Il Pirata di Laja (/viewuser.php?uid=2739)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ( parte A ) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ( parte B) ***
Capitolo 11: *** capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 30: *** capitolo 28 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 33: *** capitolo 31 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
La luce della lampada ad olio ondeggiava e vibrava, lasciando danzare
le ombre sulle pareti della cabina. Il fruscio, prodotto dalla piuma
inchiostrata sulla pergamena, si interruppe un attimo; la punta fu
immersa nel calamaio, e nuovamente la piuma tornò a scorrere
lenta sulla pergamena.
Questa volta aveva fatto il colpo grosso, dopo due lunghi anni di
traduzione, l'uomo terminò l'ultima pagina dell'importante
manoscritto.
Due quartine ed un distico finale, una strana filastrocca, una beffa
al suo lungo lavoro, eppure in quella filastrocca si celava la sua
libertà!
“Giace per sempre nel mio cuore
ciò che mi fece re ed imperatore
Furono mari ed oceani
balocchi nelle mie mani.
Le correnti violente e turbinose
lo conserveranno per sempre gelose
Più di un marinaio lo cercherà
ma solo il mio erede lo troverà.
Dall'alto del pennone guarderò
e dei loro stolti tentativi, all'infinito, riderò!”
L'uomo lesse più volt i dieci versi, le ultime parole in quel
lungo diario scritto in codice, alla cui traduzione aveva dedicato
gli ultimi anni. Ne era certo, la risposta doveva essere nascosta in
quelle stupide rime.
Si alzò in piedi, distese le braccia in avanti facendo
scricchiolare le ossa delle spalle, completamente anchilosate dal
lungo lavoro.
Il pavimento ondeggiò sotto i suoi piedi, bene, si ripartiva.
Si versò dell'acqua dalla brocca pulendosi le mani da qualche
goccia di inchiostro tatuata sulla sua pelle, sistemò i lunghi
capelli neri, legandoli in una coda con un nastro scuro di velluto.
Urla, imprecazioni, improperi ed ordini si udirono sul ponte,
accompagnate dal rumore del legno scricchiolante sotto i frettolosi
passi. La solita routine, niente di eccezionale.
Richiuse la porta alle sue spalle, e con estrema calma si incamminò
verso la scaletta che portava al ponte. Un po' di venticello avrebbe
dipanato i suoi pensieri e con un po' di fortuna avrebbe risolto
l'enigma della filastrocca.
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Capitolo 2 *** capitolo 1 ***
- Sei pronta diletta? -
- Prontissima zio, esco
subito -
Helena guardò
nuovamente la sua immagine allo specchio, indossò la cuffietta
bianca, lasciando liberi alcuni riccioli ad incorniciarle il volto.
Sorrise vanitosa alla sua immagine per l'ultima volta ed uscì.
Suo zio Aurelio e suo
tutore, la stava aspettando nel piccolo corridoio, non appena la vide
si accigliò toccandosi il pizzetto scuro.
- Dimmi Helena, cosa ti
sfugge delle mie parole? Forse, mia cara, le tue orecchie non
comunicano con il tuo cervello? - domandò sarcastico, con poca
delicatezza le fece sparire i riccioli all'interno della cuffietta,
poi continuò severo: - Una ragazza di buona famiglia non porta
i capelli visibili, anzi sarebbe meglio che tu gli tagliassi così
non avresti problemi.-
- Ma zio a me piacciono i
miei capelli, perchè non posso liberarmi di questa cuffia, mi
sento una suora!- protestò la giovane guardandolo dritto negli
occhi.
- Non guardare Mai un uomo
negli occhi Helena, sei una donna e non ti è permesso. Solo le
meretrici portano il capo scoperto per aizzare il desiderio degli
uomini e ben presto mia cara, imparerai che ti basterà già
sopportare il desiderio di tuo marito, senza dover subire anche gli
altri...-
- Io davvero non capisco...-
Sussurrò la ragazza sull'orlo delle lacrime
- Capirai mia cara, capirai,
fra dieci giorni sarai una donna sposata e capirai.-
Helena era figlia di
mercante, rimasta orfana in tenera età era stata accudito da
suo zio Aurelio, che fino al raggiungimento della sua età
legale avrebbe deciso tutta la sua vita.
Avrebbe compiuto i diciotto
anni fra qualche mese, ma prima di allora sarebbe già stata
data in sposa ad un ricco mercante di circa quarant'anni; avrebbe
avuto in mano la sua vita troppo tardi quando ormai dalle mani dello
zio sarebbe finita nelle mani del marito. Ma di questo non si
preoccupava, suo zio Aurelio, l'aveva sempre viziata e coccolata, le
avrebbe sicuramente assicurato un futuro dignitoso, se non da sogno,
per lo meno decente.
- Scusami Zio, farò
più attenzione – Rispose infine abbassando lo sguardo.
- Bene, così va bene.
Helena, mia diletta, ti ho cresciuta come una figlia, ti ho dato
tutto quello che avevo ed anche di più perchè tu
vivessi nell'agio, ma ora non sei più in casa mia, fra pochi
giorni la tua vita non sarà più protetta da me, ma da
tuo marito. Se vorrai una vita tranquilla per te ed i tuoi figli
dovrai sempre compiacerlo e non fare mai niente che possa turbarlo o
innervosirlo. Mi hai capito?- La mano grassoccia del tutore le si
posò sul gomito guidandola verso le scale.
Salirono silenziosi le
strette scale fino al ponte. La luce del sole li accecò per un
attimo, costringendoli a rimanere fermi sulla soglia fino a quando le
ombre indistinte non assunsero contorni più netti.
La vita sul ponte scorreva
tranquilla, quasi pigra, i due sopiti passeggiarono vicino al
parapetto verso prua.
- Zio, ti prego, parlami
ancora di Messer Lodovico -
- Oh, mia diletta,
inguaribile romantica – le sorrise Aurelio – tuo zio ha
scelto per te un ricco mercante di stoffe, e tu, nipote mia,
indosserai gli abiti più belli della città, al pari
delle nobildonne e delle regine – la ragazza sorrise arrossendo
leggermente, finalmente avrebbe smesso di indossare quagli orribili
abiti monocolore di tonalità grigio-nera.
- Messer Lodovico non è
mai stato sposato, ha sempre detto che attendeva l'arrivo di una vera
perla, e tu sarai per lui una perla di rara bellezza. - Helena guardò
il mare aperto poggiando le braccia sul parapetto, fra pochi giorni
all'orizzonte comparirà la terra ed allora il suo viaggio, la
sua infanzia, la vita con suo zio, tutto terminerà all'ancora
in un molo sconosciuto.
- Inoltre, mia diletta, è
un uomo maturo che saprà aiutarti e guidarti, sarò
saggio e colto e potrai continuare in casa sua i tuoi studi...-
- Nave in vita! - l'urlo
della vedetta interruppe i loro discorsi, entrambi si schermarono il
volto per guardare verso l'orizzonte: l'ombra di una nave lentamente
appariva nella foschia.
- Che bandiera hanno? - urlò
il comandante. affacciandosi anche lui al parapetto
- Sembra quella francese
capitano! Non si muovono sembrano fermi all'ancora – urlò
di rimando la vedetta dal pennone.
- Forse avranno qualche problema,
continuiamo la nostra rotta, avviciniamoci a tiro di voce per vedere
se ci sono problemi, ma vi voglio pronti a ripartire in velocità..- |
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Capitolo 3 *** capitolo 2 ***
Passeggiava sul ponte da
parecchi minuti, cercando con lo sguardo il capitano, magari a lui la
filastrocca avrebbe detto qualcosa. In breve il trambusto si
acquietò; i marinai ora si muovevano esasperatamente lenti e
pigri. La nave si fermò nuovamente, fu gettata la piccola
ancora, quella utilizzata per soste brevi e partenze improvvise e
veloci, era più leggera e maneggevole e bastavano solo due
uomini per issarla.
William guardò a
poppa, la sagoma di una nave si scorgeva nella foschia del mattino,
lo sguardo alzò poi sul pennone dove fiera sventolava la
bandiera tricolore.
- Dunque oggi siamo francesi
– disse a se stesso con un mezzo sorriso. Entrambe le braccia
poggiò sul parapetto sul lato della nave, su sarebbe goduto la
brezza marina ed il sole riflesso nelle creste sull'acqua per ancora
qualche minuto, poi sarebbe tornato in cabina: gli atti centrali
della commedia non erano di suo gusto.
Amava il primo atto, quando
il sipario si levava e negli occhi del pubblico si animava stupore e
terrore, nessuno di loro aveva pagato il biglietto per quello
spettacolo.
Un mezzo sorriso, quasi un
ghigno gli apparve sul volto non appena gli furono davanti i
passeggeri dell'altra nave, sgomenti nel vedere issare la bandiera
nera.
- Oggi francesi, ma sempre
Pirati! - ridacchiò e mentre la foga dell'arrembaggio si
alzava, William si dileguò.
Mi scuso per l'estrema brevità dei capitoli, ma ho qualche problema a postarli più lunghi, quindi sono costretta a spezzettarli. Spero di risolvere al più presto |
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Capitolo 4 *** capitolo 3 ***
La mano umidiccia del tutore
le strinse forte il gomito, trascinandola con decisione giù
per le scale fino alla cabina. La fece entrare con forza, frenetico
cercò un posto dove nasconderla.
- Diletta, dentro la cassa,
e non uscire per nulla al mondo, neanche se la nave affondasse- le
urlò – mi hai capito? Non uscire mai! Meglio morire per
mano del mare che finire fra le grinfie dei pirati. Mai, mai,
promettimelo.- troppo impaurita per poter anche solo produrre un
suono, la ragazza entrò nella cassa richiudendola sopra la sua
testa.
Il tutore soddisfatto uscì
e la chiuse a chiave in cabina, si fece il segno della croce:
- Signore proteggi il tuo
gregge – mormorò cercando inutilmente un nascondiglio
per se stesso.
Dalla sua postazione, seppur
ovattati, le giungevano lo stesso i suoni della battaglia: grida,
volgarità, gli schianti delle lame che si intrecciano e
qualche terribile esplosione. Non durò molto, circa una
mezz'ora che sembrò una vita, e poi calò il silenzio
rotto solo da pesanti tondi sul pavimento di legno e qualche urlo
scherzoso.
Sentì i passi sempre
più vicini, qualcuno cercò di aprire la porta della
cabina e subito si accorse che era chiusa a chiave.
- Ucci, ucci, ucci, sento
odor di tesorucci!- disse una voce con forte accento slavo
- Smettila idiota ed apriamo
questa porta, non abbiamo tutta la mattina.- lo rimproverò un
altro con il medesimo accento.
Tre secondi di silenzio ed
uno schianto, la porta si spacco sotto il peso dei due uomini.
Helena trattenne il respiro
per paura che anche quello potesse tradirla, pregò il Signore
di diventare invisibile, pregò che i pirati se ne andassero
senza guardare nella cassa, ma le sue preghiere non furono esaudite:
la cassa si aprì.
- Sapevamo che ci doveva
essere una perla da qualche parte...- ridacchiò un ometto
esile con i capelli rossi e le lentiggini sul naso, Helena riconobbe
la sua voce, a prima che aveva udito fuori dalla cabina.
- Su ragazza, - aggiunse
l'altro prendendola per un braccio – vieni con noi e non ci
creare problemi – l'altro era di poco più robusto,
pelato, ma dalle sopracciglia poté intuire che fosse anche lui
rosso. Tremante li guardò entrambi alzandosi in piedi ed
uscendo dalla cassa, forse erano fratelli.
Il ponte dove poco prima era
stata con suo zio ora era disseminato di cadaveri, e lei sembrava una
condannata a morte, scortata dai due rossi, con versi gutturali di
compiacimento che si levavano fra i pirati al suo passaggio.
La issarono sul parapetto,
dove era posizionata una pedana che attraversava lo spazio fra le due
navi, per terminare sul parapetto della nave pirata. Si voltò
un attimo, ultimo tentativo di fuga, ultimo sguardo ai cadaveri per
accertarsi che Aurelio non fosse fra loro. Il rosso più smilzo
le puntò la pistola alla schiena.
- Forza bellezza, non siamo
ad una sfilata.-
Helena percorse la
passerella seguita da i due rossi con la pistola ben puntata fra le
scapole.
- Una donna! - esclamò
il capitano, galante le offrì la mano per scendere, Helena lo
guardò con disprezzo e scese con un salto, dove per poco non
cadde, rifiutando l'aiuto del pirata.
- Fa la preziosa la
bambolina, portatela nella mia cabina e che nessuno la tocchi!- urlò
l'uomo di rimando.
Non attesero oltre, i due
rossi la presero per le braccia scortandola giù per le scale
verso la cabina del capitano Jakson, stava per essere chiusa dentro
la cabina quando nel corridoio incrociò lo sguardo di un uomo.
Un uomo stranamente pulito e ben curato, un pirata gentiluomo, con i
capelli neri raccolti in un codino e gli occhi grigi; una cicatrice
gli tagliava di netto il sopracciglio destro.
Fu solo un attimo prima di
vedere davanti a se, solo il legno della porta chiusasi in faccia,
sentì le mandate della chiave nella serratura. Per la seconda
volta in poche ore era prigioniera in una una cabina.
- Lo spettacolo è
iniziato? - domandò una voce che non conosceva, immagino fosse
lo sconosciuto con il sopracciglio tagliato.
- A breve, gli ultimi
carichi sono stati già portati a bordo, Signore – questa
volta riconobbe lo smilzo rosso.
- Bene, allora sarà
meglio affrettarsi!- Continuò lo sconosciuto, e poi dietro la
porta si sentirono solo i passi allontanarsi.
Si guardò attorno, la
cabina del capitano era grande e con una parete di vetri, si trovava
a poppa della nave e da lì si poteva scorgere l'infinità
del mare che avrebbero attraversato.
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Capitolo 5 *** capitolo 4 ***
Salì sul ponte con i
fratelli Kutosky; le passerelle fra le due navi erano state rimosse,
tutti i pirati del vascello erano accalcati vicino al parapetto di
fiancata: il gran finale stava per cominciare.
- Fuoco! - Ordinò il
capitano, subito rispose il cannone
- Fuoco!- urlò
nuovamente, e nuovamente la palla di cannone si schianto contro la
nave.
- Fuoco!- l'urlo era ancora
più forte, ed ancora più forte di l'entusiasmo dei
pirati dopo la terza esplosione.
Quando anche l'ultimo eco
dell'esplosione fu svanito, un coro di voci si alzò cantando
l'inno francese mentre la nave calava a picco lentamente. Non appena
il pennone più alto sparì fra le onde anche il canto
terminò lasciando il posto all'esaltazione generale.
Questa era la fine dello
spettacolo, il resto era solo commercio.
Il capitano salì sul
ponte più alto di poppa e sporgendosi dal parapetto si rivolse
alla sua ciurma autorevole:
- Fra cinque giorni
arriveremo alla baia, ci liberiamo dei nostri ospiti e poi come
sempre torniamo in città. Ma ora dobbiamo risolvere una
questione- si era creato il silenzio fra la ciurma e tutti gli occhi
erano puntati su di lui – Avrete notato che abbiamo un'ospite
in gonnella, cosa ne facciamo?-
Dapprima un brusio e poi
urla eccitate si levarono ed una sola frase sembrava avere senso, una
frase sulla bocca di tutti.
- Teniamola a bordo, sarà
la nostra donna...-
-Io ho un'idea migliore!-
disse una voce dal fondo della calca, in disparte dove era rimasto
tutto il tempo. |
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Capitolo 6 *** capitolo 5 ***
Come ogni volta che parlava, tutta la ciurma si azzittì. Gli
uomini si divisero, lasciando al centro un corridoio percorribile.
- Dimmi William ti ascolto.
L'uomo percorse il ponte fino a pochi passi dal rialzo dove si
trovava il capitano Jackson
- La voglio in sposa – un mormorio si levò fra la
ciurma; Jackson aprì bocca per parlare, ma William lo
precedette – Me lo devi Jackson!-
- Se è questo quello che vuoi – si limitò a dire
il capitano alzando le spalle- desideri per caso qualcos'altro? -
aggiunse poi sarcastico.
- In effetti qualcos'altro ci sarebbe..- rispose pacato e quasi
sfrontato l'uomo. Agli altri prigionieri deve essere detto che è
morta, non voglio avere alle calcagna i segugi- il capitano annuì
appena- ed un'ultima cosa, vorrei che mandassi un uomo a terra, non
appena arriviamo in città, per comprarle degli abiti ed un
vestito nuziale-
Il silenzio serpeggiò fra gli uomini della ciurma, nessuno
poteva prendersi la libertà di parlare con così tanta
sfrontatezza al capitano, solo a William era permesso, e questo lo
rendeva rispettato quasi quanto il capitano stesso.
- Molto Bene- disse Jackson, lo sguardo si posò su i due rossi
– Kutosky Junior e senior vi occuperete della promessa del
nostro Signor William, portatela nell'ambulatorio di prua, rimarrà
lì fino al giorno delle nozze. Sarà vostra
responsabilità controllarla e fare in modo che arrivi alle
nozze illesa, vi occuperete del suo vestiario quando attraccheremo.
Non la voglio vedere in giro fino al matrimonio, per me e tutti gli
altri la ragazza è morta, ed il su corpo è cibo dei
pescecani.- Scese con un balzo dal parapetto atterrando davanti a
William, un solo sguardo bastò perchè l'uomo lo
seguisse nella sua cabina.
Raggiunsero la cabina proprio quando i fratelli Kutosky portavano via
una scalpitante ragazza con la cuffietta di traverso ed alcuni
capelli biondi innanzi al volto.
- Un giorno mi dirai perchè vuoi sposare un diavolo biondo,
ora parlami del manoscritto!-
*°*
Ancora una volta mi scuso per la brevità del capitolo, ma non
riesco risolvere il problema, ho scritto ad Erika ed aspetto la sua
risposta.
Intanto fatemi sapere cosa ne pensate^^ |
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Capitolo 7 *** capitolo 6 ***
Dalla cabina aveva sentito le cannonate, i terribili schianti, il
canto francese e poi l'entusiasmo dei festeggiamenti. Ne era seguito
un lungo momento di silenzio e poi di nuovo i passi sul ponte, giù
per le scale, nel corridoio, davanti alla porta...
La serratura scattò.
- Andiamo ragazza, il capitano tu ha riservato un'altra stanza –
le disse il ragazzo calvo invitandola ad uscire.
- Sei fortunata bellezza, il capitano ti darà in sposa al
Signor William e fino ad allora nessuno ti toccherà... non
posso assicurare il poi però! - lo smilzo si beccò uno
scappellotto dal fratello.
Lasciarono la cabina proprio quando il capitano Jackson e lo
sconosciuto con il sopracciglio tagliato stavano per entrarvi. La
condussero lungo un corridoio, e dalla strada percorsa immagino di
essere arrivata a prua quando la fecero entrare in una cabina.
- Io non posso sposare nessun William!- urlò per l'ennesima
volta – Sono già promessa!-
I due fratelli si chiusero dentro la cabina con lei per evitare
inutili tentativi di fuga.
- Per caso è un pirata il tuo promesso?- Domandò con
calma il calvo
- No, si, cioè no, non lo so!- continuò isterica Helena
accasciandosi in un angolino
- Come si chiama il tuo promesso, cara?-
- Messer Lodovico. - aggiunse in un singhiozzo
- Lodovico, Lodovico...- i due fratelli fecero roteare gli occhi
- No, nessun pirata di nostra conoscenza, meglio così non
creerà problemi per le nozze annullate!- ridacchio il rosso
smilzo
- Come ti chiami ragazza? - domandò con più serietà
il calvo
- He..Helena.-
- bene Helena, sarai nostra ospite per un bel po', quindi è
meglio chiarirci subito. Io sono Boris, e mio fratello Pasha –
indicò lo smilzo – saremo le tue guardie fino al
matrimonio.-
La ragazza si mise nuovamente ad urlare isterica, con estrema calma
Boris tirò fuori dalla fondina, attaccata alla cintola, una
pistola e gliela puntò addosso.
- Regola numero Uno, tu urli io sparo...- la ragazza si zitti
immediatamente – Brava Helena, impari in fretta. Regola due non
tentare la fuga, è un tentativo vano , ti riacciuffiamo anche
in capo al mondo, e non saremo benevolenti. Regola tre non uscire mai
da questa cabina, se il capitano ti vede tu riduce a brandelli di
carne per pescecani. Tutto chiaro?-
Helena annuì tremante.
- Bene, ci rivediamo per il rancio... buona giornata milady- continuò
il calvo uscendo con il fratello dalla cabina e facendo scattare la
serratura.
Bisbigliarono qualcosa e poi alcuni passi rimbombarono nel corridoio.
Scoppiò a piangere e singhiozzare fino a quando non si
addormentò stremata, cullata dalla nave in movimento fra le
onde.
Vi ringrazio per il sostegno e la comprensione. Cercherò di aggiornare la storia più in fretta! Continuate a scrivermi cosa ne pensate! |
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Capitolo 8 *** capitolo 7 ***
- Tutto qui? Solo questa stupida filastrocca?- sbraitò il
capitano Jakson
- Non ho altro Julian, ho letto e tradotto ogni singola riga del
manoscritto, ma l'unico riferimento al suo segreto è in questa
filastrocca. - rispose tranquillo William allungando le gambe.
- Il Re non aveva eredi, eppure aveva tante amanti, potrebbe essere
una gravidanza non riconosciuta?-
- Se non lo sai tu... io dovevo solo tradurlo e l'ho fatto! - fece
un'alzata di spalle
- No mio caro, se credi che ti lacerò andare, hai proprio
sbagliato! Tu devi tradurre questa filastrocca, quando il tesoro
segreto sarà fra le mie mani sarai liberi, tu e la tua
mogliettina.- William si accigliò alle parole del capitano.
- Non erano questi i patti, Julian! Ho pagato il mio alto prezzo, ora
voglio la libertà!- sbottò l'uomo
- Traduci la filastrocca e sarai libero...- William si alzò di
scatto facendo cadere la sedia rumorosamente alle sue spalle –
un'ultima cosa – lo bloccò il comandante – modera
i tuoi modi in presenza della ciurma. Io sono il capitano! - William
lo guardò serio e poco prima di lasciare la cabina aggiunse:
- Non sei cambiato per niente, Julian!-
Ancora scusa per questo capitolo brevissimo, a domani ( spero ) con il prossimo capitolo. |
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ( parte A ) ***
Cinque giorni più tardi vennero entrambi i fratelli Kutosky a
portarle il rancio, qualcosa non quadrava, poteva sentire la tensione
nell'aria. La nave era all'ancora dall'alba e da allora il movimento
continuo sul ponte non si era fermato.
La cabina non era dotata di oblò e per quanto la curiosità
la divorasse non poté capire nulla di ciò che
accadesse, sperava nell'arrivo della marina o di qualsiasi altra
imbarcazione che l'avrebbe potuta salvare.
- Cosa sta succedendo? - si azzardò a dire
- Oggi è la giornata del ...- esordì Pasha
- Zitto idiota, e zitta anche tu! Regola quattro nessuna domanda,
nessuna parola, singhiozzo, sospiro o pianto fino a mio contrordine!
- sbottò il calvo Boris maneggiando la pistola come
ammonimento.
Ai rumori sul ponte ben presto seguirono urla e lamenti. Continuò
così tutta la giornata, solo a sera calò il silenzio e
la nave ripartì.
Il giorno successivo venne solo Pasha, riuscirono a parlare un po' e
lui le offrì del Rhum. Non aveva mai bevuto alcolici e ben
presto scoprì la loro capacitò lenitiva dei dispiaceri,
dopo due bicchieri aveva voglia di ridere, cantare e ballare, ed
avrebbe ballato se non stesse già ballando la cabina attorno a
lei. Al terzo bicchiere crollo.
Si svegliò in tarda mattina con un terribile malditesta,
sembrava ci fosse calma piatta sul ponte eppure ogni scricchiolio era
un tonfo nella sua testa, vomitò due volte nel secchio vicino
alla porta e tornò nel suo cantuccio a fissare il vuoto, con
il senso di nausea che aumentava ad ogni piccola oscillazione della
nave.
Pasha l'aiutò a ripulirsi e le fece mangiare un po' di pane
per farla sentire meglio, rimase con lei fino a sera, poi quando i
rumori sul ponete e nei corridoi cessarono l'accompagnò fuori
a prendere un po' d'aria.
Erano sei giorni ormai che on vedeva il cielo, e lo spettacolo delle
stelle luminose le dette un sollievo inimmaginabile. Erano tutti
sotto lo stesso cielo, qualcuno l'avrebbe trovata e salvata, per ora
doveva sopravvivere e senza rendersene conto provò un po' di
gratitudine per Pasha che nel suo piccolo cercava di alleviarle il
triste destino.
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 ( parte B) ***
Qualche giorno più tardi:
- Si gioca ancora qui? - disse Boris entrando nella cabina
dell'ambulatorio, si sedette accanto al fratello sbirciando le carte
sul tavolo. - Chi vince?-
- Tanto per cambiare lei...- protestò Pasha sconsolato.
- Tuo fratello è un pessimo baro! - lo rimbeccò Helena
guardò Boris ridendo
- E' bravo Pasha non riesci a barare neanche contro una ragazza –
il fratello gli dette una pacca sulla schiena – ora lascia a me
le carte, e vai a prepararti fra poco attracchiamo e tu hai dei
servizi da fare in città!- il fratello smilzo annui, lasciò
le carte in mano al calvo , fece un gesto elegante di commiato e se
ne andò.
Da qualche giorno Helena ed i fratelli Kutosky avevano trovato un
modo di alleviare quella prigionia, giocando a carte, a dadi oppure
parlando a lungo: lei li raccontava della terra dove era nata, di suo
zio Aurelio e dei lussi in cui aveva vissuto, loro ridevano e
facevano battute sconce ricordando tutte le loro avventure
piratesche.
Pasha rimase fuori alcune ore e quando tornò per l'ora di
pranzo aveva con se una sacca piena.
- Ecco qui il corredo della nostra sposina! - disse entusiasta
mostrando gli abiti che aveva preso – spero siano di tuo
gradimento, ho fatto un po' di testa mia...- infatti fra alcune vesti
davvero incantevoli color avorio, rosa chiaro o verde acqua si
nascondevano dei veri obbrobri di sartoria degni di una dama da
bordello.
- Ed ecco il gran finale – Pasha estrasse un abito di organza
bianco, il corpetto stretto con ricami argentati, la gonna lunga e
leggermente ampia, un velo di pizzo completava l'opera.
- Quanto ti sono costati?- domandò preoccupato il fratello.
Pasha mostrò il suo miglior sorriso, scoprendo una fila di
denti ingialliti, si grattò il capo evitando di rispondere.
- Li hai rubati?- saltò alla conclusione Boris
- Beh insomma il mercante era molto preso da altre faccende, sai
Helena, si dice che la sua promessa sposa non sia mai arrivata in
porto...- le strizzò l'occhio – Considera questi abiti
come domo di nozze dal tuo Ex-futuro-sposo Messer Lodovico.-
Helana si sentì morire, guardò l'abito bianco, il suo
destino era ad attenderla oltre la porta di quella cabina, in quei
giorni di reclusione quasi si era illusa di non dover mai varcare
quella soglia ed affrontare quella nuova vita, che ancora una volta,
altri avevano deciso per lei.
- Beh ragazza, noi andiamo, tu devi sistemarti, al tramonto ci sarà
il matrimonio, non appena avremo raggiunto il mare aperto...-. Altro
non aggiunsero i due rossi prima di andarsene.
Vi chiedo nuovamente scuisa, proverò a ricontattare la web master, sinceramnete non è possibile dover spezzettare pure un capitolo già di per se cortissimo!
Fatemi sapere cosa ne pensate, e magari scrivetemi cosa vi aspettate dai prossimi capitoli! Ciaoooo! |
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Capitolo 11 *** capitolo 9 ***
Erano salpati da poco più di due ore, ed il sole iniziava a
tingere il cielo e le acque di rosso.
Sul ponte erano state disposte delle fiaccole e qualche fiore, il
capitano aspettava impaziente, infine il suo volto si distese.
William si voltò seguendo lo sguardo del comandane e vide
arrivare la sua sposa. Il corpetto bianco le aderiva al ventre
facendole risaltare la piccola curva del seno, la morbida gonna
leggermente posata su i fianchi, scendeva lungo le gambe fino al
suolo, dove una porzione di stoffa bianca strisciava dietro di lei.
Il volto basso nascosto dal velo di pizzo, le braccia nude congiunte
in grembo. I due fratelli l'accompagnavano standole ai lati, la mano
di Boris le era appoggiata sulla schiena, come incentivo a
proseguire.
Quando gli fu abbastanza vicina, riuscì a guardarla negli
occhi attraverso i fori del pizzo d'avorio, e quasi gli sembrò
di leggervi stupore. William le sorrise inarcando il sopracciglio
tagliato, le stava facendo un grosso favore e presto gliene sarebbe
stata grata.
La Cerimonia fu estremamente breve e, ad ogni esitazione nelle
risposte della ragazza si sentiva una pistola che veniva caricata,
bastava questo perché la voce tornasse chiara e sicura.
- Lo sposo può baciare la sposa, e mettiamo fine a questa
tragedia! - sbottò infine il capitano Jakson.
- William alzò il velo e senza attendere oltre si chinò
sulle labbra di lei in un bacio deciso e invadente. Helena rimase
immobile, l'alito di Rhum di quello che ora era sua marito, le dava
la nausea.
L'uomo si staccò da lei, guardò la ciurma, emise un
suono gutturale soddisfatto, fa cui si scatenarono le ovazioni
dell'equipaggio.
- Finiamola William, portatela in cabina e non vi azzardate ad
uscirne!- Borbottò seccato il capitano, scatenando altra
approvazione nei suoi uomini, che evidentemente si immaginavano nel
ruolo di mariti, con quella fanciulla fra le braccia.
William la prese in braccio, facendo passare il braccio sinistro
sotto le ginocchia di lei ed a passo deciso attraversò il
ponte e scese la scale. Entrò, co un calcio ben assestato alla
porta, nella cabina, la porta rimbalzò contro la parete
laterale e si richiuse con uno schianto. Helena tremava fra le sue
braccia bianca come un lenzuolo.
Il Pirata chiuse a doppia mandata la porta, e senza troppe cerimonie
gettò la ragazza sul letto, che produsse un sinistro cigolio. |
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Capitolo 12 *** capitolo 10 ***
Chiuse
la porta a doppia mandata e la buttò sul letto, che produsse
un sinistro cigolio.
Helena
chiuse gli occhi e le ani si aggrapparono alle lenzuola del letto
preparandosi al peggio. Non accadde nulla.
Aspettò
alcuni secondi, poi lentamente aprì prima un occhio poi
l'altro: era sola nel letto, William era seduto allo scrittoio
occupato a scrivere.
Fece un
leggero movimento per rimettersi dritta ed un altro cigolio si levò
dal letto, un coro di grugniti e volgarità rimbombò
dietro la porta, la ciurma origliava la loro prima notte di nozze.
William
la guardò, le rivolse il suo strano sorriso, e le fece cenno
con la mano di continuare prima di tornare alle sue occupazioni.
Si mise
seduta sul letto ed iniziò a saltellare, producendo cigolii
sempre più forti, che, a giudicare dai rumori dietro la porta,
entusiasmavano la ciurma. Helena era a dir poco confusa, il pirata
con il sopracciglio tagliato continuava indisturbato a scrivere, come
se lei non ci fosse, o meglio come se il suo unico dovere fosse
saltellare sul letto.
Dopo
circa una decina di minuti si era stancata, allo stremo si getto
all'indietro sul materasso emettendo un sospiro rumoroso.
William
la guardò nuovamente, le sorrise ammiccando ed anche lui
produsse un lungo e rumoroso gemito soddisfatto, che come risultato
ebbe l'esaltazione e l'ovazione della ciurma dietro la porta; poi
calò il silenzio ed i passi si allontanarono.
L'uomo
mise a posto le sue carte, si alzò e si avvicinò ad
Helena, si chinò su di lei fino a sfiorarle l'orecchio
pizzicandole la guancia con la barba incolta.
- Sei
stata brava ragazza, ora puoi cambiarti, non vorrai dormire in abito
nuziale...- la giovane rimase immobile fino a 1uando William non si
fu allontanato.
In un
angolo si spogliò lentamente rimanendo in mutandoni.
A
tentoni Helena cercò qualcosa da mettersi.
-
Dietro il paravento. - disse lui senza voltarsi. La ragazza non se lo
fece ripetere due volte: finalmente un posto dove nascondersi. Si
stava spogliando ancora dall'ingombrante abito, quando sentì
il cigolio famigliare: lui era a letto.
- Se
vuoi rimanere la dietro tutta la notte per me non ci sono problemi,
se invece vieni a letto, cerca di rimanere dal tuo lato e non darmi
fastidio!-
Helena
non rispose, finì di cambiarsi in silenzio e rimase nascosta
dietro il paravento fino a quando non sentì il respiro di lui
regolarizzarsi.
William
dormiva tranquillamente occupando solo un piccolo spazio del letto,
il talamo non era così grande ed era evidente che lui si fosse
stretto per lasciarle spazio.
Si
distese su un fianco, volgendo la schiena all'uomo, continuava a
pensare alle parole di Boris quel pomeriggio. Ai marinai ed a suo
zio, fatti prigionieri dai pirati e venduti come schiavi, era stato
detto che era morta... nessuno l'avrebbe mai cercata, nessuno
l'avrebbe mai slavata. Il suo destino era nelle sue mani, forse per
la prima volta in diciotto anni il suo futuro era realmente solo suo.
Qualche
ora più tardi, stremata, si addormentò.
*°*
Grazie per i commenti!
Sinceramente mi sono dimenticata di specificare se quel bacio fosse
il primo, ma non temete mi farò perdonare! William è
stato descritto in precedenza, se non ricordo male, ma aggiungerò
nuovi particolari e magari riuscirete ad immaginarlo meglio. Per ora
ha capelli neri lunghi raccolti in un codino, occhi grigi, ed un
sopracciglio ( il destro) tagliato da una cicatrice.
Ho contattato nuovamente lo
staff tecnico del sito, ed aspetto una risposta... ^_^ Per ora
dovremo accontentarvi dei capitoli in pillole. Mi scuso per la
lentezza degli aggiornamenti, ma è sempre un'impresa
raggiungere il Pc!
Mi raccomando, continuate a
scrivermi! Baciozzoli
Laja
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