Cambio di finale

di Imi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo un'illusione ***
Capitolo 2: *** Nel mondo degli alieni ***
Capitolo 3: *** Responsabilità ***
Capitolo 4: *** Contrattacco! ***
Capitolo 5: *** Sfidare il destino ***
Capitolo 6: *** Rivelazioni e pensieri ***
Capitolo 7: *** Che la battaglia cominci! (parte prima) ***
Capitolo 8: *** Che la battaglia cominci! (parte seconda) ***
Capitolo 9: *** Salvare la terra! ***
Capitolo 10: *** Il potere del cristallo ***
Capitolo 11: *** Pioggia di luce ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Solo un'illusione ***


CAPITOLO 1 – Solo un’illusione

CAPITOLO 1 – Solo un’illusione

 

(piccolo avvertimento per rendere più semplice la lettura: questo primo capitolo riprende la storia da una delle ultime puntate del cartone e precisamente da quando Strawberry scopre che Profondo Blu e Mark sono la stessa persona.)

 

Strawberry camminava a passo spedito per le strade: la sua città non le era mai parsa tanto bella! Il sole splendeva nel cielo sereno e finalmente aveva un po’ di tempo libero da dedicare a sé stessa e soprattutto a Mark. Il solo pensare al ragazzo la fece arrossire. Quanto era bello! Ne aveva conosciuti, lei, di ragazzi carini o piacenti, ma nessuno poteva eguagliare Mark. Lui era davvero meraviglioso!

Strawberry saltellava allegra facendo svolazzare la gonna della divisa scolastica. Lo avrebbe aspettato alla solita panchina nel parco, ma questa volta non sarebbero andati al Caffè Mewmew: avrebbero fatto un romantico giro lungo il fiume o magari chissà, lui avrebbe proposto di andare al cinema o a qualche mostra interessante. Era sempre così pieno di interessi, lui! Strawberry a volte si sentiva un po’ inferiore, perché lei era, in fondo, una persona come tante altre. Certo, aveva il potere di trasformarsi in Mewberry, ma questa capacità era da annoverare più fra i fastidi che fra le glorie!

Non che Strawberry fosse realmente dispiaciuta di essere una Mewmew: aveva conosciuto tante persone interessanti in questa avventura e poi ora che anche Mark faceva parte del team, non aveva più paura di nulla e anzi, il lavoro al Caffè le permetteva di passare del tempo col suo adorato.

Sempre persa in dolci pensieri, Strawberry arrivò al parco. Era in lieve ritardo e se lo rimproverò.

Strawberry “Sei sempre la solita!!! Non dovresti far aspettare Mark!”

Ma, arrivata sul luogo dell’appuntamento non vide traccia del ragazzo.

“Forse il mio orologio è un po’ avanti” si disse la ragazza lasciandosi cadere scompostamente sulla panchina “Be..pazienza, per una volta aspetterò io! In fondo Mark non è mai stato in ritardo!”

Strawberry sospirò. Era contenta quel giorno, si sentiva bene. Eppure da qualche minuto avvertiva un senso di disagio. Non sapeva spiegarselo: tutto stava andando alla perfezione e fra poco Mark sarebbe arrivato così avrebbero potuto passare un pomeriggio assieme senza che nessuno dicesse loro cosa dovevano o non dovevano fare.

Le tornò in mente la prima volta che aveva conosciuto Ryan. Doveva essere più o meno in quel luogo. Lui l’aveva presa in braccio e portata in salvo, per poi svelarle che in realtà lei era una prescelta e che avrebbe dovuto combattere per salvare la terra dagli alieni. Non era stato per niente cortese con lei. In realtà non lo era mai e Strawberry l’aveva preso subito in antipatia. Quante arie da so-tutto-io che si dava! E poi faceva sempre il prezioso! Una persona insopportabile!

Eppure la visione d’insieme di quel ragazzo le sfuggiva di continuo. C’erano un sacco di particolari che non si incastravano nel puzzle che formava la sua figura. Erano solo dettagli, certo, ma Strawberry non riusciva a toglierseli dalla mente, perché l’avevano colpita. Era come se da dietro quella faccia di bronzo ogni tanto emergesse un’altra persona, più umana. Come quella volta che le aveva chiesto scusa per tutti i guai che le stava procurando, come quando le aveva detto che lui le avrebbe sempre protette, come quando aveva saputo la triste storia della sua famiglia. In quell’occasione Strawberry si era sentita molto vicina a lui quando gli aveva detto che le dispiaceva, ma lui l’aveva ripagata con uno dei suoi sorrisi indecifrabili e l’aveva baciata per dispetto, per farla trasformare in gatto.

“Se ci penso mi viene una rabbia!!!” pensò la ragazza facendosi livida in volto.

“Ora basta pensare a queste cose! Sarà meglio chiamare Mark….mi preoccupa il fatto che ancora non si veda…”

Strawberry afferrò il cellulare e compose il numero del fidanzato. Il segnale di libero le suonò più volte nell’orecchio prima di far scattare la segreteria telefonica.

“Strano che non risponda” pensò la ragazza sempre più allarmata. Quel senso di fastidio e di ansia non le dava pace.

“Proverò a chiamare a casa” si disse cercando di mantenere la calma.

Nuovamente il telefono squillò a lungo e Strawberry stava quasi per attaccare quando una voce dall’altro capo rispose.

- Pronto?

- Pronto! Buonasera signora, sono Strawberry, un’amica di Mark. Volevo sapere se è in casa…

- No, mi spiace – rispose la madre di Mark – è uscito alle due e so che non rientrerà fino all’ora di cena…se vuoi posso riferirgli un messaggio…

- No grazie signora, non si preoccupi, non è niente di urgente! Arrivederci!

- Arrivederci!

Strawberry scostò il cellulare dall’orecchio. Non le piaceva, non le piaceva proprio per niente questa storia. La ragazza compose un numero.

- Pronto?

- Pronto Kyle! Ciao sono Strawberry…senti…so che puoi rintracciare chiunque di noi sul tuo computer…e…ecco…avrei bisogno di sapere dov’è Mark…sono un po’ preoccupata…sai dovevamo vederci, ma lui non è arrivato e di solito è sempre puntuale…

- Avrà trovato qualche bella biondina – rispose una voce roca e familiare.

- Ryan! Dovevo capirlo che eri tu! Comunque questo non è il momento di scherzare! Sono preoccupata!!

Il ragazzo non faticò a cogliere il tono allarmato di Strawberry e non fece altre obiezioni.

- Ok, sta calma…riferisco subito a Kyle e ti faccio sapere…resta in linea…

Strawberry sentì il suono del telefono che veniva appoggiato sulla scrivania, poi le voci di Kyle a Ryan e il rumore del computer che eseguiva la ricerca.

- Strawberry?

- Dimmi Ryan! L’avete trovato?

- Si..- la voce del ragazzo era stranamente seria.

- Che c’è? Cos’è successo?? – Chiese Strawberry mentre il presentimento che aveva avuto si ingigantiva a dismisura nella sua mente.

- niente…non ti preoccupare, Mark è qui nel parco…..

- Ah..allora sta arrivando! Grazie mille Ryan e ringrazia Kyle, gli vado in contro..

- Aspetta!

- Cosa c’è?

- non lo sappiamo di preciso, ma c’è qualcosa di strano lì attorno. Il computer non riesce a decifrare le onde…sembra un campo mew, ma è potentissimo…non sappiamo di cosa si tratti. Vai a dare un’occhiata, ma con prudenza, siamo intesi? Intanto avverto le altre. Tieniti in contatto con me, d’accordo?

- Si, si certo…

- Strawberry…non sto scherzando…fa’ attenzione!

Ryan sembrava davvero preoccupato.

- Non ti preoccupare Ryan starò attenta! E poi se c’è Mark lì vicino non corro alcun rischio! Ti faccio sapere! Ciao!

- Strawb… Troppo tardi! Ha appeso!- disse Ryan girandosi verso Kyle intento ad armeggiare col computer. – Se qualche volta mi stesse ad ascoltare invece che essere così precipitosa!

 - Cos’è che non le hai detto? – Chiese Kyle.

- Che il campo di energia che abbiamo trovato non viene da un punto imprecisato vicino a dove si trova Mark, ma da Mark stesso… Senti…avvisa tu le altre per favore. Dì loro che è urgente…ci vediamo dopo

- Ryan aspetta – Kyle tentò invano di fermarlo – Ma dove vai??

Il ragazzo biondo non si voltò neppure per rispondere – Da Strawberry…non posso lasciarla sola!

- Ma è pericoloso…- cercò di obiettare Kyle - ..non sei ancora in grado di aiutarla…

Inutile. Ryan se n’era già andato. Non c’era proprio verso di farlo ragionare quando una delle ragazze del team era in pericolo, soprattutto se si trattava di Strawberry.

 

Il suo intuito di gatto la stava mettendo in guardia. C’era davvero qualcosa che non andava lì  attorno e non c’era certo bisogno che glielo dicesse il computer di Kyle. L’istinto le suggeriva che qualcosa di pericoloso si aggirava nei paraggi. Doveva sbrigarsi a trovare Mark perché poteva trovarsi in guai seri. In fondo, come aveva dimostrato in più d’un’occasione, lui poteva sfruttare la sua forza di cavaliere blu solo per difendere Strawberry. Era una cosa molto romantica, certo, ma anche molto pericolosa per l’incolumità di lui che pure aveva saputo sempre reagire con grande forza fino a quel momento.

Tutti questi pensieri si agitavano nell’animo di Strawberry mentre correva per i viali del parco con l’agilità di un felino. Cercava disperatamente il ragazzo con lo sguardo, ma non riusciva a distinguere nient’altro che verde finché ad un tratto qualcosa attirò la sua attenzione.

Non era stato propriamente qualcosa che aveva visto, quanto piuttosto qualcosa che aveva percepito. Mark era lì, ne era sicura. Era dietro alle mura del monumento che sorgeva nel parco, proprio prima delle scale che conducevano al tempio.

“Finalmente” pensò sollevata Strawberry “Ti ho trovato!”

Stava per chiamarlo ad alta voce quando qualcosa le bloccò la voce in gola.

Mark stava immobile nel centro dello spiazzo, la cartella che aveva con sé era caduta ai suoi piedi e il ragazzo era preda di spasmi violenti. Una luce azzurrognola circondava il suo corpo e emanava un’energia incredibile.

- Ma che succede?? – mormorò Strawberry a mezza voce.

Sembrava che Mark si stesse trasformando nel cavaliere blu, ma qualcosa non tornava. - Mark – sussurrò la ragazza con un filo di voce.

A risposta, la luce attorno al corpo del ragazzo divenne più intensa finché esplose in mille fasci azzurri accecando Strawberry e Ryan, che nel frattempo era arrivato. Si alzò un fumo denso: il ragazzo non si vedeva più.

Strawberry avanzò nel fumo coprendosi la bocca per non respirarne.

- Mark!! Mark!! Dove sei? Stai bene?? Mark!! – urlò avanzando.

- Aspetta! – Ryan l’afferrò per un polso – sta’ attenta…potrebbe essere pericoloso

Strawberry lo guardò con occhi di fuoco – Proprio perché è pericoloso devo andare!! Mark è di certo nei guai! Credi che io possa restare qui ad aspettare senza far niente??

Strawberry si liberò dalla stretta con uno strattone. Si sentiva svenire per il fumo e per la paura: cosa stava succedendo? Dov’era Mark, perché non le rispondeva?

- Ma che succede?? – disse una voce poco lontano da loro.

- Mina! – chiamò Strawberry che aveva riconosciuto la voce dell’amica.

- Siamo qui Strawberry, ci siamo tutte! – rispose Lory.

- Ma cosa è successo qui? – interloquì Paddy.

Strawberry non fece in tempo a rispondere. Dal luogo esatto in cui si era generata l’esplosione iniziò a soffiare un vento innaturale, troppo improvviso e troppo forte.

Le ragazze si coprirono gli occhi per evitare la polvere sollevata dal turbine.

Ma cosa succedeva?

Poi quando il vento fu placato una sagoma si stagliò dietro gli ultimi sbuffi di fumo. Era un profilo familiare. Strawberry sentì il cuore riaversi.

- Cavaliere blu! Allora stai bene!

Con le lacrime agli occhi la ragazza stava per buttargli le braccia al collo, quando il velo di fumo si dissolse.

- Ma cosa.. – riuscì a mormorare Tart che nel frattempo aveva fatto la sua apparizione seguito da Pie e Gish.

Gli occhi di Strawberry si dilatarono a dismisura, il sangue le si ghiacciò nelle vene, il cuore perse un battito.

Davanti a loro stava qualcuno che non avevano mai visto. Era in tutto e per tutto simile al cavaliere blu, ma i suoi capelli erano neri come la pece e gli occhi di ghiaccio erano bordati di rosso carminio.

- Mark..- lo chiamò Strawberry alzando debolmente una mano verso quell’essere che era apparso.

- Stupida umana! – rispose quello sprezzante – Il mio nome non è Mark! Eppure avresti dovuto capirlo. Sono io, sono Profondo Blu.

 

Un silenzio agghiacciante era sceso in mezzo a loro. Profondo blu…allora era lui! Ma come era apparso? e dove era finito Mark? e perché quel mostro aveva lo stesso aspetto del cavaliere blu? Ognuno cercava di mettere ordine nella propria mente, di arrivare a sciogliere l’enigma. Come era possibile?

Una spiegazione c’era in realtà, molto semplice e immediata, ma così assurda che era impossibile da accettare.

- Maledizione – imprecò Ryan sbattendo violentemente un pugno sul terreno – Avrei dovuto capirlo subito!

La risposta si stava facendo strada pian piano anche nelle menti degli altri presenti, ma quella di Strawberry ancora non voleva cedere alla dura logica dei fatti.

- Cos’ hai fatto a Mark? Dove lo hai portato, maledetto!? – Urlò la ragazza stringendo i pugni in direzione dell’avversario – dimmelo subito o sarà peggio per te!

Per tutta risposta Profondo blu scoppiò in un’orribile risata.

- Evidentemente ti ho sopravvalutata micina! Non hai ancora capito?

La guardò negli occhi mentre quelli di lei sprizzavano fuoco.

- Io sono Mark…o meglio, lo ero!

L’alieno fece una pausa per gustare a pieno la reazione di Strawberry che era rimasta immobile, impietrita. Qualcosa dentro di lei si era rotto, spezzato. La realtà iniziava appena ad affacciarsi alla sua mente, come un’immagine sfocata che all’improvviso acquista nitidezza, ma già stava lacerando tutte le sue certezze.

Strawberry aprì la bocca, ma non riuscì ad emettere nemmeno un suono. Poi si accasciò sulle ginocchia.

Fu solo allora che riuscì a mormorare – Io…come è possibile…

Profondo blu sorrise malvagio. Provava un piacere immenso nel vedere lo sgomento dipinto sui volti dei presenti e in particolar modo su quello di Strawberry. In segreto pregustava la vittoria finale, il riscatto dalla prigionia a cui era stato condannato ripagata col dominio illimitato sulla Terra. Mancava poco al suo trionfo. Pochissimo. E ormai non c’erano più ostacoli sulla sua strada: poteva concedersi di perdere un po’ di tempo per gustarsi questo momento, che sognava da sempre.

- Mi deludi proprio! Pensavo che non fosse tanto difficile da capire! Mark non è mai esistito Strawberry! Era solo un mezzo, una pedina sulla mia scacchiera. Ma non era reale!

- Certo che era reale! Come puoi dire una cosa simile! – gridò Lory – non devi ascoltarlo Strawberry! Sta solo cercando di confonderti!

Strawberry non si muoveva. Avrebbe voluto credere alle parole di conforto dell’amica, ma ora che Profondo blu le aveva mostrato una parte di verità, il suo istinto le suggeriva che non c’era niente di falso nelle sue affermazioni.

- è inutile che cerchi di consolarla Lory! Quello che sto dicendo è tutto vero!

- No! Io non ti credo! – gridò di nuovo Lory trasformandosi. – FIOCCO D’ACQUA!

L’attacco della Mewmew andò a segno, ma non scalfì nemmeno di striscio Profondo blu che per tutta risposta scagliò un dardo infuocato verso Mewlory colpendola in pieno.

La ragazza cadde a terra con un grido.

- Mewlory! – la chiamò Ryan mentre si precipitava verso di lei. Le altre Mewmew non persero tempo e si trasformarono a loro volta schierandosi davanti all’amica ferita per proteggerla da un eventuale nuovo attacco.

Ma Profondo blu non sembrava avere intenzione di colpire di nuovo. Guardava malvagio  Strawberry che era rimasta immobile al centro del piazzale. Voleva che sapesse tutta la verità così che la sofferenza potesse ferirla nel profondo.

- Sai Strawberry, non è stato difficile entrare nei tuoi sogni e trarne tutte le informazioni di cui avevo bisogno! – sorrise di nuovo – Non hai mai pensato che Mark fosse troppo perfetto? Non hai mai capito che se era così meraviglioso ai tuoi occhi era perché era stato progettato esattamente per soddisfare i tuoi desideri?

Gli occhi di Strawberry erano ormai vuoti. Neri e senza fondo.

- è così sai? Tu eri troppo importante per il mio piano! Allora mi sono dato da fare per creare l’essere umano dei tuoi sogni, una persona perfetta sotto ogni punto di vista. Sono stato bravo?

Profondo blu ormai si gongolava osservando sprezzante quell’imbattibile guerriera prostrata ai suoi piedi, sapeva di averla colpita nel profondo con una ferita mortale.

Ed era proprio così che Strawberry si sentiva. Morta dentro.

- Ho creato Mark assecondando ogni tua aspettativa e l’ho lasciato agire come tu avresti voluto. Ma lui non era che un corpo. E io ero dentro di lui e lo manovravo. Persino la trasformazione in cavaliere blu non ti ha fatto nascere alcun sospetto? – rise di nuovo – Ma come! Non ti sei accorta che il tuo amato cavaliere ha fatto la sua comparsa proprio quando sentivi il bisogno di essere protetta? Non ti è sembrata una coincidenza strana, Strawberry?

La ragazza non poteva rispondere. Era immobile. Aveva subito un colpo troppo duro, troppo difficile da sopportare, più doloroso di mille ferite. E la cosa peggiore era che non aveva dubbi: sapeva che era la verità! Così si spiegavano tante cose…ma era difficile da accettare. All’improvviso si sentiva stanca, senza nemmeno le energie per muoversi e rialzarsi dignitosamente in piedi. Era….sconfitta.

- Perché lo hai fatto, mostro?! perché l’hai difesa tante volte dagli attacchi dei tuoi stessi scagnozzi se poi volevi eliminarla!? – chiese Mewmina urlando tutto il suo dolore per l’amica.

- Per divertimento – rispose serafico e glaciale Profondo blu – Ma non solo…in realtà mi serviva qualcosa da lei….qualcosa che non potevo prendere con la forza….mi serviva il suo amore!

- Maledetto! – urlò Gish – Mi hai ordinato di ucciderla nonostante tutto e quando ci stavo riuscendo proprio tu sei intervenuto a fermarmi…mi hai quasi ucciso con quella ferita!!!

Profondo blu non si voltò neppure per guardarlo – Che importanza vuoi che avesse la tua inutile vita per me?

- ma allora – esclamò Tart – Gish aveva ragione! Ci hai solo usati per i tuoi scopi…non hai mai pensato di aiutare il nostro popolo! Non pensavi a salvarlo!

Profondo blu scoppiò di nuovo in una risata satanica – Perspicace mio piccolo Tart! Il mio unico obiettivo è di impossessarmi del cristallo Mew e ora che mi sono liberato dalla prigionia a cui ero stato relegato per secoli, niente mi potrà fermare e il mondo sarà in mio potere!

Pie era livido in volto: era sempre stato onesto con Profondo blu, convinto che fosse importante mantenere la parola data e ora scopriva che li aveva solo usati.

- spiegami – disse con la voce piena di rabbia – perché ostacolarci? Stavamo cercando il cristallo per te…perché metterci i bastoni fra le ruote? Avremmo potuto renderti il compito più semplice e rapido…perché schierarsi dalla loro parte?

- Sapevo che eri intelligente Pie! E visto che fra tutti sei sempre stato il più fedele ti darò la soddisfazione di sapere prima di ucciderti.

Pie non distolse lo sguardo stringendo i denti. Profondo blu lo guardava divertito.

- Vedi..in realtà io non avevo bisogno di voi per la ricerca del cristallo, sapevo esattamente dov’era! Voi mi servivate solo per fare in modo che tornasse al suo splendore.

- ancora non capisco – replicò Pie.

- Mi spiace – rispose ghignando Profondo blu – ma il tuo tempo è scaduto…il tempo degli umani è scaduto…addio!

Così dicendo l’alieno sguainò la spada e iniziò a scagliare i suoi micidiali attacchi.

Le Mewmew risposero con le loro tecniche combinate.

- FIOCCO D’ENERGIA! FIOCCO D’AZIONE! FIOCCO IMMOBILIZZA!

Ma fu tutto inutile. La potenza dirompente di Profondo blu le scaraventò per terra. Tart e Pie tentarono allora di coglierlo di sorpresa, dato che ormai era chiaro che era lui il vero nemico. Ma i loro attacchi si infransero sul corpo dell’alieno senza neppure scalfirlo. Profondo blu sogghignò lugubre e lanciò un’altra serie di micidiali attacchi che ferirono i due amici facendoli precipitare.

Profondo blu si voltò allora verso la sua preda: Strawberry! La ragazza era ancora immobile, cementificata. Era cosciente, ma si sentiva come sprofondare in un nulla freddo e incolore. Non era consapevole di quello che stava accadendo intorno. Non vedeva le amiche ferite, non sentiva la voce di Ryan che invano le imponeva di trasformarsi e non si era neppure accorta che un attacco di Tart, deviato, si era abbattuto accanto a lei.

- A noi due micetta – sussurrò Profondo blu.

Mewlory comprese che se nessuno avesse fatto niente, per l’amica sarebbe stata la fine. Si sentiva così debole! Il corpo le doleva ovunque, ma non poteva arrendersi: tante volte era stata Strawberry a salvare tutte loro, spesso rischiando grosso. Ora toccava a lei.

“Maledizione!” pensò Ryan con le lacrime agli occhi “Perché non mi succede niente?! perché sono così inutile!”. Soffriva nel sentirsi impossibilitato ad aiutare le sue ragazze. Soffriva nel pensare che persino una bambina come Paddy era di certo più utile di lui. E tutto per colpa del suo stupido DNA capriccioso.

Mewlory si alzò a stento sulle gambe. Ryan cercò di trattenerla.

- Mewlory che stai facendo?? Sei  troppo debole non fare pazzie!

- Sciocchezze – rispose lei a fatica e si preparò a scagliare il suo attacco – Fiocco d’..

Ma non riuscì a finire. Cadde svenuta tra le braccia di Ryan. Il colpo infertole da Profondo blu era stato troppo diretto.

- Mewlory – sussurrò Ryan cercando di svegliarla. Poi il suo pensiero si spostò sulla scena accanto a loro. Profondo blu aveva il braccio alzato, stava per scagliare un suo attacco verso Strawberry che era accasciata davanti a lui, completamente indifesa.

- STRAWBERRY!!!!!!! – urlò Ryan con quanta voce aveva in corpo

- Addio micetta! – sibilò Profondo blu e scagliò un lampo di luce che si abbattè al suolo alzando un nuvolone di polvere.

Ryan fissava la scena terrorizzato. I suoi occhi azzurri sempre così glaciali erano scossi da un tremito. Troppo tardi…

- Strawberry – mormorò piano: gli mancava il respiro. Non poteva crede che fosse successo davvero…

- Credevi davvero che te l’avrei lasciata prendere così facilmente!? Illuso! – disse una voce sprezzante dall’alto di un albero.

Ryan alzò lo sguardo: era Gish e tra le sue braccia stava adagiata Strawberry, ancora viva. L’alieno aveva aspettato l’ultimo momento per intervenire: aveva afferrato la Mewmew al volo e l’aveva messa in salvo.

A Ryan sembrò di rinascere.

- Gish! – disse irato Profondo blu – Avrei dovuto aspettarmelo da uno come te! Era logico che vigliacco come sei ti saresti nascosto per poi cogliermi di sorpresa!

- è inutile che tenti di farmi perdere la calma. Non farò qualche stupida mossa solo per orgoglio – gli sorrise sprezzante – Ho un carico troppo prezioso per poter rischiare. Arrivederci! – disse poi.

Nell’aria si aprì un vortice dimensionale e Gish sparì oltre portando con sé Strawberry, gli amici e il team Mewmew, Ryan compreso. Anche Kyle, appena intervenuto sul luogo del disastro con preziose informazioni, venne risucchiato e seguì gli altri nella dimensione aliena.

 

 

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Capitolo 2
*** Nel mondo degli alieni ***


Prima di lasciarvi al prossimo capitolo ringrazio davvero di cuore tutti quelli che hanno letto e soprattutto chi ha avuto la bontà di recensire

Prima di lasciarvi al prossimo capitolo ringrazio davvero di cuore tutti quelli che hanno letto e soprattutto chi ha avuto la bontà di recensire! Grazie davvero!! È una sensazione molto piacevole sapere di scrivere qualcosa che piace! Thanks di nuovo! Spero vi piaccia anche il resto!

Buona lettura!

 

 

CAPITOLO 2 – Nel mondo degli alieni

 

Quando Pam aprì gli occhi si trovò in un posto sconosciuto. Dovevano essere passati pochi minuti da quando Profondo blu l’aveva colpita e lei aveva perso i sensi.

- ben svegliata! – la salutò Kyle.

Ma cosa era successo? Dove erano finiti? Dov’era Profondo blu? E Strawberry? E perché all’improvviso tutto intorno era calmo?

Mille domande si affollavano nella mente della ragazza quando Mina le corse incontro per abbracciarla.

- Pam! Stai bene!? Finalmente! pensavo che non ti saresti più svegliata!!

La ragazza sorrise all’amica – Ci vuole ben altro per mettermi KO! – rispose debolmente. Avvertiva un dolore molto forte alla testa: probabilmente l’aveva pestata violentemente cadendo.

- Mina…per favore…vuoi spiegarmi cos’è successo??

- Certo Pam! – la ragazzina la guardò con un po’ d’ansia – ma tu non ti agitare…hai preso una brutta botta. Tieni..metti un po’ di ghiaccio.

- Grazie – rispose Pam. Poi la guardò negli occhi: aspettava una spiegazione anche se l’atteggiamento rilassato di Mina faceva presagire notizie confortanti.

- è un posto strano vero? – esordì Mina – anche io quando mi sono riavuta mi sono trovata smarrita, ma non ti preoccupare, siamo al sicuro per ora. Gish ci ha trasportate nella loro dimensione extratemporale per sfuggire a Profondo blu e credo che quel mostro ci metterà ancora del tempo prima di trovarci. Siamo meno vulnerabili finchè restiamo qui, perché lui avrà un bel daffare prima di scovare questo nascondiglio. Gish lo usava come base dopo aver voltato le spalle a Profondo blu.

- E gli altri? Come stanno?

Mina esitò un attimo: non era piacevole dare certe notizie e forse non era il caso, ma Pam sapeva affrontare le difficoltà, era meglio dirle tutto.

- Paddy sta benone, si sta occupando di Tart che è stato ferito a un braccio. Pie, Ryan e Gish sono senza un graffio e con noi c’è anche Kyle che è arrivato giusto in tempo.

- E Lory e Strawberry??

- Lory è stata ferita duramente. – il tono di Mina andava perdendo sicurezza - Le è salita una forte febbre, ma passerà. Quella che mi preoccupa di più …è Strawberry

- Cosa le hanno fatto??? – urlò Pam in preda alla rabbia.

- Fisicamente nessuno le ha torto un capello, Pam, sta calma. Non ha neanche un graffio, ma…è ancora sotto shock. Non parla, non si muove. Abbiamo provato a parlarle a farla reagire, ma è stato tutto inutile.

Mina abbassò la testa – Forse il colpo è stato troppo duro per lei…

- Sciocchezze! – replicò PamStrawberry è una guerriera, non si arrenderà per così poco!

- Ma..Pam…si tratta di Mark e lo sai che lei è sempre stata  molto sensibile su questo punto..

- Portami da lei. – disse Pam in tono deciso. – Vedrai che si riprenderà!

 

Pie e Gish stavano seduti immobili nelle loro poltrone galleggianti. Fissavano Kyle che aveva fatto il suo ingresso nella sala computer. Il terrestre sorrise conciliante ai due alieni come solo lui sapeva fare.

- Be…dopo tante ostilità credo sia arrivato il momento di unire le forze – esordì senza complimenti.

- Non abbiamo bisogno del vostro aiuto. Ci libereremo di Profondo blu da soli. – rispose Gish. Il giovane alieno era molto nervoso e contrariato.

- Io credo che sarebbe meglio.. – tentò di argomentare Kyle, ma Gish replicò con forza.

- No! Ho detto che ce la faremo da soli e…- l’alieno si interruppe. Pie gli aveva afferrato il braccio.

- Gish….lo sai meglio di me che abbiamo pochissime speranze di sconfiggere Profondo blu se uniamo le forze. Figuriamoci se agiamo da soli!

Gish lo guardava esterrefatto: proprio lui che aveva sempre odiato con tutte le sue forze gli esseri umani ora cercava un accordo.

Pie continuò – Ho sperimentato direttamente la forza di Profondo blu e ti posso garantire che lui stava solo scherzando con noi! Dobbiamo unire le forze.

Gish si alzò in piedi senza dire una parola e si diresse verso Kyle. L’umano non mosse un muscolo. I due ormai erano faccia a faccia. Se solo avesse voluto l’alieno avrebbe potuto spazzarlo via con un gesto e Kyle ne era consapevole. Gish lo guardò negli occhi Kyle non abbassò lo sguardo. Poi alzò la mano e la tese al terrestre.

- Ok! Da ora siamo alleati. Ma badate bene che non ho scordato né perdonato quello che voi terrestri avete fatto al pianeta Terra. – disse Gish mentre stringeva la mano di Kyle.

Il ragazzo gli sorrise compiacente – Certo…ti capisco! Nemmeno noi possiamo perdonarcelo. – Gish restò sorpreso e Kyle continuò – riuniamoci tutti: sarà necessario cercare di capire i piani di Profondo blu per organizzare la difesa.

- La difesa.. e l’attacco – precisò Gish con un ghigno. Aveva dei conti in sospeso con quel miserabile e non intendeva fargliela passare liscia.

- Pie – proseguì l’alieno – dì ai nostri ospiti di venire qui. Bisogna decidere una strategia.

Pie si alzò dallo scranno e uscì dalla sala.

- Vado a dargli una mano – disse Kyle.

- Bene – commentò una voce quando Kyle fu uscito – pare che dovremo essere amici.

Gish si voltò in direzione della voce. Non gli piaceva il tono strafottente con cui quelle parole erano state pronunciate.

Dallo stipite in ombra di una porta secondaria Ryan sorrise all’alieno in modo indecifrabile. Gish non lasciò trasparire la sorpresa di trovarselo lì all’improvviso. Non l’aveva sentito arrivare né aveva avvertito la sua presenza. Strano. Ma non aveva intenzione di ammettere la sua distrazione.

- così pare – replicò soltanto.

- Vado anche io a chiamare gli altri. Le ragazze sono ferite, potrebbero avere bisogno di aiuto per spostarsi.

Il ragazzo biondo voltò le spalle all’alieno per uscire. Poi si bloccò di colpo inclinando appena la testa verso Gish.

- Ehi…-

- che c’è ?- rispose asciutto l’alieno.

- Grazie per avere messo in salvo Strawberry.

Gish sogghignò – Non devi ringraziarmi! Era nei miei interessi…

- Troverò il modo per renderti il favore.. – replicò Ryan uscendo definitivamente di scena altrettanto silenziosamente di come era apparso.

 

- Sta fermo Tart – strillò spazientita Paddy – se ti muovi non riesco a fasciarti il braccio!!

- Ma brucia!!! – piagnucolò l’alieno più giovane.

- Oh andiamo! Non fare il pappamolle!!! sono certa che ne hai passate di peggiori!

- Be…di sicuro tu non mi hai mai risparmiato i colpi!

- Non è colpa mia! – si difese Paddy offesa – Voi vi ostinavate a far comparire chimeri!

- E voi continuavate a intralciare i nostri piani di conquista! – replicò alla bambina.

- Basta litigare! – asserì una voce dietro di loro. Era Pie. – Ormai siamo alleati, inutile rimuginare sulle vicende passate!

Paddy gli sorrise. Finalmente l’avevano capita che continuare a distruggere la Terra con chimeri terrificanti non era certo il modo migliore per salvarla e che in fondo loro due stavano dalla stessa parte.

- Coraggio – proseguì Pie – dobbiamo riunirci in sala computer per discutere. Ce la fai Tart?

- Credo di sì – mugugnò l’alieno alzandosi in piedi vacillando.

- Aspetta …ti aiuto….- Paddy intervenne a sorreggerlo appena in tempo. Tart le sorrise e lei rispose di rimando.

- Paddy…sai dirmi dov’è Lory? – indagò Pie.

- Certo! – rispose prontamente lei – Nella stanza qui accanto, ma lasciala tranquilla…ha ancora la febbre molto alta.

Pie non rispose e si avviò nella direzione che Paddy gli aveva indicato. L’alieno varcò la soglia passando attraverso la parete immateriale e rimase nell’ombra a scrutare la ragazza adagiata su una sorta di letto galleggiante. Aveva il viso arrossato dalla febbre e continuava a muoversi nervosamente nel sonno. La pezza fresca che le era stata messa sulla fronte era scivolata di lato. Pie si avvicinò e la raccolse guidato da un istinto che credeva di non possedere. La inumidì sotto a un getto d’acqua e la rimise al suo posto. Poi sistemò il lenzuolo. La ragazza sembrava essersi calmata un poco, ma dalle sue labbra dischiuse uscì un gemito.

- Strawberry

- Strawberry sta bene…non temere ..- sussurrò Pie. Poi si sentì improvvisamente stupido. Ma cosa stava facendo? Parlava da solo? Lory dormiva, certo non poteva sentirlo! Eppure la ragazza aveva sorriso alle parole di Pie, forse inconsciamente.

“Oh andiamo! Cosa ci fai ancora qui Pie? Gish ha detto di trovarci il prima possibile…è inutile che io stia qui a fissare un’umana che dorme!”

Eppure Pie non riusciva a schiodarsi di li. Il fatto era che Lory ultimamente l’aveva fatto riflettere. Quella ragazza era entrata nei suoi pensieri più di quanto lui non fosse disposto ad ammettere. A volte in sogno lei appariva e con voce implorante gli chiedeva perché non potevano essere amici. Perché dovevano combattere.

Questa domanda lo aveva assillato per giorni. E alla fine Pie doveva darsi per vinto. Lory aveva avuto ragione. Aveva visto più in là di tutti: non c’era ragione per quella guerra.

L’alieno sospirò.

- Appena ti sveglierai risponderò alla tua domanda Lorydisse piano uscendo dalla stanza.

 

- Pam! Mina! – Kyle le chiamò vedendole camminare in direzione della stanza di Strawberry.

- Kyle!

- felice di rivederti in piedi Pamil giovane sorrise alla ragazza – presto, venite in sala computer; ci sono molte cose di cui discutere.

Le ragazze lo seguirono docile e incrociarono Paddy e Tart che si avviavano nella stessa direzione.

- Ragazze! – le chiamò Paddy salutandole.

- ciao Paddy! – Rispose Pam.

Pie le raggiunse dal dietro – Lory ha ancora la febbre…faremo a meno di lei per ora, deve riposare.

Kyle annuì. Se l’era immaginato.

- Vado a vedere se Strawberry sta meglio – disse il ragazzo; ma Ryan gli appoggiò una mano sulla spalla.

- Accompagna le altre…penso io a Strawberry… - disse in tono cupo.

Kyle lo guardò con aria preoccupata. Era chiaro che Ryan non riusciva a darsi pace per lo stato vegetativo in cui era ridotta la ragazza.

- Va bene – acconsentì poi – ma…dalle tempo

Ryan non rispose neppure e si avviò verso la stanza. Gli ci volle del tempo prima di decidersi ad entrare: gli faceva male vedere Strawberry in quello stato.

La Mewmew infatti era seduta in una poltrona, immobile nella stessa posizione in cui Gish l’aveva adagiata. Era rigida come una statua, aveva gli occhi vuoti e spenti e se non fosse stato per il sollevarsi regolare del suo petto si sarebbe potuta dire morta.

- Strawberry – la chiamò Ryan – c’è una riunione importante. Devi svegliarti e venire con me.

Ma la ragazza non fece una piega. Ryan distolse lo sguardo. Aveva provato in tutti i modi ma lei non reagiva.

“Accidenti! Accidenti! Ryan! Sei tu il responsabile del progetto! Sei tu che devi toglierla dai guai! Se non fosse stato per te Strawberry avrebbe avuto una vita normale…se tu razza di stupido orgoglioso non avessi creduto che i tuoi studi ti dessero la prerogativa di decidere della vita delle persone…! Tu che sai sempre tutto e ostenti sempre sicurezza…come pensi di fare ora che le cose ti sono sfuggite di mano?? Razza di idiota che non sono altro!”

Il biondino guardò a lungo di nuovo il viso di lei.

- Strawberrychiamò ancora – per favore – il suo tono era quasi una preghiera. Ma la ragazza non reagiva ancora.

- MALEDIZIONE! – urlò lui tirando un pugno contro lo schienale della poltrona a pochi centimetri dal viso di lei. Strawberry non sembrò neppure accorgersi dell’accaduto, ma il pugno provocò uno spostamento che fece cadere il viso di lei contro il pugno chiuso di lui.

Quel contatto effimero provocò un leggero cambiamento nell’espressione di Strawberry. Ryan riprese speranza. Le accarezzò la guancia e poi prese il viso di lei tra le dita. Strawberry sbatté le palpebre.

Aveva sentito freddo da quando la certezza che Mark altri non era se non una marionetta nelle mani di Profondo blu aveva preso piede dentro la sua mente. Un freddo inumano e senza fine. E le sue membra erano state avvolte da un ghiaccio pungente che aveva congelato tutto: i suoi pensieri, il suo corpo, il suo cuore. Era una voragine nera quella in cui si era sentita precipitare. Una voragine che risuonava di urla e ricordi e che non pareva avere mai fine. E mentre lei precipitava in fondo sempre più in fondo, il freddo la immobilizzava sempre di più, stringendola in una morsa di ghiaccio, intrappolandola in una teca gelida e trasparente da cui tentava inutilmente di uscire.

Ma poi era successo qualcosa. All’improvviso nella sua angoscia aveva avvertito qualcosa di caldo sfiorarla. Era stato solo una sensazione sfuggevole, ma il suo corpo intirizzito aveva reagito e poi il caldo era diventato più intenso e lei era riuscita a rompere il ghiaccio attorno a sé e a liberarsi.

Ebbe un sussulto violento mentre tornava in sé. Ryan quasi non riusciva a crederci.

- Strawberry – la chiamò di nuovo. E lei finalmente reagì, sollevando gli occhi sui suoi. Certo, era ancora molto confusa e non lo riconobbe subito, ma il ragazzo si sentì così sollevato che senza riuscire a trattenersi le sorrise di un sorriso dolcissimo.

Durò solo un attimo, poi Ryan riprese il controllo di sé allontanandosi immediatamente da Strawberry e asciugandosi infastidito quell’abbozzo di lacrimuccia che sentiva ai lati degli occhi.

- R..ryan…- balbettò la ragazza guardandolo.

- finalmente ti sei ripresa! – fece Ryan col solito tono di sufficienza.

- Tieni – disse il biondino lanciandole una coperta – sembri infreddolita! Mettiti questa e cerca di riposare un po’…tornerò più tardi a vedere come stai e ad aggiornarti sulla situazione. Ah nel caso il posto non ti riuscisse familiare siamo ospiti di Gish e compagni…e saremo al sicuro almeno per un po’.

Strawberry si raggomitolò nella coperta.

- Grazie – riuscì soltanto a dire mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime al ricordo degli eventi del pomeriggio.

Ryan esitò un attimo sulla soglia lanciandole un altro sguardo: sembrava così provata! Il ragazzo provò l’impulso irresistibile di avvicinarsi e consolarla, ma certo un atteggiamento simile non era da lui. Così si limitò ad avvicinarsi di nuovo a lei, dandole una rapida carezza sul capo. Strawberry avvertì di nuovo quella sensazione di caldo.

- Coraggio – le disse poi con un tono che, notò Ryan con disappunto, era meno aspro del solito. Poi uscì dalla stanza in direzione della sala computer.

Strawberry, rimasta sola, si raggomitolò ancora più stretta su stessa e iniziò a piangere tutte le sue lacrime.

 

Ryan fece il suo ingresso nella sala computer dove la discussione era già iniziata. Tutti però si bloccarono vedendolo entrare. Lui adottando la solita tattica fece finta di non accorgersi che tutti gli sguardi erano puntati su di lui.

- Allora?? – chiese ansiosa Paddy.

Ryan la squadrò fingendo di non capire.

- Aggiornatemi su ciò che è stato detto – disse soltanto il ragazzo.

Gish lo guardò con astio – Dicci prima di Strawberry.

- che volete sapere? – disse con espressione atona l’umano.

- O MA CHE CAVOLO!! CI SE O CI FAI!! SECONDO TE COSA VOGLIAMO SAPERE EH??!! – esplose Paddy.

- Calmati Paddyreplicò Pam – mi sembra chiaro no? Strawberry si è ripresa.

Kyle le sorrise complice: anche lei ormai aveva imparato a interpretare il comportamento di Ryan.

- Strawberry sta meglio. – confermò il biondo - , ma ha bisogno di riposare.

- Bene – constatò Kyle sollevato.

Anche lui aveva capito che la ragazza stava meglio dall’espressione di Ryan. Fino a poco prima il ragazzo era abbattuto, assente e nervoso. Da quando era entrato in sala invece aveva dato prova del suo solito ferreo controllo. Questo era certo segno che il suo animo non era più turbato.

Pie prese la parola – Riguardo quello che abbiamo detto non c’è nulla che tu non sappia. Abbiamo semplicemente ricostruito i nostri movimenti in battaglia e quelli di Profondo blu per stabilire le sue tecniche e trovare eventuali punti deboli. Ho inserito i dati nel computer: li analizzerò più tardi.

- Quando sei entrato – continuò Tart – stavamo cercando di capire quale sia l’obiettivo di Profondo blu.

- senza contare – aggiunse Mina – che anche i motivi del suo modo di agire non sono chiari.

- Analizziamo le sue parole – si intromise Pam – Ha detto di essere stato costretto ad assumere le sembianze di Mark perché aveva bisogno dell’amore di Strawberry….e poi ha anche detto che lui conosceva già l’ubicazione del cristallo Mew

- non riesco a spiegarmi allora perché abbia convocato noi tre al suo servizio – disse stizzito Tart.

- Be… - fece Gish dopo averci pensato a lungo – forse era solo per raggiungere lo stesso scopo che si prefissava di raggiungere con Mark.

Alcuni paia di occhi lo guardarono senza capire, ma ora che l’aveva espressa, la sua teoria acquistava forza e l’alieno sentiva che era la soluzione giusta a quel primo enigma.

- insomma – proseguì rivolto al suo pubblico – provate a pensare: quale modo migliore per cementificare un rapporto che metterlo di fronte a una difficoltà comune? Combattendo contro di noi non sarebbero certo mancati i pericoli e Profondo blu sapeva bene come sfruttare la situazione a suo vantaggio per far sì che Strawberry si innamorasse sempre più di Mark.

- E’ vero! – esclamò Mina – questo spiegherebbe la sua alleanza dalla nostra parte e anche la singolare caratteristica del cavaliere blu a intervenire solo in difesa di Strawberry!

- credo sia un’ipotesi plausibile – annuì Pie. Kyle era d’accordo con lui e anche Ryan dovette ammettere che era un ragionamento senza ombra di dubbio molto arguto.

- Questo ci porta al secondo problema – continuò Pamperché? Voglio dire…perché aveva bisogno di essere l’oggetto dell’amore di Strawberry? E perché proprio del suo.

La ragazza si guardò intorno. Nessuno sembrava in grado di trovare una soluzione.

A un tratto nella sala immersa nella penombra risuonò un rumore insolito. Tutti si girarono verso Paddy e Tart che si tenevano imbarazzati la pancia.

I loro stomachi avevano protestato per la troppo prolungata mancanza di cibo.

- Be in fondo..- cominciò Paddy

- è da stamattina che non tocchiamo cibo – continuò Tart.

Kyle sorrise benevolo – Avete ragione ragazzi! È ora di metter qualcosa sotto i denti! A pancia vuota non si ragiona! Per il momento abbiamo già fatto un passo avanti…credo che per oggi possa bastare. Sono successe fin troppe cose! Mi metto subito ai fornelli e dopo cena tutti a dormire – propose vivacemente.

Nessuno ebbe la forza di obiettare e così si diressero tutti al locale cucina per trovare nel cibo un po’ di ristoro. 

 

 

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Capitolo 3
*** Responsabilità ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti! Scusate sempre l’enorme ritardo con cui aggiorno, ma vi assicuro che non è per cattiveria!!!! ^-^ Per farmi perdonare e ringraziarvi dei gentilissimi commenti aggiungo subito tre cap nuovi!

(Tenetevi forte…l’atmosfera si surriscalda!)

Buone vacanze…e buona lettura!

 

 

CAPITOLO 3 - Responsabilità

 

Qualcuno bussò leggermente alla porta della camera di Strawberry. La ragazza, ancora sprofondata nella poltrona e avvolta dalla coperta, non trovò nemmeno la forza di rispondere. La maniglia tuttavia si abbassò lo stesso e Mina entrò reggendo un vassoio. Sorrise all’amica che le rispose con un lungo sguardo di occhi arrossati.

-Ti ho portato qualcosa da mangiare – disse Mina nel tono più gioviale che riuscì a trovare – Kyle ha detto che ti farà bene mangiare qualcosa di caldo…tieni…- continuò poi allungando il piatto fumante verso Strawberry. 

-Non ho fame- protestò debolmente.

Mina le lasciò il piatto tra le mani ignorando la sua risposta.

-Kyle l’ha preparato apposta per te..sarebbe molto scortese non accettarlo.

Strawberry fissò per un momento il brodo caldo. Poi sospirò e ne prese una cucchiaiata. Non voleva che Kyle ci restasse male, in fondo quel ragazzo era sempre così gentile…!

Mina sorrise soddisfatta.

-Brava Strawberry! Mangia così potrai rimetterti presto in forze: aspettiamo tutte con ansia che tu possa di nuovo combattere al nostro fianco. Gliela faremo pagare vedrai!- disse sicura di sé stringendo i pugni.

Strawberry appoggiò il cucchiaio ancora mezzo pieno.

-Mina- disse così piano che l’amica fece quasi fatica ad accorgersene –io non credo…non credo di voler più combattere. Mai più. Sono…così stanca…

 

Pie entrò nella stanza di Lory. La ragazza, che questa volta era sveglia, si girò di scatto sorpresa.

-Scusami- disse Pie sentendosi all’improvviso a disagio senza capirne il motivo –pensavo dormissi.

Lory era leggermente arrossita.

-Mi sono appena svegliata- riuscì poi a rispondere –ma non importa lo stesso.

Lory gli sorrise mansueta come al solito e l’alieno rimase lì a fissarla chiedendosi cosa era andato a fare dall’umana. In fondo non aveva proprio niente da dirle. “Ti stai preoccupando forse per lei??” gli suggerì una voce interiore, ma Pie la mise subito bruscamente a tacere.

-Gish mi ha chiesto di appurare le tue condizioni per verificare il nostro potenziale in un’eventuale battaglia- si giustificò Pie. Non era vero naturalmente…e allora perché lo aveva detto?

-Se combatteremo io ci sarò- disse Lory decisa nonostante il suo fisico le lanciasse chiari segnali di allerta.

-Come sta Strawberry?- chiese poi l’umana.

-Meglio- rispose Pie –si è ripresa dallo stato di shock e dato che non aveva ferite di alcun genere..

Lory sorrise sollevata: per fortuna l’amica si era ripresa. Aveva un carattere molto forte e determinato, certo, ma era stata colpita molto duramente questa volta. In ogni caso era meglio andare a controllare di persona.

Lory scostò le coperte e appoggiò i piedi sul pavimento tiepido. Puntò le mani sul letto e si diede una spinta per alzarsi in piedi. Quel semplice movimento le causò un fortissimo capogiro e la ragazza si appoggiò alla parete per non cadere.

Pie le fu subito accanto.

-Non credo sia stata una buona idea alzarsi- disse calmo.

Lory si premette la mano sulla fronte.

-Ho..ho solo avuto un piccolo giramento..- si difese debolmente –e comunque devo andare da Strawberry.

Lory tentò di fare un passo, ma di nuovo sentì il modo vorticarle attorno. La mano perse la presa, e le gambe cedettero sotto il peso del suo corpo. Per fortuna Pie intervenne in tempo e prima che la ragazza potesse realizzare di non essere caduta sul pavimento, si ritrovò stretta fra le braccia dell’alieno. Il cuore di lei accelerò i battiti.

-Non sei in grado di camminare- disse Pie serafico –ti porto io da Strawberry, ma che non diventi un’abitudine- aggiunse poi acido. Non sapeva perché aveva sentito il bisogno di sottolineare che gli seccava trasportarla, quando in realtà lo faceva con piacere. Da un po’ di tempo non riusciva più a capirsi, qualcosa gli sfuggiva.

-Va bene – sussurrò lei imbarazzatissima senza guardarlo in faccia.

 

Kyle sobbalzò all’improvviso avvertendo la presenza di Ryan nella stanza. Entrando non si era accorto che era lì sdraiato nel letto e quando lo aveva sentito sospirare si era preso uno spavento tremendo.

-Non ti avevo visto- disse infatti rivolto a Ryan.

Il biondo non gli rispose e se ne rimase a guardarlo pensieroso.

-A cosa pensi- domandò Kyle che nel frattempo si era ripreso.

Ryan esitò ancora un attimo prima di parlare, poi disse con semplicità – A quante possibilità abbiamo di sconfiggere quel mostro.

-Non molte- replicò Kyle calmo.

-Insomma anche se studiamo una strategia accurata e anche se adesso possiamo contare sui poteri dei tre alieni…l’hai visto anche tu no? È potentissimo! Se avessimo l’acqua mew sarebbe diverso…ma in queste condizioni! Mi chiedevo se non era il caso di lasciar tornare a casa le ragazze. Non è la loro guerra questa e in fondo stanno rischiando la vita..

-Non accetterebbero mai e comunque sarebbe inutile..sai benissimo che Profondo Blu ha intenzione di cancellare la razza umana dalla faccia della terra. Morirà tutta l’umanità se non ci opponiamo! È vero, non abbiamo molte possibilità di riuscita, ma dobbiamo continuare.

-Se solo io…

-Ryan!- lo rimproverò Kylene abbiamo già parlato! Non è colpa tua..lo sai…

-Si, ma non puoi capire come mi sento! Le lascio andare avanti da sole allo sbaraglio…mi sento così inutile! Capisci…solo e soltanto perché io..

-Troveremo la soluzione vedrai! Pie mi ha messo a disposizione il loro computer e i loro dati..ho già iniziato una prima ricerca..ti prometto che farò il possibile…

-Potrebbe non essere sufficiente..

-Troverò quello che cerchiamo entro l’attacco decisivo. Ce la faremo.

Kyle appoggiò una mano sulla spalla di Ryan. Il ragazzo gli rispose con un accenno di sorriso. Le parole dell’amico non lo avevano affatto convinto, ma era inutile continuare a ossessionare Kyle. In fondo lui stava facendo il possibile e non era certo colpa sua.

-Coraggio- riprese il moro –andiamo a vedere come sta Strawberry.

-Vai tu…io è meglio se resto qui…lo sai che ho il potere di innervosirla sempre…- disse Ryan voltandogli le spalle.

-Hai anche avuto il potere di svegliarla però…- replicò Kyle. Ryan non rispose alla provocazione; l’amico sospirò.

-Strawberry potrebbe sapere qualcosa di prezioso- suggerì Kyle –magari in battaglia si è accorta di qualcosa e poi in fondo lei conosceva Mark molto bene..potrebbe essere utile parlarle se vogliamo prepararci allo scontro.

-E va bene- si arrese il biondo –andiamo…

 

-COSA SIGNIFICA CHE NON HAI PIÙ INTENZIONE DI COMBATTERE???- gridò Mina fissando l’amica rannicchiata sul divano.

Strawberry abbassò lo sguardo avvilita.

-Non ne posso più Mina…ti prego, credimi, non è colpa mia, ma sono troppo stanca e troppo debole per continuare…

La mewmew dai capelli blu la guardò incredula. Non poteva essere davvero Strawberry la ragazza davanti a lei, non poteva averle detto quelle cose davvero! Proprio lei che le aveva sempre incitate a non arrendersi, proprio lei che si era sempre sacrificata per l’incolumità del gruppo assumendosi dei rischi elevatissimi, proprio lei che aveva stretto i denti in mille occasioni e aveva combattuto nonostante le ferite e il dolore…proprio lei che dava a tutte loro speranza non poteva essersi arresa.

-NON PUOI PIANTARCI IN ASSO!!- esclamò puntandole contro un dito inquisitore –TU MI HAI CONVINTA A FAR PARTE DELLA SQUADRA E A CONTINUARE A STARE UNITE ANCHE QUANDO PAM VOLEVA CHE CI SEPARASSIMO….TU…

Parlava con le lacrime agli occhi, Mina, in un tono rabbioso e ferito.

-..TU…NON PUOI…TRADIRCI COSÌ STRAWBERRY!! NOI ABBIAMO BISOGNO DI TE!

-Mi dispiace- disse soltanto Strawberry abbassando la testa per nascondere gli occhi lucidi.

-NON MI INTERESSA SE TI DISPIACE!! NON PUOI LASCIARCI SOLE!

–Mina…per favore…ti prego…lasciami stare…- la supplicò Strawberry tappandosi le orecchie.

-NO!- esclamò Mina e le afferrò i polsi allontanandole le mani dalla testa. Strawberry tentò di opporre resistenza, ma tale fu l’energia con cui l’amica l’aveva afferrata che la fece cadere sul pavimento.

-TU NON PUOI ARRENDERTI COSì! SEI UNA GUERRIERA, SEI UNA MEWMEW! HAI DELLE RESPONSABILITA’ PRECISE COME TUTTE NOI E NON PUOI TIRARTI INDIETRO ADESSO CHE LE COSE SI FANNO DIFFICILI!!

Perché insisteva? Perché non la lasciava stare? Perché non voleva capirla che la sua ferita era troppo profonda? Che metà del suo cuore era ottenebrato, che la sua vita aveva perso valore, che non le importava più niente…

-Lasciami stare…- supplicò di nuovo, ma Mina non le dava ascolto e continuava a urlare –lasciami in pace…lasciami dimenticare..- sussurrò in un’ultima preghiera prima che le parole che l’amica le scagliava  contro divenissero un confuso turbinio di suoni.

“Basta…basta…” pensò nella sua mente sconvolta.

-BASTA!!!!!!!!- urlò poi d’improvviso Strawberry presa dall’esasperazione.

Mina restò sospesa in un silenzio surreale, poi tutta la rabbia e il dolore della mewmew si sfogarono contro di lei.

-IO NON CE LA FACCIO PIU MINA! NON CE LA FACCIO PIU! MI SEMBRA DI NON AVER FATTO ALTRO NELLA MIA VITA CHE COMBATTERE E COMBATTERE…SONO STANCA! STANCA! COSA HO AVUTO IN CAMBIO? SOLO SOFFERENZA! TRISTEZZA, GUAI E SOFFERENZA! MARK ERA LA SOLA COSA CHE MI FACESSE SENTIRE VIVA E SI E’ RIVELATO UN’ILLUSIONE, UN  INGANNO, UNA TRAPPOLA! NON LO CAPISCI CHE IL MIO CUORE E’ A PEZZI? NON LO CAPISCI CHE NON RIESCO NEPPURE A RESPIRARE SENZA SENTIRMI MORIRE DENTRO E CHE DEVO FARE UNO SFORZO SOVRUMANO ANCHE SOLTANTO PER CONTINUARE A SOPRAVVIVERE SENZA CADERE? COME POSSO COMBATTERE? NON VOGLIO…NON VOGLIO PIU’…NON E’ LA MIA GUERRA, IO NON VOLEVO ESSERE COINVOLTA! VOLEVO UNA VITA…UNA VITA NORMALE COME QUELLA CHE HANNO TUTTE LE RAGAZZE DELLA MIA ETA’…NON HO CHIESTO IO DI SALVARE IL MONDO! SONO STATA STRAPPATA ALLA MIA REALTA’ SENZA CHE POTESSI SCEGLIERE E HO SVOLTO IL MIO COMPITO FINCHE’ CE L’HO FATTA MA ORA NON NE POSSO PIU’! E SONO STANCA DI SENTIRMI DIRE COSA DEVO FARE E DI DOVER CONTRIBUIRE A UN PROGETTO CHE NON MI APPARTIENE E DI DOVER SEMPRE RISCHIARE LA VITA PER CONTO DI ALTRI.

Strawberry si prese la testa fra le mani. Mina non parlava, troppo sconvolta da quel fiume di parole.

-Mina…- ricominciò Strawberry con voce stanca –io…non ho scelto di essere un’eroina…non ho scelto di avere questi poteri…nessuna di noi lo ha scelto…

-Ma- disse titubante Mina –Ryan ha detto che..

-NON MI INTERESSA COS’HA DETTO RYAN!- esplose Strawberry –LUI CREDE SEMPRE DI SAPERE  COSA È GIUSTO! HA SEMPRE LA VERITÀ A PORTATA DI MANO, HA SEMPRE LA RISPOSTA PRONTA, MA NON CI HA MAI PERMESSO DI SCEGLIERE.

C’era rabbia e rancore nelle sue parole. C’era dolore, c’era sofferenza, c’era nostalgia e afflizione.

-LUI HA SCELTO PER NOI…HA SCELTO IL NOSTRO DESTINO…E CI HA MANDATE A COMBATTERE UNA GUERRA SUA…CI HA SPINTE IN PRIMA LINEA..

-Ma, Strawberry…lui non può combattere con noi…

-E ALLORA NON HA IL DIRITTO DI DIRCI COSA FARE!- sbottò la mewmew –È TUTTA COLPA SUA SE…

Ma non riuscì a finire la frase. Uno schiaffo violento, troppo improvviso perché la ragazza potesse evitarlo, la colpì in pieno sulla guancia. Strawberry avvicinò la mano al viso che le bruciava come un fuoco e guardò incredula davanti a sé.

Kyle, gli occhi fiammeggianti, la mano ancora alzata, la squadrava fremendo.

Arrivando dal corridoio per verificare le sue condizioni lui e Ryan avevano incrociato Pie e Lory che andavano nella stessa direzione. Ryan aveva lanciato uno sguardo divertito e complice a Lory che, tra le braccia dell’alieno, era arrossita. Poi avevano sentito delle grida. Provenivano dalla stanza di Strawberry, non c’era dubbio. Erano corsi a vedere, preoccupati e avevano sentito la voce di Mina. Nessuno aveva osato entrare e interrompere la discussione e nel breve spazio che avevano impiegato a realizzare cosa stava succedendo, Strawberry aveva cominciato a replicare all’amica. Avevano sentito tutti.

Pie era rimasto impassibile, solo un sopracciglio inarcato mostrava il suo disappunto: Strawberry era una guerriera molto forte, forse la sola in grado di sconfiggere Profondo blu. Perderla equivaleva ad andare incontro a una sconfitta schiacciante.

Lory aveva spalancato gli occhi a dismisura e si era portata una mano alla bocca fissando preoccupata Ryan. L’aveva visto sussultare, ne era certa, ma era durato un attimo. Anche Kyle lo stava fissando e aveva avuto la stessa impressione. Poi gli aveva visto comparire sulle labbra un sorriso. Era un sorriso triste e ironico allo stesso tempo. Era agghiacciante.

Kyle allora non aveva più retto ed era entrato nella stanza e schiaffeggiato Strawberry.

-Kyle- sussurrò Mina incredula. Il ragazzo chiuse gli occhi e prese un respiro: aveva perso il suo autocontrollo, erano anni che non succedeva ormai.

Strawberry lo fissava con aria atterrita dal pavimento e iniziò di nuovo a piangere.

Ryan, che aveva abbassato lo sguardo per non vedere, si infilò le mani in tasca e si allontanò a passi lenti.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Contrattacco! ***


CAPITOLO 4 – Contrattacco

CAPITOLO 4 – Contrattacco!

 

L’aria che si respirava nella sala era pesante e i presenti, seduti nelle solite poltrone fluttuanti, si scambiavano occhiate preoccupate e furtive. Tutti avevano saputo quello che era accaduto la sera prima e il nervosismo era palpabile. Pie e Kyle trafficavano velocemente sul computer per cercare i dati che avevano elaborato, Mina e Lory si scambiavano occhiate cariche di significato e persino Tart e Paddy se ne stavano buoni buoni senza creare confusione. Pam e Gish osservavano Strawberry.  La ragazza stava tutta rannicchiata su stessa, aveva gli occhi gonfi e rossi e il viso, forse per contrasto, sembrava pallidissimo. Ryan sedeva scompostamente fissando in maniera ostinata il soffitto: aveva dormito poco e male e gli incubi peggiori si erano susseguiti per tutta la notte nella sua testa senza dargli pace.

-Ci siamo- annunciò infine Pie facendo comparire su uno schermo gigantesco e tridimensionale l’immagine di un grafico.

-Questa è la proiezione di uno degli attacchi di Profondo blu.

-A cosa ci serve?- chiese Paddy incuriosita.

Kyle le sorrise benevolo –A trovare un modo per contrastarlo- rispose.

Paddy lo guardava ancora senza capire.

-Se notate- continuò Pie a beneficio della platea –l’aumento di potenza è molto rapido. Durante la preparazione, l’attacco non ha momenti di debolezza perché l’energia viene raggruppata tutta subito e occorre poi incamerarla nella forma voluta; durante questo  tempo tuttavia l’emanazione di potenza è costante.

-Quindi non c’è modo di fermare quest’attacco durante la preparazione.- concluse per lui Kyle.

-Ma allora siamo spacciate!- esclamò Paddy –se non riusciamo a bloccarlo durante la preparazione non c’è modo di fermarlo; il suo è un potere troppo forte per essere trattenuto una volta scagliato!!!

-E’ vero- spiegò Pie –non possiamo fermarlo una volta scagliato, ma..- continuò con un sorriso – forse c’è un modo di bloccarlo..

-Quando?- chiese Pam sbrigativa.

-Se notate bene, nel momento preciso in cui Profondo blu mira il suo bersaglio è costretto a distrarsi un solo istante. In quell’attimo c’è un picco decrescente dell’indice di energia. Dura solo una frazione di secondo, ma se si colpisce con forza in quel momento…lo si può bloccare.- concluse trionfante Kyle.

-Evviva!!- esclamò Paddy subito entusiasta.

-Allora andiamo subito a scovarlo!!! Cosa aspettiamo- le fece eco Tart.

-A me sembra un po’ pochino- commentò invece freddo Gish, spegnendo all’improvviso tutto l’entusiasmo dei due amici più giovani.

-Gish ha ragione- confermò Lory –è troppo rischioso ..e poi in ogni caso questa sarebbe solo la parte difensiva. Non possediamo ancora un attacco che ci consenta di sconfiggerlo.

-Potremmo provare con un attacco combinato…tutti insieme- propose Mina.

-No- disse Gish –non possiamo colpirlo tutti insieme perché almeno due di noi devono scagliare un attacco che blocchi il suo e non farebbero mai in tempo a prepararne un secondo in così breve tempo.

-infatti- aggiunse Pie – e inoltre, dai dati raccolti nel primo scontro, risulta che i nostri attacchi, anche combinati, non sono sufficienti se ne mancano due

Calò il silenzio. Era un bel problema! Non avevano un’arma abbastanza potente da usare contro Profondo blu. Cosa potevano fare? cosa potevano inventarsi ora?

-Potremmo…- la voce di Strawberry si levò all’improvviso nel silenzio –potremmo provare con un mio attacco. – disse.

Tutti si voltarono verso di lei. La ragazza si sentì osservata. Arrossì, poi si disse che non era il momento di fare la timida.

-Io non ho lanciato il mio attacco la prima volta quindi la potenza della mia tecnica non è stata calcolata- spiegò stropicciandosi le mani –non credo di poterlo sconfiggere da sola, ma il mio contributo potrebbe rafforzare a sufficienza l’attacco combinato..

-Questa è un’ottima idea micetta!- esclamò Gish –degna di te!- aggiunse strizzandole l’occhio.

-No..- disse Pie battendo nervosamente sul computer –così non può funzionare! Manca ancora dell’energia!

Si mordicchiò il labbro inferiore poi gli occhi si illuminarono all’improvviso.

-Ma forse…- disse tra sé e sé continuando a fare calcoli su calcoli -..così potrebbe andare…

Tutti lo osservavano col fiato sospeso.

-HO TROVATO!!- annunciò infine –L’attacco di Strawberry non ci servirà per colpire Profondo blu, ma per annullare il suo attacco. Sarà lei sola a neutralizzarlo: ha energia sufficiente! In questo modo noi potremo unire tutte le nostre tecniche e colpirlo subito dopo.

-sei un genio Pie!- lo sostenne Tart.

-Senza contare che così si elimina il problema di coordinare due attacchi che avrebbero dovuto essere scagliati simultaneamente con grande precisione.- commentò Pam.

-Ma tu..- chiese Mina titubante –sei sicura di volerlo fare, Strawberry?

Dopo l’accesa discussione del giorno prima Strawberry non era più tornata sull’argomento ed era indispensabile che fosse decisa perché solo così ce l’avrebbero fatta.

-si- rispose debolmente.

Tutti si voltarono di nuovo verso di lei.

SI- disse poi più convinta –andiamo fino in fondo a questa storia!

Sorrise a Mina che arrossì un poco mentre le altre mewmew correvano ad abbracciarla e Kyle le sorrideva benevolo: dopo quella scenata avevano parlato molto e Strawberry aveva capito molte cose.

-Fossi in voi rimanderei la festa- fece Gish acido –il piano è solo abbozzato e le possibilità di riuscita sono pochissime!

-E’ vero- confermò Kyle.

-Però almeno adesso sappiamo cosa fare nel caso ci sia un attacco improvviso- disse Mina.

-Si- replicò Pie –ma dobbiamo sperare che Profondo blu non ci trovi almeno per un po’. Lory non è ancora in condizione di combattere, Tart è ferito e Strawberry avrà bisogno di esercitarsi sui tempi di azione se vuole centrare l’obiettivo.

-Scusate- disse Strawberry colpita da improvvisa folgorazione –ma c’è una cosa che non capisco.

-Dimmi pure tesoro mio- fece Gish ammiccante –ti spiegherò tutto quello che vuoi sapere.

Strawberry ignorò le avances dell’alieno.

-Profondo blu ha detto che il suo obiettivo è distruggere l’umanità e il popolo alieno per governare su un nuovo mondo in cui avrà pieni poteri…- iniziò la ragazza.

Kyle annuì.

-e ha anche detto che sa già dove si trova il cristallo Mew.

Di nuovo Kyle e i presenti confermarono.

-Ma allora- proseguì Strawberry –perché ci sta cercando??

-Per distruggerci!- esclamò subito Paddy.

-Perché lo ostacoliamo!- propose Tart.

-Certo, ma perché non acquisire subito il cristallo allora? Diventerebbe così forte che noi non potremmo più far nulla. Perché non distruggere prima tutto quello che ha intenzione di distruggere? Insomma, visto che può, perché non porta a termine subito il suo piano?- concluse la ragazza.

Il ragionamento non faceva una piega.

-E’ vero!- esclamò Lory –non ha senso che ci dia la caccia!

-Dovremmo essere noi a inseguire lui per fermarlo e non viceversa.- aggiunse Pam.

-Eppure- disse Pie –lui ci sta cercando! Guardate...sul monitor stiamo seguendo i suoi spostamenti…non riusciamo sempre a localizzarlo, ma quando usa la sua energia lascia una traccia dietro di sé..

-Bambolina mia…hai veramente trovato una domanda interessante- commentò Gish pensieroso.

-tu che ne pensi Ryan?- chiese Kyle voltandosi.

Ma non ottenne risposta. La poltrona di Ryan era vuota.

 

Sgattaiolare via non visto era una delle cose che Ryan sapeva fare meglio fin da bambino. Era molto silenzioso già da piccolo e non era stato difficile imparare ad approfittare dei momenti in cui l’attenzione di tutti era rivolta altrove per allontanarsi senza farsi notare. Anche questa volta aveva funzionato.

Ryan sospirò di sollievo appena fu lontano da tutti ed entrò circospetto nella sala computer.

Durante quella notte insonne aveva pensato molto, ma non era riuscito a trovare una soluzione. Le parole di Strawberry gli erano penetrate nel cervello fino a perforarlo, ma non lo avevano condotto da nessuna parte. Sapeva solo che aveva ragione, che lui le aveva usate, che le aveva messe in pericolo, che aveva scelto per loro…e soprattutto che l’aveva delusa. Si era girato e rigirato nelle coperte per cercare di scacciare questi pensieri malevoli che non gli davano pace, ma il viso rigato di lacrime di Strawberry non si decideva a lasciarlo stare.   

Poi quella mattina, mentre ascoltava il piano dei suoi amici prendere forma, aveva capito che non poteva più sottrarsi ai suoi doveri e doveva agire a qualunque costo: qualcosa sarebbe successo e sarebbe stato certo meglio che restare ancora in questo stato di inerzia.

Si avvicinò rapido allo schermo e digitò alcune coordinate. Una mappa si delineò sullo schermo; Ryan gli diede una rapida scorsa, poi spense tutto e respirò a fondo di nuovo. Doveva sbrigarsi: non sapeva di quanto vantaggio disponeva.

“Mamma…papà…salderò il vostro debito…non temete…” disse fra sé e sé serrando i pugni.

 

-Ma dov’è andato!!!???- esclamò Kyle ad alta voce.

Tutti, ancora presi dalla domanda posta da Strawberry, si voltarono verso di lui senza capire a cosa si riferisse. Poi videro la poltrona vuota.

-Ryan…- balbettò pensieroso Kyle –qualcuno…qualcuno sa dov’è andato??

Molte paia di occhi fissarono lo scranno vuoto senza rispondere.

-No- disse Paddy –Io non l’ho visto uscire…

-Io nemmeno- disse Lory.

Gish scosse la testa in segno di diniego. Pie e Tart alzarono le spalle.

Pam guardò Kyle con uno sguardo d’intesa: avevano avuto subito entrambi un brutto presentimento.

-Presto!- disse Pam –andiamo a controllare! Dev’essere per forza qui intorno!

Strawberry fissava ancora la poltrona senza parlare: anche lei avvertiva qualcosa di tremendo, come un brivido sottile lungo la schiena.

-Calma!- disse Pie –non capisco perché vi agitiate tanto! Sarà andato a fare due passi…non vedo perchè preoccuparsi!

Lory lo guardò intensamente: forse aveva ragione…in fondo non c’era niente di strano. Era normale che Ryan sparisse: ogni tanto lo faceva quando non aveva più voglia di seguire un discorso o semplicemente desiderava fare altro. Eppure qualcosa le diceva che questa volta non era per niente normale.

-Dobbiamo trovarlo!- disse Strawberry alzandosi di scatto e precipitandosi fuori dal corridoio.

Le altre mewmew la seguirono a ruota, ma un grido di Pie le bloccò tutte quante a metà corridoio.

-ASPETTATE!- urlò l’alieno –Tornate qui! Credo…mio dio…credo di averlo trovato!

Le ragazze fecero marcia indietro.

-Maledizione! ma cosa diavolo vuole fare!- sentirono che esclamava Kyle.

Sul monitor del computer lampeggiava una luce rossa, insistentemente.

-Ha varcato una delle soglie della dimensione protetta- spiegò Kyle –ma non capisco perché!! Razza di idiota! Si sarà perso e avrà preso la porta sbagliata!

Kyle abbassò la testa e se la prese le mani.

-No…- disse sommessamente –non si è affatto sbagliato…

Tutti si voltarono verso di lui.

-Cosa intendi dire?- chiese Lory col respiro affannoso.

-E’ andato…a saldare il suo debito…è andato a cercarlo…- rispose Kyle a fatica –è andato a cercare Profondo blu.

 

 

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Capitolo 5
*** Sfidare il destino ***


CAPITOLO 5 - Sfidare il destino

CAPITOLO 5 - Sfidare il destino

 

Se era uno scherzo era davvero di cattivo gusto. Strawberry non riusciva a capacitarsene: come poteva Kyle sostenere che Ryan fosse andato solo e disarmato ad affrontare Profondo blu? Non aveva senso! Non era da Ryan agire d’impulso! Era sempre lui a rimproverarla perché non pensava mai e improvvisava, a dirle di progettare un piano prima della battaglia, a consigliarle di non rischiare mai inutilmente perché era la cosa più stupida che potesse fare e a dirle cosa doveva fare…

“NON HA IL DIRITTO DI DIRCI COSA FARE..”

La frase le rimbombò come un tuono nella testa. Era così che aveva detto la sera prima riferendosi a Ryan e lui l’aveva sentita e adesso…

La ragazza si lasciò cadere sulla sedia.

-E’ tutta colpa mia…- bisbigliò a sé stessa.

Nessuno intorno badava a lei. Tutti si affollavano attorno allo schermo del computer dove Pie e Kyle stavano affannosamente cercando di trovare traccia del passaggio di Ryan.

-Mio dio…- gemette Strawberry.

Tutte le parole che aveva detto la sera prima le tornarono in mente con estrema lucidità. Aveva accusato Ryan di averle rovinato la vita, di averla spinta nel mezzo di una guerra non sua, di averla messa di fronte a un pericolo immenso senza muovere un dito…l’aveva accusato di non preoccuparsi affatto della sua incolumità, di essere un vigliacco! Non erano cose che pensava davvero, non le pensava. Eppure le aveva dette, gridate e per di più lui aveva sentito. E ora era la fuori da qualche parte, solo e indifeso contro quel mostro spregevole. Stava rischiando la sua vita…per cosa poi? Solo perché aveva sentito le sue parole cariche di dolore? Poteva averlo ferito così tanto?

-Non importa..- disse sottovoce stringendo i pugni –in ogni caso...io ho sbagliato e non permetterò a quello stupido di andare a farsi ammazzare!

La mewmew si alzò in piedi, trasformandosi immediatamente in Mewberry.

-Non lo troveremo mai col computer!- esclamò rivolta agli altri –dobbiamo andare a cercarlo!

-Ma Mewberry..- cercò di farla ragionare Pie.

-Basterà Kyle a consultare il computer- replicò lei.

-L’area dove potrebbe essere andato è immensa! Come pensi di trovarlo micetta?- chiese Gish alzando un sopracciglio.

-Ci divideremo- rispose pronta lei. –Kyle dividerà le zone di competenza e ci avvertirà degli spostamenti di Profondo blu se e quando riuscirà a rilevarli.

-Ma…- obbiettò Tart –là fuori c’è quel mostro orrendo…se ci trova non avremo scampo!

-Anche Ryan non ne avrebbe!- replicò Strawberry –e in ogni caso voi non ne avreste senza di me…e io vado a cercarlo!

La sua era stata una risposta decisa: non c’era modo di dissuaderla e le sue compagne erano perfettamente d’accordo con lei. Gish capì che non c’era altro da fare che assecondarla. Abbassò lo sguardo riordinando i pensieri.

-Bene- disse poi –ascoltatemi tutti.

Se dovevano agire voleva almeno essere lui a guidare le operazioni.

–io Tart e Pie ci divideremo formando i tre gruppi di ricerca: siamo in grado di muoverci tramite vortice spaziotemporale in maniera molto rapida, senza contare che voi non sapreste più ritrovare questo posto. Quindi cercate di non perderci mai di vista. Secondo punto: l’obiettivo è trovare l’umano. Niente atti di eroismo, niente scontri non necessari. Appena lo si individua lo si porta al sicuro. Se troviamo Profondo blu ce ne andiamo in fretta. Tutto chiaro?

Tutti annuirono: le parole di Gish erano decisamente logiche e ben pensate. Non potevano permettersi errori o sarebbe stata la fine.

-Infine c’è una condizione da rispettare- si voltò verso Strawberry –dovrai promettermelo tu a nome di tutte- le disse.

-Parla- rispose solo lei.

-Controlleremo tutti i settori, ma una sola volta. Non possiamo perdere altro tempo o Profondo blu potrebbe portare a termine i suoi piani e questo sarebbe molto peggio che perdere Ryan. In fondo lui non ci serve per il nostro piano.- sorrise freddo alla ragazza.

-MA COME SAREBBE A DIRE CHE…- iniziò Paddy indignata che si era subito sentita ribollire il sangue nelle vene di fronte a tanto cinismo.

Ma Strawberry le fece cenno di tacere.

Sapeva cosa stava pensando l’amica più giovane: anche lei si sarebbe ribellata a questa logica, anche lei avrebbe voluto dire che Ryan era troppo importante e che non lo avrebbe mai e poi mai abbandonato al suo destino, ma purtroppo Gish aveva ragione. C’era in ballo la salvezza del mondo…anche se il suo cuore sanguinava, sapeva perfettamente che doveva ascoltare solo il suo cervello in un momento simile e mantenersi lucida.

-Accettiamo- disse tra i denti.

Pam la guardò con ammirazione: nei momenti peggiori Strawberry sapeva tirare fuori le unghie.

-Bene- sospirò Gish soddisfatto –allora ci divideremo così: Tart Paddy e Mina iniziate dal quadrante ovest; Pam e Pie da quello est; io e la mia bambolina cominceremo da nord. Tutto chiaro?

-Un momento- protestò Lory –ci sono anche io!

-Non se ne parla- sentenziò Gish –saresti solo un peso.

Di certo la diplomazia non era il suo forte. Lory fece per replicare, ma Pam intervenne prima.

-Lory- disse affettuosamente –non sei nelle condizioni di seguirci, ma puoi lo stesso darci una mano…

Lory annuì rincuorata: non sopportava di starsene a far niente mentre Ryan, il suo Ryan, era in pericolo.

-Bene…aiuta Kyle nel coordinare i nostri spostamenti…avrà bisogno di una mano perché siamo molti.- spiegò Pam.

Lory annuì di nuovo.

-perfetto- disse Gish –ricordatevi tutto quello che vi ho detto…e buona fortuna.

I tre alieni sollevarono una mano e tre vortici si crearono nella stanza facendoli scomparire.

 

Ryan camminava spedito nella dimensione in cui era stato catapultato. Si guardava attorno con circospezione: anche se non sapeva dove fosse Profondo blu, era comunque certo che sarebbe presto arrivato. Era una preda troppo facile per lasciarsela scappare e quel maledetto alieno era decisamente troppo furbo.

Intorno a lui i tronchi di alcuni alberi altissimi dalle foglie ambrate scomparivano nella nebbietta gialla che ricopriva il suolo. Non c’erano rumori, non c’erano animali o altre forme di vita escluse quelle piante. Ryan smise di camminare addossandosi al tronco di uno degli alberi in modo che nessuno potesse prenderlo alla spalle e aspettò. All’apparenza sembrava calmo, ma tutti i sensi erano tesi allo spasimo per percepire il più piccolo indizio che potesse segnalargli l’arrivo del nemico. Nonostante questo però non lo udì mentre si avvicinava.

-Guarda guarda chi si vede!- esclamò Profondo blu comparendo all’improvviso di fronte a lui con tanta rapidità, che Ryan non seppe mai da che parte era arrivato.

-Un piccolo umano guastafeste!- lo guardò sorridendo ironico –non hai portato le tue amichette Ryan?

Il biondo non rispose. Semplicemente fissava rabbioso quegli occhi rossi carichi di disprezzo.

-Il gatto ti ha mangiato la lingua?- continuò a canzonarlo Profondo blu, ma Ryan non rispose di nuovo. Questo irritò profondamente l’alieno che riprese con voce più minacciosa.

-Questo gioco è un po’ noioso non ti pare? Se tu non rispondi, non urli e non soffri io non mi posso divertire. Lo capisci vero? E visto che non mi diverto sarò costretto ad eliminarti subito per cercare qualcun altro con cui giocare…magari le tue amiche…cosa ne dici?

-Lascia stare il Mewteam…loro non centrano, lo sai bene…questa è una guerra fra me e te…

Profondo blu restò colpito da quelle parole e per la prima volta da molti secoli, non gli riuscì di capire.

-Vedo…vedo che non mi hai riconosciuto!- esclamò Ryan provando un sottile piacere nell’aver messo, anche solo per un istante, Profondo blu in una situazione di confusione.

L’alieno lo osservò meglio, poi un ricordo gli attraversò la mente. Era un ricordo vecchio di anni, quasi sbiadito: una casa bruciava avvolta dalle fiamme. Si sentivano grida disperate e urla e lui osservava la scena fluttuando nell’aria accanto a un suo chimero che aveva svolto il lavoro per lui, ancora condannato ad avere la consistenza di uno spettro. Perché? Perché quell’immagine?

Profondo blu strinse gli occhi, sforzandosi di ricordare e all’improvviso nel ricordo un particolare acquistò nitidezza. Era una voce, la voce di un bambino che piangeva e chiamava i genitori.

-Vedo che ora ricordi..- disse Ryan interpretando il cambiamento nell’espressione del nemico –è stato molto tempo fa…hai incendiato la mia casa e ucciso i miei genitori perché le ricerche di mio padre ti davano fastidio…- sillabò con rabbia l’umano –avrebbero riportato l’attenzione su di te e tu non potevi permettertelo perché stavi ancora cercando le energie necessarie per liberare la tua prigionia corporale…ma hai sbagliato lo stesso i tuoi calcoli, maledetto, perché mi hai risparmiato la vita e ora io concluderò il lavoro iniziato da mio padre.

Profondo blu lo guardò sorpreso: certo, ora si ricordava di lui! Si stupì di non averlo mai ricordato prima, di non aver immaginato, quando lavorava al caffè, che le due storie fossero legate.

-Pagherai- disse Ryan digrignando i denti e puntandogli contro un dito.

Profondo blu scoppiò in un’orribile lunga risata. D’accordo, l’umano era riuscito a sorprenderlo, ma come poteva sperare davvero di fargli paura? Nessun’arma poteva arrestarlo tranne il cristallo Mew e lui certo non ne disponeva.

Lo guardò sprezzante –E posso sapere come credi di sconfiggermi?

Ryan non rispose: sapeva di non avere speranze, sapeva che la sua era una pazzia, un tentativo disperato, ma come aveva detto Strawberry, quella era la sua guerra e doveva combatterla lui.

-non stare a preoccuparti per me- rispose glaciale –Ho un conto in sospeso ed è il momento di saldarlo!

Profondo blu impugnò la sua spada.

-Come vuoi- disse sogghignando.

Scoppiò di nuovo in una risata orribile e si scagliò contro Ryan.

 

-Qui non c’è…- disse Gish rinfoderando le armi –Presto, Kyle, indicami il prossimo settore da controllare!

Kyle non se lo fece ripetere e comunicò all’alieno la prossima destinazione mentre Lory segnava con una croce il nuovo settore controllato: Ryan non era neanche lì.

Più il tempo passava e più la sua ansia cresceva: se non lo trovavano in fretta era probabile che Profondo blu…

-PROFONDO BLU!- esclamò Kyle osservando lo schermo –l’ho trovato! è nel settore 14est e..sta combattendo..- il respiro gli mancò per qualche secondo: stava forse usando i suoi micidiali attacchi su Ryan? Poi si riprese. Se era così doveva avvertire subito gli altri.

-Pie! Tart! Gish! Settore 14est, presto! Credo di averlo trovato e non è in buona compagnia.

-Arriviamo subito!- esclamò Pie.

-Siamo lì in un secondo- replicò Tart.

Gish non diede segno di aver sentito la comunicazione: probabilmente era in fase di spostamento verso il nuovo settore e le comunicazioni per quanto efficienti non arrivavano.

-Gish- insistette allora Kyle –Gish…mi senti? Gish…hei…riesci a sentirmi??Gish..

-Eccomi- rispose infine l’alieno –cosa c’è?

-abbiamo trovato- disse d’un fiato Kyle –settore 14 est…fate presto, c’è Profondo blu con lui…gli altri sono già la…

-D’accordo- fece Gish stringendo i pugni.

-Ci siamo- disse poi a Strawberry afferrandola per la mano e trascinandola nel vortice.

Kyle pregò che i due facessero in tempo ad arrivare: per quanto fossero veloci gli spostamenti richiedevano alcuni minuti…minuti che potevano essere fatali a Ryan.

 

Non vedeva altro che polvere attorno a sé. Polvere gialla e densissima. L’ultimo attacco di Profondo blu non lo aveva colpito per un soffio, ma la sua forza devastante aveva causato uno spostamento d’aria così forte che Ryan non era riuscito nemmeno a restare in piedi.

La risata lugubre dell’alieno risuonò tra la nebbia.

-Cosa c’è?- chiese divertito –qualcosa non è andato come doveva?? Voglio sperare che tu non sia venuto qui a sfidarmi senza un’arma o senza un piano! Sei veramente un povero pazzo. Con molto fegato, certo…ma questo non ti servirà per cavartela. Lo sai che morirai, vero?

Ryan si alzò a fatica. Ansimava.

Profondo blu rise di nuovo.

-Però devo riconoscere che questo gioco è molto più divertente! Sei agile…questo rende più interessante la mia caccia!.

Sogghignò. Quel sorriso era lo stesso che Ryan gli aveva visto sul volto da bambino mentre guardava i suoi genitori morire nella casa in fiamme. Era stato allora che aveva giurato a sé stesso che avrebbe avuto giustizia, che avrebbe proseguito gli studi del padre e sconfitto quel mostro. Le sue ricerche gli avevano permesso di scoprire molte cose e lo avevano reso forte nello spirito. Non si era mai arreso. Mai. Aveva trovato le prescelte e scovato Profondo blu, ma qualcos’altro non era andato per il verso giusto.

-maledetto..- sibilò.

Profondo blu scagliò un altro colpo. Questa volta Ryan non riuscì a spostarsi.

Il fendente lo colpì con violenza lacerando le carni e sbalzandolo per aria. Ryan si trovò di nuovo lungo disteso, col naso fratturato e il corpo dolorante. La testa gli scoppiava e a fatica riusciva ancora a distinguere l’alieno che rideva di gusto davanti a lui. Era ferito ed esausto, amareggiato, umiliato e disilluso.

Perché non succedeva niente? Perché quei miracoli che ti salvano sempre all’ultimo momento non avvenivano mai nella vita vera? Aveva fallito. Miseramente fallito. E in fondo cosa si aspettava? Che piovesse dal cielo una luce che ristabilisse finalmente la giustizia? Illuso Ryan, sei solo un illuso…stupido, pazzo sognatore idealista…il bene non vince sempre…è il più forte che sopravvive, solo il più forte.

-Oh no!- fece Profondo blu sorridendo fra i denti –ti sei già stancato? Peccato.- sospirò –vorrà dire che finiremo qui il nostro gioco!

Alzò la spada sopra la testa e convogliò tutta l’energia che disponeva.

-addio!- disse ridendo.

Ryan non chiuse gli occhi. Si rifiutava di arrendersi...quante cose non aveva fatto in tempo a fare…ma ormai era tardi…

-FERMOOOO!!!!!!!!!!!!!- urlò improvvisamente una voce alla sua destra.

Profondo blu si voltò. Pam era scesa in campo. Sapeva che non aveva speranze, ma doveva solo riuscire a distrarre l’alieno mentre Pie afferrava Ryan e li portava via di lì. Un piano semplice e con pochi rischi: Pam era piombata appena in tempo nel mezzo della lotta.

Purtroppo per loro però la distrazione di Profondo blu durò solo un attimo: con la coda dell’occhio si accorse di Pie che correva verso l’umano, capì al volo il loro piano di fuga  e scagliò su di lui l’attacco che aveva preparato. L’alieno cadde a terra senza un grido, svenuto.

-PIE!- urlò Tart appena fatto il suo ingresso in scena e si scagliò contro Profondo blu.

-NO!- cercò di fermarlo Paddy, ma era troppo tardi. Profondo blu aveva di nuovo lanciato un attacco che ferì l’alieno più giovane in maniera grave.

Ora erano davvero nei guai: senza di loro potevano solo sperare nell’arrivo di Gish per andarsene di li.

-Quante belle prede!- sorrise Profondo blu sfregandosi le mani. Erano in trappola, le aveva in pugno ormai.

-Andate…andate via…- riuscì solo a dire Ryan prima di perdere i sensi.

 

Strawberry teneva forte la mano di Gish mentre vorticavano nel passaggio dimensionale; stranamente per una volta la presenza dell’alieno non la infastidiva. Non che si fidasse completamente di lui, ma era molto confortante sapere di averlo dalla propria parte. Mina le aveva detto che era stato lui a salvarla prendendola fra le braccia un attimo primo che l’attacco di Profondo blu la colpisse…e lei non l’aveva ancora ringraziato.

La mewmew osservò attentamente il suo viso: i lineamenti contratti in uno sforzo di concentrazione, gli occhi dorati pieni di coraggio e decisione. La sua mano era calda nonostante il colorito pallido e le trasmetteva sicurezza. Non poteva dire che fosse bello, nè ammirevole, ma aveva un non so che di accattivante.

Chiuse gli occhi sperando che Ryan fosse salvo e si impedì di piangere. Non sapeva cosa si sarebbe trovata davanti una volta arrivata, ma di certo…

-Ci siamo- disse Gish troncando i suoi pensieri.

Il vortice si aprì e i due atterrarono.

La situazione fu subito fin troppo chiara: tutti i loro amici che li avevano preceduti lì giacevano a terra contusi e feriti. Solo Pam era ancora in pedi, barcollante, e l’attacco di Profondo blu la colpì duramente proprio sotto i loro occhi impotenti.

-NOOOOOOOOO!!!!!- urlò Strawberry scagliandosi contro il nemico, ma Gish la trattenne cercando di farla ragionare.

-Ferma! così fai solo il suo gioco!- disse stringendole i polsi. Lei lo guardò negli occhi. Aveva ragione, ma non fece in tempo a dirglielo perché Profondo blu colpì anche lui, alle spalle. L’alieno si accasciò a terra.

-NOO!- gridò di nuovo Strawberry. Alzò poi gli occhi su Profondo blu.

-Maledetto!- sibilò.

Lui per tutta risposta rise: nessuna via di fuga stavolta. Era finita.

-Ma che brava! Lo sai che ti cercavo? Sei venuta per fare compagnia al tuo amichetto?- disse indicando Ryan –ha resistito per un po’…ma poi…non ce l’ha fatta!- sorrise beffardo.

Fu allora che Strawberry lo vide attraverso la coltre di nebbia, riverso al suolo, gli occhi chiusi, il volto pieno di sangue. Respirava ancora? Era vivo? Non avrebbe potuto dirlo con certezza.

-Cosa gli hai fatto, maledetto???

Profondo blu stirò le labbra in un sorriso meschino.

-Abbiamo solo giocato un po’…è stato un bravo giocattolo, sai? Ma poi si sono esaurite le pile..!

La guardò ostinatamente in faccia godendo della smorfia di dolore che le deformava la bocca piccola e perfetta.

Strawberry arretrò di un passo. All’improvviso sentiva le lacrime premere forte contro le palpebre per uscire. E sentiva vuoto dentro di sé e di nuovo quel freddo… Si guardò attorno: dalla nebbia gialla spuntavano qua e là i corpi dei suoi amici riversi a terra. Erano tutti feriti, qualcuno era svenuto, ma Profondo blu non poteva aver avuto il tempo di uccidere nessuno di loro…un solo attacco non bastava per loro che erano in possesso di poteri speciali. Ma Ryan? Era solo un umano. Non aveva nulla per difendersi.  Avrebbe voluto sentirlo gemere di dolore per assicurarsi che fosse ancora vivo, ma dalla sua chioma bionda non si esalava nemmeno un respiro. Lacrime di disperazione e sconforto la presero da dentro come mani ossute che volevano precipitarla di nuovo in una  voragine nera e fredda. Prima Mark, ora Ryan…perché tanto dolore?

Cosa poteva fare? Mille idee impazzite le riempivano il cervello: doveva salvare i suoi amici…e doveva farlo in fretta perché la vita di Ryan si affievoliva sgusciando via come sabbia dalle mani. Ma come poteva fare?

Era sola. Sola. E sapeva che il suo avversario era molto più forte di lei. L’avrebbe sconfitta e uccisa…cosa poteva fare?

-Scappa Strawberry…- riuscì a dire in un sussurro flebile Mina.

Scappare. Doveva scappare. Andare via da lì, via….correre all’impazzata per salvarsi la vita, per dimenticare tutto quell’orrore e quella paura e rifugiarsi in un luogo sicuro…

Ma non c’erano luoghi sicuri. Non ci sarebbe mai più stato un luogo sicuro senza le sue amiche, senza Ryan…

Combattere. Ecco cosa doveva fare. Opporsi al destino di morte che l’attendeva inesorabile, ribellarsi alla malvagità di quell’essere, seguire l’istinto alla vita.

Doveva ancora ringraziare Gish e chiedere scusa a Ryan….

-Perché li hai colpiti?- chiese mentre il cuore le si serrava in una morsa di dolore –Gish ti dava le spalle e non poteva difendersi!

-Quel disertore ha solo avuto quel che si meritava...un traditore muore da traditore..- sibilò lui senza pietà.

-E Ryan? Perché? Era solo e disarmato! Cosa poteva farti vigliacco!- gridò la mewmew in preda a una rabbia feroce.

Lui sorrise –Non ti basterà tutto il tuo rancore per vincermi. Non ti basteranno i tuoi buoni sentimenti! Quanto siete stupidi voi esseri umani!

-Non hai risposto- sibilò lei minacciosa.

-Ryan ha voluto sfidarmi…mi ha regalato la sua vita..non potevo certo rifiutare!

-Lurido verme…

-Oh…andiamo…un linguaggio così basso non si adegua al tuo bel visino…micetta. Ma pazienza! Tanto anche il tuo tempo è scaduto.

-Lo vedremo!- disse Strawberry –io non mi arrenderò mai!

Fu allora, con una rapidità incalcolabile, che Profondo blu sferrò il primo colpo. La ragazza lo schivò appena in tempo grazie ai suoi miracolosi riflessi da gatto. Ma l’alieno non perse tempo e continuò a bersagliarla con troppo assiduità perché lei riuscisse a sferrare un contrattacco. Strawberry resistette per un po’ scattando con agilità incredibile e evitando tutti i suoi fendenti, ma poi mise un piede in fallo e cadde sentendo distintamente il rumore della caviglia che si stortava.

Era finita.

Profondo blu sorrise e scagliò contro di lei un attacco. Niente colpi di scena, niente angeli a difenderla dal cielo: fu colpita in pieno.

L’alieno le si avvicinò di qualche passo. Lei era troppo stordita dolorante e debole per fuggire. Tentò solo di trascinarsi sui gomiti lontano da lì in uno sforzo inutile e patetico. Aveva paura, una paura terribile.

Il suo aguzzino sogghignò spietato. Poi alzò la mano, il palmo rivolto verso di lei.

-Ora prenderò ciò che mi spetta- disse –e grazie mille, piccola Strawberry.

La sua mano sospesa a mezz’aria iniziò a chiudersi con estrema lentezza come se quel piccolo gesto gli costasse molta fatica. La ragazza lo guardava con gli occhi sbarrati, troppo terrorizzata per chiuderli o per reagire. Perché non moriva subito, perché doveva provare ancora tutta quella sofferenza, quel dolore, quella paura, quel gelo? Perché lasciarla agonizzare li? perché non finirla?

La mano dell’alieno iniziò a chiudersi più sensibilmente e la ragazza iniziò a sentire un dolore lancinante al petto. Cosa le stava facendo?

Più la mano si chiudeva più il suo dolore aumentava mentre una luce abbagliante si sprigionava dal suo corpo. Ma cosa succedeva?

Non capiva…non capiva…non riusciva a vedere e quella luce era così forte e così calda…

Il dolore sempre più forte, quel calore sempre più lontano, la mano sempre più chiusa…le stava forse strappando il cuore?

No. Il suo cuore lo sentiva ancora pulsare, ma sempre più debole e distante…sempre più spento.

La vita. Le stava prendendo la vita. Lei stava morendo…

“Perché?” le venne solo da pensare. Poi tirò un respiro. Sentì distintamente l’aria entrare nei polmoni con lentezza, quasi accarezzandola per consolarla e prendere commiato: era l’ultima volta, l’ultima boccata d’aria…

Ma poi all’improvviso, come un’onda gigantesca l’ossigeno entrò con forza nei suoi polmoni e il petto smise di dolerle. Il cuore battè forte come non mai e i suoi occhi ormai spenti, si riaccesero di luce. Cosa succedeva? Era forse morta?

No, non era morta. C’era una nuova luce adesso accanto a lei. Era calda come l’altra, ma lei la conosceva…era una luce familiare…

Sentì le forze tornarle, sentì Profondo blu allontanarsi spaventato.

Ma..cosa..?

Una figura si ergeva tra lei e l’alieno. Un figura avvolta da una luce azzurra dirompente che la riempiva di forza.

Lei la conosceva…ma dove…dove l’aveva già incontrata?

Con un sussulto il suo cuore ricordò: il cavaliere blu! Era quando combatteva accanto a lui che sentiva le stesse emozioni! Era la stessa forza che provava quando gli era vicina, quella forza che le dava vigore e speranza…solo molto molto più forte.

Ma come era possibile? Che Mark si fosse ribellato alla schiavitù dell’alieno? Che si fosse riscattato dal suo stato di fantasma per chiedere di avere una vita?  Che si fosse liberato della parte malvagia e ora la stesse soccorrendo? Doveva essere così!

Doveva esserlo per forza, perché avvertiva la stessa sensazione di benessere assoluto e fiducia completa che provava solo con Mark…

Strawberry avanzò di qualche passo nella luce.

-Tu…!!??- sentì pronunciare da Profondo blu con aria contrariata –maledetto!! Pensavo di averti eliminato! Come hai fatto a…

Ora Strawberry lo vedeva: era lui, il Cavaliere blu! I capelli più corti e il vestito nero, come la notte, ma era lui. Il suo cuore glielo diceva: quella era la persona che amava!

-Non osare mai più avvicinarti a Strawberry…- sibilò sguainando la spada.

Stava quasi per colpirlo quando l’alieno scomparve in un vortice: era fuggito, aveva avuto paura…erano salvi.

Strawberry, le lacrime agli occhi, si avvicinò a piccoli passi ancora incredula.

-Mark!- disse con dolcezza e sofferenza.

Il cavaliere si voltò verso di lei a quel richiamo mentre la luce scompariva. Fece un passo, poi si appoggiò alla spada come se stesse per cadere da un momento all’altro.

-Mark!- ripeté di nuovo Strawberry preoccupata aumentando quanto possibile l’andatura verso di lui.

-Mi dispiace…- disse lui in un sussurro, ormai inginocchiato per terra –ti deluderò ancora una volta…

Poi perse i sensi. Strawberry riuscì ad accorrere appena in tempo per prenderlo fra le braccia.

-Mark!! Ma cosa significa.. deludermi?? Tu mi hai salvato.. tu…

Ma la ragazza non riuscì a continuare. La luce di ritrasformazione avvolse il corpo del ragazzo costringendola a chiudere gli occhi.

Quando li riaprì il suo cuore perse un battito: ferito e svenuto tra le sue braccia c’era Ryan. 

 

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Capitolo 6
*** Rivelazioni e pensieri ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti! Eccomi qui al rientro dalle vacanze con il prossimo capitolo. Vi aspetta qualche doverosa spiegazione sulla battaglia appena conclusa, rivelazioni e confusi pensieri…pronti per leggere!? Al prossimo capitolo…buon divertimento e continuate a commentare!

 

 

 

CAPITOLO 6 – Rivelazioni e pensieri

 

Kyle uscì lentamente dalla stanza chiudendo la porta senza fare rumore. Sospirò forte un po’ per la stanchezza, un po’ per il sollievo.

-Come sta?

Chiese Pam che lo aspettava nella penombra del corridoio. Kyle la guardò sorridendo.

-Dorme. Gli ho dato un tranquillante che lo terrà addormentato almeno per un po’…così non dovrà sentire troppo male…il naso è rotto e le ferite sono profonde. Ma guarirà: Ryan ha una costituzione molto forte.

-Sai..- continuò Pam –siamo tutte curiose di sapere…ci siamo riunite di là…forse hai qualcosa da dirci..

Kyle abbassò la testa costernato.

-Me lo aspettavo…si in effetti credo sia giunto il momento di parlarvene…

Pam sorrise sorniona: il momento per parlarne con loro era passato da un pezzo, ma meglio tardi che mai! La mewmew tenne per sé i commenti e si limitò a precederlo nella grande sala computer ormai adibita a luogo di riunione collettiva.

Tutti si girarono a guardarli mentre facevano il loro ingresso, ma Kyle aveva la certezza che in realtà stessero guardando solo lui.

C’era silenzio e tensione. Molte domande e dubbi galleggiavano nell’aria e lui era lì per dare una risposta. Era giusto. Così doveva essere.

Si sedette con calma accanto a Strawberry che, nonostante fosse ancora ferita, non ne aveva voluto sapere di restarsene nella sua camera a riposare ed era tutta raggomitolata nella poltrona fluttuante.

Si schiarì la gola. Poi parlò.

-Di certo avrete molte domande da farmi e molti pensieri per la testa- esordì –ma se non vi spiace prima tenterò di spiegare le cose come stanno e risponderò ad ogni vostro dubbio più tardi..

Nessuno fece obbiezioni.

-La storia comincia molti anni fa quando Ryan era ancora un bambino; io ero l’assistente di suo padre, un acuto scienziato che aveva rinvenuto delle tracce dell’esistenza del popolo alieno sulla terra secoli prima. Aveva anche scoperto dell’esistenza dell’acqua cristallo e stava conducendo delle ricerche per trovarlo e utilizzarlo in favore dell’ambiente. I suoi studi però lo portarono a scoprire anche l’oscura presenza di Profondo blu, che secoli fa era stato sigillato in una dimensione parallela, condannato, a causa della sua malvagità e ambizione, a restare immateriale per sempre. I dati di cui entrò in possesso il padre di Ryan indicavano però che l’alieno stava cercando di risvegliarsi.  Decidemmo così di rendere note le nostre scoperte per scongiurare un pericolo tanto grave, ma Profondo blu ci precedette sul tempo. Una sera, mentre io e il piccolo Ryan eravamo fuori, diede fuoco alla casa distruggendo quasi tutti i dati a nostra disposizione e uccidendo i suoi genitori. Da quel momento io e Ryan abbiamo giurato di vendicarli, proseguendo gli studi e fermando Profondo blu. È stato Ryan a creare il progetto mew e come sapete per non correre rischi con voi ha sperimentato gli effetti prima su di sé. Questo gli ha valso la capacità di trasformarsi in gatto a piacimento, anche se solo per pochi minuti. Ma c’era di più. Il suo dna aveva subito una mutazione proprio come era successo a voi e Ryan aveva esultato convinto di poter usufruire della trasformazione. Eppure, dopo molti tentativi falliti, aveva scoperto che un gene recessivo del suo patrimonio biologico bloccava la metamorfosi. Tutti gli studi successivi furono inutili; niente pareva in grado di aggirare l’ostacolo. Credetemi- fece vagare lo sguardo sull’auditorio silenzioso e attento –per lui fu un duro colpo. Pensò anche di interrompere il progetto visto che non poteva avervi parte attiva, ma aveva fatto una promessa e io lo convinsi ad andare avanti, assicurandogli che avremmo trovato una soluzione per il suo problema. Perdonateci se non ve ne abbiamo mai parlato prima, ma era inutile credere di poter far affidamento sulle sue forze… Inoltre, come vi ho già detto, per Ryan era molto frustrante e non volevo che facendolo sapere anche a voi lui avrebbe sofferto di più.- tacque un attimo per riprendere fiato. Poi riprese –Non so di preciso cosa sia accaduto oggi e perché Ryan sia riuscito a compiere la metamorfosi…ma cercherò al più presto delle risposte. Bene- concluse poi –questo è quello che vi dovevo dire. Se avete delle perplessità chiedete pure.

Per un tempo incalcolabile regnò il silenzio. Erano notizie sconvolgenti. Era una verità strana da capire e accettare, soprattutto per Strawberry.

Poi fu Lory a prendere la parola.

-Kyle..- disse timidamente.

-Si?

-Come…come sta Ryan?

Kyle sorrise dolce: era tipico di Lory preoccuparsi prima delle cose veramente importanti e lui era stato imperdonabile nel dimenticarsi di comunicare lo stato di salute dell’amico.

-Meglio…ora sta dormendo..- rispose.

Strawberry si sentì un po’ rincuorata. Non si era ancora ripresa del tutto dallo shock di vederselo tra le braccia al posto di Mark, ma era contenta che stesse bene. Gli doveva molte scuse e molti ringraziamenti: le aveva salvato la vita. E poi c’era quella frase che non le dava pace. “Ti deluderò di nuovo..aveva detto Ryan prima di svenire.

-Ora che il suo gene recessivo è stato sbloccato credi che potrà compiere di nuovo la trasformazione?- chiese Gish.

-non lo so- ammise Kyle –dovrei analizzare le sue condizioni, ma non me la sento di effettuare delle analisi su di lui adesso. Ha molte ferite ed escoriazioni…il naso è rotto e ha già perso abbastanza sangue..

-Appena si sentirà meglio credo sia opportuno verificare- commentò gelido –abbiamo bisogno di tutte le forze possibili in battaglia..

-Ora proporrei di ricostruire quello che è successo - replicò per tutta risposta Kyle –così forse riusciremo a capire cosa ha sbloccato Ryan e perché Profondo blu sia scappato.

Tutti annuirono: come al solito Kyle dava prova di essere un tipo pratico e affidabile che non perdeva mai di vista l’obiettivo.

-D’accordo- disse Pam a nome di tutti –da dove vuoi che cominciamo?

-Tu cosa ricordi?- chiese Kyle.

-Sono intervenuta assieme a Pie per portare via Ryan che era già a terra ferito, ma Profondo blu non si è lasciato ingannare dalla mia manovra diversiva e ha colpito Pie.

-Io sono svenuto, il colpo è stato molto forte..- mormorò Pie pensieroso –e poi non ricordo nulla…

-Subito dopo sono arrivati Tart, Paddy e Mina: tutti e tre sono stati colpiti e atterrati mentre io cercavo inutilmente di avvicinarmi a Ryan..- continuò serafica Pamquell’alieno maledetto è davvero spaventosamente veloce!

-Già- borbottò sottovoce Gish.

-Rimasta da sola sono riuscita ad evitare i suoi colpi per un po’, ma poi mi ha colpita proprio mentre Strawberry e Gish sono apparsi. Questo è tutto quello che ricordo.- concluse la mewmew.

L’attenzione si spostò allora su Gish e Strawberry, ma fu lui a prendere parola con tono seccato.

-Non guardate me! Quel maledetto mi colpito alle spalle e sono subito caduto al suolo. Anche io non ricordo nulla.

Era evidente che lo infastidiva dover ammettere di essere stato colpito senza nemmeno essere riuscito a reagire, ma in fondo era proprio quello che era successo.

-Strawberry??- chiese Kyle visto che la ragazza non accennava a voler parlare.

Lei sollevò gli occhi su di lui: erano occhi spaventati. Evidentemente era ancora troppo sconvolta, ma il suo racconto era assolutamente essenziale per capire, visto che era rimasta l’ultima.

-Coraggio- le disse l’amico rassicurante –è importante per noi sapere..

Lei annuì con forza: lo sapeva benissimo che doveva raccontare quello che era successo anche se non riusciva a comprenderlo e anche se il solo pensare a tutta la paura che aveva provato la faceva sentire male.

-D’accordo- esordì poi cercando di non lasciar trapelare il suo smarrimento.

Si accomodò meglio sulla poltrona e tirò un sospiro mentale.

-Gish era appena stato colpito e io…ero rimasta sola…sapevo che dovevo fare qualcosa e farlo in fretta perché Ryan era a terra svenuto chissà da quanto tempo. Se Profondo blu l’aveva colpito in pieno non c’era speranza per lui…io…pensavo fosse un semplice umano…non avrebbe potuto sopravvivere a un suo attacco…- prese un nuovo respiro per ricacciare indietro quel fastidioso groppo alla gola –Ho evitato i suoi attacchi per un po’, ma non riuscivo a colpirlo perché era troppo veloce.. ma poi la mia caviglia si è stortata e sono caduta per terra. Lui è venuto verso di me e mi ha colpito senza però uccidermi. Poi ha tentato…io…non so come spiegarvelo…ha tentato di strappare qualcosa da me…- si portò le mani al petto –da qui, come se avesse voluto prendermi il cuore…e io sentivo sempre più male e poi è apparsa una luce, ma non capivo da dove provenisse…e poi si accesa un’altra luce..io non l’ho vista, ma l’ho percepita…era come…- si fermò un attimo prima di ammetterlo –era come quella del cavaliere blu…era la stessa forza vitale, solo…più forte…e ho visto Profondo blu arretrare e poi…

-Poi è scappato- concluse un voce roca e sofferente dallo stipite in ombra della porta.

-RYAN!- esclamò Kyle balzando in piedi –ma cosa diavolo ci fai qui??? Dovresti essere a letto addormentato!!

Ryan fece spallucce: non aveva preso i sonniferi che Kyle gli aveva passato. Aveva bisogno di pensare, di capire. Qualcosa gli era sfuggito e sentiva che era un dettaglio troppo importante per poter rimandare: era rimasto lucido e cosciente, semisoffocato dal dolore, ma poi finalmente aveva capito!

-Siediti almeno! Razza di incosciente!!- disse Kyle cedendogli il posto. Ryan sorrise ironico al rimprovero dell’amico mentre valutava la proposta. Avrebbe preferito non sedersi accanto a Strawberry, ma le sua gambe non lo avrebbero retto ancora per molto e non poteva permettersi di svenire o di essere messo forzatamente sotto sedativi.

Così prese posto nella poltrona evitando accuratamente di rivolgere a sinistra lo sguardo per non rischiare di incontrare quello di lei: era troppo concentrato a non gridare di dolore ad ogni movimento per riuscire anche a mantenere alte le sue barriere e gelido il suo sguardo.

-Bene…ecco il nostro eroe!- commentò Gish sarcastico.

Ryan lo ignorò.

-Ho alcune cose da dirvi che penso possano interessarvi- disse soltanto.

-Giusto..- continuò l’alieno imperterrito –ad esempio potresti spiegarci cosa diavolo pensavi di fare andandotene tutto solo soletto da Profondo blu! Ci hai messo tutti quanti in pericolo!

Ryan questa volta non riuscì a trattenersi dal rispondere.

-Pensavo fosse logico!- sibilò con aria saputa –sono andato da lui per chiudere un conto in sospeso…e per sbloccare la mia metamorfosi…di solito in situazioni di pericolo il corpo dà fondo a tutte le sue energie…pensavo fosse facile da capire!- continuò con tono polemico –senza contare che nessuno ti ha chiesto di venire a salvarmi!

-Saresti morto se Pam non fosse arrivata in tempo!- borbottò Gish risentito.

-Ho già ringraziato Pam…ma ti ricordo che se non ci fossi stato io, ora saresti morto anche tu!

Ryan fissò l’alieno con aria di sfida: Gish sostenne lo sguardo per un po’, cercando disperatamente qualcosa da replicare, ma poi dovette piegarsi alla dura logica dei fatti. Lui non era servito a niente: era stato l’umano a salvarli tutti, anche se era difficile da ammettere.

-Micetta mia…- disse poi tra i denti –non riuscirai a convincermi di nuovo ad aiutarlo…

Poi si rincantucciò in un angolo a braccia conserte, deciso a non profferire più parola.

Ryan però non si era potuto impedire di lanciare un rapido sguardo verso Strawberry: allora era stata lei a convincere gli altri ad andare a cercarlo! Il suo cuore si fece inspiegabilmente più leggero.

Ma non c’era tempo da perdere in sciocchezze.

- Bene – proseguì quindi – ora possiamo parlare di cose serie!

-Ryan- lo interruppe però subito Kyle –hai idea di come tu sia riuscito a compiere la metamorfosi??

-Certo!- rispose il ragazzo sicuro sorridendo misteriosamente. L’attenzione di tutti si rivolse verso il biondino, che manteneva, nonostante il dolore fisico fosse molto forte, un’aria di sicurezza invidiabile.

-Il fatto è- continuò quando il brusio di voci si fu calmato –che Profondo blu ha fatto un piccolo errore che gli costerà caro…anzi….carissimo…- sorrise con un ghigno quasi diabolico per poi riacquistare l’espressione di impassibilità che aveva sempre.

Paddy si agitò impaziente sulla sedia. Tutti lo fissavano aspettando risposte, ma fu Strawberry la prima a perdere la pazienza.

-Insomma! Vuoi spiegarci si o no com’è successo!??- sbottò con la sua solita aria bellicosa.

Ryan sorrise con aria di superiorità come faceva sempre quando lei perdeva le staffe, anche se dentro di sé, si sentì molto sollevato nel constatare che la ragazza sembrava non aver accusato un colpo troppo duro.

-Proprio tu me lo chiedi!?- rispose in tono ironico –guarda che la colpa della mia trasformazione è tua!!

Ryan incrociò le braccia trattenendo a stento un’esclamazione di dolore e recitando la sua solita parte di antipatico. Tutti gli altri li stavano fissando stupiti.

-è stata Strawberry??- chiese quasi più a sé stessa che a lui, Pam.

-Ryan- sospirò Kyle cercando di mantenere la calma –credo sia meglio che ci spieghi…

Il ragazzo si prese ancora qualche minuto per fissare il suo sguardo in quello di un Gish sempre più smarrito e infuriato, poi replicò con sufficienza.

-In effetti è una cosa molto buffa! Se penso che l’abbiamo cercato così tanto…e invece ce l’avevamo sotto agli occhi!- fece una pausa gustandosi con piacere l’attenzione tesissima attorno a lui poi riprese –cosa sono quelle facce? Sto parlando del cristallo Mew! È stato lui a sbloccare la mia trasformazione!

Un brusio di esclamazioni e sguardi inquieti pervasa la stanza.

-Il cristallo mew!!- proruppe Tart –Tu sai dov’è???

Ryan sorrise con paterna benevolenza, ma non fece in tempo a rispondere perché Strawberry era scattata in piedi a pugni chiusi e si era precipitata davanti a lui.

-E allora si può sapere cosa cavolo centro io!!!?????- urlò minacciosa.

Lui la guardò intensamente. Per un attimo la maschera cadde e Strawberry vide molte cose negli occhi di Ryan, cose che le fecero andare i pensieri in subbuglio e che le riportarono alla mente con un’incredibile forza le emozioni contrastanti che aveva provato quando aveva capito che era stato lui a salvarla e non Mark.

Ma durò solo un istante.

Ryan distolse lo sguardo e l’incantesimo si ruppe.

-E’ molto semplice- replicò lui con noncuranza -Il cristallo mew…è dentro di te, Strawberry…- la guardò intensamente – nel tuo cuore.

La ragazza lo fissò per un istante sbattendo istupidita le palpebre.

Poi chiuse gli occhi e svenne.

 

Qualcuno venne a bussare discretamente alla porta della sua stanza e Strawberry lanciò uno svogliato “avanti” in direzione dell’uscio ancora chiuso. Da sotto le coperte udì distintamente la voce di Lory.

-Strawberry..? Scusami, stavi riposando! Mi dispiace, non volevo disturbare. Torno…più tardi…

-No, resta…- la pregò Strawberry emergendo dal suo rifugio di stoffa con i capelli scarmigliati –in realtà non stavo affatto riposando…

Si sistemò alla meno peggio la casacca che le era andata di traverso, pensando con nostalgia al suo comodo pigiama, mentre Lory le sorrideva accomodandosi sulla poltrona a lato del suo letto.

-Con tutti questi pensieri che mi girano in testa è impossibile trovare requie…- si giustificò sbuffando Strawberry e chiese cortesemente –avevi bisogno di qualcosa?

-No, no!- si affrettò a rispondere Lory –volevo solo sapere come stavi…

La guardò con un po’ d’apprensione poi proseguì.

-Immagino che tutto quello che è successo oggi ti abbia parecchio scosso…hai perso conoscenza per due volte e sei ancora ferita…insomma ero un po’ preoccupata- si giustificò arrossendo –in realtà lo siamo tutti quanti.

Strawberry le rivolse un sorriso intenerito: Lory era davvero una ragazza dolce e sensibile, ma in fondo sapere che le sue amiche si preoccupavano di lei le dava molto coraggio.

-Non dovete preoccuparvi!- esclamò con quanta più allegria riuscì a simulare –sono di fibra indistruttibile!!

Aggiunse tastandosi il bicipite in atteggiamento da culturista e sfoggiando un sorriso sicuro.

-Non c’è bisogno che tu finga con me…- la rimproverò dolcemente Lory –lo so che c’è qualcosa che ti preoccupa.

Strawberry la fissò per un istante, stupita. Poi abbassò lo sguardo. Forse era davvero il caso di parlarne con qualcuno, forse sfogare un po’ dei suoi dubbi le avrebbe fatto bene e non dubitava che Lory sarebbe stata un’ottima custode dei suoi tormenti. Tuttavia, qualcosa la bloccava ancora. Anche l’amica aveva avuto delle giornate difficili, anche lei era stata ferita duramente, anche per lei le ultime notizie erano state una novità sconvolgente…

-Possiamo parlarne se ti va…- propose di nuovo la ragazza sistemandosi gli occhiali sul naso.

Strawberry soppesò ancora per qualche istante la questione, poi decise che forse, per questa volta, poteva anche permettersi di lasciarsi andare…in fondo nessuno sapeva quanto a lungo sarebbe potuta durare quella tregua e il modo migliore per prepararsi alla prossima, inevitabile, battaglia era quello di arrivare lucida e con la mente sgombra da pensieri inutili. Le ferite fisiche potevano aspettare e, tutto sommato, sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a chiudere occhio se non si fosse sfogata un po’.  

Sospirò scuotendo la testa.

-Cosa ne pensi di questa situazione, Lory?

La mewmew rifletté un attimo prima di rispondere.

-Be…ci siamo trovati in situazioni migliori…ma forse anche in situazioni peggiori…Voglio dire: l’ultima battaglia contro Profondo blu è stata davvero delicata e decisiva. Ora sappiamo quali sono le sue reali possibilità di attacco e anche che abbiamo due nuove armi contro di lui...questo ci favorisce…

-Ma anche se abbiamo scoperto di avere due nuove armi è tutto inutile se non riusciamo a capire come usarle!- esclamò Strawberry –ora so che ho il cristallo mew dentro di me, ma non ho la più pallida idea di come sfruttane i poteri!

-Sono sicura che quando sarà il momento saprai esattamente cosa fare- le rispose l’amica appoggiandole una mano sulla spalla.

-E se non dovessi capirlo? Se dovessi sbagliare qualcosa? Insomma Lory, ci hanno sempre detto che il cristallo era l’unica arma che ci poteva salvare…e ora sono io quell’arma…la responsabilità è tutta mia! Certo, questo mi da molta più decisione e coraggio e fiducia, ma mi carica di una responsabilità terribile! Non si tratta più solo di noi…ma di tutta l’umanità e anche del popolo degli alieni!

Strawberry guardò Lory con occhi tristi cercando una consolazione.

-Sai…Strawberry – cominciò la mewmew dopo un lungo silenzio –in fondo si è sempre trattato di tutta l’umanità…non è mai stato solo un gioco…noi siamo sempre state chiamate a difendere l’umanità…questa volta non sarà diverso! Kyle ha deciso che da domani si occuperà personalmente di te e dei tuoi poteri…. E anche noi ti aiuteremo…

Guardò l’amica cercando di infondere nel suo sguardo quanta più sicurezza possibile, sperando in cuor suo di averle dato un po’ di quell’ottimismo che neppure lei in quel momento possedeva. Strawberry le sorrise, ma la preoccupazione non era svanita dal suo cuore. In fondo in fondo lo sapeva meglio di chiunque altro: essere speciali era sempre stato un’arma a doppio taglio. Ti faceva sentire importante e utile, ma allo stesso tempo ti rendeva diversa dagli altri e restavi sola. Sola con le tue responsabilità. E anche se le sue amiche le promettevano di aiutarla, lei sapeva che al momento cruciale tutto sarebbe comunque dipeso da lei, tutto sarebbe stato sulle sue spalle, nelle sue mani, nel suo cuore… questo, doveva ammetterlo, le faceva davvero paura.

Lory interruppe bruscamente i suoi pensieri.

 –Vogliamo parlare adesso dell’altra cosa che ti rende nervosa?- chiese con semplicità.

Strawberry sussultò visibilmente e si sentì inspiegabilmente arrossire.

-Di..di…cosa??- balbettò confusa.

Lory le lanciò uno sguardo complice.

-Del cavaliere nero, Strawberry…sbaglio o non ti aspettavi che fosse Ryan?

-Certo che non me lo aspettavo!- sbottò lei sulla difensiva –come potevo immaginarlo! Era uguale a Mark…così ho creduto che fosse lui! Non c’è niente di strano!

-Interessante che Ryan sia diventato esattamente la copia del prototipo di ragazzo ideale che Profondo blu aveva creato per te… - osservò Lory con apparente leggerezza.

Strawberry si sentì confluire improvvisamente tutto il sangue al cervello.

-Sono molto stanca…- disse secca –se non ti dispiace vorrei riposare un po’ invece che perdere tempo con simili idiozie!!

E subito si infilò nuovamente sotto le coperte.

-MaStrawberry…ti stavo parl…- cercò di replicare Lory, ma l’amica tagliò subito corto.

-Buonanotte!..e chiudi bene la porta quando esci…

Lory restò per un attimo a guardarla incredula. Poi sbuffò benevolmente e si alzò dalla poltrona. Prima di uscire però esitò sulla soglia.

-Forse non sono affari miei, Strawberry, ma credo che tu debba rifletterci…non è un’idiozia come dici tu… pensaci…- aggiunse prima di chiudere la porta alle sue spalle.

Strawberry rimase a lungo pensierosa a fissare il muro. Forse Lory aveva ragione: cercare di scappare non serviva. Ma la testa le faceva così male! La sentiva così pesante e piena di pensieri! Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi concedere un po’ di sonno, quel sonno nero e vuoto che libera la mente e guarisce le ferite del corpo, quasi per magia.

E invece non c’era verso di scivolare dolcemente in quel tanto agoniato torpore.  Per quanto la ragazza si imponesse di chiudere gli occhi e restare immobile, troppi pensieri bussavano sulle palpebre stanche perchè lei potesse davvero rilassarsi. E pensare che era letteralmente esausta!

Strawberry sospirò. Doveva smettere di pensare che non riusciva a dormire altrimenti si sarebbe solo innervosita ottenendo l’effetto contrario.

Aprì gli occhi rassegnata a fissare per tutta la notte quel fastidioso semi-buio e, come se quel gesto avesse spalancato le porte della sua mente, subito migliaia di pensieri affluirono turbinosi a turbarla.

“E va bene!” pensò fra sé e sé la mewmew “se non c’è altro modo per poter riposare un po’ vi affronterò tutti uno per uno…anche se sono così stanca!”   

Eppure, nonostante la decisione presa, era ugualmente molto difficile fare ordine, perché ai pensieri razionali e lucidi si affiancavano paure inconsce e sensazioni sfuggenti, ricordi e emozioni che non sapeva classificare.

Doveva stare calma. Forse le sarebbe servito ricapitolare gli eventi degli ultimi giorni. In fondo era cambiata la sua intera vita, il suo modo di guardare le cose.

Tanto per cominciare Mark si era rivelato una marionetta istruita a dovere per piacerle. Strawberry non fece fatica ad intuire perché Profondo blu l’avesse utilizzato: se il cristallo era custodito nel suo cuore era probabile che si nutrisse in qualche inspiegabile modo dei suoi sentimenti.

Strawberry sorrise triste: quel maledetto alieno l’aveva davvero raggirata per benino! Le aveva dato Mark, un punto di riferimento che lei credeva sicuro per nutrirla di una falsa speranza che poi le aveva tolto. Era chiaro che aveva progettato fin da subito di lasciarla spiazzata e col cuore a pezzi, forse sperando che non avrebbe più avuto la forza di combatterlo. E Strawberry c’era quasi cascata. Per fortuna l’alieno non aveva tenuto conto delle sue insostituibili amiche che le avevano ridato forza.

Poi aveva scoperto del cristallo mew.

Strawberry si portò istintivamente al petto una mano chiusa a pugno: non era la prima volta che lo faceva da quanto aveva saputo che proprio lì lei custodiva la chiave di tutto, l’arma che li avrebbe portati alla vittoria contro quel mostro. Era semplicemente incredibile anche solo immaginarla una situazione simile. Nel suo corpo fragile di adolescente lei racchiudeva un potere incommensurabile. Eppure non se ne era mai accorta! Come aveva potuto?

Quelle rare volte in cui la sua presenza si era manifestata, infondendole una forza speciale, lei, come una sciocca, aveva sempre pensato che  fosse per merito della vicinanza di Mark. Una sorta di forza dell’amore che l’aveva soccorsa. Che razza di ingenua! Che idiota!

In fondo però la consolava sapere che non era l’amore che provava per il ragazzo dai capelli scuri a darle forza: dopo tutto si era trattato di un amore fasullo, finto…anche se lei ci aveva creduto davvero e anche se il cuore le faceva male solo a pensarci…

Più che dolore si trattava in realtà di nostalgia, di un senso di smarrimento e di vuoto, di un fastidio inspiegabile che la prendeva alla bocca dello stomaco. Era stato bello avere Mark accanto, ma era stato solo un sogno ed era il momento di svegliarsi. Non esistevano persone perfette, avrebbe dovuto capirlo subito che quel ragazzo ineccepibile non poteva essere reale. Ma forse le era piaciuto continuare a dormire e fingere di vivere la realtà.

Ora però aveva aperto gli occhi e il mondo le appariva diverso, come se avesse sempre camminato a testa in giù.

Certo, il cambiamento era stato molto brusco, ma una volta che il suo cuore era riuscito a comprenderlo, anche accettarlo era stato più facile e, se prima aveva addossato tutte le colpe della sua condizione a Ryan, ora doveva ricredersi. Il cristallo mew era dentro di lei. Strawberry capiva perfettamente di non essere diventata una mewmew per caso, o per un capriccio del biondino, ma perché era il suo destino. Lei era una mewmew da sempre, da quando aveva iniziato a respirare, forse persino da prima, quando ancora si trovava nell’oscuro e caldo ventre di sua madre e non conosceva il mondo. Era suo compito, suo preciso dovere. Una mano invisibile l’aveva scelta e aveva scritto nelle stelle la sua strada. Questo le dava la speranza che forse, allora, ce l’avrebbe fatta ad affrontare Profondo blu e a sconfiggerlo.

Ma come doveva fare con il cristallo? Tutte le volte che aveva espresso il suo potere era stato indipendentemente da lei…chissà se c’era un modo per catalizzare i suoi poteri a comando o se agiva indipendentemente da lei. Anche questo era un mistero. Ma Lory aveva detto che Kyle si sarebbe occupato di lei personalmente e Strawberry sapeva bene che, se c’era qualcuno che poteva scoprire il meccanismo del cristallo, quel qualcuno era Kyle. La sua calma e la sua gentilezza le avevano sempre infuso molta fiducia e dopo tutto quel tempo trascorso insieme sapeva anche che era una persona estremamente seria e attenta. Si, doveva fidarsi di lui: lo stesso destino che le aveva affidato il ruolo di custode, aveva scelto Kyle come suo compagno di viaggio…doveva essere per forza la scelta giusta.

Strawberry si rigirò tra le coperte. Una parte dei suoi pensieri si era finalmente placata e la testa le sembrava meno pesante anche se un po’ di inquietudine continuava a rimanere nel suo cuore. Inquietudine e paura. Ma in fondo era normale, sapendo che li aspettava una dura battaglia e che Profondo blu, anche se era scappato una volta, stava di certo meditando un nuovo piano. Era furbo, quel maledetto, e la ragazza aveva lo spiacevole presentimento che avrebbe presto riordinato le idee e ordito un nuovo inganno…

Sospirò incrociando le braccia dietro la testa.

Doveva stare calma e lucida. Doveva avere fiducia nelle sue capacità e in quelle delle sue amiche e dei suoi amici…e di Ryan.

Già, Ryan.

Appena Lory aveva accennato l’argomento lei si era subito schierata sulla difensiva e l’aveva cacciata in malo modo. Non sapeva nemmeno bene perché si era comportata così: non era da lei! Eppure l’aveva fatto, per istinto di difesa. C’era qualcosa a proposito del ragazzo che ancora la turbava e questo non poteva nasconderlo, nemmeno a stessa.

Tanto per cominciare gli doveva un’infinità di scuse. Non che Ryan fosse esattamente il tipo di persona che merita di ricevere delle scuse; anzi, con quei suoi atteggiamenti arroganti le faceva davvero venire il nervoso! Era spesso sgarbato e non chiedeva mai scusa. Be…quasi mai…

In ogni caso lei aveva sbagliato e a differenza del ragazzo era stata educata a chiedere scusa quando doveva. L’aveva accusato di essere un egoista e un vigliacco e la sensazione che fosse andato da solo incontro a Profondo blu solo per dimostrarle il contrario non le dava pace.

È vero, lui aveva asserito di esserci andato per sbloccare la sua trasformazione, ma qualcosa le suggeriva che non era così. Non soltanto, quanto meno!

E poi in realtà Strawberry sapeva quanto Ryan tenesse al progetto e al mewteam. Kyle gliel’aveva detto più di una volta e anche lei l’aveva sperimentato direttamente in molte occasioni. In fondo in fondo doveva ammettere che  se Ryan non chiedeva scusa molto volentieri, allo stesso modo non si faceva pregare per andare in loro soccorso e non chiedeva mai una parola di ringraziamento. A volte negava addirittura di aver fatto qualcosa pur di non doversi prendere delle gratificazioni, quasi che si vergognasse delle buone azioni. Era davvero un tipo strano…

E poi lo aveva scambiato per Mark. Ma come aveva potuto sbagliarsi tanto? Eppure le vibrazioni di energia che emanava erano così simili alle sue! Eppure le sensazioni che Strawberry aveva provato sembravano così chiare…

Ma forse era stata solo autosuggestione. Si doveva essere così. Il desiderio di non accettare la realtà e la voglia di avere ancora Mark accanto a sé l’avevano spinta a credere che fosse lui.

“Deve essere andata proprio così” cercò di convincersi Strawberry.

Ma qualcosa dentro di lei si agitava ancora. Le tornarono alla mente i momenti terribili in cui l’aveva creduto ormai spacciato e poi il suo tono di voce quando aveva intimato a Profondo blu di non avvicinarsi più a lei e i suoi occhi tristi quando le aveva detto che l’avrebbe delusa e il suo corpo, esanime, tra le sue braccia, il suo viso pallido e senza vita adagiato nell’incavo della spalla a un soffio dai suoi occhi increduli. Quegli istanti erano sembrati eterni e Strawberry aveva sentito qualcosa dentro rompersi. E da quel momento non aveva avuto più pace.

E poi c’era stato quel momento infinito di poco prima, quando Ryan aveva abbassato la guardia e lei era riuscita a penetrare in una fessura della sua anima, attraverso i suoi occhi e aveva visto…cosa? Non lo sapeva. Non riusciva a capirlo, non riusciva a dargli un nome. Ma era qualcosa che non credeva potesse appartenere a Ryan: era uno dei tanti pezzi che non riuscivano a trovare collocazione nel puzzle della sua figura.

O forse si era sognata tutto?

L’ennesimo sospiro. Strawberry si raggomitolò sotto le coperte.

Un pensiero, nato indipendentemente dalla sua volontà, le riempì la testa.

“Speriamo che sia accanto a me in battaglia. Ho bisogno di lui.”

Strawberry rimase interdetta. L’aveva pensato davvero?

Si sentì in imbarazzo e si strinse ancora di più su stessa.

Un barlume di raziocinio accorse a salvarla. Era normale desiderare un aiuto. Sapeva che Profondo blu era forte e aveva notato che la presenza del cavaliere nero lo aveva spaventato: era logico sperare in un suo aiuto.

Si, era logico, molto logico e razionale.

La ragazza sospirò internamente, mentre gli occhi, cedendo alla stanchezza si chiudevano lentamente.

Il respirò iniziò a divenire più regolare, mentre immagini confuse e confusi pensieri si affacciavano pigramente sfumando gli uni negli altri.

Il sorriso di Lory, la mano di Gish, Kyle che compariva con una torta, Mark che la abbracciava. Una frase: “mi dispiace, ti deluderò ancora!”. Poi due occhi. Erano quelli di Ryan, ma sfumavano e divenivano scuri. Poi Profondo blu che sogghignava “E’ solo un’illusione Strawberry!”. Una spada fendeva l’aria. “Non avere paura..” . una luce intensa di tramonto, poi una sensazione di caldo e di calma. Era al sicuro…c’era qualcuno che la stringeva e lei sapeva che era al sicuro. Si…lì nessuno poteva più farle del male.

Con un rantolo sommesso la ragazza cedette finalmente al sonno.

Gish, immobile sulla soglia, restò ancora un po’ ad ascoltare il suo respiro regolare.

-Dormi bene, piccola…- sussurrò poi e sparì nella penombra, silenzioso come era apparso.   

 

 

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Finalmente ho un po’ di tempo e posso ringraziare uno per uno i miei gentilissimi commentatori!!!

 

Aria93 : Grazie mille per il tuo commento…e scusa se non ti ho ringraziato prima! Cmq spero proprio che la piega che hanno preso gli eventi ti sia piaciuta! Ma ci saranno altre sorprese…continua a leggere!

 

Danya91: thanks! Hai commentato anche se avevi già letto!! Sono commossa!!! Doppio ringraziamento!

 

Fraise: grazie mille per i complimenti…la storia da semplice che era continua a intricarsi…spero ti possa piacere! Fammi sapere cosa ne pensi!

 

Hermy: ciao “fan” ^_^ !! Grazie mollissimo per i tuoi commenti…continua a leggere perché le sorprese non sono finite e i nostri amici ne avranno da faticare prima che mi decida a lasciarli in pace!!

 

Hikarykanna: e si…mi hai scoperta: Mark non mi sta proprio simpatico! Infatti l’ho fatto sparire subito!!! (hi hi…che perfida!!) e ho lasciato il campo libero ad altri pretendenti più simpatici e meno perfetti! Spero che il procedere della storia ti sia piaciuto…continua a seguirmi…e ad aggiornare le tue ff che seguo sempre con grande piacere… A presto!! (ah dimenticavo…stomaci è corretto, ma la prima forma segnalata sul vocabolario resta stomachi! ..come dire…su queste cose serie non mi posso sbagliare!!!^_^)

 

Ichigo_chan25: ecco qui il seguito…spero ti sia piaciuto! Fammi sapere e grazie per aver lasciato un commentino!!

 

Iuchia nanami: spero di aver aggiornato abbastanza presto!!! Grazie del “wow” e continua a leggere…devono succedere ancora moltissime cose…!

 

Kumiko Shirogane: vedo che in quanto a preferenze maschili siamo in sintonia!! Ryan e Gish sono assolutamente due personaggi bellissimi…spero di dare il giusto a tutti e due! Grazie dei commenti (troppo buoni!!) e continua a seguire la storia!

 

Lory 06 lory 06:ehm…non vorrei fare una gaffe imperdonabile ma la differenza di maiuscola non indica due persone diverse vero?? In caso contrario mi scuso tantissimo!!! In ogni caso, grazie mille per i complimenti (trooooppo gentili!!) e spero che il seguito ti sia piaciuto!

 

Mewby-chan: spero che il mio presto sia abbastanza presto! Il prossimo cap non tarderà ancora molto…continua a seguirmi e grazie mille per i commenti!!

 

Mew Pam: ciao! Sono contenta che il mio modo di tratteggiare quel simpaticone di Deep Blue ti piaccia…nell’anime in effetti l’ho trovato un po’ troppo anonimo: spero di averlo vivacizzato un pochino! Grazie mille per il commento…spero di vederne altri!

 

Ysi: spero che i cap seguenti ti siano piaciuti! Grazie mille per il tuo gentilissimissimo commento e continua a leggere…se ne vedranno delle belle!!

 

Grazie anche a tutti quelli che leggono senza commentare!!! Al prossimo cap.!! Ciao!

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Che la battaglia cominci! (parte prima) ***


CAPITOLO 7 – Che la battaglia cominci

CAPITOLO 7 – Che la battaglia cominci! (parte prima)

 

Un rumore di passi, pesanti e incessabili, giungeva da un luogo sperduto nell’universo. Il rumore rimbalzava su pareti di metallo liquido dal colore indefinibile e si amplificava all’infinito. Una pausa, brevissima, poi il rumore riprendeva, martellante.

Profondo blu camminava in tondo, la testa china, l’espressione inferocita, disegnando col lembo dell’ampio mantello curiosi cerchi nell’aria. Poi si fermava, le sue labbra si storcevano e i suoi occhi, chiusi, tremavano sotto lo sforzo di trattenere la rabbia. Durava un istante, poi riprendeva a camminare in circolo, ossessivamente.

Era stato un vero e proprio idiota. Ma come aveva potuto rovinare un piano così perfetto con tanta leggerezza?

Proprio lui, il più feroce e freddo degli alieni, il più calcolatore, il più insensibile, il più furbo…

Era riuscito a sottrarsi alla prigionia e a mettere a punto una strategia perfetta per vendicarsi del popolo alieno che lo aveva così barbaramente trattato e allo stesso tempo per portare a termine il suo piano di conquista. Aveva dovuto pensare minuziosamente a ogni particolare, aveva dovuto dare fondo a tutta la sua astuzia e a tutte le sue conoscenze e soprattutto aveva dovuto aspettare, aspettare a lungo. E nel luogo in cui era stato rinchiuso il tempo fluiva con una lentezza esasperante. I minuti divenivano giorni interi e c’era voluta molta pazienza e molto sangue freddo per lasciare che le cose seguissero il loro corso, senza rovinare tutto per l’impazienza. C’era voluto tempo per trovare il cristallo e per lasciare che maturasse nel cuore di Strawberry, ancora bambina. C’era voluto tempo per trovare alleati per distruggere i progetti di quell’insulso umano che stava per scoprirlo, tempo per convincere i tre alieni a servirlo e per assicurare Gish che li avrebbe aiutati, tempo per creare l’umano perfetto che avrebbe conquistato il cuore di Strawberry e l’avrebbe così inesorabilmente condotta verso di lui. Poi c’era stato quell’imprevisto del mew team. Profondo blu aveva temuto che la ragazza avesse scoperto il potere immenso che stava in lei, ma era stato un timore infondato. Per essere più sicuro tuttavia aveva fatto in modo che Mark entrasse nel gruppo, per poter sempre avere sotto controllo la situazione da vicino. E tutto procedeva secondo i suoi calcoli. Gli scontri con i tre stupidi alieni davano nuova forza al legame di Strawberry con Mark e aumentavano lo splendore del cristallo, restituendogli l’antico potere. Una progressione così rapida l’aveva quasi stupito e finalmente nella sua mente si era fatta strada l’idea che ormai era fatta. Bastava soltanto dare il colpo di grazia a Strawberry per farla desistere dallo scopo di combatterlo e portare i suoi pensieri lontani dal cristallo, facendole scoprire che Mark non esisteva, e poi finirla fisicamente, strappandole dal cuore quello che così a lungo aveva bramato. Poi avrebbe potuto eliminare con piacere Gish, Pie, Tart e il genere umano e riportare sulla terra il suo popolo…naturalmente solo dopo averlo messo in catene e obbligato a servirlo. Loro avrebbero lavorato per lui, avrebbero obbedito a ogni suo comando. Un nuovo ordine cosmico sarebbe nato sotto la sua guida.

La ribellione dei tre alieni che avevano aiutato il mew team non l’aveva disturbato più di tanto: la caccia sarebbe stata solo più divertente, perché ormai aveva riconquistato tutti i suoi poteri e non temeva nessuno. Era questione di tempo, ma un tempo breve, confronto all’attesa.

E infine era stato proprio un essere umano a portare Strawberry dritta tra le sue grinfie! Quell’idiota di Ryan

aveva trascinato lì tutta la squadra al completo e Profondo blu aveva avuto davanti a sé la vittoria: Strawberry riversa al suolo, indifesa, terrorizzata, senza possibilità di aiuto. Aveva afferrato il cristallo, ne aveva sentito tutta la potenza. La vittoria era sua, aveva trionfato, pensava.

E invece era successo qualcosa di imprevisto.

Quell’insignificante umano si era trasformato in un cavaliere  nero e lo aveva attaccato. Era stato costretto a lasciare il cristallo e la sua mente, ormai certa di avercela fatta, era stata presa talmente in contropiede, da andare in confusione. Aveva pensato che ormai Strawberry aveva capito di possedere il cristallo e che lo avrebbe usato contro di lui che non avrebbe avuto scampo. Il panico, un’emozione così umana e disprezzabile, lo aveva preso. Perfino il nuovo cavaliere lo aveva spaventato…e così era scappato.

Scappato. Lui. Idiota! Idiota!

Forse la mewmew non aveva capito che si trattava del cristallo! In fondo era mezza svenuta e paralizzata dal terrore! E anche se lo avesse capito non sapeva come utilizzarlo, figuriamoci se era in grado di preparare un attacco! Il cavaliere nero, poi, non poteva certo rappresentare un ostacolo per lui, anche se non ne conosceva ancora le potenzialità.

Doveva restare, ucciderlo e poi occuparsi di Strawberry. Questo doveva fare, semplicemente! E invece era scappato come un codardo, dando ai nemici un incredibile vantaggio: gli aveva praticamente rivelato dove stava il cristallo mew e, ciò che è peggio, gli aveva fatto capire di temerne i poteri.

Tanto valeva allora auto eliminarsi…stupido imbecille.

Profondo blu si fermò per l’ennesima volta. Strinse i pugni: la sua rabbia era arrivata al massimo sopportabile. Alzò la spada e con urlo agghiacciante che nulla aveva di umano, scagliò un attacco potentissimo contro la parete che assorbì l’energia senza sforzo.

-Maledizione- sibilò fra i denti ansimando.

Ripose la spada e si scostò una ciocca di capelli dagli occhi.

No, non doveva perdere concentrazione. Doveva stare calmo. Calmo e lucido.

Aveva combinato un pasticcio, d’accordo, ma un errore era concesso a tutti. Forse c’era ancora un modo di uscirne e se quel modo c’era, lui doveva assolutamente trovarlo.

Chiuse di nuovo gli occhi in uno sforzo di concentrazione e riprese a camminare in tondo mentre il rumore dei suoi passi risuonava nell’universo.

 

-Pancia mia fatti capanna!!!!!- esclamò Paddy sfregandosi le mani davanti alla colazione che troneggiava sul tavolo.

Afferrò rapida un paio di posate e si buttò a capofitto nel cibo. Mina, accanto a lei, la guardò con cipiglio severo.

-Ma insomma!- esclamò stizzita –che razza di modi! Sei proprio una selvaggia!

-Hai ragione- rispose allegra Paddy senza minimamente cogliere l’offesa –quando si tratta di mangiare- continuò a bocca piena –non mi batte nessuno!!!

Lory sorrise benevola osservando la scena.

“Ora Mina incrocerà le braccia e borbotterà qualcosa” pensò.

-Ma quando imparerai a comportarti in modo civile!?- sibilò infatti Mina incrociando le braccia.

-Coraggio!- intervenne Kyle conciliante –non litigate..

Mina alzò un sopracciglio con aria offesa, poi si mise a mangiare la sua razione con compostezza davvero invidiabile.

Pam si era alzata per prima e aveva già finito la sua colazione. Stava appoggiata allo schienale della sedia, guardandosi attorno attenta e silenziosa. Poteva quasi sembrare una normale colazione di amici in vacanza al mare, se non avesse saputo che la situazione era invece molto delicata…

Ryan si passò un lembo del tovagliolo sulle labbra e poi puntò uno sguardo deciso su Kyle.

-allora- esordì –vogliamo cominciare questi esercizi?

-Come mai tanta fretta?- chiese arcigno Gish che si era rifiutato di toccare il cibo preparato dall’”umano” –paura di non poterti più trasformare?

Ryan non gli rispose nemmeno. Ormai era abituato alle sue continue provocazioni ed era troppo concentrato sul suo obiettivo per perdere tempo ed energie per dare soddisfazione a quell’alieno invadente, senza contare che ignorarlo era il modo più efficace per mandarlo in bestia.

-Dì un po’- grugnì infatti dopo pochi secondi –sei sordo per caso? Ho detto…

Ma non proseguì. Pie gli aveva appoggiato una mano sulla spalla.

-Gish- iniziò con tatto –credo sia meglio iniziare subito…non sappiamo di quanto tempo disponiamo.

L’alieno guardò l’amico più alto con sufficienza.

-E perché lo dici a me?

-Perché ci serve un avversario per testare le capacità di Ryan…- disse Pie con un sorrisino complice.

Gish si sentì immediatamente grato verso l’amico e verso questa imprevista possibilità di riscatto: finalmente avrebbe potuto dare una lezione a quel biondo arrogante e dimostrare di essere migliore di lui.

Digrignò i denti in un sorriso malvagio.

-Ma bene!- rispose poi –avete trovato il vostro avversario…sempre che lui riesca a compiere di nuovo la metamorfosi, s’intende!- aggiunse poi scoccando un’occhiata di sfida all’indirizzo di Ryan.

Il ragazzo riuscì con un ennesimo sforzo di volontà a non replicare: non era necessario. A quanto pareva presto avrebbe potuto finalmente sistemare i conti con lui.

-Bene- disse Kyle alzandosi –allora cominciamo! Lory, ti spiacerebbe aiutare Gish e Pie nei test su Ryan?

La mewmew scosse docilmente la testa.

-Ottimo.- approvò KylePam, tu invece verrai con me e Strawberry.

-Bene- rispose pronta la più grande del gruppo.

-Paddy, Mina, Tart- proseguì Kyle cercandoli con gli occhi –il vostro compito sarà quello di sorvegliare i monitor: dobbiamo tenere sotto controllo le mosse di Profondo blu, siamo intesi?

-Conta pure su di me!- esclamò Mina con aria compita.

-D’accordo- rispose con moderato entusiasmo Tart.

Paddy invece incrociò le braccia sbuffando.

-Ma è un compito noioso!!!!!!- protestò –non c’è proprio nient’altro che posso fare? Qualcosa di più movimentato!

Kyle la guardò sorridendo benevolo.

-Ma certo- disse con aria dolce –ti affiderò un compito che fa al caso tuo!

Paddy lo guardò con occhi colmi di stelle e gratitudine.

-Davvero???- chiese stupita.

-Certo- rispose Kyle sorridendo più gentile di un angelo mentre il cuore della mewmew si allargava dalla gioia –vai in cucina e lava i piatti.- concluse uscendo.

Paddy rimase di sasso per la delusione: non era certo quello che si era immaginata e Kyle, che lo sapeva bene, l’aveva presa in giro. Mina non riuscì (o non volle!) trattenere un malizioso sorriso di superiorità e scherno.

Paddy si avviò verso la cucina affranta, mugugnando che era la bambina più sfortunata della terra e che tutti si prendevano gioco di lei. Tart la seguì con lo sguardo per un po’, poi le corse appresso.

-Se vuoi ti do una mano…- propose dubbioso.

Lei si voltò verso di lui speranzosa.

-Davvero???

Tart annuì sentendosi un po’ in imbarazzo: a dire la verità lui non sapeva nemmeno cosa significasse “lavare i piatti”, solo non se l’era sentita di lasciarla andare via così triste.

-GRAZIEGRAZIEGRAZIE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò Paddy saltandogli al collo e trascinandolo per terra in quell’attacco di entusiasmo.

Mina sospirò rassegnata: era incredibile la velocità con cui Paddy riusciva a passare dallo sconforto più nero alla felicità più incrollabile! Era davvero una bambina, si trovò a pensare abbozzando un sorriso.

 

-Allora Strawberry- esordì Kyle mentre accendeva un paio di monitor –per prima cosa dobbiamo verificare la presenza del cristallo, la sua collocazione esatta e l’entità della sua energia…ti spiacerebbe sdraiarti su quel lettino? Faremo qualche analisi.

Strawberry si guardò attorno confusa: la stanza era praticamente vuota fatta eccezione per un paio di sedie e un grosso cilindro di metallo.

-Kyle scusa…- chiese –ma…quale lettino?? Non ne vedo qui!

Il ragazzo si voltò con la fronte aggrottata.

-Ma si, il lettino è proprio…- Si interruppe a metà frase e sospirò –scusami, hai ragione! Lettino in arrivo!- sentenziò poi premendo un tasto arancione.

Una delle facce rotonde del cilindro si staccò dal resto del macchinario con un sibilo, mentre un lettino fuoriusciva. Strawberry lo fissò con orrore evidente: sembrava uno di quei macchinari degni di stare nel laboratorio segreto di qualche perverso scienziato pazzo..

-Coraggio!- disse Pam spingendola verso il tubo –non hai sentito cosa ti ha detto Kyle?

-Si…si…che ho sentito! Ma…devo proprio proprio entrare là..???!!!- indicò il lettino con disgusto – non c’è per caso un altro letto???

Kyle sorrise all’ingenuità di Strawberry.

-Non è il letto che conta!- rispose per lui Pam –ma il macchinario!

Strawberry strabuzzò gli occhi.

-Vo..volete dire che mi metterete là dentro!!??? Ma siete pazzi!!!  Io non ci penso neanche!!!

La mewmew si guardò attorno in cerca di una via di fuga, ma Pam si era già piazzata davanti all’unica porta e le sorrideva in maniera inquietante. Di lì era chiaro che non sarebbe mai potuta uscire.

Strawberry sbuffò affranta –E va bene…- mugugnò rassegnata dirigendosi docile verso il lettino. L’idea di doversi sdraiare lì e farsi trascinare in quel tubo nero non le piaceva per niente! Certo, se Kyle diceva che era necessario e che non c’era nulla di cui preoccuparsi probabilmente era vero, ma poteva pur sempre succedere qualcosa di imprevisto e…e se la macchina si fosse rotta? Sarebbe rimasta là dentro a vita???

La faccia terrorizzata della ragazza convinse Kyle a lasciare per un istante il monitor.

-Non ti devi preoccupare- le disse conciliante –è come fare una risonanza magnetica…e comunque ricordati che qui fuori ci sono io…fidati di me!

Strawberry si sentì un poco più rassicurata.

-Avanti, sdraiati- continuò il ragazzo –ci vorrà solo qualche minuto e non sentirai nessun male…

La mewmew annuì più convinta sdraiandosi docilmente: al contatto con la pelle quel dannato coso era così freddo! Strawberry chiuse gli occhi mentre rabbrividiva: strano, era la prima volta che provava una sensazione simile da quando erano nella dimensione aliena…e lei odiava il freddo; adorava il caldo, la luce del sole, il tepore dei suoi raggi sul viso…ed era proprio per questa piccole cose che stava combattendo, che non doveva avere paura e sottoporsi a tutti i test necessari…doveva salvare il soffio caldo della vita contro il gelo dell’odio di Profondo blu. Ed era un gelo terribile, lei lo aveva provato sulla sua pelle: era un ghiaccio che ti imprigionava e ti rendeva inerme. Le tornò alla mente il momento in cui la sua mente aveva realizzato che Mark non esisteva: era stato orribile. Poi non aveva memoria di nient’altro fino al suo risveglio, fino a quel calore insperato che l’aveva risvegliata. Ma da dove era venuto? Non se lo ricordava. Però quando era tornata cosciente, ricordava di avere visto Ryan accanto a sé. Forse era stato lui a farle qualcosa…forse l’aveva coperta…no!, si ricordava distintamente che le aveva allungato la coperta soltanto dopo che lei si era svegliata. E allora? Come era andata davvero? Non c’era un camino nella stanza, né un calorifero, né niente di simile…forse era stata lei a reagire? Forse era stato il suo inconscio a salvarla? No, le pareva poco probabile e allora? Non lo sapeva! Doveva chiederlo a Ryan…un’altra delle mille cose che dubitava seriamente sarebbe mai riuscita a dirgli!

Un tocco leggero sulla spalla la distrasse dai suoi pensieri.

-Puoi aprire gli occhi- stava dicendo Kyle –e alzarti…abbiamo finito!

Strawberry aprì gli occhi incredula e sollevata.

-Meno male! Io pensavo che mi avreste fatto entrare davvero nel cilindro!- disse sorridendo.

Pam e Kyle si guardarono perplessi e poi scoppiarono a ridere.

Strawberry rimase interdetta: non riusciva a capire.

-Ehi…ma cosa c’è di tanto divertente??? Visto che il lettino è uscito da lì pensavo mi avreste infilato dentro!- protestò.

Questo provocò una nuova ondata di ilarità che di nuovo Strawberry non riuscì a capire. Poi Kyle si riprese e si rivolse a lei.

-Strawberry cara…- esordì trattenendo un nuovo scoppio di risa –mi spiace per te, ma nel tubo ti ci abbiamo infilato per quasi 5 minuti…devi esserti addormentata!

-CoooooSAAAAAAAAAAA!!!!!?????- esclamò la mewmew incredula.

Guardò alternativamente il macchinario e Kyle: forse la stava prendendo in giro? No, era poco probabile.

“Che figuraccia!!” pensò fra sé arrossendo “ero così assorta a pensare che non mi sono nemmeno accorta di quello che succedeva! Sono davvero un impiastro!!

-Scusatemi- disse affranta.

-E di che?- le chiese Pam –la cosa importante è avere i risultati dei test! Ora preparati, perché inizia la parte difficile.

-Già- confermò Kyle facendo rientrare il lettino nel cilindro –adesso ci devi mostrare cosa sai fare col cristallo!

-Ma io non so fare niente col cristallo!!- protestò Strawberry.

-Be, siamo qui apposta per fare dei tentativi, no?- le rispose con calma invidiabile Kyle.

Lei annuì, poi si decise: non sapeva davvero da che parte cominciare, ma se c’era un modo per controllare il potere del cristallo lei lo avrebbe trovato. In fondo lo avevano affidato a lei non per caso! Doveva assolutamente riuscirci, era troppo importante.

-Concentrati- le suggerì Pam –cerca di metterti in contatto col cristallo, chiedigli di darti forza e poi convogliala nelle mani.

-Scaglia qui il tuo attacco- disse Kyle indicando una parete –è fatta di un materiale speciale che assorbirà l’energia senza causare danni…

-Va bene- rispose la mewmew.

Poi chiuse gli occhi. Raccolse le mani all’altezza del petto, esattamente dove Profondo blu aveva esercitato quella pressione fortissima per strapparle quello che era suo! Odiava quell’alieno: era freddo, cinico, manipolatore e crudele…

“non pensare a questo!” si impose “non devi pensare a niente, a niente! Solo al cristallo! Devi fare il vuoto dentro…devo smettere di pensare e concentrarmi solo sul cristallo…”

Kyle e Pam la osservarono con attenzione: aveva la fronte aggrottata, di certo ce la stava mettendo tutta.

“Ho bisogno della tua energia…” pensò Strawberry “mi serve il tuo infinito potere per salvare la Terra…”

Strinse di più i pugni; gocce di sudore iniziarono a scenderle dalla fronte.

Era ormai da più di otto minuti che la ragazza stava ferma, immersa nella sua concentrazione, così tesa che sembrava dover esplodere da un momento all’altro.

Pam guardò preoccupata Kyle chiedendogli con gli occhi se era il caso di andare avanti. Il ragazzo increspò le labbra: in fondo lui non ne sapeva molto più di lei! Tuttavia le rispose appoggiandole una mano rassicurante sulla spalla. Pam capì il senso di quel gesto: era Strawberry la sola a poter stabilire quando era il momento e fino a che punto poteva spingersi.

Intanto però aveva iniziato a tremare impercettibilmente. Le vene delle sue mani erano sempre più evidenti.

“Il tuo potere, mi serve…il tuo potere…” chiese ancora una volta Strwberry ormai stremata.

Ma non successe nulla.

La ragazza crollò al suolo respirando affannosamente. Subito Pam si precipitò su di lei.

-Strawberry! Stai bene?- chiese apprensiva.

Lei annuì appena. Aveva cercato l’energia dentro di se, ma non l’aveva trovata. Allora aveva cercato di chiederla al cristallo, ma non era servito. In quei lunghi minuti di immobilità e concentrazione massima, non era riuscita ad avvertire nemmeno un segnale minuscolo. Niente di niente. Come se tutto il potere della pietra si fosse congelato.

-Ma dov’è che sbaglio?- chiese rabbiosamente fra i denti.

-Forse hai solo bisogno di tempo..- suggerì Kyle.

Lei lo guardò dubbiosa mentre si rimetteva in piedi.

-Non lo so, Kyle…io credo che manchi qualcosa…

-Vuoi riposare un po’- chiese Pam passandole una salvietta per asciugarsi la fronte.

-No- rispose lei decisa –non abbiamo tempo.

-Strawberry, credo che dovresti…- tentò di intromettersi Kyle.

-La sola cosa che dovrei  è trovare il modo di far reagire il cristallo!- lo fermò lei decisa -proviamo ancora!

 

Lory guardava preoccupata attorno a sé nella grande stanza vuota: Gish e Ryan si fissavano in silenzio ormai da molti minuti, ma nessuno dei due aveva intenzione di abbassare lo sguardo per primo. La mewmew aveva già cercato di sdrammatizzare con osservazioni di circostanza, ma nessuno dei due aveva risposto. Per di più Pie si era assentato per recuperare l’attrezzatura necessaria e Lory aveva davvero paura che la tensione, già alle stelle, potesse esplodere da un momento all’altro.

Chissà poi perché si odiavano tanto quei due!

Il sibilo della porta che si apriva e l’ingresso di Pie le fecero tirare un sospiro di sollievo. Si diresse subito verso di lui e lo fece avvicinare per bisbigliare al suo orecchio.

-Pie…credo che non sia il caso di farli scontrare…- esordì visibilmente turbata –non senti quanta tensione c’è nell’aria? Posso battermi io contro Ryan…credo sarebbe meglio!

Pie le sorrise rassicurante appoggiandole una mano sulla spalla.

-Non ti preoccupare, andrà tutto bene!

-Ma..- cercò di replicare lei.

Lui scosse la testa –Vedrai che quando avremo finito le cose andranno meglio! È da troppo tempo che quei due si lanciano frecciatine, credo sia arrivato il momento di far calare un po’ la tensione!- spiegò seraficamente.

Lory guardò alternativamente Ryan e Gish: non era del tutto convinta, ma forse per una volta doveva fidarsi di Pie; d’altra parte non aveva poi molta scelta!

-Bene..- esordì Pie a voce abbastanza alta da richiamare l’attenzione dei due duellanti –cominciamo! Ryan- disse rivolto all’umano –credi di riuscire a trasformarti?

Il biondo lo fissò un istante prima di rispondere.

-Se non ci provo non lo scopriremo mai, giusto?- sorrise a Pie che ricambiò, con grande disappunto di Gish: a quanto pareva l’umano aveva deciso di farseli tutti amici in modo da isolarlo. Be, doveva ammettere che, in fondo, non era così stupido come credeva.

Ryan sciolse le spalle, le braccia e il collo con rapidi e flessuosi movimenti.

-Qualche suggerimento??- chiese nel frattempo a Pie.

L’alieno si grattò la testa pensieroso: lui non aveva mai compiuto delle metamorfosi e non aveva idea di come avvenisse il processo.

-Be…- azzardò –credo tu debba

-Concentrati sulla forza che hai sentito quando ti sei trasformato la prima volta- suggerì Lory interrompendo Pie –e sulla forma che hai assunto. Poi lascia che il dna modificato faccia il resto. Tu devi solo invocare la metamorfosi…poi è fatta!

Ryan le strizzò l’occhio sollevando il pollice in segno d’intesa.

-Grazie…- bisbigliò intanto al suo orecchio Pie.

-Non c’è di che…- rispose lei educatamente –in fondo io so come funziona la metamorfosi molto meglio di te perché l’ho sperimentata…

Ryan si posizionò di fronte a Gish, chiuse gli occhi e strinse i pugni cercando per quanto gli era possibile di rilassarsi: essere teso gli sarebbe stato solo di ostacolo.

-E ora vediamo se sei così bravo da solo…- sibilò Gish accarezzando le lame dei suoi pugnali.

-Sta zitto- replicò Ryan –resta in silenzio il tempo che mi occorre e poi avrai la tua risposta…

L’alieno sogghignò soddisfatto: si sarebbe trattenuto il tempo necessario per permettergli di tentare la trasformazione e poi sarebbe stato tutto suo... che la metamorfosi fosse riuscita o no! 

Ryan si concentrò sul ricordo di quell’unica trasformazione. La luce che aveva visto e l’energia che aveva sentito dentro erano difficili da rievocare, però ricordava perfettamente il suo stato d’animo e quello che aveva visto e udito. Ricordava perfettamente il sangue colargli dal sopracciglio, le grida sempre più flebili di Strawberry e quel ghigno, quel maledetto ghigno diabolico. Sentì la pressione aumentare nella sua testa, le vene pulsargli più insistenti. Con un grido invocò su di sé l’energia che sentiva attorno. Poi riaprì gli occhi: la metamorfosi era riuscita ed era stato davvero semplice.

-Bravissimo Ryan!!!- esclamò con entusiasmo Lory, ma il biondo non riuscì nemmeno a voltarsi verso di lei per sorriderle, perché Gish aveva già sfoderato le sue armi e si lanciava su di lui.

-A noi due, umano!!!- disse con sprezzo mentre la spada di Ryan parava con rumore metallico il suo attacco.

Lory lanciò un grido e fece per lanciarsi su Gish per fermarlo, ma Pie la trattenne.

-Lasciali fare…- le disse.

Lei lo guardò con occhi supplichevoli.

-Ma finiranno per ammazzarsi! Li dobbiamo dividere!!

-Nessuno ucciderà nessuno, Lory: Gish non è così stupido, sa perfettamente che siamo tutti necessari per la battaglia finale, ma se Ryan non riesce ad usare subito al meglio i suoi poteri allora tanto vale che venga ferito e non possa combattere!

Lory strinse le labbra: non poteva certo approvare i metodi di Pie. Era vero, con questa terapia d’urto Ryan sarebbe stato costretto a imparare in fretta a dare il meglio di sé, ma lei era convinta che anche un allenamento graduale e meno pericoloso avrebbe raggiunto lo scopo. Non capiva, proprio non capiva questa logica “da uomini”.

-Siediti e goditi lo spettacolo- concluse Pie trascinandola dietro un vetro protettivo che divideva la palestra da una sorta di sala comandi e accomodandosi su una poltrona.

La mewmew però restò in piedi, incollata al pannello trasparente, sperando che Pie lo interpretasse come un gesto di stizza: in realtà era così preoccupata per Ryan da non riuscire quasi a muoversi.

I due combattenti non si stavano certo risparmiando. Si rincorrevano per la stanza vibrando in aria con foga le armi che, scontrandosi, sprigionavano scintille.

Entrambi ansimavano, e si squadravano con aria inferocita.

-Allora- iniziò Ryan –tutto qui quello che il terribile Gish sa fare?

L’alieno sorrise sprezzante.

-Attento a non provocarmi, umano!- rispose –non ho ancora iniziato a fare sul serio!

-E allora vedi di cominciare o farai una brutta fine!- gridò Ryan scagliando un fendente alla sua destra.

Gish saltò abilmente a sinistra e preparò un attacco che il ragazzo parò senza troppa difficoltà.

-Te la cavi bene con la spada- grugnì Gish –ma vediamo se sai parare anche questo!!- e lanciò uno dei suoi colpi più potenti contro l’umano.

Ryan non cercò di schivarlo: se doveva fronteggiare Profondo blu e sperare di vincere doveva riuscire a contenere la potenza degli attacchi, non tentare di scappare, anche perché era un avversario velocissimo, come aveva potuto sperimentare. Così rimase immobile, facendosi scudo con la sola lama della sua spada.

Il cuore di Lory si fermò per un istante.

-Scappa!!!!!- urlò appena riuscì a muoversi di nuovo, ma era troppo tardi. L’attacco era andato a segno.

Ryan fu sbalzato indietro e ricadde pesantemente al suolo. Gish sorrise soddisfatto.

-Già finito?- gongolò –peccato! Iniziavo appena a divertirmi!

-Un altro…- disse flebilmente Ryan rialzandosi ferito.

L’alieno si voltò interdetto.

-Coraggio- continuò Ryan –voglio un altro attacco uguale a questo!

Gish soffocò la rabbia: pensava di averlo steso.

-Se proprio vuoi farti del male- disse incrociando i pugnali.

-Ryan ma che stai facendo- supplicò Lory, ma il ragazzo non le dava ascolto. La mewmew si rivolse allora in un ultimo tentativo a Pie.

-Ti prego, Pie, devi fermarli!

-No, aspetta…- disse l’alieno –guarda qui- esclamò additando il monitor –è incredibile!

Lory non fece neppure in tempo a capire cosa significassero tutti quegli spettri di luce sullo schermo che un nuovo attacco venne scagliato con forza brutale su Ryan.

Il sangue della mewmew si gelò nelle vene: era una pazzia! Doveva fermare Ryan!

Corse nella palestra per porre fine a quel suicidio, ma appena fece il suo ingresso fu costretta a fermarsi per la sorpresa.

Ryan era in piedi, davanti a Gish, la spada sguainata, e sorrideva.

-Impari i fretta- borbottò l’alieno in direzione dell’avversario.

-Era un colpo facile da parare- replicò Ryan.

L’alieno distorse le labbra per replicare qualcosa di offensivo, ma il biondo continuò prima che lui avesse la possibilità di aprire bocca.

-Se dobbiamo affrontare Profondo blu- disse ansimando per lo sforzo –dobbiamo saper fare molto di meglio, non credi?

Gish lo guardò per la prima volta con occhi diversi. All’improvviso si accorgeva che il ragazzo che gli stava davanti, col vestito lacero e il volto ferito, non era l’arrogante ragazzino viziato ed egoista che aveva pensato, ma uno spirito guerriero, indomabile, che credeva in quello che faceva e che dava anima e corpo. Per la prima volta, da quando lo aveva incontrato, provò per lui un sorta di strana simpatia, un misto di rispetto e considerazione.

-Certo- rispose dopo alcuni istanti di riflessione –dovrò fare molto meglio per salvare la dolce Strawberry da quel maledetto…

Sorrise col solito ghigno e Ryan gli rispose preparando la spada per un nuovo colpo.

-E allora diamoci dentro!

 

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Capitolo 8
*** Che la battaglia cominci! (parte seconda) ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti! Ringrazio per i commenti e senza por tempo in mezzo…vi lascio al prossimo capitolo! ^_^ Buona lettura!

 

CAPITOLO 8 – Che la battaglia cominci! (parte seconda)

 

Strawberry si accasciò esausta sul pavimento della stanza respirando a fatica. Subito Pam si precipitò verso di lei coprendole le spalle esili con un asciugamano.

-Adesso basta!- sentenziò la mewmew più anziana –sei stremata, è inutile continuare!

Strawberry radunò con fatica le forze necessarie per replicare che lei voleva continuare fino a riuscire, ma Kyle la interruppe prima ancora che potesse aprire bocca.

-Pam ha ragione! Per oggi è sufficiente così!

La ragazza si rialzò appoggiandosi alla parete della sala adibita a palestra per le sue esercitazioni e guardò alternativamente i due amici con aria supplichevole.

-E’ inutile che provi a impietosirmi!- la rimproverò Pam –ti sei esercitata per tutto il girono interrompendoti solo per mangiare qualcosa…ormai non hai più energie! La cosa migliore è farsi una bella dormita. Così avrai il tempo per pensare a cosa ti blocca…

Kyle annuì in appoggio alle parole di Pam.

Tuttavia Strawberry non sembrava volersi dare ancora per vinta.

-Io…devo…- protestò affannosamente –riuscire a usare il cristallo…

-No Strawberry- cercò di farla ragionare Kyle –tu ora devi riposare! Insistere così è controproducente! Dai il tempo al tuo corpo di recuperare le energie e domani sarai di nuovo carica e sono certo che dopo un notte di buon sonno e riflessione ce la farai!

Le sorrise incoraggiante appoggiandole una mano sulla spalla che però la ragazza scostò decisa: Kyle sapeva sempre trovare qualcosa di gentile da dire e sapeva anche essere molto persuasivo, ma questa volta lei doveva insistere.

-No, il mio compito è quello di sfruttare l’energia del cristallo- replicò stringendo i pugni, lo sguardo serio di chi non ammetteva repliche –Io sono l’unica in grado di sconfiggere Profondo blu, sono io il capo e un capo non si arrende mai finchè non ha raggiunto il suo obiettivo!

-Adesso basta!- urlò Pam afferrandola per la gola e spingendola contro la parete –se vuoi a tutti i costi farti del male, allora ci penserò io…

Strinse più forte le sue dita sul collo dell’amica guardandola con aria di sfida.

-Allora?- chiese –non ce la fai nemmeno a reagire?

Strawberry tentò di strapparsi di dosso le mani di Pam, ma la sua presa era forte e lei era così debole…doveva riconoscerlo…era davvero esausta. Lacrime di scoramento iniziarono a premerle insistenti dietro le palpebre, ma lei le trattenne con un ultimo sforzo di volontà. Pam allentò la presa lasciandola scivolare sul pavimento. Poi si voltò e si avviò verso la porta. Si fermò un istante.

-Un vero capo non si arrende mai…ma sa quando è il momento di smettere…- disse.

Poi uscì dalla stanza a testa bassa e Strawberry fu quasi certa di cogliere lo scintillio di una lacrima sul suo viso.

Kyle rimase per qualche istante guardando alternativamente la mewmew e la porta: era meglio lasciare la ragazza sola per un po’, oppure era il caso di starle vicino?

-Va pure..- bisbigliò Strawberry con voce quasi impercettibile.

Kyle stava per chiederle se ne era davvero sicura: in fondo non gli sembrava davvero nelle condizioni fisiche e mentali per restare sola, ma poi si accorse dello sforzo che la ragazza stava facendo per non scoppiare in lacrime davanti a lui e uscì, sospirando.

Rimasta sola la mewmew reclinò il capo contro la parete cercando nel vuoto che i suoi occhi fissavano una soluzione…una risposta…una consolazione. Non ci era riuscita. Non ci era ancora riuscita! Era già il secondo giorno di esercizi e lei, nonostante gli sforzi degli amici per aiutarla e nonostante ce la stesse davvero mettendo tutta, non era ancora riuscita a provocare la benché minima reazione da parte del cristallo mew. Eppure era dentro di lei, proprio nella parte più segreta e profonda di lei…

E lei lo aveva custodito, lo aveva nutrito del suo amore, era stata il tramite del suo potere…e allora perché? Perché ora la stava abbandonando? Perché non lasciava che lei usasse i suoi poteri per liberare la terra e salvare tutte quelle vite, umane o aliene che fossero? Perché era stato affidato a lei un compito così grande? Perché a lei una simile responsabilità? Perché, perché?

Mille domande le affollavano la mente e ormai tutta la sua decisione il suo ottimismo l’avevano abbandonata, lasciandola in preda a dubbi dolorosi.

Forse non era abbastanza forte, forse non ne era in grado…forse era colpa sua se non riusciva, anche se Kyle continuava a ripeterle che non era così.

Si sentiva così inutile e impotente, proprio lei che avrebbe dovuto salvarli tutti…

E pensare invece che Ryan, che lei aveva tante volte giudicato male, era già riuscito a controllare la metamorfosi alla perfezione e ora stava già sperimentando come accrescere i suoi poteri.

Lei invece era un fallimento totale, una catastrofe su tutta la linea. Nonostante tutto non c’era stato nessun miglioramento, nemmeno il più piccolo.

Strawberry si prese la testa fra le mani. Sul pavimento nero caddero silenziose le sue lacrime, dividendosi in mille diamanti di luce.

 

Immobile, nel centro preciso dell’universo infinito, Profondo blu meditava.

Il mento abbassato, le sopracciglia inarcate, i muscoli tesi, pensava.

Quanto tempo era ormai che se ne stava in quella posizione? Non avrebbe saputo dirlo; comunque il tempo aveva un valore molto relativo nell’immenso vuoto dello spazio.

Ogni suo atomo, ogni sua particella erano impegnati nello sforzo di elaborare un piano che potesse essere senza falli, un nuovo piano che gli avrebbe permesso di sconfiggere il mewteam, di riprendersi il cristallo che gli spettava e dominare finalmente su tutto ciò che esisteva. Ma doveva fare in fretta: ogni minuto che passava gli poteva essere fatale.

Durante la sua prigionia aveva avuto modo di accumulare molte informazioni e sapeva bene che il cristallo non era facile da controllare: lui stesso ancora non aveva chiaro il modo di sprigionarne l’energia, ma a questo poteva pensare con comodo dopo, quando lo avrebbe strappato dal cuore di quella maledetta Strawberry. Quella ragazza…lo faceva letteralmente impazzire di rabbia! Il suo comportamento andava contro ogni logica razionale e contro tutte le sue previsioni. Nonostante gli costasse fatica, doveva ammettere che era davvero un osso duro, una degna avversaria per la sua impresa. Sapeva che presto avrebbe imparato a controllare il potere del cristallo e non poteva concedersi di lasciarle troppo tempo o sarebbe stata davvero la fine.

Pensandoci con freddezza, aveva concluso che la situazione non era poi così disperata per lui: per come stavano le cose al momento sarebbe bastato riprendersi ciò che era suo e tutto sarebbe andato per il meglio.

Il problema principale restava trovare il covo di quei traditori: poi avrebbe distratto quella insulsa marmaglia che attorniava sempre Strawberry di modo che restasse sola in sua balia. E allora avrebbe compiuto l’atto definitivo, scritto la parola fine alla lunga storia della sua sofferenza. 

Piano piano nella sua mente l’idea cominciava a prendere forma.

Avrebbe usato dei chimeri, ma certo! Come aveva potuto non pensarci prima! In fondo era un alieno, poteva crearne in quantità sufficiente per tenere a bada Gish e compagni. Perfetto! Perfetto! Finalmente riusciva a vedere la luce alla fine del tunnel nero dei suoi dubbi.

Tutto stava ora nel trovare il luogo dove si nascondevano i suoi nemici. Per questo non poteva usare i chimeri: sarebbe stato solo uno spreco di energia, senza contare che quei cosi erano privi del benché minimo cervello. No, non poteva andare!

D’altra parte continuare a cercarli da solo poteva rivelarsi un compito troppo lungo e lui non aveva tempo.

Maledizione!

L’alieno si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore chiudendo gli occhi: era a un passo dalla vittoria, ma ancora un dettaglio non tornava, gli mancava ancora un tassello.

Come poteva trovarli in breve tempo? Come poteva…

All’improvviso Profondo blu riaprì gli occhi. La sua espressione rimase immota per un tempo indefinibile, come incisa nel marmo. Poi un ghigno orribile di macabra soddisfazione gli deformò il volto e gli occhi si illuminarono di un’inquietante luce: aveva trovato la soluzione!

 

Quando Strawberry si svegliò era ormai notte fonda e si sentiva completamente indolenzita. Aveva pianto di delusione fino ad addormentarsi, riversa sul pavimento, esausta ed amareggiata. Aveva anche fatto dei sogni: sogni orribili. Poi qualcosa, probabilmente un rumore, l’aveva svegliata.

La mewmew si stropicciò gli occhi tirandosi a sedere e guardandosi attorno ancora un po’ spaesata. Si passò una mano fra i lunghi capelli cercando un po’ di conforto in quella carezza.

Non doveva comportarsi così, non doveva arrendersi. Anche se per ora tutto era stato inutile lei doveva continuare a tentare. In fondo il cristallo era dentro di lei, si disse.

Si alzò in piedi, un poco rinfrancata.

Ora la cosa più logica da fare era andarsene a letto e dormire profondamente, come le avevano suggerito Kyle e Pam.

“Dovrei ascoltarli più spesso!” si rimproverò mentalmente.

Uscì dalla stanza silenziosamente e si diresse verso la sua camera. Il corridoio era illuminato da una luce tenue che conciliava il sonno e non c’era nessun rumore: probabilmente dormivano già tutti. Svoltato un angolo Strawberry si accorse però di un fiotto di luce più intensa che filtrava da una porta socchiusa.

La ragazza si avvicinò curiosa e sbirciò nello spiraglio. Quello che vide le fece provare una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco: nella palestra Ryan si stava allenando nel maneggiare la spada. La fronte imperlata di sudore, il respiro ansimante, le fasciature fresche che nascondevano le ferite subite in battaglia…eppure era lì, nel cuore oscuro della notte, solo, ad esercitarsi per poter essere al cento per cento durante la battaglia finale.

E lei invece? Lei che doveva rappresentare la speranza per il mondo cosa aveva concluso fin ora? Niente. Assolutamente niente. E invece che impegnarsi al massimo, si metteva a  piangere come una bambina viziata! Uno scoramento profondo le attanagliò il cuore.

-Sono un fallimento..- si ripeté a bassa voce per l’ennesima volta abbassando lo sguardo sul pavimento.

Quando lo rialzò due occhi azzurri e profondi la guardavano curiosi a pochi centimetri dai suoi. Strawberry fece un salto dallo spavento.

-RYAN!- gridò –vuoi farmi venire un infarto!!!!!!!!

-E tu vuoi svegliare tutti quanti?- replicò lui tappandole la bocca –abbassa la voce!

La mewmew arrossì di vergogna: ma perché non ne combinava mai una giusta?

-Entra- la invitò lui allontanandosi e dandole le spalle –e chiudi la porta! Non vorrei ti saltasse in mente di cacciare altri urli simili!

La mewmew obbedì più per riflesso che per reale volontà: in verità avrebbe davvero preferito non dover incontrare Ryan. C’era ancora troppo da chiarire con lui e quella non era davvero la serata giusta!

- Posso sapere cosa ci facevi dietro la porta?- chiese il ragazzo con una punta di rimprovero.

-Io…io ecco- iniziò Strawberry, ma si fermò quasi subito. Cosa doveva dirgli? che aveva pianto fino ad addormentarsi perché era un’incapace? Oppure doveva raccontargli una bugia e dirgli che passava di lì per caso, perché le era venuta sete?

Ryan la guardò interrogativamente: Strawberry aveva un’espressione strana e lui non aveva tardato a capire che qualcosa non andava fin da quando ne aveva percepito la presenza fuori dalla porta. Purtroppo lui non era certo la persona più adatta per cercare di farla sentire meglio.

-Allora? Cosa c’è?- chiese con ironia –il potere del cristallo ti ha lasciata senza parole?

La sua era una domanda priva di malizia: non aveva idea del fatto che Strawberry ancora non fosse riuscita a fare nemmeno un minimo progresso, perché non aveva più parlato con Kyle, preso com’era dal suo allenamento. Ma questo naturalmente Strawberry non poteva saperlo.

I suoi occhi dolci da gatta si velarono all’improvviso di tristezza e delusione, come se il ragazzo le avesse appena tirato uno schiaffo in pieno viso. Ma in fondo, era proprio così che lei si sentiva: presa a schiaffi.

Ryan la stava prendendo in giro, la stava rimproverando con la sua solita durezza. Una durezza ironica, certo, ma che non faceva per questo meno male. Anzi. Nel suo cuore, già così duramente provato, si infilarono sottili pugnali di ghiaccio. Eppure non c’era niente che potesse dire: Ryan aveva ragione, come sempre. Lei era un fallimento, lei aveva deluso le speranze di tutti, lei se lo meritava. Ma faceva male, terribilmente male, nonostante tutto.

Per alcuni istanti Ryan restò immobile, istupidito davanti alla reazione di Strawberry, fissandola senza riuscire a capire: cosa aveva sbagliato questa volta?

Vide la ragazza stringere forte i pugni mentre abbassava la testa, rassegnata: stava per piangere, ma forse non voleva farlo davanti a lui. Eppure non capiva. Certo, non era stato particolarmente gentile, ma cosa aveva detto di tanto sbagliato? Possibile che riuscisse sempre a farsi odiare da lei?

-Si può sapere cos’hai?- chiese con un filo di irritazione –cos’ho detto di sbagliato?

La stava ancora prendendo in giro? No, forse no. Forse tutto quello che voleva era un’ammissione di colpa. In fondo glielo doveva: le aveva salvato la vita e ora si stava letteralmente ammazzando di fatica per prepararsi a uno scontro che avrebbe dovuto riguardare solo lei! Lei…un fallimento, un disastro, un impiastro.

-Niente- bisbigliò con voce appena udibile –non hai detto niente di sbagliato…lo so che mi merito tutti i tuoi rimproveri…ho fallito…per quanto mi impegni…io…non riesco a controllare il cristallo…è troppo difficile…io non ci riuscirò mai…

L’aveva detto, finalmente l’aveva ammesso.

Ryan che era rimasto ad ascoltarla impietrito non tardò molto a capire il fraintendimento. Sorrise poi le si avvicinò: la ragazza continuava a parlare, sempre più disperata, sfogando finalmente ad alta voce tutte le paure che si era portata dentro per tanto tempo. Le lacrime ormai scendevano senza più controllo, la sua voce era spezzata dai singhiozzi.

-…è un compito impossibile e io…io…non ce la farò mai…non sono abbastanza…vi deluderò tutti e…sarà solo colpa mia se…

-Strawberry- la interruppe Ryan –io non ne sapevo niente…non ti stavo rimproverando: era solo una battuta.

La ragazza sollevò lo sguardo su di lui: stava dicendo la verità? Si, non c’era dubbio, i suoi occhi erano sinceri. Lei rimase un istante a fissarli coi suoi, ancora bagnati.

Ryan sollevò una mano verso il viso di lei. Un impulso improvviso e imprevisto lo costrinse ad asciugarle una lacrima che le rigava una guancia.

Strawberry sentì di nuovo quel calore che l’aveva risvegliata dal gelo mortale di Profondo blu e capì: era stata la sua mano, il tocco della sua mano a portarla in salvo, su, fuori da quella voragine nera, in alto verso la luce e la vita.

Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti: erano così vicini.

La mano di Ryan si attardò un attimo di troppo sulla guancia di lei: ormai era tardi per sfuggire alle emozioni che quella ragazza aveva da sempre suscitato in lui. Aveva lasciato che i suoi sentimenti varcassero le mura dietro cui si era sempre barricato e che andassero troppo vicini all’oggetto del suo desiderio e ora sarebbe stato difficile ricreare le distanze.

-Strawberry..- si trovò a sussurrare piano a un soffio da lei.

“Allontanati, Ryan, allontanati, vai via, via, lontano da lei! Vuoi ancora soffrire? Torna dietro le mura che abbiamo costruito con tanta fatica…lì sarai al sicuro, lì niente ti farà più soffrire…” gli ripeteva la sua mente.

Ma il cuore batteva troppo forte e lui non riusciva più a sentirla.

Ormai le sue mani stavano per cingere la vita della ragazza.

Strawberry lo guardò da dietro le lacrime: il velo di ghiaccio dei suoi occhi si era assottigliato, ora riusciva a vederlo, vedeva il vero Ryan, quello che solo qualche volta era riuscita a intravedere e si abbandonò con tutta la sua disperazione fra le sue braccia.

Ryan cacciò un urlo.

Strawberry aveva appoggiato il viso contro la ferita più profonda che Gish era riuscito a infliggergli, causandogli un acutissimo dolore. La ragazza si allontanò spaventata e confusa da lui che aveva portato una mano al petto incurvandosi e chiudendo gli occhi per non svenire. Per qualche secondo gli mancò il respiro e la vista gli si offuscò.

Strawberry si portò una mano alla bocca, fissando inorridita le prime di gocce di sangue che iniziavano a macchiare la mano di Ryan: la ferita si era riaperta ed era di nuovo colpa sua.

-Mi..mi dispiace…- borbottò confusa.

A Ryan occorsero alcuni secondi e molta buona volontà per rispondere.

-Non è niente…sto bene..- ansimò appoggiandosi alla parete.

Bene? BENE? Lui stava bene? No, Ryan stava soffrendo e il dolore doveva essere stato molto forte se aveva urlato a quel modo. Eppure si ostinava a dire che era tutto a posto, che non c’era niente di sbagliato; si ostinava a chiudersi nel suo orgoglio. Perché faceva così? E pensare che solo poco prima lui sembrava sul punto di volerla abbracciare…e pensare che per un attimo si era sentita così vicina a lui…

Ma cos’era adesso che le faceva più male? Il senso di impotenza? O quello di colpa? La delusione di sentire Ryan di nuovo lontano oppure il fatto di vederlo in quelle condizioni?

Era colpa sua. Tutto soltanto colpa sua. Lo aveva insultato, odiato, aveva gridato contro di lui, l’aveva giudicato. E lui per tutta risposta non faceva altro che aiutarla. Certo, a volte era scortese e freddo e al caffé la faceva davvero sgobbare, ma in fondo erano queste le cose importanti? Si era esposto al pericolo per salvarla, era sempre corso in suo aiuto e, nei momenti peggiori, aveva sempre avuto la parola giusta.

Strawberry guardò con infinita tristezza quel corpo forte e giovane piegato dal dolore, i suoi capelli biondissimi sospesi nell’aria.

Si avvicinò d’un passo, esitante.

Quante cose avrebbe voluto dirgli, quante cose avrebbe voluto chiedergli.

-Ryan- bisbigliò appoggiandogli una mano sulla spalla.

Il ragazzo ebbe un piccolo sussulto.

-Ti ho detto che sto bene- disse lui tentando di riprendere la posizione eretta. Ma lo sforzo fu eccessivo. Una nuova fitta di dolore lo costrinse a inginocchiarsi per terra.

-Ryan!- esclamò lei più forte.

Si inginocchiò a sua volta davanti al ragazzo che non riuscì nemmeno a replicare.

Avrebbe voluto dirle di andare via: non voleva che lei lo vedesse così, non voleva che nessuno lo vedesse così. Lui poteva farcela da solo come aveva sempre fatto e poi…poi non voleva che Strawberry si spaventasse con tutto quel sangue che ormai gli aveva inzuppato la maglietta. Strinse gli occhi per cercare di riacquistare un po’ di calma  e lucidità: cominciava a risentire degli effetti di tutte quelle ferite.

Poi sentì qualcosa: un contatto caldo, la mano di Strawberry che si stringeva alla sua.

Aprì gli occhi: la pelle candida della ragazza si stava macchiando del porpora scuro del suo sangue.

-Perdonami, Ryan..- riuscì a farfugliare Strawberry tra i singhiozzi mal soffocati –Io non volevo farti soffrire…io…

Ma non riuscì a continuare. Cosa voleva dirgli? In fondo nemmeno lei lo capiva con certezza. Voleva solo fargli sentire che lei era lì, era lì vicina a lui e che voleva che stesse bene, che fosse felice: nessuno doveva più soffrire, basta!

-Perdonami!- ripeté –se solo potessi curare le tue ferite…  

All’improvviso dalla sua mano scaturì un fascio di luce intenso che si propagò tutto intorno. Durò un attimo, un attimo solo. Poi svanì.

Strawberry sbattè le palpebre paralizzata dalla sorpresa: ma cosa…

Ryan davanti a lei alzò la testa e fissò incredulo la sua mano: tutto il sangue era sparito e la ferita si era rimarginata. Osservando bene tutte le sue ferite si erano richiuse, senza lasciare nemmeno la più piccola traccia e il suo corpo era di nuovo pieno di energia.

-Ce l’hai fatta!- sussurrò incredulo a mezza voce.

Afferrò le mani di Strawberry e la fissò con immensa gratitudine e orgoglio.

-Ce l’hai fatta!- ripetè –hai usato il potere del cristallo!

La mewmew ci mise qualche secondo prima di capire quello che era successo, prima di comprendere il significato delle parole di Ryan.

-Ce..ce..l’ho..fatta…- bisbigliò mentre le sue labbra rosse sbocciavano in un meraviglioso sorriso.

-Sono davvero orgoglioso di te, Strawberry

Lei non riuscì neppure a rispondere per l’emozione. Annuì soltanto scuotendo la testa.

-Sei...eccezionale…- aggiunse lui mentre il suo sguardo si faceva sempre più intenso e le sue mani obbedivano all’istinto di afferrarla per le spalle con dolcezza.

Lei non si ritrasse, ma il suo cuore che già batteva forte per la gioia incontenibile che provava, accelerò ulteriormente i battiti. Ancora un po’ e sarebbe di certo scoppiato, riuscì a pensare la mente confusa di Strawberry mentre i suoi occhi si perdevano in quelli di lui.

Ryan si avvicinò lentamente a lei e sollevò la testa inumidendosi le labbra.

-Strawberry..- sussurrò con la sua voce profonda prima di socchiudere gli occhi provocandole un brivido lungo la schiena.

Ryan stava…lui stava…stava per…

In quel momento un suono assordante di sirene lacerò l’aria, mentre tutte le luci si accendevano simultaneamente.

Passi di corsa e voci confuse provenivano dal corridoio.

-Che altro c’è adesso?!- sbottò Ryan seccato.

Voltò la testa affranto: era chiaro che si trattava di un allarme e che era successo qualcosa di grave. Doveva alzarsi di lì e correre dagli altri anche se questo gli costava molto. Sospirò abbassando le braccia e correndo fuori dalla stanza senza nemmeno avere il coraggio di guardarla: evidentemente non era destino.   

-Muoviti!- gridò a Strawberry, ancora accoccolata sul pavimento, stordita da tutto quello che era successo –credo sia un’emergenza!!

La ragazza tornò rapidamente alla realtà: Ryan aveva ragione, forse Profondo blu li aveva trovati.

Quando entrò correndo in sala controllo c’erano già tutti. Kyle stava digitando qualcosa su un monitor, poi un’immagine gigante si compose sullo schermo centrale.

-che succede?- chiese Mina.

-Brutte notizie!- replicò Kyle –state pronte a combattere!

-Allora Profondo blu ci ha trovati!- esclamò Paddy.

Kyle scosse la testa.

-Molto peggio, Paddy: ha attaccato la terra!

 

Al centro di un’immensa voragine Profondo blu guardava con soddisfazione i suoi chimeri che distruggevano tutto ciò che incontravano. Erano una schiera numerosa, poco intelligente, ma sufficientemente forte da tenere occupate quelle stupide mewmew.

Sorrise maligno.

Aveva davvero avuto un colpo di genio: non era necessario sprecare tempo prezioso per cercare Strawberry, sarebbe venuta lei, cadendo nella sua trappola. Lui la conosceva troppo bene e sapeva che non sarebbe rimasta a guardare mentre lui dava libero sfogo al suo potere sugli inermi abitanti della terra. Stupida umana! Sarebbe corsa a Tokyo per salvare tutti senza esitare un attimo, lo sapeva bene.

Era solo questione di momenti.

Le sue ipotesi furono subito confermate. Un vortice dimensionale si aprì lì accanto e uno a uno i suoi nemici si affacciarono sulla scena: le mewmew, i tre alieni e quell’insulso cavaliere nero.

L’alieno sfoderò la sua spada e sogghignò preparandosi allo scontro.

“Ci siamo” esultò fra sé e se “che la battaglia cominci!”.

 

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Capitolo 9
*** Salvare la terra! ***


CAPITOLO 9 – Salvare la Terra

CAPITOLO 9 – Salvare la Terra!

 

Appena messo piede sul suolo terrestre, uscendo dal vortice dimensionale, Strawberry lo vide.

Profondo blu era di fronte a lei, lontano a sufficienza da non rappresentare un pericolo immediato, ma abbastanza vicino perché la mewmew percepisse il suo sguardo gelido che cercava di insinuarsi nei meandri del suo cuore. Era lei quella che voleva, era solo lei che stava cercando. E Strawberry lo sapeva fin troppo bene.

-Finalmente siete arrivati..- esordì impugnando la spada con entrambe le mani –vi aspettavo!

-Ma ora che siamo qui sarà peggio per te!- rispose Paddy stringendo i pugni.

Profondo blu sogghignò distorcendo la bocca.

-Siete veramente…carini! Ma questa volta non sarà così facile! Andate miei chimeri! Distruggete tutto quello che trovate!!- gridò all’indirizzo di alcune mostruose creature che aspettavano immobili al suo fianco.

-Dei chimeri!- urlò Mina additandoli con orrore –e sono tantissimi!

-Dobbiamo fermarli!- esclamò Lory –o potrebbero fare del male agli abitanti di Tokyo!

-Maledizione…- sillabò Pie mentre Profondo blu sorrideva –vuole dividerci!

-Sa che insieme siamo troppo forti…- disse con la sua solita flemma Pam –e vuole impedirci di aiutare Strawberry!

-Cosa facciamo?- chiese Lory con apprensione mentre da lontano si levavano le prime urla di terrore.

Per un lungo, interminabile minuto, nessuno osò dire niente: la situazione era davvero delicata. Se abbandonavano Strawberry per salvare delle vite innocenti, lei avrebbe potuto avere la peggio, ma se decidevano di combattere accanto a lei, in città ci sarebbe stata una carneficina.

-Dobbiamo salvare quelle persone!- disse infine Strawberry con decisione –c’è stata troppa sofferenza, troppo dolore. Adesso basta...basta!

Gish fissò quell’espressione addolorata e un improvviso senso di colpa lo avvolse: in fondo anche lui  aveva contribuito, anche se era convinto di agire per una buona causa.

-Non ci lascerà mai andare tutti…- sibilò con ira –lui vuole Strawberry e il cristallo!

Strawberry annuì: ne era perfettamente cosciente.

-E infatti io resterò per combatterlo. Solo il cristallo può sconfiggerlo…voi andate! Molta gente è in pericolo!

-Sei sicura?- chiese Pam dubbiosa.

Strawberry capì il senso di quella domanda: Pam aveva assistito al suo tentativo di sprigionare l’energia del cristallo e sapeva meglio di chiunque altro che non era ancora in grado di controllarlo. Era rischioso, lo sapeva anche lei, ma la presenza delle altre sarebbe stata comunque inutile: tutto dipendeva da lei.

-Si…qui sono sufficiente io…andate…

-No- si oppose il cavaliere nero –hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano…gli attacchi di Profondo blu sono molto veloci. Gish! Io e te resteremo con lei..

L’alieno annuì senza replicare: aveva un senso.

-Sbrighiamoci allora!- esclamò Pam –Strawberry..sta attenta e metticela tutta!

-Faremo il più in fretta possibile e poi torneremo a darti una mano!- disse Mina decisa.

-E quando sarà tutto finito faremo una mega-festa!!- asserì Paddy mentre le strizzava l’occhio.

Strawberry annuì e fu proprio in quel momento che, con una rapidità terribile un attacco di Profondo blu si abbattè su di lei. I suoi riflessi da gatto furono provvidenziali e la ragazza si mise in salvo mentre Gish e Ryan sfoderavano le armi, pronti per la battaglia.

-Buona fortuna amiche mie!- urlò Strawberry in direzione delle mewmew che scomparvero correndo alla volta dei chimeri.

 

-Dividiamoci!- urlò Pam mentre saltava agile da un tetto all’altro –sono troppi! Dobbiamo sparpagliarci per la città e combatterli singolarmente!

-D’accordo!- approvò Mina volandole poco lontano –io vado verso la torre!

Virò bruscamente a destra incoccando nell’arco la prima freccia. La battaglia sarebbe stata senza esclusione di colpi: era meglio essere pronte a qualsiasi eventualità.

-Buona fortuna!- si sentì augurare da Paddy mentre si allontanava.

-La zona del porto è di mia competenza!- continuò Lory correndo più veloce che poteva –l’acqua è il mio elemento…vado lì! A presto ragazze! E state attente!

Pie la guardò scomparire dietro a un gruppo di alberi.

-Forse è meglio se la seguo…- propose –si è appena ripresa..non vorrei stesse di nuovo male!

-No!- lo fermò Pam decisa –Lory è perfettamente in grado di badare a sé stessa e tu sei troppo prezioso…servi da un’altra parte…a sud- aggiunse poi –nel quartiere commerciale!

-D’accordo- acconsentì Pie dopo averci riflettuto un attimo –ma Tart verrà con me! Non dispone di abbastanza energia per occuparsi da solo della situazione.

-Ehi!- protestò il giovane alieno –Io sono grande ormai! Sono capace di cavarmela da solo!

-Io credo che Pie abbia ragione Tart…- obiettò Pam –ma credo sia meglio che tu vada con Paddy…

La mewmew stava per replicare che anche lei non era più una bambina e che poteva perfettamente gestire il pericolo per conto suo, ma pensandoci bene, l’idea di avere Tart al suo fianco la faceva sentire più sicura.

-Va bene…- mugugnò soltanto –andiamo Tart, da questa parte!

L’alieno la seguì senza fiatare, ma lanciò uno sguardo offeso all’indirizzo di Pie che per tutta risposta sparì in un vortice d’aria, diretto verso la zona che gli era stata assegnata.

“E ora, a me!” pensò Pam restata sola.

Drizzò le orecchie da lupo per ascoltare i rumori che provenivano da varie direzioni. Suoni di edifici che crollavano, vetri che si infrangevano, persone che urlavano. Da qualunque parte volgesse la sua attenzione l’umanità invocava pietà e gridava il suo dolore. Ma lei era solo una…cosa poteva fare? Avrebbe voluto potersi dividere in cento, a costo poi di dover morire; si sarebbe volentieri sacrificata, se fosse servito a far cessare tutto quell’inferno, ma non era possibile, non sarebbe servito a niente.

La mewmew fissò lo sguardo all’orizzonte. Il sole tramontava su una terra stravolta. E tra poco la notte li avrebbe avvolti.

Ce l’avrebbero fatta davvero a salvare tutti? A sconfiggere Profondo blu?

Aveva finto di esserne sicura per non spaventare le altre: sapeva che facevano affidamento sulla sua imperturbabile sicurezza, ma in cuor suo, aveva una terribile paura. Sapeva che Strawberry non sapeva controllare il cristallo e che aveva ben poche possibilità di vittoria, anche se Gish e Ryan le stavano accanto. E poi quei dannati chimeri erano davvero troppi! Come potevano fermarli? Come potevano salvare tutti? Qualcuno sarebbe morto prima della nuova alba, qualche innocente senza modo di difendersi. E anche le sue amiche, che pure erano dotate di poteri simili ai suoi: sarebbero riuscite a resistere? A combattere senza lasciarsi sopraffare? A centellinare ogni grammo di energia? La battaglia era ormai guerra aperta: sarebbe stata una lunga lunghissima nottata…

Ma valeva la pena di viverla, pensò. Forse poteva essere l’ultima.

Lasciò che il vento le muovesse i lunghi capelli corvini, che la sua sagoma snella si stagliasse netta nel cielo terso mentre rievocava la pace che provava in quella chiesa…

-Che il Signore ci aiuti…- mormorò prima di saltare giù da quel tetto e correre incontro al suo destino.

 

Un nuvolone di polvere si alzò dal suolo avvolgendo la scena per un diametro di svariati metri, mentre la terra si apriva tremando e lo spostamento d’aria rompeva file di rami sugli alberi del parco.

Strawberry, inginocchiata per riprendere fiato dopo un ennesimo salvataggio provvidenziale, si sentì invadere i polmoni da tutta quella terra sospesa in aria. Tossì per liberare la gola da quella spiacevole sensazione di arido.

-Tutto bene?- chiese una voce poco distante da lei.

-Si…tutto a posto…grazie per l’aiuto Gish…- rispose lei cercando di distinguere qualcosa in mezzo a quel polverone “ma quanto potremo resistere?” si chiese preoccupata.

Dall’inizio dello scontro non avevano fatto altro che scappare dai terribili attacchi di Profondo blu che, se avevano un’intensità minore a causa dello sforzo occorso per creare i chimeri, mantenevano abbastanza potenziale per ferire in maniera seria uno qualunque di loro. Ed erano sempre maledettamente veloci. Prima o poi avrebbero commesso un errore, si sarebbero distratti un secondo di troppo…e allora…sarebbe stato troppo tardi.

Eppure non potevano fare diversamente. Utilizzare degli attacchi diversi da quello del cristallo non avrebbe avuto senso e sarebbe stato un inutile dispendio di energie. Potevano solo difendersi e temporeggiare, sperando che prima o poi Strawberry riuscisse a controllare l’unica arma di cui disponevano. Ma per fare questo serviva concentrazione e per quanto Ryan e Gish si impegnassero non riuscivano a trattenere il fiotto di energia che emanava la spada di Profondo blu che per più di qualche secondo. Troppo poco perché la mewmew potesse riuscire in un compito così difficile! La situazione era sempre più disperata.

-Spostiamoci di qui…- sussurrò la voce roca e ansimante del cavaliere nero.

-Vuoi scappare?- esclamò Gish disgustato.

-No..- replicò il biondo –voglio solo provare a portare quel dannato in un luogo che ci sia più favorevole…qui siamo troppo scoperti..

-andiamo…- disse risolutamente Strawberry seguendo nel fumo denso la sagoma di Ryan.

 

-FIOCCO IMMOBILIZZA!!!- urlò Paddy centrando in pieno un disgustoso chimero dalle sembianze di ragno che stava per sorprendere Tart alle spalle.

-Grazie!- le rispose l’alieno riconoscente: era già la seconda volta che rischiava di farsi colpire. In fondo, quella di agire in coppia non era stata una brutta idea, anche se in un primo momento i modi di Pie lo avevano parecchio irritato.

-Non c’è di che!- gli sorrise la mewmew preparando un altro attacco –ma quanti sono! Questi cosi non finiscono mai!

-Hai ragione!- asserì lui scagliando un paio di colpi contro un gruppo di creature particolarmente fastidiose –se continuiamo così non ce la faremo mai!

Paddy lo guardò preoccupata. Anche lei aveva la sensazione che quella fosse un lotta impossibile, una battaglia già persa in partenza. Era una sensazione strana che non aveva mai provato: lei era una guerriera combattiva, ottimista e fiduciosa che non si arrendeva mai. Eppure, quella volta sentiva che era diverso.

Tart si accorse dell’ombra che passava negli occhi sinceri della ragazzina e capì che non avrebbe dovuto dirlo. Non serviva a nulla lamentarsi o disperare. Erano lì per difendere la terra e dovevano impegnarsi al meglio delle loro possibilità qualunque cosa succedesse. E poi, a pensarci bene, sarebbe stato sufficiente limitare i danni fin quando Strawberry non avesse eliminato definitivamente Profondo blu.

-Sei preoccupata?- chiese.

-Un po’…- ammise lei –non so se questa volta ce la faremo..

-Io credo di si!- disse lui fiducioso.

-Ma…se hai appena detto che non ce la faremo mai!- obiettò lei confusa.

Tart sorrise sfregandosi un dito sotto al naso.

-Dimenticavo che i chimeri scompaiono quando chi li ha creati viene sconfitto!- spiegò.

Paddy ci pensò un attimo, poi capì e si sentì di nuovo fiduciosa.

-Tart sei un genio! Dobbiamo resistere solo fin quando Strawberry non avrà fatto a fettine quell’odioso essere!!- annuì convinta –se è così ce la facciamo di sicuro! Vero socio?- chiese strizzandogli l’occhio.

Tart si sentì per un attimo impacciato: non era abituato ad essere l’oggetto di atteggiamenti così amichevoli. Ma Paddy non gli diede nemmeno il tempo di avvertire quel disagio. Si era già lanciata all’attacco, con rinnovato vigore.

-Forza! Diamoci dentro!- la sentì gridare mentre scagliava un altro attacco.

 

Mina saltò con agilità schivando un fendente di spada diretto sulla sua testa. Incoccò la freccia prendendo al volo la mira e poi lanciò. Il dardo fece breccia nella spessa corazza di quel chimero-rinoceronte che si accasciò al suolo liberando l’anima da cui traeva l’energia.

Mina si passò una mano sulla fronte asciugandosi il sudore. Aveva già abbattuto una dozzina di grossi chimeri e la fatica iniziava a farsi sentire. Ansimò guardandosi attorno. Sapeva che non poteva abbassare la guardia: ora che i nemici più grandi erano stati messi ko restavano quelli di taglia più ridotta, che spesso erano anche i più viscidi e imprevedibili.

Per fortuna per il momento era andato tutto bene: era riuscita a far mettere al riparo tutti gli abitanti del quartiere e a salvare un bambino che nella confusione aveva perso i genitori. Qualcuno era ferito, certo, ma tutto sommato poteva andare molto peggio.

“Speriamo che anche le altre stiano bene..” pensò fra sé.

Il sole era ormai tramontato e le ombre della sera iniziavano a insinuarsi nelle strade. Alcuni lampioni si accesero con un ronzio, ma l’opera di distruzione ordita da Profondo blu aveva fatto molti danni e l’illuminazione era irregolare. Per fortuna c’era ancora abbastanza luce perché un occhio allenato come il suo potesse distinguere ogni dettaglio, ma Mina non potè fare a meno di chiedersi con orrore cosa sarebbe potuto accadere quando il buio della notte avesse avvolto ogni cosa. Certo, i suoi sensi di mewmew erano molto efficaci, ma se esistevano chimeri specifici per la notte, avrebbe di certo avuto la peggio.

Un movimento sulla sua destra attrasse la sua attenzione. Mina afferrò saldamente la sua arma e scagliò con precisione un attacco.

Un piccolo chimero venne spazzato via, ma dietro di lui un branco di esseri molto simili la fissarono con astio. Era chiaro che avevano intenzione di attaccarla.

-Venite pure!- urlò Mina –io sono pronta!

 

Le onde della baia si sollevarono con veemenza contro il molo.

-Dovete allontanarvi di qui! Presto! È pericoloso!- gridò Lory frapponendosi tra il muro d’acqua e un gruppo di persone che urlavano terrorizzate.

-Correte! Mettetevi in salvo! Via presto! Lontano da qui!- continuò dopo aver infranto con uno dei suoi attacchi l’ondata. Lanciò un colpo d’occhio alle sue spalle: i suoi concittadini ormai erano sufficientemente lontani, ma ancora il rumore delle loro grida giungeva al suo orecchio. Un’ombra di tristezza le passò sul volto.

Perché stava succedendo tutto questo? Perché i popoli dell’universo non potevano convivere in pace? Perché si doveva sempre arrivare alla guerra, al dolore, alla distruzione? Non era forse già abbastanza difficile condurre una vita normale, risolvere i piccoli problemi di tutti i giorni? Non era già forse abbastanza piena di sofferenza una normale esistenza? Non era forse già poco il tempo che veniva concesso? Che bisogno c’era di fare del male?

Lory non lo capiva: non sarebbe mai riuscita a capirlo.

Guardò con aria affranta il chimero che le stava davanti. Ne aveva abbattuti altri, molti altri. E il cuore le sanguinava. Sapeva che era per una giusta causa, sapeva che era il solo modo per salvare vite innocenti e tutta la razza umana, ma lo stesso, ogni colpo che sferrava le faceva male.

Chi era lei per decidere della vita dei chimeri? In fondo non avevano colpe, venivano creati per obbedire ciecamente a degli ordini: non avevano pensieri, questo era certo, ma come poteva essere certa che non avessero anche loro dei sentimenti? Che non avvertissero sensazioni simili a quelle umane?

Forse sarebbe bastato provare a comunicare con loro e avrebbero capito, avrebbero smesso di battersi per una causa che non era la loro, per un padrone che li sfruttava senza pietà alcuna.

Allungò una mano col palmo aperto in direzione del chimero che la fissò inespressivo e sollevò minacciosamente i suoi tentacoli.

-Aspetta…- gli disse Lory con dolcezza –io non sono tua nemica! Non voglio battermi con te! Non voglio farti del male! E io credo che nemmeno tu vorrest….

Ma la mewmew non riuscì nemmeno a terminare la frase: il chimero le scagliò contro un attacco potentissimo scaraventandola a terra.

Lory mugugnò per il dolore dell’impatto col cemento e si rialzò a fatica in piedi.

Eppure ancora non demordeva.

-Non ci dobbiamo combattere!- gridò all’indirizzo del mostro –so che non agisci per volontà tua! Io non voglio colpirti!

Di nuovo il chimero attaccò, ma la ragazza fu più pronta e riuscì a scansare il colpo buttandosi a destra con una capriola. Per sua sfortuna non aveva però calcolato che il mostro possedeva molti tentacoli, ognuno dei quali indipendente dagli altri nei movimenti. Così, proprio mentre cercava di rialzarsi, si sentì stringere in una morsa da qualcosa di viscido e freddo e trascinare in mare.

La mewmew cercò di divincolarsi, ma il chimero strinse di più la presa.

Lory sentì l’aria mancargli a causa di quella stretta e chiuse gli occhi imponendosi di non svenire. Se solo avesse potuto muovere di qualche centimetro le mani! Le sarebbe bastato quello per scagliare il suo attacco! Ma la superficie del tentacolo aderiva con forza a ogni muscolo del suo corpo, imprigionandolo in una morsa.

Cosa sarebbe successo ora? L’avrebbe trascinata nella oscura profondità della baia o l’avrebbe stritolata a morte?

Lory vide le onde nere avvicinarsi inesorabili: non c’erano stelle quella notte e il mare era scuro e insondabile. Sarebbe stata la fine. Anche se l’acqua era il suo elemento e lei era in grado di respirare anche immersa, lo stesso non sarebbe stata in grado di sopportare l’aumento della pressione atmosferica.

-Ti prego…smettila…- disse in un ultimo respiro cercando di penetrare il cuore freddo del chimero –lasciami andare…

Ma la stretta si serrò ancora e un dolore lancinante invase il suo corpo imprigionato.

“E’ la fine…” pensò “scusatemi ragazze se vi ho deluso…” e chiuse gli occhi per prepararsi all’estremo saluto.

Ma fu in quel momento che inaspettatamente la presa si allentò. Prima solo lievemente, poi del tutto, in un solo attimo.

“Forse mi ha ascoltata!” esultò Lory. Ma fu solo un istante.

Il grido straziante del chimero colpito invase la baia e la mewmew si sentì afferrare per un braccio e trasportare sulla terraferma.

-Stai bene?- chiese Pie scrutandola intensamente.

-Si…- mormorò Lory –grazie…

L’alieno si limitò ad annuire, poi tornò a fissare il mare.

-Torno subito- aggiunse prima di lanciarsi nello scontro col chimero.

Lory lo vide spiccare il volo e estrarre uno dei suoi micidiali ventagli. All’improvviso pensò che aveva, nei suoi gesti, un non so che di affascinante e magnetico. Forse era la sua decisione a incuriosirla tanto, il sangue freddo di cui disponeva. Doveva ammettere che era bello sapere di avere un alleato come Pie. Era di poche parole, a volte persino scostante, ma era affidabile e Lory avrebbe scommesso che dietro a quei silenzi e a quegli sguardi decisi, nascondesse un carattere mite e sensibile. 

In ogni caso era intervenuto a salvarla. Come sapeva che era in pericolo? Come sapeva dove trovarla? Era davvero lì solo per un caso?

Erano domande destinate a restare senza risposta: Lory lo sapeva.

Cercò di alzarsi in piedi, ma una gamba era probabilmente rotta e fu costretta ad appoggiarsi alla parete di uno dei capannoni sventrati che costellavano il porto. Guardò con tristezza il chimero, ormai ferito a morte che sprofondava nel mare e la sagoma scura di Pie che si stagliava contro al cielo notturno.

Non era più tempo di farsi domande: ogni esitazione poteva costarle la vita e morire avrebbe significato permettere che molti altri innocenti soffrissero.

Non aveva voluto lei quella guerra e avrebbe preferito qualunque altra cosa piuttosto che dover fare del male ad un altro essere vivente, ma non poteva più sottrarsi al suo compito: avrebbe protetto la terra a qualunque costo.

 

Con un gemito di dolore Pam si lanciò sulla sinistra cercando di recuperare la sua arma. L’impatto col suolo fu violento, ma la mewmew riuscì a controllare il dolore che la invadeva e a mantenere la lucidità necessaria per allungare la mano e stringere l’impugnatura della sua frusta.

Si mise in ginocchio, le orecchie tesissime, pronta a scattare in qualsiasi momento.

Sapeva che il chimero era lì da qualche parte anche se tutto era silenzio.

La ragazza, acquattata nell’ombra della notte, poteva quasi sentire il rombo del suo cuore che batteva incessante: paura, adrenalina, fatica, tutto si mescolava al rantolo del suo respiro affannoso.

Poi avvertì uno spostamento: il chimero stava preparando l’attacco.

Pam chiuse gli occhi. In quell’oscurità anche la sua vista allenata alle tenebre poteva aiutarla poco; era molto meglio concentrarsi sui sensi del lupo. Fiutò l’aria. Drizzò le orecchie.

Poi lo sentì. Distintamente.

Il chimero si era nascosto sopra di lei e stava per prenderla alle spalle. Fu questione di secondi.

La mewmew si spostò appena in tempo per non essere raggiunta alla gola, ma non abbastanza rapidamente da evitare che un artiglio le ferisse vistosamente il braccio. Sentì il bruciore della pelle lacerata e il sangue che cominciava a colare, ma il momento le era propizio e lei non poteva certo rischiare di fallire il suo attacco.

Spiccò un salto sopra la testa dell’avversario, richiamando la frusta a sé e poi, con una rapidità incredibile lanciò il suo attacco.

-FIOCCO D’ENERGIA!!!

La sua voce rimbalzò fra gli edifici deserti mentre una luce spettrale avvolgeva il chimero decretandone la sconfitta. Pam restò a guardarlo mentre si dissolveva nell’aria.

Si appoggiò a un edificio, esausta. Strappò un lembo dei pantaloncini e avvolse alla meno peggio il braccio sanguinante: la ferita doveva essere profonda e lei non poteva permettersi di perdere altro sangue, era già così debole! E la battaglia poteva durare ancora a lungo.

“Quanto ancora potrò resistere?” si chiese guardandosi attorno circospetta.

Era tutta la notte ormai che inseguiva chimeri senza risparmiarsi e il suo fisico era allo stremo delle forze.

“Coraggio!” si disse poi alzandosi in piedi “la notte volge ormai al termine e se non sono ancora morta significa che anche Strawberry è viva. Sono certa che sta dando del filo da torcere a quell’alieno da strapazzo! Anche senza il cristallo, lei è la migliore di tutte noi!”

Doveva cercare di pensare positivo, di trovare ancora motivazione alla sua lotta disperata. Doveva riuscire a non cedere, a tenere viva la speranza.

“La terra ha bisogno di noi…” si disse stringendo l’impugnatura della sua frusta, pronta per un altro scontro “e noi la salveremo!”

 

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Capitolo 10
*** Il potere del cristallo ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti! Ecco a voi il nuovo capitolo: lo scontro è ormai al culmine e i nostri eroi sembrano davvero essere esausti. Cosa mai succederà ora? Lascio a voi scoprirlo…e prometto che non farò aspettare così tanto per il seguito! Grazie a tutti e buona lettura!!

 

CAPITOLO 10 – Il potere del cristallo.

 

La città era sovrastata da un silenzio desolato e irreale, interrotto solo di tanto in tanto dal suono lontano di qualche esplosione. Le grida ormai non si sentivano più e Strawberry pregò in cuor suo che questo significasse che le sue amiche stavano svolgendo al meglio il loro compito. Non voleva nemmeno prendere in considerazione l’unica altra spiegazione.

Appiattita contro un muro semicrollato, chiuse gli occhi cercando di non pensare a niente. Era dall’inizio della battaglia che cercava il modo per attaccare Profondo blu e che Ryan e Gish le facevano da scudo, tenendola al sicuro dagli attacchi dell’alieno e ancora non aveva avuto dal cristallo la benché minima risposta. Inoltre, per quanto cercasse di tenere a bada lo sconforto e la paura, era difficile continuare a sperare che tutto si sarebbe risolto: era già stata molto fortunata negli ultimi giorni, evitando almeno un paio di volte di fare una bruttissima fine: cosa chiedeva ancora alla sorte?

Eppure era da lei che ci si aspettava tutto; ci si aspettava più di quanto potesse dare. E pensare che era pronta a tutto pur di riuscire nel suo intento, pur di salvare la sua gente, il suo mondo…ma non ci riusciva! Non ci riusciva!

-Attento!!!- urlò Gish e Strawberry sentì il rumore metallico di due spade che si scontravano. Un brivido le percorse la schiena.

La mewmew si tappò le orecchie: doveva concentrarsi, maledizione! Ryan le aveva detto di non pensare a loro, di non pensare a Profondo blu, ma di concentrarsi su un modo per attaccare. Ma lei non ci riusciva! Non riusciva! E poi come poteva non pensare a loro? Sentiva i loro movimenti, sentiva il rumore del duello, sentiva le esclamazioni soffocate di dolore. Profondo blu era troppo forte, anche per due combattenti del loro calibro…e poi era tutta la notte che continuavano senza tregua: dovevano essere esausti.

Il solo pensarlo la fece sentire colpevole e inutile. Per quanto cercasse di ignorarla, una voce le ripeteva che era tutta e soltanto colpa sua e quella frase, quelle parole, non facevano altro che martellarle nella testa complicando tutto. E premersi le mani sulle orecchie non serviva a niente, perché la voce veniva da dentro e non cessava di ripeterle che era una guerriera, che doveva combattere per salvare la terra invece di fuggire la battaglia, di scappare di fronte al suo compito, lasciando che altri rischiassero per lei…vigliacca!

No, non doveva pensarci, non doveva.

“Taci maledetta voce! Taci! Trova il modo Strawberry! Trova il modo maledizione!!!” pensò disperata.

Aveva provato di tutto, ma non funzionava. Aveva tentato di evocare il potere con le parole, col pensiero, con le preghiere: niente! Aveva anche provato a scagliare un attacco, sperando che il potere del cristallo si rivelasse in quel frangente, ma era stato inutile. Inutile! Era tutto inutile.

L’euforia che aveva provato quando aveva capito di aver curato Ryan, la speranza che le si era accesa nel cuore di essere finalmente riuscita nel suo gravoso compito, era morta non appena aveva dovuto scontrarsi con l’alieno e si era resa conto di non disporre affatto di quel potere e di non averne capito nemmeno lontanamente il funzionamento.

Le tornò alla mente l’espressione di Pam quando si era resa conto che Strawberry non poteva controllare la sola arma di cui disponevano e quando si era allontanata con le altre per difendere la città augurandole buona fortuna: aveva lo sguardo impenetrabile, ma lei era certa di averla delusa. E in fondo sapeva di avere deluso tutti.

Si concentrò sull’immagine di Profondo blu: ricordava perfettamente il senso di smarrimento e di vertigine che aveva provato quando lo aveva visto per la prima volta. E pensare che lui le era sempre stato accanto, vicino come nessun altro. Se si fosse accorta prima della sua natura malvagia forse non sarebbero arrivati a questo. Anzi, pensò, non ci sarebbero arrivati di certo! Se lei avesse capito che Mark era una persona assolutamente troppo perfetta, tanto perfetta da non poter essere umana e reale…se avesse capito! Se solo lo avesse capito o colto in fallo, in un attimo di distrazione! Se solo avesse visto oltre quello che voleva vedere!

Ma non era successo: tutto era andato secondo i piani di quel dannato alieno e lei aveva preferito lasciarsi cullare dal dolce sogno di un amore impossibile e irreale piuttosto che decidere di aprire gli occhi.

Che stupida! Che stupida! Quella relazione che lei aveva ritenuto per tanto tempo la cosa più bella della sua vita, quella persona per cui era stata costretta a scontrarsi con suo padre…era un’illusione…peggio…una trappola architettata con somma maestria e perfidia!

Ogni volta che ci pensava il suo cuore si stringeva nel petto fino a farle male.

Strinse i pugni. Odiava Profondo blu, lo odiava perché era meschino, perché l’aveva imbrogliata e fatta soffrire, ma ancora di più lo odiava perché l’aveva costretta a misurarsi con le sue sole forze, a scontrarsi con una realtà troppo dura per lei.

Sentiva il peso di tutta quella responsabilità sulle spalle ed era un peso opprimente, insostenibile.

Basta! Era così stanca! Doveva mettere fine a tutto questo!

Ragiona Strawberry…ragiona! Pensa a quando il potere si è rivelato…”

Nella sua mente turbata si formarono le immagini del volto meravigliato di Ryan, solo poche ore prima. Come aveva fatto a manifestarsi in quel momento il potere? Lei voleva guarirlo, certo, e anche quando Profondo blu stava per ucciderla voleva che quell’incubo finisse, ma allora perché il cristallo non interveniva anche adesso? Lei desiderava sconfiggere il nemico con tutta stessa: perché allora non succedeva niente? Doveva esserci un altro elemento comune alle due situazioni, un particolare, un collegamento…ma allora perché non riusciva a trovarlo? Era forse la presenza di Ryan a scatenare la forza dell’acqua-cristallo? No. Non poteva essere: lui era lì, poco distante da lei e lo stesso non accadeva nulla. E certo non si trovava più in pericolo poco prima di adesso!

Cos’era che le sfuggiva allora? Cosa?

Ci pensava ininterrottamente da ore, ma la soluzione era sempre più lontana. Non vedeva che nebbia dentro di sé e il suo cuore era muto, come di pietra. Eppure soffriva, soffriva terribilmente. Tutto quello stress, tutta quella tensione…anche se l’aveva previsto, lo stesso era difficile da sopportare e lei cominciava ad essere davvero esausta.

“Trova un modo” si impose nuovamente e nei suoi occhi un’immagine prese forma. Un’immagine orribile, agghiacciante: Profondo blu la sovrastava con la sua ombra minacciosa e il suo sorriso, gelido, sprezzante e trionfante, mentre con la mano aperta cercava di strappare da lei quel cristallo tanto ambito. Aveva avuto tanto freddo in quel frangente, tanta paura…si era sentita così vuota e triste, così lontana dal calore della vita. Ma poi era arrivato il cristallo…

All’improvviso un barlume di idea le sfiorò la mente. Un tremito scosse il suo corpo fragile e la mewmew impallidì.

Rimase immobile qualche secondo.

Forse…forse una soluzione c’era per far sì che il cristallo sprigionasse il suo potere…

La ragazza rabbrividì mentre un pensiero più coerente e compiuto dell’intuizione fugace che aveva appena avuto si formava nella sua mente.

Deglutì a fatica, staccandosi dal muro. Improvvisamente si sentiva come inconsistente, immateriale, come sospesa sull’orlo di un baratro.  

Guardò attorno a sé respirando con estrema lentezza: il suo mondo, la terra che tanto amava, la città in cui era nata…era tutto distrutto, tutto era a un passo dalla fine. Non ci sarebbe stato più niente, più niente. Solo freddo e vuoto.

Socchiudendo gli occhi riuscì a vedere in quel cumulo di macerie il grande parco che dava respiro alla città. Ricordò quanto era bello andare lì, sdraiarsi sull’erba all’ombra dei grandi alberi e ascoltare i rumori della natura senza che la confusione della città potesse disturbarla. Da piccola suo padre la accompagnava spesso lì e lasciava correre con le sue amiche. Era così bello…così bello

Ma se nessuno fermava Profondo blu quel parco non sarebbe mai rinato, nessuno avrebbe più potuto sdraiarsi sull’erba e restare muto ad ascoltare. Non ci sarebbe più stato un luogo dove sentirsi sicuri, non ci sarebbero più state corse di bambini…

E lei questo non poteva permetterlo.

Aveva deciso.

In fondo lo sapeva…era un suo dovere, aveva delle precise responsabilità e poi…era così stanca…così stanca…di tutto quel sangue…

-Ryan…- chiamò la ragazza.

Con un balzo il cavaliere nero fu al suo fianco. Ansimava ed era coperto di polvere e sudore. Il braccio era ferito in più punti e un taglio netto gli solcava il viso arrossato per lo sforzo: doveva aver rischiato grosso.

-Cosa c’è?- chiese trafelato guardandosi le spalle –qualche novità?

Aveva cercato di mantenere il suo tono di voce il più neutrale possibile, ma per Strawberry non era stato difficile scorgervi la speranza che la fine di tutta quella brutta storia fosse vicina.

-Forse ho trovato..- bisbigliò appena Strawberry scostandosi dal muro, vincendo quel groppo alla gola che ormai sembrava cemento.

Ryan la guardò stranito: alla luce della luna ormai bassa sull’orizzonte, la ragazza era pallidissima e scossa da un tremito leggero. Lui non le chiese niente: si passò il dorso della mano sulla fronte per asciugare un po’ di sudore e aspettò di sentirla di nuovo parlare.

-Ryan…prima che io ti dica quello che ho in mente, voglio che tu mi prometta che farai come ti chiedo…- disse lei dopo un breve silenzio.

Lo guardò con serietà poi aggiunse -Ti prego-

Il ragazzo continuava a fissarla indeciso e stupito per quel tono e la mewmew pregò che accettasse senza chiederle altro: era così difficile parlare…così difficile

-Strawberry…perché questa richiesta, io…

-Ryan…- bisbigliò lei con l’ultimo filo di voce che le rimaneva –ti supplico…è il solo modo che ci rimane…fa come ti dico…prometti…

Il cavaliere nero ammutolì e tentò di penetrare gli occhi di Strawberry per scrutarle nel cuore e capire, ma lei abbassò lo sguardo.

Cosa stava pensando? Cosa meditava? Perché gli aveva chiesto di fare una promessa? Forse era un tentativo che lo avrebbe messo in pericolo…o forse era solo per essere certa che lui non l’avrebbe abbandonata fino alla fine. Ma allora perché sembrava così scossa?

-Fallo per me…- disse lei, spezzando i suoi pensieri, in un ultimo accorato tentativo.

-Te lo prometto- disse lui lentamente, sentendo le parole graffiargli la gola nel momento stesso in cui le pronunciava.

Lei sollevò di nuovo lo sguardo, ancora più pallida. Un sorriso triste le comparve sulle labbra esangui.

Era venuto il momento. Era l’atto finale…

Guardò con nostalgia quegli occhi così belli che da troppo poco tempo le avevano permesso di scoprire un nuovo Ryan e sentì le lacrime premergli forte dietro le palpebre. Pensò di aver perso molte occasioni, come una stupida. Ma non era quello il momento di piangere. Non c’era più tempo.

-Profondo blu…- bisbigliò lei -lui…ci ha dato la chiave per uscire da questa situazione…per poter sprigionare l’energia del cristallo…

Si interruppe un attimo e riprese fiato. Era difficile, terribilmente difficile.

Ryan la guardava, incupito, gli occhi socchiusi, le labbra corrucciate: non capiva, ma le parole di Strawberry non promettevano niente di buono.

-Ti ricordi…ti ricordi come…come voleva impossessarsene lui…?

-Ma dove diavolo vuoi arrivare??- esclamò lui afferrandola per la spalle.

Lei trovò il coraggio di alzare gli occhi pieni di paura e lo guardò in maniera significativa, sperando che comprendesse quello che lei aveva in mente: non era sicura che sarebbe riuscita a dirlo.

Per un lungo attimo Ryan la fissò senza capire, poi un lampo passò nei suoi occhi e il cavaliere nero arretrò di un passo. L’idea iniziava appena a formarsi nella sua mente e i suoi occhi erano già così pieni di orrore.

-E’ l’unico modo…- bisbigliò lei senza più forza appoggiandosi alla parete per non svenire.

La sua voce era appena udibile e Ryan si sentì vacillare. Come poteva…come poteva anche solo pensarlo? Era mostruoso, era abominevole…era…era…

-MAI!- gridò con quanto fiato aveva in corpo –MAI!

La fissò negli occhi stralunato, furente, incredulo.

-L’hai promesso…- disse lei stringendo i pugni –l’hai promesso Ryan…ti prego!

-No, io…non posso farlo…io non voglio farlo…ma come puoi chiedermi di…

-Non lo vuoi capire che non c’è un altro modo? Io non so usare il cristallo! Lui non mi risponde! Ma forse quando sarà libero tu potrai usarne i poteri…quando lo avrai preso…toccherà a te…

-Io…

-Dannazione! quanto credi che possa ancora soffrire? Alza la spada Ryan e colpiscimi…aiutami a salvare la terra…

 

Gish parò l’ennesimo colpo affondando con forza i piedi nel terreno. L’attacco dell’alieno era potente e lo spostò di qualche metro. La rabbia cresceva a dismisura dentro di lui ad ogni colpo che non andava a segno, ad ogni metro che quel maledetto lo costringeva ad arretrare, ad ogni ferita che si apriva sul suo corpo di guerriero.

Non era abbastanza forte e questo lo mandava su tutte le furie.

Doveva proteggere Strawberry, lui! Strawberry e tutte le cose a cui teneva: il cristallo e il suo popolo. Non poteva permettersi di essere debole, eppure la stanchezza iniziava a farsi sentire.

Senza contare che quel diavolo di Ryan era sparito nel bel mezzo del duello ed era da un po’ che lo aveva lasciato solo.

Non che la cosa gli dispiacesse: lui era un tipo solitario, uno che sapeva sempre come cavarsela, uno che affrontava i pericoli con coraggio. E in fondo sperava che quel terrestre avesse avuto qualche geniale idea che li aiutasse a chiudere la partita.

Si guardò alle spalle. Non c’era traccia né del biondo né della sua micetta.

Pazienza. Avrebbe continuato a combattere fino alla fine. Non aveva paura. Di niente, nemmeno di morire, purché i suoi amici riuscissero a impedire il dominio di Profondo blu sull’universo e sul suo popolo. Si solo questo gli importava, era per questo che si era sempre battuto.

Sorrise fra sé. Aveva detto “i suoi amici”. E quando lo aveva pensato non si riferiva certo solo a Tart e Pie, ma anche al mew team e a Ryan. Prima non lo avrebbe mai potuto nemmeno immaginare…diventare amico di un terrestre!

In fondo, pensò, era contento di essere andato in missione sulla terra: aveva capito molte cose e conosciuto molte persone diverse. Anche se stava rischiando la vita, anche se poteva finire tutto da un momento all’altro, lui era felice di aver potuto vivere fino a quel punto la sua vita.

Fece roteare i suoi tridenti con abilità e poi si lanciò con un grido contro Profondo blu.

 

Immobili, nel buio di una notte nera e interminabile, Ryan e Strawberry si fronteggiavano, come sospesi, in bilico fra la vita e la morte.

Poi lei prese l’iniziativa. Era debole e si sentiva stordita come non mai, ma doveva fare qualcosa, non ne poteva più. Avanzò di un passo, decisa, a testa alta, mentre una lacrima le scivolava piano sulla guancia. Amava troppo il suo mondo, amava troppo la vita, ma era arrivato il momento di rinunciarvi perchè altri potessero continuare a vivere.

-Avanti…- disse in un bisbiglio –colpisci…dritto al cuore…

Ryan la guardò disperato.

Era così allora? Era così che doveva finire? Si chiese sconvolto.

Eppure lo aveva promesso.

Eppure era l’unica soluzione.

Impugnò la spada mentre il respiro si faceva affannoso e gli occhi gli si velavano.

Possibile? Possibile che tutto dovesse finire in un modo così atroce e assurdo?

Il suo progetto, la sua lunga ricerca, il suo obiettivo di salvare la terra l’avevano portato a questo: a dover uccidere una persona innocente e buona, uno spirito libero e impavido, un’anima gentile e altruista, una ragazza dolce e bellissima…la sola di cui si fosse mai veramente innamorato…perché ora che tutto stava per finire, capì che di amore si trattava…

-Ti prego...Ryan…è il solo modo…- supplicò lei chiudendo gli occhi. Aveva paura, una paura terribile, ma era determinata ad andare fino in fondo.

Il cavaliere nero alzò la spada.

Stava facendo la cosa giusta? Si poteva giustificare forse un omicidio?

Quel piano folle poteva funzionare certo, ma era davvero giusto sacrificare una vita per salvare tutte le altre?

No che non era giusto urlò il suo cuore. Non era giusto per lui…non era giusto per lei!

Ma la dura logica dei numeri non lasciava scampo.

-Morirò comunque se non lo fermiamo…- sussurrò lei quasi leggendogli nel pensiero –non abbandonarmi adesso…

Ryan strinse di più l’elsa tendendo i muscoli, il volto deformato in una smorfia. Il suo cuore sembrò fermarsi per un istante lunghissimo.

Forse lui meritava quel dolore, meritava quel compito assurdo e crudele, ma lei…lei no…non Strawberry

Perché? Si chiese col cuore a pezzi.

Aveva giurato che l’avrebbe sempre protetta e difesa, aveva giurato che non le sarebbe mai accaduto nulla…come poteva ora colpirla?

Chiudendo gli occhi si preparò a vibrare quel colpo fatale che avrebbe ucciso lei e lui allo stesso tempo. Sentiva il sangue che gli pulsava tutto insieme nella testa, lo stomaco che si aggrovigliava sempre più stretto, sentiva il peso della spada, il freddo dell’impugnatura. E vuoto. Tanto vuoto dentro.

-Perdonami Strawberry!!- urlò mentre la spada si abbassava con violenza.

 

 

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Capitolo 11
*** Pioggia di luce ***


Buongiorno a tutti

Buongiorno a tutti! Scusate se vi ho fatto aspettare lasciandovi un po’ sulla corda, ma sono pronta a farmi perdonare. Ladies and gentlements ecco a voi l’ultimo capitolo della mia storia (anche se in realtà poi ci sarà un altro capitoletto di epilogo per sistemare le ultime faccende in questione) Spero che la mia conclusione vi possa piacere…in ogni caso fatemi sapere! Buona lettura e grazie a tutte le lettrici fedelissime!!!

Si alzi il sipario!

 

 

 

CAPITOLO 11 – Pioggia di luce

 

Ryan riaprì gli occhi ansimando, esausto, come se quello sforzo avesse prosciugato tutte le sue energie. Conficcò la spada nel terreno appoggiandosi per riprendersi un istante. Era stato un momento terribile, un momento interminabile… dover vibrare quel colpo… dover prendere una decisione così importante…

Eppure l’aveva fatto…aveva fatto una scelta.

Era stata quella giusta?

Si! Si disse mentre guardava gli occhi di Strawberry che si riaprivano alla vita, terrorizzati per quel colpo mortale che non era arrivato.

Lei non riuscì a dire nulla per parecchi minuti.

-Ci deve essere un altro modo…- sussurrò Ryan –quando mi hai curato ci sei riuscita…ci riuscirai di nuovo…- disse il cavaliere nero accarezzandole i capelli prima di spiccare un salto e lanciarsi con ritrovata veemenza contro Profondo blu.

-Ah…sei tornato! Preso un caffè?!- chiese Gish col suo solito tono sarcastico.

Ma questa volta Ryan non replicò. Sentiva ancora le vene tremargli nei polsi e una rabbia immensa farsi strada dentro di lui. Idiota! Stava per ucciderla! Stava per uccidere la sua Strawberry!

C’era andato così vicino che se solo ci pensava si sentiva svenire. Come aveva potuto alzare la spada sopra di lei? Come aveva potuto prepararsi a darle il colpo di grazia? Come poteva pensare che la sua morte fosse una soluzione? No, non poteva credere di averle dato ascolto!

Per fortuna all’ultimo momento il suo cuore lo aveva costretto a deviare il colpo, sfiorando appena la figura esile e indifesa della mewmew. Mio Dio! La battaglia lo aveva così fiaccato, aveva davvero perso tanta lucidità da acconsentire a mettere in atto un piano tanto folle?

Ryan scagliava fendenti con rabbia e energia.

Strawberry lo osservò per alcuni istanti, ancora shockata.

Se pensava che stava per morire ogni respiro le sembrava più dolce e persino il desolato paesaggio della città distrutta le dava un’inspiegabile gioia.

Lei amava la vita. Voleva ancora svegliarsi in ritardo la mattina e correre a perdifiato per arrivare a scuola. Voleva passeggiare di nuovo nel parco con le sue amiche e sedersi a un caffè per bere una cioccolata. Voleva vedere di nuovo le foglie colorarsi in autunno e soffiare sulle mani intorpidite dal freddo in inverno. Voleva restare di nuovo incantata davanti al miracolo della primavera e assaporare l’aria tiepida delle sere d’estate. Voleva vivere.

E Ryan l’aveva salvata dalla morte che lei stessa voleva darsi. Ma aveva ragione lui: non era una soluzione. Come aveva potuto pensarlo?

Forse era solo perché voleva scappare dalle sue responsabilità, voleva che tutto finisse per sempre, voleva smettere di soffrire. Ma non era la soluzione, non per una guerriera come lei. Quel maledetto cristallo si sarebbe rivelato, lei lo avrebbe costretto! Era finito il tempo di scappare. Si sarebbe battuta, anche a mani nude se necessario. Il cristallo sarebbe intervenuto forse, questo non dipendeva da lei. Ma se doveva morire, lo avrebbe fatto con coraggio, al fianco dei due ragazzi che stavano combattendo per lei.

Il destino l’aveva scelta e ora l’avrebbe aiutata a svolgere il suo compito.

Scavalcò il muretto dietro cui si era nascosta da troppo tempo e si mostrò al cospetto del suo rivale.

-Strawberry ma che fai?- le urlò Ryan mentre Gish accorreva a ripararla da un possibile nuovo attacco.

-E’ inutile fingere- disse lei –è inutile rimandare…

Fissò dritto negli occhi il suo avversario senza tremare.

-Io non sono in grado di usare il cristallo, ma non ho più paura di te…ti combatterò con le mie forze…sarà l’acqua cristallo a intervenire se vorrà, al mio fianco…

-Strawberry…scusa se te lo dico…ma non è un granché come  idea…- osservò Gish.

-E’ tutto quello che posso fare- replicò lei –anche se so che è poco…anche se so che vi ho deluso…

-Fai un ultimo tentativo…- insistette Ryan.

-Si, provaci di nuovo- approvò Gish –pensa a quanto odi quel mostro e a quanto vorresti sconfiggerlo!

La mewmew scosse la testa.

-No, non ho fatto altro che provarci per tutta la notte…non serve concentrare la mia rabbia, né il mio risentimento, né la mia energia…è tutto inutile…e poi in fondo non sono mai riuscita a controllare il cristallo…

Gish la guardò con occhi sbarrati.

-COSA!?- sbottò –vuoi dire che…che non avevamo speranze fin dall’inizio?

Lei annuì triste.

-Mi dispiace- disse solo.

-No!- intervenne Ryan parando un attacco insidioso di Profondo blu –non è vero…una volta…una volta sei riuscita a controllare quel potere…

-E’ vero?- chiese Gish spostandosi agilmente di qualche metro per schivare un colpo.

-Be…credo di si…- mormorò lei, intrappolata nello sguardo indecifrabile di Ryan.

-Allora pensa a quel momento Strawberry…- disse Gish con forza –pensa a cosa stavi facendo, a cosa stavi pensando…a quello che provavi…

-Ma io….- cercò di replicare lei, ma una voce, dentro, la fermò. Le parole di Gish le rimbombarono nella mente.

Pensa a quanto odi quel mostro! Pensa a cosa stavi facendo, a cosa stavi pensando, a quello che provavi…

Poi altre voci, confuse, di altri momenti, di altre persone.

Allora non ce la fai nemmeno a reagire? Un vero capo non si arrende mai…ma sa quando è il momento di smettere…E allora non ha il diritto di dirci cosa fare è tutta colpa sua!... Tu non puoi arrenderti così! sei una guerriera, sei una mewmew! hai delle responsabilita’ precise come tutte noi e non puoi tirarti indietro adesso che le cose si fanno difficili!!...mi dispiace ti deluderò ancora…Mi serviva qualcosa da lei…qualcosa che non potevo prendere con la forza…mi serviva… Sono davvero orgoglioso di te Strawberry…Pensa a quello che provavi…

E poi all’improvviso, come se un velo di nebbia si fosse improvvisamente diradato, come se il buio fosse finalmente scomparso, Strawberry lo sentì: il cristallo era dentro di lei e le stava parlando.

 

-Strawberry cosa ti succede?- chiese Gish preoccupato scuotendola, ma la mewmew non reagiva e non dava segno di avere avvertito il suo tocco.

-Strawberry!- la chiamò a sua volta Ryan, ma anche lui non ottenne risposta. Era come se la ragazza fosse caduta in una trance profonda.

Profondo blu sorrise maligno.

-E così la vostra invincibile guerriera è già a tappeto prima ancora di avere iniziato!- disse sadico –che peccato! Tutti i vostri sforzi inutili! E tutte le mie aspettative di divertimento andate in fumo! Non sapeva neppure usare il cristallo! Che delusione! Ma pazienza!- sospirò –vorrà dire che mi accontenterò di farla a pezzetti dopo averle strappato il cuore…- disse distorcendo la bocca in un ghigno lugubre.

-Non ti avvicinare a lei!- gridò il cavaliere nero frapponendosi con la spada sguainata fra l’alieno e la ragazza –non ti permetterò di sfiorarla nemmeno con un dito!

-Ma che carino!

Profondo blu si fermò squadrando il ragazzo biondo che gli si parava davanti: era davvero coraggioso, accidenti! Sapeva perfettamente di non avere nessuna speranza contro di lui, eppure era pronto a morire piuttosto che arrendersi! Che spreco! Un tipo del genere a lui avrebbe fatto molto comodo, ma era evidente che dava troppo ascolto ai suoi principi…no, non faceva al caso suo. Peccato! Avrebbe dovuto ucciderlo!

Gish approfittò dell’attimo di distrazione di Profondo blu per cercare di coglierlo di sorpresa, attaccandolo dal lato scoperto, ma l’alieno era troppo furbo per cascarci: Gish finì per essere scaraventato a terra in un nuvolone di polvere.

-Idiota…- sibilò Profondo blu squadrandolo mentre si rivoltava ferito per terra.

Ryan non aveva tolto gli occhi di dosso un attimo dal nemico: temeva qualche mossa fulminea che gli avrebbe impedito di salvare Strawberry. Anche se la situazione era ormai disperata, lui aveva comunque il compito di proteggerla, fino alla fine.

Profondo blu sembrò leggergli nel pensiero.

-non vuoi salutarla un’ultima volta?- chiese con malcelato disprezzo.

-Taci!- rispose soltanto Ryan. Se dovevano morire, lui sarebbe morto per difendere Strawberry e non avrebbe dato a quel vigliacco la soddisfazione di vedere nei suoi occhi la paura. Fino in fondo con coraggio.

L’alieno sorrise sprezzante.

-Questo gioco inizia ad annoiarmi…- sibilò e alzò la spada.

-Strawberry svegliati!- cercò di scuoterla per l’ultima volta Ryan, ma la ragazza restava immobile.

Profondo blu convogliò tutte le sue energie nel colpo che stava per sferrare: finalmente sarebbe stato l’ultimo. Quanto era stato difficile e penoso arrivare fino a lì! Quanto era stata lunga l’eternità della sua prigionia! Finalmente…finalmente tutto sarebbe stato suo! Tutto quello che aveva desiderato…tutto quel potere…avrebbe potuto essere finalmente felice e l’avrebbe fatta pagare molto cara ai suoi carcerieri.

Ryan si parò davanti a Strawberry: capiva perfettamente che il colpo che il nemico stava preparando non era paragonabile a quelli precedenti e con tutte le energie che aveva speso non sapeva se avrebbe saputo sostenere da solo l’impatto. C’erano pochissime possibilità di salvarsi, ma forse lei sarebbe sopravvissuta, pensò mentre le nocche gli si facevano livide stringendosi attorno all’elsa.

-Addio!- disse Profondo blu con un ghigno malefico e con uno scoppio terribile una luce dirompente si scagliò dalla sua spada sui due ragazzi.

Ryan chiuse gli occhi stringendo la spada in posizione di difesa, preparandosi all’urto inevitabile. L’avrebbe salvata a tutti i costi, lui l’avrebbe…

Ma l’impatto non arrivò.

Qualcosa lo aveva bloccato prima che potesse infrangersi contro di lui e la lama della sua spada.

-Ma che succede?- chiese il cavaliere nero allibito.

-Non avere paura!- rispose la voce di Strawberry alle sue spalle –ora ho capito! È tutto finito, non devi più temere!

Ryan sobbalzò e si voltò verso di lei: la ragazza che fino a un attimo prima pareva priva di vita appariva ora come trasfigurata. Il viso aveva perso il pallore e la tensione di poco fa, la tristezza era scomparsa, per lasciare posto a una malinconica dolcezza.

La mewmew si alzò in piedi e sorrise. Poi si avviò lentamente verso Profondo blu che la guardava incuriosito.

-Il cristallo…ora l’ho percepito…mi ha spiegato…- disse avanzando.

Un brivido freddo scese lungo la schiena dell’alieno: c’era qualcosa di diverso nell’aria, c’era qualcosa di diverso in lei; lui lo avvertiva benissimo e non gli piaceva per niente. Ma doveva stare calmo: non erano concessi altri errori in quella partita. Era meglio eliminarla subito, senza esitare. Una volta morta avrebbe recuperato il cristallo. Uno dei suoi attacchi migliori sarebbe bastato, si disse per tranquillizzarsi.

-Tanti complimenti!- disse l’alieno con ostentata sicurezza –ma saranno le ultime parole che sentirai, tesoro!- gridò poi preparando un altro colpo.

Si era aspettato di vederla preoccupata, si era aspettato che lei cercasse di difendersi, ma Strawberry non diede segno di volersi fermare, né di essere spaventata.

L’alieno digrignò i denti: perché cominciava ad avere una maledetta paura? Alzò la spada più in alto, minaccioso: i suoi occhi erano iniettati di sangue.

-Sta attenta!!!- urlò Ryan scattando per proteggerla.

Ma la ragazza si voltò verso di lui scuotendo dolcemente il capo, come a dire che non serviva, che doveva stare tranquillo. Ryan si arrestò: quella visione era folgorante e assolutamente irresistibile. Strawberry aveva qualcosa…qualcosa di nuovo. Forse era il cristallo che ispirava tutta quella pace e tutto quel potere? Fu un attimo, un attimo solo di distrazione. Quando Ryan tornò in sé fu troppo tardi.

L’attacco era partito dall’arma di Profondo blu diretto su Strawberry e lui ormai era in ritardo per salvarle la vita, per opporsi al colpo, per spingerla di lato…

-STRAWBERRYY!!!!- gridò terrorizzato.

-Non devi avere paura!- lo rassicurò di nuovo la ragazza mentre alle sue spalle l’attacco potentissimo del nemico si dissolveva nell’aria –ormai lui non può più fare del male…

Ryan la guardò ancora a lungo gli occhi spalancati: cosa era successo? Cosa succedeva?

Era questo il potere che aveva cercato per tutto quel tempo?

E Strawberry aveva il potere del cristallo? Lo sapeva controllare? Ma potevano stare sicuri? Quanto sarebbe durato? E perché allora non si sbrigava a sferrare l’attacco?

La mewmew si avvicinò di un altro passo a Profondo blu.

-Cosa aspetti ad attaccarlo!?- le gridò Gish sollevandosi da terra –coraggio…distruggi quel maledetto e facciamola finita!

Ma la ragazza scosse di nuovo la testa facendo ondeggiare i lunghi capelli.

-Io non posso attaccarlo- disse con semplicità –il cristallo non può fare del male..

Gish e Ryan si guardarono interrogativamente, preoccupati. Cosa significava? Strawberry stava forse scherzando o era in pericolo?

Eppure la ragazza sembrava perfettamente tranquilla e sicura di sé. Guardò il suo nemico dritto negli occhi e gli sorrise dolcemente. Profondo blu la fissò, sconcertato. Ma cosa stava succedendo? Quella situazione non gli piaceva per niente! Aveva previsto ogni inconveniente e si era persino attrezzato a prevenire un possibile attacco del cristallo con una nuova arma che aveva tenuto da parte, ma questo…questo…non lo capiva! Cosa significava che il cristallo non poteva attaccare? Cosa significava che non poteva fare del male? Allora sarebbe stato inutile anche nelle sue mani, allora aveva sbagliato ogni suo calcolo!

Guardò con crescente preoccupazione la mewmew avvicinarsi. La situazione gli stava sfuggendo di mano. Era meglio andare via, rimandare tutto…sentiva che era pericoloso restare.

Fece per indietreggiare, ma i suoi piedi e le sue gambe si rifiutarono di obbedirgli. Fissò ormai terrorizzato il proprio corpo inerme, immobilizzato.

-Cosa mi stai facendo, strega?- urlò in preda al panico.

-Non devi avere paura- rispose Strawberry –tra poco starai meglio…

La mewmew era ormai a un passo da lui. Né Ryan né Gish osavano muovere un muscolo: solo osservavano la scena, increduli.

-So che hai sofferto- disse Strawberry malinconica –il cristallo me lo ha detto. So che sei stato solo e triste, so che non sei mai stato felice, so che hai sentito tanto freddo…ma ora è arrivato il momento che le cose si aggiustino…

Profondo blu chiuse gli occhi terrorizzato, tremando appena: aveva fallito, aveva miseramente fallito. Ed ora sarebbe stato annientato, spazzato via dalla faccia dell’universo. E la morte gli faceva paura. Paura! Un sentimento così umano, così disprezzabile! Lui, il più grande dei guerrieri, aveva paura, paura di una ragazzina…

-Non temere…- ripeté la mewmew dolce –ora non soffrirai più…

La ragazza si fermò di fronte a lui, poi si alzò in punta di piedi appoggiando le mani sulle spalle dell’alieno e sollevò la testa, mentre una cascata di capelli rossi si riversava sulla schiena. Chiuse gli occhi e con delicatezza impresse un piccolo bacio sulla fronte di Profondo blu.

Dalle sue labbra si sprigionò una luce chiara e limpida che invase tutto con un’esplosione silenziosa. E la luce li avvolse e avvolse la città e ogni cosa risplendette in quell’unico, etereo secondo.

Quando Ryan e Gish poterono riaprire gli occhi, abbagliati, Strawberry stava tornando verso di loro, sorridendo come un angelo.

I due la fissarono con sorpresa: dietro di lei non restava nessun segno dell’alieno. Che fine aveva fatto Profondo blu?

-E’…è morto?- chiese Gish sentendosi stupido.

Lei scosse la testa affidandogli un piccolo fagotto azzurro che teneva fra le braccia.

-No, Gish, il cristallo non può fare del male. L’ha riportato al tempo dell’innocenza…ora avrà una nuova possibilità di vivere una vita serena..

Gish guardò sconcertato tra le pieghe del fagotto: un cucciolo di alieno dai teneri occhioni lo fissava incuriosito allungando le manine pallide verso di lui.

-Voglio che sia tu ad occupartene, Gish…- riprese la mewmew debolmente –lo farai? Per me e per la tua gente?

L’alieno la fissò senza poter pronunciare parola: le stava chiedendo di prendersi cura di un mostro di un essere spregevole.

Lei, quasi leggendo nei suoi pensieri, gli sorrise.

-Nessuno è malvagio per natura…ha solo bisogno di un po’ d’amore…- spiegò la ragazza –Guardalo, Gish, è solo un bimbo innocente…ed è dotato di grandi poteri…un giorno sarà una guida per il tuo popolo…

Strawberry accarezzò con dolcezza la fronte di quel neonato, poi si appoggiò a un albero, esausta.

-Ma ora dobbiamo sbrigarci…- sussurrò –dobbiamo finire l’opera che mi spetta…

Ryan che era rimasto a fissare la scena in silenzio senza poter pronunciare una sola parola la guardò allarmato. Era ancora sconvolto per quello che era appena successo: cosa li aspettava ancora?

-Strawberry, che vuoi dire…- obiettò preoccupato dall’evidente stato di affaticamento della ragazza –Profondo blu non è più un pericolo, la terra è salva…cosa resta da fare ancora?

Strawberry sorrise debolmente.

-Aiutami a sedermi- chiese.

Ryan la sostenne con braccio fermo, finchè non si fu adagiata al suolo.

-Cosa vuoi fare?- le domandò inquieto.

-Vedi- iniziò lei –il cristallo mi ha spiegato. Lui…lui ha il compito di mantenere l’equilibrio nei vari mondi dell’universo e così nell’infinità del tempo sceglie delle persone che lo possano ospitare e che possano fare da tramite alla sua missione…io…io sono stata scelta. Però non riuscivo a mettermi in contatto con lui perché avevo sentimenti di odio e di rancore e non di amore…il cristallo invece agisce solo per amore…interviene solo per amore…

Si fermò un istante per prendere fiato: sentiva le forze venirle meno, doveva sbrigarsi.

-Ora la nostra terra è salva e Profondo blu avrà una seconda opportunità per essere felice…il cristallo deve seguire la sua strada…devo lasciarlo partire perché continui la sua opera nell’universo…

-Strawberry sei troppo debole..- esclamò Gish –non puoi sopportare uno sforzo così adesso…senza il cristallo tu…

-Non preoccuparti…- rispose lei –io starò bene…

-Ryan…- ribattè di nuovo l’alieno per nulla convinto –dille qualcosa, falla ragionare…

Ma il ragazzo la guardava senza parlare, accovacciato accanto a lei. Guardò il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente, il suo viso stanco, ma così dolce.

Si ricordava fin troppo bene cosa era successo quando Profondo blu aveva cercato di toglierle dal cuore il cristallo, ricordava gli occhi terrorizzati di Strawberry e non riusciva a dire una sola parola. Ma i suoi occhi parlavano per lui, finalmente liberi da qualunque muro o maschera.

Strawberry lo guardò con dolcezza e stupore: vedere Ryan, il vero Ryan le dava sempre un’emozione incredibile. Ma non poteva perdere tempo.

Si portò una mano al petto.

-Ryan, per l’amor di Dio! Fermala!- gridò Gish stringendo il neonato.

-Sta zitto!- rispose solo il biondo con il cuore che gli sanguinava.

Sapeva che non poteva fermarla, sapeva che tutto doveva andare secondo ciò che era scritto nel libro delle stelle e che Strawberry non si sarebbe fermata. Perché lo voleva, perché sentiva di doverlo fare. E perché era giusto. Altri popoli, altri esseri viventi in difficoltà avevano bisogno di quel potere.

Questa volta, per quanto fosse crudele, non poteva fermarla.

Così le strinse la mano senza dire niente.

Lei sorrise a quel contatto dolce e inaspettato. Sentì di nuovo quel caldo che solo lui sapeva trasmetterle, poi chiuse gli occhi. Era il momento.

Una luce dirompente e bianca illuminò la terra intera mentre il cristallo, come una stella cadente attraversava la volta celeste.

Tornò il buio, ma ormai la notte volgeva al termine.

Ryan, cupo e silenzioso, strinse a sé il corpo di Strawberry con disperazione: era ancora caldo e al ragazzo sembrò perfino di distinguere i battiti del cuore di lei. Forse erano davvero i suoi, perché il suo cuore, il cuore di Ryan, non poteva aver retto a tanto dolore. Gli sembrò che l’aria divenisse irrespirabile e che il sole non dovesse mai sorgere sulle tenebre che lo avvolgevano.

Ora, che era tutto finito avrebbe avuto molto tempo per rielaborare quello che era successo, per cercare di comprenderlo e di accettarlo, per disperarsi, per chiedersi perché, per ricordare, per soffrire. Avrebbe avuto tutto il tempo del mondo…ora che era solo… Solo, di nuovo. Tornò col pensiero a molti anni prima, quando aveva perso i suoi genitori. Anche allora era stato così. Ma adesso…adesso non era più sicuro che sarebbe stato in grado di reagire, non era sicuro che avrebbe trovato di nuovo la forza di andare avanti, perché la ferita era troppo…troppo profonda…

-Ora…arriverà…la pioggia…- sussurrò una voce debolissima.

Ryan si allontanò di scatto dalla ragazza e la guardò in viso.

Aveva sentito davvero la sua voce? Non poteva…non poteva essere…

Strawberry aprì con lentezza gli occhi. Era così debole, così stanca, ma finalmente era al sicuro e niente avrebbe più potuto farle del male…mai più.

-Strawberry…- mormorò Ryan incredulo –io…

Non ci fu bisogno di altre parole. Lei capì e sorrise.

-Hai dimenticato…- bisbigliò –il cristallo non può fare del male…quando se ne va…lascia un po’ di sé…abbastanza perché la persona che lo ha ospitato possa continuare a  vivere…è il suo modo di ringraziare per averlo aiutato…

Il cuore di Ryan si dilatò a dismisura: viva, era viva! Stava sognando?

Non potè impedirsi di sorridere e abbracciarla, mentre i polmoni riprendevano la loro funzione, mentre il volto riprendeva colore, mentre lui ricominciava a vivere.

Era mai stato così felice, sollevato e spaventato allo stesso tempo?

Gli sembrava di essere vivo per la prima volta da molto molto tempo…

Una goccia cadde sul viso di Strawberry, accoccolata a occhi chiusi tra le braccia di Ryan, lasciandole sulla guancia una scia tremula.

-Hai visto…- disse lei –prima di andare il cristallo sparge la sua pioggia di luce…e la terra risana le sue ferite…- sorrise assaporando quella goccia fresca -piove…- sussurrò.

Ryan non rispose nulla. Non poteva.

Il ghiaccio dei suoi occhi si era finalmente sciolto e lacrime scintillanti gli rigavano in silenzio il viso.

 

Poi venne la pioggia.

 

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Ed eccoci finalmente al tanto sospirato epilogo

Ed eccoci finalmente al tanto sospirato epilogo. Spero che possa ripagarvi della pazienza con cui avete dovuto aspettare i nuovi capitoli e della gentilezza con cui mi avete seguita. Grazie a tutti i lettori e le lettrici e soprattutto a chi ha sempre commentato: capire cosa ne pensate di quello che scrivo mi aiuta tanto.

Spero che nessuno sia rimasto troppo deluso dal fatto che ho preferito evitare spargimenti di sangue e vendette spietate…a me la storia che uno è cattivo di sua natura non è mai andata giù quindi ho preferito dare anche a Mark una seconda possibilità! Questo è il mio finale, ma spero piaccia anche a voi.

Grazie di nuovo e a presto!!

Buona lettura!

^_^ IMI

 

CAPITOLO 12 – Epilogo

 

Kyle osservava dall’alto dell’ampia terrazza la sagoma di Ryan che si stagliava piccola e scura sulla riva del mare. Sospirò rassegnato, poi si voltò, accorgendosi di una presenza alle sue spalle.

-E’ ancora là?- chiese Pam appoggiandosi elegantemente al corrimano in marmo bianco.

Kyle fece segno di sì con la testa.

Alla ragazza sfuggì un sorrisino saputo: se l’era immaginato!

Kyle restò un altro po’ in silenzio continuando a osservare l’amico poi si decise a dirlo.

-Sono preoccupato per lui…- borbottò senza voltarsi.

Pam si scostò una ciocca di capelli dagli occhi.

-Non c’è ragione di esserlo…è solo un po’ nervoso

-Non l’ho mai visto così…

-C’è sempre una prima volta…- replicò lei con saggezza.

-Non è da Ryan! E’ strano!

-Io non vedo cosa ci sia di tanto strano! In fondo sono due settimane che non la vede e…

-Credi che sia per quello?- la interruppe lui.

Lei sorrise di nuovo e lasciò che un suo gesto rispondesse alla domanda di Kyle.

Lui guardò con rinnovato interesse la figura dell’amico immobile sul bagnasciuga: era questo che lo rendeva tanto agitato? Era l’arrivo di Strawberry?

-Credi davvero?- domandò ancora.

-Ma certo che sì!- confermò lei prima di lasciare la terrazza.

Kyle sospirò per l’ennesima volta.

 

Seduta sul sedile posteriore della sua monovolume blu Strawberry osservava il paesaggio scorrere rapido davanti ai suoi occhi. Era già da molto che erano in viaggio, ma lei preferiva non pensare a quanto ormai fosse vicina la sua meta. Preferiva immaginare che fosse così distante e irraggiungibile che il suo viaggio sarebbe durato per sempre.

Il fatto era che si sentiva terribilmente agitata e a disagio al pensiero di trovarsi di nuovo di fronte a Ryan. Aveva pensato a lui e a tutto quello che era successo negli ultimi decisivi giorni per tutto il tempo della sua degenza in ospedale e ogni volta sentiva come un tuffo al cuore quando immaginava il suo futuro.

Cosa sarebbe successo adesso che il pericolo era scongiurato, che la terra era salva? Cosa ne sarebbe stato del progetto mew, di Gish, Pie e Tart, di Profondo blu, del loro gruppo, del caffè, di Kyle? Cosa ne sarebbe stato di Ryan? sarebbe tornato in America dato che il suo compito era stato portato a termine con successo?

E poi come avrebbe reagito al suo arrivo? Si sarebbe comportato con la sua solita indifferenza?

Un nodo le si formò alla gola: voleva tornare a casa, voleva andarsene di lì. Tutti quei bei ricordi che possedeva, tutte quelle sensazioni così vivide che aveva provato tra le braccia del ragazzo o anche solo guardandolo…era meglio che restassero tali. Così sarebbero rimaste lì con lei per sempre, un piccolo angolo di felicità che l’avrebbe aiutata e fatta sorridere. Era meglio fingere un malore e farsi portare indietro, era meglio non vedere Ryan…non voleva vederlo…non voleva…perché se avesse trovato di nuovo quel muro impenetrabile nei suoi occhi era certa che si sarebbe sentita morire.

In fondo loro due non si erano nemmeno parlati ed erano due settimane che non si vedevano né sentivano.

Aprì la bocca per chiedere al padre di fare marcia indietro, ma non un suono uscì dalla sua gola.

Qualcosa la tratteneva, qualcosa le diceva che valeva la pena di rischiare, anche se era possibile che avrebbe sofferto ancora.

Si rammentò dell’espressione di Ryan quando lo aveva pregato di ucciderla, oppure quando aveva creduto che lei fosse morta. Si ricordò della sua mano che l’aveva sostenuta quando era così debole e la forza con cui l’aveva stretta quando ormai tutto era finito. Le tornò in mente la sua prima trasformazione in cavaliere nero, il suo capo biondo adagiato, esanime, sul petto di lei e poi…quella volta…prima dell’attacco di Profondo blu…lui l’aveva guardata così intensamente, si era avvicinato così tanto al suo viso che poteva sentire il suo respiro sulla pelle…

Strawberry chiuse gli occhi mentre un torpore caldo le avvolgeva lo stomaco. Avrebbe desiderato che quel momento non finisse mai.

-Tutto bene, tesoro?- chiese sua madre preoccupata vedendola accoccolarsi su sé stessa.

Lei la fissò per un secondo buono senza dire niente. Sarebbe bastato un no, due misere lettere e tutti quei ricordi sarebbero stati per sempre saldi nel suo cuore e lei non avrebbe dovuto affrontare tutti quei dubbi. Solo un no…un semplice no.

-No- disse infatti.

Ma poi aggiunse –Cioè non ti preoccupare…va tutto bene…

La madre le sorrise.

-Meglio così perché siamo arrivati! Non è quella là in fondo la casa del tuo amico?

Il cuore di Strawberry fece un balzo: la ragazza si attaccò al finestrino scrutando l’imponente costruzione bianca sulla riva del mare.

-Si…- rispose fievolmente –siamo arrivati…

 

Paddy aguzzò la sua vista scrutando la strada: un’automobile blu stava percorrendo gli ultimi metri del viale che conduceva al cancello della villa.

-Ehi ragazze…- chiamò – E’ arrivata!!!!

Lory Mina e Pam scattarono in piedi tutte insieme ridendo di gioia e corsero verso il portone per accogliere la loro amica.

Sfrecciando nel corridoio incrociarono Kyle che andava nella direzione opposta.

-Muoviti Kyle!- gli gridò Mina.

-Ma dove vai!?- rise Paddy –la porta è dall’altra parte!

-Avete per caso visto Ryan?- chiese invece il moro.

Le ragazze scossero la testa senza neppure fermarsi: il portone era ormai vicino.

La prima ad arrivare fu Mina e spalancò le porte con tanta irruenza che la sua povera tata ne sarebbe stata davvero stupita.

-Strawberry!!!!- gridò Paddy correndo a perdifiato giù dalle scale fino allo sportello della macchina che si era appena aperto.

-RAGAZZE!!!- gridò a sua volta Strawberry sentendosi improvvisamente immensamente felice. Si era dimenticata quanto le mancassero le sue amiche, si era dimenticato quanto fosse bello stare tutte assieme!

Paddy le si avvinghiò al collo, Lory la strinse iniziando a piangere, Mina l’abbracciò con trasporto e Pam , la più grande, racchiuse tutto il mew team nel cerchio delle sue braccia.

Per qualche istante fu tutta una confusione di baci, abbracci, saluti, risa e lacrime di gioia, poi le cinque amiche la aiutarono a portare le valigie, salutando i suoi genitori che salirono in macchina per tornarsene a casa.

-Oh, ragazze!- disse Strawberry mentre risalivano assieme le scale –non sapete quanto mi siete mancate!

-Anche tu ci sei mancata dolce Strawberry!- disse una voce maschile dalla soglia del portone.

Lei alzò lo sguardo e i suoi occhi si illuminarono

-Kyle!- esclamò correndo ad abbracciarlo.

Ma un ombra si materializzò all’improvviso a separarli.

-Ehi…guarda che potrei diventare geloso…- disse Gish sogghignando come solo lui sapeva fare.

-Gish!- esultò Strawberry al colmo della gioia abbracciandolo –ma ci sei anche tu!

-Ci siamo tutti!- disse Tart comparendo accanto a Pie –ma non ci sembrava il caso di farci vedere dai tuoi genitori!- Concluse strofinandosi un dito sotto il naso.

-Oh che bello!- disse lei sentendo il cuore che si dilatava a dismisura. Era felice! Tanto felice! Non avrebbe mai pensato che la vista dei tre alieni e delle sue amiche in un così limitato spazio potesse darle tanta sicurezza, non avrebbe mai potuto credere a quanto forte sarebbe stato il legame che li univa, ora che erano divenuti compagni nella più importante delle battaglie. Era tutto così perfetto, così perfetto!

Strawberry avrebbe quasi potuto perdersi in quel tiepido piacere, se il suo cuore non avesse continuato a martellare disperatamente cercando l’unica persona che ancora mancava. Si guardò attorno ansiosa e a Kyle non fu certo difficile capire chi stesse cercando.

-Ehm…- disse leggermente a disagio –Ryan…è andato a fare un giro in moto…non pensava arrivassi così presto!- tentò di giustificarlo.

-Ma se ci hai ripetuto un sacco di volte che sarebbe arrivata adesso!- lo smentì Paddy di riflesso.

Mina le lanciò un’occhiata inceneritrice e Kyle arrossì fino alle orecchie.

-Arriverà presto…in ogni caso…- si scusò grattandosi nervosamente la nuca.

-Non importa…- disse Strawberry sfoggiando il sorriso più convincente che riuscì a trovare.

Ma a tutti fu subito chiaro che c’era rimasta male.

Gish strinse i pugni pensando che quel dannato umano era un idiota. Peggio per lui…

-Vieni- disse poi prendendola per mano –devo mostrarti una cosa!

Kyle restò a guardarli mentre scomparivano in un vortice poi sospirò forte.

Proprio non riusciva a  capire il comportamento di Ryan! L’aveva aspettata tutto il giorno con impazienza e proprio quando lei era arrivata lui era saltato in moto. “Torno più tardi” gli aveva detto abbassando la visiera scura del casco.

Era stato davvero maleducato dovette ammettere, suo malgrado, Kyle.

 

Quando Strawberry poggiò di nuovo i piedi al suolo, si trovò immersa nella luce arancio del tramonto. Si trovavano in una stanza, probabilmente al piano superiore.

-Potevamo anche prendere le scale…- obiettò, ma Gish le fece un immediato e perentorio segno di tacere. Poi restò un attimo in ascolto.

-Vieni…- le sussurrò a voce bassissima prendendola per la mano.

Strawberry lo seguì docile, incuriosita, pensando a quanto odio aveva provato nei confronti di quell’alieno che ora sentiva così vicino.

-Guarda…- riprese lui con lo stesso tono –dorme…

Un sorriso si formò sul suo volto rivelando i canini aguzzi, ma era un sorriso dolce, intenerito.

Strawberry avanzò di un altro passò e poi guardò a sua volta nella culla.

Profondo blu dormiva, respirando tranquillo, muovendo a volte le manine come a volere afferrare quello che stava sognando.

-E’ dolcissimo…- bisbigliò lei socchiudendo gli occhi.

-Andiamo…non vorrei che si svegliasse- replicò l’alieno.

Lei annuì.

Gish sistemò il lenzuolino che era scivolato di lato sulle spalle del piccolo e poi la fece uscire sulla terrazza.

-Sei un papà molto premuroso…- osservò Strawberry appena ebbero l’agio di parlare.

Gish, inaspettatamente arrossì.

-Ma cosa dici! Non è mica mio figlio e poi…io sono un guerriero, non una balia e…

-Calma…- lo fermò Strawberry, arginando quel fiume di parole –non era un’offesa o un modo per prenderti in giro! È una cosa molto bella, invece e…vuoi sapere una cosa? Sono molto fiera di te!

Gish si accoccolò mitemente sul corrimano guardando il mare. Non era stato facile assumersi quella responsabilità, non per un tipo irruento e vendicativo come lui.

Insomma, fino a un attimo prima era pronto a infilare i suoi tridenti nel collo di quel maledetto per ucciderlo senza pietà e l’attimo dopo Strawberry glielo aveva adagiato sulle braccia chiedendogli di prendersene cura! Se non se ne era disfatto subito era stato probabilmente soltanto per il trauma che una richiesta del genere gli aveva provocato!

Come poteva anche solo pensare di potersi occupare di una creatura così mostruosa? Così malvagia? Che aveva un’anima tanto sporca di sangue, violenza e morte?

Certo, Strawberry aveva detto che nessuno poteva essere cattivo fin dalla nascita, che nell’età dell’innocenza tutto è ancora possibile, ma lui come poteva esserne certo?

Forse Profondo blu era un’eccezione. Forse in lui era radicato il male e per questo i saggi del suo popolo lo avevano sigillato per tanti anni.

Aveva passato una notte intera a scrutare quel fagotto, rompendosi la testa con domande simili.

Poi aveva deciso.

Aveva sollevato il lembo della copertina che avvolgeva il neonato e lo aveva guardato per la prima volta.

Dormiva, anche allora. Gish se lo ricordava bene: era così piccolo, così fragile e quieto che tutta la sua rabbia si era come dissolta, svanita.

In quel momento aveva compreso che Strawberry aveva ragione e che Profondo blu non esisteva più. 

-Vuoi saperla anche tu una cosa?- chiese all’improvviso.

Lei annuì mentre i suoi capelli si muovevano alla brezza.

-Gli ho dato un nome…

-Davvero? E come l’hai chiamato?

Lui sorrise enigmatico guardandola negli occhi.

-Mark- rispose.

Lei si morse un labbro abbassando lo sguardo: era incredibile come il solo pronunciare quel nome riuscisse ancora a evocare tante sensazioni.

-E’ un’ottima idea..- disse quando riuscì a parlare di nuovo –è un nome bellissimo…

-Mi dispiace che tu abbia sofferto…è stato anche per causa mia…

-Non importa più…ora…Mark è salvo…in fondo! Lui…- mormorò lei con gli occhi quasi lucidi –adesso sta bene…

 

Strawberry si tirò a sedere bruscamente sul letto afferrando esasperata il lembo delle lenzuola. Per quanto si sforzasse, non c’era verso di dormire!

Era una mezzora buona che si arrotolava inutilmente nelle coperte, senza riuscire a trovare una posizione che le conciliasse il riposo, anche se doveva ammettere che non era tutta colpa di quel letto estraneo se il sonno le sfuggiva di continuo.

Si passò una mano tra i capelli cercando di mettere un briciolo d’ordine in quella massa confusa che si era aggrovigliata sempre più nei suoi continui spostamenti, ma rinunciò presto.

Aveva caldo, pensò.

Forse era tutto quel andirivieni di pensieri che le surriscaldava il cervello e le arrossava le guance.

Forse.

In ogni caso aveva bisogno di aria.

Si, cercò di convincersi: una boccata di salubre aria marina e sarebbe andato tutto meglio.

Appoggiò i piedi nudi sul parquet e si avvicinò alla finestra. Non c’era bisogno di accendere la luce: la luna piena inondava del suo splendore di perla la stanza e la brezza muoveva le tende lunghe e bianche che incorniciavano la finestra.

Strawberry si accoccolò sull’ampio davanzale scrutando il mare.

Era tutto così tranquillo là fuori! Tutto così immutabilmente calmo! Se tendeva l’orecchio poteva persino sentire lo sciabordio delle onde sulla riva.

Chiuse gli occhi e respirò profondamente: forse assieme all’aria sarebbe riuscita a intrappolare nei suoi polmoni un po’ di quella pace cristallina e surreale. Ne aveva tanto bisogno…si sentiva così strana!

Eppure avrebbe dovuto essere felice… Aveva passato giorni terribili ed era riuscita nel compito impossibile di salvare la Terra e tutti i suoi abitanti, uscendone persino illesa! Era stata brava, davvero brava, doveva ammetterlo! Si era ripresa dalle fatiche ed ora era in compagnia delle sue amiche! Andava tutto bene, tutto bene…

Eppure per l’intera serata non aveva potuto fare a meno di sentirsi malinconica. Rideva alle battute, stava allo scherzo, chiacchierava, ma si sentiva distante, la sua mente era concentrata altrove. Aveva cercato di mascherarlo meglio che poteva, ma a volte si ritrovava, senza sapere nemmeno lei bene come, a fissare un punto lontano all’orizzonte.

Alla fine aveva addotto il pretesto di essere molto stanca per il viaggio per potersi rinchiudere in camera e stare un po’ sola: non se la sentiva più di fingere e di ostentare un’allegria falsa: era un po’ come mentire alle sue amiche.

“Sei solo una stupida!” si disse corrucciando le labbra “si può sapere che motivo hai di sentirti così? È tutto perfetto…è andato tutto bene…sei in un posto meraviglioso…con le tue amiche e …i tuoi amici…sei una stupida a comportarti così! stupida!”

Eppure in fondo in fondo sapeva esattamente cos’era che la faceva stare tanto in ansia, sapeva cosa cercava in quel punto lontano che si era trovata a fissare, sapeva che anche se la stanza era piena di gente a cui era molto legata e di risa e di allegria, c’era uno spazio vuoto che lei non poteva ignorare, uno spazio che per quanto si sforzasse non riusciva a riempire…

Kyle aveva detto che Ryan sarebbe tornato presto, ma Strawberry aveva intuito subito che non sarebbe stato così. E purtroppo aveva avuto ragione: il ragazzo non si era fatto vedere per tutta la serata.

E nonostante continuasse ad illudersi e a voltarsi speranzosa verso la porta a ogni minimo rumore esterno, sapeva benissimo che la sola ragione per cui Ryan non si trovava lì, era lei. Semplicemente non voleva vederla. Era dura da ammettere, ma era proprio così…

Non voleva incontrarla, era palese.

“fin troppo…” pensò amareggiata Strawberry.

Ma in fondo che cosa si era aspettata? Cos’era successo tra loro? Niente, assolutamente niente! Se le avessero chiesto allora da cosa derivava quell’ansia che provava, quella speranza che lui provasse qualcosa per lei, non avrebbe saputo cosa rispondere.

“Sei solo una stupida!” si disse di nuovo.

Eppure sapeva benissimo, nel profondo, che qualcosa era successo. Certo non erano cose che si potessero raccontare a parole…sarebbero sembrate così banali e stupide a sentirsele dire! Eppure lei le aveva provate, per quanto cercasse di dimenticarlo. E sapeva che in quei momenti anche lui aveva sentito qualcosa.

E allora perché si era rifiutato di vederla? Forse si era pentito di essersi lasciato andare tanto con lei…

Strawberry si sporse ancora un po’ dalla finestra: l’aria non le bastava più, si sentiva di nuovo soffocare.

Doveva uscire di lì...le pareti le sembravano sempre più strette.

Si, si disse, sarebbe andata in terrazza senza fare rumore: lì sarebbe stata meglio…e chissà, forse i suoi pensieri non l’avrebbero seguita…

Scivolò come un’ombra fuori dalla stanza: dal piano terra sentì le voci delle amiche ancora sveglie che discutevano fra loro. Tanto meglio: non l’avrebbero sentita.

Avanzò per il corridoio e grazie alla luna non le fu necessario accendere le luci, che sarebbero state di certo inopportune. Un movimento per le scale la fece sobbalzare, ma era solo Kyle che portava qualcosa dalla cucina alla sala.

In ogni caso, Strawberry tirò un sospiro di sollievo quando richiuse le porte a vetri scorrevoli della terrazza alle sue spalle. Non voleva che si accorgessero che era lì e che aveva mentito dicendo di avere sonno, anche se non stava facendo niente di male.

Camminò a passi lenti fino al parapetto, assaporando il fresco del pavimento in pietra sotto i suoi piedi nudi e si appoggiò scrutando il mare. Sospirò.

Era tutto molto bello, ma il suo cuore era troppo pesante e gonfio di tristezza perché potesse gustare appieno quel panorama, quel momento.

Nel buio della notte chiuse gli occhi, cercando di svuotare la testa, mentre il vento le muoveva la camicia da notte leggera; era per momenti come quello che aveva tanto duramente lottato, pensò, mentre i pensieri cominciavano finalmente a scivolare via.

Stava iniziando a rilassarsi, quando avvertì all’improvviso una presenza accanto a lei.

Sobbalzò aprendo gli occhi e il suo cuore si fermò per un istante quando riconobbe nella sagoma scura lì accanto proprio Ryan, quasi che il suo pensiero ossessivo lo avesse evocato.

La ragazza boccheggiò paralizzata, ma il ragazzo non parve accorgersi di nulla e restò ostinatamente con lo sguardo fisso all’orizzonte, senza dire una parola.

Strawberry si sentì ancora peggio.

Si voltò di nuovo a sua volta verso il mare per evitare che lui si accorgesse dei suoi occhi lucidi.

“Improbabile che se ne accorga” pensò subito dopo affranta mentre un sorriso amaro le increspava le labbra “visto che si comporta come se non esistessi…”

Deglutì a fatica cercando di controllarsi: faceva male essere così invisibile per lui, faceva male non capirne il perché eppure Strawberry temeva che saperlo sarebbe stato perfino peggio. Così restò in silenzio, immobile, cercando di ricacciare indietro le lacrime. 

Cercò di tranquillizzarsi seguendo il rumore ritmico delle onde, ma la sua mente era affollata da mille pensieri, da mille paure e la presenza di Ryan a un passo da lei era così reale e incombente da bloccarla. E quel silenzio, quel silenzio così lungo la terrorizzava. Era una lunga e dolorosa attesa, un lento stillicidio. Cosa sarebbe successo poi?

Forse era questo che la impauriva di più: scoprire la fine della situazione, quando inevitabilmente qualcosa sarebbe successo e lei avrebbe finalmente trovato conferma a tutte le sue paure.

O forse sarebbero rimasti per sempre in quel limbo di non detto, di vuoto, di dubbio?

-Ascolta…- disse improvvisamente Ryan con voce profonda rompendo quel silenzio di vetro –c’è una cosa…alcune cose che io…vorrei dirti…

Al suono della sua voce un brivido sottile scese lungo la schiena di Strawberry e il suo cuore si arrestò per un istante mentre un senso di panico, di caldo, di soffocamento la prese.

Si voltò di scatto verso di lui con gli occhi sgranati, osservò per un istante quell’espressione grave, quegli occhi persi lontano da li, lontano da lei, quel cipiglio severo sul viso: non si era neppure voltato, non stava sorridendo, non poteva avere in mente nulla di buono.

-NON DIRLO!- gridò premendosi forte le mani sulle orecchie –NON DIRLO! NON POSSO SENTIRTELO DIRE! 

Chiuse gli occhi ripiegandosi su sé stessa e una lacrima le sfuggì dal ciglio brillando alla luna.

Ryan rimase sconcertato per alcuni attimi, poi allungò una mano verso di lei, ma avvertendo il movimento Strawberry si tirò indietro: non voleva la sua pietà, non era di quello che aveva bisogno.

-non dirlo…- ripetè ancora ormai in un sussurro sentendosi ferita, debole, stanca e stupida allo stesso tempo.

Corse verso la porta della terrazza per andarsene di lì, per mettere quanta più distanza possibile fra lei e Ryan, decisa a lasciare immediatamente quella maledetta casa dove tutti i suoi sogni si erano infranti.

-Aspetta!- gridò lui.

E lei si fermò. Non voleva, ma si fermò lo stesso, esitante.

Qualcosa nella voce di Ryan le aveva imposto di arrestarsi, di starlo ad ascoltare. Non sapeva cosa fosse: forse quel timbro che sembrava così caldo e lontano dalla freddezza con cui lui si rivolgeva a lei di solito, forse quella nota di supplica e debolezza che ne aveva incrinato il tono o forse semplicemente l’illusione di poter sperare ancora.

Strawberry avvertì alla sue spalle il ragazzo che si avvicinava e appoggiò una mano alla vetrata per trovare sostegno.

-Mi dispiace se sono andato via- sussurrò Ryan fermandosi a un passo da lei.

Le parole le rimbombarono nella mente.

Capì che erano sincere: a Ryan non piaceva chiedere scusa e lei questo lo sapeva bene.

Alzò lo sguardo, scrutando la sagoma irregolare del ragazzo riflessa nel vetro: aveva la testa china, i bellissimi occhi azzurri dischiusi con espressione addolorata.

Il cuore di Strawberry ricominciò a battere all’impazzata. Non capiva ancora dove il ragazzo volesse andare a parare, dove li avrebbe portati la fine di quel discorso, ma Ryan era così vicino e così…bello…

Come aveva potuto non capire prima quello che provava? O meglio: come aveva potuto non accettarlo? Come aveva potuto soffocarlo? Metterlo a tacere?

Persino dopo la battaglia finale la sua parte razionale si era opposta con una resistenza strenua all’evidenza dei suoi sentimenti. Ma alla fine aveva dovuto cedere e capitolare, sconfitta.

Non poteva esserci un’altra ragione che spiegasse quel tormento, quel continuo pensare a Ryan, quel continuo vederlo dietro gli occhi chiusi e nei sogni, quella continua paura di incontrarlo e restare sola con lui, quel rossore e quell’imbarazzo che la prendevano quando parlava con lui di Mark.

Già, Mark! Con Ryan era tutta un’altra cosa.

E poi c’erano gli ultimi avvenimenti a cui lei non faceva altro che pensare quasi morbosamente. A quello che era accaduto e a come si era sentita…

E adesso era lì, sulla quella terrazza, sotto un cielo terso e stellato, a un passo da quel ragazzo che tanto le faceva battere il cuore, in bilico tra la speranza che si era riaccesa e la paura che la scuoteva con tremiti leggeri.

-Io…- disse Ryan senza riuscire a continuare.

Era difficile, dannatamente difficile per uno come lui proseguire quella conversazione. Eppure, dopo averci pensato per giorni e averne dovuto cercare il coraggio per svariate ore, aveva deciso che doveva andare fino in fondo anche se era un rischio enorme, anche se doveva ammettere di avere una dannata paura.

Era incredibile, a pensarci! Dopo tutti i pericoli che aveva passato…aveva paura di quello!

Si inumidì le labbra. Sentiva il cuore che gli batteva in petto così forte che si chiese se lei potesse sentirlo.

Cercò di convincersi che non c’era niente di pericoloso in quello che stava per fare, che tutto sommato, comunque fosse andata, per lui non sarebbe stato troppo difficile o doloroso…ma sapeva bene che erano solo storie.

Dalla morte dei suoi genitori il cuore di Ryan e i sentimenti che provava erano stati tenuti accuratamente sotto controllo dalla sua mente razionale: niente legami, niente confidenti, niente esteriorizzazioni. Quando aveva bisogno di emozioni forti saltava in moto e sfrecciava come un pazzo per la città. Niente crolli, niente cedimenti.

Aveva tutto quello di cui aveva bisogno: uno scopo e i mezzi per realizzarlo, un valido collaboratore che sapeva essere discreto e un motivo che lo spingeva sempre avanti. Non aveva mai voluto complicazioni, non aveva mai cercato nuovi affetti una volta che quelli più cari gli erano stati così brutalmente strappati.

Ma la vita è piena di imprevisti e di novità: qualcosa o meglio qualcuno, aveva smosso quest’equilibrio perfetto mandando in cortocircuito il sistema. E Ryan l’aveva capito subito e aveva cercato in tutti i modi di allontanare Strawberry rendendosi insopportabile.

Ma la strategia non aveva funzionato. E, ora soltanto lo capiva, non aveva funzionato perché lui non lo voleva davvero, anche se ancora non ne era consapevole.

Era come se dopo anni di silenzio il suo cuore avesse ricominciato a vivere: a battere forte e a soffrire. 

E adesso lo aspettava la prova più dura.

-Io…- riprese un poco più deciso -…avevo paura di incontrarti…- riuscì poi a dire sentendosi subito più leggero.

Strawberry spalancò gli occhi stupita da una simile affermazione così vicina alle sensazioni che lei stessa aveva provato solo poche ore prima.

-Il fatto è che…io…ecco- fece una pausa: l’ultimo passo, poi il vuoto di un salto da un baratro –è la prima volta- disse –non so come si fa…non so cosa bisognerebbe fare in questi casi…non so cosa bisognerebbe dire…quando…quando ci si accorge di essere innamorati…

Un rossore irresistibile invase le guance di Strawberry mentre il suo cuore si fermò per un istante. Sobbalzò staccandosi dalla parete mentre le parole di Ryan le risuonavano nelle orecchie e la invadevano mescolate al ribollire del sangue. Guardandosi allo specchio si accorse che stava sorridendo e piangendo allo stesso tempo.

-Forse…- disse rompendo quel silenzio che era tanto angoscioso per Ryan –si dovrebbe iniziare…dalle cose…semplici…

Strawberry si voltò verso di lui, lentamente.

Sentiva i suoi occhi scrutarla nel buio e il ritmo spezzato del suo respiro.

Avanzò di quell’unico passo che li separava e appoggiò le mani sulla sua camicia avvicinando il viso mentre il profumo di lui la avvolgeva.

Un brivido di paura e adrenalina scosse il suo corpo magro quando sentì le braccia di Ryan stringerla a sé con forza e dolcezza e il peso della sua testa bionda che si adagiava sulla sua.

Caldo, benessere, completezza, pace.

Finalmente.

Chiusero gli occhi, isolandosi in una dimensione parallela, inaccessibile, dove le stelle brillavano più intense: per quella notte la Terra poteva fare a meno di loro.

 

FINE

 

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