa posizione in cui Gish
l’aveva adagiata. Era rigida come una statua, aveva gli occhi vuoti e spenti e
se non fosse stato per il sollevarsi regolare del suo petto si sarebbe potuta dire morta.
- Strawberry
– la chiamò Ryan – c’è una
riunione importante. Devi svegliarti e venire con me.
Ma
la ragazza non fece una piega. Ryan distolse lo
sguardo. Aveva provato in tutti i modi ma lei non
reagiva.
“Accidenti! Accidenti! Ryan! Sei tu il responsabile del progetto! Sei tu che devi
toglierla dai guai! Se non fosse stato per teStrawberry avrebbe avuto una vita normale…se tu razza di
stupido orgoglioso non avessi creduto che i tuoi studi ti dessero la
prerogativa di decidere della vita delle persone…! Tu che sai sempre tutto e
ostenti sempre sicurezza…come pensi di fare ora che le cose ti sono sfuggite di
mano?? Razza di idiota che
non sono altro!”
Il biondino guardò a
lungo di nuovo il viso di lei.
- Strawberry
– chiamò ancora – per favore – il suo tono era quasi
una preghiera. Ma la ragazza non reagiva ancora.
- MALEDIZIONE! – urlò
lui tirando un pugno contro lo schienale della poltrona a pochi centimetri dal viso di lei. Strawberry non sembrò
neppure accorgersi dell’accaduto, ma il pugno provocò uno spostamento che fece
cadere il viso di lei contro il pugno chiuso di lui.
Quel contatto effimero
provocò un leggero cambiamento nell’espressione di Strawberry.
Ryan riprese speranza. Le accarezzò la guancia e poi
prese il viso di lei tra le dita. Strawberry
sbatté le palpebre.
Aveva sentito freddo da quando la certezza che Mark
altri non era se non una marionetta nelle mani di Profondo blu aveva preso
piede dentro la sua mente. Un freddo inumano e senza fine. E
le sue membra erano state avvolte da un ghiaccio pungente che aveva congelato
tutto: i suoi pensieri, il suo corpo, il suo cuore. Era una voragine nera
quella in cui si era sentita precipitare. Una voragine che risuonava di urla e ricordi e che non pareva avere mai fine. E mentre lei precipitava in fondo sempre più in fondo, il
freddo la immobilizzava sempre di più, stringendola in una morsa di ghiaccio,
intrappolandola in una teca gelida e trasparente da cui tentava inutilmente di
uscire.
Ma
poi era successo qualcosa. All’improvviso nella sua angoscia aveva avvertito
qualcosa di caldo sfiorarla. Era stato solo una sensazione sfuggevole, ma il
suo corpo intirizzito aveva reagito e poi il caldo era diventato più intenso e
lei era riuscita a rompere il ghiaccio attorno a sé e a liberarsi.
Ebbe un sussulto violento mentre tornava in sé. Ryan quasi non riusciva a crederci.
- Strawberry
– la chiamò di nuovo. E lei finalmente reagì,
sollevando gli occhi sui suoi. Certo, era ancora molto confusa e non lo
riconobbe subito, ma il ragazzo si sentì così sollevato che senza riuscire a
trattenersi le sorrise di un sorriso dolcissimo.
Durò solo un attimo, poi
Ryan riprese il controllo di sé allontanandosi
immediatamente da Strawberry e asciugandosi
infastidito quell’abbozzo di lacrimuccia
che sentiva ai lati degli occhi.
- R..ryan…-
balbettò la ragazza guardandolo.
- finalmente ti sei
ripresa! – fece Ryan col solito tono di sufficienza.
- Tieni
– disse il biondino lanciandole una coperta – sembri infreddolita!
Mettiti questa e cerca di riposare un po’…tornerò più
tardi a vedere come stai e ad aggiornarti sulla situazione. Ah nel caso il
posto non ti riuscisse familiare siamo ospiti di Gish e compagni…e saremo al sicuro almeno per un po’.
Strawberry
si raggomitolò nella coperta.
- Grazie – riuscì
soltanto a dire mentre sentiva gli occhi riempirsi di
lacrime al ricordo degli eventi del pomeriggio.
Ryan
esitò un attimo sulla soglia lanciandole un altro sguardo: sembrava così
provata! Il ragazzo provò l’impulso irresistibile di avvicinarsi e consolarla,
ma certo un atteggiamento simile non era da lui. Così si limitò
ad avvicinarsi di nuovo a lei, dandole una rapida carezza sul capo. Strawberry avvertì di nuovo quella
sensazione di caldo.
- Coraggio – le disse
poi con un tono che, notò Ryan con disappunto, era
meno aspro del solito. Poi uscì dalla stanza in direzione della sala computer.
Strawberry,
rimasta sola, si raggomitolò ancora più stretta su sé
stessa e iniziò a piangere tutte le sue lacrime.
Ryan
fece il suo ingresso nella sala computer dove la discussione era già iniziata.
Tutti però si bloccarono vedendolo entrare. Lui adottando la solita tattica
fece finta di non accorgersi che tutti gli sguardi erano puntati su di lui.
- Allora?? – chiese
ansiosa Paddy.
Ryan
la squadrò fingendo di non capire.
- Aggiornatemi su ciò
che è stato detto – disse soltanto il ragazzo.
Gish
lo guardò con astio – Dicci prima di Strawberry.
- che
volete sapere? – disse con espressione atona l’umano.
- O MA CHE CAVOLO!! CI SE O CI FAI!! SECONDO TE COSA
VOGLIAMO SAPERE EH??!! – esplose Paddy.
- Calmati Paddy – replicò Pam
– mi sembra chiaro no? Strawberry si è
ripresa.
Kylele sorrise complice: anche lei ormai aveva imparato a
interpretare il comportamento di Ryan.
- Strawberry
sta meglio. – confermò il biondo - , ma ha bisogno di
riposare.
- Bene – constatò Kyle sollevato.
Anche
lui aveva capito che la ragazza stava meglio dall’espressione di Ryan. Fino a poco prima il ragazzo era abbattuto, assente e
nervoso. Da quando era entrato in sala invece aveva
dato prova del suo solito ferreo controllo. Questo era certo segno che il suo
animo non era più turbato.
Pie prese la parola –
Riguardo quello che abbiamo detto non c’è nulla che tu
non sappia. Abbiamo semplicemente ricostruito i nostri movimenti in battaglia e
quelli di Profondo blu per stabilire le sue tecniche e trovare eventuali punti
deboli. Ho inserito i dati nel computer: li analizzerò più tardi.
- Quando sei entrato –
continuò Tart – stavamo cercando di capire quale sia l’obiettivo di Profondo blu.
- senza contare –
aggiunse Mina – che anche i motivi del suo modo di agire non sono
chiari.
- Analizziamo le sue
parole – si intromise Pam –
Ha detto di essere stato costretto ad assumere le sembianze di Mark perché aveva bisogno dell’amore di Strawberry….e
poi ha anche detto che lui conosceva già l’ubicazione del cristallo Mew…
- non riesco a spiegarmi
allora perché abbia convocato noi tre al suo servizio – disse
stizzito Tart.
- Be…
- fece Gish dopo averci pensato a lungo – forse era
solo per raggiungere lo stesso scopo che si prefissava di raggiungere con Mark.
Alcuni
paia di occhi lo guardarono senza capire, ma ora che
l’aveva espressa, la sua teoria acquistava forza e l’alieno sentiva che era la
soluzione giusta a quel primo enigma.
- insomma – proseguì
rivolto al suo pubblico – provate a pensare: quale modo migliore per cementificare un rapporto che metterlo di fronte a una difficoltà comune? Combattendo contro di noi non
sarebbero certo mancati i pericoli e Profondo blu sapeva bene come sfruttare la
situazione a suo vantaggio per far sì che Strawberrysi innamorasse sempre più di Mark.
- E’ vero! – esclamò
Mina – questo spiegherebbe la sua alleanza dalla nostra parte e anche la
singolare caratteristica del cavaliere blu a
intervenire solo in difesa di Strawberry!
- credo sia un’ipotesi plausibile – annuì Pie. Kyle
era d’accordo con lui e anche Ryan dovette ammettere
che era un ragionamento senza ombra di dubbio molto
arguto.
- Questo ci porta al secondo problema – continuòPam
– perché? Voglio dire…perché aveva bisogno di essere
l’oggetto dell’amore di Strawberry? E perché proprio del suo.
La ragazza si guardò
intorno. Nessuno sembrava in grado di trovare una soluzione.
A
un tratto nella sala immersa nella penombra risuonò un rumore insolito. Tutti
si girarono verso Paddy e Tart
che si tenevano imbarazzati la pancia.
I loro stomachi avevano
protestato per la troppo prolungata mancanza di cibo.
- Be
in fondo..- cominciò Paddy
- è da stamattina che
non tocchiamo cibo – continuòTart.
Kyle
sorrise benevolo – Avete ragione ragazzi! È ora di metter qualcosa sotto i
denti! A pancia vuota non si ragiona! Per il momento abbiamo già fatto un passo
avanti…credo che per oggi possa bastare. Sono successe
fin troppe cose! Mi metto subito ai fornelli e dopo cena tutti a dormire – propose vivacemente.
Nessuno ebbe la forza di
obiettare e così si diressero tutti al locale cucina
per trovare nel cibo un po’ di ristoro.
Ciao a tutti! Scusate sempre
l’enorme ritardo con cui aggiorno, ma vi assicuro che non è per
cattiveria!!!! ^-^ Per farmi perdonare e ringraziarvi
dei gentilissimi commenti aggiungo subito tre cap
nuovi!
(Tenetevi forte…l’atmosfera
si surriscalda!)
Buone vacanze…e buona lettura!
CAPITOLO 3 - Responsabilità
Qualcuno bussò
leggermente alla porta della camera di Strawberry. La
ragazza, ancora sprofondata nella poltrona e avvolta dalla coperta, non
trovò nemmeno la forza di rispondere. La maniglia tuttavia si
abbassò lo stesso e Mina entrò reggendo un vassoio. Sorrise all’amica
che le rispose con un lungo sguardo di occhi
arrossati.
-Ti ho portato qualcosa
da mangiare – disse Mina nel tono più gioviale che riuscì a
trovare – Kyle ha detto
che ti farà bene mangiare qualcosa di caldo…tieni…-
continuò poi allungando il piatto fumante verso Strawberry.
-Non ho
fame- protestò debolmente.
Mina le lasciò il
piatto tra le mani ignorando la sua risposta.
-Kyle
l’ha preparato apposta per te..sarebbe molto scortese non accettarlo.
Strawberry
fissò per un momento il brodo caldo. Poi sospirò e ne prese una
cucchiaiata. Non voleva che Kyle ci restasse male, in
fondo quel ragazzo era sempre così gentile…!
Mina
sorrise soddisfatta.
-Brava Strawberry! Mangia così potrai rimetterti presto in
forze: aspettiamo tutte con ansia che tu possa di nuovo combattere al nostro
fianco. Gliela faremo pagare vedrai!- disse sicura di
sé stringendo i pugni.
Strawberry
appoggiò il cucchiaio ancora mezzo pieno.
-Mina-
disse così piano che l’amica fece quasi fatica ad accorgersene
–io non credo…non credo di voler più combattere. Mai
più. Sono…così stanca…
Pie entrò nella
stanza di Lory. La ragazza, che questa volta era
sveglia, si girò di scatto sorpresa.
-Scusami- disse Pie
sentendosi all’improvviso a disagio senza capirne il motivo
–pensavo dormissi.
Lory
era leggermente arrossita.
-Mi sono appena
svegliata- riuscì poi a rispondere –ma
non importa lo stesso.
Lorygli sorrise mansueta come al solito e l’alieno
rimase lì a fissarla chiedendosi cosa era andato a fare
dall’umana. In fondo non aveva proprio niente da dirle. “Ti stai
preoccupando forse per lei??” gli suggerì
una voce interiore, ma Pie la mise subito bruscamente a tacere.
-Gish
mi ha chiesto di appurare le tue condizioni per verificare il
nostro potenziale in un’eventuale battaglia- si giustificò
Pie. Non era vero naturalmente…e allora perché lo aveva detto?
-Se
combatteremo io ci sarò- disse Lory decisa
nonostante il suo fisico le lanciasse chiari segnali di allerta.
-Come sta Strawberry?- chiese poi l’umana.
-Meglio- rispose Pie
–si è ripresa dallo stato di shock e dato che non aveva ferite di alcun genere..
Lory
sorrise sollevata: per fortuna l’amica si era ripresa.
Aveva un carattere molto forte e determinato, certo, ma era stata colpita molto
duramente questa volta. In ogni caso era meglio andare a controllare di
persona.
Lory
scostò le coperte e appoggiò i piedi sul pavimento tiepido.
Puntò le mani sul letto e si diede una spinta
per alzarsi in piedi. Quel semplice movimento le causò un fortissimo
capogiro e la ragazza si appoggiò alla parete per non cadere.
Pie le fu subito
accanto.
-Non credo sia stata una
buona idea alzarsi- disse calmo.
Lory
si premette la mano sulla fronte.
-Ho..ho solo avuto un piccolo
giramento..- si difese debolmente –e comunque devo andare da Strawberry.
Lory
tentò di fare un passo, ma di nuovo sentì il modo vorticarle
attorno. La mano perse la presa, e le gambe cedettero sotto il peso del suo
corpo. Per fortuna Pie intervenne in tempo e prima che
la ragazza potesse realizzare di non essere caduta sul pavimento, si
ritrovò stretta fra le braccia dell’alieno. Il cuore
di lei accelerò i battiti.
-Non sei in grado di
camminare- disse Pie serafico –ti porto io da Strawberry, ma che non diventi un’abitudine- aggiunse
poi acido. Non sapeva perché aveva sentito il bisogno di sottolineare che gli seccava trasportarla, quando in
realtà lo faceva con piacere. Da un po’ di tempo non riusciva più a capirsi, qualcosa gli sfuggiva.
-Va
bene – sussurrò lei imbarazzatissima
senza guardarlo in faccia.
Kyle
sobbalzò all’improvviso avvertendo la presenza di Ryan nella stanza. Entrando non si era accorto che era
lì sdraiato nel letto e quando lo aveva sentito sospirare si era preso
uno spavento tremendo.
-Non ti avevo visto-
disse infatti rivolto a Ryan.
Il biondo non gli
rispose e se ne rimase a guardarlo pensieroso.
-A cosa pensi- domandò Kyle che nel
frattempo si era ripreso.
Ryan
esitò ancora un attimo prima di parlare, poi
disse con semplicità – A quante possibilità abbiamo di
sconfiggere quel mostro.
-Non molte- replicòKyle calmo.
-Insomma anche se studiamo
una strategia accurata e anche se adesso possiamo contare sui poteri dei tre
alieni…l’hai visto anche tu no? È potentissimo! Se avessimo
l’acquamew sarebbe
diverso…ma in queste condizioni! Mi chiedevo se non era
il caso di lasciar tornare a casa le ragazze. Non è la loro guerra
questa e in fondo stanno rischiando la vita..
-Non accetterebbero mai
e comunque sarebbe inutile..sai
benissimo che Profondo Blu ha intenzione di cancellare la razza umana dalla
faccia della terra. Morirà tutta l’umanità se non ci
opponiamo! È vero, non abbiamo molte possibilità di riuscita, ma dobbiamo
continuare.
-Se
solo io…
-Ryan!-
lo rimproverò Kyle –ne
abbiamo già parlato! Non è colpa tua..lo sai…
-Si, ma non puoi capire
come mi sento! Le lascio andare avanti da sole allo
sbaraglio…mi sento così inutile! Capisci…solo e soltanto
perché io..
-Troveremo
la soluzione vedrai! Pie mi ha messo
a disposizione il loro computer e i loro dati..ho
già iniziato una prima ricerca..ti prometto
che farò il possibile…
-Potrebbe non essere
sufficiente..
-Troverò quello
che cerchiamo entro l’attacco decisivo. Ce la
faremo.
Kyle
appoggiò una mano sulla spalla di Ryan. Il
ragazzo gli rispose con un accenno di sorriso. Le parole dell’amico non lo avevano affatto convinto, ma era inutile continuare a
ossessionare Kyle. In fondo lui stava facendo il
possibile e non era certo colpa sua.
-Coraggio-
riprese il moro –andiamo a vedere come sta Strawberry.
-Vai tu…io è meglio se resto qui…lo sai che ho il potere
di innervosirla sempre…- disse Ryan voltandogli
le spalle.
-Hai anche avuto il
potere di svegliarla però…- replicòKyle. Ryan non rispose alla
provocazione; l’amico sospirò.
-Strawberry
potrebbe sapere qualcosa di prezioso- suggerì Kyle
–magari in battaglia si è accorta di qualcosa e poi in fondo lei
conosceva Mark molto bene..potrebbe essere utile
parlarle se vogliamo prepararci allo scontro.
-E
va bene- si arrese il biondo –andiamo…
-COSA SIGNIFICA CHE NON
HAI PIÙ INTENZIONE DI COMBATTERE???-
gridò Mina fissando l’amica rannicchiata sul divano.
Strawberry
abbassò lo sguardo avvilita.
-Non ne posso più Mina…ti prego, credimi, non è
colpa mia, ma sono troppo stanca e troppo debole per continuare…
La mewmew
dai capelli blu la guardò incredula. Non poteva essere davvero Strawberry la ragazza davanti a lei, non poteva averle detto quelle cose davvero! Proprio lei che le aveva
sempre incitate a non arrendersi, proprio lei che si era sempre sacrificata per
l’incolumità del gruppo assumendosi dei rischi elevatissimi,
proprio lei che aveva stretto i denti in mille occasioni e aveva combattuto
nonostante le ferite e il dolore…proprio lei che dava a tutte loro
speranza non poteva essersi arresa.
-NON PUOI PIANTARCI IN
ASSO!!- esclamò puntandole contro un dito
inquisitore –TU MI HAI CONVINTA A FAR PARTE DELLA SQUADRA E A CONTINUARE
A STARE UNITE ANCHE QUANDO PAM VOLEVA CHE CI SEPARASSIMO….TU…
Parlava con le lacrime
agli occhi, Mina, in un tono rabbioso e ferito.
-..TU…NON
PUOI…TRADIRCI COSÌ STRAWBERRY!! NOI ABBIAMO BISOGNO DI TE!
-Mi dispiace-
disse soltanto Strawberry abbassando la testa
per nascondere gli occhi lucidi.
-NON MI INTERESSA SE TI
DISPIACE!! NON PUOI LASCIARCI SOLE!
–Mina…per
favore…ti prego…lasciami stare…- la
supplicò Strawberry tappandosi le orecchie.
-NO!- esclamò
Mina e le afferrò i polsi allontanandole le mani dalla testa. Strawberry tentò di opporre resistenza, ma tale fu
l’energia con cui l’amica l’aveva afferrata che la fece
cadere sul pavimento.
-TU NON PUOI ARRENDERTI COSì! SEI UNA GUERRIERA, SEI
UNA MEWMEW! HAI DELLE RESPONSABILITA’ PRECISE COME TUTTE NOI E NON PUOI
TIRARTI INDIETRO ADESSO CHE LE COSE SI FANNO DIFFICILI!!
Perché
insisteva? Perché non la lasciava stare? Perché non voleva capirla che la sua ferita era
troppo profonda? Che metà del suo cuore era
ottenebrato, che la sua vita aveva perso valore, che non le importava
più niente…
-Lasciami stare…-
supplicò di nuovo, ma Mina non le dava ascolto
e continuava a urlare –lasciami in pace…lasciami dimenticare..-
sussurrò in un’ultima preghiera prima che le parole che
l’amica le scagliavacontro
divenissero un confuso turbinio di suoni.
“Basta…basta…” pensò nella sua mente sconvolta.
-BASTA!!!!!!!!-
urlò poi d’improvviso Strawberry presa
dall’esasperazione.
Mina restò
sospesa in un silenzio surreale, poi tutta la rabbia e il dolore della mewmew si sfogarono contro di lei.
-IO NON CE LA FACCIOPIU’ MINA! NON CE LA FACCIOPIU’! MI SEMBRA DI NON AVER FATTO ALTRO NELLA MIA VITA
CHE COMBATTERE E COMBATTERE…SONO STANCA! STANCA!
COSA HO AVUTO IN CAMBIO? SOLO
SOFFERENZA! TRISTEZZA, GUAI E SOFFERENZA! MARK ERA LA SOLA COSA CHE MI FACESSE SENTIRE VIVA E SI E’ RIVELATO
UN’ILLUSIONE, UNINGANNO, UNA
TRAPPOLA! NON LO CAPISCI CHE IL MIO CUORE E’ A PEZZI? NON LO CAPISCI CHE
NON RIESCO NEPPURE A RESPIRARE SENZA SENTIRMI MORIRE DENTRO E CHE DEVO FARE UNO
SFORZO SOVRUMANO ANCHE SOLTANTO PER CONTINUARE A SOPRAVVIVERE SENZA CADERE?
COME POSSO COMBATTERE? NON VOGLIO…NON VOGLIOPIU’…NON E’ LA
MIA GUERRA, IO NON VOLEVO ESSERE COINVOLTA!
VOLEVO UNA VITA…UNA VITA NORMALE COME QUELLA CHE
HANNO TUTTE LE RAGAZZE DELLA MIA ETA’…NON
HO CHIESTO IO DI SALVARE IL MONDO! SONO STATA STRAPPATA ALLA
MIA REALTA’ SENZA CHE POTESSI SCEGLIERE E HO SVOLTO IL MIO COMPITO
FINCHE’ CE L’HO FATTA MA ORA NON NE POSSO
PIU’! E SONO STANCA DI SENTIRMI DIRE COSA DEVO
FARE E DI DOVER CONTRIBUIRE A UN PROGETTO CHE NON MI
APPARTIENE E DI DOVER SEMPRE RISCHIARE LA VITA
PER CONTO DI ALTRI.
Strawberry
si prese la testa fra le mani. Mina non parlava, troppo sconvolta da quel fiume
di parole.
-Mina…- ricominciò Strawberry con voce
stanca –io…non ho scelto di essere un’eroina…non
ho scelto di avere questi poteri…nessuna di noi lo ha scelto…
-Ma- disse titubante
Mina –Ryan ha detto
che..
-NON MI INTERESSA
COS’HA DETTO RYAN!- esplose Strawberry
–LUI CREDE SEMPRE DI SAPERECOSA È GIUSTO! HA SEMPRE LA VERITÀ A
PORTATA DI MANO, HA SEMPRE LA RISPOSTA PRONTA, MA NON
CI HA MAI PERMESSO DI
SCEGLIERE.
C’era rabbia e
rancore nelle sue parole. C’era dolore, c’era sofferenza,
c’era nostalgia e afflizione.
-LUI HA SCELTO PER
NOI…HA SCELTO IL NOSTRO DESTINO…E CI HA MANDATE A COMBATTERE UNA
GUERRA SUA…CI HA SPINTE IN PRIMA LINEA..
-Ma,
Strawberry…lui non può combattere con
noi…
-E
ALLORA NON HA IL DIRITTO DI DIRCI COSA FARE!- sbottò la mewmew –È TUTTA COLPA SUA SE…
Ma
non riuscì a finire la frase. Uno schiaffo violento, troppo improvviso
perché la ragazza potesse evitarlo, la colpì in pieno sulla
guancia. Strawberry avvicinò la mano al viso
che le bruciava come un fuoco e guardò incredula davanti a sé.
Kyle,
gli occhi fiammeggianti, la mano ancora alzata, la squadrava fremendo.
Arrivando dal corridoio
per verificare le sue condizioni lui e Ryanavevano incrociato Pie e Lory che
andavano nella stessa direzione. Ryan aveva lanciato
uno sguardo divertito e complice a Lory che, tra le
braccia dell’alieno, era arrossita. Poi avevano sentito delle grida. Provenivano dalla stanza di Strawberry,
non c’era dubbio. Erano corsi a vedere, preoccupati e avevano
sentito la voce di Mina. Nessuno aveva osato entrare e interrompere la
discussione e nel breve spazio che avevano impiegato a realizzare cosa stava
succedendo, Strawberry aveva cominciato a replicare
all’amica. Avevano sentito tutti.
Pie era
rimasto impassibile, solo un sopracciglio inarcato mostrava il suo
disappunto: Strawberry era una guerriera molto forte,
forse la sola in grado di sconfiggere Profondo blu. Perderla equivaleva ad
andare incontro a una sconfitta schiacciante.
Lory
aveva spalancato gli occhi a dismisura e si era portata una mano alla bocca
fissando preoccupata Ryan. L’aveva visto
sussultare, ne era certa, ma era durato un attimo. AncheKyle lo stava fissando e
aveva avuto la stessa impressione. Poi gli aveva visto comparire sulle labbra
un sorriso. Era un sorriso triste e ironico allo stesso tempo. Era
agghiacciante.
Kyle
allora non aveva più retto ed era entrato nella stanza e schiaffeggiato Strawberry.
-Kyle- sussurrò Mina
incredula. Il ragazzo chiuse gli occhi e prese un respiro: aveva perso il suo
autocontrollo, erano anni che non succedeva ormai.
Strawberry
lo fissava con aria atterrita dal pavimento e iniziò di nuovo a
piangere.
Ryan,
che aveva abbassato lo sguardo per non vedere, si infilò
le mani in tasca e si allontanò a passi lenti.
L’aria che si
respirava nella sala era pesante e i presenti, seduti nelle solite poltrone
fluttuanti, si scambiavano occhiate preoccupate e
furtive. Tutti avevano saputo quello che era accaduto la sera prima e il
nervosismo era palpabile. Pie e Kyle trafficavano velocemente sul computer per
cercare i dati che avevano elaborato, Mina e Lory si scambiavano occhiate
cariche di significato e persino Tart e Paddy se ne stavano buoni
buoni senza creare confusione. Pam e Gish osservavano Strawberry.La ragazza stava tutta rannicchiata su sé stessa, aveva gli occhi gonfi e rossi e il viso,
forse per contrasto, sembrava pallidissimo. Ryan sedeva scompostamente fissando
in maniera ostinata il soffitto: aveva dormito poco e male e gli incubi
peggiori si erano susseguiti per tutta la notte nella sua testa senza dargli
pace.
-Ci siamo-
annunciò infine Pie facendo comparire su uno schermo gigantesco e
tridimensionale l’immagine di un grafico.
-Questa è la
proiezione di uno degli attacchi di Profondo blu.
-A cosa ci serve?-
chiese Paddy incuriosita.
Kyle le
sorrise benevolo –A trovare un modo per contrastarlo- rispose.
Paddy lo guardava ancora
senza capire.
-Se
notate- continuò Pie a beneficio della platea –l’aumento di
potenza è molto rapido. Durante la preparazione, l’attacco non ha
momenti di debolezza perché l’energia viene
raggruppata tutta subito e occorre poi incamerarla nella forma voluta; durante
questotempo tuttavia
l’emanazione di potenza è costante.
-Quindi
non c’è modo di fermare quest’attacco durante la
preparazione.- concluse per lui Kyle.
-Ma allora siamo
spacciate!- esclamò Paddy –se non riusciamo a bloccarlo durante la
preparazione non c’è modo di fermarlo; il suo è un potere
troppo forte per essere trattenuto una volta scagliato!!!
-E’ vero-
spiegò Pie –non possiamo fermarlo una volta
scagliato, ma..- continuò con un sorriso – forse
c’è un modo di bloccarlo..
-Quando?-
chiese Pam sbrigativa.
-Se
notate bene, nel momento preciso in cui Profondo blu mira il suo bersaglio
è costretto a distrarsi un solo istante. In quell’attimo
c’è un picco decrescente dell’indice di energia.
Dura solo una frazione di secondo, ma se si colpisce con forza in quel
momento…lo si può bloccare.- concluse
trionfante Kyle.
-Evviva!!- esclamò Paddy subito entusiasta.
-Allora andiamo subito a
scovarlo!!! Cosa aspettiamo- le fece eco Tart.
-A me sembra
un po’ pochino- commentò invece freddo Gish, spegnendo
all’improvviso tutto l’entusiasmo dei due amici più giovani.
-Gish ha ragione-
confermò Lory –è troppo rischioso ..e
poi in ogni caso questa sarebbe solo la parte difensiva. Non possediamo ancora
un attacco che ci consenta di sconfiggerlo.
-Potremmo provare con un
attacco combinato…tutti insieme- propose Mina.
-No- disse Gish
–non possiamo colpirlo tutti insieme
perché almeno due di noi devono scagliare un attacco che blocchi il suo
e non farebbero mai in tempo a prepararne un secondo in così breve
tempo.
-infatti-
aggiunse Pie – e inoltre, dai dati raccolti nel primo scontro, risulta
che i nostri attacchi, anche combinati, non sono sufficienti se ne mancano due
Calò il silenzio.
Era un bel problema! Non avevano un’arma abbastanza potente da usare
contro Profondo blu. Cosa potevano fare? cosa potevano inventarsi ora?
-Potremmo…-
la voce di Strawberry si levò all’improvviso
nel silenzio –potremmo provare con un mio attacco. – disse.
Tutti si voltarono verso
di lei. La ragazza si sentì osservata. Arrossì, poi si disse che non era il momento di fare la timida.
-Io non ho lanciato il
mio attacco la prima volta quindi la potenza della mia tecnica non è
stata calcolata- spiegò stropicciandosi le mani
–non credo di poterlo sconfiggere da sola, ma il mio contributo potrebbe
rafforzare a sufficienza l’attacco combinato..
-Questa è un’ottima idea micetta!- esclamò Gish
–degna di te!- aggiunse strizzandole l’occhio.
-No..-
disse Pie battendo nervosamente sul computer –così non può
funzionare! Manca ancora dell’energia!
Si mordicchiò il
labbro inferiore poi gli occhi si illuminarono
all’improvviso.
-Ma forse…- disse
tra sé e sé continuando a fare calcoli su calcoli -..così potrebbe andare…
Tutti lo osservavano col
fiato sospeso.
-HO TROVATO!!- annunciò infine –L’attacco di
Strawberry non ci servirà per colpire Profondo blu, ma per annullare il
suo attacco. Sarà lei sola a neutralizzarlo: ha energia sufficiente! In
questo modo noi potremo unire tutte le nostre tecniche e colpirlo subito dopo.
-sei un
genio Pie!- lo sostenne Tart.
-Senza contare che
così si elimina il problema di coordinare due
attacchi che avrebbero dovuto essere scagliati simultaneamente con grande
precisione.- commentò Pam.
-Ma tu..-
chiese Mina titubante –sei sicura di volerlo fare, Strawberry?
Dopo l’accesa
discussione del giorno prima Strawberry non era più tornata
sull’argomento ed era indispensabile che fosse decisa perché solo
così ce l’avrebbero fatta.
-si-
rispose debolmente.
Tutti si voltarono di
nuovo verso di lei.
–SI- disse poi più convinta –andiamo fino in
fondo a questa storia!
Sorrise a Mina che
arrossì un poco mentre le altre mewmew
correvano ad abbracciarla e Kyle le sorrideva benevolo: dopo quella scenata
avevano parlato molto e Strawberry aveva capito molte cose.
-Fossi
in voi rimanderei la festa- fece Gish acido –il piano è solo
abbozzato e le possibilità di riuscita sono pochissime!
-E’ vero-
confermò Kyle.
-Però
almeno adesso sappiamo cosa fare nel caso ci sia un attacco improvviso- disse
Mina.
-Si- replicò Pie –ma dobbiamo sperare che Profondo blu non ci trovi
almeno per un po’. Lory non è ancora in condizione di combattere,
Tart è ferito e Strawberry avrà bisogno di esercitarsi sui tempi di azione se vuole centrare l’obiettivo.
-Scusate- disse
Strawberry colpita da improvvisa folgorazione –ma
c’è una cosa che non capisco.
-Dimmi pure tesoro mio- fece Gish ammiccante –ti spiegherò tutto quello
che vuoi sapere.
Strawberry ignorò
le avances dell’alieno.
-Profondo blu ha detto che il suo obiettivo è distruggere
l’umanità e il popolo alieno per governare su un nuovo mondo in
cui avrà pieni poteri…- iniziò la ragazza.
Kyle annuì.
-e ha anche detto che sa già dove si trova il cristallo Mew.
Di nuovo Kyle e i
presenti confermarono.
-Ma allora-
proseguì Strawberry –perché ci sta
cercando??
-Per distruggerci!-
esclamò subito Paddy.
-Perché lo ostacoliamo!- propose Tart.
-Certo, ma perché
non acquisire subito il cristallo allora? Diventerebbe così forte che
noi non potremmo più far nulla. Perché
non distruggere prima tutto quello che ha intenzione di distruggere? Insomma, visto
che può, perché non porta a termine subito il suo piano?-
concluse la ragazza.
Il ragionamento non
faceva una piega.
-E’ vero!-
esclamò Lory –non ha senso che ci dia la
caccia!
-Dovremmo essere noi a inseguire lui per fermarlo e non viceversa.- aggiunse Pam.
-Eppure-
disse Pie –lui ci sta cercando! Guardate...sul monitor stiamo
seguendo i suoi spostamenti…non riusciamo sempre a localizzarlo, ma
quando usa la sua energia lascia una traccia dietro di sé..
-Bambolina mia…hai veramente trovato una domanda interessante-
commentò Gish pensieroso.
-tu che ne pensi Ryan?-
chiese Kyle voltandosi.
Ma
non ottenne risposta. La poltrona di Ryan era vuota.
Sgattaiolare via non
visto era una delle cose che Ryan sapeva fare meglio
fin da bambino. Era molto silenzioso già da piccolo e non era stato
difficile imparare ad approfittare dei momenti in cui l’attenzione di
tutti era rivolta altrove per allontanarsi senza farsi notare. Anche questa volta aveva funzionato.
Ryan sospirò di
sollievo appena fu lontano da tutti ed entrò circospetto nella sala
computer.
Durante quella notte
insonne aveva pensato molto, ma non era riuscito a trovare una soluzione. Le
parole di Strawberry gli erano penetrate nel cervello fino a perforarlo, ma non
lo avevano condotto da nessuna parte. Sapeva solo che aveva ragione, che lui le
aveva usate, che le aveva messe in pericolo, che aveva scelto per loro…e
soprattutto che l’aveva delusa. Si era girato e rigirato nelle coperte
per cercare di scacciare questi pensieri malevoli che non gli davano pace, ma
il viso rigato di lacrime di Strawberry non si decideva a lasciarlo stare.
Poi quella mattina,
mentre ascoltava il piano dei suoi amici prendere forma, aveva capito che non
poteva più sottrarsi ai suoi doveri e doveva agire a qualunque costo:
qualcosa sarebbe successo e sarebbe stato certo meglio che restare ancora in
questo stato di inerzia.
Si avvicinò
rapido allo schermo e digitò alcune coordinate. Una mappa si delineò sullo schermo; Ryan gli diede una rapida
scorsa, poi spense tutto e respirò a fondo di nuovo. Doveva sbrigarsi: non
sapeva di quanto vantaggio disponeva.
“Mamma…papà…salderò
il vostro debito…non temete…” disse fra sé e sé
serrando i pugni.
-Ma dov’è
andato!!!???- esclamò Kyle ad alta voce.
Tutti, ancora presi
dalla domanda posta da Strawberry, si voltarono verso di lui senza capire a
cosa si riferisse. Poi videro la poltrona vuota.
-Ryan…-
balbettò pensieroso Kyle –qualcuno…qualcuno sa
dov’è andato??
Molte paia di occhi fissarono lo scranno vuoto senza rispondere.
-No-
disse Paddy –Io non l’ho visto uscire…
-Io nemmeno- disse Lory.
Gish scosse la testa in
segno di diniego. Pie e Tart alzarono le spalle.
Pam guardò Kyle
con uno sguardo d’intesa: avevano avuto subito entrambi un brutto
presentimento.
-Presto!- disse Pam –andiamo a controllare! Dev’essere per
forza qui intorno!
Strawberry fissava
ancora la poltrona senza parlare: anche lei avvertiva qualcosa di tremendo,
come un brivido sottile lungo la schiena.
-Calma!- disse Pie
–non capisco perché vi agitiate tanto! Sarà andato a fare due passi…non vedo
perchè preoccuparsi!
Lory lo guardò
intensamente: forse aveva ragione…in fondo non c’era niente di
strano. Era normale che Ryan sparisse: ogni tanto lo faceva
quando non aveva più voglia di seguire un discorso o
semplicemente desiderava fare altro. Eppure qualcosa le diceva
che questa volta non era per
niente normale.
-Dobbiamo trovarlo!-
disse Strawberry alzandosi di scatto e precipitandosi fuori
dal corridoio.
Le altre mewmew la
seguirono a ruota, ma un grido di Pie le bloccò tutte quante a
metà corridoio.
-ASPETTATE!-
urlò l’alieno –Tornate qui!
Credo…mio dio…credo di averlo trovato!
Le ragazze fecero marcia
indietro.
-Maledizione! ma cosa diavolo vuole fare!- sentirono che esclamava Kyle.
Sul monitor del computer
lampeggiava una luce rossa, insistentemente.
-Ha varcato una delle
soglie della dimensione protetta- spiegò Kyle
–ma non capisco perché!! Razza di idiota!
Si sarà perso e avrà preso la porta sbagliata!
Kyle abbassò la
testa e se la prese le mani.
-No…- disse
sommessamente –non si è affatto
sbagliato…
Tutti si voltarono verso
di lui.
-Cosa intendi
dire?- chiese Lory col respiro affannoso.
-E’ andato…a
saldare il suo debito…è andato a
cercarlo…- rispose Kyle a fatica –è andato a cercare
Profondo blu.
Se era uno scherzo era
davvero di cattivo gusto. Strawberry non riusciva a capacitarsene: come poteva
Kyle sostenere che Ryan fosse andato solo e disarmato ad affrontare Profondo
blu? Non aveva senso! Non era da Ryan agire d’impulso! Era sempre lui a
rimproverarla perché non pensava mai e improvvisava, a dirle di
progettare un piano prima della battaglia, a consigliarle di non rischiare mai
inutilmente perché era la cosa più stupida che potesse fare e a
dirle cosa doveva fare…
“NON HA IL DIRITTO
DI DIRCI COSA FARE..”
La frase le
rimbombò come un tuono nella testa. Era così che aveva detto la
sera prima riferendosi a Ryan e lui l’aveva sentita e adesso…
La ragazza si
lasciò cadere sulla sedia.
-E’ tutta colpa
mia…- bisbigliò a sé stessa.
Nessuno intorno badava a
lei. Tutti si affollavano attorno allo schermo del computer dove Pie e Kyle
stavano affannosamente cercando di trovare traccia del passaggio di Ryan.
-Mio dio…- gemette
Strawberry.
Tutte le parole che
aveva detto la sera prima le tornarono in mente con estrema lucidità.
Aveva accusato Ryan di averle rovinato la vita, di averla spinta nel mezzo di
una guerra non sua, di averla messa di fronte a un pericolo immenso senza
muovere un dito…l’aveva accusato di non preoccuparsi affatto della
sua incolumità, di essere un vigliacco! Non erano cose che pensava
davvero, non le pensava. Eppure le aveva dette, gridate e per di più lui
aveva sentito. E ora era la fuori da qualche parte, solo e indifeso contro quel
mostro spregevole. Stava rischiando la sua vita…per cosa poi? Solo
perché aveva sentito le sue parole cariche di dolore? Poteva averlo
ferito così tanto?
-Non importa..- disse
sottovoce stringendo i pugni –in ogni caso...io ho sbagliato e non
permetterò a quello stupido di andare a farsi ammazzare!
La mewmew si alzò
in piedi, trasformandosi immediatamente in Mewberry.
-Non lo troveremo mai
col computer!- esclamò rivolta agli altri –dobbiamo andare a
cercarlo!
-Ma Mewberry..-
cercò di farla ragionare Pie.
-Basterà Kyle a consultare
il computer- replicò lei.
-L’area dove
potrebbe essere andato è immensa! Come pensi di trovarlo micetta?-
chiese Gish alzando un sopracciglio.
-Ci divideremo- rispose
pronta lei. –Kyle dividerà le zone di competenza e ci
avvertirà degli spostamenti di Profondo blu se e quando riuscirà
a rilevarli.
-Ma…-
obbiettò Tart –là fuori c’è quel mostro
orrendo…se ci trova non avremo scampo!
-Anche Ryan non ne
avrebbe!- replicò Strawberry –e in ogni caso voi non ne avreste
senza di me…e io vado a cercarlo!
La sua era stata una
risposta decisa: non c’era modo di dissuaderla e le sue compagne erano
perfettamente d’accordo con lei. Gish capì che non c’era
altro da fare che assecondarla. Abbassò lo sguardo riordinando i
pensieri.
-Bene- disse poi
–ascoltatemi tutti.
Se dovevano agire voleva
almeno essere lui a guidare le operazioni.
–io Tart e Pie ci
divideremo formando i tre gruppi di ricerca: siamo in grado di muoverci tramite
vortice spaziotemporale in maniera molto rapida, senza contare che voi non
sapreste più ritrovare questo posto. Quindi cercate di non perderci mai
di vista. Secondo punto: l’obiettivo è trovare l’umano.
Niente atti di eroismo, niente scontri non necessari. Appena lo si individua lo
si porta al sicuro. Se troviamo Profondo blu ce ne andiamo in fretta. Tutto
chiaro?
Tutti annuirono: le
parole di Gish erano decisamente logiche e ben pensate. Non potevano
permettersi errori o sarebbe stata la fine.
-Infine c’è
una condizione da rispettare- si voltò verso Strawberry –dovrai
promettermelo tu a nome di tutte- le disse.
-Parla- rispose solo
lei.
-Controlleremo tutti i
settori, ma una sola volta. Non possiamo perdere altro tempo o Profondo blu
potrebbe portare a termine i suoi piani e questo sarebbe molto peggio che
perdere Ryan. In fondo lui non ci serve per il nostro piano.- sorrise freddo
alla ragazza.
-MA COME SAREBBE A DIRE
CHE…- iniziò Paddy indignata che si era subito sentita ribollire
il sangue nelle vene di fronte a tanto cinismo.
Ma Strawberry le fece
cenno di tacere.
Sapeva cosa stava pensando
l’amica più giovane: anche lei si sarebbe ribellata a questa
logica, anche lei avrebbe voluto dire che Ryan era troppo importante e che non
lo avrebbe mai e poi mai abbandonato al suo destino, ma purtroppo Gish aveva
ragione. C’era in ballo la salvezza del mondo…anche se il suo cuore
sanguinava, sapeva perfettamente che doveva ascoltare solo il suo cervello in
un momento simile e mantenersi lucida.
-Accettiamo- disse tra i
denti.
Pam la guardò con
ammirazione: nei momenti peggiori Strawberry sapeva tirare fuori le unghie.
-Bene- sospirò
Gish soddisfatto –allora ci divideremo così: Tart Paddy e Mina
iniziate dal quadrante ovest; Pam e Pie da quello est; io e la mia bambolina
cominceremo da nord. Tutto chiaro?
-Un momento-
protestò Lory –ci sono anche io!
-Non se ne parla-
sentenziò Gish –saresti solo un peso.
Di certo la diplomazia
non era il suo forte. Lory fece per replicare, ma Pam intervenne prima.
-Lory- disse
affettuosamente –non sei nelle condizioni di seguirci, ma puoi lo stesso
darci una mano…
Lory annuì
rincuorata: non sopportava di starsene a far niente mentre Ryan, il suo Ryan,
era in pericolo.
-Bene…aiuta Kyle
nel coordinare i nostri spostamenti…avrà bisogno di una mano
perché siamo molti.- spiegò Pam.
Lory annuì di
nuovo.
-perfetto- disse Gish
–ricordatevi tutto quello che vi ho detto…e buona fortuna.
I tre alieni sollevarono
una mano e tre vortici si crearono nella stanza facendoli scomparire.
Ryan camminava spedito
nella dimensione in cui era stato catapultato. Si guardava attorno con circospezione:
anche se non sapeva dove fosse Profondo blu, era comunque certo che sarebbe
presto arrivato. Era una preda troppo facile per lasciarsela scappare e quel
maledetto alieno era decisamente troppo furbo.
Intorno a lui i tronchi
di alcuni alberi altissimi dalle foglie ambrate scomparivano nella nebbietta
gialla che ricopriva il suolo. Non c’erano rumori, non c’erano
animali o altre forme di vita escluse quelle piante. Ryan smise di camminare
addossandosi al tronco di uno degli alberi in modo che nessuno potesse
prenderlo alla spalle e aspettò. All’apparenza sembrava calmo, ma
tutti i sensi erano tesi allo spasimo per percepire il più piccolo
indizio che potesse segnalargli l’arrivo del nemico. Nonostante questo
però non lo udì mentre si avvicinava.
-Guarda guarda chi si
vede!- esclamò Profondo blu comparendo all’improvviso di fronte a
lui con tanta rapidità, che Ryan non seppe mai da che parte era
arrivato.
-Un piccolo umano
guastafeste!- lo guardò sorridendo ironico –non hai portato le tue
amichette Ryan?
Il biondo non rispose.
Semplicemente fissava rabbioso quegli occhi rossi carichi di disprezzo.
-Il gatto ti ha mangiato
la lingua?- continuò a canzonarlo Profondo blu, ma Ryan non rispose di
nuovo. Questo irritò profondamente l’alieno che riprese con voce
più minacciosa.
-Questo gioco è
un po’ noioso non ti pare? Se tu non rispondi, non urli e non soffri io
non mi posso divertire. Lo capisci vero? E visto che non mi diverto sarò
costretto ad eliminarti subito per cercare qualcun altro con cui giocare…magari
le tue amiche…cosa ne dici?
-Lascia stare il
Mewteam…loro non centrano, lo sai bene…questa è una guerra
fra me e te…
Profondo blu
restò colpito da quelle parole e per la prima volta da molti secoli, non
gli riuscì di capire.
-Vedo…vedo che non
mi hai riconosciuto!- esclamò Ryan provando un sottile piacere
nell’aver messo, anche solo per un istante, Profondo blu in una
situazione di confusione.
L’alieno lo
osservò meglio, poi un ricordo gli attraversò la mente. Era un
ricordo vecchio di anni, quasi sbiadito: una casa bruciava avvolta dalle
fiamme. Si sentivano grida disperate e urla e lui osservava la scena fluttuando
nell’aria accanto a un suo chimero che aveva svolto il lavoro per lui,
ancora condannato ad avere la consistenza di uno spettro. Perché?
Perché quell’immagine?
Profondo blu strinse gli
occhi, sforzandosi di ricordare e all’improvviso nel ricordo un
particolare acquistò nitidezza. Era una voce, la voce di un bambino che
piangeva e chiamava i genitori.
-Vedo che ora ricordi..-
disse Ryan interpretando il cambiamento nell’espressione del nemico
–è stato molto tempo fa…hai incendiato la mia casa e ucciso
i miei genitori perché le ricerche di mio padre ti davano
fastidio…- sillabò con rabbia l’umano –avrebbero
riportato l’attenzione su di te e tu non potevi permettertelo
perché stavi ancora cercando le energie necessarie per liberare la tua
prigionia corporale…ma hai sbagliato lo stesso i tuoi calcoli, maledetto,
perché mi hai risparmiato la vita e ora io concluderò il lavoro
iniziato da mio padre.
Profondo blu lo
guardò sorpreso: certo, ora si ricordava di lui! Si stupì di non
averlo mai ricordato prima, di non aver immaginato, quando lavorava al
caffè, che le due storie fossero legate.
-Pagherai- disse Ryan
digrignando i denti e puntandogli contro un dito.
Profondo blu
scoppiò in un’orribile lunga risata. D’accordo,
l’umano era riuscito a sorprenderlo, ma come poteva sperare davvero di
fargli paura? Nessun’arma poteva arrestarlo tranne il cristallo Mew e lui
certo non ne disponeva.
Lo guardò
sprezzante –E posso sapere come credi di sconfiggermi?
Ryan non rispose: sapeva
di non avere speranze, sapeva che la sua era una pazzia, un tentativo
disperato, ma come aveva detto Strawberry, quella era la sua guerra e doveva
combatterla lui.
-non stare a
preoccuparti per me- rispose glaciale –Ho un conto in sospeso ed è
il momento di saldarlo!
Profondo blu
impugnò la sua spada.
-Come vuoi- disse
sogghignando.
Scoppiò di nuovo
in una risata orribile e si scagliò contro Ryan.
-Qui non
c’è…- disse Gish rinfoderando le armi –Presto, Kyle,
indicami il prossimo settore da controllare!
Kyle non se lo fece
ripetere e comunicò all’alieno la prossima destinazione mentre
Lory segnava con una croce il nuovo settore controllato: Ryan non era neanche
lì.
Più il tempo
passava e più la sua ansia cresceva: se non lo trovavano in fretta era
probabile che Profondo blu…
-PROFONDO BLU!-
esclamò Kyle osservando lo schermo –l’ho trovato! è
nel settore 14est e..sta combattendo..- il respiro gli mancò per qualche
secondo: stava forse usando i suoi micidiali attacchi su Ryan? Poi si riprese.
Se era così doveva avvertire subito gli altri.
-Pie! Tart! Gish!
Settore 14est, presto! Credo di averlo trovato e non è in buona
compagnia.
-Arriviamo subito!-
esclamò Pie.
-Siamo lì in un
secondo- replicò Tart.
Gish non diede segno di
aver sentito la comunicazione: probabilmente era in fase di spostamento verso
il nuovo settore e le comunicazioni per quanto efficienti non arrivavano.
-Gish- insistette allora
Kyle –Gish…mi senti? Gish…hei…riesci a sentirmi??Gish..
-Eccomi- rispose infine
l’alieno –cosa c’è?
-abbiamo trovato- disse
d’un fiato Kyle –settore 14 est…fate presto, c’è
Profondo blu con lui…gli altri sono già la…
-D’accordo- fece
Gish stringendo i pugni.
-Ci siamo- disse poi a Strawberry
afferrandola per la mano e trascinandola nel vortice.
Kyle pregò che i
due facessero in tempo ad arrivare: per quanto fossero veloci gli spostamenti
richiedevano alcuni minuti…minuti che potevano essere fatali a Ryan.
Non vedeva altro che
polvere attorno a sé. Polvere gialla e densissima. L’ultimo
attacco di Profondo blu non lo aveva colpito per un soffio, ma la sua forza
devastante aveva causato uno spostamento d’aria così forte che
Ryan non era riuscito nemmeno a restare in piedi.
La risata lugubre
dell’alieno risuonò tra la nebbia.
-Cosa c’è?-
chiese divertito –qualcosa non è andato come doveva?? Voglio
sperare che tu non sia venuto qui a sfidarmi senza un’arma o senza un
piano! Sei veramente un povero pazzo. Con molto fegato, certo…ma questo
non ti servirà per cavartela. Lo sai che morirai, vero?
Ryan si alzò a
fatica. Ansimava.
Profondo blu rise di
nuovo.
-Però devo
riconoscere che questo gioco è molto più divertente! Sei
agile…questo rende più interessante la mia caccia!.
Sogghignò. Quel
sorriso era lo stesso che Ryan gli aveva visto sul volto da bambino mentre
guardava i suoi genitori morire nella casa in fiamme. Era stato allora che
aveva giurato a sé stesso che avrebbe avuto giustizia, che avrebbe
proseguito gli studi del padre e sconfitto quel mostro. Le sue ricerche gli
avevano permesso di scoprire molte cose e lo avevano reso forte nello spirito.
Non si era mai arreso. Mai. Aveva trovato le prescelte e scovato Profondo blu,
ma qualcos’altro non era andato per il verso giusto.
-maledetto..-
sibilò.
Profondo blu
scagliò un altro colpo. Questa volta Ryan non riuscì a spostarsi.
Il fendente lo
colpì con violenza lacerando le carni e sbalzandolo per aria. Ryan si
trovò di nuovo lungo disteso, col naso fratturato e il corpo dolorante. La
testa gli scoppiava e a fatica riusciva ancora a distinguere l’alieno che
rideva di gusto davanti a lui. Era ferito ed esausto, amareggiato, umiliato e
disilluso.
Perché non
succedeva niente? Perché quei miracoli che ti salvano sempre
all’ultimo momento non avvenivano mai nella vita vera? Aveva fallito.
Miseramente fallito. E in fondo cosa si aspettava? Che piovesse dal cielo una
luce che ristabilisse finalmente la giustizia? Illuso Ryan, sei solo un
illuso…stupido, pazzo sognatore idealista…il bene non vince
sempre…è il più forte che sopravvive, solo il più
forte.
-Oh no!- fece Profondo
blu sorridendo fra i denti –ti sei già stancato? Peccato.-
sospirò –vorrà dire che finiremo qui il nostro gioco!
Alzò la spada
sopra la testa e convogliò tutta l’energia che disponeva.
-addio!- disse ridendo.
Ryan non chiuse gli
occhi. Si rifiutava di arrendersi...quante cose non aveva fatto in tempo a
fare…ma ormai era tardi…
-FERMOOOO!!!!!!!!!!!!!-
urlò improvvisamente una voce alla sua destra.
Profondo blu si
voltò. Pam era scesa in campo. Sapeva che non aveva speranze, ma doveva
solo riuscire a distrarre l’alieno mentre Pie afferrava Ryan e li portava
via di lì. Un piano semplice e con pochi rischi: Pam era piombata appena
in tempo nel mezzo della lotta.
Purtroppo per loro
però la distrazione di Profondo blu durò solo un attimo: con la
coda dell’occhio si accorse di Pie che correva verso l’umano,
capì al volo il loro piano di fugae scagliò su di lui l’attacco che aveva preparato.
L’alieno cadde a terra senza un grido, svenuto.
-PIE!- urlò Tart
appena fatto il suo ingresso in scena e si scagliò contro Profondo blu.
-NO!- cercò di
fermarlo Paddy, ma era troppo tardi. Profondo blu aveva di nuovo lanciato un
attacco che ferì l’alieno più giovane in maniera grave.
Ora erano davvero nei
guai: senza di loro potevano solo sperare nell’arrivo di Gish per
andarsene di li.
-Quante belle prede!-
sorrise Profondo blu sfregandosi le mani. Erano in trappola, le aveva in pugno
ormai.
-Andate…andate
via…- riuscì solo a dire Ryan prima di perdere i sensi.
Strawberry teneva forte
la mano di Gish mentre vorticavano nel passaggio dimensionale; stranamente per
una volta la presenza dell’alieno non la infastidiva. Non che si fidasse
completamente di lui, ma era molto confortante sapere di averlo dalla propria
parte. Mina le aveva detto che era stato lui a salvarla prendendola fra le
braccia un attimo primo che l’attacco di Profondo blu la colpisse…e
lei non l’aveva ancora ringraziato.
La mewmew osservò
attentamente il suo viso: i lineamenti contratti in uno sforzo di
concentrazione, gli occhi dorati pieni di coraggio e decisione. La sua mano era
calda nonostante il colorito pallido e le trasmetteva sicurezza. Non poteva
dire che fosse bello, nè ammirevole, ma aveva un non so che di accattivante.
Chiuse gli occhi
sperando che Ryan fosse salvo e si impedì di piangere. Non sapeva cosa
si sarebbe trovata davanti una volta arrivata, ma di certo…
-Ci siamo- disse Gish
troncando i suoi pensieri.
Il vortice si
aprì e i due atterrarono.
La situazione fu subito
fin troppo chiara: tutti i loro amici che li avevano preceduti lì
giacevano a terra contusi e feriti. Solo Pam era ancora in pedi, barcollante, e
l’attacco di Profondo blu la colpì duramente proprio sotto i loro
occhi impotenti.
-NOOOOOOOOO!!!!!-
urlò Strawberry scagliandosi contro il nemico, ma Gish la trattenne
cercando di farla ragionare.
-Ferma! così fai
solo il suo gioco!- disse stringendole i polsi. Lei lo guardò negli
occhi. Aveva ragione, ma non fece in tempo a dirglielo perché Profondo
blu colpì anche lui, alle spalle. L’alieno si accasciò a
terra.
-NOO!- gridò di
nuovo Strawberry. Alzò poi gli occhi su Profondo blu.
-Maledetto!-
sibilò.
Lui per tutta risposta
rise: nessuna via di fuga stavolta. Era finita.
-Ma che brava! Lo sai
che ti cercavo? Sei venuta per fare compagnia al tuo amichetto?- disse
indicando Ryan –ha resistito per un po’…ma poi…non ce
l’ha fatta!- sorrise beffardo.
Fu allora che Strawberry
lo vide attraverso la coltre di nebbia, riverso al suolo, gli occhi chiusi, il
volto pieno di sangue. Respirava ancora? Era vivo? Non avrebbe potuto dirlo con
certezza.
-Cosa gli hai fatto,
maledetto???
Profondo blu
stirò le labbra in un sorriso meschino.
-Abbiamo solo giocato un
po’…è stato un bravo giocattolo, sai? Ma poi si sono
esaurite le pile..!
La guardò
ostinatamente in faccia godendo della smorfia di dolore che le deformava la
bocca piccola e perfetta.
Strawberry
arretrò di un passo. All’improvviso sentiva le lacrime premere
forte contro le palpebre per uscire. E sentiva vuoto dentro di sé e di
nuovo quel freddo… Si guardò attorno: dalla nebbia gialla
spuntavano qua e là i corpi dei suoi amici riversi a terra. Erano tutti
feriti, qualcuno era svenuto, ma Profondo blu non poteva aver avuto il tempo di
uccidere nessuno di loro…un solo attacco non bastava per loro che erano
in possesso di poteri speciali. Ma Ryan? Era solo un umano. Non aveva nulla per
difendersi.Avrebbe voluto sentirlo
gemere di dolore per assicurarsi che fosse ancora vivo, ma dalla sua chioma
bionda non si esalava nemmeno un respiro. Lacrime di disperazione e sconforto
la presero da dentro come mani ossute che volevano precipitarla di nuovo in
unavoragine nera e fredda. Prima
Mark, ora Ryan…perché tanto dolore?
Cosa poteva fare? Mille
idee impazzite le riempivano il cervello: doveva salvare i suoi amici…e
doveva farlo in fretta perché la vita di Ryan si affievoliva sgusciando
via come sabbia dalle mani. Ma come poteva fare?
Era sola. Sola. E sapeva
che il suo avversario era molto più forte di lei. L’avrebbe
sconfitta e uccisa…cosa poteva fare?
-Scappa
Strawberry…- riuscì a dire in un sussurro flebile Mina.
Scappare. Doveva
scappare. Andare via da lì, via….correre all’impazzata per
salvarsi la vita, per dimenticare tutto quell’orrore e quella paura e rifugiarsi
in un luogo sicuro…
Ma non c’erano
luoghi sicuri. Non ci sarebbe mai più stato un luogo sicuro senza le sue
amiche, senza Ryan…
Combattere. Ecco cosa
doveva fare. Opporsi al destino di morte che l’attendeva inesorabile,
ribellarsi alla malvagità di quell’essere, seguire l’istinto
alla vita.
Doveva ancora
ringraziare Gish e chiedere scusa a Ryan….
-Perché li hai
colpiti?- chiese mentre il cuore le si serrava in una morsa di dolore
–Gish ti dava le spalle e non poteva difendersi!
-Quel disertore ha solo
avuto quel che si meritava...un traditore muore da traditore..- sibilò
lui senza pietà.
-E Ryan? Perché?
Era solo e disarmato! Cosa poteva farti vigliacco!- gridò la mewmew in
preda a una rabbia feroce.
Lui sorrise –Non
ti basterà tutto il tuo rancore per vincermi. Non ti basteranno i tuoi
buoni sentimenti! Quanto siete stupidi voi esseri umani!
-Non hai risposto-
sibilò lei minacciosa.
-Ryan ha voluto
sfidarmi…mi ha regalato la sua vita..non potevo certo rifiutare!
-Lurido verme…
-Oh…andiamo…un
linguaggio così basso non si adegua al tuo bel visino…micetta. Ma
pazienza! Tanto anche il tuo tempo è scaduto.
-Lo vedremo!- disse
Strawberry –io non mi arrenderò mai!
Fu allora, con una
rapidità incalcolabile, che Profondo blu sferrò il primo colpo.
La ragazza lo schivò appena in tempo grazie ai suoi miracolosi riflessi
da gatto. Ma l’alieno non perse tempo e continuò a bersagliarla
con troppo assiduità perché lei riuscisse a sferrare un
contrattacco. Strawberry resistette per un po’ scattando con
agilità incredibile e evitando tutti i suoi fendenti, ma poi mise un
piede in fallo e cadde sentendo distintamente il rumore della caviglia che si
stortava.
Era finita.
Profondo blu sorrise e
scagliò contro di lei un attacco. Niente colpi di scena, niente angeli a
difenderla dal cielo: fu colpita in pieno.
L’alieno le si
avvicinò di qualche passo. Lei era troppo stordita dolorante e debole
per fuggire. Tentò solo di trascinarsi sui gomiti lontano da lì
in uno sforzo inutile e patetico. Aveva paura, una paura terribile.
Il suo aguzzino
sogghignò spietato. Poi alzò la mano, il palmo rivolto verso di
lei.
-Ora prenderò
ciò che mi spetta- disse –e grazie mille, piccola Strawberry.
La sua mano sospesa a
mezz’aria iniziò a chiudersi con estrema lentezza come se quel
piccolo gesto gli costasse molta fatica. La ragazza lo guardava con gli occhi
sbarrati, troppo terrorizzata per chiuderli o per reagire. Perché non
moriva subito, perché doveva provare ancora tutta quella sofferenza,
quel dolore, quella paura, quel gelo? Perché lasciarla agonizzare li?
perché non finirla?
La mano
dell’alieno iniziò a chiudersi più sensibilmente e la
ragazza iniziò a sentire un dolore lancinante al petto. Cosa le stava
facendo?
Più la mano si
chiudeva più il suo dolore aumentava mentre una luce abbagliante si
sprigionava dal suo corpo. Ma cosa succedeva?
Non capiva…non
capiva…non riusciva a vedere e quella luce era così forte e
così calda…
Il dolore sempre
più forte, quel calore sempre più lontano, la mano sempre
più chiusa…le stava forse strappando il cuore?
No. Il suo cuore lo
sentiva ancora pulsare, ma sempre più debole e distante…sempre
più spento.
La vita. Le stava
prendendo la vita. Lei stava morendo…
“Perché?”
le venne solo da pensare. Poi tirò un respiro. Sentì
distintamente l’aria entrare nei polmoni con lentezza, quasi
accarezzandola per consolarla e prendere commiato: era l’ultima volta,
l’ultima boccata d’aria…
Ma poi
all’improvviso, come un’onda gigantesca l’ossigeno
entrò con forza nei suoi polmoni e il petto smise di dolerle. Il cuore
battè forte come non mai e i suoi occhi ormai spenti, si riaccesero di
luce. Cosa succedeva? Era forse morta?
No, non era morta.
C’era una nuova luce adesso accanto a lei. Era calda come l’altra,
ma lei la conosceva…era una luce familiare…
Sentì le forze
tornarle, sentì Profondo blu allontanarsi spaventato.
Ma..cosa..?
Una figura si ergeva tra
lei e l’alieno. Un figura avvolta da una luce azzurra dirompente che la
riempiva di forza.
Lei la
conosceva…ma dove…dove l’aveva già incontrata?
Con un sussulto il suo
cuore ricordò: il cavaliere blu! Era quando combatteva accanto a lui che
sentiva le stesse emozioni! Era la stessa forza che provava quando gli era
vicina, quella forza che le dava vigore e speranza…solo molto molto
più forte.
Ma come era possibile? Che
Mark si fosse ribellato alla schiavitù dell’alieno? Che si fosse
riscattato dal suo stato di fantasma per chiedere di avere una vita?Che si fosse liberato della parte
malvagia e ora la stesse soccorrendo? Doveva essere così!
Doveva esserlo per forza,
perché avvertiva la stessa sensazione di benessere assoluto e fiducia
completa che provava solo con Mark…
Strawberry avanzò
di qualche passo nella luce.
-Tu…!!??-
sentì pronunciare da Profondo blu con aria contrariata
–maledetto!! Pensavo di averti eliminato! Come hai fatto a…
Ora Strawberry lo
vedeva: era lui, il Cavaliere blu! I capelli più corti e il vestito
nero, come la notte, ma era lui. Il suo cuore glielo diceva: quella era la
persona che amava!
-Non osare mai
più avvicinarti a Strawberry…- sibilò sguainando la spada.
Stava quasi per colpirlo
quando l’alieno scomparve in un vortice: era fuggito, aveva avuto
paura…erano salvi.
Strawberry, le lacrime
agli occhi, si avvicinò a piccoli passi ancora incredula.
-Mark!- disse con
dolcezza e sofferenza.
Il cavaliere si
voltò verso di lei a quel richiamo mentre la luce scompariva. Fece un
passo, poi si appoggiò alla spada come se stesse per cadere da un
momento all’altro.
-Mark!- ripeté di
nuovo Strawberry preoccupata aumentando quanto possibile l’andatura verso
di lui.
-Mi dispiace…-
disse lui in un sussurro, ormai inginocchiato per terra –ti
deluderò ancora una volta…
Poi perse i sensi.
Strawberry riuscì ad accorrere appena in tempo per prenderlo fra le
braccia.
-Mark!! Ma cosa
significa.. deludermi?? Tu mi hai salvato.. tu…
Ma la ragazza non
riuscì a continuare. La luce di ritrasformazione avvolse il corpo del
ragazzo costringendola a chiudere gli occhi.
Quando li riaprì
il suo cuore perse un battito: ferito e svenuto tra le sue braccia c’era
Ryan.
Ciao a tutti! Eccomi qui
al rientro dalle vacanze con il prossimo capitolo. Vi aspetta qualche doverosa
spiegazione sulla battaglia appena conclusa, rivelazioni
e confusi pensieri…pronti per leggere!? Al prossimo capitolo…buon
divertimento e continuate a commentare!
CAPITOLO 6 – Rivelazioni e pensieri
Kyle
uscì lentamente dalla stanza chiudendo la porta senza fare rumore.
Sospirò forte un po’ per la stanchezza, un po’ per il
sollievo.
-Come sta?
Chiese Pam che lo aspettava nella
penombra del corridoio. Kyle la guardò
sorridendo.
-Dorme. Gli ho dato un
tranquillante che lo terrà addormentato almeno per un
po’…così non dovrà sentire troppo male…il naso
è rotto e le ferite sono profonde. Ma
guarirà: Ryan ha una costituzione molto forte.
-Sai..-
continuò Pam –siamo tutte curiose di
sapere…ci siamo riunite di là…forse hai qualcosa da dirci..
Kyle
abbassò la testa costernato.
-Me lo aspettavo…si in effetti credo sia giunto il momento di parlarvene…
Pam
sorrise sorniona: il momento per parlarne con loro era
passato da un pezzo, ma meglio tardi che mai! La mewmew
tenne per sé i commenti e si limitò a precederlo nella grande sala computer ormai adibita a luogo di riunione
collettiva.
Tutti si girarono a guardarli mentre facevano il loro ingresso, ma Kyle aveva la certezza che in realtà stessero
guardando solo lui.
C’era silenzio e
tensione. Molte domande e dubbi galleggiavano nell’aria e lui era
lì per dare una risposta. Era giusto. Così doveva essere.
Si sedette con calma
accanto a Strawberry che, nonostante fosse ancora
ferita, non ne aveva voluto sapere di restarsene nella
sua camera a riposare ed era tutta raggomitolata nella poltrona fluttuante.
Si schiarì la
gola. Poi parlò.
-Di certo avrete molte
domande da farmi e molti pensieri per la testa- esordì
–ma se non vi spiace prima tenterò di spiegare le cose come stanno
e risponderò ad ogni vostro dubbio più tardi..
Nessuno fece obbiezioni.
-La storia comincia
molti anni fa quandoRyan
era ancora un bambino; io ero l’assistente di suo padre, un acuto
scienziato che aveva rinvenuto delle tracce dell’esistenza del popolo
alieno sulla terra secoli prima. Aveva anche scoperto dell’esistenza
dell’acqua cristallo e stava conducendo delle ricerche per trovarlo e
utilizzarlo in favore dell’ambiente. I suoi studi però lo
portarono a scoprire anche l’oscura presenza di Profondo blu, che secoli
fa era stato sigillato in una dimensione parallela, condannato, a causa della
sua malvagità e ambizione, a restare immateriale per sempre. I dati di
cui entrò in possesso il padre di Ryan
indicavano però che l’alieno stava cercando di risvegliarsi. Decidemmo così di rendere note le nostre
scoperte per scongiurare un pericolo tanto grave, ma Profondo
blu ci precedette sul tempo. Una sera, mentre io e il piccolo Ryaneravamo fuori, diede fuoco
alla casa distruggendo quasi tutti i dati a nostra disposizione e uccidendo i
suoi genitori. Da quel momento io e Ryanabbiamo giurato di vendicarli, proseguendo gli studi e
fermando Profondo blu. È stato Ryan a creare
il progetto mew e come sapete per non correre rischi
con voi ha sperimentato gli effetti prima su di sé. Questo gli ha valso la capacità di trasformarsi in gatto a
piacimento, anche se solo per pochi minuti. Ma
c’era di più. Il suo dna aveva subito una mutazione proprio come era successo a voi e Ryan
aveva esultato convinto di poter usufruire della trasformazione. Eppure, dopo molti tentativi falliti, aveva scoperto che un
gene recessivo del suo patrimonio biologico bloccava la metamorfosi. Tutti gli
studi successivi furono inutili; niente pareva in grado di aggirare
l’ostacolo. Credetemi- fece vagare lo sguardo
sull’auditorio silenzioso e attento –per lui fu un duro colpo.
Pensò anche di interrompere il progetto visto che non poteva avervi
parte attiva, ma aveva fatto una promessa e io lo
convinsi ad andare avanti, assicurandogli che avremmo trovato una soluzione per
il suo problema. Perdonateci se non ve ne abbiamo mai
parlato prima, ma era inutile credere di poter far affidamento sulle sue
forze… Inoltre, come vi ho già detto, per Ryan
era molto frustrante e non volevo che facendolo sapere anche a voi lui avrebbe
sofferto di più.- tacque un attimo per riprendere fiato. Poi riprese –Non
so di preciso cosa sia accaduto oggi e perché Ryan sia riuscito a compiere la metamorfosi…ma
cercherò al più presto delle risposte. Bene- concluse
poi –questo è quello che vi dovevo dire. Se
avete delle perplessità chiedete pure.
Per un tempo
incalcolabile regnò il silenzio. Erano notizie sconvolgenti. Era una
verità strana da capire e accettare, soprattutto per Strawberry.
Poi fu Lory a prendere la parola.
-Kyle..- disse timidamente.
-Si?
-Come…come sta Ryan?
Kyle
sorrise dolce: era tipico di Lory preoccuparsi prima
delle cose veramente importanti e lui era stato imperdonabile nel dimenticarsi
di comunicare lo stato di salute dell’amico.
-Meglio…ora sta
dormendo..- rispose.
Strawberry
si sentì un po’ rincuorata. Non si era ancora ripresa del tutto
dallo shock di vederselo tra le braccia al posto di Mark,
ma era contenta che stesse bene. Gli doveva molte scuse e molti
ringraziamenti: le aveva salvato la vita. E poi
c’era quella frase che non le dava pace. “Ti deluderò di
nuovo..” aveva detto Ryan prima di svenire.
-Ora che il suo gene
recessivo è stato sbloccato credi che potrà
compiere di nuovo la trasformazione?- chiese Gish.
-non lo so- ammise Kyle –dovrei analizzare le sue condizioni, ma non me
la sento di effettuare delle analisi su di lui adesso.
Ha molte ferite ed escoriazioni…il naso è rotto e ha già
perso abbastanza sangue..
-Appena si
sentirà meglio credo sia opportuno verificare- commentò gelido
–abbiamo bisogno di tutte le forze possibili in battaglia..
-Ora proporrei di
ricostruire quello che è successo - replicò
per tutta risposta Kyle –così forse
riusciremo a capire cosa ha sbloccato Ryan e
perché Profondo blu sia scappato.
Tutti annuirono: come al solito Kyle dava prova di
essere un tipo pratico e affidabile che non perdeva mai di vista
l’obiettivo.
-D’accordo-
disse Pama nome di tutti
–da dove vuoi che cominciamo?
-Tu cosa ricordi?-
chiese Kyle.
-Sono intervenuta assieme
a Pie per portare viaRyan
che era già a terra ferito, ma Profondo blu non si è lasciato
ingannare dalla mia manovra diversiva e ha colpito Pie.
-Io sono svenuto, il
colpo è stato molto forte..- mormorò Pie
pensieroso –e poi non ricordo nulla…
-Subito dopo sono
arrivati Tart, Paddy e Mina:
tutti e tre sono stati colpiti e atterrati mentre io cercavo inutilmente di
avvicinarmi a Ryan..-
continuò serafica Pam –quell’alieno maledetto è davvero
spaventosamente veloce!
-Già-
borbottò sottovoce Gish.
-Rimasta da sola sono
riuscita ad evitare i suoi colpi per un po’, ma poi mi ha colpita proprio mentre Strawberry
e Gish sono apparsi. Questo è tutto quello che
ricordo.- concluse la mewmew.
L’attenzione si
spostò allora su Gish e Strawberry,
ma fu lui a prendere parola con tono seccato.
-Non guardate me! Quel
maledetto mi colpito alle spalle e sono subito caduto al suolo. Anche io non ricordo nulla.
Era evidente che lo infastidiva dover ammettere di essere stato colpito senza
nemmeno essere riuscito a reagire, ma in fondo era proprio quello che era
successo.
-Strawberry??- chiese Kyle
visto che la ragazza non accennava a voler parlare.
Lei sollevò gli
occhi su di lui: erano occhi spaventati. Evidentemente
era ancora troppo sconvolta, ma il suo racconto era assolutamente essenziale
per capire, visto che era rimasta l’ultima.
-Coraggio- le disse
l’amico rassicurante –è importante per noi sapere..
Lei annuì con
forza: lo sapeva benissimo che doveva raccontare quello che era successo anche se non riusciva a comprenderlo e anche se il
solo pensare a tutta la paura che aveva provato la faceva sentire male.
-D’accordo-
esordì poi cercando di non lasciar trapelare il suo smarrimento.
Si accomodò
meglio sulla poltrona e tirò un sospiro mentale.
-Gish
era appena stato colpito e io…ero rimasta sola…sapevo che dovevo
fare qualcosa e farlo in fretta perché Ryan
era a terra svenuto chissà da quanto tempo. Se
Profondo blu l’aveva colpito in pieno non c’era speranza per
lui…io…pensavo fosse un semplice umano…non avrebbe
potuto sopravvivere a un suo attacco…- prese un nuovo respiro per
ricacciare indietro quel fastidioso groppo alla gola –Ho evitato i suoi
attacchi per un po’, ma non riuscivo a colpirlo perché era troppo
veloce.. ma poi la mia caviglia si è stortata
e sono caduta per terra. Lui è venuto verso di
me e mi ha colpito senza però uccidermi. Poi ha
tentato…io…non so come spiegarvelo…ha tentato di strappare
qualcosa da me…- si portò le mani al petto –da qui, come se
avesse voluto prendermi il cuore…e io sentivo sempre più male e
poi è apparsa una luce, ma non capivo da dove provenisse…e poi si accesa un’altra luce..io
non l’ho vista, ma l’ho percepita…era come…- si
fermò un attimo prima di ammetterlo –era come quella del cavaliere
blu…era la stessa forza vitale, solo…più forte…e ho
visto Profondo blu arretrare e poi…
-Poi è scappato- concluse un voce roca e sofferente dallo stipite in ombra
della porta.
-RYAN!- esclamò Kyle balzando in piedi –ma
cosa diavolo ci fai qui??? Dovresti essere a letto addormentato!!
Ryan
fece spallucce: non aveva preso i sonniferi che Kyle
gli aveva passato. Aveva bisogno di pensare, di
capire. Qualcosa gli era sfuggito e sentiva che era un dettaglio troppo
importante per poter rimandare: era rimasto lucido e
cosciente, semisoffocato dal dolore, ma poi
finalmente aveva capito!
-Siediti almeno! Razza di incosciente!!- disse Kyle
cedendogli il posto. Ryan sorrise ironico al rimprovero dell’amico mentre
valutava la proposta. Avrebbe preferito non sedersi accanto a Strawberry, ma le sua gambe non lo
avrebbero retto ancora per molto e non poteva permettersi di svenire o di
essere messo forzatamente sotto sedativi.
Così prese posto nella poltrona evitando accuratamente di
rivolgere a sinistra lo sguardo per non rischiare di incontrare quello di lei:
era troppo concentrato a non gridare di dolore ad ogni movimento per riuscire
anche a mantenere alte le sue barriere e gelido il suo sguardo.
-Bene…ecco il
nostro eroe!- commentò Gish sarcastico.
Ryan
lo ignorò.
-Ho alcune cose da dirvi che penso possano interessarvi- disse soltanto.
-Giusto..- continuò l’alieno imperterrito –ad
esempio potresti spiegarci cosa diavolo pensavi di fare andandotene tutto solo soletto da Profondo blu! Ci hai messo tutti quanti in
pericolo!
Ryan
questa volta non riuscì a trattenersi dal rispondere.
-Pensavo fosse logico!-
sibilò con aria saputa –sono andato da lui per chiudere un conto
in sospeso…e per sbloccare la mia metamorfosi…di solito in
situazioni di pericolo il corpo dà fondo a tutte le sue
energie…pensavo fosse facile da capire!- continuò con tono
polemico –senza contare che nessuno ti ha chiesto di venire a salvarmi!
-Saresti morto se Pam non fosse arrivata in tempo!-
borbottò Gish risentito.
-Ho già
ringraziato Pam…ma ti ricordo che se non ci fossi stato io, ora saresti morto anche tu!
Ryan
fissò l’alieno con aria di sfida: Gish
sostenne lo sguardo per un po’, cercando disperatamente qualcosa da
replicare, ma poi dovette piegarsi alla dura logica dei fatti. Lui non era
servito a niente: era stato l’umano a salvarli tutti, anche se era
difficile da ammettere.
-Micetta
mia…- disse poi tra i denti –non riuscirai
a convincermi di nuovo ad aiutarlo…
Poi si
rincantucciò in un angolo a braccia conserte, deciso a non profferire
più parola.
Ryan
però non si era potuto impedire di lanciare un rapido sguardo verso Strawberry: allora era stata lei a convincere gli altri ad
andare a cercarlo! Il suo cuore si fece inspiegabilmente più leggero.
Ma
non c’era tempo da perdere in sciocchezze.
- Bene – proseguì quindi – ora possiamo parlare di cose
serie!
-Ryan-
lo interruppe però subito Kyle
–hai idea di come tu sia riuscito a compiere la metamorfosi??
-Certo!- rispose il
ragazzo sicuro sorridendo misteriosamente. L’attenzione di tutti si
rivolse verso il biondino, che manteneva, nonostante il dolore fisico fosse
molto forte, un’aria di sicurezza invidiabile.
-Il fatto è- continuò quando il brusio di voci si fu calmato
–che Profondo blu ha fatto un piccolo errore che gli costerà
caro…anzi….carissimo…- sorrise con un ghigno quasi diabolico
per poi riacquistare l’espressione di impassibilità che aveva
sempre.
Paddy
si agitò impaziente sulla sedia. Tutti lo fissavano aspettando risposte,
ma fu Strawberry la prima a perdere la pazienza.
-Insomma! Vuoi spiegarci
si o no com’è successo!??- sbottò
con la sua solita aria bellicosa.
Ryan
sorrise con aria di superiorità come faceva sempre
quando lei perdeva le staffe, anche se dentro di sé, si
sentì molto sollevato nel constatare che la ragazza sembrava non aver
accusato un colpo troppo duro.
-Proprio tu me lo chiedi!?- rispose in tono ironico –guarda che la colpa della mia trasformazione è
tua!!
Ryan
incrociò le braccia trattenendo a stento un’esclamazione di dolore
e recitando la sua solita parte di antipatico. Tutti
gli altri li stavano fissando stupiti.
-è stata
Strawberry??- chiese quasi più a sé
stessa che a lui, Pam.
-Ryan- sospirò Kyle cercando di mantenere la calma –credo sia meglio
che ci spieghi…
Il ragazzo si prese
ancora qualche minuto per fissare il suo sguardo in quello di un Gish sempre più smarrito e infuriato, poi replicò
con sufficienza.
-In
effetti è una cosa molto buffa! Se penso che
l’abbiamo cercato così tanto…e
invece ce l’avevamo sotto agli occhi!- fece una pausa gustandosi con
piacere l’attenzione tesissima attorno a lui poi riprese –cosa sono
quelle facce? Sto parlando del cristallo Mew!
È stato lui a sbloccare la mia trasformazione!
Un brusio di esclamazioni e sguardi inquieti pervasa la stanza.
-Il cristallo mew!!- proruppe Tart –Tu sai dov’è???
Ryan
sorrise con paterna benevolenza, ma non fece in tempo a rispondere
perché Strawberry era scattata in piedi a
pugni chiusi e si era precipitata davanti a lui.
-E allora si può
sapere cosa cavolo centro io!!!?????- urlò
minacciosa.
Lui la guardò
intensamente. Per un attimo la maschera cadde e Strawberry
vide molte cose negli occhi di Ryan, cose che le
fecero andare i pensieri in subbuglio e che le riportarono alla mente con
un’incredibile forza le emozioni contrastanti che aveva provato quando aveva capito che era stato lui a salvarla e
non Mark.
Ma
durò solo un istante.
Ryan
distolse lo sguardo e l’incantesimo si ruppe.
-E’
molto semplice- replicò lui con noncuranza -Il
cristallo mew…è dentro di te, Strawberry…- la guardò intensamente –
nel tuo cuore.
La ragazza lo
fissò per un istante sbattendo istupidita le palpebre.
Poi chiuse gli occhi e
svenne.
Qualcuno venne a bussare
discretamente alla porta della sua stanza e Strawberry
lanciò uno svogliato “avanti” in direzione dell’uscio
ancora chiuso. Da sotto le coperte udì distintamente la voce di Lory.
-Strawberry..?
Scusami, stavi riposando! Mi dispiace,
non volevo disturbare. Torno…più tardi…
-No, resta…- la
pregò Strawberry emergendo dal suo rifugio di
stoffa con i capelli scarmigliati –in realtà non
stavo affatto riposando…
Si sistemò alla meno peggio la casacca che le era andata di traverso,
pensando con nostalgia al suo comodo pigiama, mentre Lory
le sorrideva accomodandosi sulla poltrona a lato del suo letto.
-Con tutti questi
pensieri che mi girano in testa è impossibile trovare requie…- si
giustificò sbuffando Strawberry e chiese
cortesemente –avevi bisogno di qualcosa?
-No, no!- si
affrettò a rispondere Lory –volevo solo
sapere come stavi…
La guardò
con un po’ d’apprensione poi proseguì.
-Immagino che tutto
quello che è successo oggi ti abbia parecchio scosso…hai perso
conoscenza per due volte e sei ancora ferita…insomma ero
un po’ preoccupata- si giustificò arrossendo –in
realtà lo siamo tutti quanti.
Strawberry
le rivolse un sorriso intenerito: Lory era davvero
una ragazza dolce e sensibile, ma in fondo sapere che le sue amiche si
preoccupavano di lei le dava molto coraggio.
-Non dovete
preoccuparvi!- esclamò con quanta più allegria riuscì a
simulare –sono di fibra indistruttibile!!
Aggiunse tastandosi il
bicipite in atteggiamento da culturista e sfoggiando un sorriso sicuro.
-Non c’è
bisogno che tu finga con me…- la
rimproverò dolcemente Lory –lo so che
c’è qualcosa che ti preoccupa.
Strawberry
la fissò per un istante, stupita. Poi abbassò lo sguardo. Forse
era davvero il caso di parlarne con qualcuno, forse sfogare un po’ dei
suoi dubbi le avrebbe fatto bene e non dubitava che Lory sarebbe stata un’ottima custode dei suoi
tormenti. Tuttavia, qualcosa la bloccava ancora. Anche
l’amica aveva avuto delle giornate difficili, anche lei era stata ferita
duramente, anche per lei le ultime notizie erano state una novità
sconvolgente…
-Possiamo parlarne se ti
va…- propose di nuovo la ragazza sistemandosi
gli occhiali sul naso.
Strawberry
soppesò ancora per qualche istante la questione, poi decise che forse,
per questa volta, poteva anche permettersi di lasciarsi andare…in fondo
nessuno sapeva quanto a lungo sarebbe potuta durare
quella tregua e il modo migliore per prepararsi alla prossima, inevitabile,
battaglia era quello di arrivare lucida e con la mente sgombra da pensieri
inutili. Le ferite fisiche potevano aspettare e, tutto
sommato, sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a chiudere occhio se
non si fosse sfogata un po’.
Sospirò scuotendo
la testa.
-Cosa ne pensi di questa
situazione, Lory?
La mewmew
rifletté un attimo prima di rispondere.
-Be…ci
siamo trovati in situazioni migliori…ma forse anche in situazioni
peggiori…Voglio dire: l’ultima battaglia contro Profondo blu è stata davvero delicata e decisiva. Ora sappiamo
quali sono le sue reali possibilità di attacco
e anche che abbiamo due nuove armi contro di lui...questo ci favorisce…
-Ma anche se abbiamo
scoperto di avere due nuove armi è tutto
inutile se non riusciamo a capire come usarle!- esclamò Strawberry –ora so che ho il cristallo mew dentro di me, ma non ho la più pallida idea di
come sfruttane i poteri!
-Sono
sicura che quando sarà il momento saprai
esattamente cosa fare- le rispose l’amica appoggiandole una mano sulla
spalla.
-E
se non dovessi capirlo? Se dovessi sbagliare qualcosa?
Insomma Lory, ci hanno sempre detto
che il cristallo era l’unica arma che ci poteva salvare…e ora sono ioquell’arma…la
responsabilità è tutta mia! Certo, questo mi da molta più
decisione e coraggio e fiducia, ma mi carica di una responsabilità
terribile! Non si tratta più solo di noi…ma di tutta
l’umanità e anche del popolo degli alieni!
Strawberry
guardò Lory con occhi tristi cercando una
consolazione.
-Sai…Strawberry – cominciò
la mewmew dopo un lungo silenzio –in fondo si
è sempre trattato di tutta l’umanità…non è mai
stato solo un gioco…noi siamo sempre state chiamate a difendere
l’umanità…questa volta non sarà diverso! Kyle ha deciso che da domani si occuperà
personalmente di te e dei tuoi poteri…. E anche
noi ti aiuteremo…
Guardò
l’amica cercando di infondere nel suo sguardo quanta più sicurezza
possibile, sperando in cuor suo di averle dato un
po’ di quell’ottimismo che neppure lei in
quel momento possedeva. Strawberry le sorrise, ma la
preoccupazione non era svanita dal suo cuore. In fondo in fondo lo sapeva meglio
di chiunque altro: essere speciali era sempre stato un’arma
a doppio taglio. Ti faceva sentire importante e utile, ma allo stesso tempo ti
rendeva diversa dagli altri e restavi sola. Sola con le tue
responsabilità. E anche se le sue amiche le promettevano di aiutarla,
lei sapeva che al momento cruciale tutto sarebbe comunque
dipeso da lei, tutto sarebbe stato
sulle sue spalle, nelle sue mani, nel suo cuore… questo, doveva ammetterlo, le faceva davvero
paura.
Lory
interruppe bruscamente i suoi pensieri.
–Vogliamo parlare adesso
dell’altra cosa che ti rende nervosa?- chiese con semplicità.
Strawberry
sussultò visibilmente e si sentì inspiegabilmente arrossire.
-Di..di…cosa??- balbettò confusa.
Lory
le lanciò uno sguardo complice.
-Del cavaliere nero, Strawberry…sbaglio o non ti aspettavi che fosse Ryan?
-Certo che non me lo
aspettavo!- sbottò lei sulla difensiva –come potevo immaginarlo!
Era uguale a Mark…così ho creduto che
fosse lui! Non c’è niente di strano!
-Interessante che Ryansia diventato esattamente la
copia del prototipo di ragazzo ideale che Profondo blu aveva creato per
te… - osservò Lory con apparente
leggerezza.
Strawberry
si sentì confluire improvvisamente tutto il sangue al cervello.
-Sono molto
stanca…- disse secca –se non ti dispiace vorrei riposare un
po’ invece che perdere tempo con simili idiozie!!
E subito si infilò nuovamente sotto le coperte.
-Ma…Strawberry…ti stavo parl…-
cercò di replicare Lory, ma l’amica
tagliò subito corto.
-Buonanotte!..e chiudi bene la porta quando
esci…
Lory
restò per un attimo a guardarla incredula. Poi sbuffò
benevolmente e si alzò dalla poltrona. Prima di uscire però
esitò sulla soglia.
-Forse non sono affari
miei, Strawberry, ma credo che tu debba rifletterci…non è
un’idiozia come dici tu… pensaci…- aggiunse prima di chiudere
la porta alle sue spalle.
Strawberry
rimase a lungo pensierosa a fissare il muro. Forse Lory
aveva ragione: cercare di scappare non serviva. Ma la
testa le faceva così male! La sentiva così pesante e piena di
pensieri! Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi concedere un po’ di
sonno, quel sonno nero e vuoto che libera la mente e
guarisce le ferite del corpo, quasi per magia.
E
invece non c’era verso di scivolare dolcemente in quel tanto agoniato torpore.Per quanto la ragazza si imponesse di chiudere
gli occhi e restare immobile, troppi pensieri bussavano sulle palpebre stanche
perchè lei potesse davvero rilassarsi. E
pensare che era letteralmente esausta!
Strawberry
sospirò. Doveva smettere di pensare che non riusciva
a dormire altrimenti si sarebbe solo innervosita ottenendo l’effetto
contrario.
Aprì gli occhi rassegnata a fissare per tutta la notte quel
fastidioso semi-buio e, come se quel gesto avesse spalancato le porte della sua
mente, subito migliaia di pensieri affluirono turbinosi a turbarla.
“E va bene!”
pensò fra sé e sé la mewmew
“se non c’è altro modo per poter riposare un po’ vi
affronterò tutti uno per uno…anche se
sono così stanca!”
Eppure, nonostante la
decisione presa, era ugualmente molto difficile fare ordine, perché ai
pensieri razionali e lucidi si affiancavano paure
inconsce e sensazioni sfuggenti, ricordi e emozioni che non sapeva
classificare.
Doveva stare calma.
Forse le sarebbe servito ricapitolare gli eventi degli ultimi giorni. In fondo
era cambiata la sua intera vita, il suo modo di
guardare le cose.
Tanto per cominciare Mark si era rivelato una marionetta istruita a dovere per
piacerle. Strawberry non fece fatica ad intuire
perché Profondo blu l’avesse utilizzato:
se il cristallo era custodito nel suo cuore era probabile che si nutrisse in
qualche inspiegabile modo dei suoi sentimenti.
Strawberry
sorrise triste: quel maledetto alieno l’aveva
davvero raggirata per benino! Le aveva datoMark, un punto di riferimento che lei credeva sicuro per nutrirla
di una falsa speranza che poi le aveva tolto. Era chiaro che aveva
progettato fin da subito di lasciarla spiazzata e col cuore a pezzi,
forse sperando che non avrebbe più avuto la forza di combatterlo. EStrawberry c’era quasi
cascata. Per fortuna l’alieno non aveva tenuto conto delle sue
insostituibili amiche che le avevano ridato forza.
Poi aveva scoperto del
cristallo mew.
Strawberry
si portò istintivamente al petto una mano chiusa a pugno: non era la
prima volta che lo faceva da quanto aveva saputo che proprio lì lei
custodiva la chiave di tutto, l’arma che li
avrebbe portati alla vittoria contro quel mostro. Era semplicemente incredibile
anche solo immaginarla una situazione simile. Nel suo corpo fragile di adolescente lei racchiudeva un potere incommensurabile.
Eppure non se ne era mai accorta! Come aveva potuto?
Quelle rare volte in cui
la sua presenza si era manifestata, infondendole una
forza speciale, lei, come una sciocca, aveva sempre pensato che fosse per merito della vicinanza di Mark. Una sorta di forza dell’amore
che l’aveva soccorsa. Che razza di ingenua!
Che idiota!
In fondo però la
consolava sapere che non era l’amore che provava per il ragazzo dai
capelli scuri a darle forza: dopo tutto si era
trattato di un amore fasullo, finto…anche se lei ci aveva creduto davvero
e anche se il cuore le faceva male solo a pensarci…
Più
che dolore si trattava in realtà di nostalgia, di un senso di
smarrimento e di vuoto, di un fastidio inspiegabile che la prendeva alla bocca
dello stomaco. Era stato bello avere Mark
accanto, ma era stato solo un sogno ed era il momento di svegliarsi. Non
esistevano persone perfette, avrebbe dovuto capirlo subito che quel ragazzo ineccepibile non poteva essere reale. Ma
forse le era piaciuto continuare a dormire e fingere di vivere la
realtà.
Ora però aveva
aperto gli occhi e il mondo le appariva diverso, come se avesse sempre
camminato a testa in giù.
Certo, il cambiamento
era stato molto brusco, ma una volta che il suo cuore era riuscito a
comprenderlo, anche accettarlo era stato più facile e, se prima aveva
addossato tutte le colpe della sua condizione a Ryan,
ora doveva ricredersi. Il cristallo mew era dentro di lei.Strawberry
capiva perfettamente di non essere diventata una mewmew
per caso, o per un capriccio del biondino, ma perché era il suo destino. Lei era una mewmew da sempre, da quando aveva
iniziato a respirare, forse persino da prima, quando ancora si trovava
nell’oscuro e caldo ventre di sua madre e non conosceva il mondo. Era suo
compito, suo preciso dovere. Una mano invisibile
l’aveva scelta e aveva scritto nelle stelle la sua strada. Questo le dava
la speranza che forse, allora, ce l’avrebbe
fatta ad affrontare Profondo blu e a sconfiggerlo.
Ma
come doveva fare con il cristallo? Tutte le volte che aveva espresso il suo potere era stato indipendentemente da
lei…chissà se c’era un modo per catalizzare i suoi poteri a
comando o se agiva indipendentemente da lei. Anche
questo era un mistero. Ma Lory aveva detto che Kyle si sarebbe occupato
di lei personalmente e Strawberry sapeva bene che, se
c’era qualcuno che poteva scoprire il meccanismo del cristallo, quel
qualcuno era Kyle. La sua calma e la sua gentilezza
le avevano sempre infuso molta fiducia e dopo tutto quel tempo trascorso
insieme sapeva anche che era una persona estremamente
seria e attenta. Si, doveva fidarsi di lui: lo stesso destino che le aveva affidato il ruolo di custode, aveva scelto Kyle come suo compagno di viaggio…doveva essere per
forza la scelta giusta.
Strawberry
si rigirò tra le coperte. Una parte dei suoi pensieri si era finalmente
placata e la testa le sembrava meno pesante anche se
un po’ di inquietudine continuava a rimanere nel suo cuore. Inquietudine
e paura. Ma in fondo era normale, sapendo che li
aspettava una dura battaglia e che Profondo blu, anche se era scappato una
volta, stava di certo meditando un nuovo piano. Era furbo, quel maledetto, e la
ragazza aveva lo spiacevole presentimento che avrebbe presto riordinato le idee
e ordito un nuovo inganno…
Sospirò
incrociando le braccia dietro la testa.
Doveva stare calma e
lucida. Doveva avere fiducia nelle sue capacità e in quelle delle sue amiche e dei suoi amici…e di Ryan.
Già, Ryan.
Appena Lory aveva accennato l’argomento
lei si era subito schierata sulla difensiva e l’aveva cacciata in malo
modo. Non sapeva nemmeno bene perché si era comportata così: non
era da lei! Eppure l’aveva fatto, per istinto di
difesa. C’era qualcosa a proposito del ragazzo che ancora la turbava e
questo non poteva nasconderlo, nemmeno a sé stessa.
Tanto per cominciare gli
doveva un’infinità di scuse. Non che Ryan
fosse esattamente il tipo di persona che merita
di ricevere delle scuse; anzi, con quei suoi
atteggiamenti arroganti le faceva davvero venire il nervoso! Era spesso
sgarbato e non chiedeva mai scusa. Be…quasi
mai…
In ogni caso lei aveva
sbagliato e a differenza del ragazzo era stata educata a chiedere scusa quando doveva. L’aveva accusato di essere un
egoista e un vigliacco e la sensazione che fosse andato
da solo incontro a Profondo blu solo per dimostrarle il contrario non le dava
pace.
È vero, lui aveva
asserito di esserci andato per sbloccare la sua trasformazione, ma qualcosa le suggeriva che non era così. Non soltanto,quanto meno!
E poi in realtà Strawberry sapeva quanto Ryantenesse al progetto e al mewteam. Kyle gliel’aveva detto più di una volta e
anche lei l’aveva sperimentato direttamente in molte occasioni. In fondo
in fondo doveva ammettere chese Ryan
non chiedeva scusa molto volentieri, allo stesso modo non si faceva pregare per
andare in loro soccorso e non chiedeva mai una parola di ringraziamento. A
volte negava addirittura di aver fatto qualcosa pur di non doversi prendere
delle gratificazioni, quasi che si vergognasse delle
buone azioni. Era davvero un tipo strano…
E
poi lo aveva scambiato per Mark. Ma
come aveva potuto sbagliarsi tanto? Eppure le vibrazioni di energia
che emanava erano così simili alle sue! Eppure le sensazioni che Strawberryaveva provato
sembravano così chiare…
Ma
forse era stata solo autosuggestione. Si doveva essere così. Il
desiderio di non accettare la realtà e la voglia di avere ancora Mark accanto a sé l’avevano
spinta a credere che fosse lui.
“Deve essere
andata proprio così” cercò di convincersi Strawberry.
Ma
qualcosa dentro di lei si agitava ancora. Le tornarono alla mente i momenti
terribili in cui l’aveva creduto ormai spacciato e poi il suo tono di
voce quando aveva intimato a Profondo blu di non avvicinarsi più a lei e
i suoi occhi tristi quando le aveva detto che
l’avrebbe delusa e il suo corpo, esanime, tra le sue braccia, il suo viso
pallido e senza vita adagiato nell’incavo della spalla a un soffio dai
suoi occhi increduli. Quegli istanti erano sembrati eterni e Strawberry aveva sentito qualcosa dentro rompersi. E da quel momento non aveva avuto più pace.
E
poi c’era stato quel momento infinito di poco prima, quando Ryan aveva abbassato la guardia e lei era riuscita a
penetrare in una fessura della sua anima, attraverso i suoi occhi e aveva
visto…cosa? Non lo sapeva. Non riusciva a capirlo, non riusciva a dargli un nome. Ma era qualcosa che non credeva potesse
appartenere a Ryan: era uno dei tanti pezzi che non
riuscivano a trovare collocazione nel puzzle della sua
figura.
O
forse si era sognata tutto?
L’ennesimo
sospiro. Strawberry si raggomitolò sotto le
coperte.
Un pensiero, nato
indipendentemente dalla sua volontà, le riempì la testa.
“Speriamo che sia
accanto a me in battaglia. Ho bisogno di lui.”
Si sentì in
imbarazzo e si strinse ancora di più su sé
stessa.
Un barlume di raziocinio
accorse a salvarla. Era normale desiderare un aiuto.
Sapeva che Profondo blu era forte e aveva notato che la presenza del cavaliere
nero lo aveva spaventato: era logico sperare in un suo aiuto.
Si, era logico, molto logico e razionale.
La
ragazza sospirò internamente, mentre gli occhi, cedendo alla stanchezza
si chiudevano lentamente.
Il respirò
iniziò a divenire più regolare, mentre immagini confuse e confusi
pensieri si affacciavano pigramente sfumando gli uni negli altri.
Il
sorriso di Lory, la mano di Gish,
Kyle che compariva con una torta, Mark
che la abbracciava. Una frase: “mi
dispiace, ti deluderò ancora!”. Poi due occhi. Erano quelli di Ryan, ma sfumavano e divenivano scuri. Poi Profondo blu che
sogghignava “E’ solo un’illusione Strawberry!”.
Una spada fendeva l’aria. “Non avere paura..”
. una luce intensa di tramonto, poi una sensazione di caldo e
di calma. Era al sicuro…c’era qualcuno che la stringeva e
lei sapeva che era al sicuro. Si…lì nessuno poteva più
farle del male.
Con un rantolo sommesso
la ragazza cedette finalmente al sonno.
Gish,
immobile sulla soglia, restò ancora un po’ ad ascoltare il suo
respiro regolare.
-Dormi bene,
piccola…- sussurrò poi e sparì nella penombra, silenzioso come era apparso.
Finalmente ho un po’
di tempo e posso ringraziare uno per uno i miei
gentilissimi commentatori!!!
Aria93
: Grazie mille per il tuo commento…e scusa se non ti ho
ringraziato prima! Cmq spero proprio che la piega che
hanno preso gli eventi ti sia piaciuta! Ma ci saranno altre sorprese…continua a leggere!
Danya91: thanks! Hai commentato anche se
avevi già letto!! Sono commossa!!! Doppio
ringraziamento!
Fraise:
grazie mille per i complimenti…la storia da semplice che era continua a intricarsi…spero ti possa piacere! Fammi sapere cosa
ne pensi!
Hermy:
ciao “fan” ^_^ !!Grazie
mollissimo per i tuoi commenti…continua a leggere perché le
sorprese non sono finite e i nostri amici ne avranno da faticare prima che mi
decida a lasciarli in pace!!
Hikarykanna:
e si…mi hai scoperta: Mark non mi sta proprio
simpatico! Infatti l’ho
fatto sparire subito!!! (hi hi…che perfida!!) e
ho lasciato il campo libero ad altri pretendenti più simpatici e meno
perfetti! Spero che il procedere della storia ti sia piaciuto…continua a
seguirmi…e ad aggiornare le tue ff che seguo sempre con grande piacere… A presto!! (ah dimenticavo…stomaci è corretto, ma la prima
forma segnalata sul vocabolario resta stomachi! ..come
dire…su queste cose serie non mi posso sbagliare!!!^_^)
Ichigo_chan25: ecco qui
il seguito…spero ti sia piaciuto! Fammi sapere e grazie per aver lasciato
un commentino!!
Iuchiananami: spero di aver aggiornato abbastanza presto!!!
Grazie del “wow” e continua a leggere…devono succedere ancora
moltissime cose…!
KumikoShirogane: vedo che in quanto a preferenze maschili
siamo in sintonia!!Ryan e Gish sono assolutamente due personaggi bellissimi…spero
di dare il giusto a tutti e due! Grazie dei commenti
(troppo buoni!!) e continua a seguire la storia!
Lory
06 lory 06:ehm…non
vorrei fare una gaffe imperdonabile ma la differenza di maiuscola non indica
due persone diverse vero?? In caso contrario mi scuso tantissimo!!! In ogni caso, grazie mille per i complimenti (trooooppo gentili!!) e spero che il seguito ti sia
piaciuto!
Mewby-chan:
spero che il mio presto sia abbastanza presto! Il prossimo cap
non tarderà ancora molto…continua a seguirmi e grazie mille per i
commenti!!
MewPam: ciao! Sono contenta che il mio modo di
tratteggiare quel simpaticone di Deep Blue ti piaccia…nell’anime in effetti l’ho trovato un po’
troppo anonimo: spero di averlo vivacizzato un pochino! Grazie mille per il
commento…spero di vederne altri!
Ysi:
spero che i cap seguenti ti siano piaciuti! Grazie
mille per il tuo gentilissimissimo commento e
continua a leggere…se ne vedranno delle belle!!
Grazie anche a tutti
quelli che leggono senza commentare!!! Al prossimo cap.!! Ciao!
Capitolo 7 *** Che la battaglia cominci! (parte prima) ***
CAPITOLO 7 – Che la battaglia cominci
CAPITOLO 7 – Che la battaglia cominci! (parte prima)
Un rumore di passi,
pesanti e incessabili, giungeva da un luogo sperduto nell’universo. Il
rumore rimbalzava su pareti di metallo liquido dal colore indefinibile e si
amplificava all’infinito. Una pausa, brevissima, poi il rumore
riprendeva, martellante.
Profondo blu camminava in tondo, la testa china, l’espressione inferocita,
disegnando col lembo dell’ampio mantello curiosi cerchi
nell’aria. Poi si fermava, le sue labbra si storcevano e i suoi occhi, chiusi, tremavano sotto lo sforzo di trattenere la
rabbia. Durava un istante, poi riprendeva a camminare
in circolo, ossessivamente.
Era stato un vero e
proprio idiota. Ma come aveva potuto rovinare un piano
così perfetto con tanta
leggerezza?
Proprio
lui, il più feroce e freddo degli alieni, il più calcolatore, il
più insensibile, il più furbo…
Era riuscito a sottrarsi
alla prigionia e a mettere a punto una strategia
perfetta per vendicarsi del popolo alieno che lo aveva così barbaramente
trattato e allo stesso tempo per portare a termine il suo piano di conquista.
Aveva dovuto pensare minuziosamente a ogni
particolare, aveva dovuto dare fondo a tutta la sua astuzia e a tutte le sue
conoscenze e soprattutto aveva dovuto aspettare, aspettare a lungo. E nel luogo
in cui era stato rinchiuso il tempo fluiva con una
lentezza esasperante. I minuti divenivano giorni interi e c’era voluta
molta pazienza e molto sangue freddo per lasciare che
le cose seguissero il loro corso, senza rovinare tutto per l’impazienza.
C’era voluto tempo per trovare il cristallo e per lasciare che maturasse
nel cuore di Strawberry, ancora bambina. C’era
voluto tempo per trovare alleati per distruggere i progetti di quell’insulso umano che stava per scoprirlo, tempo
per convincere i tre alieni a servirlo e per assicurare Gish
che li avrebbe aiutati, tempo per creare l’umano perfetto che avrebbe
conquistato il cuore di Strawberry e l’avrebbe
così inesorabilmente condotta verso di lui. Poi c’era stato quell’imprevisto del mewteam. Profondo blu aveva temuto che la ragazza avesse
scoperto il potere immenso che stava in lei, ma era stato un timore infondato.
Per essere più sicuro tuttavia aveva fatto in modo che Mark entrasse nel gruppo, per poter sempre avere sotto
controllo la situazione da vicino. E tutto procedeva
secondo i suoi calcoli. Gli scontri con i tre stupidi alieni davano nuova forza
al legame di Strawberry con Mark
e aumentavano lo splendore del cristallo, restituendogli l’antico potere.
Una progressione così rapida l’aveva quasi stupito e finalmente
nella sua mente si era fatta strada l’idea che
ormai era fatta. Bastava soltanto dare il colpo di
grazia a Strawberry per farla desistere dallo scopo
di combatterlo e portare i suoi pensieri lontani dal cristallo, facendole
scoprire che Mark non esisteva, e poi finirla
fisicamente, strappandole dal cuore quello che così a lungo aveva
bramato. Poi avrebbe potuto eliminare con piacere Gish,
Pie, Tart e il genere umano e riportare sulla terra
il suo popolo…naturalmente solo dopo averlo messo in catene e obbligato a
servirlo. Loro avrebbero lavorato per lui, avrebbero obbedito a ogni suo comando. Un nuovo ordine cosmico sarebbe nato sotto la sua guida.
La ribellione dei tre
alieni che avevano aiutato il mew team non l’aveva disturbato più di tanto: la caccia
sarebbe stata solo più divertente, perché ormai aveva
riconquistato tutti i suoi poteri e non temeva nessuno. Era questione di tempo,
ma un tempo breve, confronto all’attesa.
E
infine era stato proprio un essere umano a portare Strawberry
dritta tra le sue grinfie! Quell’idiota di Ryan
aveva
trascinato lì tutta la squadra al completo e Profondo blu aveva avuto
davanti a sé la vittoria: Strawberry riversa
al suolo, indifesa, terrorizzata, senza possibilità di aiuto. Aveva
afferrato il cristallo, ne aveva sentito tutta la
potenza. La vittoria era sua, aveva trionfato, pensava.
E invece era successo
qualcosa di imprevisto.
Quell’insignificante
umano si era trasformato in un cavalierenero e lo aveva attaccato. Era stato costretto a lasciare il cristallo e la sua mente, ormai
certa di avercela fatta, era stata presa talmente in contropiede, da
andare in confusione. Aveva pensato che ormai Strawberryaveva capito di possedere il cristallo e che lo
avrebbe usato contro di lui che non avrebbe avuto scampo. Il panico,
un’emozione così umana e disprezzabile, lo aveva preso. Perfino il
nuovo cavaliere lo aveva spaventato…e così era scappato.
Scappato. Lui. Idiota!
Idiota!
Forse la mewmew non aveva capito che si trattava del cristallo! In
fondo era mezza svenuta e paralizzata dal terrore! E
anche se lo avesse capito non sapeva come utilizzarlo, figuriamoci se era in
grado di preparare un attacco! Il cavaliere nero, poi, non poteva certo
rappresentare un ostacolo per lui, anche se non ne conosceva ancora le
potenzialità.
Doveva restare,
ucciderlo e poi occuparsi di Strawberry. Questo
doveva fare, semplicemente! E invece era scappato come un codardo, dando ai
nemici un incredibile vantaggio: gli aveva praticamente
rivelato dove stava il cristallo mew e, ciò
che è peggio, gli aveva fatto capire di temerne i poteri.
Tanto valeva allora auto
eliminarsi…stupido imbecille.
Profondo blu si
fermò per l’ennesima volta. Strinse i pugni: la sua rabbia era
arrivata al massimo sopportabile. Alzò la spada e con urlo agghiacciante
che nulla aveva di umano, scagliò un attacco
potentissimo contro la parete che assorbì l’energia senza sforzo.
-Maledizione-
sibilò fra i denti ansimando.
Ripose la spada e si
scostò una ciocca di capelli dagli occhi.
No, non doveva perdere
concentrazione. Doveva stare calmo. Calmo e lucido.
Aveva combinato un
pasticcio, d’accordo, ma un errore era concesso a tutti. Forse
c’era ancora un modo di uscirne e se quel modo
c’era, lui doveva assolutamente trovarlo.
Chiuse
di nuovo gli occhi in uno sforzo di concentrazione e riprese a camminare in
tondo mentre il rumore dei suoi passi risuonava nell’universo.
-Pancia mia fatti capanna!!!!!- esclamò Paddy
sfregandosi le mani davanti alla colazione che troneggiava sul tavolo.
Afferrò rapida un
paio di posate e si buttò a capofitto nel cibo. Mina, accanto a lei, la
guardò con cipiglio severo.
-Ma
insomma!- esclamò stizzita –che razza di modi! Sei proprio una
selvaggia!
-Hai ragione- rispose
allegra Paddy senza minimamente cogliere l’offesa –quando si tratta di mangiare- continuò
a bocca piena –non mi batte nessuno!!!
Lory
sorrise benevola osservando la scena.
“Ora Mina
incrocerà le braccia e borbotterà qualcosa” pensò.
-Ma quando imparerai a comportarti in modo civile!?- sibilò
infatti Mina incrociando le braccia.
Mina alzò
un sopracciglio con aria offesa, poi si mise a mangiare la sua razione
con compostezza davvero invidiabile.
Pam
si era alzata per prima e aveva già finito la sua colazione. Stava
appoggiata allo schienale della sedia, guardandosi attorno
attenta e silenziosa. Poteva quasi sembrare una normale colazione di amici in vacanza al mare, se non avesse saputo che la
situazione era invece molto delicata…
Ryan
si passò un lembo del tovagliolo sulle labbra e poi puntò uno
sguardo deciso su Kyle.
-allora-
esordì –vogliamo cominciare questi esercizi?
-Come mai tanta fretta?-
chiese arcigno Gish che si era rifiutato di toccare
il cibo preparato dall’”umano” –paura di non poterti
più trasformare?
Ryan
non gli rispose nemmeno. Ormai era abituato alle sue continue provocazioni ed
era troppo concentrato sul suo obiettivo per perdere tempo ed energie per dare
soddisfazione a quell’alieno invadente, senza
contare che ignorarlo era il modo più efficace
per mandarlo in bestia.
-Dì un po’-
grugnì infatti dopo pochi secondi –sei
sordo per caso? Ho detto…
Ma
non proseguì. Pie gli aveva appoggiato una mano
sulla spalla.
-Gish- iniziò con tatto
–credo sia meglio iniziare subito…non sappiamo di quanto tempo
disponiamo.
L’alieno
guardò l’amico più alto con sufficienza.
-E
perché lo dici a me?
-Perché ci serve un avversario per testare le capacità di Ryan…- disse Pie con un sorrisino complice.
Gish
si sentì immediatamente grato verso l’amico e verso questa imprevista possibilità di riscatto: finalmente
avrebbe potuto dare una lezione a quel biondo arrogante e dimostrare di essere
migliore di lui.
Digrignò i denti
in un sorriso malvagio.
-Ma
bene!- rispose poi –avete trovato il vostro avversario…sempre che lui riesca a compiere di nuovo la
metamorfosi, s’intende!- aggiunse poi scoccando un’occhiata di
sfida all’indirizzo di Ryan.
Il ragazzo riuscì
con un ennesimo sforzo di volontà a non replicare: non era necessario. A
quanto pareva presto avrebbe potuto finalmente sistemare i conti con lui.
-Bene-
disse Kyle alzandosi –allora cominciamo! Lory, ti spiacerebbe aiutare Gish
e Pie nei test su Ryan?
La mewmew
scosse docilmente la testa.
-Ottimo.- approvò
Kyle –Pam, tu invece verrai con me e Strawberry.
-Bene-
rispose pronta la più grande del gruppo.
-Paddy,
Mina, Tart- proseguì Kyle
cercandoli con gli occhi –il vostro compito sarà
quello di sorvegliare i monitor: dobbiamo tenere sotto controllo le mosse di
Profondo blu, siamo intesi?
-Conta
pure su di me!- esclamò Mina con aria compita.
-D’accordo-
rispose con moderato entusiasmo Tart.
Paddy
invece incrociò le braccia sbuffando.
-Ma è un compito
noioso!!!!!!- protestò –non
c’è proprio nient’altro che posso fare? Qualcosa di più
movimentato!
Kyle
la guardò sorridendo benevolo.
-Ma
certo- disse con aria dolce –ti affiderò un compito che fa al caso
tuo!
Paddy
lo guardò con occhi colmi di stelle e gratitudine.
-Davvero???- chiese stupita.
-Certo- rispose Kyle sorridendo più gentile di un angelo
mentre il cuore della mewmew si allargava
dalla gioia –vai in cucina e lava i piatti.- concluse uscendo.
Paddy
rimase di sasso per la delusione: non era certo quello che si era immaginata e Kyle, che lo sapeva bene, l’aveva presa in giro. Mina
non riuscì (o non volle!) trattenere un malizioso sorriso di
superiorità e scherno.
Paddy
si avviò verso la cucina affranta, mugugnando che era la bambina
più sfortunata della terra e che tutti si prendevano gioco di lei. Tart la seguì con lo sguardo per un po’, poi
le corse appresso.
-Se
vuoi ti do una mano…- propose dubbioso.
Lei si voltò
verso di lui speranzosa.
-Davvero???
Tart
annuì sentendosi un po’ in imbarazzo: a dire
la verità lui non sapeva nemmeno cosa significasse “lavare i
piatti”, solo non se l’era sentita di lasciarla andare via
così triste.
-GRAZIEGRAZIEGRAZIE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò Paddy
saltandogli al collo e trascinandolo per terra in quell’attacco
di entusiasmo.
Mina sospirò
rassegnata: era incredibile la velocità con cui Paddy
riusciva a passare dallo sconforto più nero alla felicità
più incrollabile! Era davvero una bambina, si
trovò a pensare abbozzando un sorriso.
-Allora Strawberry- esordì Kyle mentre accendeva un
paio di monitor –per prima cosa dobbiamo verificare la presenza del
cristallo, la sua collocazione esatta e l’entità della sua
energia…ti spiacerebbe sdraiarti su quel lettino? Faremo qualche analisi.
Strawberry
si guardò attorno confusa: la stanza era
praticamente vuota fatta eccezione per un paio di sedie e un grosso cilindro di
metallo.
-Kyle
scusa…- chiese –ma…quale lettino??
Non ne vedo qui!
Il ragazzo si
voltò con la fronte aggrottata.
-Ma si, il lettino
è proprio…- Si interruppe a metà
frase e sospirò –scusami, hai ragione! Lettino in arrivo!-
sentenziò poi premendo un tasto arancione.
Una delle facce rotonde
del cilindro si staccò dal resto del macchinario con un sibilo, mentre
un lettino fuoriusciva. Strawberry lo fissò
con orrore evidente: sembrava uno di quei macchinari degni di stare nel
laboratorio segreto di qualche perverso scienziato pazzo..
-Coraggio!- disse Pam spingendola verso il tubo –non hai sentito cosa
ti ha detto Kyle?
-Si…si…che
ho sentito! Ma…devo proprio proprio
entrare là..???!!!- indicò il lettino con disgusto – non
c’è per caso un altro letto???
Kyle
sorrise all’ingenuità di Strawberry.
-Non è il letto
che conta!- rispose per lui Pam –ma il
macchinario!
Strawberry
strabuzzò gli occhi.
-Vo..volete dire che mi
metterete là dentro!!??? Ma
siete pazzi!!!Io non ci penso
neanche!!!
La mewmew
si guardò attorno in cerca di una via di fuga, maPam si era già piazzata davanti
all’unica porta e le sorrideva in maniera inquietante. Di lì era
chiaro che non sarebbe mai potuta uscire.
Strawberry
sbuffò affranta –E va bene…-
mugugnò rassegnata dirigendosi docile verso il lettino. L’idea di
doversi sdraiare lì e farsi trascinare in quel tubo nero non le piaceva
per niente! Certo, se Kylediceva
che era necessario e che non c’era nulla di cui preoccuparsi
probabilmente era vero, ma poteva pur sempre succedere qualcosa di imprevisto
e…e se la macchina si fosse rotta? Sarebbe rimasta là dentro a vita???
La faccia terrorizzata
della ragazza convinse Kyle a lasciare per un istante
il monitor.
-Non ti devi
preoccupare- le disse conciliante –è come fare una risonanza
magnetica…e comunque ricordati che qui fuori ci
sono io…fidati di me!
Strawberry
si sentì un poco più rassicurata.
-Avanti, sdraiati-
continuò il ragazzo –ci vorrà solo
qualche minuto e non sentirai nessun male…
La mewmew
annuì più convinta sdraiandosi docilmente: al contatto con la
pelle quel dannato coso era così freddo! Strawberry
chiuse gli occhi mentre rabbrividiva: strano, era la
prima volta che provava una sensazione simile da quando erano nella dimensione
aliena…e lei odiava il freddo; adorava il caldo, la luce del sole, il tepore
dei suoi raggi sul viso…ed era proprio per questa piccole cose che stava
combattendo, che non doveva avere paura e sottoporsi a tutti i test
necessari…doveva salvare il soffio caldo della vita contro il gelo
dell’odio di Profondo blu. Ed era un gelo terribile, lei lo aveva provato
sulla sua pelle: era un ghiaccio che ti imprigionava e
ti rendeva inerme. Le tornò alla mente il momento in cui la sua mente
aveva realizzato che Mark
non esisteva: era stato orribile. Poi non aveva memoria di nient’altro
fino al suo risveglio, fino a quel calore insperato che l’aveva
risvegliata. Ma da dove era venuto? Non se lo
ricordava. Però quando era tornata cosciente,
ricordava di avere visto Ryan accanto a sé.
Forse era stato lui a farle qualcosa…forse l’aveva coperta…no!, si ricordava distintamente che le aveva allungato la
coperta soltanto dopo che lei si era
svegliata. E allora? Come era
andata davvero? Non c’era un camino nella stanza, né un
calorifero, né niente di simile…forse era stata lei a reagire? Forse
era stato il suo inconscio a salvarla? No, le pareva poco probabile e allora?
Non lo sapeva! Doveva chiederlo a Ryan…un’altra
delle mille cose che dubitava seriamente sarebbe mai
riuscita a dirgli!
Un tocco leggero sulla
spalla la distrasse dai suoi pensieri.
-Puoi aprire gli occhi- stava dicendo Kyle –e
alzarti…abbiamo finito!
Strawberry
aprì gli occhi incredula e sollevata.
-Meno male! Io pensavo
che mi avreste fatto entrare davvero nel
cilindro!- disse sorridendo.
Pam
e Kyle si guardarono perplessi e poi scoppiarono a
ridere.
Strawberry
rimase interdetta: non riusciva a capire.
-Ehi…ma cosa
c’è di tanto divertente??? Visto che il
lettino è uscito da lì pensavo mi avreste infilato dentro!-
protestò.
Questo provocò
una nuova ondata di ilarità che di nuovo Strawberry non riuscì a capire. Poi Kyle si riprese e si rivolse a lei.
-Strawberry
cara…- esordì trattenendo un nuovo scoppio di risa –mi
spiace per te, ma nel tubo ti ci abbiamo infilato per
quasi 5 minuti…devi esserti addormentata!
-CoooooSAAAAAAAAAAA!!!!!?????- esclamò la mewmew incredula.
Guardò
alternativamente il macchinario e Kyle: forse la
stava prendendo in giro? No, era poco probabile.
“Che figuraccia!!” pensò fra sé arrossendo “ero
così assorta a pensare che non mi sono nemmeno accorta di quello che
succedeva! Sono davvero un impiastro!!”
-Scusatemi-
disse affranta.
-E
di che?- le chiese Pam –la cosa importante
è avere i risultati dei test! Ora preparati, perché inizia la
parte difficile.
-Già-
confermò Kyle facendo rientrare il lettino nel
cilindro –adesso ci devi mostrare cosa sai fare col cristallo!
-Ma io non so fare
niente col cristallo!!- protestò Strawberry.
-Be,
siamo qui apposta per fare dei tentativi, no?- le rispose con calma invidiabile
Kyle.
Lei annuì, poi si
decise: non sapeva davvero da che parte cominciare, ma se c’era un modo per
controllare il potere del cristallo lei lo avrebbe trovato. In fondo lo avevano
affidato a lei non per caso! Doveva assolutamente riuscirci,
era troppo importante.
-Concentrati-
le suggerì Pam –cerca di metterti in
contatto col cristallo, chiedigli di darti forza e poi convogliala nelle mani.
-Scaglia qui il tuo
attacco- disseKyle
indicando una parete –è fatta di un materiale speciale che
assorbirà l’energia senza causare danni…
-Va
bene- rispose la mewmew.
Poi chiuse gli occhi.
Raccolse le mani all’altezza del petto, esattamente dove Profondo blu aveva esercitato quella pressione fortissima per strapparle
quello che era suo! Odiava quell’alieno: era
freddo, cinico, manipolatore e crudele…
“non pensare a
questo!” si impose “non devi pensare a
niente, a niente! Solo al cristallo! Devi fare il vuoto
dentro…devo smettere di pensare e concentrarmi solo sul
cristallo…”
Kyle
e Pam la osservarono con attenzione: aveva la fronte
aggrottata, di certo ce la stava mettendo tutta.
“Ho bisogno della
tua energia…” pensò Strawberry
“mi serve il tuo infinito potere per salvare la Terra…”
Strinse di più i
pugni; gocce di sudore iniziarono a scenderle dalla fronte.
Era ormai da più di otto minuti che la ragazza stava ferma, immersa nella sua
concentrazione, così tesa che sembrava dover esplodere da un momento
all’altro.
Pam
guardò preoccupata Kyle chiedendogli con gli
occhi se era il caso di andare avanti. Il ragazzo increspò le labbra: in
fondo lui non ne sapeva molto più di lei! Tuttavia le
rispose appoggiandole una mano rassicurante sulla spalla. Pam capì il senso di quel gesto: era Strawberry la sola a poter stabilire
quando era il momento e fino a che punto poteva spingersi.
Intanto però
aveva iniziato a tremare impercettibilmente. Le vene delle sue mani erano
sempre più evidenti.
“Il tuo potere, mi
serve…il tuo potere…” chiese ancora
una volta Strwberry ormai stremata.
Ma
non successe nulla.
La ragazza crollò
al suolo respirando affannosamente. Subito Pam si
precipitò su di lei.
-Strawberry!
Stai bene?- chiese apprensiva.
Lei annuì appena.
Aveva cercato l’energia dentro di se, ma non l’aveva trovata.
Allora aveva cercato di chiederla al cristallo, ma non era servito. In quei
lunghi minuti di immobilità e concentrazione
massima, non era riuscita ad avvertire nemmeno un segnale minuscolo. Niente di
niente. Come se tutto il potere della pietra si fosse
congelato.
-Ma
dov’è che sbaglio?- chiese rabbiosamente fra i denti.
-Forse hai solo bisogno
di tempo..- suggerì Kyle.
Lei lo guardò dubbiosa mentre si rimetteva in piedi.
-Non lo so, Kyle…io credo che manchi
qualcosa…
-Vuoi riposare un
po’- chiese Pam passandole una salvietta per
asciugarsi la fronte.
-No-
rispose lei decisa –non abbiamo tempo.
-Strawberry,
credo che dovresti…- tentò di
intromettersi Kyle.
-La sola cosa che dovreiè trovare il modo di far reagire
il cristallo!- lo fermò lei decisa -proviamo ancora!
Lory
guardava preoccupata attorno a sé nella grande stanza vuota: Gish e Ryan si fissavano in
silenzio ormai da molti minuti, ma nessuno dei due aveva intenzione di
abbassare lo sguardo per primo. La mewmew aveva
già cercato di sdrammatizzare con osservazioni di circostanza, ma
nessuno dei due aveva risposto. Per di più Pie si era assentato per
recuperare l’attrezzatura necessaria e Lory
aveva davvero paura che la tensione, già alle stelle, potesse esplodere
da un momento all’altro.
Chissà poi
perché si odiavano tanto quei due!
Il sibilo della porta
che si apriva e l’ingresso di Pie le fecero
tirare un sospiro di sollievo. Si diresse subito verso di lui e lo fece
avvicinare per bisbigliare al suo orecchio.
-Pie…credo
che non sia il caso di farli scontrare…- esordì visibilmente
turbata –non senti quanta tensione c’è nell’aria? Posso battermi io contro Ryan…credo
sarebbe meglio!
Pie
le sorrise rassicurante appoggiandole una mano sulla spalla.
-Non ti preoccupare,
andrà tutto bene!
-Ma..-
cercò di replicare lei.
Lui scosse la testa
–Vedrai che quando avremo finito le cose andranno
meglio! È da troppo tempo che quei due si lanciano frecciatine,
credo sia arrivato il momento di far calare un
po’ la tensione!- spiegò seraficamente.
Lory
guardò alternativamente Ryan e Gish: non era del tutto convinta,
ma forse per una volta doveva fidarsi di Pie; d’altra parte non aveva poi
molta scelta!
-Bene..-
esordì Pie a voce abbastanza alta da richiamare l’attenzione dei
due duellanti –cominciamo! Ryan- disse rivolto all’umano –credi di riuscire a trasformarti?
Il biondo lo
fissò un istante prima di rispondere.
-Se non ci provo non lo
scopriremo mai, giusto?- sorrise a Pie che ricambiò, con grande disappunto di Gish: a
quanto pareva l’umano aveva deciso di farseli tutti amici in modo da
isolarlo. Be, doveva ammettere che, in fondo, non era così stupido come credeva.
Ryan
sciolse le spalle, le braccia e il collo con rapidi e flessuosi movimenti.
-Qualche suggerimento??- chiese nel frattempo a Pie.
L’alieno si
grattò la testa pensieroso: lui non aveva mai
compiuto delle metamorfosi e non aveva idea di come avvenisse il processo.
-Be…-
azzardò –credo tu debba…
-Concentrati sulla forza
che hai sentito quando ti sei trasformato la prima
volta- suggerì Lory interrompendo Pie –e
sulla forma che hai assunto. Poi lascia che il dna modificato faccia il resto.
Tu devi solo invocare la metamorfosi…poi è
fatta!
Ryan
le strizzò l’occhio sollevando il pollice in segno d’intesa.
-Grazie…-
bisbigliò intanto al suo orecchio Pie.
-Non c’è di
che…- rispose lei educatamente –in fondo io so come funziona la
metamorfosi molto meglio di te perché l’ho
sperimentata…
Ryan
si posizionò di fronte a Gish,
chiuse gli occhi e strinse i pugni cercando per quanto gli era possibile di
rilassarsi: essere teso gli sarebbe stato solo di ostacolo.
-E
ora vediamo se sei così bravo da solo…- sibilò Gish accarezzando le lame dei suoi pugnali.
-Sta zitto- replicòRyan –resta
in silenzio il tempo che mi occorre e poi avrai la tua risposta…
L’alieno
sogghignò soddisfatto: si sarebbe trattenuto il tempo necessario per
permettergli di tentare la trasformazione e poi sarebbe stato tutto suo... che
la metamorfosi fosse riuscita o no!
Ryan
si concentrò sul ricordo di quell’unica
trasformazione. La luce che aveva visto e l’energia che aveva sentito
dentro erano difficili da rievocare, però ricordava perfettamente il suo
stato d’animo e quello che aveva visto e udito. Ricordava perfettamente
il sangue colargli dal sopracciglio, le grida sempre più flebili di Strawberry e quel ghigno, quel
maledetto ghigno diabolico. Sentì la pressione aumentare nella sua
testa, le vene pulsargli più insistenti. Con un grido invocò su
di sé l’energia che sentiva attorno. Poi riaprì gli occhi:
la metamorfosi era riuscita ed era stato davvero semplice.
-Bravissimo Ryan!!!- esclamò con
entusiasmo Lory, ma il biondo non riuscì
nemmeno a voltarsi verso di lei per sorriderle, perché Gish aveva già sfoderato le sue armi e si lanciava
su di lui.
-A noi due, umano!!!- disse con sprezzo mentre la spada di Ryan parava con rumore metallico il suo attacco.
Lory
lanciò un grido e fece per lanciarsi su Gish per fermarlo, ma Pie la trattenne.
-Lasciali fare…-
le disse.
Lei lo guardò con
occhi supplichevoli.
-Ma
finiranno per ammazzarsi! Li dobbiamo dividere!!
-Nessuno ucciderà
nessuno, Lory: Gish non
è così stupido, sa perfettamente che siamo tutti necessari per la
battaglia finale, ma se Ryan non riesce ad usare
subito al meglio i suoi poteri allora tanto vale che venga
ferito e non possa combattere!
Lory
strinse le labbra: non poteva certo approvare i metodi di Pie. Era vero, con questa
terapia d’urto Ryan sarebbe stato costretto a imparare in fretta a dare il meglio di sé, ma lei
era convinta che anche un allenamento graduale e meno pericoloso avrebbe
raggiunto lo scopo. Non capiva, proprio non capiva
questa logica “da uomini”.
-Siediti e goditi lo
spettacolo- concluse Pie trascinandola dietro un vetro
protettivo che divideva la palestra da una sorta di sala comandi e accomodandosi
su una poltrona.
La mewmew
però restò in piedi, incollata al pannello trasparente, sperando
che Pie lo interpretasse come un gesto di stizza: in realtà era
così preoccupata per Ryan da non riuscire
quasi a muoversi.
I due combattenti non si
stavano certo risparmiando. Si rincorrevano per la stanza vibrando in aria con
foga le armi che, scontrandosi, sprigionavano scintille.
Entrambi ansimavano, e
si squadravano con aria inferocita.
-Allora- iniziò Ryan –tutto qui quello che il terribile Gishsa fare?
L’alieno sorrise
sprezzante.
-Attento a non
provocarmi, umano!- rispose –non ho ancora
iniziato a fare sul serio!
-E
allora vedi di cominciare o farai una brutta fine!- gridò Ryan scagliando un fendente alla sua destra.
Gish
saltò abilmente a sinistra e preparò un attacco che il ragazzo
parò senza troppa difficoltà.
-Te la cavi bene con la
spada- grugnì Gish –ma vediamo se sai parare anche questo!!- e
lanciò uno dei suoi colpi più potenti contro l’umano.
Ryan
non cercò di schivarlo: se doveva fronteggiare Profondo blu e sperare di
vincere doveva riuscire a contenere la potenza degli attacchi, non tentare di scappare,
anche perché era un avversario velocissimo, come aveva potuto
sperimentare. Così rimase immobile, facendosi scudo con la sola lama
della sua spada.
Il cuore di Lory si fermò per un istante.
-Scappa!!!!!- urlò appena riuscì a muoversi di nuovo,
ma era troppo tardi. L’attacco era andato a segno.
Ryan
fu sbalzato indietro e ricadde pesantemente al suolo. Gish sorrise
soddisfatto.
-Già finito?-
gongolò –peccato! Iniziavo appena a divertirmi!
-Un altro…- disse
flebilmente Ryan rialzandosi ferito.
L’alieno si
voltò interdetto.
-Coraggio-
continuò Ryan –voglio un altro attacco
uguale a questo!
Gish
soffocò la rabbia: pensava di averlo steso.
-Se proprio vuoi farti
del male- disse incrociando i pugnali.
-Ryan
ma che stai facendo- supplicò Lory, ma il ragazzo non le dava ascolto. La mewmew si rivolse allora in un ultimo tentativo a Pie.
-Ti prego,
Pie, devi fermarli!
-No, aspetta…-
disse l’alieno –guarda qui- esclamò additando il
monitor –è incredibile!
Lory
non fece neppure in tempo a capire cosa significassero tutti quegli spettri di
luce sullo schermo che un nuovo attacco venne
scagliato con forza brutale su Ryan.
Il sangue della mewmew si gelò nelle vene: era una pazzia! Doveva
fermare Ryan!
Corse nella palestra per
porre fine a quel suicidio, ma appena fece il suo ingresso fu costretta a
fermarsi per la sorpresa.
Ryan
era in piedi, davanti a Gish, la spada sguainata, e
sorrideva.
-Impari i fretta- borbottò l’alieno in direzione
dell’avversario.
-Era
un colpo facile da parare- replicòRyan.
L’alieno distorse
le labbra per replicare qualcosa di offensivo, ma il
biondo continuò prima che lui avesse la possibilità di aprire
bocca.
-Se dobbiamo affrontare Profondo blu- disse ansimando per lo sforzo –dobbiamo
saper fare molto di meglio, non credi?
Gish
lo guardò per la prima volta con occhi diversi. All’improvviso si
accorgeva che il ragazzo che gli stava davanti, col vestito lacero e il volto
ferito, non era l’arrogante ragazzino viziato ed egoista che aveva
pensato, ma uno spirito guerriero, indomabile, che credeva in quello che faceva
e che dava anima e corpo. Per la prima volta, da quando lo aveva incontrato,
provò per lui un sorta di strana simpatia, un
misto di rispetto e considerazione.
-Certo-
rispose dopo alcuni istanti di riflessione –dovrò fare molto
meglio per salvare la dolce Strawberry da quel
maledetto…
Sorrise col solito
ghigno e Ryan gli rispose
preparando la spada per un nuovo colpo.
Capitolo 8 *** Che la battaglia cominci! (parte seconda) ***
Ciao a tutti
Ciao a tutti! Ringrazio per i commenti e senza por tempo in mezzo…vi lascio
al prossimo capitolo! ^_^ Buona lettura!
CAPITOLO 8 – Che
la battaglia cominci! (parte seconda)
Strawberry
si accasciò esausta sul pavimento della stanza respirando a fatica.
Subito Pam si precipitò
verso di lei coprendole le spalle esili con un asciugamano.
-Adesso basta!- sentenziò la mewmew più
anziana –sei stremata, è inutile continuare!
Strawberry
radunò con fatica le forze necessarie per replicare che lei voleva
continuare fino a riuscire, ma Kyle la interruppe
prima ancora che potesse aprire bocca.
-Pam
ha ragione! Per oggi è sufficiente così!
La ragazza si
rialzò appoggiandosi alla parete della sala adibita a palestra per le
sue esercitazioni e guardò alternativamente i due amici con aria
supplichevole.
-E’
inutile che provi a impietosirmi!- la
rimproverò Pam –ti sei esercitata per tutto
il girono interrompendoti solo per mangiare qualcosa…ormai non hai
più energie! La cosa migliore è farsi una bella dormita.
Così avrai il tempo per pensare a cosa ti blocca…
Kyle
annuì in appoggio alle parole di Pam.
Tuttavia Strawberry non sembrava volersi dare ancora per vinta.
-Io…devo…-
protestò affannosamente –riuscire a usare
il cristallo…
-No Strawberry-cercò di farla ragionare Kyle
–tu ora devi riposare! Insistere così è
controproducente! Dai il tempo al tuo corpo di recuperare le energie e domani
sarai di nuovo carica e sono certo che dopo un notte
di buon sonno e riflessione ce la farai!
Le
sorrise incoraggiante appoggiandole una mano sulla spalla che
però la ragazza scostò decisa: Kyle
sapeva sempre trovare qualcosa di gentile da dire e sapeva anche essere molto
persuasivo, ma questa volta lei doveva insistere.
-No, il mio compito
è quello di sfruttare l’energia del cristallo- replicò
stringendo i pugni, lo sguardo serio di chi non ammetteva repliche –Io
sono l’unica in grado di sconfiggere Profondo blu, sono io il capo e un
capo non si arrende mai finchè
non ha raggiunto il suo obiettivo!
-Adesso basta!-
urlò Pam afferrandola per la gola e
spingendola contro la parete –se vuoi a tutti i costi farti del male,
allora ci penserò io…
Strinse più forte
le sue dita sul collo dell’amica guardandola con aria di sfida.
-Allora?- chiese
–non ce la fai nemmeno a reagire?
Strawberry
tentò di strapparsi di dosso le mani diPam, ma la sua presa era forte e lei era così
debole…doveva riconoscerlo…era davvero esausta. Lacrime di
scoramento iniziarono a premerle insistenti dietro le palpebre, ma lei le
trattenne con un ultimo sforzo di volontà. Pam
allentò la presa lasciandola scivolare sul pavimento. Poi si
voltò e si avviò verso la porta. Si fermò un istante.
-Un vero capo non si
arrende mai…ma sa quando è il momento di
smettere…- disse.
Poi uscì dalla
stanza a testa bassa e Strawberry fu quasi certa di
cogliere lo scintillio di una lacrima sul suo viso.
Kyle
rimase per qualche istante guardando alternativamente la mewmew
e la porta: era meglio lasciare la ragazza sola per un po’, oppure era il
caso di starle vicino?
-Va pure..- bisbigliò Strawberry
con voce quasi impercettibile.
Kyle
stava per chiederle se ne era davvero sicura: in fondo
non gli sembrava davvero nelle condizioni fisiche e mentali per restare sola,
ma poi si accorse dello sforzo che la ragazza stava facendo per non scoppiare
in lacrime davanti a lui e uscì, sospirando.
Rimasta sola la mewmew reclinò il capo contro la parete cercando nel
vuoto che i suoi occhi fissavano una soluzione…una risposta…una
consolazione. Non ci era riuscita. Non ci era ancora riuscita! Era già il secondo giorno di esercizi e lei, nonostante gli sforzi degli amici per
aiutarla e nonostante ce la stesse davvero mettendo tutta, non era ancora
riuscita a provocare la benché minima reazione da parte del cristallo mew. Eppure era dentro di lei,
proprio nella parte più segreta e profonda di lei…
E
lei lo aveva custodito, lo aveva nutrito del suo amore, era stata il tramite
del suo potere…e allora perché? Perché
ora la stava abbandonando? Perché non lasciava
che lei usasse i suoi poteri per liberare la terra e salvare tutte quelle vite,
umane o aliene che fossero? Perché era stato
affidato a lei un compito così grande? Perché
a lei una simile responsabilità? Perché,
perché?
Mille domande le
affollavano la mente e ormai tutta la sua decisione il
suo ottimismo l’avevano abbandonata, lasciandola in preda a dubbi
dolorosi.
Forse non era abbastanza
forte, forse non ne era in grado…forse era colpa
sua se non riusciva, anche se Kyle continuava a
ripeterle che non era così.
Si sentiva così
inutile e impotente, proprio lei che avrebbe dovuto salvarli tutti…
E
pensare invece che Ryan, che lei aveva tante volte
giudicato male, era già riuscito a controllare la metamorfosi alla
perfezione e ora stava già sperimentando come accrescere i suoi poteri.
Lei
invece era un fallimento totale, una catastrofe su tutta la linea.
Nonostante tutto non c’era stato nessun miglioramento,
nemmeno il più piccolo.
Strawberry
si prese la testa fra le mani. Sul pavimento nero caddero silenziose le sue
lacrime, dividendosi in mille diamanti di luce.
Immobile, nel centro
preciso dell’universo infinito, Profondo blu meditava.
Il mento abbassato, le
sopracciglia inarcate, i muscoli tesi, pensava.
Quanto tempo era ormai
che se ne stava in quella posizione? Non avrebbe saputo dirlo; comunque il tempo aveva un valore molto relativo
nell’immenso vuoto dello spazio.
Ogni suo atomo, ogni sua
particella erano impegnati nello sforzo di elaborare
un piano che potesse essere senza falli, un nuovo piano che gli avrebbe
permesso di sconfiggere il mewteam, di riprendersi il
cristallo che gli spettava e dominare finalmente su tutto ciò che
esisteva. Ma doveva fare in fretta: ogni minuto che
passava gli poteva essere fatale.
Durante la sua prigionia
aveva avuto modo di accumulare molte informazioni e sapeva bene che il
cristallo non era facile da controllare: lui stesso ancora non aveva chiaro il
modo di sprigionarne l’energia, ma a questo poteva pensare con comodo dopo, quando lo avrebbe strappato dal cuore
di quella maledetta Strawberry. Quella
ragazza…lo faceva letteralmente impazzire di rabbia! Il suo comportamento
andava contro ogni logica razionale e contro tutte le
sue previsioni. Nonostante gli costasse fatica, doveva ammettere che era davvero un osso duro, una degna avversaria per la sua
impresa. Sapeva che presto avrebbe imparato a controllare il potere del
cristallo e non poteva concedersi di lasciarle troppo tempo o sarebbe stata
davvero la fine.
Pensandoci con
freddezza, aveva concluso che la situazione non era
poi così disperata per lui: per come stavano le cose al momento sarebbe
bastato riprendersi ciò che era suo e tutto sarebbe andato per il
meglio.
Il problema principale
restava trovare il covo di quei traditori: poi avrebbe distratto quella insulsa marmaglia che attorniava sempre Strawberry di modo che restasse sola in sua balia. E allora avrebbe compiuto l’atto definitivo, scritto
la parola fine alla lunga storia
della sua sofferenza.
Piano piano nella sua mente l’idea
cominciava a prendere forma.
Avrebbe usato dei chimeri, ma certo! Come aveva potuto non pensarci prima! In
fondo era un alieno, poteva crearne in quantità
sufficiente per tenere a bada Gish e compagni.
Perfetto! Perfetto! Finalmente riusciva a vedere la luce alla fine del tunnel
nero dei suoi dubbi.
Tutto stava ora nel
trovare il luogo dove si nascondevano i suoi nemici. Per questo non poteva
usare i chimeri: sarebbe stato solo uno spreco di energia, senza contare che quei cosi erano privi del benché minimo cervello. No, non poteva
andare!
D’altra parte
continuare a cercarli da solo poteva rivelarsi un compito troppo lungo e lui
non aveva tempo.
Maledizione!
L’alieno si
mordicchiò nervosamente il labbro inferiore chiudendo gli occhi: era a un passo dalla vittoria, ma ancora un dettaglio non
tornava, gli mancava ancora un tassello.
Come poteva trovarli in
breve tempo? Come poteva…
All’improvviso
Profondo blu riaprì gli occhi. La sua espressione rimase immota per un
tempo indefinibile, come incisa nel marmo. Poi un ghigno orribile di macabra
soddisfazione gli deformò il volto e gli occhi si illuminarono
di un’inquietante luce: aveva trovato la soluzione!
QuandoStrawberry si svegliò era ormai notte fonda e
si sentiva completamente indolenzita. Aveva pianto di delusione fino ad addormentarsi, riversa sul pavimento, esausta ed
amareggiata. Aveva anche fatto dei sogni: sogni
orribili. Poi qualcosa, probabilmente un rumore, l’aveva svegliata.
La mewmew
si stropicciò gli occhi tirandosi a sedere e guardandosi attorno ancora un
po’ spaesata. Si passò una mano fra i lunghi capelli cercando un
po’ di conforto in quella carezza.
Non doveva
comportarsi così, non doveva arrendersi. Anche se per ora tutto
era stato inutile lei doveva continuare a tentare. In
fondo il cristallo era dentro di lei, si disse.
Si alzò in piedi,
un poco rinfrancata.
Ora la cosa più
logica da fare era andarsene a letto e dormire profondamente, come le avevano suggeritoKyle e Pam.
“Dovrei ascoltarli
più spesso!” si rimproverò mentalmente.
Uscì dalla stanza
silenziosamente e si diresse verso la sua camera. Il corridoio era illuminato
da una luce tenue che conciliava il sonno e non c’era nessun rumore:
probabilmente dormivano già tutti. Svoltato un angolo Strawberry si accorse però di un fiotto di luce
più intensa che filtrava da una porta socchiusa.
La ragazza si
avvicinò curiosa e sbirciò nello spiraglio. Quello che vide le
fece provare una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco: nella palestra
Ryan si stava allenando nel maneggiare la spada. La
fronte imperlata di sudore, il respiro ansimante, le fasciature fresche che
nascondevano le ferite subite in battaglia…eppure
era lì, nel cuore oscuro della notte, solo, ad esercitarsi per poter
essere al cento per cento durante la battaglia finale.
E
lei invece? Lei che doveva rappresentare la speranza
per il mondo cosa aveva concluso fin ora? Niente. Assolutamente niente. E
invece che impegnarsi al massimo, si metteva apiangere come una bambina
viziata! Uno scoramento profondo le attanagliò il cuore.
-Sono un fallimento..- si ripeté a bassa voce per l’ennesima volta
abbassando lo sguardo sul pavimento.
Quando lo rialzò
due occhi azzurri e profondi la guardavano curiosi a
pochi centimetri dai suoi. Strawberryfece un salto dallo spavento.
-RYAN!- gridò
–vuoi farmi venire un infarto!!!!!!!!
-E
tu vuoi svegliare tutti quanti?- replicò lui tappandole la bocca
–abbassa la voce!
La mewmew
arrossì di vergogna: ma perché non ne combinava mai una giusta?
-Entra-
la invitò lui allontanandosi e dandole le spalle –e chiudi la
porta! Non vorrei ti saltasse in mente di cacciare
altri urli simili!
La mewmew
obbedì più per riflesso che per reale volontà: in
verità avrebbe davvero preferito non dover incontrare Ryan. C’era ancora troppo da
chiarire con lui e quella non era davvero la serata giusta!
- Posso sapere cosa ci
facevi dietro la porta?- chiese il ragazzo con una punta di rimprovero.
-Io…io ecco- iniziòStrawberry, ma si
fermò quasi subito. Cosa doveva dirgli? che aveva pianto fino ad addormentarsi perché era
un’incapace? Oppure doveva raccontargli una bugia e dirgli
che passava di lì per caso, perché le era venuta sete?
Ryan
la guardò interrogativamente: Strawberry aveva un’espressione strana e lui non
aveva tardato a capire che qualcosa non andava fin da quando
ne aveva percepito la presenza fuori dalla porta. Purtroppo lui non era certo
la persona più adatta per cercare di farla
sentire meglio.
-Allora? Cosa
c’è?- chiese con ironia –il potere del cristallo
ti ha lasciata senza parole?
La sua era una domanda priva di malizia: non aveva idea del fatto
che Strawberry ancora non fosse riuscita a fare
nemmeno un minimo progresso, perché non aveva più parlato con Kyle, preso com’era dal suo allenamento. Ma questo naturalmente Strawberry
non poteva saperlo.
I suoi occhi dolci da
gatta si velarono all’improvviso di tristezza e delusione, come se il
ragazzo le avesse appena tirato uno schiaffo in pieno
viso. Ma in fondo, era proprio così che lei si
sentiva: presa a schiaffi.
Ryan
la stava prendendo in giro, la stava rimproverando con
la sua solita durezza. Una durezza ironica, certo, ma che non
faceva per questo meno male. Anzi. Nel suo cuore, già così
duramente provato, si infilarono sottili pugnali di
ghiaccio. Eppure non c’era niente che potesse
dire: Ryan aveva ragione, come sempre. Lei era un
fallimento, lei aveva deluso le speranze di tutti, lei se lo meritava. Ma faceva male, terribilmente male, nonostante tutto.
Per alcuni istanti Ryan restò immobile, istupidito davanti alla
reazione di Strawberry, fissandola senza riuscire a
capire: cosa aveva sbagliato questa volta?
Vide la ragazza
stringere forte i pugni mentre abbassava la testa,
rassegnata: stava per piangere, ma forse non voleva farlo davanti a lui. Eppure non capiva. Certo, non era stato particolarmente
gentile, ma cosa aveva detto di tanto sbagliato? Possibile che riuscisse sempre
a farsi odiare da lei?
-Si può sapere
cos’hai?- chiese con un filo di irritazione
–cos’ho detto di sbagliato?
La stava ancora
prendendo in giro? No, forse no. Forse tutto quello
che voleva era un’ammissione di colpa. In fondo glielo doveva: le aveva
salvato la vita e ora si stava letteralmente ammazzando di fatica per
prepararsi a uno scontro che avrebbe dovuto riguardare
solo lei! Lei…un fallimento, un disastro, un impiastro.
-Niente-
bisbigliò con voce appena udibile –non hai detto niente di
sbagliato…lo so che mi merito tutti i tuoi rimproveri…ho
fallito…per quanto mi impegni…io…non
riesco a controllare il cristallo…è troppo difficile…io non
ci riuscirò mai…
L’aveva detto, finalmente l’aveva ammesso.
Ryan
che era rimasto ad ascoltarla impietrito non
tardò molto a capire il fraintendimento. Sorrise poi le
si avvicinò: la ragazza continuava a parlare, sempre più
disperata, sfogando finalmente ad alta voce tutte le paure che si era portata
dentro per tanto tempo. Le lacrime ormai scendevano senza
più controllo, la sua voce era spezzata dai singhiozzi.
-…è un
compito impossibile e io…io…non ce la farò mai…non
sono abbastanza…vi deluderò tutti e…sarà solo colpa
mia se…
-Strawberry- la interruppe Ryan –io non ne sapevo niente…non ti stavo
rimproverando: era solo una battuta.
La ragazza
sollevò lo sguardo su di lui: stava dicendo la
verità? Si, non c’era dubbio, i suoi occhi erano sinceri. Lei
rimase un istante a fissarli coi suoi, ancora bagnati.
Ryan
sollevò una mano verso il viso di lei. Un
impulso improvviso e imprevisto lo costrinse ad asciugarle una lacrima che le
rigava una guancia.
Strawberry
sentì di nuovo quel calore che l’aveva risvegliata dal gelo
mortale di Profondo blu e capì: era stata la sua mano, il tocco della
sua mano a portarla in salvo, su, fuori da quella
voragine nera, in alto verso la luce e la vita.
Il suo cuore
iniziò ad accelerare i battiti: erano così vicini.
La mano di Ryan si attardò un attimo di troppo sulla guancia di lei: ormai era tardi per sfuggire alle emozioni
che quella ragazza aveva da sempre suscitato in lui. Aveva lasciato che i suoi
sentimenti varcassero le mura dietro cui si era sempre
barricato e che andassero troppo vicini all’oggetto del suo desiderio e
ora sarebbe stato difficile ricreare le distanze.
-Strawberry..- si trovò a sussurrare piano a un
soffio da lei.
“Allontanati, Ryan, allontanati, vai via, via,
lontano da lei! Vuoi ancora soffrire? Torna dietro le mura che abbiamo
costruito con tanta fatica…lì sarai al
sicuro, lì niente ti farà più soffrire…” gli
ripeteva la sua mente.
Ma
il cuore batteva troppo forte e lui non riusciva più a sentirla.
Ormai le sue mani
stavano per cingere la vita della ragazza.
Strawberry
lo guardò da dietro le lacrime: il velo di ghiaccio dei suoi occhi si
era assottigliato, ora riusciva a vederlo, vedeva il vero Ryan,
quello che solo qualche volta era riuscita a
intravedere e si abbandonò con tutta la sua disperazione fra le sue
braccia.
Ryan
cacciò un urlo.
Strawberry
aveva appoggiato il viso contro la ferita più profonda cheGish era riuscito a
infliggergli, causandogli un acutissimo dolore. La ragazza si allontanò
spaventata e confusa da lui che aveva portato una mano al petto incurvandosi e
chiudendo gli occhi per non svenire. Per qualche secondo gli mancò il
respiro e la vista gli si offuscò.
Strawberry
si portò una mano alla bocca, fissando inorridita le prime di gocce di
sangue che iniziavano a macchiare la mano di Ryan: la
ferita si era riaperta ed era di nuovo colpa sua.
-Mi..mi dispiace…-
borbottò confusa.
A Ryan
occorsero alcuni secondi e molta buona volontà per rispondere.
-Non è
niente…sto bene..- ansimò appoggiandosi
alla parete.
Bene? BENE? Lui stava bene? No, Ryan
stava soffrendo e il dolore doveva essere stato molto forte se aveva urlato a
quel modo. Eppure si ostinava a dire che era tutto a
posto, che non c’era niente di sbagliato; si ostinava a chiudersi nel suo
orgoglio. Perché faceva così? E pensare che solo poco prima lui sembrava sul punto di
volerla abbracciare…e pensare che per un attimo si era sentita
così vicina a lui…
Ma
cos’era adesso che le faceva più male? Il senso di
impotenza? O quello di colpa? La delusione di
sentire Ryan di nuovo lontano oppure il fatto di
vederlo in quelle condizioni?
Era colpa sua. Tutto
soltanto colpa sua. Lo aveva insultato, odiato, aveva
gridato contro di lui, l’aveva giudicato. E lui
per tutta risposta non faceva altro che aiutarla. Certo, a volte era scortese e
freddo e al caffé la faceva davvero sgobbare, ma in fondo erano queste
le cose importanti? Si era esposto al pericolo per salvarla,
era sempre corso in suo aiuto e, nei momenti peggiori, aveva sempre
avuto la parola giusta.
Strawberry
guardò con infinita tristezza quel corpo forte e giovane piegato dal
dolore, i suoi capelli biondissimi sospesi nell’aria.
Si avvicinò d’un passo, esitante.
Quante cose avrebbe voluto dirgli, quante cose avrebbe voluto
chiedergli.
-Ryan- bisbigliò
appoggiandogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo ebbe un
piccolo sussulto.
-Ti ho detto che sto bene- disse lui tentando di riprendere la
posizione eretta. Ma lo sforzo fu eccessivo. Una nuova
fitta di dolore lo costrinse a inginocchiarsi per
terra.
-Ryan!-
esclamò lei più forte.
Si
inginocchiò a sua volta davanti al ragazzo
che non riuscì nemmeno a replicare.
Avrebbe voluto dirle di
andare via: non voleva che lei lo vedesse così,
non voleva che nessuno lo vedesse così. Lui poteva farcela da solo come
aveva sempre fatto e poi…poi non voleva che Strawberry si spaventasse con tutto quel sangue che ormai
gli aveva inzuppato la maglietta. Strinse gli occhi per cercare di riacquistare
un po’ di calmae lucidità: cominciava a risentire degli effetti di tutte
quelle ferite.
Poi sentì
qualcosa: un contatto caldo, la mano di Strawberry che
si stringeva alla sua.
Aprì gli occhi:
la pelle candida della ragazza si stava macchiando del
porpora scuro del suo sangue.
-Perdonami, Ryan..- riuscì a
farfugliare Strawberry tra i singhiozzi mal soffocati
–Io non volevo farti soffrire…io…
Ma
non riuscì a continuare. Cosa voleva dirgli? In
fondo nemmeno lei lo capiva con certezza. Voleva solo fargli sentire che lei
era lì, era lì vicina a lui e che voleva che stesse bene, che
fosse felice: nessuno doveva più soffrire, basta!
-Perdonami!-
ripeté –se solo potessi curare le tue
ferite…
All’improvviso
dalla sua mano scaturì un fascio di luce intenso che si propagò
tutto intorno. Durò un attimo, un attimo solo.
Poi svanì.
Strawberrysbattèle palpebre
paralizzata dalla sorpresa: ma cosa…
Ryan
davanti a lei alzò la testa e fissò incredulo la sua mano: tutto
il sangue era sparito e la ferita si era rimarginata. Osservando bene tutte le
sue ferite si erano richiuse, senza lasciare nemmeno la più piccola
traccia e il suo corpo era di nuovo pieno di energia.
-Ce l’hai fatta!- sussurrò incredulo a mezza voce.
Afferrò le mani
di Strawberry e la fissò con immensa
gratitudine e orgoglio.
-Ce l’hai fatta!- ripetè –hai
usato il potere del cristallo!
La mewmew
ci mise qualche secondo prima di capire quello che era
successo, prima di comprendere il significato delle parole di Ryan.
-Ce..ce..l’ho..fatta…- bisbigliò mentre le sue labbra rosse
sbocciavano in un meraviglioso sorriso.
-Sono
davvero orgoglioso di te, Strawberry…
Lei non riuscì
neppure a rispondere per l’emozione. Annuì soltanto scuotendo la
testa.
-Sei...eccezionale…-
aggiunse lui mentre il suo sguardo si faceva sempre
più intenso e le sue mani obbedivano all’istinto di afferrarla per
le spalle con dolcezza.
Lei non si ritrasse, ma
il suo cuore che già batteva forte per la gioia incontenibile che
provava, accelerò ulteriormente i battiti. Ancora un po’ e sarebbe
di certo scoppiato, riuscì a pensare la mente confusa di Strawberry
mentre i suoi occhi si perdevano in quelli di lui.
Ryan
si avvicinò lentamente a lei e sollevò la testa inumidendosi le
labbra.
-Strawberry..- sussurrò con la sua voce profonda
prima di socchiudere gli occhi provocandole un brivido lungo la schiena.
Ryanstava…lui stava…stava per…
In quel momento un suono
assordante di sirene lacerò l’aria, mentre tutte le luci si
accendevano simultaneamente.
Passi di corsa e voci
confuse provenivano dal corridoio.
-Che altro c’è adesso?!- sbottò Ryan
seccato.
Voltò la testa affranto: era chiaro che si trattava di un allarme
e che era successo qualcosa di grave. Doveva alzarsi di lì e correre
dagli altri anche se questo gli costava molto. Sospirò abbassando le
braccia e correndo fuori dalla stanza senza nemmeno
avere il coraggio di guardarla: evidentemente non era destino.
-Muoviti!- gridò
a Strawberry, ancora accoccolata sul pavimento,
stordita da tutto quello che era successo –credo sia un’emergenza!!
La ragazza tornò
rapidamente alla realtà: Ryan aveva ragione,
forse Profondo blu li aveva trovati.
Quando entrò
correndo in sala controllo c’erano già
tutti. Kylestava digitando
qualcosa su un monitor, poi un’immagine gigante si compose sullo
schermo centrale.
-che
succede?- chiese Mina.
-Brutte notizie!- replicò Kyle –state
pronte a combattere!
-Allora Profondo blu ci
ha trovati!- esclamò Paddy.
Kyle
scosse la testa.
-Molto peggio, Paddy: ha attaccato la terra!
Al centro di un’immensa voragine Profondo blu guardava con
soddisfazione i suoi chimeri che distruggevano tutto
ciò che incontravano. Erano una schiera numerosa, poco intelligente, ma
sufficientemente forte da tenere occupate quelle stupide mewmew.
Sorrise maligno.
Aveva davvero avuto un
colpo di genio: non era necessario sprecare tempo prezioso per cercare Strawberry, sarebbe venuta lei, cadendo nella sua trappola.
Lui la conosceva troppo bene e sapeva che non sarebbe rimasta a guardare mentre lui dava libero sfogo al suo potere sugli
inermi abitanti della terra. Stupida umana! Sarebbe corsa a
Tokyo per salvare tutti senza esitare un attimo, lo sapeva bene.
Era solo questione di
momenti.
Le sue ipotesi furono
subito confermate. Un vortice dimensionale si aprì lì accanto e
uno a uno i suoi nemici si affacciarono sulla scena:
le mewmew, i tre alieni e quell’insulso
cavaliere nero.
L’alieno
sfoderò la sua spada e sogghignò preparandosi allo scontro.
“Ci siamo”
esultò fra sé e se “che la battaglia cominci!”.
Appena messo piede sul
suolo terrestre, uscendo dal vortice dimensionale, Strawberry lo vide.
Profondo blu era di
fronte a lei, lontano a sufficienza da non rappresentare un pericolo immediato,
ma abbastanza vicino perché la mewmew percepisse il suo sguardo gelido che
cercava di insinuarsi nei meandri del suo cuore. Era lei quella che voleva, era
solo lei che stava cercando. E Strawberry lo sapeva fin troppo bene.
-Finalmente siete
arrivati..- esordì impugnando la spada con entrambe le mani –vi aspettavo!
-Ma ora che siamo qui
sarà peggio per te!- rispose Paddy stringendo i pugni.
Profondo blu sogghignò
distorcendo la bocca.
-Siete veramente…carini! Ma questa volta non sarà così
facile! Andate miei chimeri! Distruggete tutto quello che trovate!!- gridò
all’indirizzo di alcune mostruose creature che aspettavano immobili al suo
fianco.
-Dei chimeri!- urlò Mina
additandoli con orrore –e sono tantissimi!
-Dobbiamo fermarli!-
esclamò Lory –o potrebbero fare del male agli abitanti di Tokyo!
-Maledizione…- sillabò
Pie mentre Profondo blu sorrideva –vuole dividerci!
-Sa che insieme siamo
troppo forti…- disse con la sua solita flemma Pam –e vuole impedirci di aiutare
Strawberry!
-Cosa facciamo?- chiese
Lory con apprensione mentre da lontano si levavano le prime urla di terrore.
Per un lungo,
interminabile minuto, nessuno osò dire niente: la situazione era davvero delicata.
Se abbandonavano Strawberry per salvare delle vite innocenti, lei avrebbe
potuto avere la peggio, ma se decidevano di combattere accanto a lei, in città
ci sarebbe stata una carneficina.
-Dobbiamo salvare quelle
persone!- disse infine Strawberry con decisione –c’è stata troppa sofferenza,
troppo dolore. Adesso basta...basta!
Gish fissò
quell’espressione addolorata e un improvviso senso di colpa lo avvolse: in
fondo anche luiaveva contribuito, anche
se era convinto di agire per una buona causa.
-Non ci lascerà mai
andare tutti…- sibilò con ira –lui vuole Strawberry e il cristallo!
Strawberry annuì: ne era
perfettamente cosciente.
-E infatti io resterò
per combatterlo. Solo il cristallo può sconfiggerlo…voi andate! Molta gente è
in pericolo!
-Sei sicura?- chiese Pam
dubbiosa.
Strawberry capì il senso
di quella domanda: Pam aveva assistito al suo tentativo di sprigionare
l’energia del cristallo e sapeva meglio di chiunque altro che non era ancora in
grado di controllarlo. Era rischioso, lo sapeva anche lei, ma la presenza delle
altre sarebbe stata comunque inutile: tutto dipendeva da lei.
-Si…qui sono sufficiente
io…andate…
-No- si oppose il
cavaliere nero –hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano…gli attacchi di
Profondo blu sono molto veloci. Gish! Io e te resteremo con lei..
L’alieno annuì senza
replicare: aveva un senso.
-Sbrighiamoci allora!-
esclamò Pam –Strawberry..sta attenta e metticela tutta!
-Faremo il più in fretta
possibile e poi torneremo a darti una mano!- disse Mina decisa.
-E quando sarà tutto
finito faremo una mega-festa!!- asserì Paddy mentre le strizzava l’occhio.
Strawberry annuì e fu
proprio in quel momento che, con una rapidità terribile un attacco di Profondo
blu si abbattè su di lei. I suoi riflessi da gatto furono provvidenziali e la
ragazza si mise in salvo mentre Gish e Ryan sfoderavano le armi, pronti per la
battaglia.
-Buona fortuna amiche
mie!- urlò Strawberry in direzione delle mewmew che scomparvero correndo alla
volta dei chimeri.
-Dividiamoci!- urlò Pam
mentre saltava agile da un tetto all’altro –sono troppi! Dobbiamo sparpagliarci
per la città e combatterli singolarmente!
-D’accordo!- approvò
Mina volandole poco lontano –io vado verso la torre!
Virò bruscamente a
destra incoccando nell’arco la prima freccia. La battaglia sarebbe stata senza
esclusione di colpi: era meglio essere pronte a qualsiasi eventualità.
-Buona fortuna!- si
sentì augurare da Paddy mentre si allontanava.
-La zona del porto è di
mia competenza!- continuò Lory correndo più veloce che poteva –l’acqua è il mio
elemento…vado lì! A presto ragazze! E state attente!
Pie la guardò scomparire
dietro a un gruppo di alberi.
-Forse è meglio se la
seguo…- propose –si è appena ripresa..non vorrei stesse di nuovo male!
-No!- lo fermò Pam
decisa –Lory è perfettamente in grado di badare a sé stessa e tu sei troppo
prezioso…servi da un’altra parte…a sud- aggiunse poi –nel quartiere
commerciale!
-D’accordo- acconsentì
Pie dopo averci riflettuto un attimo –ma Tart verrà con me! Non dispone di
abbastanza energia per occuparsi da solo della situazione.
-Ehi!- protestò il
giovane alieno –Io sono grande ormai! Sono capace di cavarmela da solo!
-Io credo che Pie abbia
ragione Tart…- obiettò Pam –ma credo sia meglio che tu vada con Paddy…
La mewmew stava per
replicare che anche lei non era più una bambina e che poteva perfettamente
gestire il pericolo per conto suo, ma pensandoci bene, l’idea di avere Tart al
suo fianco la faceva sentire più sicura.
-Va bene…- mugugnò
soltanto –andiamo Tart, da questa parte!
L’alieno la seguì senza
fiatare, ma lanciò uno sguardo offeso all’indirizzo di Pie che per tutta
risposta sparì in un vortice d’aria, diretto verso la zona che gli era stata
assegnata.
“E ora, a me!” pensò Pam
restata sola.
Drizzò le orecchie da
lupo per ascoltare i rumori che provenivano da varie direzioni. Suoni di
edifici che crollavano, vetri che si infrangevano, persone che urlavano. Da
qualunque parte volgesse la sua attenzione l’umanità invocava pietà e gridava
il suo dolore. Ma lei era solo una…cosa poteva fare? Avrebbe voluto potersi
dividere in cento, a costo poi di dover morire; si sarebbe volentieri
sacrificata, se fosse servito a far cessare tutto quell’inferno, ma non era
possibile, non sarebbe servito a niente.
La mewmew fissò lo
sguardo all’orizzonte. Il sole tramontava su una terra stravolta. E tra poco la
notte li avrebbe avvolti.
Ce l’avrebbero fatta
davvero a salvare tutti? A sconfiggere Profondo blu?
Aveva finto di esserne
sicura per non spaventare le altre: sapeva che facevano affidamento sulla sua
imperturbabile sicurezza, ma in cuor suo, aveva una terribile paura. Sapeva che
Strawberry non sapeva controllare il cristallo e che aveva ben poche
possibilità di vittoria, anche se Gish e Ryan le stavano accanto. E poi quei
dannati chimeri erano davvero troppi! Come potevano fermarli? Come potevano salvare
tutti? Qualcuno sarebbe morto prima della nuova alba, qualche innocente senza
modo di difendersi. E anche le sue amiche, che pure erano dotate di poteri
simili ai suoi: sarebbero riuscite a resistere? A combattere senza lasciarsi
sopraffare? A centellinare ogni grammo di energia? La battaglia era ormai
guerra aperta: sarebbe stata una lunga lunghissima nottata…
Ma valeva la pena di
viverla, pensò. Forse poteva essere l’ultima.
Lasciò che il vento le
muovesse i lunghi capelli corvini, che la sua sagoma snella si stagliasse netta
nel cielo terso mentre rievocava la pace che provava in quella chiesa…
-Che il Signore ci
aiuti…- mormorò prima di saltare giù da quel tetto e correre incontro al suo
destino.
Un nuvolone di polvere
si alzò dal suolo avvolgendo la scena per un diametro di svariati metri, mentre
la terra si apriva tremando e lo spostamento d’aria rompeva file di rami sugli
alberi del parco.
Strawberry,
inginocchiata per riprendere fiato dopo un ennesimo salvataggio provvidenziale,
si sentì invadere i polmoni da tutta quella terra sospesa in aria. Tossì per
liberare la gola da quella spiacevole sensazione di arido.
-Tutto bene?- chiese una
voce poco distante da lei.
-Si…tutto a posto…grazie
per l’aiuto Gish…- rispose lei cercando di distinguere qualcosa in mezzo a quel
polverone “ma quanto potremo resistere?” si chiese preoccupata.
Dall’inizio dello
scontro non avevano fatto altro che scappare dai terribili attacchi di Profondo
blu che, se avevano un’intensità minore a causa dello sforzo occorso per creare
i chimeri, mantenevano abbastanza potenziale per ferire in maniera seria uno
qualunque di loro. Ed erano sempre maledettamente veloci. Prima o poi avrebbero
commesso un errore, si sarebbero distratti un secondo di troppo…e
allora…sarebbe stato troppo tardi.
Eppure non potevano fare
diversamente. Utilizzare degli attacchi diversi da quello del cristallo non
avrebbe avuto senso e sarebbe stato un inutile dispendio di energie. Potevano
solo difendersi e temporeggiare, sperando che prima o poi Strawberry riuscisse
a controllare l’unica arma di cui disponevano. Ma per fare questo serviva
concentrazione e per quanto Ryan e Gish si impegnassero non riuscivano a
trattenere il fiotto di energia che emanava la spada di Profondo blu che per
più di qualche secondo. Troppo poco perché la mewmew potesse riuscire in un
compito così difficile! La situazione era sempre più disperata.
-Spostiamoci di qui…-
sussurrò la voce roca e ansimante del cavaliere nero.
-Vuoi scappare?- esclamò
Gish disgustato.
-No..- replicò il biondo
–voglio solo provare a portare quel dannato in un luogo che ci sia più
favorevole…qui siamo troppo scoperti..
-andiamo…- disse
risolutamente Strawberry seguendo nel fumo denso la sagoma di Ryan.
-FIOCCO IMMOBILIZZA!!!-
urlò Paddy centrando in pieno un disgustoso chimero dalle sembianze di ragno
che stava per sorprendere Tart alle spalle.
-Grazie!- le rispose
l’alieno riconoscente: era già la seconda volta che rischiava di farsi colpire.
In fondo, quella di agire in coppia non era stata una brutta idea, anche se in
un primo momento i modi di Pie lo avevano parecchio irritato.
-Non c’è di che!- gli
sorrise la mewmew preparando un altro attacco –ma quanti sono! Questi cosi non
finiscono mai!
-Hai ragione!- asserì
lui scagliando un paio di colpi contro un gruppo di creature particolarmente
fastidiose –se continuiamo così non ce la faremo mai!
Paddy lo guardò
preoccupata. Anche lei aveva la sensazione che quella fosse un lotta
impossibile, una battaglia già persa in partenza. Era una sensazione strana che
non aveva mai provato: lei era una guerriera combattiva, ottimista e fiduciosa
che non si arrendeva mai. Eppure, quella volta sentiva che era diverso.
Tart si accorse
dell’ombra che passava negli occhi sinceri della ragazzina e capì che non
avrebbe dovuto dirlo. Non serviva a nulla lamentarsi o disperare. Erano lì per
difendere la terra e dovevano impegnarsi al meglio delle loro possibilità
qualunque cosa succedesse. E poi, a pensarci bene, sarebbe stato sufficiente
limitare i danni fin quando Strawberry non avesse eliminato definitivamente
Profondo blu.
-Sei preoccupata?-
chiese.
-Un po’…- ammise lei
–non so se questa volta ce la faremo..
-Io credo di si!- disse
lui fiducioso.
-Ma…se hai appena detto
che non ce la faremo mai!- obiettò lei confusa.
Tart sorrise sfregandosi
un dito sotto al naso.
-Dimenticavo che i
chimeri scompaiono quando chi li ha creati viene sconfitto!- spiegò.
Paddy ci pensò un
attimo, poi capì e si sentì di nuovo fiduciosa.
-Tart sei un genio!
Dobbiamo resistere solo fin quando Strawberry non avrà fatto a fettine
quell’odioso essere!!- annuì convinta –se è così ce la facciamo di sicuro! Vero
socio?- chiese strizzandogli l’occhio.
Tart si sentì per un
attimo impacciato: non era abituato ad essere l’oggetto di atteggiamenti così
amichevoli. Ma Paddy non gli diede nemmeno il tempo di avvertire quel disagio.
Si era già lanciata all’attacco, con rinnovato vigore.
-Forza! Diamoci dentro!-
la sentì gridare mentre scagliava un altro attacco.
Mina saltò con agilità
schivando un fendente di spada diretto sulla sua testa. Incoccò la freccia
prendendo al volo la mira e poi lanciò. Il dardo fece breccia nella spessa
corazza di quel chimero-rinoceronte che si accasciò al suolo liberando l’anima
da cui traeva l’energia.
Mina si passò una mano
sulla fronte asciugandosi il sudore. Aveva già abbattuto una dozzina di grossi
chimeri e la fatica iniziava a farsi sentire. Ansimò guardandosi attorno.
Sapeva che non poteva abbassare la guardia: ora che i nemici più grandi erano
stati messi ko restavano quelli di taglia più ridotta, che spesso erano anche i
più viscidi e imprevedibili.
Per fortuna per il
momento era andato tutto bene: era riuscita a far mettere al riparo tutti gli
abitanti del quartiere e a salvare un bambino che nella confusione aveva perso
i genitori. Qualcuno era ferito, certo, ma tutto sommato poteva andare molto
peggio.
“Speriamo che anche le
altre stiano bene..” pensò fra sé.
Il sole era ormai
tramontato e le ombre della sera iniziavano a insinuarsi nelle strade. Alcuni
lampioni si accesero con un ronzio, ma l’opera di distruzione ordita da
Profondo blu aveva fatto molti danni e l’illuminazione era irregolare. Per
fortuna c’era ancora abbastanza luce perché un occhio allenato come il suo
potesse distinguere ogni dettaglio, ma Mina non potè fare a meno di chiedersi
con orrore cosa sarebbe potuto accadere quando il buio della notte avesse
avvolto ogni cosa. Certo, i suoi sensi di mewmew erano molto efficaci, ma se
esistevano chimeri specifici per la notte, avrebbe di certo avuto la peggio.
Un movimento sulla sua
destra attrasse la sua attenzione. Mina afferrò saldamente la sua arma e
scagliò con precisione un attacco.
Un piccolo chimero venne
spazzato via, ma dietro di lui un branco di esseri molto simili la fissarono
con astio. Era chiaro che avevano intenzione di attaccarla.
-Venite pure!- urlò Mina
–io sono pronta!
Le onde della baia si
sollevarono con veemenza contro il molo.
-Dovete allontanarvi di
qui! Presto! È pericoloso!- gridò Lory frapponendosi tra il muro d’acqua e un
gruppo di persone che urlavano terrorizzate.
-Correte! Mettetevi in
salvo! Via presto! Lontano da qui!- continuò dopo aver infranto con uno dei
suoi attacchi l’ondata. Lanciò un colpo d’occhio alle sue spalle: i suoi
concittadini ormai erano sufficientemente lontani, ma ancora il rumore delle
loro grida giungeva al suo orecchio. Un’ombra di tristezza le passò sul volto.
Perché stava succedendo
tutto questo? Perché i popoli dell’universo non potevano convivere in pace?
Perché si doveva sempre arrivare alla guerra, al dolore, alla distruzione? Non
era forse già abbastanza difficile condurre una vita normale, risolvere i
piccoli problemi di tutti i giorni? Non era già forse abbastanza piena di
sofferenza una normale esistenza? Non era forse già poco il tempo che veniva
concesso? Che bisogno c’era di fare del male?
Lory non lo capiva: non
sarebbe mai riuscita a capirlo.
Guardò con aria affranta
il chimero che le stava davanti. Ne aveva abbattuti altri, molti altri. E il
cuore le sanguinava. Sapeva che era per una giusta causa, sapeva che era il
solo modo per salvare vite innocenti e tutta la razza umana, ma lo stesso, ogni
colpo che sferrava le faceva male.
Chi era lei per decidere
della vita dei chimeri? In fondo non avevano colpe, venivano creati per
obbedire ciecamente a degli ordini: non avevano pensieri, questo era certo, ma
come poteva essere certa che non avessero anche loro dei sentimenti? Che non
avvertissero sensazioni simili a quelle umane?
Forse sarebbe bastato
provare a comunicare con loro e avrebbero capito, avrebbero smesso di battersi
per una causa che non era la loro, per un padrone che li sfruttava senza pietà
alcuna.
Allungò una mano col
palmo aperto in direzione del chimero che la fissò inespressivo e sollevò
minacciosamente i suoi tentacoli.
-Aspetta…- gli disse
Lory con dolcezza –io non sono tua nemica! Non voglio battermi con te! Non
voglio farti del male! E io credo che nemmeno tu vorrest….
Ma la mewmew non riuscì
nemmeno a terminare la frase: il chimero le scagliò contro un attacco
potentissimo scaraventandola a terra.
Lory mugugnò per il
dolore dell’impatto col cemento e si rialzò a fatica in piedi.
Eppure ancora non
demordeva.
-Non ci dobbiamo
combattere!- gridò all’indirizzo del mostro –so che non agisci per volontà tua!
Io non voglio colpirti!
Di nuovo il chimero
attaccò, ma la ragazza fu più pronta e riuscì a scansare il colpo buttandosi a
destra con una capriola. Per sua sfortuna non aveva però calcolato che il
mostro possedeva molti tentacoli, ognuno dei quali indipendente dagli altri nei
movimenti. Così, proprio mentre cercava di rialzarsi, si sentì stringere in una
morsa da qualcosa di viscido e freddo e trascinare in mare.
La mewmew cercò di
divincolarsi, ma il chimero strinse di più la presa.
Lory sentì l’aria
mancargli a causa di quella stretta e chiuse gli occhi imponendosi di non
svenire. Se solo avesse potuto muovere di qualche centimetro le mani! Le
sarebbe bastato quello per scagliare il suo attacco! Ma la superficie del
tentacolo aderiva con forza a ogni muscolo del suo corpo, imprigionandolo in
una morsa.
Cosa sarebbe successo
ora? L’avrebbe trascinata nella oscura profondità della baia o l’avrebbe
stritolata a morte?
Lory vide le onde nere
avvicinarsi inesorabili: non c’erano stelle quella notte e il mare era scuro e
insondabile. Sarebbe stata la fine. Anche se l’acqua era il suo elemento e lei
era in grado di respirare anche immersa, lo stesso non sarebbe stata in grado
di sopportare l’aumento della pressione atmosferica.
-Ti prego…smettila…-
disse in un ultimo respiro cercando di penetrare il cuore freddo del chimero
–lasciami andare…
Ma la stretta si serrò
ancora e un dolore lancinante invase il suo corpo imprigionato.
“E’ la fine…” pensò
“scusatemi ragazze se vi ho deluso…” e chiuse gli occhi per prepararsi
all’estremo saluto.
Ma fu in quel momento
che inaspettatamente la presa si allentò. Prima solo lievemente, poi del tutto,
in un solo attimo.
“Forse mi ha ascoltata!”
esultò Lory. Ma fu solo un istante.
Il grido straziante del
chimero colpito invase la baia e la mewmew si sentì afferrare per un braccio e
trasportare sulla terraferma.
-Stai bene?- chiese Pie
scrutandola intensamente.
-Si…- mormorò Lory
–grazie…
L’alieno si limitò ad
annuire, poi tornò a fissare il mare.
-Torno subito- aggiunse
prima di lanciarsi nello scontro col chimero.
Lory lo vide spiccare il
volo e estrarre uno dei suoi micidiali ventagli. All’improvviso pensò che
aveva, nei suoi gesti, un non so che di affascinante e magnetico. Forse era la
sua decisione a incuriosirla tanto, il sangue freddo di cui disponeva. Doveva
ammettere che era bello sapere di avere un alleato come Pie. Era di poche
parole, a volte persino scostante, ma era affidabile e Lory avrebbe scommesso
che dietro a quei silenzi e a quegli sguardi decisi, nascondesse un carattere mite
e sensibile.
In ogni caso era
intervenuto a salvarla. Come sapeva che era in pericolo? Come sapeva dove
trovarla? Era davvero lì solo per un caso?
Erano domande destinate
a restare senza risposta: Lory lo sapeva.
Cercò di alzarsi in
piedi, ma una gamba era probabilmente rotta e fu costretta ad appoggiarsi alla
parete di uno dei capannoni sventrati che costellavano il porto. Guardò con
tristezza il chimero, ormai ferito a morte che sprofondava nel mare e la sagoma
scura di Pie che si stagliava contro al cielo notturno.
Non era più tempo di
farsi domande: ogni esitazione poteva costarle la vita e morire avrebbe
significato permettere che molti altri innocenti soffrissero.
Non aveva voluto lei
quella guerra e avrebbe preferito qualunque altra cosa piuttosto che dover fare
del male ad un altro essere vivente, ma non poteva più sottrarsi al suo
compito: avrebbe protetto la terra a qualunque costo.
Con un gemito di dolore
Pam si lanciò sulla sinistra cercando di recuperare la sua arma. L’impatto col
suolo fu violento, ma la mewmew riuscì a controllare il dolore che la invadeva
e a mantenere la lucidità necessaria per allungare la mano e stringere
l’impugnatura della sua frusta.
Si mise in ginocchio, le
orecchie tesissime, pronta a scattare in qualsiasi momento.
Sapeva che il chimero
era lì da qualche parte anche se tutto era silenzio.
La ragazza, acquattata
nell’ombra della notte, poteva quasi sentire il rombo del suo cuore che batteva
incessante: paura, adrenalina, fatica, tutto si mescolava al rantolo del suo
respiro affannoso.
Poi avvertì uno
spostamento: il chimero stava preparando l’attacco.
Pam chiuse gli occhi. In
quell’oscurità anche la sua vista allenata alle tenebre poteva aiutarla poco;
era molto meglio concentrarsi sui sensi del lupo. Fiutò l’aria. Drizzò le
orecchie.
Poi lo sentì.
Distintamente.
Il chimero si era
nascosto sopra di lei e stava per prenderla alle spalle. Fu questione di
secondi.
La mewmew si spostò
appena in tempo per non essere raggiunta alla gola, ma non abbastanza rapidamente
da evitare che un artiglio le ferisse vistosamente il braccio. Sentì il
bruciore della pelle lacerata e il sangue che cominciava a colare, ma il
momento le era propizio e lei non poteva certo rischiare di fallire il suo
attacco.
Spiccò un salto sopra la
testa dell’avversario, richiamando la frusta a sé e poi, con una rapidità
incredibile lanciò il suo attacco.
-FIOCCO D’ENERGIA!!!
La sua voce rimbalzò fra
gli edifici deserti mentre una luce spettrale avvolgeva il chimero decretandone
la sconfitta. Pam restò a guardarlo mentre si dissolveva nell’aria.
Si appoggiò a un
edificio, esausta. Strappò un lembo dei pantaloncini e avvolse alla meno peggio
il braccio sanguinante: la ferita doveva essere profonda e lei non poteva
permettersi di perdere altro sangue, era già così debole! E la battaglia poteva
durare ancora a lungo.
“Quanto ancora potrò
resistere?” si chiese guardandosi attorno circospetta.
Era tutta la notte ormai
che inseguiva chimeri senza risparmiarsi e il suo fisico era allo stremo delle
forze.
“Coraggio!” si disse poi
alzandosi in piedi “la notte volge ormai al termine e se non sono ancora morta
significa che anche Strawberry è viva. Sono certa che sta dando del filo da
torcere a quell’alieno da strapazzo! Anche senza il cristallo, lei è la
migliore di tutte noi!”
Doveva cercare di
pensare positivo, di trovare ancora motivazione alla sua lotta disperata.
Doveva riuscire a non cedere, a tenere viva la speranza.
“La terra ha bisogno di
noi…” si disse stringendo l’impugnatura della sua frusta, pronta per un altro
scontro “e noi la salveremo!”
Ciao a tutti! Ecco a voi
il nuovo capitolo: lo scontro è ormai al culmine e i nostri eroi sembrano
davvero essere esausti. Cosa mai succederà ora? Lascio
a voi scoprirlo…e prometto che non farò aspettare così tanto
per il seguito! Grazie a tutti e buona lettura!!
CAPITOLO 10 – Il potere del cristallo.
La città era sovrastata da un silenzio desolato e
irreale, interrotto solo di tanto in tanto dal suono lontano di qualche
esplosione. Le grida ormai non si sentivano più e Strawberry
pregò in cuor suo che questo significasse che le sue
amiche stavano svolgendo al meglio il loro compito. Non voleva nemmeno prendere
in considerazione l’unica altra spiegazione.
Appiattita contro un muro semicrollato,
chiuse gli occhi cercando di non pensare a niente. Era dall’inizio della
battaglia che cercava il modo per attaccare Profondo blu e che Ryan e Gish le facevano da scudo,
tenendola al sicuro dagli attacchi dell’alieno e ancora non aveva avuto dal
cristallo la benché minima risposta. Inoltre, per quanto
cercasse di tenere a bada lo sconforto e la paura, era difficile continuare a
sperare che tutto si sarebbe risolto: era già stata molto fortunata negli
ultimi giorni, evitando almeno un paio di volte di fare una bruttissima fine:
cosa chiedeva ancora alla sorte?
Eppure era da lei che ci si
aspettava tutto; ci si aspettava più di quanto potesse dare. E
pensare che era pronta a tutto pur di riuscire nel suo intento, pur di salvare
la sua gente, il suo mondo…ma non ci riusciva! Non ci riusciva!
-Attento!!!- urlò Gish e Strawberry sentì il rumore
metallico di due spade che si scontravano. Un brivido le percorse
la schiena.
La mewmew si tappò le
orecchie: doveva concentrarsi, maledizione! Ryan le
aveva detto di non pensare a loro, di non pensare a
Profondo blu, ma di concentrarsi su un modo per attaccare. Ma
lei non ci riusciva! Non riusciva! E poi come poteva
non pensare a loro? Sentiva i loro movimenti, sentiva
il rumore del duello, sentiva le esclamazioni soffocate di dolore. Profondo blu
era troppo forte, anche per due combattenti del loro calibro…e poi era tutta la
notte che continuavano senza tregua: dovevano essere esausti.
Il solo pensarlo la fece sentire colpevole e
inutile. Per quanto cercasse di ignorarla, una voce le
ripeteva che era tutta e soltanto colpa sua e quella frase, quelle parole, non
facevano altro che martellarle nella testa complicando tutto. E premersi le
mani sulle orecchie non serviva a niente, perché la voce veniva da dentro e non
cessava di ripeterle che era una guerriera, che doveva combattere per salvare
la terra invece di fuggire la battaglia, di scappare di
fronte al suo compito, lasciando che altri rischiassero per lei…vigliacca!
No, non doveva pensarci, non doveva.
“Taci maledetta voce! Taci! Trova il modo Strawberry! Trova il modo maledizione!!!”
pensò disperata.
Aveva provato di tutto, ma non funzionava. Aveva
tentato di evocare il potere con le parole, col pensiero, con le preghiere:
niente! Aveva anche provato a scagliare un attacco, sperando che il potere del
cristallo si rivelasse in quel frangente, ma era stato inutile. Inutile! Era tutto inutile.
L’euforia che aveva provato
quando aveva capito di aver curato Ryan, la
speranza che le si era accesa nel cuore di essere finalmente riuscita nel suo
gravoso compito, era morta non appena aveva dovuto scontrarsi con l’alieno e si
era resa conto di non disporre affatto di quel potere e di non averne capito
nemmeno lontanamente il funzionamento.
Le tornò alla mente l’espressione di Pam quando
si era resa conto che Strawberry non poteva
controllare la sola arma di cui disponevano e quando si era allontanata con le
altre per difendere la città augurandole buona fortuna: aveva lo sguardo
impenetrabile, ma lei era certa di averla delusa. E in
fondo sapeva di avere deluso tutti.
Si concentrò sull’immagine di Profondo blu:
ricordava perfettamente il senso di smarrimento e di vertigine che aveva provato quando lo aveva visto per la prima volta. E pensare che lui le era sempre stato accanto, vicino come nessun
altro. Se si fosse accorta prima della sua natura malvagia forse non sarebbero arrivati a questo. Anzi,
pensò, non ci sarebbero arrivati di certo!
Se lei avesse capito che Mark
era una persona assolutamente troppo perfetta, tanto perfetta da non poter essere
umana e reale…se avesse capito! Se solo lo avesse
capito o colto in fallo, in un attimo di distrazione! Se solo avesse visto oltre quello che voleva vedere!
Ma non era successo: tutto
era andato secondo i piani di quel dannato alieno e lei aveva preferito
lasciarsi cullare dal dolce sogno di un amore impossibile e irreale piuttosto
che decidere di aprire gli occhi.
Che stupida! Che stupida! Quella relazione che lei aveva ritenuto per
tanto tempo la cosa più bella della sua vita, quella persona per
cui era stata costretta a scontrarsi con suo padre…era
un’illusione…peggio…una trappola architettata con somma maestria e perfidia!
Ogni volta che ci pensava il suo cuore si stringeva nel petto fino a farle male.
Strinse i pugni. Odiava Profondo blu, lo odiava perché era meschino, perché l’aveva imbrogliata e
fatta soffrire, ma ancora di più lo odiava perché l’aveva costretta a misurarsi
con le sue sole forze, a scontrarsi con una realtà troppo dura per lei.
Sentiva il peso di tutta quella responsabilità sulle
spalle ed era un peso opprimente, insostenibile.
Basta! Era così stanca! Doveva mettere fine a
tutto questo!
“Ragiona Strawberry…ragiona!
Pensa a quando il potere si è rivelato…”
Nella sua mente turbata si formarono le immagini
del volto meravigliato di Ryan, solo poche ore prima.
Come aveva fatto a manifestarsi in quel momento il potere? Lei voleva guarirlo,
certo, e anche quando Profondo blu stava per ucciderla
voleva che quell’incubo finisse, ma allora perché il
cristallo non interveniva anche adesso? Lei desiderava sconfiggere il nemico
con tutta sé stessa: perché allora non succedeva
niente? Doveva esserci un altro elemento comune alle due situazioni, un
particolare, un collegamento…ma allora perché non riusciva a trovarlo? Era
forse la presenza di Ryan a scatenare la forza
dell’acqua-cristallo? No. Non poteva essere: lui era lì, poco distante da lei e
lo stesso non accadeva nulla. E certo non si trovava più in
pericolo poco prima di adesso!
Cos’era che le sfuggiva allora? Cosa?
Ci pensava ininterrottamente da ore, ma la
soluzione era sempre più lontana. Non vedeva che nebbia dentro di sé e il suo
cuore era muto, come di pietra. Eppure
soffriva, soffriva terribilmente. Tutto quello stress, tutta
quella tensione…anche se l’aveva previsto, lo stesso era difficile da
sopportare e lei cominciava ad essere davvero esausta.
“Trova un modo” si impose
nuovamente e nei suoi occhi un’immagine prese forma. Un’immagine orribile,
agghiacciante: Profondo blu la sovrastava con la sua ombra minacciosa e il suo sorriso, gelido, sprezzante e trionfante, mentre con la
mano aperta cercava di strappare da lei quel cristallo tanto ambito. Aveva avuto tanto freddo in quel frangente, tanta paura…si era
sentita così vuota e triste, così lontana dal calore della vita. Ma poi era arrivato il cristallo…
All’improvviso un barlume di idea
le sfiorò la mente. Un tremito scosse il suo corpo fragile e la mewmew impallidì.
Rimase immobile qualche secondo.
Forse…forse una soluzione c’era per far sì che il
cristallo sprigionasse il suo potere…
La ragazza rabbrividì mentre un pensiero più
coerente e compiuto dell’intuizione fugace che aveva appena avuto si formava
nella sua mente.
Deglutì a fatica, staccandosi dal muro.
Improvvisamente si sentiva come inconsistente, immateriale, come sospesa
sull’orlo di un baratro.
Guardò attorno a sé respirando con estrema
lentezza: il suo mondo, la terra che tanto amava, la città in cui era nata…era
tutto distrutto, tutto era a un passo dalla fine. Non
ci sarebbe stato più niente, più niente. Solo freddo e vuoto.
Socchiudendo gli occhi riuscì a vedere in quel
cumulo di macerie il grande parco che dava respiro
alla città. Ricordò quanto era bello andare lì, sdraiarsi sull’erba all’ombra
dei grandi alberi e ascoltare i rumori della natura senza che la confusione
della città potesse disturbarla. Da piccola suo padre
la accompagnava spesso lì e lasciava correre con le sue amiche. Era così
bello…così bello…
Ma se nessuno fermava
Profondo blu quel parco non sarebbe mai rinato, nessuno avrebbe più potuto sdraiarsi
sull’erba e restare muto ad ascoltare. Non ci sarebbe più stato un luogo dove
sentirsi sicuri, non ci sarebbero più state corse di bambini…
E lei questo non poteva
permetterlo.
Aveva deciso.
In fondo lo sapeva…era un suo dovere, aveva delle
precise responsabilità e poi…era così stanca…così stanca…di tutto quel sangue…
-Ryan…- chiamò la ragazza.
Con un balzo il cavaliere nero fu al suo fianco.
Ansimava ed era coperto di polvere e sudore. Il braccio era ferito in più punti
e un taglio netto gli solcava il viso arrossato per lo sforzo: doveva aver
rischiato grosso.
-Cosa c’è?- chiese trafelato
guardandosi le spalle –qualche novità?
Aveva cercato di mantenere il suo tono di voce il
più neutrale possibile, ma per Strawberry non era
stato difficile scorgervi la speranza che la fine di tutta quella brutta storia
fosse vicina.
-Forse ho trovato..-
bisbigliò appena Strawberry scostandosi dal muro,
vincendo quel groppo alla gola che ormai sembrava cemento.
Ryan la guardò stranito: alla
luce della luna ormai bassa sull’orizzonte, la ragazza era pallidissima e
scossa da un tremito leggero. Lui non le chiese niente: si passò il dorso della
mano sulla fronte per asciugare un po’ di sudore e aspettò di sentirla di nuovo
parlare.
-Ryan…prima che io ti dica quello che ho in mente, voglio che tu mi prometta che
farai come ti chiedo…- disse lei dopo un breve silenzio.
Lo guardò con serietà poi aggiunse -Ti prego-
Il ragazzo continuava a fissarla indeciso e
stupito per quel tono e la mewmew pregò che
accettasse senza chiederle altro: era così difficile parlare…così difficile…
-Strawberry…perché questa richiesta,
io…
-Ryan…- bisbigliò lei con
l’ultimo filo di voce che le rimaneva –ti supplico…è
il solo modo che ci rimane…fa come ti dico…prometti…
Il cavaliere nero ammutolì e tentò di penetrare
gli occhi di Strawberry per scrutarle nel cuore e
capire, ma lei abbassò lo sguardo.
Cosa stava pensando? Cosa meditava? Perché gli aveva
chiesto di fare una promessa? Forse era un tentativo che lo avrebbe messo in
pericolo…o forse era solo per essere certa che lui non l’avrebbe abbandonata
fino alla fine. Ma allora perché sembrava così scossa?
-Fallo per me…- disse lei, spezzando i suoi
pensieri, in un ultimo accorato tentativo.
-Te lo prometto- disse
lui lentamente, sentendo le parole graffiargli la gola nel momento stesso in
cui le pronunciava.
Lei sollevò di nuovo lo sguardo, ancora più
pallida. Un sorriso triste le comparve sulle labbra esangui.
Era venuto il momento. Era l’atto finale…
Guardò con nostalgia quegli occhi così belli che
da troppo poco tempo le avevano permesso di scoprire
un nuovo Ryan e sentì le lacrime premergli forte
dietro le palpebre. Pensò di aver perso molte occasioni, come una stupida. Ma non era quello il momento di piangere. Non c’era più
tempo.
-Profondo blu…- bisbigliò lei
-lui…ci ha dato la chiave per uscire da questa situazione…per poter
sprigionare l’energia del cristallo…
Si interruppe un attimo e riprese
fiato. Era difficile, terribilmente difficile.
Ryan la guardava, incupito,
gli occhi socchiusi, le labbra corrucciate: non capiva, ma le parole di Strawberry non promettevano niente di buono.
-Ma dove diavolo vuoi
arrivare??- esclamò lui afferrandola per la spalle.
Lei trovò il coraggio di alzare gli occhi pieni di
paura e lo guardò in maniera significativa, sperando
che comprendesse quello che lei aveva in mente: non era sicura che sarebbe
riuscita a dirlo.
Per un lungo attimo Ryan
la fissò senza capire, poi un lampo passò nei suoi occhi e il cavaliere nero
arretrò di un passo. L’idea iniziava appena a formarsi nella sua mente e i suoi
occhi erano già così pieni di orrore.
-E’ l’unico modo…- bisbigliò
lei senza più forza appoggiandosi alla parete per non
svenire.
La sua voce era appena udibile e Ryan si sentì vacillare. Come poteva…come poteva anche solo pensarlo? Era mostruoso,
era abominevole…era…era…
-MAI!- gridò con quanto fiato aveva in corpo –MAI!
La fissò negli occhi stralunato,
furente, incredulo.
-L’hai
promesso…- disse
lei stringendo i pugni –l’hai promesso Ryan…ti prego!
-No, io…non posso farlo…io non vogliofarlo…ma
come puoi chiedermi di…
-Non lo vuoi capire che non c’è un altro modo? Io
non so usare il cristallo! Lui non mi risponde! Ma forse quando sarà libero tu
potrai usarne i poteri…quando lo avrai preso…toccherà
a te…
-Io…
-Dannazione! quanto credi
che possa ancora soffrire? Alza la spada Ryan e
colpiscimi…aiutami a salvare la terra…
Gish parò l’ennesimo colpo
affondando con forza i piedi nel terreno. L’attacco dell’alieno era potente e
lo spostò di qualche metro. La rabbia cresceva a dismisura dentro di lui ad
ogni colpo che non andava a segno, ad ogni metro che quel maledetto lo
costringeva ad arretrare, ad ogni ferita che si apriva sul suo corpo di
guerriero.
Non era abbastanza forte e questo lo mandava su
tutte le furie.
Doveva proteggere Strawberry,
lui!Strawberry e tutte le cose a cui
teneva: il cristallo e il suo popolo. Non poteva permettersi di essere debole, eppure la stanchezza iniziava a farsi
sentire.
Senza contare che quel diavolo di Ryan era sparito nel bel mezzo del duello ed era da un po’
che lo aveva lasciato solo.
Non che la cosa gli
dispiacesse: lui era un tipo solitario, uno che sapeva sempre come cavarsela,
uno che affrontava i pericoli con coraggio. E in fondo
sperava che quel terrestre avesse avuto qualche geniale idea che li aiutasse a
chiudere la partita.
Si guardò alle spalle. Non c’era traccia né del
biondo né della sua micetta.
Pazienza. Avrebbe continuato a combattere fino
alla fine. Non aveva paura. Di niente, nemmeno di morire, purché i suoi amici
riuscissero a impedire il dominio di Profondo blu
sull’universo e sul suo popolo. Si solo questo gli
importava, era per questo che si era sempre battuto.
Sorrise fra sé. Aveva detto “i suoi amici”. E quando lo aveva pensato non si riferiva certo solo a Tart e Pie, ma anche al mew team
e a Ryan. Prima non lo avrebbe mai potuto nemmeno
immaginare…diventare amico di un terrestre!
In fondo, pensò, era contento di essere andato in
missione sulla terra: aveva capito molte cose e conosciuto molte
persone diverse. Anche se stava rischiando la vita,
anche se poteva finire tutto da un momento all’altro, lui era felice di aver
potuto vivere fino a quel punto la sua vita.
Fece roteare i suoi tridenti con abilità e poi si
lanciò con un grido contro Profondo blu.
Immobili, nel buio di una notte nera e interminabile,
Ryan e Strawberry si
fronteggiavano, come sospesi, in bilico fra la vita e la morte.
Poi lei prese l’iniziativa. Era debole e si
sentiva stordita come non mai, ma doveva fare qualcosa, non ne poteva più.
Avanzò di un passo, decisa, a testa alta, mentre una lacrima le scivolava piano
sulla guancia. Amava troppo il suo mondo, amava troppo
la vita, ma era arrivato il momento di rinunciarvi perchè altri potessero continuare
a vivere.
-Avanti…- disse in un bisbiglio
–colpisci…dritto al cuore…
Ryan la guardò disperato.
Era così allora? Era così che doveva finire? Si
chiese sconvolto.
Eppure lo aveva promesso.
Eppure era l’unica soluzione.
Impugnò la spada mentre
il respiro si faceva affannoso e gli occhi gli si velavano.
Possibile? Possibile che tutto dovesse finire in
un modo così atroce e assurdo?
Il suo progetto, la sua lunga ricerca, il suo
obiettivo di salvare la terra l’avevano portato a questo:
a dover uccidere una persona innocente e buona, uno spirito libero e impavido,
un’anima gentile e altruista, una ragazza dolce e bellissima…la sola di cui si
fosse mai veramente innamorato…perché ora che tutto stava per finire, capì che
di amore si trattava…
-Ti prego...Ryan…è
il solo modo…- supplicò lei chiudendo gli occhi. Aveva paura, una paura terribile, ma era determinata ad andare fino in fondo.
Il cavaliere nero alzò la spada.
Stava facendo la cosa giusta? Si poteva
giustificare forse un omicidio?
Quel piano folle poteva funzionare certo, ma era
davvero giusto sacrificare una vita per salvare tutte le altre?
No che non era giusto urlò il suo cuore. Non era giusto per lui…non era giusto per lei!
Ma la dura logica dei numeri
non lasciava scampo.
-Morirò comunque se non
lo fermiamo…- sussurrò lei quasi leggendogli nel pensiero –non abbandonarmi
adesso…
Ryan strinse di più l’elsa
tendendo i muscoli, il volto deformato in una smorfia. Il suo cuore sembrò
fermarsi per un istante lunghissimo.
Forse lui meritava quel dolore,
meritava quel compito assurdo e crudele, ma lei…lei no…non Strawberry…
Perché? Si chiese col cuore a
pezzi.
Aveva giurato che l’avrebbe sempre protetta e
difesa, aveva giurato che non le sarebbe mai accaduto nulla…come poteva ora
colpirla?
Chiudendo gli occhi si preparò a vibrare quel
colpo fatale che avrebbe ucciso lei e lui allo stesso tempo. Sentiva il sangue
che gli pulsava tutto insieme nella testa, lo stomaco che si aggrovigliava
sempre più stretto, sentiva il peso della spada, il freddo dell’impugnatura. E vuoto. Tanto vuoto dentro.
-Perdonami Strawberry!!- urlò mentre la spada si abbassava con violenza.
Buongiorno a tutti! Scusate se vi ho fatto aspettare
lasciandovi un po’ sulla corda, ma sono pronta a farmi perdonare. Ladies and
gentlements ecco a voi l’ultimo capitolo della mia storia (anche se in realtà
poi ci sarà un altro capitoletto di epilogo per sistemare le ultime faccende in
questione) Spero che la mia conclusione vi possa piacere…in ogni caso fatemi
sapere! Buona lettura e grazie a tutte le lettrici fedelissime!!!
Si alzi il sipario!
CAPITOLO 11 – Pioggia di luce
Ryan riaprì gli occhi ansimando, esausto, come se quello
sforzo avesse prosciugato tutte le sue energie. Conficcò la spada nel terreno
appoggiandosi per riprendersi un istante. Era stato un momento terribile, un
momento interminabile… dover vibrare quel colpo… dover prendere una decisione
così importante…
Eppure l’aveva fatto…aveva fatto una scelta.
Era stata quella giusta?
Si! Si disse mentre guardava gli occhi di Strawberry che si
riaprivano alla vita, terrorizzati per quel colpo mortale che non era arrivato.
Lei non riuscì a dire nulla per parecchi minuti.
-Ci deve essere un altro modo…- sussurrò Ryan –quando mi hai
curato ci sei riuscita…ci riuscirai di nuovo…- disse il cavaliere nero
accarezzandole i capelli prima di spiccare un salto e lanciarsi con ritrovata
veemenza contro Profondo blu.
-Ah…sei tornato! Preso un caffè?!- chiese Gish col suo
solito tono sarcastico.
Ma questa volta Ryan non replicò. Sentiva ancora le vene
tremargli nei polsi e una rabbia immensa farsi strada dentro di lui. Idiota!
Stava per ucciderla! Stava per uccidere la sua Strawberry!
C’era andato così vicino che se solo ci pensava si sentiva
svenire. Come aveva potuto alzare la spada sopra di lei? Come aveva potuto
prepararsi a darle il colpo di grazia? Come poteva pensare che la sua morte
fosse una soluzione? No, non poteva credere di averle dato ascolto!
Per fortuna all’ultimo momento il suo cuore lo aveva
costretto a deviare il colpo, sfiorando appena la figura esile e indifesa della
mewmew. Mio Dio! La battaglia lo aveva così fiaccato, aveva davvero perso tanta
lucidità da acconsentire a mettere in atto un piano tanto folle?
Ryan scagliava fendenti con rabbia e energia.
Strawberry lo osservò per alcuni istanti, ancora shockata.
Se pensava che stava per morire ogni respiro le sembrava più
dolce e persino il desolato paesaggio della città distrutta le dava
un’inspiegabile gioia.
Lei amava la vita. Voleva ancora svegliarsi in ritardo la
mattina e correre a perdifiato per arrivare a scuola. Voleva passeggiare di
nuovo nel parco con le sue amiche e sedersi a un caffè per bere una cioccolata.
Voleva vedere di nuovo le foglie colorarsi in autunno e soffiare sulle mani
intorpidite dal freddo in inverno. Voleva restare di nuovo incantata davanti al
miracolo della primavera e assaporare l’aria tiepida delle sere d’estate.
Voleva vivere.
E Ryan l’aveva salvata dalla morte che lei stessa voleva
darsi. Ma aveva ragione lui: non era una soluzione. Come aveva potuto pensarlo?
Forse era solo perché voleva scappare dalle sue
responsabilità, voleva che tutto finisse per sempre, voleva smettere di
soffrire. Ma non era la soluzione, non per una guerriera come lei. Quel
maledetto cristallo si sarebbe rivelato, lei lo avrebbe costretto! Era finito
il tempo di scappare. Si sarebbe battuta, anche a mani nude se necessario. Il
cristallo sarebbe intervenuto forse, questo non dipendeva da lei. Ma se doveva
morire, lo avrebbe fatto con coraggio, al fianco dei due ragazzi che stavano
combattendo per lei.
Il destino l’aveva scelta e ora l’avrebbe aiutata a svolgere
il suo compito.
Scavalcò il muretto dietro cui si era nascosta da troppo
tempo e si mostrò al cospetto del suo rivale.
-Strawberry ma che fai?- le urlò Ryan mentre Gish accorreva
a ripararla da un possibile nuovo attacco.
-E’ inutile fingere- disse lei –è inutile rimandare…
Fissò dritto negli occhi il suo avversario senza tremare.
-Io non sono in grado di usare il cristallo, ma non ho più
paura di te…ti combatterò con le mie forze…sarà l’acqua cristallo a intervenire
se vorrà, al mio fianco…
-Strawberry…scusa se te lo dico…ma non è un granché
comeidea…- osservò Gish.
-E’ tutto quello che posso fare- replicò lei –anche se so
che è poco…anche se so che vi ho deluso…
-Fai un ultimo tentativo…- insistette Ryan.
-Si, provaci di nuovo- approvò Gish –pensa a quanto odi quel
mostro e a quanto vorresti sconfiggerlo!
La mewmew scosse la testa.
-No, non ho fatto altro che provarci per tutta la notte…non
serve concentrare la mia rabbia, né il mio risentimento, né la mia energia…è
tutto inutile…e poi in fondo non sono mai riuscita a controllare il cristallo…
Gish la guardò con occhi sbarrati.
-COSA!?- sbottò –vuoi dire che…che non avevamo speranze fin
dall’inizio?
Lei annuì triste.
-Mi dispiace- disse solo.
-No!- intervenne Ryan parando un attacco insidioso di
Profondo blu –non è vero…una volta…una volta sei riuscita a controllare quel
potere…
-E’ vero?- chiese Gish spostandosi agilmente di qualche
metro per schivare un colpo.
-Be…credo di si…- mormorò lei, intrappolata nello sguardo
indecifrabile di Ryan.
-Allora pensa a quel momento Strawberry…- disse Gish con
forza –pensa a cosa stavi facendo, a cosa stavi pensando…a quello che provavi…
-Ma io….- cercò di replicare lei, ma una voce, dentro, la
fermò. Le parole di Gish le rimbombarono nella mente.
Pensa a quanto odi
quel mostro! Pensa a cosa stavi facendo, a cosa stavi pensando, a quello che
provavi…
Poi altre voci, confuse, di altri momenti, di altre persone.
Allora non ce la fai nemmeno a reagire? Un vero capo non si arrende mai…ma
sa quando è il momento di smettere…E allora non ha il diritto di dirci cosa
fare è tutta colpa sua!... Tu non puoi arrenderti così! sei una guerriera, sei
una mewmew! hai delle responsabilita’ precise come tutte noi e non puoi tirarti
indietro adesso che le cose si fanno difficili!!...mi dispiace ti deluderò
ancora…Mi serviva qualcosa da lei…qualcosa che non potevo
prendere con la forza…mi serviva… Sono davvero orgoglioso di te Strawberry…Pensa
a quello che provavi…
E poi all’improvviso, come se un velo di nebbia si fosse
improvvisamente diradato, come se il buio fosse finalmente scomparso,
Strawberry lo sentì: il cristallo era dentro di lei e le stava parlando.
-Strawberry cosa ti succede?- chiese Gish preoccupato
scuotendola, ma la mewmew non reagiva e non dava segno di avere avvertito il
suo tocco.
-Strawberry!- la chiamò a sua volta Ryan, ma anche lui non
ottenne risposta. Era come se la ragazza fosse caduta in una trance profonda.
Profondo blu sorrise maligno.
-E così la vostra invincibile guerriera è già a tappeto
prima ancora di avere iniziato!- disse sadico –che peccato! Tutti i vostri
sforzi inutili! E tutte le mie aspettative di divertimento andate in fumo! Non
sapeva neppure usare il cristallo! Che delusione! Ma pazienza!- sospirò –vorrà dire
che mi accontenterò di farla a pezzetti dopo averle strappato il cuore…- disse
distorcendo la bocca in un ghigno lugubre.
-Non ti avvicinare a lei!- gridò il cavaliere nero
frapponendosi con la spada sguainata fra l’alieno e la ragazza –non ti
permetterò di sfiorarla nemmeno con un dito!
-Ma che carino!
Profondo blu si fermò squadrando il ragazzo biondo che gli
si parava davanti: era davvero coraggioso, accidenti! Sapeva perfettamente di
non avere nessuna speranza contro di lui, eppure era pronto a morire piuttosto
che arrendersi! Che spreco! Un tipo del genere a lui avrebbe fatto molto comodo, ma era evidente che dava troppo
ascolto ai suoi principi…no, non faceva al caso suo. Peccato! Avrebbe dovuto
ucciderlo!
Gish approfittò dell’attimo di distrazione di Profondo blu
per cercare di coglierlo di sorpresa, attaccandolo dal lato scoperto, ma
l’alieno era troppo furbo per cascarci: Gish finì per essere scaraventato a
terra in un nuvolone di polvere.
-Idiota…- sibilò Profondo blu squadrandolo mentre si rivoltava
ferito per terra.
Ryan non aveva tolto gli occhi di dosso un attimo dal
nemico: temeva qualche mossa fulminea che gli avrebbe impedito di salvare
Strawberry. Anche se la situazione era ormai disperata, lui aveva comunque il
compito di proteggerla, fino alla fine.
Profondo blu sembrò leggergli nel pensiero.
-non vuoi salutarla un’ultima volta?- chiese con malcelato
disprezzo.
-Taci!- rispose soltanto Ryan. Se dovevano morire, lui
sarebbe morto per difendere Strawberry e non avrebbe dato a quel vigliacco la
soddisfazione di vedere nei suoi occhi la paura. Fino in fondo con coraggio.
L’alieno sorrise sprezzante.
-Questo gioco inizia ad annoiarmi…- sibilò e alzò la spada.
-Strawberry svegliati!- cercò di scuoterla per l’ultima
volta Ryan, ma la ragazza restava immobile.
Profondo blu convogliò tutte le sue energie nel colpo che
stava per sferrare: finalmente sarebbe stato l’ultimo. Quanto era stato
difficile e penoso arrivare fino a lì! Quanto era stata lunga l’eternità della
sua prigionia! Finalmente…finalmente tutto sarebbe stato suo! Tutto quello che
aveva desiderato…tutto quel potere…avrebbe potuto essere finalmente felice e
l’avrebbe fatta pagare molto cara ai suoi carcerieri.
Ryan si parò davanti a Strawberry: capiva perfettamente che
il colpo che il nemico stava preparando non era paragonabile a quelli
precedenti e con tutte le energie che aveva speso non sapeva se avrebbe saputo
sostenere da solo l’impatto. C’erano pochissime possibilità di salvarsi, ma
forse lei sarebbe sopravvissuta, pensò mentre le nocche gli si facevano livide
stringendosi attorno all’elsa.
-Addio!- disse Profondo blu con un ghigno malefico e con uno
scoppio terribile una luce dirompente si scagliò dalla sua spada sui due
ragazzi.
Ryan chiuse gli occhi stringendo la spada in posizione di
difesa, preparandosi all’urto inevitabile. L’avrebbe salvata a tutti i costi,
lui l’avrebbe…
Ma l’impatto non arrivò.
Qualcosa lo aveva bloccato prima che potesse
infrangersi contro di lui e la lama della sua spada.
-Ma che succede?- chiese il cavaliere nero allibito.
-Non avere paura!- rispose la voce di Strawberry alle sue
spalle –ora ho capito! È tutto finito, non devi più temere!
Ryan sobbalzò e si voltò verso di lei: la ragazza che fino a
un attimo prima pareva priva di vita appariva ora come trasfigurata. Il viso
aveva perso il pallore e la tensione di poco fa, la tristezza era scomparsa,
per lasciare posto a una malinconica dolcezza.
La mewmew si alzò in piedi e sorrise. Poi si avviò
lentamente verso Profondo blu che la guardava incuriosito.
-Il cristallo…ora l’ho percepito…mi ha spiegato…- disse
avanzando.
Un brivido freddo scese lungo la schiena dell’alieno: c’era
qualcosa di diverso nell’aria, c’era qualcosa di diverso in lei; lui lo
avvertiva benissimo e non gli piaceva per niente. Ma doveva stare calmo: non
erano concessi altri errori in quella partita. Era meglio eliminarla subito,
senza esitare. Una volta morta avrebbe recuperato il cristallo. Uno dei suoi
attacchi migliori sarebbe bastato, si disse per tranquillizzarsi.
-Tanti complimenti!- disse l’alieno con ostentata sicurezza
–ma saranno le ultime parole che sentirai, tesoro!- gridò poi preparando un
altro colpo.
Si era aspettato di vederla preoccupata, si era aspettato
che lei cercasse di difendersi, ma Strawberry non diede segno di volersi
fermare, né di essere spaventata.
L’alieno digrignò i denti: perché cominciava ad avere una
maledetta paura? Alzò la spada più in alto, minaccioso: i suoi occhi erano
iniettati di sangue.
-Sta attenta!!!- urlò Ryan scattando per proteggerla.
Ma la ragazza si voltò verso di lui scuotendo dolcemente il
capo, come a dire che non serviva, che doveva stare tranquillo. Ryan si
arrestò: quella visione era folgorante e assolutamente irresistibile.
Strawberry aveva qualcosa…qualcosa di nuovo. Forse era il cristallo che
ispirava tutta quella pace e tutto quel potere? Fu un attimo, un attimo solo di
distrazione. Quando Ryan tornò in sé fu troppo tardi.
L’attacco era partito dall’arma di Profondo blu diretto su
Strawberry e lui ormai era in ritardo per salvarle la vita, per opporsi al
colpo, per spingerla di lato…
-STRAWBERRYY!!!!- gridò terrorizzato.
-Non devi avere paura!- lo rassicurò di nuovo la ragazza
mentre alle sue spalle l’attacco potentissimo del nemico si dissolveva
nell’aria –ormai lui non può più fare del male…
Ryan la guardò ancora a lungo gli occhi spalancati: cosa era
successo? Cosa succedeva?
Era questo il potere che aveva cercato per tutto quel tempo?
E Strawberry aveva il potere del cristallo? Lo sapeva
controllare? Ma potevano stare sicuri? Quanto sarebbe durato? E perché allora
non si sbrigava a sferrare l’attacco?
La mewmew si avvicinò di un altro passo a Profondo blu.
-Cosa aspetti ad attaccarlo!?- le gridò Gish sollevandosi da
terra –coraggio…distruggi quel maledetto e facciamola finita!
Ma la ragazza scosse di nuovo la testa facendo ondeggiare i
lunghi capelli.
-Io non posso attaccarlo- disse con semplicità –il cristallo
non può fare del male..
Gish e Ryan si guardarono interrogativamente, preoccupati.
Cosa significava? Strawberry stava forse scherzando o era in pericolo?
Eppure la ragazza sembrava perfettamente tranquilla e sicura
di sé. Guardò il suo nemico dritto negli occhi e gli sorrise dolcemente.
Profondo blu la fissò, sconcertato. Ma cosa stava succedendo? Quella situazione
non gli piaceva per niente! Aveva previsto ogni inconveniente e si era persino
attrezzato a prevenire un possibile attacco del cristallo con una nuova arma
che aveva tenuto da parte, ma questo…questo…non
lo capiva! Cosa significava che il cristallo non poteva attaccare? Cosa
significava che non poteva fare del male? Allora sarebbe stato inutile anche
nelle sue mani, allora aveva sbagliato ogni suo calcolo!
Guardò con crescente preoccupazione la mewmew avvicinarsi.
La situazione gli stava sfuggendo di mano. Era meglio andare via, rimandare
tutto…sentiva che era pericoloso restare.
Fece per indietreggiare, ma i suoi piedi e le sue gambe si
rifiutarono di obbedirgli. Fissò ormai terrorizzato il proprio corpo inerme,
immobilizzato.
-Cosa mi stai facendo, strega?- urlò in preda al panico.
-Non devi avere paura- rispose Strawberry –tra poco starai
meglio…
La mewmew era ormai a un passo da lui. Né Ryan né Gish
osavano muovere un muscolo: solo osservavano la scena, increduli.
-So che hai sofferto- disse Strawberry malinconica –il
cristallo me lo ha detto. So che sei stato solo e triste, so che non sei mai
stato felice, so che hai sentito tanto freddo…ma ora è arrivato il momento che
le cose si aggiustino…
Profondo blu chiuse gli occhi terrorizzato, tremando appena:
aveva fallito, aveva miseramente fallito. Ed ora sarebbe stato annientato,
spazzato via dalla faccia dell’universo. E la morte gli faceva paura. Paura! Un sentimento così umano, così
disprezzabile! Lui, il più grande dei guerrieri, aveva paura, paura di una
ragazzina…
-Non temere…- ripeté la mewmew dolce –ora non soffrirai più…
La ragazza si fermò di fronte a lui, poi si alzò in punta di
piedi appoggiando le mani sulle spalle dell’alieno e sollevò la testa, mentre
una cascata di capelli rossi si riversava sulla schiena. Chiuse gli occhi e con
delicatezza impresse un piccolo bacio sulla fronte di Profondo blu.
Dalle sue labbra si sprigionò una luce chiara e limpida che
invase tutto con un’esplosione silenziosa. E la luce li avvolse e avvolse la
città e ogni cosa risplendette in quell’unico, etereo secondo.
Quando Ryan e Gish poterono riaprire gli occhi, abbagliati,
Strawberry stava tornando verso di loro, sorridendo come un angelo.
I due la fissarono con sorpresa: dietro di lei non restava
nessun segno dell’alieno. Che fine aveva fatto Profondo blu?
-E’…è morto?- chiese Gish sentendosi stupido.
Lei scosse la testa affidandogli un piccolo fagotto azzurro
che teneva fra le braccia.
-No, Gish, il cristallo non può fare del male. L’ha
riportato al tempo dell’innocenza…ora avrà una nuova possibilità di vivere una
vita serena..
Gish guardò sconcertato tra le pieghe del fagotto: un
cucciolo di alieno dai teneri occhioni lo fissava incuriosito allungando le
manine pallide verso di lui.
-Voglio che sia tu ad occupartene, Gish…- riprese la mewmew
debolmente –lo farai? Per me e per la tua gente?
L’alieno la fissò senza poter pronunciare parola: le stava
chiedendo di prendersi cura di un mostro
di un essere spregevole.
Lei, quasi leggendo nei suoi pensieri, gli sorrise.
-Nessuno è malvagio per natura…ha solo bisogno di un po’ d’amore…- spiegò la ragazza –Guardalo,
Gish, è solo un bimbo innocente…ed è dotato di grandi poteri…un giorno sarà una
guida per il tuo popolo…
Strawberry accarezzò con dolcezza la fronte di quel neonato,
poi si appoggiò a un albero, esausta.
-Ma ora dobbiamo sbrigarci…- sussurrò –dobbiamo finire
l’opera che mi spetta…
Ryan che era rimasto a fissare la scena in silenzio senza
poter pronunciare una sola parola la guardò allarmato. Era ancora sconvolto per
quello che era appena successo: cosa li aspettava ancora?
-Strawberry, che vuoi dire…- obiettò preoccupato
dall’evidente stato di affaticamento della ragazza –Profondo blu non è più un
pericolo, la terra è salva…cosa resta da fare ancora?
Strawberry sorrise debolmente.
-Aiutami a sedermi- chiese.
Ryan la sostenne con braccio fermo, finchè non si fu
adagiata al suolo.
-Cosa vuoi fare?- le domandò inquieto.
-Vedi- iniziò lei –il cristallo mi ha spiegato. Lui…lui ha
il compito di mantenere l’equilibrio nei vari mondi dell’universo e così
nell’infinità del tempo sceglie delle persone che lo possano ospitare e che
possano fare da tramite alla sua missione…io…io sono stata scelta. Però non
riuscivo a mettermi in contatto con lui perché avevo sentimenti di odio e di
rancore e non di amore…il cristallo invece agisce solo per amore…interviene
solo per amore…
Si fermò un istante per prendere fiato: sentiva le forze
venirle meno, doveva sbrigarsi.
-Ora la nostra terra è salva e Profondo blu avrà una seconda
opportunità per essere felice…il cristallo deve seguire la sua strada…devo
lasciarlo partire perché continui la sua opera nell’universo…
-Strawberry sei troppo debole..- esclamò Gish –non puoi
sopportare uno sforzo così adesso…senza il cristallo tu…
-Non preoccuparti…- rispose lei –io starò bene…
-Ryan…- ribattè di nuovo l’alieno per nulla convinto –dille
qualcosa, falla ragionare…
Ma il ragazzo la guardava senza parlare, accovacciato
accanto a lei. Guardò il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente, il suo
viso stanco, ma così dolce.
Si ricordava fin troppo bene cosa era successo quando
Profondo blu aveva cercato di toglierle dal cuore il cristallo, ricordava gli
occhi terrorizzati di Strawberry e non riusciva a dire una sola parola. Ma i
suoi occhi parlavano per lui, finalmente liberi da qualunque muro o maschera.
Strawberry lo guardò con dolcezza e stupore: vedere Ryan, il
vero Ryan le dava sempre un’emozione incredibile. Ma non poteva perdere tempo.
Si portò una mano al petto.
-Ryan, per l’amor di Dio! Fermala!- gridò Gish stringendo il
neonato.
-Sta zitto!- rispose solo il biondo con il cuore che gli
sanguinava.
Sapeva che non poteva fermarla, sapeva che tutto doveva
andare secondo ciò che era scritto nel libro delle stelle e che Strawberry non
si sarebbe fermata. Perché lo voleva, perché sentiva di doverlo fare. E perché
era giusto. Altri popoli, altri esseri viventi in difficoltà avevano bisogno di
quel potere.
Questa volta, per quanto fosse crudele, non poteva fermarla.
Così le strinse la mano senza dire niente.
Lei sorrise a quel contatto dolce e inaspettato. Sentì di
nuovo quel caldo che solo lui sapeva trasmetterle, poi chiuse gli occhi. Era il
momento.
Una luce dirompente e bianca illuminò la terra intera mentre
il cristallo, come una stella cadente attraversava la volta celeste.
Tornò il buio, ma ormai la notte volgeva al termine.
Ryan, cupo e silenzioso, strinse a sé il corpo di Strawberry
con disperazione: era ancora caldo e al ragazzo sembrò perfino di distinguere i
battiti del cuore di lei. Forse erano davvero i suoi, perché il suo cuore, il
cuore di Ryan, non poteva aver retto a tanto dolore. Gli sembrò che l’aria
divenisse irrespirabile e che il sole non dovesse mai sorgere sulle tenebre che
lo avvolgevano.
Ora, che era tutto finito avrebbe avuto molto tempo per
rielaborare quello che era successo, per cercare di comprenderlo e di
accettarlo, per disperarsi, per chiedersi perché, per ricordare, per soffrire.
Avrebbe avuto tutto il tempo del mondo…ora che era solo… Solo, di nuovo. Tornò
col pensiero a molti anni prima, quando aveva perso i suoi genitori. Anche
allora era stato così. Ma adesso…adesso non era più sicuro che sarebbe stato in
grado di reagire, non era sicuro che avrebbe trovato di nuovo la forza di
andare avanti, perché la ferita era troppo…troppo profonda…
-Ora…arriverà…la pioggia…- sussurrò una voce debolissima.
Ryan si allontanò di scatto dalla ragazza e la guardò in
viso.
Aveva sentito davvero la sua voce? Non poteva…non poteva
essere…
Strawberry aprì con lentezza gli occhi. Era così debole,
così stanca, ma finalmente era al sicuro e niente avrebbe più potuto farle del
male…mai più.
-Strawberry…- mormorò Ryan incredulo –io…
Non ci fu bisogno di altre parole. Lei capì e sorrise.
-Hai dimenticato…- bisbigliò –il cristallo non può fare del
male…quando se ne va…lascia un po’ di sé…abbastanza perché la persona che lo ha
ospitato possa continuare avivere…è il
suo modo di ringraziare per averlo aiutato…
Il cuore di Ryan si dilatò a dismisura: viva, era viva!
Stava sognando?
Non potè impedirsi di sorridere e abbracciarla, mentre i
polmoni riprendevano la loro funzione, mentre il volto riprendeva colore,
mentre lui ricominciava a vivere.
Era mai stato così felice, sollevato e spaventato allo
stesso tempo?
Gli sembrava di essere vivo per la prima volta da molto
molto tempo…
Una goccia cadde sul viso di Strawberry, accoccolata a occhi
chiusi tra le braccia di Ryan, lasciandole sulla guancia una scia tremula.
-Hai visto…- disse lei –prima di andare il cristallo sparge
la sua pioggia di luce…e la terra risana le sue ferite…- sorrise assaporando
quella goccia fresca -piove…- sussurrò.
Ryan non rispose nulla. Non poteva.
Il ghiaccio dei suoi occhi si era finalmente sciolto e
lacrime scintillanti gli rigavano in silenzio il viso.
Ed eccoci finalmente al tanto sospirato epilogo. Spero che
possa ripagarvi della pazienza con cui avete dovuto aspettare i nuovi capitoli
e della gentilezza con cui mi avete seguita. Grazie a tutti i lettori e le
lettrici e soprattutto a chi ha sempre commentato: capire cosa ne pensate di
quello che scrivo mi aiuta tanto.
Spero che nessuno sia rimasto troppo deluso dal fatto che ho
preferito evitare spargimenti di sangue e vendette spietate…a me la
storia che uno è cattivo di sua natura non è mai andata
giù quindi ho preferito dare anche a Mark una seconda
possibilità! Questo è il mio finale, ma spero piaccia anche a
voi.
Grazie di nuovo e a presto!!
Buona lettura!
^_^ IMI
CAPITOLO 12 – Epilogo
Kyle osservava dall’alto dell’ampia terrazza la
sagoma di Ryan che si stagliava piccola e scura sulla riva del mare.
Sospirò rassegnato, poi si voltò, accorgendosi di una presenza
alle sue spalle.
-E’ ancora là?- chiese Pam appoggiandosi
elegantemente al corrimano in marmo bianco.
Kyle fece segno di sì con la testa.
Alla ragazza sfuggì un sorrisino saputo: se
l’era immaginato!
Kyle restò un altro po’ in silenzio continuando
a osservare l’amico poi si decise a dirlo.
-Sono preoccupato per lui…- borbottò senza
voltarsi.
Pam si scostò una ciocca di capelli dagli occhi.
-Non c’è ragione di esserlo…è solo
un po’ nervoso
-Non l’ho mai visto così…
-C’è sempre una prima volta…-
replicò lei con saggezza.
-Non è da Ryan! E’ strano!
-Io non vedo cosa ci sia di tanto strano! In fondo sono due
settimane che non la vede e…
-Credi che sia per quello?- la interruppe lui.
Lei sorrise di nuovo e lasciò che un suo gesto rispondesse
alla domanda di Kyle.
Lui guardò con rinnovato interesse la figura
dell’amico immobile sul bagnasciuga: era questo che lo rendeva tanto
agitato? Era l’arrivo di Strawberry?
-Credi davvero?- domandò ancora.
-Ma certo che sì!- confermò lei prima di
lasciare la terrazza.
Kyle sospirò per l’ennesima volta.
Seduta sul sedile posteriore della sua monovolume blu
Strawberry osservava il paesaggio scorrere rapido davanti ai suoi occhi. Era
già da molto che erano in viaggio, ma lei preferiva non pensare a quanto
ormai fosse vicina la sua meta. Preferiva immaginare che fosse così
distante e irraggiungibile che il suo viaggio sarebbe durato per sempre.
Il fatto era che si sentiva terribilmente agitata e a
disagio al pensiero di trovarsi di nuovo di fronte a Ryan. Aveva pensato a lui
e a tutto quello che era successo negli ultimi decisivi giorni per tutto il
tempo della sua degenza in ospedale e ogni volta sentiva come un tuffo al cuore
quando immaginava il suo futuro.
Cosa sarebbe successo adesso che il pericolo era
scongiurato, che la terra era salva? Cosa ne sarebbe stato del progetto mew, di
Gish, Pie e Tart, di Profondo blu, del loro gruppo, del caffè, di Kyle?
Cosa ne sarebbe stato di Ryan? sarebbe tornato in America dato che il suo
compito era stato portato a termine con successo?
E poi come avrebbe reagito al suo arrivo? Si sarebbe
comportato con la sua solita indifferenza?
Un nodo le si formò alla gola: voleva tornare a casa,
voleva andarsene di lì. Tutti quei bei ricordi che possedeva, tutte
quelle sensazioni così vivide che aveva provato tra le braccia del
ragazzo o anche solo guardandolo…era meglio che restassero tali.
Così sarebbero rimaste lì con lei per sempre, un piccolo angolo
di felicità che l’avrebbe aiutata e fatta sorridere. Era meglio
fingere un malore e farsi portare indietro, era meglio non vedere
Ryan…non voleva vederlo…non voleva…perché se avesse
trovato di nuovo quel muro impenetrabile nei suoi occhi era certa che si
sarebbe sentita morire.
In fondo loro due non si erano nemmeno parlati ed erano due
settimane che non si vedevano né sentivano.
Aprì la bocca per chiedere al padre di fare marcia
indietro, ma non un suono uscì dalla sua gola.
Qualcosa la tratteneva, qualcosa le diceva che valeva la
pena di rischiare, anche se era possibile che avrebbe sofferto ancora.
Si rammentò dell’espressione di Ryan quando lo
aveva pregato di ucciderla, oppure quando aveva creduto che lei fosse morta. Si
ricordò della sua mano che l’aveva sostenuta quando era
così debole e la forza con cui l’aveva stretta quando ormai tutto
era finito. Le tornò in mente la sua prima trasformazione in cavaliere
nero, il suo capo biondo adagiato, esanime, sul petto di lei e poi…quella
volta…prima dell’attacco di Profondo blu…lui l’aveva
guardata così intensamente, si era avvicinato così tanto al suo
viso che poteva sentire il suo respiro sulla pelle…
Strawberry chiuse gli occhi mentre un torpore caldo le
avvolgeva lo stomaco. Avrebbe desiderato che quel momento non finisse mai.
-Tutto bene, tesoro?- chiese sua madre preoccupata vedendola
accoccolarsi su sé stessa.
Lei la fissò per un secondo buono senza dire niente.
Sarebbe bastato un no, due misere
lettere e tutti quei ricordi sarebbero stati per sempre saldi nel suo cuore e
lei non avrebbe dovuto affrontare tutti quei dubbi. Solo un no…un
semplice no.
-No- disse infatti.
Ma poi aggiunse –Cioè non ti
preoccupare…va tutto bene…
La madre le sorrise.
-Meglio così perché siamo arrivati! Non
è quella là in fondo la casa del tuo amico?
Il cuore di Strawberry fece un balzo: la ragazza si
attaccò al finestrino scrutando l’imponente costruzione bianca
sulla riva del mare.
-Si…- rispose fievolmente –siamo arrivati…
Paddy aguzzò la sua vista scrutando la strada:
un’automobile blu stava percorrendo gli ultimi metri del viale che
conduceva al cancello della villa.
-Ehi ragazze…- chiamò – E’
arrivata!!!!
Lory Mina e Pam scattarono in piedi tutte insieme ridendo di
gioia e corsero verso il portone per accogliere la loro amica.
Sfrecciando nel corridoio incrociarono Kyle che andava nella
direzione opposta.
-Muoviti Kyle!- gli gridò Mina.
-Ma dove vai!?- rise Paddy –la porta è
dall’altra parte!
-Avete per caso visto Ryan?- chiese invece il moro.
Le ragazze scossero la testa senza neppure fermarsi: il
portone era ormai vicino.
La prima ad arrivare fu Mina e spalancò le porte con
tanta irruenza che la sua povera tata ne sarebbe stata davvero stupita.
-Strawberry!!!!- gridò Paddy correndo a perdifiato
giù dalle scale fino allo sportello della macchina che si era appena
aperto.
-RAGAZZE!!!- gridò a sua volta Strawberry sentendosi
improvvisamente immensamente felice. Si era dimenticata quanto le mancassero le
sue amiche, si era dimenticato quanto fosse bello stare tutte assieme!
Paddy le si avvinghiò al collo, Lory la strinse
iniziando a piangere, Mina l’abbracciò con trasporto e Pam , la
più grande, racchiuse tutto il mew team nel cerchio delle sue braccia.
Per qualche istante fu tutta una confusione di baci,
abbracci, saluti, risa e lacrime di gioia, poi le cinque amiche la aiutarono a
portare le valigie, salutando i suoi genitori che salirono in macchina per
tornarsene a casa.
-Oh, ragazze!- disse Strawberry mentre risalivano assieme le
scale –non sapete quanto mi siete mancate!
-Anche tu ci sei mancata dolce Strawberry!- disse una voce
maschile dalla soglia del portone.
Lei alzò lo sguardo e i suoi occhi si illuminarono
-Kyle!- esclamò correndo ad abbracciarlo.
Ma un ombra si materializzò all’improvviso a
separarli.
-Ehi…guarda che potrei diventare geloso…- disse
Gish sogghignando come solo lui sapeva fare.
-Gish!- esultò Strawberry al colmo della gioia abbracciandolo
–ma ci sei anche tu!
-Ci siamo tutti!- disse Tart comparendo accanto a Pie
–ma non ci sembrava il caso di farci vedere dai tuoi genitori!- Concluse
strofinandosi un dito sotto il naso.
-Oh che bello!- disse lei sentendo il cuore che si dilatava
a dismisura. Era felice! Tanto felice! Non avrebbe mai pensato che la vista dei
tre alieni e delle sue amiche in un così limitato spazio potesse darle
tanta sicurezza, non avrebbe mai potuto credere a quanto forte sarebbe stato il
legame che li univa, ora che erano divenuti compagni nella più
importante delle battaglie. Era tutto così perfetto, così perfetto!
Strawberry avrebbe quasi potuto perdersi in quel tiepido
piacere, se il suo cuore non avesse continuato a martellare disperatamente
cercando l’unica persona che ancora mancava. Si guardò attorno
ansiosa e a Kyle non fu certo difficile capire chi stesse cercando.
-Ehm…- disse leggermente a disagio
–Ryan…è andato a fare un giro in moto…non pensava
arrivassi così presto!- tentò di giustificarlo.
-Ma se ci hai ripetuto un sacco di volte che sarebbe
arrivata adesso!- lo smentì Paddy di riflesso.
Mina le lanciò un’occhiata inceneritrice e Kyle
arrossì fino alle orecchie.
-Arriverà presto…in ogni caso…- si
scusò grattandosi nervosamente la nuca.
-Non importa…- disse Strawberry sfoggiando il sorriso
più convincente che riuscì a trovare.
Ma a tutti fu subito chiaro che c’era rimasta male.
Gish strinse i pugni pensando che quel dannato umano era un
idiota. Peggio per lui…
-Vieni- disse poi prendendola per mano –devo mostrarti
una cosa!
Kyle restò a guardarli mentre scomparivano in un
vortice poi sospirò forte.
Proprio non riusciva acapire il comportamento di Ryan! L’aveva aspettata tutto il giorno
con impazienza e proprio quando lei era arrivata lui era saltato in moto.
“Torno più tardi” gli aveva detto abbassando la visiera
scura del casco.
Era stato davvero maleducato dovette ammettere, suo malgrado,
Kyle.
Quando Strawberry poggiò di nuovo i piedi al suolo,
si trovò immersa nella luce arancio del tramonto. Si trovavano in una
stanza, probabilmente al piano superiore.
-Potevamo anche prendere le scale…- obiettò, ma
Gish le fece un immediato e perentorio segno di tacere. Poi restò un
attimo in ascolto.
-Vieni…- le sussurrò a voce bassissima
prendendola per la mano.
Strawberry lo seguì docile, incuriosita, pensando a
quanto odio aveva provato nei confronti di quell’alieno che ora sentiva
così vicino.
-Guarda…- riprese lui con lo stesso tono
–dorme…
Un sorriso si formò sul suo volto rivelando i canini
aguzzi, ma era un sorriso dolce, intenerito.
Strawberry avanzò di un altro passò e poi guardò
a sua volta nella culla.
Profondo blu dormiva, respirando tranquillo, muovendo a
volte le manine come a volere afferrare quello che stava sognando.
-E’ dolcissimo…- bisbigliò lei
socchiudendo gli occhi.
-Andiamo…non vorrei che si svegliasse- replicò
l’alieno.
Lei annuì.
Gish sistemò il lenzuolino che era scivolato di lato
sulle spalle del piccolo e poi la fece uscire sulla terrazza.
-Sei un papà molto premuroso…- osservò
Strawberry appena ebbero l’agio di parlare.
Gish, inaspettatamente arrossì.
-Ma cosa dici! Non è mica mio figlio e poi…io
sono un guerriero, non una balia
e…
-Calma…- lo fermò Strawberry, arginando quel
fiume di parole –non era un’offesa o un modo per prenderti in giro!
È una cosa molto bella, invece e…vuoi sapere una cosa? Sono molto
fiera di te!
Gish si accoccolò mitemente sul corrimano guardando
il mare. Non era stato facile assumersi quella responsabilità, non per
un tipo irruento e vendicativo come lui.
Insomma, fino a un attimo prima era pronto a infilare i suoi
tridenti nel collo di quel maledetto per ucciderlo senza pietà e
l’attimo dopo Strawberry glielo aveva adagiato sulle braccia chiedendogli
di prendersene cura! Se non se ne era disfatto subito era stato probabilmente
soltanto per il trauma che una richiesta del genere gli aveva provocato!
Come poteva anche solo pensare di potersi occupare di una
creatura così mostruosa? Così malvagia? Che aveva un’anima
tanto sporca di sangue, violenza e morte?
Certo, Strawberry aveva detto che nessuno poteva essere
cattivo fin dalla nascita, che nell’età dell’innocenza tutto
è ancora possibile, ma lui come poteva esserne certo?
Forse Profondo blu era un’eccezione. Forse in lui era
radicato il male e per questo i saggi del suo popolo lo avevano sigillato per
tanti anni.
Aveva passato una notte intera a scrutare quel fagotto,
rompendosi la testa con domande simili.
Poi aveva deciso.
Aveva sollevato il lembo della copertina che avvolgeva il
neonato e lo aveva guardato per la prima volta.
Dormiva, anche allora. Gish se lo ricordava bene: era
così piccolo, così fragile e quieto che tutta la sua rabbia si
era come dissolta, svanita.
In quel momento aveva compreso che Strawberry aveva ragione
e che Profondo blu non esisteva più.
-Vuoi saperla anche tu una cosa?- chiese
all’improvviso.
Lei annuì mentre i suoi capelli si muovevano alla
brezza.
-Gli ho dato un nome…
-Davvero? E come l’hai chiamato?
Lui sorrise enigmatico guardandola negli occhi.
-Mark- rispose.
Lei si morse un labbro abbassando lo sguardo: era
incredibile come il solo pronunciare quel nome riuscisse ancora a evocare tante
sensazioni.
-E’ un’ottima idea..- disse quando riuscì
a parlare di nuovo –è un nome bellissimo…
-Mi dispiace che tu abbia sofferto…è stato
anche per causa mia…
-Non importa più…ora…Mark è
salvo…in fondo! Lui…- mormorò lei con gli occhi quasi lucidi
–adesso sta bene…
Strawberry si tirò a sedere bruscamente sul letto
afferrando esasperata il lembo delle lenzuola. Per quanto si sforzasse, non
c’era verso di dormire!
Era una mezzora buona che si arrotolava inutilmente nelle
coperte, senza riuscire a trovare una posizione che le conciliasse il riposo,
anche se doveva ammettere che non era tutta colpa di quel letto estraneo se il
sonno le sfuggiva di continuo.
Si passò una mano tra i capelli cercando di mettere
un briciolo d’ordine in quella massa confusa che si era aggrovigliata
sempre più nei suoi continui spostamenti, ma rinunciò presto.
Aveva caldo, pensò.
Forse era tutto quel andirivieni di pensieri che le
surriscaldava il cervello e le arrossava le guance.
Forse.
In ogni caso aveva bisogno di aria.
Si, cercò di convincersi: una boccata di salubre aria
marina e sarebbe andato tutto meglio.
Appoggiò i piedi nudi sul parquet e si
avvicinò alla finestra. Non c’era bisogno di accendere la luce: la
luna piena inondava del suo splendore di perla la stanza e la brezza muoveva le
tende lunghe e bianche che incorniciavano la finestra.
Strawberry si accoccolò sull’ampio davanzale
scrutando il mare.
Era tutto così tranquillo là fuori! Tutto
così immutabilmente calmo! Se tendeva l’orecchio poteva persino
sentire lo sciabordio delle onde sulla riva.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente: forse
assieme all’aria sarebbe riuscita a intrappolare nei suoi polmoni un
po’ di quella pace cristallina e surreale. Ne aveva tanto
bisogno…si sentiva così strana!
Eppure avrebbe dovuto essere felice… Aveva passato
giorni terribili ed era riuscita nel compito impossibile di salvare la Terra e tutti i suoi
abitanti, uscendone persino illesa! Era stata brava, davvero brava, doveva
ammetterlo! Si era ripresa dalle fatiche ed ora era in compagnia delle sue
amiche! Andava tutto bene, tutto bene…
Eppure per l’intera serata non aveva potuto fare a
meno di sentirsi malinconica. Rideva alle battute, stava allo scherzo,
chiacchierava, ma si sentiva distante,
la sua mente era concentrata altrove. Aveva cercato di mascherarlo meglio che
poteva, ma a volte si ritrovava, senza sapere nemmeno lei bene come, a fissare
un punto lontano all’orizzonte.
Alla fine aveva addotto il pretesto di essere molto stanca
per il viaggio per potersi rinchiudere in camera e stare un po’ sola: non
se la sentiva più di fingere e di ostentare un’allegria falsa: era
un po’ come mentire alle sue amiche.
“Sei solo una stupida!” si disse corrucciando le
labbra “si può sapere che motivo hai di sentirti così?
È tutto perfetto…è andato tutto bene…sei in un posto
meraviglioso…con le tue amiche e …i tuoi amici…sei una
stupida a comportarti così! stupida!”
Eppure in fondo in fondo sapeva esattamente cos’era che la faceva stare tanto in ansia,
sapeva cosa cercava in quel punto lontano che si era trovata a fissare, sapeva
che anche se la stanza era piena di gente a cui era molto legata e di risa e di
allegria, c’era uno spazio vuoto che lei non poteva ignorare, uno spazio
che per quanto si sforzasse non riusciva a riempire…
Kyle aveva detto che Ryan sarebbe tornato presto, ma
Strawberry aveva intuito subito che non sarebbe stato così. E purtroppo
aveva avuto ragione: il ragazzo non si era fatto vedere per tutta la serata.
E nonostante continuasse ad illudersi e a voltarsi
speranzosa verso la porta a ogni minimo rumore esterno, sapeva benissimo che la
sola ragione per cui Ryan non si trovava lì, era lei. Semplicemente non voleva vederla. Era dura da
ammettere, ma era proprio così…
Non voleva incontrarla, era palese.
“fin troppo…” pensò amareggiata
Strawberry.
Ma in fondo che cosa si era aspettata? Cos’era
successo tra loro? Niente, assolutamente niente! Se le avessero chiesto allora
da cosa derivava quell’ansia che provava, quella speranza che lui
provasse qualcosa per lei, non avrebbe saputo cosa rispondere.
“Sei solo una stupida!” si disse di nuovo.
Eppure sapeva benissimo, nel profondo, che qualcosa era
successo. Certo non erano cose che si potessero raccontare a
parole…sarebbero sembrate così banali e stupide a sentirsele dire!
Eppure lei le aveva provate, per
quanto cercasse di dimenticarlo. E sapeva che in quei momenti anche lui aveva sentito
qualcosa.
E allora perché si era rifiutato di vederla? Forse si
era pentito di essersi lasciato andare tanto con lei…
Strawberry si sporse ancora un po’ dalla finestra:
l’aria non le bastava più, si sentiva di nuovo soffocare.
Doveva uscire di lì...le pareti le sembravano sempre
più strette.
Si, si disse, sarebbe andata in terrazza senza fare rumore:
lì sarebbe stata meglio…e chissà, forse i suoi pensieri non
l’avrebbero seguita…
Scivolò come un’ombra fuori dalla stanza: dal
piano terra sentì le voci delle amiche ancora sveglie che discutevano
fra loro. Tanto meglio: non l’avrebbero sentita.
Avanzò per il corridoio e grazie alla luna non le fu
necessario accendere le luci, che sarebbero state di certo inopportune. Un
movimento per le scale la fece sobbalzare, ma era solo Kyle che portava
qualcosa dalla cucina alla sala.
In ogni caso, Strawberry tirò un sospiro di sollievo
quando richiuse le porte a vetri scorrevoli della terrazza alle sue spalle. Non
voleva che si accorgessero che era lì e che aveva mentito dicendo di
avere sonno, anche se non stava facendo niente di male.
Camminò a passi lenti fino al parapetto, assaporando
il fresco del pavimento in pietra sotto i suoi piedi nudi e si appoggiò
scrutando il mare. Sospirò.
Era tutto molto bello, ma il suo cuore era troppo pesante e
gonfio di tristezza perché potesse gustare appieno quel panorama, quel
momento.
Nel buio della notte chiuse gli occhi, cercando di svuotare
la testa, mentre il vento le muoveva la camicia da notte leggera; era per
momenti come quello che aveva tanto duramente lottato, pensò, mentre i
pensieri cominciavano finalmente a scivolare via.
Stava iniziando a rilassarsi, quando avvertì all’improvviso
una presenza accanto a lei.
Sobbalzò aprendo gli occhi e il suo cuore si
fermò per un istante quando riconobbe nella sagoma scura lì
accanto proprio Ryan, quasi che il suo pensiero ossessivo lo avesse evocato.
La ragazza boccheggiò paralizzata, ma il ragazzo non
parve accorgersi di nulla e restò ostinatamente con lo sguardo fisso
all’orizzonte, senza dire una parola.
Strawberry si sentì ancora peggio.
Si voltò di nuovo a sua volta verso il mare per
evitare che lui si accorgesse dei suoi occhi lucidi.
“Improbabile che se ne accorga” pensò subito
dopo affranta mentre un sorriso amaro le increspava le labbra “visto che
si comporta come se non esistessi…”
Deglutì a fatica cercando di controllarsi: faceva
male essere così invisibile per lui, faceva male non capirne il
perché eppure Strawberry temeva che saperlo sarebbe stato perfino
peggio. Così restò in silenzio, immobile, cercando di ricacciare
indietro le lacrime.
Cercò di tranquillizzarsi seguendo il rumore ritmico
delle onde, ma la sua mente era affollata da mille pensieri, da mille paure e
la presenza di Ryan a un passo da lei era così reale e incombente da
bloccarla. E quel silenzio, quel silenzio così lungo la terrorizzava.
Era una lunga e dolorosa attesa, un lento stillicidio. Cosa sarebbe successo
poi?
Forse era questo che la impauriva di più: scoprire la
fine della situazione, quando inevitabilmente qualcosa sarebbe successo e lei
avrebbe finalmente trovato conferma a tutte le sue paure.
O forse sarebbero rimasti per sempre in quel limbo di non
detto, di vuoto, di dubbio?
-Ascolta…- disse improvvisamente Ryan con voce
profonda rompendo quel silenzio di vetro –c’è una
cosa…alcune cose che io…vorrei dirti…
Al suono della sua voce un brivido sottile scese lungo la
schiena di Strawberry e il suo cuore si arrestò per un istante mentre un
senso di panico, di caldo, di soffocamento la prese.
Si voltò di scatto verso di lui con gli occhi
sgranati, osservò per un istante quell’espressione grave, quegli
occhi persi lontano da li, lontano da lei, quel cipiglio severo sul viso: non
si era neppure voltato, non stava sorridendo, non poteva avere in mente nulla
di buono.
-NON DIRLO!- gridò premendosi forte le mani sulle
orecchie –NON DIRLO! NON POSSO SENTIRTELO DIRE!
Chiuse gli occhi ripiegandosi su sé stessa e una
lacrima le sfuggì dal ciglio brillando alla luna.
Ryan rimase sconcertato per alcuni attimi, poi
allungò una mano verso di lei, ma avvertendo il movimento Strawberry si
tirò indietro: non voleva la sua pietà, non era di quello che
aveva bisogno.
-non dirlo…- ripetè ancora ormai in un sussurro
sentendosi ferita, debole, stanca e stupida allo stesso tempo.
Corse verso la porta della terrazza per andarsene di
lì, per mettere quanta più distanza possibile fra lei e Ryan,
decisa a lasciare immediatamente quella maledetta casa dove tutti i suoi sogni
si erano infranti.
-Aspetta!- gridò lui.
E lei si fermò. Non voleva, ma si fermò lo
stesso, esitante.
Qualcosa nella voce di Ryan le aveva imposto di arrestarsi,
di starlo ad ascoltare. Non sapeva cosa fosse: forse quel timbro che sembrava
così caldo e lontano dalla freddezza con cui lui si rivolgeva a lei di
solito, forse quella nota di supplica e debolezza che ne aveva incrinato il tono
o forse semplicemente l’illusione di poter sperare ancora.
Strawberry avvertì alla sue spalle il ragazzo che si
avvicinava e appoggiò una mano alla vetrata per trovare sostegno.
-Mi dispiace se sono andato via- sussurrò Ryan
fermandosi a un passo da lei.
Le parole le rimbombarono nella mente.
Capì che erano sincere: a Ryan non piaceva chiedere
scusa e lei questo lo sapeva bene.
Alzò lo sguardo, scrutando la sagoma irregolare del
ragazzo riflessa nel vetro: aveva la testa china, i bellissimi occhi azzurri
dischiusi con espressione addolorata.
Il cuore di Strawberry ricominciò a battere
all’impazzata. Non capiva ancora dove il ragazzo volesse andare a parare,
dove li avrebbe portati la fine di quel discorso, ma Ryan era così
vicino e così…bello…
Come aveva potuto non capire prima quello che provava? O
meglio: come aveva potuto non accettarlo? Come aveva potuto soffocarlo?
Metterlo a tacere?
Persino dopo la battaglia finale la sua parte razionale si
era opposta con una resistenza strenua all’evidenza dei suoi sentimenti.
Ma alla fine aveva dovuto cedere e capitolare, sconfitta.
Non poteva esserci un’altra ragione che spiegasse quel
tormento, quel continuo pensare a Ryan, quel continuo vederlo dietro gli occhi
chiusi e nei sogni, quella continua paura di incontrarlo e restare sola con
lui, quel rossore e quell’imbarazzo che la prendevano quando parlava con
lui di Mark.
Già, Mark! Con Ryan era tutta un’altra cosa.
E poi c’erano gli ultimi avvenimenti a cui lei non
faceva altro che pensare quasi morbosamente. A quello che era accaduto e a come
si era sentita…
E adesso era lì, sulla quella terrazza, sotto un
cielo terso e stellato, a un passo da quel ragazzo che tanto le faceva battere
il cuore, in bilico tra la speranza che si era riaccesa e la paura che la
scuoteva con tremiti leggeri.
-Io…- disse Ryan senza riuscire a continuare.
Era difficile, dannatamente difficile per uno come lui
proseguire quella conversazione. Eppure, dopo averci pensato per giorni e
averne dovuto cercare il coraggio per svariate ore, aveva deciso che doveva
andare fino in fondo anche se era un rischio enorme, anche se doveva ammettere
di avere una dannata paura.
Era incredibile, a pensarci! Dopo tutti i pericoli che aveva
passato…aveva paura di quello!
Si inumidì le labbra. Sentiva il cuore che gli
batteva in petto così forte che si chiese se lei potesse sentirlo.
Cercò di convincersi che non c’era niente di
pericoloso in quello che stava per fare, che tutto sommato, comunque fosse
andata, per lui non sarebbe stato troppo difficile o doloroso…ma sapeva
bene che erano solo storie.
Dalla morte dei suoi genitori il cuore di Ryan e i
sentimenti che provava erano stati tenuti accuratamente sotto controllo dalla
sua mente razionale: niente legami, niente confidenti, niente
esteriorizzazioni. Quando aveva bisogno di emozioni forti saltava in moto e
sfrecciava come un pazzo per la città. Niente crolli, niente cedimenti.
Aveva tutto quello di cui aveva bisogno: uno scopo e i mezzi
per realizzarlo, un valido collaboratore che sapeva essere discreto e un motivo
che lo spingeva sempre avanti. Non aveva mai voluto complicazioni, non aveva
mai cercato nuovi affetti una volta che quelli più cari gli erano stati
così brutalmente strappati.
Ma la vita è piena di imprevisti e di novità:
qualcosa o meglio qualcuno, aveva
smosso quest’equilibrio perfetto mandando in cortocircuito il sistema. E
Ryan l’aveva capito subito e aveva cercato in tutti i modi di allontanare
Strawberry rendendosi insopportabile.
Ma la strategia non aveva funzionato. E, ora soltanto lo capiva,
non aveva funzionato perché lui
non lo voleva davvero, anche se ancora non ne era consapevole.
Era come se dopo anni di silenzio il suo cuore avesse
ricominciato a vivere: a battere forte e a soffrire.
E adesso lo aspettava la prova più dura.
-Io…- riprese un poco più deciso -…avevo
paura di incontrarti…- riuscì poi a dire sentendosi subito
più leggero.
Strawberry spalancò gli occhi stupita da una simile
affermazione così vicina alle sensazioni che lei stessa aveva provato
solo poche ore prima.
-Il fatto è che…io…ecco- fece una pausa:
l’ultimo passo, poi il vuoto di un salto da un baratro –è la
prima volta- disse –non so come si fa…non so cosa bisognerebbe fare
in questi casi…non so cosa bisognerebbe dire…quando…quando ci
si accorge di essere innamorati…
Un rossore irresistibile invase le guance di Strawberry
mentre il suo cuore si fermò per un istante. Sobbalzò staccandosi
dalla parete mentre le parole di Ryan le risuonavano nelle orecchie e la
invadevano mescolate al ribollire del sangue. Guardandosi allo specchio si
accorse che stava sorridendo e piangendo allo stesso tempo.
-Forse…- disse rompendo quel silenzio che era tanto
angoscioso per Ryan –si dovrebbe iniziare…dalle
cose…semplici…
Strawberry si voltò verso di lui, lentamente.
Sentiva i suoi occhi scrutarla nel buio e il ritmo spezzato
del suo respiro.
Avanzò di quell’unico passo che li separava e
appoggiò le mani sulla sua camicia avvicinando il viso mentre il profumo
di lui la avvolgeva.
Un brivido di paura e adrenalina scosse il suo corpo magro
quando sentì le braccia di Ryan stringerla a sé con forza e
dolcezza e il peso della sua testa bionda che si adagiava sulla sua.
Caldo, benessere, completezza, pace.
Finalmente.
Chiusero gli occhi, isolandosi in una dimensione parallela,
inaccessibile, dove le stelle brillavano più intense: per quella notte la Terra poteva fare a meno di
loro.