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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Capitolo 1: Occhi cielo *** Capitolo 2: *** Capitolo 2: Vampiri *** Capitolo 3: *** Capitolo 3: Un angelo alla verbena *** Capitolo 4: *** Capitolo 4: Sogno o son desta?! *** Capitolo 5: *** Capitolo 5: buon non compleanno!! *** Capitolo 6: *** Capitolo 6: Ti percepisco *** Capitolo 7: *** Capitolo 7: Balla con me *** Capitolo 8: *** Capitolo 8: Sangue e rivelazioni *** Capitolo 9: *** Capitolo 9: Dormiamo insieme? *** Capitolo 10: *** Capitolo 10: Elija *** Capitolo 11: *** Capitolo 11: Mi sei mancata *** Capitolo 12: *** Capitolo 12: Appuntamento...con la paura!! *** Capitolo 13: *** Capitolo 13: Verità *** Capitolo 14: *** Capitolo 14: Scelgo te *** Capitolo 15: *** Capitolo 15: Da sola *** Capitolo 16: *** Capitolo 16: Bello...da dimenticare *** Capitolo 17: *** Capitolo 17: Perché? Perché ti amo. *** Capitolo 18: *** Capitolo 18: The Kiss *** Capitolo 19: *** Capitolo 19: Festa di compleanno *** Capitolo 20: *** Capitolo 20: Attimi di vita *** Capitolo 21: *** Capitolo 21: Scoprire e poi morire *** Capitolo 22: *** Capitolo 22: Lost paradise *** Capitolo 23: *** Capitolo 23: semplicemente…OH MY GOD! *** Capitolo 24: *** Capitolo 24: L'inizio *** Capitolo 25: *** Capitolo 25: Morirei per te *** Capitolo 26: *** Capitolo 26: The Sacrifice *** Capitolo 27: *** Capitolo 27: The End *** Capitolo 28: *** Capitolo 28: Epilogo ***
“A
nessuno interessa quello che sei, ma solo quello che fai…”
posai la penna sulle pagine di quel mio diario malandato, pieno di
scritte, pieno di foto, pieno di me.
… Scrivere
mi rilassava, liberava tutte le emozioni represse dentro di me,
trasformandole talvolta in frasi, altre volte in canzoni, o ancora in
qualche pagina di riflessioni buttate giù a casaccio.
Guardai dalla
finestra, perdendomi nel blu del mare, a pochi metri da me. Mi era
sempre piaciuta la vista di casa mia, era così pacifica, così
infinita: potevi specchiarti in quelle acque azzurre anche da
lontano, perdendoti nel mare dei tuoi pensieri contorti.
Sembravo una di
quelle adolescenti depresse arrabbiate col mondo, vero?
Eppure non era così:
vivevo sfruttando al massimo tutte le energie tipiche di una ragazza
di 17 anni. Era vero, ero cinica, ma mi piaceva anche sognare e
perdermi nei miei mille film mentali.
Sospirai e chiusi il
mio diario, giusto in tempo per vedere spuntare una testolina
riccioluta che spuntava dalla porta e osservare sorridendo il mio
adorato cuginetto che veniva verso di me con qualcosa tra le mani.
-Ciao Jake- dissi,
scompigliandogli i ricci.
-Ciao, guarda cosa
ti ho portato!- fiero di se stesso, mi mostrò quello che
teneva nella mano destra: una manciata di caramelle gommose, le mie
preferite.
-Caspita! Grazie,
pulce!-
Ne mangiai qualcuna,
mentre Jake prendeva faticosamente posto accanto a me.
-Ma perché
devi andare via?-
Eh, piccolo...non lo
sapevo nemmeno io.
Vivevo da qualche
anno con mia madre, il piccolo Jake e mia zia, che era più una
sorella maggiore, il che, devo dire, tra altri e bassi, mi piaceva.
Mia madre era sempre
stata la donna afflitta dalla sindrome di Peter Pan e io ero stata
costretta a crescere in fretta e far fronte a tutti i suoi disastri.
Non fui più sola a badare a mia madre il giorno in cui mia zia
decise che era arrivato il momento che io potessi comportami da
adolescente e che fossero gli altri a preoccuparsi per me.
Di punto in bianco,
però, mia mamma aveva deciso nuovamente di andare a vivere per
conto suo, trascinandomi come sempre con lei, ma io, purtroppo, ero
già consapevole del futuro fallimento. A detta sua, questa
volta sarebbe stato diverso, infatti aveva scelto una piccola
cittadina: Mystic Falls.
Questo nome, però,
non mi ispirava quiete e serenità: mi ero informata e c'erano
strane storie su quella cittadina; sorvolando su questo, però,
già sapevo che le cose non sarebbero cambiate e, in poco
tempo,la mamma non sarebbe più riuscita a far fronte alle
spese economiche, come sempre.
Sospirai, addentando
un'altra caramella. -Non lo so, piccolo. Ma forse questa non sarà
una cosa definitiva-
-E chi mi leggerà
le storie prima di andare a dormire? E chi mi terrà la mano
quando piove?- piagnucolò quella piccola pulce, tirando su con
il naso.
Era davvero un
bambino tenero, speciale, a dir poco sensibile e acuto per i suoi sei
anni.
-Bhe, Jake, devi
ammettere che durante i temporali eri tu a tenere la mano a me! Lo
sai che io ho una paura matta di tutti quei tuoni e l'acqua...-
-Ange...-
-Si, Jake?-
-Tu continuerai a
essere la mia sorellona?-
La sua innocenza e
ingenuità mi fece sorridere. Me lo aveva chiesto come se dalla
mia risposta dipendesse tutto.
Mi sarebbe mancata
terribilmente quella peste!
-Ma certo!!-
cominciai a fargli il solletico e lui fece mille facce strane, mentre
si contorceva dalle risate.
Quella era la mia
vita e, ancora una volta, dovevo sottostare al comportamento
infantile di mia madre, che non faceva altro che rompere i miei
equilibri.
Stavo in macchina,
che mi avrebbe condotto tra poche ore alla nuova casa, ai nuovi
amici, alla nuova scuola; insomma, dove sarebbe cominciata la mia
nuova vita.
Ascoltavo musica con
il mio inseparabile i-pod nelle orecchie, che mi staccava dalla
realtà.
Vi è mai
capitato di farvi mille fantasie mentali sentendo una canzone?
Bhe, a me era una
cosa che capitava parecchio spesso: cominciavo a immaginare
situazioni, luoghi e persone; magari come sarebbe andata una cosa,
reagendo semplicemente in modo diverso.
...Come la mia
nascita, per esempio.
Io ero il frutto
della passione di mia madre con un rockettaro sconosciuto e
“affascinate”, conosciuto in un locale quando aveva
appena 18 anni.
Mio padre...o meglio
l'essere che ha così generosamente contribuito al mio
concepimento, il primo fallimento di mia madre…il primo di una
lunga serie, ma forse era meglio stendere un velo su tutta quella
storia.
Il passato era
passato e magari adesso le cose sarebbero cambiate sul serio...
Sospirai. Non ci
credevo nemmeno io!
-Ecco tesoro, siamo
appena arrivate in città!- la voce di mia madre arrivò
alle mie orecchie non tanto chiaramente, ma comunque abbastanza per
farsi sentire e per farmi spegnere l'i-pod, abbandonando a metà
una canzone dei Calling.
Abbassai il
finestrino e l'aria fresca mi arrivò al viso.
Era piccola, ma
tutto sommato carina. Forse, inaspettatamente, avrei trovato qualcosa
lì.
In giro vedevo solo
gente adulta. C'erano ragazzi della mia età?!
Ci fermammo a un
semaforo e io appoggiai la testa sul bordo del finestrino.
E… in quel
momento successe, quel qualcosa che forse sarebbe capitato.
Vidi un ragazzo
bellissimo, il più bello che io avessi mai visto.
Stava fermo anche
lui al semaforo, scocciato e impaziente, in una decappottabile nera.
Aveva i capelli
nerissimi scompigliati e una mascella squadrata, un braccio
muscoloso; stava mollemente addossato al sedile, aspettando che quel
benedettissimo semaforo scattasse.
Come se avesse
sentito i miei pensieri, si voltò di scatto verso di me e io
incrociaiun paio di profondi occhi azzurri, quasi color ghiaccio.
Erano fermi, decisi;
occhi che catturavano, ma anche freddi e... cattivi?
Mi guardò
come se fossi un animale uscito da un circo.
Non riuscivo a
staccare gli occhi da lui, nonostante mi dessi mentalmente della
stupida.
“Idiota! Cosa
penserà di te adesso! Datti una svegliata!”
Una folata di vento
scompigliò i miei capelli lunghi e lo vidi stringere il
volante, quasi a volerlo spezzare, e subito smise di guardarmi.
Cosa!? chi era quel
ragazzo?
Non ebbi nemmeno più
il tempo per osservarlo, perché, appena il semaforo divenne
verde, scattò in avanti, come se fosse rincorso da un mostro.
Ero così
brutta da avergli fatto quell'effetto?
Lui era così...
così... così... WOW!
Non ero riuscita a
capire quanti anni aveva, di certo era grande...più di me
sicuro!
Ma quegli occhi!
Quegli occhi...! Dovevano essere considerati illegali!
Ero sempre stata
fiera dei miei occhi verdi, ma quelli del ragazzo sconosciuto erano a
dir poco incredibili.
Un po', però,
mi sentivo una stupida.
Non riuscivo a
togliermelo dalla testa, nonostante non lo conoscessi affatto e molto
probabilmente non sarebbe mai accaduto.
Uno come lui non
avrebbe mai potuto guardare una come me...
Ma uno come lui...
come?
-Sai, mamma, forse
questa città non è niente male.-
Lei sorrise bonaria,
come se la cosa fosse stata ovvia fin dall'inizio. -Certo tesoro. Da
oggi si cambia musica. Si riparte da oggi.- Probabilmente quel
cambiamento radicale avrebbe fatto bene anche a me, anche se
ricominciare daccapo non è mai una cosa piacevole.
Svoltammo l'angolo e
arrivammo davanti a una casetta a due piani tutta bianca, con un
piccolo giardinetto, qualche albero e un cancelletto in ferro
battuto.
Non era di certo il
massimo, ma sembrava confortevole.
-Mamma ma come ci
siamo permesse tutto questo?- chiesi, ancora con gli occhi alla casa.
-Diciamo che ho dato
fondo a tutto il nostro futuro-
-Questo non mi piace
per niente!-
-Non preoccuparti,
ho già trovato un lavoro- fece lei tutta felice e fiera di se.
Questa volta ci
credeva sul serio. Questa volta, probabilmente, si sarebbe messa
d'impegno per avere una vita quanto meno stabile.
-E la mia scuola?-
le chiesi, mentre entravamo nell'atrio.
Era davvero molto
carino e arredato con cura, con le pareti di un bianco un po' scuro e
i mobili di legno, anch'essi scuri.
-Comincerai domani-
affermò lei, chiudendo placidamente la porta.
-Domani?!?! ma,
mamma!-
Non era che non
volevo andare a scuola, anzi, mi piaceva e me la cavavo anche, ma
volevo un po' ambientarmi e magari girare per la città.
-Sì, Ange!
Dobbiamo metterci subito all'opera!-
-Sì... sì...-
sbuffai io, mentre mia madre mi faceva fare il giro della casa.
Era carina; sì,
poteva andare.
Carina, come quella
città.
Carina,come le
persone che vi abitavano.
Dopo cena salii in
camera mia, decisa a scrivere sul diario il “fatale incontro”
di quel giorno.
Mi tolsi le scarpe e
mi sedetti al centro del letto -dopo anni di lotte ero riuscita ad
avere il letto a due piazze!-.
Presi il diario e
guardai fuori dalla finestra.
Eh, no.! Di certo
non era come la vista di casa mia.
Questa era più
cupa, più triste, ma aveva anche qualcosa di misterioso e
intrigante.
Presi la penna e
cominciai a scrivere. I pensieri mi uscirono come un fiume in piena;
parole, parole e ancora parole.
In quel diario
c'erano cose così segrete di me, così profonde, che se
fosse finito in mani altrui avrei dovuto solo cambiare continente!
A volte mi sentivo
così infantile a tenere un diario, ma poi mi dicevo che doveva
essere utile a me; di quello che pensavano gli altri non mi
importava.
Questa era una mia
caratteristica: se volevo qualcosa, facevo tutto quello che mi era
possibile per ottenerla; se credevo in qualcosa, l'avrei difesa fino
alla morte.
Nonostante fossimo
solo a metà settembre, c'era quel leggero vento fresco, che a
me piaceva poco.
Preferivo il sole e
il caldo, piuttosto che la pioggia e il freddo.
Anche se, dovevo
ammettere, adoravo andare in giro di notte in macchina, soprattutto
sotto la pioggia.
Ricordavo che mia
madre qualche volta mi ci portava, ore a fare giri, immerse
nell'oscurità.
Infondo, l'oscurità
mi piaceva perché poteva racchiudere in sé, non solo
cose spaventose, ma anche un universo di cose incredibili.
Incredibili...
Come gli occhi
ghiaccio di quel ragazzo.
Non potevo dargli un
nome, potevo solo ricordare quegli occhi azzurri nei miei.
Nonostante fosse
passata una giornata intera, ancora non riuscivo a staccare i miei
pensieri da lui.
Mi bloccai a
scrivere quando fui attratta dal rumore della finestra che si apriva
di scatto.
Quando mi alzai per
richiuderla, trovai appollaiato sul mio davanzale un corvo nero.
Un corvo?!
-Ehi, ciao!- ok,
adesso ci mancava solo che mi mettessi a parlare con gli animali!
-Che ci fai qui?
Vuoi qualcosa da mangiare?-
"Ange vorrei
ricordarti che è un corvo! C-O-R-V-O!!"
Piegò la
testolina di lato; sembrava quasi mi stesse scrutando.
-Aspetta un attimo!-
Aprii la porta e mi
fiondai nella cucina, presi un tozzo di pane dalla credenza e mi
diressi di nuovo in camera mia.
Magari se avesse
mangiato, avrebbe smesso di guardarmi!
Mi avvicinai alla
finestra, ma il corvo non c'era più.
Era la seconda volta
quel giorno che perdevo qualcosa di vista.
Chissà! Forse
non era poi così affamato, ma voleva solo un posto dove
riposarsi un po'.
Chiusi la finestra e
andai a risedermi sul letto, ignara che il corvo continuava ad
osservarmi da un ramo dell'albero di casa mia.
Primo giorno di
scuola.
Quattro parole per
descrivere tutto quello che provavo: ansia, adrenalina, noia,
curiosità, paura.
Di solito nei film
il primo giorno di scuola non passa mai tranquillamente, soprattutto
per la protagonista del film.
A quella poveretta
ne succedevano di tutti i colori, come nasconderle la macchina (film:
mai stata baciata!!).
Oddio! mi avrebbero
nascosto la macchina?!
Aspetta! io non ce
l'avevo mica la macchina! Andavo a piedi!
Ok, come pazzia
mattutina quella poteva bastare!
Presi lo zaino e
scesi in cucina, dove l'odore del caffè appena fatto mi
risvegliò i sensi: lo adoravo da matti!
Ne presi una bella
tazza, mentre ascoltavo distratta mia mamma farmi mille
raccomandazioni. Quella mattina mi sentivo stranamente euforica,
probabilmente perché quella notte avevo sognato per la prima
volta due occhi azzurri che mi guardavano intensamente e quei capelli
neri, neri come la pece.
-...Ma mi ascolti?-
-Hm!? ...sì,
mamma, sì! adesso, però, vado! Ci vediamo oggi, ciao!-
Me ne andai
addentando una fetta di pane tostato, con lo zaino in spalla e
l'i-pod nelle orecchie.
Anche se camminai
piano, arrivai a scuola in poco tempo.
Tutti gli alunni -
chi in gruppetti, chi da solo - stavano nell'ampio cortile e al mio
arrivo troppi sguardi si sollevarono a guardarmi.
Ovvio: ero la
novità.
Non mi piaceva
essere fissata, mi faceva sentire una sorta di fenomeno da baraccone.
Ma era possibile che in quella città si conoscessero proprio
tutti?!
Nonostante questo,
avanzai tranquilla, mentre i miei lunghi e lisci capelli castano
scuro venivano mossi dal vento.
Andai diritta in
segreteria, evitando le occhiate e i borbottii di tutti.
Velocemente, la
tipa, alquanto brutta e antipatica, mi diede la piantina della scuola
con tutte le ore di lezione e le aule.
Cominciai a vagare
per i corridoi, in cerca dell'aula 21.
Ero arrivata presto
a scuola e adesso avrei passato ore a trovare quella stupida classe
di... guardai sul foglio... storia.
Perfetto! Io odiavo
storia!
-Ma porca miseria!-
la mia finezza cominciava ad emergere, ma tanto non c'era nessuno ad
ascoltarmi.
Ma quella era la
scuola dei fantasmi?! Ma dov'è era finita tutta quella gente
che c'era in cortile?
-Serve aiuto?- una
voce maschile mi arrivò alle spalle e io mi voltai di scatto.
Ma tutti i modelli
europei venivano da quella città?!
Mi ritrovai per la
seconda volta davanti a un bel ragazzo: alto, capelli mossi castani e
occhi verdi, un po' più scuri dei miei.
Lo guardai un attimo
prima di rispondere: bhe, no, il mio bel sconosciuto era decisamente
meglio!
-Ehm...penso di sì!
Dovrei arrivare all'aula 21, ci dovrebbe essere la lezione di storia-
Quel ragazzo era un
po' strano, aveva una postura, dei modi... insomma quale ragazzo di
17 anni avrebbe detto: serve aiuto?! –E comunque io sono Angel-
-Piacere, io sono
Stefan. E la classe 21 è proprio la mia, seguimi-
Oh Dio, grazie!
-Grazie!-
Mi rispose con un
cenno del capo e poi cominciammo a camminare.
Quel silenzio, però,
cominciava a pesare e vedevo che anche lui era un po' nervoso.
-Ti sei appena
trasferita?-
-Eh?! Sì sì,
da poco. Sono nata a Firenze, ma mia madre è americana-
Alla parola
“Firenze”, divenne ancora più teso. Ma perché!?
-E tu? Sei nato
qui?-
-No, sono anche io
italiano, nato a Firenze, per lo più-
-Davvero? Che
coincidenza!-
-Ehi, Stefan...-
Una voce femminile
richiamò la nostra attenzione e io mi ritrovai proprio di
fronte a quella benedetta aula 21.
-Elena...-
Stefan si avvicinò
alla ragazza e le stampò un dolce bacio sulle labbra. Stavano
insieme, dunque.
-Ehm..-
-Amore lei è
Angel, è nuova e si era persa nella scuola-
Ecco, non
rimarcarlo!
-Ciao! Piacere io
sono Elena!- tese cordiale la mano verso di me e io l'afferrai,
sorridente.
Sembravano due tipi
simpatici!
-Bhe...almeno le
uniche due persone che conosco stanno nella mia classe!- esclamai,
contenta almeno per quello.
-Vedrai che, prima
della fine della giornata, ne conoscerai molte altre-
-Lo spero!-
Ancora
chiacchierando e sorridendo, entrammo in classe, dove ad attenderci
c'era già il professore di storia.
Stefan mi sussurrò
il nome del professore e in poco prendemmo posto.
La giornata passò
velocemente e io conobbi Bonnie, che era la migliore amica di Elena,
forse un po' troppo...”triste”; Caroline, una biondina
alquanto energica e Matt, che aveva detto si e no due parole e poi
era volato via.
Ci stavamo dirigendo
tutti verso l'uscita, quando sentii Stefan borbottare un po'.
-E' successo
qualcosa?-
-Riunione familiare-
mi rispose semplicemente Elena, mentre sentii anche Bonnie sbuffare.
-Tuo padre?-
-Peggio...-
Non riuscivo a
capire, quando poi Elena mi fece voltare, ci mancò poco che
svenissi.
A qualche metro da
noi stava il mio bel sconosciuto, appoggiato alla sua macchina nera e
con le braccia incrociate. Guardava verso di noi serio, mentre la
moltitudine di ragazze e ragazzi gli passavano davanti.
-Quello è il
fratello di Stefan- mi disse Elena.
COSA?!?!
Buoooona
seraaa!! Bhe si, sono di nuovo io con un'altra storia e decidete voi
se purtroppo o se almeno un pò vi fa piacere. =)
Questa
è una Damon/nuovo personaggio e vi chiedo di non accantonarla
subito, non sarà ques'eccellenza, ma mi farebbe piacere se
almeno leggeste due righe di questa storia su uno dei telefilm più
belli (a parer mio)
Non
ho nessuna pretesa, se non quella di regalarvi, magari, nel mio
piccolo, qualche minuto piacevole.
Sarebbe
bello ricevere taaaaaante recensioni, ma non pretendo nulla! Magari
scrivetemi anche che non vi piace per niente! E se vi va anche
qualche piccolo consiglio qualore lo riteniate necessario!
Detto
questo non mi resta che dirvi che ci sono delle piccole anticipazioni
della seconda serie e nel caso non siete ancora arrivati a quel
punto, sarò felice di rispondere a tutte le vostre domande!
I miei pochi neuroni
si bloccarono e lo stomaco cominciò a girare.
Era
vero che nelle piccole città tutti conoscevano tutti, ma
quella era una coincidenza a dir poco bizzarra!
Un
ragazzo visto per caso al semaforo era il fratello della prima
persona che avevo conosciuto a scuola! Non un semplice conoscente, il
fratello!!
...Era così
bello, lo era anche di più di quello che ricordavo. Ma come
era possibile che mi piacesse già così tanto?! Non era
una cosa normale!
-Non
farti ingannare dal suo fascino. È un idiota!- fece Bonnie,
storcendo il naso -ragazzi io vado, ci vediamo domani a scuola!-
-Ciao-
Mentre
Bonnie si allontanava, noi tre ci dirigemmo da quel ragazzo.
Avevo
il cuore che mi batteva all'impazzata.
-E'
successo qualcosa?- Stefan partì in quarta, senza nemmeno
salutarlo.
Che i due non erano
proprio uniti si vedeva lontano un kilometro.
-Ciao
fratellino, a me tutto bene, te?- fu la sua risposta sarcastica
-Elena…-
Mamma
mia che voce profonda! Ti penetrava dentro e ti si insinuava nel
cervello.
-Ciao.-
fu la stentata risposta di Elena.
Ma cos'era quel clima?
-Piacere Angel!-
intraprendente vero?
Allungai la mano verso
di lui, ma sembrò non vedermi nemmeno.
Idiota
io e la mia maledetta voglia di fare amicizia!
Adesso
stavo lì, con la mano distesa verso il ragazzo più
bello della terra come una perfetta cretina!
Pian
piano abbassai la mano, con una grande voglia di sparire.
-Avete
trovato un nuovo cucciolo?- fece, posando questa volta lo sguardo su
di me.
Cucciolo?
Il CUCCIOLO dovevo essere IO?!
Inarcai
un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.
-Beh,se ti piace
tanto, te lo farò tenere.- con quel ghigno sulla faccia era
proprio da prendere a schiaffi!
Ma come si permetteva!
Non mi conosceva neanche!
-Il
“cucciolo” ha un nome e vorrei che tu avessi la decenza
di usarlo!-
Ok,terra apriti e
inghiottimi!
Perché
non mi ricordavo di contare fino a 200 prima di parlare?!
-Se
qualcuno avesse la decenza di dirmelo...- rispose lui tranquillo, per
nulla interessato alle mie parole di prima.
-Te l'ho detto!-
-Davvero? Non ti
ascoltavo.- fece spallucce, ghignando di nuovo.
Cosa?! COSA?!
Bello sì,
bizzarro non poco!
Mi stava letteralmente
facendo venire i nervi!
-Si chiama Angel.-
ripeté Elena per me, mentre Stefan roteava gli occhi.
-Abbiamo fatto e
rifatto le presentazioni, adesso possiamo andare?- Stefan era
impaziente.
Perché aveva
tutta quella voglia di fuggire da lì?
-Ok,
andiamo!- Damon si staccò dalla sua macchina. -Ti diamo un
passaggio Elena?-
-Preferisco
andare a piedi, grazie.-
Ed
io?
-Ok,
come vuoi.- aprì la portiera, mentre Stefan era già
entrato in auto. -Ciao Elena...- puntò lo sguardo su di me
-ciao... Cucciolo!- ghignò ed entrò anche lui in
macchina.
La
macchina lasciò lo spiazzale a una velocità molto
superiore dal consentito, lasciando me, invece, completamente
stupefatta.
-Non
preoccuparti, è tutto normale.- mi disse Elena, zaino in
spalla e sguardo rassegnato.
-Ma... ma... ma...
cucciolo?!-
-Come primo incontro è
andato piuttosto bene, ritieniti soddisfatta. Oggi era
particolarmente amichevole.- mi confessò lei, sulla strada di
casa.
-Vuoi dire che di
solito è ancora peggio?- ero del tutto stranita. Aveva di
certo una personalità... eccentrica.
-Già! Dove
abiti?- fece lei, cambiando discorso.
Gli
dissi il mio indirizzo e lei si stupì non poco.
-Abiti così
vicino al bosco?-
-Si, perché?-
-No,
così...-
Arrivammo davanti casa
mia e mi strappò un invito a casa sua per l'indomani. Non che
non volevo andarci, ma volevo prima abituarmi a tutta quella novità.
Salutai
Elena ed entrai in casa, dove mi accolse il rumore di qualcosa che si
rompeva.
Abbandonai la cartella
e mi diressi di corsa in salotto, dove mia madre stava su una scala
e imprecava anche in azteco.
-Ma cos'era quel
rumore?!-
-Niente, pulivo il
lampadario ed è caduta una lampadina. Questa casa cade a
pezzi! Ci ho messo ore solo per aggiustare la cucina!- si lamentò,
scendendo dalla scala e posando quell'arnese.
-Ti
avevo detto di aspettare me.- sbuffai, chinandomi per raccogliere i
cocci della lampadina.
-Almeno per una volta
volevo fare qualcosa senza l'aiuto di nessuno...- mi rispose,
chinandosi anche lei e aiutandomi.
Ed
ecco che si ritornava sempre sui soliti, deprimenti, ripetitivi
discorsi.
-Mamma non cominciamo!
Si è semplicemente rotta una lampadina.-
-Già,io
sono brava a rompere le cose.-
Non lo sopportavo.
Quel vittimismo davvero non lo sopportavo!
Sempre
a piangersi addosso, sempre a trovare scuse.
-Vado in camera!-
dissi semplicemente. Non volevo aprire quel discorso e magari dire
qualcosa di spiacevole, così decisi di andarmene.
-Adesso ti sei
stancata anche di starmi a sentire?-
-Mamma, ma cosa vuoi
che faccia? Vuoi sentirti dire che mi piace essere sballottata a
destra e a manca da quando avevo cinque anni?! Beh, mi dispiace! Ma
non posso proprio dirlo!-
-Tu non capisci!-
anche lei si alzò, abbandonandosi, però, sul divano.
-Cosa
non capisco?!-
La bomba era esplosa;
cosa che non avrei mai voluto.
Riuscivo
a sopportare bene tutto, a sorridere e andare avanti, ma, quando lei
cominciava a fare la povera vittima, mi faceva saltare tutti i nervi.
-Io ho dovuto!-
-Ma cosa hai dovuto,
mamma?! Sei tu che hai sempre deciso dove andare, sei tu che hai
sempre scelto quando andare via e sei sempre tu che decidevi che
nessun posto era mai abbastanza!- mi portai una ciocca di capelli
dietro l'orecchio, nervosa al massimo.
-L'ho
fatto per te!-
-Per
me... Io volevo solo una casa e una famiglia, non una vita on the
road!-
-Mi...-
-Non dirmi mi
dispiace! Non. Dirmelo.- non mi piaceva trattarla così,
ma...-Stanotte dormo fuori!-
Lasciai
mia mamma lì, a piangere, mentre io presi lo zaino e uscii.
Guardai l'ora: le
23.00.
Pagai
il conto al fast food ed uscii, con l'aria fredda che mi si insinuava
nella pelle.
Vagavo per strada come
un'idiota, dopo la litigata con mia mamma.
Non avevo avuto il
coraggio di andare da Elena. La conoscevo da troppo poco per
chiederle un così grande favore e per coinvolgerla nei miei
drammi famigliari.
Strofinai
le mani l'una contro l'altra, per riscaldarmi un po'.
Cominciai
a camminare, pensando che dovevo trovare un posto per la notte.
Adesso, però,
dovevo trovare un posto dove riscaldarmi.
Constatai
che come opzione avevo il parco e il bar, due luoghi non propriamente
belli da frequentare alle undici di sera.
Alla
fine optai per il bar, almeno sarei stata al coperto!
Entrai, incontrando
facce di persone non molto raccomandabili. Andai al bancone, godendo
almeno un po' del tepore di quella sala.
Mi guardai intorno,
cercando un posto dove nascondermi alla chiusura e poter, così,
dormire.
Sbuffai, quando un
barman, dai capelli castani e gli occhi neri, mi chiese gentilmente
se volevo qualcosa.
Scossi
la testa.
-Giornata
storta?- mi chiese.
-Un
po'...-
-Ti farebbe bene
buttare giù qualcosa di pesante.- aveva l'aria amichevole e il
sorriso affabile.
Scossi di nuovo la
testa, un po' infastidita da quelle attenzioni.
-Cosa
mai ha potuto rendere una ragazza così carina, così
triste?-
Era una tecnica di
abbordaggio?!
-Perché
le ragazze carine non possono essere tristi? E poi non sono carina!-
-Ehi,
Joe! Di nuovo “a caccia”?- mi voltai per capire chi
avesse parlato e mi trovai davanti un ragazzo-armadio, alto due metri
e completamente sbronzo.
-Fatti
gli affari tuoi Luke!-
Mi sentivo tanto una
carne da macello...
-Dai!
È troppo carina per te! Ma per me...- lasciò
volontariamente la frase in sospeso, prendendo tra le mani una ciocca
dei miei capelli.
Mi alzai di scatto.
Realizzai
sul serio solo in quel momento di ritrovarmi da sola, di sera, in un
bar di ubriachi.
-Non toccarmi!-
sibilai stizzita, cercando con gli occhi una via di fuga.
-Non fare la
schizzinosa! Sono molto bravo, sai?-
Si
avvicinò ancora di più a me ed io in risposta mi
addossai ancora di più al bancone.
-Smettila,
Luke! La stai terrorizzando!-
-Tu sta zitto!- tuonò
lui, afferrandomi per un polso.
Volevo
urlare, ma chi mi avrebbe sentito? Chi sarebbe venuto in mio aiuto?
-La
mia macchina è qui vicino...- la puzza di alcool si sentiva
lontano un kilometro e mi strattonò così in malo modo
da farmi male.
-Lasciami
stare!- urlai, mentre altri ragazzi, probabilmente amici di quel
tipo, ancora più sbronzi di lui, cominciarono a ridere,
battendo le mani, eccitati.
-Sì, Luke!
Facci vedere un bel spettacolo!-
Avevo
gli occhi lucidi e, anche usando tutte le mie forze, non riuscii a
impedirgli di schiacciarmi sul suo petto.
Cercavo di
divincolarmi, ma invano, mentre la sua mano scendeva dalla mia
schiena sempre più giù.
Ma perché quel
cavolo di barista non muoveva un dito?!
Con tutta la forza che
avevo in corpo gli mollai una ginocchiata e lo feci piegare,
mollandomi.
Approfittai
di quel piccolo vantaggio per raccattare la mia borsa e correre
spedita fuori da quel maledetto bar.
Non
avevo, però, messo in conto che quel Luke si sarebbe ripreso
subito, così me lo ritrovai di nuovo dietro.
Avevo
paura e non sapevo che fare, eppure sentivo che c'era qualcosa.
-Lasciami
stare!- ripetei di nuovo, ma con un tono di voce di tre ottave
superiori.
-Ma
sta zitta!-
Mi
afferrò per i capelli e mi sbatté al muro. Gli mollai
uno schiaffo che, però, non lo spostò di un millimetro.
-Brutta...-
alzò la mano a pugno verso di me, pronto a colpirmi.
Chiusi
gli occhi, attendendo terrorizzata un pugno che non arrivò
mai.
Sentii
qualcosa, o meglio qualcuno, che mi strappava quell'omaccione di
dosso e che lo gettava a terra.
Aprii gli occhi,
trovandomi davanti la schiena di un ragazzo.
-La
mamma non ti ha insegnato ad essere gentile ed educato?- fece una
voce ironica.
Fece QUELLA voce
ironica.
Sentii
le gambe molli e non sapevo se era per la felicità di essere
scampata a quella situazione o per la tensione di poco prima.
Continuavo ad avere
gli occhi lucidi, ma proprio non riuscivo a piangere. Angel Jonson
non piange. Mai.
-Cosa
vuoi?- fece Luke, mettendosi in piedi un po' barcollante. -Fatti gli
affari tuoi, pivello!-
Avevo
un po' paura per quel ragazzo. Luke lo sovrastava di parecchi
centimetri e sembrava anche molto più muscoloso, ma qualcosa
nelle sue spalle rilassate, nel suo tono ironico, mi diceva che per
Damon non era per niente una minaccia.
-Pivell?!
comincia a pregare!- Damon si scagliò contro quel Luke.
Non
riuscii nemmeno a vedere i suoi movimenti, finché non vidi
quell'armadio steso a terra privo di sensi e Damon che sbadigliava,
annoiato.
La combriccola di quel
demente si era diradata in meno di un secondo, non appena era
arrivato Damon, il mio bel sconosciuto. Il mio bell'ex sconosciuto.
-Questa città
diventa sempre più noiosa.-
Si volse verso di me e
io puntai i miei occhi terrorizzati nei suoi. -Tutto ok?-
Non sapevo perché,
ma avvertivo che non gli interessava veramente conoscere la risposta
alla sua domanda.
Così mi limitai
ad annuire, sedendomi a terra.
-Ti prego risparmiami
la scenetta in cui tu piangi e ti disperi. E' passato, ok?! Non
farmene pentire.-
-Non
preoccuparti, nessuna scena...- sussurrai, appoggiando la fronte sui
palmi delle mani.
La massa liscia dei
miei capelli si riversò in avanti, quasi fosse uno scudo ai
suoi occhi.
Lo
sentii sbuffare e avvicinarsi a me.
-E
ora cosa c'è?-
-Perché tutto
questo interessamento?- chiesi, senza alzare la testa.
-Sai, vero, che non si
risponde a una domanda con un'altra domanda?-
Ok,
basta abbattersi.
Alzai
la testa e incrociai i suoi occhi di ghiaccio. -Grazie-
-Hn-
si alzò e, ficcandosi le mani in tasca, cominciò ad
andarsene.
Mi
avrebbe sul serio lasciata lì?
Sbuffai
e mi alzai da terra. Dovevo trovare un posto dove dormire, ma non
avevo voglia di tornare a casa...
Mi ravvivai i capelli
nell'istante stesso in cui mi investì una folata di vento e
vidi Damon fermarsi a metà strada. Si voltò verso di
me.
Lo vidi scrollare la
testa e respirare forte, poi cominciò a ritornare verso di me.
-Perché sei
tornato indietro?- gli chiesi, quando me lo ritrovai di nuovo vicino.
-Perché
ormai il danno è fatto,tanto vale andare fino in fondo.- mi
disse scocciato, mentre mi faceva alzare e mi trascinava per un
braccio.
Ero andata forse dalla
padella alla brace?
-La smetti di tirarmi
così? Finirai per staccarmi un braccio!-
-Non dovresti essere
sotto shock o cose simili? Almeno eviteresti di parlare!-
-Sto bene, invece!
Grazie per l'interessamento!- feci io, con il suo stesso tono di
voce.
-Hn. Ma tu guarda...-
Arrivammo
a una macchina, la sua macchina. Aprì la portiera, facendomi
segno di entrare.
Scossi
la testa, guardandolo scettica.
Lui inarcò le
sopracciglia -Avanti, quante storie! Se avessi voluto ucciderti, mi
sarei risparmiato la patetica scena di poco prima.-
Notai
che, in fondo, aveva ragione...(,)ma lui restava pur sempre un
ragazzo di cui non sapevo niente, però era il fratello di
Stefan...
Mi
incitò con la mano, facendomi capire che stava perdendo la
pazienza e che di lì a poco mi avrebbe abbandonata là.
Decisi di salire:
meglio con lui che a vagare per strada.
In
poco tempo prese posto accanto a me.
-Allora,
dove ti porto?- mi chiese, mettendo in moto.
-Ehm...-
-No,
ti prego!-
Al mio cenno confuso,
riprese -Non dirmi che hai avuto la brillante idea di andare via da
casa tua!-
-Ehm...- ripetei di
nuovo, portandomi una ciocca dietro l'orecchio.
-Sei
una piantagrane! Ma vedi un po'!-
-Ehi!
Non ti ho chiesto io di essere qui stasera e nemmeno di farmi salire
nella tua auto! Hai fatto tutto tu! E aggiungo anche che non ti
conosco nemmeno!- sbottai.
Per quella sera ne
avevo abbastanza di litigate e lui, con la sua maledetta ironia, non
mi aiutava di certo!
-Senti
un po', vedi di...- si bloccò all'istante, indurendo la
mascella -ma chi me l'ha fatto fare!?-
-Me
lo chiedo anche io.- mi appoggiai al sedile, incrociando le braccia,
come una bambina.
In
realtà, quella era tutta scena: volevo mascherare il fatto che
ero nervosa poiché stavo nella sua stessa auto, a una manciata
di centimetri da lui...
-Perché
lo stai facendo?- gli chiesi a un tratto, mentre lui partiva e
pensava a chissà cosa.
Aveva sempre uno
sguardo così imbronciato e corrucciato...
-Cosa? Farti da
balia?-
-Beh,
sì!- mi arresi. Avevo capito che Damon non lo potevi ripagare
con la stessa moneta, in quanto a risposte pungenti lui restava il re
indiscusso.
-Passavo
di lì.- si limitò a dire, guardando diritto davanti a
se.
-E
adesso? Potevi benissimo lasciarmi lì!-
-E chi ti dice che non
lo stia pensando?-
-Sono in auto con te,
no?-
-Già,
purtroppo...-
Girò
a destra, e imboccò la strada di casa mia.
Che volesse riportarmi
a casa?
Un attimo!
Lui come conosceva la
strada di casa mia?
Stavo per
chiederglielo, quando le parole mi morirono in gola. Perché mi
stava portando nel bosco, di notte?
-Dove... dove
andiamo?-
-Scenario
da film horror, vero?-
Il cuore cominciò
a battermi velocemente e le mani a sudarmi. Cosa voleva davvero?
Guardai fuori dal
finestrino: gli alberi tetri e la nebbia fitta sembrava davvero uno
scenario da film horror.
Cominciai ad agitarmi,
pensando a mille modi per potermene andare da lì. Troppo
tardi: Damon fermò la macchina.
-Ti stai agitando,
cucciolo?- si voltò verso di me, con quel suo inimitabile
ghigno.
Mi addossai alla
portiera, davvero preoccupata. -Cosa vuoi Damon? Stefan...-
-Non mi sembra che qui
ci sia Stefan.-
Giusta osservazione.
Si avvicinò a
me, piano, troppo piano.
-Sarò
veloce...vedrai...e non ricorderai niente.-
Voleva...?
La paura si impadronì
di me, dovevo pensare a qualcosa. Veloce!
Portai una mano dietro
la schiena, senza farmi vedere. Aspettai il momento giusto e, quando
lo ebbi abbastanza vicino, gli mollai un calcio sulla mandibola e,
aprendo la portiera, mi lanciai fuori dalla macchina.
Due aggressioni in una
notte sola, record!
Cominciai a correre,
correre più velocemente che potevo; non lo vedevo dietro di
me, ma qualcosa mi diceva che era lì, minaccioso, a seguirmi.
Avevo paura. Ero
divorata divorata dal terrore.
Correvo, si, ma dove
potevo andare?
Casa mia! Casa mia era
vicino al bosco!
Se solo fossi stata in
grado di orientarmi!
Decisi di deviare a
destra, ma mi scontrai con qualcosa di duro, che mi mandò a
terra.
Ma come era possibile!
Come poteva trovarsi Damon davanti a me?!
-Cosa...cosa VUOI?!-
urlai disperata.
Due
aggressioni...ma perché solo con Damon avevo così
tanta paura?
Lui in risposta
ghignò, come sempre -Pessima mossa quella del calcio. Mi hai
solo fatto innervosire.-
Si avvicinò a
me e in un istante me lo ritrovai a pochi centimetri dalla faccia.
Mi prese per le
braccia, facendomi male e mi schiacciò contro la corteccia
dura di un albero.
Ero confusa e
spaventata. Cosa voleva farmi davvero?
-Hai un buon
odore...fragole...- mi sussurrò sul collo.
Cominciai a respirare
pesantemente, portandomi le mani al petto.
Mi bloccò per
le spalle e poco dopo sentii qualcosa di duro e caldo, pungente,
entrarmi nel collo.
Ecco. Era la fine. La
mia fine.
Non riuscivo nemmeno a
pensare.
Morire...morire per
mano di...
Un VAMPIRO?!?!
Angolo autrice (sé!
Come no!):
Buona sera! ^^ con
taaaaanto dispiacere ho visto che le recensioni sono state pochine
pochine (me triste!!)...mi farebbe piacere anche sapere se la cosa
non va proprio, se è il caso di continuare...XD
Detto questo non
voglio demoralizzarmi!! in fondo siamo ai primi capitoli!!
Bhe...rispondo alle
ragazze che così pazientemente hanno dedicato 5 minuti alla
mia storia!
Mandix95: ciao e
innanzitutto grazie per aver recensito! Ti devo confessare che anche
io adoro damon e elena insieme e spero proprio che alla fine lei
scelga di stare con lui! Ma ho deciso di inserire un personaggio
nuovo perchè la mia mente è perversa u.u hihihi
scerzo...!! spero mi lascerai un piccolo commentino! Ciao e baci!
Deliz: ciao! Wow! Di
certo non mi aspettavo una prima recensione così! Grazie
mille! Sono contenta che ti sia piaciuta, perchè io cerco
sempre di fare del mio meglio e avere l'appoggio delle persone mi
conforta sul serio XD mi fa piacere sapere che non è banale,
in fondo è questo che mi auguravo! Ancora grazie! Baci!
Così...non mi
resta che ringraziare chi ha messo nei preferiti e nei seguiti!
Grazie!
Capitolo 3 *** Capitolo 3: Un angelo alla verbena ***
Capitolo
3: Un angelo alla verbena
Mi
faceva male. Mi faceva tanto male.
Quel...quell'essere
mi si era avventato sul collo, prosciugandomi quasi del tutto.
Sentivo
le forze abbandonarmi e non opposi la minima resistenza quando mi
staccò dall'albero e mi fece aderire come una francobollo sul
suo petto.
Eravamo
così vicini, così maledettamente attaccati, che potevo
sentire il suo cuore battere. O meglio il non battere
del suo cuore.
Stavo
sognando. Non ci poteva essere altra spiegazione, perchè io
non potevo stare per essere uccisa da un vampiro!
I
vampiri non esistono, cazzo!
In
quel momento mi vennero in mente tutte le vecchie storie che mia
madre mi raccontava sui vampiri e le creature magiche.
Arrivati
a quel punto, non potevo definirle vecchie storie...
Vero...era
tutto vero...
Sentii
quei denti, così duri, così spietati, uscirmi dal collo
e nello stesso tempo tutte le forze venirmi meno.
Damon
mi afferrò subito, imprecando sotto voce.
-Forse
ho un po' esagerato, ma il tuo sangue è così...-
Mi
spostò le ciocche di capelli sul viso, passandomi le dita
sulla guancia.
Mi
prese in braccio e cominciò lentamente a camminare.
Era
una situazione strana: non riuscivo a muovere un muscolo, sembravo
una bambola, ma nello stesso tempo ero del tutto cosciente di quello
che mi stava accadendo.
Mi
adagiò non tanto delicatamente sui sedili posteriori della sua
auto e tre secondi dopo già era al posto del guidatore per
mettere in moto la macchina.
Anche
la super velocità, quindi...
Arrivammo
a casa mia e lo sentii borbottare di nuovo.
Eheh
caro mio...come ogni vampiro che si rispetti devi essere invitato per
poter entrare in una casa.
Damon,
però, non si diede per vinto, perchè tranquillamente
andò verso la porta d'entrata e bussò.
Lo
fece una, due, tre volte...alla quarta la voce un po' impaurita di
mia madre gli rispose.
-Signora
le ho riportato sua figlia-
“non
aprire...mamma ti prego non aprire!”
Peccato,
però, che mia madre non poteva leggermi nella mente e in meno
di due secondi si ritrovò davanti uno sconosciuto, che aveva
tra le braccia sua figlia, inerme.
-Cosa...-
-Mi
inviti ad entrare- le disse, guardandola negli occhi.
Mia
madre, come sotto ipnosi, lo invitò ad entrare, mentre Damon
ghignava soddisfatto.
Ma
quale altro potere del cavolo aveva?!?!
Io,
man mano, stavo riprendendo le forze, ma non abbastanza per fare
qualcosa.
Mi
sentivo una bambola, una bambola tra le mani di un burattinaio
cattivo.
Damon
le sussurrò qualche altra cosa guardandola negli occhi e mia
madre andò diritta filata nella sua camera, senza nessuna
obbiezione.
Damon
cominciò a salire le scale e ispezionò le varie camere
per poter trovare la mia, probabilmente.
Quando
la trovò, si richiuse la porta alla spalle, appoggiandomi sul
letto.
Mi
afferrò la testa e punto i suoi occhi azzurri nei miei -Tu non
ricorderai niente. Sei stata aggredita da quel tipo, ma sei riuscita
e fuggire e sei entrata nella tua camera dalla finestra-
Stava
facendo anche con me quel strano giochetto che aveva fatto a mia
madre?
-Non...-
riuscii a spiaccicare qualche parola -Non dirò niente...ma ti
prego...non farci del male...-
Lo
vidi interdetto e parecchio sorpreso.
Imprecando
di nuovo, si fece un piccolo segno sul braccio e, afferrando la mia
testa, mi costrinse a bere il suo sangue.
Era
strano. Ero disgustata e esaltata al tempo stesso.
Mi
accorsi che stavo riprendendo le energie e quando fui in grado di
parlare e di muovermi, Damon mi staccò in malo modo dal suo
braccio.
Mi
guardò di nuovo negli occhi, dicendomi che tutto quello che
era successo quella notte, non era mai avvenuto.
-Ti..ti
ho già detto che non avrei detto niente!-
Mi
alzai a sedere, addossandomi alla testata del mio letto.
-Hai
della verbena addosso, cazzo- lo sentii dire, più a se stesso
che a me.
-Ver...verbena?-
Verbena!
Ma certo!
...Ma
mia mamma come sapeva tutte quelle cose?
-Tu...sei...-
-Sono
quello che non dovresti sapere che sono-
-A...adesso
cosa vuoi farmi?- chiesi, temendo la risposta.
-Bhe...non
posso ucciderti dato che il mio fratellino e la sua adorabile ragazza
non sarebbero d'accordo-
Mi
si raggelò il sangue nelle vene. -Saresti davvero capace di
farlo?-
-Non
saresti la prima-
Lo
guardai negli occhi. Non poteva essere. Damon, il mio bel sconosciuto
non poteva essere un mostro...tutto quello non stava accadendo...i
vampiri non esistevano...
-Non...non
ci credo...- sussurrai.
-Davvero?
E cosa te lo fa credere?- si era chinato su di me, appoggiando le
mani sul letto, ai lati delle mie gambe.
-I...i
tuoi occhi...-
Quella
situazione era assurda!
Cara
Angel è il tuo cervello che ti parla! Volevo ricordarti che
stai amabilmente conversando con la persona che meno di mezz'ora fa
ti ha quasi ucciso!
...Ma
un'ora fa mi aveva salvata...
Lessi
la confusione nei suoi occhi...mi stavano valutando...soppesando...
-Cosa
non si dice per vivere qualche anno in più. Io uccidevo,
uccido e ucciderò e di certo non mi farei scrupoli a uccidere
te se tu non la smetti di fare domande. In passato ho ucciso per meno
ancora-
Si
allontanò da me, ma poco dopo mi riafferrò per il
braccio e mi costrinse ad alzarmi. -Adesso vieni con me-
-Dove
mi vuoi portare? Cosa vuoi da me? E mia madre?- cercai di piantarmi a
terra, ma lui mi trascinò come se io fossi stata un
ramoscello.
-Cosa
ti ho detto riguardo alle domande?-
-Ma
chi ti credi di essere! Ho diritto a delle spiegazioni!-
-Non
costringermi a farti stare zitta a modo mio-
Qualcosa
nel suo sguardo mi diceva che non era il tipo di...il tipo
che diceva le cose a vanvera. Lui faceva tutto quello che diceva.
-Dimmi
solo dove...- mi arresi...
-Hn-
Per
l'ennesima volta mi ritrovai nella sua macchina, diretta chissà
dove...
Quando
mi ritrovai di fronte a un'imponente villetta in perfetto stile
castello di Dracula, le mie preoccupazioni crebbero non poco.
Ormai
avevo capito che fare domande a Damon Salvatore era fiato sprecato.
Lui sentiva solo quello che voleva sentire e parlava solo quando
c'era qualcosa che interessava a lui. Damon Salvatore non si sprecava
a darti una risposta. Damon Salvatore non si sprecava ad ascoltarti.
La
paura, adesso, era stata sostituita dall'ansia, un'ansia incredibile
per capire che cavolo di fine avrei fatto.
Quando
varcai la soglia e mi ritrovai Stefan scendere le scale e guardarmi
un po' perplesso, pensai che almeno sotto quel tetto c'era qualcuno
sano di mente.
Questa
osservazione, però, svanì nel momento esatto in cui
collegai che se Damon era un vampiro e Stefan e lui erano
fratelli...Stefan era un vampiro?!?! Lo era anche Elena?!?!
Potevo
sembrare ripetitiva, ma tutto quello non aveva senso! Eravamo nel
mondo reale! I vampiri NON POTEVANO ESISTERE!!
-Cosa
sta succedendo?- chiese Stefan, impalato sulle scale, confuso ma
neanche troppo sorpreso di trovarmi lì.
-Abbiamo
un problema fratellino- Damon era strafottente come sempre, mi teneva
per il braccio, come se io avessi potuto scappare da lì anche
volendo.
-Cos'hai
combinato? Ti avevo detto di...starci attento!- disse la frase tra i
denti, per poi imprecare sotto voce.
Scese
quei pochi scalini che ci dividevano e fece cenno a Damon di seguirlo
nel salotto. Nemmeno a dirlo, Damon mi trascinò dietro di lui.
Mi
sedetti sull'enorme divano, guardandomi intorno.
Dovevo
ammettere che quella casa era proprio bella.
-Bhe
io preferisco cedere alle tentazioni piuttosto che resisterle!-
sentii dire a Damon.
-Qualcuno
potrebbe spiegarmi qualcosa?!-
-Certo
che sei parecchio a tuo agio per stare sotto lo stesso tetto con due
vampiri!-
-Damon!!-
-Come
se non lo avesse capito da un pezzo!- fece rivolto al fratello,
sedendosi placidamente in una poltrona.
-E
da quando sei così schietto?! ...potevi benissimo cancellarle
i ricordi!-
-A
proposito di ricordi, vi ricordo che io sono qui!- cominciavo ad
innervosirmi sul serio. Al diavolo che erano due vampiri!
-E
secondo te perchè mai l'ho portata qui? Per farle fare un giro
turistico nella vecchia residenza dei Salvatore?! ...non funziona,
lei ricorda tutto-
Vidi
anche Stefan assumere l'espressione di Damon di poco prima, ma cosa
significava? Perchè erano così sorpresi?
-E
non bastava trovare qualche collana, bracciale o altro che potesse
contenere la verbena?-
-Fatto
anche quello- l'ironia di Damon cominciava a darmi sui nervi...
-Niente?-
-Ti
ripeto: l'avrei portata qui altrimenti? ...certo che il sangue umano
ti sta proprio rincoglionendo!-
-E
cosa ti aspetti che faccia io? Non potevi pensaci prima?!-
-BASTA!-
entrambi i...vampiri...si voltarono verso di me -voglio capire cosa
sta succedendo!-
Era
ora di prendere una posizione! Se anche il mio destino fosse di
morire stasera, almeno sarei morta con qualche spiegazione.
-Le
raccontiamo tutto?-
-Damon
ormai hai fatto il danno...- Stefan si sedette, scuotendo la testa.
-Tu
eri la mia cena, solo che non era in programma che tu ricordassi
tutto dopo-
Stavo
aspettando un continuo, guardandolo con la bocca spalancata, ma non
arrivò. -Tutto qui?-
-Che
ti aspettavi? La genesi dei vampiri?!-
-Anche
Elena è una vampira?-
-No,
lei è un'umana- mi rispose Stefan. Per quanto l'aggettivo
“normale” non potesse essere attribuito a quei due,
Stefan mi sembrava di certo quello più affidabile.
-E
adesso sono qui per condividere la cena?- chiesi, temendo la
risposta.
-Io
non bevo sangue umano o meglio, non come fa Damon-
-Si,
si...lui è il puritano martire della famiglia che dissangua
piccoli animaletti e beve quantità di sangue umano pari a due
millilitri al giorno- si schifò Damon, svaccandosi sulla
poltrona.
-Ok.
E adesso?-
Bella
domanda Stefan...adesso?
-Ovviamente
tu non dovrai dire niente di noi-
-Ma
come, non la uccidiamo?-
-No,
Damon, non mi sembra il caso-
-Peccato...ha
del sangue davvero ottimo-
-Tu
sei così...così...- non mi veniva. Non riuscivo proprio
a definirlo.
-Bello,
sensuale, affascinante?- fece lui, con la sua solita aria da
“inchinatevi, io sono il padrone del mondo”.
-...Egocentrico.
Così egocentrico-
-Adesso
credo che tu ci debba delle spiegazioni- Stefan ci interruppe,
riportandomi alla realtà. Non sapevo se mi conveniva
rivelargli il mio piccolo segreto...
-Dove
hai la verbena?- chiese anche Damon, ritornando serio e guardandomi
con i suoi incredibili occhi azzurri.
Potevano
degli occhi essere così straordinariamente belli e
terribilmente pericolosi?
La
risposta venne subito: gli animali più letali sono i più
belli, perchè devono attrarre la preda e portarla
inevitabilmente alla morte...
-C'è
l'ho in un posto dove non si può togliere-
-Ok,
non dare libero sfogo alla mia fantasia-
-Potresti
essere un po' più precisa? Sai sono le 4 del mattino e avrei
di meglio da fare che sopperire ai guai di mio fratello-
In
tutta risposta mi alzai, diedi la schiena ai due vampiri e mi alzai
la maglia. Sul fondo della mia schiena spuntarono le mie ali. Due
piccole ali nere, un tatuaggio che avevo da sempre.
-La
verbena è qui dentro, sulla mia pelle. Mia madre mi obbligò
a farlo: le ali di un angelo fatte con la verbena. Non a caso mi
chiamo Angel-
-E
perchè mai tua madre ha voluto farti fare un tatuaggio con
della verbena?- mi chiese Damon, quando mi rimisi a sedere.
-Fino
ad oggi non capivo perchè mia madre fosse così
ossessionata da tutto quello che io consideravo pura fantascienza.
Fin da piccola mi raccontava queste storie, era come ossessionata dai
vampiri...-
-Ingenioso
però...solo che dovremmo sapere come tua madre sa dei vampiri-
-Non
credo che lei sappia sul serio della vostra esistenza...mia mamma è
un tipo piuttosto...particolare-
-Hn.
Altri guai-
-Adesso
posso...posso andare a casa?-
-Certo...Damon
l'accompagni?-
-Ma
neanche per sogno, io me ne vado a dormire-
-Ma...-
-Lascia
stare Stefan- lo interruppi -Non ho paura di tornarmene da sola. A
domani-
Così
mi alzai, decisa a fuggire il più velocemente possibile da
quella casa.
Quando
mi chiusi la porta alle spalle, l'aria pungente mi colpì il
viso, facendomi alzare il colletto del giubbino.
Cominciai
a camminare, le braccia conserte e i sensi all'erta. Non mi ero resa
conto che fosse così..buio...
Vidi
un corvo appollaiarsi su un ramo di fronte a me o meglio lo stesso
corvo. Ma mi perseguitava?!
All'improvviso
il corvo si alzò in volo e cominciò a planare verso di
me. Che volesse attaccarmi?!
D'istinto
chiusi gli occhi e mi coprii la faccia con le mani, ma invece di
essere attaccata da quell'uccello infernale, mi ritrovai dopo pochi
secondi di fronte un Damon sogghignante e con le braccia incrociate a
petto.
-Meno
male che non avevi paura-
-Tu...tu
eri quel corvo?!- esclamai allibita. Dopo quella sera, niente più
al mondo mi avrebbe stupita.
-Et
voilà- fece lui -andiamo, non ho tutta la notte-
-Come
mai questo cambiamento di idea?- che in fondo non fosse così
cattivo?
-Hn.
Meglio accompagnare te che sentire i lamenti di Stefan-
Con
una gocciolina di lato stile cartoni animati, mi incamminai verso
casa, seguita da Damon.
-Mia
madre non ricorderà nulla?-
-Dimenticherà
solo di avermi visto lì-
-Che
bel potere...sarebbe bello dimenticare tutto...-
-Hn.
Cos'hai da dimenticare di così terribile?-
-Forse
vorrei dimenticarmi semplicemente di me-
Lo
vidi guardarmi, perplesso. Poi distolse lo sguardo e si ficcò
le mani nel giubbotto di pelle nero.
-A
te piacerebbe dimenticare qualcosa?-
Non
mi rispose subito, ma quando decise di parlare non si decise a darmi
una risposta. -Il momento delle confidenze è finito. Non mi va
né di ascoltare i problemi della tua patetica vita umana né
tantomeno raccontarti cose che non ti riguardano-
Freddo
come il ghiaccio che aveva negli occhi...
-Siamo
arrivati- mormorò dopo n po', mentre io restavo ancora
ammutolita per la risposta di poco prima.
-Grazie...buona
notte...-
Presi
le chiavi dalla mia borsa e cominciai ad aprire silenziosa la porta
di casa mia.
-Buona
notte principessa e grazie per la cena, potrei decidere di farti
qualche altra visita-
-Idiota!
Non azzardarti a toccarmi!- mi voltai di scatto, ma non trovai
nessuno, la mia minaccia era stata urlata al vento.
Entrai
in casa e mi appoggiai alla porta.
Quella
era stata la notte più incredibile della mia vita: quella in
cui scoprii l'esistenza dei vampiri.
Spazio
autrice:
Buona
sera!! visto come sono stata brava? Aggiorno dopo soli 3 giorni XD
Sono
stata contenta di vedere più recensioni questa volta e il mio
umore è salito al settimo cielo ^^
Spero
che anche questo capitolo vi incuriosisca e che magari attiri nuovi
lettori!!
Delena33233:
ciao! Grazie mille per i complimenti! Sono contenta ogni volta che
scopro nuove lettrici!! cercherò di mandarla il più
avanti possibili! Baci e grazie!
Cussolettapink:
ciao! Visto, ho aggiornato presto presto! Sai, hai proprio ragione,
farò tesoro di queste splendide recensioni e andrò
avanti il più possibile con la storia. Sapere che tu ti sia
già innamorata di damon e angel mi rende felice, anche perchè
non è semplice inserire un nuovo personaggio e dargli
carattere, sentimenti e per di più farlo piacere! Ti ringrazio
per ogni tua parola, sei splendida! Baci!
Bluesea:
hola! Bhe si...elena si deve decisamente svegliare! Stefan è
dolce e carino, ma...damon è damon! Hihih. Ovviamente non si
sveglierà nella mia storia, qui è felicemente fidanzata
con stefan! Spero ti piaccia anche questo capitolo! Baci!
Deliz:
ciao! Hihhii non ti ho lasciato così, ecco un altro capitolo!
Siete state tutte molto care e sapere di avere delle “sostenitrici”
mi fa andare avanti a scrivere sempre più volentieri! Credo
che la continuerò comunque. Baci!
Infine
ringrazio chi ha messo nei seguiti e nei preferiti, è bello
vedere che il numero aumenta sempre di più.
Capitolo 4 *** Capitolo 4: Sogno o son desta?! ***
Capitolo
4: Sogno o son desta?!
E
così passavano infinite e interminabili settimane, in cui la
costante presenza di Damon nella mia vita, non faceva altro che
peggiorare la situazione.
Quale
situazione?
...Era
diventato imbarazzante il numero di notti in cui l'avevo sognato e di
certo non erano sogni in cui giocavamo a carte o facevamo una
tranquilla chiacchierata...
Ma
come era possibile? ...conoscerlo così poco, sapere quanto
fosse pericoloso e spregiudicato eppure desiderarlo così
tanto...
In
breve Elena era diventata la mia migliore amica, come si poteva non
affezionarsi a quella ragazza? Era incredibilmente dolce e
divertente, anche se ero sicura che mi nascondeva qualcosa...
Così
il mio contatto con Damon era pressoché perenne e questo non
giovava alla mia già in bilico psiche.
...Ma
quello che mi chiedevo io era: com'era possibile “volere”
una persona che aveva cercato di uccidermi? ...Perchè ero
sempre più attirata verso il mondo dei vampiri?
Stavo
seduta in camera mia, sdraiata sul letto con l'i-pod nelle orecchie,
a rimuginare su quella strana situazione. Con un braccio piegato
sugli occhi cercavo di staccarmi dalla realtà e immaginare un
mondo diverso, anche se anche il mio attuale mondo era cambiato
visibilmente con la scoperta dell'esistenza dei vampiri...
Vampiri...quando
ci pensavo seriamente, questa cosa mi sembrava ancora assurda. Quasi
credevo di essere morta e arrivata in un universo parallelo...
Nonostante
fosse la fine di novembre, nella mia camera faceva parecchio caldo,
merito del termosifone che avevo così incessantemente chiesto
a mia madre, tanto che potevo permettermi di indossare un paio di
pantaloni elastici aderenti e una canotta nera, avevo legato i
capelli, ancora umidi per la doccia di poco prima.
Avevo
sonno, così per restare sveglia e non cadere in un coma
profondo proprio prima di cena, cominciai a stiracchiarmi, stile
gatto.
Ci
mancò poco che urlai e quasi mi venisse un infarto, quando
avvertii una presenza incombere dietro di me.
Quando
mi voltai, beatamente disteso sul mio letto, proprio dietro di me,
c'era un annoiato vampiro dagli occhi di ghiaccio, che non faceva
altro che fissarmi ghignando.
-Nessuno
ti ha insegnato a bussare?! ...Ma quando sei arrivato?!- mi tolsi di
fretta e furia le cuffiette dalla orecchie, sperando di non
cominciare ad arrossire.
-Ti
ho mai detto quanto sei terribilmente noiosa quando cominci a sparare
domande a raffica?- sbottò angelicamente lui, mettendosi
comodo sul MIO letto.
-Più
di una volta, in effetti! ...Almeno, sua maestà, posso avere
l'ardire di chiederle per quale motivo mi onora della sua regale
presenza?!- bhe, probabilmente se l'avessi chiesto usando la sua
solita ironia, mi avrebbe degnato di una risposta.
-se
me lo chiedi così gentilmente...- si mise a sedere -A casa mia
c'è Elena e dato che il mio udito è parecchio
sviluppato, non mi andava di ascoltare loro che “facevano
pace”, così sono venuto qui. Inoltre non avevo niente da
fare...- concluse, con la sua solita aria da finto bimbo innocente.
Io
roteai gli occhi, agguantando una felpa dalla sedia per indossarla,
avevo il collo troppo scoperto per stare insieme a un vampiro che già
una volta mi aveva dissanguato.
Mi
sedetti su una piccola poltroncina, piegando le gambe: decisamente
una distanza di sicurezza!
-Se
avessi voluto, saresti già morta- mi disse serio e in effetti
aveva ragione. Io vedevo quel ragazzo come un'incredibile macchina da
guerra...
-Prevenire
è meglio che curare. E adesso che vuoi fare?-
-Io
ho tante idee su come passare il tempo...- cominciò malizioso
-ma non credo che tu saresti d'accordo- prese una piccola pausa -...o
forse lo saresti troppo-
Ormai
avevo capito già da parecchio tempo che stuzzicarmi era
diventato il suo sport preferito...
-Sai,
non è in cima alla mia lista fare sesso con un morto-
commentai acida, con l'unico risultato di ritrovarmelo di fronte e in
meno di due secondi, a pochi centimetri da me, che mi ghignava
malignamente in faccia.
-Credimi:
questo morto è capace di farti urlare così tanto dal
piacere, che dopo dovresti fare un intervento alle corde vocali-
Aveva
parlato con quel tono di voce così basso e sensuale, che mi
aveva già mandato in tilt il cervello.
Poteva
un vampiro avere un odore così maledettamente buono?
Teneva
ancora gli occhi puntati nei miei, ma poco dopo cambiò
direzione, cominciando a solleticarmi il collo con il suo naso.
Mi
sfiorò con la punta delle dita una gamba, senza che io
opponessi la minima resistenza. Se non avessi la verbena stampata
addosso, potevo anche credere che mi aveva ipnotizzato...
Dovevo
riprendere il controllo di me stessa e delle mie azioni, cazzarola!
Lo
spinsi con tutta la forza che avevo, ma ovviamente non sarei riuscita
a spostarlo di mezzo centimetro se non avesse voluto allontanarsi
anche lui.
-Ma
che resistenza...-
-La
prossima volta che mi tocchi giuro che ti impaletto nel sonno,
dannato succhiasangue!- sbottai, puntandogli contro un finto dito
minaccioso.
In
risposta il moro non si scompose minimamente, restando calmo e
andando a risedersi sul mio letto.
Non
volli fare quella domanda: tanto già sapevo che non mi avrebbe
risposto.
-Ok...-
Calò
un pesante silenzio. Io ero tremendamente imbarazzata, mentre Damon
sembrava, come sempre, beatamente a suo agio.
-forse
era meglio restare a casa...sei noiosa- possibile che quel ragazzo
diceva tutto quello che gli passava per la testa?!
-Nessuno
ti trattiene-
-Strano...perchè
ogni volta che sto con te, sento il contrario- ghignò di
nuovo. Mi mostrò quel suo sorriso, sempre se era un sorriso,
di divertimento, di derisione.
-Forse
le tue “antenne” sono guaste-
-Oh
non preoccuparti, tutte le
mie antenne funzionano perfettamente-
...Possibile
che Damon Salvatore sapesse fare solo battute a sfondo sessuale?!
C'era un doppio senso in ogni cosa che diceva...!!
-Adesso
vado- si alzò dal mio letto placidamente, avvicinandosi alla
finestra.
-Dove
vai?-
-Non
stare in pensiero per me principessa. Vado a cenare-
-Vai
a sgozzare qualche povera ragazza innocente?-
Sorrise.
Di nuovo.
-Gelosa
che tu non sia l'unica?-
-Più
che altro sono sollevata-
-Ma
anche loro si prendono la loro parte di divertimento. Prendo il loro
sangue, ma dando qualcosa in cambio-
Mi
lasciò così, con quella rivelazione, che io non volevo
nemmeno sapere.
Perchè
mai, odioso vampiro, avrei voluto urlargli, dovrebbe interessarmi con
chi vai a letto?!?!
Mi
ritrovai, però, prima a cena e poi nel mio letto, senza ancora
aver trovato una risposta.
Il
giorno dopo era domenica, quindi, grazie a Dio, niente scuola e
nessun tipetto snob e idiota che mi ronzasse dietro.
Erano
più fastidiosi delle zanzare e non la smettevano non ti
avevano rovinato la giornata. La parte “più bella”
era quando si sabotavano l'uno con l'altro per avere la mia
attenzione! Assurdo!
Ne
avevo parlato con Elena, ma la sua unica risposta era stata
-smetteranno. Tu sei carne fresca!-
Risposta
che aveva fatto sogghignare anche Stefan, ma ovviamente non ne sapevo
il motivo.
Quei
tre erano davvero un trio strano. Stefan, Elena, Damon. Sembravano
odiarsi, ma erano terribilmente chiusi nel loro circolo. Era come se
sapessero sempre qualcosa in più degli altri, in più di
me.
Sembravano
un po' il trio miracoli di Harry Potter...
Eppure
io sentivo che c'era ancora qualcosa che non sapevo...quando tutti e
tre erano insieme, c'era sempre un'aria pesante e continue occhiate
di Stefan a Damon.
Così,
quando mi ritrovai comodamente distesa sul letto di Elena, mentre
constatavo che suo fratello non era affatto male, mi ritrovai a fare
quella domanda.
-Ma
c'è mai stato qualcosa tra te e Damon?-
Elena
si stranì subito e ci impiegò un po' per darmi una
risposta.
-No,
perchè?-
-Perchè
quando siete insieme c'è sempre una strana tensione- mi misi a
sedere, cominciando ad accarezzare un peluche.
-Damon
non prova assolutamente niente per me, né io per lui. La
tensione che avverti deriva probabilmente dal fatto che io sono
completamente identica al suo “amore perduto”-
-Amore
perduto?-
-Io
sono completamente uguale a Katherine, la sua doppelganger. Lei è
la vampira che ha trasformato Stefan e Damon e che ha soggiogato i
loro cuori. Entrambi erano innamorati di lei, anche se era un amore
falso, perchè Katherine manipolava le loro menti. In quel
periodo, qui in città, c'era una furiosa ricerca ai vampiri,
così con un inganno, catturarono anche Katherine e la
rinchiusero insieme agli altri vampiri in una cripta. L'unico
risultato fu che, per salvarla, sia Stefan che Damon morirono. Damon
è cambiato parecchio da quando è ritornato in città...-
Restai
a bocca aperta per quel racconto.
A-S-S-U-R-D-O!!
...Ma
mi ero catapultata in un romanzo della Mayer?!
Però...quella
storia era romantica...
-Perchè
dici che Damon è cambiato?-
-Perchè
lui arrivò in città con l'unico scopo di distruggerla e
far soffrire Stefan. Damon ha sempre dato a lui la colpa della sua
cattura-
-E
perchè?-
-Perchè
Katherine stava bevendo da Stefan quando la catturarono. Il padre di
Damon e Stefan con un inganno fece ingerire a Stefan della verbena,
così che poterono catturare Katherine. Damon non lo ha mai
perdonato per questo, per lui non era un amore finto...-
Una
strana morsa mi chiuse lo stomaco, provocandomi quasi un vuoto.
Non
volevo credere che Damon avesse amato in modo tanto...intenso.
Probabilmente non era nemmeno così freddo come voleva far
vedere...
-Ma
non sai ancora la parte migliore...- mi disse Elena, con una smorfia.
-E
sarebbe?-
-Katherine
non è mai entrata in quella cripta. Aveva ingannato un altro
ragazzo, che l'aveva aiutato a fuggire. Lei aveva sempre saputo dove
trovare Stefan e Damon, ma non glie ne mai importato niente...-
Provai
pena. Pena per quel ragazzo che aveva amato, ma che era stato solo
preso in giro...ma infondo era più bello amare che essere
amati...no?
Era
una diceria che io non condividevo poi tanto...era bello amare....ma
amare di un amore non corrisposto ti distruggeva l'anima e ti faceva
stare sempre più male...
-Quindi
Damon è ancora innamorato di lei?-
-No,
credo che adesso la odi...-
-Come
si fa ad odiare una persona che si è amata così tanto?-
-Questo
è Damon Salvatore...riesce a passare dall'odio all'amore o
viceversa...è una persona a dir poco complicata...ma perchè
tutte queste domande?-
-Bhe...-
non sapevo se dirglielo... -niente...così..per sapere!-
Dalla
sua faccia capii che non credette nemmeno un po' alle mie parole -ok,
ok! Forse un po' mi piace!- ammisi alla fine.
Elena
inizialmente ridacchiò, ma poco dopo mi fissò seria.
-stai alla larga da Damon Salvatore, ti farà solo soffrire. Ti
ha già morsa una volta, lui non riesce a provare amore al di
fuori di se stesso-
-Io
non credo sia così...-
-Stai
decidendo di entrare in un turbine, in cui ne uscirai distrutta solo
tu-
-Mi
sa che stai esagerando! Io non ho mica detto che lo amo alla follia!-
-Ok...ma
da buona amica preferisco metterti in guardia...-
Mi
limitai ad annuire, senza farle notare di essere turbata per le sue
parole. Di certo non avevo mai sperato o immaginato un'amore da
favola con Damon...lui non ne era il tipo e in fin dei conti nemmeno
io...
Però
Elena aveva fatto una sorta di processo alle intenzioni...io non
amavo Damon Salvatore...nemmeno un po'...
-Ma
non hai una casa, tu?- sibilai spazientita, quando mi trovai un
nerissimo corvo che prendeva a beccate la mia finestra.
Cominciavo
a pensare che Damon avesse preso una sorta di ossessione per casa
mia, ma infondo, mi ritrovai a pensare, che passasse così
spesso da me, mi faceva piacere...
Appena
entrato nella mia stanza, si ritrasformò, apparendo in tutta
la sua bellezza.
-Buonasera
principessa-
-A
cosa devo queste numerose visite?-
-Al
fatto che non ho niente di meglio da fare...incredibile quanto sia
noiosa questa città- commentò atono, facendomi roteare
gli occhi.
Come
sempre andò a sdraiarsi sul mio letto, incrociando le braccia.
-Allora?-
fece lui.
-Allora
cosa?-
-Cosa
si mangia di buono stasera?-
Tremai
visibilmente, ma imponendo a me stessa di non farlo notare.
-Oh
andiamo...scherzavo...come avrei potuto azzannare una così
bella ragazza in pantaloncini?-
Io
arrossii, ma senza che nemmeno me ne rendessi conto, Damon si era
alzato dal letto e adesso me lo ritrovavo a pochi centimetri da me.
Nelle
ultime 24 ore quella situazione si era ripetuta troppo spesso...
Cominciò
a giocherellare con una mia ciocca di capelli, ipnotizzandomi con i
suoi occhi.
...Potevo
affermare con assoluta certezza che per quanto Damon Salvatore fosse
irrimediabilmente bello, la cosa più bella che aveva, erano i
suoi occhi azzurri...
Senza
opporre la minima resistenza, mi ritrovai tra le sue braccia, ad
inalare tutto il suo profumo. Non era un profumo particolare...era la
sua pelle che odorava così...lui era...buono..
Ancora
inerme, lasciai che mi facesse sdraiare sul letto, per poi portarsi
sopra di me.
Lente
erano le carezze che partivano dalle mie gambe...
Non
riuscivo a capire perchè non reagivo...forse perchè per
una volta tanto volevo lasciarmi andare senza troppe spiegazioni...
Mi
strofinò il naso sul collo, per poi sostituirlo con la sua
bocca, tracciando una scia di baci fino alla mia bocca.
Il
bacio fu inizialmente casto e quasi superficiale, ma poco dopo non
aveva più niente di queste due caratteristiche.
Ritornai
in me e gli portai le braccia al collo, diventando anche io più
esigente in quel bacio.
-Vedo
che ti sei risvegliata...- mi soffiò sulle labbra,
provocandomi immensi brividi di piacere.
Mi
sporsi di nuovo a baciarlo, dove trovai le sue labbra ad accogliermi
e le sue mani che dalle gambe salivano sempre più
su...arrivarono sulla mia pancia, dove si divertirono a giocare con
il mio pircing all'ombelico.
Mi
sollevò un po' la maglia, fino ad arrivare con le dita al
bordo del mio misero reggiseno nero...
Vi
infilò una mano dentro e lo sentii sogghignare sulle mie
labbra quando io mi inarcai con la schiena.
Mi
alzò del tutto la maglia, sostituendo la mano con la bocca,
infliggendo dolci torture al mio capezzolo.
-Sei
troppo vestita per i miei gusti...- mi disse, sfilandomi fulmineo la
maglia, facendo fare la stessa fine ai miei pantaloni e alla sua
inseparabile maglia nera.
Decisi
che non potevo fare la figura della bambolina inerme, così gli
alzai la testa verso di me e invertii le posizioni, trovandomi a
cavalcioni su di lui.
-Mhm...-
mormorò lui, quando io gli bloccai i polsi con le mani e scesi
a baciarlo.
Damon
riuscì a liberarsi in fretta, portando le mani sui miei glutei
e spingendomi di più verso di lui.
Il
bacio era acceso e passionale, uno scontro tra lingue...
Mi
riportò di nuovo sotto di lui e io cominciai a sbottonargli i
pantaloni...non potei non pensare che fossi alquanto intraprendente
per essere la mia prima volta...
Non
glie li tolsi, li lasciai lì, aperti. Damon premette il suo
ventre contro il mio e io sentii quanto lui fosse eccitato, proprio
come me.
Avvicinò
la sua bocca al mio collo, facendo uscire le sue zanne e poco dopo
cominciò a bere da me.
-CAZZO!-
imprecai dai denti, alzandomi di scatto.
Dovevo
smetterla! Smettere di sognare Damon Salvatore!
Ancora
un'altra notte che mi ero svegliata tutta rossa e sudata...no...così
non andavamo proprio bene...
Angolo
autrice:
Buooona
sera! Come va?
Come
noterete, non ho inserito in questo capitolo le risposte alle
recensioni, semplicemente perchè pensavo che da oggi in poi
potevo rispondervi in privato. Nel caso, fatemi sapere se preferite
questo oppure che vi risponda pubblicamente!
Una
volta qui vi chiedo anche una cosa: io, di solito, nelle mie storie
do sempre o titoli al capitolo, ma con questa storia non l'ho fatto.
Capitolo 5 *** Capitolo 5: buon non compleanno!! ***
Capitolo
5: Buon non compleanno!
Uscii
di casa, parecchio assonnata e con un mal di testa atroce. Sognare
Damon così spesso mi faceva sempre alzare, il giorno dopo, con
un'emicrania bestiale.
Imprecai
tra me e me, con lo zaino in spalla e la voglia di andare a scuola
pari a 0. Non mi andava né di affrontare l'ora di storia, la
noiosissima ora di storia, né di ritrovarmi faccia a faccia
con Caroline (si, avevo saputo che era un vampiro!!), che, senza
motivo, mi squadrava da capo a piedi e né, dulcis in fundo,
scontrarmi con quell'idiota di John Mattew, che adorava rovinarmi
ogni secondo tranquillo con le sue battutine sconce e la sua presenza
fastidiosa...
Quello
di ieri sera, era stato, però, un sogno troppo spinto...più
di quelli che avevo fatto fino a quel momento...non riuscivo a
spiegarmi cosa stesse succedendo, perchè non era una cosa
normale! In passato mi erano piaciuti altri ragazzi, ma con nessuno
mi era successo quello che mi stava accadendo con Damon...
Eppure
ci conoscevamo da appena un mese...
Sospirai
e con passo lento mi dirigevo verso scuola, sperando di incontrare
per strada almeno Elena...
Stavo
per svoltare l'angolo, quando mi sentii afferrare da dietro e
trascinata in un'auto.
Volevo
mettermi ad urlare, ma la mano di qualcuno, premuta sulla mia bocca,
mi impediva di farlo...
Possibile
che io venissi così frequentemente aggredita in quella città?!
-Zitta
o ti uccido- mi mormorò minacciosa una voce all'orecchio, ma
poco dopo la sentii ridere e lasciare la presa sulla mia bocca.
-quanto sei ridicola quando ti agiti-
-Sei
un idiota!- mi voltai e tempestai di pugni il petto di Damon, che
ancora rideva di me.
Un
giorno o l'altro quell'essere mi avrebbe fatto morire d'infarto!
-Ok,
adesso basta. Non esagerare- mi bloccò per i polsi,
cominciando ad annusarmi. -Bel profumo. Fragola-
-Io
non uso nessun profumo! E adesso lasciami!- cercavo di strattonarmi,
ma Damon era evidentemente troppo forte per me.
-Hmh...il
fatto che sia il tuo profumo naturale, mi fa venire ancora più
appetito...-
Fui
percorsa da un brivido, quando Damon, lasciandomi, mi disse quelle
parole, perchè realizzai in che situazione mi trovavo: in
macchina con un vampiro, un vampiro alquanto pericoloso, di nuovo.
-Mi
spieghi cosa vuoi da me?-
-Non
fare finta che tutte queste mie attenzioni non ti piacciono-
-Già,
non mi piacciono!- stupida e bugiarda...
Lui
si voltò completamente verso di me, appoggiando le spalle al
finestrino della macchina. Una macchina non sua, adesso che ci facevo
caso, era sempre nera, ma era “chiusa”.
-Che
pessima bugiarda. So che muori dalla voglia di
baciarmi...probabilmente mi sogni anche-
Mi
portai una ciocca dietro l'orecchio, guardando da un'altra parte.
Era
un'ipotesi, la sua, o un'affermazione? ...probabilmente lui aveva
qualcosa a che fare con i miei ricorrenti sogni...
-Colpita
e affondata- fece lui, con il suo immancabile ghigno....
-Ti...ti
sbagli- farfugliai, sicuramente poco convincente.
-Si
certo...come no...se me lo dici con tanta sicurezza, non posso fare a
meno di crederti!!-
-Ma
perchè ti ostini a perseguitarmi?!- sbottai io, non mi piaceva
quando le persone mi prendevano in giro!
-Perseguitarti?
...diciamo che la forte attrazione fisica che senti verso di me, mi
diverte parecchio...in più metti il tuo sangue infinitamente
buono- mi confessò lui con naturalezza, facendomi arrossire
non poco.
-Ma
cosa vai dicendo! Io attratta da te! Ti ricordo che mi hai quasi
ucciso!-
-Quanto
sei rancorosa! Avevo fame e ho mangiato-
…E
quella gli sembrava una cosa normale?!
-E
tu quanto sei presuntuoso! Credere che io sia attratta da te! Ma per
favore!-
-Le
bugie non sono il tuo forte. Quasi mi mangiavi con gli occhi al
nostro primo incontro...- sorrise, in modo
terribilmente...invitante...
-Co...cosa?-
mi appoggiai anche io al finestrino della sua auto.
Non
potevo crederci che lui mi aveva davvero notato o quantomeno, che se
lo ricordasse...
-Al
semaforo...-
-Forse
sei tu che sei attratto da me, visto che te lo ricordi!-
Fanculo
Salvatore! Uno a zero per me!
-Ma
io sono attratto da ogni bella ragazza...- mi confessò,
portandosi quasi sopra di me -e tu, cara mia, devo ammettere che non
sei niente male...- fece scivolare il suo sguardo su ogni centimetro
del mio corpo, facendomi morire di imbarazzo.
Lo
spinsi lontano, rossa in viso e con il cuore a mille. -Pervertito!-
Lui
in risposta scoppiò a ridere, portando le mani sul volante e
mettendo in moto la macchina.
-Ma
che fai! Io devo andare a scuola, sono già in ritardo!-
-Un
giorno di vacanza non ti farà certo male! Lo so che sei una
secchiona!-
-Fammi
scendere, subito!- strillai, stizzita. I giri in macchina con Damon
non mi avevano mai portato a niente di buono.
-Non
fare la difficile! Voglio solo fare un giro in spiaggia!-
-E
vacci da solo!-
-E
saresti così cattiva da non accompagnarmi? ...sai in giro ci
sono molte brutte compagnie! Si dice che in questa città ci
siano i vampiri!- disse, con aria “cospiratrice”.
La
odiavo! Odiavo la sua maledetta ironia!
-C'è
qualcosa che io possa dire per farmi uscire da questa macchina?!- mi
arresi. Era tempo perso...
-No-
fece lui secco.
-Ok...-
sospirai, mentre lui partiva, trionfante.
Meno
di tre quarti d'ora dopo, ci ritrovammo a passeggiare, senza scarpe,
sulla riva di una spiaggia assolutamente deserta.
Quella
era una situazione a dir poco assurda, Damon mi sembrava
così...normale...mentre passeggiava, con i piedi immersi
nell'acqua e l'aria tranquilla.
-Mi
spieghi perchè sono qui?-
-Te
l'ho detto, avevo solo voglia di fare un giro-
-Con
me? ...per caso il tuo piano era di portarmi su una spiaggia deserta
per prosciugarmi?-
-Mh-
fece, voltandosi verso di me -Non ci avevo pensato...ma se
insisti...-
Si
allontanò dalla riva, andando a sdraiarsi sulla sabbia.
Si
portò un braccio sugli occhi e quasi sembrò
addormentato tanto era immobile.
Io
ero ancora lì, all'in piedi, a osservarlo.
Qualcosa
mi diceva che con Damon Salvatore non potevo rilassarmi, ma anche che
accanto a lui era il posto più sicuro della terra.
C'era
qualcosa che non andava...vederlo lì, sdraiato, quasi
indifeso, come se fosse un normale ragazzo.
Non
potevo non pensare quanto fosse bello e quanto, dovevo ammetterlo
almeno con me stessa, mi piacesse.
Esteticamente
Damon rispecchiava i miei canoni di bellezza: capelli neri, occhi
chiari, fisico da modello.
...Ma
non potevo trascurare il piccolo particolare della sua natura, che
anche senza volerlo, lo portava a distruggere chiunque avesse
affianco.
Sospirando
mi sedetti anche io, accanto a lui, né troppo lontana, né
troppo vicina.
Avevo
lo strano impulso di sdraiarmi e addormentarmi sul suo petto, se non
fosse stato Damon Salvatore e se non lo conoscessi così
poco...
Ad
un certo punto, però, mi sdraiai anche io, lasciando che la
mia maglietta scivolasse un po' verso l'alto.
Se
il piano di quel ragazzo era stare sdraiati su una spiaggia, al sole,
seppur invernale, senza dire niente, chi ero io per distruggere
quella tranquillità?
-Oggi
sono 146 anni che sono diventato un vampiro...- mi confessò,
ancora con il braccio piegato sugli occhi.
Io
mi alzai a sedere, per guardarlo meglio.
Era
voluto venire qui per quello? E perchè l'introverso e
impenetrabile Damon me lo stava dicendo?
-Se
ti chiedi perchè mai lo sto dicendo a te- cominciò,
come se mi avesse letto nel pensiero – la risposta è che
tu sei l'unica “estranea” a tutto...che non sa niente-
-Io
so di Katherine...- sussurrai, quasi avevo paura di dirlo,
probabilmente perchè avrebbe rotto quella sorta di “aria
di confidenza” che si era creata tra di noi...
Anche
lui scattò a sedere, guardandomi. -Stefan?-
-Elena...-
-Hn.
Quella non imparerà mai a farsi i...- si bloccò. -cosa
sai?-
-So...so
la storia...tutta-
Damon
imprecò tra se e se, spostando lo sguardo sul mare, per poi
riportarlo su di me.
-Tutto
questo è stato inutile allora-
-Non
sono qui per giudicarti Damon...-
-Lo
so. Non sei nessuno per giudicare- la sua sincerità era
disarmante...
Damon
era il tipo che diceva tutto quello che gli passava per la testa,
senza preoccuparsi di ferire gli altri...
-bhe...grazie...-
-Hn...-
-E
così sono 146...- sussurrai dopo poco, più per dire
qualcosa e rompere quel pesante e imbarazzante silenzio, che per
altro.
-Già-
...Era
ritornato a chiudersi nella sua corazza di ironia e indifferenza...
-Quindi
oggi è un po' come se fosse il tuo compleanno...-
Lui
mi guardò, inarcando le sopracciglia. -Risparmiami la scenetta
da commedia romantica-
-E
sarebbe?-
-Quella
in cui tu mi dici qualche frase significativa e io mi innamoro
improvvisamente di te- mi spiegò, schifato.
-ti
innamoreresti di me?-
-Hn.
Io non potrei MAI innamorarmi di te-
Freddo
e diretto. Come sempre. Come lui..
-Bhe...nè
io di te...quindi...-
-Come
vuoi...-
Vedendolo
così mi venne una gran voglia di penetrare la sua corazza di
ferro e diventare magari...sua amica...forse lui non era come si
ostinava a mostrare a tutti...
All'improvviso
mi venne un'idea.
Gli
presi il polso destro e, sfilando un piccolo braccialetto di legno
dal mio, lo misi al suo.
-E
questo cosa sarebbe?- fece, guardando prima il braccialetto e poi me.
-Consideralo
un regalo di compleanno-
-Tu
non sei normale-
-Disse
il vampiro- feci io di rimando -se ti avessi offerto il mio collo
sarebbe stato un regalo più gradito?-
-Certo-
-Lo
immaginavo...bhe però se sei voluto essere qui, adesso, con
me, vuol dire che forse non volevi stare da solo proprio oggi. Forse
anche tu lo consideri un po' il tuo compleanno-
Si...era
stupida come idea, ma ero intenzionata a perseguire nel piano di
diventare sua amica...
Non
mi importava come...nè quanto tempo ci avessi
impiegato...magari non ci sarei mai riuscita, ma non era da me
arrendermi...!
Non
riuscivo a capire perchè mi importasse tanto diventare amica
di quel ragazzo...forse perchè io ero sempre stata quella che
si suol dire “l'avvocato delle cause perse”.
-Questo
bracciale fa parecchio schifo- la sua solita finezza, ma qualcosa,
dentro di me, mi diceva che in fondo gli piaceva...
-Sarà...ma
ce l'ho da sempre! Quindi trattalo bene-
-Problemi
tuoi se si rompe, io non sono nemmeno certo che lo indosserò.
Anzi, non credo proprio che lo farò-
Si
sfilò il braccialetto, lanciandolo così lontano che lo
persi di vista.
Avevo
cercato di fermarlo, ma non c'ero riuscita. E adesso mi ritrovavo
quasi con le lacrime agli occhi a osservare il punto in cui il mio
braccialetto era sparito.
...Perchè
aveva reagito così?
-Cattivo...-
sussurrai, più a me stessa che a lui.
Mi
alzai, decisa ad andarmene da li, anche a piedi!
Avevo
gli occhi lucidi, ma non avrei mai pianto davanti a Damon. Non avrei
mai pianto in assoluto. Lui poteva considerarlo anche uno stupido
bracciale, ma per me valeva tanto...era l'unica cosa che mi era
rimasta di lei...di Jules...
Non
lo avrei mai perdonato per quello!
Mentre
Damon mi guardava rimettermi le scarpe, impassibile come sempre, io
tiravo su col naso e poi cominciai a correre.
Volevo
andare via, volevo ritornare a casa mia, il più lontano
possibile da quel vampiro senza cuore!
All'improvviso
mi sentii afferrare per un polso, non mi voltai nemmeno a guardare
chi fosse, tanto lo sapevo già, c'eravamo solo io e lui su
quella spiaggia...
-Lasciami
il braccio, Damon- dissi, con la voce più ferma che riuscissi
a fare.
-Quanto
odio gli esseri umani. Reagite in modo esagerato per una cosa da
nulla-
-Ti
ho detto di lasciarmi!- urlai, riuscendo a liberare il mio polso
dalla sua morsa e voltandomi verso di lui. -Se il mio braccialetto ti
faceva così schifo, potevi ridarmelo! Non gettarlo via chissà
dove!-
-Quante
storie...- sbuffò lui.
-Ma
che ne puoi sapere tu! Sei solo un'idiota troppo cresciuto e pieno di
se per accorgersi di tutto quello che ha intorno!- e meno male che
volevo diventare sua amica...ma una persona così, cosa mai
poteva offrirmi?!
Lo
vidi guardarmi, serio e con un'espressione indecifrabile.
-Voglio
andare a casa- mi voltai, intenta a camminare. Appena, però,
cercai di muovere anche un solo passo, mi ritrovai a scontrarmi con
il duro petto di Damon.
-Lasciami
passare-
Lui
non mi rispondeva, si limitava a fissarmi.
-Perchè
era così importante quel braccialetto?-
-non
sono affari tuoi! Da quanto ti interessa la mia vita!-
-Non
mi interessa affatto-
-Allora
lasciami passare!- sibilai stizzita, ma lui non dava segni di volersi
muovere da lì.
Inarcò
un sopracciglio, chiaro segno che aspettava che io parlassi.
-Non...non
mi va di parlarne...ormai l'ho perso, grazie a te, stronzo!-
-Attenta.
Nessuno ha mai parlato così con me ed è ancora vivo per
raccontarlo-
-sinceramente
non mi interessa un emerito cazzo- ed ecco che la mia finezza si
faceva sentire!
Damon
mi afferrò per un braccio e mi ringhiò contro così
forte, che ebbi sul serio paura di lui.
-Smettila,
non costringermi a farti del male- mi lasciò andare,
voltandosi e dirigendosi verso la sua macchina. Lo vidi avvicinarsi
alla portiera e aprirla, facendomi segno di entrare.
Mi
incamminai, lenta, verso la sua auto, per prendere posto accanto a
lui.
Per
metà strada non parlammo, decisamente non ne avevo voglia e
nemmeno lui.
Quasi
sotto casa mia, però, decisi di aprire bocca.
-Si
chiamava Jules...-
-Chi?-
rispose, poco interessato e con gli occhi fissi sulla strada.
-La
ragazza che mi ha regalato quel braccialetto- dissi, tirando su col
naso. -era la mia migliore amica-
-Era?-
-Si,
è morta quando avevo 14 anni...-
Stranamente,
Damon svoltò in un vicoletto buio e stretto, fermandosi lì
e si voltò a guardarmi.
-Perchè
lo vuoi tanto sapere?-
-Non
lo voglio sapere, ma qualcosa mi dice che stai per dirmelo-
-Lascia
stare...metti in moto..-
-Mhm
che noiosa che sei! Non è mia abitudine supplicare, quindi se
vuoi parlarne bene, altrimenti non so che farci-
-Era
la mia migliore amica, ci conoscevamo praticamente da quando sono
nata...- cominciai -ogni pomeriggio ci incontravamo e facevamo sempre
lo stesso giro per negozi, come due stupide. Un giorno io indossavo
un orribile cappellino viola, che lei non faceva altro che prendere
in giro. Con una folata di vento lo persi e andò a finire
proprio in mezzo alla strada. Corsi a raccoglierlo, ma non vidi che
una macchina stava venendo diritto verso di me, non sentii Jules che
gridava...mi accorsi della macchina solo quando lei mi spinse via e
la macchina la prese in pieno...è morta tra le mie braccia-
Dopo
tre anni, Damon era la prima persona a cui lo raccontavo e ancora una
volta dall'inizio di quella giornata, non riuscivo a spiegarmene il
motivo.
Credevo
che ricordare facesse male, ma dirlo lo faceva ancora di più...
Rivivevo
quella scena ogni volta che chiudevo gli occhi. Il viso di Jules
pieno di sangue...gli urli di sua madre, che dopo tre anni ancora mi
dava la colpa per la morte di sua figlia e io non potevo dirle
niente, perchè era vero...io avevo ucciso Jules...
-Ancora
oggi non posso andare alla sua tomba...lei è seppellita al
cimitero di Greit Town...la madre me lo proibì tanto tempo
fa...lei mi ha sempre accusato della morte della figlia e io so che
ha ragione...è colpa mia se lei è morta...-
Damon
mi guardava, in silenzio e poi fece una cosa che non mi sarei mai
aspettata: mi afferrò per un braccio e mi tirò sul suo
petto, abbracciandomi.
Quello
decisamente non era da lui...
Non
volli sprecare tempo a pensare, mi limitai solo a rifugiarmi in
quell'abbraccio, tanto caldo e sicuro...
Lo
abbracciai anche io, perdendomi nel suo profumo.
Dopo
qualche minuto, che a me sembrarono eterni, Damon mi lasciò e
mise in moto la macchina. Andò così veloce che dovetti
mantenermi saldamente al sedile, per non morire sul colpo.
-Dove
stiamo andando?-
Come
sempre lui non mi rispose, guardava diritto davanti a sé,
spingendo l'auto al massimo.
Non
riuscivo a spiegarmi nessun'azione di quel ragazzo, era del tutto
imprevedibile e privo di logica a parer mio.
...Era
un'ora che guidava furiosamente e io ancora non sapevo dove stessimo
andando!
Ricordo
solo che ad un certo punto mi addormentai, sognando, come sempre,
l'incidente di Jules.
Dopo
non so quanto tempo, Damon mi svegliò, troppo dolcemente per i
suoi standard.
Mi
misi meglio a sedere e mi stropicciai gli occhi. Quasi mi venne un
colpo quando vidi dove mi trovavo.
-Damon...-
-Vai...io
ti aspetto in macchina- mi disse.
Lo
guardai, chiedendomi perchè stesse facendo quello per me.
-Su...non
sprecare la mia momentanea gentilezza...ti assicuro che non
ricapiterà più-
-Grazie...-
mi sporsi a baciarlo sulla guancia, istintivamente.
Solo
dopo mi resi conto di quello che avevo fatto, così mi
catapultai letteralmente fuori dalla macchina, trovandomi di fronte
l'entrata del cimitero di Grait Town...
Arrivammo
a casa mia nel tardo pomeriggio, quando il sole era già
tramontato e le prime stelle cominciavano ad affacciarsi.
Stavo
salendo le prime scale del mio portico, con Damon che mi seguiva
silenzioso, stranamente.
Non
avevamo parlato per tutto il ritorno e io mi ero addirittura
addormentata. Ancora non riuscivo a capire perchè
“l'insensibile Damon” avesse fatto un gesto così
carino, così umano, per me...
Elena
mi aveva detto che dal suo arrivo in città Damon era cambiato
parecchio, ma credevo che quel cambiamento fosse limitato alla sua
ristretta cerchia di amici...
Che
fosse il suo modo di chiedermi scusa per avermi quasi dissanguato?
...o per aver gettato il mio braccialetto?
Impossibile...Damon
non si scusava...mai...
Arrivai
alla porta, cercando le chiavi nello zaino, stando ben attenta a non
incrociare gli occhi di Damon, fissi su di me.
-grazie...sul
serio- dissi, una volta trovate le chiavi e infilatele nella porta.
-Hn-
fece spallucce, per poi voltarsi e incamminarsi verso la sua auto.
-Damon!-
lo richiamai, quando lui si voltò, ripresi a parlare
-davvero...è stato importante per me-
-si,
si- fece per voltarsi di nuovo -non c'è bisogno di dirlo in
continuazione! ...non abituarti però-
Stava
quasi per entrare in macchina, quando io lo richiamai di nuovo.
-cosa
c'è ancora?- fece burbero, ma tanto non ci facevo più
nemmeno caso!
-...Scuse
accettate!- dissi, per poi entrare subito in casa. Che volesse
ammetterlo o no, mi aveva chiesto più o meno scusa...Salii al
piano di sopra quando sentii la sua macchina lasciare a gran velocità
il vialetto di casa mia...
-Ehi, straniero!-
dissi, balzando sul divano accanto a Damon. -Che fai di bello?-
-Cerco una casa su
“tutto casa". Non ne posso più di te e Stefan che
litigate giusto per il gusto di fare pace, dopo. Ho l'udito sensibile
sai...- fece lui sarcastico, chiudendo una rivista, di sicuro non una
di quelle di annunci immobiliari.
-Andiamo! Non te ne
andresti mai di qui.- sbadigliai. Ero veramente stanca quella sera,
eppure non avevo fatto granché durante il giorno.
-No, ma ti
piacerebbe! Lo so che muori dalla voglia di mandarmi via.- fece
Damon, con il suo solito sorrisetto da “sono una rock star”.
-Nah, forse
all'inizio, ormai ci ho fatto l'abitudine.- scherzai io,
stiracchiandomi un po'.
Mi accoccolai meglio
sul divano, che aveva lo strano potere di farmi cadere in un sonno
comatoso appena seduta sopra.
-Devo dedurre che
resterai qui in pianta stabile?-
-No, stasera credo
che andrò a casa.-
-Oh, grazie a Dio!-
esclamò Damon, con un sarcastico pathos.
-Sembri proprio una
vecchia bigotta.-
Ormai
sembrava che io e Damon avessimo legato sul serio; forse potevamo
persino definirci amici.
Con lo sguardo
sfiorai i mille e più libri di quell'immensa biblioteca e
ancora una volta mi persi nella contemplazione di quella maestosa
casa.
-Domani i Lockwood
daranno l'ennesima festa, verrai?- brontolai. Ormai ce n'era una a
settimana e le sole cose positive erano che sarei stata con Stefan e
che avrei comprato un vestito nuovo.
-Non lo so, forse...
non credo.-
Possibile che Damon
Salvatore dovesse essere emblematico e misterioso anche su una cosa
così semplice come l'invito a una festa?!
Mi venne un'idea...
-Ci sarà
anche Angel.- feci, maliziosa.
-E perché lo
stai dicendo a me?- mi chiese, dandomi la sua completa attenzione.
-Così. Mi
sembra che ti sia simpatica e poi...-
-Poi cosa?!-
Si stava
innervosendo e questo mi faceva divertire.
Era difficile
penetrare nel muro di Damon, ma, quella rara volta in cui ci
riuscivo, dovevo godermela!
-Devi ammettere che
è davvero bella.- dissi, stiracchiandomi un po'.
-Hn, se lo dici tu.
Io non vedo niente di speciale..-
-Ah, no? Eppure ci
sono molte persone che pensano il contrario. Dovresti muoverti.-
Damon mi guardò
con un sopracciglio inarcato e il suo immancabile mezzo sorrisetto.
-Si può
sapere perché sei così invadente stasera? Non ricordo
di averti mai permesso di essere così libera e spensierata di
parlare con me e poi dovrei muovermi a fare cosa?-
-A chiederle di
andare alla festa con te, prima che lo faccia qualcun altro.-
sorrisi, già sapendo che così si sarebbe completamente
chiuso a riccio.
-E men che meno ti
permetto di immischiarti nella mia vita sentimentale, cosa che non
riguarda né te, né Angel, né STEFAN.- disse,
marcando il nome di suo fratello.
Come aveva fatto a
capire che ero stata mandata in perlustrazione?
-E puoi dirgli-
continuò. -CHE PER ADESSO NON HO NESSUNA VOGLIA DI UCCIDERE
QUELLA RAGAZZA! A MENO CHE NON MI COSTRINGA LUI!-
Scoppiai a ridere.
Quel ragazzo nella sua vita passata doveva essere stato un comico.
-Ma cosa vai a
pensare... io volevo solo darti un buon consiglio.-
-Non mi servono i
tuoi consigli, ma soprattutto non voglio invitare quella dannata
ragazza a quella dannata festa. E adesso vado a cena.-
Così dicendo,
si alzò dal divano e se ne andò, sbattendo la porta di
casa.
Stavo nella mia
camera, con lo stereo a tutto volume, mentre cantavo impugnando un
evidenziatore.
Volevo un po'
scaricarmi e cantare mi aiutava sempre. La musica aveva il potere di
calmarmi, mentre quel santo ragazzo con il nome di Damon Salvatore
aveva completamente l'effetto opposto.
Mi faceva saltare i
nervi con niente e sciogliere semplicemente guardandomi.
Ormai lo dovevo
ammettere: Damon mi piaceva, ma il perché, sinceramente, non
lo sapevo.
Era cattivo.
Era presuntuoso.
Era doppiogiochista.
Era cinico.
Era un assassino.
Era un vampiro.
Era sanguinario.
Era uno stronzo.
Era Damon.
E a me piaceva.
Cantai ancora più
forte, per attutire il turbine dei miei pensieri.
-Ma quanto sei
carina quando ti agiti così.-
La sua voce mi fece
urlare per la paura, ma per fortuna ero sola in casa, e, inoltre, la
musica aveva attutito il rumore.
Andai di corsa allo
stereo e abbassai del tutto il volume, portandomi una mano al petto.
-Mi hai fatto venire
un infarto!-
Damon mi rispose con
un'alzatina di spalle, mentre, dalla mia finestra, andava a
posizionarsi sul letto.
-Cosa vuoi?- chiesi,
andandomi a sedere sul bordo del letto.
Ormai stare con
Damon era diventato una cosa abitudinaria e non mi faceva più
quell'effetto di... ansia.
-Un po’ di
sangue, una villa in Italia, una a Miami e una bella bambola, ma
credo che a questo posso rimediare subito, una Ferrari e tante, tante
altre cose.- fece angelico, stendendosi e portandosi le mani dietro
la testa.
Alzai
gli occhi al cielo. -Cosa vuoi da
me?-
specificai meglio.
-Perché me lo
chiedi ogni volta, se sai che non ti rispondo?- mi disse e in effetti
aveva ragione.
-Domani andrai alla
festa dei Lockwood?-
-Si, visto che mi
hanno invitata.- risposi tranquillamente, incrociando le braccia al
petto.
-Con qualcuno?-
-Perché?-
Damon quella sera
era strano, non che le altre volte non lo fosse, ma quella sera lo
era particolarmente.
-Oh, ma perché
sei sempre così tesa con me?- si tirò a sedere,
appoggiando le spalle alla spalliera del letto.
-Perché sei
un vampiro pericoloso?-
-Come sei
prevedibile e grazie per il pericoloso, principessa.-
Roteai gli occhi.
-Ma la smetti di chiamarmi in quel modo?!-
-No!-
-E' inutile che te
lo richieda gentilmente, vero?-
-Vero.-
-Ok...- sospirai
pesantemente e vidi Damon che mi fissava.
-Che c'è?-
-Allora?-
-Allora cosa?-
sbottai. Stava cominciando a farmi innervosire.
-Vai con qualcuno?-
-Vorrei tanto sapere
a te cosa interessa, vuoi chiedermelo tu?- era il mio turno di fare
la maliziosa, ma quello non sembrava divertire Damon: lui doveva
avere sempre le redini del gioco.
-Ti piacerebbe!
Forse se me lo chiedi gentilmente potrei accettare.-
Aveva il potere di
rigirare le cose sempre a suo favore. Ma era uno dei poteri dei
vampiri?!
-No, grazie, sono
già impegnata.- dissi acida. Se lo meritava proprio.
-Chi è?-
-Damon, ma cosa sono
queste domande?! Resta fuori dalla mia vita! Non sei nessuno!-
sibilai. Non lo sopportavo proprio più.
In meno di due
secondi mi ritrovai schiacciata sul letto, con Damon sopra di me che
mi bloccava le mani sopra la testa.
Divenni rossissima,
sia per la sorpresa che per la posizione, mentre il mio cuore
cominciava la sua cavalcata.
-Non dirmi mai più
che non sono nessuno.- scandì bene ogni parola, guardandomi
diritto negli occhi.
Io non riuscivo
nemmeno a parlare, ma anche se avessi voluto, non sapevo cosa avrei
potuto dire.
Io lo sapevo che lui
era qualcuno, un qualcuno che mi piaceva.
Aveva così
tanti difetti, ma a me non interessava, forse mi piaceva proprio per
questo.
-Cosa mi hai fatto?-
mi disse, ma io non capii.
-Cosa!?-
-Io ti... sento. So
sempre dove sei, ti... percepisco.-
Sì, era
decisamente strano. Non si era mai aperto in quel modo con me.
-Damon non ti
capisco...- sussurrai confusa.
Lui in tutta
risposta si abbassò sul mio collo e io tremai per paura che
volesse mordermi.
-Non voglio farti
niente.-
Infatti non lo fece.
Si limitò a strofinare il naso sul mio collo e ad inalare il
mio profumo.
-Damon...-
sussurrai, mentre lui ancora mi stava sopra, con i denti affilati che
mi sfioravano il collo, eppure non erano una minaccia.
All'improvviso si
staccò da me e con una velocità impercettibile a occhio
umano, sparì dalla mia camera.
Rimasi interdetta a
fissare il soffitto, incapace di capire cosa era successo.
Perché era
scappato così all'improvviso?
La risposta non
tardò ad arrivare: nella mia stanza fece capolino mia madre,
con un sorriso raggiante e con delle buste di cibo cinese tra le
mani.
-Tesoro, sono a
casa. Tra 5 minuti a cena!- mi sorrise e poi uscì, chiudendo
piano la porta alle sue spalle.
In quel preciso
istante, odiai mia madre e anche il mio amato cibo cinese divenne un
nemico.
-Non so come
ringraziarti!- dissi ad Elena, togliendomi la sciarpa. -mi hai
salvato la vita!-
-Dai, smettila, è
solo un vestito.- fece bonaria Elena, portandomi nella sua stanza.
Appena entrate, mi
fece sedere sul suo letto e lei prese posto accanto a me.
-Quindi andrai alla
festa addirittura con Tyler Loockwood!- mi sorrise maliziosa, dandomi
una leggera gomitata.
-Sì, è
carino...-
-Già, carino
e licantropo.-
Spalancai gli occhi,
non credendo alle mie orecchie. -Cosa?!?!-
-Non lo sapevi?-
-E come potevo
saperlo!-
Tyler era un
licantropo?!
Ma quante creature
strane c'erano sulla terra?! Ed io che pensavo che già i
metallari tutti piercing e tatuaggi fossero alieni!
-E vale la storia
tra licantropi e vampiri?-
-Che si odiano?
Certo che vale. La leggenda dice che un morso di licantropo è
fatale per un vampiro. Per questo Damon sarà ancora di più
su tutte le furie quando lo verrà a sapere.- Elena sorrise,
come se la mia vita fosse un film romantico.
-Non vedo quale sia
il nesso. Non capisco perché mai Damon dovrebbe interessarsi
alla mia vita sentimentale.- dissi, staccando fili dalla coperta.
-Secondo la mia
teoria, Damon ci tiene a te.-
La guardai. -E cosa
te lo fa credere?-
Cercavo di apparire
più tranquilla possibile, quando in realtà avevo il
cuore a mille.
Possibile che Damon
avesse detto qualcosa ad Elena?
Impossibile! Damon
non diceva niente a nessuno.
-Il fatto che,
quando stiamo tutti insieme, segue ogni tuo movimento.-
-Tzè. Più
che altro segue il movimento del mio collo!-
Il ricordo di quello
che era successo appena il giorno prima, si fece vivo nella mia
mente.
Damon sopra di me,
che mi diceva parole confuse, ma stranamente dolci...
-Non credo, ma
comunque io mi tiro fuori.-
-E' questo il punto,
Elena: fuori da cosa? Da niente.- feci ridacchiando, cercando di
mascherare di nuovo i miei reali sentimenti.
-Non lo so, ma con
Damon non si può mai stare tranquilli.-
-Ok... Dai, mi aiuti
a scegliere?-
-Certo!-
Ci addentrammo in
quel mondo chiamato armadio. Ma cosa se ne faceva Elena di tutti quei
vestiti eleganti?!
Erano tutti
bellissimi, era davvero difficile scegliere.
-Sono bellissimi.-
-Sai, anni e anni di
Miss Mystic Falls...- mi disse, alzando le spalle.
C'era davvero
l'imbarazzo della scelta e io cominciavo ad avvilirmi.
Alla fine fui
folgorata.
Un vestito colorato,
in maggior parte dorato, con lo scollo a "cuore", senza
bretelle e una fascia sotto al seno. Arrivava di poco sopra il
ginocchio.
-Posso provare
questo?-
-Certo, vai!-
Andai nel bagno di
Elena, ma appena mi sfilai la maglia, urlai come un'ossessa.
-Cos’ è
successo?!?- Elena entrò di scatto nel bagno, quasi urlando
peggio di me.
-Però, niente
male.- fece ironico Jeremy. -Dovete imparare a chiudere le porte.-
-E tu hai urlato in
quel modo perché è entrato Jeremy?! Mi hai fatto
prendere un colpo!-
-Beh , io vado
allora...- Jeremy, ridacchiando, uscì dal bagno e io chiusi
subito a chiave la porta della sua stanza.
-Scusa, l'ho visto
sbucare all'improvviso e io stavo senza maglia! Oddio, che vergogna,
tuo fratello mi ha vista in reggiseno!-
-Ma che sarà
mai! Dai, provati questo vestito!-
Uscì dal
bagno e io per sicurezza chiusi anche la sua porta. Sospirai,
cominciando a spogliarmi del tutto.
Dopo dieci minuti,
quando mi convinsi del tutto, uscii e Elena cominciò a
guardarmi in modo strano.
-Sto tanto male?-
-Sei... sei...-
-Lo tolgo?-
-Sei bellissima,
Ange.-
Sorrisi a quella che
ormai era diventata la mia migliore amica. Mi guardai di nuovo allo
specchio, cercando di ritrovare me stessa in quel vestito.
Ok, quello sarebbe
stato il mio vestito per il primo appuntamento con Tayler Lockwood.
Era
il giorno della festa dei Lockwood e io avevo appena finito di
prepararmi.
Mi
riguardai,
per l'ennesima volta incerta,
allo specchio, trovandomi strana con quel tipo di abbigliamento.
In
tutte le città in cui ero stata, non avevo partecipato a
nessun "evento mondano", anche
perché non
ne organizzavano nemmeno.
Sospirai.
Damon
non era venuto più a farmi visita. Forse si era offeso per
quello che gli avevo detto.
Mi
diedi mentalmente della stupida: Damon non si offendeva mai, nemmeno
con un reale insulto.
Quel
ragazzo era imperturbabile.
Quello,
però, era parte del suo fascino, quel fascino che ti faceva
sciogliere e che ti faceva stare volontariamente in sua balia.
Guardai
l'orologio: era ora di andare.
Avevo
deciso con Tyler che non sarebbe venuto a prendermi, ma sarei
andata io da lui; scelta più ovvia visto che la festa si
svolgeva a casa sua.
Uscii
di casa, salutando mia madre, che nel frattempo mi aveva scattato 200
foto e mi incamminai.
Sentii
il suono di un clacson alle mie spalle: Stefan ed
Elena
mi facevano segno di salire.
Entrai
in fretta in macchina e
in poco tempo arrivammo alla residenza Lockwood.
La
casa persino
dall'esterno era stupenda e già il giardino era pieno di
gente.
Elena
mi sussurrò qualcosa all'orecchio per
poi lasciarmi lì,
trascinandosi Stefan per un braccio. Si era dimenticata di dover
andare a prendere Bonnie.
Mi
guardai intorno, spaesata, non vedendo né Tyler né
nessun altro di mia conoscenza.
C'erano
tutte persone eleganti e io, sebbene con quel vestito addosso, mi
sentivo fuori luogo.
Cominciai
a camminare lentamente verso l'entrata della casa, cercando di non
fare caso alle occhiate e ai commenti degli altri ragazzi.
Entrai
in casa e cominciai a vagare per le numerose stanze piene di gente,
in cerca di Tyler.
C'erano
quadri ovunque e avrei
scommesso
che anche la più piccola cosa presente
lì valeva più di tutta casa mia.
Mi
voltai, camminando all'indietro e perdendomi a guardare la lussuosità
di quella casa.
Camminando
all'indietro, mi scontrai con qualcuno, che adesso mi teneva
saldamente per le spalle.
-Scusi!-
mi voltai di scatto, ma restai impalata.
Davanti
a me c'era la visione più bella del mondo.
Damon
mi stava guardando intensamente, con quei suoi occhi di ghiaccio, le
labbra piegate in un mezzo ghigno e le mani ora infilate nelle
tasche.
Indossava
uno smoking nero, che sembrava disegnato apposta per lui; gli metteva
in evidenza il fisico muscoloso e asciutto.
-Ciao.-
mi disse, guardandomi in modo strano.
Mi
squadrò
dalla testa ai piedi, per poi puntare i suoi occhi nei miei.
-Ciao.-
risposi, con il suo stesso tono.
C'era
una tensione così alta, che quasi potevo toccarla...
-Sei...-
Wow!
Per la prima volta Damon Salvatore era senza parole.
-Sì?-
-Sei
bellissima.- ammise, con una tale sincerità che mi spaesò
per un attimo. Tante persone mi avevano
detto che ero bella, ma sentirselo dire da Damon, con quel tono, era
diverso.
Quella
volta era come se non avesse doppi fini, me lo stava dicendo e basta.
-Grazie...-
abbassai lo sguardo, arrossendo.
-E'
tuo il vestito?-
-No,
è di Elena.-
-Strano,
non è il suo genere.-
-La
conosci bene per poterlo dire...- dissi, senza sapere perché
quella constatazione mi desse così fastidio.
-Hn.-
-Sei
qui da solo?-
-No.-
Ingoiai
pesantemente.
Sì,
lo dovevo ammettere: mi dava fastidio pensarlo con un'altra ragazza.
-La
conosco?-
-Non
lo so.-
-Certo
che oggi sei particolarmente eloquente...-
-Forse
perché sei così bella che non so cosa dire.-
Ok.
Dov'era il vero Damon Salvatore? E
cosa ci faceva un altro nel suo corpo?!
-Damon,
sei...
strano oggi...- dissi, incrociando le braccia al petto, sentendomi
stranamente vulnerabile.
-Perché?
Per un complimento?-
-No,
perché tu non rimani
mai senza parole.-
-Già,
ritieniti fortunata. E tu? Sei da sola?- chiese dopo poco, con
l'evidente scopo di cambiare argomento.
-No,
sarebbe il mio primo appuntamento con un ragazzo...-
Lo
vidi fare una faccia strana e in effetti non capivo perché lo
andassi a dire a lui.
-Damon,
tesoro...-
Verso
di lui si avvicinò una prorompente bionda, di certo più
grande di me, che si avvinghiò al suo braccio. -Ti ho cercato
ovunque.-
-A
quanto pare mi hai trovato, Dalia.-
Un
senso di fastidio invase tutto il mio corpo, provocandomi una morsa
allo stomaco.
Era
bella. Bella, grande e prosperosa.
-E'
una tua amica?- gli chiese, guardandomi sprezzante.
Ma
cosa voleva quella?!
-Più
o meno. Lei è Angel. Angel lei è Dalia.-
-Angel?
Chenome
è Angel?- disse, facendo una risatina stridula alquanto
fastidiosa.
Tra
5 minuti la
prenderò
a pugni!
Damon
non mi fece rispondere, perché lo fece per me. -Di certo è
meno idiota come nome.-
-Cosa?!-
dissi, guardandolo scettica.
Dov'era
finito il Damon di poco prima, stranamente gentile?
-Il
mio nome mi piace.-
-Certo,
tesoro. Ma non credi che lei sia un bel animaletto da compagnia da
tenere in casa?- prese una mia ciocca di capelli tra le mani.
Lo
guardai. Arrabbiata e delusa. Come poteva comportarsi così con
me?!
Strattonai sgarbatamente la sua mano.
-Damon...-
Dalia
scoppiò in una fragorosa risata. -Sì, è alquanto
carina.-
-Devi
vedere come scodinzola bene ogni volta che sono nei paraggi.-
Sentii
gli occhi pizzicarmi. Non volevo rispondergli, non volevo dargli
quella soddisfazione.
Ben
ti sta, Angel!
Ecco cosa succede quando perdi la testa per un bastardo del genere.
-Sei
un idiota!-
dissi, scuotendo la testa.
Proprio
in quel momento arrivò Tyler, che mi circondò la vita
con un braccio e lo adorai per quello.
Vidi
Damon inarcare le sopracciglia, fissando con disappunto il braccio di
Tyler che mi stringeva.
-Finalmente
ti ho trovato. Sei bellissima, tesoro.-
-Grazie
Ty.-
Mi
sporsi, baciandolo a stampo.
Lo
avevo fatto senza pensarci,
ma volevo far capire a Damon che io non scodinzolavo per lui, anche
se sapevo che era maledettamente vero.
Damon
si irrigidì, ma lo nascose benissimo.
-Ange...-
-Andiamo?-
gli dissi sorridente e lui annuì.
-Ciao,
Damon. Vi auguro di divertirvi, come di certo lo farò io.-
Mi
voltai, lasciandoli lì, con Tyler che mi teneva ancora stretta
per i fianchi.
-Angel...-
-Dimmi
Tyler.-
-Perché
mi hai baciato?-
-Scusami
se ho fatto qualcosa che non ti andava...- gli dissi, mentre stavamo
al tavolo a prendere da bere.
-No,
hai capito male. Da quando ti ho vista
la prima cosa che volevo era baciarti, ma non riesco a capire perché
lo abbia fatto tu.-
-Mi
andava di farlo.-
Bugia.
Volevo far ingelosire Damon...
-Quindi
ti andrebbe di vederci ancora... ufficialmente intendo...-
-In
che senso ufficialmente?-
-Posso
considerarti la ragazza con cui sto uscendo?-
Sorrisi.
Era grande e grosso, licantropo aggiungerei e sembrava un ragazzo
alla sua prima cotta.
-Certo...-
-Un'altra
cosa.-
-Sì?-
-Stai
lontana da Damon Salvatore.-
-Perché?-
il perché, però, lo sapevo eccome!
-Perché
lui non è ciò che sembra.-
-Se
ti riferisci al fatto che lui è un vampiro e tu un licantropo,
grazie ma già lo so.- dissi, portandomi il bicchiere alle
labbra.
Tyler
si stranì, mettendosi subito sulla difensiva. -Chi te lo ha
detto?!-
-Si
dice il peccato, non il peccatore...- appoggiai il bicchiere sul
tavolo.
-Posso
stare sicuro che il mio segreto rimarrà tale?-
-Certo,
non c'è nemmeno bisogno di chiederlo.-
Mi
sorrise, porgendomi la mano. -Posso invitarti a ballare?-
-Con
piacere.-
Mi
prese per mano, portandomi al centro della sala.
Mi
cinse i fianchi con un braccio e io gli portai il mio al collo.
-Se
mi stai così vicino potrei anche perdere il controllo... sei
davvero molto bella, Angel.-
-Se
me lo dici così spesso, finirò per crederci...- gli
diedi un bacio sulla guancia
e lui subito mi strinse di più.
Tyler
non mi dispiaceva, ma non potevo negare che desideravo essere stretta
così da una sola persona.
-Credo
che Damon ti consumerà se continuerà a guardarti così
intensamente. Sembra voglia staccarmi la testa a morsi...-
Guardai
nella direzione indicatami da Tyler e vidi Damon appoggiato alla
porta del salone, le braccia incrociate e l'espressione più
minacciosa che avessi mai visto.
La
bionda era sparita e Damon sembrava sul serio sul punto di staccare
la testa a Tyler.
-Lascialo
perdere.-
-Posso
farlo arrabbiare ancora di più?-
-Cioè?-
Non
mi diede nemmeno il tempo di parlare, che mi baciò, ma non un
bacio a stampo, un vero
bacio.
Rimasi
interdetta, senza contraccambiare. Sentivo la sua lingua chiedere
l'accesso alle mie labbra, ma il mio unico pensiero era che faccia
aveva adesso Damon.
Si
staccò da me, mentre io ero ancora ferma, immobile.
-Scusa...
vado... un attimo in bagno...-
Lo
lasciai lì, al centro della sala, mentre io mi affrettavo ad
uscire.
Arrivata
quasi al bagno, però, feci un incontro ancora più
sgradito: John Mattew.
-Ma
come siamo belle stasera.-
-Non
è il momento, John.- cercai di tagliare corto.
-Simpatica
come sempre.-
-Odioso
come sempre.-
-Attenta.-
disse, afferrandomi per un braccio e tirandomi prepotentemente a sé.
-Potrei domare facilmente questo tuo spirito ribelle.-
-E
io potrei staccarti facilmente il braccio se non la lasci andare
immediatamente.- proruppe una voce alle mie spalle.
Mattew
mi lasciò subito andare, dileguandosi immediatamente.
Per
essere scappato così, Damon doveva per forza sembrare molto
minaccioso; quasi avevo paura di voltarmi.
-Voltati,
per favore.-
Quando
lo feci, me lo ritrovai a due centimetri dal mio viso, mentre mi
squadrava bellicoso.
-Vedo
che ci siamo divertite.-
-Vedo
che ti da fastidio. Credo proprio che non sono io a scodinzolare,
Salvatore.-
-Chi
gioca con il fuoco finisce per scottarsi.-
-Allora
è meglio che tu stia attento.-
Lui
ghignò. Lo sapevo, sapevo che le mie battutine lo
incuriosivano.
-Stai
con Tyler?-
-Non
ancora, ma non riesco a capire questo tuo interessamento.-
-Nessun
interessamento. Non voglio che un lupetto si prenda i miei giochi.-
-Io
non sono una bambola.-
-Davvero?-
Mi
allontanai da lui, cercando di andarmene.
Non lo sopportavo quando faceva così.
Non
avevo fatto i calcoli, però, con la velocità di Damon e
in meno di un secondo mi si parò davanti.
-Balla
con me.-
-Perché
dovrei?-
-Perché
te lo sto chiedendo.-
-E
questo dovrebbe essere il motivo?-
-Hn.
Non mi piace dire le cose due volte.-
Tese
la sua mano verso di me e io l'afferrai, un po’
esitante.
Mi
portò di nuovo nel salone, dove le note di un lento riempivano
tutta la sala.
Vidi
Tyler in un angolo, che parlava con Caroline ed
Elena e Stefan che ballavano.
Damon
aveva la mano così grande, calda e forte. Quasi mi sentivo un
niente.
Si
fermò al centro della sala e mi attirò a lui con
sicurezza, facendo aderire i nostri corpi.
Eravamo
così vicini che
potevo sentire chiaramente il suo profumo.
Avvertivo
l'elettricità che dalla sua mano, posata sulla mia schiena, si
diffondeva in tutto il mio corpo.
Ballare
con Damon era diverso: sembrava quasi che stessi sospesa da terra.
Era davvero bravo e quei suoi occhi azzurri puntati nei miei mi
staccavano dalla realtà.
Era
come se ci fossimo solo noi. Solo io e lui.
-Dov’
è finita quella... prosperosa bionda?- chiesi, per cercare di
bloccare quella sorta di magia che aveva su di me.
-Non
lo so. So solo che aveva un sapore orribile. Niente a che vedere con
il tuo.-
-Eviti
sempre di guardarmi per troppo tempo. Hai paura che potrei scoprire
qualcosa guardandoti negli occhi?-
-Non
credo tu abbia questo potere, Damon.-
-Mi
sottovaluti.-
-E
tu ti sopravvaluti.- gli dissi di rimando.
-Può
essere.-
-Damon
Salvatore che mi da ragione? Questo
è un evento da ricordare.- dissi, angelica.
-Potrei
fare molte cose che potresti ricordare.-
-Sei
molto sicuro di te.-
-Certo
e i battiti accelerati
del tuo cuore mi danno ragione.-
Quello
era uno dei momenti in cui odiavo essere così umana, in cui
odiavo che lui lo fosse così poco...
-Ti...
ti sbagli.-
-Sì,
come no...-
La
canzone finì in quel momento e senza sapere perché, mi
voltai e me ne andai dalla sala.
Avevo
troppa tensione e di certo non mi aiutava restare lì sotto il
suo sguardo indagatore.
Uscii
in giardino, dove l'aria fresca mi aiutò molto.
Ah,
Damon Salvatore... cosa mi avevi fatto?
Salve!
Ecco un altro capitolo e mi scuso enormemente per il ritardo, spero
che continuerete a leggere e che mi lasciate sempre i vostri
deliziosi commenti! Siete davvero carini!
Capitolo 8 *** Capitolo 8: Sangue e rivelazioni ***
Capitolo
8: Sangue e rivelazioni
Continuavo a girarmi
e rigirarmi nel letto, senza riuscire ad addormentarmi.
Ripensavo al ballo
che avevo fatto con Damon, appena qualche ora prima.
Mi aveva guardato in
un modo diverso, quasi speciale; c'era elettricità tra noi e
io ero sicura che non ero stata la sola ad accorgermene.
Lui era così
bello, mamma mia se lo era! E con quel vestito elegante lo era ancora
di più.
La mia testa mi
diceva che dovevo stare il più lontano possibile da lui, ma al
mio cuore questo non potevo proprio spiegarlo...
Mi sentivo come una
bambina indifesa quando stavo con lui e non perchè era un
vampiro pericoloso, ma perchè sapeva farmi sentire
così...così...piccola, incapace di reagire e stare in
possesso di tutte le mie facoltà mentali.
Sentii il leggero
rumore della finestra che si apriva e poco dopo una figura che si
avvicinava al mio letto.
Sapevo chi fosse
anche senza aprire gli occhi: quel profumo di buono e di fresco era
inconfondibile.
Decisi che avrei
continuato a fingere di dormire, anche se probabilmente lui se ne
sarebbe accorto.
Quello che mi stupì,
però, è che non fu così.
Si piegò
verso di me e mi accarezzò con le nocche la guancia, per poi
spostarmi i capelli di lato.
Cercavo di imporre
al mio cuore un ritmo regolare, perchè sapevo che altrimenti
Damon si sarebbe accorto di tutto.
Il suo tocco era
quasi ipnotico e io mi sentivo inchiodata al letto.
-Scusami...- lo
sentii sussurrare e poi, così com'era entrato, se ne andò,
come se fosse trasportato dal vento.
Aspettai qualche
secondo, per poi balzare a sedere sul letto.
Avevo le guance
rosse, il fiatone e la mano all'altezza del cuore.
Mi voltai alla
furiosa ricerca del telefonino sul mio comodino e quando lo trovai
composi un numero.
Dopo svariati
squilli, dall'altro capo del telefono, rispose un'assonnata Elena.
-Elena...abbiamo un
problema!-
-Ange...sono le
quattro del mattino...! hai come scusa solo un'apocalisse...-
-Credo di essermi
innamorata di Damon.- esordii, dicendo per la prima volta ad alta
voce, quello che non sarebbe mai dovuto accadere.
-Mi sa che questo
batte anche l'apocalisse. Sì, abbiamo un problema...-
Il mattino dopo ero
più stanca che mai, ringraziando Dio era domenica e mi
aspettava una "rilassante" giornata a casa di Elena.
Arrivai a casa sua,
esausta e confusa.
-Ele non so cosa
fare...!- dissi, salutandola.
-Sì, sì,
ne parliamo dopo.-
-Come dopo?! io ti
sto dicendo che mi piace...- gli strani cenni di Elena mi fecero
smettere di parlare.
Ma cos'aveva?
-E chi ti piace?-
fece una voce dalla cima delle scale. Alzai gli occhi e trovai Damon
a fissarmi, con un'espressione tra il divertito e l'infastidito.
Riguardai Elena e
lei mi mimò un "Ho cercato di fartelo capire".
-Nessuno.- rispose
lei per me. -Tyler si sta dimostrando un osso d'uro.-
-Bhe...considerando
che è un lupetto...- fu la sua risposta acida. -Come può
piacerti?! puzza! tutti i licantropi puzzano.-
-Geloso?- feci io di
rimando.
-Non c'è
niente in questa stanza di cui vale la pena essere gelosi.-
-Dimenticavo che tu
piangi ancora il tuo amore perduto.- nell'istante in cui parlai, me
ne pentii.
Ma perchè non
imparavo ad avere quella mia boccaccia chiusa?!
Lo vidi farsi serio,
voltarmi le spalle e andarsene.
Bhe...era già
abbastanza che non mi avesse scaraventato al muro e dissanguato...
-Davvero una battuta
di pessimo gusto...- mi disse anche Elena, come se io non lo sapessi
già.
-Lo so...ma quando
sono con lui non so come comportarmi! divento nervosa...!-
bisbigliai, per paura che lui potesse sentirmi.
-Siamo in condizioni
peggiori di quanto mi aspettassi.- mi sussurrò lei di rimando.
-E' tanto grave?-
In risposta mi fece
un'eloquente occhiata e si incamminò verso il salone, dove
trovai anche Stefan.
-Ciao Ange.-
-Si chiama Angel.
Quand'è che avete fatto amicizia?- disse Damon, mentre
guardava la pila di libri della biblioteca di Elena.
Nessuno gli rispose
e questa volta io non mi sarei nemmeno azzardata ad aprire bocca.
Mi sedetti sulla
poltrona, mentre Elena accanto a Stefan sul divano e Damon,
inaspettatamente, sul bracciolo della mia poltrona.
Cominciavo a
sentirmi nervosa e io odiavo tutto quello. Nessuno mai mi aveva fatto
così, nemmeno i pochi ragazzi con cui ero stata. Avevo sempre
mantenuto le redini di ogni mio rapporto, senza mai metterci anima e
cuore.
Mi scambiai
un'eloquente occhiata con Elena; aveva un ché di buffo quella
situazione.
-E cosa dovremmo
fare adesso? una partita a monopoli?- feci, per rompere quella
tensione. -Non doveva essere una giornata "per sole donne"?-
-Sì, ma loro
due si sono praticamente autoinvitati.-
-Ehi!- rispose
Stefan.
-Giusto. Damon si è
praticamente autoinvitato quando ha saputo che venivi.-
-Certo, come no. La
colazione l'avevo già fatta, io ho semplicemente seguito
Stefan. Allora? che si fa?-
-Che ne dite di
vedere un film horror?- propose Elena.
Il sangue mi si gelò
nelle vene. io ODIAVO i film horror.
-Non credo sia una
buona idea.- dissi, già terrorizzata.
-Paura?- fece Damon,
ghignando.
-Sì,
problemi?!- la mia voce era stridula. Non volevo vedere un horror!
-Io mi oppongo a quest'idea!-
-Ma mi sa che siamo
tre contro uno, principessa. L'horror si vede.-
A malincuore mi
dovetti alzare e andare nella camera di Jenna. Lì c'era un
televisore più grande e poi potevamo stare comodi seduti sul
letto, anche se l'idea di stare su un letto con Damon non mi piaceva
per niente.
Stefan inserì
il cd e spense tutte le luci, immergendoci nel buio.
Lui ed Elena presero
posto sul letto, abbracciati, mentre Damon sull'enorme poltrona.
Bene. E io sarei
stata all'impiedi?
Stavo per andare a
sedermi sul letto, quando mi sentii afferrare per il polso e
trascinare giù.
-Credo tu non voglia
fare il terzo incomodo, no?- mi sussurrò Damon, facendomi
sedere tra le sue gambe, sulla poltrona.
Inutile dire che io
ero completamente bloccata; non mi azzardavo nemmeno ad appoggiare la
schiena sul suo petto.
-Non è ancora
cominciato e sei già così tesa?- mi disse all'orecchio.
Bastardo. Lo sapeva
benissimo che era per lui quella mia reazione.
Stavamo seduti così
maledettamente attaccati su quella poltrona maledettamente piccola
per due.
Quando cominciò
il film e i primi personaggi cominciarono a morire, avevo così
tanta paura che dimenticai di essere così vicina a Damon e mi
appoggiai anche al suo petto.
L'assassino fece
volare la testa a uno dei due e io mi portai subito la mano davanti
agli occhi.
-Dimmi quando
finisce.- dissi terrorizzata a Damon.
-Finito.-
Tolsi le mani,
giusto in tempo per vedere il volo delle budella di un tipo.
-Bastardo! oddio che
schifo!- mi portai di nuovo la mano in faccia.
-Piccola rivincita.-
-Ti odio!-
-Dai, puoi togliere
adesso. L'ho già visto questo film, non è così
tremendo.-
-Allora mi prometti
che mi dirai prima tutte quelle scene orribili?-
-Parola di lupetto.-
fece ghignando.
Arrivati a metà
film, lo sentii avvolgere un braccio intorno alla mia vita e passarmi
una mano sugli occhi.
-Non guardare...- mi
sussurrò.
Io chiusi gli occhi,
nonostante avessi la sua mano premuta sopra.
Non sapevo perchè,
ma il quel momento tutta la mia paura, svanì. Quando ero con
Damon io non avevo paura del mondo esterno...
La scena finì
e lui tolse la sua mano dai miei occhi, ma stranamente non quella che
mi cingeva i fianchi.
Mi stava forse
abbracciando?!
Questo mi fece
irrigidire ancora di più e per un attimo mi dimenticai anche
del film.
-Hai proprio un buon
profumo.-
-Sì, questo
lo so già.-
-E anche un sangue
delizioso. Fuori dal normale.-
-Mi hai già
detto, e non solo, anche questo...-
-Sai, ti preferivo
prima: quando ti rendevo terribilmente nervosa.-
-Ma piantala!-
dissi, strattonandolo.
Lui in tutta
risposta ghignò, attirandomi ancora di più verso di
lui.
Non sapevo come
interpretare quella sorta di possesso verso di me, ma non volevo
dargli troppo peso, avevo paura di restare scottata.
All'improvviso
suonarono alla porta e noi fummo costretti a spegnere la tv.
Scendemmo al piano di sotto e le "amabili" guastafeste
erano Bonnie e un'altra ragazza, capelli neri, occhi castani e fisico
da fotomodella.
I sensori di Damon
si attivarono subito, cosa che io non potetti fare a meno di notare.
Sentii una morsa
afferrarmi lo stomaco e un nodo alla gola. Quella era la gelosia?
La gelosia era
vedere il ragazzo che ti piace fare l'idiota con una super donna
mentre un minuto prima ti teneva stretta e sentirsi morire?
Bhe...la gelosia
faceva schifo!
Andammo tutti in
salotto. Damon cominciò ad ignorarmi, rivolgendo tutte le sue
attenzioni a quell'affabile mora, che di certo non lo snobbava.
Avrei voluto urlarle
contro, dirle "chi sei! lascialo andare! è mio!", ma
non potevo farlo, perché lui non era nè il mio ragazzo,
nè niente.
-Mi dispiace...- mi
sussurrò Elena nell'orecchio, osservando Greta, così si
chiamava, che civettava con Damon.
Incredibile! per lui
ero completamente sparita!
-Non importa. Non mi
aspetto niente.-
Elena si allontanò
da me e io andai in un'altra stanza: quella scena mi era
insopportabile.
Andai in cucina,
volevo prendere un bicchier d'acqua. Mi voltai, intenta a ritornare
di la, quando mi ritrovai davanti Damon. Sobbalzai per la paura e il
bicchiere mi cadde dalle mani, infrangendosi al suolo.
-Ma sei impazzito?!
guarda cosa hai fatto?!- feci stridula, mentre mi abbassavo a
raccogliere i pezzi di vetro.
-Attenta!- fece lui,
proprio nell'attimo in cui un pezzo di vetro mi tagliò.
Sussultai per il
dolore, mentre del sangue rosso e denso usciva dalla mia ferita.
-Cazzo.- sibilai, per poi alzarmi.
Damon si irrigidì,
andando con la sua super velocità ad aprire la finestra.
-Medicati quel
dito!- mi ringhiò contro.
Presi al volo il
primo straccio che trovai e lo avvolsi intorno al dito. -E' tutta
colpa tua! se non mi fossi venuto dietro all'improvviso non sarebbe
successo!-
-Non sarebbe
successo se tu non fossi così...così...-
-umana?! Notizia
dell'ultima ora: è quello che sono!- urlai stridula.
-Imbranata!- fece
lui di rimando. -così imbranata!- chiuse la finestra con uno
scatto e si parò davanti a me.
-Bhe, non tutte
possono essere delle fotomodelle perfette!-urlai.
-E questo cosa
c'entra?!- disse. -E perchè stai urlando?!-
-Anche tu urli!-
-Urlo perchè
lo fai tu!-
Nella cucina
arrivarono tutti, attirati dalle urla.
-Ragazzi, cosa
succede?- fece Elena.
-Niente.- sibilammo
all'unisono.
-Ti comporti come
una moglie tradita. Devi smetterla. Non devi sentirti importante solo
per qualche attenzione. Tu non sei niente, un bel niente e sei una
sciocca se pensi il contrario.- fece gelido. Non arrabbiato, non
urlando, ma freddo e distaccato.
Gli occhi divennero
lucidi, ma io non avrei pianto, io non sapevo piangere.
-L'unica pretesa che
avevo con te era diventare amici.- ancora una volta non sapevo
rispondergli per le rime.
-E a me non
interessa. Se tu morissi, la mia vita continuerebbe esattamente come
prima.-
Quelle parole mi
colpirono ancora più di prima. Furono una secchiata gelida, un
pugnale nel mezzo del petto.
-Damon!-
-No, Stefan, lascia
stare...- sussurrai. -E tu stammi bene a sentire!- feci, questa volta
rivolta a Damon. -Sei tu che ti senti troppo importante! io non ho
mai preteso che ci fosse qualcosa di umano in te, tu sei solo un
mostro! e questa volta non ti servirà venirmi a chiedere scusa
mentre dormo!- urlai.
Quella frase lo
stupì: quella sera non si era proprio accorto di nulla.
Lo guardai un'ultima
volta, poi gli gettai il mio fazzoletto pieno di sangue addosso e me
ne andai, senza prestare ascolto alla voce di Elena che mi chiamava.
Cominciai a correre,
senza sapere dove stessi andando.
Sentivo il dito
pulsarmi, il taglio era piuttosto profondo.
All'improvviso mi
fermai, perchè davanti a me si parò un uomo.
Alto e
incappucciato.
-Sai che non
dovresti andare in giro di sera, con un taglio così profondo?-
L'ultima cosa che
ricordo fu quell'uomo che si avventava contro di me e il mio urlo che
si disperse nella notte.
-Sei un...un...non
lo so nemmeno io cosa!- feci, portandomi una mano alla fronte. -C'era
bisogno di dire quelle cose?-
-Hn.-
-E non chiuderti nel
tuo mutismo. Hai proprio esagerato.-
-Elena, tra poco non
sarò così gentile da ignorarti. Per di più avete
fatto scappare Greta...-
-L'ho cacciata, è
diverso.- feci io di rimando.
-Credo che qualcuno
dovrebbe andare a cercarla.- Stefan venne verso di me e mi abbracciò.
-Oh, andiamo! Dove
può essere andata: a casa sua.-
-Stefan, potresti
andare tu?-
Lui annuì e
in breve uscì di casa.
Per tutto il tempo
tra me e Damon regnò il silenzio. Non mi era piaciuto per
niente il modo in cui si era comportato con Angel e una sensazione,
dentro di me, mi diceva che era successo qualcosa...
Dopo circa tre
quarti d'ora, ritornò Stefan e la sua faccia mi disse che il
mio presentimento era giusto.
-Stefan...-
sussurrai, mentre Damon si allontanava dalla finestra e veniva verso
di lui.
-Credo sia successo
qualcosa...ho trovato solo questa- alzò la mano, che stringeva
la sciarpa di Angel- e una pozza di sangue...-
Mi appoggiai al
mobiletto che c'era nell'entrata e con la coda dell'occhio vidi Damon
irrigidirsi.
Era preoccupato
anche lui, anche se lo voleva negare, si notava.
-Complimenti Damon,
complimenti sul serio.- feci, senza nemmeno guardarlo in faccia. -Io
vado a cercarla.- continuai, ma Stefan mi bloccò.
-Non credo sia una
buona idea. È notte ormai e se anche tu fossi sulla pista
giusta, non potresti fare niente...-
-Credi sia ancora
viva?-
-Lo spero...-
All'improvviso,
dietro di noi sentimmo il rumore della porta del retro che sbatteva:
Damon era sparito.
Buonasera!
Scusatemi per
l'enorme ritardo, dal prossimo capitolo cercherò di aggiornare
più velocemente!
Ho visto che le
recensioni sono diminuite, non vorrei dipendesse dal fatto che non
posso aggiornare troppo velocemente...mi dispiacerebbe tantissimo...
Sapete che mi fa
sempre un enorme piacere leggere le vostre recensioni, anche se sono
delle critiche!
Mi svegliai
all'improvviso, con un gran mal di testa e tutto il corpo dolorante.
Vedevo tutto nero e
dopo l'iniziale terrore di non riuscire a vedere, realizzai che
quella stanza era buia di suo.
Stavo su un lurido
pavimento, in quella che mi sembrava una cantina abbandonata e
malandata; cercai di alzarmi, ma qualcosa me lo impedì: il mio
polso destro era legato a una catena molto spessa, conficcata nel
muro.
Per il dolore non
ero riuscita nemmeno a sentirla...
Cominciai a
strattonare la catena, con disperazione; cosa ci facevo su quel
pavimento? Volevo andarmene da lì, volevo ritornare a casa
mia.
Avevo paura, ero
terrorizzata dal terrore di morire lì, ovunque fossi.
L'ultima cosa che
ricordavo era quell'uomo che mi si avventava contro: molto
probabilmente era stato lui a portarmi lì.
Andai subito con la
mano al mio collo, con i polpastrelli sentii due fori e cercai di
togliermi quanto più sangue scrostato possibile.
Lì non c'era
nessuno e non sapevo se era meglio che mi avessero legato e lasciata
lì a marciare, oppure che venissero a prosciugarmi da un
momento all'altro.
L'unica cosa che
sapevo era che in quel momento volevo Damon, sì, volevo lui
accanto a me. Desideravo che venisse a salvarmi, che uccidesse tutti
i "cattivi" e che mi portasse al sicuro, stringendomi tra
le sue braccia e sussurrandomi all'orecchio che andava tutto bene,
che c'era lui, che tutto era finito, mentre mi faceva accoccolare sul
suo petto.
Ero una pazza, sì.
Probabilmente stavo per morire e l'unica cosa a cui riuscivo a
pensare era Damon e quella dannata voglia di averlo lì.
...Ma lui era stato
chiaro: io non ero niente e la mia morte non gli avrebbe cambiato
proprio nulla. Quindi perché mai sarebbe dovuto venire a
salvarmi?
Cercai di tirare di
nuovo la catena, ma niente.
La paura cominciava
ad impossessarsi completamente di me: non sapevo come uscire da
quella situazione e il non vedere peggiorava solo le cose.
Sentii un rumore, il
cigolio di una porta che si apriva e dei passi affrettarsi per le
scale; mi addossai alla parete, desideravo che chiunque fosse non mi
trovasse.
Speranze vane,
perché quell'uomo, o qualunque altra cosa fosse, sapeva
perfettamente dove mi trovassi: venne diritto verso di me,
strattonandomi per la catena.
-Chi sei?!- chiesi
stridula. -Cosa vuoi da me?!?-
Ero terrorizzata e
lui sembrò nutrirsi della mia paura. -Un sangue così
buono non lo avevo mai assaggiato in vita mia.- disse, invece di
rispondere alle mie domande.
-Perché sono
qui?-
-Viva?-
-S...sì-
Lui scoppiò a
ridere, una risata malefica e disgustosa. -Perché sei la
nostra cena, mia cara. Sarà un piacere dissanguare una così
bella ragazza...-
Prese una mia ciocca
di capelli tra le dita, annusandola e il ribrezzo era tale che di lì
a poco avrei vomitato.
Mi sembrava tutto
così assurdo: essere lì, in quella situazione...
-Lui verrà!-
urlai, in preda alla disperazione. Ma non era vero e lo sapevo...
-Lui?- disse il
vampiro, per nulla preoccupato.
-Sì, Damon.
Verrà e ti prenderà a calci nel culo!-
Il vampiro sembrò
stranirsi un attimo e fece un passo indietro. -Salvatore? Damon
Salvatore?-
-Sì.-
Ghignò,
strofinandosi le nocche delle mani. -Bene, bene. Credevo di aver
trovato solo un'ottima cena e invece mi ritrovo la donna di uno dei
Salvatore. Sarà la vendetta perfetta: gli farò vedere
come ti ucciderò lentamente.-
Mi si gelò il
sangue nelle vene. La sua voce aveva un che”, senza accento di
perverso che non mi fece dubitare nemmeno un attimo della veridicità
di quelle parole. L'avrebbe fatto, ma qual è la differenza?
Damon non sarebbe mai venuto...
-Credo proprio che
comincerò la festa senza di lui...- disse, avvicinandosi a me.
Indietreggiai, ma
dove potevo andare? Ero legata, dannazione!
-Stai lontano da
me!- urlai stridula.
-Vedrai, non
sentirai niente.-
Mi afferrò
per le spalle; io cercavo di dimenarmi, di staccarmelo da dosso, ma
si era attaccato a me come una sanguisuga.
Affondò
prepotentemente i canini dentro al mio collo, facendomi
incredibilmente male.
Urlai, urlai per la
paura, il dolore e la disperazione.
Non volevo morire
lì, non volevo morire e basta.
"Damon...
Damon... Damon..."
Possibile che il mio
ultimo pensiero era lui?
Sentivo le forze man
mano abbandonarmi, gli occhi si facevano pesanti e le gambe molli.
Stava bevendo troppo
quel maledetto succhiasangue e io non avrei retto ancora per molto.
In lontananza sentii
dei rumori, ma probabilmente era solo la mia immaginazione.
Dicevano che mentre
muori, vedi tutta la tua vita passarti davanti. Ma allora perché
io vedevo Damon?
Sentii quei denti
duri e freddi staccarsi violentemente da me e io caddi a terra,
inerme, come una bambola.
Non riuscivo a
muovermi e a malapena pensare.
Vidi solo Damon, o
quello che la mia immaginazione voleva farmi credere che fosse, che
scaraventava al muro il vampiro. Gli sibilava qualcosa, ma io non
potevo sentirlo.
Cominciò una
lotta, ma Damon era più forte, lui era il più forte di
tutti.
In ogni film la
protagonista per restare in vita non doveva addormentarsi, eppure io
non riuscivo a fare a meno di chiudere gli occhi.
Erano pesanti e io
sentivo dolori per tutto il corpo, probabilmente mi avevano anche
picchiato mentre ero priva di sensi.
-Damon...-sussurrai
e poi chiusi gli occhi.
Aprii gli occhi di
scatto, non sapendo assolutamente dove mi trovassi, di nuovo!
Ero in un letto,
grande e comodo e i dolori erano quasi spariti: mi sentivo solo un
po’ indolenzita.
Ancora non riuscivo
a ricordare nulla, poi gli eventi affiorarono prepotenti nella mia
mente.
Damon...lui era
venuto sul serio!
Mi alzai a sedere a
letto: mi trovavo in una stanza grande, con un letto a baldacchino e
una libreria. Era arredata con molto buon gusto e una camicia nera
buttata su una poltrona, mi fece supporre che quella era la camera di
Damon.
Un attimo!
Perché mi
trovavo nella sua camera? E lui dov'era?
Mi alzai
immediatamente dal letto: mossa sbagliata.
La testa cominciò
a girarmi e mi ero già preparata a cadere rovinosamente a
terra, ma non accadde, perché due braccia forti mi afferrarono
subito.
Fui schiacciata
contro un petto, duro come la pietra, accogliente come solo il suo
poteva essere per me.
-Non dovevi
alzarti.- mi disse tra i capelli.
Mi strinse così
forte, così possessivamente, che mi faceva male. Quasi non
riuscivo a respirare, ma io non avrei mai rotto quel momento con
balbettii inutili.
Quello era un evento
più unico che raro, probabilmente Damon non mi avrebbe mai più
stretta così, ma, in fin dei conti, perché lo stava
facendo proprio ora? Potevo sperare che almeno un po’ gli
importasse di me?
"Cuore mio
smetti di battere così forte... smettila di essere
innamorato..."
-Damon...- il mio
sussurro fu così basso, che quasi stentavo a sentirlo io
stessa.
Lui mi lasciò,
ma senza dire niente mi prese in braccio e mi adagiò di nuovo
sul letto.
-A cosa devo tutta
questa gentilezza?- decisi di metterla sull'ironico, mentre lo
guardavo sedersi vicino a me.
Mi portai le dita
alla ferita sul collo: mi faceva ancora male.
Non era la prima
volta che venivo morsa, ma quella volta era stato diverso. Il morso
di Damon era diverso...
-Non toccare.-
disse, allontanando la mia mano dal collo.
Ma cosa gli
prendeva?!
-Sei molto premuroso
per una che per te conta meno di zero.- dissi acida.
-Sei viva, un
normale grazie no?-
-No. In fondo, se
morissi, cosa cambierebbe? Parole tue...- guardai da un'altra parte:
la sua stanza era davvero grande...
-Sì, lo so.-
si limitò a dire.
-Beh, adesso sto
bene, posso anche tornarmene a casa. Scusa per il disturbo.-
Stavo per alzarmi,
quando Damon mi inchiodò al letto.
-Ma che fai?!-
-Tu per stanotte non
ti muovi di qui.-
-Stanotte? Ma che
ore sono?!-
-Le 22.00.-
-Cosa?! Devo
avvisare mia madre!- feci stizzita, mentre Damon mi lasciava andare.
-Fatto.- fece
angelico.
-Devo chiamare
Elena.-
-Fatto.-
-Tyler.-
-Fa... no quello no.
E nemmeno tu lo farai.-
-Ma davvero? E
perché non dovrei?-
Lui fece un'alzatina
di spalle, per poi risedersi sul letto.
-DEVO chiamarlo!
sarà preoccupato se la sua ragazza non si fa sentire per un
giorno intero!- non era del tutto vero, ma volevo vedere la sua
reazione.
Damon, infatti,
aggrottò le sopracciglia e increspò le labbra come
segno di disapprovazione.
-Stai con il lupo?-
mi domandò serio.
-E se anche fosse?-
-A me non
importerebbe.-
-Allora in questo
caso non ho nulla da dirti.- feci, incrociando le braccia.
-Non giocare con me,
Angel.- mi disse serio, ma anche un po’ minaccioso.
-Quello che gioca
sempre sei tu.-
-Come vuoi. Adesso
dormi, io vado a cena.-
Stava per andarsene,
ma quando lo richiamai lui si voltò.
-Vuoi dormire vicino
a me questa notte...?-
Vidi il suo sguardo
confuso e in verità mi ero pentita subito anche io.
Gliel'avevo chiesto così, senza pensarci e adesso la vergogna
e il rossore mi dominavano.
Lui mi guardò,
inarcando le sopracciglia. -Assolutamente no.- si voltò e uscì
dalla sua camera.
-Ange!!- Elena entrò
di soprassalto nella mia stanza e mi strinse così forte da
spezzarmi.
-Elena, sono ancora
viva!- dissi, mentre lei mi lasciava e si sedeva di fianco a me.
-Ero così
preoccupata! Quando Stefan ha trovato la tua felpa e il sangue mi è
preso un colpo!-
-Per fortuna sto
piuttosto bene. Damon è arrivato in tempo...- feci,
torturandomi le mani.
-Per quanto riguarda
Damon, forse un po’ l'ho perdonato.-
-Cioè?-
-Gli ho detto che
era tutta colpa sua.- si portò una ciocca dietro l'orecchio,
sorridendomi.
La dolcezza di
quella ragazza era infinita. Non potevo desiderare un'amica migliore.
-Allora tutto si
spiega.- dissi a malincuore. Sì, tutto adesso aveva un
senso...
-Cosa si spiega?-
-Mi ha salvato per
te. Per non darti un altro dispiacere...-
Sentivo una fitta
allo stomaco e gli occhi pizzicarmi.
Damon, il mio bel ex
sconosciuto, era ancora innamorato di Elena.
-Ma cosa dici! Damon
non è mai stato innamorato di me!-
-Io invece credo
proprio il contrario.- abbassai lo sguardo.
Non me la potevo
prendere né con lei, né con lui. Io mi ero solo messa
in mezzo in una storia che non mi riguardava; mi ero solo illusa,
creandomi un'aspettativa che non si sarebbe mai realizzata.
-Angel io amo
Stefan. Non devi pensare questo, Damon non sente niente per me.-
-Ok...- dissi poco
convinta, ritornando a guardarla. -Chi sa quel dannato vampiro che
fine ha fatto.-
-Quello che ti ha
rapita?-
-Già.-
-Damon non te l'ha
detto?-
-Dirmi cosa?-
Sul viso di Elena si
dipinse un sorrisetto malizioso e soddisfatto.
-Non l'ha ucciso lì.
L'ha prima stordito e poi l'ha portato qui. L'ha torturato così
tanto che le urla si potevano sentire fino in Canada!-
Sgranai gli occhi.
Impossibile. Perché
questo avrebbe significato che Damon ci teneva a me, che aveva voluto
punire quel vampiro.
Oppure lo voleva
punire per aver fatto preoccupare Elena...
-Tu come lo sai?-
-Stefan.- disse
semplicemente, sorridendomi.
-Per stanotte devo
dormire qui.-
-Qui? In questa
stanza?-
Elena mi sembrava
sorpresa, come se io avessi detto chissà quale strana cosa.
-Ehm... sì,
perché?-
-Perché in
questa stanza non è mai entrato nessuno, a parte io e Stefan
ovviamente.-
-Hn. Io non credo
proprio! E tutte le ragazze che si porta a letto?!-
Ecco un'altra fitta
allo stomaco. Pensarlo con un'altra mi faceva sempre quest'effetto.
Mi sentivo una
sciocca, una povera sciocca!
-Nessuna è
mai entrata qui. Questo significa qualcosa!- mi disse, sorridendomi.
-Elena tu ti fai più
film mentali di me e se continuerò ad ascoltarti, finirò
per impazzire!-
Entrambe ridemmo,
poi Elena venne ad abbracciarmi.
Sì. Adoravo
quella ragazza!!
Qualcosa mi svegliò,
forse il peso che sentivo sullo stomaco.
Guardai l'orologio:
erano le 3.20.
Sbadigliai, per poi
cercare di voltarmi e vedere chi avessi al mio fianco. Quando
finalmente ci riuscii, mi ritrovai faccia a faccia con qualcuno, che
il buio non mi permetteva di identificare.
Mi ci volle un po’
per mettere a fuoco l'immagine e il mio cuore letteralmente si bloccò
quando vidi che il braccio che mi teneva così stretta per i
fianchi era proprio quello muscoloso di Damon.
Da quanto tempo era
lì? E adesso dormiva o faceva solo finta di farlo?
Il cuore mi batteva
a mille, ma dormire al suo fianco era la cosa più bella che mi
potesse mai accadere.
Lo guardai meglio:
sembrava così indifeso mentre dormiva, quasi non sembrava lui,
con quel viso rilassato e la bocca non piegata nel suo solito ghigno.
Non ci potevo
credere: dormiva con me, al mio fianco!
Ero tentata di
accarezzargli la guancia, ma temevo che si sarebbe svegliato e mi
avrebbe cacciato via.
Chi sa chi o cosa
gli aveva fatto cambiare idea. Forse era semplicemente il senso di
colpa: se lui non mi avesse trattato in quel modo, non sarei mai
stata aggredita da quel vampiro.
Per quanto possibile
mi avvicinai ancora di più a lui, poggiando la mia testa
nell'incavo della sua spalla.
Che buon profumo! Il
suo odore mi rilassava.
-Non farci
l'abitudine, questa è la prima e l'ultima volta.-
Sussultai nel
sentire la sua voce, per nulla impastata dal sonno.
Non risposi, perché
lui piegò il braccio, stringendomi ancora di più e
appoggiò la sua fronte contro la mia.
Stretta tra le sue
braccia e coccolata dal suo respiro, quella fu la notte più
bella della mia vita. Mai, prima di allora, avevo dormito così
bene.
Buona
sera! Capitolo non proprio aggiornato subito, ma quasi. Sto
migliorando! XD
E
qui mi verrebbe da dire: chi non vorrebbe stare al posto di Angel
alzi la mano! XD
Spero
di leggere molte recensioni, anche se questa storia, a differenza di
quello che pensavo, sta avendo un grande seguito e per questo non
finirò mai di ringraziarvi!!
Adesso
vi lascio in pace...ancora grazie mille per chi leggerà, ma
soprattutto commenterà!
I giorni passavano e
Damon si distaccò un po' da me, non che prima avessimo questo
gran rapporto.
Dalla fatidica sera in
cui avevamo dormito insieme, non si era più quasi fatto vivo,
tranne quando andavo a casa di Elena e a malincuore lo trovavo lì.
Il pensiero che lui
potesse amarla ancora stava quasi diventando un'ossessione per me,
sebbene io non potessi avanzare nessuna pretesa.
Stavo in camera mia,
con l'immancabile i-pod e i pensieri concentrati sempre e solo su di
lui.
Mi chiedevo se era
giusto continuare ad uscire con Tyler, nonostante io amassi,
purtroppo ne ero pienamente consapevole, Damon.
Non riuscivo a
spiegarmi cosa di lui mi aveva attirato così tanto, dato che
mi aveva mostrato quasi esclusivamente lati negativi.
Avevo sempre trovato
assurda la frase secondo cui se ami una persona, ne ami anche i
difetti, ma con Damon avevo imparato ad apprezzare quella frase e
avevo capito che i vecchi detti andavano sempre bene, anche per i
vampiri centenari.
Mi sentivo più
o meno un animaletto nelle mani di Damon: mi dava lo "zuccherino"
e poi quando stavo per prenderlo, ritraeva la mano.
Pensare a Damon mi
stava provocando, come sempre, un feroce mal di testa e la musica a
tutto volume non aiutava di certo.
Spensi l'i-pod e andai
in cucina, conscia che non avrei trovato nessuno: mia madre era
stranamente fuori per lavoro e lo sarebbe stata per almeno altri tre
giorni.
Elena mi aveva
proposto di stare da lei, ma io avevo rifiutato: avevo troppa paura
di ritrovarmi faccia a faccia con Damon.
Presi un bicchiere di
latte, decidendo che quello sarebbe stato la mia cena.
All'ultimo decisi che
potevo prendere anche un biscotto, così con un bicchierone tra
le mani e un biscotto tra le labbra ritornai in camera mia, con
l'intento di studiare almeno qualcosa per il giorno dopo.
Tutti i miei propositi
andarono in fumo, quando appollaiato sulla mia finestra trovai un
grosso corvo.
Tra la contentezza e
l'agitazione andai ad aprire la finestra, trovandomi faccia a faccia
con l'animale.
-Sai, potresti avere
almeno la decenza di venire in forma umana.-
Il corvo piegò
la testa e a differenza delle altre volte, sembrava davvero non
capirmi.
-Sei consapevole,
vero, che stai parlando con un animale?-
Mi voltai di scatto,
con il cuore in gola e le gambe molli.
Così quello
non...
-Pensavo fossi tu!-
-Nah. Ho smesso di
spiarti.- fece angelico, andando a sdraiarsi, come sempre, sul mio
letto.
-Tu...cosa?!-
-Niente. Che c'è
di buono da mangiare?-
Feci istintivamente un
passo indietro, per niente rilassata in compagnia di Damon.
-Oh andiamo! Non
intendevo te.-
-Non si può mai
sapere. Non c'è da stare tranquilli con te.-
Con la sua super
velocità mi fu presto vicino, imprigionandomi tra il suo corpo
di marmo e la mia scrivania.
Divenni subito rossa,
cercando di restare il più calma possibile, mentre lo guardavo
negli occhi.
-Questa situazione si
verifica troppo spesso, comincia a stancarmi.-
-Ti stanca perché
ti senti a disagio o perché non vado avanti?-
Se possibile divenni
ancora più rossa: sentivo la faccia andarmi in fiamme.
-Perché ti
piace così tanto giocare con me?-
-Perché mi
stuzzicano le tue reazioni.- mi rispose semplicemente, come se io
avessi fatto la domanda più stupida del mondo.
-Io non ho nessuna
reazione.- speravo di essere una buona mentitrice, anche se io lo
sapevo che con lui quelle tattiche non funzionavano.
Damon non mi rispose,
si limitò ad inarcare le sopracciglia e a ghignare, come suo
solito.
-Vestiti. Mi hanno
mandato a prenderti.- fece, staccandosi da me.
-Eh?-
-Festicciola a casa di
Elena. Mi hanno mandato a strapparti dal tuo perenne stato
depressivo.-
Non aspettò
nemmeno una mia risposta, uscì dalla mia camera e mi aspettò
in cucina.
-Ben arrivati!- ci
aprì una sorridente Elena, mentre dal salone arrivavano delle
voci confuse.
Entrai, con Damon
costantemente alle mie spalle. Certe volte sembrava davvero la mia
guardia del corpo!
Mi tolsi la giacca e
insieme andammo in salone, dove trovai Bonnie, Caroline e Jeremy.
-Ciao.- salutai tutti,
mentre prendevo posto accanto a Bonnie e Damon vicino alla finestra,
proprio di fronte a me.
-Perché questa
festa?-
-Per non farti restare
da sola, ovvio!- Elena andò a sedersi sulle gambe di Stefan,
che l'accolse con un bacio.
Era una mia
impressione, o Damon li fissava di sottecchi?
Quella serata era
cominciata proprio male, ma io non avevo nessuna intenzione di
rovinarmela, così mi imposi di non dargli troppa importanza.
-Sai Ange, è
strano vederti vestita!- fece Jeremy con un sorrisone.
-In che senso?- scattò
subito Damon, mentre io diventavo tutta rossa.
-Non avevamo un patto
a riguardo?!- feci io, desiderando di uccidere il fratellino di
Elena.
-No, dal momento che
non hai accettato la mia merce di scambio.-
-Tu sei scorretto!-
-Potremmo capire anche
noi?- Caroline quella sera mi sembrava particolarmente simpatica e
non tanto ostile nei miei confronti.
-Io continuo a non
capire.- Damon mi sembrava particolarmente infastidito...
-Il giorno prima della
festa dei Lockwood, Ange...-
-Angel.- la interruppe
Damon.
Ma cos'aveva?!
-Ange- ripetè
Elena. -è venuta a casa mia a provare un vestito e, quando è
andata in bagno a cambiarsi, è entrato Jeremy e l'ha vista in
reggiseno, niente di che.-
Tutti scoppiarono a
ridere, mentre io volevo seppellirmi.
Damon si irrigidì:
lui era l'unico a non aver riso.
-E cosa c'è di
divertente nel fatto che un ragazzino ti ha vista in reggiseno?-
-Damon quanto la fai
lunga...- fece Stefan, mentre accarezzava i capelli di Elena.
-E quale doveva essere
la merce di scambio?- continuò, rivolto a Jeremy e non
prestando la minima attenzione a Stefan.
-Ma niente di che!-
scattai subito io. -Possiamo cambiare discorso?-
Purtroppo, però,
Jeremy non fu dello stesso avviso.
-Un bacio.- rispose
angelico, mentre io volevo sprofondare.
Damon non poteva
avanzare nessuna pretesa, ma io mi sentivo tremendamente in
imbarazzo.
-Ok.- si limitò
a dire, mentre si voltava verso la finestra.
Perché avevo
l'impressione che ce l'avesse con me?
-Qualcuno qui mi
sembra geloso...- fece Bonnie, mentre sorseggiava la sua coca-cola.
Damon si voltò,
come se lui non c'entrasse niente, mentre Elena se la rideva sotto i
baffi.
-Damon com'è
carino quel braccialetto. Non l'ho mai visto prima.- fece Elena.
Io mi voltai subito a
guardarlo, con il cuore a mille.
Non volevo sperare,
era assurdo farlo.
Avevo gli occhi
lucidi, mentre lo guardavo incredula.
Damon si abbassò
subito la manica della maglia.
-è... un
regalo di compleanno.- disse semplicemente, mentre se ne andava in
cucina.
Mi portai una mano al
petto, sperando di poter calmare il mio cuore.
-Scusate...-
Mi alzai anch'io e
andai in cucina.
-Damon...?- lo chiamai
flebilmente, ma in cucina sembrava non esserci nessuno.
Sentii una folata di
vento dietro di me e mi voltai di scatto, sicura di trovarlo lì
e infatti fu così.
-Damon...- ripetei,
mentre abbassavo gli occhi sul suo braccio coperto dalla maglia.
-Tu...-
-Io cosa?- fece
freddo.
Senza guardarlo gli
afferrai il braccio, nonostante lui fosse riluttante.
Gli alzai piano la
manica, sapendo che se lui non avesse voluto lasciarmelo fare, io in
quel momento sarei volata in un'altra stanza.
In bella mostra, sul
suo braccio destro spiccava il mio braccialetto, il braccialetto di
Jules.
-Damon...- ripetei per
la terza volta, alzando gli occhi per fissarlo.
Dentro di me avevo un
tornado di emozioni. Avevo tanta voglia di buttarmi tra le sue
braccia, mentre dentro di me mi ripetevo che forse non gli ero poi
così indifferente.
Lui non mi rispose,
perché uno scoppio nel salone lo fece volare nell'altra
stanza, con me dietro di lui.
Bonnie era volata di
lato, così come Caroline, mentre Jeremy era bloccato al muro
con la forza telepatica di uno stregone.
Stefan era piazzato
davanti a Elena, per farle da scudo, mentre anche Damon si portò
al suo fianco.
In quell'istante
capii.
Non potevo mettermi in
mezzo: entrambi i fratelli Salvatore avrebbero dato la vita per
Elena.
Di fronte a loro c'era
un uomo, non molto alto, ma indubbiamente molto forte.
-Elija.- disse Damon,
a denti stretti.
-Non avevamo un
accordo?- fece Elena, con la voce un po’ tremante.
Elija... Elija... quel
nome mi diceva qualcosa...
Sentivo una strana
sensazione dentro di me, mentre la testa cominciava a farmi male.
Lui parlò e
quando lo fece, la mia testa sembrò andare a fuoco.
Mi piegai su me
stessa, con la testa tra le mani, mentre urlavo per il dolore.
Tutti si voltarono a
guardarmi, mentre Damon correva da me.
-Angel!-
Io continuavo a
urlare, mentre anche quell'Elija mi guardava confuso.
Nella mia testa
affiorarono molti ricordi, ricordi non miei, che io non potevo avere.
Mi sentivo male,
squarciata dall'interno, quasi non sentivo più la voce di
Damon.
All'improvviso Elija
si avvicinò a noi, lanciando per aria Damon e chiudendo la sua
mano intorno al mio collo.
Mi alzò in
aria, mentre io avevo ancora la testa in fiamme.
-L'incarnazione.-
disse solo, mentre mi avvicinava al suo viso.
Damon gli si avventò
contro, così io caddi a terra, ancora dolorante.
Stefan corse ad
aiutare il fratello, ma entrambi non comparavano la forza di quel
vampiro.
Persi i sensi e
l'unica cosa che ricordo fu un enorme frastuono.
Mi svegliai nella
camera di Elena, con un gran mal di testa.
Mi sforzavo di
ricordare cosa fosse accaduto, ma non ci riuscivo. Mi alzai a sedere
e notai che nella stanza, accanto alla finestra, c'era Damon, che
fissava il buio.
-Damon...-
Appena lo chiamai, lui
fu subito da me.
-Tutto bene?- era
preoccupazione quella che leggevo nei suoi occhi?
-Sì, ma... ma
cosa è successo?- sussurrai confusa, portandomi una mano alla
testa.
-Non ricordi niente?-
mi chiese confuso, allontanandomi la mano dal viso.
-No, solo
quell'Elija.-
-Hn.- si allontanò
da me e andò a chiamare Stefan ed Elena.
-Ragazzi, non
capisco.- dissi, mentre tutti, in quella stanza, mi guardavano in
modo strano.
-Credo sia arrivato il
momento di dirti tutto.- era stato Stefan a parlare, mentre prendeva
per mano Elena.
-Non credo sia una
buona idea.- replicò Damon.
-Damon, questo tuo
istinto protettivo nei suoi confronti non ci sarà per niente
d'aiuto.-
-Ragazzi... vi
prego...- supplicò Elena.
Damon sbuffò,
per niente convinto e andò a sedersi sul davanzale della
finestra.
-Quello che hai visto-
cominciò Stefan. -è uno degli antichi, uno dei vampiri
più anziani. Abbiamo stretto un patto con lui, o meglio Elena
l'ha fatto, per salvare tutti.-
-Stefan io non...
capisco...-
-Credo tu sappia che
Elena è identica a Katherine. Lei è la sua
doppelganger. C'è un altro antico, Klaus, indubbiamente il più
forte, che la insegue da centinaia di anni, perché il sangue
della discendente dei Petrova, il sangue di Katherine, spezzerebbe la
maledizione del giorno e della notte, che ricade su tutti i vampiri e
i licantropi. Klaus è sempre stato alla sua ricerca, per
spezzare la maledizione e Katherine è sempre stata in fuga.
Abbiamo scoperto, però, che il sacrificio della doppelganger
ha lo stesso effetto e adesso tutti stiamo cercando di salvare la
vita di Elena. Lei ha stipulato un patto con Elija, ottenendo in
cambio della sua vita, la salvezza della nostra.-
Tutto quello mi
sembrava così assurdo.
Sacrificare Elena?
Elena era già condannata?
Non riuscivo a capire
e quella rivelazione non faceva altro che aumentare il mio mal di
testa.
-E voi volete
accettarlo?!-
-No- rispose Damon.
-Stiamo cercando un'altra alternativa.- disse, guardando intensamente
Stefan ed Elena.
C'era qualcos'altro
che dovevo sapere?!
-E questa ricerca ha
portato dei frutti?-
-No...- fece Elena,
rassegnata. -Non mi pento della mia scelta.-
-Tu non morirai,
Elena.- disse Damon, uscendo dalla stanza, troncando la discussione
sul nascere.
Stefan sospirò,
raggiungendo il fratello al piano di sotto.
-Elena...-
Lei si avvicinò
a me, abbracciandomi.
No... non poteva
essere...
-Non ti preoccupare.
Io sono consapevole di tutto.-
-Ma che cittadina del
cavolo è questa!- feci stizzita, mentre anche io la
abbracciavo.
-Beh, questo è
il tuo vero benvenuto a Mystic Falls....-
Scesi al piano di
sotto dopo un'oretta e sentii Stefan, Elena e Damon litigare
animatamente, ma non riuscivo ad afferrare bene il discorso.
Decisi che era meglio
lasciarli parlare e di ritornare a casa da sola, avrei mandato dopo
un messaggio ad Elena.
In punta di piedi mi
avvicinai alla porta e, prendendo la giacca, uscii di casa.
Non feci nemmeno due
passi, che Damon mi sbarrò la strada.
-Dove vai?- non avevo
mai visto Damon così serio.
-A... casa. Vi ho
sentiti discutere, non volevo disturbarvi.-
-Ti accompagno.- si
limitò a dire, venendo al mio fianco.
-Voglio aiutarvi. Ci
deve pur essere una soluzione a tutto questo.-
Non potevo rassegarmi
e nella mia piccola natura umana, volevo dare tutto il mio appoggio.
-Hn. Cosa puoi mai
fare tu.-
La sua non era una
domanda, ma una constatazione.
-Non lo so... qualcosa
ci sarà. Sono brava a fare ricerche.-
-Angel.- Damon si
bloccò per strada, afferrandomi saldamente per un braccio.
-Voglio che tu stia fuori da tutto questo.- fece serio, puntando i
suoi occhi nei miei.
-Damon, io non sono di
cristallo.-
-Lo so, ma questo non
è affar tuo.-
-Elena è mia
amica.-
-Stanne fuori.- ripeté
lui, stringendomi più forte.
-Non puoi obbligarmi.-
dissi, cercando di divincolare il mio braccio.
-Sei più
testarda di un mulo. Dovrò farti da guardia del corpo dato che
sei un'attira guai.-
Mi lasciò e
riprese a camminare.
-Non mi serve la
balia.- protestai.
-Sì, come no.-
-Damon.- questa volta
fui io a fermarlo. -Io posso farcela, voglio aiutare.-
-Hn.- lo lasciai e
riprendemmo a camminare, arrivando in poco tempo a casa mia.
Stavo cercando le
chiavi di casa, quando la porta si aprì.
-Angel, dove sei
stata?- fece la voce gelida di mia madre.
-Mamma...-
Perché era già
tornata?
-Ero da... Elena.-
-Entra.-
Mi prese per il
braccio e mi fece entrare, senza nemmeno lasciarmi il tempo di
salutare Damon.
Ok,
voi volete vedermi morta, vero?!
10
recensioni! Ma vi rendete conto?! 10! per un solo capitolo! ...non
potete vedermi, ma in questo momento sto facendo un gran balletto!!
grazie,
sul serio, grazie mille! *______*
Siete
tutti fantastici! Ma che dico, fantastici è poco! *___* grazie
e al prossimo capitolo!
Ascoltare
musica per non pensare non serviva a niente.
Uscire
con Tyler non serviva a niente.
Evitarlo
non serviva a niente.
Amarlo
non serviva a niente.
Vederlo
amare Elena serviva a farmi male.
Ero
arrivata a queste brillanti conclusioni e l'unica cosa che riuscivo a
fare era starmene in camera mia a suonare la chitarra.
Sempre
la stessa canzone, sempre gli stessi pensieri.
Avevo
provato mille volte ad analizzare la situazione, ma mai avevo capito
cosa mi avesse fatto innamorare di Damon.
Eppure
era successo ed
io dovevo farmene una ragione, dovevo smettere di ricercare i perché.
Non ero la prima e certamente non
sarei stata neanche l’ultima.
Come
succedeva troppo spesso da quando lo conoscevo e pensavo a lui, Damon
Salvatore si materializzò nella mia stanza, provocandomi il
solito tuffo al cuore.
Era
sempre bello, con quella giacca di pelle e l'aria misteriosa.
Stava
comodamente seduto sul davanzale della mia finestra, mentre io posavo
di lato la chitarra e facevo di tutto pur di non guardarlo in faccia.
Un'altra
brillante conclusione a cui ero arrivata era che dovevo stare più
alla larga possibile da lui, per cercare di soffrire il meno
possibile e
dovevo ridurre anche le volte in cui ci venivo a contatto.
Damon,
però, non sembrava dello stesso avviso: ritrovarmelo sempre
davanti non faceva che mandare a monte il mio piano.
Era
difficile lottare. Lo era ancora di più se dovevo combattere
contro me stessa; contro il desiderio di abbandonarmi a lui, senza
pensare alle conseguenze, dirgli solo "fa di me ciò che
vuoi", anche per una notte, anche per un istante.
Il
suo profumo riempiva tutta la casa e ormai troppe volte mi ero
ritrovata come una pazza a lavare i miei vestiti impregnati del suo
odore; probabilmente era solo una mia fantasia, forse i miei vestiti
non odoravano davvero di lui, forse io cercavo solo di lavare via il
suo ricordo, il ricordo delle sue braccia che mi stringevano.
Damon
Salvatore, che
mi avevi fatto?
Non
era normale innamorarsi così,
per così poco e in
così poco tempo...
Perché
se ne stava lì?
Perché
mi fissava in silenzio? Perché non si muoveva?
Tutto
stava diventando troppo pesante e lo stesso ripugnante, cattivo
pensiero si affacciava nella mia mente: perché io non ero
abbastanza per lui? Perché
ero così piccola e insignificante? Perché ero così
tanto il nulla?
-Hai
smesso di evitarmi?- mi disse, quando si decise a parlare. Mosse
alcuni passi, staccandosi dalla finestra, ma tenendosi ben lontano da
me.
-Non
ti sto evitando.- cercai di impormi un tono più naturale
possibile, mentre ancora non lo guardavo nemmeno in faccia.
-E
allora perché non riesci nemmeno a guardarmi?-
-Non
ti guardo perché sto facendo altro.-
-E
cosa? Guardarti i piedi?-
Restava
ancora alle mie spalle, ma anche se non lo guardavo, sapevo benissimo
che aveva le braccia incrociate e il viso completamente
imperscrutabile.
-S...sì...
è interessante, dovresti provare.-
-Smettila
Ange. Se c'è qualcosa che non va,
preferirei me lo dicessi e sarebbe anche bello che tu mi guardassi in
faccia, dal momento che è buona educazione farlo quando
qualcuno sta parlando.-
Diretto
e tagliente. Tipico di lui.
-Non
c'è niente che non va.-
-Allora
mi guardi?-
Feci
un respiro profondo, cercando di far calmare i battiti del mio cuore:
sapevo che lui li sentiva.
Mi
voltai, ancora con gli occhi bassi.
-Che
hai, Angel?- mi chiese serio.
-N...niente.-
-Non
te lo chiederò un'altra volta.-
-Davvero,
Damon, non c'è niente che non va. Non con te almeno. Ci sono
momenti in cui sono strana...- tentai di giustificarmi, sperando che
lui potesse credere almeno in quello. In fondo era anche un po' vero.
-Tu
lo sei sempre.-
-Disse
il vampiro.- risposi ironica, mentre guardavo ancora da un'altra
parte.
-Pace?
Anche se oggettivamente questa volta non ho fatto niente.-
-Sì,
pace.- dissi distrattamente, mordendomi il labbro.
Non
appena finii di dirlo, mi sentii afferrare saldamente per un braccio
e scaraventata al muro, con Damon che mi bloccata dall'altro lato.
Quello
era di certo l'abbraccio più violento, ma al tempo stesso più
bello della mia vita.
Venni
di nuovo risucchiata in quel vortice, nel vortice che si chiamava
Damon Salvatore.
Chiusi
gli occhi: volevo assaporare
meglio quel momento;
volevo assaporare
tutti i momenti con lui.
Non
volevo più restare ferma ad analizzare i perché.
-Mi
sei mancata.- mi sussurrò soltanto e bastò ad aprirmi
una voragine dentro.
Avevo
voglia di piangere, di prendere il suo viso tra le mani e dargli
tanti baci per quanto fiato avevo in corpo.
Gli
ero mancata. Lui non diceva queste cose, lui forse non le provava
nemmeno, ma questa volta me lo aveva detto . Io
gli ero mancata.
Lo
strinsi anche io, facendo aderire così profondamente i nostri
corpi che sembravamo una sola cosa.
Lui
non accennava a spostarsi e io di certo non lo avrei mai allontanato.
Mi
prese in braccio; non riuscivo a spiegarmi quel comportamento, forse
gli ero mancata sul serio.
Restava
il fatto, però, che non avevo mai visto Damon così: lui
non esternava mai i suoi sentimenti.
Mi
trascinò sul letto, con qualche mia leggera protesta. Si
distese quasi sopra di me, tenendosi sollevato sui gomiti, per non
farmi pesare il suo peso addosso.
-Cos'hai
tu, Damon...- sussurrai, mentre lui cominciò ad accarezzarmi
spasmodicamente una guancia.
-Non
ho niente, sto solo facendo quello che mi sento.-
Cominciò
ad avvicinarsi piano a me, tenendo gli occhi fissi nei miei.
Cosa
voleva fare? Cosa stava facendo?
Man
mano che lui si avvicinava, il mio respiro si mozzava e il cuore
cominciò a battere più velocemente.
Il
suo naso sfiorò il mio, poi mi baciò l'angolo della
bocca.
Io
davvero non riuscivo a spiegarmi tutto quello. Avevo anche paura e
non riuscivo a pensare.
Si
spostò lievemente, ma quando era arrivato il momento di
premere le sue labbra sulle mie, io lo allontanai: qualcosa dentro di
me mi aveva detto che non era né il luogo, né il
momento adatto.
-Ange...-
-Damon...
io...-
-Shh...-
mi soffiò sulle labbra e poi mi abbracciò di nuovo.
Sul
serio: aveva qualcosa che non andava.
-Posso
restare qui stanotte?-
-Cosa?!-
-Mi
ospiterai nel tuo letto stanotte, come io l'ho fatto nel mio?-
Avevo
già detto che non mi spiegavo il suo comportamento? E avevo
anche già detto che non sarei stata ad arrovellarmi il
cervello, ma che mi sarei solo goduta il momento?
Sì?
Bene.
-Certo.-
Si
staccò da me e mentre io prendevo in silenzio posizione nel
mio lato di letto, lo vidi togliersi la giacca e la maglia.
Cercai
di mascherare il mio imbarazzo, mentre mi voltavo a spegnere la
lampada.
Mi
misi a letto e lo sentii infilarsi tranquillamente sotto le coperte.
Non
passò nemmeno mezzo secondo che un braccio mi avvolse per i
fianchi e mi ritrovai con la schiena appoggiata al petto di Damon.
Avevo
le guance in fiamme e ringraziai il cielo che il buio celasse i miei
sentimenti.
-Buona
notte.- mi sussurrò.
-Buonanotte.-
dissi anch'io.
Quella
notte non avrei chiuso occhio.
Sentii
qualcosa vibrare sotto la mia testa e,
dopo averlo
volutamente ignorato, mi decisi a prendere il cellulare che si
trovava sotto il mio cuscino.
Lo
afferrai di mala voglia, lanciando un'occhiata a Damon, non volevo
svegliarlo.
Guardai
il display: Elena.
Cosa
voleva Elena alle tre del mattino?!
-Pronto?
...Elena
hai visto che ore sono?-
sussurrai.
-"Sì,
lo so, scusami. Volevo dirti che Katherine è ritornata in
città e si finge me, è pericolosa, stai attenta".-
fece la voce preoccupata della mia migliore amica.
-Cosa?!
Ma... quando?!-
-"Stasera".-
-E...
Damon l'ha vista?- chiesi, con una strana preoccupazione dentro,
mentre guardavo Damon che dormiva.
-"Sì,
è stato il primo".-
-Ah...
ok... va bene, starò attenta.-
-"ok.
Buona notte".-
-Notte...-
Spensi
il cellulare e guardai Damon.
Ecco
che la mia preoccupazione diventava realtà: lui era venuto da
me perché aveva visto Katherine, gli serviva qualcuno su cui
scaricarsi.
Sentii
gli occhi pizzicarmi, mentre sentivo la rabbia crescere dentro di me.
Lo
guardai dormire, anche se non sapevo se stesse dormendo davvero o no.
Provai
l'irrefrenabile impulso di cacciarlo via, ma non servì.
Damon
era sveglio e aveva sentito tutto.
-Non
sono venuto qui per quello.- disse, mentre si metteva seduto.
-Non
ti ho chiesto niente.-
-Stavi
per farlo.-
-Chi
si discolpa si accusa.- dissi semplicemente, mentre mi alzavo e
aprivo la finestra.
-Che
significa?-
-Io
non sono la ruota di scorta di nessuno.-
-Non
l'ho mai detto.-
-Ma
ti sei comportato come se lo fossi.- sussurrai, guardando da un'altra
parte.
Purtroppo,
però, sapevo che il giorno dopo, vedendolo, avrei perso quella
mia maschera di freddezza e lo avrei subito perdonato.
Si
alzò e venne verso di me. -Non voglio che tu pensi questo.- mi
accarezzò una guancia.
Gli
spostai la mano: il suo contatto mi bruciava. -Per favore...-
Damon
sospirò, poi, in silenzio, lasciò la stanza.
Hola!
Piaciuto il capitolo? ^^
Sono
sempre più felice di vedere che questa storia ( a differenza
di quello che pensavo) sta avendo un discreto successo e per questo
devo ringraziare solo e unicamente voi, i migliori lettori del mondo!
Grazie
di cuore, leggere le vostre recensioni mi fa davvero tanto piacere,
anche perchè sono sempre splendide e io non me le merito!
Grazie
mille!
Al
prossimo capitolo, che, vi anticipo, per le fan Angel/Damon sarà
(spero) molto carino!
Dedico questo capitolo a tutte voi, che siete stupende! Ma
soprattutto alla mia amichetta Terry! Grazie mille! ^^
Capitolo 13: Verità
Correvo, correvo, ma non sapevo dove stessi andando.
Volevo
solo allontanarmi da lì, dalla delusione e dalla paura che
avevo provato. Quello non era Damon, quello non era il vampiro di cui
mi ero innamorata, ma forse avevo sbagliato io ad illudermi. Quello
era Damon, quello era il vampiro. I vampiri non erano buoni e
gentili, non aiutavano le vecchiette ad attraversare la strada, no. I
vampiri erano dei mostri, che si nutrivano di sangue umano,
uccidevano, squarciavano e Damon quella sera mi aveva dimostrato la
sua vera natura.
Tutto questo si
era unito alla terribile delusione di vedere quella ragazza e lui non
aveva pensato due volte a dirmi che ci era andato a letto.
E oggi allora?
Non aveva contato niente per lui?
Perché
con me si comportava così? Perché un secondo prima era
dolce e dopo mi pugnalava alle spalle?
Correvo,
correvo, ma in realtà stavo solo scappando.
-Angel!-
Mi ritrovai
davanti un muro di ferro, mi ritrovai davanti lui, che mi guardava
con l'aria più sconvolta che avessi mai visto.
Caddi a terra,
come sbalzata via da un'invisibile aura.
Indietreggiai,
non volevo si avvicinasse a me.
-Hai paura di
me?- mi chiese, tra la sorpresa e la delusione.
Sì,
avevo paura di lui.
Fece un
altro passo verso di me e io istitntivamente
ne feci uno indietro: non volevo essere toccata da lui, ma non era
solo la paura, non volevo essere toccata da lui,
che poco prima aveva toccato un'altra.
-Angel, per
favore.-
Per favore?
Quando mai aveva chiesto le cose per favore?
-Non ti
avvicinare!- urlai, mentre mi rimettevo in piedi.
Lui... lui era
andato a letto con un'altra, mentre qualche ora prima aveva quasi
baciato me, dopo che mi aveva detto di tenere a me.
-Perché
hai paura di me?-
-Non ho paura!-
bugiarda. Pessima bugiarda.
-Ah,
no?- fece un altro passo, ma questa volta io
non indietreggiai.
-No. Spero solo
ti sia piaciuto.- sibilai con disprezzo.
-Allora è
questo il punto.-
-No, il punto è
che mi fai schifo!-
Con la sua
velocità fu in poco tempo da me e adesso mi stringeva il
braccio tanto forte da farmi male.
-Stasera non
sono così comprensivo da permetterti di parlare così.
Non puoi avanzare nessuna pretesa e sai perché? Perché
non sei nessuno.-
-Davvero?-
dissi, cercando di mascherare tutto il dolore che mi stava
causando.-Eppure non dicevi così oggi.-
-Oggi era oggi
e non è colpa mia se sei così stupida da credere a
tutto ciò che ti si dice.-
Ma cosa gli era
successo? Non poteva pensare davvero ciò che diceva.
-Hai ragione,
sono un'idiota.- sussurrai. -Lasciami!- urlai, dopo aver riacquistato
un po' di dignità.
Damon
sembrò ritornare un attimo in sé,
perché mi guardò con uno sguardo strano, quasi
dispiaciuto.
-Angel, io...
io non...-
-Ti ho detto di
lasciarmi!- urlai di nuovo, strattonando il braccio.
La stretta di
Damon, però, si fece sempre più forte.
Non voleva
lasciarmi, ma mi stava facendo sempre più male.
-Damon! Mi stai
facendo male!- strillai, impaurita per davvero dopo aver visto i suoi
occhi.
-Tu non
capisci! Elena... Katherine...- mormorò confuso, quasi non
sembrava lui.
Ed ecco che il
vero motivo saliva a galla. Ancora una volta c'entravano loro due e
ancora una volta dovevo essere il capro espiatorio di Damon.
Ancora più
rabbia mi salì dentro, ma fu inutile quando cercai di
strattonare il braccio: ne ricavai solo un lancinante dolore ancora
più acuto.
-DAMON!- urlai,
sperando che capisse che doveva lasciarmi andare.
Dopo
qualche secondo sentii una forza
incredibile allontanare Damon dal mio braccio e scaraventarlo
dall'altro lato della strada.
Ma cos'era
stato? Di certo non potevo essere stata io!
Mentre
Damon era ancora a terra (-stranamente-)
per il dolore, sentii afferrarmi di nuovo per il
braccio.
Quando mi
voltai, incontrai due occhi azzurri rassicuranti e attenti e il volto
serio di un ragazzo che non conoscevo affatto.
-Vieni con me.-
disse semplicemente, ma io ero ancora riluttante.
Per quanto mi
aveva fatto paura e male, non volevo lasciare Damon lì, non
prima di essermi assicurata che stesse bene.
-In queste
condizioni sarà solo capace di ucciderti! E' solo uno sporco
succhiasangue!- fede lo sconosciuto, tirandomi leggermente.
-Angel...-
ansimò Damon: una forza lo teneva schiacciato a terra.
Mi voltai verso
di lui, ma il ragazzo mi tirò ancora. -Vieni con me, ti prego.
Dopo se vorrai e se lui si sarà calmato ti porterò dove
vorrai.-
Guardai di
nuovo Damon, poi lo sconosciuto.
Non sapevo cosa
fare: andare con un perfetto estraneo o restare in balia di un Damon
sconvolto e aggressivo?
Annuii, mentre
il ragazzo cominciò a correre tenendomi per mano.
Avevo deciso di
fidarmi, per paura o per altro non lo sapevo.
Sapevo
solo che in quel momento stavo entrando in una villetta ai margini
della città, dopo aver fatto addirittura
un giretto in macchina con quel tizio che non conoscevo.
Stavo
cominciando sul serio a pensare che quella di seguirlo non era stata
una buona idea, che forse sarei dovuta restare con Damon.
In fondo lui mi
aveva sempre protetto da tutto, no? A parte da se stesso...
Appena
entrai, lui mi portò in una stanza, dove
c'era un lungo divano e un camino già acceso. Ma acceso da
chi?
Mi misi in un
angolino, realizzando che mi trovavo da sola in una casa enorme con
un ragazzo che non conoscevo.
Lo guardai
meglio.
Era molto
alto, i capelli erano di un biondo che non avevo mai visto,
sembravano quasi fili d'oro, gli occhi erano azzurri e dalla maglia
che indossava si capiva anche che aveva un fisico palestrato,ma non esagerato.
La prima cosa
che pensai era che i ragazzi con gli occhi azzurri avevano deciso di
perseguitarmi e la seconda cosa era che per il fisico che aveva, quel
ragazzo poteva fare di me ciò che voleva.
Un attimo! Che
avete capito! Non in senso erotico, ma letteralmente. Avrebbe potuto
schiacciarmi in due secondi.
-Non c'è
bisogno che tu stia lì, non voglio farti del male.- mi disse,
con una voce tanto calma quanto penetrante.
C'era qualcosa
che mi attirava verso di lui, una strana sensazione, un
presentimento, forse. Un presentimento che mi spingeva a fidarmi di
lui.
Così mi
staccai dal muro e lo raggiunsi al divano, dove nel frattempo si era
seduto.
-Sei gelata.-
fece, cominciando a muovere velocemente su e giù le sue mani
sulle mie braccia. -Vuoi qualcosa di caldo?-
-Vorrei di più
sapere chi sei e cosa vuoi da me.- allontanai le sue mani e mi
sedetti più distante.
-Certo.-
rispose lui calmo. Possibile che nulla turbasse quel ragazzo?! -Io mi
chiamo Gabriel.- disse semplicemente.
Gabriel? Aveva
qualcosa di familiare...
-Gabriel?-
-Gabriel, sì,
come l'arcangelo Gabriele.- disse quello come se fosse la cosa più
naturale del mondo, come se era una cosa che io non dovevo nemmeno
chiedere.
Lui...COSA?!
Vampiri, lupi
mannari e adesso anche angeli?!
No, non poteva
essere vero. Gli angeli non potevano esistere!
-Sì, io
sono un angelo, proprio come te.-
-COSA DIAVOLO
STAI DICENDO?!- urlai, alzandomi dal divano.
Ma cosa stava
dicendo quel tipo?! Ma si era bevuto il cervello?!
-Senti, io
voglio andare via. Tu... tu... voglio andare a casa mia!- strillai
come un'isterica.
-Tesoro,
ti prego, calmati.- fece una voce alle mie spalle
e quando mi voltai vidi l'ultima persona che mi aspettavo di trovare
lì: mia madre.
-Mamma?-
-Tesoro tu stai
tranquilla. Se ti calmi e ti siedi ti spiegherò tutto.- fece,
sedendosi di fianco a Gabriel.
Mi sentivo
tremare, quella situazione era assurda, quei due erano assurdi.
Ma decisi di
sedermi e salire su quella giostra.
-Ok...-
sussurrai.
-Bene. Ti
racconterò tutto dall'inizio.-
Ma dov'era
finita mia madre? Quella imbranata e combina guai? Questa donna
davanti a me non poteva essere lei, con quei modi pacati e l'aria
quasi aristocratica.
-Conobbi
tuo padre quando avevo 18 anni, questo lo sai, ma non era un
affascinante chitarrista. Me lo presentarono i tuoi nonni, gli stessi
che mi hanno diseredata,
dicendomi che quello sarebbe stato il mio futuro marito. Io non
volevo accettare tutto quello, non volevo sposare,
a 18 anni, un uomo che non
conoscevo affatto e per di più ero innamorata di un altro. Ma
io non potevo ribellarmi ai miei genitori e ben presto venni a sapere
che il mio matrimonio era obbligatorio: i tuoi nonni facevano parte
di un circolo, i guerrieri della luce, che avevano il compito di
difendere il mondo da ogni tipo di potenza sovrannaturale. Tuo padre
mi si insinuò in casa, ti assomigliava tanto, sai? A dispetto
della sua natura e del suo compito lui era molto... ribelle. Pian
piano ci conoscemmo e lui mi disse che con me non poteva più
fingere. Dovevamo sposarci perché
io dovevo dare alla luce la discendente della luce, la discendente
nata dall'unione di un angelo con una fata.-
Restai ferma,
con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
Non poteva
essere vero tutto quello, quella storia era assurda!
Non potevo
assolutamente credere che mia madre fosse una fata e mio padre un
angelo. Ma che cavolo di storia era quella?!
-Senti,
mamma...-
-Aspetta. Le
domande le farai dopo, quando avrai ascoltato tutta la storia.-
-O...ok...-
mi sentivo a disagio e in testa avevo una confusione terribile.
-Dovevi nascere
tu, mezza fata e mezza angelo, perché in te si doveva
reincarnare Ihael, che venne terribilmente uccisa.-
-Cosa? E
chi è? Perché è
stata uccisa? E da chi?-
-Ihael era la
prima guerriera angelo, che osò innamorarsi della razza del
male per eccellenza: un vampiro.-
-E perché
allora doveva rinascere in me?-
-Lei era
una delle due contendenti per il trono reale. L'altra era la figlia
di un fratello del vecchio re, ma era assolutamente perfida,
come il padre. Così si crearono due fazioni, chi parteggiava
per Ihael e chi per Taleia. Scoppiò una terribile guerra, in
cui tutti gli angeli morirono. Morì anche Ihael, uccisa dallo
stesso vampiro che aveva amato e per cui stava lottando. Per vendetta
Izalee, la madre di Ihael, uccise il vampiro, ma le streghe, da
sempre alleate con i vampiri, maledirono tutta la stirpe di Izalee,
Ihael compresa.-
-E cosa diceva
questa maledizione?-
-Che tutte le
discendenti di Ihael erano destinate ad innamorarsi di un figlio del
diavolo, per poi morire nello stesso identico modo.-
Mi si formò
un groppo in gola. Allora eravamo già a metà
maledizione...
-Ma...-
-Per questo
cercavo in tutti i modi di tenerti lontana dai Salvatore, se la
maledizione si avverasse, tu moriresti di certo.-
-Quindi lei si
doveva per forza reincarnare in me... ma se non fosse nata nessuna
figlia femmina, la maledizione si sarebbe interrotta.-
-No,
tesoro mio, le streghe non erano affatto stupide. Maledirono anche i
vampiri: solo il sangue dei discendenti dell'angelo avrebbe ucciso
i discendenti del diavolo, purificando tutta la terra.-
-Non riesco a
capire...- mormorai confusa.
-Gli angeli
devono rinascere, per spazzare via tutti i figli del diavolo, tutti i
vampiri. Se ciò non avvenisse, la Terra sarebbe gettata nel
caos più totale.-
-Ma è un
controsenso! Ma se la maledizione sugli angeli era che si dovessero
innamorare dei vampiri, allora...-
-E non è
una maledizione questa? Uccidere chi si ama.-
-è
assurdo! Tutto questo è assurdo!-
-Ma è la
verità.- si intromise anche Gabriel. -Il tuo destino e quello
di tutte le discendenti di Ihael era ricostruire la schiera degli
angeli e uccidere tutti i vampiri.-
-Per questo
dalla notte dei tempi i vampiri hanno dato la caccia alle figlie
dell'angelo, perché le temevano.-
-E ci sono
sempre riusciti?-
-Sì,
perché il momento in cui un angelo è debole è
durante il periodo di transizione, ossia quando Ihael si manifesta.
Ma molte delle discendenti non sapevano nemmeno chi fossero, così
era ancora più semplice: uccidevano il loro corpo umano.-
-Ed è
per questo che io sono qui.- disse Gabriel, guardandomi con i suoi
occhi blu.
-Ho una tale
confusione in testa!- feci, portandomi le mani alla testa.
-Gabriel
è l'unico angelo
rimasto, dopo di te. Voi avete il compito di sterminare tutti i
vampiri e di rifondare la stirpe della luce.-
-E questo cosa
significa?-
-Significa che
tu ed io siamo promessi.-
-Promessi?-
-Sì, io
e te siamo destinati a sposarci.-
-COSA?!-
urlai, alzandomi dal divano. -Ma non se ne parla!-
-Tu non
capisci! Ho passato la vita a fuggire, per tenerti al sicuro dai
vampiri, perché tu possa ridare vita agli angeli!-
-Non se ne
parla! Questa è la mia vita!-
-Questa è
anche la vita di Ihael. I vampiri ci hanno ucciso tutti, è nel
tuo destino uccidere loro.- fece Gabriel.
-No, è
la mia vita, non quella di Ihael.-
-La maledizione
incombe anche su di te, non puoi sottrarti.-
-Non ci sono
solo vampiri cattivi. Stefan, per esempio.-
-Tutti i
vampiri devono morire!- tuonò Gabriel, alzandosi anche lui.
-No, io non
ucciderò i miei amici.-
-Accetti di
morire allora, ma io non te lo permetterò. La maledizione si
spezzerà quando la luce attraverserà l'oscurità
su ali nere.-
-La luce
attraverserà l'oscurità su ali nere?-
-è
quello che recita la pergamena.-
-E se io non lo
facessi?-
-Ci
condanneresti tutte, perché tu sei
l'ultima figlia di Ihael.-
-Io...io...no...non
è possibile...-
Proprio mentre
mia madre stava per riparlare, sentimmo un enorme boato.
Andammo nel
luogo dove proveniva il rumore: la porta d'entrata era letteralmente
fatta a pezzi e due occhi azzurri ci fissavano pieni di rabbia.
-Damon...-
sussurrai.
-Vampiro, non
puoi entrare in questa casa.- fece Gabriel, per nulla intimorito da
Damon.
-Tu stai zitto.
Non mi sembra di aver detto che potevi parlare. Angel, vieni con me.-
-Mia figlia non
verrà proprio da nessuna parte.- disse mia madre, mettendosi
davanti a me.
-Lei resterà
qui con noi, perché è qui che deve restare.-
-Tu chi sei?-
fece Damon, rivolto a Gabriel.
-Sono il futuro
sposo di Angel.-
Ma cosa diceva
quel tipo?! Io non lo avrei sposato mai!
-Ma davvero?
Lei non mi sembra dello stesso avviso.-
-Invece è
il suo destino.-
-Se lo sceglie
lei il destino. Vieni con me, Angel.- fece di nuovo Damon.
Puntai i miei
occhi nei suoi. Non erano come poche ore prima, era come se fosse
ritornato il Damon di quella mattina.
I suoi occhi mi
stavano dicendo di scegliere, di andare via con lui. Io svrei sempre
scelto lui.
-Mi dispiace
mamma...- sussurrai. -Non sono pronta per tutto questo.-
-Angel!- mi
chiamò, mentre io ero corsa da Damon.
Almeno, se lo
amavo così tanto, potevo sempre giustificarmi.
La maledizione
incombeva su di me.
Damon mi portò
a casa di Elena, dove trovai tutti.
Raccontai
loro tutto quello che mi avano raccontato
e stranamente non sembrarono così sbalorditi, forse lo erano
tutti, tutti tranne Damon.
Cercai di
giustificarlo dicendomi che probabilmente lui aveva già
sentito tutto e non ci pensai più di tanto.
Damon decise di
farmi dormire alla pensione Salvatore e io non ero decisamente
dell'umore adatto per tornare a casa.
Mia madre mi
aveva mentito, per 17 anni mi aveva mentito. Non mi aveva detto
cos'ero in realtà, cosa avrei dovuto fare.
Ma io non
potevo farlo.
Non potevo
uccidere i vampiri.
Non potevo
uccidere Damon.
E non è una maledizione questa? Uccidere chi si ama.
Eh si...ho aggiornato!
Volevo solo aggiungere che siete delle lettrici uniche e grazie mille
per non aver mandato a quel paese la mia storia!
Spero che questo capitolo vi chiarisca le idee e non il contrario XD
è per questo motivo che elija l'ha chiamata incarnazione!
Finisco con il dirvi ancora grazie! Senza di voi, io non sarei qui a
scrivere! *___* baciiiii <3
Erano le tre del
mattino e io stavo girovagando nell'enorme biblioteca dei Salvatore, sia perché
non riuscivo a dormire, sia perché speravo che tra tutti quei volumi avrei
potuto trovare qualcuno che
poteva essermi di aiuto.
Passavo l'indice
su alcune copertine, mentre la luce gettava tenue ombre sui mobili
antichi. Non potei non pensare che mi sarebbe piaciuto vivere in quella casa,
magari con Damon e avere tanti piccoli mezzi vampiri con gli occhi blu come i
suoi.
Sorrisi, un
sorriso tra l'amaro e l'ironico: i vampiri non potevano avere figli. Ed ecco
che tutto il mio sogno svaniva, come una bolla di sapone.
Sospirai,
ripensando a tutto quello che avevo scoperto qualche ora prima.
Adesso avevo una
mamma-fata, un fidanzato-angelo e un amore-maledetto. Non mi mancava proprio
nulla: tutto il puzzle
era al completo.
Che fosse per
quel motivo che fin da subito mi ero sentita legata a lui? E Damon provava
quello che provavo io?
Poteva sembrare
perverso, ma a me bastava essere legata a lui in qualsiasi modo, anche da una
maledizione.
Pensai a Ihael e
al suo terribile destino: uccisa dal suo stesso amore.
Ma come era
possibile fare una cosa del genere? Come avrei anche solo potuto pensare di
uccidere Damon?
-Pensi di
continuare ancora per molto?- fece una voce divertita alle mie spalle,
facendomi quasi venire un infarto.
Mi voltai e mi
scontrai con lo sguardo penetrante di Damon.
-Come mai sei
sveglio?- chiesi atona.
-Perché una
ragazza si ostina a tenermi sveglio con il suo girare come un fantasma per casa.
Hai un passo alquanto pesante, lo sai?-
-Mi dispiace.-
riucii solo a sussurrare; quasi mi sentivo in colpa per qualcosa che avevo
fatto.
Abbassai lo
sguardo: non riuscivo a guardarlo, non dopo quello che sapevo.
-E tu perché sei
sveglia?-
-In realtà non ho
dormito per niente...-
-Pensi alla
maledizione?- mi chiese, andando a sedersi sul divano.
-Non solo: a
tutto. A mia madre, a quello che sono, a quello che devo fare, a...Gabriel.- quasi
lo sussurrai il suo nome, ma non sapevo il perché.
Damon fece una
smorfia, la sua tipica smorfia e con lo sguardo mi invitò a sedermi vicino a
lui.
-Dovresti pensare una cosa alla volta, sai.-
-Ma come fai ad
essere così tranquillo?! Io vi dovrei uccidere! Io dovrei morire! Io dovrei
sposarmi con Gabriel!- feci stizzita.
Perché a lui
importava di più della maledizione di Elena piuttosto che della mia?!
-Puoi stare
tranquilla: tu non farai nessuna di tutte e tre le cose. Soprattutto per quanto
riguarda l'ultima.- mi rispose serio, fissandomi intensamente.
-Mi sa che non ho
tutta questa scelta.-
-Si può sempre
scegliere e per quanto riguarda Gabriel non ti preoccupare, scelgo io per te:
non lo sposerai mai.-
-Dovrei, però.-
-Non tutto quello
che si deve si fa.-
-Ma perché ti
importa?-
-Perché avere
tanti piccoli angeli che girano per la città con lo scopo di ucciderci non è
allettante come idea.-
-Ah, allora è per
questo...- sussurrai, abbassando lo sguardo.
-E poi perché
credo di avere i diritti di esclusiva su quello che mangio.-
Rialzai subito lo
sguardo, guardandolo con le sopracciglia inarcate. Ma faceva sul serio?
-Damon, non mi
sembra il caso di scherzare.-
-E perché no?
Perché nel tuo destino c'è scritto che dovrai uccidermi?-
-NO!- scattai
subito. Quell'idea non era proprio da prendere in considerazione.
-Non sei stata tu
a dire che non si può scegliere?-
-E non hai detto
tu che si può sempre scegliere?-
-Giusta
osservazione.- disse, con il suo mezzo sorriso.
-Epoi io ho già fatto la mia scelta.-
sussurrai, più a me che a lui, ma non avevo considerato il suo super udito.
-E la tua scelta
implicache devo scegliere un vestito
per il matrimonio o un'arma per restare in vita? O entrambe le cose?-
-No. Io scelgo
te, Damon. Io sceglierei sempre te.- dissi ferma. Ma da dove veniva tutto quel
coraggio?!
Damon mi guardò
interdetto; la mia frase lo aveva colpito più di quanto immaginassi.
Perché? Non era
scontato che io avrei scelto sempre lui?
All'improvviso
Damon mi tirò per un braccio e mi fece aderire al suo petto.
Non capivo perché
una semplice frase lo avesse colpito così tanto, anzi, io mi aspettavo che
quello fosse la cosa più chiara dell'universo.
Mi ritrovai
ancora una volta schiacciata sul suo petto, ancora una volta a desiderare che
quel contatto non finisse mai, ancora una volta a odiare me stessa, perché
sapevo che tutto quello non aveva futuro, perché sapevo che quello era un amore
unidirezionale e senza ritorno.
Se ne fossi stata
capace, in quel momento avrei voluto piangere.
Solo lui mi
faceva sentire così, debole e indifesa. Ma, in fin dei conti, non era nella mia
natua mortale essere così? Quindi non potevo rimproverami niente. E se mai
qualcuno mi avesse accusato di amarlo troppo, io potevo rispondergli che non
potevo farne a me, che ogni mia cellula lo amava e che era nel mio destino
farlo.
Mai una
maledizione ebbe un suono così dolce.
-Damon...-
sussurrai.
-Beh, almeno
adesso sappiamo perché siamo così legati.-
-Cosa?-
-Io sono
destinato a tradirti e tu ad uccidermi, no? è
proprio una bella storia d'amore.-
Mi staccai da
lui, completamente rossa. -Sto...storia d'amore?-
-Stavo pensando.-
disse lui, senza rispondermi. -Come spiegherai al tuo fidanzato lupo che in
realtà hai un fidanzato angelo, ma che in realtà vorresti un fidanzato vampiro? Bel
casino principessa.-
-Ma cosa vai
dicendo!- scattai subito. -Per quanto riguarda Tyler l'ho lasciato qualche
giorno fa; per Gabriel non ho nessuna intenzione di appoggiare la sua follia e
quella di mia madre e nel modo più assoluo non voglio un fidanzato vampiro!-
-E non ti importa
di morire? Perché è questo che succederà se non farai quello che devi.-
-Saranno anche
problemi miei, no?-
-Certo, ma credo
che abbiamo già abbastanza problemi, non voglio anche i tuoi.- fece lui gelido.
Ma cosa gli
prendeva?
-Avevo
dimenticato che a te importa solo salvare Elena.-
-Infatti.-
Il mio cuore, se
possibile, si fermò. Ma cosa mi aspettavo? Che negasse?
Io avrei sempre
scelto lui, ma lui avrebbe sempre scelto Elena.
-Io farò di tutto
pur di salvarla. E nessuno potrà mettersi in mezzo, angioletto.-
Mi si formò un
groppo in gola.
No, Damon, non mi
metterò in una storia già scritta. In fondo, a ognuno la sua maledizione.
-Fai pure.Io mi aiuterò da sola, come ho sempre fatto.
Non sono abituata ad appoggiarmi agli altri.- mi alzai, era diventato troppo
pesante reggere le sue parole.
Stavo per
dirigermi alla mia stanza, quando mi fermai sul primo scalino.
-E per quanto
riguarda la tua domanda di prima, quella sulla mia morte.- dissi, ancora di
spalle. -Allora significa che morirò. Io non ti ucciderò Damon: néte, né Stefan.-
Me ne andai,
senza aspettare nemmeno una sua risposta.
-Dove staresti
andando?!- fece Stefan, il giorno dopo.
-A scuola.-
-Dovresti restare
al sicuro, visto che presumibilmente tutti i vampiri umanamente pensabili ti
stanno cercando, per
ucciderti.-
-Quando ne
incontrerò uno, ci penserò.- dissi, uscendo di casa.
Non avevo
aspettato Damon, anche se speravo che mi avrebbe offerto un passaggio.
Cominciai a
camminare, immersa nei miei pensieri, quando un ragazzo mi sbarrò la strada.
-Cosa ci fai
qui?-
-Sono venuto a
prenderti.-
-Gabriel ti
consiglio di stare lontano dal mio raggio visivo. Io non farò quello che voi vi
aspettate da me.- dissi, per poi superarlo.
-Ma tu non
capisci! Non c'è scelta, tu devi! Morirai e con te anche tutte le speranze di
dare vita di nuovo agli angeli.-
-Allora la stirpe
finirà con me.-
-Non è così
semplice.- mi rispose lui. -Il mondo sarà distrutto, i vampiri stanno prendendo troppo
il sopravvento.-
-No, no e poi
no!-
-Ma cosa ti lega
a lui?!- fece stizzito
Gabriel.
-IO LO AMO!-
urlai, al colmo della disperazione.
Possibile che
quel dannato angelo non lo capiva?!
-Imparerai ad
amarmi.- fu la sua insensata risposta.
-Non si può imparare ad amare qualcuno.-
-Tu potresti. Ti
prego, dammi una possibilità.-
-Io...io non
posso.-
-Andiamo a
conoscerci meglio. C'è la mia macchina qui.- fece imperterrito lui.
-Io non potrò mai
amarti, Gabriel.-
-Mai dire mai
nella vita. Andiamo?- mi disse, porgendomi il braccio.
Sospirai, in
fondo non mi avrebbe fatto male passare una giornata con lui, forse avrei
potuto capire tante cose.
-Allora, dove
vorresti andare, principessa?- mi chiese lui cortese, mettendo in moto.
-Principessa?-
feci un pò stizzita.
Damon mi chiamava
in quel modo e sentirmi chiamare così da un altro, uno sconosciuto, mi diede
più fastidio del solito, anche se Damon mi aveva dato quel soprannome solo per
prendermi in giro.
-Sì, principessa.
Sei un po' la mia principessa, no?- rispose lui, come se fosse una cosa
naturale.
-Sai,- riprese a
parlare. -ti immaginavo diversa.-
-E come mi
immaginavi?-
-Non so
spiegartelo...diversa. Di certo non mi aspettavo che fossi così tremendamente bella.
In tutti i miei anni di vita e, credimi, ne sono tanti, non ho mai visto una
ragazza più bella.-
Arrossii per
quella confessione, che per lui sembrava così normale, mentre per me era
completamente l'opposto.
-Ehm...grazie... ma
quanti anni hai?- dissi, non sapendo cosa rispondere.
-Tanti.-
-Tanti quanti?-
chiesi perplessa.
-Tra un mese sono
560.-
-COSA?! Hai 560 anni?!-
esclamai sconvolta.
-Già. Li porto
abbastanza bene.- scherzò lui, tenendo gli occhi sulla strada.
-E perché non hai
deciso di sposarti con le discendenti che venivano prima di me?-
-Per due ragioni:
perché ogni angelo è destinato già dalla nascita e perché lui arrivava sempre
prima.-
-Lui chi?-
-Il nostro nemico
giurato. Quello che ci ha quasi uccisi tutti.-
-Ha un nome o
andremo avanti così ancora per molto?-
-No, ha un nome.
Il suo nome è Klaus.-
Deglutii a quella
scoperta.
Ed ecco che il
mio destino si riallacciava di nuovo a quello dei Salvatore e di Elena. Klaus
era il vampiro a capo dello sterminio degli angeli ed io rabbrividii dalla paura.
-Ma tu non ti
preoccupare.- continuò Gabriel. -Ti proteggerò ad ogni costo.-
Lo guardai. Non
sapevo se potevo fidarmi o meno di quell'angelo, di quel ragazzo che
all'apparenza sembrava così normale.
-Ti va un
gelato?- chiesi. Ne avevo già abbastanza di tutti quei discorsi e avevo sul
serio voglia di passare una giornata diversa.
-Alle nove del
mattino?-
-Già.-
-Ok, ci sto!- mi
sorrise e poi ci dirigemmo verso la gelateria più vicina.
-Non vuoi proprio
prendere in considerazione l'idea di svolgere il tuo compito, vero?-
-Così mi fai
sentire in colpa.- dissi, mentre leccavo il mio gelato al cioccolato.
-Se servisse...-
-No, non
servirebbe a niente. Io non posso fare quello che volete tu e mia madre.
Preferirei morire cento volte io.-
-Ami così tanto
quel dannato vampiro?- chiese lui, in un moto di stizza.
-Non si tratta
solo di questo. Stefan è mio amico, Caroline è...beh, Caroline è
semplicemente Caroline. Non potrei vivere con questo peso sulla coscienza.-
-E non puoi
uccidere chi ami.-
-Già. Anche se la
mia maledizione dice proprio questo, no?-
-E cosa ti rende
così sicura che lui non cercherà di ucciderti?-
-Non lo so, ma so
che se lui morisse, io morirei con lui, per quanto mi costi ammetterlo.-
Gabriel sospirò,
guardando il suo gelato al cocco.
-Sai, vero, che
io non te lo permetterò? Ciò che è mio, è mio e non lo divido con nessuno. Sei
innamorata di lui? Bene, lo dimeticherai e ti innamorerai di me.-
Lo guardai
sconcertata. Quel ragazzo aveva qualcosa che non andava. Come poteva essere
così sicuro su una cosa così insicura come l'amore?
Decisi di non
rispondergli e in effetti non sapevo nemmeno cosa dirgli.
-Vogliamo andare
da qualche parte?-
-Dove vuoi!- gli
sorrisi.
Di una cosa dovevo dargli atto: non era poi
così male come avevo pensato all'inizio.
Verso le otto
cominciammo a tornare a casa e dissi a Gabriel che io sarei restata dai Salvatore
ancora per un pò.
Stavamo
camminando verso casa, ridendo e scherzando, come due ragazzi qualsiasi, quando
fummo costretti a fermarci.
Proprio di fronte
a noi, appoggiato alla sua macchina, stava Damon, con le braccia incrociate e
lo sguardo più omicida che gli avessi mai visto.
-Sali
immediatamente in macchina.- mi sibilò, non guardando me, ma Gabriel, come se
volesse farlo a pezzi.
Dal canto suo,
Gabriel lo guardavaper nulla intimidito.
-Credo che
dovresti essere un pò più gentile con la mia fidanzata.-
-Credo che
dovresti smetterla di chiamarla così.-
-Io invece credo
che dovreste piantarla.-
-Angel, sali in
macchina.- mi disse di nuovo, questa volta guardandomi.
-Non prendo
ordini da nessuno.-
-E comunque la
stavo accompagnando io.- intervenne di nuovo Gabriel.
Damon si staccò
dalla macchina e lo guardò in modo così aggressivo che sul serio temetti per
lui.
-Gabriel, lascia
stare.-
-No che non
lascio stare. Non ha nessun diritto di parlarti così e soprattutto non ha
nessun diritto su di te.-
-Ti consiglio
vivamente di andartene, angioletto, se non vuoi finire male.-
-Ti ho già steso
una volta, succhiasangue.- rispose Gabriel, con aria battagliera.
Damon scattò
verso di lui, stava quasi per colpirlo, quando io mi misi tra i due.
Chiusi gli occhi,
per paura di ricevere qualche colpo.
Qundo li riaprii,
trovai Damon con la mano a mezz'aria, che mi guardava contrariato e arrabbiato.
Abbassò il
braccio.
-Fai come ti
pare.- mi disse, voltandomi le spalle e incamminandosi verso la sua macchina.
-Damon, aspetta!-
Stavo per andare
verso di lui, quando sentii un'incredibile forza scagliarsi contro di me.
Mi ritrovai a
terra con due canini puntati alla gola.
Oooooooh *____* ma lo sapete che io vi adoro?
Quando ho letto che c’erano 15 recensioni, tutte stupende tra l’altro, mi è
quasi venuto un colpo e ho cominciato a saltellare per tutta casa XD
Sul serio, non so come dirvi grazie e come tutti i vostri commenti siano
importanti per me! *____*
Grazie, veramente! Di cuore!
Mi scuso per il leggero ritardo, ma lo studio non mi da tregua!
Vi adoro!
Baciiii!!
PS lasciatemi tanti commentini ini ini *___* che a me piace tanto leggerli *___*
Urlai spaventata,
mentre il vampiro cominciava la sua discesa verso il mio collo.
Sentii una forza strapparmelo di dosso e gettarlo dall'altro lato
della strada.
Afferrai la mano
tesa di Damon che, dopo due secondi, si parò davanti a me, con
i < denti ben in vista e la posizione di attacco. Vidi Gabriel al
suo fianco, mentre delle scintille blu uscivano dalle sue mani.
Ma chi era quel
vampiro? Cosa voleva da me?!
Mi diedi subito
della stupida da sola, lo sapevo bene cosa voleva da me: voleva
uccidermi, prendere il mio sangue, perché era quello che tutti
i vampiri degli Stati Uniti avrebbero cercato di fare.
Fissai la schiena di
Damon, mentre quest'ultimo ringhiava contro il vampiro, fermo
dall'altro lato della strada. Dopo qualche secondo il vampiro scappò,
dirigendosi verso il bosco.
-Portala al sicuro.-
sibilò Damon, mentre lui si lanciava alla ricerca del dannato
vampiro.
-Vieni con me!- fece
Gabriel, prendendomi per il braccio e cominciando a correre verso
casa Salvatore.
Il mio cervello era
ancora paralizzato, stretto in una morsa di paura e confusione.
Quindi avevano già
saputo della mia esistenza? Come mi sarei dovuta comportare?
Senza spiegarmi il
motivo, appena entrata nel salotto della casa, mi sentii stranamente
a mio agio, al sicuro, come se niente e nessuno potesse entrare in
quella casa.
-Stai bene?- mi
chiese Gabriel preoccupato, facendomi sedere sull'enorme divano. -Ti
porto un bicchiere d'acqua?-
-Bourbon.- riuscii
solo a sibilare.
-Cosa?-
-Se proprio vuoi
portarmi qualcosa, portami un bourbon.- dissi più decisa,
guardando il fuoco scoppiettante del camino.
-Potrei sapere
perché voi due vi trovate nel mio salotto?- disse confuso
Stefan, dalla cima delle scale.
-Un vampiro ha
attaccato Angel.- lo informò Gabriel e in breve Stefan fu
accanto a me.
-Stai bene? Ti ha
morsa?-
-No...per fortuna
ero con Damon e...Gabriel.- dissi, mentre Gabriel mi porgeva un
bicchiere di acqua, ignorando completamente la mia richiesta di
bourbon.
-E Damon dov'è
adesso?-
-Sono qui,
fratellino.- rispose lui stesso, entrando in quel momento. -Nessuna
traccia del vampiro.- disse, non rivolto a qualcuno di preciso.
-Credo che dovremmo
avvertire Samantha.- disse Gabriel.
-Credo che
mamma-fata debba restarne fuori.- fece Damon, versandosi del bourbon.
-Anch'io credo che
dovremmo chiamarla, Gabriel ha ragione.-
-Wow, avete
instaurato tutto questo feeling in un pomeriggio? Complimenti
angioletto.- disse sarcastico Damon, andando a sedersi sul bracciolo
della poltrona.
-Non mi sembra il
momento, Damon.- lo ammonì Stefan, guardandolo serio. -Il
problema è che adesso già sanno di Angel, della
maledizione e tutto il resto.-
-Però magari
non mi ha attaccato per quello. Forse voleva semplicemente nutrirsi.-
-E se voleva
semplicemente nutrirsi ti attaccava alle nove di sera, con un vampiro
e un angelo presente? No...era una pedina. Ma di chi?-
Mi si gelò il
sangue nelle vene, mentre il più brutto dei miei presentimenti
diventava concreto nella mia testa.
Spostai di scatto lo
sguardo su Gabriel, che mi guardava intensamente.
-Questa cosa
comincia a scocciarmi.- fece Damon, posando il suo bicchiere.
-Io so chi potrebbe
essere.-
-Illuminaci.-
-Klaus.- disse
semplicemente Gabriel, mentre io abbassai lo sguardo.
Improvvisamente la
punta dei miei piedi divenne la cosa più interessante del
mondo.
Stefan si irrigidì,
mentre Damon guardava Gabriel con aria interrogativa.
-Klaus è il
fratello del vampiro che Ihael amava.-
Quella confessione
sconvolse anche me, così che cominciai ad avere più
paura di prima.
-Sono mille anni che
Klaus è alla ricerca delle discendenti di Ihael, riservando
loro un trattamento orribile.-
-Cioè?-
chiese Damon.
-Le cattura, esegue
alcuni strazianti esperimenti, le violenta e poi le uccide.-
Nella stanza calò
un pesante silenzio, mentre quel piccolissimo pezzo della storia che
a me mancava, vi faceva rabbrividire dalla paura.
Mi alzai di scatto,
andando in cucina, con l'intento di versarmi un altro bicchiere
d'acqua, ma l'unico risultato fu quello di bloccarmi guardando
l'acqua che usciva dal rbinetto.
-Ange.- fece una
voce dietro di me, ma io non mi voltai.
-Angel.- ripetè,
questa volta avvicinandosi e girandomi per un braccio.
Guardavo Damon, ma
in realtà non lo guardavo sul serio. Abbassai di nuovo lo
sguardo, ma Damon mi costrinse a guardarlo.
-A te non succederà
niente di tutto questo, te lo prometto.-
-E se ci riuscisse?
Se mi portasse via?-
-Io verrò a
prenderti, Angel.- disse serio Damon. -Io saprò sempre dove
sarai e verrò a prenderti. Sempre.-
Mi tirò per
un braccio e io mi ritrovai schiacciata sul suo accogliente petto.
-Damon...-
-Angel.-
A parlare non era
stato Damon, la voce minacciosa e contrariata non era quella del
vampiro che mi stringeva tra le braccia.
-Gabriel...-
sussurrai, mentre mi staccavo da Damon.
-Andiamo a casa.-
-Lei non si muove di
qui.- fece Damon, con il tono di chi non ammetteva repliche.
-Starà più
al sicuro con me.-
-Con te o sotto di
te?- sibilò freddo Damon, infilandosi le mani in tasca.
-Damon!- gli diedi
uno schiaffo sulla spalla, ma cosa andava a pensare!
Quella sorta di
lotta tra i due cominciava a stancarmi.
-Senza offesa, ho
560 e sono molto più forte di voi vampiri. Credo proprio che
lei debba venire con me.-
-Strano, eppure
siete tutti morti.-
Vidi Gabriel
indurire la mascella: non avrebbe retto ancora per molto le
provocazioni del vampiro.
-Qui non sareste in
grado di proteggerla.- fece Gabriel, cercando di mantenere la calma.
-Vorrei ricordarvi
che io sono qui e posso decidere con chi stare.-
-Io non credo che tu
ne sia in grado.- rispose Damon.
-Ok, cosa vuoi
fare?- fece invece Gabriel.
-voglio tornare a
casa mia, da mia madre.-
-Visto? Io l'avevo
detto che non ne era capace. E' fuori discussione!-
-Voglio tornare a
casa mia! Non posso passare la vita a fuggire.-
-Ma Angel...-
-Scordatelo.- sbottò
Damon, incrociando le braccia. -E quale super potere da Winx sarebbe
in grado di usare tua madre?-
-Credo che ne stiate
facendo una questione più grande di quella che è.-
-Quale questione?-
fece acido Damon. -Quella che un vampiro ti ha attaccato e non
sappiamo minimamente dov'è oppure che c'è Klaus a capo
di questa combriccola di matti esaltati?-
Aprii la bocca più
volte, ma non trovai mai la risposta adatta. Sapevo che Damon aveva
ragione, ma l'idea di diventare una reclusa,mi entusiasmava ben poco.
Sapevo quali erano i
metodi di protezione Salvatore, Elena me ne aveva parlato ampiamente
e io non volevo fare la stessa fine.
-Credo che Damon
abbia ragione.- concordò stranamente Gabriel.
-Oh bene.-
-Perciò
verrai con me e non si discute.- aggiunse, prendendomi per un polso e
trascinandomi via.
In meno di due
secondi Damon gli si piazzò davanti, con le gambe divaricate e
le braccia incrociate.
Stefan era subito
scattato dal divano, temendo che il fratello potesse fare qualcosa di
stupido.
-Cosa del concetto
"è la mia fidanzata" non è chiaro?- chiese
bellicoso Gabriel.
-E cosa del concetto
"non me ne frega un emerito cazzo, lei resta qui con me"
non è chiaro a te?- rispose Damon, con finta aria angelica.
Ero impietrita dallo
stupore. Sul serio quei due stavano litigando per me?!
Quella situazione
stava decisamente degenerando e io non sarei stata il premio di una
stupida competizione tra tutti e due.
-E cosa, invece, del
concetto "non mi serve la balia" non è chiaro a voi
due?- sbottai, strattonando il braccio dalla presa di Gabriel e
uscendo da casa Salvatore.
Se lo volevate
sapere, la risposta è tre.
Avevo fatto
esattamente tre passi, prima di ritrovarmi di nuovo Damon davanti,
con l'aria di chi stava perdendo la pazienza.
-Vuoi davvero
restare con un perfetto estraneo?-
-Voglio andare a
casa mia, da sola.-
-Questo è
fuori discussione!-
-Ma perché
no?!-
-Perché
voglio tenerti al sicuro! Ma perché non lo capisci?!- sbraitò,
afferrandomi per le spalle.
Non riuscivo a
capire il perché del suo comportamento, che era diventato così
ossessivo solo da pochi giorni.
-Damon mi...mi stai
facendo male.- sussurrai.
-Bhe, meglio che ti
faccia male io che Klaus, no!-
-Damon ti prego...!-
ansimai, cercando di liberarmi.
Damon non rispose,
perché una forza lo fece staccare da me a balzare in aria.
-Ecco il motivo per
cui non può restare qui, perché dovrebbe essere
protetta prima da te, vampiro.-
Detto questo mi
afferrò per il braccio e con una mite opposizione da parte
mia, mi fece salire in macchina.
-Chiaro il piano?-
fece per l'ennesima volta Gabriel, mentre guidava verso la festa al
Grill.
-Sì.- dissi
esasperata. -farò da esca al vampiro così che quando
saremo soli tu, Damon e Stefan lo attaccherete. Non ci vuole un genio
per capirlo.-
-Scusami se mi
preoccupo con te.-
-Non ce n'è
bisogno.- dissi, guardando la strada diritta davanti a me.
-Ah già,
dimenticavo: l'importante è che Damon si preoccupi per te, poi
hai tutto.-
-Non capisco a cosa
vorresti alludere.- risposi io sulla difensiva, voltandomi
completamente verso di lui.
-Al fatto che quella
che dovrebbe essere la mia fidanzata è innamorata di un
vampiro che la ucciderà.-
-Allora.- cominciai,
cercando di essere più calma possibile. -Punto numero 1: io
non sono la tua fidanzata e punto numero 2: Damon non vuole
uccidermi.-
-Punto numero 3: è
nella sua natura farlo.-
-Ok.- troncai lì
il discorso: mi innervosiva parlare di questo con lui.
-Mi dispiace...-
sussurrò Gabriel dopo un po'.
-Non importa.-
-A me importa. Non
voglio farti stare male.-
-Sto bene.-
-Cazzo!- sbottò
Gabriel, dando un pugno sul volante.
-Ma cos'hai?!-
-Perché ti
ostini a erigere un muro tra noi? Io non sono tuo nemico!-
Non gli risposi, ma
mi limitai soltanto a guardarlo.
-Non sono tuo
nemico.-ripeté.
-Lo so.-
-Ma non sono lui.-
Abbassai lo sguardo.
Nessuno era lui.
-Mi dispiace.-
-E di cosa? Di amare
un altro? Comunque siamo arrivati.-
Parcheggiò
l'auto e non mi diede nemmeno il tempo di rispondere.
Quella sera avremmo
catturato il vampiro e sapevo che sarebbe potuto essere pericoloso,
ma non avevo paura, perché con me c'era Damon e si...dovevo
dirlo: avevo con me anche Gabriel.
Sapevo che lui non
era mio nemico, ma nonostante ciò non riuscivo a farlo entrare
nella cerchia di persone di cui potevo fidarmi. Tutti i progetti che
aveva su di me erano una follia, come era una follia quello che mia
madre si ostinava a ribadirmi da giorni.
Ad ogni modo io non
potevo essere un angelo o almeno non quel tipo di angelo che loro
volevano che fossi.
L'avrebbero dovuto
accettare: io ero l'ennesimo angelo innamorato di un vampiro.
Entrammo nel locale,
dove vidi Gabriel fare un segno impercettibile a Damon.
Stefan si trovava
all'uscita secondaria del locale, insieme ad Elena.
Mi sentivo come se
fossi sotto esame, come quando dovevi fare un'interrogazione e non
eri preparata.
E io ero preparata a
trovarmi faccia a faccia con un vampiro?
Io e Gabriel ci
separammo, come da programma e io mi diressi al bancone del bar, il
posto più in vista della sala.
Ordinai una birra
con ghiaccio, mentre l'affascinante barrista ammiccava divertito
verso di me.
Mi alzai e, cercando
di essere il più naturale possibile, mi incamminai per la
sala, per poi arrivare nella seconda sala del Grill, quella semi
abbandonata e un po' troppo buia.
Sorseggiavo la
birra, pregando che tutto andasse secondo i piani, pregando che
Gabriel e Damon arrivassero in tempo.
-Oh oh, guarda un
po' chi si vede.-
Mi voltai di scatto
e proprio a qualche metro da me c'era il vampiro che il giorno prima
mi aveva attaccato.
Rabbrividii nel
notare che era più alto e robusto di quanto ricordassi.
-Cosa...cosa vuoi da
me?-
-Lo sai benissimo.
Voglio assaggiare un po' del tuo delizioso sangue e poi portarti
diritta a Klaus.-
-E vuoi farmi
credere che un mediocre vampiro di serie B come te, sa dove trovare
Klaus?-
Senza farmi notare,
con il cellulare cercai di mandare il segnale di pericolo a Damon,
quello che doveva informarlo che io ero con il vampiro.
Sfortunatamente per
me, però, il vampiro non era così sprovveduto come
credevo, perché alla velocità della luce si avvicinò
a me e mi strappò il cellulare dalle mani, gettandolo parecchi
metri lontano da me.
Adesso si che mi
sentivo persa, con il cuore a mille e la consapevolezza di non aver
mandato il segnale né a Damon né ad altri.
Sì, ero
persa.
Il vampiro mi prese
per la gola e mi spinse violentemente contro il muro. Stringeva e
ringhiava e poi mi scaraventò a terra.
Non sentivo alcun
dolore: ero felice di aver almeno ripreso a respirare.
Cercai di mettermi
in piedi e andare via di lì, ma il dannatissimo vampiro non
sembrava del mio stesso avviso.
Venne di nuovo verso
di me, ma io ero pronta a tutto pur di restare in vita.
Presi una piccola
lama che Gabriel mi aveva fatto nascondere in "caso di
necessità" e la conficcai nella mano del vampiro che
cercava di afferrarmi.
Mi alzai di scatto e
cominciai a correre, ma dovevo immaginare che una semplice lama non
poteva fermarlo per troppo tempo.
Me lo ritrovai
davanti, più arrabbiato che mai, mentre i suoi occhi gridavano
vendetta.
Mi afferrò
per il collo e li scaraventò su un tavolo poco lontano, che si
capovolse e mi venne addosso.
Adesso si che
sentivo tutti i dolori.
Non sapevo cosa fare
e quello che era peggio era che nessuno sarebbe venuto a salvarmi.
Con il briciolo di
forza che avevo, staccai una scheggia di tavolo e mi alzai in piedi
per fronteggiare il vampiro, mezza dolorante e mezza impaurita.
Sì, adesso mi
ritrovavo a dover fronteggiare un vampiro.
Da sola.
Sì, lo so!
Avete tutto il diritto di odiarmi e poi uccidermi! Sono in un
tremendo ritardo e poi parliamoci chiaro...questo capitolo non è
un granché!
Mi dispiace
moltissimo di aver aggiornato così tardi, ma vi giuro che non
è stata colpa mia: il pc è completamente morto (ma
adesso è resuscitato!) e io sono stata con una bruttissima
influenza e non avevo nemmeno la forza di guardarmi allo specchio!
Perciò spero
tanto che mi perdonerete e leggerete questo capitolo anche se non è
il massimo, ma nel mio stato malaticcio è tutto quello che
sono riuscita a fare T-T
A proposito!
Vi ho già
detto che siete favolose?
No? Beh, velo dico
adesso!
15 recensioni! A
me?! *__*
Vi ringrazio dal
profondo del cuore, perché con le vostre parole mi spingete
sul serio ad andare avanti e mi rendete sul serio tanto felice! Non
ho mai ricevuto così tante recensioni, una più bella
dell'altra poi! Perciò ci tenevo a ringraziarvi dal profondo
del mio cuore e dirvi che siete i migliori lettori sulla faccia della
terra!!
Grazie *__*
Per quanto riguarda
le risposte alle vostre stupende recensioni, vi giuro che al più
presto vi risponderò. Non l'ho fatto ancora perché non
volevo mandarvi una risposta spicciola, perché voi meritate
una risposta come si deve!
Sì,
adesso sì che mi trovavo nei guai: faccia a faccia con un
vampiro, armata di un misero pezzettino di legno e le possibilità
di vincere pari a 0.
Stavo
cominciando a pentirmi di aver voluto "fare la coraggiosa"
e adesso una cosa ormai l'avevo capita: dovevo dare sempre ascolto a
Stefan, lui era l'unico che non voleva attuare questo piano!
Cercavo
una via d'uscita, ma il vampiro mi stava davanti, fortissimo e
insormontabile. Decisi che, se proprio dovevo morire, almeno lo avrei
fatto combattendo.
-Io...io
non ho paura di te!-
-Ah
no? Beh, dovresti.-
Il
vampiro cominciò ad avanzare con un ghigno stampato in faccia
e i canini ben in mostra.
Mi
voltai e incominciai a correre, ma ogni sforzo fu inutile: il vampiro
era troppo veloce e io solo con le mie deboli forze umane non avrei
potuto tenere duro ancora per molto.
Appena
mi fu vicino, con tutta la forza che avevo, con tutta la forza del
mio istinto di sopravvivenza, conficcai il paletto nella sua spalla,
mancando visibilmente il cuore.
Il
vampiro urlò per il dolore, ma quello non mi serviva a niente:
dovevo ucciderlo, non ferirlo.
Mi
afferrò per la gola, mentre io mi dimenavo, non riuscendo a
respirare.
Avevo
paura e mi sentivo stupida, perché in quel momento l'unica
cosa che volevo era rivedere di nuovo e forse per l'ultima volta, gli
occhi glaciali di Damon.
Strinse
ancora di più la presa sul mio collo, ormai dimenarmi come
un'ossessa non aveva più senso: sentivo le forze venirmi
sempre meno.
Quando,
però, mi aspettavo di morire per soffocamento, il vampiro mi
scaraventò all'altro lato della stanza, facendomi battere
violentemente la testa al muro.
Mi
portai la mano alla testa e dopo poco constatai con orrore che era
piena di sangue.
Andavamo
di bene in meglio.
Avevo
la vista quasi del tutto annebbiata e la botta alla testa faceva così
tremendamente male da mozzarmi il respiro. Cercai di alzarmi, dopo i
primi minuti di smarrimento, ma con una fitta di dolore notai che
anche la gamba destra era andata: avevo probabilmente la caviglia
slogata e non riuscivo nemmeno a camminare.
Stavo
seriamente pensando che non sarei più uscita viva da quella
stanza.
Proprio,
però, quando credevo che tutto era andato perso, quando il
vampiro stava cominciando inesorabile la sua discesa verso il mio
collo, quando chiusi ghi occhi sperando che facesse meno male,
sentii un enorme tonfo e una sorta di ringhio gruttrale.
Dopo
pochi secondi riaprii gli occhi e mi trovai schicciata contro un
giubbino di pelle.
Sospirai,
quasi volevo piangere dal sollievo, mentre inalavo l'inconfondibile
profumo di Damon.
-Scusa
il ritardo.- mi mormorò tra i capelli.
Si
staccò da me e io già sentivo la mancanza del suo
abbraccio. Solo quando Damon si avvicinò veloce ad un altro
ragazzo, vidi che c'era anche Gabriel. Teneva fermo il vampiro,
mentre Damon gli inniettava una siringa di verbena.
Lo
legarono ad una sedia, mentre io mi accasciai al muro. Stavo perdendo
troppo sangue e ormai anche la vista era quasi andata.
Sentivo
che Gabriel e Damon interrogavano il vampiro, ma io riuscivo a
captare solo tralci di conversazioni. Avevo solo capito che lavorava
da solo e che voleva prima "assaggiarmi" e poi portarmi da
Klaus per entrare nelle sue grazie. Tutto il resto erano solo suoni
sfocati.
-Damon...-
riuscii a sussurrare, poi strisciai contro il muro, accasciandomi a
terra.
In
meno di un secondo Damon era inginocchiato accanto a me e mi alzò
le testa con due dita.
-Angel?-
Compose
velocemente un numero e ancora prima che mettesse giù, nella
stanza era arrivato anche Stefan.
-Ci
pensi tu qui? Non mi fido dell'angelo e io devo portare lei via da
qui.-
-Se
vuoi, vampiro, resta tu qui e io vado via con Angel.-
Damon
fece una delle sue solite smorfie, quelle che solo lui riusciva a
fare. -Preferisco lasciarti qui con Stefan.-
In
risposta Gabriel gli regalò un favoloso dito medio, ma,
stranamente, Damon non gli prestò la minima attenzione. Si
voltò verso di me e mi prese in braccio, stile damigella in
pericolo, ma in quel momento io ero più stile damigella
dissanguata.
Stretta
tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, come se tutto quello che era
successo meno di 15 minuti fa, fosse solo un ricordo lontano.
Mi
strinsi a lui, come a un'ancora di salvezza, mentre restare sveglia
diventava un'impresa sempre più ardua.
Damon
camminava tranquillo e sicuro di sè e il mio peso non gli
gravava minimamente.
Era
così forte, così indipendente, così bello. Così
poco mio.
Affondai
la testa nel suo petto, mentre il dolore alla testa diminuiva di
poco.
Mi
appoggiò delicatamente nella sua macchina e in meno di due
secondi lui fu al posto del guidatore.
Mi
portò a casa Salvatore e come succedeva spesso, ormai, mi
stese sul suo letto.
-Dovremmo
chiamare un medico...- riuscii a sussurrare, sempre con gli occhi
chiusi.
-Naah.
ho un rimedio più veloce.-
Damon
si abbassò verso di me e dopo poco sentii qualcosa che
chiedeva accesso alle mie labbra.
Anche
se desideravo ardentemente che fossero le sue labbra, mi ritrovai
invece a bere il suo sangue.
Inizialmente
ero disgustata, ma man mano che riprendevo le forze, non potevo farne
a meno.
Quando
il suo sangue mi aveva quasi guarito del tutto, mi staccai dal suo
braccio e mi ridistesi sul letto.
-Mi
raccomando, non sporcarmi il letto di sangue.-
-Come
se a te dispiacesse.-
-Se
non posso berlo, sì.-
Gli
rivolsi un bel dito medio alzato: non meritava nemmeno una mia
risposta.
Damon
ridacchiò, uscendo dalla stanza.
Non
lo avevo mai visto ridacchiare, gnignare sì, continuamente, ma
ridacchiare mai. Ma dovevo ammettere: era una bella sensazione
sentirlo ridere.
Dopo
poco ritornò, con un bicchiere d'acqua e dei vestiti.
-Tieni.
Fai una doccia se vuoi.-
Bevvi
il bicchiere d'acqua e in silenzio mi diressi in bagno.
Chiusi
la porta a chiave, non si sa mai, Damon era pur sempre Damon.
Ci
misi poco, anche se tutti i muscoli mi facevano male. Presi i vestiti
e notai che erano un paio di pantaloncini e una felpa enorme. Non
sapevo che Damon avesse felpe...
Indossai
tutto e dopo poco uscii, trovando Damon seduto sul letto.
Cominciò
a fissarmi, in modo strano, quasi ipnotico, piegando la testa di
lato.
-Che
c'è?- dissi a disagio, passandomi una mano tra i capelli.
-Niente.
Pensavo.-
-A
cosa?-
-Vuoi
sapere troppo.-
-Sono
un tipo curioso.-
-Stavo
pensando che sei bella con i miei vestiti addosso.- disse
semplicemente e io passai a tutte le tonalità di rosso: da
rosa pallido a rosso fuoco.
Misi
una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardando a terra: adesso mi
era impossibile guardare Damon.
-E'
arrivato Stefan.- disse semplicemente, scendendo al piano di sotto.
Cazzo,
Angel! Ma di chi ti sei innamorata!!
-Ma
io ci voglio andare!- piagnucolai, quel sabato pomeriggio a casa
Salvatore.
Erano
passati due giorni dall'attacco del vampiro e io ero ancora relegata
in casa, confinata nelle enormi quattro mura della casa dei due
vampiri.
-Non
se ne parla, Angel.- rispose fermo Gabriel, che da altrettanti giorni
si era stabilito in casa, suscitando i grugniti di Damon.
-Ma
perché no?!-
-Perché
è pericoloso.-
-Ma
cosa sta succedendo qui?-
Nella
stanza entrò Elena, che sorseggiava un bicchiere di coca-cola,
con Stefan teneramente attaccato a lei.
-C'è
che mi sento prigioniera in questa casa!- sbottai io innervosita,
incrociando le braccia.
-Qual
è il problema?- Stefan andò a sedersi sull'enorme
divano, mentre Elena prendeva posto accanto a lui.
-Stasera
al Grill c'è la serata karaoke e io voglio andarci.-
-E
allora?- fece Elena.
-Lui
non mi vuole fare andare!- puntai il dito contro Gabriel, mentre
anche Damon entrava nella stanza.
-Non
credo ci sia niente di male.- disse Elena, guadagnandosi
un'occhiataccia da parte di Gabriel.
-Lo
credo anche io.-
-Ho
detto che non se ne parla.-
-Rilassati
già di prima mattina, vedo.- disse Damon, sedendosi di fianco
a Elena, cosa che non mi sfuggì, purtroppo.
-Io
andrò al Grill, con il tuo permesso o no, non sei la mia
guardia del corpo.-
-Angel,
Gabriel ha ragione...- tentò Stefan, ma non mi avrebbe
convinto con le sue doti di suadente conversatore!
-Potrei
sapere anche io?-
-Angel
vuole andare alla serata karaoke al Grill e Stefan e Gabriel non
vogliono.-
-E
perché?-
-Perché
è pericoloso!- sbottò Gabriel.
-Perché,
stona così tanto?- fece Damon angelico.
-Potresti
essere serio per un momento?-
-Non
credo che una serata al karaoke abbia mai ucciso qualcuno.-
Ecco
un altro motivo per cui io amavo quel vampiro! Lui sì che si
godeva la vita!
-Sono
d'accordo con Damon.- disse anche Elena.
-Tanto
ci sarete voi a proteggere me ed Elena.- rincarai la dose io.
Gabriel
sospirò. -Ok, va bene, ma alla prima cosa strana noi ce ne
andremo da lì.-
-Grazie!-
di slancio diedi un bacio sulla guancia a Gabriel e, prendendo Elena
per mano, salii al piano di sopra.
-Questo
faceva proprio pena.- fece schifato Damon, mentre sorseggiava il suo
burbon.
-Sono
mille volte d'accordo con te.- feci allibita io, mentre la voglia di
salire sul palco diminuiva sempre di più.
-Non
era poi così male.- fece Stefan, dando un bacio ad Elena.
-Tu
e il tuo cuore nobile.-
-Sembra
strano dirlo, ma questa volta sono d'accordo con Damon.- rispose
anche Gabriel, appoggiando il braccio sulla mia sedia.
-Siete
troppo cattivi.- fece Elena, bevendo la sua coca-cola.
-Ma
stasera canterò da sola?-
-Certo
che sì.-
-Dai,
canta anche tu qualcosa!- dissi, tirando Damon per una manica.
-Assolutamente
no.-
-Uffa...-
-Se
vuoi canto io con te, amore.-
Tutti
e tre in contemporanea ci voltammo verso Gabriel.
-Gabriel
senti...-
-E'
il tuo turno.- disse gelido Damon, spingendomi in avanti.
Ed
ecco che cominciavo a pentirmi di aver voluto così
ardentemente essere lì.
Non
avevo mai cantato in pubblico e farlo con Damon presente rendeva
tutto ancora più difficile.
Anche
se camminavo lenta, arrivai al palco, mentre il mio cuore accelerava
i battiti.
Sapevo
già la canzone che dovevo cantare, come sapevo già a
chi fosse dedicata.
Sussurrai
il nome della canzone al dj e dopo poco si udirono le note in tutta
la stanza.
Forse
sarò matta da legare ma io per te non sai che cosa farei
anche se so che potrei rimetterci il cuore per quegli occhi
tuoi per le tue labbra
I
miei occhi erano puntati su di lui, il mio cuore era teso verso di
lui e tutto quello che speravo era che Damon capisse che quella
canzone era per lui.
Ma
voglio te e chi se ne frega devo provarci almeno e poi si
vedrà sarai per me paradiso inferno d'Amore ma bello
come sei si può rischiare
Mi
sentivo stupida, tremendamente stupida, ma la musica aveva il potere
di arrivare dove le parole non potevano. Non sapevo se lui aveva
capito, ma sentivo i suoi occhi su di me, anche quando i miei erano
chiusi e quando li riaprii, lo trovai li, con il bicchiere alle
labbra e lo sguardo intenso.
C'è
chi mi dice lascialo dov è ha solo spine quella rosa dovrei
fermarmi e non pensarti più però per me sei troppo
bello
Anche
se non potevo vedermi, sapevo che ero dello stesso colore della
maglia di Gabriel: rosso acceso. Mentre cantavo non pensavo alle
conseguenze, non avevo pensato a cosa avrei potuto fare io se Damon
avesse realmente capito che io stavo cantando per lui...
Bello
da dimenticare non mi fai più respirare questa voglia che
ho di te non mi fa dormire Bello che mi fai morire dimmi cosa
devo fare perchè tu t'innamori di me io non resisto più
Lo
amavo. Non era per la maledizione, io lo amavo e basta. Lo amavo
quando lui mi allontanava, lo amavo quando lo trovavo a guardare
Elena, lo amavo anche quando lui mi trattava male.
Di
giorno sei l'unico pensiero la sera poi mi chiedo dove sarai La
notte no, non lo posso proprio dire che strane idee che ho da
starci male
La
mia voce riempiva tutta la stanza e il tempo sembrava che si fosse
fermato. Tutti mi guardavano, mentre io guardavo solo Damon.
C'è
chi mi dice che mi brucerò che non si può toccare
il sole ma forse come Icaro farò con te
perchè
sei troppo bello
Damon
mi fissava, ma era come se fosse contrariato, come se provasse solo
fastidio dalla mia canzone. Avrei pagato tutto l'oro del mondo per
sapere i suoi pensieri...
Bello
da dimenticare non mi fai più respirare questa voglia
che ho di te non mi fa dormire Bello, bello che mi fai
morire dimmi cosa devo fare perchè tu t'innamori di me io
non resisto più
Stasera punterò su di te tutta
la vita mia e poi sia quel che sia
Anche
Gabriel mi fissava e dalla sua mano stretta intorno al bicchiere,
capivo che lui non era affatto contento di quella dichiarazione
d'amore.
Bello,
bello che mi fai morire perchè tu t'innamori di me io non
resisto più
La
canzone finì, ma io ero ancora impalata sul palco, con il
microfono in mano. Quando mi ridestai scesi velocemente dal palco,
mentre tutta la folla presente mi applaudiva.
Arrivai
al nostro tavolo e un silenzio tombale piombò su di noi.
-Credo
sia ora di tornare a casa.- sbottò Gabriel, uscendo
velocemente dal locale.
Era
arrabbiato e io avevo paura di quello che avrebbe potuto dirmi.
In
silenzio gli andai dietro, mentre sentivo ancora gli occhi di Damon
su di me.
Sì
Angel, hai fatto la cazzata.
Guardai
l'orologio: le quattro del mattino.
Non
riuscivo a dormire, le parole della canzone mi rimbombavano ancora in
testa.
Come
se non fossi padrone del mio corpo, mi ritrovai a vagare per casa,
finché non arrivai di fronte alla camera di Angel.
Entrai,
cercando di fare il minor rumore possibile, anche se sapevo che
dormiva: sentivo il suo respiro lento e regolare anche attraverso la
porta grazie al mio udito di vampiro.
Camminai
piano e celato dall'oscurità mi avvicinai a lei.
Dormiva,
con tutti i capelli sparsi sul cuscino.
Mi
abbassai per accarezzarle una guancia, mentre ero quasi ipnotizzato
da lei.
-Bella...-
sussurrai. -Bella...da dimenticare...-
Così,
con la super velocità da vampiro uscii da quella stanza,
intenzionato a dimenticare quella serata.
Buoooooooona
sera! ^.^ come va?
Ecco
per voi un nuovo capitolo, carino o palloso sarete voi a giudicare,
anche se spero che terrete a bada le bombe xD vorrei vivere ancora
per molto xD
Ho
visto che il precedente capitolo non ha goduto di buona fortuna come
i precedenti, ma in effetti vi capisco u.u non succedeva niente di
che u.u
Spero
però che in questo capitolo le recensioni aumentino di nuovo e
che mi farete ancora compagnia in questo "viaggio".
La
canzone è bella da dimenticare di sal davinci, anche se è
modificata xD non potevo di certo dire a damon "bella" xD
In
ogni caso...la conoscete? Vi piace?
Mi
farebbe piacere che vedeste questo video e che mi fareste sapere
cosa ne pensate =) ditelo apertamente se fa schifo hihihhi xD
Capitolo 17 *** Capitolo 17: Perché? Perché ti amo. ***
Capitolo
17: Perché? Perché ti amo.
La
prima caratteristica attribuita all'uomo è stata la capacità
di scegliere.
L'uomo,
da sempre, ha compiuto scelte, che inevitabilmente hanno portato a
conseguenze, piccole o grandi, belle o brutte che fossero.
Tutti,
almeno una volta nella vita, siamo stati " chiamati " a
decidere che persone volevamo essere e da che parte stare.
Perciò
se avessi detto di essermi pentita della mia scelta, sarei stata la
più grande bugiarda dell'universo. Io non mi ero affatto
pentita: non mi ero pentita di essere lì, non mi ero pentita
di aver cercato in tutti i modi di salvare Damon, non mi ero pentita
di aver scelto la sua vita, sacrificando la mia.
Io
lo amavo e, a dispetto di quello che diceva Stefan, non avrei
aspettato un secondo di più a salvargli la vita.
Loro
volevano me e io non avrei mai lasciato che prendessero Damon al mio
posto. Se dovevo morire, se era scritto nel mio destino, meglio
morire per lui, per me non c'era modo migliore.
Non
mi importava delle conseguenze, perciò quel nuvoloso venerdì
pomeriggio mi ritrovai nel malandato giardino di una villa
abbandonata appena fuori città, con la consapevolezza che di
lì a poco sarei stata consegnata a Klaus.
Ma
non mi importava.
L'unica
cosa che rimpiangevo era che non avevo potuto salutare mia madre,
Elena e sì, dovevo ammetterlo, anche Gabriel, in fondo mi ero
affezionata a lui dal profondo del mio cuore.
Guardavo
quella casa e il mio unico pensiero era che quella probabilmente
sarebbe stata l'ultima cosa che avrei visto in vita mia.
Inspirai
a fondo, cercavo di essere il più coraggiosa possibile, ma la
verità era che avevo paura. Avevo paura di morire e avevo
paura che per Damon fosse troppo tardi, avevo paura che fosse già
morto.
Così,
con mille dubbi nel cuore, mi avviai a passo lento verso l'entrata di
quella casa, a pochi metri dalla mia morte.
Due
settimane. Erano passate due maledettissime settimane da quando avevo
avuto la brillante idea di dedicare una canzone d'amore a Damon e da
altrettante settimane lui si era impegnato minuziosamente ad
evitarmi.
Erano
state settimane interminabili in cui avevo anche avuto l'immenso
piacere di conoscere Andy, la nuova "fidanzata-giocattolo"
di Damon, che aveva deciso di stabilirsi amabilmente a casa Salvatore
e in particolar modo di stabilirsi non in una delle duecento stanze
libere e no, nemmeno in quella di Damon, ma nella mia, aveva
insistito
per avere la mia stanza.
Cosa
significava?
Semplice:
io dovevo sloggiare al più presto da lì, chiaro segno
che Damon non aveva apprezzato per niente la mia stupida
dichiarazione con la mia altrettanto stupida canzone.
Così
mi ero ritrovata a ritornare da mia madre con la coda tra le gambe,
che dalla modalità mamma Lorelai Gilmore era passata a
Terminator e con un sonoro te l'avevo detto, mi aveva mandato in
camera mia.
La
mia vita riprese la piega monotona che aveva prima dell'arrivo dei
Salvatore nella mia vita e cominciavo a sentire sempre di più
la mancanza di Damon.
Passavo
le mie giornate con Gabriel, ma tutto ciò non poteva portare
niente di buono: vedevo come mi guardava e sentivo dal modo in cui mi
baciava la guancia che quella non era la sua reale intenzione.
Ma,
in fondo, si sa: ti ama come vorresti sempre chi non ami e chi ami
invece non ti fila di striscio.
Stavo
ritornando a casa quel mercoledì sera, immersa nei miei
pensieri e con il mio inseparabile i-pod.
Una
figura si piazzò a pochi metri da me, interrompendo a metà
una canzone di Bruno Mars.
Mi
fermai impietrita, cercando immediatamente una via di fuga: non ci
voleva poi tanto a capire chi era quel tipo e cosa voleva.
Mi
voltai e cominciai a correre: non potevo andare dai Salvatore, Damon
chiaramente non mi voleva lì, così optai per il secondo
posto più sicuro che conoscevo: casa di Elena.
Tutti
i miei sforzi, però, furono inutili, perché l'uomo, il
vampiro, mi si parò davanti, bloccandomi per la seconda volta
la strada.
-Cosa
vuoi da me?!- domanda stupida.
-Te...e
la pietra di luna. Sappiamo che è in possesso del tuo
amichetto vampiro.-
-Ti
sbagli! Noi non ce l'abbiamo.- cercai di mentire, ma invano.
-Non
fare la stupida. Lui tiene d'occhio te e tutti i tuoi amichetti.-
-Lui?-
chiesi, già conoscendo la risposta.
-Klaus.
Lui ha già deciso e tu presto sarai sua.-
-Non
credo proprio.- sibilai.
Stava
cominciando a stancarmi la mania di tutti di decidere del mio
destino.
-Davvero
credi di poterti opporre? Klaus ha sempre ciò che vuole.-
-I
Salvatore lo prenderanno a calci nel culo!- feci, convinta di quello
che dicevo.
-La
vedo difficile. Vieni con me ragazzina e non fare storie.-
Il
vampiro cominciò ad avanzare verso di me e l'unica cosa che
riuscivo a pensare era che se proprio doveva prendermi, avrei dovuto
lasciare un indizio.
Cercai
di frugare nella mia borsa alla ricerca di qualche misero pezzo di
legno, cercando di impormi una calma che non avevo.
Con
mano tremante riuscii ad afferrare un'appuntita matita e la conficcai
nella mano del vampiro che cercava di afferrarmi.
-Stupida
ragazzina!!-
Il
vampiro si avventò contro di me per la seconda volta, ma venne
sbalzato via da una fortissima forza.
Subito
dopo mi ritrovai schiacciata contro il duro petto di Gabriel.
-Tutto
bene?- mi chiese, mentre con la sua forza teneva il vampiro a terra.
-fortunatamente
sì.- dissi, stringendomi a lui.
-Chi
sei?- urlò Gabriel al vampiro, mentre questi si rialzava a
fatica.
-forse
vi interesserà di più la merce di scambio.-
-Merce?-
-Sì,
la vita del vampiro per la ragazza.-
Sentii
il sangue gelare nelle vene. Avevo visto Stefan appena poche ore
prima, quindi...
-Dov'è
Damon?!- urlai, lasciando Gabriel e dirigendomi istintivamente verso
il vampiro.
-Angel!-
Mentre
Gabriel cercava di afferrarmi, il vampiro riuscì a liberarsi
dal controllo dell'angelo e mentre ci diceva un "avete tempo
fino a venerdì per decidere, portate la ragazza alla vecchia
casa sul lago o uccideremo il vampiro", sparì dalla
nostra vista.
-Non
lascerò che Damon muoia per colpa mia!- strillai stizzita nel
Salotto di casa Salvatore, a un imperturbabile Gabriel.
-E
tu non ti consegnerai a loro, a costo di uccidere chiunque mi si
metta contro.- affermò deciso.
-Nessuno
morirà stanotte.- fece Stefan. -Andremo a riprenderci Damon e
nessuno morirà.-
-E
come credi di fare?- chiese Elena. -Quel vampiro lavora per Klaus e
non credo che sia solo in quella casa.-
Mi
portai una mano nei capelli, alzandomi dal divano.
Tutto
quello mi sembrava solo un blaterare inutile. Credevo che ormai tutti
avessero capito che io avrei scelto la vita di Damon anche paragonata
alla mia.
-Stiamo
parlando inutilmente. Io so cosa voglio fare.-
-Darti
a Klaus non è un'opzione.-
-Gabriel!-
-Angel!-
-Tu
non morirai per Damon, troveremo un'altra soluzione.- rispose anche
Elena.
Me
ne andai in cucina, l'unico posto in cui non sentivo quel blaterare
inutile.
Dopo
poco, però, sentii qualcuno alle mie spalle.
-Angel.-
-Vattene,
Gabriel.- sussurrai, restando sempre di spalle.
-Perché
non capisci? Io non posso permettere che tu ti consegni a Klaus.-
-E
io cosa dovrei fare?! Aspettare che muoia?- feci stizzita, questa
volta guardandolo.
-Troveremo
un modo per salvare il tuo vampiro.- disse, ma nella sua voce leggevo
l'amarezza.
-E
come?! Più aspettiamo e più non sappiamo in che
condizioni e se lo ritroveremo.-
-Non
posso lasciarti andare.- ripetè.
-Sì,
sì.. Perché sono l'ultimo angelo sulla faccia della
terra e perché se io morissi addio angeli, lo so.- dissi, come
se fosse una filastrocca.
-No.-
rispose invece Gabriel. -Non posso lasciarti andare perché ti
amo. Ti avrei amato anche se fossimo stati ragazzi normali.-
Quella
confessione mi colpì come un secchio di acqua gelata. Rimasi
lì impalata, chiedendomi se fossi riuscita a capire bene.
-Perché
fai quella faccia? Mi sembrava chiaro.-
-Gabriel...io...-
-Tranquilla.
Non mi aspetto niente. Ma non lascerò che tu muoia.-
Detto
ciò uscì dalla stanza, lasciandomi da sola con i miei
pensieri.
Mi
trovavo nella stanza di Stefan, anzi, mi trovavo rinchiusa nella
stanza di Stefan, a pensare un modo per poter uscire da lì.
Avevo
deciso: sarei andata da Damon, lo avrei liberato. Io mi sarei
consegnata a loro.
Sapevo,
però, che con un vampiro e un angelo per casa non sarei
riuscita a scappare subito.
Così
i giorni passarono e nei due giorni successivi non erano stati in
grado di pensare a una soluzione alternativa.
Io
temevo per Damon, avevo paura che fosse già morto, perciò
decisi che quel venerdì avrei attuato il mio piano per uscire
da quella casa.
Aspettai
che Elena e Stefan uscissero di casa e, quando rimase solo Gabriel,
cercai di fare il meno rumore possibile e uscire dalla finestra.
Quando
mi ritrovai in giardino, però, una voce tuonò alle mie
spalle.
-Dove
stai andando?-
-Gabriel...mi
dispiace...- sussurrai, per poi lanciargli contro l'unica cosa che
poteva fermare un angelo: cenere di vampiro maledetta.
Gabriel
si accasciò a terra, perdendo i sensi.
Presi
la sua macchina e, non tanto bene, guidai fino alla vecchia villa
abbandonata.
Guardavo
quella casa e il mio unico pensiero era che quella probabilmente
sarebbe stata l'ultima cosa che avrei visto in vita mia.
Inspirai
a fondo, cercavo di essere il più coraggiosa possibile, ma la
verità era che avevo paura. Avevo paura di morire e avevo
paura che per Damon fosse troppo tardi, avevo paura che fosse già
morto.
Così,
con mille dubbi nel cuore, mi avviai a passo lento verso l'entrata di
quella casa, a pochi metri dalla mia morte.
Entrai
e in meno di due secondi, mi ritrovai una dozzina di fauci su di me.
Io
non mi ribellavo, speravo che almeno in quel modo avrei potuto
salvare Damon.
Sì,
io avrei fatto di tutto per l'uomo che amavo.
Stavo
lì, legato con catene di verbena da non so ormai quanto tempo.
Ormai non sentivo più nessuna parte di me e la verbena in
circolo nel mio corpo mi offuscava persino la vista.
Avevo
mille tagli sulla pelle e quel luogo puzzava terribilmente di
putrido. Ma lo sapevo, non sarei stato ancora a lungo lì e
quando mi sarei liberato, avrei fatto a pezzi quei maledetti bastardi
senza neanche un minimo di esitazione.
La
stanza era buia, ma riuscivo lo stesso a vedere qualcosa, anche se
non benissimo a causa della verbena.
Speravo
solo che Stefan si muovesse alla svelta, anche perché non
avrei resistito molto: la verbena era troppa e le piccole torture che
mi infliggevano ogni tanto stavano cominciando a stancarmi.
Per
fortuna avevo già in mente un piano: me ne sarei andato da lì,
con o senza l'aiuto di mio fratello.
A
ridestarmi dai miei pensieri fu il rumore della porta che veniva
sbattuta e la debole luce che proveniva dall'esterno mi fece vedere
uno dei vampiri che trascinava il corpo di una persona, che
inizialmente non riuscivo a mettere a fuoco.
Il
vampiro gettò a terra il "corpo" e con una risatina,
uscì da lì.
Ancora
non riuscivo a vedere chi fosse, l'odore del sangue ricoprima
l'odore, perciò mi era impossibile capire chi fosse.
Quando,
però, si voltò, riuscii a vedere la faccia e per poco
non inorridii.
Stesa
a terra c'era Angel, quasi priva di vita. L'odore di sangue che
emanava era da far girare la testa e dopo poco capii: ogni centimetro
del suo corpo era ricoperto da morsi di vampiri e i suoi vestiti
erano strappati in più punti, chiaro segno che aveva lottato.
Sentii
una grande rabbia montarmi dentro. Perché lei era lì?
Perché Stefan non l'aveva protetta?!
La
voglia di fare a pezzi quei vampiri aumentò ancora di più,
mentre guardavo quella stupida ragazzina ansimare per il dolore.
Avrei
voluto strappare quelle catene, se solo ne avessi avuto la forza, e
precipitarmi lì. Provai lo strano impulso di proteggerla,
volevo darle il mio sangue. Lei non poteva
morire. Lei non doveva
morire.
Stava
soffrendo, lo sentivo e la rabbia aumentava sempre di più.
Mentre
la vedevo ansimare, la verità mi colpì prepotente come
uno schiaffo, così come lo squallore di quello che stavo
facendo, del mio piano.
Forse
era arrivato il momento di ammetterlo.
Era
una stupida ragazzina.
Ma...
Io
tenevo a quella ragazzina.
Stavo
a terra, sentivo le forze abbandonarmi e sapevo che non avrei
resistito ancora a lungo.
Sentivo
ogni parte del mio corpo che mi doleva e quei morsi bruciavano da
morire. Ma io avevo scelto e di morire mi importava poco.
Cercai
di voltarmi, ma le fitte mi colpirono così tanto che ansimai
per il dolore.
Mi
trovavo in una stanza buia e con la vista annebbiata vedevo che c'era
qualcuno insieme a me.
Non
mi interessava sapere chi fosse, stavo morendo e l'unica cosa che
riuscivo a pensare era che volevo vedere Damon, io ero andata lì
e adesso volevo avere la certezza che lui era vivo.
-Damon...-
ansimai, riuscendo a voltarmi.
-Stupida
ragazzina!- sentii sibilare nella stanza.
Sentii
una bolla di felicità scoppiare nel mio corpo. Damon, lui era
lì, malandato, ma vivo.
Sentire
di nuovo la sua voce era un qualcosa di meraviglioso; quasi avevo
voglia di piangere.
-Damon...-
ripetei, con la voce roca.
-Cosa
ci fai qui?!- mi chiese rabbioso.
Possibile
che doveva essere duro con me anche mentre stavo morendo?
-Dov'è
Stefan?-
-A
casa, presumo.-
-E
tu sei venuta qui? Senza di lui?- fece allibito.
-Sì.-
dissi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Come
ti hanno preso?-
-Non
mi hanno preso, sono venuta io.- dissi, sputando un po' di sangue.
Sentii
Damon imprecare sotto voce, per poi ringhiarmi contro.
-E
perché?
Dov'era quel maledetto angelo?!-
-Sono
stata brava a fuggire di nascosto, io dovevo
venire qui.-
-Non
capisco.- fece lui e se avessi potuto vederlo, avrei scommesso che
aveva quella sua inseparabile espressione di quando era perplesso.
-Loro...-
facevo fatica a parlare, ma dovevo riuscirci. -Loro...hanno proposto
uno scambio: la mia vita per la tua.-
-Ma
cosa cazzo ti dice quella testa?! E non hai pensato minimamente che
Stefan avrebbe potuto liberarmi senza il tuo inutile aiuto?-
-In
due giorni non c'è riuscito.-
-Tzè.
E adesso ha un problema in più. Sei solo una stupida.-
-Te
l'avevo detto...no?- ansimai.
-Detto
cosa?- fece lui burbero.
-Che
avrei scelto sempre te.-
Ci
fu un attimo di silenzio.
-Anche
se l'altra opzione è la tua vita?-
-Sì.-
dissi semplicemente, tossendo sangue.
I
morsi mi facevano sempre più male e sentivo le forze
abbandonarmi.
-E
i morsi?-
-Quando
sono venuta qui...tutti i vampiri mi si sono avventati contro.
Dicevano che il mio sangue oltre a essere diverso da tutti gli altri,
poteva conferire poteri inimmaginabili. Ma ovviamente non è
così: sono rimasti gli stessi squallidi vampiri.- sospirai.
-hanno cominciato a mordermi ovunque, ma io non mi sono opposta. Io
sapevo di stare per morire, ma non mi importava...-
-Perché?-
-Perché
sapevo che in quel modo sarei riuscita a salvarti, io non potevo
farti morire.-
-Perché,
Angel?! Perché cazzo hai fatto tutto questo?!- mi urlò
contro.
Davvero
non lo aveva ancora capito?
Adesso
o mai più, dissi a me stessa. In fondo stavo per morire, poco
importava cosa stessi per dire.
-Perché?
Perché ti
amo,
Damon, più della mia stessa vita e non avrei mai potuto
lasciarti morire.-
Calò
il silenzio. Ormai l'avevo detto e sinceramente non mi importava.
Stavo per morire e lui doveva sapere che lo amavo, non doveva solo
supporre.
-Mi
sarebbe piaciuto dirtelo in una situazione diversa, magari non mentre
morivo...-
-Tu.Non.Morirai.-
scandì ogni singola parola. -Ti porterò fuori di qui,
Angel, te lo giuro.-
-Non
serivrebbe granche, ormai non sento più nessuna parte del mio
corpo...-
-Angel...io...-
Damon,
però, venne interrotto a metà dall'entrata tempestiva
di un'altra figura nella stanza.
-Finalmente!-
fece una voce, che io subito siconobbi.
-Stefan!-
fece anche Damon, mentre il fratello lo liberava dalle catene, anche
se con un immenso dolore.
Quando
fu liberò, Stefan gli porse probabilmente una sacca di sangue,
ma Damon scansò la mano: si inginocchiò verso di me,
spostandomi i capelli dalla faccia.
-Ragazzina...-
Nella
stanza entrò anche un'altra figura. -Allontanati da lei, hai
già fatto abbastanza.-
Sentii
qualcuno sollevarmi da terra e poco dopo mi ritrovai tra le braccia
di Gabriel.
-Lasciala
andare.- sibilò Damon, alzandosi in piedi.
-Altrimenti?-
-Altrimenti
ti uccido con le mie stesse mani.-
-Sta
morendo!- li interruppe Stefan. -Davvero non mi sembra il caso!
Alaric ci sta aspettando fuori.-
Uscimmo
da quella buia stanza delle torture, trovandoci di fronte una decina
di vampiri.
Quello
che successe dopo, però, non lo seppi mai: persi i sensi,
sperando solo che Damon stesse bene.
Mi
risvegliai qualche ora dopo e la prima cosa che vidi fu qualcuno
seduto al mio capezzale, su una poltrona.
-Finalmente.-
-Damon.-
scattai subito dal letto, ma i dolori che avevo dimenticato, mi
provocarono fitte così acute che fui costretta a rimettermi a
letto.
-Stai
giu.- mi disse, alzandosi dalla poltrona e venendo verso di me.
Aveva
qualcosa negli occhi, qualcosa di strano.
-Damon...-
dissi di nuovo.
-Sei
stata una sciocca, non avresti dovuto rischiare la vita per me.-
-Non
mi pento di quello che ho fatto.- feci, riuscendo a mettermi seduta.
Solo
in quel momento capii di essere nella stanza di Damon. Ormai mi era
così familiare.
-Invece
dovresti. Cosa pensavi di fare? Sei solo una stupida e debole umana.
Non saresti mai stata in grado do portarmi via da lì.-
-Io
non volevo portarti via, volevo consegnarmi a Klaus.-
Damon
ghignò e mi guardò come se fossi la cosa più
inutile sulla faccia della terra.
Ma
cos'era successo? Me l'ero sognato quel tono preccupato che sentivo
nella sua voce quando eravamo in quella stanza?
-Sei
solo una sciocca, non avresti mai dovuto innamorarti di me. Tu per me
non conti niente, perciò togliti dalla testa qualunque idillio
romantico. Non potrei mai amare una stupida ragazzina.-
Sentii
gli occhi pizzicarmi. Cosa avevo fatto per meritarmi un rifiuto
così...cattivo? Non mi aspettavo che lui confessasse di
amarmi, ma almeno sapevo di non meritare un trattamento così.
-Non
mi sono mai aspettata nulla da te.- dissi, cercando di impormi una
freddezza che non avevo.
-Bene.
Perché non c'è speranza per me. Cerca di rimetterti
presto, non ti voglio qui.-
Detto
questo uscì dalla stanza, mentre io affogavo la mia tristezza
nel cuscino.
Lo
odiavo. Odiavo quel maledetto vampiro. Era solo un ipocrita, un
idiota! Lo odiavo, lo odiavo!
Ma
la cosa che odiavo di più, era che, dopotutto, non riuscivo ad
odiarlo.
Non
aggiorno da un tempo infinito ma vi giuro che non è stata
colpa mia!
Ho
cominciato un tirocinio: una sorta di animazione per i bambini, che
mi occupava tutta la giornata e quando tornavo non avevo nemmeno un
briciolo di forze XD
Spero
vogliate perdonarmi, cercherò in tutti i modi di non ritardare
mai più *__*
Spero
solo che, per questo madornale ritardo, voi, stupende lettrici, non
abbiate abbandonato la mia storia con un sonoro ma vaffa...XD
Questo
capitolo è lunghetto e spero sul serio di essermi fatta
perdonare con quello che è successo ai nostri protagonisti XD
Vi
prego, fatemi trovare ancora tante vostre magnifiche recensioni!
-Dai,
Angel, vieni! Ti divertirai!- cercò di convincermi Elena, ma
invano.
-No,
Ele, non ne ho voglia. Farei solo la parte della stupida.- dissi,
stendendomi sul letto di Elena.
Ero
a casa sua da circa un'ora e da altrettanto tempo lei cercava di
convincermi ad andare all'ennesima festa organizzata da Carol
Lockwood.
-E
perché?-
-come
perché? ho...ho dichiarato il mio amore a Damon e lui mi ha
palesemente rifiutata. Credo che mi nasconderò per tutto il
resto della mia vita.- chiusi gli occhi, portandomi un braccio su di
essi.
-Come
sei tragica! Ammetto che è una situazione complicata, ma quale
occasione migliore per farlo ingelosire che andare alla festa con
Gabriel.-
Mi
alzai di scatto a guardarla, mentre lei ghignava alla grande. Ma
quando era diventata così malefica quella ragazza?
-Tu
credi che...?-
-Io
credo che.-
-E'
una cosa assurda. Non servirebbe a niente.- feci io, sdraiandomi di
nuovo sul letto.
Chiusi
gli occhi e cominciai a pensare.
Mi
ero resa proprio ridicola agli occhi di Damon. Gli avevo dato un
amore che lui non voleva. Ma, infondo, cosa potevo aspettarmi?
Davvero avevo anche solo lontanamente immaginato che un vampiro
centenario, "bello e dannato", avesse potuto accettare
l'amore di una piccola umana?
Damon
era rimasto troppo scottato per Katherine e adesso era innamorato di
Elena, lo vedevo dal modo in cui la guardava. Io ero solo di troppo.
Ero semplicemente quella che è venuta dopo e ha portato
soltanto altri insormontabili problemi.
E
poi, diciamocelo, io ero l'ultimo angelo presente sulla faccia della
terra e di certo lui non avrebbe mai amato l'essere che era
incaricato della sua distruzione.
Sapevo
che Damon era in grado di amare, solo che non voleva amare me.
-Ange,
a cosa stai pensando?- Elena mi riportò alla realtà e
io aprii gli occhi.
-A
niente. Però sai...forse verrò alla festa, almeno mi
distrarrò un po'.- dissi io poco convinta, ma tanto non avevo
niente da perdere.
-Bene,
così ti voglio! Vado a prendere qualcosa da bere, tu cosa
vuoi?-
-Una
birra?-
-Vada
per la coca cola.- disse Elena, alzandosi dal letto e andando in
cucina.
Mi
riportai di nuovo le braccia sugli occhi.
Era
passata una settimana da quando avevo detto a Damon di amarlo e lui
si era dato da fare a farsi vedere il più possibile attaccato
ad Andy. Ma, purtroppo, credevo che si fosse dato da fare in generale
con Andy.
-Sei
solo una sciocca, non avresti mai dovuto innamorarti di me. Tu per me
non conti niente, perciò togliti dalla testa qualunque idillio
romantico. Non potrei mai amare una stupida ragazzina.-
Le
parole di Damon mi ritornarono prepotenti alla mente, facendomi male
come se il vampiro fosse in quel momento davanti a me e me le stesse
dicendo.
-Cerca
di rimetterti presto, non ti voglio qui.-
Sentii
qualcosa passarmi davanti agli occhi e quando li aprii, trovai due
occhi azzurri che mi fissavano.
Mi
prese un colpo quando vidi che Damon era letteralmente sdraiato su di
me, ma, per non far gravare il suo peso su di me, teneva entrambe le
mani ai leti della mia testa. Deglutii quando guardai le sue labbra
pericolosamente vicine alle mie.
-Da...Damon...-
feci io, diventando completamente rossa.
-Buongiorno,
raggio di sole.- mi disse lui, completamente a suo agio, come se una
settimana fa non fosse successo assolutamente nulla.
-Togliti
di dosso!- il mio tono di voce era stato di tre ottave più
alto, tradendo la mia apparente tranquillità.
Cercai
di spingerlo via, ma avevo dimenticato che lui non era un ragazzo
come gli altri. L'unico risultato ottenuto era che Damon non si era
si era spostato di un millimetro e io mi ritrovavo con le mani
appoggiate al suo petto.
-Come
se non ti piacesse.- mi sussurrò all'orecchio. Il contatto
delle sue labbra, seppur lieve, sul mio orecchio, mi provocò
mille brividi.
E'
questo l'amore? Lo è, perfido cupido?
-Certo
che non mi piace! Togliti di dosso!- ripetei e, stranamente, lui fece
come gli avevo detto.
Si
sedette al mio fianco, mentre anche io mi mettevo seduta.
-Cosa
vuoi?- feci subito.
-Ma
come siamo acide. Comunque nulla.-
-Tu
non vuoi mai nulla, Damon, soprattutto se nel frattempo ti sei
preoccupato di evitarmi.-
Nonostante
tutto, io non volevo essere acida o cattiva con lui, ma doveva capire
che io non ero una marionetta al suo servizio.
-Hai
ragione. Volevo sapere se stasera andrai alla festa dei Lockwood.-
disse lui, sbrigativo.
-Certo
che ci vado.-
-Da
sola?-
Mi
sembrava di rivivere un deja-vù. Di nuovo in una camera da
letto, di nuovo Damon che, dopo avermi provocata, mi faceva quella
domanda.
-No.-
Vidi
Damon irrigidirsi, seppur impercettibilmente, incrociando le braccia
al petto.
-Tyler?-
-Gabriel.-
dissi io, quasi con aria di sfida.
Mi
sentii afferrare per le spalle e dopo due secondi mi ritrovai
schiacciata al muro, con Damon, invece, schiacciato a me.
Aveveva
gli occhi iniettati di sangue e i canini sfoderati.
-E
cosa c'entra quell'angelo, adesso? Credevo non ti piacesse.-
-Però
potrebbe.- dissi io.
-Cosa
stai cercando di fare?- mi sibilò lui, minaccioso.
Farti
ingelosire?
-Nulla,
assolutamente nulla. A parte andare a una festa con un ragazzo. Che
in realtà, almeno teoricamente, è il mio ragazzo. Tu,
invece, potresti cominciare a farti gli affari tuoi.-
Non
credevo a una parola di quello che dicevo, ma dovevo almeno scalfire
in superfice la corazza di Damon. Mi aveva fatto del male e io volevo
soltanto che perdesse tutte le certezze che aveva su di me.
-Non
è il tuo ragazzo.-
-Potrebbe
diventarlo.- lo sfidai io.
Damon
mi ringhiò contro, ma, sinceramente, io non sapevo
interpretare i suoi comportamenti. Damon sarebbe sempre stato un
mistero per me.
-Non
giocare con me, Angel.-
-E
chi sta giocando? Perché non ti preoccupi della tua di
fidanzata?- feci io, con più rabbia di quanto volessi.
-Adesso
sei tu che dovresti farti gli affari tuoi.-
-Ti
ricordo che sei tu che sei venuto qui e hai cominciato a fare
domande!- cercai di divincolarmi, ma la presa di Damon su di me era
troppo salda. -Mi lasci andare, per favore?!-
-E'
davvero questo ciò che vuoi?-
Perché
avevo l'impressione che si stesse riferendo a tutto tranne che a ciò
che in quel momento gli avevo chiesto?
-Voglio
che mi lasci.-
-Bene.-
Damon,
con la sua super velocità, sparì dalla stanza e io mi
accasciai al muro, sedendomi a terra.
-Sei...bellissima.-
fece Gabriel quel sabato sera, guardandomi dalla veranda di casa mia.
-Grazie.-
sussurrai io, nemmeno troppo convinta.
-Sono
contento che tu abbia scelto me.- disse, aprendomi la portiera della
sua macchina e posizionandosi dopo poco al posto del guidatore.
-Anche
a me fa piacere andarci con te.- gli sorrisi, mentre Gabriel metteva
in moto.
La
casa dei Lockwood era poco lontana dalla mia, ma ad ogni metro che mi
ci avvicinavo, sentivo il cuore aumentare i battiti. Avevo paura di
quello che avrei trovato, avevo paura che il cuore mi si spezzasse
mentre vedevo Damon e Andy ballare insieme.
Sapevo
che lei per Damon non contava nulla, ma l'idea che lei passasse tutte
le notti nella sua stanza non faceva altro che aumentare il senso di
vuoto che sentivo dentro.
Immersa
nei miei pensieri, non mi accorsi di essere arrivati all'enorme
residenza Lockwood.
Quando
Gabriel mi aprì gentile la portiera e mi aiutò a
scendere dall'auto, realizzai che la fatidica sera era arrivata.
Mi
sarei ritrovata nella stessa stanza con Damon e quell'Andy e la mia
unica difesa sarebbe stata una maschera di indifferenza.
Ma
io non ero brava quanto Damon a fingere, perciò ero più
agitata del giorno in cui una dozzina di vampiri mi avevano sbranato.
Ripensare
a quel giorno, inceve che aiutarmi, mi procurò una fitta nello
stomaco.
Sospirai
e, sorridendo a Gabriel, ci avviammo all'entrata della casa.
-Buonasera,
ragazzi.- fece un sorridente Tyler, mentre mi guardava intensamente.
-Complimenti Ange, sei davvero splendida.-
-Grazie
Ty.- mi allungai a dargli un bacio sulla guancia e dopo poco, sempre
stretta a Gabriel, ci addentrammo nella sala.
Dovevo
ammettere che quella sera anche Gabriel era davvero stupendo: tutte
le ragazze si voltavano al suo passaggio. Era bello, sì, ma
non quanto Damon.
Scossi
la testa, dicendomi da sola di essere una stupida: toglitelo dalla
testa! Mi ripetevo.
-Ange!
Gabriel!- sentii qualcuno alle mie spalle e, con una strana
sensazione mi voltai.
-Ciao...ehm...Andy.-
feci, afferrando di istinto la mano di Gabriel.
Damon
non mi aveva nemmeno salutato, si limitava a fissarmi, per poi
fissare quasi disgustato la mia mano intrecciata a quella di Gabriel.
-Sei
molto bella stasera, non è vero Damon?-
-Sì.-
rispose lui, senza staccare i suoi occhi dai miei. -è molto
bella.-
-Bene,
noi andiamo. Godetevi la festa, ragazzi.- Gabriel quasi mi trascinò
via, non potendo sopportare nemmeno l'odore del vampiro.
-Gabriel...-
-Questa
è la nostra serata, Angel e non me la farò rovinare da
quel vampiro.-
Ancora
per mano, Gabriel mi condusse al centro della sala e, stringendomi
ancora di più per la vita, cominciammo a ballare.
La
sua bocca era a stretto contatto con il mio orecchio e la sua mano
sulla mia schiena andava su e giu.
-Quel
vampiro mi piace sempre di meno.-
A
me piace sempre di più, invece. Come la mettiamo, eh, Gabriel?
-Non
si dovrebbe odiare una persona per ragioni stupide come le tue.-
-Io
non lo odio perché io sono un angelo e lui un vampiro. Lo odio
perché è l'unico impedimento per avere te. Se lui non
ci fosse stato, probabilmente, adesso staremmo felicemente insieme e
avremmo cominciato a togliere qualche vampiro di mezzo.-
-A
volte sei così fanatico che mi fai paura.- feci io,
appoggiando la testa sulla sua spalla.
Sapevo
che Gabriel era più forte di Damon e mi sentivo al sicuro con
lui, ma la sensazione che provavo quando ero con Damon era diversa.
Con lui mi sentivo protetta, come se niente e nessuno avesse potuto
farmi del male quando mi trovavo tra le sue braccia, tranne lui.
Gabriel
mi strinse più forte e dopo poco capii il motivo: fermo tra la
folla di gente che non ballava c'era Damon, con un bicchiere tra le
mani e lo sguardo più minaccioso che gli avessi mai visto.
Sì,
era decisamente un deja-vu. Ma quella volta, però, non avrei
abbandonato la sala e non mi sarei ritrovata lui dietro. Sarei
rimasta lì, stretta a Gabriel, perché era lì che
dovevo stare, perché era lì che Damon mi aveva
costretta a stare.
Gli
avevo dato il mio amore e quella sera poteva esserci lui al posto di
Gabriel, ma aveva rifiutato tutto e adesso non potevaavanzare nessuna
pretesa su di me.
Il
ballo finì e noi due ci staccammo. Gabriel mi sorrise e mi
portò a prendere qualcosa.
Ordinammo
un drink poco alcolico, ma, nonostante questo, subito dopo sentii un
gran calore alla testa. Dissi a Gabriel che mi sentivo poco bene e,
dopo avergli impedito di venire con me, uscii in giardino.
Tutto
era illuminato e, cominciando a camminare, arrivai nei pressi di una
fontana.
Mi
sedetti sul bordo e cominciai a fissare l'acqua, persa nei miei
pensieri.
-Non
dovresti stare qui da sola, sai?-
Mi
voltai di scatto e quando lo feci trovai un ragazzo a fissarmi. Aeva
i capelli biondi, era magro e indossava quello che sembrava un
costisissimo vestito.
-Avevo
mal di testa.- dissi semplicemente, avvertendo una strana sensazione.
-Beh,
un po' d'aria fresca non può farti che bene.- disse,
avvicinandosi e porgendomi una mano.
Lo
guardai interrogativa. -Ti va di andare a fare una passeggiata?-
continuò.
-Senti,
non offenderti: ma non ti conosco e di certo non vado a spasso con
uno sconosciuto.- Con i tempi che corrono soprattutto!
Lui
sembrò sul serio dispiaciuto, poi, però, riacquistò
di nuovo quel suo sorrisetto strano e di sedette al mio fianco.
Provavo
una strana sensazione, una sorta di buco nello stomaco, un qualcosa
che mi diceva che dovevo stare attenta.
-Resto
qui, se ti fa piacere.-
-Non
vorrei sembrarti brusca, ma...cosa vuoi da me?- meglio mettere le
cose in chiaro fin da subito.
-Cosa
potrebbe volere un ragazzo che cerca di conoscere una ragazza?-disse,
come se la risposta fosse scontata.
-Ma
hai visto che sono qui con un ragazzo, vero?-
-Io
ho visto te e mi sei piaciuta. Il resto non è un problema.-
Lo
fissai: aveva degli occhi profondi, verdi, ma che nascondevano
qualcosa. Mi sorrideva, era carino, ma quella sensazione non andava
via.
-Perché
sei così tesa? Ti faccio paura? Se vuoi vado via, mi dispiace
che tu abbia frainteso, ma ti assicuro che non sono un maniaco.-
-Mi
aiuterebbe sapere chi sei.-
-Sono
un parente dei Lockwood.-
Mi
sembrava sincero. Forse stavo solo immaginando tutto. Lui era solo un
semplice ragazzo e probabilmente io potevo anche smetterla di stare
sulla difensifa.
-Ok.
Scusami...è che...-
-E'
che con i tempi che corrono non ci si può fidare di nessuno.-
disse, finendo la frase.
-Già.-
concordai, sorridendo.
-E'
il tuo ragazzo?-
-Quello
con cui stavo ballando? No.-
-E
l'altro?-
-l'altro?-
chiesi confusa.
-Sì,
quello che guardava te come qualcosa di suo e il ragazzo con cui
ballavi come qualcuno che avrebbe vissuto ancora per poco.-
Scoppiai
in una fragorosa risata. -No,no. Lui assolutamente non è il
mio ragazzo.- purtroppo.
-Quindi
sono libero di poterti corteggiare? Magari possiamo vederci ancora.-
Aveva
un sorriso magnetico e gli occhi da predatore, ma dovevo ammettere
che era carino.
-Forse
è meglio di no.- già avevo problemi con due ragazzi,
non mi sembrava una buona occasione aggiungere il terzo.
-Perché
no? Sono tanto brutto?- si avvicinò di più a me, mentre
l'acqua della fontana zampillava dietro di noi e le luci creavano una
strana atmosfera. Strana ma bella.
-No,
affatto. Ma in fatto di uomini sono parecchio incasinata in questo
periodo, come hai potuto constatare.- dissi sincera.
-Beh,
si dice che il terzo gode, no?-
-Mi
dispiace, ma sono innamorata di un altro.- decisi che essere del
tutto sincera era la cosa migliore. Lui avrebbe capito e io non lo
avrei illuso.
-Questo
si che è un problema. Per l'altro intendo.-
-Perché?-
-Perché
io ottengo sempre ciò che voglio.- disse, avvicinandosi
pericolosamente a me.
Ed
ecco che la strana sensazione che provavo prima, ritornò.
Sentivo quasi...ansia? Come se qualcosa, o qualcuno, dentro di me mi
diceva di andare via subito di lì.
-Senti...-
dissi, spostandolo. -Io non conosco nemmeno il tuo nome.-
-Cosa
c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo una rosa non
perderebbe il suo
profumo
se avesse un altro nome.- disse, recitando Shakespeare.
Quel
ragazzo era strano, strano davvero.
-Sei
molto bella. Non ho mai visto nessuna bella come te.- continuò,
avvicinandosi
sempre
di più a me.
-Io...io
devo andare.- dissi alzandomi.
-Aspetta.-
mi afferrò per un braccio e alzandosi a sua volta.
-Devo
andare.- ripetei. -mi avranno dato per dispersa.-
-Che
ti cerchino allora.-
Mi
tirò per un braccio e in meno di due secondi, senza che io
potessi accorgermene, mi
ritrovai
le sue labbra sulle mie.
Rimasi
impietrita, completamente spiazzata, mentre la sua lingua chiedeva
accesso alla
mia
bocca.
Quando
riuscii a riprendere il controllo su me stessa, cercai in tutti i
modi di
divincolarmi,
ma la sua presa era troppo forte.
Mentre
la sua lingue riusciva ad entrare nella mia bocca, davanti ai miei
occhi si
formarono
mille immagini, come un film a velocità aumentata. Vedevo
delle scene che
non
avevo vissuto, persone che non conoscevo, luoghi che non avevo mai
visto.
Lui
si staccò da me, tenendomi, però, sempre vicina.
-Sei
inebriante.- disse semplicemente.
Io
cominciai a divincolarmi, ma la sua presa era troppo forte. Mi
fermai: se lui non
avesse
voluto lasciarmi andare, io non avrei potuto liberarmi, perciò
era inutile
dimenarmi.
-Ti
ho aspettata per così tanto tempo.-
-Lasciami
andare!- urlai. -Chi sei?!-
Mi
lasciò andare, finalmente e io feci alcuni passi indietro.
-Vuoi
sapere sul serio il mio nome?-
-Sì!.-
anche se temevo la risposta e inconsciamente già la conoscevo.
-Il
mio nome è Klaus. E tra poco verrò a prenderti.- detto
questo sparì dalla mia vista,
così
silenziosamente come era arrivato.
Io
rimasi ancora lì, impalata e incredula.
Mi
portai le mani sulla bocca e la paura cominciò ad
impossessarsi di me.
Mi
voltai e cominciai a correre. Dovevo trovare qualcuno: Damon, Stefan,
Gabriel...
Arrivai
alle scale del giardino e andai a sbattere contro qualcosa di duro.
Stavo per
cadere,
ma due braccia forti mi afferrarono.
-Angel?-
-Damon!-
Mi
tuffai letteralmente sul suo petto. Non mi interessava tutto quello
che era
successo,
volevo solo che lui mi portasse al sicuro.
-Angel,
cosa è successo?- mi chiese preoccupata, facendomi allontanare
dal suo petto,
ma
tenendomi sempre stretta a lui.
-Lui!
Mi ha baciata! Baciata! E poi ha detto che verrà a prendermi!-
urlai tutto d'un
fiato.
-Angel,
calmati! Lui chi?-
-KLAUS!!-
avevo paura. Sapevo che lui sarebbe sul serio venuto a prendermi.
Le
immagini di poco prima mi ritornarono alla mente: Klaus che uccideva
tutti gli
angeli,
gli orribili trattamenti che riservava loro, due persone che
parlavano tra di
loro.
Un mondo antico, villaggi in fiamme. Gente che urlava.
-Klaus
ti ha baciata?!- fece Damon, con un tono tra l'incredulo e il
furioso.
-E...e
ha detto che verrà a prendermi.-
-Sì,
ma hai baciato Klaus.-
-Damon!
Non mi sembra il momento! E poi lui ha baciato me.-
-Vieni
dentro. Dobbiamo trovare Stefan.-
Damon
mi afferrò la meno ed entrammo in sala, camminando tra la
folla. Trovammo
Stefan
che ballava con Elena e poco più lontano Gabriel, che facemmo
avvicinare.
-Abbiamo
un problema.- disse Damon ai tre, senza lasciarmi la mano.
Il
contatto con lui mi stava lentamente rassicurando.
-Uno?-
fece ironica Elena.
-Questo
è bello grosso. Forza, racconta.- mi disse.
-In
giardino ho incontrato un ragazzo. All'improvviso mi ha baciato e io
ho visto delle
scene.
Ha detto che sarebbe venuto a prendermi.-
Elena
cominciò a guardarmi stranita, mentre Stefan cominciò a
guardare il fratello con
aria
interrogativa, mentre Gabriel divenne una statua.
-Damon
capisco che tu non sappia cosa stai provando.- cominciò
Stefan, ironico. -Ti
informo:
si chiama gelosia.-
-Non
era un ragazzo normale, idiota! E io non sono geloso! Su, forza.
Diglielo.-
Presi
un respiro. -Il ragazzo che mi ha baciata era Klaus.-
-Cosa?!-
fecero i tre contemporaneamente.
-E
tu ti sei fatta baciare da Klaus?!- disse Gabriel.
-Quindi
adesso sappiamo che faccia ha.- fece Elena.
-Sì,
ma ha detto che verrà a prendermi presto!-
-Nessuno
verrà a prenderti.- mi disse Stefan.
Proprio
in quel momento la musica venne interrotta e uno strano ragazzo salì
sul palco,
un
cameriere da come era vestito.
-Ho
un messaggio per Angel.- disse. -Da parte di Klaus.-
Tutti
ci mettemmo sull'attenti e Damon mi strinse di più la mano.
-Quel
bacio è stato stupendo. Diventerai mia, perché è
così che deve essere.- il
cameriere
scese da quella sorta di palco.
Mi
voltai a guardare gli altri, impaurita.
-Andiamo
a casa.- disse soltanto Damon, cominciando a tirarmi.
Gli
altri, silenziosi, ci vennero dietro.
Mi
concedete essere un po' volgare?
Sì?
Bene.
Quello
sì che era un cazzo di guaio!!
Saaaaaalve!
come va? ^^
Ebbene
sì! Klaus ha baciato Angel e adesso sta rivendicando ciò
che considera suo. Il tipo!
Non
mi dilungo troppo in questo spazio, perché vorrei passare
subito a rispondere alle vostre stupende recensioni del capitolo
precedente.
Davvero
non smetterò mai di ringraziarvi. Il vostro sostegno è
fondamentale per me!
Sul
serio grazie di cuore!
Spero
che questo capitolo possa piacervi e vi dico già da ora che se
la mia storia vi piace davvero, non potete perdere il prossimo
capitolo!
Si
intitolerà festa di compleanno e indovinate di chi?
Perciò
per le fan della coppia Damon/Angel vi consiglio di non perderlo!
ahuhuahua sarà un capitolo super importante, che spero riceva
mooolte recensioni! Ovviamente io cercherò di fare del mio
meglio e non deludervi, qualora fosse così, non esitate a
dirmelo!
Vi
lascerò un piccolo spoiler!
"Ormai
sei mia. Lo sei stata dal nostro primo incontro".
Chi
è a parlare?
A
proposito! Mi sembra giusto dirvi che molto probabilmente il capitolo
sarà pubblicato tra un po' di tempo, perché sabato 16
partirò per le tanto sospirate vacanze e tornerò il 31.
Dato che vorrei scrivere un capitolo con i fiocchi, non so se
riuscirò a pubblicarlo prima di sabato, anche perché ho
degli affarucci da sbrigare!
Capitolo 19 *** Capitolo 19: Festa di compleanno ***
Capitolo
19: Festa di compleanno
-No...aspetta...non
voglio...no...no...NO!-
Mi
svegliai di scatto, alzandomi velocemente e mettendomi seduta al
centro del letto. Mi portai le mani alla testa, mentre i capelli
ricadevano in avanti.
Ancora
quegli incubi, ancora gli stessi strazianti, laceranti e orribili
incubi: ricordi non miei che occupavano prepotentemente la mia mente.
Mi
voltai a guardare l'orologio: erano le 10.30 di domenica 14 luglio.
Mi
sdraiai di nuovo a letto, per poi rialzarmi di scatto.
Domenica
14 luglio.
DOMENICA
14 LUGLIO?!
Perché
ero così euforica? Semplice.
Perché
domenica 14 luglio era il mio compleanno: quel giorno io avrei
compiuto la bellezza di 18 anni.
Mi
alzai velocemente dal letto, incurante di essere in mutande e mi
precipitai al piano di sotto. Adoravo il mio compleanno: mia madre,
nel suo piccolo, cercava di rendermi la giornata perfetta,
preparandomi tutto ciò che a me piaceva mangiare e facendomi
qualche piccolo regalo, magari una gita in qualche posto.
Quando
arrivai in cucina, però, invece di trovare una tavola
imbandita di ogni prelibatezza e mia madre allegra che mi augurava
buon compleanno, la trovai seduta a tavola con Gabriel, a confabulare
chi sa cosa.
Rimasi
impalata sulla soglia, mentre i due si voltavano a guardarmi.
-Angel.-
disse Grabriel, guardandomi dalla testa ai piedi.
-Tesoro.-
fece mia madre. -Forse è meglio se indossassi qualcosa.-
Feci
come aveva detto, prendendo una semplice maglia lunga e ritornai in
cucina.
-Cosa
succede?- chiesi, guardando le loro facce cupe.
-Tesoro
forse è meglio se ti siedi.-
-Sto
bene anche qui.- feci. Odiavo quando volevano tenermi nascosto
qualcosa, quando mi trattavano come una bambina.
-Il
nostro incubo peggiore sta diventando realtà.- cominciò
mia madre.
Li
guardai confusa: se avevano intenzione di parlare con frasi
apocalittiche, non saremmo arrivati da nessuna parte.
-Klaus
sa dove sei adesso e ti vuole con lui. Ovviamente non sappiamo perché
vuole averti con se e non ucciderti o magari perché voglia
farlo dopo. Comunque non possiamo correre questo enorme rischio.-
fece Gabriel, con sguardo serio.
-E
quindi?-
-Quindi
io e tua madre abbiamo deciso che è meglio se lasciamo la
città. Io posso proteggerti meglio dei Salvatore e
sinceramente loro non mi sembrano granché interessati a
salvarti.-
-Non
è vero!- cercai di difenderli. -A loro importa! A Damon
importa!-
-Lo
credi davvero? A me sembra più interessato a salvare Elena,
che te.- fece glaciale.
Quella
frase mi fece male. Forse perché non volevo crederci, forse
perché inconsciamente lo pensavo anche io, ma non volevo
crederci.
-Io
non voglio andare via, io non scapperò.-
-Tesoro,
non possiamo rischiare di perderti.- fece mia madre.
-Scappare
non risolverà nulla, lui ci troverà sempre. Meglio
allearci con i Salvatore e provare a ucciderlo insieme.-
-Klaus
non può essere ucciso, almeno non da arma mortale.-
-Ma
la maledizione dice che...-
-La
maledizione dice che si spezzerà quando la
luce attraverserà l'oscurità sulle ali nere, ma non
sappiamo cosa voglia dire.-
-Non
mi interessa, io da qui non me ne vado.- feci seria, uscendo dalla
cucina, mentre mia madre scuoteva stizzita la testa.
Andai
in salotto, con l'intenzione di chiudermi in camera mia: ma che bel
inizio di compleanno.
-Angel!-
Grabriel mi afferrò per il polso, facendomi bloccare.
-Cosa
c'è ancora?-
-Perché
ti ostini a erigere un muro con me? Io non sono tuo nemico, i vampiri
dovrebbero esserlo.-
-Ancora
con questa storia.- scossi la testa, voltandomi per andarmene, ma
Gabriel non era dello stesso parere.
Mi
tenne lì, fissandomi intensamente con i suoi profondi occhi
azzurri.
-Percché
non capisci che ti amo troppo per perderti? Non riesco a pensare a un
mondo senza di te.-
Dal
mio polso, la sua mano scese fino alla mia, per poi intrecciarla con
essa.
-Gabriel...devi
dirmi qualche altra cosa?- dissi, cercando di cambiare argomento,
sperando che Gabriel si ricordasse del mio compleanno.
Non
volevo pensare a quello che mi aveva detto Gabriel, mi faceva sentire
in colpa, perché io non avrei mai potuo amarlo come lui
avrebbe voluto.
-Perché
devi sempre ferirmi...comunque no, nient'altro.-
Mi
lasciò la mano, facendo qualche passo indietro. Avrei voluto
abbracciarlo, dirgli che mi dispiaceva, ma ero impalata lì,
senza riuscire a fare nulla.
A
salvarmi fu il suono del campanello, che mi risparmiò dal dire
qualcosa fuori luogo.
Quando
andai ad aprire la porta, mi ritrovai una montagna di rose rosse, che
sommergeva il povero fattorino.
Confusa
le presi, inebriata da quel magnifico profumo.
-Ma
cosa...- sentii dire Gabriel dietro di me.
Presi
le rose e guardai il fattorino: mi guardava, in attesa di qualcosa.
-Mi
scusi, non ho monete.-
-Va
bene, buon giorno.- disse andandosene, non prima di avermi gettato
un'occhiataccia.
Le
rose erano così grandi e tante che faticavo a tenerle in mano,
così le appoggiai sul mobile all'entrata, mentre Gabriel non
smetteva di fissarmi.
Chi
poteva avermele mandate?
Un'idea
balenò nella mia mente, facendomi accelerare immediatamente
battiti del cuore. E se...e se fosse stato Damon a mandarmi quelle
rose? Se fosse stato l'unico a ricordarsi del mio compleanno?
Doveva
essere Damon, doveva per forza esserlo: escluso Gabriel, che
ovviamente non era, rimaneva solo Damon.
Mi
avvicinai ai fiori, annusandoli e constatando che erano davvero
belli. Damon non mostrava i suoi sentimenti, quindi dovevo
interpretare quel gesto come un qualcosa di più?
Sorrisi,
come un'idiota, pensando che quei fiori erano il miglior regalo di
compleanno.
-Angel.-
mi chiamò serio Gabriel.
-Dimmi.-
-Chi
te li ha mandati?-
-Non
lo so.- dissi, voltandomi verso di lui. -Non c'è nessun
biglietto.-
-Credi
sia il vampiro?-
-Non
lo so.- ma lo spero.
Vidi
Gabriel stringere i pugni e abbassare lo sgardo. I capelli biondi gli
coprirono gli occhi, mentre lo vodevo scuotere la testa.
-Gab...-
Non
finìì nemmeno di pronunciare il suo nome, quando lui
alzò la testa di scatto, inchiodandomi con i suoi furiosi
occhi azzurri.
-Se
non mi amerai con le buone, mi amerai con le cattive!-
Avanzò
velocissimo verso di me, inchiodandomi al muro. Per la sorpresa mi
ero impalata, riuscendo solo a guardarlo con occhi spalancati.
Ma
cosa voleva fare?!
Mi
diede un bacio a stampo, violento, mentre con le mani mi teneva
bloccata al muro.
Dopo
un primo istante di completa paralisi, cominciai a dimenarmi, ma
Gabriel era troppo forte.
Scese
a baciarmi il collo, accarezzando la mia schiena in modo ossessivo.
-Gabriel!
Ma cosa cazzo fai! Togliti di dosso!-
Mi
dimenavo, sembravo un animale in gabbia, ma lui non mollava la presa.
Quello non era Gabriel, non era il ragazzo gentile ed educato che
avevo conosciuto.
Fece
scendere la sua mano fino alla mia gamba, alzandola e portandola
verso di lui, mentre mi baciava ancora il collo, per poi passare alle
mie labbra.
Ero
disperata, non sapevo come togliermelo di dosso e ogni secondo che
passava, avevo paura che tutto quello potesse degenerare in altro.
Sentii
Gabriel che mi veniva staccato di dosso e di fronte a me comparì
mia madre, che teneva Gabriel a terra con la forza della mente.
Ma
da quando mia madre aveva i superpoteri?!
-Cosa
stavi facendo a mia figlia?!- gli urlò contro, mentre Gabriel
cercava di alzarsi.
-Perdonami...-
mi disse, guardandomi.
Io
non riuscivo nemmeno a stare nella sua stessa stanza, figuriamoci a
guardarlo. Me ne andai di corsa in camera mia, massaggiandomi le
braccia nel punto in ci Gabriel mi aveva stretta.
Chiusi
la porta a chiave, andando a sedermi sul letto.
Mi
guardai le braccia: due segni rossi erano in bella vista su di essi.
Di sicuro si sarebbero formati dei lividi.
Ma
che bel compleanno!
Sbuffai
e mi sdraiai sul letto, ma poco dopo il mio cellulare cominciò
a squillare.
Lo
presi e risposi, senza nemmeno guardare chi fosse.
-Pronto?-
-Ange,
sono Elena.-
-Oh
Elena, ciao.- almeno lei si sarebbe ricordata del mio compleanno, era
pur sempre la mia migliore amica.
-Ciao,
senti volevo chiederti una cosa.-
-Dimmi
tutto.- dissi, un po' delusa. Sul serio anche lei lo aveva
dimenticato?
-Ti
va oggi di darmi qualche ripetizioni di matematica?-
Ok,
lo aveva dimenticato.
-Ehm...sì,
sì, certo.- feci titubante.
-Oh
scusami, forse avevi qualcosa da fare.-
-No,
niente. Tu piuttosto, non devi dirmi nient'altro?-
-Mhm...no,
credo di no. Perché?-
-No
niente, sensazione. Va bene, allora ci vediamo a casa tua alle
cinque.-
-No,no!
Sono da Stefan. Vediamoci lì alle sei, per te va bene?-
-Ok.-
-Ok
e grazie! Baci!-
-Baci
Ele.-
Riattaccai,
definitivamente delusa al 100%.
Nemmeno
la mia migliore amica si era ricordata del mio compleanno. Jules non
lo aveva mai dimenticato...lei c'era sempre...
Ripensai
a lei, al pezzo della mia vita che era andato via con lei.
Quelli
sì che erano tempi felici. Con lei tutto era semplice.
Guardai
l'orologio: le 12.30. Bene, tra meno di cinque ore dovevo andare dai
Salvatore e in cuor mio speravo di trovarci Damon.
Mi
stesi di nuovo a letto, infilando l'i-pod nelle orecchie.
Mi
era sempre piaciuto il mio compleanno, ma adesso non vedevo l'ora che
finisse.
Erano
le 17.45 e io ero in un madornale ritardo. Presi velocemente la
borsa, infilandoci il libro di matematica e, dopo aver salutato mia
madre, uscii di casa.
Cominciai
a correre più velocemente, pensando che non sarei mai riuscita
ad arrivare in orario a casa Salvatore.
Voltai
in una piccola stradina laterale: una scorciatoria che mi aveva fatto
vedere Damon.
All'improvviso
mi bloccai, perché appoggiato alla parete sinistra del
vicoletto c'era Klaus, che mi fissava come si fissa un cavallo da
comprare.
Mi
si gelò il sangue nelle vene e mi immobilizzai all'istante,
non riuscendo a pensare cosa fare.
Cosa
voleva adesso da me? Che fosse venuto ad uccidermi?!
Mi
guardai intorno, cercando una via di fuga, non riuscendo a trovare
nulla per salvarmi.
-Fossi
in te non lo farei.- mi sibilò minaccioso.
Ma
che cazzarola di compleanno era quello?!
Mi
voltai, cominciando a correre, almeno nella strada principale avevo
qualche piccola possibilità di salvezza.
Non
avevo fatto i conti, però, con il fatto che lui era un vampiro
millenario, così, in meno di due secondi, me lo ritrovai di
nuovo davanti, con la sua imponente figura che mi bloccava ogni via
di salvezza.
-Io
te l'avevo detto.- fece beffardo, afferrandomi per il polso e
spingendomi sempre di più verso l'oscurità del
vicoletto.
-Cosa...cosa
vuoi da me?- dissi, completamente spaventara.
Sapevo
che fare la "forte" con quel vampiro era inutile: lui era
un Klaus e di fronte non mi trovavo Damon Salvatore, che si divertiva
alle mie scenate.
-Ancora
non l'hai capito? Te, voglio te.- mi sibilò nell'orecchio.
La
sua voce mi provocò mille brividi, di paura ovviamente.
Ma
perché tutti si ostinavano con quella storia?! Prima Gabriel,
poi Klaus. Non sapevo di avere uno strano tipo di ferormone...
-In...in
che senso? Perché adesso vuoi uccidermi?-
-Oh,
mia cara, io adesso non voglio assolutamente ucciderti. Io volevo
solo anticipare qualcosa che sarebbe avvenuto a breve.-
Quella
frase mi destabilizzò ancora di più. Cosa significava
che aveva solo anticipato quello che sarebbe capitato a breve?
-Non
preoccuparti.- continuò, leggendo la confusione nei miei
occhi. -Tutto ti sarà spiegato a tempo debito.-
-Lasciami
andare!-
Cominciai
a tempestargli il petto di pugni (dovevo pur fare qualcosa!), ma
niente: quel dannato vampiro non si muoveva di un millimetro.
-Perché
non capisci che è inutile opporti a me? Io ottengo sempre ciò
che voglio.- mi fece scorrere lentamente la mano sulla guancia, per
poi arrivare al mio collo.
Io
non riuscivo più a muovermi, ero impalata dall'orrore.
-Come
sei bella.- continuò. -Sei l'essere più bello che abbia
mai visto. Ma, in fondo, da un angelo e una fata di quella potenza,
non ci si poteva aspettare niente di meglio.-
-Lasciami
andare, ti prego...- sussurrai di nuovo.
-Ma
non devi essere così spaventata. Eppure i miei fiori ti sono
piaciuti questa mattina. Io posso essere anche romantico, posso
essere tutto ciò che voglio.-
Smisi
di oppormi. Quindi lui mi aveva regalato quei fiori. Un enorme senso
di delusione pervase tutto il mio corpo e all'improvviso la mia
illusione che fosse stato Damon a mandarmeli, mi sembrò così
stupida.
-Non
è vero.- tentai.
-Certo
che è vero. Cosa ti aspettavi? Che fosse il tuo vampiretto da
quattro soldi?-
-Non
chiamarlo così!- feci stizzita. -Tu non vali nemmeno la metà
di lui.-
-Attenta
con le parole, angioletto.-
Angioletto...a
volte Damon mi chiamava così e adesso sentirlo da Klaus mi
sembrava una cosa così sbagliata.
-Io
non sono un angelo.-
-Oh,
certo che lo sei: tuo padre lo era. E in te scorre sangue di fata, il
che ti rende ancora più importante e interessante. Senza
contare che sei l'ultima reincarnazione di Ihael.-
-E...e
Elena?- sussurrai. Almeno avrei sfruttato al massimo la mia
occasione: dovevo capire cosa voleva anche da Elena.
-La
signorina Gilbert? Beh, adesso può aspettare, ho qualcosa di
meglio su cui concentrarmi. Un qualcosa che mi è ancora più
utile di quella ragazzina.-
Io
non lo capivo quel vampiro. Era pazzo, indubbiamente, e le sue frasi
criptiche proprio non sapevo interpretarle.
-Non...non
capisco...-
-Tu
non devi capire, devi solo venire con me, adesso.-
Mi
si gelò il sangue nelle vene e tutto mi divenne chiaro. Ecco
perché era lì.
-No!
NO!- urlai, ma era inutile: chi mi avrebbe sentito?
-Perché
ti opponi. Tanto lo sai che prima o poi verrai con me.-
Mi
strinse ancora di più il polso e mi strattonò verso di
lui, così che io mi ritrovai completamente schiacciata sul suo
petto.
Ero
disgustata, mi veniva quasi da vomitare: io odiavo quel vampiro, ogni
fibra di me provava repulsione per lui.
-LASCIAMI!-
urlai e all'improvviso una grande energia sbalzò il vampiro
lontano da me.
Lo
guardai stupita: ero stata io a fare quello? Come era possibile?
Klaus,
però, reagì in modo completamente diverso da come mi
aspettavo: ghignò, alzandosi tranquillamente in piedi.
-E
brava il mio angioletto preferito.- disse, per poi avanzare di nuovo
verso di me.
All'improvviso,
però, una figura nera si parò davanti a me e io non
riuscii più a vedere
Klaus.
-Problemi?-
fece Damon, guardando Klaus con aria di sfida.
-Damon...-
sussurrai. Era venuto di nuovo a salvarmi.
-Potrei
spegnere velocemente la tua inutile vita, vampiro, quindi abbi un po'
di rispetto.-
-Devi
lasciarla in pace.-
-E'
un ordine?- fece beffardo Klaus, per nulla intimidito. -Bene.-
continuò poco dopo.
-ci
rivedremo presto.-
Detto
questo sparì, lasciandomi inspiegabilmente lì. Ma
perché non aveva attaccato Damon? Perché se ne era
andato all'improvviso.
-Stai
bene?- Damon si voltò subito, prendendomi il mento tra le
dita.
-Sì...grazie.-
-Di
nulla.-
-Come
sapevi che ero qui?-
-Non
ti vedevo arrivare e sono venuta a cercarti. Poi mi sono ricordato di
questa strada, tutto qui.-
-Quindi...quindi
eri preoccupato per me?-
-Andiamo
angioletto, ti porto a casa.- disse senza rispondermi e si avviò.
Quando
aprii la porta di casa Salvatore tutto era buio e cominciavo a
pensare che Stefan avesse ucciso Elena e l'avesse fatta a pezzettini,
ma all'improvviso le luci si accesero e un coro di -AUGURIII!- mi
accolse.
Guardai
Elena, in prima fila, che mi sorrideva, Stefan, dietro di lei, che
aveva appena sparato il fiume di coriandoli che mi aveva investito.
Poi c'erano Caroline, Matt, Bonnie, Tyler, Geremy e un'infinità
di altra gente che non conoscevo.
-Sul
serio hai pensato che ci fossimo dimenticati del tuo compleanno?!
Auguri, tesoro!- Elena venne ad abbracciarmi e tutta la paura provata
poco prima, scivolò via subito.
-Grazie...-
sussurrai emozionata, mentre tutti venivano ad abbracciarmi e a darmi
gli auguri.
-Non
avremmo mai potuto dimenticarci di te. Auguri.- mi disse Tyler, dopo
che mi aveva abbracciato calorosamente.
-Auguri.-
fece una voce alle mie spalle e quando mi voltai vidi un ragazzo che
non conoscevo.
-Ehm...grazie.-
feci imbarazzata.
-Io
sono John.- mi tese la mano e io l'afferrai, sorridendogli. -Sono un
amico di Tyler.- continuò poco dopo.
-Io
sono Angel.-
-Lo
so.- mi sorrise.
-Ma
quanti sorrisi!- Damon mi appoggiò le mani sulle spalle.
-Vieni a scartare i regali.- mi disse, spingendomi. -Ciao ciao.- fece
alla fine, rivolto a John.
-Damon!-
-Sì?-
mi rispose lui, con aria angelica.
-Niente,
niente.- decisi di lasciar perdere: parlare con Damon era tempo
perso.
-E'
ora di scartare i regali.- fece Elena, tutta pimpante.
Mi
diede il primo pacchetto: un costume azzurro, con le rifiniture in
oro e completo di tutti gli accessori possibili, ovviamente un regalo
di Caroline.
-Grazie,
Care.- le sorrisi.
-Di
niente, spero solo ti piaccia.- mi disse lei sincera.
-Dopo
me lo provo!-
Il
secondo pacchetto era da parte di Bonnie: una collana d'oro, con un
ciondolo sempre d'oro che raffigurava un angelo.-
-E'
stupenda! Grazie!-
-Diciamo
che è una collana...speciale.- fece, facendomi l'occhiolino.
Il
terzo pacchetto era di Tyler: delle chiavi.
-Ok,
non capisco.-
-Ti
ho mai detto che mio zio ha una concessionaria?-
-Mi
hai regalato una macchina?!- strillai quasi, facendo ridere tutti.
-Sì.-
rispose lui tranquillo.
-Non
posso accettare, Ty.-
-Ma
dai! Mi offendo, è un regalo.-
-Su
, non fare la difficile!- a parlare era stato Damon.
-Ok,
grazie Ty, sul serio.-
Aprii
un altro pacchetto, quello più importante, o quasi...: quello
di Stefan, Elena e Geremy.
Lo
scartai e tra le mani mi ritrovai un i-phon 4, il cellulare dei miei
sogni.
-Oh
cazzarola! Ma io vi adoro!- mi gettai letteralmente su di loro.
-Di
niente.- fece Stefan, ricambiando l'abbraccio.
-Ovviamente
il primo numero in rubrica è quello di Damon.- disse Elena,
ridendo.
Io
divenni rossissima, mentre Damon sembrò completamente a suo
agio.
Aspettai
che arrivasse l'ultimo pacco, quello di Damon, ma la mia fu un'attesa
inutile: lui guardava da tutt'altra parte e tra le mani non aveva
nulla.
-Contenta
dei regali?-
-Sì,
tanto e anche della festa. Siete magnifici.-
-Di
nulla. Che ne dici di ballare?-
-Sono
pienamente d'accordo!-
Andammo
in pista, ma in realtà non era che l'enorme salotto di casa
Salvatore.
Stefan
mi se la musica e io ed elena cominciammo a ballare, in prima fila,
ovviamente.
Ci
scatenammo, eravamo due pazze, ma ci divertivamo da morire.
Adoravo
quella ragazza, era come la sorella che non avevo mai avuto.
All'improvviso,
però, misero un lento e io ed Elena ci fermammo.
Stefan,
ovviamente, cominciò a ballare con la sua ragazza e io mi
allontanai un po', cominciando a guardare le coppie che ballavano.
-Alla
propria festa di compleanno si dovrebbe ballare.- fece una voce al
mio fianco.
-Non
saprei con chi ballare, Damon.-
-Mi
sacrificherò solo per non rovinarti il compleanno.- mi porse
la sua mano e io, un po' titubante, l'afferrai.
Mi
portò al centro della stanza e, stringendomi a lui,
cominciammo a ballare.
-Il
nostro secondo ballo.- feci io.
-Già.
Troppi eh?-
-Ma
quanto sei antipatico.- gli feci la linguaccia e lui ghignò.
-Stasera
hai fatto nuove conoscenze.-
-Parli
di John?-
Lui
sembrò innervosito. -Si chiama John quello che ti sta
mangiando con gli occhi e dice agli amici che sedere mozzafiato hai?-
-Cosa?!-
divenni completamente rossa. Ma che aveva quella sera?!
-E'
quello che sta dicendo.-
-E
tu riesci a sentirlo?-
-Certo.-
fece lui, con ovvietà.
-Bella
questa canzone.- evidente tentativo di cambiare discorso.
-Già.-
Smisi
di parlare. Ovviamente Damon stasera aveva l'intenzione di essere più
taciturno del solito.
La
canzone finì e Damon si allontanò da me. Mi sembrava
sempre che quel ragazzo mi facesse la carità...
Vidi
Tyler impossessarsi dello stereo e cacciare via Stefan in malo modo,
cominciando a mettere musica house.
Io
ed Elena ci guardammo e in un attimo fummo in pista. Ballavamo
vicine, ridevamo e sembrava che le due "aggressioni" non
fossero mai avvenute.
All'improvviso
un ragazzo cominciò a ballare dietro di me, prima distante,
poi sempre più vicino. Quando mi voltai riconobbi il ragazzo
che avevo conosciuto: John.
In
pista arrivò anche Stefan, quindi non mi sembrava una cattiva
idea ballare un po' con John.
Gli
sorrisi e lui colse quello come un segnale positivo. Cominciò
a farsi sempre più vicino e appoggiò le mani sui miei
fianchi.
Sentivo
il lato della faccia pizzicarmi, quando mi voltai capii il perché:
Damon mi stava guardando, qualche metro più in là,
mentre era avvinghiato a un'avvenente bionda.
Aveva
lo sguardo fiammeggiante e stringeva quella ragazza non per reale
interesse, ma per evitare di uccidere me e John.
Decisi
di cogliere la palla al balzo.
Mi
avvicinai ancora di più a John e lasciai anche che le sue mani
scendessero dai miei fianchi all'inizio del mio fondoschiena.
Quella
ovviamente non ero io, ma dovevo prendermi qualche piccola
soddisfazione.
Quando
John, però, si strinse troppo e cominciò a baciarmi il
collo, cercare di mandarlo via divenne troppo difficile.
Era
avvinghiato a me stile polipo.
All'improvviso,
però, due mani lo staccarono da me e vidi Damon che lo
sbatteva a terra.
-Non
mi sembra il caso, ragazzino.-
Qualcosa
negli occhi di Damon aveva fatto capire a John che non era il caso di
litigare, poiché si alzò e se ne andò
silenzioso.
-Damon...-
Lui
non si voltò nemmeno a guardarmi. -Possibile che sei sempre tu
a crearmi problemi.- detto questo, sparì dalla mia vista.
Era
più di un'ora che cercavo Damon e potevo anche mettere la mano
sul fuoco che avevo visto tutte le stanze, ma di Damon nessuna
traccia.
Quella
frase riecheggiava ancora nelle orecchie: sei sempre tu a crearmi
problemi.
Io
non volevo creare problemi a nessuno, era stato lui a scattare da me,
quindi prima l'avrei trovato e prima avrei messo le cose in chiaro.
All'improvviso
mi ricordai che avevo visto tutte le stanze tranne una: la sua.
Ero
così abituata a entrarci solo con lui che me n'ero
completamente dimenticata.
Quando
arrivai al piano superiore, trovai la porta leggermete aperta e una
mite luce proveniva dalla stanza: di sicuro era lì.
Ma,
quando arrivai vicino alla porta, pronta a spalancarla, sentii dei
forti gemiti.
Credevo
fosse la mia immaginazione, volevo che fosse così, ma quando
aprii di poco la porta e vidi la scena, mi si gelò il sangue
nelle vene.
Era
Damon, nudo, che era avvinghiato all'avvenente bionda, nuda anche
lei.
Mi
immobilizai, così come il mio cervello, ma quando misi a fuoco
l'immagine, rimasi pietrificata dall'orrore.
Damon
stava facendo l'amore con una ragazza. Nel suo letto, nel nostro
letto, nella stanza dove aveva fatto entrare solo me.
Volevo
piangere, urlare e dirgli che lo odiavo, che mi faceva schifo, ma
tutto quello che riuscivo a fare era stare impalata lì, come
una stupida.
Lui
entrò in lei e la ragazza si fece scappare un gemito di
piacere. Vedere quella scena mi stava facendo vomitare e tutte le
lacrime che stavo trattenendo mi offuscavano la vista.
Non
riuscivo a fare niente, ero come morta dentro.
Feci
un passo indietro, volevo scappare da lì.
Quando
lo feci, però, sfortunatamente inciampai nell'enorme tappeto
del corridoio e caddi a terra, con un tonfo secco.
I
due parvero accorgersi solo in quel momento di me e, mentre lo
sguardo della bionda era soltanto infastidito, quello di Damon era
puntato su di me, incredulo e quasi disperato. O forse era solo
quello che io volevo vedere.
-Angel...-
disse lui, scansando bruscamente la bionda.
Si
mise seduto proprio nel momento in cui io mi alzai.
-Angel.-
fece, quando io, gli occhi pieni di lacrime, feci un passo indietro.
-Angel!-
urlò, ma io mi ero già voltata e avevo cominciato a
correre.
Scesi
le scale velocemente, alla ricerca delle chiavi della macchina che
Tyler mi aveva regalato, ma non le trovai. Al suo posto, però,
trovai quelle di Damon. Le presi e uscii da lì, da tutto quel
dolore, ignorando la mia meta.
Ero
seduta a terra, sulla sabbia fresca, accanto a un falò quasi
consumato. Guardavo le onde nere infrangersi contro gli scogli, così
come il mio cuore si infrangeva in un milione di piccoli pezzi.
Quello
era troppo: gli avevo perdonato tutto: tutte le volte che mi aveva
ferito, che mi aveva pugnalato, che mi aveva insultato, ma adesso non
più, quello non lo accettavo.
Non
accettavo di vederlo a letto con un'altra, non nel suo letto, nel
nostro letto. Mi ero stufata del suo comportamento contraddittorio,
mi ero stufata del fatto che prima mi facesse sentire importante e
poi mi gettasse via come se niente fosse.
Mi
asciugai l'ennesima lacrima che usciva prepotente dai miei occhi,
mentre la pace che regnava in quel luogo, stava a poco a poco
calmando anche me, a dispetto del fatto che mi trovassi nella stessa
spiaggia dove io regalai il mio braccialetto a Damon, la spiaggia in
cui io mi avvicinai veramente a lui per la prima volta.
La
spiaggia della mia rovina, in poche parole.
-Angel.-
una voce dietro di me mi fece ridestare dai miei pensieri e mi alzai
di scatto.
Mi
ritrovai di fronte Damon, scuro in volto e con la camicia ancora
mezza aperta.
Tutta
la rabbia, quella che credevo si fosse affievolita, ritornò
con tutta la sua potenza. Non lo volevo lì, non lo volevo
vedere, non volevo parlargli.
-Non
è stata una cosa gradevole rubarmi la macchina.-
-Non
lo è stata nemmeno vederti a letto con quella tipa.-
-E
allora se vogliamo mettere i puntini sulle ì, non lo è
stato nemmeno vederti ballare con quel ragazzo.-
-Ah,
adesso la colpa sarebbe la mia?! Vattene Damon, non voglio vederti!-
gli urlai contro tutta la mia amarezza, tutto il mio dolore, tutta la
delusione che mi aveva provocato.
Avevo
cominciato a credere, anche se solo un po', che Damon ci tenesse a
me, invece era stata solo l'ennesima illusione, l'ennesima presa in
giro, ma quella sarebbe stata l'ultima volta: Damon non avrebbe mai
più avuto tutto quel potere su di me.
-Angel...-
fece lui con tono diverso, forse perché aveva letto la
disperazione e il disgusto nei miei occhi.
-VATTENE
VIA!- urlai e gli lanciai contro un bastone di legno che avevo
trovato vicino al falò.
Ovviamente
Damon lo scansò con estrema facilità e in meno di due
secondi me lo ritrovai vicino, che mi stringeva i polsi.
-Calmati!.-
-Non
voglio calmarmi, voglio che tu te ne vada!- cominciai a dimenarmi
come una pazza, ma lui era più forte e non si era spostato
nemmeno di un millimetro.
Mi
fermai: era inutile lottare con lui, sarebbe sempre stato più
forte.
-Ancora
una volta dimostri che sei tu il più forte, no?! Che io sono
soltanto la stupida e debole umana!- sibilai e a queste parole lui mi
lasciò andare.
Abbassai
gli occhi. Tutto era perfetto quella sera, il mare, il cielo pieno di
stelle, la spiaggia, il fuoco, tutto tranne noi.
Noi
eravamo solo due anime perse in un oblio di sofferenze e sogni
infranti, pieno di fantasie perdute, che ti lasciavano l'amaro in
bocca.
-Per
favore...- tentai un'ultima volta, quasi come se fossi privata delle
mie stesse forze. -va via. Il solo vederti mi fa stare male e io non
voglio più stare male.- la mia voce tremava.
L'immagine
di Damon a letto con quella ragazza non lasciava la mia mente, così
come le lacrime non volevano abbandonare i miei occhi.
-Sei
sempre la solita esagerata!- sbottò lui, incrociando le gambe.
-Nessuno
ti ha detto che devi restare per forza qui, sei tu che ti ostini!-
-Ah
sì? E chi è che piange?- fece ironico, inarcando le
sopracciglia.
-Io...io
non sto piangendo! è...il raffreddore!- sparai la prima cosa
che mi veniva in mente.
Avevo
già detto che ero una pessima bugiarda?
-Il
raffreddore? Il 14 luglio? Beh, complimenti.-
-Smettila
con questa fottuta ironia!- strillai, portandomi le mani nei capelli.
Non
lo sopportavo quando faceva l'ironico, quando mi prendeva in giro, ma
stasera io non riuscivo a sopportare Damon in sé, ogni suo
comportamento mi faceva infuriare sempre di più.
-Ok,
la smetto.-
-E
adesso vattene...-
-No,
è qui il mio posto.-
-Ti
ho chiesto di andartene! Mi fai solo schifo adesso!- non gli avevo
mai parlato così, non ero mai riuscita a trattarlo male,
eppure adesso mi sembrava l'unica cosa che ero capace di fare.
-Ma
andiamo! Sei scappata perché volevi essere seguita da me,
altrimenti avresti scelto un qualsiasi altro posto, non l'unico posto
al mondo dove sapevo di trovarti!- adesso era lui ad essere furioso e
mentre parlava si era avvicinato sempre di più a me.
-Potevi
scegliere di non seguirmi, tanto quando mai ho contato qualcosa!-
-Avevi
proprio ragione prima.- mi sibilò lui, a un centimetro dal
viso. -Sei solo una stupida umana. Stupida! Non hai mai capito
niente!-
-E
di certo tu non mi hai mai aiutato a capire! Mi hai sempre trattato
uno schifo e quando vedevi che stavi per perdere il tuo giocattolino,
mi davi lo zuccherino, in modo che potessi essere legata a te! Sei
solo uno stronzo, dannato Salvatore!- feci io, puntandogli contro un
dito accusatore.
-A
te è sempre stato bene.-
Ennesimo
colpo al cuore, ennesimo colpo basso. Ma ormai ero abituata, avevo la
corazza anti-Damon.
-La
tua freddezza e ironia non ti salveranno questa volta. Adesso sono
stufa.-
-Sono
stufo anche io di avere sempre tra i piedi una ragazzina che mi sbava
dietro.- fece, con tutta la cattiveria di cui era capace.
-Non
dovrai più preoccuparti, perché io sparirò dalla
tua vita.-
Damon
sembrò un attimo interdetto. Mi fissò confuso,
inclinando il capo. -Che significa?-
-Significa
che io me ne andrò, lascerò la città, per
sempre. L'hanno deciso questa mattina mia madre e Gabriel.- dissi a
mezza voce, voltandogli le spalle.
Damon
non parlò, pensai anche che se ne fosse andato, tanto era il
silenzio che proveniva dalle mie spalle.
-Hai
deciso di andartene con Gabriel?- mi disse semplicemente, con tono
neutro.
-Sì.-
-E
io cosa dovrei fare? Lasciarti andare?- disse, avvicinandosi a me.
-Tanto
non è questo quello che volevi? Che io mi togliessi di torno?-
feci beffarda.
Sentivo
gli occhi pizzicarmi. Probabilmente quella sarebbe stata l'ultima
volta che avrei visto Damon Salvatore, il mio primo e, quasi
sicuramente, ultimo amore.
Probabilmente
quella era l'ultima volta che mi sarei specchiata nei suo incredibili
occhi azzurri.
-Tu
andrai via.-
-Sì.-
-Con
Gabriel.-
-Sì...-
-E
dimmi: io cosa faccio dopo che te ne sarai andata?-
-Ti
farai altre duemila ragazze.- feci acida, guardando da un'altra
parte.
-L'unica
che voglio è davanti a me.-
Alzai
di scatto il viso e lo guardai sbalordita. Davvero aveva pronunciato
quelle parole?! Avevo sul serio Damon Salvatore davanti?
Il
mio cuore fece una capriola, non riuscendo a credere a quello che mi
aveva detto.
Ma
forse era un'altra bugia, l'ennesimo modo per tenermi lì e
giocare con me.
-Damon...mi
dispiace...- ti amo troppo per rischiare, il mio cuore non
sopporterebbe un altro colpo.
-Beh...almeno
concedimi un'ultima cosa se proprio devi andare via: chiudi gli
occhi.-
Lo
feci, non mi costava nulla farlo, soprattutto nella nostra ultima
notte.
Sentii
qualcosa di freddo toccarmi il collo e dopo poco Damon mi fece aprire
gli occhi.
Al
collo avevo una collana. Era in argento e c'era un ciondolo. Lo
guardai meglio e per poco non morii lì, su quella sabbia,
accanto a quel falò.
Il
ciondolo della collana era una penna di corvo, nera, con i riflessi
argentati. Era magnifica e più la tenevo tra le dita, più
sentivo le lacrime che cercavano di uscire.
Damon
faceva sempre qualcosa che non mi aspettavo e questa volta non era
stato da meno.
Lo
guardai: cosa significava tutto quello.
-Così.-
cominciò a dire. -Anche se te ne andrai, saprai sempre a chi
appartieni.-
Io
appartenevo a lui?
Ecco
un'altra presa in giro, per l'ennesima volta aveva cercato di
incatenarmi a lui.
-E
questo cosa dovrebbe significare, eh?!- esasperata mi portai le mani
al collo: non volevo tenere quella collana.
-No!-
Damon mi fu subito vicino, con le sue mani strette sulle mie. -Ti
prego...-
Damon
aveva detto “ti prego”?!
Non
riuscii più a trattenere le lacrime. Quella era la nostra
ultima notte e non volevo sprecarla essendo arrabbiata con lui.
Era
vicino, era così vicino, potevo sentire il suo respiro sulle
mie labbra.
E
poi lo feci.
Mi
alzai sulle punte e gli depositai un leggero bacio a stampo. Il primo
e ultimo me lo potevo concedere.
Quando
mi staccai, qualche secondo dopo, vidi Damon guardarmi incredulo,
completamente immobile.
D'improvviso
misi tutto a fuoco: ma cosa cavolo avevo fatto?!
Ovviamente
Damon non aveva gradito la cosa, perché continuava a stare lì,
fermo, a guardarmi con gli occhi spalancati.
Mormorai
uno -Scusami.- e mi voltai, con l'intenzione di andare via da lì.
All'improvviso,
però, proprio quando io gli avevo voltato le spalle, Damon mi
afferrò per un polso, mi fece voltare di scatto e mi tirò
verso di lui, così che io mi ritrovai completamente
schiacciata sul suo petto.
E
poi successe.
Abbassò
la testa e fece incontrare dolcemente le nostre labbra.
Mi
impietrii, non riuscendo nemmeno a capire cosa stesse succedendo.
Damon
mi stava baciando?
Sentii
la sua lingua accarezzarmi le labbra e senza nemmeno che io riuscissi
a realizzare la cosa, la mia bocca si aprì, per far sì
che le nostre lingue venissero a contatto.
Quando
lui portò una sua mano dietro la mia testa e l'altra alla base
della mia schiena per farmi aderire completamente a lui, io mi
risvegliai dal mio stato di trance e, portandogli le mani al collo,
ricambiai il bacio.
Il
tanto atteso e desiderato bacio del mio unico amore.
Le
nostre lingue combaciavano alla perfezione: eravamo come due pezzi
dello stesso puzzle fatti apposta per incastrarsi tra loro.
Adesso,
su quella spiaggia perfetta, vicino a quel mare perfetto, sotto quel
cielo perfetto ricoperto di stelle, eravamo perfetti anche noi.
Sentivo
la mano di Damon che mi accarezzava la guancia, mentre le mie mani
gli stringevano i capelli.
Quanto
avevo desiderato tutto quello, quanto avevo desiderato ritrovarmi
così, semplicemente tra le sue braccia.
Ci
staccammo, per riprendere fiato, io logicamente, perché lui
non ne aveva bisogno.
Ma
Damon non si staccò da me: appoggiò la sua fronte
contro la mia e per la prima volta sorrise, nessun ghigno, solo un
cristallino e raggiante sorriso.
-Non
mi hai fatto ancora gli auguri.- dissi, cercando di stemperare la
tensione.
-Beh,
allora...- fece lui, accarezzandomi la guancia. -Buon
compleanno...amore.-
Mi
baciò e io quella sera conobbi la felicità più
completa.
Oooooh
ma ciao!
Di
ritorno da una vacanza stupenda e la sapete una cosa? Mi siete
mancate tantissimo e non è passato giorno che non pensassi a
voi! *__*
Sono
impazzita (letteralmente) per scrivere un capitolo degno di questo
nome xD volevo che tutte voi restaste con il fiato sospeso e che
sognaste insieme a me.
Non
so se ci sono riuscita, so solo che mi è piaciuto scrivere
questo capitolo e spero che a voi piacerà leggerlo.
Sono
ben 15 pagine word e spero tanto che non vi annoieranno perché
è troppo lungo ^^
Per
quanto riguarda la frase spoiler del capitolo scorso, ho deciso di
metterla nel capitolo successivo, perché qui mi sembrava fuori
luogo.
Spero
che mi farete sapere il vostro parere, le cose che vi sono piaciute e
quelle ch invece non vi sono piaciute.
A
proposito del prossimo capitolo: sarà una sorta di "capitolo
bonus" se riceverò molte recensioni. Ho pensato che vi
avrebbe fatto piacere leggere un po' di "Damon e Angel
finalmente insieme" xD
Detto
questo me ne vado, altrimenti lo spazio autrice diventerà più
lungo del capitolo stesso!
Passeggiavo per strada, quell’assolata mattina del 15 luglio, con il mio i-pod fucsia nelle orecchie. Ascoltavo una delle innumerevoli canzoni dei Within Temptation, con un lecca lecca nella mano destra, che agitavo a tempo di musica.
Ero felice e quella mattina mi ero svegliata con la strana e assoluta sensazione che quello sarebbe stato un giorno perfetto.
Probabilmente perché la sera prima avevo baciato Damon Salvatore. Al solo pensiero divenni rossa e il mio corpo si riempì di adrenalina. Riuscire ad ottenere qualcosa, la persona che si ama nel mio caso, dopo aver tanto sofferto, era la sensazione più bella del mondo. Un mix di felicità e follia. Almeno, così mi sentivo io.
-Angel.-
Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla e sussultai per lo spavento. Mi voltai, togliendomi le cuffie dalle orecchie e fermando a metà una delle mie canzoni preferite.
-Cosa vuoi, Gabriel?- la mia voce era dura, probabilmente molto più dura di quanto mi aspettassi.
-Vorrei parlarti, chiarire. Scusarmi se è possibile!- disse tutto d’un fiato, facendo un passo verso di me.
Io, istintivamente, indietreggiai e vidi Gabriel serrare la mascella.
-Hai paura di me?-
-No.- feci seria. –Ma preferisco stare a debita distanza.-
Lo sguardo di Gabriel si fece spento, quasi sofferente. Non mi fidavo più di lui e se prima stavo cominciando a considerarlo mio amico, adesso non era meglio di Klaus.
-Cosa sei venuto a dirmi?- dissi, spezzando quel pesante silenzio che era piombato su di noi.
-Dirti che mi dispiace, non volevo.- Gabriel abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo su di me.
-Scusarti? Dove saresti arrivato Gabriel se mia madre non fosse arrivata?-
-Non ti avrei mai fatto del male!- scattò subito lui, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
-Eppure lo stavi facendo.-
-Angel…ti prego…-
-Mi dispiace, ma per adesso non riesco a perdonarti.-
-Problemi?- fece una voce ironica alle mie spalle, interrompendo Gabriel ancora prima che iniziasse.
Non avevo bisogno di voltarmi per capire chi fosse, lo sapevo già e dal tono potevo capire che aveva intenzioni tutt’altro che pacifiche.
-Nessun problema, vampiro.- rispose battagliero Gabriel, mentre il suo sguardo si accendeva di odio.
Io mi trovavo letteralmente in mezzo e le occhiate furiose che si lanciavano Damon e Gabriel non lasciava presagire nulla di buono.
Mi sentivo molto Bella di Twilight in quel momento, anche se il vocabolo “ANGELO” era una variante molto interessante rispetto al noto libro della Mayer.
-Credo che ne avrai tra 5 minuti.- Damon si fece avanti, mettendosi al mio fianco.
Perché mi sembrava che in quel momento stesse marcando il territorio?
-E da chi? Da te?- fece beffardo Gabriel, lanciandomi di tanto in tanto qualche sguardo.
-La smettete di fare i maschi alfa?! Sono qui, se non ve ne siete accorti!- sbottai, spostandomi di lato, per riuscire a guardare meglio i due ragazzi.
-Ange…-
-Zitto, Gabriel: con te non ci voglio parlare.-
-Cosa è successo?- scattò subito Damon, cominciando a fissarmi intensamente.
Ed ecco che tutti i miei propositi di non dire nulla a Damon riguardo la “questione Gabriel” andavano a farsi benedire.
-Ehm…niente.- tentai, ma sapevo benissimo che Damon non se la sarebbe bevuta, non avevo convinto nemmeno me.
-Sei una pessima bugiarda. E in quanto a te.- fece, guardando Gabriel. –Prega che ciò che verrò a sapere non mi irriti, perché in quel caso ti consiglio di lasciare la città.-
-Che paura, succhiasangue. L’unico motivo per cui non ti ho ancora ucciso è perché Angel prova un affetto morboso per te.-
-Tu.- dissi a Gabriel. –Non farmi passare come una maniaca! E Tu non farmi passare come una bambolina!- finii, rivolta a Damon.
-Cosa è successo?- ripeté Damon, non prestandomi la minima attenzione.
Era concentrato su Gabriel, con i muscoli tesi e i sensi all’erta, pronto a scattare.
Sembrava un leone, un magnifico leone che aveva puntato già la sua preda.
-Niente. Che. Ti. Riguardi.- scandì Gabriel, avvicinandosi ancora di più a Damon.
Io non sapevo cosa fare, me ne stavo solo impalata come una stupida. Odiavo me stessa in quel momento.
-Beh, angelo, credo che la cosa mi riguardi, visto che lei adesso sta con me.- disse, indicandomi con la testa.
Quella sorta di dichiarazione, quel suo dire ad alta voce proprio quello che io speravo di sentire, mi fece battere il cuore all’impazzata, mi sciolsi, così che diventassi ancora più impalata di prima.
Gabriel, dal canto suo, spostava lo sguardo da me a Damon, con un misto di incredulità e rabbia.
-come…cosa…è vero?- mi chiese.
-…Sì.- dissi, spostando per un attimo lo sguardo su Damon.
-E così sei caduta nella sua trappola. Brava. Sei solo una stupida! Sarà troppo tardi quando ti accorgerai che persona è!-
-Sei l’ultima persona al mondo che può sparare sentenze, non credi?-
Ma Gabriel non mi rispose: sparì nel nulla, mentre io e Damon piombavamo in un pesante silenzio.
-Cosa è successo tra te e Gabriel? È la terza volta che te lo chiedo e non ci sarà una quarta, quindi, per te, ti conviene rispondermi.-
Io abbassai lo sguardo. –Niente…dopo l’arrivo dei fiori di Klaus, Gabriel…-
-Un attimo.- mi bloccò Damon. –Klaus ti ha regalato dei fiori?!-
-Sì, ieri.-
-E tanto per sapere: quando pensavi di dirmelo?!- fece adirato Damon.
-Te lo sto dicendo adesso.- risposi, con finta aria angelica.
-Comunque?- fece, roteando gli occhi.
-Niente. Gabriel pensava fossero tuoi e mi si è avventato contro.- ecco, così lasciavo ampio spazio all'immaginazione. Lui avrebbe potuto capire quello che voleva.
Damon corrugò le sopracciglia, per poi fare quella sua solita smorfia con la bocca. -Nel senso che ti ha attaccato? Ti ha fatto del male?-
-No...- abbassai lo sguardo. -Nel senso che ha cominciato a baciarmi in modo violento e mia madre me l'ha staccato di dosso con la magia...- sussurrai, ma sapevo che Damon mi aveva sentito lo stesso.
-Lui cosa?!- Damon mi afferrò per un braccio, facendomi male.
Sentivo la sua presa sempre più salda. -Damon, mi fai male!-
Lui mi lasciò all'istante, dandomi le spalle. -Andiamo a casa.- e cominciò ad avviarsi in silenzio verso la sua auto.
Era ormai un'ora che stavo seduta sul divano di casa Salvatore, mentre Damon era chissà dove.
Durante tutto il viaggio era stato in silenzio e si era impegnato con cura a non avere il minimo contatto con me. Arrivati a casa mi aveva sbarcato sul divano e, senza ancora neanche guardarmi, era sparito.
Cominciavo a stufarmi di quella situazione e purtroppo le scelte erano due: o mi alzavo e andavo via, mettendo un punto definitivo a quella sorta di cosa che stava iniziando tra noi due oppure andavo a cercarlo e lo avrei affrontato, con tutte le conseguenze che si hanno affrontando un Damon incazzato.
O almeno credevo che lo fosse.
così mi alzai dal divano, che ormai aveva preso la forma del mio sedere e andai nel primo posto che mi venne in mente: la sua stanza.
Infatti lo trovai lì, seduto in poltrona a sorseggiare quello che mi sembrava sangue.
Deglutii e tutti i miei propositi di affrontare la cosa da adulta svanirono nell'istante stesso in cui Damon mi lanciò l'occhiata più fredda che mi avesse mai rivolto.
E, credetemi, me ne aveva rivolte davvero tante.
-Possiamo parlare o continuiamo ancora il gioco del silenzio.- azzardata, vero?
-Mh.- Damon si alzò dal divano, posando il suo bicchiere sul piccolo tavolino.
-Bel passo: mi guardi adesso.-
-Taglia corto, angioletto, non ho tutto il giorno.- si appoggiò alla colonna del suo letto a baldacchino, incrociando le braccia.
Bene. Hai voluto parlare cara Angel? Vai, adesso parla.
-Ecco...- un inizio tutt'altro che convincente, pensai, dandomi mentalmente della stupida. -Vorrei tanto sapere perché sei così arrabbiato con me.-
Ma che hai, cinque anni?! Sveglia, Angel!
Damon fece un ghigno, staccandosi dal letto e piazzandosi proprio di fronte a me. -Cosa ti fa credere che sono arrabbiato?-
-Il tuo comportamento me lo fa credere. E non ne capisco il motivo, visto che non stavamo nemmeno insieme.- brava Angel, comincia a mettere i puntini sulle ì!
-Se è per questo non stiamo insieme nemmeno adesso.-
Inspirai forte. Perché quel ragazzo sapeva mettermi ko con una semplice frase?
-Non è quello che hai detto a Gabriel.- decisi di ripagarlo con la sua stessa moneta. L'avrei messo almeno per una volta difronte all'incoerenza dei sue gesti.
-non ho detto nulla di che a Gabriel.- disse, incrociando di nuovo le braccia.
-Ah non hai detto "lei sta con me"? Me lo sono immaginato?-
-No, significa che adesso ho l'esclusiva su ciò che mi diverte.-
-Ma davvero?!- adesso ero io che stavo per infuriarmi. -Ieri sera non sembrava così!- sbottai, incrociando anche io le braccia.
-ieri sera era ieri sera e oggi è oggi.-
-Ma la smetti di fare il bambino?! Hai 146 anni, cazzo!- feci stizzita, portandomi le mani nei capelli.
Odiavo quando faceva così. Lo odiavo immensamente.
-non so cosa ti piacerebbe sentire, angioletto.-
-Sai cosa mi piacerebbe?- dissi, questa volta sul serio infuriata nera. -Una volta tanto mi piacere non sentirmi un giocattolo nelle tue mani! Ma il problema non sei tu, sono io! sono io che sono una pazza sclerotica per essermi innamorata di te!- urlai.
Mi voltai, con la precisa intenzione di andarmene e non ritornare più o meno...mai più?
Purtroppo, però, non riuscii ad arrivare nemmeno alla porta, perché Damon mi bloccò la strada, mettendosi proprio di fronte a me.
-Fammi passare, Damon.-
-La verità.- cominciò, senza prestarmi la minima attenzione. -La verità è che mi infastidisce pensare a Gabriel che ti bacia. Pensavo di avere l'esclusiva anche su questo.-
Quella sua rivelazione mi spiazzò del tutto. Mi aveva appena detto che era geloso?
-Mi...dispiace...- disse, per poi fare un altro passo verso di me e baciarmi.
Ma quello era davvero Damon Salvatore?!
quel ragazzo aveva il potere di sconvolgermi.
Ci staccammo e Damon mi prese il viso tra le mani. -Non sei un giocattolo o almeno non più. E' solo che...- si bloccò un attimo. -ormai sei mia. Lo sei stata dal nostro primo incontro.-
Mi si fecero gli occhi lucidi e mi lanciai di slancio a baciarlo.
Non mi aspettavo quelle parole, non mi aspettavo che Damon si comportasse così.
Ormai l'avevo capito. Lui teneva a me, a modo suo. Era un affetto prepotente, disperato e sofferto. Proprio come lui.
In meno di due secondi ci ritrovammo sul letto, con Damon sopra di me.
Il bacio era passato da un lieve sfiorarsi di labbra, a intenso e passionale.
Invertii le posizioni, così che adesso ero io a trovarmi su di lui.
Scesi a baciargli il collo, mentre Damon mi portava le mani sui fianchi.
Damon mi catturò di nuovo le labbra, mentre io gli strinsi una ciocca di capelli con le mani.
Sapevo che stavamo rischiando di andare molto oltre, ma non mi interessava, io amavo quel vampiro.
-Questa sì che è bella.-
ci staccammo immediatamente, mentre Stefan e Elena ci guardavano con lo sguardo più incredulo che avessi mai visto.
Io ero imbarazzata da morire, mentre Damon sembrava solo infastidito.
-Tu mi devi dire qualcosa.- fece Elena.
-E come hai potuto non chiamarmi immediatamente?!-
-Perché volevo prima accertarmi che fosse vero e...-
-E?-
-E volevo prima togliermi i dubbi che Damon non fosse più innamorato di te.- confessai.
-ancora con questa storia?! Damon non è innamorato di me, ma, a quanto pare, di te! E poi te lo dico per non illuderti: non ti toglierai mai del tutto questo dubbio. Io temo ancora che Stefan possa provare qualcosa per Katherine.- mi disse, abbassando gli occhi.
-Stai delirando, sai benissimo che ama solo te.-
-si può sapere cosa state confabulando da un'ora?!- Stefan fece capolinea dalle porta, dando un dolce bacio alla fidanzata. -Venite di là, dobbiamo parlare.
Io ed Elena ci dirigemmo in salotto: lei prese posto accanto a Stefan sul divano e io mi stavo per dirigere all'altro capo del divano.
Purtroppo, però, non ci arrivai mai, perché Damon mi tirò per un braccio e mi fece sedere sulle sue gambe.
-Che c'è?- fece rivolto a Stefan e Elena. -Sembra che abbiate visto un fantasma. Queste cose si fanno in una coppia, sapete?-
Divenni rossa, mentre Elena mi sorrideva di nascosto.
non ci potevo credere, era una cosa assolutamente incredibile! Io e Damon una coppia!
-Comunque.- feci io. -Di cosa dobbiamo parlare?-
-Del fatto che Klaus è in città per esempio. E anche che abbiamo una vampira pazza che uccide chiunque gli capiti a tiro, un branco di licantropi da tenere a bada, un angelo incazzato nero, una maledizione e un sacrificio che avverrà non si sa quando. Credo che ne abbiamo di cose da parlare.- fece Stefan, angelico.
-Ehi fratellino, da quando sei diventato così spiritoso?-
-Mi sa che lui ha ragione.- dissi anche io. -E a quanto ne sappiamo abbiamo due sacrifici.-
-Per adesso non sappiamo cosa voglia Klaus da te. disse Elena.
-Già, probabilmente vuole solo farti diventare una sorta di regina del male.-
-Solo?!- sbottò Damon. -Questo non mi sembra proprio un piano allegro per noi. Però in fondo avete ragione: l'ha solo baciata, perseguitata e regalato dei fiori, niente di cui preoccuparsi.- fece ironico Damon.
-Fiori?-
-Sì, ieri.-
-La storia si mette male, è ossessionato da te.-
-sì. Ha blaterato qualcosa sul voler anticipare ciò che sarebbe avvenuto a breve e ha detto che Elena può aspettare, quindi dovremmo stare abbastanza tranquilli.- dissi io.
-Perché noi due siamo sempre gli ultimi a sapere le cose?- sbottò Stefan, incrociando le braccia.
-non c'è stato modo di dirvelo.-
-Comunque io per ora, finché non ne sapremo di più, propongo di non fare niente.- disse Damon. -E con questo...-
Mi fece alzare e, dopo avermi presa per mano, mi condusse di nuovo alla sua auto.
-Non ci credo!- dissi, perdendomi a guardare l'infinita distesa blu del mare. -Ti ricordi di questo posto.-
-E' un po' difficile dimenticarmene.- rispose lui, alzando il braccio e mostrando il braccialetto che gli avevo regalato.
Mi avvicinai a lui e gli stampai un lieve bacio sulle labbra. -Grazie.-
-Tra poco non mi ringrazierai più.- Damon ghignò e quello mi fece capire che la sua mente malata aveva elaborato un piano.
Infatti, mi ritrovai all'improvviso tra le sue braccia e due secondi dopo in acqua, mentre Damon se la rideva di gusto, andò a sedersi sulla spiaggia.
No, ma dico: Damon che ride?!
Era successo tutto così velocemente che ripresi contatto con la realtà solo quando mi ritrovai completamente bagnata, mentre cercavo di ritornare a riva.
-Brutto figlio di...- cominciai tra l'ironica e l'arrabbiata, mentre avanzavo puntandogli contro un dito.
Damon in risposta mi afferrò per le gambe e io mi ritrovai a testa in giù a un millimetro dall'acqua. -Cosa dicevi a proposito di mia madre?-
-Figlio di...una donna buona e gentile che ti ha cresciuto con tanto amore!- dissi, facendo un sorriso a trentadue denti.
-Mia madre è morta quando avevo più o meno cinque anni, non mi ha cresciuto.-
smisi subito di sorridere. -Sono addolorata, ma se avesse potuto sono sicura che ti avrebbe cresciuto con taaaanto amore! ...Mi metti giù adesso?- finii, sbattendo gli occhi stile manga.
-Come vuoi.-
-Oh, grazie a Dio.-
Ma avevo gioito troppo presto, perché mi ritrovai di nuovo in acqua, con Damon che diceva -Non hai mica specificato dove.-
Ma da quando era diventato così spiritoso?!
Così uscii per la seconda volta dall'acqua: io bagnata fradicia e col trucco sciolto e lui completamente perfetto.
-Sai, dovresti anche tu bagnarti un po'.-
-E come? Concorderai con me che non hai la forza di buttarmi in acqua.-
-Certo, ma...- questa volta fui io a ghignare.
Mi lanciai letteralmente su di lui, che per la sorpresa cadde e io mi preoccupai accuratamente di aderirgli bene addosso, per bagnarlo quanto più possibile.
-Se volevi arrivare al sodo ti assicuro che non c'era bisogno di tutto questo.- fece lui, ghignando.
Io mi staccai subito da lui, completamente rossa e mi sedetti sulla sabbia.
Restammo in silenzio per qualche minuto, finché non fui io ad interromperlo.
-Cosa credi voglia Klaus da me?-
Damon ci mise un po' a rispondere. -Non lo so, ma ci sono io.-
Mi appoggiai sul suo petto e in quel momento pensai a quanto mi sarebbe piaciuto sentire il suo cuore battere.
Mi sembrava ancora impossibile che noi due eravamo lì, insieme, dopo che lo avevo tanto desiderato.
-Ho un po' paura.- confessai, per la prima volta. -Non voglio morire, non voglio che mi faccia del male.-
Damon mi portò due dita sotto al mento e mi costrinse a guardarlo.
Quello che vidi nei suoi occhi era un qualcosa che non gli avevo mai visto. Erano tristi, velati, come se in qualche modo mi stesse chiedendo scusa.
-Che hai, Damon?-
-Cercherò con tutte le mie forze di proteggerti.-
Gli sorrisi, mentre le sue parole mi scaldavano il cuore.
Forse mi ero sbagliata, quel suo sguardo esprimeva solo preoccupazione.
-Me lo prometti? Mi prometti che farai di tutto per tenermi con te?-
-Te lo prometto.-
Poi mi tirò per la collana, quella che lui mi aveva regalato, e mi baciò.
Avrei tanto voluto perdermi nei suoi baci per sempre.
Sì, ero ripetitiva, ma...amavo quel vampiro.
-Credo dovremmo andarcene.-
-E perché?-
-Perché credo che fare il bagno vestiti sia già stata azzardata come cosa, farlo anche di notte non mi sembra il caso.- dissi, cominciando a nuotare verso la riva.
-Ma saranno si e no le dieci.-
-Appunto e mia madre sarà preoccupata.-
-Ok.- si arrese lui e cominciò a nuotare verso la riva.
Appena uscii dall'acqua rabbrividii un po' per il freddo, speravo solo di non beccarmi un raffreddore.
Inaspettatamente, però, Damon venne verso di me e mi abbracciò. Certo, era bagnato anche lui e essendo un vampiro non emanava tanto calore, ma quel gesto ebbe lo stesso il potere di scaldarmi.
Camminammo così e per un breve istante immaginai di non essere quella che ero, immaginai che Damon non fosse un vampiro, per un attimo finsi che eravamo due persone normali.
-Sei distante.- dissi dopo un po’, mentre salivamo in macchina.
-Stavo solo pensando.- mi rispose, mettendo in moto.
-A cosa?-
-A te.-
-A me?- feci stranita, voltandomi per guardarlo meglio.
-Sì, pensavo alla mia vita prima di conoscerti.-
-Ah...e la conclusione?- chiesi, un po' in ansia per la risposta.
-E la conclusione è...è che mi hai reso la vita bella. Piena di problemi, ma bella.-
Io gli sorrisi, il sorriso più grande e sincero che avevo fatto in tutta la mia vita.
Non ero abituata al Damon che esprimeva ciò che provava, ma mi piaceva. Adoravo quel suo "nuovo" essere.
-Ti amo.- gli dissi.
-Me lo dirai qualsiasi cosa succeda?-
Aggrottai le sopracciglia. Cosa significava quella frase?
-Allora?-
-S...sì, certo. C'è qualcosa che non va?-
-no, assolutamente nulla.- disse, per poi accendere lo stereo.
All'improvviso mi venne un'idea. -Scegliamo la nostra canzone?-
-Assolutamente no!- protestò Damon. -Che schifo.-
-Beh allora la sceglierò lo stesso, ma tu farai finta che non la conoscerai, ci stai?-
-ci sto.-
-Bene!.-
Cominciai a girovagare per le varie stazioni, ma le canzoni erano una più brutta dell'altra.
-Così è barare.-
-E perché?-
-Perché non dovresti essere tu a sceglierla, dovrebbe capitare. Facciamo una cosa: il prossimo canale, qualsiasi sia la canzone, sarà quella.-
-E se dovesse capitare la canzone dei simpson?-
-Allora sarà destino.-
sospirai. -Ok, mi hai convinta.-
Sperai ardentemente che uscisse una bella canzone e cambiai stazione con gli occhi chiusi.
La canzone che uscì, però, fu anche più bella di quello che mi aspettassi.
Era I have nothing di Whitney Houston e sembrava perfetta per noi.
Cominciai a cantare e e con la coda dell'occhio vidi Damon che mi osservava.
-Canti bene.-
-Grazie. Questa canzone va benissimo.-
-Pf. Che schifo. non coinvolgermi in questa cosa.-
Io sorrisi, ma non gli risposi, sapevo che in fondo piaceva anche a lui.
Arrivammo a casa mia e con voce tremante lo invitai ad entrare. Chissà mia madre come l'avrebbe presa...
Appena entrati, però, trovammo qualcuno ad aspettarci accanto a mia madre.
-Mamma e lui cosa ci fa qui?!-
Salve....
Oki...si...mi vergogno...sono la scrittrice peggiore del mondo! T.T
Non solo ho aggiornato tardissimo, ma il capitolo fa anche un pokino schifo...ma vi giuro che non è stata colpa mia!
Ero quasi a metà capitolo quando il mio computer si è rotto e ho perso tutto (sono in lutto!) e in più mettete che è un periodo difficile e non avevo ispirazione...
Spero mi perdonerete e nonostante il capitolo non è dei migliori (anche se è un capitolo di passaggio, l'ho scritto per regalare a voi e a me un piccolo pezzetto pucci pucci) non mi abbandoniate e continuiate a lasciarmi le vostre stupende recensioni.
Per quanto riguarda il prossimo capitolo sarà uno dei più importanti o forse il più importante, scopriremo una "bella" verità.
Glass Heart visto che ho messo la tua frase? ahuhuahua mi piace un sacco!
Baci e al prossimo capitolo!
Ah! un attimo!
Grazie!!
Capitolo 21 *** Capitolo 21: Scoprire e poi morire ***
Capitolo 21: Scoprire e poi morire
-Mamma lui cosa ci fa qui?!- sbottai, indicando la persona di fronte a me.
-Credo dovresti ascoltarlo, tesoro.- disse mia madre, per poi spostare per un attimo lo sguardo su Damon.
-Io non credo.- Damon mi si piazzò davanti, come se volesse farmi scudo dalle due persone che avevo danti.
-Io invece credo che ciò che le dirò le interesserà parecchio.-
-Con tutta onestà, Gabriel, non credo che tu possa dirmi qualcosa che possa interessarmi.- feci, aprendo la porta di casa.
-Invece sì, riguarda te, Klaus e…-
-E?-
-E il vampiro che ti porti dietro.-
Rimasi impalata davanti alla porta aperta di casa mia. Cosa significava quella frase? E perché Damon si era irrigidito?
Sentivo una strana sensazione, come se il mondo mi stesse per crollare addosso.
Richiusi la porta, mentre vedevo mia madre portarsi le mani alle tempie, per poi guardare Damon con odio. –Lui deve andare via da casa mia. Sporco vampiro traditore.-
-Mamma! Ok, ci voglio capire qualcosa in questa storia!- dissi, spostando lo sguardo da Damon a mia madre e Gabriel.
-Lasciala in pace.- fece Damon, serrando i pugni.
-Che problema hai?- rispose Gabriel di rimando. –Nascondi qualcosa?-
-Ok, io non ne posso più! Tutti in salotto!- dissi, avviandomi.
Non mi piaceva quando le persone mi nascondevano le cose e gli sguardi che si lanciavano quei tre non mi piacevano per niente.
-credo sia meglio che io non sia presente, tanto conosco già la storia.- fece mia madre, lanciando un’occhiata di puro odio a Damon.
-Fai come ti pare.- sbottai, per poi continuare a camminare e sedermi sul divano, mentre mia madre andava in cucina.
-allora, cosa succede?-
-vuoi davvero dargli ascolto?- mi disse Damon, mentre si sedeva al mio fianco e Gabriel di fronte a me.
-Voglio mettere un punto a questa storia. Voglio che se ne vada.-
-Stasera metterai un punto a più di una storia, credimi.- fece Gabriel, fissando Damon.
-Ho già il mal di testa...- brontolai, portandomi le mani alle tempie.
-Faceva tutto parte del suo piano.- cominciò Gabriel e io alzai gli occhi per guardarlo. -Ma forse preferisce dirtelo lui.- finì, mentre Damon guardava dall'altra parte.
-Damon, cosa significa?- dissi, voltandomi verso di lui. -Che piano?-
Anche Damon mi guardò e nei suoi occhi vidi la stessa espressione di quella mattina: quella triste, dispiaciuta, che non mi faceva presagire nulla di buono.
-Damon...- sussurrai, cominciando a temere il peggio.
Damon non restava senza parole, mai. Lui sapeva sempre cosa dire.
-Anti vampiro, dille tutto.-
-E'...è iniziato tutto quando Elijah ti ha chiamato reincarnazione e poi ha preso forma quando abbiamo scoperto la verità su di te.-
-cosa ha preso forma?! Damon non capisco!- strillai, nella confusione più totale.
-Il suo piano per consegnarti a Klaus. rispose Gabriel al posto suo.
Mi impietrii, stavo aspettando che Damon dicesse qualcosa, che smentisse quanto aveva detto Gabriel, ma quelle parole non arrivarono mai.
Mi alzai dal divano, tremante e con gli occhi lucidi. -Che significa?-
-Significa che...- Damon faticava a parlare; non l'avevo mai visto così e questo mi spaventava ancora di più. -Che...che ho stipulato un patto con Klaus: te al posto di Elena.-
-Co...cosa?- senza che io potessi controllarle, le lacrime uscirono copiose dai miei occhi. -Quindi...ti sei avvicinato a me per...-
-Sì.- mi bloccò Gabriel. -Si era avvicinato a te per poter poi consegnarti a Klaus e salvare la ragazza che ama.-
Mi sentivo svuotata. Svuotata dalla vita, dall'anima e al loro posto c'era solo delusione, delusione e un dolore immenso.
Il mondo mi era crollato addosso e tutti i progetti, tutto quello che avevo pensato e immaginato quella giornata, si stavano sgretolando come un castello di sabbia.
Forse non mi era concesso di essere felice, forse io ero nata solo per continuare quella maledizione...
-E non era più facile rapirmi e darmi a lui? Perché hai fatto tutto questo?!- urlai.
-No. Elijah ci aveva detto che Klaus cercava da millenni l'angelo l'angelo che con il suo sacrificio potesse dargli poteri infiniti. Ma perché avvenga ciò, è necessario che l'angelo si sacrifichi di sua spontanea volontà.- mi rispose Damon.
-quindi...-
-Quindi dovevo farti innamorare di me in modo che tu ti consegnassi a Klaus per me, così da salvare Elena. - finì, guardandomi intensamente.
Ormai dai miei occhi usciva un fiume in piena. Avrei immaginato di tutto, tutto tranne questo.
-Allora quando hai notato che Angel provava qualcosa per te, hai deciso di sfruttarlo, così hai proposto subito a Klaus uno scambio.- disse Gabriel, con un tono tra il soddisfatto e l'amareggiato.
-...Sì...-
Mi portai una mano sulla bocca, incapace di parlare.
Non poteva essere, era una bugia.
-Hai finto con me? Tutto il tempo?! tutto quello che abbiamo passato insieme, tutto quello che mi hai detto erano solo un modo per attuare il tuo piano?!- urlai, ma all'improvviso mi bloccai, spalancando gli occhi. -Mi hai baciato per questo?! O MIO DIO, MI HAI BACIATO PER QUESTO!- sembravo impazzita, ormai non avevo più il controllo del mio corpo.
-No!- scattò subito Damon, alzandosi dal divano e venendo verso di me. -Ti ho baciato perché lo volevo!- disse, cercando di toccarmi.
-Non mi toccare! NON MI TOCCARE! MI FAI SCHIFO!-
Adesso non vedevo più il vampiro di cui ero innamorata: vedevo solo la persona che mi aveva ferito di più al mondo.
Mi sembrava di vivere in una realtà parallela, dove quello che avevo davanti non era il Damon che conoscevo.
-TU LO SAPEVI!- URLAI. -SAPEVI COSA KLAUS FACESSE AGLI ANGELI E NON TI IMPORTAVA! SAPEVI CHE LI TORTURAVA! E NON TI IMPORTAVA!-
Urlavo, piangevo e mi dimenavo. Sembravo posseduta, ma non mi importava.
In fondo, che reazione avrei dovuto avere dopo che il mio mondo era stato distrutto.
Tutto era distrutto. Compreso le mie certezze.
-Sì, all'inizio non mi importava.-
-A te interessava solo salvare Elena.- fece Gabriel, venendo al mio fianco.
-...Sì.-
-O mio Dio!- mi portai le mani al viso, non riuscendo a fermare le lacrime.
all'improvviso fu come ritornare lucida. Ecco cosa intendeva Klaus con il voler anticipare qualcosa che sarebbe avvenuto.
-Angel, ti prego...-
-Non mi toccare!- urlai di nuovo. -Mi avresti consegnato al posto di Elena!-
Rividi tutti i momenti passati con lui, come un flashback e adesso che sapevo che erano tutte bugie, mi facevano vomitare.
Era stato un film. Damon aveva recitato e non aveva dato importanza nè a me nè a quello che avrei potuto passare. A lui importava solo di Elena. Lui amava solo Elena.
Chiusi gli occhi. All'improvviso mi venne un'idea. Gli presi il polso destro e, sfilando un piccolo braccialetto di legno dal mio, lo misi al suo. -E questo cosa sarebbe?- fece, guardando prima il braccialetto e poi me. -Consideralo un regalo di compleanno-
Tutto finto. Lui non era quello.
Stavo rivivendo tutto e quello non mi faceva bene, come non mi faceva bene averlo lì, davanti a me.
-Bene.- dissi. -Ci sei riuscito. Mi hai fatto innamorare di te, ma il tuo piano è stato smascherato troppo presto.-
-Angel non è come pensi.-
-Non è come penso? E com'è?! Ma lascia stare, non voglio saperlo. Vattene.-
-Angel...-
-L'hai sentita o no?-
-Ti giuro che ti faccio fuori. Hai la mia parola.-
-ho detto vattene!- urlai. -Vattene da casa mia, vattene dalla mia vita, vattene!-
Avevo così tanto dolore in corpo, che una forza sbalzò Damon a parecchi metri da me. Avevo ancora gli occhi lucidi, ma non gli avrei dato ulteriori soddisfazioni. -Cosa mi hai fatto?- mi disse, ma io non capii. -Cosa!?- -Io ti... sento. So sempre dove sei, ti... percepisco.-
Cosa avevi fatto tu a me... -Attenta.- disse, afferrandomi per un braccio e tirandomi prepotentemente a sé. -Potrei domare facilmente questo tuo spirito ribelle.- -E io potrei staccarti facilmente il braccio se non la lasci andare immediatamente.- proruppe una voce alle mie spalle. Mattew mi lasciò subito andare, dileguandosi immediatamente.
Ma era stato lui a ferirmi, più di chiunque altro.
Lo vidi alzarsi e guardarmi. Era una sorta di sguardo di addio, poi, in silenzio, uscì da casa mia.
sospirai e le lacrime che credevo essere riuscita a dominare, tornarono più forti di prima.
-Ange...-
-Vattene, per favore.- dissi anche a lui, ma senza aspettare una risposta, mi fiondai per le scale. -Balla con me.- -Perché dovrei?- -Perché te lo sto chiedendo.- -E questo dovrebbe essere il motivo?- -Hn. Non mi piace dire le cose due volte.- Tese la sua mano verso di me e io l'afferrai, un po’ esitante.
Quei momenti non volevano andare via e mi stavano uccidendo, più della verità che avevo appena scoperto. -Ti comporti come una moglie tradita. Devi smetterla. Non devi sentirti importante solo per qualche attenzione. Tu non sei niente, un bel niente e sei una sciocca se pensi il contrario.-
Avrei dovuto capire. Già allora avrei dovuto farlo.
arrivai in camera mia e mi lanciai sul letto, cercando di sopprimere le lacrime nel cuscino. -L'incarnazione.- disse solo, mentre mi avvicinava al suo viso.
E fu quello l'inizio della mia fine.
Mi alzai dal letto e lanciai il cuscino in aria. Ero arrabbiata, delusa, ferita, umiliata. Ero stata una stupida a credere a tutto quello che mi aveva detto.
Ma in fondo non era colpa mia: ero stata io a mettermi in una storia già scritta. -Non vorrei mai fare qualcosa che ti facesse male.-
Mai eh?! Peccato che era proprio questo il suo intento.
Con il braccio spazzai via tutto ciò che avevo sulla scrivania, ancora piangendo.
Volevo morire, mi sentivo morire. Volevo non essere mai arrivata in quella città, volevo non aver mai incontrato Damon. -Significa che volevo condividere un po' della mia solitudine con te.-
Tutto un piano, tutto uno schifoso piano! -Io tengo a te.- Il mio cuore perse un battito, mentre tutto quello non mi sembrava possibile. -Damon...- Vidi la sua immagine lasciare gli specchi e diventare una. Il vero Damon era davanti a me. Mi sollevò da terra e puntò i suoi meravigliosi occhi nei miei. -Io non ti lascio. Mai.-
Mai eh?
cominciai a tirare via tutti i libri dalla piccola libreria e li scaraventai un po' ovunque.
-TI ODIO! TI ODIO!-
Urlavo e piangevo, ma adesso mi sembrava l'unica cosa giusta da fare.
Demolivo la mia stanza per evitare di demolire me. Per evitare di demolire lui. E non è una maledizione questa? Uccidere chi si ama.
No, non era colpa mia se l'avevo amato troppo. Era colpa della maledizione, no?
Io non potevo farci niente, non potevo oppormi. Non ero stata poi così stupida, vero? -E poi io ho già fatto la mia scelta.- sussurrai, più a me che a lui, ma non avevo considerato il suo super udito. -E la tua scelta implica che devo scegliere un vestito per il matrimonio o un'arma per restare in vita? O entrambe le cose?- -No. Io scelgo te, Damon. Io sceglierei sempre te.-
Ed era questo che mi aveva fregato. Adesso lo capivo bene. Ero sempre stata io a dare qualcosa a lui, Damon non mi aveva dato che poche briciole. -Io farò di tutto pur di salvarla. E nessuno potrà mettersi in mezzo, angioletto.-
Me l'aveva detto, in fondo. non potevo lamentarmi di nulla. Tutto quello che era successo l'avevo voluto io. Nessuno mi aveva costretto ad amarlo e adesso distruggere tutto, urlare e piangere, non serviva a granché. -Perché? Perché ti amo, Damon, più della mia stessa vita e non avrei mai potuto lasciarti morire.-
Come potevo essere stata così stupida? Così cieca? io gli avevo dato tutto e lui non aveva fatto altro che mentirmi, usarmi, per salvare la ragazza che amava. -Tu andrai via.- -Sì.- -Con Gabriel.- -Sì...- -E dimmi: io cosa faccio dopo che te ne sarai andata?- -Ti farai altre duemila ragazze.- feci acida, guardando da un'altra parte. -L'unica che voglio è davanti a me.-
Una cretina, ero stata solo una cretina!
Lo odiavo! Odiavo tutto di lui! Ma la cosa che odiavo più di tutte, era che non riuscivo ad odiarlo nemmeno un po'...*
Mi accasciai di nuovo sul letto, a piangere.
Avevo solo voglia di restare lì, nella mia camera distrutta a piangere. -Buon compleanno...amore.-
Finito. Tutto era finito.
Io ero finita.
Mi svegliai e inizialmente non realizzai perché la mia camera fosse in quello stato.
Poi ricordai tutto e lo stato catatonico in cui ero caduta la sera prima ritornò.
Mi misi un cuscino in faccia: non volevo ricordare, volevo solo abbandonarmi lì e restarci per tutto il resto della mia vita.
Esisteva una medicina contro l'infelicità?
Realizzai che la cosa più brutta quando si sta male è che l'unica persona che potrebbe farti stare meglio è proprio quella che ti fa stare male...*
Che ironia la vita. Mi ero ferita con le mie stesse mani. Tutti, compreso il mio istinto, mi dicevano di star lontano da Damon, ma io avevo voluto fare la testarda e fare a modo mio.
Lanciai il cuscino per aria. non ci volevo pensare, non volevo pensare a nulla.
Così mi andai a fare una doccia, sperando che l'acqua potesse lavare via almeno un po' le mie sofferenze.
Decisi di andare a scuola, forse lì, tra corridoi pieni e lezioni stressanti, avrei pensato di meno a tutto ciò che era capitato il giorno prima.
Tanto tutto quello che lasciavo nella mia stanza, l'avrei ritrovato di nuovo al mio ritorno.
Mi vestii: lentamente e completamente assente e scesi in cucina.
Trovai mia madre, che alzò lo sguardo su di me. Era in pena per me, non mi aveva mai visto così, ma in fondo non mi ero mai innamorata.
C'era anche Gabriel e vederlo lì mi diede una sorta di sollievo.
Lui era stato l'unico: l'unico che aveva cercato sempre e SINCERAMENTE di proteggermi.
-Ciao tesoro.- disse mia madre, dandomi una tazza di caffè.
-Non ne ho voglia, vado a scuola.-
Senza nemmeno guardarli in faccia uscii di casa, sperando di trovare un po' di sollievo.
Ma, purtroppo, realizzai che la frase "i guai sono dietro l'angolo" era del tutto vera.
Appoggiato alla sua stupidissima macchina, c'era lo stupidissimo vampiro.
Appena lo vidi, tutto il rancore, il dolore e l'odio ritornarono.
Cercai di cambiare strada, ma Damon me lo impedì.
-Vattene, prima che mi metta a urlare!-
-Angel, ti prego: ascoltami.-
-Non ti pare che abbia ascoltato anche troppo? Ho detto vattene, non ti voglio vedere.-
-Angel...- disse, cercando di prendermi il braccio.
-non mi toccare! Non mi devi toccare! Tu mi fai solo schifo!-
-Ti prego, ascoltami!- ripeté. -E' vero il mio scopo era questo, ma poi è cambiato tutto.-
-Perché dovrei crederti? Mi hai solo usato, illuso e adesso sei l'ultima persona sulla faccia della terra che vorrei vedere!-
-Ti sto dicendo la verità!-
-Ma a me non interessa. Come hai potuto farlo, come!-
-Angel...-
-Non ti voglio vedere!-
-Ma non senti?- sentii dire da una voce alle mie spalle.
-Non sono affari tuoi, angelo.- ringhiò Damon.
-No, ti sbagli.- feci io. -Io non sono affar tuo.-
Gabriel avanzò, fino a mettersi tra me e Damon.
-Devi lasciarla in pace o ti giuro che ti uccido. I tuoi giochetti non funzionano più, sei stato smascherato succhiasangue.-
Damon strinse i pugni e lo vidi tremare di rabbia. -togliti di mezzo.-
-Io me ne vado a scuola.- sbottai, per poi sorpassare i due.
Damon era il mio veleno e non mi faceva bene restare lì. dovevo dimenticarlo, e il primo passo era non vederlo.
-Angel!- Damon cercò di seguirmi, ma Gabriel si mise in mezzo.
-Vattene.- lo minacciò.
-Lei è mia, lo è sempre stata e se ti azzardi a metterti ancora in mezzo, ti distruggo.- disse, per poi salire nella sua macchina e sparire.
Saaaalve ^^
Per farmi perdonare di aver aggiornato così tardi il capitolo scorso, ho deciso di aggiornare questo dopo solo tre giorni ^^
Spero vi faccia piacere e non mi odierete dopo aver letto tutto ciò.
Come vedete il capitolo non è lunghissimo, ma è servito per mettere le cose in chiaro e scoprire la verità. Perciò accade “solo” questo.
Così avete scoperto il piano di Damon: far innamorare di lui angel, in modo che potesse darsi lei stessa a klaus per amor suo e attuare il sacrificio, così da salvare elena.
Ma è davvero questa tutta la verità? E’ vero che Damon non tiene nemmeno un po’ a Angel?
Spero che questo capitolo vi abbia sorpreso e che non mandiate a f… la storia per questo cambio di programma: in fondo c’era troppo idillio nell’aria e così avete anche capito perché damon si è legato subito a angel.
Ci stiamo avviando verso la fine, anche se non so quanti capitoli mancheranno.
Spero di non avervi annoiato con i flashback, pensavo fosse un modo carino per rivivere tutta la storia.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e inoltre volevo dirvi grazie, di cuore. Siete state magnifiche, le lettrici migliori che una persona possa avere.
Ovviamente ringrazio anche chi ha messo la storia tra i seguiti, le ricordate e nei preferiti.
Baci e al prossimo capitolo!
Era passata un settimana. Una settimana in cui io mi ero completamente chiusa in me stessa e nella mia stanza.
Quelle quattro mura erano diventate la mia prigione e il mio letto sembrava l’unico posto che mi dava conforto. Mangiavo appena, dormivo tanto e piangevo ancor di più.
Erano anni che non piangevo e odiavo quel maledetto vampiro anche per questo: era riuscito a farmi piangere come non avevo mai fatto in vita mia.
Avevo chiuso la finestra della mia camera e avevo tirato giù le tende: avevo troppo paura di quello che vi avrei potuto trovare, anche se una misera finestra di vetro non avrebbe fermato il vampiro, dato che aveva la forza di spazzarla via con un dito.
Così passavo i miei giorni rinchiusa lì, mentre il mio cuore quasi cessava di battere ogni qual volta sentivo un ticchettio al di la delle tende chiuse.
Sapevo che mia madre era preoccupata, sapevo che anche Gabriel lo era: lo sentivo ogni sera, ogni dannata sera. Lo sentivo al di la della mia porta chiusa che si accasciava a terra e dormiva lì, appoggiato con la schiena alla mia porta.
Così mi dimostrava che c'era, anche restando in disparte e in fondo a me stava bene così: un po' mi piaceva sentire qualcuno vegliare su me.
Ogni tanto la mia mente ritornava ai giorni passati con il vampiro e qualche lacrima faceva ancora capolinea dai miei occhi. Mi sentivo una stupida, mi ripetevo che era da idioti stare così per un ragazzo, per il vampiro.
Feci un sorriso amaro.
Ormai non riuscivo nemmeno più a chiamarlo per nome: il solo pronunciarlo mi faceva stare male e mi riempiva di dolore e sì, anche di odio.
Odio per lui a cui avevo dato tutto e mi aveva restituito solo dolore e la cenere dei miei sogni.
Odio per me, per aver creduto anche solo lontanamente che lui tenesse a me e avesse dimenticato Elena.
Odio per la felicità che avevo provato quell'unico giorno che avevamo passato insieme. -Ti amo.- gli dissi.
-Me lo dirai qualsiasi cosa succeda?-
Ecco il perché di quella domanda: lui voleva sapere quanto ancora mi avrebbe tenuto in pugno anche se avessi scoperto la verità.
Nascosi la faccia nel cuscino, mentre qualcuno bussava alla mia porta. Chi aveva avuto il coraggio di bussare? Mia madre stessa non ne aveva.
L'unico mio contatto con lei era stato quello di bloccare tutte le visite e le telefonate.
Volevo staccarmi da quel mondo, da quella che era stata la mia vita fino a quel momento. Volevo dimenticare i vampiri e tutto ciò che era legato a loro. Come Elena... Flashback
Arrivai a scuola in fretta e furia, ero una codarda, ma non volevo affrontare Damon. Non in quel momento, non con una matita di legno nella borsa.
-Ange!- sentii qualcuno chiamarmi e quado mi voltai mi ritrovai di fronte elena e Stefan.
-Angel, tesoro.- continuò, cercando di abbracciarmi, ma mi scansai.
-Damon ci ha detto tutto.- fece Stefan, facendo un passo avanti.
-E?-
-E cosa, Angel?- disse di rimando Elena, probabilmente risentita per non averle permesso di abbracciarmi.
-E voi lo sapevate? Lo avete ideato insieme questo piano malato?!- dissi con rabbia, stringendo i pugni.
-NO!- scattò subito Elena, ma dopo si morse il labbro. -Sapevo che aveva un progetto su di te...- sussurrò dopo.
-E tu?- chiesi a Stefan.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, quando lo rialzò guardò prima Elena e poi me. -Io lo sapevo e lo appoggiavo, ma quando ho cominciato a conoscerti meglio gli ho detto di smetterla.-
-Quindi tu sapevi tutto.- dissi rivolta a Stefan. -E tu sospettavi qualcosa, ma nessuno di voi due mi ha detto nulla. Begli amici.- dissi con rabbia, reprimendo a stento le lacrime. -Ma, in fondo, perché dovevate: avevate in pugno qualcosa che poteva salvare Elena. Era questo il patto, no?-
-Angel io non avrei mai permesso che tu venissi consegnata al posto mio!-
-Ma sapevi qualcosa e non mi hai detto niente!-
-Angel...-
-Tu non parlarmi!- urlai. -Ma in fondo non posso biasimarti. Avevi la possibilità di salvare la ragazza che ami. Qual era di preciso l'accordo? Ritardare il sacrificio di Elena?-
Stefan fece una smorfia. -Tu potevi dargli poteri maggiori. Non gli interessava essere metà licantropo e metà vampiro se avesse potuto essere invincibile.-
-quindi?-
-Quindi l'accordo era che se tu ti fossi offerta, lui avrebbe lasciato per sempre la città, lasciando in pace Elena.-
Strinsi ancora di più i pugni, asciugandomi con il dorso della mano una lacrima che era fuggita al mio controllo.
-E se avesse mentito?-
-Non ne vedevamo il motivo: tu potevi renderlo più forte.-
Abbai lo sguardo, per poi rialzarlo subito dopo. -Non voglio vedervi mai più, sparite dalla mia vita!-
E prima che potessero rispondermi corsi via.
Per la prima volta in vita mia ringraziai di avere i corsi estivi a scuola. Fine Flashback
-Avanti...- sussurrai, mentre ritornavo con la mente al presente.
-Angel...- sussurrò una voce, mentre si richiudeva la porta alle spalle.
-Gabriel...- feci io di rimando.
-Tesoro.- mi sussurrò ancora e si sedette sul letto, accarezzandomi i capelli.
-Va via, per favore.-
-No, ti ho già lasciato troppo tempo chiusa qui dentro. Non riesco a vederti così.-
Lo guardai in viso: aveva gli occhi lucidi e la voce gli tremava un po'.
-ho solo sonno.- dissi, chiudendo gli occhi.
-Dormi da una settimana, stai andando in letargo, non hai solo sonno.- precisò lui, mentre io riaprivo gli occhi.
-Tanto ho anche finito i corsi a scuola, non ho altro da fare. Tanto vale che sto qui.-
-Tu stai scappando. Hai paura del mondo esterno. O meglio hai paura di incontrare Damon.-
Feci una smorfia, mettendomi a sedere. Odiavo pronunciarlo il suo nome, ma odiavo anche sentirlo.
-Non preoccuparti per me, io sto bene.-
Gabriel sospirò, scuotendo la testa. -Come faccio a non preoccuparmi per te se ti amo?- mi disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lo guardai negli occhi, in quei grandi occhi azzurri: leggevo tanto amore e coraggio, ma anche determinazione e forza.
Non erano quegli occhi azzurri, ma forse vi potevo trovare un po' di sollievo, forse Gabriel poteva essere la medicina alla mia malattia di nome Damon.
Forse...
Mi spinsi di scatto in avanti e portai le mie labbra su quelle di Gabriel. Fu un bacio casto, non ricambiato, ma mi fece capire che in Gabriel non avrei mai potuto ritrovare il Damon che avevo perso, ma non mi importava: in quel momento quelle labbra sembravano la mia unica fonte di salvezza.
Mi staccai, ma Gabriel restava ancora immobile. Aveva gli occhi spalancati e ancora la bocca leggermente socchiusa. Mi guardava senza capire, chiedendomi con gli occhi una spiegazione che non avevo.
-Angel...-
-Non lo so, Gabriel, non lo so...- sussurrai, per poi sdraiarmi a letto.
Forse Gabriel aveva ragione.
forse avrei potuto imparare ad amarlo.
Sì, io ero sicuramente e irrimediabilmente una squilibrata. Se vi chiederete cosa ci faccio a mezzanotte, per strada, diretta probabilmente alla sorta di discoteca della città, non so che rispondervi.
Sapevo solo che dopo il breve, ma intenso, "colloquio" con Gabriel ero ancora più confusa di prima e la mia voglia di alcool si era triplicata.
Avevo deciso quella sera, per la prima volta, di testare il detto "bere per dimenticare", anche se in realtà non sapevo nemmeno quanta tolleranza avessi dell'alcool.
Così mi avviai all'entrata della mini discoteca di Mystic Fall, inaugurata da meno di un anno a quanto pareva e mi diressi al piccolo Bar a pochi metri da me.
Mi sedetti, non prestando la minima attenzione alle occhiate lascive che mi lanciavano i ragazzi attorno a me.
guardai il barista: era un attraente ragazzo di forse vent'anni e con sorrisino e lo sguardo seducente lo convinsi a darmi la cosa più alcolica che avesse, senza chiedermi i documenti.
Bevvi il liquido contenuto nel piccolo bicchierino che mi porgeva e dopo averne buttato giù un secondo, un terzo e molto probabilmente anche un quarto, ottenni l'effetto desiderato.
Mi sentivo la testa leggera, non ricordavo nemmeno più il motivo della mia sofferenza e mi ritrovavo con una gran voglia di ballare, ridere e scherzare. All'improvviso le occhiate dei ragazzi della sala non mi sembrarono più lascive, bensì innocue e piacevoli.
Ormai dopo aver bevuto quattro bicchierini di quello che mi sembrava assenzio, non ricordavo più nemmeno il mio nome.
Così, un po' barcollante, salii su una sorta di palchetto, posto al centro della pista, dove ballavano alcune ragazze e un paio di ragazzi. Cominciai a ballare anch'io, guidata completamente dall'alcool, mentre alcuni ragazzi cominciarono a salire sul palco.
Un ragazzo castano cominciò a ballare dietro di me, facendo aderire completamente il suo corpo al mio e un altro invece proprio davanti a me.
Il ragazzo biondo, quello difronte, cominciò a mettermi le mani nei capelli, scendendo pian piano verso il collo, mentre l'altro le portò ai miei fianchi, scendendo sempre più giù.
Io non li fermavo: non ne avevo le forze, riuscivo solo a ballare e sinceramente non volevo nemmeno che se ne andassero.
Cominciammo un sensuale e sinuoso ballo a tre, contornato da mani che andavano ovunque e ripetuti baci sul collo.
La situazione stava degenerando, lo sapevo, ma a me non importava: quella sera volevo solo divertirmi e dimenticare tutti i brutti pensieri.
All'improvviso mi sentii afferrare e qualcuno mi tirò bruscamente giù da lì, mentre i due ragazzi si voltavano per contestare.
-Ehi!- urlarono, scendendo anche loro.
L'unica cosa che riuscii a sentire prima di venire trascinata via da lì, fu un ringhio violento. Camminavo a spintoni tra la folla, mentre venivo trascinata da qualcuno. Uscimmo dall'uscita posteriore del locale e mi ritrovai in un vicoletto secondario.
-Ma si può sapere cosa ti è saltato in mente?!-
-Damon?!-
Possibile che più cercavo di sfuggirgli e più me lo ritrovavo davanti?
-Allora?! Sei impazzita?!-
-Mi stavo solo divertendo.- mi limitai a dire, incrociando le braccia.
-Tua madre sa che sei qui?-
-Da quando sei diventato così premuroso? E poi come facevi tu a sapere che ero qui?-
-Quante volte ti ho detto che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?-
-E io quante volte ti ho detto di farti gli affari tuoi?! Tu non sei più nessuno, Damon, nessuno!- sbottai, ma all'improvviso tutto intorno a me cominciò a girare.
Sarei caduta sicuramente a terra se Damon non mi avesse presa al volo. Adesso mi ritrovavo a pochi centimetri da lui, con il corpo pieno di alcool e la stabilità sentimentale pari a zero.
-Perché...perché non mi ami? Perché mi hai venduto?- sussurrai.
Damon non mi rispose, si limitava a guardarmi.
-Quanto hai bevuto?- mi chiese, quando si decise a parlare.
-Tanto.-
-Tanto da non ricordare nulla?-
-Molto probabilmente sì.-
-Bene.-
All'improvviso Damon mi abbracciò e lo fece con così tanto slanciò e forza che mi ritrovai con le spalle al muro, completamente schiacciata a lui.
-Perdonami.- disse semplicemente.
Si staccò da me e mi diede un leggero bacio a stampo. Io ero inerme, come se fossi una bambola nelle sue mani e in quel momento non sapevo se pregare Dio affinché mi facesse ricordare quel momento anche dopo lo sbronza o se me lo facesse dimenticare.
Si staccò da me e appoggiò la fronte contro la mia. -Io dovevo salvarla, Angel, glie lo dovevo: lei ha salvato me.-
Con la poca forza che avevo cercai in tutti i modi di divincolarmi. Lo aveva fatto di nuovo: mi aveva preso in giro, facendomi fare proprio quello che voleva lui.
Damon non era dispiaciuto, non lo sarebbe stato mai: salvarla era l'unica cosa che aveva sempre voluto.
E per la prima volta la odiai. Per la prima volta odiai Elena.
-Lasciami in pace, vampiro. Sparisci dalla mia vita!- urlai.
Damon restava lì, immobile.
-Io torno dentro.-
Stavo per sorpassarlo, ma Damon mi afferrò per un braccio. -Tu non vai da nessuna parte.-
-Ma davvero? E chi lo dice?- dissi, cominciando a strattonare il braccio.
Ma niente. Damon era troppo forte.
-Non ti faccio ritornare da quei maniaci.-
-Tzè. Tu non ti sei comportato meglio. Almeno loro giocano con il mio corpo, tu hai giocato con il mio cuore.- diedi un ultimo strattone al braccio e Damon mi lasciò andare.
-Perché avrei dovuto esitare se non ti conoscevo affatto?- si limitò a dirmi.
-Ma dopo dovevi farlo. Ma non mi stupisce che tu non sia pentito. In fondo ero e sono solo un giocattolo.-
-Angel...-
-no, non voglio ascoltare ancora le tue bugie, non mi interessano più.-
Mi voltai, intenta ad entrare nel locale.
L'unica cosa che ricordo da quel momento in poi erano le braccia forti di Damon che mi afferravano, poi, tutto intorno a me...il buio.
Saaaaalve!
Ed ecco il nuovo capitolo, un po’ confusionario, ma l’ho scritto apposta così: dato che la storia è descritta dal punto di vista di Angel dovevo esprimere la sua confusione interiore. E' un po' piccolo, ma era solo di passaggio: serviva a me per mettere in chiaro la situazione.
Damon è ancora una volta contraddittorio: prima le chiede di perdonarlo e poi le fa capire che probabilmente non è dispiaciuto di ciò che ha fatto.
Chi lo capisce è bravo xD
Angel ha baciato Gabriel, sperando di fare chiarezza in se stessa, ma poi è entrata in confusione ancora di più.
Vorrei fare una precisazione se non sono stata chiara nel capitolo precedente: il piano di damon era consegnare Angel al posto di Elena e in cambio Klaus avrebbe lasciato la città, abbandonando tutti i propositi su Elena. Sono millenni che Klaus fa esperimenti sugli angeli, ma non aveva mai trovato l’incarnazione perfetta e quindi il sacrificio non è mai stato attuato. Angel è l’incarnazione perfetta perché ha ripercorso tutta la vita di Ihael: prima innamorata di un vampiro e poi tradita.
Spero che questa volta sia riuscita a spiegarmi bene xD se non fosse così non esitate a chiedere!
Sapete…dato che ci stiamo avviando alla fine, avrei pensato a un sequel di mi appartieni, anche se non ho ancora in mente né trama né niente, volevo solo sapere se a voi piace l’idea, se vi facesse piacere leggere di nuovo qualcosa su di loro oppure credete che ne abbiate avuto abbastanza xD
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Infine volevo ringraziare tutti coloro che hanno messo la storia nei seguiti, nei preferiti e da ricordare, ma soprattutto tutte le persone che recensiscono! Grazie mille!
Baci e al prossimo capitolo!
Capitolo 23 *** Capitolo 23: semplicemente…OH MY GOD! ***
Capitolo 23: semplicemente…OH MY GOD!
Mi risvegliai il mattino dopo, nel mio letto, ma stranamente avevo ancora i vestiti della sera prima.
Avevo un mal di testa incredibile e non ricordavo assolutamente nulla della sera precedente: più cercavo di ricordare e più la testa mi scoppiava.
Ricordavo solo di aver indossato la minigonna, il corpetto e di essere uscita di nascosto per andare in discoteca; poi dopo i vari drink avevo il buio più assoluto in testa.
Mi alzai barcollante dal letto, ma appena misi un piede a terra, oltre ai forti capogiri, mi assalì subito un senso di nausea.
Corsi in bagno, riuscendo a stento a trattenermi.
Dopo qualche secondo sentii una mano appoggiarsi alla mia fronte e un’altra che mi teneva i capelli.
Credevo fosse mia madre, ma quando con la coda dell’occhio vidi Damon, per poco non morivo mentre vomitavo, ma quello decisamente non mi sembrava il momento di mandarlo via o di fare una scenata.
Così Damon restò lì, aiutandomi in silenzio, mentre io vomitavo anche l’anima.
Dopo qualche secondo smisi e Damon mi aiutò ad alzarmi, tenendomi saldamente stretta a lui. Per quanto odiassi negarlo, per quanto cercassi di respingerlo, stargli così vicino mi faceva ancora battere forte il cuore.
-Lasciami!- feci stizzita poco che mi fui accertata di riuscire a stare in piedi.
Damon lo fece, ancora senza parlare, ancora guardandomi intensamente.
Mi voltai per sciacquarmi la bocca: la verità era che non riuscivo a sopportare quegli occhi blu su di me, che sembravano scrutarmi l’anima.
-cosa ci fai qui, vampiro?- feci acida, usando tutto il mio coraggio per voltarmi.
-Adesso mi chiami come il tuo amico angelo?- mi disse, quando si decise a parlare.
-Io ti chiamo come mi pare.- mi voltai e ritornai nella mia camera, seguita da Damon.
-Allora.- continuai, sedendomi sul letto. –Cosa sei venuto a fare? Vorresti portarmi via con la forza?- dissi, sedendomi sul letto, ostentando una forza e una calma che non avevo.
-Se avessi voluto farlo, l’avrei fatto ieri sera, quando eri completamente ubriaca, invece di riportarti qui.- puntualizzò lui freddo, appoggiandosi alla porta.
Quella frase mi destabilizzò un po’. Lui mi aveva riportato a casa?
-E perché lo avresti fatto?-
Damon non mi rispose, ancora una volta si limitava a guardarmi.
-Stai pensando a quale bugia dirmi?- sbottai acida, alzandomi.
-Nessuna bugia. È da un pezzo che non te le dico.-
-Ah sì? E da quando? Un mese?- feci, accennando a quando avevo scoperto la verità.
-Credi pure ciò che vuoi.-
-E oltre a crederlo, lo farò anche: esci fuori da casa mia, vampiro.- feci battaglieri, avvicinandomi così tanto a lui, che per poco i nostri nasi si potevano sfiorare.
Lui abbassò di poco lo sguardo verso di me. Lo vidi stringere i pugni, per poi irrigidirsi, come se dentro di lui stesse avvenendo una lotta.
Come a confermare la mia ipotesi, all’improvviso Damon mise una mano dietro la mia nuca e l’altra dietro la schiena e mi schiacciò così tanto a lui che per poco non diventammo un unico corpo. Mi baciò, ma non era un bacio come gli altri: era violento, rabbioso, sofferto e desiderato.
Mi baciava con foga e dopo un primo momento di imbambolamento totale, cominciai a dimenarmi per staccarmi da lui. Non lo volevo quel bacio, era sbagliato e malsano, eppure era l’unica cosa di cui avevo bisogno.
Cercavo di spingerlo via, ma la verità era che cercavo di spingere via tutte le sensazioni che provavo in quel momento. Era sbagliato, lo sapevo, lui era mio nemico, ma era impossibile smettere di amare da un minuto all’altro.
Damon in tutta risposta, con la sua super velocità, mi spinse verso il muro, bloccandomi le mani all’altezza della testa. Mi continuava a baciare e io da un lato volevo mandarlo via, ma dall’altro, volevo che quel contatto non finisse mai.
Lui è tuo nemico, mi ripetevo e in parte funzionava.
Dopo secondi che a me sembrarono infiniti, Damon si staccò da me, nonostante i nostri nasi potessero ancora toccarsi.
Mi guardò negli occhi e poco dopo sparì dalla finestra, lasciandomi ansante e piena di odio verso me stessa. Mi accasciai a terra: dovevo trovare un modo per liberare il mio cuore e la mia mente da quel vampiro, non poteva più avere tutto quel potere su di me.
E, a malincuore, conoscevo già il modo per mandarlo via.
-I tuoi continui cambiamenti di umore finiranno per uccidermi.- fede Gabriel, venendo a sederci accanto a me sul letto.
-Lo so.- sospirai. –Credo che impazzirò un giorno o l’altro.-
-Probabilmente sei già impazzita.- concluse Gabriel, sorridendo.
Sorrisi anch'io, ma non era un vero sorriso. -ho bisogno di dirti qualcosa.-
Il mio cuore cominciò a battere. Sei sicura della tua scelta? mi ripetevo continuamente e la risposta, seppur a malincuore, era sempre la stessa.
Sì.
Io dovevo dimenticare Damon e tutto quello che avevo vissuto con lui e cercare di rifarmi una nuova vita, magari con un ragazzo che mi volesse davvero bene e sapevo di trovare in Gabriel quell'amore che forse mi avrebbe guarito.
-Dimmi.- fece lui, prendendo tra le mani una ciocca dei miei capelli.
-Forse...forse quello che sto per dirti ti sembrerà una pazzia, forse è troppo tardi, ma non voglio sprecare ancora una volta la possibilità di essere felice. Non so se quello che sto facendo è giusto, ma so che ne ho bisogno. Ho bisogno di qualcuno che mi voglia bene veramente, ho bisogno di qualcuno che mi faccia dimenticare tutte le emozioni che ho provato, ho bisogno di qualcuno che mi renda felice.-
Gabriel mi guardava senza capire e in fondo non ci capivo niente nemmeno io, ma sapevo che stavo facendo ciò che avrei dovuto fare da tanto tempo.
Avevo amato Damon, lo amavo ancora e probabilmente una parte di me l'avrebbe amato per sempre, ma dovevo rifarmi una nuova vita, forse con Gabriel, probabilmente lontano da quella città.
-Non capisco dove vuoi arrivare.- disse Gabriel, ridestandomi dai miei pensieri.
-Sto cercando di dirti che...- abbassai lo sguardo, per poi rialzarlo subito. -Sto cercando di dirti che forse un futuro insieme non è così improbabile.- dissi, tutto d'un fiato.
Gabriel sgranò gli occhi, spalancando leggermente la bocca. -Nel senso che...mi darai una possibilità?-
-...Sì.- sussurrai.
Gabriel si lanciò su di me, ridendo. Mi passò le mani nei capelli e mi baciò di slancio. -Sono felice. Ti amo tanto.-
Mi baciò di nuovo a stampo e io ricambiai incerta. Chiusi gli occhi e immediatamente vidi due occhi azzurri colmi di rimprovero.
-Quel film faceva decisamente schifo.- sentenziai, all'uscita del cinema. -era completamente privo di trama!-
-Dai, non era poi così male.- disse Gabriel, prendendomi per mano e sorridendo.
Dopo aver affrontato quel pesante discorso con Gabriel, nella mia stanza, appena qualche ora prima, avevo poi deciso di andare al cinema :così mi sarei concentrata sul film e avrei smesso per qualche ora di pensare. Il mio "piano" per, andò a farsi benedire nel momento in cui capii di aver scelto il film più brutto e insignificante dell'intera programmazione.
-Sarà, ma per me era orribile.-
-Che ne dici di un gelato per dimenticare il film?- propose Gabriel e io accettai volentieri.
Arrivammo al chioschetto dei gelati e ci mettemmo in fila.
-Che gusto prendi?-
-Panna e cioccolata!-
-Bene. Io credo...boh, non lo so.-
-Che uomo deciso!- lo presi in giro io, mentre la fila procedeva.
Stavo per prendere i soldi dalla borsa, quando Gabriel mi fermò contrariato. -Pago io. E' pur sempre un appuntamento, no?-
Mi bloccai, mentre il mio cuore accelerava i battiti.
Pago io. E' pur sempre un appuntamento, no?
La stessa frase, la stessa, identica frase che mi aveva detto Damon al nostro primo appuntamento.
Mi portai una mano sul petto e cercai di far calmare il mio cuore; ero una stupida se avevo creduto di poterlo spazzare via dal mio cuore da un giorno all'altro.
-Scusami...- sussurrai. -il gelato non mi va più.- mi distaccai dalla fila e cominciai a camminare veloce, presente con il corpo ma non con la mente.
-Angel!- Gabriel mi afferrò per il polso e mi fece voltare. -Ma cosa ti è preso all'improvviso?!-
-niente...- dissi, abbassando lo sguardo.
-Perché ti sei stranita all'improvviso?-
Lo guardai e dal mio sguardo Gabriel capì che c'entrava lui, che c'entrava sempre lui.
Mi tirò per il polso e mi abbracciò. Non volle nessuna spiegazione, non mi chiese mai quale fosse il vero motivo, mi abbracciò e basta, cercando di trasmettermi tutto l'amore che poteva.
-Mi dispiace interrompere un momento così romantico.- fece una voce ironica dietro di noi.
Ci staccammo subito, sapendo già a chi appartenesse. -Damon.- si limitò a dire Gabriel.
Damon dal canto suo non lo guardava, aveva gli occhi fissi su di me: trasmettevano rabbia e fastidio.
-Cosa vuoi?- dissi. Non aveva nessun diritto di guardarmi così.
-Volevo solo sapere se avevi incontrato o visto Elena.-
Quella domanda mi mandò su tutte le furie. Con quale coraggio dopo tutto quello che era successo, mi veniva a chiedere di Elena?!
-No, non l'abbiamo vista la tua Elena.- risposi io acida, prendendo per mano Gabriel.
-Non è la mia Elena.-
-Già. Peccato, eh?- fece anche Gabriel, stringendoci la mano. -Se non ti dispiace adesso abbiamo da fare.-
Gabriel mi tirò e superammo Damon: io non avevo avuto nemmeno la forza (o il coraggio) di guardarlo in faccia.
Non mi voltai mai indietro e lui non provò mai a fermarmi.
Forse quello era il nostro vero addio.
Tornai a casa e senza nemmeno salutare mia madre, che dalla cucina mi aveva chiesto com’era andato l’appuntamento.
Mi chiusi in camera mia, come ormai facevo troppe volte e cominciai a spogliarmi. Solo quando, attraverso lo specchio, vidi qualcuno seduto sulla poltroncina in ombra della mia camera, mi resi conto che non ero sola nella stanza.
Mi aspettai di ritrovarmi Klaus che mi puntava i canini alla gola, invece era una ragazza dai lunghi e lisci capelli castani e gli occhi dello stesso colore: Elena.
-Mi hai fatto prendere un colpo. Come sei entrata? Che ci fai qui?- chiesi tutto d’un fiato, rimettendomi la maglia.
-Una domanda per volta, no? Mi scoppia la testa. Comunque mi ha fatta entrare tua madre.- disse alzandosi e venendo verso di me.
-Elena, sei strana. Oggi Damon ti stava cercando.- cercai di nascondere il più possibile il mio tono acido.
-Oh, lo so. Sa essere così...servizievole a volte.-
Corrugai le sopracciglia, mentre lei si rimetteva di nuovo seduta.
-Senti Angel…io non voglio che la nostra amicizia sparisca per sempre. Io tengo a te.- mi disse.
-Elena...-
-Sai.- mi bloccò lei. –L’odore del tuo sangue è qualcosa di sconvolgente. Non so come abbia fatto Damon a resistere accanto a te per tutto questo tempo.
La guardai confusa. Possibile che quella fosse...
Sgranai gli occhi: di fronte avevo Katherine e non Elena?!
Feci istintivamente un passo indietro, cadendo, però, sul letto.
-Ka…Katherine?!-
-No, cosa c’entra adesso? Sono io, Elena.-
-Elena mi stai spaventando.-
Lei non mi rispose, si limitò a sorridermi, inclinando di lato la testa.
Un attimo dopo me la ritrovai addosso, con i canini in bella vista. Poco dopo due affilate zanne mi bucarono il collo.
Da quando Elena era diventata un vampiro?!
Salve...
Si lo so, sono due settimane, ma non ho avuto proprio tempo…
Mio padre si è ricoverato in ospedale e ha subito un’operazione, per cui non ho avuto modo di scrivere e sinceramente non ne avevo nemmeno tanta voglia…mi mancava l’ispirazione…non ce la facevo nemmeno a mettermi al pc…
Mi scuso con voi e spero che questo capitolo sia quanto meno accettabile: non sono dell’umore giusto in questo periodo e spero di non rovinare la storia proprio alla fine.
Stando ai miei calcoli mancano ancora tre o quattro capitoli e poi scriverò le parola The end su questa storia...devo dire che mi dispiace parecchio xD
Spero che questo capitolo vi piaccia e so già che non approverete il comportamento di Angel, ma in fondo ha 18 anni e dopo una grande delusione si cerca sempre di ricominciare, forse lei lo fa nel modo sbagliato…poi chi sa!
Che ne dite del finale? Vi è piaciuto o avete detto ma va fanc…questo non è più the vampire diaries? xD
Spero di scrivere cose interessanti almeno negli ultimi capitoli xD
Al prossimo capitolo (che non so quando arriverà dato i vari problemi e situazioni che dovrò sistemare) e davvero grazie mille a tutti quelli che recensiscono, leggono e mettono la storia in preferiti, seguite e da ricordare.
Infine ringrazio anche chi mi ha inserito negli autori preferiti…grazie di cuore *___*
Baciii!
Ero paralizzata, non tanto per il dolore quanto per la sorpresa. Avevo ancora le zanne di Elena conficcate nel collo e nonostante ciò non riuscivo a convincermi che quella fosse la realtà: una parte di me credeva ancora che quella era Katherine, non Elena.
Tutto intorno a me era diventato nero e ormai il collo si era così indolenzito che non lo sentivo più. Era come se fossi stata catapultata fuori dal mio corpo e adesso vedevo quella scena al di fuori.
Sentivo che stavo diventando sempre più debole e la mia vista man mano si stava annebbiando: lottare non serviva a nulla, ormai non avevo più nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti.
Quindi era così che sarai morta alla fine? Uccisa da quella che un tempo era la mia migliore amica?
Chiusi gli occhi, mentre un intenso calore mi avvolgeva tutto il corpo. Non avevo più sensibilità, non sentivo nessuna parte del mio corpo: l'unica cosa che vedevo era il buio.
Sentivo il sangue defluire dal mio corpo e le mani di Elena che mi tenevano schiacciata sul letto.
Si dice che quando stai per morire la tua vita ti passa avanti come un flash, ma nella mia vita non c'era sempre stato Damon...allora perché vedevo solo lui? Perché non vedevo le immagini di tutta la mia vita, ma solo i momenti che avevo passato con lui?
All'improvviso non sentii più le zanne nel mio collo e nemmeno il peso di Elena su di me. Aprii piano gli occhi, quel poco che le minime forze che avevo mi permettevano.
Vidi Elena schiacciata contro un muro, con le zanne e la faccia sporca del mio sangue e mia madre che aveva le mani tese verso di lei e nel frattempo urlava il mio nome.
Io non ce la facevo a risponderle, l'unica cosa che volevo era chiudere gli occhi e dormire.
Sentii mia madre dire qualcosa come "vieni qui" e "porta i vampiri". Teneva ancora Elena attaccata al muro. Non sapevo che mia madre era così forte, l'avevo sempre vista come la ragazza madre instabile e insicura.
Ero immobile sul letto e proprio nel momento in cui smisi di lottare e decisi di abbandonarmi al sonno, sentii due mani che mi scuotevano prepotentemente.
Sentivo...sentivo qualcuno che mi scuoteva e ripeteva il mio nome, ma io non riuscivo ad aprire gli occhi. Sentii che mi prendeva in braccio e quando venni a contatto con il suo petto lo riconobbi.
Anche se stavo per morire, anche se ormai non sentivo più nemmeno il mio corpo, lo avevo riconosciuto: avevo riconosciuto il profumo di Damon.
Dopo qualche secondo mi ritrovai il polso di Damon premuto sulla bocca e lui che mi diceva di bere, ma io non volevo, non avevo nemmeno la forza di aprire la bocca.
Lo sentii imprecare, per poi riportare poco dopo il suo polso alla mia bocca, ma questa volta era bagnato. Il suo sangue era ovunque sulla mia bocca, ma io ancora non ne avevo preso nemmeno una goccia.
-Stupida ragazzina!- imprecò. –Se mi muori adesso tra le braccia giuro che ti resuscito e poi ti uccido con le mie mani!- premette ancora di più il polso sulla mia bocca.
Alla fine cedetti e aprii di poco la bocca: bevvi il suo sangue, lasciai ancora una volta che qualcosa di suo mi entrasse dentro. Bevvi inizialmente piano, poi man mano, quando cominciai a riprendere sensibilità con il mio corpo e sentii tutti i dolori, bevvi con più foga, avidamente, mentre Damon non faceva una piega.
Sembravano attimi infiniti: ero tra le sue braccia, seduti a terra, mentre bevevo il suo sangue ed era come se intorno a noi ci fosse il buio.
-Ce ne hai messo di tempo, ragazzina.- gli sentii sussurrare.
Non diceva niente, anche se sapevo che gli stavo portando via litri di sangue.
Quando sentii che avevo bevuto abbastanza sangue per guarire, allontanai la faccia dal suo polso, ma nonostante io non avessi più bisogno del suo sangue, Damon non mi lasciò andare.
Tenevo ancora gli occhi chiusi e mi appoggiai sul suo petto: ero ancora debole e sinceramente non ce la facevo a fare una scenata e a mandarlo via. Infondo, mi aveva salvato la vita.
-Grazie a Dio…- sussurrò Damon, passandomi una mano tra i capelli. –Per fortuna non era troppo tardi.-
-Grazie.- sussurrai.
Damon non mi rispose, ma si alzò in pieni e mi prese in braccio. Mi riportò nella mia camera e mi appoggiò sul letto.
-Ehi…piccola…- aprii piano gli occhi e mi ritrovai di fronte il flebile sorriso di Gabriel. –Mi hai fatto morire dalla paura.-
Gli sorrisi anche io. Dovevo ammetterlo: mi faceva piacere vederlo.
Con le poche forze che avevo, mi misi seduta e vidi che Stefan aveva tra le braccia un’incosciente Elena.
-E’ davvero lei?- dissi, sperando ancora che fosse Katherine.
-Sì, è Elena.- confermò Stefan, con tono amaro, lanciando un’occhiata furente al fratello.
-Chi...da quando…- Gabriel si sedette al mio fianco, prendendomi la mano.
-E’ stato Klaus. Il resto non ti riguarda.- fece irato Damon, guardando prima Gabriel e poi me.
-Ma per quale motivo?!-
-E’ stata una sorta di punizione.- fece Stefan, guardando la sua ragazza.
-Punizione? Ma io non ho fatto nulla, Klaus non sapeva che io ho scoperto…tutto.-
-Tu no.- mi rispose Stefan, ma guardava il fratello.
Damon distolse lo sguardo dal fratello, per poi riportarlo su Elena.
Li guardai entrambi senza capire: ancora una volta mi stavano nascondendo qualcosa. Non capivo né perché Klaus se la fosse presa con Elena e né perché l’avesse trasformata in vampiro: una punizione per aver fatto cosa?
-Credo di meritare di sapere cosa sta succedendo.-
-Gli affari dei vampiri non sono i nostri.- mi rispose mia madre, incrociando le braccia.
-Se Klaus vuole me, se pensa che avrà me e poi trasforma Elena in vampiro, allora credo siano anche affari nostri.-
-Angel ha ragione.- convenne anche Gabriel, stringendomi di più la mano.
-Io credo che dovete continuare ad impicciarvi dei fatti vostri.- fece Damon.
-E secondo te dovremmo aspettare mentre qualcun altro si fa male? Chi sarà il prossimo? Mia madre? Gabriel? Tu?- perché era così dannatamente irragionevole quel vampiro?! –Sta facendo piazza pulita intono a me, se non ve ne foste resi conto.-
-Adesso, sinceramente.- cominciò Stefan. –Per quanto possa volerti bene, mi interessa solo proteggere Elena.-
-Oh, che novità!- fece ironico Gabriel, guardando entrambi i Salvatore.
-A te interessa proteggere Angel.- disse di rimando Damon. –ma non mi sembra che tu abbia fatto granché da quando sei venuto.-
-Già, ero troppo occupato a difenderla da te.- rispose acido Gabriel, alzandosi in piedi.
-Basta!- sbottai io all’improvviso.
Tutti nella stanza si zittirono e mia madre si sedette sulla piccola poltrona, mentre Stefan adagiava Elena sul letto.
-io non voglio che per colpa mia altre persone si facciano del male e come tutti voi mi avete sempre fatto capire, questo è un problema mio, quindi spetta a me trovare una soluzione.-
-E quale sarebbe la tua soluzione? Darti a Klaus?- fece mia madre stizzita, stringendo i pugni.
-No, ma l’unica soluzione è lasciare Mistyc Falls, così Klaus lascerà in pace voi, tutta la città e seguirà me, solo me.- feci decisa, con tono di chi non ammetteva repliche.
Damon aggrottò le sopracciglia e fece la sua solita smorfia. Sembrava decisamente contrario a ciò, ma non spettava a lui decidere. Klaus era affar mio.
-non mi sembra un’idea geniale.- disse Damon.
-Ci saranno Gabriel e mia madre con me. Sono di certo più al sicuro con loro che qui.-
-E vuoi vivere scappando?- mi chiese semplicemente Stefan.
Quella frase mi fece cedere. No che non lo volevo, ma era l’unico modo.
Ma…sarei riuscita a vivere senza vedere Damon per il resto della mia vita? Avevo sul serio scelto Gabriel definitivamente?
Abbassai gli occhi, per poi rialzarli subito e incontrare quelli azzurri di Damon.
-E' questo ciò che farò. Lascerò Mystic Falls...per sempre.-
Mi alzai dal letto e senza guardare negli occhi nessuno, uscii dalla stanza.
Stavo facendo le valige, ascoltando la musica a volume alto.
Non volevo pensare, non volevo rendermi realmente conto di stare per lasciare Mystic Falls, l'unico posto in cui mi ero sentita a casa.
Infilavo distrattamente i vestiti nella borsa, seppellendovi anche i ricordi. Troppi momenti importanti che mi avevano segnato per sempre, nel bene e nel male.
Feci il punto della situazione.
Avevo conosciuto degli amici fantastici, un impenetrabile ragazzo dagli occhi di ghiaccio di cui mi ero innamorata e che mi aveva pugnalato alle spalle, considerandomi solo merce di scambio. Avevi scoperto di essere la reincarnazione di un angelo millenario e di essere promessa a un ragazzo con più di 500 anni e avevo scoperto che mia madre era una sorta di winx. Vampiri, licantropi, sangue e vendette. Per non parlare per l'ultra millenario vampiro assetato del mio sangue e dal quale stavo scappando come una vigliacca.
Bhe...la mia vita si era movimentata alquanto nell'ultimo anno.
Sospirai, mettendo le ultime cose in valigia: mia madre e Gabriel avevano deciso di partire il giorno dopo all'alba, pensando che andarcene di notte fosse troppo pericoloso.
Io non mi ero opposta: una decisione valeva l'altra, tanto il nocciolo non cambiava, io stavo scappando.
La mia vita non sarebbe più stata la stessa, mi sarei nascosta e sarei scappata fino alla fine dei miei giorni.
Avrei vissuto come Katherine e l'idea non mi allettava per niente. Solo allora capivo quanto era stata dura la vita della vampira.
Chiusi la valigia e la lasciai sulla poltroncina, mentre io mi sdraiai a letto, appoggiando un braccio sugli occhi.
Era da un po' che non ascoltavo musica: avevo dimenticato quanto fosse liberatoria.
Sentii il volume dello stereo abbassarsi, fino a che la canzone non diventò una semplice melodia di sottofondo.
Tolsi subito il braccio dagli occhi e mi alzai a sedere, pensando che fosse mia madre e che forse avesse qualcosa di urgente da dirmi.
Spalancai gli occhi, però, quando mi trovai di fronte Damon.
Cosa ci faceva qui?
Istintivamente mi misi sulla difensiva, pronta a reagire al primo segnale: non sarebbe finita come la volta precedente.
-Cosa ci fai qui?-
-Sono venuto a dirti addio.-
Quella frase mi colpì al cuore più di qualunque altra. Cominciavo a sentire un groppo alla gola e il mio stomaco si stava per contorcere. Gli occhi mi pizzicavano e le mani mi tremavano leggermente.
Odiavo me stessa. Perché lui aveva questo potere su di me?! Perché dopo tutto io...perché non riuscivo ad odiarlo realmente dal profondo del cuore?!
Eppure sarebbe così facile lasciarlo andare se provassi con lui odio.
-Allora...a...addio Damon.- dissi, cercando di sembrare decisa e imponendomi una calma che non avevo.
-E' così facile dirlo? Eppure sembravi tanto innamorata.- disse ironico, incrociando le braccia.
-Io e te non abbiamo più niente da spartire e quell'amore è sepolto sotto quintali di delusione e rancore.- ci tenni a precisare.
Con quale presunzione era venuto a casa mia a rimproverarmi?
Quello che aveva sbagliato era stato lui, quello che aveva gettato via tutto ciò che provavo era stato lui, le cose erano andate così perché è così che lui aveva voluto che andassero.
-Tu non sai niente, niente.- sibilò e dopo pochi secondi me lo ritrovai vicinissimo.
Purtroppo, anche dopo un anno, non sapevo gestire la vicinanza con lui.
-Ma cosa pretendi?! È un passo avanti già il fatto che non ti ho sbattuto fuori. Non voglio vederti, Damon.-
-Non avresti la forza di sbattermi fuori, stupida umana.-
-Ci godi vero?!- sibilai stizzita. -Ci godi a farmi sentire piccola e insignificante.-
Mi allontanai da lui e mi appoggiai contro il comodino vicino al mio letto.
-Dovresti restare qui e combattere.-
-Perché? Cosa ti importa? Klaus ha pienamente dimostrato che di Elena non gli frega nulla, quindi siete tutti a posto, avete realizzato ciò che volevate, ciò che tu volevi. In fondo, io non sono stata che una piccola parentesi.- fedi amara, incrociando le braccia.
Damon fece quella sua solita smorfia, per poi avanzare verso di me.
-Forse hai ragione. Forse è meglio che vai via di qui, però prima dimmi una cosa: che provi per me?-
La sua domanda mi mandò in confusione. Che senso aveva quella domanda adesso?
-Cosa importa?-
-Dimmelo!- mi afferrò per le braccia e mi spinse contro il muro.
-Ti odio!- urlai.
-Oh, su, dilla per una volta la verità!-
-Senti chi parla! lasciami, Damon!- urlai, cercando di divincolarmi.
-Dimmelo e ti lascio andare.-
Mi dimenavo come un'ossessa. Non glie l'avrei data vinta, non gli avrei dato quella soddisfazione.
-Allora?- mi strinse ancora di più, facendo aderire i nostri corpi come se fossero uno solo.
Eravamo a pochi centimetri di distanza e ormai il cuore aveva già accelerato i battiti.
-Forza!-
-TI AMO!- urlai, in preda alla disperazione. -Ti amo...- dissi flebile, quasi in un sussurro, come se avessi perso tutte le forze. -Perché mi fai questo?- sussurrai piangendo, sconfitta.
Damon appoggiò la fronte contro la mia, puntanto i suoi magnifici occhi ghiaccio nei miei.
-Perché voglio che ricordi cosa provavi per me mentre starai tra le braccia di Gabriel.-
Chiusi gli occhi, ma le lacrime non smettevano uscire.
Damon mi lasciò andare, non prima, però, di avermi asciugato le lacrime.
-Ti amo...- sussurrai. -E ti odio per questo...-
-Adesso posso dirti addio.-
Mi lasciò lì, mentre usciva definitivamente dalla mia vita.
Passarono minuti, forse ore, ma io ancora non mi ero staccata dal muro.
tutto ciò che era accaduto mi sembrava ancora surreale. Ci era riuscito, ancora una volta era riuscito a farmi dire che lo amavo.
Ma, in fondo, dovevo avercela con me stessa, perché nonstante tutto era vera che io lo amavo ancora, ma non odiavo lui, odiavo me stessa per non essere in grado di odiarlo.
Come se fossi un manichino presi la borsa e mi diressi al piano di sotto. Dalle scale sentii un rumore ottavato, poi lo schianto di qualcosa che si rompeva.
Abbandonai la borsa sulle scale e corsi verso il salotto.
A terra c'erano tutti vetri rotti e mia madre stava cercando di rimettersi in piedi, mentre di fronte a lei...
Inorridii per la paura.
Di fronte a lei c'era un ghignante Klaus, che subito dopo spostò lo sguardo su di me.
Fece la sua solita smorfia da "sono il padrone del mondo".
-Scappa!- mi urlò mia madre, cercando di fronteggiare Klaus.
-Scappare?- fece lui di rimando, sorridendo. -Sono venuto a prenderti, principessa.-
Salve!
Sì, direte voi, finalmente sto benedetto capitolo!!
Mi scuso, ma c'è stato l'inizio della scuola e poi mio padre è uscito dall'ospedale e la mia vita si è incasinata ancora di più con lui che non stava tanto bene XD
Spero che questo capitolo non sia una schifezza totale, ma che almeno un pò vi piaccia Xd
Credo che dovrò rettificare quello che ho detto nello scorso capitolo: al 90% ci saranno tre capitoli più l'epilogo e spero vivamente che non mi mandiate a fanc... per i miei continui cambiamenti >.<
Detto questo...non mi resta che dirvi che la scena in cui damon costringe angel a dirgli ti amo, è una modifica di una reale scena di the vampire diaries, ma non vi dico di quale episodio poichè non so chi di voi non è arrivato a questo momento.
Vi vorrei ringraziare tutti quanti di cuore, mi avete supportato in una maniera incredibile e sento di essere cresciuta e migliorata insieme a voi.
-Scappa!- mi urlò mia madre, cercando di fronteggiare Klaus.
-Scappare?- fece lui di rimando, sorridendo. -Sono venuto a prenderti, principessa.-
Istintivamente indietreggiai, toccando il muro con le spalle.
-Angel, va via di qui!-
Io sembravo ipnotizzata: avevo gli occhi fissi su Klaus, che mi restituiva l'intensità del mio sguardo.
-E' l'ora del sacrificio.- disse semplicemente, confermando le mie più grandi paure.
Lanciai uno sguardo a mia madre, che aveva un livido sotto lo zigomo e del sangue sulla fronte.
-Fossi in te non lo farei. Ho già aspettato troppo, adesso voglio ciò che è mio.- fece un passo verso di me, perdendo anche quel ghigno odioso dalla faccia.
-Tu non toccherai mia figlia!- mia madre mi si parò davanti, ma Klaus scoppiò a ridere.
-Credi davvero che possa fermarmi, fatina inutile?-
Ero paralizzata dalla paura. Avevo sempre creduta di essere pronta per quel momento, ma in realtà non era così.
Avevo sempre voluto fare la forte, come se della mia vita non mi importasse, ma adesso che mi trovavo faccia a faccia con lui, faccia a faccia con ciò che avrei dovuto affrontare, la paura mi assalì e sembravo una bambola inerme.
Non riuscivo a fare niente, ma in fondo non sapevo cosa fare.
Ero solo una stupida e debole umana no?
-Togliti dal mio cammino.- disse serio Klaus, afferrando mia madre per la gola e alzandola in aria.
La stava soffocando, la stava uccidendo e io non ero capace di fare niente.
Quando vidi che mia madre stava rilassando il corpo, chiaro sintomo di chi stava per cedere, fu come se mi fossi risvegliata.
-Mamma!- urlai, gettandomi su Klaus.
Non sapevo cosa fare, ma io dovevo salvarla.
Mi avventai su di lui, ma era troppo forte per me.
Lasciò andare mia madre, che cadde al suolo tossendo e mi scaraventò letteralmente via. Andai a sbattere contro il mobiletto del salotto, per poi finire rovinosamente a terra.
Sentii un dolore lancinante alla testa e qualcosa che mi andava a finire negli occhi, bruciandomeli.
Mi portai una mano alla fronte e con orrore notai che era piena di sangue.
Vidi Klaus inspirare forte, quasi estasiato dal profumo del mio sangue.
-Non vedo l'ora di prosciugarti goccia dopo goccia dopo averti uccisa.-
-Angel scappa! Vai dai Salvatore, va da Damon!- urlò mia madre.
Per la prima mi disse di andare da Damon, per la prima volta mi spinse verso di lui.
No, mamma, a lui non interessava salvarmi, a lui non importava niente di me, lui mi aveva detto addio.
-Angel!-
Non prestavo ascolto a mia madre, vedevo solo Klaus venire verso di me e sentivo il dolore alla testa sempre più acuto.
Quindi era arrivata la fine? Sarei morta lì? In quel momento?
In meno di due ore era la seconda volta che ero in punto di morte...
Mia madre colpì la schiena di Klaus con quelle che a me sembrarono scintille di elettricità.
Klaus sembrò non risentirle affatto, ma essere colpito sembrò innervosirlo molto.
Mi diede le spalle e ritornò da mia madre.
-Tu mi hai scocciato.- scandì ogni singola parola, azzannando il mio collo.
Mia madre urlò. Un urlo straziante.
Ruppi il piede di una sedia e mi lanciai contro Klaus, ma sapevo che sarebbe stato inutile. Non sarebbe stato così facile uccidere un originale.
Il mio paletto improvvisato, infatti, non arrivò nemmeno a mezzo metro da lui.
Klaus lasciò il collo di mia madre giusto in tempo per bloccare me, che lo stavo colpendo alle spalle.
Mi afferrò e mi scaraventò dall'altro lato della stanza, contro un muro.
Sentivo tutti i muscoli farmi male.
Klaus si avvicinò a me, ghignando.
-Credo che dovrò insegnarti le buone manienre.-
Afferrò il paletto con il quale avevo cercato di colpirlo e, bloccandomi con una mano, me lo conficcò nella spalla.
Urlai, mentre un dolore indescrivibile si diffuse dalla spalla a tutto il mio corpo.
Mi lasciò il paletto nella spalla, mentre io urlavo ancora per il dolore.
Piangevo e le mie lacrime si mescolavano al sangue. Mi portai una mano alla spalla: era piena di sangue e il paletto l'aveva quasi trapassata del tutto.
Tentai in tutti i modi rimuovere l'oggetto di legno, ma non ci riuscivo: era conficcato troppo dentro di me.
-Mamma...- sussurrai, guardandola.
Lei era a terra e mi restituiva lo stesso sguardo.
Sì, bambina mia, mi dicevano quegli occhi, è arrivata la nostra ora.
Piansi ancora di più, sia per il dolore che per la disperazione.
E feci qualcosa che non mi spiegavo nemmeno io, qualcosa che non aveva senso.
Cominciai a gridare disperatamente il nome di Damon.
Lui non era lì, lui non mi avrebbe mai sentito e mai sarebbe venuto, ma mi aggrappai a lui, al suo nome, gridandolo come se veramente avesse potuto sentirmi.
-E' inutile urlare il nome di quella feccia, non verrà mai.-
Occupato com'era su di me, non si accorse che mia madre si stava avvicinando di soppiatto a lui, con un paletto di legno in mano.
Io urlavo ancora il nome di Damon e tutte le lacrime, miste al sangue, mi arrivavano in bocca.
Mia madre si preparò a sferrare il colpo, ma venne anticipata da Klaus che la gettò contro il divano, facendolo rovesciare.
Era tutto inutile.
Lui era più forte di noi.
Era tempo di arrenderci.
Mia madre restò lì a terra, priva di sensi e con sangue e lividi un po' ovunque.
Klaus si avvicinò a me, portandomi due dita al meno.
-Quando lo capirai che da me non puoi scappare? Io ottengo sempre ciò che voglio.- mi sibilò all'orecchio.
-Allora credo che questa volta tu abbia fatto male i tuoi calcoli.-
Mi si bloccò il cuore nel petto.
Io e Klaus ci voltammo contemporaneamente verso la porta e proprio lì, appoggiato alla porta d'ingresso, c'era Damon che ci guardava ghignando.
-Damon.- disse Klaus, atono, come se si aspettasse di trovarlo lì.
Per me, invece, fu uno sconvolgimento totale.
Come aveva fatto a sentirmi?!
Mi sembrava una visione e d'un tratto tutto quello non mi sembrò più la fine.
Lui era venuto.
-Lei non si muove da qui. Mi sa che è ora che abbandoni i tuoi proprositi di conquista.- avanzò verso di noi, piazzandosi di fronte a Klaus.
Klaus si allontanò da me, guardando Damon come se fosse l'ultimo degli insetti.
-Ma quante volte te lo devo spiegare, eh? Posso strapparti il cuore ancora prima che tu riesca solo a guardarla.-
-Beh, credo tu debba abbandonare anche questo di proposito: arrivi tardi.-
Il tempo sembrava si fosse fermato: in qualche modo adesso sentivo che le cose potevano risolversi.
-Il sacrificio si farà, stanotte e tu non potrai fare niente per evitarlo.-
-Io non penso.-
Damon si avventò su di lui, estraendo un paletto dalla tasca posteriore dei jeans e una fialetta di verbena.
Klaus lo scansò senza troppi problemi e lo scaraventò via, facendolo sbattere contro un muro.
-DAMON!- urlai, cercando di alzarmi, quando una dolorosa fitta alla spalla mi costrinse a rimettermi seduta.
Non potevo lasciarlo combattere da solo.
Ignorai il dolore e mi alzai, pronta ad attaccare Klaus, quando mi sentii afferrare per un braccio.
Era mia madre che, con un paletto in mano, mi intimava di stare zitta.
Ma perché si ostinavano ad usare mini paletti?! Sapevano che ci voleva ben altro per uccidere un originale!
Mentre Damon teneva occupato klaus, mia madre gli arrivò alle spalle, piantandogli il paletto di legno giusto al centro della schiena.
-Stupida di un'umana!- sibilò Klaus.
Lo sentii imprecare e togliersi il paletto dalla schiena.
Si voltò verso mia madre, che nel frattempo aveva indietreggiato e si era piazzata davanti a me.
-Ti farò rimpiangere tanta sconsideratezza.-
Si stava avvicinando a noi, ma Damon lo bloccò, cercando in tutti i modi di portarlo il più lontano possibile da noi.
-Mamma dobbiamo aiutarlo!- dissi, in preda al panico.
-Sì, tesoro, fammi pensare!-
Nel frattempo Klaus aveva di nuovo sbalzato via Damon e adesso stava ritornando di nuovo da noi.
-Adesso tocca a te.- camminava spedito, con il suo solito sorrisetto malefico.
Mia madre avanzò verso di lui, ma nel momento in cui gli arrivò di fronte, Klaus la pugnalò nel mezzo del petto con lo stesso paletto che aveva usato lei per ferirlo.
-MAMMA!!!- urlai, in preda alla disperazione più totale.
Arrivai da lei nel momento in cui si accasciò a terra. Le usciva del sangue dalla bocca e il paletto era ancora dentro di lei.
-Mamma! Mamma!-
-Tesoro mio...- parlava a fatica. -Per...perdonami...-
E chiuse gli occhi, lasciandomi completamente sola al mondo.
-Mamma...-sussurrai incredula. -Mamma! MAMMA!!- ricominciai a urlare.
Anche Damon si era alzato e adesso si trovava alle spalle di Klaus, guardando inorridito la scena.
-No no no no...- riuscivo solo a dire, mentre gli scuotevo il corpo. -NO!!-
Cominciai a urlare e piangere, ero disperata, ero caduta nella sofferenza più totale.
-NO! NO!-
All'improvviso i miei occhi si fecero bianchi. Persi il contatto con il mio corpo, come se non fossi più io.
Continuavo ad urlare e all'improvviso tutti i vetri della casa si ruppero.
Tutto cominciò a tremare, mentre Klaus mi guardava confuso e Damon preoccupato.
Le mura tremarono e pian piano tutto si stava sgretolando e romendo intorno a me.
Urlai così forte e con così tanta rabbia e dolore dentro che una potente scarica di energia colpì in pieno Klaus e Damon, spazzandoli via come se fossero due moscerini.
La casa ci stava crollando addosso. Io stavo facendo crollare tutto.
Klaus si alzò in fretta, guardandomi con occhi sgranata. Poi sembrò confondersi e infine alla velocità della luce lasciò casa mia.
Damon si avvicinò subito a me, afferrandomi per le spalle.
-Angel? Angel! Mi senti? Basta, calmati!-
All'improvviso i miei occhi ritornarono normale e tutto intorno a me smise di tremare.
Mi ritrovai a terra con addosso il corpo morto di mia madre.
-Mamma! Mamma! ...Mamma!- urlavo, scuotendo il corpo di mia madre.
-Angel, Angel! Smettila! Non c'è più niente da fare!-
-No, no! Non è vero! Lei non è morta! Lei NON LO E'!-
Ero imbrattata di sangue: quello mio e quello di mia madre.
Rimasi ipnotizzata a guardare le mie mani sporche del suo sangue.
Piangevo in modo convulso, singhiozzando come una bambina.
Sentii Damon imprecare e subito dopo le sue mani si posarono sul mio viso, costringendomi a guardarlo.
-Guardami. Calmati, andrà tutto bene, te lo prometto.-
Io piangevo ancora a singhiozzi.
Mia madre era morta. Mia madre non c'era più. Io ero sola al mondo.
-Vieni qui.- Damon mi spostò da dosso il corpo di mia madre, attirandomi al suo petto.
Piansi a dirotto, sfogando la mia disperazione tra le sue braccia.
Stavo seduta sul letto della stanza di Damon, con una coperta sulle spalle e una tazza di the caldo tra le mani.
Il mio sguardo era perso nel vuoto, ignorando il liquido caldo che mi stava scottando le mani.
Non ci potevo credere, la mia testa ancora non riusciva a elaborare la cosa.
Mia madre era morta. Mia madre era morta per colpa mia.
Sentii di nuovo gli occhi pizzicarmi e le lacrime che cercavo in tutti i modi di reprimere, uscirono di nuovo copiose dai miei occhi.
Tutto mi sembrava assurdo, non era possibile.
Quella città mi aveva rovinato la vita.
Quella dannata città mi aveva dato tutto e poi se l'era ripreso con brutalità.
Ma, in realtà, ero stata io a rovinare la vita tutti. La verità era che io non sarei dovuta mai nascere: tutti avrebbero avuto una vita più facile.
Urlai, lanciando la tazza contro una parete, che si frantumò in mille pezzi, proprio come me.
Mi alzai dal letto e mi avvicinai ai cocci della tazza. Mi inginocchiai e presi un pezzo di vetro tra le mani.
Sembravo ipnotizzata da quel pezzettino lucido e bagnato. Lo strinsi così tanto che dal mio pugno chiuso cominciarono a sgorgare copiose gocce di sangue, ma non mi importava: era come se non sentissi dolore.
-Ma cosa stai facendo!-
Damon mi fece alzare, strappandomi il vetro dalle mani.
Mi afferrò per le spalle e mi costrinse a guardarlo.
-Guarda cosa hai combinato.- fece, indicando la mia mano.
-Non farlo.- dissi atona, fissandolo.
-Cosa?-
-Non preoccuparti per me.-
Damon corrugò le sopracciglia. -Non vorrei, il problema è che tu non mi dai scelta.-
-Stammi lontano, Damon.- mi divincolai dalla sua presa e gli voltai le spalle.
-Ma cosa dici?!- mi afferrò per il polso, costringendomi a voltarmi.
Mi squadrava con i suoi intensi occhi azzurri, che mi trasmettevano tutto il suo fastidio.
-E' meglio per te, è meglio per tutti.- abbassai lo sguardo.
-Ma cosa cazzo dici?! Adesso non partire con i melodrammi!- sbottò arrabbiato.
-Melodrammi?! E' morta! LEI E' MORTA! è tutta colpa mia!- urlai, strattonando il mio braccio.
-Non è stata colpa tua.-
-Sì invece! Mia madre, Elena, tu, Stefan! E' tutta colpa mia! Io porto solo sofferenze!- dissi, piangendo.
-Non è colpa tua!- mi ripeté di nuovo. -Non essere stupida!-
-Lui era me che voleva! Se mi fossi consegnata dall'inizio tutto sarebbe finito e lei sarebbe ancora viva.-
-Angel...- sussurrò, abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo. -Tua madre è morta per causa mia...-
Sgranai gli occhi, non riuscendo ad assimilare la frase.
-Cosa...DAMON COSA HAI FATTO?!- mi scaraventai su di lui, tempestandogli il petto di pugni.
Damon mi afferrò per i polsi, mentre io mi dimenavo ancora come un'ossessa.
-Come hai potuto! Cosa hai fatto!-
-GLI HO DETTO CHE ERA FUORI DISCUSSIONE CHE TI CONSEGNASSI A LUI!- mi urlò contro e io mi bloccai all'istante.
Cosa?
-E io c'entro anche con Elena. E' sempre colpa mia.- mi confessò.
-Cosa hai fatto?-
-Non posso dirtelo.-
Mi accasciai a terra, mentre lui mi teneva ancora i polsi.
-Non ce la faccio più. Voglio che tutto finisca.-
-Forse lasciarti andare con Gabriel è la cosa giusta.- disse atono, abbassandosi verso di me.
-No...- scossi la testa, piangendo. -Non serivirebbe: mi troverebbe subito. Se io scappassi lui vi ucciderebbe. Non posso, Damon.-
-Non dovresti preoccuparti di problemi non tuoi.
-Non posso...- sussurrai, mentre le lacrime mi rigavano il viso, bagnandomi le labbra. -...Io ti amo, non posso.-
Damon si avvicinò a me, annullando quella poca distanza che c'era tra noi.
Mi baciò a stampo, premendo forte le sue labbra sulle mie e chiudendomi il viso a coppa tra le sue mani.
-Vuoi proprio sentirti dire tutto, eh.- sussurrò poi ironico.
-Cosa?-
Damon restò un attimp in silenzio. -Io adesso morirei per te.- disse, guardandomi intensamente negli occhi.
Il mio cuore perse un battito. Piansi ancora di più. -Ma io non posso permetterlo. Risolverò tutto e voi vi sbarazzerete una volta per tutte della mia presenza e continuerete a vivere felici.-
Mi alzai, lasciando Damon lì, mentre io uscii dalla stanza.
Stavo disteso sul divano, con un braccio piegato sugli occhi. Pensavo a quella ragazzina, a quell'insulsa umana. A quella che una volta era un'insulsa umana.
Mi alzai, dirigendomi al mobiletto degli alcolici e versandomi una goccia del mio inseparabile burbon.
A distrarmi dalla mia contempazione del fondo del bicchiere fu l'entrata di Stefan, che teneva un libro tra le mani.
-Damon!-
-Cosa c'è, fratellino?-
-Riguarda Angel!- disse agitato, acquistanto la mia totale attenzione.
-Che ha fatto?-
-Guarda.- fece, porgendomi il vecchio libro. -Era aperto sul pavimento della tua stanza alla pagina 324.-
Aprii il libro alla pagina che mi aveva indicato Stefan e dopo una breve lettura sgranai gli occhi.
Era impazzita quella ragazzina?!
-E' il procedimento del sacrificio di un angelo fatato.- dissi, inorridendo.
-Già.- fece Stefan, altrettanto preoccupato.
-Stefan, lei dov'è?- sibilai, chiudendo il libro.
Avevo una strana sensazione, una sorta di macigno sul petto.
-Non lo so Damon, non è in casa.- disse, confermando i miei sospetti.
-Stefan...-
Venni interrotto dall'entrata di Gabriel, che ci guardava furioso e bellicoso.
-Quando imparerai a bussare?- feci stizzito. -Non è casa tua.-
-Quando ti deciderai a chiudere la porta. Dov'è lei?-
-Credo tu sia arrivato al momento giustoi.- disse Stefan, mentre io gli diedi il libro.
-Cosa significa?-
-Vuoi sapere dov'è Angel?- feci infuriato. -Quella stupida ragazzina è andata a consegnarsi a Klaus.-
Buona sera! O buon giorno, dipende quando (e se!) leggerete la storia.
Che dire...un capitolo alquanto movimentato, no? >.<
Klaus ha ucciso la madre di Angel e lei per un attimo ha manifestato Ihael, l'angelo reincarnato in lei.
Lei ha urlato il suo nome e dopo poco Damon appare, meno male che era nei paraggi!
Damon finalmente si è sbilanciato un po' di più, dicendole che morirebbe per lei, anche se non le ha voluto dire il motivo per cui Klaus aveva vampirizzato Elena...perciò...domanda del giorno!
Secondo voi perché Klaus l'ha fatto? Cosa avrà detto o fatto Damon?
Spero risponderete in tante, perché mi farebbe piacere sapere le vostre idee!
Alla fine Angel ha deciso di consegnarsi a Klaus, santa ragazza! Non sta mai buona XD
Detto questo vi lascio, vi ho già annoiato abbastanza!
Spero che il capitolo vi piaccia e che mi lasciate taaaante recensioni! *___*
grazie a tutti di cuore!
Per tutte quelle a cui farebbe piacere, magari per scambiare qualche opinione o altro, vi lascio il mio contatto di twitter http://twitter.com/#!/_Lost_Paradise_
Non
avevo mai pensato seriamente alla mia morte, nonostante nei mesi
precedenti
ne avessi avuta più di un'occasione, ma di sicuro non l'avrei
immaginata
così.
Era
senz'altro una bella maniera di morire, sacrificarmi per un'altra
persona, qualcuno che amavo. Una maniera nobile, anche. Conterà
pur qualcosa.
Mi
sembrava di rivivere un deja-vu: quando avevo deciso di addentrarmi
in una casa piena di vampiri per salvare la vita di Damon.
Adesso
stavo facendo più o meno la stessa cosa, no?
Forse
non me la sarei dovuta prendere con Damon perché mi aveva
venduta a Klaus, forse era così che sarebbe dovuta andare alla
fine.
Uscii
dalla macchina e guardai l'enorme distesa di alberi del bosco dove
sarebbe avvenuto il sacrificio. Così quello sarebbe stato
l'ultima cosa che avrei visto?
Beh,
niente male, non c'era che dire.
Non
mi pentivo della mia scelta, speravo solo che fosse più rapida
e indolore possibile. Avevo solo due rimpianti: il primo era di non
aver detto addio a nessuno e il secondo che non avrei rivisto mai più
Damon.
Mi
si formò un groppo in gola.
In
fondo ero stata fortunata: l'ultimo ricordo con Damon sarebbe stato
lui che mi diceva che sarebbe morto per me, mi era andata bene in
ogni modo.
A
quest'ora, probabilmente, tutti avevano scoperto il mio piano e
speravo con tutto il cuore che non mi trovassero in tempo.
Klaus
aveva promesso. Aveva promesso che dopo avrebbe lasciato la città,
lasciando tutti in pace.
Glie
lo dovevo, io dovevo a tutti un po' di felicità. In fondo, io
non avevo più niente per cui vivere, anche mia madre mi aveva
lasciata sola.
Mi
incamminai verso il bosco, mentre anche il cielo si incupiva. Stava
per arrivare il tramonto e la poca luce lanciava ombre scure tra gli
alberi o forse era solo la mia immaginazione.
Ero
piuttosto tranquilla per essere sul punto di morte, vero?
La
verità era che non ci volevo pensare, la verità era che
avevo paura. Quanto avrei voluto stringere a me Damon per l'ultima
volta, quanto avrei voluto rivedere anche solo per un attimo i suoi
magnifici occhi blu.
-Ben
arrivata.- Mi voltai alle mie spalle trovai Klaus, con una ragazza e
un ragazzo.
-Vediamo
di sbrigarci.- sbottai io, cercando di apparire forte.
-Quanta
fretta di morire.- fece ironico lui.
-Ho
solo fretta di mandarti via.- risposi con tono tagliente.
Klaus
abbassò lo sguardo, ghignando. -Sai come avverrà?-
-No,
i libri dei Salvatore non dicevano molto, ma qualcosa mi dice che
stai per dirmelo.-
-La
spada di Ihael, è questo il modo. Dovrai ucciderti tu stessa,
infilzandoti con la sua lama avvelenata, avvelenata dall'amore che
provava. Dovrai recitare un'antica formula. Il sacrificio deve essere
spontaneo, devi passare tutti i poteri a me, è questo che devi
dire, e poi ti devi uccidere. Poetico, non trovi?- concluse, venendo
verso di me.
-Sono
pronta.-
-Non
è vero, ma il tuo amore ti renderà tale. Hanno fatto
proprio un bell'incantesimo quelle streghe. Un angelo e un vampiro,
per sempre.-
Mi
prese una ciocca tra le dita, ma io gli strattonai bruscamente la
mano.
-Non
amo Damon per una stupida maledizione, lo amo e basta. Ma tu cosa ne
puoi sapere dell'amore.-
-Forse
niente o forse tutto.- mi disse enigmatico.
-Non
sono qui per chiacchierare.-
-Non
hai paura di morire?-
-No.
Ormai non ho più niente da perdere. Tu mi ha tolto tutto.-
sentii gli occhi pizzicarmi, ma non avrei mai pianto davanti a lui.
Klaus
avanzò verso di me, accarezzandomi stranamente la guancia.
-Sai
qual è stato il momento più bello di tutta questa
storia?- si avvicinò al mio orecchio. -Baciarti.-
Indietreggiai
di scatto, ricordando quella sera.
-Io
non sono d'accordo.-
-Sei
molto potente, ma non lo sai. Se non dovessi ucciderti per essere
invincibile, avrei fatto di te la mia regina. Stuzzichi la mia
curiosità.-
-Neanche
sotto incantesimo mi sarei potuta unire a te.- gli sibilai,
avvicinandomi a lui.
Non
avevo mai provato odio, ma il ribrezzo che provavo per quell'essere
era arrivato a livelli altissimi.
Klaus
mi afferrò per la gola e mi inchiodò al tronco di un
albero. Mi annusò il collo, per poi puntare i suoi occhi nei
miei.
-Mi
dispiace quasi doverti uccidere.-
-Per
caso stai diventando un tenerone?- feci ironica io. Stavo per morire,
quindi potevo concedermi il lusso di essere ironica con lui senza
aver paura.
-Non
ti uccido solo perché morirai tra poco. Sai, non voglio
sporcarmi i vestiti nuovi.- mi sibilò, venendomi ancora più
vicino.
-Quante
premure.-
-Tra
poco smetterai di essere così ironica.- mi fece staccare
dall'albero, afferrandomi, però, per un braccio.
-E'
ora di morire, principessa. Hai detto addio a chi dovevi?-
Non
gli risposi, ma in conpenso venni trascinata nel cuore della foresta.
Camminammo
un po', finché non ci ritrovammo di fronte a un'imponente
costruzione in pietra.
La
guardai meglio. Una chiesa?
Guardai
interrogativa Klaus. -Non capisco.-
-Quella
è la chiesa dell'arcangelo Michele.- mi informò. -E' la
che tu dovrai ucciderti. Ti ho già detto che devi trapassarti
con la spada, vero?- concluse sarcastico.
In
tutta risposta gli lanciai un'occhiataccia, mentre Klaus, seguito dai
due silenziosi scagnozzi, mi trascinò nella chiesa.
Quella
chiesa sembrava uscita da un telefilm. Aveva due lunghe file di
statue di angeli. Non c'erano posti a sedere e l'altare era
completamente rosso.
Dopo
l'altare c'era un enorme quadro. C'erano anche due colonne, con una
sorta di piccole punte accuminate.
Possibile
che non avevo mai visto quel luogo?
-Bene.
Pronta a morire?- fece Klaus, portandomi al centro della chiesa e
prendendo il calice dall'altare.
Si
avvicinò alla parete a destra e impugnò qualcosa che
usciva dalla parete. Stranamente vidi che impiegò molta forza
per estrarre l'oggetto, che dopo qualche secondo, contornato da mille
scintille, uscì dalla parete.
Io
rimasi completamente esterefatta. Klaus impugnava una spada,
un'enorme spada tutta d'oro, con cherubini rossi sul manico. Così
quella era la spada con cui mi sarei uccisa?
-Bella
spada, non trovi?- venne verso di me con la sua super velocità
e dopo due secondi mi puntò la lama alla gola. -E' arrivata la
tua ora.-
-Io
non credo proprio.-
Ci
voltammo entrambi di scatto e poi sentii letteralmente il cuore
fermarso. Di fronte a noi c'era un'incazzatissimo Damon, che ci
guardava come qualcosa da sbranare. Con lui c'erano anche Gabriel e
Stefan.
-Due
miseri vampiri e un insulso angelo per fermarmi? Credo che mi riterrò
offeso.- fece ironico Klaus, abbassando la spada.
-Cosa
ci fate qui? Andatevene via!- dissi io stridula. Facevo tutto quello
per salvarli e loro si gettavano di spontanea volontà incontro
alla morte?!
-Tu
stai zitta, faremo i conti dopo. Cosa pensavi di fare, eh?!-
Aprii
e richiusi la bocca due volte, per poi chiuderla definitivamente.
-Il
sacrificio si farà, Salvatore, che tu lo voglia o no e non
sarete voi tre a fermarmi.
-Dovrai
passare sul mio cadavere.- sibilò Damon.
-Beh,
tecnicamente tu sei già morto, quindi non sarà
difficile.-
-Come
siamo simpatici...- rispose Stefan, mentre Gabriel mi guardava in
silenzio.
-Toglietevi
di torno se non volete morire.-
Damon
con la sua super velocità si avvicinò a noi, ma Klaus,
che era molto più veloce di lui, l'afferrò per la gola
e lo catapultò a terra.
-Come
ci si sente, eh, Salvatore?- gli sibilò a due centimetri dal
viso.
Stefan
era scattato in avanti per salvare il fratello, ma l'uomo che era con
Klaus fece stendere sia Stefan che Gabriel a terra, agonizzando per
il dolore.
Era
uno stregone.
-Come
ci si sente per cosa?-
-A
non essere riuscito a salvare nessuna delle donne che ami.-
Damon
restò un attimo in silenzio. -Non so di cosa parli.- con la
sua super velocità strattonò Klaus e invertì le
posizioni, ma lui continuava a essere troppo forte.
In
meno di due secondi se lo tolso da dosso, scaraventandolo dall'altro
lato della chiesa.
Damon
si rimise subito in piedi, colpendo, però, questa volta, lo
stregone che costringeva a terra Stefan e Gabriel, uccidendolo in
meno di un secondo.
-Quanto
sei patetico.- fece Klaus, per nulla preoccupato per la morte del suo
stregone. -Le hai detto che per colpa tua la sua migliore amica è
stata vampirizzata?- si volse poi verso di me. -Sai, principessa, lui
era venuto da me, spavaldo idiota come sempre, dicendomi che il patto
era sciolto. Così io l'ho messo davanti a una scelta: o Elena
o te.-
Mi
voltai di scatto a guardare Damon. Non volevo illudermi, non osavo
farlo.
-E
lui ha scelto te. Così ho vampirizzato Elena.- finì lui
trionfante.
Il
mio cuore, se possibile, cessò di battere. Lui aveva scelto
me.
Per
un attimo i nostri sguardi si incontrarono. I suoi erano rammaricati,
velavano un enorme senso di colpa.
Io
non riuscivo ancora a credere che lui avesse scelto me, che tra me ed
Elena, lui avesse scelto me.
-Parli
troppo per i miei gusti.- Damon lanciò una rapida occhiata a
Gabriel e
Stefan
e subito dopo i tre si lanciarono contro Klaus, ma fu tutto inutile.
La
ragazza che era con Klaus, era anch'ella una strega, poiché
fece contorcere su se stessi i tre, che si tenevano la testa tra le
mani, urlando.
Dovevo
svegliarmi. Dovevo fare qualcosa.
-Smettila!-
urlai, lanciando sulla ragazza, ma Klaus mi bloccò prima.
Mi
lanciò contro la parete destra della chiesa, sbattendo
rovinosamente la testa a terra.
-A...Ange...Angel...-
fece agonizzante Damon. Anche in quello stato si preoccupava per me?
Forse
era vero: ero solo una stupida umana che non capiva niente.
Non
mi diedi per vinta, io dovevo salvarli.
Feci
quello che avevo visto fare a mia madre molte volte: potesi le
braccia in avanti e mi concentrai.
Non
sapevo cosa avevo fatto, ma comunque, come se fosse stata colpita da
una forza invisibile, la ragazza venne sbalzata in aria, andando a
sbattere con la testa contro lo spigolo dell'altare, restando a
terra, priva di sensi.
Mi
guardai le mani, soddisfatta di me stessa, mentre i tre si alzavano
da terra.
Partirono
all'attacco.
Gabriel
cercò di bloccare Klaus con la forza del pensiero, mentre
Damon gli piantò un paletto dietro la schiena e Stefan
davanti, mancando, però, il cuore.
In
un primo momento la tattica sembrò funzionare, ma subito dopo
Klaus si sbarazzò dei tre, lanciando in aria i due fratelli
Salvatore e arrivando alle spalle di Gabriel.
-Gabriel,no!-
urlai, scattando in avanti, ma fu tutto inutile. Klaus lo morse,
strappandogli lembi di pelle. Gabriel si accasciò a terra,
mentre i miei occhi si riempirono di lacrime.
No...Gabriel..lui
non...
Cominciai
a piangere, mentre anche Damon e Stefan si impietrirono per l'orrore.
Klaus...Klaus
aveva ucciso Gabriel...
-TI
ODIO!- urlai, lanciandomi contro di lui, ma venni afferrata per un
braccio, ritrovandomi alle spalle di Damon, che mi tratteneva dietro
di lui.
-Non
farò morire anche te. Ha già fatto troppo questo
vampiro.- mi sussurrò, guardando Klaus.
In
breve tempo anche Stefan raggiunse il fratello, piazzandosi davanti a
me. In tutta risposta Klaus scoppiò a ridere.
-Credete
sul serio che potete fare qualcosa? Il sacrificio avverrà, è
lei che lo ha deciso.-
-Beh,
non ha mai spiccato per intelligenza.- fece ironico Damon, beccandosi
una mia occhiataccia.
-Se
lei morisse potreste continuare a vivere felici.-
-Senza
offesa.- gli rispose Damon. -Io ho un concetto diverso di felicità.-
Quella
risposta mi fece battere il cuore. Potevo illudermi che quella frase
fosse per me?
-Prendi
uno di noi.- fece all'improvviso Stefan. -Prendi me, ma lascia andare
lei.-
Lo
guardai incredulo: si sarebbe sacrificato per me?
-Mi
dispiace, ma lei può rendermi invincibile. Adesso, però,
mi sono stufato di chiacchierare.-
Klaus
arrivò di fronte ai Salvatore e li spinse via, tutto questo in
meno di un attimo, trovandomi, così, faccia a faccia con lui.
Ghignò,
mentre mi afferrava per la gola. Mi alzò da terra. Io mi
dimenavo, non riuscivo a respirare. Damon si alzò velocemente,
cercando di colpire Klaus con una sorta di pezzo di legno trovato
chissà dove.
Per
parare il colpo di Damon, Klaus mi spinse e io urtai la testa contro
lo spigolo dell'altare.
Rimasi
a terra, tramortita dal dolore. Cominciai a vedere tutto offuscato,
mentre non riuscivo nemmeno ad alzarmi da terra.
-Angel!-
Damon e Stefan urlarono insieme il mio nome.
Io
rimanevo a terra, non ce la facevo. Non ce la facevo più a
lottare.
Stefan
gli si lanciò contro, ma Klaus lo afferrò per le spalle
e lo inchiodò ad una delle colonne della chiesa,
trapassandogli la pancia con una delle lame della colonna.
Stefan
sgranò gli occhi per il dolore, mentre Damon urlò,
cercando di colpire Klaus, ma lui era troppo forte. Estrasse un
paletto di legno e lo conficcò nella spalla di Damon,
mancando, fortunatamente, il cuore.
Damon
si accasciò a terra.
Io
non ne potevo più. Tutto quello stava accadendo per colpa mia.
Mia madre e Gabriel erano morti, Elena era stata vampirizzata, Stefan
era agonizzante attaccato alla colonna e adesso Klaus aveva fatto del
male anche a Damon.
Non
potevo permettere tutto quello, io li dovevo salvare. Ero stata io a
causare tutto quello e io avrei dovuto trovare una soluzione.
Mentre
ero a terra, incrociai gli occhi di Damon, anche lui a terra. Era
pieno di sangue e capivo dai suoi occhi che non sapeva cosa fare, non
sapeva come salvarci.
Io
glie lo dovevo, lo dovevo a tutti loro. Meritavano di vivere felici e
ritrovare la loro felicità, quella che io gli avevo rubato.
Guardavo
Damon e dal mio sguardo lui capì tutto, capì la mia
decisione.
-No...-
cominciò a dire. -No..no...no!-
Ma
io avevo già preso la mia decisione. Raccolsi tutte le poche
forze che avevo e, mentre Klaus costringeva Damon a terra, mi
avvicinai alla spada.
-Angel!-
urlò Damon.
Klaus
si voltò e notai prima la confusione poi il compiacimento nei
suoi occhi.
-Ho
deciso. -dissi. -Farò il sacrificio.-
Klaus
sorrise, lanciando Damon il più lontano possibile, per
impedire che intervenisse. Proprio in quell'istante, la strega di
Klaus riprese i sensi e dopo che Klaus glie l'aveva ordinato, con il
potere della mente costrinse i vampiri a piegarsi a terra, mentre
Stefan era riuscito a staccarsi dalla colonna.
-Angel...no...-
fece Damon, che, nonostante il dolore, aveva gli occhi fissi su di
me.
-Finalmente
qualcosa di sensato.-
Nell'attimo
in cui mi concentrai sulla spada, a sentii vibrare nelle mie mani.
Quindi
sarei morta. Stranamente non avevo paura.
All'improvviso
nella mia mente, in una lingua che non conoscevo, si formarono tutte
le parole del rituale. In quel momenti appresi cosa fare.
Guardai
un'ultima volta Damon, con gli occhi lucidi. Lui era il mio
rimpianto: non l'avrei visto mai più, non mi sarei mai più
specchiata nei suoi occhi.
Mentre
tenevo gli occhi fissi su di lui, ruotai la spada e, dopo aver
recitato la breve formula, con un colpo secco, me la infilai nello
stomaco.
-Io...-
dissi, mentre il sangue cominciava ad uscirmi dalla bocca. -dono
l'invicibilità...- Damon mi guardava, con gli occhi sgranati.
-A...al vampiro...Damon Salvatore...-
-NO!!!-
urlò Klaus, mentre un'enorme forza spigionata da me sbalzò
tutti in aria.
Damon
si alzò di scatto e corse da me, proprio nell'istante in cui
mi accasciai a terra, con la spada che mi trapassava da parte a
parte. Era una spada enorme ed usciva di parecchi centimetri dalla
mia schiena.
Faceva
un male incredibile, ma non mi importava. Adesso tutto sarebbe
finito: avevo dato a Damon il potere di uccidere Klaus e salvare
tutti.
Damon
si inginocchiò vicino a me, con gli occhi sgranati e subito mi
estrasse la spada dallo stomaco, gettandola lontano.
Mi
prese tra le braccia, completamente impietrito.
-Cosa...cosa
hai fatto!- fece.
Io
mi sentivo sempre più debole, le forze mi stavano abbandonando
quasi del tutto, tanto che chiudevo e aprivo gli occhi.
Damon
si accasciò su di me, appoggiando la testa sul mio petto e lì
rimase per alcuni secondi, che a me sembrarono anni.
Quella
era l'ultima volta che lo avrei sentito addosso, che avrei sentito il
suo respiro su di me. Dio quanto amavo quell'uomo.
Era
a tal punto la mia vita che glie l'avevo donata.
Damon
alzò la testa e quello che vidi mi impietrì.
-Non
puoi farlo!- urlò, mentre piccole goccioline salate gli
rigavano il viso. -Non puoi, non puoi, cazzo!- fece guardando la mia
ferita.
-Damon...-sussurrai.
-Ti
prego non te ne andare...che faccio...che faccio se tu te ne vai?-
fece, con la voce strozzata.
Damon
stava piangendo.
-Io...o
mio Dio...Angel resta con me...resta con me!- appoggiò di
nuovo la testa sul mio petto, singhiozzando.
Non
lo avevo mai visto così, non era il Damon che conoscevo,
sembrava così...umano.
Aveva
ancora la testa sul mio petto. -Io...io ti amo, stupida
ragazzina testarda e incosciente!- alzò di scatto la testa.
Aveva
le guance completamente bagnate. I suoi occhi erano diventati ancora
più chiari.
Non
ci potevo credere. Lui mi amava? L'avevo sognato o me l'aveva detto
sul serio?
-Mi
hai sentito? Tu non puoi andartene via.- mi prese il viso tra le
mani. -perché...perché io ti amo, ti amo sul
serio, come non credevo di poter amare.-
Piansi
anche io, mentre ormai le forze mi stavano abbandonando del tutto.
Non avrei resistito ancora per molto.
Gli
portai una mano al viso. -Ti ho amato con tutto il mio
cuore...non...non dimenticarmi...-
-No...no...no...NO!!!!-
Damon cominciò a scuotermi, ma inutilmente.
Chiusi
gli occhi, mentre Damon si abbandonava piangendo sul mio corpo.
Quel
giorno Damon Salvatore pianse, pianse per la prima volta, pianse come
un bambino, pianse come non aveva fatto mai.
Non
aveva pianto per Katherine, non aveva pianto per Elena che sembravano
l'amore, ma aveva pianto per lei che era l'amore.
Damon
Salvatore quel giorno pianse, perché stringeva tra le braccia
il corpo senza vita della persona che amava.
Sì,
quel giorno, Angel morì.
Saaaaalve!
Aggiornamento
lampo, no? Siete contente? XD
Ehm...cioè...vi
prego non mi uccidete! >.< tutto ha un suo perché, che
però adesso non posso spiegarvi XD
Angel
è morta...ma almeno Damon le ha detto ti amo! Vi è
piaciuta la dichiarazione? XD (patetico tentativo di cambiare
discroso) XD
In
questo capitolo ne sono successe di tutto e di più, angel
morta, gabriel che ha fatto na brutta fine (poi ki sa!), stefan
trafitto dalla lama.
Alla
fine Angel ha donato tutti i poteri a Damon...poverina...
Cooomunque...ecco
svelato il perchè della punizione di kalus nei confronti di
elena. Damon ha scelto Angel e lui per "punizione" l'ha
trasformata. Davvero un bastardo visto che poi angel se l'è
andata a prendere lo stesso XD
Spero
che questo capitolo vi sia piaciuto e vi dico solo una cosa: non
disperate.
Vorrei
ringraziare di cuore tutti coloro che hai messo la storia nei
preferiti/seguiti/ricordate, vi ringrazio davvero, senza di voi non
ce l'avrei mai fatta!
Vi
lascio dicendovi che mancano due capitoli poi...THE END. Bye Bye
angel e damon XD Comunque sto pensando sul serio di fare un seguito,
ma solo se la storia vi è piaciuta davvero e ne vale la
pena...
Dopo
questo poema vi lascio, mandandovi tanti kissoli! ^^
Ciao!!
P.S
volevo informarmi che l'inizio del capitolo in grassetto non è
mio, ma è preso dall'ultimo capitolo di twilight della mayer!
Il
tempo sembrava essersi fermato. Non sapevo da quanti minuti o forse
ore ero piegato sul corpo morto di Angel.
La
mia testa non concepiva ancora l'idea che lei se n'era andata per
sempre e il mio cuore non voleva accettare che non avrei rivisto più
il suo sorriso, i suoi occhi.
Era
stata una stupida, si era sacrificata per salvarci tutti, ma non
aveva capito che era lei la mia salvezza.
Maledii
me stesso per non averle dato il mio sangue, ma quando l'avevo vista
accasciata a terra, il mio cervello si era fermato e il mio cuore era
andato in mille pezzi, ma adesso avrei dovuto convivere per tutta
l'eternità con il senso di colpa di non essere stato in grado
di salvare la donna che amavo e l'eternità era un periodo di
tempo abbastanza lungo.
Ero
solo uno stupido. Uno stupido e inutile vampiro. Ero stato in grado
solo di piangere con un neonato ed ero stato uno stronzo per non
averle dimostrato niente quando era in vita. Ero un buono a nulla.
Alzai
la testa dal suo petto, per guardarla ancora una volta in faccia.
Le
accarezzai una guancia, togliendole un pò di sangue secco dal
viso. Era bellissima anche così. Sembrava che stesse dormendo,
che potesse risvegliarsi a breve, ma da quel sonno eterno non si
sarebbe svegliata mai più.
All'improvviso
non mi interessava più di mio fratello agonizzante a terra,
non mi importava più di Klaus, non mi importava più
nemmeno della mia stessa vita.
Era
come se fossi stato svuotato del tutto in un sol colpo, come se il
mio intero essere se ne fosse andato con lei.
Mi
alzai da terra, prendendola tra le braccia, senza staccare mai gli
occhi dal suo viso. Era un corpo così piccolo, così
delicato, eppure era stata capace di un gesto tanto forte.
La
appoggiai sull'altare: non volevo che stesse a terra, non volevo che
si mischiasse ancora con tutto quello schifo.
Le
accarezzai la guancia. Sembravo un automa, non prestavo attenzione nè
a mio fratello che mi chiamava, nè a Klaus che sbraitava
dietro di me.
Eh,
già. Angel gli aveva fatto un bello scherzetto...
Ma
cosa importava adesso? A me, ormai, non importava più nulla.
Mi
sentii afferrare per le spalle e lanciato via, lontano da Angel,
lontano dall'unica cosa che mi era rimasta di lei.
Restai
a terra, non mi importava.
Klaus
venne sopra di me, puntandomi un paletto sul petto, ma io non avevo
paura, non temevo di morire.
-Tu...tu
e quella sgualdrina di un angelo...!- mi ringhiò, facendo
pressione sul paletto.
Con
la coda dell'occhio vidi mio fratello alzarsi, ormai la ferita si
stava rimarginando.
Cercò
di aiutarmi, ma Klaus in medo di due secondi si sbarazzò di
nuovo di lui. Era troppo forte per noi e sinceramente non avevo
nemmeno più le forze per tentare.
-Sono
millenni che aspetto...ho cercato...ho fatto come mi è stato
detto. Poi arrivi tu, insulso e inutile vampiro. Ce l'avevo quasi
fatta, il sacrificio stava per essere attuato e poi sei arrivato tu.
Ma adesso basta. Ultimo desiderio, Salvatore?- sibilò Klaus, a
pochi centimetri dal viso.
-Fottiti.-
mi limitai a dire, guardandolo direttamente negli occhi.
-Addio,
Salvatore.-
Stava
per piantarmi un paletto nel cuore, quando Stefan gli saltò
addosso, cercando di mordergli il collo.
Klaus
lo spinse via e tra i due cominciò una furiosa lotta, ma
Stefan era nettamente in svantaggio.
Purtroppo,
però, Stefan non mi avrebbe mai lasciato morire senza
intervenire.
-Damon!-
urlò, mentre lottava ancora con Klaus, quest'ultimo, però,
lo afferrò per la gola e lo lanciò contro una parete.
-Damon...-
sussurrò poco dopo, mentre era a terra dolorante. -Se fai così
il sacrificio...il sacrificio di Angel sarà stato inutile, lei
sarà morta invano. Lei non vorrebbe vederti così.-
Guardai
mio fratello, aveva ragione, ma io ero troppo stanco.
Sì,
dopo 146 anni Damon Salvatore era stanco. Ero stanco di lottare e
perdere. Sempre.
-Non
puoi dargliela vinta a chi ha ucciso Angel. Lei deve essere
vendicata.- continuò Stefan. -Tu solo puoi. Lei, ancora una
volta, ti ha dato tutta se stessa, non sprecarla.-
-Stai
zitto, stupido vampiro!- Klaus si avvicinò a Stefan, con un
paletto in mano. -Voi non potrete mai contrastarmi.-
Lo
bloccò per la gola e stava per piantargli un paletto nel
cuore.
Stava
quasi per colpirlo, quando io gli bloccai il polso.
Stefan
aveva ragione. Le sue parole avevano risvegliato la parte combattiva
di me.
Io
non potevo arrendermi, io dovevo lottare. Dovevo farlo per lei. Angel
doveva essere vendicata, la sua morte non sarebbe stata inutile.
-Basta
giochetti, Klaus.-
-Oh
e sentiamo.- fece lui ironico, mentre io davo una mano a Stefan a
rimettersi in piedi. -Come avresti intenzione di uccidermi, eh?-
-Lo
farò con i poteri di Angel.-
Klaus
scoppiò in una fragorosa risata. -Ma se non sai nemmeno come
usarli!-
-Qualcosa
mi verrà in mente.-
Senza
pensare a cosa stavo facendo mi lanciai contro di lui, con i canini
sfoderati e i sensi all'erta.
Se
il sacrificio di Angel aveva funzionato, i suoi poteri erano dentro
di me, dovevo solo capire come usarli.
-Tutto
questo lo fai per lei?- mi schermì Klaus, mentre giravamo in
tondo come due animali pronti a scattare.
-Sì.-
dissi semplicemente.
-Ma
davvero? Eppure quando era ancora viva non l'hai trattata troppo
bene.-
Strinsi
i pugni a quell'affermazione, ma, purtroppo, era vera. Avevo troppa
paura per ammettere di tenere a lei, mi nascondevo dietro la scusa di
volere qualcosa che non potevo avere.
Ormai
io lo sapevo. Io non avevo mai voluto Elena.
-Questi
non mi sembrano siano affari tuoi.-
-Angel
si è uccisa per te e tu non sei mai stato in grado di fare
qualcosa per lei. In fondo sei sempre stato un inutile vampiro,
troppo egocentrico e pieno di se per accorgerti che vali meno di
zero. Hai reso la sua vita impossibile, l'hai resa l'essere più
infelice del mondo.-
Abbassai
lo sguardo. Non volevo sentire, perché tutte quelle cose
facevano tremendamente male, perché tutte quelle cose erano
vere.
-Sei
patetico. Tu l'hai uccisa, tu allontani sempre tutti quello che ami!-
-Basta!-
urlai., alzando di scatto la testa.
Sentivo
un'enorme rabbia cresce dentro di me, come un fiume in piena di odio
e rancore. Sentivo le mie forze aumentare sempre di più e un
inaspettato calore invadere il mio corpo.
Mi
sentii come se stessi andando a fuoco. All'improvviso un acuto dolore
partì dalla mia schiena, per propagarsi un tutto il corpo.
Mi
accasciai a terra, con la testa tra le mani, urlando.
Sentivo
un dolore incredibile e all'improvviso mille immagini invasero il mio
cervello, ma non erano ricordi miei.
Alzai
di scatto gli occhi al cielo, allargando le braccia, ma non ero io a
controllare il mio corpo. Sentii un liquido uscire dai miei occhi, ma
non erano lacrime, perché la loro scia mi bruciava il viso
come fuoco.
Il
mio cervello si annebbiò per un attimo e ll'improvviso mi
ripiegai su me stesso. Sentii qualcosa uscirmi dalla schiena,
squarciandomi la pelle e urlai per il troppo dolore. Era come se
qualcosa mi stesse squarciando dall'interno.
Mi
alzai in piedi, quando ripresi il controllo del mio corpo e con
sorpresa e confusione notai che il dolore acuto alla schiena era
dovuto alla presenza di due enormi ali nere.
Cercai
di muovere le ali, ma ero ancora indolenzito.
Cos'ero
diventato? Un vampiro con enormi ali nere da angelo? Era questo il
potere che mi aveva donato Angel?
Vidi
Klaus impallidire e mio fratello guardarmi con speranza, ma io mi
sentivo strano, come se dentro di me ci fossero due entità in
lotta per emergere.
-L'angelo
nero.- sussurrò Klaus, facendo un passo indietro.
Non
potevo credere che Klaus avesse paura di qualcosa.
Si
guardò intorno e dopo poco lo vidi ghignare. Con la sua super
velocità si avvicinò alla spada che aveva trafitto
Angel.
-Con
questa potrò ucciderti.-
-Se
prima riuscirai ad avvicinarti.- dissi io, facendo un passo avanti.
Mi sentivo pervaso da una forza immane.
Mi
lanciai contro Klaus, ma lui parò tutti i miei colpo
utilizzando quella spada d'oro, che al minimo tocco mi ustionava la
pelle.
Possibile
che anche con un tale potere non riuscivo a batterlo?
In
un mio momento di distrazione, Klaus mi trafisse la spalla con la
spada, facendomi urlare per il dolore.
Ma
da quando ero diventato così suscettibile?!
All'improvviso
tutto tremò, mentre nella chiesa cominciò a
riecheggiare l'inqueitante battito di un cuore.
Con
la coda dell'occhio vidi una strana luce e mi voltai subito.
Tutto
il corpo di Angel era avvolto da una luce dorata. Il battito di cuore
proveniva da lei.
Possibile
che...
Spalancai
gli occhi. Non poteva essere.
Il
suo corpo cominciò a levitare, prima in orizzontale, poi si
posizionò in verticale.
Quella
luce era accecante.
All'improvviso
Angel spalancò gli occhi e ritornò con i piedi per
terra.
Io
sgranai gli occhi, spalancai la bocca e caddi in ginocchio.
Non
ci potevo credere. Come era possibile che lei fosse tornata in vita?
Per
la prima volta in tutta la mia vita mi sentii completamente felice.
Lei
era ritornata.
Angel
guardò Klaus e i suoi occhi si accesero di ira, ma quando
guardò me, lo capii.
Non
era lei. Non era la mia Angel.
Mi
sentii svuotato per la seconda volta. Quella ragazza era Angel nel
corpo, ma non nell'anima.
Ma
allora chi era?
Angel,
o qualsiasi essere avesse preso possesso del suo corpo, guardò
in cielo, per poi allarare le braccia, proprio come avevo fatto io
poco prima.
Dalla
sua schiena sbucarono due luminose ed enorme ali d'oro.
Spalancai
gli occhi, così come Klaus.
Ma
cosa stava succedendo?!
Angel
fece qualche passo avanti, posizionandosi di fronte Klaus. -Dopo
duemila anni ci rivediamo Niklaus.- disse, con voce melliflua.
La
sua voce mi provocò un brivido. Non era la sua voce.
-I...-sussurrò
Klaus. -Ihael.-
COSA?!
Quella
era l'angelo primordiale?!
Senza
nemmeno degnarlo di uno sguardo, si voltò, procedendo verso di
me.
-E
tu devi essere il vampiro che l'umana amava.- si avvicinò
ancora di più, annusandomi. -Puzzi di traditore.- si allontanò
con una smorfia. -Ma lei ti amava tanto. Anche dall'aldilà ti
ha aiutato. Mi ha risvegliato.- si rivoltò subito. -Ma non mi
importa. Dovete morire, tutti!-
L'angelo
mosse semplicemente le ali d'oro e tutti noi venimmo letteralmente
sbalzati via.
Ma
quanto era forte quell'angelo?!
Mi
alzai subito in piedi, cercando di fronteggiarla.
-Non
hai il diritto di usare il suo corpo.- ringhiai.
-Ma
davvero? Il suo corpo è sempre stato mio. Io non sono mai
morta, la ragazza, Angel, giusto? A proposito, quanta fantasia...-
commentò acida. -Comunque...lei per tutto il corso della sua
esistenza ha avuto due vite dentro di se, anche se non ne era a
conoscenza.-
-Muori,
angelo!- Mi voltai, giusto in tempo per vedere Klaus correre contro
di lei, con la spada nel pugno.
Lei
ghignò, come se non fosse per niente impaurita e con un
semplice gesto della mano, lo rispedì di nuovo lontano.
-Sai.-
continuò a concentrarsi di nuovo su di me. -Ho visto come
l'hai trattata. Percepivo il suo stesso dolore. Ma la storia si è
ripetuta, anche dopo duemila anni. Un angelo che muore per un
vampiro. Alla faccia della storia che si ripete.-
-Tu
non sai niente. Niente. Nè di me, nè di lei.- ringhiai.
L'angelo
scoppiò in una fragorosa risata. -Io so tutto invece.-
-Damon!-
sentii mio fratello urlare.
Poi
ne capii la ragione. Ihael si accasciò tra le mie braccia con
la spada puntata nella spalla, mentre dietro di lei Klaus se la
rideva di gusto.
-Ihael!-
urlai, cercando di metterla diritta.
-Vampiro,
non far finta di preoccuparti per me.-
-Ma
io non mi preoccupo per te, semplicemente non voglio vedere lei
morire per la seconda volta.-
Ihael
sgranò gli occhi. -Quindi tu la ami sul serio.-
-Sì.-
Chiuse
gli occhi e una lacrima di ghiaccio fece capolinea sulla sua guancia.
Così gli angeli aveva lacrime di ghiaccio?
-Bene.-
Si
alzò a fronteggiare Klaus, guardandolo con odio. -Purtroppo io
non posso ucciderlo, ma solo indebolirlo. Dal momento che Angel ha
dato a te i suoi poteri, solo tu puoi farlo.-
-Credete
sia così facile uccidermi?-
Ihael
sorrise, per poi pronunciare una frase in una strana lingua.
All'improvviso la spada lasciò le mano di Klaus, per
ritrovarmela tra le mani.
Ma
cosa...
In
una frazione di secondo Ihael sparì dal mio fianco e poco dopo
bloccò Klaus, tenendolo per le spalle.
-Avanti!-
urlò. -Tafiggilo con la spada! È l'unico modo!-
-Cosa?!
No! La ucciderei di nuovo!-
-Stupido
vampiro, lei è già morta!-
-Troveremo
un altro modo.-
-Non
c'è. Un vampiro e un angelo, per sempre, è la
maledizione.- mi confessò amaramente.
Io
esitavo. Non avrei mai avuto la forza di ucciderla per la seconda
volta, anche se non era realmente lei, ma solo il suo corpo.
Klaus,
nel frattempo, si dimevana, cercava di liberarsi, ma era inutile:
Ihael era troppo forte per lui.
-Ti
prometto che lei ritornerà. Sacrificherò la mia vita
per lei, ritornerà tra voi perché la ragazza è
morta per il sacrificio. Io ho il potere di farlo, ma ti prego,
trafiggici, mettendo fine a questa storia che dura da duemila anni.-
mi implorò.
-Damon!-
mi richiamò mio fratello. -Fallo! Lei ritornerà
comunque! Credile.-
Ma
io non ci riuscivo. Non era nella mia natura fidarmi delle persone.
-No,
Salvatore, lei mente. La ragazza non ritornerà. Liberami e
sarai re insieme a me tra la nuova razza che creeremo!- tentò
Klaus.
-Damon!-
urlarono insieme Stefan e Ihael.
Dovevo
decidermi e anche alla svelta.
Guardai
il mio pugno stringere la spada e poi presi la mia decisione. Lo
dovevo a lei.
Scattai
in avanti, trafiggendo Klaus e Ihael con la spada.
Un
angelo e un vampiro legati anche nella morte.
Entrambi
urlarono e dai loro corpi scaturì un fascio di luce.
La
maledizione si spezzerà quando la luce attraverserà
l'oscurità su ali nere.
Era
questo il significato della maledizione.
Per
spezzarla un angelo si doveva sacrificare per amore e il vampiro
doveva amare sinceramente e incondizionatamente l'angelo, solo così
poteva avvenire il passaggio dei poteri.
La
spada all'improvviso sparì e Klaus e Ihael si accasciarono a
terra.
Io
e Stefan corremmo da Ihael e io la presi tra le braccia.
-Tu,
vampiro, hai amato davvero un angelo. Finalmente le mie discendenti
saranno libere.-
Poi
chiuse gli occhi e e vidi chiaramente una sorta di soffio di vento
lasciare il corpo di angel.
-Guarda
Klaus.-
Io
mi voltai, giusto in tempo per vedere il corpo di Klaus diventare
polvere dorata e essere portato via da quel soffio di vento.
Mi
riconcentrai di nuovo su Angel, ma lei non dava cenni di vita.
Ihael
mi aveva mentito?
Sentii
una grande rabbia invadermi, ma mi calmai quando mio fratello mi
appoggiò una mano sulla spalla.
-Forse
è solo questione di tempo, deve pur sempre ritornare
dall'aldilà.-
-Forse
hai ragione.-
In
quellìistante le ali nere abbanarono il mio corpo, ma io non
ci feci tanto caso.
Presi
Angel tra le braccia e la riportai a casa.
Erano
passati giorni...tre interminabili giorni in cui io non avevo
lasciato nemmeno per un attimo la mia stanza, dove riposava Angel.
Mio
fratello ed Elena avevano tentato di dirmi che forse da quel sonno
Angel non si sarebbe risvegliata mai più, ma io non ci volevo
credere. Lei sarebbe tornata, l'aveva detto Ihael.
Non
volevo concepire l'idea che forse lei mi aveva mentito, perché
significava perdere Angel per la seconda volta, significava perdere
me stesso per sempre.
Mi
alzai dalla poltrona e mi avvicinai al letto.
Le
accarezzai una guancia, per poi abbassarmi verso di lei.
Forse
dovevo arrendermi.
La
baciai. Un bacio leggero, a fior di labbra, un bacio d'addio,
probabilmente.
Mi
allontanai da lei, ma proprio in quel momento vidi la sua mano
contrarsi.
Se
mai fosse stato possibile, il mio cuore avrebbe cessato di battere.
Lei...lei...
Lei,
pian piano, aprì gli occhi.
Angel
era ritornata alla vita.
Non
ci potevo credere, mi sembrava tutto surreale.
Angel
aprì gli occhi del tutto, sbattendo le palpebre un paio di
volte.
Mi
guardò e in quel momento tutto dentro di me si sciolse.
Lei
era viva.
Spalancò
gli occhi, scattando a sedere.
Ma
cosa...
-Chi...chi
sei?!- urlò, in preda al puro terrore. -Dov'è mia
madre?!-
-Angel,
cosa...- cercai di avvicinarmi a lei, ma Angel si addossò
ancora di più al letto.
-Non
mi toccare!- urlò. -Chi sei?-
Ero
sconvolto, non riuscivo a realizzare la cosa. -Non ti ricordi di me?
Non sai chi sono? Sono Damon!-
-Io
non conosco nessun Damon. Non ho la più pallida idea di chi
sei!-
Un
attimo.
COSA?!
-Cos'è
l'ultima cosa che ricordi?-
-Mia
madre che mi diceva che ci saremmo trasferite a Mystic Falls.-
-Non
ricordi nient'altro?-
-Assolutamente
nulla.- fece, spaventata.
Angel
era ritornata in vita, ma il prezzo era stato la perdita di tutti i
suoi ricordi, di tutti gli eventi accaduti.
Quella
che aveva davanti era un'Angel che non conosceva affatto Damon
Salvatore.
Lei
aveva dimenticato tutto, come se le cose vissute insieme, non fossero
mai accadute.
Quell'Angel
non era innamorata di Damon Salvatore.
Saaaaaaaaalve!
*__*
Come
va? Che ne dite del capitolo, piaciuto?
Se
dite di no non mi offendo, giuro! T-T
Mi
sono impegnata tanto per scrivere e spero che ne sia uscito un
capitolo quanto meno decente XD
Ne
sono successe di cose, eh?
Ma
la più eclatante è che Angel è tornata in vita,
come tutte voi speravate, solo che ha perso tutti i suoi
ricordi...adesso è come se lei fosse appena arrivata a Mystic
Falls...
Quasi
quasi mi viente da pianger! T.T
Beh...questo
è l'ultimo capitolo...l'ultimo appuntamento con la storia sarà
l'epilogo e poi metteremo la parola fine a questa storia...
Vi
giuro che è come se perdessi una parte di me...
Non
mi dilungherò troppo qui, farò tutti i dovuti
ringraziamenti nell'epilogo e lì mi dovrete sopportare perché
vi dirò tutto!
Adesso
devo passare a una cosa più importante: rispondere alle vostre
magnifiche recensoni del capitolo scorso!
Ringrazio
tutte voi, che avete contribuito a rendere questa storia speciale!
Grazie
dal profondo del mio cuore!
Vi
aspetto all'epilogo e poi lasceremo andare Damon e Angel...
Era passata una settimana, una settimana da quando mi ero ritrovata
nella camera da letto di uno sconosciuto e che la mia vita era
cambiata totalmente.
Mi sembrava tutto incredibile, ancora non riuscivo a credere che
avessi dimenticato un anno intero della mia vita, ancora non riuscivo
a credere che avevo dimenticato la morte di mia madre.
Vagavo in
quella che doveva essere stata casa mia e dal profumo familiare,
dovevo trovarmi nella camera di mia madre.
Sfiorai la
superfice del mobili con le dita, vedendo le sue cose sparse per la
casa: i suoi profumi, i suoi cd, i suoi vestiti.
Presi tra le
mani una felpa che era appoggiata sulla poltrona e me la portai al
viso: c'era ancora il suo odore.
Sentii formarsi
un groppo alla gola e le lacrime che credevo aver esaurito da quando
quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio mi aveva detto che lei era
morta, si riaffacciarono ai miei occhi.
Non era
possibile, non poteva essere vero.
Mia madre non
poteva essere morta e io non potevo aver dimenticato tutto.
Asciugai una
lacrima con il dorso della mano e mi sedetti sulla poltrona, con
ancora la sua maglia tra le mani.
Adesso ero
sola, sola al mondo, avevo perso la persona più importante
della mia vita.
Con la mente
ritornai a quando avevo ripreso conoscenza...
Inizio Flashback
-Io non
conosco nessun Damon. Non ho la più pallida idea di chi sei!-
-Cos'è
l'ultima cosa che ricordi?-
-Mia
madre che mi diceva che ci saremmo trasferite a Mystic Falls.-
-Non
ricordi nient'altro?-
-Assolutamente
nulla.- feci, spaventata.
Ma chi
era quel ragazzo? E perché mi guardava con un misto di
delusione e incredulità?
Dove mi
trovavo? Perché avevo quell'indescrivibile mal di testa?
Troppe...troppe
domande e nessuna risposta.
-Non
posso crederci che hai dimenticato tutto.- continuò,
abbandonandosi sulla poltrona.
-Ti
prego...- sussurrai. -Non farmi del male...-
Il
ragazzo scattò verso di me, con una velocità che non
era nemmeno umana. Mi prese il viso tra le mani, guardandomi
dolcemente. -Io non ti potrei mai fare del male, sei al sicuro con
me. Tu non ricordi chi sono io, ma io so bene chi sei tu.- mi lasciò
andare, restando però sempre vicino a me.
-Dov'è
mia madre?-
Il suo
sguardo si incupì. Lo vidi aprire la bocca più volte,
per poi richiuderla. -Ecco...- tentennò. -Angel...tua madre
è...è morta...-
COSA?!
-Non è
vero! Non è vero!- mi alzai a sedere come una pazza. Non ci
credevo, non poteva essere possibile!
Mia madre
doveva essere viva, io l'avevo vista appena il giorno prima!
Il
ragazzo mi afferrò per le spalle e mi fece sedere di nuovo.
-Calmati...ti sto dicendo la verità...-
-No, no,
no! Lei è viva, è viva!- cominciai a piangere,
singhiozzando e portandomi le mani nei capelli.
Mi
sembrava di impazzire, tutto era surreale. Io non avevo potuto
perdere mia madre e non ricordare nulla.
Quel
ragazzo, Damon se ricordavo bene il suo nome, mi afferrò per
un braccio e mi attirò a lui, facendomi sfogare contro il suo
petto.
Senza
sapere perché, sentivo una strana sensazione crescermi dentro,
come se non era la prima volta che mi ritrovavo quel ragazzo così
vicino. Il suo profumo mi sembrava così familiare...
Piansi,
come una bambina, non riuscendo a capire come avess fatto a
dimenticare la morte della persona più importante della mia
vita.
-Calmati...-
mi sussurrava. -andrà tutto bene...-
Ma io lo
sapevo: niente sarebbe andato bene. Adesso ero sola al mondo, con un
vuoto dentro che sentivo essere incolmabile.
Ancora piangendo,
seppur di meno, mi staccai da...Damon e, asciugandomi le lacrime con
il dorso della mano, cercai di farmi più forza possibile.
-Come è
successo?-
Lo vidi
tentennare e cercare qualcosa da dire, come se la verità fosse
qualcosa di non raccontabile. -Lei...lei è stata uccisa
da...da dei ladri che sono entrati in casa.-
Sgranai gli
occhi. In un paesino di dieci abitanti c'erano dei ladri?
La cosa mi
sembrava ancora più impossibile e una strana sensazione mi
diceva che le cose non erano andate così.
-E io dov'ero?-
-Tu eri qui. La
fidanzata di mio fratello Stefan, Elena, è la tua migliore
amica.- mi informò.
-Posso...posso
chiederti un favore?-
-Quello che
vuoi.-
-Mi porti da
lei?-
Lui annuì,
per poi tendermi la mano. Dovevo prepararmi psicologicamente e
sentimentalmente che avrei visto la tomba di mia madre.
Fine Flashback
Ripensai a quel
ragazzo.
Ero certa di non
conoscerlo, a stento ricordavo il suo nome, ma ogni volta che
incontravo i suoi occhi, senza sapere il perché, sentivo una
strana sensazione nello stomaco e quando mi aveva abbracciato mi era
sembrata la cosa più naturale del mondo, come se quello fosse
il mio posto.
C'era qualcosa che non
sapevo, qualcosa che mi portava verso Damon, un qualcosa che faceva
sì che fosse sempre nei miei pensieri, qualcosa che mi faceva
tremare il cuore.
Mi alzai dalla
poltrona, abbandonando la maglia di mia madre e, sempre più
confusa, ritornai nella mia camera.
Mi bloccai sulla
soglia: appoggiato alla finestra c'era quel ragazzo, Damon.
Perché avevo la
sensazione che non era la prima volta che lo trovavo nella mia
camera?
-Come sei entrato?-
-Se ti sforzi te lo
ricordi.- mi disse, venendo verso di me.
-Cosa vuoi?-
Lo vidi sorridere.
-Possibile che ogni volta che vengo qui, mi fai sempre questa
domanda?-
-Ogni volta?-
-Se ti sforzi ancora,
ricordi anche questo.- si avvicinò ancora di più a me,
appoggiandomi una mano sulla guancia.
Io istintivamente
scostai la mano, guardandolo confuso.
Damon divenne serio.
-Fino a poco tempo fa non sfuggivi al mio tocco, anzi.-
-Peccato che io non
ricordi nulla...-
Damon si allontanò
da me, andando a sedersi sul letto.
-Sai, mi sta bene.-
cominciò serio. -Posso accettare che in cambio della tua vita
tu abbia perso i ricordi. Questa è l'unica cosa che conta.-
-Ma cosa ho
dimenticato?!- feci stizzita, avvicinandomi a lui.
Damon si alzò.
-Hai dimenticato che eri follemente innamorata di me.-
Divenni rossa tutta
d'un colpo e il mio cuore accelerò i battiti.
-Io e te stavamo
insieme?- feci allibita.
-No, ma ti sarebbe
piaciuto.- fece, ghignando.
-Ti prego, non dirmi
che ero una di quelle ragazzine idiote che sbavano dietro al ragazzo
più grande.-
Damon sorrise e io mi
incantai a guardare i suoi perfetti denti bianchi. Quel ragazzo aveva
una presenza magnetica.
-Lo eri, ma diciamo che
non lo dimostravi. Però...-
-Però?-
-Ecco...diciamo che mi
hai fregato, angioletto.-
Quel nomignolo mi fece
bloccare. Angioletto...ricordavo quel soprannome...ricordavo lui che
mi chiamava così.
-E cosa avrei fatto?-
-Non lo ricordi, quindi
è inutile dirlo.-
-Solo una cosa: che
significa la mia vita in cambio dei miei ricordi?-
-Nulla, non ha più
senso ormai. L'unica cosa che conta è che tu non ricordi più
le cose brutte e che sei felice, a questo punto anche senza di me,
non importa...-
Si avvicinò a
me, prendendomi la testa tra le mani. -Cosa...-
-Sei stata la parentesi
più bella della mia vita.-
Detto questo appoggiò
le sue labbra sulle mie, prima con delicatezza, poi cercando con la
lingua accesso alla mia bocca.
Istintivamente risposi
al bacio, senza sapere il motivo, sapevo che era quello che
desideravo.
Le nostre lingue si
incontrarono e io potevo giurare che conoscevo il suo sapore, sentivo
che era stampato dentro di me.
Damon si staccò
da me, anche se non del tutto. Mi guardava negli occhi, come se
volesse catturarmi l'anima.
Perché sentivo
di amare quegli occhi?
-Io...io lascerò
la città.- gli dissi, anche se non capivo perché. Non
aveva senso dirgli quella cosa adesso.
-Allora...addio,
angioletto.- detto questo mi lasciò lì e dopo pochi
secondi sparì dalla mia vista, lasciandomi con un milione di
domande.
Quella notte sognai.
Sognai una macchina ferma a un semaforo, sognai due occhi azzurri che
mi scrutavano, sognai Damon, sognai di amarlo. Sognai un angelo dagli
occhi blu e un vampiro dai freddi e cattivi occhi verdi.
Quella notte sognai di
essere sua.
Mi alzai di scatto a
sedere, sudata e con il fiatone. Guardai l'orologio: le due di notte.
Mi alzai dal letto e
cominciai a vestirmi.
Io ricordavo.
Io ricordavo tutto.
Ero appena arrivata
davanti casa Salvatore e, uscendo dalla macchina, corsi verso la
porta.
Mille immagini
invadevano la mia testa e avevo le guance bagnate, anche se non mi
ero accorta di star piangendo.
Arrivai al porticato,
ma ancora prima che riuscissi a suonare, la porta venne aperta,
trovandomi di fronte Damon, il mio Damon.
Vedere il suo viso dopo
che avevo ricordato tutto era una sensazione completamente diversa:
il suo viso era adrenalina pura.
Lo guardavo con gli
occhi lucidi, la faccia tutta rossa e il fiatone.
Dal canto suo, Damon
era appoggiato alla porta e mi guardava con un'espressione di stupore
stampata in faccia.
-E' successo qualcosa?-
fece preoccupato, spostandosi di lato per farmi entrare.
-Stefan?- chiesi, non
rispondendo alla sua prima domanda.
-Dorme da Elena. Angel,
sei strana. Cosa è successo?- ripetè per la seconda
volta.
Io avanzai verso il
camino, dandogli le spalle.
Guardai per un attimo
le piccole fiamme, per poi voltarmi verso di lui con un mega sorriso
e il cuore a mille.
-Ridimmelo-
-Cosa?- mi disse
confuso, venendo verso di me.
-Come cosa? Merito di
sentirmi dire ti amo da te solo in punto di morte?-
Lo vidi aggrottare le
sopracciglia, e guardarmi senza capire, per poi sgranare gli occhi.
Corse verso di me e mi
afferrò per le spalle. -Angel, tu...-
-Sì, adesso
ricordo tutto. Ogni cosa. Ricordo che ti amo, Salvatore.-
Damon sorrise, anzi no,
rise, forse per la prima volta e, afferrandomi per la vita, mi alzò
da terra per poi cominciare a girare.
-Damon, mi fai girare
la testa!- dissi, tra le risate.
Lui mi mise giù,
ma dopo pochi secondi mi attirò al suo petto, stringendomi
così forte che quasi non riuscivo a respirare.
Si staccò da me,
prendendomi il viso tra le mani. Io gli sorrisi, il sorriso più
bello che avessi mai potuto fargli.
Amavo quel vampiro e
solo quando stavo per morire, avevo capito quanto.
-Allora.- dissi.
-Merito o no di sentirmelo dire?-
Damon si avvicinò
così tanto a me, che i nostri nasi erano in contatto. Aveva i
suoi incredibili occhi azzurri puntati nei miei e con i pollici mi
accarezzava le guance.
-Ti Amo.- mi disse, con
il tono più dolce e allo stesso tempo deciso che avessi mai
sentito.
Sentii ancora una volta
le guance rigate dalle lacrime. -Ti amo anch'io.-
Damon mi sorrise e di
slancio mi bacio. Un bacio che fin da subito fu violento e
passionale, un bacio fatto di ricordi ritrovati, di parole mai dette,
di sentimenti assoluti, di amore eterno, un bacio fatto di noi.
Le nostre lingue si
scontravano e i nostri corpi si cercavano.
Senza staccarsi da me,
mi prese in braccio e due secondi dopo ci ritrovammo in camera sua.
Mi fece stendere sul
letto e solo in quel momento si staccò da me, guardandomi
intensamente negli occhi.
-Io ti amo, adesso lo
sai, ma questa decisione spetta solo a te.- fece, accarezzandomi una
guancia.
Il mio cuore aumentò
i battiti e il mio viso andò in fiamme. -Io sono sempre stata
tua, solo...-
-Solo?-
-Io...ecco...io...io
non l'ho mai fatto...-sussurrai, abbassando lo sguardo.
Damon mi sorrise,
costringendomi a guardarlo. -Vuoi che sia io il primo?-
-Sì...-
sussurrai, tremendamente rossa in viso.
Sai...per secoli sono
stato l'incubo di molta gente, ma se mai mi fosse concesso di essere
un sogno, vorrei essere il tuo.-
Si abbassò verso
di me e poggiò le sue labbra sulle mie. -Ti amo...- sussurrò.
Il bacio divenne più
intenso, divenne ricambiato, divenne passionale.
Le mani di Damon
cominciarono a vagare per il mio corpo, fino ad arrivare all'orlo
della mia maglia. Me la sfilò, lanciandola chi sa dove nella
stanza.
Mi accarezzava la
pancia e i fianchi, mentre con le labbra era sceso a baciarmi il
collo.
Io chiusi gli occhi,
mentre sentivo mille brividi attraversarmi il corpo. Senza che me ne
rendessi conto, mi sfilò anche i pantaloni, così che
restai solo in intimo.
Chiuse le mani a coppa
sul mio seno, tracciando una scia di baci dal mio collo all'orlo
delle mutandine. Mi sentivo tremare e man mano un enorme piacere
stava crescendo in me.
Mi slacciò il
reggiseno e mentre con una mano mi accarezzava un seno, con la bocca
mi torturò l'altro.
Io cominciai a gemere,
sempre più in estasi per le sue attenzioni. Solo in quel
momento mi resi conto che io ero praticamente nuda, mentre lui ancora
perfettamente vestito. Con il briciolo di lucidità che ancora
avevo, invertii le posizioni, così che mi ritrovai a
cavalcioni su di lui.
Damon mi guardava
intensamente, con gli occhi velati dal desiderio.
Gli sfilai la maglia,
tracciando piccoli baci su tutto il suo torace. Ero un po'
impacciata, non sapevo cosa fare, cercavo solo di seguire il mio
istinto e di non sembrare goffa. Gli sfilai anche i pantaloni,
trovando sotto di me il corpo di un dio greco.
Tutti i muscoli erano
sodi e tesi e dai boxer si delineava il segno della sua eccitazione.
A quel punto Damon invertì di nuovo le posizioni e cominciò
a baciarmi. Con una mano mi sfilò le mutandine, arrivando poi
con le dita al cuore della mia intimità.
Gemetti ancora di più,
finchè non decisi anche io di togliergli i boxer.
Damon mi baciava il
collo, portandomi in estesi totale. Poi si fermò un attimo, mi
spostò i capelli sudati dal viso e mi guardò
intensamente negli occhi.
Io capii il suo gesto e
annuii.
Poco dopo Damon entrò
dentro di me, con una spinta decisa, mentre le sue mani si
intrecciavano con le mie.
Sentii un dolore
acutissimo, che quasi mi faceva piangere, ma lui cercava di essere il
più delicato possibile.
-Guardami.- mi
sussurrava, mentre le sue spinte aumentavano sempre di velocità.
-Ti amo, Angel, ti amo.-
Dopo qualche minuto il
dolore passò, lasciando il posto a un intenso piacere, che
dalle mie gambe si stava espandendo in tutto il mio corpo.
Le spinte divennero
sempre più veloci e ormai eravamo in due ad emettere sospiri
di piacere.
Raggiungemmo insieme il
culmine del piacere e dopo un leggero bacio, si staccammo.
Damon si lasciò
andare, ancora ansante, per poi tirarmi per un braccio e attirarmi
sul suo petto.
Mi fece appoggiare di
nuovo sul letto, senza staccarsi da me, tenendomi ancora stretta a
lui.
Aveva la testa
nell'incavo della mia spalla e io potevo sentire il suo profumo.
I nostri corpi si
incastravano alla perfezione, come due pezzi fatti apposta l'uno per
l'altro.
-Ti amo...- sussurrai.
-Ti amo anch'io.-
sussurrò anche Damon e dopo pochi minuti cademmo nel sonno più
totale.
Mi svegliai in quel
momento e, tenendo ancora gli occhi chiusi, cercai con la mano il
corpo di Damon al mio fianco.
Non lo trovai.
Aprii gli occhi,
constatando che lui non era davvero al mio fianco. Guardai l'ora:
erano le 14.30. Avevamo dormito così tanto?
Mi avvolsi il lenzuolo
attorno al corpo e uscii dalla stanza, alla ricerca di Damon.
Chiamai più
volte il suo nome, ma nulla, mi rispondeva solo l'eco silenzioso di
una casa vuota.
Che fosse successo
qualcosa?
Arrivai in cucina, non
trovandolo nemmeno lì. Cominciai ad allarmarmi, temendo che
gli fosse capitato qualcosa, quando notai un foglio ripiegato sul
ripiano della cucina.
Mi avvicinai.
Per Angel.
Aggrottai le
sopracciglia e lo aprii.
Per riuscire a capire
davvero cosa ci fosse scritto, dovetti rileggerlo più e più
volte, per poi sgranare gli occhi.
Angel...forse
sarò un vigliacco ad andarmene così,ma non ho avuto il
coraggio di svegliarti e interrompere il tuo sogno. Ti guardavo
dormire, eri così beata, così felice e mi chiedevo cosa
avessi fatto mai per meritarmi tanta felicità. E la risposta è
niente. Niente, come quello che posso darti. Questa è stata la
notte più bella della mia vita, ma io non voglio essere il
responsabile della tua dannazione. Saprei renderti solo infelice e a
causa mia il sorriso che tanto amo vedere sul tuo viso, sparirebbe a
poco a poco. Vado via, prima di infettarti con la mia anima marcia.
Devo aiutare Stefan, devo aiutare Elena, glie lo devo, perché
lei ha salvato me. Elena deve imparare ad essere un vampiro, un
vampiro migliore di quanto lo sia stato io. E' a causa mia che è
diventata così e in questa città non può vivere
la sua vita da vampiro. Prima di renderti infelice, prima di farmi
odiare preferisco andare via e fare qualcosa di utile aiutando mio
fratello, che mi ha supplicato di andare con lui. Voglio che tu
sappia che sei stato il pezzo di vita che porterò per sempre
nel mio cuore e che non amerò mai nessuno come ho amato te.
Addio
Angel...perdonami se puoi.
Damon.
Sgranai gli occhi, mentre la lettera mi cadeva dalle mani.
Mi accasciai a terra, cominciando a piangere. Singhiozzando e
Urlando.
Non ci potevo credere, tutto quello non poteva essere vero, non dopo
la notte che avevamo passato insieme.
Damon se n'era andato, mi aveva lasciato ancora una volta da sola,
aveva scelto che tra me e aiutare Elena e Stefan era più
importante lei.
Era stato un vigliacco. Mi aveva strappato il cuore, facendolo in
mille pezzi.
E io lo odiavo.
...MI
APPARTIENI: THE END...
Ciaooooo! ^^
Oh mamma...la storia è davvero finita...ho scritto davvero the
end?! O mamma mi viene da piangere!
Spero che a tutte voi il capitolo finale sia piaciuto e che tutto
sommato la storia vi abbia lasciato qualcosina. Molte di voi non
approveranno il finale, ma vi dico non disperate: grazie ad esso il
seguito di mi appartieni ci sarà!
Non so a quante di voi possa fare piacere o quante direte “Mamma
mia che palle, speravo di essermela torta di torno!”.
Volevo solo ringraziarvi tutte di cuore e dirvi che senza di voi,
senza le vostre meravigliose recensioni, io non sarei mai arrivata a
questo punto.
Mi avete spronato a dare sempre di più, mi avete supportato,
incoraggiato, fatto ridere ed emozionare.
Siete tutte davvero delle persona favolose e io sono ONORATA di
avervi conosciuto.
Grazie a voi sono cresciuta e affrontare quest'avventura con voi è
stato un qualcosa di magico.
Spero di ritrovarvi tutte nel sequel di mi appartieni, che non so
quando sarà pubblicato, anche perché non l'ho nemmeno
incominciato XD
Vi ringrazio ancora di cuore per tutto quello che mi avete dato!