Una vita nuova

di Satiel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La soluzione del problema ***
Capitolo 3: *** Trattative ***
Capitolo 4: *** Presentazioni ***
Capitolo 5: *** Chi ben comincia ***
Capitolo 6: *** Assassini ***
Capitolo 7: *** Pericoli ***
Capitolo 8: *** Mancanza ***
Capitolo 9: *** Risvegli ***
Capitolo 10: *** Decisioni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Sei sicuro di avere quello che mi occcorre?-
Le parole dello schiavista riusuonavano cupe e rabbiose per gli stretti corridoi delle segrete.
-Ma certo che ho quello che desideri! Ho mai disatteso alle tue richieste? Hai mai ricevuto lamentele per colpa mia? Sii sincero Samir ,sono il miglior trafficante in esseri umani che tu abbia mai conosciuto,e,credimi se ti dico che la mia merce è stata accuratamente selezionata.-
L'atro scrollò le spalle insensibile alle sue affermazioni.
-Ti ricordo,e bada bene,ancora spreco il mio fiato con te,chi sono i miei committenti!
Entrambi si fermarono difronte a una porta dall' aspetto molto solido ,dove più o meno all' altezza degli occhi era presente un foro grande quanto una mano aperta che permetteva di guardare all' interno.
-Bhè?- fece Samir scocciato dopo aver a lungo ispezionato il contenuto della cella.
-Dove la vedi tutta questa pregiatezza in quel mucchio di cenci?-
-Davvero,non ti basare sulla prima occhiata,è merce fresca,di soli due giorni fa! Il viaggio l' avrà provata! Tu prova..- ma non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò le mani di Samir operare un' abile torsione col collo del suo abito stringendoglielo contro la gola e   eeeee facendolo  tossire per la mancanza di fiato.
- Ascolta pezzente e apri  bene quelle orecchie,non devo trovare una cenciosa per un uomo solo che vuole compagnia,devo trovare una donna per uno dei cani di Masiaf! Capito? E il vecchio che sta a capo dell' ordine di quegli eretici controlla personalmente  che sia merce pregiata,perchè non si accontenta di cuccioli bastardi,ma vuole cani di razza per rimpinguare le sue file ,ti è chiaro ora? E sai cosa succede se gli rifilo qualcosa che non è di suo gradimento,lo sai bello? Mi ritrovo la testa infilzata su uno dei torrioni del castello e,credimi, godrò nel garantire anche a te la stessa fine!- e con un gesto rabbioso lo spinse lontano da sè.
-Daccordo,daccorodo,ho capito,non c'e' bisogno che ti agiti tanto o  gli risparmierai il lavoro!- Boffonchiò massaggiandosi la gola - Vedrò di trovare una...donna,diciamo così, che sia all' altezza. Va bene? Tu però devi darmi un pò piu' di tempo,non e' così semplice.-
-Ti do due giorni, e sono pure troppi. Mi farò vivo io,non temere.Cerca di non deludermi.-
E a grandi passi imboccò l' uscita.

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Capitolo 2
*** La soluzione del problema ***


Jamil era furioso,soprattutto con se stesso per aver permesso che la situazione gli sfuggisse di mano in questo modo.
Non avrebbe mai dovuto accettare di fare affari con Samir,sapeva che trafficava con gli assassini, ma non pensava che le loro richieste potessero spingersi fino a questo punto
. Anche l' amico aveva una paura dannata. Il pomeriggio del giorno dopo la loro discussione era andato a trovarlo e dopo una sfuriata in piena regola aveva estratto un pugnale da cinta e l' aveva piantato sul suo tavolo in bella mostra.Gli era bastata una sola occhiata per capire da dove provenisse quella lama...bene bene, anche lui era tenuto sotto pressione.
Come se le cose non fossero abbastanza serie l' andamento degli affari in generale non era davvero dei migliori. Opinioni insistenti e consistenti raccontavano di nuovi schiavisti entrati nel giro che si vociferava riducessero in schiavitù città intere.
Jamil sospirò. Una volta. Poi lo fece ancora. Troppe cose tutte assieme.
Era meglio distrarsi un pò. 
Si diresse verso l' abitazione di un suo vecchio amico che conosceva sin da quando avevavo deciso da ragazzi di intraprendere una brillante carriera nel commercio. Cosa aggiungere al riguardo, Hassam era stato decisamente più fortunato, niente intoppi, niente perdite consistenti, tutto quello che toccava  proliferava...e come ciliegina sulla torta aveva anche una bella moglie.
"Certi uomini hanno tutte le fortune" mormorò tra sè.


La casa di Hassam di casa aveva molto poco. Definirla villa sicuramente rendeva meglio l' idea del lusso che si poteva trovare all' interno.
Jamil venne accolto immediatamente da due zelanti servitori che si preoccuparono di metterlo quanto più possibile a suo agio, profondendolsi in inchini lunghissimi e facendogli strada fino alle stanza dove il suo amico lo attendeva.
Hassam lo aspettava in piedi, con una coppa tra le mani che fino a un attimo prima stava sorseggiando, nel lusso di una sala dove si potevano notare i preparativi per chissà quale evento. L' uomo infatti stava disponendo gli ultimi dettagli, occupandosi di particolari di scarsa importanza considerando a occhio che il grosso del lavoro era già ultimato.
-Il grande Hassam! Come non riconoscere il suo innegabile stile in ogni cosa! - esclamò gioviale Jamil dirottando il corso tumultuoso dei suoi pensieri più recenti.
-Jamil , amico mio, benvenuto in casa mia! La tua presenza si è fatta così preziosa da comparire solo in prossimità di cerimonie?- e ridendo di cuore gli andò in contro e lo avvolse in un caloroso abbraccio.
- Non mi dire - fece di rimando lo schiavista - Il grande Hassam si risposa? e' per questo che addobbi la villa ?-
Alle sue parole fece eco la sonora risata dell' amico.
- Sei sempre il solito tu! No caro mio, sembra difficile ma ci prepariamo a una gioia più grande in questi giorni. Mia figlia è quella che si sposa! Non e' meraviglioso? La piccola Satil che fino a poco tempo fa gattonava  su questi pavimenti ci lascia per un bell 'uomo che io personalmente ho avuto la cura di sceglirle! Non nascondo che un ruolo importante lo ha avuto anche l'aspetto economico,ma ...e' un bravo giovane! - affermò o meglio gridò in direzione dell' altro, accompagnando le sue parole con robuste pacche amichevoli sulla schiena.
Jamil rimase per un attimo in silenzio cercanco di fare due più due. Effettivamente si era scordato che Hassam avesse una figlia e che quella figlia nel frattempo fosse anche entrata nell' età giusta per andare in sposa.
- Ma come vecchia volpe, ti accadono tutte queste cose e  non rendi partecipe il tuo migliore amico? come hai potuto permetterlo?- " Calma Jamil, calma gioca bene le tue carte."  mormorò per farsi coraggio.
- Sai com'e', per un padre sono sempre momenti  precipitosi, ammetto che la felicità ha offuscato la mia mente e ho tralasciato molte cose,ma te l ' avrei sicuramente fatto sapere amico mio! Non avrei mai potuto lasciarti fuori !-
" No ,infatti. quello che sarà lasciato fuori sarai tu"  riflettè Jamil in un crescendo di malignità.
- Ma ti prego, permettimi di ammirare questo fiore del deserto. O il padre della sposa è così geloso da tenerla al riparo anche agli occhi degli amici più intimi?- ammiccò sinuosamente facendo leva sul suo novello orgoglio.
Hassam punto nel vivo della sua vanità si girò in direzione dei servi sempre presenti ordinando di mandare a chiamare sua figlia e di dirle che era per un motivo importante.
- Se dico così in genere si ritocca sempre un pò il trucco e si fa più bella. Ah , non perchè io sono il padre ma e' davvero uno splendore di figlia. -
- Possiederà certo tutte le virtù per fare felice il suo sposo.- indagò prontamente non facendosi sfuggire l' occasione. Se certamente suo padre aveva fatto affidamento sulla questione economica per suggellare questa unione doveva averla educata nei migliori dei principi. Cosa poteva chiedere di meglio un cane di Masiaf che conosceva solo l' arte di uccidere?
Era così assorto dalle sue elocubrazioni da non accorgersi non solo del lunghissimo elenco di virtù che stava sciorinando l' amico facendosene garante per la figlia, ma nemmeno che Satiel era ferma sull' ingresso della stanza, come le buone maniere imponevano, e attendeva l' invito per entrare e rimanere insieme a loro.
Hassam se ne accorse per primo e sorridendo smodatamente le fece cenno di avanzare nella loro direzione. -Vieni  figlia mia, fatti ammirare  dal nostro ospite ! Ti ricordi di  Jamil ? No ? Ma come non ti ho mai parlato di lui?-
Perfetta.
L' unica parola che a Jamil veniva in mente guardandola era quella .
Perfetta.

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Capitolo 3
*** Trattative ***


Organizzare tutto nel migliore dei modi e nel più breve tempo possibile non era una cosa da tutti, ma farlo e vedere emergere dei risultati strepitosi andava davvero oltre ogni più rosea previsione.
Il mercante di schiavi non poteva fare a meno di continuare a congraturarsi con se stesso per la riuscita di quel piccolo trionfo, preferendo rimandare ancora per qualche istante il dover organizzare come far riunire la merce e l' acquirente.
Per il momento poteva stare tranquillo dato che la ragazza era rinchiusa al sicuro in una delle numerose stanza del palazzo che aveva eletto come centro nevralgico di tutte le sue operazioni,e che a detta della guardia che la sorvegliava era troppo impegnata a piangere per poter tentare qualsiasi altra cosa.
Poveretta.
In fondo un pò gli dispiaceva. Se solo la sua casa non fosse stata così ben sorvegliata non sarebbe stato necessario uccidere tutti i suoi occupanti.
Purtroppo una delle cose più importanti che si imparava subito in questo mestiere era  di non lasciare mai testimoni vivi perchè prima o poi qualcuno avrebbe trovato il modo di estorcere loro le informazioni desiderate, e Jamil mai si era immaginato come vertice della sua sfolgorante carriera di essere l' ospite d'onore di una pubblica esecuzione. 
Doveva ammettere invece di sentirsi molto sollevato.
Essere nella lista degli omicidi da compiere di  un assassino era una cosa che lo terrorizzava perchè sapeva bene che ciò significava che era senza alcun rimedio a un passo dalla tomba.
Non doveva far altro che aspettare l' arrivo di Samir che era stato mandato a chiamare in tutta fretta, e contare i pezzi d' argento che sarebbaro passato dalle mani del collega alle sue. Distrattamente mimò la scena del pagamento e il momento in cui avrebbe fatto abilmente sparire il denaro in una delle sue tasche segrete. Ah, si ,questi gesti che facevano parte delle consuetudini della sua vita avevano un effetto sempre molto distensivo sui suoi nervi tesi.
Si sedette dietro il tavolo che usava come scrivania adattando il suo corpo sullo schienale della sedia in un gesto rilassato. Non gli restava che attendere.

L' edificio in cui viveva Jamil si trovava abbastanza isolato da tutto e da tutti, una costruzione imponente quanto basta  per essere notata, ma sufficientemente anonima da poter essere ignorata.Rispecchiava un pò  ciò che accadeva nelle sue stanze interne, cose di grande gravità che passavano inosservate per l' importanza che implicavano.
La stanza privata di Jamil era piccola e con poco mobilio, giusto un tavolo, due sedie  e un camino in pietra quasi sempre spento, ma forse proprio per questa sua sobrietà l' uomo la preferiva rispetto a tutte le altre come luogo per riordinare i prorpi pensieri.
Samir procedeva lungo la strada come se il diavolo lo pungolasse alle spalle. Conosceva Jamil da lungo tempo e confidava che avrebbe saputo risolvere la situazione in cui si era andato a cacciare.
Tutti sanno quanto sia pericoloso e controproducente stringere patti con gli assassini, e questo per una serie di ragioni che portavano sempre alla medesima conclusione : chi padroneggia la morte in quel modo non la teme. Se non fosse stato costretto non avrebbe accettato mai e poi mai, ma come fare a dire a dire di no quando il vecchio in persona ti manda a "prelevare" per un incontro? E non avrebbe potuto usare un termine più appropriato visto che alla sua prima reticenza era stato sollevato quasi di peso dalla sedia da due dei suoi e portato sino alla fortezza dove era stato ricevuto.
Gli venivano ancora i brividi nel ricordare i momenti passati lì dentro. Assassini a ogni porta, rumori incessanti di allenamenti,grida di incitamento , sembrava di essere sul campo di qualche battaglia.
E Al Mualim in persona...lo sguardo di un demonio nel corpo di un vecchietto. Tutto in lui era capace di convincerti a fare esattamente ciò che desiderava,la voce ,i gesti misurati, la spada nel fodero appoggiata in un angolo ma sempre a portata di mano, la serietà delle vesti persino.
Anche se bizzarra la richiesta del Gran Maestro degli Assassini gli era parsa come un raggio di sole in mezzo a una tempesta, ed era stato felicissimo di non dover pagare con la vita la titubanza iniziale che si era permesso di esibire,non riusciva a scrollarsi di dosso la spiacevole sensazione di essere stato messo in trappola.
Era a conoscenza del fatto che tutti gli assassini a un certo punto della loro vita divenivano padri,ma pensava che fossero loro a scegliersi le loro donne, non che gli venissero procurate. Un folle brivido di paura gli attraversò la schiena.E se questa era una pratica che doveva rimanere segreta? E se nessuno all' infuori di lui doveva saperlo? E se lo avesso ucciso per averne fatto parola con altri? E se invece lo avrebbero ucciso comunque?
Sentì la gola restringersi per l'ansia provocata da quelle considerazioni e l' unica cosa che desiderò veramente fu quella di aver scelto una vita differente.

Doveva vedere Jamil e doveva avere la ragazza.In un modo o nell' altro si sarebbe sistemato tutto.

Jamil sedeva col busto eretto e le mani davanti a sè come se fosse in preghiera,le punte delle dita accuratamente congiunte , adottando la posizione che secondo il suo parere doveva conferirgli superiorità e autorevolezza, se non fosse che davanti a lui vi era un uomo che per suscitare superiorità e autorevolezza non aveva bisogno di nessuna di quelle posizioni.

L' assassino sedeva quieto.
Tutto di lui forniva l' immagine di una tigre prima del balzo, e come nell' istante prima del momento di sferrare l' attacco, i suoi muscoli erano contratti e immobili . Pericoloso, questa era l' unica parola capace di descriverlo.

 

Jamil per un momento si sentì in trappola. Poi ci pensò su e gli affiorò alla mente una considerazione molto ovvia considerate le circostanze : " voglio vivere ancora un pò". Alla luce di questa rivelazione interiore si alzò dalla sedia portandola mano sinistra dietro la schiena , come per dare un tono al suo discorso ,e gesticolando per apparir più disinvolto,come fingendo che la situazione gli appartenese ancora e non gli fosse spaventosamente sfuggita di controllo,improvvisò un discorso di intrattenimento su come fosse difficile trovare sempre gli argomenti giusti per convincere clienti che non sapevano cosa volessero veramente.
L' assassino si limitò a tacere non mancando di seguire con gli occhi la strana composizione di passi che Jamil tracciava sul pavimento mentre illustrava tutto ciò.
- Ed è per questo che talvolta a fronte delle richieste ci troviamo ad adottare  mezzi alquanto estremi per superare le ...difficoltà.- concluse con il sospiro di chi aveva terminato l' aria nei polmoni.
-E quindi ,che dire. Eccoci.- ed esausto per quella specie di balletto si lasciò cadere sulla sedia trovandosi dinuovo nella svantaggiosa posizione iniziale.
L' assassino sembrava completamente disinteressato a ogni parola che aveva detto. Nessuno dei suoi argomenti lo aveva minimamente sfiorato.
" Meglio concludere velocemente ." riflettè parlando tra sè. " Finiamola qui e subito, gli do ciò che vuole e la cosa ha termine una volta per tutte."
- Maestro, volete vedere la ragazza? - gli domandò di getto servilmente, riponendo tutte le sue speranze che questo gli bastasse e lasciasse per sempre la sua stanza.
- Sai, - incominciò invece quello adoperando un tono poco lontano dal bisbiglio e piatto come il mare calmo - di tutta la faccenda non un solo punto mi è chiaro.-
Jamil tremò.
- Perdonatemi ,ma a me sembra semplicissimo! Ho la ragazza che mi era stata domandata per voi, voi la volevate, ho semplicemente unito con un tratto la vostra richiesta e l' oggetto reale che a voi mancava. Un risultato superbo in vero! -
E nel dire tutto questo cercò di sfoderare il più convincente e caldo dei sorrisi di cui era capace.
L'assassino a quelle parole piegò lievemente il capo e storse un angolo della bocca come se stesse assaporando qualcosa di andato a male.
- Mi sforzerò ancora una volta di capire come il fatto di richiedere una ragazza venga tradotto come lo sterminio di una famiglia. -
Si portò le dita alla tempia come se fingesse di sforzarsi, ma si interuppe subito squotendo il capo.
- No, non riesco.-
- Maestro... - l'ansia nella voce del commerciante si stava facendo sempre piu' tangibile.
- Ma ancora adesso Jamil, ancora adesso che è evidente che non hai fatto altro che dimostrare la tua incapacità unita a una buona dose di irresponsabilità che nel tuo confuso linguaggio penso si dica "scaltrezza"-
e qui fece una pausa allusiva come per fargli capire che non poteva illudersi di avere la meglio su di lui ,cosa che per Jamil valse come la conferma di una condanna ineluttabile,
- ancora adesso Jamil mi voglio mostrare clemente nei confronti di un verme come te. -
Jamil lo guardò a bocca aperta non sperando in tanta fortuna.
- Si, voglio farti un regalo per dimostrarti la mia gratitudine per avere...com'è che hai detto poco fa? ah!, unire la mia richiesta all' oggetto reale?  Una cosa che posso vedere che prenda il posto di una che ho potuto soltanto immaginare insomma. Anche io voglio riservarti la stessa cortesia, voglio  farti vedere cio' che desideri e  che non hai mai visto fino ad ora. -
Jamil non riusciva a capire nulla dalle sue parole ma ne ebbe molta paura.
- Non sei felice?- e gli sorrise. L' altro cadde subito nel panico.
-Io...io ,mi dispiace! - farfugliò quasi mettendosi a piangere davanti a lui
- Samir mi aveva messo fretta, io  avrei dovuto rifiutare, ma , capite, l' onore di aver potuto commerciare con l' ordine, la fama, tutto ciò che ne deriva è una benedizione per il mio lavoro... non potevo rinunciare a una simile opportunità...voi capite...-
La sua voce si bloccò di colpo. Gli occhi si fecero immobili mentre un rivolo di sangue prese a scorrergli dalla fronte dove si era conficcato i pugnale lanciatogli dall' assassino.
- Mio caro ,penso che in questo momento tu e Samir avrete molto da discutere nell' altra vita.- e con un gesto fluido si avvicinò alla sua testa quel tanto che bastava per riprendersi il pugnale.
Uscì dalla fronte dell' uomo con un suono simile a un risucchio, mentre altro liquido rosso continuò a scorrere ancora piu' copioso.
- Gli affari restano affari comunque. Il pugnale è mio ,non posso lasciartelo. - Lo guardò come se dovesse insultarlo da un momento all' altro per dimostrargli il disprezzo dovuto al fatto che era dovuto intervenire di persona  a regolare la faccenda.
-La ragazza anche . Requiescat in pace.-
E dopo avergli abbassato le palpebre andò a reclamare il suo premio.

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Capitolo 4
*** Presentazioni ***


" Bene ,bene " commentò l 'assassino tra sè quando aprì la porta della piccola stanza dove la ragazza era stata tenuta rinchiusa fino a quel momento.
" Sporca, spaventata, e molto probabilmente aggressiva. Non poteva capitarmi di meglio. Già che c'ero facevo bene a portarmi una frusta dalla fortezza. Se non sto attento è probabile che tenti di mordermi. "
L' uomo non sapeva come comportarsi . Arrivare fino a lì era stato semplicissimo, occuparsi di quegli sciocchi dei commercianti dischiavi una bazzecola,per meglio dire poi delle loro guardie,ma lei,che fare di lei? Lui nemmeno la desiderava veramente. Stava semplicemente seguendo le regole  di vita del codice degli assassini. Ed era estremamente sicuro che non comprendessero la rieducazione di una piccola furia. Non potè fare a meno di pensare a tutta la fatica e tutta la pazienza che gli sarebbero occorse per riuscire a iniziare a farle percorrere un passo dopo l' altro nella direzione giusta. Già sentiva le forze venirgli meno e  che non ce l' avrebbe fatta.
" Allora  Nasser,  un bel respiro  e iniziamo questa nuova missione."
Pensava che forse vederla in quest' ottica famigliare gli avrebbe conferio maggiore slancio per ottenere dei risultati. Dall' ingresso della stanza le tese una mano come segno di incoraggiamento e aspettò una sua reazione.Lei lo guarò con la paura e l' incertezza nello sguardo.
Nasser non potè fare a meno di notare come quegli occhi fossero gonfi di pianto.Quanto tempo aveva passato in quello stato?
- Se lo desideri posso lasciarti qui ,ma ci tengo a dirti che rimarrai da sola  in un posto che non conosci. Tutti quelli che erano all' interno dell' edificio sono morti e non penso ne verranno altri. Soprattutto per aiutare te.-
Lei rimase senza fiato per la semplicità con cui le stava rivelando che la situazione orribile in cui si  trovava stava ulteriormente peggiorando.
- Morti ,signore? -
Chiese con un filo di voce appena udibile.
- Si. Per mano mia.-
Satiel tremò visibilmente.L'assassino non potè  fare a meno di notare come si fosse fatta ancora più piccola,come se volesse nascondersi al suo sguardo.
- Siete venuto a uccidere anche me? - La sua ingenuità gli strappò un' accenno di sorriso.
- Secondo te se davvero volevo ucciderti non avrei già potuto farlo almeno dieci volte? Non essere sciocca. Voglio solo portarti fuori di qui. -
Attese una sua reazione. Nulla.
- Vuoi restare? - le chiese perentorio.
Fece cenno di no con la testa.
Nasser entrò dentro e le andò incontro. La ragazza si coprì con un gesto istintivo la testa con le mani come se si aspettasse di essere colpita.
" Ti sei mosso troppo velocemente " si rimproverò l' assassino.
Tese dinuovo la mano e la prese con gentilezza per un polso facendola alzare.Lei lo seguì docile con lo sguardo rivolto verso terra.
Una volta fuori l' assassino la lasciò andare per montare a cavallo. Una volta in sella vide che continuava a fissarsi i piedi.
- Metti il piede nella staffa per darti lo slancio. Ti prendo io .-
Le sue parole la scossero per il semplice fatto che le  parlavano con una naturalezza che stonava con tutto quello di terribile e anormale che fino ad allora le era capitato. Fece quanto le era stato detto e sentì l' uomo issarla con facilità dietro di sè.
- Non mando il cavallo al trotto, tranquilla.- le disse senza girarsi.
Saitel rimase stupita di quati significati erano nascosti in quelle parole. Non solo le dava l' opportunità di scegliere e non di essere costretta a tenersi aggrappata a lui per non cadere per terra, ma le permetteva di rilassarsi cullata da un' andatura confortevole.
" Forse non sono capitata nelle mani di un uomo malvagio." si concesse di pensare.
Quando il cavallo si mosse i primi movimenti la misero comunque a  disagio.
La vicinanza di un corpo che non conosceva le faceva provare un certo timore che di lì a qualche istante la situazione si sarebbe potuta ribaltare in peggio. D' altra pare moriva dalla voglia di fare mille domande per sapere tutto il possibile. Combattuta tra emozioni contrastanti ritenne piu' cauto trattenersi per il momento.
Fu l' assassino a toglierla dall' imbarazzo.

 

- Mi chiamo Nasser- le disse dopo unn po' l' assassino per spezzare quel silenzio carico di tensione.
- Mi piacerebbe conoscerti un pò visto che una parte della nostra vita sarà in comune.-
Le parole dell' uomo ebbero su di lei un effetto a dir poco sconvolgente.
- Insieme ? Una vita insieme?Ho capito bene? Chi lo ha deciso ? Sono una prigioniera? La vostra schiava? - e mano  a mano che le considerazioni cui approdava Satiel si facevano grevi di significato le lacrime le ripresero a scorrer copiose sul viso.
L' uomo si maledisse in silenzio per le frasi appena pronunciate.
Intanto senza nemmeno concedersi il tempo di intervallarsi per permetterle di  riprendere fiato le domande della ragazza continuarono a raffica.
- Vi prego sapete la verità? Potete dirmela? Morirò non è vero?-
Nasser la sentiva agitarsi sempre più convulsamente in perfetto sincronosmo con la crescente velocità con cui formulava i suoi quesiti e glieli urlava nelle orecchie.
Tutto questo stava andando ben oltre i limiti della sua provata pazienza, oltre al fatto che trovava estremamente irritante che lo accusasse a piu' riprese di volerla uccidere nonostatnte la cosa fosse già stata  affrontata e chiarita,soprattutto perche'tirando le somme doveva considerarlo un uomo estremamente stupido dato che pur volendo ucciderla  l'aveva fatta sedere dietro di lui a cavallo offrendole così pericolosamente la schiena.
Fece fermare spazientito l' animale e scese con un balzo.La nuova posizione sbilanciò sulla sella la ragazza che si dovette appoggiare con tutte due le mani per non perdere l' equilibrio.
L' assassino ne approfittò e la tirò giù di malagrazia facendola cadere al suolo. L' impatto col terreno sembrò scuoterla da quell' attacco di panico e la fece smettere di parlare, tutto ciò con grande sollievo dell' uomo che desiderava solo potersi spiegare in tranquillità.
- Ascoltami - disse approfitando del momento favorevole.
- Non sono un santo, sono un assassino. La mia pazienza si sta consumando.- Nassser la guardò bene negli occhi  e ciò che vide non gli piacque.
Il terrore andava bene nello sguardo delle sue vittime, non della persona che gli stava davanti e che non aveva colpa per tutto quanto era successo.
- Mi dispiace piccolina. - le disse nel modo che gli sembrava più rassicurante possibile.
- Ti sei trovata a far parte di un qualcosa più grande di te.- e fu il suo turno ad essere triste.
Quelle parole sembrarono fare breccia in lei ,e tirandosi su dalla polvere gli si accostò per guardarlo meglio in viso.
Nasser la fissò a sua volta e gli venne spontaneo raccontarle la verità dei fatti.
- Era stato dato l' incarico alle persone che ti hanno rapita e che hanno ucciso i tuoi famigliari, di procurarci una ragazza in età da marito che volesse cambiare lo stile della sua vita accettando di venire a vivere a Masiaf come compagna e madre dei figli di uno di noi.
Quello che si cercava di fare era adattare le esigenze di entrambi per migliorarle nella più positiva delle prospettive.
La ragazza doveva decidere in piena libertà perchè se avesse accettato non le sarebbe stato più concesso di ritornare  sui suoi passi.
Forse la colpa è interamente da imputare a me , perchè è stata la mia incapacità a trovare una compagna a far si che il nostro Maestro si rivolgesse a  mediatori estranei.Pensavo ingenuamente che iniziare una vita in questo modo sarebbe stato ottimo per cominciare a conslidare un rapporto con una donna,ma sono pienamente consapevole che le morti non sono mai buoni inizi.
Quando ti ho vista sul pavimento della stanza dove eri rinchiusa ho desiderato molto lasciarti libera, ma al contempo mi sono anche posto un' altra domanda : chi si sarebbe preso cura di te?
Le mie scuse per quello che ti è successo non sarebbero servite a nulla e nemmeno il fatto che ho vendicato le morti dei tuoi parenti con quelle di coloro che li hanno uccisi, dunque ti chiedo di accettare il mio aiuto finchè non avrai deciso per te stessa.
Ti chiedo solo di rispettare la piccola finzione di noi due assieme perchè tutti se lo aspetteranno e soprattutto perchè non ti posso tenere accanto a me per nessun altro motivo. Cosa ne pensi ? Ritieni di poter accettare? -

Satiel rimase muta. Il suo primo impulso fu quello di desiderare ardentemente di non essere mai nata.Il secondo fu quello di uccidere la persona che gli stava davanti.Le venne da ridere ripensando che pochi minuti prima aveva creduto che in tutto quello che le era capitato questo uomo non era una figura tanto malvagia.
Lui era malvagio. Era l 'origine dei suoi guai, dei suoi lutti e di tutti i suoi sogni infranti, e per di più adesso le faceva delle richieste che avevano dell' inaccettabile.
- Fatemi capire bene - iniziò articolando molto lentamente le parole, - io dovrei ,per il mio stesso bene naturalmente, far finta di essere la vostra amante dato che voi avete interpellato per risolvere i vostri problemi di discendenza, delle persone a cui la situazione è così tanto sfuggita di mano da compiere una strage invece di fare da sensali per il matrimonio?-
Lei non si accorse di stare urlando nel dire le ultime frasi,ma all' uomo questo particolare non sfuggì. Aurtomaticamente si preparò alle inevitabili conseguenze.
- Vedila come lo ritieni più opportuno. Il valore della mia proposta non cambia.- Rispose con tono piatto.
Fu come appiccare un incendio.
La ragazza era ben consapevole di essere di struttura minuta, di non avere forza già in partenza, che lui era alto, molto più alto di lei, che aveva il corpo solido come la roccia ed era armato di tutto punto,ma questo non le impedì di avventarglisi contro.
Fu il classico esempio di mosca che molesta un elefante.
Gli si lanciò addosso senza pensare che non sarebbe mai riuscita a toccarlo.
Nasser si limitò a bloccarla per i polsi e attendere che sfogasse tutta la rabbia che nutriva in petto esibendosi in pietosi quanto vani tentativi di colpirlo.
- Vi odio! Vi odio!- non faceva che ripetergli paonazza in volto per lo sforzo e l' impeto dei suoi gesti.
Lo sfogo durava già da un pò quando l' uomo decise di porre fine a tutta la sua sceneggiata. Le bloccò  il corpo con un movimento rapido stringendola in un abbraccio duro come una morsa. Tenedola stretta a sè in questo modo prese a sussurrarle nell' orecchio con voce pacata per cercare di calmarla.
- Basta ,adesso .Calmati. Ti farai solo del male,calmati.-
Alla fine i suoi modi persuasivi ebbero la meglio e la sentì esausta rilassarsi contro di sè e rinunciare a lottare per scoppiare in una serie di singhiozzi che la facevano tremare tutta.
Nasser sperò tanto in cuor suo che questa fosse la fine da cui poter ricominciare.
- Come ti senti ?- le chiese dopo qualche minuto che si era ripresa.
Satiel non aveva voglia di racontarsi a lui, di fargli sapere se stava bene ,male o che altro. Il loro sarebbe stato un semplice rapporto di convenienza, ti do per riceve , il tutto si sarebbe esaurito in quei termini.
- Raccontatemi della nuova vita che mi aspetta se volete rendervi utile,signore. - rispose acida.
- Bene.- rispose l' uomo colpito dallo sbalzo repentino d'umore.
- Guardami negli occhi quando ti parlo, perchè tutti si aspetteranno che tu lo faccia -
disse facendola girare verso di lui. Satiel lo fissò con odio.
- Le donne a Masiaf chiamano i loro uomini per nome. Ti ricordi il mio?- le domandò.
- Come potrei dimenticare chi ha cambiato il corso della mia vita per sempre, Nasser. - rispose gelida.
- E' già qualcosa.- bofonchiò
- Stai alla larga dagli altri assassini, specialmente da quelli che indossano divise bianche lunghe come la mia.-
- Perchè?-
- Sono assassini di alto rango, maestri, poco pazienti ,veramente poco pazienti.- e così dicendo le riservò una lunga occhiata carica di significati.
- Sono sempre estremamente indaffarati per le missioni estremamente importanti che vengono loro affidate e per il fatto che ci tengono molto a mostrare a tutti il loro grado di abilità. Non esiteranno a far ricorso a dimostrazioni pratiche se necessario. Evita sempre di trovarti nei paraggi quando accade.-
- Lo terrò a mente.-
confermò con tono annoiato. - E'importante ,sciocca.- le rispose innervosito.
- Perdonatemi, maestro assassino, ma non rispecchiate molto questi personaggi da voi descritti  pur essendo uno di loro.-
Nasser le rifilò un ceffone in pieno volto che la mandò a terra e una volta raggiuntola la sollevò bruscamente tirandola per i capelli.
- Desideri che continui ?-
Troppo sorpresa per parlare, considerando che il dolore non era eccessivo,Satiel si limitò a scuotere la testa.
L' assassino l' aiutò a rimettersi  in piedi e fissandola le disse :
- Questo accade sempre prima o poi con chi ci provoca.-
- Ho capito Nasser.- fece lei ad un tratto servile.
- Bene. Tra tutti gli assassini d' alto rango che vengono chiamati priori, da uno ti devi guardare particolarmente in  tutti i momenti. Ti sarà facile perchè non è un tipo molto socevole ed è impegnato in battaglie tutte sue,oltre quelle che deve svolgere per l' ordine. Il suo nome è Altair.-
-Al- tair?- pronunciò incerta
- Si, Altair, il  braccio destro di Al Mualim.-




 

- E  anche lui è solito picchiare le donne?- gli disse a bruciapelo riuscendolo a mettere in difficoltà
- Non gliel' ho mai visto fare. - rispose Nasser comprendendo in quel momento che il comportamento che aveva adottato con lei non era stato dei migliori.
- Mi dispiace, sono più abituato a trattare con i miei simili che con delle ragazze. Ho reagito con te come avrei fatto con un mio sottoposo.- le tese una mano sperando che accettasse il gesto riappacificatore
- Dobbiamo fare ancora molta strada e non possiamo affaticare troppo il cavallo,conviene che proseguiamo.- concluse in maniera spiccia.
Satiel decise di accettare quella specie di compromesso riappacificatore tra di loro sentendosi tra l' altro troppo stanca per elaborare chissà qual piani per il futuro.Si lasciò aiutare docilmente a risalire in sella pur sforzandosi con tutte le sue forze di non lamentarsi sebbene incominciasse ad accusare la fatica per la mancanza di riposo e di cibo e di mantenersi ben eretta e staccata da lui.
Era trascorso molto tempo da quando avevano ripreso a cavalcare ,ma non avevano pronunciato una sillaba in più dall' ultimo scambio di battute.La ragazza dentro di sè moriva dalla voglia di fargli mille domande,di rivelargli che prima che succedesse tutto quanto si stava per sposare e quindi sapeva più o meno che cosa le sarebbe derivao da quella unione,mentre per questa nuova situazione era in profonda apprensione non sapendo praticamente quasi nulla.
Le sarebbe piaciuto sentire qualche parola di incoragiamento,la descrizone del posto in cui si stavano dirigendo ,ma l' unico suono che percepiva era il sordo rumore degli zoccoli sul terreno.

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Capitolo 5
*** Chi ben comincia ***


Vista da lontano Masiaf dava l' idea di un castello abbandonato molto difficile da raggiungere.Il villaggio che si spandeva ai suoi piedi brulicava di persone indaffarate e caoticamente prese a intrattenere i più svariati rapporti interpersonali. L' inarrestabile brusio di sottofondo rendeva impossibile utilizzare per comunicare toni di voci bassi o discreti a meno che non ci si appartasse presso gli angoletti bui che le strette viuzze formavano generosamente. Qua e là l' occhio non poteva fare a meno di notare donne ricoperte di cenci tendere le mani ad arte e formulare richieste supplichevoli  alla ricerca di qualche spicciolo, turbando molto la ragazza non abituata a tutto questo e quasi certa che prima o poi qualcuna l' avrebbe notata e le avrebbe sicuramente chiesto qualcosa.
L' assassino aveva notato il cambiamento della postura della ragazza dietro di sè,e principalmente credeva fosse dovuto alla curiosità nell' osservare il nuovo ambiente,non immaginava che quegli spostamenti continui del suo assetto fossero dovuti all' ansia di doversi nascondere agli occhi degli abitanti i quali ,come erano ben abituati a fare da anni di convivenza ,facevano di tutto per non rivolgere lo sguardo nella loro direzione.Ad un certo punto,quando gli parve di udirla trattenere di colpo il respiro come se qualcosa l' avesse spaventata ma non dovesse assolutamente darlo a vedere,non potè più fare a meno di ignorare quei gesti e dopo aver fermato il cavallo torse il busto fino a guardare che cosa le fosse successo.
Satiel teneva le mani strette davanti al petto timorosa di abbassarle lungo i lati del corpo, mentre lo sguardo scattava dai fianchi del cavallo al viso di Nasser.
- Mi sai dire cosa ti piglia? - chiesa non nascondendo una certa irritazione.
- A me ? Nulla davvero! - gli rispose provando a sminuire il tutto.
- Non è vero ,è da un pò che ti stai contorcendo dietro di me ,non credere che non me ne sia accorto! - le rispose incatenandola con lo sguardo.
- Le donne lungo la strada, Nasser, si avvicinano troppo. Sembra che mi vogliano tirare giù. -
 Sentendo quelle parole l' assassino scoppiò a riderle in faccia.
- Non ci trovo nulla di  divertente! potevano farmi cadere e chissà se avresti mosso un dito per venirmi a recuparere ! - gli rispose infuriata
- Non ti preoccupare per il fatto di cadere di sella! Non volevano tirarti giù, non lo avrebbero mai fatto avendoti vista con me perchè sanno la fine a cui andavano incontro, ti stavano toccando per prendere un pò della tua fortuna. -
- Di che cosa?-
- Non ci pensare! Loro immaginano che se ti sfiorano quello che è capitato a te capiterà anche a loro. -
- Anche loro vogliono perdere tutto quello che possedevano e le loro famiglie d' origine? Chi può desiderare tutto questo? non riesco a comprendere. - fece perplessa.
L' espressione di Nasser rimase sempre la stessa esteriormente ma dentro il suo cuore sentiva bruciare la colpa.
- Essere la donna di uno dell' ordine è un grande privilegio in questo villaggio. Assicura rispetto  e protezione senza limiti. - pronunciò queste parole appositamente sperando che Satiel riuscisse a vedere qualcosa di positivo nella nuova  situazione in cui si trovava. La fissò in modo molto penetrante per notare qualsiasi movimento che gli poteva dare la misura dei sentimenti che provava,ma vide il suo sguardo mentenersi freddo e il suo corpo contratto come se avesse paura di rilassarsi.
Dato il prolungato silenzio si girò nella corretta posizione e proseguì il percorso deviando verso un pendio sul fianco sinistro dell' altura che portava all' ingresso principale della fortezza.
- Pensavo dovessi rientrare coi tuoi compagni - gli disse Satiel notando la variazione.
- Io si, ma quello non è il posto per te. Le donne non vivono lì dentro assieme agli assassini. O forse vuoi sottoporti anche tu agli addestramenti? - e disse questo con una certa ilarità.
- Devi ritenerti un uomo molto fortunato Nasser visto che tutto quello che dico non fa che farti sorridere. Dovresti consigliarmi come cura per il malumore! -
- Se devo essere sincero è un vero spasso notare quanta ingenuità contengano tutte le tue parole. Peccato che invece che provocare anche a te una certa spensieratezza non facciano che provocarti eccessi di rabbia. -
- Essere derisa mi mette in difficoltà, e scusa se non riesco a nasconderlo! - gli rispose accalorata dalle sue stesse parole
- Non capisco come possa renderti tanto contento ! -
Nasser fermò dinuovo il cavallo e con un gesto fluido scese per primo. Si accostò a lei e aiutandola a scendere la trattenne per le braccia una volta a terra. La ragazza fu costretta ad alzare il viso verso di lui perchè percepiva con un certo fastidio che non si decideva a mollare la presa.
-  Non voglio deriderti -disse con voce seria.
- Mi piace sentire la tua voce fare domande e commnentare ciò che non conosci. -
Lei rimase senza parole .Non credva possibile che  tenesse così tanto alle sue esigenze.
- E per preservarti dal farti formulare ulteriori sciocchezze ,eccoci arrivati a casa - e le indicò una piccola abitazione che dava l' idea di qualcosa di poco frequentato e disadorno.
- Diciamo che sono più o meno trascorsi venti anni dall' ultima volta che ci ho abitato,ma i muri reggono ancora. Vogliamo entrare? -
Satiel dovette ammettere con se stessa che era la seconda volta che la lasciava senza il fiato necessario per rispondere.

" Almeno la porta ruota sui cardini " non potè fare a meno di pensare una volta arrivata all' ingresso.
Dire che erano trascorsi 
almeno  venti anni significava non avere la più vaga percezione dello scorrere del tempo. La casa sembrava abbandonata a dir poco da millenni, tutto era ricoperto da un generoso strato di polvere che dava a ogni cosa un riflesso argenteo , il che non migliorava nemmeno un pò il pensiero su come avrebbe fatto ad arrivare a scoprire il colore originario. I mobili erano veramente pochi, anche se pensava ,ma non credeva, che in quel periodo l' assassino ci avesse abitato da solo.
- Ma qui venivi solo per dormire? - provò a indagare
- Più o meno - le rispose in maniera distratta mentre con sguardo incredulo osservava anche lui il misero spettacolo di una casa in rovina.
- Accidenti come si è ridotta - commentò desolato.
- Nasser, desideri spiegarmi cosa devo fare o forse è meglio che improvvisi una tenda dietro le mura intanto che qualcosa non migliora? - lo riscosse dalla sua osservazione in tono aspro.
- Sei brava ad arrampicarti?
- Eh? -
- Ti ho chiesto se sei capace ad arrampicarti senza cadere di sotto alla prima occasione.-
Satiel rimase per un momento senza parole.
- Non particolarmente, l' ho fatto pochissime volte da piccola,per lo più mia madre desiderava che mi occupassi di pratiche più femminili. - gli rispose con un tono indefinibile.
- Va bene, ho capito. - fece rassegnato, come se stesse rinunciando a un' occasione irripetibile.
- Dovremo fare le cose fatte per bene. -
La ragazza sentì un brivido freddo attraversarle tutta la schiena.
- Cosa significano le tue parole? - gli chiese.
Nassere la guardò per un istante con occhi indagatori : le spalle leggermente strette, le sopracciglia che si stavano arcuando per denotare apprensione, gli angoli della bocca che si tiravano in quella che era l' inizio di una smorfia. Davvero non era la persona giusta per lui. La verità era che non si sarebbe mai arresa al tipo di vita che le proponeva, lo avrebbe sempre visto come una condizione di passaggio da cui fuggire alla prima occasione. Ma, per il momento non aveva scelta.
- Non ti posso lasciare qui. Nemmeno se fossi una mia prigioniera lo farei. - Fece una pausa sperando che ci arrivasse da sola. Non accadde.
- Ebbene?-
- Tu vuoi rimanere qui da sola ,diciamo così ,esposta a ogni genere di situazione ? - riprovò prendendola in un altro modo.
- Certo che no! Che domande. -bofonchiò  non rendendosi conto di dove voleva andare a parare.
- Veramente ci sarebbe un modo per farti entrare alla fortezza per qualche tempo, giusto quello necessario per organizzare la tua vita al villaggio, intendo. -
- E sarebbe? - chiese incuriosita
- Ufficializziamo con una semplice dichiarazione il fatto che ci siamo scelti. Solo difronte agli altri. Di fatto rimaniamo liberi. Niente impegni, solo un accordo tra noi. Ci stai? -
- Sposarci intendi? -gli disse con voce incredula
- Ho capito bene? - Nasser rimase in silenzio fissandola.
Satiel in pochi istanti soppesò il tutto,contemporaneamente si diede della sciocca e si raccomandò di essere scaltra, decise di lottare fino all' ultimo e si arrese senza riserve. Si vide madre e moglie affettuosa, amante infedele e in fuga di nascosto con un altro.Si vide venduta a una carovana nel deserto e si vide sulla porta della casa ormai restaurata accogliere Nasser che veniva da lei a dai bambini.Vide suo padre e sua madre che le organizzavano il matrimonio più ricco mai celebrato finora, tutti gli agi di una vita benestante ,un marito che la ricopriva di oggetti ma che non le rivolgeva mai la parola e non la guardava mai negli occhi leggendo dentro il suo sguardo. E per ultimo, quasi inaspettatamente vide Nasser che l' aiutava a scendere da cavallo e la teneva per le braccia perchè desiderava attirare la sua attenzione, che la prendeva con sè pur sapendo che lei non provava nulla invece che abbandonarla al suo destino.Vide il vuoto del gelo nel suo cuore e il tepore dovuto alla presenza dell' uomo.
Il suo cuore decise per lei.
Si rasserenò nel viso e nella postura mentre gli si avvicinava  a passi misurati. Nasser non osava dire nulla, sentiva di aver fatto tutto il possibile per le sue capacità.
Con un gesto inaspettato lei posò la sua mano su quella di lui. Sotto le dita sentì il cuoio dei suoi  guanti e la durezza delle fredde parti in metallo. Non c' era calore nel' unione di quel tocco,solo forza e solidità. Non era un brutto inizio.
- Ti seguo. - gli disse con voce sicura.
Nasser non aveva mai sentito parole più belle.

Se dall' esterno la fortezza di Masiaf le incuteva un timore pressochè palpanbile, vista da vicino emanava un freddo che le penetrava nelle ossa fin nel midollo. Persino le pietre delle mura sembravano lanciare messaggi intimidatori a tutti coloro che si trovavano nei pressi e non si erano conformati anche nello spirito a tutto quel rigore.
Nel poco tempo che impiegarono a raggiungere l' ingresso si era già convinta forse ripetendoselo un centinaio di volte che non sarebbe mai riuscita a varcare la soglia principale perchè era sicura che qualcuno  sarebbe sbucato fuori dal nulla per toglierle la vita da un  momento all' altro. Nasser camminava davanti a lei come se niente fosse, marziale nel suo avanzare e sicuro di sè come molto probabilmente era sempre stato, ma isolitamente rigido  per lei che lo aveva visto in circostanze più informali.
Avrebbe tanto desiderato allungare una mano e afferrargli il polso ma non osava fare un movimento così plateale per paura di scatenare la reazione di qualche guardia partiolarmente nervosa.
Davanti all' arco che introduceva alla scalinata principale stavano in piedi rigidi come statue di marmo due assassini con delle divise diverse da quelle che indossava Nasser,e che molto probabilmente dovevano essere di rango inferiore al suo stando a qello che le aveva detto in precedenza. Lei rimase molto colpita quando guardandoli meglio si accorse che dovevano essere poco più che ragazzi. Non si riuscì a spiegare il perchè ma quella considerazione la tranquillizzò un poco
, facendole nascere nella mente la strana associazione che la giovane età li avesse preservati dal rigore della vita che si erano scelti.
- Nasser ,quegli assassini sono giovanissimi - gli sussurrò alle spalle.
- Si staranno ancora addestrando. - concluse credendo di aver affermato una cosa sensata.
- Vedi, non tutto corrisponde a quello che pensi, e molto presto te ne darò la prova. - le rispose lasciandola ancor più incuriosita.
- Maestro.- dissero all' unisono i due giovani all' ingresso non appena si fu avvicinato accennando a una specie di inchino.
- Sono qui per parlare con Al Mualim - rispose l' assassino con un tono di voce che ammetteva soltanto cieca ubbidienza. I due sembrarono per un attimo disorientati.
- Dobbiamo pregarti di aspettare maestro,Al Mualim sta congedando altri confratelli per una missione. Crediamo fornisca loro gli ultimi dettagli e ha disposto di non permettere a nessuno di avvicinarsi. - Nasser tacque soppesando le parole appena pronunciate con grande attenzione.
- Chissà se veramente Al Mualim ha disposto tutto questo o è stato suggerito da altre labbra. - insinuò con odio malcelato quasi sibilando come una serpe.
I due tacquero preferendo non complicare ulteriormente la loro già difficile situazione.
Nasser si girò nervosamente verso di lei e le fece capire di seguirlo mentre si allontanava il tanto necessario per non essere oggetto dello sguardo indagatore dei due.
- Non faccio fatica a immaginare di chi si tratta ! - si lasciò sfuggire in un sussurro.
La donna  guardava la trasformazione repentina d' umore che gli aveva fatto contrarre tutti  i lineamenti del viso fino a fargli increspare le labbra in un ringhio domandandosi cosa mai fosse successo di tanto grave durante quello semplice scambio di battute.
- Non riesco a comprendere tutto questo nervosismo da parte tua. - gli disse piano, allarmata. 
- Dobbiamo solo aspettare qualche minuto mi pare, non penso sia grave. -cercò di minimizzare per allentare la tensione attorno a loro che era divenuta così consistente da poter essere trafitta con una lama.
- Taci, non mettere bocca in cose che non ti riguardano! - le disse con un tono tanto sgarbato e iroso che Satiel faticò a riconoscere come suo, e per sottolineare maggiormente il tutto assunse l' esatta posizione immobile adottata dai due assassini sull' ingresso, ma molto più minacciosa.Ogni muscolo del suo corpo era teso allo spasimo e sembrava regalare a piene mani promesse di morti dolorose e lente.
La ragazza si immobilizzò al suo fianco quasi temendo che se avesse respirato troppo forte Al Mualim in persona si sarebbe preso la briga di interrompere il suo colloquio per venire a giustiziarla.


 

Al Mualim naturalmente non si sarebbe mai preso l' incomodo di disturbarsi a intervenire per farle del male,ma chi si presentò al suo posto doveva essere una persona abituata a farne. Magari anche gratuitamente se gli veniva offerta l ' occasione.
Furono queste le prime impressioni che Satiel ebbe durante il suo primo incontro coi confratelli di Nasser.
L'attesa per ottenere un colloquio col  Gran Maestro degli assassini non fu lunga. La ragazza  avrebbe giurato di non aver sentito alcun rumore fino a quando l' uomo che era con lei disse a bassa voce rivolto in un dialogo dove  svolgeva la parte dell' interlocutore di se stesso :  
 - Eccolo, stanno arrivando. - nonostante lei continuava a non udire nulla , e  capì che stava veramente arrivando qualcuno solo nel momento in cui tre figure varcarono la soglia e furono fuori nello spiazzale dove stavano aspettando.
Due di loro erano vestiti come Nasser, l' altro,di rango inferiore, come  i due all' entrata, e come a sottolineare che la giovinezza li rendeva più umani ,il ragazzo si muoveva in modo più disinvolto e spontaneo, sembrando addirittura che volesse intavolare una piacevole discussione con l' altro assassino che invece li guardava truce.
Fu uno dei due ad attirare la sua attenzione in maniera inevitabile ,facendole dirigere il suo sguardo verso la sua figura con la facilità con cui una calamita attira il ferro.
L' impressione che ebbe in un primo momento fu quella di essere senza via di scampo. Tutto di lui evocava le immagini di un predatore,la postura come quella di un felino pronto al balzo,l'aura di potenza che emanava ogni suo muscolo,la fierezza nel tener sollevato il mento quel tanto da farlo apparire piu' imponente, il modo particolarissimo di muoversi in mezzo a loro che lo rendeva sfuggente. Doveva ammettere di trovarsi di fronte alla più perfetta creatura che mai fosse stata creata per uccidere.

 

L' ombra del cappuccio celava perfettamente quasi l' interezza del suo viso.La donna riuscì solo a vedere le labbra piene perfettamente disegnate accennare a una specie di sorriso malritorto mentre si rivolgeva al confratello con tono supponente.
- Nasser ,già di ritorno? Non vai a riposare dopo una missione così faticosa ? -
- Sono stato a trovare tua madre che mi prega di porgerti i suoi saluti e di riferirti che non ha alcuna voglia di vederti.- rispose secco l' altro.
Fu una sequenza di movimenti che l' occhio di  Satiel non riuscì a percepire se non all' ultimo, quando vide i due assassini avvinghiati l' uno addosso all' altro frapponendo  come unica distanza dai loro volti la lama che Altair in un movimento inarrestabile stava per conficcare nella gola dell' altro.
Nasser con uno sforzo che sembrò costargli caro riuscì a scrollarselo di dosso per il tempo necessario per permettere al suo avversario di ritrovare l' equilibrio e con un gesto flessuoso farlo cadere a terra con uno  sgambetto.Altair gli fu sopra immediatamente sfoderando  la lama che teneva nascosta nel braccio,ma bloccandosi quasi subito per la sorpresa di ritrovare la lama di Nasser nella posizione speculare,rivolta contro la sua gola. I due momentaneamente congelati in una reciproca posizione di stallo si fissavano con odio ribollente.
- Non credete che possa bastare ? Davvero possiamo permetterci di perdere tutto questo tempo per i tuoi svaghi Altair? -
Fu l' altro assassino a parlare. Lo fece con un tono di voce tranquillo e risoluto, come se quella a cui avevano appena assistito fosse una delle tante scaramucce di poco conto con cui i bambini si tenevano allegri  nei loro giochi all' aperto. A Satiel diede l' impressione di un uomo o molto assuefatto a questo tipo di scambio di opinioni o così tanto sicuro di sè da non essere minimamente toccato da quella dimostrazione. Considerare le seconda opportunità come la più attendibile mise il gelo addosso alla donna.
Come se qualcuno gli avesse indicato il momento esatto in cui muoversi i due incominciarono lentamente a ritrarsi separandosi,  continuando a mantenere fisso il contatto visivo fino all' ultimo istante con cui fecero rientrare con uno scatto sordo le rispettive lame nella polsiera.
Altair come se niente fosse sparì in pochi secondi lungo la strada e fu impossibile determinare in quale direzione si fosse diretto, Nasser si avvicinò al confratello che aveva parlato per ultimo e incominciò a tempestarlo di domande in un tono troppo basso per essere compreso, mentre la ragazza non sapendo come comportarsi prese a guardare verso il suo compagno con evidente disagio.
- Non ti preoccupare sono cose di poca importanza,capitano spesso. Ti ci abituerai facilmente. -
L' assassino che le aveva rivolto la parola, quello che poco prima aveva identificato come il più giovane dei tre ,le si era posizionato vicino senza che lei si accorgesse di nulla e ,con sua grande sorpresa stava cercando di tirarla su di morale come se avesse percepito il suo stato d' animo in subbuglio.
- Mi dispiace non volevo disturbarti.- mormorò in risposta pentendosi subito delle parole insensate che gli aveva fornito.A suo parere sembrava infatti che dovesse placarlo per non dover ritrovarsi a essere la protagonista di un nuovo scontro.Mentelmente si diede della stupida imbranata.
Lui si mise a ridacchiare in risposta al suo comportamento.
- Altair e Nasser non si sono mai sopportati sin da quando lui è arrivato da bambino alla fortezza. Nasser pensava che era troppo esile di fisico e troppo debilitato dalle condizioni di miseria da cui veniva per sopravvivere agli addestramenti.Non è mai riuscito ad accettare che in poco tempo si rivelasse il migliore.Perfino mio fratello che ha la sua stessa età e che si è allenato con lui fatica a tenere il suo passo.Ma Altair è fatto così,come un cielo nuvoloso, sempre scosso dai venti,raramente sereno.-
Satiel guardava il ragazzo e contemporaneamente sentiva provenire dalle sue parole la dimostarzione di uno spirito maturo ben più di quanto si fosse aspettata.Incuriosita da quanto le aveva appena rivelato provò a fare alcune domande.
- Credevo che più o meno avessero la stessa età ! -
A quelle parole il giovane scosse la testa ancor più divertito e le rispose mostrando un senso di ammirazione misto a quello che le sembrò essere orgoglio per il fatto di essere schierati dalla stessa parte : - Altair ha poco meno di venti anni. Nasser trentacinque. -
Lei chiuse la bocca con uno scatto secco senza neanche essersi accorta di averla spalancata per la meraviglia e l' irruenza delle considerazioni che le fiorirono simultaneamente riguardo la loro relazione.

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Capitolo 6
*** Assassini ***


Fu bruscamente interrotta nel dialogo piacevole che aveva intrapreso quando sentì una mano strattonarla per un braccio e allontanarla dal suo interlocutore.
- Non sei il tipo che ci pensa su due volte prima di infastidire la gente ! Chi ti ha dato il permesso di rivolgergli la parola ? - il viso di Nasser era  a dir poco stravolto dalla collera mentre le urlava contro senza motivo quelle frasi brusche.Satiel fu del tutto impreparata a una simile reazione da parte sua.
Il giovane si accorse della sitazione critica che si stava formando e decise di prendere la parola per calmare i bollenti spiriti.
- Sono stato io ad avvicinarmi per primo ,calmati fratello, non ha fatto nulla di male - cercò di minimizzare ,ma questo inspiegabilmente servì solo a far lievitare la  collera dell'altro.
- Qualcuno DEVE averglielo detto Kadar,non cercare di placarmi! Sei stato tu a parlare visto che tuo fratello nega? -
riprese riportando la sua attenzione verso ciò che gli premeva di più in quel momento. - Sinceramente non so a cosa ti riferisci Nasser,e per quanto possa sforzarmi continuo a non vedere nulla di sbagliato nel fatto che Al Mualim ti abbia affidato il compito di trovare una compagna.Per tutti gli assassini prima o poi arriva questo momento. -
Satiel vide brillare negli occhi dell' uomo una furia omicida in corrispondenza delle parole del giovane.
Per un istante credette che lo avrebbe preso a pugni lì davanti a loro, ma invece si girò completamente  verso di lei incenerendola con lo sguardo e le disse con tono autoritario di aspettarlo esattamente dove si trovava adesso ,procedendo poi a passo spedito  verso il tanto desiderato colloquio.
- Che caratterino. - commentò il giovane osservandolo allontanarsi.
- Devi cercare di capirlo fratello.Le parole del maestro non hanno per lui lo stesso significato che hanno per le tue orecchie. Questo suo  volere significa che la carriera di Nasser è quasi giunta al termine. Lo sta abituando all' idea che presto non gli verranno affidate missioni di valore ,ma compiti  più o meno importanti di  banale amministrazione. Per un uomo d'azione come lui non è facile accettare l' idea che gli verrà presto chiesto di farsi da parte, soprattuto quando a sottolinearglielo  sono  le parole comprensive del nostro amato fratello Altair. -
A parlare questa volta fu l' altro assassino ,che con tono sereno e distaccato sembrava un insegnante che forniva spiegazioni a due alunni sciocchi che erano rimasti indietro con la lezione. La ragazza si trovò ad osservare la calma e la grazia dei suoi movimenti che sembravano frutto di un costante autocontrollo che agiva autonomamente da qualsiasi altra cosa l' uomo fosse impegnato a compiere. Per certi versi gli ricordava un pò Nasser nei suoi momenti più tranquilli.
Anche il tono della voce infondeva calore e sicurezza. Senza volerlo le si affacciò nella mente l' idea bizzarra che fosse uno studioso. No,a pensarci bene, giudicando dal suo aspetto e da quello che gli aveva detto poco fa l' altro assassino non doveva proprio essere così,ma il paragone con un uomo che ai fatti preferisse risolvere tutto con le parole ,questo si.
Senza un motivo valido percepì che poteva fidarsi di lui, inspiegabilmnete sentiva che le piaceva la sua vicinanza.
Lui dovette leggerle negli occhi il flusso di pensieri confusi che la stava atraversando come un fiume in piena,perchè sorridendo le si rivolse in maniera così garbata da apparire pur non volendo seducente, col chiaro intento di prendersi un piccolo divertimento nei sui confronti.
- Ma comunque non mi sembra molto gentile da parte sua trascurare una così piacevole compagnia per un eccesso di collera.- e le rivolse un sorriso volutamente più ampio col risultato di farle imporporare le guance.
Con un gesto aggraziato le porse la sua mano invitandola a spostarsi in una zona all' ombra dove sarebbe stato più confortevole aspettare il ritorno del confratello,visto che nessuno poteva prevedere con esattezza quanto tempo avrebbe richiesto cio' che doveva compiere.
- Ma non ci siamo presentati.- fece con tono lievemente sorpreso,come se si fosse ricordato improvvisamente di qualcosa che finora gli era sfuggita.
- Io sono Malik,e come potrai aver  immaginato da te questo è mio fratello di sangue Kadar.- Satiel ipnotizzata,con grande sconforto scoprì che pur tentando non riusciva a staccare gli occhi dai suoi.
-Senza nemmeno il bisogno che te lo dica, siamo assassini. Benvenuta  a Masiaf.Da quanto posso comprendere ben presto ,seppure in un modo diverso, entrerai anche tu a far parte della confraternita. Ne siamo onorati. - e mentre pronunciava queste ultime parole lo vide portarsi la mano destra all' altezza del cuore e piegare la parte superiore del busto in un mezzo inchino che le tolse il fiato per il suo profondo senso di rispetto.
Malik fece una piccola pausa ,per darle il tempo di ribattere, ma vedendo che rimaneva in silenzio  provò a incoraggiarla pensando che fosse vittima della timidezza, invitandola a presentarsi.
- Tu invece sei...- le disse con voce dolce accompagnando le sue parole con un gesto della mano che la incitava a proseguire.
- Satiel. - rispose come se avesse subito un brusco risveglio.
Freneticamente pensò a una presentazione degna di quella appena fatta da lui ,ma i ricordi di quanto era successo poco tempo addietro le chiusero la gola in una morsa feroce.
- Non ho  più padre, nè madre ,nè famiglia.Ho perso tutto nell' arco di una notte. Nasser mi ha portata qui salvantomi dalle grinfie di uno schiavista.- e detto questo abbassò il capo sentendosi inadatta all' onore riservatole.

La ragazza non aveva il coraggio di sollevare il viso per vedere che effetto avessero avuto le sue parole su di loro,immaginando espressioni  certo non molto favorevoli. Fu quindi  enormemente sollevata nel sentire Malik commentare con leggerezza ciò che aveva appena detto.
- Tipico di Nasser salvare tutte le donzelle in difficoltà che incontra.In tutti questi anni non si è mai lasciato sfuggire neppure un' occasione!-
 E come se stesse parlando di una persona cara  che conosceva profondamente si mise a ridere di cuore  rivolgendo un ' occhiata complice al fratello che sogghignava sommessamente.
- Ti ricordi di quella  tipa che per dimostrargli la sua gratitudine gli ha fatto una corte estenuante per giorni interi? Era così allo stremo che ha dovuto fingersi morto in missione!  -
- E' vero! E la faccia di lei quando Yusuf glielo ha riferito! Mentre piangeva la più nobile delle perdite  lui le rideva davani come un matto! Chissà cos' ha pensato di lui in quel momento! Altair  quando l'è venuto a sapere l' ha tormentato per mesi ,probabilmente gli ha fatto desiderare di essere morto davvero!-
Udire tutte quelle risate risuonare intorno a loro la mise subito di buonumore cancellando la malinconia che stava guadagnando strada dentro di lei. Improvvisamente si unì anche lei dietro a quella scia sentendo allentarsi la morsa che le costringeva la gola.
- Non immaginavo che dietro il suo aspetto serio si nascondesse un simile seduttore .- commentò visibilmente distesa.
Malik le diede una pacca cameratesca sulla spalla fingendo un' espressione tra il rassegnato e il disperato confidandole - E ancora non hai saputo il resto! -  rafforzando l' ironia della situazione.
Furono interrotti da una delle guardie che presidiavano l'ingresso.
- Il Maestro vi invita alla sua presenza per determinare gli ultimi accordi.-
Quelle parole non suscitarono in lei l' effetto dovuto. Satiel fu riportata bruscamente alla realtà e percepì con dolorosa certezza che la breve parentesi di gioia era finita per sempre.Rivolse uno sguardo molto significativo ai due assassini che le avevano tenuto compagnia in quel breve periodo di tempo come se una loro parola potesse cambiare tutto il corso degli eventi.
Vide Malik rientrare nelle vesti autorevoli in cui le si era mostrato all' inizio e la sua bocca perdere la piega distesa di un attimo prima.Faceva male il cuore vedere il prima e il dopo del cambiamento di quella persona.
- Vai, ti aspettano.- furono le sue semplici parole per lei.
Suonarono al suo orecchio come un addio perdendo quel senso cameratesco di complicità che l' avevano messa tanto a suo agio.
A malincuore seguì la guardia per le infinite scalinate che si sviluppavano all' interno della fortezza una volta varcata la soglia principale,portandola sui diversi livelli su cui si sviluppava l' edificio.Se non fosse stato per la luce che filtrava dalle immense vetrate non avrebbe saputo dove appoggiare i piedi considerando che i gradini erano tutti diseguali sia per alzata che per pedata.Contrariamente a lei chi la precedeva avanzava rapido e sicuro dei suoi passi incurante del fatto che lei dovette sorreggersi diverse volte per essere inciampata ripetutamente lungo quelle gradinate.
Salirono l' ultima rampa che portava davanti a una specie di nicchia dove era posizionato un tavolo di legno grezzo con alcune pergamene sparpagliate su di esso e che non impressionava più di tanto.
Fu l' uomo vestito di nero dietro quel tavolo che la mise subito in agitazione,soprattutto quando i suoi occhi penetranti l' agganciarono facendola sentire chiaramente a sua disposizione.
- Ecco dunque la donna che ti ha conquistato il cuore Nasser. Davvero un delicato fiore del deserto,devo ammetterlo.- Il suo tono sembrava cordiale ,ma alla ragazza diede l' idea di un mercante che stesse commentando della merce su una bancarella per ottenere uno scambio vantaggioso.
" Forse adesso mi aprirà la bocca per vedere se ho tutti i denti." pensò tra sè. 
- Allora figlio mio ,non mi resta che darvi la mia benedizione.- commentò aprendo le braccia come un padre che accoglie la futura nuora.Quel gesto contribuì a metterla ancor più in ansia.
Nasser di fianco a lei stava a capo chino come per ricevere quella benedizione  che sembrava tanto la sentenza di una condanna,ma allo stesso tempo tanto indispensabile per continuare quell' orrenda finzione, celando malamente un senso di nervosismo come se non avesse altra scelta che accettare per forza quello che gli veniva offerto.
Al Mualim gli posò le mani sulle spalle accennando a una sorta di congraturazione, girandosi poi verso di lei aspettandosi un commento o un ringraziamento che invece non giunse.
Satiel capì subito di aver commesso un errore imperdonabile, e che al vecchio lei non piaceva nemmeno un pò.Si affrettò a inchinarsi più o meno come aveva fatto l' assassino ,ma assumendo un posa più nervosa e ansiosa di essere sciolta quanto prima da quelle incombenze cerimoniali.
- Bene.Cos' altro vi posso dire se non le parole che desiderate di più sentire in questo momento. Potete ritirarvi.-
A nessuno dei due sfuggì il sottile doppio senso di quell ' affermazione, e l' uomo fu lesto nell' afferrarla per un braccio e portarla il più lontano possibile finchè erano ancora in tempo per non incorrere nelle ire del Gran Maestro degli assassini.
- A quell' uomo io non piaccio.- gli confidò in un sussurro.
- Stai tranquilla,a lui non piace nessuna . Considera le donne alla stregua di passatempi o nella migliore delle ipotesi buone fattrici, e per di più sa la verità su di te.Motivo per cui ti consiglio caldamente di evitare di respirare se ti passa vicino.-
- Anche tu pensi lo stesso di me?-
- Non potrei mai.-





 

Nasser la condusse a passo di corsa per corridoi tortuosi che non sarebbe stata capace di ripercorrere nemmeno tenendo una cartina ben dettagliata sotto il naso. Compiva svolte strette cercando di attirare l' attenzione il meno possibile , e quando lei gli chiese il perchè di questo suo comportamento le rispose che il rumore dei suoi passi aveva avvertito tutti quelli che si trovavano nelle vicinanze che nella fortezza era presente una persona che non era un assassino e che era lì con il permesso del maestro.
- E capiscono tutto questo dal rumore che faccio camminando? Non è possibile!- esclamò meravigliata
- E' possibile e come ,gli assassini non fanno rumore quando camminano,facci caso. - Satiel aguzzò le orecchie e non le rimase altro che constatare l'evidenza.
Finalmente arrivarono difronte a una porta che secondo la ragazza doveva essere quella della sua stanza ,difatti Nasser con un movimento rapido tirò fuori da una parte nascosta del suo abito una specie di chiave e aprì la serratura con un gesto fluido. Aperta la porta la spinse gentilmente dentro e richiuse immediatamente l' uscio dietro di sè.
La stanza non era un granchè in fatto di lusso e mobilio,giusto il necessario  per non rimanere in piedi e un letto abbastanza ampio da poter ospitare due persone.Una piccola cassa addossata al muro completava l' arredamento spoglio di quel locale.
" Almeno c'e' un giaciglio per dormire" commentò tra sè.
- Visto che sono tua ospite e non voglio darti più disturbo del necessario sarò io a dormire per terra ai piedi del letto. - gli disse con slancio, credendo che avrebbe apprezzato il suo piccolo sacrificio.
- Visto che di fatto sei ora ufficialmente mia moglie ,sappi che è tuo dovere dormire nel letto insieme a me.- gli rispose secco  di rimando fissando la sua reazione.
- E mi aspetto inoltre che tu adempia con solerzia  ai tuoi doveri coniugali.-
Il viso della ragazza trasecolò da un salubre rosa pesca a un colorito terreo e malsano che sempre più velocemente sfumava in un pallore cadaverico.
Nasser non faticò a vedere le lacrime spuntarle agli angoli degli occhi.
- Hai paura di me? Temi che non sia  delicato durante la tua prima volta?- e parlandole in questa maniera con voce risoluta diminuiva pericolosamente la distanza tra di loro.
- Credevi che ti avrei lasciata intatta ?- continuò spietato.
Adesso sentiva che quell ' uomo le faceva paura. Singhiozzando apertamente cominciò ad arretrare finchè non si trovò con le spalle al muro.Quando l' afferrò per le braccia un urlo strozzato le sfuggì dalle labbra e si rannicchiò su se stessa per sfuggire alla sua presa.
- Non avere paura .- le sussurrò all' orecchio
- Stanno ascoltando  quello che accade tra noi due nella stanza ,bisogna che credano che abbiamo consumato la prima notte insieme o non accetteranno mai il fatto che sei la mia donna. Tienimi il gioco ,sii più arrendevole.- e una volta che lei ebbe rivolto lo sguardo su di lui le strizzò l' occhio in senso di complicità.
Una volta ripreso caraggio Satiel si divertì a simulare insieme all' uomo una focosa scena d'amore ,improvvisando  gemiti talvolta così improbabili che lui si dovette reprimere con volontà ferrea dal mettersi a ridere.La cosa durò finchè non le fece capire che i loro osservatori non erano più in ascolto.
- Devo dire che è stato magnifico, non mi era mai capitato di amare una donna nel modo in cui ti ho presa - le disse piano ridacchiando.
- Io  invece sono morta di paura, credevo mi avreste fatto seriamente del male ,non sapevo cosa fare.- rispose  ancora agitata per lo spavento preso.
- Quando mi  avete detto quelle parole non sapevo se ero più disperata per la paura del dolore fisico o per la delusione di aver creduto alle vostre promesse.-
- Hai ripreso a darmi del voi , piccolina. Tra di noi ci diamo sempre del tu. Sottolinea il nostro rapporto di fratellanza e ormai sei una di noi. - le fece notare gentilmente.
- E poi ricordati sempre che non sono mai venuto meno a una promessa, soprattutto se la faccio a una donna.Non ho mai fatto del male alle donne,non le ho mai prese contro la loro volontà.Per me non c'e' cosa più vile che approfittarsi della loro debolezza.- le disse serio.
- Nasser, ti ringrazio. Sono felice di essere qui con te.-
Quelle parole gli riempirono il cuore di speranza e lo alleggerirono dalla colpa di cui si  era fatto responsabile nei suoi confronti. Il peso della responsabilità del suo destino si alleggerì un poco.
- Poi mi spiegherai con calma perchè sono venuti a spiarci - gli fece notare accalorandosi visto che adesso aveva ripreso coraggio.
- E' molto semplice detto in due parole ci sono assassini e assassini. Tu hai avuto la fortuna di capitare con quelli giusti.- e le fece un sorriso che mise a tacere tutte le sue domande.

Alleggeritasi la tensione del momento la ragazza percepì i primi sintomi della fame.Era una cosa abbastanza ridicola in quella circostanza, ma la sua semplicità le ricordava le abitudini familiari che fino a poco tempo prima facevano parte dello scorrere delle sue giornate, acuendo in lei il senso di disagio dovuto alla nuova situazione.
- Mi dispiace interrompere i pensieri in cui sembri tanto assorto,ma ...-
Nasser la guardò con un misto di preoccupazione e meraviglia per il modo informale in  sui si era rivolta a lui, immaginando chissà quale tipo di richieste stesse per fargli.
- Ho fame Nasser,è da ieri che non mangio nulla.Scusami - aggiunse tutto d' un fiato con una semplicità che l' assassino giudicò disarmante.
Sorrise apertamente e fingendo un inchino ossequioso le rivolse un ' occhiata penetrante
- Ogni tuo desiderio è un ordine! Aspettami qui, faccio  prima che posso.- e sparì chiudendosi dietro la porta senza far rumore.
Satiel ,in un primo momento senza parole, si obbligò a prendere un respiro che aveva trattenuto inconsapevolmente,e mosse le spalle per alleggerire la tensione accumulata. "Mio Dio" sussurrò tra sè non senza una certa dose di sollievo dovuta al pensiero che  se non altro la sua richiesta era stata esaudita senza troppi problemi.
Si diresse verso l' unica finestra della stanza, da cui  dovette ammettere, si godeva di una vista meravigliosa.Non immaginava che si trovassero tanto in alto.Il panorama che vedeva sotto di sè le offriva la visione di un fianco della collina dove si ergeva la fortezza.Lo strapiombo su cui si affacciava era così profondo da darle un senso di vertigine,ma anche di inaccessibilità e di inviolabilità. "Chi mai potrebbe arrivare fin quassù?" si domandò affascinata ."L' aria è così leggera e fresca, sembra la dimora delle aquile."
Un leggero venticello le accarezzò la guancia,scompigliandole delicatanete i capelli come se la accarezzasse. Si lasciò andare in quel momento a una dolce immagine di una mano sul suo viso. Scoprì di desiderare quel contatto in modo molto forte, e di percepirne il tocco farsi sempre più consistente.
" La mia fantasia lavora troppo" constatò riscuotendosi rapidamente.
Anche perchè non era la mano di Nasser quella che aveva  immaginato sfiorarla, ma quella dell' altro assassino che si era fermato con lei all' ingresso per tenerle compagnia.
- Malik...- sussurrò, affidando quel segreto al vento.



 

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Capitolo 7
*** Pericoli ***


L' attesa di Nasser si protrasse per molto più di una manciata di minuti, e la ragazza incominciò a intuire che qualcosa doveva essere andato storto.
Quando finalmente dopo ore lo vide varcare la soglia della porta non sapeva più se saltargli al collo dalla gioia, o cercare di strangolarlo per l' angoscia provata fino ad ora
- Cosa ti è successo, sono stata in pensiero !- esclamò senza neanche notare il cibo che le aveva portato.
- Raccoglievo gli ultimi pettegolezzi sulla missione di quei tre, e quello che sono venuto a sapere non mi è piaciuto per niente. - rispose gelido.
Lei rimase stupita da quel commento, credeva che tra di loro non corresse buon sangue.
- Pensavo non avessi molto a cuore quello che gli sarebbe successo, anzi mi ero fatta l' idea che se quell' "Altair " con cui hai litigato, non fosse ritornato ,le cose per te sarebbero state più facili . - provò a spiegare.
Nasser ebbe una reazione violenta, scarventò a terra quanto aveva portato da mangiare e le urlò contro come se fosse la causa di tutti i suoi guai.
- Cosa pensi di sapere di me e dei rapporti che ci sono tra di noi assassini? Solo perchè ci hai visti combattere una volta insieme ti sei costruita in testa una storia così fantasiosa? Trattieniti dal fornire pareri su cose che non puoi capire! -
Satiel si fece piccola in un angolo e rimase immobile fingendo di non respirare, mentre lacrime silenziose di paura le scendevano dagli occhi.
L' assassino riacquistò la calma con molto sforzo, combattuto tra cercare di spiegare la gravità di quello che aveva appena udito, e le conseguenze che sarebbero piombate loro addosso senza che potessero evitarlo.Non riusciva a dirle nulla, la fissava e si sentiva un essere spregievole per averla terrorizzata quel modo dopo che in fondo aveva cercato solo di capirlo e di essere dalla sua parte.
Prese fiato e parlò lentamente scandendo le parole.
- Molto probabilmente domani la fortezza sarà sotto attacco dalle armate di de Sable.Sai di chi parlo?-
Satiel scosse la testa in un cenno negativo.
- E' il Gran maestro dei templari attualmente in carica, guida un esercito dalla forza d' urto non trascurabile,una volta posizionato fuori dalle mura potrebbe tenere sotto assedio Masiaf per anni se lo ritenesse necessario.- fece una pausa per prendere fiato e osservare se con le sue parole era riuscito a calmarla in qualche modo.La vide sempre rannicchiata,però adesso aveva smesso di piangere.Bene.
- Ma non è tutto, non è l' assedio che mi preoccupa, nè lo scontro con il loro esercito,no, per quello sono preparato. -
Satiel voleva chiedere che cosa fosse dunque, visto che dal suo punto di vista rimanere senza cibo e sotto attacco era già di per sè una cosa abbastanza spaventosa.
- I tre assassini che hai conosciuto oggi sono stati mandati a svolgere praticamente una missione suicida.Affiancare Malik ad Altair per un lavoro di collaborazione tanto delicato è stata una vera imprudenza.E' come cercare di mescolare l' acqua con l'olio, non c'e' verso che si ottenga un amalgama degno di questo nome. -
Vedere come lo ascoltava attenta lo incoraggiò a proseguire.
- Altair molto probabilmente riuscirà a scappare in qualche modo e lascerà i due fratelli a sbrigarsela da soli. -
Satiel accennò a un timido intervento.
- Credi che sia l' unico esito di quella missione? Mi sono sembrati molto in gamba anche gli altri due.-
- Morire in missione fa parte dei rischi della nostra vita ,non è di questo che mi preoccupo.Tengo molto a Malik e a suo fratello, che oltre a essere molto preparati in quello che fanno sono anche ottime persone se li frequenti nella quotidianità, non so se mi capisci. -
Fece un gesto assertivo col capo.
- Allora posso chiederti che cosa temi veramente ? -
Nasser rimase silenzioso.
- Che Masiaf venga espugnata e che tu cada nelle loro mani. -
Impallidì visibilemente.
- No ti prego Nasser, non dinuovo! - piagnucolò.
Troppo tardi l' uomo capì il danno che aveva fatto,ma il rischio era molto reale, aveva perso tempo per farsi fornire dettagli su dettagli, e ogni nuova risposta gli piaceve sempre meno di quella precedente.Se avessero fallito, entro domani mattina si sarebbero trovati in guai molto seri.
- Non male come luna di miele! Meno male che non ti ho lascita in quella casa fuori , non sai quanto ci ho pensato e quanto mi senta sollevato.-
Satiel parve non udire le sue  ultime parole,strisciò fuori dall' angoletto in cui si era rifugiata e gli si avvicinò con le movenze di un cane bastonato.
- Nasser - chiamò piano.
- Sono qui -rispose accarezzandola.
Gli gettò le braccia attorno al collo e lo strinse con energia.Si stupì di quanta forza contenesse quel corpicino fragile,pensava bastasse poco a spezzarlo.
- Se domani mattina accadesse tutto quello che mi hai raccontato, ti prego, torna da me. -
Lo fissò dritto negli occhi inchiodandolo con lo sguardo.
- Ti aspetterò fino alla fine, ma tu torna da me. - insistette come una cantilena.
- Tornerò sempre da te, anche se non mi hai ancora detto il tuo nome. - la sgridò scherzando per farla sorridere.
- Mia madre mi raccontava che quando era piccolina era rimasta affascinata dalla storia dell' angelo di cui porto il nome.Diceva che era un bell' angelo, ma che era costretto a vivere sulla terra  perchè era rimasto solo con un' ala, e non poteva più volare.L' aveva data in dono a una bambina di cui si era innamorato al primo sguardo, e le aveva promesso che l' avrebbe aspettata per volare via con lui quando sarebbe arrivato il momento giusto.Si chiamava Satiel, l' angelo con un' ala sola.-
Nasser le sorrise per quel racconto ingenuo che gli aveva appena fatto.
- Per stare accanto a me devi essere per forza un angelo, Satiel. - pronunciò per la prima volta.
- Mi dispiace ,il tuo cibo è finito tutto  sul pavimento.Ne procuro dell' altro ? -
Lei scosse la testa.
- Resta un pò con me, se puoi . -aggiunse timidamente.
L' uomo la guardò soppesando le sue priorità con quel momento di forte distrazione che lei rappresentava.
- Se ti dicessi che non posso ? -
Un' ombra le attraversò il viso.
- Ti direi che ti capisco.-rispose coraggiosamente.
- Dimmi solo quello che devo fare in tua assenza. -
Nasser sospirò e ammirò tantissimo la sua forza d' animo.
- Se non succederà nulla, io tornerò da te rapidamente. Se dovessimo combattere, troverei il modo di fartelo sapere, e anche questa volta mi vedrai tornare.Non temere ,nessun assassino ti farà del male finchè sei sotto la protezione di al Mualim.E' un essere spietato ,ma rispetta un codice ferreo per questo genere di cose,e tu sei davanti a lui la mia donna.Proteggerà te e il tuo onore come se lo facessi io, ricordalo.-
- Ma... -
- Se accadesse l' eventualità peggiore, e i soldati templari giungessero fino a te, ma non lo credo, comunque, se accadessse, ti lascio il mio pugnale. -
Satiel lo fissò con occhi pieni di paura.Nasser lo sfilò con grande cura e l' appoggiò sul letto vicino a loro.
- E' affilatissimo. E' sufficiente un movimento rapido da sinistra a destra, anche senza un' eccessiva pressione,soprattutto sui lati del collo.-
Lo guardava paralizzata come se fosse lui a metterla in pericolo prospettandole le sue soluzioni.
L' afferrò per la nuca e le poggiò le labbra sulla fronte.
-Non uscire mai da questa stanza.Torno a darti il buongiorno. -
E sparì velocissimo dalla sua vista per non vederla mentre piangeva.

 

Quello che aveva saputo non faceva altro che confermare le sue paure.
Avevano visto tornare Altair da solo, più scuro in volto di quanto non fosse già abitualmente di suo,e, cosa molto insolita,reticente a vantarsi dei successi ottenuti.
Nasser non voleva incontrarlo perchè intuiva che c'era qualcosa che non andava.
Sapeva che l' assassino si era diretto senza ripensamenti verso le stanza di Al Mualim,ed era un  cattivo segno, perchè in genere è abitudine consolidata richiedere di annunciare la propria presenza, anche se da lui era scontato aspettarsi un comportamento tanto presuntuoso.
Ma quello che attirava maggiormente la sua attenzione era il trambusto proveniente dalle scuderie, verso cui si stava dirigendo allarmato dalla crescente agitazione.
Le urla sconnesse di Malik furono la prima cosa che gli giunse alle orecchie.
- Ti ho detto che sto bene,idiota ! Ora lasciami , devo andare dal maestro ! -
Poche volte lo aveva visto perdere la calma ,e di solito era per validissimi motivi.
- Siete ferito, lasciate che vi aiuti. - lo supplicava un assassino molto giovane che si trovava nei pressi.
Vide il novizio cercare umilmente di convincere un Malik, completamente stravolto dal dolore e dalla rabbia, a prendere un pezzo di stoffa per arginare la copiosa uscita di sangue dal suo braccio, mentre il priore, testardo, si rifiutava persino di ascoltarlo.
Quest' ultimo gli rivolse parole taglienti e lo spintonò gettandolo a terra per passare.
- Fratello !- provò a chiamarlo Nasser da lontano.
Nell' attimo in cui si girò nella  direzione della sua voce, riuscì a cogliere nei suoi occhi un odio indescrivibile.
- Proprio tu !Avvicinati. - gli ordinò cogliendo al volo l' occasione.
Quando Nasser gli si accostò a sufficienza ,lo afferrò per la tunica con un gesto febbrile, e attirandolo ancora più verso di sè gli sussurrò concitato nell' orecchio,
- I templari mi hanno seguito,sono vicinissimi ormai. Porta dentro tutti quelli che puoi,fai in fretta,è questione di attimi . -
La ferita doveva averlo indebolito pareccchio,perchè tremò aggrappato al confratello e si fece visibilmente forza per continuare.
- Quel cane di Altair è già qui ? - rantolò.
L' altro non potè fare a meno che confermare.
- Gioisci Nasser, è la sua testa che vado a chiedere! - sibilò lottando contro il fiato che gli veniva meno, e non riuscì a trattenersi dallo sputare una bocconata di sangue.
- Malik , forse è veramente il caso che tu riposi un istante, non ti reggi in piedi.Dov'e' tuo fratello ? - chiese preoccupato cercandolo con lo sguardo lì intorno.
Malik lo strattonò con la forza di un demonio, quasi facendo sbattere le loro due fronti insieme.Con gli occhi gonfi di lacrime lo fissò crudelmente e gli disse la verità.
- Kadar è morto al tempio di Salomone.Non ci raggiungerà. - riferì asciutto.
Lo mollò come se volesse lanciarlo lontano e affrettandosi per recuperare i momenti persi,si recò anche lui alla presenza del Gran Maestro degli assassini.
Nasser rimase inebetito per quelle notizie per un tempo che avrebbe solo potuto definire molto lungo, dove con l' affetto di un fratello maggiore rievocò uno per uno i momenti più significativi che aveva trascorso con quel ragazzo.
L' abilità del fratello più grande era bastata a malapena per  difendere lui stesso, considerando la gavità della ferita riportata, ma allora perchè l' altro assassino era tornato illeso dalla missione? E perchè erano giunti alla fortezza in momenti separati?
Avrebbe dato non so che cosa per essere presente al loro colloquio,e trovare risposte alle sue domande,ma non era quello il momento, doveva cercare di organizzare le difese.
Radunò in breve tempo attorno a sè tutti i novizi  di cui era stato maestro in passato e cui aveva insegnato  l' arte del combattimento, li istruì a dovere su ciò che dovevano compiere e lì spedì di gran carriera al villaggo ad avvisare la popolazione,mentre contemporaneamente si dirigeva verso altri confratelli per informarli del fatto che  avrebbero dovuto far fronte nel giro di poco ad un assedio. 
La fortezza fu messa completamente in allerta in men che non si dica, mentre gli assassini si adoperavano frenetici nei preparativi come un formicaio impazzito.
Nasser fu distratto dal suo lavoro dall' arrivo di un altro priore che gli riferì concitato che i templari erano all' ingresso della valle e stavano già facendo prigionieri.
- Si mettono a catturare civili ? Cosa ne vogliono fare ,scudi umani ? - ribattè furioso.
- Non catturano solo civili, hanno preso anche alcuni dei nostri novizi che hanno cercato di fermarli. Intendono sacrificarli sotto le mura. - spiegò l' altro.
- Dannazione  ! -
- Pensi che dovremmo intervenire ? Comprometteremo la confraternita se aspettiamo ancora a chiudere le porte. -
Nasser pensava veloce.Sicuramente erano quelli che aveva mandato in missione poco prima, non se la sentiva a lasciarli morire così, la responsabilità in fondo era solo sua.Non poteva.Non dopo quello che era successo oggi, non dopo aver perso Kadar.
- Vado io .Tu assicurati che tutto si svolga correttamente,ci si vede poi. - e scattò in soccorso dei confratelli.


L' agitazione crescente che sembrava aver preso a far vibrare le fondamenta stesse della foretzza, giunse persino nella stanza dove Satiel attendeva col cuore in gola qualsiasi genere di informazione che riguardasse Nasser.
Udiva perfettamente  le urla che impartivano ordini secchi nel cortile e quella specie di battibecco a cui "il suo assassino" si era unito alla fine.
Le era sembrato persino di distinguere la voce di Malik, ma non avrebbe potuto dirsene certa.
"Dio mio, fa che finisca presto." ripeteva in una costante litania.
Si sedette in modo da essere perfettamente difronte alla porta, illudendosi che ben presto si sarebbe apert a e lo avrebbe visto ritornare da lei ,magari stanco e ricoperto di sangue e tagli,ma vivo.
Pregò e continuò a pregare per tutto il tempo,finchè nuove grida non la distrassero dalla sua concentrazione.

Al Mualim aveva i capelli e la barba tinti d' argento e la postura leggermente flessa dallo scorrere inclemente del tempo, ma nell' isieme incuteva ancora paura.
Era questo quello che pensavano  i templari udendolo dialogare col loro comandante dalla cinta delle alte mura di Masiaf.
Di quello che si dicevano capivano ben poco,perchè parlavano un arabo veloce  e troncato in molte parole,ma nessuno avrebbe potuto dubitare dell' animosità dei loro intenti.
Robert de Sable era furioso, non solo quel vecchio lo aveva derubato,ma adesso lo stava sbeffeggiando dinnanzi a tutta la sua armata,non riusciva a sopportarlo.
Con un gesto perentorio fece cenno alla sua guardia di condurre lì davanti uno degli assassini che era riuscito a catturare vivo,e con estrema gioia, sottolineando le sue bellicose intenzioni, lo fece trapassare senza pietà da parte a parte sotto gli occhi di tutti.

Nasser vide l' uccisione troppo tardi per poter intervenire attivamente,si maledisse in un silenzioso improperio e aggirò la formazione in cerca di una sporgenza da cui poterli sovrastare.I capi dei due schieramenti nel frattempo avevano ripreso le loro schermaglie verbali, catturando l' attenzione dei soldati e dandogli il tempo di intrufolarsi tra di loro e incominciare a sfoltire le truppe avversarie.Ne assassinò un paio poco distanti dal gruppo in  rapida successione, riuscendo ad avvicinarsi ai prigionieri legati  nelle retrovie e liberarne qualcuno.
Ai novizi liberi fece cenno di aggirare la fortezza  verso l' latro ingresso meno conosciuto, mentre ai civili raccomandava di andarsene lentamente ,senza dare nellì occhio, per concedergli il tempo di ultimare l' opera di liberazione che aveva iniziato. 
Non poteva sapere che nel frattempo Altair dall'alto era arrivato sulla cima della torre e aveva fatto scattare la trappola.
Quando vide i tronchi investirli era già troppo tardi.Riuscì a schivarne un paio ,ma l' ultimo lo travolse in pieno ,bloccandogli la gamba fino all' anca sotto il suo peso.
Il dolore fu così intenso da renderlo quasi folle, facendolo contorcere nel vano tentativo di scostarlo da sè.
Alla fine rimase immobile, boccheggiando, mentre attorno a lui altri scenari di morte e di dolore si  producevano in rapida successione, vagamente consapevole della pozza di sangue che si stava allargando lentamente sotto di lui.
Sempre più debole, chiuse gli occhi per riposare un momento, pensando di essere tutto sommato fortunato ad avere qualcuno che si sarebbe occupato di lui durante la sua guarigione.
La morte sopraggiuse mentre la stava sognando.

 

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Capitolo 8
*** Mancanza ***


Al Mualim venne avvisato solo nel tardo pomeriggio, quando le squadre mandate per far ordine sul campo e ripristinare il meccanismo della trappola notarono il corpo di Nasser privo di vita.
A quella notizia l' uomo pensò che quella vittoria gli era costata abbastanza cara, perdere due  assassini di alto rango e un numero cospicuo di novizi non era proprio nelle sue intenzioni.
Sospirò avvertendo nel cuore una strana delusione commista a dolore.Non si era mai affezionato vermante ai suoi allievi,ma indubbiamante ce n'erano alcuni che per una spiaccata dote caratteriale, o un' abilità innata, o semplicemente per nessun motivo, gli erano particolarmente cari.
Sia Malik che Nasser rispondevano a questa descrizione, e l'assenza della loro opera all' interno della confraternita sarebbe pesata parecchio.
- Già, Nasser. Chissà se avrà fatto in tempo a concepire un figlio. - si domandò riflettendo a voce alta.
"Meglio darsi da fare." si propose mentalmente.
" Chissà in che stato deve trovarsi quella ragazza, si saranno tutti dimenticati di lei."
Ordinò che nel frattempo le fosse portato un pasto leggero ,era meglio affrontare le cattive notizie a stomaco pieno,così mentre le dava il tempo per rifocillarsi avrebbe potuto accertarsi delle condizioni dell' altra vittima di questa vicenda, che in questo momento lottava per la sua vita dopo che per estrema necessità gli era stato amputato il braccio ferito.
Malik giaceva privo di sensi sul letto, col viso più bianco delle lenzuola che lo coprivano e le labbra screpolate dalla febbre alta.Il medico che lo aveva operato riferiva che era quasi passato un giorno senza che riprendesse conoscenza e questo non gli permetteva di sperare in un esito favorevole nei suoi riguardi.
Appena poteva, a intervalli regolari, cercava di somministrargli degli infusi per fargli abbassare la febbre e placare il dolore, ma l' assassino non sembrava reagire neppure a quelle cure.
Al Mualim scosse la testa sconsolato,di ferite simili ne aveva viste troppe per poter sperare in qualcosa di positivo,ma il fatto che ancora fosse in vita forse gli concedeva una possibilità.Appoggiò la mano sulla spalla del medico e con fare paterno lo pregò di fare tutto quello che era in suo potere.
- E' una brava persona ,oltre che un abile assassino, non merita di morire,fa del tuo meglio .-
- Non dubitate maestro.-rispose quello con un leggero inchino. 
Controvoglia uscì dalla stanza  e cercando di trovare le parole più adatte, andò a far visita alla donna di Nasser.

Quando la porta si aprì la prima volta, Satiel sentì il cuore battere furioso nel petto per la gioia di vedere l' assassino di ritorno.
Durò giusto il tempo di verificare che quello non era Nasser,ma un altro confratello che le portava da mangiare,e lo sconforto fu enorme.
Non ebbe il coraggio di chiedergli niente,intuendo che non poteva essere stato lui a farle inviare la cena,ma che doveva essere succeso sicuramente qualcosa di grave.
"Forse è ferito." si consolò per non pensare al peggio," e non potendo farlo di persona ha comunque mandato qualcuno."
Si ripropose di chiedere dei chiarimenti alla prossima occasione,quando la portà si spalancò facendo comparire Al Mualim sulla soglia.
Il cuore di Satiel la anticipò sulla triste verità prima ancora di sentirla pronunciare,e il dolore la rese muta.
L' uomo entrò cauto,quasi timoroso di invadere il suo stato d' animo,chiuse con delicatezza la porta e si fermò a fissarla, in piedi davanti a lei.
Quello che vide fu una persona infranta e spaventata contorcersi le mani in modo spasmodico,con negli occhi impressa vivida la domanda di un nome : "Nasser?"
Notò che per ben due volte aveva lasciato da parte il cibo,e si meravigliò che in così breve tempo si fosse potuto formare un legame tanto profondo tra i due per farla stare così male.
Sarebbe risultato enormemente problematico riuscire a spezzarlo.Decise di prenderla con circospezione tentando di stabilire un legame di reciproca fiducia in modo da indurla a lasciarsi guidare facilmente sulle scelte per il suo fututro.
- Figlia mia,non hai mangiato nulla finora ? - Satiel fece cenno di no con la testa.
- Non ti fa bene privarti così a lungo del cibo. Pensi di riuscire a inghiottire qualche cosa se ti faccio compagnia ? Mentre mangi potrei parlarti del tuo uomo. - cercò di convincerla utilizzando un innocuo ricatto.
- Nasser prima di andare mi aveva avvisata che se vi avessi visto avrebbe significato che gli era successo qualcosa di brutto. -
L' assassino si complimentò col suo allievo per la capacità organizzativa che aveva dimostrato,ma lo rimproverò bonariamente perchè non gli lasciava altra scelta che dire brutalmente la verità a quella ragazzina.
- Penso allora che non sia diffcile per te capire quando ti dico che non lo vedrai mai più.- A quelle parole fu come se la forza vitale la abbandonasse. Vedendola piegare il mento sul petto scossa dai singhiozzi,l' assassino provò a consolarla.
- Mi dispiace, non fare così.Capisco che non sia facile per te ,ma non ti ha abbandonato in mani ostili. L'ordine si prenderà cura di te,non temere. -
Le appoggiò la mano sulla spalla aspettando che alzasse il capo per guardarlo.Satiel percepì il suo tocco freddo e controllato,così diverso dal calore che sprigionava la mano di Nasser.Alzò il capo come fulminata, incrociando i suoi occhi.
- So che è ancora molto presto per dirlo,ma hai motivo di pensare che aspetti un figlio da lui ? - giunse subito al sodo.
"Menti"  le sembrò di sentirsi dire all'orecchio, "avrai più tempo per decidere"
- Si, ma ancora non ne sono sicura. - rispose sperando che non si accorgesse della sua bugia.
Sulla faccia del vecchio si dipinse un sorriso bonario che Satiel trovò viscido e falso.
- Molto bene. - Al Mualim raddrizzò la schiena, e sottolineando le sue parole con i gesti delle mani per apparire più persuasivo le fece una proposta.
- Mia cara ,ti andrebbe di svolgere in questo breve periodo di verifica della tua condizione, dei lavori leggeri per l' ordine? Naturalmente ti sarà chiesto di prestare il tuo aiuto  nella mensa ,o in infermeria,in compiti leggeri.Ho notato che molte volte l' operosità aiuta a riacquistare l' equilibrio interiore.-
Satiel lo ascoltava apatica, reputando inutile la sua domanda considerato che nella sua posizione non poteva fare altro che accettare qualsiaisi cosa le venisse proposta.
-Te la senti se ti presentassi al medico della fortezza per dargli una mano? Potrebbe essere un' esperieza piacevole che oltretutto arricchirebbe la tua conoscenza personale. -
Al Mualim pensava veramente al bene della ragazza in quel momento, ancor più motivato all' idea che portasse in grembo il figlio di Nasser, quindi fu con estrema gioia che vedendola accettare le chiese se desiderasse incominciare fin da subito.
- Perfetto. - concluse.
- Ora è rimasta un 'ultima cosa che devi fare. -
Satiel lo guardò smarrita.
- Che cosa,mio signore? -
- Mangiare tutto quanto.-
E si sedette sul letto affianco a lei aspettando che finisse.

I ricordi che aveva riguardo ai medici della sua infanzia non rievocavano immagini di persone gentili,dai modi calmi, col sorriso sulle labbra e comprensivi dinnanzi alla più insistente delle lamentele.Erano per lo più persone saccenti, disposte a giustificare ogni sintomo,anche quello che si negava di avere, con stravaganti tesi metafisiche che univano improbabili concetti filosofici a farneticazioni da ubriacatura.
Se chiudeva gli occhi e si sforzava di focalizzare il ricordo che aveva impiegato più o meno un paio d'anni a far svanire, Satiel era ancora in grado di percepire su di sè la stretta ferrea del ciarlatano che i suoi genitori si ostinavano a chiamare per ogni sbucciatura della ginocchia che si procurava nei suoi giochi all' aperto,mentre con l' altra mano era impegnato a versarle sulla ferita aperta liquidi di varia natura, tutti dolorosissimi quanto inutili, che dovevano servire  a suo dire ad accellerare il processo di guarigione.
Nel tragitto impiegato per raggiungere l' infermeria, immaginava quindi di sentire le urla dei pazienti sottoposti a cure simili a torture,abbandonati nelle mani di una specie di sadico che nel tempo libero si dedicava a discutere di filosofia, pentendosi di non aver subito rifiutato la  proposta proponedo una scusa qualsiasi.
Quando le venne presentato il medico della fortezza,dovette ricredersi su tutto quello che aveva immaginato.
Hassam era una persona che infondeva pace con la sola presenza, esile di corporatura, coi capelli spruzzati d'argento e un gran sorriso cordiale.
I suoi gesti erano armoniosi e aggraziati, e le mani particolarmente curate lasciavano intendere che anche se indossava la veste da assassino in realtà aveva maneggiato  le armi ben poco.
La accolse  con gran calore, come se la conoscesse da sempre ,facendola  sentire a suo agio nonostante il completo disorientamento iniziale.
Le fece subito cenno di avvicinarsi, congedando l' assassino che l' aveva accompagnata.
- Benvenuta,mia cara. Spero che questo sia il primo passo verso un fututro di ottima collaborazione. Il mio nome è Hassam, lieto di conoscerti Satiel. -
La ragazza rimase contrariata di come Al Mualim fosse stato zelante nel curare la sua presentazione,anche se fu felice che le fosse risparmiata tutta la parte dei convenevoli.
- Piacere mio, spero di esservi utile. - rispose pacata.
- Posso chiederti di aiutarmi subito con i bendaggi? abbiamo dei casi che richiedono molta attenzione. -
Satiel fu contenta che non perdessero tempo,non aveva la minima voglia di parlare di niente, desiderava tenere la mente occupata  e stancarsi a tal punto dal crollare esausta  nel letto in un sonno senza sogni.
Hassam la presentò a tutti i malati che aspettavano le sue cure, assegnandole compiti facili come passargli i vari oggetti che le chiedeva o recuperare le bende e gli indumenti che andavano sostituiti con altri puliti.
La ragazza lavorò senza sosta, animata da uno strano spirito di abnegazione,scoprendo con gioia alla fine della giornata di essere stanca quel tanto da permetterle di chiude subito gli occhi non appena avesse appoggiato la testa sul cuscino.
- Sei stata veramente in gamba per essere la prima volta che ti cimenti in un lavoro del genere. - si complimentò con lei il suo nuovo insegnante.
- Se lo desideri puoi andare, adesso devo occuparmi di un caso molto grave ,che penso non sia adatto alla tua vista inesperta. -
Satiel non voleva essere congedata, non voleva rimanere sola,aveva paura che una volta uscita di lì avrebbe ricordato tutto.Decise di farsi avanti pensando che era meglio distrarsi con un simile spettacolo piuttosto che permettersi di ricordarsi della realtà che la aspettava fuori della porta.
- La vista del sangue non mi impressiona, permettetemi di assistervi.- tentò di convincerlo.
L' uomo la guardò pensieroso.
- Sei sicura ? Ti avverto il paziente è molto provato, è incosciente da molto tempo e per cercare di salvargli la vita ho dovuto amputargli un braccio.Ho notato che non svieni facilmente,ma è ridotto veramente in pessime condizioni,io stesso dubito che non supererà la notte nonostante tutti i miei sforzi.- rispose triste.
- Da come ne parlate è una persona che vi sta molto a cuore. - e così dicendo percepì il familiare nodo di dolore formarsi in fondo alla gola.
- Capisco cosa provate, lasciatemi venire con voi. -
- Sei molto forte per essere così giovane.Capisco perchè Nasser ti ha scelta. - le sue parole volevano essere affettuose  e concilianti,  invece scatenarono dentro di lei l' inferno, richiudendola su se stessa.
Il suo silenzio contrito lo convinse ad accettare, e le fece cenno di seguirlo.
- Ho preferito collocarlo in un luogo tranquillo, non volevo che avesse motivo di agitarsi nelle sue condizioni,ma devo arrendermi all' evidenza che non è servito a nulla.Credo abbia perso la voglia di lottare. -
- Come ha fatto a procurarsi una ferita così grave ?- domandò incuriosita.
- Ha tenuto testa a Robert de Sable in persona e ai suoi uomini migliori praticamente da solo, è riuscito a sfuggirgli e arrivare sin qui.Non deve essere stato facile. -
Satiel rimase colpita, le sembrava di aver già sentito quel nome, ma non ricordava bene a proposito di cosa. Una brutta sensazione incominciò a strsciarle dentro avvisandola che qualcosa di negativo stava per accadere.
- E' qui dentro. - disse fermandosi di fronte ad una porta.
- Anche se non è cosciente, non fare troppo rumore,le orecchie non smettono mai di funzionare. - si raccomandò.
Satiel entrò in una piccola stanza dall' aspetto intimo e raccolto, una finestra con le imposte socchiuse lasciava filtrare una debole luce che a malapena illuminava l' uomo allungato sul letto.
l' odore di sangue tipico di una ferita aperta era molto forte,sebbene sul tavolo vicino al letto fosse stata collocata appositamente una bacinella contenente olio di bergamotto per purificare l' aria pesante.
Si avvicinò cauta a quella figura distesa che sarebbe potuta benissimo essere già divenuta cadavere se un lento alzarsi e abbassarsi del lenzuolo che le ricopriva il petto non avesse tradito la sua immobilità.
L' uomo che era con lei  aveva incominciato a preparare il necessario per la medicazione lasciando imprudentemente che diminuisse ancora le distanze dal malato,potendo così osservare meglio le labbra esangui e il colorito terreo.
La ragazza pensò che nessuno meritava di fare una fine così orribile, e mossa da un sentimento di pietà gli accarezzò con tenerezza il volto.
Aveva dei bei lineamenti, doveva anche essere molto giovane perchè il suo viso non era provato dai segni del tempo e del sole come lo era quello di Nasser.
Ad osservarlo meglio le sembrò avere un aspetto familiare.
- Dio mio! - si lasciò sfuggire riconoscendolo.
- Cosa c'e', e' morto ? - domandò preoccupato Hassam girandosi di scatto a quella esclamazione.
- Malik! Hassam, questo è Malik, non è vero ?- disse mentre il dolore le serrava il petto.
- Si ,è lui,come fai a conoscerlo ?- chiese stupito.
- Hassam , vi prego ,salvatelo! - supplicò aggrappandolsi lieve alle maniche della sua veste.
- Calmati, sto facendo di tutto. - la rassicurò cercando di scansarla.
- Se vuoi dargli una mano,sollevagli il capo usando la massima cura, dobbiamo cercare di farlo bere.-
Hassam rimase spaventato dalla reazione  esagerata della ragazza, che non solo l' aiutò a somministrargli le medicine  e medicargli la ferita con incredibile solerzia,ma insistette per rimanere con lui per essere presente se avesse notato qualsiasi cambiamento.
- Satiel, ti ho già spiegato quanto gravi siano le sue condizioni. - cercò di farla ragionare con dolcezza.
- Io so che ce la può fare,lasciami con lui,non farò niente che possa infastidirlo,voglio solo rimanere con lui. - lo scongiurava insistntemente.
"Povera bambina" pensò il medico "sta cercando di fare per lui tutto quello che non è riuscita a fare per Nasser."
Non voleva lasciarla sola ad assistere alla lenta morte di Malik.Se esisteva una possibilità che fosse incinta ,come gli aveva spiegato Al Mualim, non era certo quello il modo per farle portare a termine la gravidanza con successo.L' uomo si sentiva combattuto.
- Vorrà dire che faremo a turni. Per il momento inizi tu,dopodichè verrò a darti il cambio,e senza discutere andrai a riposarti, intesi? -
Satiel accennò un si con la testa,troppo sconvolta per parlare.Si accostò a lei e le diede gli ultimi consigli.
- Bagnagli le tempie e le labbra.Se ti va puoi scendere sul collo e sul petto,ma non lo scoprire,ha perso molto sangue e deve rimanere caldo.-
La ragazza ascoltava avida ogni  sua parola per non trlasciare niente che potesse giovargli.
- Ho portato un pò di latte fresco col miele.- aggiunse fissandola con tenerezza.
- E' per tutti e due. - le disse provando a rincuorarla.In realtà dubitava che Malik ne avrebbe assaggiato un sorso,ma lei doveva sperarlo.
- Va bene maestro, fidatevi di me. -lo rassicurò.
Hassam sospirò rassegnato e fece per lasciarli.
- Non ti dare la colpa di niente Satiel, solo Dio decide della vita degli uomini. - e uscì richiudendo la porta dietro di sè. 
La ragazza non perse tempo,si posizionò vicino all' assassino e bagnandogli le labbra incominciò a parlargli aprendogli il suo cuore.
- Sai Malik, da quando ve ne siete andati sono successe un sacco di cosa brutte.Non so bene per quale motivo ,ma siamo stati attaccati e Nasser ha dovuto lasciarmi per difendere la fortezza assieme agli altri.Una mattina Al Mualim in persona mi ha detto che non lo avrei più rivisto,ma io ho ancora il suo pugnale con me, e immagino sempre che torni per ridarglielo.Mi è rimasto solo il suo pugnale Malik,insieme al ricordo di quei pochi momenti che abbiamo passato  insieme.Mi manca tanto,era un uomo buono.Non seguirlo ,ti prego.Resta assieme a me. -
Parlò con lui tutta la notte.

Hassam era preoccupato per la brutta piega che stava prendendo quella storia.Quando Al Mualim lo aveva avvisato che gli sarebbe stata affidata una giovane in custodia per farle superare  più velocemente la perdita che stava affrontando ,non avrebbe mai pensato che sarebbe stata un' impresa tanto problematica.
Prendersela così a cuore per un ' assassino che  vagamente poteva ricordarle la condizione del marito gli sembrava troppo! Nemmeno le era stato detto come era morto Nasser,di questo era sicuro, perchè era stato caldamente intimato di tenere quel segreto per sè,visto le condizioni in cui ha dovuto ricomporre i suoi miseri resti.
Entrò nella stanza col cuore greve,non meravigliandosi nel notare che  lei non aveva chiuso occhio per un momento , continuando in maniera ossessiva a bagnargli le labbra e la fronte con una pezzuola.
"Almeno ha bevuto un pò di latte e miele" constatò con sollievo vedendo la tazza vuota.
- Maestro venite, penso stia meglio,ha riacquistato colore. -sussurrò piano Satiel.
"Questo sarebbe un miracolo!" pensò l'assassino  avvicinandosi al corpo ancora privo di sensi di Malik.
E invece la ragazza aveva proprio ragione,le guance erano passate da un grigio malsano a un lievissimo color carne,e dall' espressione dei muscoli facciali sembrava che qualcuno stesse sognando o pensando dietro quegli occhi chiusi.
- Cosa gli hai fatto ?- domandò scettico.
- Gli ho somministrato i farmaci che mi avete dato secondo le vostre istruzioni,maestro,in più sorso dopo sorso ha bevuto tutto il latte col miele.E' stato molto faticoso tenergli la testa sollevata per non farlo soffocare visto che non collaborava per niente, ma alla fine posso dire che ci sono riuscita! -
Era raggiante,gli occhi brillavano di quella luce splendida di chi ha vinto una dura prova,e gli ottimi risultati parlavao per lei.Hassam fu costretto suo malgrado a ricredersi nei suoi riguardi.
- Bhé, che dire, sono un maestro molto fortunato! - le disse sorridendo.
Le appoggiò con fare affettuoso una mano sulla spalla, deliziato dal sorriso spontaneo e complice che lei gli riservò.
Strani pensieri occuparono la sua mente in quel breve istante,riscoprendosi a pensare al senso di benessere di trovarsi in sintonia con qualcuno, di non aver timore di far trapelare la parte più sensibile del proprio cuore, e concludendo che la stanchezza giocava davvero brutti scherzi.
-  Adesso vatti a riposare.No - bloccò immediatamente la protesta della giovane.
- Almeno un' ora ,o non ti permetterò più di prenderti cura di lui. -
Lo sguardo del medico era ferreo e preoccupato,Satiel sapeva per esperienza che non si poteva avere la meglio in situazioni del genere.
- Torno subito,prendo un pò d'aria. -lo aggiornò sulle proprie intenzioni.
Si alzò e con grazia uscì dalla stanza chiudendo la porta senza fare rumore.
- Malik,svegliati ora, non puoi farle un torto simile. -
Parlò con l' assassino addormentato,certo che lo sentisse.




 

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Capitolo 9
*** Risvegli ***


Malik capì che era sveglio grazie all' inaspettata sensazione di dolore che in un solo momento gli fece pentire di essere ancora vivo.
Era come se un fluido bruciante lo percorresse dalla testa alla punta dei piedi togliendogli il respiro e impedendogli di pensare.
- Non sono morto,non ancora. - ripeteva tra sè come se non si ricordasse che ora era in salvo e che non doveva più fuggire verso la fortezza.Tentò un debole movimento ma fitte acutissime lo fecero desistere, obbligandolo a immobilizzarsi in un gesto convulso contro il letto.Intuì subito che qualcosa non andava, sentiva troppo dolore provenire da un solo punto del suo corpo, e non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile.
Hassam lo intravide con la coda dell' occhio,e gli fu vicino in un attimo.
Notò preoccupato a una prima analisi sommaria, l' espressione febbricitante del suo sguardo e il respiro troppo rapido che non gli permetteva di rilassare i muscoli.
- Malik, stai tranquillo,sei a  Masiaf, sei al sicuro. - provò a placarlo.
L' assassino chiuse gli occhi al suono di quelle parole perchè l' impiego di tutte le sue forze non bastava per tenere gli occhi aperti e contemporaneamente concentrare la mente per riconoscere la fonte di quello che gli giungeva come un rumore confortante.
- Hassam ?- chiese in un sussurro.
- Sono io fratello. Sono felice di vedere che mi riconosci.Sei molto debole,non ti affaticare ulteriormente, cerca di riposare in modo da rimetterti al più presto. - gli raccomandò gentile.
Malik parve non sentirlo.
- Hassam? - chiese nuovamente con un tono di voce più elevato e pressante.
Il medico gli toccò la spalla e notò con disappunto che il gelo del suo corpo si era  convertito in bollore dovuto alla febbre che aveva incominciato a salire,e che lo stava facendo vaneggiare in maniera preoccupante.
- Sono qui,sono qui . - prese a cantilenare piano, sperando che  lo sentisse.
- Hassam, sono vivo ? - farfugliò.
- Certo , lo siamo entrambi,riposa se puoi,sei molto debole. - sperava di convincerlo continuando a ripeterglielo .
Si allontanò dal letto  per prendere la medicina che gli avrebbre abbassato la febbre e calmato il dolore.Tutto ciò che si augurava era che non si agitasse al punto di rendere inutile tutto il lavoro estenuante che aveva fatto per cercare di non farlo morire dissanguato in seguito all' amputazione.
- Vorrei che bevessi il contenuto di questo calice, ti aiuterebbe a prendere sonno. Adesso cerco di sollevarti un pò la testa, ma tu devi aiutarmi in qualche modo.Appena senti il liquido sfiorarti le labbra mandalo giù senza timore.- 
Gli parlava come avrebbe fatto con un bambino reticente,immaginando lo stato di profonda prostrazione in cui doveva trovarsi ,interpretando la ricerca di una conferma se fosse vivo o meno come un segnale di rimpianto di essere sopravissuto.
Quell' uomo doveva farcela,troppe persone lo avevano responsabilizzato nei suoi riguardi,e anche se andare avanti era l' ultima cosa che desiderava,lui doveva farlo!
- Malik, coraggio,non puoi permettere che altri svolgano le tue missioni per te prendendosi tutto il merito,non puoi rimanere in questo stato in eterno. - lo provocò puntando sull' orgoglio.
- Le missioni.. - sembrò ricordare mentre aiutava debolmente Hassam che  gli porgeva la medicina.
- I templari sono stati ricacciati ? - domandò reclinando nuovamente il capo sul cuscino.
- Si,  Altair ha fatto scattare la trappola al momento giusto e i tronchi gli sono piovuti addosso. - una smorfia gli attraversò il viso a quel ricordo.
- Non solo su di loro purtroppo. - aggiunse.
- Che vuoi dire ? - domandò mentre il sonno indotto dalla droga mescolata all'infuso stava spiegando i suoi effetti impastandogli la voce e calmando il respiro veloce.
Hassam non rispose alla sua domanda ,approfittando della provvidenziale perdita di coscienza dell' assassino,rimandando il tutto a un tempo e a un luogo futuro.
Felice che quella vita fosse stata risparmiata, si dedicò interamente alla cura del braccio amputato.


La convalescenza di Malik richiese a tutti coloro che vi erano impegnati uno sforzo enorme in termini di energia fisica e mentale, dovendosi destreggiare tra le complicazioni dovute all' isorgere delle infezioni, e il complesso stato d' animo  che si era andato formando nell' assassino.
Hassam faticava a riconoscere nel malato su cui poggiava ora le mani, il compagno d' armi di un tempo che  si era ritrovato tante volte a dover ricucire dopo i vari scontri.

L' assassino alternava frasi di sconnessi deliri,con intervalli di disarmante lucidità che mettevano seriamente alla prova la pacifica indole di Hassam,continuamente subissato di domande  su che cosa fosse successo del manufatto che aveva riportato indietro dal Tempio di Salomone,e di cosa era stato deciso in merito alla sua richiesta per l' esecuzione capitale di Altair.
Il resoconto dell' umiliazione pubblica infertogli da Al Mualim e la riduzione al rango di novizio non sembrarono essergli minimamente di sollievo.
- Spero che i Templari  lo trovino e lo uccidano come quel cane che è ! - sputò in faccia ad Hassam travolto da un'  ira fuori controllo.
I suoi movimenti convulsi gli provocarono diverse fitte lancinanti e la riapertura di molti dei punti di sutura che faticosamente erano stati alternati a cauterizzazioni mirate,nel disperato tentativo di arginare la copiosa emorragia dovuta all' amputazione.
Il medico, avevdo intuito che quello era solo l' inizio di un' altra brutta crisi del malato,provò a bloccare quelle sue violente contorsioni, ritrovandosi sporco del sangue di Malik in me che non si dica.
- Adesso basta! Ritorna in te! - cercava di farlo ragionare.
- Levati di mezzo, voglio parlare col Maestro di persona ! - lo contrastava incurante di tutto l' assassino,cercando di scendere dal letto per mettersi in piedi.
-  Per dirgli cosa Malik? La morte di Altair non riporterà in vita Kadar ! Tuo fratello era un assassino come te ! Sapeva a cosa andava incontro venendo con voi! -
Malik lo guardò negli occhi e quello ebbe paura,avendo per la prima volta intravisto uno scorcio reale dell' inferno.
- Perchè non ha accettato la mia richiesta Hassam ? Perchè ha tradito la mia fiducia e quella di mio fratello ? Altair doveva morire! E' un traditore! Ha infranto tutti i principi del nostro credo,ma è ancora in vita ! E toglimi le mani di dosso, voglio andare a dirglelo di persona tutto il disprezzo che nutro per la sua decisione ! - urlò.
Hassam accentuò la pressione sulle spalle di Malik e con grande fatica l' obbligò di nuovo a stendersi.Voltò lo sguardo sul moncone sanguinante e storse la bocca preoccupato, non sarebbe stato facile operare una nuova cauterizzazione sulle cicatrici già esistenti, e fare affidamento sulla collaborazione spontanea dell' ammalato per quel tipo di intervento era fuori discussione.Doveva fare in modo che si calmasse per cercare di fargli bere un sonnifero ,o sarebbe morto dissanguato di lì a poco per ragioni alquanto stupide.
- Malik ,ti prometto che parlerò con Al Mualim di persona in merito a tutta la faccenda ,sempre che  adesso ti calmi e mi permetti di curarti come si deve. - cercò di convincerlo con fare rassicurante.
Le sue parole suonarono in un primo momento a vuoto , ricevendo come unica risposta il rumore del respiro affaticato dell' assassino.
- Sta bene Hassam. - cedette dopo una lunga pausa.
- Ma cerca di mantenere almeno tu le tue promesse. - anche se nelle intenzioni di Malik quella sarebbe dovuta essere una minaccia,al medico giunse come una preghiera, e dispiaciuto per la situazione carica di tensione che si era venuta a creare, si affrettò nel porgergli il farmaco che avrebbe dovuto fargli perdere i sensi.
Malik bevve, sostenuto da Hassam, completamente svuotato per la manifestazione eccessiva del dolore che aveva dentro di sè,e che non riusciva a canalizzare in nient' altro che in sfoghi rabbiosi.Deluso,non riconoscendosi nemmeno più nelle sembiamze della persona irragionevole che era diventato, fu grato al sonno che sentiva sopraggiungere di consentirgli di smettere di pensare a tutto quanto.
Hassam lo vide addormentarsi lentamente,intervenedno tempestivamente sul braccio , ringraziando sommessamente  qualsiasi divinità che tenesse alla vita dell' uomo che stava curando ,per permettere che nonostante l' accaduto rimanesse in vita.
Termitato di bendarlo,e dopo essersi assicurato che respirasse ancora ,lo lasciò solo.
 

 

Quel risveglio fu meno doloroso del solito.Sentiva il familiare cerchio alla testa impossessarsi di lui e donare pesantezza a ogni suo movimento,sicchè anche dischiudere le palpebre era diventato un semplice gesto che gli costava un ' immensa fatica,ma il vago odore di fiori che aveva percepito accanto a sè l' aveva incuriosito.
Era sicuro che Hassam non usasse un tale ingrediente per i suoi rimedi, nè che ne facesse un uso personale visto che la lunga degenza gli aveva permesso di stare a contatto con lui quel tanto necessario per saperlo riconoscere usando il solo olfatto.
Si concesse una veloce sbirciata alla figura che gli si muoveva accanto e notò la presenza della ragazza.Chiuse repentino gli occhi cercando di ricordarsi dove l' avesse già vista, e l' immagine di loro davanti all' ingresso della fortezza prima dell' incidente, gli si mostrò dolorosa e nitida.
Inconsapevolmente una smorfia di dolore gli passò sul volto facendo bloccare Satiel che mormorò un contrito "accidenti" pensando di avergli fatto male con un movimento distratto.
Malik dentro di sè sorrise per la sua esclamazione,e decise di parlarle.
- Il tuo tocco è molto piacevole,piccola sorella. - le disse gentile.
La prima reazione della ragazza fu quella di avvampare, la seconda fu allontanare le sue mani da lui come se improvvisamente fosse divenuto incandescente, nel complesso una situazione degna di una bella risata, cosa che l' assassino fece  quasi subito sentendosi decisamente meglio.
- Mi dispiace. - rispose lei confusa.
- Non ce n' è motivo, stavi facendo un ottimo lavoro, ti sentivo appena. -
Satiel si distese un pò per quel complimento e continuò nel compito in cui era impegnata,cercando di fare ancora più piano, timorosa che da sveglio fosse ancora più sensibile.
- Da quanto sono qui ,sei in grado di dirmelo ? -
- Da due settimane più o meno. Dal giorno che ti ho visto per la prima volta hai fatto grandi progressi, sono felice che stai meglio. -
- Si, sono un uomo forte. - rispose  lento Malik, soppesando ogni parola, e Satiel non fece fatica ad avvertire il rimpianto e il dolore che esse nascondevano.
Lo scambio di sensazioni fu reciproco,e l' uomo dirottò l' argomento su cose più gioviali .
- A quanto pare  devo ringraziare molto il nuovo allievo di Hassam per tutta la premura e l' abilità che mi ha richiamato da morte certa! - esclamò sorridendo alludendo a lei.
Satiel invece non afferò subito il senso delle sue parole,e si sentì piccata e delusa dal comportamento di Hassam,come aveva potuto permettere ad un altro di occuparsi del "suo paziente"?Dopo tutto l' impegno che aveva dimostrato!
- Non ero a conoscenza che si facesse aiutare da un altro,ma riporterò le tue parole. - disse acida.
Malik si abbandonò a un riso irrefrenabile vedendo la sua fanciullesca contrizione , dopotutto ridere gli faceva proprio bene,constatò.
- Mia cara,sei tu il nuovo allievo di Hassam! E' te che sto ringraziando,non lo avevi capito? Mi ha raccontato già tutto quello che hai fatto per me. - aggiunse in un sussurro che risultò molto confidenziale,anche troppo, per la mente eccitabile di lei,che arrossì nuovamente per la vergogna ,desiderando solo scomparire dalla sua vista per i troppi errori commessi lì davanti in rapida successione.
L' assassino era divertito,ma anche un pò dispiaciuto che avesse un' autostima così bassa da non aver intuito quanto il medico avesse fatto affidamento sul suo operato.Aspettò  di cogliere l' attimo in cui incrociò i suoi occhi, e la fissò tanto intensamente che lei non ce la fece a girare la testa altrove.
- Grazie. - ripetè con più calore.
- Di nulla. - sbiascicò incerta e confusa.
Fu l' ingresso del medico a spezzare l' incantesimo che l' aveva avvolta in quel momento, o meglio fu il delicato "toc" che fece la porta che si richiuse alle sue spalle ad avvertirla della sua presenza.
Hassam era un uomo speciale sotto molti aspetti, dal semplice fatto che aveva un 'età che era impossibile determinare, perchè il tempo sembrava essersi fermato sul suo viso,al talento di guaritore che dimostrava ogni giorno, al sorriso che sembrava non mancare mai sulle sue labbra, cosa questa che sembrava impossibile per Satiel considerati i casi disperati che venivano sottoposti alle sue cure continuamente.
- Salute e pace fratello, vedo che stai decisamente meglio. - disse cortese rivolgendo il suo sguardo verso Malik.
Questo si irrigidì impercettibilmente, contraccambiando il saluto, e assumendo un ' aria molto seriosa.
- Che notizie hai per me, Hassam ? - chiese secco.
- Vedo che non ti si può nascondere nulla fratello.E sia, Al Mualim mi ha chiamato per sapere delle tue condizioni, voleva verificare se eri in grado di muoverti per parlare con lui riguardo ai progetti che ha sul tuo futuro. -
"Quale futuro?" avrebbe voluto ringhiargli in faccia Malik, ma si trattenne e continuò quella conversazione che era diventata inutile, per pura coretsia.
- E tu che risposta gli hai dato? -
- Ho preso tempo fratello, mi è sembrata la cosa migliore da fare. -
"Spero che tu capisca che l' ho fatto anche per aiutarti a trovare la calma necessaria per distinguere cos'è meglio per te nelle tue condizioni." aggiunse mentalmente.
Malik non fu contento della risposta di Hassam, anche se intuiva vagamente che nessuno avrebbe potuto decidere meglio in proposito,lasciando che la rabbia e l' orgoglio lo invadessero.
- Mi ritieni debole fino a questo punto ? - lo provocò più per sfogo che per convinzione.
- Sai bene che non è così fratello,l'ho fatto anche per avere un pretesto in più per far rimanere la nostra piccola aiutante fra di noi. -
Le parole del medico scesero implacabili nel petto della giovane rendendola di pietra.
Malik li guardò senza capire.
- Era solo un impiego temporaneo ? Peccato, la ragazza ha talento.Nasser non gradisce che stia in mezzo agli altri assassini? - chiese ingenuamente.
Hassam guardò prima Malik e poi Satiel , soffermandosi su di lei sperando che smentisse le sue parole,sollevandolo dal fornire una dolorosa anche se opportuna spiegazione.
Al Mualim durante il colloquio aveva chiesto informazioni anche delle condizioni della ragazza, ma lui aveva preso tempo anche in questa circostanza,sperando che il suo sguardo clinico avesse sbagliato nell' individuare i sintomi di una non gravidanza.
- Malik, sono cambiate molte cose il giorno in cui i templari ti hanno seguito prenendo d'assedio la fortezza. - incominciò a spiegare .
- Nasser è morto,Malik,mi ha lasciata sola.- lo interruppe bruscamente prendendo la parola. - Al Mualim vuole sincerarsi se aspetto un figlio da lui,per questo ho l' opportunità di aiutare Hassam, per tenermi impegnata e non pensarci,ma il tempo per verificare la mia condizione è terminato, è posso dire con certezza che non aspetto un figlio. - asserì quasi con rabbia per darsi coraggio,alzando lo sguardo negli occhi dell' uomo e cercando di sostenerne le profondità senza vacillare.
- Comunque sia non sarà facile. - concluse per entambi.



 

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Capitolo 10
*** Decisioni ***





- Capisco -  mormorò Malik.
Hassam invece le rivolse un' occhiata molto comprensiva e molto chiara " Non posso aiutarti ,ma hai tutto il mio appogggio " , e di questa frase silenziosa e complice gli fu molto grata,anche se era ben lontana da infonderle qualcosa di simile alla calma.
- Dovrò andarmene,vero ? - indagò per prepararsi meglio al suo colloquio.
Era una domanda sciocca,scontata,quante volte era successo ,che lui ricordasse, che una " vedova" venisse allontanata ? Praticamente sempre! Ma mai una di queste si era dimostrata utile in qualsiasi altra mansione che non fosse la procrezione, rimuginava tra sè il medico.
Perchè non provare a chiederla per sè ? Quanta differenza di età poteva passare tra lui e Nasser per giustificare un no da parte del Maestro ? Dopo così tanti anni prestati alla causa degli assassini, dopo tanti sacrifici  e tante lotte per strappare dalla presa della morte quei giovani che la affrontavano con tanta convinzione, perchè lui avrebbe dovuto rifiutargliela ? In fondo avrebbe giovato a entrambi !
La familiare sensazione di agire nel modo giusto gli confermò la sua posizione.
- Vi spiace se mi allontano ancora per un pò ? Ero così preso che mi sono dimenticato di un affare urgente che merita tutta la mia attenzione. - improvvisò.
 Nelle sue intenzioni avrebbe desiderato che il suo tono di voce fosse neutro e inespressivo,ma così non fu,e l' orecchio attento di Malik intuì che qualcosa non andava.
Hassam si rese conto che la sua recita vacillava e si affrettò ad andarsene.
- Non ti sarai messo nei guai per colpa mia ? - azzardò Malik per provocarlo, richiamandolo sull' uscio.
Vide Hassam sorridere in modo superficiale e distratto, con troppa poca convinzione,mentre scuoteva il capo in un segno di dissenso.Ne restò confuso,e preferì non indagare.
Satiel rimase male per quella leggerezza dimostrata nei confronti della sua domanda,ma si consolò pensando  che sarebbe stata sola con Malik ancora per un pò,perciò si piegò in un leggero cenno di saluto concludendo che in fondo non poteva  responsabilizzarlo per i suoi problemi,aveva fatto fin troppo per lei.
Si rivolse verso il malato e cecò di svuotare la mente in fermento concentrandosi su di lui.
- Posso fare qualcosa per te Malik ? - chiese per allontanare il panico che già iniziava  a strisciarle dentro.
- Credi che sia sordo e cieco Satiel  ? Sei tu quella che ha bisogno di aiuto adesso. - disse pacato.
Satiel si irrigidì come una statua, assumendone anche involontariamente il pallore, mentre la sua mente frenetica elaborava pensieri su pensieri.
- Non riesco a vedere soluzioni alla situazione Malik,non potrei in alcun modo proporre qualcosa che Al Mualim possa trovare tanto interessante da fargli cambiare idea e tenermi con voi.E qualora mi cacciasse, bhè, per un fatale errore non avrei neanche chi mi sta aspettando nel luogo da cui provego, se non i trafficanti di schiavi che mi hanno procurata a Nasser ! - scattò piena di rancore.
Malik osservava con attenzione la paura celata nel suo cuore evolversi in rabbia sul suo volto,trovando deliziosa la tinta cremisi che le aveva imporporato le guance e dato risalto al colore degli occhi.Sarebbe stata veramente una degna compagna per uno dell' ordine, aveva abbatanza sangue nelle vene per generare figli pieni di coraggio e forza di volontà.Si stupì di se stesso nello scoprirsi a formulare tali ipotesi,questi erano pensieri che riguardavano la parte finale della carriera di un assassino,quando l' avanzare ell' età rendeva i riflessi lenti e la vista non più vigile quel tanto da garantirgli un buon margine di successo nell' affrontare le missioni.
Le missioni... che missioni poteva svolgere adesso con un braccio solo...
- E questo e quanto ! - terminò Satiel dando finalmente sfogo a totto ciò che provava.
Malik sobbalzò come se fosse stato punto da qualcosa, dispiaciuto di essersi perso nel filo dei suoi discorsi e aver anche lui ignorato le esigenze di quella ragazza cui  doveva la vita.
- Satiel, hai mai valutato l' ipotesi che qualcuno ti possa desiderare come compagna ? - insinuò ritenendo questo un motivo valido per non farla mandare via.
- Non saprei ,nessuno mi ha mai fatto capire le sue intenzioni in questo senso... - fece confusa, col cuore che batteva veloce come le ali di un uccellino in gabbia.
Malik sorrise per l'ingenuità dimostrata dalla giovane.
- Nessuno te lo sarebbe venuto a dire spontaneamente sciocchina,ma da quanto mi ha detto Hassam hai curato molti assassini oltre il sottoscritto,forse qulacuno di loro ti ha notata. Non pensi che avrebbe potuto riferirlo ad Al Mualim ? Forse invece che mandarti via vuole parlarti di questo, non dirmi che non ci hai pensato ! - esclamò ritenendo ovvio aspettarselo da parte sua.
Satiel sentì qualcosa rompersi dentro di lei, e subito seppe che era il suo sogno mormorato al vento sere prima.Malik non si era minimamente riferito a sè in tutto quel discorso .Ostinata decise di giocare il tutto per tutto.
- Nessuno di coloro che ho curato  sarebbe potuto essere un mio potenziale compagnio Malik, nessuno di loro aveva i requisiti di Nasser, nè ...aveva riportato ferite tanto gravi che non gli avrebbero permesso di maneggiare più le armi .- disse d' un fiato consumando tutto il coraggio che aveva.
Dio! L' aveva detto! Gli aveva celatamente confessato che lo avrebbe accettato se l' avesse chiesta al Maestro! Non poteva credere che lo aveva fatto davvero!
Era così felice,così convinta che anche dall' altra parte le sue parole sarebbe state accettate con la stessa gioia che le animava il petto e la faceva quasi lievitare da terra , così inconsapevole dell' effetto che aveva provocato in chi le aveva ascoltate ,che la sua gioia fanciullesca si tramutò di botto in paura quando si ritrovò a fissare gli occhi di Malik.
Finalmente comprese il terrore delle vittime che se lo erano ritrovato davanti. Quegli occhi scuri e caldi ,dove aveva sempre trovato calma e comprensione si erano tramutati in due fessure sottil  e taglienti cariche d' odio e desiderio di sangue. Fu così raggelata nel trovarsi difronte Malik l' assassino, che si portò inconsapevolmente una mano alla gola in un primitivo gesto di difesa.
- Mi stai forse dicendo che preghi affinchè ne capiti uno sotto le tue cure ?- sibilò tagliente.
- No,non, non intendevo, hai frainteso... - cercò di difendersi debolmente.
" Io volevo solo essere la tua compagna, non hai capito che mi sono innamorata di te ? "
Avrebbe tanto voluto dirgli invece. Malik continuò ,spietato.
- Vuoi  l' ordine decimato e distrutto ? Ci vuoi tutti mutilati e indifesi così che tu possa giocare a prenderti cura di noi ? - le urlò , ormai completamente fuori controllo.
Hassam aveva sbagliato a non valutare che se da un lato le ferite del corpo di Malik miglioravano, dall' altro quelle dell' anima forse non si sarebbero rimarginate mai.Troppo recenti erano  ancora la rabbia e il dolore cocente dell' assassino,troppo era  immaginare che fosse  riuscito a venire a patti con l'idea della nuova vita di inattività fuori dell' ordine  che lo aspettava ,era tutto troppo per affrontare serenamente questo genere di discorsi.
Satiel si sentì fisicamente male per quelle parole completamente sbagliate che la dipingevano come una persona priva di valori e opportunista. Il cuore le martellava sordo nel petto e sentiva l' aria venirle meno come se stesse per svenire, sentirsi così  tangibilmente odiata.Non credeva possibile che potesse succederle tutto questo per delle semplici parole fraintese.
Incominciò a indietreggiare come se fosse una fuga , desiderando solo mettere piu' distanza possibile tra lei e quell' uomo. 

Aprì di scatto la porta e senza pensare a nulla si catapultò fuori.
" Ho sbagliato tutto " considerava tra sè mentre si dirigeva all' esterno svoltando in quei corridoi che il tempo le aveva insegnato a conoscere.
Giunta sulla soglia del passaggio che portava nell' ingresso principale si fermò a guardare gli assassini impettiti messi di guardia in prossimità delle colonne.
Non si seppe spiegare perchè ma le tornò in mente  Nasser, ripensò alle sue mani, alla sua voce, a quel suo strano modo di fare che lo portava a passare rapidamente da uno stato di rabbia furiosa a uno di calma profonda, e percepì chiaramente tutto il vuoto della sua assenza. Chissà dov ' era adesso Nasser, forse era tornato in quella sua casa abbandonata che voleva rimettere in buono stato e la stava guardando scuotendo leggermente la testa perchè c'era troppo lavoro da fare e non avrebbe fatto in tempo a ristrutturarla in fretta...avrebbe messo le mani sui fianchi e avrebbe trovato una  soluzione particolare ,borbottando come un vecchio brontolone, pensando contemporaneamente a qualcos' altro da fare ,perchè era una persona attiva,e non voleva essere messo in panchina ancora per molto ...Nasser...
- Vorrei che fossi qui, tu sapresti cosa fare. - mormorò.
Prese un gran respiro e camminò difronte a quegli assassini che pur riconoscendola non le impedirono di passare,  non  mollandola d' occhio fino a che la pendenza del sentiero non la nascose alla loro vista.
Percorse a passo veloce il sentiero ripido ,costeggiando l' arena da dove venivano i rumori degli allenamenti, continuando a tenere lo sguardo fisso a terra per non farsi notare, e continuò per quella discesa,tra la gente , tra le altre donne come lei , ma allo stesso tempo diverse da lei, fino ad arrivare all' ingresso della città senza nemmeno accorgersi del  tragitto percorso.
- Dio, ti prego ,fammi andare via di qui,fa che non mi fermino. - pregò intensamente.
Alzò gli occhi su quell' enorme cancello di legno ,e le sembrò invalicabile,sempre  controllato da qualche vecchio assassino seduto  sotto gli alti pali della recinzione, intento a  registrare colla mente l' andirivieni delle persone che aveva visto transitare di lì in quel giorno,intrattendendosi con la naturalezza di chi capita nei pressi per caso e si siede per riposare un poco.
Vederli così innocui,ma saperli così letali le fece correre un brivido lungo la schiena e per un momento pensò di desistere , tornare indietro per profondersi in mille scuse con tutti e supplicarli di occuparsi di lei.
"No , non devo cedere! Ce la devo fare !  "
 Prese ad avanzare risoluta, guardando gli uomini di sottecchi, notando che anche loro la stavano fissando pur non tradendo nessun movimento che rivelasse la direzione e l' interesse dei loro sguardi.
- Così sapranno sicuramente che sono passata di qui, ma non mi importa ! - disse piano per farsi coraggio. L' uscita si avvicinava ,ma loro non accennavano nè ad alzarsi ,è a fare qualcosa per fermarla.
Si toccò la gola con un gesto nervoso e si mosse con cautela  fino a che fu fuori dalla linea immaginaria che segnava il confine del piccolo villaggio di Masiaf.
La casa di Nasser non era  distante, bastava procedere fiancheggiando la montagna, verso est, fuorimano, fuori pericolo...
Continuando a  mantenere il passo lento che l' aveva aiutata a passare  voltò il viso indietro, sopra la sua spalla e non vide nessuno.Si girò e si lanciò in una corsa a perdifato.

Era grigia e polverosa come la ricordava,era la casa che ricordava,il resto erano solo piccoli dettagli accumulati senza significato alcuno.
Si accoccolò in un angolino che le sembrava  essere un nascondiglio abbastanza sicuro e provò a dissipare la tensione accumulata  stiracchiandosi e prendendo profondi respiri.La polvere che galleggiava nell' aria la fece tossire nervosamente , ricordandosi della prima volta che era entrata lì dentro.Divenne se possibile ancora più triste.
Si adagiò di lato sperando di prendere sonno,e attese paziente quell' oblio che giunse a fatica .

Sentì una leggera pressione scuoterla sulla spalla con insistenza.
In una dolorosa associazione di idee il tocco così familiare le ricordò sua madre,e si raccolse in un pigro gesto di risveglio, crogiolandosi in quella sensazione.
Quando aprì gli occhi e mise a fuoco le vesti lunghe e bianche di uno dei priori di Masiaf non potè fare a meno di urlare.
- Calmati .- le sussurrò una voce profonda.
Satiel percepiva che l' uomo continuava a tenerla per la spalla ,come se avesse paura di vederla evaporare sotto il suo tocco,troppo terrorizzata per staccare gli occhi dai pochi particolari del suo viso che l' ombra del cappuccio celava appositamente.
- Calma - ripetè suadente, e  potè avvertire una nota molto più gentile insinuarsi nell'inflessione della  sua voce, pur trovando la richiesta da parte sua veramente irrealizzabile.
Come poteva chiederle di tranquillizzarsi se sapeva che di lì a poco l' avrebbero uccisa per essersene andata senza permesso ?
- Non ci riesco - balbettò.
- Sst , tranqullizzati,sapevo che saresti venuta qui. Sei stata prevedibile. - cercò di distrarla per farla rilassare.
- Davvero ? Forse non avrei dovuto fermarmi. - rispose amaramente, ma  il bisogno di ritrovare i suoi ricordi piacevoli era stato troppo forte.
L' assassino diminuì la pressione della  presa su di lei e accennò a una specie di sorriso beffardo.
- Ti avrei ritrovata comunque. - constatò.
Satiel si sentì senza scampo, e pur sapendo che era  effetivamente così non le piacque.
- Andiamo,ti stanno  aspettando. - la esortò, e mettendosi in piedi provò a tirarla su con sè , pensando che l ' avrebbe seguito docilmente.
Si ritrovò spiazzato difronte a quella sua reazione repentina  e disperata, come se  volesse obbligarla a seguirlo con l' intenzione di  farle del male.
La vide divincolarsi con uno strattone violento , e cercare di spingerlo via per sgusciare fuori prima di lui.Con uno scatto le afferrò un polso, tirandola violentemente a sè e inchiodandola con entambe le mani alla parete, non risparmiandole una stretta ferrea suoi polsi che la fece gemere.
- Mi dici che cosa hai ? Non mi hai riconosciuto ? Pensi voglia farti del male ? - le disse aspramente piegandosi su di lei quasi a sfiorarle il collo.
La ragazza impallidì , confusa da tutta quella vicinanza e dal calore intenso di quel corpo.
- Non so affatto chi sei, e anche se lo sapessi io lì non ci torno ! - gridò.
- Lasciami, che ve ne fate di una come me ? non andrei bene nemmeno come schiava ! - continuava a urlare dibattendosi contro di lui per allentare senza alcun risultato la stretta.
L' assassino la lasciava divincolarsi senza fare altro che trattenerla,aspettando il momento in cui lo sforzo prolungato l' avrebbe ricondotta alla calma e alla ragione.
L' inutille ribellione di Satiel durò parecchio, fino a ridurla col fiato corto per gli sforzi ,e la voce roca per le grida. Quando finalmente smise di dibattersi , sentì la stretta diminuire del tutto,e percepì le braccia dell' uomo spostarsi dai suoi polsi ai lati del suo viso, racchiudendola in un abbraccio che aveva molto in comune con la costrizione di un recinto.
- Se fossi stata un uomo ti saresti battuta con onore. - commentò ironico.
- Mi dispiace dirti che ho una stretta molto forte ,anche secondo l' opinione di molti dei miei confratelli. - la prese in giro.
Sentendosi umiliata e derisa ,girò il volto di lato e aspettò. Molto bene, che ridesse pure, in fondo se lo era meritato, pensò.
Lui le prese delicatamente il viso e la fece voltare nella sua direzione.
- Me lo dici adesso perchè non vuoi tornare a Masiaf ? Hassam non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, ma era pallido per la pena. - spiegò.
Satiel sussultò a quell' informazione e guardandolo preoccupata decise di collaborare.
- Tu chi sei ?, io non ti conosco. E' Al Mualim che ti ha mandato a riprendermi ? - domandò .
- Si, è stato Al Mualim  su insistenza del tuo medico su cui sembri esercitare un notevole ascendente. - Disse sorridendo.
- Che ci trovi di tanto buffo ? -
- Mi domando come abbia fatto a convincerti Nasser a seguirlo fin qui considerato che il povero Hassam nemmeno ha fatto in tempo ad informarti che ottenuto di averti come compagna che già ti sei volatilizzata ! -
Satiel imapallidì.
- Che cosa ? -
- Hai capito bene ! Al Mualim ha accolto la sua richiesta ed ora sei la sua compagna , ecco perchè mi hanno mandato a riprenderti, se no stai certa che a quest' ora avresti fatto davvero una brutta fine ! -
La mancata reazione di sollievo lo insospettì, e capì che c'era dell' altro.
- Non era per questo che eri venuta qui ? Non eri qui per dire addio al tuo precedente legame ? - le chiese perplesso.
- Tu sai tante cose di me , e pretendi di leggermi dentro ,ma io ancora devo capire che sei. - rispose invece.
- Altair, Satiel. Io sono Altair. -

 

Satiel lo fissò convinta di aver capito male.Forse i ricordi risalivano a un evento troppo distante per essere ricordato con dovizia di particolari e sbagliava nell' associare un nome a un volto,oppure semplicemente c'erano due assassini con lo stesso nome...non poteva essere che fosse proprio lui la persona che avevano mandato per ritrovarla,ma soprattutto  se era veramente lui , non riusciva a credere di essere ancora tutta intera.
Senza rendersene conto si accarezzò distrattamente il busto e le braccia per verificare che non ci fossero tagli o ematomi sotto lo sguardo attento di  Altair, che  lo prese per un gesto di timidezza, e si rallegrò pensando che aveva finalmente smesso di resistergli.
- Ritengo che sia arrivato il momento di incamminarsi per tornare indietro. - la esortò bonariamente allontanandosi da lei.
Gli occhi della ragazza furono attraversati da un lampo di ribellione che gli piacque poco, si era aspettato molta più ragionevolezza da parte sua.
In fondo era una donna,valutò, e le donne sono rinnomate per essere incomprensibili,doveva invece ritenersi fortunata che ci fosse qualcuno che si era esposto per lei, e poi Hassam anche se non più giovanissimo non era affatto un partito da scartare su due piedi ! In molte avevano provato a essere notate da lui, doveva solo ringraziarlo per averla preferita alle altre.
Vedendola ancora immobile incrociò le braccia sul petto ragionando sul fatto che quella non era la reazione giusta per una semplice fuga dettata da un attacco di nervi  .La fissò cupo cercando di capire.
- C' è qualcuno che ti sta aspettando qua fuori ? - insinuò subdolamente.
Le sue parole le schioccarono addosso come un colpo di frusta facendola sussultare.
- No, nessuno . - si affrettò a smentire allarmata da quel cambio repentino di umore.
- Allora mi fai intendere che il problema è Hassam ? Cos' è,  hai forse paura di lui ? Credi che con te non si dimostri gentile ? - la provocò per farle mostrae il suo punto debole.
Satiel rimase colpita da quelle parole perchè non avrebbe mai creduto  che fosse capace di destreggiarsi in simili discorsi, e le elaborò rapidamente.
Hassam non era il vero problema del suo turbamento,ovvero, non lo era in parte,perchè quando avrebbe preteso qualcosa in più dalla loro relazione che non fosse un aiuto coi malati ,avrebbe dovuto rendergli  conto di alcune realtà che l' avrebbero messa in guai molto seri,e al solo pensiero rabbrividì visibilemente.
- Ho indovinato. - confermò cinico l' assassino alla sua reazione.
La ragazza avvampò di vergogna, come si permetteva di essere così diretto ?
- L' argomento non ti riguarda minimamente ! - scattò inviperita.
- Pensavo fossi stata istruita al riguardo, non vedo il motivo di tanta ritrosia. - continuò intuendo che la stava tenedo in pugno.
- A meno che tu non mi stia nascondendo qualcos' altro che dovrebbe essere reso noto, Satiel. - la sua voce si fece più dura.
- Ti consiglio di parlare in fretta,non avevi alcun motivo di fuggire così, nessuno ti aveva fatto nulla ! A chi stai passando informazioni qua fuori ?- disse avanzando verso di lei come se la volesse minacciare.Con un movimento rapido le afferrò un polso e glielo torse con decisione dietro la schiena facendole emettere un grido di dolore.
- Nessuno,ti giuro, non ho mai parlato con nessuno ! Sono fuggita e basta ! Ti prego ,lasciami ! -
- La verità ! - le disse aspramente accentuando la torsione.
Satiel non resse, il suo fisico non ne aveva la forza,la sua mente cercava solo un appiglio,un punto saldo da cui ripartire e riorganizzare tutto, e negare le risposte non l' avrebbe facilitata in questo.
In fondo era sola e senza scampo, quella proposta inaspettata le poteva garantire un pò di quella solidità che non aveva più, perchè comprometterla ?Perchè resistere ?
- Fuggivo perchè credevo che mi avreste abbandonato per strada, o messa in vendita  alla prima occasione! Non credevo che qualcono si facessa avanti per me ! - provò a convincerlo.
- Piccola bugiarda, perchè non vuoi che ti riporti indietro allora ? Quella che ti si offre è una vita sicura ! - la contraddì.
Satiel non ce la faceva a rimanere lucida quel tanto che bastava per costruire una scusa convincente che facesse diminuire l' ostilità verso di lei, e contemporaneamente continuasse a nascondere la verità.Cedette con rabbia a quella situazione,sapendo che per lei era finita comunque.
- Perchè Nasser non mi ha mai toccata ! E Hassam se ne accorgerà quando sarò sola con lui nel suo letto , avvertirà Al Mualim e verrò condannata come traditrice ! Ma tanto non fa alcuna differenza dal momento che te ne ho messo a conoscenza e che molto probabilmente provvederai tu stesso a togliermi la vita ! -esclamò tra le lacrime copiose che le invasero il volto. 
Altair era incredulo e furioso.
- E per tutto questo tempo ci hai mentito solo per avere un tetto sicuro sopra la testa ! - esclamò.La girò con rabbia verso di sè e la schiaffeggiò irato per il suo raggiro.
Il colpo fu forte,non poteva negare che le aveva fatto parecchio male, ma non osava ribellarsi perchè sentiva di meritarlo tutto.Aveva tradito in un modo o nell'altro la fiducia di tutti coloro che le avevano teso una mano, e adesso le veniva presentato un conto troppo alto da pagare per le sue risorse.
- Nasser mi aveva lasciato un suo pugnale ,il giorno in cui morì . -pronunciò debolmente,smarrita come se stesse raccontando un sogno.
- L' aveva fatto per garantirmi un ' ultima possibilità di difendermi se ne avessi avuto il bisogno. L' ho rigirato nelle mani tante di quelle volte, il giorno in cui mi hanno informata che era morto ,che credo di averlo consumato tutto.Avrei dovuto usarlo  su di me in quella circostanza, solo ora me ne rendo conto,così starei ancora al suo fianco. - riferì con dolore e nostalgia.
Altair ascoltando quella parole  non si capacitava di come due persone potessero essere tanto unite spiritualmente, e tuttavia così lontane sul piano fisico.
- Hassam era un uomo speciale. - mormorò convinto .Satiel alzò lo sguardo per guardarlo meglio, stupita da quell' ammissione.
Uno spasmo involontario attraversò il viso dell' uomo al ricordo di quel maledetto giorno di ritorno dalla missione al Tempio di Salomone, e del fatto che era stato il suo gesto a portare a quella morte fuoriluogo.
- Non capisco perchè abbia deciso di condurre un simile rapporto ,ma dalle tue parole ho la prova che teneva a te.Hai fatto male a tenerlo nascosto al Maestro, forse ti avrebbe saputa aiutare. - concluse senza più traccia di tutta quella rabbia palesata poco prima.
Allentò la stretta quel tanto da sentirla smettere di fremere per cercare di sottrarsi alle sue percosse, dispiaciuto che da una singola azione fosse scaturito tanto male.
- Cosa mi accadrà, sei in grado di dirmelo ? - chiese ormai rassegnata
- Dipende da Hassam, se intende coprire questa situazione , credendoti, oppure consegnarti nelle mani di Al Mualim per aver ingannato tutta la confraternita e infangato la memoria del tuo defunto compagno. Aggiungi che la tua fuga avrebbe quindi una spiegazione logica, e che molto probabilmente verresti condannata ,e  frustata pubblicamente fino al sopraggiungere della morte. In genere è così che finiscono le traditrici che hanno venduto l' ordine. - sipegò con una naturalezza agghiacciante.La ragazza deglutì.
- Ma io non ho tradito nessuno. - accennò in sua difesa.
- Non hai detto la verità e ti sei presa gioco di noi, questo equivale a tradimento. - rispose secco.
- Ti consiglio di dirlo subito appena arrivati, forse otterrai una morte più clemente. - Satiel trasecolò non credendo alle proprie orecchie.
Si aggrappò con disperata urgenza al braccio di Altair e lo supplicò semi soffocata dalla paura.
- Ti prego, uccidimi adesso. Ti prego risparmiami l' umiliazione, in fondo non lo merito. Avrò lo stesso la fine che mi spetta per mano tua. - sussurrò con la voce spezzata dal pianto.
Altair la fissò, rivide in quel volto giovane il dolore causato da un errore non voluto, il suo errore non voluto.Gli tornò in mente quella volta che si erano visti tutti assieme e che era venuto alle armi con Nasser, comprendendo che era anche per lei che lo aveva affrontato, per non fare brutta figura,constatò sorridendo lieve.Nasser, questa vita che volevi per te , non l' avrai nemmeno questa volta.
Prese su due piedi una decisione folle.
- Cosa sei disposta a rischiare per sopravivere ?- la incalzò d' un tratto.
- Non capisco ! - rispose disorientata a questa domanda inaspettata.
- Tutti pensano che hai avuto  un momento di debolezza e che sei voluta tornare in un luogo famigliare, se io appoggissi queste convinzioni saresti disposta a rischiare ancora per sfuggire alle conseguenze del vostro gesto ? - la stava affrontando apertamente,chiedendole di mettere da parte tutto ,superare il passato per continuare a vivere, e riparare in un certo senso alle sue colpe, ma lei sembrava non capire.Questa sua ostinazione gli fece sorgere qualche dubbio.Che avesse deciso la morte come ultima vera soluzione ? Che si tirasse definitivamente indietro ? Non poteva essere !
- Cosa mi stai chiedendo di fare Altair ? - disse presa dal panico, compleamente incapace di seguirlo nei suoi ragionamenti.
- Lo capirai presto. - e con rabbia la obbligò a ricevere un suo bacio , bloccandole i polsi e schiacciandola contro la parete.
Satiel impietrì contro di lui, serrando le labbra e rifiutandogli l' accesso alla sua bocca.Altair si staccò bruscamente e la fissò con risolutezza, facendole chiaramente intendere che aveva deciso per entrambi, e che la cosa non era minimamente da mettere in discussione. 
- Apri le labbra. - scandì come se impartisse un ordine a un subalterno.
- Ti prego . - supplicò lei con voce tremula,non lasciando intendere se gli chiedeva di ucciderla comunque, o di fare piano mentre la prendeva.
- Non ti faccio male, stai tranquilla. - le mormorò  rassicurandola, ammirando estasiato la paura dentro il suo sguardo.Si sentì eccitato da quella sensazione di potere su di lei, desiderando sempre più violare l' intimità di quel corpo premuto al suo e separato dalla barriera di semplici indumenti,così facile da infrangere. Si avvicinò e incominciò a esplorarla da vicino ,con pochi intimi tocchi che la fecero inarcare sotto di sè, facendo crescere la voglia di possederla.
Satiel chiuse gli occhi accettando la sua soluzione e lo lasciò fare, attenta a come le si muoveva addosso, alle labbra calde che le sfioravano il collo, alle mani che si allentavano dai suoi polsi per accarezzarla dappertutto, piacevolmente coinvolta da quei gesti esperti.
Altair mantenne fede alle sue parole fino in fondo,trascinandola sull' orlo di un baratro dove era facilissimo perdersi.
Alla fine la tenne stretta,finchè il suo corpo non smise di essere scosso da brividi irrefrenabili, serrandola contro di sè in attesa che si risvegliasse unita a lui.

La risalita verso Masiaf non le era mai sembrata così aspra, e dire che aveva percorso ormai in diverse circostanze quelle strade polverose, ma questa volta il senso di colpa l' appesantiva prepotentemente, rendendo ogni suo passo trascinato e  vacillante.A intervalli regolari percepiva il cumulo di tensione formarsi familiare nel petto, sovrastandola fino quasi a farla gemere,ma  ogni volta che voltava la testa alla ricerca di una parola di conforto , lo sguardo fermo dell' assassino la dissuadeva con facilità, esortandola a proseguire.
Non aveva più detto una parola dall' ultima volta, mantenendo un ferreo  silenzio che permeava l' aria e la rendeva greve di impegni  da assolvere e promesse da mantenere. Da quando si era ripresa le uniche parole che gli aveva sentito pronunnciare erano semplici esortazioni a fare in fretta, non accennando minimamente a quello che era successo tra loro.
Satiel avrebbe invece voluto porgli mille domande , da che cosa gli avesse fatto cambiare idea così bruscamente, al perchè l' avesse fatto , al più romantico se gli era piaciuto.Alla fine ruppe il riserbo e decise per la domanda che avrebbe generato più conseguenze.
- Altair - lo chiamò piano senza girarsi.
Non udendo una risposta si fermò e si girò verso di lui.Era sicura che l' aveva sentita, quindi perchè non risponderle? Forse ce l' aveva con lei ?
- Ecco... io, volevo sapere... - farfugliò abbassando il capo e rendendo quasi impercetibili le parole che seguirono.
L' assassino la raggiunse e le si fermò difronte a pochi passi da lei, il viso serio, concentrato  nello sforzo di capire cosa gli dovesse chiedere.
- Mi domandavo ... se era possibile che noi, che io cioè ... - il suo silenzio non la aiutava.
- Se è possibile che io abbia un figlio da te . - Disse d' un fiato snocciolando in fretta le parole.
Lo guardò in un misto di speranza e innocenza , prima di essere spiazzata dal ghigno truce che vide formarsi sulla sua bocca.
- Io non genero bastardi in giro. Non ti preoccupare, sono stato attento per tutti e due. - rispose.
 Io non genero bastardi in giro, io non genero bastardi in giro....
Quelle parole richiamarono al suo udito il rumore di qualcosa di molto delicato e fragile che era stato lasciato cadere di proposito  al suolo, e fu certa di intravedere nitidamente l' immagine al rallentatore di quel gesto crudele e inutile.
Non ebbe più voglia di parlare di niente. Si girò veloce affrettando il passo, rimpiangendo solo di non averlo supplicato abbastanza per convincerlo a ucciderla.
Si sentiva sporca  come se fino ad allora avesse trascorso la vita a rotolarsi nel fango,indegna ,uno stupido intrallazzo per uomini ubriachi.
I ricordi corsero rapidi alla sua famiglia, a sua madre che teneva così tanto a fare di lei una padrona di casa perfetta, e a suo padre, che trascorreva le nottate a valutare quale tra i possibili pretendenti fosse il marito che le avrebbe garantito una vita maggiormente piena di agi.
Ecco ora qual' era la verità, quella di una ragazza crudelmente resa orfana, rapita da un trafficante in vite umane per soddisfare i desideri di un adepto dell' ordine degli assassini.
Rapidamente resa  "vedova", e costretta a mentire per salvarsi  da una morte atroce, violentata da un altro membro della setta, che dopo averla definita alla stregua di una cagna bastarda ,l' avrebbe riconsegnata nelle mani dei suoi precedenti padroni per farla diventare la  fattrice di un suo confratello! Nessuno avrebbe saputo augurarle di meglio ! Complimenti Satiel, un futuro roseo oltre ogni previsione!
Accecata dalle lacrime che le scendevano copiose sul viso non si accorse di essere a meno di cinquanta metri dai cancelli.
D' un tratto sentì la presenza di Altair farsi tangibile accanto a lei, e premerla con decisione facendola deviare verso una nicchia formata dalle pareti delle rocce che incanalavano il sentiero.Così nascosti un po' da tutti, si osservarono silenziosi .
- Asciugati quelle lacrime - disse, e non le sfuggì la nota stranamente premurosa della sua voce.
- Quando saremo dentro, faremo come ti ho detto. La mia versione sarà semplice e sicura,e soprattutto deve coincidere alla perfezione con la tua.Ti ho ritrovato nella casa di Nasser in lacrime, in preda a un crollo di  nervi perchè non sapevi che cosa aspettarti dalla decisione di Al Mualim sul tuo futuro, e sconvolta perchè ancora sei legata al tuo compagno morto. -
Sentirlo usare con tanta naturalezza  argomenti che la toccavano profondamente, la fece sussultare di dolore per il cinismo dimostrato.
-  Nessun riferimento ad Hassam, nessun accenno a quello che ci siamo detti,nè naturalmente a quello che abbiamo fatto, mi sembra logico. - fece una pausa scrutandola in volto per accertarsi che avesse afferrato tutto. Satiel fece un cenno affermativo con il capo.
- Bene.Se a un certo punto ti venisse in mente di cambiare idea e ritrattare facendo il mio nome, sappi che saprei ritorcere contro di te tutto quello che ti verrà di dire, e  da tutti puoi avere la conferma che sono un maestro in questo genere di manipolazioni. - la minacciò.
Altair vide la paura sul suo viso e si dette dello stupido per non essersi saputo moderare. Non stava conducendo l' ennesimo interrogatorio con un uomo non avvezzo a farsi intimidire,ma con una ragazzina che poteva dire di aver quasi violentato,e che fino a poco fa lo supplicava di toglierle la vita.
In quello stato di terrore non ce l' avrebbe mai fatta a resitere a una sola delle eventuali domande propostele,e Al Mualim era impossibile da ingannarre,troppo abile anche per persone con una certa esperienza come lui.Si sarebbe fatta scoprire subito.Prese un profondo respiro, il fatto di essere in parte coinvolto non lo metteva a suo agio.
- Cerca di concentrarti su poche cose e mantieni la calma. Da quando sei partita hanno creduto che fossero questi i motivi della tua fuga, dovrai solo limitarti a confermarli.Tutto il resto ignoralo, siamo intesi ? Pensi di farcela  ? - le domandò rassicurante.
- Ce la farò Altair. - rispose  debolmente.
La guardò preoccupato. Doveva essere più convinta, forse avrebbe dovuto anche consigliarla sul "dopo" , per farle acquisire maggiore scioltezza.
- Satiel, un ' ultima cosa. Con Hassam, se sentissi che per te è proprio insopportabile,ti prego, mostrati mansueta,cerca di fingere.Daresti troppo nell' occhio se ti rifiutassi. -
La ragazza avvampò.
- Seguirò i tuoi consigli. - sussurrò.
- Non sono capace di avere due donne. Non potrei mai pensare di avere dei figli con un' altra che non fosse lei. - confessò a un tratto.
Si girò veloce e le fece segno di accostarsi a lui. Satiel ancora spiazzata da quanto era successo fece fatica a coglire il vero senso di quelle ultime parole,ma che qualcosa fosse cambiato lo intuì dal fatto che adesso l' assassino le camminava al fianco e non più dietro di lei,distante.

Appena giunti , tutto successe in fretta.
Le guardie davanti all' ingresso del cortile, adeguatamente allertate, invitarono Altair a recarsi subito da Al Mualim, e presero in consegna con piglio vigoroso una terrorizzata Satiel che si sentì afferrare rudemente per le braccia e trascinare verso un ingresso laterale di cui aveva fino a quel momento ignorato l' esistenza.
Non fu stupita nel vedersi difronte Hassam preoccupato e in parte incredulo di vederla sana e salva, recapitata dai due assassini che l' avevano scortata sin lì.
- Vi ringrazio,adesso è con me. - li congedò. Si concesse un bel respiro solo quando li vide lontani.
Le rivolse un ' occhiata indecifrabile, aspettandosi  che  lei parlasse per prima,ma quando accennò a iniziare il discorso la bloccò subito, troppo felice di averla per sè per aspettare ancora a lungo.
- Ti informo che ci sono stati notevoli cambiamenti riguardo alla tua posizione mentre eri via. - iniziò con un tono mezzo serio mezzo ilare.
Satiel si sentì inspiegabilmente nervosa per questo suo ottimismo, e si trattenne a malapena dalla gran voglia di confessare che conosceva  già la verità.
Il medico le riservò uno dei suoi incoraggianti sorrisi e riprese fiducioso .
- La tua fuga ci ha messi tutti in ansia, ma comprendiamo bene il tuo stato d' animo dovuto ai recenti sviluppi, e in parte siamo propensi a passarci sopra. Spero non ti dispiaccia sapere che per ottenere ciò ho perorato la tua causa difronte al Maestro, e insieme abbiamo anche trovato un accordo che garantisce a vita la tua permanenza tra queste mura. -
 Tacque e aspettò un commento. Il silenzio accolse le sue aspettative. Hassam in tutta franchezza si aspettava una reazione più entusiasta da parte sua dopo le belle parole pronunciate. Fu un pò deluso nel vederla solo accennare di si col capo, ma ingenuamente attribuì il tutto alla tensione accumulata.
- E dimmi, ti hanno gà informata ? - chiese premuroso.
- Non so niente. - continuò a recitare Satiel, proprio come Altair le aveva consigliato.
- Da adesso tu ed io siamo compagni, ho già ottenuto il consenso del Maestro, anche se tu eri fisicamente lontana. - la informò.La fissò attento, cercando di capire la sua posizione al riguardo dai suoi minimi gesti.
La ragazza rimase immobile difronte a lui, se non avesse respirato l' avrebbe scambiata per un manichino per gli allenamenti, il volto tirato in un ' espressione seria.
- La vicinanza di Altair è contagiosa, mi domando cosa sarebbe dei suoi allievi ,se ne avesse, se su una semplice ragazza ha operato metamorfosi coì prodigiose. Praticamente avete lo stesso volto. -
constatò lievemente contrito dopo una lunga pausa.
- Arguisco che la cosa non è di tuo gradimento ?- domandò alla fine.
- Non ti piaccio ? - insistette.
Allarmata da quelle domande Satiel si affrettò a reagire, lanciandosi in scuse profonde e spiegazioni dettagliate di quanto ancora fosse stordita da tutto. Fece uno sforzo enorme a rivolgergli parole e gesti vagamente affettuosi che potessero dargli la prova che gradiva anche la sua vicinanza fisica,terrrorizzata all' idea che ritirassse tutto facendo verificare la peggiore delle ipotesi.
La cosa sembrò convincerlo, perchè la prese per la mano con fermezza, portandola con sè dentro l' edificio.
- Credo che per sentirti meglio non ci sia nulla di più efficace di un pò di calore umano. - scherzò finalmente disteso, facendo chiara allusione a quello che sarebbe successo di l' a poco tra loro.
Satiel fu felice solo che preso com' era da tutto il suo slancio, non si fosse accorto del suo tremore.

- Voi assassini avete delle stanza in luoghi davvero introvabili. - commentò una volta arrivati.
- Minimizziamo il rischio che qualcuno ci trovi con facilià e ci uccida nel sonno. - spiegò blandamente.
Chiuse la porta dandole le spalle ,mentre lei si guardava nervosamente intorno.
" Che buffo, c'e' uno scaffale. " annotò mentalmente."E' molto più adorna di quanto pensassi ".
- Ah !- le sfuggì dalle labbra quando sentì all' improvviso le mani di Hassam calarle lentamente il vestito dalle spalle.
Incrociò involontariamente le mani sul seno come pre proteggersi, accorgendosi subito dell' errore del suo gesto. L' uomo lo notò e sorrise vicino al suo collo.
- Forse è passato troppo tempo dall' ultima volta ? - le chiese lieve non dandole tregua.
Delicatamente le fece abbassare le mani e e le sfilò il vestito anche dalle braccia,che si produsse in un suono ovattato quando toccò terra, facendola rimanere nuda davanti a lui, enormemente a disagio e incerta su cosa fare.Non osò voltarsi, ma potè chiaramente distinguere il rumore dei gesti che anche lui compiva per liberarsi degli indumenti.Chiuse gli occhi e si concentrò a pensare ad altro.Dapprima furono pensieri banali, poi, man a mano che l' uomo la conduceva sul letto e la posizionava sotto di sè, incomincò a ripensare alla sua prima volta con Altair, e senza darsi una spiegazione fu grata che fosse stata con lui.
- Apri le gambe ,Satiel. - sussurrò al suo orecchio con la voce resa roca dal desiderio.
Lei lo assecondò come meglio potè, facendo come le era stato suggerito, cercando di farsi coinvolgere più che poteva, facendo passare  i suoi sussulti in mugolii di piacere, nell' attesa che finisse in fretta.
Quando rimase immobile circondata dal suo abbraccio, la fredda consapevolezza che non avrebbe mai provato nulla più che affetto per quell' uomo la pervase.
Hassam era gentile,  sentiva che i suoi gesti erano premurosi e le sue richieste mai forzate,ma ogni volta che la prendeva per lei era come se fosse un estraneo.



 

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