Figlia del destino

di _Lilli_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** cap 3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** cap 5 ***
Capitolo 6: *** cap 6 ***
Capitolo 7: *** cap7 ***
Capitolo 8: *** cap 8 ***
Capitolo 9: *** cap 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***



Capitolo 1
*** cap 1 ***


Il sole del primo pomeriggio picchiava sulla sua schiena in modo implacabile, ma strinse i denti, ignorando le gocce di sudore che le imperlavano la fronte; erano 2 ore che correva ininterrottamente su e giù per i tetti di Masyaf, nella speranza di raggiungere l'uomo davanti a lei, che la canzonava per la sua lentezza: in realtà, lei era la migliore del suo corso di addestramento, e in quanto a velocità, astuzia e bravura, superava di gran lunga anche i migliori Assassini in circolazione nella Terra Santa. Non tenendo conto di quell'Assassino, ovvio.
Aveva sempre provato ammirazione per lui, lo venerava, e sperava ardentemente di diventare come lui un giorno; nonostante quell'uomo avesse circa 48 anni, era ancora agile e forte, ed era un esempio per tutti gli assassini che ogni giorno affollavano le vie di Masyaf, e partecipavano alle sue lezioni quotidiane al campo di addestramento.
Salima si sentiva orgogliosa quando quella marea di cappucci bianchi ascoltava in silenzio le sue parole profonde, calme e rilassate, mentre spiegava come affondare la lama nel punto giusto, o come contrattaccare durante uno scontro diretto con un templare o un soldato; ma quello che più di tutto amava in quei momenti, era quando si passava all'azione: sul campo Salima poteva essere se stessa, e liberare il suo istinto da guerriera che teneva represso dentro di se durante la giornata; sin da piccola, suo padre le insegnava tutto ciò che sapeva sull'arte della guerra, come aggirare un nemico, ed ucciderlo per non dare nell'occhio; suo zio, invece, le insegnava la storia del suo popolo, e passavano giornate intere immersi tra i libri vecchi e polverosi. Senza rendersene conto, era stata introdotta agli insegnamenti per diventare anch'essa un'Assassina. Non che ci fosse nulla di male, molte donne erano divenute assassine, ed alcune erano molto forti; ma il suo più grande problema era l'integrazione con gli altri Novizi che partecipavano assieme a lei alle lezioni: era emarginata dal resto del gruppo, perchè era l'unica ragazza in quel periodo di pace, a studiare e combattere per entrare a far parte dell'Ordine. Ma il vero problema erano l'nvidia che covavano gli altri nei suoi confronti, a causa del suo legame che la accomunata all'Assassino per eccellenza, colui che 20 anni fà salvò la Terra Santa da una possibile guerra contro i Templari, durante la terza crociata.


Un uomo sorridente, a cui mancava il braccio sinistro, li salutava allegramente dalla soglia di una taverna che si trovava vicino all'ingresso del villaggio; entrambi, accaldati ed affannati per la lunga corsa, si fermarono volentieri per fare due chiacchiere: erano due giorni che Salima non visitava la biblioteca a causa dei lunghi allenamenti a cui era sottoposta, e questo le dispiaceva perchè le piaceva molto leggere tutti quei libri, ed assimilare gli insegnamenti del suo mentore.
- Salute e pace Malik - disse l'uomo, con la sua voce profonda, avvicinandosi a Malik, che gli stava porgendo una ciotola di acqua fresca.
- Salute e pace a te, Altair. Come va l'allenamento della nostra Salima quest'oggi? Ho notanto che migliora di giorno in giorno; credo che presto diverrà molto più brava di te.- disse, mentre porgeva l'acqua anche alla ragazza, che era rimasta un pò indietro. Malik sorrise compiaciuto e gli strizzò l'occhio; ad Altair non sfuggì quel gesto, e rimproverò l'amico in tono scherzoso: - Malik, non diventare complice di questa ragazza indisciplinata. Le tue letture noiose dovrebbero addolcirla o almeno tenerla a freno, invece è più feroce di un esercito di Templari, non riesco a tenerla a bada; ha terrorizzato tutti i Novizi, che tremano soltanto a sentirla nominare.-
Salima notò che Altair sorrideva, mentre pronunciava quelle parole; era felice quando loro tre si riunivano per parlare insieme e discutere dei suoi progressi in campo. Aveva effettuato parecchie missioni nella città di Gerusalemme con ottimi risultati, suscitando lo stupore degli assassini più anziani, e l'invidia dei Novizi, convinti che a lei venissero assegnate missioni facili;  ma a lei questo non importava, perchè gli unici complimenti o rimproveri, li accettava solo da suo padre e suo zio.
- Altair, i miei libri sono noiosi come il tuo motto, che propini a quei poveri ragazzi che pendono dalle tue labbra.... Com'era?? Ah si, nulla è reale, tutto è lecito; un bel rompicapo, complimenti!- a quelle parole, entrambi scoppiarono a ridere di cuore, e la ragazza non potè fare a meno di provare felicità, mentre osservava quella scena così insolita: di solito non si concedevano un lusso simile, troppo presi dai loro impegni e dall'etichetta formale che regnava all'interno degli alloggi e delle stanze che componevano quell'edificio dall'aria austera che si trovava alle sue spalle, appollaiato comodamente sula cima della montagna.
Mentre osservava i due uomini, un ricordo affiorò a ricordarle la triste verità sulle sue origini e il dover vivere nella menzogna.


....Quella sera il cielo era stellato, e una brezza leggera che entrava dalla finestra aperta, scompigliava i suoi lunghi capelli; all'improvviso sentì una presenza alle sue spalle, e sentì la voce famigliare di suo zio Malik: - Salima, vieni con me al giardino, tuo padre ci sta aspettando. Dobbiamo parlarti.-
Salima si accorse del suo tono serio e teso, e decise di seguirlo senza proferire parola. Una volta varcata la soglia, la ragazza si guardò intorno, ossrvando tutto ciò che la circondava: essendo lei una Novizia, ancora non le era permesso mettere piede lì, quindi l'invito del padre la incuriosiva alquanto.
L'Assassino si trovava all'estremità del giardino, comodamente seduto su alcuni cuscini posti sotto un grande gazebo: nonostante la postura rilassata, la ragazza intuì che era molto teso e preoccupato; quella sera non portava nemmeno il solito cappuccio a coprirgli il volto, cosa che la incuriosì molto: raramente il padre si faceva vedere a capo scoperto; aveva la sensazione che usasse quel cappuccio come una sorta di difesa dagli estranei, e lo toglieva solo in presenza di persone fidate.  Una volta arrivati, lei e Malik si accomodarono a loro volta sui grandi e morbidi cuscini; davanti a loro c'erano del cibo e una brocca d'acqua, ma nessuno toccò nulla; Malik guardava fisso di fronte a se, in un punto indefinito nella notte, mentre Altair aveva iniziato a giocare nervosamente con la sua lama celata, facendola scattare avanti e indietro. Salima osservava l'Assassino con intensità, pensando che non aveva mia visto il padre in quello stato; era abituata a vederlo sempre serio, con quell'aria strafottente e il sorrisetto cinico che a volte la faceva innervosire. Quello era un lato di lui che Salima non conosceva.
- Salima, ti ho fatta chiamare perchè c'è qualcosa che devo dirti. - iniziò a dire l'Assassino in tono piatto; la ragazza capì che stava esitando, e si alzò dal suo giaciglio con grazia, guardandolo fisso nei suoi occhi scuri.
- Non so il motivo di questa chiamata, ma vedo che la mia presenza ti turba, credo sia meglio che vada a riposare; domattina potremo parlare con più calma.- fece per girarsi, ma una mano forte e abbronzata la prese per la spalla, costringendola a voltarsi: poteva leggere l'ansia e il timore nei suoi occhi, e se ne rammaricò, perchè non riusciva a capire lo "spavento" del siriano di fronte a lei.
- Ormai sei diventata una donna, abile e forte come un uomo, ma pur sempre una donna.- La ragazza non ci vedeva dalla rabbia: - E quindi cosa vorreste dirmi, che devo abbandonare il mio cammino per diventare assassina, e trovarmi uno stupido ragazzo da sposare?- disse infuriata, scacciando la sua mano dalla spalla.
Altair rimase un attimo interdetto dalle sue parole, ma poi sorrise, pensando che quella graziosa ragazza di fronte a lei aveva lo stesso carattere ribelle di sua madre.
- No Salima, non intendevo questo. Sono convinto che saresti una grave perdita per l'Ordine, ragazzi e soprattutto ragazze, abili come te ce ne sono pochi in giro.- disse Altair, sorridendo ancora. La ragazza era sempre più confusa.
- Altair, non perderti in inutili chiacchiere e parla chiaramente con lei; la stai confondendo inutilmente, solo per non affrontare il discorso.- disse Malik in tono duro; guardava l'amico in modo serio, e con lo sguardo lo incoraggiava a parlare.
- Scusa, ma purtroppo non ho mai avuto il dono della parlantina come te. Non è facile parlare di lei.- il siriano abbassò lo sguardo, dove Samina trovò solo dolore. Aveva tutta l'intenzione di arrivare fino in fondo a quella storia.
- Zio Malik, cos'è che devo sapere? Se mio padre è così turbato, allora è una cosa seria. Parlamene, te ne prego.- disse la ragazza, inginocchiandosi di fronte all'uomo, che lanciò un'occhiata ad Altair, il quale fece un cenno affermativo col capo, invitandolo a raccontare. - Vedi Salima, quello che il nostro intrepido Assassino vuole dirti, è che noi due crediamo sia arrivato il momento che tu incontri tua madre.-
Salima guardò il suo mentore a bocca aperta.....- State scherzando. Mi avete sempre detto che dovevo dimenticarmi di lei, ogni volta che vi chiedevo qualcosa sul suo conto, avete sempre evitato di rispondermi; mi avete fatta crescere in un ambiente ostile, privo di affetti. Ora che finalmente non mi interessa più conoscerla, mi proponete di incontrarla? E' uno scherzo crudele.- disse Salima tra le lacrime.
Odiava piangere, perchè quelle lacrime le facevano capire che nonostante tutti i suoi sforzi, quella sua debolezza la faceva sentire inferiore ai suoi compagni.
Malik si alzò faticosamente e la abbracciò: - Credimi, questo non è uno scherzo... Siamo convinti che incontrarla ti farebbe bene. Avete tante di quelle cose da raccontarvi; a tua madre farebbe molto piacere.-
- Mi ha inviato una lettera, e l'ho ricevuta due giorni fà tramite un messaggero; non te l'ho detto subito, perchè non ero sicuro della tua reazione. Fortunatamente l'hai presa bene.- disse Altair con un sorriso forzato, e dalla sua tunica bianca, tirò fuori una lettera che la porse alla ragazza. Salima prese quella pergamena tra le mani, e si avvicinò alla luce di una candela per leggerne il contenuto:

Mio amato Altair
Ti scrivo per chiedere il tuo consenso ad incontrare la nostra Salima. So che potrebbe sembrarti una richiesta assurda, visto che per 20 anni non mi sono fatta viva. Credimi, in questi anni non c'è stato attimo in cui non abbia pensato a lei, e a come è diventata ora che è una donna adulta; sono sicura che ti sei preso molta cura di lei, e che non le hai fatto mancare nulla. Sono appena tornata ad Acri per fare una visita al suo nuovo reggente, per alcune questioni che politiche che non è il caso di trattare in questa lettera. Credo che ci fermeremo qui a lungo ed ho pensato che forse potevo venire a Masyaf per conoscerla, visto che ho a disposizione molto tempo. Ma forse lei non è daccordo, e la capisco perfettamente; forse non sa nemmeno della mia esistenza. Aspetto con ansia una tua risposta.
                                                                                                                                                          Maria

Salima rilesse quella scrittura sinuosa e regolare un paio di volte, per assimilare bene il suo contenuto. Sua madre era ad Acri e voleva incontrarla? Era più confusa che mai.....
Altair si avvicinò, e lentamente riprese possesso della lettera. - Non ti farò pressioni, la decisione spetta a te.- disse in tono serio, guardandola negli occhi. Salima non sapeva cosa pensare: una parte di lei aveva voglia di conoscerla, dare finalmente un volto a quella figura sfocata che associava a sua madre; l'atra parte, invece, non voleva vederla, non voleva vedere negli occhi la donna che aveva avuto il coraggio di abbandonare la sua bambina, e ripresentarsi dopo 20 anni come se niente fosse.
Ma il suo istinto le diceva che doveva vedere quella donna, parlare con lei, e farsi raccontare la verità sul suo abbandono. - Si padre, voglio incontrarla. Ma non qui, sarò io ad andare ad Acri. Credo che qui a Masyaf non sarebbe la benvenuta; non voglio che rischi la sua vita per vedermi, altrimenti dovrò averla sulla coscienza.- disse in tono duro la ragazza.
Altair non si aspettava quella reazione da Salima, ma non poteva dargli torto; guardò Malik, e si scambiarono un sorriso d'intesa. L'Assassino si era sempre chiesto cosa avrebbe fatto in quegli anni, se Malik non fosse stato al suo fianco, per aiutarlo. Doveva ammettere che si sentiva perso senza i consigli del suo amico, che 20 anni fà lo aiutò a prendersi cura della sua piccola Salima, e per non far scoprire l'identità della sua vera madre. Altair sapeva che se gli altri Assassini sarebbero venuti a conoscenza della verità, avrebbero fatto vendere sua figlia al mercato degli schiavi, o peggio, l'avrebbero uccisa. Quello che avrebbero fatto a lui non gli importava; dopo tutto quello a cui aveva assisstito nel corso delle sue missioni, era arrivato al punto che non temeva più nemmeno la morte. L'unica cosa di cui si preoccupava, era l'incolumità della sua adorata figlia.


Era passato un mese da quella notte, e Salima aveva iniziato a comunicare con la madre, tramite delle lettere che si inviavano con uno dei tanti piccioni che di solito usava Altair per comunicare con i rafik delle città di Damasco, Gerusalemme ed Acri. La ragazza le raccontava la vita che conduceva al villaggio, le parlava degli estenuanti allenamenti, e tutto quello che imparava grazie a suo zio Malik; anche Maria non era da meno, e le raccontò a grandi linee della vita che aveva fatto in quei lunghi anni. Decisero di incontrarsi il giorno del solstizio d'estate, per parlare finalmente faccia a faccia. Salima era emozionata all'idea di incontrarla, ma la sua attenzione era concentrata sui suoi allenamenti; visto che sarebbe andata in una città piena di Templari, la prudenza non era mai troppa, e si impose di dare il meglio di se stessa per non deludere suo padre, che purtroppo la credeva ancora una bambina, la sua bambina. Voleva accompagnarla, ma Salima si oppose; decise di voler incontrare sua madre da sola, così Malik disse che sarebbe stato lui ad accompagnarla fino ad Acri. Padre e figlia furono subito daccordo con quella decisione, e le giornate passarono ininterrottamente fino a quel giorno.
Salima si riscosse dai suoi pensieri, vedendo i due uomini alzarsi e dirigersi lentamente sulla strada principale che portava su, al palazzo. Stavano parlando dell'imminete partenza, che sarebbe avvenuta l'indomani all'alba.
- Come mai partiremo così presto?- chiese Salima curiosa. Sapeva che Acri non era molto distante, con 3 o 4 ore sarebbero arrivati tranquillamente a destinazione.
- Preferisco prendermela comoda, la strada è molto tortuosa e i cavalli potrebbero stancarsi facilmente. E comunque, una volta arrivati ad Acri dobbiamo andare dal rafik per informarlo della nostra presenza.- Samina fu soddisfatta di quella risposta, e non parlò per il resto del tragitto.
Una volta arrivati, i due uomini andarono in biblioteca, mentre Salima andò nella sua stanza per preparare le ultime cose per il viaggio. Non era mai stata ad Acri, e di conseguenza non aveva mai visto il mare: nelle sue lettere, la madre le descriveva il paesaggio, gli scogli, le navi e il porto in maniera molto realistica, e Salima era molto curiosa di visitare quei luoghi di cui aveva sentito parlare. Dopo un pasto frugale, in compagnia di suo padre, decise di ritirarsi a dormire, in modo che alla partenza, fosse ben riposata.

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


Il viaggio verso Acri procedeva tranquillamente, scandito dal rumore ritmico degli zoccoli che toccavano il terreno sassoso, tipico di quella zona di montagna. Malik e Salima restarono in silenzio, ognuno perso nei proprio pensieri; Salima stava ripensando a quella mattina, quando si svegliò e trovò ai piedi del suo giaciglio, una tunica bianca piegata con cura, e una polsiera con la lama celata nuova di zecca. Ma la sua attenzione fu catturata da uno strano luccichìo; si avvicinò per vederne la fonte, e restò a bocca aperta.
 Era la spada di suo padre: la ragazza la prese e si avvicinò alla luce che entrava dalla finestra, per osservarla meglio; era leggera, in acciaio, e si maneggiava in modo superbo. L'elsa era decorata dalla testa di un'aquila, l'impugnatura era rivestita in cuoio, e in fondo si aprivano due ali; Salima tolse la spada dal suo fodero, per ammirare meglio la lama lunga ed affilata. Ringraziò mentalmente suo padre per quel dono, mise la sua nuova armatura (se così si può definire) nella sua sacca da viaggio, e fissò la spada alla vita con una cintura di cuoio; prese pergamena e calamaio, e scrisse un breve biglietto di ringraziamento al padre che, ne era sicura, sarebbe entrato almeno una volta nella sua stanza.

Camminarono ancora un pò finchè non arrivarono a metà del percorso, e si fermarono in un piccolo insediamento rurale, all'incrocio che indicava a sinistra per Acri, e a destra per Gerusalemme o Damasco; fecero riposare i cavalli e mangiarono qualcosa. Si accomodarono su una panchina a guardare gli abitanti che camminavano avanti e indietro, mercanti che si occupavano della loro merce, o donne che lavavano i panni alla pozza d'acqua o preparavano il pane,  ignari di cosa stesse per succedere....
Da ovest si alzò un grande polverone, seguito dall'arrivo di un gruppo di 6 templari: Salima li riconobbe dalla croce rossa che capeggiava al centro della loro tunica, e dall'elmo che portavano in testa. Gli abitanti si scostarono al loro passaggio, e i soldati crearono disordine e scompiglio: urtarono volontariamente un mercante che trasportava delle casse di stoffa, e quando questi tentò di ribellarsi, uno di quei templari scese da cavallo, e senza tanti complimenti, lo infilzò con la sua spada, lasciando il povero mercante agonizzante a terra. Fu un attimo: gli abitanti iniziarono a correre in tutte le direzioni per scappare, mentre Malik prendeva la ragazza, che stava per sfoderare la sua spada, e si nascosero in un mucchio di fieno alle loro spalle; Salima non fu affatto daccordo con il gesto dello zio, ma Malik gli tappò la bocca per non farsi sentire. I templari iniziarono a saccheggiare quel poco che era rimasto, e si avvicinarono pericolosamente al loro nascondiglio. Malik intimò alla ragazza di tacere, per ascoltare la loro conversazione.
- Allora Bernard, cosa ne pensi del nuovo reggente di Acri?- chiese un templare, rivolto al suo compagno. Nel frattempo si erano seduti sulla panca dove poco prima c'erano gli Assassini.
- Ahahahaha, quello un reggente? Mio caro Gerard, se il suo culo è seduto su quella poltrona, deve ringraziare suo cognato; non credo che durerà a lungo: è un inetto, incapace di regnare.-
Gli altri scoppiarono in una fragorosa risata. Salima rabbrividì nel sentire quelle voci metalliche, alterate dall'elmo.
- Rinaldo De Chatillon è solo una pedina; a tempo debito suo cognato lo caccerà, come ha fatto con il suo predecessore. Ugo de Pays è un arrivista, e non passerà molto tempo, che lo vedremo mettere le mani anche su Gerusalemme. - continuò un'altro, che aveva dei rotoli di stoffa tra le mani.
- Ehi Gilbert, stai facendo spesa? Tua moglie non ti compra abbastanza vestiti?- disse Bernard, tra l'ilarità dei suoi compagni. Il templare che si chiamava Gilbert, ignorò quella provocazione, e legò la stoffa al suo cavallo. - Farò un bel regalo alla mia mogliettina; dovrebbe partorire tra pochi mesi. Mi ha già regalato 4 bei maschietti in salute, quindi non posso lamentarmi.-
- Che invidia.....Perchè non ce la presti? Magari ci darà qualche erede anche a noi - esclamò Bernard, ma se ne pentì, perchè il suo compagno lo mise con le spalle al muro, puntandogli la lama della sua spada alla gola.
- Ben ti sta Bernard, almeno imparerai le buone maniere. Gilber dovrebbe farti saltare la testa.- disse Gerard, guardando divertito quella scena; si voltò a guardare il templare accanto a lui, che non aveva ancora parlato.
- Thomas, come mai sei così silenzioso? Di solito chiacchieri come una suocera.- Gli altri risero, e il templare si tolse l'elmo, che gli impediva di respirare bene. Salima notò che era solo un ragazzo, avrà avuto all'incirca 19 o 20 anni; sembrava nervoso, e rigirava il suo elmo tra le mani. Con la coda dell'occhio, guardava il cadavere del mercante dietro di loro. Gerard se ne accorse, e sorrise in modo paterno. - Figliolo, capisco che la vista di un cadavere possa turbarti, ma devi farci l'abitudine. Sono sicuro che ne ucciderai molti. Sarei veramente fiero di te, se facessi fuori uno di quegli sporchi Hashashin.- disse in tono fiero, dando una pacca sulla spalla del ragazzo, che annuì poco convinto.
- Thomas, meglio che ti dai una mossa ad ammazzarne qualcuno, altrimenti tuo padre non potrà andare in giro a vantarsene. Pensa a quella povera di tua madre, che figura ci farebbe?- disse Bernard, punzecchiando il povero ragazzo. Salima provò pena per lui, in balìa di quelle bestie senza cuore.
- Lasciatelo stare, prima o poi anche lui avrà l'occasione di dare mostra della sua forza. Ricordatevi che sua madre Maria è un'abile spadaccina, meglio di tutti voi messi insieme.- disse un quarto templare, e nessuno parlò. Si incamminarono silenziosamente verso i loro cavalli, e si diressero nella direzione di Acri.

Quando furono sicuri di essere soli, Malik e Salima uscirono dal loro nascondiglio; la ragazza era scioccata e non credeva alle parole che aveva appena udito. Mille domande affollarono la sua mente, confondendola; guardò il suo mentore, che silenziosamente si era avvicinato ai cavalli, pronto per riprendere il viaggio.
Salima montò sulla sua giumenta bianca, indecisa se parlare o no; Malik però la battè sul tempo - Salima, è meglio se dimentichi le parole che hai udito, non erano in loro, deliravano.- cercò di dire, ma la ragazza  scosse il capo. - No zio, le loro menti erano lucide quando hanno proposto al ragazzo di uccidere, per un semplice fattore numerico. Sono dei mostri.-
- E poi quel Thomas.....E' la prima volta che lo vedo, eppure ho la sensazione di conoscerlo. Sua madre si chiama Maria...Una coincidenza?- si chiese Salima, guardando davanti a sè, con lo sguardo perso; Malik non disse nulla per un pò; era convinto che la sua piccola nipote non era ancora pronta per sapere tutta la verità: dopo la scena a cui avevano assistito, il suo cuore si era riempito di rabbia verso quei templari. Se venisse a sapere che sua madre è una templare, si sarebbe rifiutata di incontrarla.
E poi quel ragazzo......Che sia possibile......In effetti erano passati molti anni, e sia Altair che Maria decisero di prendere strade diverse; forse Maria si era costruita una famiglia, e quello era suo figlio. Non conosceva altre donne del genere.....Le cose si stavano complicando, e non sapeva come agire; - Potrei incontrare Maria, e parlare con lei - pensò l'assassino. Ogni tanto si voltava a guardare Salima, che ricambiava il suo sguardo con un sorriso forzato.

Nel tardo pomeriggio arrivarono alle porte di Acri, e una dolce brezza marina investì i due viandanti, che posarono i cavalli in un box e pagarono un gentile signore, che li avrebbe sfamati e sistemati per la notte.
Malik e Salima si incamminarono per le vie di Acri, e la ragazza non faceva altro che guardarsi intorno incuriosita; dieci minuti dopo, arrivarono in un palazzo a lei molto famigliare: si stupì nel vedere che anche li ad Acri, il covo degli Assassini era uguale a quello di Gerusalemme; fece la conoscenza del rafik che si occupava della città, un uomo simpatico e cordiale con una candida barba bianca, che le ricordava vagamente il proprietario della taverna dove lei, suo zio Malik e Altair si fermavano spesso dopo un allenamento.
Il rafik le indicò la stanza dove lei avrebbe passato la notte, mentre Malik avrebbe dormito nella stanza accanto;
- Allora Salima, cosa ne pensi di Acri? So che sei stata spesso a Gerusalemme, una città fantastica.- disse il vecchio, estasiato.
- Si, Gerusalemme è una città piena di vita e molto caotica. Se ti piace vivere in mezzo alla confusione, è la città adatta. Acri è molto tranquilla e le persone sembrano pacate e poco violente. A Gerusalemme ci sono risse in ogni angolo.-
- Si, a causa della sovrappopolazione, ci sono sempre dei disagi.- disse Malik, alludendo all'ultima missione di Salima, che era stata aggredita dalla folla inferocita, a causa di un malinteso.
- Immagino. Bhè Acri è una città portuale, e da queste parti la vita è piuttosto monotona. A parte il distretto ricco, per vedere un pò d'azione in questa città, bisogna recarsi al porto, o alla cittadella del reggente.- continuò il rafik, che stava osservando il panorama da una finestra.
- A proposito, non mi avete ancora detto il motivo della vostra visita.- disse improvvisamente il rafik, guardando Malik, che rispose prontamente: - Ci è stato riferito che un nutrito gruppo di templari è arrivato qui, per fare visita al nuovo reggente, Rinaldo De Chatillon. -
- Purtroppo hai ragione. Ma non credo che abbiano cattive intenzioni; il nuovo reggente è ben protetto, e non ci sono motivi validi per ucciderlo.- rispose il vecchio in tono inespressivo.
- Forse....Ma è meglio non fidarsi e tenerli d'occhio. E comunque Altair ci ha dato questo incarico, e dobbiamo obbedire.- disse Malik, infastidito. Ma il vecchio rafik sembrava non averci fatto caso, perchè lo ignorò e si rivolse alla ragazza: - E come mai la figlia del grande Altair si scomoda per una missione così insulsa? Ho sentito grandi cose sul tuo conto, quindi ho pensato che ti affidassero qualcosa di puù impegnativo....- disse, fissandola insistentemente. Salima aveva una gran voglia di provare la sua nuova lama celata sul suo collo, ma riuscì a placare il suo istinto omicida, e rispose tranquillamente: - E' mio padre che decide per me, come per gli altri Assassini; io obbedisco solo ai suoi ordini; evidentemente questa missione non è così insulsa come sembra, e anche se lo fosse, non posso lamentarmi; molti Novizi non hanno ancora intrapreso nessuna missione, come suo nipote se non sbaglio.- sorrise compiaciuta dell'espressione imbarazzata del rafik, e senza aggiungere altro uscì, dicendo che aveva voglia di fare una passeggiata; andò nella sua stanza, e si tolse gli abiti impolverati del viaggio, indossando la sua nuova tunica bianca: fino a quel momento aveva sempre indossato una corta tunica grigia, che indicava il suo stato di Novizia, e non vedeva l'ora di liberarsene. Da un grande specchio appeso alla parete, osservò la sua immagine riflessa, e notò che le stava veramente bene; indossò anche la polsiera che conteneva la lama, e alla vita legò la cintura con la spada. Quando Malik entrò, rimase un attimo immobile: assomigliava in modo impressionante a suo padre, con la tunica bianca, la postura delle spalle e del capo....Non c'erano dubbi, quella ragazza era proprio la fotocopia del suo caro amico. L'unica differenza che li distingueva, erano i suoi capelli neri, lunghi e lisci, e gli occhi chiari: erano azzurri come quelli di Maria, e non passavano inosservati; anche il corpo era quello di una donna, le curve, sotto la tunica erano nascoste bene, ma non del tutto. Malik si era sempre chiesto perchè Salima rifiutava tutti quegli spasimanti che ogni giorno si presentavano da Altair per chiedere la sua mano: era una bellissima ragazza, un'ottima guerriera e anche nello studio era brillante.
- Vedi zio, l'uomo che voglio sposare deve accettarmi per quello che sono. Qui a Masyaf sono conosciuta solo come la figlia di Altair, ed i ragazzi cercano solo di emularlo ed imparentarsi con lui; oppure cercano delle donne che restino a casa a sfornare figli uno dietro l'altro. No, io voglio godermi appieno la mia vita, e quandò sarò pronta per il matrimonio, voglio che l'uomo con cui dividerò il resto della mia vita non abbia paura di mio padre, o lo veneri. Mio padre è un uomo come gli altri, solo più bravo a maneggiare la spada.-
Quelle semplici parole avevano lasciato il segno nella mente dell'Assassino; Salima aveva quasi diciassette anni, quandò pronunciò quella frase: ricordava molto bene che lui e Altair scoppiarono a ridere; quella ragazzina era molto sveglia e matura per la sua età.
Ora che aveva di fronte a sè quella bambina che piano piano si era trasformata in una donna, anzi in un'Assassina a tutti gli effetti, un modo d'orgoglio lo investì.... Era convinto che quella ragazza fosse l'incarnazione del perfetto Assassino: racchiudeva in sè le migliori qualità degli Assassini e dei Templari, un insieme di abiltà e forza che nelle mani sbagliate, poteva trasformarsi in una macchina da guerra....
Malik si riscosse dai suoi pensieri, in tempo per rispondere alla domanda che gli aveva posto la ragazza: - zio, come ti sembro? Sai, papà mi ha regalato la sua spada, ho trovato queste cose ai piedi del mio letto; quando le ho viste non volevo crederci.... Ma per uscire è meglio che non la indossi, così non si accorgeranno della mia presenza- disse Salima, che si tolse la tunica e poi tornò a guardarsi allo specchio. Malik sorrise compiaciuto: nonostante fosse un'Assassina, era un pur sempre una ragazza, vanitosa ed esibizionista.
- Sembri propio un'Assassina, complimenti, quella tunica ti dona, e sono convinto che userai al meglio la spada di tuo padre. Anchio sono dell'idea che sia meglio non indossarla per il momento.- A Salima si illuminarono gli occhi alle parole di suo zio, poi con uno scatto, uscì dalla stanza per recarsi all'aria aperta.
- Salima non allontanarti, tra poco farà buio.- le urlò dietro Malik, ma Salima era già sparita tra la folla.

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Capitolo 3
*** cap 3 ***


Malik era molto preoccupato. Quello che stavano per affrontare non era affatto facile, e le parole di quei templari non lo avevano lasciato indifferente; prima di partire da Masyaf, aveva inviato un messaggio a Maria, perchè aveva intenzione di incontrarla, per discutere sul comportamento che voleva adottare nei confronti di Salima, ma l'episodio dei templari lo aveva turbato. Motivo in più per incontrarla, sperando che la templare avesse ricevuto il messaggio e lo aspettasse al luogo dell'incontro.
Informò il rafiq della sua uscita, e una volta fuori, si diresse con calma verso il porto; i suoi piedi lo condussero istintivamente per i vicoli e le scorciatoie, e in poco tempo si ritrovò di fronte al porto, che a quell'ora era quasi deserto. Quando si trovò di fronte al piccolo portico, le finestre con le tendine tirate, e la porta d'ingresso che aveva due vasi di fiori ai lati, la sua memoria tornò indietro di 20 anni.
Era stato lui ad aiutare Maria a trovare quella graziosa casa; decise di abbandonare il ruolo di rafiq a Gerusalemme, per prendere il posto di quello ad Acri, in modo da essere più vicino ed aiutare il suo amico Altair. Passava molto tempo in compagnia di Maria, soprattutto quando il siriano era costretto a partire per Masyaf a causa dei vari impegni legati all'Ordine, che in quel periodo era in grave condizioni, dopo la morte di Al Mualim. Si era affezionato a Maria, la considerava una sorella, e parlavano di ogni genere di cosa; quando si avvicinò il momento del parto iniziarono a discutere su cosa avrebbero fatto, una volta nato il bambino: purtroppo entrambi i genitori non potevano abbandonare i loro impegni, e non nemmeno vivere insieme. Le loro vite e quella del nascituro sarebbero state in pericolo se qualcuno veniva a sapere della gravidanza di Maria; fortunatamente riuscì a nasconderla bene, ma quando il ventre iniziò ad ingrossarsi, disse a tutti che era malata, e si sistemò in quella casetta che si affacciava sul mare, in modo da sviare ogni possibile sospetto.

L'Assassino bussò tre volte alla porta, e dopo pochi istanti, un volto famigliare si affacciò sull'uscio: entrambi si stupirono che dopo tutto quel tempo, avvertirono la famigliare sensazione di quel gesto che non facevano da anni. Sia Maria che Malik notarono che la vecchiaia era appena accennata sui loro volti: le uniche rughe di Malik erano attorno agli occhi profondi ed espressivi, mentre Maria ne aveva qualcuna intorno alla labbra, e il corto caschetto nero  avevano qualche capello bianco quà e là.
La templare si fece da parte per far entrare Malik, poi chiuse la porta, e si accomodò su una sedia; l'assassino seguì il suo esempio, sedendosi sulla sedia di fronte a lei.
Per un momento interminabile, nessuno dei due parlò; Maria era visibilmente nervosa e lo si notava dalle sue mani, che stringeva convulsamente sul tavolo. Malik sorrise, e si decise a parlare:
- Tranquilla, è qui ad Acri. Domani potrai incontrarla.- Maria annuì, e un sorriso si posò sulle sue labbra.
- Grazie Malik, ti sarò per sempre debitrice; non sai da quanto tempo aspetto di conoscerla.-
- Non devi ringraziarmi; è stata tua figlia a prendere la decisione finale, io l'ho soltanto accompagnata; devo dire che anche lei è molto impaziente di incontrarti. Ma....- Malik fece una pausa per sottolineare la gravità della situazione - Nè io e nè Altair gli abbiamo parlato di quello che fai nella vita; tua figlia ignora che tu sei una Templare.- l'assassino si alzò, dando le spalle a Maria, e guardò il mare dalla finestra. La donna, a quelle parole, abbassò lo sguardo mortificata.
- Sapevo che non le avreste parlato di me. Non la biasimo se, una volta saputa la verità, inizierà ad odiarmi. L'importante per me, è incontrarla almeno una volta, e vedere che sta bene. Quando stamattina ho ricevuto il tuo messaggio, ho temuto il peggio. Perchè tutta questa fretta da parte tua, di incontrarmi?- chiese la templare, guardandolo.
- Vedi Maria, ho pensato che sarebbe stato meglio che prima parlassi con me, per sapere cos'hai da dirgli. E poi volevo raccontarti un divertentissimo episodio accaduto questa mattina, durante la sosta che abbiamo fatto a metà strada. - rispose sarcastico Malik, e gli raccontò dell'arrivo dei templari, i loro discorsi assurdi, e di Thomas.
Maria sgranò gli occhi nell'udire le parole dell'assassino: sapeva che tutto quello che avevano udito, corrispondeva alla realtà; sospirò, e si appoggiò allo schienale della sedia: - Hai visto giusto....Come sempre del resto; si, Thomas è il fratello di Salima. Avevo intenzione di farli conoscere, ma ora che ascoltato le tue parole, credo sia meglio lasciar perdere.- disse tristemente.
Malik annuì, e tornò a sedersi: - Si, anchio credo sia la decisione giusta; Salima in questo momento ha il cuore gonfio di odio, e la verità potrà solo nuocerle. Quindi mi chiedo...Cosa hai intenzione di fare?- chiese improvvisamente.
Maria sorrise forzatamente: - Tu cosa mi consigli? Non posso mentirle, ma nemmeno fingere di essere un'altra donna; con mio marito è impossibile fare una cosa del genere, ricordi cosa ha fatto 20 anni fà, vero?- chiese preoccupata a Malik, immerso nei suoi pensieri.
- Si, ricordo fin troppo bene; non hai molta scelta, e sono dell'idea che un poco alla volta potremmo raccontarle tutto.- disse Malik, pensieroso.
- Credo che sia meglio andare; si staranno chiedendo che fine abbia fatto. Ci vediamo qui, alla stessa ora. In casa staremo più tranquilli, e lontani da orecchie indiscrete.- disse Maria, alzandosi e dirigendosi verso la porta.
- Sta bene. A domani.- Malik non attese una sua risposta, ed uscì da quella casa, per dirigersi verso la sede del rafiq. Maria indugiò un pò di più ad ammirare quella casa, a cui erano legati dei bellissimi ricordi; era elettrizzata al pensiero che finalmente avrebbe conosciuto la sua amata figlia. Uscì, per dirigersi a passo spedito verso la Cittadella, dove era richiesta la sua presenza, senza sapere che il suo gesto avrebbe messo in pericolo le vite di chi amava.



Salima passeggiava tranquillamente per le strade di Acri, scambiando sorrisi con i passanti che si fermavano ad osservarla; si fermò davanti ad un banco che vendeva diversi tipi di pane, ed acquistò due piccole pagnottelle: - Scusi buon uomo, saprebbe indicarmi la strada per arrivare alla Cittadella del reggente?- chiese gentilmente al venditore, mentre pagava il pane.
- Ma certo signorina! Deve percorrere questa strada fino in fondo, poi svolti a destra e si ritroverà nella grande piazza.- rispose allegramente il venditore.
- Grazie signore, e che Dio la benedica.- esclamò Salima, incamminandosi verso la direzione indicata dall'uomo.
Dopo pochi minuti di cammino svoltò a destra, e una volta messo piede all'interno della grande piazza si guardò intorno, e vide il mare: si affacciò dal muro in pietra alla sua destra, e fu travolta dall'odore pungente di quella enorme distesa d'acqua; in cielo, uno stormo di gabbiani sorvolava la piazza, per poi dirigersi verso il porto, dove alcuni pescatori erano intenti nel loro faticoso lavoro. Salima osservò incantata il mare calmo e rilassante, che si infrangeva dolcemente contro gli scogli sottostanti, lasciando una sottile spuma bianca; alzò gli occhi, percorrendo il muro in tutta la sua lunghezza, e il suo sguardo si posò sulla torre più alta che avesse mai visto (non essendo mai stata a Damasco, ignorava che in quella città le torri erano molto più alte e belle, ndMe), facente parte delle mura che racchiudevano la Cittadella. La ragazza frenò a stento l'impulso di andarla a scalare, sicura che da quell'altezza il panorama sarebbe stato ancora più bello; ma era troppo rischioso in pieno giorno, e con tutte quelle guardie in giro, così decise che sarebbe tornata quella notte stessa, in modo da poter salire in cima senza essere disturbata.
Un vocìo alla sua sinistra la costrinse a voltarsi, e quando guardò in quella direzione, restò pietrificata nel vedere che quel rumore apparteneva ai templari che lei e suo zio avevano incontrato quella mattina; non conosceva i loro volti, ma le voci erano inconfondibili. Tenevano i loro elmi nell'incavo delle braccia, e parlavano animatamente; Salima si avvicinò furtivamente, accomodandosi su una panca per mimetizzarsi; i templari erano talmente presi dalla loro discussione, che non si accorsero della sua presenza. L'assassina vide che tra di loro era presente anche il giovane templare, che in quel momento sembrava di ottimo umore; accanto a lui c'era un ragazzo che avrà avuto 1 o 2 anni più di lui, e dalla divisa che indossava, la ragazza capì che faceva parte della guardia cittadina; notò che parlavano tranquilli per conto loro, ignorando completamente i discorsi degli "adulti"; Salima restò lì per dieci minuti circa, e quando i primi colori del tramonto iniziarono a farsi vedere all'orizzonte, decise di tornare da Malik che, ne era sicura, si stava chiedendo dove fosse finita.
Si alzò, dirigendosi a passo svelto sulla strada che aveva percorso prima, quando alle sue spalle, udì una voce che la chiamava.
 - Signorina aspetti, ha dimenticato questo!- gridò il giovane soldato, correndo nella sua direzione; quandò Salima si voltò verso di lui, il soldato restò folgorato dalla sua bellezza così insolita, che gli ricordava vagamente qualcuno. L'assassina, invece, si ritrovò ad osservare un viso simpatico con delle lentiggini sul naso, che gli conferivano un'aspetto buffo, e con due grandi occhi verde smeraldo; dal basco verde uscivano dei ricci ribelli pel di carota, e la sua bocca era piegata in un sorriso imbarazzato. Tra le mani stringeva l'involucro che conteneva le pagnottelle; Salima per la fretta, lo aveva distrattamente lasciato sulla panca accanto a lei.
- Grazie, sei molto gentile.- disse la ragazza afferrando il pane, e il soldato divenne più rosso dei suoi capelli, senza però lasciar andare il pane.
- Amir non importunarla.- disse Thomas, avvicinandosi ai due ragazzi. Salima lo osservò bene, rendendosi conto che quel ragazzo aveva un'aria molto famigliare.
- La notte ormai si sta avvicinando, e le strade non sono sicure; meglio se tornate a casa prima che si faccia buio del tutto.- continò il ragazzo; anche lui avvertiva la stessa sensazione di Salima, ma non disse nulla. Sorrise, e tolse le mani di Amir dal pane; Salima strinse l'involucro a sè, ringraziò di nuovo, e sparì in un gruppo di persone che andavano nella sua stessa direzione.
Il ragazzo di nome Amir restò con lo sguardo assente, nella direzione in cui era sparita Salima.
- Mio caro amico, non ti avevo mai visto in questo stato.- disse scherzosamente Thomas.
- Non prendermi in giro, volevo solo fare amicizia. Comunque deve essere nuova di qui, perchè è la prima volta che la vedo. Dici che domani la rivedremo?- chiese Amir, raggiante.
Thomas scosse la testa rassegnato, e i due amici si incamminarono all'interno della Cittadella, immersi nei loro discorsi.


- Salima, dove ti eri cacciata?- chiese Malik, quando la ragazza varcò la soglia della casa; Salima sorrise al tono preoccupato di Malik, e posò il pane sul tavolino della microscopica cucina. - Zio perchè non ti tranquillizzi? Ero andata nella piazza della Cittadella a vedere il mare; ora mangiamo, che muoio di fame!- esclamò, divertita dall'espressione offesa dello zio.
 Insieme al rafiq, si sedettero a tavola, mangiando le pagnottelle e un piatto di Torshi (verdure sotto sale e/o aceto); dopo il pasto, Salima sistemò la piccola cucina. - Credo che domani mi occuperò io del pranzo e della cena, non voglio morire di fame per davvero- disse la ragazza sottovoce, per non farsi sentire dal rafiq. Malik rise di cuore a quella battuta: - Hai ragione, la cena è stata piuttosto magra, ma non è colpa sua. Domattina andremo a fare la spesa, al grande mercato vicino al porto; troveremo molte cose interessanti. Ora andiamo a riposare, ci aspetta una lunga giornata.- disse l'assassino, dirigendosi verso la sua camera.
Salima passò a salutare il rafiq, poi andò anche lei nella sua stanza; aspettò il momento giusto, poi indossò velocemente la veste da assassino, mise il cappuccio sul volto, e uscì dalla finestra. Cercò di non fare rumore, e in un attimo fù sul tetto; la città era profondamente addormentata, e i raggi argentati della luna si posavano sui tetti e le facciate delle case.
Correndo per le strade deserte, arrivò nella grande piazza in un attimo; la torre era lì, che la aspettava.
Fortunatamente il grande portone d'ingresso era aperto, e sgusciò furtivamente all'interno; notò subito che sul tetto dell'edificio di fronte erano appostate 2 guardie, e per non farsi vedere, si infilò in una stradina alla sua destra. Percorrendola fino in fondo, si ritrovò di fronte ad una piccola piazzetta quadrata, dove i templari si allenavano. Dietro ad una grande scrivania in legno, era posizionata una scala - Ottimo, potrò raggiungere la cima facilmente.- pensò Salima, iniziando a salire; andò avanti, dirigendosi verso un'altra scala, e una volta salita, si ritrovò sul bastione a est della muraglia; di fronte a lei, la torre si stagliava alta nel cielo nero della notte. La porta era chiusa, così dovette arrampicarsi con non poca difficoltà, ma ne era valsa la pena: da quell'altezza il panorama era magnifico; la luce della luna e le stelle, si riflettevano nell'acqua nera, e il cielo e la terra sembravano uniti in un unico manto stellato. Salima era incantata da quello spettacolo, talmente presa ad ammirare l'orizzonte, che non si rese conto della botola che si stava aprendo, rivelando l'uscita di Thomas.
Il giovane templare rimase scioccato alla vista dell'assassina che gli dava le spalle; si avvicinò lentamente, posandogli una mano sulla spalla. Salima sobbalzò a quel tocco, e si spaventò alla vista del giovane, che aveva un'aria interrogativa in volto.
- Cosa ci fai qui, assassino?- chiese Thomas in tono curioso. Non aveva estratto la spada, convinto che la persona che aveva di fronte, non avesse cattive intenzioni; Salima sbuffò, infastidita dall'interruzione, e si avvicinò a Thomas.
- Nulla. Volevo solo vedere il panorama; è la prima volta che vengo ad Acri, e non ho mai visto il mare, tutto quà. Se vuoi me ne vado subito.- fece per andare, ma il ragazzo la afferò per un braccio, costringendola a voltarsi.
- Ma tu sei....Una ragazza? La ragazza del pane!?- esclamò Thomas, guardandola in viso.
- Qualche problema? Non hai mai visto un'assassina donna, per caso?- chiese in tono sprezzante Salima, sciogliendosi dalla sua presa.
- Bhè....Effettivamente no. Hai intenzione di uccidere il nuovo reggente?.- chiese preoccupato; Salima scoppiò a ridere, ma evidentemente Thomas non lo trovava divertente, perchè si accigliò.
- Scusami, è che sei troppo divertente. Comunque no, non voglio uccidere il reggente, sono qui per una questione personale. E tu invece, cosa ci fai qui?- disse semplicemente la ragazza.
Thomas non sapeva cosa rispondere: - Così....Mi piace venire quassù la sera, a riflettere, o solo per stare un pò da solo.-
- Immagino, col padre che ti ritrovi!- disse Salima divertita.
- Cosa c'entra mio padre?- chiese Thomas, in tono curioso.
Salima raccontò l'episodio avvenuto quella mattina, e Thomas si sentì un perfetto imbecille, udendo le sue parole: purtroppo aveva ragione, lui non amava essere un templare, ed uccidere persone innocenti. Scoprì con piacere, che la ragazza era molto simpatica, ed iniziarono a parlare della loro infanzia e delle cose che amavano fare.
Anche Salima era contenta di aver conosciuto quel ragazzo, si trovava bene in sua compagnia: - Sai Thomas, dal primo momento in cui ti ho visto, ho avuto l'impressione di averti già visto da qualche parte; ora che ci stiamo conoscendo meglio, ho la sensazione che in realtà, ci conosciamo da tutta una vita.- disse la ragazza, osservando la reazione di Thomas.
- E' vero! Anchio ho avvertito la stessa cosa. Abbiamo così tante cose in comune, è straordinario.- esclamò il ragazzo; poi, di colpo, cambiò argomento: - Allora domani, incontrerai tua madre. Come ti senti?-
Salima ci pensò un pò: - Ancora non lo so; voglio incontrarla, e capire il perchè del suo gesto. Se mi ha abbandonata un motivo ci deve essere, altrimenti non mi avrebbe cercata dopo 20 anni.-
- Come si chiama?- chiese Thomas.
- Si chiama Maria; non so altro.- disse tristemente Salima. Thomas provò un moto d'affetto per quella ragazza che era stata così sfortunata.
- Anche mia madre si chiama Maria; che bella coincidenza! Perchè domattina, dopo che hai fatto la spesa, non vieni qui, così te la farò conoscere. Un pò di anni fà acquistò una casetta davanti al porto; forse conosce tua madre, chi lo sa?- chiese in tono speranzoso.
Salima sorrise ed annuì: - Mi hai convinta. Ora vado, non vorrei che mio zio scoprisse la mia fuga. A domani!- esclamò la ragazza, e si lanciò nel vuoto, atterrando comodamente in un mucchio di fieno.
Thomas era meravigliato da tanta audacia e bravura; avrebbe voluto essere come lei, libera di essere se stessa, indipendente. Invece era costretto a sottostare ai capricci del padre,che non voleva essere deluso. Sospirò amareggiato, e tornò al dormitorio.

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Capitolo 4
*** cap 4 ***


Acri quella mattina fu svegliata dai raggi di un timido sole, ed un cielo sereno; i mercanti del distretto medio e di quello ricco si affrettavano ad aprire i loro banchi, e mettere in esposizione le loro mercanzie. Un delicato profumo di pane e dolci alla cannella si diffondeva per le vie poco affollate, che tra non molto si sarebbero riempite di pellegrini, donne per fare la spesa quotidiana, e soldati Templari in cerca di qualche povero innocente da disturbare; al porto, i primi pescatori si allontanavano sulle loro barche, lanciando le reti in acqua; nel distretto povero alcuni mendicanti erano alla ricerca di un qualunque scarto di cibo lasciato dalle taverne, e dei soldati si avviavano nei posti di sorveglianza, per effettuare il cambio della guardia.
Alcuni soldati della guardia cittadina si avviarono verso il distretto ricco, e tra di loro si trovava anche Amir, che quella mattina era di ronda al mercato, insieme ad altri due compagni. Era impaziente di terminare il suo turno, in modo da tornare dal suo amico Thomas; la sera precedente, il giovane templare era rientrato in dormitorio, con una strana espressione in volto, e si era confidato con il soldato sulla discussione che aveva appena avuto. Amir non credeva alle sue parole: come era possibile che una ragazza così bella e graziosa potesse essere una letale e pericolosa Assassina? Decise di non pensarci oltre, e concentrarsi sul suo lavoro.
I soldati decisero di dividersi, e mandarono Amir a pattugliare la parte ovest del grande mercato, mentre i suoi compagni andarono dalla parte opposta; ad Amir piaceva starsene da solo, trovava rilassante passeggiare per i banchi, osservare dei volti nuovi, o incontrarne di vecchi. E poi in quella via c'era il banco del pane che possedeva suo nonno: spesso si fermava lì, per salutare i suoi famigliari e gli altri mercanti, che lo conoscevano sin da bambino.

A quell'ora la via era semi-deserta, per via dell'ora; arrivò con facilità al banco del nonno, quando si fermò di colpo: la ragazza del giorno prima, l'Assassina, era lì ad acquistare del pane; insieme a lei c'era un uomo dall'aria seria, che indossava una lunga tunica nera. Quando si avvicinò di più, notò che gli mancava il braccio sinistro.
- Amir, figliolo! Che gioia! Sono due giorni che non ti fai vedere, mi stavo preoccupando.- esclamò una simpatica donna vestita di viola dalla testa ai piedi, alla vista del soldato che si avvicinava.
- Buongiorno madre. Scusami, ma in questi giorni ho avuto da fare. Come vanno le cose qui al banco?- chiese Amir, cercando volontariamente di non incrociare lo sguardo di Salima, e dirigendosi verso la madre, che lo abbracciò con foga.
- Ma ti fanno mangiare? Guarda quanto sei magro, figlio mio. Tieni, prendi un pò di pane.- disse la donna, prendendo una piccola pagnotta, e porgendola al figlio che nel frattempo divenne rosso dall'imbarazzo.
Salima sorrise a quella scena così tenera; la donna se ne accorse, sorridendo a sua volta.
- Bene, ora che ho sfamato il mio scapestrato figlio, posso dedicarti a te, bella signorina!-
- Mamma...-
- Che c'è? Ho solo fatto un complimento a questa splendida ragazza. Tesoro, non trovi anche tu che sia bellissima?-
- Mamma!!-
- Hai degli occhi stupendi, sai?- disse la donna, ignorando l'espressione da cane bastonato, del figlio.
Salima rise di cuore, e ringraziò la donna per i suoi complimenti, ma Amir la condusse lontano dal banco, prima che la madre continuasse a parlare, e la ragazza fu servita dal nonno, lo stesso del giorno prima.
- Madre, ma sono cose da dire? Sono sicuro che quella ragazza non verrà più qui ad acquistare il pane!- esclamò sconsolato, il ragazzo, volgendo lo sguardo verso l'Assassina.
- Figliolo, ho solo voluto darti una mano. Sappi che quella splendida fanciulla è venuta qui anche ieri. E mi ha raccontato anche l'episodio del pane; sono proprio orgogliosa di te! Sapevo di aver tirato su un uomo gentile e ben educato; e poi, lasciatelo dire, hai buon gusto.- disse la madre con un'occhiata maliziosa verso il figlio, e si allontanò.
Amir decise di andare oltre, per evitare altre brutte figure, e continuò il suo giro di perlustrazione.

- Allora, come ti senti?- chiese lo zio, in tono curioso.
- Mi sento bene. Non so bene cosa mi aspetta da questo incontro, e non voglio pensarci; prima di tornare indietro, volevo passare alla Cittadella; c'è una persona che mi aspetta.- disse Salima, sorridendo allo zio, che la squadrava divertito.
- Ah...Capisco, devi incontrarti con il soldato di poco fà, per caso? Ieri sera non vi siete goduti appieno la reciproca compagnia?-
- Zio! Ma cosa vai a pensare!!! Ieri sera non ho visto nessuno.- essclamò la ragazza, imbarazzata.
Malik sorrise: era strano, ma quando si trattava di combattere e difendere i propri ideali, era come un'aquila, sempre pronta a mettersi in gioco e rischiare anche la vita. Come suo padre, pensò felice. Ma se il discorso si spostava sull'argomento ragazzi, allora da aquila, si trasformava in uno spaventato passero. - Non troverà mai marito, col caratterino che si ritrova! Tutti scappano spaventati di fronte a lei.- gli ripeteva sempre Altair.
 Questa sua caratteristica faceva divertite Altair e Malik, che non perdevano occasione nel prenderla in giro.
- Stavo scherzando! E comunque non credere di cavartela così, lo so che ieri sera sei uscita di nascosto; scommetto che sei andata a scalare qualche torre nei dintorni.- disse lo zio.
- Uff, mi hai beccata!- disse Salima, sorridendo; poi il suo sguardo si illuminò quando arrivarono davanti alla Cittadella. Thomas, anche lui sorridente, si stava avvicinando nella loro direzione. Malik non credeva ai propri occhi: certo che il fato se la stava spassando con quei poveri ragazzi!
Era strano, ma al tempo stesso era felice che quei due ragazzi di fronte a lui, finalmente si erano ritrovati, anche se ignoravano il loro legame di sangue. Malik si ritrovò ad osservare il ragazzo, che assomigliava in modo straordinario a suo padre: le differenze tra i due erano poche; Thomas aveva la corporatura e gli occhi di Altair, scuri e profondi; la pelle era chiara come quella di Maria, mentre i corti capelli erano color ebano, come quelli del padre.
Salima si avvicinò allo zio, per fare le presentazioni.
- Salute e pace, Thomas. E' un piacere fare la tua conoscenza.- disse Malik, sorridente; il ragazzo ricambiò il suo sorriso, pensando che quell'uomo gli infondeva un rispetto e una simpatia fuori dal comune.
- Allora Thomas, come sono andati gli allenamenti questa mattina?- chiese Salima, per non pensare all'imminente incontro. Il ragazza sorrise, intuendo il nervosismo dell'Assassina;
- Tutto come al solito; gli allenamenti sono faticosi, ma ne vale la pena. Bhè, ora devo andare, mio padre mi starà sicuramente aspettando. Se volete, passerò più tardi per vedere come và.- chiese Thomas, ingenuamente preoccupato per la sua nuova amica, che felice, accettò la sua proposta.
- Allora, buon allenamento Thomas, a presto.- disse Malik, accennando un inchino nella sua direzione. Il ragazzo sorrise, e si precipitò verso l'interno della Cittadella.

Salima si sentiva osservata: questa sensazione la innervosiva, e si confidò con suo zio.
- Si, in effetti, anch'io la avverto, ma non so spiegarmi cosa possa essere.- disse Malik, pensieroso. La avvertivano sin da quando era usciti per fare compere; oltre al pane, acquistarono del riso, alcune spezie, un pò di carne e verdura, oltre ad un paio di sandali nuovi per Salima.
Tornarono dal rafiq, ma il vecchio era sparito: sulla sua scrivania, c'era una lettera, dove li informava che sarebbe dovuto allontanarsi per un paio di giorni, ma non diceva dove era diretto.
- Molto strano.- disse Malik, massaggiandosi il mento - Non è da lui, sparire così.-
- Dai zio, non preoccuparti. L'importante è che ci ha avvertito; vorrà dire che mangeremo anche la sua parte!- esclamò Salima, sorridente, poi sparì in camera sua per mettere i nuovi sandali acquistati; si cambiò d'abito, indossando un completo turchese, composto da una tunica a maniche corte che le arrivava sopra il ginocchio, e un paio di comodi pantaloni, arricchito da alcuni ricami dorati; alla vita legò un piccola borsa di cuoio, dove mise delle monete e dei piccoli pugnali da lancio. Raccolse i lunghi capelli in una morbida treccia che lasciò scivolare sulla spalla destra; si guardò allo specchio, e rimase soddisfatta dell'immagine che lo specchio le rifletteva. Voleva fare una bella impressione con sua madre, per farle capire che anche senza di lei, se la passava bene. Una piccola e innocua vendetta, pensò Salima, alzando le spalle alla sua immagine; si diresse all'esterno dell'edificio, dove Malik la stava aspettando, e insieme si diressero verso il porto.

I due Assassini si incamminarono lentamente verso il porto, e Salima vagò con lo sguardo verso le banchine colme di pescatori, che stavano rientrando con le loro reti colme di pesci. L'aria salmastra era molto pungente in quel tratto di costa, ma il paesaggio era magnifico; Salima era assorta ad ammirare il mare, e non si accorse subito che suo zio si era fermato di fronte ad basso edificio, dalle pareti bianche, dove un'edera rampicante era attorcigliata intorno al piccolo portico in legno.
Salima indietreggiò di un passo, indecisa sul da farsi. - E' già dentro, ad aspettarci?- chiese titubante.
Malik si limitò ad annuire, afferandola gentilmente per un braccio, e conducendola di fronte alla porta d'ingresso: bussò tre volte, ed entrò, senza aspettare alcuna risposta. Salima mise un piede sulla soglia, ed entrò timidamente, con lo sguardo basso.
Quando si decise a guardare la donna di fronte a sè, restò piacevolmente sorpresa.
- Thomas!- esclamò felice, raggiungendo il ragazzo, ed abbracciarlo. Thomas ricambiò il suo slancio d'affetto nella stessa maniera; poi, quando si allontanarono, il giovane templare si rivolse ad una donna di fronte a loro, il corto caschetto nero, e gli occhi azzurri che indugiavano sulla figura slanciata che le dava le spalle.
- Mamma, cosa significa?-

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Capitolo 5
*** cap 5 ***


- Allora mamma, stiamo aspettando. - continuò il ragazzo stringendo dolcemente la spalla di Salima, che nel frattempo si era voltata a guardare la donna di fronte a lei: nonostante alcuni capelli bianchi e delle piccole rughe appena accennate, Maria era una bellissima donna, dal portamento fiero ed elegante. I corti capelli neri mettevano in risalto la carnagione chiara e gli occhi, di un vivace azzuro; le labbra fine, gli zigomi alti e il naso aquilino le conferivano un profilo nobile, caratteristico della sua antica famiglia.
Malik osservava in silenzio la scena, comodamente seduto su una poltrona posta in fondo alla stanza; sapeva di essere fuori luogo in quella situazione, ma per il bene di Salima decise di partecipare a quella piccola riunione famigliare. Vista la situazione, la sua presenza era fondamentale.
- Ciao Salima, come...come stai?- chiese timidamente la donna, ma la ragazza si limitò a fare un cenno col capo nella sua direzione.
Maria sospirò rumorosamente, accomodandosi su una sedia e poggiando le braccia sulla superficie ruvida del tavolo; Thomas e Salima si guardarono perplessi, e mano nella mano, si accomodarono a loro volta di fronte alla templare.
- E' una storia molto lunga e dolorosa; so che potrà sembrarvi un'assurdità, ma vi assicuro che vostra madre sa quello che dice.- disse Malik in tono serio.
- Nostra madre!?- esclamarono increduli i due ragazzi osservando Maria, che abbassò lo sguardo, imbarazzata.
- Cos'è, uno scherzo?- chiese Salima, la voce leggermente incrinata; Thomas le sorrise in modo rassicurante, poi si voltò verso sua madre, che aveva alzato lo sguardo.
- Madre, cosa significa tutto questo? Come è possibile?- chiese il ragazzo incredulo.
Maria si fece coraggio, iniziando a raccontare la storia dal principio: - Bhè, tutto è cominciato quasi 21 anni fà, quando conobbi vostro padre Altair, a Gerusalemme. Avevo ricevuto l'incarico di prendere il posto di Roberto de Sable, sicuri di un suo attacco durante il funerale di Jubair; combattemmo per un pò, lui ebbe la meglio, ma quando mi vide in volto, mi risparmiò. Non so esattamente come sia scattato l'amore tra di noi; ci incontravamo di nascosto qui ad Acri, e quando rimasi incinta, Altair era partito alla volta di Arsuf per sconfiggere una volta per tutte Roberto. La storia la conoscete bene, non serve che ve la racconti di nuovo.- disse Maria verso i ragazzi, che la ascoltavano interessati.
Malik decise che era giunto il momento di fare la sua parte: - Quando vostro padre venne a sapere della gravidanza, partì per Acri, ed io con lui. Acquistammo questa casa, dove vostra madre trascorse gran parte dei 9 mesi. Io divenni reggente di questa città, per restare accanto a lei ed aiutarla, mentre vostro padre era lontano, troppo impegnato con i catastrofici problemi seguiti alla morte di Al Mualim. E poi.....- Malik non terminò la frase, e un'ombra scura si posò sul suo volto abbronzato.
- E poi cosa?....Cosa è successo di tanto grave?- chiese Salima, che pendeva dalle labbra di suo zio.
- Gerard scoprì la mia gravidanza, e minacciò di rivelare il mio segreto a re Riccardo; purtroppo non avevo altra scelta ed accettai.- disse Maria, afferrando la testa tra le mani, e grosse lacrime bagnarono la superficie legnosa del tavolo.
- Ti ha minacciata?- chiese Salima, che per la prima volta si rivolse a lei, preoccupata.
- Purtroppo è così.- disse Malik annuendo triste. - Minacciò anche me. Ci disse che Maria avrebbe dovuto sposarlo, e che si sarebbe preso cura lui del nascituro. Non abbiamo potuto fare altrimenti, Altair era lontano e non poteva immaginare cosa era accaduto.-
- Quando arrivò il momento del parto, Gerard era a Gerusalemme; per mia fortuna, oserei dire. Salima fù la prima a nascere, e tutto sembrò andare per il meglio, quandò avvertì dei forti dolori; circa 10 minuti dopo, venisti alla luce anche tu.- disse teneramente la donna, rivolta ai due ragazzi.
Salima e Thomas guardavano la templare senza dire nulla; sentimenti contrastanti avevano intrapreso un'ardua battaglia nei loro animi.
Malik si alzò, e fece un passo avanti per posare la mano sulla spalla di Maria, per infondergli coraggio.
 - Tutto questo è difficile da comprendere ed accettare, ma quella che avete appena udito è la verità. Anche noi eravamo rimasti shoccati da questo parto gemellare; nessuno poteva imamginare una cosa simile, e così prendemmo le dovute precauzioni.- disse l'Assassino, con la mente rivolta al ricordo di quella notte.
- Quindi ci avete divisi alla nascita? Non riesco a capire il motivo del vostro gesto così insensato!- esclamò Thomas, massaggiandosi la fronte; Salima era dispiaciuta per tutto quello che sua madre e lo zio avevano dovuto passare a causa loro, e provò tenerezza per la donna che in quel momento le era di fronte, e non potè fare a meno di credere alle loro parole.
- Come mai decideste di mandarmi con mio padre?- chiese la ragazza gentilmente.
- Sono stato io a decidere così. Sapevo che quel templare sarebbe stato felice di avere un figlio maschio; in questo modo saresti stata più al sicuro, e anche tua madre.- rispose Malik, sorridendo alla sua splendida nipotina.
- Si, le cose sono andate così. Sia Gerard che Altair sono a conoscenza di questa cosa; io e Malik ci impegnammo a mantenere questo segreto. Ma credo che ormai sia giunto il momento di rivelare la verità, per questo siete qui, ora.- disse Maria, sorridendo a Salima, che ricambiò.
- Ancora non riesco a crederci....- disse Thomas, lo sguardo perso nel vuoto.
- Già... Chi l'avrebbe mai detto? Bhè, la cosa positiva è che noi siamo fratelli! Non sei contento?- esclamò felice la ragazza, che lo abbracciò così forte da farlo soffocare. Thomas sorrise, ricambiando la sua stretta micidiale: - Ma certo che sono felice! Aspetta che lo dica ad Amir, gli prenderà un colpo!- disse il ragazzo, ridendo all'espressione incredula del suo amico.
Malik e Maria si guardarono soddisfatti, quando la donna avvertì due braccia circondarle dolcemente le spalle: Salima si era avvicinata, e il suo sguardo valeva più di mille parole; entrambe scoppiarono a piangere, così Malik e Thomas uscirono per lasciarle un pò da sole. Avevano sicuramente tante cose da raccontarsi.

Passeggiarono lungo una banchina deserta del porto, in totale silenzio.
- Malik, potresti....potresti dirmi qualcosa su mio padre?- chiese titubante il ragazzo, che moriva dalla voglia di scoprire qualcosa in più sul leggendario Altair; era a conoscenza delle sue prodezze, anche se i templari lo mettevano in cattiva luce. Lui provava un enorme rispetto per quell'uomo, che era entrato nella mente e nel cuore del popolo.
Malik sorrise a quella richiesta; non c'era molto da dire, ma cercò di accontentarlo.
- Conosco tuo padre da molti anni. Abbiamo trascorso il periodo del Noviziato insieme, ed ha sempre avuto un carattere difficile, egoista e ribelle sin da giovane. Quando divenne priore, il suo ego si allargò a dismisura, mettendo in pericolo la Confraternita molte volte. Ti dirò la verità: lo invidiavo, perchè non ero come lui, cinico e spietato; per questo cercavo sempre il modo di metterlo in cattiva luce agli occhi del nostro Maestro, e di questo me ne vergogno....Durante il suo ultimo incarico, il suo animo e il suo carattere mutarono man mano che si lasciava alle spalle un'altra delle sue 9 vittime, e questo non ha fatto altro che rafforzare il rispetto che nutro verso di lui....- lo sguardo dell'Assassino era perso in quell'enorme distesa di acqua, e Thomas ascoltava le sue parole, ipnotizzato.
- Sai Thomas - continuò Malik - Assomigli molto a tuo padre, e sono sicuro che anche lui ne sarebbe orgoglioso.- disse sorridendo. Thomas avvertì una strana sensazione, molto piacevole; era impaziente di conoscere il suo vero padre, ed imparare da lui, tutti i segreti del combattimento ed entrare a far parte dellOrdine.
- Credi che potrò incontrarlo presto?- chiese speranzoso.
- Lo spero. Dovresti venire a Masyaf, credo che gli farebbe piacere; anche se non sarà così facile allontanarsi da Acri.- rispose l'uomo, pensieroso.
- Già. Sono....sono felice di aver saputo la verità; a dire la verità non ho mai considerato Gerad come mio padre; non saprei spiegartene il motivo, ma in un certo senso ho sempre sospettato che tra noi due non ci fosse un forte legame ad unirci. Quindi sono contento...- disse il ragazzo, ma non fece in tempo ad aggiungere altro, perchè dalla piccola casa, uscirono sua madre e sua sorella, che sorridevano e si tenevano sottobraccio. Thomas le raggiunse e le abbracciò, condividendo con loro quell'attimo di felicità; Malik li osservava, con un largo sorriso stampato in faccia, convinto che non aveva mai visto la sua Salima così felice.
Si divisero davanti alla grande piazza della Cittadella, e decisero di incontrarsi il giorno dopo.
Sulla via del ritorno, Salima e Malik non parlarono molto; quando rincasarono, Salima esplose, come un torrente in piena: - Zio, avevi promesso che saresti stato sempre sincero con me, invece mi hai nascosto la verità per tutti questi anni...Hai mentito anche a mio padre!- esclamò, ma nella sua voce c'era solo un divertito riprovero.
- Hai ragione, devi scusarmi.- rispose l'uomo, sorridendo - Ma ora, dritti a letto! E non voglio segliarmi, e scoprire una tua escursione notturna in giro per Acri.- Malik strizzò l'occhi alla nipote, che sorrise divertita: ovviamente, Salima sarebbe uscita più tardi, forse per incontrare suo fratello.
Malik scosse la testa: - Stà attenta.- fù il suo commento, e si ritirò per andare a dormire.
Anche Salima era molto stanca, così andò subito a coricarsi anche lei.
Si addormentò quasi subito, ma il suo sonno era tormentato; avvertì un inquietante sensazione di pericolo, e si alzò di scatto dal suo giaciglio; aveva la fronte imperlata di sudore, e il suo istinto le diceva che suo fratello non se la stava passando bene. Non capiva se le sue supposizioni erano vere, ma balzò in piedi ed indossò la tunica bianca, prendendo la spada di suo padre e la lama celata; abbasò il cappuccio, e si avviò fuori dall'edificio, camminando con passo felpato sui tetti.

Arrivata davanti alla Cittadella, udì delle grida provenire dal suo interno; all'entrata principale, 4 templari dall'aria minacciosa sbarravano il passaggio, e Salima dovette rimanere nascosta su quel tetto, per non farsi notare.
Quando il grande portone si aprì, quello che vide la lasciò senza fiato.

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Capitolo 6
*** cap 6 ***


Dal grande portone uscirono quattro templari, e al centro si trovava una ragazza poco più giovane di Salima, legata con pesanti catene a polsi e caviglie; alla luce pallida della luna notò che la ragazza era stata picchiata in modo molto violento: aveva delle escoriazioni sul volto ,ed un labbro spaccato; le sue vesti erano state ridotte a dei brandelli di stoffa, appena sufficenti a coprirle il seno e la zona pubica. Si dimenava in continuazione, urlando a squarciagola, finchè uno dei templari non si voltò per dargli uno schiaffo in pieno volto; la ragazza si ammutolì all'istante, trascinando a fatica le gambe e diffondendo un sinistro clangore metallico nella placida notte di Acri.
Da un angolo buio, affiorò una figura incappucciata che si avvicinò alla ragazza, osservandola con interesse.
Salima decise di avvicinarsi quel tanto che bastava per origliare almeno un frammento di conversazione; sicura di non essere vista, si lanciò sul tetto dell'edificio di fronte, e si calò dolcemente, nascondendosi tra i vari cesti che si trovavano davanti ad un bancone vuoto.
Si posizionò dietro all'ultimo cesto, mettendosi in ascolto: - Allora Isaam, cosa ne pensi?- chiese il templare, accarezzando la guancia della ragazza, bagnata di lacrime.
L'uomo sorrise soddisfatto: - Ottimo Gerard, è davvero un bell' acquisto; ogni volta mi stupisci. Tieni.- disse l'uomo, allungando un sacchetto tintinnante di soldi.
Salima riconobbe il marito di sua madre, ma non riusciva a capire chi potesse essere quell'Isaam; aveva una voce molto famigliare, ma non ricordava dove l'avesse sentita. Poi il suo cuore si gelò, di fronte all'anulare sinistro mancante.....
L'uomo incappucciato aveva alzato la sua mano sinistra per osservare  meglio il volto della ragazza, che nel frattempo aveva perso i sensi. Salima non riusciva a muoversi, una rabbia incontenibile si impossessò di lei; decise di agire.
Aspettò che il rafiq, insieme a due templari, si diressero verso il porto; gli altri rientrarono nella Cittadella, e Salima iniziò a seguire il piccolo gruppo.
Si arrampicò sui tetti per non essere vista, seguendoli dall'alto. Quando arrivarono al porto, Salima scese e si tuffò in silenzio nella gelida acqua; iniziò a nuotare velocemente e superò il piccolo gruppo, avvantaggiandosi.
Nella banchina centrale, una nave dalle vele nere aspettava l'arrivo dell'ostaggio; Salima le girò intorno, poi si arrampicò in cima, per osservare meglio la situazione.
- Bene - pensò, lanciando uno sguardo al soldato addormentato contro l'albero maestro - Non ci sono altre guardie, potrò agire indisturbata.-
Si avvicinò al soldato, e gli conficcò un pugnale dietro la schiena, poi lo nascose dietro a delle casse; aspettò pazientemente che arrivasse il rafiq, nascosta anche lei dietro ad una cassa. Una volta saliti a bordo, il rafiq si girò bruscamente verso i templari: - Attendete qui.- e si diresse verso la stiva.
Salima capì che quello era il momento giusto per entrare in azione: si avvicinò alle spalle dei templari, e con la lama celata colpì la trachea del primo; il secondo, preso alla sprovvista, non riuscì ad estrarre in tempo la spada che un pugnale gli si conficcò all'altezza del cuore. Salima si diresse velocemente a prua, nascondendosi in tempo; in quel preciso instante arrivò il rafiq, intento a contare delle monete d'oro, e non si accorse subito di quello che era successo.
Salima si avventò su di lui, facendo cadere a terra le monete; il rafiq strabuzzò gli occhi dalla sorpresa e dal terrore, quando il suo sguardo si posò sui templari, che giacevano inermi a terra.
- Non...non è come sembra. Posso spiegare.- tentò di dire il rafiq, tremando come una foglia.
- I fatti parlano da soli. Mi dispiace solo che non potrai assaggiare l'ra di mio padre, quando gli racconterò i tuoi sporchi traffici.- disse Salima, in tono sprezzante.
- Non ce n'è bisogno, so già tutto.- disse una voce famigliare alle sue spalle.
- Padre!?- disse la ragazza sorpresa: Altair era di fronte a lei, il solito cappuccio a celargli il volto; dietro di lui c'era anche Malik e due assassini. Salima non accennava a lasciare la presa dal rafik, che ormai aveva smesso di dimenarsi, sorpreso anche lui alla vista del Maestro.
- Figlia mia, hai fatto un ottimo lavoro stanotte.- disse Altair, con una nota d'orgoglio nella voce; Malik sorrise, avvicinandosi alla nipote, che lasciò il rafiq nelle mani degli assassini.
Salima e suo zio andarono ad accudire la ragazza, che giaceva svenuta in mezzo a loro; Altair scese silenziosamente dalla nave, e l'Assassina sentì un gemito soffocato e il rumore di qualcosa che cadeva in acqua: il rafiq era stato ucciso, e gettato in mare.
Una sensazione di benessere misto a rancore si impossessò di Salima, mentre avvolgeva la povera ragazza in una coperta; la prese in braccio, trasportandola verso la sede dell'Ordine, ignorando il padre e gli altri assassini, che volevano darle una mano.
Arrivarono al covo che ormai albeggiava, ma Salima non si sentiva per nulla stanca; portò la ragazza nella sua stanza, e l'adagiò sul giaciglio. Scaldò dell'acqua, poi iniziò a lavarla delicatamente, togliendo il sangue raggrumato dal suo volto e dal braccio destro, dove aveva un lungo graffio. Fasciò la ferita e tolse i brandelli di stoffa, mettendole una lunga tunica di lino.


Stava sistemando un grande cuscino all'altra estremità della piccola stanza, quando Altair si presentò sulla soglia della camera.
- Figlia mia.- disse il siriano, notando lo sguardo assorto della ragazza, che osservava la fanciulla che riposava.
Salima si avvicinò all'assassino, abbracciandolo: - Padre, sono felice di vederti; non mi aspettavo una tua visita. Ma scommetto che era già tutto pianificato.- disse Salima in tono duro. Altair sentì una stretta al cuore, udendo le parole della figlia.- Non volevo che andasse in questo modo; sapevo degli sporchi traffici di quell'uomo, ma non volevo allarmarti con questa storia.-
Salima sentì gli occhi umidi, ma non sapeva spiegarsi quel suo stato d'animo così tormentato.
- Padre io.....Io mi sento confusa....Com'è possibile che un uomo come il rafiq possa scendere a compromessi del genere? Quell'uomo si è arricchito rendendo schiave quelle povere ragazze.....Ci ha tradito, vendendosi per poche monete d'oro, a quel bastardo templare. Spero che la sua anima bruci all'inferno!- esclamò Salima, tremando contro il torace del padre, che gli accarezzava la testa per calmarla.
- Purtroppo gli uomini sono fatti così, ma tu non devi lasciarti condizionare dagli eventi. I veri Assassini sono coloro che vedono oltre la mente umana, che non si abbassano a fraternizzare col nemico e che vanno dritti per la loro strada, incuranti di quello che hanno intorno.- rispose Altair, ma quelle parole non convincevano nemmeno lui.
- Quello che dite padre, non ha senso. Non posso fare finta di nulla, quando un membro della nostra setta compie atti simili; come fate a chiedermi di restare impassibile di fronte ad eventi del genere? No, è una cosa che non posso sopportare; quando ho sentito il suo corpo scivolare in acqua, ho provato un benessere dentro di me; com'è possibile? Credete sia giusto provare simili sensazioni nell'uccidere un uomo, anche se colpevole delle peggiori atrocità?- chiese la ragazza, scrutando il volto inespressivo del padre; Altair sospirò lievemente, e si accomodò sul cuscino che Salima aveva precedentemente sistemato accanto al muro. L'Assassina appoggiò la schiena al muro, vicino al padre, lo sguardo rivolto alla piccola figura che dormiva profondamente di fronte a loro.
- Salima, comprendo i tuoi dubbi; anch'io spesso, ho provato sentimenti del genere verso gli uomini che ho ucciso lungo il mio cammino da Assassino. Ho provato sulla mia pelle il dolore del tradimento, quando il nostro Maestro Al Mualim mi ha usato per uccidere i suoi nemici, per potersi impossessare del Frutto dell'Eden. L'uomo è una creatura debole, subdola e incline alla violenza; bisogna combattere e difendere i propri ideali per guadagnare rispetto dai nostri simili. Figlia mia, ti sto dicendo tutto questo perchè confido nel tuo buon senso, conosco le tue capacità, e sono convinto che con il tempo riuscirai a sopprimere questi sentimenti. Lo dico solo per il tuo bene.- disse Altair in tono dolce; Salima non aveva mai udito suo padre parlare con quel tono sommesso, ma doveva ammettere che si sentiva un pò meglio, dopo le parole del siriano.
- Padre, avete ragione. Cercherò di tenere a mente i tuoi insegnamenti, e di sfruttarli al meglio; perchè ora non andate a riposare? Se la ragazza dovesse svegliarsi, me ne occuperò io.- disse Salima, aiutando il padre ad alzarsi. Altair sorrise, e con un cenno del capo si allontanò dalla stanza.


- Maria!- tuonò una voce roca, e dei passi pesanti si diressero verso una stanza ben arredata , dove un'esile figura riposava tranquillamente nel grande letto d'ottone posto contro il muro.
Maria si mosse sotto le coperte, e con un mugolo contrariato aprì gli occhi: l'ombra di suo marito si stagliava sul pavimento, mentre Gerard osservava il paesaggio dalla finestra, con le braccia incrociate dietro la schiena. Maria non capiva il motivo della sua irruzione.
- Maria - questa volta la sua voce era poco più di un sussurro - dobbiamo parlare: perchè non mi hai detto che ieri pomeriggio hai incontrato tua figlia?- disse il templare, voltandosi verso di lei, con lo sguardo duro.
Maria si infastidì nell'udire una nota di disprezzo quando disse "tua figlia". Si alzò lentamente, in modo da riordinare le idee dopo quel brusco risveglio.

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Capitolo 7
*** cap7 ***


Due servitori fecero il loro ingresso nella stanza, uno reggendo un grande vassoio d'argento colmo di carne fredda, pane bianco e un pò di frutta fresca, e l'altro con una caraffa di vino rosso e due boccali. Gerard fece un cenno distratto con la mano, verso un grande tavolo di legno posto all'altra estremità della stanza; i servitori obbedirono e poi, con un inchino, sparirono dalla sua vista; Maria stava indossando la sua armatura nell'anticamera, e quando tornò nella stanza, trovò Gerard comodamente seduto su una poltrona che mangiava con avidità un grande pezzo di carne, con i piedi poggiati sul tavolo.
Maria era disgustata da quella visione, e dal vassoio prese solo un pezzo di pane e un grappolo d'uva bianca, poi si andò ad accomodare sul ciglio del grande letto, guardando con espressione scocciata quello schifoso animale che era suo marito.
- Quando diverrò reggente di questa insulsa città, mia cara, avrai una serva che ti aiuti a lavarti e vestirti; per l'amor di Dio, sei impresentabile!- disse in tono irato, mentre si scolava il secondo bicchiere di vino. Maria ignorò la sua provocazione, facendolo infuriare ancora di più.
- Allora...- iniziò a dire la templare, mentre portava alla bocca un chicco d'uva - Come mai tutta questa fretta di parlarmi? E' da quando siamo qui ad Acri che mi ignori deliberatamente... E poi quello che faccio, non è cosa che ti riguarda-
- Di cosa dovremmo parlare? Sono troppo impegnato in questo momento; invece di rimproverarmi, cerca di fare la madre ed insegna a quell'ingrato di tuo figlio a combattere! E' peggio di una femminuccia, a mala pena riesce a maneggiare la spada.-
Maria si alzò di scatto, furiosa di quell'insinuazione: - Mio figlio è un ottimo spadaccino, sei tu che pretendi troppo da lui. E non preoccuparti, che oltre a combattere, so fare molto bene anche la madre!- fece per andarsene ma Gerard la fermò, afferrandola per un polso.
- Lasciami!- urlò Maria, e sul volto di Gerard si posò un ghigno divertito; la mise con le spalle al muro, e gli posò un rozzo bacio che sapeva di vino e carne avariata. A Maria venne un conato di vomito e tentò di liberarsi dalla sua stretta, ma l'uomo non accennava a lasciarla.
- Dove credi di scappare? Sarai anche un'abile guerriera, ma pur sempre una donna, e quindi inferiore a me. Sono tuo marito e devi obbedirmi.- la prese in braccio e la buttò sul letto, poi si mise sopra di lei con tutto il suo peso, schiacciandola contro il materasso; Maria non riusciva a muoversi, e la spada era troppo lontana.
Una paura incontenibile si impossessò di lei, che ormai giaceva inerme senza più dimenarsi. Il templare gli stava sbottonando la camicia mentre la insultava, quando Thomas irruppe nella sua stanza. Senza pensarci sù, si avventò su Gerard, scaraventandolo sul pavimento; aiutò sua madre ad alzarsi, le lanciò la spada e scapparono dalla camera, mentre Gerard si rialzava a fatica e inveiva contro di loro.
- Come....Come hai fatto a trovarmi?- ansimò Maria poco dopo, mentre riprendevano fiato. Stavano correndo, e senza rendersene conto, erano arrivati alla casetta che si affacciava sul porto; Thomas prese la chiave nascosta dentro il vaso di fiori, aprì la porta e si accomodarono dentro.
Il ragazzo aprì tutte le finestre, mentre Maria si sedeva su una sedia a sorseggiare un bicchiere d'acqua; era scossa da leggeri tremiti, e alcune goccie d'acqua caddero sul tavolo.
Thomas la osservava preoccupata, mentre gli cingeva le spalle affettuosamente: - Ti stavo cercando, quando ho sentito degli urli provenire dal piano di sopra. I servitori e alcuni templari erano fermi davanti alla porta della tua camera.... Io, io non ho resistito e sono entrato. Quando ho visto quello che ti stava per fare quel porco...- e finì la frase battendo un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare la donna tra le sue braccia.
- Non importa Thomas, per fortuna non è accaduto nulla. Ora dimmi, come mai mi stavi cercando?- chiese Maria, sciogliendosi dal suo abbraccio soffocante. Il ragazzo si sedette di fronte a lei, osservandola con sguardo triste: - ho ricevuto un messaggio da Salima, vuole che la raggiunga alla sede dell'Ordine perchè ha una cosa urgente da farmi vedere. Dice che...che c'è anche mio padre....- il suo sguardo si addolcì, e un leggero rossore colorì le sue guance; Maria sorrise, e si alzò, dirigendosi verso la camera da letto.
- Madre, dove vai?- chiese Thomas, alzandosi a sua volta.
- Vado a riposarmi, è inutile che rimanga in piedi. Ma tu vai pure da Salima e salutala affettuosamente da parte mia.-
- Non posso andarmene e lasciarti da sola; sei troppo vicina alla Cittadella e Gerard potrebbe decidere di venirti a cercare. Vieni con me, potremmo chiedere allo zio Malik se puoi fermarti lì.- disse il ragazzo, prendendo la madre per un braccio e trascinandola all'esterno della casa.
- Ma io...- tentò di dire, ma suo figlio gli posò un dito sulle labbra per zittirla: - Dopo quello che è successo, non devi più mettere piede lì dentro, te lo proibisco! Cosa ti succederebbe, se tornassi da lui? Non voglio nemmeno pensarci, ora andiamo.- affrettarono il passo in direzione del distretto povero.

Salima stava preparando un decotto di erbe per far abbassare la febbre che si era impossessata della ragazza, quando Altair fece il suo ingresso: - Non ti sei riposata molto, a quanto vedo.- disse il siriano, sorridente.
- Se è per questo, anche tu non hai dormito granchè.- disse la ragazza guardando il padre, mentre si serviva di un piatto di ceci e del pane bianco.
- Le è salita la febbre ed è scossa dai brividi; non so cosa fare.... Vorrei poterlo dire a Thomas, ma credo che sarebbe tutto inutile.- continuò Salima, tristemente.
- Invece credo che sia un'ottima idea. Potremmo chiedergli se vuole venire con noi a Masyaf, correrebbe meno pericoli. Forse potrebbe diventare un Novizio, che ne dici? Malik mi ha detto che gli piacerebbe molto entrare a far parte dell'Ordine, ed io ne sarei molto felice.- disse Altair, a cui brillavano gli occhi, Salima poteva scolgerli anche da sotto il cappuccio.
- Ne sarei felice anch'io padre; gli manderò un messaggio con un piccione, sicuramente accetterà l'invito! Vado!- esclamò Salima, schioccando un bacio sulla guancia del padre, colto di sorpresa.
Dopo aver inviato il piccione, si dedicò completamente alla ragazza; le cambiò la tunica zuppa di sudore, la lavò e cambiò la fasciatura al braccio. Mise delle pezzuole in una bacinella di acqua fredda, poi le mise sulla sua fronte. Aprì delicatamente le sue labbra per farle bere il decotto, e la ragazza tossicchiò leggermente; aprì gli occhi, sgranandoli di fronte al viso dell'Assassina, ma non accennò nessun movimento, forse troppo spaventata. Lo sguardo di Salima divenne preoccupato, e si affrettò subito a tranquillizzarla: - Non devi preoccuparti, non voglio farti del male. Sono Salima, e ieri sera io, mio padre e mio zio ti abbiamo recuperata all'interno della nave; ora hai la febbre alta quindi devi stare a riposo. Appena riacquisterai le forze, mi racconterai cosa ti è successo.- il suo tono era molto dolce e comprensivo, e la ragazza sembrò rilassarsi; finì di bere il decotto, poi si sistemò sul giaciglio. Dopo cinque minuti circa, si riaddormentò di nuovo.
La mattina trascorse così, con Salima e Altair che si scambiavano il posto. Salima si allontanò solo per lavarsi e preparare il pranzo, mentre Altair la sostituiva, poi si allontanò con i due assassini alla ricerca di una qualche informazione utile.
Verso mezzogiorno fece ritorno Malik, con un'aria scura in volto.
- Zio, cosa è successo?- chiese subito Salima; Malik sembrò esitare, ma alla fine decise di parlare: - Nipote, non porto belle notizie. Ho scoperto che questa mattina tua madre...- Malik non sapeva come continuare, e distolse lo sguardo da Salima.
- Mia madre cosa, zio? Per favore non farmi spaventare, cosa le è successo?- la ragazza si piazzò di fronte a lui, mettendolo ancora più in difficoltà.
- Maria è stata aggredita da Gerard; non so cosa sia successo, ma la sevitù si è allarmata udendo le urla che provenivano dalla sua camera da letto. Poi è arrivato Thomas, e l'ha portata via. Ora stanno venendo qui.- Malik disse tutto questo con il viso rivolto verso la piccola finestra che dava sulla strada, per evitare lo sguardo della nipote.
Salima inarcò un sopracciglio, non sapeva cosa dire: - Come fai a saperlo?-
- All'interno della vasta cerchia di servitori alla Cittadella, abbiamo fatto infiltrare una nostra spia che poco fà ho incontrato e che mi ha raccontato tutto;  forse faresti bene ad andargli incontro.- rispose suo zio, dirigendosi dietro al bancone e posandovi sopra un grande libro.
- Hai ragione zio, li raggiungo subito; per favore occupati della ragazza, ha la febbre molto alta.- Malik annuì e Salima corse verso la piccola veranda esterna, arrampicandosi sopra la fontana, e sparendo nella vasta folla che intasava la via.
Non sapendo dove dirigersi, si incamminò verso la Cittadella; passò davanti al forno della madre di Amir e la trovò chiusa - Strano - pensò la ragazza, ma improvvisamente vide suo fratello e Amir che parlavano sommessi in un angolo e lei li raggiunse.
- Thomas! Amir!- disse, abbracciando il fratello; avevano uno sguardo triste, e Amir aveva due profonde borse sotto gli occhi, segno che quella notte non aveva chiuso occhio.
- Cosa è successo?- chiese l'Assassina osservando i loro visi; Amir sembrò pensarci un pò sù, ma poi si decise a parlare: - Vedi Salima, ieri....ieri pomeriggio mia sorella Karima è scomparsa, e non sappiamo dove sia finita.- il ragazzo abbassò gli occhi, e due grosse lacrime rigarono il suo pallido viso. Salima non immaginava certo una cosa del genere, e istintivamente lo abbracciò; Amir sembrò sorpreso, ma felice allo stesso tempo, e si lasciò inebriare dal profumo della sua pelle e il calore del suo corpo. Non aveva fatto altro che consolare la sua povera madre tutta la notte, e sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcuno.
Thomas li lasciò soli, entrando nella piccola casa del suo amico, dove Maria stava cercando di consolare la madre di Amir: - Madre, Salima è qui fuori; tra un pò ce ne andremo da qui per andare al Covo. Lì sarai al sicuro.- Maria annuì alle parole del figlio, ed aiutò la povera donna ad alzarsi per portarla nella sua camera da letto; quando Salima e Amir entrarono, il giovane templare vide che il volto del suo amico era leggermente rosso, ma molto più rilassato di prima.
Amir e Salima si lasciarono con la promessa di incontrarsi il giorno dopo, e la ragazza gli promise che l'avrebbe aiutato a cercare sua sorella.
Thomas, Maria e Salima si incamminarono sulle strade del Distretto povero, e l'Assassina li scortò per alcune viuzze nascoste che i due templari non conoscevano; quando furono nei pressi della sede dell'Ordine, Salima li fece salire su una lunga scala, posta in un angolino buio di una piccola stradina; una volta saliti in cima, continuarono il percorso da lì, in modo da evitare le guardie di ronda.
Thomas riconobbe il Covo grazie al grande simbolo degli Assassini, posto sul pavimento in pietra dell'edificio; stava osservando l'intricato reticolo dell'edera rampicante che ricopriva gran parte di una struttura in bambù, quando Salima aprì quella che lei indicò essere l'entrata: si calarono dolcemente, atterrando su un ricco pavimento in mosaico; la parete di fronte a loro e quella alle loro spalle, erano abbellite da due splendide fontane zampillanti, mentre il pavimento vicino all'entrata dell'edificio, era ricoperto da grandi cuscini foderati da una stoffa rossa damascata, dall'aria assai comoda.
All'interno, trovarono Malik dietro ad un lungo bancone in legno, intento a leggere un grande libro contabile; alle sue spalle, delle grandi mensole incassate nel muro, erano colme di oggetti e suppellettili di vario genere.
- Salute e Pace - li apostrofò con un sorriso cordiale; Maria e Thomas ricambiarono il saluto, poi Salima li fece accomodare su due sgabelli posti sotto una finestra; la ragazza gli servì una tazza di thè e dei biscotti allo zenzero, poi si rivolse a Malik: - Zio, come sta la ragazza?- l'uomo alzò leggermente il capo nella sua direzione per risponderle: - Sta molto meglio. Tuo padre è di là con lei.- e tornò a concentrarsi su quel registro di fronte a lui.
- Bene, voi aspettatemi qui; tornerò subito - disse Salima, dirigendosi verso una stanza poco lontana.
- Aspetta Salima, quale ragazza?- tentò di chiedere Thomas, ma sua sorella era già sparita dietro ad una tenda azzurra, ignorando la sua domanda.
- Ieri notte abbiamo trovato una ragazza giù al porto; il vecchio Rafiq l'ha fatta rapire per rivenderla come schiava; Salima lo ha seguito e abbiamo trovato quella povera ragazza in pessime condizioni. E' stata malmenana, e Dio sà cos'altro; ora la stiamo curando, sperando che ci dica chi è e da dove viene.- rispose Malik, senza distogliere lo sguardo dal suo libro; Thomas aveva la sensazione che suo zio gli nascondesse qualcosa, ma non indagò oltre.
- Povera ragazza. Spero che a Karima non sia successa la stessa cosa, sarebbe un duro colpo per Amir e sua madre.- disse Maria sovrappensiero, lo sguardo perso in chissà quale ricordo. A quelle parole, Malik si degnò di chiudere il registro e posare uno sguardo interessato nella sua direzione.
- Chi è questa Karima, e cosa le è successo?- chiese l'Assassino, poggiando il gomito destro sul bancone.
- Karima è la sorella del mio caro amico Amir, e ieri pomeriggio è scomparsa, senza lasciare nessuna traccia.- rispose Thomas, ripensando allo sguardo triste di Amir e sua madre.
Malik non potè chiedere altro, perchè fù interrotto dall'arrivo di Salima: - Madre, come vi sentite?- chiese l'Assassina, inginocchiandosi di fronte a lei; Maria sorrise debolmente, scuotendo la testa: - Sto molto meglio, grazie; qui mi sento al sicuro.-
 -Ottimo! Ho appena parlato con mio padre ed abbiamo deciso che stanotte andremo a dormire alla casa sul porto; dopo quello che ti è successo non voglio lasciarti da sola, e credo che nemmeno Thomas vorrebbe così.- Salima guardò il fratello per un segno di assenso, che non tardò ad arrivare: - In ogni caso, anche nostro padre verrà con noi. E non voglio sentire storie!- Maria era talmente colpita dal tono sicuro e autoritario della figlia, che non rifiutò l'offerta; in fondo, era felice di poter passare una notte con lei e Altair, lontana da quella gabbia dorata e soffocante che era diventata la sua vita, accanto a Gerard.

Il tardo pomeriggio stava lasciando lentamente il posto alla sera, e le varie tonalità pastello del rosso coloravano il cielo sopra ad Acri; Salima, Maria e Thomas si incamminarono per le strade quasi deserte, seguiti dall'alto da Altair, che si spostava agilmente da un tetto all'altro. In poco tempo arrivarono a destinazione, e solo quando Maria e Salima furono in casa, il siriano scese per accompagnare suo figlio fino alla piazza della Cittadella.
Per un pò nessuno dei due parlò, troppo imbarazzati da quella situazione: quel pomeriggio Altair era uscito di nuovo insieme agli assassini, alla ricerca di informazioni utili,; padre e figlio poterono scambiarsi solo sfuggevoli occhiate, consapevoli della gravità della situazione che si era creata quella mattina.
Entrambi attendevano quel momento per parlare e conoscersi meglio, ma quando questo arrivò, nessuno dei due trovava le parole adatte per iniziare un discorso.
- Ehm, padre.... Volevo..Volevo ringraziarti per l'aiuto che stai dando a mia madre; dopo quello che è successo, non può tornare lì dentro.- disse Thomas, indicando la Cittadella di fronte a loro. Si sedettero su una panchina, nascosta alla vista dal tendone di una bancarella ormai vuota.
- Figlio mio, anche tu dovresti restare alla larga da questo posto, ma capisco che la tua improvvisa assenza potrebbe insospettire qualcuno. Credo che Gerard capirà il tuo gesto e ti perdoni; e poi devi restare al fianco del tuo amico Amir, che ha molto bisogno di te in queto momento. Ora và, ci incontreremo domattina al mercato, dove passeremo indisturbati in mezzo alla folla.- Altair si alzò, e dopo aver posato una mano sulla spalla del ragazzo in un gesto affettuoso, sparì magicamente in un gruppo di mercanti che si allontanavano nella direzione opposta.
Thomas si diresse a passo svelto verso il grande portone della Cittadella, che in quel momento era aperto; il giovane templare si chiese come faceva suo padre a sapere di Amir ma scosse subito la testa, pensando che quello era uno dei tanti misteri legati agli Assassini, che lo affascinava.

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Capitolo 8
*** cap 8 ***


La notte placida di Acri era scandita dal respiro ritmico e rilassato di Maria, che dormiva placidamente; Salima e Altair invece,  non riuscivano a riposare. Sedevano su alcuni cuscini posti sul pavimento, fumando un Narghilè per rilassarsi.
Nuvole di fumo si alzavano dolcemente verso il soffitto, e l'aria profumava di fresco; all'inizio Salima era contraria a certe usanze, soprattutto di fronte al padre: di solito era praticata solo dagli uomini, e si sentiva in imbarazzo a fumare con suo padre e suo zio. Ma con il tempo mise la sua timidezza da parte ed iniziò a fumare anche per distrarsi, magari dopo un lungo e faticoso allenamento.
La loro attività fù interrotta dall'arrivo di un piccione che recava un messaggio: Altair lesse in fretta, e un'espressione preoccupata si dipinse sul suo volto.
- Devo assentarmi, la mia presenza è richiesta alla sede. Credo che sia qualcosa di importante.- disse il siriano, mentre si preparava ad uscire.
- Fai attenzione padre, e torna presto.- disse semplicemente Salima, prendendo la sua spada e posizionandola accanto a sè. Altair annuì col capo, poi venne inghiottito dalla notte senza stelle.
L'Assassina non si sentiva tranquilla, e l'arrivo di quel messaggio l'aveva inquietata ancora di più; non voleva ammetterlo, ma la presenza di suo padre la confortava, ed ora che non c'era i suoi nervi divennero tesi, e sobbalzava ad ogni piccolo rumore. Si affacciava ripetutamente alla finestra, cercando di scorgere qualcosa, con la mano posata sull'elsa della spada; furono i trenta minuti più lunghi della sua vita.
Altair infatti tornò dopo mezz'ora, un'ombra scura posata sul suo bel volto abbronzato; Salima si era leggermnete appisolata con la schiena appoggiata al muro, e sobbalzò al suo ingresso.
- Purtroppo reco con me brutte notizie. La ragazza che abbiamo salvato ieri sera, è deceduta a causa della febbre e un'infezione al braccio.- il siriano disse tutto questo a capo chino, stringendo i pugni lungo i fianchi; Salima era rimasta senza parole, e rimase a fissare il vuoto con la testa completamente annebbiata.
Altair si avvicinò lentamente, si sedette accanto alla figlia e fece una cosa che non faceva ormai da anni: la abbracciò, un abbraccio un pò impacciato ma carico di conforto. Salima le era grata per quel gesto, e si lasciò andare ad un pianto liberatorio; appoggiando la testa contro la spalla del padre, si sentì un pò meglio. Le vennero in mente tanti bellissimi ricordi legati alla sua infanzia spensierata, quando Altair la prendeva sulle spalle e la portava in giro per Masyaf; o quando la notte andava a nascondersi tra le sue forti braccia perchè aveva avuto un incubo....
Ma poi la sua mente fu invasa dalle immagini della ragazza. Non poteva crederci.... Si sentiva così inutile e in colpa nei confronti di quella povera ragazza, che non riusciva a perdonarsi il fatto di non averla potuta aiutare meglio. Sicuramente da qualche parte ad Acri, c'era qualcuno che piangeva per la sua scomparsa, senza sapere a quale triste destino era andata incontro quella sfortunata fanciulla.....Ma poi un brutto presentimento si fece strada nella sua mente.
- Padre, e se quella ragazza fosse la sorella perduta di Amir?- il suo tono era quasi una supplica, o una preghiera affinchè tutto quello che stava vivendo fosse solo un brutto sogno. Altair intuì i suoi sentimenti, e scosse lentamente il capo.
- No Salima. Purtroppo di quella ragazza non abbiamo ancora scoperto nulla, ma abbiamo appreso da alcune spie che Karima si trova all'interno della Cittadella, come serva. Non sappiamo altro.- il volto del siriano tradiva il suo reale stato d'animo, ma Salima non voleva darsi per vinta; decise che il giorno dopo avrebbe trovato un modo per aiutare Karima e tener fede alla promessa fatta ad Amir.

Thomas non si aspettava certo un'accoglienza del genere...
Una volta entrato nel dormitorio, quattro templari gli saltarono addosso e lo scaraventarono a terra; Thomas era sorpreso e non fece in tempo a difendersi, che un templare gli legò le mani dietro la schiena, mentre altri due lo scortavano verso le segrete.
Passarono lungo stretti corridoi, debolmente illuminati da alcune torce appese alle pareti fatte di roccia; cercò di parlare, di chiedere cosa stesse succedendo, ma un forte pugno alla bocca dello stomaco lo indusse a tenere la bocca chiusa.
Arrivarono davanto ad un pesante portone di legno e ferro, e una volta all'interno di una modesta stanza circolare, Thomas potè intravedere dove si trovava: la stanza era piena di oggetti dediti alla tortura.
Su un lungo tavolo posto sotto ad una piccola finestra, il ragazzo vide un paio di guanti di ferro, e accanto c'era lei, la Maschera d'Infamia: provocava un dolore tremendo poiché stringeva la testa e, spesso e volentieri, una pallina al suo interno entrava in bocca in modo tale da impedire di urlare.
Poi lo sguardo di Thomas si posò su qualcosa che gli gelò il sangue...
La Vergine di Ferro: tenuto fermo in quella stretta dolorosa, il prigioniero veniva interrogato e se si rifiutava di confessare, le braccia della statua stringevano sempre più il suo corpo, inesorabilmente e lentamente, ammazzandolo. La parte anteriore di questo marchingegno, consisteva in due porte che si chiudevano; c'erano una gran quantità di pugnali inseriti sia nella parte interna del petto che dentro alla statua in modo da trafiggere con precisione il fegato, i reni e gli occhi.
Il ragazzo iniziò a tremare come una foglia, e sudore freddo iniziò a scorrere lungo la sua fronte; poi vide Gerard che se ne stava comodamente seduto ad osservarlo, un sorriso maligno che gli sfigurava la faccia.
- Figliolo, che gradita sorpresa!- disse l'uomo, allargando le braccia; alle sue spalle Thomas potè udire delle risatine di scherno.
- Ti ho fatto venire qui perchè avevo voglia di farti vedere i miei giocattoli. Ma stai tranquillo, non ho intenzione di usarli con te; mi servi vivo, e quindi mi limiterò a farti chiudere in una fetida cella.- Gerard stava passeggiando intorno alla stanza, fermandosi di tanto in tanto per lanciare uno sguardo all'espressione incredula del ragazzo; con un cenno della mano di Gerard, i due templari tornarono indietro, trascinando il povero Thomas verso le celle dei prigionieri.
Le celle erano buie e sporche, puzzavano di marcio e pullulavano di ratti e insetti; il ragazzo fu messo in una piccola cella che si affacciava sul mare.
All'improvviso si rese conto che non era solo: i templari se n'erano andati e davanti alla cella comparve la figura esile di Karima.....
Thomas non credeva ai propri occhi: Karima aveva con se una ciotola d'acqua e delle pezze, che la ragazza usò per pulire il suo viso incrostato di sangue; alla luce della luna, Thomas vide che Karima aveva un occhio nero e vari lividi sulle braccia.
- Cosa...Cosa ti è successo?- provò a chiedere il ragazzo, e il volto di Karima iniziò a riempirsi di lacrime silenziose: - Due templari mi hanno presa contro la mia volontà, e condotta qui; oh Thomas, come è potuto succedere? Quando ho visto che ti portavano nella stanza delle torture, ho temuto il peggio.... Perchè tuo padre ti ha fatto una cosa simile? E tua madre?- chiese la ragazza, col suo sgurado dolce e innocente, che tanto gli ricordava il suo migliore amico.
- Vedi Karima, in questi due giorni sono cambiate molte cose....Gerard non è mio padre; e mia madre è al sicuro da quel porco schifoso. Se ne sta occupando mia sorella.- le parole uscivano a fatica, e gli occhi di Karima si sgranarono nell'udire quelle parole.
- Ma cosa stai dicendo?- la ragazza non credeva a quello che aveva appena sentito, e Thomas raccontò di Altair, Salima, suo zio Malik e della setta degli Assassini. Karima ascoltava in silenzio, rapita dalle parole del ragazzo; quando Thomas concluse il suo discorso, la ragazza gli avvicinò una ciotola di acqua fresca alle sue labbra screpolate.
- Io sono stata fortunata; a parte qualche graffio, non mi hanno toccata con un dito, e poi il soldato che sta a guardia delle celle è un Assassino.- il suo tono reverenziale, fece sorridere Thomas.
- Dici davvero Karima?- chiese il ragazzo, con un barlume di speranza nella voce.
- Sicurissima; è una spia infiltrata, e sta indagando su altre ragazze scomparse. Quando mi ha vista, ha iniziato a farmi un sacco di domande, e poi mi ha rivelato che tu, Amir e alcuni assassini eravate sulle mie tracce.... All'inizio non gli credetti, ma poi inviò un messaggio ad un certo Malik, dicendo che mi aveva trovata. Aspettami, torno subito!- e Karima sparì, per tornare cinque minuti dopo con un pezzo di pergamena e una piuma intinta nell'inchiostro.
- L'assassino qui fuori farà in modo che non ci disturbi nessuno; scriverò il messaggio per te e lo invieremo a questo Malik.- era talmente euforica, che Thomas acconsentì e si fece contagiare dalla sua esuberanza.  Fortunatamente, le celle erano vuote, quindi nessuno poté ascoltare i loro discorsi, e dare l'allarme. Il mattino seguente Karima sarebbe andata alla piccionaia per spedire il messaggio, quindi Thomas trascorse una nottata tranquilla, con la consapevolezza che suo padre e sua sorella sarebbero venuti a tirarlo fuori da lì; e cosa più importante, avrebbe salvato Karima.

Quando Salima si svegliò, era ancora tra le braccia di suo padre, che dormiva profondamente, sorrise nel vedere il suo volto disteso e rilassato - Chissà cosa sta sognando!- pensò la ragazza, notando il lieve sorriso che increspava le sottili labbra del siriano. Diede un leggero bacio alla sua guancia e si alzò, coprendolo con un mantello; Maria era già in piedi, e sembrava in gran forma.
- Buongiorno madre, vedo che questa mattina sei di buonumore.- disse Salima, abbracciando la madre dalle spalle.
- Sto molto meglio, grazie. E Altair come sta?- chiese la templare con un lieve rossore sulle guance.
- Sta riposando. E' stata una nottata dura.- il volto sorridente di Salima si incupì al ricordo di quello che aveva saputo; Maria le chiese cosa fosse successo, e dopo vari tentativi, Salima le raccontò tutto. Maria non riusciva a parlare, ma intuiva il dolore che stava attraversando la sua adorata figlia. Cercò un modo per tirarla su di morale, e decise di portarla a fare un giro al mercato o a visitare la moschea, quando l'arrivo di Altair interruppe il filo dei suoi pensieri.
- Dobbiamo andare, Malik ci aspetta.- e detto questo, non diede il tempo di rispondere alle donne, che si precipitò all'esterno della casa,
Si incamminarono per le strade piene di pescatori, mercanti e pattuglie di ronda, dirigendosi verso la sede dell'Ordine.
Malik aveva un'aspetto trasandato: profonde occhiaie scure gli conferivano un'aria stanca, sicuramente non aveva chiuso occhio per tutta la notte.
Salima si diresse verso la sua stanza, e iniziò a lavare e vestire accuratamente il corpo ormai freddo della ragazza; le labbra bluastre e il pallore del suo viso, le conferivano un'aspetto ancora più fragile e delicato. La avvolse in un grande telo bianco, poi Altair e gli altri due assassini la portarono in un posto sicuro dove poter far cremare il suo corpo.
L'aria si era fatta pesante, e Salima decise di uscire per prendere una boccata d'aria; la vista del corpo senza vita della ragazza aveva risvegliato in lei quel senso di colpa che a fatica aveva nascosto.
I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo di un piccione, che atterrò dolcemente accanto a lei; lo prese tra le mani per accarezzarlo, e si accorse che nella sua zampetta destra era legato un pezzo di pergamena.
Era troppo curiosa, quindi sciolse il nodo che tratteneva la pergamena, e lasciò andare il piccione; si accomodò meglio contro il morbido cuscino della veranda, e lesse il messaggio: man mano che le parole scorrevano, un'espressione incredula si affacciava sul suo viso abbronzato.
 - Cos'è, uno scherzo?- disse la ragazza ad alta voce, attirando l'attenzione di Malik e Maria, che si precipitarono da lei per vedere cosa era successo.

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Capitolo 9
*** cap 9 ***


                                                           "Veritas Filia Temporis"(*)


Salima non riusciva a capire il senso di quel biglietto ed osservava attentamente quella calligrafia dal tratto forte e deciso, privo di fronzoli e ghirigori; non conosceva il significato di quella frase e decise di porgere il biglietto a sua madre che nel frattempo si era avvicinata insieme a Malik. Quando Maria lesse a sua volta quella frase, impallidì visibilmente sgranando gli occhi e il suo tono era decisamente preoccupato quando si rivolse a Malik: - Siamo in pericolo, purtroppo il nostro segreto presto sarà svelato. Dobbiamo andarcene di qui!-
Lo sguardo del persiano era rimasto impassibile ma il pugno che stringeva convulsamente contro il fianco tradiva il suo reale stato d'animo: - Quando Altair farà ritorno prenderemo una decisione, per il momento è meglio restare qui al sicuro.- e detto questo girò sui tacchi e tornò all'interno del bureau, mentre Maria si accomodava accanto a Salima che aveva un'espressione confusa: aveva intuito che la cosa era piuttosto grave e che la loro vita era in pericolo a causa dei templari, ma decise di non indagare oltre e cercò di rilassarsi mentre aspettava l'arrivo di suo padre.


Gerard osservava il piccione che volava nel cielo azzuro, con un ghigno divertito... Era sicuro che il messaggio presto sarebbe arrivato a destinazione e che la sua trappola avrebbe avuto successo; non poteva perdere tempo a cercarla in giro per la città, sarebbe stato solo tempo perso quindi sarebbero stati loro a venire da lui. In una sola volta si sarebbe liberato di quel maledetto assassino e la sua ignobile prole, compreso quel debole di Thomas. La stessa sorte sarebbe toccata a quella sgualdrina di Maria... Non meritava di restare al fianco del futuro reggente di Acri, e quindi doveva sbarazzarsene. Ovviamente avrebbe fatto in modo che la colpa ricadesse sull'assassino.....
Inspirò a pieni polmoni l'aria salmastra, poi si allontanò verso l'estero della struttura per i quotidiani allenamenti.


Troppo preso dai suoi sogni di gloria, non si rese conto che il suo piano avrebbe preso una piega inaspettata. Il giovane soldato che si inchinò al suo passaggio, osservò la figura sempre più piccola del piccione poi si diresse verso le prigioni, e decise che era tempo di mettersi in contatto con Malik....


Thomas stava osservando il cielo attraverso le sbarre di ferro quando Karima fece il suo ingresso con una ciotola d'acqua e del pane; consumarono in silenzio la magra colazione, quando la ragazza iniziò a porre delle domande al giovane templare: - Credi che prima o poi riusciremo ad andarcene di qui?-
- Si Karima ne sono sicuro. Vedrai, mio padre e mia sorella verrano a salvarci, non ci lasceranno marcire qui, e potrò finalmente vendicarmi di quel bastardo di Gerard!!- il suo tono era duro, e Karima potè vedere i suoi occhi decisi e carichi di odio; improvvisamente si rese conto di essere diventata rossa e distolse subito lo sguardo.
In quel momento arrivò la guardia carceraria che aprì la cella e la ragazza entrò per medicare le ferite di Thomas; il suo tocco era leggero e il ragazzo non sentì alcun fastidio mentre venivano cambiate le bende ormai sporche di sangue. Per distogliere l'attenzione da Karima decise di interagire col ragazzo che li osservava da lontano.
- E Gerard, sai dove si trova?-  il ragazzo sembrò pensarci un pò su poi rispose pacatamente: - E' insieme agli altri templari ad allenarsi; è appena stato alla piccionaia per inviare un messaggio. Purtroppo quello che ha usato era l'ultimo.- sembrava dispiaciuto di dovergli dare quella brutta notizia.
- L'ultimo?? Ed ora come faremo, non possiamo avvertire nessuno in questo modo!- esclamò Thomas furente di rabbia. Karima cercò di calmarlo accarezzandogli la spalla ferita, e il ragazzo la ringraziò con lo sguardo.
- Non temete, ho la situazione sotto controllo.- rispose la guardia in tono secco.
- E come farai?- chiese ingenuamente Karima, che nel frattempo aveva terminato le medicazioni e si accingeva a lasciare la cella.
- Semplice, sarò io ad andare da Malik; è già a conoscenza della vostra sparizione e attende mie notizie.- disse tutto con lentezza come a voler sottolineare l'importanza del suo compito; Thomas era sempre più convinto che quel ragazzo era un pò troppo sicuro di sè ma non disse nulla perchè era l'unico in grado di aiutarli.
- Allora contiamo su di te. Appena saremo fuori di qui ti ricompenserò a dovere per l'aiuto che ci stai dando.- il ragazzo sorrise sarcastico mentre richiudeva la cella, osservando lo sguardo carico d'odio del prigioniero.
- Non voglio i tuoi soldi templare. Lo faccio perchè mi è stato ordinato e gli ordini del Gran Maestro non si discutono, anche se sei il figlio del grande Altair.- detto questo uscì dalla prigione seguito da Karima, che lanciò uno sguardo incoraggiante verso Thomas.
Attraversarono i lunghi corridoi fino ad arrivare all'esterno delle prigioni: - Perchè sei stato così brusco con Thomas? Non è certo colpa sua se sua madre è una templare quindi non vedo il motivo per accanirsi in questo modo contro di lui.- il tono di Karima era basso ma non abbastanza per essere udito; il ragazzo si voltò verso di lei bruscamente, tanto da farla sobbalzare dallo spavento: - Non sono cose che ti riguardano Karima!- esclamò scocciato mentre si allontanava verso il grande portone aperto che dava sulla grande piazza. Karima dovette correre per rimanergli dietro: - Sono sicura che c'è dell'altro sotto, perchè non ne parliamo ti farebbe bene.- disse la ragazza quando lo raggiunse, ma il ragazzo scosse la testa e sparì alla sua vista nascondendosi in un gruppo di persone.
Karima era sbalordita dalla velocità in cui il ragazzo era sparito dalla sua visuale e con un'alzata di spalle fece ritorno alle prigioni.


Una volta arrivato nei pressi della Dimora imbucò una stradina secondaria dove potè liberarsi della scomoda divisa da soldato, restando con un paio di calzoni di lino bianchi e una corta tunica, anch'essa in lino bianco. Con uno scatto si arrampicò senza problemi per arrivare sul tetto; si sentiva decisamente meglio ora che poteva correre e saltare da un tetto all'altro senza dover temere che qualcuno lo notasse. Quando mancavano all'incirca dieci metri, avvertì una presenza alle sue spalle: qualcuno lo stava seguendo e senza farsi prendere dal panico accelerò il passo per nascondersi dietro ad un giardino pensile; i passi si avvicinavano e il ragazzo indossò la sua lama celata per difendersi nel caso in cui ci fosse stato uno scontro.
Quando il rumore si fece più vicino saltò fuori dal suo nascondiglio pronto per attaccare, ma si fermò in tempo quando riconobbe Altair che lo fissava divertito: - Oh Maestro mi perdoni non l'avevo riconosciuta.- e sprofondò in un'inchino mentre il siriano si avvicinava per posargli una pacca affettuosa sulla spalla: - Non scusarti Hakim, ma ora andiamo!- esclamò Altair in tono paterno e si diresse verso l'apertura della Dimora, seguito dal ragazzo.
Trovarono Salima e Maria che parlavano sedute sui grandi cuscini, e un'enorme sorriso apparve sui loro volti quando i due assassini fecero il loro ingresso.
Entrarono all'interno della Dimora dove Malik li aspettava dietro il bancone, intento come sempre a studiare il grande registro che Salima scoprì appartenere al precedente Rafiq dove appuntava la data e l'orario di partenza delle numerose navi che trasportavano le ragazze che lui e Gerard avevano fatto rapire; Malik alzò leggermente gli occhi per osservare i nuovi arrivati: - Salute e Pace Altair. Hakim.- entrambi fecero un saluto con la testa e quando si avvicinarono di più, il persiano porse loro il messaggio che avevano ricevuto qualche ora prima.
- Cos'è?- chiese Altair mentre osservava il biglietto cercando di capire cosa significasse, ma Hakim si fece avanti e con un'inchino iniziò a parlare: - Maestro, quel messaggio è stato inviato da Gerard in persona; ero presente questa mattina quando lo ha scritto.-
- Ottimo lavoro Hakim.- si limitò a dire Altair mentre riconsegnava il messaggio a Malik.
- Quello che dice il ragazzo è la verità, e questo perchè conosco il significato di quel messaggio....- a parlare fù Maria, che avanzò con passo deciso verso di loro.
- Allora sarà meglio che ci illumini mia cara perchè da quello che ho visto e udito, non è nulla di buono.- il tono del siriano era serio mentre guardava in faccia la donna che amava, ma non si lasciò andare a stupidi sentimentalismi.
- Hakim puoi andare, và a riposarti. Salima aiutalo e tenetevi alla larga da questa stanza, a tempo debito vi dirò tutto.- e si rivolse a Maria e Malik che attendevano pazientemente di discutere sul da farsi.
Salima cercò di ribellarsi a quell'ordine, infondo anche lei era immischiata in quella faccenda e non voleva aspettare ma Hakim la precedette:- Mestro sono qui perchè ho un'importante messaggio da recapitare; si tratta di vostro figlio Thomas. Si trova rinchiuso in una cella che fino a poco fà ho custodito.- detto questo prese Salima per un braccio e la trascinò verso l'ultima stanza che si trovava alla fine del corridoio.
- E' come temevo... Non credevo che Gerard fosse arrivato a tanto, pensavo fosse un uomo d'onore!- esclamò Maria in preda alla rabbia, mentre Altair la osservava silenziosamente.
- E' inutile scaldarsi tanto, e poi da quello che mi risulta i templari sono tutto, tranne uomini d'onore.- rispose Malik senza alzare lo sguardo; Maria cercò di dire qualcosa ma effettivamente l'assassino aveva ragione quindi si limitò ad annuire e si sedette su uno sgabello. Altair si avvicinò per posargli una mano sulla spalla per consolarla ed iniziò a parlare: - La situazine si stà facendo complicata e dobbiamo trovare un modo per entrare nella fortezza per salvare Thomas e Karima; ma ora Maria, gradirei che mi spiegassi meglio cos'è questa storia del messaggio perchè devo ammettere che sono molto curioso.- il suo tono non ammetteva contestazioni. Maria annuì ed iniziò a parlare.....


Salima cercò di divincolarsi più volte dalla presa di Hakim ma quando arrivarono davanti alla stanza, si arrese; appena furono entrati invece di lasciarla andare, Hakim la attirò ancora di più a sè facendo appoggiare la schiena contro il suo torace: - Mi sei mancata molto in questi giorni...- disse mentre baciava il collo di Salima, che invece sbuffò infastidita e si allontanò dalla sua presa: - Smettila Hakim, non ti sopporto quando fai così.- rispose la ragazza, ma Hakim non si arrese e l'afferrò di nuovo: - Quando siamo a Masyaf non mi sembra che ti diano così fastidio le mie attenzioni... O sbaglio?- Salima arrossì al tono malizioso del ragazzo e si liberò di nuovo dirigendosi verso uno sgabello per osservare il paesaggio esterno: - Ora non siamo a Masyaf, e non sono qui per divertirmi ma per salvare mio fratello.-
- Tuo fratello sta bene, come ho detto poco fà mi occupavo io delle prigioni e ti assicuro che si trova in ottime mani.- rispose il ragazzo offeso dal comportamento brusco di Salima; nel frattempo si era accomodato su dei grandi e morbidi cuscini azzurri, della stessa tonalità delle pareti.
Giocherellò con la frangia di un cuscino per un pò mentre osservava il profilo di Salima che guardava fuori con sguardo assente: - C'è Karima con lui, e sta curando le ferite che gli hanno inferto i templari. Quando sono andato via era più tranquillo e rilassato.- a quelle parole la ragazza si alzò di scatto e si stagliò in tutta la sua altezza di fronte a lui: - E perchè sei ancora qui? Dovresti essere lì per controllare che non gli facciano del male e adempire alla tua missione. Sei o no un Assassino?- sbraitò Salima che tremava dalla rabbia. Hakim era stufo di farsi trattare in quel modo da quella ragazzina viziata e per una volta decise di non tacere e dirle come stavano le cose.
- Vedi di darti una calmata dolcezza, non credere che me ne stia qui a farmi insultare da te solo perchè sei la figlia di Altair! Per un mese sono rimasto a contatto con i templari rischiando la mia vita, credi che se fossi stato scoperto se ne sarebbero stati buoni buoni? No, ovvio! Ma a te cosa importa....- disse tutto questo d'un fiato e quando terminò si lasciò andare nuovamente contro i cuscini.
- Mi dispiace di essere stato scortese, ma tu non vuoi capire sei troppo orgogliosa.- chiuse gli occhi per non guardare l'espressione ferita di Salima che era rimasta in silenzio.
- Non sei l'unico che rischia la vita sai? Io devo impegnarmi il doppio per essere alla vostra altezza solo perchè sono una donna. Mio padre non ha mai fatto favoritismi e questo lo sai bene! Ma voi siete solo buoni a criticare, invidiosi come siete..- Le parole di Salima erano molto dure anche se corrispondevano alla verità e questo Hakim lo sapeva, ma lui non era come gli altri e voleva dimostrarglielo ad ogni costo. Le afferò una mano e la fece inginocchiare accanto a sè.
- Anche se tra te e il Maestro Altair non ci fosse nessun legame di sangue, sono convinto che saresti stata lo stesso un'ottima assassina quindi non devi perdere tempo ad ascoltare quello che si dice in giro; gli altri sono solo invidiosi perchè una donna è molto più abile di loro in combattimento.- mentre parlava Hakim prese ad accarezzare la sua mano, per poi passare dal braccio fino al viso che in quel momento era rigato da una lacrima; Salima non aveva mai mostrato il suo lato debole di fronte agli Assassini e i Novizi e solo con Hakim riusciva ad essere se stessa, in quei rari momenti di intimità che riuscivano a ritagliarsi tra un allenamento e una missione.
- Scusami, purtroppo mi lascio sempre prendere dalla rabbia quando si parla di mio padre. E Hakim...- disse titubante, visto che il ragazzo aveva di nuovo chiuso gli occhi.-
- Mmm, dimmi.- la fece stendere accanto a sè e Salima questa volta non si tirò indietro.
- Grazie, per tutto. Non sono molto brava con le parole e mi riesce difficile....- non terminò la frase perchè Hakim la zittì con un bacio; quando si allontanarono il ragazzo sorrise dolcemente per l'espressione confusa di Salima.
- E' già un inizio, col tempo imparerai ad essere un pò più umile.- detto questo si sistemò comodamente contro il suo seno intrappolandola con un braccio per non farla muovere, poi chiuse gli occhi e scivolò in un sonno profondo.
Salima non credeva all'audacia di quel ragazzo!! Chissà cosa avrebbe detto suo padre se li avesse visti in quel modo abbastanza equivoco.... Decise che era inutile pensarci troppo, ormai Hakim si era addormentato e non voleva svegliarlo; e poi le piaceva quel contatto quindì si posizionò meglio contro il muro e lentamente si addormentò anche lei.






(*) Piccola nota....
Allora: innanzi tutto ringrazio le ragazze che lasciano quelle splendide recensioni ad ogni capitolo ma anche chi si ferma solamente a leggere, significa che un pò la mia storia vi piace *-*
Ultimamente non mi soffermo più a lasciare un piccolo post alla fine del capitolo perchè rispondo singolarmente, però questa volta faccio un'eccezione in merito alla frase in latino che avete letto all'inizio.
Inizio col dirvi subito che io e il latino non andiamo daccordo, nel senso che non l'ho mai studiato quindi perdonate la mia ignoranza :D e se ritenete necessario potete anche segnalarmi l'errore e provvederò a correggerlo...
La frase significa: La Verità è Figlia del Tempo
La disse per primo Aulo Gelio, poi fu ripresa dal filosofo Bacone e col tempo da altri autori. All'origine era da intendersi che le verità vanno man mano scoperte: il Tempo "evidenzia" la Verità delle cose e delle persone; in poche e semplici parole la menzogna viene sempre a galla ed il bugiardo viene scoperto.....
Nel caso della mia ff si riferisce al segreto di Maria nei confronti di Salima e Thomas, e che con il tempo tutti scopriranno la verità. (ovviamente con un piccolo aiuto da parte di Gerard)
Spero di aver dato una buona spiegazione alla mia idea, vi aspetto al prossimo capitolo!!!!
Lady_Kadar

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Capitolo 10
*** Cap 10 ***


Il cielo si era tinto dei colori pastello del tramonto quando Salima aprì finalmente gli occhi.
Si guardò intorno con aria assonnata mettendo a fuoco le immagini e vide Hakim accanto a lei che la osservava, con un braccio dietro la testa e l'altro posato lungo il fianco. Sorrise, stringendosi a lui, assaporando il calore che il suo corpo emanava. 
-Da quanto tempo sei sveglio?- Chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
Hakim la strinse a se con il braccio libero, posandole un tenero bacio sulla fronte. -Lo sai che mi piace guardarti mentre dormi, hai un'aria così docile ed indifesa.- Sorrise nel vederla arrossire, poi si alzò dirigendosi alla finestra per inspirare l'aria fresca della sera; Salima osservò i suoi movimenti lenti e sinuosi, e si alzò a sua volta sbadigliando.
Si avvicinò ad una bacinella contenente dell'acqua per sciacquarsi il viso, poi si sistemò i capelli e lisciò le pieghe stropicciate della tunica, mentre Hakim si voltava per seguire il suo esempio; si voltarono verso la porta quando udirono dei passi dirigersi nella loro direzione e videro Maria entrare. La donna sembrò sollevata nel vederli svegli, e sorrise alla figlia che nel frattempo le era andata incontro circondandola in un grande abbraccio.
Hakim fece un rapido inchino nella loro direzione, poi uscì dalla stanza sotto lo sguardo interrogativo di Salima che si era allontanata un poco dalla madre; la prese per mano e si accomodarono sui grandi e comodi cuscini. -Madre come vi sentite?- Chiese Salima, vedendo l'espressione turbata della donna.
-Come vuoi che mi senta? Sono preoccupata, non mi do pace per ciò che è successo, ed è tutta colpa mia. Se dovesse succedere qualcosa a Thomas, non me lo perdonerò mai.- Sospirò mentre una lacrima scendeva piano su una guancia pallida; Salima la asciugò piano poi afferrò una mano della madre iniziando ad accarezzarla per consolarla: era davvero in pena per quella donna che conosceva da così poco tempo, e per il suo fratello che ora si trovava imprigionato all'interno della Cittadella.
-Non devi preoccuparti, riusciremo a salvarlo.- Disse in tono convinto.
-Sarà difficile. Gerard è un uomo astuto e sono convinta che vi abbia preparato una trappola, ed io non voglio perdere anche te...- Trattenne a stento le lacrime al pensiero di ciò che suo marito potesse aver fatto a suo figlio.
Salima stava per controbbattere, ma fù interrotta dall'arivo di Malik che portava una tazza fumante di un infuso di sua invenzione, e che aveva un effetto calmante; lo porse a Maria che iniziò a sorseggiarlo piano.
-Salima, tuo padre ti sta cercando.- Disse atono, poi uscì di nuovo dalla stanza a grandi passi.
La ragazza diede un fugace bacio alla madre, poi uscì anch'essa lasciando la templare sorseggiare il suo infuso pensierosa.
Salima trovò suo padre e Malik dietro il grande bureau che studiavano con interesse il registro nautico della nave, in cerca di eventuali indizi circa le imbarcazioni che sarebbero partite di li a qualche ora, cariche di schiave; Hakim era seduto sullo sgabello con indosso la divisa templare, e le fece l'occhiolino quando la vide poi tornò ad osservare i due Assassini. Ad Altair non era sfuggito quel gesto ma non disse nulla e si limitò a fare un gesto con la mano per farla avvicinare; quando fu abbastanza vicina, Salima vide che la fonte di tanta attenzione da parte del padre e dello zio non veniva dal registro nautico, bensì dalla piantina di quella che riconobbe essere la Cittadella del Reggente.
Aspettò in silenzio le istruzioni del padre, che non tardarono ad arrivare: -Le celle dei prigionieri si trovano da questo lato delle mura, e l'unica entrata è la porta di questa torre.- Indicò con un dito un cerchietto nero in alto a sinistra che Salima riconobbe come la torre che scalò la prima notte che passò ad Acri, e dove incontrò suo fratello per la seconda volta. Dato che nessuno parlava, Altair continuò ad esporre il suo piano. -Io e gli altri Assassini copriremo le spalle a Salima, che entrerà nella torre dove Hakim la aspetterà; dato che è in possesso delle chiavi che aprono le celle.- Come a voler sottolineare il suo compito, il ragazzo fece roteare l'anello con il mazzo delle chiavi su di un dito, attirando le occhiate malevole di Malik; Hakim fece un sorrisetto per scusarsi ed appese di nuovo le chiavi alla cintura in cuoio che portava in vita, poi con un rapido inchino uscì per dirigersi alla Cittadella per informare Thomas e Karima.
Salima annuì lievemente, eccitata all'idea di mettersi finalmente all'opera per poter salvare il fratello. -Ma padre...E Karima?- Chiese turbata, ripensando improvvisamente alla ragazza.
-Abbiamo pensato anche a lei, non preoccuparti... Sarà già un miracolo riuscire ad uscire da lì e credo che correremo un rischio ad attraversare la città per sfuggire ai templari. Dobbiamo rimanere nelle vicinanze, in vista ma senza essere visti.- Si portò una mano al corto pizzetto osservando la reazione della figlia.
Salima dapprima non capì, poi sgranò gli occhi. -Vuoi..Vuoi dire che dobbiamo scortarli alla casa sul molo? No, è troppo rischioso e non avremmo modo di sfuggire alle eventuali guardie che potrebbero seguirci!- Esclamò la ragazza, iniziando a passeggiare nervosamente per la stanza; Malik la osservò per un istante poi si decise a parlare: -Non abbiamo altra scelta Salima.. Portarli qui è un suicidio, e potremmo attirare troppi occhi indiscreti sulla Dimora.- Abbassò di un'ottava la voce per non farsi udire da Maria nell'altra stanza. -Una volta usciti e seminati eventuali soldati, io tornerò qui mentre voi resterete di guardia in casa e tornerete qui solamente quando le acque si saranno calmate. Ho già predisposto tutto e fatto rifornire la dispensa per i prossimi due giorni.- Detto questo, tornò al suo solito silenzio posando gli occhi su Altair che annuiva. -Non avresti potuto spiegarlo meglio amico mio.- Si concesse un breve sorriso in direzione dell'amico, poi tornò a guardare Salima.- Andiamo allora, la notte è ormai giunta ed abbiamo poco tempo per agire.- In perfetto silenzio, Salima seguì il padre e Malik ed uscirono dall'edificio in direzione della Cittadella.
 
 
La luna, con i suoi raggi argentati, illuminava debolmente la città placidamente addormentata mentre tre figure si spostavano con velocità sui tetti che quella sera erano poco pattugliati; cercando di evitare un qualsiasi scontro con le poche guardie che trovarono sul loro cammino, arrivarono in breve tempo a destinazione dove i due Assassini al seguito di Altair li attendevano seduti su di una panchina lontana da sguardi indiscreti. Alla vista di Altair e Malik scattarono in piedi chinando il capo in segno di saluto, poi attesero gli ordini.
Mentre Altair spiegava in modo breve e coinciso il piano, Malik e Salima si allontanarono di qualche passo in direzione della Cittadella che si stagliava di fronte a loro; nella piazza, tranne per qualche ubriacone e alcuni mendicanti, era silenziosa e Salima non riuscì a reprimere un brivido pensando a ciò che l'attendeva. Malik poggiò la mano sulla spalla della ragazza, cercando di tranquillizzarla. -Andrà tutto per il meglio.- Salima sorrise, le parole dello zio erano sempre confortanti e si tranquillizzò; aguzzando la vista notò che l'enorme portone d'entrata era aperto e che non c'era nessun templare nei paraggi, e questo la rassicurò non poco.
Altair e gli altri Assassini si avvicinarono ed il gruppetto si avviò silenzioso verso l'entrata.
Malik sbirciò all'interno poi intimò agli altri di proseguire, segno che la via era libera; i quattro uomini si sparpagliarono nella piazza confondendosi tra le poche persone che si aggiravano per la Cittadella, mentre Salima percorse la stradina posta alla sua destra, la stessa che fece qualche sera prima. Non incontrò ostacoli ma alla prima impalcatura si arrampicò arrivando in cima al tetto e notò che suo padre era poco distante; sorrise, poi continuò ad avanzare finchè non si ritrovò sulle mura di cinta e sospirò sollevata nel vedere che nessun soldato era a guardia e cose velocemente ai piedi della torre. Trovò la porta socchiusa e questo la insospettì, così la aprì cautamente per entrare e fece scattare la lama per ogni evenienza; una volta dentro trovò un piccolo pianerottolo e due rampe di scale a chiocciola, una che portava in alto e l'altra che scendeva verso le segrete.
Iniziò a scendere seguendo il suono di alcune voci chiedendosi a chi potessero appartenere e sperando che quell'inconveniente non potesse far saltare la missione; scosse la testa per eliminare quei pensieri e si concentrò sulla missione.
Ben presto si ritrovò all'interno di una stanza circolare piena di strumenti di tortura che la fecero rabbrividire e la luce della luna, che entrava dalla piccola finestra, rendeva quello scenario davvero raccapricciante; sentendo ancora quelle voci, decise di proseguire ed imboccò un'altra rampa di scale che la condussero nelle segrete dove si trovavano le prigioni. Avanzò cauta portandosi alle spalle di un soldato che stava parlando animatamente in direzione di quello che riconobbe essere suo fratello; cercò con lo sguardo Hakim, ma di lui nessuna traccia così cercò di avvicinarsi ancora per udire ciò che il soldato diceva e restò pietrificata quando riconobbe Amir.
-Io non posso crederci...Non posso credere che il mio migliore amico mi abbia fatto una cosa simile.- Stava dicendo Amir con entrambe le mani strette intorno alle inferriate della cella; Thomas scosse ripetutamente la testa cercando di muoversi inutilmente a causa delle pesanti catene che aveva ai polsi e le caviglie.
-Se quello che dico è una menzogna, perchè te ne stai in silenzio senza dir nulla?- Chiese Amir, con una nota isterica nella voce. -Allora, perchè non rispondi? Allora quello che dicono sugli Assassini è vero! Ed io che ti ho sempre rispettato e trattato come fossi mio fratello...Ti sei approfittato dell'innocenza di Karima e del sentimento che prova per te e l'hai tradita...Hai tradito tutto noi.- La voce di Amir era incrinata, ma la presa sulle sbarre della cella era ben salda.
-Amir per l'amor del cielo...Come potrei fare una cosa simile?Anche tu sei come un fratello per me e ciò che ti hanno detto è solo una menzogna per screditarmi.- Il soldato rimase un istante in silenzio, soppesando le parole di Thomas. -Vorrei crederti...Lo vorrei tanto, ma non ci riesco. Da quando tua sorella è arrivata in città sei cambiato, non sei più il Thomas che conoscevo e con cui sono cresciuto.- Salima lo sentì digrignare i denti e la presa sulle inferriate divenne più salda, tanto che le nocche delle sue mani divennero bianche; capì che la discussione stava prendendo una brutta piega così avanzò silenziosamente dietro Amir e lo colpì forte alla testa con un vaso di terracotta che andò in frantumi. - Perdonami.- Sussurrò mentre Amir si accasciava al suolo e lei si precipitava accanto a Thomas, che allungò le mani per afferare quelle tese della sorella; Salima sentiva crescere dentro di se l'inquietudine e strinse tra le sue, le mani di Thomas per cercare di tranquillizzarlo. Tremava leggermente a causa dell'umidità della cella ed aveva la carnagione pallida e malaticcia così Salima si allontanò alla ricerca di qualcosa per coprirlo, e accanto ad alcuni vasi contenenti unguenti e bende trovò una coperta di lana grezza con un leggero sentore di muffa, e gliela sistemò sulle spalle.
-Hakim che fine avrà fatto?- Chiese impaziente guardandosi intorno irrequieta.
-Era qui con me finchè non è arrivato Amir e l'ho visto andar via senza dir nulla.- Rispose Thomas, anch'egli con una nota di preoccupazione nella voce; con un'evidente sforzo si avvicinò all'inferriata stringendosi nella coperta, di modo da poter avere un'ampia visuale della porta e poter vedere chi sarebbe arrivato. Improvvisamente udirono dei passi avvicinarsi nella loro direzione e lanciando un rapido sguardo al fratello, seguito da un cenno di assenso da parte di lui, Salima si andò a posizionare ad un lato della porta facendo scattare la lama celata; attesero nel più totale silenzio finchè i passi divennero talmente vicini che Thomas si accorse di trattenere il respiro dalla tensione, ma sospirò sollevato nel vedere Hakim, così lo salutò per avvertire Salima che era pronta per aggredirlo.
-Ehi Hakim, finalmente!- Esclamò quando lo vide avvicinarsi a lui con il mazzo di chiavi in mano; quest'ultimo rimase per un attimo interdetto nell'udire quell'accoglienza e si voltò verso Salima che lo accolse con un ampio sorriso mentre si avvicinava a lui.
L'Assassino si accinse ad aprire la cella, scavalcando senza tante cerimonie il corpo ancora privo di sensi di Amir, e liberò i polsi e le caviglie del prigioniero aiutandolo poi ad alzarsi; Thomas aveva i muscoli atrofizzati e zoppicava leggermente ma la voglia di uscire di li era talmente forte che ignorò i dolori e si aggrappò forte a Salima, che si era fatta avanti. Hakim sguainò la spada ed il trio si avviò verso l'uscita senza guardarsi indietro.
 
 
All'esterno della torre la situazione appariva tranquilla ed i ragazzi videro Altair che veniva loro incontro; afferrò Thomas per aiutarlo a scendere e fece un cenno ad Hakim che annuì e fece per tornare indietro, ma Salima lo bloccò afferrandolo per una manica. -Dove stai andando?.- Chiese sottovoce all'Assassino che si divincolò quasi subito, dando un rapido sguardo ad Altair che si stava allontanando velocemente verso una scala a pioli.  -Devo tornare 
al mio posto di guardia ed occuparmi di Amir.- Rispose atono e fissando Salima negli occhi, che rabbrividì alle sue parole.  -Non puoi, è troppo pericoloso!- Lo afferrò per il bavero della tunica strattonandolo con forza, ma Hakim tolse delicatamente le sue mani e con tono fermo rispose: -Non posso Salima, o si insospettiranno. Non mi succederà nulla, ma devo andare a soccorrere quel soldato, Amir, e restare qui per scoprire dove sia finita Karima.- Poggiò le sue mani sulle spalle di Salima, che annuì debolmente: per un attimo si era dimenticata di quella povera ragazza e di Amir, che giaceva ancora sul freddo pavimento delle celle.
-Dove si trova?- Chiese piano, ossevandolo negli occhi. 
-Non lo sappiamo con certezza, ma siamo convinti che la tengano rinchiusa da qualche parte all'interno della Cittadella. Per questo devo rimanere qui, per scoprire dove sia.-
Hakim si morse un labbro titubante, poi strinse a se Salima baciandola con trasporto mentre la ragazza, presa alla sprovvista sgranò gli occhi un istante, ma poi rispose a quel bacio trasmettendo ad Hakim le sue insicurezze e la sua preoccupazione.
Si scostarono dopo pochi secondi ed Hakim ne approfittò per andar via, non prima di baciare lievemente il dorso della mano di Salima, che sorrise e lo osservò correre lungo il bastione delle mura ed entrare all'interno della torre; si voltò dalla parte opposta e corse anche lei per raggiungere Altair e Thomas che la attendevano in cima alla scala, osservandola senza dir nulla. Salima arrossì da sotto il cappuccio per la vergogna ed iniziò a scendere attendendo che gli altri la seguissero.
Sguainando le loro spade, Altair e Salima avanzarono guardinghi attraversando le viuzze della Cittadella mentre Thomas li seguiva poco lontano, zoppicando vistosamente; una volta usciti fuori, si ritrovarono nella grande piazza dove Malik ed uno dei due Assassini li aspettavano. Quest'ultimo prese Thomas sottobraccio per aiutarlo a camminare, mentre padre e figlia rinfoderavano le spade e Malik, con un breve cenno del capo, li salutò dirigendosi in direzione della Dimora, dove Maria lo attendeva impaziente per avere loro notizie. 
Il gruppetto, separatosi dal Rafiq, si diresse il più velocemente possibile verso la casa sul molo, dove il secondo Assassino li attendeva.
 
 
La stanza era debolmente illuminata dai raggi della luna ed un leggero sentore di cera aleggiava nell'aria.
Karima sedeva sul suo giaciglio ad osservare il cielo quando udì il rumore del chiavistello che veniva aperto: un caldo fascio di luce giallastra proveniente da alcune torcie poste nel corridoio annunciò l'entrata di un templare dall'aria arrogante, che portava con se una ragazza che stringeva in malo modo per un braccio; la scaraventò con poca grazia sul pavimento ed uscì dalla stanza sbattendo la porta e mettendo un pesante catenaccio al chiavistello, poi si allontanò, seguito dai suoi passi.
Karima afferrò delle bende pulite ed un unguento profumato da una piccola ciotola e si avvicinò alla ragazza, aiutandola ad alzarsi, e la fece accomodare sotto la finestra: aveva un occhio violaceo, labbra sanguinanti ed il suo corpo era scosso da profondi singhiozzi; scostò il velo che la ragazza utilizzava per coprirsi il volto tumefatto, e con delicatezza iniziò a medicarla mentre le altre coinquiline della stanza si avvicinavano per consolarla. 
I singhiozzi non accennavano a smettere e la ragazza si lasciò andare ad un pianto liberatorio che le tolse le ultime forze, e dopo alcuni minuti si addormentò profondamente contro i cuscini posti sul pavimento; Karima la osservò in silenzio col cuore gonfio di tristezza mentre la stanza intorno a lei tornava lentamente silenziosa.
Una delle ragazze spense la candela con un soffio, e l'unica fonte di luce disponibile proveniva dalla finestra aperta.
Karima si guardò intorno, posando lo sguardo sulle ragazze addormentate che la circondavano, poi si sistemò anche lei sul suo giaciglio e chiuse gli occhi cercando di dormire.
 
 
Gerard osservò con sguardo annoiato il suo fedele servitore che portava via quella squallida ragazzina dall'alto del suo scranno ingurgitando un calice di vino dietro l'altro; la stanza puzzava di alcol e carne avariata, di fluidi corporali e dell'aria salmastra che entrava dalla grande finestra che si affacciava sul mare calmo, ma a Gerard non sembrava infastidire quell'insieme di odori disgustosi.
Si alzò infilandosi un paio di pantaloni di tela grezza, poi si avvicinò alla finestra. -Ti troverò mia cara, ovunque ti trovi. Scoverò il nascondiglio di quegli sporchi infedeli, spazzando via la tua vita e quella dei tuoi schifosi figli.- Mormorò a denti stretti osservando la distesa nera sotto di lui, quando una voce alle sue spalle lo costrinse a voltarsi
-Gerard, porto cattive notizie.- Disse Bernard a bassa voce. Il templare avanzò verso il tavolo e si servì un'altro calice di vino; lo bevve con tanta foga che alcune gocce ramate colarono ai lati della bocca, che Gerard asciugò rozzamente con il dorso di una mano, facendo cenno al compagno di continuare a parlare.
Il nervosismo di Berbard era evidente dal modo in cui stringeva l'elsa della spada, ma si fece coraggio ed alzò lo sguardo verso Gerard: -Gli Assassini sono riusciti ad entrare ed hanno portato via tuo figlio.- Disse tutto d'un fiato, fissando il templare negli occhi. Quest'ultimo rimase immobile per un istante, poi scaraventò il calice in terra con forza mentre il liquido rosso assunse l'inquietante forma di una pozza di sangue; Bernard sobbalzò a quel gesto, ma non disse nulla.
-Razza di incompetenti che non siete altro! Sto cercando con tutte le mie forze di contrastare quegli eretici, e poi ci facciamo fregare come dei fessi! Prendi tutti gli uomini disponibili ed uscite per andarli a cercare. Metti sottosopra tutta la città se necessario ma domani mattina voglio mio figlio di nuovo qui!.- Tuonò Gerard in faccia al povero Bernard, che a stento reprimeva un conato di vomito; annuì debolmente alle parole dell'amico, poi si precipitò fuori dalla stanza, lasciando Gerard più solo ed arrabbiato che mai.
 
 
Quando la casa apparve davanti ai loro occhi, udirono distintamente dei rumori provenienti dalla Cittadella, segno che i templari si erano accorti della fuga di Thomas.
Accelerarono il passo e l'Assassino che li attendeva andò loro incontro; percorsero velocemente gli ultimi metri, e quando si chiusero la porta della casa alle spalle, tutti trassero un sospiro di sollievo.
Salima si dedicò completamente al fratello, medicando le sue ferite; dopo aver bevuto una tazza di infuso si accordarono sui turni di guardia: i primi furono i due Assassini mentre Altair e Salima si spostarono nell'altra stanza, sistemandosi sui giacigli posti accanto al letto in cui c'era Thomas.
Avrebbero dormito per circa 3 ore, poi sarebbero andati a da re il cambio; senza perdere ulteriore tempo in chiacchiere, si stesero sui giacigli cercando di dormire.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Angolo Autrice*
Mi sono ritagliata questo piccolo spazio per scusarmi con tutte quelle persone che hanno seguito e recensito la mia storia, che l'hanno messa tra le preferite o le seguite...
Vi chiedo perdono, è da Gennaio che non aggiornavo questa storia a cui tengo molto, ma a causa di alcuni problemi famigliari e la scarsa ispirazione, non sono riuscita ad andare avanti.
Ma ora eccomi qui!Spero davvero che mi perdoniate, ma soprattutto che avrete ancora volgia di seguire la mia storia.
Ho ancora tante idee in serbo per questa fic, ed ora sono molto più presente e cercherò di aggiornarla il prima possibile!
Con affetto
_Lilli_

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