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di fredster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Freddie ***
Capitolo 2: *** Cook ***
Capitolo 3: *** Helena ***
Capitolo 4: *** Katie ***
Capitolo 5: *** Effy ***



Capitolo 1
*** Freddie ***


freddie Chapter one: Freddie

Il mio ultimo ricordo era l'immagine di John Foster che in piedi davanti a me trascinava il mio corpo all'interno di una piccola cabina armadio consapevole del fatto che non fossi morto, non ancora almeno.
Non so con precisione quanto tempo rimasi chiuso in quella stanza, sentivo il sangue colare dalla testa e percepivo quel gusto metallico all'interno della mia bocca, la stessa che cercava di ricordare il
dolce sapore di quella di Effy. Ero come in un incubo dal quale non riesci a svegliarti, puoi scalciare, urlare, puoi fare qualsiasi cosa ma non ne uscirai mai. Quando riuscii ad aprire gli occhi mi trascinai per pochi
passi cercando di sollevarmi dal freddo pavimento ma non appena staccai la testa dal suolo essa prese a girare e mi sembrava di cadere nel vuoto e tornai nuovamente steso sotto una debole luce giallastra.
» Ehi, come ti senti? «
Un sussurro giunse alle mie orecchie, riuscii a distinguere che era una voce femminile consumata da centinaia di sigarette, mi voltai in direzione della voce e riuscii a distinguere la sagoma di una ragazza legata
vicino al muro, non riuscivo a vederla chiaramente, di lei notai solamente un profondo tatuaggio che occupava tutto il suo fianco sinistro e uno scintillante pearcing; i suoi unici vestiti erano un reggiseno e un paio
di shorts o forse era semplicemente dell'intimo, non riuscii a percepire le ombre del suo viso per scrutare le sue paure, le sue sensazioni. Mi sgranchii la voce cercando di non fare troppo rumore ma non riuscii ad emettere
alcun suono ed entrambi restammo a guardare le rispettive sagome avvolte nella penombra. Ero stato uno stupido ad andare da solo a casa del signor Foster, avrei dovuto capire le sue intenzioni e avrei dovuto reagire.
Non avrei dovuto permettergli di continuare il suo gioco con Effy, ma se da una parte il pensiero di Cook la fuori con lei mi infastidiva, dall'altra mi rassicurava perchè ero convinto che non l'avrebbe lasciato vincere.
Il rumore di una serratura fece sobbalzare me e la ragazza con la quale condividevo quei momenti, ma se lei era pietrificata dalla paura io al contrario ero pronto a lottare. La figura massiccia di John si fece strada
diventando sempre più ricca di particolari, riuscii a vedere il suo solito maglioncino grigio e i suoi occhi azzurri che facevano trasparire tutta la pazzia racchiusa in quella figura. Lo vidi prendere una sedia e posizionarsi
davanti alla ragazza, lo vidi accarezzarla e vidi il suo sguardo, lo stesso sguardo che avevo visto sul suo viso il giorno in cui entrò nella stanza di Effy.
» Allora Helena, sei pronta a riprendere le nostre sedute? Un tempo ti rendevano felice, spegnevano le tue paure. Possono farlo ancora, noi possiamo farlo ancora. «
La sua voce era pacata, quasi fosse il pifferaio magico alla ricerca dei suoi topolini, sentii dei gemiti provenire dalla ragazza e vidi John alzarsi dalla sua postazione e raggiungermi, si abbassò quel tanto per
guardarmi negli occhi e riprese a parlare con lo stesso tono con il quale si era rivolto alla ragazza
» Mi dispiace Freddie ma non potevo lasciarla a te. Lei è una ragazza speciale e tu non puoi apprezzarla, io invece posso farlo. «
Avevo pensato per molto a tempo a cosa avrei potuto dirgli, a come insultarlo o cercare di colpirlo ma a quelle parole rimasi in silenzio e sentivo le lacrime scivolare rapide lungo il mio viso, aveva ragione a dire
che lei era speciale e sebbene non fossi riuscito a farla aprire completamente con me, sapevo di essermi impegnato, e avrei voluto farlo per tutti i giorni che mi sarebbero rimasti. John sparì pochi secondi dopo
richiudendo a chiave la porta e mi rannicchiai in un angolo della stanza, sentivo la testa pulsare e strizzai gli occhi respirando affannosamente. Il mio sguardo tornò nuovamente sulla ragazza che come me se ne stava in
un angolo della stanza con le ginocchia al petto e la testa chinata su di esse.
» Che cosa ti ha fatto il signor Foster? «
non avevo più udito il suono della mia voce da quando John mi aveva colpito e ora a stento la riconoscevo, guardavo quella ragazza e non potevo fare a meno di pensare ad Effy, così forte ma così indifesa.
» Lui mi ha aiutata, ma dopo averlo fatto mi ha nuovamente distrutta il pensiero che fossi pronta a ritrovare me stessa e quello che avevo lasciato dietro di me lo bruciava e mi ha reso schiava della sua pazzia «
non sapevo che cosa dirle, avevo paura di scegliere una parola sbagliata che avrebbe potuto riportarle alla mente brutti ricordi quando lei cominciò a dondolarsi avanti e in dietro recitando una frase senza
prendere un attimo di respiro.
» E' successo, ma non è mai successo. E' successo, ma non è mai successo. «
» Ehi, ehi. Smettila okay, ti farai male così «
mi trascinai vicino a lei prendendo le sue mani e mi accorsi che tremava e non riusciva a fermarsi
» Shhh, va tutto bene, ora smettila «
tutto di lei mi riportava ad Effy, portai una mano sui suoi capelli cercando di frenare le lacrime e mi lasciai cadere accanto a lei cercando di riprendere un respiro regolare e notai che la ragazza cominciava
a calmarsi e mi sentii sollevato, sentii la sua testa posarsi lentamente sulla mia spalla e socchiusi gli occhi immaginando nella mia mente di vedere Effy, il suo sorriso, il suo profumo. . .
» E' successo, ma non è mai successo. «
quasi sussurrò queste ultime parole prima di spegnere la sua voce, il suo respiro era tornato regolare, le gambe distese e i suoi lineamenti erano più rilassati e quando ormai mi ero rassegnato all'idea di non
sapere più niente riguardo al mio futuro, sentii la voce di Cook vicina. Probabilmente cominciavo a dare i numeri anche io, ma quando la sentii nuovamente questa volta più forte e decisa urlare il suo nome mi
convinsi che non era frutto della mia immaginazione e con la poca voce che mi era rimasta in gola cercai di richiamare la sua attenzione
» Cooook! Cooook! Sono qui! «
riuscii ad avvicinarmi alla piccola porta e cominciai a prenderla a calci facendo rumore e quando la porta si aprì vidi finalmente il volto di una persona amica, un volto che sebbene fosse segnato da lividi e graffi,
era sempre un volto che mi ricordava cose positive e infondeva uno strano senso di familiarità.
» L'ho steso amico, l'ho fatto nero «
la sua voce era eccitata e aveva lo stesso tono di quando cercava di ironizzare per non cadere in un pianto alla Cook. Mi sollevai traballando, la testa non smetteva di girarmi e per un attimo mi dovetti appoggiare
alla sua spalla per non cadere e poi finalmente entrambi ci lasciammo andare in un abbraccio, uno di quelli che ti tolgono il respiro, uno di cui hai bisogno per sentirti ancora vivo e parte di questo mondo.
» Mi sei mancato Fredster, io . . . io pensavo che lui ti avesse fatto fuori amico «
e non appena terminò la sua frase scoppiò in una risata isterica e non potei fare a meno che seguirlo e ridere a mia volta con grande fatica, sentivo la testa tornare a pulsare e la gola bruciare, mi trascinai lentamente
fuori dalla stanza e lo vidi, John Foster legato alla sua scrivania riverso in una piccola pozza di sangue, respirava a fatica ma la sua espressione era sempre stampata su quel volto.
» Ehi Freds, lei chi è? «
mi voltai indietro e seguii l'indice di Cook che indicava la ragazza ancora rannicchiata per terra, alla luce potevo vederla chiaramente, Foster aveva tolto i vestiti anche a lei e anche lei come me era stata sicuramente
picchiata, deboli scie di sangue le erano rimaste lungo le guance chiare, i suoi capelli castano d'orati erano arruffati e scendevano liberi coprendole il viso, aveva una sottile catenina allacciata alla caviglia destra che
brillava . . .
» E' successo, ma non è mai successo, E' successo, ma non è mai successo. «
continuava a ripetere sempre la stessa frase dondolandosi e passandosi le mani fra i capelli, vidi una strana espressione stampata sul volto di Cook e lo vidi avvicinarsi ,per la prima volta titubante, alla ragazza lo vidi
abbassarsi verso di lei e girarsi per guardarmi
» Effy ripeteva la stessa frase in continuazione «
rimasi in silenzio mentre Cook prendeva in braccio la ragazza che appoggiata sul suo petto non smetteva di ripetere la solita frase e uscimmo da quella casa così buia e piena di tristezza e solitudine, infondo
John Foster mi faceva pena, era un uomo solo finito col diventare pazzo.
» Non le avrete mai! Non avrete Effy e nemmeno Helena. Loro ritorneranno da me. Torneranno da me!! «
l'urlo disperato di John non fece altro che farmi ridere, nessuna delle due sarebbe ritornata da lui. Camminammo in silenzio nella fredda notte inglese, Cook aveva dato la sua maglietta ad Helena, sempre se
quello fosse realmente il suo nome, lei camminava dondolando davanti a noi, spaesata, guardava tutto ciò che aveva intorno, osservava le strade,le macchina, ogni singolo dettaglio. Io e Cook eravamo dietro di lei,
entrambi volevamo sapere qualcosa in più su quella ragazza ma nessuno dei due trovava le parole giuste per cominciare una conversazione, nemmeno Cook. Qualcosa era cambiato in lui, il vecchio Cook non avrebbe perso tempo a fare commenti e battute, questo Cook invece camminava in silenzio limitandosi ad osservare tutto ciò che passava accanto a lui. In pochi minuti arrivammo davanti a casa mia, lasciai che Cook ed Helena andassero avanti e mi fermai per qualche secondo sul marciapiede fissando quella che per anni era stata la mia casa, rivedevo come dei flash mio padre che preparava la colazione e Karen che non smetteva nemmeno per un secondo di provare la sua coreografia. Inspirai profondamente chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi e imboccai lo stretto vialetto per poi entrare in casa, Karen era in piedi davanti alla porta e non appena entrai mi corse in contro in lacrime abbracciandomi come poco prima aveva fatto Cook. Io e mia sorella avevamo un rapporto molto altalenante specialmente dopo la morte di nostra madre
ma sapevo che lei sarebbe stata l'unica persona che mi avrebbe sempre voluto bene, che di me le sarebbe sempre importato. Ricambiai il suo abbraccio stringendola a me più forte che potevo
» Ti voglio bene Karen «
lei si staccò sorridendo asciugandosi una lacrima e notai che indossava la mia maglietta preferita e mi venne spontaneo curvare le labbra in un sorriso affettuoso
» Scusa se ho messo la tua maglietta preferita «
» Nessun problema, sarà la nostra maglietta preferita «
un altro sorriso, questa volta più luminoso del primo le comparve sul suo viso e sgattaiolò in cucina, guardai Helena e Cook ,seduti sul primo scalino, impegnati in una conversazione.
» Allora, qual'è il tuo nome? «
» Helena, mi chiamo Helena. «
la voce della ragazza era diventata molto più tranquilla, come se non le fosse mai successo nulla e come se il suo nome fosse scontato.
» Io vado a fare una doccia. Hel puoi dormire in camera mia, io e Cook staremo nel capanno «
Cook si alzò per lasciarmi passare e Karen raggiunse Helena facendole strada verso la mia stanza. Entrai nella doccia facendo un altro respiro profondo, dentro di me continuavo a rivedere John Foster con in mano
la mazza da baseball, sentivo la sua voce, rivedevo la sua espressione. Un getto di acqua fredda mi riportò sulla Terra, di nuovo problemi con l'acqua calda.
» Oh merda. «
uscii dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano blu e guardai la mia immagine riflessa allo specchio, con qualche livido e diverse ferite ma ero ancora io, ero ancora Freddie McClair.
Io e Cook ci addormentammo subito ma il nostro sonno fu interrotto da un grido proveniente da dentro la casa, ci alzammo ancora addormentati e salimmo raggiungendo il bagno. Karen era in pigiama in piedi
davanti alla porta del bagno ed Helena era seduta per terra con lo sguardo fisso davanti a sè, quando si accorse della nostra presenza si alzò venendoci in contro
» Non posso stare in quella stanza, ci sono troppe persone, le loro voci non mi fanno dormire. Non smettono di parlare e continuano ad avvicinarsi a me «
» Ok, vieni nel capanno con noi se qualcuno prova ancora ad avvicinarsi lo picchieremo noi. O meglio, lo farò io viste le condizioni di Freddie «
Scambiai un rapido sguardo con Cook prima che prendesse Helena e la portasse di sotto, mi appoggiai al muro guardando Karen che ancora non aveva ben capito la situazione
» Quella ragazza . . . che cosa le è successo? Mette i brividi Freds «
» E' solo sconvolta Karen, domani andrà meglio «
la lasciai in piedi dove si trovava e ritornai di sotto, quando entrai nel capanno Helena si era addormentata accanto a Cook che stringeva fra le mani un vecchio attrezzo arruginito e non potei fare a meno
che scoppiare in una risata e ritornare a dormire. Domani tutto sarebbe andato meglio e con il passare dei giorni tutto si sarebbe aggiustato e sarebbe tornato alla normalità, o almeno a qualcosa di molto simile
ad essa.




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Capitolo 2
*** Cook ***


chapter two: cook Chapter two: Cook


Quando mi svegliai nel capanno non c'era nessuno e per pochi secondi pensai di essermi sognato tutto, John Foster, Freds e quella ragazza. Mi sollevai dal fresco pavimento del capanno di Freds e
mi stiracchiai facendo un rumoroso sbadiglio, mi guardai intorno e la maglietta che avevo dato a quella ragazza gettata sul divano mi fece capire che tutto era successo realmente e non ero ancora entrato
nel club dei fuori di testa. Aprii la porta del capanno e mi ritrovai nel giardino di casa McClair, Karen era impegnata in qualche suo strano esercizio mattutino e dalla mia posizione osservavo il suo sedere
ondeggiare e mi accesi una sigaretta gustandomi quella scena divertito.
» Sei proprio un pervertito sai . . . «
una voce divertita mi aveva raggiunto e mi voltai curioso di darle un volto, era quella ragazza, Helena aveva detto di chiamarsi. Guardandola oggi non sembrerebbe la stessa ragazza conosciuta ieri, i suoi capelli
sono lisci e ben sistemati, un mini vestito nero le copre la pelle abbronzata, sebbene si riesca lo stesso ad intravedere la sua biancheria e soprattutto il suo viso sembra più rilassato.
» Sei solo gelosa che io non stia guardando il tuo «
scoppiammo entrambi in una leggera risata che attirò l'attenzione di Karen che ci guardò scocciata decidendo di abbandonare la sua attività per qualche altra strana attività degna di Karen McClair. Inspirai a fondo
il fumo di quella sigaretta e tornai a guardarla
» Perchè eri in cura da John Foster? «
non mi aspettavo una vera e propria risposta, questi sono argomenti delicati e certamente inadatti alla famosa sensibilità di James Cook e come mi aspettavo lei non proferì alcuna parola, il suo sguardo era fisso
davanti a sè, i suoi occhi erano di un intenso castano d'orato e sembravano finti, come se stesse indossando delle lenti a contatto. Inspirò voltandosi lentamente verso di me e sentivo il suo sguardo su di me finchè
non prese lei la parola.
» Sai che cosa diceva Confucio? «
la guardai perplesso per pochi istanti, come potevo sapere che cosa diceva Confucio se nemmeno sapevo chi fosse? La guardai allargando le braccia aprendo la bocca per dire qualcosa ma uscirono solamente
delle parole confuse che la fecero sorridere e per un attimo lasciai perdere la sua strana domanda e sorrisi anche io, non capivo il motivo per il quale stessi sorridendo ma posso garantirvi che il suo sorriso è
davvero contagioso e non ti lascia scelta se non quella di sorridere con lei.
» La nostra gloria maggiore non consiste nel non sbagliare, ma nel risollevarsi ogni volta che cadiamo. E' una frase che mi ripeteva John Foster ogni giorno, quando ero in uno dei miei trip e mi sembrava
che la mia felicità fosse finita, che niente di me fosse rimasto. Come se stessi sull'orlo di un precipizio e non riuscissi nemmeno a voltarmi indietro per cercare di salvarmi «
era una macchinetta, le parole le uscivano rapide e si fermò solamente quando ebbe finito. Tirai un sospiro scuotendo la testa ridacchiando.
» Wow. Confucio è un gran poeta, dovresti presentarmelo «
» Era un filosofo ma come preferisci. Te lo presenterei volentieri, cercherò di chiamarlo prossimamente «
La sua risposta mi lasciò intendere qualcosa riguardo la sorte di Confucio ma non andai oltre e incrociai le braccia al petto. L'arrivo di Effy e Freddie attirarono la mia attenzione. Lei amava Freddie, me lo aveva detto diverse volte e io lo avevo ripetute altrettante volte a me stesso ma questo non era stato sufficiente a cancellare ciò che io provavo per lei.
» Sei innamorato di lei . . . «
» Confucio ha detto anche questo? «
da parte sua ci fu solo una lieve risata meno sonora di tutte le altre ma entrambi sapevamo una cosa: che Confucio l'avesse detto o no, era vero.
» Hel, lei è Effy & Effy, lei è Helena «
guardai Effy andare in contro ad Helena con un sorriso, quel suo sorriso che mi piaceva da impazzire. Le due si presentarono e continuarono a sorridersi diverse volte e vedendole insieme mi accorsi che avevano
molto in comune, oltre a John Foster e il fatto di avere qualche problema. Freds mi si avvicinò, anche lui era migliorato dal giorno prima, era passato in ospedale quella mattina dal momento che aveva un paio di
punti in testa, ma anche la sua espressione, come quella di Helena era più rilassata.
» Festa nel capanno? «
» Che cosa si festeggia? «
» Da quando James Cook ha bisogno di un motivo per festeggiare? «
gli diedi una leggera pacca sulla spalla ridendo
» James Cook non ha mai avuto bisogno di un motivo per festeggiare. Che la festa abbia inizio allora! Uhooo!«
Il mio grido fu persino più potente di come lo avevo previsto e mi fiondai con Freds nel capanno lasciando Effy ed Helena sedute in giardino.
» Freddie mi ha chiesto una pausa, una di quelle stronzate che si dicono per evitare di buttarti in faccia la solita frase non voglio più stare con te «
» Capisco. Per quello che vale secondo me ha solo bisogno di staccare un pò da tutto ma non vuol dire che abbia smesso di amarti. A quanto pare sono in molti a farlo. «
» Hai parlato per caso con Cook e JJ? «
» Solo con Cook «
» Ciao Eff, ciao io sono Emily piacere di conoscerti «
Quando mi affacciai alla finestra vidi che la conversazione fra Effy ed Helena era stata interrotta dall'arrivo delle altre ragazze che Freds e io avevamo chiamato e dopo le varie presentazioni vidi tutte
quante raggiungere l'entrata del capanno e allargai le braccia sorridendo a tutte quante e mandando giù un sorso di rum.
» Diamo inizio alla festa «
Naomi era entrata perfettamente nell'atmosfera della festa e trascinò con sè Emily e le vidi cominciare a ballare e divertirsi fra un drink e l'altro, nell'angolo opposto della stanza c'erano Effy ed Helena che non
smettevano di parlare nemmeno per un secondo e poi restavano Katie,JJ e Freddie. Quella sera ci divertimmo molto, tutti eravamo contenti del ritorno di Freds e dell'arrivo di Helena anche se credo che fra lei
e Katie non scorra buon sangue, le ho sentite litigare per qualche strana ragione ma molto probabilmente sarà solamente un pò di gelosia di Katie nei confronti della nuova arrivata. Quando il giorno dopo mi svegliai
tutti stavano ancora dormendo, JJ si era persino messo a russare, Naomi ed Emily si erano rannicchiate sul divanetto accanto a Freddie mentre Katie si accontentava delle minute gambe di JJ, Effy era rimasta nel
suo angolino dal quale insieme ad Helena non si era mossa per tutta la sera. Mi guardai intorno e realizzai che Helena era l'unica che mancava all'appello ma non ci misi molto a trovarla, era fuori in giardino distesa nell'erba. La raggiunsi ciondolante e mi lasciai cadere accanto a lei che si sollevò sulle braccia e si voltò verso di me. Per qualche secondo rimasi a guardarla senza fiato, ero stato così preso da Effy e da tutto il
resto che non mi ero reso conto che fosse talmente bella da togliere il fiato.
» Buongiorno «
il sorriso comparve sul suo viso e la sua voce era gentile e allegra, risi piegando la testa all'indietro per osservare il cielo azzurro e mi distesi accanto a lei incrociando le braccia sul petto, la sentii sospirare e tornare
distesa, si avvicinò a me appoggiando la sua testa sul mio petto e quando la guardai sembrava esattamente una bambina che aveva appena trovato la posizione perfetta dopo essersi rigirata nel letto un centinaio di
volte. Passai una mano dietro la testa e indugiai qualche secondo prima di fare qualsiasi mossa e in quel momento mi tornarono in mente le tre regole che suggerii a JJ per sapere quando una ragazza è cotta al punto
giusto per venire a letto con te: Sii tranquillo, toccala e guarda le pupille. Cominciai a sfiorarle il braccio lentamente e di colpo si alzò guardandomi prima di scoppiare a ridere
» Oh ti prego, dimmi che non stai seguendo le tre regole perchè sappi che non ti lascerò guardare le mie pupille. Se hai qualche idea in mente chiedimelo e basta «
allargai le braccia assumendo un'espressione poco comprensibile, com'era possibile che lei conoscesse le tre regole.
» Ok, ho qualche possibilità di andare a letto con te? «
» Si se giochi bene le tue carte «
ridemmo nuovamente e mi alzai trascinandola dentro casa di Freddie, di certo non se la sarebbe presa se avessimo occupato il suo letto per un pò
» Ehi, ma come fai a conoscere le tre regole? «
non riuscii a frenare la mia curiosità ma lei non la soddisfò nemmeno, arrivammo in camera di Freds e le sue labbra erano così sensuali e morbide che mi sarebbe bastato anche baciarla per una giornata intera,
mi sfilò la maglietta rapidamente e io feci altrettanto per poi infilarci nel letto di Freddie, lei era decisamente cento volte meglio di Effy. Riuscimmo anche a finire prima che gli altri si svegliassero e lei era decisa a
cambiare le lenzuola al letto di Freds cosa che a me non passò nemmeno per la testa, quando scendemmo di sotto trovammo Karen seduta al tavolo della cucina con una tazza di caffè latte e qualche biscotto sparso per la tavola, quando vide Helena fu come se avesse visto un fantasma era terrorizzata da lei e non capivo come facesse, quando prendemmo posto davanti a lei blaterò una scusa e si dileguò in camera sua senza
nemmeno finire la sua colazione.
Pochi minuti dopo ci raggiunsero tutti gli altri per fare colazione insieme e rimasi sorpreso quando Effy raggiunse Helena e le due si divisero la sedia, erano come un'anima sola divisa in due corpi. E dopo questa
citazione mando i miei migliori saluti a Confucio.



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Capitolo 3
*** Helena ***


Chapter Three: Helena Chapter Three: Helena

Sono a casa di Freddie da ormai una settimana con l'approvazione di suo padre e il consenso forzato di sua sorella Karen. Ancora non ho ben capito perchè ce l'abbia così tanto con me, ogni
volta che ci incontriamo in cucina o in qualche altra stanza cerca sempre di evitarmi e mi rivolge la parola solamente per le cose strettamente necessarie come ad esempio Vuoi il formaggio sulla pasta?
Quanto zucchero nel caffè? Hai bisogno di lenzuola pulite?
e altre cavolate di questo genere. Freddie mi ha gentilmente concesso metà del suo letto e fortunatamente la nostra è una pacifica convivenza, il
suo rapporto con Effy sembra essersi sistemato. Proprio ieri li ho visti girare vicino casa mano nella mano mentre ridevano e scherzavano come due ragazzini al loro primo appuntamento e mi fa piacere rivedere
il sorriso sul volto di entrambi. Quando aprii gli occhi Freds era già sparito e mi alzai dal letto stiracchiandomi con un rumoroso sbadiglio, solitamente non indossavo mai un pigiama per dormire ma dal momento
che condividevo la stanza in qualità di ospite con un ragazzo e per essere precisi con quello di una mia amica avevo deciso di indossare una di quelle vecchie maglie giganti dove non saresti sexy nemmeno se pagassi
qualcuno per fartelo dire. Da quando sono con Freddie,Effy e gli altri ho smesso di sentire le voci, probabilmente perchè stando in loro compagnia sono impegnata tutto il giorno a recitare una parte, la bella Helena
che finge di aver superato la fase John Foster e che tutti credono viva una vita molto vicina ad essere perfetta. Se ci fermiamo a pensare per qualche secondo la mia vita non sembra nemmeno lontanamente perfetta,
e non lo dico giusto per sembrare una vittima, ma solamente perchè è un dato di fatto. Vivo in una casa di estranei, vado a letto con Cook solo per divertimento senza alcuno scopo finale dal momento che lui viene
a letto con me per dimenticarsi Effy, i miei genitori non so in quale parte precisa del mondo si trovino e del mio passato non ricordo nulla se non John Foster e le sue stupide frasi. L'unica cosa che mi porto dietro del
mio passato è la pazzia, non che mi dispiaccia, a volte essere come me mi aiuta, non esiste un secondo della mia vita durante il quale riesca a sentirmi da sola, quelle persone, le loro voci sono costantemente con me
e non c'è niente che io possa fare per spegnerle, per avere anche due secondi di pausa.
» Helena, vuoi qualcosa per colazione? «
la voce del padre di Freds mi giunse dalle scale e mi affacciai alla porta sorridendo

» No la ringrazio signor McClair, non ho molta fame. Mangerò qualcosa più tardi. «
Sembrò abbastanza soddisfatto della mia risposta e lo sentii scendere le scale fino a raggiungere la cucina dove fece cadere la caffettiera e al disastro seguì un urlo irritato che diceva qualcosa tipo merda o
qualche parola simile. Mi sfilai la maglietta gettandola sul letto e mi misi davanti allo specchio osservando la mia immagine riflessa, sfiorai appena il tatuaggio che copriva interamente il mio fianco e il pearcing
che occupava il mio ombelico e fu come un lampo, rividi l'immagine di John Foster e udii la sua voce, il suo tono pacato e i suoi occhi freddi, inespressivi.
» Che cosa vedi Helena? «
mi voltai di scatto, avevo sentito la sua voce ma nella stanza non c'era nessuno, cominciai ad ansimare guardandomi in giro e sentii nuovamente la sua voce
» Chiudi gli occhi Helena, devi sentire la paura, devi provare dolore. Chiudi gli occhi Helena, avanti, fidati di me Helena «
» No! Smettila, non voglio avere paura, io non ho paura, io non ho paura. Smettila! «
sentivo le lacrime scendere lungo la mia pelle, la mia voce era diventata acuta e gridavo, non riuscivo a fermarmi era più forte di me, lui era sempre stato più forte di me. Mi piegai urlando stringendo con le mani
i capelli senza riuscire a smettere di piangere e urlare.
» Ti prego, basta. Lasciami andare «
» Helena! Helena! Smettila, va tutto bene, sono io Effy «
sentii due piccole braccia posarsi sulla mia schiena e in quel momento sentii solo il silenzio intorno a me, lui era andato via, la mia paura era andata via, tutto era come svanito. Mi rialzai guardandomi intorno,
Freddie era in piedi davanti a me con un'aria preoccupata mentre Effy sembrava più tranquilla e la vedevo sorridermi, inspirai a fondo e indicai loro il bagno dentro il quale mi chiusi. Mi lasciai scivolare dentro
la doccia e aprii il getto di acqua fredda, le goccioline d'acqua percorrevano scivolando veloci il mio corpo e ancora sfiorai il mio tatuaggio.
" Era una mattina troppo calda per trovarsi in Inghilterra, era una di quelle poche mattine dove le nuvole non si vedevano all'orizzonte e la pioggia non rendeva l'aria umida e fredda, bensì un grande
sole illuminava la città sin dalle prime ore del mattino. Quando mi alzai e scesi in cucina realizzai che non era stato tutto un sogno, mio padre aveva davvero lasciato mia madre, aveva lasciato me, aveva lasciato tutto e semplicemente era sparito lasciando al suo posto una schifosa lettera di saluti piena di banali scuse, la bruciai stringendo la mano di mia madre. Sebbene lei continuasse a negare,
qualcosa era cambiato, il suo volto si era spento e lei non era più seduta a quel piccolo tavolo rotondo a fare colazione con uova e pancetta, mio padre non era più seduto di fronte a lei sorseggiando il
suo succo di mela, in quella stanza ero rimasta solamente io e la cosa che mi faceva più male era che tutti erano distrutti per i loro problemi ma nessuno osava affrontarli, nessuno si era seduto a quel
tavolo mostrando le sue carte e discutendo da persone adulte, nessuno si era ricordato di avere una figlia, nessuno."
Quel ricordo fu come un fulmine a ciel sereno, seguii il fusto aggrovigliato pieno di spine che conduceva ad una delle tante rose nere disegnate e di nuovo un altro flashback
" Ero ancora in quella casa, vi ero rimasta per tre giorni senza riuscire a mettere un piede fuori da quella porta, farlo avrebbe solamente reso tutto quanto ufficiale. Passai tutti e tre i giorni piangendo,
non riuscivo a capire il perchè delle loro azioni, perchè il loro odio era più forte del loro amore verso sè stessi e verso di me. Una volta eravamo una famiglia felice. Ma si sà che dopo il dolore arriva la
rabbia e dopo un pò una persona comincia a convivere con tutti questi pensieri e riesce a farsene una ragione, o per lo meno ci prova. Quando uscii di casa era tornata la pioggia e il cielo era del tutto
coperto da enormi nuvoloni grigi, attraversai la città ed entrai nel negozio dal quale uscii tre ore dopo con il mio tatuaggio, volevo qualcosa che non svanisse, che anche se un giorno dimenticassi la
mia storia, quello che i miei genitori mi avevano fatto, questo avrebbe riportato tutto quanto a galla, mi avrebbe fatto ricordare e non avrebbe permesso che io un giorno facessi il loro stesso errore."
nuove lacrime si unirono alle gocce d'acqua e mi lasciai scivolare per terra sotto il getto d'acqua portando la testa all'insù come se in qualche modo volessi che l'acqua mi purificasse.
" Ribatezzai il 5 Settembre, il giorno del tatuaggio, come il giorno della mia rinascita, il giorno del cambiamento ed è da quel giorno che cominciai a festeggiare il mio compleanno in quella data, tanto
è vero che ormai quella vera nemmeno me la ricordo più, o forse non riesco e non voglio ricordarla. Le feste inglesi sono da sempre le migliori, quel pomeriggio stesso mi arrivò un messaggio da un
numero sconosciuto con semplicemente scritto Party, un orario e un indirizzo. Quando arrivai, la casa era già stra colma di persone e un mio vecchio amico attirò la mia attenzione, da quella sera
le mie abitudini cambiarono completamente, la droga, l'alcool, il fumo, le feste, il divertimento entrarono a far parte della mia vita ed è da quel giorno che le voci hanno cominciato a farsi sentire. Non
molto tempo dopo ero rinchiusa in quela casa per pazzi e fu lì che incontrai il signor Foster per la prima volta e fu lì che persi tutti i miei ricordi, fu lì che persi me stessa
"
» Hel! Stai bene? «
la voce di Freddie risuonò da dietro la porta e uscii dalla doccia avvolgendomi in un asciugamano, quando aprii la porta lui era appoggiato al muro con lo sguardo fisso su di me ma non proferì parola
» Finalmente, me la stavo facendo addosso «
sorrisi divertita alla sua affermazione e lo vidi sgattaiolare nel bagno rapido prima che qualcun altro lo occupasse. Entrai in camera e vidi Effy armeggiare con lo scotch e quando mi voltai verso lo specchio, lo vidi
coperto da un telo nero che impediva di specchiarsi e mi venne spontaneo un ampio sorriso notando la sua espressione felice e soddisfatta
» Grazie «
» Di nulla «
mi vestii e raccolsi i capelli, Effy ed io ci stendemmo una accanto all'altra sul letto di Freddie e nessuna delle due parlò, non avevamo bisogno di parlare, quello di cui entrambe avevamo bisogno era il silenzio,
qualcuno che riuscisse a comprendere l'altro senza aver bisogno di parlare, senza uno sguardo, quello che ci univa era la capacità che avevamo di sentire l'altra, riuscivo a sentire Effy, le sue sensazioni, i suoi pensieri,
le sue voci e lei faceva altrettanto con me. Credo che insieme avremmo potuto, con un pò di pratica, affrontare tutte le nostre paure, il nostro essere incatenate ad un incubo che ci avrebbe portate alla distruzione.
Freds ed Effy uscirono dopo un'ora, dissero di andare non ricordo esattamente dove e sentii Freddie chiedermi di unirmi a loro ma rifiutai, mi piaceva passare del tempo con loro ma allo stesso tempo non amavo
fare da terzo incomodo specialmente adesso che stavano cercando di far funzionare le cose tra loro. Mi trascinai al piano di sotto passando davanti allo specchio ancora coperto, sentivo i miei occhi pesanti come
se non chiudessi occhio da giorni interi, in cucina il padre di Freddie stava preparando il pranzo mentre Karen era seduta sul divano a guardare una puntata di quei programmi dove la gente che non ha niente da
fare si improvvisa un ballerino e vince pure dei soldi. Riuscii ad uscire senza dare nell'occhio e per un attimo mi voltai verso il capanno e per un attimo fui colta da un'improvvisa voglia di entrare e sperare di trovarvi
Cook ma spensi quel desiderio, tornai a camminare verso la strada non troppo affollata d'altronde era l'ora di pranzo e quasi tutte le persone si trovavano a scuola o al lavoro, vi erano un paio di macchine parcheggiate lungo il lato sinistro della strada e uno scooter rosso in uno stretto vialetto, sentivo le gambe diventare improvvisamente pesanti, come se fossi una detenuta con due grossi pesi alle caviglie e non
riuscissi più a camminare, i contorni delle case e degli alberi cominciarono a diventare opachi e sempre meno visibili e sebbene mi sentissi stanca continuavo a camminare e non riuscivo a fermarmi, era come
se avessi perso il controllo di me stessa, in testa avevo solo una meta e non capivo perchè avvertissi quel forte desiderio di andare da lui, di parlare con lui. Sin da quando mi avevano rinchiusa in quella gabbia di
matti lui nel bene e nel male era stata l'unica persona ad avermi ascoltata, lui aveva spento le mie voci e le mie paure, mi aveva resa in qualche modo una ragazza molto vicina all'essere felice e ora mi sentivo come
vuota, come se dentro al mio corpo non ci fosse nulla. Mi strinsi nel leggero vestito nero che indossavo e davanti a me vidi la sua casa, le finestre erano chiuse e non riuscivo a vedere l'interno della sua casa dal
momento che delle tende di colore scuro impedivano di vedere all'interno ma facilmente ricordai com'era fatta, una casa buia, fredda e vuota. Sentii una leggera pressione sulla spalla e mi spaventai voltandomi
» Ehi calma, sono solo io «
la voce di Cook mi fece svegliare e non improvvisamente fui colta da diversi brividi lungo la schiena e sentii la paura invadermi nuovamente, il freddo era diventato più acuto ed era come se milioni di aghi mi stessero
pungendo, tutti contemporaneamente e lasciai che Cook mi tirasse a sè abbracciandomi
» Puoi portarmi a casa? «
» Certo, andiamo «
camminavo stretta al suo corpo cercando di assorbire il suo calore. Camminammo in silenzio per diversi metri e quando raggiungemmo casa di Freddie sentimmo della musica provenire dal capanno e intravidi la
figura di Emily ballare insieme ai riccioli di JJ.
» Possiamo semplicemente stare in camera di Freds se preferisci «
lo guardai in silenzio e forse per la prima la sua era una proposta senza nessun secondo fine, non mi aveva invitata nella camera di Freddie per stare con me come spesso facevamo ma semplicemente era
preoccupato, appoggiai la testa sul suo petto dal momento che ero più bassa di lui e non riuscivo ad appoggiarmi comodamente sulla sua spalla e cercai di rassicurarlo con un sorriso.
» No andiamo sto bene «
quando entrammo l'aria era già colma di fumo e tutti avevano un'espressione felice, come se si trovassero su una qualche nuvola a diversi chilometri di distanza dalla Terra, cercai di raggiungere Effy che non
appena incrociò il mio sguardo cominciò a sorridermi porgendomi la sigaretta che stringeva fra le mani ma mi scontrai con Katie
» Ehi stai attenta «
la sua voce mi irritava e lo stesso i suoi modi di fare
» Stai attenta tu «
» Come hai detto? Non devi permetterti di rivolgermi la parola «
mi sarebbe piaciuto prendere a schiaffi la sua faccia ma sapevo che non lo avrei fatto in nessun caso, ho sempre odiato la violenza e l'unica cosa che mai ho fatto nella mia vita è picchiare qualcuno
» Senti Katie non ho voglia di litigare, smettila e goditi la serata «
» Non posso perchè una povera pazza me lo impedisce «
sentii la mano di Cook stringere il mio braccio e tirarmi verso di lui
» Katie smettila adesso, lei non ti ha offesa «
nella stanza era calato il silenzio e la voce di Freddie rispose alla sua provocazione
» Oh andiamo Freds, chi è questa ragazza, non la conosci nemmeno. Perchè sei qui Helena, non ti vuole nessuno. I tuoi genitori ti hanno abbandonata perchè altrimenti saresti a casa tua in questo momento,
loro non ti hanno voluta, ti hanno abbandonata. Ti hanno lasciata da sola
«
» Non mi hanno abbandonata. Non mi hanno abbandonata. Loro non  mi hanno abbandonata «
sentivo che respirare diventava sempre più difficile, cominciai ad ansimare e sentivo mille voci che ripetevano la frase di Katie, la stanza cominciò a girare e non vedevo più niente se non l'immagine di Katie
che parlava davanti a me
» E quando anche Effy e gli altri si stancheranno di te, fidati, ti abbandoneranno anche loro «
sentivo le lacrime scorrere veloci e rigare le mie guance coperte dal trucco e riuscii a sottrarmi dalla presa di Cook correndo via dal capanno, quando raggiunsi il marciapiede cominciai a correre senza fermarmi
nemmeno per un secondo

» Ma sei proprio una stronza
«
la voce di Cook fu l'ultimo suono emesso in quella stanza, subito dopo cominciò a correre anche lui seguendo Helena e quando Effy si avvicinò alla sottile figura di Katie le diede un sonoro schiaffo e tutti raccolsero
le loro cose rifugiandosi nelle rispettive case.

» Helena! Helena fermati! «
sentii in lontananza la voce di Cook e mi fermai sedendomi accanto ad un muretto, sentivo il cuore pulsare veloce e le gambe tremare ma le voci non cessarono, erano ancora nella mia testa e non potevo fare altro
che sentire e ri sentire quelle parole. In fondo Katie aveva ragione, i miei genitori mi avevano abbandonata ma ammetterlo, sentirlo dire ad alta voce faceva male, mi aveva sbattuto in faccia la verità.
» Mi hanno abbandonata Cook, lei ha ragione. Se ne sono andati senza nemmeno dirmi una parola, forse erano stanchi di me, è colpa mia, li ho fatti andare via io. E farò andare via anche voi. «
il mio cuore si era calmato ma non riuscivo a controllare le lacrime che avevano fatto colare tutto il trucco
» Non è colpa tua Hel. Loro non hanno voluto passare del tempo con te, non hanno voluto conoscerti a fondo, non hanno voluto apprezzarti. Loro sono andati via, sono scappati perchè non hanno saputo
affrontare la realtà, avevano paura che il tuo amore li rendesse deboli e vulnerabili. E anche io ho paura, quello che sento mi spaventa, quello che provo per te
«
lo ascoltai in silenzio asciugandomi le lacrime e mi voltai verso di lui incrociando il suo sguardo, i suoi occhi, le sue labbra
» Quello che provo per te mi spaventa a morte Cook, perchè . . . tu, il tuo cuore appartengono già ad una persona, e quella persona non sono io Cook «
» All'inizio era così, ma quando sono con te sono diverso, quando sono con te ho sempre paura di dire una frase sbagliata, di fare qualcosa che possa ferirti in qualche modo e questo con lei non l'ho mai provato. Credevo di amarla ma non sapevo che significasse veramente amare qualcuno. «
» Quando ami qualcuno senti il cuore batterti a mille, senti le farfalle nello stomaco e non fai altro che pensare a lui, giorno e notte, hai sempre paura di ferirlo e . . . «
» Credo di amarti «
le sue parole finirono la mia frase, lui era in piedi davanti a me che mi guardava e aveva messo in tavola le sue carte, si era scoperto. Mi alzai sistemando il vestito e mi avvicinai a lui abbassando lo sguardo
» Se lo dico, se ammetto di amarti le voci vinceranno perchè in qualche modo diventerò debole, tu diventerai la mia debolezza e io non riuscirò a combatterle «
» Lo faremo insieme, tu ed io «
fu in quel momento che il silenzio nella mia testa prese il sopravvento su tutte quelle voci
» Ti amo Cook «
il mio fu quasi un sussurro, fu un ti amo pauroso e dopo averlo pronunciato aspettai che le voci tornassero più forti di prima ma ciò non accadde e mi sentii forte, come se le avessi sconfitte e cominciai a ridere
e lui lo fece con me e questa volta quasi lo urlai
» Ti amo Cook! «
» Ti amo Hel! «
anche lui lo urlò e sentii il suo corpo attaccato al mio e le sue labbra così calde e sottili, restammo così per un pò di tempo ignorando la pioggia che aveva cominciato a scendere forte e quando ci staccammo
tornammo a ridere e a correre per la strada e poi eravamo nuovamente insieme, solo noi due, solamente Helena e Cook.



Angolo dell'autrice: Ho pensato di creare l'angolo dell'autrice in questo capitolo perchè nei primi due la storia era appena cominciata e ogni lettore deve conoscere i vari personaggi,
ho cercato di fare in modo che tutti avessero lo stesso carattere del telefilm ma ovviamente la percezione è sempre soggettiva, quindi potrete vedere una Katie Fitch aggressiva perchè
è così che io l'ho immaginata in questo capitolo, ma potrete anche vederla più sensibile successivamente. Una precisazione sul personaggio di Helena, per chi non avesse seguito Skins è
un personaggio inventato quindi nel telefilm non la troverete, lo scopo di questo personaggio è quello di creare un mondo per Effy, un mondo per tutti i personaggi. Potrebbe sembrare una
sosia di Effy ma sebbene entrambe presentino passati difficili spero di riuscire a far valere l'unicità di entrambe. Helena è una ragazza che vuole portare un pò di felicità in ciascuno dei
personaggi. Non vi svelo altro, chiedo scusa per l'attesa ma questo capitolo è molto importante per me e volevo rendere bene ogni minimo particolare. La mia fan fiction parte dalla fine
della 4 stagione di Skins è una sorta di continuo, un dopo. Ho intenzione di scrivere più avanti un capitolo su Pandora e Thomas perchè come saprete entrambi si trovano ad Harvard, ed
è giusto dare anche a loro un finale. Non vi annoio oltre, grazie per aver letto la fan fiction al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Katie ***


chapter four Chapter Four: Katie


Una leggera pioggerellina sbatteva contro la finestra appannata, nella stanza era rimasto ancora un leggero odore di fumo e diversi mozziconi di sigaretta spenti sul pavimento. Naomi ed Emily avevano
organizzato una specie di festa di addio, era il loro saluto prima della partenza; entrambe sarebbero andate non ricordo esattamente in quale parte del Mondo e avrebbero trascorso lì il loro tempo godendosi
la loro nuova vita di coppia. Vedere Emily così felice e spensierata dopo tutti i problemi che ha dovuto affrontare mi faceva stare bene e mi rassicurava, non sempre andavamo d'accordo ma era mia sorella
e le volevo bene più di ogni altra persona al mondo. Eravamo rimasti tutti quanti a casa di Naomi, anche i miei genitori, da quando mio padre aveva perso la palestra si era dedicato alla ricerca di una nuova casa
e si dedica tutt'ora e nel frattempo viviamo tutti insieme come una famiglia allargata. Sollevai le coperte appoggiando entrambi i piedi nudi sul pavimento fresco e mi guardai intorno, JJ dormiva abbracciato alla sua
nuova ragazza, Freddie sul pavimento abbracciava Effy che a sua volta stringeva la mano di Helena abbracciata da Cook ed Emily e Naomi erano una accanto all'altra sul piccolo tappetto rosso in fondo alla stanza
proprio sotto la finestra. Continuavo a guardare quel gruppo e non riuscivo a fare meno di sentirmi un'estranea come se mi trovassi lì solamente perchè non avevo nessun'altro posto dove andare, guardavo i loro volti
e sentivo di non conoscerli. Mi avviai verso il bagno con addosso ancora i vestiti della sera prima, l'immagine che lo specchio rifletteva era quella di una giovane ragazza dai capelli coperti da diverse tinte di svariati
colori che si fissava senza riuscire a riconoscersi, aprii il rubinetto sciaquandomi la faccia con un getto di acqua fredda, vedevo il trucco scivolare lentamente nel tubo creando un piccolo vortice attorno ad esso, lo
smalto color porpora risaltava sulle mie unghie leggermente mangiucchiate e aprii numerosi armadietti per riuscire a trovare dell'acetone. In pochi secondi le unghie tornarono come nuove e lo stesso quelle dei piedi,
quando aprii la porta mi ritrovai sul piccolo corridoio e passai davanti alla stanza dove tutti dormivano come prima e scesi in silenzio le scale, i muri erano pieni di vecchie foto e quadri dai mille colori, uno in particolare proprio di fronte alle scale attirò la mia attenzione, era diverso da tutti gli altri. Gli unici colori presenti in quel quadro erano il bianco e nero e vi era raffigurata una donna dai capelli leggermente mossi dal vento, in piedi
su una collina che fissava l'imponente sagoma di un grosso albero, improvvisamente vidi quella donna girarsi come se il quadro avesse preso vita e quando osservai il volto di quella figura riconobbi me stessa e non potei
fare a meno di pensare di essere il ritratto della solitudine.
» No Rob, io sono stanca di vivere in questa casa, di vedere mia figlia e la sua . . . la sua . . . non posso continuare così, io vado via oggi stesso, torno da mia madre a Londra e porto i ragazzi con me «
la voce di mia madre risuonò dalla cucina, aveva intenzione di tornare a Londra e soprattutto di lasciare papà. Feci un bel respiro e scesi le scale, proprio quando arrivai in prossimità della cucina le voci si zittirono
e vidi la testa di mia madre spuntare da dietro il tavolo della cucina con un ampio ma finto sorriso, entrai prendendo posto di fronte a lei e rimasi in silenzio
» Buongiorno tesoro, ho preparato della pancetta per colazione «
» Mamma, tu non prepari mai la pancetta per colazione. «
» Lo so tesoro e non sarebbe ora di cambiare? «
la guardai facendo finta di non capire il secondo fine del suo discorso e vidi la sua bocca incurvarsi nervosa mentre papà prendeva in mano le redini della frase
» Tua madre ritiene opportuno prendersi una pausa, sarà solo una cosa momentanea tesoro e presto ritorneremo ad essere una famiglia «
mia madre si sgranchì la voce e il suo tono era ben più deciso di quello di papà e le sue parole furono come un getto di acqua gelata, come cadere nell'Oceano Atlantico durante la stagione invernale
» Tesoro, noi andremo a Londra a casa della nonna. Partiremo questa sera, non voglio più vivere in questa casa, in questa città «
» I ragazzi dovrebbero sentirsi liberi di decidere «
» No Rob! Se restassero qui con te non avrebbero alcun futuro, non hai una casa, un lavoro, dei soldi. Rob, tu non hai niente «
mio padre scattò in piedi e capii che avrebbe voluto dire qualcosa per smentire ciò che sua moglie aveva appena detto ma sapeva benissimo che non poteva farlo perchè quello che sua moglie aveva appena detto
era la verità e nessuno avrebbe potuto cambiarla. Lo vidi uscire dalla cucina e dalla casa di Naomi avvolto nella sua felpa e quando mi voltai verso mia madre, il suo finto sorriso era ancora stampato su quel volto
» Vai a fare le valigie tesoro e avverti anche tuo fratello e tua sorella «
» Io non vengo mamma, non verrò con te a Londra. «
la voce di Emily ci sorprese entrambe e mi voltai verso la porta dove vidi Emily e Naomi in piedi con gli occhi fissi su mia madre
» E cosa pensi fare Emily, vuoi vivere come una ragazza di strada insieme alla tua amichetta, non posso permettere che tu ti riduca a questa vita. Sono tua madre è ho il dovere di proteggerti «
» Non più mamma, se vuoi andartene fallo, se tu Katie vuoi andare con lei, fallo! Ma io non verrò con voi, io non lascerò Naomi come tu hai appena lasciato papà «
quelle furono le sue ultime parole, poi anche lei e Naomi uscirono con le rispettive giacche fuori da questa casa e io e mia madre restammo da sole in cucina e fu in quel momento che il sorriso scomparve dal suo
volto e i suoi occhi erano come spenti
» Io verrò con te «
la mia frase la tranquillizzò sebbene in minima parte e mi alzai ritornando al piano di sopra, incrociai JJ e la sua ragazza lungo le scale e li salutai distrattamente, nella stanza erano rimasti solamente Freddie,Effy e Cook.
» Ehi, ehm, ti spiace? Dovrei passare «
mi voltai vedendo Helena in piedi davanti a me, eravamo entrambe più o meno della stessa altezza ma in quel momento mi sentivo così piccola e inferiore a chiunque. Non le avevo più rivolto la parola dalla sera al
capanno di Freddie, ero incavolata per aver litigato con Emily per via del suo stupido "viaggio di nozze" con Naomi e me l'ero presa con lei senza alcuna ragione. Mi spostai lasciandola passare ma lei non si mosse,
si appoggiò lungo lo stipite della porta e sulla sua carnagione così abbronzata il suo tatuaggio risaltava in maniera del tutto innaturale e lo osservai per qualche secondo per poi rialzare lo sguardo
» Senti Helena, mi dispiace per l'altra sera. Ho detto delle cose cattive e voglio che tu sappia che non ce l'ho con te, non ti conosco nemmeno «
studiai la sua espressione per pochi secondi prima di individuare un sorriso alquanto simpatico che si fece spazio sulle sue labbra
» Non preoccuparti, capitano a tutti delle giornate negative. E' tutto a posto Katie «
i suoi occhi color del miele erano fissi sui miei e non riuscii a fare a meno di sentirmi a disagio, era come se stesse cercando di vedere dentro di me ed era una sensazione strana, era come lo sguardo di Effy quando
si perdeva in uno dei suoi momenti di follia.
» Okay ... «
quasi lo sussurrai e la vidi entrare nella stanza raccogliendo le sue cose, legò i suoi capelli in una coda e anche lei abbandonò la casa di Naomi.
» Hey . . . «
la voce ancora leggermente assonnata di Cook mi fece voltare verso di lui
» Hey ! «
» Se vuoi . . . divertirti un pò visto che Helena è andata via. E' come se mi stessi implorando «
lo guardai scocciata mentre cominciava a ridere svegliando così anche Freddie ed Effy
» Vado a farmi una doccia. Da sola. Sai Cook, non avrei mai pensato di dirtelo, ma sei fortunato perciò non fare il cretino «
la sua espressione era poco chiara ma aveva afferrato il messaggio e così me ne andai nel bagno soddisfatta di me stessa, l'acqua era fresca e mi sentii meglio. Non avevo mai pensato ad un cambiamento,
o almeno non ad un cambiamento così radicale ma forse mi avrebbe fatto bene, mi avrebbe aiutata a crescere. Ma per tutto esistono i pro e i contro e andare in una città come Londra dove le uniche persone
che conosco sono i miei parenti è decisamente terrorizzante. Sono come un tuffatore, questi sono i miei attimi prima di arrivare alla fine del trampolino e una volta giunta lì ho solo due scelte, voltarmi e ripercorrere
la vecchia strada oppure gettarmi e sperare di eseguire un ottimo tuffo.
Chiusi l'acqua e mi avvolsi in un asciugamano dal colore rosa pallido con alcuni fiorellini disegnati qua e là, decisi che avrei reso indimenticabili tutti quei singoli attimi prima della scelta finale.
Scesi le scale trascinando dietro di me la pesante valigia che avevo riempito con tutta la mia roba e la lasciai accanto alla porta, afferrai la mia giacca e le chiavi e aprii la porta
» Katie! Aspetta, non fare tardi. Partiamo alle otto in punto «
» Tranquilla mamma, sarò qui alle 19.59 «
uscii richiudendo la porta alle mie spalle, estrassi il telefono dalla borsa e controllai l'orario, erano già le tre del pomeriggio, il tempo era decisamente volato e non avevo idea di dove potesse trovarsi Emily.
Cominciai a percorrere le strade di Bristol guardandomi intorno, avevo percorso quelle strade per così tanto tempo eppure mi sembrava di non averle mai osservate, mi sembrava di non aver mai vissuto
in questa città. Sapevo che Emily non era felice della mia decisione e soprattutto non era felice del mio assecondare sempre la mamma, ma fra noi due quella realmente forte e determinata è sempre stata lei.
Lei ha avuto il coraggio di ammettere il suo essere, la vera Emily e io non ero mai riuscita ad ammettere niente a nessuno. Lasciare Bristol significa lasciare il passato alle spalle, la vecchia Katie Fitch e sperare
in una Katie migliore di quella, una Katie che non avrebbe permesso di fare gli stessi errori, una Katie più matura e onesta con se stessa.
» Hey Katie! «
la voce di JJ mi fece sussultare e lo guardai sorridendogli
» Hey JJ, stai bene? «
» Lara mi ha chiesto di trasferirmi da lei «
la sua espressione era felice e mi venne spontaneo sorridere
» E' fantastico JJ. Sono contenta per te «
» Grazie Katie. E tu stai bene? «
» Vado via JJ, questa sera. «
» Oh . . . mi dispiace «
» E' meglio così. Divertiti con Lara «
lo salutai con un lieve sorriso e un cenno della mano prima di riprendere a camminare, vagai per diverse ore senza una meta ben precisa sperando di trovare Emily. Quando l'orologio segnò le 18.00 decisi di
ritornare a casa, prima avrei lasciato la città e prima avrei cominciato a vivere. Il pensiero di andarmene senza riuscire a salutare Emily mi rendeva triste e se lo avesse fatto lei probabilmente non le avrei mai
più rivolto la parola considerandolo come una sorta di tradimento ma lei era letteralmente sparita e io non ero il tipo da lettera strappa lacrime lasciata sul cuscino. Aprii la porta e mia madre e mio fratello erano
seduti in cucina intenti in chissà quale conversazione, mi avvicinai appoggiandomi lungo la porta
» Ehilà «
» Ehi tesoro, non hai trovato Emily? «
» No . . . «
» Probabilmente si starà baciando con Naomi. Le vedo spesso mentre si baciano ma loro non se ne sono mai accorte «
mia madre rimase in silenzio con la bocca spalancata e un'espressione incredula mentre io non riuscii a trattenere una lieve risata. In quel momento sentii delle voci in cortile
» Ehi, cinque minuti e andiamo. «
dissi mentre mia madre cominciava a sistemare le ultime cose, mi avvicinai alla finestra e vidi Naomi,Helena ed Effy ridere mentre correvano per il giardino, Freddie e Cook erano seduti sulle sedie in fondo al cortile
a fumarsi una sigaretta ed Emily mancava all'appello ma quando sentii una mano toccarmi la spalla capii subito che lei era lì e mi voltai sorridendole trattenendo a stento le lacrime
» Scusa per tutte le volte che sono stata una stronza. Può sembrarti strano ma volevo solo proteggerti, sei la sorella migliore del mondo e . . . ti voglio bene Emily «
Tirai su con il naso mentre mi asciugai una lacrima, rimasi a guardarla sorridendo e fui sollevata quando mi venne vicina stringendomi in un abbraccio, immersi la testa fra i suoi capelli
» Ti voglio bene anche io Katie. Fatti valere a Londra «
Annuii con la testa e dopo un ultimo abbraccio ritornai in cucina dove mia madre e mio fratello mi stavano aspettando, Emily era ancora dietro di me e abbracciò il piccolo della famiglia e la mamma le si
avvicinò stringendola a lei mormorando qualche frase strappa lacrime, poi ognuno prese la propria valigia e salimmo sul taxi che ci stava aspettando. Ho sempre amato viaggiare, in macchina, in autobus, vedere
le auto e gli alberi scorrere velocemente al di là dei finestrini e pensare che oltre ad essi c'era una nuova vita, nuove occasioni. Si, avrei sicuramente fatto valere Katie Fitch su questo Emily poteva giurarci.


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Capitolo 5
*** Effy ***


chapter five: effy Chapter five: Effy

Si dice che la notte porti consiglio, il buio, il silenzio. All'inizio mi piacevano, quando nel mio mondo c'ero solo io, protetta dall'enorme scudo che avevo creato attorno a me con pazienza e dedizione,
adesso che quel muro è crollato la notte mi spaventa, io chiusa in una stanza buia in silenzio. Tutte le notti continuo a fare lo stesso sogno, mi rivedo in quella piccola stanza buia dove trascorrevo il tempo
in compagnia di John Foster ma adesso, ero rimasta solamente io circondata da una folla di sagome scure senza volto, silenziose, invano cercavo di parlare con loro, volevo sapere che cosa volevano e
non appena chiudevo la bocca esse diventavano nitide e ogni sagoma ritraeva Freddie. Lo vedevo immobile, con lo sguardo perso nel vuoto davanti a me e ogni volta che cercavo di allungare una mano
verso di lui, lo sentivo ripetermi la stessa frase, come un juke box impazzito
» Che cosa vuoi da me Eff? Perchè mi stai facendo questo? «
e come ogni notte la sua immagine spariva nel nulla e io mi svegliavo immersa nel sudore e con l'affanno. Quando aprii gli occhi lui era sdraiato accanto a me, la sua pelle abbronzata risaltava sotto i
raggi della luna che entravano attraverso la finestra aperta della mia stanza. Passai dieci minuti con lo sguardo fisso su di lui, studiai i suoi lineamenti come se lo stessi guardando per la prima volta, i suoi occhi
chiusi, le sue labbra leggermente piegate, i suoi capelli, il suo petto. Quando rialzai lo sguardo vidi una sagoma davanti allo specchio e fui quasi certa che fosse Karen, ma che ci faceva in casa mia a quest'ora
della notte.
» Perchè gli stai facendo questo Effy? Lui non se lo merita, è un bravo ragazzo e tu lo hai rovinato «
la sua voce era rotta da un pianto incessante, percepivo la disperazione dietro quelle parole e spalancai gli occhi incredula
» Cosa? «
» Perchè Effy, perchè lui? «
» Perchè lui è diverso. Perchè io lo amo! «
mi sollevai dal letto scostando le lenzuola e il tono della mia voce divenne simile a quello di Karen
» Devi lasciarlo andare o finirai per distruggerlo «
aprii la bocca cercando le parole adatte per rispondere ma non dissi nulla, vidi la sua figura scomparire e realizzai che aveva ragione, lo avevo amato sin dall'inizio, e sapevo che lui aveva fatto lo stesso ma
Karen aveva ragione, Freddie stava cambiando, lentamente. Mi alzai e infilai una lunga maglia e uscii cominciando a camminare per le strade deserte della città interrogandomi su quello che aveva detto Karen
anche se in realtà erano idee che provenivano dalla mia stessa testa. Perchè Freddie? Perchè Freddie e non Cook? Io e Cook abbiamo modi diversi, vite apparentemente simili ma che in realtà sono divise da
un oceano, un vasto e profondo oceano. Eppure lui sta con Helena e da quando sta con lei è diverso, come se fosse cambiato, lui però in meglio. Ma ancora non ho risposto alla mia prima domanda e credo
che non riuscirò mai a dare una risposta forse perchè in realtà, guardando le cose da un'altra prospettiva, guardandomi intorno, una scelta realmente non l'ho ancora fatta. O forse l'idea di fare del male a Freddie
mi spaventa più di qualsiasi altra cosa al mondo e se stare con lui significasse questo, cambierei le carte in tavola anche se ciò dovesse significare ferirlo. Solo così riuscirei ad allontanarlo definitivamente da me, fare
in modo che l'unico sentimento che riesca a provare per me sia odio, solo così lo proteggerei dall'incubo che mi perseguita. Arrivai davanti al laghetto e mi sedetti su una panchina godendomi i primi raggi dell'alba e
quando mi voltai vidi Helena accanto a me con lo sguardo fisso sul lago e quando parlò, la sua voce era priva di vita, come se parte di essa le fosse rimasta bloccata in gola
» Smettila di nasconderti dietro le tue paure, Freddie è grande abbastanza per capire ciò che è bene per lui e ciò che non lo è «
la guardai incredula per la seconda volta, era ancora la mia mente che parlava e mi sentii divisa in due, una parte di me dava ragione a lei, un'altra dava ragione a Karen e il mio cuore era l'unico che non aveva voce
in capitolo, non poteva averne.
» Sai bene che l'unico modo che hai per allontanarlo da te è spezzandogli il cuore «
» Lo so «
» E spezzerai anche il mio «
» Cosa vuoi dire? «
non riuscivo più a seguire il suo discorso, non capivo in che modo avrei potuto spezzare anche il suo cuore. Anche lei amava Freddie? Anche lei avrebbe sofferto insieme a lui? Non riuscivo a comprendere.
» Buongiorno «
mi voltai e vidi Cook in piedi alle mie spalle e lo osservai qualche secondo per capire se era vero o se un'altra coscenza voleva parlare con la faccia di Cook ma quando vidi i suoi occhi fissi nei miei capii che era
reale perchè fino ad ora io non ero riuscita a guardarmi negli occhi.
» Giorno «
gli risposi quasi sussurrando mentre tornai ad osservare il lago, lo sentii girare attorno alla panchina e sedersi accanto a me
» E' un deja-vu. Ti prego, dimmi che però questa volta ti ricordi di tutto Effy «
» Non è divertente «
lo guardai di traverso ed entrambi sorridemmo, lo guardai e non riuscivo a distogliere lo sguardo, e lo vedevo cambiato, vedevo una persona diversa e in qualche modo riuscì a capire i miei pensieri e prese la parola
» So che è difficile da credere, ma la amo «
» La ami o credi di amarla? «
il mio tono divenne duro, Helena era diventata come una colonna che sostiene un pesante muro e non capivo nemmeno io dove esattamente volessi arrivare ma vedere Cook cambiato in questo modo per lei mi
fece pensare e in qualche modo credo che mi sentii invidiosa, perchè quando io e lui stavamo insieme era diverso, io non ero riuscita a tirar fuori questa parte di lui.
» La amo Effy «
questa volta era il suo tono ad essere duro e deciso e fu il suo modo per dichiarare chiusa quella conversazione, si stiracchiò emettendo diversi suoni e poi si alzò infilando le mani in tasca e allargando le gambe alla
Cook e lo guardai in silenzio
» Muovi il culo, andiamo a casa. Ci staranno aspettando «
mi alzai dalla panchina seguendolo in silenzio, camminammo uno di fianco all'altro entrambi con un passo lento e ciondolante, le sue mani erano ancora nelle tasche mentre le mie erano libere di dondolare lungo i
fianchi. Quando arrivammo davanti a casa di Freddie non fui tanto sorpresa di vederlo seduto in giardino con in mano una tazza di caffè fumante intento in una piacevole e divertente conversazione con Helena.
Lei, la ragazza approdata a Bristol dopo essere rimasta chiusa nella casa di John per lungo tempo, per un attimo mi domandai se anche lei al posto mio avrebbe fatto la stessa cosa, ma fra me ed Helena c'è una
differenza, io ho paura, ho paura di sbagliare, ho paura di scegliere, ho paura di ammettere le mie emozioni e scatenare una nuova tempesta ora che le cose sembrano essersi calmate.
» Oh andiamo Effy, ma chi credi di prendere in giro? L'unica che vuole sentirsi libera sei tu e stai solo usando Freddie come scusa «
mi voltai verso Cook incredula alle sue parole e lo guardai infastidita
» Che hai detto? «
la sua espressione fu sorpresa, come se gli avessi chiesto di ripetere una cosa ovvia e con tranquillità parlò ridendo
» Ho detto: Hai intenzione di osservarli per un altro pò o ti decidi a muoverti e andiamo a fare colazione con loro? «
» Oh . . . «
» Ma che ti prende Effy? «
» Niente «
parlai con aria di sufficenza alzando le spalle e mi avviai davanti a lui verso il tavolo, finalmente attirai l'attenzione di entrambi che mi salutarono con un ampio sorriso e un buongiorno, mi sedetti accanto ad Helena
senza alzare lo sguardo, afferrai un piccolo toast che sporgeva da un bianco piatto in porcellana ricamato qua e la con piccoli fiorellini gialli e verdi. Quando rialzai lo sguardo incrociai gli occhi di Cook, quegli occhi
che tempo fa guardavano solo me. Fu in quel momento che ricordai tutti i nostri momenti insieme e fu in quello stesso momento che presi atto di amarli entrambi, amavo il modo ossessivo di Cook di amarmi e di
inseguirmi, sentivo il suo caldo fiato lungo il mio collo come la nostra prima volta, le sue mani,rovinate dalle numerose risse nelle quali erano state coinvolte,sfiorare la mia pelle, e poi incrociai gli occhi di Freddie.
I suoi occhi erano diversi, percepivo la sua fragilità, il suo modo di amarmi come se fossi l'unica ragazza al mondo, il suo modo di prendersi cura di me, la paura di perdermi e poi mi voltai verso Helena. Non sapevo
darle realmente un ruolo nella mia vita, sin dal suo arrivo a Bristol è stata come una di quelle possenti colonne che reggevano il peso di uno di quegli antichi templi di origine greca, era esattamente come me eppure
ai miei occhi appariva migliore, lei era molto più forte di me, decisa e determinata. E per un attimo avrei voluto dimenticare e seppellire la parte di me che amava il suo ragazzo ma sapevo che non ci sarei riuscita,
io sono fatta così.
Passarono due settimane durante le quali mi presi una piccola pausa da tutto rinchiudendomi nella vecchia casa fuori città di mio padre, avevo passato pomeriggi interi distesa fra l'erba fresca ad annusare l'aria
pungente e ad ogni respiro sentivo i polmoni bruciare eppure era una sensazione che mi faceva dannatamente piacere, sentivo un fuoco ardere e non volevo spegnerlo. Non avevo fatto altro che pensare a Cook,
a Freddie e poi ancora a Cook . . . avrei deciso che sarei tornata in città e avrei affrontato la realtà. Io e Cook avevamo fatto un salto nel passato, avevamo ricordato com'era passare tutta la notte fuori al freddo
a divertirsi e bere e poi ancora divertirsi e per una sera tornammo ad essere i due ragazzi folli e spensierati di sempre, i due ragazzi ai lati della società che ridono tutta quella gente falsa e ridicola che cerca di fare di
tutto per essere accettata. Eravamo solo Cook ed Effy e poi il mattino seguente ero scappata, semplicemente sparita Avevo raccattato le mie cose, un paio di scarpe consumate e un giubbino di pelle nera e mi ero
rintanata lontano dalla realtà. In quelle due settimane avevo realizzato che l'unica cosa che volevo era ricominciare a vivere, una vita divertente e spensierata ma senza alcool o altro, solo divertimento puro, quello
che ti fa sentire un brivido lungo la schiena e ti permette di ricordarlo anche quando apri gli occhi il giorno dopo. Quando tornai a Bristol sentii nell'aria il cambiamento, eppure tutto era apparentemente normale.
Camminai lentamente verso il laghetto e prendendo posto sulla panchina che ormai era stanca delle mie visite, il cielo era scuro e avrebbe cominciato a piovere di lì a poco, le poche anatre rimaste a sguazzare
nell'acqua si stavano lentamente ritirando lungo la riva dall'altro lato del lago e lasciai cadere la testa all'indietro chiudendo gli occhi e assaporando ogni minimo momento di quel freddo piacevole che mi accarezzava
i capelli. Ricordo la telefonata di Freddie, poche e fredde parole Cook ha parlato con me ed Helena, non volevo che tra noi andasse in questo modo. Addio Effy avevo ottenuto ciò che volevo, avevo
lasciato andare Freddie, perchè è questo che si fa quando ami una persona ma ti rendi conto che insieme non andreste da nessuna parte se non direttamente sotto terra, eppure non ero nè triste nè felice, ero come
in uno stato di pausa.
» Alla fine restiamo sempre noi due eh? «
la voce piatta di Cook mi riportò alla realtà e mi raddrizzai guardando la figura davanti a me, i suoi capelli chiari contrastavano con il cielo scuro e la sua espressione era per la prima volta indecifrabile, non riuscii
a capire con esattezza che cosa stesse provando in quel momento e fui certa che non l'avrei mai capito.
» Non potevo mentire a Freddie, nonostante i nostri precedenti, è come un fratello per me «
» Come mai non dici niente su Helena «
» Non ho molto da dire. Ho sbagliato, le ho chiesto scusa, per quanto possa sembrarti strano, e lei è andata via. «
percepii come una nota di dolore nella sua voce, una nota che mai avrei giurato di sentire nella voce di Cook. E per un momento mi sentii in colpa ma continuavo ad essere certa di aver fatto la cosa migliore per tutti
» Mi dispiace « fu l'unica cosa che riuscii a dire
» Non è vero Effy, questo era essatamente quello che volevi. E anche questo è strano, ma è anche di questa parte di te che mi ero innamorato «
sorrisi sommessamente e mi voltai leggermente verso di lui incrociando i suoi occhi.
» Alla fine restiamo sempre noi due, Effy e Cook. «
» Dovremo accontentarci di passare le nostre giornate seduti su questa panchina con una sigaretta in bocca a guardare le anatre nuotare in cerca di cibo finchè
non saremo vecchi abbastanza da chiuderci in casa e finire lì i nostri giorni
«
» Seduti su una vecchia poltrona a sorseggiare del liquore scadente ridendo senza fermarci «
completai il piano futuro che Cook aveva in mente ed entrambi ridemmo mentre il cielo sopra di noi si era aperto filtrando qualche raggio di sole che illuminava la figura di James. Fu in quel momento che una parte di
me cominciò a sentirsi realmente parte di questo mondo.

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