PIRATI

di Kagome008
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL GALEONE ***
Capitolo 2: *** QUANDO IL TEMPO SI AVVICINA ***
Capitolo 3: *** IL SOLE E LA LUNA ***
Capitolo 4: *** IL PREZZO DI UNA VITA ***
Capitolo 5: *** DURING THE NIGHT ***
Capitolo 6: *** IL FILO DELLA RICERCA ***
Capitolo 7: *** TRA POLVERE E MISTERO ***
Capitolo 8: *** LA CITTà IN FIAMME ***
Capitolo 9: *** DECISIONI TRA LE ONDE ***
Capitolo 10: *** LA LEGGENDA DELLA PRINCIPESSA BIANCA ***
Capitolo 11: *** QUANDO QUALCUNO TI INSEGUE ***
Capitolo 12: *** IL SEGRETO DELLA MALEDIZIONE ***
Capitolo 13: *** FACCIA A FACCIA ***
Capitolo 14: *** IL POTERE DI KAGOME ***
Capitolo 15: *** SULLA RIVA DI UN ADDIO ***
Capitolo 16: *** QUEL CHE ACCADDE UN ANNO A DIETRO ***
Capitolo 17: *** PIANI ***
Capitolo 18: *** NEL BUIO DELLE GROTTE ***
Capitolo 19: *** TRA RUMORI E RIFLESSI ***
Capitolo 20: *** QUATTRO PIù UNO ***
Capitolo 21: *** ROTTA VERSO LO SCAMANO ***
Capitolo 22: *** TI VOGLIO BENE ***
Capitolo 23: *** MIRAGGI ***
Capitolo 24: *** TOTOSAI ***
Capitolo 25: *** ALLEANZA ***
Capitolo 26: *** L'ISOLA DI MIDORIKO ***
Capitolo 27: *** IN THE DARKNESS ***
Capitolo 28: *** FUOCO ***



Capitolo 1
*** IL GALEONE ***


Allora, dovrei cominciare questa nuova ff au presentandomi e descrivendo più o meno la storia che ho intenzione di scrivere, ma la realtà è che molto probabilmente siete stanchi di me e se siete giunti ad aprire il primo capitolo di questa ff vuol dire che siete matti come me! Nel senso che il titolo della storia spiega esattamente di che cosa si parla, ossia di pirati, e per aver avuto un idea del genere, che tra l’altro mi è venuta mentre ero al lavoro, devo essere completamente partita! Quando mai si è letta una cosa del genere?
Comunque questa è la mia ottava fan fiction in un solo anno di attività e se volete licenziarmi come scrittrice dopo questo primo capitolo, bhe, lo posso ben capire!^^
Ora bado alle ciance, leggete e commentate!
Leggenda: - -“pensiero”
CAPITOLO 1
IL GALEONE
Le grandi e bianche vele del galeone si gonfiavano in conche di vento, tendendosi soffici verso le azzurre onde del mare aperto, così spumeggianti e dal sapore salato. Il sole risplendeva alto nel cielo limpido, frastagliandosi in mille riflessi colorati sulla superficie scura de profondo mare. L’aria era pulita ed il gonfio vento spazzava le nuvole, tingendo il cielo di un azzurro intenso.
Un galeone, grande e massiccio, robusto e pensate, costruito con il miglior legno di faggio nero, solcava tranquillo il vasto oceano che gli si estendeva davanti.
Le vele ben fissate agli alberi e ai legacci di tribordo e babordo, producevano continui scricchiolii, che si intensificavano con le oscillazioni della grande nave.
L’equipaggio lavorava in silenzio sotto la calura del mezzogiorno, sotto lo sguardo vigile del pilota, che manovrando con dimestichezza il timone, portava la nave verso la propria meta, veloce e spedita tra le piccole onde che si infrangevano al contatto con la grande pancia robusta del grande galeone.
Il capitano osservava rapito il mare all’orizzonte, come perdendosi nel contare lo onde del mare.
La brezza marina gli muoveva i lunghi capelli d’ebano, scompigliandogli la frangetta corvina. I grandi occhi d’ambra erano fissi su di un punto preciso, indeterminato in quell oceano d’acqua.
Vestiva di semplici pantaloni marroni e di una camicia bianca svolazzante, con appese alla cintura la sua fida spada, tramandata nella sua famiglia, ed una pistola, anch’essa, di vecchia data.
Gli mancava il grande capello tipico degli uomini di mare, ma non gli era mai piaciuto indossare quel coso ingombrante che lo ostacolava, a suo dire, negli assalti alle navi mercantili.
Era un pirata, così come tutta la sua famiglia, e sentiva scorrergli nelle vene il rischio ed il pericolo dell’ avventura. Una vita normale non avrebbe mai fatto per lui: avrebbe saccheggiato i sette mari per tutta la vita, ed alla fine, troppo stanco e stufo di quel mondo bastardo, si sarebbe spento in pace in un luogo deserto, diventando una leggenda indimenticabile.
Avrebbe solcato il mare per giorni e giorni, sovrastando tutta quell acqua con la sua bella galea, la shikon no tama, e con i suoi amici e compagni avrebbe, finalmente, trovato tutto quello che qualunque pirata da sempre bramava, il…
-< Inuyasha, il vento sta calando! > disse il pilota, distogliendo il comandante dai suoi pensieri.
Si chiamava Miroku ed era il giovane pilota della shikon. Portava un buffo codino di cappelli marroni dietro la nuca e due vispi occhietti blu/azzurro gli conferivano un aria allegra e solare.
-< Dici che il tempo sta cambiando? > domandò Inuyasha, perdendosi a contemplare il cielo azzurro.
-< Se la temperatura si abbassa un po’ è molto probabile che si scateni una tempesta! > rispose Miroku, tornando a manovrare la grande ruota che fungeva da timone -< Per quand’è che dobbiamo essere al punto d’incontro? > domandò poi, rivolgendosi ad Inuyasha che era passato ad osservare i suoi uomini che spazzavano il ponte.
-< Il piccione con il messaggio è arrivato quattro giorni fa, facendo i calcoli mancano tre giorni alla scadenza! > rispose il comandante -< Pensi che ce la faremo se ci fermiamo a riparare la nave dalla furia della tempesta? >
-< Si, sicuramente! Possiamo procedere tranquillamente per altre due o tre leghe al massimo! > rispose Miroku.
-< Bene, allora lascio il comando del ponte a te! Se succede qualcosa chiamami, io vado nella mia cabina! > disse Inuyasha, scendendo i giardini del cassero ed addentrandosi sotto coperta.
Attraversando i lunghi e bui corridoi della shikon, Inuyasha si fermò davanti alla porta di una cuccetta, dove, dopo aver bussato ed essersi annunciato, entrò.
-< Allora Sango, come stai? > domandò in un sorriso il comandante, sedendosi accanto al letto della ragazza.
-< Bene, la caviglia guarisce in fretta! > ripose la ragazza, alzandosi a sedere sul letto.
Si chiamava Sango ed era una bella ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in una alta coda.
Sebbene fosse una donna, ed una pirata oltretutto, era anche il comandante in seconda della grande galea shikon. Una settimana prima, durante l’assalto ad un mercantile spagnolo, la ragazza si era infortunata ad un piede ed era costretta a letto da allora. Correva voce tra l’equipaggio che tra lei e il pilota Miroku fosse nato qualcosa di più di una semplice amicizia, il che, a dire il vero, era noto a tutti, ma veniva sempre smentito dai due interessati. In effetti il loro rapporto era un po’ conflittuale!
Il pilota aveva, diciamo così, il brutto vizio di allungare le mani in posti poco opportuni e le reazioni di Sango erano sempre, giustamente, un tantino violente. Comunque era innegabile che tra i due ci fosse un profondo affetto, ancora nascosto, ma indubbiamente c’era!
-< Il viaggio procede tranquillo? > domandò la ragazza, tornando a massaggiarsi la caviglia ancora gonfia e dolorante.
-< Si, però questa notte ci fermeremo. Molto probabilmente sta arrivando una tempesta! > rispose Inuyasha -< Miroku ha detto che poi viene a trovarti! > -< Per me può anche rimanere lì dov’è! > rispose stizzita Sango.
-< Sempre a litigare eh? > domandò divertito Inuyasha.
-< Quel pilota è un grande cafone pervertito! Qui sulla nave è sempre pronto ad allungare le mani e a farmi una corte serrata, ma appena attracchiamo in un qualsiasi porto sembra dimenticarsi completamente di me!
-< Si va a divertire nelle locande lui! > disse seccata Sango, piantando il muso -< Se solo questa dannata caviglia si muovesse a guarire! >
-< Con tutto quel peso che ti porti sempre dietro! Sei veramente sicura di non voler una spada o una pistola al posto di quell enorme boomerang ? > domandò Inuyasha, accennando con il capo al grande hiraikotsu che Sango teneva sempre vicino al letto.
-< Nessuno riuscirà mai a separarmi dal mio boomerang! > disse la ragazza, toccando lievemente con la mano la ruvida superficie d’osso della sua arma.
D’improvviso, mentre il galeone ondeggiava e il rumore soffocato delle onde faceva da sottofondo alla loro conversazione, la campana di allarme, posta sopra coperta, incominciò a suonare rumorosa.
-< Che succede? > domandò Sango, facendo per alzarsi.
-< Vado a vedere! Tu rimani qui! > le ordinò Inuyasha, uscendo di corsa dalla piccola cella e precipitandosi in grani balzi sopra coperta.
-< Che succede Miroku? > domandò frettoloso il capitano, puntando lo sguardo sul vasto mare che riusciva appena a coprire con la sua visuale.
-< Cinque gradi a babordo una nave mercantile con bandiera portoghese! > disse Miroku, porgendo il cannocchiale ad Inuyasha.
- domandò in un sorriso il comandante.
-< Direi proprio di si! > rispose divertito il pilota.
-< Uomini! > urlò Inuyasha, sporgendosi oltre il cassero e passando in rassegna con lo sguardo la sua ciurma disposta sul ponte -< Issate la bandiera nera e preparatevi all’arrembaggio! >
***
Grandi nuvole nere, rumoreggianti e cupe, coprivano tutto il cielo, nascondendo la luna e le stelle oltre le vecchie sbarre arrugginite di una piccola e buia cella.
Una ragazza, vestita unicamente di una sporca veste lacerata, era distesa mollemente a terra, con lo sguardo puntato oltre la piccola finestrella che dava sul mondo esterno, a lei così inaccessibile e negato.
Il polso destro ed entrambe le caviglie erano legate alla parete da una robusta catena, che ad ogni minimo movimento cigolava in sordi suoni fastidiosi.
Il cappelli spettinati ed il volto sporco di terra non riuscivano comunque a nascondere la sua bellezza.
-“ Da quanto diamine di tempo mi trovo qui? ” pensò, ormai in dormiveglia, sbattendo le palpebre che coprivano grandi e profondi occhi color cioccolato.
Svogliatamente, con l’unica mano libera, si grattò il collo. All’altezza dell’ incavo del collo si vedeva distintamente uno strano tatuaggio, dal disegno incomprensibile e dalle fattezze insolite. Sembrava una strana scritta in caratteri sconosciuti.
-“ Tra un paio di giorni al massimo mi metteranno in vendita al mercato degli schiavi, questo è più che certo, ed allora che razza di vita condurrò? ” pensò triste, girandosi di lato –“ Non che fino ad ora me la sia cavata meglio! ”.
Prime e minuscole gocce di pioggia incominciarono a cadere dal buio cielo, attraversando la grata e infrangendosi contro il viso immobile della ragazza dai capelli corvini.
-< Piove… > disse con voce lieve, alzandosi a sedere -< …peggio di così non può andare! >
Continua capitolo 2…
Ok, ora potete ufficialmente chiamare la neuro!
Cmq vorrei tanto sapere che ne pensate di questa cosuccia che la mia mente perversa ha prodotto!
È vero, siamo solo all’inizio, ma se a voi va l’idea vorrei tirarne fuori davvero una bella ff!
Ovviamente, come ormai tutti sapete, io tendo un tantino a fare la bastarda, diciamo che ce l’ho nel dna, o meglio a farvi penare un pochino, quindi io continuo a vostro rischio e pericolo!^^
Avrete sicuramente notato che Inuyasha è umano… necessità di copione! Cmq rimane sempre un grandissimo pezzo di gnocco… sbav sbav!
Ora non so assolutamente quando aggiornerò questa ff, visto che A TIME FOR DANCING è ancora in corso e devo anche preparare il seguito della ff AL RISVEGLIO DELLE TENEBRE! Ovviamente quando inizio una cosa la porto sempre a termine, ma vi chiedo di avere un po’ di pazienza se non aggiornerò così spesso! Finito A TIME FOR… mi metterò d’impegno per questa storia, lo prometto!^^
Ok, ora direi che è giunto il momento di separarci! Mi raccomando commentate, altrimenti non posso sapere se la mia pazzia piace, cosa molto improbabile, o non piace, cosa quasi certa!

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Capitolo 2
*** QUANDO IL TEMPO SI AVVICINA ***


Ah…oggi mi sento davvero bene, e non so come, mi sento particolarmente ispirata, quindi penso che questo capitolo 2 verrà fuori piuttosto bellino!
Vi ringrazio tutti per i commenti che mi avete mandato numerosi e per avermi incoraggiato a continuare questa ff che, sinceramente, incomincia a prendermi un casino!
Per manga.it ringrazio: Killkenny, kiddow, barbysbarby, shirin, arwen91 e la mia senpai vaniamajor. Per efp ringrazio: Elychan, Arika e cri-chan! Vi voglio bene!^^
Ed ora leggete!^^

CAPITOLO 2
QUANDO IL TEMPO SI AVVICINA

La grane catena di ferro, con appesa all’estremità, inabissata sul profondo fondale roccioso, la grande ancora ormai consumata, si muoveva avanti ed indietro, cullata dalla onde del mare, che, ingrossandosi di secondo in secondo, incominciavano ad agitarsi ed ad aumentare di intensità.
La grande galea oscillava tra gli scricchiolii delle assi di legno ed i legacci delle corde ben ancorate alle vele, ora raccolte e chiuse, pronte ad affrontare la tempesta che si avvicinava furente.
Il cielo notturno, coperto da grandi nuvole nere, era solcato da continui lampi, che, riflettendosi nelle pieghe della seta marina, tracciavano linee infinite che congiungevano il cielo alle profondità dell’oceano.
Miroku aveva condotto la shikon, sotto preciso ordine di Inuyasha, in una piccola insenatura, racchiusa entro un piccolo lembo di terra, riparandola dalla furia del temporale, che quella sera sembrava più violento delle comuni tempeste.
Mentre le prime gocce di pioggia incominciavano a scendere dal rumoroso cielo, gli ultimi uomini, non occupati nel turno di vedetta, finivano di portare sotto coperta il lauto bottino del pomeriggio, ricavato nello saccheggiare il mercantile portoghese.
L’assalto era durato poco, una mezz’oretta circa.
Non appena la bandiera pirata, contraddistinta dal solito sfondo nero e dall’immancabile teschio, era stata issata sul pennone dell’albero maestro, il mercantile, una vecchia galea prossima allo smantellamento, aveva tentato un inutile fuga.
La shikon, robusta e solida, ma anche slanciata e compatta, dallo scafo liscio, imbarcando meno acqua, aveva raggiunto la sua preda in poco tempo, ed , altrettanto rapidamente, aveva conquistato il ponte e il cassero di prua con un mezzo arrembaggio.
Difatti i poveri mercanti portoghesi avevano quasi subito dichiarato la resa, proclamandosi disposti a consegnare le merci che portavano ed il piccolo tesoro personale del capitano, ovviamente che in cambio gli venisse risparmiata la vita.
Così era stato, e dopo aver confiscato tutte le cose utili, il mercantile era stato lasciato libero di andare, ormai povero ed inutile, in balia della tempesta e delle più temibili altre navi corsare. Inuyasha, Miroku e Sango erano seduti a tavola, in una piccola mensa predisposta solamente per gli ufficiali di comando.
-< Un altro giorno è passato… non arriveremo in ritardo, vero? > chiese Inuyasha, gustandosi un pezzo di carne alla brace.
-< La tempesta dovrebbe passare presto! Potremmo ripartire poco dopo l’alba! > rispose Miroku.
-< E se non passasse? > chiese Sango -< Partiremo lo stesso con il mare in cattive condizioni? >
-< Se la shikon è in grado di tener testa alla tempesta non la terrò ferma in questo sputo di terra altro tempo inutile! > rispose il capitano -< Odio arrivare in ritardo! >
-< Quello che mi preoccupa, invece, sarebbe la reazione del nostro interlocutore! > disse in un sorriso Miroku -< Da quel che ricordo non è tipo paziente! >
Inuyasha sorrise nervoso, prendendo in mano una coppa di vino.
-< Già… mio fratello non è affatto quel genere di persona! >
***
Il sole filtrava fastidioso dalle ultime nuvole, sbucando a tratti ad illuminare una mattinata fredda, esito di un intenso temporale che era scrosciato giù dalle stelle per tutta la notte.
La piccola e buia cella, mezza allagata dalla gocce di pioggia, era fredda ed inospitale, sena alcunché che potesse, all’occorrenza, essere usato come riparo.
Kagome sedeva silenziosa, immersa nei suoi pensieri, in un angolo di quella sua assurda prigione,con i polsi doloranti a causa delle robuste catene che le impedivano ogni semplice movimento.
La veste inzuppata d’acqua era congelata ed il freddo le entrava nelle ossa.
D’improvviso la porta lungo il corridoio che dava sulle prigioni si aprì cigolando: due secondini scortavano due donne, intente a guardarsi intorno con aria diffidente e di disprezzo. Le due tenevano tra le braccia oggetti per la pulizia e la cosmesi: catini d’acqua, saponi e spazzole e, Kagome notò, vestiti puliti e qualcosa di molto simile a delle calzature.
Le due donne, sotto ordine delle due guardie, si fermarono diffronte alla cella di Kagome, e, dopo aver aperto le sbarre arrugginite di quella malsana gattabuia, entrarono con volti schifati nella piccola dimora di Kagome, così sudicia e grondante di acqua.
-< Cosa volete da me? > chiese diffidente la ragazza dai capelli corvini, avvicinandosi alla parete e cercando in qualche modo di alzarsi in piedi. Ma le caviglie le dolevano in maniera assurda e, riuscire a tenere una posizione retta, in quelle condizioni, con quelle catene attaccate al muro di muffa, risultava impossibile o quanto meno dolorosamente inutile. Così si risedette a terra, aspettando una risposta dalle due ragazze che, dopo aver richiuso alle loro spalle la grata della cella ed aver congedato le due guardie, le si stavano avvicinando silenziose.
-< Dobbiamo prepararti! > le disse una delle due, aprendole con la chiave le serrature delle catene che teneva alle gambe e al polso.
-< Prepararmi per cosa? > domandò scettica Kagome, toccandosi con sollievo il polso e le caviglie finalmente libere.
-< Prepararti per quello che ti attende…non vorrai certo presentarti così? > domandò l’altra, tirando fuori da una piccola cesta una spazzola di legno.
-< Mi mettono in vendita, non è vero? > chiese Kagome con voce triste. -< Certo, cos’altro ti aspettavi? > rispose seccata la prima -< è quello che capita a tutte le donne che vengono catturate! è quello che capiterà a te, ed è quello che capitato a noi! >
-< Anche voi? > chiese Kagome, mentre le donne incominciavano a spazzolarla e a pulirle il viso con stracci bagnati e parzialmente profumati -< L’unica cosa che quindi devo sperare è capitare in mano a un buon padrone! >
-< Ah ah ah…sei proprio ingenua, lo sai! > rispose sarcastica la prima -< Non esistono buoni padroni per donne come noi! E poi guardati, un buon bocconcino come te, che oltretutto è anche una pirata, finirà sicuramente in mano a qualche losco gestore di bische clandestine o di bordelli! >
-< Dici che sono una pirata…per questo? > domandò Kagome, portandosi la mano all’incavo del collo e toccandosi lo strano tatuaggio -< Ma io ti dico che è tutta la vita che scappo dai pirati a causa di questo tatuaggio e che l’idea di entrare a far parte del bordello personale di qualche uomo grasso e senza le palle di essere amato da una donna che non abbia comprato mi rivolta lo stomaco… preferisco morire piuttosto! > rispose indignata Kagome.
-< Tu parli di amore e di morte come cose accessibili da tutti gli uomini, ma ricorda, a noi, ne l’una, ne l’altra, sono concesse! > rispose seria la seconda ragazza -< Sei di animo libero e forte, questo te lo concedo, ma sono proprio le persone come te che impazziscono prima per la loro prigionia. Quando ti avranno preso,ti avranno posseduto sia nel corpo che l’anima cosa farai? >
-< Io non mi farò toccare da loro! > rispose seria Kagome -< E una soluzione deve pur esistere! >
-< Eh eh eh… cosa ti aspetti? Un principe azzurro pronto a salvarti? > domandò scettica una delle due.
-< Io non lo aspetto… sarò io a trovarlo! > disse infine Kagome, tornando ad ammirare il sole fuori della sua piccola finestrella di ferro.
***
Il grande galeone, costruito con scuro legno e dalle vele nere, con in cima al pennone la bandiera pirata che sventolava al vento del Nord, solcava veloce e spedito il mare profondo, tinto in lontananza di scure venature di sale.
-< Capitano Sesshomaru! Capitano Sesshomaru! > urlava con voce gracchiante un piccolo rospo verde, correndo su è giù per il cassero con in mano un grande cannocchiale -< Abbiamo avvistato la nave di vostro fratello! >
Il capitano, un uomo alto e dai lineamenti fini, con profondi occhi d’ambra e capelli argentei come la luna, nel sentirsi chiamare da quella stridula voce fastidiosa, si distolse di suoi pensieri, sforzandosi di prestare attenzione a quel mezzo rospo verde, che suo padre, il grande pirata Inutaisho, gli aveva affibbiato come consigliere.
-< Cosa c’è Jaken? > domandò infastidito.
-< Abbiamo raggiunto la shikon di vostro fratello come avevate ordinato, o grande capitano Sesshomaru! > rispose soddisfatto il piccolo rospo –< Come avevate giustamente pensato, venendo in contro a vostro fratello ed anticipando così l’incontro che avevate fissato con lui, abbiamo guadagnato tempo per recuperare il pezzo di Osaka e…> cercò di concludere Jaken, ma venne interrotto dalla fredda voce di Sesshomaru:
-< Noi non andremo più in quella sudicia città, ci manderemo mio fratello! >
-< E noi? > domandò sorpreso il rospo verde.
-< Noi seguiremo un'altra traccia, verso Nord, lasciamo a lui il compito di recuperare il pezzo mancante che si trova ad Osaka! > rispose gelido il capitano, tornando a fissare l’orizzonte del mare, su cui ora, spiccava la bella sagoma, dalle vele bianche e dalla bandiera pirata, della shikon no tama.
***
-< Ora cambiati d’abito! > disse una delle due donne, porgendo a Kagome un kimono pulito,molto provocante, che metteva in mostra tutte le curve del suo corpo.
-< Dovrei indossare questo vestito? > chiese scettica la ragazza dai capelli corvini.
-< Di che ti preoccupi? Gli uomini sono tutti uguali, sudici e maiali in tutte le città, così a Tokio, così anche qui ad Osaka! > rispose la prima, mentre Kagome indossava quel vestito, ormai pronta per essere venduta come merce al mercato degli schiavi.

Continuo capitolo 3…

Che ve ne sembra?
Commentate, commentate, commentate!
Nel prossimo capitolo, con l’incontro tra Inu e Sessho, incomincerete a capire alcune cose e poi, sarà finalmente giunto il momento che Inu e Kagome si incontrino? Ma come?
Aspettate il capitolo 3!! Kiss Kaggy008^^

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Capitolo 3
*** IL SOLE E LA LUNA ***


E rieccomi qui ad aggiornare questa storia che era partita su terreni poco sicuri, piena di forse e di dubbi, ma che ormai sembra essere una certezza nella sua continuità e che spero vi possa piacere e far sognare fino alla fine, che prevedo ancora molta lontana.
Questo è forse il capitolo che tutti noi stiamo aspettando da più tempo… ovvero ci sarà l’incontro tra Inu e Kagome e, forse, darò qualche dettaglio in più su l’avventura che mi accingo a scrivere…ma è tutto da vedere, oggi mi sento particolarmente cattiva…Bwaaaaa!!!!
Ah, i doverosi ringraziamenti a: killkenny, kiddow, shirin, arwen91, miha-chan, domi-dodo, vale-chan, mina91, Elyhan, cri-chan, Cabiria ed honey

CAPITOLO 3
IL SOLE E LA LUNA

I due grandi galeoni, uno dalle grandi vele nere, uno dalle soffici vele bianche, contraddistinti entrambi dalla minacciosa bandiera pirata che sventolava in cima al pennone, si erano avvicinati l’uno all’altro, quel minimo che avesse consentito all’equipaggio della shikon di salire sulla nave di Sesshomaru, come avveniva di consueto in occasione di quei radi incontri tra i due fratelli.
Sesshomaru si era sempre rifiutato di salire sulla shikon del fratello, in quanto non amava lasciare la sua bella nave sguarnita di comandante per andare ad infestarsi di pulci sulla bagnarola del fratello, il cui equipaggio risultava ai suoi occhi rozzo ed indisciplinato.
In effetti i due equipaggi, allineati sul ponte della galea del fratello maggiore, potevano essere distinti benissimo l’uno dall’altro: gli uomini di Sesshomaru indossavano uno youkata bianco e blu, con alla cintola una spada ed una pistola, talmente pulite da risplendere ai raggi del sole, mentre gli uomini di Inuyasha…bhe, apparivano un po’ più trasandati, in quanto molti erano un tantino spettinati, con le chiome dei capelli simili a nebulose di nodi, altri invece erano privi di buona parte di denti, ormai molto avanti negli anni.
Il capitano della shikon non era mai stato molto esigente in fatto di costumi, l’importante per lui era che gli uomini si lavassero, fossero sani e dalla mano rapida alla spada, fedeli e pronti a seguire il capitano in ogni azione sulla rotta dei sette mari.
Le due grandi navi, dopo aver gettato l’ancora nel fondale roccioso del mare aperto, ondeggiavano avanti ed indietro in una danza che le portava a toccarsi e a sfiorarsi con ogni piccola onda, mentre il sole del mezzogiorno ardeva alto nel cielo, intensificando il suo calore con il riflesso sulla spuma marina.
Il silenzio più totale avvolgeva i due galeoni ballerini, interrotto solamente dai soliti scricchiolii che si propagavano per tutta la lunghezza del ponte e risuonavano, come in echi, sulla pancia della robusta nave.
Gli equipaggi aspettavano in silenzio che la riunione, tenuta nella mensa del comandante, finisse.
La piccola cabina, allestita di un semplice tavolo rettangolare, era illuminata appena dalla fioca luce che un vecchio lampadario spargeva a fatica nella piccola stanza.
Inuyasha e Sesshomaru sedevano rispettivamente a capotavola, l’uno diffronte all’altro, mentre i consiglieri, quali Jaken per il fratello maggiore, Sango e Miroku per il capitano della shikon, restavano in piedi dietro i rispettivi capitani, seguendo attentamente il dibattito tra i due famigliari.
-< Allora… devo attendere ancora tanto una tua gentile risposta? > chiese glaciale Sesshomaru.
-< Mh…Osaka… tu dove andrai? > domandò a sua volta Inuyasha.
-< Seguirò una pista che mi porterà in Hokkaido* > rispose sbrigativo il fratello.
-< Sei sicuro che ad Osaka troverò una parte della mappa? > domandò scettico il comandante della shikon.
-< Si…molto probabilmente si! > rispose serio Sesshomaru -< Sempre, ovviamente, che la mappa per l’isola di Umi** esista! >
-< Ormai non sono più molti i pirati che credono alle leggende! > rispose in un ghigno Inuyasha -< D’altronde, in tre anni di ricerche, non abbiamo trovato il benché minimo frammento di quella mappa! >
-< Non credi a quello che ci ha detto nostro padre? > domandò Sesshomaru.
-< Oh no, io ci credo, forse anche troppo, solo mi chiedo…quando uniremo i tre pezzi della mappa ed il tesoro sarà nelle nostre mani, sarà ancora nostro, o solo mio o tuo? > domandò curioso il ragazzo dai capelli corvini.
Sesshomaru fissò con sguardo severo e glaciale gli occhi ambrati del fratello, così identici ai suoi, eppure così diversi.
Non erano mai stati veramente uniti, nemmeno da bambini, e forse la causa di questo loro distacco era solamente una mentalità differente, accentuata da una diversità di carattere che li portava ad essere come il sole e la luna, così identici, legati dalla stessa luce, eppure così lontani, che nell’eterno rincorrersi di giorno in giorno sono destinati a non raggiungersi mai… a non vedere mai assieme lo stesso pezzo di cielo.
Rispetto…oh si, di rispetto ce n’era, tra di loro e soppratutto verso il padre, ma le cose si fermavano lì… non c’era mai stato di più e mai ci sarebbe stato.
-< Dovrai porti questi problemi quando verrà il momento… > rispose Sesshomaru, dopo interminabili attimi di silenzio -< Nostro cugino Jinengi sta setacciando il Kyushu***, io vado a Nord mentre tu ti fermerai ad Osaka… hai altre domande? >
-< In che cosa consiste il mio pezzo di mappa? > domandò Inuyasha.
-< Non lo so… ma recati al mercato! > rispose sbrigativo il comandante del galeone dalle vele nere, alzandosi dalla sedia si cui era seduto.
-< Al mercato? > chiese scettico Inuyasha -< Spero di trovare qualcosa di più interessante che delle solite pulci e dei soliti venditori assatanati! > concluse, alzandosi anche lui.
I due fratelli si guardarono rispettivamente negli occhi, poi, senza proferire parola, si congedarono l’uno dall’altro, allontanandosi come la luna dal sole.
***
Le sbarre della cella si chiusero in un sordo tonfo, mentre Kagome, con una guancia rossa, lievemente gonfia, si sedeva esausta a terra sul pavimento della sua piccola cella.
Portandosi le ginocchia al petto si chiuse in se stessa, esternandosi da quel mondo schifoso che le era scorso davanti ai suoi bei occhi castani durante tutta la mattina, entro il quale non avrebbe mai voluto tornare, ma che il suo carattere, come era apparso ben chiaro a tutti, ce l’avrebbe riportata a forza.
Era stata la mattinata peggiore che avesse mai vissuto: ore e ore in piedi, sotto il sole cocente, ad aspettare in fila che gli sguardi dei mercanti di schiavi l’avessero esaminata a pieno.
Si era sentita debole, indifesa, nuda, alla merce di un qualsiasi maiale ricco sfondato… si sentiva sporca.
Il mercato di Osaka era uno dei più grandi del Giappone, un nodo cruciale per tutto l’impero.
I profumi delle spezie arrivate da lontano, gli aromi, i colori vivaci della seta che sembravano accarezzare l’aria, un miscuglio di voci incomprensibili…e poi gli schiavi.
Da un lato il ricco, dall’altro il povero, ed a gestire il tutto l’avidità fatta persona, il mercante, che viscido come una serpe metteva in vendita la carne degli uomini… se solo avesse potuto avrebbe venduto la propria anima al diavolo pur di potersi arricchire.
Kagome abbassò il capo sulle ginocchia, coprendo la sua pelle bianca con i capelli di seta neri che contrastavano con il suo pallore.
La guancia destra le doleva… non avrebbe mai permesso a nessuno di toccarla. Tutto era successo verso la chiusura del mercato mattutino.
Un uomo grasso, baffuto, dalle braccia simili a due salami, accompagnato da un paio di alte ragazze prominenti, stava passando in rassegna tutto il repertorio femminile delle prigioni.
Arrivato davanti a Kagome, dopo averla osservata per buoni minuti, mangiandola con gli occhi, aveva teso la mano vero il suo petto, toccandole il seno che lo stretto kimono metteva ben in risalto.
La ragazza, già adirata per gli sguardi che quel tizio le aveva rivolto, non aveva potuto trattenere oltre la sua ira: con incredibile forza aveva assestato un potente calcio in mezzo alle gambe del ricco compratore, facendolo cadere a terra dal dolore.
Ed ora era lì, in quel buco che ormai le apparteneva come cella, con la guancia rossa e senza cibo per punizione. In fondo le era andata bene, si sarebbe aspettata di peggio, ma molto probabilmente il suo venditore non aveva voluto infierire su di lei solo per paura di rovinare la merce… dopotutto di belle ragazze come Kagome ce n’erano poche, e la merce pregiata, da che mondo è mondo, veniva pagata a lauto prezzo. Uno schiaffo sulla guancia… si, infondo se l’era cavata bene!
Rialzando il volto rigato di lacrime, appoggiò la testa alla fredda parete di rocce marce alle sue spalle. Lo strano tatuaggio, scoperto appena dalla veste spiegazzata, era appena visibile. Kagome si portò una mano all’incavo del collo, massaggiandosi il disegno marchiato sulla sua pelle.
-< Tutto per te… > disse in un bisbiglio, prima che le guardie, arrivando con il tintinnio delle grossi chiavi di bronzo, la facessero uscire dalla cella, riportandola a quel mercato che tanto odiava.
***
La bella ed elegante shikon era ormeggiata dietro un piccolo promontorio, nascosta alla vista della grande città di Osaka.
Le vele erano state raccolte e la nera bandiera pirata era stata fatta scendere dall’alto pennone maestro, mentre l’ancora era scesa a bagnarsi sul basso fondale della costa.
Alcuni uomini dormivano sul ponte fastidiosamente illuminato dalla luce del sole, tra letti fatti di corde e di funi. Altri stavano di guardia sparsi un po’ per tutta la nave, aspettando impazzenti il ritorno del capitano e dei compagni scesi da poco a terra.
Il viaggio verso Osaka era durato un oretta al massimo, ed Inuyasha e pochi altri, non appena sbarcati a poca distanza dalla città, vi si erano subito recati, lasciando il comando della shikon ai pochi uomini rimasti a bordo.
-< Allora, adesso che siamo qui cosa dobbiamo cercare ? > chiese Miroku, non appena il piccolo gruppo giunse in vista del grande mercato.
-< Non ne ho la minima idea! > rispose stizzito Inuyasha, scacciandosi di malavoglia una mosca che gli ronzava attorno -< Uomini! > disse poi rivolgendosi alla piccola ciurma che lo aveva seguito -< Sparpagliatevi! Se trovate qualcosa di strano o di interessante, che sembra avere attinenza con quello che stiamo cercando, tornate ad avvisarmi, altrimenti ci rivediamo tra due ore circa alla nave! >
Gli uomini annuirono, mentre Sango e Miroku continuavano a seguire il comandante della shikon.
-< Sarà più facile a dirsi che a farsi! > disse sango -< è come cercare un ago in un pagliaio! >
-< Se solo sapessimo quello che dobbiamo cercare! > disse sconfortato Miroku.
-< Avanti ragazzi, un po’ di fiducia! > disse in un sorriso Inuyasha.
Normalmente si sarebbe lamentato anche lui, tanto più che il suggerimento di recarsi in quel luogo infestato di pulci era giunto da suo fratello Sesshomaru, ma l’idea di trovarsi a pochi metri da un pezzo della mappa per l’isola di Umi lo metteva di buon umore… in quella città avrebbe trovato quello che stava cercando, ne era certo.
I banchetti carichi di merci lo accompagnavano nella sua ricerca. Frutta esotica, fiori di un profumo dolcissimo, strascichi di seta svolazzanti in tutte le direzioni… sembrava di essere caduti in un qualche mondo parallelo.
La calura del primo pomeriggio era diminuita, levigata da un debole venticello che spirava giocoso tra le bancarelle, sollevando in onde invisibili le lunghe spume di seta colorata di rosso ed arancione.
Le vesti, i tendaggi, i pezzi di stoffa e gli strascichi di seta si gonfiavano e si appiattivano come dotati di vita propria… e lì, mentre una rossa seta semi trasparente disegnava cerchi perfetti nell’aria, la vide.
Dritta, retta, fiera. Gli occhi color cioccolato puntati fermi diffronte a se. La sua immagine nascosta dal tintinnare della stoffa che si muoveva avanti ed indietro. Capelli corvini… catene ai polsi.
Inuyasha incrementò la sua andatura, superando il banchetto di stoffe e portandosi diffronte alla balconata, malamente costruita, degli schiavi esposti in vendita.
La ragazza guardava con aria di disprezzo l’uomo che le stava davanti… forse il suo compratore. A quel pensiero il suo cuore ebbe un sussulto.
-“ Ma che mi prende? ” si chiese perplesso.
I ricordi delle sue azioni, compiute da quando aveva visto quegli occhi intensi, erano annebbiati nella sua mente. Pensieri, gesti, azioni… tutto così spontaneo ed incontrollabile.
Tornò a guardare la ragazza… quello che stava per succedere non lo avrebbe permesso.

Continuo capitolo 4…

Hokkaido* = è la regione più a Nord del Giappone e comprende la città di Sapporo.
Umi** = mare
Kyushu*** = altra regione del Giappone, la più ad occidente. Comprende la città di Fukuoka.

Allora, ci siamo.
Per il grande incontro dovrete attendere ancora un capitolo, in quanto voglio trarne un bel pezzo di storia e la mia mente, ora come ora, sta subendo i postumi della festa in famiglia ieri al Redentore.
Per domenica prossima penso avrete un bel capitolo… mi ci metto subito a lavoro!
Voi intanto commentate questo capitolo, a mio avviso orribile!
Speriamo che il caldo non mi cuocia del tutto il cervello!^^
Kiss Kaggy008!

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Capitolo 4
*** IL PREZZO DI UNA VITA ***


Ciao a tutte e tutti, come ve la passate?
Ah, oggi è proprio una bella giornata e sono di buon umore, si vede?
Ho appena finito di guardare il mio adorato Jonny nella maledizione della prima luna e, forse per questo, mi è tornata un po’ di ispirazione!
Quel film è uno dei miei preferiti… non trovate che sia fantastico?
Cmq, i doversi ringraziamenti a: killkenny, kiddow, arwen91, miha-chan, valechan, mina91, sessho-maru, kimagattinera, vaniamajor, elychan e cri-chan, che mi hanno prontamente commentato lo scorso capitolo! Ah… in risposta ad una domanda che mi è stata fatta, devo dire che non so ancora se la mummia ci sarà. Riguardo a questa questione ho ancora molti dubbi, ma sapete come sono…particolarmente cattiva…ah ah ah!
Ok, ok, ora vi lascio al capitolo!^^ Leggete e commentate!

CAPITOLO 4
IL PREZZO DI UNA VITA

Kagome fissava con sguardo carico d’odio l’individuo al suo fianco.
-“ Quel botolo di lardo! ” pensò adirata, fulminando con gli occhi il mercante che stava contrattando il suo prezzo di vendita con il carceriere delle prigioni, il suo aguzzino, l’autore del livido rosso che portava ancora parzialmente sulla guancia destra.
Stavano parlando da una buona decina di minuti, abbassando, alzando, confutano o confermando il prezzo della sua vita, il listino della sua schiavitù.
Kagome cercò di muoversi, ma i polsi e le caviglie erano stati, nuovamente, incatenati con grandi catene arrugginite, che urtandosi tra di loro tintinnavano come un fastidioso campanello.
Dopo lo spiacevole incidente della mattina, che le aveva lasciato come bel ricordino 5 dita tatuate sulla guancia, il suo carceriere aveva preso adeguate misure di sicurezza contro la sua indole ribelle, cercando di immobilizzare quell anima indomita, senza restrizioni, così bella per la sua inflessibilità. Ma così pericolosa per la sua sete e condizione di assoluta libertà.
Di schiave come Kagome ce n’erano poche, e questo non solamente per il fattore estetico. La maggior parte della persone cedeva subito, non cercava una qualsiasi via d’uscita o strana maniera per scampare alla schiavitù, per conservare la propria personalità o tentare un qualsiasi atto di ribellione. La fame, le ripercussioni, sia mentali, che fisiche, la perdita della speranza e dei sogni, significavano, purtroppo, la perdita della stessa ragione di vita.
Ma, d’altronde, cosa c’era da aspettarsi di più da uno schiavo? Che cosa si poteva pretendere?
Un servo, un domestico, un pagliaccio di corte o un oggetto di piacere… le sue mansioni finivano qui… e cosa importava dunque, se quello schiavo, quella povera persona, della stessa specie del mercante, uguale in tutto e per tutto al suo padrone, avesse anche un anima?
Svolte le proprie mansioni tornava ad essere un inutile ammasso di carne, privato dei propri bisogni ed, a volte, anche della sua stessa anima , dalla lucenti monete del dio denaro, che sperperavano come sorgente di vita di tasca in tasca.
Essere uno schiavo significava quindi divenire un oggetto.
Già… un oggetto.
-“ Piuttosto la morte! ” pensò Kagome, muovendo animatamente entrambi i polsi e torturandosi così la candida pelle sotto le pesanti catene.
Si sarebbe tagliata entrambe le mani e i piedi pur di fuggire da lì.
-< Allora… per questo bocconcino, direi che 30 denari possono bastare!> chiese il mercante dai denti gialli, toccando con le sue mani unte il volto tirato di Kagome.
-< Togli quella mano da lì!> sibilò irata la ragazza dai capelli corvini.
-< Che caratterino! > le rispose divertito il mercante -< sarà un vero piacere passare la prossima notte in tua compagnia! > continuò con quello che sarebbe dovuto essere un tono malizioso.
Kagome non resse più… le mani e i piedi le erano state immobilizzate, ma la bocca di certo no!
Comprendendo bene che quello stava per fare significava un autentico suicidio,raccolse la saliva nella sua bocca, sputando in faccia al viscido mercante. ( Wow… scusate, forse la cosa fa un tantino schifo, ma ho sempre sognato di scrivere una cosa del genere! / Voi: tu sei malata! / Io: probabile… ma penso che avrei agito anche io così in una situazione simile!^^ )
Il mercante si voltò indignato, e, pulendosi con la sua ricca camicia di stoffa pregiata il volto sporco di saliva, urlò in preda all’ira più nera:
-< Piccola stronzetta! > urlò con voce possente, avvicinandosi a Kagome ed alzando il braccio nel tentativo di schiaffeggiarla.
Kagome chiuse gli occhi, aspettando di sentire il dolore dello schiaffo… ecco, bella fine che si era andata a cercare.
Dopo alcuni secondi di interminabile silenzio, in cui il suo cuore batteva all’impazzata nell’attesa di un imminente fine, riaprì i grandi occhi color cioccolata, rimanendo impalata ed immobile alla sorpresa di quello che aveva davanti.
Un ragazzo dai lunghi capelli color della notte, dandole le spalle, si era intromesso tra lei e il viscido mercante, bloccando lo schiaffo del sudicio uomo a mezz’aria.
-< Una donna non andrebbe sfiorata neanche con un dito, non lo sa forse? > domandò quello con voce divertita.
-< Tu…moccioso, chi ti credi di essere? > sbottò irato il mercante, liberandosi dalla presa del ragazzo.
-< Qualcuno più civile di vostra signoria! > continuò imperterrito il salvatore di Kagome, facendo un piccolo inchino -< Mi sono intromesso in questa futile e dannosa lite poiché mi vedo interessato all’acquisto di questa schiava! > continuò, voltandosi a guardare Kagome, che ormai incominciava ad avere le idee un tantino confuse.
-“ Chi diamine sarà questo… questo…ehm… questo ragazzo? ” pensò a fatica, non appena i suoi occhi si persero nelle iridi ambrate di quello straniero.
Aveva lunghi capelli corvini, frammentati in mille riflessi notturni dal blu al grigio, occhi profondi, pozzi di un anima alla ricerca d’avventura, lineamenti fini e ben definiti. Dall’abbigliamento doveva essere un uomo di mare… sbarcato da poco probabilmente.
-< Cosa? > domandò ostile il mercante -< Io mi sono interessato dell’acquisto prima della vostra futile ed irritante persona! >
-< 50 denari vanno bene? > continuò imperterrito Inuyasha, rivolgendosi questa volta al carceriere delle prigioni.
-< Bhe…ecco… > balbettò quello.
-< Forse 60 vanno meglio? > chiese arguto il ragazzo, osservando con disprezzo e strafottenza il mercante che impallidiva ed incominciava a sudare freddo.
-< Io gliene do 75! > disse il sudicio uomo.
-< Facciamo 150 e la finiamo qui! > disse in un sorriso Inuyasha, battendo una mano sulla spalla al carceriere.
A quel punto, il mercante, ormai del tutto sprovvisto ad una reazione del genere dal parte del giovane, e, soppratutto, non disposto a sborsare una simile cifra, se ne andò borbottando ed imprecando contro quell acquisto per poco mancato.
-< A quanto pare sembra che abbiamo raggiunto un accordo! > disse spavaldo Inuyasha -< Però, purtroppo, non posso portare via con me la fanciulla questo pomeriggio. Vi crea disturbo se ve la lascio in prigione anche per questa notte e vengo a riscuoterla con i soldi contati domani mattina? >
-< Oh, no, no! > rispose servizievole il carceriere, felice come un pasqua per l’ingente somma appena guadagnata.
-< Bene allora… > disse il ragazzo, avvicinandosi a Kagome -< … verrò a prendervi domani! >
-< Non pensiate che io vi ringrazzi per il vostro gesto! Per quel che mi riguarda non è cambiato nulla rispetto al botolo di lardo! > disse seria Kagome, ricambiando lo sguardo deciso di Inuyasha.
-< Eh eh eh… questo lo vedremo! > rispose divertito il ragazzo -< Per il momento questa notte non dormite! >
-< Cosa? > domandò perplessa Kagome.
-< Non dormite… > ripetè Inuyasha, avvicinandosi ancora di più alla ragazza e sussurrandole quasi all’orecchio -< … se conoscete la città potrei venirvi a prendere prima del previsto! >
- venne interrotta Kagome. -< Allora perfetto! > disse divertito Inuyasha, allontanandosi dalla ragazza e scendendo dal palchetto degli schiavi.
-< Ah… ricordati! > aggiunse, prima di andarsene -< Quando ci rivedremo non ammetterò che usiate il voi! > le disse in un sorriso, prima di scomparire tra i banchetti di stoffa colorata.
Kagome rimase immobile a fissare il punto in cui era scomparso quello strano individuo… in che razza di guaio si era cacciata?
***
La grande e bella shikon sembrava riposare tranquilla, in un dolce sonno cullato dalle onde del mare, poco lontana dalla riva, ormeggiata vicino a scogli appuntiti e dalle forme più variegate.
Inuyasha era intento ad osservare il sole in tramonto all’orizzonte, che, come una palla infuocata, disegnava una via di caldo colore sulla superficie piatta dell’acqua.
Alcuni gabbiani si alzavano in movimenti fluidi dal loro giaciglio sul mare, spandendo piccolo gocce di acqua salata come una lieve pioggerella inaspettata.
-< Hey Inuyasha, che stai pensando? > domandò la voce fastidiosa di Miroku, interrompendo i pensieri del capitano.
-< Nulla… > rispose svogliatamente Inuyasha, tornando ad osservare il tramonto -< Questo pomeriggio ho trovato una guida per la città! >
-< Davvero? E com’è questa guida? Mora o bionda? > domandò sornione il pilota, prima che tre bernoccoli spuntassero come funghi sulla sua dura testolina da pervertito… Sango era arrivata.
-< Con una guida andremmo sicuramente meglio! > disse la ragazza -< La incontreremo domani mattina? > -< Veramente Sango… > disse Inuyasha, voltandosi a guardare i compagni -< … avrei bisogno del tuo aiuto! >
-< Che cosa devo fare? > domandò la vice capitano, ormai ripresasi del tutto dalla ferita alla gamba.
-< Vai sotto coperta e prendi i costumi che abbiamo comprato quella volta a Sapporo, poi fa calare la scialuppa, andiamo a terra noi tre! > ordinò Inuyasha.
-< Ed io che dovrei fare? > domandò curioso Miroku.
-< I costumi non sono mica solo per Sango! > rispose divertito Inuyasha.
-< Cosa? > urlò quasi il pilota -< Non vorrai veramente farmi vestire da donna? >

Continua capitolo 5…

Eh eh eh…allora, che ve ne pare?
Lo so, ho finto il capitolo nel punto più bello, ma così c’è più suspance, non trovate?
Che ve n’è parso dell’incontro tra Inuyasha e Kagome?
Lo so anche io che i personaggi sono u po’ diversi da come sono in originale, ma dovete tener conto che anche l’ambientazione è diversa… spero possiate capire!
Dite che fa schifo? Guardate che cado di nuovo in depressione… Jonny, o mio Jonny, dove sei?
Continua presto… si spera! Baci Kaggy008^^

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Capitolo 5
*** DURING THE NIGHT ***


Ciao bella gente, come va?
A me abbastanza bene, contando che mancano solo due settimane e poi questo strazio di lavoro estivo sarà finito!! Che bello!! questa settimana aggiorno prima visto che molti di voi lunedì partono per le vacanze... sono troppo buona!
Allora, incominciamo con i doverosi ringraziamenti a Elychan, Arika, cri-chan, honey, lila-chan, kagomechan91, killkenny, kiddow, arwen, valechan, mina91, kimagattinanera, revolution,shirin, clio19 e la mia senpai vaniamajor, che mi aiuta sempre a migliorare!^^
Ed ora ecco a voi il capitolo 5…chissà come starà Miroku

CAPITOLO 5
DURING THE NIGHT

La luna si stagliava maestosa nel cielo notturno tinto di stelle lontane, illuminando con la sua calda luce riflessa la silenziosa e tranquilla cittadina di Osaka, immersa nel silenzio di fine serata.
Solo il lontano abbaiare di un cane randagio si propagava, come in echi, lungo le piccole e buie viottole deserte della grande città, arrivando in sibili fastidiosi, accompagnato dal vento giocoso, anche in una piccola cella fiocamente illuminata dalla luce dell’alto satellite che entrava bieca dalla grata di ferro.
Una ragazza, ancora vestita dell’aderente abito con cui era stata messa in vendita e con le caviglie e i polsi legati dalle pesanti catene di ferro, che la tenevano imprigionata alla parete di pietre ammuffite, sedeva, immersa nel silenzio, in un angolo di quella sua malsana gattabuia.
Il capo stancamente appoggiato alla parete e gli occhi socchiusi, ancora nel pieno delle forze per abbandonarsi al tiepido canto della voce di Morfeo.
Non dormire… questo l’ordine che la sua mente impartiva a tutto il suo corpo, sebbene, troppo agitata per l’incontro avuto nel pomeriggio, l’idea di dormire non era minimamente contemplata da tutte quelle parti sempre vigili della sua persona: l’orecchio teso ad avvertire ogni minimo rumore, gli occhi pronti a cogliere qualsiasi cosa che di anomalo forse emerso dall’ombra e il corpo pronto a reagire a qualsiasi situazione, sebbene incatenato da pesanti catene arrugginite.
-< Questa notte verrò a prendervi! > così aveva detto quello strano ragazzo, dagl’occhi d’ambra e dai capelli neri come la notte, così fiero e all’apparenza strafottente nel suo modo di parlare, ma anche così gentile per quel suo gesto che aveva salvato Kagome da un sicuro linciaggio.
Kagome era molto brava nel saper riconoscere l’indole di una persona e il suo carattere dalla prima impressione: quel ragazzo non aveva paura di niente, un anima ribelle e assetata di avventura, indubbiamente molto abile e determinato a raggiungere il proprio scopo, qualunque esso fosse mai stato.
Con quale faccia tosta si era mai presentato al carceriere delle prigioni?
Non era stato mandato via o, ancora peggio, picchiato a sangue, solo per l’ingente somma che aveva offerto…150 denari… doveva essere ricco per aver offerto una cifra simile.
Kagome sorrise, alzando lievemente il capo a scorgere la luna oltre la grata della cella.
Un simile prezzo per la sua persona…che sciocchezza!Lei, come semplice donna, non avrebbe valso nemmeno la metà di quella cifra esorbitante, ma il suo segreto, tatuato a fuoco nell’incavo del suo collo, poteva valere il quadruplo del suo listino di vendita.
Forse dopotutto non era finita in mani tanto malvagie, anche se sempre sconosciute e straniere, ma per cambiare questa sua idea avrebbe avuto tempo… forse, ancora un paio di ore.

Un pesante rumore di ingranaggi si propagò per tutto il corridoio delle prigioni, accompagnato dal trafficare della serratura che scattava nell’aprire il portone di ingresso.
Kagome aprì di colpo gli occhi, trattenendo il fiato per non lasciarsi sfuggire ogni singolo e minimo rumore.
-< Avanti voi due, datevi una mossa! > disse la voce di un secondino, giungendo possente all’orecchio della ragazza dai cappelli corvini.
Che ci facevano le guardie in giro per le celle alle due di notte?
Stavano scortando altre prigioniere o…
Il tintinnare delle chiavi si propagò fastidioso nelle piccole e malsane segreta, accompagnando i secondini e le loro accompagnatrici lungo il corridoio in penombra.
-< Non capisco perché mai dovete sistemare la prigioniera proprio a quest’ora! > disse la seconda guardia -< Se ne andrà solo domattina! > continuò seccato, fermandosi finalmente davanti alla cella di Kagome.
La ragazza, osservando con sguardo bieco le quattro persone oltre le sbarre che la imprigionavano, scattò in piedi.
Che diamine ci facevano lì, a quell ora, le ragazze che l’avevano preparata il giorno precedente per il mercato?
Forse il suo compratore, quello strano ragazzo venuto all’improvviso, aveva annullato il suo contratto d’acquisto?
Kagome osservò meglio le due ragazze: erano, come sempre, vestite di una lunga tonaca blu e portavano un grande cappuccio sul capo a coprire il volto, ma… ma non erano le stesse del giorno precedente.
Una delle due, in particolar modo, sembrava stranamente agitata e non a proprio agio in quelle vesti, forse non abituata a portare la gonna e il piccolo corsetto che le stringeva il petto.
-< Il padrone ci ha incaricato di preparare la ragazza! > rispose quella delle due che sembrava più a suo agio -< è solo questo che sappiamo! > continuò, scoprendosi il volto.
Era una bella ragazza dai lunghi capelli castani raccolti in un alta coda.
-< Ah… dannazione! > disse uno dei secondini, stiracchiandosi -< Sempre ad eseguire gli ordini! > disse malizioso, avvicinandosi alla ragazza che teneva il volto ancora coperto -< Che ne dici se finito il tuo lavoretto, noi due, soli soletti, approfondiamo il nostro rapporto? > chiese, poggiando una mano sulla spalla alla ragazza.
-< ah ah ah ah… > sorrise quella, mettendo i brividi a Kagome.
Che razza di risata era mai quella? Sembrava…
La ragazza, ancora incappucciata, prese sensualmente la mano del secondino tra le sue, poi, con un rapido gesto, torcendo il braccio al povero uomo, lo scaraventò a terra, tirandogli un potente pugno sul muso.
Anche l’altra ragazza, dall’alta coda, si sbarazzò della seconda guardia con due calci ben assestati, mentre Kagome guardava incredula lo spettacolo oltre la sua cella.
-< Porco! > sbottò la ragazza incappucciata, togliendosi il cappuccio e rivelandosi essere un uomo -< Ti sembra questo il modo di parlare ad una donna del mio rango? > disse in un sorriso.
Era un bel ragazzo dai capelli corvini raccolti in un basso codino.
-< Vedo che ci hai preso gusto nel sentirti una donna! > disse divertita Sango, chinandosi a raccogliere le chiavi lasciate cadere dalla guardia priva di sensi, riversa al suolo.
-< Inuyasha me la pagherà cara… > sbottò il ragazzo, togliendosi la tonaca e rimanendo vestito degli abiti che portava sotto il suo abile travestimento: una camicia bianca ed un paio di pantaloni.
Kagome fissava ancora sbigottita i due: Chi diamine erano? Possibile che lavorassero per il tizio del mercato?
-< Scusate… > disse incerta Kagome, attirando l’attenzione dei due -< Ma voi chi diavolo siete? >
La ragazza dai capelli castani aprì le sbarre di quella piccola gattabuia, avvicinandosi a Kagome ed incominciando a liberare le caviglie.
-< Siamo venuti a liberarti! > rispose la ragazza in un sorriso, mentre Kagome la fissava ancora perplessa -< Io sono Sango e lui è Miroku! > continuò, indicando il ragazzo che le si stava avvicinando.
-< Io… io sono Kagome! > rispose la ragazza finalmente libera.
-< Piacere di conoscerti! > disse in un sorriso il pilota, prendendole la mano e baciandogliela con galanteria -< Ora capisco perché Inuyasha abbia scelto proprio te come guida! >
-< Cosa? > domandò perplessa Kagome, arrossendo un po’ al gesto di Miroku -< Come guida? >
-< Si! > le rispose Sango in un sorriso -< Ma le spiegazioni a dopo! > continuò, prendendo Kagome per un braccio e trascinandola fuori dalla cella.
Correndo veloci e silenziosi uscirono dalla prigioni, trovandosi in un piccolo cortile antistante all’ingresso.
Kagome alzò il viso al cielo. Finalmente, dopo tanto tempo, riusciva di nuovo a vedere tutte le stelle della note che per tanto le erano rimaste nascoste dietro quelle piccole grate di ruggine.
La luna poi… sembrava più grande e più vicina di come le era mai apparsa.
Sango, scavalcando un piccolo arbusto di spine, si avvicinò alla cinta di mura che si alzava imponente a circondare le carceri. Toccando a tastoni la ripida parete, riuscì finalmente a trovare ciò che cercava: una fune robusta saliva per tutta la parete, perdendosi poi oltre il cornicione.
-< Avanti Kagome! > disse Sango, porgendo la fune alla ragazza -< Sei capace di arrampicarti? >
Kagome annuì, mentre, stringendo tra la mani la sua via di fuga, la sua mente riandava ai ricordi della sua fanciullezza, a tutti quegli anni che la nonna le aveva fatto fare di addestramento per il suo futuro… tutte quelle vesciche e quei calli sulle mani tornavano finalmente utili. Salendo sbrigativamente la cinta di mura, seguita da Sango e Miroku, si ritrovò presto sul tetto di tegole rosse, dove un ragazzo a lei famigliare la stava guardando con un sorriso compiaciuto in volto.
-< Siete arrivati finalmente! > disse quello -< Incominciavo a dubitare delle tue arti di seduzione, Miroku! >
-< So essere molto sensuale! > rispose divertito il pilota.
-< Perché mi avete fatto fuggire? > domandò ad un certo punto Kagome, seria in volto e con le idee confuse.
-< Pensavi davvero che avrei sborsato 150 denari? > domandò Inuyasha -< Penso che Sango e Miroku ti abbiano più o meno spiegato quello che sarà il tuo compito! Comunque le spiegazioni a dopo… Ah, dimenticavo, io sono Inuyasha! >
Kagome si irrigidì: che cafone!
Quindi questo Inuyasha non aveva mai avuto intenzione di pagare una simile cifra per lei!
Non che la cosa le importasse, certo che no, solo che di faccia tosta ne aveva da vendere.
-< Io sono Kagome! > rispose lei seccata -< Ma chi ti dice che io abbia intenzione di seguirvi? >
-< Oh bè, penso proprio che lo farai! > rispose divertito Inuyasha.
-< Invece credo di no! > rispose Kagome, guardandolo seria in volto.
-< Si invece! > rispose Inuyasha.
-< No! >
-< Si! >
-< No! >
-< Si! >
-< Ed allora!!!! Fatela finita!!!! > urlò al improvviso Sango, fermando i due che ormai stavano litigando come due bambini.
All’improvviso la campana d’allarme suonò: la fuga di Kagome era stata scoperta.
-< Maledizione! > imprecò Inuyasha -< Filiamocela alla svelta da qui! >
disse, incominciando a correre lungo il tetto.
-< Dove stiamo andando? > domandò Kagome, avvicinandosi a Sango.
-< Alla nostra nave! > rispose seria la sterminatrice , compiendo un abile balzo.
-< Siete dei mercanti? > domandò Kagome, seguendo la vice capitano.
-< No! > rispose in un sorriso Sango -< Siamo dei pirati! >

Continua capitolo 6…

Or dunque, che ve ne pare?
Spero sia un capitolo abbastanza passabile… forse vi aspettavate di meglio?
Comunque d’ora in poi inizierà la vera avventura e scopriremo pian piano i segreti ed il passato di Kagome, soppratutto relativi allo strano tatuaggio che porta sull’incavo del collo… a cosa mai servirà?
A presto il capitolo 6… COMMENTATE PLEASE!!!Kiss Kaggy008!

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Capitolo 6
*** IL FILO DELLA RICERCA ***


Ciao a tutti, come ve la passate?
Il caldo mi dà alla testa: l’altro giorno hanno fatto per la tv Chocolat con il mio amore Jonny, l’avete guardato? Sappiate, che presa da tutto quel cioccolato che si vedeva, mi sono fatta una cioccolata calda! Penso di essere completamente impazzita!
Comunque, tralasciando le mie quotidiane pazzie, eccovi il capitolo 6 di Pirati… eh eh eh…leggete!^^
Ah, quasi dimenticavo, prima i doverosi ringrazziamenti a killkenny, kiddow, shirin, arwen91, valechan, mina91, kimagattinanera, vaniamajor, revolution, kagome-91, Elychan, cri-chan, cambiaria, honey, lila-chan, kagomechan91 e le_montagnine che hanno commentato lo scorso capitolo!!

CAPITOLO 6
IL FILO DELLA RICERCA

La luna, stagliata maestosa nel mare di stelle, illuminava con la sua fievole luce riflessa la grande città di Osaka, dal porto al mercato, dalla magione imperiale alle carceri, che quella notte erano più movimentate del solito.
Una schiava appena venduta nel pomeriggio e, che doveva essere consegnata la mattina successiva, era, chissà come, riuscita a fuggire dalla propria cella, lasciando dietro di sé, come bel ricordino, i due secondini del turno di notte lievemente storditi ed impazienti di ricevere una bella ramanzina dal capo delle prigioni.
-< Dannazione! > urlava quello, con la fronte lievemente grondante di sudore -< Quella ragazza vale una fortuna, dovete trovarla ad ogni costo, avete capito? > urlò irato, rivolgendosi al stuolo di guardie ordinate diffronte a lui.
Tutta la prigione e l’aria antistante ad essa era stata setacciata di metro in metro, ma della ragazzina e di suoi complici non c’era più traccia. Erano come scomparsi nel nulla.

Una sagoma, rapida ed agile, scatto veloce nel cielo, saltando in un balzo da un palazzo all’altro.
La luna rifletteva solamente i suoi contorni, mentre, sempre nel silenzio più assoluto, scompariva, di nuovo, magicamente inghiottita dietro i grandi tetti spioventi che davano sulla strada.
Dietro di lei apparvero altre tre figure, che, compiendo gli stessi identici movimenti, si fermarono come sospesi nell’aria, scomparendo poco dopo nella stessa direzione della prima oscura figura. Correvano uno dietro l’altro, veloci e silenziosi, lasciandosi dietro le spalle i loro inseguitori.
D’improvviso, dopo aver attraversato il tetto di un lungo edificio, Inuyasha si fermò, acquattandosi basso vicino alle tegole che riflettevano la grande luna nel cielo.
Sporgendosi cautamente verso la strada che correva sotto di loro, osservò la situazione: la via era sgombra e tutto sembrava tranquillo.
-< Ok… ora possiamo procedere più tranquillamente! > disse il capitano, voltandosi a guardare i suoi compagni e Kagome.
La ragazza dai lunghi capelli corvini era una bomba ad orologeria pronta ad esplodere: prima la fuga dalla prigione ed ora una corsa spericolata tra i tetti di Osaka, e se non bastasse, a fare il tutto, erano stati dei pirati…dannazione.
Sistemandosi la veste spiegazzata, coprì lo strano tatuaggio che si intravedeva sopra il suo seno… bisognava trovare una soluzione, ed il più in fretta possibile.
Voleva della spiegazioni, voleva nascondersi e scappare, voleva urlare e dimenarsi contro il suo futuro tatuato sulla sua pelle.
Quei ragazzi sembravano in gamba, ma erano dei pirati… ed i pirati, come aveva ormai imparato, avrebbero, prima o poi, sacrificato la sua vita per raggiungere il tesoro di Umi, il leggendario tesoro custodito nell’isola del mare, inaccessibile e sconosciuta, barlume di un antica storia tramandata di bocca in bocca, ma che recava, al suo interno, una mostruosa verità.
-< Ora mi volete spiegare cosa diamine volete da me? > disse seria Kagome, mentre Sango, Inuyasha e Miroku si voltavano a guardarla perplessi -< Io non ho intenzione di unirmi a voi pirati! >
-< E cos’altro intenderesti fare? > le chiese irato Inuyasha -< Ricorda che siamo stati noi a liberarti da quella prigione! >
Kagome lo osservò scura in volto: c’era qualcosa… qualcosa negl’occhi di quel ragazzo che le dava la sensazione, l’assurda convinzione, di poter fare qualsiasi cosa.
Ne aveva avuto una prima impressione quella volta al mercato, ma anche adesso, in ogni suo semplice sguardo, leggeva quella ferrea determinazione: Inuyasha credeva in ciò che faceva… una sensazione che Kagome aveva ormai abbandonato da un pezzo e che, forse, non le era mai appartenuta.
-< Dove vi dovrei accompagnare? > chiese, ritrovando una parziale tranquillità.
-< Hai mai sentito parlare dell’isola di Umi? > chiese Miroku.
-“ Lo sapevo… ” pensò rassegnata Kagome.
Alla fine, dovunque fuggisse, dovunque cerasse di scappare, dovunque si nascondesse, quel eterna maledizione la trovava sempre.
Se non poteva scappare, allora, cosa poteva fare?
Forse, rimanere con quei pirati, non era dopotutto tanto male!
L’avevano salvata e, finché non avessero scoperto il suo segreto, con loro era al sicuro.
Tornò a guardare Inuyasha.
Forse, dopo tutto, non era andata così male.
-< Si… immagino siate alla ricerca di uno dei tre pezzi della mappa! > disse seria.
-< Esattamente! > le rispose serio Inuyasha -< Ti chiediamo… io ti chiedo, di condurci in quei luoghi dove secondo te abbiamo più probabilità di trovare quello che cerchiamo! >
-< E poi? > chiese Kagome -< Quando avrete cercato a sufficienza, cosa ne farete di me? >
-< Potrai fare quello che vuoi: potrai andartene, potrai tornare in prigione o scappare fin dove le gambe ti condurranno! > le rispose serio il capitano.
-< Oppure potrai rimanere con noi! > le disse in un sorriso Sango, prendendole le mani -< Sei molto agile ed abile da quello che ho visto, e sai, io sono stufa di essere l’unica donna su una nave di soli uomini! >
Kagome rimase di sasso.
Diventare una pirata?
Non che la cosa non l’attirasse, anzi, era scossa da un elettrizzante energia, da una curiosità ed una voglia di azione che faticava a comprendere, ma diventare una pirata significava entrare a far parte di quel mondo che aveva sempre fuggito e che il suo cuore non era ancora pronto ad accettare e , forse, mai avrebbe accettato.
-< Avrete tempo per decidere, divina Kagome! > le disse in un sorriso Miroku -< Per ora aiutateci nella nostra ricerca! >
Kagome annuì, mentre, seguendo la figura dai lunghi capelli d’ebano di Inuyasha, ricominciava a correre al fianco della luna.
***
La grande galea, ormeggiata dietro l’alta collina poco fuori la città di Osaka, era cullata dal dolce dondolio delle onde del mare, mentre la luna, bassa e quasi invisibile, si apprestava a scomparire in richiamo ad un alba che stava per spuntare.
Il sole incominciava a tracciare la sua scia d’orata all’orizzonte, mentre i suoi raggi tornavano puntualmente ad illuminare le ombre della notte, che ricacciate indietro, scappavano rincorrendo la loro signora luna verso chissà quali sperduti paesi.
Inuyasha era seduto silenzioso, con i piedi a penzoloni oltre la ringhiera della nave, ad osservare l’alba, mentre un stormo di gabbiani si alzava gracchiando nel cielo sgombro di nuvole.
La debole brezza marina, che spirava giocosa tra le onde della risacca, gli scompigliava i lunghi capelli di seta nera, donando riflessi bluastri alla sua chioma d’ebano ed illuminando i suoi occhi d’ambra di un caldo colore.
-< Inuyasha… > la voce di Miroku lo destò dai suoi pensieri -< Sei già sveglio? >
-< Non ho dormito molto! > rispose il capitano, voltandosi a guardare l’amico.
-< La consapevolezza della presenza a bordo della divina Kagome ti ha ossessionato a tal punto? > chiese sornione il pilota, mentre tre grandi bernoccoli gli spuntavano sulla folta testolina corvina.
Inuyasha tornò a fissare il mare.
Kagome… già… che razza di guida si era andato a ricercare?
Ancora non ci credeva… lui, che si era sempre sentito estraneo e disinteressato alle donne, preferendo di gran lunga l’avventura e le brezza del pericolo al legame stringente di una relazione, era infine stato rapito da quegli occhi profondi, portatori di una nascosta verità.
Questo non toglieva che la ragazza avesse un caratteraccio… la loro convivenza non sarebbe stata cosa tanto pacifica!
-< Ragazzi… siete pronti? > la voce di Sango lo ridestò nuovamente dai suoi pensieri.
-< Si! > le rispose in un sorriso Miroku, scendendo dal cassero a salutare le ragazze.
Anche Inuyasha lo seguì, notando che Kagome si era cambiata d’abito: portava corti pantaloni, un corsetto scuro, coperto da una camicia bianca.
-< Bene allora, scendiamo a terra! > disse il capitano, mentre Kagome ricambiava il suo sguardo serio.
-< Calate la scialuppa! > urlò Miroku, mentre con Sango si avvicinava all’imbarcazione che li avrebbe condotti a terra.
-< Inuyasha… > disse fievole Kagome, fermando per un braccio il ragazzo -< Ecco, io… io non ti ho ancora ringraziato! >
Inuyasha la guardò sorpreso: non se lo sarebbe mai aspettato.
-< Come? Nessuna protesta per andartene? > chiese divertito.
-< Oh, quelle ci saranno sempre! > rispose divertita Kagome -< Ma ciò non toglie che tu mi abbia tirata fuori da quella gattabuia e non solo… mi hai anche aiutato al mercato! >
-< Cominci dunque a capire il mio fascino? > domandò spavaldo il comandante.
-< Ma smettila! > lo schernì Kagome, prendendo posto con lui nella piccola nave che scendeva lenta sulle onde del mare di prima mattina.
***
Il vento spirava fresco e salato lungo la via di bancarelle disposte ai lati della piazza del mercato, alzando in onde immaginarie gli strascichi di seta colorata e spandendo i profumi di spezie piccanti e di frutta esotica. Kagome camminava silenziosa in testa al piccolo gruppo che precedeva, portando sopra i suoi nuovi vestiti una mantellina nera, che, con un largo cappuccio, le copriva il volto.
Le guardie della prigione la stavano ancora cercando e, passare a così poca distanza dalla bancarella degli schiavi dove solo il giorno prima anche lei era esposta in vendita, significava entrare in qualche modo nella tana del lupo ed andare a ricercarsi i guai.
Si voltò a guardare i suoi compagni: Miroku e Sango riguardavano meravigliati intorno, mentre Inuyasha teneva lo sguardo fiso su di lei.
-“ Chissà che sta pensando? ” si domandò, tornando a guardare davanti a se -“ Ora dovrei condurli alla ricerca del pezzo della mappa di Umi, ma tutto ciò è inutile! Se solo sapessero che… ”
-< Allora Kagome, hai qualche idea da dove incominciare la nostra ricerca? > chiese Miroku.
-< Avete detto di venire al mercato…potremmo cercare tra le bancarelle di libri antichi o nel quartiere delle cartomanti! > propose Kagome.
-< Tze! Non voglio mica farmi leggere le carte! > disse acido Inuyasha.
-< Bhe, se hai qualche idea migliore, perché non la proponi? > disse irata Kagome, avvicinandosi al capitano e scostandosi il cappuccio dal volto -< Dammi qualche altro indizio e magari ci diamo una mossa! >
-< Peccato che io non ne abbia, piccola mociosetta, e poi… > Inuyasha alzò gli occhi dal volto della ragazza.
Alle sue spalle si stava avvicinando un gruppo di guardie, che, perquisendo ed ispezionando tra le bancarelle ed i viandanti, si era ormai avvicinato a loro.
Un brivido percorse la schiena di Inuyasha: metterle il cappuccio e andarsene avrebbe dato troppo nell’occhio e l’idea di rimettersi a fuggire, dopo una notte passata a scappare, non gli andava molto, tanto più che allora anche lui, Miroku e Sango sarebbe stati ricercati come complici della prigioniera fuggita dalla prigione.
Torno a guardare Kagome.
Senza pensare oltre le prese saldamente le spalle, attirandola a sé e stringendola in un abbraccio. La ragazza rimase di sasso… ma che diavolo stava facendo quel cretino?
Prima la insulta e poi l’abbraccia?
-< Non pensare cose strane… > le sussurrò Inuyasha all’orecchio, mentre le guardie passavano affianco a loro -< …un gruppo di guardie ti sta cercando! >
Kagome annuì, mentre ancora stretta al petto di Inuyasha le sue guance si imporporavano leggermente.
-“ Se solo sapessero… ” pensò timida, mentre il cuore di Inuyasha batteva a poca distanza dal suo volto –“ … se solo sapessero che sono io quel pezzo della mappa! ”

Continua capitolo 7…

Allora, cosa ve ne pare?
Spero vi possa essere piaciuto!^^
Qui se ne vanno tutti in vacanza… nessuno rimane a farmi compagnia?
È mai possibile che io sia l’unica ragazza di questo mondo a non andare mai, ogni anno, in vacanza?
Ah…uff… non vedo l’ora che arrivi il Lucca Comics, almeno mi muovo un po’! Va bene… vi lascio ai commenti che spero arrivino numerosi! Ancora grazie per leggere questa pazzia che la mia mente contorta realizza!
Kiss Kagome008!

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Capitolo 7
*** TRA POLVERE E MISTERO ***


Ah… come sono commossa ragazzi miei!Non so davvero come ringraziarvi per tutti i commenti che mi avete mandato!
Sono felice e ora che mi metto a scrivere questo nuovo capitolo non posso fare a meno di ringraziare killkenny, shirin, miha-chan, revolution, mina91, valechan, inuyasha007, cri-chan, cabiaria, Vale_chan, Honey, Kagomechan91, le_montagnine,arwen91, Madoka91, Niphredil, mery-terry e Marea per i loro calorosissimi commenti! Grazie di cuore e grazie anche a tutti coloro che leggono la mia storia ma non commentato! Ed ora eccoci giunti al capitolo 7…ah ah ah

CAPITOLO 7
TRA POLVERE E MISTERO

Dlin Dlin Dlin ( che effetti sonori strabilianti! Nd )
La campanella suonò rumorosa, mentre la porta si apriva in un sordo cigolio.
Grandi pile di vecchi libri ed ingombranti scaffali di legno nascondevano la visuale che dava sulla porta d’ingresso.
Il libraio, assorto nella lettura di un grande tomo impegnativo, alzò svogliatamente gli occhi dalle righe che aveva appena scorso, sistemandosi gli occhiali sul naso aquilino ed alzandosi dalla sua soffice poltrona.
-< Desiderate qualcosa? > chiese con voce cortese, sporgendosi verso il piccolo gruppo che era appena entrato nel negozio.
Una ragazza, coperta in volto da un grane cappuccio nero, precedeva tre distinti personaggi, che si guardavano attorno curiosi, circondati da una marea di libri.
-< Si, buon giorno! > disse con voce mielosa Kagome, scoprendosi il volto e sorridendo all’anziano uomo che li guardava sospettoso.
-< In cosa posso esservi utile? > domandò il libraio.
-< Ecco, stiamo cerando delle informazioni riguardanti la leggenda dell’isola di Umi e della principessa bianca! > rispose cordiale Kagome, fissando seria la sorpresa espressione del vecchio negoziante. -< Oh… è da molto che non sentivo nominare questa favola di vecchi marinai! Coma fanno dei ragazzi giovani come voi a conoscere questa storia? > chiese curioso il libraio -< Non sarete… non sarete dei pirati!? >
Sango, Miroku ed Inuyasha impallidirono, immobilizzandosi d’un tratto come se tenuti sotto minaccia:
avevano quasi smesso di respirare ed il loro cuore batteva all’impazzata, mentre Kagome sorrideva a forza, sicura di essere ormai stata scoperta.
-< Lei ha proprio in senso spiccato dell’umorismo! > rispose con voce tremante Kagome, agitando le mani in senso negativo -< Ci guardi bene, abbiamo forse l’aria di essere dei pirati? >
Il vecchio scoppiò a ridere di gusto.
-< No, certo che no! > rispose allegro -< Soppratutto quel ragazzo laggiù! Si vede lontano un miglio che è buono come il pane! > disse, indicando Inuyasha.
-< Hey! Brutto vecc… > la violenta reazione del capitano venne prontamente fermata da Sango e Miroku che, unendo le forze, tapparono decisi la bocca ad Inuyasha.
-< Allora… dicevi l’isola di Umi, giusto? > continuò l’anziano signore, non notando le sottomesse minacce che Inuyasha gli lanciava con gli occhi -< Seguitemi! > concluse, facendo segno loro di andargli dietro.
La piccola libreria era un intricato labirinto di vecchi scaffali e libi antichi.
Man a mano che Kagome e gli altri si avventuravano all’interno e lungo quei corridoi di antichità, l’odore di chiuso e di vecchio si faceva sempre più forte, come se, passo dopo passo, tornassero indietro nel tempo, alla scoperta di chissà quali misteri.
Kagome alzò gli occhi al soffitto: grandi e lunge ragnatele scendevano ad adornare i ripiani più alti degli scaffali, facendo compagnia ad uno spesso strato di polvere, depositato lassù chissà ormai da quanto tempo. Sordi scricchiolii si propagavano lungo tutti i corridoi, mentre gli scaffali si assestavano l’uno sull’altro, in un equilibrio un po’ precario.
Sembrava quasi che i libri parlassero tra di loro, che si raccontassero le storie che al loro interno tenevano rinchiuse.
-< Hey vecchio, è da tanto che non dai una pulita da queste parti! > disse sarcastico Inuyasha, togliendosi in una smorfia una ragnatela dalla spalla.
-< Ormai ho una certa età e questi libri non vengono mai richiesti da nessuno! > rispose in un sorriso il libraio, fermandosi d’innanzi ad un alta parete, divisa in cinque righe da più ripiani di libri.
-< Allora, tutta questa fila parla di leggende databili oltre due secoli fa! > disse, indicando la seconda fila a partire dall’alto -
-< Se avremmo bisogno di aiuto la chiameremo! > lo interruppe in un sorriso Miroku.
-< Siete sicuri che non vi serva una mano? I testi sono molto antichi e… >
-< La mia ragazza è un abile restauratrice di manufatti antichi! > disse pronto il pilota, prendendo per le spalle Sango e tirandosela di fianco -< Non si preoccupi! >
Sango sbiancò… quel cretino di Miroku!
Accidenti a lui e alle sue idee!
-< Davvero? > chiese sospettoso il negoziante, avvicinandosi serio a guardare le ragazza in volto.
-< Ce…certo! > rispose agitata Sango -< Non si preoccupi! >
-< Va bene allora! > disse in un sorriso l’anziano uomo -< Lascio tutto nelle tue mani! > concluse, svanendo dietro una pila di libri.
Sango lo osservò voltare l’angolo, sorridendo agitata come una perfetta imbecille.
-< Miroku! > imprecò adirata contro il pilota che rideva di gusto -< Ti sei forse bevuto il cervello? >
-< Mia dolce Sango, suvvia, ho salvato la situazione con le mie brillanti idee e… >
-< Volete finirla! > disse loro Inuyasha alquanto seccato -< Qui abbiamo un bel po’ di lavoro da fare! >
***
La bella e possente shikon no tama galleggiava tranquilla, cullata dalle onde del mare, ancorata a pochi metri dalla spiaggia, immersa in un silenzio ristoratore.
Alcuni marinai dormivano distesi sul pontile, all’ombra del grande albero maestro, altri stavano di vedetta, passeggiando avanti ed indietro tra gli scricchiolii delle assi di legno.
-< Kamui, quanto manca al cambio di guardia? > chiese un giovane dai capelli rossicci, rivolgendosi al compagno che sonnecchiava disteso tra i legacci e le funi di babordo.
-< Ancora un bel po’! > rispose assonnato quello -< Continua a guardare il mare e fai il bravo! >
Il ragazzo sbuffò, continuando a camminare silenzioso lungo il ponte.
Uno stormo di gabbiani si alzò rumoroso in volo, posandosi poco dopo, in una serie di vortici d’aria, sull’acqua tinta di caldi colori di metà mattinata.
All’ orizzonte il mare era tinto di sfumature più scure, messo in risalto dalle bianche nuvole che sembravano venir risucchiate dalle onde del mare aperto.
D’un tratto,come spuntando da una banchina di nebbia, un grande galeone si impose all’orizzonte, sovrastando con le sue alte vele e la sua pancia di scuro legno il tranquillo paesaggio.
-< Kamui! Kamui! > urlò il ragazzo -< Vieni a dare un’ occhiata! >
Il compagno si alzò di colpo, raggiungendo barcollante l’amico di vedetta e spingendo lo sguardo all’orizzonte.
-< O cavoli… > bisbigliò sorpreso -< … questa proprio non ci voleva! >
***
Era da ore ormai che i suoi occhi non facevano altro che leggere inutili parole, righe su righe, frasi su frasi, libro dopo libro. La vista, forse per il poco allenamento, forse per la noia degli argomenti che leggeva, gli si stava offuscando pian piano, dandogli un senso di sonnolenza e di pigrizia.
Chiudendo l’ennesimo libro ricoperto di vecchia polvere, si stiracchiò la schiena, chiudendo i suoi begli occhi ambrati.
-< Kagome, ma sei sicura che in questa libreria ci sia qualcosa di veramente utile? > chiese assonnato Inuyasha.
La ragazza dai lunghi capelli corvini alzò svogliatamente lo sguardo da un vecchio tomo che stava prendendo in esame, guardando seccata il capitano della shikon.
-< Si, questa è la migliore libreria che io conosca! Sei sicuro di aver esaminato bene i libri che ti ho dato da sfogliare? > domandò poi.
-< Hey, cosa stai insinuando? Che io non sappia leggere? > chiese infastidito Inuyasha, sporgendosi verso la ragazza che ricambiava il suo sguardo seria.
-< Chissà! > ribatté lei, ostinata quanto lui.
-< Tsè! Piuttosto, tu hai letto bene i tuoi? > chiese scuro in volto il capitano.
- bisbigliò Kagome, tornando a leggere la pagina che aveva lasciato in sospeso.
-“ In verità qualche libro che parlava della leggenda di Umi l’ho trovato, ma per quel che mi riguarda svela troppe informazioni! ” pensò tristemente, scorrendo le righe quasi sbiadite del vecchio libro –“ Non mi piace mentire loro, ma se venissero a sapere la mia vera identità, dovrei fuggire e lasciarli… ” si disse tra sé, alzando gli occhi a guardare Inuyasha che era tornato a sfogliare alcuni libri –“ … e non voglio, no, non voglio! ”.
-< Hey ragazzi, forse ho trovato qualcosa! > disse felice Sango, mentre Miroku, Kagome ed Inuyasha le si avvicinavano curiosi.
-< Allora, avanti, che dice? > chiese frettoloso il capitano, accucciandosi d’innanzi alla sua vice.
-< Allora… qui parla della leggenda della principessa bianca, cose che per lo più sappiamo già! > disse rapida Sango, scorrendo veloce le righe della pagine ingiallite dal tempo.
-< Salta quella parte! > disse serio Inuyasha -< Voglio sapere dei tre pezzi della mappa! >
-< Si… ah, ok, trovato! > continuò la pirata, fermandosi ed incominciando a leggere ciò che i suoi occhi scorrevano-< Per raggiungere l’isola di Umi, dove la principessa bianca è stata rinchiusa con il grande tesoro di famiglia, si narra dell’esistenza di una mappa, divisa in tre parti che simboleggiano: l’uomo, la natura e le cose! >
-< Sono poi stati mandati agli angoli opposti del Giappone, in modo che solamente gli uomini in grado di capire il vero significato dei tre pezzi di questo intricatissimo triangolo, possano un giorno raggiungere l’isola del Mare, dove la principessa bianca aspetta l’arrivo del suo salvatore! > continuò Miroku.
-< Gli uomini in grado di capire? Il suo salvatore? Che vuol dire? > chiese perplesso Inuyasha.
-< Non ne ho la minima idea! > disse Sango, in un sorriso forzato.
-“ Per ora quello che sanno non mi reca alcun problema! ” pensò soddisfatta Kagome, seguendo la lettura delle leggenda con estremo interesse ed una cera tensione nel copro e nell’animo.
-< Poi che dice? > chiese curioso il capitano.
-< Allora, la mappa è composta di tre parti che simboleggiano la natura, le cose e l’uomo. Il pezzo riguardante la natura sarà accessibile solamente da quegli uomini in grado di rispettare ciò che li circonda, di sapere ascoltare il verso degli uccelli nelle notti di pioggia e di sapere vedere il sole nei giorni di nubi > continuò Sango.
-< Com’è possibile vedere il sole nei giorni di nubi? > domandò perplesso Miroku.
-< Il pezzo riguardante le cose, sarà accessibile solo da quei coraggiosi che, con estremo ardore e sete d’avventura, sapranno sfruttare le cose che li circondano in una landa desolata! > continuò a leggere la vice capitano.
-< Che bello, di male in peggio! > commentò seccato Miroku.
-< Ed infine, il pezzo riguardante l’uomo, il più difficile ed inaccessibile da trovare, sarà di quel uomo disposto a sacrificare la propria vita per la portatrice del segreto, colei che tutto sfugge e che nulla può amare! > concluse Sango.
-< Oh, questa parte mi piace! C’è una donzella da conquistare? > chiese sornione Miroku, come risvegliandosi da un brutto sogno.
-< Tutto qui? > chiese deluso Inuyasha.
Sango annuì tristemente.
-< Mi chiedo perché mai mio fratello ci abbia mandato al mercato d’Osaka! > si chiese ad alta voce il capitano, alzandosi lentamente dal suolo -< Quale pezzo della mappa potremmo mai trovare in quel posto? > -< Non ne ho la più pallida idea! > disse serio Miroku.
-< Va bene ragazzi, qui abbiamo finito! Sango, tu compra quel libro, noi ti aspettiamo fuori! > disse il capitano, incamminandosi verso l’uscita dell’antica libreria.
Kagome era ferma immobile, con lo sguardo vacuo, fisso diffronte a lei.
-“ … colei che tutto sfugge… ” pensò triste.
-< Kagome, tutto bene? > chiese preoccupata Sango, scorgendo nell’amica qualcosa di strano.
-< Si… > rispose la ragazza, incamminandosi dietro ad Inuyasha.
-“ … colei che nulla può amare! ”
***
Il cielo era come una tavolozza di colori, tinto di calde e fredde sfumature nell’imbrunire della sera.
I caldi raggi del sole stavano via via scendendo, spegnendosi man a mano sulla scia d’orata del sole all’orizzonte.
-< Awn… ragazzi, ma quante librerie avremmo girato oggi? > chiese Miroku, tappandosi un sbadiglio con le mani.
-< Tante… per non parlare dei negozietti di cianfrusaglie! > sbottò Inuyasha.
-< Credo sai giunto il momento di fare ritorno alla nave! > disse Sango.
-< Concordo in pieno! > disse in un sorriso Miroku.
D’un tratto il rimbombare lontano di un qualcosa simile al preannunciare lontano del temporale, si propagò fragoroso in tutta la città, lungo le vie deserte e nelle case, dove le persone erano pronte a consumare la cena.
-< Oh… un tuono! Però non vedo nuvole! > disse Kagome, alzando il volto al cielo.
-< Questo… questo non è un tuono! > disse serio Inuyasha -< Questa è una bordata! Tutti a terra! > urlò, prendendo Kagome per il polso e tirandola a terra.
Improvvisamente un grande boato si propagò assordante, alzando un cumulo di polvere e di pietre in aria.
-< Che succede? > chiese perplessa Kagome, mentre Inuyasha la aiutava a rialzarsi.
-< Stanno bombardando la città! > rispose il capitano -< Miroku, Sango, tutto ok? >
-< Si! > rispose il pilota -< Credo che sia meglio tornare alla nave! >
Inuyasha annuì, mentre con i compagni correva lungo le vie deserte della città, dove la gente, tra urla e schiamazzi, si stava precipitando fuori dalle case, fuggendo chissà dove.
-< Inuyasha… questi cannoni non sono… > chiese titubate Miroku.
-< Si dannazione, sono quelli della nave di Naraku! >

Continua capitolo 8…

Ah ah ah ah ah… ora godo nel vedere le vostre espressioni perplesse!
Cioè, non le posso tecnicamente vedere, ma me le posso immaginare!
Sono crudele? Sono sadica? Ah… quanti dubbi!
Commentate, commentate, commentate, altrimenti Kaggy si ferma!
A presto… ah ah ah!
Kiss Kagome008!

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Capitolo 8
*** LA CITTà IN FIAMME ***


Ciao a tutti ragazzi, come va?
Mentre scrivo questo capitolo è il 14 Agosto ore 17.43 ed il mio pc, a quanto pare, ha deciso che internet non fa per lui e non mi fa più entrare nel vostro mare di dati, quindi, chissà quando mai posterò questo capitolo?
Lamentele a parte potrebbe andare peggio, contando che la mia vena ispiratrice è partita per chissà dove, forse in compagnia dell’uomo mannaia che è partito per una crociera all’inizio di Giugno e deve ancora tornare, chissà che fine ha fatto? Mi dovrei preoccupare secondo voi?
Ah, dimenticavo, non tutti hanno avuto il piacere di conoscere l’uomo mannaia, ma, non appena ritorna, ve lo presenterò!
I doverosi ringrazziamenti a: killkenny, shirin, arwen91,valechan,mina91, kimagattinanera, revolution,vaniamajor,miroku90, elychan, cri-chan, vale_chan, le_montagnine,Madoka91,Rikku-chan e Marea! E per gli altri… che fine avete fatto? Tutti in vacanza?

CAPITOLO 8
LA CITTà IN FIAMME

Un frastuono assordante faceva ormai da sottofondo alle incessanti urla che, alimentate da panico e paura, si propagavano ad ogni angolo della città, lungo ogni singola e piccola via, tra le abitazioni dei più ricchi mercanti e le baracche dei poveri barboni… il fuoco non faceva distinzione e, implacabile e violento, si propagava sospinto dal vento della sera.
La gente era nel panico: persone che correvano a destra e a manca, senza sapere di preciso dove andare e cosa fare, trascinandosi dietro i figli in lacrime, ancora vestiti dei loro leggeri pigiamini e con sotto braccio il fido peluche.
Pianti, lamenti, grida… spari, frastuono e disperazione… le lamelle dei falò avvampati nelle case mezze demolite lambivano ogni segno di perduta civiltà a poco a poco, propagandosi come una grande macchia d’olio.
Mentre il rumore dei cannoni si perdeva in lontananza, simile ad un borbottio di folgori lontane, le case crollavano, disintegrandosi come costruite di sogni, dando vita a piccoli focolai, che, non domati dalla confusione e dalla paura, si propagavano veloci in ogni piccolo vicolo, alimentati dai pagliericci di paglia secca e dall’erba arsa del sole del mezzogiorno.
Il grande galeone pirata veleggiava poco lontano dalla costa, sospinto verso gli attracchi del porto non solo dalle onde del mare, ma anche dai contraccolpi che i cannoni, dopo aver sparato, incutevano all’imbarcazione, sospingendola verso la riva ormai deserta e lambita dalle fiamme dei magazzini roventi. La pioggia di fuoco sembrava non voler smettere di cessare.
Non appena una raffica di colpi micidiali veniva sparata verso tutta la città, i grandi cannoni di nero ferro venivano riarmati, pronti per spargere nuovamente morte e distruzione.
Piccole scialuppe, con a bordo gruppi scelti di pirati, erano state calate dal grande galeone e mandati verso la città, dove avrebbero dovuto razziare, predare e saccheggiare tutto ciò che di valore trovavano nelle case abbandonate o nei negozi mezzi demoliti.
Un uomo imponente, dai lungi capelli neri, arricciati e ricci, guardava soddisfatto la sua opera di distruzione dall’alto del cassero, mentre le fiamme che si alzavano alte da chissà dove si riflettevano nei suoi occhi rossi come il sangue.
Scegliere di attaccare la città di Osaka prima del calare della notte era stata una scelta azzardata e pericolosa, insomma, una vera goduria da portare a compimento, una sfida che non avrebbe certo potuto rifiutare.
-< Kagura! > urlò il capitano dai profondi occhi, volgendosi a guardare il suo equipaggio che lavorava febbrile sul ponte di scuro legno.
Una giovane ragazza, dai lunghi capelli fermati in una strana capigliatura e dai lineamenti marcati, ma molto femminili, raggiunse l’alto e scuro uomo, come le era stato poco prima ordinato, sul cassero, abbassando lo sguardo ed accennando ad in lieve inchino alla sua presenza.
Mentre il rumore della cannonate scandiva il tempo, attese in assoluto silenzio che il suo comandante, il famoso e spietato Naraku, si degnasse di parlare… era poco evidente che non riusciva a sopportarlo! -< Prendi un gruppo di uomini e scendi a terra! Sai cosa cercare! > le disse con voce fredda il capitano. -< E se incontro Inuyasha e i suoi uomini? > domandò Kagura, alzando lievemente lo sguardo ed affrontando il comandante con occhi di ghiaccio.
-< Sebbene io muoia dalla voglia di vederlo e di saperlo morto e sepolto, non siamo venuti qui per lui! > le rispose Naraku, tornando ad ammirare la sua opera di distruzione.
-< Ma per il pezzo della mappa di Umi, lo so bene! > disse fredda Kagura.
-< Tu sai cosa ci serve, o meglio, chi ci serve, quindi non perdere tempo inutilmente e datti da fare! > concluse il comandante, mentre le fiamme si alzavano veloci da una città in fiamme.
***
Le strade erano piene di gente, oltre che di massi e detriti caduti da ogni piccola costruzione, ed il panico e la paura sembravano aumentare di secondo in secondo tra i poveri abitanti della ricca città di Osaka, messa a ferro e fuoco da chissà quale minaccia pirata.
Gente disperata correva in lungo ed in largo, urlando e piangendo, sbraitando ed maledicendo la sfortuna di quella notte, alimentando così i pianti dei bambini che, ancora troppo piccoli per rendersi conto dell’accaduto, piangevano e gridavano spaventati, brutalmente disorientati in quel inferno che non avevano mai nemmeno sognato.
Guardie e soldati correvano avanti ed indietro, portando secchi d’acqua ed aiutando la povera gente.
Alcuni comandanti di alto grado erano stati richiamati in caserma, nel tentativo di preparare una reazione all’attacco pirata, ma per ora la città stava nettamente subendo… sarebbe stata distrutta da lì a poco dalla furia di quei maledetti pirati, ormai sbarcati in massa al porto.
Una figura dai lunghi capelli neri fece capolino da dietro l’angolo di un grande edificio di nera pietra, osservando per un attimo l’intenso traffico agitato che si spandeva lungo la via principale.
-< Ragazzi, qui ci sono troppe guardie! > disse Inuyasha, voltandosi a guardare i compagni alle sue spalle. Stavano correndo ormai da una buona decina di minuti, nel tentativo di uscire dalla città e tornare sulla galea shikon, ma dovunque andassero la città sembrava essere assediata di soldati, come chiusa in se stessa nel tentativo di bloccare la loro fuga.
-< Sentite, al diavolo, passiamo di qui e chi se ne frega! > sbottò Kagome, togliendosi stizzita il nero e pesante mantello che la ricopriva.
Tutto quel movimento ed il caldo delle fiamme che si alzavano quasi ovunque, la stavano soffocando.
-< Ma Kagome, potrebbero riconoscerti! > disse preoccupata Sango.
-< è un rischio che posso correre! In tutto questo trambusto chi volete che mi noti? > chiese in un sorriso la ragazza, guardando fiduciosa i compagni in volto.
Inuyasha sorrise: quella ragazza aveva del coraggio da vendere! Era testarda, bisbetica ed insopportabile, ma questo doveva ammetterlo.
-< Va bene allora! > disse il capitano -< Seguitemi e correte veloci, se siamo fortunati arriveremo alla shikon in men che non si dica! >

Il piccolo gruppo correva spedito tra i cumuli di macerie e la gente disperata, passando veloce ed inosservato al trambusto che sembrava attraversare tutta la città, mentre i cannoni non smettevano un attimo di sparare e la gente un attimo di gridare.
Kagome osservava tutta quella disperazione, quella devastante atrocità, con una smorfia di sofferenza in volto: pirati… dannati pirati!
Ne aveva conosciuti tanti, di tutti i tipi, sempre più malvagi e spietati, e la ragione del suo profondo odio per quei figli del demonio era in parte dovuta a tutta quella devastazione e terrore che il solo nominarli incuteva al suo cuore.
Ne aveva passate tante, troppe, da quando era stata costretta a lasciare la nonna, e si era ripromessa che con loro non avrebbe mai avuto a che fare, che sarebbe sempre fuggita, scappando anche all’altro capo del mondo se fosse stato necessario… ma ora, ora si ritrovava a correre per la città in fiamme in compagnia di altri pirati, pirati diversi, bravi ragazzi, ma sempre pirati.
In fondo li conosceva poco, troppo poco… cosa avrebbe fatto allora?
Diventare una pirata?
Mah, che assurdità, però… se solo avesse potuto, lo sarebbe diventata?
Era inutile negare l’evidenza, quella vita fatta di avventure e di assoluta libertà l’attirava, l’attirava in una maniera spropositata, che la feriva nel profondo… lei non avrebbe mai potuto essere libera, mai.
Chiudendo per una frazione di secondo i suoi bell’occhi profondi, si impose di relegare quegli assurdi pensieri in uno scomparto nascosto della sua mente… com’era sciocca!
D’un tratto, mentre seguiva a poco distanza Sango, una presa ferrea al suo polso la fece arrestare bruscamente, tirandole con forza il braccio e fermandola in malo modo.
-< Tu sei… tu sei la fuggitiva! > disse con voce lieve l’alto personaggio che l’aveva bloccata.
-“ Merda! ” imprecò Kagome, mentre il tizio le prendeva il volto tra le mani e le alzava con forza il viso.
-< Si, sei tu, brutta sgualdrinella! > disse quello con voce roca, ridendo soddisfatto.
-< Lasciami andare! > urlò Kagome, cercando di dimenarsi dalla presa del soldato.
-< Ora verrai con me alle prigioni! > disse quello, senza ascoltarla.
Kagome si dimenava come una pazza, mentre il carceriere incominciava a trascinarla di peso verso la sua vecchia dimora inospitale.
-< Inuyasha! > urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre grossi lucciconi le invadevano gli occhi.
Quel dannato le stava facendo veramente male.
Il capitano della shikon si voltò di scatto, fermando la sua corsa veloce.
-< Kagome! > urlò, precipitandosi verso la ragazza ed il soldato.
Non sapendo nemmeno lui come gestire la rabbia che sentiva esplodergli dentro, e meravigliandosi di quella sua improvvisa perdita di controllo, assesto un potente pugno in faccia al soldato che, sebbene fosse un bel pezzo d’uomo, di una certa stazza fisica, crollo quasi immediatamente a terra.
-< Kagome, come stai? > chiese preoccupata Sango, avvicinandosi all’amica seduta a terra.
-< Penso di avere il polso rotto! > disse la ragazza dai lunghi capelli corvini, toccandosi dolorosamente la mano.
-< Ce la fai a camminare? > le chiese Inuyasha.
-< Si, certo, non sono ancora moribonda! > rispose in un sorriso Kagome, alzandosi in piedi.
Inuyasha sorrise.
-< Bene allora, i doverosi ringrazziamenti a dopo! > disse sicuro il capitano, incominciando nuovamente la sua corsa, questa volta a chiudere la formazione del piccolo gruppo: non si sarebbe fatto sorprendere nuovamente da qualsiasi pazzo suicida con intenzioni di portargli via la sua preziosa guida.
***
Una giovane figura, illuminata appena dal chiarore delle fiamme e della luna alta nel cielo, guardava, stupita e divertita a tempo stesso, il piccolo gruppo allontanarsi di corsa verso chissà quale meta.
Un sorriso dipinto sul volto stava a testimoniare il suo divertimento per quello che aveva appena visto:Inuyasha si era fermato a salvare una ragazza, e non una ragazza qualsiasi, ma uno dei tre pezzi della mappa di Umi.
Sottostare agli ordini di quel viscido di Naraku per una volta non stava risultando tanto spiacevole. -“ Non pensare di essermi sfuggita, mia cara Kagome! ” pensò entusiasta Kagura, scendendo in un agile salto dal tetto dell’edificio in fiamme.

Continua capitolo 9…

Ed allora, cosa ve ne sembra?
È noioso, vero?
Comunque, da quanto abbiamo appena appreso, Naraku conosce la vera identità di Kagome… in che rapporti saranno i due? Si conosceranno di già? Ah ah ah…
Vi chiedo ancora perdono per il tempo che ci ho messo, ma il pc era completamente partito! Vi prego, ditemi che non è da buttare, vero?
Ok, crisi depressiva permettendo, aggiornerò presto! Baci baci Kagome008! COMMENTATE!

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Capitolo 9
*** DECISIONI TRA LE ONDE ***


Buon giorno a tutti, mie cari lettori!
Non perderò ulteriore tempo, distraendovi con le mie solite stupidaggini, anche perché sono in super ritardo!
Quindi, ecco a voi il capitolo 9, con i super ringraziamenti per: killkenny, shirin, arwen91, valechan, mina91, revolution, kagome-91, inuyasha007, Elychan,Honey, le_montagnine, Madoka91 e Marea che hanno commentato lo scorso capitolo!^^

CAPITOLO 9
DECISIONI TRA LE ONDE

La luna brillava alta nel cielo, disegnandosi in mille luccichii sulla placida cresta dell’onda , grande e rotonda in un mare di stelle lontane.
Il galeone veleggiava silenzioso in alto mare, mentre le luci delle cabine accese dipingevano l’acqua di piramidi colorate dalla fiaccola tremolante del fuoco.
Alcuni marinai riposavano facilitati dalla frescura della notte, mentre altri parlavano silenziosamente, riuniti in piccoli gruppi, sul fatto che aveva scosso il fine pomeriggio e tutta la serata: l’attacco di naraku alla città di Osaka.
-< Siamo fuggiti! Siamo fuggiti come dei codardi! > sbottò un giovane marinaio seduto in mezzo ad un piccolo gruppetto di vecchi bucanieri.
-< Non dire scemenze, il capitano ha fatto la cosa giusta! > lo interruppe un anziano mozzo, togliendosi deciso la pipa dalla bocca ricoperta di folta barba -< Come pensi che avremmo potuto contrastare la forza del galeone nero di Naraku? >
-< Avete dimenticato? > urlò il giovane ragazzo -< Avete dimenticato l’anno scorso? >
-< Ragazzo, nessuno se ne è dimenticato, men che meno il capitano, ma ora come ora non possiamo fare nulla se non ubbidire ad Inuyasha e darci da fare, un giorno verrà il tempo della vendetta, ma ricorda che è un piatto che va servito freddo! > rispose sempre lo stesso pirata anziano, rimettendosi la pipa in bocca.
Il rumore di un vaso rotto arrivò ben distinto agli uomini riuniti sul ponte all’ombra delle stelle.
-< Vedi, a quanto pare non sei l’unico che ci sta male! >
-< Dannazione! > urlò Inuyasha, sbattendo la mano sul tavolo di scuro legno nel suo studio.
Era mezz’ora che camminava avanti ed indietro come un forsennato, digrignando i denti, urlando ed imprecando, sfogando la sua rabbia su tutto ciò che capitava: aveva rotto già due vasi, spaccato le gambe ad una sedia e spaventato a morte i marinai addetti ad occuparsi dei suoi alloggi.
-< Inuyasha, la vuoi smettere! > lo esortò nuovamente Miroku, guardandolo quasi con sguardo di rimprovero -< Arrabbiarti non servirà a nulla! >
Il capitano si voltò a guardarlo, fulminandolo con lo sguardo:
-< Miroku, ma a te non da neanche un po’ fastidio? > chiese serio il ragazzo dai lunghi capelli corvini -< Forse se avessi dato tempo agli uomini di armare i cannoni invece di fuggire così… >
-< Punto primo, non siamo fuggiti! Punto secondo, lo sai meglio di me che la shikon non avrebbe retto un attacco da parte dei cannoni del galeone di Naraku!Hai preso la decisione giusta, non siamo ancora pronti per affrontarlo! >
-< Lo so… > rispose sconsolato Inuyasha, sedendosi accanto all’amico -< … è solo che mi fa una gran rabbia! Lo avevamo a portata, ma l’abbiamo dovuto lasciar perdere! >
-< Non scoraggiarti, un giorno gliela faremmo pagare! > lo rassicurò il pilota -< Piuttosto, lo sai vero per quale motivo Naraku ha attaccato Osaka!? >
-< Il pezzo della mappa di Umi, credi che non l’abbia capito? > rispose freddo Inuyasha.
-< Se anche Naraku si è precipitato ad Osaka, questo significa che un pezzo della mappa era veramente lì… ci eravamo davvero vicini! > disse Miroku.
-< Ci eravamo vicini, e oltre a non averlo trovato, lo abbiamo pure lasciato in mano a quel verme! > disse sarcastico il capitano.
-< Ammesso che riesca a trovarlo ci rimangono ancora due pezzi della mappa! > lo rassicurò Miroku -< Che facciamo allora? >
-< Mio cugino Jinengi sta setacciando il Kyushu, pensavo di andare a dargli una mano! > illustrò Inuyasha.
-< Penso sia un ottima idea e poi da quelle parti crescono i migliori alberi di quercia di tutto il Giappone… potremmo far rifare l’albero di trinchetto, che ne pensi? > domandò il pilota.
-< Si, va bene, ma chiedi anche a Sango… a proposito, dove sono lei e Kagome! > chiese Inuyasha, guardandosi attorno curioso.
-< Sono scappate perché le hai fatto paura! > disse divertito Miroku.
Il capitano lo guardò storto.
-< Sono andate a cambiarsi! > disse sbrigativo il pilota -< Lo sai che le donne vogliono sempre rendersi presentabili! >
-< Senti Miroku, appena giungiamo in un posto sicuro, avvicinati alla costa ed attracca, dobbiamo far scendere Kagome! > ordinò Inuyasha.
-< Cosa? > chiese allarmato il ragazzo col codino -< Perché? >
-< Bhe, il suo compito è finito, che altro rimane a fare qui? > domandò serio Inuyasha -< è da quando è con noi che dice di volersene andare! >
-< Bhe… ma tu vuoi che se ne vada? > domandò serio Miroku, quasi in un bisbiglio.
Inuyasha rimase in silenzio alcuni secondi:
-< Quello che voglio io non ha importanza! > rispose serio il capitano -< Ora vado a parlare, poi ti dirò che fare! > detto questo uscì dallo studio, lasciando uno Miroku un po’ perplesso.
***
La luna si divertiva a giocare con le onde del mare, creando un atmosfera quasi magica in mare aperto.
Il rumore dolce delle onde scandiva lentamente il tempo, mentre il galeone veleggiava quasi in dormiveglia sulla spuma bianca del mare.
La debole brezza notturna spirava giocosa e fredda, insinuandosi tra le vele raccolte dell’albero maestro e scompigliando i lunghi capelli corvini di una bella ragazza, seduta a pedi e gambe a penzoloni che davano sul mare, su quel acqua che scorreva pacifica a pochi metri da lei, che rifletteva il suo riflesso mosso e distorto.
Si era appena cambiata d’abito: portava un paio di pantaloni neri ed una camicia bianca a maniche lunghe che le aveva prestato Sango. Un pò pesante forse, ma adatta a nascondere il tatuaggio che recava nell’incavo del collo.
Ed ora era lì, seduta tranquilla ed immersa nei suoi pensieri, ad osservare il mare e la luna, a pensare a qualsiasi cosa che la distraesse dal dolore lancinante che le bloccava la mano.
Sango l’aveva medicata alla meno peggio, bloccandole il polso… quel farabutto di un secondino le aveva rotto la mano.
-< Hey, che ci fai qui da sola? > a distrarla dai suoi pensieri fu una voce che ormai conosceva più che bene.
-< Niente, avevo semplicemente voglia di prendere un po’ d’aria, mi stavi cercando? > chiese Kagome, mentre Inuyasha le si sedeva accanto.
-< Si… > ammise lui, sedendosi vicino alla ragazze e osservandola con fare curioso di sottecchi.
Non l’aveva mai notato, o forse, non lo aveva semplicemente mai ammesso, ma Kagome era veramente una bella ragazza.
I suoi capelli di lunga seta nera le donavano un aria sbarazzina e sensuale allo stesso tempo, tingendosi di caldi raggi di luna. I suoi occhi, accessi di un qualcosa di magico, sembravano scrutargli nel profondo, cogliendo ogni piccolo particolare che a lui sarebbe sicuramente sfuggito.
-< Sai, piace anche a me stare ad osservare il mare… mi ricarica di un energia nuova e mi da la voglia di andare avanti! > le disse in un sorriso il capitano, spostando lo sguardo all’orizzonte.
Kagome annuì con la testa, mentre ascoltava rapita le parole di Inuyasha.
Era strano che il capitano cercasse la sua compagnia e le parlasse così disinvoltamente, anche perché prima d’ora non avevano mai avuto un attimo di respiro, e qui pochi attimi di tranquillità li passavano a litigare, però la sua voce, così calda e roca, aveva il potere di farle vibrare la schiena, di incantarla come un suono fatato.
-< Ti fa male la mano? > chiese Inuyasha, spostando nuovamente il suo sguardo sulla ragazza.
-< Un po’, ma spero che guarisca in fretta! > lo rassicurò Kagome.
-< Senti… non mi divulgherò a spiegarti i motivi per cui ce ne siamo andati così velocemente dalla città o il perché proprio questa notte Osaka sia stata presa di mira da un orda di pirati, però è giusto che tu sappia che ora… ora sei libera di andartene, se lo vuoi! > disse tutto d’un fiato il capitano, immergendosi negl’occhi dolci di Kagome, cercando di scorgerne la reazione.
-< Io… mi lasceresti davvero andare? > domandò titubante Kagome.
-< Hey, non sei e non sei mai stata una mia prigioniera! Eri solo la guida per la città e, ora come ora, dubito che ci torneremo, perciò il tuo compito è finito! > le spiegò Inuyasha.
Kagome rimase in silenzio a specchiarsi in quegli occhi d’ambra capaci di cullarla in mille sensazioni : ora… ora cosa avrebbe dovuto fare? Cosa avrebbe dovuto dire?
Se solo fosse stata la sua prigioniera non avrebbe dovuto scegliere, non avrebbe dovuto accettare il fatto che lei, l’unica persona al mondo che mai avrebbe potuto diventare pirata, voleva aggiungersi alla ciurma della shikon, voleva solcare i mari con loro, voleva stare con Inuyasha.
-< Io… posso rimanere? > chiese quasi con voce da bambina.
Inuyasha la guardò stupefatto, nascondendo la sua esaltazione interiore dietro la sua solita voce spavalda:
-< Certo… Sango e Miroku ne sarebbero felici, come tutto il resto della ciurma! > le disse serio.
-“ E tu? ” si chiese interiormente Kagome, fissandolo un po’ delusa.
-< Allora va bene, rimarrò con voi! Posso rendermi utile in qualsiasi modo, posso farvi da interprete se volete! conosco molte lingue! > disse felice Kagome.
-< Da interprete va benissimo! > le rispose in un sorriso il ragazzo.
-< Allora grazie mille! > esulto Kagome, avvicinando il suo volto a quello di Inuyasha e baciandone lievemente la guancia -< Grazie di cuore! >
***
La piccola cabina era immersa nella penombra, rischiarata appena dalla luce della luna piena che entrava luminosa dal piccolo oblò.
Una montagna di libri, disposti a casaccio, in una pila, simile ad un grattacielo, non molto stabile, ondeggiava con il lento fluire delle onde.
Nella fretta della fuga da Osaka, Sango aveva letteralmente mollato i libri presi nelle librerie della città sul piccolo tavolino nella sua cabina, decidendo di riordinarli e consultarli una volta avuto un po’ di tempo.
La nave oscillò pericolosamente e alcuni libri in cima all’instabile colonna caddero rumorosamente a terra.
Un vecchio libro, dalla copertina scura incrostata di muffa, si aprì in un rumore di fogli, fermando lo scorrere delle sue pagine in un punto davvero interessante.
La pagina recava il seguente titolo:
Mappa di Umi, il pezzo dell’umanità!
e sotto un piccolo disegnetto ritraeva il marchio di quel pezzo della mappa, simile ad un tribale… lo stesso tatuaggio che qualcuno recava nell’incavo del collo.
***
Il galeone in fiamme bruciava veloce, alzando una colonna di fumo fin quasi a toccare le stelle.
Uno scontro tra pirati aveva appena avuto fine.
I vincitori veleggiavano ormai lontani dal luogo della furiosa battaglia, mentre i vinti, quei pochi ad essere sopravvissuti, cercavano la salvezza nel mare, gettandosi nell’acqua ghiacciata in piena notte, aggrappandosi a pezzi galegianti della loro ormai defunta nave.
-< Capitano, lo scontro ha avuto buon esito, abbiamo trovato quello che stavamo cercando! > disse un marinaio, inchinandosi al capitano che osservava vittorioso le alte fiamme salire ancora all’orizzonte.
-< Quello stolto di Jinengi ha avuto quello che si meritava! > rispose il comandante.
-< Naraku sarà certamente contento del vostro risultato… > continuò il mozzo -< … madamigella Kikio! >

Continua capitolo 10…

Bwahhhhhhh! Bwahhhhh!!!! Bwah!!!!!!
Quanto darei per vedere le vostre facce!
Ok, la smetto, ma non sapete quanta soddisfazione avrei nel vedere i vostri volti tirati, schifati e sull’orlo di una crisi di nervi!
Ormai ci ho fatto il callo alle minacce, non è vero killkenny?
Cmq, tutto sommato che ve ne pare?
Fa piuttosto pena, vero?
Sigh sigh… vi prego, commentate la mia pazzia!

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Capitolo 10
*** LA LEGGENDA DELLA PRINCIPESSA BIANCA ***


Ciao a tutti pirati, bucanieri e filibustieri, yoho beviamoci su, yoho beviamoci su!
Va bene, non si vede vero che ho visto per la millesima volta la maledizione della prima luna?
Cmq, incominciamo con i doverosi ringraziamenti a: killkenny, shirin, arwen91, mina91,revolution, clio19, kirjava, cry86, vaniamajor, Lila-chan, le_montagnine, rikku-chan, hikari_takahashi_87 e ai miei due amiconi barbysbarby e miroku90 che sono finalmente tornati dalla vacanze!
Ed ora il capitolo pronto per voi!

CAPITOLO 10
LA LEGGENDA DELLA PRINCIPESSA BIANCA

Il sole appena sorto, basso all’orizzonte, spargeva per tutta la cresta rigata di onde del placido mare i suoi caldi raggi di prima mattina, illuminando di riflessi abbaglianti l’acqua gelida del mare aperto, riscaldata appena in superficie da quel sprazzo di prima mattina.
Il grande galeone pirata, la shikon no tama, veleggiava tranquillo verso la regione del Kyushu, posta più a occidente e famosissima per i suoi pregiati legnami di scuro legno, dove si sperava di incrociare la nave del cugino del capitano, la galea del famoso pirata Jinengi.
Anche Jinengi difatti era alla ricerca dei pezzi, di uno per lo meno, della mappa per l’isola di Umi.
Inuyasha era immerso nel suo solito silenzio, pensieroso e taciturno come tutte le mattine, mentre Miroku, a comando del timone, con il suo solito sorriso ebete stampato in volto, si guardava attorno divertito e di buon umore già di prima mattina.
-< Ah… com’è bella la vita ! > sussurrò il pilota, voltandosi a guardare il capitano che continuava ad osservare attento l’orizzonte -< Sono davvero contento che Kagome abbia deciso di fermarsi qui con noi! >
Il capitano sembrava non averlo sentito, o per lo meglio, lo aveva sentito, ma evitava di iniziare qualsiasi strana discussione con quel libertino pervertito del suo pilota.
In fondo, cosa diavolo avrebbe dovuto dirgli?
Che anche lui era contento che Kagome fosse rimasta lì con loro?
Che ogni volta che incrociava lo sguardo di quella ragazza non capiva più nulla ed uno stranissimo sentimento gli invadeva il cuore e la mente?
Ma quali stupidaggini… cose futili e dannose per veri pirati!
-< Ma guardale, non sono bellissime? > domandò Miroku, poggiando i gomiti sul timone ed osservando rapito le due ragazze che chiacchieravano animatamente sedute sotto l’albero maestro.
Inuyasha si voltò a guardare anch’egli:
sebbene non capisse la vera natura di quel sentimento, era certo che non era nulla di buono! Più la guardava e più voleva continuare a fissare quella ragazza, più le era vicino e più voleva scappare, perché lei, con i suoi lunghi capelli di nera seta, lo attirava come una calamita.
Non si era mai sentito così e l’impossibilità di comprendere, di accettare in qualche modo quelle sensazioni, gli faceva male… sarebbe esploso prima o poi, ne era certo, ma finché non avesse capito, o meglio, finche tutto questo non fosse passato, non poteva certo far altro che rimanere in silenzio, sperando che quel sentimento non diventasse ogni secondo più forte.
-< Ragazze, yu huuuuu!!!! > urlò Miroku, sventolando la mano in segno di saluto.
Sango e Kagome alzarono lo sguardo verso il cassero: la prima si portò rassegnata una mano alla fronte, sospirando, la seconda sorrise felice, salutando anch’ella il pilota.
Quando il suo sguardo si spostò sul capitano, che osservava tutto con aria apparentemente distaccata, il sorriso di Kagome si accentuò.
Inuyasha, scorgendo quel gesto, così semplice, ma così stupendo, si voltò stizzito.
-< Tzè! > mugugnò imbarazzato, mentre arrossendo un sorriso involontario gli copriva il volto imbronciato.

-< Sango, hai dato un occhiata ai libri che abbiamo preso ad Osaka? > domandò Kagome, stiracchiandosi in una strana posa.
-< No, gli ho lasciati nella mia cabina e ci devo ancora tornare! > rispose la vice capitano -< Comunque parlano per lo più della leggenda della principessa bianca, cose che sappiamo già! >
-< Cosa sapete a riguardo della principessa Midoriko? > domandò Kagome curiosa.
Quel argomento la riguardava da vicino ed era ormai giunto il momento di sondare a quale punto fosse giunta la conoscenza di quei pirati sulla leggenda della principessa bianca, sull’isola di Umi, e sulla maledizione dei tre pezzi della mappa.
Aveva deciso di unirsi a loro ed ora doveva accettare i rischi e i pericoli che quella convivenza avrebbero sicuramente portato.
-< Wow, sai anche il nome della principessa bianca, la principessa Midoriko, come mai? Non sono in molti a conoscere il suo nome! > chiese curiosa Sango.
-< Mia nonna me ne ha parlato molto da piccola! > disse Kagome, dicendo una mezza bugia.
-< Bhe… sappiamo più o meno quello che sanno tutti: Migliaia e migliaia di anni fa, la principessa Midoriko, fu rinchiusa in un isola inaccessibile a chiunque con il ricchissimo tesoro della sua prestigiosa famiglia, questo perché il padre, il sovrano di un regno molto lontano, era gelosissimo della bellezza della figlia e aveva paura che un giorno o l’altro la figlia si sarebbe innamorata dell’uomo sbagliato, facendo così cadere in disgrazia la famiglia e scialacquando il preziosissimo tesoro > raccontò Sango -< Come se rinchiuderla in un isola, sola al mondo, fosse la soluzione al problema! >
-< In effetti la sua non si può certo definire vita…> disse triste Kagome -< … anche perché Midoriko aveva già conosciuto l’amore! >
-< Cosa? > domandò sorpresa Sango -< Questa non la sapevo! >
-< Si, purtroppo e vero… Midoriko si era innamorata di un giovane ragazzo e i due coltivavano la loro passione di nascosto! È per questo che la principessa, prima di essere rinchiusa nell’isola del mare, scrisse una mappa e la divise in tre pezzi… perché il suo amore potesse così, un giorno, finalmente trovarla! > spiegò Kagome.
-< Che cosa triste e romantica! > disse Sango commossa.
-< Ma con il passare degli anni, aspettando il suo amore in quella prigione sperduta chissà dove, la bella principessa incominciò a perdere le speranze e a provare rancore contro tutto e tutti… e cosi, i pezzi della mappa, legati a Midoriko dalla speranza dell’amore, furono maledetti! >
-< Maledetti? > chiese la vice pilota.
-< Si! > rispose triste Kagome -< Ogni pezzo della mappa è inaccessibile… solo le persone capaci di comprendere il dolore di Midoriko e pronte a qualunque sacrificio pur di salvare la principessa potranno raggiungere l’isola! >
-< è triste pensare che noi, ma non solo noi, tutti i pirati interessati alla leggenda, abbiano come unico scopo il tesoro… Midoriko deve aver sofferto tanto! > disse triste Sango.
-< Si… > rispose Kagome, scacciando a forza dolorosi pensieri del suo passato dalla sua mente -< Ma dimmi, ora dove siamo diretti? >
-< Stiamo andando in contro al cugino di Inuyasha, il capitano Jinengi! > spiegò la ragazza dall’alta coda castana.
-< Anche lui è alla ricerca dei pezzi della mappa di Umi? > domandò curiosa Kagome.
-< Si! > rispose in un sorriso Sango -< Ed anche il fratello di Inuyasha, Sesshomaru, è alla ricerca della mappa! >
-< Sesshomaru… > bisbigliò Kagome -< Questo nome non mi è nuovo!... aspetta, non vorrai mica dirmi che Inuyasha e Sesshomaru sono i figli del leggendario Inutaisho? >
-< Proprio loro! > ammise Sango in un sorriso -< Non l’avevi ancora capito? >
Kagome scosse la testa sorpresa:
-< No… > disse ancora scoccata -< Non immaginavo certo che Inuyasha fosse il figlio del pirata più famoso della storia! >
-< Eh eh eh… è così! > sorrise la vice capitano -< E…
Dlin Dlin Dlin ( ribadisco… effetti sonori strabilianti!nd )
La campanella dell’allarme suonò improvvisa e rumorosa.
Sango e Kagome si immobilizzarono, alzandosi poi in piedi fulmine e raggiungendo Inuyasha e Miroku sul cassero.
-< Che succede? > chiese tempestiva la vice capitano, osservando Inuyasha che, binocolo alla mano, ispezionava la linea dell’orizzonte, oltre la quale si vedeva un intensa colonna di fumo nero salire alta nel cielo.
-< Tre gradi a babordo! > disse il capitano, passando il binocolo a Sango, che si mise anch’ella ad ispezionare lo strano fenomeno.
-< Qualcosa sta bruciando ! > disse Kagome.
-< Qualcosa è bruciato sta notte! > la corresse Inuyasha -< Miroku, dirigiti lì! > disse poi, rivolgendosi al pilota.
Miroku fece scorrere il timone dalla sua mano, che, compiendo una seria di vorticosi giri su se stesso, fece muovere il grande galeone in movimenti secchi ed oscillanti verso l’alta colonna di nera pece.
-< Cosa pensate che sia? > domando poi Sango.
-< Un mercantile saccheggiato dai pirati… oppure… > Miroku si bloccò, guardando serio negl’occhi il suo capitano.
-< Cosa c’è Miroku? > domandò il comandante preoccupato.
-< Bhe… quel fumo è molto nero… solo un particolare tipo di legame si consuma così lentamente e brucia per tanto tempo > spiegò Miroku.
-< Si, il legno del Kyushu… > disse seria Sango.
Inuyasha si bloccò, intuendo dove volesse arrivare il suo amico:
-< La nave di Jinengi è fatta di quel tipo di legname! > disse in un bisbiglio.
-< Infatti… > rispose serio Miroku -< … speriamo che io mi stia sbagliando! >
***
Quel che rimaneva del grande galeone di scuro legno, dalle vele bianche e lucenti, era solamente un accumulo appena galleggiante di debole fuoco e di legno ormai secco e riarso dalle fiamme.
Vari pezzi dell’ormai deceduto galeone si staccavano gli uni dagli altri sotto la spinta leggera delle onde del profondo mare, mentre alcuni cadaveri galleggiavano ormai senza vita e i pochi soppravissuti, appesi alla vita da un sottile filo invisibile, si tenevano aggrappati a tutto ciò che potevano, a tutto ciò che non li facesse sprofondare nel gelo del mare.
-< Raccogliete i sopravvissuti! > disse con voce triste Inuyasha, mentre la shikon passava lenta in mezzo alle macerie della sua nave cugina.
-< Era il galeone di tuo cugino? > domandò seria Kagome, avvicinandosi al capitano che scrutava attento il relitto carbonizzato.
-< Si… > disse triste Inuyasha.
-< Mi dispiace! > lo consolò Kagome, appoggiandosi alla sua spalla.
-< Grazie! > le disse lui in un sorriso forzato, passandole una mano tra i capelli corvini ed arruffandole la frangetta corvina.
-< Chi pensi possa essere stato? > domandò Kagome.
-< Inuyasha… presto! Vieni! > urlò Sango.
Il capitano e Kagome si precipitarono dalla compagna, che stava aiutando i pochi sopravvissuti a salire a bordo della shikon.
-< Cosa c’è Sango? > chiese febbrile il capitano.
-< Quest’uomo… mi ha detto che… > balbetto la vice capitano, indicando l’uomo fradicio e in fin di vita accasciato al suo fianco.
-< Che…? >
-< Erano riusciti a trovare un pezzo della mappa di Umi! > disse Sango ancora sconvolta.
-< Cosa? > urlarono all’unisolo Inuyasha e Kagome.
-< Lo avevano trovato, ma… Kikio gli ha attaccati! > disse la ragazza.
A quelle parole Inuyasha si bloccò: -“ ancora lei? ” pensò infastidito.
Ancora sconvolto non si accorse che Kagome, dietro di lui, era sbiancata, ed un’espressione di terrore le avvolgeva il tenero viso.
Inuyasha e Kagome, così diversi e parti a se stanti di una storia complicata, non si erano ancora resi conto che il loro passato era adombrato dagli stessi incubi, dalle stesse maledette persone.
***
La porta si chiuse in un sordo rumore, mentre i caldi raggi del sole entravano luminosi dal piccolo oblò.
Sango si sciolse l’alta coda, liberando i suoi lunghi capelli di seta castana.
-< Ah… i miei libri! > disse in un bisbiglio, accorgendosi che metà dei libri presi ad Osaka era caduta a terra.
Stiracchiandosi le braccia si accucciò a raccoglierli.
Per fortuna, o sfortuna, o una maledizione, lo sguardo le cadde sulla gialle pagine di un vecchio libro.
-“ ma che… ” pensò confusa, mentre i suoi occhi riflettevano il disegno sotto il piccolo titolo: il pezzo dell’umanità.

Continua capitolo 11…

Bleah! Bleah! Bleah! Stra bleah!
Orribile! Orribile! Orribile!
Vi prego non infierite pure voi!
Lo sapevo che sarebbe stato un po’ noioso, xkè mi serviva un capitolo così, ma non mi aspettavo riuscisse così male! Sigh sigh sigh…

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Capitolo 11
*** QUANDO QUALCUNO TI INSEGUE ***


Eccoci qui con il capitolo 11!
Mentre lo scrivo sono le 7 del mattino e manca una settimana all’inizio della scuola, quindi immaginatevi la scena: me, in pigiamino rosa, con i capelli che peggio di così non stanno… siamo messi bene, non trovate? Ora, i doverosi ringrazziamenti a: killkenny, kiddow,barbysbarby, shirin, miha-chan,mina91,kirjava, vaniamajor, revolution, kagome-91,inuyasha007,cri-chan, le_montagnine,mary-terry,rikku-chan, strali e damned88.

CAPITOLO 11
QUANDO QUALCUNO TI INSEGUE

La grande e bella shikon veleggiava solida e compatta, nel sole del mezzo giorno, verso il porto più vicino, con una ciurma stranamente più numerosa del solito e la bandiera pirata svettante sul pennone dell’alto albero maestro.
-< Due gradi a babordo! > urlò Inuyasha, mentre, dall’alto del cassero, spingeva il suo sguardo all’orizzonte, intravedendo in lontananza la loro meta.
Miroku fece scivolare il timone sulla sua mano, facendo compiere una debole virata alla grande nave, che, in un mugolio di sordi scricchiolii di corde e tavole di legno, oscillò debolmente in risposta al movimento fluido delle onde.
-< Inuyasha, andiamo al porto principale o ci ancoriamo da qualche altra parte? > domandò il pilota, guardando serio negli occhi il capitano.
-< Fai scendere la bandiera pirata… andiamo al porto principale! > disse il ragazzo dai lunghi capelli corvini.
-< Vuoi far scendere a terra gli uomini della nave di tuo cugino? > chiese Kagome, che fino ad allora era rimasta in silenzio.
-< Si… e poi vorrei aspettare mio fratello! > rispose serio Inuyasha, avvicinandosi alla ragazza e al pilota.
-< Tuo fratello? Ma è in Hokkaido, ci metterà più di una settimana ad arrivare qui, anche se facessi partire il messaggio adesso, dovremmo aspettarlo per un bel pezzo! > rispose Miroku.
-< Ed allora che cosa facciamo? > chiese buio in volto Inuyasha -< Non abbiamo più alcun indizio da seguire, o mi sbaglio? >
-< Fermiamoci qualche giorno in quella città, mandiamo un messaggio a tuo fratello, avvisandolo delle ultime notizie ed aspettiamo i suoi suggerimenti! > consigliò il pilota, mentre ormai, dal ponte della shikon, la città era ben distinguibile.
-< Odio stare fermo con le mani in mano ad aspettare! Odio tutta questa situazione! > disse cupo Inuyasha, in modo di stizza -< E poi, che fine ha fatto Sango? >
-< è nella sua cabina… vuoi che la vada a chiamare? > domandò in un sorriso Kagome.
-< Si… tra poco ormeggiamo, quindi dille di darsi una mossa! > disse acerbo Inuyasha -< ah… Kagome! >
La ragazza, che stava scendendo di corsa gli scalini del cassero, si fermò interpellata.
-< Grazie! > le disse in un sorriso Inuyasha, mentre il vento aumentava d’intensità, giocando con la sua chioma corvina e gonfiando le vele bianche, nuvole della shikon no tama.
***
Righe… righe su righe, parole su parole, e più leggeva di quello strano libro, più incominciava a dubitare che quella fosse veramente la realtà, perché se veramente era così, tutto quello che era accaduto e che in qualche modo stava accadendo aveva del surreale.
Non ci poteva credere… se solo lo sguardo non le fosse caduto su quelle pagine aperte a casaccio, non avrebbe mai saputo che Kagome…
-< Kagome è… un pezzo della mappa di Umi! > bisbigliò Sango ancora incredula, richiudendo il libro dalle pagine giallastre.
-< Non può essere… > balbettò dopo interminabili attimi di silenzio, in cui il suo cuore sembrava giocare con le sue emozioni.
Eppure lo aveva visto: il tatuaggio che Kagome portava nell’incavo del collo era uguale identico a quello strano tribale disegnato in quel libro… ma non poteva essere… Kagome, quella ragazza fantastica, non poteva essere un pezzo della mappa, non poteva essere quello che stavano andando cercando da anni.
Toc! Toc!
-< Sango? Ci sei? > a richiamare alla realtà la vice capitano era stata la voce melodiosa di Kagome.
Toc! Toc!
-< Sango! > chiamo nuovamente la ragazza dietro la porta -< Tutto ok? Posso entrare? > chiese, abbassando la maniglia della porta.
-< Ah, ci sei allora! > disse raggiante la ragazza dai lunghi capelli corvini, entrando nella piccola cabina e trovando Sango con sguardo assente, mentre, ancora accucciata a terra vicino ai libri sparsi sul pavimento, reggeva un vecchio libro in mano.
-< Kagome… > disse con voce flebile la vice capitano.
-< Sango, cosa c’è? Sei pallida, stai bene? > disse preoccupata Kagome, avvicinandosi all’amica.
La ragazza dall’alta coda castana si voltò a fissare seria negli occhi Kagome:
-< Kagome… tu… ecco, non c’è qualcosa che vorresti dirmi? > domandò seria Sango.
La ragazza rimase stupita: Sango sembrava davvero strana, quasi avesse davanti agli occhi un fantasma.
-< Non capisco… io… > la risposta di Kagome venne troncata da ciò che i suoi occhi videro.
Sango aveva aperto il libro che teneva in mano, voltandolo verso di lei alla pagina con il disegno tribale della mappa di Umi.
-< Tu… sei il pezzo della mappa di Umi, vero? > domandò seria la vice capitano, scorgendo negli occhi della sua giovane amica tristezza e agitazione -< è per questo che sapevi così tante cose sulla principessa bianca… >
Dai profondi occhi di Kagome incominciarono a scendere lente lacrime:
-< Lo dirai ad Inuyasha? > chiese con voce febbrile.
-< Si… senti, io ti considero una mia grandissima amica, ma… sei anche un pezzo della mappa dell’isola del mare e dobbiamo parlare almeno con Inuyasha e Miroku, magari troviamo una soluzione… > spiegò Sango.
-< Se lo dici a loro… tutto cambierà… > disse Kagome con voce strozzata in gola.
-< Perché dici così… noi abbiamo bisogno di raggiungere l’isola del mare, ne abbiamo l’assoluta necessità… possiamo parlarne con loro? Tenere il segreto noi due non mi sembra l’ideale, anche perché prima o poi lo verrebbero a sapere… > disse seria la vice capitano.
-< Sango… come tutti i pezzi della mappa, anche io sono maledetta! > si sforzò di dire Kagome -< … forse è meglio… > le sue parole vennero interrotte dalle sue azioni improvvise: lasciando una Sango completamente basita, Kagome si voltò, incominciando a correre a più non posso.
-< Kagome! > urlò sango, incominciando a correre dietro all’amica.
Lo aveva sempre sputo… tutte quelle sue speranze, quel stupido sogno di entrare a far parte della vita di quelle persone, di entrare in qualche modo nel cuore di quel capitano, erano emerite follie.
Kagome correva, correva, correva… non le importava nulla.
Le pareti di scuro legno della shikon sembravano avvolgerla in una morsa soffocante.
Doveva scappare da lì, al più presto!
Salendo di corsa le scale che conducevano al ponte, aprì in un tonfo la porta.
Le lacrime che le invadevano gli occhi le offuscavano la vista, ma tutto si stava compiendo così velocemente da darle una nuova sicurezza… la sicurezza di poter lasciare la sua maledizione rinchiusa in quelle pagine del libro, la sicurezza di poter risparmiare dolore a Sango, Miroku ed Inuyasha, e poco importava il motivo per il quale quei pirati agognavano all’isola del mare… lei era una maledizione e questo avrebbe potuto risparmiarglielo.
Continuando a correre e guadagnandosi occhiate incerte da parte di alcuni marinai, si avvicinò di corsa al bordo della nave: mancavano pochi metri alla costa, non sarebbe stato un problema nuotare fino a terra.
-< Inuyasha! > l’urlo di Sango, appena giunta sopra coperta, destò il capitano e tutti gli uomini che non si erano accorti di nulla.
Kagome non riuscì a trattenersi oltre: prendendo un grande respiro spiccò un balzò verso il mare azzurrò, creando un insieme di spruzzi e scomparendo sotto la spuma dell’onda non appena a contatto con l’acqua. Inuyasha vide tutto con la coda dell’occhio, osservando sconcertato la figura di Kagome compiere qualcosa di illogico ed assolutamente inaspettato.
-< Kagome! > urlò, sporgendosi verso il mare e guardando la ragazza allontanarsi a nuoto.
La shikon era in manovra di avvicinamento alla costa e quindi molto lenta nei suoi movimenti.
-< Che succede? > urlò Inuyasha, rivolgendosi a Sango che guardava anch’ella la figura di Kagome allontanarsi.
Aveva ormai quasi raggiunto la riva bassa, cosparsa di sassi appuntiti e di rocce, poco più a ovest del piccolo porto.
Senza aspettare oltre e, mosso da una forza che ultimamente, non appena centrava in qualche modo Kagome, si impadroniva della sua persona, si tolse con stizza la spada dalla cintura:
-< Ormeggiate la nave ed aspettatemi al porto! > disse serio, salendo sulla balaustra ai bordi della nave, per poi spiccare anch’egli un salto nel mare, sotto lo sguardo attonito di tutto l’equipaggio.
-< Wow, ma che succede? > domandò Miroku -< è una fuga d’amore o cosa? >
-< Anch’io volevo che l’andasse a riprendere, ma non ho fatto in tempo a dirgli nulla! > disse Sango, osservando le due sagome che nuotavano nella stessa direzione.
-< A dire che cosa? Vuoi forse farti un bagno anche tu? > chiese sornione il pilota.
-< No idiota… > disse stizzita la ragazza -< … forse è meglio che lo venga a scoprire direttamente da Kagome! >
***
La galea navigava veloce e spedita nel profondo mare dai riflessi scintillanti, mentre le vele bianche si tendevano ed il vento giocava fastidioso con i lunghi capelli corvini di una strana donna.
-< E così Inuyasha ha con se quella mocciosa di Kagome… > disse in un sorriso Kikio, puntando lo sguardo all’orizzonte -< … ma dubito che sappia il valore di quella ragazzina… ah ah ah, la cosa è piuttosto divertente! >
-< Capitano Kikio! > un uomo, sdentato e dalla barba incolta, si avvicinò alla fredda donna -< Naraku ci ha detto di recarci in Hokkaido, sulle tracce di Sesshomaru, ma voi non avete intenzione di seguire i suoi ordini? >
-< Stupido mozzo, il fatto che io sia in accordo con Naraku non significa che debba eseguire i suoi schiocchi ordini… > rispose stizzita Kikio -< … già una volta Kagome è sfuggita alle mie grinfie, ma ora che con lei c’è Inuyasha non mi lascerò certo sfuggire quest’occasione d’oro! >
-< Inuyasha… siete ancora furiosa con lui per quella volta in cui… >
-< Tacci stupido uomo inutile al mondo! > urlò furiosa Kikio, prendendo il mozzo per il collo della camicia e avvicinandolo irata al suo volto di marmo -< Io ottengo sempre quello che voglio… ed ora, rotta per il Kyushu >

Continua capitolo 12…

Chiedo perdono, chiedo perdono, chiedo perdono, ma in questi giorni la mia vita è stata completamente ribaltata e non ci sto più capendo una mazza!
Prima mi deprimo e poi ora… bho… dire che sto benissimo è troppo riduttivo, e questo in appena un giorno, ma vi rendete conto?
Ok, posso andare al manicomio!
Comunque il prossimo capitolo sarà uno dei migliori, aspettatelo con ansia… perché ci saranno solo Inuyasha e Kagome… chissà che accadrà!^^

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Capitolo 12
*** IL SEGRETO DELLA MALEDIZIONE ***


La scuola è ricominciata e manco a dirlo il mio tempo per scrivere si è minimizzato fino all’osso, porca paletta, questo non ci voleva! E pensare che la ff incomincia proprio a farsi interessante, non trovate?
Incominciamo subito con i ringrazziamenti:
inuyasha93,kiddow,barbysbarby,arwen91,mina91,revolution,vaniamajor,kirjava,kimigattinanera,ka_chan87,mery-terry,damned88,emi93 e le_montagnine… spero di non aver dimenticato nessuno… i commenti sono diminuiti… perché? La storia non vi piace più? Sigh sigh…
Ora leggete e commentate!

CAPITOLO 12
IL SEGRETO DELLA MALEDIZIONE

Il sole, alto nel cielo, si rifletteva abbagliante e fastidioso sull’acqua bassa ai margini del bagnasciuga, mentre Kagome, ormai giunta in prossimità della spiaggia, arrancava nell’acqua che le arrivava ormai solo alle ginocchia.
Il fiato corto nel petto e la bocca riarsa dal salmastro sapore del sale non le impedivano di spingere sulle gambe, di cercare di correre, sebbene i suoi movimenti non fossero semplici a causa dell’acqua che l’ostacolava, le sbarrava quasi la strada come un muro di spuma.
Si sentiva pesante, e non solo per i vestiti fradici... cosa aveva fatto? Cosa stava facendo?
Scappare era davvero la soluzione migliore?
-“ Ma che … che altro posso fare? ” pensò, voltandosi a guardare ciò che aveva lasciato con quel improvviso gesto, dettato dal cuore e dalla disperazione.
Le dispiaceva tremendamente aver lasciato quella ciurma a cui tanto si stava affezionando, ma quello non era mai stato il suo posto… era solo un effimera e pia illusione che si era costruita: loro assetati di tesoro e di avventura com’è giusto che siano i pirati, lei il mezzo, quasi un pezzo di carta di quella mappa, che li avrebbe dovuti condurre al tesoro dell’isola del mare… che tremenda pazzia.
Da quel lontano giorno in cui era diventata il pezzo dell’umanità, succedendo alla nonna, sebbene piccola, appena dell’età di 4 anni, aveva subito capito che la sua vita non sarebbe stata normale.
-< Mi dispiace Inuyasha… > mormorò abbassando lo sguardo, mentre il galeone scompariva dietro la baia in prossimità del porto -< …ma forse è meglio così… >
-< Kagome! > un urlò, proveniente dal mare, a pochi metri dalla riva, le fece nuovamente alzare il capo chino.
Aguzzando la vista e, quasi non credendo ai suoi occhi e alle sue orecchie, notò la piccola sagoma che galleggiava lontano da riva.
-< Inuyasha… > bisbigliò -< …ma che… >
Che diavolo stava facendo quel cretino ?!
Perché non si trovava a bordo della shikon?
Possibile che… che le fosse andato dietro, gettandosi anche lui in mare?
Basita e con la mente persa in mille congetture, iniziò a camminare lentamente all’indietro,uscendo lentamente dall’acqua, senza distogliere lo sguardo dalla figura che le nuotava spedita in contro.
-“ Perché? Perché fa tutto questo? ” pensò confusa.
Possibile che avesse già saputo della sua vera natura? delle sue menzogne? delle sue bugie?
Forse, non appena venuto a conoscenza che lei era un pezzo della mappa di Umi, si era gettato al suo inseguimento, deciso a recuperare una traccia verso quel tesoro maledetto?
Lentamente e senza che Kagome se ne accorgesse, lacrime silenziose incominciarono a rigarle le guance.
Quei pensieri le facevano male… pensare che Inuyasha la considerasse solo un oggetto le faceva male.
-< ah… ma che… ma che mi prende! > disse a voce bassa, mentre la sagoma di Inuyasha si avvicinava sempre più pericolosamente, senza che lei riuscisse a distaccarne gli occhi di dosso.
Perché lui la faceva piangere?
Perché lui la faceva ridere?
Perché voleva stare solo con lui e al diavolo tutto, al diavolo la maledizione, il tesoro, la sua vendetta nei confronti di Kikio e Naraku?
Perché?
-< … io… non posso amare… > disse in un filo di voce, mentre il suo fiato non iniziava benché meno a placarsi, anzi, le veniva a mancare di secondo in secondo.
- urlò Inuyasha diffronte a lei, mentre, con l’acqua che gli arrivava ancora sotto il mento, si avvicinava alla ragazza che lo guardava a pochi metri dalla riva.
Le lacrime di Kagome non smettevano di cadere e sebbene con la mente ordinasse alle sue gambe di correre, di scappare da lì il più velocemente possibile, il cuore la tratteneva impalata come una statua di marmo.
-< Kagome… perché? > chiese Inuyasha, ormai distante da lei pochi metri.
Piccole gocce di acqua rigavano il volto del capitano, mentre i capelli fradici, come i vestiti, si incollavano al suo corpo.
Kagome scosse la testa… dannazione a lui, al suo aspetto, al suo carattere… dannazione a tutto!
-< Lasciami in pace! > urlò la ragazza dai lunghi capelli corvini, voltandosi e mettendosi a correre.
Inuyasha, sorpreso da quella reazione, si mosse ad uscire dall’acqua con quanta più agilità e velocità le onde glielo permettessero, incominciando a correre dietro a Kagome, sebbene i vestiti bagnati lo intralciassero parecchio.
-< Kagome… > urlò, mentre correva -< Vuoi fermarti stupida ragazzina! >
-< Lasciami in pace! > urlò la ragazza, senza voltarsi e continuando la sua fuga.
La spiaggia era deserta, mentre i due, testardi nel loro rincorrersi, si allontanavano dalla riva, addentrandosi nella fresca pineta che circondava la periferia della città.
-< Kagome! > urlò il ragazzo -< Fermati dannazione! > disse, aumentando la sua velocità ed avvicinandosi alla ragazza.
Correvano ormai in mezzo agli alti pini marini, tra un sentiero disseminato di verdi aghi e di arbusti più o meni vari.
-< Lasciami in pace! > urlò Kagome, che mentre correva non la smetteva di piangere.
Il suo respiro non ce la faceva più e si sentiva terribilmente stanca, ma non le importava.
Inuyasha continuava confuso a seguire la ragazza.
Non capiva la ragione della sua fuga e tanto meno capiva la ragione che aveva portato lui, che si era sempre considerato distaccato da un qualsiasi genere di emozioni romantiche, ad inseguire Kagome.
Ormai innervosito da tutta quella situazione decise che la cosa era durata anche troppo, così, spiccando un balzo quando il terreno accidentato glielo permise, prese Kagome per il polso, gettandola a terra… brutta caduta, ma almeno era riuscito a fermarla.
Kagome sentì una presa salda attorno al suo polso e senza nemmeno accorgersene stava già rotolando per terra, tra foglie e aghi di pino che le si incastravano nei capelli d’ebano, in una sorta di strano abbraccio o presa spasmodica con Inuyasha, lungo il dolce crinale della pineta.
Rotolarono a lungo, fino a quando non si fermarono nei pressi di un terreno ormai piano.
Erano entrambi sporchi di terra, con graffi sul volto, braccia e gambe causati dalla caduta a dai rami che erano sparsi e disseminati per terra, sena contare che, i loro vestiti, ancora bagnati, avevano appiccicate adosso decine di foglie e di fango.
Kagome aprì gli occhi, pregando che tutto quello che fosse accaduto fosso solo un incubo.
Poco le importava ora di come era combinata e del dolore che la caduta le aveva inferto… voleva solo evitare Inuyasha… evitare di cadere preda di quegli occhi d’ambra capaci di rapirla e di farle fermare i battiti del cuore.
Cosa impossibile, dato che il ragazzo dai lunghi capelli corvini le stava praticamente sopra.
I loro sguardi si incrociarono in una frazione di secondo che parve bloccare il lento scivolare della sabba nella clessidra del tempo.
Dubbi, paure, ansie e timori… cercavano entrambi delle risposte negli occhi profondi dell’altro.
-< Perché diamine te ne sei andata? > urlò d’improvviso Inuyasha, ancora con il fiatone e senza accennare a spostarsi dalla posizione che teneva bloccata Kagome.
-< Che diavolo è preso a te cretino? > urlò la ragazza, cercando di divincolarsi -< Lasciami andare immediatamente! >
-< No che non ti lascio andare! > urlò il capitano ormai alterato -< Ora esigo delle spiegazioni da te! Dopo averti inseguito per mezzo mondo penso sia il minimo che mi spetta! >
Kagome lo osservò basita, senza che le parole riuscissero in qualche modo ad uscirle dalla gola in fiamme. -< Lasciami ti prego… > mugugnò, mentre i singhiozzi le bloccavano il petto.
Inuyasha, vedendola così debole, e perdendosi in quegli occhi del caldo color del cioccolato ora così tristi, allentò la presa dalle braccia della ragazza, distaccandosi da lei e sedendosi al suo fianco.
-< Perché sei fuggita in quel modo? > chiese con voce roca, dopo interminabili secondi di silenzio.
-< Sango… Sango non te l’ha detto? > chiese Kagome, sedendosi anch’ella al fianco del ragazzo.
-< No… > disse in un filo di voce Inuyasha, tornando a fissare Kagome.
-< Io… io sono un pezzo della mappa di Umi! >
***
La piccola cittadina in cui la ciurma della shikon aveva temporaneamente messo l’ancora, era costituita di un piccolo centro cittadino, poco distante dal grande porticciolo, dove il galeone di Inuyasha, Sango e Miroku era stato messo alla fonda nel primo pomeriggio.
-< Sango! > disse Miroku, avvicinandosi alla vice capitano che pattugliava su e giù il ponte della nave -< ancora nessuna notizia di Inuyasha e Kagome? >
La ragazza dall’alta coda castana scosse la testa tristemente. -< No… e sono molto preoccupata! > rispose Sango -< Temo sia tutta colpa mia! > -< No, non dire così! > le disse rassicurante il pilota dal codino, poggiandole amichevolmente una mano sulla spalla -< Vedrai che torneranno tutti e due. Inuyasha riporterà indietro la nostra amica! >
-< Miroku… forse non ti rendi conto:Kagome è un pezzo della mappa di Umi! > disse Sango, quasi con tono isterico.
-< Me ne rendo assolutamente conto, ma penso che questo non cambierà le cose! > rispose in un sorriso Miroku -< Kagome è molto importante per Inuyasha, questo a prescindere da chi sia in realtà quella ragazza! >
-< Cosa intendi? > chiese curiosa Sango.
-< eh eh eh… se vuoi posso dartene una dimostrazione pratica!? > disse sornione il pilota, accarezzando con non curanza il fondo schiena di Sango.
-< Dannato! > urlò alterata la vice capitano, incominciando a rincorrere il ragazzo lungo il ponte della nave.
-< Nave all’orizzonte!> urlò un pirata di vedetta, fermando il principio di lite tra i due.
Sango e Miroku accorsero sul cassero, puntando il binocolo d’osservazione all’orizzonte.
-< Ma… ma… > farfugliò Sango, con voce tremante.
-< Che diamine ci fa qui Kikio? > sbuffò Miroku, guardando preoccupato la ragazza al suo fianco.
***
-< Cosa? > chiese Inuyasha in un filo di voce.
-< Io sono un pezzo della mappa per l’isola del mare! > rispose seria Kagome, osservando seria Inuyasha in volto -< Ecco perché me ne devo andare!> concluse, alzandosi faticosamente in piedi.
-< Aspetta! > urlò il ragazzo dai lunghi capelli di seta nera, afferrando la ragazza per un polso e tirandola nuovamente a sedere -< Non riesco a credere e a capire questa situazione, ma tu non te ne puoi andare! >
-< Lo so… io ti servo per raggiungere il tesoro della principessa bianca, ma… >
-< Non me ne frega nulla di quel tesoro ! > urlò il capitano in uno sprazzo di ira -< Non ora almeno! >
-< Inuyasha…ma… >
-< Perché non me lo hai detto prima?> chiese in un filo di voce il capitano, stringendo la mano fredda di Kagome nelle proprie.
-< Perché… perché io non posso! > urlò Kagome, mentre copiose lacrime scendevano a rigarle le guance -< Non posso affezionarmi a nessuno, non posso stare con nessuno… sono uno strumento! Sono nata per svolgere il mio compito, ovvero custodire un pezzo di quella maledetta mappa… io non posso… non posso amare! >
Inuyasha la guardava confuso:
Segreti… terribili segreti che non riusciva a capire tormentavano il cuore di quella ragazza che ora teneva appesa alla sua fievole realtà da un'unica stretta di mano. Non capiva… non capiva più nulla!
Ma in quel caos, in quella confusione di sentimenti e di pensieri, l’unica cosa che sapeva per certo era che non voleva che Kagome se ne andasse.
Poco importava se era un pezzo della mappa di Umi o chissà quale altra cosa!
Voleva che quella ragazza, quella ragazza che aveva visto così fiera quella prima volta al mercato, aveva imparato essere così cocciuta la notte della fuga da Osaka ed aveva scoperto così dolce in quei giorni di navigazione verso il Kyushu, non se ne andasse.
-< ma… ma io posso! > disse con voce ferma e decisa, avvicinando il proprio volto a quello in lacrime di Kagome e baciandone le labbra tremanti senza darle il tempo di accorgersi di nulla, bloccandola lì, in quel istante indelebile nei loro cuori, tatuato a fuoco come un tatuaggio maledetto.

Continua capitolo 13…

Ma che schifassimo, vero?
Cioè, io qui volevo trarne fuori un capitolino decente, ma mi sa che fa un bel po’ pena!
La scuola mi ammazza le cellule celebrali!

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Capitolo 13
*** FACCIA A FACCIA ***


Ciao a tutti ragazzi, come va?
Mi scuso per il mega ritardo, ma come sapete in molti sono stata una settimana in Grecia per la mia gita scolastica, ma ora sono tornata, il che non so se sia peggio o meglio! ( direi peggio! Nd ) Ora bado alle ciance ed eccovi il capitolo che aspettate da tanto!^^

CAPITOLO 13
FACCIA A FACCIA

Il sole, alto nel cielo, riscaldava l’aria e la debole brezza marina che spirava sin dentro il piccolo porto, dove navi, pescherecci, grandi galeoni e semplici bagnarole riposavano nell’oscillare, dolce cullare, delle onde del mare.
La piccola cittadina, porto di mare, riparata in una piccola baia dagli alti promontori, era una libera meta di mercanti, pescherecci e anche galeoni pirati, in cui i fuori legge potevano trovare una momentanea protezione e rifugio, in fuga dalla mano ferma, e per nulla cordiale, della marina.
La gente di lì era semplice e nessuno faceva mai troppe domane se teneva cara la vita: era un luogo di ritrovo, di scambi e di affari, un luogo in cui venivano preparate le avventure di pirati coraggiosi, un luogo di scambio di schiavi, segreti e maledizioni, un luogo senza legge, in cui tutto era possibile.
Da anni la marina dava la caccia ai pirati, cercando di stanare i luoghi in cui i pericolosi filibustieri si rifugiavano in gran segreto, ma la verità era che i pirati non avevano alcun luogo segreto, sopravvivevano per mare e, a garantirgli un porto sulla terra ferma, c’erano queste libere città autonome, indipendenti e non controllate… una sorta di tramite, di soglia, tra i due mondi; quello civile e quelle delle scorrerie sanguinolente sulla spuma dell’onda.
La shikon riposava tranquilla in un angolo indisturbato del porto, sovrastando con la sua imponente mole le altre piccole imbarcazioni lì ormeggiate.
-< Ormai l’ora di pranzo è passata da un bel po’, dici che dovremmo mandare qualcuno a cercare quei due? > chiese il pilota della grande galea pirata, poggiandosi sul bordo della balaustra del cassero e spingendo lo sguardo all’orizzonte, lungo una scia d’orata disegnata dall’astro nel cielo, che si snidava sinuosa tare le imbarcazioni in un gioco di curve e di slalom.
-< No, torneranno quando avranno chiarito tutto! > rispose in un sorriso Sango, poggiandosi di schiena al parapetto.
-< Chiarito? > chiese Miroku -< Cosa c’è da chiarire? Io direi più che altro che torneranno dopo aver approfondito il loro rapporto! > ammiccò il ragazzo con il codino.
-< Miroku, possibile che tu debba essere sempre così anche in una situazione altamente delicata come questa? > sbottò seria la vice capitano -< Kikio è appena entrata nel porto, indubbiamente quando Inuyasha lo verrà a sapere andrà su tutte le furie, e questo non solo per l’ultimo avvenimento che ha colpito suo cugino Jinenji, ma anche per tutta la questione dell’anno scorso! >
-< Lo so, e me ne preoccupo, difatti sono rimasto molto sorpreso che tu non abbia deciso di reagire subito non appena hai visto la galea di quella donna entrare nel porto! > rispose serio Miroku.
-< Se fosse per me non esiterei ad ingaggiare battaglia contro quella sgualdrina, e penso che lo stesso discorso valga sia per te che per gli uomini, ma, sebbene io sia la vice capitano ed ora come ora la comandante in carica di questo equipaggio, non trovo giusto dare ordini così arditi, che spettano solamente ad Inuyasha > rispose tristemente Sango -< E poi non siamo in mezzo al mare, verrebbero coinvolte persone innocenti! >
Miroku annuì lievemente con il capo:
-< Questa situazione richiede calma e sangue freddo, dobbiamo aspettare il ritorno del capitano ed attendere una qualche mossa di Kikio: non penso che il fatto che lei si trovi qui sia una cosa casuale, anzi, penso sia qui apposta per parlare con noi! > rispose Miroku.
< In effetti penso tu abbia ragione… sebbene io detesti quella donna con tutto il mio cuore non posso negare che è estremamente intelligente ed astuta, e capitarci sotto mano, così a casaccio, dopo aver distrutto la nave di Jinengi ed aver fatto così inccazzare Inuyasha, ritengo sia un errore che non commetterebbe mai! > disse la vice capitano, alzandosi dalla sua posizione -
-< Io invece credo di saperlo… o per lo meno dopo quello che è accaduto questa mattina! > disse serio il pilota.
-< Questa mattina? A cosa ti riferisci?> chiese dubbiosa Sango. -< Noi sappiamo che Kagome è un pezzo della mappa di Umi, per quanto assurda questa cosa possa essere, quindi perchè anche Kikio non potrebbe esserne a conoscenza? > domandò retoricamente Miroku.
-< E come scusa? > rispose Sango -< Spero con tutto il cuore che tu ti stia sbagliando! >
-< Lo spero anche io, ma ricordati che l’unica cosa che ci lega a Kikio è la ricerca dei pezzi della mappa di Umi, ed il fatto che oggi, noi, lei ed un pezzo stesso di quella mappa si trovino nello stesso luogo, ha indubbiamente qualcosa di strano ed assolutamente non casuale! > disse Miroku -< Ora spero solo che Inuyasha ritorni al più presto con Kagome >
-< Non riesco a starmene ferma qui con le mani in mano! > sbottò Sango -< Vado a fare un giro di perlustrazione del porto! >
-< Che cosa? > urlò Miroku, piantandosi diffronte alla ragazza che lo guardava confusa -< Tu non andrai da nessuna parte ! >
-< Cosa? Mi stai forse dando degli ordini? > domandò seria Sango -< Ti ricordo che sono io ora il capitano, quindi, essendo superiore a te di grado, posso fare tutto quello che voglio Miroku! >
-< Sango, credi che io non ti conosca? > domandò alterato il pilota -< tu vuoi andare a vedere dove si è ormeggiata la galea di Kikio! >
-< Ed allora? Penso non ci sia nulla di male!> sbottò seria la ragazza.
-< Come ho detto prima ora non dobbiamo far nulla oltre che aspettare una prima mossa da parte di Kikio, non commettere stupidità per favore! > rispose Miroku, ritrovando una parvenza di tranquillità e poggiando serio una mano sulla spalla della ragazza.
- rispose Sango.
-< Non c’è modo di farti cambiare idea, vero? > domandò rassegnato Miroku -< Quando ti metti in testa una cosa nessuno ti può dissuadere! >
-< Miroku, io andrò… > disse con voce dolce Sango -< … e starò attenta, te lo prometto! > colluse, toccandogli con dita gentili il mento e sorridendogli, prima di scendere dal cassero e lasciare il pilota in preda ad una terribile ansia.
***
Kagome socchiuse gli occhi, ancora inconsapevole di tutto quello che stava accadendo, con la testa che girava vorticosamente e lo stomaco serrato, messo sottosopra quasi da una folgorante malattia.
La calde labbra di Inuyasha erano così lievemente posate sulle sue da creare quasi una sorta di illusione attorno a lei: quello che stava realmente accadendo era reale o era un sogno?
Loro due, così distanti, così differenti, ma tasselli importanti di tutta quella strana faccenda, erano uniti in un bacio… in un bacio che Kagome, in qualche modo, aveva sempre aspettato.
Inuyasha, quel rozzo pirata dai modi tozzi e dalla testa bacata, stava baciando lei… lei, per quello che era, per la semplice ragazza che si celava oltre quel tatuaggio maledetto.
Era per questo che stare con Inuyasha la tranquillizzava e la rendeva così felice: lui riusciva in qualche modo a farle dimenticare il peso del segreto che portava nel cuore, e le piaceva, almeno così ora le pareva ed aveva finalmente capito, per quello che era, per la semplice ragazza, un po’ goffa e testarda che aveva liberato da quella prigione in una lontana notte di molti giorni addietro.
Interminabili secondi trascorsero mentre il loro bacio rimaneva così lievemente sospeso tra di loro, fermi come statue immortali, sporchi, ancora bagnati, inginocchiati nel fogliame secco.
Inuyasha si staccò lievemente dalle labbra di Kagome, e con straordinaria dolcezza le accarezzò il volto rigato di lacrime ormai spente.
Era imbarazzato, imbarazzato da morire.
Mai e poi mai aveva fatto una cosa così stupida… baciare una ragazza che conosceva da così poco tempo non era certo una cosa da lui!
-< Inu… > bisbigliò Kagome, rossa in volto, mentre la mano di Inuyasha era ancora posata sulla sua gota -< … perché? >
-< Te ne vuoi davvero andare? > domandò d’un tratto Inuyasha, scuro in volto.
-< Io… no > sospirò Kagome -< Ma ho paura di quello che potrà accadere! >
-< Io non so che cosa potrà accadere, ma… ma possiamo affrontarlo assieme se vuoi! > bofonchiò Inuyasha, distogliendo lo sguardo dal volto di Kagome e arrossendo vistosamente.
-< Perché…mi hai baciata? > domandò imbarazzata Kagome, giocherellando nervosa con una ciocca di capelli neri.
Inuyasha diventò di marmo.
Come perché l’aveva baciata?
Cioè… la cose non era abbastanza palese, bisognava spiegarla?
L’aveva baciata… perché… ecco, era una bella ragazza e gli piaceva…
Bhe, nella sua vita aveva visto tante belle ragazze, ma mai aveva fatto simili cose, rischiato ed essersi esposto tanto per una bella e graziosa fanciulla, quindi perché?
Non che il dubbio, o la risposta, a questa semplice domande, che spiegava tra l’altro anche i suoi sentimenti, non si fosse già insinuata nella sua mente e lo tormentasse da un bel po’, ma ce ne voleva ancora molta per ammetterlo a lei, e soppratutto a se stesso.
-< Bhe… perché è l’unico modo per fermarti che mi è venuto in mente! > disse serio, ostentando una faccia sicura.
-< Ma… quando ti ho detto che io non potevo amare, tu mi hai detto che tu invece potevi… che vuol dire? > chiese curiosa Kagome, avvicinandosi circospetta ad Inuyasha che distoglieva agitato lo sguardo.
-< Bhe… io non ho mai detto una cosa del genere! > urlò offeso, non sapendo dove trovare appiglio.
-< Si invece! > disse stizzita la ragazza dai lunghi capelli corvini.
-< No, assolutamente! >
-< Si! >
-< No! >
-< Ma dannazione, ti costa così tanto ammettere che io ti piaccio? > urlò la ragazza.
-< Ehm… io non ho mai detto una cosa simile! > urlò il capitano che ormai non ci stava più a capire una mazza.
-< O kami-sama, con te anche un monaco perderebbe la pazienza! > disse stizzita Kagome, alzandosi in piedi e sbattendosi con le mani le ginocchia sporche di terra e foglie.
-< Tsk!> rispose lui, seguendo la ragazza che si stava ormai incamminando -< Io non so proprio di cosa stai parlando! >
Kagome abbassò il volto sconsolata.
Inuyasha cosa diamine provava nei suoi confronti?
Che lei gli piaceva era ormai chiaro… dopo tutto si erano appena baciati, ma la cosa andava oltre?
-“ Insomma! ” pensò seccata Kagome –“ Io quello che provo per questo zoticone lo so, ma non glielo dirò certo ora… o per lo meno finche si comporta da vecchietto acido e rachitico se lo può anche scordare! ”.
Osservando di sottecchi il volto imbronciato di Inuyasha, si fece sfuggire un sorriso divertito, che non passò inosservato al ragazzo dai lunghi capelli di seta nera:
-< Che hai? > domandò con aria distaccata.
-< Sei un caso disperato! > disse in un sorriso Kagome, tirandogli divertita un orecchia nascosta sotto i lunghi capelli.
-< Tsk! > bofonchiò Inuyasha.
-< Torniamo alla nave? > chiese lei in un sorriso.
Inuyasha annuì, mentre di nascosto, in una frazione di secondo, anche sul suo volto comparve un sorriso rilassato, destinato però a non durare molto.
***
Il pomeriggio si profilava ormai verso la sua fase calante, mentre il sole, basso all’orizzonte, tingeva il cielo di sfavillanti cromature di rosso e di arancione, tra lo spirare caldo della brezza marina.
-< Non pensavo fossimo scesi così lontani dal porto! > disse Kagome, mentre al fianco di Inuyasha entrava nel porticciolo della piccola città liberale.
-< Scesi? > chiese con tono ironico il capitano -< Io direi più che altro che tu ti sei buttata ed io, mosso da compassione, ti ho seguito! >
-< Cafone! > sbottò Kagome, puntandogli una potente gomitata alle costole.
-< Hey! > urlò Inuyasha -< Ti sembra questo il modo di rivolgerti al tuo capitano? >
-< Mio capitano, lei non si è ancora ben reso conto che senza di me, lei si trova nei pasticci! > disse divertita Kagome, stando al gioco.
Ora che Inuyasha sapeva della sua vera identità, Kagome si sentiva più sollevata, benché la vera e pressante identità del problema fosse ancora da chiarirsi e precisarsi, e sebbene ci fossero ancora molte cose da spiegare e svelare, prima tra tutte la faccenda di Naraku e Kikio, che, come Kagome aveva intuito, erano personaggi conosciuti da entrambi, chissà poi in quali occasioni.
-< In effetti… dobbiamo seriamente parlare della tua vera identità! > disse serio Inuyasha, guardandola negli occhi profondi.
-< Lo so! > ammise Kagome annuendo -< Ma voglio spiegare anche a Miroku e Sango la faccenda, anche perché… ci sono molte cose ancora da chiarire! >
-< Quali cose? > domandò Inuyasha.
-< Bhe… a cominciare da Kikio! >
-< Kikio? > chiese perplesso il capitano -< Cosa centra lei? >
-< Oh, bhe, io centro, e anche molto! > a parlare era stata una figura lievemente nascosta in volto da un pesante cappuccio, che si avvicinava con passo cadenzato, facendo vibrare in sordi rumori il legno della banchina, ad Inuyasha e Kagome.
-< Non è vero, Kagome? > continuò la voce di donna, togliendosi con gesto plateale il cappuccio dal volto e mostrando due occhi castano scuro, freddi e lucidi, senza alcuna luce di bene.
-< Kikio? > bisbigliarono all’unisolo Inuyasha e Kagome, guardandosi poi sorpresi negli occhi.
-< Tu la conosci? > chiese il capitano alla ragazza che gli stava accanto.
-< Si! > ammise Kagome.
-< Ma… questo ora non importa! > disse risoluto Inuyasha, frapponendosi tra Kagome e Kikio -< Che diamine ci fai qui? > urlò arrabbiato, schioccando le noce delle mani.
-< Cosa vorresti fare Inuyasha? > domandò divertita la fredda donna -< Sei disarmato, il tuo aspetto è orribile, sembri stremato! >
-< Mi bastano le mani, sebbene picchiare una donna sia una cosa poco dignitosa, non posso certo lasciare impunita la fine che hai fatto fare a mio cugino, senza parlare del nostro conto in sospeso! > disse serio Inuyasha, che ormai si controllava a stento.
-< Affari sono affari, sai com’è! > rispose in un sorriso Kikio -< Piuttosto vedo che anche tu ti sei dato da fare! Hai proprio trovato un pezzo della mappa che mi serve! >
-< Cosa? > urlò Inuyasha.
-< Su, non agitarti! > disse Kikio, mentre schioccando due dita, una decina di pirati circondarono Inuyasha e Kagome, portando fuori, di peso, una figura molto famigliare ai due: due pirati stavano trascinando per sotto le spalle Sango, imbavagliata e legata sui polsi e sulle caviglie, dove un masso era ancorato alla corda che teneva immobile i piedi della vice capitano.
-< Sango? > bisbiglio Kagome in ansia, mentre l’amica dall’alta coda castana si divincolava dalla morsa degli uomini e delle corde.
-< Ho trovato la tua amica qui che curiosava nei pressi della mia nave, sono stata gentile a riportartela ancora sana e salva, senza averle torto un capello! > disse divertita Kikio, avvicinandosi a Sango ed accarezzandole una guancia con fare viscido.
-< Che diamine vuoi vipera? > urlò Inuyasha.
-< Voglio Kagome… altrimenti la tua vice qui si farà un bel bagno, un viaggetto senza ritorno! >

Continua capitolo 14…

Bleah bleah bleah… unico commento, non trovate?
Sapete, vi chiedo umilmente scusa se ogni volta a fine capitolo dovete sorbirvi i miei lamenti, ma fato sta che non mi convince minimamente quello che scrivo, ovvero mi fa proprio schifo!
Ovviamente aspetto tanti vostri commenti, mentre mi scuso ancora per il tempo che ci metto ad aggiornare… odio la scuola!

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Capitolo 14
*** IL POTERE DI KAGOME ***


Ciao a tutti ragazzi, come va?
Il Lucca comics è stato una vera figata, lasciatemelo dire!
Quel posto era il paese dei balocchi, davvero!
Comunque mi è dispiaciuto un sacco non incontrare nessuno di voi, miei accaniti lettori ( accaniti? ma che mi son bevuta? Nd), ma sarà per un'altra volta… eh eh eh, difatti me pensa già alla fiera di Roma, datosi che forse riesco a convincere i miei^^ (eh, sapete, le mie arti persuasive sono famigerate ovunque!)
Cmq chiedo perdono per il lungo ritardo! La scuola è na vera rottura, non ho più tempo libero praticamente, e scrivere tre ff contemporaneamente è un lavoraccio, perciò portate pazienza con questa testolina di zucca che non sono altro e continuate a seguirmi e a commentare, me non interromperà mai il lavoro a metà^^ Ed ora il capitolo 14, spero possa piacervi!

CAPITOLO 14
IL POTERE DI KAGOME

Tum tum!
Il cuore batteva veloce e furioso nel petto di Kagome, mentre i suoi occhi erano fissi sul volto immoto, tirato in un orribile ghigno, di Kikio.
Dietro la pirata, che teneva in quegli attimi le sorti di una vita, ma anche di una delicatissima faccenda, in palmo di mano, Sango si dimenava con violenza dalla stretta dei suoi carcerieri, che in tre facevano ancora molta fatica a tenerla ferma.
-< Sei spregevole! > disse Inuyasha, digrignando i denti, e maledicendosi interiormente per non aver portato con se tessaiga, la sua fida spada da cui era solito non separarsi mai.
-< Spregevole? > urlò Kikio, evidentemente infastidita dalle parole d’odio che il capitano della shikon continuava a scagliarle adosso -< Attento a come parli Inuyasha, la vita della tua vice è nelle mie mani! > disse, facendo cenno ai suoi uomini di avvicinare la loro prigioniera al limite della banchina, proprio ad un pelo dall’acqua -< Consegnami Kagome, svelto! >
Inuyasha si voltò a guardare la ragazza dai lunghi capelli neri alle sue spalle: il volto di Kagome era immobile, sembrava privato di qualsiasi emozione. Non provava ne paura, ne odio , ne disperazione.
-“ Eppure… ” constatò Inuyasha “ ha il fiato corto e respira a lunghi tratti… sembra… sembra che si stia controllando! ”
-< Kagome… > disse in un filo di voce il capitano, destandola con un lieve richiamo -< … che facciamo? > Tum Tum! Tum tum!
Il cuore di Kagome sembrava non voler rallentare, come messo sotto sforzo da un estenuante corsa.
-< Io… non ti preoccupare Inuyasha, salva Sango! > rispose in un sospiro prolungato Kagome, respirando a grandi tratti tra una parola e l’altra.
-< Cosa? Dovrei lasciarti nelle mani di Kikio così? Che ti succede? Stai bene? > le chiese Inuyasha, mentre piccole gocce di sudore imperlavano la liscia fronte della ragazza diffronte a lui.
Tum tum! Tum tum! Tum tum!
-< Fa come ti ho detto! > urlò Kagome, mentre il tatuaggio nell’incavo del suo collo, coperto lievemente dalla camicia bianca che indossava, incominciava fievolmente a risplendere di una luce bieca ed opaca.
-< Ka…Kagome… > bisbigliò incredulo Inuyasha, scostandosi da qualche passo dalla ragazza.
Cosa diamine stava succedendo?
Kagome stava… stava come perdendo il controllo. Sembrava controllarsi ormai a fatica, mentre il respiro incominciava a farsi più intenso e pesante, e la luce che scaturiva… o kami-sama, scaturiva dal tatuaggio, dalla sua pelle, diventava di secondo in secondo più forte.
-< Oh no Kagome, non ti lascerò usare il potere di Umi proprio adesso! > urlò Kikio, estraendo la sua spada dal fodero e balzando al fianco di Sango e puntandole la lama contro il collo -< Smettila immediatamente o stacco il collo alla tua amica! >
-< Kikio… > disse Kagome, con voce quasi innaturale, mentre la luce che scaturiva dall’incavo del suo collo si stava lentamente allungando sul suo petto e sulle spalle.
-< Mi sei già sfuggita una volta, non ripeterò lo stesso errore dell’anno scorso! > urlò Kikio.
Tum tum! Tum tum! Tum tum!
Kagome tese la mano diffronte a lei, mentre la vista le si annebbiava.
Il potere di Umi, il potere della maledizione, si stava via via impossessando di lei.
Una sensazione di soffocamento, di acuto dolore, l’attraversò d’un tratto per tutto il corpo come una scossa elettrica, mentre i rumori attorno a lei si confondevano in un baccano incredibile.
Tum tum! Tum tum! Tum tum!
C’era quasi ormai... stava per dare libero sfogo al potere della maledizione che serbava nel suo cuore, che lei, pezzo della mappa per l’isola di Umi, aveva fin’ora usato solamente una volta per diffendere ciò che le era più caro e che aveva di prezioso, fata eccezione per la scontro con Kikio dell’anno precedente.
Stava perdendo il controllo… ma mentre la vista le si annebbiava, come magica nebbia forse comparsa in quel tardo pomeriggio dal nulla, i suoi occhi fissarono in una frazione di secondo il volto di Inuyasha al suo fianco.
Era disorientato e la guardava con espressione… stupita, o forse… “ di semplice disprezzo ” pensò in quel frangete Kagome, con l’ultimo barlume di lucidità.
-< Kagome… > urlò Kikio con voce imperativa, mentre la luce del tatuaggio maledetto aveva ormai completamente avvolto Kagome.
-< Kikio… > urlò Kagome -< … fottiti! >
Una luce abbagliante si sprigionò dalla ragazza, espandendosi come un esplosione.
Inuyasha chiuse gli occhi, poi… più nulla.
*** (ora si fa un piccolo salto nel passato!)
La pioggia scrosciava furente mentre il cielo plumbeo rumoreggiava tra i lampi e i tuoni del violento temporale.
Gli alberi, al limitare della foresta, ondeggiavano avanti ed indietro, mossi dal vento battente, avvicinandosi al terreno con le loro alte chiome sin quasi a spezzarsi.
Una luce intensa, simile ad un luccichio fatato, si stava via via affievolendo, diventando sempre meno visibile nel buio folto della foresta tormentata dalla pioggia.
Kagome cadde in ginocchio, mentre l’aria che respirava a grandi boccate aveva l’effetto di una pugnalata al cuore; era come se non avesse mai respirato in vita sua.
Diffronte a lei, dove poco prima sorgevano alti alberi dal robusto fusto, ora c’era solo devastazione: un terreno brullo, impregnato di fango, che faceva salire al cielo del caldo vapore provocato dall’esplosione. Kagome si portò una mano al petto, constatando come dall’incavo del collo, dove il tatuaggio maledetto era ancora debolmente rischiarato dal potere della maledizione, sgorgasse lentamente del sangue.
Senza dare troppa importanza alla cosa, sebbene il dolore fosse lancinante, incominciò faticosamente a gattonare nella direzione opposta alla scia dell’esplosione, dove una sagoma, riversa a terra, era immobile sotto l’intemperie del temporale.
Mentre si trascinava faticosamente, sporcando le lacere vesti bianche, che ancora le rimanevano adosso, di scuro fango, un fulmine cadde dal cielo di pece, facendo rimbombare tutta la foresta in un tremendo frastuono, come un urlo di qualche spietato demone.
-< Nonna… > urlò Kagome, ormai vicina alla vecchia ancora distesa a terra -< Nonna Kaede! >
-< Ka… Kagome… > bisbigliò l’anziana donna, cercando di muoversi inutilmente.
-< Nonna, non ti muovere! > disse faticosamente Kagome, sedendosi accanto a Kaede e prendendole il capo, poggiandolo sulle sue gambe.
-< Piccola… perché hai usato il potere? Sai bene che a lungo andare…cof cof… > tossì l’anziana donna, spuntando dalla bocca un rivolo di sangue.
-< Non ti preoccupare… > sorrise Kagome, asciugando il sangue alla nonna con un lembo della sua veste -< Ho pensato io ai briganti… >
-< Li hai uccisi? > chiese Kaede.
Kagome annuì:
-< Quando ti ho visto a terra… ho perso il controllo…>
-< Kagome… mi dispiace…io… avrei ancora molto da insegnarti sul tuo potere,ma… temo ormai…> disse con voce debole l’anziana donna.
-< No, non dire così! > urlò Kagome - < Oggi… mi avevi promesso che saremmo andate assieme per la prima volta al villaggio… ormai so controllare la maledizione… tu… me lo avevi promesso nonna! >
-< Piccola mia… io non riuscirò a mantenere la promessa, mi dispiace… cof cof…> tossì Kaede -<…ma voglio che tu tenga ben a mente una cosa… il grande potere che serbi nel cuore… non usarlo mai più per gli altri, perché lo sai che a lungo andare… ti… >
-< …mi ucciderà… > disse tristemente Kagome.
-< … porti un grande fardello, piccola mia, e non potrai condividerlo con nessun altro, perché se solo perderai il controllo dei tuoi sentimenti… prima o poi… morirai… > le disse con dolcezza Kaede, accarezzandole una guancia.
-< Non me ne importa nulla nonna… > urlò Kagome, stringendo la vecchia a se.
La pioggia non cessava la sua furia, mentre i fulmini e i tuoni si rincorrevano nel cielo tinto di pece.
-< Nonna? > chiese titubante Kagome, mentre dai suoi occhi profondi lente lacrime incominciavano a rigarle le guance.
-< Nonna? > urlò ancora, mentre abbracciava il corpo immobile, senza ormai più vita di quella, che era stata per lei, come una madre… l’unica persona per cui aveva fin’ora usato il potere di Umi, l’unica persona per cui aveva provato affetto…
Ora era sola… e con un grande segreto da portare nel cuore.
***
Una sensazione di profondo gelo, inaspettato , come un muro impenetrabile, avvolse d’improvviso Inuyasha, costringendolo ad aprire gli occhi.
La tremenda forza d’urto, sprigionata dall’esplosione, o quale altra accidenti cosa fosse scaturita dal tatuaggio di Kagome, aveva fatto cadere Inuyasha in acqua, così come mezzi pirati della scorta di Kikio e…anche Sango notò il capitano della shikon, stava affogando proprio sotto di lui. Voltandosi una frazione di secondo a guardare la superficie dell’acqua sopra la sua testa, ed il chiarore che ancora vedeva sprigionarsi sulla banchina, incominciò a nuotare verso il fondale, per fortuna non molto profondo.
La vice capitano era legata alle caviglie ad un grosso masso, ma, sebbene avesse un bavaglio alla bocca, sembrava ancora cosciente.
Inuyasha la raggiunse in breve tempo e, con un po’ di difficoltà, riuscì a slegare Sango, risalendo con lei in superficie.
Inspirando grandi boccate d’aria, osservò come la banchina, mezza distrutta ed in fiamme, si stava accartocciando su se stessa e di Kikio e Kagome, non ci fosse più la ben che minima traccia.
Continua capitolo 15…

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Capitolo 15
*** SULLA RIVA DI UN ADDIO ***


Ciao a tutti, come va?
Certo che in questi giorni fa proprio freddo, mammamia, la mia cameretta è una cella frigorifera e mentre scrivo ho i guanti alle mani per non congelare!^^
Allora, eccoci giunti qui ad un bel capitolino… wahahahah! Lo riletto un bel po’ di volte e mi sembra abbastanza passabile! Ditemi che ve ne sembra^^

CAPITOLO 15
SULLA RIVA DI UN ADDIO

Il lento rumore delle onde, così simile al cantilenare della pioggia, si spandeva sulla bassa costa sabbiosa tinta di caldi colori nel rosso del tramonto, che disegnava sulla superficie piatta del mare, una scia scintillante di riflessi diamantati.
L’onda, spingendosi sulla riva e ritirandosi nel suo gioco di lento movimento, faceva muovere, a contatto con l’acqua, i pochi brandelli di stoffa appiccicati al corpo di una ragazza, riversa a terra inconsciamente sul bagnasciuga.
I lunghi capelli corvini si muovevano come dotati di vita propria, mentre la poca veste che la ricopriva appena, logora e stracciata, sembrava svolazzare in un gioco di vento del mare.
Un’onda, più intensa e copiosa delle altre arrivò a sommergere il volto di Kagome, facendole aprire di scatto gli occhi di un caldo colore.
Alzandosi repentinamente a sedere, e tossendo l’acqua salata che aveva appena inalato, si guardò, con occhi irritati dalla salsedine, attorno.
La spiaggia era deserta… attorno a lei c’era il nulla.
Rendendosi poi conto di essere praticamente nuda, si portò una mano pudica a coprire i suoi seni… come diavolo era finita lì, in quello stato?
La testa le scoppiava, girava vorticosamente su se stessa come una trottola eterna, mentre la gola era riarsa dalla salsedine che le bruciava quasi il collo.
Vedendo una lieve chiazza scarlatta scorrerle tra i seni, si portò una mano all’incavo del collo, ritraendola quasi subito per l’intenso dolore provocato al tatto.
Il tatuaggio nell’incavo del suo collo bruciava, sembrava come essere appena stato tatuato, e piccoli rivoli di sangue scivolavano sulla pelle bagnata di Kagome.
Che diamine era successo?
Non ricordava praticamente nulla, solo sporadici frammenti.
Kikio, Sango, il potere della maledizione che la invadeva, prendendo possesso del suo corpo, e… e lo sguardo attonito di Inuyasha che la guardava mentre dava scempio dei suoi poteri.
Si… aveva usato a pieno il potere della sua condanna, ma poi, cos’era stato?
Rammentava solo una luce accecante e l’inebriante sensazione di potere invaderla, avvolgerla strenuamente… ma poi più nulla. Cosa ne era stato di Kikio? Di Inuyasha? Degli altri?
Faticosamente cercò di alzarsi in piedi, ma le ginocchia, non reggendola, la fecero ripiombare, in uno scintillare di spruzzi, con il sedere sulla sabbia.
Tossì rumorosamente, spostandosi infastidita una ciocca di capelli corvini appiccata al volto. Il sole stava lentamente calando all’orizzonte, mentre il cielo sopra di lei era già tinto delle azzurre sfumature della sera.
Tentò altre due volte di mettersi in piedi, ma sempre, quasi non si sentisse più le gambe, ripiombava a sedersi tra la sabbia e le onde.
-< Maledizione! > urlò stizzita, battendo i pugni sull’acqua -< … maledizione… > sbottò ancora.
Incominciava a fare freddo e l’acqua si stava ormai raffreddando sensibilmente senza il calore del sole.
Si guardò ancora attorno, rimanendo quasi sconcertata da una lampante considerazione: quella era la stessa spiaggia di poche ore prima, dove Inuyasha l’aveva rincorsa quasi senza motivo, non ancora a conoscenza della sua vera identità, della sua vera natura di mostro.
Si, mostro… infatti, cos’altro si poteva considerare?
Ne aveva dato la dimostrazione a tutti…era un arma, una maledizione che teneva a stento nascosta dietro quella sua facciata di semplice ragazza, così lontana dalla realtà. Lei era la rabbia della principessa Midoriko, la maledizione di un amore trasformato in odio.
L’ultimo sprazzo di sole si inabissò all’orizzonte.
-< Spero solo che gli altri stiano bene… > disse Kagome in un triste sorriso, soffermando a guardare il mare.
***
-< State bene? > chiese d’impeto Miroku, accorrendo al fianco di Inuyasha e Sango che, ancora stremati e fradici, stavano a carponi a pochi metri dalla banchina in fiamme.
-< Si… > bisbigliò Inuyasha, ancora senza fiato, alzandosi lentamente in piedi, mentre Miroku aiutava Sango a sostenersi e diversi pirati della shikon sopraggiungevano attorno al loro capitano -< Avete visto cos’è successo? >
-< Più o meno… abbiamo visto un grande fascio di luce, simile ad un esplosione, alzarsi in questa direzione, e siamo subito accorsi qui! > rispose serio Miroku -< Che diamine è successo? >
-< Kagome… avete visto Kagome? > chiese impazziente il capitano dai lunghi capelli corvini.
-< Non doveva essere con te? > domandò il pilota con il codino -< Cosa è successo? Gli uomini di Kikio pattugliano la città e il bosco qui nei paraggi… per arrivare fin qui abbiamo dovuto eliminare due o tre dei suoi. Inuyasha, dovremmo filarcela da qui alla svelta! >
-< Kikio? > chiese Sango -< Che fine ha fatto Kikio? >
-< Subito dopo l’esplosione l’abbiamo vista, accompagnata da un folto gruppo dei suoi, risalire sulla sua nave… non mi sembrava messa piuttosto bene! > rispose Miroku.
-< Miroku, Sango, tornate alla nave e tenetevi pronti a salpare! > ordinò perentorio Inuyasha.
-< Inuyasha! > lo richiamò Miroku, lanciandogli al volo la spada -< Non vorrai dimenticartela ancora! >
-< Se entro mezz’ora non sono ancora tornato, salpate senza di me! > ordinò Inuyasha, stringendo l’lesa della sua fida tessaiga in un pugno.
-< Capitano, dove vai? > chiese uno degli uomini lì riuniti.
-< Vado a riprendermi la mia traduttrice! > rispose il capitano, scomparendo poco dopo nell’ombra della prima sera.
***
L’aria pungente della sera, illuminata dalle alte stelle che rischiaravano il cielo di notte, portava con se, oltre al profumo salmastro di salsedine, urla e grida di uomini sparsi ovunque.
Kagome, ancora seduta sul bagnasciuga, si voltò a guardare il piccolo tratto di costa e la foresta che circondava la spiaggia: sporadiche luci, simili a lucciole, spuntavano qua e la tra i buchi della vegetazione, accompagnate da voci basse e profonde.
-< Stanno cercando me! > disse seria Kagome.
La sensibilità stava tornando lentamente alle gambe, ma l’acqua ormai fredda, in cui era immersa ormai da un bel po’, come un pesce in salamoia, l’aveva intorpidita.
Aveva freddo, era stanca e mezza nuda… dove diavolo avrebbe potuto andare?
-“ Di nuotare sino all’altro capo della baia non se ne parla minimamente… l’unica alternativa è quella di nascondermi nell’acqua, anche se rischio l’ipotermia! ” pensò decisa Kagome, osservando come le luci della fiaccole si stessero facendo via via più vicine e le voci sempre più ben distinte.
-“ Non che io abbia molta scelta! ” si disse, muovendosi a piccoli movimenti sussultori, nel tentativo di immergersi tra le onde, prima che una presa ferrea al polso ed una mano attorno alla bocca, impedendole di urlare, la bloccassero.
-< Kagome! > disse Inuyasha, abbracciandola d’impeto -< Come diavolo sei finita qui? >
-< Inu… > bisbigliò lei, affondando con il volto nel suo petto -< Sei ferito? Sango come sta? Gli altri… >
-< Shhhh! > la zittì lui, scostandola lievemente da sé -< Stanno tutti bene, ma purtroppo Kikio è riuscita a sfuggirci. Tu, come sei arrivata qui? > chiese, guardandola per bene solo in quel mentre ed accorgendosi delle sue, come dire, poche vesti.
Arrossendo vistosamente Inuyasha distolse lo sguardo da Kagome, mentre lei si voltava imbarazzata. -< Io… ho usato il potere della maledizione… >
-< Tieni! > la interruppe Inuyasha, porgendole la sua camicia ancora umida e rimanendo a petto nudo ( °O° saltagli adosso Kagome!!! Ehm ehm, scusate! Nd Kaggy )
-< Grazie… > farfugliò lei, indossandola.
-< Avanti… andiamocene via di qui! Gli uomini di Kikio ti stanno cercando ovunque! > disse lui, alzandosi in piedi.
-< Non riesco a camminare! > disse seria Kagome, toccandosi lievemente le gambe.
-< Allora ti porto in braccio… > rispose il capitano della shikon, prendendola per una mano ed aiutandola a rialzarsi -< … sei sempre un impiastro! >
Kagome sorrise lievemente, trovandosi così vicina al corpo così caldo, ma al contempo freddo, di Inuyasha, e perdendosi in quegli occhi ambrati, intensificati dai riflessi argentei della luna.
-< Sei una sciocca Kagome! > disse lui con voce roca, avvicinando il suo viso a quello della ragazza e fermandosi a pochi centimetri dalla sua bocca.
Kagome, sentendosi le gote avvampare e il fiato di lui, così corto ed irregolare, infrangersi sulle sue labbra, annullò in secondo la distanza tra loro, fondendo la sua lingua con quella del capitano in un unico e profondo bacio.
-< laggiù! > un urlò mise fine al magico idillio -< Sulla riva c’è qualcuno! >
Un paio, di uomini armati di spada e fiaccola, correvano veloci nella loro direzione. -< Dannazione, gli uomini di Kikio! > sbottò Inuyasha -< Kagome, sali sulle mie spalle! >
-< Inuyasha, non ce la faremo mai! > disse Kagome, guardandosi attorno: su di loro stavano convergendo altri pirati.
-< Non obbiettare stupida! > urlò lui -< Che dovrei fare? Lasciarti qui?>
-< Ascoltami per favore! > disse Kagome -< A Kikio servo viva, quindi la mia vita non è in pericolo. L’ultimo pezzo della mappa , quello della natura, si trova a Tokio! Dirigiti lì e trovalo prima di Kikio… io cercherò di rallentarla in qualche modo! >
-< Io non ti lascio qui con quelli! > rispose lui testardo, sguainando tessaiga.
I pirati erano ormai molto vicini.
-< Se quelli ti toccano io… io… >
-< Fidati di me per una volta! > urlò Kagome -< Vai a Tokio… ci rivedremmo lì! >
-< Kagome… > sospirò lui, rinfoderando la spada ed avvicinandosele come prima a pochi metri dal volto in fiamme.
-< Rimani viva… anche perché, ti devo dire una cosa! > le sussurrò, prima di voltarsi ed incominciare a correre verso la foresta.
Kagome annuì, mentre sotto il suo sguardo Inuyasha stendeva al suolo un paio di uomini che gli sbarravano la fuga.
Toccandosi lievemente le labbra, ripiombò, tra spruzzi di gelida acqua, a sedersi tra la sabbia e le onde, mentre i pirati di Kikio l’avevano ormai circondata.
-< Kagome Higurashi! > disse uno di quelli, prendendola per il polso ed alzandola rudemente -< la nostra capitano Kikio desidererebbe scambiare quattro parole con te! >
-< Puoi anche risparmiarti tutte queste cerimonie! > rispose stizzita Kagome, senza distogliere lo sguardo da dove era scomparsa la figura di Inuyasha -< So già quello che vuole! >

Continua capitolo 16…

Allora?

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Capitolo 16
*** QUEL CHE ACCADDE UN ANNO A DIETRO ***


Ciao a tutti ragazzi, come va? Incomincio a scrivere questo capitolo nel bel mezzo delle due settimane di fuoco a scuola…sono stra piena di compiti, non ne posso più!
Non vedo l’ora che arrivino le vacanze, così potrò dedicarmi alle ff in santa pace! A proposito… Tum pin tin tin: Kaggy vostra sta pensando di iniziare una nuova ff, però questa volta, datosi che non ho proprio tanto tempo, vorrei scriverla con qualcuno! Mi va benissimo qualsiasi persona, con esperienza o meno, ( sembra un vero annuncio) che voglia lavorare con me a una bella cosetta! Il mio indirizzo msn di chat è kagome008@hotmail.it... Chiunque voglia me lo faccia sapere!
Cmq ringrazio tutti quelli che hanno commentato il capitolo precedente… anche le critiche che sinceramente non mi aspettavo… sigh sigh… ma non demordo!
Quindi, leggete, leggete, leggete!

CAPITOLO 16
QUEL CHE ACCADDE UN ANNO A DIETRO

Il galeone dalle grandi vele bianche, tese in una conca di vento, veleggiava veloce e spedito nel profondo mare aperto. La luna, bassa all’orizzonte, si stava accingendo a tramontare, mentre dal lato opposto le pallide sfumature dei radi raggi del sole sfumavano il cielo. Inuyasha fissava silenzioso l’orizzonte del mare ancora tinto di nera notte, mentre il vento, che spirava veloce, gli scompigliava i lunghi capelli di seta nera.
Erano ormai due giorni che la shikon navigava verso Tokio, senza aver gettato l’ancora nemmeno per una volta. Gli ordini che il capitano aveva impartito ai suoi uomini erano stati chiari: condurre la nave a Tokio il più velocemente possibile, entro un lasso di 5 giorni, anche se questo avrebbe potuto significare per loro continuare a lavorare inninterottamente.
Inuyasha aveva fretta. Una fretta terribile … come se, arrivando il prima possibile a Tokio, avesse avuto l’automatica certezza di rincontrare subito Kagome. In quei due giorni dall’ultima volta in cui aveva visto la ragazza, si era dato dello stupido e dell’idiota circa diecimila volte.
Perché mai l’aveva lasciata lì da sola? Perché quella volta le aveva dato retta, cosa che di solito non avrebbe mai fatto? Ce l’avrebbe fatta, ne era sicuro. Più ci rimuginava sopra e più gli appariva evidente che, magari non molto facilmente, avrebbe potuto sconfiggere quei pirati al seguito di Kikio e, Kagome caricata sulle spalle, tornare alla shikon in breve tempo. Era stato un idiota, punto e basta. Avrebbe dovuto zittire Kagome seduta stante e agire d’impulso come aveva sempre fatto.
-“ Già… ” pensò tra sé il capitano dai lunghi capelli corvini –“ … forse avremmo potuto farcela! ”
-< Inuyasha! > la voce armoniosa di Sango lo distrasse dai suoi pensieri -< Sta per albeggiare! Non hai chiuso occhio tutta notte, perché non vai a riposare? >
-< Non ho sonno! > rispose il capitano, voltandosi a guardare la sua vice capitano e Miroku che pilotava il timone della galea -< Tu Sango, come stai? Ti sei ripresa del tutto dall’altro giorno? >
-< Si, non ti preoccupare, mi sono trovata in situazioni peggiori! > rispose in un sorriso la ragazza -< Piuttosto, mi chiedo come starà Kagome! >
-< Me lo domando anche io… > disse in un bisbiglio Inuyasha -< …spero solo che… >
-< Non dovete preoccuparvi! > disse Miroku con sguardo serio e deciso - -< Sarà anche come dici tu, ma Kagome non può utilizzare il potere di Umi in maniera continua e a suo piacimento. Voi non l’avete vista lì sulla spiaggia… era distrutta, non si reggeva in piedi! > disse Inuyasha -< E Kikio non è certo persona da farsi gabbare due volte! >
-< Comunque sia converrai con me che Kikio non può in alcun modo toccare Kagome… è troppo preziosa persino per lei! > rispose Miroku.
-< Si… > rispose il capitano -< … ma forse avrei potuto evitare questa situazione! >
-< Inuyasha, cerca di fidarti di Kagome!> disse d’un tratto Sango -< Se ha detto che non c’era alcun pericolo per lei, perché dovresti dubitarne? E poi, così facendo, ci permette pure di precedere Kikio a Tokio… ormai rimane un solo pezzo della mappa da trovare, non dimentichiamolo! >
-< E chi se lo scorda! > rispose Miroku -< Il pezzo della natura! >
-< Pensate forse sia il caso di avvisare Sesshomaru? > domandò Sango -< A quanto ne so si trova ancora in Hokkaido! > -< Gli scriverò un messaggio appena scendo in cabina… > rispose serio Inuyasha, tornando a fissare il cielo che ormai si stava rischiarando visibilmente di secondo in secondo.
Già, non ci aveva pensato, ma, forse, avrebbe dovuto avvisare suo fratello degli ultimi risvolti.
In qualunque modo però avesse esposto la faccenda, era certo che a Sesshomaru la cosa non sarebbe andata giù tanto facilmente: Kikio e Naraku avevano già due pezzi della mappa, mentre loro erano ancora, letteralmente, in alto mare.
Innervosito dalla superficialità di quei pensieri,Inuyasha batte seccato un pugno sulla balaustra del cassero: chi se ne fregava infondo di quello che avrebbe potuto dire o pensare Sesshomaru, una volta venuto a conoscenza dei fatti?
Ora come ora, ad Inuyasha importava molto di più di ben altre cose e persone.
-< Mi domandavo… > disse dopo parecchi minuti di silenzio -< … come Kagome abbia fatto a conoscere Kikio!? >
-< Devo dire che sono rimasto abbastanza stupito quando ci hai raccontato quello che è successo alla banchina, ma sapere che anche Kagome aveva conosciuto Kikio prima dell’altra sera, mi ha lasciato senza parole… > rispose Miroku -< … chi sa quale legame c’è tra loro? >
-< Prima che Kagome manifestasse il potere della maledizione, sono certa di aver sentito Kikio borbottare qualcosa su un fatto accaduto l’anno scorso, ma nulla di preciso!> rispose Sango.
-< L’anno scorso? > domandò Inuyasha -< Sembra proprio che quel anno sia stato disastroso per tutti! >
-< Già… > disse tristemente Miroku, facendo scivolare sulla sua mano la ruota che fungeva da timone -< … è stato proprio l’anno scorso che Kikio ci ha traditi, alleandosi con Naraku! >
-< Tsk, quella dannata! > sbottò Inuyasha -< Sono stato un cretino allora, così come lo è stato mio padre! >
-< Non parlare a quel modo di tuo padre, Inuyasha! > lo rimproverò Sango -< Quando tu, Kikio, Sesshomaru e tuo padre vi siete alleati, condividendo informazioni e conoscenze sull’isola del mare, il fantomatico tesoro e la mappa, nessuno si sarebbe mai aspettato che Kikio ci avrebbe potuti tradire con Naraku e… >
-< e? > chiese Inuyasha, serio in volto -< Concludi la frase Sango! >
-< … e assassinare tuo padre! > disse tristemente Miroku, scambiando uno sguardo di intesa con la vice capitano -< … per non parlare dei danni che abbiamo riportato alla nave, andata quasi completamente distrutta durante la battaglia contro Naraku e Kikio! >
Lo sguardo di Inuyasha si rabbuiò.
Era proprio andata così. Suo padre era stato tradito, assassinato e privato del proprio sogno da quei due figli di buona donna.
Naraku era sempre stato l’acerrimo nemico di tutta la famiglia, quasi come un eredità passata di padre in figlio, ma Kikio… Kikio li aveva apertamente traditi, vendendo le loro informazioni e le loro vite a Naraku, in cambio di una promessa: raggiungere l’isola nel mare e ottenere parte del bottino, che a suo dire, sarebbe stato più lauto diviso a due, che a quattro.
Che sciocca! Davvero pensava che Naraku le avrebbe consegnato così comodamente parte di quel agognato tesoro? O forse, c’era dell’altro dietro?
Era ormai da molto che Inuyasha si chiedeva se il tesoro nell’isola nel mare contenesse solo denari, gioielli e ricchezze d’oro. Non aveva avuto tempo di documentarsi o di chiedere a Kagome, ma era certo che dietro ci fosse qualcos’altro! Altrimenti il perché della maledizione?
Certo, poteva benissimo far finta di credere a quella strana leggenda dell’amore della principessa bianca trasformato in odio, ma dietro, ne era certo, c’era il segreto di un tesoro ancora più grande. Degnando di un ultima occhiata il cielo ormai azzurro e l’orizzonte tinto dei caldi raggi del sole, si allontanò silenziosamente dai due compagni, scendendo gli scalini del cassero.
-< Dove vai? > gli chiese Miroku.
-< Vado a riposare in cabina! > rispose senza voltarsi -< E a scrivere a mio fratello! >
***
Kagome aprì gli occhi, sbattendo diverse volte le palpebre per mettere bene a fuoco la vista. Un buio totale, se non fosse stato per un piccolo spiraglio di luce che entrava bieco dall’oblò alla sua destra, l’avvolgeva.
Alzandosi lentamente a tastoni dal letto, si avvicinò alla piccola finestrella, mentre sotto i suoi piedi il pavimento oscillava.
-“ Siamo già in viaggio! ” pensò, osservando il mare dall’oblò –“ dannazione! ”
Facendo molta attenzione si avvicinò alla porta della sua camera, tentando diverse volte di aprirla.
-< Nulla da fare! > disse seccata, battendo i pugni sullo scuro legno -< è chiusa a chiave! >
Non avrebbe saputo dire con esattezza da quanto tempo si trovava chiusa in quella stanza, ma era certa che quella specie di braccialetto che portava al polso, e per lei del tutto estraneo, non era nulla di buono. Era largo circa 5 centimetri, di argento forse, e le serrava il polso sin quasi a bloccarle la circolazione. Avvicinandosi nuovamente alla finestrella, tentò inutilmente più volte di sfilarselo di dosso.
-“ Me lo avranno messo adosso quando mi hanno fatta svenire sulla spiaggia! ” pensò infastidita, torcendosi quasi il polso, mentre alle sue spalle la porta si apriva in un rumoroso rumore di chiavi.
Sulla soglia comparvero Kikio e un ragazzo, di bel aspetto, dai lunghi capelli corvini raccolti in un alta coda di cavallo.
-< Finalmente ci rincontriamo! > disse Kikio in un sorriso -< Sai, non mi è piaciuto particolarmente lo scherzo dell’altro giorno, mi hai conciato piuttosto male! >
-< Peccato, sai, posso fare di meglio! > rispose con sguardo di sfida Kagome, fulminando la donna con lo sguardo.
-< Sai, in questo breve periodo in cui non ci siamo viste, devo dire che il tuo carattere non è per nulla migliorato, anzi, sembra quasi tu abbia assimilato il caratteraccio di Inuyasha! > rispose in un sorriso Kikio.
-< Cosa centra Inuyasha in questa storia? > domandò Kagome.
-< Bhe, cara la mia ragazza ribelle, ti ricordi il nostro primo incontro, l’anno scorso? > domandò avvicinandosi a Kagome, e toccandole un ciuffo di capelli corvini con fare gentile.
-< Tsk, come potrei dimenticarlo! > rispose furiosa Kagome.
-< Bhe, ti ricordi quel bel periodo che hai trascorso nella cella della cambusa di questa nave, prima di riuscire a svignartela durante lo scontro con altre navi pirati? > chiese ancora Kikio, avvicinando il proprio viso a quella della ragazza, mentre Kagome annuiva con la faccia tirata in una smorfia.
-< Bhe, la nave contro la quale stavamo bombardando era la shikon di Inuyasha! > chiari Kikio in un sorriso. Kagome impallidì, allontanandosi perplessa dalla pirata.
-< Tu sei una bastarda! > disse con voce malefica, guardando Kikio con sguardo carico d’odio.
-< Eh eh eh eh, sarà anche così, chi lo sa? > rispose la capitano in una risata sonora -< Ma vedi di tenere a bada i tuoi bollenti spiriti! > poi, indicando il ragazzo a suo lato -< Lui è Koga, ti terrà compagnia, farai bene ad abituarti alla sua presenza >
Kagome spostò lo sguardo sul ragazzo che le si stava avvicinando: era un bel ragazzo, dai lineamenti marcati, ma gentili… non sembrava affatto un grandissimo figlio di buona donna come Kikio. -< E questo cos’è? > domandò Kagome, indicando lo strano bracciale che portava al polso. Il sorriso di Kikio si accentuò.
-< Vedi, non è che io non mi fidi di Koga, ma so quanto tu sia brava con le parole, quindi, per non correre rischi, ti ho fatto un bel regalino! > rispose Kikio -< Quel braccialetto rilascia gradualmente un veleno letale all’interno del tuo corpo, se entro una settimana non ci condurrai all’ultimo pezzo della mappa di Umi, ti puoi scordare l’antidoto! >
-< Se io muoio come pensi di trovare l’isola nel mare? > domandò furente Kagome.
-< Prima di parlare, faresti bene ad aspettarti di passare la peggior settimana della tua vita: man a mano che il veleno si espande all’interno del tuo corpo, patirai i peggiori sintomi che si possano immaginare! >
rispose in un sorriso la capitano, facendo per andarsene. -< Bastarda! > urlò Kagome, scagliandosi adosso alla donna, prima che Koga la fermasse, intromettendosi tra lei e Kikio.
-< Faresti bene a non agitarti, Kagome! > le disse il ragazzo -< Più ti agiti più il veleno si espande rapidamente! >
Kikio lanciò un ultima occhiata ironica a Kagome, prima di chiudere la porta a chiave, lasciando i due nella stanza ripiombata nella semi oscurità.
Kagome si afllosciò su se stessa, piombando in ginocchio a terra.
-< Inuyasha…. > mormorò, mentre piccole lacrime le uscivano dai profondi occhi di caldo colore -< … questa volta non so proprio come fare! >

Continua capitolo 17…

Ok ragazzi, ora la situazione è davvero complicata!
Avete più o meno capito quello che è successo un anno a dietro?
Lo so che questo capitolo è piuttosto noioso, ma mi serviva per chiarire definitivamente la storia prima della parte più movimentata di tutta la faccenda! Dal prossimo capitolo inizierà la vera azione, quindi, state attenti, che le cose prenderanno una piega inaspettata!
Baci Baci! Kiss Kaggy!

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Capitolo 17
*** PIANI ***


Ciao a tutti, finalmente le vacanze si stanno avvicinando ed io riesco a tirare un sospiro di sollievo dopo tantissimo tempo e posso dedicarmi nuovamente a scrivere un po’ e a tormentarvi, cosa che mi riesce assai bene e che mi diverte! Spero nn vi siate dimenticati della ff… lo so che procede a rilento, ma la scuola è un vero tormento! Ringrazio tutti quelli che leggono e commentano! Ed ora, leggete, leggete, leggete!^^

CAPITOLO 17
PIANI

L’alba, appena sorta, rischiarava con i suoi tenui raggi di sole, ancora tiepidi nell’aria pungente della notte, la grande capitale del Giappone, già sveglia nei traffici del mercato e per le vie sempre più popolate. La città dormiva poco, avvolta nella frenesia del lavoro di migliaia e migliaia di persone. Al grande porto di Tokio, il più grande di tutta l’isola, i traffici e i movimenti di persone e navi non si fermava quasi mai.
La shikon, fatta scendere la bandiera pirata ed issata una bandiera qualsiasi, di un qualsiasi mercantile, stava compiendo lentamente la manovra di avvicinamento alla lunga banchina di cemento dell’ampio porto. La situazione non era affatto delle più semplici: le autorità pattugliavano il porto ed ispezionavano le navi sospette, ma ormai Inuyasha e i suoi uomini avevano un ampia esperienza al riguardo… si erano finiti mercanti talmente tante di quelle volte che avrebbero potuto benissimo diventare dei commercianti. D’altronde la pirateria era un reato punito con l’impicaggione, e farsi beccare in flagranti, tanto più che erano entrati nella “tana del nemico” di loro spontanea volontà, sarebbe stata una vera e propria condanna a morte.
Ma il capitano della shikon era stato deciso nei suoi ordini: si sarebbero finiti dei mercanti ed avrebbero attraccato al porto di Tokio per poter tenere sotto controllo la situazione ed avere la nave a portata di mano in caso di necessità… d’altronde, dei pirati poco se ne curavano delle leggi che avrebbero dovuto mandarli al Creatore.
Toc Toc!
-< Inuyasha… > la voce di Miroku distrasse il capitano della shikon che, appena appisolato sulla sua scrivania, aveva chiuso un istante i begli occhi ambrati dopo giorni di insonnia -< … Posso entrare? >
-< Entra!> rispose Inuyasha, con la voce ancora lievemente assonnata.
-< Siamo arrivati! > sorrise Miroku, aprendo la porta della cabina -< Sango mi chiede quali siano le tue direttiva ora! >
- rispose in un sorriso forzato il capitano, alzandosi e prendendo la lettera che aveva appena finito di scrivere -< Intanto spedisci questa a mio fratello! >
-< Ci hai messo 3 giorni per scriverla, cos’è, un poema? > chiese il pilota dal buffo codino.
-< Tze! Fosse facile scrivere in modo semplice a mio fratello! > rispose seccato Inuyasha, allacciandosi la sua fida tessaiga alla cintura -< Devo stare attento alla parole che uso o il signorino se la prende a male! > - domandò Miroku.
-< Gli ho fatto un breve riassunto di quanto è successo e l’ho informato che l’ultimo pezzo della mappa di Umi si trova qui a Tokio! > rispose il capitano -< Quello che combinerà poi sono solo affari suoi… io so già che cosa fare! >
-< Cosa esattamente? Kagome ci ha detto che l’ultimo pezzo si trova qui, ma non sappiamo dove si trovi o dove andare a cercare! > disse preoccupato Miroku -< Tanto più che non sarà facile muoversi indisturbati e senza dare nell’occhio! >
Inuyasha si avvicinò alla scrivania, dove stavano, ancora aperti, dei vecchi libri dalle pagine ingiallite -< Questi sono i libri che abbiamo preso quella volta ad Osaka, ci ho dato un occhiata! > disse il capitano.
Miroku rimase a bocca aperta: -< Inuyasha… tu… tu… ti sei messo a leggere? > chiese quasi incredulo, guadagnandosi un occhiata carica d’odio da parte dell’interessato.
-< Se hai finito di fare il cretino, avrei trovato qualcosa di interessante! > disse seccato Inuyasha, sfogliando uno dei tomi che aveva da poco consultato -< Qui si parla del pezzo della natura! >
-< Sono tutto orecchi! > rispose serio Miroku, avvicinandosi all’amico.
-< Bene… allora, qui dice appunto che il pezzo riguardante la natura sarà accessibile solamente da quegli uomini in grado di rispettare ciò che li circonda, di sapere ascoltare il verso degli uccelli nelle notti di pioggia e di sapere vedere il sole nei giorni di nubi… questo lo sapevamo già… poi aggiunge: il pezzo della mappa di Umi si trova in un luogo primordiale, un luogo in cui pulsa ancora il cuore originario della terra! > lesse Inuyasha -< Qualche idea? >
-< Il cuore originario della terra? > chiese Miroku -< Da molto l’idea di cunicoli o grotte… però non so se a Tokio ve ne siano! >
-< Dovremmo informarci! > rispose Inuyasha -< Scendiamo a terra con una decina di uomini, non di più!> ordinò il capitano, richiudendo in un gesto secco il libro dalla copertina ammuffita.
-< Pensi che Kagome e Kikio siano già arrivate? > chiese Miroku.
Inuyasha si bloccò, sorpreso da quella domanda.
-< Non lo so! > rispose serio.
-< Come faremmo a trovarle? > chiese nuovamente Miroku.
-< Troviamo il pezzo della natura… e ritroveremo anche Kagome! > disse serio Inuyasha.
***
Kagome sedeva svogliatamente all’ombra del grande albero maestro e delle sue ampie vele bianche, che la riparavano come un enorme para sole dai raggi dell’astro alto nel cielo.
Tokio era ormai vicina… non avrebbero impiegato più di due ore per giungervi.
Kagome avrebbe potuto far perdere molto più tempo a Kikio e alla sua banda di sciocchi pirati, per dare l’opportunità ad Inuyasha e gli altri di trovare il pezzo della mappa mancante, ma ad incombere su di lei c’era quello strano braccialetto e quel veleno, che a detta di Kikio, le entrava di giorno in giorno sempre più in circolo e che l’avrebbe uccisa se non avesse preso in tempo l’antidoto.
-“ Dannazione! “ pensò frustrata la ragazza dai lunghi capelli, grattandosi distrattamente il polso –“ Questo coso fa prurito! ”
A dire il vero gli effetti del veleno dovevano ancora manifestarsi, a parte qualche sporadico barcollamento che Kagome preferiva attribuire alle oscillazioni della nave che ad una sua perdita improvvisa di lucidità. Guardando quasi con aria rassegnata il cassero della nave, dove Kikio parlottava animatamente con i suoi uomini, Kagome incrociò per un istante lo sguardo della donna odiata.
-< Dannata! > bisbigliò tra i denti, mentre il volto magro di Kikio si storceva in un lieve sorriso, quasi intuendo i suoi pensieri.
-< Non ti arrendi proprio mai, eh?> chiese una voce maschile al suo fiancalo, distogliendola bruscamente dai suoi pensieri.
-< Mai! > rispose seria Kagome, fissando con sguardo di sfida il ragazzo sedutole affianco.
Koga, da bravo cagnolino obbediente alla acida padrona, non la lasciava mai sola. A dire il vero Kagome non lo disprezzava poi così tanto: sembrava davvero un bravo ragazzo, un tipo con la testa sulle spalle, che nei brevi discorsi che aveva intrattenuto con lei durante il viaggio, l’aveva saputa far anche sorridere in qualche momento.
Kagome si interrogava da un po’ sul motivo che spingesse un tipo come Koga a stare come sottoposto, come sbriga tutto, di quella arpia e megera di Kikio.
-“ Sono una scema! “ pensò la ragazza dai profondi occhi scuri, infastidita –“ Lui è pur sempre un mio nemico in fin dei conti! ”
-< Kagome… > a distrarla dai suoi pensieri fu ancora la voce roca del ragazzo dall’alta coda corvina.
-< Dimmi! > rispose seria Kagome, cercando di apparire il più distaccata possibile.
-< Tu… cosa faresti se entrassi in possesso del tesoro di Midoriko?> chiese Koga, lasciando la ragazza esterrefatta.
Lei non si era mai posta una simile domanda… nessuno le aveva mai chiesto una simile cosa, tanto più che lei era solo un pezzo della mappa. Cosa diavolo avrebbe mai potuto desiderare se non una vita senza maledizione?
-< Io… io… non lo so!> rispose titubante, abbassando sconsolata lo sguardo -< Vorrei non essere mai nata con questa maledizione dentro, ma ancora di più vorrei vedere Kikio morta!> concluse, con tono triste, ma al tempo stesso determinato. < Tu… tu invece cosa faresti? > chiese Kagome, dopo interminabili attimi di silenzio.
-< Io… io… ah, lasciamo perdere! > disse frustrato il ragazzo.
-< Koga… ma… davvero tu stai dalla parte di Kikio? > chiese d’un tratto la ragazza dai lunghi capelli corvini, dando voce ai suoi pensieri -< Mi sembri un bravo ragazzo… davvero sei alleato di quella traditrice? Davvero sei un suo sottoposto? >
Koga la guardò con aria smarrita. -< Questi… questi non sono affari tuoi! > sbottò con ira, sorprendendo Kagome -< Non dimenticare che io e te non siamo amici… io ti devo solo controllare, tutto qui, che cosa vuoi sapere di me? >
-< Sei stato ti ad incominciare con queste strane domande!> rispose furente Kagome -< Io ucciderò Kikio, ricordalo! E nemmeno tu sarai in grado di fermarmi! > disse seria Kagome, sfidandolo con lo sguardo -< Se tu sarai dalla sua parte… bhe… mi dispiace, ma non mi fermerò! >
-< Perché… perché ti dispiace? > chiese Koga -< Io sono un tuo nemico, dovresti non avere alcuna pietà, anche se adesso come adesso non riusciresti a fare nulla! >
-< Dici sul serio? > chiese Kagome, ormai determinata ed alzandosi in piedi -< E se ora mi buttassi in mare? >
-< Cosa? > urlò impaurito Koga, non aspettandosi affatto una reazione simile da parte di Kagome.
-< L’ho già fatto una volta… potrei anche lasciarmi morire, non ho affatto paura! > rispose determinata Kagome.
-< Davvero lo faresti? > chiese il ragazzo, avvicinandosi a lei e prendendola per le spalle.
-< Se davvero lo volessi non riusciresti a fermarmi! > disse seria Kagome -< Senza di me non riuscirete mai a raggiungere l’isola del mare! >
Koga la guardò serio negli occhi: quella ragazza non stava affatto mentendo… era determinata in tutta questa sua improvvisa pazzia.
-< Ed allora perché fin’ora non hai tentato di scappare? Di suicidarti? Di ribellarti? > chiese il ragazzo.
-< Perché… perché… > disse titubante Kagome, mentre nella sua mente trascorrevano le immagini, i ricordi, che serbava gelosamente nel cuore di Inuyasha e i suoi amici della shikon -< Perché c’è anche qualcun altro che spera di trovare quel tesoro… qualcuno che se lo merita, che deve vendicarsi… qualcuno su cui io riserbo la massima fiducia e non posso tradire! >
-< Tu… perché ti fidi di quelle persone? > chiese Koga.
-< Perché… perché con loro ho finalmente trovato il mio posto… e per loro sono disposta a lottare! > rispose seria Kagome, con gli occhi velati di lacrime -< E un giorno lo farò capire anche a te, ne puoi stare sicuro! >
***
Inuyasha, Miroku, Sango, e alcuni marinai della shikon, camminavano in silenzio per le vie trafficate di Tokio, tra bancarelle, viandanti gente di tutte le razze e profumi di tutto il mondo.
-< Miroku, manca ancora molto? > chiese Inuyasha, guardandosi attorno.
-< No, voltiamo l’angolo e siamo arrivati! > rispose il pilota della shikon.
Difatti, quasi materializzandosi magicamente, non appena il piccolo gruppo di uomini svoltò l’angolo, si trovò d’innanzi un maestoso, imponente, tempio scintoista.
La lunga scalinata e la grande piazza antistante l’ingresso, contribuivano a rendere l’edificio ancora più imponente. Il tetto spiovente, dai bordi a pinnacolo, colorato di rosse tegole, percorreva in tutta la lunghezza il tempio, mentre solo una grande porta di legno segnalava l’ingresso al sacro edificio.
-< Wow!> disse Sango meravigliandosi del complesso che aveva d’innanzi agli occhi -< Siamo sicuri che questo sia il posto giusto ?>
-< Se quell uomo al porto non ci ha presi per i fondelli, dovremmo esserci! > rispose Miroku -< Tutto sta adesso a farci entrare al tempio e andare nelle grotte che si nascondono sotto di esso! >
-< Bhe, potremmo fingerci dei pellegrini che vorrebbero visitare le grotte sacre! > azzardò Sango -< Quel signore al porto ha detto che sono una meta molto famosa per i viandanti e i santoni! >
-< Diamo l’idea di essere dei santoni? > chiese serafico Inuyasha.
-< Ragazzi, ragazzi, lasciate fare a me! > sorrise sornione Miroku, incamminandosi con passo sicuro verso il portone.
Inuyasha e Sango lo seguirono senza fiatare, ormai rassegnati a vedere l’ennesima interpretazione del loro bacato pilota, mentre, senza farsi notare, una figura insidiosa li osservava nell’ombra. Gli occhi rossi e la bocca dal colore scarlatto erano ben visibili non ostante portasse un cappuccio sul capo a coprire i suoi lunghi capelli legati in una strana pettinatura.
-< Kagura! > una voce la distrasse dai suoi pensieri.
-< Sono quelli? > chiese sempre uno dei suoi uomini.
Lei annuì, senza distogliere lo sguardo dalle sue prede.
-< Aspettiamo che entrino, poi, al mio segnale, entriamo anche noi! > ordinò, con un sorriso furbo stampato in volto.
Ignari di quello che stava succedendo, Inuyasha e gli altri della shikon entrarono al tempio, grazie a non si sa quale trucco di Miroku, mentre alle loro spalle qualcuno architettava una trappola insospettabile, e la nave di Kikio attraccava al porto di Tokio.

Continua capitolo 18…

Ci siamo, ci siamo, ci siamo!
Il pezzo della natura è vicino, uno scontro è vicino, l’incontro tra inu e Kaggy è vicino… tutto è vicino! Spero vi sia piaciuto… la scuola onnipresente stressa in maniera assurda!
Nel prossimo capitolo non vi lascerò in pace, avvisati!
Commentate! Commentate! Commentate! E buon natale!!!!

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Capitolo 18
*** NEL BUIO DELLE GROTTE ***


Ciao ragazzuoli/ ragazzuole, passato bene il natale?
Ricevuto tanti regalini super sbriluccicosi?
Si, non vi preoccupate, sono sempre io… non è che uno strano mostro abbia preso possesso del mio corpo!
Wahahahah, biene biene, ecco a voi il capitolino! ( basta con questi vezeggiativi!!!! )

CAPITOLO 18
NEL BUIO DELLE GROTTE

La bieca luce della candela si spandeva tenue lungo i lunghi pavimenti di fredde mattonelle scarlatte che ricoprivano i buii corridoi dell’imponente tempio buddista, il più grande di Tokio.
Un anziano monaco, dal volto scarno e assopito negli anni, e dalla testa perfettamente calva, come esigeva il costume dell’ordine monastico, scortava, nel più rigoroso silenzio, il piccolo gruppo di uomini della shikon verso le grotte sacre di Tokio, meta annuale di molti pellegrini in cerca di un qualche miracolo.
Si narrava infatti che l’acqua stagnante in uno dei bacini sotterranei avesse magiche proprietà curative e benefiche, e donasse anche ulteriore forza e vigore a persone già sane sia nell’animo che nel corpo.
Un odore acre di incenso e di pulito si snidava tra gli impervi corridoi, arredati alle pareti da grandi mosaici sacrali, ritraenti monaci, santoni e quante altre persone di radicata fede in eroiche imprese contro qualche demonio, spiritello o figura maligna che fosse.
-< Questo posto mette i brividi! > disse in un bisbiglio Sango, mentre il rumore dei suoi passi si propagava come fastidiosi scalpiccii.
-< In effetti un po’ di luce non guasterebbe! > sorrise Miroku.
Percorsi alcuni lunghi corridoi, incrociando sporadicamente qualche altro monaco dalla tunica arancione, giunsero infine alla sala principale del tempio.
Il salone, dalle dimensioni di un vero gigante, era illuminato ai lati da moltissime fiaccole, che costeggiavano con le loro flebili lamelle, in tutta la lunghezza, le pareti del color della crema, che contrastavano, quasi quanto un pugno nell’occhio, con i pavimenti rosso accesso.
In fondo alla sala un grande gong d’oro, simile per dimensioni alla sfera del sole, donava all’ambiente riflessi magici, mentre incensieri appesi al soffitto profumavano l’aria di mirto e di lavanda.
Alcuni monaci, lì riuniti in meditazione, con una sorta di lungo rosario in mano, non sembrarono notare il piccolo gruppo che, nel più rispettoso silenzio possibile, attraversò la camerata senza dare nell’occhio.
Il monaco che guidava Inuyasha e compagni fece l’oro cenno di seguirlo, mentre, dopo averli fatto svoltare dietro il grande gong d’oro, mostrava l’oro l’ingresso, accuratamente mimetizzato, ad una botola sotterranea: una lunga scala impervia di gradini scivolosi, scavanti a mano nella pietra, scendeva sotto i loro occhi nel buio di quelle grotte.
-< Seguitemi e fate attenzione a dove mettete i piedi! > disse seria la loro guida, incominciando a scendere nelle profondità del sacro edificio -< Queste grotte sono state scavate all’inizio del tempi e sono un luogo per noi di vitale importanza: oltre che luogo sacro, sotto di noi scorre una delle falde acquifere più importanti della città! > raccontò, mentre con calma e lentezza, per non scivolare, percorreva la scala dalle pareti rocciose.
Attorno a loro le pareti acuminate di scura roccia, bagnate dalle gocce di umidità, che li si poteva respirare quasi palpabilmente, brillavano in risposta alla luce della candela, dalla fiamma ballerina, che le faceva risplendere come piccoli diamanti.
-< Quanto tempo pensate di fermarvi? > chiese il monaco, giungendo finalmente alla fine della lunga scalinata e piantando saldamente i piedi su un terreno quantomeno piano. -< Il necessario! > rispose lapidario Inuyasha, cercando di scrutare nell’oscurità della grotta che lo avvolgeva.
-< State attenti ragazzi, queste grotte non sono mai state del tutto esplorate! > disse tristemente il monaco -< Arrivate al primo bacino d’acqua, lì pregate e fate quello che dovete fare, poi tornate indietro… non è difficile perdersi in questo luogo! >
Miroku annuì, sorridendo al monaco:
-< Non si preoccupi, non ci impiegheremo molto tempo! > disse, battendogli una mano sulla spalla.
-< Tenete! > rispose il monaco, porgendo l’oro una candela, dopo averla accesa dalla sua -< Io vi aspetterò di sopra! > -< Lei non viene con noi padre? > chiese Sango, rassicurata almeno parzialmente dalla figura sapiente dell’anziano uomo.
-< Alcuni affari mi attendono e il percorso non è del tutto semplice per un uomo con i miei anni, ma non temete, nessuno si è mai perso! > rispose il monaco in un sorriso -< Nessuno che non abbia mai voluto esplorare queste grotte! >
***
Kagome camminava silenziosamente, scortata da alcuni uomini di Kikio e da Koga, che le camminava sempre a fianco.
Un pesante cappuccio nero le copriva il volto, mentre, non vista sotto lo scuro abito dalle ampie maniche, una spessa corda di canapa le chiudeva le mani. Al polso destro, il fine braccialetto di argento che Kikio le aveva serrato al braccio, incominciava a pruderle con insistenza e, la pelle rosea vicino allo strano bracciale, si stava tingendo di un pallido azzurro: evidentemente il veleno stava già entrando in circolo.
A condurre il gruppo di uomini stava Kikio, che con passo deciso ed il volto risoluto, determinato e spavaldo, camminava tra le vie, ormai caotiche, di Tokio, imbandite di persone, mercanti e viandanti.
La sua figura, autoritaria e compatta, attirava gli sguardi di tutte le persone che incrociava il suo cammino: sebbene Kagome non provasse altro che la voglia di schiaffeggiare quel viso così spavaldo, doveva ammettere che Kikio era davvero una bella donna.
Superarono un ultimo imponente edificio, trovandosi d’innanzi ad un maestoso tempio dal tetto spiovente e dagli alti muri impossibili da superare.
-< Eccoci giunti alla nostra meta! > sorrise Kikio, avvicinandosi a Kagome -< Sei pronta a farci da guida? >
Il volto di Kagome assunse un espressione di collera, mista ad un intensa rabbia.
-< Io non vi aiuterò in nessun modo! > rispose stizzita la ragazza dai lunghi capelli corvini.
-< Ne sei sicura? > chiese malefica Kikio, prendendole il polso e premendo con forza il bracciale argentato con il veleno alla sua pelle, provocandole fitte intense alla mano.
-< Strega! > sbottò Kagome, sopprimendo con forza in gemito di dolore.
-< In tal caso… > sorrise ancora più divertita la pirata -< … Kagura! > chiamò a gran voce.
Kagome alzò terrorizzata lo sguardo: d’innanzi a lei una donna dai profondi occhi rossi, penetranti, la osservava con un ghigno dipinto in volto.
-< Kagura… > bisbigliò Kagome, incredula.
-< Kagome, finalmente ci rincontriamo! > sorrise la donna, coperta lievemente in volto da un cappuccio -< Ne è passato di tempo! >
-< Tu, dannata! > disse acerba Kagome -< Sei ancora una serva di Naraku, eh? >
-< Stai attenta a come parli ragazzina! > sbottò Kagura, infastidita da quelle parole.
-< A quanto pare la nostra amica qui presente non ha intenzione di aiutarci! > disse Kikio -< Vuoi occupartene tu Kagura? >
-< Con piacere! > rispose la donna, sorridendo ed allontanandosi dal piccolo gruppo.
-< Che… che cosa ha intenzione di fare? > domandò Kagome.
-< Bhe, innanzi tutto ci sbarazziamo dei monaci! > sorrise Kikio.
-< Cosa? > urlò Kagome -< Dannata! >
-< Su, su, non ti angustiare!> rispose, con finto tono dolce, la pirata -< Loro non saranno la perdita più grave! > -< Che intendi dire? > chiese Kagome.
-< I tuoi amici della shikon sono già entrati al tempio… e tra un po’ avranno una bella sorpresa! >
***
Il rumore delle piccole gocce di umidità si spargeva in piccoli echi lungo tutta la galleria dalla buia parete rocciosa, accompagnato dal rumore dei passi, sul terreno poco sicuro e dai mille ciottoli, di Inuyasha e compagni. Il capitano della shikon, che stava in testa al gruppo, illuminando il percorso anche ai compagni, si fermò d’innanzi ad un piccolo bacino d’acqua stagnante.
La luce della candela non riusciva a determinare tutti i confini del piccolo laghetto sotterraneo, tingendo di riflessi verdi l’acqua a pochi metri dai piedi di Inuyasha.
-< Che si fa ora? > chiese il capitano, osservandosi attentamente attorno.
-< Camminiamo vicino ai bordi del bacino e lo percorriamo tutto sino ad arrivare dall’altra parte! > rispose Miroku.
-< Sempre se c’è un'altra parte! > rispose a tono Sango.
-< Bhe, altrimenti che si potrebbe fare? > domandò il pilota della nave -< Attraversarlo a nuoto? >
-< Lo percorriamo tutto! > decise Inuyasha -< Anche se non sapere dove stiamo andando e cosa dobbiamo cercare con esattezza mi infastidisce parecchio! >
-< Il monaco di prima ha detto che queste gallerie non sono mai state esplorate, cerchiamo di non perderci! > disse seria Sango, mentre il gruppo riprendeva il difficile cammino.
-< Il pezzo della natura… accessibile solo a coloro in grado di rispettare ciò che li circonda, di sapere ascoltare il verso degli uccelli nelle notti di pioggia e di sapere vedere il sole nei giorni di nubi… > bisbigliò Miroku -< Penso proprio non sarà così semplice trovarlo! >
-< Tzè! > sbottò Inuyasha -< Non mi farò certo fermare da una filastrocca incomprensibile! >
Dopo parecchi minuti di cammino, sempre costeggiando la sponda scivolosa del laghetto dalle improbabili proprietà curative, il piccolo gruppo giunse all’imbocco di un’latra galleria, questa volta ostruita all’entrata da alcune piante rampicanti.
-< Ecco! > disse Miroku -< Probabilmente quella è la strada giusta! >
-< Come possono esserci delle piante in un luogo simile? > chiese Sango, mentre alcuni uomini di Inuyasha si adoperavano a liberare l’ingresso alla secondo, misteriosa galleria.
-< Bhe, acqua ce n’è in abbondanza! > rispose Miroku, osservando le piante che venivano tagliate con rapidità -< Probabilmente il sole riesce a filtrare da qualche parte! >
-< Non sono venuto qui per osservazioni botaniche! > disse stizzito Inuyasha, facendosi l’argo tra i rampicanti ancora anidiati alle pareti -< Sono qui per quel pezzo di mappa! >
***
La spada, macchiata di sangue, volteggiò per l’ennesima volta in aria, facendo cadere a terra, in un sordo rumore, anche l’ultimo monaco, che si era opposto e aveva tentato di insorgere contro quella vera e propria carneficina che si era svolta davanti ai suoi occhi.
-< Bastarda!!! > urlò Kagome, mentre a stento Koga la tratteneva per le braccia -< Sei la figlia del demonio!!! >
Kikio sorrise, riponendo la sua spada, ancora macchiata di sangue innocente, nel fodero.
-< Sai, non sei la prima a dirmi queste cose… > disse in tono divertito -< … anche Inuyasha mi disse una cosa del genere! >
-< Kikio! > la voce di Kagura la richiamò all’attenzione -< Qui c’è una botola che scende sotto terra! >
-< Bene, ci siamo! > sorrise la pirata -< Sei pronta Kagome? >
-< Io non… >
-< Kagome, non ancora! > le disse alle spalle Koga, in un bisbiglio.
Kagome si voltò a fissarlo con sguardo perplesso: Non ancora che cosa?
Lo sguardo deciso di Koga le diede sicurezza e, sebbene non intuendo quale fosse il vero significato di quelle parole, annuì, cercando di placare il suo animo.
Incominciarono a scendere la ripida scalinata, già percorsa in precedenza dal gruppo dei pirati della shikon, si ritrovarono in breve al primo bacino d’acqua.
L’intesa umidità, quasi tangibile nelle gocce d’acqua, si stagnava, come uno strato invisibile, sulla pelle.
La vista di Kagome, forse per l’oscurità, forse per i primi effetti del veleno, si stava lentamente annebbiando, e, complice il terreno accidentato, se non fosse stato per un rapido aiuto di Koga, si sarebbe ritrovata sedere a terra in un scivolone quasi comico.
-< Stai bene? > le chiese il ragazzo dalla coda corvina, rimettendola in piedi.
-< Si, grazie! > sorrise Kagome, mentre riprendevano il cammino.
In breve tempo, dopo aver costeggiato il bacino, si ritrovarono all’ingresso della seconda galleria, già libera all’ingresso dalle piante rampicanti.
-< A quanto pare Inuyasha e i suoi compagni ci tornano pure utili! > sorrise Kikio, guardando bieca Kagome -< Non sei d’accordo? > Kagome sorrise:
-< Inuyashaaaaaaaaa! > urlò con quanto fiato aveva in gola, stupendo tutti i presenti -< Adesso sapranno del tuo arrivo! >

Continua capitolo 19…

^^ Allora, la cosa di fa appassionante?
Nel prossimo capitolo: lo scontro tra le due fazioni opposte, il pezzo della natura e l’incontro tra Kagome ed Inuyasha… che succederà? Wahahahaha
Kisses Kaggy!

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Capitolo 19
*** TRA RUMORI E RIFLESSI ***


Bene, ora che mi metto a scrivere questo capitolo sono le 23.56 di sera del 4 Gennaio, vi rendete conto a che ore assurde sono costretta a scrivere? In vacanza dovrei avere più tempo, ma la prima settimana di rientro, dopo le vacanze, mi hanno sommerso di compiti… 250 pagine di filosofia incombono su di me… sigh sigh… che qualcuno mi salvi!!!

CAPITOLO 19
TRA RUMORI E RIFLESSI

Kagome sorrise:
-< Adesso anche loro sanno che siamo qui! > disse, guardando con aria di sfida Kikio.
-< Dannata! > urlò furibonda Kikio, avvicinandosi alla ragazza dai lunghi capelli corvini e schiaffeggiandola con forza -< te ne pentirai! >
Kagome sorrise cinica, rialzando il capo chino e pulendosi con il dorso della mano un rivolo di sangue sul labbro.
-< Sarai tu a pentirtene! > sussurrò Kagome con voce roca, mentre Koga le si avvicinava e le sollevava il volto per guardare il grande livido rosso che le solcava lo zigomo.
-< Lascia perdere! > le sussurrò il ragazzo, prima che Kikio tornasse ad inveire.
-< Ricordati Kagome… > sibilò la pirata, portandosi una mano al ciondolo che le pendeva sul collo -< … senza questo antidoto sei come morta! >
Kagome impallidì, irrigidendosi d’un tratto, mentre Koga la esortava con lo sguardo a non rispondere alle provocazioni.
-< Devi stare attenta Kagome! > le disse il ragazzo, mentre il gruppo riprendeva la marcia -< … Kikio non scherza affatto! >
-< Nemmeno io scherzo! > rispose decisa Kagome -< Un giorno, presto o tardi, la ucciderò! >
-< Sempre che il braccialetto che stringi al polso non ti uccida prima! > le disse Koga, prendendole la mano ed indicando il monile avvelenato.
-< Non succederà! > rispose fiduciosa Kagome.
-< Io non lo permetterò! > bisbigliò Koga, cogliendola di sorpresa.
Kagome arrossì vistosamente.
-< Cosa? > domandò la ragazza, avvertendo ora, quasi come bruciasse, la sua mano stretta a quella di Koga.
-< No, nulla! > farfugliò imbarazzato il ragazzo -< Non ti preoccupare! >
Kagome distolse lo sguardo imbarazzata.
Che diamine stava succedendo?

-< Avete sentito? > chiese Sango, voltandosi verso la buia galleria appena percorsa.
-< Kagome… > bisbigliò Inuyasha -< Quella era la voce di Kagome! > disse, facendo per tornate indietro, prima che Miroku gli sbarrasse la strada.
-< Che fai Miroku? > chiese irato il capitano, mettendo mano all’impugnatura di tessaiga.
-< Inuyasha, prima troviamo il pezzo della mappa, poi salviamo Kagome!> rispose il pilota -< Altrimenti tutti questi sforzi saranno inutili! >
-< Ha ragione, Inuyasha! > continuò Sango -< Ormai siamo vicini. Intraprendere uno scontro con i pirati di Kikio, qui sotto, vanificherebbe i nostri sforzi e quelli di Kagome! >
Inuyasha esitò qualche istante, senza distogliere lo sguardo dal buio della caverna in penombra.
-< Muoviamoci! > disse, riprendendo il cammino e rifoderando tessaiga.
Camminarono per parecchi minuti lungo il sentiero brullo e disseminato alle pareti di strani rampicanti, con la sensazione angosciante di essere seguiti a breve distanza e di avvertire quasi il respiro del nemico sul collo.
Spifferi di aria gelida, che facevano fremere la schiena, si facevano sempre più intensi man a mano che procedevano, mentre l’ambiente si rischiarava di secondo in secondo, riflettendo una magica luce sulle pareti di roccia bagnate di umidità.
Infine giunsero in una grande sala rischiarata quasi a giorno da dei spiragli di luce che sbucavano dal soffitto, dov’erano ben visibili, dall’alto della sala di rocce scure e levigate, alcune spesse radici di alberi.
Rade gocce di condensa scendevano come pioggerellina dal soffitto, mentre un piccolo e basso fiumicciatolo sotterraneo divideva in due la stanza.
-< Che sia qui? > domandò Inuyasha, mentre muovendo avanti ed indietro la candela, rischiarava maggiormente l’ambiente circondante.
-< La galleria si interrompe qui, almeno così sembra! > disse Miroku -< Credo proprio che ci convenga cercare in questo posto! >
-< Voi! > disse Inuyasha, indicando alcuni pirati al suo seguito -< Mettetevi di guardia all’ingresso della sala! >
-< Da dove cominciamo? > chiese Sango, posizionandosi più o meno al centro della sala, vicino al fiumiciattolo, ed osservandosi intorno.
-< Il pezzo della natura sarà accessibile solamente da quegli uomini in grado di rispettare ciò che li circonda, di sapere ascoltare il verso degli uccelli nelle notti di pioggia e di sapere vedere il sole nei giorni di nubi! > disse Miroku -< Nessuna idea? >
-< Bhe, incominciamo a pensare ad un modo per risolvere questo indovinello! > disse seccato Inuyasha -< Il verso degli uccelli dei giorni di pioggia… qualche idea? > chiese, poggiando una mano alla parete, cercando non si sa cosa.
-< Qui non c’è traccia di uccelli o di pennuti di qualunque genere! > rispose Sango.
-< Oh, Sango vuoi proprio vedere…. Lo sai che… > disse Miroku, con un sorriso malizioso, prima che una pietra lo beccasse in volto.
-< Maniaco!> sbottò Sango, rossa in volto -< Porco! Maiale che non sei altro! >
-< Ragazzi… forse per pioggia si può intendono queste gocce di condensa che scendono ogni tanto! > disse Inuyasha serio, riportando un attimo di tranquillità.
-< Un po’ rada come pioggia, forse! > disse Miroku, riprendendosi.
-< Che centri nulla questo fiume sotterraneo? > domandò Sango -< Mi sembra un po’ strano che sfoci e rientri nel sottosuolo solo qui! >
Inuyasha si avvicinò al greto del tenue fiumicciatolo, immergendo la mano nella fredda acqua.
-< Forse… > bisbigliò, avvicinandosi al punto in cui il fiume d’acqua sbucava dal sottosuolo.
Una grande pietra, posta esattamente sopra la foce da cui proveniva il piccolo rivolo d’acqua, bloccava il fluire della corrente.
Estraendo la spada e posizionando la lama sotto il grande masso, Inuyasha fece da leva, spostando il pietrone.
Uno stridio assurdo, simile al gracchiare di mille uccelli, si alzò dalle profondità della terrà, mentre come un fiume in piena, tra il ribollire dell’acqua, un fiotto d’acqua spruzzava con violenza dalla foce del fiumiciattolo, ingrossando la portata del fiume come un torrente e sbalzando via Inuyasha.
-< Che cos’è questo rumore assordante? > urlò Sango, portandosi le mani alle orecchie ed allontanandosi dal greto del fiume -< Inuyasha, tutto apposto? >
-< Il canto degli uccelli… > rispose Miroku -< … penso che il primo punto sia stato risolto! >
-< E lo chiami canto? > urlò Inuyasha, rialzandosi faticosamente.
Improvvisamente un sibilò fendé l’aria, mentre i due uomini posti all’ingresso della sala cadevano a terra, trafitti da due frecce.
Poco dopo, le sagome di Kikio e di Kagura, seguite da un stuolo di pirati, comparvero dal buio della galleria. -< Kikio! > urlò Inuyasha, impugnando tessaiga.
-< Che cosa facciamo? > urlò Sango.
-< C’è poco da fare! > rispose Miroku -< Dobbiamo affrontarli! > continuò il pilota, estraendo la sua spada, mentre, ad un cenno della donna dai profondi occhi scarlatti, un gruppo scelto di pirati si lanciava contro i pochi della shikon.
Il frastuono e il rimbombo dell’acqua, che continuava ad uscire impetuosa dal terreno, si spargeva assordante per tutta la piccola sala di rocce e radici, mentre, quasi in risposta, le gocce di condensa aumentavano la loro intensità quasi come una lieve pioggia. Inuyasha, mentre affrontava un paio di pirati, così come il resto degli uomini della shikon, vide con la coda dell’occhio la sagoma di Kagome sbucare dal buio della galleria, accompagnata da un alto ragazzo dai profondi occhi azzurri.
La ragazza, con abiti e capelli inzuppati, e con il volto visibilmente teso e affaticato, sembrò subito notare la sua figura.
I loro occhi si incontrarono in un secondo… un breve contatto in tutto quel marasma.
-< Kagome! > urlò Inuyasha, disimpegnandosi dei due uomini che cercavano di ostacolarlo ed avvicinandosi a Kikio e Kagome.
-< Il pezzo della mappa! > urlò in quel istante Kikio, frapponendosi sulla visuale dei due -< Trovalo immediatamente! >
Kagome annuì: avrebbe fatto quello che le diceva Kikio… ma le cose poi sarebbero andate diversamente. La battaglia infuriava violenta tra i pirati della shikon e il battaglione di Kikio e Kagura.
Gli uomini di Inuyasha, sebbene in inferiorità numerica, non demordevano, tanto che anche Kagura e Kikio furono costrette a scendere in campo.
Le pareti della grotta incominciarono a tremare, mentre il frastuono non accennava a diminuire, anzi, nella sua impetuosità portava anche alcune rocce a staccarsi dal soffitto.
-< Kikio! > urlò Inuyasha, notando la pirata sua nemica a pochi passi da lui.
La donna dai lunghi capelli corvini sorrise cinica.
-< Sei pronto a morire sotto gli occhi di Kagome? > chiese la pirata.
-< Tzè! > sbottò il capitano della shikon -< Quella sarai tu! >
***
-< Kagome, che facciamo? > domandò Koga.
-< Seguimi! > rispose Kagome, avvicinandosi al torrente in piena.
Immergendo le mani nell’acqua vorticosa e, disponendole a scodella, ne raccolse una piccola quantità.
-< Il pezzo della natura sarà raggiungibile solo da coloro capaci di vedere il sole nei giorni di nubi… > ripetè Kagome, avvicinandosi alla parete di scure rocce della grotta.
Uno spiraglio di luce, che sbucava fievole dal soffitto di radici, andava a terminare il suo fascio sulla parete a pochi centimetri dalla ragazza.
Alzandosi leggermente sulle punte, Kagome posizionò le mani che raccoglievano l’acqua nel puntò in cui terminava il raggio di luce.
Specchiandosi sulla piccola superficie d’acqua, il fascio di luce si rifletté, quasi come su uno specchio, terminando la sua corsa prolungata sul masso in mezzo al torrente che Inuyasha aveva spostato. Improvvisamente il frastuono terminò, lasciano un innaturale silenzio.
-< Koga decidi! > disse seria Kagome, guardando il ragazzo al suo fianco -< O mi fermi adesso, o vieni con noi! >
Koga la osservò sbigottito.
Cosa aveva intenzione di fare?
-< Io… > balbettò insicuro -< … ti seguo! >
Kagome sorrise.
-< Allora seguimi, non avere paura! > disse la ragazza, correndo verso Inuyasha e i suoi compagni.
I pirati, fermatosi nella mischia per l’improvviso silenzio, si guardarono perplessi negli occhi.
Dal fiotto d’acqua, che emergeva da sotto il grande masso che segnalava la foce del torrente in superficie, si sprigionò improvvisamente una forte luce, mentre emergeva in un salto, dallo stesso punto, una strana pietra d’orata, dai riflessi scintillanti.
-< Il pezzo della natura… > mormorò Kikio.
Ma tutto si compì in un istante: Kagome, arrivata vicino ad Inuyasha, lo prese per il braccio,strattonandolo verso il fiume in piena.
Senza dargli tempo di comprendere cosa volesse fare, Kagome saltò con lui nella corrente tumultuosa, prendendo al volo, nelle mani salde, il pezzo della natura.
Le loro sagome, trascinate dalla violenza della corrente, sparirono pochi istanti dopo nelle viscere della terra, dove il fiume ritornava a scorrere dopo quel breve tratto in superficie. Senza pensarci troppo anche Koga si gettò nel torrente, seguito a ruota da Sango e Miroku, che presero esempio da Kagome… la loro amica non avrebbe mai fatto un gesto tanto suicida senza motivo. Kagura e Kikio si guardarono bianche in volto.
-< Che diavolo è successo? > urlò Kikio.
-< Seguiteli! Immediatamente! > urlò Kagura.
I pirati supersiti si guardarono smarriti:
-< è un suicidio! > disse uno di quelli.
Kikio urlò con tutta la rabbia che aveva in corpo… morti o vivi che fossero stati, Inuyasha e Kagome le erano sfuggiti nuovamente.

Continua capitolo 20…

Allora, l’azione è molto movimentata e veloce, siete riusciti a capire?
Il pezzo della mappa di Umi è emerso dal fiume… per farlo emergere prima Inuyasha ha tolto la pietra che bloccava il fluire dell’acqua, poi Kagome ha usato il riflesso dell’acqua nelle sue mani per spezzare il sigillo magico che bloccava il pezzo della natura, facendolo venire in superficie. Dopo di che è saltata nel torrente in piena con Inuyasha, prendendo al volo il pezzo della mappa, venendo trascinata dalla corrente nel sottosuolo.
Spero non sia tanto difficile da capire… come me la sono immaginata la scena a me piace molto, spero sia comprensibile!
Fatemi sapere!
A presto! Kiss Kaggy!

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Capitolo 20
*** QUATTRO PIù UNO ***


Scusate il tremendo ritardo, ma la scuola è na rottura di scatole onnipresente e sono costretta a scrivere 5 minuti al giorno, senza contare che la mia ispirazione, giunti a questo punto un po’ problematico della storia, incominci a vacillare!
Sarà forse per questo che i commenti diminuiscono? Sigh sigh…
Cmq sia ringrazzio tutti quelli che leggono e commentano ed in particolar modo la mia sorellina lila e le mie tre pazzerelle bea, lu e giw con le quali sto architettando un qualcosa che tra un po’ avrete l’onore ( diciamo anche il dispiacere ) di leggere ^_^
Detto questo… siete ansiosi del nuovo capitolo? Eccolo qui!!

CAPITOLO 20 ( o mamma, già a sto punto! ) QUATTRO Più UNO ( che fa 5…wahahaha! ) [ scusate, me pazza! ]

Il rumore dell’acqua, impetuoso e violento, come un eterno riflusso, gli ronzava ancora nelle orecchie, sebbene, riverso al suolo, quasi inconsciamente, si trovasse ormai lontano dallo scorrere, ora lento del fiume sotterraneo, che sfociava in discesa sul mare.
Senza aprire gli occhi, il ragazzo dai lunghi capelli d’ebano si portò una mano alla fronte, mentre forti colpi di tosse gli tormentavano il petto: un misto di acqua dolce e acqua salata gli ardeva in gola e nelle cavità nasali… doveva averne inghiottita un po’.
Alzandosi faticosamente a sedere, Inuyasha si guardò perplesso attorno: una strana grotta, che terminava, nell’ampia apertura, diretta sul mare, a pochi passi dalla riva, era inondata dalla luce del tramonto che faceva risplendere quel luogo bagnato e umido di mille luccichii. Il fiume sotterraneo, che sfociava con violenza dal sottosuolo, scemava lentamente, quasi dolcemente, sulla riva sabbiosa, confondendosi con la spuma dell’onda.
Chissà per quanto tempo e per quanti metri la furia del fiume gli aveva trascinati?
A quel pensiero la schiena del capitano della shikon si drizzò, percorsa da un brivido freddo. -“ Kagome? “ pensò agitato –“ Dov’era Kagome? ”
Guardandosi attorno, ancora con aria frastornata e la vista altalenante, Inuyasha individuò la figura riversa a terra di Kagome.
-< Kagome! > chiamò con voce flebile il capitano, avvicinandosi carponi alla ragazza.
Ancora a pochi metri da lei, mentre arrancava sul terreno di sassi e roccia bagnata, riusciva a vedere il suo petto alzarsi ed abbassarsi: per fortuna respirava ancora.
Il tatuaggio maledetto dell’isola di Umi svettava tra i vestiti bagnati e appiccicati al suo corpo. -< Kagome! > chiamò ancora, ormai accanto alla ragazza.
Kagome aprì di scatto i profondi occhi color cioccolata, tossendo alcuni profondi colpi di tosse. Un odore dolciastro/salmastro le invadeva la bocca, assieme ad un vorticoso mal di testa che le dava quasi la nausea.
-< Kagome… > la chiamò ancora Inuyasha, seduto al suo fianco.
La ragazza dai lunghi capelli corvini, fradici, si alzò a sedere, guardandosi attorno perplessa, sino a puntare lo sguardo sul volto del ragazzo sedutole accanto, che la guardava con un misto di perplessità, felicità e ansia.
< Inuyasha! > strillò Kagome, saltando al collo del capitano della shikon e lasciandolo basito, immobile come una statua di marmo.
Di certo una reazione simile non se l’aspettava.
Dapprima un forte imbarazzo, evidenziato ancor più dalle gote rosse, si impadronì di Inuyasha, ma poi, un leggero formicolio allo stomaco, gli diede il segnale, risvegliandolo quasi, che quella che stringeva tra le braccia era Kagome.
Abbracciandola con forza la strinse ancor più a lui, affondando il volto in quei capelli neri come la notte. -< Kagome… > sussurrò -< … finalmente! >
Finalmente l’aveva ritrovata!
Scostandola lievemente da sé, Inuyasha le osservò il volto, notando la guancia ancora livida dallo schiaffo di Kikio.
-< Che ti sei fatta? > domandò, scuotendola lievemente.
Kagome scuotè la testa, sorridendo.
-< Nulla! > rispose, con voce gentile.
-< Hey…cough cough… ragazzi? > una voce maschile distrasse i due, facendoli voltare.
-< Miroku! > esortò Kagome, alzandosi frettolosamente in piedi.
-< Ma che diamine… > sbottò Inuyasha.
Il pilota della shikon era poggiato carponi a terra, con il volto visibilmente affaticato e il fiato mancante nel petto.
-< Non avrete pensato che vi lasciassimo andare da soli? > chiese in un sorriso il ragazzo con il codino, facendo per alzarsi in ginocchio, ma ripiombando in un tonfo a terra.
Dietro di lui, a pochi metri di distanza, Kagome scorse anche la sagoma di Sango, seduta svogliatamente a terra, che si teneva la testa, e la figura di Koga, disteso anche lui sulla fredda roccia.
-< Sango! Koga! > trillò la ragazza dai lunghi capelli corvini, avvicinandosi all’amica che parve avere difficoltà a riconoscerla.
-< Ka…Kagome! > esultò Sango, mettendo a fuoco la figura dell’amica.
-< Sango-chan! > sorrise Kagome, abbracciando d’impeto la vice capitano -< Come stai? Tutto bene? >
La ragazza dall’alta coda castana, mezza sciolta, annuì in un sorriso.
-< E tu Koga, tutto Ok? > chiese poi Kagome, mentre il ragazzo dall’alta coda castana si avvicinava alle due ragazze ancora inginocchiate a terra.
-< Si Kagome! > rispose serio Koga, mentre sopraggiungevano anche Miroku ed Inuyasha.
-< Chi sei tu? > chiese subito serio, quasi ringhiando, Inuyasha.
-< Sei un pirata di Kikio? > chiese Miroku, mettendo mano alla spada che ancora portava alla cintola. -< Ragazzi, non vi preoccupate! > sorrise Kagome, intromettendosi tra gli sguardi di fuoco che viaggiavano tra Inuyasha e Koga -< Lui è Koga, un mio amico! >
A quelle parole le espressioni dei tre componenti della shikon mutarono radicalmente:
Sango sorrideva debolmente, osservando i profondi occhi del nuovo arrivato.
Miroku sorrideva anch’egli bonario, più che altro divertito dalla reazione del terzo preso in causa, Inuyasha, che, serio, non accennava a cambiare espressione e fulminare il ragazzo, a lui diffronte, con lo sguardo.
-< Koga, questi sono i miei amici: Sango… > disse in un sorriso Kagome, indicando l’amica castana al suo fianco -< Miroku, il nostro pilota… > continuò la ragazza, indicando il ragazzo con il codino -< …e… Inuyasha, il capitano della shikon! >
Kagome non fece neanche a tempo a finire la frase, che si sentì trascinare, presa per il polso, di lato, da Inuyasha, che institivamente, l’aveva attirata dietro di se.
-< Siamo sicuri tu non sia un nemico? > disse il capitano della shikon, digrignando i denti -< O una spia? > Quel tipo,Koga,gli stava allergico sin dal primo momento in cui l’aveva visto entrare nella grotta sotto il tempio con Kagome.
Era più forte… non riusciva a spiegarselo ma sentiva una forte repulsione per quel tipo.
-< Inuyasha, ma che dici? > chiese irritata Kagome, guardando il ragazzo perplessa -< Koga è un mio amico, mi ha aiutato molto quando ero prigioniera di Kikio! >
-< Ma Kagome… > sbottò Inuyasha -< … cosa dovremmo fare ora? Portarcelo dietro? Non sappiamo nemmeno chi sia! >
-< Non c’è molto da dire! > intervenne Koga -< Ero legato a Kikio da un patto, ma quel patto… > continuò Koga, abbassando lo sguardo su Kagome -< … ormai non ha più importanza! >
Inuyasha digrignò i denti: che razza di sguardo era quello? Come si permetteva quel bifolco di guardare Kagome in quel modo?
-< Davvero non hai più alcun legame con Kikio? > intervenne Sango.
Koga annuì, mentre Kagome sorrideva radiosa.
-< Allora… può venire anche lui con noi, no? > chiese Kagome.
-< Bhe… ora che ti abbiamo ritrovata Kagome… forse… > disse incerto Miroku, osservando di sottecchi la reazione di Inuyasha.
-< …abbiamo preso anche il pezzo della natura! > intervenne esultante Kagome, estraendo dalla tasca dei pantaloni la pietra d’oro, intarsiata di strani simboli.
-< Questo cosa centra? > domandò irritato Inuyasha.
In quel momento non gliene importava proprio nulla del frammento della mappa.
-< Insomma, ma si può sapere che cos’hai contro di me? > sbottò Koga.
-< Non mi fido della tua faccia! > disse irato Inuyasha.
-< Tzè, nemmeno io! > rispose allo stesso tono Koga -< Siamo sicuri tu non stia morendo dalla gelosia? > continuò il ragazzo dall’alta coda corvina.
A quelle parole il volto di Inuyasha si fece di tutte le tonalità.
-< Che stai dicendo??? > urlò inviperito il comandante -< Tu sei un decelerato! >
-< Ragazzi! > urlò Kagome, frapponendosi tra i due.
-< Decelerato sarai tu! > urlò Koga.
-< Raga…. > Kagome urlò ancora, ma questa volta non riuscì a terminare la frase.
Come privata improvvisamente di vita, si accasciò al suolo, sotto lo sguardo attonito dei presenti.
-< Kagome! > disse apprensivo Inuyasha, inginocchiandosi accanto a lei.
La ragazza dai lunghi capelli corvini non accennava ad aprire gli occhi.
-< è solo svenuta! > disse Miroku, posizionando una mano sull’incavo del collo di Kagome, per sentirne il battito.
Koga prese una mano di Kagome, quella sul cui polso svettava il braccialetto argenteo avvelenato.
-< Non è solo così! > disse serio il ragazzo -< Kagome rischia la vita! >

Continua capitolo 21…

Schifassimo vero?

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Capitolo 21
*** ROTTA VERSO LO SCAMANO ***


E rieccomi!!!! ^O^
Si, lo so, tanto entusiasmo per nulla -.-‘
Ma oggi sto di ottimo umore ^_^ sono un genio, wahahaahah! Senza aprire un libro sono riuscita a prendere la sufficienza nel compitaccio di chimica… mai sentita più realizzata in vita mia!
E finalmente così tiro un attimo di sospiro…
Grazie a tutti quelli che hanno commentato il cap 20: verjess,killkenny, -kagome9-,shirin,arcady,arewn,inuyasha007,kirjava,phoenix89,luchia nanami, martychan,raska81 e la mia shore lila… spero di non essermi dimenticata nessuno ^_^ fosse così chiedo scurissima!
Ed ora eccovi il capitolo!

CAPITOLO 21
ROTTA VERSO LO SCIAMANO

Una pungente sensazione amara, quasi bollente, le invadeva la gola e la bocca appena socchiusa, dalle labbra rosse e appena screpolate.
Kagome aprì lentamente gli occhi, mentre una fitta allucinante alla testa rispondeva alla tenue luce che invadeva la camera.
Alzandosi lentamente a sedere notò di essere stata spogliata dei suoi abiti e rivestita di una lunga camicia di seta bianca… chi era stato? Cosa le era successo?
Ai piedi del letto c’erano i suoi vestiti, mentre, seduta malamente accanto a lei, su una scomoda sedia, c’era Sango, addormentata buffamente con il capo reclino su un braccio.
Quanto aveva dormito?
Dalle lente oscillazioni della nave dovevano già essere in mare aperto… dove stavano andando? Verso dove erano diretti?
Kagome si portò una mano alla fronte: bruciava… bruciava terribilmente.
Brividi di freddo le percorrevano tutto il corpo, mentre barcollando si alzò, faticosamente, in piedi. Aveva la febbre alta e la vista le altalenava paurosamente, facendole muovere, non bastassero le oscillazioni della shikon, tutta la stanza intorno: erano lei, o le pareti, a girare?
Appoggiandosi malamente al comodino, su cui erano ancora disposte malamente alcune medicine e lozioni, Kagome si alzò dal letto, senza produrre alcun rumore e svegliare Sango, che dormiva beata, ancora inconsapevole.
Uscita dalla camera, barcollando, si appoggiò alla parete del corridoio.
Dov’erano Inuyasha, Miroku e Koga?
Un basso vociferare le arrivò alle orecchie. Qualcuno stava parlando nella mensa.
Appoggiandosi alla parete, si accostò alla porta appena socchiusa della mensa, osservando in silenzio quello che stava accadendo all’interno.

-< Il braccialetto che Kagome porta al polso le inietta lentamente un veleno letale nel corpo… > disse, con voce atona, Koga -< … più il tempo passa, più il veleno si propaga, facendo peggiorare le sue condizioni! >
Inuyasha, seduto a capotavola, con i gomiti poggiati sul tavolo, fissava in silenzio Koga, mentre Miroku, camminando nervoso, avanti ed indietro, per la stanza, sfogliava un libro dalle ruvide pagine.
-< Di che veleno si tratta? > chiese il pilota, mentre Koga, senza alcuna espressione in volto, sedeva sconsolato diffronte al capitano della shikon.
-< Non lo so! > rispose il ragazzo.
Miroku chiuse in un gesto secco il libro, lanciandolo praticamente sul tavolo.
-< Se non sappiamo il nome del veleno, non possiamo trovare un antidoto! > disse, tristemente, il pilota, appoggiandosi alla parete.
-< Kikio… Kikio aveva l’ampolla con l’antidoto! > disse Koga, mentre Inuyasha, che sino a quel momento era sembrato quasi estraneo al discorso, batteva, irato, il pugno sul tavolo.
-< Impedire questa cosa non ti era forse possibile? > chiese, carico d’odio, Inuyasha -< Avevi l’antidoto lì, a portata di mano, sapevi in che condizioni versava Kagome, e non hai fatto nulla? >
A quelle parole il volto di Koga assunse un’espressione di profonda frustrazione, mista a rabbia.
-< Non serve che tu me lo dica, pirata da quattro soldi! > sbottò il ragazzo -< Se Kagome non avesse pensato a salvare la vostra vita, piuttosto che alla sua, a questo punto sarebbe già tutto risolto! >
-< La fai troppo facile tu! > rispose, a tono, Inuyasha, alzandosi di scatto in piedi -< Kagome rischia la vita, e tu avevi la soluzione a portata di mano! >
-< Senti tu… >
-< Smettetela! > urlò, all’improvviso, Miroku -< Guardatevi… siete ridicoli! > disse, serissimo, il pilota, zittendo Inuyasha e Koga, come per magia -< Se qui c’è un colpevole, quella è Kikio… strillando ed insultandovi a vicenda non risolverete nulla! >
Inuyasha guardò serio l’amico: aveva pienamente ragione.
Ritrovata, d’incanto, una parvenza di tranquillità,il capitano si risedette al suo posto.
-< Cosa possiamo fare, allora? > domandò Koga, tornato, anch’egli, composto.
-< Ora siamo diretti, nuovamente, verso Osaka… a quest’ora Naraku non sarà più lì! > disse Miroku -< Giunti lì cercheremmo un fabbro per cercare di togliere il braccialetto a Kagome e un medico che constati i suoi sintomi, per capire il veleno che l’aggredisce! >
-< Quanto pensate possa reggere, in queste condizioni? > chiese Koga.
-< Non molto temo… > rispose il pilota.
-< Osaka è troppo lontana… altri 5 giorni di viaggio sono un eternità per Kagome! > disse Inuyasha -< Ci serve l’antidoto, immediatamente! >
- disse Miroku, abbassando il capo.
-< Io… > farfugliò Koga -< … forse avrei un’altra idea! >
-< Di cosa si tratta? > chiese, speranzoso, Inuyasha.
-< Nella mia tribù, di generazione in generazione, si tramanda un antica leggenda… pare che lo sciamano della nostra comunità, un vecchio saggio eremita, sappia guarire da qualsiasi malattia! >
-<è leggenda o verità? > chiese, scettico, Inuyasha -< E poi… dove diavolo di troverebbe la tua tribù? >
-< Io provengo da un piccolo villaggio,organizzato come tribù, di cui sono il rappresentante, che si trova a metà strada tra Tokio e Osaka… > disse Koga -< … circa un anno fa il nostro villaggio è stato attaccato dai pirati di Kikio, ridotto alla miseria, messo a ferro e fuoco… la mia tribù si è salvata solamente perché io mi sono offerto di diventare lo schiavo, il tutto fare, il mozzo, di Kikio! > a quelle parole, Kagome, in silenzio oltre la porta, sbiancò. Ecco il vero motivo che aveva spinto Koga ad unirsi alla malvagia pirata… come sospettava, era un bravo ragazzo.
-< Da quel giorno non sono più potuto tornare al mio villaggio… i miei compaesani vivono alle dipendenze, come servi, dei pirati di Kikio che lì si sono trasferiti > continuò Koga -< Il mio paese è diventato una patria sicura per quella donna è i suoi pirati… e l’unica cosa che io ho potuto fare è garantire la vita della mia tribù prestandomi al servizio di Kikio! >
-< Quindi, ammesso che questo fantomatico sciamano posso guarire Kagome, sarebbe comunque un problema arrivare al tuo paese! > disse Inuyasha.
-< Lo sciamano esiste… > rispose, quasi infastidito da quelle parole, Koga -< … e il problema non è poi così impossibile da risolvere… siete o non siete pirati? >
Inuyasha guardò, con aria di sfida, il ragazzo diffronte a sé. Stava dubitando delle sue doti di pirata?
-< Il problema difatti non sono i pirati di Kikio, ma questo sciamano! > disse Inuyasha -< Chi ci assicura possa guarire Kagome? Se facciamo rotta al tuo paese, perdendo tutto il tempo che ci vuole a sbarazzarsi dei seguaci di Kikio, se il tuo sciamano non guarisce Kagome, lei è spacciata… non avremmo altro tempo per tornare indietro! >
Un silenzio pesante aleggiò nella piccola mensa, mentre i tre ragazzi si guardavano, nervosi e preoccupati, in volto, cercando quasi una soluzione l’uno negli occhi dell’altro.
-< Andiamo al villaggio di Koga! > disse, d’un tratto, Kagome, aprendo la porta e reggendosi, barcollando, alla parete.
-< Ka…Kagome! > sussurrò Inuyasha, avvicinandosi alla ragazza -< Che diamine ci fai in piedi? >
-< Inuyasha… > disse, con voce flebile, Kagome -< … ti prego, andiamo dallo sciamano! > continuò, sorridendo.
-< Ma… Kagome… >
-< Te ne prego… > sussurrò la ragazza, cadendo in avanti.
Inuyasha fu lesto a fermare la sua caduta, prendendola saldamente tra le braccia.
-< Scema… > sussurrò il capitano, prendendola in braccio -< … faremmo come vuoi! >
***
L’alto uomo, dai lunghi capelli corvini, guardava con aria di profondo disprezzo le due donne che aveva diffronte.
-< Fuggita… > mormorò, in un sibilo -< … fuggita! > strillò, con voce atona ed irritata.
-< Mio signore Naraku, se.. >
-< Zitta Kagura, con te me la prenderò più tardi! > rispose, con voce malefica, il pirata dai profondi occhi scarlatti -< Non solo vi siete fatte sfuggire Kagome… ma addirittura anche il pezzo della natura! > sibilò l’uomo, avvicinandosi a Kikio e guardandola gelida negli occhi.
La donna ricambiava il suo sguardo senza alcun, apparente, timore, sebbene dentro se fremesse dalla paura.
-< A cosa mi serve questo, senza gli altri due pezzi? > urlò Naraku, gettando a terra un piccolo anello d’oro, sulla cui liscia superficie era inciso uno strano marchio.
Kikio alzò, infastidita, un sopraciglio: trattare così il pezzo delle cose per l’isola di Umi, che lei aveva raccolto con tanta fatica… che grandissimo bastardo!
-< è inutile che tu te la prenda con noi, Naraku! > disse, sprezzante, la pirata -< Inuyasha e i suoi sono stati più furbi, e io sono stata tradita da uno dei miei uomini… cosa avremmo dovuto fare? Gettarci in quel fiume sotterraneo senza sapere se saremmo soppravvisute o meno? >
-< Credi davvero che Kagome si sarebbe suicidata, portando con se i suoi cari amichetti, se non fosse stata sicura di potersi salvare? > chiese Naraku, con profondo tono d’ira.
-< Di certo io non lo so… ma stai sicuro che ce la riprenderemo… lei e il pezzo della mappa che porta con se! > disse Kikio, mentre Naraku le si avvicinava minaccioso.
-< Sarà meglio per te, Kikio! > disse il pirata, stringendole il collo con una mano ferrea -< O mi prenderò io quella vita che non hai voluto affidare al fiume! >
***
Inuyasha aprì lentamente la porta della sua cabina, appoggiando, con cura, Kagome nel letto.
Così vicino a lei poteva sentire il suo calore bruciante e il suo fiato irregolare… doveva avere la febbre molto alta.
Cercando di non svegliarla le rimboccò le coperte: quando stava per cadere aveva perso i sensi… doveva essere stremata.
Chissà quanto aveva udito della sua conversazione con Miroku e Koga?
Era davvero un bene affidarsi alle parole di Koga e portarla dallo sciamano?
Se poi quella leggenda si fosse rivelata tutto fumo senza arrosto, cos’altro avrebbero potuto fare per salvarla? Sarebbe finita lì?
-< Inu… > sentì sospirare dalla ragazza, che lo guardava con occhi appena socchiusi.
-< Kagome… > bisbigliò Inuyasha, accarezzandole una ciocca di capelli e sedendosi al suo fianco -< … riposa ora! >
-< Inu… > disse, debole, Kagome -< …mi dispiace! >
Inuyasha sorrise.
-< Non ti preoccupare, non hai nulla di cui… > il ragazzo interruppe la sua frase. Kagome era già ripiombata nel mondo dei sogni.
Alzandosi lievemente, e sporgendosi verso di lei, Inuyasha avvicinò il suo volto a quello di Kagome, sfiorandone le labbra.
-< Kagome… > sussurrò -< … io ti amo! >

Continua capitolo 22…

Sono aperti i linciaggi, grazie ^O^

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Capitolo 22
*** TI VOGLIO BENE ***


Eccomi qui, come va ragazzi?
Io mi sto cominciando, lentamente, a riprendere dalla fine del primo quadrimestre, che purtroppo non mi è andato molto bene, ma di tempo per rifarmene ne ho, almeno spero ^^’
Come sempre ringrazzio tutti coloro che mi hanno commentato e che leggono la mia ff! Grazie di cuore! Poi volevo avvisarvi che entro la fine della prossima settimana incomincerò a pubblicare la mia ff in collaborazione con bea,giw e lu, non perdetela, mi raccomando! ( fine messaggio pubblicitario!)

CAPITOLO 22
TI VOGLIO BENE

La pallida luce della luna si rifletteva sulla placida superficie del mare, disegnando una scia scintillante tra il mare e la luna, una sorta di percorso, di strada, per giungere alla volta di stelle alte nel cielo di pece.
Un grande galeone, distinguibile in lontananza solamente dalla fievole luce delle lanterne, navigava nel più assoluto silenzio della notte, mentre una donna, dai lunghi capelli corvini, stava silenziosa al timone, fissando seria l’orizzonte.
Piccoli e quasi indistinguibili lividi le si potevano scorgere sul collo, come segno tangibile di una scampata morte, di una promessa e minaccia sibilata al suo orecchio.
Kikio si portò una mano alla parte lesa sotto il volto, stringendo percettibilmente gli occhi in uno sguardo di puro disprezzo.
Per la prima volta nella sua vita aveva avuto paura di morire. Per la prima volta, aveva avuto paura di un uomo.
Naraku era stato freddo, calcolatore e diretto… se non avesse recuperato Kagome e il pezzo della natura, per lei le speranze di sopravvivere sarebbero state esiguamente poche.
Unirsi alla flotta di Naraku era stato per lei la più geniale idea che mai le sarebbe potuta venire in mente. Potente, spietato e forte, Naraku era senza dubbio il pirata che più facilmente, che più aveva possibilità, di portarla all’isola del mare e di farla diventare ricchissima, più di quanto mai sarebbe riuscita ad immaginare. Indi per cui tradirlo non rientrava certo nei suoi piani, anche perché difficilmente ne avrebbe ricavato qualcos’altro oltre alla morte, ma allora, che doveva fare?
Inuyasha e i suoi erano chissà dove, mentre a lei non rimaneva altro che l’anello della mappa di Umi, il pezzo riguardante le cose, e un inutile antidoto, l’unica cosa che avrebbe potuto salvare Kagome. Kagome… già, chissà come stava?
Non che le importassero realmente le condizioni in cui versava la ragazza, ma se lei moriva, l’isola del mare sarebbe stata per sempre un sogno, una meta irraggiungibile.
Forse… provare a stringere un accordo con Inuyasha avrebbe potuto darle ancora una possibilità: lei avrebbe consegnato a Kagome l’antidoto, e loro avrebbero unito i pezzi della mappa per giungere all’isola del tesoro, deponendo,solo momentaneamente, le armi. Una volta al tesoro si sarebbe sbarazzata di loro e buona notte a tutti… nessuno a quel punto sarebbe più riuscito a fermarla, nemmeno Naraku in persona. Sorridendo lievemente, Kikio poggiò decisa una mano sul timone, facendo virare la nave sensibilmente. Certo non sarebbe stato semplice come piano, ma almeno, doveva provarci!
***
Il verso stridulo dei gabbiani si perdeva in lontananza, mentre il sole spuntava, quasi timoroso, oltre la vasta distesa d’acqua, così magicamente azzurra alle prime luci dell’alba.
I marinai, ancora assonnati nel tepore della notte, sbrigavano le loro mansioni sul ponte della nave in silenzio e stropicciandosi gli occhi… la notte sembrava essere trascorsa troppo velocemente. Miroku, poggiato di malavoglia al timone della shikon, si portò svogliatamente una mano alla bocca, nel tentativo di coprire un sonoro sbadiglio.
Gli occhietti vispi, di una profonda intelligenza, erano segnati dalle poche ore di sonno che il pilota aveva potuto ricavare dalle poche ore di riposo che le notti trascorse avevano saputo concedergli.
Sango, accanto a lui, lo osservò in un sorriso, alzandosi il bordo del collo della camicia che indossava per coprirsi dalla fresca brezza di prima mattina.
-< Fa proprio freddo! > disse la vice capitano, stringendosi nelle spalle e raggomitolando le braccia al petto. Miroku la osservò divertito, guardandola con malizia.
-< Vuoi che ti scaldi? > disse con voce suadente il pilota, facendo per abbracciarla, prima di ricevere un potente pugno sulla nuca.
-< Pervertito! > sbottò Sango, fingendo offesa e voltandosi a guardare l’orizzonte.
Una densa nebbiolina di condensa e di rugiada si stendeva come una coperta di basse nuvole in lontananza, mentre ora, ormai ben visibile, si potevano scorgere i primi segni di terra.
-< Tra quanto attraccheremo? > chiese Sango, poggiandosi sulla balaustra del cassero e soffermandosi a guardare diffronte a sé.
-< Tra non molto! > rispose Miroku, tornato al suo posto di guida -< Ancoreremo la nave poco distante dalla riva e scenderemmo a terra con delle scialuppe! >
-< Come trasportiamo Kagome? > chiese la vice capitano.
-< Inuyasha e Koga stanno provvedendo… > le rispose il ragazzo -< … a quanto pare hanno deciso di collaborare! >
Sango annuì, voltandosi a guardare Miroku diffronte a sé.
-< Credi che Kagome abbia qualche possibilità? > chiese la ragazza -< Peggiora a vista d’occhio! >
-< Non ci resta molto da fare… abbiamo un'unica possibilità, e non dobbiamo sprecarla! > rispose Miroku -< Kagome è forte, resisterà il tempo necessario! >
-< Miroku!!! > una voce preponderante venne dal ponte -< Quanto manca alla costa? > chiese Koga, mentre Miroku e Sango si sporgevano oltre il cassero dalla loro posizione più elevata.
Nello stesso istante anche Inuyasha uscì sopra coperta, con Kagome addormentata sulle spalle.
Il volto della ragazza era mortalmente pallido, mentre sotto gli occhi, ora chiusi, profondi segni di sonno inquieto le deturpavano il bel volto, oltre alla bocca viola, riarsa dalla sete.
Attorno al corpo, ad avvolgerla, c’era una pesante coperta, mentre, poggiata con il volto sulla spalla di Inuyasha, solamente le braccia penzolavano, inerti, fuori da quel piccolo riparo.
-< Siamo sicuri sia una buona mossa portarla con noi? > chiese Sango -< Il viaggio potrebbe debilitarla molto! >
-< E lasciarla qui ad aspettare l’arrivo dello sciamano sarebbe un rischio troppo grande! > rispose, serio, Inuyasha -< Se non dovessimo tornare in tempo… >
-< Quanto manca Miroku? > chiese Koga, interrompendo il capitano.
-< 10 minuti più o meno… > rispose il pilota, fissando l’orizzonte, ora ben distinguibile tra i banchi di trasparente nebbia -< … sperando in un aiuto dei kami! >
***
Uno strano silenzio, quasi tombale, permeava il viaggio del piccolo gruppo scelto della shikon, che, in perfetto silenzio, si inerpicava su per il ripido promontorio che separava la spiaggia dalla città della tribù di Koga.
Il paesaggio, brullo e disseminato da spuntoni di roccia, ove crescevano sporadici arbusti, rallentava sensibilmente il cammino del gruppo che, senza voler compromettere la salute di Kagome ed aggravarne le condizioni, e senza contare la possibilità di far cadere o scivolare Inuyasha che la portava in spalla, aveva rallentato l’andatura, camminando a lenta velocità.
-< Di questo passo ci metteremo una vita! > disse in un bisbiglio Sango, voltandosi a guardare Miroku che la succedeva.
-< Dovremmo mandare un gruppo di noi in avan scoperta! > le rispose il pilota, osservando di sottecchi il capitano che precedeva.
Inuyasha camminava lentamente, poggiando stabilmente i piedi sul terreno brullo nel tentativo di rendere il meno pesante possibile il tragitto a Kagome. Miroku sorrise: mai aveva visto il proprio capitano, nonché migliore amico, riservare tali premure a qualcuno.
-< Inuyasha! > lo chiamò, avvicinandoglisi -< Mandiamo un gruppo di noi in avan scoperta, in modo da spianarci la strada se c’è qualche ostacolo o imprevisto e in modo da avere un primo soppraluogo! >
Il ragazzo dai lunghi capelli d’ebano annui.
-< Prendi metà uomini e conducili tu Miroku! > rispose Inuyasha -< Noi vi raggiungeremo nel minor tempo possibile! >
Il ragazzo dal folto codino annuì, mentre una parte dell’equipaggio seguiva il pilota lungo la cresta del pendio.
-< I… Inu…Inuyasha? > una fievole voce riscosse Inuyasha dai suoi pensieri, facendolo voltare.
-< Kagome, ti sei svegliata? > chiese lui, con voce premurosa -< Come ti senti? >
-< Non… non molto bene! > rispose la ragazza, aprendo in due piccole fessure gli occhi -< Dove stiamo andando? >
-< Dallo sciamano… > rispose Inuyasha < … dove volevi andare tu! >
-< Grazie! > disse fievole la ragazza, increspando le labbra in un dolce sorriso -< Sei molto gentile! >
Inuyasha arrossì.
-< Di… di nulla! > rispose imbarazzato.
-< L’altra volta… l’altra volta quando mi hai portato a letto… > disse Kagome, incerta sul continuare la frase.
-< … si? > chiese il ragazzo, rammentandosi perfettamente il momento a cui Kagome si stava riferendo.
Quella volta… quella volta lui le aveva detto di amarla… ma lei… lei non stava dormendo?
Oddio, e se era sveglia?
Che razza di figura ci aveva fatto?
-< … mi era sembrato che… >
-< Che? > la incitò lui a continuare.
-< No, nulla! > rispose Kagome, stringendosi di più alle spalle di Inuyasha -< … mi era sembrato che tu mi avessi baciato! >
A quelle parole Inuyasha si fermò, arrossendo come un pomodoro.
-< Inu…Inuyasha? > chiese Kagome, senza notare l’espressione turbata del ragazzo.
-< Ma che vai a pensare sciocca! > rispose, con voce alterata ed agitata, Inuyasha -< è la febbre che ti da queste allucinazioni! >
Kagome sorrise, annuendo.
-< Chissà… > ripose con voce fievole, scostando una ciocca di neri capelli dal collo di Inuyasha e posandovi un leggero bacio -< … comunque sia io ti voglio bene! >
A questo punto il cuore di Inuyasha sembrò esplodere, prima che una pungente sensazione allo stomaco, quasi avesse mille farfalle che gli ronzassero nella pancia, gli facessero quasi perdere l’equilibrio.
-< Kagome… io… >
-< Inuyasha! > la voce di Miroku lo fermò sul più bello.
Ormai avevano raggiunto il culmine del crinale e gli amici, mandati in avan scoperta, erano lì ad attenderli. Inuyasha fissò incerto il volto di Miroku: avevano tutti un espressione da funerale.
Giunto accanto all’amico non poté trattenere sul suo volto il segno tangibile di sgomento e di perplessità: nella vallata sottostante i resti della città della tribù di Koga bruciavano ancora, rincalzati dal vento, mentre una nube nera di fumo si alzava verso il cielo sgombro di nubi.

Continua capitolo 23…

E allora?
Volete forse linciarmi?

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Capitolo 23
*** MIRAGGI ***


Dopo 4.000 anni, rieccomi con un nuovo capitolo ^O^
Chiedo umilmente perdono, ma tutti questi ritardi non dipendono da me… sigh sigh... Ma non dilunghiamoci oltre, i nostri beniamini ci attendono ^_^

CAPITOLO 23
MIRAGGI

Nere spirali di fumo, denso e acre, che permeavano l’aria di un pesante odore di fuliggine, se alzavano dal terreno, dipingendosi nel cielo azzurro.
Il fuoco, ormai quasi del tutto spento, bruciava ancora sporadico in qualche casa, o per lo meglio, tra le poche macerie che rimanevano nel villaggio distrutto, raso al suolo dalla violenza delle fiamme. Un odore di morte si mescolava alla fumana dal profumo stordente: i corpi degli abitanti del piccolo villaggio erano disseminati lungo tutto il piccolo centro cittadino… lungo le strade, dentro e fuori le case… nessun luogo e nessuna persona era stata risparmiata.
Il piccolo gruppo della shikon camminava nel più tetro silenzio in quella desolazione, osservando con tristezza e orrore quello scenario apocalittico.
-< Koga? > chiese Inuyasha, riscuotendo il ragazzo, che, con sguardo vacuo, fissava immobile un cumulo di macerie -< Koga? > lo richiamò ancora il capitano della shikon, mentre Kagome, ancora sveglia sulle sue spalle, guardava sofferente il volto triste dell’amico.
-< Ah, si, scusatemi! > rispose Koga.
-< Come diavolo è potuto succedere tutto questo? > chiese Sango, raggiungendo i compagni.
-< Koga, li conosci? > chiese Kagome, tossendo rumorosamente. -< Alcuni… non direttamente tutti quanti… > rispose il ragazzo, scostando con il piede una tavola di legno carbonizzata -< … ma sono comunque la mia famiglia! >
-< Koga… mi dispiace… > sussurrò Kagome, tra sbotti di tosse, mentre sotto il piede del ragazzo la nera tavola carbonizzata si sbriciolava.
-< Ora voglio solo dare loro una degna sepoltura… e trovare chi ha fatto questo massacro! > rispose Koga, corrucciando le sopracciglia.
-< Io porto Kagome lontana da tutto questo fumo! > disse Inuyasha, chiamando i compagni -< Voi incominciate a ricomporre i corpi, poi verrò ad aiutarvi! >
Tutti annuirono silenziosi, mentre tra Koga e il capitano della shikon volavano taciti sguardi che valevano molto più di mille parole.
- chiamò con voce flebile Kagome, una volta che lei e il ragazzo dai lunghi capelli color della notte si furono allontanati dal villaggio ancora fumante.
- rispose lui, con voce dolce, facendola delicatamente scendere dalla sua schiena e poggiandola a terra.
-< Ora… non abbiamo più tempo per tornare indietro… > sussurrò la ragazza, sedendosi malamente a terra. Inuyasha sbiancò, dimentico per un solo istante della precarietà della situazione.
-< Di a Koga… che mi dispiace! > continuò Kagome, socchiudendo gli occhi e distendendosi a terra.
-< Ti dispiace per cosa? > le chiese Inuyasha, porgendole una coperta.
-< Forse… se non mi avesse aiutato…i suoi compagni sarebbero ancora vivi! >
-< Ma non dire scemenze! > la rimproverò, subito, il capitano della shikon.
Kagome, che ormai teneva gli occhi chiusi, per riposarsi, sorrise debolmente. -< Per lui…rimanere con te non è affatto un problema! > continuò Inuyasha, con voce roca -< Come non è un problema neanche per me! > finì,prendendole le mani tra le sue.
Kagome aprì gli occhi, guardando perplessa ed emozionata il ragazzo sedutole accanto.
Stranamente, ora, si sentiva bruciare… che fosse solo la febbre?
-< Inuyasha… > sussurrò, spaesata.
La vista le si era annebbiata lentamente e forse era soltanto una stupida illusione quello sguardo carico di parole che Inuyasha stava riservando solo a lei, tramite quei profondi pozzi d’ambra specchi di un anima incontenibile.
-< Kagome… io… >
-< Tu? > insistette la ragazza.
-< Io… >
Come un fulmine squarcia improvviso il cielo, senza preavviso, una freccia si conficcò nel terreno a pochi metri da Inuyasha.
Kagome, sebbene intontita dal veleno, sbiancò per il pericolo appena scampato, mentre Inuyasha si alzava in piedi prontamente, con la mano già sull’elsa di tessaiga.
In quel che rimaneva del villaggio, dove aveva lasciato i suoi compagni a dar sepoltura alla tribù Ioro, si stava scatenando il finimondo: i pirati della shikon erano impegnati in un duro scontro contro un'altra orda di briganti, mentre tre, quattro, pirati nemici, armati di tutto punto di spada e arco, correvano incontro ai due più distaccati.
Chi diamine erano quei figli di buona donna? Erano stati loro, dunque, ad appiccare il fuoco al villaggio e ad uccidere gli abitanti?
-< Inuyasha? > tossì Kagome, alzandosi a sedere.
-< Stai lì Kagome, non ti muovere! > urlò Inuyasha, brandendo tessaiga e correndo incontro ai 4 nemici. Il primo fu facile da eliminare: un colpo netto di tessaiga squarciò il petto del pirata, disegnando quasi una scia invisibile di morte, mentre Inuyasha era già impegnato contro il secondo degli aggressori.
Rumori di battaglia, misti a urla e all’accozzare delle spade, arrivavano deboli all’orecchio intontito di Kagome, che, alzandosi appena sui gomiti, riuscì appena a vedere il secondo dei nemici cadere sotto la lama di tessaiga.
Mentre Inuyasha si accaniva contro il terzo degli assalitori, il quarto uomo continuò la sua corsa in direzione di Kagome…forse… era dunque lei l’obiettivo di quella faida?
-< Prendi a ragazza! > urlò l’avversario di Inuyasha.
Negli occhi del ragazzo dai lunghi capelli corvini passò una luce di furia omicida.
Con violenza, ed un impeto pauroso, Inuyasha si liberò dell’ennesimo nemico trapassandogli il petto, mentre, rincorrendo l’ultima minaccia improvvisa, non perse tempo, lanciando, a mò di lancia, la sua spada verso la schiena del pirata che stava in quel mentre raggiungendo Kagome.
La lama di tessaiga si conficcò all’altezza del torace dell’uomo, strappandogli via in un soffio la vita.
-< Kagome? Tutto bene? > chiese il capitano della shikon, tornando dalla ragazza.
-< Si… tu? > rispose Kagome, in un sorriso sofferente. -< Non ti preoccupare! > la rassicurò Inuyasha, prendendola in braccio e allontanandosi di corsa dal villaggio -< è meglio portarti al sicuro! >
Giunti sulla sommità di un altura, il ragazzo posò Kagome a terra, facendola sedere al riparo di un alto albero.
-< Aspettami qui! > le disse Inuyasha, con voce febbrile -< Non ti muovere per nessun motivo! >
-< Inuyasha! > obbiettò Kagome -< se…se… quando tornerai io sarò… io sarò già mort…> -< Hey, non dire cavolate!!!! > la rimproverò, subito, il ragazzo - < Ce la sbrigheremo in un secondo e poi ti troveremo un antidoto, te lo prometto! >
Kagome sorrise, stringendo tra le sue mani pallide e fredde quelle di Inuyasha.
-< Allora torna da me!> sussurrò Kagome, mentre il capitano della shikon la stringeva forte al petto, prima di scomparire dietro la rada vegetazione.
Kagome si appoggiò stanca al tronco dell’albero che la riparava, mentre ormai il rumore lontano della rissa diventava un indistinto silenzio.
Il respiro nel suo petto era ora molto lento: ogni minimo movimento le causava il più atroce dolore. Sorridendo ironicamente su portò una mano al polso maledetto, dove ancora teneva incatenato il braccialetto fonte del suo malessere.
Stanca alzò gli occhi al cielo… chissà se sarebbe sopravvissuta questa volta?
Un rumore indistinto, simile ad un fruscio, la fece voltare di scatto.
Diffronte a lei c’era un uomo dai radi capelli grigi acconciati in un’alta coda, vestito alla maniera antica, con due buffi baffi bianchi ad incorniciare il volto scarno.
-< Chi…chi siete? > balbettò Kagome, visibilmente spaventata e del tutto inerme.
-< Io sono… >
-< Statemi lontano! > urlò la ragazza, chiudendo gli occhi.
La vista le si era completamente annebbiata e un intensa voglia di dormire aleggiava sulla sua persona provata.
-< Tranquilla cara… io sono lo sciamano! > rispose il vecchio, mentre Kagome sprofondava nel mondo dell’incoscienza.
L’ultima cosa che le parve di udire fu il nome dell’anziano signore… Totosai.

Continua capitolo 24…

Mi scuso per l’immenso ritardo e per il capitolo corto corto, ma sono davvero con il tempo alle strette! Spero che leggiate e commentiate in molti!
Baci Kaggy!

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Capitolo 24
*** TOTOSAI ***


Eccomi qui lettori miei, come ve la passate?
Io piuttosto maluccio dato l’andazzo che prende la scuola: nemmeno il carnevale mi ha portato un po’ di riposo ç__ç
Va bhe, che ci volete fare, la difficile vita dello studente!

CAPITOLO 24
TOTOSAI

Plic!
Un sordo rumore, tintinnante e ripetitivo, si propagava in piccoli echi nella mente di Kagome.
Plic!
Di origine indefinita, le tormentava la mente sgombra di pensieri dandole un senso di traviamento e di vertigine, mista al malessere che già le provocava il potente veleno che le tormentava il corpo.
Aprendo timidamente gli occhi, Kagome capì di trovarsi in un luogo a lei ignoto, per nulla famigliare: si trovava distesa su un comodo e caldo pagliericcio, vicino ad un mite focolare che spandeva la sua calda luce lungo tutta la piccola grotta gocciolante di condensa… si trovava, in una grotta?
Uno strano uomo, dai radi capelli acconciati in un alta coda, le dava le spalle, mentre, troppo preso dal suo fare, era intento a trafficare con chissà quali cose.
-< Dove mi trovo? > chiese la ragazza, destando attenzione nell’anziano eremita.
-< Siamo a casa mia… nella mia grotta! > rispose Totosai, voltandosi verso la ragazza e sorridendole -< Sei presa maluccio! >
Kagome sorrise ironica, tossendo brevemente.
-< Io… dovrei tornare… >
-< Dove vuoi andare in queste condizioni?> sbottò lo sciamano -< Prima ti devi curare! > esordì, porgendole una ciotola con dello strano liquido verdastro dall’odore nauseante.
-< Che ci dovrei fare? > chiese, perplessa, Kagome.
-< Bevilo! > impose Totosai -< E porgimi il polso, per favore! >
Kagome si zittì, guardando lo strano individuo con aria accigliata. Ma chi diamine era sto pazzo?
Comunque, senza proferire parole e guardando con aria nauseata la poltiglia verdastra sotto il suo naso, porse il braccio pallido e freddo, su cui svettava il braccialetto avvelenato, al vecchio.
Questi, senza proferire parola, fece comparire dal nulla un fine martello, e , soffiando dalla bocca lamelle di fuoco, quasi come i giocolieri del circo, lo usò per battere sul monile maledetto al polso della ragazza. Kagome, dapprima spaventata per l’azione improvvisa e apparentemente pericolosa di Totosai, chiuse gli occhi di scatto, preparandosi al dolore che però non arrivò. Come per magia il bracciale “regalatole” da Kikio si spezzò in due parti, cadendo a terra in un suono armonico.
-< Ma… come?>
-< Sono uno sciamano piccola, non un fabbro! > sorrise Totosai.
-< Perché mi aiutate? > domandò la ragazza -< Non sapete se sono vostra amica o nemica… al villaggio si stava svolgendo una battaglia e… >
-< So bene cosa stava accadendo al villaggio, e quello non è posto per te, ora! > disse, serio, Totosai.
-< Ma… >
-< Niente ma… > continuò l’anziano signore, alzandosi lentamente in piedi -< … sapere che sei dell’equipaggio di Inutaisho mi basta!>
-< Voi… >
-< Bevi quella tisana e dormi! > ordinò, ancora, lo sciamano, voltando le spalle a Kagome ed incamminandosi verso l’uscita della grotta.
Perplessa, la ragazza osservò la minuta sagoma del vecchio scomparire dietro una spessa parete di roccia, tornando a fissare poi la stomachevole bevanda preparata con cura e amore dal vecchietto.
-“ Peggio di una suocera! ” pensò Kagome, arricciando il naso.
L’odore di quella cosa dal colore poco promettente dava la nausea.
Prendendo un profondo respiro si tappò il naso… e buttò giù quella medicina dal sapore asprigno, cattiva come un frutto acerbo, ma, forse, la sua unica fonte di salvezza.
***
La lama di tessaiga, sporca di sangue scarlatto, fendette silenziosa l’aria, mentre il corpo dell’ultimo pirata avverso si accasciava al suolo privo di vita.
Con il fiato rotto in petto, Inuyasha si deterse con la manica della camicia, imbrattata di sangue, la fronte imperlata di sudore.
-< Capitano! > un uomo della shikon, ancora con spada sguainata, si avvicinò al capitano.
-< Cosa c’è? > domandò Inuyasha, pronto.
-< Gli assalitori rimasti se la danno in fuga! > rispose il pirata -< Cosa facciamo? Gli inseguiamo? >
-< Inuyasha? > la voce di Miroku lo interruppe -< Hai riconosciuto… >
-< …si… ho visto! > rispose serio il ragazzo dai folti capelli color ebano -< … sono i pirati di Kagura! >
-< Che siano stati loro a distruggere il villaggio? > chiese Sango.
-< Data la calorosa accoglienza credo proprio di si! > rispose Inuyasha.
-< Evidentemente hanno intuito le nostre mosse! > disse Miroku -< Che hai intenzione di fare? Li seguiamo? >
Inuyasha si voltò a guardare la piccola altura boschiva in cui aveva lasciato Kagome. Certo, perdere un occasione simile per sbarazzarsi della lecca piedi di Naraku era davvero un ingiustizia, ma ciò che ora era più vitale era curare Kagome.
-< Kagome… > bisbigliò il capitano -< … credo che la sua situazione abbia la precedenza! >
Koga e gli altri compagni annuirono, mentre Inuyasha rinfoderava, con gesto accorto, la sua spada nel fodero ormai consunto dagli anni.
-< Torniamo a prendere Kagome! > ordinò il capitano della shikon -< Mi raccomando, tenete gli occhi aperti! Quelli potrebbero ritornare! >
Così detto si incamminarono verso il rifugio di Kagome, osservati, di nascosto, da un piccolo vecchietto dagli occhi fuori delle orbite.

-< Kagome? > chiamò ulteriormente Inuyasha, con il fiato rotto in petto.
Sotto l’albero dove l’aveva lasciata non c’era più ombra di lei, così nemmeno nei paraggi. Che gli uomini di Kagura l’avessero rapita?
Mentre anche Miroku, Sango e Koga si guardavano attorno apprensivi, Inuyasha disboscava quasi ogni cespuglio o rampicante che gli fosse d’intralcio in quella frenetica perlustrazione.
D’improvviso, trafugando con fare mesto tra un cespuglio dalle verdi foglie, un viso orribile, di vecchio rugoso, comparve magicamente diffronte a lui.
Inuyasha, forse per la prima volta in vita sua realmente spaventato, balzò all’indietro, mentre il suo cuore perdeva un colpo e dalla sua bocca usciva uno stridulo urlo.
-< Hey, ma ti sembrano modi?> disse il piccolo volto arcigno, rivelando finalmente la sua completa figura: un vecchio secco e scarno, dal piccolo volto adunco e i radi capelli bianchi legati in un alta coda.
-< Ma chi diamine sei???> urlò Inuyasha, brandendo tessaiga.
-< Ah figliolo, ne hai di educazione da imparare!> sbottò Totosai, mentre anche gli altri componenti della shikon, compreso allora lo strano comportamento di Inuyasha, guardavano l’anziano signore stupiti.
-< Chi sei? > domandò, Inuyasha, ora serio e con cattive intenzioni.
-< Uff… da tuo padre non hai imparato nulla? > chiese lo sciamano, quasi rimproverando il capitano della shikon.
-< Mio padre? > balbettò Inuyasha -< Che ne sai tu di mio padre? >
-< Nulla di che… non sono cose che ti interessino! > rispose Totosai -< Sbaglio o state cercando qualcuno! > A quelle parole Inuyasha parve ridestarsi d’incanto.
-< Che ne sai tu di Kagome? > urlò Inuyasha, prendendo per il bavero del vestito il vecchio eremita.
-< E nella mia grotta, ragazzo nervosetto! > rispose Totosai -< E se avrai la cortezza di mettermi giù, potrei anche condurti da lei! >
-< Ma voi… voi chi siete? > domandò Sango.
-< Io sono Totosai! > sorrise il vecchio adunco -< Lo sciamano della tribù Ioro! >
***
Il profumo acre dell’inchiostro si era conservato tra le lettere di quella breve lettera scritta alla svelta e alla meno peggio, con mano mal ferma, ma comunque estremamente sintetica e semplice.
Con un gesto svogliato e ancora quel odore stantio nelle narici, Sesshomaru abbandonò svogliatamente la missiva che aveva appena ricevuto dal fratello sul tavolo, continuando a fissare, però, le frasi che Inuyasha vi aveva impresso.
Due pezzi della mappa erano stati dunque trovati, e, con tutta probabilità, anche il terzo, se il fratello fosse stato un tantino coriacee e pronto, era già nelle mani della progenie di Inutaisho.
Con un mezzo sorriso soddisfatto in volto, il potetene pirata della galea con le veli nere, si alzò dalla sedia, uscendo sopra coperta ad osservare il mare.
Il sole, alto sopra la sua testa, faceva brillare quella distesa d’acqua salata di mille riflessi.
-< Jaken! > urlò Sesshomaru, mentre la piccola figura del servitore compariva saltellando al suo fianco. -< Si, mio potente Signore? > chiese il piccolo rospo verde.
-< Rotta nove gradi a babordo! > disse il ragazzo dai lunghi capelli argentei -< Si va a Tokio! >
***
Un rumore soffocato, appena udibile, arrivò ovattato alle orecchie di Kagome, mentre, a sua impressione, due braccia calde l’avvolgevano protettive.
Lentamente, intontita dal sonno e dalle poche forze, aprì gli occhi, mettendoci alcuni secondi per rendersi conto che Inuyasha, tenendola in braccio, la stava portando da qualche parte, lungo la grotta buia e umida di Totosai.
-< Ma… > farfugliò ancora intontita.
-< Ah, Kagome, ti sei svegliata! > le sorrise Inuyasha.
-< Come ti senti? > le chiese Sango, che camminava accanto ai due.
-< Un po’… meglio… > ripose la ragazza, avvertendo imbarazzata, quasi come segno della sua lenta guarigione, lo stretto legame con Inuyasha: lui la reggeva protettivo con ambe le braccia, mentre lei, fino ad allora incosciente, gli risposava con il volto sul petto… Dio com’era bello visto così.
-< L’antidoto sta facendo effetto! > sentì dire dalla voce del vecchio sciamano, che li precedeva.
-< Dove stiamo andando? > chiese Kagome.
-< Ti stiamo portando ad una sorgente sotterranea che nasce infondo a questo cunicolo… > rispose Sango.
-< Il vecchio ha detto che per far reagire prima l’antidoto ti dobbiamo immergere nell’acqua fredda di sorgente! > continuò Inuyasha, mentre Kagome rabbrividiva al solo pensiero. Già aveva immensamente freddo così, figurarsi a farsi un bel bagno nel ghiaccio.
-< Non ti preoccupare! > le disse Inuyasha, avvertendo la sua perplessità -< Rimarremmo sempre con te!> le disse in un sorriso, mentre Kagome arrossiva sorpresa.
In breve tempo giunsero in una piccola camera fatta di nere rocce, dove al centro, in una piccola insenatura, sorgeva un placido stagno d’acqua.
-< Lì! > disse Totosai, indicando la torbida acqua -< Fate alla svelta! >
Lentamente Inuyasha portò Kagome sul bordo dello stagno.
-< Credo che sia meglio che vada con lei! > disse, rivolgendosi allo sciamano.
Totosai annuì, mentre Miroku, tutto trafelato, entrava di corsa nella piccola camera silenziosa.
-< Inuyasha! > disse, con il fiato rotto dalla corsa.
-< Miroku! > rispose il ragazzo, sorpreso -< Che succede? >
-< Kikio… > farfugliò il pilota della shikon -< … Kikio è qui… e ti vuole parlare! >

Continua capitolo 25…

Scusate il lungo ritardo! Io cerco di impegnarmi il più possibile, ma la scuola stresssssssa ^O^
Commentate commentate commentate!
Un kiss a tutti!

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Capitolo 25
*** ALLEANZA ***


Eccomi qui, vi eravate dimenticati di me? °-° non si mai eh XD
Come sempre porgo le mie scuse per il ritardo e continuo con i ringrazziamenti! Grazie per tutto l’affetto che dimostrate per le mie FF ç___ç shono commossa!
Prometto che non ve ne pentirete!
Ora read and enjoy boy’s and girl’s!

CAPITOLO 25
ALLEANZA

Camminando lentamente lungo, quella che ormai sembrava essere per lui, più che una semplice grotta dal pavimento discostato e il buio permeante, una metafora della propia vita incerta e per nulla sicura, Inuyasha rimuginava, tra l’infuriato e il perplesso, su quello che Miroku era appena venuto a riferirgli.
-“ Kikio è qui… “ pensò il capitano della shikon –“… che diamine vorrà ora? Parlare? Da quando la conosco ho capito solo due cose di lei: è una traditrice e se pagassero in oro tutte le parole che spende per addurre scuse o convincere il resto del mondo per i suoi scopi, a quest’ora sarebbe ricca sfondata!” -< Non ti ha detto che vuole? > chiese Inuyasha, voltandosi a guardare la buia grotta appena percorsa.
Kagome era rimasta nel piccolo bacino d’acqua con Sango e il vecchio Totosai… chissà se tutto stava procedendo per il meglio?
-< No… non ha detto nulla! > rispose Miroku, che precedeva il compagno -< … ha semplicemente espresso il desiderio di parlare con te ed è rimasta fuori della grotta ad aspettarti! >
-< L’hai fatta tenere d’occhio? > chiese Inuyasha, apprensivo.
-< Certo… anche se, devi sapere che… sono venuti disarmati, lei e la sua ciurma! >
-< Disarmati? > sbottò Inuyasha.
-< Sembra davvero che voglia davvero solo parlarti… chissà, forse è qui per proporti un alleanza contro Naraku! > consigliò Miroku.
-< Un alleanza?> sbottò Koga, che seguiva i due -< Quella donna è davvero convinta di poter passare sopra allo sterminio del mio villaggio e a tutto quello che ha fatto a Kagome in questo modo? >
Inuyasha rimase in silenzio, riflettendo sulle parole degli amici: se davvero Kikio era lì per proporre loro un alleanza… significava che stava meditando di tradire Naraku… da una donna capace di voltare bandiera con il soffio del vento più favorevole, cosa doveva aspettarsi?
-< Sbrighiamoci! > disse imperioso Inuyasha -< … prima ci parlerò, prima questa questione verrà risolta! >

-< Oh, Inuyasha! > sorrise Kikio, seduta su di un liscio masso all’entrata della grotta -< Finalmente! >
-< Che cosa vuoi? > sbottò, sbigottito, il ragazzo dai lunghi capelli corvini.
-< Parlare! Parlare! > rispose Kikio, agitando le mani in segno di amicizia -< Che razza di modi! >
-< Sei stata tu a radere al suolo il mio villaggio? > chiese Koga, intromettendosi.
-< Oh, Koga! > sorrise malefica, la pirata nemica -< … sapevi bene a cosa andavi in contro, tradendomi! >
-< Sei una bastarda! > sbottò, irato, Koga.
-< Non venire a piangere da me! > lo zittì Kikio -< Sono qui per un altro motivo! >
-< Ovvero?> chiese Miroku, intervenendo a smorzare i toni accessi della conversazione.
-< Sono venuta a proporvi un accordo! > disse Kikio, avvicinandosi maliziosa al capitano della shikon -< Sono venuta anche senza armi per mostrarvi i miei buoni propositi… ostacolaci l’un l’altro non ci porterà da nessuna parte! >
Inuyasha, silenzioso, si allontanò dalla donna, guardandola con astio in volto.
-< Dovremmo allearci con te? Dopo che hai tradito me e mio padre? Dopo che hai attentato alla vita di Kagome, oltre che a quella di tutti noi? > disse il capitano, osservandola perplesso.
Per andare a proporre una cosa del genere a loro, Kikio doveva essere completamente impazzita. -< Io ho un frammento della mappa, voi ne avete altri due… > rispose Kikio -< … se mai li uniamo, mai troveremo il tesoro di Midoriko! >
-< Non parlare di Kagome come di una cosa! > l’apostrofò Koga -< è solamente colpa tua se ora sta passando le pene dell’inferno! >
Silenziosa, quasi non avesse udito le lamentele del ragazzo, Kikio si portò una mano al collo, estraendo da sotto la maglietta uno strano pendolo a forma di ampolla.
-< Questo è l’antidoto che serve a Kagome! > sorrise nefasta.
Inuyasha e gli altri la guardarono con astio: quella vipera ne sapeva veramente una più del diavolo.
-< Se Kagome muore posso dire addio al tesoro dell’isola di Umi… > insistette Kikio -< … ormai per me ha perso di utilità, oltre a dire anche che mi ha stufato, il fatto di tenerla sotto “calmanti”! Fidatevi… questo è davvero l’antidoto! >
Con sguardo di fuoco, Inuyasha si avvicinò alla pirata, causa per lui di molti dispiaceri e dolori, e, senza proferire parola, le strappò di malo modo l’ampolla con l’antidoto dalla mano.
-< Miroku! > disse, con voce imperiosa, il capitano della shikon -< Porta questa a Totosai, svelto! >
Il pilota della grande galea annuì, ubbidendo agli ordini del proprio comandante, mentre sul volto di Kikio compariva un largo sorriso soddisfatto.
-< Dove si trova il pezzo delle cose? > chiese Inuyasha.
-< Sulla mia nave… sorvegliato da Kanna! > rispose la pirata -< Sono felice tu abbia accettato la mia proposta Inuyasha, vedrai, non avrai di che pentirtene! >
Inuyasha, silenzioso, estrasse dal fodero di tessaiga la sua bella spada dalla lama luccicante, puntandola al collo di Kikio.
-< Ora aspetteremo, mio cara alleata, di sapere se l’antidoto che mi hai dato ha fatto effetto su Kagome… > disse, con voce roca e profonda il capitano -< … altrimenti, se qualcosa dovesse andare storto, puoi dire pure addio alla tua vita! >
***
La penombra permeava la piccola stanza buia, mentre, distesa immobile sul letto, Kagome dormiva beata. Seduto accanto a lei, Inuyasha, che si rigirava tra le mani un piccolo sasso d’orato, il pezzo della natura, la guardava dormire serena dopo molto tempo.
Kikio non aveva mentito: dopo aver somministrato l’antidoto a Kagome, la ragazza incominciava a riprendersi sempre più. Le era tornato un dolce colorito sulle guance e anche la febbre le era scesa del tutto. Doveva riposare ancora molto, però, per riprendere il prima possibile le forze, e per permetterle di fare meglio ciò, Inuyasha e gli altri avevano deciso di riportarla alla shikon e di farla riposare su un letto comodo, non fatto solamente di un sottile strato di pagliericcio.
Il vecchio Totosai, nonostante il suo aiuto indispensabile, sembrava quasi deluso dal fatto che i suoi metodi per far guarire la ragazza fossero stati interrotti così d’improvviso, e aveva insistito tanto che, dopo mille suppliche, gli era stato concesso di continuare a vegliare la riabilitazione di Kagome anche sulla galea pirata. Le due navi nemiche, la bella shikon dalle vele bianche e la nave di Kikio, erano messe alla fonda l’una vicino all’altra, nella piccola baia nei pressi del villaggio Ioro, ormai da un paio di giorni: tutti stavano aspettando con impazienza che Kagome si sentisse pronta a mostrare loro la rotta per l’isola di Umi.
I rapporti, tra i due equipaggi, in quei due soli giorni di forzata “ convivenza”, non erano stati molti: ognuno rimaneva sulla propia nave osservando e scrutando ciò che faceva l’altro e solo in un occasione Kikio era salita sulla shikon. La sera precedente, difatti, la pirata aveva richiesto di parlare con Inuyasha: per dimostrargli tutta la sua buona volontà nel cooperare, aveva dato ad Inuyasha anche l’ultimo frammento della mappa di Umi, l’anello che simboleggia le cose. Il capitano della shikon, palesemente sorpreso dal gesto di Kikio, aveva accettato di conservare il prezioso indizio sino a quando Kagome non si sarebbe ripresa e avrebbe potuto indicare loro la rotta da intraprendere… certo era che, questa volta, Kikio si stava comportando, all’apparenza, abbastanza onestamente.
Ovviamente Inuyasha, che certo non aveva dimenticato i fatti precedenti, non era così fesso da credere che Kikio non stesse tramando qualcosa, ma, finché il coltello dalla parte del manico lo avevano loro, non aveva nulla da temere.
Sbattendo lentamente gli occhi, Kagome sbadigliò sonoramente, ridestando il capitano della shikon dai propi pensieri.
-< Kagome ! > le sorrise Inuyasha -< Come ti senti? >
Kagome, alzatasi a sedere sul letto, si stiracchiò mugolando qualcosa.
-< Cosa hai detto? > le chiese nuovamente Inuyasha, sedendosi accanto a lei sul letto.
Kagome, sorridendo sorniona, mugolò ancora.
-< Eh? > ripetè Inuyasha, senza capire che la ragazza lo stava prendendo in giro.
-< Benissimo! > strillò Kagome, saltando al collo di Inuyasha e abbracciandolo di slancio.
Il capitano della shikon, sorpreso dal gesto di Kagome, arrossì come un pomodoro, allontanandosi imbarazzato dalla ragazza che rideva di gusto.
-< Certo che sei proprio cretina! > la rimproverò, schioccandole due dita sul capo d’ebano. Kagome sorrise… non si sentiva così bene da tanto tempo: l’emicrania era passata, anche la febbre, e quel senso metallico che le invadeva la bocca era scomparso.
-< Inuyasha… ma quello… > disse, poi, la ragazza, notando la pietra intarsiata di un strano marchio, che il ragazzo stringeva ancora in pugno.
Inuyasha, estraendo dalla tasca dei pantaloni anche l’anello, l’ultimo frammento di mappa che mancava, si avvicinò a Kagome, porgendole i due oggetti magici.
-< Ora abbiamo tutti i tasselli della mappa… > le sorrise -< … ma… >
-< Hey, ma che ma? > lo rimproverò Kagome, notando la voce triste del ragazzo -< … non ci avrai mica ripensato? L’isola di Umi è finalmente a nostra portata… >
-< Si, lo so… ma… tu… > bofonchiò il capitano.
Kagome sorrise, prendendogli dolcemente una mano tra le propie.
-< Guarda… per indicarti l’ubicazione dell’isola di Umi ci metto un attimo! > gli sorrise la ragazza, prendendo tra le mani l’anello dal grande rubino rosso e la pietra d’orata.
Sotto lo sguardo di Inuyasha, Kagome battè con forza la pietra contro la gemma che era incastonata nell’anello, rompendo il rubino che si disfece in mille schegge.
Tra le piccole lamelle di vetro, sulla coperta del letto, cadde anche un piccolo foglio accartocciato. -< Passami una matita! > sorrise Kagome, aprendo delicatamente il foglio raggomitolato minuziosamente.
Una volta aperto il foglio, che sembrava obbiettivamente essere una mappa, Kagome se lo portò all’altezza dell’incavo del collo, tracciando su di esso le linee del proprio tatuaggio.
In breve tempo, sulla mappa ingiallita dal tempo, comparve l’identico simbolo che Kagome recava sotto il mento. -< Ecco fatto! > disse Kagome, porgendo la mappa ad Inuyasha -< Quella è la rotta da seguire! >
Inuyasha, ancora perplesso, la guardò smarrito.
-< Tutto qui? > chiese, quasi deluso -< Cosa ne facciamo ora di questo anello e di questa pietra? >
-< Oh, tienili tienili! > sorrise Kagome -< Il loro uso non è finito qui! >

Continua capitolo 26 …

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Capitolo 26
*** L'ISOLA DI MIDORIKO ***


Mezza insonnolita e raffredata , eccomi di nuovo qui a turbare le vostre giovani menti ^^’
Ormai i nostri amici, e anche i nostri nemici, sono tutti pronti a salpare per l’isola di Umi… cosa ci sarà ad attenderli?
Read and enjoy ^O^

CAPITOLO 26
L’ISOLA DI MIDORIKO

Il vento, che spirava fresco tra le onde del mare, riempiendo in conche di nuvole le alte e grandi vele della shikon no tama, giocava divertito con i lunghi capelli corvini di Kagome, sollevandoli e facendoli rilucere alla calda luce del sole.
I profondi occhi color cioccolato della ragazza erano fissi all’orizzonte, mentre seduta sul boro della nave, con i piedi a penzoloni, la sottile veste da camera che ancora indossava, svolazzava divertita in risposta alla prima brezza del mattino.
L’alba era sorta da poco e la pace del mare aperto sembrava poter durare per sempre: solo il rumore delle onde infrangersi sotto i suoi piedi ricopriva, con il suo odore salmastro, i pensieri di Kagome, mentre il sole, ancora basso all’orizzonte, sembrava divertirsi a disegnare scie d’oro sulla cresta dell’acqua. Voltandosi a guardare la prua della nave, Kagome soffermò il suo sguardo sulla galea di Kikio che li seguiva a breve distanza.
Quando aveva saputo che Kikio ed Inuyasha si erano alleati, il suo volto, tirato in una smorfia tra il perplesso, lo preoccupato e l’incazzato, aveva manifestato palesemente il suo stato d’animo. Certo, poteva comprendere che Inuyasha, per quanto assurda fosse la cosa, fosse giunto a patti con la pirata nemica solo per salvarle la vita, ma trovava comunque inaccettabile il fatto di dover condividere quel viaggio verso l’isola di Umi con la donna che aveva più volte attentato alla sua vita. Se non altro perché, Kagome era certa, Kikio non sarebbe mai stata ai patti e avrebbe, magari architettando la cosa con Naraku, cercato di fregare Inuyasha appena l’occasione glielo avesse concesso.
-< Già sveglia? > sentì, d’un tratto dire, da una voce alle sue spalle.
-< Oh, buon giorno Totosai! > sorrise Kagome ale vecchietto che la guardava sorridente.
-< Come ti senti oggi, Kagome? > chiese il vecchio sciamano, sedendosi accanto alla ragazza.
-< Molto bene! > sorrise Kagome -< Sono ormai 4 giorni che siamo in viaggio verso l’isola del mare e mi sento sempre meglio! >
-< Lo vedo! > rispose l’anziano -< Ma è meglio che non ti sforzi troppo! >
-< Non si preoccupi… sino a quando non giungere all’isola di Umi, non ci saranno problemi! > rispose, sorridente, Kagome.
-< Kagome… > sospirò l’anziano sciamano, guardando con gli strani ed enormi occhi la ragazza -< … non sottovalutare questa situazione! >
-< Totosai, ma… io… non sottovaluto nulla! > -< Kagome… quello che intendo dire è che… > sospirò l’anziano -< … per giungere al tesoro di Midoriko si dovranno superare alcune prove, come di certo tu saprai già… in una condizione precaria come la tua, anche una ragazza che non avesse il peso della maledizione sulle spalle faticherebbe a compiere l’impresa! >
-< Totosai, se vi state preoccupando per la mia maledizione, non ce n’è motivo… > sorrise amaramente Kagome -< è da quando ho 4 anni che convivo con il peso delle lacrime di Midoriko e so bene che per giungere al suo tesoro dobbiamo usufruire dei pezzi della mappa… non sono una sciocca! >
-< Lo so bene Kagome… > sorrise Totosai -< … ma forse… Inuyasha… >
-< No! > obbiettò, diretta, la ragazza -< … non sappiamo ancora quali prove dovremmo superare… non voglio allarmare nessuno! >
-< Ma… >
-< Per favore Totosai… > sorrise Kagome -< … se accadrà mai qualcosa la affronteremo assieme! >
-< Va bene Kagome… ah, quasi dimenticavo! > rispose l’anziano sciamano -< … tieni… ecco i resti del tuo bracciale! > continuò il saggio, porgendo a Kagome i due frammenti in cui si era aperto il bracciale avvelenato che Kikio l’aveva costretta ad indossare.
-< Grazie!> sorrise Kagome, guardando con una punta di preoccupazione e di rabbia il monile malvagio.
-< A cosa ti servono? > chiese Totosai, guardandola curioso.
-< Non si preoccupi! > sorrise Kagome, evasiva -< Ora questi non faranno più del male! >
***
La luna, signora tra il mare di stelle, che splendeva sovrana nel cielo sgombro di nuvole, si rispecchiava luminosa nel mare placido della notte, frammentando il suo riflesso circolare in lunghe scie d’argento.
Con un movimento furtivo, Kagome, spalancando appena la camera della stanza, entrò nel buio che permeava la piccola cabina, muovendosi a tastoni, orientandosi con le mani, nell’oscurità più densa.
Faticosamente riuscì a trovare il letto, dove, poteva ben udire dal lento respiro, Inuyasha stava dormendo beatamente.
Con un sorriso furbo, invisibile nell’oscurità, accese lentamente la piccola lampada ad olio sul comodino del capitano, stando ben attenta a non svegliarlo.
Fortunatamente per i suoi piani, il ragazzo sembrò non notare la sua presenza furtiva nella camera e, anche mentre la ragazza si sedeva accanto a lui nel letto, Inuyasha continuava a dormire come un bambino.
I bei e profondi occhi d’ambra erano chiusi in un mondo a Kagome irraggiungibile.
-“ Com’è carino! ” pensò Kagome, osservando come il viso del ragazzo fosse rilassato.
Da quando aveva conosciuto Inuyasha, non ricordava, o per lo meno ne aveva poca memoria, di averlo visto così sereno: l’incontro alle carceri, la fuga da Osaka, l’incontro con Kikio e la sua vita messa in pericolo sino a quella nuova alleanza con la pirata traditrice… quante cose erano successe in poco tempo.
Sporgendosi lievemente, Kagome accarezzò con dita fredde e delicate le labbra di Inuyasha.
-< Un bacio… > sussurrò, ricordando i momenti passati.
Un bacio che lei non avrebbe mai dovuto ricevere… un bacio che l’aveva condotta a scoprire un nuovo sentimento… un sentimento che non avrebbe mai dovuto provare.
-“ Io sono il pezzo dell’umanità… colei che nessuno può amare… ” pensò Kagome “ Totosai ha ragione… io non so quello a cui stiamo andando in contro, ma… io ora equivalgo ad uno strumento… ”
-< Uhm… >
Inuyasha si mosse nel sonno, sbuffando.
-< Anche quando dormi hai il coraggio di contraddirmi! > sorrise Kagome, accarezzandogli una mano.
-“ Non so a cosa stiamo andando in contro… ” pensò la ragazza “ … ma farò di tutto per realizzare i tuoi sogni e condurti al tesoro! ” sorrise, sporgendosi verso il ragazzo.
-< Svegliaaaaaaaaaa! > urlò Kagome, quasi diritta nell’orecchio del ragazzo.
Inuyasha balzò dal letto, aprendo gli occhi di scatto e guardandosi attorno con intenta omicida: chi diamine era quello sprovveduto da giocargli un simile scherzo?
-< Kagome? > sbottò, quasi incredulo, riconoscendo la ragazza seduta al suo fianco -< Che diamine ti salta in mente? >
-< Sei stato tu a dirmi di svegliarti due ore prima dell’alba! > sorrise, ilare, Kagome.
-< Ma ti pare modo? > sbottò Inuyasha.
-< Uf, come la fai lunga… che dovevo fare, la carina? >
-< Carina? > rispose, stizzito, Inuyasha -< Nemmeno impegnandoti ci riusciresti! >
A quelle parole Kagome mise il broncio, ma la rabbia, che già le stava montando dentro per le offese, certo non cattive, di Inuyasha, venne sostituita da una gran sete di rivincita.
Cambiando il broncio nell’espressione più carina che in quel momento riusciva a fare, si avvicinò maliziosa al viso del capitano.
-< Io… non sono carina… > mugugnò con voce dolce.
Inuyasha, spiazzato da quella reazione, la guardò rosso in volto.
-< Ma… Kago…Kagome… >
-< Non mi trovi nemmeno un po’ carina… > continuò la ragazza, divertita, guardandolo con occhi speranzosi.
-< Io… > balbettò Inuyasha, ora al colmo dell’imbarazzo.
-< Nemmeno un pochino? > sibilò Kagome, baciandogli a fior di labbra il mento.
-< Eh… io…io…. Ecco… >
-< Stupido! > urlò la ragazza, sbattendogli in faccia il cuscino e facendogli una linguaccia -< Nemmeno tu sei carino! >
Inuyasha la guardò sospetto. Quella baka lo stava tirando a scemo?
-< Vieni qui! > le urlò contro, incominciando a rincorrerla per tutta la cabina.
Kagome, divertita, uscì dalla stanza e correndo salì sul ponte della nave.
La volta di stelle, alte nel cielo, rilucenti nel buio, sembrava sorridere degli screzi tra i due, che nulla curanti della tarda ora della note si rincorrevano tra gli schiamazzi.
-< Ahio! > squittì Kagome, quando due braccia forti la presero da dietro, stringendola forte.
-< Sei una bambina! > l’appostrofò Inuyasha, voltandola verso di se, senza lasciarla.
-< E tu un rude! > ribattè Kagome.
-< E tu una donna priva di fascino! >
-< E tu un pirata senza cervello! >
-< E tu… tu… >
-< Ah ah, rimasto a secco di insulti eh! > sorrise Kagome.
-< Tu… > continuò Inuyasha, guardandola seria negli occhi.
Kagome, sorpresa dal cambiamento del ragazzo, smise di ridere, specchiandosi perplessa nelle profonde pozze d’anima di Inuyasha.
Senza proferire altre parole, Inuyasha avvicinò il suo volto a quello della ragazza, sfiorandone delicatamente le labbra.
-< Inuyasha…io… > sospirò Kagome, mentre ancora le labbra del ragazzo sfioravano le sue.
-< Terra!!!! > un urlo improvviso squarciò l’aria, mentre i due ragazzi si staccavano, svogliatamente, l’uno dall’altra.
All’orizzonte, quasi indistinguibile nel buio della notte appena rischiarata dalla prossima alba, una piccola sagoma faceva capolino tra le onde del mare.
Un alta montagna svettava in quella lontana isola… l’isola di Midoriko.

Continua…

Bene bene, ci siamo ragazzi… l’ultima parte della ff sta per cominciare, siete pronti???

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Capitolo 27
*** IN THE DARKNESS ***


Ekkomi di nuovo qui! La primavera è alle porte, che bello!Oggi ho proprio voglia di scrivere! Inizia l’avventura dei nostri amici sull’isola di Midoriko… cosa accadrà mai?

CAPITOLO 27
IN THE DARKNESS

La sabbia fine e gialla, solleticava con i suoi piccoli granelli i piedi di Kagome che, a contattato con l’ancor freddo terreno sabbioso, rabbrividiva vistosamente.
L’atmosfera sulla sabbia dell’isola sperduta era immersa in un silenzio assordante, mentre gli uomini dei due equipaggi, quello di Inuyasha e quello di Kikio, scendevano dalle scialuppe appena arenate sulla spiaggia deserta. Il pallido sole di prima mattina era nascosto da opachi nuvoloni di pioggia, rendendo quel paesaggio brullo e spoglio dinnanzi ai loro occhi ancora più desolante.
-< Mette i brividi! > sussurrò Kagome.
Una tersa nebbiolina, generata dalla condensa dell’aria fredda con il terreno riscaldato del giorno precedente, si alzava furtiva dal terreno.
-< Questa sarebbe l’isola di Midoriko? > disse, acerba, Kikio -< Sembra un comune atollo dimenticato da Dio! >
-< La mappa di ha condotti qui! > l’apostrofò Miroku.
-< Kagome… non è che hai sbagliato qualcosa? > continuò la pirata nemica -< Mi sa che su quest’isola non troveremo nulla! >
Kagome fulminò Kikio con lo sguardo.
-< Si dà il caso che io sia la ragazza maledetta dal simbolo di Midoriko, non tu! > la zittì -< Quindi smettila di lagnarti e seguimi in silenzio! >
Inuyasha, che stava ascoltando il battibecco in silenzio, sorrise, mentre Kikio, inviperita, taceva per la magra figura che aveva appena fatto.
Dalla riva deserta di fine sabbia gialla, Inuyasha e gli altri, accompagnati da un gruppo scelto di ambe due gli equipaggi, si addentrò nell’entro terra della strana e silenziosa isola.
Il paesaggio, da rado e brullo com’era vicino alla costa, lasciava rapidamente spazio, man mano che avanzavano, ad una vegetazione fitta di alberi secolari, che con le loro verdi chiome si arrampicavano sin sul soffitto del cielo.
-< Sembra una foresta tropicale! > commentò Miroku, estirpando una pianta alla sua destra con un colpo di spada.
-< Camminare qui in mezzo è quasi impossibile! > disse Sango -< Kagome… dove stiamo andando di preciso ? > chiese la vice capitano, guardandosi attorno smarrita: attorno a lei non c’erano altro che verdi piante e tronchi giganti.
-< Seguitemi… ci siamo quasi… > bisbigliò la ragazza dai lunghi capelli corvini, portandosi una mano a detergere il sudore imperlato sulla fronte. Incominciava a fare caldo e l’ambiente schiacciante della fitta foresta sembrava togliere l’aria.
-< Ti do il cambio! > le disse Inuyasha, precedendola.
Kagome sorrise.
-< Da che parte?> chiese il capitando della shikon. -< Di là?> indicò Kagome, puntando il dito verso ovest.
-< Da quella parte c’è la scogliera!? > puntualizzò Miroku, preoccupato di sbucare da un momento all’altro su uno strapiombo che dava diritto sul mare e suoi scogli aguzzi.
-< Infatti! > disse stizzito Inuyasha, strappando con forza un grande rampicante verde e mostrando agli altri pochi metri di terreno che si affacciavano sull’oceano aperto.
-< Bello, un buco cieco! > disse, irritata, Kikio.
A Kagome venne una gran voglia di spingerla giù dal dirupo.
-< Taci e seguimi! > rispose Kagome, fulminando la nemica con lo sguardo.
Muovendosi lentamente vicino al bordo dello strapiombo e trattenendo il respiro, Kagome aggirò un piccolo arbusto sulla destra, scomparendo alla vista di tutti.
-< Kagome! > urlò Inuyasha, preoccupato che la ragazza fosse finita giù.
-< Sono qui scemo! > la sentì rispondere.
Difatti l’arbusto impediva di vedere che, costeggiando il dirupo, un piccolo sentiero si snodava tra lo strapiombo sul mare e la parete rocciosa della scogliera.
-< Come facevi a sapere dell’esistenza di questo strada? > chiese Inuyasha, incamminandosi dietro di lei.
-< Lo so e basta! > sorrise Kagome -< Fate attenzione lì dietro, il terreno e fragile! >
Inuyasha la osservò apprensivo. C’erano ancora molte cose che non conosceva di Kagome. Come sapesse dell’esistenza di quella strada, senza esservi mai stata prima d’ora, o come fosse stata maledetta dal tatuaggio di Midoriko. Infatti Inuyasha sapeva che le persone non potevano nascere con tale maledizione e anche se fosse stato possibile, Kagome dovrebbe aver avuto minimo 1.000 anni, ovvero risalire al tempo della scagliata della maledizione di Midoriko. Chissà quindi come mai proprio lei era stata scelta per ricoprire tale ruolo… e chissà se la sua nonna centrava in qualche modo. Kagome ne aveva parlato distrattamente della vecchia parente morta molto tempo prima e, sebbene Inuyasha fosse stato curioso di sapere qualcosa di più, aveva lasciato perdere l’argomento quando aveva visto che per Kagome era un tasto dolente.
-< Eccoci! > sentì esultare dalla ragazza, rilegando i suoi pensieri in un cassetto della sua mente.
Percorrendo lo stretto sentiero erano arrivati d’innanzi ad una buia grotta che sbucava dal senno della scogliera… dal buio pesto di essa non usciva un solo suono.
***
Il mare, appena increspato dal vento che quella mattina incominciava a spirare più furente del normale, era tinto di bui colori, nonostante il sole, da poco sorto, riuscisse ancora a vincere le sporadiche nubi che si stavano radunando nel cielo. La marea era quindi tinta di un blu intenso, che rispecchiava il colore delle grandi nuvole, cariche di pioggia.
Su questo mare non quieto, increspato come le venature che si formano sulla superficie immota di uno stagno quando si lancia un sasso al suo interno, veleggiava una grande nave nera, dallo scuro legno, sul cui pennone più alto svettava la bandiera pirata.
Seduto sulla sua postazione di comando, in cima al cassero, immerso in un nero silenzio, Naraku fissava con intensità la linea ancora non omologata dell’orizzonte. Appoggiato con il viso sulle mani e con i gomiti alla sedia, del suo viso immoto erano solo visibili le iridi rosse come il fuoco. Una strana aura avvolgeva la sua taciturna figura, mentre nemmeno un uomo dell’equipaggio aveva il coraggio di avvicinarsi al capitano di così nero umore.
-< A quest’ora dovremmo aver già ricevuto le coordinate! > disse, con voce tagliente, alla sua sottoposta che gli era inginocchiata diffronte.
Kagura alzò un attimo lo sguardo, incrociandolo, rabbrividendo, con quello del suo capitano.
-< Si! > rispose, aspettandosi la sfuriata di Naraku da un secondo all’altro.
-< Quando l’hai lasciata al villaggio degli Yoru sei sicura che non ti avesse dato direttive più esplicite? > chiese, nuovamente, il corsaro nero.
-< No… > rispose Kagura -< … stava andando a trattare con Inuyasha e i suoi. A quest’ora dovrebbero già aver unito i pezzi della mappa ed essere arrivati all’isola di Midoriko… eravamo state d’accordo che ci avrebbe spedito di giorno in giorno le coordinate per l’isola e così sono tornata a farvi rapporto! >
Lo sguardo di Naraku si fece ancora più tagliente, mentre i grandi occhi scarlatti si chiudevano in due fessure cariche di rabbia.
-< Quindi… se Kikio ci deve ancora fare rapporto… > puntualizzò, con voce quasi tremante di collera -< … significa che ci ha traditi! > urlò, talmente forte da farsi sentire da tutti i suoi pirati sopra coperta.
-< … credo… > balbettò Kagura.
Con un gesto di stizza Naraku si alzò dal suo posto a sedere, prese Kagura per il colletto della camicia e con una mano le serrò il collo.
-< Se aveva intenzione di tradirmi…> disse con voce malefica, mentre la ragazza annaspava in richiesta d’ossigeno -< … tu dovevi esserne al corrente! >
-< … io… no! > riuscì a balbettare Kagura, ormai di un colore paonazzo.
-< Il mio frammento della mappa… > urlò Naraku -< … lo avevo affidato alla tua tutela! >
-< … io… >
-< Nave in vista!!!! > improvvisamente l’urlo dell’uomo di vedetta interruppe il diverbio acceso tra i due.
Naraku lasciò repentinamente il collo di Kagura che, annaspando come un pesce fuor d’acqua, si accasciò seduta a terra respirando ossigeno a grandi boccate e toccandosi dolorosamente il collo.
-< Dove? > disse Naraku, prendendo il cannocchiale, mentre il pirata indicava un punto in direzione nord-ovest.
Naraku avvicinò l’occhio alla lente e per poco non rimase a bocca aperta dal constatare di chi fosse quella nave...
-< Uomini! > urlò, con un nuovo sorriso ritrovato -< Preparate i cannoni! Assaltiamo la galea di Sesshomaru! >
***
-< Ahio! > strillò Kagome, mentre, per tenersi in equilibrio, si appoggiava a tastoni alla sua destra, dove era certa ci fosse la parete di rocce.
-< Scusami! > disse Sango, indietreggiando di un po’ e andando a sbattere contro Miroku.
-< Con questo buio non si vede ad un palmo dal naso! > squittì Kagome, con il piede dolorante.
-< Inuyasha, ci sei? > chiese al buio.
Erano entrati da due minuti e, dopo aver percorso due metri in quel antro oscuro, si trovavano ad avanzare nel buio più pesto, urtandosi tra di loro e inciampando sul suolo scosceso.
-< Inuyasha? > chiese ancora Kagome, prima che una mano le si posasse sulla spalla, facendola sobbalzare -< Eccomi! > lo sentì rispondere.
-< Stupido cretino! > urlò Kagome -< Ma non eri davanti a me? >
-< Eheh… > rise Inuyasha -< … sei proprio una fifona! >
-< Idiota! > disse Kagome -< Ti sembra questo il momento di fare lo sbruffone? Siamo in una situazione alquanto delicata… diffronte a me potrebbe esserci un burrone a quanto ne so, non si vede un fico secco! >
-< Ah… come sei zuccona! > rise il capitando della shikon -< … dammi il pezzo della mappa di Umi riguardante la natura! >
-< A che ti serve? >
-< Tu dammelo e basta! > disse Inuyasha, mentre la ragazza gli porgeva la pietra magica.
Il capitano della shikon si inginocchiò e, tastando sul terreno scosceso di sassi, raccolse una pietra delle stesse dimensioni del pezzo della mappa. Sfregando le due pietre luna contro l’altra presto alcune scintille di fuoco presero vita.
-< Presto, una torcia! > disse il capitano -< O se non ne avete una legate degli stracci o pezzi di vestito su un legno! >
In men che non si dica il gruppo era venuto in possesso di una delle più grandi invenzioni dell’uomo: il fuoco.
-< Sono o non sono un genio? > rise Inuyasha.
-< Ma… come facevi a… > chiese, perplessa, Kagome.
-< Eh, sono il re delle fiamme! > disse, sbruffone, il capitano.
Improvvisamente il terreno incominciò a tremare sempre più forte.
-< Che succede? > urlò Kagome, mentre pezzi di soffitto roccioso incominciavano a cadere dall’alto e la terra intensificava il suo ritmo di palpitazione.
-< Una scossa di terremoto! > urlarono alcuni pirati, correndo come pazzi verso l’uscita.
-< Fermi! > urlò Kikio, nel tentativo di fermare i suoi uomini inutilmente.
La terra continuò a tremare a lungo, facendo cadere i nostri per terra.
Inuyasha prese Kagome per un polso, tirandola sotto di sé nel tentativo di ripararla dalle macerie che cadevano dall’alto.
-< Ahhhhh > urlarono tutti all’unisolo, mentre un rombo assordante scaturiva dalle viscere della grotta.
-< Che diamine sta succedendo? > urlò Inuyasha.
-< è Midoriko… > rispose Kagome -< … ha avvertito la nostra presenza! > urlò.
In un secondo la terra smise di tremare e il rombo della terra si appiattì in un fastidiosissimo silenzio. Una ventata di vento uscì dal seno del lungo altro, in un sibilo, come un mormorio di incomprensibili parole…
alla raffica di vento la fiamma della nuova torcia vibro…
poi in un soffio si spense, riportando tutto alle tenebre.

Continua cap 28…

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Capitolo 28
*** FUOCO ***


O___O
Ragazzi, ragazze, quanto tempo sarà ke nn posto questa ff? Purtroppo la scuola mi ha impegnato parecchio, infatti purtroppo, ho deciso di sospendere “l’equilibrio del tempo” a data da destinarsi. Non temete, non rimarrà così per sempre!
Allora, spero vi ricordiate ankora a ke punto siamo arrivati! La grotta ci attende… e Midoriko?

CAPITOLO 28
FUOCO

Kagome si alzò barcollando.
Nel buio che permeava nella grotta, ora che la loro unica fonte di luce era stata spenta, Inuyasha e i suoi compagni rimanevano immobili nell’oscurità, senza discendere nulla oltre il loro naso.
- Solo un terremoto? – chiese Inuyasha, alzandosi a fatica, reggendosi su dei spuntoni di roccia.
- Terremoto o meno, volontà e ira di Midoriko in più, siamo comunque in una situazione alquanto bislacca! – disse Miroku – Procedere senza luce è impossibile! – - Torniamo indietro? – chiese Sango, mentre le loro voci si propagavano in sordi echi nel tetro cunicolo.
- No, ci impiegheremmo troppo tempo! – disse Inuyasha – In più molti uomini sono tornati indietro! –
- E pensi, dunque, di procedere a naso, capitano? – chiese Kikio, con voce malefica.
- Procediamo a tastoni – rispose Inuyasha – Fate attenzione –
Con movimenti e gesti lenti, vedendo unicamente il buio, Inuyasha prese la mano di Kagome e si avviò lungo il tunel di tenebra. Dietro di lui anche Sango, Miroku, Koga e Kikio procedevano lentamente, individuando il loro cammino lungo la parete.
La pirata nemica, che chiudeva il piccolo gruppo rimasto in quella missione verso il tesoro maledetto, seguitava quel gruppo di nemici/alleati provvisori, con un sorriso, sebbene invisibile, dipinto sul volto.
Era vicina… maledettamente vicina ad una metà che ambiva ormai da anni.
Aveva tradito, aveva ucciso, si era abbassata a diventare una schiava, ma ora tutto era così, pericolosamente vicino, da diventare realtà.
L’accordo che aveva con Naraku non significava più nulla. Per quel che le riguardava avrebbe atteso sue notizie per l’eternità. Ora aveva i mezzi per arrivare a quel tesoro… ora aveva la chiave per divenire inarrestabile.
L’unica sua preoccupazione riguardava quegli allocchi dei suoi nuovi alleati part- time… 5 contro uno non era certo uno scherzo.
Coperta dall’ombra delle tenebre avrebbe potuto ammazzarli alle spalle uno dopo l’altro e il cammino sarebbe rimasto sgombro… ma come avrebbe fatto a superare le prove che la dividevano dalla sua ambita metà?
Era necessaria quella stupida ragazzina… almeno per il momento.
- Cos’è quest’odore? – la voce di Inuyasha la distraè dai suoi pensieri.
- Sembra… - sussurrò Kagome.
- Sembra… fuligine! – continuò Sango.
- Guardate, laggiù c’è una luce! – disse Inuyasha, incrementando l’andatura.
Man mano che si avvicinavano la piccola lamella diveniva sempre più concreta e ben visibile, e l’odore di bruciato così intenso da riempire le narici.
Arrivarono, quindi, d’innanzi ad un piccolo spiazzo: diffronte a loro, in una nicchia incavata nella parete di roccia, una torcia brillava nelle sue calde lamelle rosse e gialle. A separare i nostri dalla fiaccola, un baratro largo molti metri, la cui profondità era celata nel buio più tetro. I margini del baratro erano avviluppati in un turbinio di fiamme che si alzavano lungo tutta la parete che costeggiava il burrone, arrivando a toccare il soffito.
- Bene… ed ora che si fa? – chiese Kikio – Almeno che qualcuno di voi non sia dotato di un super potere in grado di saltare 50 metri buoni di uno strapiombo, direi che siamo arrivati al capolinea! -
- Avessi almeno la cortezza di aspettare un secondo … – la zitti Kagome - … questo non è affatto un capolinea… è la prima prova, quella della natura… la prova del fuoco! –
***
Il rumore delle onde, la pace del mare e il lento suono della risacca, furono squarciate dal rimbombo gutturale di un cannone.
Sesshomaru si voltò di scattò, mentre la cascata dei suoi lunghi capelli corvini brillava di argento in risposta ai caldi raggi di sole.
Un boato assordante si alzò dalle profondità del mare quando il colpo di cannone andò a sfiorare la grande galea dalle vele nere del potente signore dell’Ovest, mentre una grattacielo di schizzi si alzava dalla superficie increspata delle onde, spandendo ovunque un mare di gemme di acqua.
- Siamo attaccati! – urlò allora un pirata dal ponte, mentre in lontananza la nave pirata di Naraku era ben visibile.
Tutti i pirati riuniti sul ponte corsero agli armamenti: chi impugnava e brandiva la spada, chi si dirigeva a gran foga verso i cannoni già armati. Sesshomaru scrutò la nave nemica all’orizzonte, increspando le labbra sul volto stoico.
- Jaken! – urlò il capitano, mentre il piccolo rospo verde accorreva, tremante di paura, al suo cospetto.
- Si, o mio potente signore? –
- 5 gradi a babordo, dobbiamo toglierci da qui! Siamo a portata di cannone! – disse perentorio Sesshomaru.
Altri boati partirono dalla, ormai, poco lontana nave nemica, mentre un denso fumo si alzava dalle bocche dei cannoni che avevano appena sparato. I pirati e Sesshomaru trattennero il respiro, mentre anche quei colpi sfioravano la loro nave.
- Veloci uomini, via di qui! Presto aggiusteranno la mira! – urlò il capitano, mentre la sua nave incominciava a mettersi in posizione da tiro.
Sesshomaru osservò in silenzio la galea nemica: uno scontro non ravvicinato era a loro svantaggio. Difatti la nave di Naraku aveva più cannoni a lungo raggio e solo un colpo di fortuna avrebbe permesso loro di avere la meglio da quella posizione. Tentare la fuga, d'altronde, oltre che non essere un azione minimamente contemplata dal signore dell’Ovest, era praticamente impossibile: dare le spalle a Naraku significava offrirgli la schiena da bombardare.
- Avanti tutta! – urlò il capitano, indicando la galea nemica.
L’unica alternativa era avvicinarsi e tentare un arrembaggio, sperando di schivare il più possibile numero di cannonate. Naraku osservava, al sicuro della sua postazione, la manovra di avvicinamento del nemico.
Un mesto sorriso comparve sul suo volto.
- Come avevo immaginato … - bisbigliò tra sé, mentre Kagura, ancora sconvolta, fissava con odio la schiena del suo signore.
***
Il pesante silenzio che avvolgeva la buia grotta, galleria di insidie nel seno dell’isola di Midoriko, era avviluppato dal turbinio del sibilare silenzioso del fuoco. Fiamme altissime, dai caldi colori di rosso, arancione e giallo, si alzavano sinuose, accompagnate da faville, lungo uno strapiombo appena scorgibile dalla luce intensa di quella barriera di fiamme.
Kagome si chinò a terrà, raccogliendo un piccolo sassolino dal terreno scosceso e gettandolo oltre la barriera di fuoco.
- Dobbiamo spegnere il fuoco! – asserì certa.
- Qualche idea? – domandò Inuyasha, osservando apprensivo le lamelle che gli ostacolavano il cammino, mentre i suoi occhi d’ambra si dipingevano di calda ambra.
- I pezzi della mappa di Umi… - disse Kagome -… dammeli per favore! –
Inuyasha si portò le mani nelle tasche dei pantaloni, estraendone l’anello dalla gemma rotta e il sasso con la strana incisione.
Kagome sorrise, osservando divertita Inuyasha.
- Secondo te quale pezzo ci serve? – chiese.
Inuyasha la guardò perplesso, osservando poi i due magici oggetti che teneva in mano.
- Bhe… - mugugnò.
- Ma come diavolo pensi che potranno esserci utili un sassolino e un anello rotto? – disse, allora, stizzita, Kikio.
Kagome roteò platealmente gli occhi, sbuffando. - Inuyasha… ti ricordi come hai accesso il fuoco quando siamo entrati nella grotta? – chiese Kagome, evitando di rispondere a Kikio.
Il ragazzo dai lunghi capelli corvini annuì, stringendo in pugno la pietra della natura.
- Con questa…ma… come pensi possa tornarci utile? – chiese il capitano.
Kagome sorrise, prendendo il pezzo della natura tra le mani. - Miroku… vieni qui! – disse Kagome, richiamando l’amico – Unite le braccia… devo salire sulle spalle di Inuyasha! -
- Eh???? – sbottò il capitano.
- Dai Botolo, fai come ti dice! – lo stuzzicò Koga.
- Ma… -
- Allora Kagome,sali sulle mie spalle! – disse Koga.
- No!! Avanti Kagome, sbrigati! – disse, irruento Inuyasha.
Kagome sorrise. Inuyasha era sempre il solito! Lentamente e facendo attenzione Kagome si drizzò sulle spalle di Inuyasha, tenendosi con le mani alla parete di neri spuntoni di roccia.
- Passatemi la roccia! – disse Kagome, mentre con le mani tastava il soffitto di fredde pietre.
- Cosa stai cercando, Kagome? – chiese Sango, dal basso, osservando l’amica.
- Qui… ci dovrebbe essere… Ecco trovato!- esclamò Kagome. Prendendo in mano la pietra della natura, la appoggiò sul soffitto, dove, tra spuntoni di grezza roccia, un piccolo incavo, della stessa forma della pietra, era nascosto ala vista.
Un bagliore folgorante si sviluppò dal pezzo della mappa di Umi, mentre le fiamme attorno alla strapiombo incominciavano a scemare.
- Guardate! – urlò Sango, incredula.
Le fiamme ke avvolgevano il burrone si spensero di colpo, mostrano ke ai lati dello strapiombo c’era un piccolo camminamento radente la parete.
- Fantastico! – esultò Koga.
Improvvisamente un boato assordante si propagò dalle viscere inesplorate del tunnel, mentre la terra ricominciava a tremare.
Kagome, ancora sulle spalle di Inuyasha, lanciò un urlò, mentre si sentiva, inesorabilmente, cadere all’indietro.
Continua cap 29…

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