The Tales of Hogwarts' Houses - New generation's Real Adventures di Ginny Lily Potter (/viewuser.php?uid=28653)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. Ho visto le sue lacrime ***
Capitolo 1 *** 1. ***
The
Tales of Hogwarts’ Houses
–
New Generation’s Real
Adventures-
1.
Break
up! He’s
like a pain in the ass!
Il
sole era appena
tramontato, le colline venivano tinte d’arancione dagli
ultimi raggi morenti.
Il
castello di
Hogwarts era immerso nella sua maestosa tranquillità e molti
studenti stavano
approfittando delle ultime giornate di autunno per godersi il tepore
settembrino.
Le foglie
si
poggiavano delicatamente a terra, una coltre rossa ricopriva il terreno
del
grande Parco.
Schiamazzanti
ragazzini delle prime classi si rincorrevano giocondi per sentieri
inesplorati,
beati nel dolce far niente.
Due
ragazze stavano
percorrendo il viottolo che portava alla capanna di Hagrid, il
Guardiacaccia.
“…
e quindi l’ho
lasciato lì, impalato, solo, a riflettere sulle sue
azioni”
“Hai
fatto bene! Una
volta pensa, prima di fare le cose!” esclamò la
rossa, scuotendo indietro i
capelli e afferrando un libro che le era caduto di mano.
“Veramente!
La
prossima volta vede, sono stufa del suo comportamento”
“Ma
ti piace ancora?
Cioè, non mi sembrate molto in armonia,
ultimamente…”
“Hidalg?
Mah… non mi
attira come prima… è diventato un stronzo e io
non ne posso più”
“Mollalo,
Dominique!”
La bionda
sorrise
storta e scosse la testa.
“Non
posso. Non
capisci? Se lo mollassi nessuno mi vorrebbe più, pensano che
io sia una
‘facile’”
“Sciocchezze!
E tu
non ascoltarli, no? Mi sembra che quel Tassorosso abbia fatto ben
intendere che
gli interessi”
“Aramis?
È molto
carino, simpatico, ma mi sa che mi prenderebbe per ‘Donna
Scarlatta’ anche
lui…”
“Ma
va! Basta
Domdom, sono stufa! Non puoi farti trattare così da un
deficiente! Vado io da
‘Hiddie’… è un Corvonero,
no?… e gli lancio un bel pugno in faccia!”
dichiarò
la rossa, con gli occhi che già fiammeggiavano.
“Lily!
Non provare a
fare una cosa del genere! Sai quanti punti ci toglierebbe la McGrannitt?”
esclamò
allarmata Dominique.
“Pfui!
Una partitina
di Quidditch e le rialziamo subito il morale”
ribattè, con noncuranza.
La cugina
rise e
bussò alla porta.
“Chi
è?” si udì
dall’interno.
“Siamo
noi, Hagrid”
“Oh!Entrate,
entrate” rispose il mezzogigante, aprendo la porta.
“Grazie”
dissero le
cugine, sgusciando dentro e sedendosi sulle sedie di legno.
Hagrid le
seguì e
versò il tea in tre tazze sbeccate.
“Allora,
come va?”
“Normale…
mamma e
papà stanno bene, ma li hai visti qualche tempo fa, no? Sono
venuti a scuola
per dare lezioni di Volo e Difesa, a giugno, quelli del quinto dovevamo
imparare a evocare i Patroni e quelli del Sesto qualche cosa contro la
magia
oscura… Mamma ha fatto l’arbitro nella partita di
fine anno”
“Sì,
sì, Lily… gran
bello scontro, i Tassorosso ci erano vicini alla vittoria!”
“Hagrid,
erano molto
lontani invece! Per loro sfortuna siamo una delle migliori squadre
Grifondoro
di tutti i tempi, insieme a quella del ’76 e a quella del
papà e di zio Ron, ed
essere capitati contro di noi non è stato di sicuro un bene,
per loro” rise
Lily, mangiucchiando un biscotto roccioso.
“Ce
l’ho
dimenticato, piccola peste…”
Dominique
sorrise e
guardò fuori dalla finestra
Impallidì.
Lasciò
cadere la
tazza, che si frantumò a terra e Lily sobbalzò.
“Dom?
Cosa c’è?”
chiese preoccupata.
La cugina
non le
rispose, ma guardò allibita il parco fuori dalla capanna.
Lily le
si avvicinò
e, appena capì cosa aveva sconcertato la Weasley,
uscì dalla casa di Hagrid in fretta e
furia.
Un
turbine di
fiammeggianti capelli rossi passò davanti a Dominique, che
non potè fare nulla,
immobile davanti a quella scena.
Lily
corse fuori e
si piantò di fronte a due studenti, con i pugni serrati sui
fianchi.
“Demente!
Sei un insensibile!
Mia cugina è lì da Hagrid e tu sei qua fuori che
ti sbaciucchi una Tassorosso?
E poi sarebbe lei quella facile? Boot, mi fai schifo!”
gridò, facendo una
smorfia.
Il
ragazzo si girò,
stranito e vide Lily, con gli occhi ridotti a fessure e i capelli
scossi dal
vento.
“Ecco…
Potter, vedi,
è molto più complicato… io
e… lei… non eravamo più in sintonia,
capisci?”
biascicò il Corvonero, torturandosi le mani.
“Mi
sembra molto più
facile di quanto sembri, Boot. Sei uno schifosissimo Don Giovanni e
Dominique
non ti merita… e non spararmi cavolate sulla
sintonia!” esclamò Lily,
indignata.
“Non
parlare così,
ragazzina! Anche quello stronzo di tuo fratello è
un…”
“James
non è un Don
Giovanni e tu sei solo invidioso di lui! Smettila di far soffrire gli
altri
solo perché sei arrabbiato con mio fratello!” si
infervorò Lily, avvicinandosi
a Hidalg Boot “… e non chiamarmi
ragazzina!” concluse, sferrandogli un pugno
sul naso.
Boot
gemette e si
tastò il viso con le mani, mentre la Tassorosso
squittiva schifata alla vista del
sangue che sgorgava dalle narici.
Lily
scosse la testa
e ritornò nella capanna di Hagrid, dove c’erano un
Guardiacaccia che non si era
accorto della sua scomparsa, troppo attento a dar da mangiare a Thor ed
una
cugina dal volto cereo.
Lily
entrò e riparò
la tazza caduta, porgendola a Dominique.
“Grazie
Lee, ma ora
sarai nei guai…”
La
ragazza fece
finta di non capire e scosse la testa vermiglia.
“E
perché mai? Da
quando ammirare delle inesistnti zucche in un campo è
considerato reato?”
“Ma
tu hai dato un
pugno ad un altro studente!”
“Ma
cosa dici,
Dominique! Non mi permetterei mai! Sai quanto punti perderemmo, con la McGrannitt?”
rispose
sbalordita Lily.
“Lily!
Non prendermi
in giro!” si accigliò la Weasley.
La cugina
rise e
salutò Hagrid, prima di uscire dalla capanna, diretta alla
Sala Comune dei
Leoni.
*°*
“Al!
Al! Albus!”
Un
ragazzo alto, dai
capelli neri e gli occhi scuri stava scuotendo un Grifondoro che si era
addormentato sul divano.
“…
Eh?… gne…”
James
alzò gli occhi
al cielo, mormorò una formula e dalla sua bacchetta
zampillò un gettò d’acqua
che colpì in faccia il fratello.
Albus si
alzò di
scatto, tutto bagnato, e si guardò intorno, frastornato.
“Era
ora! Al, Ephram
mi ha detto di dirti che Minnie McGrannie ti vuole nel suo
ufficio”
“Perchè?”
domandò
subito, asciugandosi il viso con la maglietta.
“E
che ne so io!”
disse James, scrollando le spalle.
Albus si
alzò di
malavoglia e si avviò verso l’ufficio della
Professoressa.
Cosa
aveva fatto?
Nulla, gli sembrava. Niente ammonizioni, l’anno era appena
cominciato, nemmeno
punizioni.
Incerto,
bussò alla
porta dell’ufficio della Professoressa.
“Avanti”
lo invitò
ad entrare.
Albus
aprì e vide la McGrannitt seduta alla
scrivania, intenta a correggere compiti di Trasfigurazione.
“Buongiorno
Professoressa”
“Buongiorno…
ah,
Potter, benissimo, volevo dirle che la ronda di Domenica prossima
verrà
riinviata, lai e la Signorina Weasley la
farete Lunedì”
Il
ragazzo annui e
salutò la McGrannitt,
uscendo dalla stanza.
“Mamma
mia! Farmi
convocare qui solo per dirmi tre parole!”
bisbigliò, attraversando il corridoio
gremito di studenti.
Un
ragazzino del
secondo anno stava discutendo animatamente con un suo compagno di casa
e non si
accorse di Albus, andandogli contro.
“Ouch!”
“Scusami!
Scusami
veramente! N-non l’ho fatto apposta…”
Il
ragazzo si alzò,
spolverandosi la divisa e raccogliendo da terra i libri caduti al
Corvonero.
“Non
ti preoccupare,
non mi sono arrabbiato” sorrise, porgendogli i libri.
Il
ragazzino li
afferò, guardando Albus con occhi spalancati.
“G-grazie…”
biascicò, prima di correre via.
Il
Grifondoro rise e
si avviò verso la Sala Comune.
“Potter!”
lo chiamò
una voce, “Potter… aspetta un attimo!”
Albus si
girò. Una
Corvonero dai capelli neri ansimava, piegata in due e con la sacca dei
libri
poggiata a terra.
“Mi
hai chiamato?”
Lei
alzò lo sguardo,
corrugando le sopracciglia.
“Non
è Potter il tuo
cognome? Non cerdo ci siano molti altri ragazzi con un nome
così importante”
rispose.
Albus
fece una smorfia
e aiutò la ragazza a caricarsi in spalla la tracolla.
“Io
sono Dea, Dea
Macmillan”
Il
giovane Potter
trattenne a stento una risata. Dea?
La
ragazza lo guardò
scettica, ghiacciandolo con gli occhi azzurro glauco.
“Albus
Potter” le
rispose, stringendole la mano.
Dea
sorrise,
mulinando i lunghi capelli neri e avviandosi verso le scale.
“Però,
bisogna
ammetterlo, quella ragazza è bella, vero Potter?”
gli sussurrò qualcuno,
all’orecchio.
“Oh,
Malfoy, mi
mancava la tua celestiale visione…” disse
sarcastico, Albus.
Un
ragazzo alto,
dagli occhi grigio ghiaccio e i capelli biondo platino, dai lineamenti
delicati
ma ben definiti, gli diede un pugno sul braccio, prima di avviarsi
verso i
Sotterranei.
Albus
scosse la
testa e fece un sorriso storto, come quello che suo fratello gli aveva
insegnato, un sorriso da ‘Malandrino’.
Scese
velocemente le
scale, schivò orde di studenti urlanti ed eccitati per
l’avvicinarsi rapido
dell’inverno ad Hogwarts e si decise ad andare in Sala Comune.
“Parola
d’ordine?”
strillò la Signora Grassa, cercando
di farsi sentire.
“Quem
vidistis pastores dicite”
Il
ritratto si
spalancò e Albus rientrò nel covo dei Leoni.
James
stava giocando
a Sparaschiocco con il suo amico storico, Ephram Thomas, mentre il
fratello
Jude leggeva il Profeta.
“Ehi,
Al, cosa
voleva Minnie?” domandò James, senza staccare gli
occhi dal gioco.
“Nulla,
ronde e
cavolate varie” rispose, con noncuranza.
“Lo
sapevo… odio
fare quelle maledettissime ronde, spero con tutto il cuore che tu non
diventi
Caposcuola come me e la Baston,
non ne posso più di stare con una bacchettona come
lei…”
“Potter!
Ti ho
sentito, razza di fannullone!” esclamò una
ragazza, da dietro una poltrona.
Albus
sobbalzò e
vide Emily Baston guardare in cagnesco James, prima di salire le scale
dei
dormitori.
Suo
fratello rise
sommessamente e continuò a giocare.
“Io
non ho capito
perché continui ad infastidirla… cosa ti ha
fatto? È un ottima studentessa e
Giocatrice, non capisco…”
“Al,
lascia stare,
sarebbe troppo difficile da spiegare per il cervello di
James…” intervenì
Ephram, distraendo il maggiore dei Potter e aggiudicandosi la vittoria.
“Non
vale! Voglio la
rivincita!” protestò il vinto, incrociando le
braccia al petto.
I due
Thomas risero
e predisposero il tavolo per una nuova partita.
Albus li
lasciò
giocare, sedendosi su uns poltrona e guardando fuori
l’autunno che scappava via
dalle mura di Hogwarts, cedendo il posto al gelato inverno.
Dopo
pochi secondi,
o forse minuti, dal buco del ritratto comparì una figurina
dai capelli rossi,
ridente.
“Lily!
Ma…?” esclamò
James, alzandosi di scatto e rovesciando il tavolino,
“Pensavo fossi già in
Dormitorio! Cosa ci fai fuori a quest’ora?”
La
ragazza si
avvicinò al fratello e incrociò le braccia al
petto, proprio come aveva fatto
lui qualche attimo prima.
“James,
io non vado
a dormire alle otto di sera. E poi ero solo nel Parco, era pieno di
studenti e
ti giuro che nessuno mi ha rapita” rispose Lily, sbuffando.
“Cosa
stavi
facendo?” si intromise sospettoso, Albus, alzatosi dalla
poltrona.
“Ohh!!
Una menage à
trois con due Tassorosso, va bene?”
I due
fratelli
Potter sgranarono gli occhi, spalancando la bocca, increduli.
“Dementi!
Ero da
Hagrid!” esclamò, mentre Ephram e Jude ridevano
senza ritegno.
James e
Albus
sospirarono di sollievo e si lasciarono cadere sul divano.
“Bene,
ora che siete
più calmi posso pure dirvi che ho picchiato un
Corvonero...” dichiarò Lily,
arrestando il battito dei cuori dei fratelli, che sembravano troppo
basiti per
parlare.
La
ragazza sorrise,
salutò i due Thomas, e salì la scale.
“Ah,
Jim, non
l’avrei mai fatto con dei Tassorosso… i Serpeverde
sono senza dubbio più
audaci”
I due
fratelli
svenirono all’istante.
Ecco la prima Long-fic che scrivo post-DH.
Spero vi piaccia,inoltre ringrazio tutte le persone che hanno recensito
'One Big Happy Family Weasley', non pensavo di arrivare a 39 recensioni
in un solo capitolo! Grazie veramente
Bacioni
-Ginny Lily Potter-
|
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Capitolo 2 *** 2. ***
Capitolo dedicato a Ferruccio,
che deve rialzarsi e ricominciare a vivere. Ferro, non puoi arrenderti
così! tu sei forte... smettila di piangere e facci rivedere
i tuoi occhi azzurri, che ci mancano tanto.
The Tales of Hogwarts’ Houses
–
New Generation’s Real Adventures-
2.
Potter's
Challenge and Prettiest Girls' List
Lily entrò nel dormitorio di
Grifondoro, spalancando la porta della sua stanza.
“Oh, ecco dov’eri finita, non ti trovavo
più…” le disse Molly, senza distogliere
lo sguardo da un libro.
“Ciao Mols, stai leggendo ancora lo stesso?”
“Certo…”
Lily rise.
“Ma non ti sei ancora stufata?” le chiese,
guardando la copertina e leggendone il titolo, “Gryffyndor
the Brave… la vita di Grifondoro?”
“Mhm… delle sue avventure… senti
qua… ‘Godric Grifondoro, quel giorno di pioggia,
sfidò il grande mago Cleither Corvonero, battendolo,
Trasfigurandosi in un’ape, facendosi inghiottire
dall’avversario e pungendone mortalmente il
cuore’…” lesse Molly, arricciando le
labbra.
Lily fece una smorfia.
“E noi deriveremmo da un’ape che punge il cuore
altrui?”
“Certo che tu di senso letterario…”
sbuffò la cugina, ridendo e alzandosi dal letto di Lily.
La rossa si slegò la cravatta e la poggiò sulla
sedia.
“Molly, dov’erano Lucy e Louis, oggi? Loro del
primo anno non dovrebbero tornare prima?”
“Oh, sì… sono già a letto,
credo che la McGrannitt li abbia sfiancati” rispose la figlia
di Percy, girando pagina.
“Vado a farmi una doccia… ah, perché
sei qui?”
“Oh, è vero! Me ne stavo quasi per
scordare!” esclamò Molly, battendosi una mano in
fronte, “Domani pomeriggio ci saranno i provini per il
Quidditch e mi chiedevo se volessi partecipare… dato che non
guardi mai la bacheca, ho pensato di dirtelo io”
La rossa si illuminò.
“Grazie Mols!” strillò Lily,
abbracciando la cugina, “Se non ci fossi
tu…”
“Stai tranquilla che ci sarebbe qualcun
altro…” scherzò Molly, uscendo dalla
stanza.
Lily guardò sua cugina, di un anno in meno, e le fu
profondamente grata.
Con il sorriso sulle labbra, andò a farsi una doccia.
*°*
“Nahh… non credo vada bene, dovresti infilare il
Mantello dell’Invisibilità solo quando arrivi
dietro il Gargoyle, poi puoi andare su di nascosto”
“Dici? E quel rimbambito di Gazza? Non si sa mai, magari
allaga il corridoio come l’altra volta e ci scopre”
riflettè Hugo, grattandosi il mento.
“L’altra volta vi ha beccati solo perché
avete fatto i dementi, calpestando le pozze e lasciando le
tracce” ribattè Fred, scompigliando i capelli a
Lily e andando in Sala Comune.
La mattina, ad Hogwarts, per i Weasley ed i Potter era sempre
movimentata.
Hugo e Lily, qualche volta anche con Fred, organizzavano gli scherzi
della giornata, mentre mangiucchiavano un croissant e bevevano il succo
di zucca.
James era sempre al centro dell’attenzione, con le sue
apparizioni da grande divo, che sempre suscitavano il ribrezzo della
compagna Caposcuola Emily, la quale gli commentava subito
l’atteggiamento da sbruffone.
Albus e Rose seguivano spesso i battibecchi tra il maggiore dei Potter
e la Baston, ridendo sotto i baffi e ripassando qualche volta.
“Vabbe’, ti sei deciso, allora? Quando me lo devo
infilare, ‘sto benedetto Mantello?”
sbuffò Lily, incrociando le braccia.
Hugo parve pensarci un poco, incerto sul da farsi.
“Che ne dici se prima di attuarlo ci pensiamo un
po’?” propose, finendo la sua colazione e alzandosi
dalla panca.
“Ehi! Ma avevi detto che… se faccio affidamento su
quello che dici, però…”
“Brava! Visto? Ti sei anche risposta da sola e non ho
sprecato fiato invano” disse il cugino, uscendo dalla Sala,
seguito da Lily.
“Tu lo butti via ogni volta che apri bocca”
“Anche quando elogio le tue doti malandrinesche?”
la stuzzicò, per niente offeso.
“Nahh… lì no… ma solo
lì!” rispose la rossa, facendo spallucce.
Hugo rise e la seguì nell’Aula
d’Incantesimi.
*°*
“Psst… Psst! Potter!”
Al si riscosse dal suo stato catatonico e si girò, cercando
il ragazzo che l’aveva chiamato.
Scorpius Malfoy era proteso avanti sul suo banco, con i capelli
platino, scomposti, che gli ricadevano sugli occhi ghiaccio.
“Mh?”
“Che sta facendo, demente?”
“Veramente, Malfoy, sono allibito… di solito il
tuo saluto mattutino consiste in un ‘Testa di Knarl, sposati
immediatamente o ti affatturo!’…”
“Ah-ah-ah… molto divertente…”
ribattè Scorpius, scrivendo su una pergamena.
“Da quando segui la lezione?” gli chiese Albus,
sgranando gli occhi.
“Da quando sto stillando la lista delle più belle
di Hogwarts”
“Dai qua, fa’ leggere…” disse
Potter, prendendo il foglio dalle mani di Scorpius.
“Allora… 25. Esther Parkinson… scusa,
ma non dovrebbe avere il cognome del padre?”
“Sai, la vecchia Pansy può avere
fratelli…”
“Ah, già… 24. Delie Goldstein, 23.
Smilla Belby, 22. Agatha Zabini… io la metterei al
20” disse Albus, tracciando una riga sul numero ventidue e
riscrivendolo al venti.
“Ridammelo, va’! Mi sballi tutta la classifica,
dopo…” borbottò brusco Malfoy, cercando
di riprendersi la pergamena.
“No, no, Malfoy, voglio prima vedere chi
c’è al primo posto…”
“Ridammelo, Potter!” esclamò il biondo,
sporgendosi di più.
“Decimo… sesto…
terzo…” bisbigliò Albus, mentre
scorreva velocemente la lista con gli occhi.
Ad interromperli fu Lily, che entrò nell’Aula,
dopo aver bussato.
“Buongiorno Professor Ruf, avrei un messaggio da
riferirle” dichiarò cortese, avvicinandosi alla
cattedra, dove lo spettro fluttuava.
“Certo Signorina Potter, mi dica pure”
“La Professoressa McGrannitt desidererebbe vederla,
Professore…”
“Le dica che sarò da lei tra un quarto
d’ora, devo…”
“No, ha chiesto se può andare là
adesso” lo interruppe Lily, mentre Ruf la guardava perplesso,
“non so cosa voglia, Professore” aggiunse.
“Mh… bene, allora vado…”
rispose, scomparendo attraverso una parete.
I commenti che fino a poco prima erano stati trattenuti, esplosero in
borbottii concitati che si evolsero in una vera e propria baraonda.
“Ehi, Potter! Accorciato la gonna, stamattina?”
chiese un Serpeverde a Lily, guardandole le gambe.
“No, ma speravo che tu avessi accorciato la lingua”
ribattè sprezzante, bloccando con un cenno della mano Albus,
che era già pronto a saltare addosso al malcapitato.
“Uhu!”
Risa dilagarono nell’Aula, ma Lily uscì prima di
sentire altro.
Albus si stava trattenendo, conficcando le unghie nel palmo della mano.
“Potter, sta’ calmo! Hanno solo fatto apprezzamenti
un po’ volgari su tua sorella” disse Scorpius,
facendolo sedere sulla panca.
“Proprio per questo! È mia sorella!
Capisci?” esclamò, arrabbiato.
“Devo essere sincero? … proprio no”
Potter sbuffò, allontanandolo con un gesto nervoso della
mano.
Scorpius sospirò, tornando al suo posto e continuando a
scrivere sulla pergamena che aveva ripreso ad Albus.
*°*
Rose Weasley stava camminando rapidamente sul parto del Parco, con i
libri sotto braccio.
Non faceva freddo, eppure l’estate che tanto amava le era
già sfuggita dalle mani.
“Ehi, Rose!” la chiamò un suo compagno
di casa.
“Sì? Che c’è?”
“Stai andando al campo dad Quidditch, vero?” le
chiese Ephram Thomas, correndo per raggiungerla.
“Sì… che
stanchezza…” rispose, sorridendo.
“Anche io sono stanco morto… Paciock ci ha fatto
lavorare tantissimo”
“Noi lo abbiamo domani, devo ancora finire il tema, ma non so
se riuscirò a farlo molto più lungo di un metro e
mezzo” disse Rose, guardando gli occhi scuri di Ephram.
“Quanto era la misura prestabilita?”
“Oh… ottanta centimetri…”
rispose con noncuranza.
“Ottanta? E tu lo hai fatto di un metro e mezzo?!”
esclamò, sgranando gli occhi.
Rose annuì, arrivando vicino agli spogliatoi.
“Ma… di che ti preoccupi, allora?”
“Avrei voluto arrivare a due metri…”
confessò la Weasley, poggiando i libri su una panca, nello
spogliatoio.
“Urco… sarà meglio cambiarci, dobbiamo
giocare tra poco” constatò Ephram, togliendosi il
mantello.
“Tanto tu non hai problemi, ti riprendono di certo, come
Cacciatore” gli disse Rose, prendendo la sua scopa.
“Troppo gentile, milady…” la
canzonò, facendole il baciamano.
Risero entrambi, prima di infilarsi la divisa del Quidditch.
“Pff…” sbuffò il ragazzo,
quando Rose si mise la maglia da Quidditch, “pensavo che
fosse il mio giorno fortunato… avrei visto una ragazza senza
divisa! E tu che mi vieni qui già
preparata…”
La Weasley scosse la testa e uscì, afferrando la scopa e
dirigendosi verso le tribune.
Ephram raggiunse James poco dopo, al centro del campo, mentre quest
ultimo stava dando un’occhiata alla lista degli aspiranti
giocatori.
“Ehi, Jim, come mai così serio?” gli
chiese, battendogli una mano sulla spalla e sedendosi sulla sedia di
fianco.
“Mh… dureranno molto i provini, quest
anno” borbottò Potter, sbuffando e grattandosi la
nuca.
“Quanti Portieri?”
“Sei”
“Battitori?”
“Dieci”
“Cacciatori?”
“Undici”
“Cercatori nessuno, però…”
“Assurdamente falso… quattro aspiranti”
“Ma come! Non si potrebbe!” protestò
Ephram contrariato, scattando in avanti.
“Invece sì… se sono più
bravi del Cercatore attuale prendono il posto”
sospirò James, pronto per chiamare i nuovi Giocatori.
“Allora, ragazzi, ci siete tutti?”
esclamò,così che ognuno potesse sentirlo,
“Oggi ci saranno i provini, non abbiamo molti posti, in
compenso sono presenti tanti giocatori… iniziamo dai
Battitori” dichiarò, prendendo la lista dei
candidati.
“Vediamo… dieci… prego,
veloci… in centro, sulle scope!” ordinò
James, “Ora dovrete fare un breve giro intorno al campo e poi
Ephram libererà i Bolidi… uno per volta dovrete
colpirli e lanciarli verso gli anelli, cercando di farli passare in
messo, senza danneggiare le porte in alcun modo, chiaro?”
spiegò, con un braccio alzato, pronto a dare il via.
Tutti annuirono e si librarono in aria, al centro del campo.
“Via!”
Ci fu chi cadde, ci fu chi riuscì ad arrivare intero alla
fine, ci fu chi volò bene.
James sbuffò, preannunciando una difficile impresa.
*°*
Allora... Grazie mille a
tutte le persone che hanno recensito, quali: Elly692(anche io
adoro Lily** grazie mille, spero ti piaceranno anche i nuovi
personagg,... un bacione anche a te Elly!), SlytherinPrincess(eccotti
il seguito! grazie, io mi sono divertita a scrivere questa storia,
molto... baci Debby!),
clod88(grazie Clod*_____* eh, non vale! voi sapete
già cosa succede dopoXDDD grazie, baciuz), Lolly94(ciao Lols!
innanzitutto grazie mille, perchè so che non reggi molto le
Harry/Ginny... sì, in effetti questa non è molto
H/G O_______o, hihi, non per adesso, almeno... grazie
stella!smackk!**), SweetAnny(Anniee!!
allora ti abbiamo convertita al Crusheresimo, eh?XDD grazie mille! ti
giuro che la continuo!! bacione**), Fairydreams(Fay!*___*
tesora, sorellona, grazie! so che adori Lily e Emily^^ eh,
sì... Scorpius sa il fatto suo^^altro che faigo... anche se
personalmente preferirei James II** eh, come potrebbe iniziare? di
sicuro non come ti potresti aspettare, luv!*___* bacioni), Alice Hale(la mia
Fraaaa!** Ah, Jim, non l’avrei mai fatto con dei
Tassorosso… i Serpeverde sono senza dubbio più
audaci” I due fratelli svenirono all’istante----->
chissà cosa significa^^ coomuqne, grazie mille Fra** io amohh Jamie
e Al** bacioni e grazie ancora^^), evyn1989(evyngiuccia!!!-la
G ci stava, dài...XD-, *abbraccing Evyn e nolla molling
più, too* Eh, mooolto simile a quella di James I XDD, grazie
tesora! baciuzz*___*),
ale90(aleeee!! pciùù!-era lo
schiocco di un bacio, se non si è capitoXD-, da quanto non
ci sentiamo! grazie mille, anche io adoro Lily** una Malandrina,
proprio così^^ spero ti piaccia questo capitolo, bacioni), ninny(ciao! in
effetti Dommie è stata un pò sfortunama
°-°, povera Veela... sì, io avrei fatto
proprio com Lily, probabilmenteXDD bacio, ci sentiamo**), Bella(Ire! sono
contenta che tu abbia recensito*____* glaccie** perchè non
pubblichi la tua splendida fic al presente-XD- su Ron ed Hermione?
grazie ancora! bacione enormissimo^^), Kry(Kry! thank yhoo
so much luv! ti ho commentato poi la fic, però^^ bacione
gigagigagigante!!XD), *Lady*(Lady!
aww! hai recensito anche qui!! thanks! lo so, Lily è un
mito...^^ baione grande!), Pikky91(grazie
mille per aver recensito, ci tenevo molto ad un tuo commento^^ lo so,
devo sistemare gli errori di battitura, promesso che lo
farò^^ sì, sono Lily/Scorpius, ma ci saranno
altri pairing, non ti preoccupare^^ grazie mille ancora, bacio), Tigerlily(Tiggieeee!!!**
grazie per aver recensito! certo che mi puoi chiamare così!
sì, sì... Lily è proprio come sua
madre e sua nonna^^ nah, vedrai che Jimmy II non ti sembrarà
più tanto diligente XDDD è un grande! io lo adoro
tantissimo! anche tu sei pro-Lily/Scorpius? Pure io! Wow! sono a dir
poco fantastici, come hai detto tu---> sono troppo fantasticamente
fantastici insieme<---- che dire? hai ragionissimo
Tiggie^^ bacio grande e grazie ancora!*___*)
Grazie a tutti quelli che l'hanno inserita tre i
preferiti quali:
1 - Alice
Hale
2 - clod88
3 - HarryEly
4 - jaily
5 - Laurelin
6 - Lewis
7 - Lolly94
8 - MalfoyXX
9 - mar_ale
10 - ninny
11 - ny152
12 - Pikky91
13 - Tigerlily
14 - Vekra
Grazie veramente!!!!!
-Ginny Lily Potter-
|
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Capitolo 3 *** 3. ***
The Tales of Hogwarts’ Houses
–
New Generation’s Real Adventures-
3. Unfortunatly Potter's Challenge is not finished
Dopo tre quarti d’ora di provini, finalmente i Battitori
candidati si arresero, rendendosi conto che nessuno era al livello d
Fred e Rose Weasley.
“Allora abbiamo gli
stessi dell’anno scorso, eh? I
Cugini Ballerini” si congratulò con loro, Jude,
che non amava il Quidditch ma seguiva sempre le partite.
“Mhm, a quanto
pare…” sorrise James,
molto contento dei suoi Battitori, ma irritato per la lentezza delle
prove.
Li chiamavano ‘I
Cugini Ballerini’,
perché sembrava che sfiorassero i Bolidi con una delicatezza
degna di una danzatrice, per poi esplodere in una forza tremenda, ma
anche perché una delle tattiche più famose dei
Battitori del Grifondoro era la loro danza.
Si passavano i Bolidi con
estrema rapidità, facendo
arrestare i Cacciatori avversari e avvantaggiando i compagni di squadra.
“Ci mancano i
Cacciatori”
“Tutti gli aspiranti
Cacciatori in campo, prego!”
sbraitò Potter, brandendo una mazza da battitore.
“Ehi, ehi, calmo, eh?
Mi fai paura…”
disse Ephram, passandogli accanto.
“Per adesso mi basta
che facciate qualche giro in campo,
lanciate quelle maledette Pluffe, cercando di fare centro,
chiaro?”
I Cacciatori rabbrividirono,
inforcando le scope e iniziando a volare.
Erano tutti mediamente bravi,
ma tre spiccavano particolarmente.
James vide che uno era nuovo.
“Ehi! Ehi, tu!
Afferra quella Pluffa e fammi vedere qualche
tiro!” ordinò perentorio.
Il Grifondoro raccolse la palla
arancione e, da metà campo,
la scagliò con una potenza immane, precisa, fischiante,
diritta, che passò perfettamente in mezzo al primo
anello.
“Wow!”
gridò Ephram, dalla sua scopa,
“Quel tipo è dentro, Jim, senza dubbio”
“Chi sei?
Perché tieni il cappuccio?”
domandò James, sospettoso.
Il ragazzo, che fino ad ora non
aveva ancora parlato,
indietreggiò e risalì sulla scopa, pronto a fare
un altro giro, ma Potter lo trattenne per una manica.
“Mi hai
sentito?”
“Lasciami!”
James sgranò gli
occhi, udendo quella voce.
“Lily?!?”
esclamò, sorpreso.
“E chi
sennò, testa di caprone!”
ribattè lei, piantandosi davanti al fratello.
“Lily?”
intervenne Albus, scendendo dalla scopa e
affiancandosi al fratello.
“No, sono nonna
Molly… Vieni piccolo Al! Ciccino,
vuoi la marmellatina, tesorino?” lo sbeffeggiò la
sorella, scatenando l’ilarità di tutti.
“Zitti
voi!” ruggì James.
“Lily, ma cosa ci fai
qui?” chiese incredulo Albus,
senza dar conto allo scherzo di prima.
“… volevo
provare a volare, così, per
rompervi un po’ le scatole…”
“Sinceramente,
Lily!”
“Eh, cosa credi che
stia facendo qui, Jim? Ho provato a fare
le selezioni, perché voglio giocare a Quidditch come
Cacciatore” spiegò
Lily, incrociando le braccia al
petto, già pronta per un rifiuto.
James e Albus si guardarono
preoccupati per un po’, come se
riuscissero a parlare telepaticamente.
“Ti farai
male…”
“Al! E Rosie? Rosie
non si fa male?”
“Ma Rose è
un Battitore! Esperto, per di
più!” ribattè il fratello.
“E io sono una
Cacciatrice! Che vuole imparare, per di
più!”
James convenne che non
c’era più nulla da fare.
Quando Lily si impuntava era
identica a sua madre: testarda,
determinata e irremovibile.
Harry li aveva messi
all’erta: ‘Se una Weasley si
fissa, Jim, non c’è più nulla da fare.
O segui i suoi ordini, o sei fuori’
“Non finisce qui,
Lee... ne discuteremo a fine
selezioni” le sussurrò James, prima di trascinare
sé stesso er il fratello vicino ale tribune, per
richiamare
gli altri candidati.
Lily sorrise sghemba e si
sedette vicino a Molly, che stava leggendo un
libro.
Si era già preparata
ad una negazione perentoria, invece i
suoi fratelli erano stati più che buoni, loro, sempre
così apprensivi.
“Però,
direi che ti è andata
più che bene, Lee…” disse Molly,
sfogliando una pagina.
Lily sorrise radiosa, si
sarebbe fatta perdonare per le rispostacce,
senza dubbio.
“Jim, non puoi non
fare entrare Lily solo perché
è tua sorella… è un
fenomeno!”disse Ephram, che stava rincorrendo James per tutto
il campo, cercando di fargli cambiare idea.
Potter non rispose, intento a
afferrare la sua scopa e portarla vicino
al tavolo.
“Ehi! Mi hai
sentito?”
“Sta’ un
po’ zitto, Ephram!”
gridò, arrabbiato, prendendo in mano l’elenco dei
Grifondoro iscritti alle selezioni.
“I Portieri subito in
campo!” urlò, per
farsi sentire,
Una ragazza dai capelli castano
chiaro gli si avvicinò, con
in mano la sua scopa.
“Potter, cerca di
darti una calmata, tutti quelli
più piccoli stanno morendo di paura…”
gli disse Emily, legando i boccoli in una coda.
“Baston, sono io il
Capitano, non tu”
“Non mi importa un
fico secco chi sia il Capitano in questo
momento, ma una decina di ragazzini stanno tremando come foglie
solo perché uno studente più grande sta
urlando come
un matto” ribattè, severa.
“Come faccio a non
urlare! Mia sorella vuole entrare a far
parte della squadra! Non posso permetterglielo!”
“Perché
no? Solo per il fatto ce è un
donna?” replicò, con le mani sui fianchi.
“No, ma potrebbe
farsi male!”
“Anche tu, Potter, ma
non per questo lei ti vieta di giocare
a Quidditch!”
“È
più piccola!”
esclamò esasperato.
“Ti ricordo che tu
sei entrato a far parte della squadra
durante il secondo anno” gli disse, puntandogli un dito al
petto, “E sei sempre stato uno dei migliori, anche se il
più giovane… per cui non proibire nulla a tua
sorella, quando sai che potrebbe eccellere, come nel
Quidditch!” aggiunse, facendolo indietreggiare fino a
scontrarsi con il tavolo.
James si stupì, un
po’ per il complimento
cammuffato da rimprovero, un po’ per la determinazione della
ragazza.
“Detto questo,
Capitano, io sarei pronta per la
selezione” dichiarò Emily, inforcando la scopa e
volando agli anelli.
“Wow…”
sussurrò Potter,
riscutendosi.
Ephram, che era rientrato a far
parte della Squadra del Grifondoro come
Cacciatore, stava aiutando qualcuno del terzo anno a
issarsi sulla
scopa.
“Eh, campione, che ne
dici se ci provi l’anno
prossimo?” disse ad un ragazzino, che era appena caduto per
la tredicesima volta.
James ordinò ad
Albus ed Ephram, insieme a Fred e Rose, di
lanciare qualche tiro agli aspiranti Portieri.
Nessuno riuscì a
pararne più di dieci tranne
Emily, che fermava la Pluffa con una semplicità degna solo
dei più esperti.
Dopo una prova eccellente, la
Baston scese con grazia dalla scopa,
avvicinandosi a James.
“Ora voglio che tu
faccia provare a Lily, Potter,
sennò non entro in Squadra e ti tieni quello del terzo
anno” gli sssurrò in un
orecchio, minacciandolo.
James sbuffò,
ideciso sul da farsi.
Se avesse accettato sua sorella
in squadra avrebbe potuto farsi male,
ma se non l’ammetteva Emily li lasciava, e addio al miglior
Portiere della Scuola.
Brusco si avvicinò
alle tribune e preseper un braccio Lily,
portandola da parte.
“Se osi farti male,
cadere dalla scopa, danneggiarti in
qualche modo, giuro che la pagherai Lee” sibilò,
con Albus che annuiva, alle sue spalle, “laverai i piatti, i
vestiti e le finestre al posto di Kreacher per tutta
l’estate, chiaro?”
Lily sorrise entusiasta,
strillando, e saltò al collo dei
fratelli, ridendo come una matta, mentre loro la afferravano e la
facevano girare, correndo per tutto il campo.
Emily li guardava da lontano,
sorridendo.
Li aveva fatti felici tutti e
tre, inconsapevolmente.
*°*
I Cacciatori erano
stati confermati: Ephram Thomas e Albus e Lily
Potter.
Albus giocava da sempre in quel
ruolo e, grazie ai consigli della
madre, aveva da sempre dei trucchetti e una potenssa degna di
un Bolide.
Ephram era noto per le sue
tattiche che riuscivano a confondere
l’avversario, facendogli perdere la vista della Pluffa, che
si scambiava continuamente con Albus, facendo goal subito dopo.
James chiamò i
Cercatori.
“Allora…
McLaggen, Brown, Finnigan e
Jones… siete in così tanti, voi
McLaggen?” esclamò, leggermente stupito.
Un ragazzo grosso, tarchiato,
annuì, salendo sulla scopa.
“Potter, non ce
l’ho fatta l’anno scorso,
e la farò quest anno, chiaro?” lo sfidò.
“Senza dubbio,
Osvald, senza dubbio…”
mormorò sarcastico.
Osvald e gli altri aspiranti si
misero al centro del campo.
“Ephram, tocca a me.
Facci fare un giro e poi lascia il
Boccino, noi dovremo trovarlo. Chi lo prende per primo sarà
il nuovo Cercatore” disse serio.
“Cosa?! Ma sei pazzo?
E tutte quelle menate sulle finte, i
giri della morte…?”
“L’hai
detto, sono solo menate… adesso
inizio a giocare” dichiarò, più solenne
che mai.
Osvald McLaggen era sempre
stato battuto da James, da quando Potter era
entrato in Squadra, prendendo il posto che fu anche del suo migliore
amico, Teddy Lupin.
“Bene… un
giro e poi libero il Boccino
d’Oro, chiaro? Pronti? Via!” gridò
Ephram, abbassando il braccio.
James si librò in
aria, più veloce del vento, e
zigzagò rapidamente tra le torri e gli anelli.
Gli altri aspiranti erano
visibilmente indietro, tranne McLaggen, che
si sforzava di non cadere ed in contemporanea di fare un espressione
abbastanza intimidatoria.
“Libero!”
urlò Ephram, lasciando volar
il Boccino.
James si girò
velocemente, e lo stesso fece Osvald, ma la
sfera dorata era già sparita.
McLaggen volò a
casaccio, cercando il Boccino, come gli
altri candidati, mente James stette fermo, immobile, in ascolto e
viglie.
I suoi occhi osservavano tutto
ciò che si muoveva, dalle
fronde degli alberi alle sciarpe dei Leoni.
E poi, lo vide.
Rifulgente, scintillante,
libero, il Boccino d’Oro stava
sfrecciando vicino alle tribune.
Con la rapidità di
un falco, si fiondò verso gli
spalti, e subito McLaggen e gli altri gli furono dietro.
Schivava abilmente i suoi
compagni di casa, fendette l’aria
come una lama affilata, scendette perfino sotto le tribune, tra le assi
e le travi, in cerca dell’oggetto che per lui non
aveva
più segreti.
Riaffiorò nel campo,
sempre seguendo la piccola sferetta.
Eccolo, vicino alla Baston.
Come un fulmine si
gettò all’inseguimento, mentre
i suoi avversari erano notevolmente indietro.
Era quasi lì,
mancava poco…
Con un ultimo
scattò, James riuscì a racchiudere
il Boccino d’Oro tra le sue dita.
“Ahhh!!”
urlò impaurita Emily, mentre
Potter le cadeva addosso.
Con un tonfo, caddero,
rotolando per terra.
“Ouch…!”
mormò la Baston.
“Ehi, non lamentarti,
eh? Perché qui, quello a
contatto con il suolo, sono io” le disse James, mentre Emily
si rendeva conto di essere stesa sopra il Cercatore.
Si riscosse rapidamente,
alzandosi in piedi con troppa
velocità.
“Attenta, voglio
avere ancora per un po’ la mia
compagna Caposcuola!” esclamò Potter, afferrandola
per la vita e tenendola diritta, “stavi per
ricadere…” si giustificò, lasciandola
subito.
“Grazie Potter,
congratulazioni per la riammissione in
Squadra, comunque” disse lei, cercando si sembrare
indifferente e dirigendosi verso gli spogliatoi.
James sorrise, vedendola andare
via.
“Ehi, Jimmy! Sei
stato bravissimo!” gli dissero
Lily e Albus, battendogli una mano sulla spalla.
“Dubitavate?”
“Io no!”
esclamarono in contemporanea, scoppiando a
ridere tutti e tre.
Una Squarda, una Famiglia.
A
special
thanks to: maryrobin
(maryyy!!! grazie grazie grazie... ci vediamo sul forum, allora^^
smack), Fairydreams (sorels,
don't worry! e non fare come Dobby^^ poor elf... e poi implicitamente
era già nella lista^^ cooomunque, appena puoi, vai su MSN,
per favoooore... grazie luv!*__* bacioni), ninny
(ciaoo!
sì, James è così Ronnoso** a me piace
un sacco come personaggio, amgari poi la Rowling non lo vede
così, ma io l'adoro... thank yhoo! bacii), ale90 (ciao
ale! grazie... eh, Jamie? un bel ... tipoXDD eh, le altre ff
sono ferme, sto pensando di cancellarne un pò... comuuunque,
grazie millissime! bacions), Lolly94
(Looooooollllssssss! Chiau! Grazie mille, Lollie XD Lily e Scorpius?
c'è tempo, tesora^^ bacions! e grazie...), SakiJune (anche
da
me, ma non ci facevo molto caso...^^ no problem, ti capisco e prometto
che non mi spaventerò^^ grazie mille Saki!! bacioni),
Tigerlily
(Tiggie!^^Aha^^
l'altra faccia del caposcuola, eh? XD thank you, Tigs^^ Hugo-Lily-Fred
rock the world!!!XDD bacioni), squizzz
(squiiiiiiiiiiiiiiiiiizzzzzzzzz!
ciao tesora! thank you sooo much! eh-eh, ho visto che hai scoperto che
la pubblico anche sul forum^^ bacioni e grazie ancora!), (fraaaa**thank
you! e poi i tuoi occhi non sono strabici... XDD poor pansy, eh,
sì.... sono cose che succedono... mi sento vecchia a dire
così^^ grazie tesor! bacions), Alice
Hale (thank
you, Fraaa!!** grazie mille... e poi i tuoi occhi non sono
strabici...XDD pansy... sono cose che succedono... che frase da
vecchia^^ bacions, tesora!),
Seilen91 (grazie
veramente di aver lasciato una recensione, adoro i tuoi -o le tue, non
so- drabbles, veramente, soprattutto quelli/e su H/G^^ e quell su
Dudley e Harry... veramente bello/a, bravissimaaa! grazie mille,
comunque... bacioni)
Grazie
a tutti, anche alle persone che hanno solo letto
-
Ginny Lily Potter -
ps:
volevo dire che forse cancellerò la ff 'I Malandrini del
1998', per cui, se non la vedete più, è
perchè è finita brutalmente nel cestino^^ non mi
piace com'è scritta e non mi piace la trama, magari in un
futuro(moooolto anteriore) la continuerò... grazie comunque
alle persone che hanno commentato, veramente tante grazie!
un'ultima
cosa...
Greg loves his yellow tie!
XDDD and me
too^^
|
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Capitolo 4 *** 4. ***
|
-
Prefazione: con questo capitolo vorrei far
capire che non ho disegnato il carattere di una Lily Mary Sue, anzi, e
per questo preferirei che le persone non mi mandassero MP o email nelle
quali criticano il carattere di alcuni personaggi, definendoli
‘ignobili e falsi, talmente tanto da parere copie di
Ginny’. Io accetto di buon grado le critiche, mi aiutano
molto, veramente tanto, ma, per favore, non insultate personaggi come
Ginny e Lily, definendoli (testuali parole, le bad words non sono mie)
‘tro*e senza pudore’.
Per cui, gradirei che QUELLE persone, che non si
firmano neanche, la smettessero di mandarmi mail. Non intendo
più parlarne, se a voi va bene, bene, sennò, non
leggete la storia.
|
The Tales of
Hogwarts’ Houses
- New Generation’s
Real Adventures -
4. Potters
everywhere and lesson like Remus Lupin
Era passato qualche giorno dalle selezioni, e Lily era più
entusiasta che mai.
Era in Sala Grande, a bere il suo quotidiano bicchiere di succo di
zucca,
quando planò di fronte a lei un gufetto biancastro, che
rotolò fino al piatto
di Dominique, tre file più in là.
“Lee, credo che Leo sia qui per te” le disse,
portandole l’animaletto,
leggermente stranito.
“Grazie Dommie… ehi piccolo Leo, come va da Zio
Ron?” gli disse, estraendo dal
nastro rosso, la lettera.
“Bene, sono sicura… con Zia Hermione poi, figuarti
se ti fa torcere una piuma
dallo Zio ” sorrise, aprendo la lettera ed iniziando a
leggerla.
Cara Lily,
ho saputo che sei diventata Cercatrice!
Complimenti, tesoro mio, sono felicissma!
Mi hanno detto che hai tenuto testa perfettamente a Jim e
Al… brava Lee! Noi
Weasley siamo molto più potenti e carismatiche di quei tre
Potter che ci
ritroviamo in famiglia…
Papà sta bene, vi saluta tantissmo e vi manda un grosso
bacio.
Sai, l’altro giorno è andato con Ron nello stadio
di Quidditch fuori Londra,
per un’ispezione improvvisa.
Non hanno trovato nulla, in compenso i Giocatori dei Tornados che erano
in
campo li hanno fatti giocare.
Credo che Harry abbia tirato fuori il Cercatore che era, facendogliela
vedere.
Non ho mai amato particolarmente i Tornados, così pure tuo
padre, sono troppo
vanitosi.
Uh, ci vedrete tra poco, non chiedermi perché…
Come stanno Al e Jamie? L’anno scorso Jim non usciva con una
Tassorosso, per caso?
Mmh… mi sto insospettendo…
No, dai, lasciamoli in pace, poverini!
Tu, Lee, come stai? Sei riuscita a finire il tema di Trasfigurazione?
Sono sicura di sì, al massimo ti avrà dato una
mano James, è sempre stato bravo
in quella materia, come te ed Albus, d’altronde.
Salutaci tanto Neville e Minerva, Lily, e dai un grande abbraccio da
parte mia
e di Harry ad Hagrid.
Sono orgogliosa della mia nuova Cercatrice,
tanti baci
Mamma Ginny
Lily rilesse la lettera per tre volte, prima di avviarsi verso la Sala
Comune,
dopo la colazione.
“Al, ehi, Al! La mamma ti saluta tanto… Jamie,
pure a te!” disse ai fratelli,
uscendo contenta dalla Sala Grande.
“Glacie,Gligli…” rispose James, a bocca
piena.
“Potter, chiudi quelle fauci… non è un
bello spettacolo” lo rimbeccò Emily,
sprezzante.
Il ragazzo ingollò il boccone di croissant che aveva
morsicato, più velocemente
possibile.
“Mamma mia, Baston! Sei acida anche di prima
mattina… ma a cosa ti ha svezzato
tua madre, sarcasmo e limoni?”
“Ah-ah-ah… molto divertente, ma
imperfetta… i limoni sono as-”
“Basta! Grazie mille Baston, ma non mi interessa.
E ora, addio, mia prode compagna Caposcuola, il coraggioso James Potter
va a
farsi una doccia, sperando di non venir rapito da nessuna donzella che
gli
tende un agguato proprio nel bagno, per deliziarsi con la vista dello
splendido
viso di Messer Potter” dichiarò teatralmente,
inchinandosi davanti ad Emily,
che lo guardò dall’altro in basso.
“James, quante volte ti ho detto di abbassare la
cresta?” disse un uomo, appena
entrato nella Sala Grande, seguito da un gruppo di persone,
“E poi per deliziarsi della vista del tuo viso si
può benissimo andare ad
estrarre dai vasi qualche Mandragora, ti giuro che l’effetto
è lo stesso…”
aggiunse un rosso.
“Ehi! Voi due! È sempre mio figlio!” li
rimbeccò una donna, incrociando le
braccia, ma tradendo un sorriso.
“Papà…? Mamma…?! Zio
Ron…?!?” esclamò James, girandosi di
scatto.
“Contento di vederci, eh? Ma non stavi galantemente andando
via, cercando di
sfuggire alle tue spasimanti?”
“Papà, stavo andando galantemente via
perché dovevo farmi una doccia ed in
bagno sfuggire alle ragazze” puntualizzò,
scompigliandosi i capelli,
riprendendosi dallo schock di ritrovarsi davanti i genitori e lo zio.
“Ciao Rosie, la mamma ti saluta moltissimo” disse
Ron, abbracciando sua figlia,
“dov’è Hugo? Non dirmi che hanno fatto
su qualche altro guaio…”
“No, non credo. Lily è appena uscita…
come va al lavoro, papà?”
“Niente di particolare… l’altro giorno
abbiamo battuto i Tornados ad una
partita a Quidditch! Avresti dovuto vedere lo Zio Harry, Rosie! Ha
preso il
Boccino davanti al naso dell’altro Cercatore!” si
esaltò Ron.
“Bravo pa’, bravo zio… scusate, devo
andare ad Artimanzia, a dopo! Ciao Zia!”
li salutò Rose, abbracciandoli e scappando fuori.
“Potter! Contro i Tornados?” si intromise la
McGrannitt, da sempre esperta e
fanatica di Quidditch, “se non sbaglio il Cercatore dovrebbe
essere Richard
Ritches…”
“Esatto Minerva… ha visto la partita di
giovedì scorso, i Pipistrelli di
Ballycaslte contro le Appelby Arrows? Che vittoria per le
Arrows!” esclamò
Ginny, avvicinandosi alla Professoressa.
“Proprio una bella partita! Anche se la vostra contro le
stesse Arrows è stata
una delle migliori della storia… hai segnato ventisette
goal! Me la ricordo
ancora”
Ginny sorrise, contenta che la professoressa si ricordasse delle sue
imprese da
Giocatrice nelle Harpies.
“Oh… già! Caspita, lì Ginny
è stata una favola!” esclamò Harry,
cercando i suoi
figli con lo sguardo, “dove sono Albus e Lily?”
“Lily è uscita un attimo fa e Al era
qui…” rispose James,.
“Papà!” disse il secondogenito di Harry
Potter, spuntando da tavolo dei
Corvonero.
“Ehi, Al! Come va?” lo salutò,
abbracciandolo.
“Ciao tesoro” gli sorrise Ginny, baciandolo sulle
guance.
“Bene… sono stanco morto…
l’altro giorno abbiamo fatto le selezioni e quel
pazzo di James ci ha fatto lavorare un sacco…”
“Jimmy? Ma non era per la politica del poco sforzo?”
“Fortunatamente ha cambiato…” disse
Ginny, guardando torva il figlio più grande
che parlava con una Grifondoro, ammiccando.
Harry le rivolse su occhiata complice e guardò James e la
ragazza.
“Non è la figlia di-”
“Romilda Vane, se mio figlio ci porta a casa
l’erede di quell’odiosa lo
disintegro!” sussurrò all’orecchio del
marito.
“Nahh… non preoccupatevi, non credo gli
interessi” li tranquillizzò Albus, “e
se percaso lo facesse, mamma, ci sarebbe lei” e
indicò con il capo Emily, che
stava guardando schifata Potter e la Grifondoro, “che lo
disintegrerebbe”
“Le piace James?”
“Ma va! Lo distruggerebbe in un qualunque momento! Figurati!
E che le piace
criticare ogni cosa che fa Jimmy” spiegò Al,
ridacchiando.
“Ah! Ma è lei quella con cui si stava
vantando!” esclamò Harry, collegando le
scene.
“Si, proprio lei, il nostro Portiere”
“Come si chiama?” domandò Ginny,
guardando Emily.
“Emily” rispose Albus, “scusate, mi
stanno chiamando…”
“Ehi, ehi! Perché prima eri al tavolo dei
Corvonero?”
Albus fece spallucce.
“Una ragazza mi aveva chiesto se avevo ritrovato il suo libro
per terra, ci
eravamo incontrati qualche giorno fa… a dopo” li
salutò, andando da Jude.
Harry e Ginny si guardarono sottecchi.
“Dici…?”
“Non lo so, si vedrà” rispose la moglie,
mentre si dirigevano insieme verso il
tavolo degli Insegnanti, seguendo la McGrannitt e Ron che discutevano
di
Quidditch.
*°*
Lily stava correndo per il corridoio, con la sacca sotto braccio, per
raggiungere Dominique.
Aveva saltato il pranzo perché era dovuta rimanere nella
Serra ad innaffiare le
piante dopo Erbologia, dato che il Professor Paciock era malato.
“Dommie! Ferma!” la chiamò, con il
fiatone.
“Sì? Oh, ciao Lee!”
“Ciao.… che corsa! Dove stai andando?”
“Incantesimi, tu?” rispose, svoltando
l’angolo.
“Difesa Contro le Arti Oscure… ma Vitious ha
chiarito quella faccenda con Ruf?”
“Quale?… ah sì! Quella della
materia!”
“Sì… com’è che
era? È nata prima Storia della Magia o
Incantesimi?”
“Sì! Che ridere quando ne discutevano in classe!
‘No, Filius, senza Storia
della Magia, Incantesimi non sarebbe mai esistito’,
‘Macchè, Ruf, come
avrebbero fatto sennò i maghi
dell’antichità a scrivere sulle pergamene e a
fare magie?’…” rise Dominique,
ricordando la scena.
“Per un attimo, quando sono entrata, pensavo stessero
discutendo di donne,
tanto gridavano”
“Vero! E poi è arrivata la McGrannitt a sbollire
gli spiriti. Ciao Lee, ci
vediamo dopo” aggiunse la bionda, dirigendosi a sinistra.
“Oh, vai di qua? Ciao allora, buona lezione” le
salutò Lily, camminando verso
l’Aula di Difesa.
Aveva cercato di far dimenticare alla cugina la faccenda di Hidalg, ma
non era
sicura di esserci riuscita del tutto.
Era ancora assorta nei suoi pensieri, quando Hugo le battè
una mano sulla
spalla, facendola sobbalzare.
“Ehilà! Come va?” chiese allegro il
ragazzo.
Lily corrugò le sopracciglia.
“Come mai così contento?” chiese,
entrando in classe.
“Sono sempre contento, io! Perché ti
stupisci?” ribattè il rosso, sedendosi
vicino alla cugina, in ultima fila.
“Non so… sembri più strano”
disse, scrollando le spalle e dondolandosi sulla
sedia.
Il Professore si avvicinò, senza che i due ragazzi vedessero.
“Signorina Potter, Signor Weasley, vi pregherei di far
silenzio e di seguire la
lezione” disse, ritornando verso la cattedra.
Lily sgranò gli occhi e per poco non cadde a terra.
“Pa… Professor Potter?”
esclamò, mentre anche Hugo spalancava la bocca,
allibito, “ma non ci ha detto che era arrivato”
“Invece sì, solo che voi non eravate in Sala
Grande, questa mattina” spiegò
Harry, prendendo in mano la bacchetta, “e ora, alzatevi da
quei banchi e venite
con me” ordinò, uscendo dalla classe, con il
mantello frusciante da Auror.
Lily sorrise, non sapeva che ci fosse suo padre.
“Forte! C’è lo Zio Harry!”
esclamò Hugo, alzandosi talmente veloce che la sedia
si ribaltò.
“Meglio così… le sue lezioni sono
sempre più interessanti” replicò Lily,
seguendo il resto della classe fuori dall’aula.
Harry si fermò in mezzo al corridoio, bussando ad una porta.
“Permesso?” disse, aprendola leggermente.
“Entra, entra, Harry… noi abbiamo
finito” rispose Ron, con i Serpeverde e i
Tassorosso del quinto anno.
“Grazie, l’hai lasciato lì dentro,
vero?”
“Senza dubbio… non pensavo non sapessero ancora
combatterlo, noi abbiamo
imparato al terzo anno” gli bisbigliò, passandogli
accanto e uscendo, con i
Serpeverde e i Tassorosso.
Harry lo salutò e si rivolse alla classe.
“Allora, se non sbaglio siete di Grifondoro e Serpeverde,
quarto anno, giusto?”
Tutti annuirono.
“Benissimo, avete fatto i Mollicci?”
“I che?” esclamò un Serpeverde.
“Evidentemente no… i Mollicci” disse
Harry, grattandosi una tempia, “ sono-”
“Potty Potty e i figlioletti! Potty Potty! Potty Potty e
Lenticchietta! Potty
Potty!” canticchiò Pix, svolazzando sopra le teste
di Harry e dei suoi
studenti.
“Buongiorno Pix, è da un po’ che non ci
vediamo… a giugno mi sembra tu sia
rimasto chiuso in un armadio per qualche mese” lo
salutò Harry, ridacchiando.
Il poltergeist arricciò il naso.
“Prongie II non è stato molto
divertente…”
“James? Pensavo fosse stata Lily!” disse il
Professore, alzando le
sopracciglia.
“È stato James! Doveva vederlo, Professor
Potter!” esclamò un Grifondoro,
ridendo.
“Ah sì? Bè, è tutto suo
nonno” rise Harry, scrollando le spalle.
Pix, che non amava venir ignorato, cercò di attirar
l’attenzione infilando in
una serratura una gomma da masticare.
Harry si ricordò del Professor Lupin e una fitta tremenda
gli ferì il cuore.
Cerò di non darlo a vedere, facendo quello che Remus avrebbe
fatto al posto
suo.
“Se fossi in te, Pix, toglierei quella cicca dalla toppa, o
la Professoressa
Cooman non riuscirà più ad uscire dal
bagno”
“Se fossi in te, San Potter, sarei già scappato a
gambe levate, dopo un
matrimonio di vent’anni con una Lenticchietta e tre figli
pesti”
“Sai Pix che stai invecchiando?”
constatò Harry, “una volta avresti accolto con
piacere tutti gli studenti malandrini come te”
Pix sbuffò, offeso.
“Ecco un piccolo ed utile incantesimo… vi prego di
osservare attentamente”
disse il Professore, rivolto ai ragazzi,
“Waddiwasi!” disse, con un fluido
movimento della bacchetta.
La gomma che il Poltergeist aveva appiccicato nella serratura
schizzò su per la
narice di Pix, che, colto di sorpresa, fece un balzo e
fluttuò via, imprecando.
“E mia moglie non è una Lenticchietta!”
gli gridò, guadagnandosi una
linguaccia.
Tutti gli studenti risero, un po’ per la strana situazione,
un po’ per la
felicità di avere per qualche lezione il Professor Potter.
“Allora, mi stavate dicendo che non avete mai affrontato i
Mollicci, giusto?”
Harry entrò in Sala Professori e spostò
l’armadio che vi era stato posto il
giorno prima, al centro della stanza.
“Esatto, Professor Potter”
“Mh… innanzitutto dovete sapere che i Mollicci
sono-”
“Mutaforma, assume l’aspetto della nostra
più grande paura”
Harry era girato di schiena e non vide che sua figlia, nel rispondere
glia
aveva rivolto un’occhiata di sfida: l’Auror
l’aveva ripetuto talmente tante
volte che oramai tutti i suoi figli lo sapevano a memoria.
“Corretto, Lily” disse Harry, “Dovete
sapere che questa creatura teme le
risate… sì, proprio le risate! Ripetete con me la
formula, così da impararla.
Riddikulus!” esclamò.
“Riddikulus!” dissero gli studenti, senza troppa
convinzione.
“Ancora, ancora, più forte, su!”
“RIDDIKULUS!”
“Perfetto ragazzi! Molto bene! Allora… il
Molliccio che è nell’armadio si sarà
già trasformato?”
“Logicamente no!” esclamò la rossa,
quasi indignata per la domanda.
Gli studenti soppressero le risate e il Professore cercò di
non sorridere.
“Per cui c’è un vantaggio, dato che il
Molliccio si trasformerà solo quando ci
avrà davanti, o meglio, quando avrà davanti uno
di noi… chi mi dice il perché?”
Lily si era stufata di rispondere, così stette zitta.
“La semplice motivazione è che si sentirebbe
confuso, dato che siamo in molti
ed è assai difficile codificare le nostre paure”
rispose Hugo, in una perfetta
imitazione di sua madre e sua sorella, con tanto di alzata di mano
fulminea.
Harry strabuzzò gli occhi, ridendo, mentre gli studenti
facevano lo stesso.
“Be’, Hugo, hai detto bene… ora, se
volete disporvi in fila… bene, possiamo
cominciare” disse il Professore, parandosi davanti
all’armadio, “uno per volta
dovrete venire vicino a questo armadio, che io avrò aperto,
e da cui uscirà un
Molliccio, va bene?”
La classe annuì.
“Dovrete pensare ad una cosa che vi ha fatto ridere, un
pensiero giocoso e
tenerlo bene in mente… poi potrete dire la formula, tutto
chiaro?” spiegò
Harry, “dai vieni tu, Sean”
“Io? Per primo?” disse entusiasta il ragazzo.
“Sì, dài… qual è
la tua più grande paura?”
“La mia più grande paura… che mio
papà si arrabbi quando gli dirò che non
voglio giocare a Quidditch, almeno per quest’anno”
rifletté Sean.
“Sei il figlio di Oliver?” sorrise Harry,
ricordando il suo Capitano.
Il biondino annuì, sorridendo storto.
“Bene… sei tu che l’anno scorso hai
incantato la Pluffa e le hai fatto
inseguire il Portiere dei Tassorosso, facendola rimbalzare sulla sua
testa?”
“Sì… una settimana di
punizione!”
“Bene… cioè, male per la tua punizione,
ma bene per noi, pensa a tuo papà
inseguito da una Pluffa incantata” disse Harry, cercando di
trettenere le
risate al pensiero di quel ligio Portiere inseguito dalla sua amica
Pluffa.
Sean chiuse gli occhi.
“È nella tua mente?”
Il ragazzo annuì e Harry puntò la bacchetta verso
l’anta di legno, pronto.
“Allora sei pronto, al mio tre aprirò
l’armadio, non dovrai far altro che
recitare la formula… uno… due… tre,
adesso!”
Rapidamente, il Professore spalancò l’armadio e ne
uscì fuori Oliver Baston,
infuriato, vestito con la divisa del Quidditch, che fissava minaccioso
Sean.
Il ragazzo fece un’espressione strana, ma non
arretrò.
“Riddikulus!”
Un getto di scintille sprizzò dalla bacchetta e un suono,
simile ad uno
schiocco di frusta, rimbombò nella stanza.
Oliver stava correndo, inseguito da una Pluffa gigante.
I ragazzi risero, e fu il turno di un Serpeverde, Clovis Zabini.
Il Molliccio si trasformò in un gatto gigante, facendo
arrossire il ragazzo.
“Riddikulus!”
Il gatto divenne un gomitolo di lana bianca con le zampe e due orecchie
rosa,
per poi ritrasformarsi in un Tritone, di fronte a Jenna Goldstein.
Il Tritone divenne una Sirena con la barba, e poi un Troll vestito da
bambola,
un topo con la proboscide…
Finchè i due cugini non si posero nello stesso momento di
fronte al Molliccio,
che rimase spaesato.
Si trasformò in un ragno, poi in una scala altissima, in uno
scorpione e in una
cavalletta.
Hugo e Lily se la ridevano della grossa, puntando le bacchette contro
il
Molliccio confuso, che, alla fine, diventò una mezza lumaca,
nemmeno
lontanamente spaventosa.
Tutti risero, nel vedere il lumacone con addosso i vestiti di Pix e
quello fu
il colpo di grazia che lo fece disciogliere.
“Bene! Molto bene! Come vedete, Hugo e Lily si sono messi
davanti
contemporaneamente, confondendo le idee del Molliccio… bravi
ragazzi, sono
molto contento, ci vediamo alla prossima lezione! Per
venerdì farete un
riassunto sui Mollicci” disse Harry, facendo uscire dalla
classe i ragazzi.
Lily e Hugo lo aspettarono.
“Papà! Non mi avevi detto che saresti
venuto!” esclamò la ragazza,
abbracciandolo.
“Come no! La mamma l’aveva scritto nella
lettera… ehi Hugo, come va?”
“Bene Zio, sai che abbiamo inventato un nuovo scherzo?
È troppo bello! Lee,
glielo facciamo vedere?” rispose eccitato il figlio di Ron.
Chiacchierando di futili ma allegri argomenti, Harry, Lily e Hugo si
avviarono
verso la Torre del Grifondoro.
Grazie
a tutti,
scusatemi se non ho il tempo di ringraziare uno per uno, ma devo
correre a
canto, perdonatemi! Ditemi cosa ne pensate dei personaggi, se vi va, mi
farebbe
piacere!
Bacioni
-Ginny
Lily Potter-
|
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Capitolo 5 *** 5. ***
The Tales of
Hogwarts’ Houses
- New
Generation’s Real Adventures -
5. Broomsticks
and
rocks' party
Albus stava camminando rapidamente per i corridoi, era in ritardo e
doveva
rientrare in Sala Comune.
La riunione dei Prefetti era durata molto più del solito, e
ormai la Signora
Grassa, dopo una certa ora, non si svegliava più.
Rose non era andata, si era sentita male nel pomeriggio e Madama Chips
le aveva
consigliato di rimanere a letto.
Albus accellerò il passo, udendo Pix fischiettare.
Non aveva intenzione di doversi fermare per quel poltergeist matto.
“Lenticchietta, Potty Potty e Lenticchietta”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si nascose dietro
un’armatura.
Trattenendo il fiato, aspettò che Pix scomparisse dietro
l’angolo, per correre
verso la Torre di Grifondoro.
Saltò fuori dal nascondiglio e una voce esclamò:
“Ehi! Stai un po’ attento, Potter!”
“Malfoy? Cosa ci fai qui?” chiese Albus, girandosi
di scatto e sorridendo a
Scorpius.
“Quello che pressappoco stai facendo tu, perdo
tempo”
“Perdi tempo?” ribattè Albus, scettico.
Scorpius fece un gesto disinteressato con la mano.
“Ho deciso di smettere di dire parolacce, cazzeggiare
compreso”
“Motivo?” disse Albus, continuando a camminare.
“Ho deciso di diventare fine” rispose Scorpius,
scrollando le spalle.
Potter si mise a ridere.
“Tu? Ma stai scherzando?”
Il Serpeverde lo fulminò.
“Ti sembra che stia scherzando?”
“Ehi! Malfoy! Stai calmo”
Erano arrivati davanti al quadro della Signora Grassa, che si era
già
addormentata, con un espressione serafica sul volto paffuto.
“Oh no…” sibilò Albus,
abbandonando le braccia lungo i fianchi, mentre l’altro
sghignazzava.
“Allora, Potter, sei nei guai fino al collo?”
“Sta’ zitto, Scorpius!” rispose
bruscamente Potter, sedendosi su pavimento di
pietra.
Malfoy trasalì, sbiancando.
“Ti avevo detto di non chiamarmi così”
replicò gelido, dirigendosi verso i
sotterranei.
Albus si alzò rapidamente e inseguì Scorpius,
raggiungendolo facilmente.
“Scusami! Giuro, Malfoy, non l’ho fatto apposta!
Promesso, non ti chiamerò mai
più così!” si scusò Albus,
trattenendo il Serpeverde per la manica.
Scorpius lo squadrò, strappando di mano ad Al la divisa.
“Va bene, Potter, ma ora toccherà a me chiamarti
per nome…” ridacchiò,
ritornando verso il ritratto della Signora Grassa.
Potter sbuffò, ma acconsentì.
“No, no… sceglierò io quando
farlo” replicò Scorpius.
“Ma…! Ma non vale! Io non l’ho fatto
apposta!”
“Eh-eh, non mi interessa, Potter, fatto sta che
l’hai fatto, ed è questo che
conta”
Si sedettero entrambi vicino all’entrata della Sala Comune di
Grifondoro,
contro la pietra della parete.
“Chissà perché non ti piace il tuo
nome…” disse Albus poco dopo, rompendo il
silenzio.
Scorpius lo guardò sottecchi.
“Chissà perché a te non piace il
tuo…”
“Ah-ah-ah, intendo…”
“Ho capito cosa intendi, non sono mica ottuso come
te!” ribattè Malfoy.
“Come sempre simpatico…”
“Tanto ormai sei abituato, cosa
t’importa?” disse Scorpius, facendo spallucce.
L’altro ridacchiò ed estrasse dalla tasca della
divisa un pacco di
GelatineTuttiGusti+1.
“Ne vuoi una?” le offrì, prendendone
qualcuna.
“Mhm… grazie…” disse
Scorpius, afferandone una e ficcandosela in bocca,
“spinaci cotti, sempre questa caramella…”
“Almeno sono meglio del solito cerume… Muschio,
niente male” assaporò Albus,
leccandosi le labbra, “stavamo dicendo? Ah, sì, i
nomi…”
“Ecco… saltiamo l’argomento a
piè pari, che ne dici?”
“Non se ne parla neanche… io ti chiamo Malfoy e tu
mi chiami Potter perché
abbiamo fatto un’accordo, ma voglio sapere perché
non ti piace il tuo nome”
“Scusa, ma hai capito come mi hanno chiamato? È un
nome a dir poco ‘pesante’!”
esclamò Scorpius.
“Nah, non peggio del mio, direi…”
borbottò Albus, mentre mangiava un’altra
gelatina, “bleach! Fango di palude…”
“Mhm! È la preferita di mio padre!”
Potter lo guardò di sbiecò, sputando la caramella
e mettendola in una tasca.
“Fango di palude?”
“Sì… non ho mai capito se lo sia
davvero o se lo dica per far ridere mia madre”
riflettè il biondo, passandosi una mano tra i capelli.
“Ridono per poco, i tuoi”
“Parla lui…” ribattè una voce
stanca, proveniente da dietro l’angolo.
Albus scattò in piedi.
“Chi è?”
“Stai calmo, Al, sono io” gli disse Rose Weasley,
avvicinandosi.
“E rimetti a posto quella bacchetta, per Diana!”
esclamò Scorpius Malfoy.
Al, ancora stranito, ripose la bacchetta nella divisa e si sedette.
“Cosa ci fai qui?”
“Sono tornata adesso dalla Biblioteca, stavo cercando un
libro di Erbologia…
domani c’è Paciock” spiegò
Rose, sedendosi vicino al cugino, “ciao Malfoy,
tutto bene? Cosa ci fate qui?”
“Sto facendo compagnia a Potter…”
“Stavamo discutendo di nomi… sai
com’è, ad averne uno come i nostri”
sbadigliò
Al, offrendo il pacchetto di gelatine anche a Rose.
“Grazie, ho già mangiato… e cosa
dicevate?”
“Mah, nulla…” borbottò
Scorpius, cercando di trattenere uno sbadiglio.
“Voi due siete stanchi morti ma non volete farlo
vedere… comunque, ho deciso
che, per abituarvi ai vostri nomi, vi chiamerò con il nome
intero per un mese!”
esclamò esntusiata Rose, battendo le mani.
Alcuni quadri borbottarono contrariati, per il rumore.
“Rosie! Non ci pensare neanche!” replicò
Albus, sgranando gli occhi.
“Nemmeno io, se è per questo!”
I due ragazzi incrociarono le braccia al petto, guardandola in
cagnesco, ma
Rose non si fece intimidire.
“E invece si, cari miei… Scorpius e
Albus” dichiarò convinta, “e ora
buonanotte, io me ne vado a dormire”
“E come, scusa? Non la vedi la grassona,
lì?” obiettò Scorpius, indicando con
il capo la Signora Grassa, che dormiva con in mano una bottiglia di
vino mezza
vuota.
“Ho già provveduto… prendo la scopa e
volo fino alla finestra del dormitorio,
Lily è in camera mia a fare i compiti, mi aprirà
lei” spiegò Rose, aprendo la
finestra più vicina.
Qualche pipistrello solitario entrò nel castello.
“Possiamo venire anche noi? Ti prego Rosie! Non voglio
dormire qua fuori!” la supplicò
Albus, alzandosi velocemente.
La cugina lo guardò, inarcando le sopracciglia.
“Voi? Tu e Scorpius?”
Il Serpeverde trasalì, sentendosi chiamare per nome.
“No! Io e Mago Merlino… perdinci, Rose,
certo!” ribattè Albus, piantandosi di
fronte alla riccia.
“Va bene, ma solo tu, Scorpius deve tornare nei Sotterranei,
non è vero?” Rose
marcò bene le ultime paro le.
“Senza dubbio, io devo tornare…”
deglutì il ragazzo, “ciao Rose, Potter…
a
domani” e si diresse verso le scale.
Appena sparì, Albus e Rose richiamarono la scopa della
ragazza, dato che quella
di Potter era in dormitorio.
“Sali, dài! Fai veloce”
Al inforcò la scopa, tenendosi per il manico, e
aspettò che la cugina montasse
dietro.
“Ci sei?” domandò, guardando nel buio.
“Sì… vedi? Devi andare a destra e poi
in alto” lo diresse la ragazza,
aggrappandosi a lui.
Albus si diede una spinta con i piedi e si librò in aria.
Arrivarono davanti alla finestra della stanza di Rose e bussarono.
Lily, assonnata e arrufata, aprì le ante sbadigliando.
“Dov’eri? Sono stata qui ad aspettarti per tre
ore…” chiese alla cugina,
stropicciandosi gli occhi.
“Scusa Lee, ero in Biblioteca… non
l’avrai detto alla Chips, vero?” rispose
allarmata Rose.
“È vero! Tu saresti dovuta essere a letto! Rosie!
Cosa ci facevi in Biblioteca?”
esclamò Albus, entrando nella stanza.
“Shhht! Taci, Al!” lo zittì la sorella
“dietro quelle tende ci sono quattro
sedicenni in piena tempesta ormonale! Pensa che disastro se ti
vedessero!”
Rosie trattenne a stento una risatina, slacciandosi la cravatta e
prendendo il
pigiama.
“Al, puoi uscire da lì… notte, grazie
Lee!” tagliò corto la Weasley, indicando
la porta.
Albus, che stava per ribattere, si girò e colse
l’occhiata della cugina.
“Buonanotte Rosie” dissero, prima di uscire
rapidamente.
Lily si diresse verso i dormitori del quarto anno, salutando il
fratello e
abbracciandolo.
“Buonanotte Lee, ci vediamo domani… se hai bisogno
basta chiamarci, te lo
ricordi, vero?” le disse, intenerito.
“Certo, grazie Al, buonanotte”
Appena Albus scese le scale, scivolando sui gradini divenuti lisci e
imprecando
a bassa voce, Lily sospirò divertita.
“Non capiranno mai che non ho più nove
anni…” sorrise, entrando nella sua
stanza.
*°*
Era una mattina soleggiata, una di quelle che ti fanno venire voglia di
lasciare tutto e correre nei prati, dimenticando i problemi quotidiani.
James Potter si svegliò presto, come ogni domenica,
invernale o estiva che sia,
pronto per uscire prima di tutta la scuola
Nel dormitorio, Jude, Ephram e Fred dormivano ancora, russando tra le
coperte.
Il ragazzo scese silenziosamente dal letto, liberandosi del piumone e
delle
tende vermiglie, afferrando un paio di pantaloni e una camicia e
dirigendosi in
bagno.
Si vestì rapidamente, uscendo dalla stanza; arrivato in Sala
Comune, James
prese la sacca che il giorno prima aveva nascosto sotto una poltrona e
varcò il
buco del ritratto.
Winky comparve davanti a lui, con un grembiule giallognolo e
l’ampio sorriso
sulle labbra sottili.
“Winky ha portato a James Potter la colazione,
signore” gracchiò allegra,
porgendogli un pacchetto.
“Grazie Winky, ora devo scappare, a dopo!” la
ringraziò James, correndo fuori
dal castello.
L’erba del Parco era brinata, quel giorno faceva
più freddo del solito e ormai
la stagione fredda era alle porte.
James andò in riva al Lago Nero e si nascose dietro un
albero alto, poggiando
la sacca per terra ed iniziando a spogliarsi.
Rabbrividiva, la pelle si era accapponata come quando gli facevano il
solletico, ma si tolse anche i pantaloni, rimanendo in costume, a
braghini.
Si era cambiato la sera prima, per non dover gelare completamente il
giorno
dopo.
James si diresse silenziosamente in riva al Lago e immerse un piede
nell’acqua,
ritraendolo subito.
Guardò la collina: il sole non era ancora sorto, ma
l’acqua non era poicosì
fredda.
“Uno… due… tre!”
sussurrò per farsi coraggio, ma non si buttò,
sbilanciandosi
solo.
Sbuffò e, senza pensare, si tuffò in acqua: il
gelo gli punzecchiava le membra,
ma lui rideva, confortato da quella sensazione famigliare.
Iniziò a nuotare, lentamente, poi sempre più
veloce, percorrendo tutto il
perimetro del Lago, senza addentrarsi troppo: al secondo anno la
PiovraGigante
gli aveva fatto capire che non era molto ben accetto.
Sentì gli urletti lontani delle Sirene, relegate nel
profondo, gli Avvicini tra
le alghe molli e verdi.
Dopo un’ora, James uscì dal Lago, bagnato
fradicio, ma come sempre, sentendosi
fresco e vivo.
Ritornò dove aveva nascosto la sua sacca e ne estrasse un
asciugamano rosso e
oro, con su ricamate le iniziali di suo padre.
Si sedette sulla riva e guardò il sole sorgere, avvolto nell
panno, tranquillo,
pensando a quello che avrebbe fatto quel giorno.
Si liberò dell’asciugamano e si
arrampicò su una roccia, incurante del freddo,
pronto a rituffarsi.
“Potter?”
James si girò di scatto, turbato, e perse
l’equilibrio, cadendo all’indietro.
“O Cielo! Potter!” esclamò preoccupata
Emily, correndo verso il Lago e
sporgendosi dallo scoglio.
Solo delle bolle affioravano in superficie e la ragazza non ci
pensò un secondo
di più, si levò il mantello e le scarpe e si
buttò nell’acqua.
Nuotò in apnea in lungo ed in largo, ma non vedeva James.
Ritornò a galla e trasse un lungo respiro, prima di
rimmergersi.
Non ce la faceva più, il maglione impregnato
d’acqua la traeva nel profondo del
lago, e nessun movimento l’aiutava; non respirava, il torace
compresso le
tappava i polmoni.
Si sentì afferrare da due braccia forti, che la riportarono
in superficie, e la
sdraiarono sulla terra.
James le premette le mani sul torace, facendole sputare
l’acqua gelata e tossire.
Emily ansimò e il ragazzo le strappò la cravatta
e le tolse il maglione,
cercando di farla respirare.
“G-grazie…” mormorò, con gli
occhi chiusi.
James tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi cadere vicino
alla compagna
Grifondoro, a braccia aperte.
“Baston, mai più… non farmi preoccupare
così mai più!” biascicò,
respirando
freneticamente.
La ragazza non rispose, troppo stanca, ma tentò di
sorridere, sputando acqua e
riscosse James, che si avvicinò rapidamente.
“Baston, ti porto in Infermieria”
dichiarò, con un tono che non ammetteva
repliche.
In costume, prese delicatamente in braccio Emily e si avviò
veloce verso il
castello.
grazie a tuttiii!!!!
scusate se non ho il tempo di rispondere... devo
correre a studiare mate :)
a special thanks to Sweet
Anny, ninny, Tigerlily, Ceci Weasley, jaily, SakiJune, AD23, Fairydreams, cesarina89, Alice Hale
e HarryEly.
grazie mille delle
recensioni!
-Ginny Lily Potter-
|
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Capitolo 6 *** 6. ***
The Tales of Hogwarts’ Houses
- New Generation’s Real Adventures
-
6. Hot
behaviours
and James' wrong choice
“Non penso che si senta molto bene, Professore”
constatò Lily, sostenendo
comprensiva Jenna, la sua compagna di Casa, figlia di Anthony
Goldstein, verde
come le foglie di Mandragora.
“Ecco… esattamente Signorina Potter, che ne dice
di accompagnarla in
Infermeria? Avrei un po’ di cose da
fare…” squittì Lumacorno, defilandosi.
Lily sospirò, prese Jenna per le spalle e, tenendole un
panno sotto il mento,
le fece scendere le scale.
“Ehi! Serve una mano?” chiese Hugo, avvicinandosi
alla cugina e ritraendosi
quando vide il volto Jenna.
“C-cos’ha?” mormorò, cercando
di guardare da un’altra parte.
“Hugo!
Non ti facevo così schizzinoso! Ha bevuto per sbaglio una
pozione di
Leroy Jordan!
Quel mascalzone…” esclamò Lily,
afferrando per un braccio il
cugino e costringendolo a sostenere Jenna.
Hugo fece una smorfia e sostenne la ragazza, accompagnandola in
Infermeria.
“Madama Chips! Madama, Jenna si è sentita
male!” chiamò Lily, stendendo la
compagna, che aveva assunto una sfumatura verde oliva, su un lettino
vicino
all’entrata.
“Oh santa ragazza, cosa le è successo?”
ansimò la Guaritrice, prendendo da una
ribaltina qualche asciugamano e due flaconi pieni di liquido rosso e
blu.
“Madama, ha bevuto per sbaglio un intruglio che aveva trovato
in Sala Comune…”
disse Hugo, restando vago.
“E chi è stato a lasciarlo
lì?” infierì, facendo inghiottire a
Jenna un
cucchiaio di medicinale blu, che le fece riacquistare il suo colore
originario.
“Ecco… noi no-” iniziò a dire
Lily, quando vide Emily stesa in un letto lì
vicino, “cosa ci fa lei qui?”
“Lee… è stata male in
acqua…” le rispose suo fratello, cercando di
apparire
indifferente e di mantenere la sua voce normale.
“Jamie!” esclamò Hugo, lasciando Jenna
alle cure di Madama Chips e
avvicinandosi ai cugini.
“Eh… io ero andato a fare la mia solita nuotata,
lei è comparsa all’improvviso
e io sono caduto in acqua… ha pensato che stessi affogando e
mi ha aiutato,
però… la divisa…”
spiegò James, guardando fuori dalla finestra.
“Oh per Morgana! Però sta bene, no?
Vero?” chiese Lily, con gli occhi
spalancati di paura.
“Sì, sì… sta solo riposando,
non vi preoccupate… riavremo quel rompipluffe del
nostro Portiere…” cercò di scherzare
James.
Lily, sentendo quelle parole, s’infervorò.
“Non pensare al Quidditch in un momento come questo! Ma
sei-”esclamò la
sorella, arrabbiata, ma Hugo la interruppe.
“Lee, smettila, sai benissimo che non intendeva
quello… datti una calmata, si
sveglierà, ma non urlare!” la sovrastò
il cugino, conoscendone l’impulsività.
Lily lo guardò storto, ma stette zitta, in piedi con le
braccia incrociate al
petto.
Madama Chips arrivò poco dopo, frenentica, e li mando via,
lasciando in
Infermieria solo il più grande dei fratelli Potter, che
doveva aspettare che
Emily si svegliasse.
*°*
“No, stop… cos’ha fatto mio
figlio?” chiese Ginny, togliendosi le protezioni di
Quidditch.
“Te l’ho detto! Ha salvato la figlia di Baston,
Emily! Cielo, Ginny, sei
sorda?” le ripetè Ron, mettendo a posto le scope
della scuola.
“Emily? Ma non la odiava?”
“Guarda che si salvano anche le persone che si odiano, cara
mia…
doppiogiochiste che siano….” grugnì
Ron, ripensando a Malfoy e alla sua stempiatura,
con un ghigno sul volto.
“Che cosa stupida che ho detto… sarà la
stanchezza…” disse Ginny, pentendosi
per quello che aveva pensato.
“Probabile, ora che ne dici se raggiungiamo gli altri?
Dopodomani si torna a
casa e ho intenzione di stare un po’ con Rosie e
Hugo” propose Ron,
allacciandosi il mantello nero e facendo passare la sorella
dall’uscita degli
spogliatoi.
“Sei emozionato per la partita?” chiese Ginny,
avviandosi verso il castello.
“Sì, sì… saranno come sempre
i migliori…” s’inorgogliosì
Ron, gonfiando il
petto.
La sorella lo guardò con un sopracciglio inarcato,
ridacchiando.
“È Hermione che ti fa questo effetto,
Ron?”
“No, è Harry che mi ricorda che anche io sono
sulle figurine delle Cioccorane
ogni volta che gli chiedo di passarmi i biscotti…”
Ginny rise, entrando nell’Atrio, dove parecchi studenti
stavano ancora
discutendo, nonostante la tarda ora.
Lei e Ron si fermarono di scatto quando un ragazzo gli passò
velocemente in
parte, raggiungendo il grumo di persone.
“Su, tutti nelle proprie Sale Comuni…”
James Potter, comparso di scatto,
sollecitò gli studenti ad andarsene, con un cipiglio
arrabbiato.
Molti protestarono.
“Ehi Potter, da quando sei diventato come la
Baston?” lo schernì Hidalg Boot,
squadrandolo.
James si trattenne e cercò di mantenere un comportamento
composto, non poteva
permettere che quel Corvonero gli facesse perdere le staffe.
“Da quando, caro Boot, devo sostituirla”
sibilò sprezzante, prima di girarsi e
portare i Grifondoro nella loro Sala Comune.
“Tra cinque minuti scenderò di nuovo, se
vedrò qualcuno, anche un solo
studente, ancora in piedi, alla sua Casa verranno sottratti venti
punti, sono
stato chiaro?” ruggì, dal una scala del secondo
piano.
I Tassorosso, i Corvonero ed i Serpeverde rimasti filarono in tre
diverse direzioni,
lasciando Ron e Ginny fermi immobili.
“Q-quello era mio figlio?” mormorò
stranita Ginny, sgranando gli occhi.
“Direi proprio di sì…”
ridacchiò Ron, prima di entrare in Sala Grande e
prendere posto al tavolo dei Professori, dove la McGrannitt e Harry
stavano
parlando.
Ginny rimase immobile, sconvolta.
“Ok… quello era Jamie…
James… mio figlio… il teppista… quello
a cui piace
ridere… quello che duellerebbe con tutti in ogni
momento… ok, quello…”
*°*
Dea Canon stava camminando tranquillamente in cerchio nel suo
dormitorio.
La stanza era circolare, trovandosi nella torre, con le tende blu
ricamate a
disegni neri e le pareti di pietra tappezzate di manifesti:
gigantografie di
foto.
Una rappresentava le sue compagne di stanza in riva al Lago Nero,
sorridenti,
l’anno prima; un’altra, la squadra di Quidditch di
Corvonero, mentre giocava
contro i Serpeverde; un’altra ancora era in bianco e nero, e
raffigurava un
ragazzino biondo, con in mano una macchina fotografica. Suo zio Colin.
“Ehi, Dea! Cosa stai facendo qua da sola?”
esclamò Argelia, legandosi i capelli
castani in una treccia.
“Mhm… nulla, pensavo di sviluppare le foto della
gita di sabato” rispose,
prendendo in mano la sua macchina e scattando qualche fotografia
all’amica,
“che ne dici, ora o domani?”
Argelia, ormai abituata al flash, scrollò le spalle.
“Dopo, ora andiamo a mangiare, no? Dài, che ne hai
fatte abbastanza!” disse
l’amica, trascinando Dea fuori dalla stanza.
“Ehi, ehi! Piano, Gelly!” rise la Canon, facendosi
tirare giù per le scale.
“E non chiamarmi così che sembro una
TuttiGusti+1!” ribattè Argelia, dandole un
debole pugno sul braccio.
Continuarono a beccarsi fino all’uscita della Sala Comune dei
Corvonero, quando
un gruppo di ragazzini del primo anno, di ritorno dalle serre di
Erbologia, le
separò, passando tra loro due.
“Ti è andata bene, Dea” disse Argelia,
facendole una linguaccia, e l’amica
rise, entrando in Sala Grande.
La prima cosa che vide furono un paio di occhi verde brillante
sorriderle
luminosi.
Dea salutò Albus con un gesto veloce della mano, e si
sedette al tavolo di
Corvonero, mentre Argelia blaterva qualcosa, indistintamente, servendo
se e Dea
di due fette di torta.
“… e comunque, secondo il processo di
specializzazione categorica, dovuto alla
puntualizzazione filosofica del progresso della crescita, tu continui a
guardarlo come se fosse LUI la cagna in calore”
Dea si riscosse rapidamente, spalancando gli occhi.
“C-cosa? Non ho sentito, scusa Gel… e non parlare
così scurrilmente” biascicò,
cercando di concentrarsi sulla torta alla frutta nel suo piatto.
“Se-se-se… stavo dicendo che tu-”
“Saltiamo la parte della cagna, che ne dici?”
borbottò Dea, sbocconcellando la
sua colazione.
“Mhm… continui a guardare il Grifondoro
là, il tipo con i capelli neri… Albus
Potter?” spiegò Argelia, bevendo un po’
di latte.
Dea assunse un’aria indifferente e fissò
attentamente un acino d’uva.
“Credi che la importino, la frutta?” chiese
insicura.
Argelia sbuffò sonoramente e scrollò le spalle.
“Dea, smettila o giuro che ti incanto seduta stante! Mi fai
venire i nervi!”
sbottò, incrociando le braccia.
“… ci vediamo dopo, vado a fare qualche
foto” tagliò corto Dea, prendendo la
sacca e uscendo dalla Sala Comune, incurante delle urla di Argelia.
“Per la barba di Merlino! Non l’aiuto
più se fa così…”
esclamò Argelia, più a
sé stessa che agli altri, trangugiando un bicchiere di succo
di zucca.
*°*
Albus stava sfogliando un libro in Biblioteca: doveva consegnare entro
il
giorno dopo un tema di almeno un metro e mezzo sui Dissennatori.
Sbuffò e mordicchiò la punta della penna bianca,
rovinandola ulteriormente.
Suo padre gliel’aveva detto, esasperato, mentre sua madre
tratteneva a stento
le risate: “Al, non puoi continuare a comprare
quantità industriali di penne! O
te ne fai durare una, o non ti finanzio più”
Cercò di scribacchiare qualcosa sull’aspetto di
quegli esseri antropomorfi,
descritti sempre con un velo di paura negli occhi del signor Potter.
Per Albus era strano vedere gli occhi di suo padre, i suoi stessi
occhi,
impauriti. Harry Potter era l’ormai adulto
Bambino-Che-È-Sopravvissuto, l’eroe
che tutti dipingevano senza macchia e senza paura, in verità
così pieno di
difetti che un fogli di pergamena di dieci metri non li poteva
contenere tutti,
per Albus.
Glielo diceva sempre: “Papà, io e Jamie stiamo
pensando di scrivere un libro…
Come i figli di Harry Potter siano riusciti a sopravvivere al
Sopravvissuto”
“Attenti, che non siete ancora fuori di casa!”
ribatteva sempre Harry,
minacciandoli con il Profeta.
Un rumore lo distolse dai suoi pensieri.
“Cosa stai facendo?” chiese a sua madre, nascosta
dietro una libreria che
cercava di non far cadere nessun libro.
“Eh-eh, quello” rispose Ginny, mesta, senza
smettere di fissare una punto
dietro Albus.
Potter lo guardò stranito, inarcando un sopacciglio.
“Mamma! che stai facendo?” esclamò
sorpreso, quando lo vide poggiare un piede
su uno scaffale.
“Mh! Albus, sei stressante, e sono io la mamma, qua, chiaro?
Non ho fatto anni
di Quidditch per cadere da una libreria, sono ben preparata…
e ora togliti, mi
oscuri la visuale!” gli ordinò, arrampicandosi
più in alto.
Albus la guardava con la bocca spalancata, senza riuscire a proferire
parola.
“Porco Avvicino, mamma! Scendi giù da
lì!” le disse, cercando di fermarla.
Lei si girò irritata e lo squadrò.
“Albus Potter, per chi mi hai presa? Se ti vergogni basta che
tu non cerchi di
farmi scendere, io non cado e siamo tutti contenti”
replicò, quasi tristemente,
incurvando le labbra sottili in un sorriso storto, “e non
dire Porco Avvicino”
“Va bene…” lasciò perdere
Albus, ma non se ne andò.
Madama Pince era parecchio lontana, all’entrata della
Biblioteca: stava
litigando con Ephram, che sosteneva di non aver mai infestato la
Biblioteca di
tarli (“Madama! Le dico che se li avessi avuti, li avrei
prima usati per
mangiare la porta del dormitorio delle ragazze”).
“Allora?”
Ginny si girò, con un espressione interrogativa sul volto.
“Visto qualcosa?” le ripetè, senza
guardarla negli occhi.
La donna sorrise radiosa, contenta che suo figlio non si vergognasse di
lei e
che fosse rimasto lì.
“Mamma? Mi hai sentito?”
“Cos-? Ah, si, sì, Al…” si
riprese, ritornando a guardare un tavolo poco
lontano, dall’alto della libreria, “quello
lì, non è per caso tuo fratello?”
chiese, conscia del fatto che il ragazzo in questione era senza dubbio
suo
figlio James.
“Si, è lui e…”
iniziò Albus, guardando dalla stessa parte, “o mio
dio! Che
schifo!” esclamò con un moto di ribbrezzo verso il
fratello.
Ginny scosse la testa.
“Poteva scegliere meglio le persone con cui
‘pastrugnarsi’, come dice Ron”
disse sconsolata, “… la Vane… che
delusione, ragazzo”
Albus annuì, arrampicandosi anche lui su uno scaffale vicino
alla madre.
“Ma vedrai che tra qualche settimana non staranno mai
insieme… sono tutte così
le sue storie” cercò di consolarla, “ma
tu li stavi guardando da tutto quel
tempo?”
Ginny rise sommessamente e scosse la testa.
“No, volevo vedere se arrivavano a baciarsi, invece che
continuare a fare i
piccioni tubanti”
“E spennati” precisò Al, distogliendo lo
sguardo dal tavolo dove James era
parecchio occupato a fare tutt’altro che studiare.
“Che ne diresti di scendere? Non è che io abbia
poi così voglia di stare a
guardare mio fratello baciare una smorfiosa tutto il giorno”
Ginny si mosse, quel poco che permetteva ad un armadio di coprire la
visuale
del suo primogenito.
“No, dài, Al… ora non lo vedo
più, se ti sposti non lo vedrai nemmeno tu”
disse, ssbadigliando.
“Sei stanca? Oggi hai fatto lezione ai Serpeverde,
no?” le chiese suo figlio,
avvicinandosi.
“Si, e ho assistito al loro allenamento”
annuì, legandosi i capelli, “…
cambiando argomento, stavi dicendo che le storie di Jamie sono durate
tutte
poche settimane?”
“No, quella con Emil-”
Albus non aveva pensato, prima di rispondere a Ginny, e solo dopo si
accorse
che suo fratello si sarebbe arrabbiato non poco, sapendo il suo segreto
svelato: il suo segreto più segreto, quello che lo faceva
arrossire, quello che
lo cambiava dentro.
Ma sua madre era più che una buona madre, e aveva capito
che, chiedendo
qualcosa d’altro ad Al, l’avrebbe solo cacciato nei
guai: l’aveva capito dal
fatto che suo figlio era impallidito e si era zittito improvvisamente,
come
faceva sempre.
“Bella quella camicia, Al” disse, sorridendo
dolcemente e mettendogli a posto
il colletto.
Albus chiuse gli occhi, ringraziandola silenziosamente.
“Si, è bella…”
Sono
enormemente contenta di sapere che così tante persone
shippano
Emily/James!Io , sinceramente, li adoro tantissimo e spero di
non
deludervi con i prossimi capitoli dove loro prenderanno un posto molto
importante nella storia.
Un
Grazie
enorme a tutti! Specialmente a:
ninny
HarryEly
(non me n’ero accorta!fortuna che esisti!)
syriapotter
SakiJune
AD23
liserc
Elly
E
anche a
tutto il SunlitDays!
Bacioni,
Ginny
Lily Potter
|
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Capitolo 7 *** 7. ***
Edit:
wow** Prima di tutto ringrazio infinitamente tutti coloro che
recensiscono*______* Vi adoro!
Eh ho notato che voi adorate Emily** E Emily/James**
buahhsh... anche io li adoro troppo,
non so bene perchè...
The
Tales of Hogwarts’ Houses
-
New Generation’s Real Adventures -
7. I though you are a
bitch... but now I know that I've done a mistake
“Lodevole
il tuo impegno nell’aggiustarti quella divisa,
Hugo” disse Rose, emergendo da dietro il Profeta.
“Lodevole
anche la tua sempre più perfetta imitazione della mamma,
Rosie”
Suo fratello
stava cercando di annodarsi una cravatta e tentando di non soffocarsi,
davanti allo specchio della sua stanza.
“Invece
che sare lì a leggere il Poeta, potresti venire ad aiutarmi,
no?” borbottò contrariato, armeggiando con i lacci
oro e rosso del mantello.
“E
perdersi questo fantastico spettacolo? Non sia mai, cugino!”
esclamò James, uscendo dal bagno in canottiera.
“E
poi si chiama Profeta, cervellone…”
precisò Rose, senza alzare gli occhi dal giornale.
Hugo le fece
una linguaccia e tornò a guardare James, mentre si faceva la
barba davanti allo specchio.
“Ehi,
ehi, oh! Cosa ci fai tu qui? Questa è la mia
stanza” lo fermò, allontanandolo dal suo riflesso,
“… e quello è il mio
asciugamano!”
James rise e
si tolse dalle spalle il panno, passandoselo sul volto bagnato.
“Da
me non c’è il sapone… e così
ho pensato di farti visita, gentile, eh?” disse ironico,
passandosi una mano tra i capelli.
Hugo lo spinse
verso la porta, mentre James opponeva una debole resistenza e rideva
senza ritegno.
“Ok,
ora vado! Ma non vorrei che molte ragazze svenissero nel vedermi
vestito così…” riflettè,
guardandosi.
“Non
ti preoccupare, Jamie, quelle lì, di mattina, vedono ancora
i pony che stavano sognando… sono tutte
così-” borbottò Hugo, chiudendo la
porta alle spalle del cugino.
“…
terribilmente oche? Guarda che ti ho sentito, ingrato!”
ribattè Rose, con lo stesso tono occupato e con gli occhi
fissi su un articolo che parlava della nuova scoperta del naturalista
Scamandro.
“Pfui!
Mi vieni ad aiutare?” sbuffò Hugo, ritentando di
allacciarsi la cravatta di Grifondoro.
Rose
alzò lo sguardo e trattenne una risata, avvicinandosi all
fratello.
“Aspetta,
questo lo devi infilare qui… ok, perfetto… e
questo là, va bene?” gli disse, dopo avergli
annodato la cravatta e aver sistemato il suo colletto.
“Grazie
Rosie! Mi hai salvato la vita, una volta tanto…”
sorrise Hugo, guardandosi nello specchio.
“Sì,
e io sono Albus Silente” borbottò la ragazza,
ritornando aleggere il giornale, mentre un sorrisetto le spuntava sul
volto.
Alla fine,
voleva bene a suo fratello.
*°*
Ephram e Jude
erano indaffarati a rimettere a posto la Sala Comune, che il giorno
prima aveva ospitato un festino prepartita.
Ammassi di
cuscini spiumati, coperte e tende, erano per terra, che coprivano il
pavimento, creando un mare di stoffa vermiglia e oro.
Erano stati
costretti dalla McGrannitt a riordinare la stanza, senza magia,
perché erano gli unici che aveva visto quando era entrata.
La sera prima
avevano festeggiato la vigilia della partita, tutti i Grifondoro ne
avevano partecipato: i più grandi erano rimasti svegli fino
a tardi, mentre quelli dei primi anni erano andati a letto.
Quando la loro
Capocasa aveva pronunciato la parola d’ordine per entrare in
Sala Comune, James, che l’aveva sentita, aveva spento le
luci, e tutti gli studenti si erano nascosti dietro poltrone e divani,
mentre Ephram e Jude cercavano sommariamente di mettere a posto.
Con un colpo
di bacchetta erano riusciti a riordinare, ma la mezzanotte era passata
da un bel po’, e la McGrannitt li aveva puniti, conscia che
centravano anche gli altri, che, però, con la sua vista
oramai diminuita, non era riuscita a vedere nemmeno alla luce della
bacchetta.
“Uff…
ma non potevamo mettere a posto dopo? Facciamo tardi!”
sbuffò Jude, infilando velocemente in una scatola i resti di
un bicchiere infranto.
“Ehi!
Quelli non vanno lì! Mettili nella spazzatura…
devi catalogare tutto, se vuoi fare più veloce” lo
rimproverò il fratello, battendogli il polso con la
bacchetta.
“Ohi!
Calmo, eh?” esclamò Jude, ritraendo la mani,
“… e poi, da quando te ne intendi?”
Ephram
scrollò le spalle e continuò ad ammucchiare i
cuscini, canticchiando e scostandosi le ciocche lisce e corvine dalla
fronte.
James scese
velocemente le scale, tenendosi alla ringhiera mentre scendeva, e
saltò gli ultimi gradini.
“Ehi,
voi! Cosa ci fate qui? È tardi!”
esclamò, battendo una mano sulla spalla di Jude, che
sbuffò.
Ephram scosse
la testa, allungando la mano per afferrare una bottiglia mezza piena di
burrobirra nascosta sotto un divano, quando James mosse rapidamente la
bacchetta e il fratello di Jude serrò le dita intorno ad una
bottiglia inesistente, che Potter stava facendo fluttuare sopra il
sacco dell’immondizia.
“Ehi,
tu! Ma come ti permetti?” lo rimbeccò
scherzosamente Ephram, storfinandosi gli occhi.
James gli fece
una linguaccia e con un Gratta e Netta riassestò rapidamente
tutta la stanza, sotto lo sguardo incredulo dei due fratelli Thomas.
“Maledetto
Cercatore! Non potevi svegliarti prima, porco Molliccio?”
esclamò Ephram, battendosi una mano sulla fronte e sedendosi
sul divano.
“Nah,
non mi sarei perso per nulla al mondo lo spettacolo di voi due
indaffarati a fare le pulizie di Primavera”
“Potter,
siamo ad ottobre…” sentenziò fredda
Emily Baston, scendendo le scale con la divisa perfettamente in ordine.
James fece una
smorfia e l’ignorò, senza guardarla neanche.
La ragazza
inspirò forte e strinse i denti, passandogli di fianco senza
dire più una parola, e salutando con un gesto della mano gli
altri due.
Appena fu
uscita dal buco del ritratto, Jude sbuffò e scosse la testa,
evidentemente contrariato dal comportamento di James.
“Non
ho capito cosa ti ha fatto di male… devi smetterla di
trattarla così, le hai appena salvato la vita…
non ti è saltato in mente che forse avrebbe voluto
ringraziarti?” lo accusò, ountandogli un dito al
petto.
Potter non
indietreggiò e roteò gli occhi.
“Ma
scusa, non hai visto come mi ha corretto? ‘Potter, siamo ad
ottobre’…” la imitò, muovendo
le dita.
“James!
Forse è l’unico modo che ha per avvicinare le
persone, non ci hai pensato?” esclamò Ephram,
leggermente alterato.
Gli dava
fastidio che il suo migliore amico facesse finta di non aver mai
conosciuto Emily Baston e la trattasse come se fosse un essere
insignificante.
Sapevano tutti
e tre che non era così.
Emily non era
scontrosa, solo che aveva non pochi problemi a relazionarsi con gli
altri, al contrario di suo fratello Sean e di James Potter, da quando
si era lasciata con quest’ultimo.
“Ma
non dire stupidate… lei è sempre stata
estroversa…” disse James, perdendo un
po’ di quella sicurezza che lo caratterizzava.
“Sì,
prima di quello…” osservò Jude,
guardando il ragazzo negli occhi.
Lui e suo
fratello si scambiarono uno sguardo indecifrabile, un misto tra
complicità e tristezza.
“Non
ti ripeteremo un’altra volta che sei stato un cretino, e che
non avresti mai dovuto farlo, ma almeno smetti di far finta che la
colpa sia sua! Lei ti ha lasciato perché tu l’hai
messa in condizione di lasciarti!”
James si
girò stizzito, cercando di ignorare quelle parole che gli
facevano male, gli pungevano il petto.
“Io…
non è vero…” mugugnò,
passandosi una mano tra i capelli.
“Si
che è vero! Non avresti dovu-” Ephram si
interruppe, vedendo Lily scendere dal dormitorio delle ragazze.
La rossa
indossava la divisa, non perfetta come Emily, ma guardabile.
“Ben
svegliata, Lilsie” la salutò James,
abbracciandola, come quando erano piccoli, mentre lei gli poggiava la
testa sul petto e sbadigliava, cercando di dormire ancora un poco.
Il fratello la
cullò per un po’, accarezzandole i capelli rossi.
Non avevano
mai litigato tanto, loro tre, più che altro dovevano rendere
felice Ginny quando Harry era in missione, e avevano preso
l’abitudine di non litigare quasi mai: se lo facevano,
andavano in una collinetta dietro la loro casa,
cosìcchè i genitori non li sentissero.
Non per questo
erano angeli, quando si picchiavano lo facevano di brutto, lui e Al, e
Lily era dovuta intervenire ogni volta, per calmare i bollenti spiriti
dei due Potter.
“Ehi,
Jamie, cos’è successo con la Baston?”
gli chiese Lily, alzandosi e prendendo un libro dalla sacca.
“Cosa?”
“Stanotte
piangeva… me l’ha detto Dominique”
spiegò, lisciandosi la camicia bianca.
James sembrava
stranito: non aveva mai visto Emily piangere.
“Niente,
l’altro ieri è tornata dall’Infermeria
ed era normale… non sarà niente di cui
preoccuparsi, vedrai” la rassicurò.
“O
almeno da parte mia…” sussurrò a
sé stesso.
*°*
Secondo Spazio Autrice: un grazie particolare a ninny (povera Emily
sì... anche a me è dispiaciuto tanto,
però.. e vabb'e, si rifarà più
avanti... grazie nins!), acdman
(grazie mille! ah, meglio tardi che mai, non ti preoccupare... ), Lill (non
t'immagini neanche quanto mi abbia fatto piacere il tuo commento
giuro, tantissimo! Dea? Altro che materasso, credo che l'asse del
parquet sia il suo nascondiglio preferito! ah, ho adorato Ginny
Grazie mille Lill, bacioni), AD23
(vuoi il flashback? Ci sarà, un
mini flash, ci sarà.. grazie), SakiJune (oh my
darling! Ci saranno i flashbackk, ci saranno... bacioni Saki**),
DilettaWCG (Anche tu! anche Tuuuu! ma certo una proud
Draco/Asteria shipper =) grazie Dils), Annaira
(oh, mia cara... lo so che l'adori e mi fa molto piacere... eh
sì, Ginny è grande! bacioni,
scappa scappa... tanto ti riprendo e ti faccio il lavaggio del cervello
per Graceee!)
|
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Capitolo 8 *** 8. ***
The
Tales of Hogwarts’ Houses
- New
Generation’s Real Adventures -
8.
You can’t, honey… and stay away from her!
‘Cause Romeo said so
Emily
Baston stava attraversando di fretta la Sala Grande, quando dal tavolo
dei Serpeverde partirono i soliti fischi al Portiere del Grifondoro.
Oramai
ne era abituata.
La
partita era un’evento importante, e tutti gli studenti
tifavano come meglio credevano.
Purtroppo
c’era ancora chi cercava di infortunare i giocatori della
squadra avversaria ma, per fortuna, i Grifondoro ne uscivano sempre
illesi con i tranelli che escogitavano Fred e Hugo Weasley.
Fungevano
da guardie del corpo, proprio così.
Qualche
giorno prima della partita, i due cugini, spesso affiancati dal Lily,
seguivano i Giocatori della squadra di Grifondoro dovunqe andassero,
per evitare loro danni e infortuni.
“Ehi,
Baston!Peccato che tu non abbia voluto far compagnia alle Sirene per
sempre” le gridò Harper, un Serpeverde del suo
stesso anno, beccandosi un’occhiataccia da tutto il tavolo
del Grofondoro.
“Pessima
battuta, Harper” sibilò Scorpius Malfoy, sedendosi
al tavolo della sua Casa e servendosi la colazione, “ogni
volta che sento stronzate uscire dalla tua bocca penso che tu sia
sempre più stupido… e che tu non me ne dolga, mi
raccomando”
Il
suo compagno di Casa lo guardò schifato e si
alzò, inciampando nella panca.
“Ehi,
con te facciamo i conti dopo, Malfoy” ringhiò il
gigante Serpeverde, additando il biondo, che stava masticando con calma
una fetta di torta.
“Mhm…
ma sei sicuro di saperlo fare? Contare, intendo”
spiegò meglio Scorpius, guardando candidamente il Harper,
che fremeva di rabbia.
“Malfoy,
questa sì che era una pessima battuta, caro mio”
disse Albus, passando vicino al loro tavolo e scuotendo il capo.
“Ehi,
Potter, non che tu ne sappia fare di migliori, sia chiaro!”
gli rispose ad alta voce, sorridendo ad una Corvonero.
Emily
era appena uscita dalla Sala quando James la urtò, facendola
cadere.
“Baston!
Miseria, stai attenta!” ringhiò Potter,
guardandola freddamente.
Lei
non rispose, aprendo gli occhi e rimanendo immobile a terra come
pietrificata.
A
James balzarono in mente le parole di Ephram e Jude, su Emily, e si
ritrasse infastidito.
“Baston…”
la congendò, voltandosi e dirigendosi verso il tavolo
festante dei Grifondoro.
Si
sentiva un verme, e come se il suo sterno venisse graffiato da
qualcosa, come se qualcuno lo stesse usando come affilacoltelli.
-‘Sai
quello cos’è, Jamie? È
Romeo… saccheggiatore del Gineceo” direbbe Ephram-
pensò James, cercando di ignorarlo.
Emily
rimase a terra, con la divisa spiegazzata, a fissare il portone della
scuola come se nulla fosse successo e nessuno passato.
“Ehi,
vuoi una mano?”
Un
Corvonero l’aiutò ad alzarsi e le sorrise.
“Piacere,
io sono Marcus Corner… tu sei Emily, giusto?” le
chiese con gentilezza, mentre lei lo squadrava.
“Si,
grazie e ora sono in ritardo” lo liquidò Emily,
ripresasi dallo stato in cui Potter l’aveva fatta finire.
Il
ragazzo scrollò le spalle e si passò una mano tra
i capelli, tornando al tavolo della sua Casa e vide Emily uscire dalla
Scuola, diretta agli spogliatoi di Quidditch.
“Pazienza…
che ci devo fare…” sospirò, versandosi
del latte in una tazza.
I
suoi compagni si misero a ridere, scuotendo il capo.
“Ti
andrà meglio la prossima volta, eh?”
James,
intanto, li stava guardando sottecchi dal suo tavolo, mentre Ephram gli
illustrava gli schemi della partita, mischiandoli con ammirazioni per
qualche ragazza, rigorosamente riferiti all’intelletto.
“…capito?
Quindi, Battitore, Cacciatore, io… caspita, guarda Delia
Goldstein… Lily, Albus e… wow, oggi la
Belby…” mugugnava Ephram, mangiando uova e
pancetta.
James
lo guardò distrattamente e annuì.
“Si,
si… ma-” lo interruppe, sempre guardando
l’altro tavolo.
“Ma?”
lo esortò Ephram, bevendo un bicchiere di succo di zucca
“Ecco,
sì… non prendermi per demente quando lo sentirai,
ok?” gli disse James, grattandosi la fronte, “per
te, Corner è carino?”
Ephram
sputò tutto il succo che aveva in bocca in faccia a Fred
Weasley, che stava parlando con Lydia Jordan, la sua ragazza.
“Ma
che sei pazzo, Thomas?” esclamò, mentre la figlia
di Lee rideva sonoramente.
“Cooooosa?
James sei matto?” disse Ephram, sgranando gli occhi,
“scusa,
scusa Fred… Lydia, te ne occupi tu, no? Non vorrei mai
rubarti il ragazzo facendogli io da crocerossina… e poi non
mi si addice, il bianco non mi sta bene” aggiunse rivolto al
rosso.
“Faccio
io, non ti preoccupare… andiamo, malato terminale, vieni che
ti sciaquo la faccia” rise la ragazza, prendendo Fred per la
cravatta e trascinandolo fuori dalla Sala, mentre lui protestava
debolmente (“Mi servono energie per la partita, lasciami
finire la settima fetta di torta!”).
Ephram
li guardò andare via, leggermente sollevato.
“Almeno
è in compagnia…” constatò,
scrollando le spalle, “Stavamo dicen-?”
Thomas
guardò l’amico e si ricordò, facendo
una smorfia, della sua domanda.
“Aahhh,
si… eco, prima che io ti risponda, dimmi solo una cosa
Jamie” aggiunse serio.
James
lo guardò interrogativo, ma annuì, tornando a
guardare i Corvonero.
“Sinceramente,
mi raccomando…” disse Ephram, respirando
profondamente, “da quanto sei gay?”
James
spalancò gli occhi e fece una smorfia.
“Ma
vai a fare il Magonò…”
esclamò, alzandosi rapidamente e dirigendosi verso la porta.
Ephram
cercò di afferrarlo per la divisa, sena riuscirci.
“Allora
non lo sei!” gli gridò, “che bella
notizia! Mi era venuto un colpo…”
sospirò sollevato “non volevo che avesse una
caduta di stile con Corner, sai…”
spiegò a Jenna Goldstein, che annuì stranita.
James
scosse la testa, un po’ turbato un po’ divertito, e
fece per uscire, quando udì uno stralcio di conversazione
tra i Corvonero.
“…
e allora?”
“Eh,
niente, dài, lei mi piace… magari avrò
qualche altra possibilità con Emily” sorrise
Corner.
James
si avvicinò con sguardo quasi feroce.
“Ed
è qui che ti sbagli, bello mio” sibilò,
battendo una mano sul tavolo, così forte da far rovesciare
una ciotola di latte caldo, “E stalle lontano... il nostro
Portiere non dev’essere disturbato inutilmente”
Detto
questo, se ne andò rapidamente, passandosi una mano tra i
capelli neri.
*°*
La
partita si era conclusa con la vittoria dei Grifondoro sui Corvonero,
per 450 a 230.
Era
durata quasi due ore, perché James aveva giocato talmente
male che si era fatto sfuggire il Boccino da sotto il naso per ben tre
volte.
“Ehi,
Jamie, qualcosa non va?” gli aveva chiesto suo padre
all’uscita degli spogliatoi, ricevendo solo un sorriso stanco
e una scrollata di spalle.
Ginny
Weasley aveva arbitrato per Madama Bumb, che era rimasta a scuola, per
la prima volta malata da tanto tempo, mentre Leroy Jordan aveva fatto
il cronista.
Quindici
dei trenta goal li aveva segnati Ephram, mentre altri dieci Albus, con
i suoi fantastici tiri ad effetto e Lily, da centro campo, troppo
impaurita per andare avanti, ne aveva segnati altri cinque.
Era
stata la sua prima partita e non era ancora pronta per andare contro
l’avversario, d’altronde avevano fatto pochi
allenamenti, e lei non aveva giocato molto.
“Brava
Lee, sei stata brava…” si congratulò
con lei Ginny, avvicinandosi e accarezzandole i capelli rossi.
“Ma
potevo fare di meglio..:” sospirò lei,
stringendosi nelle spalle.
“Non
saresti stata umana!Bella, brava, intelligente e un asso nel Quidditch,
questa è una supereroina! Ed è mia
figlia…” esclamò Harry, con gli
occhiali storti sul naso, abbracciandola.
“Non
sei imparziale, papà! È logico che per te sono
bella, brava etcetera, sono sangue del tuo sangue! Come potrei non
risultarti fantastica? Ti auto insulteresti, no?”
osservò Lily.
Ginny
rise e sistemò gli occhiali al marito.
“No,
Lils, devi sapere che tutte le cose belle che possedete le avete prese
da me… e Harry si rode il fegato, vero amore?”
Harry
scosse la testa, ridendo insieme alla moglie.
“No,
Lily… dalla mamma avete preso anche
l’impulsività”
Ginny
si staccò subito da Harry.
“Impulsiva?
Io? Ma se eri tu quello che si buttava a destra e a manca senza prima
pensare!”
Harry
rise ancora più forte, insieme alla figlia.
“E
meno male che non sei impulsiva, mamma”
Ginny
li squadrò, trattenendo un sorriso.
“Mi
state prendendo in giro voi due?”
Harry
e Lily si guardarono morsicandosi la lingua.
“Noi?
Nooo, proprio no tesoro!”
*°*
Scorpius
Malfoy stava uscendo dalla Biblioteca quando qualcuno gli
strappò dal braccio la cinghia e i libri.
“Ehi!”
esclamò, inseguendo Harper dietro un angolo.
Il
suo compagno Serpeverde lo stava aspettando.
Comparve
davanti ad uno stretto corridoio, lungo e illuminato da una miriade di
torce rosse.
“Cosa
vuoi?” ringhiò Harper, tenendo in mano i libri di
Scorpius.
Il
biondo lo guardò con aria beffarda.
“Mah…
fammici pensare… mmh, forse per i libri che mi hai preso
maleducatamente poco fa?” azzardò.
Harper
grugnì.
“Wow,
lo devo prendere per un sì? Ho indovinato?” disse
Scorpius, facendo il sorpreso e spalancando la bocca, con le mani sulle
guancem, “caspita Harper, non me lo sarei mai immaginato!
Devo dire che-”
Non
finì la frase che Harper li prese per il colletto, alzandolo
da terra.
“Fai
ancora il simpaticone, Malfoy?”
Scorpius
si allentò la cravatta.
“No…
io lo sono sempre stato. E ora mollami, Harper, non vorrei romperti
qualche dente” sibilò, il biondo, gelando il
Serpeverde con i suoi occhi di ghiaccio.
Harper,
un po’ stranito dalla determinazione di Scorpius, un
po’ perché era un’idiota, lo
lasciò.
“Bravo,
Harpie, e ora ridammi i libri, per favore” ordinò
Malfoy, spolverandosi la divisa.
Harper
ringhiò qualcosa in risposta, ma non si fece subordinare.
Prese
in mano i volumi di Scorpius e glieli lanciò in faccia,tutti
e tre, mentre il biondo urlava di dolore.
“Ti
sta bene, Malfoy… e, tra noi Serpeverde, niente
rancore” rise Harper, andandosene velocemente come era
venuto, girando l’angolo e urtando un’armatura, che
borbottò contrariata.
Scorpius
non riusciva nemmeno a parlare, talmente gli faceva male il viso.
Un
tomo gli era finito in mezzo alla fronte, tagliandolo, e gli altri due
gli avevano preso l’occhio e la bocca.
Con
il volto sanguinante e la mano che tremava, cercò la
bacchetta.
“Porco
Bolide, l’ho dimenticata…”
sbuffò, tastandosi delicatamente la fronte,
“Ahi!”
Imprecando,
si alzò, e, con una mano sull’occhio, raccolse i
suoi libri.
Uscì
dal corridoio barcollando, e non vide lo studente che stava correndo
per il corridoio.
Scorpius
venne travolto da un uragano, e i libri di entrambi si sparpagliarono a
terra.
Una
folata di profumo di violetta e una mano che lo aiutava ad alzarsi
furono le prime cose che vide.
“Prestare
più attenzione, no eh?” disse tagliente,
strappando dalle mani di Lily Potter il libro che lei gli stava
porgendo.
“Scusa…”
si scusò, “ma...! ma sanguini!”
Lily
sgranò gli occhi e guardò il volto di Scorpius.
“E
sei anche perspicace, maledizione!” esclamò
sarcastico il biondo, “scusa…” aggiunse,
rendendosi conto di essere stato maleducato.
Lily
sorrise. “Non c’è problema, mi basta
sapere cos’hai fatto lì” disse,
indicandò la sua fronte.
Scorpius
sbuffò e arricciò le labbra.
“Nulla,
un libro mi è arrivato in faccia…”
Lily
lo guardò con aria saccente.
“Un
solo libro?” replicò, incorciando le braccia.
“Sei
peggio di Rose….” si arrese Scorpius, sorridendo
“tre, tre libri”
La
ragazza spalancò gli occhi e lasciò cadere un
volume, che raccolse subito dopo.
“Per
Morgana! Come hai fatto?” esclamò, “sei
proprio scemo come sembri se l’hai fatto da solo!”
Scorpius
fece una smorfia e scrollò le spalle, guardandosi intorno,
mentre Lily scuoteva la testa.
“Non
sei bravo a fingere… proprio per nulla. E non hanno messo
nuove armature” lo contenstò, avvicinandosi e
allungando una mano verso il capo del biondo.
Scorpius
si ritrasse di colpo.
“Che
vuoi fare?” chiese allarmato, guardandola sottecchi.
Lily
ridacchiò.
“Non
pensavo che avessi paura del dolore…” disse
beffarda, “ehi, sta calmo, voglio solo vedere cosa ti sei
fatto” aggiunse, quando Scorpius le bloccò il
polso.
“Umpf,
se sei come tutta la tua famiglia ho da dubitare…”
borbottò, abbassandosi per far arrivare Lily alla sua
altezza.
“Senti
chi parla…” bofonchiò lei.
“Certo
che sei bassa” constatò, misurando la distanza di
circa una spanna tra la propria e la sua testa, quando lei si fu alzata.
“Sì,
sì, lo so. James me lo dice sempre… dice che
farei molta compagnia ai Nani di Biancaneve e che appena uno scappa con
Cenerentola, io lo vado a rimpiazzare”
Scorpius
rise e si passò una mano sulla fronte, dimenticandosi per un
attimo del taglio.
“Ahia!”
esclamò, sporcandosi le dita di sangue,
“bleah…”
“Aha!
Scorpius Malfoy che ha paura del sangue! Questa me la segno
sull’agenda!” disse Lily, “e ora vai in
Infermeria, sarà meglio… Madama Chips
è un genio” gli consigliò, seria.
Scorpius
annuì e alzò due volte un sopracciglio.
“E
questo cos’era? Stavi ammiccando?” chiese Lily,
trattenendo le risa.
“No,
stavo controllando se le mie fantastiche sopracciglia bionde non si
fossero rovinate…” scrollò le spalle,
“sarà meglio andare… è stato
un piacere, Grifondoro” aggiunse, facendo un finto inchino,
mentre Lily rideva.
Si
girò e si avviò verso le scale.
La
salutò con un sorriso da cartone animato, grande e con la
bocca più aperta possibile, un po’ per
ringraziarla e un po’ per farla ridere.
Lily
rise e gli fece una linguaccia.
Dopo
la loro vittoria, quella giornata era trascorsa veramente bene.
***
Dedicato a cloe sullivan, grazie mille ed ecco il tuo aggiornamento**
Ringrazio tutti, scusate se non lo faccio uno per uno ma ho un sacco di
cose da fareXDDD In primis comprare un regalo per un matrimonioO_O''
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Capitolo 9 *** 9. Ho visto le sue lacrime ***
The
Tales of Hogwarts’ Houses
- New
Generation’s Real Adventures -
9. Ho visto le sue lacrime
Harry e Ginny erano
tornati a casa due giorni dopo la partita, che aveva fatto guadagnare
alla giornalista un bell’articolo su Quidditch tra i giovani.
Albus e James li
avevano accompagnati fino ai cancelli di Hogwarts, e avevano iniziato a
bisbigliare con il padre.
“No,
papà, stai tranquillo… non faremo
niente…”
“Potreste
anche fare qualcosa, non ve lo vieto…”
borbottò sottovoce Harry, “ma non dite alla mamma
che sono stato io a suggerirvelo!”
“Allora sei
dalla nostra…”
Harry
lanciò un’occhiata fugace a Ginny, che stava
aspettando impaziente accanto ad una siepe, e annuì.
“Certo,
certo… ma avvisatemi se succede qualcosa! Non intendo
rimanere all’oscuro di quello che accade ai miei
figli!”
Albus e James
ridacchiarono.
“Ma
smettila, papà! Non ci hai mai chiesto delle nostre
ragazze… eppure quando tocca a Lily la fai
pedinare” sussurrò James.
Harry
sventolò una mano in aria.
“È
perché voi siete due maschi e non potete avere il
ragazzo… cioè, potete ma..”
biascicò.
I due fratelli risero
ancora più forte e Ginny si girò dalla loro
parte, con un’aria interrogativa sul viso.
Harry le fece un
sorriso e ammiccò, mentre lei si girava roteando gli occhi,
ma sorridente, prese per le spalle i due figli.
“Quello che
intendo è che i ragazzi sono peggio delle ragazze nelle
questioni ‘amorose’, capite? Più
imprevedibili e anche un po’.. mh, carogne, a volte”
“Scusa
papà, ma allora perché non hai fatto questa
paternale a noi, quando ne avevamo bisogno?”
sbottò Albus, contrariato.
Harry lo
guardò, inarcando un sopracciglio.
“Scusa Al,
ma voi due ne avete avuto bisogno?” domandò,
“ti rispondo subito… no, perché voi non
siete ragazzi normali, siete i miei figli. I ragazzi migliori”
James e Albus si
sorrisero.
“E questa
dove l’hai letta?”
“Eh,
dài! Una volta che vi elogio!” disse Harry,
prendendoli per le orecchie, “e ora svelti, la mamma
s’arrabbia!” ordinò perentorio,
“ e non lamentarti, Jamie! Sembri tuo fratello”.
James
scoppiò a ridere.
“Eh no,
papà! Questa era da carogna!”
ribattè Albus, ridendo anche lui.
*°*
L’ufficio
della Professoressa McGrannit era illuminato dalla luce della luna che
entrava dalla finestra e da un fuoco crepitante nel camino.
Era Novembre ormai
inoltrato e mancava poco più di un mese alle vacanze di
Natale, dove la maggiorparte degli studenti sarebbe tornata a casa.
La penna pregiata
d’aquila raschiava rapidamente la superficie ruvida di una
pergamena, attenta a non sbavare l’inchiostro.
“Ah, Potter,
se solo avessi fatto più attenzione…”
commentò tra sé e sé, scuotendo la
testa, “errori banali e stupidi…”
Immerse la penna nella
boccetta d’inchistro nero e firmò il compito,
posandolo a destra del calamaio e prese un’atrlo foglio da
correggere.
Prima di guardare il
nome, qualcuno bussò alla porta.
“Avanti”
disse la McGrannit, indispettita.
“Scusa
Minerva, ti sto disturbando?” chiese Vitious, zampettando
fino alla scrivania della Professoressa.
“No,
no… siediti pure, Filius” sospirò la
donna, aggiustandosi sul naso gli occhiali.
Il piccolo Professore
saltò su una sedia e incrociò le dita davanti a
se.
Passò
qualche minuto e Minerva McGrannit alzò lo sguardo,
corrugando un sopracciglio.
“Volevi
dirmi qualcosa?” lo incitò, lasciando da parte la
risma di compiti da correggere.
“Ecco,
sì.. sì, sì, ci sarebbe una
cosa” borbottò Vitious.
La McGrannit
alzò gli occhi al cielo.
“Allora
parlamene, Filius!” sospirò, appoggiandosi allo
schienale della sedia.
“Mi chiedevo
se anche quest’anno avremmo tenuto un ballo…
così, tanto per sapere” sussurrò il
Professore.
Minerva McGrannit
alzò le sopracciglia e sorrise leggermente.
“Non credo,
Filius, non c’è nessun evento da
festeggiare” disse.
Vitious
annuì pensoso.
“Proprio
come pensavo. Ma l’anno prossimo se ne andranno quelli del
settimo e-”
“…
non ti facevo un Professore da prediletti!”
esclamò la donna, facendolo arrossire.
“Ehm, non
è proprio come pensi… diciamo che non vorrei che
i miei alunni migliori se ne andassero senza un
bell’addio” biascicò.
“Lasciami un
po’ di tempo per pensare. Di sicuro non sarebbe a Natale,
Filius. Al massimo per la fine dell’anno” disse
Minerva, alzandosi dalla sedia.
“Certo,
certo… grazie Minerva, credo che ora sia tempo di andare, si
è fatto tardi” salutò Vitious,
“grazie ancora, e buona notte!” aggiunse, prima di
saltare giù dalla sedia e scomparire nel corridoio buio.
La Professoressa si
chiuse la porta alle spalle e si diresse verso le sue stanze,
pensierosa.
*°*
“Albus?
Al…?” sussurrò Lily, scutendo il
fratello avvolto nelle coperte, “Al, svegliati!”
Albus si
alzò di scatto e cadde dal letto, incastrato nelle coperte.
“Cos-?
Lily!” mugugnò, stropicciandosi gli occhi,
“cosa ci fai qua?” domandò sorpreso.
La sorella si
battè una mano sulla fronte, sbuffando.
“Certo che
dovresti ricordartelo! Hai la riunione dei Prefetti, knarl!
Fila!” esclamò, scalciando via dal letto Albus.
“Ehi!
Maldeucata!” protestò, massanggiandos la schiena,
“ a che ora è la riunione?”
Lily
ridacchiò e guardò l’orologio che
portava al polso.
“Tra
precisamente… sette miunuti e sette secondi! Uno, due,
tre… marsch!” comandò la rossa,
stendendosi sul letto e afferrando dal comodino un libro.
Albus
imprecò e si catapultò in bagno, con la divisa
tra le braccia.
Cinque minuti dopo
stava già sfrecciando per i corridoi, con in bocca un
croissant e le labbra sporche di zucchero a velo.
“Porc-!”
esclamò, quando travolse un Corvonero, “perdonami,
sono in ritardo!” si scusò, scavalcando il corpo e
correndo verso le scale.
Dea Canon scosse la
testa, rialzandosi.
Non l’aveva
neanche riconosciuta e probabilmente non si ricordava il suo nome.
Eppure lei sapeva chi
era lui. Albus Potter, il fac totum di Grifondoro, il grande
prefetto, Colui-che-andava-bene-in-tutto.
Dea sospirò
e scosse di nuovo il capo, afferrando dei libri caduti.
L’altro
giorno gli aveva parlato, in un momento pieno di coraggio, aveva
rivolto la parola ad Albus Potter.
Non si era mai sentita
più stordita…
E poi se
n’era andata, perché Malfoy si era avvicinato.
Un altro sospiro, e
Dea andò a Pozioni, trascinandosi lungo i corridoi.
Albus era arrivato
davanti allo studio della McGrannit, in ritardo, ma era arrivato.
Bussò alla
porta ed entrò.
In cerchio, vicino
alla scrivania della professoressa, seduti su delle sedie, stavano i
Prefetti di ogni casa.
“Bene
Potter, mancavi solo tu… ora possiamo iniziare”
decretò la McGrannit.
Albus
abbozzò un sorriso e si sedette vicino a Rose.
“Dov’eri
finito, si può sapere?” gli sibilò la
cugina, rigida contro lo schienale della sedia di legno.
Al non rispose e
estrasse dalla sacca una risma di fogli scarabocchiati.
“Scusate il
ritardo, ecco qua gli appunti per tutti… Prego,
distribuiscili pure Emmeline” disse Potter, porgendoli ad una
ragazza, “direi che potremmo discutere di due problemi che
potenzialmente potrebbero diventare gravi. Credo che Pix si diverta
molto a rubare i libri dei Corvonero, e ciò non mi garba
moltissimo, dato che le lamentele me le devo sorbire io, per cui direi
che dovremmo metterlo in riga. In secondo luogo, i Serpeverde iniziano
a diventare maneschi, di nuovo, e i Grifondoro li seguono a
ruota… dato che di risse nei corridoi non ne voglio vedere,
come credo anche lei, Professoressa, la prossima volta che
sorprenderemo studenti a commettere atti di maleducazione o altro,
oltre agli abituali punti, li manderemo anche da lei o altri
professori” concluse Albus, continuando a sfogliare un blocco.
Minerva
annuì e chiese agli altri Prefetti se erano
d’accordo.
“Sì,
sì… Potter ha ragione e ha trovato le soluzioni,
mi pare che si sia risolto tutto” tagliò corto il
Prefetto di Tassorosso, già pronto ad uscire dalla stanza.
“Aspetti un
momento ancora, MacMillan" lo interruppe la McGrannit, aggiustandosi
gli occhiali sul naso, “Potter, Vitious mi ha chiesto se ci
sarebbe la possibilità di preparare un ballo a fine anno.
Cosa ne pensi?”
Albus, già
in piedi e con la borsa sottobraccio, si fermò, pensoso.
“Direi che
potremmo organizzarlo. Sì, si può fare. Lei cosa
ne pensa?” chiese, frugando nella sacca e scrivendo su un
fogliettino: ‘ballo fine anno organizzare’ con una
grafia veloce e disordinata.
La McGrannit
annuì, accennando una scrollata di spalle.
“Benissimo,
allora potete continuare senza di me… scusate ma ho
l’allenamento” sorrise in risposta Al, uscendo
velocemente dalla stanza.
Camminando rapido per
i corridoi, salutò gli studenti, che oramai lo conoscevano,
non solo come ‘Figlio di Harry Potter’, ma anche
come il Prefetto più impegnato di tutta Hogwarts.
Albus
arrivò negli spogliatoi appena in tempo, posò la
sacca sulla panca e si infilò la divisa in fretta e furia.
“Era ora che
arrivassi, Al… non possiamo sempre aspettarti”
disse James, che si stava cambiando.
“Non ti
avevo visto” disse, “non succederà
più, dài!”
James lo
guardò sottecchi, non convinto, ma lasciò perdere
e afferrò la sua scopa, poggiata alla parete.
Al lo
guardò con un sopracciglio inarcato.
“Ehm-ehm”
tossicchiò, “ehm-ehm!”
James si
girò scocciato.
“Cosa vuoi
ora?” sbuffò, roteando gli occhi.
“No, niente,
solo informarti che stai andando ad allenarti a torso nudo”
esplicò Albus, passandogli davanti.
James si
ficcò una mano in bocca per non prendere a pugni il fratello
e s’infilò la casacca della divisa.
*°*
Emily Baston stava
asciugandosi i capelli in dormitorio, tamponandoli con un panno bianco,
quando la sua compagna di stanza entrò spalancando la porta.
“Oh Emily!
Oh, Emily! La sai la novità?”
cinguettò, prendendo la Baston sottobraccio.
La mora, scettica,
scosse la testa. Mai fidarsi delle novità.
“Come no? Ne
parla tutta la sala comune” esclamò estasiata
Dianne, prima di sospirare sognante.
“Senti, hai
intenzione di dirmi che succede o vuoi continuare a fare
scena?” disse Emily, battendo un piede a terra.
Dianne
roteò gli occhi e si sedette sul letto.
“Certo che
con te non ci si può divertire… comunque,
l’unica cosa che volevo dirti è che pare che
Potter stia uscendo con una Tassorosso”
Il cuore di Emily fece
un balzo, ma non si scompose.
Da tempo le sue
compagne cercavano di farle confessare perché avesse
lasciato James e ricorrevano a tutto, perfino ai più
sciocchi trucchi da ragazzine.
“Ah,
sì, ho sentito anche io… per caso quella
Mary?” chiese, sfidando con gli occhi la compagna.
Dianne
serrò le labbra e si lasciò andare sul letto.
“Mi fa
piacere… tanto so che nessuna è al mio
livello” sentenziò Emily, prima di ritornare in
bagno.
Chiudendosi la porta
alle spalle, la Baston si guardò nello specchio.
'Tanto lo
sai che è una bugia, non ha una nuova ragazza' cercò di
convincersi, 'è
troppo preso dal Quidditch. Tanto non ha una nuova ragazza…
Dài, ce ne sono centinaia migliori di Potter'.
Il volto amareggiato
di Emily si rifletteva nello specchio.
“Ce ne sono
centinaia. Tanto lo sai che è una bugia”
sussurrò ancora una volta, prima di uscire con un finto
sorriso sulle labbra.
“Eccomi,
sono pronta Dianne. Andiamo? Non vorrei arrivare tardi per il
pranzo” disse Emily, prendendo sottobraccio la sua compagna.
“Sì,
ok, prima dimmi una cosa: ti sei rincretinita tutto d’un
colpo o lo eri già prima? Tu non sei la Baston”
sentenziò Dianne, scutendo la testa.
Emily sorrise.
Si, non era
più lei. Ora basta, era stufa di stare così male.
Scendendo le scale,
incontrarono Albus Potter, indaffarato a dare indicazioni a degli
studenti del secondo anno.
“…
esattamente, e poi girate a destra… sì,
lì, brava… ciao, ora andate, mi
raccomando” sorrise ad una ragazzina e si girò
verso Emily.
“Ehi,
allora, vieni a mangiare con noi?” chiese, raccogliendo da
terra la sacca e issandosela sulle spalle.
Emily
scrollò le spalle e si avviò insieme al ragazzo e
Dianne verso la Sala Grande.
“Mmh, allora
Al, come vanno gli altri Prefetti?” domandò
cinguettante Dianne.
Albus si
girò e sorrise gentile.
“Oh, bene
bene, grazie”
Emily trattenne a
stento una risata per il tentativo fallito della sua compagna di fare
conversazione e Dianne le fece una linguaccia, un po’ delusa.
Arrivarono in Sala
Grande quando già tutti stavano uscendo.
“Direi che
siamo in ritardo. Dài, prendi qualcosa e andiamo a mangiare
in Sala Comune!” si affrettò a dire Albus a
Dianne, che schifata non sapeva come prendere il cibo.
Al la
guardò interrogativo e poi ficcò in un paniere
qualche focaccia e tre cosce di pollo avvolte in dei fazzoletti.
“Che schifo!
Ma-ma è da incivili!” squittì Dianne,
ritraendosi quando il ragazzo le passo il contenitore.
“Oooooh,
arragiati allora e non mangiare, tra poco scompare tutto”
esclamò Emily, arraffando un cesto di dolci.
Si mise a ridere,
notando la quantità di cibo che erano riusciti a prendere.
“E ora via,
alla Torre!” disse Albus, mentre usciva dalla Sala con le
braccia piene di cesti.
In Sala Comune i
Grifondoro rimasti, molto pochi, dato che tutti stavano assistendo
all’ultima sfida dell’anno di Gobbiglie, non tanto
per diletto, quanto più per ridere dei partecipanti.
“Ehi, che
stai facendo?” domandò James appena vide il
fratello, alzandosi di scatto dalla poltrona nella quale era rimasto
sommerso.
Quando Emily
passò il buco del ritratto e comparve ridente in Sala
Comune, sgranò gli occhi e squadrò il fratello.
A grandi falcate si
avvicinò ad Albus e lo trascinò di peso verso le
scale.
“Io non ho
fatto niente! Te lo giuro!” protestò Al,
“e ora smettila di tirarmi, Jamie! Caspita,
piantala!”
“Perché
lei sta ridendo?” sibilò al suo orecchio.
Albus si mise a ridere.
“Mi stai
prendendo in giro? No, dimmelo subito perché sembri proprio
convincente”
Il viso di James
rimase impassibile.
“No, non
scherzi Tu sei geloso di… guarda che abbiamo riso tutti e
tre, niente di importante, giuro” cercò di
rincuorarlo.
James assunse la
tipica aria dell’arrabbiato e si mise i pugni sui fianchi.
“Piantala,
James. Così sembri la mamma. E ti assicuro che non
è un complimento, in questo momento” disse Albus,
ridacchiando, “e poi non trovo l’importanza della
situazione, sinceramente… guarda che ha riso altre
volte”
James chiuse gli occhi.
“Ma non
davanti a me da quand-”
Albus lo
guardò, scuotendo la testa.
“Sei
patetico, James… è colpa tua e ora ti piangi
addosso, evitavi di metterla in condizione di scegliere” lo
aggredì e il fratello si riscosse rapidamente.
“Non
parlarmi così! Lei gli piaceva! Come potevo
permett-”
“Dovevi
fidarmi, Merlino! Dovevi fidarti di lei! Ti amava, non ti avrebbe
tradito!” esclamò Al, puntandogli un dito contro.
Il fratello
aprì la bocca un po’ di volte, senza riuscire a
spiccicare parola e poi si coprì il viso con le mani.
“Jamie. Ce
ne saranno altre migliori” mormorò Al, circondando
le spalle del fratello con un braccio, sentendosi un groppo in gola per
lui.
“Tanto so
che è una bugia…” sussurrò
James, abbracciandolo.
Albus sorrise.
Quando aveva saputo
che suo fratello e Emily si erano lasciati non ci aveva creduto.
“Sì, Al, mi ha lasciato… se
n’è andata… gliel’avevo detto
che non doveva andare…”
“Aspetta,
aspetta! Spiegami bene, con calma” l’aveva
interrotto, poggiando il libro che stava leggendo.
“Lei…
lei è andata da lui…”
“Lui
chi?” chiese Albus, alzando un sopracciglio
“Tim,
quel suo amico… il suo migliore amico”
“…
non trovo il problema, Jamie…”
James si riscosse e lo guardò interrogativo.
“Caspita Al! Tim! Quello a cui piace!”
“E
quindi? Anche tu entri nella classe di Incantesimi, con tutte quelle
Corvonero ammiccanti… ma Emily cosa dovrebbe fare?
Arrabbiarsi con tutte le studentesse che hai dietro?”
“Smettila!
Non capisci!” aveva esclamato James, alzandosi dal letto..
“E
allora spiegami meglio, Jamie”
“Io
le avevo chiesto di scegliere… perché lei i aveva
detto che doveva andare da Tim, era malato e al S.Mungo, ma avrebbe
passato il suo compleanno là… e io, io era
arrabbiato, avevo impiegato mesi per prepararle la festa a
sorpresa!”
“Tu
l’hai fatta scegliere?” aveva esclamato Al,
saltando giù dal letto e guardando stranito il fratello
“Sì,
e lei se n’è andata… e mi ha detto che
non vuole avere niente a che fare con un insensibile come me, che non
le lascia spazio per vivere”
Quella fu la prima
volta che vide suo fratello piangere, e anche l’ultima.
“Ehi-ehi,
ora basta, vieni a mangiare con noi” mormorò Al,
battendo una mano sulla spalla del fratello.
“No, grazie.
Preferisco andare in dormitorio” rispose James, riscuotendosi
e salendo le scale.
“Va
bene” gli disse Al, tornando in Sala Comune.
Sperava, e lo faceva
veramente, che tutto potesse risolversi.
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