Mi appartieni

di Dark Moon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Occhi cielo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Vampiri ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Un angelo alla verbena ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Sogno o son desta?! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: buon non compleanno!! ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Ti percepisco ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Balla con me ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Sangue e rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Dormiamo insieme? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Elija ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Mi sei mancata ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Appuntamento...con la paura!! ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Verità ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Scelgo te ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Da sola ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Bello...da dimenticare ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: Perché? Perché ti amo. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18: The Kiss ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19: Festa di compleanno ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20: Attimi di vita ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21: Scoprire e poi morire ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22: Lost paradise ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23: semplicemente…OH MY GOD! ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24: L'inizio ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25: Morirei per te ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26: The Sacrifice ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27: The End ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28: Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Occhi cielo ***


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Capitolo 1: Occhi cielo




A nessuno interessa quello che sei, ma solo quello che fai…” posai la penna sulle pagine di quel mio diario malandato, pieno di scritte, pieno di foto, pieno di me.

Scrivere mi rilassava, liberava tutte le emozioni represse dentro di me, trasformandole talvolta in frasi, altre volte in canzoni, o ancora in qualche pagina di riflessioni buttate giù a casaccio.

Guardai dalla finestra, perdendomi nel blu del mare, a pochi metri da me. Mi era sempre piaciuta la vista di casa mia, era così pacifica, così infinita: potevi specchiarti in quelle acque azzurre anche da lontano, perdendoti nel mare dei tuoi pensieri contorti.

Sembravo una di quelle adolescenti depresse arrabbiate col mondo, vero?

Eppure non era così: vivevo sfruttando al massimo tutte le energie tipiche di una ragazza di 17 anni. Era vero, ero cinica, ma mi piaceva anche sognare e perdermi nei miei mille film mentali.

Sospirai e chiusi il mio diario, giusto in tempo per vedere spuntare una testolina riccioluta che spuntava dalla porta e osservare sorridendo il mio adorato cuginetto che veniva verso di me con qualcosa tra le mani.

-Ciao Jake- dissi, scompigliandogli i ricci.

-Ciao, guarda cosa ti ho portato!- fiero di se stesso, mi mostrò quello che teneva nella mano destra: una manciata di caramelle gommose, le mie preferite.

-Caspita! Grazie, pulce!-

Ne mangiai qualcuna, mentre Jake prendeva faticosamente posto accanto a me.

-Ma perché devi andare via?-

Eh, piccolo...non lo sapevo nemmeno io.

Vivevo da qualche anno con mia madre, il piccolo Jake e mia zia, che era più una sorella maggiore, il che, devo dire, tra altri e bassi, mi piaceva.

Mia madre era sempre stata la donna afflitta dalla sindrome di Peter Pan e io ero stata costretta a crescere in fretta e far fronte a tutti i suoi disastri. Non fui più sola a badare a mia madre il giorno in cui mia zia decise che era arrivato il momento che io potessi comportami da adolescente e che fossero gli altri a preoccuparsi per me.

Di punto in bianco, però, mia mamma aveva deciso nuovamente di andare a vivere per conto suo, trascinandomi come sempre con lei, ma io, purtroppo, ero già consapevole del futuro fallimento. A detta sua, questa volta sarebbe stato diverso, infatti aveva scelto una piccola cittadina: Mystic Falls.

Questo nome, però, non mi ispirava quiete e serenità: mi ero informata e c'erano strane storie su quella cittadina; sorvolando su questo, però, già sapevo che le cose non sarebbero cambiate e, in poco tempo,la mamma non sarebbe più riuscita a far fronte alle spese economiche, come sempre.

Sospirai, addentando un'altra caramella. -Non lo so, piccolo. Ma forse questa non sarà una cosa definitiva-

-E chi mi leggerà le storie prima di andare a dormire? E chi mi terrà la mano quando piove?- piagnucolò quella piccola pulce, tirando su con il naso.

Era davvero un bambino tenero, speciale, a dir poco sensibile e acuto per i suoi sei anni.

-Bhe, Jake, devi ammettere che durante i temporali eri tu a tenere la mano a me! Lo sai che io ho una paura matta di tutti quei tuoni e l'acqua...-

-Ange...-

-Si, Jake?-

-Tu continuerai a essere la mia sorellona?-

La sua innocenza e ingenuità mi fece sorridere. Me lo aveva chiesto come se dalla mia risposta dipendesse tutto.

Mi sarebbe mancata terribilmente quella peste!

-Ma certo!!- cominciai a fargli il solletico e lui fece mille facce strane, mentre si contorceva dalle risate.

Quella era la mia vita e, ancora una volta, dovevo sottostare al comportamento infantile di mia madre, che non faceva altro che rompere i miei equilibri.




Stavo in macchina, che mi avrebbe condotto tra poche ore alla nuova casa, ai nuovi amici, alla nuova scuola; insomma, dove sarebbe cominciata la mia nuova vita.

Ascoltavo musica con il mio inseparabile i-pod nelle orecchie, che mi staccava dalla realtà.

Vi è mai capitato di farvi mille fantasie mentali sentendo una canzone?

Bhe, a me era una cosa che capitava parecchio spesso: cominciavo a immaginare situazioni, luoghi e persone; magari come sarebbe andata una cosa, reagendo semplicemente in modo diverso.

...Come la mia nascita, per esempio.

Io ero il frutto della passione di mia madre con un rockettaro sconosciuto e “affascinate”, conosciuto in un locale quando aveva appena 18 anni.

Mio padre...o meglio l'essere che ha così generosamente contribuito al mio concepimento, il primo fallimento di mia madre…il primo di una lunga serie, ma forse era meglio stendere un velo su tutta quella storia.

Il passato era passato e magari adesso le cose sarebbero cambiate sul serio...

Sospirai. Non ci credevo nemmeno io!

-Ecco tesoro, siamo appena arrivate in città!- la voce di mia madre arrivò alle mie orecchie non tanto chiaramente, ma comunque abbastanza per farsi sentire e per farmi spegnere l'i-pod, abbandonando a metà una canzone dei Calling.

Abbassai il finestrino e l'aria fresca mi arrivò al viso.

Era piccola, ma tutto sommato carina. Forse, inaspettatamente, avrei trovato qualcosa lì.

In giro vedevo solo gente adulta. C'erano ragazzi della mia età?!

Ci fermammo a un semaforo e io appoggiai la testa sul bordo del finestrino.

E… in quel momento successe, quel qualcosa che forse sarebbe capitato.

Vidi un ragazzo bellissimo, il più bello che io avessi mai visto.

Stava fermo anche lui al semaforo, scocciato e impaziente, in una decappottabile nera.

Aveva i capelli nerissimi scompigliati e una mascella squadrata, un braccio muscoloso; stava mollemente addossato al sedile, aspettando che quel benedettissimo semaforo scattasse.

Come se avesse sentito i miei pensieri, si voltò di scatto verso di me e io incrociaiun paio di profondi occhi azzurri, quasi color ghiaccio.

Erano fermi, decisi; occhi che catturavano, ma anche freddi e... cattivi?

Mi guardò come se fossi un animale uscito da un circo.

Non riuscivo a staccare gli occhi da lui, nonostante mi dessi mentalmente della stupida.

Idiota! Cosa penserà di te adesso! Datti una svegliata!”

Una folata di vento scompigliò i miei capelli lunghi e lo vidi stringere il volante, quasi a volerlo spezzare, e subito smise di guardarmi.

Cosa!? chi era quel ragazzo?

Non ebbi nemmeno più il tempo per osservarlo, perché, appena il semaforo divenne verde, scattò in avanti, come se fosse rincorso da un mostro.

Ero così brutta da avergli fatto quell'effetto?

Lui era così... così... così... WOW!

Non ero riuscita a capire quanti anni aveva, di certo era grande...più di me sicuro!

Ma quegli occhi! Quegli occhi...! Dovevano essere considerati illegali!

Ero sempre stata fiera dei miei occhi verdi, ma quelli del ragazzo sconosciuto erano a dir poco incredibili.

Un po', però, mi sentivo una stupida.

Non riuscivo a togliermelo dalla testa, nonostante non lo conoscessi affatto e molto probabilmente non sarebbe mai accaduto.

Uno come lui non avrebbe mai potuto guardare una come me...

Ma uno come lui... come?

-Sai, mamma, forse questa città non è niente male.-

Lei sorrise bonaria, come se la cosa fosse stata ovvia fin dall'inizio. -Certo tesoro. Da oggi si cambia musica. Si riparte da oggi.- Probabilmente quel cambiamento radicale avrebbe fatto bene anche a me, anche se ricominciare daccapo non è mai una cosa piacevole.

Svoltammo l'angolo e arrivammo davanti a una casetta a due piani tutta bianca, con un piccolo giardinetto, qualche albero e un cancelletto in ferro battuto.

Non era di certo il massimo, ma sembrava confortevole.

-Mamma ma come ci siamo permesse tutto questo?- chiesi, ancora con gli occhi alla casa.

-Diciamo che ho dato fondo a tutto il nostro futuro-

-Questo non mi piace per niente!-

-Non preoccuparti, ho già trovato un lavoro- fece lei tutta felice e fiera di se.

Questa volta ci credeva sul serio. Questa volta, probabilmente, si sarebbe messa d'impegno per avere una vita quanto meno stabile.

-E la mia scuola?- le chiesi, mentre entravamo nell'atrio.

Era davvero molto carino e arredato con cura, con le pareti di un bianco un po' scuro e i mobili di legno, anch'essi scuri.

-Comincerai domani- affermò lei, chiudendo placidamente la porta.

-Domani?!?! ma, mamma!-

Non era che non volevo andare a scuola, anzi, mi piaceva e me la cavavo anche, ma volevo un po' ambientarmi e magari girare per la città.

-Sì, Ange! Dobbiamo metterci subito all'opera!-

-Sì... sì...- sbuffai io, mentre mia madre mi faceva fare il giro della casa.

Era carina; sì, poteva andare.

Carina, come quella città.

Carina,come le persone che vi abitavano.




Dopo cena salii in camera mia, decisa a scrivere sul diario il “fatale incontro” di quel giorno.

Mi tolsi le scarpe e mi sedetti al centro del letto -dopo anni di lotte ero riuscita ad avere il letto a due piazze!-.

Presi il diario e guardai fuori dalla finestra.

Eh, no.! Di certo non era come la vista di casa mia.

Questa era più cupa, più triste, ma aveva anche qualcosa di misterioso e intrigante.

Presi la penna e cominciai a scrivere. I pensieri mi uscirono come un fiume in piena; parole, parole e ancora parole.

In quel diario c'erano cose così segrete di me, così profonde, che se fosse finito in mani altrui avrei dovuto solo cambiare continente!

A volte mi sentivo così infantile a tenere un diario, ma poi mi dicevo che doveva essere utile a me; di quello che pensavano gli altri non mi importava.

Questa era una mia caratteristica: se volevo qualcosa, facevo tutto quello che mi era possibile per ottenerla; se credevo in qualcosa, l'avrei difesa fino alla morte.

Nonostante fossimo solo a metà settembre, c'era quel leggero vento fresco, che a me piaceva poco.

Preferivo il sole e il caldo, piuttosto che la pioggia e il freddo.

Anche se, dovevo ammettere, adoravo andare in giro di notte in macchina, soprattutto sotto la pioggia.

Ricordavo che mia madre qualche volta mi ci portava, ore a fare giri, immerse nell'oscurità.

Infondo, l'oscurità mi piaceva perché poteva racchiudere in sé, non solo cose spaventose, ma anche un universo di cose incredibili.

Incredibili...

Come gli occhi ghiaccio di quel ragazzo.

Non potevo dargli un nome, potevo solo ricordare quegli occhi azzurri nei miei.

Nonostante fosse passata una giornata intera, ancora non riuscivo a staccare i miei pensieri da lui.

Mi bloccai a scrivere quando fui attratta dal rumore della finestra che si apriva di scatto.

Quando mi alzai per richiuderla, trovai appollaiato sul mio davanzale un corvo nero.

Un corvo?!

-Ehi, ciao!- ok, adesso ci mancava solo che mi mettessi a parlare con gli animali!

-Che ci fai qui? Vuoi qualcosa da mangiare?-

"Ange vorrei ricordarti che è un corvo! C-O-R-V-O!!"

Piegò la testolina di lato; sembrava quasi mi stesse scrutando.

-Aspetta un attimo!-

Aprii la porta e mi fiondai nella cucina, presi un tozzo di pane dalla credenza e mi diressi di nuovo in camera mia.

Magari se avesse mangiato, avrebbe smesso di guardarmi!

Mi avvicinai alla finestra, ma il corvo non c'era più.

Era la seconda volta quel giorno che perdevo qualcosa di vista.

Chissà! Forse non era poi così affamato, ma voleva solo un posto dove riposarsi un po'.

Chiusi la finestra e andai a risedermi sul letto, ignara che il corvo continuava ad osservarmi da un ramo dell'albero di casa mia.




Primo giorno di scuola.

Quattro parole per descrivere tutto quello che provavo: ansia, adrenalina, noia, curiosità, paura.

Di solito nei film il primo giorno di scuola non passa mai tranquillamente, soprattutto per la protagonista del film.

A quella poveretta ne succedevano di tutti i colori, come nasconderle la macchina (film: mai stata baciata!!).

Oddio! mi avrebbero nascosto la macchina?!

Aspetta! io non ce l'avevo mica la macchina! Andavo a piedi!

Ok, come pazzia mattutina quella poteva bastare!

Presi lo zaino e scesi in cucina, dove l'odore del caffè appena fatto mi risvegliò i sensi: lo adoravo da matti!

Ne presi una bella tazza, mentre ascoltavo distratta mia mamma farmi mille raccomandazioni. Quella mattina mi sentivo stranamente euforica, probabilmente perché quella notte avevo sognato per la prima volta due occhi azzurri che mi guardavano intensamente e quei capelli neri, neri come la pece.

-...Ma mi ascolti?-

-Hm!? ...sì, mamma, sì! adesso, però, vado! Ci vediamo oggi, ciao!-

Me ne andai addentando una fetta di pane tostato, con lo zaino in spalla e l'i-pod nelle orecchie.

Anche se camminai piano, arrivai a scuola in poco tempo.

Tutti gli alunni - chi in gruppetti, chi da solo - stavano nell'ampio cortile e al mio arrivo troppi sguardi si sollevarono a guardarmi.

Ovvio: ero la novità.

Non mi piaceva essere fissata, mi faceva sentire una sorta di fenomeno da baraccone. Ma era possibile che in quella città si conoscessero proprio tutti?!

Nonostante questo, avanzai tranquilla, mentre i miei lunghi e lisci capelli castano scuro venivano mossi dal vento.

Andai diritta in segreteria, evitando le occhiate e i borbottii di tutti.

Velocemente, la tipa, alquanto brutta e antipatica, mi diede la piantina della scuola con tutte le ore di lezione e le aule.

Cominciai a vagare per i corridoi, in cerca dell'aula 21.

Ero arrivata presto a scuola e adesso avrei passato ore a trovare quella stupida classe di... guardai sul foglio... storia.

Perfetto! Io odiavo storia!

-Ma porca miseria!- la mia finezza cominciava ad emergere, ma tanto non c'era nessuno ad ascoltarmi.

Ma quella era la scuola dei fantasmi?! Ma dov'è era finita tutta quella gente che c'era in cortile?

-Serve aiuto?- una voce maschile mi arrivò alle spalle e io mi voltai di scatto.

Ma tutti i modelli europei venivano da quella città?!

Mi ritrovai per la seconda volta davanti a un bel ragazzo: alto, capelli mossi castani e occhi verdi, un po' più scuri dei miei.

Lo guardai un attimo prima di rispondere: bhe, no, il mio bel sconosciuto era decisamente meglio!

-Ehm...penso di sì! Dovrei arrivare all'aula 21, ci dovrebbe essere la lezione di storia-

Quel ragazzo era un po' strano, aveva una postura, dei modi... insomma quale ragazzo di 17 anni avrebbe detto: serve aiuto?! –E comunque io sono Angel-

-Piacere, io sono Stefan. E la classe 21 è proprio la mia, seguimi-

Oh Dio, grazie!

-Grazie!-

Mi rispose con un cenno del capo e poi cominciammo a camminare.

Quel silenzio, però, cominciava a pesare e vedevo che anche lui era un po' nervoso.

-Ti sei appena trasferita?-

-Eh?! Sì sì, da poco. Sono nata a Firenze, ma mia madre è americana-

Alla parola “Firenze”, divenne ancora più teso. Ma perché!?

-E tu? Sei nato qui?-

-No, sono anche io italiano, nato a Firenze, per lo più-

-Davvero? Che coincidenza!-

-Ehi, Stefan...-

Una voce femminile richiamò la nostra attenzione e io mi ritrovai proprio di fronte a quella benedetta aula 21.

-Elena...-

Stefan si avvicinò alla ragazza e le stampò un dolce bacio sulle labbra. Stavano insieme, dunque.

-Ehm..-

-Amore lei è Angel, è nuova e si era persa nella scuola-

Ecco, non rimarcarlo!

-Ciao! Piacere io sono Elena!- tese cordiale la mano verso di me e io l'afferrai, sorridente.

Sembravano due tipi simpatici!

-Bhe...almeno le uniche due persone che conosco stanno nella mia classe!- esclamai, contenta almeno per quello.

-Vedrai che, prima della fine della giornata, ne conoscerai molte altre-

-Lo spero!-

Ancora chiacchierando e sorridendo, entrammo in classe, dove ad attenderci c'era già il professore di storia.

Stefan mi sussurrò il nome del professore e in poco prendemmo posto.

La giornata passò velocemente e io conobbi Bonnie, che era la migliore amica di Elena, forse un po' troppo...”triste”; Caroline, una biondina alquanto energica e Matt, che aveva detto si e no due parole e poi era volato via.

Ci stavamo dirigendo tutti verso l'uscita, quando sentii Stefan borbottare un po'.

-E' successo qualcosa?-

-Riunione familiare- mi rispose semplicemente Elena, mentre sentii anche Bonnie sbuffare.

-Tuo padre?-

-Peggio...-

Non riuscivo a capire, quando poi Elena mi fece voltare, ci mancò poco che svenissi.

A qualche metro da noi stava il mio bel sconosciuto, appoggiato alla sua macchina nera e con le braccia incrociate. Guardava verso di noi serio, mentre la moltitudine di ragazze e ragazzi gli passavano davanti.

-Quello è il fratello di Stefan- mi disse Elena.

COSA?!?!





Buoooona seraaa!! Bhe si, sono di nuovo io con un'altra storia e decidete voi se purtroppo o se almeno un pò vi fa piacere. =)

Questa è una Damon/nuovo personaggio e vi chiedo di non accantonarla subito, non sarà ques'eccellenza, ma mi farebbe piacere se almeno leggeste due righe di questa storia su uno dei telefilm più belli (a parer mio)

Non ho nessuna pretesa, se non quella di regalarvi, magari, nel mio piccolo, qualche minuto piacevole.

Sarebbe bello ricevere taaaaaante recensioni, ma non pretendo nulla! Magari scrivetemi anche che non vi piace per niente! E se vi va anche qualche piccolo consiglio qualore lo riteniate necessario!

Detto questo non mi resta che dirvi che ci sono delle piccole anticipazioni della seconda serie e nel caso non siete ancora arrivati a quel punto, sarò felice di rispondere a tutte le vostre domande!

Grazie in anticipo!

Clary





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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Vampiri ***


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Capitolo 2: Vampiri!!











-Quello è il fratello di Stefan.-

I miei pochi neuroni si bloccarono e lo stomaco cominciò a girare.

Era vero che nelle piccole città tutti conoscevano tutti, ma quella era una coincidenza a dir poco bizzarra!

Un ragazzo visto per caso al semaforo era il fratello della prima persona che avevo conosciuto a scuola! Non un semplice conoscente, il fratello!!

...Era così bello, lo era anche di più di quello che ricordavo. Ma come era possibile che mi piacesse già così tanto?! Non era una cosa normale!

-Non farti ingannare dal suo fascino. È un idiota!- fece Bonnie, storcendo il naso -ragazzi io vado, ci vediamo domani a scuola!-

-Ciao-

Mentre Bonnie si allontanava, noi tre ci dirigemmo da quel ragazzo.

Avevo il cuore che mi batteva all'impazzata.

-E' successo qualcosa?- Stefan partì in quarta, senza nemmeno salutarlo.

Che i due non erano proprio uniti si vedeva lontano un kilometro.

-Ciao fratellino, a me tutto bene, te?- fu la sua risposta sarcastica -Elena…-

Mamma mia che voce profonda! Ti penetrava dentro e ti si insinuava nel cervello.

-Ciao.- fu la stentata risposta di Elena.

Ma cos'era quel clima?

-Piacere Angel!- intraprendente vero?

Allungai la mano verso di lui, ma sembrò non vedermi nemmeno.

Idiota io e la mia maledetta voglia di fare amicizia!

Adesso stavo lì, con la mano distesa verso il ragazzo più bello della terra come una perfetta cretina!

Pian piano abbassai la mano, con una grande voglia di sparire.

-Avete trovato un nuovo cucciolo?- fece, posando questa volta lo sguardo su di me.

Cucciolo? Il CUCCIOLO dovevo essere IO?!

Inarcai un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.

-Beh,se ti piace tanto, te lo farò tenere.- con quel ghigno sulla faccia era proprio da prendere a schiaffi!

Ma come si permetteva! Non mi conosceva neanche!

-Il “cucciolo” ha un nome e vorrei che tu avessi la decenza di usarlo!-

Ok,terra apriti e inghiottimi!

Perché non mi ricordavo di contare fino a 200 prima di parlare?!

-Se qualcuno avesse la decenza di dirmelo...- rispose lui tranquillo, per nulla interessato alle mie parole di prima.

-Te l'ho detto!-

-Davvero? Non ti ascoltavo.- fece spallucce, ghignando di nuovo.

Cosa?! COSA?!

Bello sì, bizzarro non poco!

Mi stava letteralmente facendo venire i nervi!

-Si chiama Angel.- ripeté Elena per me, mentre Stefan roteava gli occhi.

-Abbiamo fatto e rifatto le presentazioni, adesso possiamo andare?- Stefan era impaziente.

Perché aveva tutta quella voglia di fuggire da lì?

-Ok, andiamo!- Damon si staccò dalla sua macchina. -Ti diamo un passaggio Elena?-

-Preferisco andare a piedi, grazie.-

Ed io?

-Ok, come vuoi.- aprì la portiera, mentre Stefan era già entrato in auto. -Ciao Elena...- puntò lo sguardo su di me -ciao... Cucciolo!- ghignò ed entrò anche lui in macchina.

La macchina lasciò lo spiazzale a una velocità molto superiore dal consentito, lasciando me, invece, completamente stupefatta.

-Non preoccuparti, è tutto normale.- mi disse Elena, zaino in spalla e sguardo rassegnato.

-Ma... ma... ma... cucciolo?!-

-Come primo incontro è andato piuttosto bene, ritieniti soddisfatta. Oggi era particolarmente amichevole.- mi confessò lei, sulla strada di casa.

-Vuoi dire che di solito è ancora peggio?- ero del tutto stranita. Aveva di certo una personalità... eccentrica.

-Già! Dove abiti?- fece lei, cambiando discorso.

Gli dissi il mio indirizzo e lei si stupì non poco.

-Abiti così vicino al bosco?-

-Si, perché?-

-No, così...-

Arrivammo davanti casa mia e mi strappò un invito a casa sua per l'indomani. Non che non volevo andarci, ma volevo prima abituarmi a tutta quella novità.

Salutai Elena ed entrai in casa, dove mi accolse il rumore di qualcosa che si rompeva.

Abbandonai la cartella e mi diressi di corsa in salotto, dove mia madre stava su una scala e imprecava anche in azteco.

-Ma cos'era quel rumore?!-

-Niente, pulivo il lampadario ed è caduta una lampadina. Questa casa cade a pezzi! Ci ho messo ore solo per aggiustare la cucina!- si lamentò, scendendo dalla scala e posando quell'arnese.

-Ti avevo detto di aspettare me.- sbuffai, chinandomi per raccogliere i cocci della lampadina.

-Almeno per una volta volevo fare qualcosa senza l'aiuto di nessuno...- mi rispose, chinandosi anche lei e aiutandomi.

Ed ecco che si ritornava sempre sui soliti, deprimenti, ripetitivi discorsi.

-Mamma non cominciamo! Si è semplicemente rotta una lampadina.-

-Già,io sono brava a rompere le cose.-

Non lo sopportavo. Quel vittimismo davvero non lo sopportavo!

Sempre a piangersi addosso, sempre a trovare scuse.

-Vado in camera!- dissi semplicemente. Non volevo aprire quel discorso e magari dire qualcosa di spiacevole, così decisi di andarmene.

-Adesso ti sei stancata anche di starmi a sentire?-

-Mamma, ma cosa vuoi che faccia? Vuoi sentirti dire che mi piace essere sballottata a destra e a manca da quando avevo cinque anni?! Beh, mi dispiace! Ma non posso proprio dirlo!-

-Tu non capisci!- anche lei si alzò, abbandonandosi, però, sul divano.

-Cosa non capisco?!-

La bomba era esplosa; cosa che non avrei mai voluto.

Riuscivo a sopportare bene tutto, a sorridere e andare avanti, ma, quando lei cominciava a fare la povera vittima, mi faceva saltare tutti i nervi.

-Io ho dovuto!-

-Ma cosa hai dovuto, mamma?! Sei tu che hai sempre deciso dove andare, sei tu che hai sempre scelto quando andare via e sei sempre tu che decidevi che nessun posto era mai abbastanza!- mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, nervosa al massimo.

-L'ho fatto per te!-

-Per me... Io volevo solo una casa e una famiglia, non una vita on the road!-

-Mi...-

-Non dirmi mi dispiace! Non. Dirmelo.- non mi piaceva trattarla così, ma...-Stanotte dormo fuori!-

Lasciai mia mamma lì, a piangere, mentre io presi lo zaino e uscii.







Guardai l'ora: le 23.00.

Pagai il conto al fast food ed uscii, con l'aria fredda che mi si insinuava nella pelle.

Vagavo per strada come un'idiota, dopo la litigata con mia mamma.

Non avevo avuto il coraggio di andare da Elena. La conoscevo da troppo poco per chiederle un così grande favore e per coinvolgerla nei miei drammi famigliari.

Strofinai le mani l'una contro l'altra, per riscaldarmi un po'.

Cominciai a camminare, pensando che dovevo trovare un posto per la notte.

Adesso, però, dovevo trovare un posto dove riscaldarmi.

Constatai che come opzione avevo il parco e il bar, due luoghi non propriamente belli da frequentare alle undici di sera.

Alla fine optai per il bar, almeno sarei stata al coperto!

Entrai, incontrando facce di persone non molto raccomandabili. Andai al bancone, godendo almeno un po' del tepore di quella sala.

Mi guardai intorno, cercando un posto dove nascondermi alla chiusura e poter, così, dormire.

Sbuffai, quando un barman, dai capelli castani e gli occhi neri, mi chiese gentilmente se volevo qualcosa.

Scossi la testa.

-Giornata storta?- mi chiese.

-Un po'...-

-Ti farebbe bene buttare giù qualcosa di pesante.- aveva l'aria amichevole e il sorriso affabile.

Scossi di nuovo la testa, un po' infastidita da quelle attenzioni.

-Cosa mai ha potuto rendere una ragazza così carina, così triste?-

Era una tecnica di abbordaggio?!

-Perché le ragazze carine non possono essere tristi? E poi non sono carina!-

-Ehi, Joe! Di nuovo “a caccia”?- mi voltai per capire chi avesse parlato e mi trovai davanti un ragazzo-armadio, alto due metri e completamente sbronzo.

-Fatti gli affari tuoi Luke!-

Mi sentivo tanto una carne da macello...

-Dai! È troppo carina per te! Ma per me...- lasciò volontariamente la frase in sospeso, prendendo tra le mani una ciocca dei miei capelli.

Mi alzai di scatto.

Realizzai sul serio solo in quel momento di ritrovarmi da sola, di sera, in un bar di ubriachi.

-Non toccarmi!- sibilai stizzita, cercando con gli occhi una via di fuga.

-Non fare la schizzinosa! Sono molto bravo, sai?-

Si avvicinò ancora di più a me ed io in risposta mi addossai ancora di più al bancone.

-Smettila, Luke! La stai terrorizzando!-

-Tu sta zitto!- tuonò lui, afferrandomi per un polso.

Volevo urlare, ma chi mi avrebbe sentito? Chi sarebbe venuto in mio aiuto?

-La mia macchina è qui vicino...- la puzza di alcool si sentiva lontano un kilometro e mi strattonò così in malo modo da farmi male.

-Lasciami stare!- urlai, mentre altri ragazzi, probabilmente amici di quel tipo, ancora più sbronzi di lui, cominciarono a ridere, battendo le mani, eccitati.

-Sì, Luke! Facci vedere un bel spettacolo!-

Avevo gli occhi lucidi e, anche usando tutte le mie forze, non riuscii a impedirgli di schiacciarmi sul suo petto.

Cercavo di divincolarmi, ma invano, mentre la sua mano scendeva dalla mia schiena sempre più giù.

Ma perché quel cavolo di barista non muoveva un dito?!

Con tutta la forza che avevo in corpo gli mollai una ginocchiata e lo feci piegare, mollandomi.

Approfittai di quel piccolo vantaggio per raccattare la mia borsa e correre spedita fuori da quel maledetto bar.

Non avevo, però, messo in conto che quel Luke si sarebbe ripreso subito, così me lo ritrovai di nuovo dietro.

Avevo paura e non sapevo che fare, eppure sentivo che c'era qualcosa.

-Lasciami stare!- ripetei di nuovo, ma con un tono di voce di tre ottave superiori.

-Ma sta zitta!-

Mi afferrò per i capelli e mi sbatté al muro. Gli mollai uno schiaffo che, però, non lo spostò di un millimetro.

-Brutta...- alzò la mano a pugno verso di me, pronto a colpirmi.

Chiusi gli occhi, attendendo terrorizzata un pugno che non arrivò mai.

Sentii qualcosa, o meglio qualcuno, che mi strappava quell'omaccione di dosso e che lo gettava a terra.

Aprii gli occhi, trovandomi davanti la schiena di un ragazzo.

-La mamma non ti ha insegnato ad essere gentile ed educato?- fece una voce ironica.

Fece QUELLA voce ironica.

Sentii le gambe molli e non sapevo se era per la felicità di essere scampata a quella situazione o per la tensione di poco prima.

Continuavo ad avere gli occhi lucidi, ma proprio non riuscivo a piangere. Angel Jonson non piange. Mai.

-Cosa vuoi?- fece Luke, mettendosi in piedi un po' barcollante. -Fatti gli affari tuoi, pivello!-

Avevo un po' paura per quel ragazzo. Luke lo sovrastava di parecchi centimetri e sembrava anche molto più muscoloso, ma qualcosa nelle sue spalle rilassate, nel suo tono ironico, mi diceva che per Damon non era per niente una minaccia.

-Pivell?! comincia a pregare!- Damon si scagliò contro quel Luke.

Non riuscii nemmeno a vedere i suoi movimenti, finché non vidi quell'armadio steso a terra privo di sensi e Damon che sbadigliava, annoiato.

La combriccola di quel demente si era diradata in meno di un secondo, non appena era arrivato Damon, il mio bel sconosciuto. Il mio bell'ex sconosciuto.

-Questa città diventa sempre più noiosa.-

Si volse verso di me e io puntai i miei occhi terrorizzati nei suoi. -Tutto ok?-

Non sapevo perché, ma avvertivo che non gli interessava veramente conoscere la risposta alla sua domanda.

Così mi limitai ad annuire, sedendomi a terra.

-Ti prego risparmiami la scenetta in cui tu piangi e ti disperi. E' passato, ok?! Non farmene pentire.-

-Non preoccuparti, nessuna scena...- sussurrai, appoggiando la fronte sui palmi delle mani.

La massa liscia dei miei capelli si riversò in avanti, quasi fosse uno scudo ai suoi occhi.

Lo sentii sbuffare e avvicinarsi a me.

-E ora cosa c'è?-

-Perché tutto questo interessamento?- chiesi, senza alzare la testa.

-Sai, vero, che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?-

Ok, basta abbattersi.

Alzai la testa e incrociai i suoi occhi di ghiaccio. -Grazie-

-Hn- si alzò e, ficcandosi le mani in tasca, cominciò ad andarsene.

Mi avrebbe sul serio lasciata lì?

Sbuffai e mi alzai da terra. Dovevo trovare un posto dove dormire, ma non avevo voglia di tornare a casa...

Mi ravvivai i capelli nell'istante stesso in cui mi investì una folata di vento e vidi Damon fermarsi a metà strada. Si voltò verso di me.

Lo vidi scrollare la testa e respirare forte, poi cominciò a ritornare verso di me.

-Perché sei tornato indietro?- gli chiesi, quando me lo ritrovai di nuovo vicino.

-Perché ormai il danno è fatto,tanto vale andare fino in fondo.- mi disse scocciato, mentre mi faceva alzare e mi trascinava per un braccio.

Ero andata forse dalla padella alla brace?

-La smetti di tirarmi così? Finirai per staccarmi un braccio!-

-Non dovresti essere sotto shock o cose simili? Almeno eviteresti di parlare!-

-Sto bene, invece! Grazie per l'interessamento!- feci io, con il suo stesso tono di voce.

-Hn. Ma tu guarda...-

Arrivammo a una macchina, la sua macchina. Aprì la portiera, facendomi segno di entrare.

Scossi la testa, guardandolo scettica.

Lui inarcò le sopracciglia -Avanti, quante storie! Se avessi voluto ucciderti, mi sarei risparmiato la patetica scena di poco prima.-

Notai che, in fondo, aveva ragione...(,)ma lui restava pur sempre un ragazzo di cui non sapevo niente, però era il fratello di Stefan...

Mi incitò con la mano, facendomi capire che stava perdendo la pazienza e che di lì a poco mi avrebbe abbandonata là.

Decisi di salire: meglio con lui che a vagare per strada.

In poco tempo prese posto accanto a me.

-Allora, dove ti porto?- mi chiese, mettendo in moto.

-Ehm...-

-No, ti prego!-

Al mio cenno confuso, riprese -Non dirmi che hai avuto la brillante idea di andare via da casa tua!-

-Ehm...- ripetei di nuovo, portandomi una ciocca dietro l'orecchio.

-Sei una piantagrane! Ma vedi un po'!-

-Ehi! Non ti ho chiesto io di essere qui stasera e nemmeno di farmi salire nella tua auto! Hai fatto tutto tu! E aggiungo anche che non ti conosco nemmeno!- sbottai.

Per quella sera ne avevo abbastanza di litigate e lui, con la sua maledetta ironia, non mi aiutava di certo!

-Senti un po', vedi di...- si bloccò all'istante, indurendo la mascella -ma chi me l'ha fatto fare!?-

-Me lo chiedo anche io.- mi appoggiai al sedile, incrociando le braccia, come una bambina.

In realtà, quella era tutta scena: volevo mascherare il fatto che ero nervosa poiché stavo nella sua stessa auto, a una manciata di centimetri da lui...

-Perché lo stai facendo?- gli chiesi a un tratto, mentre lui partiva e pensava a chissà cosa.

Aveva sempre uno sguardo così imbronciato e corrucciato...

-Cosa? Farti da balia?-

-Beh, sì!- mi arresi. Avevo capito che Damon non lo potevi ripagare con la stessa moneta, in quanto a risposte pungenti lui restava il re indiscusso.

-Passavo di lì.- si limitò a dire, guardando diritto davanti a se.

-E adesso? Potevi benissimo lasciarmi lì!-

-E chi ti dice che non lo stia pensando?-

-Sono in auto con te, no?-

-Già, purtroppo...-

Girò a destra, e imboccò la strada di casa mia.

Che volesse riportarmi a casa?

Un attimo!

Lui come conosceva la strada di casa mia?

Stavo per chiederglielo, quando le parole mi morirono in gola. Perché mi stava portando nel bosco, di notte?

-Dove... dove andiamo?-

-Scenario da film horror, vero?-

Il cuore cominciò a battermi velocemente e le mani a sudarmi. Cosa voleva davvero?

Guardai fuori dal finestrino: gli alberi tetri e la nebbia fitta sembrava davvero uno scenario da film horror.

Cominciai ad agitarmi, pensando a mille modi per potermene andare da lì. Troppo tardi: Damon fermò la macchina.

-Ti stai agitando, cucciolo?- si voltò verso di me, con quel suo inimitabile ghigno.

Mi addossai alla portiera, davvero preoccupata. -Cosa vuoi Damon? Stefan...-

-Non mi sembra che qui ci sia Stefan.-

Giusta osservazione.

Si avvicinò a me, piano, troppo piano.

-Sarò veloce...vedrai...e non ricorderai niente.-

Voleva...?

La paura si impadronì di me, dovevo pensare a qualcosa. Veloce!

Portai una mano dietro la schiena, senza farmi vedere. Aspettai il momento giusto e, quando lo ebbi abbastanza vicino, gli mollai un calcio sulla mandibola e, aprendo la portiera, mi lanciai fuori dalla macchina.

Due aggressioni in una notte sola, record!

Cominciai a correre, correre più velocemente che potevo; non lo vedevo dietro di me, ma qualcosa mi diceva che era lì, minaccioso, a seguirmi.

Avevo paura. Ero divorata divorata dal terrore.

Correvo, si, ma dove potevo andare?

Casa mia! Casa mia era vicino al bosco!

Se solo fossi stata in grado di orientarmi!

Decisi di deviare a destra, ma mi scontrai con qualcosa di duro, che mi mandò a terra.

Ma come era possibile! Come poteva trovarsi Damon davanti a me?!

-Cosa...cosa VUOI?!- urlai disperata.

Due aggressioni...ma perché solo con Damon avevo così tanta paura?

Lui in risposta ghignò, come sempre -Pessima mossa quella del calcio. Mi hai solo fatto innervosire.-

Si avvicinò a me e in un istante me lo ritrovai a pochi centimetri dalla faccia.

Mi prese per le braccia, facendomi male e mi schiacciò contro la corteccia dura di un albero.

Ero confusa e spaventata. Cosa voleva farmi davvero?

-Hai un buon odore...fragole...- mi sussurrò sul collo.

Cominciai a respirare pesantemente, portandomi le mani al petto.

Mi bloccò per le spalle e poco dopo sentii qualcosa di duro e caldo, pungente, entrarmi nel collo.

Ecco. Era la fine. La mia fine.

Non riuscivo nemmeno a pensare.

Morire...morire per mano di...

Un VAMPIRO?!?!









Angolo autrice (sé! Come no!):

Buona sera! ^^ con taaaaanto dispiacere ho visto che le recensioni sono state pochine pochine (me triste!!)...mi farebbe piacere anche sapere se la cosa non va proprio, se è il caso di continuare...XD

Detto questo non voglio demoralizzarmi!! in fondo siamo ai primi capitoli!!

Bhe...rispondo alle ragazze che così pazientemente hanno dedicato 5 minuti alla mia storia!



Mandix95: ciao e innanzitutto grazie per aver recensito! Ti devo confessare che anche io adoro damon e elena insieme e spero proprio che alla fine lei scelga di stare con lui! Ma ho deciso di inserire un personaggio nuovo perchè la mia mente è perversa u.u hihihi scerzo...!! spero mi lascerai un piccolo commentino! Ciao e baci!



Deliz: ciao! Wow! Di certo non mi aspettavo una prima recensione così! Grazie mille! Sono contenta che ti sia piaciuta, perchè io cerco sempre di fare del mio meglio e avere l'appoggio delle persone mi conforta sul serio XD mi fa piacere sapere che non è banale, in fondo è questo che mi auguravo! Ancora grazie! Baci!



Così...non mi resta che ringraziare chi ha messo nei preferiti e nei seguiti! Grazie!

Al prossimo capitolo!

Baci!!





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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Un angelo alla verbena ***


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Capitolo 3: Un angelo alla verbena





Mi faceva male. Mi faceva tanto male.

Quel...quell'essere mi si era avventato sul collo, prosciugandomi quasi del tutto.

Sentivo le forze abbandonarmi e non opposi la minima resistenza quando mi staccò dall'albero e mi fece aderire come una francobollo sul suo petto.

Eravamo così vicini, così maledettamente attaccati, che potevo sentire il suo cuore battere. O meglio il non battere del suo cuore.

Stavo sognando. Non ci poteva essere altra spiegazione, perchè io non potevo stare per essere uccisa da un vampiro!

I vampiri non esistono, cazzo!

In quel momento mi vennero in mente tutte le vecchie storie che mia madre mi raccontava sui vampiri e le creature magiche.

Arrivati a quel punto, non potevo definirle vecchie storie...

Vero...era tutto vero...

Sentii quei denti, così duri, così spietati, uscirmi dal collo e nello stesso tempo tutte le forze venirmi meno.

Damon mi afferrò subito, imprecando sotto voce.

-Forse ho un po' esagerato, ma il tuo sangue è così...-

Mi spostò le ciocche di capelli sul viso, passandomi le dita sulla guancia.

Mi prese in braccio e cominciò lentamente a camminare.

Era una situazione strana: non riuscivo a muovere un muscolo, sembravo una bambola, ma nello stesso tempo ero del tutto cosciente di quello che mi stava accadendo.

Mi adagiò non tanto delicatamente sui sedili posteriori della sua auto e tre secondi dopo già era al posto del guidatore per mettere in moto la macchina.

Anche la super velocità, quindi...

Arrivammo a casa mia e lo sentii borbottare di nuovo.

Eheh caro mio...come ogni vampiro che si rispetti devi essere invitato per poter entrare in una casa.

Damon, però, non si diede per vinto, perchè tranquillamente andò verso la porta d'entrata e bussò.

Lo fece una, due, tre volte...alla quarta la voce un po' impaurita di mia madre gli rispose.

-Signora le ho riportato sua figlia-

non aprire...mamma ti prego non aprire!”

Peccato, però, che mia madre non poteva leggermi nella mente e in meno di due secondi si ritrovò davanti uno sconosciuto, che aveva tra le braccia sua figlia, inerme.

-Cosa...-

-Mi inviti ad entrare- le disse, guardandola negli occhi.

Mia madre, come sotto ipnosi, lo invitò ad entrare, mentre Damon ghignava soddisfatto.

Ma quale altro potere del cavolo aveva?!?!

Io, man mano, stavo riprendendo le forze, ma non abbastanza per fare qualcosa.

Mi sentivo una bambola, una bambola tra le mani di un burattinaio cattivo.

Damon le sussurrò qualche altra cosa guardandola negli occhi e mia madre andò diritta filata nella sua camera, senza nessuna obbiezione.

Damon cominciò a salire le scale e ispezionò le varie camere per poter trovare la mia, probabilmente.

Quando la trovò, si richiuse la porta alla spalle, appoggiandomi sul letto.

Mi afferrò la testa e punto i suoi occhi azzurri nei miei -Tu non ricorderai niente. Sei stata aggredita da quel tipo, ma sei riuscita e fuggire e sei entrata nella tua camera dalla finestra-

Stava facendo anche con me quel strano giochetto che aveva fatto a mia madre?

-Non...- riuscii a spiaccicare qualche parola -Non dirò niente...ma ti prego...non farci del male...-

Lo vidi interdetto e parecchio sorpreso.

Imprecando di nuovo, si fece un piccolo segno sul braccio e, afferrando la mia testa, mi costrinse a bere il suo sangue.

Era strano. Ero disgustata e esaltata al tempo stesso.

Mi accorsi che stavo riprendendo le energie e quando fui in grado di parlare e di muovermi, Damon mi staccò in malo modo dal suo braccio.

Mi guardò di nuovo negli occhi, dicendomi che tutto quello che era successo quella notte, non era mai avvenuto.

-Ti..ti ho già detto che non avrei detto niente!-

Mi alzai a sedere, addossandomi alla testata del mio letto.

-Hai della verbena addosso, cazzo- lo sentii dire, più a se stesso che a me.

-Ver...verbena?-

Verbena! Ma certo!

...Ma mia mamma come sapeva tutte quelle cose?

-Tu...sei...-

-Sono quello che non dovresti sapere che sono-

-A...adesso cosa vuoi farmi?- chiesi, temendo la risposta.

-Bhe...non posso ucciderti dato che il mio fratellino e la sua adorabile ragazza non sarebbero d'accordo-

Mi si raggelò il sangue nelle vene. -Saresti davvero capace di farlo?-

-Non saresti la prima-

Lo guardai negli occhi. Non poteva essere. Damon, il mio bel sconosciuto non poteva essere un mostro...tutto quello non stava accadendo...i vampiri non esistevano...

-Non...non ci credo...- sussurrai.

-Davvero? E cosa te lo fa credere?- si era chinato su di me, appoggiando le mani sul letto, ai lati delle mie gambe.

-I...i tuoi occhi...-

Quella situazione era assurda!

Cara Angel è il tuo cervello che ti parla! Volevo ricordarti che stai amabilmente conversando con la persona che meno di mezz'ora fa ti ha quasi ucciso!

...Ma un'ora fa mi aveva salvata...

Lessi la confusione nei suoi occhi...mi stavano valutando...soppesando...

-Cosa non si dice per vivere qualche anno in più. Io uccidevo, uccido e ucciderò e di certo non mi farei scrupoli a uccidere te se tu non la smetti di fare domande. In passato ho ucciso per meno ancora-

Si allontanò da me, ma poco dopo mi riafferrò per il braccio e mi costrinse ad alzarmi. -Adesso vieni con me-

-Dove mi vuoi portare? Cosa vuoi da me? E mia madre?- cercai di piantarmi a terra, ma lui mi trascinò come se io fossi stata un ramoscello.

-Cosa ti ho detto riguardo alle domande?-

-Ma chi ti credi di essere! Ho diritto a delle spiegazioni!-

-Non costringermi a farti stare zitta a modo mio-

Qualcosa nel suo sguardo mi diceva che non era il tipo di...il tipo che diceva le cose a vanvera. Lui faceva tutto quello che diceva.

-Dimmi solo dove...- mi arresi...

-Hn-

Per l'ennesima volta mi ritrovai nella sua macchina, diretta chissà dove...



Quando mi ritrovai di fronte a un'imponente villetta in perfetto stile castello di Dracula, le mie preoccupazioni crebbero non poco.

Ormai avevo capito che fare domande a Damon Salvatore era fiato sprecato. Lui sentiva solo quello che voleva sentire e parlava solo quando c'era qualcosa che interessava a lui. Damon Salvatore non si sprecava a darti una risposta. Damon Salvatore non si sprecava ad ascoltarti.

La paura, adesso, era stata sostituita dall'ansia, un'ansia incredibile per capire che cavolo di fine avrei fatto.

Quando varcai la soglia e mi ritrovai Stefan scendere le scale e guardarmi un po' perplesso, pensai che almeno sotto quel tetto c'era qualcuno sano di mente.

Questa osservazione, però, svanì nel momento esatto in cui collegai che se Damon era un vampiro e Stefan e lui erano fratelli...Stefan era un vampiro?!?! Lo era anche Elena?!?!

Potevo sembrare ripetitiva, ma tutto quello non aveva senso! Eravamo nel mondo reale! I vampiri NON POTEVANO ESISTERE!!

-Cosa sta succedendo?- chiese Stefan, impalato sulle scale, confuso ma neanche troppo sorpreso di trovarmi lì.

-Abbiamo un problema fratellino- Damon era strafottente come sempre, mi teneva per il braccio, come se io avessi potuto scappare da lì anche volendo.

-Cos'hai combinato? Ti avevo detto di...starci attento!- disse la frase tra i denti, per poi imprecare sotto voce.

Scese quei pochi scalini che ci dividevano e fece cenno a Damon di seguirlo nel salotto. Nemmeno a dirlo, Damon mi trascinò dietro di lui.

Mi sedetti sull'enorme divano, guardandomi intorno.

Dovevo ammettere che quella casa era proprio bella.

-Bhe io preferisco cedere alle tentazioni piuttosto che resisterle!- sentii dire a Damon.

-Qualcuno potrebbe spiegarmi qualcosa?!-

-Certo che sei parecchio a tuo agio per stare sotto lo stesso tetto con due vampiri!-

-Damon!!-

-Come se non lo avesse capito da un pezzo!- fece rivolto al fratello, sedendosi placidamente in una poltrona.

-E da quando sei così schietto?! ...potevi benissimo cancellarle i ricordi!-

-A proposito di ricordi, vi ricordo che io sono qui!- cominciavo ad innervosirmi sul serio. Al diavolo che erano due vampiri!

-E secondo te perchè mai l'ho portata qui? Per farle fare un giro turistico nella vecchia residenza dei Salvatore?! ...non funziona, lei ricorda tutto-

Vidi anche Stefan assumere l'espressione di Damon di poco prima, ma cosa significava? Perchè erano così sorpresi?

-E non bastava trovare qualche collana, bracciale o altro che potesse contenere la verbena?-

-Fatto anche quello- l'ironia di Damon cominciava a darmi sui nervi...

-Niente?-

-Ti ripeto: l'avrei portata qui altrimenti? ...certo che il sangue umano ti sta proprio rincoglionendo!-

-E cosa ti aspetti che faccia io? Non potevi pensaci prima?!-

-BASTA!- entrambi i...vampiri...si voltarono verso di me -voglio capire cosa sta succedendo!-

Era ora di prendere una posizione! Se anche il mio destino fosse di morire stasera, almeno sarei morta con qualche spiegazione.

-Le raccontiamo tutto?-

-Damon ormai hai fatto il danno...- Stefan si sedette, scuotendo la testa.

-Tu eri la mia cena, solo che non era in programma che tu ricordassi tutto dopo-

Stavo aspettando un continuo, guardandolo con la bocca spalancata, ma non arrivò. -Tutto qui?-

-Che ti aspettavi? La genesi dei vampiri?!-

-Anche Elena è una vampira?-

-No, lei è un'umana- mi rispose Stefan. Per quanto l'aggettivo “normale” non potesse essere attribuito a quei due, Stefan mi sembrava di certo quello più affidabile.

-E adesso sono qui per condividere la cena?- chiesi, temendo la risposta.

-Io non bevo sangue umano o meglio, non come fa Damon-

-Si, si...lui è il puritano martire della famiglia che dissangua piccoli animaletti e beve quantità di sangue umano pari a due millilitri al giorno- si schifò Damon, svaccandosi sulla poltrona.

-Ok. E adesso?-

Bella domanda Stefan...adesso?

-Ovviamente tu non dovrai dire niente di noi-

-Ma come, non la uccidiamo?-

-No, Damon, non mi sembra il caso-

-Peccato...ha del sangue davvero ottimo-

-Tu sei così...così...- non mi veniva. Non riuscivo proprio a definirlo.

-Bello, sensuale, affascinante?- fece lui, con la sua solita aria da “inchinatevi, io sono il padrone del mondo”.

-...Egocentrico. Così egocentrico-

-Adesso credo che tu ci debba delle spiegazioni- Stefan ci interruppe, riportandomi alla realtà. Non sapevo se mi conveniva rivelargli il mio piccolo segreto...

-Dove hai la verbena?- chiese anche Damon, ritornando serio e guardandomi con i suoi incredibili occhi azzurri.

Potevano degli occhi essere così straordinariamente belli e terribilmente pericolosi?

La risposta venne subito: gli animali più letali sono i più belli, perchè devono attrarre la preda e portarla inevitabilmente alla morte...

-C'è l'ho in un posto dove non si può togliere-

-Ok, non dare libero sfogo alla mia fantasia-

-Potresti essere un po' più precisa? Sai sono le 4 del mattino e avrei di meglio da fare che sopperire ai guai di mio fratello-

In tutta risposta mi alzai, diedi la schiena ai due vampiri e mi alzai la maglia. Sul fondo della mia schiena spuntarono le mie ali. Due piccole ali nere, un tatuaggio che avevo da sempre.

-La verbena è qui dentro, sulla mia pelle. Mia madre mi obbligò a farlo: le ali di un angelo fatte con la verbena. Non a caso mi chiamo Angel-

-E perchè mai tua madre ha voluto farti fare un tatuaggio con della verbena?- mi chiese Damon, quando mi rimisi a sedere.

-Fino ad oggi non capivo perchè mia madre fosse così ossessionata da tutto quello che io consideravo pura fantascienza. Fin da piccola mi raccontava queste storie, era come ossessionata dai vampiri...-

-Ingenioso però...solo che dovremmo sapere come tua madre sa dei vampiri-

-Non credo che lei sappia sul serio della vostra esistenza...mia mamma è un tipo piuttosto...particolare-

-Hn. Altri guai-

-Adesso posso...posso andare a casa?-

-Certo...Damon l'accompagni?-

-Ma neanche per sogno, io me ne vado a dormire-

-Ma...-

-Lascia stare Stefan- lo interruppi -Non ho paura di tornarmene da sola. A domani-

Così mi alzai, decisa a fuggire il più velocemente possibile da quella casa.

Quando mi chiusi la porta alle spalle, l'aria pungente mi colpì il viso, facendomi alzare il colletto del giubbino.

Cominciai a camminare, le braccia conserte e i sensi all'erta. Non mi ero resa conto che fosse così..buio...

Vidi un corvo appollaiarsi su un ramo di fronte a me o meglio lo stesso corvo. Ma mi perseguitava?!

All'improvviso il corvo si alzò in volo e cominciò a planare verso di me. Che volesse attaccarmi?!

D'istinto chiusi gli occhi e mi coprii la faccia con le mani, ma invece di essere attaccata da quell'uccello infernale, mi ritrovai dopo pochi secondi di fronte un Damon sogghignante e con le braccia incrociate a petto.

-Meno male che non avevi paura-

-Tu...tu eri quel corvo?!- esclamai allibita. Dopo quella sera, niente più al mondo mi avrebbe stupita.

-Et voilà- fece lui -andiamo, non ho tutta la notte-

-Come mai questo cambiamento di idea?- che in fondo non fosse così cattivo?

-Hn. Meglio accompagnare te che sentire i lamenti di Stefan-

Con una gocciolina di lato stile cartoni animati, mi incamminai verso casa, seguita da Damon.

-Mia madre non ricorderà nulla?-

-Dimenticherà solo di avermi visto lì-

-Che bel potere...sarebbe bello dimenticare tutto...-

-Hn. Cos'hai da dimenticare di così terribile?-

-Forse vorrei dimenticarmi semplicemente di me-

Lo vidi guardarmi, perplesso. Poi distolse lo sguardo e si ficcò le mani nel giubbotto di pelle nero.

-A te piacerebbe dimenticare qualcosa?-

Non mi rispose subito, ma quando decise di parlare non si decise a darmi una risposta. -Il momento delle confidenze è finito. Non mi va né di ascoltare i problemi della tua patetica vita umana né tantomeno raccontarti cose che non ti riguardano-

Freddo come il ghiaccio che aveva negli occhi...

-Siamo arrivati- mormorò dopo n po', mentre io restavo ancora ammutolita per la risposta di poco prima.

-Grazie...buona notte...-

Presi le chiavi dalla mia borsa e cominciai ad aprire silenziosa la porta di casa mia.

-Buona notte principessa e grazie per la cena, potrei decidere di farti qualche altra visita-

-Idiota! Non azzardarti a toccarmi!- mi voltai di scatto, ma non trovai nessuno, la mia minaccia era stata urlata al vento.

Entrai in casa e mi appoggiai alla porta.

Quella era stata la notte più incredibile della mia vita: quella in cui scoprii l'esistenza dei vampiri.




Spazio autrice:

Buona sera!! visto come sono stata brava? Aggiorno dopo soli 3 giorni XD

Sono stata contenta di vedere più recensioni questa volta e il mio umore è salito al settimo cielo ^^

Spero che anche questo capitolo vi incuriosisca e che magari attiri nuovi lettori!!


Delena33233: ciao! Grazie mille per i complimenti! Sono contenta ogni volta che scopro nuove lettrici!! cercherò di mandarla il più avanti possibili! Baci e grazie!


Cussolettapink: ciao! Visto, ho aggiornato presto presto! Sai, hai proprio ragione, farò tesoro di queste splendide recensioni e andrò avanti il più possibile con la storia. Sapere che tu ti sia già innamorata di damon e angel mi rende felice, anche perchè non è semplice inserire un nuovo personaggio e dargli carattere, sentimenti e per di più farlo piacere! Ti ringrazio per ogni tua parola, sei splendida! Baci!


Bluesea: hola! Bhe si...elena si deve decisamente svegliare! Stefan è dolce e carino, ma...damon è damon! Hihih. Ovviamente non si sveglierà nella mia storia, qui è felicemente fidanzata con stefan! Spero ti piaccia anche questo capitolo! Baci!


Deliz: ciao! Hihhii non ti ho lasciato così, ecco un altro capitolo! Siete state tutte molto care e sapere di avere delle “sostenitrici” mi fa andare avanti a scrivere sempre più volentieri! Credo che la continuerò comunque. Baci!


Infine ringrazio chi ha messo nei seguiti e nei preferiti, è bello vedere che il numero aumenta sempre di più.

Baci e al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Sogno o son desta?! ***


Capitolo 4: Sogno o son desta?!








E così passavano infinite e interminabili settimane, in cui la costante presenza di Damon nella mia vita, non faceva altro che peggiorare la situazione.

Quale situazione?

...Era diventato imbarazzante il numero di notti in cui l'avevo sognato e di certo non erano sogni in cui giocavamo a carte o facevamo una tranquilla chiacchierata...

Ma come era possibile? ...conoscerlo così poco, sapere quanto fosse pericoloso e spregiudicato eppure desiderarlo così tanto...

In breve Elena era diventata la mia migliore amica, come si poteva non affezionarsi a quella ragazza? Era incredibilmente dolce e divertente, anche se ero sicura che mi nascondeva qualcosa...

Così il mio contatto con Damon era pressoché perenne e questo non giovava alla mia già in bilico psiche.

...Ma quello che mi chiedevo io era: com'era possibile “volere” una persona che aveva cercato di uccidermi? ...Perchè ero sempre più attirata verso il mondo dei vampiri?

Stavo seduta in camera mia, sdraiata sul letto con l'i-pod nelle orecchie, a rimuginare su quella strana situazione. Con un braccio piegato sugli occhi cercavo di staccarmi dalla realtà e immaginare un mondo diverso, anche se anche il mio attuale mondo era cambiato visibilmente con la scoperta dell'esistenza dei vampiri...

Vampiri...quando ci pensavo seriamente, questa cosa mi sembrava ancora assurda. Quasi credevo di essere morta e arrivata in un universo parallelo...

Nonostante fosse la fine di novembre, nella mia camera faceva parecchio caldo, merito del termosifone che avevo così incessantemente chiesto a mia madre, tanto che potevo permettermi di indossare un paio di pantaloni elastici aderenti e una canotta nera, avevo legato i capelli, ancora umidi per la doccia di poco prima.

Avevo sonno, così per restare sveglia e non cadere in un coma profondo proprio prima di cena, cominciai a stiracchiarmi, stile gatto.

Ci mancò poco che urlai e quasi mi venisse un infarto, quando avvertii una presenza incombere dietro di me.

Quando mi voltai, beatamente disteso sul mio letto, proprio dietro di me, c'era un annoiato vampiro dagli occhi di ghiaccio, che non faceva altro che fissarmi ghignando.

-Nessuno ti ha insegnato a bussare?! ...Ma quando sei arrivato?!- mi tolsi di fretta e furia le cuffiette dalla orecchie, sperando di non cominciare ad arrossire.

-Ti ho mai detto quanto sei terribilmente noiosa quando cominci a sparare domande a raffica?- sbottò angelicamente lui, mettendosi comodo sul MIO letto.

-Più di una volta, in effetti! ...Almeno, sua maestà, posso avere l'ardire di chiederle per quale motivo mi onora della sua regale presenza?!- bhe, probabilmente se l'avessi chiesto usando la sua solita ironia, mi avrebbe degnato di una risposta.

-se me lo chiedi così gentilmente...- si mise a sedere -A casa mia c'è Elena e dato che il mio udito è parecchio sviluppato, non mi andava di ascoltare loro che “facevano pace”, così sono venuto qui. Inoltre non avevo niente da fare...- concluse, con la sua solita aria da finto bimbo innocente.

Io roteai gli occhi, agguantando una felpa dalla sedia per indossarla, avevo il collo troppo scoperto per stare insieme a un vampiro che già una volta mi aveva dissanguato.

Mi sedetti su una piccola poltroncina, piegando le gambe: decisamente una distanza di sicurezza!

-Se avessi voluto, saresti già morta- mi disse serio e in effetti aveva ragione. Io vedevo quel ragazzo come un'incredibile macchina da guerra...

-Prevenire è meglio che curare. E adesso che vuoi fare?-

-Io ho tante idee su come passare il tempo...- cominciò malizioso -ma non credo che tu saresti d'accordo- prese una piccola pausa -...o forse lo saresti troppo-

Ormai avevo capito già da parecchio tempo che stuzzicarmi era diventato il suo sport preferito...

-Sai, non è in cima alla mia lista fare sesso con un morto- commentai acida, con l'unico risultato di ritrovarmelo di fronte e in meno di due secondi, a pochi centimetri da me, che mi ghignava malignamente in faccia.

-Credimi: questo morto è capace di farti urlare così tanto dal piacere, che dopo dovresti fare un intervento alle corde vocali-

Aveva parlato con quel tono di voce così basso e sensuale, che mi aveva già mandato in tilt il cervello.

Poteva un vampiro avere un odore così maledettamente buono?

Teneva ancora gli occhi puntati nei miei, ma poco dopo cambiò direzione, cominciando a solleticarmi il collo con il suo naso.

Mi sfiorò con la punta delle dita una gamba, senza che io opponessi la minima resistenza. Se non avessi la verbena stampata addosso, potevo anche credere che mi aveva ipnotizzato...

Dovevo riprendere il controllo di me stessa e delle mie azioni, cazzarola!

Lo spinsi con tutta la forza che avevo, ma ovviamente non sarei riuscita a spostarlo di mezzo centimetro se non avesse voluto allontanarsi anche lui.

-Ma che resistenza...-

-La prossima volta che mi tocchi giuro che ti impaletto nel sonno, dannato succhiasangue!- sbottai, puntandogli contro un finto dito minaccioso.

In risposta il moro non si scompose minimamente, restando calmo e andando a risedersi sul mio letto.

-Ti sentirei appena metteresti piede in casa. Stranamente io riesco a...percepirti...-

In che senso mi percepiva?

Non volli fare quella domanda: tanto già sapevo che non mi avrebbe risposto.

-Ok...-

Calò un pesante silenzio. Io ero tremendamente imbarazzata, mentre Damon sembrava, come sempre, beatamente a suo agio.

-forse era meglio restare a casa...sei noiosa- possibile che quel ragazzo diceva tutto quello che gli passava per la testa?!

-Nessuno ti trattiene-

-Strano...perchè ogni volta che sto con te, sento il contrario- ghignò di nuovo. Mi mostrò quel suo sorriso, sempre se era un sorriso, di divertimento, di derisione.

-Forse le tue “antenne” sono guaste-

-Oh non preoccuparti, tutte le mie antenne funzionano perfettamente-

...Possibile che Damon Salvatore sapesse fare solo battute a sfondo sessuale?! C'era un doppio senso in ogni cosa che diceva...!!

-Adesso vado- si alzò dal mio letto placidamente, avvicinandosi alla finestra.

-Dove vai?-

-Non stare in pensiero per me principessa. Vado a cenare-

-Vai a sgozzare qualche povera ragazza innocente?-

Sorrise. Di nuovo.

-Gelosa che tu non sia l'unica?-

-Più che altro sono sollevata-

-Ma anche loro si prendono la loro parte di divertimento. Prendo il loro sangue, ma dando qualcosa in cambio-

Mi lasciò così, con quella rivelazione, che io non volevo nemmeno sapere.

Perchè mai, odioso vampiro, avrei voluto urlargli, dovrebbe interessarmi con chi vai a letto?!?!

Mi ritrovai, però, prima a cena e poi nel mio letto, senza ancora aver trovato una risposta.




Il giorno dopo era domenica, quindi, grazie a Dio, niente scuola e nessun tipetto snob e idiota che mi ronzasse dietro.

Erano più fastidiosi delle zanzare e non la smettevano non ti avevano rovinato la giornata. La parte “più bella” era quando si sabotavano l'uno con l'altro per avere la mia attenzione! Assurdo!

Ne avevo parlato con Elena, ma la sua unica risposta era stata -smetteranno. Tu sei carne fresca!-

Risposta che aveva fatto sogghignare anche Stefan, ma ovviamente non ne sapevo il motivo.

Quei tre erano davvero un trio strano. Stefan, Elena, Damon. Sembravano odiarsi, ma erano terribilmente chiusi nel loro circolo. Era come se sapessero sempre qualcosa in più degli altri, in più di me.

Sembravano un po' il trio miracoli di Harry Potter...

Eppure io sentivo che c'era ancora qualcosa che non sapevo...quando tutti e tre erano insieme, c'era sempre un'aria pesante e continue occhiate di Stefan a Damon.

Così, quando mi ritrovai comodamente distesa sul letto di Elena, mentre constatavo che suo fratello non era affatto male, mi ritrovai a fare quella domanda.

-Ma c'è mai stato qualcosa tra te e Damon?-

Elena si stranì subito e ci impiegò un po' per darmi una risposta.

-No, perchè?-

-Perchè quando siete insieme c'è sempre una strana tensione- mi misi a sedere, cominciando ad accarezzare un peluche.

-Damon non prova assolutamente niente per me, né io per lui. La tensione che avverti deriva probabilmente dal fatto che io sono completamente identica al suo “amore perduto”-

-Amore perduto?-

-Io sono completamente uguale a Katherine, la sua doppelganger. Lei è la vampira che ha trasformato Stefan e Damon e che ha soggiogato i loro cuori. Entrambi erano innamorati di lei, anche se era un amore falso, perchè Katherine manipolava le loro menti. In quel periodo, qui in città, c'era una furiosa ricerca ai vampiri, così con un inganno, catturarono anche Katherine e la rinchiusero insieme agli altri vampiri in una cripta. L'unico risultato fu che, per salvarla, sia Stefan che Damon morirono. Damon è cambiato parecchio da quando è ritornato in città...-

Restai a bocca aperta per quel racconto.

A-S-S-U-R-D-O!!

...Ma mi ero catapultata in un romanzo della Mayer?!

Però...quella storia era romantica...

-Perchè dici che Damon è cambiato?-

-Perchè lui arrivò in città con l'unico scopo di distruggerla e far soffrire Stefan. Damon ha sempre dato a lui la colpa della sua cattura-

-E perchè?-

-Perchè Katherine stava bevendo da Stefan quando la catturarono. Il padre di Damon e Stefan con un inganno fece ingerire a Stefan della verbena, così che poterono catturare Katherine. Damon non lo ha mai perdonato per questo, per lui non era un amore finto...-

Una strana morsa mi chiuse lo stomaco, provocandomi quasi un vuoto.

Non volevo credere che Damon avesse amato in modo tanto...intenso. Probabilmente non era nemmeno così freddo come voleva far vedere...

-Ma non sai ancora la parte migliore...- mi disse Elena, con una smorfia.

-E sarebbe?-

-Katherine non è mai entrata in quella cripta. Aveva ingannato un altro ragazzo, che l'aveva aiutato a fuggire. Lei aveva sempre saputo dove trovare Stefan e Damon, ma non glie ne mai importato niente...-

Provai pena. Pena per quel ragazzo che aveva amato, ma che era stato solo preso in giro...ma infondo era più bello amare che essere amati...no?

Era una diceria che io non condividevo poi tanto...era bello amare....ma amare di un amore non corrisposto ti distruggeva l'anima e ti faceva stare sempre più male...

-Quindi Damon è ancora innamorato di lei?-

-No, credo che adesso la odi...-

-Come si fa ad odiare una persona che si è amata così tanto?-

-Questo è Damon Salvatore...riesce a passare dall'odio all'amore o viceversa...è una persona a dir poco complicata...ma perchè tutte queste domande?-

-Bhe...- non sapevo se dirglielo... -niente...così..per sapere!-

Dalla sua faccia capii che non credette nemmeno un po' alle mie parole -ok, ok! Forse un po' mi piace!- ammisi alla fine.

Elena inizialmente ridacchiò, ma poco dopo mi fissò seria. -stai alla larga da Damon Salvatore, ti farà solo soffrire. Ti ha già morsa una volta, lui non riesce a provare amore al di fuori di se stesso-

-Io non credo sia così...-

-Stai decidendo di entrare in un turbine, in cui ne uscirai distrutta solo tu-

-Mi sa che stai esagerando! Io non ho mica detto che lo amo alla follia!-

-Ok...ma da buona amica preferisco metterti in guardia...-

Mi limitai ad annuire, senza farle notare di essere turbata per le sue parole. Di certo non avevo mai sperato o immaginato un'amore da favola con Damon...lui non ne era il tipo e in fin dei conti nemmeno io...

Però Elena aveva fatto una sorta di processo alle intenzioni...io non amavo Damon Salvatore...nemmeno un po'...





-Ma non hai una casa, tu?- sibilai spazientita, quando mi trovai un nerissimo corvo che prendeva a beccate la mia finestra.

Cominciavo a pensare che Damon avesse preso una sorta di ossessione per casa mia, ma infondo, mi ritrovai a pensare, che passasse così spesso da me, mi faceva piacere...

Appena entrato nella mia stanza, si ritrasformò, apparendo in tutta la sua bellezza.

-Buonasera principessa-

-A cosa devo queste numerose visite?-

-Al fatto che non ho niente di meglio da fare...incredibile quanto sia noiosa questa città- commentò atono, facendomi roteare gli occhi.

Come sempre andò a sdraiarsi sul mio letto, incrociando le braccia.

-Allora?- fece lui.

-Allora cosa?-

-Cosa si mangia di buono stasera?-

Tremai visibilmente, ma imponendo a me stessa di non farlo notare.

-Oh andiamo...scherzavo...come avrei potuto azzannare una così bella ragazza in pantaloncini?-

Io arrossii, ma senza che nemmeno me ne rendessi conto, Damon si era alzato dal letto e adesso me lo ritrovavo a pochi centimetri da me.

Nelle ultime 24 ore quella situazione si era ripetuta troppo spesso...

Cominciò a giocherellare con una mia ciocca di capelli, ipnotizzandomi con i suoi occhi.

...Potevo affermare con assoluta certezza che per quanto Damon Salvatore fosse irrimediabilmente bello, la cosa più bella che aveva, erano i suoi occhi azzurri...

Senza opporre la minima resistenza, mi ritrovai tra le sue braccia, ad inalare tutto il suo profumo. Non era un profumo particolare...era la sua pelle che odorava così...lui era...buono..

Ancora inerme, lasciai che mi facesse sdraiare sul letto, per poi portarsi sopra di me.

Lente erano le carezze che partivano dalle mie gambe...

Non riuscivo a capire perchè non reagivo...forse perchè per una volta tanto volevo lasciarmi andare senza troppe spiegazioni...

Mi strofinò il naso sul collo, per poi sostituirlo con la sua bocca, tracciando una scia di baci fino alla mia bocca.

Il bacio fu inizialmente casto e quasi superficiale, ma poco dopo non aveva più niente di queste due caratteristiche.

Ritornai in me e gli portai le braccia al collo, diventando anche io più esigente in quel bacio.

-Vedo che ti sei risvegliata...- mi soffiò sulle labbra, provocandomi immensi brividi di piacere.

Mi sporsi di nuovo a baciarlo, dove trovai le sue labbra ad accogliermi e le sue mani che dalle gambe salivano sempre più su...arrivarono sulla mia pancia, dove si divertirono a giocare con il mio pircing all'ombelico.

Mi sollevò un po' la maglia, fino ad arrivare con le dita al bordo del mio misero reggiseno nero...

Vi infilò una mano dentro e lo sentii sogghignare sulle mie labbra quando io mi inarcai con la schiena.

Mi alzò del tutto la maglia, sostituendo la mano con la bocca, infliggendo dolci torture al mio capezzolo.

-Sei troppo vestita per i miei gusti...- mi disse, sfilandomi fulmineo la maglia, facendo fare la stessa fine ai miei pantaloni e alla sua inseparabile maglia nera.

Decisi che non potevo fare la figura della bambolina inerme, così gli alzai la testa verso di me e invertii le posizioni, trovandomi a cavalcioni su di lui.

-Mhm...- mormorò lui, quando io gli bloccai i polsi con le mani e scesi a baciarlo.

Damon riuscì a liberarsi in fretta, portando le mani sui miei glutei e spingendomi di più verso di lui.

Il bacio era acceso e passionale, uno scontro tra lingue...

Mi riportò di nuovo sotto di lui e io cominciai a sbottonargli i pantaloni...non potei non pensare che fossi alquanto intraprendente per essere la mia prima volta...

Non glie li tolsi, li lasciai lì, aperti. Damon premette il suo ventre contro il mio e io sentii quanto lui fosse eccitato, proprio come me.

Avvicinò la sua bocca al mio collo, facendo uscire le sue zanne e poco dopo cominciò a bere da me.

-CAZZO!- imprecai dai denti, alzandomi di scatto.

Dovevo smetterla! Smettere di sognare Damon Salvatore!

Ancora un'altra notte che mi ero svegliata tutta rossa e sudata...no...così non andavamo proprio bene...



Angolo autrice:

Buooona sera! Come va?

Come noterete, non ho inserito in questo capitolo le risposte alle recensioni, semplicemente perchè pensavo che da oggi in poi potevo rispondervi in privato. Nel caso, fatemi sapere se preferite questo oppure che vi risponda pubblicamente!

Una volta qui vi chiedo anche una cosa: io, di solito, nelle mie storie do sempre o titoli al capitolo, ma con questa storia non l'ho fatto.

Cosa mi consigliate? Li metto o no?

Grazie!

Baci a tutti!! <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: buon non compleanno!! ***


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Capitolo 5: Buon non compleanno!






Uscii di casa, parecchio assonnata e con un mal di testa atroce. Sognare Damon così spesso mi faceva sempre alzare, il giorno dopo, con un'emicrania bestiale.

Imprecai tra me e me, con lo zaino in spalla e la voglia di andare a scuola pari a 0. Non mi andava né di affrontare l'ora di storia, la noiosissima ora di storia, né di ritrovarmi faccia a faccia con Caroline (si, avevo saputo che era un vampiro!!), che, senza motivo, mi squadrava da capo a piedi e né, dulcis in fundo, scontrarmi con quell'idiota di John Mattew, che adorava rovinarmi ogni secondo tranquillo con le sue battutine sconce e la sua presenza fastidiosa...

Quello di ieri sera, era stato, però, un sogno troppo spinto...più di quelli che avevo fatto fino a quel momento...non riuscivo a spiegarmi cosa stesse succedendo, perchè non era una cosa normale! In passato mi erano piaciuti altri ragazzi, ma con nessuno mi era successo quello che mi stava accadendo con Damon...

Eppure ci conoscevamo da appena un mese...

Sospirai e con passo lento mi dirigevo verso scuola, sperando di incontrare per strada almeno Elena...

Stavo per svoltare l'angolo, quando mi sentii afferrare da dietro e trascinata in un'auto.

Volevo mettermi ad urlare, ma la mano di qualcuno, premuta sulla mia bocca, mi impediva di farlo...

Possibile che io venissi così frequentemente aggredita in quella città?!

-Zitta o ti uccido- mi mormorò minacciosa una voce all'orecchio, ma poco dopo la sentii ridere e lasciare la presa sulla mia bocca. -quanto sei ridicola quando ti agiti-

-Sei un idiota!- mi voltai e tempestai di pugni il petto di Damon, che ancora rideva di me.

Un giorno o l'altro quell'essere mi avrebbe fatto morire d'infarto!

-Ok, adesso basta. Non esagerare- mi bloccò per i polsi, cominciando ad annusarmi. -Bel profumo. Fragola-

-Io non uso nessun profumo! E adesso lasciami!- cercavo di strattonarmi, ma Damon era evidentemente troppo forte per me.

-Hmh...il fatto che sia il tuo profumo naturale, mi fa venire ancora più appetito...-

Fui percorsa da un brivido, quando Damon, lasciandomi, mi disse quelle parole, perchè realizzai in che situazione mi trovavo: in macchina con un vampiro, un vampiro alquanto pericoloso, di nuovo.

-Mi spieghi cosa vuoi da me?-

-Non fare finta che tutte queste mie attenzioni non ti piacciono-

-Già, non mi piacciono!- stupida e bugiarda...

Lui si voltò completamente verso di me, appoggiando le spalle al finestrino della macchina. Una macchina non sua, adesso che ci facevo caso, era sempre nera, ma era “chiusa”.

-Che pessima bugiarda. So che muori dalla voglia di baciarmi...probabilmente mi sogni anche-

Mi portai una ciocca dietro l'orecchio, guardando da un'altra parte.

Era un'ipotesi, la sua, o un'affermazione? ...probabilmente lui aveva qualcosa a che fare con i miei ricorrenti sogni...

-Colpita e affondata- fece lui, con il suo immancabile ghigno....

-Ti...ti sbagli- farfugliai, sicuramente poco convincente.

-Si certo...come no...se me lo dici con tanta sicurezza, non posso fare a meno di crederti!!-

-Ma perchè ti ostini a perseguitarmi?!- sbottai io, non mi piaceva quando le persone mi prendevano in giro!

-Perseguitarti? ...diciamo che la forte attrazione fisica che senti verso di me, mi diverte parecchio...in più metti il tuo sangue infinitamente buono- mi confessò lui con naturalezza, facendomi arrossire non poco.

-Ma cosa vai dicendo! Io attratta da te! Ti ricordo che mi hai quasi ucciso!-

-Quanto sei rancorosa! Avevo fame e ho mangiato-

E quella gli sembrava una cosa normale?!

-E tu quanto sei presuntuoso! Credere che io sia attratta da te! Ma per favore!-

-Le bugie non sono il tuo forte. Quasi mi mangiavi con gli occhi al nostro primo incontro...- sorrise, in modo terribilmente...invitante...

-Co...cosa?- mi appoggiai anche io al finestrino della sua auto.

Non potevo crederci che lui mi aveva davvero notato o quantomeno, che se lo ricordasse...

-Al semaforo...-

-Forse sei tu che sei attratto da me, visto che te lo ricordi!-

Fanculo Salvatore! Uno a zero per me!

-Ma io sono attratto da ogni bella ragazza...- mi confessò, portandosi quasi sopra di me -e tu, cara mia, devo ammettere che non sei niente male...- fece scivolare il suo sguardo su ogni centimetro del mio corpo, facendomi morire di imbarazzo.

Lo spinsi lontano, rossa in viso e con il cuore a mille. -Pervertito!-

Lui in risposta scoppiò a ridere, portando le mani sul volante e mettendo in moto la macchina.

-Ma che fai! Io devo andare a scuola, sono già in ritardo!-

-Un giorno di vacanza non ti farà certo male! Lo so che sei una secchiona!-

-Fammi scendere, subito!- strillai, stizzita. I giri in macchina con Damon non mi avevano mai portato a niente di buono.

-Non fare la difficile! Voglio solo fare un giro in spiaggia!-

-E vacci da solo!-

-E saresti così cattiva da non accompagnarmi? ...sai in giro ci sono molte brutte compagnie! Si dice che in questa città ci siano i vampiri!- disse, con aria “cospiratrice”.

La odiavo! Odiavo la sua maledetta ironia!

-C'è qualcosa che io possa dire per farmi uscire da questa macchina?!- mi arresi. Era tempo perso...

-No- fece lui secco.

-Ok...- sospirai, mentre lui partiva, trionfante.



Meno di tre quarti d'ora dopo, ci ritrovammo a passeggiare, senza scarpe, sulla riva di una spiaggia assolutamente deserta.

Quella era una situazione a dir poco assurda, Damon mi sembrava così...normale...mentre passeggiava, con i piedi immersi nell'acqua e l'aria tranquilla.

-Mi spieghi perchè sono qui?-

-Te l'ho detto, avevo solo voglia di fare un giro-

-Con me? ...per caso il tuo piano era di portarmi su una spiaggia deserta per prosciugarmi?-

-Mh- fece, voltandosi verso di me -Non ci avevo pensato...ma se insisti...-

Si allontanò dalla riva, andando a sdraiarsi sulla sabbia.

Si portò un braccio sugli occhi e quasi sembrò addormentato tanto era immobile.

Io ero ancora lì, all'in piedi, a osservarlo.

Qualcosa mi diceva che con Damon Salvatore non potevo rilassarmi, ma anche che accanto a lui era il posto più sicuro della terra.

C'era qualcosa che non andava...vederlo lì, sdraiato, quasi indifeso, come se fosse un normale ragazzo.

Non potevo non pensare quanto fosse bello e quanto, dovevo ammetterlo almeno con me stessa, mi piacesse.

Esteticamente Damon rispecchiava i miei canoni di bellezza: capelli neri, occhi chiari, fisico da modello.

...Ma non potevo trascurare il piccolo particolare della sua natura, che anche senza volerlo, lo portava a distruggere chiunque avesse affianco.

Sospirando mi sedetti anche io, accanto a lui, né troppo lontana, né troppo vicina.

Avevo lo strano impulso di sdraiarmi e addormentarmi sul suo petto, se non fosse stato Damon Salvatore e se non lo conoscessi così poco...

Ad un certo punto, però, mi sdraiai anche io, lasciando che la mia maglietta scivolasse un po' verso l'alto.

Se il piano di quel ragazzo era stare sdraiati su una spiaggia, al sole, seppur invernale, senza dire niente, chi ero io per distruggere quella tranquillità?

-Oggi sono 146 anni che sono diventato un vampiro...- mi confessò, ancora con il braccio piegato sugli occhi.

Io mi alzai a sedere, per guardarlo meglio.

Era voluto venire qui per quello? E perchè l'introverso e impenetrabile Damon me lo stava dicendo?

-Se ti chiedi perchè mai lo sto dicendo a te- cominciò, come se mi avesse letto nel pensiero – la risposta è che tu sei l'unica “estranea” a tutto...che non sa niente-

-Io so di Katherine...- sussurrai, quasi avevo paura di dirlo, probabilmente perchè avrebbe rotto quella sorta di “aria di confidenza” che si era creata tra di noi...

Anche lui scattò a sedere, guardandomi. -Stefan?-

-Elena...-

-Hn. Quella non imparerà mai a farsi i...- si bloccò. -cosa sai?-

-So...so la storia...tutta-

Damon imprecò tra se e se, spostando lo sguardo sul mare, per poi riportarlo su di me.

-Tutto questo è stato inutile allora-

-Non sono qui per giudicarti Damon...-

-Lo so. Non sei nessuno per giudicare- la sua sincerità era disarmante...

Damon era il tipo che diceva tutto quello che gli passava per la testa, senza preoccuparsi di ferire gli altri...

-bhe...grazie...-

-Hn...-

-E così sono 146...- sussurrai dopo poco, più per dire qualcosa e rompere quel pesante e imbarazzante silenzio, che per altro.

-Già-

...Era ritornato a chiudersi nella sua corazza di ironia e indifferenza...

-Quindi oggi è un po' come se fosse il tuo compleanno...-

Lui mi guardò, inarcando le sopracciglia. -Risparmiami la scenetta da commedia romantica-

-E sarebbe?-

-Quella in cui tu mi dici qualche frase significativa e io mi innamoro improvvisamente di te- mi spiegò, schifato.

-ti innamoreresti di me?-

-Hn. Io non potrei MAI innamorarmi di te-

Freddo e diretto. Come sempre. Come lui..

-Bhe...nè io di te...quindi...-

-Come vuoi...-

Vedendolo così mi venne una gran voglia di penetrare la sua corazza di ferro e diventare magari...sua amica...forse lui non era come si ostinava a mostrare a tutti...

All'improvviso mi venne un'idea.

Gli presi il polso destro e, sfilando un piccolo braccialetto di legno dal mio, lo misi al suo.

-E questo cosa sarebbe?- fece, guardando prima il braccialetto e poi me.

-Consideralo un regalo di compleanno-

-Tu non sei normale-

-Disse il vampiro- feci io di rimando -se ti avessi offerto il mio collo sarebbe stato un regalo più gradito?-

-Certo-

-Lo immaginavo...bhe però se sei voluto essere qui, adesso, con me, vuol dire che forse non volevi stare da solo proprio oggi. Forse anche tu lo consideri un po' il tuo compleanno-

Si...era stupida come idea, ma ero intenzionata a perseguire nel piano di diventare sua amica...

Non mi importava come...nè quanto tempo ci avessi impiegato...magari non ci sarei mai riuscita, ma non era da me arrendermi...!

Non riuscivo a capire perchè mi importasse tanto diventare amica di quel ragazzo...forse perchè io ero sempre stata quella che si suol dire “l'avvocato delle cause perse”.

-Questo bracciale fa parecchio schifo- la sua solita finezza, ma qualcosa, dentro di me, mi diceva che in fondo gli piaceva...

-Sarà...ma ce l'ho da sempre! Quindi trattalo bene-

-Problemi tuoi se si rompe, io non sono nemmeno certo che lo indosserò. Anzi, non credo proprio che lo farò-

Si sfilò il braccialetto, lanciandolo così lontano che lo persi di vista.

Avevo cercato di fermarlo, ma non c'ero riuscita. E adesso mi ritrovavo quasi con le lacrime agli occhi a osservare il punto in cui il mio braccialetto era sparito.

...Perchè aveva reagito così?

-Cattivo...- sussurrai, più a me stessa che a lui.

Mi alzai, decisa ad andarmene da li, anche a piedi!

Avevo gli occhi lucidi, ma non avrei mai pianto davanti a Damon. Non avrei mai pianto in assoluto. Lui poteva considerarlo anche uno stupido bracciale, ma per me valeva tanto...era l'unica cosa che mi era rimasta di lei...di Jules...

Non lo avrei mai perdonato per quello!

Mentre Damon mi guardava rimettermi le scarpe, impassibile come sempre, io tiravo su col naso e poi cominciai a correre.

Volevo andare via, volevo ritornare a casa mia, il più lontano possibile da quel vampiro senza cuore!

All'improvviso mi sentii afferrare per un polso, non mi voltai nemmeno a guardare chi fosse, tanto lo sapevo già, c'eravamo solo io e lui su quella spiaggia...

-Lasciami il braccio, Damon- dissi, con la voce più ferma che riuscissi a fare.

-Quanto odio gli esseri umani. Reagite in modo esagerato per una cosa da nulla-

-Ti ho detto di lasciarmi!- urlai, riuscendo a liberare il mio polso dalla sua morsa e voltandomi verso di lui. -Se il mio braccialetto ti faceva così schifo, potevi ridarmelo! Non gettarlo via chissà dove!-

-Quante storie...- sbuffò lui.

-Ma che ne puoi sapere tu! Sei solo un'idiota troppo cresciuto e pieno di se per accorgersi di tutto quello che ha intorno!- e meno male che volevo diventare sua amica...ma una persona così, cosa mai poteva offrirmi?!

Lo vidi guardarmi, serio e con un'espressione indecifrabile.

-Voglio andare a casa- mi voltai, intenta a camminare. Appena, però, cercai di muovere anche un solo passo, mi ritrovai a scontrarmi con il duro petto di Damon.

-Lasciami passare-

Lui non mi rispondeva, si limitava a fissarmi.

-Perchè era così importante quel braccialetto?-

-non sono affari tuoi! Da quanto ti interessa la mia vita!-

-Non mi interessa affatto-

-Allora lasciami passare!- sibilai stizzita, ma lui non dava segni di volersi muovere da lì.

Inarcò un sopracciglio, chiaro segno che aspettava che io parlassi.

-Non...non mi va di parlarne...ormai l'ho perso, grazie a te, stronzo!-

-Attenta. Nessuno ha mai parlato così con me ed è ancora vivo per raccontarlo-

-sinceramente non mi interessa un emerito cazzo- ed ecco che la mia finezza si faceva sentire!

Damon mi afferrò per un braccio e mi ringhiò contro così forte, che ebbi sul serio paura di lui.

-Smettila, non costringermi a farti del male- mi lasciò andare, voltandosi e dirigendosi verso la sua macchina. Lo vidi avvicinarsi alla portiera e aprirla, facendomi segno di entrare.

Mi incamminai, lenta, verso la sua auto, per prendere posto accanto a lui.

Per metà strada non parlammo, decisamente non ne avevo voglia e nemmeno lui.

Quasi sotto casa mia, però, decisi di aprire bocca.

-Si chiamava Jules...-

-Chi?- rispose, poco interessato e con gli occhi fissi sulla strada.

-La ragazza che mi ha regalato quel braccialetto- dissi, tirando su col naso. -era la mia migliore amica-

-Era?-

-Si, è morta quando avevo 14 anni...-

Stranamente, Damon svoltò in un vicoletto buio e stretto, fermandosi lì e si voltò a guardarmi.

-Perchè lo vuoi tanto sapere?-

-Non lo voglio sapere, ma qualcosa mi dice che stai per dirmelo-

-Lascia stare...metti in moto..-

-Mhm che noiosa che sei! Non è mia abitudine supplicare, quindi se vuoi parlarne bene, altrimenti non so che farci-

-Era la mia migliore amica, ci conoscevamo praticamente da quando sono nata...- cominciai -ogni pomeriggio ci incontravamo e facevamo sempre lo stesso giro per negozi, come due stupide. Un giorno io indossavo un orribile cappellino viola, che lei non faceva altro che prendere in giro. Con una folata di vento lo persi e andò a finire proprio in mezzo alla strada. Corsi a raccoglierlo, ma non vidi che una macchina stava venendo diritto verso di me, non sentii Jules che gridava...mi accorsi della macchina solo quando lei mi spinse via e la macchina la prese in pieno...è morta tra le mie braccia-

Dopo tre anni, Damon era la prima persona a cui lo raccontavo e ancora una volta dall'inizio di quella giornata, non riuscivo a spiegarmene il motivo.

Credevo che ricordare facesse male, ma dirlo lo faceva ancora di più...

Rivivevo quella scena ogni volta che chiudevo gli occhi. Il viso di Jules pieno di sangue...gli urli di sua madre, che dopo tre anni ancora mi dava la colpa per la morte di sua figlia e io non potevo dirle niente, perchè era vero...io avevo ucciso Jules...

-Ancora oggi non posso andare alla sua tomba...lei è seppellita al cimitero di Greit Town...la madre me lo proibì tanto tempo fa...lei mi ha sempre accusato della morte della figlia e io so che ha ragione...è colpa mia se lei è morta...-

Damon mi guardava, in silenzio e poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettata: mi afferrò per un braccio e mi tirò sul suo petto, abbracciandomi.

Quello decisamente non era da lui...

Non volli sprecare tempo a pensare, mi limitai solo a rifugiarmi in quell'abbraccio, tanto caldo e sicuro...

Lo abbracciai anche io, perdendomi nel suo profumo.

Dopo qualche minuto, che a me sembrarono eterni, Damon mi lasciò e mise in moto la macchina. Andò così veloce che dovetti mantenermi saldamente al sedile, per non morire sul colpo.

-Dove stiamo andando?-

Come sempre lui non mi rispose, guardava diritto davanti a sé, spingendo l'auto al massimo.

Non riuscivo a spiegarmi nessun'azione di quel ragazzo, era del tutto imprevedibile e privo di logica a parer mio.

...Era un'ora che guidava furiosamente e io ancora non sapevo dove stessimo andando!

Ricordo solo che ad un certo punto mi addormentai, sognando, come sempre, l'incidente di Jules.

Dopo non so quanto tempo, Damon mi svegliò, troppo dolcemente per i suoi standard.

Mi misi meglio a sedere e mi stropicciai gli occhi. Quasi mi venne un colpo quando vidi dove mi trovavo.

-Damon...-

-Vai...io ti aspetto in macchina- mi disse.

Lo guardai, chiedendomi perchè stesse facendo quello per me.

-Su...non sprecare la mia momentanea gentilezza...ti assicuro che non ricapiterà più-

-Grazie...- mi sporsi a baciarlo sulla guancia, istintivamente.

Solo dopo mi resi conto di quello che avevo fatto, così mi catapultai letteralmente fuori dalla macchina, trovandomi di fronte l'entrata del cimitero di Grait Town...




Arrivammo a casa mia nel tardo pomeriggio, quando il sole era già tramontato e le prime stelle cominciavano ad affacciarsi.

Stavo salendo le prime scale del mio portico, con Damon che mi seguiva silenzioso, stranamente.

Non avevamo parlato per tutto il ritorno e io mi ero addirittura addormentata. Ancora non riuscivo a capire perchè “l'insensibile Damon” avesse fatto un gesto così carino, così umano, per me...

Elena mi aveva detto che dal suo arrivo in città Damon era cambiato parecchio, ma credevo che quel cambiamento fosse limitato alla sua ristretta cerchia di amici...

Che fosse il suo modo di chiedermi scusa per avermi quasi dissanguato? ...o per aver gettato il mio braccialetto?

Impossibile...Damon non si scusava...mai...

Arrivai alla porta, cercando le chiavi nello zaino, stando ben attenta a non incrociare gli occhi di Damon, fissi su di me.

-grazie...sul serio- dissi, una volta trovate le chiavi e infilatele nella porta.

-Hn- fece spallucce, per poi voltarsi e incamminarsi verso la sua auto.

-Damon!- lo richiamai, quando lui si voltò, ripresi a parlare -davvero...è stato importante per me-

-si, si- fece per voltarsi di nuovo -non c'è bisogno di dirlo in continuazione! ...non abituarti però-

Stava quasi per entrare in macchina, quando io lo richiamai di nuovo.

-cosa c'è ancora?- fece burbero, ma tanto non ci facevo più nemmeno caso!

-...Scuse accettate!- dissi, per poi entrare subito in casa. Che volesse ammetterlo o no, mi aveva chiesto più o meno scusa...Salii al piano di sopra quando sentii la sua macchina lasciare a gran velocità il vialetto di casa mia...

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Ti percepisco ***


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Capitolo 6: Ti percepisco






-Ehi, straniero!- dissi, balzando sul divano accanto a Damon. -Che fai di bello?-

-Cerco una casa su “tutto casa". Non ne posso più di te e Stefan che litigate giusto per il gusto di fare pace, dopo. Ho l'udito sensibile sai...- fece lui sarcastico, chiudendo una rivista, di sicuro non una di quelle di annunci immobiliari.

-Andiamo! Non te ne andresti mai di qui.- sbadigliai. Ero veramente stanca quella sera, eppure non avevo fatto granché durante il giorno.

-No, ma ti piacerebbe! Lo so che muori dalla voglia di mandarmi via.- fece Damon, con il suo solito sorrisetto da “sono una rock star”.

-Nah, forse all'inizio, ormai ci ho fatto l'abitudine.- scherzai io, stiracchiandomi un po'.

Mi accoccolai meglio sul divano, che aveva lo strano potere di farmi cadere in un sonno comatoso appena seduta sopra.

-Devo dedurre che resterai qui in pianta stabile?-

-No, stasera credo che andrò a casa.-

-Oh, grazie a Dio!- esclamò Damon, con un sarcastico pathos.

-Sembri proprio una vecchia bigotta.-

Ormai sembrava che io e Damon avessimo legato sul serio; forse potevamo persino definirci amici.

Con lo sguardo sfiorai i mille e più libri di quell'immensa biblioteca e ancora una volta mi persi nella contemplazione di quella maestosa casa.

-Domani i Lockwood daranno l'ennesima festa, verrai?- brontolai. Ormai ce n'era una a settimana e le sole cose positive erano che sarei stata con Stefan e che avrei comprato un vestito nuovo.

-Non lo so, forse... non credo.-

Possibile che Damon Salvatore dovesse essere emblematico e misterioso anche su una cosa così semplice come l'invito a una festa?!

Mi venne un'idea...

-Ci sarà anche Angel.- feci, maliziosa.

-E perché lo stai dicendo a me?- mi chiese, dandomi la sua completa attenzione.

-Così. Mi sembra che ti sia simpatica e poi...-

-Poi cosa?!-

Si stava innervosendo e questo mi faceva divertire.

Era difficile penetrare nel muro di Damon, ma, quella rara volta in cui ci riuscivo, dovevo godermela!

-Devi ammettere che è davvero bella.- dissi, stiracchiandomi un po'.

-Hn, se lo dici tu. Io non vedo niente di speciale..-

-Ah, no? Eppure ci sono molte persone che pensano il contrario. Dovresti muoverti.-

Damon mi guardò con un sopracciglio inarcato e il suo immancabile mezzo sorrisetto.

-Si può sapere perché sei così invadente stasera? Non ricordo di averti mai permesso di essere così libera e spensierata di parlare con me e poi dovrei muovermi a fare cosa?-

-A chiederle di andare alla festa con te, prima che lo faccia qualcun altro.- sorrisi, già sapendo che così si sarebbe completamente chiuso a riccio.

-E men che meno ti permetto di immischiarti nella mia vita sentimentale, cosa che non riguarda né te, né Angel, né STEFAN.- disse, marcando il nome di suo fratello.

Come aveva fatto a capire che ero stata mandata in perlustrazione?

-E puoi dirgli- continuò. -CHE PER ADESSO NON HO NESSUNA VOGLIA DI UCCIDERE QUELLA RAGAZZA! A MENO CHE NON MI COSTRINGA LUI!-

Scoppiai a ridere. Quel ragazzo nella sua vita passata doveva essere stato un comico.

-Ma cosa vai a pensare... io volevo solo darti un buon consiglio.-

-Non mi servono i tuoi consigli, ma soprattutto non voglio invitare quella dannata ragazza a quella dannata festa. E adesso vado a cena.-

Così dicendo, si alzò dal divano e se ne andò, sbattendo la porta di casa.




Stavo nella mia camera, con lo stereo a tutto volume, mentre cantavo impugnando un evidenziatore.

Volevo un po' scaricarmi e cantare mi aiutava sempre. La musica aveva il potere di calmarmi, mentre quel santo ragazzo con il nome di Damon Salvatore aveva completamente l'effetto opposto.

Mi faceva saltare i nervi con niente e sciogliere semplicemente guardandomi.

Ormai lo dovevo ammettere: Damon mi piaceva, ma il perché, sinceramente, non lo sapevo.

Era cattivo.

Era presuntuoso.

Era doppiogiochista.

Era cinico.

Era un assassino.

Era un vampiro.

Era sanguinario.

Era uno stronzo.

Era Damon.

E a me piaceva.

Cantai ancora più forte, per attutire il turbine dei miei pensieri.

-Ma quanto sei carina quando ti agiti così.-

La sua voce mi fece urlare per la paura, ma per fortuna ero sola in casa, e, inoltre, la musica aveva attutito il rumore.

Andai di corsa allo stereo e abbassai del tutto il volume, portandomi una mano al petto.

-Mi hai fatto venire un infarto!-

Damon mi rispose con un'alzatina di spalle, mentre, dalla mia finestra, andava a posizionarsi sul letto.

-Cosa vuoi?- chiesi, andandomi a sedere sul bordo del letto.

Ormai stare con Damon era diventato una cosa abitudinaria e non mi faceva più quell'effetto di... ansia.

-Un po’ di sangue, una villa in Italia, una a Miami e una bella bambola, ma credo che a questo posso rimediare subito, una Ferrari e tante, tante altre cose.- fece angelico, stendendosi e portandosi le mani dietro la testa.

Alzai gli occhi al cielo. -Cosa vuoi da me?- specificai meglio.

-Perché me lo chiedi ogni volta, se sai che non ti rispondo?- mi disse e in effetti aveva ragione.

-Domani andrai alla festa dei Lockwood?-

-Si, visto che mi hanno invitata.- risposi tranquillamente, incrociando le braccia al petto.

-Con qualcuno?-

-Perché?-

Damon quella sera era strano, non che le altre volte non lo fosse, ma quella sera lo era particolarmente.

-Oh, ma perché sei sempre così tesa con me?- si tirò a sedere, appoggiando le spalle alla spalliera del letto.

-Perché sei un vampiro pericoloso?-

-Come sei prevedibile e grazie per il pericoloso, principessa.-

Roteai gli occhi. -Ma la smetti di chiamarmi in quel modo?!-

-No!-

-E' inutile che te lo richieda gentilmente, vero?-

-Vero.-

-Ok...- sospirai pesantemente e vidi Damon che mi fissava.

-Che c'è?-

-Allora?-

-Allora cosa?- sbottai. Stava cominciando a farmi innervosire.

-Vai con qualcuno?-

-Vorrei tanto sapere a te cosa interessa, vuoi chiedermelo tu?- era il mio turno di fare la maliziosa, ma quello non sembrava divertire Damon: lui doveva avere sempre le redini del gioco.

-Ti piacerebbe! Forse se me lo chiedi gentilmente potrei accettare.-

Aveva il potere di rigirare le cose sempre a suo favore. Ma era uno dei poteri dei vampiri?!

-No, grazie, sono già impegnata.- dissi acida. Se lo meritava proprio.

-Chi è?-

-Damon, ma cosa sono queste domande?! Resta fuori dalla mia vita! Non sei nessuno!- sibilai. Non lo sopportavo proprio più.

In meno di due secondi mi ritrovai schiacciata sul letto, con Damon sopra di me che mi bloccava le mani sopra la testa.

Divenni rossissima, sia per la sorpresa che per la posizione, mentre il mio cuore cominciava la sua cavalcata.

-Non dirmi mai più che non sono nessuno.- scandì bene ogni parola, guardandomi diritto negli occhi.

Io non riuscivo nemmeno a parlare, ma anche se avessi voluto, non sapevo cosa avrei potuto dire.

Io lo sapevo che lui era qualcuno, un qualcuno che mi piaceva.

Aveva così tanti difetti, ma a me non interessava, forse mi piaceva proprio per questo.

-Cosa mi hai fatto?- mi disse, ma io non capii.

-Cosa!?-

-Io ti... sento. So sempre dove sei, ti... percepisco.-

Sì, era decisamente strano. Non si era mai aperto in quel modo con me.

-Damon non ti capisco...- sussurrai confusa.

Lui in tutta risposta si abbassò sul mio collo e io tremai per paura che volesse mordermi.

-Non voglio farti niente.-

Infatti non lo fece. Si limitò a strofinare il naso sul mio collo e ad inalare il mio profumo.

-Damon...- sussurrai, mentre lui ancora mi stava sopra, con i denti affilati che mi sfioravano il collo, eppure non erano una minaccia.

All'improvviso si staccò da me e con una velocità impercettibile a occhio umano, sparì dalla mia camera.

Rimasi interdetta a fissare il soffitto, incapace di capire cosa era successo.

Perché era scappato così all'improvviso?

La risposta non tardò ad arrivare: nella mia stanza fece capolino mia madre, con un sorriso raggiante e con delle buste di cibo cinese tra le mani.

-Tesoro, sono a casa. Tra 5 minuti a cena!- mi sorrise e poi uscì, chiudendo piano la porta alle sue spalle.

In quel preciso istante, odiai mia madre e anche il mio amato cibo cinese divenne un nemico.





-Non so come ringraziarti!- dissi ad Elena, togliendomi la sciarpa. -mi hai salvato la vita!-

-Dai, smettila, è solo un vestito.- fece bonaria Elena, portandomi nella sua stanza.

Appena entrate, mi fece sedere sul suo letto e lei prese posto accanto a me.

-Quindi andrai alla festa addirittura con Tyler Loockwood!- mi sorrise maliziosa, dandomi una leggera gomitata.

-Sì, è carino...-

-Già, carino e licantropo.-

Spalancai gli occhi, non credendo alle mie orecchie. -Cosa?!?!-

-Non lo sapevi?-

-E come potevo saperlo!-

Tyler era un licantropo?!

Ma quante creature strane c'erano sulla terra?! Ed io che pensavo che già i metallari tutti piercing e tatuaggi fossero alieni!

-E vale la storia tra licantropi e vampiri?-

-Che si odiano? Certo che vale. La leggenda dice che un morso di licantropo è fatale per un vampiro. Per questo Damon sarà ancora di più su tutte le furie quando lo verrà a sapere.- Elena sorrise, come se la mia vita fosse un film romantico.

-Non vedo quale sia il nesso. Non capisco perché mai Damon dovrebbe interessarsi alla mia vita sentimentale.- dissi, staccando fili dalla coperta.

-Secondo la mia teoria, Damon ci tiene a te.-

La guardai. -E cosa te lo fa credere?-

Cercavo di apparire più tranquilla possibile, quando in realtà avevo il cuore a mille.

Possibile che Damon avesse detto qualcosa ad Elena?

Impossibile! Damon non diceva niente a nessuno.

-Il fatto che, quando stiamo tutti insieme, segue ogni tuo movimento.-

-Tzè. Più che altro segue il movimento del mio collo!-

Il ricordo di quello che era successo appena il giorno prima, si fece vivo nella mia mente.

Damon sopra di me, che mi diceva parole confuse, ma stranamente dolci...

-Non credo, ma comunque io mi tiro fuori.-

-E' questo il punto, Elena: fuori da cosa? Da niente.- feci ridacchiando, cercando di mascherare di nuovo i miei reali sentimenti.

-Non lo so, ma con Damon non si può mai stare tranquilli.-

-Ok... Dai, mi aiuti a scegliere?-

-Certo!-

Ci addentrammo in quel mondo chiamato armadio. Ma cosa se ne faceva Elena di tutti quei vestiti eleganti?!

Erano tutti bellissimi, era davvero difficile scegliere.

-Sono bellissimi.-

-Sai, anni e anni di Miss Mystic Falls...- mi disse, alzando le spalle.

C'era davvero l'imbarazzo della scelta e io cominciavo ad avvilirmi.

Alla fine fui folgorata.

Un vestito colorato, in maggior parte dorato, con lo scollo a "cuore", senza bretelle e una fascia sotto al seno. Arrivava di poco sopra il ginocchio.

-Posso provare questo?-

-Certo, vai!-

Andai nel bagno di Elena, ma appena mi sfilai la maglia, urlai come un'ossessa.

-Cos’ è successo?!?- Elena entrò di scatto nel bagno, quasi urlando peggio di me.

-Però, niente male.- fece ironico Jeremy. -Dovete imparare a chiudere le porte.-

-E tu hai urlato in quel modo perché è entrato Jeremy?! Mi hai fatto prendere un colpo!-

-Beh , io vado allora...- Jeremy, ridacchiando, uscì dal bagno e io chiusi subito a chiave la porta della sua stanza.

-Scusa, l'ho visto sbucare all'improvviso e io stavo senza maglia! Oddio, che vergogna, tuo fratello mi ha vista in reggiseno!-

-Ma che sarà mai! Dai, provati questo vestito!-

Uscì dal bagno e io per sicurezza chiusi anche la sua porta. Sospirai, cominciando a spogliarmi del tutto.

Dopo dieci minuti, quando mi convinsi del tutto, uscii e Elena cominciò a guardarmi in modo strano.

-Sto tanto male?-

-Sei... sei...-

-Lo tolgo?-

-Sei bellissima, Ange.-

Sorrisi a quella che ormai era diventata la mia migliore amica. Mi guardai di nuovo allo specchio, cercando di ritrovare me stessa in quel vestito.

Ok, quello sarebbe stato il mio vestito per il primo appuntamento con Tayler Lockwood.





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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Balla con me ***


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Capitolo 7: Balla come me






Era il giorno della festa dei Lockwood e io avevo appena finito di prepararmi.

Mi riguardai, per l'ennesima volta incerta, allo specchio, trovandomi strana con quel tipo di abbigliamento.

In tutte le città in cui ero stata, non avevo partecipato a nessun "evento mondano", anche perché non ne organizzavano nemmeno.

Sospirai.

Damon non era venuto più a farmi visita. Forse si era offeso per quello che gli avevo detto.

Mi diedi mentalmente della stupida: Damon non si offendeva mai, nemmeno con un reale insulto.

Quel ragazzo era imperturbabile.

Quello, però, era parte del suo fascino, quel fascino che ti faceva sciogliere e che ti faceva stare volontariamente in sua balia.

Guardai l'orologio: era ora di andare.

Avevo deciso con Tyler che non sarebbe venuto a prendermi, ma sarei andata io da lui; scelta più ovvia visto che la festa si svolgeva a casa sua.

Uscii di casa, salutando mia madre, che nel frattempo mi aveva scattato 200 foto e mi incamminai.

Sentii il suono di un clacson alle mie spalle: Stefan ed Elena mi facevano segno di salire.

Entrai in fretta in macchina e in poco tempo arrivammo alla residenza Lockwood.

La casa persino dall'esterno era stupenda e già il giardino era pieno di gente.

Elena mi sussurrò qualcosa all'orecchio per poi lasciarmi lì, trascinandosi Stefan per un braccio. Si era dimenticata di dover andare a prendere Bonnie.

Mi guardai intorno, spaesata, non vedendo né Tyler né nessun altro di mia conoscenza.

C'erano tutte persone eleganti e io, sebbene con quel vestito addosso, mi sentivo fuori luogo.

Cominciai a camminare lentamente verso l'entrata della casa, cercando di non fare caso alle occhiate e ai commenti degli altri ragazzi.

Entrai in casa e cominciai a vagare per le numerose stanze piene di gente, in cerca di Tyler.

C'erano quadri ovunque e avrei scommesso che anche la più piccola cosa presente lì valeva più di tutta casa mia.

Mi voltai, camminando all'indietro e perdendomi a guardare la lussuosità di quella casa.

Camminando all'indietro, mi scontrai con qualcuno, che adesso mi teneva saldamente per le spalle.

-Scusi!- mi voltai di scatto, ma restai impalata.

Davanti a me c'era la visione più bella del mondo.

Damon mi stava guardando intensamente, con quei suoi occhi di ghiaccio, le labbra piegate in un mezzo ghigno e le mani ora infilate nelle tasche.

Indossava uno smoking nero, che sembrava disegnato apposta per lui; gli metteva in evidenza il fisico muscoloso e asciutto.

-Ciao.- mi disse, guardandomi in modo strano.

Mi squadrò dalla testa ai piedi, per poi puntare i suoi occhi nei miei.

-Ciao.- risposi, con il suo stesso tono.

C'era una tensione così alta, che quasi potevo toccarla...

-Sei...-

Wow! Per la prima volta Damon Salvatore era senza parole.

-Sì?-

-Sei bellissima.- ammise, con una tale sincerità che mi spaesò per un attimo. Tante persone mi avevano detto che ero bella, ma sentirselo dire da Damon, con quel tono, era diverso.

Quella volta era come se non avesse doppi fini, me lo stava dicendo e basta.

-Grazie...- abbassai lo sguardo, arrossendo.

-E' tuo il vestito?-

-No, è di Elena.-

-Strano, non è il suo genere.-

-La conosci bene per poterlo dire...- dissi, senza sapere perché quella constatazione mi desse così fastidio.

-Hn.-

-Sei qui da solo?-

-No.-

Ingoiai pesantemente.

Sì, lo dovevo ammettere: mi dava fastidio pensarlo con un'altra ragazza.

-La conosco?-

-Non lo so.-

-Certo che oggi sei particolarmente eloquente...-

-Forse perché sei così bella che non so cosa dire.-

Ok. Dov'era il vero Damon Salvatore? E cosa ci faceva un altro nel suo corpo?!

-Damon, sei... strano oggi...- dissi, incrociando le braccia al petto, sentendomi stranamente vulnerabile.

-Perché? Per un complimento?-

-No, perché tu non rimani mai senza parole.-

-Già, ritieniti fortunata. E tu? Sei da sola?- chiese dopo poco, con l'evidente scopo di cambiare argomento.

-No, sarebbe il mio primo appuntamento con un ragazzo...-

Lo vidi fare una faccia strana e in effetti non capivo perché lo andassi a dire a lui.

-Damon, tesoro...-

Verso di lui si avvicinò una prorompente bionda, di certo più grande di me, che si avvinghiò al suo braccio. -Ti ho cercato ovunque.-

-A quanto pare mi hai trovato, Dalia.-

Un senso di fastidio invase tutto il mio corpo, provocandomi una morsa allo stomaco.

Era bella. Bella, grande e prosperosa.

-E' una tua amica?- gli chiese, guardandomi sprezzante.

Ma cosa voleva quella?!

-Più o meno. Lei è Angel. Angel lei è Dalia.-

-Angel? Che nome è Angel?- disse, facendo una risatina stridula alquanto fastidiosa.

Tra 5 minuti la prenderò a pugni!

Damon non mi fece rispondere, perché lo fece per me. -Di certo è meno idiota come nome.-

-Cosa?!- dissi, guardandolo scettica.

Dov'era finito il Damon di poco prima, stranamente gentile?

-Il mio nome mi piace.-

-Certo, tesoro. Ma non credi che lei sia un bel animaletto da compagnia da tenere in casa?- prese una mia ciocca di capelli tra le mani.

Lo guardai. Arrabbiata e delusa. Come poteva comportarsi così con me?! Strattonai sgarbatamente la sua mano.

-Damon...-

Dalia scoppiò in una fragorosa risata. -Sì, è alquanto carina.-

-Devi vedere come scodinzola bene ogni volta che sono nei paraggi.-

Sentii gli occhi pizzicarmi. Non volevo rispondergli, non volevo dargli quella soddisfazione.

Ben ti sta, Angel! Ecco cosa succede quando perdi la testa per un bastardo del genere.

-Sei un idiota!- dissi, scuotendo la testa.

Proprio in quel momento arrivò Tyler, che mi circondò la vita con un braccio e lo adorai per quello.

Vidi Damon inarcare le sopracciglia, fissando con disappunto il braccio di Tyler che mi stringeva.

-Finalmente ti ho trovato. Sei bellissima, tesoro.-

-Grazie Ty.-

Mi sporsi, baciandolo a stampo.

Lo avevo fatto senza pensarci, ma volevo far capire a Damon che io non scodinzolavo per lui, anche se sapevo che era maledettamente vero.

Damon si irrigidì, ma lo nascose benissimo.

-Ange...-

-Andiamo?- gli dissi sorridente e lui annuì.

-Ciao, Damon. Vi auguro di divertirvi, come di certo lo farò io.-

Mi voltai, lasciandoli lì, con Tyler che mi teneva ancora stretta per i fianchi.





-Angel...-

-Dimmi Tyler.-

-Perché mi hai baciato?-

-Scusami se ho fatto qualcosa che non ti andava...- gli dissi, mentre stavamo al tavolo a prendere da bere.

-No, hai capito male. Da quando ti ho vista la prima cosa che volevo era baciarti, ma non riesco a capire perché lo abbia fatto tu.-

-Mi andava di farlo.-

Bugia. Volevo far ingelosire Damon...

-Quindi ti andrebbe di vederci ancora... ufficialmente intendo...-

-In che senso ufficialmente?-

-Posso considerarti la ragazza con cui sto uscendo?-

Sorrisi. Era grande e grosso, licantropo aggiungerei e sembrava un ragazzo alla sua prima cotta.

-Certo...-

-Un'altra cosa.-

-Sì?-

-Stai lontana da Damon Salvatore.-

-Perché?- il perché, però, lo sapevo eccome!

-Perché lui non è ciò che sembra.-

-Se ti riferisci al fatto che lui è un vampiro e tu un licantropo, grazie ma già lo so.- dissi, portandomi il bicchiere alle labbra.

Tyler si stranì, mettendosi subito sulla difensiva. -Chi te lo ha detto?!-

-Si dice il peccato, non il peccatore...- appoggiai il bicchiere sul tavolo.

-Posso stare sicuro che il mio segreto rimarrà tale?-

-Certo, non c'è nemmeno bisogno di chiederlo.-

Mi sorrise, porgendomi la mano. -Posso invitarti a ballare?-

-Con piacere.-

Mi prese per mano, portandomi al centro della sala.

Mi cinse i fianchi con un braccio e io gli portai il mio al collo.

-Se mi stai così vicino potrei anche perdere il controllo... sei davvero molto bella, Angel.-

-Se me lo dici così spesso, finirò per crederci...- gli diedi un bacio sulla guancia e lui subito mi strinse di più.

Tyler non mi dispiaceva, ma non potevo negare che desideravo essere stretta così da una sola persona.

-Credo che Damon ti consumerà se continuerà a guardarti così intensamente. Sembra voglia staccarmi la testa a morsi...-

Guardai nella direzione indicatami da Tyler e vidi Damon appoggiato alla porta del salone, le braccia incrociate e l'espressione più minacciosa che avessi mai visto.

La bionda era sparita e Damon sembrava sul serio sul punto di staccare la testa a Tyler.

-Lascialo perdere.-

-Posso farlo arrabbiare ancora di più?-

-Cioè?-

Non mi diede nemmeno il tempo di parlare, che mi baciò, ma non un bacio a stampo, un vero bacio.

Rimasi interdetta, senza contraccambiare. Sentivo la sua lingua chiedere l'accesso alle mie labbra, ma il mio unico pensiero era che faccia aveva adesso Damon.

Si staccò da me, mentre io ero ancora ferma, immobile.

-Scusa... vado... un attimo in bagno...-

Lo lasciai lì, al centro della sala, mentre io mi affrettavo ad uscire.

Arrivata quasi al bagno, però, feci un incontro ancora più sgradito: John Mattew.

-Ma come siamo belle stasera.-

-Non è il momento, John.- cercai di tagliare corto.

-Simpatica come sempre.-

-Odioso come sempre.-

-Attenta.- disse, afferrandomi per un braccio e tirandomi prepotentemente a . -Potrei domare facilmente questo tuo spirito ribelle.-

-E io potrei staccarti facilmente il braccio se non la lasci andare immediatamente.- proruppe una voce alle mie spalle.

Mattew mi lasciò subito andare, dileguandosi immediatamente.

Per essere scappato così, Damon doveva per forza sembrare molto minaccioso; quasi avevo paura di voltarmi.

-Voltati, per favore.-

Quando lo feci, me lo ritrovai a due centimetri dal mio viso, mentre mi squadrava bellicoso.

-Vedo che ci siamo divertite.-

-Vedo che ti da fastidio. Credo proprio che non sono io a scodinzolare, Salvatore.-

-Chi gioca con il fuoco finisce per scottarsi.-

-Allora è meglio che tu stia attento.-

Lui ghignò. Lo sapevo, sapevo che le mie battutine lo incuriosivano.

-Stai con Tyler?-

-Non ancora, ma non riesco a capire questo tuo interessamento.-

-Nessun interessamento. Non voglio che un lupetto si prenda i miei giochi.-

-Io non sono una bambola.-

-Davvero?-

Mi allontanai da lui, cercando di andarmene. Non lo sopportavo quando faceva così.

Non avevo fatto i calcoli, però, con la velocità di Damon e in meno di un secondo mi si parò davanti.

-Balla con me.-

-Perché dovrei?-

-Perché te lo sto chiedendo.-

-E questo dovrebbe essere il motivo?-

-Hn. Non mi piace dire le cose due volte.-

Tese la sua mano verso di me e io l'afferrai, un po’ esitante.

Mi portò di nuovo nel salone, dove le note di un lento riempivano tutta la sala.

Vidi Tyler in un angolo, che parlava con Caroline ed Elena e Stefan che ballavano.

Damon aveva la mano così grande, calda e forte. Quasi mi sentivo un niente.

Si fermò al centro della sala e mi attirò a lui con sicurezza, facendo aderire i nostri corpi.

Eravamo così vicini che potevo sentire chiaramente il suo profumo.

Avvertivo l'elettricità che dalla sua mano, posata sulla mia schiena, si diffondeva in tutto il mio corpo.

Ballare con Damon era diverso: sembrava quasi che stessi sospesa da terra. Era davvero bravo e quei suoi occhi azzurri puntati nei miei mi staccavano dalla realtà.

Era come se ci fossimo solo noi. Solo io e lui.

-Dov’ è finita quella... prosperosa bionda?- chiesi, per cercare di bloccare quella sorta di magia che aveva su di me.

-Non lo so. So solo che aveva un sapore orribile. Niente a che vedere con il tuo.-

-Ah, grazie.- sussurrai ironica, guardando dall'altra parte.

-Eviti sempre di guardarmi per troppo tempo. Hai paura che potrei scoprire qualcosa guardandoti negli occhi?-

-Non credo tu abbia questo potere, Damon.-

-Mi sottovaluti.-

-E tu ti sopravvaluti.- gli dissi di rimando.

-Può essere.-

-Damon Salvatore che mi da ragione? Questo è un evento da ricordare.- dissi, angelica.

-Potrei fare molte cose che potresti ricordare.-

-Sei molto sicuro di te.-

-Certo e i battiti accelerati del tuo cuore mi danno ragione.-

Quello era uno dei momenti in cui odiavo essere così umana, in cui odiavo che lui lo fosse così poco...

-Ti... ti sbagli.-

-Sì, come no...-

La canzone finì in quel momento e senza sapere perché, mi voltai e me ne andai dalla sala.

Avevo troppa tensione e di certo non mi aiutava restare lì sotto il suo sguardo indagatore.

Uscii in giardino, dove l'aria fresca mi aiutò molto.

Ah, Damon Salvatore... cosa mi avevi fatto?






Salve! Ecco un altro capitolo e mi scuso enormemente per il ritardo, spero che continuerete a leggere e che mi lasciate sempre i vostri deliziosi commenti! Siete davvero carini!

Grazie mille! Baci

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Sangue e rivelazioni ***


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Capitolo 8: Sangue e rivelazioni




Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto, senza riuscire ad addormentarmi.

Ripensavo al ballo che avevo fatto con Damon, appena qualche ora prima.

Mi aveva guardato in un modo diverso, quasi speciale; c'era elettricità tra noi e io ero sicura che non ero stata la sola ad accorgermene.

Lui era così bello, mamma mia se lo era! E con quel vestito elegante lo era ancora di più.

La mia testa mi diceva che dovevo stare il più lontano possibile da lui, ma al mio cuore questo non potevo proprio spiegarlo...

Mi sentivo come una bambina indifesa quando stavo con lui e non perchè era un vampiro pericoloso, ma perchè sapeva farmi sentire così...così...piccola, incapace di reagire e stare in possesso di tutte le mie facoltà mentali.

Sentii il leggero rumore della finestra che si apriva e poco dopo una figura che si avvicinava al mio letto.

Sapevo chi fosse anche senza aprire gli occhi: quel profumo di buono e di fresco era inconfondibile.

Decisi che avrei continuato a fingere di dormire, anche se probabilmente lui se ne sarebbe accorto.

Quello che mi stupì, però, è che non fu così.

Si piegò verso di me e mi accarezzò con le nocche la guancia, per poi spostarmi i capelli di lato.

Cercavo di imporre al mio cuore un ritmo regolare, perchè sapevo che altrimenti Damon si sarebbe accorto di tutto.

Il suo tocco era quasi ipnotico e io mi sentivo inchiodata al letto.

-Scusami...- lo sentii sussurrare e poi, così com'era entrato, se ne andò, come se fosse trasportato dal vento.

Aspettai qualche secondo, per poi balzare a sedere sul letto.

Avevo le guance rosse, il fiatone e la mano all'altezza del cuore.

Mi voltai alla furiosa ricerca del telefonino sul mio comodino e quando lo trovai composi un numero.

Dopo svariati squilli, dall'altro capo del telefono, rispose un'assonnata Elena.

-Elena...abbiamo un problema!-

-Ange...sono le quattro del mattino...! hai come scusa solo un'apocalisse...-

-Credo di essermi innamorata di Damon.- esordii, dicendo per la prima volta ad alta voce, quello che non sarebbe mai dovuto accadere.

-Mi sa che questo batte anche l'apocalisse. Sì, abbiamo un problema...-




Il mattino dopo ero più stanca che mai, ringraziando Dio era domenica e mi aspettava una "rilassante" giornata a casa di Elena.

Arrivai a casa sua, esausta e confusa.

-Ele non so cosa fare...!- dissi, salutandola.

-Sì, sì, ne parliamo dopo.-

-Come dopo?! io ti sto dicendo che mi piace...- gli strani cenni di Elena mi fecero smettere di parlare.

Ma cos'aveva?

-E chi ti piace?- fece una voce dalla cima delle scale. Alzai gli occhi e trovai Damon a fissarmi, con un'espressione tra il divertito e l'infastidito.

Riguardai Elena e lei mi mimò un "Ho cercato di fartelo capire".

-Nessuno.- rispose lei per me. -Tyler si sta dimostrando un osso d'uro.-

-Bhe...considerando che è un lupetto...- fu la sua risposta acida. -Come può piacerti?! puzza! tutti i licantropi puzzano.-

-Geloso?- feci io di rimando.

-Non c'è niente in questa stanza di cui vale la pena essere gelosi.-

-Dimenticavo che tu piangi ancora il tuo amore perduto.- nell'istante in cui parlai, me ne pentii.

Ma perchè non imparavo ad avere quella mia boccaccia chiusa?!

Lo vidi farsi serio, voltarmi le spalle e andarsene.

Bhe...era già abbastanza che non mi avesse scaraventato al muro e dissanguato...

-Davvero una battuta di pessimo gusto...- mi disse anche Elena, come se io non lo sapessi già.

-Lo so...ma quando sono con lui non so come comportarmi! divento nervosa...!- bisbigliai, per paura che lui potesse sentirmi.

-Siamo in condizioni peggiori di quanto mi aspettassi.- mi sussurrò lei di rimando.

-E' tanto grave?-

In risposta mi fece un'eloquente occhiata e si incamminò verso il salone, dove trovai anche Stefan.

-Ciao Ange.-

-Si chiama Angel. Quand'è che avete fatto amicizia?- disse Damon, mentre guardava la pila di libri della biblioteca di Elena.

Nessuno gli rispose e questa volta io non mi sarei nemmeno azzardata ad aprire bocca.

Mi sedetti sulla poltrona, mentre Elena accanto a Stefan sul divano e Damon, inaspettatamente, sul bracciolo della mia poltrona.

Cominciavo a sentirmi nervosa e io odiavo tutto quello. Nessuno mai mi aveva fatto così, nemmeno i pochi ragazzi con cui ero stata. Avevo sempre mantenuto le redini di ogni mio rapporto, senza mai metterci anima e cuore.

Mi scambiai un'eloquente occhiata con Elena; aveva un ché di buffo quella situazione.

-E cosa dovremmo fare adesso? una partita a monopoli?- feci, per rompere quella tensione. -Non doveva essere una giornata "per sole donne"?-

-Sì, ma loro due si sono praticamente autoinvitati.-

-Ehi!- rispose Stefan.

-Giusto. Damon si è praticamente autoinvitato quando ha saputo che venivi.-

-Certo, come no. La colazione l'avevo già fatta, io ho semplicemente seguito Stefan. Allora? che si fa?-

-Che ne dite di vedere un film horror?- propose Elena.

Il sangue mi si gelò nelle vene. io ODIAVO i film horror.

-Non credo sia una buona idea.- dissi, già terrorizzata.

-Paura?- fece Damon, ghignando.

-Sì, problemi?!- la mia voce era stridula. Non volevo vedere un horror! -Io mi oppongo a quest'idea!-

-Ma mi sa che siamo tre contro uno, principessa. L'horror si vede.-

A malincuore mi dovetti alzare e andare nella camera di Jenna. Lì c'era un televisore più grande e poi potevamo stare comodi seduti sul letto, anche se l'idea di stare su un letto con Damon non mi piaceva per niente.

Stefan inserì il cd e spense tutte le luci, immergendoci nel buio.

Lui ed Elena presero posto sul letto, abbracciati, mentre Damon sull'enorme poltrona.

Bene. E io sarei stata all'impiedi?

Stavo per andare a sedermi sul letto, quando mi sentii afferrare per il polso e trascinare giù.

-Credo tu non voglia fare il terzo incomodo, no?- mi sussurrò Damon, facendomi sedere tra le sue gambe, sulla poltrona.

Inutile dire che io ero completamente bloccata; non mi azzardavo nemmeno ad appoggiare la schiena sul suo petto.

-Non è ancora cominciato e sei già così tesa?- mi disse all'orecchio.

Bastardo. Lo sapeva benissimo che era per lui quella mia reazione.

Stavamo seduti così maledettamente attaccati su quella poltrona maledettamente piccola per due.

Quando cominciò il film e i primi personaggi cominciarono a morire, avevo così tanta paura che dimenticai di essere così vicina a Damon e mi appoggiai anche al suo petto.

L'assassino fece volare la testa a uno dei due e io mi portai subito la mano davanti agli occhi.

-Dimmi quando finisce.- dissi terrorizzata a Damon.

-Finito.-

Tolsi le mani, giusto in tempo per vedere il volo delle budella di un tipo.

-Bastardo! oddio che schifo!- mi portai di nuovo la mano in faccia.

-Piccola rivincita.-

-Ti odio!-

-Dai, puoi togliere adesso. L'ho già visto questo film, non è così tremendo.-

-Allora mi prometti che mi dirai prima tutte quelle scene orribili?-

-Parola di lupetto.- fece ghignando.

Arrivati a metà film, lo sentii avvolgere un braccio intorno alla mia vita e passarmi una mano sugli occhi.

-Non guardare...- mi sussurrò.

Io chiusi gli occhi, nonostante avessi la sua mano premuta sopra.

Non sapevo perchè, ma il quel momento tutta la mia paura, svanì. Quando ero con Damon io non avevo paura del mondo esterno...

La scena finì e lui tolse la sua mano dai miei occhi, ma stranamente non quella che mi cingeva i fianchi.

Mi stava forse abbracciando?!

Questo mi fece irrigidire ancora di più e per un attimo mi dimenticai anche del film.

-Hai proprio un buon profumo.-

-Sì, questo lo so già.-

-E anche un sangue delizioso. Fuori dal normale.-

-Mi hai già detto, e non solo, anche questo...-

-Sai, ti preferivo prima: quando ti rendevo terribilmente nervosa.-

-Ma piantala!- dissi, strattonandolo.

Lui in tutta risposta ghignò, attirandomi ancora di più verso di lui.

Non sapevo come interpretare quella sorta di possesso verso di me, ma non volevo dargli troppo peso, avevo paura di restare scottata.

All'improvviso suonarono alla porta e noi fummo costretti a spegnere la tv. Scendemmo al piano di sotto e le "amabili" guastafeste erano Bonnie e un'altra ragazza, capelli neri, occhi castani e fisico da fotomodella.

I sensori di Damon si attivarono subito, cosa che io non potetti fare a meno di notare.

Sentii una morsa afferrarmi lo stomaco e un nodo alla gola. Quella era la gelosia?

La gelosia era vedere il ragazzo che ti piace fare l'idiota con una super donna mentre un minuto prima ti teneva stretta e sentirsi morire?

Bhe...la gelosia faceva schifo!

Andammo tutti in salotto. Damon cominciò ad ignorarmi, rivolgendo tutte le sue attenzioni a quell'affabile mora, che di certo non lo snobbava.

Avrei voluto urlarle contro, dirle "chi sei! lascialo andare! è mio!", ma non potevo farlo, perché lui non era nè il mio ragazzo, nè niente.

-Mi dispiace...- mi sussurrò Elena nell'orecchio, osservando Greta, così si chiamava, che civettava con Damon.

Incredibile! per lui ero completamente sparita!

-Non importa. Non mi aspetto niente.-

Elena si allontanò da me e io andai in un'altra stanza: quella scena mi era insopportabile.

Andai in cucina, volevo prendere un bicchier d'acqua. Mi voltai, intenta a ritornare di la, quando mi ritrovai davanti Damon. Sobbalzai per la paura e il bicchiere mi cadde dalle mani, infrangendosi al suolo.

-Ma sei impazzito?! guarda cosa hai fatto?!- feci stridula, mentre mi abbassavo a raccogliere i pezzi di vetro.

-Attenta!- fece lui, proprio nell'attimo in cui un pezzo di vetro mi tagliò.

Sussultai per il dolore, mentre del sangue rosso e denso usciva dalla mia ferita. -Cazzo.- sibilai, per poi alzarmi.

Damon si irrigidì, andando con la sua super velocità ad aprire la finestra.

-Medicati quel dito!- mi ringhiò contro.

Presi al volo il primo straccio che trovai e lo avvolsi intorno al dito. -E' tutta colpa tua! se non mi fossi venuto dietro all'improvviso non sarebbe successo!-

-Non sarebbe successo se tu non fossi così...così...-

-umana?! Notizia dell'ultima ora: è quello che sono!- urlai stridula.

-Imbranata!- fece lui di rimando. -così imbranata!- chiuse la finestra con uno scatto e si parò davanti a me.

-Bhe, non tutte possono essere delle fotomodelle perfette!-urlai.

-E questo cosa c'entra?!- disse. -E perchè stai urlando?!-

-Anche tu urli!-

-Urlo perchè lo fai tu!-

Nella cucina arrivarono tutti, attirati dalle urla.

-Ragazzi, cosa succede?- fece Elena.

-Niente.- sibilammo all'unisono.

-Ti comporti come una moglie tradita. Devi smetterla. Non devi sentirti importante solo per qualche attenzione. Tu non sei niente, un bel niente e sei una sciocca se pensi il contrario.- fece gelido. Non arrabbiato, non urlando, ma freddo e distaccato.

Gli occhi divennero lucidi, ma io non avrei pianto, io non sapevo piangere.

-L'unica pretesa che avevo con te era diventare amici.- ancora una volta non sapevo rispondergli per le rime.

-E a me non interessa. Se tu morissi, la mia vita continuerebbe esattamente come prima.-

Quelle parole mi colpirono ancora più di prima. Furono una secchiata gelida, un pugnale nel mezzo del petto.

-Damon!-

-No, Stefan, lascia stare...- sussurrai. -E tu stammi bene a sentire!- feci, questa volta rivolta a Damon. -Sei tu che ti senti troppo importante! io non ho mai preteso che ci fosse qualcosa di umano in te, tu sei solo un mostro! e questa volta non ti servirà venirmi a chiedere scusa mentre dormo!- urlai.

Quella frase lo stupì: quella sera non si era proprio accorto di nulla.

Lo guardai un'ultima volta, poi gli gettai il mio fazzoletto pieno di sangue addosso e me ne andai, senza prestare ascolto alla voce di Elena che mi chiamava.

Cominciai a correre, senza sapere dove stessi andando.

Sentivo il dito pulsarmi, il taglio era piuttosto profondo.

All'improvviso mi fermai, perchè davanti a me si parò un uomo.

Alto e incappucciato.

-Sai che non dovresti andare in giro di sera, con un taglio così profondo?-

L'ultima cosa che ricordo fu quell'uomo che si avventava contro di me e il mio urlo che si disperse nella notte.




-Sei un...un...non lo so nemmeno io cosa!- feci, portandomi una mano alla fronte. -C'era bisogno di dire quelle cose?-

-Hn.-

-E non chiuderti nel tuo mutismo. Hai proprio esagerato.-

-Elena, tra poco non sarò così gentile da ignorarti. Per di più avete fatto scappare Greta...-

-L'ho cacciata, è diverso.- feci io di rimando.

-Credo che qualcuno dovrebbe andare a cercarla.- Stefan venne verso di me e mi abbracciò.

-Oh, andiamo! Dove può essere andata: a casa sua.-

-Stefan, potresti andare tu?-

Lui annuì e in breve uscì di casa.

Per tutto il tempo tra me e Damon regnò il silenzio. Non mi era piaciuto per niente il modo in cui si era comportato con Angel e una sensazione, dentro di me, mi diceva che era successo qualcosa...

Dopo circa tre quarti d'ora, ritornò Stefan e la sua faccia mi disse che il mio presentimento era giusto.

-Stefan...- sussurrai, mentre Damon si allontanava dalla finestra e veniva verso di lui.

-Credo sia successo qualcosa...ho trovato solo questa- alzò la mano, che stringeva la sciarpa di Angel- e una pozza di sangue...-

Mi appoggiai al mobiletto che c'era nell'entrata e con la coda dell'occhio vidi Damon irrigidirsi.

Era preoccupato anche lui, anche se lo voleva negare, si notava.

-Complimenti Damon, complimenti sul serio.- feci, senza nemmeno guardarlo in faccia. -Io vado a cercarla.- continuai, ma Stefan mi bloccò.

-Non credo sia una buona idea. È notte ormai e se anche tu fossi sulla pista giusta, non potresti fare niente...-

-Credi sia ancora viva?-

-Lo spero...-

All'improvviso, dietro di noi sentimmo il rumore della porta del retro che sbatteva: Damon era sparito.






Buonasera!

Scusatemi per l'enorme ritardo, dal prossimo capitolo cercherò di aggiornare più velocemente!

Ho visto che le recensioni sono diminuite, non vorrei dipendesse dal fatto che non posso aggiornare troppo velocemente...mi dispiacerebbe tantissimo...

Sapete che mi fa sempre un enorme piacere leggere le vostre recensioni, anche se sono delle critiche!

Grazie sempre di leggere la mia storia!!

Baci!




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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Dormiamo insieme? ***


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Capitolo 9: Dormiamo insieme?









Mi svegliai all'improvviso, con un gran mal di testa e tutto il corpo dolorante.

Vedevo tutto nero e dopo l'iniziale terrore di non riuscire a vedere, realizzai che quella stanza era buia di suo.

Stavo su un lurido pavimento, in quella che mi sembrava una cantina abbandonata e malandata; cercai di alzarmi, ma qualcosa me lo impedì: il mio polso destro era legato a una catena molto spessa, conficcata nel muro.

Per il dolore non ero riuscita nemmeno a sentirla...

Cominciai a strattonare la catena, con disperazione; cosa ci facevo su quel pavimento? Volevo andarmene da lì, volevo ritornare a casa mia.

Avevo paura, ero terrorizzata dal terrore di morire lì, ovunque fossi.

L'ultima cosa che ricordavo era quell'uomo che mi si avventava contro: molto probabilmente era stato lui a portarmi lì.

Andai subito con la mano al mio collo, con i polpastrelli sentii due fori e cercai di togliermi quanto più sangue scrostato possibile.

Lì non c'era nessuno e non sapevo se era meglio che mi avessero legato e lasciata lì a marciare, oppure che venissero a prosciugarmi da un momento all'altro.

L'unica cosa che sapevo era che in quel momento volevo Damon, sì, volevo lui accanto a me. Desideravo che venisse a salvarmi, che uccidesse tutti i "cattivi" e che mi portasse al sicuro, stringendomi tra le sue braccia e sussurrandomi all'orecchio che andava tutto bene, che c'era lui, che tutto era finito, mentre mi faceva accoccolare sul suo petto.

Ero una pazza, sì. Probabilmente stavo per morire e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era Damon e quella dannata voglia di averlo lì.

...Ma lui era stato chiaro: io non ero niente e la mia morte non gli avrebbe cambiato proprio nulla. Quindi perché mai sarebbe dovuto venire a salvarmi?

Cercai di tirare di nuovo la catena, ma niente.

La paura cominciava ad impossessarsi completamente di me: non sapevo come uscire da quella situazione e il non vedere peggiorava solo le cose.

Sentii un rumore, il cigolio di una porta che si apriva e dei passi affrettarsi per le scale; mi addossai alla parete, desideravo che chiunque fosse non mi trovasse.

Speranze vane, perché quell'uomo, o qualunque altra cosa fosse, sapeva perfettamente dove mi trovassi: venne diritto verso di me, strattonandomi per la catena.

-Chi sei?!- chiesi stridula. -Cosa vuoi da me?!?-

Ero terrorizzata e lui sembrò nutrirsi della mia paura. -Un sangue così buono non lo avevo mai assaggiato in vita mia.- disse, invece di rispondere alle mie domande.

-Perché sono qui?-

-Viva?-

-S...sì-

Lui scoppiò a ridere, una risata malefica e disgustosa. -Perché sei la nostra cena, mia cara. Sarà un piacere dissanguare una così bella ragazza...-

Prese una mia ciocca di capelli tra le dita, annusandola e il ribrezzo era tale che di lì a poco avrei vomitato.

Mi sembrava tutto così assurdo: essere lì, in quella situazione...

-Lui verrà!- urlai, in preda alla disperazione. Ma non era vero e lo sapevo...

-Lui?- disse il vampiro, per nulla preoccupato.

-Sì, Damon. Verrà e ti prenderà a calci nel culo!-

Il vampiro sembrò stranirsi un attimo e fece un passo indietro. -Salvatore? Damon Salvatore?-

-Sì.-

Ghignò, strofinandosi le nocche delle mani. -Bene, bene. Credevo di aver trovato solo un'ottima cena e invece mi ritrovo la donna di uno dei Salvatore. Sarà la vendetta perfetta: gli farò vedere come ti ucciderò lentamente.-

Mi si gelò il sangue nelle vene. La sua voce aveva un che”, senza accento di perverso che non mi fece dubitare nemmeno un attimo della veridicità di quelle parole. L'avrebbe fatto, ma qual è la differenza? Damon non sarebbe mai venuto...

-Credo proprio che comincerò la festa senza di lui...- disse, avvicinandosi a me.

Indietreggiai, ma dove potevo andare? Ero legata, dannazione!

-Stai lontano da me!- urlai stridula.

-Vedrai, non sentirai niente.-

Mi afferrò per le spalle; io cercavo di dimenarmi, di staccarmelo da dosso, ma si era attaccato a me come una sanguisuga.

Affondò prepotentemente i canini dentro al mio collo, facendomi incredibilmente male.

Urlai, urlai per la paura, il dolore e la disperazione.

Non volevo morire lì, non volevo morire e basta.

"Damon... Damon... Damon..."

Possibile che il mio ultimo pensiero era lui?

Sentivo le forze man mano abbandonarmi, gli occhi si facevano pesanti e le gambe molli.

Stava bevendo troppo quel maledetto succhiasangue e io non avrei retto ancora per molto.

In lontananza sentii dei rumori, ma probabilmente era solo la mia immaginazione.

Dicevano che mentre muori, vedi tutta la tua vita passarti davanti. Ma allora perché io vedevo Damon?

Sentii quei denti duri e freddi staccarsi violentemente da me e io caddi a terra, inerme, come una bambola.

Non riuscivo a muovermi e a malapena pensare.

Vidi solo Damon, o quello che la mia immaginazione voleva farmi credere che fosse, che scaraventava al muro il vampiro. Gli sibilava qualcosa, ma io non potevo sentirlo.

Cominciò una lotta, ma Damon era più forte, lui era il più forte di tutti.

In ogni film la protagonista per restare in vita non doveva addormentarsi, eppure io non riuscivo a fare a meno di chiudere gli occhi.

Erano pesanti e io sentivo dolori per tutto il corpo, probabilmente mi avevano anche picchiato mentre ero priva di sensi.

-Damon...-sussurrai e poi chiusi gli occhi.







Aprii gli occhi di scatto, non sapendo assolutamente dove mi trovassi, di nuovo!

Ero in un letto, grande e comodo e i dolori erano quasi spariti: mi sentivo solo un po’ indolenzita.

Ancora non riuscivo a ricordare nulla, poi gli eventi affiorarono prepotenti nella mia mente.

Damon...lui era venuto sul serio!

Mi alzai a sedere a letto: mi trovavo in una stanza grande, con un letto a baldacchino e una libreria. Era arredata con molto buon gusto e una camicia nera buttata su una poltrona, mi fece supporre che quella era la camera di Damon.

Un attimo!

Perché mi trovavo nella sua camera? E lui dov'era?

Mi alzai immediatamente dal letto: mossa sbagliata.

La testa cominciò a girarmi e mi ero già preparata a cadere rovinosamente a terra, ma non accadde, perché due braccia forti mi afferrarono subito.

Fui schiacciata contro un petto, duro come la pietra, accogliente come solo il suo poteva essere per me.

-Non dovevi alzarti.- mi disse tra i capelli.

Mi strinse così forte, così possessivamente, che mi faceva male. Quasi non riuscivo a respirare, ma io non avrei mai rotto quel momento con balbettii inutili.

Quello era un evento più unico che raro, probabilmente Damon non mi avrebbe mai più stretta così, ma, in fin dei conti, perché lo stava facendo proprio ora? Potevo sperare che almeno un po’ gli importasse di me?

"Cuore mio smetti di battere così forte... smettila di essere innamorato..."

-Damon...- il mio sussurro fu così basso, che quasi stentavo a sentirlo io stessa.

Lui mi lasciò, ma senza dire niente mi prese in braccio e mi adagiò di nuovo sul letto.

-A cosa devo tutta questa gentilezza?- decisi di metterla sull'ironico, mentre lo guardavo sedersi vicino a me.

Mi portai le dita alla ferita sul collo: mi faceva ancora male.

Non era la prima volta che venivo morsa, ma quella volta era stato diverso. Il morso di Damon era diverso...

-Non toccare.- disse, allontanando la mia mano dal collo.

Ma cosa gli prendeva?!

-Sei molto premuroso per una che per te conta meno di zero.- dissi acida.

-Sei viva, un normale grazie no?-

-No. In fondo, se morissi, cosa cambierebbe? Parole tue...- guardai da un'altra parte: la sua stanza era davvero grande...

-Sì, lo so.- si limitò a dire.

-Beh, adesso sto bene, posso anche tornarmene a casa. Scusa per il disturbo.-

Stavo per alzarmi, quando Damon mi inchiodò al letto.

-Ma che fai?!-

-Tu per stanotte non ti muovi di qui.-

-Stanotte? Ma che ore sono?!-

-Le 22.00.-

-Cosa?! Devo avvisare mia madre!- feci stizzita, mentre Damon mi lasciava andare.

-Fatto.- fece angelico.

-Devo chiamare Elena.-

-Fatto.-

-Tyler.-

-Fa... no quello no. E nemmeno tu lo farai.-

-Ma davvero? E perché non dovrei?-

Lui fece un'alzatina di spalle, per poi risedersi sul letto.

-DEVO chiamarlo! sarà preoccupato se la sua ragazza non si fa sentire per un giorno intero!- non era del tutto vero, ma volevo vedere la sua reazione.

Damon, infatti, aggrottò le sopracciglia e increspò le labbra come segno di disapprovazione.

-Stai con il lupo?- mi domandò serio.

-E se anche fosse?-

-A me non importerebbe.-

-Allora in questo caso non ho nulla da dirti.- feci, incrociando le braccia.

-Non giocare con me, Angel.- mi disse serio, ma anche un po’ minaccioso.

-Quello che gioca sempre sei tu.-

-Come vuoi. Adesso dormi, io vado a cena.-

Stava per andarsene, ma quando lo richiamai lui si voltò.

-Vuoi dormire vicino a me questa notte...?-

Vidi il suo sguardo confuso e in verità mi ero pentita subito anche io. Gliel'avevo chiesto così, senza pensarci e adesso la vergogna e il rossore mi dominavano.

Lui mi guardò, inarcando le sopracciglia. -Assolutamente no.- si voltò e uscì dalla sua camera.







-Ange!!- Elena entrò di soprassalto nella mia stanza e mi strinse così forte da spezzarmi.

-Elena, sono ancora viva!- dissi, mentre lei mi lasciava e si sedeva di fianco a me.

-Ero così preoccupata! Quando Stefan ha trovato la tua felpa e il sangue mi è preso un colpo!-

-Per fortuna sto piuttosto bene. Damon è arrivato in tempo...- feci, torturandomi le mani.

-Per quanto riguarda Damon, forse un po’ l'ho perdonato.-

-Cioè?-

-Gli ho detto che era tutta colpa sua.- si portò una ciocca dietro l'orecchio, sorridendomi.

La dolcezza di quella ragazza era infinita. Non potevo desiderare un'amica migliore.

-Allora tutto si spiega.- dissi a malincuore. Sì, tutto adesso aveva un senso...

-Cosa si spiega?-

-Mi ha salvato per te. Per non darti un altro dispiacere...-

Sentivo una fitta allo stomaco e gli occhi pizzicarmi.

Damon, il mio bel ex sconosciuto, era ancora innamorato di Elena.

-Ma cosa dici! Damon non è mai stato innamorato di me!-

-Io invece credo proprio il contrario.- abbassai lo sguardo.

Non me la potevo prendere né con lei, né con lui. Io mi ero solo messa in mezzo in una storia che non mi riguardava; mi ero solo illusa, creandomi un'aspettativa che non si sarebbe mai realizzata.

-Angel io amo Stefan. Non devi pensare questo, Damon non sente niente per me.-

-Ok...- dissi poco convinta, ritornando a guardarla. -Chi sa quel dannato vampiro che fine ha fatto.-

-Quello che ti ha rapita?-

-Già.-

-Damon non te l'ha detto?-

-Dirmi cosa?-

Sul viso di Elena si dipinse un sorrisetto malizioso e soddisfatto.

-Non l'ha ucciso lì. L'ha prima stordito e poi l'ha portato qui. L'ha torturato così tanto che le urla si potevano sentire fino in Canada!-

Sgranai gli occhi.

Impossibile. Perché questo avrebbe significato che Damon ci teneva a me, che aveva voluto punire quel vampiro.

Oppure lo voleva punire per aver fatto preoccupare Elena...

-Tu come lo sai?-

-Stefan.- disse semplicemente, sorridendomi.

-Per stanotte devo dormire qui.-

-Qui? In questa stanza?-

Elena mi sembrava sorpresa, come se io avessi detto chissà quale strana cosa.

-Ehm... sì, perché?-

-Perché in questa stanza non è mai entrato nessuno, a parte io e Stefan ovviamente.-

-Hn. Io non credo proprio! E tutte le ragazze che si porta a letto?!-

Ecco un'altra fitta allo stomaco. Pensarlo con un'altra mi faceva sempre quest'effetto.

Mi sentivo una sciocca, una povera sciocca!

-Nessuna è mai entrata qui. Questo significa qualcosa!- mi disse, sorridendomi.

-Elena tu ti fai più film mentali di me e se continuerò ad ascoltarti, finirò per impazzire!-

Entrambe ridemmo, poi Elena venne ad abbracciarmi.

Sì. Adoravo quella ragazza!!









Qualcosa mi svegliò, forse il peso che sentivo sullo stomaco.

Guardai l'orologio: erano le 3.20.

Sbadigliai, per poi cercare di voltarmi e vedere chi avessi al mio fianco. Quando finalmente ci riuscii, mi ritrovai faccia a faccia con qualcuno, che il buio non mi permetteva di identificare.

Mi ci volle un po’ per mettere a fuoco l'immagine e il mio cuore letteralmente si bloccò quando vidi che il braccio che mi teneva così stretta per i fianchi era proprio quello muscoloso di Damon.

Da quanto tempo era lì? E adesso dormiva o faceva solo finta di farlo?

Il cuore mi batteva a mille, ma dormire al suo fianco era la cosa più bella che mi potesse mai accadere.

Lo guardai meglio: sembrava così indifeso mentre dormiva, quasi non sembrava lui, con quel viso rilassato e la bocca non piegata nel suo solito ghigno.

Non ci potevo credere: dormiva con me, al mio fianco!

Ero tentata di accarezzargli la guancia, ma temevo che si sarebbe svegliato e mi avrebbe cacciato via.

Chi sa chi o cosa gli aveva fatto cambiare idea. Forse era semplicemente il senso di colpa: se lui non mi avesse trattato in quel modo, non sarei mai stata aggredita da quel vampiro.

Per quanto possibile mi avvicinai ancora di più a lui, poggiando la mia testa nell'incavo della sua spalla.

Che buon profumo! Il suo odore mi rilassava.

-Non farci l'abitudine, questa è la prima e l'ultima volta.-

Sussultai nel sentire la sua voce, per nulla impastata dal sonno.

Non risposi, perché lui piegò il braccio, stringendomi ancora di più e appoggiò la sua fronte contro la mia.

Stretta tra le sue braccia e coccolata dal suo respiro, quella fu la notte più bella della mia vita. Mai, prima di allora, avevo dormito così bene.







Buona sera! Capitolo non proprio aggiornato subito, ma quasi. Sto migliorando! XD

E qui mi verrebbe da dire: chi non vorrebbe stare al posto di Angel alzi la mano! XD

Spero di leggere molte recensioni, anche se questa storia, a differenza di quello che pensavo, sta avendo un grande seguito e per questo non finirò mai di ringraziarvi!!

Adesso vi lascio in pace...ancora grazie mille per chi leggerà, ma soprattutto commenterà!

Baci!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Elija ***


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Capitolo 10: Elija

















I giorni passavano e Damon si distaccò un po' da me, non che prima avessimo questo gran rapporto.

Dalla fatidica sera in cui avevamo dormito insieme, non si era più quasi fatto vivo, tranne quando andavo a casa di Elena e a malincuore lo trovavo lì.

Il pensiero che lui potesse amarla ancora stava quasi diventando un'ossessione per me, sebbene io non potessi avanzare nessuna pretesa.

Stavo in camera mia, con l'immancabile i-pod e i pensieri concentrati sempre e solo su di lui.

Mi chiedevo se era giusto continuare ad uscire con Tyler, nonostante io amassi, purtroppo ne ero pienamente consapevole, Damon.

Non riuscivo a spiegarmi cosa di lui mi aveva attirato così tanto, dato che mi aveva mostrato quasi esclusivamente lati negativi.

Avevo sempre trovato assurda la frase secondo cui se ami una persona, ne ami anche i difetti, ma con Damon avevo imparato ad apprezzare quella frase e avevo capito che i vecchi detti andavano sempre bene, anche per i vampiri centenari.

Mi sentivo più o meno un animaletto nelle mani di Damon: mi dava lo "zuccherino" e poi quando stavo per prenderlo, ritraeva la mano.

Pensare a Damon mi stava provocando, come sempre, un feroce mal di testa e la musica a tutto volume non aiutava di certo.

Spensi l'i-pod e andai in cucina, conscia che non avrei trovato nessuno: mia madre era stranamente fuori per lavoro e lo sarebbe stata per almeno altri tre giorni.

Elena mi aveva proposto di stare da lei, ma io avevo rifiutato: avevo troppa paura di ritrovarmi faccia a faccia con Damon.

Presi un bicchiere di latte, decidendo che quello sarebbe stato la mia cena.

All'ultimo decisi che potevo prendere anche un biscotto, così con un bicchierone tra le mani e un biscotto tra le labbra ritornai in camera mia, con l'intento di studiare almeno qualcosa per il giorno dopo.

Tutti i miei propositi andarono in fumo, quando appollaiato sulla mia finestra trovai un grosso corvo.

Tra la contentezza e l'agitazione andai ad aprire la finestra, trovandomi faccia a faccia con l'animale.

-Sai, potresti avere almeno la decenza di venire in forma umana.-

Il corvo piegò la testa e a differenza delle altre volte, sembrava davvero non capirmi.

-Sei consapevole, vero, che stai parlando con un animale?-

Mi voltai di scatto, con il cuore in gola e le gambe molli.

Così quello non...

-Pensavo fossi tu!-

-Nah. Ho smesso di spiarti.- fece angelico, andando a sdraiarsi, come sempre, sul mio letto.

-Tu...cosa?!-

-Niente. Che c'è di buono da mangiare?-

Feci istintivamente un passo indietro, per niente rilassata in compagnia di Damon.

-Oh andiamo! Non intendevo te.-

-Non si può mai sapere. Non c'è da stare tranquilli con te.-

Con la sua super velocità mi fu presto vicino, imprigionandomi tra il suo corpo di marmo e la mia scrivania.

Divenni subito rossa, cercando di restare il più calma possibile, mentre lo guardavo negli occhi.

-Questa situazione si verifica troppo spesso, comincia a stancarmi.-

-Ti stanca perché ti senti a disagio o perché non vado avanti?-

Se possibile divenni ancora più rossa: sentivo la faccia andarmi in fiamme.

-Perché ti piace così tanto giocare con me?-

-Perché mi stuzzicano le tue reazioni.- mi rispose semplicemente, come se io avessi fatto la domanda più stupida del mondo.

-Io non ho nessuna reazione.- speravo di essere una buona mentitrice, anche se io lo sapevo che con lui quelle tattiche non funzionavano.

Damon non mi rispose, si limitò ad inarcare le sopracciglia e a ghignare, come suo solito.

-Vestiti. Mi hanno mandato a prenderti.- fece, staccandosi da me.

-Eh?-

-Festicciola a casa di Elena. Mi hanno mandato a strapparti dal tuo perenne stato depressivo.-

Non aspettò nemmeno una mia risposta, uscì dalla mia camera e mi aspettò in cucina.







-Ben arrivati!- ci aprì una sorridente Elena, mentre dal salone arrivavano delle voci confuse.

Entrai, con Damon costantemente alle mie spalle. Certe volte sembrava davvero la mia guardia del corpo!

Mi tolsi la giacca e insieme andammo in salone, dove trovai Bonnie, Caroline e Jeremy.

-Ciao.- salutai tutti, mentre prendevo posto accanto a Bonnie e Damon vicino alla finestra, proprio di fronte a me.

-Perché questa festa?-

-Per non farti restare da sola, ovvio!- Elena andò a sedersi sulle gambe di Stefan, che l'accolse con un bacio.

Era una mia impressione, o Damon li fissava di sottecchi?

Quella serata era cominciata proprio male, ma io non avevo nessuna intenzione di rovinarmela, così mi imposi di non dargli troppa importanza.

-Sai Ange, è strano vederti vestita!- fece Jeremy con un sorrisone.

-In che senso?- scattò subito Damon, mentre io diventavo tutta rossa.

-Non avevamo un patto a riguardo?!- feci io, desiderando di uccidere il fratellino di Elena.

-No, dal momento che non hai accettato la mia merce di scambio.-

-Tu sei scorretto!-

-Potremmo capire anche noi?- Caroline quella sera mi sembrava particolarmente simpatica e non tanto ostile nei miei confronti.

-Io continuo a non capire.- Damon mi sembrava particolarmente infastidito...

-Il giorno prima della festa dei Lockwood, Ange...-

-Angel.- la interruppe Damon.

Ma cos'aveva?!

-Ange- ripetè Elena. -è venuta a casa mia a provare un vestito e, quando è andata in bagno a cambiarsi, è entrato Jeremy e l'ha vista in reggiseno, niente di che.-

Tutti scoppiarono a ridere, mentre io volevo seppellirmi.

Damon si irrigidì: lui era l'unico a non aver riso.

-E cosa c'è di divertente nel fatto che un ragazzino ti ha vista in reggiseno?-

-Damon quanto la fai lunga...- fece Stefan, mentre accarezzava i capelli di Elena.

-E quale doveva essere la merce di scambio?- continuò, rivolto a Jeremy e non prestando la minima attenzione a Stefan.

-Ma niente di che!- scattai subito io. -Possiamo cambiare discorso?-

Purtroppo, però, Jeremy non fu dello stesso avviso.

-Un bacio.- rispose angelico, mentre io volevo sprofondare.

Damon non poteva avanzare nessuna pretesa, ma io mi sentivo tremendamente in imbarazzo.

-Ok.- si limitò a dire, mentre si voltava verso la finestra.

Perché avevo l'impressione che ce l'avesse con me?

-Qualcuno qui mi sembra geloso...- fece Bonnie, mentre sorseggiava la sua coca-cola.

Damon si voltò, come se lui non c'entrasse niente, mentre Elena se la rideva sotto i baffi.

-Damon com'è carino quel braccialetto. Non l'ho mai visto prima.- fece Elena.

Io mi voltai subito a guardarlo, con il cuore a mille.

Non volevo sperare, era assurdo farlo.

Avevo gli occhi lucidi, mentre lo guardavo incredula.

Damon si abbassò subito la manica della maglia.

-è... un regalo di compleanno.- disse semplicemente, mentre se ne andava in cucina.

Mi portai una mano al petto, sperando di poter calmare il mio cuore.

-Scusate...-

Mi alzai anch'io e andai in cucina.

-Damon...?- lo chiamai flebilmente, ma in cucina sembrava non esserci nessuno.

Sentii una folata di vento dietro di me e mi voltai di scatto, sicura di trovarlo lì e infatti fu così.

-Damon...- ripetei, mentre abbassavo gli occhi sul suo braccio coperto dalla maglia. -Tu...-

-Io cosa?- fece freddo.

Senza guardarlo gli afferrai il braccio, nonostante lui fosse riluttante.

Gli alzai piano la manica, sapendo che se lui non avesse voluto lasciarmelo fare, io in quel momento sarei volata in un'altra stanza.

In bella mostra, sul suo braccio destro spiccava il mio braccialetto, il braccialetto di Jules.

-Damon...- ripetei per la terza volta, alzando gli occhi per fissarlo.

Dentro di me avevo un tornado di emozioni. Avevo tanta voglia di buttarmi tra le sue braccia, mentre dentro di me mi ripetevo che forse non gli ero poi così indifferente.

Lui non mi rispose, perché uno scoppio nel salone lo fece volare nell'altra stanza, con me dietro di lui.

Bonnie era volata di lato, così come Caroline, mentre Jeremy era bloccato al muro con la forza telepatica di uno stregone.

Stefan era piazzato davanti a Elena, per farle da scudo, mentre anche Damon si portò al suo fianco.

In quell'istante capii.

Non potevo mettermi in mezzo: entrambi i fratelli Salvatore avrebbero dato la vita per Elena.

Di fronte a loro c'era un uomo, non molto alto, ma indubbiamente molto forte.

-Elija.- disse Damon, a denti stretti.

-Non avevamo un accordo?- fece Elena, con la voce un po’ tremante.

Elija... Elija... quel nome mi diceva qualcosa...

Sentivo una strana sensazione dentro di me, mentre la testa cominciava a farmi male.

Lui parlò e quando lo fece, la mia testa sembrò andare a fuoco.

Mi piegai su me stessa, con la testa tra le mani, mentre urlavo per il dolore.

Tutti si voltarono a guardarmi, mentre Damon correva da me.

-Angel!-

Io continuavo a urlare, mentre anche quell'Elija mi guardava confuso.

Nella mia testa affiorarono molti ricordi, ricordi non miei, che io non potevo avere.

Mi sentivo male, squarciata dall'interno, quasi non sentivo più la voce di Damon.

All'improvviso Elija si avvicinò a noi, lanciando per aria Damon e chiudendo la sua mano intorno al mio collo.

Mi alzò in aria, mentre io avevo ancora la testa in fiamme.

-L'incarnazione.- disse solo, mentre mi avvicinava al suo viso.

Damon gli si avventò contro, così io caddi a terra, ancora dolorante.

Stefan corse ad aiutare il fratello, ma entrambi non comparavano la forza di quel vampiro.

Persi i sensi e l'unica cosa che ricordo fu un enorme frastuono.







Mi svegliai nella camera di Elena, con un gran mal di testa.

Mi sforzavo di ricordare cosa fosse accaduto, ma non ci riuscivo. Mi alzai a sedere e notai che nella stanza, accanto alla finestra, c'era Damon, che fissava il buio.

-Damon...-

Appena lo chiamai, lui fu subito da me.

-Tutto bene?- era preoccupazione quella che leggevo nei suoi occhi?

-Sì, ma... ma cosa è successo?- sussurrai confusa, portandomi una mano alla testa.

-Non ricordi niente?- mi chiese confuso, allontanandomi la mano dal viso.

-No, solo quell'Elija.-

-Hn.- si allontanò da me e andò a chiamare Stefan ed Elena.

-Ragazzi, non capisco.- dissi, mentre tutti, in quella stanza, mi guardavano in modo strano.

-Credo sia arrivato il momento di dirti tutto.- era stato Stefan a parlare, mentre prendeva per mano Elena.

-Non credo sia una buona idea.- replicò Damon.

-Damon, questo tuo istinto protettivo nei suoi confronti non ci sarà per niente d'aiuto.-

-Ragazzi... vi prego...- supplicò Elena.

Damon sbuffò, per niente convinto e andò a sedersi sul davanzale della finestra.

-Quello che hai visto- cominciò Stefan. -è uno degli antichi, uno dei vampiri più anziani. Abbiamo stretto un patto con lui, o meglio Elena l'ha fatto, per salvare tutti.-

-Stefan io non... capisco...-

-Credo tu sappia che Elena è identica a Katherine. Lei è la sua doppelganger. C'è un altro antico, Klaus, indubbiamente il più forte, che la insegue da centinaia di anni, perché il sangue della discendente dei Petrova, il sangue di Katherine, spezzerebbe la maledizione del giorno e della notte, che ricade su tutti i vampiri e i licantropi. Klaus è sempre stato alla sua ricerca, per spezzare la maledizione e Katherine è sempre stata in fuga. Abbiamo scoperto, però, che il sacrificio della doppelganger ha lo stesso effetto e adesso tutti stiamo cercando di salvare la vita di Elena. Lei ha stipulato un patto con Elija, ottenendo in cambio della sua vita, la salvezza della nostra.-

Tutto quello mi sembrava così assurdo.

Sacrificare Elena? Elena era già condannata?

Non riuscivo a capire e quella rivelazione non faceva altro che aumentare il mio mal di testa.

-E voi volete accettarlo?!-

-No- rispose Damon. -Stiamo cercando un'altra alternativa.- disse, guardando intensamente Stefan ed Elena.

C'era qualcos'altro che dovevo sapere?!

-E questa ricerca ha portato dei frutti?-

-No...- fece Elena, rassegnata. -Non mi pento della mia scelta.-

-Tu non morirai, Elena.- disse Damon, uscendo dalla stanza, troncando la discussione sul nascere.

Stefan sospirò, raggiungendo il fratello al piano di sotto.

-Elena...-

Lei si avvicinò a me, abbracciandomi.

No... non poteva essere...

-Non ti preoccupare. Io sono consapevole di tutto.-

-Ma che cittadina del cavolo è questa!- feci stizzita, mentre anche io la abbracciavo.

-Beh, questo è il tuo vero benvenuto a Mystic Falls....-







Scesi al piano di sotto dopo un'oretta e sentii Stefan, Elena e Damon litigare animatamente, ma non riuscivo ad afferrare bene il discorso.

Decisi che era meglio lasciarli parlare e di ritornare a casa da sola, avrei mandato dopo un messaggio ad Elena.

In punta di piedi mi avvicinai alla porta e, prendendo la giacca, uscii di casa.

Non feci nemmeno due passi, che Damon mi sbarrò la strada.

-Dove vai?- non avevo mai visto Damon così serio.

-A... casa. Vi ho sentiti discutere, non volevo disturbarvi.-

-Ti accompagno.- si limitò a dire, venendo al mio fianco.

-Voglio aiutarvi. Ci deve pur essere una soluzione a tutto questo.-

Non potevo rassegarmi e nella mia piccola natura umana, volevo dare tutto il mio appoggio.

-Hn. Cosa puoi mai fare tu.-

La sua non era una domanda, ma una constatazione.

-Non lo so... qualcosa ci sarà. Sono brava a fare ricerche.-

-Angel.- Damon si bloccò per strada, afferrandomi saldamente per un braccio. -Voglio che tu stia fuori da tutto questo.- fece serio, puntando i suoi occhi nei miei.

-Damon, io non sono di cristallo.-

-Lo so, ma questo non è affar tuo.-

-Elena è mia amica.-

-Stanne fuori.- ripeté lui, stringendomi più forte.

-Non puoi obbligarmi.- dissi, cercando di divincolare il mio braccio.

-Sei più testarda di un mulo. Dovrò farti da guardia del corpo dato che sei un'attira guai.-

Mi lasciò e riprese a camminare.

-Non mi serve la balia.- protestai.

-Sì, come no.-

-Damon.- questa volta fui io a fermarlo. -Io posso farcela, voglio aiutare.-

-Hn.- lo lasciai e riprendemmo a camminare, arrivando in poco tempo a casa mia.

Stavo cercando le chiavi di casa, quando la porta si aprì.

-Angel, dove sei stata?- fece la voce gelida di mia madre.

-Mamma...-

Perché era già tornata?

-Ero da... Elena.-

-Entra.-

Mi prese per il braccio e mi fece entrare, senza nemmeno lasciarmi il tempo di salutare Damon.







Ok, voi volete vedermi morta, vero?!

10 recensioni! Ma vi rendete conto?! 10! per un solo capitolo! ...non potete vedermi, ma in questo momento sto facendo un gran balletto!!

grazie, sul serio, grazie mille! *______*

Siete tutti fantastici! Ma che dico, fantastici è poco! *___* grazie e al prossimo capitolo!



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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Mi sei mancata ***


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Capitolo 11: Mi sei mancata



Ascoltare musica per non pensare non serviva a niente.

Uscire con Tyler non serviva a niente.

Evitarlo non serviva a niente.

Amarlo non serviva a niente.

Vederlo amare Elena serviva a farmi male.

Ero arrivata a queste brillanti conclusioni e l'unica cosa che riuscivo a fare era starmene in camera mia a suonare la chitarra.

Sempre la stessa canzone, sempre gli stessi pensieri.

Avevo provato mille volte ad analizzare la situazione, ma mai avevo capito cosa mi avesse fatto innamorare di Damon.

Eppure era successo ed io dovevo farmene una ragione, dovevo smettere di ricercare i perché. Non ero la prima e certamente non sarei stata neanche l’ultima.

Come succedeva troppo spesso da quando lo conoscevo e pensavo a lui, Damon Salvatore si materializzò nella mia stanza, provocandomi il solito tuffo al cuore.

Era sempre bello, con quella giacca di pelle e l'aria misteriosa.

Stava comodamente seduto sul davanzale della mia finestra, mentre io posavo di lato la chitarra e facevo di tutto pur di non guardarlo in faccia.

Un'altra brillante conclusione a cui ero arrivata era che dovevo stare più alla larga possibile da lui, per cercare di soffrire il meno possibile e dovevo ridurre anche le volte in cui ci venivo a contatto.

Damon, però, non sembrava dello stesso avviso: ritrovarmelo sempre davanti non faceva che mandare a monte il mio piano.

Era difficile lottare. Lo era ancora di più se dovevo combattere contro me stessa; contro il desiderio di abbandonarmi a lui, senza pensare alle conseguenze, dirgli solo "fa di me ciò che vuoi", anche per una notte, anche per un istante.

Il suo profumo riempiva tutta la casa e ormai troppe volte mi ero ritrovata come una pazza a lavare i miei vestiti impregnati del suo odore; probabilmente era solo una mia fantasia, forse i miei vestiti non odoravano davvero di lui, forse io cercavo solo di lavare via il suo ricordo, il ricordo delle sue braccia che mi stringevano.

Damon Salvatore, che mi avevi fatto?

Non era normale innamorarsi così, per così poco e in così poco tempo...

Perché se ne stava lì?

Perché mi fissava in silenzio? Perché non si muoveva?

Tutto stava diventando troppo pesante e lo stesso ripugnante, cattivo pensiero si affacciava nella mia mente: perché io non ero abbastanza per lui? Perché ero così piccola e insignificante? Perché ero così tanto il nulla?

-Hai smesso di evitarmi?- mi disse, quando si decise a parlare. Mosse alcuni passi, staccandosi dalla finestra, ma tenendosi ben lontano da me.

-Non ti sto evitando.- cercai di impormi un tono più naturale possibile, mentre ancora non lo guardavo nemmeno in faccia.

-E allora perché non riesci nemmeno a guardarmi?-

-Non ti guardo perché sto facendo altro.-

-E cosa? Guardarti i piedi?-

Restava ancora alle mie spalle, ma anche se non lo guardavo, sapevo benissimo che aveva le braccia incrociate e il viso completamente imperscrutabile.

-S...sì... è interessante, dovresti provare.-

-Smettila Ange. Se c'è qualcosa che non va, preferirei me lo dicessi e sarebbe anche bello che tu mi guardassi in faccia, dal momento che è buona educazione farlo quando qualcuno sta parlando.-

Diretto e tagliente. Tipico di lui.

-Non c'è niente che non va.-

-Allora mi guardi?-

Feci un respiro profondo, cercando di far calmare i battiti del mio cuore: sapevo che lui li sentiva.

Mi voltai, ancora con gli occhi bassi.

-Che hai, Angel?- mi chiese serio.

-N...niente.-

-Non te lo chiederò un'altra volta.-

-Davvero, Damon, non c'è niente che non va. Non con te almeno. Ci sono momenti in cui sono strana...- tentai di giustificarmi, sperando che lui potesse credere almeno in quello. In fondo era anche un po' vero.

-Tu lo sei sempre.-

-Disse il vampiro.- risposi ironica, mentre guardavo ancora da un'altra parte.

-Pace? Anche se oggettivamente questa volta non ho fatto niente.-

-Sì, pace.- dissi distrattamente, mordendomi il labbro.

Non appena finii di dirlo, mi sentii afferrare saldamente per un braccio e scaraventata al muro, con Damon che mi bloccata dall'altro lato.

Quello era di certo l'abbraccio più violento, ma al tempo stesso più bello della mia vita.

Venni di nuovo risucchiata in quel vortice, nel vortice che si chiamava Damon Salvatore.

Chiusi gli occhi: volevo assaporare meglio quel momento; volevo assaporare tutti i momenti con lui.

Non volevo più restare ferma ad analizzare i perché.

-Mi sei mancata.- mi sussurrò soltanto e bastò ad aprirmi una voragine dentro.

Avevo voglia di piangere, di prendere il suo viso tra le mani e dargli tanti baci per quanto fiato avevo in corpo.

Gli ero mancata. Lui non diceva queste cose, lui forse non le provava nemmeno, ma questa volta me lo aveva detto . Io gli ero mancata.

Lo strinsi anche io, facendo aderire così profondamente i nostri corpi che sembravamo una sola cosa.

Lui non accennava a spostarsi e io di certo non lo avrei mai allontanato.

Mi prese in braccio; non riuscivo a spiegarmi quel comportamento, forse gli ero mancata sul serio.

Restava il fatto, però, che non avevo mai visto Damon così: lui non esternava mai i suoi sentimenti.

Mi trascinò sul letto, con qualche mia leggera protesta. Si distese quasi sopra di me, tenendosi sollevato sui gomiti, per non farmi pesare il suo peso addosso.

-Cos'hai tu, Damon...- sussurrai, mentre lui cominciò ad accarezzarmi spasmodicamente una guancia.

-Non ho niente, sto solo facendo quello che mi sento.-

Cominciò ad avvicinarsi piano a me, tenendo gli occhi fissi nei miei.

Cosa voleva fare? Cosa stava facendo?

Man mano che lui si avvicinava, il mio respiro si mozzava e il cuore cominciò a battere più velocemente.

Il suo naso sfiorò il mio, poi mi baciò l'angolo della bocca.

Io davvero non riuscivo a spiegarmi tutto quello. Avevo anche paura e non riuscivo a pensare.

Si spostò lievemente, ma quando era arrivato il momento di premere le sue labbra sulle mie, io lo allontanai: qualcosa dentro di me mi aveva detto che non era né il luogo, né il momento adatto.

-Ange...-

-Damon... io...-

-Shh...- mi soffiò sulle labbra e poi mi abbracciò di nuovo.

Sul serio: aveva qualcosa che non andava.

-Posso restare qui stanotte?-

-Cosa?!-

-Mi ospiterai nel tuo letto stanotte, come io l'ho fatto nel mio?-

Avevo già detto che non mi spiegavo il suo comportamento? E avevo anche già detto che non sarei stata ad arrovellarmi il cervello, ma che mi sarei solo goduta il momento?

Sì?

Bene.

-Certo.-

Si staccò da me e mentre io prendevo in silenzio posizione nel mio lato di letto, lo vidi togliersi la giacca e la maglia.

Davvero voleva dormire così?! Voleva farmi morire!

Cercai di mascherare il mio imbarazzo, mentre mi voltavo a spegnere la lampada.

Mi misi a letto e lo sentii infilarsi tranquillamente sotto le coperte.

Non passò nemmeno mezzo secondo che un braccio mi avvolse per i fianchi e mi ritrovai con la schiena appoggiata al petto di Damon.

Avevo le guance in fiamme e ringraziai il cielo che il buio celasse i miei sentimenti.

-Buona notte.- mi sussurrò.

-Buonanotte.- dissi anch'io.

Quella notte non avrei chiuso occhio.



Sentii qualcosa vibrare sotto la mia testa e, dopo averlo volutamente ignorato, mi decisi a prendere il cellulare che si trovava sotto il mio cuscino.

Lo afferrai di mala voglia, lanciando un'occhiata a Damon, non volevo svegliarlo.

Guardai il display: Elena.

Cosa voleva Elena alle tre del mattino?!

-Pronto? ...Elena hai visto che ore sono?- sussurrai.

-"Sì, lo so, scusami. Volevo dirti che Katherine è ritornata in città e si finge me, è pericolosa, stai attenta".- fece la voce preoccupata della mia migliore amica.

-Cosa?! Ma... quando?!-

-"Stasera".-

-E... Damon l'ha vista?- chiesi, con una strana preoccupazione dentro, mentre guardavo Damon che dormiva.

-"Sì, è stato il primo".-

-Ah... ok... va bene, starò attenta.-

-"ok. Buona notte".-

-Notte...-

Spensi il cellulare e guardai Damon.

Ecco che la mia preoccupazione diventava realtà: lui era venuto da me perché aveva visto Katherine, gli serviva qualcuno su cui scaricarsi.

Sentii gli occhi pizzicarmi, mentre sentivo la rabbia crescere dentro di me.

Lo guardai dormire, anche se non sapevo se stesse dormendo davvero o no.

Provai l'irrefrenabile impulso di cacciarlo via, ma non servì.

Damon era sveglio e aveva sentito tutto.

-Non sono venuto qui per quello.- disse, mentre si metteva seduto.

-Non ti ho chiesto niente.-

-Stavi per farlo.-

-Chi si discolpa si accusa.- dissi semplicemente, mentre mi alzavo e aprivo la finestra.

-Che significa?-

-Io non sono la ruota di scorta di nessuno.-

-Non l'ho mai detto.-

-Ma ti sei comportato come se lo fossi.- sussurrai, guardando da un'altra parte.

Purtroppo, però, sapevo che il giorno dopo, vedendolo, avrei perso quella mia maschera di freddezza e lo avrei subito perdonato.

Si alzò e venne verso di me. -Non voglio che tu pensi questo.- mi accarezzò una guancia.

Gli spostai la mano: il suo contatto mi bruciava. -Per favore...-

Damon sospirò, poi, in silenzio, lasciò la stanza.


Hola! Piaciuto il capitolo? ^^

Sono sempre più felice di vedere che questa storia ( a differenza di quello che pensavo) sta avendo un discreto successo e per questo devo ringraziare solo e unicamente voi, i migliori lettori del mondo!

Grazie di cuore, leggere le vostre recensioni mi fa davvero tanto piacere, anche perchè sono sempre splendide e io non me le merito!

Grazie mille!

Al prossimo capitolo, che, vi anticipo, per le fan Angel/Damon sarà (spero) molto carino!

Baci! <3


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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Appuntamento...con la paura!! ***


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Capitolo 12: Appuntamento...con la paura!











-Ehi, raggio di sole!- fece pimpante Damon, quando me lo ritrovai fuori la

porta di casa.

Non gli risposi: ero ancora arrabbiata con lui per la sera prima. Se pensava

davvero di potermi usare come antistress, aveva proprio sbagliato.

Gli passai davanti, senza nemmeno degnarlo di un'occhiata.

-Ancora arrabbiata per ieri?- mi chiese, mentre teneva facilmente il mio

passo.

-Devo andare a scuola, Damon.- feci fredda, ignorandolo.

-Come siete suscettibili voi donne.-

-Non sono suscettibile, solo non mi va di...-

-...Di essere la ruota di scorta, lo so.- mi anticipò.

Sospirai, fermandomi e prendendo l'i-pod dalla borsa, per poi riprendere a

camminare.

-Odio chi mi ignora.- sibilò lui, bloccandomi per il polso.
-Ma che trattamento ti aspettavi, eh? Credevi davvero che ti avrei accolto

con baci e abbracci? Io non sono un oggetto che puoi prendere e posare

quando cavolo ne hai voglia!- sbottai, strattonando il mio braccio dalla sua

presa ferrea.

-Io non ho mai pensato che tu fossi un oggetto.-

-Ma davvero? E quando non lo avresti pensato? Quando sei venuto nel mio

letto perché avevi incontrato la tua centenaria ex?!-

-Detto così sembra molto equivoco.-

-Smettila di scherzare.- riuscii a liberare il mio polso, in effetti solo perché

lui me lo aveva permesso e ripresi a camminare.

Ero combattuta: una parte di me voleva perdonarlo e basta, l'altra voleva

prenderlo a schiaffi fin quando non mi sarebbero sanguinate le mani.

-Non sto scherzando.- mi disse, bloccandomi di nuovo. -Non vorrei mai fare

qualcosa che ti facesse male.- concluse serio.

Ed ecco che la parte di me che voleva perdonarlo prendeva il sopravvento.

Divenni rossa e per non balbettare, evitai di parlare.

-Ti si è seccata la lingua? Perché ti sembra così strano?-

-Perché... perché tu non esprimi mai ciò che provi.-

-Nemmeno adesso l'ho fatto.-

-Sì, invece! Adesso hai appena detto di tenere a me.-

Cercavo di sembrare il più calma possibile, quando dentro di me c'era una

tempesta.

-Quando mai ho pronunciato queste parole?-

-Va bene, come vuoi.-

-Allora?-

-Allora cosa?-

-Vieni con me in un posto?-

-Ok.- mi arresi e lo seguii nella sua auto.





-Ma... ma...- balbettai.

-Bello, vero?-

- È stupendo!- dissi, guardando l'enorme distesa di fiori bianchi.

Erano stupendi e tutti insieme sembravano una sola superficie.

Aveva un colore magnifico e tutto quello, illuminato dal sole, rendeva l'atmosfera magica.

L'unica cosa che non riuscivo a capire era perché Damon mi avesse portata lì.

-Perché mi hai portata qui?- gli chiesi, mentre lui andò a stendersi tra i fiori.

Visione paradisiaca...

-Vengo qui quando non ho voglia di vedere nessuno.-

-Allora lo fai spesso.- dissi ironica, mentre andavo a stendermi accanto a lui.

-Sì, ma adesso ho portato te.- mi disse, con gli occhi chiusi.

-E questo cosa significa?-

Sapevo che mi stavo spingendo troppo oltre, che non potevo e non dovevo

illudermi, ma desideravo qualcosa di più.

Volevo sentirmi dire che almeno un po' gli importava di me, che non ero solo il

rimpiazzo di Elena o Katherine.

Volevo che la mia ossessione su loro due avesse fine, volevo smettere di

pensare che Damon fosse ancora innamorato di Elena.

-Significa che volevo condividere un po' della mia solitudine con te.-

Ed ecco che il mio cuore riprendeva a battere più velocemente. Non ero

abituata alla versione di Damon che esprimeva ciò che provava.

-Io...- tentai. -Io... io ci sarò sempre quando vorrai...- conclusi, rossa in viso e

in tremendo imbarazzo.

Damon aprì gli occhi e mi guardò intensamente con quei suoi occhi

terribilmente azzurri.

-Lo so.- fece, posando la sua mano sul mio viso.

Puntai i miei occhi nei suoi; non riuscivo a staccarli.

Amavo troppo quel maledetto vampiro. Davvero troppo.

All'improvviso Damon mi attirò a sé, facendo aderire completamente il mio

corpo al suo.

Il mio cuore ormai aveva smesso di battere e io vivevo solo dei suoi respiri.

Dei suoi morti respiri.

Ormai, purtroppo, ne ero consapevole: morivo e rinascevo tra le sue braccia.

-Damon... così non riesco a respirare.- dissi dopo un po'. Odiavo dover

mettere fine a tutto quello.

Damon mi lasciò. Prese un piccolo fiore bianco e lo mise tra i miei capelli.

-Andiamo?-

-Dove?- gli chiesi.

-Non lo so. Dove vuoi.-

-Sicuro?- feci diabolica.

-Sì.-

-Bene. Andiamo.-





-No, no e assolutamente no.-

-Non dirmi che un vampiro centenario come te ha paura di un luna park!-

-Ovvio che non ho paura.-

-Allora non c'è problema.- dissi, mentre mi avviavo all'entrata e dopo poco lo

sentii seguirmi con un grugnito.

-Andiamo lì!- esordii.

-Nella casa dell'orrore?-

-Sì!-

-Ok!-

Salimmo in quelle stupidissime macchinine e ci addentrammo nella casa buia.

Normalmente io non entravo in quel posto, ma con Damon era tutto diverso.

Ero con lui, non poteva succedermi niente.

L'unico pericolo era seduto al mio fianco.

Tutto era immerso nel buio e i finti cadaveri appesi al soffitto mi

sembravano terribilmente veri.

Cominciai a pentirmi di essere entrata lì e senza rendermene conto mi

avvicinai di più a Damon.

-Ricorda che tu hai insistito.- mi disse semplicemente, quasi annoiato.

-Voglio... voglio uscire!- strillai, aggrappandomi alla sua maglia.

-Adesso non puoi, dovrai aspettare la fine del giro, raggio di sole.-

Era una punta di soddisfazione che leggevo nella sua voce?!

-O CRISTO!!- urlai letteralmente, quando l'ennesimo morto penzolò sopra le

nostre teste.

Affondai il viso nell'incavo del collo di Damon, mentre lui se la rideva di

gusto.

Alla fine del giro, mi catapultai fuori, mandando anche a quel paese quello

delle giostre dopo che mi aveva detto "divertiti?".

Divertiti un corno! Io per poco sarei morta per infarto!

-Ehi! Ehi, non correre!- Damon mi afferrò per la mano, mentre io ancora

imprecavo contro quello delle giostre.

-Non correvo.-

-Giusto, scappavi molto velocemente. Dai, andiamo in un'altra giostra.-

-Ok...-

Cominciammo a camminare e all'improvviso mi fermai davanti a due occhioni

lucidi che mi guardavano.

Damon?

Certo che no!

Un adorabile panda alto più di me.

-Perché ti sei fermata?-

Gli indicai il peluche come una bambina, con gli occhi a cuoricino.

Lo vidi inarcare le sopracciglia, mentre spostava lo sguardo da me al peluche.

Sì, sapevo cosa stava pensando: tu, debole umana, vuoi che io, centenario

vampiro, cerchi di prendere quel coso?!

E in effetti un po' aveva ragione. Quella giornata era assurda, perché lui non

era un ragazzo normale, lui era Damon Salvatore, il vampiro, e un vampiro non

lo si può portare in giro in un luna park come se fosse un normalissimo

ragazzo.

-Ti prego.- tentai un'ultima volta.

Al contrario di ciò che pensavo, lui sospirò e pagò.

In un colpo solo, ovviamente, vinse il gioco e lo strano tizio con il cappello

rosso mi consegnò il panda, mentre io lo guardavo trionfante.

-Graziegraziegraziegrazie!-

-Ok, ma smettila di dirlo!-

-Ma non è stupendo?- gli chiesi, mentre camminavamo diretti verso una

qualsiasi altra giostra.

-No.-

-Dai! Lo chiamerò...- ci pensai un po' su. -Iris, come i fiori di prima.-

-Iris? è un nome femminile. Non vorrai fargli venire i complessi!-

-E chi ha detto che è maschio? Comunque lo chiamerò Iris. Punto.-

-Come vuoi, tanto è uno stupido peluche.-

-Tsk.- esclamai, per poi tornare a guardare Iris.

-Andiamo là.- disse e senza nemmeno aspettare la mia risposta, mi trascinò

verso il punto che aveva indicato.

Dove?

Tre secondi dopo mi ritrovai immersa nella stanza degli specchi.

Era tutto buio e l'unica cosa che vedevo era me e Damon riflessi negli

innumerevoli specchi.

-Ho sempre odiato questa stanza. Ci sono troppe me.-

-E cosa c'è che non ti piace di te?-

-Non lo so. Ma ho sempre sentito qualcosa di strano in me, come se mi

mancasse qualcosa.-

Vidi Damon stranirsi un po'. Forse quello che avevo detto era troppo strano.

-E cosa non ti piace di te?- gli chiesi io.

-Non c'è niente che non mi piaccia. Io sono perfetto.-

-Se se, come no.-

Mi concentrai sulla mia immagine allo specchio e dopo due secondi non vidi più

Damon.

-Damon? Damon dove sei?-

Nessuna risposta. Presi a camminare, sempre più velocemente, cercando l'uscita ma senza trovarla.

Stavo cominciando ad aver paura e tutta quell'oscurità non mi piaceva.

-Damon lo scherzo è bello quando dura poco! Esci fuori! Ritorna qui!-

Ancora nessuna risposta.

Mi aveva lasciata sola, se n'era andato. Che era stata questa la sua intenzione

dall'inizio? Farmi uno scherzo?

-Damon!- tentai un'ultima volta. -Ti prego! Perché mi hai lasciata qui da

sola?!-

Andai a sbattere contro uno specchio, ormai impaurita e disorientata, quando

negli specchi di fronte a me vidi l'immagine di Damon.

-Stronzo!- urlai.

-Avevi ragione prima.-

-A dire che sei uno stronzo?!-

-No, non mi riferivo a quello.-

-E allora a cosa?!-

-Io tengo a te.-

Il mio cuore perse un battito, mentre tutto quello non mi sembrava possibile.

-Damon...-

Vidi la sua immagine lasciare gli specchi e diventare una. Il vero Damon era

davanti a me.

Mi sollevò da terra e puntò i suoi meravigliosi occhi nei miei.

-Io non ti lascio. Mai.-

Lo guardai, senza avere la forza di sibilare niente. Mi aveva lasciata senza

parole.

Quel Damon più estroverso era strano, ma mi piaceva. Lui mi piaceva in tutte

le sue forme.

Mi accarezzò la guancia, poi mi sorrise e, prendendomi per mano, uscimmo di lì.

Io ancora non parlavo. Non lo feci nemmeno quando con molta tranquillità mi

chiese se volevo un gelato: mi limitai ad annuire.

Arrivati dal gelataio, cercai di tranquillizzarmi mentre sceglievo i gusti.

-Scelto?-

-Sì: panna e nutella.-

-Come i bambini.-

Sorrisi, mentre cominciai a prendere i soldi dalla borsa per pagare il mio gelato.

Damon, però, mi bloccò subito, guadandomi come se avessi commesso chi sa

quale crimine.

-Pago io. è pur sempre un appuntamento, no?-

Rimasi ancora una volta pietrificata.

Un a... un appunt... un APPUNTAMENTO?!

Le gambe divennero molli e solo allora realizzai tutto.

Ero al luna park con Damon. Ero stata nella casa del terrore, lui mi aveva

preso un peluche, mi aveva confessato di tenere a me e alla fine avevamo

preso un gelato.

Sì, quello era un appuntamento.

O Dio Santo!

Io ero uscita con Damon?!?!

Lui mi sorrise, quel suo sorriso sghembo, quel suo metà ghigno e dopo poco

venne e mi porse il mio gelato.

-Se sapevo che ti saresti pietrificata così, non avrei detto niente.-

-No... è che... niente, va tutto bene.-

Non volevo rovinare quel momento, non lo avrei fatto per nulla al mondo.

-Torniamo a casa?-

-Ok.-







21.30.

Erano le 21.30 e ancora non mi aveva chiamato, né si era fatto vedere. Niente!

Stavo cominciando a perdere la pazienza e quella volta Damon mi avrebbe sentito!

Presi la giacca e, urlando a mia madre un "esco!", mi diressi a casa Salvatore.

Suonai al campanello, ma niente.

Suonai due, tre, quattro volte, ma niente.

Alla quinta volta venne ad aprirmi un'avvenente bionda, coperta solo da un

asciugamano.

Rimasi interdetta, senza sapere cosa dire.

-Sì?- mi chiese.

La mia lingua si era seccata, non riuscivo ad aprire bocca.

-Chi cerchi?-

Non le risposi, quando dietro di lei comparve Damon, il viso stravolto e senza maglia.

-Damon...- sussurrai, quando la mia lingua si staccò dal palato.

Damon spostò in malo modo la bionda e con la forza mi fece entrare.

-Cosa sei venuta a fare?- mi chiese brusco.

-Perché non ti sei fatto sentire per tutta la giornata... mi sono preoccupata...-

-No, tu volevi controllarmi. Non farti strane idee ragazzina, io non sono il tuo

ragazzo.- mi sibilò con rabbia.

-Lo... so.- sussurrai, mentre mi voltai a guardare la bionda. -Chi è?-

-Ci sono andato a letto, qualche problema?-

Ma cos'aveva?

La puzza di alcool si sentiva anche a chilometri di distanza. Non aveva niente

del Damon di qualche ora prima.

-Ma cosa ti è successo? Oggi...-

-Oggi un cazzo! Mi ha stufato questo tuo atteggiamento possessivo! Lasciami

in pace!- urlò contro di me.

Io avevo gli occhi lucidi. Non riuscivo a spiegare quel comportamento, non

riuscivo a spiegare perché mi trattava così.

-VATTENE!- urlò, facendomi tremare.

Sì, avevo paura di lui.

Lui lo notò, notò la paura nei miei occhi e sembrò ritornare in sé per un attimo.

-Angel... Angel...-

Spinsi via la mano che cercava di afferrami e mi lanciai verso la porta. Volevo

uscire da lì, volevo andarmene da quella casa.

-ANGEL!!- urlò, ma io non lo sentii. Volevo solo andare via.

Quel Damon non mi piaceva. Mi faceva paura.









Ok, respiro...giuro che respiro!

Ma voi vi rendete conto?! 14 recensioni?! In un solo capitolo!

Volete sapere la mia faccia?

E' passata da:

^^ → *___* → *____________*

E alla fine?

O_______________________O

Ve lo giuro, sono troppo contenta! Vi ringrazio di cuore! Siete magnifici, stupendi, dolcissimi, adorabili e chi più ne ha più ne metta!

Un altro po' piangevo! GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!

spero che anche questo capitolo riscuota lo stesso successo e che sia di vostro gradimento!

Dato che ho pubblicato questo a pochi giorni di distanza, per l'altro dovremmo aspettare un po'...perdonatemi!! >.<

Grazie ancora! Siete stupendi!

Baciiiiii!! <3


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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Verità ***


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Dedico questo capitolo a tutte voi, che siete stupende! Ma soprattutto alla mia amichetta Terry! Grazie mille! ^^

Capitolo 13: Verità





Correvo, correvo, ma non sapevo dove stessi andando.

Volevo solo allontanarmi da lì, dalla delusione e dalla paura che avevo provato. Quello non era Damon, quello non era il vampiro di cui mi ero innamorata, ma forse avevo sbagliato io ad illudermi. Quello era Damon, quello era il vampiro. I vampiri non erano buoni e gentili, non aiutavano le vecchiette ad attraversare la strada, no. I vampiri erano dei mostri, che si nutrivano di sangue umano, uccidevano, squarciavano e Damon quella sera mi aveva dimostrato la sua vera natura.

Tutto questo si era unito alla terribile delusione di vedere quella ragazza e lui non aveva pensato due volte a dirmi che ci era andato a letto.

E oggi allora? Non aveva contato niente per lui?

Perché con me si comportava così? Perché un secondo prima era dolce e dopo mi pugnalava alle spalle?

Correvo, correvo, ma in realtà stavo solo scappando.

-Angel!-

Mi ritrovai davanti un muro di ferro, mi ritrovai davanti lui, che mi guardava con l'aria più sconvolta che avessi mai visto.

Caddi a terra, come sbalzata via da un'invisibile aura.

Indietreggiai, non volevo si avvicinasse a me.

-Hai paura di me?- mi chiese, tra la sorpresa e la delusione.

Sì, avevo paura di lui.

Fece un altro passo verso di me e io istitntivamente ne feci uno indietro: non volevo essere toccata da lui, ma non era solo la paura, non volevo essere toccata da lui, che poco prima aveva toccato un'altra.

-Angel, per favore.-

Per favore? Quando mai aveva chiesto le cose per favore?

-Non ti avvicinare!- urlai, mentre mi rimettevo in piedi.

Lui... lui era andato a letto con un'altra, mentre qualche ora prima aveva quasi baciato me, dopo che mi aveva detto di tenere a me.

-Perché hai paura di me?-

-Non ho paura!- bugiarda. Pessima bugiarda.

-Ah, no?- fece un altro passo, ma questa volta io non indietreggiai.

-No. Spero solo ti sia piaciuto.- sibilai con disprezzo.

-Allora è questo il punto.-

-No, il punto è che mi fai schifo!-

Con la sua velocità fu in poco tempo da me e adesso mi stringeva il braccio tanto forte da farmi male.

-Stasera non sono così comprensivo da permetterti di parlare così. Non puoi avanzare nessuna pretesa e sai perché? Perché non sei nessuno.-

-Davvero?- dissi, cercando di mascherare tutto il dolore che mi stava causando.-Eppure non dicevi così oggi.-

-Oggi era oggi e non è colpa mia se sei così stupida da credere a tutto ciò che ti si dice.-

Ma cosa gli era successo? Non poteva pensare davvero ciò che diceva.

-Hai ragione, sono un'idiota.- sussurrai. -Lasciami!- urlai, dopo aver riacquistato un po' di dignità.

Damon sembrò ritornare un attimo in , perché mi guardò con uno sguardo strano, quasi dispiaciuto.

-Angel, io... io non...-

-Ti ho detto di lasciarmi!- urlai di nuovo, strattonando il braccio.

La stretta di Damon, però, si fece sempre più forte.

Non voleva lasciarmi, ma mi stava facendo sempre più male.

-Damon! Mi stai facendo male!- strillai, impaurita per davvero dopo aver visto i suoi occhi.

-Tu non capisci! Elena... Katherine...- mormorò confuso, quasi non sembrava lui.

Ed ecco che il vero motivo saliva a galla. Ancora una volta c'entravano loro due e ancora una volta dovevo essere il capro espiatorio di Damon.

Ancora più rabbia mi salì dentro, ma fu inutile quando cercai di strattonare il braccio: ne ricavai solo un lancinante dolore ancora più acuto.

-DAMON!- urlai, sperando che capisse che doveva lasciarmi andare.

Dopo qualche secondo sentii una forza incredibile allontanare Damon dal mio braccio e scaraventarlo dall'altro lato della strada.

Ma cos'era stato? Di certo non potevo essere stata io!

Mentre Damon era ancora a terra (-stranamente-) per il dolore, sentii afferrarmi di nuovo per il braccio.

Quando mi voltai, incontrai due occhi azzurri rassicuranti e attenti e il volto serio di un ragazzo che non conoscevo affatto.

-Vieni con me.- disse semplicemente, ma io ero ancora riluttante.

Per quanto mi aveva fatto paura e male, non volevo lasciare Damon lì, non prima di essermi assicurata che stesse bene.

-In queste condizioni sarà solo capace di ucciderti! E' solo uno sporco succhiasangue!- fede lo sconosciuto, tirandomi leggermente.

-Angel...- ansimò Damon: una forza lo teneva schiacciato a terra.

Mi voltai verso di lui, ma il ragazzo mi tirò ancora. -Vieni con me, ti prego. Dopo se vorrai e se lui si sarà calmato ti porterò dove vorrai.-

Guardai di nuovo Damon, poi lo sconosciuto.

Non sapevo cosa fare: andare con un perfetto estraneo o restare in balia di un Damon sconvolto e aggressivo?

Annuii, mentre il ragazzo cominciò a correre tenendomi per mano.



Avevo deciso di fidarmi, per paura o per altro non lo sapevo.

Sapevo solo che in quel momento stavo entrando in una villetta ai margini della città, dopo aver fatto addirittura un giretto in macchina con quel tizio che non conoscevo.

Stavo cominciando sul serio a pensare che quella di seguirlo non era stata una buona idea, che forse sarei dovuta restare con Damon.

In fondo lui mi aveva sempre protetto da tutto, no? A parte da se stesso...

Appena entrai, lui mi portò in una stanza, dove c'era un lungo divano e un camino già acceso. Ma acceso da chi?

Mi misi in un angolino, realizzando che mi trovavo da sola in una casa enorme con un ragazzo che non conoscevo.

Lo guardai meglio.

Era molto alto, i capelli erano di un biondo che non avevo mai visto, sembravano quasi fili d'oro, gli occhi erano azzurri e dalla maglia che indossava si capiva anche che aveva un fisico palestrato, ma non esagerato.

La prima cosa che pensai era che i ragazzi con gli occhi azzurri avevano deciso di perseguitarmi e la seconda cosa era che per il fisico che aveva, quel ragazzo poteva fare di me ciò che voleva.

Un attimo! Che avete capito! Non in senso erotico, ma letteralmente. Avrebbe potuto schiacciarmi in due secondi.

-Non c'è bisogno che tu stia lì, non voglio farti del male.- mi disse, con una voce tanto calma quanto penetrante.

C'era qualcosa che mi attirava verso di lui, una strana sensazione, un presentimento, forse. Un presentimento che mi spingeva a fidarmi di lui.

Così mi staccai dal muro e lo raggiunsi al divano, dove nel frattempo si era seduto.

-Sei gelata.- fece, cominciando a muovere velocemente su e giù le sue mani sulle mie braccia. -Vuoi qualcosa di caldo?-

-Vorrei di più sapere chi sei e cosa vuoi da me.- allontanai le sue mani e mi sedetti più distante.

-Certo.- rispose lui calmo. Possibile che nulla turbasse quel ragazzo?! -Io mi chiamo Gabriel.- disse semplicemente.

Gabriel? Aveva qualcosa di familiare...

-Gabriel?-

-Gabriel, sì, come l'arcangelo Gabriele.- disse quello come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se era una cosa che io non dovevo nemmeno chiedere.

Lui...COSA?!

Vampiri, lupi mannari e adesso anche angeli?!

No, non poteva essere vero. Gli angeli non potevano esistere!

-Sì, io sono un angelo, proprio come te.-

-COSA DIAVOLO STAI DICENDO?!- urlai, alzandomi dal divano.

Ma cosa stava dicendo quel tipo?! Ma si era bevuto il cervello?!

-Senti, io voglio andare via. Tu... tu... voglio andare a casa mia!- strillai come un'isterica.

-Tesoro, ti prego, calmati.- fece una voce alle mie spalle e quando mi voltai vidi l'ultima persona che mi aspettavo di trovare lì: mia madre.

-Mamma?-

-Tesoro tu stai tranquilla. Se ti calmi e ti siedi ti spiegherò tutto.- fece, sedendosi di fianco a Gabriel.

Mi sentivo tremare, quella situazione era assurda, quei due erano assurdi.

Ma decisi di sedermi e salire su quella giostra.

-Ok...- sussurrai.

-Bene. Ti racconterò tutto dall'inizio.-

Ma dov'era finita mia madre? Quella imbranata e combina guai? Questa donna davanti a me non poteva essere lei, con quei modi pacati e l'aria quasi aristocratica.

-Conobbi tuo padre quando avevo 18 anni, questo lo sai, ma non era un affascinante chitarrista. Me lo presentarono i tuoi nonni, gli stessi che mi hanno diseredata, dicendomi che quello sarebbe stato il mio futuro marito. Io non volevo accettare tutto quello, non volevo sposare, a 18 anni, un uomo che non conoscevo affatto e per di più ero innamorata di un altro. Ma io non potevo ribellarmi ai miei genitori e ben presto venni a sapere che il mio matrimonio era obbligatorio: i tuoi nonni facevano parte di un circolo, i guerrieri della luce, che avevano il compito di difendere il mondo da ogni tipo di potenza sovrannaturale. Tuo padre mi si insinuò in casa, ti assomigliava tanto, sai? A dispetto della sua natura e del suo compito lui era molto... ribelle. Pian piano ci conoscemmo e lui mi disse che con me non poteva più fingere. Dovevamo sposarci perché io dovevo dare alla luce la discendente della luce, la discendente nata dall'unione di un angelo con una fata.-

Restai ferma, con gli occhi spalancati e la bocca aperta.

Non poteva essere vero tutto quello, quella storia era assurda!

Non potevo assolutamente credere che mia madre fosse una fata e mio padre un angelo. Ma che cavolo di storia era quella?!

-Senti, mamma...-

-Aspetta. Le domande le farai dopo, quando avrai ascoltato tutta la storia.-

-O...ok...- mi sentivo a disagio e in testa avevo una confusione terribile.

-Dovevi nascere tu, mezza fata e mezza angelo, perché in te si doveva reincarnare Ihael, che venne terribilmente uccisa.-

-Cosa? E chi è? Perché è stata uccisa? E da chi?-

-Ihael era la prima guerriera angelo, che osò innamorarsi della razza del male per eccellenza: un vampiro.-

-E perché allora doveva rinascere in me?-

-Lei era una delle due contendenti per il trono reale. L'altra era la figlia di un fratello del vecchio re, ma era assolutamente perfida, come il padre. Così si crearono due fazioni, chi parteggiava per Ihael e chi per Taleia. Scoppiò una terribile guerra, in cui tutti gli angeli morirono. Morì anche Ihael, uccisa dallo stesso vampiro che aveva amato e per cui stava lottando. Per vendetta Izalee, la madre di Ihael, uccise il vampiro, ma le streghe, da sempre alleate con i vampiri, maledirono tutta la stirpe di Izalee, Ihael compresa.-

-E cosa diceva questa maledizione?-

-Che tutte le discendenti di Ihael erano destinate ad innamorarsi di un figlio del diavolo, per poi morire nello stesso identico modo.-

Mi si formò un groppo in gola. Allora eravamo già a metà maledizione...

-Ma...-

-Per questo cercavo in tutti i modi di tenerti lontana dai Salvatore, se la maledizione si avverasse, tu moriresti di certo.-

-Quindi lei si doveva per forza reincarnare in me... ma se non fosse nata nessuna figlia femmina, la maledizione si sarebbe interrotta.-

-No, tesoro mio, le streghe non erano affatto stupide. Maledirono anche i vampiri: solo il sangue dei discendenti dell'angelo avrebbe ucciso i discendenti del diavolo, purificando tutta la terra.-

-Non riesco a capire...- mormorai confusa.

-Gli angeli devono rinascere, per spazzare via tutti i figli del diavolo, tutti i vampiri. Se ciò non avvenisse, la Terra sarebbe gettata nel caos più totale.-

-Ma è un controsenso! Ma se la maledizione sugli angeli era che si dovessero innamorare dei vampiri, allora...-

-E non è una maledizione questa? Uccidere chi si ama.-

-è assurdo! Tutto questo è assurdo!-

-Ma è la verità.- si intromise anche Gabriel. -Il tuo destino e quello di tutte le discendenti di Ihael era ricostruire la schiera degli angeli e uccidere tutti i vampiri.-

-Per questo dalla notte dei tempi i vampiri hanno dato la caccia alle figlie dell'angelo, perché le temevano.-

-E ci sono sempre riusciti?-

-Sì, perché il momento in cui un angelo è debole è durante il periodo di transizione, ossia quando Ihael si manifesta. Ma molte delle discendenti non sapevano nemmeno chi fossero, così era ancora più semplice: uccidevano il loro corpo umano.-

-Ed è per questo che io sono qui.- disse Gabriel, guardandomi con i suoi occhi blu.

-Ho una tale confusione in testa!- feci, portandomi le mani alla testa.

-Gabriel è l'unico angelo rimasto, dopo di te. Voi avete il compito di sterminare tutti i vampiri e di rifondare la stirpe della luce.-

-E questo cosa significa?-

-Significa che tu ed io siamo promessi.-

-Promessi?-

-Sì, io e te siamo destinati a sposarci.-

-COSA?!- urlai, alzandomi dal divano. -Ma non se ne parla!-

-Tu non capisci! Ho passato la vita a fuggire, per tenerti al sicuro dai vampiri, perché tu possa ridare vita agli angeli!-

-Non se ne parla! Questa è la mia vita!-

-Questa è anche la vita di Ihael. I vampiri ci hanno ucciso tutti, è nel tuo destino uccidere loro.- fece Gabriel.

-No, è la mia vita, non quella di Ihael.-

-La maledizione incombe anche su di te, non puoi sottrarti.-

-Non ci sono solo vampiri cattivi. Stefan, per esempio.-

-Tutti i vampiri devono morire!- tuonò Gabriel, alzandosi anche lui.

-No, io non ucciderò i miei amici.-

-Accetti di morire allora, ma io non te lo permetterò. La maledizione si spezzerà quando la luce attraverserà l'oscurità su ali nere.-

-La luce attraverserà l'oscurità su ali nere?-

-è quello che recita la pergamena.-

-E se io non lo facessi?-

-Ci condanneresti tutte, perché tu sei l'ultima figlia di Ihael.-

-Io...io...no...non è possibile...-

Proprio mentre mia madre stava per riparlare, sentimmo un enorme boato.

Andammo nel luogo dove proveniva il rumore: la porta d'entrata era letteralmente fatta a pezzi e due occhi azzurri ci fissavano pieni di rabbia.

-Damon...- sussurrai.

-Vampiro, non puoi entrare in questa casa.- fece Gabriel, per nulla intimorito da Damon.

-Tu stai zitto. Non mi sembra di aver detto che potevi parlare. Angel, vieni con me.-

-Mia figlia non verrà proprio da nessuna parte.- disse mia madre, mettendosi davanti a me.

-Lei resterà qui con noi, perché è qui che deve restare.-

-Tu chi sei?- fece Damon, rivolto a Gabriel.

-Sono il futuro sposo di Angel.-

Ma cosa diceva quel tipo?! Io non lo avrei sposato mai!

-Ma davvero? Lei non mi sembra dello stesso avviso.-

-Invece è il suo destino.-

-Se lo sceglie lei il destino. Vieni con me, Angel.- fece di nuovo Damon.

Puntai i miei occhi nei suoi. Non erano come poche ore prima, era come se fosse ritornato il Damon di quella mattina.

I suoi occhi mi stavano dicendo di scegliere, di andare via con lui. Io svrei sempre scelto lui.

-Mi dispiace mamma...- sussurrai. -Non sono pronta per tutto questo.-

-Angel!- mi chiamò, mentre io ero corsa da Damon.

Almeno, se lo amavo così tanto, potevo sempre giustificarmi.

La maledizione incombeva su di me.



Damon mi portò a casa di Elena, dove trovai tutti.

Raccontai loro tutto quello che mi avano raccontato e stranamente non sembrarono così sbalorditi, forse lo erano tutti, tutti tranne Damon.

Cercai di giustificarlo dicendomi che probabilmente lui aveva già sentito tutto e non ci pensai più di tanto.

Damon decise di farmi dormire alla pensione Salvatore e io non ero decisamente dell'umore adatto per tornare a casa.

Mia madre mi aveva mentito, per 17 anni mi aveva mentito. Non mi aveva detto cos'ero in realtà, cosa avrei dovuto fare.

Ma io non potevo farlo.

Non potevo uccidere i vampiri.

Non potevo uccidere Damon.


E non è una maledizione questa? Uccidere chi si ama.





Eh si...ho aggiornato!

Volevo solo aggiungere che siete delle lettrici uniche e grazie mille per non aver mandato a quel paese la mia storia!

Spero che questo capitolo vi chiarisca le idee e non il contrario XD

è per questo motivo che elija l'ha chiamata incarnazione!

Finisco con il dirvi ancora grazie! Senza di voi, io non sarei qui a scrivere! *___* baciiiii <3










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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Scelgo te ***


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Capitolo 14: Scelgo te

 

 

Erano le tre del mattino e io stavo girovagando nell'enorme biblioteca dei Salvatore, sia perché non riuscivo a dormire, sia perché speravo che tra tutti quei volumi avrei potuto trovare  qualcuno che poteva essermi di aiuto.

Passavo l'indice su alcune copertine, mentre la luce gettava  tenue  ombre sui mobili antichi. Non potei non pensare che mi sarebbe piaciuto vivere in quella casa, magari con Damon e avere tanti piccoli mezzi vampiri con gli occhi blu come i suoi.

Sorrisi, un sorriso tra l'amaro e l'ironico: i vampiri non potevano avere figli. Ed ecco che tutto il mio sogno svaniva, come una bolla di sapone.

Sospirai, ripensando a tutto quello che avevo scoperto qualche ora prima.

Adesso avevo una mamma-fata, un fidanzato-angelo e un amore-maledetto. Non mi mancava proprio nulla: tutto il puzzle era al completo.

Che fosse per quel motivo che fin da subito mi ero sentita legata a lui? E Damon provava quello che provavo io?

Poteva sembrare perverso, ma a me bastava essere legata a lui in qualsiasi modo, anche da una maledizione.

Pensai a Ihael e al suo terribile destino: uccisa dal suo stesso amore.

Ma come era possibile fare una cosa del genere? Come avrei anche solo potuto pensare di uccidere Damon?

-Pensi di continuare ancora per molto?- fece una voce divertita alle mie spalle, facendomi quasi venire un infarto.

Mi voltai e mi scontrai con lo sguardo penetrante di Damon.

-Come mai sei sveglio?- chiesi atona.

-Perché una ragazza si ostina a tenermi sveglio con il suo girare come un fantasma per casa. Hai un passo alquanto pesante, lo sai?-

-Mi dispiace.- riucii solo a sussurrare; quasi mi sentivo in colpa per qualcosa che avevo fatto.

Abbassai lo sguardo: non riuscivo a guardarlo, non dopo quello che sapevo.

-E tu perché sei sveglia?-

-In realtà non ho dormito per niente...-

-Pensi alla maledizione?- mi chiese, andando a sedersi sul divano.

-Non solo: a tutto. A mia madre, a quello che sono, a quello che devo fare, a... Gabriel.- quasi lo sussurrai il suo nome, ma non sapevo il perché.

Damon fece una smorfia, la sua tipica smorfia e con lo sguardo mi invitò a sedermi vicino a lui.

-Dovresti  pensare  una cosa alla volta, sai.-

-Ma come fai ad essere così tranquillo?! Io vi dovrei uccidere! Io dovrei morire! Io dovrei sposarmi con Gabriel!- feci stizzita.

Perché a lui importava di più della maledizione di Elena piuttosto che della mia?!

-Puoi stare tranquilla: tu non farai nessuna di tutte e tre le cose. Soprattutto per quanto riguarda l'ultima.- mi rispose serio, fissandomi intensamente.

-Mi sa che non ho tutta questa scelta.-

-Si può sempre scegliere e per quanto riguarda Gabriel non ti preoccupare, scelgo io per te: non lo sposerai mai.-

-Dovrei, però.-

-Non tutto quello che si deve si fa.-

-Ma perché ti importa?-

-Perché avere tanti piccoli angeli che girano per la città con lo scopo di ucciderci non è allettante come idea.-

-Ah, allora è per questo...- sussurrai, abbassando lo sguardo.

-E poi perché credo di avere i diritti di esclusiva su quello che mangio.-

Rialzai subito lo sguardo, guardandolo con le sopracciglia inarcate. Ma faceva sul serio?

-Damon, non mi sembra il caso di scherzare.-

-E perché no? Perché nel tuo destino c'è scritto che dovrai uccidermi?-

-NO!- scattai subito. Quell'idea non era proprio da prendere in considerazione.

-Non sei stata tu a dire che non si può scegliere?-

-E non hai detto tu che si può sempre scegliere?-

-Giusta osservazione.- disse, con il suo mezzo sorriso.

-E  poi io ho già fatto la mia scelta.- sussurrai, più a me che a lui, ma non avevo considerato il suo super udito.

-E la tua scelta implica  che devo scegliere un vestito per il matrimonio o un'arma per restare in vita? O entrambe le cose?-

-No. Io scelgo te, Damon. Io sceglierei sempre te.- dissi ferma. Ma da dove veniva tutto quel coraggio?!

Damon mi guardò interdetto; la mia frase lo aveva colpito più di quanto immaginassi.

Perché? Non era scontato che io avrei scelto sempre lui?

All'improvviso Damon mi tirò per un braccio e mi fece aderire al suo petto.

Non capivo perché una semplice frase lo avesse colpito così tanto, anzi, io mi aspettavo che quello fosse la cosa più chiara dell'universo.

Mi ritrovai ancora una volta schiacciata sul suo petto, ancora una volta a desiderare che quel contatto non finisse mai, ancora una volta a odiare me stessa, perché sapevo che tutto quello non aveva futuro, perché sapevo che quello era un amore unidirezionale e senza ritorno.

Se ne fossi stata capace, in quel momento avrei voluto piangere.

Solo lui mi faceva sentire così, debole e indifesa. Ma, in fin dei conti, non era nella mia natua mortale essere così? Quindi non potevo rimproverami niente. E se mai qualcuno mi avesse accusato di amarlo troppo, io potevo rispondergli che non potevo farne a me, che ogni mia cellula lo amava e che era nel mio destino farlo.

Mai una maledizione ebbe un suono così dolce.

-Damon...- sussurrai.

-Beh, almeno adesso sappiamo perché siamo così legati.-

-Cosa?-

-Io sono destinato a tradirti e tu ad uccidermi, no? è proprio una bella storia d'amore.-

Mi staccai da lui, completamente rossa. -Sto... storia d'amore?-

-Stavo pensando.- disse lui, senza rispondermi. -Come spiegherai al tuo fidanzato lupo che in realtà hai un fidanzato angelo, ma che in realtà vorresti un fidanzato vampiro? Bel casino principessa.-

-Ma cosa vai dicendo!- scattai subito. -Per quanto riguarda Tyler l'ho lasciato qualche giorno fa; per Gabriel non ho nessuna intenzione di appoggiare la sua follia e quella di mia madre e nel modo più assoluo non voglio un fidanzato vampiro!-

-E non ti importa di morire? Perché è questo che succederà se non farai quello che devi.-

-Saranno anche problemi miei, no?-

-Certo, ma credo che abbiamo già abbastanza problemi, non voglio anche i tuoi.- fece lui gelido.

Ma cosa gli prendeva?

-Avevo dimenticato che a te importa solo salvare Elena.-

-Infatti.-

Il mio cuore, se possibile, si fermò. Ma cosa mi aspettavo? Che negasse?

Io avrei sempre scelto lui, ma lui avrebbe sempre scelto Elena.

-Io farò di tutto pur di salvarla. E nessuno potrà mettersi in mezzo, angioletto.-

Mi si formò un groppo in gola.

No, Damon, non mi metterò in una storia già scritta. In fondo, a ognuno la sua maledizione.

-Fai pure.  Io mi aiuterò da sola, come ho sempre fatto. Non sono abituata ad appoggiarmi agli altri.- mi alzai, era diventato troppo pesante reggere le sue parole.

Stavo per dirigermi alla mia stanza, quando mi fermai sul primo scalino.

-E per quanto riguarda la tua domanda di prima, quella sulla mia morte.- dissi, ancora di spalle. -Allora significa che morirò. Io non ti ucciderò Damon: néte, né  Stefan.-

Me ne andai, senza aspettare nemmeno una sua risposta.

 

 

 

-Dove staresti andando?!- fece Stefan, il giorno dopo.

-A scuola.-

-Dovresti restare al sicuro, visto che presumibilmente tutti i vampiri umanamente pensabili ti stanno cercando,  per ucciderti.-

-Quando ne incontrerò uno, ci penserò.- dissi, uscendo di casa.

Non avevo aspettato Damon, anche se speravo che mi avrebbe offerto un passaggio.

Cominciai a camminare, immersa nei miei pensieri, quando un ragazzo  mi sbarrò la strada.

-Cosa ci fai qui?-

-Sono venuto a prenderti.-

-Gabriel ti consiglio di stare lontano dal mio raggio visivo. Io non farò quello che voi vi aspettate da me.- dissi, per poi superarlo.

-Ma tu non capisci! Non c'è scelta, tu devi! Morirai e con te anche tutte le speranze di dare vita di nuovo agli angeli.-

-Allora la stirpe finirà con me.-

-Non è così semplice.- mi rispose lui. -Il mondo sarà  distrutto, i vampiri stanno prendendo troppo il sopravvento.-

-No, no e poi no!-

-Ma cosa ti lega a lui?!- fece stizzito Gabriel.

-IO LO AMO!- urlai, al colmo della disperazione.

Possibile che quel dannato angelo non lo capiva?!

-Imparerai ad amarmi.- fu la sua insensata  risposta.

-Non  si può imparare ad amare qualcuno.-

-Tu potresti. Ti prego, dammi una possibilità.-

-Io...io non posso.-

-Andiamo a conoscerci meglio. C'è la mia macchina qui.- fece imperterrito lui.

-Io non potrò mai amarti, Gabriel.-

-Mai dire mai nella vita. Andiamo?- mi disse, porgendomi il braccio.

Sospirai, in fondo non mi avrebbe fatto male passare una giornata con lui, forse avrei potuto capire tante cose.

 

 

-Allora, dove vorresti andare, principessa?- mi chiese lui cortese, mettendo in moto.

-Principessa?- feci un pò stizzita.

Damon mi chiamava in quel modo e sentirmi chiamare così da un altro, uno sconosciuto, mi diede più fastidio del solito, anche se Damon mi aveva dato quel soprannome solo per prendermi in giro.

-Sì, principessa. Sei un po' la mia principessa, no?- rispose lui, come se fosse una cosa naturale.

-Sai,- riprese a parlare. -ti immaginavo diversa.-

-E come mi immaginavi?-

-Non so spiegartelo... diversa. Di certo non mi aspettavo che fossi così tremendamente bella. In tutti i miei anni di vita e, credimi, ne sono tanti, non ho mai visto una ragazza più bella.-

Arrossii per quella confessione, che per lui sembrava così normale, mentre per me era completamente l'opposto.

-Ehm... grazie... ma quanti anni hai?- dissi, non sapendo cosa rispondere.

-Tanti.-

-Tanti quanti?- chiesi perplessa.

-Tra un mese sono 560.-

-COSA?! Hai 560 anni?!- esclamai sconvolta.

-Già. Li porto abbastanza bene.- scherzò lui, tenendo gli occhi sulla strada.

-E perché non hai deciso di sposarti con le discendenti che venivano prima di me?-

-Per due ragioni: perché ogni angelo è destinato già dalla nascita e perché lui arrivava sempre prima.-

-Lui chi?-

-Il nostro nemico giurato. Quello che ci ha quasi uccisi tutti.-

-Ha un nome o andremo avanti così ancora per molto?-

-No, ha un nome. Il suo nome è  Klaus.-

Deglutii a quella scoperta.

Ed ecco che il mio destino si riallacciava di nuovo a quello dei Salvatore e di Elena. Klaus era il vampiro a capo dello sterminio degli angeli ed  io rabbrividii dalla paura.

-Ma tu non ti preoccupare.- continuò Gabriel. -Ti proteggerò ad ogni costo.-

Lo guardai. Non sapevo se potevo fidarmi o meno di quell'angelo, di quel ragazzo che all'apparenza sembrava così normale.

-Ti va un gelato?- chiesi. Ne avevo già abbastanza di tutti quei discorsi e avevo sul serio voglia di passare una giornata diversa.

-Alle nove del mattino?-

-Già.-

-Ok, ci sto!- mi sorrise e poi ci dirigemmo verso la gelateria più vicina.

 

 

 

-Non vuoi proprio prendere in considerazione l'idea di svolgere il tuo compito, vero?-

-Così mi fai sentire in colpa.- dissi, mentre leccavo il mio gelato al cioccolato.

-Se servisse...-

-No, non servirebbe a niente. Io non posso fare quello che volete tu e mia madre. Preferirei morire cento volte io.-

-Ami così tanto quel dannato vampiro?- chiese lui, in un moto di stizza.

-Non si tratta solo di questo. Stefan è mio amico, Caroline è... beh, Caroline è semplicemente Caroline. Non potrei vivere con questo peso sulla coscienza.-

-E non puoi uccidere chi ami.-

-Già. Anche se la mia maledizione dice proprio questo, no?-

-E cosa ti rende così sicura che lui non cercherà di ucciderti?-

-Non lo so, ma so che se lui morisse, io morirei con lui, per quanto mi costi ammetterlo.-

Gabriel sospirò, guardando il suo gelato al cocco.

-Sai, vero, che io non te lo permetterò? Ciò che è mio, è mio e non lo divido con nessuno. Sei innamorata di lui? Bene, lo dimeticherai e ti innamorerai di me.-

Lo guardai sconcertata. Quel ragazzo aveva qualcosa che non andava. Come poteva essere così sicuro su una cosa così insicura come l'amore?

Decisi di non rispondergli e in effetti non sapevo nemmeno cosa dirgli.

-Vogliamo andare da qualche parte?-

-Dove vuoi!- gli sorrisi.

 Di una cosa dovevo dargli atto: non era poi così male come avevo pensato all'inizio.

 

 

Verso le otto cominciammo a tornare a casa e dissi a Gabriel che io sarei restata dai Salvatore ancora per un pò.

Stavamo camminando verso casa, ridendo e scherzando, come due ragazzi qualsiasi, quando fummo costretti a fermarci.

Proprio di fronte a noi, appoggiato alla sua macchina, stava Damon, con le braccia incrociate e lo sguardo più omicida che gli avessi mai visto.

-Sali immediatamente in macchina.- mi sibilò, non guardando me, ma Gabriel, come se volesse farlo a pezzi.

Dal canto suo, Gabriel  lo  guardava  per nulla intimidito.

-Credo che dovresti essere un pò più gentile con la mia fidanzata.-

-Credo che dovresti smetterla di chiamarla così.-

-Io invece credo che dovreste piantarla.-

-Angel, sali in macchina.- mi disse di nuovo, questa volta guardandomi.

-Non prendo ordini da nessuno.-

-E comunque la stavo accompagnando io.- intervenne di nuovo Gabriel.

Damon si staccò dalla macchina e lo guardò in modo così aggressivo che sul serio temetti per lui.

-Gabriel, lascia stare.-

-No che non lascio stare. Non ha nessun diritto di parlarti così e soprattutto non ha nessun diritto su di te.-

-Ti consiglio vivamente di andartene, angioletto, se non vuoi finire male.-

-Ti ho già steso una volta, succhiasangue.- rispose Gabriel, con aria battagliera.

Damon scattò verso di lui, stava quasi per colpirlo, quando io mi misi tra i due.

Chiusi gli occhi, per paura di ricevere qualche colpo.

Qundo li riaprii, trovai Damon con la mano a mezz'aria, che mi guardava contrariato e arrabbiato.

Abbassò il braccio.

-Fai come ti pare.- mi disse, voltandomi le spalle e incamminandosi verso la sua macchina.

-Damon, aspetta!-

Stavo per andare verso di lui, quando sentii un'incredibile forza scagliarsi contro di me.

Mi ritrovai a terra con due canini puntati alla gola.

 

 

Oooooooh *____* ma lo sapete che io vi adoro?

Quando ho letto che c’erano 15 recensioni, tutte stupende tra l’altro, mi è quasi venuto un colpo e ho cominciato a saltellare per tutta casa XD

Sul serio, non so come dirvi grazie e come tutti i vostri commenti siano importanti per me! *____*

Grazie, veramente! Di cuore!

Mi scuso per il leggero ritardo, ma lo studio non mi da tregua!

Vi adoro!

Baciiii!!

PS lasciatemi tanti commentini ini ini *___* che a me piace tanto leggerli *___*

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Da sola ***


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Capitolo 15: Da sola






Urlai spaventata, mentre il vampiro cominciava la sua discesa verso il mio collo. Sentii una forza strapparmelo di dosso e gettarlo dall'altro lato della strada.

Afferrai la mano tesa di Damon che, dopo due secondi, si parò davanti a me, con i < denti ben in vista e la posizione di attacco. Vidi Gabriel al suo fianco, mentre delle scintille blu uscivano dalle sue mani.

Ma chi era quel vampiro? Cosa voleva da me?!

Mi diedi subito della stupida da sola, lo sapevo bene cosa voleva da me: voleva uccidermi, prendere il mio sangue, perché era quello che tutti i vampiri degli Stati Uniti avrebbero cercato di fare.

Fissai la schiena di Damon, mentre quest'ultimo ringhiava contro il vampiro, fermo dall'altro lato della strada. Dopo qualche secondo il vampiro scappò, dirigendosi verso il bosco.

-Portala al sicuro.- sibilò Damon, mentre lui si lanciava alla ricerca del dannato vampiro.

-Vieni con me!- fece Gabriel, prendendomi per il braccio e cominciando a correre verso casa Salvatore.

Il mio cervello era ancora paralizzato, stretto in una morsa di paura e confusione.

Quindi avevano già saputo della mia esistenza? Come mi sarei dovuta comportare?

Senza spiegarmi il motivo, appena entrata nel salotto della casa, mi sentii stranamente a mio agio, al sicuro, come se niente e nessuno potesse entrare in quella casa.

-Stai bene?- mi chiese Gabriel preoccupato, facendomi sedere sull'enorme divano. -Ti porto un bicchiere d'acqua?-

-Bourbon.- riuscii solo a sibilare.

-Cosa?-

-Se proprio vuoi portarmi qualcosa, portami un bourbon.- dissi più decisa, guardando il fuoco scoppiettante del camino.

-Potrei sapere perché voi due vi trovate nel mio salotto?- disse confuso Stefan, dalla cima delle scale.

-Un vampiro ha attaccato Angel.- lo informò Gabriel e in breve Stefan fu accanto a me.

-Stai bene? Ti ha morsa?-

-No...per fortuna ero con Damon e...Gabriel.- dissi, mentre Gabriel mi porgeva un bicchiere di acqua, ignorando completamente la mia richiesta di bourbon.

-E Damon dov'è adesso?-

-Sono qui, fratellino.- rispose lui stesso, entrando in quel momento. -Nessuna traccia del vampiro.- disse, non rivolto a qualcuno di preciso.

-Credo che dovremmo avvertire Samantha.- disse Gabriel.

-Credo che mamma-fata debba restarne fuori.- fece Damon, versandosi del bourbon.

-Anch'io credo che dovremmo chiamarla, Gabriel ha ragione.-

-Wow, avete instaurato tutto questo feeling in un pomeriggio? Complimenti angioletto.- disse sarcastico Damon, andando a sedersi sul bracciolo della poltrona.

-Non mi sembra il momento, Damon.- lo ammonì Stefan, guardandolo serio. -Il problema è che adesso già sanno di Angel, della maledizione e tutto il resto.-

-Però magari non mi ha attaccato per quello. Forse voleva semplicemente nutrirsi.-

-E se voleva semplicemente nutrirsi ti attaccava alle nove di sera, con un vampiro e un angelo presente? No...era una pedina. Ma di chi?-

Mi si gelò il sangue nelle vene, mentre il più brutto dei miei presentimenti diventava concreto nella mia testa.

Spostai di scatto lo sguardo su Gabriel, che mi guardava intensamente.

-Questa cosa comincia a scocciarmi.- fece Damon, posando il suo bicchiere.

-Io so chi potrebbe essere.-

-Illuminaci.-

-Klaus.- disse semplicemente Gabriel, mentre io abbassai lo sguardo.

Improvvisamente la punta dei miei piedi divenne la cosa più interessante del mondo.

Stefan si irrigidì, mentre Damon guardava Gabriel con aria interrogativa.

-Klaus è il fratello del vampiro che Ihael amava.-

Quella confessione sconvolse anche me, così che cominciai ad avere più paura di prima.

-Sono mille anni che Klaus è alla ricerca delle discendenti di Ihael, riservando loro un trattamento orribile.-

-Cioè?- chiese Damon.

-Le cattura, esegue alcuni strazianti esperimenti, le violenta e poi le uccide.-

Nella stanza calò un pesante silenzio, mentre quel piccolissimo pezzo della storia che a me mancava, vi faceva rabbrividire dalla paura.

Mi alzai di scatto, andando in cucina, con l'intento di versarmi un altro bicchiere d'acqua, ma l'unico risultato fu quello di bloccarmi guardando l'acqua che usciva dal rbinetto.

-Ange.- fece una voce dietro di me, ma io non mi voltai.

-Angel.- ripetè, questa volta avvicinandosi e girandomi per un braccio.

Guardavo Damon, ma in realtà non lo guardavo sul serio. Abbassai di nuovo lo sguardo, ma Damon mi costrinse a guardarlo.

-A te non succederà niente di tutto questo, te lo prometto.-

-E se ci riuscisse? Se mi portasse via?-

-Io verrò a prenderti, Angel.- disse serio Damon. -Io saprò sempre dove sarai e verrò a prenderti. Sempre.-

Mi tirò per un braccio e io mi ritrovai schiacciata sul suo accogliente petto.

-Damon...-

-Angel.-

A parlare non era stato Damon, la voce minacciosa e contrariata non era quella del vampiro che mi stringeva tra le braccia.

-Gabriel...- sussurrai, mentre mi staccavo da Damon.

-Andiamo a casa.-

-Lei non si muove di qui.- fece Damon, con il tono di chi non ammetteva repliche.

-Starà più al sicuro con me.-

-Con te o sotto di te?- sibilò freddo Damon, infilandosi le mani in tasca.

-Damon!- gli diedi uno schiaffo sulla spalla, ma cosa andava a pensare!

Quella sorta di lotta tra i due cominciava a stancarmi.

-Senza offesa, ho 560 e sono molto più forte di voi vampiri. Credo proprio che lei debba venire con me.-

-Strano, eppure siete tutti morti.-

Vidi Gabriel indurire la mascella: non avrebbe retto ancora per molto le provocazioni del vampiro.

-Qui non sareste in grado di proteggerla.- fece Gabriel, cercando di mantenere la calma.

-Vorrei ricordarvi che io sono qui e posso decidere con chi stare.-

-Io non credo che tu ne sia in grado.- rispose Damon.

-Ok, cosa vuoi fare?- fece invece Gabriel.

-voglio tornare a casa mia, da mia madre.-

-Visto? Io l'avevo detto che non ne era capace. E' fuori discussione!-

-Voglio tornare a casa mia! Non posso passare la vita a fuggire.-

-Ma Angel...-

-Scordatelo.- sbottò Damon, incrociando le braccia. -E quale super potere da Winx sarebbe in grado di usare tua madre?-

-Credo che ne stiate facendo una questione più grande di quella che è.-

-Quale questione?- fece acido Damon. -Quella che un vampiro ti ha attaccato e non sappiamo minimamente dov'è oppure che c'è Klaus a capo di questa combriccola di matti esaltati?-

Aprii la bocca più volte, ma non trovai mai la risposta adatta. Sapevo che Damon aveva ragione, ma l'idea di diventare una reclusa,mi entusiasmava ben poco.

Sapevo quali erano i metodi di protezione Salvatore, Elena me ne aveva parlato ampiamente e io non volevo fare la stessa fine.

-Credo che Damon abbia ragione.- concordò stranamente Gabriel.

-Oh bene.-

-Perciò verrai con me e non si discute.- aggiunse, prendendomi per un polso e trascinandomi via.

In meno di due secondi Damon gli si piazzò davanti, con le gambe divaricate e le braccia incrociate.

Stefan era subito scattato dal divano, temendo che il fratello potesse fare qualcosa di stupido.

-Cosa del concetto "è la mia fidanzata" non è chiaro?- chiese bellicoso Gabriel.

-E cosa del concetto "non me ne frega un emerito cazzo, lei resta qui con me" non è chiaro a te?- rispose Damon, con finta aria angelica.

Ero impietrita dallo stupore. Sul serio quei due stavano litigando per me?!

Quella situazione stava decisamente degenerando e io non sarei stata il premio di una stupida competizione tra tutti e due.

-E cosa, invece, del concetto "non mi serve la balia" non è chiaro a voi due?- sbottai, strattonando il braccio dalla presa di Gabriel e uscendo da casa Salvatore.

Se lo volevate sapere, la risposta è tre.

Avevo fatto esattamente tre passi, prima di ritrovarmi di nuovo Damon davanti, con l'aria di chi stava perdendo la pazienza.

-Vuoi davvero restare con un perfetto estraneo?-

-Voglio andare a casa mia, da sola.-

-Questo è fuori discussione!-

-Ma perché no?!-

-Perché voglio tenerti al sicuro! Ma perché non lo capisci?!- sbraitò, afferrandomi per le spalle.

Non riuscivo a capire il perché del suo comportamento, che era diventato così ossessivo solo da pochi giorni.

-Damon mi...mi stai facendo male.- sussurrai.

-Bhe, meglio che ti faccia male io che Klaus, no!-

-Damon ti prego...!- ansimai, cercando di liberarmi.

Damon non rispose, perché una forza lo fece staccare da me a balzare in aria.

-Ecco il motivo per cui non può restare qui, perché dovrebbe essere protetta prima da te, vampiro.-

Detto questo mi afferrò per il braccio e con una mite opposizione da parte mia, mi fece salire in macchina.




-Chiaro il piano?- fece per l'ennesima volta Gabriel, mentre guidava verso la festa al Grill.

-Sì.- dissi esasperata. -farò da esca al vampiro così che quando saremo soli tu, Damon e Stefan lo attaccherete. Non ci vuole un genio per capirlo.-

-Scusami se mi preoccupo con te.-

-Non ce n'è bisogno.- dissi, guardando la strada diritta davanti a me.

-Ah già, dimenticavo: l'importante è che Damon si preoccupi per te, poi hai tutto.-

-Non capisco a cosa vorresti alludere.- risposi io sulla difensiva, voltandomi completamente verso di lui.

-Al fatto che quella che dovrebbe essere la mia fidanzata è innamorata di un vampiro che la ucciderà.-

-Allora.- cominciai, cercando di essere più calma possibile. -Punto numero 1: io non sono la tua fidanzata e punto numero 2: Damon non vuole uccidermi.-

-Punto numero 3: è nella sua natura farlo.-

-Ok.- troncai lì il discorso: mi innervosiva parlare di questo con lui.

-Mi dispiace...- sussurrò Gabriel dopo un po'.

-Non importa.-

-A me importa. Non voglio farti stare male.-

-Sto bene.-

-Cazzo!- sbottò Gabriel, dando un pugno sul volante.

-Ma cos'hai?!-

-Perché ti ostini a erigere un muro tra noi? Io non sono tuo nemico!-

Non gli risposi, ma mi limitai soltanto a guardarlo.

-Non sono tuo nemico.-ripeté.

-Lo so.-

-Ma non sono lui.-

Abbassai lo sguardo.

Nessuno era lui.

-Mi dispiace.-

-E di cosa? Di amare un altro? Comunque siamo arrivati.-

Parcheggiò l'auto e non mi diede nemmeno il tempo di rispondere.

Quella sera avremmo catturato il vampiro e sapevo che sarebbe potuto essere pericoloso, ma non avevo paura, perché con me c'era Damon e si...dovevo dirlo: avevo con me anche Gabriel.

Sapevo che lui non era mio nemico, ma nonostante ciò non riuscivo a farlo entrare nella cerchia di persone di cui potevo fidarmi. Tutti i progetti che aveva su di me erano una follia, come era una follia quello che mia madre si ostinava a ribadirmi da giorni.

Ad ogni modo io non potevo essere un angelo o almeno non quel tipo di angelo che loro volevano che fossi.

L'avrebbero dovuto accettare: io ero l'ennesimo angelo innamorato di un vampiro.

Entrammo nel locale, dove vidi Gabriel fare un segno impercettibile a Damon.

Stefan si trovava all'uscita secondaria del locale, insieme ad Elena.

Mi sentivo come se fossi sotto esame, come quando dovevi fare un'interrogazione e non eri preparata.

E io ero preparata a trovarmi faccia a faccia con un vampiro?

Io e Gabriel ci separammo, come da programma e io mi diressi al bancone del bar, il posto più in vista della sala.

Ordinai una birra con ghiaccio, mentre l'affascinante barrista ammiccava divertito verso di me.

Mi alzai e, cercando di essere il più naturale possibile, mi incamminai per la sala, per poi arrivare nella seconda sala del Grill, quella semi abbandonata e un po' troppo buia.

Sorseggiavo la birra, pregando che tutto andasse secondo i piani, pregando che Gabriel e Damon arrivassero in tempo.

-Oh oh, guarda un po' chi si vede.-

Mi voltai di scatto e proprio a qualche metro da me c'era il vampiro che il giorno prima mi aveva attaccato.

Rabbrividii nel notare che era più alto e robusto di quanto ricordassi.

-Cosa...cosa vuoi da me?-

-Lo sai benissimo. Voglio assaggiare un po' del tuo delizioso sangue e poi portarti diritta a Klaus.-

-E vuoi farmi credere che un mediocre vampiro di serie B come te, sa dove trovare Klaus?-

Senza farmi notare, con il cellulare cercai di mandare il segnale di pericolo a Damon, quello che doveva informarlo che io ero con il vampiro.

Sfortunatamente per me, però, il vampiro non era così sprovveduto come credevo, perché alla velocità della luce si avvicinò a me e mi strappò il cellulare dalle mani, gettandolo parecchi metri lontano da me.

Adesso si che mi sentivo persa, con il cuore a mille e la consapevolezza di non aver mandato il segnale né a Damon né ad altri.

Sì, ero persa.

Il vampiro mi prese per la gola e mi spinse violentemente contro il muro. Stringeva e ringhiava e poi mi scaraventò a terra.

Non sentivo alcun dolore: ero felice di aver almeno ripreso a respirare.

Cercai di mettermi in piedi e andare via di lì, ma il dannatissimo vampiro non sembrava del mio stesso avviso.

Venne di nuovo verso di me, ma io ero pronta a tutto pur di restare in vita.

Presi una piccola lama che Gabriel mi aveva fatto nascondere in "caso di necessità" e la conficcai nella mano del vampiro che cercava di afferrarmi.

Mi alzai di scatto e cominciai a correre, ma dovevo immaginare che una semplice lama non poteva fermarlo per troppo tempo.

Me lo ritrovai davanti, più arrabbiato che mai, mentre i suoi occhi gridavano vendetta.

Mi afferrò per il collo e li scaraventò su un tavolo poco lontano, che si capovolse e mi venne addosso.

Adesso si che sentivo tutti i dolori.

Non sapevo cosa fare e quello che era peggio era che nessuno sarebbe venuto a salvarmi.

Con il briciolo di forza che avevo, staccai una scheggia di tavolo e mi alzai in piedi per fronteggiare il vampiro, mezza dolorante e mezza impaurita.

Sì, adesso mi ritrovavo a dover fronteggiare un vampiro.

Da sola.



Sì, lo so! Avete tutto il diritto di odiarmi e poi uccidermi! Sono in un tremendo ritardo e poi parliamoci chiaro...questo capitolo non è un granché!

Mi dispiace moltissimo di aver aggiornato così tardi, ma vi giuro che non è stata colpa mia: il pc è completamente morto (ma adesso è resuscitato!) e io sono stata con una bruttissima influenza e non avevo nemmeno la forza di guardarmi allo specchio!

Perciò spero tanto che mi perdonerete e leggerete questo capitolo anche se non è il massimo, ma nel mio stato malaticcio è tutto quello che sono riuscita a fare T-T

A proposito!

Vi ho già detto che siete favolose?

No? Beh, velo dico adesso!

15 recensioni! A me?! *__*

Vi ringrazio dal profondo del cuore, perché con le vostre parole mi spingete sul serio ad andare avanti e mi rendete sul serio tanto felice! Non ho mai ricevuto così tante recensioni, una più bella dell'altra poi! Perciò ci tenevo a ringraziarvi dal profondo del mio cuore e dirvi che siete i migliori lettori sulla faccia della terra!!

Grazie *__*

Per quanto riguarda le risposte alle vostre stupende recensioni, vi giuro che al più presto vi risponderò. Non l'ho fatto ancora perché non volevo mandarvi una risposta spicciola, perché voi meritate una risposta come si deve!

Grazie ancora!

Baci!! <3





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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Bello...da dimenticare ***


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Capitolo 16: Bello...da dimenticare





Sì, adesso sì che mi trovavo nei guai: faccia a faccia con un vampiro, armata di un misero pezzettino di legno e le possibilità di vincere pari a 0.

Stavo cominciando a pentirmi di aver voluto "fare la coraggiosa" e adesso una cosa ormai l'avevo capita: dovevo dare sempre ascolto a Stefan, lui era l'unico che non voleva attuare questo piano!

Cercavo una via d'uscita, ma il vampiro mi stava davanti, fortissimo e insormontabile. Decisi che, se proprio dovevo morire, almeno lo avrei fatto combattendo.

-Io...io non ho paura di te!-

-Ah no? Beh, dovresti.-

Il vampiro cominciò ad avanzare con un ghigno stampato in faccia e i canini ben in mostra.

Mi voltai e incominciai a correre, ma ogni sforzo fu inutile: il vampiro era troppo veloce e io solo con le mie deboli forze umane non avrei potuto tenere duro ancora per molto.

Appena mi fu vicino, con tutta la forza che avevo, con tutta la forza del mio istinto di sopravvivenza, conficcai il paletto nella sua spalla, mancando visibilmente il cuore.

Il vampiro urlò per il dolore, ma quello non mi serviva a niente: dovevo ucciderlo, non ferirlo.

Mi afferrò per la gola, mentre io mi dimenavo, non riuscendo a respirare.

Avevo paura e mi sentivo stupida, perché in quel momento l'unica cosa che volevo era rivedere di nuovo e forse per l'ultima volta, gli occhi glaciali di Damon.

Strinse ancora di più la presa sul mio collo, ormai dimenarmi come un'ossessa non aveva più senso: sentivo le forze venirmi sempre meno.

Quando, però, mi aspettavo di morire per soffocamento, il vampiro mi scaraventò all'altro lato della stanza, facendomi battere violentemente la testa al muro.

Mi portai la mano alla testa e dopo poco constatai con orrore che era piena di sangue.

Andavamo di bene in meglio.

Avevo la vista quasi del tutto annebbiata e la botta alla testa faceva così tremendamente male da mozzarmi il respiro. Cercai di alzarmi, dopo i primi minuti di smarrimento, ma con una fitta di dolore notai che anche la gamba destra era andata: avevo probabilmente la caviglia slogata e non riuscivo nemmeno a camminare.

Stavo seriamente pensando che non sarei più uscita viva da quella stanza.

Proprio, però, quando credevo che tutto era andato perso, quando il vampiro stava cominciando inesorabile la sua discesa verso il mio collo, quando chiusi ghi occhi sperando che facesse meno male, sentii un enorme tonfo e una sorta di ringhio gruttrale.

Dopo pochi secondi riaprii gli occhi e mi trovai schicciata contro un giubbino di pelle.

Sospirai, quasi volevo piangere dal sollievo, mentre inalavo l'inconfondibile profumo di Damon.

-Scusa il ritardo.- mi mormorò tra i capelli.

Si staccò da me e io già sentivo la mancanza del suo abbraccio. Solo quando Damon si avvicinò veloce ad un altro ragazzo, vidi che c'era anche Gabriel. Teneva fermo il vampiro, mentre Damon gli inniettava una siringa di verbena.

Lo legarono ad una sedia, mentre io mi accasciai al muro. Stavo perdendo troppo sangue e ormai anche la vista era quasi andata.

Sentivo che Gabriel e Damon interrogavano il vampiro, ma io riuscivo a captare solo tralci di conversazioni. Avevo solo capito che lavorava da solo e che voleva prima "assaggiarmi" e poi portarmi da Klaus per entrare nelle sue grazie. Tutto il resto erano solo suoni sfocati.

-Damon...- riuscii a sussurrare, poi strisciai contro il muro, accasciandomi a terra.

In meno di un secondo Damon era inginocchiato accanto a me e mi alzò le testa con due dita.

-Angel?-

Compose velocemente un numero e ancora prima che mettesse giù, nella stanza era arrivato anche Stefan.

-Ci pensi tu qui? Non mi fido dell'angelo e io devo portare lei via da qui.-

-Se vuoi, vampiro, resta tu qui e io vado via con Angel.-

Damon fece una delle sue solite smorfie, quelle che solo lui riusciva a fare. -Preferisco lasciarti qui con Stefan.-

In risposta Gabriel gli regalò un favoloso dito medio, ma, stranamente, Damon non gli prestò la minima attenzione. Si voltò verso di me e mi prese in braccio, stile damigella in pericolo, ma in quel momento io ero più stile damigella dissanguata.

Stretta tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, come se tutto quello che era successo meno di 15 minuti fa, fosse solo un ricordo lontano.

Mi strinsi a lui, come a un'ancora di salvezza, mentre restare sveglia diventava un'impresa sempre più ardua.

Damon camminava tranquillo e sicuro di sè e il mio peso non gli gravava minimamente.

Era così forte, così indipendente, così bello. Così poco mio.

Affondai la testa nel suo petto, mentre il dolore alla testa diminuiva di poco.

Mi appoggiò delicatamente nella sua macchina e in meno di due secondi lui fu al posto del guidatore.

Mi portò a casa Salvatore e come succedeva spesso, ormai, mi stese sul suo letto.

-Dovremmo chiamare un medico...- riuscii a sussurrare, sempre con gli occhi chiusi.

-Naah. ho un rimedio più veloce.-

Damon si abbassò verso di me e dopo poco sentii qualcosa che chiedeva accesso alle mie labbra.

Anche se desideravo ardentemente che fossero le sue labbra, mi ritrovai invece a bere il suo sangue.

Inizialmente ero disgustata, ma man mano che riprendevo le forze, non potevo farne a meno.

Quando il suo sangue mi aveva quasi guarito del tutto, mi staccai dal suo braccio e mi ridistesi sul letto.

-Mi raccomando, non sporcarmi il letto di sangue.-

-Come se a te dispiacesse.-

-Se non posso berlo, sì.-

Gli rivolsi un bel dito medio alzato: non meritava nemmeno una mia risposta.

Damon ridacchiò, uscendo dalla stanza.

Non lo avevo mai visto ridacchiare, gnignare sì, continuamente, ma ridacchiare mai. Ma dovevo ammettere: era una bella sensazione sentirlo ridere.

Dopo poco ritornò, con un bicchiere d'acqua e dei vestiti.

-Tieni. Fai una doccia se vuoi.-

Bevvi il bicchiere d'acqua e in silenzio mi diressi in bagno.

Chiusi la porta a chiave, non si sa mai, Damon era pur sempre Damon.

Ci misi poco, anche se tutti i muscoli mi facevano male. Presi i vestiti e notai che erano un paio di pantaloncini e una felpa enorme. Non sapevo che Damon avesse felpe...

Indossai tutto e dopo poco uscii, trovando Damon seduto sul letto.

Cominciò a fissarmi, in modo strano, quasi ipnotico, piegando la testa di lato.

-Che c'è?- dissi a disagio, passandomi una mano tra i capelli.

-Niente. Pensavo.-

-A cosa?-

-Vuoi sapere troppo.-

-Sono un tipo curioso.-

-Stavo pensando che sei bella con i miei vestiti addosso.- disse semplicemente e io passai a tutte le tonalità di rosso: da rosa pallido a rosso fuoco.

Misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, guardando a terra: adesso mi era impossibile guardare Damon.

-E' arrivato Stefan.- disse semplicemente, scendendo al piano di sotto.

Cazzo, Angel! Ma di chi ti sei innamorata!!



-Ma io ci voglio andare!- piagnucolai, quel sabato pomeriggio a casa Salvatore.

Erano passati due giorni dall'attacco del vampiro e io ero ancora relegata in casa, confinata nelle enormi quattro mura della casa dei due vampiri.

-Non se ne parla, Angel.- rispose fermo Gabriel, che da altrettanti giorni si era stabilito in casa, suscitando i grugniti di Damon.

-Ma perché no?!-

-Perché è pericoloso.-

-Ma cosa sta succedendo qui?-

Nella stanza entrò Elena, che sorseggiava un bicchiere di coca-cola, con Stefan teneramente attaccato a lei.

-C'è che mi sento prigioniera in questa casa!- sbottai io innervosita, incrociando le braccia.

-Qual è il problema?- Stefan andò a sedersi sull'enorme divano, mentre Elena prendeva posto accanto a lui.

-Stasera al Grill c'è la serata karaoke e io voglio andarci.-

-E allora?- fece Elena.

-Lui non mi vuole fare andare!- puntai il dito contro Gabriel, mentre anche Damon entrava nella stanza.

-Non credo ci sia niente di male.- disse Elena, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Gabriel.

-Lo credo anche io.-

-Ho detto che non se ne parla.-

-Rilassati già di prima mattina, vedo.- disse Damon, sedendosi di fianco a Elena, cosa che non mi sfuggì, purtroppo.

-Io andrò al Grill, con il tuo permesso o no, non sei la mia guardia del corpo.-

-Angel, Gabriel ha ragione...- tentò Stefan, ma non mi avrebbe convinto con le sue doti di suadente conversatore!

-Potrei sapere anche io?-

-Angel vuole andare alla serata karaoke al Grill e Stefan e Gabriel non vogliono.-

-E perché?-

-Perché è pericoloso!- sbottò Gabriel.

-Perché, stona così tanto?- fece Damon angelico.

-Potresti essere serio per un momento?-

-Non credo che una serata al karaoke abbia mai ucciso qualcuno.-

Ecco un altro motivo per cui io amavo quel vampiro! Lui sì che si godeva la vita!

-Sono d'accordo con Damon.- disse anche Elena.

-Tanto ci sarete voi a proteggere me ed Elena.- rincarai la dose io.

Gabriel sospirò. -Ok, va bene, ma alla prima cosa strana noi ce ne andremo da lì.-

-Grazie!- di slancio diedi un bacio sulla guancia a Gabriel e, prendendo Elena per mano, salii al piano di sopra.




-Questo faceva proprio pena.- fece schifato Damon, mentre sorseggiava il suo burbon.

-Sono mille volte d'accordo con te.- feci allibita io, mentre la voglia di salire sul palco diminuiva sempre di più.

-Non era poi così male.- fece Stefan, dando un bacio ad Elena.

-Tu e il tuo cuore nobile.-

-Sembra strano dirlo, ma questa volta sono d'accordo con Damon.- rispose anche Gabriel, appoggiando il braccio sulla mia sedia.

-Siete troppo cattivi.- fece Elena, bevendo la sua coca-cola.

-Ma stasera canterò da sola?-

-Certo che sì.-

-Dai, canta anche tu qualcosa!- dissi, tirando Damon per una manica.

-Assolutamente no.-

-Uffa...-

-Se vuoi canto io con te, amore.-

Tutti e tre in contemporanea ci voltammo verso Gabriel.

-Gabriel senti...-

-E' il tuo turno.- disse gelido Damon, spingendomi in avanti.

Ed ecco che cominciavo a pentirmi di aver voluto così ardentemente essere lì.

Non avevo mai cantato in pubblico e farlo con Damon presente rendeva tutto ancora più difficile.

Anche se camminavo lenta, arrivai al palco, mentre il mio cuore accelerava i battiti.

Sapevo già la canzone che dovevo cantare, come sapevo già a chi fosse dedicata.

Sussurrai il nome della canzone al dj e dopo poco si udirono le note in tutta la stanza.

Forse sarò matta da legare
ma io per te non sai che cosa farei
anche se so che potrei rimetterci il cuore
per quegli occhi tuoi
per le tue labbra

I miei occhi erano puntati su di lui, il mio cuore era teso verso di lui e tutto quello che speravo era che Damon capisse che quella canzone era per lui.

Ma voglio te e chi se ne frega
devo provarci almeno e poi si vedrà
sarai per me paradiso inferno d'Amore
ma bello come sei si può rischiare

Mi sentivo stupida, tremendamente stupida, ma la musica aveva il potere di arrivare dove le parole non potevano. Non sapevo se lui aveva capito, ma sentivo i suoi occhi su di me, anche quando i miei erano chiusi e quando li riaprii, lo trovai li, con il bicchiere alle labbra e lo sguardo intenso.

C'è chi mi dice lascialo dov è ha solo spine quella rosa
dovrei fermarmi e non pensarti più però
per me sei troppo bello

Anche se non potevo vedermi, sapevo che ero dello stesso colore della maglia di Gabriel: rosso acceso. Mentre cantavo non pensavo alle conseguenze, non avevo pensato a cosa avrei potuto fare io se Damon avesse realmente capito che io stavo cantando per lui...


Bello da dimenticare non mi fai più respirare
questa voglia che ho di te non mi fa dormire
Bello che mi fai morire
dimmi cosa devo fare perchè tu t'innamori di me
io non resisto più

Lo amavo. Non era per la maledizione, io lo amavo e basta. Lo amavo quando lui mi allontanava, lo amavo quando lo trovavo a guardare Elena, lo amavo anche quando lui mi trattava male.

Di giorno sei l'unico pensiero
la sera poi mi chiedo dove sarai
La notte no, non lo posso proprio dire
che strane idee che ho
da starci male

La mia voce riempiva tutta la stanza e il tempo sembrava che si fosse fermato. Tutti mi guardavano, mentre io guardavo solo Damon.

C'è chi mi dice che mi brucerò
che non si può toccare il sole
ma forse come Icaro farò con te

perchè sei troppo bello

Damon mi fissava, ma era come se fosse contrariato, come se provasse solo fastidio dalla mia canzone. Avrei pagato tutto l'oro del mondo per sapere i suoi pensieri...


Bello da dimenticare
non mi fai più respirare
questa voglia che ho di te non mi fa dormire
Bello, bello che mi fai morire
dimmi cosa devo fare perchè tu t'innamori di me
io non resisto più

Stasera punterò su di te tutta la vita mia
e poi sia quel che sia

Anche Gabriel mi fissava e dalla sua mano stretta intorno al bicchiere, capivo che lui non era affatto contento di quella dichiarazione d'amore.

Bello, bello che mi fai morire
perchè tu t'innamori di me io non resisto più


La canzone finì, ma io ero ancora impalata sul palco, con il microfono in mano. Quando mi ridestai scesi velocemente dal palco, mentre tutta la folla presente mi applaudiva.

Arrivai al nostro tavolo e un silenzio tombale piombò su di noi.

-Credo sia ora di tornare a casa.- sbottò Gabriel, uscendo velocemente dal locale.

Era arrabbiato e io avevo paura di quello che avrebbe potuto dirmi.

In silenzio gli andai dietro, mentre sentivo ancora gli occhi di Damon su di me.

Sì Angel, hai fatto la cazzata.



Guardai l'orologio: le quattro del mattino.

Non riuscivo a dormire, le parole della canzone mi rimbombavano ancora in testa.

Come se non fossi padrone del mio corpo, mi ritrovai a vagare per casa, finché non arrivai di fronte alla camera di Angel.

Entrai, cercando di fare il minor rumore possibile, anche se sapevo che dormiva: sentivo il suo respiro lento e regolare anche attraverso la porta grazie al mio udito di vampiro.

Camminai piano e celato dall'oscurità mi avvicinai a lei.

Dormiva, con tutti i capelli sparsi sul cuscino.

Mi abbassai per accarezzarle una guancia, mentre ero quasi ipnotizzato da lei.

-Bella...- sussurrai. -Bella...da dimenticare...-

Così, con la super velocità da vampiro uscii da quella stanza, intenzionato a dimenticare quella serata.






Buoooooooona sera! ^.^ come va?

Ecco per voi un nuovo capitolo, carino o palloso sarete voi a giudicare, anche se spero che terrete a bada le bombe xD vorrei vivere ancora per molto xD

Ho visto che il precedente capitolo non ha goduto di buona fortuna come i precedenti, ma in effetti vi capisco u.u non succedeva niente di che u.u

Spero però che in questo capitolo le recensioni aumentino di nuovo e che mi farete ancora compagnia in questo "viaggio".

La canzone è bella da dimenticare di sal davinci, anche se è modificata xD non potevo di certo dire a damon "bella" xD

In ogni caso...la conoscete? Vi piace?

Mi farebbe piacere che vedeste questo video e che mi fareste sapere cosa ne pensate =) ditelo apertamente se fa schifo hihihhi xD

http://www.youtube.com/watch?v=bjGNft2Q8Ow

Adesso giuro che me ne vado, ho rotto le p..... già abbastanza xD

Grazie mille a tutti!

Baciiii

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: Perché? Perché ti amo. ***


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Capitolo 17: Perché? Perché ti amo.





La prima caratteristica attribuita all'uomo è stata la capacità di scegliere.

L'uomo, da sempre, ha compiuto scelte, che inevitabilmente hanno portato a conseguenze, piccole o grandi, belle o brutte che fossero.

Tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati " chiamati " a decidere che persone volevamo essere e da che parte stare.

Perciò se avessi detto di essermi pentita della mia scelta, sarei stata la più grande bugiarda dell'universo. Io non mi ero affatto pentita: non mi ero pentita di essere lì, non mi ero pentita di aver cercato in tutti i modi di salvare Damon, non mi ero pentita di aver scelto la sua vita, sacrificando la mia.

Io lo amavo e, a dispetto di quello che diceva Stefan, non avrei aspettato un secondo di più a salvargli la vita.

Loro volevano me e io non avrei mai lasciato che prendessero Damon al mio posto. Se dovevo morire, se era scritto nel mio destino, meglio morire per lui, per me non c'era modo migliore.

Non mi importava delle conseguenze, perciò quel nuvoloso venerdì pomeriggio mi ritrovai nel malandato giardino di una villa abbandonata appena fuori città, con la consapevolezza che di lì a poco sarei stata consegnata a Klaus.

Ma non mi importava.

L'unica cosa che rimpiangevo era che non avevo potuto salutare mia madre, Elena e sì, dovevo ammetterlo, anche Gabriel, in fondo mi ero affezionata a lui dal profondo del mio cuore.

Guardavo quella casa e il mio unico pensiero era che quella probabilmente sarebbe stata l'ultima cosa che avrei visto in vita mia.

Inspirai a fondo, cercavo di essere il più coraggiosa possibile, ma la verità era che avevo paura. Avevo paura di morire e avevo paura che per Damon fosse troppo tardi, avevo paura che fosse già morto.

Così, con mille dubbi nel cuore, mi avviai a passo lento verso l'entrata di quella casa, a pochi metri dalla mia morte.







Due settimane. Erano passate due maledettissime settimane da quando avevo avuto la brillante idea di dedicare una canzone d'amore a Damon e da altrettante settimane lui si era impegnato minuziosamente ad evitarmi.

Erano state settimane interminabili in cui avevo anche avuto l'immenso piacere di conoscere Andy, la nuova "fidanzata-giocattolo" di Damon, che aveva deciso di stabilirsi amabilmente a casa Salvatore e in particolar modo di stabilirsi non in una delle duecento stanze libere e no, nemmeno in quella di Damon, ma nella mia, aveva insistito per avere la mia stanza.

Cosa significava?

Semplice: io dovevo sloggiare al più presto da lì, chiaro segno che Damon non aveva apprezzato per niente la mia stupida dichiarazione con la mia altrettanto stupida canzone.

Così mi ero ritrovata a ritornare da mia madre con la coda tra le gambe, che dalla modalità mamma Lorelai Gilmore era passata a Terminator e con un sonoro te l'avevo detto, mi aveva mandato in camera mia.

La mia vita riprese la piega monotona che aveva prima dell'arrivo dei Salvatore nella mia vita e cominciavo a sentire sempre di più la mancanza di Damon.

Passavo le mie giornate con Gabriel, ma tutto ciò non poteva portare niente di buono: vedevo come mi guardava e sentivo dal modo in cui mi baciava la guancia che quella non era la sua reale intenzione.

Ma, in fondo, si sa: ti ama come vorresti sempre chi non ami e chi ami invece non ti fila di striscio.

Stavo ritornando a casa quel mercoledì sera, immersa nei miei pensieri e con il mio inseparabile i-pod.

Una figura si piazzò a pochi metri da me, interrompendo a metà una canzone di Bruno Mars.

Mi fermai impietrita, cercando immediatamente una via di fuga: non ci voleva poi tanto a capire chi era quel tipo e cosa voleva.

Mi voltai e cominciai a correre: non potevo andare dai Salvatore, Damon chiaramente non mi voleva lì, così optai per il secondo posto più sicuro che conoscevo: casa di Elena.

Tutti i miei sforzi, però, furono inutili, perché l'uomo, il vampiro, mi si parò davanti, bloccandomi per la seconda volta la strada.

-Cosa vuoi da me?!- domanda stupida.

-Te...e la pietra di luna. Sappiamo che è in possesso del tuo amichetto vampiro.-

-Ti sbagli! Noi non ce l'abbiamo.- cercai di mentire, ma invano.

-Non fare la stupida. Lui tiene d'occhio te e tutti i tuoi amichetti.-

-Lui?- chiesi, già conoscendo la risposta.

-Klaus. Lui ha già deciso e tu presto sarai sua.-

-Non credo proprio.- sibilai.

Stava cominciando a stancarmi la mania di tutti di decidere del mio destino.

-Davvero credi di poterti opporre? Klaus ha sempre ciò che vuole.-

-I Salvatore lo prenderanno a calci nel culo!- feci, convinta di quello che dicevo.

-La vedo difficile. Vieni con me ragazzina e non fare storie.-

Il vampiro cominciò ad avanzare verso di me e l'unica cosa che riuscivo a pensare era che se proprio doveva prendermi, avrei dovuto lasciare un indizio.

Cercai di frugare nella mia borsa alla ricerca di qualche misero pezzo di legno, cercando di impormi una calma che non avevo.

Con mano tremante riuscii ad afferrare un'appuntita matita e la conficcai nella mano del vampiro che cercava di afferrarmi.

-Stupida ragazzina!!-

Il vampiro si avventò contro di me per la seconda volta, ma venne sbalzato via da una fortissima forza.

Subito dopo mi ritrovai schiacciata contro il duro petto di Gabriel.

-Tutto bene?- mi chiese, mentre con la sua forza teneva il vampiro a terra.

-fortunatamente sì.- dissi, stringendomi a lui.

-Chi sei?- urlò Gabriel al vampiro, mentre questi si rialzava a fatica.

-forse vi interesserà di più la merce di scambio.-

-Merce?-

-Sì, la vita del vampiro per la ragazza.-

Sentii il sangue gelare nelle vene. Avevo visto Stefan appena poche ore prima, quindi...

-Dov'è Damon?!- urlai, lasciando Gabriel e dirigendomi istintivamente verso il vampiro.

-Angel!-

Mentre Gabriel cercava di afferrarmi, il vampiro riuscì a liberarsi dal controllo dell'angelo e mentre ci diceva un "avete tempo fino a venerdì per decidere, portate la ragazza alla vecchia casa sul lago o uccideremo il vampiro", sparì dalla nostra vista.





-Non lascerò che Damon muoia per colpa mia!- strillai stizzita nel Salotto di casa Salvatore, a un imperturbabile Gabriel.

-E tu non ti consegnerai a loro, a costo di uccidere chiunque mi si metta contro.- affermò deciso.

-Nessuno morirà stanotte.- fece Stefan. -Andremo a riprenderci Damon e nessuno morirà.-

-E come credi di fare?- chiese Elena. -Quel vampiro lavora per Klaus e non credo che sia solo in quella casa.-

Mi portai una mano nei capelli, alzandomi dal divano.

Tutto quello mi sembrava solo un blaterare inutile. Credevo che ormai tutti avessero capito che io avrei scelto la vita di Damon anche paragonata alla mia.

-Stiamo parlando inutilmente. Io so cosa voglio fare.-

-Darti a Klaus non è un'opzione.-

-Gabriel!-

-Angel!-

-Tu non morirai per Damon, troveremo un'altra soluzione.- rispose anche Elena.

Me ne andai in cucina, l'unico posto in cui non sentivo quel blaterare inutile.

Dopo poco, però, sentii qualcuno alle mie spalle.

-Angel.-

-Vattene, Gabriel.- sussurrai, restando sempre di spalle.

-Perché non capisci? Io non posso permettere che tu ti consegni a Klaus.-

-E io cosa dovrei fare?! Aspettare che muoia?- feci stizzita, questa volta guardandolo.

-Troveremo un modo per salvare il tuo vampiro.- disse, ma nella sua voce leggevo l'amarezza.

-E come?! Più aspettiamo e più non sappiamo in che condizioni e se lo ritroveremo.-

-Non posso lasciarti andare.- ripetè.

-Sì, sì.. Perché sono l'ultimo angelo sulla faccia della terra e perché se io morissi addio angeli, lo so.- dissi, come se fosse una filastrocca.

-No.- rispose invece Gabriel. -Non posso lasciarti andare perché ti amo. Ti avrei amato anche se fossimo stati ragazzi normali.-

Quella confessione mi colpì come un secchio di acqua gelata. Rimasi lì impalata, chiedendomi se fossi riuscita a capire bene.

-Perché fai quella faccia? Mi sembrava chiaro.-

-Gabriel...io...-

-Tranquilla. Non mi aspetto niente. Ma non lascerò che tu muoia.-

Detto ciò uscì dalla stanza, lasciandomi da sola con i miei pensieri.



Mi trovavo nella stanza di Stefan, anzi, mi trovavo rinchiusa nella stanza di Stefan, a pensare un modo per poter uscire da lì.

Avevo deciso: sarei andata da Damon, lo avrei liberato. Io mi sarei consegnata a loro.

Sapevo, però, che con un vampiro e un angelo per casa non sarei riuscita a scappare subito.

Così i giorni passarono e nei due giorni successivi non erano stati in grado di pensare a una soluzione alternativa.

Io temevo per Damon, avevo paura che fosse già morto, perciò decisi che quel venerdì avrei attuato il mio piano per uscire da quella casa.

Aspettai che Elena e Stefan uscissero di casa e, quando rimase solo Gabriel, cercai di fare il meno rumore possibile e uscire dalla finestra.

Quando mi ritrovai in giardino, però, una voce tuonò alle mie spalle.

-Dove stai andando?-

-Gabriel...mi dispiace...- sussurrai, per poi lanciargli contro l'unica cosa che poteva fermare un angelo: cenere di vampiro maledetta.

Gabriel si accasciò a terra, perdendo i sensi.

Presi la sua macchina e, non tanto bene, guidai fino alla vecchia villa abbandonata.

Guardavo quella casa e il mio unico pensiero era che quella probabilmente sarebbe stata l'ultima cosa che avrei visto in vita mia.

Inspirai a fondo, cercavo di essere il più coraggiosa possibile, ma la verità era che avevo paura. Avevo paura di morire e avevo paura che per Damon fosse troppo tardi, avevo paura che fosse già morto.

Così, con mille dubbi nel cuore, mi avviai a passo lento verso l'entrata di quella casa, a pochi metri dalla mia morte.

Entrai e in meno di due secondi, mi ritrovai una dozzina di fauci su di me.

Io non mi ribellavo, speravo che almeno in quel modo avrei potuto salvare Damon.

Sì, io avrei fatto di tutto per l'uomo che amavo.



Stavo lì, legato con catene di verbena da non so ormai quanto tempo. Ormai non sentivo più nessuna parte di me e la verbena in circolo nel mio corpo mi offuscava persino la vista.

Avevo mille tagli sulla pelle e quel luogo puzzava terribilmente di putrido. Ma lo sapevo, non sarei stato ancora a lungo lì e quando mi sarei liberato, avrei fatto a pezzi quei maledetti bastardi senza neanche un minimo di esitazione.

La stanza era buia, ma riuscivo lo stesso a vedere qualcosa, anche se non benissimo a causa della verbena.

Speravo solo che Stefan si muovesse alla svelta, anche perché non avrei resistito molto: la verbena era troppa e le piccole torture che mi infliggevano ogni tanto stavano cominciando a stancarmi.

Per fortuna avevo già in mente un piano: me ne sarei andato da lì, con o senza l'aiuto di mio fratello.

A ridestarmi dai miei pensieri fu il rumore della porta che veniva sbattuta e la debole luce che proveniva dall'esterno mi fece vedere uno dei vampiri che trascinava il corpo di una persona, che inizialmente non riuscivo a mettere a fuoco.

Il vampiro gettò a terra il "corpo" e con una risatina, uscì da lì.

Ancora non riuscivo a vedere chi fosse, l'odore del sangue ricoprima l'odore, perciò mi era impossibile capire chi fosse.

Quando, però, si voltò, riuscii a vedere la faccia e per poco non inorridii.

Stesa a terra c'era Angel, quasi priva di vita. L'odore di sangue che emanava era da far girare la testa e dopo poco capii: ogni centimetro del suo corpo era ricoperto da morsi di vampiri e i suoi vestiti erano strappati in più punti, chiaro segno che aveva lottato.

Sentii una grande rabbia montarmi dentro. Perché lei era lì? Perché Stefan non l'aveva protetta?!

La voglia di fare a pezzi quei vampiri aumentò ancora di più, mentre guardavo quella stupida ragazzina ansimare per il dolore.

Avrei voluto strappare quelle catene, se solo ne avessi avuto la forza, e precipitarmi lì. Provai lo strano impulso di proteggerla, volevo darle il mio sangue. Lei non poteva morire. Lei non doveva morire.

Stava soffrendo, lo sentivo e la rabbia aumentava sempre di più.

Mentre la vedevo ansimare, la verità mi colpì prepotente come uno schiaffo, così come lo squallore di quello che stavo facendo, del mio piano.

Forse era arrivato il momento di ammetterlo.

Era una stupida ragazzina.

Ma...

Io tenevo a quella ragazzina.



Stavo a terra, sentivo le forze abbandonarmi e sapevo che non avrei resistito ancora a lungo.

Sentivo ogni parte del mio corpo che mi doleva e quei morsi bruciavano da morire. Ma io avevo scelto e di morire mi importava poco.

Cercai di voltarmi, ma le fitte mi colpirono così tanto che ansimai per il dolore.

Mi trovavo in una stanza buia e con la vista annebbiata vedevo che c'era qualcuno insieme a me.

Non mi interessava sapere chi fosse, stavo morendo e l'unica cosa che riuscivo a pensare era che volevo vedere Damon, io ero andata lì e adesso volevo avere la certezza che lui era vivo.

-Damon...- ansimai, riuscendo a voltarmi.

-Stupida ragazzina!- sentii sibilare nella stanza.

Sentii una bolla di felicità scoppiare nel mio corpo. Damon, lui era lì, malandato, ma vivo.

Sentire di nuovo la sua voce era un qualcosa di meraviglioso; quasi avevo voglia di piangere.

-Damon...- ripetei, con la voce roca.

-Cosa ci fai qui?!- mi chiese rabbioso.

Possibile che doveva essere duro con me anche mentre stavo morendo?

-Dov'è Stefan?-

-A casa, presumo.-

-E tu sei venuta qui? Senza di lui?- fece allibito.

-Sì.- dissi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Come ti hanno preso?-

-Non mi hanno preso, sono venuta io.- dissi, sputando un po' di sangue.

Sentii Damon imprecare sotto voce, per poi ringhiarmi contro.

-E perché? Dov'era quel maledetto angelo?!-

-Sono stata brava a fuggire di nascosto, io dovevo venire qui.-

-Non capisco.- fece lui e se avessi potuto vederlo, avrei scommesso che aveva quella sua inseparabile espressione di quando era perplesso.

-Loro...- facevo fatica a parlare, ma dovevo riuscirci. -Loro...hanno proposto uno scambio: la mia vita per la tua.-

-Ma cosa cazzo ti dice quella testa?! E non hai pensato minimamente che Stefan avrebbe potuto liberarmi senza il tuo inutile aiuto?-

-In due giorni non c'è riuscito.-

-Tzè. E adesso ha un problema in più. Sei solo una stupida.-

-Te l'avevo detto...no?- ansimai.

-Detto cosa?- fece lui burbero.

-Che avrei scelto sempre te.-

Ci fu un attimo di silenzio.

-Anche se l'altra opzione è la tua vita?-

-Sì.- dissi semplicemente, tossendo sangue.

I morsi mi facevano sempre più male e sentivo le forze abbandonarmi.

-E i morsi?-

-Quando sono venuta qui...tutti i vampiri mi si sono avventati contro. Dicevano che il mio sangue oltre a essere diverso da tutti gli altri, poteva conferire poteri inimmaginabili. Ma ovviamente non è così: sono rimasti gli stessi squallidi vampiri.- sospirai. -hanno cominciato a mordermi ovunque, ma io non mi sono opposta. Io sapevo di stare per morire, ma non mi importava...-

-Perché?-

-Perché sapevo che in quel modo sarei riuscita a salvarti, io non potevo farti morire.-

-Perché, Angel?! Perché cazzo hai fatto tutto questo?!- mi urlò contro.

Davvero non lo aveva ancora capito?

Adesso o mai più, dissi a me stessa. In fondo stavo per morire, poco importava cosa stessi per dire.

-Perché? Perché ti amo, Damon, più della mia stessa vita e non avrei mai potuto lasciarti morire.-

Calò il silenzio. Ormai l'avevo detto e sinceramente non mi importava. Stavo per morire e lui doveva sapere che lo amavo, non doveva solo supporre.

-Mi sarebbe piaciuto dirtelo in una situazione diversa, magari non mentre morivo...-

-Tu.Non.Morirai.- scandì ogni singola parola. -Ti porterò fuori di qui, Angel, te lo giuro.-

-Non serivrebbe granche, ormai non sento più nessuna parte del mio corpo...-

-Angel...io...-

Damon, però, venne interrotto a metà dall'entrata tempestiva di un'altra figura nella stanza.

-Finalmente!- fece una voce, che io subito siconobbi.

-Stefan!- fece anche Damon, mentre il fratello lo liberava dalle catene, anche se con un immenso dolore.

Quando fu liberò, Stefan gli porse probabilmente una sacca di sangue, ma Damon scansò la mano: si inginocchiò verso di me, spostandomi i capelli dalla faccia.

-Ragazzina...-

Nella stanza entrò anche un'altra figura. -Allontanati da lei, hai già fatto abbastanza.-

Sentii qualcuno sollevarmi da terra e poco dopo mi ritrovai tra le braccia di Gabriel.

-Lasciala andare.- sibilò Damon, alzandosi in piedi.

-Altrimenti?-

-Altrimenti ti uccido con le mie stesse mani.-

-Sta morendo!- li interruppe Stefan. -Davvero non mi sembra il caso! Alaric ci sta aspettando fuori.-

Uscimmo da quella buia stanza delle torture, trovandoci di fronte una decina di vampiri.

Quello che successe dopo, però, non lo seppi mai: persi i sensi, sperando solo che Damon stesse bene.





Mi risvegliai qualche ora dopo e la prima cosa che vidi fu qualcuno seduto al mio capezzale, su una poltrona.

-Finalmente.-

-Damon.- scattai subito dal letto, ma i dolori che avevo dimenticato, mi provocarono fitte così acute che fui costretta a rimettermi a letto.

-Stai giu.- mi disse, alzandosi dalla poltrona e venendo verso di me.

Aveva qualcosa negli occhi, qualcosa di strano.

-Damon...- dissi di nuovo.

-Sei stata una sciocca, non avresti dovuto rischiare la vita per me.-

-Non mi pento di quello che ho fatto.- feci, riuscendo a mettermi seduta.

Solo in quel momento capii di essere nella stanza di Damon. Ormai mi era così familiare.

-Invece dovresti. Cosa pensavi di fare? Sei solo una stupida e debole umana. Non saresti mai stata in grado do portarmi via da lì.-

-Io non volevo portarti via, volevo consegnarmi a Klaus.-

Damon ghignò e mi guardò come se fossi la cosa più inutile sulla faccia della terra.

Ma cos'era successo? Me l'ero sognato quel tono preccupato che sentivo nella sua voce quando eravamo in quella stanza?

-Sei solo una sciocca, non avresti mai dovuto innamorarti di me. Tu per me non conti niente, perciò togliti dalla testa qualunque idillio romantico. Non potrei mai amare una stupida ragazzina.-

Sentii gli occhi pizzicarmi. Cosa avevo fatto per meritarmi un rifiuto così...cattivo? Non mi aspettavo che lui confessasse di amarmi, ma almeno sapevo di non meritare un trattamento così.

-Non mi sono mai aspettata nulla da te.- dissi, cercando di impormi una freddezza che non avevo.

-Bene. Perché non c'è speranza per me. Cerca di rimetterti presto, non ti voglio qui.-

Detto questo uscì dalla stanza, mentre io affogavo la mia tristezza nel cuscino.

Lo odiavo. Odiavo quel maledetto vampiro. Era solo un ipocrita, un idiota! Lo odiavo, lo odiavo!

Ma la cosa che odiavo di più, era che, dopotutto, non riuscivo ad odiarlo.





Perdono perdono perdono XD chiedo umilmente perdono XD

Non aggiorno da un tempo infinito ma vi giuro che non è stata colpa mia!

Ho cominciato un tirocinio: una sorta di animazione per i bambini, che mi occupava tutta la giornata e quando tornavo non avevo nemmeno un briciolo di forze XD

Spero vogliate perdonarmi, cercherò in tutti i modi di non ritardare mai più *__*

Spero solo che, per questo madornale ritardo, voi, stupende lettrici, non abbiate abbandonato la mia storia con un sonoro ma vaffa...XD

Questo capitolo è lunghetto e spero sul serio di essermi fatta perdonare con quello che è successo ai nostri protagonisti XD

Vi prego, fatemi trovare ancora tante vostre magnifiche recensioni!

Scusatemi ancora!

Baciiii <3





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Capitolo 18
*** Capitolo 18: The Kiss ***


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Capitolo 18: The Kiss





-Dai, Angel, vieni! Ti divertirai!- cercò di convincermi Elena, ma invano.

-No, Ele, non ne ho voglia. Farei solo la parte della stupida.- dissi, stendendomi sul letto di Elena.

Ero a casa sua da circa un'ora e da altrettanto tempo lei cercava di convincermi ad andare all'ennesima festa organizzata da Carol Lockwood.

-E perché?-

-come perché? ho...ho dichiarato il mio amore a Damon e lui mi ha palesemente rifiutata. Credo che mi nasconderò per tutto il resto della mia vita.- chiusi gli occhi, portandomi un braccio su di essi.

-Come sei tragica! Ammetto che è una situazione complicata, ma quale occasione migliore per farlo ingelosire che andare alla festa con Gabriel.-

Mi alzai di scatto a guardarla, mentre lei ghignava alla grande. Ma quando era diventata così malefica quella ragazza?

-Tu credi che...?-

-Io credo che.-

-E' una cosa assurda. Non servirebbe a niente.- feci io, sdraiandomi di nuovo sul letto.

Chiusi gli occhi e cominciai a pensare.

Mi ero resa proprio ridicola agli occhi di Damon. Gli avevo dato un amore che lui non voleva. Ma, infondo, cosa potevo aspettarmi? Davvero avevo anche solo lontanamente immaginato che un vampiro centenario, "bello e dannato", avesse potuto accettare l'amore di una piccola umana?

Damon era rimasto troppo scottato per Katherine e adesso era innamorato di Elena, lo vedevo dal modo in cui la guardava. Io ero solo di troppo. Ero semplicemente quella che è venuta dopo e ha portato soltanto altri insormontabili problemi.

E poi, diciamocelo, io ero l'ultimo angelo presente sulla faccia della terra e di certo lui non avrebbe mai amato l'essere che era incaricato della sua distruzione.

Sapevo che Damon era in grado di amare, solo che non voleva amare me.

-Ange, a cosa stai pensando?- Elena mi riportò alla realtà e io aprii gli occhi.

-A niente. Però sai...forse verrò alla festa, almeno mi distrarrò un po'.- dissi io poco convinta, ma tanto non avevo niente da perdere.

-Bene, così ti voglio! Vado a prendere qualcosa da bere, tu cosa vuoi?-

-Una birra?-

-Vada per la coca cola.- disse Elena, alzandosi dal letto e andando in cucina.

Mi riportai di nuovo le braccia sugli occhi.

Era passata una settimana da quando avevo detto a Damon di amarlo e lui si era dato da fare a farsi vedere il più possibile attaccato ad Andy. Ma, purtroppo, credevo che si fosse dato da fare in generale con Andy.

-Sei solo una sciocca, non avresti mai dovuto innamorarti di me. Tu per me non conti niente, perciò togliti dalla testa qualunque idillio romantico. Non potrei mai amare una stupida ragazzina.-


Le parole di Damon mi ritornarono prepotenti alla mente, facendomi male come se il vampiro fosse in quel momento davanti a me e me le stesse dicendo.


-Cerca di rimetterti presto, non ti voglio qui.-


Sentii qualcosa passarmi davanti agli occhi e quando li aprii, trovai due occhi azzurri che mi fissavano.


Mi prese un colpo quando vidi che Damon era letteralmente sdraiato su di me, ma, per non far gravare il suo peso su di me, teneva entrambe le mani ai leti della mia testa. Deglutii quando guardai le sue labbra pericolosamente vicine alle mie.


-Da...Damon...- feci io, diventando completamente rossa.


-Buongiorno, raggio di sole.- mi disse lui, completamente a suo agio, come se una settimana fa non fosse successo assolutamente nulla.


-Togliti di dosso!- il mio tono di voce era stato di tre ottave più alto, tradendo la mia apparente tranquillità.


Cercai di spingerlo via, ma avevo dimenticato che lui non era un ragazzo come gli altri. L'unico risultato ottenuto era che Damon non si era si era spostato di un millimetro e io mi ritrovavo con le mani appoggiate al suo petto.


-Come se non ti piacesse.- mi sussurrò all'orecchio. Il contatto delle sue labbra, seppur lieve, sul mio orecchio, mi provocò mille brividi.


E' questo l'amore? Lo è, perfido cupido?


-Certo che non mi piace! Togliti di dosso!- ripetei e, stranamente, lui fece come gli avevo detto.


Si sedette al mio fianco, mentre anche io mi mettevo seduta.


-Cosa vuoi?- feci subito.

-Ma come siamo acide. Comunque nulla.-


-Tu non vuoi mai nulla, Damon, soprattutto se nel frattempo ti sei preoccupato di evitarmi.-


Nonostante tutto, io non volevo essere acida o cattiva con lui, ma doveva capire che io non ero una marionetta al suo servizio.


-Hai ragione. Volevo sapere se stasera andrai alla festa dei Lockwood.- disse lui, sbrigativo.


-Certo che ci vado.-

-Da sola?-


Mi sembrava di rivivere un deja-vù. Di nuovo in una camera da letto, di nuovo Damon che, dopo avermi provocata, mi faceva quella domanda.

-No.-


Vidi Damon irrigidirsi, seppur impercettibilmente, incrociando le braccia al petto.


-Tyler?-


-Gabriel.- dissi io, quasi con aria di sfida.


Mi sentii afferrare per le spalle e dopo due secondi mi ritrovai schiacciata al muro, con Damon, invece, schiacciato a me.


Aveveva gli occhi iniettati di sangue e i canini sfoderati.


-E cosa c'entra quell'angelo, adesso? Credevo non ti piacesse.-


-Però potrebbe.- dissi io.


-Cosa stai cercando di fare?- mi sibilò lui, minaccioso.


Farti ingelosire?


-Nulla, assolutamente nulla. A parte andare a una festa con un ragazzo. Che in realtà, almeno teoricamente, è il mio ragazzo. Tu, invece, potresti cominciare a farti gli affari tuoi.-


Non credevo a una parola di quello che dicevo, ma dovevo almeno scalfire in superfice la corazza di Damon. Mi aveva fatto del male e io volevo soltanto che perdesse tutte le certezze che aveva su di me.


-Non è il tuo ragazzo.-


-Potrebbe diventarlo.- lo sfidai io.


Damon mi ringhiò contro, ma, sinceramente, io non sapevo interpretare i suoi comportamenti. Damon sarebbe sempre stato un mistero per me.


-Non giocare con me, Angel.-


-E chi sta giocando? Perché non ti preoccupi della tua di fidanzata?- feci io, con più rabbia di quanto volessi.


-Adesso sei tu che dovresti farti gli affari tuoi.-


-Ti ricordo che sei tu che sei venuto qui e hai cominciato a fare domande!- cercai di divincolarmi, ma la presa di Damon su di me era troppo salda. -Mi lasci andare, per favore?!-


-E' davvero questo ciò che vuoi?-


Perché avevo l'impressione che si stesse riferendo a tutto tranne che a ciò che in quel momento gli avevo chiesto?


-Voglio che mi lasci.-


-Bene.-


Damon, con la sua super velocità, sparì dalla stanza e io mi accasciai al muro, sedendomi a terra.







-Sei...bellissima.- fece Gabriel quel sabato sera, guardandomi dalla veranda di casa mia.


-Grazie.- sussurrai io, nemmeno troppo convinta.


-Sono contento che tu abbia scelto me.- disse, aprendomi la portiera della sua macchina e posizionandosi dopo poco al posto del guidatore.


-Anche a me fa piacere andarci con te.- gli sorrisi, mentre Gabriel metteva in moto.


La casa dei Lockwood era poco lontana dalla mia, ma ad ogni metro che mi ci avvicinavo, sentivo il cuore aumentare i battiti. Avevo paura di quello che avrei trovato, avevo paura che il cuore mi si spezzasse mentre vedevo Damon e Andy ballare insieme.


Sapevo che lei per Damon non contava nulla, ma l'idea che lei passasse tutte le notti nella sua stanza non faceva altro che aumentare il senso di vuoto che sentivo dentro.


Immersa nei miei pensieri, non mi accorsi di essere arrivati all'enorme residenza Lockwood.


Quando Gabriel mi aprì gentile la portiera e mi aiutò a scendere dall'auto, realizzai che la fatidica sera era arrivata.


Mi sarei ritrovata nella stessa stanza con Damon e quell'Andy e la mia unica difesa sarebbe stata una maschera di indifferenza.


Ma io non ero brava quanto Damon a fingere, perciò ero più agitata del giorno in cui una dozzina di vampiri mi avevano sbranato.


Ripensare a quel giorno, inceve che aiutarmi, mi procurò una fitta nello stomaco.


Sospirai e, sorridendo a Gabriel, ci avviammo all'entrata della casa.


-Buonasera, ragazzi.- fece un sorridente Tyler, mentre mi guardava intensamente. -Complimenti Ange, sei davvero splendida.-


-Grazie Ty.- mi allungai a dargli un bacio sulla guancia e dopo poco, sempre stretta a Gabriel, ci addentrammo nella sala.


Dovevo ammettere che quella sera anche Gabriel era davvero stupendo: tutte le ragazze si voltavano al suo passaggio. Era bello, sì, ma non quanto Damon.


Scossi la testa, dicendomi da sola di essere una stupida: toglitelo dalla testa! Mi ripetevo.


-Ange! Gabriel!- sentii qualcuno alle mie spalle e, con una strana sensazione mi voltai.


-Ciao...ehm...Andy.- feci, afferrando di istinto la mano di Gabriel.


Damon non mi aveva nemmeno salutato, si limitava a fissarmi, per poi fissare quasi disgustato la mia mano intrecciata a quella di Gabriel.


-Sei molto bella stasera, non è vero Damon?-


-Sì.- rispose lui, senza staccare i suoi occhi dai miei. -è molto bella.-


-Bene, noi andiamo. Godetevi la festa, ragazzi.- Gabriel quasi mi trascinò via, non potendo sopportare nemmeno l'odore del vampiro.


-Gabriel...-


-Questa è la nostra serata, Angel e non me la farò rovinare da quel vampiro.-


Ancora per mano, Gabriel mi condusse al centro della sala e, stringendomi ancora di più per la vita, cominciammo a ballare.


La sua bocca era a stretto contatto con il mio orecchio e la sua mano sulla mia schiena andava su e giu.


-Quel vampiro mi piace sempre di meno.-


A me piace sempre di più, invece. Come la mettiamo, eh, Gabriel?


-Non si dovrebbe odiare una persona per ragioni stupide come le tue.-


-Io non lo odio perché io sono un angelo e lui un vampiro. Lo odio perché è l'unico impedimento per avere te. Se lui non ci fosse stato, probabilmente, adesso staremmo felicemente insieme e avremmo cominciato a togliere qualche vampiro di mezzo.-


-A volte sei così fanatico che mi fai paura.- feci io, appoggiando la testa sulla sua spalla.


Sapevo che Gabriel era più forte di Damon e mi sentivo al sicuro con lui, ma la sensazione che provavo quando ero con Damon era diversa. Con lui mi sentivo protetta, come se niente e nessuno avesse potuto farmi del male quando mi trovavo tra le sue braccia, tranne lui.


Gabriel mi strinse più forte e dopo poco capii il motivo: fermo tra la folla di gente che non ballava c'era Damon, con un bicchiere tra le mani e lo sguardo più minaccioso che gli avessi mai visto.


Sì, era decisamente un deja-vu. Ma quella volta, però, non avrei abbandonato la sala e non mi sarei ritrovata lui dietro. Sarei rimasta lì, stretta a Gabriel, perché era lì che dovevo stare, perché era lì che Damon mi aveva costretta a stare.


Gli avevo dato il mio amore e quella sera poteva esserci lui al posto di Gabriel, ma aveva rifiutato tutto e adesso non potevaavanzare nessuna pretesa su di me.


Il ballo finì e noi due ci staccammo. Gabriel mi sorrise e mi portò a prendere qualcosa.


Ordinammo un drink poco alcolico, ma, nonostante questo, subito dopo sentii un gran calore alla testa. Dissi a Gabriel che mi sentivo poco bene e, dopo avergli impedito di venire con me, uscii in giardino.


Tutto era illuminato e, cominciando a camminare, arrivai nei pressi di una fontana.


Mi sedetti sul bordo e cominciai a fissare l'acqua, persa nei miei pensieri.


-Non dovresti stare qui da sola, sai?-


Mi voltai di scatto e quando lo feci trovai un ragazzo a fissarmi. Aeva i capelli biondi, era magro e indossava quello che sembrava un costisissimo vestito.


-Avevo mal di testa.- dissi semplicemente, avvertendo una strana sensazione.


-Beh, un po' d'aria fresca non può farti che bene.- disse, avvicinandosi e porgendomi una mano.


Lo guardai interrogativa. -Ti va di andare a fare una passeggiata?- continuò.


-Senti, non offenderti: ma non ti conosco e di certo non vado a spasso con uno sconosciuto.- Con i tempi che corrono soprattutto!


Lui sembrò sul serio dispiaciuto, poi, però, riacquistò di nuovo quel suo sorrisetto strano e di sedette al mio fianco.


Provavo una strana sensazione, una sorta di buco nello stomaco, un qualcosa che mi diceva che dovevo stare attenta.


-Resto qui, se ti fa piacere.-


-Non vorrei sembrarti brusca, ma...cosa vuoi da me?- meglio mettere le cose in chiaro fin da subito.


-Cosa potrebbe volere un ragazzo che cerca di conoscere una ragazza?-disse, come se la risposta fosse scontata.


-Ma hai visto che sono qui con un ragazzo, vero?-


-Io ho visto te e mi sei piaciuta. Il resto non è un problema.-


Lo fissai: aveva degli occhi profondi, verdi, ma che nascondevano qualcosa. Mi sorrideva, era carino, ma quella sensazione non andava via.


-Perché sei così tesa? Ti faccio paura? Se vuoi vado via, mi dispiace che tu abbia frainteso, ma ti assicuro che non sono un maniaco.-


-Mi aiuterebbe sapere chi sei.-


-Sono un parente dei Lockwood.-


Mi sembrava sincero. Forse stavo solo immaginando tutto. Lui era solo un semplice ragazzo e probabilmente io potevo anche smetterla di stare sulla difensifa.


-Ok. Scusami...è che...-


-E' che con i tempi che corrono non ci si può fidare di nessuno.- disse, finendo la frase.


-Già.- concordai, sorridendo.


-E' il tuo ragazzo?-


-Quello con cui stavo ballando? No.-


-E l'altro?-


-l'altro?- chiesi confusa.


-Sì, quello che guardava te come qualcosa di suo e il ragazzo con cui ballavi come qualcuno che avrebbe vissuto ancora per poco.-


Scoppiai in una fragorosa risata. -No,no. Lui assolutamente non è il mio ragazzo.- purtroppo.


-Quindi sono libero di poterti corteggiare? Magari possiamo vederci ancora.-


Aveva un sorriso magnetico e gli occhi da predatore, ma dovevo ammettere che era carino.


-Forse è meglio di no.- già avevo problemi con due ragazzi, non mi sembrava una buona occasione aggiungere il terzo.


-Perché no? Sono tanto brutto?- si avvicinò di più a me, mentre l'acqua della fontana zampillava dietro di noi e le luci creavano una strana atmosfera. Strana ma bella.


-No, affatto. Ma in fatto di uomini sono parecchio incasinata in questo periodo, come hai potuto constatare.- dissi sincera.


-Beh, si dice che il terzo gode, no?-


-Mi dispiace, ma sono innamorata di un altro.- decisi che essere del tutto sincera era la cosa migliore. Lui avrebbe capito e io non lo avrei illuso.


-Questo si che è un problema. Per l'altro intendo.-


-Perché?-


-Perché io ottengo sempre ciò che voglio.- disse, avvicinandosi pericolosamente a me.


Ed ecco che la strana sensazione che provavo prima, ritornò. Sentivo quasi...ansia? Come se qualcosa, o qualcuno, dentro di me mi diceva di andare via subito di lì.


-Senti...- dissi, spostandolo. -Io non conosco nemmeno il tuo nome.-


-Cosa c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo una rosa non perderebbe il suo

profumo se avesse un altro nome.- disse, recitando Shakespeare.



Quel ragazzo era strano, strano davvero.



-Sei molto bella. Non ho mai visto nessuna bella come te.- continuò, avvicinandosi

sempre di più a me.



-Io...io devo andare.- dissi alzandomi.



-Aspetta.- mi afferrò per un braccio e alzandosi a sua volta.



-Devo andare.- ripetei. -mi avranno dato per dispersa.-



-Che ti cerchino allora.-



Mi tirò per un braccio e in meno di due secondi, senza che io potessi accorgermene, mi

ritrovai le sue labbra sulle mie.



Rimasi impietrita, completamente spiazzata, mentre la sua lingua chiedeva accesso alla

mia bocca.



Quando riuscii a riprendere il controllo su me stessa, cercai in tutti i modi di

divincolarmi, ma la sua presa era troppo forte.



Mentre la sua lingue riusciva ad entrare nella mia bocca, davanti ai miei occhi si

formarono mille immagini, come un film a velocità aumentata. Vedevo delle scene che

non avevo vissuto, persone che non conoscevo, luoghi che non avevo mai visto.



Lui si staccò da me, tenendomi, però, sempre vicina.



-Sei inebriante.- disse semplicemente.



Io cominciai a divincolarmi, ma la sua presa era troppo forte. Mi fermai: se lui non

avesse voluto lasciarmi andare, io non avrei potuto liberarmi, perciò era inutile

dimenarmi.



-Ti ho aspettata per così tanto tempo.-



-Lasciami andare!- urlai. -Chi sei?!-



Mi lasciò andare, finalmente e io feci alcuni passi indietro.



-Vuoi sapere sul serio il mio nome?-



-Sì!.- anche se temevo la risposta e inconsciamente già la conoscevo.



-Il mio nome è Klaus. E tra poco verrò a prenderti.- detto questo sparì dalla mia vista,

così silenziosamente come era arrivato.



Io rimasi ancora lì, impalata e incredula.



Mi portai le mani sulla bocca e la paura cominciò ad impossessarsi di me.



Mi voltai e cominciai a correre. Dovevo trovare qualcuno: Damon, Stefan, Gabriel...



Arrivai alle scale del giardino e andai a sbattere contro qualcosa di duro. Stavo per

cadere, ma due braccia forti mi afferrarono.



-Angel?-



-Damon!-



Mi tuffai letteralmente sul suo petto. Non mi interessava tutto quello che era

successo, volevo solo che lui mi portasse al sicuro.



-Angel, cosa è successo?- mi chiese preoccupata, facendomi allontanare dal suo petto,

ma tenendomi sempre stretta a lui.



-Lui! Mi ha baciata! Baciata! E poi ha detto che verrà a prendermi!- urlai tutto d'un

fiato.



-Angel, calmati! Lui chi?-



-KLAUS!!- avevo paura. Sapevo che lui sarebbe sul serio venuto a prendermi.



Le immagini di poco prima mi ritornarono alla mente: Klaus che uccideva tutti gli

angeli, gli orribili trattamenti che riservava loro, due persone che parlavano tra di

loro. Un mondo antico, villaggi in fiamme. Gente che urlava.



-Klaus ti ha baciata?!- fece Damon, con un tono tra l'incredulo e il furioso.



-E...e ha detto che verrà a prendermi.-



-Sì, ma hai baciato Klaus.-



-Damon! Non mi sembra il momento! E poi lui ha baciato me.-



-Vieni dentro. Dobbiamo trovare Stefan.-



Damon mi afferrò la meno ed entrammo in sala, camminando tra la folla. Trovammo

Stefan che ballava con Elena e poco più lontano Gabriel, che facemmo avvicinare.



-Abbiamo un problema.- disse Damon ai tre, senza lasciarmi la mano.



Il contatto con lui mi stava lentamente rassicurando.



-Uno?- fece ironica Elena.



-Questo è bello grosso. Forza, racconta.- mi disse.



-In giardino ho incontrato un ragazzo. All'improvviso mi ha baciato e io ho visto delle

scene. Ha detto che sarebbe venuto a prendermi.-



Elena cominciò a guardarmi stranita, mentre Stefan cominciò a guardare il fratello con

aria interrogativa, mentre Gabriel divenne una statua.



-Damon capisco che tu non sappia cosa stai provando.- cominciò Stefan, ironico. -Ti

informo: si chiama gelosia.-



-Non era un ragazzo normale, idiota! E io non sono geloso! Su, forza. Diglielo.-



Presi un respiro. -Il ragazzo che mi ha baciata era Klaus.-



-Cosa?!- fecero i tre contemporaneamente.



-E tu ti sei fatta baciare da Klaus?!- disse Gabriel.



-Quindi adesso sappiamo che faccia ha.- fece Elena.



-Sì, ma ha detto che verrà a prendermi presto!-



-Nessuno verrà a prenderti.- mi disse Stefan.



Proprio in quel momento la musica venne interrotta e uno strano ragazzo salì sul palco,

un cameriere da come era vestito.



-Ho un messaggio per Angel.- disse. -Da parte di Klaus.-



Tutti ci mettemmo sull'attenti e Damon mi strinse di più la mano.



-Quel bacio è stato stupendo. Diventerai mia, perché è così che deve essere.- il

cameriere scese da quella sorta di palco.



Mi voltai a guardare gli altri, impaurita.



-Andiamo a casa.- disse soltanto Damon, cominciando a tirarmi.



Gli altri, silenziosi, ci vennero dietro.



Mi concedete essere un po' volgare?



Sì?



Bene.



Quello sì che era un cazzo di guaio!!







Saaaaaalve! come va? ^^

Ebbene sì! Klaus ha baciato Angel e adesso sta rivendicando ciò che considera suo. Il tipo!

Non mi dilungo troppo in questo spazio, perché vorrei passare subito a rispondere alle vostre stupende recensioni del capitolo precedente.

Davvero non smetterò mai di ringraziarvi. Il vostro sostegno è fondamentale per me!

Sul serio grazie di cuore!

Spero che questo capitolo possa piacervi e vi dico già da ora che se la mia storia vi piace davvero, non potete perdere il prossimo capitolo!

Si intitolerà festa di compleanno e indovinate di chi?

Perciò per le fan della coppia Damon/Angel vi consiglio di non perderlo! ahuhuahua sarà un capitolo super importante, che spero riceva mooolte recensioni! Ovviamente io cercherò di fare del mio meglio e non deludervi, qualora fosse così, non esitate a dirmelo!

Vi lascerò un piccolo spoiler!

"Ormai sei mia. Lo sei stata dal nostro primo incontro".

Chi è a parlare?

A proposito! Mi sembra giusto dirvi che molto probabilmente il capitolo sarà pubblicato tra un po' di tempo, perché sabato 16 partirò per le tanto sospirate vacanze e tornerò il 31. Dato che vorrei scrivere un capitolo con i fiocchi, non so se riuscirò a pubblicarlo prima di sabato, anche perché ho degli affarucci da sbrigare!

Spero non abbandonerete la mia storia!

Baci e ancora grazie!





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Capitolo 19
*** Capitolo 19: Festa di compleanno ***


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Capitolo 19: Festa di compleanno







-No...aspetta...non voglio...no...no...NO!-

Mi svegliai di scatto, alzandomi velocemente e mettendomi seduta al centro del letto. Mi portai le mani alla testa, mentre i capelli ricadevano in avanti.

Ancora quegli incubi, ancora gli stessi strazianti, laceranti e orribili incubi: ricordi non miei che occupavano prepotentemente la mia mente.

Mi voltai a guardare l'orologio: erano le 10.30 di domenica 14 luglio.

Mi sdraiai di nuovo a letto, per poi rialzarmi di scatto.

Domenica 14 luglio.

DOMENICA 14 LUGLIO?!

Perché ero così euforica? Semplice.

Perché domenica 14 luglio era il mio compleanno: quel giorno io avrei compiuto la bellezza di 18 anni.

Mi alzai velocemente dal letto, incurante di essere in mutande e mi precipitai al piano di sotto. Adoravo il mio compleanno: mia madre, nel suo piccolo, cercava di rendermi la giornata perfetta, preparandomi tutto ciò che a me piaceva mangiare e facendomi qualche piccolo regalo, magari una gita in qualche posto.

Quando arrivai in cucina, però, invece di trovare una tavola imbandita di ogni prelibatezza e mia madre allegra che mi augurava buon compleanno, la trovai seduta a tavola con Gabriel, a confabulare chi sa cosa.

Rimasi impalata sulla soglia, mentre i due si voltavano a guardarmi.

-Angel.- disse Grabriel, guardandomi dalla testa ai piedi.

-Tesoro.- fece mia madre. -Forse è meglio se indossassi qualcosa.-

Feci come aveva detto, prendendo una semplice maglia lunga e ritornai in cucina.

-Cosa succede?- chiesi, guardando le loro facce cupe.

-Tesoro forse è meglio se ti siedi.-

-Sto bene anche qui.- feci. Odiavo quando volevano tenermi nascosto qualcosa, quando mi trattavano come una bambina.

-Il nostro incubo peggiore sta diventando realtà.- cominciò mia madre.

Li guardai confusa: se avevano intenzione di parlare con frasi apocalittiche, non saremmo arrivati da nessuna parte.

-Klaus sa dove sei adesso e ti vuole con lui. Ovviamente non sappiamo perché vuole averti con se e non ucciderti o magari perché voglia farlo dopo. Comunque non possiamo correre questo enorme rischio.- fece Gabriel, con sguardo serio.

-E quindi?-

-Quindi io e tua madre abbiamo deciso che è meglio se lasciamo la città. Io posso proteggerti meglio dei Salvatore e sinceramente loro non mi sembrano granché interessati a salvarti.-

-Non è vero!- cercai di difenderli. -A loro importa! A Damon importa!-

-Lo credi davvero? A me sembra più interessato a salvare Elena, che te.- fece glaciale.

Quella frase mi fece male. Forse perché non volevo crederci, forse perché inconsciamente lo pensavo anche io, ma non volevo crederci.

-Io non voglio andare via, io non scapperò.-

-Tesoro, non possiamo rischiare di perderti.- fece mia madre.

-Scappare non risolverà nulla, lui ci troverà sempre. Meglio allearci con i Salvatore e provare a ucciderlo insieme.-

-Klaus non può essere ucciso, almeno non da arma mortale.-

-Ma la maledizione dice che...-

-La maledizione dice che si spezzerà quando la luce attraverserà l'oscurità sulle ali nere, ma non sappiamo cosa voglia dire.-

-Non mi interessa, io da qui non me ne vado.- feci seria, uscendo dalla cucina, mentre mia madre scuoteva stizzita la testa.

Andai in salotto, con l'intenzione di chiudermi in camera mia: ma che bel inizio di compleanno.

-Angel!- Grabriel mi afferrò per il polso, facendomi bloccare.

-Cosa c'è ancora?-

-Perché ti ostini a erigere un muro con me? Io non sono tuo nemico, i vampiri dovrebbero esserlo.-

-Ancora con questa storia.- scossi la testa, voltandomi per andarmene, ma Gabriel non era dello stesso parere.

Mi tenne lì, fissandomi intensamente con i suoi profondi occhi azzurri.

-Percché non capisci che ti amo troppo per perderti? Non riesco a pensare a un mondo senza di te.-

Dal mio polso, la sua mano scese fino alla mia, per poi intrecciarla con essa.

-Gabriel...devi dirmi qualche altra cosa?- dissi, cercando di cambiare argomento, sperando che Gabriel si ricordasse del mio compleanno.

Non volevo pensare a quello che mi aveva detto Gabriel, mi faceva sentire in colpa, perché io non avrei mai potuo amarlo come lui avrebbe voluto.

-Perché devi sempre ferirmi...comunque no, nient'altro.-

Mi lasciò la mano, facendo qualche passo indietro. Avrei voluto abbracciarlo, dirgli che mi dispiaceva, ma ero impalata lì, senza riuscire a fare nulla.

A salvarmi fu il suono del campanello, che mi risparmiò dal dire qualcosa fuori luogo.

Quando andai ad aprire la porta, mi ritrovai una montagna di rose rosse, che sommergeva il povero fattorino.

Confusa le presi, inebriata da quel magnifico profumo.

-Ma cosa...- sentii dire Gabriel dietro di me.

Presi le rose e guardai il fattorino: mi guardava, in attesa di qualcosa.

-Mi scusi, non ho monete.-

-Va bene, buon giorno.- disse andandosene, non prima di avermi gettato un'occhiataccia.

Le rose erano così grandi e tante che faticavo a tenerle in mano, così le appoggiai sul mobile all'entrata, mentre Gabriel non smetteva di fissarmi.

Chi poteva avermele mandate?

Un'idea balenò nella mia mente, facendomi accelerare immediatamente battiti del cuore. E se...e se fosse stato Damon a mandarmi quelle rose? Se fosse stato l'unico a ricordarsi del mio compleanno?

Doveva essere Damon, doveva per forza esserlo: escluso Gabriel, che ovviamente non era, rimaneva solo Damon.

Mi avvicinai ai fiori, annusandoli e constatando che erano davvero belli. Damon non mostrava i suoi sentimenti, quindi dovevo interpretare quel gesto come un qualcosa di più?

Sorrisi, come un'idiota, pensando che quei fiori erano il miglior regalo di compleanno.

-Angel.- mi chiamò serio Gabriel.

-Dimmi.-

-Chi te li ha mandati?-

-Non lo so.- dissi, voltandomi verso di lui. -Non c'è nessun biglietto.-

-Credi sia il vampiro?-

-Non lo so.- ma lo spero.

Vidi Gabriel stringere i pugni e abbassare lo sgardo. I capelli biondi gli coprirono gli occhi, mentre lo vodevo scuotere la testa.

-Gab...-

Non finìì nemmeno di pronunciare il suo nome, quando lui alzò la testa di scatto, inchiodandomi con i suoi furiosi occhi azzurri.

-Se non mi amerai con le buone, mi amerai con le cattive!-

Avanzò velocissimo verso di me, inchiodandomi al muro. Per la sorpresa mi ero impalata, riuscendo solo a guardarlo con occhi spalancati.

Ma cosa voleva fare?!

Mi diede un bacio a stampo, violento, mentre con le mani mi teneva bloccata al muro.

Dopo un primo istante di completa paralisi, cominciai a dimenarmi, ma Gabriel era troppo forte.

Scese a baciarmi il collo, accarezzando la mia schiena in modo ossessivo.

-Gabriel! Ma cosa cazzo fai! Togliti di dosso!-

Mi dimenavo, sembravo un animale in gabbia, ma lui non mollava la presa. Quello non era Gabriel, non era il ragazzo gentile ed educato che avevo conosciuto.

Fece scendere la sua mano fino alla mia gamba, alzandola e portandola verso di lui, mentre mi baciava ancora il collo, per poi passare alle mie labbra.

Ero disperata, non sapevo come togliermelo di dosso e ogni secondo che passava, avevo paura che tutto quello potesse degenerare in altro.

Sentii Gabriel che mi veniva staccato di dosso e di fronte a me comparì mia madre, che teneva Gabriel a terra con la forza della mente.

Ma da quando mia madre aveva i superpoteri?!

-Cosa stavi facendo a mia figlia?!- gli urlò contro, mentre Gabriel cercava di alzarsi.

-Perdonami...- mi disse, guardandomi.

Io non riuscivo nemmeno a stare nella sua stessa stanza, figuriamoci a guardarlo. Me ne andai di corsa in camera mia, massaggiandomi le braccia nel punto in ci Gabriel mi aveva stretta.

Chiusi la porta a chiave, andando a sedermi sul letto.

Mi guardai le braccia: due segni rossi erano in bella vista su di essi. Di sicuro si sarebbero formati dei lividi.

Ma che bel compleanno!

Sbuffai e mi sdraiai sul letto, ma poco dopo il mio cellulare cominciò a squillare.

Lo presi e risposi, senza nemmeno guardare chi fosse.

-Pronto?-

-Ange, sono Elena.-

-Oh Elena, ciao.- almeno lei si sarebbe ricordata del mio compleanno, era pur sempre la mia migliore amica.

-Ciao, senti volevo chiederti una cosa.-

-Dimmi tutto.- dissi, un po' delusa. Sul serio anche lei lo aveva dimenticato?

-Ti va oggi di darmi qualche ripetizioni di matematica?-

Ok, lo aveva dimenticato.

-Ehm...sì, sì, certo.- feci titubante.

-Oh scusami, forse avevi qualcosa da fare.-

-No, niente. Tu piuttosto, non devi dirmi nient'altro?-

-Mhm...no, credo di no. Perché?-

-No niente, sensazione. Va bene, allora ci vediamo a casa tua alle cinque.-

-No,no! Sono da Stefan. Vediamoci lì alle sei, per te va bene?-

-Ok.-

-Ok e grazie! Baci!-

-Baci Ele.-

Riattaccai, definitivamente delusa al 100%.

Nemmeno la mia migliore amica si era ricordata del mio compleanno. Jules non lo aveva mai dimenticato...lei c'era sempre...

Ripensai a lei, al pezzo della mia vita che era andato via con lei.

Quelli sì che erano tempi felici. Con lei tutto era semplice.

Guardai l'orologio: le 12.30. Bene, tra meno di cinque ore dovevo andare dai Salvatore e in cuor mio speravo di trovarci Damon.

Mi stesi di nuovo a letto, infilando l'i-pod nelle orecchie.

Mi era sempre piaciuto il mio compleanno, ma adesso non vedevo l'ora che finisse.







Erano le 17.45 e io ero in un madornale ritardo. Presi velocemente la borsa, infilandoci il libro di matematica e, dopo aver salutato mia madre, uscii di casa.

Cominciai a correre più velocemente, pensando che non sarei mai riuscita ad arrivare in orario a casa Salvatore.

Voltai in una piccola stradina laterale: una scorciatoria che mi aveva fatto vedere Damon.

All'improvviso mi bloccai, perché appoggiato alla parete sinistra del vicoletto c'era Klaus, che mi fissava come si fissa un cavallo da comprare.

Mi si gelò il sangue nelle vene e mi immobilizzai all'istante, non riuscendo a pensare cosa fare.

Cosa voleva adesso da me? Che fosse venuto ad uccidermi?!

Mi guardai intorno, cercando una via di fuga, non riuscendo a trovare nulla per salvarmi.

-Fossi in te non lo farei.- mi sibilò minaccioso.

Ma che cazzarola di compleanno era quello?!

Mi voltai, cominciando a correre, almeno nella strada principale avevo qualche piccola possibilità di salvezza.

Non avevo fatto i conti, però, con il fatto che lui era un vampiro millenario, così, in meno di due secondi, me lo ritrovai di nuovo davanti, con la sua imponente figura che mi bloccava ogni via di salvezza.

-Io te l'avevo detto.- fece beffardo, afferrandomi per il polso e spingendomi sempre di più verso l'oscurità del vicoletto.

-Cosa...cosa vuoi da me?- dissi, completamente spaventara.

Sapevo che fare la "forte" con quel vampiro era inutile: lui era un Klaus e di fronte non mi trovavo Damon Salvatore, che si divertiva alle mie scenate.

-Ancora non l'hai capito? Te, voglio te.- mi sibilò nell'orecchio.

La sua voce mi provocò mille brividi, di paura ovviamente.

Ma perché tutti si ostinavano con quella storia?! Prima Gabriel, poi Klaus. Non sapevo di avere uno strano tipo di ferormone...

-In...in che senso? Perché adesso vuoi uccidermi?-

-Oh, mia cara, io adesso non voglio assolutamente ucciderti. Io volevo solo anticipare qualcosa che sarebbe avvenuto a breve.-

Quella frase mi destabilizzò ancora di più. Cosa significava che aveva solo anticipato quello che sarebbe capitato a breve?

-Non preoccuparti.- continuò, leggendo la confusione nei miei occhi. -Tutto ti sarà spiegato a tempo debito.-

-Lasciami andare!-

Cominciai a tempestargli il petto di pugni (dovevo pur fare qualcosa!), ma niente: quel dannato vampiro non si muoveva di un millimetro.

-Perché non capisci che è inutile opporti a me? Io ottengo sempre ciò che voglio.- mi fece scorrere lentamente la mano sulla guancia, per poi arrivare al mio collo.

Io non riuscivo più a muovermi, ero impalata dall'orrore.

-Come sei bella.- continuò. -Sei l'essere più bello che abbia mai visto. Ma, in fondo, da un angelo e una fata di quella potenza, non ci si poteva aspettare niente di meglio.-

-Lasciami andare, ti prego...- sussurrai di nuovo.

-Ma non devi essere così spaventata. Eppure i miei fiori ti sono piaciuti questa mattina. Io posso essere anche romantico, posso essere tutto ciò che voglio.-

Smisi di oppormi. Quindi lui mi aveva regalato quei fiori. Un enorme senso di delusione pervase tutto il mio corpo e all'improvviso la mia illusione che fosse stato Damon a mandarmeli, mi sembrò così stupida.

-Non è vero.- tentai.

-Certo che è vero. Cosa ti aspettavi? Che fosse il tuo vampiretto da quattro soldi?-

-Non chiamarlo così!- feci stizzita. -Tu non vali nemmeno la metà di lui.-

-Attenta con le parole, angioletto.-

Angioletto...a volte Damon mi chiamava così e adesso sentirlo da Klaus mi sembrava una cosa così sbagliata.

-Io non sono un angelo.-

-Oh, certo che lo sei: tuo padre lo era. E in te scorre sangue di fata, il che ti rende ancora più importante e interessante. Senza contare che sei l'ultima reincarnazione di Ihael.-

-E...e Elena?- sussurrai. Almeno avrei sfruttato al massimo la mia occasione: dovevo capire cosa voleva anche da Elena.

-La signorina Gilbert? Beh, adesso può aspettare, ho qualcosa di meglio su cui concentrarmi. Un qualcosa che mi è ancora più utile di quella ragazzina.-

Io non lo capivo quel vampiro. Era pazzo, indubbiamente, e le sue frasi criptiche proprio non sapevo interpretarle.

-Non...non capisco...-

-Tu non devi capire, devi solo venire con me, adesso.-

Mi si gelò il sangue nelle vene e tutto mi divenne chiaro. Ecco perché era lì.

-No! NO!- urlai, ma era inutile: chi mi avrebbe sentito?

-Perché ti opponi. Tanto lo sai che prima o poi verrai con me.-

Mi strinse ancora di più il polso e mi strattonò verso di lui, così che io mi ritrovai completamente schiacciata sul suo petto.

Ero disgustata, mi veniva quasi da vomitare: io odiavo quel vampiro, ogni fibra di me provava repulsione per lui.

-LASCIAMI!- urlai e all'improvviso una grande energia sbalzò il vampiro lontano da me.

Lo guardai stupita: ero stata io a fare quello? Come era possibile?

Klaus, però, reagì in modo completamente diverso da come mi aspettavo: ghignò, alzandosi tranquillamente in piedi.

-E brava il mio angioletto preferito.- disse, per poi avanzare di nuovo verso di me.

All'improvviso, però, una figura nera si parò davanti a me e io non riuscii più a vedere

Klaus.

-Problemi?- fece Damon, guardando Klaus con aria di sfida.

-Damon...- sussurrai. Era venuto di nuovo a salvarmi.

-Potrei spegnere velocemente la tua inutile vita, vampiro, quindi abbi un po' di rispetto.-

-Devi lasciarla in pace.-

-E' un ordine?- fece beffardo Klaus, per nulla intimidito. -Bene.- continuò poco dopo.

-ci rivedremo presto.-

Detto questo sparì, lasciandomi inspiegabilmente lì. Ma perché non aveva attaccato Damon? Perché se ne era andato all'improvviso.

-Stai bene?- Damon si voltò subito, prendendomi il mento tra le dita.

-Sì...grazie.-

-Di nulla.-

-Come sapevi che ero qui?-

-Non ti vedevo arrivare e sono venuta a cercarti. Poi mi sono ricordato di questa strada, tutto qui.-

-Quindi...quindi eri preoccupato per me?-

-Andiamo angioletto, ti porto a casa.- disse senza rispondermi e si avviò.




Quando aprii la porta di casa Salvatore tutto era buio e cominciavo a pensare che Stefan avesse ucciso Elena e l'avesse fatta a pezzettini, ma all'improvviso le luci si accesero e un coro di -AUGURIII!- mi accolse.

Guardai Elena, in prima fila, che mi sorrideva, Stefan, dietro di lei, che aveva appena sparato il fiume di coriandoli che mi aveva investito. Poi c'erano Caroline, Matt, Bonnie, Tyler, Geremy e un'infinità di altra gente che non conoscevo.

-Sul serio hai pensato che ci fossimo dimenticati del tuo compleanno?! Auguri, tesoro!- Elena venne ad abbracciarmi e tutta la paura provata poco prima, scivolò via subito.

-Grazie...- sussurrai emozionata, mentre tutti venivano ad abbracciarmi e a darmi gli auguri.

-Non avremmo mai potuto dimenticarci di te. Auguri.- mi disse Tyler, dopo che mi aveva abbracciato calorosamente.

-Auguri.- fece una voce alle mie spalle e quando mi voltai vidi un ragazzo che non conoscevo.

-Ehm...grazie.- feci imbarazzata.

-Io sono John.- mi tese la mano e io l'afferrai, sorridendogli. -Sono un amico di Tyler.- continuò poco dopo.

-Io sono Angel.-

-Lo so.- mi sorrise.

-Ma quanti sorrisi!- Damon mi appoggiò le mani sulle spalle. -Vieni a scartare i regali.- mi disse, spingendomi. -Ciao ciao.- fece alla fine, rivolto a John.

-Damon!-

-Sì?- mi rispose lui, con aria angelica.

-Niente, niente.- decisi di lasciar perdere: parlare con Damon era tempo perso.

-E' ora di scartare i regali.- fece Elena, tutta pimpante.

Mi diede il primo pacchetto: un costume azzurro, con le rifiniture in oro e completo di tutti gli accessori possibili, ovviamente un regalo di Caroline.

-Grazie, Care.- le sorrisi.

-Di niente, spero solo ti piaccia.- mi disse lei sincera.

-Dopo me lo provo!-

Il secondo pacchetto era da parte di Bonnie: una collana d'oro, con un ciondolo sempre d'oro che raffigurava un angelo.-

-E' stupenda! Grazie!-

-Diciamo che è una collana...speciale.- fece, facendomi l'occhiolino.

Il terzo pacchetto era di Tyler: delle chiavi.

-Ok, non capisco.-

-Ti ho mai detto che mio zio ha una concessionaria?-

-Mi hai regalato una macchina?!- strillai quasi, facendo ridere tutti.

-Sì.- rispose lui tranquillo.

-Non posso accettare, Ty.-

-Ma dai! Mi offendo, è un regalo.-

-Su , non fare la difficile!- a parlare era stato Damon.

-Ok, grazie Ty, sul serio.-

Aprii un altro pacchetto, quello più importante, o quasi...: quello di Stefan, Elena e Geremy.

Lo scartai e tra le mani mi ritrovai un i-phon 4, il cellulare dei miei sogni.

-Oh cazzarola! Ma io vi adoro!- mi gettai letteralmente su di loro.

-Di niente.- fece Stefan, ricambiando l'abbraccio.

-Ovviamente il primo numero in rubrica è quello di Damon.- disse Elena, ridendo.

Io divenni rossissima, mentre Damon sembrò completamente a suo agio.

Aspettai che arrivasse l'ultimo pacco, quello di Damon, ma la mia fu un'attesa inutile: lui guardava da tutt'altra parte e tra le mani non aveva nulla.

-Contenta dei regali?-

-Sì, tanto e anche della festa. Siete magnifici.-

-Di nulla. Che ne dici di ballare?-

-Sono pienamente d'accordo!-

Andammo in pista, ma in realtà non era che l'enorme salotto di casa Salvatore.

Stefan mi se la musica e io ed elena cominciammo a ballare, in prima fila, ovviamente.

Ci scatenammo, eravamo due pazze, ma ci divertivamo da morire.

Adoravo quella ragazza, era come la sorella che non avevo mai avuto.

All'improvviso, però, misero un lento e io ed Elena ci fermammo.

Stefan, ovviamente, cominciò a ballare con la sua ragazza e io mi allontanai un po', cominciando a guardare le coppie che ballavano.

-Alla propria festa di compleanno si dovrebbe ballare.- fece una voce al mio fianco.

-Non saprei con chi ballare, Damon.-

-Mi sacrificherò solo per non rovinarti il compleanno.- mi porse la sua mano e io, un po' titubante, l'afferrai.

Mi portò al centro della stanza e, stringendomi a lui, cominciammo a ballare.

-Il nostro secondo ballo.- feci io.

-Già. Troppi eh?-

-Ma quanto sei antipatico.- gli feci la linguaccia e lui ghignò.

-Stasera hai fatto nuove conoscenze.-

-Parli di John?-

Lui sembrò innervosito. -Si chiama John quello che ti sta mangiando con gli occhi e dice agli amici che sedere mozzafiato hai?-

-Cosa?!- divenni completamente rossa. Ma che aveva quella sera?!

-E' quello che sta dicendo.-

-E tu riesci a sentirlo?-

-Certo.- fece lui, con ovvietà.

-Bella questa canzone.- evidente tentativo di cambiare discorso.

-Già.-

Smisi di parlare. Ovviamente Damon stasera aveva l'intenzione di essere più taciturno del solito.

La canzone finì e Damon si allontanò da me. Mi sembrava sempre che quel ragazzo mi facesse la carità...

Vidi Tyler impossessarsi dello stereo e cacciare via Stefan in malo modo, cominciando a mettere musica house.

Io ed Elena ci guardammo e in un attimo fummo in pista. Ballavamo vicine, ridevamo e sembrava che le due "aggressioni" non fossero mai avvenute.

All'improvviso un ragazzo cominciò a ballare dietro di me, prima distante, poi sempre più vicino. Quando mi voltai riconobbi il ragazzo che avevo conosciuto: John.

In pista arrivò anche Stefan, quindi non mi sembrava una cattiva idea ballare un po' con John.

Gli sorrisi e lui colse quello come un segnale positivo. Cominciò a farsi sempre più vicino e appoggiò le mani sui miei fianchi.

Sentivo il lato della faccia pizzicarmi, quando mi voltai capii il perché: Damon mi stava guardando, qualche metro più in là, mentre era avvinghiato a un'avvenente bionda.

Aveva lo sguardo fiammeggiante e stringeva quella ragazza non per reale interesse, ma per evitare di uccidere me e John.

Decisi di cogliere la palla al balzo.

Mi avvicinai ancora di più a John e lasciai anche che le sue mani scendessero dai miei fianchi all'inizio del mio fondoschiena.

Quella ovviamente non ero io, ma dovevo prendermi qualche piccola soddisfazione.

Quando John, però, si strinse troppo e cominciò a baciarmi il collo, cercare di mandarlo via divenne troppo difficile.

Era avvinghiato a me stile polipo.

All'improvviso, però, due mani lo staccarono da me e vidi Damon che lo sbatteva a terra.

-Non mi sembra il caso, ragazzino.-

Qualcosa negli occhi di Damon aveva fatto capire a John che non era il caso di litigare, poiché si alzò e se ne andò silenzioso.

-Damon...-

Lui non si voltò nemmeno a guardarmi. -Possibile che sei sempre tu a crearmi problemi.- detto questo, sparì dalla mia vista.




Era più di un'ora che cercavo Damon e potevo anche mettere la mano sul fuoco che avevo visto tutte le stanze, ma di Damon nessuna traccia.

Quella frase riecheggiava ancora nelle orecchie: sei sempre tu a crearmi problemi.

Io non volevo creare problemi a nessuno, era stato lui a scattare da me, quindi prima l'avrei trovato e prima avrei messo le cose in chiaro.

All'improvviso mi ricordai che avevo visto tutte le stanze tranne una: la sua.

Ero così abituata a entrarci solo con lui che me n'ero completamente dimenticata.

Quando arrivai al piano superiore, trovai la porta leggermete aperta e una mite luce proveniva dalla stanza: di sicuro era lì.

Ma, quando arrivai vicino alla porta, pronta a spalancarla, sentii dei forti gemiti.

Credevo fosse la mia immaginazione, volevo che fosse così, ma quando aprii di poco la porta e vidi la scena, mi si gelò il sangue nelle vene.

Era Damon, nudo, che era avvinghiato all'avvenente bionda, nuda anche lei.

Mi immobilizai, così come il mio cervello, ma quando misi a fuoco l'immagine, rimasi pietrificata dall'orrore.

Damon stava facendo l'amore con una ragazza. Nel suo letto, nel nostro letto, nella stanza dove aveva fatto entrare solo me.

Volevo piangere, urlare e dirgli che lo odiavo, che mi faceva schifo, ma tutto quello che riuscivo a fare era stare impalata lì, come una stupida.

Lui entrò in lei e la ragazza si fece scappare un gemito di piacere. Vedere quella scena mi stava facendo vomitare e tutte le lacrime che stavo trattenendo mi offuscavano la vista.

Non riuscivo a fare niente, ero come morta dentro.

Feci un passo indietro, volevo scappare da lì.

Quando lo feci, però, sfortunatamente inciampai nell'enorme tappeto del corridoio e caddi a terra, con un tonfo secco.

I due parvero accorgersi solo in quel momento di me e, mentre lo sguardo della bionda era soltanto infastidito, quello di Damon era puntato su di me, incredulo e quasi disperato. O forse era solo quello che io volevo vedere.

-Angel...- disse lui, scansando bruscamente la bionda.

Si mise seduto proprio nel momento in cui io mi alzai.

-Angel.- fece, quando io, gli occhi pieni di lacrime, feci un passo indietro.

-Angel!- urlò, ma io mi ero già voltata e avevo cominciato a correre.

Scesi le scale velocemente, alla ricerca delle chiavi della macchina che Tyler mi aveva regalato, ma non le trovai. Al suo posto, però, trovai quelle di Damon. Le presi e uscii da lì, da tutto quel dolore, ignorando la mia meta.





Ero seduta a terra, sulla sabbia fresca, accanto a un falò quasi consumato. Guardavo le onde nere infrangersi contro gli scogli, così come il mio cuore si infrangeva in un milione di piccoli pezzi.

Quello era troppo: gli avevo perdonato tutto: tutte le volte che mi aveva ferito, che mi aveva pugnalato, che mi aveva insultato, ma adesso non più, quello non lo accettavo.

Non accettavo di vederlo a letto con un'altra, non nel suo letto, nel nostro letto. Mi ero stufata del suo comportamento contraddittorio, mi ero stufata del fatto che prima mi facesse sentire importante e poi mi gettasse via come se niente fosse.

Mi asciugai l'ennesima lacrima che usciva prepotente dai miei occhi, mentre la pace che regnava in quel luogo, stava a poco a poco calmando anche me, a dispetto del fatto che mi trovassi nella stessa spiaggia dove io regalai il mio braccialetto a Damon, la spiaggia in cui io mi avvicinai veramente a lui per la prima volta.

La spiaggia della mia rovina, in poche parole.

-Angel.- una voce dietro di me mi fece ridestare dai miei pensieri e mi alzai di scatto.

Mi ritrovai di fronte Damon, scuro in volto e con la camicia ancora mezza aperta.

Tutta la rabbia, quella che credevo si fosse affievolita, ritornò con tutta la sua potenza. Non lo volevo lì, non lo volevo vedere, non volevo parlargli.

-Non è stata una cosa gradevole rubarmi la macchina.-

-Non lo è stata nemmeno vederti a letto con quella tipa.-

-E allora se vogliamo mettere i puntini sulle ì, non lo è stato nemmeno vederti ballare con quel ragazzo.-

-Ah, adesso la colpa sarebbe la mia?! Vattene Damon, non voglio vederti!- gli urlai contro tutta la mia amarezza, tutto il mio dolore, tutta la delusione che mi aveva provocato.

Avevo cominciato a credere, anche se solo un po', che Damon ci tenesse a me, invece era stata solo l'ennesima illusione, l'ennesima presa in giro, ma quella sarebbe stata l'ultima volta: Damon non avrebbe mai più avuto tutto quel potere su di me.

-Angel...- fece lui con tono diverso, forse perché aveva letto la disperazione e il disgusto nei miei occhi.

-VATTENE VIA!- urlai e gli lanciai contro un bastone di legno che avevo trovato vicino al falò.

Ovviamente Damon lo scansò con estrema facilità e in meno di due secondi me lo ritrovai vicino, che mi stringeva i polsi.

-Calmati!.-

-Non voglio calmarmi, voglio che tu te ne vada!- cominciai a dimenarmi come una pazza, ma lui era più forte e non si era spostato nemmeno di un millimetro.

Mi fermai: era inutile lottare con lui, sarebbe sempre stato più forte.

-Ancora una volta dimostri che sei tu il più forte, no?! Che io sono soltanto la stupida e debole umana!- sibilai e a queste parole lui mi lasciò andare.

Abbassai gli occhi. Tutto era perfetto quella sera, il mare, il cielo pieno di stelle, la spiaggia, il fuoco, tutto tranne noi.

Noi eravamo solo due anime perse in un oblio di sofferenze e sogni infranti, pieno di fantasie perdute, che ti lasciavano l'amaro in bocca.

-Per favore...- tentai un'ultima volta, quasi come se fossi privata delle mie stesse forze. -va via. Il solo vederti mi fa stare male e io non voglio più stare male.- la mia voce tremava.

L'immagine di Damon a letto con quella ragazza non lasciava la mia mente, così come le lacrime non volevano abbandonare i miei occhi.

-Sei sempre la solita esagerata!- sbottò lui, incrociando le gambe.

-Nessuno ti ha detto che devi restare per forza qui, sei tu che ti ostini!-

-Ah sì? E chi è che piange?- fece ironico, inarcando le sopracciglia.

-Io...io non sto piangendo! è...il raffreddore!- sparai la prima cosa che mi veniva in mente.

Avevo già detto che ero una pessima bugiarda?

-Il raffreddore? Il 14 luglio? Beh, complimenti.-

-Smettila con questa fottuta ironia!- strillai, portandomi le mani nei capelli.

Non lo sopportavo quando faceva l'ironico, quando mi prendeva in giro, ma stasera io non riuscivo a sopportare Damon in sé, ogni suo comportamento mi faceva infuriare sempre di più.

-Ok, la smetto.-

-E adesso vattene...-

-No, è qui il mio posto.-

-Ti ho chiesto di andartene! Mi fai solo schifo adesso!- non gli avevo mai parlato così, non ero mai riuscita a trattarlo male, eppure adesso mi sembrava l'unica cosa che ero capace di fare.

-Ma andiamo! Sei scappata perché volevi essere seguita da me, altrimenti avresti scelto un qualsiasi altro posto, non l'unico posto al mondo dove sapevo di trovarti!- adesso era lui ad essere furioso e mentre parlava si era avvicinato sempre di più a me.

-Potevi scegliere di non seguirmi, tanto quando mai ho contato qualcosa!-

-Avevi proprio ragione prima.- mi sibilò lui, a un centimetro dal viso. -Sei solo una stupida umana. Stupida! Non hai mai capito niente!-

-E di certo tu non mi hai mai aiutato a capire! Mi hai sempre trattato uno schifo e quando vedevi che stavi per perdere il tuo giocattolino, mi davi lo zuccherino, in modo che potessi essere legata a te! Sei solo uno stronzo, dannato Salvatore!- feci io, puntandogli contro un dito accusatore.

-A te è sempre stato bene.-

Ennesimo colpo al cuore, ennesimo colpo basso. Ma ormai ero abituata, avevo la corazza anti-Damon.

-La tua freddezza e ironia non ti salveranno questa volta. Adesso sono stufa.-

-Sono stufo anche io di avere sempre tra i piedi una ragazzina che mi sbava dietro.- fece, con tutta la cattiveria di cui era capace.

-Non dovrai più preoccuparti, perché io sparirò dalla tua vita.-

Damon sembrò un attimo interdetto. Mi fissò confuso, inclinando il capo. -Che significa?-

-Significa che io me ne andrò, lascerò la città, per sempre. L'hanno deciso questa mattina mia madre e Gabriel.- dissi a mezza voce, voltandogli le spalle.

Damon non parlò, pensai anche che se ne fosse andato, tanto era il silenzio che proveniva dalle mie spalle.

-Hai deciso di andartene con Gabriel?- mi disse semplicemente, con tono neutro.

-Sì.-

-E io cosa dovrei fare? Lasciarti andare?- disse, avvicinandosi a me.

-Tanto non è questo quello che volevi? Che io mi togliessi di torno?- feci beffarda.

Sentivo gli occhi pizzicarmi. Probabilmente quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto Damon Salvatore, il mio primo e, quasi sicuramente, ultimo amore.

Probabilmente quella era l'ultima volta che mi sarei specchiata nei suo incredibili occhi azzurri.

-Tu andrai via.-

-Sì.-

-Con Gabriel.-

-Sì...-

-E dimmi: io cosa faccio dopo che te ne sarai andata?-

-Ti farai altre duemila ragazze.- feci acida, guardando da un'altra parte.

-L'unica che voglio è davanti a me.-

Alzai di scatto il viso e lo guardai sbalordita. Davvero aveva pronunciato quelle parole?! Avevo sul serio Damon Salvatore davanti?

Il mio cuore fece una capriola, non riuscendo a credere a quello che mi aveva detto.

Ma forse era un'altra bugia, l'ennesimo modo per tenermi lì e giocare con me.

-Damon...mi dispiace...- ti amo troppo per rischiare, il mio cuore non sopporterebbe un altro colpo.

-Beh...almeno concedimi un'ultima cosa se proprio devi andare via: chiudi gli occhi.-

Lo feci, non mi costava nulla farlo, soprattutto nella nostra ultima notte.

Sentii qualcosa di freddo toccarmi il collo e dopo poco Damon mi fece aprire gli occhi.

Al collo avevo una collana. Era in argento e c'era un ciondolo. Lo guardai meglio e per poco non morii lì, su quella sabbia, accanto a quel falò.

Il ciondolo della collana era una penna di corvo, nera, con i riflessi argentati. Era magnifica e più la tenevo tra le dita, più sentivo le lacrime che cercavano di uscire.

Damon faceva sempre qualcosa che non mi aspettavo e questa volta non era stato da meno.

Lo guardai: cosa significava tutto quello.

-Così.- cominciò a dire. -Anche se te ne andrai, saprai sempre a chi appartieni.-

Io appartenevo a lui?

Ecco un'altra presa in giro, per l'ennesima volta aveva cercato di incatenarmi a lui.

-E questo cosa dovrebbe significare, eh?!- esasperata mi portai le mani al collo: non volevo tenere quella collana.

-No!- Damon mi fu subito vicino, con le sue mani strette sulle mie. -Ti prego...-

Damon aveva detto “ti prego”?!

Non riuscii più a trattenere le lacrime. Quella era la nostra ultima notte e non volevo sprecarla essendo arrabbiata con lui.

Era vicino, era così vicino, potevo sentire il suo respiro sulle mie labbra.

E poi lo feci.

Mi alzai sulle punte e gli depositai un leggero bacio a stampo. Il primo e ultimo me lo potevo concedere.

Quando mi staccai, qualche secondo dopo, vidi Damon guardarmi incredulo, completamente immobile.

D'improvviso misi tutto a fuoco: ma cosa cavolo avevo fatto?!

Ovviamente Damon non aveva gradito la cosa, perché continuava a stare lì, fermo, a guardarmi con gli occhi spalancati.

Mormorai uno -Scusami.- e mi voltai, con l'intenzione di andare via da lì.

All'improvviso, però, proprio quando io gli avevo voltato le spalle, Damon mi afferrò per un polso, mi fece voltare di scatto e mi tirò verso di lui, così che io mi ritrovai completamente schiacciata sul suo petto.

E poi successe.

Abbassò la testa e fece incontrare dolcemente le nostre labbra.

Mi impietrii, non riuscendo nemmeno a capire cosa stesse succedendo.

Damon mi stava baciando?

Sentii la sua lingua accarezzarmi le labbra e senza nemmeno che io riuscissi a realizzare la cosa, la mia bocca si aprì, per far sì che le nostre lingue venissero a contatto.

Quando lui portò una sua mano dietro la mia testa e l'altra alla base della mia schiena per farmi aderire completamente a lui, io mi risvegliai dal mio stato di trance e, portandogli le mani al collo, ricambiai il bacio.

Il tanto atteso e desiderato bacio del mio unico amore.

Le nostre lingue combaciavano alla perfezione: eravamo come due pezzi dello stesso puzzle fatti apposta per incastrarsi tra loro.

Adesso, su quella spiaggia perfetta, vicino a quel mare perfetto, sotto quel cielo perfetto ricoperto di stelle, eravamo perfetti anche noi.

Sentivo la mano di Damon che mi accarezzava la guancia, mentre le mie mani gli stringevano i capelli.

Quanto avevo desiderato tutto quello, quanto avevo desiderato ritrovarmi così, semplicemente tra le sue braccia.

Ci staccammo, per riprendere fiato, io logicamente, perché lui non ne aveva bisogno.

Ma Damon non si staccò da me: appoggiò la sua fronte contro la mia e per la prima volta sorrise, nessun ghigno, solo un cristallino e raggiante sorriso.

-Non mi hai fatto ancora gli auguri.- dissi, cercando di stemperare la tensione.

-Beh, allora...- fece lui, accarezzandomi la guancia. -Buon compleanno...amore.-

Mi baciò e io quella sera conobbi la felicità più completa.






Oooooh ma ciao!

Di ritorno da una vacanza stupenda e la sapete una cosa? Mi siete mancate tantissimo e non è passato giorno che non pensassi a voi! *__*

Sono impazzita (letteralmente) per scrivere un capitolo degno di questo nome xD volevo che tutte voi restaste con il fiato sospeso e che sognaste insieme a me.

Non so se ci sono riuscita, so solo che mi è piaciuto scrivere questo capitolo e spero che a voi piacerà leggerlo.

Sono ben 15 pagine word e spero tanto che non vi annoieranno perché è troppo lungo ^^

Per quanto riguarda la frase spoiler del capitolo scorso, ho deciso di metterla nel capitolo successivo, perché qui mi sembrava fuori luogo.

Spero che mi farete sapere il vostro parere, le cose che vi sono piaciute e quelle ch invece non vi sono piaciute.

A proposito del prossimo capitolo: sarà una sorta di "capitolo bonus" se riceverò molte recensioni. Ho pensato che vi avrebbe fatto piacere leggere un po' di "Damon e Angel finalmente insieme" xD

Detto questo me ne vado, altrimenti lo spazio autrice diventerà più lungo del capitolo stesso!

Bacii e al possimo capitolo!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20: Attimi di vita ***


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Capitolo 20: Attimi di vita

 
 
 
Passeggiavo per strada, quell’assolata mattina del 15 luglio, con il mio i-pod fucsia nelle orecchie. Ascoltavo una delle innumerevoli canzoni dei Within Temptation, con un lecca lecca nella mano destra, che agitavo a tempo di musica.
Ero felice e quella mattina mi ero svegliata con la strana e assoluta sensazione che quello sarebbe stato un giorno perfetto.
Probabilmente perché la sera prima avevo baciato Damon Salvatore. Al solo pensiero divenni rossa e il mio corpo si riempì di adrenalina. Riuscire ad ottenere qualcosa, la persona che si ama nel mio caso, dopo aver tanto sofferto, era la sensazione più bella del mondo. Un mix di felicità e follia. Almeno, così mi sentivo io.
-Angel.-
Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla e sussultai per lo spavento. Mi voltai, togliendomi le cuffie dalle orecchie e fermando a metà una delle mie canzoni preferite.
-Cosa vuoi, Gabriel?- la mia voce era dura, probabilmente molto più dura di quanto mi aspettassi.
-Vorrei parlarti, chiarire. Scusarmi se è possibile!- disse tutto d’un fiato, facendo un passo verso di me.
Io, istintivamente, indietreggiai e vidi Gabriel serrare la mascella.
-Hai paura di me?-
-No.- feci seria. –Ma preferisco stare a debita distanza.-
Lo sguardo di Gabriel si fece spento, quasi sofferente. Non mi fidavo più di lui e se prima stavo cominciando a considerarlo mio amico, adesso non era meglio di Klaus.
-Cosa sei venuto a dirmi?- dissi, spezzando quel pesante silenzio che era piombato su di noi.
-Dirti che mi dispiace, non volevo.- Gabriel abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo su di me.
-Scusarti? Dove saresti arrivato Gabriel se mia madre non fosse arrivata?-
-Non ti avrei mai fatto del male!- scattò subito lui, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
-Eppure lo stavi facendo.-
-Angel…ti prego…-
-Mi dispiace, ma per adesso non riesco a perdonarti.-
-Problemi?- fece una voce ironica alle mie spalle, interrompendo Gabriel ancora prima che iniziasse.
Non avevo bisogno di voltarmi per capire chi fosse, lo sapevo già e dal tono potevo capire che aveva intenzioni tutt’altro che pacifiche.
-Nessun problema, vampiro.- rispose battagliero Gabriel, mentre il suo sguardo si accendeva di odio.
Io mi trovavo letteralmente in mezzo e le occhiate furiose che si lanciavano Damon e Gabriel non lasciava presagire nulla di buono.
Mi sentivo molto Bella di Twilight in quel momento, anche se il vocabolo “ANGELO” era una variante molto interessante rispetto al noto libro della Mayer.
-Credo che ne avrai tra 5 minuti.- Damon si fece avanti, mettendosi al mio fianco.
Perché mi sembrava che in quel momento stesse marcando il territorio?
-E da chi? Da te?- fece beffardo Gabriel, lanciandomi di tanto in tanto qualche sguardo.
-La smettete di fare i maschi alfa?! Sono qui, se non ve ne siete accorti!- sbottai, spostandomi di lato, per riuscire a guardare meglio i due ragazzi.
-Ange…-
-Zitto, Gabriel: con te non ci voglio parlare.-
-Cosa è successo?- scattò subito Damon, cominciando a fissarmi intensamente.
Ed ecco che tutti i miei propositi di non dire nulla a Damon riguardo la “questione Gabriel” andavano a farsi benedire.
-Ehm…niente.- tentai, ma sapevo benissimo che Damon non se la sarebbe bevuta, non avevo convinto nemmeno me.
-Sei una pessima bugiarda. E in quanto a te.- fece, guardando Gabriel. –Prega che ciò che verrò a sapere non mi irriti, perché in quel caso ti consiglio di lasciare la città.-
-Che paura, succhiasangue. L’unico motivo per cui non ti ho ancora ucciso è perché Angel prova un affetto morboso per te.-
-Tu.- dissi a Gabriel. –Non farmi passare come una maniaca! E Tu non farmi passare come una bambolina!- finii, rivolta a Damon.
-Cosa è successo?- ripeté Damon, non prestandomi la minima attenzione.
Era concentrato su Gabriel, con i muscoli tesi e i sensi all’erta, pronto a scattare.
Sembrava un leone, un magnifico leone che aveva puntato già la sua preda.
-Niente. Che. Ti. Riguardi.- scandì Gabriel, avvicinandosi ancora di più a Damon.
Io non sapevo cosa fare, me ne stavo solo impalata come una stupida. Odiavo me stessa in quel momento.
-Beh, angelo, credo che la cosa mi riguardi, visto che lei adesso sta con me.- disse, indicandomi con la testa.
Quella sorta di dichiarazione, quel suo dire ad alta voce proprio quello che io speravo di sentire, mi fece battere il cuore all’impazzata, mi sciolsi, così che diventassi ancora più impalata di prima.
Gabriel, dal canto suo, spostava lo sguardo da me a Damon, con un misto di incredulità e rabbia.
-come…cosa…è vero?- mi chiese.
-…Sì.- dissi, spostando per un attimo lo sguardo su Damon.
-E così sei caduta nella sua trappola. Brava. Sei solo una stupida! Sarà troppo tardi quando ti accorgerai che persona è!-
-Sei l’ultima persona al mondo che può sparare sentenze, non credi?-
Ma Gabriel non mi rispose: sparì nel nulla, mentre io e Damon piombavamo in un pesante silenzio.
-Cosa è successo tra te e Gabriel? È la terza volta che te lo chiedo e non ci sarà una quarta, quindi, per te, ti conviene rispondermi.-
Io abbassai lo sguardo. –Niente…dopo l’arrivo dei fiori di Klaus, Gabriel…-
-Un attimo.- mi bloccò Damon. –Klaus ti ha regalato dei fiori?!-
-Sì, ieri.-
-E tanto per sapere: quando pensavi di dirmelo?!- fece adirato Damon.
-Te lo sto dicendo adesso.- risposi, con finta aria angelica.
-Comunque?- fece, roteando gli occhi.
-Niente. Gabriel pensava fossero tuoi e mi si è avventato contro.- ecco, così lasciavo ampio spazio all'immaginazione. Lui avrebbe potuto capire quello che voleva.
Damon corrugò le sopracciglia, per poi fare quella sua solita smorfia con la bocca. -Nel senso che ti ha attaccato? Ti ha fatto del male?-
-No...- abbassai lo sguardo. -Nel senso che ha cominciato a baciarmi in modo violento e mia madre me l'ha staccato di dosso con la magia...- sussurrai, ma sapevo che Damon mi aveva sentito lo stesso.
-Lui cosa?!- Damon  mi afferrò per un braccio, facendomi male.
Sentivo la sua presa sempre più salda. -Damon, mi fai male!-
Lui mi lasciò all'istante, dandomi le spalle. -Andiamo a casa.- e cominciò ad avviarsi in silenzio verso la sua auto.
 
 
 
Era ormai un'ora che stavo seduta sul divano di casa Salvatore, mentre Damon era chissà dove.
Durante tutto il viaggio era stato in silenzio e si era impegnato con cura a non avere il minimo contatto con me. Arrivati a casa mi aveva sbarcato sul divano e, senza ancora neanche guardarmi, era sparito.
Cominciavo a stufarmi di quella situazione e purtroppo le scelte erano due: o mi alzavo e andavo via, mettendo un punto definitivo a quella sorta di cosa che stava iniziando tra noi due oppure andavo a cercarlo e lo avrei affrontato, con tutte le conseguenze che si hanno affrontando un Damon incazzato.
O almeno credevo che lo fosse.
così mi alzai dal divano, che ormai aveva preso la forma del mio sedere e andai nel primo posto che mi venne in mente: la sua stanza.
Infatti lo trovai lì, seduto in poltrona a sorseggiare quello che mi sembrava sangue.
Deglutii e tutti i miei propositi di affrontare la cosa da adulta svanirono nell'istante stesso in cui Damon mi lanciò l'occhiata più fredda che mi avesse mai rivolto.
E, credetemi, me ne aveva rivolte davvero tante.
-Possiamo parlare o continuiamo ancora il gioco del silenzio.- azzardata, vero?
-Mh.- Damon si alzò dal divano, posando il suo bicchiere sul piccolo tavolino.
-Bel passo: mi guardi adesso.-
-Taglia corto, angioletto, non ho tutto il giorno.- si appoggiò alla colonna del suo letto a baldacchino, incrociando le braccia.
Bene. Hai voluto parlare cara Angel? Vai, adesso parla.
-Ecco...- un inizio tutt'altro che convincente, pensai, dandomi mentalmente della stupida. -Vorrei tanto sapere perché sei così arrabbiato con me.-
Ma che hai, cinque anni?! Sveglia, Angel!
Damon fece un ghigno, staccandosi dal letto e piazzandosi proprio di fronte a me. -Cosa ti fa credere che sono arrabbiato?-
-Il tuo comportamento me lo fa credere. E non ne capisco il motivo, visto che non stavamo nemmeno insieme.- brava Angel, comincia a mettere i puntini sulle ì!
-Se è per questo non stiamo insieme nemmeno adesso.-
Inspirai forte. Perché quel ragazzo sapeva mettermi ko con una semplice frase?
-Non è quello che hai detto a Gabriel.- decisi di ripagarlo con la sua stessa moneta. L'avrei messo almeno per una volta difronte all'incoerenza dei sue gesti.
-non ho detto nulla di che a Gabriel.- disse, incrociando di nuovo le braccia.
-Ah non hai detto "lei sta con me"? Me lo sono immaginato?-
-No, significa che adesso ho l'esclusiva su ciò che mi diverte.-
-Ma davvero?!- adesso ero io che stavo per infuriarmi. -Ieri sera non sembrava così!- sbottai, incrociando anche io le braccia.
-ieri sera era ieri sera e oggi è oggi.-
-Ma la smetti di fare il bambino?! Hai 146 anni, cazzo!- feci stizzita, portandomi le mani nei capelli.
Odiavo quando faceva così. Lo odiavo immensamente.
-non so cosa ti piacerebbe sentire, angioletto.-
-Sai cosa mi piacerebbe?- dissi, questa volta sul serio infuriata nera. -Una volta tanto mi piacere non sentirmi un giocattolo nelle tue mani! Ma il problema non sei tu, sono io! sono io che sono una pazza sclerotica per essermi innamorata di te!- urlai.
Mi voltai, con la precisa intenzione di andarmene e non ritornare più o meno...mai più?
Purtroppo, però, non riuscii ad arrivare nemmeno alla porta, perché Damon mi bloccò la strada, mettendosi proprio di fronte a me.
-Fammi passare, Damon.-
-La verità.- cominciò, senza prestarmi la minima attenzione. -La verità è che mi infastidisce pensare a Gabriel che ti bacia. Pensavo di avere l'esclusiva anche su questo.-
Quella sua rivelazione mi spiazzò del tutto. Mi aveva appena detto che era geloso?
-Mi...dispiace...- disse, per poi fare un altro passo verso di me e baciarmi.
Ma quello era davvero Damon Salvatore?!
quel ragazzo aveva il potere di sconvolgermi.
Ci staccammo e Damon mi prese il viso tra le mani. -Non sei un giocattolo o almeno non più. E' solo che...- si bloccò un attimo. -ormai sei mia. Lo sei stata dal nostro primo incontro.-
Mi si fecero gli occhi lucidi e mi lanciai di slancio a baciarlo.
Non mi aspettavo quelle parole, non mi aspettavo che Damon si comportasse così.
Ormai l'avevo capito. Lui teneva a me, a modo suo.
Era un affetto prepotente, disperato e sofferto. Proprio come lui.
In meno di due secondi ci ritrovammo sul letto, con Damon sopra di me.
Il bacio era passato da un lieve sfiorarsi di labbra, a intenso e passionale.
Invertii le posizioni, così che adesso ero io a trovarmi su di lui.
Scesi a baciargli il collo, mentre Damon mi portava le mani sui fianchi.
Damon mi catturò di nuovo le labbra, mentre io gli strinsi una ciocca di capelli con le mani.
Sapevo che stavamo rischiando di andare molto oltre, ma non mi interessava, io amavo quel vampiro.
-Questa sì che è bella.-
ci staccammo immediatamente, mentre Stefan e Elena ci guardavano con lo sguardo più incredulo che avessi mai visto.
Io ero imbarazzata da morire, mentre Damon sembrava solo infastidito.
-Tu mi devi dire qualcosa.- fece Elena.
 
 
 
-E come hai potuto non chiamarmi immediatamente?!-
-Perché volevo prima accertarmi che fosse vero e...-
-E?-
-E volevo prima togliermi i dubbi che Damon non fosse più innamorato di te.- confessai.
-ancora con questa storia?! Damon non è innamorato di me, ma, a quanto pare, di te! E poi te lo dico per non illuderti: non ti toglierai mai del tutto questo dubbio. Io temo ancora che Stefan possa provare qualcosa per Katherine.- mi disse, abbassando gli occhi.
-Stai delirando, sai benissimo che ama solo te.-
-si può sapere cosa state confabulando da un'ora?!- Stefan fece capolinea dalle porta, dando un dolce bacio alla fidanzata. -Venite di là, dobbiamo parlare.
Io ed Elena ci dirigemmo in salotto: lei prese posto accanto a Stefan sul divano e io mi stavo per dirigere all'altro capo del divano.
Purtroppo, però, non ci arrivai mai, perché Damon mi tirò per un braccio e mi fece sedere sulle sue gambe.
-Che c'è?- fece rivolto a Stefan e Elena. -Sembra che abbiate visto un fantasma. Queste cose si fanno in una coppia, sapete?-
Divenni rossa, mentre Elena mi sorrideva di nascosto.
non ci potevo credere, era una cosa assolutamente incredibile! Io e Damon una coppia!
-Comunque.- feci io. -Di cosa dobbiamo parlare?-
-Del fatto che Klaus è in città per esempio. E anche che abbiamo una vampira pazza che uccide chiunque gli capiti a tiro, un branco di licantropi da tenere a bada, un angelo incazzato nero, una maledizione e un sacrificio che avverrà non si sa quando. Credo che ne abbiamo di cose da parlare.- fece Stefan, angelico.
-Ehi fratellino, da quando sei diventato così spiritoso?-
-Mi sa che lui ha ragione.- dissi anche io. -E a quanto ne sappiamo abbiamo due sacrifici.-
-Per adesso non sappiamo cosa voglia Klaus da te. disse Elena.
-Già, probabilmente vuole solo farti diventare una sorta di regina del male.-
-Solo?!- sbottò Damon. -Questo non mi sembra proprio un piano allegro per noi. Però in fondo avete ragione: l'ha solo baciata, perseguitata e regalato dei fiori, niente di cui preoccuparsi.- fece ironico Damon.
-Fiori?-
-Sì, ieri.-
-La storia si mette male, è ossessionato da te.-
-sì. Ha blaterato qualcosa sul voler anticipare ciò che sarebbe avvenuto a breve e ha detto che Elena può aspettare, quindi dovremmo stare abbastanza tranquilli.- dissi io.
-Perché noi due siamo sempre gli ultimi a sapere le cose?- sbottò Stefan, incrociando le braccia.
-non c'è stato modo di dirvelo.-
-Comunque io per ora, finché non ne sapremo di più, propongo di non fare niente.- disse Damon. -E con questo...-
Mi fece alzare e, dopo avermi presa per mano, mi condusse di nuovo alla sua auto.
 
-Non ci credo!- dissi, perdendomi a guardare l'infinita distesa blu del mare. -Ti ricordi di questo posto.-
-E' un po' difficile dimenticarmene.- rispose lui, alzando il braccio e mostrando il braccialetto che gli avevo regalato.
Mi avvicinai a lui e gli stampai un lieve bacio sulle labbra. -Grazie.-
-Tra poco non mi ringrazierai più.- Damon ghignò e quello mi fece capire che la sua mente malata aveva elaborato un piano.
Infatti, mi ritrovai all'improvviso tra le sue braccia e due secondi dopo in acqua, mentre Damon se la rideva di gusto, andò a sedersi sulla spiaggia.
No, ma dico: Damon che ride?!
Era successo tutto così velocemente che ripresi contatto con la realtà solo quando mi ritrovai completamente bagnata, mentre cercavo di ritornare a riva.
-Brutto figlio di...- cominciai tra l'ironica e l'arrabbiata, mentre avanzavo puntandogli contro un dito.
Damon in risposta mi afferrò per le gambe e io mi ritrovai a testa in giù a un millimetro dall'acqua. -Cosa dicevi a proposito di mia madre?-
-Figlio di...una donna buona e gentile che ti ha cresciuto con tanto amore!- dissi, facendo un sorriso a trentadue denti.
-Mia madre è morta quando avevo più o meno cinque anni, non mi ha cresciuto.-
smisi subito di sorridere. -Sono addolorata, ma se avesse potuto sono sicura che ti avrebbe cresciuto con taaaanto amore! ...Mi metti giù adesso?- finii, sbattendo gli occhi stile manga.
-Come vuoi.-
-Oh, grazie a Dio.-
Ma avevo gioito troppo presto, perché mi ritrovai di nuovo in acqua, con Damon che diceva -Non hai mica specificato dove.-
Ma da quando era diventato così spiritoso?!
Così uscii per la seconda volta dall'acqua: io bagnata fradicia e col trucco sciolto e lui completamente perfetto.
-Sai, dovresti anche tu bagnarti un po'.-
-E come? Concorderai con me che non hai la forza di buttarmi in acqua.-
-Certo, ma...- questa volta fui io a ghignare.
Mi lanciai letteralmente su di lui, che per la sorpresa cadde e io mi preoccupai accuratamente di aderirgli bene addosso, per bagnarlo quanto più possibile.
-Se volevi arrivare al sodo ti assicuro che non c'era bisogno di tutto questo.- fece lui, ghignando.
Io mi staccai subito da lui, completamente rossa e mi sedetti sulla sabbia.
Restammo in silenzio per qualche minuto, finché non fui io ad interromperlo.
-Cosa credi voglia Klaus da me?-
Damon ci mise un po' a rispondere. -Non lo so, ma ci sono io.-
Mi appoggiai sul suo petto e in quel momento pensai a quanto mi sarebbe piaciuto sentire il suo cuore battere.
Mi sembrava ancora impossibile che noi due eravamo lì, insieme, dopo che lo avevo tanto desiderato.
-Ho un po' paura.- confessai, per la prima volta. -Non voglio morire, non voglio che mi faccia del male.-
Damon mi portò due dita sotto al mento e mi costrinse a guardarlo.
Quello che vidi nei suoi occhi era un qualcosa che non gli avevo mai visto. Erano tristi, velati, come se in qualche modo mi stesse chiedendo scusa.
-Che hai, Damon?-
-Cercherò con tutte le mie forze di proteggerti.-
Gli sorrisi, mentre le sue parole mi scaldavano il cuore.
Forse mi ero sbagliata, quel suo sguardo esprimeva solo preoccupazione.
-Me lo prometti? Mi prometti che farai di tutto per tenermi con te?-
-Te lo prometto.-
Poi mi tirò per la collana, quella che lui mi aveva regalato, e mi baciò.
Avrei tanto voluto perdermi nei suoi baci per sempre.
Sì, ero ripetitiva, ma...amavo quel vampiro.
 
 
-Credo dovremmo andarcene.-
-E perché?-
-Perché credo che fare il bagno vestiti sia già stata azzardata come cosa, farlo anche di notte non mi sembra il caso.- dissi, cominciando a nuotare verso la riva.
-Ma saranno si e no le dieci.-
-Appunto e mia madre sarà preoccupata.-
-Ok.- si arrese lui e cominciò a nuotare verso la riva.
Appena uscii dall'acqua rabbrividii un po' per il freddo, speravo solo di non beccarmi un raffreddore.
Inaspettatamente, però, Damon venne verso di me e mi abbracciò. Certo, era bagnato anche lui e essendo un vampiro non emanava tanto calore, ma quel gesto ebbe lo stesso il potere di scaldarmi.
Camminammo così e per un breve istante immaginai di non essere quella che ero, immaginai che Damon non fosse un vampiro, per un attimo finsi che eravamo due persone normali.
-Sei distante.- dissi dopo un po’, mentre salivamo in macchina.
-Stavo solo pensando.- mi rispose, mettendo in moto.
-A cosa?-
-A te.-
-A me?- feci stranita, voltandomi per guardarlo meglio.
-Sì, pensavo alla mia vita prima di conoscerti.-
-Ah...e la conclusione?- chiesi, un po' in ansia per la risposta.
-E la conclusione è...è che mi hai reso la vita bella. Piena di problemi, ma bella.-
Io gli sorrisi, il sorriso più grande e sincero che avevo fatto in tutta la mia vita.
Non ero abituata al Damon che esprimeva ciò che provava, ma mi piaceva. Adoravo quel suo "nuovo" essere.
-Ti amo.- gli dissi.
-Me lo dirai qualsiasi cosa succeda?-
Aggrottai le sopracciglia. Cosa significava quella frase?
-Allora?-
-S...sì, certo. C'è qualcosa che non va?-
-no, assolutamente nulla.- disse, per poi accendere lo stereo.
All'improvviso mi venne un'idea. -Scegliamo la nostra canzone?-
-Assolutamente no!- protestò Damon. -Che schifo.-
-Beh allora la sceglierò lo stesso, ma tu farai finta che non la conoscerai, ci stai?-
-ci sto.-
-Bene!.-
Cominciai a girovagare per le varie stazioni, ma le canzoni erano una più brutta dell'altra.
-Così è barare.-
-E perché?-
-Perché non dovresti essere tu a sceglierla, dovrebbe capitare. Facciamo una cosa: il prossimo canale, qualsiasi sia la canzone, sarà quella.-
-E se dovesse capitare la canzone dei simpson?-
-Allora sarà destino.-
sospirai. -Ok, mi hai convinta.-
Sperai ardentemente che uscisse una bella canzone e cambiai stazione con gli occhi chiusi.
La canzone che uscì, però, fu anche più bella di quello che mi aspettassi.
Era I have nothing di Whitney Houston e sembrava perfetta per noi.
Cominciai a cantare e e con la coda dell'occhio vidi Damon che mi osservava.
-Canti bene.-
-Grazie. Questa canzone va benissimo.-
-Pf. Che schifo. non coinvolgermi in questa cosa.-
Io sorrisi, ma non gli risposi, sapevo che in fondo piaceva anche a lui.
Arrivammo a casa mia e con voce tremante lo invitai ad entrare. Chissà mia madre come l'avrebbe presa...
Appena entrati, però, trovammo qualcuno ad aspettarci accanto a mia madre.
-Mamma e lui cosa ci fa qui?!-
 
 
 
 
Salve....
Oki...si...mi vergogno...sono la scrittrice peggiore del mondo! T.T
Non solo ho aggiornato tardissimo, ma il capitolo fa anche un pokino schifo...ma vi giuro che non è stata colpa mia!
Ero quasi a metà capitolo quando il mio computer si è rotto e ho perso tutto (sono in lutto!) e in più mettete che è un periodo difficile e non avevo ispirazione...
Spero mi perdonerete e nonostante il capitolo non è dei migliori (anche se è un  capitolo di passaggio, l'ho scritto per regalare a voi e a me un piccolo pezzetto pucci pucci) non mi abbandoniate e continuiate a lasciarmi le vostre stupende recensioni.
Per quanto riguarda il prossimo capitolo sarà uno dei più importanti o forse il più importante, scopriremo una "bella" verità.
Glass Heart visto che ho messo la tua frase? ahuhuahua mi piace un sacco!
Baci e al prossimo capitolo!
Ah! un attimo!
Grazie!!
  

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Capitolo 21
*** Capitolo 21: Scoprire e poi morire ***


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Capitolo 21: Scoprire e poi morire

 
 
 




-Mamma lui cosa ci fa qui?!- sbottai, indicando la persona di fronte a me.
-Credo dovresti ascoltarlo, tesoro.- disse mia madre, per poi spostare per un attimo lo sguardo su Damon.
-Io non credo.- Damon mi si piazzò davanti, come se volesse farmi scudo dalle due persone che avevo danti.
-Io invece credo che ciò che le dirò le interesserà parecchio.-
-Con tutta onestà, Gabriel, non credo che tu possa dirmi qualcosa che possa interessarmi.- feci, aprendo la porta di casa.
-Invece sì, riguarda te, Klaus e…-
-E?-
-E il vampiro che ti porti dietro.-
Rimasi impalata davanti alla porta aperta di casa mia. Cosa significava quella frase? E perché Damon si era irrigidito?
Sentivo una strana sensazione, come se il mondo mi stesse per crollare addosso.
Richiusi la porta, mentre vedevo mia madre portarsi le mani alle tempie, per poi guardare Damon con odio. –Lui deve andare via da casa mia. Sporco vampiro traditore.-
-Mamma! Ok, ci voglio capire qualcosa in questa storia!- dissi, spostando lo sguardo da Damon a mia madre e Gabriel.
-Lasciala in pace.- fece Damon, serrando i pugni.
-Che problema hai?- rispose Gabriel di rimando. –Nascondi qualcosa?-
-Ok, io non ne posso più! Tutti in salotto!- dissi, avviandomi.
Non mi piaceva quando le persone mi nascondevano le cose e gli sguardi che si lanciavano quei tre non mi piacevano per niente.
-credo sia meglio che io non sia presente, tanto conosco già la storia.- fece mia madre, lanciando un’occhiata di puro odio a Damon.
-Fai come ti pare.- sbottai, per poi continuare a camminare e sedermi sul divano, mentre mia madre andava in cucina.
-allora, cosa succede?-
-vuoi davvero dargli ascolto?- mi disse Damon, mentre si sedeva al mio fianco e Gabriel di fronte a me.
-Voglio mettere un punto a questa storia. Voglio che se ne vada.-
-Stasera metterai  un punto a più di una storia, credimi.- fece Gabriel, fissando Damon.
-Ho già il mal di testa...- brontolai, portandomi le mani alle tempie.
-Faceva tutto parte del suo piano.- cominciò Gabriel e io alzai gli occhi per guardarlo. -Ma forse preferisce dirtelo lui.- finì, mentre Damon guardava dall'altra parte.
-Damon, cosa significa?- dissi, voltandomi verso di lui. -Che piano?-
Anche Damon mi guardò e nei suoi occhi vidi la stessa espressione di quella mattina: quella triste, dispiaciuta, che non mi faceva presagire nulla di buono.
-Damon...- sussurrai, cominciando a temere il peggio.
Damon non restava senza parole, mai. Lui sapeva sempre cosa dire.
-Anti vampiro, dille tutto.-
-E'...è iniziato tutto quando Elijah ti ha chiamato reincarnazione e poi ha preso forma quando abbiamo scoperto la verità su di te.-
-cosa ha preso forma?! Damon non capisco!- strillai, nella confusione più totale.
-Il suo piano per consegnarti a Klaus. rispose Gabriel al posto suo.
Mi impietrii, stavo aspettando che Damon dicesse qualcosa, che smentisse quanto aveva detto Gabriel, ma quelle parole non arrivarono mai.
Mi alzai dal divano, tremante e con gli occhi lucidi. -Che significa?-
-Significa che...- Damon faticava a parlare; non l'avevo mai visto così e questo mi spaventava ancora di più. -Che...che ho stipulato un patto con Klaus: te al posto di Elena.-
-Co...cosa?- senza che io potessi controllarle, le lacrime uscirono copiose dai miei occhi. -Quindi...ti sei avvicinato a me per...-
-Sì.- mi bloccò Gabriel. -Si era avvicinato a te per poter poi consegnarti a Klaus e salvare la ragazza che ama.-
Mi sentivo svuotata. Svuotata dalla vita, dall'anima e al loro posto c'era solo delusione, delusione e un dolore immenso.
Il mondo mi era crollato addosso e tutti i progetti, tutto quello che avevo pensato e immaginato quella giornata, si stavano sgretolando come un castello di sabbia.
Forse non mi era concesso di essere felice, forse io ero nata solo per continuare quella maledizione...
-E non era più facile rapirmi e darmi a lui? Perché hai fatto tutto questo?!- urlai.
-No. Elijah ci aveva detto che Klaus cercava da millenni l'angelo l'angelo che con il suo sacrificio potesse dargli poteri infiniti. Ma perché avvenga ciò, è necessario che l'angelo si sacrifichi di sua spontanea volontà.- mi rispose Damon.
-quindi...-
-Quindi dovevo farti innamorare di me in modo che tu ti consegnassi a Klaus per me, così da salvare Elena. - finì, guardandomi intensamente.
Ormai dai miei occhi usciva un fiume in piena. Avrei immaginato di tutto, tutto tranne questo.
-Allora quando hai notato che Angel provava qualcosa per te, hai deciso di sfruttarlo, così hai proposto subito a Klaus uno scambio.- disse Gabriel, con un tono tra il soddisfatto e l'amareggiato.
-...Sì...-
Mi portai una mano sulla bocca, incapace di parlare.
Non poteva essere, era una bugia.
-Hai finto con me? Tutto il tempo?! tutto quello che abbiamo passato insieme, tutto quello che mi hai detto erano solo un modo per attuare il tuo piano?!- urlai, ma all'improvviso mi bloccai, spalancando gli occhi. -Mi hai baciato per questo?! O MIO DIO, MI HAI BACIATO PER QUESTO!- sembravo impazzita, ormai non avevo più il controllo del mio corpo.
-No!- scattò subito Damon, alzandosi dal divano e venendo verso di me. -Ti ho baciato perché lo volevo!- disse, cercando di toccarmi.
-Non mi toccare! NON MI TOCCARE! MI FAI SCHIFO!-
Adesso non vedevo più il vampiro di cui ero innamorata: vedevo solo la persona che mi aveva ferito di più al mondo.
Mi sembrava di vivere in una realtà parallela, dove          quello che avevo davanti non era il Damon che conoscevo.
-TU LO SAPEVI!- URLAI. -SAPEVI COSA KLAUS FACESSE AGLI ANGELI E NON TI IMPORTAVA! SAPEVI CHE LI TORTURAVA! E NON TI IMPORTAVA!-
Urlavo, piangevo e mi dimenavo. Sembravo posseduta, ma non mi importava.
In fondo, che reazione avrei dovuto avere dopo che il mio mondo era stato distrutto.
Tutto era distrutto. Compreso le mie certezze.
-Sì, all'inizio non mi importava.-
-A te interessava solo salvare Elena.- fece Gabriel, venendo al mio fianco.
-...Sì.-
-O mio Dio!- mi portai le mani al viso, non riuscendo a fermare le lacrime.
all'improvviso fu come ritornare lucida. Ecco cosa intendeva Klaus con il voler anticipare qualcosa che sarebbe avvenuto.
-Angel, ti prego...-
-Non mi toccare!- urlai di nuovo. -Mi avresti consegnato al posto di Elena!-
Rividi tutti i momenti passati con lui, come un flashback e adesso che sapevo che erano tutte bugie, mi facevano vomitare.
Era stato un film. Damon aveva recitato e non aveva dato importanza nè a me nè a quello che avrei potuto passare. A lui importava solo di Elena. Lui amava solo Elena.
Chiusi gli occhi.
All'improvviso mi venne un'idea.
Gli presi il polso destro e, sfilando un piccolo braccialetto di legno dal mio, lo misi al suo.
-E questo cosa sarebbe?- fece, guardando prima il braccialetto e poi me.
-Consideralo un regalo di compleanno-
Tutto finto. Lui non era quello.
Stavo rivivendo tutto e quello non mi faceva bene, come non mi faceva bene averlo lì, davanti a me.
-Bene.- dissi. -Ci sei riuscito. Mi hai fatto innamorare di te, ma il tuo piano è stato smascherato troppo presto.-
-Angel non è come pensi.-
-Non è come penso? E com'è?! Ma lascia stare, non voglio saperlo. Vattene.-
-Angel...-
-L'hai sentita o no?-
-Ti giuro che ti faccio fuori. Hai la mia parola.-
-ho detto vattene!- urlai. -Vattene da casa mia, vattene dalla mia vita, vattene!-
Avevo così tanto dolore in corpo, che una forza sbalzò Damon a parecchi metri da me. Avevo ancora gli occhi lucidi, ma non gli avrei dato ulteriori soddisfazioni.
-Cosa mi hai fatto?- mi disse, ma io non capii.
-Cosa!?-
-Io ti... sento. So sempre dove sei, ti... percepisco.-
Cosa avevi fatto tu a me...
-Attenta.- disse, afferrandomi per un braccio e tirandomi prepotentemente a sé. -Potrei domare facilmente questo tuo spirito ribelle.-
-E io potrei staccarti facilmente il braccio se non la lasci andare immediatamente.- proruppe una voce alle mie spalle.
Mattew mi lasciò subito andare, dileguandosi immediatamente.
Ma era stato lui a ferirmi, più di chiunque altro.
Lo vidi alzarsi e guardarmi. Era una sorta di sguardo di addio, poi, in silenzio, uscì da casa mia.
sospirai e le lacrime che credevo essere riuscita a dominare, tornarono più forti di prima.
-Ange...-
-Vattene, per favore.- dissi anche a lui, ma senza aspettare una risposta, mi fiondai per le scale.
-Balla con me.-
-Perché dovrei?-
-Perché te lo sto chiedendo.-
-E questo dovrebbe essere il motivo?-
-Hn. Non mi piace dire le cose due volte.-
Tese la sua mano verso di me e io l'afferrai, un po’ esitante.
Quei momenti non volevano andare via e mi stavano uccidendo, più della verità che avevo appena scoperto.
-Ti comporti come una moglie tradita. Devi smetterla. Non devi sentirti importante solo per qualche attenzione. Tu non sei niente, un bel niente e sei una sciocca se pensi il contrario.-
Avrei dovuto capire. Già allora avrei dovuto farlo.
arrivai in camera mia e mi lanciai sul letto, cercando di sopprimere le lacrime nel cuscino.
-L'incarnazione.- disse solo, mentre mi avvicinava al suo viso.
E fu quello l'inizio della mia fine.
Mi alzai dal letto e lanciai il cuscino in aria. Ero arrabbiata, delusa, ferita, umiliata. Ero stata una stupida a credere a tutto quello che mi aveva detto.
Ma in fondo non era colpa mia: ero stata io a mettermi in una storia già scritta.
-Non vorrei mai fare qualcosa che ti facesse male.-
Mai eh?! Peccato che era proprio questo il suo intento.
Con il braccio spazzai via tutto ciò che avevo sulla scrivania, ancora piangendo.
Volevo morire, mi sentivo morire. Volevo non essere mai arrivata in quella città, volevo non aver mai incontrato Damon.
-Significa che volevo condividere un po' della mia solitudine con te.-
Tutto un piano, tutto uno schifoso piano!
-Io tengo a te.-
Il mio cuore perse un battito, mentre tutto quello non mi sembrava possibile.
-Damon...-
Vidi la sua immagine lasciare gli specchi e diventare una. Il vero Damon era
davanti a me.
Mi sollevò da terra e puntò i suoi meravigliosi occhi nei miei.
-Io non ti lascio. Mai.-
Mai eh?
cominciai a tirare via tutti i libri dalla piccola libreria e li scaraventai un po' ovunque.
-TI ODIO! TI ODIO!-
Urlavo e piangevo, ma adesso mi sembrava l'unica cosa giusta da fare.
Demolivo la mia stanza per evitare di demolire me. Per evitare di demolire lui.
E non è una maledizione questa? Uccidere chi si ama.
No, non era colpa mia se l'avevo amato troppo. Era colpa della maledizione, no?
Io non potevo farci niente, non potevo oppormi. Non ero stata poi così stupida, vero?
-E poi io ho già fatto la mia scelta.- sussurrai, più a me che a lui, ma non avevo considerato il suo super udito.
-E la tua scelta implica che devo scegliere un vestito per il matrimonio o un'arma per restare in vita? O entrambe le cose?-
-No. Io scelgo te, Damon. Io sceglierei sempre te.-
Ed era questo che mi aveva fregato. Adesso lo capivo bene. Ero sempre stata io a dare qualcosa a lui, Damon non mi aveva dato che poche briciole.
-Io farò di tutto pur di salvarla. E nessuno potrà mettersi in mezzo, angioletto.-
Me l'aveva detto, in fondo. non potevo lamentarmi di nulla. Tutto quello che era successo l'avevo voluto io. Nessuno mi aveva costretto ad amarlo e adesso distruggere tutto, urlare e piangere, non serviva a granché.
-Perché? Perché ti amo, Damon, più della mia stessa vita e non avrei mai potuto lasciarti morire.-
Come potevo essere stata così stupida? Così cieca? io gli avevo dato tutto e lui non aveva fatto altro che mentirmi, usarmi, per salvare la ragazza che amava.
-Tu andrai via.-
-Sì.-
-Con Gabriel.-
-Sì...-
-E dimmi: io cosa faccio dopo che te ne sarai andata?-
-Ti farai altre duemila ragazze.- feci acida, guardando da un'altra parte.
-L'unica che voglio è davanti a me.-
Una cretina, ero stata solo una cretina!
Lo odiavo! Odiavo tutto di lui! Ma la cosa che odiavo più di tutte, era che non riuscivo ad odiarlo nemmeno un po'...*
Mi accasciai di nuovo sul letto, a piangere.
Avevo solo voglia di restare lì, nella mia camera distrutta a piangere.
-Buon compleanno...amore.-
Finito. Tutto era finito.
Io ero finita.
 
 
Mi svegliai e inizialmente non realizzai perché la mia camera fosse in quello stato.
Poi ricordai tutto e lo stato catatonico in cui ero caduta la sera prima ritornò.
Mi misi un cuscino in faccia: non volevo ricordare, volevo solo abbandonarmi lì e restarci per tutto il resto della mia vita.
Esisteva una medicina contro l'infelicità?
Realizzai che la cosa più brutta quando si sta male è che l'unica persona che potrebbe farti stare meglio è proprio quella che ti fa stare male...*
Che ironia la vita. Mi ero ferita con le mie stesse mani. Tutti, compreso il mio istinto, mi dicevano di star lontano da Damon, ma io avevo voluto fare la testarda e fare a modo mio.
Lanciai il cuscino per aria. non ci volevo pensare, non volevo pensare a nulla.
Così mi andai a fare una doccia, sperando che l'acqua potesse lavare via almeno un po' le mie sofferenze.
Decisi di andare a scuola, forse lì, tra corridoi pieni e lezioni stressanti, avrei pensato di meno a tutto ciò che era capitato il giorno prima.
Tanto tutto quello che lasciavo nella mia stanza, l'avrei ritrovato di nuovo al mio ritorno.
Mi vestii: lentamente e completamente assente e scesi in cucina.
Trovai mia madre, che alzò lo sguardo su di me. Era in pena per me, non mi aveva mai visto così, ma in fondo non mi ero mai innamorata.
C'era anche Gabriel e vederlo lì mi diede una sorta di sollievo.
Lui era stato l'unico: l'unico che aveva cercato sempre e SINCERAMENTE di proteggermi.
-Ciao tesoro.- disse mia madre, dandomi una tazza di caffè.
-Non ne ho voglia, vado a scuola.-
Senza nemmeno guardarli in faccia uscii di casa, sperando di trovare un po' di sollievo.
Ma, purtroppo, realizzai che la frase "i guai sono dietro l'angolo" era del tutto vera.
Appoggiato alla sua stupidissima macchina, c'era lo stupidissimo vampiro.
Appena lo vidi, tutto il rancore, il dolore e l'odio ritornarono.
Cercai di cambiare strada, ma Damon me lo impedì.
-Vattene, prima che mi metta a urlare!-
-Angel, ti prego: ascoltami.-
-Non ti pare che abbia ascoltato anche troppo? Ho detto vattene, non ti voglio vedere.-
-Angel...- disse, cercando di prendermi il braccio.
-non mi toccare! Non mi devi toccare! Tu mi fai solo schifo!-
-Ti prego, ascoltami!- ripeté. -E' vero il mio scopo era questo, ma poi è cambiato tutto.-
-Perché dovrei crederti? Mi hai solo usato, illuso e adesso sei l'ultima persona sulla faccia della terra che vorrei vedere!-
-Ti sto dicendo la verità!-
-Ma a me non interessa. Come hai potuto farlo, come!-
-Angel...-
-Non ti voglio vedere!-
-Ma non senti?- sentii dire da una voce alle mie spalle.
-Non sono affari tuoi, angelo.- ringhiò Damon.
-No, ti sbagli.- feci io. -Io non sono affar tuo.-
Gabriel avanzò, fino a mettersi tra me e Damon.
-Devi lasciarla in pace o ti giuro che ti uccido. I tuoi giochetti non funzionano più, sei stato smascherato succhiasangue.-
Damon strinse i pugni e lo vidi tremare di rabbia. -togliti di mezzo.-
-Io me ne vado a scuola.- sbottai, per poi sorpassare i due.
Damon era il mio veleno e non mi faceva bene restare lì. dovevo dimenticarlo, e il primo passo era non vederlo.
-Angel!- Damon cercò di seguirmi, ma Gabriel si mise in mezzo.
-Vattene.- lo minacciò.
-Lei è mia, lo è sempre stata e se ti azzardi a metterti ancora in mezzo, ti distruggo.- disse, per poi salire nella sua macchina e sparire.
 
 
 
 
 
Saaaalve ^^
Per farmi perdonare di aver aggiornato così tardi il capitolo scorso, ho deciso di aggiornare questo dopo solo tre giorni ^^
Spero vi faccia piacere e non mi odierete dopo aver letto tutto ciò.
Come vedete il capitolo non è lunghissimo, ma è servito per mettere le cose in chiaro e scoprire la verità. Perciò accade “solo” questo.
Così avete scoperto il piano di Damon: far innamorare di lui angel, in modo che potesse darsi lei stessa a klaus per amor suo e attuare il sacrificio, così da salvare elena.
Ma è davvero questa tutta la verità? E’ vero che Damon non tiene nemmeno un po’ a Angel?
Spero che questo capitolo vi abbia sorpreso e che non mandiate a f… la storia per questo cambio di programma: in fondo c’era troppo idillio nell’aria e così avete anche capito perché damon si è legato subito a angel.
Ci stiamo avviando verso la fine, anche se non so quanti capitoli mancheranno.
Spero di non avervi annoiato con i flashback, pensavo fosse un modo carino per rivivere tutta la storia.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e inoltre volevo dirvi grazie, di cuore. Siete state magnifiche, le lettrici migliori che una persona possa avere.
Ovviamente ringrazio anche chi ha messo la storia tra i seguiti, le ricordate e nei preferiti.
Baci e al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22: Lost paradise ***


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Capitolo 22: Lost paradise

 
 

 

 



Era passata un settimana. Una settimana in cui io mi ero completamente chiusa in me stessa e nella mia stanza.
Quelle quattro mura erano diventate la mia prigione e il mio letto sembrava l’unico posto che mi dava conforto. Mangiavo appena, dormivo tanto e piangevo ancor di più.
Erano anni che non piangevo e odiavo quel maledetto vampiro anche per questo:  era riuscito a farmi piangere come non avevo mai fatto in vita mia.
Avevo chiuso la finestra della mia camera e avevo tirato giù le tende: avevo troppo paura di quello che vi avrei potuto trovare, anche se una misera finestra di vetro non avrebbe fermato il vampiro, dato che aveva la forza di spazzarla via con un dito.
Così passavo i miei giorni rinchiusa lì, mentre il mio cuore quasi cessava di battere ogni qual volta sentivo un ticchettio al di la delle tende chiuse.
Sapevo che mia madre era preoccupata, sapevo che anche Gabriel lo era: lo sentivo ogni sera, ogni dannata sera. Lo sentivo al di la della mia porta chiusa che si accasciava a terra e dormiva lì, appoggiato con la schiena alla mia porta.
Così mi dimostrava che c'era, anche restando in disparte e in fondo a me stava bene così: un po' mi piaceva sentire qualcuno vegliare su me.
Ogni tanto la mia mente ritornava ai giorni passati con il vampiro e qualche lacrima faceva ancora capolinea dai miei occhi. Mi sentivo una stupida, mi ripetevo che era da idioti stare così per un ragazzo, per il vampiro.
Feci un sorriso amaro.
Ormai non riuscivo nemmeno più a chiamarlo per nome: il solo pronunciarlo mi faceva stare male e mi riempiva di dolore e sì, anche di odio.
Odio per lui a cui avevo dato tutto e mi aveva restituito solo dolore e la cenere dei miei sogni.
Odio per me, per aver creduto anche solo lontanamente che lui tenesse a me e avesse dimenticato Elena.
Odio per la felicità che avevo provato quell'unico giorno che avevamo passato insieme.
-Ti amo.- gli dissi.
-Me lo dirai qualsiasi cosa succeda?-

Ecco il perché di quella domanda: lui voleva sapere quanto ancora mi avrebbe tenuto in pugno anche se avessi scoperto la verità.
Nascosi la faccia nel cuscino, mentre qualcuno bussava alla mia porta. Chi aveva avuto il coraggio di bussare? Mia madre stessa non ne aveva.
L'unico mio contatto con lei era stato quello di bloccare tutte le visite e le telefonate.
Volevo staccarmi da quel mondo, da quella che era stata la mia vita fino a quel momento. Volevo dimenticare i vampiri e tutto ciò che era legato a loro.
Come Elena...
 Flashback
Arrivai a scuola in fretta e furia, ero una codarda, ma non volevo affrontare Damon. Non in quel momento, non con una matita di legno nella borsa.
-Ange!- sentii qualcuno chiamarmi e quado mi voltai mi ritrovai di fronte elena e Stefan.
-Angel, tesoro.- continuò, cercando di abbracciarmi, ma mi scansai.
-Damon ci ha detto tutto.- fece Stefan, facendo un passo avanti.
-E?-
-E cosa, Angel?- disse di rimando Elena, probabilmente risentita per non averle permesso di abbracciarmi.
-E voi lo sapevate? Lo avete ideato insieme questo piano malato?!- dissi con rabbia, stringendo i pugni.
-NO!- scattò subito Elena, ma dopo si morse il labbro. -Sapevo che aveva un progetto su di te...- sussurrò dopo.
-E tu?- chiesi a Stefan.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, quando lo rialzò guardò prima Elena e poi me. -Io lo sapevo e lo appoggiavo, ma quando ho cominciato a conoscerti meglio gli ho detto di smetterla.-
-Quindi tu sapevi tutto.- dissi rivolta a Stefan. -E tu sospettavi qualcosa, ma nessuno di voi due mi ha detto nulla. Begli amici.- dissi con rabbia, reprimendo a stento le lacrime. -Ma, in fondo, perché dovevate: avevate in pugno qualcosa che poteva salvare Elena. Era questo il patto, no?-
-Angel io non avrei mai permesso che tu venissi consegnata al posto mio!-
-Ma sapevi qualcosa e non mi hai detto niente!-
-Angel...-
-Tu non parlarmi!- urlai. -Ma in fondo non posso biasimarti. Avevi la possibilità di salvare la ragazza che ami. Qual era di preciso l'accordo? Ritardare il sacrificio di Elena?-
Stefan fece una smorfia. -Tu potevi dargli poteri maggiori. Non gli interessava essere metà licantropo e metà vampiro se avesse potuto essere invincibile.-
-quindi?-
-Quindi l'accordo era che se tu ti fossi offerta, lui avrebbe lasciato per sempre la città, lasciando in pace Elena.-
Strinsi ancora di più i pugni, asciugandomi con il dorso della mano una lacrima che era fuggita al mio controllo.
-E se avesse mentito?-
-Non ne vedevamo il motivo: tu potevi renderlo più forte.-
Abbai lo sguardo, per poi rialzarlo subito dopo. -Non voglio vedervi mai più, sparite dalla mia vita!-
E prima che potessero rispondermi corsi via.
Per la prima volta in vita mia ringraziai di avere i corsi estivi a scuola.
Fine Flashback
 -Avanti...- sussurrai, mentre ritornavo con la mente al presente.
-Angel...- sussurrò una voce, mentre si richiudeva la porta alle spalle.
-Gabriel...- feci io di rimando.
-Tesoro.- mi sussurrò ancora e si sedette sul letto, accarezzandomi i capelli.
-Va via, per favore.-
-No, ti ho già lasciato troppo tempo chiusa qui dentro. Non riesco a vederti così.-
Lo guardai in viso: aveva gli occhi lucidi e la voce gli tremava un po'.
-ho solo sonno.- dissi, chiudendo gli occhi.
-Dormi da una settimana, stai andando in letargo, non hai solo sonno.- precisò lui, mentre io riaprivo gli occhi.
-Tanto ho anche finito i corsi a scuola, non ho altro da fare. Tanto vale che sto qui.-
-Tu stai scappando. Hai paura del mondo esterno. O meglio hai paura di incontrare Damon.-
Feci una smorfia, mettendomi a sedere. Odiavo pronunciarlo il suo nome, ma odiavo anche sentirlo.
-Non preoccuparti per me, io sto bene.-
Gabriel sospirò, scuotendo la testa. -Come faccio a non preoccuparmi per te se ti amo?- mi disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lo guardai negli occhi, in quei grandi occhi azzurri: leggevo tanto amore e coraggio, ma anche determinazione e forza.
Non erano quegli occhi azzurri, ma forse vi potevo trovare un po' di sollievo, forse Gabriel poteva essere la medicina alla mia malattia di nome Damon.
Forse...
Mi spinsi di scatto in avanti e portai le mie labbra su quelle di Gabriel. Fu un bacio casto, non ricambiato, ma mi fece capire che in Gabriel non avrei mai potuto ritrovare il Damon che avevo perso, ma non mi importava: in quel momento quelle labbra sembravano la mia unica fonte di salvezza.
Mi staccai, ma Gabriel restava ancora immobile. Aveva gli occhi spalancati e ancora la bocca leggermente socchiusa. Mi guardava senza capire, chiedendomi con gli occhi una spiegazione che non avevo.
-Angel...-
-Non lo so, Gabriel, non lo so...- sussurrai, per poi sdraiarmi a letto.
Forse Gabriel aveva ragione.
forse avrei potuto imparare ad amarlo.
 
 
Sì, io ero sicuramente e irrimediabilmente una squilibrata. Se vi chiederete cosa ci faccio a mezzanotte, per strada, diretta probabilmente alla sorta di discoteca della città, non so che rispondervi.
Sapevo solo che dopo il breve, ma intenso, "colloquio" con Gabriel ero ancora più confusa di prima e la mia voglia di alcool si era triplicata.
Avevo deciso quella sera, per la prima volta, di testare il detto "bere per dimenticare", anche se in realtà non sapevo nemmeno quanta tolleranza avessi dell'alcool.
Così mi avviai all'entrata della mini discoteca di Mystic Fall, inaugurata da meno di un anno a quanto pareva e mi diressi al piccolo Bar a pochi metri da me.
Mi sedetti, non prestando la minima attenzione alle occhiate lascive che mi lanciavano i ragazzi attorno a me.
guardai il barista: era un attraente ragazzo di forse vent'anni e con sorrisino e lo sguardo seducente lo convinsi a darmi la cosa più alcolica che avesse, senza chiedermi i documenti.
Bevvi il liquido contenuto nel piccolo bicchierino che mi porgeva e dopo averne buttato giù un secondo, un terzo e molto probabilmente anche un quarto, ottenni l'effetto desiderato.
Mi sentivo la testa leggera, non ricordavo nemmeno più il motivo della mia sofferenza e mi ritrovavo con una gran voglia di ballare, ridere e scherzare. All'improvviso le occhiate dei ragazzi della sala non mi sembrarono più lascive, bensì innocue e piacevoli.
Ormai dopo aver bevuto quattro bicchierini di quello che mi sembrava assenzio, non ricordavo più nemmeno il mio nome.
Così, un po' barcollante, salii su una sorta di palchetto, posto al centro della pista, dove ballavano alcune ragazze e un paio di ragazzi. Cominciai a ballare anch'io, guidata completamente dall'alcool, mentre alcuni ragazzi cominciarono a salire sul palco.
Un ragazzo castano cominciò a ballare dietro di me, facendo aderire completamente il suo corpo al mio e un altro invece proprio davanti a me.
Il ragazzo biondo, quello difronte, cominciò a mettermi le mani nei capelli, scendendo pian piano verso il collo, mentre l'altro le portò ai miei fianchi, scendendo sempre più giù.
Io non li fermavo: non ne avevo le forze, riuscivo solo a ballare e sinceramente non volevo nemmeno che se ne andassero.
Cominciammo un sensuale e sinuoso ballo a tre, contornato da mani che andavano ovunque e ripetuti baci sul collo.
La situazione stava degenerando, lo sapevo, ma a me non importava: quella sera volevo solo divertirmi e dimenticare tutti i brutti pensieri.
All'improvviso mi sentii afferrare e qualcuno mi tirò bruscamente giù da lì, mentre i due ragazzi si voltavano per contestare.
-Ehi!- urlarono, scendendo anche loro.
L'unica cosa che riuscii a sentire prima di venire trascinata via da lì, fu un ringhio violento. Camminavo a spintoni tra la folla, mentre venivo trascinata da qualcuno. Uscimmo dall'uscita posteriore del locale e mi ritrovai in un vicoletto secondario.
-Ma si può sapere cosa ti è saltato in mente?!-
-Damon?!-
Possibile che più cercavo di sfuggirgli e più me lo ritrovavo davanti?
-Allora?! Sei impazzita?!-
-Mi stavo solo divertendo.- mi limitai a dire, incrociando le braccia.
-Tua madre sa che sei qui?-
-Da quando sei diventato così premuroso? E poi come facevi tu a sapere che ero qui?-
-Quante volte ti ho detto che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?-
-E io quante volte ti ho detto di farti gli affari tuoi?! Tu non sei più nessuno, Damon, nessuno!- sbottai, ma all'improvviso tutto intorno a me cominciò a girare.
Sarei caduta sicuramente a terra se Damon non mi avesse presa al volo. Adesso mi ritrovavo a pochi centimetri da lui, con il corpo pieno di alcool e la stabilità sentimentale pari a zero.
-Perché...perché non mi ami? Perché mi hai venduto?- sussurrai.
Damon non mi rispose, si limitava a guardarmi.
-Quanto hai bevuto?- mi chiese, quando si decise a parlare.
-Tanto.-
-Tanto da non ricordare nulla?-
-Molto probabilmente sì.-
-Bene.-
All'improvviso Damon mi abbracciò e lo fece con così tanto slanciò e forza che mi ritrovai con le spalle al muro, completamente schiacciata a lui.
-Perdonami.- disse semplicemente.
Si staccò da me e mi diede un leggero bacio a stampo. Io ero inerme, come se fossi una bambola nelle sue mani e in quel momento non sapevo se pregare Dio affinché mi facesse ricordare quel momento anche dopo lo sbronza o se me lo facesse dimenticare.
Si staccò da me e appoggiò la fronte contro la mia. -Io dovevo salvarla, Angel, glie lo dovevo: lei ha salvato me.-
Con la poca forza che avevo cercai in tutti i modi di divincolarmi. Lo aveva fatto di nuovo: mi aveva preso in giro, facendomi fare proprio quello che voleva lui.
Damon non era dispiaciuto, non lo sarebbe stato mai: salvarla era l'unica cosa che aveva sempre voluto.
E per la prima volta la odiai. Per la prima volta odiai Elena.
-Lasciami in pace, vampiro. Sparisci dalla mia vita!- urlai.
Damon restava lì, immobile.
-Io torno dentro.-
Stavo per sorpassarlo, ma Damon mi afferrò per un braccio. -Tu non vai da nessuna parte.-
-Ma davvero? E chi lo dice?- dissi, cominciando a strattonare il braccio.
Ma niente. Damon era troppo forte.
-Non ti faccio ritornare da quei maniaci.-
-Tzè. Tu non ti sei comportato meglio. Almeno loro giocano con il mio corpo, tu hai giocato con il mio cuore.- diedi un ultimo strattone al braccio e Damon mi lasciò andare.
-Perché avrei dovuto esitare se non ti conoscevo affatto?- si limitò a dirmi.
-Ma dopo dovevi farlo. Ma non mi stupisce che tu non sia pentito. In fondo ero e sono solo un giocattolo.-
-Angel...-
-no, non voglio ascoltare ancora le tue bugie, non mi interessano più.-
Mi voltai, intenta ad entrare nel locale.
L'unica cosa che ricordo da quel momento in poi erano le braccia forti di Damon che mi afferravano, poi, tutto intorno a me...il buio.
 
 
 
Saaaaalve!
Ed ecco il nuovo capitolo, un po’ confusionario, ma l’ho scritto apposta così: dato che la storia è descritta dal punto di vista di Angel dovevo esprimere la sua confusione interiore. E' un po' piccolo, ma era solo di passaggio: serviva a me per mettere in chiaro la situazione.
Damon è ancora una volta contraddittorio: prima le chiede di perdonarlo e poi le fa capire che probabilmente non è dispiaciuto di ciò che ha fatto.
Chi lo capisce è bravo xD
Angel ha baciato Gabriel, sperando di fare chiarezza in se stessa, ma poi è entrata in confusione ancora di più.
Vorrei fare una precisazione se non sono stata chiara nel capitolo precedente: il piano di damon era consegnare Angel al posto di Elena e in cambio Klaus avrebbe lasciato la città, abbandonando tutti i propositi su Elena. Sono millenni che Klaus fa esperimenti sugli angeli, ma non aveva mai trovato l’incarnazione perfetta e quindi il sacrificio non è mai stato attuato. Angel è l’incarnazione perfetta perché ha ripercorso tutta la vita di Ihael: prima innamorata di un vampiro e poi tradita.
Spero che questa volta sia riuscita a spiegarmi bene xD se non fosse così non esitate a chiedere!
Sapete…dato che ci stiamo avviando alla fine, avrei pensato a un sequel di mi appartieni, anche se non ho ancora in mente né trama né niente, volevo solo sapere se a voi piace l’idea, se vi facesse piacere leggere di nuovo qualcosa su di loro oppure credete che ne abbiate avuto abbastanza xD
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Infine volevo ringraziare tutti coloro che hanno messo la storia nei seguiti, nei preferiti e da ricordare, ma soprattutto tutte le persone che recensiscono! Grazie mille!
Baci e al prossimo capitolo! 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23: semplicemente…OH MY GOD! ***


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Capitolo 23: semplicemente…OH MY GOD!


 






Mi risvegliai il mattino dopo, nel mio letto, ma stranamente avevo ancora i vestiti della sera prima.
Avevo un mal di testa incredibile e non ricordavo assolutamente nulla della sera precedente: più cercavo di ricordare e più la testa mi scoppiava.
Ricordavo solo di aver indossato la minigonna, il corpetto e di essere uscita di nascosto per andare in discoteca; poi dopo i vari drink avevo il buio più assoluto in testa.
Mi alzai barcollante dal letto, ma appena misi un piede a terra, oltre ai forti capogiri, mi assalì subito un senso di nausea.
Corsi in bagno, riuscendo a stento a trattenermi.

Dopo qualche secondo sentii una mano appoggiarsi alla mia fronte e un’altra che mi teneva i capelli.
Credevo fosse mia madre, ma quando con la coda dell’occhio vidi Damon, per poco non morivo mentre vomitavo, ma quello decisamente non mi sembrava il momento di mandarlo via o di fare una scenata.

Così Damon restò lì, aiutandomi in silenzio, mentre io vomitavo anche l’anima.
Dopo qualche secondo smisi e Damon mi aiutò ad alzarmi, tenendomi saldamente stretta a lui. Per quanto odiassi negarlo, per quanto cercassi di respingerlo, stargli così vicino mi faceva ancora battere forte il cuore.

-Lasciami!- feci stizzita poco che mi fui accertata di riuscire a stare in piedi.
Damon lo fece, ancora senza parlare, ancora guardandomi intensamente.
Mi voltai per sciacquarmi la bocca: la verità era che non riuscivo a sopportare quegli occhi blu su di me, che sembravano scrutarmi l’anima.

-cosa ci fai qui, vampiro?- feci acida, usando tutto il mio coraggio per voltarmi.

-Adesso mi chiami come il tuo amico angelo?- mi disse, quando si decise a parlare.

-Io ti chiamo come mi pare.- mi voltai e ritornai nella mia camera, seguita da Damon.

-Allora.- continuai, sedendomi sul letto. –Cosa sei venuto a fare? Vorresti portarmi via con la forza?- dissi, sedendomi sul letto, ostentando una forza e una calma che non avevo.

-Se avessi voluto farlo, l’avrei fatto ieri sera, quando eri completamente ubriaca, invece di riportarti qui.- puntualizzò lui freddo, appoggiandosi alla porta.
Quella frase mi destabilizzò un po’. Lui mi aveva riportato a casa?

-E perché lo avresti fatto?-
Damon non mi rispose, ancora una volta si limitava a guardarmi.

-Stai pensando a quale bugia dirmi?- sbottai acida, alzandomi.

-Nessuna bugia. È da un pezzo che non te le dico.-

-Ah sì? E da quando? Un mese?- feci, accennando a quando avevo scoperto la verità.

-Credi pure ciò che vuoi.-

-E oltre a crederlo, lo farò anche: esci fuori da casa mia, vampiro.- feci battaglieri, avvicinandomi così tanto a lui, che per poco i nostri nasi si potevano sfiorare.

Lui abbassò di poco lo sguardo verso di me. Lo vidi stringere i pugni, per poi irrigidirsi, come se dentro di lui stesse avvenendo una lotta.
Come a confermare la mia ipotesi, all’improvviso Damon mise una mano dietro la mia nuca e l’altra dietro la schiena e mi schiacciò così tanto a lui che per poco non diventammo un unico corpo. Mi baciò, ma non era un bacio come gli altri: era violento, rabbioso, sofferto e desiderato.
Mi baciava con foga e dopo un primo momento di imbambolamento totale, cominciai a dimenarmi per staccarmi da lui. Non lo volevo quel bacio, era sbagliato e malsano, eppure era l’unica cosa di cui avevo bisogno.

Cercavo di spingerlo via, ma la verità era che cercavo di spingere via tutte le sensazioni che provavo in quel momento. Era sbagliato, lo sapevo, lui era mio nemico, ma era impossibile smettere di amare da un minuto all’altro.
Damon in tutta risposta, con la sua super velocità, mi spinse verso il muro, bloccandomi le mani all’altezza della testa. Mi continuava a baciare e io da un lato volevo mandarlo via, ma dall’altro, volevo che quel contatto non finisse mai.

Lui è tuo nemico, mi ripetevo e in parte funzionava.
Dopo secondi che a me sembrarono infiniti, Damon si staccò da me, nonostante i nostri nasi potessero ancora toccarsi.
Mi guardò negli occhi e poco dopo sparì dalla finestra, lasciandomi ansante e piena di odio verso me stessa. Mi accasciai a terra: dovevo trovare un modo per liberare il mio cuore e la mia mente da quel vampiro, non poteva più avere tutto quel potere su di me.
E, a malincuore, conoscevo già il modo per mandarlo via.




-I tuoi continui cambiamenti di umore finiranno per uccidermi.- fede Gabriel, venendo a sederci accanto a me sul letto.

-Lo so.- sospirai. –Credo che impazzirò un giorno o l’altro.-

-Probabilmente sei già impazzita.- concluse Gabriel, sorridendo.

Sorrisi anch'io, ma non era un vero sorriso. -ho bisogno di dirti qualcosa.-
Il mio cuore cominciò a battere. Sei sicura della tua scelta? mi ripetevo continuamente e la risposta, seppur a malincuore, era sempre la stessa.
Sì.

Io dovevo dimenticare Damon e tutto quello che avevo vissuto con lui e cercare di rifarmi una nuova vita, magari con un ragazzo che mi volesse davvero bene e sapevo di trovare in Gabriel quell'amore che forse mi avrebbe guarito.

-Dimmi.- fece lui, prendendo tra le mani una ciocca dei miei capelli.

-Forse...forse quello che sto per dirti ti sembrerà una pazzia, forse è troppo tardi, ma non voglio sprecare ancora una volta la possibilità di essere felice. Non so se quello che sto facendo è giusto, ma so che ne ho bisogno. Ho bisogno di qualcuno che mi voglia bene veramente, ho bisogno di qualcuno che mi faccia dimenticare tutte le emozioni che ho provato, ho bisogno di qualcuno che mi renda felice.-

Gabriel mi guardava senza capire e in fondo non ci capivo niente nemmeno io, ma sapevo che stavo facendo ciò che avrei dovuto fare da tanto tempo.
Avevo amato Damon, lo amavo ancora e probabilmente una parte di me l'avrebbe amato per sempre, ma dovevo rifarmi una nuova vita, forse con Gabriel, probabilmente lontano da quella città.

-Non capisco dove vuoi arrivare.- disse Gabriel, ridestandomi dai miei pensieri.

-Sto cercando di dirti che...- abbassai lo sguardo, per poi rialzarlo subito. -Sto cercando di dirti che forse un futuro insieme non è così improbabile.- dissi, tutto d'un fiato.

Gabriel sgranò gli occhi, spalancando leggermente la bocca. -Nel senso che...mi darai una possibilità?-

-...Sì.- sussurrai.

Gabriel si lanciò su di me, ridendo. Mi passò le mani nei capelli e mi baciò di slancio. -Sono felice. Ti amo tanto.-
Mi baciò di nuovo a stampo e io ricambiai incerta. Chiusi gli occhi e immediatamente vidi due occhi azzurri colmi di rimprovero.



-Quel film faceva decisamente schifo.- sentenziai, all'uscita del cinema. -era completamente privo di trama!-

-Dai, non era poi così male.- disse Gabriel, prendendomi per mano e sorridendo.

Dopo aver affrontato quel pesante discorso con Gabriel, nella mia stanza, appena qualche ora prima, avevo poi deciso di andare al cinema :così mi sarei concentrata sul film e avrei smesso per qualche ora di pensare. Il mio "piano" per, andò a farsi benedire nel momento in cui capii di aver scelto il film più brutto e insignificante dell'intera programmazione.

-Sarà, ma per me era orribile.-

-Che ne dici di un gelato per dimenticare il film?- propose Gabriel e io accettai volentieri.
Arrivammo al chioschetto dei gelati e ci mettemmo in fila.

-Che gusto prendi?-

-Panna e cioccolata!-

-Bene. Io credo...boh, non lo so.-

-Che uomo deciso!- lo presi in giro io, mentre la fila procedeva.

Stavo per prendere i soldi dalla borsa, quando Gabriel mi fermò contrariato. -Pago io. E' pur sempre un appuntamento, no?-

Mi bloccai, mentre il mio cuore accelerava i battiti.

Pago io. E' pur sempre un appuntamento, no?

La stessa frase, la stessa, identica frase che mi aveva detto Damon al nostro primo appuntamento.
Mi portai una mano sul petto e cercai di far calmare il mio cuore; ero una stupida se avevo creduto di poterlo spazzare via dal mio cuore da un giorno all'altro.

-Scusami...- sussurrai. -il gelato non mi va più.- mi distaccai dalla fila e cominciai a camminare veloce, presente con il corpo ma non con la mente.

-Angel!- Gabriel mi afferrò per il polso e mi fece voltare. -Ma cosa ti è preso all'improvviso?!-

-niente...- dissi, abbassando lo sguardo.

-Perché ti sei stranita all'improvviso?-

Lo guardai e dal mio sguardo Gabriel capì che c'entrava lui, che c'entrava sempre lui.
Mi tirò per il polso e mi abbracciò. Non volle nessuna spiegazione, non mi chiese mai quale fosse il vero motivo, mi abbracciò e basta, cercando di trasmettermi tutto l'amore che poteva.

-Mi dispiace interrompere un momento così romantico.- fece una voce ironica dietro di noi.
Ci staccammo subito, sapendo già a chi appartenesse. -Damon.- si limitò a dire Gabriel.
Damon dal canto suo non lo guardava, aveva gli occhi fissi su di me: trasmettevano rabbia e fastidio.

-Cosa vuoi?- dissi. Non aveva nessun diritto di guardarmi così.

-Volevo solo sapere se avevi incontrato o visto Elena.-
Quella domanda mi mandò su tutte le furie. Con quale coraggio dopo tutto quello che era successo, mi veniva a chiedere di Elena?!

-No, non l'abbiamo vista la tua Elena.- risposi io acida, prendendo per mano Gabriel.

-Non è la mia Elena.-

-Già. Peccato, eh?- fece anche Gabriel, stringendoci la mano. -Se non ti dispiace adesso abbiamo da fare.-

Gabriel mi tirò e superammo Damon: io non avevo avuto nemmeno la forza (o il coraggio) di guardarlo in faccia.
Non mi voltai mai indietro e lui non provò mai a fermarmi.
Forse quello era il nostro vero addio.


Tornai a casa e senza nemmeno salutare mia madre, che dalla cucina mi aveva chiesto com’era andato l’appuntamento.
Mi chiusi in camera mia, come ormai facevo troppe volte e cominciai a spogliarmi. Solo quando, attraverso lo specchio, vidi qualcuno seduto sulla poltroncina in ombra della mia camera, mi resi conto che non ero sola nella stanza.

Mi aspettai di ritrovarmi Klaus che mi puntava i canini alla gola, invece era una ragazza dai lunghi e lisci capelli castani e gli occhi dello stesso colore: Elena.

-Mi hai fatto prendere un colpo. Come sei entrata? Che ci fai qui?- chiesi tutto d’un fiato, rimettendomi la maglia.

-Una domanda per volta, no? Mi scoppia la testa. Comunque mi ha fatta entrare tua madre.- disse alzandosi e venendo verso di me.

-Elena, sei strana. Oggi Damon ti stava cercando.- cercai di nascondere il più possibile il mio tono acido.

-Oh, lo so. Sa essere così...servizievole a volte.-

Corrugai le sopracciglia, mentre lei si rimetteva di nuovo seduta.

-Senti Angel…io non voglio che la nostra amicizia sparisca per sempre. Io tengo a te.- mi disse.

-Elena...-

-Sai.- mi bloccò lei. –L’odore del tuo sangue è qualcosa di sconvolgente. Non so come abbia fatto Damon a resistere accanto a te per tutto questo tempo.
La guardai confusa. Possibile che quella fosse...
Sgranai gli occhi: di fronte avevo Katherine e non Elena?!
Feci istintivamente un passo indietro, cadendo, però, sul letto.

-Ka…Katherine?!-

-No, cosa c’entra adesso? Sono io, Elena.-

-Elena mi stai spaventando.-

Lei non mi rispose, si limitò a sorridermi, inclinando di lato la testa.
Un attimo dopo me la ritrovai addosso, con i canini in bella vista. Poco dopo due affilate zanne mi bucarono il collo.

Da quando Elena era diventata un vampiro?!








Salve...
Si lo so, sono due settimane, ma non ho avuto proprio tempo…
Mio padre si è ricoverato in ospedale e ha subito un’operazione, per cui non ho avuto modo di scrivere e sinceramente non ne avevo nemmeno tanta voglia…mi mancava l’ispirazione…non ce la facevo nemmeno a mettermi al pc…
Mi scuso con voi e spero che questo capitolo sia quanto meno accettabile: non sono dell’umore giusto in questo periodo e spero di non rovinare la storia proprio alla fine.
Stando ai miei calcoli mancano ancora tre o quattro capitoli e poi scriverò le parola The end su questa storia...devo dire che mi dispiace parecchio xD
Spero che questo capitolo vi piaccia e so già che non approverete il comportamento di Angel, ma in fondo ha 18 anni e dopo una grande delusione si cerca sempre di ricominciare, forse lei lo fa nel modo sbagliato…poi chi sa!
Che ne dite del finale? Vi è piaciuto o avete detto ma va fanc…questo non è più the vampire diaries? xD
Spero di scrivere cose interessanti almeno negli ultimi capitoli xD
Al prossimo capitolo (che non so quando arriverà dato i vari problemi e situazioni che dovrò sistemare) e davvero grazie mille a tutti quelli che recensiscono, leggono e mettono la storia in preferiti, seguite e da ricordare.
Infine ringrazio anche chi mi ha inserito negli autori preferiti…grazie di cuore *___*
Baciii!

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Capitolo 24
*** Capitolo 24: L'inizio ***


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Capitolo 24: L'inizio
 
 
 
 
 
 



Ero paralizzata, non tanto per il dolore quanto per la sorpresa. Avevo ancora le zanne di Elena conficcate nel collo e nonostante ciò non riuscivo a convincermi che quella fosse la realtà: una parte di me credeva ancora che quella era Katherine, non Elena.
Tutto intorno a me era diventato nero e ormai il collo si era così indolenzito che non lo sentivo più. Era come se fossi stata catapultata fuori dal mio corpo e adesso vedevo quella scena al di fuori. 
Sentivo che stavo diventando sempre più debole e la mia vista man mano si stava annebbiando: lottare non serviva a nulla, ormai non avevo più nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti.
Quindi era così che sarai morta alla fine? Uccisa da quella che un tempo era la mia migliore amica?
Chiusi gli occhi, mentre un intenso calore mi avvolgeva tutto il corpo. Non avevo più sensibilità, non sentivo nessuna parte del mio corpo: l'unica cosa che vedevo era il buio.
Sentivo  il sangue defluire dal mio corpo e le mani di Elena che mi tenevano schiacciata sul letto.
Si dice che quando stai per morire la tua vita ti passa avanti come un flash, ma nella mia vita non c'era sempre stato Damon...allora perché vedevo solo lui? Perché non vedevo le immagini di tutta la mia vita, ma solo i momenti che avevo passato con lui?
All'improvviso non sentii più le zanne nel mio collo e nemmeno il peso di Elena su di me. Aprii piano gli occhi, quel poco che le minime forze che avevo mi permettevano. 
Vidi Elena schiacciata contro un muro, con le zanne e la faccia sporca del mio sangue e mia madre che aveva le mani tese verso di lei e nel frattempo urlava il mio nome.
Io non ce la facevo a risponderle, l'unica cosa che volevo era chiudere gli occhi e dormire.
Sentii mia madre dire qualcosa come "vieni qui" e "porta i vampiri". Teneva ancora Elena attaccata al muro. Non sapevo che mia madre era così forte, l'avevo sempre vista come la ragazza madre instabile e insicura.
Ero immobile sul letto e proprio nel momento in cui smisi di lottare e decisi di abbandonarmi al sonno, sentii due mani che mi scuotevano prepotentemente. 
Sentivo...sentivo qualcuno che mi scuoteva e ripeteva il mio nome, ma io non riuscivo ad aprire gli occhi. Sentii che mi prendeva in braccio e quando venni a contatto con il suo petto lo riconobbi.
Anche se stavo per morire, anche se ormai non sentivo più nemmeno il mio corpo, lo avevo riconosciuto: avevo riconosciuto il profumo di Damon.
Dopo qualche secondo mi ritrovai il polso di Damon premuto sulla bocca e lui che mi diceva di bere, ma io non volevo, non avevo nemmeno la forza di aprire la bocca.
Lo sentii imprecare, per poi riportare poco dopo il suo polso alla mia bocca, ma questa volta era bagnato. Il suo sangue era ovunque sulla mia bocca, ma io ancora non ne avevo preso nemmeno una goccia.
-Stupida ragazzina!- imprecò. –Se mi muori adesso tra le braccia giuro che ti resuscito e poi ti uccido con le mie mani!- premette ancora di più il polso sulla mia bocca.
Alla fine cedetti e aprii di poco la bocca: bevvi il suo sangue, lasciai ancora una volta che qualcosa di suo mi entrasse dentro. Bevvi inizialmente piano, poi man mano, quando cominciai a riprendere sensibilità con il mio corpo e sentii tutti i dolori, bevvi con più foga, avidamente, mentre Damon non faceva una piega.
Sembravano attimi infiniti: ero tra le sue braccia, seduti a terra, mentre bevevo il suo sangue ed era come se intorno a noi ci fosse il buio.
-Ce ne hai messo di tempo, ragazzina.- gli sentii sussurrare.
Non diceva niente, anche se sapevo che gli stavo portando via litri di sangue. 
Quando sentii che avevo bevuto abbastanza sangue per guarire, allontanai la faccia dal suo polso, ma nonostante io non avessi più bisogno del suo sangue, Damon non mi lasciò andare.
Tenevo ancora gli occhi chiusi e mi appoggiai sul suo petto: ero ancora debole e sinceramente non ce la facevo a fare una scenata e a mandarlo via. Infondo, mi aveva salvato la vita.
-Grazie a Dio…- sussurrò Damon, passandomi una mano tra i capelli. –Per fortuna non era troppo tardi.-
-Grazie.- sussurrai.
Damon non mi rispose, ma si alzò in pieni e mi prese in braccio. Mi riportò nella mia camera e mi appoggiò sul letto.
-Ehi…piccola…- aprii piano gli occhi e mi ritrovai di fronte il flebile sorriso di Gabriel. –Mi hai fatto morire dalla paura.-
Gli sorrisi anche io. Dovevo ammetterlo: mi faceva piacere vederlo.
Con le poche forze che avevo, mi misi seduta e vidi che Stefan aveva tra le braccia un’incosciente Elena.
-E’ davvero lei?- dissi, sperando ancora che fosse Katherine.
-Sì, è Elena.- confermò Stefan, con tono amaro, lanciando un’occhiata furente al fratello.
-Chi...da quando…- Gabriel si sedette al mio fianco, prendendomi la mano.
-E’ stato Klaus. Il resto non ti riguarda.- fece irato Damon, guardando prima Gabriel e poi me. 
-Ma per quale motivo?!-
-E’ stata una sorta di punizione.- fece Stefan, guardando la sua ragazza.
-Punizione? Ma io non ho fatto nulla, Klaus non sapeva che io ho scoperto…tutto.-
-Tu no.- mi rispose Stefan, ma guardava il fratello.
Damon distolse lo sguardo dal fratello, per poi riportarlo su Elena.
Li guardai entrambi senza capire: ancora una volta mi stavano nascondendo qualcosa. Non capivo né perché Klaus se la fosse presa con Elena e né perché l’avesse trasformata in vampiro: una punizione per aver fatto cosa?
-Credo di meritare di sapere cosa sta succedendo.-
-Gli affari dei vampiri non sono i nostri.- mi rispose mia madre, incrociando le braccia.
-Se Klaus vuole me, se pensa che avrà me e poi trasforma Elena in vampiro, allora credo siano anche affari nostri.-
-Angel ha ragione.- convenne anche Gabriel, stringendomi di più la mano.
-Io credo che dovete continuare ad impicciarvi dei fatti vostri.- fece Damon.
-E secondo te dovremmo aspettare mentre qualcun altro si fa male? Chi sarà il prossimo? Mia madre? Gabriel? Tu?- perché era così dannatamente irragionevole quel vampiro?! –Sta facendo piazza pulita intono a me, se non ve ne foste resi conto.-
-Adesso, sinceramente.- cominciò Stefan. –Per quanto possa volerti bene, mi interessa solo proteggere Elena.-
-Oh, che novità!- fece ironico Gabriel, guardando entrambi i Salvatore.
-A te interessa proteggere Angel.- disse di rimando Damon. –ma non mi sembra che tu abbia fatto granché da quando sei venuto.-
-Già, ero troppo occupato a difenderla da te.- rispose acido Gabriel, alzandosi in piedi.
-Basta!- sbottai io all’improvviso.
Tutti nella stanza si zittirono e mia madre si sedette sulla piccola poltrona, mentre Stefan adagiava Elena sul letto.
-io non voglio che per colpa mia altre persone si facciano del male e come tutti voi mi avete sempre fatto capire, questo è un problema mio, quindi spetta a me trovare una soluzione.-
-E quale sarebbe la tua soluzione? Darti a Klaus?- fece mia madre stizzita, stringendo i pugni.
-No, ma l’unica soluzione è lasciare Mistyc Falls, così Klaus lascerà in pace voi, tutta la città e seguirà me, solo me.- feci decisa, con tono di chi non ammetteva repliche.
Damon aggrottò le sopracciglia e fece la sua solita smorfia. Sembrava decisamente contrario a ciò, ma non spettava a lui decidere. Klaus era affar mio.
-non mi sembra un’idea geniale.- disse Damon.
-Ci saranno Gabriel e mia madre con me. Sono di certo più al sicuro con loro che qui.-
-E vuoi vivere scappando?- mi chiese semplicemente Stefan.
Quella frase mi fece cedere. No che non lo volevo, ma era l’unico modo.
Ma…sarei riuscita a vivere senza vedere Damon per il resto della mia vita? Avevo sul serio scelto Gabriel definitivamente?
Abbassai gli occhi, per poi rialzarli subito e incontrare quelli azzurri di Damon.
-E' questo ciò che farò. Lascerò Mystic Falls...per sempre.-
Mi alzai dal letto e senza guardare negli occhi nessuno, uscii dalla stanza.
 
 
 
 
Stavo facendo le valige, ascoltando la musica a volume alto.
Non volevo pensare, non volevo rendermi realmente conto di stare per lasciare Mystic Falls, l'unico posto in cui mi ero sentita a casa.
Infilavo distrattamente i vestiti nella borsa, seppellendovi anche i ricordi. Troppi momenti importanti che mi avevano segnato per sempre, nel bene e nel male.
Feci il punto della situazione.
Avevo conosciuto degli amici fantastici, un impenetrabile ragazzo dagli occhi di ghiaccio di cui mi ero innamorata e che mi aveva pugnalato alle spalle, considerandomi solo merce di scambio. Avevi scoperto di essere la reincarnazione di un angelo millenario e di essere promessa a un ragazzo con più di 500 anni e avevo scoperto che mia madre era una sorta di winx. Vampiri, licantropi, sangue e vendette. Per non parlare per l'ultra millenario vampiro assetato del mio sangue e dal quale stavo scappando come una vigliacca.
Bhe...la mia vita si era movimentata alquanto nell'ultimo anno.
Sospirai, mettendo le ultime cose in valigia: mia madre e Gabriel avevano deciso di partire il giorno dopo all'alba, pensando che andarcene di notte fosse troppo pericoloso.
Io non mi ero opposta: una decisione valeva l'altra, tanto il nocciolo non cambiava, io stavo scappando.
La mia vita non sarebbe più stata la stessa, mi sarei nascosta e sarei scappata fino alla fine dei miei giorni.
Avrei vissuto come Katherine e l'idea non mi allettava per niente. Solo allora capivo quanto era stata dura la vita della vampira.
Chiusi la valigia e la lasciai sulla poltroncina, mentre io mi sdraiai a letto, appoggiando un braccio sugli occhi.
Era da un po' che non ascoltavo musica: avevo dimenticato quanto fosse liberatoria.
Sentii il volume dello stereo abbassarsi, fino a che la canzone non diventò una semplice melodia di sottofondo.
Tolsi subito il braccio dagli occhi e mi alzai a sedere, pensando che fosse mia madre e che forse avesse qualcosa di urgente da dirmi.
Spalancai gli occhi, però, quando mi trovai di fronte Damon. 
Cosa ci faceva qui?
Istintivamente mi misi sulla difensiva, pronta a reagire al primo segnale: non sarebbe finita come la volta precedente.
-Cosa ci fai qui?-
-Sono venuto a dirti addio.-
Quella frase mi colpì al cuore più di qualunque altra. Cominciavo a sentire un groppo alla gola e il mio stomaco si stava per contorcere. Gli occhi mi pizzicavano e le mani mi tremavano leggermente.
Odiavo me stessa. Perché lui aveva questo potere su di me?! Perché dopo tutto io...perché non riuscivo ad odiarlo realmente dal profondo del cuore?!
Eppure sarebbe così facile lasciarlo andare se provassi con lui odio.
-Allora...a...addio Damon.- dissi, cercando di sembrare decisa  e imponendomi una calma che non avevo.
-E' così facile dirlo? Eppure sembravi tanto innamorata.- disse ironico, incrociando le braccia.
-Io e te non abbiamo più niente da spartire e quell'amore è sepolto sotto quintali di delusione e rancore.- ci tenni a precisare.
Con quale presunzione era venuto a casa mia a rimproverarmi?
Quello che aveva sbagliato era stato lui, quello che aveva gettato via tutto ciò che provavo era stato lui, le cose erano andate così perché è così che lui aveva voluto che andassero.
-Tu non sai niente, niente.- sibilò e dopo pochi secondi me lo ritrovai vicinissimo.
Purtroppo, anche dopo un anno, non sapevo gestire la vicinanza con lui.
-Ma cosa pretendi?! È un passo avanti già il fatto che non ti ho sbattuto fuori. Non voglio vederti, Damon.-
-Non avresti la forza di sbattermi fuori, stupida umana.-
-Ci godi vero?!- sibilai stizzita. -Ci godi a farmi sentire piccola e insignificante.-
Mi allontanai da lui e mi appoggiai contro il comodino vicino al mio letto. 
-Dovresti restare qui e combattere.-
-Perché? Cosa ti importa? Klaus ha pienamente dimostrato che di Elena non gli frega nulla, quindi siete tutti a posto, avete realizzato ciò che volevate, ciò che tu volevi. In fondo, io non sono stata che una piccola parentesi.- fedi amara, incrociando le braccia.
Damon fece quella sua solita smorfia, per poi avanzare verso di me.
-Forse hai ragione. Forse è meglio che vai via di qui, però prima dimmi una cosa: che provi per me?-
La sua domanda mi mandò in confusione. Che senso aveva quella domanda adesso?
-Cosa importa?-
-Dimmelo!- mi afferrò per le braccia e mi spinse contro il muro.
-Ti odio!- urlai.
-Oh, su, dilla per una volta la verità!-
-Senti chi parla! lasciami, Damon!- urlai, cercando di divincolarmi.
-Dimmelo e ti lascio andare.-
Mi dimenavo come un'ossessa. Non glie l'avrei data vinta, non gli avrei dato quella soddisfazione.
-Allora?- mi strinse ancora di più, facendo aderire i nostri corpi come se fossero uno solo.
Eravamo a pochi centimetri di distanza e ormai il cuore aveva già accelerato i battiti.
-Forza!-
-TI AMO!- urlai, in preda alla disperazione. -Ti amo...- dissi flebile, quasi in un sussurro, come se avessi perso tutte le forze. -Perché mi fai questo?- sussurrai piangendo, sconfitta.
Damon appoggiò la fronte contro la mia, puntanto i suoi magnifici occhi ghiaccio nei miei.
-Perché voglio che ricordi cosa provavi per me mentre starai tra le braccia di Gabriel.-
Chiusi gli occhi, ma le lacrime non smettevano uscire.
Damon mi lasciò andare, non prima, però, di avermi asciugato le lacrime.
-Ti amo...- sussurrai. -E ti odio per questo...-
-Adesso posso dirti addio.-
Mi lasciò lì, mentre usciva definitivamente dalla mia vita.
 
 
 
Passarono minuti, forse ore, ma io ancora non mi ero staccata dal muro.
tutto ciò che era accaduto mi sembrava ancora surreale. Ci era riuscito, ancora una volta era riuscito a farmi dire che lo amavo.
Ma, in fondo, dovevo avercela con me stessa, perché nonstante tutto era vera che io lo amavo ancora, ma non odiavo lui, odiavo me stessa per non essere in grado di odiarlo.
Come se fossi un manichino presi la borsa e mi diressi al piano di sotto. Dalle scale sentii un rumore ottavato, poi lo schianto di qualcosa che si rompeva.
Abbandonai la borsa sulle scale e corsi verso il salotto.
A terra c'erano tutti vetri rotti e mia madre stava cercando di rimettersi in piedi, mentre di fronte a lei...
Inorridii per la paura.
Di fronte a lei c'era un ghignante Klaus, che subito dopo spostò lo sguardo su di me.
Fece la sua solita smorfia da "sono il padrone del mondo".
-Scappa!- mi urlò mia madre, cercando di fronteggiare Klaus.
-Scappare?- fece lui di rimando, sorridendo. -Sono venuto a prenderti, principessa.-
 
 
 
 
 
 
Salve!
Sì, direte voi, finalmente sto benedetto capitolo!!
Mi scuso, ma c'è stato l'inizio della scuola e poi mio padre è uscito dall'ospedale e la mia vita si è incasinata ancora di più con lui che non stava tanto bene XD
Spero che questo capitolo non sia una schifezza totale, ma che almeno un pò vi piaccia Xd
Credo che dovrò rettificare quello che ho detto nello scorso capitolo: al 90% ci saranno tre capitoli più l'epilogo e spero vivamente che non mi mandiate a fanc... per i miei continui cambiamenti >.<
Detto questo...non mi resta che dirvi che la scena in cui damon costringe angel a dirgli ti amo, è una modifica di una reale scena di the vampire diaries, ma non vi dico di quale episodio poichè non so chi di voi non è arrivato a questo momento.
Vi vorrei ringraziare tutti quanti di cuore, mi avete supportato in una maniera incredibile e sento di essere cresciuta e migliorata insieme a voi.
Quindi...GRAZIE!
Corro a rispondere alle vostre recensioni!
Ancora grazie di cuore!
Baciii
 
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25: Morirei per te ***


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Capitolo 25: Morirei per te

 

 

 

 

 

 

-Scappa!- mi urlò mia madre, cercando di fronteggiare Klaus.

-Scappare?- fece lui di rimando, sorridendo. -Sono venuto a prenderti, principessa.-

Istintivamente indietreggiai, toccando il muro con le spalle.

-Angel, va via di qui!-

Io sembravo ipnotizzata: avevo gli occhi fissi su Klaus, che mi restituiva l'intensità del mio sguardo.

-E' l'ora del sacrificio.- disse semplicemente, confermando le mie più grandi paure.

Lanciai uno sguardo a mia madre, che aveva un livido sotto lo zigomo e del sangue sulla fronte.

-Fossi in te non lo farei. Ho già aspettato troppo, adesso voglio ciò che è mio.- fece un passo verso di me, perdendo anche quel ghigno odioso dalla faccia.

-Tu non toccherai mia figlia!- mia madre mi si parò davanti, ma Klaus scoppiò a ridere.

-Credi davvero che possa fermarmi, fatina inutile?-

Ero paralizzata dalla paura. Avevo sempre creduta di essere pronta per quel momento, ma in realtà non era così.

Avevo sempre voluto fare la forte, come se della mia vita non mi importasse, ma adesso che mi trovavo faccia a faccia con lui, faccia a faccia con ciò che avrei dovuto affrontare, la paura mi assalì e sembravo una bambola inerme.

Non riuscivo a fare niente, ma in fondo non sapevo cosa fare.

Ero solo una stupida e debole umana no?

-Togliti dal mio cammino.- disse serio Klaus, afferrando mia madre per la gola e alzandola in aria.

La stava soffocando, la stava uccidendo e io non ero capace di fare niente.

Quando vidi che mia madre stava rilassando il corpo, chiaro sintomo di chi stava per cedere, fu come se mi fossi risvegliata.

-Mamma!- urlai, gettandomi su Klaus.

Non sapevo cosa fare, ma io dovevo salvarla.

Mi avventai su di lui, ma era troppo forte per me.

Lasciò andare mia madre, che cadde al suolo tossendo e mi scaraventò letteralmente via. Andai a sbattere contro il mobiletto del salotto, per poi finire rovinosamente a terra.

Sentii un dolore lancinante alla testa e qualcosa che mi andava a finire negli occhi, bruciandomeli.

Mi portai una mano alla fronte e con orrore notai che era piena di sangue.

Vidi Klaus inspirare forte, quasi estasiato dal profumo del mio sangue.

-Non vedo l'ora di prosciugarti goccia dopo goccia dopo averti uccisa.-

-Angel scappa! Vai dai Salvatore, va da Damon!- urlò mia madre.

Per la prima mi disse di andare da Damon, per la prima volta mi spinse verso di lui.

No, mamma, a lui non interessava salvarmi, a lui non importava niente di me, lui mi aveva detto addio.

-Angel!-

Non prestavo ascolto a mia madre, vedevo solo Klaus venire verso di me e sentivo il dolore alla testa sempre più acuto.

Quindi era arrivata la fine? Sarei morta lì? In quel momento?

In meno di due ore era la seconda volta che ero in punto di morte...

Mia madre colpì la schiena di Klaus con quelle che a me sembrarono scintille di elettricità.

Klaus sembrò non risentirle affatto, ma essere colpito sembrò innervosirlo molto.

Mi diede le spalle e ritornò da mia madre.

-Tu mi hai scocciato.- scandì ogni singola parola, azzannando il mio collo.

Mia madre urlò. Un urlo straziante.

Ruppi il piede di una sedia e mi lanciai contro Klaus, ma sapevo che sarebbe stato inutile. Non sarebbe stato così facile uccidere un originale.

Il mio paletto improvvisato, infatti, non arrivò nemmeno a mezzo metro da lui.

Klaus lasciò il collo di mia madre giusto in tempo per bloccare me, che lo stavo colpendo alle spalle.

Mi afferrò e mi scaraventò dall'altro lato della stanza, contro un muro.

Sentivo tutti i muscoli farmi male.

Klaus si avvicinò a me, ghignando.

-Credo che dovrò insegnarti le buone manienre.-

Afferrò il paletto con il quale avevo cercato di colpirlo e, bloccandomi con una mano, me lo conficcò nella spalla.

Urlai, mentre un dolore indescrivibile si diffuse dalla spalla a tutto il mio corpo.

Mi lasciò il paletto nella spalla, mentre io urlavo ancora per il dolore.

Piangevo e le mie lacrime si mescolavano al sangue. Mi portai una mano alla spalla: era piena di sangue e il paletto l'aveva quasi trapassata del tutto.

Tentai in tutti i modi rimuovere l'oggetto di legno, ma non ci riuscivo: era conficcato troppo dentro di me.

-Mamma...- sussurrai, guardandola.

Lei era a terra e mi restituiva lo stesso sguardo.

Sì, bambina mia, mi dicevano quegli occhi, è arrivata la nostra ora.

Piansi ancora di più, sia per il dolore che per la disperazione.

E feci qualcosa che non mi spiegavo nemmeno io, qualcosa che non aveva senso.

Cominciai a gridare disperatamente il nome di Damon.

Lui non era lì, lui non mi avrebbe mai sentito e mai sarebbe venuto, ma mi aggrappai a lui, al suo nome, gridandolo come se veramente avesse potuto sentirmi.

-E' inutile urlare il nome di quella feccia, non verrà mai.-

Occupato com'era su di me, non si accorse che mia madre si stava avvicinando di soppiatto a lui, con un paletto di legno in mano.

Io urlavo ancora il nome di Damon e tutte le lacrime, miste al sangue, mi arrivavano in bocca.

Mia madre si preparò a sferrare il colpo, ma venne anticipata da Klaus che la gettò contro il divano, facendolo rovesciare.

Era tutto inutile.

Lui era più forte di noi.

Era tempo di arrenderci.

Mia madre restò lì a terra, priva di sensi e con sangue e lividi un po' ovunque.

Klaus si avvicinò a me, portandomi due dita al meno.

-Quando lo capirai che da me non puoi scappare? Io ottengo sempre ciò che voglio.- mi sibilò all'orecchio.

-Allora credo che questa volta tu abbia fatto male i tuoi calcoli.-

Mi si bloccò il cuore nel petto.

Io e Klaus ci voltammo contemporaneamente verso la porta e proprio lì, appoggiato alla porta d'ingresso, c'era Damon che ci guardava ghignando.

-Damon.- disse Klaus, atono, come se si aspettasse di trovarlo lì.

Per me, invece, fu uno sconvolgimento totale.

Come aveva fatto a sentirmi?!

Mi sembrava una visione e d'un tratto tutto quello non mi sembrò più la fine.

Lui era venuto.

-Lei non si muove da qui. Mi sa che è ora che abbandoni i tuoi proprositi di conquista.- avanzò verso di noi, piazzandosi di fronte a Klaus.

Klaus si allontanò da me, guardando Damon come se fosse l'ultimo degli insetti.

-Ma quante volte te lo devo spiegare, eh? Posso strapparti il cuore ancora prima che tu riesca solo a guardarla.-

-Beh, credo tu debba abbandonare anche questo di proposito: arrivi tardi.-

Il tempo sembrava si fosse fermato: in qualche modo adesso sentivo che le cose potevano risolversi.

-Il sacrificio si farà, stanotte e tu non potrai fare niente per evitarlo.-

-Io non penso.-

Damon si avventò su di lui, estraendo un paletto dalla tasca posteriore dei jeans e una fialetta di verbena.

Klaus lo scansò senza troppi problemi e lo scaraventò via, facendolo sbattere contro un muro.

-DAMON!- urlai, cercando di alzarmi, quando una dolorosa fitta alla spalla mi costrinse a rimettermi seduta.

Non potevo lasciarlo combattere da solo.

Ignorai il dolore e mi alzai, pronta ad attaccare Klaus, quando mi sentii afferrare per un braccio.

Era mia madre che, con un paletto in mano, mi intimava di stare zitta.

Ma perché si ostinavano ad usare mini paletti?! Sapevano che ci voleva ben altro per uccidere un originale!

Mentre Damon teneva occupato klaus, mia madre gli arrivò alle spalle, piantandogli il paletto di legno giusto al centro della schiena.

-Stupida di un'umana!- sibilò Klaus.

Lo sentii imprecare e togliersi il paletto dalla schiena.

Si voltò verso mia madre, che nel frattempo aveva indietreggiato e si era piazzata davanti a me.

-Ti farò rimpiangere tanta sconsideratezza.-

Si stava avvicinando a noi, ma Damon lo bloccò, cercando in tutti i modi di portarlo il più lontano possibile da noi.

-Mamma dobbiamo aiutarlo!- dissi, in preda al panico.

-Sì, tesoro, fammi pensare!-

Nel frattempo Klaus aveva di nuovo sbalzato via Damon e adesso stava ritornando di nuovo da noi.

-Adesso tocca a te.- camminava spedito, con il suo solito sorrisetto malefico.

Mia madre avanzò verso di lui, ma nel momento in cui gli arrivò di fronte, Klaus la pugnalò nel mezzo del petto con lo stesso paletto che aveva usato lei per ferirlo.

-MAMMA!!!- urlai, in preda alla disperazione più totale.

Arrivai da lei nel momento in cui si accasciò a terra. Le usciva del sangue dalla bocca e il paletto era ancora dentro di lei.

-Mamma! Mamma!-

-Tesoro mio...- parlava a fatica. -Per...perdonami...-

E chiuse gli occhi, lasciandomi completamente sola al mondo.

-Mamma...-sussurrai incredula. -Mamma! MAMMA!!- ricominciai a urlare.

Anche Damon si era alzato e adesso si trovava alle spalle di Klaus, guardando inorridito la scena.

-No no no no...- riuscivo solo a dire, mentre gli scuotevo il corpo. -NO!!-

Cominciai a urlare e piangere, ero disperata, ero caduta nella sofferenza più totale.

-NO! NO!-

All'improvviso i miei occhi si fecero bianchi. Persi il contatto con il mio corpo, come se non fossi più io.

Continuavo ad urlare e all'improvviso tutti i vetri della casa si ruppero.

Tutto cominciò a tremare, mentre Klaus mi guardava confuso e Damon preoccupato.

Le mura tremarono e pian piano tutto si stava sgretolando e romendo intorno a me.

Urlai così forte e con così tanta rabbia e dolore dentro che una potente scarica di energia colpì in pieno Klaus e Damon, spazzandoli via come se fossero due moscerini.

La casa ci stava crollando addosso. Io stavo facendo crollare tutto.

Klaus si alzò in fretta, guardandomi con occhi sgranata. Poi sembrò confondersi e infine alla velocità della luce lasciò casa mia.

Damon si avvicinò subito a me, afferrandomi per le spalle.

-Angel? Angel! Mi senti? Basta, calmati!-

All'improvviso i miei occhi ritornarono normale e tutto intorno a me smise di tremare.

Mi ritrovai a terra con addosso il corpo morto di mia madre.

-Mamma! Mamma! ...Mamma!- urlavo, scuotendo il corpo di mia madre.

-Angel, Angel! Smettila! Non c'è più niente da fare!-

-No, no! Non è vero! Lei non è morta! Lei NON LO E'!-

Ero imbrattata di sangue: quello mio e quello di mia madre.

Rimasi ipnotizzata a guardare le mie mani sporche del suo sangue.

Piangevo in modo convulso, singhiozzando come una bambina.

Sentii Damon imprecare e subito dopo le sue mani si posarono sul mio viso, costringendomi a guardarlo.

-Guardami. Calmati, andrà tutto bene, te lo prometto.-

Io piangevo ancora a singhiozzi.

Mia madre era morta. Mia madre non c'era più. Io ero sola al mondo.

-Vieni qui.- Damon mi spostò da dosso il corpo di mia madre, attirandomi al suo petto.

Piansi a dirotto, sfogando la mia disperazione tra le sue braccia.

 

 

 

Stavo seduta sul letto della stanza di Damon, con una coperta sulle spalle e una tazza di the caldo tra le mani.

Il mio sguardo era perso nel vuoto, ignorando il liquido caldo che mi stava scottando le mani.

Non ci potevo credere, la mia testa ancora non riusciva a elaborare la cosa.

Mia madre era morta. Mia madre era morta per colpa mia.

Sentii di nuovo gli occhi pizzicarmi e le lacrime che cercavo in tutti i modi di reprimere, uscirono di nuovo copiose dai miei occhi.

Tutto mi sembrava assurdo, non era possibile.

Quella città mi aveva rovinato la vita.

Quella dannata città mi aveva dato tutto e poi se l'era ripreso con brutalità.

Ma, in realtà, ero stata io a rovinare la vita tutti. La verità era che io non sarei dovuta mai nascere: tutti avrebbero avuto una vita più facile.

Urlai, lanciando la tazza contro una parete, che si frantumò in mille pezzi, proprio come me.

Mi alzai dal letto e mi avvicinai ai cocci della tazza. Mi inginocchiai e presi un pezzo di vetro tra le mani.

Sembravo ipnotizzata da quel pezzettino lucido e bagnato. Lo strinsi così tanto che dal mio pugno chiuso cominciarono a sgorgare copiose gocce di sangue, ma non mi importava: era come se non sentissi dolore.

-Ma cosa stai facendo!-

Damon mi fece alzare, strappandomi il vetro dalle mani.

Mi afferrò per le spalle e mi costrinse a guardarlo.

-Guarda cosa hai combinato.- fece, indicando la mia mano.

-Non farlo.- dissi atona, fissandolo.

-Cosa?-

-Non preoccuparti per me.-

Damon corrugò le sopracciglia. -Non vorrei, il problema è che tu non mi dai scelta.-

-Stammi lontano, Damon.- mi divincolai dalla sua presa e gli voltai le spalle.

-Ma cosa dici?!- mi afferrò per il polso, costringendomi a voltarmi.

Mi squadrava con i suoi intensi occhi azzurri, che mi trasmettevano tutto il suo fastidio.

-E' meglio per te, è meglio per tutti.- abbassai lo sguardo.

-Ma cosa cazzo dici?! Adesso non partire con i melodrammi!- sbottò arrabbiato.

-Melodrammi?! E' morta! LEI E' MORTA! è tutta colpa mia!- urlai, strattonando il mio braccio.

-Non è stata colpa tua.-

-Sì invece! Mia madre, Elena, tu, Stefan! E' tutta colpa mia! Io porto solo sofferenze!- dissi, piangendo.

-Non è colpa tua!- mi ripeté di nuovo. -Non essere stupida!-

-Lui era me che voleva! Se mi fossi consegnata dall'inizio tutto sarebbe finito e lei sarebbe ancora viva.-

-Angel...- sussurrò, abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo. -Tua madre è morta per causa mia...-

Sgranai gli occhi, non riuscendo ad assimilare la frase.

-Cosa...DAMON COSA HAI FATTO?!- mi scaraventai su di lui, tempestandogli il petto di pugni.

Damon mi afferrò per i polsi, mentre io mi dimenavo ancora come un'ossessa.

-Come hai potuto! Cosa hai fatto!-

-GLI HO DETTO CHE ERA FUORI DISCUSSIONE CHE TI CONSEGNASSI A LUI!- mi urlò contro e io mi bloccai all'istante.

Cosa?

-E io c'entro anche con Elena. E' sempre colpa mia.- mi confessò.

-Cosa hai fatto?-

-Non posso dirtelo.-

Mi accasciai a terra, mentre lui mi teneva ancora i polsi.

-Non ce la faccio più. Voglio che tutto finisca.-

-Forse lasciarti andare con Gabriel è la cosa giusta.- disse atono, abbassandosi verso di me.

-No...- scossi la testa, piangendo. -Non serivirebbe: mi troverebbe subito. Se io scappassi lui vi ucciderebbe. Non posso, Damon.-

-Non dovresti preoccuparti di problemi non tuoi.

-Non posso...- sussurrai, mentre le lacrime mi rigavano il viso, bagnandomi le labbra. -...Io ti amo, non posso.-

Damon si avvicinò a me, annullando quella poca distanza che c'era tra noi.

Mi baciò a stampo, premendo forte le sue labbra sulle mie e chiudendomi il viso a coppa tra le sue mani.

-Vuoi proprio sentirti dire tutto, eh.- sussurrò poi ironico.

-Cosa?-

Damon restò un attimp in silenzio. -Io adesso morirei per te.- disse, guardandomi intensamente negli occhi.

Il mio cuore perse un battito. Piansi ancora di più. -Ma io non posso permetterlo. Risolverò tutto e voi vi sbarazzerete una volta per tutte della mia presenza e continuerete a vivere felici.-

Mi alzai, lasciando Damon lì, mentre io uscii dalla stanza.

 

 

 

Stavo disteso sul divano, con un braccio piegato sugli occhi. Pensavo a quella ragazzina, a quell'insulsa umana. A quella che una volta era un'insulsa umana.

Mi alzai, dirigendomi al mobiletto degli alcolici e versandomi una goccia del mio inseparabile burbon.

A distrarmi dalla mia contempazione del fondo del bicchiere fu l'entrata di Stefan, che teneva un libro tra le mani.

-Damon!-

-Cosa c'è, fratellino?-

-Riguarda Angel!- disse agitato, acquistanto la mia totale attenzione.

-Che ha fatto?-

-Guarda.- fece, porgendomi il vecchio libro. -Era aperto sul pavimento della tua stanza alla pagina 324.-

Aprii il libro alla pagina che mi aveva indicato Stefan e dopo una breve lettura sgranai gli occhi.

Era impazzita quella ragazzina?!

-E' il procedimento del sacrificio di un angelo fatato.- dissi, inorridendo.

-Già.- fece Stefan, altrettanto preoccupato.

-Stefan, lei dov'è?- sibilai, chiudendo il libro.

Avevo una strana sensazione, una sorta di macigno sul petto.

-Non lo so Damon, non è in casa.- disse, confermando i miei sospetti.

-Stefan...-

Venni interrotto dall'entrata di Gabriel, che ci guardava furioso e bellicoso.

-Quando imparerai a bussare?- feci stizzito. -Non è casa tua.-

-Quando ti deciderai a chiudere la porta. Dov'è lei?-

-Credo tu sia arrivato al momento giustoi.- disse Stefan, mentre io gli diedi il libro.

-Cosa significa?-

-Vuoi sapere dov'è Angel?- feci infuriato. -Quella stupida ragazzina è andata a consegnarsi a Klaus.-

 

 

 

 

 

Buona sera! O buon giorno, dipende quando (e se!) leggerete la storia.

Che dire...un capitolo alquanto movimentato, no? >.<

Klaus ha ucciso la madre di Angel e lei per un attimo ha manifestato Ihael, l'angelo reincarnato in lei.

Lei ha urlato il suo nome e dopo poco Damon appare, meno male che era nei paraggi!

Damon finalmente si è sbilanciato un po' di più, dicendole che morirebbe per lei, anche se non le ha voluto dire il motivo per cui Klaus aveva vampirizzato Elena...perciò...domanda del giorno!

 

Secondo voi perché Klaus l'ha fatto? Cosa avrà detto o fatto Damon?

 

Spero risponderete in tante, perché mi farebbe piacere sapere le vostre idee!

Alla fine Angel ha deciso di consegnarsi a Klaus, santa ragazza! Non sta mai buona XD

Detto questo vi lascio, vi ho già annoiato abbastanza!

Spero che il capitolo vi piaccia e che mi lasciate taaaante recensioni! *___*

grazie a tutti di cuore!

 

Per tutte quelle a cui farebbe piacere, magari per scambiare qualche opinione o altro, vi lascio il mio contatto di twitter http://twitter.com/#!/_Lost_Paradise_

grazie a tutte in anticipo! =)

Baciii

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Capitolo 26
*** Capitolo 26: The Sacrifice ***


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Capitolo 26: The Sacrifice







Non avevo mai pensato seriamente alla mia morte, nonostante nei mesi

precedenti ne avessi avuta più di un'occasione, ma di sicuro non l'avrei

immaginata così.

Era senz'altro una bella maniera di morire, sacrificarmi per un'altra persona, qualcuno che amavo. Una maniera nobile, anche. Conterà pur qualcosa.


Mi sembrava di rivivere un deja-vu: quando avevo deciso di addentrarmi in una casa piena di vampiri per salvare la vita di Damon.

Adesso stavo facendo più o meno la stessa cosa, no?

Forse non me la sarei dovuta prendere con Damon perché mi aveva venduta a Klaus, forse era così che sarebbe dovuta andare alla fine.


Uscii dalla macchina e guardai l'enorme distesa di alberi del bosco dove sarebbe avvenuto il sacrificio. Così quello sarebbe stato l'ultima cosa che avrei visto?


Beh, niente male, non c'era che dire.


Non mi pentivo della mia scelta, speravo solo che fosse più rapida e indolore possibile. Avevo solo due rimpianti: il primo era di non aver detto addio a nessuno e il secondo che non avrei rivisto mai più Damon.

Mi si formò un groppo in gola.


In fondo ero stata fortunata: l'ultimo ricordo con Damon sarebbe stato lui che mi diceva che sarebbe morto per me, mi era andata bene in ogni modo.


A quest'ora, probabilmente, tutti avevano scoperto il mio piano e speravo con tutto il cuore che non mi trovassero in tempo.


Klaus aveva promesso. Aveva promesso che dopo avrebbe lasciato la città, lasciando tutti in pace.


Glie lo dovevo, io dovevo a tutti un po' di felicità. In fondo, io non avevo più niente per cui vivere, anche mia madre mi aveva lasciata sola.


Mi incamminai verso il bosco, mentre anche il cielo si incupiva. Stava per arrivare il tramonto e la poca luce lanciava ombre scure tra gli alberi o forse era solo la mia immaginazione.


Ero piuttosto tranquilla per essere sul punto di morte, vero?


La verità era che non ci volevo pensare, la verità era che avevo paura. Quanto avrei voluto stringere a me Damon per l'ultima volta, quanto avrei voluto rivedere anche solo per un attimo i suoi magnifici occhi blu.


-Ben arrivata.- Mi voltai alle mie spalle trovai Klaus, con una ragazza e un ragazzo.


-Vediamo di sbrigarci.- sbottai io, cercando di apparire forte.


-Quanta fretta di morire.- fece ironico lui.


-Ho solo fretta di mandarti via.- risposi con tono tagliente.


Klaus abbassò lo sguardo, ghignando. -Sai come avverrà?-


-No, i libri dei Salvatore non dicevano molto, ma qualcosa mi dice che stai per dirmelo.-


-La spada di Ihael, è questo il modo. Dovrai ucciderti tu stessa, infilzandoti con la sua lama avvelenata, avvelenata dall'amore che provava. Dovrai recitare un'antica formula. Il sacrificio deve essere spontaneo, devi passare tutti i poteri a me, è questo che devi dire, e poi ti devi uccidere. Poetico, non trovi?- concluse, venendo verso di me.


-Sono pronta.-


-Non è vero, ma il tuo amore ti renderà tale. Hanno fatto proprio un bell'incantesimo quelle streghe. Un angelo e un vampiro, per sempre.-

Mi prese una ciocca tra le dita, ma io gli strattonai bruscamente la mano.


-Non amo Damon per una stupida maledizione, lo amo e basta. Ma tu cosa ne puoi sapere dell'amore.-


-Forse niente o forse tutto.- mi disse enigmatico.


-Non sono qui per chiacchierare.-


-Non hai paura di morire?-


-No. Ormai non ho più niente da perdere. Tu mi ha tolto tutto.- sentii gli occhi pizzicarmi, ma non avrei mai pianto davanti a lui.


Klaus avanzò verso di me, accarezzandomi stranamente la guancia.


-Sai qual è stato il momento più bello di tutta questa storia?- si avvicinò al mio orecchio. -Baciarti.-


Indietreggiai di scatto, ricordando quella sera.


-Io non sono d'accordo.-


-Sei molto potente, ma non lo sai. Se non dovessi ucciderti per essere invincibile, avrei fatto di te la mia regina. Stuzzichi la mia curiosità.-


-Neanche sotto incantesimo mi sarei potuta unire a te.- gli sibilai, avvicinandomi a lui.


Non avevo mai provato odio, ma il ribrezzo che provavo per quell'essere era arrivato a livelli altissimi.


Klaus mi afferrò per la gola e mi inchiodò al tronco di un albero. Mi annusò il collo, per poi puntare i suoi occhi nei miei.


-Mi dispiace quasi doverti uccidere.-


-Per caso stai diventando un tenerone?- feci ironica io. Stavo per morire, quindi potevo concedermi il lusso di essere ironica con lui senza aver paura.


-Non ti uccido solo perché morirai tra poco. Sai, non voglio sporcarmi i vestiti nuovi.- mi sibilò, venendomi ancora più vicino.


-Quante premure.-


-Tra poco smetterai di essere così ironica.- mi fece staccare dall'albero, afferrandomi, però, per un braccio.


-E' ora di morire, principessa. Hai detto addio a chi dovevi?-

Non gli risposi, ma in conpenso venni trascinata nel cuore della foresta.

Camminammo un po', finché non ci ritrovammo di fronte a un'imponente costruzione in pietra.


La guardai meglio. Una chiesa?


Guardai interrogativa Klaus. -Non capisco.-


-Quella è la chiesa dell'arcangelo Michele.- mi informò. -E' la che tu dovrai ucciderti. Ti ho già detto che devi trapassarti con la spada, vero?- concluse sarcastico.


In tutta risposta gli lanciai un'occhiataccia, mentre Klaus, seguito dai due silenziosi scagnozzi, mi trascinò nella chiesa.


Quella chiesa sembrava uscita da un telefilm. Aveva due lunghe file di statue di angeli. Non c'erano posti a sedere e l'altare era completamente rosso.

Dopo l'altare c'era un enorme quadro. C'erano anche due colonne, con una sorta di piccole punte accuminate.

Possibile che non avevo mai visto quel luogo?


-Bene. Pronta a morire?- fece Klaus, portandomi al centro della chiesa e prendendo il calice dall'altare.


Si avvicinò alla parete a destra e impugnò qualcosa che usciva dalla parete. Stranamente vidi che impiegò molta forza per estrarre l'oggetto, che dopo qualche secondo, contornato da mille scintille, uscì dalla parete.

Io rimasi completamente esterefatta. Klaus impugnava una spada, un'enorme spada tutta d'oro, con cherubini rossi sul manico. Così quella era la spada con cui mi sarei uccisa?


-Bella spada, non trovi?- venne verso di me con la sua super velocità e dopo due secondi mi puntò la lama alla gola. -E' arrivata la tua ora.-


-Io non credo proprio.-


Ci voltammo entrambi di scatto e poi sentii letteralmente il cuore fermarso. Di fronte a noi c'era un'incazzatissimo Damon, che ci guardava come qualcosa da sbranare. Con lui c'erano anche Gabriel e Stefan.


-Due miseri vampiri e un insulso angelo per fermarmi? Credo che mi riterrò offeso.- fece ironico Klaus, abbassando la spada.


-Cosa ci fate qui? Andatevene via!- dissi io stridula. Facevo tutto quello per salvarli e loro si gettavano di spontanea volontà incontro alla morte?!


-Tu stai zitta, faremo i conti dopo. Cosa pensavi di fare, eh?!-

Aprii e richiusi la bocca due volte, per poi chiuderla definitivamente.


-Il sacrificio si farà, Salvatore, che tu lo voglia o no e non sarete voi tre a fermarmi.


-Dovrai passare sul mio cadavere.- sibilò Damon.


-Beh, tecnicamente tu sei già morto, quindi non sarà difficile.-


-Come siamo simpatici...- rispose Stefan, mentre Gabriel mi guardava in silenzio.


-Toglietevi di torno se non volete morire.-


Damon con la sua super velocità si avvicinò a noi, ma Klaus, che era molto più veloce di lui, l'afferrò per la gola e lo catapultò a terra.


-Come ci si sente, eh, Salvatore?- gli sibilò a due centimetri dal viso.

Stefan era scattato in avanti per salvare il fratello, ma l'uomo che era con Klaus fece stendere sia Stefan che Gabriel a terra, agonizzando per il dolore.

Era uno stregone.


-Come ci si sente per cosa?-


-A non essere riuscito a salvare nessuna delle donne che ami.-

Damon restò un attimo in silenzio. -Non so di cosa parli.- con la sua super velocità strattonò Klaus e invertì le posizioni, ma lui continuava a essere troppo forte.


In meno di due secondi se lo tolso da dosso, scaraventandolo dall'altro lato della chiesa.


Damon si rimise subito in piedi, colpendo, però, questa volta, lo stregone che costringeva a terra Stefan e Gabriel, uccidendolo in meno di un secondo.


-Quanto sei patetico.- fece Klaus, per nulla preoccupato per la morte del suo stregone. -Le hai detto che per colpa tua la sua migliore amica è stata vampirizzata?- si volse poi verso di me. -Sai, principessa, lui era venuto da me, spavaldo idiota come sempre, dicendomi che il patto era sciolto. Così io l'ho messo davanti a una scelta: o Elena o te.-


Mi voltai di scatto a guardare Damon. Non volevo illudermi, non osavo farlo.


-E lui ha scelto te. Così ho vampirizzato Elena.- finì lui trionfante.


Il mio cuore, se possibile, cessò di battere. Lui aveva scelto me.

Per un attimo i nostri sguardi si incontrarono. I suoi erano rammaricati, velavano un enorme senso di colpa.

Io non riuscivo ancora a credere che lui avesse scelto me, che tra me ed Elena, lui avesse scelto me.


-Parli troppo per i miei gusti.- Damon lanciò una rapida occhiata a Gabriel e

Stefan e subito dopo i tre si lanciarono contro Klaus, ma fu tutto inutile.


La ragazza che era con Klaus, era anch'ella una strega, poiché fece contorcere su se stessi i tre, che si tenevano la testa tra le mani, urlando.

Dovevo svegliarmi. Dovevo fare qualcosa.


-Smettila!- urlai, lanciando sulla ragazza, ma Klaus mi bloccò prima.

Mi lanciò contro la parete destra della chiesa, sbattendo rovinosamente la testa a terra.


-A...Ange...Angel...- fece agonizzante Damon. Anche in quello stato si preoccupava per me?

Forse era vero: ero solo una stupida umana che non capiva niente.

Non mi diedi per vinta, io dovevo salvarli.


Feci quello che avevo visto fare a mia madre molte volte: potesi le braccia in avanti e mi concentrai.


Non sapevo cosa avevo fatto, ma comunque, come se fosse stata colpita da una forza invisibile, la ragazza venne sbalzata in aria, andando a sbattere con la testa contro lo spigolo dell'altare, restando a terra, priva di sensi.

Mi guardai le mani, soddisfatta di me stessa, mentre i tre si alzavano da terra.


Partirono all'attacco.

Gabriel cercò di bloccare Klaus con la forza del pensiero, mentre Damon gli piantò un paletto dietro la schiena e Stefan davanti, mancando, però, il cuore.


In un primo momento la tattica sembrò funzionare, ma subito dopo Klaus si sbarazzò dei tre, lanciando in aria i due fratelli Salvatore e arrivando alle spalle di Gabriel.


-Gabriel,no!- urlai, scattando in avanti, ma fu tutto inutile. Klaus lo morse, strappandogli lembi di pelle. Gabriel si accasciò a terra, mentre i miei occhi si riempirono di lacrime.


No...Gabriel..lui non...


Cominciai a piangere, mentre anche Damon e Stefan si impietrirono per l'orrore.


Klaus...Klaus aveva ucciso Gabriel...


-TI ODIO!- urlai, lanciandomi contro di lui, ma venni afferrata per un braccio, ritrovandomi alle spalle di Damon, che mi tratteneva dietro di lui.


-Non farò morire anche te. Ha già fatto troppo questo vampiro.- mi sussurrò, guardando Klaus.


In breve tempo anche Stefan raggiunse il fratello, piazzandosi davanti a me. In tutta risposta Klaus scoppiò a ridere.


-Credete sul serio che potete fare qualcosa? Il sacrificio avverrà, è lei che lo ha deciso.-


-Beh, non ha mai spiccato per intelligenza.- fece ironico Damon, beccandosi una mia occhiataccia.


-Se lei morisse potreste continuare a vivere felici.-


-Senza offesa.- gli rispose Damon. -Io ho un concetto diverso di felicità.-

Quella risposta mi fece battere il cuore. Potevo illudermi che quella frase fosse per me?


-Prendi uno di noi.- fece all'improvviso Stefan. -Prendi me, ma lascia andare lei.-


Lo guardai incredulo: si sarebbe sacrificato per me?


-Mi dispiace, ma lei può rendermi invincibile. Adesso, però, mi sono stufato di chiacchierare.-


Klaus arrivò di fronte ai Salvatore e li spinse via, tutto questo in meno di un attimo, trovandomi, così, faccia a faccia con lui.

Ghignò, mentre mi afferrava per la gola. Mi alzò da terra. Io mi dimenavo, non riuscivo a respirare. Damon si alzò velocemente, cercando di colpire Klaus con una sorta di pezzo di legno trovato chissà dove.

Per parare il colpo di Damon, Klaus mi spinse e io urtai la testa contro lo spigolo dell'altare.


Rimasi a terra, tramortita dal dolore. Cominciai a vedere tutto offuscato, mentre non riuscivo nemmeno ad alzarmi da terra.


-Angel!- Damon e Stefan urlarono insieme il mio nome.

Io rimanevo a terra, non ce la facevo. Non ce la facevo più a lottare.

Stefan gli si lanciò contro, ma Klaus lo afferrò per le spalle e lo inchiodò ad una delle colonne della chiesa, trapassandogli la pancia con una delle lame della colonna.


Stefan sgranò gli occhi per il dolore, mentre Damon urlò, cercando di colpire Klaus, ma lui era troppo forte. Estrasse un paletto di legno e lo conficcò nella spalla di Damon, mancando, fortunatamente, il cuore.


Damon si accasciò a terra.


Io non ne potevo più. Tutto quello stava accadendo per colpa mia. Mia madre e Gabriel erano morti, Elena era stata vampirizzata, Stefan era agonizzante attaccato alla colonna e adesso Klaus aveva fatto del male anche a Damon.


Non potevo permettere tutto quello, io li dovevo salvare. Ero stata io a causare tutto quello e io avrei dovuto trovare una soluzione.

Mentre ero a terra, incrociai gli occhi di Damon, anche lui a terra. Era pieno di sangue e capivo dai suoi occhi che non sapeva cosa fare, non sapeva come salvarci.


Io glie lo dovevo, lo dovevo a tutti loro. Meritavano di vivere felici e ritrovare la loro felicità, quella che io gli avevo rubato.

Guardavo Damon e dal mio sguardo lui capì tutto, capì la mia decisione.


-No...- cominciò a dire. -No..no...no!-


Ma io avevo già preso la mia decisione. Raccolsi tutte le poche forze che avevo e, mentre Klaus costringeva Damon a terra, mi avvicinai alla spada.


-Angel!- urlò Damon.


Klaus si voltò e notai prima la confusione poi il compiacimento nei suoi occhi.


-Ho deciso. -dissi. -Farò il sacrificio.-


Klaus sorrise, lanciando Damon il più lontano possibile, per impedire che intervenisse. Proprio in quell'istante, la strega di Klaus riprese i sensi e dopo che Klaus glie l'aveva ordinato, con il potere della mente costrinse i vampiri a piegarsi a terra, mentre Stefan era riuscito a staccarsi dalla colonna.


-Angel...no...- fece Damon, che, nonostante il dolore, aveva gli occhi fissi su di me.


-Finalmente qualcosa di sensato.-


Nell'attimo in cui mi concentrai sulla spada, a sentii vibrare nelle mie mani.

Quindi sarei morta. Stranamente non avevo paura.


All'improvviso nella mia mente, in una lingua che non conoscevo, si formarono tutte le parole del rituale. In quel momenti appresi cosa fare.


Guardai un'ultima volta Damon, con gli occhi lucidi. Lui era il mio rimpianto: non l'avrei visto mai più, non mi sarei mai più specchiata nei suoi occhi.

Mentre tenevo gli occhi fissi su di lui, ruotai la spada e, dopo aver recitato la breve formula, con un colpo secco, me la infilai nello stomaco.


-Io...- dissi, mentre il sangue cominciava ad uscirmi dalla bocca. -dono l'invicibilità...- Damon mi guardava, con gli occhi sgranati. -A...al vampiro...Damon Salvatore...-


-NO!!!- urlò Klaus, mentre un'enorme forza spigionata da me sbalzò tutti in aria.


Damon si alzò di scatto e corse da me, proprio nell'istante in cui mi accasciai a terra, con la spada che mi trapassava da parte a parte. Era una spada enorme ed usciva di parecchi centimetri dalla mia schiena.


Faceva un male incredibile, ma non mi importava. Adesso tutto sarebbe finito: avevo dato a Damon il potere di uccidere Klaus e salvare tutti.


Damon si inginocchiò vicino a me, con gli occhi sgranati e subito mi estrasse la spada dallo stomaco, gettandola lontano.


Mi prese tra le braccia, completamente impietrito.


-Cosa...cosa hai fatto!- fece.


Io mi sentivo sempre più debole, le forze mi stavano abbandonando quasi del tutto, tanto che chiudevo e aprivo gli occhi.


Damon si accasciò su di me, appoggiando la testa sul mio petto e lì rimase per alcuni secondi, che a me sembrarono anni.


Quella era l'ultima volta che lo avrei sentito addosso, che avrei sentito il suo respiro su di me. Dio quanto amavo quell'uomo.


Era a tal punto la mia vita che glie l'avevo donata.


Damon alzò la testa e quello che vidi mi impietrì.


-Non puoi farlo!- urlò, mentre piccole goccioline salate gli rigavano il viso. -Non puoi, non puoi, cazzo!- fece guardando la mia ferita.


-Damon...-sussurrai.


-Ti prego non te ne andare...che faccio...che faccio se tu te ne vai?- fece, con la voce strozzata.


Damon stava piangendo.


-Io...o mio Dio...Angel resta con me...resta con me!- appoggiò di nuovo la testa sul mio petto, singhiozzando.


Non lo avevo mai visto così, non era il Damon che conoscevo, sembrava così...umano.


Aveva ancora la testa sul mio petto. -Io...io ti amo, stupida ragazzina testarda e incosciente!- alzò di scatto la testa.


Aveva le guance completamente bagnate. I suoi occhi erano diventati ancora più chiari.


Non ci potevo credere. Lui mi amava? L'avevo sognato o me l'aveva detto sul serio?


-Mi hai sentito? Tu non puoi andartene via.- mi prese il viso tra le mani. -perché...perché io ti amo, ti amo sul serio, come non credevo di poter amare.-


Piansi anche io, mentre ormai le forze mi stavano abbandonando del tutto. Non avrei resistito ancora per molto.


Gli portai una mano al viso. -Ti ho amato con tutto il mio cuore...non...non dimenticarmi...-


-No...no...no...NO!!!!- Damon cominciò a scuotermi, ma inutilmente.


Chiusi gli occhi, mentre Damon si abbandonava piangendo sul mio corpo.


Quel giorno Damon Salvatore pianse, pianse per la prima volta, pianse come un bambino, pianse come non aveva fatto mai.


Non aveva pianto per Katherine, non aveva pianto per Elena che sembravano l'amore, ma aveva pianto per lei che era l'amore.


Damon Salvatore quel giorno pianse, perché stringeva tra le braccia il corpo senza vita della persona che amava.


Sì, quel giorno, Angel morì.









Saaaaalve!

Aggiornamento lampo, no? Siete contente? XD

Ehm...cioè...vi prego non mi uccidete! >.< tutto ha un suo perché, che però adesso non posso spiegarvi XD

Angel è morta...ma almeno Damon le ha detto ti amo! Vi è piaciuta la dichiarazione? XD (patetico tentativo di cambiare discroso) XD

In questo capitolo ne sono successe di tutto e di più, angel morta, gabriel che ha fatto na brutta fine (poi ki sa!), stefan trafitto dalla lama.

Alla fine Angel ha donato tutti i poteri a Damon...poverina...

Cooomunque...ecco svelato il perchè della punizione di kalus nei confronti di elena. Damon ha scelto Angel e lui per "punizione" l'ha trasformata. Davvero un bastardo visto che poi angel se l'è andata a prendere lo stesso XD

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi dico solo una cosa: non disperate.

Vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hai messo la storia nei preferiti/seguiti/ricordate, vi ringrazio davvero, senza di voi non ce l'avrei mai fatta!

Vi ricordo che tutti quelli che vogliono possono aggiungeri su twitter alla pagina http://twitter.com/#!/_Lost_Paradise_

Inoltre, mi farebbe piacere condividere con voi questo video e magari mi direte cosa ne pensate http://www.youtube.com/watch?v=a1bHjrEVmiw

Vi lascio dicendovi che mancano due capitoli poi...THE END. Bye Bye angel e damon XD Comunque sto pensando sul serio di fare un seguito, ma solo se la storia vi è piaciuta davvero e ne vale la pena...

Dopo questo poema vi lascio, mandandovi tanti kissoli! ^^

Ciao!!

P.S volevo informarmi che l'inizio del capitolo in grassetto non è mio, ma è preso dall'ultimo capitolo di twilight della mayer!



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Capitolo 27
*** Capitolo 27: The End ***


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Capitolo 27: The end







Il tempo sembrava essersi fermato. Non sapevo da quanti minuti o forse ore ero piegato sul corpo morto di Angel.

La mia testa non concepiva ancora l'idea che lei se n'era andata per sempre e il mio cuore non voleva accettare che non avrei rivisto più il suo sorriso, i suoi occhi.

Era stata una stupida, si era sacrificata per salvarci tutti, ma non aveva capito che era lei la mia salvezza.

Maledii me stesso per non averle dato il mio sangue, ma quando l'avevo vista accasciata a terra, il mio cervello si era fermato e il mio cuore era andato in mille pezzi, ma adesso avrei dovuto convivere per tutta l'eternità con il senso di colpa di non essere stato in grado di salvare la donna che amavo e l'eternità era un periodo di tempo abbastanza lungo.

Ero solo uno stupido. Uno stupido e inutile vampiro. Ero stato in grado solo di piangere con un neonato ed ero stato uno stronzo per non averle dimostrato niente quando era in vita. Ero un buono a nulla.

Alzai la testa dal suo petto, per guardarla ancora una volta in faccia.

Le accarezzai una guancia, togliendole un pò di sangue secco dal viso. Era bellissima anche così. Sembrava che stesse dormendo, che potesse risvegliarsi a breve, ma da quel sonno eterno non si sarebbe svegliata mai più.

All'improvviso non mi interessava più di mio fratello agonizzante a terra, non mi importava più di Klaus, non mi importava più nemmeno della mia stessa vita.

Era come se fossi stato svuotato del tutto in un sol colpo, come se il mio intero essere se ne fosse andato con lei.

Mi alzai da terra, prendendola tra le braccia, senza staccare mai gli occhi dal suo viso. Era un corpo così piccolo, così delicato, eppure era stata capace di un gesto tanto forte.

La appoggiai sull'altare: non volevo che stesse a terra, non volevo che si mischiasse ancora con tutto quello schifo.

Le accarezzai la guancia. Sembravo un automa, non prestavo attenzione nè a mio fratello che mi chiamava, nè a Klaus che sbraitava dietro di me.

Eh, già. Angel gli aveva fatto un bello scherzetto...

Ma cosa importava adesso? A me, ormai, non importava più nulla.

Mi sentii afferrare per le spalle e lanciato via, lontano da Angel, lontano dall'unica cosa che mi era rimasta di lei.

Restai a terra, non mi importava.

Klaus venne sopra di me, puntandomi un paletto sul petto, ma io non avevo paura, non temevo di morire.

-Tu...tu e quella sgualdrina di un angelo...!- mi ringhiò, facendo pressione sul paletto.

Con la coda dell'occhio vidi mio fratello alzarsi, ormai la ferita si stava rimarginando.

Cercò di aiutarmi, ma Klaus in medo di due secondi si sbarazzò di nuovo di lui. Era troppo forte per noi e sinceramente non avevo nemmeno più le forze per tentare.

-Sono millenni che aspetto...ho cercato...ho fatto come mi è stato detto. Poi arrivi tu, insulso e inutile vampiro. Ce l'avevo quasi fatta, il sacrificio stava per essere attuato e poi sei arrivato tu. Ma adesso basta. Ultimo desiderio, Salvatore?- sibilò Klaus, a pochi centimetri dal viso.

-Fottiti.- mi limitai a dire, guardandolo direttamente negli occhi.

-Addio, Salvatore.-

Stava per piantarmi un paletto nel cuore, quando Stefan gli saltò addosso, cercando di mordergli il collo.

Klaus lo spinse via e tra i due cominciò una furiosa lotta, ma Stefan era nettamente in svantaggio.

Purtroppo, però, Stefan non mi avrebbe mai lasciato morire senza intervenire.

-Damon!- urlò, mentre lottava ancora con Klaus, quest'ultimo, però, lo afferrò per la gola e lo lanciò contro una parete.

-Damon...- sussurrò poco dopo, mentre era a terra dolorante. -Se fai così il sacrificio...il sacrificio di Angel sarà stato inutile, lei sarà morta invano. Lei non vorrebbe vederti così.-

Guardai mio fratello, aveva ragione, ma io ero troppo stanco.

Sì, dopo 146 anni Damon Salvatore era stanco. Ero stanco di lottare e perdere. Sempre.

-Non puoi dargliela vinta a chi ha ucciso Angel. Lei deve essere vendicata.- continuò Stefan. -Tu solo puoi. Lei, ancora una volta, ti ha dato tutta se stessa, non sprecarla.-

-Stai zitto, stupido vampiro!- Klaus si avvicinò a Stefan, con un paletto in mano. -Voi non potrete mai contrastarmi.-

Lo bloccò per la gola e stava per piantargli un paletto nel cuore.

Stava quasi per colpirlo, quando io gli bloccai il polso.

Stefan aveva ragione. Le sue parole avevano risvegliato la parte combattiva di me.

Io non potevo arrendermi, io dovevo lottare. Dovevo farlo per lei. Angel doveva essere vendicata, la sua morte non sarebbe stata inutile.

-Basta giochetti, Klaus.-

-Oh e sentiamo.- fece lui ironico, mentre io davo una mano a Stefan a rimettersi in piedi. -Come avresti intenzione di uccidermi, eh?-

-Lo farò con i poteri di Angel.-

Klaus scoppiò in una fragorosa risata. -Ma se non sai nemmeno come usarli!-

-Qualcosa mi verrà in mente.-

Senza pensare a cosa stavo facendo mi lanciai contro di lui, con i canini sfoderati e i sensi all'erta.

Se il sacrificio di Angel aveva funzionato, i suoi poteri erano dentro di me, dovevo solo capire come usarli.

-Tutto questo lo fai per lei?- mi schermì Klaus, mentre giravamo in tondo come due animali pronti a scattare.

-Sì.- dissi semplicemente.

-Ma davvero? Eppure quando era ancora viva non l'hai trattata troppo bene.-

Strinsi i pugni a quell'affermazione, ma, purtroppo, era vera. Avevo troppa paura per ammettere di tenere a lei, mi nascondevo dietro la scusa di volere qualcosa che non potevo avere.

Ormai io lo sapevo. Io non avevo mai voluto Elena.

-Questi non mi sembrano siano affari tuoi.-

-Angel si è uccisa per te e tu non sei mai stato in grado di fare qualcosa per lei. In fondo sei sempre stato un inutile vampiro, troppo egocentrico e pieno di se per accorgerti che vali meno di zero. Hai reso la sua vita impossibile, l'hai resa l'essere più infelice del mondo.-

Abbassai lo sguardo. Non volevo sentire, perché tutte quelle cose facevano tremendamente male, perché tutte quelle cose erano vere.

-Sei patetico. Tu l'hai uccisa, tu allontani sempre tutti quello che ami!-

-Basta!- urlai., alzando di scatto la testa.

Sentivo un'enorme rabbia cresce dentro di me, come un fiume in piena di odio e rancore. Sentivo le mie forze aumentare sempre di più e un inaspettato calore invadere il mio corpo.

Mi sentii come se stessi andando a fuoco. All'improvviso un acuto dolore partì dalla mia schiena, per propagarsi un tutto il corpo.

Mi accasciai a terra, con la testa tra le mani, urlando.

Sentivo un dolore incredibile e all'improvviso mille immagini invasero il mio cervello, ma non erano ricordi miei.

Alzai di scatto gli occhi al cielo, allargando le braccia, ma non ero io a controllare il mio corpo. Sentii un liquido uscire dai miei occhi, ma non erano lacrime, perché la loro scia mi bruciava il viso come fuoco.

Il mio cervello si annebbiò per un attimo e ll'improvviso mi ripiegai su me stesso. Sentii qualcosa uscirmi dalla schiena, squarciandomi la pelle e urlai per il troppo dolore. Era come se qualcosa mi stesse squarciando dall'interno.

Mi alzai in piedi, quando ripresi il controllo del mio corpo e con sorpresa e confusione notai che il dolore acuto alla schiena era dovuto alla presenza di due enormi ali nere.

Cercai di muovere le ali, ma ero ancora indolenzito.

Cos'ero diventato? Un vampiro con enormi ali nere da angelo? Era questo il potere che mi aveva donato Angel?

Vidi Klaus impallidire e mio fratello guardarmi con speranza, ma io mi sentivo strano, come se dentro di me ci fossero due entità in lotta per emergere.

-L'angelo nero.- sussurrò Klaus, facendo un passo indietro.

Non potevo credere che Klaus avesse paura di qualcosa.

Si guardò intorno e dopo poco lo vidi ghignare. Con la sua super velocità si avvicinò alla spada che aveva trafitto Angel.

-Con questa potrò ucciderti.-

-Se prima riuscirai ad avvicinarti.- dissi io, facendo un passo avanti. Mi sentivo pervaso da una forza immane.

Mi lanciai contro Klaus, ma lui parò tutti i miei colpo utilizzando quella spada d'oro, che al minimo tocco mi ustionava la pelle.

Possibile che anche con un tale potere non riuscivo a batterlo?

In un mio momento di distrazione, Klaus mi trafisse la spalla con la spada, facendomi urlare per il dolore.

Ma da quando ero diventato così suscettibile?!

All'improvviso tutto tremò, mentre nella chiesa cominciò a riecheggiare l'inqueitante battito di un cuore.

Con la coda dell'occhio vidi una strana luce e mi voltai subito.

Tutto il corpo di Angel era avvolto da una luce dorata. Il battito di cuore proveniva da lei.

Possibile che...

Spalancai gli occhi. Non poteva essere.

Il suo corpo cominciò a levitare, prima in orizzontale, poi si posizionò in verticale.

Quella luce era accecante.

All'improvviso Angel spalancò gli occhi e ritornò con i piedi per terra.

Io sgranai gli occhi, spalancai la bocca e caddi in ginocchio.

Non ci potevo credere. Come era possibile che lei fosse tornata in vita?

Per la prima volta in tutta la mia vita mi sentii completamente felice.

Lei era ritornata.

Angel guardò Klaus e i suoi occhi si accesero di ira, ma quando guardò me, lo capii.

Non era lei. Non era la mia Angel.

Mi sentii svuotato per la seconda volta. Quella ragazza era Angel nel corpo, ma non nell'anima.

Ma allora chi era?

Angel, o qualsiasi essere avesse preso possesso del suo corpo, guardò in cielo, per poi allarare le braccia, proprio come avevo fatto io poco prima.

Dalla sua schiena sbucarono due luminose ed enorme ali d'oro.

Spalancai gli occhi, così come Klaus.

Ma cosa stava succedendo?!

Angel fece qualche passo avanti, posizionandosi di fronte Klaus. -Dopo duemila anni ci rivediamo Niklaus.- disse, con voce melliflua.

La sua voce mi provocò un brivido. Non era la sua voce.

-I...-sussurrò Klaus. -Ihael.-

COSA?!

Quella era l'angelo primordiale?!

Senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, si voltò, procedendo verso di me.

-E tu devi essere il vampiro che l'umana amava.- si avvicinò ancora di più, annusandomi. -Puzzi di traditore.- si allontanò con una smorfia. -Ma lei ti amava tanto. Anche dall'aldilà ti ha aiutato. Mi ha risvegliato.- si rivoltò subito. -Ma non mi importa. Dovete morire, tutti!-

L'angelo mosse semplicemente le ali d'oro e tutti noi venimmo letteralmente sbalzati via.

Ma quanto era forte quell'angelo?!

Mi alzai subito in piedi, cercando di fronteggiarla.

-Non hai il diritto di usare il suo corpo.- ringhiai.

-Ma davvero? Il suo corpo è sempre stato mio. Io non sono mai morta, la ragazza, Angel, giusto? A proposito, quanta fantasia...- commentò acida. -Comunque...lei per tutto il corso della sua esistenza ha avuto due vite dentro di se, anche se non ne era a conoscenza.-

-Muori, angelo!- Mi voltai, giusto in tempo per vedere Klaus correre contro di lei, con la spada nel pugno.

Lei ghignò, come se non fosse per niente impaurita e con un semplice gesto della mano, lo rispedì di nuovo lontano.

-Sai.- continuò a concentrarsi di nuovo su di me. -Ho visto come l'hai trattata. Percepivo il suo stesso dolore. Ma la storia si è ripetuta, anche dopo duemila anni. Un angelo che muore per un vampiro. Alla faccia della storia che si ripete.-

-Tu non sai niente. Niente. Nè di me, nè di lei.- ringhiai.

L'angelo scoppiò in una fragorosa risata. -Io so tutto invece.-

-Damon!- sentii mio fratello urlare.

Poi ne capii la ragione. Ihael si accasciò tra le mie braccia con la spada puntata nella spalla, mentre dietro di lei Klaus se la rideva di gusto.

-Ihael!- urlai, cercando di metterla diritta.

-Vampiro, non far finta di preoccuparti per me.-

-Ma io non mi preoccupo per te, semplicemente non voglio vedere lei morire per la seconda volta.-

Ihael sgranò gli occhi. -Quindi tu la ami sul serio.-

-Sì.-

Chiuse gli occhi e una lacrima di ghiaccio fece capolinea sulla sua guancia. Così gli angeli aveva lacrime di ghiaccio?

-Bene.-

Si alzò a fronteggiare Klaus, guardandolo con odio. -Purtroppo io non posso ucciderlo, ma solo indebolirlo. Dal momento che Angel ha dato a te i suoi poteri, solo tu puoi farlo.-

-Credete sia così facile uccidermi?-

Ihael sorrise, per poi pronunciare una frase in una strana lingua. All'improvviso la spada lasciò le mano di Klaus, per ritrovarmela tra le mani.

Ma cosa...

In una frazione di secondo Ihael sparì dal mio fianco e poco dopo bloccò Klaus, tenendolo per le spalle.

-Avanti!- urlò. -Tafiggilo con la spada! È l'unico modo!-

-Cosa?! No! La ucciderei di nuovo!-

-Stupido vampiro, lei è già morta!-

-Troveremo un altro modo.-

-Non c'è. Un vampiro e un angelo, per sempre, è la maledizione.- mi confessò amaramente.

Io esitavo. Non avrei mai avuto la forza di ucciderla per la seconda volta, anche se non era realmente lei, ma solo il suo corpo.

Klaus, nel frattempo, si dimevana, cercava di liberarsi, ma era inutile: Ihael era troppo forte per lui.

-Ti prometto che lei ritornerà. Sacrificherò la mia vita per lei, ritornerà tra voi perché la ragazza è morta per il sacrificio. Io ho il potere di farlo, ma ti prego, trafiggici, mettendo fine a questa storia che dura da duemila anni.- mi implorò.

-Damon!- mi richiamò mio fratello. -Fallo! Lei ritornerà comunque! Credile.-

Ma io non ci riuscivo. Non era nella mia natura fidarmi delle persone.

-No, Salvatore, lei mente. La ragazza non ritornerà. Liberami e sarai re insieme a me tra la nuova razza che creeremo!- tentò Klaus.

-Damon!- urlarono insieme Stefan e Ihael.

Dovevo decidermi e anche alla svelta.

Guardai il mio pugno stringere la spada e poi presi la mia decisione. Lo dovevo a lei.

Scattai in avanti, trafiggendo Klaus e Ihael con la spada.

Un angelo e un vampiro legati anche nella morte.

Entrambi urlarono e dai loro corpi scaturì un fascio di luce.

La maledizione si spezzerà quando la luce attraverserà l'oscurità su ali nere.

Era questo il significato della maledizione.

Per spezzarla un angelo si doveva sacrificare per amore e il vampiro doveva amare sinceramente e incondizionatamente l'angelo, solo così poteva avvenire il passaggio dei poteri.

La spada all'improvviso sparì e Klaus e Ihael si accasciarono a terra.

Io e Stefan corremmo da Ihael e io la presi tra le braccia.

-Tu, vampiro, hai amato davvero un angelo. Finalmente le mie discendenti saranno libere.-

Poi chiuse gli occhi e e vidi chiaramente una sorta di soffio di vento lasciare il corpo di angel.

-Guarda Klaus.-

Io mi voltai, giusto in tempo per vedere il corpo di Klaus diventare polvere dorata e essere portato via da quel soffio di vento.

Mi riconcentrai di nuovo su Angel, ma lei non dava cenni di vita.

Ihael mi aveva mentito?

Sentii una grande rabbia invadermi, ma mi calmai quando mio fratello mi appoggiò una mano sulla spalla.

-Forse è solo questione di tempo, deve pur sempre ritornare dall'aldilà.-

-Forse hai ragione.-

In quellìistante le ali nere abbanarono il mio corpo, ma io non ci feci tanto caso.

Presi Angel tra le braccia e la riportai a casa.



Erano passati giorni...tre interminabili giorni in cui io non avevo lasciato nemmeno per un attimo la mia stanza, dove riposava Angel.

Mio fratello ed Elena avevano tentato di dirmi che forse da quel sonno Angel non si sarebbe risvegliata mai più, ma io non ci volevo credere. Lei sarebbe tornata, l'aveva detto Ihael.

Non volevo concepire l'idea che forse lei mi aveva mentito, perché significava perdere Angel per la seconda volta, significava perdere me stesso per sempre.

Mi alzai dalla poltrona e mi avvicinai al letto.

Le accarezzai una guancia, per poi abbassarmi verso di lei.

Forse dovevo arrendermi.

La baciai. Un bacio leggero, a fior di labbra, un bacio d'addio, probabilmente.

Mi allontanai da lei, ma proprio in quel momento vidi la sua mano contrarsi.

Se mai fosse stato possibile, il mio cuore avrebbe cessato di battere.

Lei...lei...

Lei, pian piano, aprì gli occhi.

Angel era ritornata alla vita.

Non ci potevo credere, mi sembrava tutto surreale.

Angel aprì gli occhi del tutto, sbattendo le palpebre un paio di volte.

Mi guardò e in quel momento tutto dentro di me si sciolse.

Lei era viva.

Spalancò gli occhi, scattando a sedere.

Ma cosa...

-Chi...chi sei?!- urlò, in preda al puro terrore. -Dov'è mia madre?!-

-Angel, cosa...- cercai di avvicinarmi a lei, ma Angel si addossò ancora di più al letto.

-Non mi toccare!- urlò. -Chi sei?-

Ero sconvolto, non riuscivo a realizzare la cosa. -Non ti ricordi di me? Non sai chi sono? Sono Damon!-

-Io non conosco nessun Damon. Non ho la più pallida idea di chi sei!-

Un attimo.

COSA?!

-Cos'è l'ultima cosa che ricordi?-

-Mia madre che mi diceva che ci saremmo trasferite a Mystic Falls.-

-Non ricordi nient'altro?-

-Assolutamente nulla.- fece, spaventata.

Angel era ritornata in vita, ma il prezzo era stato la perdita di tutti i suoi ricordi, di tutti gli eventi accaduti.

Quella che aveva davanti era un'Angel che non conosceva affatto Damon Salvatore.

Lei aveva dimenticato tutto, come se le cose vissute insieme, non fossero mai accadute.

Quell'Angel non era innamorata di Damon Salvatore.





Saaaaaaaaalve! *__*

Come va? Che ne dite del capitolo, piaciuto?

Se dite di no non mi offendo, giuro! T-T

Mi sono impegnata tanto per scrivere e spero che ne sia uscito un capitolo quanto meno decente XD

Ne sono successe di cose, eh?

Ma la più eclatante è che Angel è tornata in vita, come tutte voi speravate, solo che ha perso tutti i suoi ricordi...adesso è come se lei fosse appena arrivata a Mystic Falls...

Quasi quasi mi viente da pianger! T.T

Beh...questo è l'ultimo capitolo...l'ultimo appuntamento con la storia sarà l'epilogo e poi metteremo la parola fine a questa storia...

Vi giuro che è come se perdessi una parte di me...

Non mi dilungherò troppo qui, farò tutti i dovuti ringraziamenti nell'epilogo e lì mi dovrete sopportare perché vi dirò tutto!

Adesso devo passare a una cosa più importante: rispondere alle vostre magnifiche recensoni del capitolo scorso!

Ringrazio tutte voi, che avete contribuito a rendere questa storia speciale!

Grazie dal profondo del mio cuore!

Vi aspetto all'epilogo e poi lasceremo andare Damon e Angel...

Non vogliooooo hihihhi XD ok basta!

Grazie ancora!

Baciiii

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Capitolo 28
*** Capitolo 28: Epilogo ***


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Capitolo 28: Epilogo







Era passata una settimana, una settimana da quando mi ero ritrovata nella camera da letto di uno sconosciuto e che la mia vita era cambiata totalmente.

Mi sembrava tutto incredibile, ancora non riuscivo a credere che avessi dimenticato un anno intero della mia vita, ancora non riuscivo a credere che avevo dimenticato la morte di mia madre.

Vagavo in quella che doveva essere stata casa mia e dal profumo familiare, dovevo trovarmi nella camera di mia madre.

Sfiorai la superfice del mobili con le dita, vedendo le sue cose sparse per la casa: i suoi profumi, i suoi cd, i suoi vestiti.

Presi tra le mani una felpa che era appoggiata sulla poltrona e me la portai al viso: c'era ancora il suo odore.

Sentii formarsi un groppo alla gola e le lacrime che credevo aver esaurito da quando quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio mi aveva detto che lei era morta, si riaffacciarono ai miei occhi.

Non era possibile, non poteva essere vero.

Mia madre non poteva essere morta e io non potevo aver dimenticato tutto.

Asciugai una lacrima con il dorso della mano e mi sedetti sulla poltrona, con ancora la sua maglia tra le mani.

Adesso ero sola, sola al mondo, avevo perso la persona più importante della mia vita.

Con la mente ritornai a quando avevo ripreso conoscenza...

Inizio Flashback

-Io non conosco nessun Damon. Non ho la più pallida idea di chi sei!-


-Cos'è l'ultima cosa che ricordi?-


-Mia madre che mi diceva che ci saremmo trasferite a Mystic Falls.-


-Non ricordi nient'altro?-


-Assolutamente nulla.- feci, spaventata.


Ma chi era quel ragazzo? E perché mi guardava con un misto di delusione e incredulità?


Dove mi trovavo? Perché avevo quell'indescrivibile mal di testa?


Troppe...troppe domande e nessuna risposta.


-Non posso crederci che hai dimenticato tutto.- continuò, abbandonandosi sulla poltrona.


-Ti prego...- sussurrai. -Non farmi del male...-


Il ragazzo scattò verso di me, con una velocità che non era nemmeno umana. Mi prese il viso tra le mani, guardandomi dolcemente. -Io non ti potrei mai fare del male, sei al sicuro con me. Tu non ricordi chi sono io, ma io so bene chi sei tu.- mi lasciò andare, restando però sempre vicino a me.


-Dov'è mia madre?-


Il suo sguardo si incupì. Lo vidi aprire la bocca più volte, per poi richiuderla. -Ecco...- tentennò. -Angel...tua madre è...è morta...-


COSA?!


-Non è vero! Non è vero!- mi alzai a sedere come una pazza. Non ci credevo, non poteva essere possibile!


Mia madre doveva essere viva, io l'avevo vista appena il giorno prima!


Il ragazzo mi afferrò per le spalle e mi fece sedere di nuovo. -Calmati...ti sto dicendo la verità...-


-No, no, no! Lei è viva, è viva!- cominciai a piangere, singhiozzando e portandomi le mani nei capelli.


Mi sembrava di impazzire, tutto era surreale. Io non avevo potuto perdere mia madre e non ricordare nulla.


Quel ragazzo, Damon se ricordavo bene il suo nome, mi afferrò per un braccio e mi attirò a lui, facendomi sfogare contro il suo petto.


Senza sapere perché, sentivo una strana sensazione crescermi dentro, come se non era la prima volta che mi ritrovavo quel ragazzo così vicino. Il suo profumo mi sembrava così familiare...


Piansi, come una bambina, non riuscendo a capire come avess fatto a dimenticare la morte della persona più importante della mia vita.


-Calmati...- mi sussurrava. -andrà tutto bene...-


Ma io lo sapevo: niente sarebbe andato bene. Adesso ero sola al mondo, con un vuoto dentro che sentivo essere incolmabile.


Ancora piangendo, seppur di meno, mi staccai da...Damon e, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano, cercai di farmi più forza possibile.


-Come è successo?-


Lo vidi tentennare e cercare qualcosa da dire, come se la verità fosse qualcosa di non raccontabile. -Lei...lei è stata uccisa da...da dei ladri che sono entrati in casa.-


Sgranai gli occhi. In un paesino di dieci abitanti c'erano dei ladri?


La cosa mi sembrava ancora più impossibile e una strana sensazione mi diceva che le cose non erano andate così.


-E io dov'ero?-


-Tu eri qui. La fidanzata di mio fratello Stefan, Elena, è la tua migliore amica.- mi informò.


-Posso...posso chiederti un favore?-


-Quello che vuoi.-


-Mi porti da lei?-


Lui annuì, per poi tendermi la mano. Dovevo prepararmi psicologicamente e sentimentalmente che avrei visto la tomba di mia madre.


Fine Flashback



Ripensai a quel ragazzo.


Ero certa di non conoscerlo, a stento ricordavo il suo nome, ma ogni volta che incontravo i suoi occhi, senza sapere il perché, sentivo una strana sensazione nello stomaco e quando mi aveva abbracciato mi era sembrata la cosa più naturale del mondo, come se quello fosse il mio posto.


C'era qualcosa che non sapevo, qualcosa che mi portava verso Damon, un qualcosa che faceva sì che fosse sempre nei miei pensieri, qualcosa che mi faceva tremare il cuore.


Mi alzai dalla poltrona, abbandonando la maglia di mia madre e, sempre più confusa, ritornai nella mia camera.


Mi bloccai sulla soglia: appoggiato alla finestra c'era quel ragazzo, Damon.


Perché avevo la sensazione che non era la prima volta che lo trovavo nella mia camera?


-Come sei entrato?-


-Se ti sforzi te lo ricordi.- mi disse, venendo verso di me.


-Cosa vuoi?-


Lo vidi sorridere. -Possibile che ogni volta che vengo qui, mi fai sempre questa domanda?-


-Ogni volta?-


-Se ti sforzi ancora, ricordi anche questo.- si avvicinò ancora di più a me, appoggiandomi una mano sulla guancia.

Io istintivamente scostai la mano, guardandolo confuso.


Damon divenne serio. -Fino a poco tempo fa non sfuggivi al mio tocco, anzi.-


-Peccato che io non ricordi nulla...-


Damon si allontanò da me, andando a sedersi sul letto.


-Sai, mi sta bene.- cominciò serio. -Posso accettare che in cambio della tua vita tu abbia perso i ricordi. Questa è l'unica cosa che conta.-


-Ma cosa ho dimenticato?!- feci stizzita, avvicinandomi a lui.


Damon si alzò. -Hai dimenticato che eri follemente innamorata di me.-


Divenni rossa tutta d'un colpo e il mio cuore accelerò i battiti.


-Io e te stavamo insieme?- feci allibita.


-No, ma ti sarebbe piaciuto.- fece, ghignando.


-Ti prego, non dirmi che ero una di quelle ragazzine idiote che sbavano dietro al ragazzo più grande.-


Damon sorrise e io mi incantai a guardare i suoi perfetti denti bianchi. Quel ragazzo aveva una presenza magnetica.


-Lo eri, ma diciamo che non lo dimostravi. Però...-


-Però?-


-Ecco...diciamo che mi hai fregato, angioletto.-


Quel nomignolo mi fece bloccare. Angioletto...ricordavo quel soprannome...ricordavo lui che mi chiamava così.


-E cosa avrei fatto?-


-Non lo ricordi, quindi è inutile dirlo.-


-Solo una cosa: che significa la mia vita in cambio dei miei ricordi?-


-Nulla, non ha più senso ormai. L'unica cosa che conta è che tu non ricordi più le cose brutte e che sei felice, a questo punto anche senza di me, non importa...-


Si avvicinò a me, prendendomi la testa tra le mani. -Cosa...-


-Sei stata la parentesi più bella della mia vita.-


Detto questo appoggiò le sue labbra sulle mie, prima con delicatezza, poi cercando con la lingua accesso alla mia bocca.


Istintivamente risposi al bacio, senza sapere il motivo, sapevo che era quello che desideravo.


Le nostre lingue si incontrarono e io potevo giurare che conoscevo il suo sapore, sentivo che era stampato dentro di me.


Damon si staccò da me, anche se non del tutto. Mi guardava negli occhi, come se volesse catturarmi l'anima.


Perché sentivo di amare quegli occhi?


-Io...io lascerò la città.- gli dissi, anche se non capivo perché. Non aveva senso dirgli quella cosa adesso.


-Allora...addio, angioletto.- detto questo mi lasciò lì e dopo pochi secondi sparì dalla mia vista, lasciandomi con un milione di domande.


Quella notte sognai. Sognai una macchina ferma a un semaforo, sognai due occhi azzurri che mi scrutavano, sognai Damon, sognai di amarlo. Sognai un angelo dagli occhi blu e un vampiro dai freddi e cattivi occhi verdi.


Quella notte sognai di essere sua.


Mi alzai di scatto a sedere, sudata e con il fiatone. Guardai l'orologio: le due di notte.


Mi alzai dal letto e cominciai a vestirmi.


Io ricordavo.


Io ricordavo tutto.





Ero appena arrivata davanti casa Salvatore e, uscendo dalla macchina, corsi verso la porta.


Mille immagini invadevano la mia testa e avevo le guance bagnate, anche se non mi ero accorta di star piangendo.


Arrivai al porticato, ma ancora prima che riuscissi a suonare, la porta venne aperta, trovandomi di fronte Damon, il mio Damon.


Vedere il suo viso dopo che avevo ricordato tutto era una sensazione completamente diversa: il suo viso era adrenalina pura.


Lo guardavo con gli occhi lucidi, la faccia tutta rossa e il fiatone.


Dal canto suo, Damon era appoggiato alla porta e mi guardava con un'espressione di stupore stampata in faccia.


-E' successo qualcosa?- fece preoccupato, spostandosi di lato per farmi entrare.


-Stefan?- chiesi, non rispondendo alla sua prima domanda.


-Dorme da Elena. Angel, sei strana. Cosa è successo?- ripetè per la seconda volta.


Io avanzai verso il camino, dandogli le spalle.


Guardai per un attimo le piccole fiamme, per poi voltarmi verso di lui con un mega sorriso e il cuore a mille.


-Ridimmelo-


-Cosa?- mi disse confuso, venendo verso di me.


-Come cosa? Merito di sentirmi dire ti amo da te solo in punto di morte?-


Lo vidi aggrottare le sopracciglia, e guardarmi senza capire, per poi sgranare gli occhi.


Corse verso di me e mi afferrò per le spalle. -Angel, tu...-


-Sì, adesso ricordo tutto. Ogni cosa. Ricordo che ti amo, Salvatore.-


Damon sorrise, anzi no, rise, forse per la prima volta e, afferrandomi per la vita, mi alzò da terra per poi cominciare a girare.


-Damon, mi fai girare la testa!- dissi, tra le risate.


Lui mi mise giù, ma dopo pochi secondi mi attirò al suo petto, stringendomi così forte che quasi non riuscivo a respirare.


Si staccò da me, prendendomi il viso tra le mani. Io gli sorrisi, il sorriso più bello che avessi mai potuto fargli.


Amavo quel vampiro e solo quando stavo per morire, avevo capito quanto.


-Allora.- dissi. -Merito o no di sentirmelo dire?-


Damon si avvicinò così tanto a me, che i nostri nasi erano in contatto. Aveva i suoi incredibili occhi azzurri puntati nei miei e con i pollici mi accarezzava le guance.


-Ti Amo.- mi disse, con il tono più dolce e allo stesso tempo deciso che avessi mai sentito.


Sentii ancora una volta le guance rigate dalle lacrime. -Ti amo anch'io.-


Damon mi sorrise e di slancio mi bacio. Un bacio che fin da subito fu violento e passionale, un bacio fatto di ricordi ritrovati, di parole mai dette, di sentimenti assoluti, di amore eterno, un bacio fatto di noi.


Le nostre lingue si scontravano e i nostri corpi si cercavano.


Senza staccarsi da me, mi prese in braccio e due secondi dopo ci ritrovammo in camera sua.


Mi fece stendere sul letto e solo in quel momento si staccò da me, guardandomi intensamente negli occhi.


-Io ti amo, adesso lo sai, ma questa decisione spetta solo a te.- fece, accarezzandomi una guancia.


Il mio cuore aumentò i battiti e il mio viso andò in fiamme. -Io sono sempre stata tua, solo...-


-Solo?-


-Io...ecco...io...io non l'ho mai fatto...-sussurrai, abbassando lo sguardo.


Damon mi sorrise, costringendomi a guardarlo. -Vuoi che sia io il primo?-


-Sì...- sussurrai, tremendamente rossa in viso.


Sai...per secoli sono stato l'incubo di molta gente, ma se mai mi fosse concesso di essere un sogno, vorrei essere il tuo.-


Si abbassò verso di me e poggiò le sue labbra sulle mie. -Ti amo...- sussurrò.


Il bacio divenne più intenso, divenne ricambiato, divenne passionale.


Le mani di Damon cominciarono a vagare per il mio corpo, fino ad arrivare all'orlo della mia maglia. Me la sfilò, lanciandola chi sa dove nella stanza.

Mi accarezzava la pancia e i fianchi, mentre con le labbra era sceso a baciarmi il collo.


Io chiusi gli occhi, mentre sentivo mille brividi attraversarmi il corpo. Senza che me ne rendessi conto, mi sfilò anche i pantaloni, così che restai solo in intimo.


Chiuse le mani a coppa sul mio seno, tracciando una scia di baci dal mio collo all'orlo delle mutandine. Mi sentivo tremare e man mano un enorme piacere stava crescendo in me.


Mi slacciò il reggiseno e mentre con una mano mi accarezzava un seno, con la bocca mi torturò l'altro.


Io cominciai a gemere, sempre più in estasi per le sue attenzioni. Solo in quel momento mi resi conto che io ero praticamente nuda, mentre lui ancora perfettamente vestito. Con il briciolo di lucidità che ancora avevo, invertii le posizioni, così che mi ritrovai a cavalcioni su di lui.


Damon mi guardava intensamente, con gli occhi velati dal desiderio.


Gli sfilai la maglia, tracciando piccoli baci su tutto il suo torace. Ero un po' impacciata, non sapevo cosa fare, cercavo solo di seguire il mio istinto e di non sembrare goffa. Gli sfilai anche i pantaloni, trovando sotto di me il corpo di un dio greco.


Tutti i muscoli erano sodi e tesi e dai boxer si delineava il segno della sua eccitazione. A quel punto Damon invertì di nuovo le posizioni e cominciò a baciarmi. Con una mano mi sfilò le mutandine, arrivando poi con le dita al cuore della mia intimità.


Gemetti ancora di più, finchè non decisi anche io di togliergli i boxer.


Damon mi baciava il collo, portandomi in estesi totale. Poi si fermò un attimo, mi spostò i capelli sudati dal viso e mi guardò intensamente negli occhi.


Io capii il suo gesto e annuii.


Poco dopo Damon entrò dentro di me, con una spinta decisa, mentre le sue mani si intrecciavano con le mie.


Sentii un dolore acutissimo, che quasi mi faceva piangere, ma lui cercava di essere il più delicato possibile.


-Guardami.- mi sussurrava, mentre le sue spinte aumentavano sempre di velocità. -Ti amo, Angel, ti amo.-


Dopo qualche minuto il dolore passò, lasciando il posto a un intenso piacere, che dalle mie gambe si stava espandendo in tutto il mio corpo.


Le spinte divennero sempre più veloci e ormai eravamo in due ad emettere sospiri di piacere.


Raggiungemmo insieme il culmine del piacere e dopo un leggero bacio, si staccammo.


Damon si lasciò andare, ancora ansante, per poi tirarmi per un braccio e attirarmi sul suo petto.


Mi fece appoggiare di nuovo sul letto, senza staccarsi da me, tenendomi ancora stretta a lui.


Aveva la testa nell'incavo della mia spalla e io potevo sentire il suo profumo.


I nostri corpi si incastravano alla perfezione, come due pezzi fatti apposta l'uno per l'altro.


-Ti amo...- sussurrai.


-Ti amo anch'io.- sussurrò anche Damon e dopo pochi minuti cademmo nel sonno più totale.




Mi svegliai in quel momento e, tenendo ancora gli occhi chiusi, cercai con la mano il corpo di Damon al mio fianco.


Non lo trovai.


Aprii gli occhi, constatando che lui non era davvero al mio fianco. Guardai l'ora: erano le 14.30. Avevamo dormito così tanto?


Mi avvolsi il lenzuolo attorno al corpo e uscii dalla stanza, alla ricerca di Damon.


Chiamai più volte il suo nome, ma nulla, mi rispondeva solo l'eco silenzioso di una casa vuota.


Che fosse successo qualcosa?


Arrivai in cucina, non trovandolo nemmeno lì. Cominciai ad allarmarmi, temendo che gli fosse capitato qualcosa, quando notai un foglio ripiegato sul ripiano della cucina.


Mi avvicinai.


Per Angel.


Aggrottai le sopracciglia e lo aprii.


Per riuscire a capire davvero cosa ci fosse scritto, dovetti rileggerlo più e più volte, per poi sgranare gli occhi.


Angel...forse sarò un vigliacco ad andarmene così,ma non ho avuto il coraggio di svegliarti e interrompere il tuo sogno. Ti guardavo dormire, eri così beata, così felice e mi chiedevo cosa avessi fatto mai per meritarmi tanta felicità. E la risposta è niente. Niente, come quello che posso darti. Questa è stata la notte più bella della mia vita, ma io non voglio essere il responsabile della tua dannazione. Saprei renderti solo infelice e a causa mia il sorriso che tanto amo vedere sul tuo viso, sparirebbe a poco a poco. Vado via, prima di infettarti con la mia anima marcia. Devo aiutare Stefan, devo aiutare Elena, glie lo devo, perché lei ha salvato me. Elena deve imparare ad essere un vampiro, un vampiro migliore di quanto lo sia stato io. E' a causa mia che è diventata così e in questa città non può vivere la sua vita da vampiro. Prima di renderti infelice, prima di farmi odiare preferisco andare via e fare qualcosa di utile aiutando mio fratello, che mi ha supplicato di andare con lui. Voglio che tu sappia che sei stato il pezzo di vita che porterò per sempre nel mio cuore e che non amerò mai nessuno come ho amato te.

Addio Angel...perdonami se puoi.

Damon.



Sgranai gli occhi, mentre la lettera mi cadeva dalle mani.

Mi accasciai a terra, cominciando a piangere. Singhiozzando e Urlando.


Non ci potevo credere, tutto quello non poteva essere vero, non dopo la notte che avevamo passato insieme.


Damon se n'era andato, mi aveva lasciato ancora una volta da sola, aveva scelto che tra me e aiutare Elena e Stefan era più importante lei.


Era stato un vigliacco. Mi aveva strappato il cuore, facendolo in mille pezzi.


E io lo odiavo.





...MI APPARTIENI: THE END...





Ciaooooo! ^^


Oh mamma...la storia è davvero finita...ho scritto davvero the end?! O mamma mi viene da piangere!

Spero che a tutte voi il capitolo finale sia piaciuto e che tutto sommato la storia vi abbia lasciato qualcosina. Molte di voi non approveranno il finale, ma vi dico non disperate: grazie ad esso il seguito di mi appartieni ci sarà!

Non so a quante di voi possa fare piacere o quante direte “Mamma mia che palle, speravo di essermela torta di torno!”.

Volevo solo ringraziarvi tutte di cuore e dirvi che senza di voi, senza le vostre meravigliose recensioni, io non sarei mai arrivata a questo punto.

Mi avete spronato a dare sempre di più, mi avete supportato, incoraggiato, fatto ridere ed emozionare.

Siete tutte davvero delle persona favolose e io sono ONORATA di avervi conosciuto.

Grazie a voi sono cresciuta e affrontare quest'avventura con voi è stato un qualcosa di magico.

Spero di ritrovarvi tutte nel sequel di mi appartieni, che non so quando sarà pubblicato, anche perché non l'ho nemmeno incominciato XD

Vi ringrazio ancora di cuore per tutto quello che mi avete dato!

Vi adoro...tutte! <3

Baci...dalla vostra Dark Moon! <3

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