The Tales of Hogwarts' Houses - New generation's Real Adventures

di Ginny Lily Potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. Ho visto le sue lacrime ***



Capitolo 1
*** 1. ***


The Tales of Hogwarts’ Houses
– New Generation’s Real Adventures-
1. Break up! He’s like a pain in the ass!




Il sole era appena tramontato, le colline venivano tinte d’arancione dagli ultimi raggi morenti.
Il castello di Hogwarts era immerso nella sua maestosa tranquillità e molti studenti stavano approfittando delle ultime giornate di autunno per godersi il tepore settembrino.
Le foglie si poggiavano delicatamente a terra, una coltre rossa ricopriva il terreno del grande Parco.
Schiamazzanti ragazzini delle prime classi si rincorrevano giocondi per sentieri inesplorati, beati nel dolce far niente.
Due ragazze stavano percorrendo il viottolo che portava alla capanna di Hagrid, il Guardiacaccia.
“… e quindi l’ho lasciato lì, impalato, solo, a riflettere sulle sue azioni”
“Hai fatto bene! Una volta pensa, prima di fare le cose!” esclamò la rossa, scuotendo indietro i capelli e afferrando un libro che le era caduto di mano.
“Veramente! La prossima volta vede, sono stufa del suo comportamento”
“Ma ti piace ancora? Cioè, non mi sembrate molto in armonia, ultimamente…”
“Hidalg? Mah… non mi attira come prima… è diventato un stronzo e io non ne posso più”
“Mollalo, Dominique!”
La bionda sorrise storta e scosse la testa.
“Non posso. Non capisci? Se lo mollassi nessuno mi vorrebbe più, pensano che io sia una ‘facile’”
“Sciocchezze! E tu non ascoltarli, no? Mi sembra che quel Tassorosso abbia fatto ben intendere che gli interessi”
“Aramis? È molto carino, simpatico, ma mi sa che mi prenderebbe per ‘Donna Scarlatta’ anche lui…”
“Ma va! Basta Domdom, sono stufa! Non puoi farti trattare così da un deficiente! Vado io da ‘Hiddie’… è un Corvonero, no?… e gli lancio un bel pugno in faccia!” dichiarò la rossa, con gli occhi che già fiammeggiavano.
“Lily! Non provare a fare una cosa del genere! Sai quanti punti ci toglierebbe la McGrannitt?” esclamò allarmata Dominique.
“Pfui! Una partitina di Quidditch e le rialziamo subito il morale” ribattè, con noncuranza.
La cugina rise e bussò alla porta.
“Chi è?” si udì dall’interno.
“Siamo noi, Hagrid”
“Oh!Entrate, entrate” rispose il mezzogigante, aprendo la porta.
“Grazie” dissero le cugine, sgusciando dentro e sedendosi sulle sedie di legno.
Hagrid le seguì e versò il tea in tre tazze sbeccate.
“Allora, come va?”
“Normale… mamma e papà stanno bene, ma li hai visti qualche tempo fa, no? Sono venuti a scuola per dare lezioni di Volo e Difesa, a giugno, quelli del quinto dovevamo imparare a evocare i Patroni e quelli del Sesto qualche cosa contro la magia oscura… Mamma ha fatto l’arbitro nella partita di fine anno”
“Sì, sì, Lily… gran bello scontro, i Tassorosso ci erano vicini alla vittoria!”
“Hagrid, erano molto lontani invece! Per loro sfortuna siamo una delle migliori squadre Grifondoro di tutti i tempi, insieme a quella del ’76 e a quella del papà e di zio Ron, ed essere capitati contro di noi non è stato di sicuro un bene, per loro” rise Lily, mangiucchiando un biscotto roccioso.
“Ce l’ho dimenticato, piccola peste…”
Dominique sorrise e guardò fuori dalla finestra
Impallidì.
Lasciò cadere la tazza, che si frantumò a terra e Lily sobbalzò.
“Dom? Cosa c’è?” chiese preoccupata.
La cugina non le rispose, ma guardò allibita il parco fuori dalla capanna.
Lily le si avvicinò e, appena capì cosa aveva sconcertato la Weasley, uscì dalla casa di Hagrid in fretta e furia.
Un turbine di fiammeggianti capelli rossi passò davanti a Dominique, che non potè fare nulla, immobile davanti a quella scena.
Lily corse fuori e si piantò di fronte a due studenti, con i pugni serrati sui fianchi.
“Demente! Sei un insensibile! Mia cugina è lì da Hagrid e tu sei qua fuori che ti sbaciucchi una Tassorosso? E poi sarebbe lei quella facile? Boot, mi fai schifo!” gridò, facendo una smorfia.
Il ragazzo si girò, stranito e vide Lily, con gli occhi ridotti a fessure e i capelli scossi dal vento.
“Ecco… Potter, vedi, è molto più complicato… io e… lei… non eravamo più in sintonia, capisci?” biascicò il Corvonero, torturandosi le mani.
“Mi sembra molto più facile di quanto sembri, Boot. Sei uno schifosissimo Don Giovanni e Dominique non ti merita… e non spararmi cavolate sulla sintonia!” esclamò Lily, indignata.
“Non parlare così, ragazzina! Anche quello stronzo di tuo fratello è un…”
“James non è un Don Giovanni e tu sei solo invidioso di lui! Smettila di far soffrire gli altri solo perché sei arrabbiato con mio fratello!” si infervorò Lily, avvicinandosi a Hidalg Boot “… e non chiamarmi ragazzina!” concluse, sferrandogli un pugno sul naso.
Boot gemette e si tastò il viso con le mani, mentre la Tassorosso squittiva schifata alla vista del sangue che sgorgava dalle narici.
Lily scosse la testa e ritornò nella capanna di Hagrid, dove c’erano un Guardiacaccia che non si era accorto della sua scomparsa, troppo attento a dar da mangiare a Thor ed una cugina dal volto cereo.
Lily entrò e riparò la tazza caduta, porgendola a Dominique.
“Grazie Lee, ma ora sarai nei guai…”
La ragazza fece finta di non capire e scosse la testa vermiglia.
“E perché mai? Da quando ammirare delle inesistnti zucche in un campo è considerato reato?”
“Ma tu hai dato un pugno ad un altro studente!”
“Ma cosa dici, Dominique! Non mi permetterei mai! Sai quanto punti perderemmo, con la McGrannitt?” rispose sbalordita Lily.
“Lily! Non prendermi in giro!” si accigliò la Weasley.
La cugina rise e salutò Hagrid, prima di uscire dalla capanna, diretta alla Sala Comune dei Leoni.
*°*
“Al! Al! Albus!”
Un ragazzo alto, dai capelli neri e gli occhi scuri stava scuotendo un Grifondoro che si era addormentato sul divano.
“… Eh?… gne…”
James alzò gli occhi al cielo, mormorò una formula e dalla sua bacchetta zampillò un gettò d’acqua che colpì in faccia il fratello.
Albus si alzò di scatto, tutto bagnato, e si guardò intorno, frastornato.
“Era ora! Al, Ephram mi ha detto di dirti che Minnie McGrannie ti vuole nel suo ufficio”
“Perchè?” domandò subito, asciugandosi il viso con la maglietta.
“E che ne so io!” disse James, scrollando le spalle.
Albus si alzò di malavoglia e si avviò verso l’ufficio della Professoressa.
Cosa aveva fatto? Nulla, gli sembrava. Niente ammonizioni, l’anno era appena cominciato, nemmeno punizioni.
Incerto, bussò alla porta dell’ufficio della Professoressa.
“Avanti” lo invitò ad entrare.
Albus aprì e vide la McGrannitt seduta alla scrivania, intenta a correggere compiti di Trasfigurazione.
“Buongiorno Professoressa”
“Buongiorno… ah, Potter, benissimo, volevo dirle che la ronda di Domenica prossima verrà riinviata, lai e la Signorina Weasley la farete Lunedì”
Il ragazzo annui e salutò la McGrannitt, uscendo dalla stanza.
“Mamma mia! Farmi convocare qui solo per dirmi tre parole!” bisbigliò, attraversando il corridoio gremito di studenti.
Un ragazzino del secondo anno stava discutendo animatamente con un suo compagno di casa e non si accorse di Albus, andandogli contro.
“Ouch!”
“Scusami! Scusami veramente! N-non l’ho fatto apposta…”
Il ragazzo si alzò, spolverandosi la divisa e raccogliendo da terra i libri caduti al Corvonero.
“Non ti preoccupare, non mi sono arrabbiato” sorrise, porgendogli i libri.
Il ragazzino li afferò, guardando Albus con occhi spalancati.
“G-grazie…” biascicò, prima di correre via.
Il Grifondoro rise e si avviò verso la Sala Comune.
“Potter!” lo chiamò una voce, “Potter… aspetta un attimo!”
Albus si girò. Una Corvonero dai capelli neri ansimava, piegata in due e con la sacca dei libri poggiata a terra.
“Mi hai chiamato?”
Lei alzò lo sguardo, corrugando le sopracciglia.
“Non è Potter il tuo cognome? Non cerdo ci siano molti altri ragazzi con un nome così importante” rispose.
Albus fece una smorfia e aiutò la ragazza a caricarsi in spalla la tracolla.
“Io sono Dea, Dea Macmillan”
Il giovane Potter trattenne a stento una risata. Dea?
La ragazza lo guardò scettica, ghiacciandolo con gli occhi azzurro glauco.
“Albus Potter” le rispose, stringendole la mano.
Dea sorrise, mulinando i lunghi capelli neri e avviandosi verso le scale.
“Però, bisogna ammetterlo, quella ragazza è bella, vero Potter?” gli sussurrò qualcuno, all’orecchio.
“Oh, Malfoy, mi mancava la tua celestiale visione…” disse sarcastico, Albus.
Un ragazzo alto, dagli occhi grigio ghiaccio e i capelli biondo platino, dai lineamenti delicati ma ben definiti, gli diede un pugno sul braccio, prima di avviarsi verso i Sotterranei.
Albus scosse la testa e fece un sorriso storto, come quello che suo fratello gli aveva insegnato, un sorriso da ‘Malandrino’.
Scese velocemente le scale, schivò orde di studenti urlanti ed eccitati per l’avvicinarsi rapido dell’inverno ad Hogwarts e si decise ad andare in Sala Comune.
“Parola d’ordine?” strillò la Signora Grassa, cercando di farsi sentire.
Quem vidistis pastores dicite
Il ritratto si spalancò e Albus rientrò nel covo dei Leoni.
James stava giocando a Sparaschiocco con il suo amico storico, Ephram Thomas, mentre il fratello Jude leggeva il Profeta.
“Ehi, Al, cosa voleva Minnie?” domandò James, senza staccare gli occhi dal gioco.
“Nulla, ronde e cavolate varie” rispose, con noncuranza.
“Lo sapevo… odio fare quelle maledettissime ronde, spero con tutto il cuore che tu non diventi Caposcuola come me e la Baston, non ne posso più di stare con una bacchettona come lei…”
“Potter! Ti ho sentito, razza di fannullone!” esclamò una ragazza, da dietro una poltrona.
Albus sobbalzò e vide Emily Baston guardare in cagnesco James, prima di salire le scale dei dormitori.
Suo fratello rise sommessamente e continuò a giocare.
“Io non ho capito perché continui ad infastidirla… cosa ti ha fatto? È un ottima studentessa e Giocatrice, non capisco…”
“Al, lascia stare, sarebbe troppo difficile da spiegare per il cervello di James…” intervenì Ephram, distraendo il maggiore dei Potter e aggiudicandosi la vittoria.
“Non vale! Voglio la rivincita!” protestò il vinto, incrociando le braccia al petto.
I due Thomas risero e predisposero il tavolo per una nuova partita.
Albus li lasciò giocare, sedendosi su uns poltrona e guardando fuori l’autunno che scappava via dalle mura di Hogwarts, cedendo il posto al gelato inverno.
Dopo pochi secondi, o forse minuti, dal buco del ritratto comparì una figurina dai capelli rossi, ridente.
“Lily! Ma…?” esclamò James, alzandosi di scatto e rovesciando il tavolino, “Pensavo fossi già in Dormitorio! Cosa ci fai fuori a quest’ora?”
La ragazza si avvicinò al fratello e incrociò le braccia al petto, proprio come aveva fatto lui qualche attimo prima.
“James, io non vado a dormire alle otto di sera. E poi ero solo nel Parco, era pieno di studenti e ti giuro che nessuno mi ha rapita” rispose Lily, sbuffando.
“Cosa stavi facendo?” si intromise sospettoso, Albus, alzatosi dalla poltrona.
“Ohh!! Una menage à trois con due Tassorosso, va bene?”
I due fratelli Potter sgranarono gli occhi, spalancando la bocca, increduli.
“Dementi! Ero da Hagrid!” esclamò, mentre Ephram e Jude ridevano senza ritegno.
James e Albus sospirarono di sollievo e si lasciarono cadere sul divano.
“Bene, ora che siete più calmi posso pure dirvi che ho picchiato un Corvonero...” dichiarò Lily, arrestando il battito dei cuori dei fratelli, che sembravano troppo basiti per parlare.
La ragazza sorrise, salutò i due Thomas, e salì la scale.
“Ah, Jim, non l’avrei mai fatto con dei Tassorosso… i Serpeverde sono senza dubbio più audaci”
I due fratelli svenirono all’istante.



Ecco la prima Long-fic che scrivo post-DH.
Spero vi piaccia,inoltre ringrazio tutte le persone che hanno recensito 'One Big Happy Family Weasley', non pensavo di arrivare a 39 recensioni in un solo capitolo! Grazie veramente

Bacioni

-Ginny Lily Potter-

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Capitolo 2
*** 2. ***


Capitolo dedicato a Ferruccio, che deve rialzarsi e ricominciare a vivere. Ferro, non puoi arrenderti così! tu sei forte... smettila di piangere e facci rivedere i tuoi occhi azzurri, che ci mancano tanto.


The Tales of Hogwarts’ Houses

 

– New Generation’s Real Adventures-

 

 

 

2.    Potter's Challenge and Prettiest Girls' List

   Lily entrò nel dormitorio di Grifondoro, spalancando la porta della sua stanza.
“Oh, ecco dov’eri finita, non ti trovavo più…” le disse Molly, senza distogliere lo sguardo da un libro.
“Ciao Mols, stai leggendo ancora lo stesso?”
“Certo…”
Lily rise.
“Ma non ti sei ancora stufata?” le chiese, guardando la copertina e leggendone il titolo, “Gryffyndor the Brave… la vita di Grifondoro?”
“Mhm… delle sue avventure… senti qua… ‘Godric Grifondoro, quel giorno di pioggia, sfidò il grande mago Cleither Corvonero, battendolo, Trasfigurandosi in un’ape, facendosi inghiottire dall’avversario e pungendone mortalmente il cuore’…” lesse Molly, arricciando le labbra.
Lily fece una smorfia.
“E noi deriveremmo da un’ape che punge il cuore altrui?”
“Certo che tu di senso letterario…” sbuffò la cugina, ridendo e alzandosi dal letto di Lily.
La rossa si slegò la cravatta e la poggiò sulla sedia.
“Molly, dov’erano Lucy e Louis, oggi? Loro del primo anno non dovrebbero tornare prima?”
“Oh, sì… sono già a letto, credo che la McGrannitt li abbia sfiancati” rispose la figlia di Percy, girando pagina.
“Vado a farmi una doccia… ah, perché sei qui?”
“Oh, è vero! Me ne stavo quasi per scordare!” esclamò Molly, battendosi una mano in fronte, “Domani pomeriggio ci saranno i provini per il Quidditch e mi chiedevo se volessi partecipare… dato che non guardi mai la bacheca, ho pensato di dirtelo io”
La rossa si illuminò.
“Grazie Mols!” strillò Lily, abbracciando la cugina, “Se non ci fossi tu…”
“Stai tranquilla che ci sarebbe qualcun altro…” scherzò Molly, uscendo dalla stanza.
Lily guardò sua cugina, di un anno in meno, e le fu profondamente grata.
Con il sorriso sulle labbra, andò a farsi una doccia.

                                                *°*

“Nahh… non credo vada bene, dovresti infilare il Mantello dell’Invisibilità solo quando arrivi dietro il Gargoyle, poi puoi andare su di nascosto”
“Dici? E quel rimbambito di Gazza? Non si sa mai, magari allaga il corridoio come l’altra volta e ci scopre” riflettè Hugo, grattandosi il mento.
“L’altra volta vi ha beccati solo perché avete fatto i dementi, calpestando le pozze e lasciando le tracce” ribattè Fred, scompigliando i capelli a Lily e andando in Sala Comune.
La mattina, ad Hogwarts, per i Weasley ed i Potter era sempre movimentata.
Hugo e Lily, qualche volta anche con Fred, organizzavano gli scherzi della giornata, mentre mangiucchiavano un croissant e bevevano il succo di zucca.
James era sempre al centro dell’attenzione, con le sue apparizioni da grande divo, che sempre suscitavano il ribrezzo della compagna Caposcuola Emily, la quale gli commentava subito l’atteggiamento da sbruffone.
Albus e Rose seguivano spesso i battibecchi tra il maggiore dei Potter e la Baston, ridendo sotto i baffi e ripassando qualche volta.
“Vabbe’, ti sei deciso, allora? Quando me lo devo infilare, ‘sto benedetto Mantello?” sbuffò Lily, incrociando le braccia.
Hugo parve pensarci un poco, incerto sul da farsi.
“Che ne dici se prima di attuarlo ci pensiamo un po’?” propose, finendo la sua colazione e alzandosi dalla panca.
“Ehi! Ma avevi detto che… se faccio affidamento su quello che dici, però…”
“Brava! Visto? Ti sei anche risposta da sola e non ho sprecato fiato invano” disse il cugino, uscendo dalla Sala, seguito da Lily.
“Tu lo butti via ogni volta che apri bocca”
“Anche quando elogio le tue doti malandrinesche?” la stuzzicò, per niente offeso.
“Nahh… lì no… ma solo lì!” rispose la rossa, facendo spallucce.
Hugo rise e la seguì nell’Aula d’Incantesimi.

                                             *°*

“Psst… Psst! Potter!”
Al si riscosse dal suo stato catatonico e si girò, cercando il ragazzo che l’aveva chiamato.
Scorpius Malfoy era proteso avanti sul suo banco, con i capelli platino, scomposti, che gli ricadevano sugli occhi ghiaccio.
“Mh?”
“Che sta facendo, demente?”
“Veramente, Malfoy, sono allibito… di solito il tuo saluto mattutino consiste in un ‘Testa di Knarl, sposati immediatamente o ti affatturo!’…”
“Ah-ah-ah… molto divertente…” ribattè Scorpius, scrivendo su una pergamena.
“Da quando segui la lezione?” gli chiese Albus, sgranando gli occhi.
“Da quando sto stillando la lista delle più belle di Hogwarts”
“Dai qua, fa’ leggere…” disse Potter, prendendo il foglio dalle mani di Scorpius.
“Allora… 25. Esther Parkinson… scusa, ma non dovrebbe avere il cognome del padre?”
“Sai, la vecchia Pansy può avere fratelli…”
“Ah, già… 24. Delie Goldstein, 23. Smilla Belby, 22. Agatha Zabini… io la metterei al 20” disse Albus, tracciando una riga sul numero ventidue e riscrivendolo al venti.
“Ridammelo, va’! Mi sballi tutta la classifica, dopo…” borbottò brusco Malfoy, cercando di riprendersi la pergamena.
“No, no, Malfoy, voglio prima vedere chi c’è al primo posto…”
“Ridammelo, Potter!” esclamò il biondo, sporgendosi di più.
“Decimo… sesto… terzo…” bisbigliò Albus, mentre scorreva velocemente la lista con gli occhi.
Ad interromperli fu Lily, che entrò nell’Aula, dopo aver bussato.
“Buongiorno Professor Ruf, avrei un messaggio da riferirle” dichiarò cortese, avvicinandosi alla cattedra, dove lo spettro fluttuava.
“Certo Signorina Potter, mi dica pure”
“La Professoressa McGrannitt desidererebbe vederla, Professore…”
“Le dica che sarò da lei tra un quarto d’ora, devo…”
“No, ha chiesto se può andare là adesso” lo interruppe Lily, mentre Ruf la guardava perplesso, “non so cosa voglia, Professore” aggiunse.
“Mh… bene, allora vado…” rispose, scomparendo attraverso una parete.
I commenti che fino a poco prima erano stati trattenuti, esplosero in borbottii concitati che si evolsero in una vera e propria baraonda.
“Ehi, Potter! Accorciato la gonna, stamattina?” chiese un Serpeverde a Lily, guardandole le gambe.
“No, ma speravo che tu avessi accorciato la lingua” ribattè sprezzante, bloccando con un cenno della mano Albus, che era già pronto a saltare addosso al malcapitato.
“Uhu!”
Risa dilagarono nell’Aula, ma Lily uscì prima di sentire altro.
Albus si stava trattenendo, conficcando le unghie nel palmo della mano.
“Potter, sta’ calmo! Hanno solo fatto apprezzamenti un po’ volgari su tua sorella” disse Scorpius, facendolo sedere sulla panca.
“Proprio per questo! È mia sorella! Capisci?” esclamò, arrabbiato.
“Devo essere sincero? … proprio no”
Potter sbuffò, allontanandolo con un gesto nervoso della mano.
Scorpius sospirò, tornando al suo posto e continuando a scrivere sulla pergamena che aveva ripreso ad Albus.

                                           *°*

Rose Weasley stava camminando rapidamente sul parto del Parco, con i libri sotto braccio.
Non faceva freddo, eppure l’estate che tanto amava le era già sfuggita dalle mani.
“Ehi, Rose!” la chiamò un suo compagno di casa.
“Sì? Che c’è?”
“Stai andando al campo dad Quidditch, vero?” le chiese Ephram Thomas, correndo per raggiungerla.
“Sì… che stanchezza…” rispose, sorridendo.
“Anche io sono stanco morto… Paciock ci ha fatto lavorare tantissimo”
“Noi lo abbiamo domani, devo ancora finire il tema, ma non so se riuscirò a farlo molto più lungo di un metro e mezzo” disse Rose, guardando gli occhi scuri di Ephram.
“Quanto era la misura prestabilita?”
“Oh… ottanta centimetri…” rispose con noncuranza.
“Ottanta? E tu lo hai fatto di un metro e mezzo?!” esclamò, sgranando gli occhi.
Rose annuì, arrivando vicino agli spogliatoi.
“Ma… di che ti preoccupi, allora?”
“Avrei voluto arrivare a due metri…” confessò la Weasley, poggiando i libri su una panca, nello spogliatoio.
“Urco… sarà meglio cambiarci, dobbiamo giocare tra poco” constatò Ephram, togliendosi il mantello.
“Tanto tu non hai problemi, ti riprendono di certo, come Cacciatore” gli disse Rose, prendendo la sua scopa.
“Troppo gentile, milady…” la canzonò, facendole il baciamano.
Risero entrambi, prima di infilarsi la divisa del Quidditch.
“Pff…” sbuffò il ragazzo, quando Rose si mise la maglia da Quidditch, “pensavo che fosse il mio giorno fortunato… avrei visto una ragazza senza divisa! E tu che mi vieni qui già preparata…”
La Weasley scosse la testa e uscì, afferrando la scopa e dirigendosi verso le tribune.
Ephram raggiunse James poco dopo, al centro del campo, mentre quest ultimo stava dando un’occhiata alla lista degli aspiranti giocatori.
“Ehi, Jim, come mai così serio?” gli chiese, battendogli una mano sulla spalla e sedendosi sulla sedia di fianco.
“Mh… dureranno molto i provini, quest anno” borbottò Potter, sbuffando e grattandosi la nuca.
“Quanti Portieri?”
“Sei”
“Battitori?”
“Dieci”
“Cacciatori?”
“Undici”
“Cercatori nessuno, però…”
“Assurdamente falso… quattro aspiranti”
“Ma come! Non si potrebbe!” protestò Ephram contrariato, scattando in avanti.
“Invece sì… se sono più bravi del Cercatore attuale prendono il posto” sospirò James, pronto per chiamare i nuovi Giocatori.
“Allora, ragazzi, ci siete tutti?” esclamò,così che ognuno potesse sentirlo, “Oggi ci saranno i provini, non abbiamo molti posti, in compenso sono presenti tanti giocatori… iniziamo dai Battitori” dichiarò, prendendo la lista dei candidati.
“Vediamo… dieci… prego, veloci… in centro, sulle scope!” ordinò James, “Ora dovrete fare un breve giro intorno al campo e poi Ephram libererà i Bolidi… uno per volta dovrete colpirli e lanciarli verso gli anelli, cercando di farli passare in messo, senza danneggiare le porte in alcun modo, chiaro?” spiegò, con un braccio alzato, pronto a dare il via.
Tutti annuirono e si librarono in aria, al centro del campo.
“Via!”
Ci fu chi cadde, ci fu chi riuscì ad arrivare intero alla fine, ci fu chi volò bene.
James sbuffò, preannunciando una difficile impresa.

                                            *°*

      

      Allora... Grazie mille a tutte le persone che hanno recensito, quali:  Elly692(anche io adoro Lily** grazie mille, spero ti piaceranno anche i nuovi personagg,... un bacione anche a te Elly!), SlytherinPrincess(eccotti il seguito! grazie, io mi sono divertita a scrivere questa storia, molto... baci Debby!), clod88(grazie Clod*_____* eh, non vale! voi sapete già cosa succede dopoXDDD grazie, baciuz), Lolly94(ciao Lols! innanzitutto grazie mille, perchè so che non reggi molto le Harry/Ginny... sì, in effetti questa non è molto H/G O_______o, hihi, non per adesso, almeno... grazie stella!smackk!**), SweetAnny(Anniee!! allora ti abbiamo convertita al Crusheresimo, eh?XDD grazie mille! ti giuro che la continuo!! bacione**), Fairydreams(Fay!*___* tesora, sorellona, grazie! so che adori Lily e Emily^^ eh, sì... Scorpius sa il fatto suo^^altro che faigo... anche se personalmente preferirei James II** eh, come potrebbe iniziare? di sicuro non come ti potresti aspettare, luv!*___* bacioni), Alice Hale(la mia Fraaaa!** Ah, Jim, non l’avrei mai fatto con dei Tassorosso… i Serpeverde sono senza dubbio più audaci” I due fratelli svenirono all’istante-----> chissà cosa significa^^ coomuqne, grazie mille Fra** io amohh Jamie e Al** bacioni e grazie ancora^^), evyn1989(evyngiuccia!!!-la G ci stava, dài...XD-, *abbraccing Evyn e nolla molling più, too* Eh, mooolto simile a quella di James I XDD, grazie tesora! baciuzz*___*), ale90(aleeee!! pciùù!-era lo schiocco di un bacio, se non si è capitoXD-, da quanto non ci sentiamo! grazie mille, anche io adoro Lily** una Malandrina, proprio così^^ spero ti piaccia questo capitolo, bacioni), ninny(ciao! in effetti Dommie è stata un pò sfortunama °-°, povera Veela... sì, io avrei fatto proprio com Lily, probabilmenteXDD bacio, ci sentiamo**), Bella(Ire! sono contenta che tu abbia recensito*____* glaccie** perchè non pubblichi la tua splendida fic al presente-XD- su Ron ed Hermione? grazie ancora! bacione enormissimo^^), Kry(Kry! thank yhoo so much luv! ti ho commentato poi la fic, però^^ bacione gigagigagigante!!XD), *Lady*(Lady! aww! hai recensito anche qui!! thanks! lo so, Lily è un mito...^^ baione grande!), Pikky91(grazie mille per aver recensito, ci tenevo molto ad un tuo commento^^ lo so, devo sistemare gli errori di battitura, promesso che lo farò^^ sì, sono Lily/Scorpius, ma ci saranno altri pairing, non ti preoccupare^^ grazie mille ancora, bacio), Tigerlily(Tiggieeee!!!** grazie per aver recensito! certo che mi puoi chiamare così! sì, sì... Lily è proprio come sua madre e sua nonna^^ nah, vedrai che Jimmy II non ti sembrarà più tanto diligente XDDD è un grande! io lo adoro tantissimo! anche tu sei pro-Lily/Scorpius? Pure io! Wow! sono a dir poco fantastici, come hai detto tu---> sono troppo fantasticamente fantastici insieme<---- che dire? hai ragionissimo Tiggie^^ bacio grande e grazie ancora!*___*)                                                            

      Grazie a tutti quelli che l'hanno inserita tre i preferiti quali:  

1 - Alice Hale
2 - clod88
3 - HarryEly
4 - jaily
5 - Laurelin
6 - Lewis
7 - Lolly94
8 - MalfoyXX
9 - mar_ale
10 - ninny
11 - ny152
12 - Pikky91
13 - Tigerlily
14 - Vekra


Grazie veramente!!!!!

-Ginny Lily Potter-



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Capitolo 3
*** 3. ***




The Tales of Hogwarts’ Houses





– New Generation’s Real Adventures-



3. Unfortunatly Potter's Challenge is not finished






Dopo tre quarti d’ora di provini, finalmente i Battitori candidati si arresero, rendendosi conto che nessuno era al livello d Fred e Rose Weasley.

“Allora abbiamo gli stessi dell’anno scorso, eh? I Cugini Ballerini” si congratulò con loro, Jude, che non amava il Quidditch ma seguiva sempre le partite.

“Mhm, a quanto pare…” sorrise James, molto contento dei suoi Battitori, ma irritato per la lentezza delle prove.

Li chiamavano ‘I Cugini Ballerini’, perché sembrava che sfiorassero i Bolidi con una delicatezza degna di una danzatrice, per poi esplodere in una forza tremenda, ma anche perché una delle tattiche più famose dei Battitori del Grifondoro era la loro danza.

Si passavano i Bolidi con estrema rapidità, facendo arrestare i Cacciatori avversari e avvantaggiando i compagni di squadra.

“Ci mancano i Cacciatori”

“Tutti gli aspiranti Cacciatori in campo, prego!” sbraitò Potter, brandendo una mazza da battitore.

“Ehi, ehi, calmo, eh? Mi fai paura…” disse Ephram, passandogli accanto.

“Per adesso mi basta che facciate qualche giro in campo, lanciate quelle maledette Pluffe, cercando di fare centro, chiaro?”

I Cacciatori rabbrividirono, inforcando le scope e iniziando a volare.

Erano tutti mediamente bravi, ma tre spiccavano particolarmente.

James vide che uno era nuovo.

“Ehi! Ehi, tu! Afferra quella Pluffa e fammi vedere qualche tiro!” ordinò perentorio.

Il Grifondoro raccolse la palla arancione e, da metà campo, la scagliò con una potenza immane, precisa, fischiante, diritta, che passò perfettamente in mezzo al primo anello.

“Wow!” gridò Ephram, dalla sua scopa, “Quel tipo è dentro, Jim, senza dubbio”

“Chi sei? Perché tieni il cappuccio?” domandò James, sospettoso.

Il ragazzo, che fino ad ora non aveva ancora parlato, indietreggiò e risalì sulla scopa, pronto a fare un altro giro, ma Potter lo trattenne per una manica.

“Mi hai sentito?”

“Lasciami!”

James sgranò gli occhi, udendo quella voce.

“Lily?!?” esclamò, sorpreso.

“E chi sennò, testa di caprone!” ribattè lei, piantandosi davanti al fratello.

“Lily?” intervenne Albus, scendendo dalla scopa e affiancandosi al fratello.

“No, sono nonna Molly… Vieni piccolo Al! Ciccino, vuoi la marmellatina, tesorino?” lo sbeffeggiò la sorella, scatenando l’ilarità di tutti.

“Zitti voi!” ruggì James.

“Lily, ma cosa ci fai qui?” chiese incredulo Albus, senza dar conto allo scherzo di prima.

“… volevo provare a volare, così, per rompervi un po’ le scatole…”

“Sinceramente, Lily!”

“Eh, cosa credi che stia facendo qui, Jim? Ho provato a fare le selezioni, perché voglio giocare a Quidditch come Cacciatore” spiegò 

Lily, incrociando le braccia al petto, già pronta per un rifiuto.

James e Albus si guardarono preoccupati per un po’, come se riuscissero a parlare telepaticamente.

“Ti farai male…”

“Al! E Rosie? Rosie non si fa male?”

“Ma Rose è un Battitore! Esperto, per di più!” ribattè il fratello.

“E io sono una Cacciatrice! Che vuole imparare, per di più!”

James convenne che non c’era più nulla da fare.

Quando Lily si impuntava era identica a sua madre: testarda, determinata e irremovibile.

Harry li aveva messi all’erta: ‘Se una Weasley si fissa, Jim, non c’è più nulla da fare. O segui i suoi ordini, o sei fuori’

“Non finisce qui, Lee... ne discuteremo a fine selezioni” le sussurrò James, prima di trascinare sé stesso er il fratello vicino ale tribune, per richiamare gli altri candidati.

Lily sorrise sghemba e si sedette vicino a Molly, che stava leggendo un libro.

Si era già preparata ad una negazione perentoria, invece i suoi fratelli erano stati più che buoni, loro, sempre così apprensivi.

“Però, direi che ti è andata più che bene, Lee…” disse Molly, sfogliando una pagina.

Lily sorrise radiosa, si sarebbe fatta perdonare per le rispostacce, senza dubbio.

“Jim, non puoi non fare entrare Lily solo perché è tua sorella… è un fenomeno!”disse Ephram, che stava rincorrendo James per tutto il campo, cercando di fargli cambiare idea.

Potter non rispose, intento a afferrare la sua scopa e portarla vicino al tavolo.

“Ehi! Mi hai sentito?”

“Sta’ un po’ zitto, Ephram!” gridò, arrabbiato, prendendo in mano l’elenco dei Grifondoro iscritti alle selezioni.

“I Portieri subito in campo!” urlò, per farsi sentire,

Una ragazza dai capelli castano chiaro gli si avvicinò, con in mano la sua scopa.

“Potter, cerca di darti una calmata, tutti quelli più piccoli stanno morendo di paura…” gli disse Emily, legando i boccoli in una coda.

“Baston, sono io il Capitano, non tu”

“Non mi importa un fico secco chi sia il Capitano in questo momento, ma una decina di ragazzini stanno tremando come foglie solo perché uno studente più grande sta urlando come un matto” ribattè, severa.

“Come faccio a non urlare! Mia sorella vuole entrare a far parte della squadra! Non posso permetterglielo!”

“Perché no? Solo per il fatto ce è un donna?” replicò, con le mani sui fianchi.

“No, ma potrebbe farsi male!”

“Anche tu, Potter, ma non per questo lei ti vieta di giocare a Quidditch!”

“È più piccola!” esclamò esasperato.

“Ti ricordo che tu sei entrato a far parte della squadra durante il secondo anno” gli disse, puntandogli un dito al petto, “E sei sempre stato uno dei migliori, anche se il più giovane… per cui non proibire nulla a tua sorella, quando sai che potrebbe eccellere, come nel Quidditch!” aggiunse, facendolo indietreggiare fino a scontrarsi con il tavolo.

James si stupì, un po’ per il complimento cammuffato da rimprovero, un po’ per la determinazione della ragazza.

“Detto questo, Capitano, io sarei pronta per la selezione” dichiarò Emily, inforcando la scopa e volando agli anelli.

“Wow…” sussurrò Potter, riscutendosi.

Ephram, che era rientrato a far parte della Squadra del Grifondoro come Cacciatore, stava aiutando qualcuno del terzo anno a issarsi sulla scopa.

“Eh, campione, che ne dici se ci provi l’anno prossimo?” disse ad un ragazzino, che era appena caduto per la tredicesima volta.

James ordinò ad Albus ed Ephram, insieme a Fred e Rose, di lanciare qualche tiro agli aspiranti Portieri.

Nessuno riuscì a pararne più di dieci tranne Emily, che fermava la Pluffa con una semplicità degna solo dei più esperti.

Dopo una prova eccellente, la Baston scese con grazia dalla scopa, avvicinandosi a James.

“Ora voglio che tu faccia provare a Lily, Potter, sennò non entro in Squadra e ti tieni quello del terzo anno” gli sssurrò in un orecchio, minacciandolo.

James sbuffò, ideciso sul da farsi.

Se avesse accettato sua sorella in squadra avrebbe potuto farsi male, ma se non l’ammetteva Emily li lasciava, e addio al miglior Portiere della Scuola.

Brusco si avvicinò alle tribune e preseper un braccio Lily, portandola da parte.

“Se osi farti male, cadere dalla scopa, danneggiarti in qualche modo, giuro che la pagherai Lee” sibilò, con Albus che annuiva, alle sue spalle, “laverai i piatti, i vestiti e le finestre al posto di Kreacher per tutta l’estate, chiaro?”

Lily sorrise entusiasta, strillando, e saltò al collo dei fratelli, ridendo come una matta, mentre loro la afferravano e la facevano girare, correndo per tutto il campo.

Emily li guardava da lontano, sorridendo.

Li aveva fatti felici tutti e tre, inconsapevolmente.

*°*

I Cacciatori erano stati confermati: Ephram Thomas e Albus e Lily Potter.

Albus giocava da sempre in quel ruolo e, grazie ai consigli della madre, aveva da sempre dei trucchetti e una potenssa degna di un Bolide.

Ephram era noto per le sue tattiche che riuscivano a confondere l’avversario, facendogli perdere la vista della Pluffa, che si scambiava continuamente con Albus, facendo goal subito dopo.

James chiamò i Cercatori.

“Allora… McLaggen, Brown, Finnigan e Jones… siete in così tanti, voi McLaggen?” esclamò, leggermente stupito.

Un ragazzo grosso, tarchiato, annuì, salendo sulla scopa.

“Potter, non ce l’ho fatta l’anno scorso, e la farò quest anno, chiaro?” lo sfidò.

“Senza dubbio, Osvald, senza dubbio…” mormorò sarcastico.

Osvald e gli altri aspiranti si misero al centro del campo.

“Ephram, tocca a me. Facci fare un giro e poi lascia il Boccino, noi dovremo trovarlo. Chi lo prende per primo sarà il nuovo Cercatore” disse serio.

“Cosa?! Ma sei pazzo? E tutte quelle menate sulle finte, i giri della morte…?”

“L’hai detto, sono solo menate… adesso inizio a giocare” dichiarò, più solenne che mai.

Osvald McLaggen era sempre stato battuto da James, da quando Potter era entrato in Squadra, prendendo il posto che fu anche del suo migliore amico, Teddy Lupin.

“Bene… un giro e poi libero il Boccino d’Oro, chiaro? Pronti? Via!” gridò Ephram, abbassando il braccio.

James si librò in aria, più veloce del vento, e zigzagò rapidamente tra le torri e gli anelli.

Gli altri aspiranti erano visibilmente indietro, tranne McLaggen, che si sforzava di non cadere ed in contemporanea di fare un espressione abbastanza intimidatoria.

“Libero!” urlò Ephram, lasciando volar il Boccino.

James si girò velocemente, e lo stesso fece Osvald, ma la sfera dorata era già sparita.

McLaggen volò a casaccio, cercando il Boccino, come gli altri candidati, mente James stette fermo, immobile, in ascolto e viglie.

I suoi occhi osservavano tutto ciò che si muoveva, dalle fronde degli alberi alle sciarpe dei Leoni.

E poi, lo vide.

Rifulgente, scintillante, libero, il Boccino d’Oro stava sfrecciando vicino alle tribune.

Con la rapidità di un falco, si fiondò verso gli spalti, e subito McLaggen e gli altri gli furono dietro.

Schivava abilmente i suoi compagni di casa, fendette l’aria come una lama affilata, scendette perfino sotto le tribune, tra le assi e le travi, in cerca dell’oggetto che per lui non aveva più segreti.

Riaffiorò nel campo, sempre seguendo la piccola sferetta.

Eccolo, vicino alla Baston.

Come un fulmine si gettò all’inseguimento, mentre i suoi avversari erano notevolmente indietro.

Era quasi lì, mancava poco…

Con un ultimo scattò, James riuscì a racchiudere il Boccino d’Oro tra le sue dita.

“Ahhh!!” urlò impaurita Emily, mentre Potter le cadeva addosso.

Con un tonfo, caddero, rotolando per terra.

“Ouch…!” mormò la Baston.

“Ehi, non lamentarti, eh? Perché qui, quello a contatto con il suolo, sono io” le disse James, mentre Emily si rendeva conto di essere stesa sopra il Cercatore.

Si riscosse rapidamente, alzandosi in piedi con troppa velocità.

“Attenta, voglio avere ancora per un po’ la mia compagna Caposcuola!” esclamò Potter, afferrandola per la vita e tenendola diritta, “stavi per ricadere…” si giustificò, lasciandola subito.

“Grazie Potter, congratulazioni per la riammissione in Squadra, comunque” disse lei, cercando si sembrare indifferente e dirigendosi verso gli spogliatoi.

James sorrise, vedendola andare via.

“Ehi, Jimmy! Sei stato bravissimo!” gli dissero Lily e Albus, battendogli una mano sulla spalla.

“Dubitavate?”

“Io no!” esclamarono in contemporanea, scoppiando a ridere tutti e tre.

Una Squarda, una Famiglia.

A special thanks to: maryrobin (maryyy!!! grazie grazie grazie... ci vediamo sul forum, allora^^ smack), Fairydreams (sorels, don't worry! e non fare come Dobby^^ poor elf... e poi implicitamente era già nella lista^^ cooomunque, appena puoi, vai su MSN, per favoooore... grazie luv!*__* bacioni), ninny (ciaoo! sì, James è così Ronnoso** a me piace un sacco come personaggio, amgari poi la Rowling non lo vede così, ma io l'adoro... thank yhoo! bacii), ale90 (ciao ale! grazie... eh, Jamie? un bel ... tipoXDD eh, le altre ff sono ferme, sto pensando di cancellarne un pò... comuuunque, grazie millissime! bacions), Lolly94 (Looooooollllssssss! Chiau! Grazie mille, Lollie XD Lily e Scorpius? c'è tempo, tesora^^ bacions! e grazie...), SakiJune (anche da me, ma non ci facevo molto caso...^^ no problem, ti capisco e prometto che non mi spaventerò^^ grazie mille Saki!! bacioni), Tigerlily (Tiggie!^^Aha^^ l'altra faccia del caposcuola, eh? XD thank you, Tigs^^ Hugo-Lily-Fred rock the world!!!XDD bacioni), squizzz (squiiiiiiiiiiiiiiiiiizzzzzzzzz! ciao tesora! thank you sooo much! eh-eh, ho visto che hai scoperto che la pubblico anche sul forum^^ bacioni e grazie ancora!), (fraaaa**thank you! e poi i tuoi occhi non sono strabici... XDD poor pansy, eh, sì.... sono cose che succedono... mi sento vecchia a dire così^^ grazie tesor! bacions), Alice Hale (thank you, Fraaa!!** grazie mille... e poi i tuoi occhi non sono strabici...XDD pansy... sono cose che succedono... che frase da vecchia^^ bacions, tesora!), Seilen91 (grazie veramente di aver lasciato una recensione, adoro i tuoi -o le tue, non so- drabbles, veramente, soprattutto quelli/e su H/G^^ e quell su Dudley e Harry... veramente bello/a, bravissimaaa! grazie mille, comunque... bacioni)

Grazie a tutti, anche alle persone che hanno solo letto

- Ginny Lily Potter -


ps: volevo dire che forse cancellerò la ff 'I Malandrini del 1998', per cui, se non la vedete più, è perchè è finita brutalmente nel cestino^^ non mi piace com'è scritta e non mi piace la trama, magari in un futuro(moooolto anteriore) la continuerò... grazie comunque alle persone che hanno commentato, veramente tante grazie!


un'ultima cosa...


Greg loves his yellow tie! XDDD and me too^^


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Capitolo 4
*** 4. ***



- Prefazione: con questo capitolo vorrei far capire che non ho disegnato il carattere di una Lily Mary Sue, anzi, e per questo preferirei che le persone non mi mandassero MP o email nelle quali criticano il carattere di alcuni personaggi, definendoli ‘ignobili e falsi, talmente tanto da parere copie di Ginny’. Io accetto di buon grado le critiche, mi aiutano molto, veramente tanto, ma, per favore, non insultate personaggi come Ginny e Lily, definendoli (testuali parole, le bad words non sono mie) ‘tro*e senza pudore’.
Per cui, gradirei che QUELLE persone, che non si firmano neanche, la smettessero di mandarmi mail. Non intendo più parlarne, se a voi va bene, bene, sennò, non leggete la storia.

The Tales of Hogwarts’ Houses




- New Generation’s Real Adventures -



4. Potters everywhere and lesson like Remus Lupin




Era passato qualche giorno dalle selezioni, e Lily era più entusiasta che mai.
Era in Sala Grande, a bere il suo quotidiano bicchiere di succo di zucca, quando planò di fronte a lei un gufetto biancastro, che rotolò fino al piatto di Dominique, tre file più in là.
“Lee, credo che Leo sia qui per te” le disse, portandole l’animaletto, leggermente stranito.
“Grazie Dommie… ehi piccolo Leo, come va da Zio Ron?” gli disse, estraendo dal nastro rosso, la lettera.
“Bene, sono sicura… con Zia Hermione poi, figuarti se ti fa torcere una piuma dallo Zio ” sorrise, aprendo la lettera ed iniziando a leggerla.

Cara Lily,
ho saputo che sei diventata Cercatrice!
Complimenti, tesoro mio, sono felicissma!
Mi hanno detto che hai tenuto testa perfettamente a Jim e Al… brava Lee! Noi Weasley siamo molto più potenti e carismatiche di quei tre Potter che ci ritroviamo in famiglia…
Papà sta bene, vi saluta tantissmo e vi manda un grosso bacio.
Sai, l’altro giorno è andato con Ron nello stadio di Quidditch fuori Londra, per un’ispezione improvvisa.
Non hanno trovato nulla, in compenso i Giocatori dei Tornados che erano in campo li hanno fatti giocare.
Credo che Harry abbia tirato fuori il Cercatore che era, facendogliela vedere.
Non ho mai amato particolarmente i Tornados, così pure tuo padre, sono troppo vanitosi.
Uh, ci vedrete tra poco, non chiedermi perché…
Come stanno Al e Jamie? L’anno scorso Jim non usciva con una Tassorosso, per caso?
Mmh… mi sto insospettendo…
No, dai, lasciamoli in pace, poverini!
Tu, Lee, come stai? Sei riuscita a finire il tema di Trasfigurazione?
Sono sicura di sì, al massimo ti avrà dato una mano James, è sempre stato bravo in quella materia, come te ed Albus, d’altronde.
Salutaci tanto Neville e Minerva, Lily, e dai un grande abbraccio da parte mia e di Harry ad Hagrid.
Sono orgogliosa della mia nuova Cercatrice,
tanti baci

Mamma Ginny


Lily rilesse la lettera per tre volte, prima di avviarsi verso la Sala Comune, dopo la colazione.
“Al, ehi, Al! La mamma ti saluta tanto… Jamie, pure a te!” disse ai fratelli, uscendo contenta dalla Sala Grande.
“Glacie,Gligli…” rispose James, a bocca piena.
“Potter, chiudi quelle fauci… non è un bello spettacolo” lo rimbeccò Emily, sprezzante.
Il ragazzo ingollò il boccone di croissant che aveva morsicato, più velocemente possibile.
“Mamma mia, Baston! Sei acida anche di prima mattina… ma a cosa ti ha svezzato tua madre, sarcasmo e limoni?”
“Ah-ah-ah… molto divertente, ma imperfetta… i limoni sono as-”
“Basta! Grazie mille Baston, ma non mi interessa.
E ora, addio, mia prode compagna Caposcuola, il coraggioso James Potter va a farsi una doccia, sperando di non venir rapito da nessuna donzella che gli tende un agguato proprio nel bagno, per deliziarsi con la vista dello splendido viso di Messer Potter” dichiarò teatralmente, inchinandosi davanti ad Emily, che lo guardò dall’altro in basso.
“James, quante volte ti ho detto di abbassare la cresta?” disse un uomo, appena entrato nella Sala Grande, seguito da un gruppo di persone,
“E poi per deliziarsi della vista del tuo viso si può benissimo andare ad estrarre dai vasi qualche Mandragora, ti giuro che l’effetto è lo stesso…” aggiunse un rosso.
“Ehi! Voi due! È sempre mio figlio!” li rimbeccò una donna, incrociando le braccia, ma tradendo un sorriso.
“Papà…? Mamma…?! Zio Ron…?!?” esclamò James, girandosi di scatto.
“Contento di vederci, eh? Ma non stavi galantemente andando via, cercando di sfuggire alle tue spasimanti?”
“Papà, stavo andando galantemente via perché dovevo farmi una doccia ed in bagno sfuggire alle ragazze” puntualizzò, scompigliandosi i capelli, riprendendosi dallo schock di ritrovarsi davanti i genitori e lo zio.
“Ciao Rosie, la mamma ti saluta moltissimo” disse Ron, abbracciando sua figlia, “dov’è Hugo? Non dirmi che hanno fatto su qualche altro guaio…”
“No, non credo. Lily è appena uscita… come va al lavoro, papà?”
“Niente di particolare… l’altro giorno abbiamo battuto i Tornados ad una partita a Quidditch! Avresti dovuto vedere lo Zio Harry, Rosie! Ha preso il Boccino davanti al naso dell’altro Cercatore!” si esaltò Ron.
“Bravo pa’, bravo zio… scusate, devo andare ad Artimanzia, a dopo! Ciao Zia!” li salutò Rose, abbracciandoli e scappando fuori.
“Potter! Contro i Tornados?” si intromise la McGrannitt, da sempre esperta e fanatica di Quidditch, “se non sbaglio il Cercatore dovrebbe essere Richard Ritches…”
“Esatto Minerva… ha visto la partita di giovedì scorso, i Pipistrelli di Ballycaslte contro le Appelby Arrows? Che vittoria per le Arrows!” esclamò Ginny, avvicinandosi alla Professoressa.
“Proprio una bella partita! Anche se la vostra contro le stesse Arrows è stata una delle migliori della storia… hai segnato ventisette goal! Me la ricordo ancora”
Ginny sorrise, contenta che la professoressa si ricordasse delle sue imprese da Giocatrice nelle Harpies.
“Oh… già! Caspita, lì Ginny è stata una favola!” esclamò Harry, cercando i suoi figli con lo sguardo, “dove sono Albus e Lily?”
“Lily è uscita un attimo fa e Al era qui…” rispose James,.
“Papà!” disse il secondogenito di Harry Potter, spuntando da tavolo dei Corvonero.
“Ehi, Al! Come va?” lo salutò, abbracciandolo.
“Ciao tesoro” gli sorrise Ginny, baciandolo sulle guance.
“Bene… sono stanco morto… l’altro giorno abbiamo fatto le selezioni e quel pazzo di James ci ha fatto lavorare un sacco…”
“Jimmy? Ma non era per la politica del poco sforzo?”
“Fortunatamente ha cambiato…” disse Ginny, guardando torva il figlio più grande che parlava con una Grifondoro, ammiccando.
Harry le rivolse su occhiata complice e guardò James e la ragazza.
“Non è la figlia di-”
“Romilda Vane, se mio figlio ci porta a casa l’erede di quell’odiosa lo disintegro!” sussurrò all’orecchio del marito.
“Nahh… non preoccupatevi, non credo gli interessi” li tranquillizzò Albus, “e se percaso lo facesse, mamma, ci sarebbe lei” e indicò con il capo Emily, che stava guardando schifata Potter e la Grifondoro, “che lo disintegrerebbe”
“Le piace James?”
“Ma va! Lo distruggerebbe in un qualunque momento! Figurati! E che le piace criticare ogni cosa che fa Jimmy” spiegò Al, ridacchiando.
“Ah! Ma è lei quella con cui si stava vantando!” esclamò Harry, collegando le scene.
“Si, proprio lei, il nostro Portiere”
“Come si chiama?” domandò Ginny, guardando Emily.
“Emily” rispose Albus, “scusate, mi stanno chiamando…”
“Ehi, ehi! Perché prima eri al tavolo dei Corvonero?”
Albus fece spallucce.
“Una ragazza mi aveva chiesto se avevo ritrovato il suo libro per terra, ci eravamo incontrati qualche giorno fa… a dopo” li salutò, andando da Jude.
Harry e Ginny si guardarono sottecchi.
“Dici…?”
“Non lo so, si vedrà” rispose la moglie, mentre si dirigevano insieme verso il tavolo degli Insegnanti, seguendo la McGrannitt e Ron che discutevano di Quidditch.

*°*

Lily stava correndo per il corridoio, con la sacca sotto braccio, per raggiungere Dominique.
Aveva saltato il pranzo perché era dovuta rimanere nella Serra ad innaffiare le piante dopo Erbologia, dato che il Professor Paciock era malato.
“Dommie! Ferma!” la chiamò, con il fiatone.
“Sì? Oh, ciao Lee!”
“Ciao.… che corsa! Dove stai andando?”
“Incantesimi, tu?” rispose, svoltando l’angolo.
“Difesa Contro le Arti Oscure… ma Vitious ha chiarito quella faccenda con Ruf?”
“Quale?… ah sì! Quella della materia!”
“Sì… com’è che era? È nata prima Storia della Magia o Incantesimi?”
“Sì! Che ridere quando ne discutevano in classe! ‘No, Filius, senza Storia della Magia, Incantesimi non sarebbe mai esistito’, ‘Macchè, Ruf, come avrebbero fatto sennò i maghi dell’antichità a scrivere sulle pergamene e a fare magie?’…” rise Dominique, ricordando la scena.
“Per un attimo, quando sono entrata, pensavo stessero discutendo di donne, tanto gridavano”
“Vero! E poi è arrivata la McGrannitt a sbollire gli spiriti. Ciao Lee, ci vediamo dopo” aggiunse la bionda, dirigendosi a sinistra.
“Oh, vai di qua? Ciao allora, buona lezione” le salutò Lily, camminando verso l’Aula di Difesa.
Aveva cercato di far dimenticare alla cugina la faccenda di Hidalg, ma non era sicura di esserci riuscita del tutto.
Era ancora assorta nei suoi pensieri, quando Hugo le battè una mano sulla spalla, facendola sobbalzare.
“Ehilà! Come va?” chiese allegro il ragazzo.
Lily corrugò le sopracciglia.
“Come mai così contento?” chiese, entrando in classe.
“Sono sempre contento, io! Perché ti stupisci?” ribattè il rosso, sedendosi vicino alla cugina, in ultima fila.
“Non so… sembri più strano” disse, scrollando le spalle e dondolandosi sulla sedia.
Il Professore si avvicinò, senza che i due ragazzi vedessero.
“Signorina Potter, Signor Weasley, vi pregherei di far silenzio e di seguire la lezione” disse, ritornando verso la cattedra.
Lily sgranò gli occhi e per poco non cadde a terra.
“Pa… Professor Potter?” esclamò, mentre anche Hugo spalancava la bocca, allibito, “ma non ci ha detto che era arrivato”
“Invece sì, solo che voi non eravate in Sala Grande, questa mattina” spiegò Harry, prendendo in mano la bacchetta, “e ora, alzatevi da quei banchi e venite con me” ordinò, uscendo dalla classe, con il mantello frusciante da Auror.
Lily sorrise, non sapeva che ci fosse suo padre.
“Forte! C’è lo Zio Harry!” esclamò Hugo, alzandosi talmente veloce che la sedia si ribaltò.
“Meglio così… le sue lezioni sono sempre più interessanti” replicò Lily, seguendo il resto della classe fuori dall’aula.
Harry si fermò in mezzo al corridoio, bussando ad una porta.
“Permesso?” disse, aprendola leggermente.
“Entra, entra, Harry… noi abbiamo finito” rispose Ron, con i Serpeverde e i Tassorosso del quinto anno.
“Grazie, l’hai lasciato lì dentro, vero?”
“Senza dubbio… non pensavo non sapessero ancora combatterlo, noi abbiamo imparato al terzo anno” gli bisbigliò, passandogli accanto e uscendo, con i Serpeverde e i Tassorosso.
Harry lo salutò e si rivolse alla classe.
“Allora, se non sbaglio siete di Grifondoro e Serpeverde, quarto anno, giusto?”
Tutti annuirono.
“Benissimo, avete fatto i Mollicci?”
“I che?” esclamò un Serpeverde.
“Evidentemente no… i Mollicci” disse Harry, grattandosi una tempia, “ sono-”
“Potty Potty e i figlioletti! Potty Potty! Potty Potty e Lenticchietta! Potty Potty!” canticchiò Pix, svolazzando sopra le teste di Harry e dei suoi studenti.
“Buongiorno Pix, è da un po’ che non ci vediamo… a giugno mi sembra tu sia rimasto chiuso in un armadio per qualche mese” lo salutò Harry, ridacchiando.
Il poltergeist arricciò il naso.
“Prongie II non è stato molto divertente…”
“James? Pensavo fosse stata Lily!” disse il Professore, alzando le sopracciglia.
“È stato James! Doveva vederlo, Professor Potter!” esclamò un Grifondoro, ridendo.
“Ah sì? Bè, è tutto suo nonno” rise Harry, scrollando le spalle.
Pix, che non amava venir ignorato, cercò di attirar l’attenzione infilando in una serratura una gomma da masticare.
Harry si ricordò del Professor Lupin e una fitta tremenda gli ferì il cuore.
Cerò di non darlo a vedere, facendo quello che Remus avrebbe fatto al posto suo.
“Se fossi in te, Pix, toglierei quella cicca dalla toppa, o la Professoressa Cooman non riuscirà più ad uscire dal bagno”
“Se fossi in te, San Potter, sarei già scappato a gambe levate, dopo un matrimonio di vent’anni con una Lenticchietta e tre figli pesti”
“Sai Pix che stai invecchiando?” constatò Harry, “una volta avresti accolto con piacere tutti gli studenti malandrini come te”
Pix sbuffò, offeso.
“Ecco un piccolo ed utile incantesimo… vi prego di osservare attentamente” disse il Professore, rivolto ai ragazzi, “Waddiwasi!” disse, con un fluido movimento della bacchetta.
La gomma che il Poltergeist aveva appiccicato nella serratura schizzò su per la narice di Pix, che, colto di sorpresa, fece un balzo e fluttuò via, imprecando.
“E mia moglie non è una Lenticchietta!” gli gridò, guadagnandosi una linguaccia.
Tutti gli studenti risero, un po’ per la strana situazione, un po’ per la felicità di avere per qualche lezione il Professor Potter.
“Allora, mi stavate dicendo che non avete mai affrontato i Mollicci, giusto?”
Harry entrò in Sala Professori e spostò l’armadio che vi era stato posto il giorno prima, al centro della stanza.
“Esatto, Professor Potter”
“Mh… innanzitutto dovete sapere che i Mollicci sono-”
“Mutaforma, assume l’aspetto della nostra più grande paura”
Harry era girato di schiena e non vide che sua figlia, nel rispondere glia aveva rivolto un’occhiata di sfida: l’Auror l’aveva ripetuto talmente tante volte che oramai tutti i suoi figli lo sapevano a memoria.
“Corretto, Lily” disse Harry, “Dovete sapere che questa creatura teme le risate… sì, proprio le risate! Ripetete con me la formula, così da impararla. Riddikulus!” esclamò.
“Riddikulus!” dissero gli studenti, senza troppa convinzione.
“Ancora, ancora, più forte, su!”
“RIDDIKULUS!”
“Perfetto ragazzi! Molto bene! Allora… il Molliccio che è nell’armadio si sarà già trasformato?”
“Logicamente no!” esclamò la rossa, quasi indignata per la domanda.
Gli studenti soppressero le risate e il Professore cercò di non sorridere.
“Per cui c’è un vantaggio, dato che il Molliccio si trasformerà solo quando ci avrà davanti, o meglio, quando avrà davanti uno di noi… chi mi dice il perché?”
Lily si era stufata di rispondere, così stette zitta.
“La semplice motivazione è che si sentirebbe confuso, dato che siamo in molti ed è assai difficile codificare le nostre paure” rispose Hugo, in una perfetta imitazione di sua madre e sua sorella, con tanto di alzata di mano fulminea.
Harry strabuzzò gli occhi, ridendo, mentre gli studenti facevano lo stesso.
“Be’, Hugo, hai detto bene… ora, se volete disporvi in fila… bene, possiamo cominciare” disse il Professore, parandosi davanti all’armadio, “uno per volta dovrete venire vicino a questo armadio, che io avrò aperto, e da cui uscirà un Molliccio, va bene?”
La classe annuì.
“Dovrete pensare ad una cosa che vi ha fatto ridere, un pensiero giocoso e tenerlo bene in mente… poi potrete dire la formula, tutto chiaro?” spiegò Harry, “dai vieni tu, Sean”
“Io? Per primo?” disse entusiasta il ragazzo.
“Sì, dài… qual è la tua più grande paura?”
“La mia più grande paura… che mio papà si arrabbi quando gli dirò che non voglio giocare a Quidditch, almeno per quest’anno” rifletté Sean.
“Sei il figlio di Oliver?” sorrise Harry, ricordando il suo Capitano.
Il biondino annuì, sorridendo storto.
“Bene… sei tu che l’anno scorso hai incantato la Pluffa e le hai fatto inseguire il Portiere dei Tassorosso, facendola rimbalzare sulla sua testa?”
“Sì… una settimana di punizione!”
“Bene… cioè, male per la tua punizione, ma bene per noi, pensa a tuo papà inseguito da una Pluffa incantata” disse Harry, cercando di trettenere le risate al pensiero di quel ligio Portiere inseguito dalla sua amica Pluffa.
Sean chiuse gli occhi.
“È nella tua mente?”
Il ragazzo annuì e Harry puntò la bacchetta verso l’anta di legno, pronto.
“Allora sei pronto, al mio tre aprirò l’armadio, non dovrai far altro che recitare la formula… uno… due… tre, adesso!”
Rapidamente, il Professore spalancò l’armadio e ne uscì fuori Oliver Baston, infuriato, vestito con la divisa del Quidditch, che fissava minaccioso Sean.
Il ragazzo fece un’espressione strana, ma non arretrò.
“Riddikulus!”
Un getto di scintille sprizzò dalla bacchetta e un suono, simile ad uno schiocco di frusta, rimbombò nella stanza.
Oliver stava correndo, inseguito da una Pluffa gigante.
I ragazzi risero, e fu il turno di un Serpeverde, Clovis Zabini.
Il Molliccio si trasformò in un gatto gigante, facendo arrossire il ragazzo.
“Riddikulus!”
Il gatto divenne un gomitolo di lana bianca con le zampe e due orecchie rosa, per poi ritrasformarsi in un Tritone, di fronte a Jenna Goldstein.
Il Tritone divenne una Sirena con la barba, e poi un Troll vestito da bambola, un topo con la proboscide…
Finchè i due cugini non si posero nello stesso momento di fronte al Molliccio, che rimase spaesato.
Si trasformò in un ragno, poi in una scala altissima, in uno scorpione e in una cavalletta.
Hugo e Lily se la ridevano della grossa, puntando le bacchette contro il Molliccio confuso, che, alla fine, diventò una mezza lumaca, nemmeno lontanamente spaventosa.
Tutti risero, nel vedere il lumacone con addosso i vestiti di Pix e quello fu il colpo di grazia che lo fece disciogliere.
“Bene! Molto bene! Come vedete, Hugo e Lily si sono messi davanti contemporaneamente, confondendo le idee del Molliccio… bravi ragazzi, sono molto contento, ci vediamo alla prossima lezione! Per venerdì farete un riassunto sui Mollicci” disse Harry, facendo uscire dalla classe i ragazzi.
Lily e Hugo lo aspettarono.
“Papà! Non mi avevi detto che saresti venuto!” esclamò la ragazza, abbracciandolo.
“Come no! La mamma l’aveva scritto nella lettera… ehi Hugo, come va?”
“Bene Zio, sai che abbiamo inventato un nuovo scherzo? È troppo bello! Lee, glielo facciamo vedere?” rispose eccitato il figlio di Ron.
Chiacchierando di futili ma allegri argomenti, Harry, Lily e Hugo si avviarono verso la Torre del Grifondoro.

Grazie a tutti, scusatemi se non ho il tempo di ringraziare uno per uno, ma devo correre a canto, perdonatemi! Ditemi cosa ne pensate dei personaggi, se vi va, mi farebbe piacere!

Bacioni

-Ginny Lily Potter-

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Capitolo 5
*** 5. ***


The Tales of Hogwarts’ Houses



- New Generation’s Real Adventures -



5.
Broomsticks and rocks' party



Albus stava camminando rapidamente per i corridoi, era in ritardo e doveva rientrare in Sala Comune.
La riunione dei Prefetti era durata molto più del solito, e ormai la Signora Grassa, dopo una certa ora, non si svegliava più.
Rose non era andata, si era sentita male nel pomeriggio e Madama Chips le aveva consigliato di rimanere a letto.
Albus accellerò il passo, udendo Pix fischiettare.
Non aveva intenzione di doversi fermare per quel poltergeist matto.
“Lenticchietta, Potty Potty e Lenticchietta”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si nascose dietro un’armatura.
Trattenendo il fiato, aspettò che Pix scomparisse dietro l’angolo, per correre verso la Torre di Grifondoro.
Saltò fuori dal nascondiglio e una voce esclamò:
“Ehi! Stai un po’ attento, Potter!”
“Malfoy? Cosa ci fai qui?” chiese Albus, girandosi di scatto e sorridendo a Scorpius.
“Quello che pressappoco stai facendo tu, perdo tempo”
“Perdi tempo?” ribattè Albus, scettico.
Scorpius fece un gesto disinteressato con la mano.
“Ho deciso di smettere di dire parolacce, cazzeggiare compreso”
“Motivo?” disse Albus, continuando a camminare.
“Ho deciso di diventare fine” rispose Scorpius, scrollando le spalle.
Potter si mise a ridere.
“Tu? Ma stai scherzando?”
Il Serpeverde lo fulminò.
“Ti sembra che stia scherzando?”
“Ehi! Malfoy! Stai calmo”
Erano arrivati davanti al quadro della Signora Grassa, che si era già addormentata, con un espressione serafica sul volto paffuto.
“Oh no…” sibilò Albus, abbandonando le braccia lungo i fianchi, mentre l’altro sghignazzava.
“Allora, Potter, sei nei guai fino al collo?”
“Sta’ zitto, Scorpius!” rispose bruscamente Potter, sedendosi su pavimento di pietra.
Malfoy trasalì, sbiancando.
“Ti avevo detto di non chiamarmi così” replicò gelido, dirigendosi verso i sotterranei.
Albus si alzò rapidamente e inseguì Scorpius, raggiungendolo facilmente.
“Scusami! Giuro, Malfoy, non l’ho fatto apposta! Promesso, non ti chiamerò mai più così!” si scusò Albus, trattenendo il Serpeverde per la manica.
Scorpius lo squadrò, strappando di mano ad Al la divisa.
“Va bene, Potter, ma ora toccherà a me chiamarti per nome…” ridacchiò, ritornando verso il ritratto della Signora Grassa.
Potter sbuffò, ma acconsentì.
“No, no… sceglierò io quando farlo” replicò Scorpius.
“Ma…! Ma non vale! Io non l’ho fatto apposta!”
“Eh-eh, non mi interessa, Potter, fatto sta che l’hai fatto, ed è questo che conta”
Si sedettero entrambi vicino all’entrata della Sala Comune di Grifondoro, contro la pietra della parete.
“Chissà perché non ti piace il tuo nome…” disse Albus poco dopo, rompendo il silenzio.
Scorpius lo guardò sottecchi.
“Chissà perché a te non piace il tuo…”
“Ah-ah-ah, intendo…”
“Ho capito cosa intendi, non sono mica ottuso come te!” ribattè Malfoy.
“Come sempre simpatico…”
“Tanto ormai sei abituato, cosa t’importa?” disse Scorpius, facendo spallucce. L’altro ridacchiò ed estrasse dalla tasca della divisa un pacco di GelatineTuttiGusti+1.
“Ne vuoi una?” le offrì, prendendone qualcuna.
“Mhm… grazie…” disse Scorpius, afferandone una e ficcandosela in bocca, “spinaci cotti, sempre questa caramella…”
“Almeno sono meglio del solito cerume… Muschio, niente male” assaporò Albus, leccandosi le labbra, “stavamo dicendo? Ah, sì, i nomi…”
“Ecco… saltiamo l’argomento a piè pari, che ne dici?”
“Non se ne parla neanche… io ti chiamo Malfoy e tu mi chiami Potter perché abbiamo fatto un’accordo, ma voglio sapere perché non ti piace il tuo nome”
“Scusa, ma hai capito come mi hanno chiamato? È un nome a dir poco ‘pesante’!” esclamò Scorpius.
“Nah, non peggio del mio, direi…” borbottò Albus, mentre mangiava un’altra gelatina, “bleach! Fango di palude…”
“Mhm! È la preferita di mio padre!”
Potter lo guardò di sbiecò, sputando la caramella e mettendola in una tasca.
“Fango di palude?”
“Sì… non ho mai capito se lo sia davvero o se lo dica per far ridere mia madre” riflettè il biondo, passandosi una mano tra i capelli.
“Ridono per poco, i tuoi”
“Parla lui…” ribattè una voce stanca, proveniente da dietro l’angolo.
Albus scattò in piedi.
“Chi è?”
“Stai calmo, Al, sono io” gli disse Rose Weasley, avvicinandosi.
“E rimetti a posto quella bacchetta, per Diana!” esclamò Scorpius Malfoy.
Al, ancora stranito, ripose la bacchetta nella divisa e si sedette.
“Cosa ci fai qui?”
“Sono tornata adesso dalla Biblioteca, stavo cercando un libro di Erbologia… domani c’è Paciock” spiegò Rose, sedendosi vicino al cugino, “ciao Malfoy, tutto bene? Cosa ci fate qui?”
“Sto facendo compagnia a Potter…”
“Stavamo discutendo di nomi… sai com’è, ad averne uno come i nostri” sbadigliò Al, offrendo il pacchetto di gelatine anche a Rose.
“Grazie, ho già mangiato… e cosa dicevate?”
“Mah, nulla…” borbottò Scorpius, cercando di trattenere uno sbadiglio.
“Voi due siete stanchi morti ma non volete farlo vedere… comunque, ho deciso che, per abituarvi ai vostri nomi, vi chiamerò con il nome intero per un mese!” esclamò esntusiata Rose, battendo le mani.
Alcuni quadri borbottarono contrariati, per il rumore.
“Rosie! Non ci pensare neanche!” replicò Albus, sgranando gli occhi.
“Nemmeno io, se è per questo!”
I due ragazzi incrociarono le braccia al petto, guardandola in cagnesco, ma Rose non si fece intimidire.
“E invece si, cari miei… Scorpius e Albus” dichiarò convinta, “e ora buonanotte, io me ne vado a dormire”
“E come, scusa? Non la vedi la grassona, lì?” obiettò Scorpius, indicando con il capo la Signora Grassa, che dormiva con in mano una bottiglia di vino mezza vuota.
“Ho già provveduto… prendo la scopa e volo fino alla finestra del dormitorio, Lily è in camera mia a fare i compiti, mi aprirà lei” spiegò Rose, aprendo la finestra più vicina.
Qualche pipistrello solitario entrò nel castello.
“Possiamo venire anche noi? Ti prego Rosie! Non voglio dormire qua fuori!” la supplicò Albus, alzandosi velocemente.
La cugina lo guardò, inarcando le sopracciglia.
“Voi? Tu e Scorpius?”
Il Serpeverde trasalì, sentendosi chiamare per nome.
“No! Io e Mago Merlino… perdinci, Rose, certo!” ribattè Albus, piantandosi di fronte alla riccia.
“Va bene, ma solo tu, Scorpius deve tornare nei Sotterranei, non è vero?” Rose marcò bene le ultime paro le.
“Senza dubbio, io devo tornare…” deglutì il ragazzo, “ciao Rose, Potter… a domani” e si diresse verso le scale.
Appena sparì, Albus e Rose richiamarono la scopa della ragazza, dato che quella di Potter era in dormitorio.
“Sali, dài! Fai veloce”
Al inforcò la scopa, tenendosi per il manico, e aspettò che la cugina montasse dietro.
“Ci sei?” domandò, guardando nel buio.
“Sì… vedi? Devi andare a destra e poi in alto” lo diresse la ragazza, aggrappandosi a lui.
Albus si diede una spinta con i piedi e si librò in aria.
Arrivarono davanti alla finestra della stanza di Rose e bussarono.
Lily, assonnata e arrufata, aprì le ante sbadigliando.
“Dov’eri? Sono stata qui ad aspettarti per tre ore…” chiese alla cugina, stropicciandosi gli occhi.
“Scusa Lee, ero in Biblioteca… non l’avrai detto alla Chips, vero?” rispose allarmata Rose.
“È vero! Tu saresti dovuta essere a letto! Rosie! Cosa ci facevi in Biblioteca?” esclamò Albus, entrando nella stanza.
“Shhht! Taci, Al!” lo zittì la sorella “dietro quelle tende ci sono quattro sedicenni in piena tempesta ormonale! Pensa che disastro se ti vedessero!”
Rosie trattenne a stento una risatina, slacciandosi la cravatta e prendendo il pigiama.
“Al, puoi uscire da lì… notte, grazie Lee!” tagliò corto la Weasley, indicando la porta.
Albus, che stava per ribattere, si girò e colse l’occhiata della cugina.
“Buonanotte Rosie” dissero, prima di uscire rapidamente.
Lily si diresse verso i dormitori del quarto anno, salutando il fratello e abbracciandolo.
“Buonanotte Lee, ci vediamo domani… se hai bisogno basta chiamarci, te lo ricordi, vero?” le disse, intenerito.
“Certo, grazie Al, buonanotte”
Appena Albus scese le scale, scivolando sui gradini divenuti lisci e imprecando a bassa voce, Lily sospirò divertita.
“Non capiranno mai che non ho più nove anni…” sorrise, entrando nella sua stanza.

*°*


Era una mattina soleggiata, una di quelle che ti fanno venire voglia di lasciare tutto e correre nei prati, dimenticando i problemi quotidiani.
James Potter si svegliò presto, come ogni domenica, invernale o estiva che sia, pronto per uscire prima di tutta la scuola
Nel dormitorio, Jude, Ephram e Fred dormivano ancora, russando tra le coperte.
Il ragazzo scese silenziosamente dal letto, liberandosi del piumone e delle tende vermiglie, afferrando un paio di pantaloni e una camicia e dirigendosi in bagno.
Si vestì rapidamente, uscendo dalla stanza; arrivato in Sala Comune, James prese la sacca che il giorno prima aveva nascosto sotto una poltrona e varcò il buco del ritratto.
Winky comparve davanti a lui, con un grembiule giallognolo e l’ampio sorriso sulle labbra sottili.
“Winky ha portato a James Potter la colazione, signore” gracchiò allegra, porgendogli un pacchetto.
“Grazie Winky, ora devo scappare, a dopo!” la ringraziò James, correndo fuori dal castello.
L’erba del Parco era brinata, quel giorno faceva più freddo del solito e ormai la stagione fredda era alle porte.
James andò in riva al Lago Nero e si nascose dietro un albero alto, poggiando la sacca per terra ed iniziando a spogliarsi.
Rabbrividiva, la pelle si era accapponata come quando gli facevano il solletico, ma si tolse anche i pantaloni, rimanendo in costume, a braghini.
Si era cambiato la sera prima, per non dover gelare completamente il giorno dopo.
James si diresse silenziosamente in riva al Lago e immerse un piede nell’acqua, ritraendolo subito.
Guardò la collina: il sole non era ancora sorto, ma l’acqua non era poicosì fredda.
“Uno… due… tre!” sussurrò per farsi coraggio, ma non si buttò, sbilanciandosi solo.
Sbuffò e, senza pensare, si tuffò in acqua: il gelo gli punzecchiava le membra, ma lui rideva, confortato da quella sensazione famigliare.
Iniziò a nuotare, lentamente, poi sempre più veloce, percorrendo tutto il perimetro del Lago, senza addentrarsi troppo: al secondo anno la PiovraGigante gli aveva fatto capire che non era molto ben accetto.
Sentì gli urletti lontani delle Sirene, relegate nel profondo, gli Avvicini tra le alghe molli e verdi.
Dopo un’ora, James uscì dal Lago, bagnato fradicio, ma come sempre, sentendosi fresco e vivo.
Ritornò dove aveva nascosto la sua sacca e ne estrasse un asciugamano rosso e oro, con su ricamate le iniziali di suo padre.
Si sedette sulla riva e guardò il sole sorgere, avvolto nell panno, tranquillo, pensando a quello che avrebbe fatto quel giorno.
Si liberò dell’asciugamano e si arrampicò su una roccia, incurante del freddo, pronto a rituffarsi.
“Potter?”
James si girò di scatto, turbato, e perse l’equilibrio, cadendo all’indietro.
“O Cielo! Potter!” esclamò preoccupata Emily, correndo verso il Lago e sporgendosi dallo scoglio.
Solo delle bolle affioravano in superficie e la ragazza non ci pensò un secondo di più, si levò il mantello e le scarpe e si buttò nell’acqua.
Nuotò in apnea in lungo ed in largo, ma non vedeva James.
Ritornò a galla e trasse un lungo respiro, prima di rimmergersi.
Non ce la faceva più, il maglione impregnato d’acqua la traeva nel profondo del lago, e nessun movimento l’aiutava; non respirava, il torace compresso le tappava i polmoni.
Si sentì afferrare da due braccia forti, che la riportarono in superficie, e la sdraiarono sulla terra.
James le premette le mani sul torace, facendole sputare l’acqua gelata e tossire.
Emily ansimò e il ragazzo le strappò la cravatta e le tolse il maglione, cercando di farla respirare.
“G-grazie…” mormorò, con gli occhi chiusi.
James tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi cadere vicino alla compagna Grifondoro, a braccia aperte.
“Baston, mai più… non farmi preoccupare così mai più!” biascicò, respirando freneticamente.
La ragazza non rispose, troppo stanca, ma tentò di sorridere, sputando acqua e riscosse James, che si avvicinò rapidamente.
“Baston, ti porto in Infermieria” dichiarò, con un tono che non ammetteva repliche.
In costume, prese delicatamente in braccio Emily e si avviò veloce verso il castello.





grazie a tuttiii!!!! scusate se non ho il tempo di rispondere... devo correre a studiare mate :)
a special thanks to Sweet Anny, ninny, Tigerlily, Ceci Weasley, jaily, SakiJune, AD23, Fairydreams, cesarina89, Alice Hale e HarryEly.
grazie mille delle recensioni!


-Ginny Lily Potter-

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Capitolo 6
*** 6. ***


The Tales of Hogwarts’ Houses




- New Generation’s Real Adventures - 



6.
Hot behaviours and James' wrong choice




“Non penso che si senta molto bene, Professore” constatò Lily, sostenendo comprensiva Jenna, la sua compagna di Casa, figlia di Anthony Goldstein, verde come le foglie di Mandragora.
“Ecco… esattamente Signorina Potter, che ne dice di accompagnarla in Infermeria? Avrei un po’ di cose da fare…” squittì Lumacorno, defilandosi.
Lily sospirò, prese Jenna per le spalle e, tenendole un panno sotto il mento, le fece scendere le scale.
“Ehi! Serve una mano?” chiese Hugo, avvicinandosi alla cugina e ritraendosi quando vide il volto Jenna.
“C-cos’ha?” mormorò, cercando di guardare da un’altra parte.
Hugo! Non ti facevo così schizzinoso! Ha bevuto per sbaglio una pozione di Leroy Jordan! Quel mascalzone…” esclamò Lily, afferrando per un braccio il cugino e costringendolo a sostenere Jenna.
Hugo fece una smorfia e sostenne la ragazza, accompagnandola in Infermeria.
“Madama Chips! Madama, Jenna si è sentita male!” chiamò Lily, stendendo la compagna, che aveva assunto una sfumatura verde oliva, su un lettino vicino all’entrata.
“Oh santa ragazza, cosa le è successo?” ansimò la Guaritrice, prendendo da una ribaltina qualche asciugamano e due flaconi pieni di liquido rosso e blu.
“Madama, ha bevuto per sbaglio un intruglio che aveva trovato in Sala Comune…” disse Hugo, restando vago.
“E chi è stato a lasciarlo lì?” infierì, facendo inghiottire a Jenna un cucchiaio di medicinale blu, che le fece riacquistare il suo colore originario.
“Ecco… noi no-” iniziò a dire Lily, quando vide Emily stesa in un letto lì vicino, “cosa ci fa lei qui?”
“Lee… è stata male in acqua…” le rispose suo fratello, cercando di apparire indifferente e di mantenere la sua voce normale.
“Jamie!” esclamò Hugo, lasciando Jenna alle cure di Madama Chips e avvicinandosi ai cugini.
“Eh… io ero andato a fare la mia solita nuotata, lei è comparsa all’improvviso e io sono caduto in acqua… ha pensato che stessi affogando e mi ha aiutato, però… la divisa…” spiegò James, guardando fuori dalla finestra.
“Oh per Morgana! Però sta bene, no? Vero?” chiese Lily, con gli occhi spalancati di paura.
“Sì, sì… sta solo riposando, non vi preoccupate… riavremo quel rompipluffe del nostro Portiere…” cercò di scherzare James.
Lily, sentendo quelle parole, s’infervorò.
“Non pensare al Quidditch in un momento come questo! Ma sei-”esclamò la sorella, arrabbiata, ma Hugo la interruppe.
“Lee, smettila, sai benissimo che non intendeva quello… datti una calmata, si sveglierà, ma non urlare!” la sovrastò il cugino, conoscendone l’impulsività.
Lily lo guardò storto, ma stette zitta, in piedi con le braccia incrociate al petto.
Madama Chips arrivò poco dopo, frenentica, e li mando via, lasciando in Infermieria solo il più grande dei fratelli Potter, che doveva aspettare che Emily si svegliasse.


*°*

“No, stop… cos’ha fatto mio figlio?” chiese Ginny, togliendosi le protezioni di Quidditch.
“Te l’ho detto! Ha salvato la figlia di Baston, Emily! Cielo, Ginny, sei sorda?” le ripetè Ron, mettendo a posto le scope della scuola.
“Emily? Ma non la odiava?”
“Guarda che si salvano anche le persone che si odiano, cara mia… doppiogiochiste che siano….” grugnì Ron, ripensando a Malfoy e alla sua stempiatura, con un ghigno sul volto.
“Che cosa stupida che ho detto… sarà la stanchezza…” disse Ginny, pentendosi per quello che aveva pensato.
“Probabile, ora che ne dici se raggiungiamo gli altri? Dopodomani si torna a casa e ho intenzione di stare un po’ con Rosie e Hugo” propose Ron, allacciandosi il mantello nero e facendo passare la sorella dall’uscita degli spogliatoi.
“Sei emozionato per la partita?” chiese Ginny, avviandosi verso il castello.
“Sì, sì… saranno come sempre i migliori…” s’inorgogliosì Ron, gonfiando il petto.
La sorella lo guardò con un sopracciglio inarcato, ridacchiando.
“È Hermione che ti fa questo effetto, Ron?”
“No, è Harry che mi ricorda che anche io sono sulle figurine delle Cioccorane ogni volta che gli chiedo di passarmi i biscotti…”
Ginny rise, entrando nell’Atrio, dove parecchi studenti stavano ancora discutendo, nonostante la tarda ora.
Lei e Ron si fermarono di scatto quando un ragazzo gli passò velocemente in parte, raggiungendo il grumo di persone.
“Su, tutti nelle proprie Sale Comuni…” James Potter, comparso di scatto, sollecitò gli studenti ad andarsene, con un cipiglio arrabbiato.
Molti protestarono.
“Ehi Potter, da quando sei diventato come la Baston?” lo schernì Hidalg Boot, squadrandolo.
James si trattenne e cercò di mantenere un comportamento composto, non poteva permettere che quel Corvonero gli facesse perdere le staffe.
“Da quando, caro Boot, devo sostituirla” sibilò sprezzante, prima di girarsi e portare i Grifondoro nella loro Sala Comune.
“Tra cinque minuti scenderò di nuovo, se vedrò qualcuno, anche un solo studente, ancora in piedi, alla sua Casa verranno sottratti venti punti, sono stato chiaro?” ruggì, dal una scala del secondo piano.
I Tassorosso, i Corvonero ed i Serpeverde rimasti filarono in tre diverse direzioni, lasciando Ron e Ginny fermi immobili.
“Q-quello era mio figlio?” mormorò stranita Ginny, sgranando gli occhi.
“Direi proprio di sì…” ridacchiò Ron, prima di entrare in Sala Grande e prendere posto al tavolo dei Professori, dove la McGrannitt e Harry stavano parlando.
Ginny rimase immobile, sconvolta.
“Ok… quello era Jamie… James… mio figlio… il teppista… quello a cui piace ridere… quello che duellerebbe con tutti in ogni momento… ok, quello…”

*°*


Dea Canon stava camminando tranquillamente in cerchio nel suo dormitorio.
La stanza era circolare, trovandosi nella torre, con le tende blu ricamate a disegni neri e le pareti di pietra tappezzate di manifesti: gigantografie di foto.
Una rappresentava le sue compagne di stanza in riva al Lago Nero, sorridenti, l’anno prima; un’altra, la squadra di Quidditch di Corvonero, mentre giocava contro i Serpeverde; un’altra ancora era in bianco e nero, e raffigurava un ragazzino biondo, con in mano una macchina fotografica. Suo zio Colin.
“Ehi, Dea! Cosa stai facendo qua da sola?” esclamò Argelia, legandosi i capelli castani in una treccia.
“Mhm… nulla, pensavo di sviluppare le foto della gita di sabato” rispose, prendendo in mano la sua macchina e scattando qualche fotografia all’amica, “che ne dici, ora o domani?”
Argelia, ormai abituata al flash, scrollò le spalle.
“Dopo, ora andiamo a mangiare, no? Dài, che ne hai fatte abbastanza!” disse l’amica, trascinando Dea fuori dalla stanza.
“Ehi, ehi! Piano, Gelly!” rise la Canon, facendosi tirare giù per le scale.
“E non chiamarmi così che sembro una TuttiGusti+1!” ribattè Argelia, dandole un debole pugno sul braccio.
Continuarono a beccarsi fino all’uscita della Sala Comune dei Corvonero, quando un gruppo di ragazzini del primo anno, di ritorno dalle serre di Erbologia, le separò, passando tra loro due.
“Ti è andata bene, Dea” disse Argelia, facendole una linguaccia, e l’amica rise, entrando in Sala Grande.
La prima cosa che vide furono un paio di occhi verde brillante sorriderle luminosi.
Dea salutò Albus con un gesto veloce della mano, e si sedette al tavolo di Corvonero, mentre Argelia blaterva qualcosa, indistintamente, servendo se e Dea di due fette di torta.
“… e comunque, secondo il processo di specializzazione categorica, dovuto alla puntualizzazione filosofica del progresso della crescita, tu continui a guardarlo come se fosse LUI la cagna in calore”
Dea si riscosse rapidamente, spalancando gli occhi.
“C-cosa? Non ho sentito, scusa Gel… e non parlare così scurrilmente” biascicò, cercando di concentrarsi sulla torta alla frutta nel suo piatto.
“Se-se-se… stavo dicendo che tu-”
“Saltiamo la parte della cagna, che ne dici?” borbottò Dea, sbocconcellando la sua colazione.
“Mhm… continui a guardare il Grifondoro là, il tipo con i capelli neri… Albus Potter?” spiegò Argelia, bevendo un po’ di latte.
Dea assunse un’aria indifferente e fissò attentamente un acino d’uva.
“Credi che la importino, la frutta?” chiese insicura.
Argelia sbuffò sonoramente e scrollò le spalle.
“Dea, smettila o giuro che ti incanto seduta stante! Mi fai venire i nervi!” sbottò, incrociando le braccia.
“… ci vediamo dopo, vado a fare qualche foto” tagliò corto Dea, prendendo la sacca e uscendo dalla Sala Comune, incurante delle urla di Argelia.
“Per la barba di Merlino! Non l’aiuto più se fa così…” esclamò Argelia, più a sé stessa che agli altri, trangugiando un bicchiere di succo di zucca.

*°*

Albus stava sfogliando un libro in Biblioteca: doveva consegnare entro il giorno dopo un tema di almeno un metro e mezzo sui Dissennatori.
Sbuffò e mordicchiò la punta della penna bianca, rovinandola ulteriormente.
Suo padre gliel’aveva detto, esasperato, mentre sua madre tratteneva a stento le risate: “Al, non puoi continuare a comprare quantità industriali di penne! O te ne fai durare una, o non ti finanzio più”
Cercò di scribacchiare qualcosa sull’aspetto di quegli esseri antropomorfi, descritti sempre con un velo di paura negli occhi del signor Potter.
Per Albus era strano vedere gli occhi di suo padre, i suoi stessi occhi, impauriti. Harry Potter era l’ormai adulto Bambino-Che-È-Sopravvissuto, l’eroe che tutti dipingevano senza macchia e senza paura, in verità così pieno di difetti che un fogli di pergamena di dieci metri non li poteva contenere tutti, per Albus.
Glielo diceva sempre: “Papà, io e Jamie stiamo pensando di scrivere un libro… Come i figli di Harry Potter siano riusciti a sopravvivere al Sopravvissuto”
“Attenti, che non siete ancora fuori di casa!” ribatteva sempre Harry, minacciandoli con il Profeta.
Un rumore lo distolse dai suoi pensieri.
“Cosa stai facendo?” chiese a sua madre, nascosta dietro una libreria che cercava di non far cadere nessun libro.
“Eh-eh, quello” rispose Ginny, mesta, senza smettere di fissare una punto dietro Albus.
Potter lo guardò stranito, inarcando un sopacciglio.
“Mamma! che stai facendo?” esclamò sorpreso, quando lo vide poggiare un piede su uno scaffale.
“Mh! Albus, sei stressante, e sono io la mamma, qua, chiaro? Non ho fatto anni di Quidditch per cadere da una libreria, sono ben preparata… e ora togliti, mi oscuri la visuale!” gli ordinò, arrampicandosi più in alto.
Albus la guardava con la bocca spalancata, senza riuscire a proferire parola.
“Porco Avvicino, mamma! Scendi giù da lì!” le disse, cercando di fermarla.
Lei si girò irritata e lo squadrò.
“Albus Potter, per chi mi hai presa? Se ti vergogni basta che tu non cerchi di farmi scendere, io non cado e siamo tutti contenti” replicò, quasi tristemente, incurvando le labbra sottili in un sorriso storto, “e non dire Porco Avvicino”
“Va bene…” lasciò perdere Albus, ma non se ne andò.
Madama Pince era parecchio lontana, all’entrata della Biblioteca: stava litigando con Ephram, che sosteneva di non aver mai infestato la Biblioteca di tarli (“Madama! Le dico che se li avessi avuti, li avrei prima usati per mangiare la porta del dormitorio delle ragazze”).
“Allora?”
Ginny si girò, con un espressione interrogativa sul volto.
“Visto qualcosa?” le ripetè, senza guardarla negli occhi.
La donna sorrise radiosa, contenta che suo figlio non si vergognasse di lei e che fosse rimasto lì.
“Mamma? Mi hai sentito?”
“Cos-? Ah, si, sì, Al…” si riprese, ritornando a guardare un tavolo poco lontano, dall’alto della libreria, “quello lì, non è per caso tuo fratello?” chiese, conscia del fatto che il ragazzo in questione era senza dubbio suo figlio James.
“Si, è lui e…” iniziò Albus, guardando dalla stessa parte, “o mio dio! Che schifo!” esclamò con un moto di ribbrezzo verso il fratello.
Ginny scosse la testa.
“Poteva scegliere meglio le persone con cui ‘pastrugnarsi’, come dice Ron” disse sconsolata, “… la Vane… che delusione, ragazzo”
Albus annuì, arrampicandosi anche lui su uno scaffale vicino alla madre.
“Ma vedrai che tra qualche settimana non staranno mai insieme… sono tutte così le sue storie” cercò di consolarla, “ma tu li stavi guardando da tutto quel tempo?”
Ginny rise sommessamente e scosse la testa.
“No, volevo vedere se arrivavano a baciarsi, invece che continuare a fare i piccioni tubanti”
“E spennati” precisò Al, distogliendo lo sguardo dal tavolo dove James era parecchio occupato a fare tutt’altro che studiare.
“Che ne diresti di scendere? Non è che io abbia poi così voglia di stare a guardare mio fratello baciare una smorfiosa tutto il giorno”
Ginny si mosse, quel poco che permetteva ad un armadio di coprire la visuale del suo primogenito.
“No, dài, Al… ora non lo vedo più, se ti sposti non lo vedrai nemmeno tu” disse, ssbadigliando.
“Sei stanca? Oggi hai fatto lezione ai Serpeverde, no?” le chiese suo figlio, avvicinandosi.
“Si, e ho assistito al loro allenamento” annuì, legandosi i capelli, “… cambiando argomento, stavi dicendo che le storie di Jamie sono durate tutte poche settimane?”
“No, quella con Emil-”
Albus non aveva pensato, prima di rispondere a Ginny, e solo dopo si accorse che suo fratello si sarebbe arrabbiato non poco, sapendo il suo segreto svelato: il suo segreto più segreto, quello che lo faceva arrossire, quello che lo cambiava dentro.
Ma sua madre era più che una buona madre, e aveva capito che, chiedendo qualcosa d’altro ad Al, l’avrebbe solo cacciato nei guai: l’aveva capito dal fatto che suo figlio era impallidito e si era zittito improvvisamente, come faceva sempre.
“Bella quella camicia, Al” disse, sorridendo dolcemente e mettendogli a posto il colletto.
Albus chiuse gli occhi, ringraziandola silenziosamente.
“Si, è bella…”

 

 

 

Sono enormemente contenta di sapere che così tante persone shippano Emily/James!Io , sinceramente, li adoro tantissimo e spero di non deludervi con i prossimi capitoli dove loro prenderanno un posto molto importante nella storia.

Un Grazie enorme a tutti! Specialmente a:

ninny

HarryEly (non me n’ero accorta!fortuna che esisti!)

syriapotter

SakiJune

AD23

liserc

Elly

E anche a tutto il SunlitDays!

 

Bacioni,

 

Ginny Lily Potter

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Capitolo 7
*** 7. ***


Edit: wow** Prima di tutto ringrazio infinitamente tutti coloro che recensiscono*______* Vi adoro!        Eh ho notato che voi adorate Emily** E Emily/James**
       buahhsh... anche io li adoro troppo, non so bene perchè...

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7. I though you are a bitch... but now I know that I've done a mistake




“Lodevole il tuo impegno nell’aggiustarti quella divisa, Hugo” disse Rose, emergendo da dietro il Profeta.
“Lodevole anche la tua sempre più perfetta imitazione della mamma, Rosie”
Suo fratello stava cercando di annodarsi una cravatta e tentando di non soffocarsi, davanti allo specchio della sua stanza.
“Invece che sare lì a leggere il Poeta, potresti venire ad aiutarmi, no?” borbottò contrariato, armeggiando con i lacci oro e rosso del mantello.
“E perdersi questo fantastico spettacolo? Non sia mai, cugino!” esclamò James, uscendo dal bagno in canottiera.
“E poi si chiama Profeta, cervellone…” precisò Rose, senza alzare gli occhi dal giornale.
Hugo le fece una linguaccia e tornò a guardare James, mentre si faceva la barba davanti allo specchio.
“Ehi, ehi, oh! Cosa ci fai tu qui? Questa è la mia stanza” lo fermò, allontanandolo dal suo riflesso, “… e quello è il mio asciugamano!”
James rise e si tolse dalle spalle il panno, passandoselo sul volto bagnato.
“Da me non c’è il sapone… e così ho pensato di farti visita, gentile, eh?” disse ironico, passandosi una mano tra i capelli.
Hugo lo spinse verso la porta, mentre James opponeva una debole resistenza e rideva senza ritegno.
“Ok, ora vado! Ma non vorrei che molte ragazze svenissero nel vedermi vestito così…” riflettè, guardandosi.
“Non ti preoccupare, Jamie, quelle lì, di mattina, vedono ancora i pony che stavano sognando… sono tutte così-” borbottò Hugo, chiudendo la porta alle spalle del cugino.
“… terribilmente oche? Guarda che ti ho sentito, ingrato!” ribattè Rose, con lo stesso tono occupato e con gli occhi fissi su un articolo che parlava della nuova scoperta del naturalista Scamandro.
“Pfui! Mi vieni ad aiutare?” sbuffò Hugo, ritentando di allacciarsi la cravatta di Grifondoro.
Rose alzò lo sguardo e trattenne una risata, avvicinandosi all fratello.
“Aspetta, questo lo devi infilare qui… ok, perfetto… e questo là, va bene?” gli disse, dopo avergli annodato la cravatta e aver sistemato il suo colletto.
“Grazie Rosie! Mi hai salvato la vita, una volta tanto…” sorrise Hugo, guardandosi nello specchio.
“Sì, e io sono Albus Silente” borbottò la ragazza, ritornando aleggere il giornale, mentre un sorrisetto le spuntava sul volto.
Alla fine, voleva bene a suo fratello.

*°*

Ephram e Jude erano indaffarati a rimettere a posto la Sala Comune, che il giorno prima aveva ospitato un festino prepartita.
Ammassi di cuscini spiumati, coperte e tende, erano per terra, che coprivano il pavimento, creando un mare di stoffa vermiglia e oro.
Erano stati costretti dalla McGrannitt a riordinare la stanza, senza magia, perché erano gli unici che aveva visto quando era entrata.
La sera prima avevano festeggiato la vigilia della partita, tutti i Grifondoro ne avevano partecipato: i più grandi erano rimasti svegli fino a tardi, mentre quelli dei primi anni erano andati a letto.
Quando la loro Capocasa aveva pronunciato la parola d’ordine per entrare in Sala Comune, James, che l’aveva sentita, aveva spento le luci, e tutti gli studenti si erano nascosti dietro poltrone e divani, mentre Ephram e Jude cercavano sommariamente di mettere a posto.
Con un colpo di bacchetta erano riusciti a riordinare, ma la mezzanotte era passata da un bel po’, e la McGrannitt li aveva puniti, conscia che centravano anche gli altri, che, però, con la sua vista oramai diminuita, non era riuscita a vedere nemmeno alla luce della bacchetta.
“Uff… ma non potevamo mettere a posto dopo? Facciamo tardi!” sbuffò Jude, infilando velocemente in una scatola i resti di un bicchiere infranto.
“Ehi! Quelli non vanno lì! Mettili nella spazzatura… devi catalogare tutto, se vuoi fare più veloce” lo rimproverò il fratello, battendogli il polso con la bacchetta.
“Ohi! Calmo, eh?” esclamò Jude, ritraendo la mani, “… e poi, da quando te ne intendi?”
Ephram scrollò le spalle e continuò ad ammucchiare i cuscini, canticchiando e scostandosi le ciocche lisce e corvine dalla fronte.
James scese velocemente le scale, tenendosi alla ringhiera mentre scendeva, e saltò gli ultimi gradini.
“Ehi, voi! Cosa ci fate qui? È tardi!” esclamò, battendo una mano sulla spalla di Jude, che sbuffò.
Ephram scosse la testa, allungando la mano per afferrare una bottiglia mezza piena di burrobirra nascosta sotto un divano, quando James mosse rapidamente la bacchetta e il fratello di Jude serrò le dita intorno ad una bottiglia inesistente, che Potter stava facendo fluttuare sopra il sacco dell’immondizia.
“Ehi, tu! Ma come ti permetti?” lo rimbeccò scherzosamente Ephram, storfinandosi gli occhi.
James gli fece una linguaccia e con un Gratta e Netta riassestò rapidamente tutta la stanza, sotto lo sguardo incredulo dei due fratelli Thomas.
“Maledetto Cercatore! Non potevi svegliarti prima, porco Molliccio?” esclamò Ephram, battendosi una mano sulla fronte e sedendosi sul divano.
“Nah, non mi sarei perso per nulla al mondo lo spettacolo di voi due indaffarati a fare le pulizie di Primavera”
“Potter, siamo ad ottobre…” sentenziò fredda Emily Baston, scendendo le scale con la divisa perfettamente in ordine.
James fece una smorfia e l’ignorò, senza guardarla neanche.
La ragazza inspirò forte e strinse i denti, passandogli di fianco senza dire più una parola, e salutando con un gesto della mano gli altri due.
Appena fu uscita dal buco del ritratto, Jude sbuffò e scosse la testa, evidentemente contrariato dal comportamento di James.
“Non ho capito cosa ti ha fatto di male… devi smetterla di trattarla così, le hai appena salvato la vita… non ti è saltato in mente che forse avrebbe voluto ringraziarti?” lo accusò, ountandogli un dito al petto.
Potter non indietreggiò e roteò gli occhi.
“Ma scusa, non hai visto come mi ha corretto? ‘Potter, siamo ad ottobre’…” la imitò, muovendo le dita.
“James! Forse è l’unico modo che ha per avvicinare le persone, non ci hai pensato?” esclamò Ephram, leggermente alterato.
Gli dava fastidio che il suo migliore amico facesse finta di non aver mai conosciuto Emily Baston e la trattasse come se fosse un essere insignificante.
Sapevano tutti e tre che non era così.
Emily non era scontrosa, solo che aveva non pochi problemi a relazionarsi con gli altri, al contrario di suo fratello Sean e di James Potter, da quando si era lasciata con quest’ultimo.
“Ma non dire stupidate… lei è sempre stata estroversa…” disse James, perdendo un po’ di quella sicurezza che lo caratterizzava.
“Sì, prima di quello…” osservò Jude, guardando il ragazzo negli occhi.
Lui e suo fratello si scambiarono uno sguardo indecifrabile, un misto tra complicità e tristezza.
“Non ti ripeteremo un’altra volta che sei stato un cretino, e che non avresti mai dovuto farlo, ma almeno smetti di far finta che la colpa sia sua! Lei ti ha lasciato perché tu l’hai messa in condizione di lasciarti!”
James si girò stizzito, cercando di ignorare quelle parole che gli facevano male, gli pungevano il petto.
“Io… non è vero…” mugugnò, passandosi una mano tra i capelli.
“Si che è vero! Non avresti dovu-” Ephram si interruppe, vedendo Lily scendere dal dormitorio delle ragazze.
La rossa indossava la divisa, non perfetta come Emily, ma guardabile.
“Ben svegliata, Lilsie” la salutò James, abbracciandola, come quando erano piccoli, mentre lei gli poggiava la testa sul petto e sbadigliava, cercando di dormire ancora un poco.
Il fratello la cullò per un po’, accarezzandole i capelli rossi.
Non avevano mai litigato tanto, loro tre, più che altro dovevano rendere felice Ginny quando Harry era in missione, e avevano preso l’abitudine di non litigare quasi mai: se lo facevano, andavano in una collinetta dietro la loro casa, cosìcchè i genitori non li sentissero.
Non per questo erano angeli, quando si picchiavano lo facevano di brutto, lui e Al, e Lily era dovuta intervenire ogni volta, per calmare i bollenti spiriti dei due Potter.
“Ehi, Jamie, cos’è successo con la Baston?” gli chiese Lily, alzandosi e prendendo un libro dalla sacca.
“Cosa?”
“Stanotte piangeva… me l’ha detto Dominique” spiegò, lisciandosi la camicia bianca.
James sembrava stranito: non aveva mai visto Emily piangere.
“Niente, l’altro ieri è tornata dall’Infermeria ed era normale… non sarà niente di cui preoccuparsi, vedrai” la rassicurò.
“O almeno da parte mia…” sussurrò a sé stesso.

*°*


Secondo Spazio Autrice: un grazie particolare a ninny (povera Emily sì... anche a me è dispiaciuto tanto, però.. e vabb'e, si rifarà più avanti... grazie nins!), acdman (grazie mille! ah, meglio tardi che mai, non ti preoccupare... ), Lill (non t'immagini neanche quanto mi abbia fatto piacere il tuo commento giuro, tantissimo! Dea? Altro che materasso, credo che l'asse del parquet sia il suo nascondiglio preferito! ah, ho adorato Ginny Grazie mille Lill, bacioni), AD23 (vuoi il flashback? Ci sarà, un mini flash, ci sarà.. grazie), SakiJune (oh my darling! Ci saranno i flashbackk, ci saranno... bacioni Saki**), DilettaWCG (Anche tu! anche Tuuuu! ma certo una proud Draco/Asteria shipper =) grazie Dils), Annaira
(oh, mia cara... lo so che l'adori e mi fa molto piacere... eh sì, Ginny è grande! bacioni, scappa scappa... tanto ti riprendo e ti faccio il lavaggio del cervello per Graceee!)

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Capitolo 8
*** 8. ***


The Tales of Hogwarts’ Houses




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8. You can’t, honey… and stay away from her! ‘Cause Romeo said so



Emily Baston stava attraversando di fretta la Sala Grande, quando dal tavolo dei Serpeverde partirono i soliti fischi al Portiere del Grifondoro.
Oramai ne era abituata.
La partita era un’evento importante, e tutti gli studenti tifavano come meglio credevano.
Purtroppo c’era ancora chi cercava di infortunare i giocatori della squadra avversaria ma, per fortuna, i Grifondoro ne uscivano sempre illesi con i tranelli che escogitavano Fred e Hugo Weasley.
Fungevano da guardie del corpo, proprio così.
Qualche giorno prima della partita, i due cugini, spesso affiancati dal Lily, seguivano i Giocatori della squadra di Grifondoro dovunqe andassero, per evitare loro danni e infortuni.
“Ehi, Baston!Peccato che tu non abbia voluto far compagnia alle Sirene per sempre” le gridò Harper, un Serpeverde del suo stesso anno, beccandosi un’occhiataccia da tutto il tavolo del Grofondoro.
“Pessima battuta, Harper” sibilò Scorpius Malfoy, sedendosi al tavolo della sua Casa e servendosi la colazione, “ogni volta che sento stronzate uscire dalla tua bocca penso che tu sia sempre più stupido… e che tu non me ne dolga, mi raccomando”
Il suo compagno di Casa lo guardò schifato e si alzò, inciampando nella panca.
“Ehi, con te facciamo i conti dopo, Malfoy” ringhiò il gigante Serpeverde, additando il biondo, che stava masticando con calma una fetta di torta.
“Mhm… ma sei sicuro di saperlo fare? Contare, intendo” spiegò meglio Scorpius, guardando candidamente il Harper, che fremeva di rabbia.
“Malfoy, questa sì che era una pessima battuta, caro mio” disse Albus, passando vicino al loro tavolo e scuotendo il capo.
“Ehi, Potter, non che tu ne sappia fare di migliori, sia chiaro!” gli rispose ad alta voce, sorridendo ad una Corvonero.
Emily era appena uscita dalla Sala quando James la urtò, facendola cadere.
“Baston! Miseria, stai attenta!” ringhiò Potter, guardandola freddamente.
Lei non rispose, aprendo gli occhi e rimanendo immobile a terra come pietrificata.
A James balzarono in mente le parole di Ephram e Jude, su Emily, e si ritrasse infastidito.
“Baston…” la congendò, voltandosi e dirigendosi verso il tavolo festante dei Grifondoro.
Si sentiva un verme, e come se il suo sterno venisse graffiato da qualcosa, come se qualcuno lo stesse usando come affilacoltelli.
-‘Sai quello cos’è, Jamie? È Romeo… saccheggiatore del Gineceo” direbbe Ephram- pensò James, cercando di ignorarlo.
Emily rimase a terra, con la divisa spiegazzata, a fissare il portone della scuola come se nulla fosse successo e nessuno passato.
“Ehi, vuoi una mano?”
Un Corvonero l’aiutò ad alzarsi e le sorrise.
“Piacere, io sono Marcus Corner… tu sei Emily, giusto?” le chiese con gentilezza, mentre lei lo squadrava.
“Si, grazie e ora sono in ritardo” lo liquidò Emily, ripresasi dallo stato in cui Potter l’aveva fatta finire.
Il ragazzo scrollò le spalle e si passò una mano tra i capelli, tornando al tavolo della sua Casa e vide Emily uscire dalla Scuola, diretta agli spogliatoi di Quidditch.
“Pazienza… che ci devo fare…” sospirò, versandosi del latte in una tazza.
I suoi compagni si misero a ridere, scuotendo il capo.
“Ti andrà meglio la prossima volta, eh?”
James, intanto, li stava guardando sottecchi dal suo tavolo, mentre Ephram gli illustrava gli schemi della partita, mischiandoli con ammirazioni per qualche ragazza, rigorosamente riferiti all’intelletto.
“…capito? Quindi, Battitore, Cacciatore, io… caspita, guarda Delia Goldstein… Lily, Albus e… wow, oggi la Belby…” mugugnava Ephram, mangiando uova e pancetta.
James lo guardò distrattamente e annuì.
“Si, si… ma-” lo interruppe, sempre guardando l’altro tavolo.
“Ma?” lo esortò Ephram, bevendo un bicchiere di succo di zucca
“Ecco, sì… non prendermi per demente quando lo sentirai, ok?” gli disse James, grattandosi la fronte, “per te, Corner è carino?”
Ephram sputò tutto il succo che aveva in bocca in faccia a Fred Weasley, che stava parlando con Lydia Jordan, la sua ragazza.
“Ma che sei pazzo, Thomas?” esclamò, mentre la figlia di Lee rideva sonoramente.
“Cooooosa? James sei matto?” disse Ephram, sgranando gli occhi,
“scusa, scusa Fred… Lydia, te ne occupi tu, no? Non vorrei mai rubarti il ragazzo facendogli io da crocerossina… e poi non mi si addice, il bianco non mi sta bene” aggiunse rivolto al rosso.
“Faccio io, non ti preoccupare… andiamo, malato terminale, vieni che ti sciaquo la faccia” rise la ragazza, prendendo Fred per la cravatta e trascinandolo fuori dalla Sala, mentre lui protestava debolmente (“Mi servono energie per la partita, lasciami finire la settima fetta di torta!”).
Ephram li guardò andare via, leggermente sollevato.
“Almeno è in compagnia…” constatò, scrollando le spalle, “Stavamo dicen-?”
Thomas guardò l’amico e si ricordò, facendo una smorfia, della sua domanda.
“Aahhh, si… eco, prima che io ti risponda, dimmi solo una cosa Jamie” aggiunse serio.
James lo guardò interrogativo, ma annuì, tornando a guardare i Corvonero.
“Sinceramente, mi raccomando…” disse Ephram, respirando profondamente, “da quanto sei gay?”
James spalancò gli occhi e fece una smorfia.
“Ma vai a fare il Magonò…” esclamò, alzandosi rapidamente e dirigendosi verso la porta.
Ephram cercò di afferrarlo per la divisa, sena riuscirci.
“Allora non lo sei!” gli gridò, “che bella notizia! Mi era venuto un colpo…” sospirò sollevato “non volevo che avesse una caduta di stile con Corner, sai…” spiegò a Jenna Goldstein, che annuì stranita.
James scosse la testa, un po’ turbato un po’ divertito, e fece per uscire, quando udì uno stralcio di conversazione tra i Corvonero.
“… e allora?”
“Eh, niente, dài, lei mi piace… magari avrò qualche altra possibilità con Emily” sorrise Corner.
James si avvicinò con sguardo quasi feroce.
“Ed è qui che ti sbagli, bello mio” sibilò, battendo una mano sul tavolo, così forte da far rovesciare una ciotola di latte caldo, “E stalle lontano... il nostro Portiere non dev’essere disturbato inutilmente”
Detto questo, se ne andò rapidamente, passandosi una mano tra i capelli neri.

*°*


La partita si era conclusa con la vittoria dei Grifondoro sui Corvonero, per 450 a 230.
Era durata quasi due ore, perché James aveva giocato talmente male che si era fatto sfuggire il Boccino da sotto il naso per ben tre volte.
“Ehi, Jamie, qualcosa non va?” gli aveva chiesto suo padre all’uscita degli spogliatoi, ricevendo solo un sorriso stanco e una scrollata di spalle.
Ginny Weasley aveva arbitrato per Madama Bumb, che era rimasta a scuola, per la prima volta malata da tanto tempo, mentre Leroy Jordan aveva fatto il cronista.
Quindici dei trenta goal li aveva segnati Ephram, mentre altri dieci Albus, con i suoi fantastici tiri ad effetto e Lily, da centro campo, troppo impaurita per andare avanti, ne aveva segnati altri cinque.
Era stata la sua prima partita e non era ancora pronta per andare contro l’avversario, d’altronde avevano fatto pochi allenamenti, e lei non aveva giocato molto.
“Brava Lee, sei stata brava…” si congratulò con lei Ginny, avvicinandosi e accarezzandole i capelli rossi.
“Ma potevo fare di meglio..:” sospirò lei, stringendosi nelle spalle.
“Non saresti stata umana!Bella, brava, intelligente e un asso nel Quidditch, questa è una supereroina! Ed è mia figlia…” esclamò Harry, con gli occhiali storti sul naso, abbracciandola.
“Non sei imparziale, papà! È logico che per te sono bella, brava etcetera, sono sangue del tuo sangue! Come potrei non risultarti fantastica? Ti auto insulteresti, no?” osservò Lily.
Ginny rise e sistemò gli occhiali al marito.
“No, Lils, devi sapere che tutte le cose belle che possedete le avete prese da me… e Harry si rode il fegato, vero amore?”
Harry scosse la testa, ridendo insieme alla moglie.
“No, Lily… dalla mamma avete preso anche l’impulsività”
Ginny si staccò subito da Harry.
“Impulsiva? Io? Ma se eri tu quello che si buttava a destra e a manca senza prima pensare!”
Harry rise ancora più forte, insieme alla figlia.
“E meno male che non sei impulsiva, mamma”
Ginny li squadrò, trattenendo un sorriso.
“Mi state prendendo in giro voi due?”
Harry e Lily si guardarono morsicandosi la lingua.
“Noi? Nooo, proprio no tesoro!”


*°*


Scorpius Malfoy stava uscendo dalla Biblioteca quando qualcuno gli strappò dal braccio la cinghia e i libri.
“Ehi!” esclamò, inseguendo Harper dietro un angolo.
Il suo compagno Serpeverde lo stava aspettando.
Comparve davanti ad uno stretto corridoio, lungo e illuminato da una miriade di torce rosse.
“Cosa vuoi?” ringhiò Harper, tenendo in mano i libri di Scorpius.
Il biondo lo guardò con aria beffarda.
“Mah… fammici pensare… mmh, forse per i libri che mi hai preso maleducatamente poco fa?” azzardò.
Harper grugnì.
“Wow, lo devo prendere per un sì? Ho indovinato?” disse Scorpius, facendo il sorpreso e spalancando la bocca, con le mani sulle guancem, “caspita Harper, non me lo sarei mai immaginato! Devo dire che-”
Non finì la frase che Harper li prese per il colletto, alzandolo da terra.
“Fai ancora il simpaticone, Malfoy?”
Scorpius si allentò la cravatta.
“No… io lo sono sempre stato. E ora mollami, Harper, non vorrei romperti qualche dente” sibilò, il biondo, gelando il Serpeverde con i suoi occhi di ghiaccio.
Harper, un po’ stranito dalla determinazione di Scorpius, un po’ perché era un’idiota, lo lasciò.
“Bravo, Harpie, e ora ridammi i libri, per favore” ordinò Malfoy, spolverandosi la divisa.
Harper ringhiò qualcosa in risposta, ma non si fece subordinare.
Prese in mano i volumi di Scorpius e glieli lanciò in faccia,tutti e tre, mentre il biondo urlava di dolore.
“Ti sta bene, Malfoy… e, tra noi Serpeverde, niente rancore” rise Harper, andandosene velocemente come era venuto, girando l’angolo e urtando un’armatura, che borbottò contrariata.
Scorpius non riusciva nemmeno a parlare, talmente gli faceva male il viso.
Un tomo gli era finito in mezzo alla fronte, tagliandolo, e gli altri due gli avevano preso l’occhio e la bocca.
Con il volto sanguinante e la mano che tremava, cercò la bacchetta.
“Porco Bolide, l’ho dimenticata…” sbuffò, tastandosi delicatamente la fronte, “Ahi!”
Imprecando, si alzò, e, con una mano sull’occhio, raccolse i suoi libri.
Uscì dal corridoio barcollando, e non vide lo studente che stava correndo per il corridoio.
Scorpius venne travolto da un uragano, e i libri di entrambi si sparpagliarono a terra.
Una folata di profumo di violetta e una mano che lo aiutava ad alzarsi furono le prime cose che vide.
“Prestare più attenzione, no eh?” disse tagliente, strappando dalle mani di Lily Potter il libro che lei gli stava porgendo.
“Scusa…” si scusò, “ma...! ma sanguini!”
Lily sgranò gli occhi e guardò il volto di Scorpius.
“E sei anche perspicace, maledizione!” esclamò sarcastico il biondo, “scusa…” aggiunse, rendendosi conto di essere stato maleducato.
Lily sorrise. “Non c’è problema, mi basta sapere cos’hai fatto lì” disse, indicandò la sua fronte.
Scorpius sbuffò e arricciò le labbra.
“Nulla, un libro mi è arrivato in faccia…”
Lily lo guardò con aria saccente.
“Un solo libro?” replicò, incorciando le braccia.
“Sei peggio di Rose….” si arrese Scorpius, sorridendo “tre, tre libri”
La ragazza spalancò gli occhi e lasciò cadere un volume, che raccolse subito dopo.
“Per Morgana! Come hai fatto?” esclamò, “sei proprio scemo come sembri se l’hai fatto da solo!”
Scorpius fece una smorfia e scrollò le spalle, guardandosi intorno, mentre Lily scuoteva la testa.
“Non sei bravo a fingere… proprio per nulla. E non hanno messo nuove armature” lo contenstò, avvicinandosi e allungando una mano verso il capo del biondo.
Scorpius si ritrasse di colpo.
“Che vuoi fare?” chiese allarmato, guardandola sottecchi.
Lily ridacchiò.
“Non pensavo che avessi paura del dolore…” disse beffarda, “ehi, sta calmo, voglio solo vedere cosa ti sei fatto” aggiunse, quando Scorpius le bloccò il polso.
“Umpf, se sei come tutta la tua famiglia ho da dubitare…” borbottò, abbassandosi per far arrivare Lily alla sua altezza.
“Senti chi parla…” bofonchiò lei.
“Certo che sei bassa” constatò, misurando la distanza di circa una spanna tra la propria e la sua testa, quando lei si fu alzata.
“Sì, sì, lo so. James me lo dice sempre… dice che farei molta compagnia ai Nani di Biancaneve e che appena uno scappa con Cenerentola, io lo vado a rimpiazzare”
Scorpius rise e si passò una mano sulla fronte, dimenticandosi per un attimo del taglio.
“Ahia!” esclamò, sporcandosi le dita di sangue, “bleah…”
“Aha! Scorpius Malfoy che ha paura del sangue! Questa me la segno sull’agenda!” disse Lily, “e ora vai in Infermeria, sarà meglio… Madama Chips è un genio” gli consigliò, seria.
Scorpius annuì e alzò due volte un sopracciglio.
“E questo cos’era? Stavi ammiccando?” chiese Lily, trattenendo le risa.
“No, stavo controllando se le mie fantastiche sopracciglia bionde non si fossero rovinate…” scrollò le spalle, “sarà meglio andare… è stato un piacere, Grifondoro” aggiunse, facendo un finto inchino, mentre Lily rideva.
Si girò e si avviò verso le scale.
La salutò con un sorriso da cartone animato, grande e con la bocca più aperta possibile, un po’ per ringraziarla e un po’ per farla ridere.
Lily rise e gli fece una linguaccia.
Dopo la loro vittoria, quella giornata era trascorsa veramente bene.

***

Dedicato a cloe sullivan, grazie mille ed ecco il tuo aggiornamento**
Ringrazio tutti, scusate se non lo faccio uno per uno ma ho un sacco di cose da fareXDDD In primis comprare un regalo per un matrimonioO_O''

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Capitolo 9
*** 9. Ho visto le sue lacrime ***


The Tales of Hogwarts’ Houses




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9. Ho visto le sue lacrime



Harry e Ginny erano tornati a casa due giorni dopo la partita, che aveva fatto guadagnare alla giornalista un bell’articolo su Quidditch tra i giovani.
Albus e James li avevano accompagnati fino ai cancelli di Hogwarts, e avevano iniziato a bisbigliare con il padre.

“No, papà, stai tranquillo… non faremo niente…”
“Potreste anche fare qualcosa, non ve lo vieto…” borbottò sottovoce Harry, “ma non dite alla mamma che sono stato io a suggerirvelo!”
“Allora sei dalla nostra…”
Harry lanciò un’occhiata fugace a Ginny, che stava aspettando impaziente accanto ad una siepe, e annuì.
“Certo, certo… ma avvisatemi se succede qualcosa! Non intendo rimanere all’oscuro di quello che accade ai miei figli!”
Albus e James ridacchiarono.
“Ma smettila, papà! Non ci hai mai chiesto delle nostre ragazze… eppure quando tocca a Lily la fai pedinare” sussurrò James.
Harry sventolò una mano in aria.
“È perché voi siete due maschi e non potete avere il ragazzo… cioè, potete ma..” biascicò.
I due fratelli risero ancora più forte e Ginny si girò dalla loro parte, con un’aria interrogativa sul viso.
Harry le fece un sorriso e ammiccò, mentre lei si girava roteando gli occhi, ma sorridente, prese per le spalle i due figli.
“Quello che intendo è che i ragazzi sono peggio delle ragazze nelle questioni ‘amorose’, capite? Più imprevedibili e anche un po’.. mh, carogne, a volte”
“Scusa papà, ma allora perché non hai fatto questa paternale a noi, quando ne avevamo bisogno?” sbottò Albus, contrariato.
Harry lo guardò, inarcando un sopracciglio.
“Scusa Al, ma voi due ne avete avuto bisogno?” domandò, “ti rispondo subito… no, perché voi non siete ragazzi normali, siete i miei figli. I ragazzi migliori”
James e Albus si sorrisero.
“E questa dove l’hai letta?”
“Eh, dài! Una volta che vi elogio!” disse Harry, prendendoli per le orecchie, “e ora svelti, la mamma s’arrabbia!” ordinò perentorio, “ e non lamentarti, Jamie! Sembri tuo fratello”.
James scoppiò a ridere.
“Eh no, papà! Questa era da carogna!” ribattè Albus, ridendo anche lui.

*°*

L’ufficio della Professoressa McGrannit era illuminato dalla luce della luna che entrava dalla finestra e da un fuoco crepitante nel camino.
Era Novembre ormai inoltrato e mancava poco più di un mese alle vacanze di Natale, dove la maggiorparte degli studenti sarebbe tornata a casa.
La penna pregiata d’aquila raschiava rapidamente la superficie ruvida di una pergamena, attenta a non sbavare l’inchiostro.
“Ah, Potter, se solo avessi fatto più attenzione…” commentò tra sé e sé, scuotendo la testa, “errori banali e stupidi…”
Immerse la penna nella boccetta d’inchistro nero e firmò il compito, posandolo a destra del calamaio e prese un’atrlo foglio da correggere.
Prima di guardare il nome, qualcuno bussò alla porta.
“Avanti” disse la McGrannit, indispettita.
“Scusa Minerva, ti sto disturbando?” chiese Vitious, zampettando fino alla scrivania della Professoressa.
“No, no… siediti pure, Filius” sospirò la donna, aggiustandosi sul naso gli occhiali.
Il piccolo Professore saltò su una sedia e incrociò le dita davanti a se.
Passò qualche minuto e Minerva McGrannit alzò lo sguardo, corrugando un sopracciglio.
“Volevi dirmi qualcosa?” lo incitò, lasciando da parte la risma di compiti da correggere.
“Ecco, sì.. sì, sì, ci sarebbe una cosa” borbottò Vitious.
La McGrannit alzò gli occhi al cielo.
“Allora parlamene, Filius!” sospirò, appoggiandosi allo schienale della sedia.
“Mi chiedevo se anche quest’anno avremmo tenuto un ballo… così, tanto per sapere” sussurrò il Professore.
Minerva McGrannit alzò le sopracciglia e sorrise leggermente.
“Non credo, Filius, non c’è nessun evento da festeggiare” disse.
Vitious annuì pensoso.
“Proprio come pensavo. Ma l’anno prossimo se ne andranno quelli del settimo e-”
“… non ti facevo un Professore da prediletti!” esclamò la donna, facendolo arrossire.
“Ehm, non è proprio come pensi… diciamo che non vorrei che i miei alunni migliori se ne andassero senza un bell’addio” biascicò.
“Lasciami un po’ di tempo per pensare. Di sicuro non sarebbe a Natale, Filius. Al massimo per la fine dell’anno” disse Minerva, alzandosi dalla sedia.
“Certo, certo… grazie Minerva, credo che ora sia tempo di andare, si è fatto tardi” salutò Vitious, “grazie ancora, e buona notte!” aggiunse, prima di saltare giù dalla sedia e scomparire nel corridoio buio.
La Professoressa si chiuse la porta alle spalle e si diresse verso le sue stanze, pensierosa.

*°*

“Albus? Al…?” sussurrò Lily, scutendo il fratello avvolto nelle coperte, “Al, svegliati!”
Albus si alzò di scatto e cadde dal letto, incastrato nelle coperte.
“Cos-? Lily!” mugugnò, stropicciandosi gli occhi, “cosa ci fai qua?” domandò sorpreso.
La sorella si battè una mano sulla fronte, sbuffando.
“Certo che dovresti ricordartelo! Hai la riunione dei Prefetti, knarl! Fila!” esclamò, scalciando via dal letto Albus.
“Ehi! Maldeucata!” protestò, massanggiandos la schiena, “ a che ora è la riunione?”
Lily ridacchiò e guardò l’orologio che portava al polso.
“Tra precisamente… sette miunuti e sette secondi! Uno, due, tre… marsch!” comandò la rossa, stendendosi sul letto e afferrando dal comodino un libro.
Albus imprecò e si catapultò in bagno, con la divisa tra le braccia.
Cinque minuti dopo stava già sfrecciando per i corridoi, con in bocca un croissant e le labbra sporche di zucchero a velo.
“Porc-!” esclamò, quando travolse un Corvonero, “perdonami, sono in ritardo!” si scusò, scavalcando il corpo e correndo verso le scale.
Dea Canon scosse la testa, rialzandosi.
Non l’aveva neanche riconosciuta e probabilmente non si ricordava il suo nome.
Eppure lei sapeva chi era lui. Albus Potter, il fac totum di Grifondoro, il grande prefetto, Colui-che-andava-bene-in-tutto.
Dea sospirò e scosse di nuovo il capo, afferrando dei libri caduti.
L’altro giorno gli aveva parlato, in un momento pieno di coraggio, aveva rivolto la parola ad Albus Potter.
Non si era mai sentita più stordita…
E poi se n’era andata, perché Malfoy si era avvicinato.
Un altro sospiro, e Dea andò a Pozioni, trascinandosi lungo i corridoi.

Albus era arrivato davanti allo studio della McGrannit, in ritardo, ma era arrivato.
Bussò alla porta ed entrò.
In cerchio, vicino alla scrivania della professoressa, seduti su delle sedie, stavano i Prefetti di ogni casa.
“Bene Potter, mancavi solo tu… ora possiamo iniziare” decretò la McGrannit.
Albus abbozzò un sorriso e si sedette vicino a Rose.
“Dov’eri finito, si può sapere?” gli sibilò la cugina, rigida contro lo schienale della sedia di legno.
Al non rispose e estrasse dalla sacca una risma di fogli scarabocchiati.
“Scusate il ritardo, ecco qua gli appunti per tutti… Prego, distribuiscili pure Emmeline” disse Potter, porgendoli ad una ragazza, “direi che potremmo discutere di due problemi che potenzialmente potrebbero diventare gravi. Credo che Pix si diverta molto a rubare i libri dei Corvonero, e ciò non mi garba moltissimo, dato che le lamentele me le devo sorbire io, per cui direi che dovremmo metterlo in riga. In secondo luogo, i Serpeverde iniziano a diventare maneschi, di nuovo, e i Grifondoro li seguono a ruota… dato che di risse nei corridoi non ne voglio vedere, come credo anche lei, Professoressa, la prossima volta che sorprenderemo studenti a commettere atti di maleducazione o altro, oltre agli abituali punti, li manderemo anche da lei o altri professori” concluse Albus, continuando a sfogliare un blocco.
Minerva annuì e chiese agli altri Prefetti se erano d’accordo.
“Sì, sì… Potter ha ragione e ha trovato le soluzioni, mi pare che si sia risolto tutto” tagliò corto il Prefetto di Tassorosso, già pronto ad uscire dalla stanza.
“Aspetti un momento ancora, MacMillan" lo interruppe la McGrannit, aggiustandosi gli occhiali sul naso, “Potter, Vitious mi ha chiesto se ci sarebbe la possibilità di preparare un ballo a fine anno. Cosa ne pensi?”
Albus, già in piedi e con la borsa sottobraccio, si fermò, pensoso.
“Direi che potremmo organizzarlo. Sì, si può fare. Lei cosa ne pensa?” chiese, frugando nella sacca e scrivendo su un fogliettino: ‘ballo fine anno organizzare’ con una grafia veloce e disordinata.
La McGrannit annuì, accennando una scrollata di spalle.
“Benissimo, allora potete continuare senza di me… scusate ma ho l’allenamento” sorrise in risposta Al, uscendo velocemente dalla stanza.
Camminando rapido per i corridoi, salutò gli studenti, che oramai lo conoscevano, non solo come ‘Figlio di Harry Potter’, ma anche come il Prefetto più impegnato di tutta Hogwarts.
Albus arrivò negli spogliatoi appena in tempo, posò la sacca sulla panca e si infilò la divisa in fretta e furia.
“Era ora che arrivassi, Al… non possiamo sempre aspettarti” disse James, che si stava cambiando.
“Non ti avevo visto” disse, “non succederà più, dài!”
James lo guardò sottecchi, non convinto, ma lasciò perdere e afferrò la sua scopa, poggiata alla parete.
Al lo guardò con un sopracciglio inarcato.
“Ehm-ehm” tossicchiò, “ehm-ehm!”
James si girò scocciato.
“Cosa vuoi ora?” sbuffò, roteando gli occhi.
“No, niente, solo informarti che stai andando ad allenarti a torso nudo” esplicò Albus, passandogli davanti.
James si ficcò una mano in bocca per non prendere a pugni il fratello e s’infilò la casacca della divisa.

*°*

Emily Baston stava asciugandosi i capelli in dormitorio, tamponandoli con un panno bianco, quando la sua compagna di stanza entrò spalancando la porta.
“Oh Emily! Oh, Emily! La sai la novità?” cinguettò, prendendo la Baston sottobraccio.
La mora, scettica, scosse la testa. Mai fidarsi delle novità.
“Come no? Ne parla tutta la sala comune” esclamò estasiata Dianne, prima di sospirare sognante.
“Senti, hai intenzione di dirmi che succede o vuoi continuare a fare scena?” disse Emily, battendo un piede a terra.
Dianne roteò gli occhi e si sedette sul letto.
“Certo che con te non ci si può divertire… comunque, l’unica cosa che volevo dirti è che pare che Potter stia uscendo con una Tassorosso”
Il cuore di Emily fece un balzo, ma non si scompose.
Da tempo le sue compagne cercavano di farle confessare perché avesse lasciato James e ricorrevano a tutto, perfino ai più sciocchi trucchi da ragazzine.
“Ah, sì, ho sentito anche io… per caso quella Mary?” chiese, sfidando con gli occhi la compagna.
Dianne serrò le labbra e si lasciò andare sul letto.
“Mi fa piacere… tanto so che nessuna è al mio livello” sentenziò Emily, prima di ritornare in bagno.
Chiudendosi la porta alle spalle, la Baston si guardò nello specchio.
'Tanto lo sai che è una bugia, non ha una nuova ragazza' cercò di convincersi, 'è troppo preso dal Quidditch. Tanto non ha una nuova ragazza… Dài, ce ne sono centinaia migliori di Potter'.
Il volto amareggiato di Emily si rifletteva nello specchio.
“Ce ne sono centinaia. Tanto lo sai che è una bugia” sussurrò ancora una volta, prima di uscire con un finto sorriso sulle labbra.
“Eccomi, sono pronta Dianne. Andiamo? Non vorrei arrivare tardi per il pranzo” disse Emily, prendendo sottobraccio la sua compagna.
“Sì, ok, prima dimmi una cosa: ti sei rincretinita tutto d’un colpo o lo eri già prima? Tu non sei la Baston” sentenziò Dianne, scutendo la testa.
Emily sorrise.
Si, non era più lei. Ora basta, era stufa di stare così male.
Scendendo le scale, incontrarono Albus Potter, indaffarato a dare indicazioni a degli studenti del secondo anno.
“… esattamente, e poi girate a destra… sì, lì, brava… ciao, ora andate, mi raccomando” sorrise ad una ragazzina e si girò verso Emily.
“Ehi, allora, vieni a mangiare con noi?” chiese, raccogliendo da terra la sacca e issandosela sulle spalle.
Emily scrollò le spalle e si avviò insieme al ragazzo e Dianne verso la Sala Grande.
“Mmh, allora Al, come vanno gli altri Prefetti?” domandò cinguettante Dianne.
Albus si girò e sorrise gentile.
“Oh, bene bene, grazie”
Emily trattenne a stento una risata per il tentativo fallito della sua compagna di fare conversazione e Dianne le fece una linguaccia, un po’ delusa.
Arrivarono in Sala Grande quando già tutti stavano uscendo.
“Direi che siamo in ritardo. Dài, prendi qualcosa e andiamo a mangiare in Sala Comune!” si affrettò a dire Albus a Dianne, che schifata non sapeva come prendere il cibo.
Al la guardò interrogativo e poi ficcò in un paniere qualche focaccia e tre cosce di pollo avvolte in dei fazzoletti.
“Che schifo! Ma-ma è da incivili!” squittì Dianne, ritraendosi quando il ragazzo le passo il contenitore.
“Oooooh, arragiati allora e non mangiare, tra poco scompare tutto” esclamò Emily, arraffando un cesto di dolci.
Si mise a ridere, notando la quantità di cibo che erano riusciti a prendere.
“E ora via, alla Torre!” disse Albus, mentre usciva dalla Sala con le braccia piene di cesti.
In Sala Comune i Grifondoro rimasti, molto pochi, dato che tutti stavano assistendo all’ultima sfida dell’anno di Gobbiglie, non tanto per diletto, quanto più per ridere dei partecipanti.
“Ehi, che stai facendo?” domandò James appena vide il fratello, alzandosi di scatto dalla poltrona nella quale era rimasto sommerso.
Quando Emily passò il buco del ritratto e comparve ridente in Sala Comune, sgranò gli occhi e squadrò il fratello.
A grandi falcate si avvicinò ad Albus e lo trascinò di peso verso le scale.
“Io non ho fatto niente! Te lo giuro!” protestò Al, “e ora smettila di tirarmi, Jamie! Caspita, piantala!”
“Perché lei sta ridendo?” sibilò al suo orecchio.
Albus si mise a ridere.
“Mi stai prendendo in giro? No, dimmelo subito perché sembri proprio convincente”
Il viso di James rimase impassibile.
“No, non scherzi Tu sei geloso di… guarda che abbiamo riso tutti e tre, niente di importante, giuro” cercò di rincuorarlo.
James assunse la tipica aria dell’arrabbiato e si mise i pugni sui fianchi.
“Piantala, James. Così sembri la mamma. E ti assicuro che non è un complimento, in questo momento” disse Albus, ridacchiando, “e poi non trovo l’importanza della situazione, sinceramente… guarda che ha riso altre volte”
James chiuse gli occhi.
“Ma non davanti a me da quand-”
Albus lo guardò, scuotendo la testa.
“Sei patetico, James… è colpa tua e ora ti piangi addosso, evitavi di metterla in condizione di scegliere” lo aggredì e il fratello si riscosse rapidamente.
“Non parlarmi così! Lei gli piaceva! Come potevo permett-”
“Dovevi fidarmi, Merlino! Dovevi fidarti di lei! Ti amava, non ti avrebbe tradito!” esclamò Al, puntandogli un dito contro.
Il fratello aprì la bocca un po’ di volte, senza riuscire a spiccicare parola e poi si coprì il viso con le mani.
“Jamie. Ce ne saranno altre migliori” mormorò Al, circondando le spalle del fratello con un braccio, sentendosi un groppo in gola per lui.
“Tanto so che è una bugia…” sussurrò James, abbracciandolo.
Albus sorrise.
Quando aveva saputo che suo fratello e Emily si erano lasciati non ci aveva creduto.

“Sì, Al, mi ha lasciato… se n’è andata… gliel’avevo detto che non doveva andare…”

“Aspetta, aspetta! Spiegami bene, con calma” l’aveva interrotto, poggiando il libro che stava leggendo.
“Lei… lei è andata da lui…”
“Lui chi?” chiese Albus, alzando un sopracciglio
“Tim, quel suo amico… il suo migliore amico”
“… non trovo il problema, Jamie…”
James si riscosse e lo guardò interrogativo.
“Caspita Al! Tim! Quello a cui piace!”

“E quindi? Anche tu entri nella classe di Incantesimi, con tutte quelle Corvonero ammiccanti… ma Emily cosa dovrebbe fare? Arrabbiarsi con tutte le studentesse che hai dietro?”
“Smettila! Non capisci!” aveva esclamato James, alzandosi dal letto..
“E allora spiegami  meglio, Jamie”
“Io le avevo chiesto di scegliere… perché lei i aveva detto che doveva andare da Tim, era malato e al S.Mungo, ma avrebbe passato il suo compleanno là… e io, io era arrabbiato, avevo impiegato mesi per prepararle la festa a sorpresa!”
“Tu l’hai fatta scegliere?” aveva esclamato Al, saltando giù dal letto e guardando stranito il fratello
“Sì, e lei se n’è andata… e mi ha detto che non vuole avere niente a che fare con un insensibile come me, che non le lascia spazio per vivere”

Quella fu la prima volta che vide suo fratello piangere, e anche l’ultima.
“Ehi-ehi, ora basta, vieni a mangiare con noi” mormorò Al, battendo una mano sulla spalla del fratello.
“No, grazie. Preferisco andare in dormitorio” rispose James, riscuotendosi e salendo le scale.
“Va bene” gli disse Al, tornando in Sala Comune.
Sperava, e lo faceva veramente, che tutto potesse risolversi.

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