Tenebra Azzurra di martozza (/viewuser.php?uid=22396)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io sono Kakaroth ***
Capitolo 2: *** Buio. ***
Capitolo 3: *** Oltre Mondo. ***
Capitolo 4: *** Loro ***
Capitolo 5: *** Crisantemi ***
Capitolo 1 *** Io sono Kakaroth ***
Tenebra
azzurra.
Capitolo
1: Io sono
Kakaroth.
“L'abitudine
rende sopportabili anche le cose spaventose.”
Esopo
“No..
no.. no!!”
“Bulma!”
Una piccola lanterna venne accesa sopra
la brandina. Restò lì ad ondeggiare leggermente,
illuminando il
corpo della donna sdraiata sotto un lenzuolo lercio. Tutto intorno
era silenzio e buio. La luce fioca non riusciva ad illuminare il
grande magazzino dove vivevano. Topi, ecco ciò che erano
diventati.
Le mura muffite erano coperte da vecchio intonaco, rigonfio a causa
dell'umidità, che si sgretolava di tanto in tanto producendo
cumuli
di polvere. Il soffitto era tappezzato da chiazze verdognole. Cosa ci
si aspetta, dopotutto? Si viveva sottoterra.
La donna alzò lo sguardo, il cuore in
gola che tamburellava di agitazione. Chino su di lei, un ragazzo dai
capelli neri come la pece, lunghi e mossi la guardava. Il volto era
solcato da profonde cicatrici, gli occhi erano mossi da una grande
agitazione. “Tutto bene?” la voce era bassa, come
un sospiro. La
donna lo guardò per qualche attimo prima di muovere il capo
in segno
di assenso. Il cuore stava tornando ai normali battiti. Non riusciva
però a parlare, la gola era arsa e raschiante.
“Parlavi nel sonno.. mi hai
svegliato.. cosa sognavi?” chiese gentilmente. Si
udì un colpo di
tosse in lontananza nel buio. Bulma si puntellò sui gomiti,
portandosi una mano sul petto. Il respiro era veloce ed ansimante.
“Ho.. sognato lui. Ho sognato che ci
trovava.. oh..” non riuscì a trattenere
l'emozione, una lacrima le
rigò il viso veloce. L'uomo la raccolse dal suo volto con le
dita,
prima di abbracciare la donna.
“Oh Yamcha.. io ho paura..”
sussurrò poggiando la testa sul petto forte e virile
dell'uomo.
Quest'ultimo la strinse forte a sé, per diffonderle quel
poco di
coraggio che ancora gli scorreva nelle vene. Non riuscì a
trovare
parole di conforto quella notte.
Dopotutto, quando si è rinchiusi in un
sotterraneo da anni, senza che i raggi solari possano sfiorare la tua
pelle né riscaldarla, quando ogni giorno amici, conoscenti,
parenti
vengono crudelmente assassinati o deportati.. come si può
avere
ancora speranza?
C'era
un ragazzino davanti a lei.
Era piuttosto basso, non doveva avere più di dodici anni.
Bulma premette la mano sul clacson
infastidita. Era stanca, guidava quel catorcio da ore e aveva deciso
di non fermarsi prima di arrivare alla meta.
Dal canto suo, il ragazzino sembrò
non curarsi di lei. La ragazza, indispettita, abbassò con
velocità
il finestrino, sbucando fuori dall' auto che guidava. La lunga
treccia azzurra ondeggiò a causa della velocità
del movimento.
“Hei tu! Puoi spostarti? Nessuno
ti ha mai insegnato a camminare sul bordo della strada?”
aveva una
voce squillante ed acuta, abbastanza fastidiosa. A quelle parole il
ragazzino si voltò verso di lei, osservandola. Bulma
restò
impietrita quando incrociò lo sguardo con quello del
bambino. Due
occhi neri la fissavano.. ma avevano qualcosa di maligno, malsano.
Non erano gli occhi di un ragazzino. All'improvviso la decisione di
scendere e dare una bella strigliata ''alla Bulma'' al ragazzo era..
svanita nel nulla.
“Cosa diavolo vuoi?” la voce
arrivò fredda e seria alle orecchie della ragazza.
'Avanti Bulma.. è solo un
ragazzino!' pensò quest'ultima, aprendo la portiera. Scese
dalla
vettura abbastanza a disagio. Lo sconosciuto sembrava intenzionato a
non spezzare il legame visivo tra loro.
“Ehm.. già che ci siamo.. per
caso abiti da queste parti?” chiese, facendo un sorriso
tirato. Il
misterioso ragazzo la osservò con aria intellegibile.
“Perchè?”
“Io.. sono qui per cercare una
sfera.. dovrebbe essere giallastra con delle stelle nere al suo
interno. Non so, probabilmente non l'hai vista!” qualcosa le
diceva
di scappare di lì, fuggire via. Eppure quel ragazzino la
incuriosiva. Egli rimase in silenzio, ad osservarla. Bulma si sentiva
sempre più a disagio. “A..allora?”
“Si, il vecchio ne aveva una
simile.”
“i-il vecchio?”
“Quello che ho ucciso.” disse
serio il ragazzino. La guardò incuriosito mentre Bulma
rispondeva
con uno sguardo esterrefatto. Ucciso? Fantasie di un bambino,
sicuramente. 'Proprio io dovevo beccarmelo il ragazzino disturbato!'
“A che ti servono quelle sfere,
donnaccia?” la ragazza sgranò gli occhi
osservandolo. “Donnaccia?
Ma come ti permetti?? Io ho un nome, Bulma Brief, ti prego di
chiamarmi così! E faresti bene a presentarti anche tu,
maleducato!”
Il ragazzino la fissò intensamente.
Era poco più alto di un metro, le arrivava giusto alla vita.
“Io sono Kakaroth.”
^Angolino piccino
picciò^
Ciao bellissima gente!! Eccomii,
tornata alla carica con questa storia. Non volevo nemmeno pubblicarla
oggi, insomma.. l'ho riletta tremila volte perchè ci tengo
alla buona riuscita di una fic che ho in mente da anni! =P (ho una
mente contorta io u.u) insomma, non l'avrei pubblicata oggi
se l'università non mi togliesse tanto di quel
tempo da essere ridotta a vivere con i libri.. (perchè poi
dovevo scegliere Chimica, io!)..
Quindi.. beh, spero non sia troppo una schifezza! :( e spero non ci
siano errori grammaticali! (soprattutto o.o)
Grazie in anticipo di essere arrivati fin qui!
PS: io odio NVU. Metto i
caratteri carucci come piacciono a me, ma una volta che li pubblico si
sballano tutti, diventano piccolissimi. :( perchè io non ci
riesco mai? XD aiuto!
PPS: riguardo l'avvertimento what
if.. beh in pratica il tutto mi è venuto in mente con la
domanda.. "Cosa sarebbe successo SE Goku non avesse battuto la testa?"
=P
Un bacio a tutti :*
Martozza
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Capitolo 2 *** Buio. ***
Tenebra
azzurra
Capitolo
2: Buio
“Qualunque cosa si dica in giro,
le idee e le parole possono cambiare il mondo!”
L'attimo
fuggente.
Tutto
sembrava
spento quel giorno.
Le
persone si
spostavano con una lentezza quasi paranormale. Nessuno parlava,
ognuno immerso nei propri pensieri, nelle proprie paure.
Quel
silenzio
surreale veniva spezzato solo da un pianto di un bambino che
implorava cibo. Ne erano rimasti in pochi ormai, di fanciulli.
Impreparati e poco coordinati erano stati i primi ad essere
sterminati. Loro non li volevano, ritenendoli
inutili come
forza lavoro. Loro li uccidevano, senza
pietà.
Era
mattina, ma nei
sotterranei la luce era fioca ed artificiale. Le lampade penzolavano
dondolanti dal soffitto. Era una fortuna avere ancora
l'elettricità
almeno per qualche ora al giorno. Quando mancava calava un velo di
angoscia e il silenzio diveniva ancora più tangibile.
Bulma
quella
mattina camminava tra i lettini disposti a fila nell'ala adibita ad
infermeria. Ogni giorno c'erano nuovi feriti e, malauguratamente,
nuovi morti. La donna, famosa scienziata dei tempi di pace, aveva
indossato le vesti di dottoressa, cercando di risolvere i casi
più
facili. Ma era arduo, come lavoro. Si ritrovava faccia a faccia con
il dolore.
Il
dolore di una
non più madre che aveva visto morire i propri figli davanti
a lei.
Il
dolore di una
moglie rimasta sola.
Il
dolore di un
figlio che aveva osservato i genitori venir catturati e deportati.
I
nuovi arrivati
erano sempre meno. Era un cattivo segno, voleva dire che ormai di
superstiti in superficie ne restavano pochi.
La
donna si
avvicinò ad un ragazzo. Aveva i capelli biondi, una fascia
attorno
la testa e lo sguardo spento di chi con la mente è ormai
lontano.
Sospirò, Bulma. Quel giovane aveva visto morire tutti i suoi
familiari. Da allora si rifiutava di mangiare, di bere... Bulma si
chiedeva se dormisse di tanto intanto. Si stava lasciando morire, lo
sapeva.
“Allora,
Tom...
come stai oggi?” stirò un sorriso sul suo volto,
cercando di far
risuonare la voce rilassata e a proprio agio. Il ragazzo, come tutte
le mattine, si limitò a continuare a respirare. Sembrava si
sforzasse anche per compiere quel gesto involontario. La donna
sospirò, afferrando il termometro. “Bene..
misuriamo la
temperatura..”
La casa
era ridotta ad un cumulo di
macerie. Bulma la guardò con aria spaventata, facendo
saettare
involontariamente lo sguardo dalle macerie al ragazzino che l'aveva
condotta lì, in quel posto dimenticato da Buddha.
“Ehm... è qui
che vivi?” cercò di iniziare una conversazione.
Non riusciva a
nascondere la paura che le cresceva dentro, guardando quel ragazzo.
Qualcosa le diceva di starne lontana. Qualcos'altro in lei suggeriva
di curiosare, conoscere quello strano essere dalla coda lunga.
Kakaroth
si voltò, osservandola
serio. Aveva un paio di occhi nero pece, profondi e misteriosi, che
nascondevano al loro interno qualcosa di stranamente maligno.
“Non
mi hai detto cosa fanno
queste sfere.” disse serio. La voce era acuta e stridente, da
bambinetto. 'Non glie lo dire Bulma, sta zitta!' aveva subito pensato
l'adolescente, deglutendo un grosso grumo di saliva in gola.
Perchè
era così agitata? Qualcosa la inquietava.
Gli
occhi chiari della giovane si
posarono su quelli neri e profondi di Kakaroth. Non sarebbe mai
riuscita a mentirgli, lui l' avrebbe capito. “Ce ne sono
sette in
totale... le leggende narrano che, se si riuniscono tutte e sette, si
potrà esprimere un desiderio...”
Il
ragazzino la fissò intensamente
prima di scrollare le spalle e girarsi. “Non credo a queste
sciocchezze!” disse entrando in ciò che restava
della casa. Bulma
a disagio lo seguì all'interno della tenuta.
Le
pareti erano ricche di crepe
profonde. Il colore, un tempo doveva esser stato giallo, ora era
tendente al grigio. Le mattonelle erano coperte da una spessa coltre
di polvere mista a carte di vario genere. Sembrava disabitata. Bulma
si guardò intorno... qualcosa di brutto era accaduto in quel
luogo,
lo sentiva nell' aria, era una sensazione che le attanagliava lo
stomaco. E quella ragazza si era più volte scoperta molto
perspicace.”C-che bella casa...”
farfugliò. Il ragazzino si
chinò, iniziando a frugare tra i cumuli di rifiuti. Bulma lo
osservò
interdetta. Alla vista della coda che si muoveva dovette trattenere
un grido di spavento.
'Ha la
coda? Ma non è umano!'
Il
ragazzo si voltò, notando lo
sguardo curioso ed interessato di Bulma. Digrignò i denti in
una
smorfia di odio osservandola.
“Ringrazia
che quello stupido
vecchio abbia fatto sparire la luna.” sentenziò
acidamente mentre
si voltava per continuare a rovistare tra le macerie, sotto lo
sguardo avvilito della turchina.
Dopo
poco si rialzò. Stringeva tra
le mani una sfera arancione con delle stelle al suo interno.
“E'
questa la sfera?”
Bulma
aguzzò lo sguardo su
quell'oggetto, mentre un sorriso vittorioso le si allargava sul
volto. “Oh, si!”
Il
ragazzo la fissò intensamente,
scrutandone l'espressione del volto. “Parlami ancora dei
poteri di
queste sfere...”
Il
giro di visite
continuava. Era sempre più corto, c'erano sempre meno vite
da
'controllare'.
Loro
riuscivano sempre a compiere massacri, ogni giorno.
C'era
sempre chi,
tra i superstiti, scappava, oppresso da quella situazione.
C'era
chi,
coraggioso, andava a cercare i propri cari in superficie.
C'era
chi, come i
suoi più cari amici, andava a fare rifornimenti di nascosto.
Come
in quel
momento.
Bulma
pensò ai
suoi amici, quelli con i quali aveva trascorso gli anni più
avventurosi della sua vita. Coloro che avevano conosciuto, come lei,
Kakaroth. Ed ora rischiavano la vita per proteggere la terra dai suoi
simili.
D'un
tratto si
sentì un esplosione venire dal soffitto. La donna cadde a
terra,
mentre tutto tremava. Le urla si innalzarono al cielo... e poi fu
buio.
------------------------------
^Angolino piccino
picciò^
Allora.. rieccomi con
l'aggiornamento di questa storiella. Forse non avrei dovuto nemmeno
aggiornarla, dato che il primo capitolo ha riscosso per la maggior
parte commenti... beh non troppo positivi. Però ho
già scritto diversi capitoli di questa storia... tanto vale
pubblicarli.
Dico subito che ho aumentato i
puntini sospensivi a tre (ce l'ho come vizio quello di metterne due
-.-') come mi hanno suggerito. E spero di aver dato un taglio netto
alle ripetizioni (almeno rispetto al primo capitolo!) :S
Non sapete quanto sono tesa!
Lasciatemi un commentino :) Alla
prossima! Spero sia di vostro gradimento!
PS: allora.. agli Ozaru ci avevo
pensato, ma poi mentre scrivevo mi sono totalmente dimenticata. Ho
cercato di rimediare dicendo che Son Gohan ha distrutto la luna dopo la
prima trasformazione di Goku. Spero vada bene come
motivazione.
PPS: si, la parte interamente in
corsivo sono flashback.. dal prossimo capitolo avranno un salto in
avanti di qualche anno.. spero non vi confonda questo fatto!
Alla prossima!
Un bacio :*
|
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Capitolo 3 *** Oltre Mondo. ***
Tenebra
Azzurra
Capitolo
3: Oltre mondo
“Il fatto semplice è che il mondo gira.
Puoi sederti e girare con lui oppure alzarti ed esserne catapultato
fuori.”
Il
miglio verde.
Tutto
tremava, nel
buio.
Tutto
taceva, dopo
un primo momento di irrazionalità.
Erano tutti in
silenzio ad ascoltare impietriti le esplosioni in superficie.
Nella
mente di
Bulma un solo pensiero fisso le tamburellava il cranio, come un
martello pneumatico.
'Loro
sono in
superficie'.
I
suoi amici erano
lì fuori.
Iniziò
a
mordicchiarsi nel unghia, mangiando le pellicine. Non poteva restare
rinchiusa lì senza sapere se Yamcha e gli altri stessero
bene. Non
poteva.
Dopo
un'altra
esplosione si alzò, traballando. Nel buio nessuno poteva
vederla,
nessuno poteva fermarla. Anche volendo, quella donna così
forte e
determinata non si sarebbe fatta bloccare da nessuno. Avanzò
a
tentoni, nel buio, cercando appoggio sul muro marcio accanto a lei.
Sapeva da dove si 'risaliva'. Non riusciva a starsene lì
sotto
sapendo che i suoi amici erano in pericolo. Era coraggiosa, quella
giovane donna, lo era sempre stata..
Iniziò
a salire
determinata la scala che congiungeva all'entrata. Nel buio le sue
mani afferravano ferree i pioli, dandosi la spinta.
Doveva
sapere come
stavano, doveva vederli, accertarsi che stessero bene.
“Avevi
detto che ci saresti
riuscita!!”
La
strattonava, tenendola per il
colletto della camicetta. Un Kakaroth evidentemente cresciuto la
stava guardando con occhi fiammeggianti, mentre senza alcuno sforzo
la teneva sollevata.
“Lasciala!”
urlò una ragazza
vicina, i capelli corvini e il viso dolce. L'uomo non la prese
minimamente in considerazione, continuando a fissare la ragazza dai
capelli turchini. Bulma, dal canto suo, iniziava a divenire
paonazza, le mancava il fiato. La stretta era forte e possente. La
stava soffocando.
“Non...
riesc..” farfugliò in
preda al panico. L'uomo era furente. Aveva uno sguardo assassino che
poche volte aveva visto. Le narici dilatate quanto le pupille. Faceva
paura quel ragazzo. Kakaroth lasciò la presa, sbuffando.
“Come
siete teneri voi umani, dimentico sempre.” sbottò,
senza
distogliere lo sguardo dalla ragazza che ansimava ai suoi piedi.
L'amica si avvicinò, carezzandone i capelli.
“Bulma, come stai..?”
Quest'ultima
ansimava, cercando di
riprendere fiato. Sudata, si posò una mano sul petto,
cercando di
calmarsi, per regolare i battiti del suo cuore
“Bene..
tranquilla Chichi..”
rassicurò la scienziata, annuendo con il capo.
“Allora?”
Kakaroth le
interruppe, freddo come al solito. Questa volta però lo
sguardo non
era fisso. Saettava continuamente tra le due. Bulma deglutì.
“Io
ci ho provato.. è una
tecnologia che non conosco, non so proprio come
riparartelo..”
disse, porgendogli uno strano dispositivo. Il pezzo portante bianco,
al quale era collegato un vetrino rettangolare verde, era ammaccato,
visibilmente danneggiato. L'uomo lo fissò con rabbia.
“Avevi
detto che avresti saputo
aggiustarlo! Sei una bugiarda, donna!”
Bulma
sbuffò. Se proprio doveva
ucciderla sperava si sbrigasse. Non voleva soffrire troppo. Eppure,
nello sguardo di Kakaroth c'era una luce strana, quasi maliziosa. Lo
sguardo dell'uomo si soffermava troppo spesso su Chichi, acceso da
qualcosa simile al desiderio. Strinse la mano dell'amica e
deglutì
un grosso grumo di saliva che le serrava la gola.
“Potresti..
chiedere alle sfere
del drago. Ti potrebbero sicuramente riparare lo scooter..”
propose
con un filo di voce. Per qualche attimo rimasero tutti in silenzio.
Ormai Kakaroth osservava Chichi, scrutandone attentamente i vari
dettagli. La ragazza in questione, imbarazzata, stringeva la mano
della scienziata.
“Interessante..”
disse lui,
porgendole la mano con il palmo rivolto al soffitto. “Dammi
il
radar.” ordinò. Non staccava gli occhi dalla
ragazza bruna, ormai.
“A
cosa ti serve lo scooter?”
chiese con un filo di voce Bulma, mentre rovistava in un cassetto
vicino. Kakaroth saettò per un attimo lo sguardo su di lei,
furibondo. “Non sono affari tuoi, donna!”
abbaiò crudele.
Strappò dalle mani di Bulma il radar e ghignò.
“Bene, ora posso
anche togliere il disturbo..”
Fece
un passo indietro. Poi, dopo
essersi fermato a riflettere, ne fece uno avanti. “Anzi, ora
che ci
penso, manca ancora qualcosa.”
Fu
un secondo. Chichi non era più
al suo fianco, ora si dibatteva per liberarsi dalla presa di quello
scimmione. Bulma si alzò di scatto. “Cosa vuoi da
lei, lasciala
stare!!!” urlò con tutte le sue forze. La gola
ancora le doleva
per la stretta precedente.
Kakaroth
la guardò ghignando,
mentre si alzava in volo, leggero. “Grazie per il radar,
donna!”
rise, allontanandosi. Chichi continuava a dimenarsi tra le sue
braccia, senza risultato. Quel ragazzo era troppo forte per chiunque
al mondo. Bulma non potette far altro che guardare la sua amica
sparire, tra le braccia dell'uomo.
Dopo
aver scalato
la lunga scala a pioli, finalmente uscì all'esterno. Rimase
stupefatta sentendo il vento sul volto. Le carezzava dolcemente i
lineamenti, mandandola in estasi.
Ma
fu un attimo. Il
terrore, infatti, si radicò in lei non appena si
guardò intorno.
Nulla
esisteva più.
Tutto era maceria, tutto era distrutto.
Case,
macchine,
alberi. Tutto spezzato e scomposto.
'Non
doveva essere
così..' pensò la donna, in preda ad un accenno di
disperazione. Il
cielo era violaceo, anche il sole si rifiutava di guardare lo scempio
al quale era ridotto oramai quel bel pianeta.
Una
nuova
esplosione destò Bulma, che si scosse, mettendosi in piedi.
I boati
provenienti dalle esplosioni che erano ancora più forti, da
quella
posizione. Erano vicini, li sentiva. Iniziò a correre tra le
macerie, attenta a non inciampare.
Era
tutto deserto
ed abbandonato. Quelli che un tempo erano stati negozi, ora si
presentavano impolverati e devastati. Non c'era più nulla
che
ricordasse la vita che si svolgeva tra quelle vie, anni prima. Tutto
era morto.
Bulma
continuò a
correre, con il cuore in gola.
----
Mi
spiace che questa fic non sia piaciuta ç_ç l'idea
mi sembrava carina, forse l'ho sviluppata male. Scusate se non scrivo
troppo ma ho un dolore al collo che mi ha bloccato da diversi giorni :(
volevo postare prima ma solo ora riesco a sedermi davanti al pc!
:)
Commentate...
:(
|
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Capitolo 4 *** Loro ***
Tenebra Azzurra.
Capitolo 4: Loro
“L'importante
è che la
morte ci colga vivi!”
Marcello Marchesi.
Erano lì,
dinnanzi a lei.
Bulma era arrivata, la sua
corsa era terminata. Era nascosta
dietro il rottame di una macchina e osservava la scena attraverso i
vetri rotti
di quest'ultima.
Subito si rese conto del
grave errore che aveva commesso.
L'avrebbero sicuramente scoperta, di lì a poco.
Loro
erano in tre. Galleggiavano in aria con le
braccia al petto, fieri e vittoriosi. Perfidi sorridi deformavano i
loro
lineamenti. I muscoli gonfi erano rigidi.
Ognuno di loro
aveva quel dispositivo all'occhio.
Bulma ne aveva scoperto le funzioni, era un radar in grado di
individuare la
forza degli avversari. Ma allo stesso tempo, poteva mettersi in
contatto con altri
radar, come fosse un walkie talkie.
Quando la ragazza
abbassò lo sguardo, dovette trattenere un
urlo di terrore.
A terra c'erano i suoi
amici. Crilin, Yamcha e Tenshinahn. Il
primo era steso a terra, sanguinante ed immobile. Una lunga scia di
sangue gli
scorreva dalla fronte. Non riusciva a guardarlo in faccia, ma la
visione era
orripilante.
Yamcha era in piedi, il
braccio ferito penzolava come morto.
La cicatrice sulla sua guancia si era riaperta e sanguinava
copiosamente.
L'ultimo, Tenshinahn, ansimava con diverse ferite lungo il petto.
Si portò le mani
davanti alla bocca. I suoi presentimenti
erano veri.
I suoi amici erano stati
attaccati.
Tremava per la
preoccupazione, Bulma, osservando le ferite
dei suoi compagni.
Tremava di disgusto,
osservandone il sangue che ne sgorgava.
Tremava di paura, guardando
lo sguardo perfido di quegli
esseri.
Tremava di rabbia, per
essere inutile e non poter aiutare le
persone a lei care.
Osservò quei tre
esseri che volteggiavano placidamente in
aria. Erano due uomini ed una donna, se così potevano essere
definiti.
Capelli neri ispidi, occhi
color pece. Erano inquietanti e
temibili.
“Allora, vi
arrendete?” ghignò il primo, dai capelli a cresta
e due lunghi baffi.
Bulma
sbucò fuori dal tavolino dietro il quale si era nascosta
per la paura. Tremava ancora leggermente, osservando i suoi amici che
sostavano
sulla soglia della porta.
“Puoi
uscire fuori, Bulma.. tranquilla!” disse Crilin,
sorridente, entrando. La donna deglutì, restando china nel
suo nascondiglio.
“C..chi era quel tipo?” chiese con una voce
stridula.
“Si
chiama Mr Popo. E' venuto come portavoce del
supremo..” disse Yamcha sorridendo, andando verso di lei. Si
chinò,
raggiungendola e le sfiorò la guancia con l'indice,
romanticamente. “Sta
tranquilla, è tutto apposto..” le
sussurrò rassicurante. Bulma annuì alzandosi.
“Il
Supremo?” questa volta fu l'eremita della tartaruga,
il maestro Muten ad intervenire.
“Già
proprio lui! Ha chiesto a me, Yamcha e Tenshinahn di
andare al tempio ad allenarsi.. proprio con il supremo!”
annunciò Crilin
raggiante. Per poco il vecchio Muten non cadde per la notizia.
“Cosa?
Vi allenerà il supremo in persona?? Dovreste essere
orgogliosi ragazzi miei!”
“Infatti.
E' un opportunità in più per riuscire a superare
Kakaroth..” aggiunse infine Tenshinahn, dall'uscio della
porta.
Crilin tremava. Era vivo,
anche se ad ogni respiro fiotti di
sangue zampillavano dalla sua bocca. Riuscì a puntellarsi
con i gomiti
sull'asfalto distrutto ed alzare lo sguardo verso quegli uomini.
“Noi non ci
arrenderemo mai..!” sussurrò, tossendo sangue e
polvere.
“Huahuahua,
dovete essere degli sciocchi allora!” Disse
malignamente la donna dai capelli corti. Allungò il braccio
verso Crilin,
caricando quella che sembrava essere un'onda di energia spirituale
rossa. “Non
opponete resistenza. Non è poi male la vita da
schiavi!” rise maligna,
caricando ancora di più l'onda.
Crilin la
osservò, deglutendo. Dunque era questa la fine?
“Non ci arrenderemo mai a voi!” urlò,
con le poche forze che gli restavano. A
quel punto la donna fece partire un lungo raggio rosso che
perforò il petto del
ragazzo. Questi cadde a terra in un solo respiro, gli occhi ancora
aperti di
stupore.
“M-Maledetta! Non
poteva muoversi! Perchè l'hai fatto?”
urlò
Yamcha di rimando. La donna sorrise e scese a terra, a pochi metri dal
ragazzo.
“Mi aveva stancato. Volete fare la stessa fine?”
Non fece in tempo a
mettersi in posizione, Yamcha, che venne
scaraventato via da un possente pugno della sconosciuta.
Bulma, rimasta in silenzio
a piangere fino a quel punto non
riuscì più a trattenersi, in pena per il
fidanzato, per Tenshinahn e per
l'amico ormai defunto.
Non riuscì a
frenare l'urlo che le partiva dal cuore.
^^Angolino piccino
picciò^^
Io odio NVU. Credo che a breve
cambierò programma di scrittura perchè questo mi
sballa tutti i caratteri <.<
Spero comunque che questo capito
vi piaccia e che commentiate! (non lo fate più
ç_ç) buona lettura! :*
|
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Capitolo 5 *** Crisantemi ***
Tenebra
Azzurra.
Capitolo
5: Crisantemi.
“A volte,
quando si
perde si vince.”
(Le ali della
Libertà)
“Taiyoken!”
Aveva gli occhi chiusi,
Bulma. Il volto contro l'incavo della
spalla del fidanzato, le mani intorno alle sue spalle. Era certa di
morire,
quel giorno. E quando sentì quella parola pronunciata con
rabbia, strinse i
denti. Taiyoken, chissà che diavoleria era…
chissà quanta sofferenza le avrebbe
procurato. Successivamente sentì tre esplosioni.
Già si aspettava il dolore,
pregustava l'odore del sangue che di lì a poco sicuramente
avrebbe sentito.
“Tenshinahn. ma
cosa?” Questa volta fu Yamcha a parlare, da
sopra la spalla di Bulma. Quest'ultima, sorpresa, aprì gli
occhi, guardandosi
intorno.
C'era una scena bizzarra in
effetti, a cui assistere.
I tre esseri erano a terra
che si lamentavano stropicciandosi
gli occhi, temporaneamente accecati. I loro scuoter erano in frantumi.
Bulma
riusciva a vedere pezzi di vetro verde o rosso brillare nel fango.
Davanti a
lei, infine, l'amico Tenshinahn teneva tra le braccia l'ormai defunto
Crilin
che, in quella posizione, sembrava addormentato.
Fu allora che la donna
ricordò: il Taiyoken era una tecnica
utilizzata dall’ amico che riusciva ad accecare
temporaneamente l’avversario.
“Andiamo Yamcha
muoviamoci!”
Volarono via, veloce.
Talmente veloce che la donna dovette
nascondere il volto tra le pieghe della tuta di Yamcha, per non far
lacrimare
gli occhi.
Quando li
riaprì, erano davanti alla botola dalla quale era
uscita. Si guardò intorno meravigliata, Yamcha e Tenshinahn
avevano espressioni
dure e tese. “Forza, sbrighiamoci!” disse il primo
dei due, aprendo la botola
in ferro. “Forza Bulma, scendi!”
“Oddio..
ma quello è..”
“Kakaroth!”
L'intero gruppo
guardò fuori dalla casa. Erano passati
molti mesi dall'ultimo incontro. Bulma iniziò a tremare.
Yamcha le circondò le
spalle con un braccio, per conforto e protezione.
“Sta
tranquilla..!”
“Oh..
Yamcha..”
Dietro di loro una
ragazza gemette. Chichi era dimagrita
molto nell'ultimo periodo a dispetto del ventre rigonfio che si
sorreggeva con
le mani.
“Come..
come osa farsi vedere qui dopo ciò che ha fatto a
Chichi!” Crilin agitò il pugno in aria, nervoso.
“Basta,
manteniamo tutti la calma.” la voce infine, del
vecchio maestro Muten , raggiunse i loro cuori. Fu il primo ad avviarsi
verso
la porta, andando incontro a Kakaroth.
“Kakaroth..
è tanto che non ti vediamo. Come sei
cresciuto!”
“Stupido
vecchio, osi ancora rivolgerti a me come se fossi
un ragazzino?”
“Cosa
sei venuto a fare qui?” uscì anche Crilin, seguito
da Bulma e Yamcha.
“Già!
Non ti è bastato ciò che hai fatto a quella
povera
ragazza? A Chichi?”
Kakaroth
ghignò. “Perchè cosa le ho fatto? Non
mi sembra
le sia dispiaciuto!”
Si
sentì un singhiozzo dall'interno. L'uomo si
lasciò
andare ad un espressione sorpresa.
“Oh,
è qui! Bene.. com'è che dite voi, stupidi umani?
Due
piccioni con una fava!”
Crilin fece dei
passi in avanti, verso il nemico.
“Cosa
vuoi dire?? Cosa sei venuto a fare qui??”
Kakaroth rispose
con uno sguardo beffardo. Si avvicinò a
lui, arrivando ad un palmo dal suo volto.
“Crilin!!
Allontanati da lui!” un'altra voce sopraggiunse.
Un altro uomo, anch'esso glabro ma più alto e muscoloso
osservava la scena
arcigno. “Cosa diavolo sei venuto a fare qui,
Kakaroth?”
Si
sentì ancora la ragazza mora piangere e lamentarsi.
Bulma non riusciva ancora a smettere di tremare.
“Voglio
la donna che cercate di nascondere!”
La richiesta
lasciò tutti in silenzio. Bulma iniziò a
scuotere la testa. “Cosa vuoi ancora da lei??” la
voce assunse strane tonalità
acute. Era nervosa, impaziente, a disagio.
“Questi,
donnaccia, sono affari miei.”
“Non
è già abbastanza ciò che le hai
fatto?”Ormai la donna
dai capelli turchini urlava. Yamcha la tratteneva per il braccio..
probabilmente
senza di lui Bulma si sarebbe già scagliata sul Saiyan.
“Porta
mio figlio con sé, no? Non mi farebbe male un
alleato, sapete..” ghignò, Kakaroth.
“Ora..
muovetevi.”
“Ora
basta, Kakaroth. Allontanati da qui.” intervenne
Muten, ponendosi davanti all'uomo.
Fu il tempo di un
ghigno.
Fu il tempo di un
battito d'ali.
Fu il tempo
dell'infrangersi di un'onda del mare sulla
spiaggia.
Un raggio rosso
partì dalle mani di Kakaroth e trafisse il
petto del vecchio.
Muten stupito
barcollò per qualche metro all'indietro..
aprì la bocca, cercando di parlare, ma dalle sue labbra
gocciolò solo sangue
misto alla saliva. Poi cadde, sotto le urla dei presenti.
“Ora,
volete fare la sua stessa fine? Non credo. Quindi
su, non fate storie.” detto ciò, con una
velocità superlativa riuscì ad
arpionare il braccio di Chichi.
“LASCIALA!”
urlò Tenshinahn, avventandosi contro di lui
con un pugno che sfortunatamente egli schivò con grande
facilità.
Kakaroth si
alzò in volo, sollevandosi di qualche
centimetro. Si voltò verso la scienziata ghignando.
“Tieni
donna, a me non serve più.” detto ciò
le lanciò
contro un oggetto simile ad un orologio, circolare. Questo cadde nella
sabbia e
brillò davanti al sole del mattino.
“E'..
è il radar..”
“Già!
Ho esaudito il desiderio.. sono riuscito a ricontattare
i miei compagni! Ora, con il vostro permesso, sto andando ad
accoglierli!” non
disse altro. Rivolse loro una sola, glaciale occhiata e volò
via, lontano da
quell'isola.
“Salutiamo
l'amico Crilin, che si è più volte battuto per
proteggere questa nostra terra..”
Mr. Popo parlava con voce
di tuono, accanto a quello che era
solo l'abbozzo di una lapide.
Una pietra rozzamente
levigata, sulla quale erano incise
parole d'amore e d'affetto sincero. Ecco l'oggetto in quel momento
circondato
da persone sofferenti.
Bulma si strinse al braccio
del fidanzato, il volto rigato da
lacrime amare, gli occhi arrossati.
Crilin era morto.
Ricordava ogni cosa di lui.
Ricordava le prese in giro, le
risate, le frasi di conforto. Era sempre stato il suo migliore amico.
Quante
volte l'aveva aiutata a riappacificarsi con Yamcha?
Anche lui ora era andato
via.
Yamcha prese una manciata
di terriccio con la mano e la
riversò all'interno della bara. Stessa cosa fece Tenshinahn
e infine Bulma, tra
le lacrime e il dolore. Quest'ultima si chinò sulla lapide e
vi lasciò un puro
e bianco crisantemo.
'Addio amico mio..'
La messa funebre
finì, tutti tornarono alla loro 'vita', se
così poteva essere definita. Bulma si inginocchiò
davanti alla lapide,
tremante.
“Tesoro..”
Yamcha posò gentilmente la mano sulla spalla fine
della donna, in segno di conforto.
“Se
n'è andato anche lui.. prima il Genio.. poi lui.. quanto
ci resta per raggiungerli? Non c'è più speranza..
io..”
“Bulma..
basta.”
“No, Yamcha..
voglio stare da sola.. scusami.” supplicò lei,
senza alzare il viso. Il ragazzo assentì e si
allontanò con passi cupi.
“Ti ricordi
quando mi tranquillizzavi, Crilin? Quando mi
dicevi che tutto sarebbe finito..?” sussurrò alla
lapide, in un misto di saliva
e lacrime. Tossì, cercando di liberarsi dal peso che le
bloccava lo stomaco. Le
mancava il respiro, il pianto era incontrollabile. La donna era scossa
dai
singhiozzi.
“Mi avevi
promesso.. avevi promesso che ci saresti stato!”
urlò contro la bara fredda. Si strinse le mani al petto,
sentendo il proprio
cuore tamburellare veloce.
“Crilin..”
sussurrò poi, mentre con l'indice sfiorava le
lettere incise sulla fredda pietra.
“Amico
sincero,
ci hai tanto rallegrato con i tuoi sorrisi.
Ora illuminaci
il cammino in questa vita tenebrosa
con il tuo
ricordo.”
La donna si alzò
mentre con il palmo si asciugava al meglio
le gote umide. Sospirò profondamente, senza però
riuscire a placare i celeri
battiti del cuore.
Si allontanò di
qualche passo e si guardò intorno con un
sospiro.
Quella zona dei sotterranei
pullulava di crisantemi.
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^Angolino
piccino picciò^
Ok,
dopo aver combattuto la mononucleosi (-.-''') che per due settimane mi
ha costretta a letto, lontana da pc e università (e libri,
ora ho un arretrato tremendo da studiare ç_ç)
rieccomi qui con l'aggiornamento.
Cosa
dire.. sono contentissima per le tre recensioni! Vi riempirei di baci
se non fosse ancora potenzialmente infettiva XD quindi mi limito al
grazie!
Spero
che questo capitolo vi piaccia :* Baci (virtuali e non infetti) a tutti
voi!! :)
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