Freak of nature

di Salyans
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


“Ti prego, non voglio essere così. Per favore, cambia tutto.”. Questo è uno di quei momenti in cui chiudo gli occhi e vorrei essere diversa. Cioè, più che altro, un po’ meno diversa. E non ho idea di chi stia implorando, ma non riesco a smettere di farlo. Ho iniziato quando avevo sei anni a chiedere normalità per me. Era solamente una bambina spaventata, il cui unico desiderio era farsi accettare dalle compagne. Desiderio periodicamente irrealizzato, fino a quando decisi di nascondere ciò che più odiavo, ma che, paradossalmente, purtroppo, mi rendeva me stessa. E’ una sensazione orribile dover convivere con qualcosa di sé che non si riesce a tollerare, ma che nemmeno è possibile eliminare. Ed è orribile nella stessa misura doverlo controllare e celarlo perennemente. Sì, ma è per proteggere me e la mia famiglia. Già, scusa banale. Ok, motivata e con una giusta base, ma sciocca. In realtà non c’è mai stato veramente nulla che giustificasse la repulsione che provavo verso QUELLA parte di me. Eppure ci ero nata con questo disgusto e non sono mai stata capace di attenuarlo. Detesto il sangue, in tutte le sue forme e manifestazioni: lo respingo, non posso farci nulla. E questa è solo una – forse la più grande - delle dimostrazioni di avversione nei confronti della mia natura.  Dio, quanto è stupido odiarsi. Lo so, ma non smetto di farlo. E qui ritorno al discorso di prima. E bla, bla, bla, divento immensamente noiosa e logorroica. E ci giro attorno, e poi ci ricado, e ricamo sull’argomento per cercare di deviare, ma alla fine ritorno sempre lì. Al punto di prima. E la mia testa non vuole proprio focalizzarsi su nient’altro. Perché non posso semplicemente pensare ad una qualsiasi stronzata? Dannazione, ce ne sono milioni, ma io, invece..
- Ti spiacerebbe darmi una mano a spostare qualche mobile o hai intenzione di… AMANDA, PIANTALA! Lo sai che non voglio che la gente ti veda!
- Mamma, non ho più due anni. E poi non mi vede nessuno.
- Certo, no. Non siamo circondati da altre case, tu non hai la finestra totalmente spalancata e non stai facendo volteggiare oggetti a caso della tua stanza.
Mia madre sospira e si guarda attorno. Probabilmente è convinta che io sia ancora minorenne. Si è persa giusto qualche anno della mia vita.
- Ci manca solo che noi… - Si blocca e si tormenta i capelli. Io rimango immobile, guardandola come se fosse completamente pazza. In effetti non è molto distante dalla definizione..- Non ci sono già abbastanza voci in questa città.. vampiri, streghe…
- .. ed io sono un simpatico mix! Che cosa fichissima!
- Dio, Amanda, sei proprio una ragazzina.
- Ok, allora, visto che sono una ragazzina, i mobili te li sposti tu. Io vado dalla nonna.
Lascio precipitare a terra tutti gli oggetti che avevo sollevato ed esco dalla finestra, con in sottofondo la soundtrack delle urla isteriche di mia madre. Salto giù dal cornicione ed atterro senza nemmeno un graffio. Ormai ci ho fatto l’abitudine.
Ah ok, scusatemi. Quello di prima non era uno scherzo… Beh, meglio presentarsi e chiarire la situazione.
Mi chiamo Amanda Reaser, sono una strega-vampiro, l’unico esemplare al mondo, uno scherzo della natura. Piacere.

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


Non devo parlare da sola, non devo parlare da sola. Me lo ripeto nella testa per autoconvincermi. Poi ti prendono per pazza, Amanda. Ma devo sfogarmi. Mia madre. Dio santo, quanto è insopportabile. Mi tratta come un’emerita cretina. Non le basta la laurea in letterature comparate a Yale. Non le basta che sia tornata a Mystic Falls perché LEI lo riteneva un luogo più SICURO. AH-AH-AH, come no. Non le basta che la assecondi in OGNI DANNATISSIMA COSA che le viene in mente di fare. No. Ok, devo capirla. E’ rimasta vedova da giovane. Poverina. Sì, penserete che sono una stronza, ma non merita compassione mia madre. Anzi, piuttosto, dovrebbero internarla. Al più presto anche. Odia i vampiri. Ha sviluppato questo sentimento di astio profondo da qualche tempo a questa parte. Peccato che ne abbia sposato uno. AH-AH-AH. Ed indovinate il divertimento più grande? Sua figlia è metà vampiro. Che spasso! Mamma odia vampiri, figlia è mezza vampira, ergo madre odia figlia. Equazione perfetta. Ora capite perché l’unico mio desiderio nei suoi confronti è quello che sia seguita da un psichiatra. Molto bravo, preciso, perché le sue condizioni non sono delle migliori. Sì, va bene: suo marito è stato ucciso da vampiri. Lui vampiro, ucciso da vampiri, potrebbe essere una giustificazione. Ma io non trovo che sia un ragionamento logico. A questo punto vi sarete fatti un’idea di mia madre come una squilibrata –bravi!- e di me come una semi-squilibrata, data la tranquillità con cui parlo della morte di mio padre. La verità è che è morto quando avevo dieci anni ed a stento me lo ricordo. La sua immagine sta svanendo pian piano nella mia mente e sono incazzata a morte con me stessa per questo. Ecco il secondo motivo per cui mi odio. Strega-vampira e smemorata.
Manca qualcosa in effetti… Ah sì, giusto. Vi chiederete come diavolo sia possibile che possa essere generato un ESSERE come me. Vampiri uguale MORTI. Eh.. vi sbagliate. Cioè, i vampiri sono morti, ok, ma non avete calcolato l’altra facciata… Se la “vampirezza” (o vampiritudine? O vampirismo? No, quella è un’altra roba.) l’ho presa dal papi, da chi ho preso la “stregoneria” (streghezza? Stregaggine? Ok, basta.)? Sì, lo so che lo state pensando e la risposta è quella esatta: dalla cara, nevrotica e dolce madre! Quindi, ragioniamo assieme. I vampiri non si possono riprodurre, ok? Fin qui ci siamo, nulla da obiettare. Ma se si uniscono ad un individuo del sesso opposto dotato di poteri, vi è la possibilità, seppur remota, che si concepisca una nuova vita. Ecco, io sono quella remota possibilità. AH-AH-AH. Che bello, direte voi. No, un cazzo. Ritirate immediatamente quel pensiero e tornate al mio lamento iniziale – e perenne-. Mi odio, mi do fastidio da sola, blabla. Ora collegate? Ecco. E non andate a cercare su Google, perché l’unica cosa interessante che possa trovarvi sono informazioni riguardo ad una strana creatura dei Balcani chiamata kudlak, cioè una specie di vampiro-strega i cui poteri potrebbero essere, per esempio, la capacità mutare forma ed assumere il sembiante di un animale. No, non diventerò la copia esatta del vostro cane o del vostro gatto. Magari fossi un animagus: probabilmente diventerei un cane come Sirius Black. No, quello non lo so fare. So fare altre cose. Oddio santo, che figata avere dei poteri, chissà cosa sai fare. NO, ancora no. Non è per niente figo. Magari lo sarebbe se fossi una semplice, normale, UMANA, strega. Non sono umana. No, non sto scherzando. La mia natura è a metà strada fra l’umano e il non. E –chebottadiculo- sono semi-immortale. AH-AH-AH. ODDIO, SUPER FIGO!  NO. Ripeto. NO, NO, NO. Non so nemmeno io di preciso cosa significhi. Probabilmente vivrò più del normale e manterrò a lungo lo stesso aspetto. Tipo potrei rimanere così come sono ora per altri vent’anni. O trenta. O quaranta. E poi cambiare. E poi ricomincia tutto da capo. Uuuh, che divertimento allucinante, non vi potete immaginare quanto. Nota di autrice: tutte queste UTILISSIME informazioni non le trovate su internet. NO, non provate a cercare su Google, Bing o qualsiasi altro motore di ricercare. Sprechereste solo il vostro tempo. Diciamo che il mio passatempo preferito negli ultimi dieci anni è stato spulciare ogni biblioteca, speranzosa di trovare risposte. Non che ne sia venuta granché a capo, ma qualcosa in più sulla mia alquanto bizzarra natura l’ho imparata.
Aspettate un momento.. non vi ho detto la cosa più importante! Questa sono certa che vi farà ridere parecchio. Vi ricordate del mio rifiuto per il sangue? Ecco. Dopo tutto questo discorso penserete che vi stia prendendo per il culo. Ed invece NO. Vi giuro che a questo non vi so dare una spiegazione, in qualche modo, logica, a parte il rigetto nei confronti di me stessa. Magari avessi l’ossessione del sangue! Dio santo, almeno sarei definita in qualche modo. Invece NO. Magari andassi in giro a mordere la gente. Ed invece NO. Ok, ora sarete del tutto convinti che pure io, come la mia amorevole madre, sia fuori di cranio. No, sono totalmente in me. La mia è una sorta di condanna, peggio che quella di un vero e proprio vampiro. Non bevo sangue, posso vivere più a lungo e… ho una resistenza ed una forza maggiori del normale. Maggiori del normale, sottolineo. Ciò non significa che mi guarisca automaticamente, che non mi ferisca. No, belli, sarebbe troppo facili. Guarisco più velocemente. Se cado e mi rompo un braccio, entro 24 ore e sarà tutto a posto, senza bisogno di gesso e simili. Che cosa irritante. Sapete quante volte mi sono rotta le gambe di mia spontanea volontà per evitare situazioni scomode? Ventisette. Ventisette volte, frattura scomposta, frattura composta, fratture multiple, frattura trasversale. Una volta mi sono lanciata da un ponte di trenta metri, uno dell’autostrada. La volta dopo sono accidentalmente finita in un burrone. Per non parlare mi sono lanciata dal tetto di un edificio abbandonato. Ah, che immenso piacere. Che sistemi astuti di attirare l’attenzione. No, non volevo propriamente attirare l’attenzione. In fondo volevo… testare fino in fondo ciò che ero. E che sono ancora. Purtroppo. Peccato che mi dimenticavo sempre del dolore. Già. Vi siete mai rotti un osso, uno qualsiasi? Beh, anche se non vi è mai capitato, provate ad immaginare quanto male possa fare sentire di avere un osso spezzato. Ecco. Moltiplicatelo per cento. Anzi, mille. Immaginate di sentire ogni singolo istante in cui il vostro osso si ricompone. Questa è la mia condanna.
Ok, ricapitolando: non bevo sangue, posso spaccarmi in metà, mi ricompongo in poco tempo e.. la mia morte. Essere soprannaturale, ci sarà il trucco per ucciderlo. NO. Non provate con paletti e pallottole d’argento. Ci hanno già tentato, ma nada. Sì, ho già visto la morte in faccia. Cioè, mi è passata davanti, di fianco, dietro, ma sono ancora qui. Beh, forse questo è l’unico lato positivo della mia.. ehm.. condizione. Nessuno sa come uccidermi. Sono un simpatico ibrido che nessuno può eliminare. Escogitate voi il metodo, fate la vostra scelta.
Quanti chilometri ho fatto? Parecchi, forse. O forse nemmeno uno. Il flusso dei pensieri mi ha travolta. Spero vivamente di non avere fatto danni. Di solito se mi concentro troppo sui miei pensieri, mi schizzano i poteri. AH-AH-AH. Sì, lo so che non c’è nulla di divertente, ma..
No, non è possibile.
Cioè, sì, concretamente lo è. Cosa mi aspettavo, qui a Mystic Falls? Evitarlo per sempre..?
-Ciao, streghetta.

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***


- Merda.
Fantastico, mi ci voleva proprio. Mi trasferisco a Mystic Falls e la prima persona che incontro è colui il quale ha tentato almeno una decina di volte di uccidermi nel corso di tutta la mia vita.
- Non si saluta?
- Non saluto gli stronzi, soprattutto se progettano la mia morte da un periodo considerevole di anni.
- Come siamo diventati permalosi… Da quanto non ci vediamo? Devo dire che non sei cambiata affatto..
- Ah-ah, molto spiritoso. Ora levati di mezzo.
- Perché così tanta fretta?
Mentre cerco di evitarlo, lui si sposta davanti a me per bloccarmi, alla velocità della luce. Abbasso lo sguardo, tentando disperatamente die vitare il suo. Sospiro ed adotto la sua stessa tecnica, sfrecciando più avanti, alle sue spalle.
- Non ti facevo così maleducata.
- Non ti facevo così rompicoglioni. No, anzi, ritiro tutto.
Fa quel suo mezzo sorriso bastardo. Dio, quanto mi ha sempre dato fastidio.
- Tu sei attratta da me. E’ inutile che lo neghi.
- Ti prego, devo ancora digerire e la tua convinzione mi fa venire il voltastomaco.
- Non ce la fai proprio ad ammetterlo, eh?
- E tu non ce la fai proprio ad accettare che non puoi soggiogarmi, perché sono più forte di te ed allora continui a ripeterti che sono irrimediabilmente affascinata dalla tua persona per non sottoporre il tuo fragile ego ad un eccessivo stress.
In un attimo è di fronte a me.
- Ripeti.
Deglutisco, guardandolo negli occhi.
- Non mi piacciono gli assassini. Soprattutto quelli che cercano ME. Non sono masochista, né tantomeno ho la sindrome di Stoccolma, indi per cui…
- Lo sai benissimo che l’unico motivo per cui ti sei salvata è perché sei come me. Non avrei sopportato di togliere la vita ad un essere a me così simile. Ah, l’egoismo è una brutta bestia..
- Non sono come te.
- Ed invece sì, Amanda Reaser. Solo che non hai il coraggio di ammetterlo.
Ecco il suo tentativo di sfiorarmi i capelli placcato da una presa veloce.
- Ehi, ehi, calma! Possiamo arrivare ad un compromesso!
Gli giro il braccio al contrario e lo lascio andare.
- Ho da fare ora.
- Dai, non ci credo.
- Ciao.
- Guarda che lo so dove abita tua nonna.
Torno indietro e lo blocco contro un albero con rabbia.
- Non. Ci. Provare. Ok?
Ogni volta che la rabbia esplode non riesco a controllare. Esce il mio lato di vampiro. La forza aumenta e prende il sopravvento.
- Non ti scaldare. Non ho intenzione di uccidere anche lei. Non te l’hanno detto che sono diventato quello buono?
- Non mi risulta.
- Ah sì, dimenticavo che Stefan è il tuo amichetto preferito. Lui gentile, carino e simpatico. Io lo stronzo. Afferrato il concetto.
- Stai lontano da me e dalla mia famiglia.
Il suo sguardo non mi spaventa, anzi, in qualche modo, mi attrae… ecco, questo sì che mi fa paura.
Lo lascio andare e mi dirigo verso casa di mia nonna.
Neanche il tempo di camminare cinque minuti che mi affianca con l’auto.
- Sei sordo? Non hai sentito quello che ti ho detto prima?
- I vampiri non sono rimasti così indietro. Ora usano le macchine. Salta su, ti accompagno.
- PREGO?
- Adesso la sorda sei tu, a quanto pare.
Respira, Amanda, respira profondamente. La tua soglia di sopportazione è ancora lontana.
- Allora?
Mi appoggio con violenza al finestrino.
- Non ho alcuna intenzione di salire in macchina con te.
Aspetta, mi squadra, sorride.
- OK. Allora cammina. Forza, vai.
Lo guardo scocciata e riprendo a camminare. Lui mi segue con la macchina. Dio, quanto è insopportabile.
- Ma perché tutte a me?
- Cos’hai detto? Non ho capito! Ti sei messa a borbottare da sola? Cos’è, un effetto collaterale del mix di “razze”?
Dalla mia mano esce una palla di fuoco. Altro piccolo particolare che non riesco a controllare.
- NO, non si fa. Non giocare sporco.
- Se la smetti di urtarmi la psiche, non la tiro.
- Amanda, dai, andiamo. Non fare la bambina.
- E tu cosa saresti, eh?
Mi fermo e lo guardo. Elèna. Stefan. Dolore. Rabbia. Amore. Amanda, l’hai fatto di nuovo. Odio questa mia capacità. Leggere nel pensiero. Vedere i ricordi. Non mi piace. E’ come spogliare una persona. Non lo farei nemmeno al mio peggior nemico. Ma.. indovinate: alcune volte non lo controllo. Abbasso lo sguardo. So che se ne è accorto, ne sono certa. Mi passo una mano fra i capelli imbarazzata. Forse è davvero cambiato. Forse è davvero DIVERSO…
Salgo sul sedile posteriore in silenzio.
- Scusa..
- Diciamo che sono stato io a darti una mano. Ma solo per farti stare zitta.
Sorride. Stavolta è un sorriso diverso. Sorrido anche io e mi allaccio la cintura.
- Bentornata, Amanda.
- Grazie, Damon.  
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***


- Qui?
- Non chiederlo, intanto già lo sai.
- Volevo che sembrasse..
- ..normale? Già. Non so se ti sei reso conto che tutto ciò che mi riguarda può definirsi in ogni maniera possibile tranne che normale.
Fa un mezzo sorriso e guarda la villetta di mia nonna.
- Mi spieghi come ha fatto a riprendersela?
- In realtà non l’aveva mai venduta. Non riusciva a separarsene. Non lo crederesti mai, ma mia nonna è molto romantica. Non è stata in grado di tollerare il pensiero che nella casa in cui aveva vissuto la sua adolescenza sarebbe andato a vivere qualcun altro.
- Tu non le somigli per niente. Sei piuttosto acidella.
- Ma come sei simpatico.
- Me lo dicono in tanti, sai?
Sorrido, poi faccio per scendere.
- Senti.. mi spiace davvero per prima… io non…
- Te l’ho detto. E’ stata colpa mia. Mi stavi facendo venire mal di testa, allora ti ho stuzzicata.
- Se quello lo chiami “stuzzicare”..
Sospira, fissandomi. Respiro profondamente.
- Impara a non chiedere scusa per quello che sei… Tu hai… quei poteri e basta. Non è colpa di nessuno.
- Non mi dire che sei uno di quelli che pensa che siano un dono.
- No. Ma io non li schiferei, se fossi in te.
Aspetto un attimo, cercando un’ispirazione nel mio cervello.
- Ti va di entrare?
- Cosa? Sei sicura di sentirti bene?
- Accetta prima che cambi idea.
Scendo dalla sua auto e prima ancora che mi avvicini per bussare, mia nonna è già in veranda.
- Per una volta potresti darmi la soddisfazione di bussare.
- Tesoro, è più forte di me. Oh, ma guarda un po’ chi c’è. Ti sei portata il vampiretto dietro. Ma non aveva tentato di ucciderti un migliaio di volte? Com’è che è nata tutta questa amicizia?
- Nonna…
- Ciao, nonnina.
Mi avvicino per abbracciarla e mentre mi stringo, continua a guardarlo.
- Devi fidarti.
- Quante volte ti ha attaccata? Te lo devo ricordare?
- Ti dico che devi fidarti, per piacere.
Damon tiene una distanza di sicurezza.
- Hai paura, vampiretto?
- No, nonnina. Ma non si sa mai.
Mia nonna arriccia il naso. Spalanca i suoi meravigliosi occhi verdi. Lo sta studiando.
- Nonna…
Vorrei aver preso quel colore di occhi. Invece i miei sono di un banale castano scuro.
- Nonna…
Ok, quello che ho fatto io prima involontariamente lo sta ripetendo. VOLONTARIAMENTE, però.
- Nonna…
- La nonnina non si fida. Lasciala fare. E’ tanto carina e simpatica.
Non ti aiuti facendo così, Damon .
- Va bene. Sono soddisfatta.
Si volta e ci apre la porta.
- Grazie per avermi ascoltata.
Borbotto, entrando in casa. Damon si schiarisce la voce.
- Scusa, vampiretto, mi stavo dimenticando. Prego, entra pure.
Non stavi dimenticando proprio niente, nonna.

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***


- Accomodati, caro. Fai come se fossi a casa tua.
- Grazie, nonnina.
Mi volto verso di lui e sussurra un ironico “Che tenera!”. Trattengo le risate e mi dirigo in cucina, seguendo mia nonna.
- Nonna, ma che…
- Tacchino ripieno, tesoro.
- Non siamo al Ringraziamento.
- E chi se ne importa!
- E poi sono le 3 e mezza di pomeriggio!
- E quindi? Sono un po’ anticipo, ma non guasta mai.
Spalanco gli occhi. No, non mi stupisco più di nulla. E’ mia nonna. In famiglia si parla spesso della nostra somiglianza. Ah- ah- ah, che umorismo.
- Hai fame, tesoro?
- No, nonna. Non ho fame.
- Ma sei magrina!
- Nonna, ho mangiato nemmeno tre ore fa.
Mi siedo sul tavolo. Damon si sta guardando in giro. Gli chiedo con lo sguardo che diavolo stia facendo e lui fa finta di nulla. Tipico.
- E tu, vampiretto? Fame?
Non gli da nemmeno il tempo di rispondere.
- Ah, no, scusa. Non ho riserve di sangue in casa. Uh, puoi sempre mordere mia nipote. Ha il sangue talmente dolce. Peccato per i due inconvenienti: poco, ti paralizza. Troppo, ti uccide.
Damon simula una risatina, fermandosi sulla soglia. Già, mi ero scordata di dirvi questo: una delle cose che ho imparato di me è che il mio sangue ibrido non è un toccasana per i vampiri puri. In quanti hanno dato un semplice assaggino e sono rimasti paralizzati per ore… almeno nello stesso numero di quelli che hanno provato a dissanguarmi a discapito della loro vita. Simpatico, vero? Ed in tutto questo, non so di cosa potrei morire. O per mano di chi.
- Raccontami qualcosa, dai.
- Nonna, non ti vedo da ieri sera. Cosa vuoi che ti dica?
- Infatti non stavo parlando con te, ma con il tuo amichetto vampiro silenzioso.
- Damon Salvatore, prego.
- Amanda Nader, grazie.
- Nonnina.
- Vampiretto.
- EHI, ESISTO ANCHE IO.
Sbuffo. Due bambini. Sì, se ci si mette anche mia nonna la è. Sa fare meglio anche di Damon. Regna il silenzio per qualche istante. Sottolineo: istante.
- Ed, in fin dei conti, non hai nulla da dichiarare.
- Cosa dovrei dire, cara nonn… Amanda?
- Con quale Amanda parli? Ce ne sono due in questa stanza?
Ok, Damon si sta irritando. Gli metto la mano sul petto per bloccarlo prima che si avvicini troppo alla nonna. “Non ci pensare neanche.
- Stiamo tutti bene. Va tutto alla grande. E… ti porto i saluti di Stefan.
- Caro Stefan, ricambia con affetto. E’ così frustrante avere un fratello tanto migliore di te… ti capisco.
- NONNA.
Blocco con entrambe le mani Damon. “E’ tua nonna, ma vorrei dissanguarla, sappilo.” – “Se lo fai, ti scaravento in Alaska” “Non ne saresti in grado.” -  “Smettila di parlarmi con il pensiero. E’ una mia priorità, non invaderla”. Ridacchia, togliendomi le mani da sé. Per qualche secondo mi ero incantata a fissarlo e non di certo perché mi stesse soggiogando...
- Porterò tanti saluti da parte tua al mio dolce e tenero fratellino.
Mentre lo dice mi fissa. “Così va bene?” – “Ti ho detto di smetterla.” – “Non so dirti perché, ma non mi fai nemmeno un briciolo di paura in questo momento..”. Il mio destro nel fianco se lo è meritato. Si sposta con un mugugno di dolore. E’ inutile: sono più forte di lui. E non bevo sangue umano.
Mia nonna si volta. Sono praticamente certa che abbia sentito tutto. Sorride. Lo conosco quel sorriso stronzetto. Dicono che abbia preso pure quello. Forse hanno ragione.
- La mamma ha finito di mettere a posto?
- No.
- Allora perché sei qui e non ad aiutarla?
- Per lo stesso motivo per cui tu stai cucinando un tacchino ripieno alle 3 e mezza, nonna.
Mentre gira il tacchino nell’enorme pentolone, si volta verso di me. Se non mi guarda quando pronuncia la frase ad effetto, non si sente pienamente soddisfatta.
- Ragionamento perfettamente logico, Joseph.
- Non ricominciamo con questa storia.
- .. identica al papà, niente da fare.
- Peccato che tutti parlino della mia somiglianza con te..
Mi avvicino al frigo e lo apro. Bevo un po’ di latte dal cartone. Ne offro a Damon. “No, grazie, sono astemio.”
- Non è corretto con la verbena, caro, altrimenti la mia povera piccola sembrerebbe già un malato di scabbia… ehy, ti ho mai detto che non si beve dal cartone, tesoro?
Roteo gli occhi e richiudo il frigo.
- Almeno lei si evita il problema del sole.
- Scusami se non sono veramente morta e sono nata direttamente così.
- Ti ho sempre detto che la spiegazione non è quella.
- Tu hai sempre spiegazioni alternative, nonna.
“E senza senso.”
- Ti ho sentita benissimo.
Damon ride, grattandosi la testa.
“Il tuo anello prezioso potrebbe sparire in un nanosecondo, lo sai.”
- Non essere così cattiva con gli uomini, tesoro, altrimenti non ti sposerai più.
“Siamo a posto.” . Stavolta ho bloccato la mente.
- Ok, non mi vuoi far sentire quello che pensi. Lo chiederò a lui.
- No, grazie, sono a posto così.
- Ah-ah che simpatico. Devo dire che inizi a piacermi. Non quanto tuo fratello, ma hai quell’acidità che si accoppierebbe benissimo con quella di mia nipote…
Lo afferro per un polso e faccio per trascinarlo in giardino.
- Sicura di non avere fame, tesoro?
“Nemmeno qui posso stare tranquilla.” – “Io stavo giusto andando in un posto. Vuoi venire?”.
- Richiesta porno?
-Se vuoi..
Il mio sguardo più cristallino di mille parole.
- Scherzetto, scherzetto. No, ok.. no, no. Damon è serio questa volta.
- Potrei provare a crederti, sai?

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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***


- No.. Damon… non credo sia il caso…
Mi guarda, inarcando le sopracciglia.
- Tu non stai bene.
I miei occhi gli fanno capire che sta correndo un grosso rischio.
- Ti prego, SCUSAMI, non volevo. Certo, non vuoi entrare, non vuoi disturbare.. ma FIGURATI…
- Che stronzo..
Non lo lascio finire la sua specie di monologo epico e scendo dalla macchina.
- Cambiato idea?
- Semplicemente mi stavi facendo venire il mal di testa.
Sorrido ironico e rimango a guardarlo. E’ una sfida.
- E’ più difficile di quanto pensassi.
- Che cosa?
- Cercare di stabilire un contatto con te. Pensavo che mi avresti adorato sin dal primo momento.
- Oh, senza dubbio. E’ stato proprio così. Un colpo di fulmine.
Ridacchia, mentre lo fisso con le braccia incrociate sul petto.
- Avanti, siamo in ritardo.
Lo seguo, controvoglia. Ho sempre odiato infiltrarmi in casa di sconosciuti. Beh, non esattamente sconosciuta, ma… non conosciuta di persona.
- Sei proprio sicuro?
- Vuoi rimanere fuori come i cani?
- AH-AH-AH.
Aspetto che bussi, ma entra direttamente.
- Ma che cazz..
Mi fa segno di entrare. Io scuoto la testa. “Non posso, te lo sei dimenticato.”
- Oh merda, già. Hai ereditato il peggio di noi, eh?
- Grazie per avermelo ricordato..
- Elèn.. oh, sei già qui. Dovresti invitare ad entrare quella ragazza coi capelli rossi con la faccia antipatica.
- Scusami… piacere sono..
- .. Amanda Reaser. Unico esemplare di ibrido strega-vampiro. Ha preso il peggio dell’una e dell’altro.
Lo fulmino con lo sguardo, tentando di smorzare l’imbarazzo. Per tutto il tempo è rimasta a guardarci, allibita. Elèna Gilbert. Davvero bellissima, come la immaginavo. Stefan l’aveva descritta perfettamente. Mi fa quasi arrossire da quanto è bella. Già che ho io ho i miei complessi…
- Mi spiace.. io non volevo.. cioè.. non mi conosci.. sono..
- Vieni, tranquilla. Entra pure.
- Grazie.
Damon sta ridendo. Il mio unico desiderio è scaraventarlo oltre oceano. Ed al contrario di quanto pensi lui, riuscirei benissimo a farlo.
- Comunque io sono Elèna.
- Amanda, come avrai capito. Mi hanno parlato molto di te.
- Anche di te.
Bella casa. Entro timidamente, mentre Damon si dirige in salone. Ogni casa è casa sua. Incredibile la sua maleducazione.
- Stefan!
- Amanda!
Corro incontro e lo abbraccio forte. Mi ha sentita.
- Sono felice di vederti!
- Anche io! Ma.. perché non mi hai avvertito?
- In realtà avrebbe dovuto essere una sorpresa, ma QUALCUNO l’ha rovinata.
- Chi è stato? Chi è stato?
Damon sei veramente idiota.
- Quando sei arrivata?
- Ieri pomeriggio.. e se ti stai chiedendo perché…
- Tua madre. Voleva tornare qui.
- Già.
Mi appoggia le mani sulle spalle. Sa che non deve continuare con le domande.
- Vieni ti presento un po’ di persone.
Mi accompagna nel salotto. Elèna mi sta sorridendo. Ha davvero un’aria gentile e disponibile, come Stefan mi aveva sempre raccontato.
- Lei è Caroline. E’ come … noi. Lui è Jeremy, il fratello di Elèna. E lui è Alaric.
- Noi siamo gli unici.. normali.
Sorrido.
- Lei è Amanda..
- … uno scherzo della natura, nata da un incrocio fra un vampiro ed una strega, piacere.
Guardo Stefan.
- Tu non avresti saputo dirlo meglio, credimi.
Sorride, sospirando.
- Piacere nostro, comunque.. Non ti dobbiamo essere sembrati molto educati.
Sorrido a Caroline.
- Tranquilla, sono io che non c’entro nulla. Sono piombata qui all’improvviso, senza nemmeno un invito..
- Se sei amica di Stefan, sei la benvenuta.
Credo proprio di iniziare a capire il motivo per cui entrambi sono innamorati di lei…
- Veramente l’ho portata qui IO, se ben ricordi.
- Ti prego, taci, Damon.
Avrei voluto dirlo io, ma Caroline mi ha tolto le parole di bocca.
- Davvero, mi spiace disturbare..
- Non disturbi, Amanda. Non disturbi mai. E’ davvero bello averti qui.
Grazie di aver parlato di me ad Elèna..” – “Perché mi ringrazi?” – “Perché non volevo che ci fossero malintesi fra me e lei..” – “Non c’è ragione che tema nulla..”. Probabilmente ero l’unica donna al mondo, ma non ho mai provato nulla per Stefan, al di fuori di un immenso affetto. Mi ha salvata più volte, mi ha aiutata e mi è stato vicino. Il minimo che gli devo è ricambiare la sua amica.
- Siediti, dai..
- Ho interrotto qualcosa?
- No, nulla. Stranamente non abbiamo problemi… nessun evento soprannaturale.  Vuoi del caffè?
- Sì, grazie..
- Non è corretto con verbena. Non sta cercando di fregarti la signorina Gilbert.
- Damon..
- Sì, sono proprio inappropriato, fratellino. Perdonami.
Sospiro, sedendomi sul divano, accanto a Stefan. Fortunatamente lontana da Damon.
Sei diventato davvero… molto bella. “ – “Non ti avevo detto di smetterla?” – “Perché Stefan può ed io no?” – “Hai due anni per caso?”
- Strega – vampiro.. non ne avevo mai sentito parlare… fico…
Anche Caroline devo dire che è molto bella. Ok, mi sento ufficialmente un cesso.
- Non molto, credimi..
- Ok, scusa. Ho detto una stronzata.
- Brava.
- Damon, sei un animale.
- Quanti complimenti oggi!
Si corica sulla poltrona.
Pare che anche il piccolo Jeremy lo abbia notato. Fossi in Bonnie ti terrei alla larga.” – “Se non la smetti ti amputo il dito in cui porti l’anello e ti lascio marcire al sole.”
Stefan soffoca una risata. Probabilmente ho pensato troppo forte ed ha sentito anche lui.
- Quindi non è così divertente come sembra essere un ibrido..
Jeremy è in piedi accanto ad Alaric, vicino alla finestra.
- Divertente è una delle parole che non userei mai per definire la mia situazione…
- Bisogna gestire due.. cose totalmente diverse… non so come tu riesca. Io ho già faticato ad accettare la mia..
Caroline fa una pausa.
- Non ho 150 anni come loro due.
- Mi è stato detto.
- E perché non ce l’hai presentata prima, Stefan?
- Non ne ho avuto modo, Alaric.
- Ha una madre isterica che la tiene lontana dai vampiri.
E tu come lo sai?” – “Fosforo, mia cara. In una delle simpatiche mie incursioni a casa tua me lo hai urlato in faccia prima di impalarmi.”
- Ok, potete anche smetterla di comunicare col pensiero.
- Sai… leggere nella mente?
Annuisco. Mi imbarazza parlare di me. Mi imbarazzano tutte queste domande.
- Caroline, non assillarla. Magari non le piace parlare di sé, come piace a te.
Elèna si siede accanto a me, facendomi l’occhiolino e porgendomi una tazza di caffè.
- Grazie, Elèna. Ma la vittima del giorno non era Damon?
- Del GIORNO? Sei sicura di aver indicato il lasso del tempo giusto?
Caroline sospira.
- Scusami..
- Nulla, tranquilla. Solo che non mi piace molto parlare di me..
- Ti capisco. E poi nemmeno ci conosci e già ti tempestiamo di domande..
- La doppelganger non può che schierarsi dalla tua parte.
Stefan lancia un’occhiata molto eloquente al fratello.
- Ci mancava il tuo rimprovero, fratellino. Per oggi ho fatto l’en plein. E notiamo che nemmeno sono stato ringraziato per avervi portato un nuovo elemento nel gruppo!
- Il mondo gira attorno a Damon Salvatore.
- Già. Il mondo gira proprio attorno a Damon Salvatore.
Mai stata più d’accordo con qualcuno.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***


Mi sono sentita un’intrusa, ma sono rimasta più che altro perché sapevo che avrebbe fatto piacere a Stefan e mi sarebbe spiaciuto deluderlo o sembrare una maleducata. Lui ha sempre creduto in me ed io ho tentato di fare del mio meglio per ricambiare, quando ne aveva bisogno, ma, nonostante tutto, mi sono sempre sentita in debito perenne con lui, come se ogni volta lui si trovasse su un gradino più in alto rispetto a me. E credo di non essere l’unica persona a provare questa sensazione. Anzi, penso che sia il modo più comune di sentirsi nei suoi confronti, se lo si conosce sufficientemente bene.
Quello che più mi piace di lui è il fatto che non si intromette. Non fa domande indesiderate, non chiede se tu non vuoi dire di tua spontanea volontà. E’ discreto e garbato ed in una situazione come la mia, con quello che ho vissuto, non c’è modo migliore per dimostrare amicizia.
Direi che Elèna è stata parecchio fortunata. E questo commento, ripeto, non è dato assolutamente da una mia aspirazione ad essere al suo posto. Stefan non è il tipo per me. Non so nemmeno quale è il mio, non l’ho mai saputo. Quello che mi è successo l’ho sempre visto come piuttosto bizzarro.. ma non credo sia il caso di parlarne. Non ora,
- Stai chiudendo la mente…
- Intanto non sapresti leggerla.
- Già. Scusami se non sono al tuo livello, streghetta.
- Chiamami ancora una volta così e ti ritrovi appeso sul primo lampione che capita.
- Uhhhh, suona come una minaccia.
- La è.
Guardare Damon dritto negli occhi non mi fa granché bene. Prima di lui solo un uomo mi aveva fatto questo effetto…
- Immagino che ora tu stia pensando a quanto sarebbe stato meglio se a casa ti avesse accompagnato il mio fratellino..
- Sto solo pensando che sei un cretino.
- Mille grazie, miss Reaser. Sempre dritta al punto.
- Non c’è di che.
Pochi secondi e scoppia a ridere.
- Chiedo scusa…?
- No, è che arrabbiata sei divertente. Tutto qui. Voi donne.. cioè… ci sono alcune donne che quando si arrabbiano sono veramente comiche.
Mugugno, spostando lo sguardo fuori dal finestrino.
- Elèna è molto bella. Avevi ragione. Ed è gentile e dolce. Mi piace.
- Non doveva ricevere la tua approvazione.
- Sto solamente dicendo quello che penso, Damon.
Mi volto di nuovo a guardarlo.
- E suppongo che la fine del ragionamento sia: ‘E tu non la meriti’.
- Questo, invece, non l’ho mai nemmeno pensato.
- Ah sì?
- Sì.
Sono sincera. Non mi permetterei mai di impicciarmi di affari che non mi riguardavano. Stefan ed Elèna formano una bellissima coppia, fin troppo perfetta; si amano e si completano. Ma non è mai spettato a me decidere del destino del fratello cattivo.
- Non puoi sapere se quella che dico è la verità, ma prova ad arrivare ad una conclusione ragionevole, sapendo che io non dico mai quello che non penso.
Rimane in silenzio a guardarmi. So che quando è così serio c’è un ragione e non dico altro.
Vorrei tanto fargli quella domanda, ma non posso. Io so bene quanto è davvero umano Damon. So che c’è ancora molto di umano in lui, nonostante tutti possano pensare il contrario. Allora sto zitta e rimango col mio dubbio.
Se la ama ancora o no.

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***


Dio, mia madre.
- Bene. Non solo non mi dai nemmeno una mano nel bel mezzo di un trasloco, ma stringi amicizia con vampiri.
Sottolinea la parola come se si trattasse della peggior specie di delinquenti.
- Grazie, mamma. Sempre, costantemente GRAZIE.
- Il tuo sarcasmo non mi piace.
- Sai quante cose non mi piacciono di te..
Sospiro, iniziando a salire le scale. Non voglio sentire, non voglio sentire. Non ce la posso fare. Non adesso.
- L’adolescenza dovresti averla passata da un po’ ed invece eccoti qui, la solita bambinetta che fa i capricci. Un minimo di rispetto lo avrò mai?
- Quando ricomincerai ad averne per me, mamma.
La guardo negli occhi, sperando di non trovare la mia stessa tonalità di castano ed ancora una volta rimango delusa. Sì, è veramente –purtroppo- mia madre.
Rimane con la bocca semi aperta. Brava, non sai come rispondere. Non so perché, ma me lo aspettavo. Abbasso lo sguardo e salgo in camera mia, lentamente, trascinando i piedi sugli scalini, ad occhi semi chiusi.
Ogni giorno mi domando se, da parte di mia madre, giungerà mai un gesto positivo nei miei confronti. Dalla morte di papà la situazione è andata peggiorando rapidamente, come se, all’improvviso, la mia esistenza avesse perso di importanza per lei. Fortunatamente mia nonna non ci aveva mai lasciate un attimo: una qualche fonte di respiro dovevo pur averla in casa.
L’acqua della doccia sul viso mi fa piacere, ma non ha l’effetto rigenerante che desideravo. I pensieri ci sono, scorrono pigramente nella mia mente, quasi a tormentarmi. Anche il mio cervello mi odia, fantastico. Damon.  Ok, non sto davvero visualizzando lui. Ok, è colpa sua che si sta infiltrando nel mio subconscio. No, non può farlo. Ok, allora sono io. Basta. Mi ordino di smettere. Bene, visualizziamo qualcun altro… Ok, no. Decisamente no. Deglutisco, mentre il dolore di quel ricordare mi pulsa nella tempia. Apro gli occhi, ansimando, incapace di tollerare un’altra volta la sofferenza atroce di quella scena che mi ha tormentato il sonno in quest’ultimo anno. Amanda, respira. Ricomincio quel lavoro su me stessa, tentando di allontanare la visione. Accarezzo la parete della doccia. Ok, sei nel tuo bagno e va tutto bene. Rimango immobile ancora qualche istante e poi ricominciare a sciacquarmi. E’ come se fossi persa nel vuoto. Tutti movimenti meccanici. Insapono i capelli, risciacquo e poi balsamo. Esco, asciugamano. Lo specchio mi risveglia. Faccio un salto come si mi spaventassi di me stessa. Sì, sei ufficialmente un po’ con le rotelle fuori posto, Amanda. Mi dirigo nella mia stanza, gocciolando un po’ per terra. Apro il cassetto dell’intimo per cercare slip e reggiseni puliti. “Sì, la tua roba l’hai messa a posto subito, eh.”  Fanculo, anche nella mente mi tormenti, Dio santo.
“Se hai il pizzo, preferisco.”
“… dove. Sei?”
“Mi aspettavo un ‘OH MIO DIO DAMON NEL MIO CERVELLO’. Mi hai sorpreso.”
Mi affaccio alla finestra. Sorrido sollevata.
“Mio fratello non ci sa molto fare con le donne, scusalo.”
“Cosa ci fate qui?”
“E’ colpa di Stefan. Ha origliato.”
Vedo Stefan voltarsi verso di lui, alzando il sopracciglio.
“Ok, è stato un lavoro di squadra. Siamo venuti per salvarti da tua madre.”
“Non ho bisogno di essere salvata, grazie.”  
“Amanda.. sappiamo che è difficile.. e vogliamo solo offrirti una cena. Tutto qui.”
“Io con DUE uomi…vampiri.. cioè… ed..”
“Elèna è stato tanto carina e generosa. Ti ha lasciato il SUO Stefan tutto per te questa sera.”
Sospiro, guardando Stefan. So che può capire.
“Se avete pazienza, mi preparo e scendo. Ma.. non state qui davanti..”
“Tua madre ci avrà già visti.”
Sorridono entrambi.
“Beh, allora cercate di non ‘peggiorare’ la vostra ‘situazione’.”
“Mi sento seriamente minacciato ora.”
Scuoto la testa, chiudendo le tende.
Datemi dieci minuti.”

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***


- Ohhh… questo stile da stronza ci piace un sacco.
Aggrotto le sopracciglia, cercando di capire a cosa si stia riferendo. Ah, ok.
- Per favore, non ricominciare con quella storia.
- Non ci posso fare nulla! Da lontano ti avevo scambiata per lei.
Lo sguardo di Stefan è semi interrogativo.
- E’ per caso quella famosa storia..
- … sì, di quando mi ha detto che sono al secondo posto nella classifica delle stronze dopo Katherine.
Stefan ridacchia, guardandomi.
- Non hai nulla di lei, fidati.
- Come no, fratellino? Guardala!
- Mettersi un paio di jeans stretti, degli stivaletti ed una giacca di pelle mi rende la sosia di Katherine?
- Non ascoltarlo, Amanda.
- Sì, non ascoltiamo il fratello delirante. E poi non ho detto che sei la sosia, ma semplicemente..
- … stavo pensando che sono stronza quanto lei. Grazie.
- Stai ringraziando?
- Ogni tanto può essere visto come un complimento, Stef, non credi?
Non lo vedo molto convinto. Infatti non risponde.
- Sei impazzito?
- Sto cercando di fare il gentiluomo. Prego, salga, madame.
Damon che mi apre la portiera dell’auto. Sorprendente.
- Mystic Grill?
- E dove altro, se no?
Stefan sorride e mette in moto.
- Sai, ho come avvertito l’accomodante sguardo di tua madre dalla finestra. Per un attimo mi sono sentito davvero in preda al panico. Poi quell’attimo è passato.
- Molto divertente, sai?
Si volta a guardarmi dal sedile anteriore. Odio avere i suoi occhi di ghiaccio puntati su di me. Ricordo tutte le volte che lo ha fatto, nel male, quando stava per uccidermi. Senza mai riuscire nella sua impresa. Non voglio ferirlo nel suo delicato orgoglio, quindi non accennerò mai a ciò.
- Convivere con una donna del genere ti rende sensibilmente sempre più propensa all’omicidio per ogni giorno che passa.
Damon ride.
- E’ davvero così tremendamente insopportabile?
- Più di te. Ho reso l’idea?
- Cristallina, cara.
Stefan mi osserva dallo specchietto. Ha intenzione di mettermi ansia anche lui?
“Sei molto bella, Amanda. E.. lo pensa anche lui, ma è troppo cavernicolo per dirtelo.” – “Di Stefan ce n’è uno solo”.
Sorrido, abbassando lo sguardo.
- Ok, mi sento seriamente escluso dalle vostre segrete conversazioni.
- Cerca di non fare la vittima per almeno cinque minuti, Damon.
- Avvierò il cronometro.
Sospiro, appoggiandomi con una mano al sedile di Stefan.
- Ti faccio schifo, ok.
- Non mi pare siano passati cinque minuti.
- Dai, stavo scherzando! Come siete serie voi streghe…
Mi sta di nuovo fissando. Deglutisco, infastidita ed osservo la strada.
“Cerca di non dargli la soddisfazione. Non deve capire che sei imbarazzata.” – “Stef..” – “Non cercare di nasconderlo a me. So come sei fatta. Sei sensibile, anche se lo nascondi molto bene..”
Arriccio il naso, guardando Stefan negli occhi attraverso lo specchietto.
- E comunque era un complimento quello di prima. Le stronze hanno qualcosa di tremendamente… sexy.
Guardo Damon, sorrido, ma non rispondo.
La soddisfazione non gliela do di sicuro.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***


- Dove la metti tutta quella roba?
Rido, ingoiando un pezzo di carne.
- Non sono così magra, Stef.
- No, sei solamente quasi scheletrica.
- Piantala..
Damon ci sta fissando. Se vuole sa essere inquietante.
- Ed è questo che mi ha fregato più volte.
- Cosa?
- Tutte le volte che ho tentato di ucciderti speravo che non avresti opposto resistenza. Anzi, a dirla tutta, credevo fossi una pappa molle.
- Ed invece sono sempre stata più forte di te!
- Come tutte le teorie sugli ibridi hanno sempre dimostrato.
- Povero piccolo cucciolo di vampiro ferito!
Prendo il mento di Damon con due dita e lo scuoto. Lui non oppone resistenza. Ma come mai? Evento.
- Delicata la signorina.
- Delicata quando voglio e quando è necessario.
Stefan sorride.
- Credimi, Damon.. Amanda sa essere molto più donna di quanto pensi.
Si guarda attorno, esitando per un istante.
- C’è qualcosa che mi avete nascosto in tutti questi anni?
- Non ti preoccupare, Damon. Nessuna bromance segreta fra me e tuo fratello.
- Dovresti saperlo anche tu..
-.. sì, che lei non è il tuo tipo, solo un’amica, e blablabla. Tipica frase. Ma farò finta di crederci.
Sospiro, bevendo un sorso di Coca.
- Damon, sei proprio insopportabile.
Ora si mette anche ad imitarmi.
- Damon, guarda che ti scaglio dall’altra parte dell’universo.
Ok, ora lo sto fulminando.
- Amanda, calma.
- Sono calmissima, Stef. Ma lui lo sa. Lo sa perché ha tentato di uccidermi… mmm… undici volte, senza riuscirci nemmeno mezza.
- SCUSA. OK. SCUSAMI TANTO.
- Le scuse ironiche non valgono, ma visto che provengono da te, sono già un passo in avanti.
Appoggio il bicchiere. Quell’immagine. “Non sono riuscito a fare nulla..”. Alzo gli occhi verso Damon. Non fargli capire che ci stavi pensando. Ma.. Dio santo, c’è anche Stefan. Lui sa già, sicuramente.
- Ehi, tutto bene?
Mi prende la mano. Sai già che non va tutto bene.
Annuisco, cercando qualcosa da guardare che non mi faccia pensare.
- Amanda..
E’ inutile. Guardo Damon. Ha capito anche lui. E’ terribilmente serio. Mi spaventa. Lui se lo ricorda. “Io non potevo…” – “Mi spiace tanto…Amanda, mi spiace..”.
- Hai ancora quelle visioni?
Finalmente l’ha chiesto. Così posso levarmi il peso.
- S.. sempre. Non mi abbandonano mai.
I due fratelli si guardano.
- Ehy, vi prego. Non sono una povera malata. Non voglio la compassione di nessuno.
- Niente di tutto questo, Amanda. Davvero.
Esito un attimo, respirando profondamente.
- E’ che non so come… toglierle.. non posso, non riesco.
- Non si eliminano i ricordi…
Damon mi spaventa così tanto quando è così serio.
- Devi solo cercare di controllare te.
- Cioè?
- Non farti trascinare da ciò che vedi. Hai le palle, sei una strega-vampiro, non deve prendere il sopravvento ciò che ti angoscia.
- Non è così facile, Damon.
Si avvicina, appoggiandosi al tavolo.
- Lo so, credimi. Ma sono sicuro che tu puoi farcela. Anche meglio di me.
Lo guardo negli occhi. Mi incanto per un minuto buono, senza riuscire a spiccicare parola. Non faccio nulla, non gli scannerizzo il cervello, non gli entro nella mente. Rimango semplicemente a guardarlo. Poi mi accarezza piano il braccio. Con la coda dell’occhio noto che Stefan si sta mordendo il labbro. Ti prego, non fraintendere.. no..
- Grazie…
Fa quel suo tipico mezzo sorriso, poi si scosta. Io riprendo a respirare.
“Quand’è stata l’ultima volta che mi hai detto che provavi repulsione per lui?”
“Taci, Stefan.”

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***


- … E’ tutta la sera che ti bulli di essere suo amico, di esserle sempre stato vicino, e bla bla bla.. ed ora anche con l’università ti ci metti?
- Sei geloso per caso?
Spalanca gli occhi, gesticolando.
- Io? Di Stefan? Chi potrebbe essere mai geloso di un fratello simile?
Stefan sorride. Ogni tanto ho l’impressione che lo compatisca profondamente e basta. Quel mezzo sorriso contiene un’infinita gamma di significati.
- No, nessuno potrebbe mai essere geloso di me. Hai ragione, Damon.
Rido, guardandolo negli occhi.
“Sì, è geloso. E questo mi sorprende. Non per te..”
“Già.. sorprende anche me.”
- E smettet…
- Comunque, Stefan mi ha davvero dato una mano con la tesi, rude vampiro geloso.
- E non sono geloso, dannazione!
Apre la portiera dalla parte del passeggero. Sta facendo il muso come i bambini. Mio Dio. Ha veramente dodici anni.
Stefan mi fa salire, aprendomi la portiera posteriore. Io sorrido e lo ringrazio.
E’ stata una bellissima serata. Non credevo mi sarei divertita così tanto. In fondo Damon non è così male. Ok, insopportabile, ma.. Mi sta guardando dallo specchietto. Quello sguardo così intenso da darmi fastidio.. Non pensare a quello che ti ha detto Stefan. Mi schiarisco la voce, mettendo una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sì, diciamo che anche il fratello buono ha imparato a giocare con la mente delle persone. Mi sta ascoltando. Lo conosco abbastanza da sapere, anche senza sbirciare, che sta ridacchiando.
- Stefan, ridi da solo? Stai tornando ad essere squilibrato?
- Ha parlato proprio quello a posto.
Avevo ragione. Però questo non ti fa smettere di guardare dalla parte di Damon, cara Amanda. Non puoi proprio farne a meno…
- E’ stata sufficientemente di suo gradimento la cena, madamoiselle?
- Bien sur, monsieur.
- Sai anche il francese? Mi fai schifo, streghetta.
Gli tiro un potente pizzicotto sul braccio. Fa una smorfia strana.
- Non ammetteresti che ti ho fatto male.
- Tu non puoi farmi male.
- Certo, come no.
Stefan mi osserva dallo specchietto.
“Cosa vuoi adesso anche tu?”
“Te l’ho già detto che sei molto più… donna dall’ultima volta che ti ho visto?”
“Fanculo, Stefan. Cosa stai macchinando?”
“La finezza, lo ammetto, non è sempre il tuo forte.”
“DIMMELO.”
Non mi risponde. Lo odio.
Cerco di fissare la strada. Mi impegno, la costanza è il mio forte. Tranne che per alcune cose… alcuni pensieri. Non ce la faccio, abbiamo capito. Appoggio il braccio al bordo del finestrino. Quel segno che spunta dall’orologio.. quel tatuaggio.. Mi mordo le labbra. Respira, Amanda. Respira. Riesco a controllare le lacrime, dopo un anno ce la faccio. A.S. Sento lo sguardo di Damon addosso. So che ha capito. Dio santo, ci sono già troppe persone preoccupate per me.
“Tutto bene?”
Annuisco. Non voglio che anche Stefan capisca.
Troppo tardi. 
- Amanda… tutto a posto?
- Sì, sì, tranquillo.
Accosta poco prima di casa mia.
- Non sono tranquillo.
- Dai, per favore..
- Cosa c’è che non va?
Odio le domande, odio le domande. Perché non può semplicemente prendere per buono quello che sto dicendo?
Sto tremando. Non so controllarlo. Spingo le mani sulle cosce, tentando di fermare tutto.
- Ehy…
Sì, è proprio la sua mano sulle mie ginocchia.
Non mi va di alzare lo sguardo. Sembro già una pazza, probabilmente se ne convincerebbe ancora di più.
- Va tutto bene.. calmati…
- Non va tutto bene, Damon.
- Lasciala in pace, Stefan. Le stai dando fastidio.
- Io, cosa?
- No… nessuno mi sta dando fastidio… sono.. io..
- Non sei tu..
- Sì, Damon. Sono sempre io. Il problema sono io.
- Da quando saresti un problema?
- Arrivo qui, attiro tutta la mia attenzione su di me, smuovo il mondo intero perché sono solo una cretina che non riesce a scrollarsi di dosso il dolore..
- Il dolore non è facile da cancellare..
- Damon, non sono più una bambina. Non dovrei avere gli incubi, non dovrei avere quelle maledettissime continue visioni!
- Amanda, tu sei..
- … diversa? Sì. Ma non mi giustifica. Io devo superarlo. Devo.
- Non puoi importelo. Non cambia nulla.
- E se non me lo impongo, allora?...
Lo guardo negli occhi. Detesto vedere le persone in ansia per me. Io voglio passare inosservata. Ma vedere Damon così interessato… io…
Prendo un respiro profondo, chiudo gli occhi.
- … mi manca da morire. Simon mi manca da morire.
Non so come ho fatto, ma l’ho detto.
Scendo veloce dalla macchina. Voglio scappare in casa, non voglio che nessuno mi veda piangere. Non ho calcolato con chi ho a che fare.
Mi abbraccia.
Forte.
E stavolta non è Stefan…

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***


Svegliarsi e ricordare.
Il suo abbraccio…
Deglutisco, guardando un punto indefinito della mia stanza, immersa sotto le coperte.
Sinceramente non me lo sarei aspettato, non da lui. Probabilmente Elèna gli aveva addolcito il cuore. Se di cuore si può parlare in relazione ad un vampiro…
Però… però quel giorno lui c’era. Mi ero voltata verso l’entrata della chiesa ed era lì. Damon Salvatore. Stefan me lo aspettavo, ma lui no. Non si era nemmeno nascosto dietro al fratello. Non avevano aspettato che terminasse la cerimonia. Se ne erano andati prima. Speravo che rimanessero almeno un attimo dopo, almeno per salutarli, per ringraziarli, ma non era successo. L’importante era la loro presenza, anche se mi era oscuro il motivo per lui colui il quale aveva tentato di farmi fuori più volte fosse presente. E la cosa strana è che mi interessava quasi più lui che Stefan..
Sospiro, stropicciandomi gli occhi. Ecco il flusso di pensieri mattutino. Primo fra tutti, lui. Simon.
Ogni volta che tento di parlarne non riesco a terminare una frase senza che mi tremi la voce. Ecco perché è molto più facile scrivere di lui.
Ho conosciuto Simon in prima elementare. E’ stata la tipica amicizia di una vita. Qualunque bambina si sarebbe innamorata a prima vista di lui. Il biondino, ricciolino, con gli occhi chiari. Beh, per me non fu così. Almeno, non lo capii subito. Per me era il compagno di giochi, il fratello, l’amico migliore che avessi. Fu il mio primo. Sì, primo e basta. Primo in tutto quello che di importante ci possa essere. Primo bacio, primo ragazzo serio, prima volta… Innamorarsi di lui fu facile, anzi, credo che più che facile il modo per definire il modo in cui persi la testa per lui sia.. genetico. Naturale. L’ho sempre saputo e mai ammesso. Non ricordo nulla di importante fatto senza di lui. Non ricordo di avergli omesso nulla di me. Sì, fu il primo a sapere cosa fossi. Lo accettò, un po’ sbalordito, ma non mi trattò mai da disturbata o giù di lì.  Mi faceva ridere il modo in cui mi chiedeva di mostrargli “qualche magia”, come se fossi un prestigiatore da circo. Mi faceva ridere e basta. Lui sapeva come farmi stare meglio, come farmi sorridere. Lui non mi aveva mollata un attimo il giorno del funerale di mio padre. Lui c’era. Simon mi ha resa donna, mi ha dato tutto il possibile, tutto quello che un uomo può dare ad una donna. Lo ammiravo con tutta me stessa per il suo carattere, la sua calma, la pazienza, l’ottimismo. Lui mi completava, aveva ciò che mancava a me.
Il giorno in cui morì credetti di morire con lui. Non mi sono mai sentita così vuota. E .. non ho potuto fare nulla. Per questo non finirò mai di sentirmi in colpa. Io non so ancora adesso chi lo uccise. So che quella volta non fu Damon il simpaticone a catturarmi e sedarmi. So che quella volta mi risvegliai e Simon era in una pozza di sangue. So che non riuscivo a muovermi, che vedevo annebbiato, ma sapevo che era il Salvatore che non mi aspettavo ad essere lì. “Amanda, non sono riuscito a fare nulla. Sono arrivato troppo tardi. Mi spiace, mi spiace..” . Non avevo nemmeno le forze per piangere. E’ tutto così confuso su quel momento…
Sbatto gli occhi e cerco di smetterla di pensare.
Adesso mi alzo, comincio una nuova giornata e tutto andrà meglio.
Una doccia, tanto per iniziare, una doccia.
“Buongiorno, streghetta.”
“STALKER.”
Damon dolce? No, dimentichiamo tutto. Non posso nemmeno stare in pace appena sveglia a pensare e deprimermi.
Cosa?”
“Lasciami stare.”
“Non è compreso nel mio vocabolario.”
“Devo andare da mia nonna.”
“E che c’entra ora? Ci sono qui io.”
Riconfermo che il mondo gira attorno a Damon Salvatore.
Almeno ho smesso di pensare.
Forse.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***


- Puoi evitare di seguirmi o di appostarti sotto casa mia?
- Ti da fastidio?
- Parecchio, soprattutto perché sono qui da nemmeno tre giorni e già ho uno stalker. Diciamo che nella mia idea di trasferimento non era incluso questo particolare.
Urto allucinante per quel ghigno. Ok, sono tentata dal leggergli nella mente, ma non lo faccio. Non gioco sporco, a parte qualche raro caso. Va bene, lo ammetto: mi capita spesso di farlo apposta ed intrufolarmi fra i pensieri altrui, ma stavolta voglio resistere.
- Ammettilo, in fondo questa cosa ti eccita.
- Questa cosa che?
- Dai, come sei noiosa! E’ una vita che fai la preziosa con me.. è ora che tu ti sciolga un pochetto.
- Faccio la preziosa da una vita perché tu da una vita che tenti di uccidermi, Damon.
- Ero convinto che questo punto fosse chiarito.
- Chiarito, ma rimane pur sempre lì.
Rimango in silenzio. Poi abbasso lo sguardo e sospiro. Con la coda nell’occhio noto che mi sta fissando. Essere osservata in modo così insistente mi ha sempre dato sui nervi. Non riesco a sentirmi a mio, agio, libera, naturale.
- Cosa c’è?
- Niente. Non ti posso nemmeno guardare ora?
Faccio roteare gli occhi. Mi tocco i capelli, come tutte le volte che sono tesa. Respira profondamente, Amanda. Lascia perdere tutto. Non farlo. Eppure il mio potere è lì che mi tenta, non posso combattere contro qualcosa di così ingenuamente naturale. Ingenuamente. Già. Frugare nei cervelli altrui non pare tanto un’azione ingenua. Eppure non mantengo la promessa a me stessa e lo faccio. Chiudo per un attimo gli occhi e leggo per qualche secondo la sua mente. E’ giusto un assaggio, niente di più. Voglio solo capire perché è qui. Facile dare una giustificazione a me stessa. In realtà questa come le altre volte che l’ho fatto mi sento tremendamente in colpa.  
Ovviamente lui se ne è appena accorto. Vorrei evitare di arrossire, ma so che mi è appena successo. Sono un’idiota, come una dodicenne mi imbarazzo. Imbarazzarmi? Per cosa?  No, il vocabolo più esatto è un altro. Mi sono emozionata.
Damon è venuto qui perché era preoccupato per me.
Rimango un attimo in silenzio, con gli occhi bassi. Poi alzo lo sguardo e prima che possa parlare interviene lui.
- No, ok, scusa Damon… volevi dirlo, vero? Non ti preoccupare, ci farò l’abitudine.
- E’ che io..
- .. volevi solo sapere il motivo per cui sono qui, di nuovo qui preciso. Stai tranquilla, non sarò più così insistente.
- No, non è questo, davvero, Damon..
- Sì, volevo sapere come stavi. IO. Non mio fratello. IO. Avresti preferito lui? Tutte preferiscono lui.
- No. Non avrei preferito lui, Damon. Che discorsi fai? Io… sono solo stupita.
- Di me? O del fatto che possa provare qualcosa anche io?
- Non essere stupido, lo sai benissimo che..
-… ah sì… dimenticavo che tu sai. Elèna ed il resto. Ieri mi hai scannerizzato il cervello. Grazie.
Mi mordo il labbro. Non so perché, ma ho le lacrime agli occhi.
- Io.. io.. devo passare da mia nonna…
Faccio per allontanarmi, cercando di trattenere le lacrime. Dio, non so nemmeno perché sto piangendo.
- Amanda..
Mi ha preso stretta per il polso. Non pensavo che mi avrebbe fermata, non lo avrei mai neppure supposto. Io non sono Elèna, in fondo..
- Mi spiace..
Sto facendo in modo che non mi veda piangere, ma mi costringe a guardarlo, tirandomi per un braccio. Delicatamente. E’ stupefacente. Tutte le volte che mi ha afferrato il braccio in passato non è stato così delicato..
- Sto.. sto bene, Damon. È stato un momento. È passato.
Annuisco, cercando di convincere me stessa. Difficile. Piango perché lui, Damon Salvatore, mi ha ferita. Le sue parole non avrebbero nemmeno dovuto toccarmi.
- Sei sicura?
Annuisco ancora. Ho il terrore di guardarlo negli occhi, ma lo faccio.
Non credo a me stessa. Mi stanno tremando le gambe.
Non ci penso.
Non pensarci, Amanda, non pensarci.
- Se hai bisogno, sai dove cercarmi. Qualsiasi cosa, anche una sola delle tue.. visioni. Ok?
Non riesco a rispondergli, perché.. mi sta mancando il respiro.
Non posso fare a meno di pensare che sto tremando. Che i suoi occhi mi fanno tremare.
- Voglio sentirti dire “ok”.
Perché sei così gentile con me..
- Damon, perché sei così gentile con me?...
Ecco, l’ho detto. Io volevo solo pensarlo, dannazione.
- Io.. non lo so…
Dio santo.. i suoi occhi.. e le sue labbra.. Non posso guardarli in questo modo… non può guardarmi così…
- Ok… io… devo… andare…
- Ok..
- Ok..
La situazione stava diventando troppo imbarazzante.
Ma il tono di voce in cui mi ha detto “Non lo so..” non riesco facilmente a dimenticarlo..

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