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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Capitolo 1: The return *** Capitolo 2: *** Capitolo 2: Cambiamenti *** Capitolo 3: *** Capitolo 3: L'arena *** Capitolo 4: *** Capitolo 4: Primi chiarimenti... *** Capitolo 5: *** Capitolo 5: L’amore serve anche a questo: a perdonare. *** Capitolo 6: *** Capitolo 6: Voglio te *** Capitolo 7: *** Capitolo 7: Tutti al Fantasy...con sorpresa! *** Capitolo 8: *** Capitolo 8: La verità che fa male *** Capitolo 9: *** Capitolo 9: Cicatrici *** Capitolo 10: *** Capitolo 10: Combattimenti *** Capitolo 11: *** Capitolo 11: Un passo in più *** Capitolo 12: *** Capitolo 12: Possibilità *** Capitolo 13: *** Capitolo 13: The winner is... *** Capitolo 14: *** Capitolo 14: Ritorno al passato – Parte 1 *** Capitolo 15: *** Capitolo 15: Ritorno al passato – Parte 2 *** Capitolo 16: *** Capitolo 16: La casa al lago- Parte 1 *** Capitolo 17: *** Capitolo 17: La casa al lago-Parte 2 *** Capitolo 18: *** Capitolo 18: La casa al lago-Parte 3 *** Capitolo 19: *** Capitolo 19: Il ballo *** Capitolo 20: *** Capitolo 20: Parole che uccidono *** Capitolo 21: *** Capitolo 21: Il coraggio di restare *** Capitolo 22: *** Capitolo 22: Elizabeth *** Capitolo 23: *** Capitolo 23: Errori di ghiaccio *** Capitolo 24: *** Capitolo 24: Ricordi... - Parte 1 *** Capitolo 25: *** Capitolo 25: Ricordi… - Parte 2 *** Capitolo 26: *** Capitolo 26: Ricordi... - Parte 3 *** Capitolo 27: *** Capitolo 27: Presente...reazioni... *** Capitolo 28: *** Capitolo 28: Lacrime di sangue *** Capitolo 29: *** Capitolo 29: Gelosie *** Capitolo 30: *** Capitolo 30: Non ho mai smesso *** Capitolo 31: *** Capitolo 31: Il giorno dopo *** Capitolo 32: *** Capitolo 32: Sull'orlo della pazzia *** Capitolo 33: *** Capitolo 33: L'altra metà di te *** Capitolo 34: *** Capitolo 34: Il sapore della perdita *** Capitolo 35: *** AVVISO ***
Sapete
quali sono le domande che mi pongo più frequentemente?
Cosa
sono? Perché sono qui? Dove sto andando?
Ormai
avevo una concezione del mio essere così distorta, che ogni giorno mi sembrava
di vivere la vita di qualcun altro, che ogni giorno non mi sembrava di vivere
affatto.
Non
ero mai stata la classica persona affetta da vittimismo, ma potevo affermare
con assoluta certezza che la mia vita faceva schifo.
Il
problema, forse, in quest'affermazione era il termine "persona". Sì,
forse il problema stava proprio lì. Io non ero più una persona, io ero un
qualcosa di abominevole, un mostro dalla breve vita.
Sì,
decisamente sarei campata poco, questo era assodato.
Mi
ritrovavo a 23 anni, oddio, teoricamente avrei 23 anni, con una vita incasinata
e con una personalità distorta.
Non
male, vero?
Ma
la causa primaria di tutto ciò, di tutto il mio malessere, del mio essere un abominio,
era da ricercarsi nella fottutissima, dannata, bastarda, maledetta,
egocentrica, autodistruttiva, malsana e vampiresca persona che corrispondeva al
nome di Damon Salvatore, che mi aveva lasciato bellamente dopo una notte di
sesso fantastico (ma avevo fatto veramente così schifo per farlo scappare in
quel modo?) per aiutare in teoria la donna di suo fratello ad
essere una brava personcina, in pratica per inseguire il suo
grande amore. Beh, ero arrivata a questa teoria: nulla di quello che mi aveva
detto quella famosa sera era vero.
Ebbene
sì, gente, Damon Salvatore era scomparso da ben cinque anni. Non una lettera, nè un messaggio, nè
un'apparizione e neanche un piccione viaggiatore. Nulla.
Le
tre persone più importanti della mia vita, i miei due grandi amici e il mio grande amore, mi avevano abbandonato di
punto in bianco, senza mai sentire l'esigenza di sapere se fossi ancora viva o
morta.
E
qui casca l'asino. Il mio fottutissimo grande amore.
Ma
grande amore un'emerita mazza! Scusate la volgarità!
Avevo
smesso di fare la crocerossina e dopo ben cinque anni della mia disastrosa vita
ero arrivata alla conclusione che io odiavo con tutto il mio essere Damon
Salvatore. Aveva fatto la cosa migliore ad andarsene, lui era solo un
fottutissimo autolesionista ed esimia testa di cazzo.
Vi
state sconvolgendo? Questa Angel non è quella che ricordavate?
Bene,
io sono un'altra persona e lo sono perché ho passato i cinque anni più
pericolosi e brutti della mia vita.
Ho
cominciato a fumare, bevo anche se non sono un'alcolizzata, ho imparato a
difendermi da sola, alias faccio quasi ogni venerdì sera dei combattimenti
clandestini, frequento delle compagnie poco raccomandabili, ma ha un suo
perché, fidatevi e seguo delle discutibili scelte di vita.
Sono
cambiata anche fisicamente. Avete presente il bello e tenero aspetto di un
angioletto? Beh, scordatevelo! I miei capelli sono cresciuti, arrivano alla
fine della schiena e con il tempo si sono scuriti fino a diventare neri, sono
dimagrita di molto, ma in compenso ho i muscoli e porto le lenti a contatto,
per nascondere un piccolo particolare che non sto qui a spiegarvi.
Vi
ho già accennato che ho avuto una mini storia con un demone millenario?
No?
Beh, è così.
Si
chiamava Nikolai, aveva i capelli lunghi fino al collo lisci e due magnifici
occhi rossi. Tutto contornato da un fisico da dio greco. Adesso eravamo amici e
occasionalmente amici di letto, occasionalmente eh! Tralasciando, però, il
piccolo particolare che era ancora innamorato di me.
Io
tenevo a lui, ma il primo posto nella mia vita era occupato da un'altra persona
e dopo Damon Salvatore le mie capacità di relazionarmi all'altro sesso erano
pari a zero.
Che
bello tutto questo vero?
Avanzai
con passo deciso verso l'entrata del bar, fasciata nei miei inseparabili jeans
neri strettissimi, canotta nera e vertiginosi stivali rossi.
-Buongiorno,
bella gente.- feci sorridendo, sorpassando tutti i dipendenti del locale.
Negli
ultimi tempi Mystic Falls era cambiata radicalmente: sempre meno esseri umani e
sempre più essere soprannaturali.
Ormai
la cittadina era diventata il covo delle speci
viventi più bizzarre.
Arrivai
davanti a una pesante porta di mogano scuro e, leggendo il nome sulla
targhetta, ghignai per l'eccentricità di quell'uomo.
-Buongiorno!-
entrai allegra nella stanza, senza nemmeno bussare.
-Buongiorno
a te, raggio di sole.- disse ironico Nikolai, mollemente appoggiato alla sua
enorme poltrona rossa.
-Dormito
bene?- feci angelica, prendendo posto di fronte a lui.
-Io
non dormo, dovresti saperlo bene.- mi rispose allusivo, inchiodandomi con i
suoi occhi rossi, nascosti molte volte da delle lentine
nere.
-Su,
non essere pignolo. Stavo solo cercando di fare conversazione.-
-Vai
al punto. Cosa ti serve?-
Feci
la finta indignata, appoggiandomi con le spalle allo schienale della poltrona.
-Dovrei offendermi. E io che volevo fare una visitina al mio amico preferito.
Beh, se non sono gradita, vado via.- mi alzai e raggiunsi la porta, ma, come
sapevo già sarebbe successo, Nikolai si parò di fronte a me, appoggiandomi le
mani sulle spalle.
-Hai
frainteso. Io ho sempre voglia di vederti, ma quando fai la gentile c'è sempre
qualcosa sotto.-
-Beh.-
dissi, togliendogli le mani dalle mie spalle e avanzando verso la scrivania.
-Questa volta ti sbagli. Mi sentivo sola.- sussurrai.
-Angel...-
Nikolai
venne verso di me e mi fece voltare, costringendomi a guardarlo. -Ancora
incubi?-
Io
abbassai lo sguardo, per poi riportarlo su di lui. -Già. Me ne serve
dell'altro, Nik.- dissi, guardandolo serio.
Nikolai
ghignò, per poi lasciarmi andare. -Ed ecco dove volevi arrivare!- sbottò
ironico, passandosi una mano nei capelli.
-Non
fare così! Sai che ne ho bisogno!-
-Quella
merda finirà per farti impazzire, vuoi ficcartelo in quel cervello bacato che
ti ritrovi?!- sbraitò, agitando le mani.
-Stai
esagerando! Non è droga, Nikolai! Mi fa restare semplicemente in me.-
-E'
peggio. Non è un prodotto del tuo mondo, è demoniaco. Tengo troppo a te per
permetterti di distruggerti.-
-Non
fare il melodrammatico!- sbottai infuriata. -Cosa succede se la prossima volta
me la prendo con lei, eh?-
Nikolai
si incupì, per quanto pericoloso sapeva che avevo ragione.
-Ty cosa ne pensa?-
-Lascia
furi Tyler da questa storia!- dissi con voce stridula.
-Ne
deduco che non ne sa nulla. Lui fa parte della tua vita adesso, si è preso cura
di te, di voi, in tutti questi anni, credo abbia il diritto di saperlo.-
Questa
volta fu il mio turno di incupirmi.
Era vero:
senza Tyler non sarei andata avanti. Era stato il mio unico punto sicuro in
questi anni terribili. Si era preso cura di me, come solo un fratello avrebbe
potuto fare.
-Lo
devo fare anche per lui.-
-No,
invece. Devi smetterla con questo spirito di autodistruzione. La vita va
avanti, non si può guardare per sempre indietro.- mi disse Nikolai serio.
-Io
non mi guardo affatto indietro.-
-Ah
no?- fece ironico, venendomi vicino. -E allora perché porti ancora questa?-
portò le mani al mio collo e prese tra le dita la collana con la piuma di
corvo.
Mi
ritrassi subito, come scottata dal suo tocco. Tenevo il ciondolo tra le mani,
come se volessi nasconderlo alla sua vista, come se mi sentissi sporca.
-Lo
tengo solo per ricordare a me stessa che amare significa distruggere e essere
distrutti.-
Nikolai
scosse la testa. -Ci sono diverse forme di amore, non è tutto marcio.-
-L'amore
per lei è diverso.- dissi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Ritornando
al problema centrale. Quella roba ti fa male e tu sei già in pessime
condizioni. Tutto questo ti ucciderà.-
-Ma
andiamo!- mi stufai io. -Siete tutti troppo melodrammatici.-
-Stai
già mettendo a dura prova la tua natura angelica. Sembra che tu non sia
contenta senza una bella maledizione.-
Scoppiai
a ridere. -Io non sono più un angelo da tempo, Nik e
se tu non vuoi aiutarmi, farò da sola.- detto questo uscii dal suo studio,
senza prestare la minima attenzione a Nikolai che mi chiamava.
-Ty! Sbrigati, sono le 22.30!- urlai dall'ingresso, rivolta
a un ritardatario Tyler.
Quel
ragazzo era più vanitoso di una donna e quando si chiudeva in bagno aveva la
capacità di starsene chiuso lì dentro tre ore.
Cosa
ci farà mai, poi?
Sbuffai
spazientita, picchiettando nervosamente il piede a terra. Decisi di ingannare il
tempo concedendomi una rapida occhiata allo specchio dell'entrata.
Avevo
un pantalone di pelle nero, una fascia fucsia che mi copriva solo il seno e
sopra una maglia di velo nera, semi trasparente e gli stivali fucsia col tacco
altro. Avevo lasciato i capelli sciolti e leggermente mossi, mentre sugli occhi
avevo un filo di matita e il rossetto rosso sulle labbra.
Sì,
poteva andare.
-Tyler!-
urlai spazientita, ma del licantropo neanche l'ombra.
Da
quando Caroline l'aveva mollato appena un anno fa, quel ragazzo era diventato
ancora più irascibile e vanitoso. E dire che prima lo era già a livelli
spaventosi.
Lo
stavo aspettando da più di mezz'ora e ormai la mia pazienza stava raggiungendo
il limite. Ma da che mondo era mondo, non erano i ragazzi a dover aspettare le
ragazze che finivano di prepararsi?
Dovevamo
andare al Fantasy, il locale di Nikolai ed eravamo già in ritardo. Diciamo che
noi due eravamo le "guest star". Andavamo lì ogni sabato sera e
mentre Tyler intratteneva le dolci donzelle, io mi divertivo a dimenarmi sul
palco.
Ovviamente
nessuno dei ragazzi presenti osava avvicinarsi troppo a me: tutti sapevano che
io ero la pupilla di Nikolai.
-Eccomi,
eccomi.- fece Tyler dalla cima delle scale.
-Complimenti,
amico mio.- gli dissi, una volta che mi raggiunse. -Sei davvero un gran
figone.- finii, tendendogli la mano.
-Anche
tu, sorella. Se non fossi chi sei, credo proprio che ci proverei con te.-
-Beh,
tesoro, è già successo!- gli dissi facendogli l'occhiolino e poco dopo uscimmo
di casa.
Arrivare
al Fantasy fu una questione di pochi minuti. C'era già una fila enorme, ma,
senza badarci troppo, raggiungemmo Mick, il buttafuori, ed entrammo subito.
L'atmosfera
era già calda: il locale era pienissimo e le luce a volte colore e a volte
scure conferivano una sorta di aura magica. Le cubiste erano ai loro posti e
Chris, il dj, aveva già cominciato a mettere della musica incredibile.
Io e
Tyler avanzavamo senza particolari difficoltà. Ci stavamo per dirigere al
tavolo di Nikolai, quando Tyler intercettò lo sguardo di una formosa e
"appetitosa" bionda e così lo persi tra la folla.
-Oi,
Nik.- feci, arrivando al tavolo e schioccandogli un
bacio sulla guancia. -Pienone anche stasera.-
-Già,
ma stasera la metà di loro non sono esseri umani.- fece gongolando.
-Temo
per l'altra metà, allora.- risposi sorridendo e ordinando un superalcolico.
-Di
già?-
-Beh,
meglio cominciare col meglio, no?- dissi, prendendo il bicchiere che il
cameriere mi offriva.
-Sono
d'accordo, socia.- fece, alzando il suo bicchiere di bourbon verso di me.
-Grande,
socio.- portai anche il mio bicchiere verso il suo, facendoli venire a
contatto.
-Stasera
sei di una bellezza incredibile.- disse, avvicinandosi a me.
-Significa
che le altre volte sono brutta?- commentai ironica, avvicinandomi a lui.
-No,
significa che stasera lo sei ancora di più.-
-Grazie.-
sussurrai e poi gli stampai un leggero bacio a stampo. -Vado a ballare!-
-Te
la stai spassando, vero, adesso che lei non c'è?-
-No,
me la sto spassando adesso che è al sicuro.- gli sorrisi e mi addentrai tra la
folla.
Raggiunsi
velocemente il palco e dopo aver lanciato un segno di saluto a Chris, cominciai
a ballare.
Tutti
cominciarono a seguirmi e quel dimenarmi mi fece per un attimo staccare dalla
realtà.
Cominciai
a muovermi in modo sensuale, seguendo il ritmo della musica, che quella sera
era ancora meglio delle altre.
Chriss era
davvero un grande.
Vidi
Tyler ai piedi del palco, che mi guardava, con due birre tra le mani. Io gli
sorrisi e gli feci cenno di lanciarmene una.
Cominciai
a bere, alternando il ballo e profonde sorsate. Cominciai a girare su me
stessa, completamente ubriaca di serenità.
Alcuni
ragazzi salirono sul palco, ma restavano comunque a debita distanza.
Lanciai
un veloce sguardo alla folla e per poco non caddi dai tacchi, incrociando due
occhi azzurri.
Ritornai
a guardare in quella direzione, ma degli occhi azzurri nessuna traccia.
Sarà
stato uno scherzo della mia immaginazione...
Ritornai
a ballare, agitando i capelli e muovendo il bacino, finché ad un certo punto mi
sentii afferrare per i fianchi e trascinata giù dal palco.
Nikolai,
pensai subito. Ogni volta che gli partiva l'embolo della gelosia faceva così.
Così
fui trascinata giù e senza nemmeno badare troppo a Nikolai che mi tirava tra la
folla, infatti non l'avevo nemmeno guardato, mi ritrovai al bancone del bar.
Sorseggiai
di nuovo la mia birra, ma quando quello che credevo Nikolai si voltò, mi
paralizzai, letteralmente.
Due
freddi occhi azzurri mi squadravano.
Dopo
ben cinque anni mi ritrovavo di fronte Damon Salvatore.
Mi
si gelò il sangue nelle vene, non riuscivo più a pensare e tutti i sentimenti
che avevo ceduto essere riuscita a reprimere, ritornarono a galla con tutta la
loro prepotenza.
Dopo
anni di autoconvincimento, tutte le mie difese crollarono, sotto lo sguardo di
quel maledetto vampiro.
Lui
ancora non parlava. Io avevo addirittura dimenticato come si facesse.
Ci
limitavamo a guardarci, come se il mondo attorno fosse scomparso.
Scossi
la testa, come a volermi risvegliare dal mio stato di trans e corsi fuori dal
locale.
Volevo
immaginare, volevo sperare, che fosse solo una mia allucinazione, una delle
tante, ecco.
Mi
ritrovai fuori dall'entrata secondaria del locale, a boccheggiare come un pesce
senz'aria.
-Calmati,
Angel, era solo un'allucinazione.- mi dissi, chiudendo gli occhi.
-Sono
abbastanza certo di non essere un'allucinazione.- fece una voce ironica alle
mie spalle.
Mi
voltai di scatto.
No,
decisamente non era un'allucinazione.
Restai
a bocca aperta, non riuscendo ancora a credere ai miei occhi.
-Con
quale coraggio ritorni nella mia città?- sibilai furiosa.
-Questa
è anche la mia città.-
-Ma
davvero?! Eppure non ti importava così tanto della tua città quando sei scappato
via dopo avermi scopato!- urlai, lanciandogli contro la bottiglia di birra, che
lui schivò facilmente.
-Cosa
sei diventata...?-
Assottigliai
gli occhi tanta era la rabbia che provavo dentro. -Non.azzardarti.a.giudicarmi.-
scandii ogni parola. - Non hai la minima idea di cosa sono diventata.-
Damon
fece quella sua tipica smorfia. -Mi basta guardare come sei vestita e cosa
fai.-
-Ma
con quale diritto vieni qui e sputi sentenze?! EH?! Vattene, Salvatore, è molto
meglio per te. Qui non c'è più niente di quello che hai lasciato. E' già tanto
che non ti abbia staccato la testa dal collo.-
-Vedo
che le vecchie abitudini non muoiono mai.-
Gli
ringhiai contro e dopo due secondi gli fui di fronte. Lo afferrai per la gola e
lo inchiodai con la schiena al muro.
Damon
non aveva nemmeno avuto il tempo di reagire e adesso mi guardava con gli occhi
sgranati.
Mi
avvicinai a pochi centimetri dal suo viso.
-C'è
anche qualcosa di nuovo, vampiro.- gli ringhiai contro, puntandogli i miei
canini alla gola.
Lessi
lo sconcerto negli occhi di Damon.
Ah,
non vi avevo accennato che ero diventata una vampira?
Ebbene
sì, ho pubblicato il seguito di mi appartieni >.<
Non
so se questo sia un bene o un male e a quante persone farà piacere.
La
storia è ancora tutta in elaborazione, trama e finale compresi XD posso dirvi
che ci saranno molte novità, alcune delle quale le avete sapute già in questo
capitolo.
Ringrazio
in anticipo tutti quelli che recensiranno o semplicemente leggeranno!
Ho
creato un piccolo gruppo su facebook, dove si può
parlare di tutto e ci saranno storie. Inoltre vi assicuro che conoscerete delle
persone fantastiche!
Damon
mi guardava, con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
Quello
davvero non se lo aspettava e io gongolavo vedendolo così sconvolto. Era
proprio la reazione che volevo.
Mi
passai la lingua sui canini, per poi lasciarlo andare e cercare di impormi una
calma che non avevo.
Dopo
cinque anni ancora non sapevo come comportarmi.
-Ma
cosa...-
-Te
l'avevo detto che c'era qualcosa di nuovo, Salvatore.- feci ironica. -La
vecchia Angel, quella che hai usato e poi gettato via, è morta, come i
sentimenti che provava per te.-
Lo
fissavo diritta negli occhi, mentre Damon mi guardava con la stessa intensità.
Lui
non era cambiato affatto: la sua bellezza era ancora sconvolgente, ma, in
fondo, era un vampiro, lui non poteva cambiare, forse ero io che avevo
dimenticato quanto fosse bello e quanto fossero intensi i suoi occhi.
Scossi
la testa, non potevo abbandonarmi a quei pensieri. Lui mi aveva usata e poi mi
aveva abbandonata come un cane, dimostrando ancora una volta che di me non glie
ne fregava nulla.
-Da
quando sei diventata un vampiro?- mi chiese soltanto.
-Da
quando hanno cominciato a braccarmi come un animale per succhiarmi via anche
l'anima. Si è sparsa presto la voce che l'angelo millenario era rimasto senza
la protezione dei Salvatore. Ho dovuto imparare a proteggermi da sola.- spiegai
atona, come se stessi raccontando la vita di un'altra persona e non la mia. -Ma
questo è solo un quarto della storia.-
-Un
quarto? Io credo, invece, che questo sia un enorme problema.- sibilò lui,
avvicinandosi a me.
-Ma
cosa ti aspettavi di trovare? Ancora la debole umana di cui non ti è mai
importato un cazzo?! Ho dovuto difendere ciò che era mio. Credo tu sappia che
ormai i vampiri e i licantropi non sono le uniche specie soprannaturali. Questo
posto adesso ne è pieno. Neanche questa città è come l'hai lasciata. Io e
questo posto non ti apparteniamo più, perciò prima che la mia gentilezza giunga
al limite, ti consiglio caldamente di sparire di nuovo, ma di non tornare mai
più.- sibilai a denti stretti.
Io
non lo volevo lì. Mi ero distrutta per ricreare il mondo attorno a me e adesso
lui non sarebbe ritornato a rompere i miei equilibri.
-Ormai
Elena era diventata capace di controllarsi, era inutile non ritornare.-
Elena,
ancora una volta. C'era sempre e solo lei...
E io
allora cos'ero stata per lui?
Smisi
di farmi quelle domande, in realtà non lo volevo sapere.
-Invece
è inutile che tu rimanga. Ma dopo cinque anni che siete andati via, che mi
avete abbandonato, dopo quella tua miserabile lettera, con quale coraggio vi
presentate qui?!- ringhiai, puntandogli un dito contro.
-Forse
credevo di ritrovare qualcosa qui.-
-Ma
davvero? E su quali basi credevi questo?- feci ironica, allargando le braccia.
-So
cosa pensi, ma non è la verità. Io non ero innamorato di Elena quando sono
andato via.- mi informò.
-Sono
cose che ormai non mi interessano più. Il tuo giocattolino ormai non c'è più.
Voi mi fate solo schifo. Tu mi fai solo schifo!- sbraitai stizzita.
Lo
odiavo da umana, pensate da vampira con tutti i sensi amplificati...
-Cosa
sta succedendo qui?- mi voltai, trovando Nikolai alle mie spalle. -Damon
Salvatore.- continuò con amarezza.
-Vedo
che mi conosci. Purtroppo io non ho la più pallida idea chi sia tu.- fece
ironico, incrociando le braccia.
-Nikolai
Layerback.- rispose secco lui, squadrandolo con i
suoi rossissimi occhi.
Si
instaurò un'aria di tensione tra i due così pesante, che si poteva quasi
toccare.
Nikolai
sapeva della mia storia e probabilmente vedere Damon non gli faceva affatto
piacere.
-Andiamo
Nik, il signor Salvatore se ne stava andando.- dissi,
prendendolo per mano.
-Cosa
sei tu per lei?- chiese freddo Damon.
-Lei
è la mia donna.- rispose Nikolai, sfidandolo con lo sguardo.
Mi
voltai a guardarlo, sbattendo le palpebre. Ma cosa aveva nel cervello quel
demone?!
Vidi
Damon irrigidirsi e spostare lo sguardo da me a Nikolai.
-Torniamo
dentro...- sussurrai, voltandomi verso l'entrata del locale.
-Angel.-
mi richiamò lui.
Mi
voltai, pregandolo con gli occhi di lasciarmi andare. Quella sera, con molte
probabilità, sarebbe scomparso una volta e per sempre dalla mia vita.
-Mi
odi?- che domande.
-Ti odio
con la stessa intensità con cui ti ho amato.- senza nemmeno
dargli tempo di parlare ancora, mi voltai e con Nikolai ritornai nel locale.
Ritornai
a casa infuriata. Vedere Damon Salvatore era l'ultima delle cose che mi
aspettavo e l'effetto non era stato affatto positivo.
Era
vero, lo odiavo, ma l'odio era pur sempre un sentimento e io dopo cinque anni
ancora non riuscivo a non provare sentimenti per lui.
Ma
Damon Salvatore era un capitolo chiuso della mia vita, una parentesi che non
doveva mai più essere riaperta.
Lui
era mio nemico.
Dovevo
scaricare la tensione, dovevo sfogarmi e massacrare qualcosa, così infilai il
mio inseparabile completino da combattimento, decisa ad andare all'arena.
Mentre
mi allacciavo le scarpe, Tyler fece capolinea dalla porta. -Ancora decisa ad
andare in quel posto?-
-Quel
posto è l'unico in cui possa sfogarmi.- risposi atona, senza nemmeno guardarlo
in faccia.
-E così
dopo cinque anni è tornato.- fece, cambiando argomento.
-Già.-
mi alzai dalla poltrona, per andare allo specchio e legarmi i capelli in una
coda alta.
-Allora?-
chiese, venendo a sedersi sul mio letto.
-Allora
cosa?-
-Sentimenti?-
-Indifferenza.-
mentii.
Io
continuavo a dargli le spalle: sapevo che se mi avesse guardato negli occhi
avrebbe scoperto che per Damon provavo tutto tranne che indifferenza.
-E
io sono biondo.- commentò sarcastico.
-Cosa
vuoi che ti dica? Che lo odio a morte e che mi sono trattenuta a stento dallo
staccargli la testa a morsi?!- mi voltai di scatto verso di lui, odiavo quando
cercava di analizzarmi come un topo da laboratorio.
-A
proposito di morsi. Come l'ha presa quando ti ha visto trasformare?-
-Gli
è preso un colpo, ma questo credo sia normale. Ha lasciato la debole e fragile
umana e si è ritrovata davanti un mostro.- feci con amarezza.
-Tu
non sei un mostro.-
-Oh
si che lo sono. Come lo chiami un essere che è un po' vampiro e un po'...beh tu
sai cosa...- andai a sedermi accanto a lui.
-Parlando
di tu sai cosa...-
-Voldemort è tornato?- feci, con aria cospiratoria,
guardandomi intorno.
-io
mi chiedo cosa ho fatto di male nella vita per meritarmi te.- commentò lui
ironico.
-Lo
so che mi adori in realtà.- mi avvicinai a lui sbattendo le palpebre.
-Non
sviare il discorso. Nikolai mi ha detto tutto.-
Mi
incupii e, ritornando seria, mi concentrai su un punto indefinito del
pavimento. -Nikolai esagera.-
-Ah,
davvero? Quindi non è vero che prendi ancora quello schifo?-
-Parlate
tutti come se fossi una drogata. Io cerco solo di stare tanquilla
e di non far del male a nessuno. Sai che mi sono ritrovata per forza in questa
situazione.-
-No,
è stata una tua scelta, sono sempre scelte tue e sai bene a cosa mi riferisco.
Io avrei potuto tenere tutto sotto controllo.- replicò lui.
-Ma
cosa dovevo fare? Restare un'inutile umana a vita?! Ty,
i vampiri di mezzo mondo stavano venendo qui e anche adesso la situazione non è
migliore.-
-Prendi
quello schifo, combatti all'arena, frequenti demoni...ma cosa ti è preso?!-
sbottò lui, alzandosi in piedi.
-Mi
prende che sono stufa di essere debole! Io non potevo continuare ad esserlo!
Smettetela tutti di giudicarmi!- urlai arrabbiata e dopo uscii dalla stanza.
Presi
le chiavi della moto e andai via. Quella sera all'arena avevo la precisa
intenzione di uscire più morta che viva.
L'arena
era un enorme capannone situato appena fuori città. Era il covo di tutti gli
esseri sovrannaturali più strani dell'intero continente e lo stesso Markus, il
proprietario, era un demone vichingo di più di mille anni e per giunta era il
fratello di Nikolai.
Era
così che lo avevo conosciuto: tramite Markus.
E
quella causale conoscenza si era rivelata importantissima: senza Nikolai non
sarei mai andata avanti e non solo perché lui mi aveva protetto quando ne avevo
bisogno e aiutato ad essere forte, ma perché lui era un punto fermo della mia
vita. Sapeva come prendermi, mi consolava, mi aiutava quando ne avevo bisogno,
mi capiva anche senza le parole: gli bastava guardarmi negli occhi.
Nonostante
la sua natura demoniaca, tralasciando la sua gelosia e i suoi attacchi di ira,
era un uomo buono e gentile, pronto a sacrificarsi per le persone che amava.
Lui
e Tyler erano la mia famiglia.
Entrai
nell'arena, dove ad accogliermi fu proprio Markus.
-Sera,
principessa.-
Markus
era un demone alto un metro e novanta, i capelli biondi e gli occhi rossi come
il fratello.
Un
gran figo in poche parole.
-Buonasera,
dolcezza. Com'è il clima stasera?-
Markus
aggrottò le sopracciglia. -Sono rammaricato, dolcezza, ma stasera
non se ne fa nulla.-
Sgranai
gli occhi, appoggiando a terra la mia borsa. -Cosa?! E perché?!-
-Mi
ha chiamato Nikolai.- mi disse semplicemente.
Roteai
gli occhi. Quel dannato demone faceva sempre così: ogni volta che venivo
all'arena cercava di mettermi i bastoni tra le ruote.
Sapete
qual era la sua filosofia? Togliere di mezzo tutto ciò che poteva anche solo
minimamente farmi male.
Sarebbe
stata molto romantica come cosa, se non mi togliesse anche le cose che mi
piacevano fare.
-Nikolai
non c'è adesso.- feci con aria cospiratoria.
-Non
se ne parla, Ange. Non mi va di affrontare l'ira di mio fratello quando verrà a
sapere che te l'ho permesso di fare.-
-Dai,
Markus! Per favore!- sbottai.
-Stasera
c'è Patrick.-
Ecco,
allora tutto aveva una spiegazione.
Patrick
era il campione dell'arena. Ovviamente fino al mio arrivo.
Lo
avevo battuto e da quel giorno non faceva altro che darmi la caccia per
disintegrarmi.
Durante
l'ultimo combattimento con lui, ci erano volute dieci sacche di sangue per
farmi rimettere in sesto.
Patrick
era un vampiro di 230 anni, alto due metri e con le spalle larghe tre. Un vero
mostro, in pratica.
-Non
puoi impedirmi di combattere.- feci seria, incrociando le braccia. -Nel caso
dirò a Nikolai che tu non c'entri niente. Stasera ne ho davvero bisogno.-
Sì,
ne avevo bisogno, perché erano ore che dalla testa non riuscivo a togliermi gli
occhi di Damon e per quante docce mi fossi fatta, sentivo ancora il suo profumo
addosso.
Questo
era uno dei punti sfavorevoli dell'essere vampiro: i cinque sensi erano
nettamente amplificati.
-Fai
come vuoi, io ti ho avvertito.-
Markus
si spostò, per farmi passare. Raccolsi la mia borsa e mi recai negli
spogliatoi.
-Ma
guarda un po' chi si rivede dopo tanto tempo.- ad aspettarmi sulla soglia degli
spogliatoi c'era proprio Patrick.
-Pronto
per perdere ancora?- feci ironica, superandolo.
-Non
ne sarei così convinto. Stasera hai la testa da un'altra parte, si vocifera che
i Salvatore sono tornati.-
Lasciai
cadere la borsa a terra, rimanendo però ancora di spalle. Come faceva lui a
saperlo?
-Credo
tu sia informato male. Proprio perché sono tornati i Salvatore, stasera sono
più aggressiva del solito, non ti conviene farti trovare nell'arena.-
Presi
la mia borsa, per poi metterla su una panca la e uscii dagli spogliatoi, con in
sottofondo la risata malefica di Patrick.
Entrai
nella sala principale: era piena di gente urlante e uomini che facevano
scommesse. Tutto era buio, tranne per la luce posta sopra all'arena, che
sembrava più una gabbia per leoni.
Guardai
Markus, posto proprio davanti all'entrata della gabbia e lui fece cenno a Purf di farmi entrare.
Cominciai
a scaldarmi, facendo qualche saltello sul posto, mentre aspettavo il mio
avversario. Come già sapevo, ad entrare fu Patrick.
Gli
sorrisi combattiva, mentre anche lui cominciava a riscaldarsi.
Guardai
la folla alla mia sinistra e incontrai gli occhi azzurri di un noto vampiro
moro.
Mi
guardava con un misto di preoccupazione e rabbia, mentre accanto a lui c'era
Elena, che mi guardava esterefatta e Stefan che
parlava con Tyler.
Allora
era stato lui a dirgli dove mi trovavo: avrei fatto dopo i conti con lui.
Bene,
una volta che ti trovi qui, dannato vampiro dagli occhi cielo, goditi lo
spettacolo.
Adesso
guarda in cosa mi hai trasformato.
Holaaa!
Come
vi pare questo secondo capitolo? Pentite? Forse era meglio lasciar stare? Oh
mamma, spero di no XD
Volevo
ringraziarvi dal profondo del cuore per le 23 magnifiche recensioni. Davvero
non me le aspettavo! Quando ho letto il numero ho spalancato così tanto la
bocca che per poco non mi si è bloccata la mascella! Non so come ringraziarvi,
il sostegno e l'affetto che mi date sono davvero indispensabili per me! *___*
Grazie
mille *___*
Vi
ricordo del gruppo su fb, chiunque volesse venire è
ben accetto! ^^
Stringevo
i pugni, mentre un sorriso diabolico mi dipingeva la faccia.
Dopo
cinque anni Damon era lì, a guardarmi combattere. Provavo una soddisfazione
perversa nel fargli vedere cosa fossi diventata, quanto fossi diversa dall'Angel
che aveva lasciato.
-E
così i tuoi amichetti sono venuti a vederti morire.- fece Patrick, mettendosi
in posizione d'attacco.
-Preparati
tu a morire.-
La
campanella di inizio incontro suonò e subito Patrick mi si avventò contro, ma
io lo schivai con facilità.
Quel
vampiro era solo un grosso energumeno senza cervello: contava esclusivamente
sulla sua forza bruta.
Saltai
contro la rete, per poi finirgli addosso. Entrambi cademmo a terra: io ero su
di lui, con le mali alla gola e i canini sfoderati.
In
poco tempo Patrick cambiò le posizioni, mi afferrò per la gola e mi sollevò da
terra.
Io
mi dimenavo, cercando di colpire con le gambe la sua faccia.
Quando
ci riuscii, Patrick volò dall'altro lato della gabbia e io caddi a terra.
Mi
alzai subito, ma lo stesso fece anche lui. Mi diede un pugno sulla faccia, poi
ne diedi uno io a lui. Continuammo così finchè non mi diede un calcio tanto
forte da farmi finire dall'altro lato del ring.
In
meno di un secondo Patrick fu sopra di me, bloccandomi con un ginocchio sullo
stomaco. Sfoderò i canini e cominciò la sua inesorabile discesa verso il mio
collo.
Mi
morse, ma io riuscii a togliermelo velocemente da dosso.
Mentre
lui si rimetteva in piedi, io mi tenevo la gola. Mi aveva fatto male quel
bastardo.
Mi
avventai su di lui e cominciai a tempestargli la faccia di pugni, ma lui mi
afferrò per la coda e mi gettò contro i fili di ferro della rete.
Incrociai
gli occhi di Damon, che mi guardavano preoccupati e impauriti. Non te lo
aspettavi, eh Salvatore, di vedermi così? Hai visto cosa sono diventata?
Ero
un mostro.
Damon
corse alla rete, inchiodandomi con i suoi furiosi occhi azzurri. -Esci
immediatamente da li.- mi ordinò prepotente.
Io
ghignai, per poi guardarlo negli occhi e sputare a terra del sangue. -Goditi lo
spettacolo, Salvatore. Questa è la volta buona che mi vedi morire.-
-Non
mi interessa l'esperienza, ti ho già visto morire.- replicò lui.
-Beh,
almeno adesso possiamo sorvolare la toccante dichiarazione sul letto di morte.-
Non
gli diedi il tempo di rispondermi, che mi voltai e mi avventai contro Patrick.
Cominciò un violento scontro corpo a corpo. Sembravamo due personaggi di Dragon
ball.
Io
ero furiosa, delusa e triste. Tutti i sentimenti che avevo provato in quei
cinque anni stavano venendo a galla, facendomi combattere come mai prima.
Di
questo scontro, il vincitore fu Patrick, perché in un mio attimo di distrazione
mi diede un calcio così forte che io volai al soffitto, mentre scendevo, però,
trovai "ad accogliermi" il possente calcio di Patrick, che mi rispedì
di nuovo su.
Continuammo
così per una decina di secondi, mentre sentivo in sottofondo la folla
decisamente in delirio.
Dopo
un ennesimo calcio, mi lasciò a terra, dolorante e piena di sangue.
-Angel!-
questa volta ad avvicinarsi alla rete fu Elena.
La
guardai: stava piangendo.
Solo
quando vidi il suo viso, capii quanto in realtà mi fosse mancata.
Ero
a terra e non riuscivo ad alzarmi. Patrick, ridendo, mi afferrò per la nuca e
cominciò a farmi dare testate al pavimento.
Dovevo
reagire, non potevo farmi picchiare come una neonata, cazzo!
Raccolsi
tutta la mia forza e gli diedi una violenta testata all'indietro. Patrick
barcollò e io ne approfittai per scagliarmi contro di lui. Gli diedi così tanti
pugni e così velocemente, che Patrick non ebbe nemmeno la forza per difendersi.
Cadde
a terra e, proprio nel momento in cui suono la campanella di fine incontro, non
si rialzò più, perdendo i sensi.
Entrò
Markus nell'arena, mentre la folla era in delirio e, alzandomi il braccio, mi
dichiarò la vincitrice di quella sera.
Poi
mi fece uscire e mi diressi verso gli spogliatoi.
Mi
guardai allo specchio: ero uno scenario terrificante, la mia faccia era
ricoperta da sangue.
Mi
feci velocemente una doccia e, prendendo dei sacchetti di sangue dalla mia
borsa, cominciai a nutrirmi avidamente.
Ci
vollero molte unità di sangue per farmi riprendere e, dopo essermi pulita la
bocca, uscii dall'arena.
All'uscita
trovai, bellamente allineati a mo di barriera,
Stefan, Elena e Damon.
-Angel...-
Elena fu la prima a parlare.
-Ma
cosa cazzo ti è venuto in mente?!- sbottò adirato Damon.
Stefan
era l'unico che ancora non parlava, si limitava a guardarmi.
-Sconvolti?
Beh, io lo faccio sempre.- dissi ghignando. -Più o meno da cinque anni, da
quando ve ne siete andati senza dire una parola.- feci ironica.
-Dopo
quello che ti avevo fatto non avevo nemmeno il coraggio di guardarti in
faccia!- mi rispose Elena, facendo un passo verso di me.
-Non
ve n'è mai importato niente di me. Sono morta, vi ho salvato il culo e poi pouf!
Spariti!-
-Perdonaci.-
proruppe Stefan.
Mi
voltai a guardarlo. -Non una notizia, non un interessamento, niente. Non vi
importava nemmeno se fossi viva o morta!-
-Quindi
è questo che sei adesso?- mi chiese Damon. -Una puttanella che fa incontri
clandestini? Credevo fossi meglio di questo.-
Chiusi
le mani a pugno e sfoderai i canini. -Ma con quale pretesa mi giudichi? Come ti
permetti di parlarmi in questo modo?!-
-Damon!-
lo rimproverò anche Elena.
-Non
chiederti cosa sono, chiediti perché sono così.- continuai.
-E
sei anche la donna di un demone.- continuò, con un pizzico di fastidio nella
voce.
-Geloso?-
feci io ironica, prendendolo in giro.
-Hn.- si limitò a dire, senza rispondermi.
-Adesso
siamo ritornati, però, si potrebbe rimediare.- fece Stefan.
-E'
troppo tardi.-
Sentimmo
il suono di un clacson. Ci voltammo: era Nikolai.
-Devo
andare.- sussurrai.
-Tu
non vai con lui.- disse Damon, mettendosi in mezzo.
-Lasciami
passare.-
-Non
mi piace quel tipo.- continuò Elena.
-Quel
tipo si è preso cura di me insieme a Tyler. Fatemi passare.-
-No!-
-Lasciatemi
andare!- urlai, allargando le braccia e subito dopo tutti e tre vennero colpiti
da una forza invisibile che li sbalzò via. -Ve l'avevo detto di farmi passare.-
dissi alla fine, mentre loro erano ancora a terra.
Senza
mai voltarmi, entrai nella porsche di Nikolai e
tornai a casa.
-Lo
perdonerai, vero?- mi chiese Nikolai, fermi in macchina, davanti casa mia.
-Chi?
Damon? Ma nemmeno per sogno.- sbottai io, incrociando le braccia.
-Incredibile.
Lo ami ancora.- fece lui, tra l'allibito e lo schifato.
Mi
voltai completamente verso di lui. -Ma sei impazzito o cosa?! Io non lo amo, io
lo odio.-
-Oh,
tesoro, l'odio è un sentimento così simile all'amore.-
-Ti
sbagli, Nik.-
-Gli
hai detto tutta la verità?- mi chiese dopo un po', prendendomi una ciocca di
capelli tra le dita.
Io
sospirai, guardando in basso. -No, ma a loro non devo nulla. Mi hanno usato e
poi gettato via. Tipo macchina fotografica e adesso pretendono di ritornare
nella mia vita come se niente fosse.-
-Come
vorrei che ti animassi così tanto anche per me.- disse Nikolai con un mezzo
sorriso, tra l'ironico e l'amarezza.
-Nik...io ti voglio bene, sul serio...-
Nikolai
mi afferrò per un polso, portandomi incredibilmente vicino a lui. -Io non so
cosa farmi del tuo bene. Io ti amo, lo vuoi capire? Ti amo come non ho mai
fatto in duemila anni. Cazzo, non ho amato nemmeno Cleopatra come amo te!-
sbottò.
-Tu
sei stato con Cleopatra?!- feci allibita io.
-Non
è questo il punto, Ange. Possibile che non perdi la tua fottuta ironia nemmeno
in momenti come questo?!- era incazzato sul serio...
-Sono
stata troppo a contatto con Damon Salvatore, mi devo purificare.- risposi
sorridendo.
-Ce
l'hai ancora dentro e sono un pazzo io a sperare di occupare un posto nel tuo cuore.
Ma ho tutta l'eternità per farti capire che quello giusto per te sono io.-
Gli
accarezzai una guancia. -Mi ricordi tanto una persona...- dissi, quasi con le
lacrime agli occhi.
Sì,
quando faceva così, Nikolai mi ricordava incredibilmente Gabriel.
L'angelo
che mi aveva amato con tutta l'anima e poi ucciso da Klaus. Era nauseante il
modo in cui i vampiri avessero il potere di sconvolgere la mia vita, nel bene o
nel male.
-Io
voglio che tu sia per davvero la mia donna.-
-Ci
abbiamo già provato e non ha funzionato.-
-Sì,
ma io non so perché non ha funzionato! Cazzo, ho più di duemila anni e mi
ritrovo in questo stato come un moccioso di quindi anni!- imprecò, per poi
appoggiarsi con le spalle al sediolino dell'auto.
-Mi dispiace.
Non vorrei farti stare male, ma...-
-Ma
non mi ami. Lo so. Cazzo, eccome se lo so.-
-Sai,
dici cazzo troppo spesso!- feci ironica, facendo un sorriso sghembo.
-Quel
vampiro ti ha proprio prosciugato tutti i sentimenti, eh...-
-Se continui
a parlarmi di lui me ne vado, Nik! Mi bastano le mie
di seghe mentali, non ce la faccio ad avere anche le tue!- feci stizzita.
Non
volevo parlare di Damon, volevo solo che sparisse dalla mia vita.
-Ange...-
-Io
vado a casa. Grazie del passaggio.-
Uscii
dalla macchina e mi diressi verso casa. Quella era stata decisamente una
giornata pesante...
Andai
in camera mia e, sorridendo, presi un orsacchiotto di peluche tra le mani. Lo
posai nell'enorme panca ai piedi del letto e mi sdraiai su quest'ultimo.
Piegai
un braccio sugli occhi e cominciai a pensare.
Damon
era ritornato nella mia vita e aveva tutte le intenzioni di restarci.
Questa
cosa non mi piaceva.
Da
un lato odiavo il fatto che mi avesse visto per quello che ero diventata, perché
in fondo provavo ripugnanza io stessa verso di me.
Ero
solo un dannato e schifosissimo essere.
Sentii
una presenza nella stanza e subito scattai, mettendomi in posizione d'attacco.
Ma, davanti
alla finestra della mia camera, c'era lui, celato dalla notte e più bello che
mai.
-Certe
abitudini non cambiano mai.- dissi, rilassandomi.
-Quel
tipo ti bracca come un animale. Direi quasi che è in calore.-
-Ti
sembra strano che qualcuno possa amarmi così intensamente?- gli risposi, con la
sua stessa ironia.
-cosa
staresti insinuando?- in meno di due secondi mi fu vicino, a pochi centimetri
di distanza.
Le
bocche erano vicine. Gli sguardi erano incastrati. I respiri si univano.
-Sto
insinuando quello che sto insinuando.-
-I
tuoi occhi sono diversi.- sbottò all'improvviso.
-Cosa?
Sarei anche strabica adesso?!-
Perché
non mi spostavo? Perché scherzavo con lui?
Lui
era mio nemico.
-Non
ho detto che sei strabica. Quello sinistro ha un colore...ricordavo
diversamente l'intensità dei tuoi occhi...-
-Ma
per favore!-
Dovetti
fare leva su tutta la mia forza di volontà per staccarmi da lui e questa, come
cosa, non era per niente incoraggiante.
-Ti stupisce
che io ricordi i tuoi occhi?-
-Mi
stupisce che tu sia ancora qui, coraggiosa come scelta. Non ti voglio qui, hai
capito, Salvatore? ...E comunque avevi ragione, i miei occhi hanno qualcosa di
diverso, ma adesso non sto qui a darti spiegazioni che non ti sono dovute.-
-Lo
sai, vero?-
-Cosa?-
-Che
ritornerò nella tua vita. Tu mi ami ancora.-
Scoppiai
a ridere. -Io ti odio, se non l'avessi capito.-
-Appunto,
significa che mi ami ancora.- disse, con quel suo tipico sorriso.
-Vattene
da casa mia.- sibilai. Non avevo voglia di stare ai suoi giochetti.
Lui
sorrise e ritornò alla finestra, ma prima di andarsene si voltò di nuovo.
-Stasera
mi hai chiesto se ero geloso di quel tipo. La vuoi la mia risposta?-
-Sentiamo.-
ma perché gli davo corda?!
-E
se anche fosse? E se fossi geloso? Sarebbe sbagliato?-
Senza
nemmeno darmi il tempo di rispondergli, o mandarlo via a calci nel culo,
dipende dai punti di vista, uscì da casa mia.
Buona
domenica, ragazze! ^^
Di regola,
dovevo aggiornare domani, ma dato che mi avete regalato ancora 21 splendide
recensioni per un solo capitolo, ho deciso di anticipare ^^ spero che almeno un
po' vi faccia piacere ^^
Parlando
del capitolo...Angel combatte, dimostrando ancora una volta a Damon che lei non
è più la stessa ragazza...Damon, dal canto suo, la guarda allibito e
preoccupato...poverino! XD
Poi
si mette anche Nikolai e la mezza dichiarazione di Damon...ki sa!
Spero
che questo capitolo un po' vi sia piaciuto...volevo ringraziarvi davvero dal
profondo del cuore per tutte le splendide recensioni! Spero che la storia
continui sempre così...grazie!
Baciii!
Vi
ricordo il gruppo su facebook, dove ci saranno
spoiler e tanto altro!
Capitolo 4 *** Capitolo 4: Primi chiarimenti... ***
Capitolo 4: Primi chiarimenti...
Erano
le dieci di mattina di un assolato martedì, quando sentii bussare flebilmente
alla porta della mia camera.
Pensai
istintivamente che fosse Tyler, così, senza nemmeno voltarmi, dissi -Avanti.-
Stavo
ripiegando le maglie e le felpe da mettere nei cassetti, mentre la mia porta
venne aperta e la persona dietro di me si chiudeva nel mutismo più assoluto.
Avvertii
un odore strano e non molto familiare: non era stato Tyler ad entrare.
Mi
voltai di scatto, trovandomi davanti la presenza di una ragazza dai lunghi
capelli castani.
Elena.
Mi irrigidii.
Cosa poteva volere da me?
Mi
misi sulla difensiva, non fisicamente, ma mentalmente. Elena era stata una
delle persone più importanti della mia vita e non era un mistero che,
nonostante la sua scomparsa cinque anni prima, mi destabilizzava.
Io
avevo dato la vita per lei, per tutti loro e questo non si poteva cancellare.
Il
passato si può superare, ma non cancellare o dimenticare. Io ero quella che ero
proprio per il mio passato.
La
guardavo, con le braccia incrociate, mentre lei restava completamente in
silenzio. Si mordicchiava il labbro inferiore e io sapevo che stava cercando le
parole più adatte per cominciare a parlarmi.
-Potresti
iniziare con "ciao".- dissi io ironica, facendo un mezzo sorriso.
Elena
si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e, facendo un grosso respiro,
comincio a parlare. -Forse sarà inutile, ma...mi dispiace.-
Inarcai
le sopracciglia. Era davvero venuta solo per quello? Non aveva capito che ormai
era tardi?
-Elena...-
-No,
aspetta!- mi bloccò. -Se non lo dico adesso non lo farò più. Sono cinque anni
che mi preparo questo discorso.-
Roteai
gli occhi, per poi fissarli di nuovo su di lei.
Non
volevo ascoltarla.
Era
così difficile da capire?!
-Dovevo
imparare ad essere una persona buona e dopo quello che avevo fatto a te, la
mia migliore amica, mi faceva schifo anche guardarmi allo specchio.-
-Come
fa schifo adesso a me guardarti.- feci fredda, sedendomi sulla poltrona della
stanza e indicando a lei il letto.
Elena
si irrigidì subito per quella mia frase e per un momento sembrò aver
dimenticato tutto quello che doveva dirmi, ma incassò lo stesso quel colpo con
un profondo respiro.
Possibile
che ancora non si era resa conto che le cose erano cambiate? Che io ero
cambiata?
Ero
diventata cattiva e ormai non mi importava più ferire le persone. Se a loro non
importava ferire me, perchè dovevo preoccuparmene io?
-Non
era in programma partire, mi...- continuò a fatica, sedendosi sul letto. -Mi
obbligarono a partire, perché in quei giorni io...- sembrava stesse facendo
davvero molta fatica a raccontare certe cose.
-Tu?-chiesi,
con poco interesse.
-Perché
io in quei giorni avevo cercato di togliermi la vita.-
Sgranai
gli occhi, restando di sasso. Stava dicendo la verità?
Mi
sembrava una cosa così assurda, perché avrebbe dovuto farlo? Un'eternità con
l'amore della sua vita, cosa c'era di più bello?
-Ti
starai chiedendo il perché.- disse, come se mi avesse letto nel pensiero. -Io
ero stata la causa di tutto e diventare vampiro non era mai stato il mio sogno,
contando anche tutto quello che avevo fatto a te. E si sa, i vampiri hanno i
sensi e i sentimenti amplificati. Volevo punirmi per averti ferito e per averti
fatto morire, ma Stefan tornò in tempo dalla lotta contro Klaus e mi strappò il
paletto dalle mani.-
Io
ascoltavo in silenzio, ancora incredula.
Quelle
erano motivazioni stupide. Avevano fatto cose stupide e quei cinque anni erano
stati stupidi.
-Mi
rinchiuse una settimana in cantina, ma quando vide che quello era proprio ciò
che volevo, decise che dovevo imparare ad essere come lui, era troppo
innamorato di me per lasciarmi così. Stefan credeva che dovevo imparare ad
esserlo qui, vicino ai miei affetti, per capire che avrei fatto del male a
loro, ma Damon si era opposto categoricamente: dovevo imparare ad essere un
vampiro lontano da questa città.-
-Quindi
è stato lui a decidere di partire.- sibilai rabbiosa, stringendo i pugni.
Assurdo.
Un attimo prima era tutto amore e coccole, che mi ripeteva quel falso ti amo e
l'attimo dopo prendeva armi e bagagli e se ne andava.
Era
stata una sua decisione andare via e questa era l'ennesima prova che di me non
glie ne era mai fregato niente.
Sentivo
la rabbia crescermi dentro. Se doveva farmi ancora più male, non volevo
ascoltare il racconto di Elena, non mi interessavano le loro ragioni.
-Sì,
anche se non ho mai saputo il perché. Gli dicemmo di te, che non ce ne potevamo
andare, ma lui fu irremovibile. Era come se in poche ore avesse avuto una sorta
di illuminazione. Così facemmo i bagagli in fretta e furia e partimmo. Questi
cinque anni sono stati durissimi...-
-Per
te!- strillai stizzita. -Per me sono stati un incubo e di questa tua voglia di
spiegarti adesso sinceramente me ne sbatto. Ve ne siete andati
per cinque anni. Dovevi imparare ad essere un vampiro, ok, ma mi avete lasciato
sola come un cane!- urlai. -Se non fosse stato per Tyler e Nikolai a quest'ora
sarei morta!-
-Ange
mi dispiace così tanto...-
-Ti
dispiace?! Appena ve ne siete andati sono stata braccata manco fossi stato un
animale! Tutti i vampiri dell'universo hanno cercato di farmi la pelle e sono
stata talmente tante volte sul punto di morire, che ho perso il conto. Sono
dovuta diventare un vampiro e ho fatto delle scelte di vita che fanno schifo
anche a me. Guarda cosa sono diventata! Guardami! Sono un mostro,
lo sono diventata per colpa vostra! Voi non avete nemmeno idea di cosa ho
dovuto sopportare in questi anni!-
Elena
si alzò dal letto e venne verso di me. -Anche per noi sono stati anni
difficili, lontano da te, dalla mia famiglia. Ma mi facevo forza ripetendomi
che se fossi diventata capace di controllarmi, sarei potuta ritornare. Ogni
giorno che passava stavo sempre più male e persino Damon non era più lo
stesso.-
-Secondo
te mi interessa sapere come stava Damon?!- sbottai ironica, alzandomi anche io.
-In
cinque anni non ha toccato una goccia di sangue umano.- disse.
Quella
dichiarazione mi destabilizzò non poco.
In
cinque anni non aveva dissanguato nessuno?
Impossibile,
lui era Damon Salvatore, era nella sua natura farlo.
-Era
strano. Sempre arrabbiato con il mondo e perso nei suoi pensieri. Ricordo che
un giorno ritornò a casa dopo che era stato via cinque ore ed era in uno stato
pietoso. Non riusciva nemmeno a stare in piedi, anche se non aveva nessun segno
di lotta o altro.- fece, perdendosi in quei ricordi lontani.
Scossi
la testa. No, non volevo sentire. -Non mi interessa, Elena...-
-Lo
so, ma voglio solo spiegarti il perché del nostro gesto. E' stato doloroso per
te quanto per noi.-
-Oh
tu non puoi nemmeno immaginare quanto lo sia stato per me. Tu almeno eri con la
persona che amavi, tu mi hai portato via anche quello.-
-Sei
cattiva...- fece Elena, con gli occhi lucidi.
Io
scoppiai a ridere. -Non sai quanto. Damon ti ha detto che quella notte avevo
recuperato la memoria e avevamo fatto l'amore?-
Elena
sgranò gli occhi. No, non lo sapeva.
-Sapevamo
che avevi riacquistato la memoria, non...non che...-
-Beh,
adesso lo sai. Abbiamo fatto l'amore e poi lui non si è fatto trovare, mi ha
lasciato solo una misera lettera. Questo avevo di lui, dopo tutto quello che
avevamo vissuto avevo solo una misera lettera, perciò perdonami se non me ne
frega un'emerita mazza delle tue scuse o motivazioni.- feci con amarezza.
Ero
stanca. Proprio quando credevo di aver chiuso quel capitolo della mia vita,
tutti ritornavano prepotentemente in essa, sconvolgendola ancora una volta.
Scossi
la testa, risvegliandomi dai miei pensieri. -Avete deciso di uscire dalla mia
vita, adesso abbiate la dignità di continuare nella vostra scelta.- mi
avvicinai alla porta della mia camera e l'aprii.
Chiaro
segno che per me la discussione era finita.
Elena
abbassò la testa e fece per uscire, ma sulla soglia si fermò. -Farò di tutto
per farmi perdonare.-
-La
vedo difficile. È troppo tardi...-
-O è
solo troppo presto.- mi rispose.
Elena
uscì definitivamente e io chiusi la porta.
Mi
andai a sdraiare sul letto. Erano ritornati da appena due giorni e già mi
stavano facendo impazzire, rompendo quei minimi equilibri che avevo.
Loro
assolutamente non potevano ritornare nella mia vita.
Dovevo
impedirlo.
Holaaaaa bella
gente! ^^
Questo
capitolo, come avete visto non è lunghissimo, ma importante: veniamo a
conoscenza di un pezzo della vita dei protagonisti in questi cinque anni, anche
se non è tutta la storia...
Non
sono molto convinta di questo capitolo, ma spero che comunque vi piaccia e che
mi lasciate lo stesso tante bellissime recensioni!
Ringrazio
di cuore, oltre a chi ovviamente recensisce, anche chi legge soltanto e chi ha
messo la storia tra le seguite/preferiti/da ricordare, grazie!! ^^
Nei
capitoli precedenti c'è il link del gruppo su fb,
spero veniate numerosi, la nostra porta è sempre aperta!!
Capitolo 5 *** Capitolo 5: L’amore serve anche a questo: a perdonare. ***
Capitolo 5: L’amore serve anche a questo: a perdonare.
Camminavo allegra per le strade trafficate di Mystic Falls, diretta al Fantasy,
il locale di Nik.
Indossavo un semplicissimo jeans scuro, una canotta nera, una felpa rossa e le
converse dello stesso colore.
Mi ero truccata leggerissimo e avevo raccolto alcune ciocche di capelli con
delle mollettine a fiori.
Semplice.
Forse perché quella mattina mi ero svegliata stranamente di buon umore e
con la voglia di fare un milione di cose.
Tyler era andato fuori città, non sapevo bene per cosa, e ci sarebbe
restato per ben tre giorni.
Ergo: sarei stata completamente sola a casa per tutto questo tempo, il che non
era una cosa buona.
Presi il cellulare e composi un numero.
Dopo vari squilli, una melodiosa voce dall'altro lato mi rispose.
-Pronto?-
-Tess, sono Angel.-
-Oh, tesoro, ciao. Come va?- mi chiese cordiale.
-Come al solito. Te?-
-Niente di che. Stiamo filando diritto e sai il perché.-
Mi incupii. -A proposito...come sta procedendo? Sta bene?-
Ci fu un attimo di silenzio. -Sì...solo che...la notte...sai com'è.
Diventa sempre più difficile tenerla nascosta.-
-Lo so e senza di te, di voi, veramente non saprei cosa fare. Sto
cercando di sistemare le cose, di capire se c'è un'alternativa...tanto è me che
vogliono e lo sai anche tu che è solo questione di tempo...- sussurrai l'ultima
parte.
-Troveremo
una soluzione anche a quello, tesoro, tanto non è detto che debba finire per
forza così.-
Scoppiai a ridere. -L'altra alternativa non è così allettante.- feci
ironica.
-E' sempre meglio, però.-
-Punti di vista...-
Restai un attimo in silenzio. -Tess...- la
richiamai.
-Sì?-
-I Salvatore sono ritornati.-
-Cosa?! E tu come stai?!- fece allarmata.
Che tesoro che era quella ragazza...nonostante fosse un vampiro di 500
anni, "sposata" con un demone puro di oltre mille anni.
Ci conoscevamo da anni e in breve tempo era diventata la sorella che non
avevo mai avuto...o semplicemente quella che avevo perso, quando Elena se n'era
andata.
-Mi ha fatto un effetto strano rivederlo.- ammisi, portandomi una ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
-Lo ami ancora.- non era una domanda.
-Assolutamente no! Ma perché siete tutti fissati con questa cosa!-
sbottai.
-"I fissati" sarebbero Nikolai e Tyler, le persone che ti
conoscono di più al mondo, oltre me, ovviamente, ma sai già come la penso al
riguardo di questa storia.-
Sbuffai. -Io non lo amo, Tess.-
-Non dubito che tu ne sia convinta, ma lui doveva sapere.-
-Sapere cosa? Non ne aveva il diritto! Mi ha lasciato, facendomi capire
che di me non glie ne fregava nulla. Ho provato a cercarli, ma niente, erano
spariti! Lui non doveva sapere proprio nulla perché nel momento in cui ha
scritto quella lettera ha perso tutte le prerogative su di me. In quel momento
lui è scomparso dalla mia vita.- dissi, perdendo la pazienza. Tess scoppiò a ridere. -Mamma mia, te ne sei proprio
convinta.-
-E' per questo che odio parlare con te.-
-Perché sono la voce della tua coscienza!-
-Tzè! Non sai il pezzo forte: è stato Damon che
ha voluto a tutti i costi partire.-
-E perché ti stupisci? Non è quello che hai sempre pensato?-
Aprii e richiusi la bocca più volte, non riuscendo a parlare. Sì, era
quella la mia teoria, ma tra una mera ipotesi e la realtà c’era un abisso…
-Non lo so Tess. So solo che per quanto l’ho
amato, non posso mai perdonarlo, non posso perdonare il male che mi ha fatto.-
affermai decisa.
-Ma l’amore serve anche a questo: a perdonare.-
Quella frase mi colpì. Forse Tess aveva
ragione, ma io ero rimasta troppo scottata per decidere di riavvicinarmi al
fuoco…
-Ma cos’è tutto questo romanticismo? è perché si stanno avvicinando i 300
anni di matrimonio?- la presi in giro io.
Un po’ invidiavo Tess e Edward…loro erano
l’emblema dell’amore eterno, quello che io avevo sempre voluto, ma mai avuto.
-Sono un’inguaribile romantica, lo so. Ange?-
-Sì, Tess?-
-Sappi che io ci sono. Sempre e comunque. Per qualunque cosa. Ti voglio
bene.-
Feci un sorriso. Amavo quella ragazza. -Va bene...grazie di tutto Tess, sono arrivata da Nik.-
-Nik, Nik, Nik. E' ancora perdutamente innamorato di te?-
-Ciao, Tess! Non ti sento più! Qualcosa
disturba la linea, ciao!- chiusi la chiamata, mentre la sentivo ridacchiare.
-Buon giorno, angioletto.- mi fu sussurrato in un orecchio.
Mi irrigidii all'istante, mentre il mio cervello smise di pensare.
-Cosa vuoi, dannato vampiro?! Cosa non era chiaro nel concetto:
sparisci?- commentai acida.
-Quanto siamo polemiche. Il passato è il passato.- rispose lui, con quel
suo solito sorriso.
-A proposito di passato. Lo so adesso, Salvatore. Sei stato tu a voler
andar via a tutti i costi. Ma va a fanculo!- feci stizzita, puntandomi le mani
ai fianchi.
La cosa, di per se, come mi aveva fatto notare Tess,
non cambiava un granché le cose, ma doveva smetterla di comportarsi come se
fossi stata io a sbagliare.
Damon si incupì. –Elena non sa niente.-
-Nemmeno io se è per questo! Ma ormai non mi interessa più.-
-Proprio perché non ti interessa più, che provi tutto quello che stai
provando adesso, vero?- ribatté lui.
Touché…
-Strozzati.- dissi semplicemente, dirigendomi verso l'entrata del locale,
ma lui, con la super velocità, si posizionò davanti alla porta.
-Quanta gentilezza, finirai per farmi commuovere.- fece ironico,
incrociando le braccia.
-Bene, così magari anneghi nelle tue lacrime.- risposi con lo stesso
tono, incrociando anche io le braccia.
-Quando sei diventata così simpatica?-
-Quando è stato necessario diventarlo.- gli
dissi sorridendo, mentre lui ghignava.
-E adesso cosa sei? Una sorta di X-men?-
-Perché sei così ossessionato da cosa sono? Paura?- lo stuzzicai io.
Lui si avvicinò a me e mi afferrò per le spalle, portandosi a due
centimetri da me. -No, perché se so cosa sei diventata, trovo un modo per
riportarla indietro.- disse serio, inchiodando i suoi occhi nei miei.
Il contatto con le sue mani mi provocò mille scosse elettriche in tutto
il corpo.
-Riportarla indietro?-
-Sì, riportare indietro l'Angel che apparteneva
a me.-
Sgranai gli occhi, per poi strattonare violentemente le sue mani da me.
Ma cosa si era messo in testa quel dannato vampiro? Davvero credeva di poter
sistemare le cose?
Era davvero un povero illuso.
-Nessuna Angel ti appartiene.-
Lo superai sgarbatamente ed entrai nel locale.
Le sue mani erano ovunque sul mio corpo, mi esploravano, accarezzando ogni
centimetro della mia pelle, mentre la sua lingua si incastrava perfettamente
con la mia, come una danza perfetta.
I sedili della porsche erano scomodi, ma questo
non ci fermò, anzi, la nostra passione aumentava sempre di più.
In quel momento ne avevo bisogno, avevo bisogno di sentire il suo corpo
accanto al mio, avevo bisogno che lui mi facesse dimenticare tutte le sofferenze
di quei cinque anni.
Avevo bisogno di sentirmi importante e sapevo che in qualche modo io ero
il centro del suo mondo.
So cosa state pensando. Io non lo sto usando. Io provo qualcosa di forte
per lui, senza di lui la mia vita non sarebbe più la stessa, cadrei in un
baratro di disperazione e solitudine. No, non era amore, ma qualcosa di molto
simile.
Io non avrei amato, mai più.
Dopo un ennesimo bacio passionale lo staccai da me. -Se continuassimo a
casa?-
-E Tyler?- mi chiese, con la voce roca e lo sguardo acceso di desiderio.
-E' fuori città.- dissi frettolosamente.
Nikolai sorrise, per poi uscire dalla macchina.
Mi aprì lo sportello e, tirandomi per una mano, mi condusse verso casa
mia.
Appena entrati ricominciammo a baciarci, appoggiati al mobiletto
dell'entrata. Io gli tolsi la maglia, rivelando i suoi pettorali scolpiti.
Era davvero un ben di Dio quel ragazzo!
Ci baciavamo violentemente, mentre le mani andavano un po' ovunque.
Salimmo le scale baciandoci, fermandoci qualche volta vicino ai muri.
Entrambi eravamo accesi dal desiderio e con la voglia di perderci
nell’altro.
Nikolai mi tolse la maglia, per poi aprire con le spalle la porta della
mia camera.
Mi spinse verso il letto, tracciando una scia di baci sul mio collo.
Ci saremmo sicuramente spogliati del tutto e andati al sodo, se
all'improvviso non mi fossi sentita strappare letteralmente Nikolai da dosso.
Mi alzai di scatto a sedere, incontrando gli occhi accesi di ira di un
Damon Salvatore decisamente poco amichevole.
Afferrò Nikolai per le spalle e lo spinse contro il muro, ringhiandogli
contro a due centimetri dal viso.
Nikolai, però, si liberò presto dalla sua presa e cominciarono a fronteggiarsi
come due leoni.
L’unica cosa che pensai?
Oh cazzo!
Ciao!
Spero che questo capitolo vi piaccia! E’ solo un capitolo transitorio, inm cui non ci sono grandi dichiarazioni e squartamenti XD
ma forse nel prossimo capitolo potete gustarvi un po’ della gelosia di damon…forse! Hihihih
La storia sta procedendo abbastanza bene, 14 recensioni sono un bel po’ e per
questo vi ringrazio, anche se sono di meno rispetto alle 26 del primo
capitolo…spero che queste recensioni in meno non siano dovute al fatto che la
storia fa schifo XD altrimenti cadrei in depressione XD
Ma se davvero qualcosa non vi piace, vi prego, ditemelo e io cerchero di aggiustare qualcosa! Rngrazio tutti quelli che hanno messo nei
seguiti/preferiti/da ricordare!
Così…non mi resta che ricordarvi il gruppo …
Ero immobile, seduta sul letto e con la bocca spalancata.
In reggiseno per di più.
Nikolai si trovava alla mia destra, tranquillo e
seminudo, mentre Damon stava alla mia sinistra, decisamente incazzato nero.
Ma perché mi ritrovavo sempre in queste situazioni?!
Eppure non ero io a cercarmele: ero arrivata alla
conclusione che i guai erano inesorabilmente attratti da me.
Damon guardava Nikolai bellicoso, manco avesse trovato la
sua ragazza a letto con un altro.
Anzi, era proprio quella l'espressione che aveva!
Ma che pretese aveva?!
Con quale coraggio rivendicava i suoi maschilisti diritti
su di me?!
Lui non aveva nessun diritto, io non ero sua e dovevo
smetterla di sentirmi in colpa!
Lui era nel torto, di certo non io.
Damon spostò lo sguardo da Nikolai a me, per poi
riportarlo su Nikolai.
Quella situazione me ne ricordava terribilmente un'altra.
Il che non mi portava a sperare qualcosa di buono...
-E quindi? Dobbiamo stare qui a guardarci?- sbottò
infastidito Nikolai. -Io avrei di meglio da fare.-
-Mi dispiace, ma credo tu debba cambiare programma.-
ringhiò Damon.
-E perché mai? Quello che avevo mi piaceva.- disse,
prendendolo in giro.
-Non sono per niente d'accordo.-
-Beh, io sì.- fece Nikolai, facendo un'alzatina di
spalle.
Possibile che dovevo osservare quella scena senza dire
niente?
Era il caso di intervenire...
Nikolai si avvicinò pericolosamente a Damon, arrivandogli
a due dita dal naso.
-E' la mia donna.- sibilò, scandendo ogni parola.
Damon strinse i pugni. -Io invece credo che te lo sia
immaginato.- replicò sarcastico.
-Sei arrivato questa sera a interromperci, ma tanto non
era la prima volta che io e lei facciamo l'amore...- sussurrò Nik.
Damon stava quasi per saltargli addosso, quando io mi
alzai di scatto e mi frapposi tra i due.
Quella situazione stava decisamente degenerando.
-La smettete di marcare il territorio?! Io sono qui se
non ve ne foste accorti!- sbottai.
Damon si rilassò dalla sua posizione d'attacco e Nikolai
andò a recuperare la sua maglia.
-Ci vediamo domani, Nik.- gli
scoccai un bacio sulla guancia. Lui mi capì e poco dopo, non senza aver
lanciato un'occhiataccia a Damon, lasciò la stanza.
Mi voltai a fronteggiare Damon. -Ma cosa cavolo ti è
preso?! Irrompere così a casa mia!!- sbottai.
-Tralasciando il fatto che ero già qui...quel tipo non mi
piace.-
-A me non interessa. Tu non sei nessuno per poter
giudicare.-
In meno di due secondi Damon mi afferrò per i polsi,
spingendomi verso il muro, così da ritrovarmi schiacciata tra il muro e lui.
Decisamente non sapevo dire chi fosse più duro...
Arrivò a due centimetri dal mio viso. -Ricordi cosa ti ho
detto l'ultima volta che mi hai detto che non ero nessuno?- sibilò ironico.
Chiusi gli occhi. Certo che lo ricordavo e quel ricordo,
come tutti quelli che avevo con lui, mi facevano male da morire.
-Damon, ma cosa sono queste domande?! Resta
fuori dalla mia vita! Non sei nessuno!- sibilai. Non lo sopportavo proprio più.
In meno di due secondi mi ritrovai
schiacciata sul letto, con Damon sopra di me che mi bloccava le mani sopra la
testa.
Divenni rossissima, sia per la sorpresa che
per la posizione, mentre il mio cuore cominciava la sua cavalcata.
-Non dirmi mai più che non sono nessuno.-
scandì bene ogni parola, guardandomi diritto negli occhi.
Io non riuscivo nemmeno a parlare, ma anche
se avessi voluto, non sapevo cosa avrei potuto dire.
Io lo sapevo che lui era qualcuno, un
qualcuno che mi piaceva.
Aveva così tanti difetti, ma a me non
interessava, forse mi piaceva proprio per questo.
-Cosa mi hai fatto?- mi disse, ma io non
capii.
-Cosa!?-
-Io ti... sento. So sempre dove sei, ti...
percepisco.-
Aprii subito gli occhi.
Non volevo ricordare, non volevo far rivivere al mio
cuore morto quei sentimenti.
-Lasciami andare!- urlai stridula, allontanandolo
bruscamente da me.
-Dopotutto, non mi odi così tanto.- sottolineò lui,
facendo quel suo solito sorriso.
-Perché mi ossessioni? Ti sei preso tutto, cos'altro vuoi
da me...?- sussurrai, non avevo le forze per combattere con lui, non ce le
avevo mai avute.
-Cosa voglio?- mi si avvicinò, posandomi una mano sulla
mia guancia. -Te.-
Sentii una rabbia enorme crescermi dentro.
Ma davvero faceva quel tipo?!
Una cosa di lui l'avevo capito: Damon non diceva mai la
verità, diceva solo le cose che potevano tornargli utili.
-Sparisci dalla mia vita! Tu mi fai solo schifo!- urlai,
allontanando violentemente la sua mano.
Damon ghignò, per poi uscire dalla finestra.
Io odiavo quel dannato vampiro!
Stavo in camera mia quando sentii la porta d'ingresso
chiudersi con un pesante tonfo. Poco dopo sentii dei passi affrettarsi per le
scale e una seconda porta sbattere.
Uscii dalla mia camera e andai in quella di Tyler, senza
nemmeno darmi la pena di bussare.
-Bentornato, dolcezza.- feci ironica, mentre Tyler
cominciava a spogliarsi.
-Puoi uscire? Mi sto spogliando.- fece brusco, lanciando
la maglietta nera sul divanetto.
Io mi limitai ad incrociare le braccia e ad appoggiarmi
alla porta. -Ti ho già visto nudo altre volte.- commentai divertita.
-Hn.- disse semplicemente, per
poi sedersi sul letto.
Lo raggiunsi anche io. -Cosa è successo?-
Sapevo che la mia domanda era stupida: c'era un'unica
cosa che lo faceva cadere in questo stato.
O meglio persona.
O meglio ancora vampiro.
Tyler sembrò esitare per un attimo, poi scoppiò
all'improvviso. -Sono andato lì, cazzo! Ho messo da parte il mio fottuto
orgoglio e sono andato da lei. E' stato lo sbaglio più grande della mia vita,
innamorarmi di lei lo è stato!- si calcò la faccia tra le mani, tremando.
Sospirai, odiavo vederlo così, odiavo quella maledetta
gallina bionda.
Sarei volentieri andata a New York a strapparle gli occhi
e spennare quei quattro ciuffi biondi.
Nessuno poteva ferire Ty,
nessuno doveva farlo.
-Avete litigato?-
-Peggio. Sta con un altro, Ange, probabilmente da quando
stava ancora con me.-
-E' una stronza, questo è vero, ma non credo che ti abbia
tradito.-
-Ah, no?- mi guardò scettico, puntando i suoi occhi nei
miei. -Però dopo appena un anno sta con un altro.-
-Come se tu fossi stato un santo in quest'anno.-
commentai, incrociando le braccia.
-E' diverso.-
-Perché? Perché tu sei un maschio ed è normale che ti
comporti così?- sbottai.
-Non è per questo...non lo so nemmeno io, Angel, so solo
che...questa volta è davvero finita...-
Lo abbracciai così forte che se non fosse stato un
licantropo lo avrei ucciso.
Lo sentivo sfogarsi: per la prima volta vidi Tyler
piangere.
Io mi limitavo ad abbracciarlo, senza dire nulla.
Capivo il suo stato d'animo, capivo quello che provava e
mi limitai a fare con lui quello che aveva fatto con me cinque anni prima.
Flashback
Mi rivestii in fretta e furia, con ancora la
lettera tra le mani.
Era impossibile tutto quello che stava
succedendo: doveva essere uno scherzo, Damon non era andato via. Noi c'eravamo
amati quella notte, lui aveva detto di amarmi.
Uscii di corsa, dirigendomi a casa di Elena.
Se Elena fosse stata lì, avrei avuto la prova
che Damon mi aveva mentito.
Mi misi in macchina, guidavo come una pazza,
ma la mia mente riusciva a pensare una sola cosa.
Damon.
Avevo la vista offuscata dalle lacrime; la
casa di Elena non mi era mai sembrata così lontana come in quel momento.
Finalmente arrivai, parcheggiai la macchina
nel vialetto e corsi verso la porta.
Cominciai a tempestarla di pugni, chiamando
invano il nome di Elena.
Nessuna risposta.
Il pugno scivolò lungo il fianco, gli occhi erano
fissi sulla porta e la mia testa non riusciva a pensare.
All'improvviso sentii la porta aprirsi e
tutto il mio essere fu invaso da una nuova speranza.
Ad aprirmi fu Jeremy.
Se lui era lì...
Lo guardai, trasmettendo con gli occhi tutta
la mia speranza.
-Ange...-
-Jer!- lo guardavo
sorridendo.
Lo vidi incupirsi, per poi scuotere la testa.
Non capii, non volevo capire.
Abbassai lo sguardo: tra le mani stringeva un
pezzo di carta.
Portai di nuovo gli occhi su di lui, mentre
il mio sorriso scompariva a poco a poco.
I miei occhi si riempirono di lacrime.
Cominciai a scuotere la testa.
Era vero. Era tutto maledettamente vero.
Senza proferir parola, mi voltai e cominciai
a correre.
Entrai in macchina e misi in moto, senza
nessuna meta.
Mi sarei probabilmente schiantata contro un
muro, addirittura non vedevo la strada.
Il mio cuore era a pezzi e la mia anima era
morte.
Guidavo, guidavo.
Adesso ero sola al mondo, non avevo più
nessuno.
All'improvviso, senza nemmeno rendermi conto,
mi ritrovai nel vialetto di casa Lockwood.
Uscii dalla macchina, singhiozzando e
tremando.
Cominciai a bussare. Ad aprirmi fu proprio
Tyler.
-Angel?- mi guardava sconvolto.
Mi fece entrare e mi portò in camera sua.
Non sapevo perché ero andata lì, era stato il
mio inconscio a decidere.
Ci sedemmo sul letto e lui, vedendomi così
sconvolta, mi attirò a sè con un braccio.
Mi appoggiai nell'incavo della sua spalla e
cominciai a piangere, a singhiozzare, a urlare. -E' andato via...lui è andato
via...-
Tyler non disse niente.
Si limitò a lasciarmi sfogare contro il suo
petto.
Fine Flashback
Stavo correndo nel parco, immersa nei miei pensieri e con
il mio inseparabile i-pod.
Nonostante a un vampiro non servisse poi molto l'attività
fisica (non potevamo mica ingrassare o dimagrire!), mi piaceva correre al
parco: mi rilassava e non mi faceva pensare per un po' alle cose brutte.
Avevo legato i miei capelli in una coda alta con un foular rosso, il mio preferito.
Quel giorno c'era davvero tanta gente e stranamente mi
sentivo osservata.
All'improvviso una figura mi si affiancò e mi strappò una
cuffietta dalle orecchie. -Cosa ascolti?-
Sobbalzai per la paura e se fossi stata ancora umana mi
sarebbe venuto certamente un infarto.
Mi voltai, pronta ad attaccare, quando mi ritrovai davanti
una visione celestiale.
Ehm, no, no, ma quale celestiale! Infernale! Infernale,
sì, questo era il termine giusto!
Fatto sta, però, che al mio fianco mi ritrovai Damon.
Indossava una tuta grigia e una maglia nera aderente, che
mettevano in risalto i suoi muscoli. I capelli neri erano leggermente mossi dal
vento e alcuni ciuffetti ricadevano morbidi sugli occhi azzurri.
Poteva un uomo essere così dannatamente sexy?!
BASTA!
Mi diedi mentalmente della stupida. Non dovevo pensare
quelle cose!
Io odiavo Damon Salvatore e dovevo tenere questo concetto
ben fisso nella mente!
-Sei forse impazzito?!- sbottai, mentre lui si portava
amabilmente la cuffietta all'orecchio.
-Ascolti ancora questa roba?- disse poco dopo.
-Come, prego?- mi portai le mani ai fianchi.
Lui mi guardò, eravamo decisamente troppo vicini, l'unica
cosa a dividerci era il filo delle cuffiette.
-Cantavi sempre questa canzone, dopo cinque anni ascolti
ancora la stessa canzone?-
Mi pietrificai, sbattendo più volte le palpebre.
Possibile che se lo ricordava?!
-Che c'è?-
-Niente, solo che non mi aspettavo che te ne ricordassi.-
ammisi, incrociando le braccia.
Lui si tolse sensualmente la cuffietta, avanzando verso
di me con gli occhi fissi nei miei e un malizioso ghigno stampato in faccia.
-Rimarresti stupita per tutte le cose che ricordo.- disse, infilandomi di nuovo
la cuffietta nell'orecchio.
Io rimasi impalata lì, proprio come un'idiota.
-Ci vediamo, angioletto.- disse, per poi sparire.
Saalve ^^
Ecco a voi il sesto capitolo, un po' fiacco a parer
mio...ultimamente tutto quello che scrivo mi sembra di una banalità e una noia
incredibile XD
Perdonatemi se non scrivo molto in questo spazio autrice,
ma preferisco rispondere alle vostre splendide recensioni del capitolo
precedente!
Spero che tutto sommato questo capitolo possa piacervi e
che non cominciate a rimpiangere di aver letto questa storia XD
Grazie mille a tutti! Soprattutto volevo ringraziarvi
immensamente e dal profondo del mio cuore per aver fatto arrivare la storia già
a 100 recensioni! *__* siete fantastiche! Grazie mille! *___*
Capitolo 7 *** Capitolo 7: Tutti al Fantasy...con sorpresa! ***
Capitolo 7: Tutti al Fantasy...con sorpresa!
Quella
era una serata speciale: il Fantasy avrebbe "compiuto" tre anni.
Nikolai
aveva organizzato una festa memorabile, con tanto di ballerine, giochi con il
fuoco e tutto ciò che gli veniva in mente, per festeggiare i primi tre anni di
vita del suo locale.
Perciò,
il nome in codice di quella serata era: divertimento assoluto.
Me
lo meritavo, no, dopo tutto quello che era successo?
Damon
era ritornato, lanciandomi nell'isteria più totale, Tyler era sull'orlo di una
crisi di nervi, Nikolai era in preda all'ansia per il ritorno di Damon e questo
non mi aiutava e in più erano due giorni che Tess non
si faceva sentire.
Allora,
me lo meritavo o no?
Guardai
l'orologio: le 10.20.
Bene,
girovagavo da un'ora e venti per negozi e non avevo trovato ancora nulla di
decente da mettere.
Possibile
che a Mystic Falls la moda se ne fosse andata a farsi benedire?!
Entrai
in un negozio, uno che aveva aperto da poco, forse lì avrei trovato qualcosa...
Cominciai
a vagare tra i vari reparti, trovando tutto o troppo apatico o troppo costoso.
Quel
giorno era cominciato decisamente male!
Svoltai
l'angolo alquanto adirata, eppure era un negozio enorme!
All'improvviso
mi bloccai, mentre la mia testa smetteva di pensare e le gambe diventavano
molli.
Proprio
davanti a me, di spalle, c'era Damon, senza maglia, che si guardava allo
specchio, probabilmente aspettando che qualche commessa di portasse qualcosa.
...E
lui cosa ci faceva lì?!
Oh...avevo
dimenticato il piccolo particolare che quello era anche un negozio maschile!
Mi
mossi e, da brava imbranata, feci cadere una gruccia.
Senza
sapere il motivo, mi ritrovai a camminare di soppiatto e mi nascosi in un ammasso
di maglie.
Mi
ero nascosta perchè volevo evitare un qualsiasi incontro con lui, quasi avevo
paura all'idea.
Mi
feci spazio tra le maglie e seguii ogni suo movimento. Ma era suo solito girare
senza maglia per i negozi?!
Mi
persi un solo istante nei miei pensieri e dopo due secondi non lo vidi più.
In
preda al panico, e con una maglia a tre quarti in testa, cominciai a cercarlo
tra la piccola folla di persone.
-Cerca
qualcosa in particolare, signorina?- una voce alle mie spalle mi fece
sussultare.
Calda
e sensuale. Scherzosa e provocatrice. In poche parole, la SUA.
Mi
voltai lentamente e me lo ritrovai a sovrastarmi con la sua altezza e a
scrutarmi divertito con quei suoi occhi di ghiaccio.
Cercai
di ricompormi e di ritrovare la mia voce.
Le
cose non stavano andando bene, decisamente no.
-No...cioè...si...questo!-
afferrai la prima cosa che mi capitò per le mani e inorridii all'istante. Era
un'orribile camicia color cachi.
-Molto...elegante-
fece il suo solito sorrisetto, di quando prendeva in giro qualcuno, di quando prendeva
in giro ME.
Ma
perchè dovevo sempre mettermi in certe situazioni?
-Tu
perchè sei qui?- dissi sulla difensiva, cercando di appoggiarmi alla sorta di
mobiletto dietro di me e feci cadere una maglia.
Riempendomi
di imbecille da sola, mi abbassai di scatto per raccoglierla, cosa che fece
anche lui.
Per
un paio di secondi le nostre dita si toccarono e io ritirai subito la mano,
guardando da un'altra parte.
Ci
alzammo e lui, ancora in silenzio, mi porse la maglia.
Da
quando era così silenzioso?!
-Segreto
di Stato.- fece malizioso, con quel suo solito ghigno.
Dannazione!
Mi
sentivo esattamente come cinque anni fa, con la mente in confusione e i sensi
in esplosione.
Quel
maledetto vampiro doveva smettere di essere così...così...Damon! Ecco, sì,
doveva smettere di essere così dannatamente Damon!
Damon
cominciò a guardarmi intensamente e io mi sentivo decisamente a disagio.
Ma i
vampiri potevano sentirsi a disagio?
Adesso
aveva la camicia, cosa che giovò molto ai miei neuroni...
Io
odiavo quel vampiro!
-Questo
negozio sta diventando decisamente piccolo per entrambi.- esordii
all'improvviso, appoggiando quell'orrenda camicia da qualche parte.
-Infatti,
non riesce a contenere il tuo ego.- fece lui ironico.
-Forse
vuoi dire che non riesce a contenere anche il mio ego. Il tuo
riempie già l'intera Mystic Falls.- feci io piccata, con il suo stesso tono.
Damon
ghignò. -Credimi, posso permettermelo.-
Scoppiai
a ridere, quel dannato ragazzo era lo stesso di cinque anni fa.
-Le
abitudini sono dure a morire. Sei sempre lo stesso, Damon Salvatore.-
-E
invece ti sbagli.- mi venne così vicino che per poco le punte dei nostri nasi
si toccavano. -Ho imparato a lottare per quello che voglio.-
-Lo
hai sempre fatto.- ribattei io acida. Mi avevi lasciato per seguire il tuo
amore, no?
Avevi
sempre fatto tutto ciò che volevi, i tuoi scopi erano l'unica cosa importante.
E io
ero uno di quelli, no?
-No,
invece. Adesso ho imparato a lottare per quello che voglio davvero.
Non si tratta più di egoismo.-
Mi
scansai da lui, niente di quello che diceva o faceva aveva senso. Dovevo stare
ben attenta ai suoi discorsi strani.
-Fa
come vuoi.- lo snobbai.
-Sempre.-
mi rispose lui di rimando.
Gli
voltai le spalle e lo lasciai lì. Avevo decisamente bisogno di una boccata
d'aria.
Uscii
di casa, diretta alla festa del secolo. Ad aspettarmi trovai Nikolai,
appoggiato mollemente alla sua porsche nera,
decisamente figo e da far girare la testa.
Indossava
una camicia bianca con i primi bottoni slacciati, un pantalone nero, una giacca
anch'essa nera con le maniche a tre quarti e un risvolto bianco sul gomito, le
scarpe nere lucide e un bellissimo anello sul dito medio.
Da
svenimento, in pratica.
Ancora
non capivo come avevo fatto a lasciar andare tutto quel ben di dio...
-Buonasera
tesoro, sei bellissima.- mi sorrise, dopo essersi incantato ad osservare il mio
vestito.
-Grazie...-
abbassai gli occhi, per poi ripuntarli su di lui.
-Se
non ti conoscessi direi che sei imbarazzata.- fece lui, staccandosi dalla
macchina e venendo verso di me. -Sai, ho quasi l'impulso di farti tornare a
casa. Stasera dovrò scuoiare molta gente.-
Io
risi di gusto. -Non credo, passerò inosservata.- feci angelica.
-Ti
conosco, ti metterai a ballare sul palco e io dovrò fare la guardia del corpo.
E so anche che ti scatenerai molto di più stasera, visto che ci sono i
Salvatore...- mi informò lui.
Io
distolsi lo sguardo. Ma cosa voleva ancora quel vampiro?! Che senso aveva
andare al locale di Nik se nessuno ce lo voleva lì?
-Peggio
per loro, allora, assisteranno a un bel spettacolo...-
-Ci
sarà anche Damon, Angel.- mi disse, come se poi la parola Salvatore non fosse
stata abbastanza chiara!
-Ho
capito, magari lo faremo impalettare da qualcuno!-
-Mi
hai dato tutte le risposte possibili, tranne quella che avresti dovuto darmi.-
fece lui, infastidito, avviandosi alla macchina.
-E
quale sarebbe Nik? Cosa ti sarebbe piaciuto sentirti
dire?- sbottai anch'io.
-Mi
aspettavo che dicessi che non ti importava, forse non ti è così indifferente
come dici.- fece acido, aprendomi la portiera della macchina, ma senza
guardarmi.
Io
vi salii, facendo altrettanto. Dopo poco Nik prese
posto accanto a me, per poi mettere in moto.
Non
ci parlavamo, non ci guardavamo, ma questo mio mutismo con Nik
aveva vita breve, avevo troppo bisogno di lui.
-Non
voglio litigare con te.-
-Non
abbiamo litigato.- fece freddo lui, guardando la strada.
-E
allora perché non mi parli e non mi guardi?!-
-Stiamo
parlando, no? E poi ti ho guardata così tanto mentre uscivi da casa tua, che ti
basterà per tutta l'eternità.-
-Non
ti sopporto quando fai così!- sbottai, incrociando le braccia.
-Così
come?-
-Quando
fai il demone millenario dal cuore di pietra con me!-
-Sono
un demone millenario. Siamo arrivati.-
Roteai
gli occhi mentre lui scendeva dalla macchina e veniva ad aprirmi la portiera.
Lo
presi a braccetto, entrambi in bianco e nero, e ci addentrammo nel locale.
Il
locale era già pieno e le luci facevano un effetto straordinario.
C'era
un intenso profumo nell'aria, che conferiva una sorta di aura magica.
Erano
vestiti tutti più o meno eleganti e, purtroppo, mi ritrovai a cercare qualcuno
tra la moltitudine di gente.
Ma
perché stavo cercando Damon?!
Scossi
la testa, come per allontanare quei pensieri malsani da me e mi concentrai solo
sulle dita di Nikolai strette tra le mie.
Chi
ci avesse visto, ci avrebbe scambiato sicuramente per una coppia e
invece...eravamo di tutto tranne che quello!
Ci
avviammo al nostro solito tavolo e lì incontrammo già Tyler.
-Oi,
Ty!- sorrisi, andando a schioccargli un bacio sulla
guancia. -Come sta andando la serata?-
-Nessuna
preda interessante, se intendi questo.- sorrise anche lui, offrendomi una coppa
di champagne. -Bella festa, fratello.- disse poi a Nik,
facendo scontrare i loro bicchieri di champagne.
Ci
sedemmo e io cominciai a guardare la folla. Ma i vampiri potevano provare
sentimenti come l'ansia?! ...Forse tutti questi sentimenti "umani"
venivano dall'altro mio essere.
Che
confusione!
I
miei occhi si incontrarono con quelli di un noto vampiro moro. Stava appoggiato
al bancone del bar, con un bicchiere alle labbra e gli occhi fissi su di me.
Indossava
un pantalone nero e una camicia blu notte.
Distolsi
immediatamente lo sguardo. Ma cosa voleva ancora da me quel vampiro?!
-Nik, mi porti a ballare?-
Nik
roteò gli occhi, poi si alzò e mi porse la mano. Io l'accettai sorridendo e Nik mi porto sul palco, al centro della pista.
Appena
Chris ci vide sul palco, lo vidi sghignazzare e mettere subito un'altra
canzone. Quel ragazzo adorava quando ballavamo io e Nik
insieme!
Cominciammo
subito a ballare. Sembravamo i due protagonisti di Dirty
Dancing, solo che il ballo era più sinuoso e sensuale.
I
nostri corpi si scontravano, si lasciavano, per poi incontrarsi di nuovo.
I
nostri visi erano a un centimetro l'uno dall'altro e gli occhi di Nikolai erano
fissi nei miei.
Sembravamo
due pezzi dello stesso puzzle. Lui aveva la capacità di leggermi l'anima anche
semplicemente guardandomi.
In
quell'istante, dimenticai la presenza di Damon...
Mi
sentivo protetta tra le braccia di Nikolai, sembrava avvolgermi tutta e donarmi
un intenso calore.
Il
ballo stava per finire, Nikolai mi fece fare il classico caschè
(non so se si scrive così) e quando mi rialzò, fece scontrare le nostre labbra.
Mi
baciò. O meglio, ci baciammo, visto che anche io ricambiavo il bacio.
Gli passai
una mano dietro al collo, mentre le nostre lingue continuavano il ballo che
avevamo interrotto.
Ci
staccammo. Io sorridevo, Nikolai anche e poi mi depositò un leggero bacio sulla
punta del naso.
-Ti
amo, piccola.- mi sussurrò.
Mi
staccai da Nik, seppur stessi ancora sorridendo.
Da
quando Damon se ne era andato via, quelle due parole io non sapevo ripeterle,
non riuscivo a dirle più...
Nik mi
fece scendere dal palco e mentre lui ritornava al suo tavolo, io mi recai ai
bagni.
Il
mio cammino, però, fu intralciato.
-Damon.-
dissi, mentre il vampiro mi si parò difronte.
Mi
guardava bellicoso, con gli occhi accesi di ira.
Non
lo avevo mai visto così arrabbiato, con il corpo che fremeva da quella che io
interpretai come rabbia.
-Già
che c'eri, dopo quel bacio appassionato potevi dirgli che lo amavi.- ringhiò.
-Certo
che potevo...se l'avessi voluto.- risposi tranquillamente io, incrociando le
braccia al petto.
-Non
giocare con me, ragazzina.- mi afferrò per un braccio, strattonandomi
violentemente.
Potevo
sentire dolore?
-Damon
lasciami andare!- feci stizzita, ma lui sembrava non sentirmi neanche.
-Sapevi
che io ero qui, eppure non te n'è fregato. Come...-
-Come,
cosa, Damon? Io faccio quello che mi pare e tu devi smetterla di
avere su di me certe pretese. Io non sono roba tua. E lasciami!- strattonai
violentemente il braccio, riuscendo a liberarlo dalla sua presa.
-Odio
ripetere certe cose.- disse tra i denti.
Io
stavo per rispondergli, quando una dolorosa fitta mi colpì la testa.
Oh,
no, andava male. Decisamente male.
Mi
portai una mano alla testa, mentre le fitte aumentavano.
Non
poteva accadere qui, non in un locale pieno di gente innocente.
-Nikolai...-
sussurrai in preda al dolore, sicura che lui mi avrebbe sentito.
-Angel
che succede?!- disse Damon, vedendomi tremare.
In
meno di due secondi Nikolai fu dietro di me, che mi afferrava per le spalle.
-Angel...-
-Nik sta succedendo, sta succedendo!- urlai stizzita, mentre
Damon ci guarda senza capire.
Mi
portai entrambe le mani alla testa, chiudendo gli occhi.
La testa
bruciava, bruciava terribilmente.
Sentii
un fitta all'occhio sinistro. La lentina si era
sciolta. Pessimo segno.
Lo
sentivo, stava per succedere.
Aprii
gli occhi e vidi Damon sgranare i suoi.
Non
doveva succedere davanti a lui, lui non doveva sapere!
Purtroppo,
però, io non controllavo quel tipo di cose.
Così...svenni
tra le braccia di Nikolai.
Mentre
Damon urlava il mio nome.
Saaaalve!
E
finalmente nel prossimo capitolo si capirà qualcosa di sta storia!
Idee?
Secondo voi?
Non
vedo l'ora di leggere cosa ne pensate! ahuhauhuahuahua
Questa
volta ho pubblicato prima, anche se per farlo non ho risposto in modo giusto
alle vostre splendide recensioni...spero non vi dispiaccia e che vi faccia
piacere sapere che l'ho fatto per pubblicare...
Detto
questo smetto di delirare e vi lascio ringraziandovi tutti dal profondo del
cuore!
Vi
lascio il link del gruppo e del video trailer della storia!
Capitolo 8 *** Capitolo 8: La verità che fa male ***
Capitolo 8: La verità che fa male
...POV Damon...
-Odio
ripetere certe cose.- dissi tra i denti.
Lei
stava per rispondermi, quando la vidi bloccarsi e portarsi una mano alla testa.
-Nikolai...-
sussurrò in preda al dolore.
-Angel
che succede?!- dissi. Stava tremando e vedevo che era in preda al dolore.
In
meno di due secondi Nikolai fu dietro di lei e l'afferrò per le spalle.
-Angel...-
Lui
sapeva, sapeva cosa le stava accadendo.
Provai
una fitta di dolore anch'io. Loro condividevano cose di cui io ero del tutto
ignaro. Lui conosceva una Angel di cui a me era tutta ignara...
-Nik sta succedendo, sta succedendo!- urlò stizzita.
Sta
per succedere cosa?! Li guardavo senza capire, incapace di fare qualcosa.
Si
portò entrambe le mani alla testa, chiudendo gli occhi.
Dopo
pochi secondi li aprì di nuovo e quello che vidi per poco non mi fece secco.
Angel
aveva gli occhi di un colore diverso: quello destro era sempre verde, ma
l'altro...l'altro era rosso. Rosso come in sangue. Rosso come quello di
Nikolai.
Ma
cosa cazzo...
Non
ebbi nemmeno il tempo di farmi domande, perché lei svenne tra le braccia di
Nikolai.
-Angel!
Angel!- urlavo, ma lei stava immobile tra le braccia del demone.
Lo
sentii imprecare tra i denti, per poi prenderla in braccio e farsi largo tra la
folla.
Nemmeno
a dirlo io stavo dietro che li seguivo. Era ora di capire qualcosa in quella
storia!
Nikolai
la portò in quello che io interpretai come il suo studio e la fece stendere sul
suo divano.
Io
mi avvicinai e, dovevo ammetterlo, ero decisamente preoccupato.
-Vattene,
vampiro, qui non c'è nessun spettacolo da vedere.-
Non
gli risposi, decisamente non ne avevo voglia. Non era il momento di far
scontrare i nostri ego smisurati.
All'improvviso
Angel aprì gli occhi, scattò a sedere e si portò le mani alla testa.
Urlò
come non avevo mai sentito urlare. L'urlo di dolore più straziante a cui avevo
mai assistito.
-Nikolai
mi fa male, mi fa male!- urlava, cominciando a piangere.
Ma
cosa le stava succedendo?!
-Angel
guardami: combattilo, non lasciare che lui prenda il tuo posto!-
-Lui?
Ma lui chi?!- non ci stavo capendo una mazza e io odiavo non riuscire a capire
cosa stava succedendo.
Angel
smise di urlare e la sentii ridere, ma non era la sua risata. Quella faceva
accapponare la pelle.
-Oh
cazzo...- sussurrò Nikolai e quando un demone millenario diceva "oh
cazzo", c'era sicuramente da preoccuparsi.
Angel
sferrò un pugno a Nikolai e lui volò letteralmente dall'altro lato della
stanza, ma subito si rimise in piedi.
Angel
si alzò, la sua faccia era una maschera di male puro. Quella non era lei.
Stava
per lanciarsi contro la porta, ma io sentivo che lei non poteva uscire da lì.
L'afferrai
per le spalle e la spinsi contro il muro.
Lei
mi guardava, ghignando, mentre io non facevo altro che guardare quel suo occhio
maledettamente rosso.
All'improvviso
cambiò espressione. Gli occhi le si riempirono di lacrime e io la lasciai
andare.
Mi
sembrava tutto così surreale. Cosa le stava succedendo?!
Feci
un passo indietro, mentre lei si accasciava a terra.
Si
portò di nuovo le mani alla testa e urlò di nuovo, come se qualcosa la stesse dilaniando
da dentro.
Io
ero immobile, completamente sconvolto.
Nikolai
corse subito da lei e si inginocchiò.
Angel
emise un urlo ancora più doloroso dell'altro e all'improvviso due grosse ali le
spuntarono dietro la schiena, riempendo il muro di schizzi di sangue.
Angel
alzò il viso per guardare Nikolai. Aveva i capelli tutti sul viso, un occhio
rosso e l'altro bianco.
Era
uno scenario da film horror.
Qualcosa
dentro di me si bloccò e probabilmente anche il mio cuore si sarebbe bloccato
se ne avessi avuto ancora uno.
Le
sue ali...era come se pulsassero...erano come solo una volta in vita mia le
avevo viste: dorate.
Poi,
però, Angel si portò le mani sul viso, mentre le ali, da dorate, diventavano
nere.
Come
lo erano state le mie.
Ma
cosa significava?!
-Angel,
amore, combattilo, ti prego, non lasciarti uccidere.-
-Nik dammelo...ti prego...fa male...fa tanto male...-
Darle
cosa?!
Sentii
Nikolai imprecare, per poi alzarsi la manica della camicia e afferrare la testa
di Angel.
Sgranai
gli occhi. Cosa...
Angel
stava bevendo il sangue di Nikolai. Lo faceva avidamente, trattenendo il
braccio con entrambe le mani, mentre lui era impassibile, come se quel genere
di cose fossero all'ordine del giorno.
Dopo
poco, lei smise di tremare, ma si accasciò tra le braccia di Nikolai.
Io
ero immobile, impietrito sul mio posto, incapace anche di pensare.
Nikolai
si alzò, prendendo Angel tra le braccia ancora priva di senso. Le sue ali
continuavano a cambiare colore ininterrottamente.
Non
riuscivo a darmi una spiegazione per tutto quello che avevo visto.
-Adesso
lo sai, Salvatore. Adesso hai visto una delle conseguenze della tua brillante
uscita di scena.- mi disse tra i denti e, con ancora Angel tra le braccia, uscì
dalla stanza.
Io
feci una cosa che non avevo mai fatto: caddi a terra, mettendomi in ginocchio.
Cosa
avevo fatto? Cosa le avevo fatto...
Uscii
dalla stanza. Dovevo sapere, dovevo essere al corrente di quello che
teoricamente avevo fatto a Angel.
Uscii
dal locale e vidi Nikolai caricare Angel nella sua porsce.
-Cosa
altro vuoi?- mi chiese, senza nemmeno voltarsi.
-Voglio
sapere, credo di averne il diritto.-
Nikolai
scoppiò a ridere. -Diritto? Quando si tratta di Angel tu non hai nè diritti nè doveri.-
Strinsi
i pugni. -Lo saprò, con le buone o con le cattive.-
-Ma
si, magari poi sparisci sul serio da qui.- ghignò il demone.
Bene,
ero pronto ad ascoltare, qualunque sarebbe stata la storia.
-Non
ti racconto tutto nei minimi dettagli, quello, se vuole, lo farà lei. Quando te
ne sei andato, tutti i vampiri su questo squallido pianeta si sono messi alla
ricerca del sangue dell'angelo, sperando di acquistare poteri infiniti. E'
stata così tante volte sul punto di morire che ho perso il conto, è stata
ferita così tante volte che ho perso il conto. Una volta venne anche rapita e
torturata, così decise che non poteva più essere debole, lei aveva qualcosa da
conservare. Così andò alla ricerca di un vampiro che non le succhiasse via
anche l'anima e si fece vampirizzare, ma credo tu sappia cosa succede a un
angelo che diventa vampiro.-
-Come
potrei saperlo?- dissi atono.
-Ma
come? La maledizione e tutta la vostra struggente storia d'amore?- fece
ironico, incrociando le braccia.
Lo
guardai senza capire.
Nikolai
roteò gli occhi per poi ricominciare a parlare. -Sai no che angeli e vampiri
sono legati indissolubilmente tra loro da un legame di odio-amore? Bene,
secondo la maledizione, se un angelo diventa vampiro, è condannato alla
dannazione eterna.-
-Dannazione
eterna?-
-Già,
quello che hai appena visto. Succede molto spesso, sai. E quello, caro il mio
vampiro,- sibilò, in preda alla rabbia. -significa che c'è una parte demoniaca
dentro di te, che ti uccide dall'interno, significa pene atroci e dolori che
nemmeno io riuscirei a sopportare.-
Sì,
come poche volte era successo in 150 anni, io ero convolto.
-Però
Angel trovò un modo per tenere a bada la sua doppia natura: bere sangue di
demone, ma questo per un angelo, infettato dalla natura vampirica,
è ancora più letale. Porta a due strade diverse.- sibilò tra i denti.
-Cioè?-
Nikolai
scoppiò a ridere, ma era una risata sarcastica. -Ti porta o alla pazzia o alla
morte, ma a lei non importava, lei voleva solo tenere a bada quel mostro che
crede è dentro di lei, per non ferire le persone che amava.-
Sgranai
gli occhi. Ma cosa...no...non era possibile...
-Ed
è per questo che ha un occhio rosso, che cerca di nascondere dalle lentine.- continuò. -Perché in lei adesso convivono la
natura angelica, quella vampirica e quella demoniaca.
Un mix di distruzione che cercano di farsi fuori a vicenda.-
Ed
ecco svelato il mistero della sua natura...
-Adesso
che sai tutto, vampiro, ti consiglio di sparire. Come vedi, hai già fatto
abbastanza.-
Nikolai
salì in macchina e mi lasciò lì, in preda al dolore più lancinante della mia
miserabile vita.
Ritornai
a casa, ancora non riuscivo a credere a quello che il demone mi aveva detto.
Lei
era questo allora...un vampiro, un angelo e un demone. Lei era tutto questo.
Provai
odio, verso me stesso per essere stato così...così...
Non
sapevo nemmeno io cosa, sapevo solo che probabilmente stava per morire una
seconda volta e questa cosa proprio non mi andava giù.
Cos'ero
stato capace di fare?
Nulla.
150
anni di vita inutile.
Non
degnai di uno sguardo Elena, che mi guardava preoccupato, degnai di uno sguardo
mio fratello, che insistentemente mi chiamava.
Come
un automa arrivai nella mia stanza.
Mi
avvicinai a un tavolino, lo guardai e con un moto di ira gettai tutto a terra.
Ero
arrabbiato, deluso e frustrato.
Sentimenti
troppo umani.
Lei
mi rendeva troppo umano, cazzo!
Rovesciai
violentemente un altro tavolino, per poi "dedicare" tutta la mia
furia alla piccola libreria della mia stanza.
Stavo
demolendo tutto.
Per non
demolire me.
Non
che in questi anni non l'avessi fatto, certo.
Afferrai
una sedia e la gettai contro il tavolo. Non riuscivo a riconoscermi, non ero
mai stato bravo ad esternare così tanto i miei sentimenti.
Presi
a calci un mobile, poi presi la chitarra, quella che Elena e Stefan mi avevano
regalato e io non sapevo suonare.
Stavo
per scaraventarla contro un muro, ma mi bloccai.
Non
aveva senso fare tutto quello. Ormai indietro non si poteva tornare ed era
inutile demolire tutto intorno a me.
L'unica
cosa sbagliata della mia vita ero io. Solo e semplicemente io.
Uscii
dalla mia stanza, come se non fossi io a guidare il mio corpo.
Entrai
in macchina, non sapendo bene cosa fare quando sarei arrivato alla meta.
Parcheggiai
e mi fermai a guardare la finestra aperta della camera di Angel.
Cosa
speravo di fare?
Rimediare
era impossibile...
Vi
entrai, ma quando la vidi, provai l'impulso di andare via.
Era
distesa sul suo letto, sotto le coperte, con un braccio a penzoloni dal letto e
una flebo, contenente probabilmente sangue di demone.
Aveva
una smorfia di dolore sul viso e a intervalli regolare tremava un po'.
Mi
avvicinai al letto, sperando che lei non si svegliasse, ma sapevo che non
l'avrebbe fatto: era troppo stanca, troppo distrutta.
Le
spostai una ciocca di capelli dal viso, accarezzandole una guancia.
Ricordai
di quando entrai di nascosto nella sua camera cinque anni prima per chiederle
scusa.
Anche
allora ero troppo codardo per dirglielo in faccia; le cose, poi, non sono
cambiate molto.
Mi
sedetti sul letto e le tolsi la flebo dal braccio: mi faceva orrore pensare
quella cosa infilata nel suo braccio.
La
alzai un po' e la feci appoggiare la testa sul mio petto: lei era ancora inerme.
Mi
dispiace, non avrei voluto farti questo.
Appoggiai
il mento sulla sua testa e chiusi gli occhi.
Una
piccola goccia salata scivolò sulla mia guancia, seguita poi da tante altre.
Sì,
piansi, poche gocce mi rigavano il viso per quella ragazza che mi faceva
sentire così terribilmente umano.
Quella
ragazza che ormai di umano non aveva più niente.
Quella
ragazza a cui io avevo rubato l'umanità.
Quella
ragazza a cui dovevo ridargliela.
Quella
ragazza che, un tempo...mi apparteneva.
Seraaaaaa (o
buongiorno, dipende quando e se leggerete!)
Scusatemi
se pubblico dopo un po', ma in questo periodo ho avuto da fare con la scuola e
il volontariato, così che mi ritrovo senza capitoli già scritti e quindi
spoiler zero sul gruppo XD
Vi
prometto che in questo periodo di vacanze cercherò di scrivere quanti più
capitoli possibile!
Vi
ricordo che nei capitoli precedenti potrete trovare il link del gruppo, mi
farebbe tanto piacere accrescere sempre di più la bellissima famiglia che si è
creata!
Vi
ringrazio dal profondo del cuore per tutte le magnifiche recensioni e
soprattutto per la quantità! Siete la mia sorpresa più bella! Grazie!
Mi svegliai, con la testa ancora un po'
dolorante e la sensazione che qualcuno mi stesse guardando.
Mi voltai verso sinistra e notai che
effettivamente non c'ero solo io sul letto, quella mattina.
Sorrisi, anche se il mio sorriso
somigliava più a una smorfia.
Ero ancora messa un po' male.
-Buon giorno...- sussurrai.
-Buon giorno.-
-Sei stato qui tutta la notte?-
-No, proprio tutta no.-
-Grazie Nikolai.- con quella poca forza
che avevo mi avvicinai a lui e appoggiai la testa sul suo petto.
Non avevo più la flebo quindi...
-Ho freddo Nik...i
vampiri possono sentire freddo?- mi lamentai, stringendomi di più a lui.
-No, un vampiro no e nemmeno un demone,
maun angelo sì.-
-Io non...-
-...Tu non sei un angelo.- finì lui per
me. -E allora come mi spieghi le ali? Lo sei ancora Angel, che ti piaccia o no.
E so perché non ti piace.- finì la frase con una punta di fastidio e acidità.
Non sapevo dove voleva arrivare, cosa
significasse la sua frase.
-Cosa intendi?- mi alzai dal suo petto
per guardarlo in faccia.
Nikolai sospirò. -Non accetti la tua
parte angelica perché è quella che ti tiene ancoralegata al vampiro.-
Sbuffai e mi alzai dal letto. -Io non
sono legata a Damon, ma perché continuate a dirlo?!-
-Devo sottolinearti l'ovvio?- Nikolai si
portò le braccia dietro la testa e ghignò.
Certo che...certo che quel dannato
demone era decisamente sexy!
Scossi la testa: non era il momento
giusto per fare sogni erotici.
-Tra me e Damon non c'è niente di ovvio,
tranne l'odio. Quello si che è ovvio!- mi sedetti di nuovo sul letto e Nikolai
mi tirò per un braccio.
Mi avvicinò a lui così tanto che le
nostre bocche quasi si scontravano.
-Ho avuto sul serio paura ieri. Non
vorrei perderti per nulla al mondo. Sei tutta la mia vita, Angel.- mi disse
serio, entrandomi dentro con quei suoi magnifici occhi rossi.
Odiavo che per la maggior parte del
tempo lui indossasse le lenti a contatto: non potevo specchiarmi nei suoi occhi
rossi, occhi unici che mi facevano sentire unica.
Per una volta.
-Non mi perderai mai, Nik.- affermai decisa, chiudendo gli occhi.
-Vorrei crederlo, ma cosa succederà
quando Damon ritornerà nella tua vita? Perché sai che succederà...-
Io sospirai. -Damon non rientrerà nella
mia vita.- dissi, come se fosse una filastrocca imparata a memoria.
Nikolai rise. -Mi piacerebbe pensarlo,
mi piacerebbe pensare che sarai sempre tutta mia, ma che io lo voglia o no, so
che Damon riprenderà il suo posto.-
-Non ti sopporto più, Nikolai!- sbottai
infastidita io, per poi alzarmi dal letto.
-Forse è meglio che vada.- disse serio,
per poi alzarsi anche lui.
-Ok, ci vediamo.- gli diedi le spalle e
mi avviai al bagno.
-Ange.-
-Si?- non mi ero voltata, chi sa
cos'altro aveva da dirmi...
-Ti amo.-
Mi voltai velocemente, ma lui era già
andato via.
Andai sospirando in bagno.
Non era giusto tutto quello. Sapevo che
in qualche modo io stavo illudendo Nikolai e non perché io amassi ancora Damon,
ma perché io non amavo Nikolai come lui avrebbe desiderato.
Mi sentivo arida dentro, incapace di
dare qualcosa di bello al mondo, a qualcuno.
Potevo sembrare pietosa, ridicola e
affetta da vittimismo, ma era vero: Damon mi aveva portatovia tutti i sentimenti.
Cominciai a spogliarmi e poi mi gettai
sotto la doccia. L'acqua fredda aveva il potere di rigenerarmi e in quel
momento ne avevo assolutamente bisogno.
Era successo ancora. La terza volta
nell'ultimo mese. E come sempre io non ricordavo nulla, tranne che alcuni
flash.
All'improvviso un particolare divenne
lampante nella mia mente.
Damon era lì.
Cos'aveva visto? Nikolai gli aveva detto
qualcosa?!
Una grande paura si impossessò di me. Non
volevo che lui sapesse, Damon non meritava di sapere niente della mia vita.
Provai l'impulso di catapultarmi dalla
doccia e chiamare Nikolai: solo lui poteva dirmi cos'era successo, solo di lui
mi potevo fidare.
...Tralasciando il piccolo particolare
che avevamo appena litigato.
Era incredibilequanto avessi bisogno di quel demone, senza
di lui mi sarei sentitapersa.
Ma era giusto chiamarlo? Era giusto
coinvolgerlo sempre nei miei problemi?
Uscii dalla doccia, indossai l'intimo e
mi avvolsi in un enorme asciugamano, mentre con un altro più piccolo cominciai
a frizionarmi i capelli.
Uscii dal bagno e ritornai in camera per
vestirmi.
...Peccato che non ero sola.
-Cosa ci fai qui?- chiesi, dopo
l'iniziale stato di imbambolamento.
-Ero venuto per sapere come stavi.-
-Perché, come dovrei stare, Damon?-
cercai di fare la finta tonta, cercai di non far capire quanto mi sentissi a
disagio a farmi vedere quasi nuda da lui.
Ma i vampiri potevano sentirsi a
disagio?
Perché provavo sentimenti così umani?
-Io lo so, Angel.- mi informò lui con
voce neutra, appoggiandosi al davanzale della finestra.
-Tutto?- purtroppo sapevo già la
risposta, far finta di niente non stava funzionando.
-Sì, so della maledizione Angel, so
della trasformazione, so della dannazione.- guardò in aria, per poi fissare il
suo sguardo di nuovo su di me.
-Non so di cosa tu stia parlando.-
sibilai nervosa. No, fare la finta tonta non stava decisamente funzionando.
In meno di due secondi Damon mi fu
vicino, mentre mi afferrava violentemente il braccio.
-Smettila di...di...di fare questo!
Nikolai mi ha detto tutto.-
Abbassai la testa, imprecando
mentalmente contro Nikolai.
Un attimo! Tutto?! Tutto che?!
Nikolai aveva detto a Damon che...
-Tutto?- chiesi con un filo di voce.
-Sì, tutto. Mi ha detto della tua
trasformazione.-
Mi tranquillizzai un po', anche se
l'idea che lui sapesse tutto non mi piaceva granché.
-Perché, Angel?-
-Perché cosa?-
-Perché sei voluta diventare vampiro...-
-Come?- feci io ironica. -Avevi detto
che Nikolai ti aveva raccontato tutto.-
-Saresti potuta restare un'umana.-
commentò lui, avvicinandosi alla finestra.
-Dovevo difendermi, Damon.- gli risposi
acida. Ma perché stavo lì a dargli spiegazioni che certamente non gli erano
dovute?!
-C'erano altri modi!- ringhiò,
voltandosi di scatto verso di me. -Modi migliori di questo!-
-E quali, Damon?! Non credo che Nikolai
ti abbia raccontato tutta la storia, altrimenti avresti capito che io non avevo
scelta! Lui...-
-Lui?-
Mi morsi le labbra.
Allora Nikolai non gli aveva detto
proprio tutto.
-Ma lo vuoi capire che non è affar tuo, Damon! Tu non fai più parte della mia vita!- gli
urlai contro.
Di conseguenza, però, l'asciugamano che
tenevo stretto addosso si spostò di poco.
Cazzarola! Dovevo cambiarmi.
Mi portai le mani al petto. Avevo già
detto che odiavo quel maledetto vampiro?!
Damon ghignò. -C'è ancora qualcosa che
non ho visto?- disse, indicando l'asciugamano che tenevo tanto stretto al
corpo.
Se fossi stata ancora umana sarei
arrossita.
Era un colpo basso fare allusioni alla
nostra prima e unica notte insieme.
-Smettila di giocare, Damon.- feci
seria.
Quel ragazzo aveva il potere di
sfinirmi.
Damon abbassò lo sguardo, pensieroso,
poi, però, lo riportò su di me. -Pazzia o morte, eh?-
Distolsi lo sguardo da lui. -Posso
sempre scegliere.-
-Davvero?-
-Posso scegliere di combattere il mostro
dentro di me e quindi morire oppure farmi sopraffare, impazzendo.- feci
melliflua.
-Questa non è una scelta. Non si può
scegliere tra queste due opzioni.-
-Mi sembrava che si potesse sempre
scegliere.- risposi angelica, riprendendo le parole che lui mi aveva detto
tanti anni fa.
Quando...quando gli dissi che io avrei
sempre scelto lui.
-E perché no? Perché nel tuo destino c'è
scritto che dovrai uccidermi?-
-NO!- scattai subito. Quell'idea non era
proprio da prendere in considerazione.
-Non sei stata tu a dire che non si può
scegliere?-
-E non hai detto tu che si può sempre
scegliere?-
-Giusta osservazione.- disse, con il suo
mezzo sorriso.
-Epoi io ho già fatto la mia scelta.- sussurrai, più a me che a lui, ma
non avevo considerato il suo super udito.
-E la tua scelta implicache devo scegliere un vestito per il
matrimonio o un'arma per restare in vita? O entrambe le cose?-
Scossi la testa. Non dovevo ricordare.
Non potevo ricordare.
-E se ricordo bene, io scelsi per te:
nessuna delle due.-
-Già, scegliesti per me prima di
pugnalarmi alle spalle. E questa volta cosa farei Damon? Mi ucciderai quando
diventerò pericolosa per la tua Elena?- lo sfidai io, avvicinandomi sempre di
più. -Cosa farai, eh? Mi impaletterai? Ma mi dispiace per te, quello che sono
adesso non si uccide con un paletto.- Ero a due centimetri dal suo viso.
Damon abbassò lo sguardo verso di me,
afferrandomi poi per le spalle.
Mi portò con violenza sul letto, per poi
posizionarsi su di me.
Io mi dimenticavo, ma in realtà il mio
corpo era in fiamme.
-Sei così dannatamente testarda!- mi
ringhiò contro.
-Togliti di dosso!- urlai stizzita.
Damon, poi, fece qualcosa che io non mi
aspettavo assolutamente.
Afferrò un lembo della mia asciugamano e
me la sfilò di dosso.
Adesso io ero in intimo davanti a Damon
Salvatore.
Mi immobilizzai, come se fossi stata
ancora l'innocente ragazzina di qualche anno prima.
Damon scese verso il mio collo, vi
appoggiò le zanne, ma poi, inaspettatamente, vi depositò un leggero bacio.
Se l'odiavo, perché non riuscivo a
reagire?
Damon portò una sua mano sulla mia
pancia e cominciò a tracciare tanti cerchi immaginari.
-Damon...- sussurrai. Volevo che se ne
andasse, eppure non avevo la forza per cacciarlo.
Lui mi guardò negli occhi e potevo
giurare che in quei pezzi di cielo, c'era qualcosa di diverso.
Stava cominciando la sua inesorabile
discesa verso la mia bocca e io ero solo in grado di tremare.
"Datti una mossa! Attacca questo
dannato vampiro". Mi ripeteva la mia parte ragionevole.
Inaspettatamente, però, Damon si
allontanò dalla mia bocca e, alzandosi, prese un lembo della coperta del mio
letto e mi coprì.
-E adesso continua a convincerti che non
mi ami più.- fece freddo.
Tutta la rabbia che in quel momento
sembrava scomparsa, riaffiorò tutta.
Ma come osava?!
Mi alzai di scatto, mentre la rabbia e
la vergogna mi riempivano gli occhi di lacrime.
Ma io non avrei pianto davanti a lui.
-Ma come cazzo ti permetti?!- urlai.
-Vuoi sapere dove mi ha portato quello che provavo
per te?!-
Mi alzai dal letto, incurante del fatto
che ero quasi seminuda davanti a lui.
-Questa.- indicai una piccola cicatrice
a forma di s sul mio fianco destro. -Me la sono fatta quando un demone ha
cercato di uccidermi circa quattro anni fa. Cercava di afferrarmi, ma Nikolai è
arrivato in tempo. Questa- indicai un'altra cicatrice che andava dal polso al
gomito; era quasi invisibile a occhio umano. -Me la sono fatta cercando di
scappare da un gruppo di vampiri di New York, dopo che- aprii le gambe,
mostrando l'interno coscia, dove c'era il segno di una decina di morsi. -mi
avevano assaggiato per bene. Questa- ne indicai un'altra al centro del mio
petto. -Me la sono fatta quando, dopo avermi rapita e torturata per tre giorni,
un demone non ha voluto scoprire come si uccidesse un essere metà vampiro e
metà angelo e infine.- indicai quella più dolorosa al centro della mia pancia.
-Questa...-non riuscivo a parlare, quella me l'aveva fatta lui. -Questa me l'ha
fatta un demone. Mi ha trapassato con il suo braccio, mentre vi scaturivano
migliaia di scintille elettriche. Sono stata in coma tre settimane, dopo che,
guarda caso, Nikolai era riuscito a salvarmi!- gli urlai contro.
Ecco, adesso conosceva tutte le mie
cicatrici.
Tutte quelle cicatrici che erano
invisibili a occhio umano, ma che un vampiro riusciva a vedere.
Anche se mi ero trasformata, quelle cicatrici
erano rimaste lì, come a ricordarmi ancora di più quanto mi avesse fatto male
l'amore per Damon.
Abbassai lo sguardo, come se avessi
perso tutte le forze dopo quello sfogo.
Damon dal canto suo era immobile, non
parlava, si limitava a fissarmi, con una strana luce negli occhi.
Io mi voltai, afferrai velocemente una
vestaglia e me la infilai. Ero già stata nuda troppo tempo di fronte a lui.
-Forse hai ragione.- sbottò
all'improvviso, atono.
-Su cosa?- io gli davo ancora le spalle.
-Forse non sarei dovuto ritornare.-
Sì, aveva ragione, io avevo ragione.
Ma allora perché all'improvviso sentivo
qualcosa che mi attanagliava lo stomaco?
Accantonai quelle emozioni in un angolo
dentro me e mi voltai verso di lui.
-Sei sempre il solito vigliacco!- gli
urlai contro.
Vidi gli occhi di Damon accendersi.
-Torno e non ti sta bene, me ne vado e non ti sta bene! Cosa vuoi che faccia?!-
mi urlò contro lui, venendo verso di me.
-Io...io...- non riuscivo a parlare e
sinceramente non sapevo nemmeno cosa dire.
-Devo andare.- mormorò all'improvviso.
-Ok.- feci, come privata di tutte le
forze. -Va via allora. Vattene via e ridammi la felicità.-
-Sei stata infelice per cinque anni. Lo
sei perché sono ritornato o perché me ne sono andato?- rispose ironico.
-Potrei essere felice con Nikolai.-
dissi seria.
Damon si irrigidì, seppur
impercettibilmente. -Non ami quel demone.- affermò deciso.
-Non amo nemmeno te.-
-Te ne sei proprio convinta. Hai fatto
morire il tuo cuore per far si che non battesse più per me. Ti sei voluta
trasformare perché eri debole o perché la tua debolezza ti teneva legata a me?-
Damon si fece ancora più vicino.
Io indietreggiai. -Sei paranoico e io
sono stanca di starti a sentire. Hai preso una decisione? Sei voluto andare
via? Allora abbi il buon gusto di continuare in questa direzione!-
-Bene!- urlò lui.
-Bene!- urlai anch'io.
Damon mi guardò un'ultima volta, per poi
uscire dalla finestra.
Io mi sedetti sul letto e mi portai una
mano sul cuore. Sapevo che ormai era solo un organo morto, ma inconsciamente
sapevo che lì avrei trovato tutte le mie risposte.
Damon Salvatore era nocivo e io dovevo
tenerlo il più possibile alla larga da me e dalla mia vita.
POV Damon
Uscii da quella stanza, da quella casa e
probabilmente anche dalla sua vita.
Era stato uno sbaglio andare lì e solo
ora me ne rendevo conto.
Così, immerso tra i miei pensieri, mi
ritrovai in strada.
Mi avvicinai alla macchina, quando,
appoggiato alla portiera, c'era una figura, che poco dopo riuscii a mettere a
fuoco.
-Io e te dobbiamo chiarire alcune cose.-
dopodiché si staccò dalla macchina e venne verso di me.
-Chiariamo.- feci ghignando.
Avevo capito benissimo le sue
intenzioni.
Così, nello stesso istante in cui si
scagliò contro di me, lo feci anch'io.
Sì, avremmo certamente chiarito.
Salveeee!
E si, ho aggiornato, anche se con un po' di ritardo XD la
causa è che non avevo più capitoli già scritti XD
Non voglio lasciarviI miei lunghi discorsi, quelli che annoiano XD così mi limito a
ringraziarvi tutte dal profondo del cuore, state rendendo speciale anche questa
storia come mi appartieni...GRAZIE!!
Scusatemi se vi lascio subito, ma corro a finire di
rispondere a tutte le vostre magnifiche recensioni!
Spero che il capitolo vi piaccia e che mi lasciate tante
recensioni *____*
Per le ragazze del gruppo: era Nikolaiiii
XD mi dispiaceee XD
-Io e te dobbiamo chiarire alcune cose.- dopodiché si staccò
dalla macchina e venne verso di me.
-Chiariamo.- feci ghignando.
Avevo capito benissimo le sue intenzioni.
Così, nello stesso istante in cui si scagliò contro di me, lo
feci anch'io.
Sì, avremmo certamente chiarito.
Nikolai mi afferrò alla gola, mentre anche io afferravo la
sua.
Era incredibile: facevamo le stesse mosse.
Mi venne da ridere.
Non avevamo allora lo stesso gusto solo per quando riguardava
le ragazze.
Strattonai il suo braccio, ma lui con un pugno mi fece volare
dall'altro lato della strada.
Mi rialzai subito e mi lanciai di nuovo contro di lui; stavo
per sferrargli un pugno, quando Nikolai mi afferrò prima una mano e poi
l'altra.
Restammo così per alcuni secondi, come a testare la nostra
forza.
-E' inutile.- cominciai io. -Non potrai mai prendere il mio
posto.- sibilai, mentre ci lasciavamo andare.
-Quale posto? Quella della persona che l'ha ferita di più al
mondo? O quello di chi l'ha "sedotta e abbandonata"? No, grazie, non
mi interessa prendere il tuo posto. Mi piace il mio, ossia quello di chi si è
preso cura di lei quando ne aveva bisogno.- ringhiò il demone, cominciando a
camminare in cerchio.
Ci stavamo studiando.
-Sei un pazzo se credi che lei starà con te solo per
riconoscenza.-
-Lei è già stata con me, svariate volte. E credimi, non era
per riconoscenza.- soffiò angelico lui.
Un'incredibile rabbia mi invase. Sfoderai i canini e mi
lanciai contro di lui.
Avrei fatto a pezzi quel demone.
Gli avrei staccato la testa dal collo.
Pensare a lui e Angel a letto insieme mi faceva vomitare e
contorcere lo stomaco.
Riuscii a morderlo, ma lui, con enorme forza e velocità mi
scaraventò di nuovo lontano.
-Lei ama me, non ti amerà mai.- dissi, al colmo della collera.
-Lei ti disprezza, vampiro, apri gli occhi! Hai fatto una
cazzata ad andare via e ne hai fatta un'altra tornando! Lei non è come l'hai
lasciata.-
-Ma tu che ne sai di com'era prima?!- sbottai io. -Di quale
Angel sei innamorato? Della vampira sexy, coraggiosa e senza scrupoli? Lei non
è questo, io ho conosciuto la vera Angel e la vera Angel amava me! Questa non è
reale!- ringhiai.
Nikolai si fece serio, perdendo quel suo sorrisetto. -Ti
sbagli. Io mi sono innamorato della vera Angel. Me ne sono innamorato quando
lei era umana. Me ne sono innamorato al primo sguardo.- fece.
Quello mi stranì. Non sapevo perché, ma avevo sempre creduto
che Angel avesse incontrato Nikolai dopo la sua trasformazione e che fosse
stata con lui solo in conseguenza a ciò che era diventata.
Per questo non era realmente innamorata di lui.
Ma se lei lo aveva conosciuto prima, era un'altra storia.
Se era l'Angel umana ad amarlo era un'altra storia.
Tutto ciò mi diede un enorme fastidio: Nikolai conosceva
quell'Angel che mi apparteneva.
In quel momento, senza spiegarmene la ragione, la sentii un
po' meno mia.
Strinsi i pugni e abbassai lo sguardo. -Lei non ti ama.-
-Non ama nemmeno te.-
Alzai la testa e, stringendo ancora di più i pugni, stavo per
attaccarlo di nuovo.
-Smettetela!- tuonò una voce alle nostre spalle.
Era Angel.
POV Angel
-Smettetela!- urlai.
Dalla mia camera avevo sentito loro due litigare e combattere,
così, dopo essermi vestita di tutta furia, ero corsa da loro.
Sembravano due animali che si fronteggiavano per vedere chi sarebbe
stato mangiato.
Odiavo sentirmi un oggetto e loro, in quel preciso istante,
stavano facendo proprio quello.
Nessuno dei due poteva decidere chi amavo o perché lo facevo.
Nikolai si rilassò, perdendo la sua posizione di combattimento
e così fece anche Damon.
A lui evidentemente non importava di me, per ragioni ovvie che
non starò a riassumere di nuovo, allora perchè si ostinava a combattere con
Nikolai?!
-Sembrate due ragazzini.- sbottai, incrociando le braccia.
-Stanne fuori, Angel.- fece calmo Nikolai.
-E da cosa dovrei stare fuori?! Se non sbaglio il centro della
discussione sono io e entrambi mi avete stufato!-
-Il fatto che parlavamo di te non significa che la cosa ti
riguardi.- disse Damon angelico.
Inarcai le sopracciglia. -Scherzi, vero?-
-Affatto.-
Roteai gli occhi. -In ogni caso dovete smetterla. Non vi
sopporto più.-
-Se tu gli dicessi una volta per tutte che stiamo insieme,
tutto questo finirebbe.- disse Nikolai.
Cercai di mantenere la calma, come se difronte avessi due
bambini.
Erano creature centenarie, cazzarola!
-Nik, per favore.-
Ecco, non avrei dato la soddisfazione a Damon di sentirsi dire
che io e Nik non stavamo insieme.
-Cosa, Angel?! Eravamo felici prima che lui ritornasse! Adesso
sei infelice, per colpa sua!-
-Ehi, lei lo era anche prima. Io non c'ero, ricordi? E' per
questo che non lo era!- disse Damon, ghignando.
-Ma tu che ne sai? Ma chi ti credi di essere?! Tu nella mia
vita non occupi più nessun posto e smettila di comportarti come se tutto ti
fosse dovuto!- sbottai.
Damon scosse la testa.
Non mi interessava che lui non fosse d'accordo.
-Angel.- mi richiamò Nikolai, tendendomi la mano. -Ti
accompagno a casa. Basta.-
Io mi rilassai e stavo per prendergli la mano, quando Damon
inaspettatamente fu più veloce.
-Lasciami la mano, Damon!- feci stizzita.
Damon non diceva niente, mi guardava solo negli occhi.
Intrecciò le sue dita con le mie, poi abbassò lo sguardo.
Strinse la mia mano, per poi lasciarla e sparire nella notte.
Ma che significava?!
Io non avrei mai capito quel maledetto vampiro!
-Sei ritornato.- feci ironica, mentre andavo in cucina.
-Ehm, si, scusami. Avevo degli affari da sbrigare.- disse
Tyler, posando la sua borsa e raggiungendomi in cucina.
-Caroline?- dissi, poco interessata.
Presi un bicchiere e lo riempii d'acqua.
Ero nervosa.
Dopo tutta quella scenetta patetica, per due giorni né Damon
né Nikolai si erano fatti vivi.
Non che di Damon mi importasse, ma di Nikolai ero stupita e
anche leggermente infastidita.
Succedeva sempre così: prima li avevo costantemente con il
fiato sul collo, poi sparivano, come se la colpa fosse mia.
-No.- mi rispose Tyler, risvegliandomi dai miei pensieri.
Questione di lupi.- mi spiegò con un sorriso forzato.
-Quando ci sarà la luna piena?-
-Venerdì.- rispose, sospirando.
-Stasera vado all'arena.- dissi ferma, appoggiando il
bicchiere sul ripiano della cucina e avviandomi verso la mia camera.
Tyler mi seguì, furioso. -Cosa?! Non se ne parla, Angel. Sei
ancora debole!-
Mi voltai verso di lui, con gli occhi accesi d'ira. -Io NON
sono DEBOLE!-
-Non puoi combattere in questo stato!-
-Io non sono in nessun stato. Sto benissimo.-
-Angel...- cominciò a dire Tyler, ma io lo bloccai.
-Lasciami in pace, Ty!- urlai
furiosa, per poi chiudermi nella mia camera.
-Ciao, Marcus.- dissi, sorpassandolo e entrando nell'enorme
capannone.
-Problemi, dolcezza?- mi chiese lui, venendomi dietro.
-Domanda di riserva?- feci io ironica, posando la borsa e
voltandomi verso di lui.
Marcus si incupì. -Stasera non se ne parla, dolcezza.-
-Cosa?!- feci stizzita io.
Non era possibile, io ne avevo bisogno!
-C'è un demone che viene tutte le sere. Ha battuto tutti i
miei campioni. Ci tengo a te, non voglio vederti mentre ti spacca le ossa.-
Io scoppiai a ridere. -E' davvero così forte? Bene, forse è la
volta buona che non penserò ai miei problemi.-
-Angel...-
-Marcus, io voglio combattere. Ne ho bisogno. Non ti sto
chiedendo il permesso.-
Marcus sospirò. Sapeva che se mi mettevo qualcosa in testa,
era difficile farmi cambiare idea.
-Ok, ma a patto che quando le cose cominciano a mettersi male,
ti ritiri.-
-Certamente.- certamente...no!
Ma questo, ovviamente, non glie lo dissi!
Ritornai negli spogliatoi e mi legai i capelli in una coda
alta, mentre Marcus se ne andava, scuotendo la testa.
-Guarda chi abbiamo qui...- fece una voce languida dietro di
me.
Mi voltai, sapevo già a chi apparteneva. -Michael.-
-Ti vedo bene, stasera.- disse, appoggiandomi le mani sui
fianchi.
Io mi voltai velocemente e, bloccandogli le braccia, gli
premetti la testa sullo specchio. -Toccami di nuovo e non sarò così gentile.-
sibilai, per poi lasciarlo andare e uscire dagli spogliatoi.
Michael si voltò, sputando del sangue. -Me la pagherai,
puttanella.-
Entrai nell'arena, mentre la folla era in delirio.
La gabbia era già sporca di sangue e questo non prometteva
niente di buono.
Da quello che avevo sentito, questo fantomatico campione, era
riuscito a battere quattro vampiri e tre demoni in venti minuti.
La cosa, stranamente, invece di preoccuparmi, mi riempiva il
corpo di adrenalina.
Se fossi morta quella sera, non ci sarebbero state più
trasformazioni, niente più Nikolai e niente più Salvatore.
Ma sapevo che non potevo lasciare questo mondo, avevo qualcosa
per restare aggrappata qui.
Cominciai a riscaldarmi, quando nell'arena entrò il mio
sfidante.
Il fantomatico campione.
Il sangue mi si congelò nelle vene, mentre i brividi mi
percorrevano tutta la schiena.
Io lo conoscevo e la voglia di scappare si fece largo dentro
di me.
Lui...lui era il braccio destro di...di...
Non riuscivo nemmeno a pronunciare il suo nome. Lui non doveva
scoprire dove fossi!
Mi addossai alla rete, mentre la folla urlava.
-Guarda, guarda chi abbiamo qui.- ghignò lui.
-Mors.-sussurrai impallidita.
-Se avessi saputo che era così facile scovarti, sarei venuto
prima.-
-Se ti uccido stasera, non avrò di che preoccuparmi.-
Mors scoppiò in una fragorosa e volgare
risata, per poi puntare i suoi occhi neri nei miei.
Si avvicinò a me. -Te la ricordi questa, vero?- mi sussurrò
all'orecchio, appoggiandomi una mano sulla pancia.
La rabbia mi invase, così mi scagliai contro di lui, che per
la sorpresa cadde a terra, mentre io gli stavo a cavalcioni sopra.
Il combattimento era cominciato, tra le urla della folla in
delirio.
Mors si riprese subito dalla sorpresa,
così, mi afferrò per la coda e mi lanciò dall'altro lato dell'arena.
Non mi diede nemmeno il tempo di rialzarmi, che cominciò a
colpirmi la pancia con possenti calci.
Riuscii a muovere le gambe e lo feci cadere, giusto il tempo
di rialzarmi e riprendere un po' fiato.
Mi lanciai contro Mors e gli
tempestai la faccia di pugni, ma lui sembrava non risentirne affatto.
Mi afferrò alla gola e mi inchiodò alla rete, sollevandomi da
terra.
-Stai cercando di combattermi, insulso angioletto?- mi sibilò,
a un centimetro dal viso.
-Io...io non...non sono un...angelo...-
-Oh, certo che lo sei.-
Sempre tenendomi per il collo mi lanciò, facendomi sbattere
prima contro la rete e poi con la testa a terra.
Il sangue colò dalla fronte fino agli occhi, annebbiandomi la
vista. Sentivo la schiena a pezzi e il collo che bruciava.
Non stava andando affatto bene.
Vedevo Marcus guardarmi al di la della rete: se io non mi
fossi arresa, non poteva intervenire.
Mi fece alzare, per poi colpirmi con una possente combinazione
di caldi e pugni.
Io non sapevo come difendermi. In quell'arena non mi ero mai
trovata tanto in difficoltà.
Io non potevo assolutamente ucciderlo, lo sapevo, già troppe
volte ci avevo provato ed era finita male e lui sapeva che non poteva fare
altrettanto, altrimenti avrebbe subito la furia del suo padrone, così si
limitava a portarmi più vicino possibile alla morte.
Caddi di nuovo a terra, mentre lui appoggiò un piede sulla mia
schiena, per tenermi inchiodata al pavimento.
-Mi piace vederti sotto di me.- sibilò ghignando, in un
volgare doppio senso.
Gli colpì una gamba e riuscii a rialzarmi, ma per me era
davvero troppo forte, solo Nikolai riusciva a tenergli testa.
Mors mi afferrò di nuovo per la gola e mi
lanciò dall'altro lato del ring.
Stava venendo verso di me, quando, con la mia vista
annebbiata, vidi qualcuno sferrargli un potente pugno, che lo fece arretrare di
qualche passo e poi sentii un ringhio gutturale.
La figura, che ancora non riuscivo a distinguere, si era
posizionato davanti a me.
Dopo un po' misi a fuoco.
Damon era venuto a salvarmi.
Holaaa!
Perdono, perdono! …forse sono un po’ in ritardo XD
Come procedono le amate vacanze? Ma soprattutto, anche se un
po’ in ritardo, auguri di buon anno! ^^
Parlando del capitolo...Mors…un
nuovo personaggio. Ma secondo voi qual è il suo trascorso con Angel? Lei sembra
temerlo davvero molto!
Pooooi…Damon è corso a salvarla! Ma che
carino che è, non è vero?
Mi scuso già da adesso, per le risposte ecc,
ma mi hanno staccato internet e non so se potrò essere molto presente!
Ma non mi abbandonate per questo! T.T
Volevo ringraziarvi davvero tanto, senza di voi questa storia
non sarebbe andata così avanti! Quindi…grazie!
Vi lascio il link del gruppo, spero verrete in tanti! Sta
diventando davvero una grande famiglia!
Mors mi afferrò di nuovo per
la gola e mi lanciò dall'altro lato del ring.
Stava venendo verso di me,
quando, con la mia vista annebbiata, vidi qualcuno sferrargli un potente pugno,
che lo fece arretrare di qualche passo e poi sentii un ringhio gutturale.
La figura, che ancora non
riuscivo a distinguere, si era posizionato davanti a me.
Dopo un po' misi a fuoco.
Damon era venuto a salvarmi.
Stranamente provai sollievo,
ma anche timore per la sua sconsideratezza.
Combattere contro Mors era
una missione suicida: io ne avevo le motivazioni, ma Damon si stava infilando
in qualcosa più grande di lui.
-Oh, è arrivato il
coraggioso cavaliere dalla scintillante armatura.- lo prese in giro Mors,
mentre Damon tendeva sempre di più i muscoli.
Io cercai di rimettermi in
piedi, ma dovetti appoggiarmi alla gabbia: ero ridotta decisamente male.
Mors smise di ridere e puntò
gli occhi su di me, ma Damon si posizionò meglio davanti a me. -Non provare ad
avvicinarti a lei.- sibilò.
-Altrimenti?-
Damon non gli diede nemmeno
una risposta, che subito si lanciò contro di lui, con i canini sfoderati.
Gli diede un pugno, ma Mors
ne diede uno a lui, decisamente più potente, che lanciò Damon contro la gabbia.
Mors gli si avvicinò, lo
afferrò per la golae lo inchiodò a
terra. -Benvenuto all'inferno, vampiro.- gli sussurrò all'orecchio, per poi
riempirgli la faccia di pugni.
Io non potevo restare lì con
le mani in mano.
Qualcosa dentro di me si
stava agitando e non era l'adrenalina o la paura.
Non potevo far combattere a
Damon una battaglia che era esclusivamente mia.
Così, mi lanciai anche io
contro Mors, conficcandogli i canini nell'incavo del collo.
Mors sibilò, lasciò andare
Damon e si voltò verso di me.
-Potevi scappare, dolcezza.
Sei stata stupida.-
-Io nonscappo.- dissi, mettendomi in posizione
d'attacco.
-Davvero? Non è quello che
hai fatto negli ultimi cinque anni?- disse ironico. -Ma, infondo, come potresti
scappare? Non sei così vile da abbandonare il tuo amore.-
Mi irrigidii.
-Lui...lui...Damon non è il mio amore.-
-Ah si? Eppure non si
direbbe per come l'uno viene in soccorso dell'altro.-
Mi distrassi un attimo, un
millesimo di secondo e questo bastò a Mors per potermi colpire e mandare contro
la gabbia, proprio accanto a Damon.
-Ma come lo conosci questo
mostro?!- mi ringhiò contro, per poi alzarsi e fronteggiare il demone.
Non sapevo cosa fare, non
sapevo come uscire da quella situazione.
Mi voltai a guardare Marcus
al di la dell'arena. Mi guardava preoccupato, in ansia e con rabbia: lui non
poteva fare niente, non poteva intervenire.
Mi alzai e mi appoggiai alla
gabbia, mentre il sangue, da un sopracciglio, mi oscurava la vista.
Odiavo essere così
dannatamente debole.
Portai di scatto gli occhi
su Damon e Mors che combattevano ferocemente: c'era una possibilità, ma non ci
avrebbe salvato dalle grinfie di Mors.
Lui sarebbe venuto a
cercarmi, sarebbe venuto a prendermi.
Almeno, però, dovevo
provarci.
Alzai il braccio, guardando
Marcus.
Il suo viso si illuminò, era
quello che stava aspettando.
-Mi...arrendo...- dissi.
Mors fu costretto a
fermarsi, come imponevano le regole dell'arena, non prima, però, di aver
sferrato a Damon due pugni e un calcio.
Marcus corse ad aprire la
gabbia e Mors, con un ghigno stampato in faccia, si avviò, ma poi si fermò e mi
si avvicinò.
-Non sarai al sicuro ancora
per molto. Il demone non riuscirà a proteggerti per sempre e a...Lui...non
interessa che sei la sua donna. Ottiene sempre quello che vuole.- mi sibilò
all'orecchio, per poi uscire definitivamente dalla gabbia.
Lui...lui...lui...
La testa cominciò a girarmi
vorticosamente. Possibile che mi sentivo così inutilmente umana in quel
momento?!
Sentivo le forze
abbandonarmi e la vista annebbiata.
Stavo per perdere
l'equilibrio e cadere rovinosamente a terra, ma due braccia forti mi
sorressero.
Alzai lo sguardo e incrociai
gli "occhi cielo" di Damon.
-Andiamo via di qui.- mi
disse semplicemente, prendendomi tra le braccia.
Varcammo la soglia della
gabbia così, in perfetto stile damigella in pericolo.
Sapevo che era sbagliato e
da un lato mi dava anche fastidio trovarmi in quella posizione con lui, ma non
avevo le forse per discutere o camminare da sola, così preferii restare
dov'ero.
Chiusi anche gli occhi.
Purtroppo, dovevo ammetterlo, il calore del suo corpo lo ricordavo ancora.
Odiavo quel vampiro, odiavo
come mi faceva sentire.
Ancora tra le braccia di
Damon uscii anche dal capannone, ormai ero cullata solo dal suo profumo.
Avrei tanto voluto camminare
da sola, gridargli che non avevo bisogno di lui, che stare così mi infastidiva
e irritava soltanto, ma Mors mi aveva portato via tutte le forze.
Ci ritrovammo nella notte,
immersi in un silenzio quasi surreale, che, però, durò poco.
-Siete conciati piuttosto
male.- sentii dire da una voce maschile.
-Ma è svenuta?!- chiese
invece una voce da donna, con tono piuttosto preoccupato.
Elena e Stefan.
-Non è svenuta.-
-Guarda, guarda,
l'angioletto ha trovato le sue guardie del corpo.- fece una voce ironica, che
io conoscevo bene.
Aprii gli occhi e li puntai
su Michael, che era circondato da altre tre persone, probabilmente altri tre
vampiri.
Damon mi appoggiò a terra e
si mise davanti a me come difesa.
Michael e la sua banda si
misero in posizione d'attacco e in meno di due secondi anche Elena e Stefan mi
si posizionarono davanti, come se fossero una barriera.
-Nessuno di voi si
avvicinerà a lei.- disse deciso Stefan, mentre si metteva in posizione di
attacco.
-Chi sei?- Chiese Damon.
-Qualcuno che vuole dare una
bella lezione a quella puttanella.-
Damon si irrigidì, per poi
lanciarsi contro Michael e il gruppo di vampiri.
-Damon!- urlarono Elena e
Stefan, per poi partire anche loro all'attacco.
Mi svegliai, ma non sapevo
dopo quanto tempo. Ore, settimane, mesi.
Il ricordo dell'arena era
annebbiato nella mia testa, ma non ci volle molto perché esso tornasse con
tutta la sua prepotenza.
Mi alzai a sedere sul letto
di quella che, ovviamente, non era camera mia.
Non riuscivo a capire, ma
dopo poco misi a fuoco.
Letto a baldacchino,
specchio grande, bagno personale, finestre con grandi tende rosse.
Mi si gelò il sangue nelle
vene.
Ero nella camera di Damon.
Nel suo letto.
...Dopo cinque anni.
I vampiri potevano avere gli
attacchi di panico?!
Mi portai le mani alla
testa, tutte le scene della nostra prima e ultima notte insieme mi vorticavano
nella testa.
Le sue mani su di me, i
sospiri, i corpi intrecciati...
Erano cinque anni che non
entravo in quella stanza e solo in quel momento mi rendevo conto di quanto in
realtà faceva male.
Mi alzai di scatto dal
letto, volevo andarmene da lì, il più presto possibile.
Cercai le mie scarpe, ma
sotto al letto non c'erano. Alla fine le trovai nel bagno: le infilai
rapidamente, con l'intento di uscire dalla finestra.
Incontrare Damon era fuori
discussione.
All'improvviso mi ritornò in
mente anche lo scontro con Michael.
"Nessuno di voi si
avvicinerà a lei", aveva detto Stefan.
Poteva essere che...loro
tenevano a me?
Scossi la testa. No, non
poteva essere e non mi interessava.
Mi avvicinai alla finestra,
quando...
-Non è carino andarsene
senza ringraziare per l'ospitalità.- fece una voce ironica alle mie spalle, la sua voce ironica.
Quello non ci voleva.
Mi voltai lentamente, come
se il solo guardarlo mi bruciasse.
Abbassai lo sguardo, mentre
lui si avvicinava a me.
Alzai lo sguardo di scatto,
non poteva vedermi in difficoltà.
-Hai il lato della bocca
sporca di sangue.- notai.
Damon si avvicinò ancora di
un passo, puntando i suoi occhi nei miei. -Vuoi togliermelo tu?- fece, con voce
bassa.
-Smettila.- dissi, cercando
di impormi il tono più neutro possibile.
Damon ghignò, per poi
allontanarsi di un passo.
-Chi era quel vampiro? Cosa
voleva da te?-
-Bah, niente, non gli piace
essere respinto da una donna.- scherzai io.
-Faresti la seria per una
volta?!-
-Wow, mi sembra di essere
ritornata a cinque anni fa, con la sola differenza che tu sei me e io sono te.-
Damon ghignò, ma non era un
ghignò sarcastico, bensì velato di amarezza. -Se tornassimo a cinque anni fa
non rifarei molte cose.-
Come
stare con me...?
-Si, lo immagino.- dissi,
con il suo stesso tono.
-Chi era, Angel? E quel demone
dalla forza indescrivibile chi era? Perché cercano tutti di ucciderti?- mi
chiese di nuovo, riavvicinandosi.
-Sai cosa sono, Damon? Problemi miei! Ecco cosa!- feci
stizzita.
-Sono anche problemi miei
dal momento che ti ho salvato la vita! Due volte!- disse lui in risposta,
avvicinandosi sempre di più. -Potrai non crederci, ma a Stefan e soprattutto ad
Elena importa di te. Quindi, se non vuoi perdonare me, perdona almeno loro.-
Elena, sempre e solo
Elena...
-Non preoccuparti, non farò
soffrire la tua Elena! Non serve che tu la protegga!- quasi urlai.
Potevo accettare tutto, ma
non quello.
Damon mi afferrò per le
spalle e mi inchiodò al muro. -Smettila di comportarti come una bambina! Io non
voglio proteggere la mia Elena! Voglio proteggere la mia Angel, dannazione!- urlò anche lui, in preda alla rabbia e
all'esasperazione.
Aprii e chiusi la bocca più
volte, senza mai riuscire a trovare le parole.
La sua Angel?
No, no, stava mentendo.
Ancora una volta stava cercando di manipolarmi.
Era questo che dovevo
pensare per non cadere nella sua trappola.
-Se non mi dici da chi,
però, io non riesco a farlo.- continuò, con un po' più di calma.
-Ho Nik.-
dissi semplicemente.
Damon ghignò, per poi
allontanarsi da me. -Già, perchè è stato "Nik"
a salvarti.-
-Lo ha fatto negli ultimi
cinque anni, se per una volta non l'ha fatto, non credo che possa rimproverarlo.-
gli risposi, incrociando le braccia.
Non mi era piaciuto il modo
in cui aveva pronunciato il suo nome...
Lui non aveva nessun diritto
per criticarlo, lui non era nessuno.
-Non ha nessun posto nel tuo
cuore.- disse deciso.
-Invece ce l'ha. Nikolai è il
ragazzo migliore del mondo e io lo porto nel cuore.-
Non poteva ritornare e
sparare le sue assurde sentenze su di me e su quello che provavo.
-Neanche
il ragazzo migliore del mondo può farti scordare l’amore della tua vita. Quando
nel cuore hai un’altra persona, tutti gli altri sono solo proprietari abusivi.
Il cuore di una persona appartiene solo a chi lo fa battere…-
Scoppiai
a ridere. -Ma da quando sei diventato così romantico?! Io non ho più un cuore,
Damon, sono un vampiro, il cuore non mi batte più da molto.- dissi ironica.
Damon
si avvicinò di nuovo a me, tenendo fissi i suoi occhi nei miei. Prese la mia
mano destra e se la portò sul suo petto. -Anche il mio cuore non batte più, da
secoli, ma se mai ricominciasse, lo farebbe solo per te.-
Spalancai
la bocca, completamente incredula a ciò che avevo sentito.
Nei
suoi occhi leggevo tutta la fatica che aveva fatto per dirmi ciò. Damon non era
fatto così e in quel momento stava andando contro se stesso.
...Ma
se ancora una volta fosse stato solo un modo per distruggermi?
Non
riuscivo ad essere felice per quelle parole.
Io
non mi fidavo più di Damon. Doveva smettere di giocare con me per vedere le mie
reazioni.
Strattonai
la sua mano dal mio petto. -Smettila di fare quello che fai!- feci stizzita,
sull'orlo delle lacrime.
-Angel...-
-Per
favore, vattene via...dopo cinque anni, vattene davvero via!-
Lo
lasciai lì e con la mia super velocità, lasciai la stanza.
Senza
vedere Damon che con un possente pugno, aveva fatto un buco nel muro.
Saaaaalve
tesori!
Innanzitutto
mi scuso enormemente se non ho aggiornato prima, ma spero di essermi fatta
perdonare con questo capitolo!
Volevo
ringraziarvi tutte per il bellissimo sostegno che mi date! siete la mia gioia
*.*
La
storia sta procedendo davvero bene grazie a voi e vi ringrazio davvero tanto
sia per la quantità delle recensioni, che per le belle parole!
Alcune
ragazze mi hanno chiesto la foto di Nikolai, volevo dirvi che sul gruppo c'è,
ma se non ve ne foste accorte o sul gruppo non ci siete, nel prossimo capitolo
provvederò a metterle! O magari se me lo dice in recensione, modifico il
capitolo con le foto!
Vi
lascio ringraziandovi ancora! Vi adoro!
Baciii
Ps.
Adesso posto e vado a pranzo! Dopo giuro che rispondo a tutte le recensioni! Perdonatemiii T.T
Quattro fottuti, interminabili e noiosi giorni, in cui
Tyler e Nikolai mi avevano costretto a starmene tappata in casa, per
"evitare qualsiasi occasione di attacco da parte di Mors".
Testuali parole.
Ma non mi avevano rinchiusa nella mia comoda, carina e
confortevole camera da letto, bensi nella lussuosa
villa di Nikolai, che più che alle ville di OC, assomigliava al castello della
Bella e la Bestia.
L'avevo detto a Nikolai e lui mi aveva fatto
amorevolmente notare che in tutta quella storia, lui era il bello e io la
bestia.
Quando, offesa e contrariata, gli avevo chiesto se era
per quello che ero o facevo, lui si era limitato a fare un'alzatina di spalle,
affermando che era per il mio pessimo gusto in fatto di uomini.
Così, adesso mi ritrovavo a girovagare per
quell'enorme tenuta, alla ricerca della rosa nell'ampolla, per spezzare
l'incantesimo e vivere tutti felici e contenti.
Bando alle ciance.
Ero rinchiusa in quella villa, DA SOLA, cosa avrei
potuto fare?
Un sorriso diabolico mi si dipinse sulla bocca.
Avrei potuto mettere in disordine tutta la camera del sono-il-maniaco-dell'ordine-Nikolai e magari incasinato
anche tutta la sua collezione di 7000 dischi, rigorosamente posizionati in
ordine alfabetico.
Bene, sì, questo era il mio piano.
Questa era la mia vendetta!
Sentii bussare alla porta della mia camera e, dopo
aver detto -Avanti.-, mi distesi sull'enorme letto.
Entrò Tyler, con la faccia colpevole e l'aria di chi
aveva qualcosa da confessare.
-Che hai fatto?- chiesi, con poco interesse, prendendo
un cuscino tra le mani.
-Non ho ancora aperto bocca!- protestò lui,
lasciandosi la porta aperta alle spalle.
-La tua faccia dice tutto.-
Tyler sorrise, per poi fissare, serio, i suoi occhi
nei miei. -Forse a te non piacerà, ma per me era la cosa giusta da fare.-
-Sei tornato con Caroline?- chiesi ironica, alzandomi
dal letto.
-no, questa cosa forse ti piacerà un po' meno. E poi,
ehi, dicevi che ti piaceva Caroline!-
Agitai distratta la mano. -Era per farti contento.-
-Bene, allora questo te lo meriti proprio!-
Nell'attimo stesso in cui finì di dirlo, sulla soglia
della porta comparì Elena.
Spostai il mio sguardo su Tyler. L'avrei strozzato
quel lupo!
-Vi lascio sole.-
-Ty!- sussurrai stizzita,
cercando di afferrargli il braccio, ma lui mi sfuggì facilmente, per poi
lasciare la stanza.
-Ti fa proprio schifo stare nella stessa stanza con
me, eh.- notò acida Elena.
-Elena...Ele non è
questo...- ma perché cercavo di giustificarmi?
-Ele...è tanto che non mi
chiamavi così.- fece lei, facendo un passo avanti.
Era vero, notai con stupore.
Ma cosa mi stava succedendo?!
"Cocca, è il senso di colpa verso di lei che ti
ha salvato!" disse la mia coscienza.
Coscienza...va a farti fottere!
"Da Damon?"
Ok, basta. Dovevo smettere di pensare e concentrarmi
su quello che mi doveva dire Elena. Adesso anche la mia coscienza mi si
rivoltava contro.
-Comunque è tanto anche che non ti chiamo Elena.- feci
io, incrociando le braccia.
Ecco, così andava meglio. Era ritornata la Angel
fredda e acida.
Elena fece un sorriso amaro. -Volevo vedere solo se
stavi bene.-
-Sto benissimo. Nik mi ha rinchiuso qui dentro.-
-Dovete essere molto legati, tu e Nikolai.-
Sorrisi. -Si, lo siamo.-
-Immagino Damon quanto ne sarà felice.- disse ironica
lei.
Davvero Elena era venuta qui per parlare con me di
Damon?!
-Elena, senti...-
-No, hai ragione!- mi bloccò subito lei, come se si
aspettasse la mia interruzione. -So già che non ti interessa, mi odi e che non
ne vuoi sapere niente, lo so, credimi, volevo solo assicurarmi che stessi bene.
Vado via.- mi sorrise, per poi fare un profondo respiro e voltarsi.
Stava per andare via. E avevo come la sensazione che
stesse andando via per sempre, che attraversata quella porta, niente sarebbe
più stato recuperato.
Imprecai contro me stessa.
Perchè ancora oggi, dopo quei dannatissimi cinque anni, non
riuscivo a vederla soffrire? Perchè non riuscivo a
mandarla via del tutto?
Perché sentivo quel senso di colpa farsi strada dentro
di me?
Perché sentivo che non potevo lasciarla andare via?
"Cazzo, ti ha salvato la vita! Ci tiene a
te!" mi ripeteva la mia coscienza.
-...Elena!- la richiamai, ma era come se non fossi
stata io a controllare la mia bocca.
Lei si voltò, quasi speranzosa, mentre io mi
avvicinavo a lei. -Stasera, alle 23.00, al Fantasy.- dissi, per poi farla
uscire dalla stanza e richiudermi la porta alle spalle.
Era la fatidica sera.
Erano le fatidiche 23.00.
E io avevo una fottut…scusate...un’incredibile
ansia.
Dopo aver convinto Nikolai che potevo mettere il naso
fuori casa e che per di più sarei andata nel suo locale, decisi di prepararmi,
ma appena un’ora dopo i rimorsi mi attanagliavano.
Avevo agito di impulso, non dovevo “invitare” Elena,
non avrei dovuto farle credere che forse c’era qualche possibilità.
Odiavo doverlo ammettere, ma avevo fatto un passo
verso di lei.
Questo era fuori dubbio, il perché, care mie, non lo
sapevo.
Senso di colpa?
Beh, dopotutto lei e Stefan mi avevano protetto quella
sera, quindi potevo illudermi almeno un po' che tenessero a me?
Sospirai. Sembravo una ragazzina al primo
appuntamento, quando, cazzarola, stavo semplicemente per incontrare quella che
un tempo era la mia migliore amica.
Un gioco da ragazzi, no?
Mi voltai a guardare Nikolai, ovviamente bellissimo e
sicuro di se.
-Nik...-
-Sì?- si voltò verso di me, mentre entravamo nel
locale.
-NO!- scattò subito lui, facendo voltare almeno una
decina di persone.
-Una volta, una volta sola, mi faresti finire una
frase? ...Ho chiesto a Elena di incontrarci stasera.- dissi alla fine.
Nikolai mi guardò per un attimo, sbattendo le
palpebre, per poi corrucciare le sopracciglia. -Mi stai chiedendo se hai fatto
bene a perdonare Elena e suppongo anche Stefan?-
-Non li ho perdonati, li ho semplicemente invitati
qui, o meglio ho invitato solo Elena.- puntualizzai io.
-Il che equivale a dargli una possibilità.-
-No...sì...non lo so!- ammisi, portandomi una mano ai
capelli.
-Beh, tu meglio di tutti dovresti sapere che non è
carino alimentare le speranze di qualcuno.-
Sospirai. -Tu lo vedi giusto? Insomma, dovrei farlo?-
-Se è quello che senti perchè
no?- disse, sorridendomi.
-Mi hanno salvato la vita, posso concederle almeno il
beneficio del dubbio.- feci, prendendo un calice di una qualche strana bevanda
che mi offrì un cameriere.
-Se pensi che questo possa renderti felice, fallo. Se
senti che è la cosa giusta, dai a Elena e Stefan una possibilità. E se anche
questa volta andrà male, posso sempre pensarci io a smembrarli pezzo per
pezzo.- disse, sorridendomi, accarezzandomi una guancia.
Sorrisi anche io. -Non voglio farti soffrire. Non
voglio che pensi che per una sorta di recupero con loro, io possa mettere te da
parte.- ci tenni a precisare.
Nessuno avrebbe mai preso il posto di Nikolai, nemmeno
Damon.
-Io sto dalla tua parte, lo sai, se hai deciso di dar
loro una possibilità, glie ne concederò una anch'io. Voglio che tu sia contenta
e non mi stupisce che tu rivoglia i tuoi due migliori amici di nuovo nella tua
vita. Anzi, impulsiva e passionale come sei, mi stupisce che tu ci abbia messo
tanto!-
Adoravo quel demone.
Era la mia vita, senza di lui non sarei andata davvero
da nessuna parte.
Non avevo deciso di perdonarli, non potevo da un
giorno all'altro, ma almeno potevo "metterli alla prova".
-A tutti si concede una seconda possibilità, no?-
-Certo, sempre se tutto ciò non comprende Damon!-
scherzò lui.
-Non preoccuparti, non ho nessuna intenzione di
estendere il mio dubbio anche a lui!-
Nikolai scoppiò a ridere. -Andiamo, i tuoi amici ci
staranno aspettando!-
Arrivammo al centro della pista e, mentre ci dirigevamo
al nostro solito tavolo, incontrammo Elena e Stefan.
-Ciao...- sussurrai timidamente.
-Ciao...- fecero in coro Elena e Stefan, palesemente
agitati.
-Andiamo a sederci?- fece Nikolai, indicando il suo
tavolo.
Tutti accettammo di buon grado, ma una volta seduti
l'uno di fronte all'altro, piombò su di noi un imbarazzante silenzio.
-Elena...tutto...tutto questo non significa che vi ho
perdonati.- dissi, quando riaquistai l'uso della
parola. -ma solo che posso concedervi il beneficio del dubbio.-
-Mi va bene! ci va bene!- rispose prontamente Elena,
con gli occhi stranamente lucidi. -almeno è un inizio e ti farò capire che io
tengo sul serio a te.-
-Tutto questo ovviamente non comprende Damon.-
precisai subito.
-Mio fratello ha avuto le sue ragioni, ma se non sei
pronta a perdonarlo, non saremo noi a costringerti.-
Sorrisi, stavo per rispondere, quando mi squillò il
cellulare. -Scusate un attimo.-
Mi alzai e mi allontanai un pò
dal gruppo.
-Pronto?-
-Dolcezza, sono Marcus.-
-Ciao Marcus, sono proprio con Nikolai.-
-Davvero? Digli che è un gran figlio di puttana, ha
barato a poker giovedì!- rispose lui.
-Sai, non dovrei essere io a fartelo notare, ma avete
palesemente la stessa madre.- dissi divertita.
-Oh beh, fa nulla va'! Non me la ricordo nemmeno mia
madre!-
Scoppiai a ridere. -Mi hai chiamato per questo?-
-No, ti ho chiamato per dirti che qui all'arena c'è ubno sfidante che ha chiesto espressamente di te e non
preoccuparti, non è nessuno con cui hai già combattuto.-
Aggrottai le sopracciglia. -E chi è?-
-Non posso dirtelo. Credi di poter essere qui tra
un'ora?-
-Arrivo!- feci, per poi chiudere la telefonata.
già, ci voleva un po' di sano combattimento.
Si sa, il vizio non si perde!
Appena un'ora dopo mi ritrovavo di fronte un
gongolante Marcus.
-Questa volta davvero non piacerà a mio fratello, ma
così impara a barare!-
-Non mi farai uscire morta dalla gabbia, vero?-
chiesi, un tantino preoccupata.
Il mio sesto senso mi diceva di darmela a gambe e
nell'aria c'era un profumo strano che non prometteva niente di buono.
-Non credo ti farai male stasera, anzi...-
Un tantino confusa dai vaneggiamenti di Marcus, mi
avviai all'arena.
Una volta entrata nella gabbia cominciai a
riscaldarmi, non riuscendo minimamente a immaginare chi avrebbe mai voluto
sfidarmi.
Dopo poco la mia curiosità venne appagata.
Pantalone grigio, canotta nera aderentissima, che
metteva in risalto il fisico muscoloso, capelli neri scompigliati e occhi
ghiaccio.
Sì, avete capito bene.
Il mio sfidante era Damon Salvatore.
Salveeee!
Ok, non so davvero in che lingua chiedervi scusa!
Ho aggiornato dopo un secolo, ma vi giuro che non è
stata colpa mia!
La batteria del mio portatile è volata in paradiso e
ho perso tutto ciò che avevo, capitoli compresi.
Perciò ho dovuto riscrivere tutto di nuovo e ammetto
che questo capitolo mi fa parecchio schifo, anche se sono avvenute cose
rilevanti, come il fatto che spinta dal senso di colpa, Angel vuole concedere
una possibilità a Elena...e poi Damon che sfida Angel all'arena!
E' impazzito il tipo! XD
Cooooomunque, come mi avete
chiesto, metterò le foto di Nikolai e Mors!
Quella situazione era
decisamente e dannatamente sbagliata, oltre che alquanto strana.
Il mio sfidante non poteva
essere davvero Damon, a meno che io non ero stata catapultata in un universo
parallelo senza nemmeno accorgermene.
Ero ancora impalata al mio
posto, fissando Damon a bocca aperta, che, dal canto suo, aveva quel suo solito
ghigno stampato sulla faccia.
Si era appogiato alla
gabbia, con le braccia incrociate e l'aria di chi la sapeva lunga.
Qualcosa in tutta quella
situazione non quadrava.
Mi voltai e cercai Marcus
con lo sguardo.
E lui...se la rideva di
gusto!
Stava tramando qualcosa e
tutto se in tutto ciò c'entrava Damon, non mi faceva sperare nulla di buono.
Perché aveva deciso di
massacrarmi all'arena?
Perché era questo il suo
obbiettivo, no? Altrimenti perché sarebbe dovuto venire?
...Perché voleva farmi del
male?
Riportai di nuovo lo
sguardo su Damon, completamente a suo agio e sicuro di uscire vincitore da
tutta quella situazione.
-Perché mi hai fatto venire
qui? Perchè vuoi massacrarmi?- dissi, dando voce ai miei dubbi.
-Chi ha detto che voglio
massacrarti? Non rovinerei mai quel bel visino che ti ritrovi, angioletto.-
Odiavo quel nomignolo.
Prima amavo quando mi
chiamava in quel modo, prima amavo ogni cosa di lui, ma adesso...quel
soprannome serviva solo a ricordarmi tutto quello che avevo perso.
Lui e la mia umanità.
Quel nomignolo serviva
solo a mettermi di fronte alla realtà: io ero un mostro.
-E allora cosa vuoi da
me?-
-Hn. Non mi piace ripetere
le cose, sai?- fece ironico, staccandosi dalla gabbia.
Inarcai le sopracciglia.
Le ipotisi erano due.
O era ubriaco o era
impazzito.
O entrambe le cose.
-Vuoi sfidarmi? Bene.- mi
misi in posizione d'attacco, aspettando solo che la campana di inizio incontro
suonasse.
Lui, però, rimase
immobile, con le braccia lungo i fianchi e l'aria tranquilla.
-Dimmi la verità, quante
volte hai immaginato me al posto delle persone che massacravi qui? Quante volte
hai desiderato sfogarti per tutto quello che stavi passando?-
Mi rimisi in posizione
"normale". Cosa stava dicendo?
Damon lesse la confusione
nei miei occhi, per cui si mise in posizione d'attacco, con un ghigno stampato
sulla faccia. -Avanti. E' arrivato il tuo momento. Uccidimi se ci riesci.-
Ma cosa...?
Quel vampiro era
decisamente fuori di testa e mi stava decisamente mettendo in tentazione.
Non riuscivo a capirlo,
non ero MAI riuscita a capire quali pensieri vorticassero nella sua testa.
-Forza!- mi urlò contro.
-Non fare la vigliacca come sempre! Combatti con me se ne hai il coraggio o
vuoi dirmi che sei rimasta la stessa ragazzina debole?!-
Strinsi i pugni dalla
rabbia.
Ma cosa voleva ancora da
me?
-Avanti! Fammi vedere chi
sei, angioletto. O il tuo amore ti rende ancora una volta inutile? Forza!- mi
urlava ancora contro.
Dopo quelle parole, la
rabbia invase il mio corpo.
Ero completamente accecata
dalla rabbia.
Scattai in avanti,
dandogli un pugno così forte da farlo finire contro la rete.
Lo afferrai per la nuca e
feci scontrare violentemente la sua testa con il mio ginocchio.
Damon non reagiva.
Lo afferrai per la gola e
gli inchiodai la testa alla rete.
Mi spuntarono i canini e
ormai non riuscivo più a controllare la rabbia.
Io non ero più debole. Mi
ero trasformata in un mostro per non esserlo.
Lo lanciai dall'altro lato
del ring e in meno di due secondi io fui su di lui, con un pugno in aria,
pronto a colpirlo.
Ma qualcosa mi fermò.
Damon mi guardava, con il
sangue che gli usciva dalle labbra e dalle tempie.
E...ed era tranquillo.
Si limitava a guardarmi
come aveva fatto poco prima, senza reagire, senza provare a difendersi.
Era inerme sotto di me,
come se volesse tutto quello.
-Cazzo! Sei soggiocato?!-
mi sembrava l'unica spiegazione plausibile.
-Assolutamente no.-
-Allora che senso ha
sfidarmi e poi non reagire?!-
-Io non ho mai detto che
volevo farti del male, ma solo quante volte avevi immaginato me al posto delle
persone con cui combattevi.-
Aggrottai le sopracciglia.
-Non capisco.-
-Io...io non ho mai avuto
l'intenzione di combattere con te, ma solo che tu lo facessi con me. Volevo che
tu mi massacrassi, volevo che rigettassi all'esterno tutto il tuo odio e il tuo
rancore.-
-Tu volevi...-
-Volevo farti sfogare.-
terminò lui per me. -Volevo che dopo cinque anni mi prendessi a pugni e mi
riducessi in fin di vita. Volevo che tutto il tuo dolore si riversasse
all'esterno.-
Scossi la testa confusa e
mi spostai, sedendomi al suo fianco. Anche Damon si alzò a sedere.
Tutto quello era assurdo.
Voleva farsi massacrare da
me, senza muovere un muscolo, per farmi sfogare per tutto quello che avevo
sopportato in quei cinque anni, ma...
-Perché?- chiesi confusa.
-Perché per un nano
secondo volevo farti stare bene.-
La semplicità con cui lo
disse fu disarmante e di certo io non mi aspettavo quella risposta.
Ancora una volta, Damon mi
aveva spiazzato.
-Non ha senso tutto
questo.- dissi, mettendomi in piedi e poco dopo fui seguita da lui. -Non mi
piace combattere contro chi rimane completamente inerme. Non mi piacciono
questi tipi di vittorie.-
-Per me non è mai stato un
combattimento.-
-Beh, se vuoi fare davvero
qualcosa per me, fai sul serio. Non farmi sentire ancora una volta inutile e
debole.-
-Non pensavo quello che ho
detto. Mi serviva solo per far uscire la tua rabbia.-
Lo afferrai per la gola e
lo spinsi contro la rete. -Combatti sul serio, se vuoi aiutarmi.-
Non capivo perchè gli
stavo dicendo quello, ma probabilmente lui era riuscito a capire una cosa che
avevo tralasciato anche io: avevo bisogno di scontrarmi con lui all'arena.
Ma dovevo farlo sul serio.
-Io non picchio le donne,
men che meno te.- affermò lui, tranquillo e sicuro.
-Sei tu quello debole.-
-Probabile, ma lo sai, non
faccio niente per niente.-
-Cosa significa?-
-Facciamo una cosa.-
disse, strattonandomi, per farmi mollare la presa. -Un patto. Se vinci tu, io
uscirò completamente dalla tua vita...-
-Ok. Ma se vinci tu?-
-Beh, se vinco io, sabato
tu passerai tutta la giornata con me, sottostando alle mie regole.- fece, con
un ghigno.
Spalancai la bocca, tanto
che temevo che la mascella toccasse terra.
O uscire completamente
dalla mia vita o un appuntamento? Erano queste le alternative?!
-Io non ho nessuna
intenzione di uscire con te.- dissi, incrociando le braccia.
-Bene, questa risposta
significa che non hai preso minimamente in considerazione di farmi uscire
completamente dalla tua vita.- rispose, con un ghigno.
Se avessi potuto, gli
avrei strappato il cuore dal petto.
Un attimo!
Era proprio questo lo
scopo del combattimento, no?
Potevo farlo!
Gnignai, l'avrei
massacrato.
-Deduco che accetti.- fece
lui, per nulla preoccupato.
-Accetto.- dissi sicura,
tanto sarei stata io a vincere.
Il sorriso sparì subito
dal volto di Damon, che si lanciò contro di me.
Io fui pronta a parare il
colpo, ma Damon era molto forte, ma soprattutto molto furbo, infatti fece una
finta con la destra, per poi colpirmi con la mano sinistra.
Caddi, non facendomi
troppo male.
-Ma non avevi detto che
non picchiavi le donne?- feci ironica.
-Non è nel mio codice, ma
la posta in gioco questa volta è alta.-
-Lo è sempre stata, Damon,
alta, intendo.- mi alzai di scatto e mi lanciai verso di lui, riuscendo a colpirlo
con un forte pugno.
Stavo per colpirlo di
nuovo, ma lui riuscì a parare il colpo e mi lanciò dall'altro lato della
gabbia.
Mi rialzai subito e
cominciò una velocissima sequenza di calci e pugni tra di noi
Da questo scontro uscii io
vincitrice: con un calcio riuscii ad atterrare Damon.
Mi misi a cavalcioni su di
lui, con i canini sfoderati.
-Beh, se era questa la tua
intenzione, potevi dirlo dall'inizio. Ti avrei accontentato.- disse lui, con un
ghigno.
-Uscirai così distrutto da
qui che ti passerà anche la voglia di ridere.- sibilai, a un paio di centimetri
da lui.
Damon mi afferrò per le
spalle, ribaltando le posizioni.
Adesso lui era sopra di me
e i nostri corpi aderivano del tutto.
Lui mi teneva i pugni
fermi sopra la testa, i nostri bacini si scontravano e le labbra erano a
millimetri di distanza.
Sentivo il suo respiro su
di me.
-Mi sa che questa era una
tua intenzione, non la mia.-
-Beh, almeno io non lo
nascondo, ho il coraggio di ammetterlo.- mi rispose ironico.
-Togliti di dosso!-
sibilai, strattonandolo, ma con scarsi risultati.
-Ti arrendi?-
-Nemmeno morta!-
-Allora temo di non
potermi spostare.- disse, con il suo solito ghignò.
Lo odiavo! lo odiavo!
Cominciai a dimenarmi e Damon,
ridendo, si allontanò da me.
Ricominciammo di nuovo a
combattere, ma vedevo che Damon non faceva del suo meglio al 100%.
-Avanti, vampiro, combatti
davvero!- gli urlai contro.
-Lo sto facendo.-
Ma io lo sapevo che non
era vero.
Scattai di nuovo, gli diedi
un pugno e lui ne diede uno a me.
Questo andò avanti, finchè
Damon non mi afferrò per la gola e mi alzò un po' da terra.
Non stringeva la presa, ma
mi guardava serio.
-Arrenditi. Esci con me.
Paura? Temi di non riuscire a controllarti?-
-Già, ma non nel senso che
intendi tu, finirei per ucciderti.-
-Beh, se perdo stasera, il
finale non sarà poi così diverso.- affermò serio.
Lo guardai, aggrottando le
sopracciglia.
Lasciarmi andare per
sempre era come morire?
-L'hai già fatto una
volta, non ti risulterà difficile.- dissi, riuscendo a liberarmi dalla presa.
-Arrenditi.- disse solo
Damon, atono, senza rispondermi.
-Mai!- mi alzai
velocemente e mi lanciai contro di lui.
Ricominciammo di nuovo.
Avevo dimenticato quanto Damon fosse forte e quanto non stesse usando tutta la
sua forza.
Stavo combattendo con lui,
quando mi bloccai all'improvviso.
Oh, cazzo...
Oh Cazzo!!
Mi sedetti a terra,
portandomi una mano alla testa.
Mi voltai a guardare
Marcus, che si era avvicinato alla rete.
Stavo per avere una crisi.
Di fronte a mille persone.
Senza Nikolai.
-Angel...-
Alzai gli occhi e lo
guardai supplichevole.
-Due parole.-
Possibile che anche in
quella situazione gli iportavano solo i suoi scopi?!
-Mi...arrendo.- sussurrai,
guardando Marcus.
Per quanto fossi orgogliosa,
non potevo trasformarmi lì dentro.
-Bene.-
Si avvicinò a me, mi
afferrò per le braccia, tirandomi su, per poi uscire dall'arena.
Adesso avevo due problemi.
La trasformazione e
l'appuntamento con Damon.
Salveeeeee!
Eh beh…alla fine combattono
u.u
Lei gli da del filo da
torcere, ma alla fine è costretta ad arrendersi…
Quindi…non perdetevi il
prossimo capitolo perché sti due usciranno insieme!
Ahuhuahuahau >.<
Non mi dilungo troppo qui,
finirei con l’annoiarvi troppo, come mio solito XD
Volevo solo dirvi che non
so se potrò scrivere e quindi aggiornare per la prossima settimana, perché ho
una settimana scolastica così impegnativa che mi viene la depressione solo a
pensarci…
Vi ringrazio davvero tutte
dal profondo del cuore e ci tenevo a precisare che grazie a voi il gruppo su fb
è un qualcosa di magico! Davvero grazie!
Capitolo 14 *** Capitolo 14: Ritorno al passato – Parte 1 ***
Capitolo 14: Ritorno al passato – Parte 1
Mi svegliai in quel momento, con la voglia di
alzarmi dal letto pari a zero.
Mi voltai a guardare l’orologio, erano le
10.30 del mattino.
Bene, ero in ritardo di mezz’ora e di Damon
nessuna traccia, probabilmente si era arreso e aveva capito da solo che io non
avevo nessuna voglia di uscire con lui.
Mi portai le coperte fin sopra la testa:
anche se ero un vampiro e non potevo sentire il freddo, adoravo stare sotto le
coperte, anche se quel giorno era il 15 giugno. Era una caratteristica umana
che fortunatamente non avevo perso.
Pensai a Nikolai.
Quando aveva aperto la porta di casa sua e si
era ritrovato me incosciente tra le braccia di Damon per poco non gli era preso
un colpo.
Però, da bravo demone gentiluomo, aveva
aspettato che Damon entrasse e mi appoggiasse sul divano prima di saltargli
letteralmente addosso.
Gli aveva afferrato la gola e lo aveva
inchiodato con la testa al muro, impalettandogli poi la spalla.
Rinvenni poco dopo e con le forze decisamente
scarse raccontai a Nikolai dell'accaduto, evitando, ovviamente, di dire di
fronte a Damon che sarei dovuta uscire con lui.
Come minimo gli avrebbe strappato il cuore
con le sue mani...
Quando, però, dopo molte insistenze, Damon
era andato via lasciandomi da Nikolai, fui costretta a dirglielo.
La sua espressione passò dalla confusione,
alla rabbia, alla tristezza, fino ad arrivare all'ira funesta.
Io avevo cercato di spiegargli che ero
obbligata, che una scommessa era una scommessa, così si era rinchiuso nel suo
studio, sbattendo la porta.
Però fino ad ora di Damon, fortunatamente,
non c'era nemmeno l'ombra.
Stavo per riaddormentarmi, quando le coperte
mi vennero letteralmente strappate di dosso.
Mi voltai di scatto, trovando Damon che
ghignava, con le mie coperte tra le mani.
Possibile che non mi ero accorta della sua
presenza?!
Damon smise di ghignare, per poi abbassare il
suo sguardo su tutto il mio corpo.
Abbassai anche io lo sguardo.
Ecco, avevo dimenticato che io dormivo con
gli slip e la canotta. Bene.
Alzai di nuovo lo sguardo su Damon. Lo vidi
irrigidirsi, poi afferrò di nuovo la coperta e, violentemente, mi coprì.
-Sei in ritardo.- disse atono.
-Ritardo per cosa?- volevo fare la finta
tonta.
-Hai perso la scommessa, mi devi un
appuntamento. Vestiti, ho già aspettato troppo.- detto questo si voltò e lasciò
la stanza.
Io fissavo la porta dalla quale era uscito,
parecchio confusa.
Era già allegro di prima mattina, eh?!
Non avevo voglia di vestirmi, non avevo
voglia di uscire con lui, non avevo voglia di restare sola con lui.
Sentivo una strana sensazione dentro, una
sorta di ansia.
Cosa mi sarei dovuta aspettare da quella
giornata?
Damon mi avrebbe pugnalato alle spalle?
Sbuffai, volevo decisamente ritornare a
dormire.
Ma un patto era un patto e qualcosa mi diceva
che non c'era niente che io potevo fare per ritornarmene tranquilla sotto le
coperte e evitare Damon, così mi alzai dal letto e mi diressi in bagno per
prepararmi.
Uscii poco più di mezz'ora dopo dalla mia
stanza, non trovando Damon fuori ad aspettarmi.
-Damon?- lo chiamai, ma di lui nessuna
traccia.
Al quanto confusa scesi al piano di sotto,
dove trovai Tyler intento ad osservare, steso sul divano, una partita alla tv.
-Ty, per caso hai visto...-
-E' fuori che ti aspetta. Facevi tanto la
difficile e adesso ci esci. Tutte uguali voi donne.- esordì, staccando per un
attimo lo sguardo dalla tv.
-Purtroppo non ho potuto scegliere! Ho perso
una scommessa.- risposi stizzita, incrociando le braccia al petto.
-Se, come no. Buona giornata.-
-Mi stai facendo innervosire, lo sai.- feci
allibita, puntandomi le mani ai fianchi.
In tutta risposta Tyler si voltò verso di me
facendomi la linguaccia.
Scossi la testa. Gli era sicuramente successo
qualcosa, quindi era inutile restare lì a discutere con lui.
Mi voltai, fermandomi davanti alla porta di
casa mia.
Quella giornata non prometteva nulla di
buono. Non dovevo rilassarmi nemmeno un attimo, altrimenti Damon mi avrebbe
pugnalato alle spalle.
Feci un respiro profondo, non perché in
realtà mi serviva, ma solo per infondermi coraggio.
Uscii di casa, ritrovandomi a pochi metri di
distanza Damon appoggiato alla portiera della sua auto.
Quando mi vide, si staccò dalla macchina,
estraendo le mani dalle tasche. Rimase qualche attimo a fissarmi, come io mi
ero fermata a fissare lui.
Decisi di farmi coraggio, non potevo
mostrarmi debole di fronte a lui. Doveva essere lui a pentirsi di avermi
chiesto di uscire. Per una volta, la vincitrice tra noi due dovevo essere io.
Così mi incamminai, arrivando di fronte a lui
in pochi secondi.
-Iniziamo questa buffonata.- feci scontrosa
fin da subito.
-Buffonata? Mi sembra che dopotutto tu sia
qui.- rispose ironico lui.
-Solo perchè ho perso la scommessa. Io
rispetto i patti.-
-Ma davvero? Sei qui perchè in fondo volevi
esserci. Se veramente non fossi voluta venire, niente e nessuno poteva
constringerti.-
Ma come faceva a rigirare tutto come voleva
lui?!
-Io rispetto i patti, avevamo fatto una
scommessa.- dissi di nuovo.
-Davvero? E anche quel vestito lo hai messo
per scommessa?-
Aprii la bocca più volte per risponderlo, ma
altrettante volte dovetti chiuderla.
Non sapevo cosa rispondergli, anche se dentro
di me sapevo che non mi ero preparata in quel modo per lui.
-Se sei venuto qui per parlare, possiamo
anche finire qui l'appuntamento.- risposi scontrosa, per poi scansarlo e
entrare in macchina.
Sarebbe stata una giornata decisamente
difficile...
-Dove andiamo?- chiesi dopo un po', per
spezzare quell'imbarazzante silenzio.
-Non te lo dico.-
Inarcai le sopracciglia. -Non è un vero
appuntamento, quindi non sprecarti troppo.- risposi acida.
-La freddezza e l'ironia non ti porteranno
da nessuna parte, hai imparato dal maestro.- disse allusivo, fissandomi per un
attimo.
Sbuffai, ritornando a guardare il paesaggio.
La conoscevo già quella strada e proprio per
questo sentivo un' ansia crescere dentro di me.
-Tanto siamo quasi arrivati.- sentenziò dopo
un po'.
Parcheggiò l'auto dopo pochi secondi, ma
invece di uscire dalla macchina, si voltò a guardarmi, estraendo una benda
dalla tasca del giubotto di pelle.
-E quella cosa sarebbe?- chiesi scettica.
-E' una benda.- disse, come se fosse la cosa
più naturale del mondo.
Io inarcai le sopracciglia. -Ma davvero? io
credevo fosse un pesce!- sbottai ironica. -Che risposte ovvie.-
-E allora tu non fare domande ovvie. Mettiti
questa.- fece, porgendomi la benda.
-Ma neanche per sogno!-
Assolutamente no! Non mi sarei bendata, non
in presenza di Damon!
Non avrei corso il rischio di essere
pugnalata alle spalle!
-Perché no? Andiamo, dai un po’ di fiducia a
questo bellissimo e affascinante vampiro.- disse, porgendomi di nuovo la benda.
-Non mi fido di te, Damon.- affermai seria,
prendendo la benda, ma senza coprirmi gli occhi.
Damon fece il finto offeso. –Su, dai. Quale
faccia ispira più fiducia di questa?- disse, indicandosi il viso.
-Un piragna.- affermai decisa, facendolo
scoppiare a ridere.
Era…era da tanto che non lo sentivo ridere...
-Che c’è?- disse, ritornando serio. –A cosa
stai pensando.-
-A nulla.- mentii.
-Non farti pregare angioletto. Chiaramente
stavi fantasticando su di me e prima di lasciarmi immaginare, ti conviene
dirmelo.- fece ironico, avvicinandosi a me.
-Stavo pensando che.- dissi, allontanandolo.
–Era tanto tempo che non ti sentivo ridere.- tanto valeva dirglielo, altrimenti
avrebbe pensato chi sa cosa...
Damon ritornò al suo posto, perdendo anche
quel suo inconfondibile ghigno. –Forse perché è tanto tempo che non ridevo.-
disse, fissandomi intensamente.
Abbassai lo sguardo. In quel momento le mie
mani mi sembravano le cose più interessanti del mondo.
Perché sembrava quasi di provare un tuffo al
cuore? Io ormai il cuore non ce l’avevo più, ero un vampiro e un vampiro non
poteva sentire il cuore a mille! Questo era uno dei vantaggi di essere un
succhiasangue, cazzo!
-Angel...-
-Devo indossare questa, giusto?!- dissi
velocemente, bloccando qualsiasi cosa volesse dirmi e bendandomi gli occhi. –E
adesso?-
-Aspetta, vengo a prenderti.-
Sentii Damon uscire dalla macchina e dopo
pochi istanti anche la mia portiera si aprì. Damon mi afferrò per una mano,
facendomi uscire dalla macchina.
C’era uno strano odore in quel posto...
-Ci siamo quasi.- disse, conducendomi.
–Ecco.- disse dopo un po’.
Si posizionò alle mie spalle e lo sentii
portare le mani alla benda.
Quando riacquistai la vista, mi ritrovavo di
fronte all’immensa distesa del mare.
Era una spiaggia.
Era quella spiaggia.
-Non...non ci voglio stare qui...- dissi
stranita, cercando di tornare alla macchina, ma Damon mi bloccò per un polso.
-Se davvero non provi più nulla, non dovrebbe
farti nessun effetto stare nel luogo del nostro primo bacio...con me.-
Io lo guardavo intensamente, lui altrettanto.
Cercavo in tutti i modi di non pensare alla
sua mano stretta attorno al mio polso, ma l’alternativa a non pensarci era
rimuginare sul restare da sola con lui alla spiaggia del nostro primo bacio e
quindi probabilmente era molto più facile pensare alla sua mano sul mio polso
che a quello.
-Ok...- mi diedi per vinta. Non potevo
mostrarmi in preda all’ansia.
-Bene.- Damon mi lasciò il polso, per poi
avviarsi alla spiaggia e sedendosi sulla sabbia.
Dopo poco io lo raggiunsi, sedendomi però a
debita distanza, ma i miei sensi erano così sviluppati che io riuscivo lo
stesso a sentire il suo profumo.
Calò il silenzio; io non sapevo che fare,
mentre Damon si limitava a fissare il mare.
-Starai così lontana tutto il tempo?- mi
chiese dopo un po’.
-Starai in silenzio per tutto il tempo?-
chiesi io di rimando.
A quel punto Damon si voltò a guardarmi.
–Parlerò con te se tu ti avvicinerai a me.-
-Cosa?!-
-Avanti, pensavo fossi più coraggiosa. Forse
non ti sono poi così indifferente.-
-Hn.- mi avvicinai a lui, arrivando quasi a
sfiorargli le spalle, per dimostrargli che io non temevo niente, men che meno
lui.
-Wow, allora ti interessa davvero tanto
parlare con me visto che ti sei anche avvicinata.- sentenziò lui con un ghigno.
Aprii la bocca tante volte, per poi
richiuderla altrettante volte. Ma come faceva a rigirare tutto a suo
vantaggio?!
Io non mi ero avvicinata a lui perché mi era
indispensabile parlarci, ma perché volevo dimostrargli che non avevo paura di
un contatto con lui, ma probabilmente questo Damon lo sapeva e forse stava solo
testando la mia pazienza e il mio autocontrollo.
-Come vuoi.- mi limitai a dire, questa volta
voltandomi io a guardare il mare.
-Angel...- mi richiamò dopo un po’.
-Si?- dissi, voltandomi a guardarlo, mentre
il leggero vento mi scompigliava i capelli.
-Sei...splendida.- disse. Non era un
complimento, era semplicemente una constatazione, per una volta Damon sembrava
non avere doppi fini.
Abbassai lo sguardo, per poi riportarlo su di
lui.
All’improvviso Damon afferrò una ciocca dei
miei capelli e la portò dietro al mio orecchio. Quel leggero contatto mi fece
ritrarre di scatto, mentre la mano di Damon era ancora a mezz’aria. –Non ti
portavi sempre i capelli dietro l’orecchio quando eri in imbarazzo o in
difficoltà?-
Spalancai leggermente gli occhi. Come faceva
a ricordare particolari di me che spesso sfuggivano anche a me stessa?!
-Sì, quando ero umana.- dissi amara.
-Lo sei ancora, Angel. Non credo a tutta
quella storia del vampiro senza cuore. Non sei un mostro senz’anima e tu anche
se sei un vampiro, hai conservato la stessa umanità.-
-Non sono d’accordo. I vampiri per
definizione non sono più umani e la mia umanità è andata persa per sempre.-
Damon fece un ghigno, ma sembrava più una
smorfia. –Ti confido un segreto: a dispetto del contrario, dentro di me,
nascosta molto in fondo, c’è ancora la mia umanità ed essere umano è la seconda
cosa che più mi manca.- mi confidò, guardandomi intensamente.
Mi portai un’altra ciocca dietro l’orecchio.
Perché mi sentivo così agitata? Perché mi sentivo di nuovo incatenata ai suoi
occhi come cinque anni fa?
Perché...perchè ero di nuovo così in
confusione?
-E…e qual è la prima cosa che ti manca?- mi
azzardai a chiedere.
Damon ghignò di nuovo. –Cosa avevamo detto
riguardo alle domande ovvie?- disse ironico, per poi sdraiarsi sulla sabbia e
piegare un braccio sugli occhi.
Io mi portai la mano sul cuore, quello che
ormai non batteva più.
...Sicura? Disse una voce dentro di me.
Chiusi gli occhi. Non dovevo far correre
l’immaginazione, non dovevo illudermi, ma sinceramente non volevo nemmeno
farlo.
Damon era un capitolo chiuso, no?
Ero troppo in agitazione, dovevo calmarmi,
così mi alzai e mi avvicinai all’acqua. Mi tolsi le scarpe e entrai con i piedi
in acqua.
-Ma guarda che splendore di ragazza.- mi
voltai: dietro di me c’era un gruppo di ragazzi.
-Grazie.- dissi poco interessata, voltandomi
di nuovo verso il mare.
-Andiamo a farci un giretto, dai. Ti
piacerà.- fece allusivo, provocando le risatine dei suoi amici.
Io mi voltai di nuovo, squadrandolo dalla
testa ai piedi. –Io non credo.- dissi, guardando prima “dove non batte il sole”
e poi lui.
Feci per voltarmi, quando il tizio mi afferrò
per un braccio.
Povero illuso, non sentivo nemmeno la presa
sul mio braccio.
-Attenta a quello che dici.-
-E tu attento a quello che fai. O la lasci o
ti stacco il braccio.- alle nostre spalle era comparso Damon, che guardava quei
ragazzi con l’aria tra l’annoiato e l’infastidito.
-Ehi pivello, non credo che questi siano
affari tuoi.-
Damon ghignò. –Beh, si da il caso che la tua
lurida mano stia stringendo il braccio della mia donna, quindi ne deduco che
siano affari miei.- rispose ironico.
-Ma davvero?- il ragazzo sciolse la presa,
per fronteggiare Damon.
Povero umano ignaro. Sarebbe morto insieme ai
suoi compagni nel giro di pochi attimi.
-Ti disintegro, imbecille e poi mi scopo la
tua donna.- gli sussurrò in un orecchio.
Ok, era un uomo morto.
Vidi la rabbia dipingersi sul volto di Damon.
Afferrò così violentemente il collo del ragazzo che per poco non lo uccideva
sul colpo.
...La manica della camicia risalì leggermente...
Mi portai di nuovo una mano sul cuore, anche
se non batteva, mentre sentivo gli occhi pizzicarmi.
Nel frattempo Damon aveva lasciato andare il
ragazzo, che era letteralmente volato via insieme al suo gruppo di amici.
-Che c’è? Non dirmi che sapevi cavartela da
sola, non potevo restare lì.- disse, come per giustificarsi.
Io lo guardavo intensamente, ancora
incredula.
-Se è perché ho detto che eri la mia donna,
non mi sembra un problema così grave.- disse di nuovo, perché io ancora non gli
rispondevo.
-Devo controllare solo una cosa.- mi
avvicinai velocemente a lui, afferrandogli il braccio.
Damon in tutta risposta lo ritirò di scatto,
come se fosse scottato dal mio tocco.
-Ma che fai.- disse allarmato.
-Dammi il braccio, Damon.- feci decisa,
cercando di afferrarlo di nuovo, ma Damon mi sfuggì per la seconda volta.
-Non ne vedo il motivo. Sai, preferivo quando
tremavi anche solo sfiorandomi. Sei diventata troppo sfacciata, sai.- fece
ironico.
Mi “lanciai” contro Damon, con l’unico
risultato di trovarci distesi sulla sabbia, con lui sotto e io sopra, ma
sinceramente in quel momento non mi importava: dovevo controllare una cosa.
-Se volevi questo potevi dirmelo dall’inizio,
ti avrei accontentato.-
Riuscii ad afferrargli il braccio e glie lo
portai sopra la testa. Dopo vari tentativi e qualche battutina di Damon,
riuscii ad alzargli la manica.
Lasciai andare subito il suo braccio e
allontanandomi da lui, sedendomi sulla sabbia.
Mi portai una mano sulla bocca, mentre le
lacrime faticavano a non uscire a Damon si rimetteva seduto, tirando giù la
manica.
Perché quelle reazioni?
Perché...
Sul braccio di Damon spiccava il braccialetto
di Jules.
Stavamo ancora in silenzio e io non riuscivo
ancora a guardarlo in faccia.
Damon aveva ancora il braccialetto che io gli
avevo regalato al suo “non compleanno”. Lo aveva conservato per tutto questo
tempo. Ma perché?
Lui se n’era andato, lui mi aveva
abbandonata, lui mi aveva rifiutato ancora una volta. E allora quello cosa significava?
-Angel...-
-Che significa, Damon? Perché ce l’hai
ancora?- chiesi, dando voce ai miei dubbi.
-I regali non si gettano, mi sembrava fosse
importante.- disse, facendo un’alzatina di spalle.
-Non puoi sminuire anche questo. Perché hai
conservato il braccialetto di Jules?-
-Perché mi ricordava te.- ammise, per una
volta in vita sua sincero.
-Se fossi rimasto qui, non ti sarebbero
serviti oggetti per ricordarti di me.- dissi acida, alzandomi.
Poco dopo anche Damon mi seguì. –Non è così
facile.-
-Ah no?! E cosa c’era di difficile, Damon?
Avevamo fatto l’amore, sembrava che mi amavi, ma poi te ne sei andato via
lasciandomi una misera lettera, non me l’hai detto nemmeno di persona. Credo
che dopo cinque anni merito delle spiegazioni.- stavo cominciando ad agitarmi.
Dal canto suo, anche Damon si innervosì.
–Beh, forse non sembrava miss so tutto io!- mi urlò contro.
-Te ne sei andato via, Damon, dimostrando
ancora una volta che di me non te ne fregava nulla, quindi risparmiami queste
cazzate!- urlai io di rimando.
-Non era giusto restare. Ti avrei solo reso
infelice, saresti stata male se io fossi restata e avresti finito per odiarmi.
Così ti saresti innamorata di qualcun altro e io non potevo restare a guardarti
mentre ti innamoravi di qualcuno che non ero io.-
Aggrottai le sopracciglia. –Ma cosa stai
dicendo?! Dopo cinque anni mi stai dicendo che te ne sei andato perché temevi
la concorrenza?!- mi sembrava così assurdo. Dopo cinque anni non erano quelle
le spiegazioni che mi aspettavo.
Vidi Damon fare un’enorme fatica, ma doveva
sforzarsi: quello era davvero un punto di non ritorno, se non mi avesse detto
la verità, Damon sapeva che avremmo chiuso per sempre.
-No! Ti sto dicendo che mentre ti guardavo
dormire, accanto a me, mi chiedevo cosa avessi fatto per essere così…- Damon si
bloccò.
-Appagato sessualmente?- feci io ironica,
incrociando le braccia al petto.
-...Così felice.- concluse lui. –Ti guardavo
e pensavo che eri la cosa più bella al mondo, la cosa più preziosa. E poi la
paura mi invase, non perché temevo ciò che tu rappresentavi, ma perché avevo
paura di uccidere ciò che di più bello era in te: la tua umanità. Sapevo che se
avessi intrapreso qualcosa con te, anche il giorno in cui tu ti fossi stancata
di me, io ti avrei costretto, anche con la forza, a stare con me. Sapevo che
ti avrei reso infelice, che avresti cominciato a vivere una vita che non volevi
e che avresti finito per odiarmi e io non volevo tutto quello. Non volevo
portarti via la tua gioia, la tua felicità, la tua vita. Non volevo farti
scegliere tra restare umana e diventare un vampiro, per me. Volevo che tu
continuassi a conservare la tua splendida umanità, il tuo calore e le tue
guance rosse. Avresti odiato me e l’infelice e sterile vita alla quale ti avrei
costretto. Avresti visto i tuoi amici vivere una vita normale, mentre tu dovevi
essere la donna di un vampiro bastardo, egocentrico e distruttivo. Ti avrei
distrutto, Angel, se fossi rimasto con te e tu me l’avresti lasciato fare, ma
io non potevo distruggerti, non potevo permetterlo a te, ma soprattutto a me
stesso. Ti avrei incatenato e ucciso man mano e tutto ciò che di bello c’era
stato tra noi sarebbe diventato un brutto ricordo. Ti avrei fatto stare male,
ti avrei fatto soffrire. Tu meritavi di essere felice, di stare con qualcuno di
umano come te, dovevi essere felice e invecchiare circondata da nipoti, mentre
io non avrei saputo darti niente di tutto ciò. Tu dovevi conservare la tua
umanità e io non potevo annientare tutto ciò che amavo. Saresti stata meglio
senza di me, saresti stata felice e mi avresti dimenticato.-
Dopo quel suo lungo discorso, non ero
riuscita a trattenere le lacrime, non mi importava di mostrarmi debole davanti
a lui.
Mi sarei aspettata di tutto, tranne quello.
-Se…se ero così importante, perché mi hai
lasciato con una lettera? Perché mi hai fatto credere di non contare niente? Se
proprio volevi andartene, dovevi dirmelo in faccia!- feci stridula io, tra le
lacrime.
-Non potevo dirtelo in faccia! Avrei corso il
rischio di non riuscire a dirti addio e io dovevo farlo per forza, per te!
Dovevo darti la felicità che avevi perso a causa mia!-
-E non hai pensato per un attimo che avrei
preferito stare male per la tua presenza che per la tua assenza?!- gli urlai
contro, riversando su di lui tutto il dolore che provavo.
-Ma perché non capisci?! Non ci sarebbe stato
futuro per noi, tranne che un futuro di sofferenze e distruzione. Avresti
finito con l’odiarmi con la stessa intensità con cui mi avevi amato. Non
meritavi la sola vita che io potevo offrirti, non meritavi di vivere così. Sei
morta a causa mia, Angel! Hai perso tutto a causa mia!-
Damon non era mai stato così sincero, non
aveva mai espresso così apertamente quello che provava. Forse era per quello
che stavo così male.
-E perché mi hai fatto credere che c’entrava
Elena? Perché ancora una volta, tra me e lei hai scelto lei?!-
-Elena c’entra, ma non nel modo che credi tu.
Lei doveva imparare ad essere un vampiro e doveva farlo lontano da te.-
-Ma perché?! Eravate l’unica cosa che mi
eravate rimasta!- feci io, mentre le lacrime uscivano copiose dai miei occhi.
-Come perché?!- urlò anche Damon, in preda
alla disperazione. –Perché avrei ucciso anche Elena se ti avesse fatto di nuovo
del male! Ti aveva quasi ucciso una volta e io non potevo permetterglielo. Quello
che io, Stefan e Elena rappresentavamo, non era il tuo mondo, non doveva
esserlo!-
Scossi la testa. –E andandotene via hai solo
peggiorato le cose. Hai fatto il contrario di tutto quello che dici di volere.-
-Lo so e quando ti ho visto trasformare, mi è
crollato il mondo addosso. Ero andato via per nulla, ti eri trasformata in
tutto ciò che non volevo per te.-
-E perché sei tornato? Perché dopo cinque
maledettissimi anni?!-
Vidi Damon irrigidirsi. –Perché...forse ho
sbagliato, forse dovrei andarmene di nuovo.-
-Non è quello che ti ho chiesto, Damon.-
-E cosa vuoi sentirti dire, eh, Angel?! Che
sono tornato perché dopo cinque anni non riuscivo più a stare lontano da te?!-
-Voglio sentire la verità!- urlai.
-MI MANCAVI TROPPO!- urlò lui di rimando, in
preda alla disperazione e alla collera più totale.
Rimasi ammutolita. Tutte quelle rivelazioni
mi stavano sconvolgendo. Sentivo la testa scoppiarmi e le forze abbandonarmi.
-Tu hai distrutto tutto andandotene, non
restando.-
-La consideravo l’unica opzione possibile.
Dovevo sacrificare noi due per la tua felicità. Tra la mia felicità e la tua,
avrei scelto sempre la tua.-
-E non hai pensato che all’epoca la mia
felicità era stare con te?!-
-All’epoca?- disse lui, ferito.
-Cosa ti aspetti, adesso? Ti ho odiato per
cinque anni, forse è troppo tardi.-
-Forse hai ragione tu, ma se è davvero troppo
tardi, nessuna mia spiegazione è importante, nulla di quello che posso dirti
servirà, quindi terminiamo qui questa straziante scena. Adesso sai
la...verità.-
Mi portai una mano nei capelli, non riuscivo
a reggere tutto quello. Mi sembrava impossibile che dopo cinque anni mi
ritrovavo di fronte Damon che mi spiegava il perché se ne fosse andato.
-Andiamo via, voglio distrarmi...-
Così ci avviammo di nuovo verso la macchina.
Adesso volevo davvero godermi quella specie di “appuntamento”, per distrarmi e
limitare il vortice di pensieri nella mia testa.
Ero confusa, arrabbiata a delusa.
Anche se era la verità, non era quella che
avrei voluto...
Salveeeee
O mamma mia, voglio morire! Non aggiorno da
così tanto tempo che i capitoli hanno fatto la muffa!
Mi dispiace davvero così tanto, ma se adesso
vi elencassi tutti i motivi per cui non ho potuto aggiornare, le note sarebbero
più lunghe del capitolo stesso!
Mi scuso davvero infinitamente e spero che
non abbiate dimenticato la storia, avendo aggiornato così in ritardo XD
Sono la “scrittrice” peggiore del mondo… T.T
scusatemi!
Beh…parlando del capitolo…peso si commenti da
solo! XD Ne succedono di belle e questo è solo l’inizio dell’appuntamento,
mentre il resto lo leggerete nel prossimo capitolo.
Damon ha dovuto confessare ad Angel il perché
del suo allontanamento. Ma secondo voi è tutta la verità o c’è dell’altro?
Queste sono le motivazioni che Damon ha dato
a Angel, giuste o sbagliate era quello che lui si sentiva di fare, credeva di
fare del bene ad Angel andando via...
Beh…che dire ancora...ci ringrazio tutte per
il supporto che mi date costantemente e per il magnifico gruppo che avete
creato su fb!
Siete stupende e io non avrei potuto
desiderare di meglio!
Ovviamente grazie anche a chi legge, ma non
recensisce =)
Adesso vi lascio, altrimenti divento troppo
noiosa!
Capitolo 15 *** Capitolo 15: Ritorno al passato – Parte 2 ***
Capitolo 15: Ritorno al passato – Parte 2
Ci
ritrovavamo di nuovo in macchina, diretti chi sa dove.
Damon
guidava fissando la strada, io guardavo fuori dal finestrino. Nessuno dei due
aveva intenzione di parlare, ma, in fondo, anche volendo, non avrei saputo cosa
dire.
Tenevo
gli occhi fissi sul paesaggio che scorreva veloce e ogni tanto spazzavo via con
il dorso della mano una lacrima che non ne voleva sapere di non uscire.
Mi
sembrava così assurdo che in cinque anni ero stata male solo perchè in realtà
dovevo stare bene.
Era un
controsenso e sfuggiva a tutte le leggi della logica.
Dopo
tutto quel tempo io non meritavo quelle spiegazioni, meritavo qualcosa di più.
Paradossalmente
potevo come spiegazione dopo cinque che lui non mi amava più o non mi aveva mai
amato, ma non potevo accettare che se n'era andato, che ero stata male solo
perchè lui voleva il mio bene, la mia felicità.
Cazzo,
stronzo di un vampiro! Ero morta per lui! Non era difficile arrivare alla
conclusione che la mia felicità era lui!
-Potresti
smetterla di piangere? Mi infastidisce sentire l'odore delle tue lacrime.-
quasi lo ringhiò, tenendo gli occhi fissi sulla strada.
-Io non
sto affatto piangendo.- gli risposi piccata ed in realtà era una mezza verità:
qualche lacrima furtiva non era piangere.
-Ah no?
Allora smettila di fare qualsiasi cosa tu stia facendo.-
-Ma non
sto facendo assolutamente nulla! Sei paranoico, vampiro!-
Damon
imprecò sotto voce. Non riuscivo a seguirlo, stava letteralmente impazzendo.
Certo, più di quanto non fosse già.
-Posso
mettere almeno un po' di musica?!- sbottai dopo un po'. La tensione in quella
macchina stava davvero raggiungendo livelli esorbitanti.
-Fa come
ti pare.- rispose secco, senza mai guardarmi.
Sbuffai e
armeggiai con la radio, speravo almeno di trovare una canzone carina, così chè
la musica avrebbe coperto il frastuono dei miei pensieri.
Accesi la
radio, ma la canzone, invece di aiutarmi a non pensare, aumentò solo la mia
angoscia.
Era
I have nothing di Withney Houston...
Chiusi
gli occhi, la mano tremava.
Flashback
All'improvviso
mi venne un'idea. -Scegliamo la nostra canzone?-
-Assolutamente
no!- protestò Damon. -Che schifo.-
-Beh
allora la sceglierò lo stesso, ma tu farai finta che non la conoscerai, ci
stai?-
-ci
sto.-
-Bene!.-
Cominciai
a girovagare per le varie stazioni, ma le canzoni erano una più brutta
dell'altra.
-Così
è barare.-
-E
perché?-
-Perché
non dovresti essere tu a sceglierla, dovrebbe capitare. Facciamo una cosa: il
prossimo canale, qualsiasi sia la canzone, sarà quella.-
-E
se dovesse capitare la canzone dei simpson?-
-Allora
sarà destino.-
sospirai.
-Ok, mi hai convinta.-
Sperai
ardentemente che uscisse una bella canzone e cambiai stazione con gli occhi
chiusi.
La
canzone che uscì, però, fu anche più bella di quello che mi aspettassi.
Era
I have nothing di Whitney Houston e sembrava perfetta per noi.
Cominciai
a cantare e e con la coda dell'occhio vidi Damon che mi osservava.
-Canti
bene.-
-Grazie.
Questa canzone va benissimo.-
-Pf.
Che schifo. non coinvolgermi in questa cosa.-
Io
sorrisi, ma non gli risposi, sapevo che in fondo piaceva anche a lui.
Fine
Flashback
Ritornai
al presente.
I ricordi
erano lame nell'anima, dolori che bruciavano senza pietà e io non potevo
ricordare, non potevo permettermelo...
Questa
volta Damon si voltò a guardarmi, anche se solo per pochi secondi.
Anche lui
ricordava e forse anche lui non voleva ricordare...
Di scatto
spensi la radio, non volevo ascoltare quella canzone e sapevo che era quello
che voleva anche lui.
Damon
ritornò a guardare assorto la strada di fronte a lui, richiudendosi nel suo
mutismo.
Io ero
pietrificata, sia fuori che dentro.
Poteva
una semplice canzone sortire un tale effetto?
Guardai
Damon di sottecchi. Il suo profilo statuario, il naso diritto, i piccoli
ciuffetti neri che ricadevano sulla fronte, le labbra piegate in una leggera
smorfia.
Era
davvero bello, maledettamente perfetto.
Scossi la
testa, non potevo abbandonarmi a quei pensieri, non potevo proprio metterlo,
perché farlo avrebbe segnato la mia fine.
Avrebbe
segnato la mia discesa verso di lui.
-Se
continui a guardarmi così finirai per consumarmi. Sai, non sono poi così
d’accordo con la massima “guardare ma non toccare”- fece ironico, piegando le
labbra in un ghigno.
Ed ecco
che ritornava il Damon di sempre.
-Sei il
solito presuntuoso.- soffiai angelica, incrociando le braccia al petto. –Dove
andiamo? Magari potresti riaccompagnarmi a casa.- tentai io. Dopo quella
“rivelazione” non avevo proprio la forza di continuare a stare con lui.
-Credo
proprio che devo rifiutare la tua offerta. Una giornata, è quello che mi
spetta.- affermò sarcastico, parcheggiando la macchina in uno spiazzale.
-Dove
siamo?-
-Cosa ti
sembra?- disse, accennando all’enorme scritta “bar” proprio di fronte a noi.
–Tu e le tue domande ovvie.- sbottò dopo un po’ uscendo dalla macchina.
Uscii
anche io dalla macchina e raggiunsi Damon, che era fermo davanti alla porta del
locale.
Entrammo
e rimasi sorpresa nel constatare che sembrava una sorta di Mystic Grill più
grande.
Mi
sentivo stranamente a casa.
-Cosa ci
facciamo qui?-
Damon si
voltò verso di me, inarcando le sopracciglia. –Leggiamo la Bibbia. Perché non
si capisce?-
-Ok, la
smetto con le domande.- dissi, alzando le mani.
Avanzammo
ancora un po’ e ci sedemmo al bancone.
-Due
bourbon.- ordinò Damon.
In breve
arrivò il nostro ordine e io mi portai il bicchiere alle labbra.
Era
carino quel bar.
-Allora.-
mi richiamò Damon. –Tu e il demone dagli occhi fuoco?-
Mi
soffermai a quell’appellativo di Damon. Ancora una volta ero divisa tra il
“diavolo e l’acqua santa”: il demone dagli occhi fuoco e il vampiro dagli occhi
ghiaccio.
-Non
credo che siano affari tuoi.- osservai, posando il bicchiere vuoto sul bancone.
-Dipende
dai punti di vista.- mi rispose Damon, svuotando anche lui il bicchiere.
-No,
dovresti ignorare gli affari miei e pensare di più ai tuoi.- ribadii di nuovo.
-Come
dovrei ignorare che gli occhi di tutti gli uomini di questo bar sono puntati su
di te?- rispose lui atono, guardandomi intensamente negli occhi.
Quella
era…gelosia?
Dovevo
smetterla, non potevo correre con la fantasia...
-Già,
dovresti ignorare anche questo.- gli dissi, ordinando un altro alcolico. Poco
dopo fui seguita anche da Damon.
Andammo
avanti così per non so quante ore, tra bicchieri di troppo e provocazioni.
Ormai
avevo perso di vista lo scorrere del tempo. Mi sembravano minuti quelli
trascorsi con lui, quando in realtà dovevano essere ore.
Ignorai
anche il cellulare che squillava imperterrito, ignorai le mie difese, ignorai
tutto il male, ignorai il passato.
Per quel
lasso di tempo, noi non eravamo quelli che eravamo sempre stati, ma
semplicemente due persone che avevano deciso di lasciarsi andare per una volta.
Era
sbagliato?
Non lo
sapevo. Sapevo solo che potevo concedermelo: domani sarei ritornata la solita
Angel che ce l’aveva a morte con Damon Salvatore. Domani potevo ricostruire
quei muri, ma per stasera...per stasera nulla, non volevo pensarci, era questa
la verità.
-Facciamo
una scommessa.- sentenziò poco dopo Damon.
-Assolutamente
no! Le tue scommesse non mi portano a niente di buono!- dissi.
-Così
ferisci i miei sentimenti.- fece Damon, portandosi teatralmente la mano sul
petto.
-Va
bene.- mi arresi. –Forza, cos’hai in mente?-
-Ti sfido
a chi manda più velocemente giù il più potente alcolico che tu abbia mai
bevuto.- propose lui, già sicuro della sua vittoria.
Io
inarcai le sopracciglia, temendo il peggio. –E tu cosa ci guadagni?-
-Un
bacio.-
Per poco
non cascai dalla sedia.
Un COSA?!
Scossi la
testa. –Non se ne parla, sei fuori di testa, vampiro.-
-Di cosa
hai paura? Che ti piaccia troppo?- fece ironico lui, avvicinandosi a me.
-Non
voglio baciarti per il semplice fatto che non mi va di farlo.- Sentenziai,
incrociando le braccia al petto.
Damon
ghignò. –Mi fai semplicemente pensare che non riusciresti a trattenerti.-
soffiò malizioso nel mio orecchio.
Mi
allontanai nervosa da lui. –E io cosa ci guadagno?- chiesi, incrociando le
braccia al petto.
-Cosa
desideri?- perché avevo come l’impressione che quella richiesta avesse un
doppio senso?
-Vediamo
un po’.- dissi, con il suo stesso tono malizioso. Voleva giocare? Allora avrei
giocato! –Se vinco io, ti tagli tutti i capelli!-
Damon
inarcò le sopracciglia. –Ma che razza di premio è? Credevo puntassi più in alto
ci così.-
-Ok, come
vuoi…- cominciai a pensare. –Trovato!- sbottai dopo un po’. –Se vinco io, ti
tatui qualche scritta idiota su una parte del corpo.-
Vidi
Damon stranirsi e irrigidirsi. –Ne ho già abbastanza di segni indelebili sul
corpo.- affermò serio. –Scelgo io per te. Se vinci tu, ti rivelo un mio
segreto.-
Questa
volta fu il mio turno di stranirmi. Un suo segreto? –Non sei sconsiderato da
rivelare un tuo punto debole a chiunque.-
-Non ho
detto che è un punto debole, ho detto semplicemente che è un segreto. Ci stai,
angioletto?-
Aspettai
un po’ prima di rispondere. –Ok, ci sto.- tanto era solo un bacio, no?
Damon
sorrise trionfante, per poi voltarsi ad ordinare un super alcolico di cui non
conoscevo nemmeno il nome.
Entrambi
prendemmo il bicchierino tra le mani.
Dovevo
vincere, assolutamente.
-Al mio
tre.- disse Damon.
-No, al
mio tre. Non mi fido di te.-
Damon
roteò gli occhi, per poi accettare e stringere di più il bicchierino.
-Uno…- ci
guardavamo negli occhi. –Due...- se il mio cuore fosse stato ancora vivo,
adesso sarebbe di sicuro arrivato a duecento battiti al minuto. –Tre!-
Buttammo
tutto giù in un unico sorso e io sentii letteralmente la gola andare a fuoco.
Era la cosa più schifosa e più alcolica che avessi mai bevuto e, credetemi, in
quei cinque anni ne avevo prese di sbornie!
Alzai lo
sguardo e guardai Damon.
La sua
tranquillità e il ghigno stampato in faccia mi facevano facilmente capire che
era stato lui a vincere.
-Hai
perso, piccola.-
Non
potevo aver perso. –E chi me lo garantisce?-
Damon
ghignò, come se si aspettasse quella domanda e non vedeva l’ora di rispondermi.
–Guarda.- disse, accennando al mio bicchierino.
Oh cazzo.
In esso,
vi era ancora del liquido ambrato.
Avevo
perso.
Adesso
dovevo baciare Damon.
-Voglio
riscuotere la mia ricompensa.- fece, alzandosi dalla sua sedia e venendo di
fronte a me.
-Sono
obbligata?-
-Non far
finta che ti dispiaccia.-
-Oh,
andiamo! Sarà solo uno stupido bacio. Forza, baciami.-
-Non qui,
non così.- mi afferrò per il polso, facendomi alzare dal mio sgabello.
Camminammo
tra la folla e poco dopo l’aria fresca della notte mi colpì in viso.
Eravamo
sul retro del locale.
-Che
intenzioni hai?- sussurrai, mentre Damon mi spingeva lentamente contro il muro.
-Nessuno
ti ha mai detto che parli troppo?- mi soffiò sulle labbra.
Portò una
mano sulla mia guancia, l’altra sul fianco e aveva cominciato la discesa verso
le mie labbra.
Se fossi
stata umana, sarei svenuta.
Dopo
cinque anni stavo per toccare di nuovo le sue labbra, dopo cinque anni sentivo
di nuovo il suo respiro su di me.
Mi
sembrava tutto così assurdo, come se tutto quello non stesse accadendo sul
serio.
Ma la
cosa che più mi colpì, era che io sentivo di trovarmi al posto giusto nel
momento giusto. Sentivo che non stavo sbagliando.
Chiusi
gli occhi. Non riuscivo a sopportare lo sguardo di Damon ancora una volta su di
me.
Schiusi
le labbra, mentre sentivo la carne bruciare nei punti dove Damon mi stava
toccando.
Sentii le
labbra di Damon a pochi millimetri da me, sentivo il suo respiro sulla mia
bocca, ma poco dopo lo sentii allontanarsi.
Il bacio
non ci fu. Damon si era allontanato, lasciando con gli occhi chiusi e le labbra
socchiuse.
Aprii gli
occhi di scatto.
Lo aveva
fatto ancora una volta: mi aveva preso in giro.
Ancora
una volta aveva fatto in modo che io mi piegassi a lui, ancora una volta aveva
dimostrato che il più forte era lui.
Sentii la
rabbia invadere il mio corpo e la voglia di prenderlo a pugni farsi largo
dentro di me.
-Non mi
sembra che dovessi convincerti poi tanto.- commentò ironico lui.
-Ma
vaffanculo!- gli ringhiai contro e, senza nemmeno voltarmi a guardarlo,
ritornai nel locale.
Dopo poco
sentii Damon dietro di me, infatti mi bloccò, prendendomi per un braccio e
costringendomi a guardarlo.
Stava per
parlare, ma io lo fermai. –Riportami a casa.-
Fui così
dura e fredda che Damon fu obbligato a fare come gli avevo detto.
Mi lasciò
il braccio e ci avviammo alla macchina.
Stavamo
fermi davanti casa mia, in silenzio.
Per tutto
il viaggio nessuno dei due aveva aperto bocca e non c’erano stati nemmeno
sguardi.
Io ero
ancora arrabbiata, ma in realtà più con me stessa che con lui.
Era colpa
mia se ancora una volta ero caduta nella sua trappola. Avevo deciso io di
lasciarmi andare e il risultato era stato quello.
-Beh,
grazie per l’interessante giornata.- dissi ironica e acida. –Buonanotte.-
sbottai, per poi uscire dalla macchina senza nemmeno guardarlo in faccia.
Sentii
Damon sussurrai un buonanotte forzato, anche lui freddo e distaccato.
Arrivai
di fronte alla porta di casa mia, presi le chiavi e mi chiusi la porta alle
spalle, come avrei fatto con tutta quella giornata.
Avrei
resettato tutto, come se niente fosse successo.
Stavo per
salire le scale e andare in camera mia, quando sentii qualcuno bussare alla
porta.
Controvoglia
ritornai indietro e aprii.
Davanti a
me c’era Damon, con lo sguardo più serio che gli avessi mai visto.
-Scusami.-
disse. –Ho dimenticato una cosa.-
Mi passò
una mano dietro la nuca e l’altra dietro la schiena, avvicinandomi velocemente
a lui.
Le nostre
labbra si scontrarono, provocando in me mille scintille.
Era
successo tutto così velocemente che non ero riuscita a capire nulla.
Dopo un
attimo di esitazione e confusione, mi ritrovai travolta dal vortice della
passione e cominciai a ricambiare il bacio di Damon.
Le nostre
lingue si incontrarono ed era come se non si fossero mai separate.
Avevo
dimenticato quanto erano morbide le labbra di Damon, avevo dimenticato il loro
calore, avevo dimenticato che un suo bacio era capace di sconvolgermi i sensi.
Damon mi
strinse ancora di più a lui e io alzai le braccia a cingergli il collo.
Per una
volta non stavo pensando, volevo lasciarmi andare, avrei pensato dopo alle
conseguenze.
Dopo
cinque anni io e Damon ci stavamo baciando, ma la cosa più incredibile sembrava
che quegli anni erano passati solo per il nostro corpo, perché i nostri cuori
erano ancora fermi nello stesso punto.
Dopo
minuti, dopo ore, non lo sapevo, ci staccammo e Damon appoggiò la sua fronte
contro la mia.
-E non
dirmi che questo era uno stupido bacio.- detto questo si staccò da me e sparì nella
notte, lasciandomi davanti alla porta di casa con quello che sembrava un cuore
che batteva forte.
Salveee!
Eh si,
anche io, dopo un’eternità, sono tornata! XD
Questo è
un capitolo abbastanza importante: dopo ben cinque anni Angel e Damon si baciano
e sembra che tutto questo tempo non sia mai passato.
Ci sono
stati alti e bassi in questo capitolo, ma qualcosa si è mosso, forse in
positivo o forse no.
Sta di
fatto che Angel è in confusione, si è ritrovata per la prima volta davvero
faccia a faccia con la realtà: certe cose non sono poi così morte come credeva!
Beh, non
voglio annoiarvi con le mie kilometriche note, così non mi resta solo che
ringraziarvi tutte per il sostegno e per le recensioni, che sono sempre
bellissime e piene di parole dolci!
Grazie
mille perché aumentate sempre di più ^^
Me ne
vado, ricordandovi il link del gruppo, che è diventato davvero una grande
famiglia
Capitolo 16 *** Capitolo 16: La casa al lago- Parte 1 ***
Capitolo 16: La casa al lago-Parte 1
Era passata una
settimana, una snervante, maledetta, inutile settimana. Settimana in cui, dopo
quel bacio, ahime dovevo ammetterlo, mozzafiato sul portico di casa mia, Damon
era sparito, lasciandomi nella confusione più totale.
Dopo tanto tempo
avevo deciso di lasciarmi andare e lui cosa faceva? ...Spariva.
Se il suo piano
per riacquistare un qualche posto nella mia vita era baciarmi e poi non farsi
vedere per una settimana, aveva decisamente sbagliato qualcosa.
Così avevo passato
una settimana tra film mentali, cioccolato, film strappalacrime e sedute dal
mio psicologo preferito: Tyler.
Che tra l'altro,
e a buon ragione, non ne poteva più, dopo che gli avevo spaccato i timpani con
le canzoni della Houston.
Così non c'era da
stupirsi se, esaurito e stressato com'era, Tyler mi faceva trovare Elena a casa
un giorno si e un giorno no.
Voleva passare la
palla, per dirlo in termini calcistici.
Tutto quello,
però, non andava bene. Non potevo cadere in uno stato di semi coma per un
bacetto di Damon Salvatore, soprattutto dopo che mi ero ripromessa di odiarlo
per tutta la mia vita e dato che quella umana mi sembrava troppo breve, mi ero
fatta addirittura trasformare in vampiro per odiarlo ancora di più.
La mia sanità
mentale non era delle migliori, vero?
Alla fine, però,
ero arrivata alla conclusione che non era tanto il bacio di Damon ad avermi
messa in confusione (se, come no!), quanto il fatto che dopo, inspiegabilmente,
era sparito, senza farsi vedere nemmeno in lontananza, nemmeno per sbaglio.
A dir la verità
cominciavo decisamente a preoccuparmi per il mio fascino, dal momento che dopo
qualsiasi approccio più "romantico" con Damon Salvatore, puntualmente
lui spariva dalla circolazione.
Quindi le ipotesi
erano due: o avevo un cattivo alito mentre lo baciavo, oppure facevo schifo a
baciare almeno quanto a fare l'amore, visto che se n'era andato via senza darmi
più notizie in entrambi i casi.
Ok, dovevo
decisamente calmarmi, perchè tutto quel rimuginare
non stava portando a nulla di buono.
Ah! Avevo già
detto che avevo litigato pesantemente con Nikolai? No? Beh, era così.
Dopo che aveva
saputo del bacio (in realtà non so spiegarmi perchè
non riesco a mantenere segreti con lui!) aveva letteralmente dato di matto. Non
lo avevo mai visto così arrabbiato e aveva aggiunto che avevo sempre mentito
con lui, visto che Damon non ci aveva messo poi molto a ritornare nel mio
cuore.
Ovviamente è
stato inutile spiegargli che i vampiri non hanno un cuore o, almeno, che non
batte più, così mi aveva bellamente mandato a fanculo ed era sparito anche lui.
Ammetto che
piantargli le braccia sulle spalle, guardarlo intensamente negli occhi e dirgli
"ehi capo, non può entrare nel mio cuore, visto che quello dei vampiri è
di seconda mano" mentre lui stava dando di matto, non era stata una cosa
carina, ma cosa ci potevo fare? Poteva capire che ero disorientata anch'io!
Così mi ritrovavo
da sola in camera mia, ormai anche Tess non mi
rispondeva più al telefono.
Stavo distesa sul
letto, quel caldo giorno di mercoledì 25 giugno, quando sentii il cellulare
squillare.
Inutile dire che
saltai letteralmente e, tutta speranzosa, risposi al telefono, senza nemmeno
guardare il display.
-Pronto?!- avevo
un tono di voce decisamente di tre ottave superiore.
-Richiamo tra
dieci minuti...?- mi rispose la voce alquanto preoccupata di Elena dall'altro
capo del telefono.
Sospirai,
calmandomi. Anche se mi faceva piacere, non era le che avrei voluto sentire.
-No, dimmi. Mi hai solo colta di sorpresa.-
-Aspettavi la
chiamata di qualcun altro?- mi chiese maliziosa.
Ma era una sensisitva quella ragazza?!
-Certo che no!
Solo che...- solo che speravo avessi gli occhi più blu e una voce più
penetrante!
-Solo che?-
-Beh, ecco...ho
litigato con Nikolai. Speravo fosse lui.- mentii, ma Elena, fortunatamente
parve crederci. -Comunque? tu volevi dirmi qualcosa?-
-Ah, si! Stavamo
pensando di passare il weekend alla casa sul lago dei miei genitori. Ti va di
venire?-
-Stavamo
pensando...chi?- chiesi preoccupata.
-Io, Stefan e un
fantomatico amico di Stefan che si ferma in città per qualche giorno.-
-Stefan ha un
fantomatico amico?- feci ironica, mentre sentii anche Elena ridacchiare.
-A quanto pare.
Allora? Ti unisci a noi?-
-Certo! Ci
vediamo sabato!-
-A sabato, allora!
Ciao!-
Riattaccai,
ristendendomi sul letto. Magari sarei riuscita a distrarmi alla casa sul lago,
dal momento che Elena non aveva menzionato Damon. Probabilmente aveva deciso di
tenersi lontano dalla casa pur di non vedermi.
Forse mi sarei
divertita quel weekend e magari mi sarei potuta comportare come una persona
normale almeno per una volta.
Sabato arrivò
velocemente e veloce fu anche il viaggio per arrivare alla casa sl lago.
Durante il
tragitto, io, Stefan e Elena avevamo chiacchierato, riso, scherzato e cantato
canzoni a squarcia gola, con Stefan che minacciava di lanciarsi dalla macchina
in corsa.
I giorni si
prospettavano tranquilli e la casa sul lago aveva uno scenario magico. Il lago
era incantevole, la casa era stupenda, tutto era meraviglioso.
Ci stavamo
sistemando nelle varie stanze, aspettando l'amico di Stefan che a quanto
sembrava si chiamava Desmond.
Io ed Elena,
intanto, avevamo ancora dei seri dubbi sulla sua reale esistenza.
Stavo sistemando
la roba in cucina, quando suonarono alla porta.
-Ange, vai tu? Io
sto sistemando delle cose.-
-D'accordo!-
andai ad aprire. Era sicuramente Desmond, l'amico di Stefan.
Aprii la porta e
se non fossi stata saldamente ancorata a quel benedetto pomello, sarei svenuta
sul colpo.
Sulla soglia
c'era Damon, borsone in spalla e un ghigno ironico stampato in faccia.
Ma nessuno aveva
detto che ci doveva essere anche lui!
Lo guardai ancora
un istante, poi gli chiusi bellamente la porta in faccia, ritornandomene in
cucina.
-Chi era alla
porta?- chiese Elena, entrando in quell'istante in cucina.
-Oh, nessuno.-
sorrisi, posando dei bicchieri nella credenza.
Elena sembrò
annusare l'aria, mentre Damon ribussò alla porta.
Elena scosse la
testa e, sorridendo, andò ad aprire la porta.
-Buon giorno,
raggio di sole.- fece ironico lui, una volta entrato in cucina.
-Hm.-
-Vedo che siamo
sempre più allegre.- mi prese in giro, per poi chiedere ad Elena quale fosse la
sua stanza.
-In
verità...dovresti condividerla con qualcuno.- disse Elena, guardandomi di
sottecchi.
-Non ci provare!-
dissi, puntandole contro un coltello da macellaio che stavo riponendo nel
cassetto.
-Hai la coda di
paglia? Io pensavo i sitemarlo nella camera
dell'amico di Stefan.- fece maliziosa lei.
-Beh, anche se
preferirei stare in altre stanze.- si intromise Damon.
-Non se ne
parla!- dissi decisa, mentre Elena sorrideva sommessamente.
-Potrei sempre
fare qulche visita notturna.- continuò malizioso lui.
-Allora chiuderò
bene la porta.- feci, con il suo stesso tono e posando il coltello.
Non avrei dormito
nella sua stessa stanza! Era fuori discussione!
-E mi faresti
dormire con un perfetto estraneo? E se dovesse uccidermi mentre dormo?- disse
ironico, con finta aria angelica.
-Beh, allora gli
sarei riconoscente a vita.- feci, con il suo stesso tono, facendo scoppiare a
ridere Elena.
-Poi ci
penseremo!- disse Elena. -Angel, aggiusteresti anche il bagno?-
-Certo capo!-
dissi sorridendo, per poi avviarmi al piano di sopra.
Dopo circa
mezz'ora uscii dal bagno, felice di aver messo tutto in ordine.
-Ehi, dolcezza.-
mi voltai: appoggiato al muro c'era Damon, che mi guardava con una strana
espressione.
-Cosa vuoi?-
dissi, avviandomi verso la mia stanza.
Ovviamente, Damon
mi seguì. -Eppure non eri così scontrosa quando li lasciavi baciare.-
-Beh, lo sono diventata
nella settimana in cui sei sparito.- risposi io piccata, sedendomi sul mio
letto.
-E sei così
amareggiata perchè non ti ho richiamata? Devi essere
più innamorata di quanto dici, allora.- disse malizioso, appoggiandosi al
mobiletto, di fronte a me.
Lo odiavo quando
faceva così! Io non ero più innamorata di lui e prima se lo metteva in testa e
prima saremmo stati bene entrambi.
Odiavo il suo
modo di fare da "sono il padrone del mondo". Credeva di aver ragione
su tutto, credeva nelle sue verità e la cosa peggiore era che niente potesse
poi farlo cambiare idea.
-Mi dispiace
deluderti: io non sono innamorata di te, Damon.-
-Davvero?- si
staccò dal mobiletto, venendo verso di me. Appoggiò le mani sulle mie gambe e
abbassandomi, arrivando a pochi centimetri dal mio viso.
-Se dico una cosa
è quella.- dissi con ovvietà.
Non ero più la
ragazzina che si sentiva morire ogni qual volta lui si avvicinava, non ero più
la ragazzina impacciata e con il cuore a mille quando stava con lui. Adesso
riuscivo a gestire la sua vicinanza, adesso lui non aveva più nessun potere su
di me.
-Allora perchè mi hai baciato?- sussurrò, guardando per un istante
le mie labbra, per poi puntare di nuovo i suoi occhi nei miei.
-Mi hai baciato
tu, se non ricordo male.-
-Non mi sembra di
averti forzato. Tu mi desideri, esattamente come cinque anni fa.-
Io scoppiai a
ridere, avvicinandomi ancora di più al suo viso. -Sogni, Salvatore.-
Damon ghignò.
-Avanti, ammetti che mi vuoi, angioletto, ammettilo. Dì che vuoi baciarmi, come
io ne ho una maledetta voglia adesso.- sussurrò con voce roca, avvicinandosi
ancora di qualche millimetro.
Io deglutii,
spostando lo sguardo da lui alla sua bocca.
No, io non avrei
ceduto. Io non provavo più nulla per lui.
-Non attribuire a
me voglie che invece hai tu.- sussurrai anche io con voce roca.
-Non mi vuoi? E
se faccio così? Non provi nulla?- disse, per poi depositare un leggero bacio
sul mio collo. Lasciò una scia di baci dal collo al mio orecchio, per poi
prendere tra le labbra il mio lobo. Cominciò a mordicchiarlo e a leccarlo,
provocando in me mille brividi.
-Damo..n...-sussurrai, chiudendo gli occhi.
Non potevo
lasciarmi andare! Ma perchè il mio corpo non reagiva
agli ordini della mia testa?!
Damon mi afferrò
saldamente per i fianchi, facendomi stendere sul letto, per poi posizionarsi su
di me. Smise di torturare il mio orecchio, per poi ridiscendere lungo il mio
collo. Portò una mano sul mio fianco, alzandomi leggermente la maglia.
Mi stavo
eccitando, cazzarola!
Mi afferrò di
nuovo per i fianchi, avvicinandomi acora di più a lui
e facendo aderire i nostri bacini.
Si, era
decisamente eccitato anche lui.
Cominciò a
muovere lentamente e ritmicamente il bacino, mentre la sua mano, sotto la mia
maglia, saliva sempre di più.
Io non sembravo
più padrona del mio corpo, sentivo solo mille scariche elettriche nel mio corpo
e la razionalità mi stava decisamente abbandonando.
-Damon...-
-Angel...-
sussurrò lui, con voce eccitata. Portò una mano dietro la mia schiana, facendomi sollevare, così che Damon si ritrovò
seduto sul letto e io seduta su di lui.
I nostri corpi
aderivano così tanto l'uno con l'altro, da sembrare un corpo solo.
Damon strofinò il
suo naso contro il mio, per poi afferrarmi di nuovo per la spalle e riportarmi
sdraiata. Si avvicinò a due millimetri al mio viso.
-Certe voglie le
hai anche tu, angioletto. Te l'ho appena dimostrato.- disse, per poi alzarsi e
avvicinarsi alla porta.
Mi aveva presa in
giro, di nuovo.
-Cazzo!-
imprecai, dopo che lui aveva lasciato la stanza.
Purtroppo...ero ancora
quella ragazzina.
Dopo essermi
ripresa e sbollita la rabbia, mi alzai dal letto e mi diressi al piano
inferiore.
Stavo sulle scale
quando sentii bussare alla porta. Stefan corse ad aprire, seguito poco dopo da
Elena, che chiacchierava con Damon. Arrivai anche io all'entrata, ignorando le
occhiate che di tanto in tanto mi lanciava Damon.
-Desmond!-
sorrise Stefan, abbracciando l'amico.
-Ehi Stef!- fece anche lui di rimando, entrando in casa e
appoggiando la borsa a terra.
-Ciao.- dicemmo
in coro io ed Elena.
Desmond si voltò
verso di me, sorridendo. -Complimenti Stefan, non sapevo avessi una ragazza
tanto bella.-
-Non è lei la mia
ragazza. E' lei.- disse, indicando Elena. -Lei è Elena.-
-Beh, allora sono
fortunato.- disse, guardandomi di nuovo.
-Peccato che sia
la mia ragazza. Non ci presenti fratellino?- fece leggermente infastidito
Damon, portandosi al mio fianco ma guardando il ragazzo.
-Non dargli
retta, non sono la sua ragazza, ma gli piace crederlo. Piacere Angel.-
Desmond mi tese
cordiale la mano, per poi presentarsi.
-Io sono Damon.-
-Piacere di
conoscerti.-
-Non credo
rimarrai della stessa opinione alla fine del weekend.- esordì brusco, per poi
ritornare al piano di sopra.
Non avrei mai
capito quel ragazzo, sul serio.
Era un enigma
senza risposta.
-Cosa facciamo?-
Desmond mi riportò alla realtà.
-Che ne dite di
un bel bagno?- propose Elena e tutti accettammo con gioia.
Dopo aver
impiegato venti minuti buoni soltanto per scegliere il costume (alla fine avevo
optato per uno leopardato a fascia), mentre gli altri erano probabilmente già
in acqua. Così mi infilai velocemente un mini pantaloncino di jeans e legai i
capelli in una coda alta.
Presi gli
occhiali, il telo e mi avviai contenta dagli altri.
Adoravo il sole,
anche se, per un vampiro, poteva suonare alquanto strano.
Con la mia super
velocità non ci misi tanto ad arrivare e come avevo previsto, erano già tutti
lì.
Elena e Stefan
prendevano il sole, Damon era seduto sul molo con i piedi nell'acqua e Desmon era già in acqua.
-Ehi!- li salutai
io.
Damon si voltò
una prima volta distrattamente verso di me, ma poi si rigirò di nuovo,
guardandomi con più intensità, Desmond uscì dall'acqua, guardandomi dalla testa
ai piedi.
-Ange è stupendo
questo costume!- fece Elena, alzandosi e venendo verso di me.
-Grazie.-
-Si, si bello,
bello.- fece annoiato Damon, venendo verso di noi.
-E il tuo
costume, Salvatore?- lo presi in giro io, percè lui
indossava il costume, ma con la camicia.
-E' una nuova
moda.- rispose vago.
-Se lo dici tu.-
-Io ritorno a
prendere il sole!- esordì Elena.
-Vengo con te!-
dissi anc'io, togliendomi il pantaloncino e
infilandomi gli occhiali.
Mi distesi
accanto a Elena, ma dopo un po' prese posto vicino a me anche Desmond.
-Ciao.- disse,
sorridendo.
-Ciao.- feci io
di rimando.
Cominciammo a
parlare del più e del meno, tranquillamente e stranamente gli parlai anche di
Nikolai.
Mi mancava in
quel momento quel demone dalla testa dura.
Stavo amabilmente
conversando con Desmond, quando mi sentii sollevare da terra, ritrovandomi tra
le braccia di Damon.
Aveva un sorriso
diabolico, il che non prometteva niente di buono.
All'improvviso
Damon mi gettò in acqua, piegandosi poi in due dalle risate.
-Ma sei
impazzito?!- strillai dall'acqua, mentre vidi Desmond tendermi la mano, per
aiutarmi ad uscire.
-Farti gli affari
tuoi no, eh?- sbottò Damon, mentre io afferravo la mano di Desmond.
-Non mi sembrava
ci fosse qualcosa da ridere.- rispose serio, guardando Damon.
Ma che volevano
questi due?
-Damon...- dissi
sensuale, avvicinandomi a lui. Gli misi le mani sul petto, avvicinandomi al suo
viso. -Ma vaffanculo!- feci, spingendolo in acqua.
Non avevo, però,
fatto i conti con la sua furbizia, perchè Damon mi
afferrò per i polsi, gettandomi in acqua con lui.
Ci ritrovammo in
acqua e proprio lì, sott'acqua, Damon fece una cosa inaspettata.
Mi tenne sul
fondo del lago, mi tirò per il polso e mi portò verso di lui.
Mi baciò
sott'acqua, un bacio strano e unico al tempo stesso.
Ripresi possesso
del mio corpo, perchè lo spinsi lontano e ritornai in
superfice, seguita poco dopo da lui.
-Devi lasciarmi
stare!- urlai, per poi afferrare la mia asciugamano e ritornare a casa.-
Quel weekend si
prospettava decisamente movimentato…
Buona seraaaaaaa!
O mamma mia
quanto ho fatto tardi! Se mi odiate e non volete più leggere la storia, avete
tutte le ragioni del mondo T.T
Perdonatemi tantooooo!
Io vorrei sempre
scrivere, ma purtroppo non sempre mi è possibile! Io comunque ci provo XD
Che dire del
capitolo…come avrete capito è diviso in più parti…spero vi sia piaciuto, a me
non tanto XD
Vi ringrazio
sempre dal profondo del cuore di leggere la mia storia e supportarmi…siete
uniche! Vi adoro tanto!
Capitolo 17 *** Capitolo 17: La casa al lago-Parte 2 ***
Capitolo 17: La casa al lago-Parte 2
Ritornai
in casa, zuppa e decisamente incazzata nera, imprecando contro quell'idiota di
Damon.
Non
riuscivo a capire cosa gli fosse preso e quelle reazioni mi facevano più
innervosire che altro.
Odiavo
sentirmi un giocattolino nelle sue mani, odiavo quando decideva tutto da solo,
odiavo quando mi baciava ogni volta che ne aveva voglia, odiavo il fatto che,
in fondo, dentro di me si stava smuovendo qualcosa.
Odiavo il
fatto che...che forse non lo odiavo.
Ma il
passato c'era e non si poteva cancellare. Soprattutto il presente c'era e non
lo si poteva mettere da parte.
Ormai lo
sapevo che per me e Damon non c'era più futuro, ormai sapevo che lui non poteva
rioccupare quel posto, che, forse, adesso, era di qualcun altro.
Non ero
più la stessa e forse la Angel di oggi non era in grado di amare Damon come la
Angel di qualche anno fa.
Forse la
Angel di oggi era troppo simile al Damon che cercava di allontanare.
Oppure
l'Angel di oggi era così diversa da Damon, che qualsiasi contatto era
impossibile.
La nostra
era sempre stata una storia impossibile e forse se ci fossimo accaniti di meno
su un qualcosa che non doveva succedere, saremmo stati tutti meglio e adesso
avrei una vita diversa, avrei mia madre, avrei ancora la mia umanità.
E invece
ero un mostro. Un mostro dalla vita breve. Un mostro pazzo o un mostro morto,
ma pur sempre un mostro.
E la cosa
peggiore era che non c'era niente che mi mancava più della mia umanità ed era
per questo che io dovevo odiare Damon, perchè lui prima non rappresentava solo
la mia vita, ma anche colui che me l'aveva portata via.
-Angel!-
mi voltai.
-Oi,
Desmond.-
-Mi
dispiace per prima.- disse, togliendosi gli occhiali da sole.
-Non
preoccuparti, non c'entri niente tu. Damon è un idiota.-
-Io
invece ho la netta sensazione che c'entro proprio io. C'è qualcosa tra voi?-
Bella
domanda.
-Sì, una
valanga di odio e rancore.-
-Ah,
bene. Non ti facevo una tipa vendicativa o rancorosa.- sorrise.
Aveva un
sorriso dolce quel ragazzo.
-Io vado
di sopra.- sorrisi anche io, voltandomi per avviarmi al piano di sopra.
-Che ne
dici se stasera andassimo da qualche parte? Non credo che agli altri
dispiaccia.- mi richiamò lui.
Mi
voltai. Cosa dovevo fare? Accettare?
Ma si,
perchè no? In fin dei conti niente e nessuno mi legava.
-Certo.
Alle otto?-
-Alle
otto!- mi salutò con la mano.
Ma...era
imbarazzato?
Sorrisi
non appena lui tornò dagli altri. Era davvero dolce quel ragazzo, nonostante i
muscoli e gli atteggiamenti da don giovanni.
Salii di
sopra, cominciando già a scegliere cosa avrei messo quella sera. Mi sarei
divertita e per una volta non avrei pensato a nulla.
Era no le
otto precise e dopo un'ultima occhiata allo specchio, decisi di scendere al
piano di sotto.
Avevo
deciso di indossare una minigonna di jeans e una canotta nera, le scarpe con il
tacco e i capelli mossi.
Arrivata
all'ingresso trovai Desmond ad aspettarmi.
Indossava
un jeans scuro e una camicia bianca. Stava bene. Era decisamente carino quel
ragazzo.
-Ehi, sei
una favola.- disse sorridendo, quando lo raggiunsi.
-Grazie.
Beh, vale lo stesso per te.-
Lui fece
un ghigno. -Lo so.- disse.
-Ah! Mr
modestia!- dissi, dandogli una leggera spinta con i fianchi.
Lui
scoppiò a ridere.- Scherzavo!-
-Sarà
meglio per te!-
-Che
paura! Starò in guardia allora. Ti aspetto fuori.-
-Ok, ti
raggiungo.- dissi, lasciandogli un leggero bacio sulla guancia.
-E questo
per cos'era?-
-Per
ringraziarti di portarmi fuori.-
-Ti
aspetto fuori va', che di questo passo...- lasciò la frase in sospeso, uscendo.
Sorrisi,
passandomi una mano sul collo.
-Cosa
stai cercando di fare?- fece una voce fredda alla mie spalle.
Mi voltai
e, appoggiato alla porta della cucina con le graccia incrociate e lo sguardo
poco amichevole, c'era Damon.
Damon si
staccò dal muro e venne verso di me. -Hai un appuntamento con Desmond? E' per
farmela pagare per oggi?-
-Non è un
appuntamento e poi non tutto quello che faccio ruota intorno a te.- risposi
acida, incrociando le braccia al petto.
-Non
tutto, hai ragione, ma buona parte.- mi rispose gnignando.
-Ma cosa
vuoi da me?-
-Oh,
dimenticavo che questa è la tua frase preferita!- sbottò.
-Ma cosa
pretendi?! Ma cosa vuoi?! Io e te non abbiamo più niente da dirci e faresti
meglio a lasciarmi in pace!- risposi stizzita, cominciando ad alzare la voce.
-Ma
perchè fai così?!- cominciava a spazientirsi anche lui.
-Così
come? Sei tu che ti ostini a intrometterti nella mia vita. Io non sono affar
tuo, prima te lo metti in testa e meglio è per tutti!-
-Fino a
qualche tempo fa la elemosinavi un po' di attenzione.-
-forse è
per questo che ci troviamo in questa situazione. Damon su questa terra non c'è
più spazio per noi, io non ti appartengo più. La ragazzina innamorata persa di
te non c'è più. Non è morto solo il mio corpo, anche la mia anima. Non c'è più
niente di quello che hai lasciato.-
-Smettila
con queste cazzate!- Damon si avvicinò a me, afferrandomi per le spalle.
-Mettiamola da parte la filosofia, non mandarmi via solo per orgoglio.-
Mi specchiai
nei suoi occhi, in quei due spicchi di cielo.
Non
potevo mostrarmi debole, non più. -Damon...devo andare, Desmond mi aspetta.-
scossi la testa e lui mi lasciò.
Vidi la
rabbia nei suoi occhi e la cattiveria nelle sue parole. -Se avessi saputo che
l'Angel che conoscevo, che decantava un così puro amore, era diventata una
puttana che passa da un letto all'altro con tanta facilità, non avrei sprecato
il mio tempo a tornare.-
Sentii le
lacrime pizzicarmi gli occhi. Ma perchè aveva sempre il potere di ferirmi?
Voltai il
viso di lato, guardando a terra. Cercavo di non piangere, ma quando chiusi gli
occhi, una lacrima sfuggì al mio controllo.
La
asciugai veloce, ritornando a guardarlo.
Lui non
aveva nessun diritto di parlarmi in quel modo, lui non era più nessuno.
-Bene.-
dissi, con la voce rotta e avviandomi alla porta. Vidi la rabbia negli occhi di
Damon affievolirsi, per poi tramutarsi forse in pena. -Allora ritornatene
all'inferno, fottuto vampiro e lascia in pace la mia vita!- urlai, per poi
sbattere la porta e andare via.
Eravamo
in una discoteca. Si, avevo deciso io di andare lì, forse la musica e l'alcool
avrebbe attutito i miei pensieri, ma tutto ciò aveva avuto solo scarsi
risultati.
Quali? Mi
stavo solo dimenando sulla pista con Desmond, mentre la mia testa era a casa.
Con Damon ovviamente.
Sembrava
che il destino si fosse accanito con me: Damon e Desmond. E cazzarola!
-Che
caldo!- sussurrai all'orecchio di Desmond.
-Vuoi
uscire un po'?-
Dopo che
annuii leggermente, mi prese per mano e ci dirigemmo all'uscita del locale.
Quella scena mi ricordava quando avevo reincontrato Damon...
Basta!
Scossi la
testa. Non potevo pensarlo. Non poteva essere il mio chiodo fisso.
Uscimmo e
l'aria fredda mi colpì piacevolmente. Mi appoggiai al muro e dopo qualche
secondo Desmond appoggiò le mani ai lati della mia testa, abbassandosi verso di
me.
-Lo sai
che sei tremendamente bella?-
-E anche
tremendamente incasinata?- commentai ironica.
-Mi
piacciono le cose complicate.- fece lui, avvicinandosi sempre di più.
Mi stava
per baciare, il tipo.
Ma lo
volevo davvero?
Non lo
sapevo: ormai la mia mente era decisamente ottenebrata e la mia razionalità si
stava facendo un bagnetto nell'alcool.
Come
pensavo, sentii il contatto con le labbra di Desmond.
Erano
morbide, calde, ma diverse. Erano diverse da quelle di Damon.
Fui io ad
approfondire il bacio, per non pensare a Damon. Ma è difficile non pensare a
"Damon" quando stai baciando "Desmond"...
Il bacio
fu intenso, lungo.
-Damon...-
sussurrai, con gli occhi chiusi, una volta che Desmond si staccò da me.
-Desmond! Volevo dire Desmond!-
Sgranai
gli occhi, mentre lui si allontanava da me, storcendo il naso.
-Mi sa
che qui c'è qualcosa che non va.- commentò lui, passandosi una mano tra i
capelli.
Io mi
portai una mano sulla bocca. -Torno dentro...!- non riuscivo a sostenere il suo
sguardo, avevo decisamente bisogno di tequila.
Entrai
nel locale, diretta al bancone del bar, ma, all'altezza dei bagni, mi
afferrarono per il braccio e mi ritrovai schiacciata al muro.
Stavo per
attaccare quell'idiota che si era permesso di mettermi le mani addosso, quando
mi scontrai con gli occhi azurri di Damon.
-Damon...!-
sussurrai sorpresa, mentre il suo sguardo era tutt'altro che amichevole. -Che
ci fai qui?!-
-Mi
trovavo per caso da queste parti.- rispose lui sarcastico.
-Beh, io
dovrei andare, goditi la serata eh!- feci, cercando di andare via, ma Damon mi
afferrò di nuovo, riportandomi contro il muro. -Cosa c'è ancora? Credo che lo
scambio di battute di prima sia stato sufficiente.- continuai.
-Riguardo
a quello...beh, Mistyc Falls dopotutto mi mancava, volevo vedere se era
cambiata o no.-
-Stai
cercando di scusarti?- chiesi, aggrottando le sopracciglia.
-Assolutamente
no!- scattò lui.
-Ah,
allora se è così...- dissi, facendo finta di voler andare via di nuovo.
-Aspetta,
aspetta!- mi afferrò di nuovo per le spalle. -Stavo cercando di scusarmi.-
-Non
sapevo fossi così geloso, Salvatore.- feci melliflua. Amavo metterlo in
difficoltà.
Ormai
avevo imparato a conoscerlo.
-Io non
sono affatto geloso.- disse freddo.
-Ah no?
Quindi non ti importa che io e Desmond ci siamo baciati.-
Damon mi
guardò confuso, come se non sapeva se credere o meno alle mie parole, ad un
certo punto rilassò il viso, come se avesse avuto un'illuminazione.
-Cosa
stai cercando di fare?- disse serio, portando le mani ai lati della mia testa.
Due
posizioni uguali, due stati d'animo diversi.
-Niente.
Tanto tu hai affermato di non essere geloso, quindi il problema non c'è.- dissi
tranquilla, scrollando le spalle.
-Adesso
tu torni a casa con me.-
-Lei sta
con me, Damon.- proruppe una voce dietro di noi.
Damon si
voltò e guardò Desmond come se fosse stato un moscerino. -Era una conversazione
privata, se non ti dispiace...- fece irnico.
-Lei sta
con me.- ripetè di nuovo, facendo un passo avanti.
Damon
inarcò una sopracciglia. -Ma fai sul serio? Non hai nessuna possibilità.
Dimentica di poterti avvicinare a lei, dimentica di continuare questa
sottospecie di appuntamento e dimenticati di lei. Mi hai capito?-
Ma cosa
gli prendeva?
-E perchè
mai? Non mi sembra che lei sia impegnata, ne che le dispiaccia.-
-Dispiace
a me, damerino, perciò, prima che ti stacchi la testa, ti conviene andare via.-
Non lo
avevo mai sentito parlare così. Ma da quando era diventato così possessivo?!
-Ma
davvero? Io continuerò quello che avevo cominciato.- rispose a tono Desmond.
Damon
ghignò. -Io non penso.-
-E
perchè? perchè è tua?- commentò lui sarcastico.
-Esatto,
è mia. E adesso vattene a fanculo.- mi afferrò per il polso e, mentre mi
tirava, sorpassammo Desmond, che lo guardava alquanto allibito.
Di certo
non si aspettava quella risposta e ovviamente nemmeno io-
-Damon!-
urlavo, mentre lui mi trascinava, ma sembrava non prestarmi la minima
attenzione.
Uscimmo
dal locale, ma lui non smise di tirarmi: arrivcò alla sua macchina e mi ci
infilò letteralmente dentro, prendendo poi il posto del guidatore.
-Ma sei
impazzito?!-
-Dormi,
Angel, buonanotte.- mi rispose, volendo troncare il discorso.
-No! Mi
hai rovinato la serata, ma cosa ti è preso?!- urlai stizzita.
Non
reggevo quei suoi cambiamenti d'umore.
-Mi è
preso che o ti prendevo e me ne andavo via o spaccavo la faccia a quel
deficente! e adesso sta zitta e dormi!- sbottò adirato.
Rimasi a
bocca aperta. Non lo avevo mai visto così adirato.
-Damon...-
-Sono
geloso, ok? Cazzo!- fece stizzito, dando un pugno sul volante, facendomi
sobbalzare. -E odio essere geloso. E odio che si creino situazioni per cui io
debba essere geloso. E odio gli altri, perchè tu sei mia, ma loro si ostinano a
non capirlo!- si sfogò lui. Sembrava impazzito, non era da lui spassionarsi in
quel modo.
Io ero
completamente ammutolita. Avevo chiuso e aperto la bocca mille volte, ma non
sapevo cosa dire.
Damon mi
afferrò per un braccio, violento, facendomi addirittura male. Mi attirò a se,
facendo scontrare le nostre labbra.
Dopo
qualche secondo mi lasciò andare. Aveva dato il via ai baci e adesso chi lo
fermava più, il tipo!
Io ero
ancora mezza sconvolta e con i capelli scombinati, a causa delle sue mani nei
miei capelli.
-E adesso
sta zitta.- proruppe, non guardandomi in faccia e mettendo in moto.
Entrammo
in casa, con Damon che mi spingeva, ancora nervoso.
-Ma la
smetti?!- sbottai io, dopo che lui mi aveva spinto verso le scale.
-La
smetterò quando ti metterai un pigiama enorme, largo, lungo. Magari anche un
cappello. Su su.- fece sarcastico, spingendomi ancora.
-Sembri
mio padre!-
-Non
sapevo avevi un padre così bello, affascinante e sexy.- mi rispose.
-Ma fai
sul serio?-
-Muoviti!-
Io
sbuffando andai di sopra, mentre Damon restava al piano di sotto.
Non lo
sopportavo! Lo odiavo!
MA cosa
voleva da me?! Cosa pretendeva?!
Piombare
lì, fare quelle scenate e portarmi di peso a casa. Assurdo!
Entrai in
camera mia, sbattendo la porta e cominciando a spogliarmi.
Pigiama
lungo, largo e enorme? Ma se era giugno!
Ancora
imprecando mentalmente contro quel dannato vampiro, infilai una canotta e una
culotte.
Spensi
tutte le luci e poi mi infilai a letto.
Quel
vampiro mi avrebbe mandato al manicomio!
Guardai
l'orologio: erano le due.
Sbuffai,
non avevo per niente sonno, ma andare di sotto, dove c'era Damon, non mi
sembrava la cosa migliore.
Sentii un
cigolio e guardai la porta per vedere chi stesse entrando.
-Ma sei
un fottuto maniaco! La smetti o no di perseguitarmi?!-
-Entrare
in una stanza di una casa dove vivo io non è perseguitare.- notò Damon con
ovvietà.
Notai che
anche lio aveva il pigiama, se così si poteva definire: un pantalone di una
tuta e una canotta nera.
Mi misi a
sedere e vidi Damon osservarmi.
-Abbiamo
concetti diversi di lungo, enorme e largo.- fece, venendo a sedersi sul mio
letto.
-Cosa
vuoi, Damon?- tagliai corto io.
-Devo per
forza volere qualcosa?-
-Tu si.-
Damon
sorrise. -Pensavo ti fossi già addormentata.-
-Sto per
farlo, buona notte.- sbottai, per poi ritornare a letto e infilarmi sotto le
leggerissime coperte.
Sentii
Damon ghignare e dopo un piccolo movimento di fianco a me.
-Ma cosa
cazzo fai?!- urlai stizzita, mentre vedevo Damon prendere posto accanto a me.
-Non ti
dispiace, vero, se per stanotte resto qui? Credo che lo uccido se divido la
stanza con quell'idiota.-
Sgranai
gli occhi.
No, no,
no e ancora no! Io non potevo dormire con Damon! Era fuori discussione!
Non ci
sarebbe stato niente e nessuno che mi avrebbe convinto!
Mai!
-Ti
prego...- sussurrò, facendo gli occhi da cucciolo.
-Oh e va
bene! Ma tieni le zampe lontano da me.-
-Come
vuoi.- fece, con un sorriso diabolico, troppo diabolico.
Mi voltai
dall'altro lato, decisamente lontana da lui.
Non
passarono nemmeno tre secondi, che mi sentii tirare, per poi trovarmi
schiacciata con la schiena al petto di Damon e con un suo braccio che mi
cingeva la vita.
-Buona
notte.- disse lui.
-Si...buona
notte...-
Ok, non
avrei chiuso occhio.
Salveeeee
e buona Pasqua!
E
dall'uovo di Pasqua esce anche il mio capitolo, non so se per fortuna o no XD
Coooomunque...Damon
geloso! finalmente lo ammette! Sta diventando più esplicito, non trovate?
Chi
vorrebbe trovarsi al posto di angel in questo momento alzi la mano!
ahuhahauaua
Beh...vi
lascio...non vorrei annoiarvi anche il giorno di pasqua con le mie note
chilometriche!
Spero che
il capitolo vi piaccia e grazie davvero di cuore di seguire la mia storia!
Capitolo 18 *** Capitolo 18: La casa al lago-Parte 3 ***
Capitolo 17: La casa al lago- Parte 3
Mi
svegliai in quell'istante, stropicciandomi gli occhi. Stranamente quella notte,
a differenza di tutte le altre, non avevo fatto incubi e la cosa decisamente mi
straniva.
Ripresi
contatto con la realtà, giusto in tempo per avvertire qualcosa di duro sotto la
mia faccia. Misi tutto a fuoco, ricordandomi solo in quell'istante che io avevo
dormito con Damon.
Bene. Richiusi
di nuovo gli occhi, decidendo di concedermi qualche altro minuto di sonno.
Dopo qualche
secondo, però, li riaprii di scatto, realizzando solo in quel momento la
situazione.
Io avevo
dormito con Damon?!
Ricordavo
di stare dall'altro lato del letto, mentre adesso mi ritrovavo con la faccia
schiacciata sul suo muscoloso petto, un suo braccio mi cingeva possessivo per i
fianchi, tenendomi incollata a lui e un mio braccio cingeva la vita a lui.
Ma cosa
cazzarola...
Mi alzai
di scatto, svegliando anche Damon.
-Perchè
ti agiti tanto?- bofonchiò lui, chiudendo di nuovo gli occhi.
-Esci
dalla mia camera!- feci stizzita. Vederlo nel mio letto mi faceva una
sensazione strana, non sapevo perchè.
Visti da
fuori potevamo sembrare una coppietta, pensai e questa constatazione fece
crollare il mio equilibrio mentale, già precario dopo aver dormito con lui ed
essermi risvegliata praticamente su di lui.
-Stanotte
non eri dello stesso parere, visto che ti sei letteralmente avvinghiata a me.-
notò lui, con un ghigno.
-Beh,
stanotte era stanotte! E poi dormivo, non ero conscia delle mie azioni!- dissi,
cercando di giustificarmi e calmare il mio nervosismo.
Odiavo
quell'effetto che lui aveva su di me. Mi faceva sentire ancora una ragazzina.
Damon si
alzò leggermente sul gomito, guardandomi con aria decisamente malefica.
Ok, stava
elaborando qualcosa.
-Dai,
torna a letto.- ghignò, afferrandomi per il polso e tirandomi giù, verso di
lui.
In meno
di una nano secondo mi ritrovai schiacciata sul materasso, con Damon per metà
su di me.
Mi
accarezzò con un dito dalla fronte alla guancia, decisamente troppo vicino.
Non sapevo
perchè non reagivo, l'unica cosa sicura, era che la mia testa dava un ordine,
che il mio corpo non aveva intenzione di eseguire.
-Non me
lo dai il bacio del buon giorno?- sussurrò, letteralmente sulla mia bocca.
-Credevo
che si chiamasse "il bacio della buona notte"- dissi io,
allontanandomi di qualche millimetro.
-E chi l'
ha stabilito? Io voglio quello del buongiorno.-
-Allora
trova qualcuna disposta a dartelo.- commentai, tra l'ironico e il malizioso.
-Ce ne
sono troppe disposte a darmelo. La selezione richiederebbe troppo tempo,
quindi, meglio approfittare di quello che mi trovo davanti, o per meglio dire,
sotto.- fece, con tono decisamente malizioso.
Dei
brividi mi percorsero la schiena, mentre con lo sguardo mi spostavo dai suoi
occhi alla sua bocca.
-Smettila
di giocare con me.- dissi. Provavo troppe sensazioni che dovevano essere tenute
a bada.
-Non sto
giocando, Angel.- mi rispose serio.
-Ah, no?
Strano.- commentai acida.
Damon si
stranì, allontanandosi da me, anche se di poco.
Era più
forte di me, non riuscivo a lasciarmi andare con lui, avevo troppa paura di
soffrire ancora.
-Credi
che tutto quello che io ti abbia mai detto, sono solo bugie?- mi chiese, con
uno strano tono.
-Non mi
hai mai dimostrato il contrario, Damon.-
Certo,
affrontare quel discorso in quella posizione non mi sembrava proprio il caso,
ma Damon non dava cenno di volersi spostare.
-Sono
tornato, non basta?-
-Non
saresti mai dovuto andare via. E poi tornato per cosa? Adesso tutto è diverso,
io sono diversa, tu lo sei.-
-Io non
mi sento poi così diverso.- fece lui allusivo.
Voleva
intendere che quello che provava cinque anni fa lo provava anche adesso?
-Forse
allora è tardi. Quando i momenti passano, non ritornano più.-
-Io non
sono d'accordo.-
-Io si.-
dissi fredda e questo fece alzare Damon "da me".
Anche io
mi misi seduta, mentre lui, con aria cupa, si alzava dal letto.
-Forse è
vero, quell'Angel non c'è più, ma non è tutto perduto.-
Si
avvicinò alla porta, per poi fermarsi sulla soglia. Si voltò e tornò indietro.
Si piegò su di me e, prendendomi per il mento, portò le sue labbra sulle mie.
Quei baci
stavano diventando fin troppo frequenti.
Si staccò
da me, per poi avviarsi di nuovo verso la porta, lasciandomi completamente
basita.
-Angel,
ricordatelo, tu...mi appartieni.- detto questo, uscì definitivamente dalla
stanza.
Dopo
essermi fatta una doccia di due ore, del tutto inutile tra l'altro (il profuno
di Damon proprio non voleva andarsene dalla mia pelle), decisi di andare da
Desmond per chiarire con lui, per scusarmi e magari per rimediare.
Arrivata
nella sua stanza, però, non lo trovai, così decisi di andare in cucina, dove
trovai Stefan e Damon litigare e Elena che se la rideva di gusto.
-Ma cosa
succede?-
-Oh, che
ti sei persa!- disse Elena, per poi scoppiare a ridere.
-Credimi,
non ti sei persa niente, solo un'altra bravata di mio fratello.- commentò
ironico Stefan, mentre Damon lo snobbava con un cenno della mano.
-Posso
sapere cos'è successo allora?!- mi spazientii io, avevo un brutto
presentimento.
-Desmond se
ne è andato.- mi rispose Elena, tra una risata e l'altra.
-E
perchè?!- chiesi dubito io. Mi dispiaceva: stavo bene con quel ragazzo, era
dolce e simpatico.
-Problemi?
Ti dispiace?- disse Damon, decisamente piccato.
-Cosa hai
fatto?- feci io di rimando, incrociando le braccia.
-E'
entrato nella sua stanza e l'ha impalettato, dicendogli che la prossima volta
gli avrebbe tagliato le mani.- mi informò lapidario Stefan.
-Damon
geloso è uno spasso!- commentò Elena e questa affermazione fece calare il
silenzio.
Quel
ragazzo...non stava bene, per niente.
-Oh, che
bello, così non avrai più scuse per dormire nella mia stanza, ne avrai una
tutta tua!- feci io sarcastica. -io vado un po' in giardino.-
Elena
scoppiò in una risata fragorosa, seguita poi da Stefan.
Uno a
zero per me, maledetto vampiro.
Stavo
sdraiata sull'erba, mentre un leggero venticello mi scompigliava i capelli.
-Angel...-
Mi
voltai, mentre Elena prendeva posto accanto a me.
-Ciao
Ele.- sorrisi, ritornando a guardare il lago.
-Vi state
uccidendo a vicenda, lo sai, vero?- disse, facendomi voltare verso di lei.
-Non mi
sembra che lui stia così male.- notai.
-Credevo
che lo conoscessi un po' più affondo di così. Sai che quando è ferito o soffre
fa del male o uccide qualcuno e mi sembra che oggi l'abbia quasi fatto.-
Abbassai
lo sguardo. Non credevo che Damon potesse in qualche modo star male, ma forse
solo non volevo ammetterlo a me stessa, perchè ammetterlo avrebbe significato
considerare la possibilità che lui ci tenesse sul serio. Nonostante tutto
ancora non ci credevo: tutti i suoi atteggiamenti li vedevo solo come un modo
per riprendersi un giocattolino, nulla più.
-Elena,
lui sa che non ci potrà mai essere un noi.-
-Se è
perchè non ti fidi di lui è una cosa, se è per Nikolai ne è un'altra.- fece
lei, portandosi una ciocca dietro l'orecchio.
-Non
capisco.-
-Se è per
Nikolai, dovreste chiarire una volta per tutte e terminare questa storia, ma se
non ti fidi di lui...Angel, ci si può non fidare e amare lo stesso una persona.
Io voglio bene a Damon, ormai è come un fratello per me e non puoi farlo
restare in bilico. O dentro o fuori, si deve chiarire una volta per tutte
questa storia: sappiamo del bacio.-
Perchè mi
stava dicendo quelle cose? Perchè era così dura con me?
-Elena...-
mi passai una mano nei capelli. -La verità è che ho paura e poi...c'entra anche
Nikolai. Lui è un pezzo fondamentale della mia vita.-
-Ma lo è
anche del tuo cuore, Angel? O quel posto è ancora di Damon? Non mentire anche a
me, ero con te quando te ne sei innamorata, ricordi?- fece con un sorriso.
Quelle
parole mi colpirono e davvero non sapevo cosa risponderle. -E a chi altro
starei mentendo?-
-A te
stessa. Tu lo ami ancora.- non era una domanda.
-Ma non
diciamo stronzate! Elena, io e Damon siamo lontani anni luce! Io non provo più
nulla per lui!- scattai subito.
Elena mi
accarezzò il viso. -Ne sei così sicura?-
La
guardai negli occhi, per poi sospirare.
-No...-
sussurrai, per poi "inabissare" la faccia sulle ginocchia.
-Allora
perchè non gli concedi un'altra possibilità?-
-Elena
perchè è assurdo! Perchè c'è Nikolai, perchè c'è...- mi bloccai. -Non si può
più tornare indietro, ormai il passato è passato, ma se anche fosse...pazzia o
morte, ricodi? Mi sembra di averti raccontato la storia.- commentai amara.
Elena si
incupì. -C'è sempre una soluzione. Anche la storia di Klaus ci sembrava senza
via d'uscita.-
-Ed è
finita che sono morta, Elena. La storia si ripete.-
-Ma sei
resuscitata.-
-Detto
così mi sembra ancora più strano di quanto non sia la mia vita.- commentai
sarcastica, facendo sorridere anche Elena.
-Io ho
sempre pensato che voi due foste destinati a stare insieme. Damon con è sempre
stato diverso, non era il solito Damon.- disse lei.
Io sospirai.
-Mi sarebbe piaciuto cinque anni fa immaginarmi adesso con lui e non da sola e
senza via d'uscita.-
-Tu non
capisci, anche in questi cinque anni...Angel, non lo so. Damon era ancora più
strano del solito. Tu gli hai segnato l'anima.-
Scoppiai
a ridere. -E da dove ti è uscita questa frase? Stefan ti fa male e poi Damon
non è un tipo del genere. Ho pensato sul serio che tutta la nostra storia, se
così si poteva chiamare, fosse solo un'enorme bugia. Quando è una sola persona
che ama non è amore.-
-Ange, ha
detto di amarti, quella sera.- commentò Elena, come se io non vedessi una
verità che a lei era così lampante.
-Certo e
dopo se ne è andato. E qual è stata la sua motivazione? Che la mia vita sarebbe
stata migliore senza di lui, che avrei finito per odiarlo. Non è una buona
scusa.-
-Questo e
Rebekah non ti sembrano buone "scuse"?- fece allibita Elena.
Aggrottai
le sopracciglia. -Chi è Rebekah?- chiesi, senza capire.
Elena si
portò le mani alla bocca, sgranando gli occhi. -Ops.-
-Elena,
che significa ops? Cosa c'è che non so? Non mentirmi di nuovo!- scattai io.
Odiavo i segreti, non riuscivo a sopportarli.
Cosa
c'era che Damon non mi aveva detto?
-Pensavo
che quando Damon mi aveva detto "le ho detto tutto" intendeva tutto
tutto!- sbottò lei, imprecando tra se e se.
-Elena!-
la richiamai io.
-Mi
ucciderà, lo sento...- sussurrò. -Rebekah è la sorella di Klaus.-
Inarcai
le sopracciglia, come per incitarla a continuare.
-Ti
prego, Ange, non farmi dire di più.-
-Elena
cosa non so?- ripetei.
Elena
sembrò pensarci su qualche momento, poi, mordendosi le labbra, mi rispose.
-Rebekah era la sorella di Klaus, come ti ho detto, Klaus li teneva segregati
in bare ma evidentemente li aveva lasciati andare prima del sacrificio,
pensando di poter ricreare la sua famiglia, distrutta 900 anni fa. Era
ossessionato dalla sua famiglia. Quando Rebekah venne a sapere che Klaus era
morto, giurò vendetta, venne alla pensione e promise che avrebbe distrutto noi
come noi avevamo distrutto la sua famiglia. Come suo solito, Damon l'ha sfidata,
dicendole che non gli faceva paura, così lei ha minacciato te.-
-Lei,
cosa?!- sbottai.
-Ci disse
che ci avrebbe ucciso e poi avrebbe torturato e ucciso te. Era la sera che tu e
Damon avevate fatto l'amore, lui tonò a casa, dicendoci che per salvarti era
necessario andare via da Mystic Falls, così Rebekah ci avrebbe seguito. Infatti
così è stato. Ci sono voluti tre anni per uccidere Rebekah...-
Avevo gli
occhi sgranati e ormai avevo dimenticato persino come si faceva a parlare.
-Quindi
tu mi stai dicendo che Damon se ne è andato sia per quello che mi aveva detto
sia per salvarmi la vita?!-
-Si...-
Non mi
sembrava vero, non poteva essere...Damon...
Mi alzai
di scatto, correndo verso la casa, seguita subito da Elena.
-angel,
non dirgli niente!-
Entrai di
corsa in casa, dovevo vederlo, guardarlo negli occhi. Lui era lì, in cucina con
Stefan. Spostò lo sguardo su di me, guardandomi interrogativo: evidentemente
avevo un'espressione strana.
Quando
poi vide Elena dietro di me che lo guardava con occhi colpevoli, capì tutto.
-Glie
l'hai detto?!- sbraitò arrabbiato.
-Pensavo
lo sapesse!- si giustificò Elena.
-Io
dovevo saperlo, Damon!- mi intromisi io, ma lui non sembrava dello stesso
parere.
-Parliamone
in privato.- mi afferrò per il polso e mi portò nella sua camera.
-Cos'è
questa storia?!- chiesi, mentre lui si chiudeva la porta alle spalle.
-Non
credo che debba aggiungere altro.- fece lui.
-Perchè
non me l'hai detto?!-
-Mi
sembrava un'informazione di secondaria importanza.- disse semplicemente,
scrollando le spalle.
Io
inarcai le sopracciglia. -Un originario giura di uccidermi, tu lasci la città e
ti sembrava di secondaria importanza?-
-Me ne
sono andato per i motivi che già conosci. Era per quello, "altro" non
importa.-
-Importa,
invece!-
-Ma cosa
cambia! Tanto il presente non si può cambiare, no?- fece lui sarcastico,
riferendosi al mio discorso.
-Sei uno
stronzo, Damon. Come sempre non fai altro che rovinarmi la vita! Perchè l'ho
dovuto sapere adesso?!- sbraitai.
Mi
sconvolgeva la vita, sempre, anche se indirettamente.
Se avessi
avuto anche quella motivazione, forse qualcosa sarebbe potuta cambiare.
-Sarebbe
cambiato, Angel?- fece, guardandomi intensamente negli occhi e venendo verso di
me.
-Che
importa ormai? Forse si, forse no.-
-Eri e
sei rimasta solo una ragazzina.- sbottò Damon, per poi voltarmi le spalle e
lasciare la stanza.
Erano le
21.00 e proprio in quell'istante varcavo la soglia di casa mia.
Quel
week-end era stato decisamente intenso, dal risveglio, agli ultimi istanti.
Entrai
nella mia stanza, posando la valigia in un angolo, per poi gettarmi sul letto.
Sospirai,
mi sentivo strana quella sera, avevo come la sensazione che stava per succedere
qualcosa.
Quei due
giorni mi avevano mosso qualcosa dentro, avevo saputo cose che mi avevano
confuso...cosa avrei dovuto fare?
Presi il
cellulare dalla tasca dei jeans e composi un numero.
-Non ce
la faccio senza di te. Non posso perderti. Vieni da me?-
-Arrivo.-
Sorridendo,
chiusi la chiamata.
Salveeeeeeeee
Eccomi
qui con un nuovo capitolo, bello o brutto sarete voi a giudicarlo!
Altre
rivelazioni per la nostra Angel…era questo che intendevo quando, qualche
capitolo fa, vi chiedevo se Damon aveva detto o no tutta la verità.
E la
parte finale? Chi avrà chiamato Angel?
Mi
piacerebbe tanto sapere le vostre opinioni, scrivetemelo in un commento magari,
se vi va =)
A
proposito di recensioni…sono arrivata a 300 recensioni con solo 17 capitoli…non
so come ringraziarvi, davvero! Tutto merito vostro e io non finirò mai di
ringraziarvi per supportare me e la mia, anzi la nostra, storia.
Ringrazio
anche le ragazze del gruppo, che per me ormai sono una famiglia! Vi adoro
ragazze!
Adesso vi
lascio, pubblico il capitolo e tra stasera e domani rispondo alle vostre
magnifiche recensioni!
Non ce la faccio senza
di te. Non posso perderti. Vieni da me?-
-Arrivo.-
Sorridendo, chiusi la
chiamata.
Posai di nuovo il
cellulare sul comodino e aspettai che arrivasse.
Dopo pochi minuti sentii
picchiettare alla mia finestra e con un sorriso mi alzai dal letto.
-Ciao.- un altro
sorriso. Quel ragazzo mi faceva stare bene…
-Speravo mi chiamassi.
Mi dispiace per quello che ti ho detto.- disse, mentre entrava nella mia
camera.
Mi lanciai contro di
lui, buttandogli le braccia al collo e posando la testa sul suo petto.
–Dispiace anche a me.- sussurrai, chiudendo gli occhi.
Lui mi prese tra le
braccia e mi adagiò sul letto, per poi stendersi al mio fianco.
-Non sei più arrabbiata
con me?- fece, dandomi un bacio sulla punta del naso.
-Come potrei esserlo? Tu
sei…beh, lo sai.- dissi in imbarazzo.
-Ti amo, Ange.-
-Nik…-
-no!- mi bloccò subito
lui. –Non te l’ho detto perché mi aspetto una risposta. Questo è quello che
provo per te. Lo sai che ti amo dal momento in cui ti ho visto entrare fradicia
in casa mia tra le braccia di mio fratello.-
Sorrisi, anche se quel
ricordo non era per niente felice. Avevo conosciuto Nikolai sette mesi dopo la
partenza di Damon. Era il periodo più brutto della mia vita: ero ancora umana e
i vampiri mi braccavano senza mai sosta.
Scossi la testa, non
volevo abbandonarmi a quei malsani ricordi.
-Sai.- disse Nik,
cambiando argomento. –La madre di Tyler ha organizzato un’altra festa. Ha
invitato tutta Mystic Falls. Inutile dirti che ci saranno anche i tuoi
amichetti.-
-Vogliamo davvero ritornare
sullo stesso argomento?!-
-No, no.- fece ironico.
–Litighiamo troppo spesso ultimamente.-
-L’ho notato,
purtroppo.- dissi, accoccolandomi di più contro di lui.
-Ho sentito Tess, stamattina.-
Mi drizzai subito.
–Problemi?-
-No, tutto a posto.-
Sospirai di sollievo,
ritornando accanto a lui.
-Angel…-
-Si?-
Fece scontrare i nostri
nasi, per poi far scontrare le nostre labbra. Ci baciammo. Ma cosa provavo io
per lui? Mi sentivo così lacerata dentro…
-Ci vieni con me alla
festa, vero?- chiesi, quando il bacio finì.
-Certo, con chi altro
potrei andare?-
Sorrisi, poi ci
accoccolammo di più l’uno contro l’altro e ci addormentammo.
Abbracciati, vicini,
indivisibili.
No, no e ancora no! Non
poteva succedere!
Afferrai il cellulare e
composi spasmodicamente il numero di cellulare di Elena.
Dopo qualche squillo mi
arrivò chiara la voce della mia amica.
-Catastrofe!- sibilai
stizzita e avvilita.
-Angel? Che succede?-
-A meno di quattro ore
dalla festa di mamma Lockwood, Nikolai mi ha dato
buca! Ha detto che doveva sbrigare degli affari fuori città!-
Sentii silenzio
dall’altro lato e potevo giurare che Elena stesse roteando gli occhi.
-Sinceramente, pensavo
fosse avvenuta davvero una catastrofe!- sbottò lei, dall’altro lato del
telefono.
-Elena non ho un
accompagnatore! Non posso presentarmi lì dopo che ho preso in giro Damon che
non aveva un’accompagnatrice!-
-Una soluzione ci
sarebbe: perché non ci vai con lui?- ridacchiò lei.
-Ma sei forse
impazzita?! Piuttosto ci vado da sola!-
-Ecco, ti sei appena
data la risposta! Adesso vado, che mi hai appena interrotto mentre arrivavo al
sodo con Stefan!-
-Elena!- mi lamentai io,
scacciando la mia testa l’immagine di loro lui.
L’immaginazione fervida
era sempre stato un mio difetto.
-A stasera, tesoro.-
-A stasera…- mugugnai,
chiudendo la chiamata.
Damon, quella sera, mi
avrebbe davvero torturato.
Dannato Nikolai!
Mi guardai per la
duecentesima volta allo specchio, storcendo il naso.
Forse avevo esagerato un
po’?
Indossavo un abito rosa,
lungo e con lo scollo a cuore. Sotto al seno portava una fascia e tutto il
vestito era fatto di chiaro-scuri con il rosa. Avevo alzato i capelli e avevo
messo solo la matita nera e un filo di fard.
Sospirai: non riuscivo a
capire perché quella sera ero particolarmente agitata per quella festa super
lussuosa.
Forse perché era il
primo ballo con Damon presente e per di più ci sarei dovuta andare da sola,
mentre lui sicuramente si era rimediato una top model.
Ero proprio sfigata…
Sospirai ancora, andando
al piano di sotto: purtroppo Tyler non c’era, era andando nel pomeriggio dalla
madre ed era rimasto lì.
Sospirai ancora una
volta, non mentalmente pronta per superare quella serata.
Aprii la porta e per
poco non svenni sul porticato di casa.
Appoggiato ad una
splendida auto nera c’era lui, Damon, fasciato nel più bel completo nero che
avessi mai visti: sembrava fatto apposta per lui. Aveva i capelli leggermente
scompigliati e un sorriso stampato sulla faccia.
Si staccò dalla
macchina, venendo verso di me, che intanto ero ancora pietrificata.
-Sei bellissima.- mi
disse, ridestandomi dal mio stato di trance.
-E tu cosa ci fai qui?!-
esclamai allibita.
-Beh, un uccellino mi ha
detto che eri senza accompagnatore e così ho pensato di fare una buona azione.-
disse, con quel suo inimitabile ghigno.
Elena…!Pensai, non sapendo se benedirla o maledirla.
-vorresti accompagnarmi
al ballo?!-
-Già.- disse, porgendomi
il braccio, che io guardai scettica. –Andiamo, non siamo mai andati insieme ad
un ballo. Te li ho sempre dovuti rubare i balli.- sorrise.
Sorrisi anche io, in
fondo non facevo niente di male.
Afferrai il suo braccio
e ci dirigemmo alla macchina.
-Ti odio!- sussurrai
sotto voce, non appena trovai Elena nell’enorme sala della casa dei Lockwood.
-Prego, cara.- soffiò
lei, mentre beveva una coppa di champagne.
-Ma quando sei diventata
così stronza?- dissi, trattenendo una risata.
-Andiamo! Ho realizzato
un vostro sogno e non dire di no! Il vostro è un amore leggendario, epico, un
po’ travagliato, ma epico. Incredibile.-
-Ok, basta! Mi bastava
amore…-
-Avete confabulato
abbastanza?- disse Damon, porgendomi una bicchiere di vino.
-Credo ne avranno ancora
per molto.- disse Stefan, cingendo i fianchi della propria ragazza.
-Ti va di ballare?- mi
chiese Damon, porgendomi la mano.
-Ecco…-
Elena mi diede una
gomitata così forte che per poco non cadevo addosso a Damon, che nel frattempo
ghignava in modo malefico.
Così, mi ritrovai al
centro della pista, stretta tra le braccia di Damon e con una musica
decisamente romantica.
-Sai, dovresti stare un
po’ più vicina.- mi sussurrò Damon, avvicinandomi ancora di più a lui.
-Ma non troppo.-
sussurrai, a disagio.
-Sai, se venissi pagato
per ogni uomo che ti ha guardato stasera, sarei miliardario entro la fine della
serata.- mi disse lui e se fossi stata umana, sarei decisamente arrossita.
-Damon…-
Non mi lasciò finire la
frase, perché proprio in quel momento mi fece fare una giravolta, per poi
tornare tra le sue braccia.
I nostri occhi si
scontrarono e sembrava che intorno a noi la gente, la musica, il
chiacchiericcio, fosse tutto scomparso.
Eravamo solo io e lui,
lui e io e il mio stato d’animo in quel momento non preannunciava nulla di
buono.
I suoi occhi avevano una
scintilla strana quella sera: sembravano dirmi tutto, ma in realtà niente.
Corpi vicino, occhi
incatenati, sospiri uniti, cuori lacerati e lacrime nascoste. Questa era la
storia del mio amore.
All’improvviso la paura
mi assalì, quella stessa paura che mi spingeva a stare lontana da lui.
Lo lasciai in mezzo alla
sala, fuggendo in giardino, proprio come una stupida.
Ma non ce la facevo, era
più forte di me: ero terrorizzata da quel vampiro.
-Angel…- fece una voce
dietro di me.
-Damon, ti prego…-
dissi, con la voce strozzata.
-Ma perché fai così?!-
chiese lui, con il tono tra l’infastidito e il confuso.
-Perché ho paura,
cazzo!- urlai, voltandomi verso di lui.
-Di me?- era così
assurdo pensarlo?
-Si.-
-Paura di me?! È
incredibile!- sbottò lui.
-Damon sei quello che
riesce a ferirmi più di tutti. Per quanto io non voglia ammetterlo, sei quello
che più mi arriva al cuore, ma ogni volta che te lo permetto, tu mi distruggi.
Ogni singola volta.-
Damon si avvicinò a me,
puntando i suoi occhi nei miei. –Non ti farei più del male...-
-Damon…io e te…è
impossibile, Il nostro momento è passato.
Damon mi afferrò le
mani, stringendole tra le sue. –Non dare per scontato che non potremmo mai, noi
due, tornare insieme…Angel io ti…-
Proprio in quel momento
squillò il mio cellulare. Il destino era decisamente contro di noi: forse era
vero che il nostro era un amore impossibile…
Non riuscivo a staccare
gli occhi dai suoi, ma all’ennesimo squillo fui costretta a farlo.
Mentre rispondevo alla
chiamata, vidi uscire in giardino anche Elena, Tyler e Stefan, probabilmente
preoccupati di non vederci rientrare.
-Nik, calmati!- feci,
non riuscendo a capire.
Dopo un po’ spalancai la
bocca e gli occhi, chiudendo la chiamata e cadendo in ginocchio, facendo
spaventare tutti.
Non ci potevo credere,
era impossibile, non poteva essere.
Guardai Tyler, mentre i
miei occhi si riempivamo di lacrime e una di esse mi rigava la guancia.
Il telefono mi cadde
dalle mani, mentre Tyler accorreva preoccupato verso di me, così come Stefan e
Elena.
-Angel, cosa è
successo?!-
Il mondo attorno a me
sembrava scomparso: sentivo qualcosa che mi lacerava dentro.
-Tyler…-sussurrai, con
la voce rotta e gli occhi spalancati. –L’ha presa…Hanno preso Stella…-
Anche Tyler spalancò gli
occhi, cadendo in ginocchio.
-Stella?! Chi è
Stella?!- fece allarmata Elena.
-E’ mia figlia.-
Anche un’altra persona,
quella sera, cadde in ginocchio.
Damon.
Buona seraaaa!
E così ce l’ho fatta
anche io ad aggiornare! Mi sembra impossibile!
Vi ringrazio di essere
state così pazienti e di non avermi abbandonato!
Spero tanto di ricevere
tante belle recensioni, anche perché questo capitolo è molto importante.
E tadaaaaaan ecco a voi Stella! Chi di voi aveva pensato
a una figlia c’ha preso! HihihihXd
Capitolo 20 *** Capitolo 20: Parole che uccidono ***
Capitolo 20: Parole che uccidono
Mi alzai velocemente, non potevo
più perdere un minuto. La mia bambina era stata rapita e io dovevo correre da
Tess e capire cosa fosse successo.
Non mi importava lasciare tutti
li, con quelle facce sorprese, non mi interessava che Damon avesse scoperto il
mio segreto e adesso mi guardava con aria sbalordita e delusa.
Gli passai affianco, ma lui,
anche se sconvolto, non diede segno di volermi lasciar andare, infatti mi
afferrò per il polso, costringendomi a voltarmi.
-Cos'è questa storia?- mi chiese
duro, dando voce anche ai pensieri di Elena e Stefan.
-Damon, lasciami andare.- dissi
fredda.
Non gli era dovuta nessuna
spiegazione. Lui, in questa situazione, non c'entrava niente.
-Angel, come hai...-
Ma non gli lasciai terminare la
frase, perchè strattonai violentemente il braccio. -Devo andare a salvare mia
figlia, Damon, non posso stare qui a dare spiegazioni a te. Devo sbrigarmela da
sola, come ho dovuto fare negli ultimi anni. Perciò, ti consiglio caldamente DI
SPARIRE!- urlai le ultime parole, avviandomi dentro.
Cercavo di farmi spazio tra la
folla, ma il vestito non mi aiutava di certo. Uscii dalla villa, dirigendomi
alla super velocità verso casa mia: dovevo cambiarmi.
Arrivata indossai velocemente un
paio di jeans e una maglia nera. Provavo così tanta paura, che le mani mi
tremavano.
Avevo paura perchè sentivo il
mostro dentro di me che cercava di venire fuori.
Presi il cellulare e composi un
numero.
-Cosa cazzo è successo,
Nikolai?!- urlai stizzita, mentre anche lui dall'altro lato era agitato come
me.
-Angel, vieni, ne parliamo da
vicino.- disse, mentre sentivo in sottofondo anche le voci di Tess e Edward.
Io ero agitatissima, volevo
sapere dov'era la mia bambina e mi odiavo, perchè non ero stata in grado di
proteggerla.
Chiusi la chiamata, imprecando
mentalmente.
Cominciai ad infilare ogni sorta
di arma all'interno di un grande borsone: avrei raggiunto Nikolai in fretta.
-Angel.-
Quasi saltai. Per la paura e la
velocità non avevo sentito Damon entrare in casa.
-Non ora.- dissi soltanto,
continuando a prendere armi.
Non riuscivo a guardarlo in
faccia. Sapevo che non gli dovevo nulla, ma nonostante questo non riuscivo
proprio a guardarlo.
-Una figlia, Angel.- fece,
avvicinandosi.
-Una figlia che devo andare a
Salvare, Damon, se non ti dispiace...- sussurrai, per poi cercare di
sorpassarlo.
Lui, però, mi fermò.
-Perchè non me l'hai detto?-
sibilò irritato.
-Perchè non è affar tuo, Damon.-
-Angel, i vampiri non possono
avere figli.- disse, guardandomi in cagnesco negli occhi.
Era arrabbiato e negli occhi
aveva una muta domanda.
-No, infatti.- dissi, mentre
sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
-E i demoni?- questa domanda la
sussurrò, come se per porgermela, avesse usato tutte le sue forze.
-Si, Damon, i demoni si.- gli
dissi, cercando di avere un tono più calmo possibile.
La presa sul mio polso aumentò
ancora di più. -E cosa dovrei capire?-
-Non lo so, Damon, NON LO SO! So
solo che mia figlia è in pericolo, nelle mani di chi sa chi e tu mi stai
trattenendo! Devo andare a salvarla!- dissi, strattonado il suo braccio, per la
seconda volta.
Damon chiuse gli occhi, per poi
riaprirli subito dopo.
Vedevo che stava soffrendo, che
dentro di lui si stava svolgendo una lotta.
-Di sotto ci sono Stefan ed
Elena.- disse atono.
Inarcai le sopracciglia. -Che
significa?-
-Significa che non devi
sbrigartela ancora da sola.- mi spiegò, riprendendo le mie parole. -Adesso ci
siamo, io ci sono. Poi avremo modo di parlare. Andiamo a riprenderci tua
figlia, Angel.- detto questo mi tese una mano.
Io guardavo la mano, poi il suo
viso e poi di nuovo la sua mano.
Quelle parole mi avevano colpito
più di qualsiasi altra dichiarazione d'amore.
L'afferrai e lui mi tirò a se,
facendomi scontrare con il suo petto. -Dopo però, dovrai spiegarmi tutto.
Forza, so che vuoi farlo.-
-Fare cosa?- sussurrai,
schiacciata sul suo petto.
-Piangere.-
Bastò solo quella parola e il
muro che mi ero imposta per non piangere, si sbriciolò.
Mi aveva solo guardata e aveva
capito.
Piansi, mentre lui mi stringeva
sempre di più.
Quanto avrei voluto che, in quei
cinque anni, ci fossero stati di più di quegli abbracci.
Mi era mancato e solo adesso che
mi sfogavo tra le sue braccia capivo quanto.
Avevo bisogno di lui e solo
adesso me ne rendevo conto.
Arrivammo a casa di Tess e
Edward. C'eravamo tutti, tranne Tyler, che, dopo mille insistenze da parte mia,
era rimasto a casa: doveva utilizzare i suoi contatti per sapere dove fosse
finita Stella.
Appena entrai, mi fiondai su
Nikolai, cominciando a tempestarlo di domande.
-Ange, io ero venuto da Tess
perchè mi aveva avvisato di alcuni movimenti strani. Non ti ho detto nulla
perchè non volevo spaventarti, sembravano solo sciocchezze. Stasera, però, ero
venuto per assicurarmene, solo che, quando sono arrivato, lui era già qui e
aveva steso Tess e Esward.- disse, mentre i due abbassavano lo sguardo.
Lui...ancora lui...
Una gran paura si impossessò di
me. Erano anni che cercavo di tenerla al sicuro da lui, ma anche mandarla da
Tess era stato inutile e se era da lui che si trovava adesso, dovevamo
muoverci: l'avrebbe uccisa.
Mi passai una mano tra i capelli,
mentre Nikolai ritornò a parlare. -Non ce l'ho fatta a fermarlo, Angel, mi
dispiace...-
-Ma lui chi?!- chiese Elena,
mentre Damon restava in silenzio, come tutto il viaggio.
Non mi guardava nemmeno più.
Probabilmente in macchina aveva riflettuto e le conclusioni non gli erano
piaciute.
-Axel.- dissi, tremando solo
pronunciando il suo nome.
-Chi è Axel?- chiese Stefan.
-Axel è un demone di mille anni.
Pensate a Klaus all'ennesima potenza. Paragonato a lui, Klaus era un gattino
indifeso.- sibilai, mentre la paura aumentava sempre di più.
Rivolevo la mia bambina.
-E cosa vuole da...tua figlia?-
chiese quasi ironico Damon, calcando "tua figlia".
-Axel ha una sete di potere
incredibile. Sono millenni che da la caccia ai demoni più potenti per
assorbirne i poteri.- rispose Tess al posto mio, comprendendo la mia
difficoltà.
-Continuo a non capire.-
-La storia è troppo lunga, dovrei
tornare indietro di cinque anni e, sinceramente, adesso voglio solo salvare mia
figlia.- marcai anche io il "mia figlia", guardando Damon.
-No, invece. Se proprio dobbiamo
morire per qualcosa che riguarda solo te, almeno vorrei saperne i motivi.-
sibilò irritato Damon, avanzando verso di me.
-Non c'è tempo per spiegare,
adesso.-
-Oh cazzarola quanto siete
pesanti!- sbottò Edward. -Axel è il demone più potente al mondo, malvagio e
incredibilmente astuto.-
-E neanche tu sei riuscito a fermarlo?
Ma che razza di demone sei?!- fece sprezzante Damon.
-E' sempre stato il più forte tra
noi tre.- gli rispose Nikolai, cercando di non saltargli addosso e ucciderlo.
-Non capisco...- fece Elena,
guardandolo confusa.
-Axel è mio fratello, mio e di
Marcus.-
Io scossi la testa, per poi
portarmi le mani sul viso.
-Ma che bello! Possibile che noi
dobbiamo sempre avere a che fare con fratelli psicopatici!- disse Damon,
imprecando.
-Se ti scoccia così tanto nessuno
ti ha chiesto di venire!- sbottai io.
Prima si era offerto di aiutarmi
e poi si comportava così. Prima professava tutte quelle belle parole e poi dava
di matto.
-Infatti me ne sto già pentendo!-
-Allora vattene!- urlai io.
-Qualcosa mi dice che ci sono
dentro, purtroppo!- urlò anche lui.
Gli altri ci guardavano litigare,
non riuscendo a proferire parole.
-Tu non sei dentro niente, Damon!
Questa storia non ti riguarda!-
-Ah, no?! Di chi è figlia,
Angel?!-
Sgranai gli occhi. Lui sospettava
di essere il padre di Stella, ecco perchè era arrabbiato.
-Mia.- gli risposi gelida.
-Tua e?-
-Mia e basta, Damon.- ringhiai.
-Se solo scopriò qualcosa, Angel,
qualsiasi cosa su questa bambina, non ci sarà angolo della terra in cui tu
possa nasconderti!- sibilò lui, puntandomi un dito contro.
-Mi stai minacciando? Abbi il
buon gusto di pensare ai cazzi tuoi, come hai fatto in cinque anni. Io non sono
affar tuo, mia figlia non lo è. Tu devi solo sparire, qui nulla ti è dovuto!-
-Nascondere una figlia, ma come
hai potuto! Non dire niente al padre!-
-E' FIGLIA MIA E DI NIKOLAI,
CAZZO, DAMON!- urlai, in preda alla disperazione più totale.
Calò il silenzio, mentre tutti mi
guardavano sconvolti.
Damon aveva gli occhi sgranati,
aveva aperto e chiuso la bocca mille volte, non riuscendo a dire nulla.
-Cosa...-
-E' figlia mia e di Nikolai.
Sparisci dalla mia vita...- sussurrai, con la voce rotta dal pianto, dandogli
le spalle.
Mi sentii afferrare e inchiodare
al muro: pochi secondi dopo mi ritrovai Damon con le mani strette intorno al
suo collo e i canini sfoderati.
Nikolai lo afferrò subito,
lanciandolo dall'altro lato della stanza.
Credevo che lo sguardo che mi
lanciò Damon in quel momento non l'avrei mai più dimenticato.
Non mi aveva mai guardato con
così tanta delusione, rancore, rabbia e...odio.
Se ne andò, mentre io mi
accasciavo a terra, con le mani sulla faccia.
-Vado a cercarlo...- sussurrò
Elena, per poi sparire.
POV ELENA
Trovai Damon sul retro della
casa, che guardava il muro con aria assente.
Mi faceva male vederlo così, come
mi aveva fatto male sentire le parole di Angel.
Avevo seriamente creduto che
fosse figlia di Damon e invece...
-Damon...- sussurrai, mentre lui
non dava segno di vita.
Damon si scagliò contro il muro
della casa, cominciando ad urlare e a riempirlo di pugni.
Le sue mani erano piene di sangue
e i suoi urli pieni di dolore.
Io rimasi impalata lì. Era
straziante quella scena, non lo avevo mai visto così, nemmeno quando aveva
scoperto la verità su Angel.
Non riuscivo a fare niente,
riuscivo solo a vedere il suo dolore sfociare, distruggendo tutto.
Quando mi ripresi dal mio stato
di trance corsi verso di lui: non potevo permettere che si facesse così male.
-Damon! Damon!- riuscii ad
afferrarlo, facendolo voltare verso di me.
Damon cadde in ginocchio e anche
io mi abbassai verso di lui.
-Elena...- sussurrò lui, con voce
rotta.
Quando guardai il suo viso, per
poco non morii, per la seconda volta.
Damon stava piangendo.
Dai suoi occhi uscivano piccole
goccioline trasparenti, che rendevano i suoi occhi ancora più chiari.
Lo tirai a me, stringendolo al
mio petto e cominciando a piangere con lui.
Pianse disperato quella sera, tra
le mie braccia, come aveva pianto solo alla morte di Angel.
Quella ragazza faceva uscire in
lui quell'umanità che in tutti i modi cercava di seppellire.
-E' di Nikolai...- sussurrò.
-Non significa nulla, Damon...-
cercai di consolarlo io.
-Significa tutto per me.-
Lo strinsi ancora di più,
disarmata dalle sue lacrime.
Damon in quello stato era più
angosciante del Damon pazzo che combinava guai.
Anche lui si strinse a me,
nascondendo il viso nell'incavo del mio collo.
Sospirai, restando così per un
tempo indefinito.
Attimi, minuti, ore...non lo
sapevo
Sapevo solo che, ad ogni suo
singhiozzo, io mi distruggevo con lui.
Salveeeee
Vi prego, non mi uccidete per
quello che ha detto Angel XD prendetevela con lei, io non c’entro nulla XD
La fase finale è stata
struggente, ha distrutto anche me mentre la scrivevo…voi che ne dite?
Spero di essere riuscita a far
emergere il dolore di Damon e di aver scritto almeno in modo decente. XD
Volevo davvero ringraziarvi tutti
per il sostegno che mi date costantemente e grazie mille anche per le splendide
recensioni!
Vi adoro e spero di vederne
aumentare sempre di più!
Capitolo 21 *** Capitolo 21: Il coraggio di restare ***
Capitolo 21: Il
coraggio di restare
Ero seduta sul divano di Tess, a contorcermi le mani,
in preda all'ansia. Era mezz'ora che Damon era andato via: era tornata solo
Elena.
Non ne voleva sapere, mi aveva mollato: non voleva
aiutarmi a salvare mia figlia.
Se n'era lavato le mani, lasciandomi, come sempre, da
sola con i miei problemi.
Ma adesso non potevo pensare a lui, dovevo salvare mia
figlia, dovevo sapere dove lui l'avesse portata.
Non c'era un momento da perdere, perchè avrei potuto
perderla per sempre e io non avrei retto anche quel colpo.
-Se chiamassi Marcus?- proruppe Edward.
-Non credo lui sappia qualcosa.- gli rispose Nikolai.
-Ma suppongo che Axel abbia portato Stella nel suo "covo".-
-Io non credo. E' troppo furbo, sa che è il primo
luogo dove la cercheremmo.- dissi io.
Non dovevamo sottovalutare Axel, io l'avevo fatto una
sola volta e mi era bastato: il risultato era stata una bella cicatrice...
Mi calcai il viso tra le mani, non sapendo che fare.
Avevo una terribile paura e quello stato di impotenza mi lacerava ancora di piu
dentro.
All'improvviso sentii un rumore di passi, alzai il
viso, affranta e lo vidi.
Damon era appoggiato alla porta, ma non mi guardava.
Se ne stava lì, con le braccia incrociate al petto e l'aria assente.
Era ritornato. Quello era il suo modo per farmi capire
che avrebbe lottato con me.
Non ne voleva sapere niente di me, ma mi avrebbe
aiutato.
All'improvviso sentii il bisogno di piangere, di
esternare la mia gioia e il mio dolore.
Mi alzai dal divano. Dovevo muovermi, dovevo cercare
Stella, anche se ci sarebbero voluti giorni.
-Dobbiamo cercare Mors.- dissi decisa.
-Non credo che andare incontro alla morte ci aiuterà a
trovare Stella.- disse Stefan, poco allettato dall'idea di cercare il demone.
-No, mi dirà dov'è Axel, perchè quel bastardo vuole
una cosa che io ho.-
-E cosa?- chiese Elena.
-Me.- dissi e uscii dalla casa, preceduta da un
raffinato "porca vacca" di Nikolai.
-Angel, cos'hai intenzione di fare?!- Nikolai mi
afferrò per un braccio, facendomi voltare violentemente.
-Devo salvare mia figlia, Nikolai! Cosa potrei fare?!
Non vedo altre soluzioni.-
-E la tua quale sarebbe?! Far crescere una figlia
senza sua madre?!-
A quella frase mi calcai il viso tra le mani e caddi
in ginocchio, piangendo in slenzio.
Mi ero ritrovata troppe volte in quella situazione e
non ne potevo più. Mi odiavo perchè non ero riuscita a dare a mia figlia la
vita che meritava, mi odiavo perchè era per colpa mia che doveva subire tutto
quello.
All'improvviso sentii una presenza davanti a me. Alzai
lo sguardo e mi ritrovai la mano tesa di Damon davanti alla mia faccia.
Mi guardava diritto negli occhi, teso e deciso.
-Andiamoci a riprendere tua figlia.- disse atono,
sempre tendendomi la mano.
Io spalancai gli occhi, mentre il mio cuore,
inspiegabilmente, faceva un salto.
Ma, se ero un vampiro, come poteva succedere?
Presi la sua mano e mi alzai, perdendomi nei suoi
occhi blu.
-Andiamoci a riprendere mia figlia.- dissi anche io,
battagliera.
Sentii la sua mano stringere la mia, infondendomi
quella speranza che avevo perso.
Con lui...sarei arrivata in capo al mondo...
Eravamo in macchina io e Damon. Avevamo deciso di dividerci,
perchè avevamo avuto indicazioni differenti e Damon era stato irremovibile: io
sarei dovuta andare con lui.
Mentre guidava gli lanciavo di tanto in tanto degli
sguardi, vedendo che a volte si portava la mano all'altezza del cuore e faceva
una piccola smorfia di dolore.
-Che hai?-
Lui sembrò tornare alla realtà solo in quel momento,
ma non si voltò a guardarmi.
-Nulla, credo che devo nutrirmi.- disse vago, ma io
feci finta di credergli.
-Perchè hai voluto stare con me?-
-Non fare domande di cui già conosci la risposta.-
Io aggrottai le sopracciglia. Il ragazzo mi
sopravvalutava decisamente.
-No, Damon, non lo so.-
-Perchè è con me che devi stare. Non sarei riuscito a
combinare nulla stasera non sapendo se eri al sicuro o no.- disse atono, sempre
fissando la strada.
Io lo guardai incredula. Da quando si apriva così
tanto?
Doveva essere arrabbiato con me e invece...
-Credo che sia questo l'edificio abbandonato, anche se
non credo che Axel sia nascosto qui.-
-Tentar non nuoce.-
Uscimmo entrambi dalla macchina e ci avvicinammo
all'entrata dell'enorme hotel abbandonato.
Aveva tutte le pareti scrostrate e l'insegna era quasi
del tutto distrutta. Entrammo e lo scenario non era migliore: c'erano si e no
un paio di luci, i mobili erano distrutti, così come le porte e parti delle
pareti.
Pensare che la mia bambina poteva essere lì mi
raggelava il sangue nelle vene.
Lei aveva paura del buio...
-Resta dietro di me.-
-Damon sono una vampira adesso. So difendermi da
sola.-
Damon non mi rispose, entrambi avevamo i sensi
all'erta e ci muovevamo senza fare il minimo rumore.
Trattenevo anche il fiato, anche se respirare era
ormai più un'abitudine che un'esigenza.
Guardai la grande schiena di Damon davanti a me, mi
infondeva sicurezza e protezione.
Lo maledii per essere scappato via. A quell'ora
potevamo essere felici e insieme...
-Dobbiamo andare al piano di sotto, ma dobbiamo usare
l'ascensore, sperando che funzioni.-
Io impallidii all'istante. -E perchè?-
-Perchè le scale sono distrutte.- mi informò lui,
fermandosi davanti all'ascensore.
-Io lì dentro non ci entro.-
-Hai paura dell'ascensore?!-
Io mi limitai ad annuire, mentre le porte si aprivano.
-Oh, andiamo, ti tengo la manina.- mi prese in giro
Damon, entrando dentro la piccola cabina dell'ascensore.
Io lo seguii di mala voglia, con il sesto senso che
sarebbe successo qualcosa.
Sensazione
confermata poco dopo, perchè all'improvviso l'ascensore si bloccò.
-Oddiooddiooddio!
che è successo?! non fate questi scherzi...aprite!- cominciai ad agitarmi.
-Calma, si è solo
bloccata, ripartirà subito.-
-Io te l'avevo
detto che non ci volevo entrare! me lo sentivo e io non sbaglio mai!-
-Angel, calmati!-
fece di nuovo, prendendomi per le spalle.
-Odio questa
cosa! la odio!-
-Dai, non può
succedere niente.-
Proprio
nell'attimo in cui finì di dirlo, le luci dell'ascensore si spensero e io caddi
nel panico più totale.
-Non so se porto
io sfiga o tu! chiama qualcuno prima che mi venga un infarto!-
-Beh, devo
informarti di due cose: ti ricordo che è l'ascensore di un hotel abbandonato,
quindi è già tanto che funziona e due non può venirti un infarti, il cuore non
ti batte più!- quest'ultima parte la urlò.
Potevo reggere di
tutto, ma non stare chiusa in un ascensore.
-Cosa facciamo
adesso?-
-Uscire dal tetto
farebbe troppo rumore, attireremmo di sicuro qualcuno, sempre se Axel e seguaci
sono qui.- mi informò, prendendo il cellulare. -Non c'è linea, non posso
chiamare Stefan.-
-Ma non possiamo
restare chiusi qui!- feci io stizzita.
La sfiga mi
perseguitava.
-Angel, in un modo
o nell'altro usciremo da qui.-
Damon si avvicinò
alla porta, cercò di fare forza sulla porta per aprirla, ma tutto l'ascensore
tremò così tanto che dovette fermarsi: saremmo di sicuro precipitati se avesse
cercato di aprire.
Si appoggiò alla
parete dell'ascensore, mentre io mi misi a debita distanza, picchiettando
nervosa un piede a terra.
-La smetti?-
-Ho paura, ok?
paura!- sbottai.
-E va bene!-
Damon mi afferrò
per un braccio e mi attirò a sè. Mi strinse così forte da farmi mancare il
respiro, mentre io venivo coccolata dal suo profumo.
-Ti sei calmata
adesso?-
-Sì...-
sussurrai.
Damon scivolò a
terra, facendomi sedere tra le sue gambe e io appoggiai la testa sul suo petto.
Tutto era
assurdo. Io. Lui. La situazione.
-Dobbiamo uscire
da qui, devo andare da mia figlia...- alzai lo sguardo, non rendendomi conto
quanto in realtà eravamo vicini.
Mi ritrovai a
pochi centimetri dal suo viso, mentre Damon spostava lo sguardo dai miei occhi
alle mie labbra.
Si avvicinò
impercertibilmente a me, ma io, di scatto, mi alzai.
-Fa caldo qui
dentro.- dissi, mettendomi nell'angolino dell'ascensore.
Era un posto
decisamente troppo piccolo per entrambi.
-Angel...- anche
Damon si alzò, guardandomi con una strana aria.
-Da...Damon...-
Venne verso di
me, bloccandomi nell'angolino e mettendomi le mani ai lati della testa.
Damon si
avvicinava sempre di più al mio viso e io non avevo la forza per spostarmi. A
pochi millimetri da me, però, cambiò traiettoria e si spostò verso il mio
collo, cominciando a baciarlo e a morderlo.
Ma cosa gli
prendeva?
-Damon...Stella...-
In tutta risposta
mi infilò le mani sotto la maglia, afferrandomi per i fianchi e tirandomi verso
di lui.
Mi scontro con il
suo bacino, sentendo che era eccitato.
-Damon...no...-
l'ultima, debole, pallida opposizione, prima che l'eccitazione non prendeva il
sopravvento.
Damon mi baciò
con forza, inchiodandomi alla parete dell'ascensore.
Ero annebbiata da
lui, dal suo profumo, dalle sue mani.
Ero annebbiata
dalle sue braccia forti, quelle braccia che mi avevano fatto diventare davvero
donna per la prima volta.
Razionalmente
volevo fermarlo, eppure non ne avevo la forza.
Cercai di
sfilargli la maglia, ma lui mi bloccò. PErchè non voleva che glie la togliessi?
Presa dai suoi
baci non stetti troppo a pensarci, anche perchè la mia razionalità stava man
mano scomparendo sotto i colpi dei suoi baci e delle sue mani.
-Ti voglio,
angioletto...- mi sussurrò lui nell'orecchio, per poi prendere il lobo tra le
labbra.
-Damon...-
-Dimmi solo una
cosa...- mi sussurrò sulle labbra, baciandole poco dopo. -Stella è davvero
figlia di Nikolai?-
Quella sua
domanda mi riportò alla realtà.
Aveva fatto tutto
quello perchè pensava che gli avrei confessato una qualche verità.
Lo allontanai
bruscamente da me. -E così volevi fare l'amore con me perchè volevi sapere se
stavo mentendo?!-
Damon aggrottò le
sopracciglia, come se solo in quel momento si fosse reso conto di quello che
voleva fare.
Sentivo le
lacrime pungermi gli occhi. Ancora una volta mi aveva preso in giro.
-Mi fai solo
schifo, Damon.- dissi, con la voce rotta dal pianto.
-Angel...-
Damon, però, non
continuò, perchè all'improvviso le porte dell'ascensore si aprirono.
Ci voltammo entrambi,
impallidendo.
C'erano almeno
una decina di demoni davanti a noi.
Ci afferrarono
entrambi e ci lanciarono fuori dall'ascensore.
Cominciammo
entrambi a lottare, ma erano troppi e troppo forti.
-Angel, va via!-
urlò Damon, mentre lanciava un demone alla parete opposta.
-Non vado da
nessuna parte!-
-Se prendono solo
me tu puoi avvisare Stefan, se ci prendono entrambi siamo spacciati! Va via!-
urlò di nuovo.
Lo guardai di
nuovo. -Cazzo!- urlai: aveva ragione.
Riuscii a
liberarmi e a correre via, mentre Damon veniva catturato.
Salve a tutti!
Non so in che lingua scusarmi, davvero…è passata una
vita dal mio ultimo aggiornamento e forse non ricorderete nemmeno più chi so
sti due XD
Davvero non so come scusarmi, ma sta finendo l’anno
scolastico e io sono sommersa dalle interrogazioni e dallo studio, visto che mi
aspetta l’esame di stato.
Spero tanto mi perdonerete, perché non era mia
intenzione fare così tanto ritardo. Vi chiedo davvero scusa e spero leggerete e
commenterete lo stesso =(
Adesso aggiorno, poi studio ancora e nel pomeriggio
rispondo a tutte le vostre magnifike recensioni del capitolo scorso!
Sentivo solo che
il sangue sgorgava da ogni singolo lembo di pelle, il dolore, quello ormai, non
lo avvertivo più.
Ma questo non
importava. L'unica cosa che davvero contava era che Angel era riuscita a
mettersi in salvo e speravo davvero con tutto il cuore che fosse riuscita a
raggiungere Stefan.
Due vampiri mi
trascinavano per le braccia, dopo che il mio corpo era stato riempito di
verbena. Sentivo solo voci indistinte, bisbigli infastiditi e indicazioni
stentate.
Ma non mi
importava. Angel era salva.
Sapevo benissimo
che quei vampiri, o demoni che fossero, stessero cercando lei, ne avevo la
certezza assoluta.
Non avevo idea di
dove mi stessero portando, captavo solo che stavamo scendendo sempre più in
profondità di quelle che sembravano le segrete di un vecchio castello
abbandonato.
Bene, Stefan non
mi avrebbe mai trovato.
Mi diedi dello
stupido da solo: Stefan mi aveva sempre trovato e l'avrebbe fatto anche questa
volta, era solo questione di tempo.
Venni trascinato
in malo modo sempre più giù, mentre i demoni/vampiri imprecavano in una lingue
che nemmeno conoscevo. Sentivo solo ripetere il nome di Axel svariate volte.
Beh, almeno
sapevo che eravamo sulla pista giusta e forse prima che il damon in questione
mi strappasse il cuore, avrei anche saputo cosa voleva da Angel.
Il suo pensiero
pervase la mia mente, come la consapevolezza che l'avevo ferita di nuovo. Tutto
ciò mi riusciva incredibilmente bene, a discapito di quanto cercassi di esserle
il più vicino possibile.
Forse era questo
il punto, il conto che non tornava: lei non mi voleva.
In fondo c'era
Nikolai e a questo punto c'era anche Stella, solo non riuscivo a capire perchè
non stesse in modo definitivo e assoluto con quello che diceva essere il padre
di sua figlia. Non riuscivo a capirlo proprio, ma una cosa era certa: Angel non
stava con Nikolai.
In sintesi?
In sintesi avrei
combattutto per lei. Sempre. Com'era sempre stato.
Fui riportato
alla realtà dalle spinte di un tozzo vampiro decisamente poco amichevole, che,
afferrandomi per i capelli, mi lanciò in una cella buia e umida.
Il freddo manco
lo sentivo, in fondo ero un vampiro, ma la cella era così buia che nemmeno la
vista sviluppata dei vampiri mi aiutava.
Alias non vedevo
nulla. Solo il nero.
Mi appoggiai
stanco a una parete della cella, aspettando la morte o in ipotesi più felici
Stefan, mentre quei dannati mostri lasciavano le segrete sghignazzando come
maiali.
Chi sa se mi
avrebbero portato da Axel, se mi avrebbero ucciso subito o se invece mi
avrebbrero lasciato lì a marcire.
Ma poco
importava. Chiusi gli occhi, desiderando un po' di sangue per rigenerarmi. Non
avevo nemmeno la forza di avvicinanrmi al cancello per vedere se riuscivo a
scardinarlo.
Era impossibile,
però, non erano così stupidi.
Sentii un piccolo
fruscio alla mia sinistra, come di un corpo che tremava e poco dopo sentii un
lieve odore di cioccolato.
Ero lì con
qualcuno?
Andai subito in
panico, ma poi mi rilassai: non era il profumo di Angel e poi di certo non se
ne sarebbe stata buona in un angolo.
-Chi...c'è?-
chiesi flebile, con le poche forze che mi restavano.
Nessuna risposta,
solo un altro fruscio e un gemito strozzato.
-Oh andiamo.
Adesso non riuscirei nemmeno a far del male a uno scoiattolo.-
Sentii il fruscio
avvicinarsi, ma, a causa del buio, non riuscivo a vedere chi fosse.
-Sei...stato
preso anche tu?- mi chiese una sottile voce dolce, di bambina.
Stavo per
rispondere, quando misi a fuoco.
Una bambina in
quello che doveva essere il covo di Axel.
-Stella!- scattai
così tanto che sentii la pelle lacerarsi ancora di più, intensificando il mio
dolore.
Sentii la bambina
irrigidirsi, poi rilassarsi al mio fianco. -No, io mi chiamo Elizabeth, mi
dispiace.- disse, con quello che sembrava un vero tono rammaricato.
Aggrottai le
sopracciglia, era impossibile, doveva essere lei, altrimenti non aveva senso
per quella bambina essere lì.
-No, sei Stella.
Altrimenti perchè sei qui?-
-Mio padre ha
cercato di...uccidere un certo demone di cui adesso non conosco il nome e lui
si è vendicato rapendo me.- spiegò flebile la bambina, non convincendomi poi
molto.
-E chi sarebbe
tuo padre?-
-Erik Godman.-
pronunciò decisa.
LA mia sicurezza
cominciò a vacillare. Esisteva davvero quel cacciatore di demoni e a quanto
avevo saputo aveva una figlia...proprio di nome Elizabeth.
Imprecai. Forse
davvero non era lei, eppure ci speravo ancora.
Un pensiero poi,
mi balenò nella mente: se fosse stata Stella, la figlia di Angel, non mi
avrebbero mai messo in cella con lei, sarebbe stato troppo pericoloso.
-Sei ferito?- mi
chiese piano la bambina, avvicinandosi un altro po' a me.
-Solo un po'.-
mentii.
-Perchè ti hanno
preso?-
-Perchè ho
preferito far scappare la persona che era con me.- le risposi sommariamente.
Di certo adesso
non gli avrei raccontato la storia della mia vita. A una bambina poi.
-La tua
fidanzata?-
Inarcai le
sopracciglia. -No, ma era comunque una ragazza.- ci misi un po' a risponderle.
-Se l'hai salvata
vuol dire che non è solo una ragazza. Le vuoi bene?-
Abbassai lo
sguardo. Ma era davvero una bambina?
-Sì, le voglio
molto bene.-
-E perchè allora
non glie lo dici e la baci?-
Quella domanda
spontanea mi fece scoppiare a ridere. Solo una bambina poteva farla così
facile.
-Perchè è più
complicato di così. Quando crescerai capirai.-
-Oh, ho capito.-
inarcai di nuovo le sopracciglia. Cosa aveva potuto capire una bambina? -Vi
amavate, poi tu l'hai ferita e lei non ti vuole più.-
Spalancai occhi e
bocca. Decisamente non era una bambina, aveva il sesto senso e la perspicacia
di Spiderman!
-Più o meno.-
-Lo sapevo, gli
uomini sono tutti uguali!- sbottò all'improvviso, facendomi scoppiare a ridere.
Ma da dove era
uscita quella bambina?
Però era divertente
e c'era qualcosa che mi spingeva a voler parlare con lei.
-E questo lo dici
dall'altro della tua esperienza di...- la incoraggiai a dirmi la sua età. Se
avesse detto quattro e mezzo però, avrei sfondato la porta e sarei scappato con
lei.
-Sette anni. Ma
mia madre me lo diceva sempre.- dovetti ricredermi, ma quella consapevolezza mi
fece male.
Desideravo
ardentemente fosse Stella.
-Oh beh, tua
madre non è mai stata con un...- mi bloccai. Non sapevo se era a conoscenza dei
vampiri.
-Vampiro? Puoi
dirlo eh, mica è una parolaccia!-
Aggrottai le
sopracciglia. Quella frase mi ricordava qualcosa, ma non ci pensai più di
tanto.
Stavo per parlare
con lei, quando sentimmo la porta delle segrete aprirsi e dei passi frettolosi.
Fiutai subito la
paura della bambina, che forse si era addossata alla parete.
-Stanno venendo
qui per me.- borbottò e io sentii l'odore di lacrime.
Inconciamente
l'afferrai, tirandola al mio petto. Stranamente mi infastidiva sentirla
piangere. Beh non era un mistero che non nutrivo simpatia per bambini o cose
del genere.
Elizabeth si
addossò a me, nascondendo il viso nel mio petto. La strinsi. Era piuttosto
piccola per avere sette anni.
-Non
preoccuparti, non stanno venendo qui.- le dissi, sentendo le voci allontanarsi.
Il pericolo era
passato, ma lei non accennava a volersi separare da me. Restò lì, rannicchiata
sul mio petto, così io, istintivamente, cominciai ad accarezarle i capelli.
Erano soffici e
ricci.
-Ho paura...-
piagnucolò.
Ma come
biasimarla? Era pur sempre una bambina chiusa in una cella.
-Non
preoccuparti, non ti succederà nulla.- sapevo, però, che non potevo esserne
certo.
-Voglio la mia
mamma...-fece di nuovo, mentre sentivo delle goccioline bagnarmi la camicia.
Povera piccola.
La strinsi più a
me. In quell'istante capii che la storia di Stella mi aveva colpito più di
quanto immaginassi. Adesso provavo l'istinto protettivo verso tutte le
bambine.
-Il tuo papà
verrà a prenderti.-
-Il tuo veniva
sempre a prenderti?- mi chiese, con voce rotta.
Ma come faceva
quella bambina a cogliere sempre il punto della situazione?
-No, il mio mi
odiava.- dissi amaro. Non sapevo perchè le stessi dicendo tutte quelle cose.
-Quando verrà la
mia mamma ti farò adottare.- fece, con una tale sicurezza da farmi scoppiare a
ridere.
-Ho superato
l'età massima per gli affidamenti, ma grazie lo stesso.-
Elizabeth quasi
si draiò tra le mie braccia e io sentii uno strano calore. Sentivo che era così
che doveva andare.
Provavo quasi
l'impulso di stringerla fino a farla soffocare, ma mi fermai: l'avrei
spaventata.
Forse passò
un'ora, senza che nessuno dei due parlasse, sempre in quella posizione.
L'unico, lieve, rumore era la mia mano che accarezzava i soffici capelli della
piccola bambina.
Forse si era
addormentata, il suo respiro era calmo e regolare.
-Ce ne andremo
mai di qui?- mi chiese piano. Evidentemente non stava dormendo.
-Si, Elizabeth.-
-E se vengono a
prendere prima te?-
-Ti porterei con
me.- affermai sicuro.
-Promesso?-
disse, alzandosi di poco.
-Si Elizabeth. Ti
verrò a prendere in ogni caso. Te lo prometto.- ritornò ad accucciarsi su di
me.
-Elizabeth...- la
richiamai.
Sentivo il
bisogno di dirlo a qualcuno, di esternarlo. E chi meglio di una bambina poteva
ascoltarmi senza giudicare? Lei non sapeva tutta la storia, mi avrebbe capito
con la sua ingenuità di bambina e non mi avrebbe detto nulla.
-Dimmi, ehm...-
-Damon, mi chiamo
Damon.-
-Allora
dimmi...Damon.- ghignai. Era una vecchia in un corpo da bambina.
-La ragazza che
ho fatto scappare...beh...- ero in difficoltà. Non riuscivo a dirlo nemmeno ad
una bambina.
-Si?-
-Io...io la amo,
Elizabeth.- le confessai, non sapendo perchè lo stessi dicendo proprio a lei.
Sentivo che era
giusto aprirmi con una bambina di sette anni. Era come se quella comune
situazione avesse creato un legame tra di noi.
Abbassai lo
sguardo a quella schiacciante verità.
-E perchè non
glie lo dici?-
Ecco...avevo già
detto che arrivava sempre al punto?
-Perchè a lei non
interessa.- dissi ferito. -L'ho ferita troppo.-
-La mia mamma
dice sempre che l'amore è più forte di tutto e quando io sono indecisa dice
sempre di seguire il mio cuore.-
Sorrisi. Quella
bambina era...diversa.
Riusciva a capirmi
meglio degli adulti, eppure aveva solo sette anni.
-Non è così
semplice.- mi limitai a dire.
-Damon...-
-Dimmi
Elizabeth..-
-Ti fa male non
stare con lei?- me lo chiese con un'ingenuità disarmante.
Abbassai lo
sguardo. Sì, decisamente perspicace la bambina.
-Ogni giorno.-
Si lanciò su di
me con un tale slancio che se fossimo stati all'impiedi sarei caduto. Mi
abbracciò così forte da spiazzarmi. Era così piccola, eppure già così grande.
Mi...mi ricordava
Angel.
Abbracciai anche
io quel piccolo corpicino, mentre Elizabeth nascondeva il viso nell'incavo del
mio collo. A modo suo cercava di risollevarmi il morale.
-Allora non ti
arrendere mai Damon. Sempre la mia mamma dice che chi si arrende è perduto.-
Sorrisi. -E'
proprio una tipa tosta tua madre. Saggia.-
-E' speciale.-
disse semplicemente, senza smettere di abbracciarmi.
All'improvviso
sentimmo la porta della cella aprirsi.
-Andiamo,
vampiro.-
Mi tirarono
violentemente per il braccio, facendo cadere Elizabeth.
-Damon!- urlò
spaventata la bambina.
-Elizabeth!-
urlai con tale disperazione da stupirmi.
Non volevo
lasciare la bambina lì.
Le tesi la mano,
ovunque lei fosse, ma cominciarono a tirarmi.
-Elizabeth!-
urlai di nuovo, cominciando a dimenarmi come un posseduto.
Sentii la bambina
lanciarsi su di me, ma fu per poco: tirarono via me e sbalzarono lei nella
cella.
Chiusero la
grata, mentre trascinavano me ancora urlante per i corridoi bui.
-Damon! Damon!-
urlava e piagnucolava la bambina.
Avrei squartato
quei mostri.
-Elizabeth! Verrò
a prenderti! Mi hai sentito?! Verrò a prenderti!- urlai con tutta la rabbia che
avevo in corpo, mentre quei dannari vampiri mi trascinavano fuori dalle
segrete.
Non capivo
perchè, ma stavo lasciando un pezzo di me in quelle segrete.
Mi misero in una
macchina, colpendomi violentemente in viso.
Li avrei uccisi,
li avrei uccisi tutti!
All’improvviso la
macchina inchiodò, facendomi sbattere il viso. Andavamo di bene in meglio.
Tutti i vampiri
scesero dalla macchina e li sentii imprecare. Scesi anche io, vedendo che una
macchina aveva bloccato il passaggio.
Dolorante e col
sangue negli occhi, vidi Stefan uscire dalla macchina.
Oh grazie a Dio!
Poco dopo
uscirono anche Nikolai, Angel e Elena.
Bene, c’erano
proprio tutti.
Stefan, Elena e
Nikolai si lanciarono subito contro i vampiri, mentre Angel corse verso di me.
-Damon!- cercò di
tirarmi su, ma ero troppo debole.
-Angel…dobbiamo…dobbiamo
tornare indietro. Una bambina…-
Lei mi guardò
inizialmente senza capire, poi sgranò gli occhi.
-No, non era Stella.-
ripresi poco dopo.
Vidi il suo viso
intristirsi e i suoi occhi riempirsi di lacrime.
-Non possiamo
tornare indietro, Damon, chi sa se riusciamo a salvare te adesso!-
-Angel glie l’ho
promesso!- ringhiai io.
-Torneremo a
prenderla, te lo prometto, ma adesso non possiamo ritornare lì.-
Imprecai, mentre
accettavo di farmi trascinare in auto, con i segni delle torture che mi
facevano ancora male.
Sarei tornato da
lei, a costo di morire.
Avrei salvato
Elizabeth, la bambina che mi aveva capito più di un adulto.
Poco dopo anche
gli altri salirono in macchina. I vampiri erano solo storditi e Stefan doveva
fare in fretta a ripartire.
Stefan partì a
tutta velocità, lasciando quello spiazzale, ma la mia testa era ancora lì, tra
le segrete.
Era da Elizabeth.
Potevo ancora sentirla mentre urlava il mio nome.
Salve a tutteeee!
Dopo non proprio
un’eternità sono qui! Ma purtroppo l’esame di maturità è la mia rovina...studio
ininterrottamente dalla mattina alla sera XD
Quindi, proprio
per questo, non sono sicura di poter aggiornare fino all’esame. Penso che
l’aggiornamento normale ricomincerà non appena io abbia finito gli esami.
Non sono ancora
sicura, ma in ogni caso voglio dirvelo prima, non si sa mai!
Beh…che ne dite
del capitolo? Spero vi piaccia, come, stranamente, è piaciuto a me.
Mi farebbe
piacere sapere se vi è piaciuto o meno!
Non mi resta che
ringraziarvi tutte, davvero! State rendendo questa storia speciale!
Capitolo 23 *** Capitolo 23: Errori di ghiaccio ***
Capitolo 23:
Errori di ghiaccio
Stavo seduta sul davanzale della finestra della camera
di Tess, immersa nei miei pensieri.
La mia bambina mi mancava terribilmente e mi faceva
impazzire non sapere dove fosse.
Ma che razza di madre ero?
Sbuffai, spazzandomi via con rabbia l'ennesima
lacrima. Ero stufa di tutta quella situazione. Perchè non potevo essere una
ragazza come tutte le altre?
I miei pensieri vennero interrotti dall'entrata di una
figura nella stanza: non avevo bisogno di voltarmi per sapere chi fosse.
-Non ora, Damon.-
Non avevo voglia di discutere, non avevo voglia di
specchiarmi nei suoi occhi accusatori.
Non ne avevo le forze.
Damon si limitò ad avvicinarsi a me e sedersi sul
davanzale della finestra. Non parlava, si limitava solo a fissarmi.
-Perchè ha preso tua figlia?- chiese, dopo un tempo
indefinito che era rimasto in silenzio.
-Per farmi uscire allo scoperto.-
-Angel, devo capire se...-
-Axel è un demone potentissimo e una volta gli è stato
predetto da un veggente che sarebbe stato ucciso da un essere metà vampiro,
metà angelo e metà demone.- spiegai, tenendo gli occhi fissi fuori dalla
finestra.
-E questo cosa c'entra con tua figlia?-
Spostai lo sguardo su di lui. -Sono io quell'essere,
Damon. Axel cominciò a darmi la caccia e riuscì a catturarmi. Venni lasciata a
marcire per giorni nelle sue segrete, quando un giorno venne a "farmi
visita". Voleva uccidermi, ma quando mi vide non so cosa gli sia preso.-
-Perchè?-
-Perchè in quel preciso istante cominciò la sua
ossessione per me. Lui la chiama amore, io semplicemente ossessione. Decise che
invece di uccidermi, avrebbe fatto di me la sua docile compagna, non aveva
fatto i conti, però, col fatto che io non mi sarei piegata ai suoi voleri e
così è cominciata la lotta tra me e lui. Quando venne a sapere di Stella e dei
suoi enormi poteri la sua ossessione per me aumentò ancora di più. Axel ha
sempre desiderato avere poteri infiniti, oltre quelli che già non avesse. Lui
ha la capacità di risucchiare i poteri degli altri esseri, così mi minacciò: o
io mi sarei piegata al suo volere o avrebbe risucchiato i poteri di Stella,
usccidendola.- la mia voce era atona. Odiavo dover far rivivere quei ricordi,
odiavo dover raccontare a lui tutto quello.
Damon aggrottò le sopracciglia. -Stella ha dei
poteri?-
-Si, è una veggente telecineta. Non chiedermi come
faccia ad avere questi poteri, perchè non lo so.- sospirai. -Spesso ha delle
visioni, ma dato che ha solo cinque anni le spaccano il cervello. E'...è uno
strazio vederla e non riuscire a fare nulla. Al massimo posso risucchiare un
po' del suo dolore...-
Damon mi guardava con occhi spalancati. Ancora non
aveva capito in che brutta storia si era cacciato? Tutto quello andava ben
oltre il sovrannaturale.
-Visioni?-
-Si. A volte vengono da sole, a volte con un semplice
tocco. Inoltre è una telecineta, quindi riesce a spostare gli oggetti con la
forza del pensiero e altro...per questo Axel è ossessionato dai suoi poteri.
Benchè piccola, ha già dei poteri enormi.-
Damon si passò una mano nei capelli. -Incredibile.-
-Già.-
-Angel, andrà tutto bene.- Damon si alzò dalla
finestra e venne verso di me.
-E' quello che mi ripeto da cinque anni, ma
autoconvincermi non è mai servito a nulla.- feci un debole sorriso, stanca di
tutte quelle lotte.
-Cinque anni fa non c'ero io, però.- fece un ghigno.
-Eh, appunto.- commentai, voltandomi a guardarlo.
-Non mi interessa di chi è la bambina.- sentenziò dopo
un po'.
-E a me non interessa che a te non interessa.-
-Ne usciremo anche questa volta, Angel.-
Prese il mio viso a coppa tra le sue mani e prima che
il potessi fermarlo, annullò la distanza tra di noi.
Rimasi così pietrificata che non ebbi nemmeno la forza
di oppormi.
Le sue labbra erano così...
Oh, ma al diavolo!
Portai una mia mano sulla sua guancia e ricambiai il
bacio. Per una volta non volevo pensare nè che mi avesse abbandonato nè alle
conseguenze.
C'era tempo per quello.
Damon approfondì il bacio, attirandomi verso di lui.
Ci abbracciando, senza, però, staccare le nostre
labbra. Potevo mentire a lui e a me stessa, ma la verità era che tra le sue
braccia io ero completa.
Ci staccammo e lui mi guardò negli occhi.
-Questo sconfigge anche il più forte dei demoni.- mi
abbracciò e io mi rifugiai nel calore delle sue braccia.
L'avevamo avuta! La soffiata su dove si trovasse
Stella!
Così, alle due di notte ci ritrovammo appena fuori
città, armati fino ai denti e con tutti i sensi all'erta.
Stella doveva essere rinchiusa in una specie di villa
abbandonata ed era proprio quella la nostra meta.
Tra di noi regnava il silenzio e io e Damon dal bacio
non ci eravamo degnati nemmeno di uno sguardo.
Arrivammo alla villetta e mi resi conto di non aver
mai avuto tanta paura. Trattenevo il fiato e stavo dietro Nikolai e Damon, che
mi facevano letteralmente da scudo con il loro corpo.
Speravo davvero con tutto il cuore di trovare solo i
tirapiedi di Axel li dentro e non lui stesso, altrimenti sarebbe stata la
nostra fine. Non eravamo così potenti da uccidere Axel.
Entrammo nella villa, ovviamente era tutto buio e
distrutto. Sembrava disabitata da secoli, ma tutti sentivamo la presenza
vampirica lì dentro.
Camminavamo piano, cercando di fare il minimo rumore
possibile, tutti con i sensi all'erta.
Sentivo che Stella era lì e non vedevo l'ora di
stringerla tra le mie braccia.
-Sta dietro di me.- mi intimò Damon, stringengo di più
l'arma che aveva in mano.
-Buonasera. Non sapete che è cattiva educazione
entrare in casa altrui senza essere invitati?-
Ci voltammo: dietro di noi c'era un vampiro, aveva le
braccia incrociate al petto e l'aria strafottente.
In meno di un secondo venimmo circondati da una decina
di vampiri, cosicchè tutti facemmo uscire le zanne, pronti all'attacco.
Per fortuna Axel sembrava non essere lì.
Almeno una cosa in nostro favore!
-Dov'è Stella?- chiesi subito.
-La bambina? Oh, la stavamo giusto portando da Axel.-
mi rispose e io mi irrigidii.
-Sta calma. Siamo arrivati in tempo.- fece Nikolai,
posizionandosi di più davanti a me.
-Siamo qui per riprenderci qualcosa di nostro.-
sentenziò Damon.
-I fratelli Salvatore di nuovo insieme a combattere
per una donna. Non cambierete mai.-
-L'abitudine è dura a morire.- fece Stefan.
-Peccato che non uscirete vivi di qui e a fine
giornata avremo lei e la bambina. Axel sarà molto fiero.- disse il vampiro,
indicandomi.
-Tu non vai proprio da nessuna parte con lei.- Damon
si parò davanti a me. -Avvicinati e ti spezzo il collo.- ringhiò.
Il vampiro scoppiò a ridere e fece un cenno a tutti
gli altri perchè cominciassero ad attaccarci.
Cominciammo a combattere, ognuno di noi contrastava
uno o più vampiri, ma era chiaro che la maggior parte di loro cercava di attaccare
me.
Un vampiro mi prese alle spalle, ma io riuscii ad
afferrarlo e, prendendolo per la testa, glie la schiacciai contro il muro con
forza.
Mi voltai e vidi Damon guardarmi, poi riprese a
combattere, perchè un vampiro gli si era avventato contro.
-Elena!- chiamai la mia amica. -Scendi nelle segrete e
libera Stella! Dille piuma nera e lei capirà che ti mando io!-
Vidi Elena annuire e correre giù, mentre Stefan
attaccava un vampiro che cercava di fermarla.
La lotta fu dura, i vampiri erano più forti di quanto
potessi immaginare.
Uccisi un altro vampiro, ma quando mi voltai ne vidi
uno che stava per trafiggermi. La lama, però, non arrivò mai a me, perchè il
vampiro fu trapassato nello stomaco e nella testa, finendo al suolo. Dietro di
lui apparvero Nikolai e Damon.
Sospirai e ricominciai a combattere, decidendo di
rimandare a dopo i ringraziamenti.
Purtroppo non riuscivo a concentrarmi, perchè pensavo
a Elena e Stella.
Dal piano inferiore sentimmo gridare un "oh
cazzo" davvero poco fine e in quel momento capii che Elena aveva appena
visto Stella.
Strinsi i denti, temendo il momento in cui l'avrebbero
vista tutti. Ormai non potevo più tacere.
Tess uccise l'ultimo vampiro e tutti sospirammo di
sollievo.
-Mamma!- sentii urlare poco distante.
Dalla porta dietro di me vidi un piccolo corpicino
correre nella mia direzione e gli occhi mi si riempirono di lacrime.
La mia bambina era salva e stava correndo da me.
Avevo tutti alle spalle e, sinceramente, non mi
importava che vedessero, non mi importava che lui vedesse.
Stella corse ancora di più verso di me, lanciandosi
tra le mie braccia.
POV DAMON
Ce l'avevamo fatta, finalmente eravamo riusciti ad
uccidere tutti i vampiri, anche se eravamo allo stremo delle forze.
Lanciai il paletto intrinso di sague poco distante,
scambiando un'occhiata con Stefan.
-Mamma!-
Vidi Angel voltarsi e subito sentii l'odore delle sue
lacrime.
Vidi la bambina correre verso di lei e subito sentii
una strana sensazione dentro.
Era come se la conoscessi già.
Sentivo qualcosa all'altezza del cuore e, senza una
ragione, cominciai ad innervosirmi.
Vidi Nikolai stringere i pugni e Elena guardarmi in
modo strano.
Ma cosa...?
Stella saltò in braccio ad Angel, che quasi la
stritolava tanto era forte il suo abbraccio.
La bambina aveva gli occhi chiusi e piangeva, ma ad un
certo punto li aprì, guardandomi fisso negli occhi.
Spalancai la bocca e caddi in ginocchio, come se fossi
stato privato di tutte le forze.
Stella aveva i miei stessi occhi azzurri.
Stella aveva...gli occhi di ghiaccio.
POV ANGEL
Misi in quel momento Stella a letto, baciandole la
fronte.
Ritornai nella mia camera, rasserenata di essere
titornata a casa mia con la mia bambina.
Il viaggio di ritorno era stato difficilissimo e per
fortuna Damon si era dileguato non appena usciti dalla villetta.
Decisi di farmi una meritata doccia, ma, ovviamente,
dovetti desistere.
Mi sentii afferrare per il collo e sbattuta contro il
muro. Prima che mi rendessi conto di cosa fosse successo, mi sentii afferrare
per il collo e inchiodare al muro.
-Brutta stronza bugiarda.- mi ringhiò Damon ad un
centimetro dal viso.
Aveva i canini sfoderati e gli occhi iniettati di
sangue.
Non lo avevo mai visto così adirato in vita mia.
-Damon...lasciami...- tossii. Stava cominciando a
farmi davvero male.
-Tu...tu...lei ha gli occhi azzurri. Nikolai li ha
rossi. Mi hai mentito. Come hai potuto?!-
Damon mi scaraventò alla parete opposta, rompendo un
piccolo mobiletto.
Cominciai ad avere paura.
In passato, per quanto fosse stato arrabbiato con me,
non era mai arrivato a mettermi le mani addosso.
Mi rialzai, anche se a fatica e fronteggiai Damon.
Fronteggiai le conseguenze delle mie scelte.
-Come hai potuto...- lessi l'odio nei suoi occhi.
-Damon...-
-Damon un emerito cazzo! Mi hai taciuto la verità per
cinque anni!- urlò.
-Adesso sarebbe colpa mia?! Dimmi un po', come avrei
potuto rintracciarti?! Sei sparito, cazzo, Damon!- urlai anche io.
Eravamo davvero alla resa dei conti.
-Ma hai mentito anche quando sono tornato! Prima non
mi hai detto niente e poi hai detto che era di Nikolai! Mi odi così tanto
Angel?!- era davvero incazzato nero.
-Volevo che smettessi di farmi pressione! Volevo che
sparissi una volta per tutte dalla mia vita! E non mentivo quando dicevo che la
bambina era solo mia! L'ho cresciuta io e non sai cosa ho dovuto passare per
partorirla!- sentii le lacrime pungermi gli occhi.
-Ma smettila con questo vittimismo! Io non so mai
niente! Invece una cosa la so bene: sei solo una dannata stronza e per la prima
volta ti vedo per ciò che realmente sei.-
-E cosa sarei realmente, Damon?!-
-Un puttana che mi ha tenuto nascosto che ho una
figlia! Non si tiene nascosta una figlia al padre, men che meno nostra figlia!
Una figlia mia e tua! Sarebbe cambiato tutto, Angel, tutto!-
-Sarebbe cambiato anche se tu non te ne fossi andato!-
sbraitai.
Per una volta ringraziai che la camera di Stella fosse
insonorizzata.
-Come hai potuto essere così meschina? Così subdola!-
Damon strinse i pugni, mentre vedevo la sua rabbia aumentare sempre di più.
-Damon tu non avrai diritti su questa bambina!-
-Io ne avrò eccome! Merito di conoscere mia figlia e
prova a metterti fra me e lei e ti stacco il collo.-
-Siamo arrivati a questo? A tu che mi minacci?- feci
allibita.
-Forse non hai capito. Adesso ti odio con tutto me
stesso. Non ho mai odiato nessuno quanto odio te adesso. Non è paragonabile nè
all'odio che avevo per Stefan quando credevo che aveva fatto uccidere Katherine
nè a quello per Katherine quando scoprii che mi aveva sempre ingannato.-
Sgranai gli occhi e non riuscii a trattenere più le
lacrime.
Quello era un punto di non ritorno...anzi, quello era
un punto e basta.
-Damon...
-Ti amavo, Angel, con tutto me stesso, ma adesso
riesco a provare solo odio e ribrezzo nei tuoi confronti. Non ci sarà mai più
un noi, mai più. Non voglio più avere nulla a che fare con una stronza come te.
I miei sentimenti per te sono morti, morti!- urlò.
-Sai che ti dico, Damon?! Era ora! Ti odio, ti odio,
ti odio! Sta lontano da me e da mia figlia! Non avvicinarti a lei! Stella non
ti deve voler bene! Tu fai del male a tutti quelli che ti amano!-
Damon ghignò. -Tu non sei da meno.- si avvicinò alla
finestra. -Io farò parte della vita di Stella e tu non sei nessuno per
impedirmelo. Sai una cosa, Angel? Preferirei di gran lunga che tu fossi morta
davvero cinque anni fa. Sei lo sbaglio più grande della mia vita.- detto questo
se ne andò, sparendo nella notte.
Io sgranai gli occhi alle sue parole e mi accasciai a
terra.
Mi portai le mani al viso e cominciai a piangere
disperatamente.
Era tutto finito. Per sempre.
Adesso...non gli appartenevo più.
Bussai alla porta di casa Salvatore, sapendo che tutti
erano lì. Avevo bisogno di parlare con loro, non per essere biasimata o capita,
ma solo per metterli a corrente.
Stefan venne ad aprirmi la porta e nel suo sguardo
lessi disapprovazione. Avevo capito la reazione di Damon, ma, sinceramente, non
accettavo quella di Stefan.
Mi condusse in salotto, dove c'erano anche Damon e
Elena.
-Cosa ci fai qui?- chiese Damon, con la voce colma di
astio.
Mi appoggiai alla parete pronta a raccontare la mia
storia.
Salveeeeeee
mamma mia quanto tempo era che non aggiornavo! Una
vita! Ma, come sapete, è tutta colpa dell'esame di stato, che, per fortuna è
finito più che bene.
Ho preso centoooooo!
Ok, basta, so che non vi importa XD
Passiamo a cose più serie. C'è...è successo di tutto
in questo capitolo! Sono stupita di me stessa! Spero vi piaccia, anche perchè
ho messo tutto la passione che ho a scriverlo.
So che probabilmente non è un granchè, anche perchè è
difficile scrivere tutto in un pomeriggio XD
Il prossimo capitolo e forse anche qualcun altro sarà
tutto un flashback, finalmente conosceremo tutta la storia di Angel!
Che ne dite della reazione di Damon?
Le sue parole sono state molto dure e mi sa che per
loro due il futuro non è tanto roseo. Sappiamo tutti quanto dura l'odio di
Damon Xd e la odia davvero!
Beh...vi lascio!
Spero di ricevere tante recensioni, anche perchè
l'ultimo capitolo non è andato benissimo...va beh anche secondo me faceva
skifo, quindi, siete giustificate!
Capitolo 24 *** Capitolo 24: Ricordi... - Parte 1 ***
Capitolo 24:
Ricordi... – Parte 1
FLASHBACK 1
Ero distesa sul mio letto da un tempo indefinito.
Sapevo solo che il mio corpo era diventato un tutt'uno con le coperte.
Avevo lo sguardo perso nel vuoto e le lacrime per poco
non avevano scavato un solco sulle guance. Non ero io a piangere: ormai credevo
avessero una vita propria e uscissero quando più ne avevano voglia. L'unica
cosa di cui ero certa era che il cuscino ne era completamente zuppo.
Mi sentivo debole e il dolore ai polsi aumentava
sempre di più e la vista cominciava ad annebbiarsi.
Ma non mi importava, non mi importava più nulla.
Damon se n'era andato, lasciandomi con una facilità
che non credevo possibile. Ero stata una stupida: gli avevo donato tutto, il
mio corpo e la mia anima e lui l'aveva rifiutato nel modo peggiore. Avevamo
fatto l'amore e poi mi aveva abbandonato lì, nel suo letto, nuda e confusa.
La mia vita, ormai, non aveva più senso, perchè il mio
senso era lui. Ma ancora una volta aveva dimostrato che di me non glie ne
importava e che mai avevo contato. Ero stata solo una povera illusa a credere
che tutto ciò che mi aveva detto quella notte aveva importanza per lui.
Per Damon c'era solo Elena: io ero stata solo una
divertente parentesi.
Aveva giocato con me, mi aveva usata, distrutta e poi
gettata via e ancora una volta io non riuscivo ad incolpare lui, ma solo me
stessa: io gli avevo permesso di giocare con me, io mi ero fatta usare, io mi
ero distrutta e sempre io non ho fatto nulla per tenerlo con me.
Sentivo un enorme vuoto dentro, un baratro che mi
stava risucchiando sempre di più. Volevo chiudere gli occhi e abbandonare
tutto, ma non potevo: se solo li chiudevo, mi facevano troppo male.
Ma anche la sua assenza faceva male, anche il sapere
di non aver contato nulla faceva male, anche...
Anche la consapevolezza di amarlo persino in quel
momento faceva male. Lui faceva male.
Il mio corpo e la mia anima erano ormai le macerie del
suo amore.
Avevo sempre creduto che il nostro amore sarebbe stato
in grado di superare tutti gli ostacoli, gli avevo regalato tutta me stessa e
mai niente a metà, ma forse era stato questo il mio sbaglio: non mi sarei
dovuta donare anima e corpo a Damon Salvatore, perchè lui distrugge tutti
coloro che lo amano.
Ma, ormai, che senso aveva? Non importava più nulla,
perchè lui se n'era andato e si era portato la parte più importante di me.
Tutto era distrutto, dentro e fuori.
La mia stanza esprimeva ciò che avevo dentro: tutto
era distrutto, i mobili rotti e le tende strappate. Tutto...tutto era
distrutto.
Ormai le lacrime si mischiavano al sangue. Mai la vita
e la morte erano state così vicine tra loro.
Ero stanca, annientata, stufa di morire lentamente.
Stavo per chiudere definitivamente e abbandonarmi
all'oblio, quando sentii dei colpi incessanti alla mia porta.
Non mi interessava chi fosse, perchè tanto non era
lui. A Damon non interessava niente di me e io l'avevo sempre saputo, ma avevo
preferito sempre fare finta di niente.
Sentivo chiamare il mio nome, ma io non avevo le forze
per rispondere e nemmeno volevo farlo.
Un pugno, due, la porta che cade al suolo, ancora il
mio nome, due mano che mi scuotono.
-Angel!- era la voce di Tyler, ma forse era solo la
mia immaginazione. -Angel sono tre giorni che sei chiusa qui!-
Mi scosse ancora, ma io non volevo rispondere. Volevo
solo essere lasciata in pace. Maledetto il giorno in cui ero arrivata in quella
cittadina.
-Angel, ma cosa cazzo hai fatto?!- fece stridulo
Tyler, predendomi i polsi.
Il mio sangue colò sulle sue mani, facendogli
sfoderare le zanne.
-Non vale la pena ucciderti per Damon Salvatore!
Angel, mi senti?!-
Tyler mi prese tra le sue braccia e mi portò in bagno,
mettendomi i polsi sotto l'acqua fredda. Io ero ancora persa nel vuoto, come se
tutto ciò non stesse accadendo a me.
Mi fece sedere a terra, tra le sue gambe e poco dopo
sentii il suo polso premere sulle mie labbra. Voltai la testa di lato, non
volevo bere, volevo solo morire.
-Non fare la stupida!- urlò furioso Tyler, premendomi
con forza il polso sulle labbra, costringendomi a bere.
Restai così per minuti indecifrabili. Tutto intorno
era silenzio: l'unico rumore era la mia gola che ingoiava sangue.
Man mano che bevevo prendevo coscienza della realtà e
del fatto che Damon non c'era, ma, purtroppo o per fortuna, avevo terminato le
lacrime.
-Angel...- Tyler spostò il polso dalle mie labbra,
dopo che mi ero ripresa del tutto.
Io nascosi la testa nell'incavo del suo collo e
cominciai a piangere disperatamente, senza sosta. Allora non avevo finito le
lacrime.
Tyler cominciò ad accarezzarmi la testa, stringendomi
sempre di più a lui. -Ci sono io, sta tranquilla.-
All'improvviso sentii un gran male alla pancia: un
dolore immenso mi lacerava da dentro.
Lasciai Tyler e cominciai a vomitare sangue, mentre
del sangue mi usciva anche dal naso.
-Ma cosa cazzo succede!- Tyler mi afferrò, mentre io
non smettevo di vomitare sangue.
-Tyler...la...la...pancia...- biascicai, dopo che
finii di vomitare.
Tyler mi alzò velocemente la maglia e poco dopo
inorridii: sulla mia pancia c'era una quantità indefinita di lividi ed ematomi.
-Angel, cos'è...-
Mi sporsi per vedere la mia pancia e la mia reazione
fu la stessa di quella di Tyler.
Sentivo delle botte dall'interno e ad ognuna di essa
aumentavano i lividi su di me.
Cercai di alzarmi, ma, all'ennesima botta, caddi
inerme tra le braccia di Tyler.
FLASHBACK 2
Mi svegliai dopo un tempo indefinito: non mi trovavo
più nel mio bagno, ma in uno spazioso e comodo letto.
Sentii una pressione sulla mia mano e mi voltai:
seduto su una poltrona accanto a me c’era Tyler che dormiva, tenendomi
saldamente una mano.
Avevo la pancia fasciata e per adesso non sentivo la
lacerazione interiore. Ma cosa mi stava accadendo?
Tyler si svegliò in quel momento, alzandosi e venendo
verso di me con uno scatto.
-Come ti senti?- disse, accarezzandomi la testa.
-Non lo so…- sussurrai.
Mi sentivo debole e strana. Non riuscivo a capire cosa
mi stesse accadendo.
Sentivo solo un enorme senso di nausea e la pancia
indolenzita.
Cercai di alzarmi dal letto, ma, evidentemente, ero
ancora troppo debole, perché persi le forze, cadendo tra le braccia di Tyler,
che riuscì prontamente ad afferrarmi.
-Angel!- Tyler mi riportò sul letto, ma io continuavo
a sentirmi strana.
Infatti, all’improvviso, il mio corpo fu pervaso da
violenti spasmi e dalla mia bocca cominciò ad uscire del sangue. Sentivo Tyler
invocare il mio nome, ma l’unica cosa che riuscivo a pensare in quel momento
era il dolore.
Sì, c’era decisamente qualcosa che non andava.
Tyler cercò di tenermi ferma per le spalle, ma gli
spasmi erano molto forti e all’improvviso Tyler venne sbalzato via da una forza
incredibile, sprigionatasi probabilmente dalla mia pancia.
Ma cosa cazzo stava succedendo?!
Finirono gli spasmi, anche se io continuavo a vomitare
sangue, ciò che non solo mi indeboliva, ma mi disgustava anche. Sentivo in
bocca il metallico sapore del sangue e avevo la gola in fiamme.
Sentivo di nuovo mancarmi le forze, ma per fortuna,
quella volta, non svenni.
Tyler venne di nuovo verso di me e, dopo avermi
guardata con preoccupazione, andò in cucina a prendere degli strofinacci per
pulire tutto il sangue.
Fu in quel momento che sentimmo un enorme boato: la
porta d’ingresso era stata sbalzata via.
Prima che Tyler potesse rendersi conto di ciò che
stava avvenendo, due vampiri erano entrati in camera da letto e mi guardavano
come un trofeo da conquistare.
-Ti abbiamo trovato, finalmente, angioletto! Adesso,
senza la protezione dei Salvatore, tutti potremmo accedere al nettare dei tuoi
poteri!- detto questo si scaraventò su di me, ma per fortuna Tyler fu più
veloce e inchiodò il vampiro al muro.
L’altro, però, non si diede per vinto e si scagliò su
di me.
-No!- urlai io.
All’improvviso, dalla mia pancia, si sprigionò una
sorta di barriera protettiva, che circondò tutto il mio corpo e che fece
letteralmente polverizzare il vampiro che aveva cercato di saltarmi addosso.
Visto questo, l’altro vampiro riuscì a liberarsi e si
lanciò verso la porta, ma, arrivato alla soglia, si fermò.
-Siamo milioni e riusciremo ad avere il tuo sangue.
Tutti i vampiri sanno che può donare poteri infiniti. Hai le ore contate
angioletto.- detto questo si lanciò fuori dalla stanza, lasciando me e Tyler
nella confusione più totale.
FLASHBACK 3
Quando ripresi contatto con la realtà, avevo come la
consapevolezza che avevo dormito per giorni. Stranamente ero ancora stanca e
debole. Possibile che per tutte le ore che dormissi non riuscivo a recuperare
le forze?
Mi alzai dal letto e dallo specchio posto proprio di
fronte ad esso, capii che c’era qualcosa che non andava.
-TYLER!- urlai disperatamente e con immensa paura.
Il licantropo corse immediatamente da me, con gli
occhi spalancati e la bocca aperta.
-Ma cosa…-
Io avanzai verso lo specchio e mi alzai la maglia.
No, non era possibile. Tutto quello non poteva essere
vero.
Mi guardai ancora una volta nello specchio e, con mano
tremanti, mi toccai la pancia. Cazzo…era gonfia…
-Tyler…- sussurrai, con le lacrime agli occhi.
-Angel, sei…incinta…-
Dirlo ad alta voce fece diventare tutto quello ancora
più reale. Caddi in ginocchio e mi coprii il viso con le mani, cominciando a
singhiozzare.
No, non poteva essere vero: i vampiri non potevano
avere figli. Tutto quello non aveva senso.
Alzai il viso per guardare Tyler, ma lui aveva la mia
stessa espressione incredula.
Era assurdo, io non potevo essere...
Tyler venne verso di me e si abbassò alla mia altezza,
prendendomi il viso tra le mani. –Non ti preoccupare, affronteremo tutto
insieme.-
-Tyler, siamo soli, non ce la faremo mai…- piagnucolai
io, completamente all’oscuro delle difficoltà di una gravidanza vampiresca.
-Non preoccuparti, tesoro, ce la faremo.-
-Ho paura, Tyler, voglio Damon…- feci io,
ricominciando a piangere.
Era così sbagliato volere il padre di mio figlio
accanto a me nonostante tutto?
Ma perché ancora adesso non riuscivo ad odiarlo?
Lo sguardo di Tyler si incupì: c’era qualcosa che non
mi aveva detto.
-Tyler...-
-Angel...tu hai dormito per cinque giorni e io sono
andato alla ricerca di Damon. L’ho trovato…- si bloccò, come se non riuscisse a
parlare.
-Tyler, parla!- lo incitai io.
-Tesoro lui non tornerà più. Ha detto che non c’è n’è
motivo...- abbassò lo sguardo, per poi ripuntarlo su di me.
Non c’era motivo per tornare?
I miei occhi si riempirono di lacrime. Anche il mio
ultimo bagliore di speranza era svanito: adesso avevo la certezza che non avevo
mai contato nulla.
Ero stata solo una misera notte di sesso, poco
importava tutto il nostro passato. Damon lo aveva gettato via come aveva
gettato via me.
Ci aveva messo poco a lasciarmi alle spalle, ma io non
sarei mai riuscita a farlo con lui, per quanto in quel momento lo desiderassi:
dentro di me portavo il segno indelebile del fantasma di noi due.
Avevo suo figlio dentro, ma lui non l’avrebbe mai
saputo, l’avrei dovuto crescere da sola e difenderlo dal mondo sovrannaturale.
Quella consapevolezza mi faceva male: come avrei
potuto difendere mio figlio io che ero una debole e semplice umana? Ma, soprattutto,
sarei riuscita a partorirlo?
Scoppiai a piangere, con la consapevolezza che ero
sola ad affrontare tutto quello.
Tyler mi abbracciò forte e, come sempre, mi fece
sfogare contro il suo petto. A malincuore, però, dovetti allontanarmi da lui.
Un dolore lancinante mi pervase. Cominciai ad urlare
per le fitte e mi portai le mani sulla pancia.
Mi sentivo spezzata in due e non riuscivo a capire
cosa potessi fare per farlo smettere. Il figlio mi stava distruggendo più del
padre.
Tra le fitte, però, riuscii a capire. Se era metà
vampiro il bambino dentro di me, allora voleva del sangue.
-Sangue…Tyler!-
Per fortuna Tyler capì subito e mi avvicinò il polso
alle labbra. Cominciai a bere sangue, benchè tutto
quello mi disgustasse e la mia intuizione si rivelò giusta: le fitte
diminuirono fino a scomparire del tutto.
Sapevo che non sarei riuscita a sopportare tutto
quello, anzi, che il mio corpo umano non sarebbe riuscito a sopportarlo.
Dentro di me si faceva spazio la convinzione che tutto
quello mi avrebbe portata alla morte.
FLASHBACK 4
Io e Tyler eravamo a New York, perché avevamo saputo
che lì c’era uno stregone in grado di dirci come era possibile che io fossi
incinta.
Il viaggio era stato duro, non solo per la moltitudine
di vampiri che avevano cercato di uccidermi, ma anche perché il bambino
cresceva in fretta dentro di me e il mio corpo stava diventando sempre più
debole.
Le crisi erano aumentate: mi ritrovavo spesso a urlare
per il dolore, ad avere dei violenti spasmi e a vomitare sangue.
Tutto quello mi stava distruggendo, ma a me non
importava. Dovevo proteggere il mio bambino ed ero arrivata alla brillante
conclusione che Damon poteva andarsene bellamente a fanculo.
Benchè una parte di me l’amava ancora disperatamente,
l’altra parte era ben conscia di tutto il male che mi aveva fatto.
Mi aveva usata e buttata via. Mi aveva trattato come
un giocattolo. Mi aveva strappato tutto ciò che avevo.
E io lo odiavo.
E il motivo per cui lo odiavo ancora di più era perché
ero consapevole che una parte di me l’avrebbe amato per sempre.
Arrivammo nel vialetto di quella che sembrava essere
una casa abbandonata, ma, quando la porta d’ingresso si aprì da sola, capimmo
che lo stregone era lì e che sapeva della nostra presenza.
Entrammo e, infatti, subito, davanti a noi comparve
una figura: lo stregone.
-Mi chiedevo quando sareste arrivati.-
-Lei sapeva del nostro arrivo?- chiese Tyler,
parandosi davanti a me.
-E’ inutile giovane licantropo, non voglio farvi del
male, so bene perché siete venuti qui. Volete sapere come è possibile una
gravidanza vampiresca.-
Tyler si voltò a guardarmi, stupito quanto me che lo
stregone sapesse già tutto.
-Allora dicci quello che sai.- feci io.
-Calma, angelo, io cosa ci guadagno?-
-La mia riconoscenza?- feci sarcastica.
Lo stregone scoppiò a ridere. –No, voglio di meglio:
un campione del tuo sangue.-
Fu il mio turno di scoppiare a ridere. –Così poco?
Avanti, parla, dopo avrai ciò che vuoi.-
Lo stregone sorrise e poi si convinse a parlare.
–Quando hai sacrificato la tua vita al vampiro, non gli hai donato solo i tuoi
poteri, ma anche la tua natura.-
Aggrottai le sopracciglia: ma cosa significava?
-Spiegati meglio.- intervenne Tyler, dando voce anche
ai miei dubbi.
-Si sa, gli angeli sono più vicini agli umani che ai
demoni. I vampiri non possono avere figli, ma gli angeli si. Con il tuo
sacrificio, il vampiro ha acquisito una doppia natura: vampiro e angelo e la
sua metà angelica si è unita alla tua, dando alla luce una creatura che nemmeno
il più potente dei stregoni può predire. Avete dato vita ad un essere che
scombussolerà l’equilibrio e che non è detto sia votato al bene.- spiegò meglio
lo stregone.
Io sgranai gli occhi.
Damon era metà angelo?!
Ritornai con i ricordi al momento del sacrificio:
Damon aveva le ali nere.
Tutto, nella mia testa, acquistò un senso.
Avevo donato i miei poteri a Damon, rendendolo metà
angelo e la sua metà si era unita alla mia, facendo si che io aspettassi un
figlio.
Era incredibile tutto ciò, eppure era vero.
Avevamo dato vita ad una nuova creatura: una creatura metà
angelo e metà vampiro. Era per questo che la gravidanza era così veloce.
Lo stregone provò a parlare di nuovo, ma
all’improvviso gli fu strappato il cuore dal petto.
Il suo corpo morto cadde a terra, rivelando dietro di
esso la presenza di un vampiro.
In meno di un secondo fummo circondati da una decina
di vampiri e il loro intento era decisamente chiaro.
Volevano il mio sangue.
-Angel, scappa!- urlò Tyler, mentre uno dei vampiri si
avventava su di lui.
-Non posso lasciarti qui!-
-Angel, cazzo, sei umana! Va via!-
-No!-
-Se devo pensare anche a te morirò di certo! Mi basta
morderli! Va via!- urlò di nuovo.
-Cazzo!- imprecai e poi, per quanto mi era possibile,
mi lanciai fuori dall’abitacolo.
Ero incinta e non riuscivo a correre a gran velocità.
Stava piovendo a dirotto e ciò non aiutava la mia
fuga.
Imboccai un vicoletto scuro, conscia che i vampiri
erano dietro di me.
Caddi, inzuppandomi completamente e sperando che il
bambino non si fosse fatto del male, quando mi voltai, tre vampiri erano alle
mie spalle.
Era la mia fine, sarei morta e non avrei salvato il
mio bambino.
Uno dei vampiri stava per attaccarmi, quando
un’imponente figura si parò davanti a me.
-Non sapete che è da villani attaccare una donna
incinta?-
Si lanciò contro i vampiri, annientandoli in meno di
un nanosecondo.
Poi, mantenendo la sua eleganza e calma, si abbassò
verso di me.
Io, spaventata, provai ad indietreggiare, ma lui
scoppiò a ridere.
-Andiamo, se avessi voluto ucciderti, mi sarei unito a
loro invece di massacrarli.- disse tranquillo.
-Chi…chi sei?- mormorai.
-Piacere, il mio nome è Marcus.- disse tendendomi la
mano.
Salveeeeee
Wow un aggiornamento lampo! A soli due giorni
dall’ultimo! XD
Proprio per questo, però, credo che il prossimo
capitolo lo pubblicherò in un tempo più lungo anche perché, cavolo, sono in
vacanza! Ahahahaah
Detto questo…caspita! È decisamente lungo! Ben 11
pagine XD
Spero non vi annoierete e che commenterete lo stesso
questo scempio XD
In questo capitolo veniamo a conoscenza di alcuni
frammenti della vita di angel…cosa ne dite? Poveretta..incinta e sola XD
Che ne dite di come ha potuto avere il bambino? Si
sono unite le due parti angeliche…è una ca….ta secondo voi? XD
Ok, la smetto, anche perché devo passare a rispondere
alle vostre magnifiche recensioni!
Volevo cogliere l’occasione per ringraziarvi tutte per
l’enorme supporto che mi date! Soprattutto alle ragazze del gruppo, che ormai
sono una mia seconda famiglia!
Grazie davvero, stare rendendo questa storia qualcosa
di speciale! Grazie! *__*
E per finire vi lascio una stupenda immagine della
nostra Angel
incinta, che mi ha dato la mia meravigliosa BloodyMary94
Capitolo 25 *** Capitolo 25: Ricordi… - Parte 2 ***
Capitolo 25: Ricordi… - Parte 2
FLASHBACK
5
Tesi
anch'io la mano a Markus, afferrando poi insicura la sua. -Io sono Angel.-
Lui
aggrottò le sopracciglia, aiutandomi a rialzarmi. -Angel? Per caso...-
-Si sono
l'angelo millenario che i Salvatore hanno lasciato senza protezione.- risposi
io scocciata. Quella situazione cominciava sul serio a darmi sui nervi.
-In
realtà volevo chiederti se per caso tua madre era un'appassionata di Buffy, ma
fa lo stesso. Comunque, in ogni caso, eri già nata in quel periodo, quindi,
questa conversazione si basa sul nulla. Perdo la cognizione del tempo, a
volte.- mi sorrise.
Io lo
guardai stranita. Sicuramente aveva qualche rotella fuori posto, eppure sentivo
che potevo fidarmi, che non mi avrebbe fatto del male.
-Vieni,
ti porto al sicuro.- disse, sempre sorridendomi.
Io mi
ritrassi. –Non posso. Un mio amico...-
Non
potevo lasciare Tyler lì, dato che, molto probabilmente, era alle prese con
quei vampiri. No, non lo potevo abbandonare.
-Non
dovresti preoccuparti troppo del tuo amico se ha lasciato quei tizi a
rincorrerti.- fece, ficcandosi le mani in tasca.
Inarcai
le sopracciglia. Non mi piaceva chi sputava sentenze senza sapere nulla.
-Tyler mi
ha lasciato scappare prima che si avventassero su di me.- spiegai, anche se,
sinceramente, non ero nemmeno tenuta a farlo.
-Beh, ad
ogni modo, dovrei portarti in un luogo sicuro e caldo, dato le tue condizioni.-
disse, indicando con la testa il mio pancione. -Di quanto sei?-
-Otto
mesi.-
Non
riuscivo a capire perchè chiacchieravo così amabilmente con uno
sconosciuto...probabilmente perchè sentivo che non era pericoloso e nell'ultimo
periodo avevo dovuto far affidamento molto spesso sui miei sensi.
-Dai,
vieni, ti porto a casa mia. Abito a pochi passi da qui e poi...sei bagnata
fradicia. Che non si dica che Markus Layerback abbia lasciato una donzella in
pericolo sotto la pioggia.- mi sorrise e mi tese di nuovo la mano.
Io
cominciai a fissare la sua mano, poi lui, poi di nuovo la sua mano, decidendo
se fidarmi del tutto o meno di quel ragazzo dall'aria strana.
Alla
fine, con un sospiro, afferrai la sua mano e, cogliendomi di sorpresa, mi prese
in braccio.
-Ma cosa
fai?!-
-Nulla,
ti aiuto.-
-So
camminare.- gli feci notare con ironia.
-Lo so,
anche perchè sarebbe preoccupante alla tua età se non ne fossi in grado.- mi
rispose lui con la stessa ironia.
Sbuffai.
Ormai avevo capito che discutere con lui era inutile: avrebbe comunque fatto
come gli pareva.
Così, con
sguardo soddisfatto, si incamminò sotto la pioggia. Nessuno dei due parlava, io
non ne avevo le forze e lui probabilmente non ne aveva voglia.
Pensai a
Tyler e sperai che stesse bene, che non gli fosse successo nulla.
Lui era
tutto quello che mi rimaneva adesso...
In poco
tempo arrivammo davanti a un grande portone e io credetti sul serio che la mia
mandibola fosse arrivata a terra.
Una una
fottuta villa, porca vacca! E che villa!
Markus
oltrepasso il cancello e poco dopo arrivammo alla porta d'ingresso. Ad aprirci
fu un maggiordomo dall'aria strana almeno quanto il suo padrone.
Arrivammo
nell'atrio, decisamente enorme e super lussuoso, dal quale partiva una rampa di
scale simile a quella del castello della bella e la bestia.
-Preparate
un bagno caldo.- disse Markus ad un cameriere, cosicche io, tra le sue braccia,
mi ritrovai a dare le spalle alle scale.
-Hai
portato a casa un randagio, fratello?- fece una sarcastica voce alle nostre
spalle.
-Non
cominciare.-
Markus mi
mise giù e io mi voltai verso la "voce".
Quando lo
feci, il mio cuore perse un battito.
In cima
alle scale c'era un attraente ragazzo dai capelli castani, Indossava un
pantalone nero aderente e una camicia bianca, con i primi tre bottoni
sbottonati.
Sembrava
un principe, mentre io una poveretta.
Era
davvero bellissimo.
-Angel,
ti presento mio fratello Nikolai.-
FLASHBACK
6
Ero
placidamente seduto sulla poltrona della mia camera, immerso nella lettura di
un piacevolissimo libro, quando sentii quel rumorosissimo essere di mio
fratello tornare a casa.
Insieme
al suo, però, avvertii anche un piacevolissimo odore, a me totalmente
sconosciuto.
Possibile
che mio fratello si era portato un'altra ragazza a casa?
Sbuffai.
Quante volte gli avevo detto che casa nostra non era un bordello?!
Posai il libro
sul piccolo mobiletto alla mia destra e mi diressi da mio fratello, con la
chiara intenzioni di ribadirgli ancora una volta che casa nostra non era un
bordello!
Uscii
dalla stanza e sentii mio fratello chiedere di un bagno caldo.
Un bagno
caldo?
Senza
ancora capirci nulla arrivo alle scale, giusto in tempo per vedere mio fratello
di spalle, che teneva tra le braccia...una ragazza?
Dall'odore
capii subito che era un'umana e ancora non riuscivo a capire perchè mai mio
fratello si era portato a casa un'umana.
-Hai
portato a casa un randagio, fratello?- chiesi sarcastico, incrociando le
braccia al petto e scendendo di qualche scalino.
-Non
cominciare.- mi rispose lui, mettendo giù la ragazza, che subito si voltò verso
di me.
Qualsiasi
traccia di ironia in me sparì.
Persi il
mio solito ghigno, persi l'aria divertita, persi tutto. Mi limitavo a guardare
quel cucciolo d'uomo con gli occhi spalancati.
Aveva i
lunghi capelli neri e bagnati appiccicati al volto, gli occhi, incredibilmente
verdi, erano spaesati e confusi, ma allo stesso tempo forti e battaglieri.
Spostai
lo sguardo dalla sua faccia e vidi che era incinta. Incinta e sola a quanto
pareva.
Scesi di
qualche altro scalino, senza staccare gli occhi da lei. Ero come ipnotizzato e
sentivo una strana sensazione dentro.
-Angel,
ti presento mio fratello Nikolai.- fece Markus, con un sorriso.
Anche la
ragazza sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Ed ecco,
successe. Successe quello che avevo sempre deriso e che non mi aveva mai
minimamente toccato.
Mi resi
conto che...
Si
chiamava Angel, era un'umana, era incinta e io...e io me n'ero innamorato al
primo sguardo.
FLASHBACK
7
Il
fratello di Markus avanzò ancora verso di me, con gli occhi fissi nei miei. Non
capivo perchè mi guardava così, sembrava ipnotizzato.
Quando
arrivò a pochi passi da me, mi si gelò il sangue nelle vene.
Aveva gli
occhi rossi, chi diavolo aveva gli occhi rossi?!
Indietreggiai
spaventata, temendo che fossi passata dalla padella alla brace. Mi scontrai con
il forte petto di Markus, che mi diceva di non preoccuparmi, mentre io riuscivo
a vedere solo lo sguardo famelico di quel predatore dagli occhi di fuoco.
-Non
avere paura.- mi disse Nikolai con dolcezza, tendendomi la mano.
Io mi
voltai a guardare Markus, poi guardai la mano tesa di Nikolai.
-Puoi
fidarti.- continuò, con un sorriso rassicurante.
Sospirai,
cercando di impormi un ritmo normale.
Cercai di
rassicurarmi pensando che se avessero voluto uccidermi l'avrebbero fatto da un
bel pezzo.
Afferrai
la mano d Nikolai, ma, invece di stringermela, il ragazzo vi depositò un
leggero bacio.
Lasciò la
mia mano, non prima di avermi lanciato un sorriso tentatore.
Cazzo, mi
ricordava terribilmente Damon e quella cosa non mi piaceva affatto.
-Nikolai puoi
essere così gentile da accompagnare la nostra ospite a farsi un bagno?
Ovviamente tu abbi il buon gusto di restare fuori questa volta e non far
scappare tutti i miei ospiti!- fece Markus, dileguandosi e lasciandomi sola con
Nikolai.
-Papà in
fuga?- chiese, accennando al mio pancione.
-Qualcosa
di simile.- risposi amara, portando le mani sulla mia pancia.
All'improvviso
sentii una strana sensazione dentro, come se qualcosa mi stesse lacerando.
Caddi in
ginocchio, con le mani sulla pancia, mentre su di essa cominciarono a comparire
molti lividi.
-Cosa
succede?!- Nikolai si inginocchio accanto a me, mentre io cominciai a vomitare
sangue.
No, non
di nuovo! Non in casa di uno sconosciuto!
Nikolai
mi attirò al suo petto con sorprendente dolcezza e cercò di tenermi ferma a
causa dei miei spasmi.
-Markus!-
chiamò a gran voce. -Markus!- vedendo che il fratello non arrivava, imprecò
silenziosamente. -E' un vampiro?- mi chiese, indicando il mio bambino.
Io
annuii, mentre il vomito si bloccava leggermente.
-Bene.-
disse, per poi portarsi il polso alle labbra. -Bevi.- mi ordinò.
Cosa?! Io
non avrei bevuto il suo sangue!
-Ascoltami,
è questo che il bambino vuole e il sangue di demone è il più potente.-
Sangue
di...demone?
Lo
guardai ancora una volta confusa, ma Nikolai, imprecando tra se, mi portò con
forza il suo polso alle labbra. Inizialmente cercai di resistere, ma il
richiamo del sangue era troppo forte.
Si, era
questo che il bambino voleva.
Bevvi,
finchè non svenni tra le braccia di Nikolai.
Lui mi prese
tra le braccia e mi portò nella sua stanza.
FLASHBACK
8
Quando
aprii gli occhi mi sentivo tutta indolenzita e subito mi resi conto che non ero
in camera mia.
Subito,
le immagini della sera prima mi colpirono come uno schiaffo.
Tyler...dovevo
trovare Tyler.
Voltai la
testa di lato: mi sentivo osservata.
-Buongiorno.-
Nikolai mi sorrise, spostandomi poi una ciocca di capelli dal viso.
Aveva un
sorriso rassicurante: era come se sentissi che accanto a lui non poteva
succedermi nulla di male.
Il mio
sguardo cadde sulla mia mano. Perchè diavolo era intrecciata a quella di
Nikolai?!
Il demone
intercettò il mio sguardo e sorrise.
-Ho
provato ad andarmene, ma tu mi hai afferrato la mano. Mi hai chiamato Damon e
l'hai stretta, non potevo andarmene.- mi spiegò.
Sentii
subito gli occhi pizzicarmi. Anche nel sonno, anche dopo otto mesi, io cercavo
ancora lui.
-Perchè
adesso piangi?- certo che non gli sfuggiva nulla!
-Non sto
piangendo. Credo di aver finito le lacrime.-
-Non si
finiscono mai le lacrime.- Nikolai mi inchiodò con il suo sguardo di fuoco.
Lo
sguardo di fuoco...inspiegabilmente paragonai gli occhi di fuoco di Nikolai a
quelli ghiaccio di Damon.
Basta...dovevo
eliminarlo dalla mia testa...ma forse il problema era che non riuscivo a
eliminarlo dal mio cuore...
-Vieni,
dai, ho una sorpresa per te.-
-Cosa?-
-Tu
vieni.- ancora un altro sorriso.
Sorrisi
anch'io e cercai di alzarmi, ma Nikolai me lo impedì: mi prese tra le braccia,
giustificando il suo gesto con il fatto che ero troppo debole.
Anche se
completamente rossa, io mi lasciai prendere in braccio e Nikolai mi condusse
nell'enorme salone.
Appena
arrivati, insieme a Markus, c'era una terza figura di spalle.
Non
potevo credere ai miei occhi.
I capelli
neri...le spalle larghe...la voce dolce e rassicurante.
Nikolai
mi mise giù e io corsi da lui.
-Tyler!-
Tyler si
voltò e subito mi prese tra le braccia.
-Hai
fatto nuove amicizie, eh, bambolina?-
Io prima
lo abbracciai fortissimo, poi mi distaccai. -Come hai fatto ad arrivare qui?-
-Beh,
Nikolai l'ha cercato per tutta la notte.- fece Markus.
Nikolai?
Mi voltai
verso il demone in questione, che nel frattempo si era versato del bourbon. Mi
guardò, per poi scrollare le spalle.
-Grazie...-
gli sussurrai dolce.
Già
volevo bene a quei due demoni!
-Che ne
dite di restare qui per qualche tempo?- propose Markus.
-Cosa?-
-Si, la
casa è grande, sarete al sicuro e poi non voglio perdermi la visione di Nikolai
che scodinzola contento per tutta la casa!-
Il demone
in questione per poco non si strozzò con il liquido ambrato, per poi lanciare
furente il bicchiere contro il fratello, che lo schivò abilmente.
Cavolo...quei
due mi riportavano troppo indietro nel passato...
-Certo!-
rispose Tyler. -Almeno fin quando non nascerà il bambino.-
-Bene!
Faccio preparare due stanze!- Markus lasciò la stanza.
Io mi
voltai verso Nikolai.
Mi stava
fissando con i suoi intensi occhi rossi.
FLASHBACK
9
Un mese
passò velocemente. Io trascorrevo le mie giornate con Nikolai: mi faceva stare
bene, mi coccolava e in più di un'occasione mi aveva protetto dai vampiri che
ci attaccavano fino allo stremo.
Avevamo
subito legato: sentivo dentro un qualcosa che mi spingeva sempre di più verso
di lui e ogni volta che stavamo insieme, io non pensavo a Damon.
Adoravo
Nikolai perchè aveva il potere di farmi stare bere e di non farmi pensare alle
cose brutte.
Quel
pomeriggio stavamo seduti sotto l'enorme gazebo del suo giardino: io avevo le
spalle appoggiate al suo petto e Nikolai aveva portato entrambe le mani sulla
mia pancia.
-Questo piccoletto
mi prosciugherà!- proruppe Nikolai con una risata.
-Non
capisco perchè solo il tuo sangue riesce a calmarlo.-
-Perchè
lui ha già capito come vanno le cose qua fuori. Vuole il meglio per se.- disse
con un ghigno ironico sul volto.
-Ma sta
zitto!- scoppiai a ridere, dandogli un leggero pugno sul braccio.
Mi voltai
a guardarlo, ma non mi ero resa conto di quanto in realtà fossimo vicini.
Nikolai
mi guardò intensamente negli occhi, per poi accarezzarmi una guancia.
Con il
pollice cominciò a tracciarmi il contorno delle labbra e io sentivo una strana
sensazione dentro. Il cuore cominciò a battermi forte e il respiro si fece più
pesante.
Nikolai
cominciò ad avvicinare le nostre labbra, guardandomi sempre fisso negli occhi.
Quando ormai le sue labbra erano quasi sulle mie, io, però, mi tirai indietro.
-Nik...io...io
non c'è la faccio.-
-Ti ha
proprio strappato il cuore quel Damon.- fece lui amaro.
Poco
tempo prima gli avevo raccontato tutta la mia storia e lui mi aveva tenuto il
broncio per una settimana.
-Nik..io...-
-Lascia
stare, non ti devi giustificare. Io ho mille anni, posso aspettare qualche anno
affinchè tu ti dimentichi di lui.- mi sorrise.
Stavo per
rispondergli, quando sentii una profonda fitta nella pancia.
Mi alzai
in piedi, con le mani sulla pancia e lo sguardo perso nel vuoto.
All'improvviso
sentii una fitta fortissima, più forte di tutte le numerossisime crisi
dell'ultimo periodo.
Mi
piegai, per poi cadere con le ginocchia a terra. Urlai dal dolore, mentre
vedevo fiumi di sangue uscire dalla mia pancia.
-Ni...Nikolai!-
urlai, in preda al dolore più lancinante che avessi mai sentito.
-Angel...stai
per...- Nikolai sgranò gli occhi e se un demone millenario sgranava gli occhi,
non c'era nulla di buono di aspettarsi.
Sentii
tutto il mio corpo andare a fuoco. Mi sentivo morire, come se una forza nel mio
corpo mi spaccasse in due, dilaniandomi.
Nikolai
corse verso di me, prendendomi dalle braccia, rendendomi conto che, a
differenza di tutti gli essere umani che rompono le acque quando stanno per
partorire, io avevo rotto...il sangue, per quanto potesse essere incredibile.
Il
risultato fu che, mentre Nikolai mi portava in casa ripetendomi che sarebbe
andato tutto bene, si formò una lunga scia di sangue.
Io
urlavo, mentre il mio corpo era scosso da forti tremiti.
-MARKUS!-
tuonò Nikolai, portandomi nella sua camera.
In meno
di un secondo, Markus fu nella stanza e, non appena mi vide, impallidi,
guardando con occhi sgranati il fratello.
Arrivo
anche Tyler, che si gettò subito accanto a me, prendendomi la mano.
-Corri a
chiamare Tess!- fece Nikolai.
-Chi è
Tess?- chiese Tyler, mentre Markus si lanciaa fuori dall'abitacolo.
-I demoni
possono avere figli.- spiegò brevemente Nikolai. -E Tess è il vampiro che fa
partorire le nostre donne.- finì.
Io
continuavo a dimenarmi e a soffrire pene atroci. In quel preciso instante
pensai che sarei voluta morire in quel momento invece di sopportare quel
dolore.
Adesso
ero umana e sapevo che il mio corpo non avrebbe retto.
Nikolai
si procurò una leggera ferita sul polso, portandolo poi alle mie labbra. Erano
mesi che ormai andavo avanti così, ingurgitando il sangue di Nikolai, perchè
calmava tutte le mie crisi, ma in quel frangente non funzionò.
Arrivai
alla conclusione che quelli sarebbero stati i miei ultimi momenti di vita.
Guardavo
Tyler e Nikolai, senza in realtà vederli davvero.
Quelli
erano i miei ultimi momenti di vita e, ancora una volta, nonostante tutto,
l'ultima cosa che avrei voluto vedere era Damon.
Piansi,
mentre il bambino dentro di me premeva per uscire, lacerandomi dall'interno.
Il nostro
amore, ancora una volta, stava finendo per uccidermi.
Capitolo 26 *** Capitolo 26: Ricordi... - Parte 3 ***
Capitolo 26: Ricordi… - Parte 3
Flashback
10
Urlavo
ancora, mentre un dolore lancinante mi squarciava da dentro.
Sentivo
un male terribile, ma nonostante questo non riuscivo ad odiare quella creatura,
non riuscivo ad odiare Damon.
Non del
tutto, almeno.
Odiavo il
fatto che mi aveva lasciato da sola, che mi aveva abbandonato al mio destino,
ma non riuscivo ad odiare lui.
-Nikolai!-
Markus ritornò nella stanza, seguita da una donna.
Da quel
poco che ero riuscita a capire, era la vampira che mi avrebbe fatto partorire.
La
vampira corse da me, guardando esterefatta prima Nikolai e poi Tyler: era
chiaro che era sconvolta, non aveva mai visto niente del genere...
-Non
guardarci così, non è di nessuno dei due.- fece Tyler, guardando prima me poi
la vampira.
Un altro
mio urlo interruppe quella loro "amabile discussione".
-La sta
mordendo dall'interno...tutte le pareti del suo organismo.- disse Tess,
portando le mani sulla mia pancia. -E' già un mostro potentissimo.
-Non...chiamarlo
mostro.- ringhiammo nello stesso momento io e Nikolai.
Tess
sospirò, per poi spostare lo sguardo su Tyler. -E' meglio che vai. E' meglio
che andiate entrambi.-
-Io non
mi muovo di qui.- fece Nikolai. -Ty, per favore, vai tu fuori.-
Tyler
guardò Nikolai negli occhi e dopo avermi dato un fortissimo bacio sulla guancia
e avermi stretto la mano, sparì dalla stanza, seguito da Markus.
-Questo è
un gran bel guaio, lo sai, Nik?- disse Tess, dopo un mio ennesimo urlo. -La sta
uccidendo da dentro. Credo che nemmeno io riuscirei a sopportare questo dolore,
figuriamoci lei che è umana...-
-Tess...fai
nascere questo bambino e mantienimela in vita.-
Tess
annuì, per poi prendere una valigetta che aveva con se e infilarsi dei guanti.
La vidi sospirare pesantemente e poi decidere da dove cominciare.
Io sentivo
sempre più male: sentivo che stavo per perdere conoscenza, non avevo più
contatto con la realtà.
Sudavo e
mi agitavo, mentre sentivo le forze abbandonarmi sempre di più.
La
vampira estrasse delle corde dalla valigetta e mi legò alla testata del letto.
-Ma cosa
fai?!- Nikolai partì subito verso le mie mani, con l'intenzione di slegarmi.
-Nik, ha
degli spasmi troppo forti, se si muove troppo mentre io ho un oggetto affilato
in mano, la uccido!-
Nikolai
guardò di nuovo le mie mani legate e il mio corpo scosso dagli spasmi e impreco
silenziosamente, per poi ritornare al suo posto.
Mi
sentivo morire, non ce la facevo più. Eppure dovevo farcela, dovevo far nascere
il mio bambino, il nostro bambino.
La vista
cominciava ad annebbiarsi: mi voltai di lato, mentre il mio cuore perdeva un
battito.
Damon...
Damon era
lì e mi guardava con uno splendido sorriso.
All'improvviso,
Damon sparì e ricomparve Nikolai, ma dopo pochi attimi, vidi di nuovo Damon
accanto a me.
-Da...Damon...-
sussurrai, mentre tutte le lacrime mi finivano in bocca.
Vidi
Damon sgranare gli occhi e guardare Tess, poi sentii la vampira pronunciare la
parola "allucinazione", ma non me ne curai più di tanto, Damon era
lì, era tornato per me.
-Damon...-
sussurrai di nuovo, mentre sentivo delle lacrime diverse, che mi bruciavano le
guance.
-Tess,
cazzo, perchè sta piangendo sangue?!-
-Perchè è
un'umana che sta partorendo chi sa cosa! Perchè sta morendo Nik!-
Sentivo
ciò che stavano dicendo, ma in realtà non capivo.
Perchè
quella donna stava chiamando il mio Damon Nik?
-Sei
qui...sei qui...- feci, ignorando le lacrime che mi bruciavano e il sapore di
sangue nella bocca.
Vidi
Damon sospirare e poi guardarmi con occhi lucido, come se si fosse arreso.
-Si, sono
qui amore, sono qui...- mi surrurrò, stringendomi la mano e appoggiando la sua
fronte alla mia.
Lui...lui
era davvero qui. Era ritornato per me e non se ne sarebbe più andato, sarebbe
rimasto con me per sempre.
-Lo...lo
farò nascere, farò nascere il nostro bam...- non riuscii a finire la frase,
perchè gridai di nuovo.
-Angel,
ti prego, se mi ami, lotta, ti prego, non morire...- mi sussurrò, stringendomi
di più la mano.
Mi
specchiai nei suoi occhi, ancora una volta e capii quanto mi erano mancati.
Li amavo,
amavo lui e amavo che fosse lì.
Lo avevo
perdonato, gli avrei perdonato sempre tutto.
-Ti amo!-
urlai, colpita da un'altra fitta.
Strinsi
la sua mano e cercai di respirare.
Dovevo
partorire quel bambino.
-Sta
lottando, Nik, sta lottando.- fece Tess, cominciando ad estrarre ferri e
unguenti strani.
-Brava
amore, lotta, io sono qui...-
-Damon...-
Mi voltai
di nuovo verso di lui, trovando nei suoi occhi la forza necessaria per non
mollare.
-Sono qui
amore. Tu però non mollare. Non puoi lasciarmi da solo.-
Vidi una
lacrima scendere dai suoi occhi e arrivare fino al mento. Il mio amore stava
piangendo, stava piangendo per me.
Io non
potevo fargli del male. Dovevo vivere, per me, per lui, per il nostro bambino,
per la nostra futura vita insieme.
All'improvviso
sentii anche la schiena lacerarsi: mi spuntarono due grosse ali, che mi fecero
urlare ancora una volta di dolore.
Proprio
in quel momento la vampira mi tagliò la pancia con un ferro incandescente.
Setivo tutta la mia pancia che si lacerava e non sapevo se era maggiore quel
dolore, quello alla schiena o quello all'interno.
Damon mi
strinse ancora di più la mano, continuando a sussurrarmi di vivere...per lui.
Mi
sentivo morire e in realtà era quella che volevo: il dolore così avrebbe
smesso. Ma avevo Damon accanto a me e non potevo fargli questo, non ora che era
ritornato.
Mi voltai
a guardarlo negli occhi: avrei guardato solo lui tutto il tempo del parto,
perchè solo così avrei trovato la forza.
Urlai,
mentre sentivo le forze abbandonarmi.
Ce
l'avrei fatta davvero?
La vista
si era annebbiata e cominciavo a sentire le voci solo come e chi lontani.
All'imprivviso
sentii qualcosa premermi contro la bocca: Damon mi stava dando il suo sangue.
Tess mi
inflò letteralmente le mani quella pancia, mentre il mio sangue era ovunque in
quella stanza: ormai non avevo più nemmeno la forza di urlare.
Non
sentivo più nulla, probabilmente perdevo e riprendevo coscienza liberamente.
Non avevo più contatto con la realtà e non ruscivo a capire più cosa stava
succedendo.
-Damon!
Damon!- urlavo, ma man mano la mia voce si faceva sempre più debole.
L'ultima
cosa che ricordo, era Tess che estraeva un piccolo corpicino dalla mia pancia.
-E' una
bambina.- disse.
La
guardai, poi guardai Damon al mio fianco con gli occhi pieni di lacrime, poi
crollai, persi conoscenza, o forse morii.
In ogni
caso, non me lo ricordavo.
Flashback
11
Mi
svegliai all'imprivviso, aprendo piano gli occhi.
Sentivo
dolori ovunque e non riuscivo a prendere contatto con la realtà. Non ricordavo
cosa fosse successo, dove mi trovavo, non ricordavo nulla.
All'improvviso
alcuni flash mi inondarono la testa, facendomela quasi scoppiare. Mi portai le
mani sulla pancia, rendendomi conto che era piatta.
Il mio
bambino dov'era?!
Poi, come
con un click, tutte le immagini del mio parto mi ritornarono alla mente.
Damon!
Damon era tornato!
Mi alzai
di scatto a sedere, ignorando le fitte di dolore.
Dovevo
andare da lui, dovevo andare dalla mia bambina!
Scesi dal
letto, cercando di riacquistare equilibrio e mi fiondai per le scale. L'unica
cosa che mi sembrava strana era il fatto che Damon sapeva che io ero da
Nikolai. Come poteva essere?
Decisi di
non pensarci, volevo solo buttarmi tra le sue braccia, mentre stringevo nostra
figlia.
Corsi, o
meglio, cercai di correre e arrivai in salone.
Di spalle
c'era un uomo dai capelli neri.
Feci un
sorriso smagliante. Allora lui era davvero lì, era tornato lì per me.
Feci
qualche altro passo, con il cuore a mille e la faccia tutta rossa.
Quando arrivai
dall'uomo, però, il sorriso sparì.
Nikolai
alzò lo sguardo su di me, confuso e incredulo, mentre stringeva la mia bambina
tra le braccia.
Doveva
essere lì, per forza, mi aveva aiutato a partorire, senza di lui non ce l'avrei
fatta.
-Ange...-
Nikolai
abbassò gli occhi, per poi guardarmi colpevole.
All'improvviso
tutto mi fu chiaro: le immagini di Damon e Nikolai che si sovrapponevano,
l'impossibilità che Damon mi avesse trovata, che avesse deciso di ritornare.
L'impossibilità che mi amasse ancora.
Mi portai
le mani sul viso e piansi, dando sfogo alla mia disperazione.
Ancora
una volta, indirettamente, mi aveva fatto del male. Ancora una volta mi ero
illusa su di noi.
Nikolai
si alzò dal divano e si inginocchiò accanto a me, ancora con la bambina tra le
braccia.
-Angel...Angel
guardami per favore, guardaci.- mi prese per il polso e mi allontanò le mani
dal viso.
Io lo
guardai, per poi spostare lo sguardo sulla bambina.
Era
bellissima, la amai dal primo istante, ma un particolare attirò la mia
attenzione.
Aveva gli
occhi di ghiaccio.
La mia
maledizione continuava ancora...il mio amore sarebbe continuato negli occhi di
mia figlia.
Ritornai
a guardare Nikolai, che nel frattempo mi porgeva la bambina. Presi il suo
corpicino tra le braccia, alternando i sorrisi alle lacrime.
-Angel...-
mi richiamò di nuovo lui. Alzai lo sguardo e lo guardai. -Sei stata in coma per
un mese e io ho creduto di morire. Hanno cominciato ad attaccarci, ma io non
riuscivo a combattere, pensavo solo a te. Ho passato le notti a pregare Dio di
non farti morire e io non credo in Dio, Angel. E' ora di guardare avanti, per
lei.- indicò la bambina. -Per te. Non mi interessa chi è il padre biologico, io
voglio lei e voglio te. Vi voglio perchè vi amo e non permetterò a nessuno di
strapparvi da me.-
Lo
guardai intensamente negli occhi, mentre le sue parole mi arrivavano diritte al
cuore. Si fermò per un attimo, poi riprese a parlare.
-Mi
dispiace di averti ferito durante il parto, ma credere che io ero Damon ti
avrebbe tenuta in vita. Non avresti retto un altro dolore, così, quando mi hai
chiamato Damon, ho retto il gioco. Perdonami...- abbassò lo sguardo.
-Non devo
perdonare niente a te, Nik.- goccioline salate ritornarono a rigarmi le guance.
-Devo solo biasimare me stessa per amarlo ancora.-
Nikolai
mi accarezzò una guancia, per poi accarezzare anche la bambina.
-Voglio
che sia mia, Angel, anche davanti alla legge, voglio che lo sia per tutti.
Voglio darle il mio cognome.-
Sorrisi
amara, per poi baciarlo a fior di labbra. -Per quanto apprezzi tutto quello che
stai facendo e hai fatto per me, non posso darle il tuo cognome, Nik, le darò
il mio. anche se, molto probabilmente, questa bambina sarebbe stata fortunata
ad avere te come padre.-
-Ti amo,
Angel.- disse Nikolai, guardandomi diritta negli occhi.
In
quell'istante odiai il fatto di non riuscire ad amare.
Odiai che
riuscivo ad amare solo Damon.
Flashback
12
Venni
sbattuta in una cella fredda e buia, trovando ad accogliermi solo un pavimento
scrostato e una pesante puzza.
Mi
avevano preso, questa volta per davvero e Nikolai non era riuscito a salvarmi.
Mi
avrebbero ucciso o, ancora peggio, avrebbero condotto degli esperimenti su di
me, come avevano già fatto migliaia di volte.
Ero un
topo da laboratorio, un pezzo di carne da sezionare e studiare.
Odiavo
essere così inutile, odiavo essere un'umana. Non riuscivo a proteggere me
stessa figuriamoci la mia bambina.
Mi
sentivo stremata e avevo lividi e segni di morsi ovunque. Volevo ritornare a
casa mia, volevo ritornare da Nikolai e sentirmi al sicuro tra le sue braccia.
Avevo
paura, terribilmente paura e non sapevo cosa fare.
Uscire da
lì era impossibile: ero troppo debole. Debole e insignificante.
Sentivo
delle urla, anche se non riuscivo a capire da dove provenissero. Ero certamente
rinchiusa in delle segrete, anche se non ero stata in grado di individuare dove
mi trovassi.
All'improvviso
sentii dei passi farsi sempre più vicini alla mia cella.
Stavano
venendo a prendere me.
Mi
addossai alla parete, sapendo che era inutile oppore resistenza.
La cella
venne aperta e io venni afferrata bruscamente per le braccia e tirata fuori di
li. Comiciai ad agitarmi e a urlare, volevo trovare un modo per uscire da li.
I due
uomini che mi stavano trascinando non si scomposero minimamente, anzi, mi
portarono con la massima tranquillità fuori da quelle segrete, per poi
dirigersi in un enorme castello tenebroso.
Ma dove
cazzo mi trovavo?!
Venni
trascinata in una stanza e buttata lì come se fossi stata l'ultimo degli
animali. I due tizi uscirono dalla stanza, mentre io cercavo di rimettermi in
piedi alla meno peggio.
Ma dove
mi trovavo?
Stavo per
guardarmi intorno, quando vidi un uomo di spalle accanto alla finestra.
-Chi
sei?!- chiesi. Se dovevo morire, tanto valeva chiedere spiegazioni.
-Il tuo
peggior incubo, angioletto.- mi rispose, con voce melliflua.
Mi si
gelò il sangue nelle vene. Aveva una voce metallica, folle e pericolosa.
L'uomo si
voltò, inchiodandomi con i suoi gelidi occhi grigi.
Lo vidi
sgranare gli occhi e guardarmi perplesso, per poi abbassare la testa di lato.
E cosa
gli prendeva adesso?!
Venne
verso di me, ma ad ogni suo passo, io ne favevo uno all'indietro, con il
risultato, però, di ritrovarmi con le spalle alla porta chiusa, mentre lui
avanzava inesorabile verso di me.
-Mi
avevano detto che eri bella, ma non avevo capito che lo eri in un modo fuori
dal comune.- disse, arrivando da me e prendendomi il mento tra le mani.
-Comune
non è il termine adatto alla mia vita.- ringhiai io, spostando il viso di lato.
Lui
ghignò, costringendomi di nuovo a guardarlo.
-Quasi
quasi mi dispiace ucciderti.-
-Allora
non farlo.- feci, con il suo stesso tono.
L'uomo
scoppiò a ridere, passandosi poi una mano nei suoi capelli biondi.
Sarebbe
stato un bell'uomo se la sua faccia non fosse stata deformata dalla follia...
-Anche se
non mi conosci, tu sai bene chi sono io.-
-Tu
dici?-
-Sono
Axel.- disse gelido.
Io
sgranai gli occhi. Cazzo, allora era davvero la mia fine.
Erano
mesi che i suoi "scagnozzi" avevano cercato di catturarmi per
portarmi a lui, ma Nikolai era sempre arrivato in tempo.
Non
quella volta, però.
-Cosa
vuoi da me?- chiesi, mentre il terrore si impossessava di me.
-Quello
che vogliono tutti. Voglio i tuoi poteri, la tua forza, tutto e...-
-...E?-
-E
adesso, guardandoti bene, voglio anche il tuo corpo.-
Mi
afferrò violentemente per le spalle e prima che io potessi fare qualcosa o
anche solo oppormi, mi ritrovai schiacciata al letto, con il suo corpo che
premeva contro il mio.
Ma cosa
diamine voleva fare?!
Istinzivamente,
per liberarmi, gli diedi una testata, ma, ovviamente, fui solo io a farmi del
male.
Il
risultato fu un rivoletto di sangue che mi usciva da una tempia e i miei polsi
bloccati sopra la testa.
-I miei
poteri non si ottengono così, sai?- feci sarcastica, per celare il terrore.
Era folle
quell'uomo, era pazzo e decisamente malvagio, lo si leggeva nei suoi occhi.
-Sei
fortunata, caro angioletto. Dovrei ucciderti, per impedire la profezia.-
-Quale
profezia?-
Axel
scoppiò a ridere. -Davvero credi che voglia solo i tuoi poteri? Ho 2000 anni,
cara, credo di essere già abbastanza forte.-
Allora i
conti non tornavano...
-E cosa
vuoi da me?-
-Molto,
molto tempo fa, un vecchio oracolo cieco mi predisse che io, nonostante
l'immensità dei miei poteri, sarei stato un ucciso da un essere che possedeva
in se tre nature: angelo, vampiro e demone. Ovviamente tutto ciò non poteva
accadere, io ero e sono l'essere più forte dell'universo, così, ho passato gli
ultimi mille anni ad uccidere tutti coloro che potevano attuare questa
profezia, finchè non mi sono imbattuto in te. Tu sei tutto quello che io dovevo
uccidere e per di più sei umana. Sarà un gioco da ragazzi. Ma poi...-
-Poi?-
chiesi con timore.
-Poi
adesso ti ho visto. Sarebbe un peccato ucciderti. Così, perchè devo ucciderti,
se posso sottometterti?-
Non
riuscivo a capire dove voleva arrivare, cosa volesse da me.
-Non
capisci, vero?- disse, dando voce ai miei dubbi. -Ti sottometterò e farò di te
la mia docile compagna. Mi scalderai il letto tutte le notti e nel frattempo
succhierò i tuoi poteri, piano, così da non ucciderti.-
Sgranai
gli occhi. Quel tipo era pazzo!
-Mai!-
urlai, cominciando a divincolarmi. -Preferirei morire!-
Axel
scoppiò a ridere: non si era spostato nemmeno di un millimetro.
Io non
potevo nulla contro di lui.
All'improvviso
mi portò una mano alla gola, stringendo man mano la presa.
-Ti
conviene non opporre resistenza.- sussurrò mellifluò al mio orecchio, per poi
leccarmi una guancia.
Io
rabbrividii, sia per la paura che per il ribrezzo.
Non
riuscii a fare nulla, perchè la sua bocca catturò famelica la mia.
Era un
bacio violento, doloroso, orripilante e per quanto io stessi cercando di
lottare e divincolarmi, lui era troppo forte.
Gli morsi
un labbro, sperando di farlo staccare, ma, evidentemente, la cosa dovette
eccitarlo ancora di più, perchè mi strappò letteralmente la camicetta, ormai
sporca di sangue e terreno.
Ma cosa
cazzo voleva fare?!
Impallidii,
mentre la paura si impossessò di me, immobilizzandomi.
Axel
ghignò sulla mia bocca, per poi lacerami anche i jeans.
No, non
stava accadendo...non poteva davvero succedere.
-Ti prenderò
in tutti i sensi, angioletto...- mi sussurrò all'orecchio.
-Non...chiamarmi...angioletto...-
Axel
scoppiò a ridere e poi con una violenta spinta entrò in me.
Io urlai,
sia per la paura che per il senso che tutto ciò aveva.
Cominciai
a tempestarlo di pugni, a urlare di smetterla, a dimenarmi, ma nulla, niente
aveva fermato il suo orrendo gesto.
Niente
fermarono le sue spinte dentro di me, ne le sue labbra premute sulle mie.
-E'
inutile opporti. Sei solo una debole e inutile umana...- disse con cattiveria,
spingendo sempre di più.
Voltai la
testa di lato e piansi, conscia che ormai era successo e io non potevo fare
niente.
Ero
un'inutile e debole umana.
Ero
un'inutile e debole umana.
Ero
un'inutile e debole umana.
...Ma lo
sarei stata per l'ultima volta.
Flashback
13
Gli
scagnozzi di Axel mi lasciarono in strada, con i vestiti strappati e il trucco
sciolto per le lacrime.
Ancora
non ci credevo, tutto quello non poteva davvero essere vero.
Ma,
purtroppo, lo era, perchè io ero un'inutile e debole umana.
Era
quella la frase che mi ripetevo da ore.
Ripensai
agli aventi di quella sera, mentre sentivo ancora le mani di Axel su di me.
Mi voltai
di lato e vomitai, per poi cadere in ginocchio.
Mi portai
le mani sul viso e piansi disperatamente.
No, non
potevo andare avanti così...
Ed era
tutta colpa sua...sua e dell'amore che avevo per lui.
All'improvviso
un'idea mi balenò nella mente. Io non potevo più essere debole.
Cominciai
a frugare nei miei jeans logori, ringraziando Dio di avere ancora il mio
cellulare.
Composi
un numero e sperai che mi rispondesse.
-Angel?
Dove sei?!-
-In un
vicoletto vicino al Fantasy, vieni adesso...- riuscii a biascicare, mentre le
lacrime mi riempivano la bocca.
Chiusi la
chiamata e aspettai che arrivasse, sperando che accettasse la mia proposta.
-Angel!-
circa mezz'ora dopo era lì.
Si
inginocchiò accanto a me e mi prese il viso tra le mani.
-Tess...-
sussurrai, per poi laciarmi andare contro il suo petto.
-Angel
cosa è successo?-
-A...Axel...-
dissi soltanto.
Tess
inizialmente non capì, poi guardò i miei vestiti logori e capì tutto.
-Oh...Angel...-
-Tess...-
mi alzai e la guardai diritta negli occhi. -Non posso più essere debole, devo
proteggere Stella e me.-
-Non ti
capisco.- disse, aggrottando le sopracciglia.
-Trasformami
in vampiro.- dissi decisa.
-Cosa?!
Assolutamente no! Nikolai mi ucciderebbe!-
-Tess,
guardami...non posso più vivere così...-
Tess mi
guardò intensamente: stava soppesando la mia proposta.
Poi
sospirò.
-Nikolai
mi ucciderà.-
-Se sarò
un vampiro ti proteggo io!-
Tess
imprecò tra se e se, per poi incidersi il polso e farmi bere il suo sangue.
-Tu sei
sicura Angel? Vuoi diventare un vampiro? In uno sporco vicoletto vuoi perdere
ciò che hai di più bello?-
-Tess, io
questa notte ho perso tutto.- dissi decisa.
Tess mi
guardò un'ultima volta negli occhi. -Ti voglio bene, lo sai, vero?-
-Si.-
Tess
sospirò, poi mi prese tra le sue braccia e mi morse, cercando di farmi il meno
male possibile.
Man mano
la vista si annebbiò e le forze mi vennero meno.
Chiusi
gli occhi.
Quella
notte morii...per la seconda volta.
Salveeee
Mi sa che
ci metto troppo ad aggiornare XD
Però,
dai! Siamo in vacanza!
E come
avrete letto (se avrete letto!) questo capitolo è il più lungo e forse anche il
più importante…ne so successe di cose!
Angel
partorisce…poverina vede Damon, ma in realtà è Nikolai...poi Axel e ciò che lui
le fa e infine diventa un vampiro XD
Questo
capitolo mi ha tolto 10 anni di vita e spero che a voi piaccia! Mi farebbe
piacere sapere cosa ne pensate, anche se in questi ultimi periodi non sono
tante le recensioni XD
Vorrei
lasciarvi chiedendovi un piccolo favore: sto scrivendo una storia a 4 mani con
la bravissima sweet fairy sul cast di TVD, mi farebbe tanto piacere se passasse
a leggere! Così magari ci dite se ne vale la pena continuarla o no XD
Smisi di raccontare la mia storia ed era come se un
senso di vuoto mi attanagliasse l'anima.
Rievocare tutto quello mi faceva male: era come se
tutte le paure, i dolori e le angosce tornssero a galla con la stessa potenza
distruttrice.
Così, dopo il mio racconto, sulla stanza era sceso da
un pesante silenzio, rotto solo da qualche singhiozzo di Elena.
Stefan era seduto accanto ad Elena e dal suo sguardo
si capiva che era allibito. Elena gli teneva una mano e se solo Stefan fosse
stato umano, glie l'avrebbe di sicuro stritolata.
Io ero seduta sull'enorme divano, con lo sguardo basso
e la voglia di fuggire da lì il prima possibile.
Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo e
incontrare gli occhi di Damon: avevo paura di cosa vi avrei potuto leggere.
Lui stava in silenzio, ancora appoggiato all'enorme
camino di quella stanza.
Niente, era di fronte a me e io non riuscivo ad alzare
lo sguardo.
Mi sentivo come se la colpevole di tutta quella storia
ero io. Tutto il mio passato faceva male, ma, raccontarlo a loro, ne faceva di
più.
In qualche modo, nell'angolo più remoto del mio cuore,
io attribuivo a loro tutte quelle mie sofferenze.
Ero riuscita a perdonarli in un certo senso, ma li
ritenevo ancora un po' responsabili.
Sospirai pesantemente, cercando di raccogliere tutto
il mio coraggio e alzai lo suardo.
Lui era lì: era così immobile da sembrare una statua.
Aveva gli occhi fissi su di me: sembravano quasi di
vetro tanto erano diventati trasparenti e la cosa non mi piaceva affatto. Gli
occhi di Damon avevano quella colorazione quando era decisamente accecato dalla
rabbia.
Lo vidi stringere i pugni così tanto che le nocche gli
divennero bianche.
-Damon...- sussurrai. In realtà non sapevo nemmeno
dove avevo trovato la forza per pronunciare il suo nome.
Lo vidi imprecare sottovoce e poi lasciò la stanza.
-Damon!- lo chiamai di nuovo.
Mi alzai dal divano e gli corsi dietro: stava andando
nella sua stanza. -Damon...- lo richiamai, sulla soglia della sua camera.
Damon era di spalle, con le mani strette intorno alla
colonna del baldacchino.
Non avevo il coraggio di avvicinarmi, avevo paura
della sua reazione
-E'...è tutto vero?- mi chiese all'impovviso, con uno
strano tono di voce.
Io sospirai. -Si, tutto.-
Lo vidi stringere le mani così tanto, che dopo poco la
colonna di legno del letto si piegò sotto la sua forza distruttrice.
Io sobbalzai, vedendo Damon distruggere una parte del
letto.
Si voltò poi verso di me: aveva i canini sfoderati e
gli occhi iniettati di sangue.
Spazzò via poi tutto ciò che aveva sulla scrivania,
per poi far volare anche quella.
La sua furia si stava abbantendo su tutti gli oggetti
della stanza e io non sapevo che fare.
-Damon, ti prego!- la mia voce uscì più tremolante di
quanto avessi voluto, ma Damon sembrò calmarsi.
Si diresse al muro accanto a me e vi appoggiò contro
la fronte.
Portò anche le mani sul muro, ma quella calma sarebbe
duata ancora per poco: cominciò a riempire il muro di pugni e stava quasi per
sgretolarlo, ma io decisi che era arrivata l'ora di muovermi e fare qualcosa.
Gli afferrai il polso e lo costrinsi a voltarsi verso
di me.
-Basta, ti prego.-
Damon strattonò il braccio, portandosi poi le mani nei
capelli.
Sembrò perso nei suoi pensieri, era immobile e con lo
sguardo perso nel vuoto.
-Non è possibile...- disse poi dopo un po',
inchiodandomi di nuovo con i suoi occhi di ghiaccio.
-Damon...io...- era come se avessi dimenticato come si
parlasse, riuscivo a pronunciare solo il suo nome.
Damon cadde in ginocchio, con lo sguardo sul pavimento
e le mani nei capelli. Non l'avevo mai visto così o forse poche volte, ma
comunque non riuscivo a sopportare la sua vista in quello stato.
Mi portai anche io le mani al viso e piansi
silenziosamente. Credevo che in quegli anni le lacrime fossero finite, ma
evidentemente non si smetteva mai di piangere.
Si supera, in qualche modo, ma non si dimentica. I
dolori sono impressi con forza maggiore dentro di noi rispetto ai momenti
belli.
E io, in quel momento, di momenti belli non ne
ricordavo.
-Io lo disintegro.- proruppe all'improvviso Damon, con
gli occhi iniettati di sangue.
Io mi abbassai alla sua altezza, mettendomi in
ginocchio. Non volevo che lui facesse qualcosa di stupido, non volevo che
affrontasse Axel, perchè sapevo che lui non ne sarebbe uscito vincitore.
-Damon, no, per favore. E' la mia battaglia.- dissi,
cercando di persuaderlo.
-No, è anche la mia adesso. Voi siete la mia
famiglia.-
Rimasi sorpresa da quelle parole, di certo non me le
aspettavo da qualcuno che mi preferiva morta.
-Non c'entra più con te questa storia.-
-Cosa non c'entra più? Mia figlia o la madre di mia
figlia?- fece lui con tono arrabbiato, alzandosi e constringendo anche me a
farlo.
Era ritornato il solito Damon, con la rabbia negli
occhi e l'animo imperscrutabile.
-Me la so cavare da sola, Damon.- non volevo il suo
aiuto, non perchè non ne avessi bisogno, ma perchè non volevo perderlo anche
fisicamente.
-Non sembra, dal momento che sei stata capace solo di
piagnucolare e farti violentare.- mi sputò addosso tutta la sua rabbia, come se
la colpevole di tutta quella storia ero io.
Senza che io potessi fermarle, le lacrime si
impossessarono di nuovo dei miei occhi, ma per nulla al mondo gli avrei dato la
soddisfazione di vedermi piangere.
Damon sembrò riscuotersi e forse si rese conto delle
sue parole, perchè fece un passo verso di me e nei suoi occhi non c'era più
traccia di rabbia.
-Angel, io...-
-Non voglio starti a sentire. Adesso sarebbe colpa
mia?!- ero io quella arrabbiata adesso. -Se tu mi avessi amato davvero come ti
sei ostinato a farmi credere, se tu fossi restato con me, io non mi sarei
trovata in certe situazioni!-
-Non puoi contare sempre sugli altri.-
-Su di te pensavo di si.- dissi, guardandolo diritto
negli occhi.
Damon non mi rispose, si limitò solo a spostare lo
sguardo di lato per poi ripuntarlo su di me.
-Dove posso trovare Axel?- mi chiese, di nuovo
arrabbiato.
-Non lo so, Damon, ma se anche lo sapessi di certo non
te lo direi.-
Damon avanzò verso di me, inchiodandomi al muro e
appoggiò le mani ai lati della mia testa.
-Forse non ci siamo capiti. O me lo dici tu o lo cerco
da solo.-
-Axel ti ucciderà.- gli dissi, cercando di farlo
desistere.
-Non se lo trovo così incazzato.-
-Damon, no, tu...- ma non finii la frase, perchè lui
mi bloccò.
-Quante volte ti ha toccato?- sibilò, a un centimetro
dal mio viso.
Aveva uno sguardo strano e quella sua vicinanza mi
stava già mandando in iperventilazione.
-Solo quella volta, Damon, solo quella volta.-
-Lo ucciderò, Angel e poi ti porterò la sua testa.-
-Fa tanto cavaliere del Medioevo.- dissi, cercando di
uscire da quella situazione.
-Non scherzare. L'idea che qualcuno possa aver...-
Damon si allontanò da me, dandomi poi le spalle.
-Cosa significa?-
Damon si voltò di nuovo verso di me, come se la mia
fosse una domanda ovvia.
-Vorrei uccidere tutti coloro che ti hanno solo
minimamente sfiorato. Li vorrei ridurre in brandelli e torturarli fino alla
morte, perchè odio che qualcun altro tocchi qualcosa che è mio.- disse, con gli
occhi di nuovo accessi di rabbia.
Io spalancai la bocca e se la mia mascella non fosse
stata saldamente attaccata, l'avrei sicuramente ritrovata a terra.
-Damon...-
-Però ormai ho capito che io te non potremmo più
ritornare insieme. Ormai si è creata una frattura irreparabile. C'è solo Stella
che ci tiene uniti, perchè altro non vi può essere.- disse, abbassando lo
sguardo.
Io cercai di non fargli capire che le sue parole mi
avevano colpito più del dovuto. Sapevo che quella era la verità, ma dirlo ad
alta voce lo rendeva troppo vero.
-Non si sta insieme solo se non c'è più amore. E
questo l'ho capito, Damon. Non si possono continuare ad amare i ricordi.- dissi
amara.
-Non si tratta solo di ricordi.-
Questa volta fui io a voltargli le spalle. -Non
entrare in questa storia, non ti riguarda e a mia figlia ci penso io e l'uomo
che l'ha cresciuta. E' Nikolai suo padre, tu con noi non c'entri niente.-
Lasciai la stanza, cercando in tutti i modi di
trattenere le lacrime.
Arrivai in salone, ma non mi fermai nemmeno a salutare
Elena e Stefan e mi precipitai fuori da quella casa.
Non ne potevo più di tutta quella situazione. Stare in
quel modo accanto a lui mi distruggeva e io non ne potevo più di essere
distrutta.
Ero disteso sul letto della mia stanza, ripensando a
tutto quello che Angel mi aveva detto e tutta quella storia mi sembrava ancora
incredibile.
Sospirai, ci voleva decisamente un bicchiere di
bourbon.
Mi alzai e andai in salotto. Fortunatamente Elena e
Stefan non c'erano, non avrei sopportato di fingere di stare bene.
Mi avvicinai il mini bar e mi versai il liquido
ambrato nel bicchiere. Stavo per bere quando venni interrotto da qualcuno che
bussava alla mia porta.
Andai ad aprire, ritrovandomi di fronte l'ultima persona
che avrei immaginato: Stella.
Come aveva fatto una bambina così piccola a venire fin
qui?
Mi concentrai di nuovo su di lei e sentii una morsa
nel petto.
Era mia figlia.
Mi sembrava ancora assurdo, eppure lei esisteva e mi
stava fissando, con ls stessa intensità dei miei occhi.
Mi spostai per farla entrare e benchè avesse solo
cinque anni, vidi quanto di me c'era in lei.
Stella si fermò in mezzo al salone e poi si voltò a
guardarmi.
-Hai mantenuto la promessa.- mi disse all'improvviso.
Non riuscii a capire subito cosa intendesse. -Quale
promessa?-
Che promessa avrei potuto fare a una persona che
vedevo per la prima volta.
-Sei ritornato a prendermi.- disse, con un'aria
tipicamente da Salvatore.
Corrugai la fronte, non riuscivo a capire, ma poi
collegai quella frase.
-Tu...-
-Mamma mi ha detto che se mai fossero venuti a
prendermi delle persone cattive io non avrei dovuto dire il mio nome, mi sarei
dovuta inventare una storia.-
-Elizabeth?!- sgranai gli occhi.
Non ci potevo credere.
Avevo avuto mia figlia tra le braccia e non l'avevo
capito.
L'avrei dovuto capire in quella cella, avrei dovuto
capire che c'era qualcosa di più dietro quel mio sentirmi legata a quella
bambina.
-Sarà valida per sempre quella promessa? Mi verrai
sempre a prendere? Ovunque sarò?-
Mi avvicinai velocemente a Stella e la presi tra le
braccia. Quella volta non avevo paura di stritolarla.
-Sempre. Ovunque.-
Quella bambina riusciva a tirare fuori un lato di me
che neanche io conoscevo. La sentivo parte di me, sentivo che era speciale e
che da lì a quel momento sarebbe stata la mia vita.
-Papà...così mi fai male...- mugugnò tra le mie
braccia.
Io sentii qualcosa stringermi il cuore e subito dopo
un calore mi inondò il corpo.
Papà...
Da quando ero diventato così rammollito? Da quando mi
esaltavo per quattro semplici lettere?
La lasciai, guardandola intensamente negli occhi.
Stella sembrò confondersi, poi stranamente divenne
rossa. -Scusa, forse non dovevo...-
-Non dovevi cosa?-
-Chiamarti papà.-
Io inarcai le sopracciglia e mi abbassai alla sua
altezza. -Perchè non avresti dovuto?-
-Perchè forse tu non la vuoi una figlia.- il suo animo
era disarmante.
Non poteva avere solo cinque anni quella bambina.
-E' questo quello che ti ha detto tua madre? Che io
non ti volevo?-
Stella sospirò. -No, quando gli chiedevo di te, lei mi
rispondeva che tu avresti tanto voluto essere con me, ma che non potevi. Però
ogni volta che parlavamo di te lei si chiudeva in camera a piangere e così io
ho smesso di chiedere.-
Abbassai lo sguardo. Stella colpiva ancora più forte
di Angel.
-Adesso ci sono.-
-Si, ci sei.- mi sorrise.
Era uguale a Angel quando sorrideva. Mi ritrovai a
sorridere anche io.
-Mamma me l'aveva detto che avevamo gli stessi occhi,
ma non credevo fossero cosi uguali.-
Le accarezzai il viso, stupendomi della morbidezza del
sua pelle. Era davvero un esserino perfetto.
-Da oggi in poi ci sarò sempre per te, te lo
prometto.-
Stella sorrise di nuovo e gli occhi le si
illuminarono. Sembrava che era proprio quello che voleva sentirsi dire.
-Adesso vado, se la mamma scopre che non sono a casa
le viene un infarto!-
-Ok, vai piccoletta.-
Le scompigliai i capelli e le sorrisi.
Stella mi guardò ancora, poi si voltò e lasciò la
casa.
Come si poteva amare una persona dal primo sguardo?
Sorrisi amaramente.
Quella era una sensazione che avevo già provato...
Salveeee!
Scusatemi se aggiorno con un madornale ritardo, ma il
portatile è partito e io ho dovuto studiare per i test d'ammissione
universitari...un vero casino...
spero che questo capitolo vi piaccia, anche se a me
non entusiasma poi tanto...anche se ho in mente un capitolo che...poi vedrete!
Mi farebbe piacere sapere la vostra opinione, se
magari avreste preferito leggere altro o magari se il capitolo fa proprio
schifo xD
Capitolo 28 *** Capitolo 28: Lacrime di sangue ***
Capitolo 28:
Lacrime di sangue
Ero sdraiata nel mio letto, con lo sguardo rivolto al
soffitto e la mente immersa nei pensieri.
Mi ero abituata a non pensare troppo al futuro, anche
perchè, sinceramente, non lo vedevo così roseo.
Per essere precisi, in realtà, io, il mio futuro, non
lo vedevo proprio.
E la cosa che mi corrodeva di più era far crescere mia
figlia senza sua madre. Io sapevo cosa si provava e la cosa peggiore era che
dopo un pò non ricordi più nulla.
Io mio padre non lo avevo conosciuto e questo me lo
portavo dentro. Ancora oggi, faceva male.
Sospirai.
Pensandoci bene, io non ricordavo più nemmeno la voce
di mia madre. Gli occhi mi si riempirono subito di lacrime.
Come si poteva non ricordare più il suono della voce di
una persona così importante? Come si poteva dimenticare il calore di un suo
abbraccio o le sue smorfie buffe?
In parte mi sentivo in colpa, ma razionalmente sapevo
che non era colpa mia.
Una cosa, però, non riuscivo a spiegarmi: perchè dopo
cinque anni non ricordavo la voce di mia madre ma dopo altrettanto tempo mi
ricordavo perfettamente il profumo di Damon?
Mi portai un braccio sugli occhi.
La risposta era semplice.
C'è l'avevo stampato dentro. Mi scorreva nelle vene.
-E che palle!- sbottai, alzandomi di scatto a sedere.
Sentii un rumore al piano di sotto e subito mi misi in
allerta.
Stella.
Mi alzai velocemente e mi precipitai di sotto: i
rumori provenivano dalla cucina.
Era entrato qualcuno in casa mia e non me n'ero
accorta?
Arrivai in cucina ed ero già pronta ad attaccare, ma
la scena che mi si parò davanti mi bloccò.
In cucina c'era Stella, che sorrideva come non mai e
Damon, che scherzava e rideva con lei. La cucina era piena di farina,
cioccolata, latte e tanti altri ingredienti.
Io ero shoccata.
-Mamma!- Stella si accorse di me e mi sorrise, mentre
anche Damon alzò lo sguardo su di me.
-Ma che state facendo?- chiesi allibita.
-Facciamo i biscotti!- mi rispose Damon, con una
tranquillità assurda, come se tra di noi non fosse successo nulla.
-I biscotti?-
-Si, mamma, vuoi venire anche tu?-
Lanciai uno sguardo a Damon. Ovviamente non faceva
trapelare nessuna emozione, ma io sapevo che non era poi così felice che io
l'aiutassi con i biscotti.
-Forse non...-
-Mamma! Ti prego!- fece la faccia da cane bastonato,
quella tipica faccia a cui non si poteva dir di no.
Roteai gli occhi e imprecai tra me. Non c'era ombra di
dubbio su chi avesse preso quella bambina.
-Ok.- sospirai e mi avvicinai a loro.
Bene. Io, Stella e Damon a preparare biscotti.
Benissimo!
-Cosa devo fare?-
-I biscotti no?- fece mia figlia con aria angelica.
No, non c'era proprio ombra di dubbio.
Stavo per risponderle, quanto una quantità indefinita
di farina mi arrivò in pieno viso.
Aprii e chiusi la bocca diverse volte, mentre Stella e
Damon se la ridevano di gusto.
Ma davvero Damon mi aveva riempito di farina?!
Lo guardai basita, mentre lui aveva le lacrime agli
occhi per le risate.
Così, decisi di vendicarmi: presi anche io della
farina e glie la lanciai contro.
Ovviamente Damon, ricoperto di farina era uno spasso,
dal momento che era sempre vestito di nero.
Damon smise di ridere, restituendomi lo stesso sguardo
basito.
Così, lui mi rilanciò di nuovo la farina e ovviamente
io a lui, cominciando, quindi, una fantastica lotta con essa.
-Basta!- ci bloccammo entrambi. Stella ci guardava
seria. -Smettetela di fare i bambini!-
Entrambi assammo lo sguardo. -Ok, scusa.- dicemmo
insieme.
Stella lanciava sguardi prima a me e poi a Damon.
Poi, all'improvviso, riempì i suoi pugni di farina e
la lanciò contro entrambi,scappando in salone e ridendo come una pazza.
Io e Damon ci guardammo, completamente scioccati, poi
sorridemmo diabolici e ci lanciammo all'inseguimento di Stella.
Stella corse dietro al divano e io e Damon
l'accerchiammo, mentre lei ancora rideva.
Era fantastica quella bambina.
-Sei in trappola.- fece Damon.
-Eh già.- gli diedi man forte io.
Stella provò a scappare frontalmente, saltando sul
divano, ma io e Damon, senza accorgerci l'uno dell'altro, ci lanciammo verso di
lei, con l'unico risultato fu che io e Damon ci trovammo uno sull'altro.
Ci guardammo e fu così che quell'atmosfera scomparve e
ritornò di nuovo l'imbarazzo.
Ci alzammo, facendo alzare anche Stella, che ci
guardava con aria imbronciata.
-Uffa, siete ritornati seri.-
Accarezzai la sua testa, facendole un sorriso, per
cercare di farle passare il broncio.
-No, tesoro.- dissi, mentre Damon restava ancora in
silenzio.
Stella stava per rispondermi, quando bussarono alla
porta.
-Aspettavi qualcuno?- chiese subito Damon, quasi
infastidito, ma forse era solo una mia impressione.
-No, ma forse è Ty.-
Andai alla porta e l'aprii. Al di la di essa c'era
Nikolai, che guardò prima me poi Damon alle mie spalle.
-Ehi, Nik, cosa ci fai qui?-
-Ho per caso interrotto qualcosa?- chiese piccato,
entrando in casa e puntando gli occhi su Damon.
-No, nulla.- feci un sorriso tirato, cercando di
apparire più tranquilla possibile.
Ritornai da Stella e Damon, seguita questa volta da
Nikolai.
-Zio Nik!- Stella si lanciò subito tra le braccia di
Nik, che la strinse fortissimo e le stampò un bacio sulla guancia.
-Ciao peste.- fece lui, lasciandola poi andare.
-Qual buon vento ti porta qui?- richiese Damon,
sfidando Nik con lo sguardo.
-Nulla. Non potevo passare a trovare Angel?- fece lui,
con finta aria angelica.
-No.- rispose Damon, con lo stesso tono di voce.
-Io vado a prendere qualcosa da bere!- dissi,
avviandomi in cucina, per cercare di far ritornare la tranquillità.
-Vengo con te!- Stella, ridendo e saltellando mi
seguì, ma quasi accanto a me, si bloccò, guardandomi con occhi colmi di paura.
-Mamma...- mormorò.
Io la guardai e capii.
-La testa...-continuò, portandosi le mani su di essa.
Fui colta dalla paura anche io e guardai smarrita
Nikolai.
-Cosa succede?- chiese Damon preoccupato, ma non
riuscii a rispondergli, perchè Stella stava cadendo a terra e io riuscii ad
afferrarla prontamente.
No, non di nuovo!
Vidi Angel afferrare Stella al volo. Si sedette a
terra, con la nostra bambina addossata a lei, con la testa sul petto.
-Angel?!-
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, ma persi
letteralmente la ragione quando Stella cominciò a piangere disperatamente,
continuando a ripetere che le faceva male la testa.
Angel cominciò a tremare, stringendo sempre di più a
se Stella. -Tranquilla, piccola, ci sono io, c'è la mamma. Mi prendo tutto io,
non ti preoccupare.- continuava a ripeterle.
Volevo fare qualcosa, ma non capivo cosa Angel dovesse
prendere e nè perchè Stella si era accasciata a terra a piangere.
All'improvviso sentii Stella urlare e vidi Angel
stringerla ancora di più. Una strana luce avvolse entrambe e poi scomparve.
Stella piangeva disperatamente, mentre Angel alzò gli occhi al soffitto, scossa
dai brividi.
Aveva gli occhi bianchi, erano spalancati al soffitto
e vedere lei così e Stella piangere e urlare, mi fece gelare il sangue nelle
vene.
Vidi come un flusso passare da Stella a Angel, che
poco dopo si irrigidì e grugnì di dolore.
Così, vidi ciò che non vevo mai visto nella mia vita,
vidi ciò che non avrei mai voluto vedere, vidi qualcosa che mi frantumò il
cuore.
Angel, sempre attraversata da questo strano flusso,
cominciò a piangere, ma le sue non erano lacrime, era sangue. Dagli occhi di
Angel sgorgava del sangue scarlatto, mentre le urla di Stella si affievolivano
man mano.
Io sgranai gli occhi, non riuescendo a capire cosa
potessi fare. Mi voltai verso Nikolai, forse lui sapeva cosa stava succedendo e
poteva intervenire.
-Fa qualcosa!- urlai disperato, mentre lui era
completamente impassibile.
Fissava la scena limitandosi solo a stringere i pugni.
-Non posso fare nulla.-
-Ma cosa significa?!-
Nikolai sospirò. -Quando succede questo, vengono
avvolte da un campo magnetico e nessuno riesce ad avvicinarsi.-
-Cazzate!-
Non mi interessava cosa diceva, non potevo stare fermo
a fissarle.
Mi avvicinai di scatto a loro, ma, effettivamente,
venni sbalzato via da una forza invisibile.
Mi voltai di nuovo a guardare Nikolai.
-Si chiudono nel loro dolore, letteralmente.-
-Perchè sta succedendo?!- sbottai.
Nikolai non mi rispose, perchè proprio in quel momento
le urla finirono. Stella non piangeva più e gli occhi di Angel ritornarono
normali.
-Portatela di sopra...- sussurrò Angel, svuotata da
tutte le forze.
Nikolai scattò subito e prese Stella in braccio,
portandola in camera sua. -Occupati di Ange.- fece freddo, avviandosi di sopra.
Io mi avvicinai ad Angel e cercai di tirarla su: non
aveva un briciolo di forza, così decisi di farla sedere sul divano, pulendole
poi le guance dal sangue.
-Angel...cosa è successo?- chiesi scosso
Lei chiuse gli occhi, forse non aveva nemmeno la forza
per parlare.
-Stella...Stella è una telecineta, lo sai, ma ha...-
fece una pausa. -Ha anche dei poteri che le permettono di avere delle
visioni...- era davvero priva di forze e anche parlare le costava fatica.
-Però, dato che è...molto piccola, non riesce a controllarle e per questo le
spaccano io cervello. E' colpa mia, Damon, solo mia, così, dal momento che non
toglierle questo potere, le tolgo il dolore...-
-Le togli il dolore?-
-Si, risucchio il suo dolore, così che possa star male
io e non lei...-
-Ed è per questo che piangi sangue...-
Angel annuì. -Si, il suo potere è troppo anche per
me.- disse, con le lacrime agli occhi.
-Vieni qui.. - la attirai contro il mio metto. Sapevo
che non aveva la forza per allontanarmi, così io ne approfittai.
-Io non ce la faccio più...- confessò Angel, con voce
tremante.
La strinsi di più, desiderando di poter assorbire io
il suo dolore come faceva lei con Stella.
Loro erano la mia famiglia, la mia vita e io non ero
in grado di proteggerle.
-Mi dispiace.- fu l'unica cosa che riuscii a dirgli,
come un emerito coglione.
-Damon...voglio dormire.- sussurrò, chiudendo gli
occhi.
-Ok...-
Mi alzai dal divano e la presi tra le braccia,
cercando di ignorare i brividi che mi percorrevano la schiena.
Salii al piano di sopra ed entrai nella sua camera,
adagiandola poi sul letto. La coprii con le lenzuola, dandole un bacio sulla
fronte e voltandomi per andare via.
Però, mi sentii afferrare debolmente la mano.
Mi voltai di nuovo verso di lei.
-Non te ne andare...- sussurrò.
-Ok, mi siedo qui.- dissi, indicando la poltrona.
-No...- Angel, usando quasi tutta la sua forza, si
spostò leggermente, facendomi capire che voleva che mi stendessi accanto a lei.
-Ne sei sicura?-
Angel annuì, così io spostai le coperte e mi misi
accanto a lei. Lei, stupendomi ancora una volta, appoggiò la testa sul mio
petto e sospirò.
-Sono stanca...- sospirò, chiudendo gli occhi.
-Dormi allora.-
Angel si addormentò, mentre io mi beavo nel tenerla
tra le braccia.
Seraaaaaa
O mamma che ritardo stratosferico! O.o
Scusatemi è che non avevo proprio ispirazione e poi
sono stati giorni incasinati XD
PEr fortuna oggi me ne è venuta un pò e credo che non
sia poi tanto male questo capitolo XD
A coloro che si ricordassero ancora della mia storia
(XD) chiedo: che ne dite? Vi piace? Sta diventando noioso leggere i capitoli?
Spero di ricevere recensioni con i vostri punti di
vista, sapete che a me piace tanto sapere cosa ne pensate!
Ringrazio tutte coloro che ancora leggono e
recensiscono! vi adoro! Grazie davvero dal profondo del cuore!
Aprii gli occhi in quel momento, ancora intorpidita e
indolenzita. Non ricordavo con precisione tutto quello che era successo, ne
perchè mi trovassi a letto, poi, quando cercai di muovermi, una fitta di dolore
mi aiutò a ricordare tutto.
Riacquistai lucidità in un momento e il mio primo
pensiero fu Stella: dovevo vedere come stava, se il dolore le era passato e,
soprattutto, sentivo l'urgente bisogno di stringerla tra le braccia.
Mi voltai di lato e vidi che Damon non era lì accanto
a me. Non mi sarei dovuta stupire, probabilmente lo avrei fatto se lo avessi
trovato lì.
Non mi aspettato certo di trovarmelo ancora vicino a
me che mi accarezzava teneramente i capelli...
Cazzate!
Era proprio quello che mi aspettavo!
Mi portai una mano alla testa. Ancora oggi mi stupivo
di come i vampiri potessero soffrire di emicrania.
Mi alzai, seppur lentamente, cercando di riacquistare
il controllo del mio corpo, quando sentii i piedi immersi in un liquido.
Abbassai lo sguardo parecchio confusa e vidi dell'acqua
sparsa su tutto il pavimento, insieme ai resti di un bicchiere rotto.
Ma cosa diavolo...?
Un pensiero mi balenò in mente: e se ci avessero
attaccati? E Stella?!
Poi, però, mi tranquillizzai: se davvero ci avessero attacati io mi sarei sicuramente svegliata.
Così, ancora a piedi nudi, scesi al piano di sotto,
per carci qualcosa in più.
Arrivata quasi in salotto, però, sentii qualcuno che
litigava e il rimore di cose che si rompevano. PEr quanto mi fosse possibile, corsi in salotto, trovando
Damon che teneva Nikolai inchiodato al muro, mentre la stanza, ormai, sembrava
un campo di battaglia: c'era un tavolino rotto, un vaso rovesciato e roba
distrutta ovunque.
Ma cosa cazzo stavano combinando?!
-Devi lasciarla in pace, hai capito o no?- sentii
Nikolai ringhiare. Nessuno dei due si era accorto della mia presenza alle loro
spalle, tanto erano intenti nella loro "lotta".
-Qui se c'è qualcuno che non capisce sei tu. Stella è
mia figlia e Angel è...- si fermò un attimo. -Angel è Angel. E tu in questo
idilliaco quadro familiare non c'entri niente!- ringhiò anche Damon.
Stavano litigando per me e Stella?!
Quei due erano matti da legare, ma sembravano crederci
sul serio mentre rivendicavano i loro mascolini diritti su di noi!
-E adesso ti ricordi di Angel?! Non mi sembra ti
importasse molto di lei quando te ne sei andato!-
Damon strinse la presa intorno al suo collo. - Tu non
sai niente, niente. Angel non ti amerà mai, mettitelo bene in testa: lei
appartiene a me.-
Sgranai gli occhi e spalancai la mascella. Non riuscivo
a credere che Damon avesse davvero pronunciato quelle parole.
Gli occhi di Nikolai si iniettarono di sangue. Riuscì
ad afferrare Damon per il collo e lo sbalzò lontando,
facendolo finire contro il divano, che, automaticamente, si ribaltò.
Beh, cara Angel, mi sembra il momento di intervenire!
Mi frapposi, così, tra Damon e Nikolai, guardando
bellicosa entrambi.
-La smettete di fare i maschi alfa?!-
-Non stavamo facendo niente del genere.- fece Nikolai,
senza staccare gli occhi da Damon. -Mettavamo solo i
puntini sulle i.-
-E vi sembra un buon motivo per distruggere il mio
salotto?!-
-Si.- risposero in coro, guardandosi ancora con occhi
accesi di ira.
-Scusa un attimo, angioletto.-
Damon, con tutta la calma del mondo, mi sorpassò, per
poi scaraventarsi contro Nikolai.
Gli diede un potente pugno sulla mascella e Nikolai in
tutta risposta ne diede uno a lui nello stomaco.
Da questo "scontro" uscì vincitore Nikolai,
che afferrò Damon per il collo e lo inchiodò al muro.
-Devi uscire dalla sua vita. Le porti solo sofferenze.
Lei è infelice quando ci sei.- fece Nikolai, ma Damon non si scompose
minimamente.
-Lei è infelice se io non ci sono. Ti devi rassegnare:
siamo sempre stati io e lei, non c'è mai stato spazio per nessuno!- ringhiò Damon.
Sembrava impazzito e per la prima volta non si curava
di far uscir fuori quello che provava, ma io, sinceramente, non ero sicura di
essere pronta a starlo a sentire.
Damon sferrò un pugno a Nikolai, che si staccò da lui
ed indietreggiò. -Fattene una ragione.- continuò.
Nikolai, in tutta risposta, alla velocità della luce,
afferrò da terra una scheggia di legno e la conficcò nella spalla di Damon.
-Io le sono stato accanto per cinque anni e adesso tu
hai la presunzione di ritornare qui e rivendicare diritti che non hai?!- fece
Nikolai, guardando Damon in ginocchio, che si estraeva il paletto dalla spalla.
-Sei solo un essere inutile, che crede di avere ancora qualche speranza con
Angel per quello che è accaduto in passato. Il passato è il passato, nel suo
futuro ci sono io.-
Damon si alzò, sfoderando i canini e guardando Nikolai
con aria alquanto minacciosa. -Lei ama me.- disse semplicemente.
Nikolai stava per rispondergli, ma io lo bloccai.
-Smettetela!- urlai, con gli occhi lucidi. -Con quale insolenza pretendete di
trattarmi come un oggetto?! Ma cosa pensate? Che io debba vivere
necessariamente in funzione di voi?! Ma perchè non provate a pensare un attimo
a quello che voglio io!-
Tutti e due si voltarono a guardarmi, con aria
improvvisamente colpevole.
Dopo tutto, credevo ancora che dovessi essere io a
scegliere.
-Andatevene via...- dissi poco dopo, avviandomi di
nuovo al piano di sopra. Non avevo la forza di guardarli ancora o forse
semplicemente non volevo farlo.
Nikolai imprecò, mi guardò avviarmi e poi lasciò la
casa, sbattendo la porta.
-Angel.- Damon mi richiamò. Non mi voltai a guardarlo,
ma lui sapeva che io lo stavo ascoltando lo stesso. -So che tra noi è finita,
forse da più tempo di quanto in realtà vogliamo ammettere, ma io non riesco a
non essere geloso di te.-
Sospirai. -Vattene, Damon.- dissi semplicemente e
ritornai al piano di sopra, e chiudendomi in camera mia.
Poco dopo sentii la porta chiuedersi
e capii che anche DAmon era andato via.
Non potevo andare avanti così, c'erano troppe pressioni
su di me e io non riuscivo a star dietro a tutto.
Mi distesi sul letto, affondando la faccia nel
cuscino. Ma perchè tutto era sempre così complicato?
Sentii la porta della mia camera aprirsi piano.
-Mamma...?-
Stella avanzò piano verso di me e per l'ennesima volta
ringraziai che la sua camera fosse insonorizzata.
Si stese sul letto e si piazzò tra le mie braccia.
-Perchè piangi, mamma?- mi chiese con la sua tenera voce.
-Non è nulla, tesoro.- feci, cercando di sorridere.
Stella mi abbracciò, affondando il viso nel mio collo,
poi, dopo un po', si staccò. -Sai mamma, quando crescerò spero di trovare
qualcuno che mi ami come papà ama te.-
Quella frase mi rese ancora più triste. Non c'era più
amore tra me e Damon, ma solo una strana possessione.
Per quanto mi costava ammetterlo, io e lui non ci appartenavamo più.
-Troverai qualcuno che ti ami ancora di più.- dissi,
cercando di trattenere le lacrime.
-Impossibile.- fece sorridendomi e poi si accoccolò di
nuovo accanto a me.
Non dicemmo più niente, mi limitai solo a stringerla
forte a me.
Se non avessi avuto Stella, a quell'ora sarei
sicuramente morta.
Lei era la mia salvezza.
Ero in cucina con Tyler, mentre Stella era ancora
nella mia camera a dormire.
Tyler preparava il caffè mentre io ero in un silenzio
religioso.
-Tieni.- Ty mi porse la
tazza fumante, sedendosi poco dopo accanto a me.
-Grazie, Ty.- feci, bevendo
il liquido caldo.
-Ange, cos'hai?- mi chiese, poggiando la sua tazza sul
tavolo.
Sospirai. -Nulla, Tyler, non preoccuparti.-
-E' per lui?-
Feci una risatina amare. -Per lui chi?-
-Non fare la finta tonta con me. Ma se lo ami ancora
perchè lo stai punendo ancora per essersene andato?- fece lui all'improvviso.
-Non sono più sicura di niente, Tyler, nemmeno se lo
amo ancora. So solo che vorrei mettere un punto a tutto e non posso.-
-Io invece vedo solo che stai punendo te, Damon e
Stella, che non c'entra niente.-
Quelle parole mi ferirono e mi fecero infuriare: alla
fine ero io la cattiva della situazione?
-Adesso sono io quella che sbaglia?! Ha sbagliato lui,
Ty, io sto solo mantenendo le mie posizioni.-
-Ma quali posizioni? Vuoi solo punire Damon per tutto
quello che hai passato in cinque anni, ma, sinceramente, stai punendo solo te,
non stando con l'uomo che ami e Stella, privandola di una vera famiglia.-
-Ma vaffanculo, Ty!-
ringhiai io.
Tyler stava per rispondermi, quando sentimmo bussare
incessantemente alla porta.
Andammo ad aprire e ci ritrovammo davanti un
preoccupatissimo Stefan.
-Stefan, che è successo?- gli chiesi, mentre entrava in
casa.
-Ci hanno attaccati alla pensione.-
-Attaccati?! Ma chi?-
-Non lo so, ma un certo Mors
ha preso Damon.- mi informò Stefan.
-cosa?!- se fosse stato possibile, sarei sicuramente
morta di infarto.
-Stefan Mors lavora per Axel.- fece Tyler e lo sguardo di Stefan si incupì subito.
-Vuole te, allora.-
-Stefan, porta Stella a casa con te. Lasciala solo a Nik.-
Detto questo uscii dalla casa.
Non potevo permettere che facessero del male a Damon
per causa mia. Axel poteva torturare me quante volte
voleva, ma non doveva toccare Damon.
Dovevo andare da Mors e
consegnarmi a lui, così avrebbe lasciato Damon.
Così, ancora una volta, dopo cinque anni, mi
consegnavo ai miei carnefici per salvare Damon.
Si, la storia si ripeteva decisamente in questo
fottutissimo paesino!
Saaaaalve!! Come va?
Che ne dite di questo capitolo? Spero che la storia
continui a piacervi ancora un po…perché le recensioni
non sono poi così tante xD
Beh, dopo avermi appellato alla vostra generosità per
avere qualche recensione in più, vi lascio, sperando che il capitolo abbia
senso XD
Vi dico solo una cosa: per gli amanti della coppia angel/damon, non perdete
assolutamente il prossimo capitolo! Credo proprio che vi piacerà! Spero solo
non venga troppo lungo altrimenti dovrò dividerlo in due e il citato capitolo
non sarà poi più il prossimo XD
Capitolo 30 *** Capitolo 30: Non ho mai smesso ***
Capitolo 30: Non
ho mai smesso
Lo sapevo.
Sapevo come trovare Mors e
come non farmi trovare da Nikolai.
Non potevamo fermarci a elaborare piani e a escogitare
strategie, Damon era in pericolo, solo questo contava. La mia mente riusciva a
pensare solo questo: sembravo un'automa. Dovevo
andare da Damon e liberarlo.
Fine della storia.
Sapevo perchè Mors aveva preso
Damon, sapevo che lì ci sarebbe stato anche Axel e
che per liberare Damon avrebbe voluto qualcosa in cambio. Avrebbe voluto ME in
cambio.
Ma, adesso, non mi importava di consegnarmi a lui.
Prima contava solo Stella, ma adesso lei aveva un padre che si sarebbe presa
cura di lei, indipendentemente che io fossi stata viva o morta.
Arrivai alla casa in cui era "nascosto" Mors. La guardai ancora e ancora.
Chiusi gli occhi, ricordando quanto questa situazione
fosse simile a...
Scossi la testa per cacciare quei pensieri.
Questa volta io ero una vampira e potevo fare qualcosa
invece che consegnarmi semplicemente come un animale in gabbia.
Maledii me stessa e il mio "alter ego pazzo" che
decideva di sbucare fuori nei momenti meno oppurtuni,
invece che quando ne avevo davvero bisogno.
Sospirai di nuovo, avviandomi verso l'entrata della
casa.
Ovviamente sapevo che quel luogo era protetto dalla
magia e che quindi solo esteriormente dava l'impressione di essere una casa.
Infatti, quando entrai, mi immersi in un luogo tetro,
con le pareti scureil sottofondo di
grida.
Ero appena entrata all'inferno.
-Sei venuta, allora.- fece una voce compiaciuta e
divertita.
Mi voltai velocemente, distinguendo nel buio la
minacciosa figura di Mors. Dei brividi mi percorsero
la schiena. Avevo paura di sole due persone su quella terra: Axel e Mors.
Avevano entrambi lo sguardo folle di chi sarebbe
pronto a gettarsi nel fuoco per quello che volevano.
-Avevi dubbi?-
Mors mi guardò per un attimo in silenzio. -No, nemmeno per
un istante.-
Sorrisi amaramente. Ero così prevedibile?
-Dov'è?- chiesi, con i sensi all'erta e pronta a
scattare al minimo rumore.
-Sai che lui vorrà qualcosa in cambio, vero?-
-Non sarei venuta qui se non fossi stata pronta a dare
qualsiasi cosa in cambio.-
Mors scoppiò a ridere. Una risata fredda, folle. -Lo ami
dunque così tanto?-
-E' il padre di mia figlia.- mi limitai a dire, ma
sapevo che non era solo per quello che mi trovavo lì.
-Seguimi.- disse, poi voltò le spalle e cominciò a
camminare.
Sospirai.
Adesso non avevo più davvero via di scampo.
Arrivammo davanti a una porta di ferro. Sapevo che al
di la di essa cera Damon: sentivo distintamente l'odore del suo sangue. Sapevo
che al di la di essa c'era Axel: sentivo il suo
respiro.
Mors aprì la porta e io, decisamente preoccupata, entrai
nella stanza. Cercavo di apparire forte e impenetrabile, ma tutta la mia
apparente sicurezza crollò nel momento in cui vidi Damon incatenato alla parete
completamente ricoperto del suo sangue.
Non riuscivo a capire se fosse svenuto o altro, ma mi
si strinse il cuore a quella visione.
Li avrei uccisi, entrambi, fosse stata anche l'ultima
cosa che avrei fatto. Potevano torturare me quanto volevano, ma Damon dovevano
lasciarlo fuori.
-Sei venuta, Cherie.- fece Axel,
con il suo solito tono lascivo.
Aveva i lunghi capelli biondi legati in una coda bassa
e teneva tra le mani una sorta di forcone infuocato.
Bene, il diavolo in persona. Mancavano solo le corna e
la coda.
-Esatto. Lascialo andare allora.-
Axel abbandonò la sua arma e avanzò verso di me. -E perchè
dovrei?-
-Perchè era questo il patto no? Io mi sarei consegnata
e tu avresti lasciato Damon.-
Axel scoppiò a ridere, mentre sentivo ancora la presenza
di Mors alle mie spalle. -E quando avremmo stabilito
queste condizioni?-
Mi si gelò il sangue nelle vene.
-Non fare questi giochetti con me.- cercavo di non far
trasparire il mio turbamento, ma sapevo che Axel
guardava ben al di la della mia fragile corazza.
-Sei...una stupida, angioletto.- ansimò Damon, alzando
il viso e inchiodandomi con i suoi occhi di ghiaccio.
Gli lanciai solo una veloce occhiata, poi ritornai a
guardare Axel. Per quanto avessi voluto precipitarmi
da Damon, sapevo che con Axel di fronte non potevo
mai abbassare la guardia.
-Allora cosa vuoi davvero?-
-Voglio giocare un po' con te. E anche con lui,
magari.- disse, accarezzandomi una guancia.
Strattonai violentemente la sua mano. -Toglimi le mani
di dosso!-
Axel abbandonò il suo solito sorrisetto compiaciuto, mi
afferrò per la gola e mi inchiodò al muro dietro di me. Il suo corpo era così
attaccato al mio che quasi potevano fondersi.
-Devo ricordarti che con me devi comportarti bene con
i miei metodi?- disse lascivo, stronfinando il naso
contro il mio collo.
Axel, però, venne distratto dal ringhio di Damon, che
cominciò a strattonare violentemente le catene.
Approfittai di quel momento di distrazione per
colpirlo. O adessoo mai più.
Axel volò dall'altro lato della stanza, ma prima che io
potessi fare qualche altro passo venni afferrata da Mors
e costretta in ginocchio.
-Sei proprio...- Axel si
alzò e venne verso di me con un oggetto accuminato.
-una cattiva bambina!- disse, per poi conficcarmi una lama infuocata nella
spalla.
Io urlai dal dolore, mentre Mors
mi lasciava andare. Appoggiai anche i palmi a terra, cercando di calmare il
dolore. Estrassi poi la lama, lanciandola lontando da
me.
-Come sta il mio fratellino?- cntinuò
dopo poco Axel. -E' ancora perdutamente innamorato di
te?-
-Ehi, riccioli d'oro, credi di essere da meno?- feci
io con il suo stesso tono, alzandomi.
Axel non mi rispose, si limitò ad avvicinarsi a Damon.
-Sai, il fatto che siate così...l'uno per l'altro, è fottutamente ripugnante.-
-...Geloso?- ansimò Damon, con un ghigno.
Possibile che anche in quelle condizioni non stava
zitto?!
Colpì Damon in pieno viso, poi sembrò ricordarsi di
qualcosa.
-Voglio fare un giochetto con voi.- disse, poi entrò
in una sorta di sgabuzzino, che io non avevo nemmeno notato. Ritornò con qualcsa tra le mani ricoperto da un telo.
Aprì il telo e io per poconon raggelai. Era la spada di Ihale. Ma come faceva ad averla lui?!
-Oh, non devi spaventarti. Te l'ho detto, voglio solo
giocare.- mi lanciò la spada e io l'afferrai al volo. Poi estrasse un paletto
dalla tasca posteriore dei jeans scuri. -Se ami davvero questo vampiro,
trafiggiti con la spada di Ihael, altrimenti...-
lasciò la frase in sospeso, puntando il paletto al cuore di Damon.
-Ma che scopo ha tutto questo?!-
-La spada non può ucciderti, ma può indebolirti. Così,
mentre sarai priva di sensi, ti prenderò, assorbirò tutti i tuoi poteri e poi
ti plagerò al mio volere. Ma ti offro una via di fuga. Ovviamente, se non ami
questo vampiro, sei libera di andartene, nessuno ti fermerà e lascerò in pace
tua figlia per sempre. Ma io ucciderò Damon. Perciò...scegli.-
Damon mi guardava con gli occhi sgranati. Sapevo cosa
silenziosamente mi stava dicendo: vattene e metti al sicuro Stella.
Ma io non potevo più mentire. Non potevo farlo se
c'era in gioco la vita di Damon.
Guardai Axel, poi guardai
Damon e poi di nuovo Axel.
Feci ruotare la spada di Ihael
tra le mie mani e mi trafissi lo stomaco, proprio come cinque anni fa.
Damon urlò, come se solo in quel momento avesse
ritrovato tutte le forze. Io mi accasciai a terra, mentre il mio sangue si
riversava sul pavimento. Guardai Axel con sfida,
ignorando la mia vista che si annebbiava.
Damon cominciò a scuotere le catene, ma non riusciva a
spezzarle.
-Angel! Angel!- cominciò ad urlare il mio nome
ripetutamente.
Mi estrassi la spada dallo stomaco e la lanciai ai
piedi di Axel.
Mi sdraiai a terra, ma in quel momento successe
qualcosa che Axel non aveva previsto.
Cominciai a ridere, una risata folle molto simile alla
sua. Mi alzai lentamente, mentre un'aura nera mi circondava.
Ali dorate sbucarono dalla mia schiena.
Mai come quella volta fui felice di vedere la mia
nemesi.
Mi avvicinai così velocemente a Axel,
che non ebbe nemmeno il tempo di spostarsi: si ritrovò dall'altro lato della
stanza, bloccato al muro e senza il potere di muoversi.
Mi avvicinai a Damon, sapevo che non ero io che
controllavo il mio corpo, sapevo che in quel momento ero un mostro, ma mai come
adesso amai quel mostro.
Liberò Damon dalle catene, poi, tenendo ancora
bloccati Axel e Mors alla
parete, uscii da quella casa.
Mi risvegliai nel mio letto e mi alzai di scatto a
sedere. Come facevo a ritrovarmi lì?
-Ti sei svegliata...- mi voltai di lato, trovando
Nikolai seduto sulla poltrona.
Istintivamente mi portai le mani allo stomaco, non
trovando più nessuna ferita.
-E' tutto apposto.- Nikolai ricatturò la mia
attenzione, mostrandomi il suo braccio e facendomi capire che mi aveva curato
col suo sangue.
-Cosa...cosa è successo?-
Nikolai sospirò, poi vene a sedersi accanto a me sul
letto. -Sei arrivata alla pensione con Damon tra le braccia e lo stomaco
squarciato. Hai aspettato che Stefan prendesse Damon e poi ti sei accasciata
tra le mie braccia, perdendo i sensi. Io ti ho portato qui, ma per evitare che
Stella ti vedesse ho detto a Tyler di portarla alla pensione.-
Quindi Damon stava bene...
Sospirai di sollievo, portandomi le mani al viso.
-Allora non è solo una maledizione.- dissi, ritornando
a guardare Nikolai.
-Sei quasi morta sul serio oggi, la tua maledizione è
quel dannato vampiro, non il mostro che hai dentro!- mi ringhiò Nik, alzandosi dal letto.
-E avrei dovuto lasciarlo lì?-
-Avresti dovuto aspettare noi, avremmo elaborato un
piano.-
-Non c'era tempo, Nik!-
ringhiai anche io, alzandomi dal letto.
-E cosa avresti fatto se non fosse uscito fuori quello
che hai dentro? Non hai pensato a Stella? Non hai pensato a me?!-
Abbassai lo sguardo, per poi riportarlo su Nikolai.
-Damon si sarebbe preso cura di Stella.-
-E io? Io cosa avrei fatto?!- urlò. -Sarei morto
insieme a te, ecco cosa! Ma a te importa solo del tuo dannato vampiro!-
-Nik...quando...quando c'è
lui di mezzo io non riesco a pensare...- gli confessai in un sussurro.
-Sai, Angel, non ho mai preteso che tu mi amassi,
anche se l'ho sempre sperato, avrei voluto solo avere più considerazione da te.
Ma sono solo la tua riserva di sangue?-
-Ma come puoi pensare una cosa del genere, Nik?! Sai che tengo a te!Ma non posso tenere a te come vuoi tu.-
Nikolai voltò lo sguardo di lato. -Dopo mille anni mi
sono fatto fregare da un'umana.- disse amaramente.
-Non sono un'umana Nik.-
-Sei corsa dall'uomo che ami per salvarlo. Forse sei
più umana di quanto credi.- detto questò uscì dalla
mia stanza sbattendo la porta.
Ero ancora distesa sul letto, con un braccio piegato
sugli occhi, ripensando a Nikolai e a quello che mi aveva detto.
Improvvisamente, però, sentii una leggera musica,
ovattata dal rumore scrosciante della pioggia. Veniva dall'esterno della casa e
non riuscivo a distinguere bene le parole.
Incuriosita decisi di uscire al balcone, incurante
della pioggia e ciò che vidi mi colpì al cuore come una lama.
Rimasi incantata al balcone, mentre sotto di me,
incurante anch'egli della pioggia che gli inzuppava i vestiti, c'era Damon, che
guardava affranto nella mia direzione, con una rosa tra le mani e i capelli
incollati al viso.
Dalla sua macchina provenivano quelle note che io
adesso potevo distinguere con chiarezza.
Mi guardava, come se da ciò dipendesse la sua vita,
come se era nato solo per fare quello.
Io ero immobile al balcone, esterefatta
e con quello che sembrava un cuore che batteva forte.
Mi ritrovo qui su
questo palcoscenico, di nuovo io
Mi ritrovi qui
perchè il tuo appuntamento adesso è uguale al mio
Hai visto il
giorno della mia partenza
Nel mio ritorno
c'è la tua poesia
Stare lontani è
stata una esperienza, comunque sia
Quelle parole mi arrivavano diritto al cuore, perchè
era ciò che avevo sempre voluto sentirmi dire da lui. Avevo paura che fosse un
sogno, che poi mi sarei svegliata ancora con la speranza che le cose potevano
cambiare.
Senza pensarci nemmeno un secondo mi precipitai giù,
arrivando di fronte a Damon dopo pochi secondi, con la pioggia che ci incollava
i vestiti al viso.
Non ho mai smesso
di amare te
Non ho mai tolto
un pensiero a te
Non ho mai smesso
Damon mi guardava diritto negli occhi, poi mi tirò per
un braccio e mi fece scontrare contro il suo petto. Mi teneva così stretta che,
anche essendo un vampiro, mi faceva un po' male.
Mi allontanai leggermente da lui, mentre Damon mi
prendeva il viso tra le mani.
-Mi hai fatto diventare uno sciocco sentimentale.- mi
disse, con un ghigno.
Non ho mai smesso
di amare te
Non darei
qualcosa che non c'è
E a modo mio (a
modo mio)
So bene quanta
fantasia ci vuole per partire
Si ritorna solo
andando via
-Non sono una persona esemplare, questo lo so. Molte
cose desidererei non aver mai fatto, ma continuo ad imparare.- prese una pausa.
-Non avrei mai voluto farti questo. E quindi voglio solo che tu sappia che...
Ho trovato una ragione per me, per cambiare ciò che sono sempre stato. Una
ragione per ricominciare di nuovo.-
Sentivo gli occhi pizzicarmi, che amai la pioggia,
perchè impedivano a Damon di vedere le mie lacrime.
Io ancora non riuscivo a parlare, ero paralizzata e
tutto quello ancora non mi sembrava vero.
-La mia ragione sei TU.-
Mi fiondai sulle sue labbra, unendo quello che per
troppo tempo era stato diviso.
Damon mi portò le mani al viso e mi avvicinò ancora di
più a lui. Era strano, eravamo due vampiri, eppure sentivo i nostri cuori
battere insieme.
Le nostre lingue si incontrarono, accarezzandosi. Quel
bacio non aveva niente di romantico, niente di tenero. Era fatto di passione,
di dolore, di separazione...era fatto di noi.
Le note della canzone finirono, come finì anche il
nostro bacio. Damon mi guardò negli occhi, strofinando il suo naso contro il
mio. Io gli afferrai la mano e lo portai dentro.
Sulla soglia, però, Damon mi prese in braccio,
facendomi ridere e mi portò nella mia camera.
Mi stese sul letto, posizionandosi poco dopo sopra di
me. Ci baciammo di nuovo, mentre le sue mani erano ovunque sul mio corpo.
Lui era davvero lì con me, adesso non era
un'allucinazione, era con me e io sentivo il cuore scoppiarmi nel petto.
Damon mi sfilò la maglia e poco dopo anche il
reggiseno. Le mie mani tremavano mentre gli sbottonavo i pantaloni, come se
fossi stata un'adolescente alle prese con la sua prima volta.
Damon mi tolse anche i pantaloni, che raggiunsero i
suoi sul pavimento. Cercai di sfilargli la camicia, ma lui si irrigidii
leggermente.
-Qualcosa non va?-
Damon mi guardò intensamente negli occhi, poi scosse
la testa, sbottonandosi lui la maglietta.
Mi misi a sedere di scatto, costringendo anche Damon a
fare lo stesso.
Guardai il suo petto, poi di nuovo il suo viso.
-Cosa...-
All'altezza del suo cuore c'era un tatuaggio: una
piuma d'angelo.
-E' un tatuaggio, sul cuore, fatto con la verbena.-
disse.
-Con...con la verbena?-
-Si, in un certo senso ti ho sempre voluta tenere con
me. -si mise una mano sul cuore. -E l'ho fatto con la verbena per ricordare a
me stesso che niente faceva più male che stare lontano da te.-
Mi fiondai di nuovo tra le sue braccia, baciandolo.
Ci stendemmo di nuovo sul letto, mentre io mi beavo
ancora del suo calore. Damon mi tolse anche l'ultimo indumento, alzando il viso
per guardarmi negli occhi. Lo sorpresi con gli occhi lucidi, mentre mi chiedeva
il permesso.
Gli sorrisi, sapendo che anche lui stava provando
quello che provavo io.
Così, Damon entrò in me, tenendomi forte tra le sue
braccia. Mentre spingeva appoggiò la sua fronte contro la mia. Mi guardava
fisso negli occhi, come quella prima volta insieme.
Continuava a spingere, mentre io gli portai le gambe
intorno ai fianchi. Entrambi arrivammo al piacere, stringendoci sempre di più.
-Ti amo...non ho mai smesso.- mi sussurrò Damon,
ansimando.
Scoppiai a piangere. -Anche io...anche io...-
-Mi troverai accanto a te domattina, te lo prometto.-
Lo guardai negli occhi.
Anche lui stava piangendo.
Salveeeeee
Eh si...ho aggiornato dopo tanto tempo xD ma con questo capitolo di non so quante pagine spero di
essermi fatta perdonare xD
Spero vi piaccia e che tutta la storia vi continui a
piacere, anche se le poche recensioni non mi rincuorano tanto xD
Cooomunque! Avete capito
perchè Damon aveva dei dolori al cuore ogni tanto? Era "colpa" del
tatuaggio a forma di piuma d'angelo che aveva sul cuore...che ne dite? Vi piace
come idea?
Beh...dato che il capitolo è già abbastanza lungo, non
mi dilungo troppo anche qui xD
Mi svegliai in quel momento, invasa da un sensazione
di benessere che non avevo mai sentito prima.
Faticavo ancora ad aprire gli occhi, perchè avevo
paura che quella serenità sarebbe scomparsa, rivelandosi solo un sogno.
Forse avevo paura di aprire gli occhi perchè l'ultima
volta che lo avevo fatto dopo essere stata con Damon, quello che avevo visto
non mi era piaciuto.
Soltanto dopo mi resi conto che accanto a me non
sentivo nessuna presenza, così, mentre prima l'idea mi spaventava così tanto,
spalancai di scatto gli occhi, non trovando effettivamente nessuno al mio
fianco.
Mi alzai a sedere, mentre sentivo il cuore sgretolarsi
in mille pezzi. Non poteva essere vero. Quella volta lui aveva promesso.
Mentre mille pensieri mi vorticavano nella mente e
sentivo già gli occhi pizzicarmi, avvertii un leggero rumore nel bagno
adiacente alla mia stanza.
-Buon giorno...- sussurrò una calda voce alla mia
sinistra.
Ancora con gli occhi lucidi mi voltai, trovando Damon
con solo un asciugamano legato in vita. Stava appoggiato alla mia porta e mi
guardava con le braccia incrociate al petto.
Solo in quell'istante ritornai a respirare, anche se
non ne avevo di certo bisogno. Tutte le mie paure scomparvero e sentii
allontanarsi la morsa che mi aveva attanagliato lo stomaco.
Sospirai di sollievo. Lui era lì per davvero.
Damon si staccò dalla porta e mi raggiunse sul letto, sedendosi
poi di fronte a me. Mi accarezzò la fronte, spostandomi poi una ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
-Credevi me ne fossi andato di nuovo?- mi chiese,
soffermandosi sui miei occhi quasi colmi di lacrime.
Chiusi gli occhi, sospirando e cacciando via le
lacrime. -Un po'.- ammisi, dopo aver riaperto gli occhi.
-Ero semplicemente andato a farmi una doccia.- disse
con ovvietà, indicando il suo asciugamano.
-Mi sembrava solo troppo familiare la scena.- dissi,
sorridendogli.
-Non me ne vado più, Angel.- tenne a precisare lui.
Senza nemmeno darmi il tempo di rispondere, mi baciò.
Doveva essere quello il mio risveglio cinque anni fa,
non mi sarei dovuta ritrovare sola e incinta. Ma in quel momento decisi che
avrei annullato le sofferenze degli ultimi cinque anni e avrei ricominciato la
mia vita in quel momento.
Perchè la mia vita era ricominciata EFFETTIVAMENTE in
quel momento.
Damon mi abbracciò, facendomi stendere sul letto,
senza mai staccare le sue labbra dalle mie.
Mi sentivo così felice, anche perchè avrei potuto dare
a Stella la famiglia che meritava.
-Da oggi dovrai mandarmi via a calci nel sedere se
vuoi che me ne vada.- mi disse, sorridendomi sulle labbra.
-Mhm..che dolce minaccia!-
feci anche io sorridendo.
Ci abbracciammo forte, entrambi felici di ritrovarci
l'uno nelle braccia dell'altro, perchè sapevo che Damon provava quello che
provavo io.
-Che ne dici di vestirci e andare a prendere Stella?-
mi chiese Damon, dandomi un altro bacio.
-Ok!-
Ci alzammo e dopo esserci vestiti, salimmo in macchina
per andare da Stella ed essere finalmente una famiglia.
Quando arrivammo alla pensione, stranamente trovammo
anche Nikolai. Stava parlando con Stefan e aveva una brutta espressione
stampata in viso.
-E' successo qualcosa?- dissi subito, col cuore in gola.
-Ti stavo solo cercando e questo mi è sembrato il
posto più ovvio...- fece, alzandosi dal divano e venendo verso di noi. -Ma
comunque vedo che sei in ottima compagnia.-
-Nik...devo parlarti.-
sentivo il bisogno di stare sola con lui, perchè dopo cinque anni che si era
preso cura di me e della mia bambina, io glie la dovevo una spiegazione.
-E di cosa dovresti parlarmi?- Nikolai incrociò le
braccia al petto, spostando lo sguardo da me a Damon.
-Forse è meglio parlare da soli.- mi affrettai a dire,
facendo un passo verso di lui.
-Ange, dì cosa devi e facciamola finita.- fece duro.
Sapevo che in realtà lui aveva già capito, ma non
volevo spezzargli il cuore come Damon aveva fatto con me.
Nikolai non se lo meritava...
-Mi sono ripresa Angel.- disse semplicemente Damon,
che fino a quel momento era stato in silenzio.
Mi voltai verso di lui. Non spettava a lui dirglielo.
Nikolai chiuse impercettibilmente gli occhi, per poi
fissarli nei miei.
-Bene.- disse soltando, per
poi sucperarci e uscire dalla casa.
-Nik, aspetta!- mi voltai
per seguirlo, ma Damon mi afferrò per un braccio.
-Cosa vuoi fare?-
-Damon, lasciami andare!- gli intimai. -Glie lo devo!
C'era quando nessuno di voi non c'era.-
Damon non mi rispose, mi lasciò semplicemente andare
guardandomi con rammarico.
Uscii dalla casa e rincorsi Nikolai, afferrandolo per
il polso, come poco prima Damon aveva fatto con me.
-Non credo ci sia altro da dire, Angel.- fece atono,
dandomi ancora le spalle.
-Nik io non ho mai voluto
ferirti, credimi. Ma io non sono mai riuscita a smettere di amarlo.- lo lasciai
andare, anche perchè Nik si stava voltando verso di
me.
-E se davvero non volevi ferirmi, perchè mi hai
rincorso per sottolinearmi che hai sempre amato solo lui?-
Non riuscii a rispondergli, perchè Nikolai aveva gli
occhi lucidi. Non lo avevo mai visto con le lacrime agli occhi, in effetti
pensavo che i demoni non fossero in grado di piangere.
Quella visione mi spezzò il cuore. Nikolai era una
delle persone più importanti della mia vita e fare del male a lui significava
fare del male a me.
-Perchè te lo devo. Ti meriti la verità.-
-Io l'ho sempre saputa la verità, Angel, ho solo
cercato di pensarci il meno possibile.-
-Non ho mai finto con te.- ci tenni a precisare.
Non mi ero mai voluta prendere gioco di lui, non lo
avevo mai usato per risanare le mie ferite. Io gli volevo davvero bene dal
profondo del cuore.
-Spero solo tu sia felice, ma sappiamo entrambi che
prima o poi farà qualcosa che ti ferirà. Ma io non posso continuare a
raccogliere le tue lacrime per un altro uomo, dal momento che l'unica cosa che
vorrei raccogliere sono i tuoi sorrisi per me.-
Anche i miei occhi divennero lucidi. Sapevo di aver
ferito l'unica persona che non se lo meritava.
La nostra conversazione finì così. Nikolai si
volatilizzò in un istante, lasciandomi da sola con i miei sensi di colpa.
Ritornai alla pensione, chiedendomi seNikolai mi avrebbe mai perdonato.
Quando rientrai nella casa, trovai solo Stefan.
-Damon?-
-E' di sopra.-
Sospirai e mi diressi al piano speriore,
sperando di non dover affrontare un'ulteriore discussione straziante.
-Damon...- lo chiamai, entrando nella sua camera.
Lui si voltò verso di me. Era vicino alla finestra,
quindi aveva visto e sentito tutto.
-Sicuro che sia giusto per te restare con me?-
Mi avvicinai a lui, prendendogli il viso tra le mani.
-Io ti amo.- gli dissi soltando.
Damon mi abbracciò, stringendomi forte contro il suo
petto.
Stava per dirmi qualcosa, quando fummo interrotti.
-Mamma!-
Io e Damon sciogliemmo l'abbraccio, mentre Stella
entrava in camera.
-Ciao, tesoro.- dissi, prendendola in braccio.
-Perchè eravate abbracciati?-
Damon ghignò. -Perchè sono tremendamente affascinante
e la mamma non riesce a resistermi. Come tutte le donne, del resto.-
-Ma quale altre donne se conosci solo la mamma e la
zia Elena!-
Scoppiai a ridere. Io amavo quella bambina!
-Come si dice...la voce dell'innocenza!- dissi,
cercando di trattenere un'altra risata.
-Quando sarai più grande capirai!- fece Damon, facendo
un ghigno.
-Tesoro, da oggi avremo una persona in più a casa,
spero non ti dispiaccia.-
-E chi, mamma?-
-Papà.- dissi semplicemente, sorridendo a Damon.
Stella fece un enorme sorriso.
-Quindi adesso siete fidanzati!-
-Siamo fidanzati adesso?-chiesi a Damon, facendo un
sorriso malizioso.
-Si, siamo fidanzati adesso.- ripetè
anche Damon. -O meglio, siamo una famiglia, adesso.- continuò, abbracciandoci
entrambe.
Adesso si che le cose andavano come dovevano.
Pov Damon
Stavo seduto al bancone del Mystic Grill, ripensando
ancora a tutto quello che era successo.
Anche se era uno stato d'animo che non mi aveva mai
contraddistinto, adesso potevo dire che ero felice, che stavo bene.
Ma proprio nel momento in cui stavo pensando che le
cose sarebbero andate per il meglio, mi sentii afferrare per la giacca e prima
che potessi rendermi conto di cosa fosse successo, mi ritrovai scaraventato a
terra a causa di un fortissimo pugno.
Quando alzai il viso, mi ritrovai davanti, o meglio
sopra, Nikolai.
Benissimo.
-Questo è per avermi portato via Angel.-
Poi, inaspettatamente, mi tese la mano, che io guardai
con diffidenza. Ma era forse impazzito?
Decisi però di afferrarla, così che mi ritrovai issato
proprio dalla persona che mi aveva steso.
-E' questo è per aver dato a Stella una famiglia.-
Mi lasciò andare la mano, guardandomi con uno sguardo
indecifrabile.
-Se mai farai soffrire Angel, succhiasangue,
ti strapperò il cuore. Intesi?-
Annuii. -In quel caso ritorneresti in gioco tu, non è
vero?-
-Esatto.-
-Allora è un rischio che non posso correre.-
Nikolai mi lanciò un'altra occhiata, per poi darmi le
spalle per andarsene.
-Nikolai.- lo richiamai. Lui non si voltò, ma sapevo
che mi stava ascoltando. -Grazie.- sapevo che glie lo dovevo, perchè se non ci
fosse stato lui in cinque anni, Angel e Stella sarebbero morte.
-Non mi ringraziare, vampiro, l'ho fatto perchè la
amo.-
Non mi diede nemmeno il tempo di rispondergli, perchè
lasciò il Mystic Grill.
Sospirai.
Adesso restava solo il piccolo problemi di Axel e Mors.
Pov Angel
Erano le 23.00 e io stavo distesa sul letto della mia
camera, aspettando Damon.
Ancora non riuscivo a credere a quello che era
successo.
-Ehi...-
Mi voltai verso la porta, accogliendo Damon con un
sorriso.
-Ehi...- gli risposi anch'io, mentre lui veniva a
stendersi sul letto.
Damon mi accarezzò una guancia, per poi posizionarsi
su un fianco.
-Cosa hai fatto fino ad ora?- gli chiesi,
posizionandomi anchei o su un fianco.
-Niente. Sono stato al Grill.- mi disse semplicemente,
ritornando a sdraiarsi.
Sorrisi. Quella sera avrei dormito di nuovo con lui...
Mi sentivo di nuovo la ragazzina che era arrivata a
Mystic Falls sei anni prima. Mi sentivo di nuovo l'umana che si era
perdutamente innamorata di Damon.
-Dormiamo?-
Damon annuì, regalandomi uno dei suoi meravigliosi e
rari sorrisi sinceri. -Ok.-
Stavamo per posizionarci sotto le coperte, quando
sentimmo bussare alla porta e poco dopo comparve Stella.
-Posso dormire qui?-
-Certo!- le sorrisi e subito Stella si fiondò sul
letto, posizionandosi tra me e Damon.
-Non russi, vero?- scherzò Damon, riferendosi a
Stella.
-No, tranquillo.-
-Ok, ok.-
Spensi le luci e tutti e tre ci "rintanammo"
sotto le coperte. Mi sembrava così surreale quella situazione.
-Buonanotte mamma...buonanotte papà.-
-Buonanotte amore.- dicemmo insieme io e Damon, per
poi addormentarci abbracciati e felici.
Salveeeeee
ebbene si, sono finalmente riuscita ad aggirnare!
Spero che questa piccola parentesi quotidiana vi sia
piaciuta! ci voleva un po' di serenità tra questi tre!
Che ne dite di Nikolai? Povero, quasi quasi lo consolo
io! ahahahaa
Beh, spero che il capitolo tutto sommato vi possa
piacere! E mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate! Sono bene accette
anche le critiche, perchè si sa, nessuno è perfetto e io men che meno!
Prima di lasciarmi vorrei darvi il link di unabellissima (a parer mio) storiella che ho
scritto insieme alla mia amica SweetFairy! E' ancora agli inizi ma mi piacerebbe se ci faceste
un salto e magari lasciaste anche una piccola recensione! Mi rendereste davvero
taaaaaanto felice! *.*
Capitolo 32 *** Capitolo 32: Sull'orlo della pazzia ***
Capitolo 32:
Sull'orlo della pazzia
Pov Damon
Sentii il cellulare vibrare fastidiosamente nella mia
tasta. Imprecai mentalmente: non era decisamente il momento adatto.
Avevo di nuovo perso Angel e il fatto che adesso stesse
gironzolando indisturbata per un punto qualsiasi di Mystic
Falls e dintorni in modalità "angelo dell'apocalisse" non aiutava di
certo la mia già precaria pazienza.
Ma come eravamo stati così stupidi da lasciarcela
sfuggire?!
Ringhiai ancora, quando la vibrazione proprio non si
decideva a smettere.
Presi il cellulare dalla tasca e guardai il display:
numero sconosciuto.
Di bene in meglio.
Quella situazione stava decisamente degenerando e
l'unica nota positiva in tutto quello era che Stella era al sicuro da Tess.
-Chi diavolo è?- risposi brusco, appoggiandomi con la
schiena alla mia macchina.
-Ehi, raggio di sole.- fece un'ironica e tesa voce
dall'altro lato.
Roteai gli occhi, stringendo maggiormente il cellulare
tra le mani.
-Credo tu convenga con me con il fatto che non sono
per niente in vena di scherzare. Cosa vuoi, Nikolai?-
Non avevo tempoi da perdere:
dovevo trovare Angel e sperare che non avesse procurato dei danni irreparabili.
-Abbiamo trovato, o meglio ho trovato, Angel. Adesso è
rinchiusa nelle segrete di casa tua e beh, la situazione non promette per
niente bene. Devi assolutamente venire a vedere.-
Non sapevo se sentirmi sollevato nel sapere che Angel
era alla pensione o ancora più allarmato per la telefonata di Nikolai.
-Sto arrivando.- mi limitai a dire, chiudendo la
telefonata ancora prima che lui potesse dire qualcosa.
Montai di nuovo in macchina e misi in moto, imprecando
più volte contro me stesso e quella dannata situazione.
Era incredibile come tutti i miei drammi si
consumassero in questo buco di cittadina.
In breve arrivai a casa. Quando entrai, Elena, Stefan
e Nikolai confabulavano tra loro.
-Dov'è?- fu la prima cosa che dissi, senza
preoccuparmi nemmeno di cosa stavano discutendo.
-Damon...ecco...- a parlare fu Elena. Era tesa e
nemmeno la mano di Stefan intorno ai suoi fianchi riuscivano a calmarla.
-Non ditemi che è scappata di nuovo.-
-No, è qui. E' rinchiusa in cantina.- mi informò
Nikolai.
-Rinchiusa?- di solito le sue "trasormazioni" non duravano tanto a lungo.
-Damon, lei è...-
-Oh, dannazione Elena! Smettila con le frasi a metà e
spiegatemi cosa sta succedendo!-
-L'ho trovata sull'orlo di un burrone. Guardava giù e
mi sembrava sul punto di buttarsi. Aveva la testa tra le mani e borbottava tra
se. Sono riuscito a..."catturarla" solo perchè
era come se la trasformazione sembrava in stato di regressione. Era come se
fosse sotto ipnosi. Non ha nemmeno opposto resistenza mentre la portavo qui.-
mi informò nikolai, con voce atona.
-Se non era più un pericolo perchè
l'avete chiusa nelle segrete?!- sbottai io.
-In realtà l'abbiamo anche incatenata per evitare
che...- elena si bloccò, emettendo un sospiro di
frustrazione.
-Che, cosa, elena? Che
scappasse di nuovo?!- l'idea di angel rinchiusa e
incatenata non mi piace affatto.
-No, che cercasse di nuovo di farsi del male.-
Aggrottai le sopracciglia.
Stefan sospirò. -Forse è meglio che lo vedi con i tuoi
occhi.- detto questo si voltò e tutti e tre in silenzio si avviarono alla
cantina.
Quando arrivammo e Stefan aprì la porta della cantina,
aggrottai le sopracciglia.
Quello che vidi fu una delle visioni più brutte della
mia vita, o non vita, dipendeva dai punti di vista.
Sentii una morsa stringermi il cuore.
Ma cosa stava succedendo?
Non aveva senso quello che stavo guardando!
Qualche ora prima...
Ero sdraiato sul mio letto con Angel accanto. La
guardavo dormire e ogni tanto le accarezzavo una guancia.
Quel giorno, ancora più dei due precedenti, era
debole, spossata e debilitata. Ogni volta che glie lo chiedevo, però, lei afferrava
di stare bene e che era solo un po' stanca perchè non
prendeva più il sangue di Nikolai.
A quella versione avevo creduto poco o niente, anche perchè erano giorni che la sorprendevo a fissare il
soffitto con le mani strette a pugni a blaterare qualcosa di incomprensibile.
Sembrava una sorta di antica litania e ogni volta che
pronunciava quelle parole, subito dopo cadeva in un pesante sonno.
L'ultima volta aveva dormito la bellezza di 13 ore.
...E anche in quelle situazioni, lei continuava a dire
che andava tutto bene, che aveva tutto sotto controllo.
Ma sotto controllo cosa? Odiavo non essere messo a
corrente di ciò che le capitava e odiavo ancora di più il fatto che lei, in
qualche modo, ancora non riusciva ad affidarsi completamente a me.
Di punto in bianco aveva deciso anche di rimandare per
un po' di tempo Stella da Tess, ovviamente senza
consultarmi.
Questo mi aveva mandato su tutte le furie, ma lei
aveva "troncato la discussione" dicendo che nostra figlia era più al
sicuro lì che a Mystic Falls in quel momento.
Cazzate.
Mia figlia era al sicuro con suo padre. Con sua madre.
Ritornai a fissare Angel.
Cominciò a lamentarsi nel sonno e a sudare. Ci mancava
solo che adesso avesse gli incubi.
-Angel...- la chiamai piano, cercando di svegliarla.
Ma nulla.
-Angel...- la chiamai ancora, ma l'unico risultato fu
che i suoi lamenti si intensificarono. -
Adesso non poteva continuare a far finta di niente. al
suo risveglio l'avrei costretta a parlare!
-Angel!- la chiamai ancora, strattonandola
leggermente.
Angel aprì gli occhi, scattando a sedere sul letto con
la testa tra le mani.
-Lasciami in pace, lasciami in pace!- sussurrava,
tenendosi la testa saldamente tra le mani.
-Cos'hai?!- chiesi allarmato, afferrandole un polso e
voltandola verso di me.
-Lui...lui non vuole uscire da qui!- con la mano
libera cominciò a picchiettarsi la testa.
Le afferrai anche l'altro polso e la voltai del tutto
verso di me, mentre lei, piangendo leggermente, ricominciava la solita litania
nella lingua a me sconosciuta.
-Angel, cazzo! Smettila di chiuderti a riccio e dimmi
cosa diamine sta succedendo!- sbottai.
Angel, di tutta risposta, si liberò dalla mia presa e
si alzò dal letto, cominciando a camminare avanti e indietro con una mano sulla
tempia e l'altra intorno allo stomaco.
-Damon, esci subito da qui!- ringhiò, con la voce
deformata.
Scesi anche io velocemente dal letto.
Stava capitando di nuovo, stava avendo un'altra crisi.
Vedevo che stava lottando per non far uscire fuori la "cosa" che
aveva dentro.
Alternava i lamenti a quella preghiera. -Angel,
combattilo! Non farlo uscire fuori!-
Mi avvicinai a lei, prendendole il viso tra le mani.
-Cosa credi stia facendo nell'ultima settimana!-
ringhiò, per poi strattonarmi così forte da farmi voltare dall'altro lato della
stanza.
Questa volta qualcosa dentro di me mi diceva che non
era una crisi come tutte le altre. questa sarebbe stata brutta.
Angel si piegò sulle ginocchia, emettendo un ringhio
basso. Vedevo che lo stava combattendo, ma non riusciva più a tenerlo dentro.
Dalle sue spalle sbucarono le immancabili ali nere. La
trasformazione stava avvenendo più velocemente del previsto e adesso il corpo
di Angel era scosso da visibili brividi.
-Stefan!- tuonai, sicuro che mio fratello, dal piano
inferiore, riuscisse a sentirmi. -Cazzo, Stefan, porta il tuo culo subito qui!-
urlai di nuovo, mentre Angel ergeva una sorta di muro magico per non farmi
avvicinare a lei.
Dopo qualche secondo Stefan entrò nella stanza,
accompagnato ovviamente da Elena.
-questa è brutta, Stefan.- gli dissi serio, non
staccando lo sguardo da Angel.
-Ce la siamo già vista brutta.-
-questa è peggio!-
Mi avvicinai velocemente a Angel, sperando di poter
bloccare in qualche modo la trasformazione, ma quando cercai di sfiorarla,
Angel mi afferrò per il collo, alzandomi di pochi centimetri da terra.
Perfetto, era troppo tardi! Il mostro era uscito
fuori.
Stefan li lanciò contro Angel, sperando di poterla in
qualche modo fermare, ma lei, ancora prima che Stefan potesse avvicinarsi, mi
"scaraventò" contro di lui, facendo volare entrambi dall'altro lato
della stanza.
Anche Elena cercò di fermarla, ma ebbe lo stesso
risultato.
Angel emanava un'ardua di potere incredibile e io la
vidi ancora più minacciosa e temibile delle altre volte.
Quando l'avevo vista trasformare le altre volte, Angel
riusciva in qualche modo a conservare un barlume di razionalità e contatto con
la realtà. ma adesso mi sembrava del tutto...pazza e fuori controllo.
Temevo che quella volta non sarei riuscita a salvarla,
avevo paura di essere arrivato troppo tardi.
Io, Stefan ed Elena ci alzammo velocemente e
circondammo Angel, anche se sapevamo che poteva spazzarci via come sabbia al
vento.
Angel, con i suoi glaciali occhi biacchi, ci osservò
per interminabili secondi, come se stesse soppesando su una bilancia il valore
delle nostre vite.
-Angel, ritorna in te...- tentò di nuovo Stefan,
facendo saettare il suo sguardo da angel ad Elena,
per paura che potesse ferirla.
Dalla gola di Angel uscì una risata gutturale.
dovevamo risultare dei moscerini in quel momento ai suoi occhi.
Angel agitò semplicemente una mano in aria, facendo
volare tutti e tre, attaccati da una forza invisibile.
-Spazzerò via voi, quest'inutile città e poi passerò a
quest'insulso mondo.- sibilò con voce melliflua, scomparendo poco dopo dalla
finestra.
Mi voltai a guardare Stefan. Non andava decisamente
bene.
Adesso avevamo un "angelo vendicatore" che
minacciava di distruggere tutto ciò che gli capitava a tiro e io non sapevo
come fare per fermarlo e riportare indietro la mia Angel.
Mi alzai velocemente, affacciandomi dalla finestra
dalla quale Angel era sparita, ma, ovviamente, di lei non c'era nemmeno
l'ombra.
Afferrai il cellulare dalle tasche e composi il numero
di Nikolai.
-Dimmi che hai un buon motivo per chiamarmi, succhiasangue.- fu la sua risposta scorbutica.
-Abbiamo un problema.-
-Angel ha scoperto che io ero più appagante
sessualmente parlando?-
quella fottuta ironia non mi aiutava in quel momento!
-Angel si è trasformata e adesso è a piede libero per Mystic Falls- tagliai corto io.
Ci fu un attimo di silenzio.
-questo, caro il mio vampiro, non è un problema. E'
una fottutissima apocalisse! Dieci minuti e sono lì.-
Staccai la telefonata, informando Elena e Stefan che
sarebbe arrivato presto Nikolai.
Speravo solo di ritrovare in fretta Angel. Più che per
quella maledetta cittadine di cui mi importava poco o niente, temevo che Angel
potesse far del male a se stessa.
-Aspettate voi Nikolai. Io esco a cercarla.-
Detto questo uscii dalla stanza, sperando di arrivare
in tempo a salvarla almeno quella volta.
Quando arrivammo e Stefan aprì la porta della cantina,
aggrottai le sopracciglia.
Quello che vidi fu una delle visioni più brutte della
mia vita, o non vita, dipendeva dai punti di vista.
Sentii una morsa stringermi il cuore.
Ma cosa stava succedendo?
Non aveva senso quello che stavo guardando!
Angel era rannicchiata nell'angolino più remoto della
cantina, aveva la testa appoggiata contro il muro, con tutti i capelli davanti
al viso. Aveva il polso sinistro legato con una pesante catena, mentre con la
mano libera continuava a picchiettare contro il muro sul quale era appoggiata.
con un groppo in gola mi avvicinai a lei, abbassandomi
alla sua altezza. Le spostai i capelli dal viso e vidi che stava guardando un
punto impreciso della stanza, mentre continuava a ripetere la solita litania.
Avevo voglia di spaccare tutto, avevo voglia di punire
me, perchè in qualche modo io ero responsabile di
tutto quello.
-Angel...- le portai una ciocca dietro l'orecchio, ma
lei sembrava non avermi ascoltato nemmeno.
Continuava a picchiettare le dita sul muro e a
ripetere quella preghiera incomprensibile.
-Amore...come faccio a riportarti indietro...-
sussurrai, più a me stesso che a lei.
Sentii l'odore delle lacrime di Elena pungermi il
naso. Almeno in quella stanza c'era qualcuno che aveva il coraggio di piangere.
-Nikolai...perchè adesso è
ridotta così?- chiesi, senza smettere di guardare Angel.
Sentii Nik sospirare e poi
venire verso di me.
-Ti ricordi cosa ti dissi quando ti raccontai della
maledizione di Angel?- faceva fatica anche a parlare.
-Ti riferisci a...- non ero nemmeno capace di
pronunciare quelle due possibilità, perchè se davvero
fossero state solo quelle due opzioni, io non avrei saputo cosa fare, non avrei
saputo come rimediare.
-Si. Morte o pazzia. E credo sia chiaro cosa stia
succedendo adesso...-
-Non capisco...- sussurrò Elena.
-Se Angel combatte ciò che ha dentro, muore. Se invece
soccombe...l'aspetta la pazzia.- sussurrai amaro, come se dire quelle parole le
rendesse ancora più reali.
-Mi stai dicendo che Angel è sull'orlo della pazzia?!-
fece sconvolto Stefan.
-Il mostro sta avendo la meglio...- rincarò la dose
anche Nikolai.
No, non potevo lasciare che accadesse, non adesso che
l'avevo ritrovata.
-Elena, dammi il cellulare.- esclamai all'improvviso,
lasciando Angel e avvicinandomi ad Elena.
-Perchè?- mi chiese, mentre
estraeva l'oggetto dalla tasca.
Entrai velocemente nella rubrica, trovando poco dopo
ciò che stavo cercando.
-Cosa vuoi fare?- mi chiese anche Stefan.
-Chiamo Bonnie.-
-E adesso chi diavolo è Bonnie?!-
sbottò Nikolai.
Pov Nikolai
Eravamo tutti seduti sugli enormi divani di casa
Salvatore, aspettando la fantomatica Bonnie e
scartabellando ogni santo libro che c'era in quella biblioteca, ma nessuno
sembrava rispondere alle nostre domande.
Damon andava avanti e indietro tra la biblioteca e la
cantina e ogni volta tornava con un'aria più scura in viso, chiaro segno che
Angel non faceva che peggiorare.
Elena era seduta accanto al camino e da interminabili
ore stava leggendo ogni sorta di libro: sembrava quasi una statua per quanto
fosse immobile.
Stefan, invece, faceva telefonate a destra e a manca
per riuscire a capire qualcosa in più di tutta quella situazione.
con un ringhio chiusi l'ennesimo, inutile tomo. Non
c'era nulla nemmeno lì.
Tutti continuavamo a leggere freneticamente quei
libri. Sembravamo una banda di pazzi.
Feci un sorriso amaro.
Beh, l'analogia non era delle migliori.
Sbuffai, guardando per l'ennesima volta l'orologio:
erano passate quattro ore da quando Damon aveva telefonato Bonnie.
A quanto avevo sentito, la ragazza non era stata per
nulla felice di ricevere la telefonata del vampiro e stava quasi per attaccare,
ma fortunatamente era intervenuta Elena e le aveva spiegato tutta la
situazione.
Così, un secondo dopo Bonnie
era in viaggio diretta verso Mystic Falls.
Da quello che avevo capito, Bonnie
era una strega e non una qualunque, era una Bennett.
Nel corso dei secoli avevo incontrato molte Bennett e
tutte si erano rivelate donne fiere, di grande intelligenza e di carattere. Nonchè incredibilmente belle.
Proprio in quel momento suonarono alla porta.
-Vado io!- dissi prontamente.
Avevo voglia di alzarmi, ero stato così tempo seduto
che avevo perso l'uso delle gambe.
Quando andai ad aprire, mi ritrovai davanti una
bellissima ragazza dai lunghi capelli color ebano.
-Hai intenzione di restare lì a fissarmi ancora per
molto? Non credo abbiamo tutto questo tempo.- disse, appoggiando l'enorme
valigia ai suoi piedi. Io mi spostai, facendola entrare. -Grazie.-
afferrò di nuovo la valigia ed entrò spedita in casa.
Si. era decisamente fiera, di carattere e
incredibilmente bella. Degna di una Bennett.
Pov Damon
Bonnie era arrivata da qualche ora e dalla sua valigia aveva
tirato fuori innumerevoli tomi dall'aria alquanto antica, che, anche se non ci
davano le risposte sperate, almeno ci chiarivano un po' le idee.
-Ragazzi, ho scoperto qualcosa sulla litania che
recita angel.- tutti alzammo lo sguardo verso Bonnie.
-E' una magia potentissima. Io ci sono venuta a
contatto qualche tempo fa, ma l'ho abbandonata perchè
era troppo...oscura.-
-Ma come fa Angel a praticare la magia oscura? Non è
una strega!-
-Perchè questa magia
è...sentite, non so spiegarvelo. Posso solo dirvi che questo tipo di magia si
chiama espressione. E ho trovato nei miei grimori le
parole pronunciate da Angel. Sono una sorta di preghiera contro il demonio.-
-Cioè?-
-In pratica, angel cerca di
tenere il mostro chiuso dentro di lei attraverso questa antica preghiera, ma il
mostro la sta divorando da dentro. Ecco perchè...è in
quello stato...- concluse sospirando, come se le fosse pesato fare quella
dichiarazione.
Io mi portai nervosamente una mano tra i capelli.
Da un lato provavo rabbia verso Angel, perchè invece di tenersi tutto dentro, letteralmente
parlando, doveva parlarne con me.
Avremmo trovato una soluzione, mentre adesso mi
sentivo in un vicolo cieco.
-C'è altro...- sussurrò quasi, come se si sentisse
colpevole.
-Parla Bonnie!- ormai non
c'era niente che potesse essere più terribile di quella situazione.
-So come salvare Angel.-
E perchè lo diceva come se
fosse una condanna a morte? Era una cosa bella, no?!
-Grazie al cielo...- soffiò Nikolai.
-Io non sarei così sollevata. Per salvare Angel è
necessario fare un sacrificio.- disse Bonnie,
guardandomi intensamente negli occhi.
-E tu sai quale, vero?- chiese Elena, con un filo di
voce.
-Si, adesso so qual è.- affermò la strega, ritornando
a guardarmi intensamente.
Ehm...
Ecco...diciamo che so che manco da un tempo...molto
lungo...
Perdonatemiii >.<
La verità è che in questo periodo ho fatto
volontariato e quindi non ho avuto neanche un attimo per mettermi tranquilla e
scrivere xD
Spero che qualcuno si ricordi ancora di questa storia
e che quando veda the reason tra le storie aggiornate
non se ne esca con "e che sta storia?" XD
Scusatemi ancora per il ritardo e spero che il
capitolo vi piaccia! io ce l'ho messa tutto per averlo scritto in un solo
pomeriggio xD
Fatemi sapere cosa ne pensate! Secondo voi che sacrificio
è? xD
Prima di andare volevo lasciarvi il link di una mia
nuova storia sul cast di TVD, spero vi piaccia!
Capitolo 33 *** Capitolo 33: L'altra metà di te ***
Capitolo 33: L’altra
metà di te
Spalancai gli occhi in quell'istante, sentendomi
intorpidita, come se stessi dormendo da anni.
Mossi le palpebre, chiedendomi perchè intorno a me
vedessi solo buio.
Ero a terra, questo era certo, ma dov'ero di preciso?
Per quanto i dolori un po' ovunque me lo
consentissero, cercai di muovermi, ma il rumore di catene e la stretta che
sentii ai polsi poco dopo mi fecero capire che ero legata.
Legata, a terra e al buio.
...Axel? Possibile che
c'entrava di nuovo lui? Mi aveva presa? E Damon?
Imprecai mentalmente, non riuscendo a capire cosa
fare.
Nonostante fossi un vampiro e potessi vedere
tranquillamente al buio, in quell'occasione non ci riuscivo, dal momento che mi
sentivo tremendamente debole.
Provai a parlare, a dire qualcosa, ma dalla mia bocca
uscì soltanto un suono strozzato.
Non riuscivo nemmeno a parlare adesso?
Appoggiai la testa al muro. Mi faceva così male.
Tutto il corpo mi faceva male, mi sentivo così debole
da non riuscire nemmeno a tenere gli occhi aperti.
Li chiusi e subito mi apparirono davanti alcuni
flashback.
Oh... mi ero trasformata ed ero scappata via. Era
l'unica cosa che ricordavo.
Subito la paura mi invase.
Avevo fatto del male a Damon?
No, non poteva essere.
Emisi un altro suono soffocato, ma quella volta non
era un tentativo di parlare, ma un vero e proprio lamento.
Sentii il cigolio di una porta che si apriva
velocemente e subito uno spicchio di luce invase la stanza, facendomi aprire
gli occhi, seppur leggermente.
-Angel?!- sentii una voce lontana che mi chiamava.
Guardai in direzione della voce e subito mi sentii al sicuro.
-D...Da...- volevo piangere, volevo parlare e volevo
buttargli le braccia al collo, ma mi sentivo così debole che non riuscivo a
fare nessuna delle tre cose.
-Angel...sono qui...- mi sussurrò lui, mentre mi
spostava alcune ciocche di capelli dal viso.
Cominciò a cercare qualcosa in tasca e solo dopo aver
sentito il rumore delle catene, capii che mi aveva liberato.
Ma poi com'ero finita incatenata?
Sentii le sue braccia dietro la schiena e all'altezza
delle ginocchia e poco dopo Damon mi prese tra le braccia, cosicché io mi
scontrai con il suo petto.
Quanto mi era mancato il suo profumo, il suo calore...
Non ricordavo niente di quello che era successo, non
ricordavo quanto tempo fosse passato, eppure dal bisogno che avevo di lui capii
che ne era trascorso molto.
Velocemente Damon mi portò fuorie la luce improvvisa mi costrinse a chiudere
gli occhi. Ero stata nella cantina, quindi.
Mi sentivo così debole, avevo solo voglia di tenere
gli occhi chiusi per sempre.
Sapevo che Damon mi stava portando al piano di sopra e
probabilmente non usava la super velocità per non farmi sentire uno schifo
ancora di più.
Mi sentii appoggiare sul letto e poco dopo avvertii la
presenza di Damon al mio fianco. Aprii leggermente gli occhi, mentre lui mi
accarezzava una guancia.
-Ciao...amore...- sussurrò, con gli occhi lucidi.
-Avevo paura di doverti tenere ancora a lungo in quella cantina...- mi attirò
contro il suo petto.
Volevo solo abbandonarmi tra le sue braccia e essere
cullata da lui. Damon era la medicina ad ogni mio male.
-Cosa...- non riuscivo a parlare.
-Ti sei trasformata e abbiamo dovuto rinchiuderti
nella cantina per evitare che tu tentassi di farti del male...-
Bene...
-E come...- mi fermai un attimo. -...Come mai non
sono...essi...essiccata?-
-Ogni giorno io e Nikolai ti somministravamo una dose
del nostro sangue...- ammise lui, accarezzandomi la testa.
-Damon...non ce...non ce la faccio...più...- confessai
con voce strozzata, cercando di trattenere le lacrime.
Sentii la sua presa farsi più salda. Alzai il viso per
guardarlo e vidi una strana ombra passargli nello sguardo.
Si era incupito all'improvviso, guardandomi con quel
suo tipico sguardo da "sto per fare una cazzata e lo so".
Cosa era successo veramente mentre io ero in quello
stato di trance?
Mi staccai da lui, per sedermi meglio sul letto e
poterlo guardare in faccia. Cosa mi stava nascondendo?
-Damon...cosa...cosa non..so?-
lo supplicai quasi, sperando ardentemente di sbagliarmi. Poi mi balenò in testa
un pensiero...- Dove sono tutti gli altri?-
Damon spostò un attimo lo sguardo di lato, poi lo
ripuntò su di me. -Nikolai è con Bonnie per...per alcune...ricerche, mentre
Stefan ed Elena...- si bloccò. -Stefan ed Elena si sono messi in viaggio per
raggiungere Tess e Edward.-
Inarcai le sopracciglia. Bonnie e Nikolai? E cosa
c'entravano Tess e Edward?-
-E' successo qualcosa a Stella?!- scattai subito,
mentre il terrore mi invadeva.
Non poteva essere: era al sicuro da Tess e Edward.
-No, no, sta tranquilla. Ci serve il loro aiuto,
Angel. Dobbiamo uccidere Axel e Mors
e solo l'aiuto di Bonnie non sarà abbastanza.-
-Quando...quando è arrivata Bonnie? Perchè?-
-E' arrivata tre settimane fa...ci serviva aiuto per
riportarti indietro e solo lei ne era in grado...-
Ero stata in quello stato pietoso per ben tre
settimane? ...Eppure le mie crisi duravano al massimo un paio di ore.
Vidi di nuovo quell'ombra negli occhi di Damon. Mi
guardava come un condannato a morte guarda per l'ultima volta il sole.
Gli afferrai la mano. -Damon...cosa...-
-Abbiamo trovato il modo per...per farti tornare di
nuovo te stessa.- esclamò tutto d'un fiato, come se solo pronunciare quelle
cose gli costasse uno sforzo immane.
-Voi...cosa?-
-Bonnie ha scoperto che c'è un modo per eliminare la
parte demoniaca da te e farti essere di nuovo un essere...completo.- abbassò lo
sguardo, per poi ripuntare i suoi occhi nei miei.
-Non capisco...- o forse non volevo capire.
Com'era possibile riportare indietro qualcosa che io
non avevo più.
Damon mi afferrò entrambe le mani e mi avvicinò a lui.
-Sappi che ti sto solo informando di quello che farò. Non sto chiedendo nè il tuo parere nè il tuo
consenso.-
-Mi stai facendo paura, Damon.- sussurrai.
-Ti ricordi cosa ti dissi cinque anni fa? Quando
sembrava che la situazione con Klaus non potesse essere risolta?-
Se la prendeva così alla lontana voleva solo dire che
non c'era limite al peggio.
-Non...non ricordo, Damon...-
Lui fece un sorriso amaro. -Ti dissi che io ero pronto
a morire per te.- aggrottai le sopracciglia e lui continuò. -Le crisi vengono
causate dal non avere più dentro di te la tua parte angelica completa, perchè
soltanto una metà non è in grado di controllare le parti demoniache...-
-Damon...- tentai di bloccarlo.
-Aspetta, fammi finire.- io annuii piano. -...Se la
tua anima angelica fosse ricomposta tu non avresti più crisi, non ti
trasformeresti più.-
-La mia metà angelica non può ritornare perchè è persa
per sempre!- gli feci notare io. Non capivo dove volesse arrivare.
-Non è esatto. L'altra metà di te ce l'ho io.-
-Mi stai dicendo che...-
-Bonnie ha scoperto che per fare in modo che la tua
parte angelica sia completa di nuovo, è necessario un incantesimo.- si fermò un
attimo. -Bisogna fare un...sacrificio.-
-Un...cosa? Damon sono così confusa...- sentivo la
testa che mi scoppiava, mentre Damon stringeva ancora di più le mie mani.
-Morirei per te, Angel.- ripetè
di nuovo.
Io prima lo guardai confusa, poi capii.
No, non poteva dire sul serio, non poteva essere vero!
Staccai velocemente le mani da lui, mentre lo guardavo
come se fosse impazzito. -Tu mi stai dicendo che per ritornare ad essere un
angelo tu devi morire?!-
-Si.-
Si? Si?! Come poteva farla sembrare così semplice?!
Mi alzai velocemente dal letto. Era impazzito, del
tutto.
-Ma come puoi anche solo pensare che io accetti una
cosa del genere!- quasi urlai, portandomi le mani alla testa.
Anche Damon si alzò dal letto e si avvicinò a me. -E'
l'unica via d'uscita!-
-Non...non è una cazzo di opzione!- questa volta
urlai. -Tu non ti sacrificherai per me!-
-E cosa aspetti che faccia?!- anche Damon cominciò ad
urlare. -Pretendi che io resti a guardare mentre muori oimpazzisci? In tutti e due casi io ti dovrei
vedere morire e non puoi chiedermi questo!-
-E perchè invece lo chiedi a ME!-
Stavamo urlando entrambi. Non poteva neache solo pensare che io potessi accettare tutto quello.
Non poteva scambiare la sua vita con la mia.
-Devi prenderti cura di Stella.-
Non poteva essere così stronzo, non poteva toccare
quel tasto.
-Stella avrebbe suo padre anche senza la madre. Non
puoi pretendere che io ti perda di nuovo proprio adesso che siamo insieme.
Non...- la mia voce venne rotta dal pianto. -Non puoi lasciarmi dinuovo. C'è una soluzione...c'è sempre...-
sussurrai la parte finale, abbassando lo sguardo.
Per quanto avessi tentato, non ero riuscita a
trattenere le lacrime.
Sentii Damon farsi più vicino e dopo aver appoggiato
le mani a coppa sul mio viso mi costrinse a guardarlo. -Non posso vedere mentre
ti spegni. Posso morire, ma non farmi vivere senza di te, farebbe ancora più
male...- sussurrò anche lui, guardandomi diritto negli occhi.
Se Damon era così diretto e romantico significava solo
che la situazione era davvero disperata.
-Nemmeno io riesco a vivere senza di te...- dissi,
tirando su col naso.
-Lo hai già fatto una volta e tutto quello che ti è
successo è colpa mia. Devo rimediare...-
-Non...non posso permettertelo...potevo vivere con la
consapevolezza che tu non mi amavi, ma non con quella che tu sei morto a causa
mia, a causa di una persona che non esiste più.-
-Angel...io farei di tutto per riportare indietro
l'angioletto che ho incrociato ad un semaforo...- mi attirò contro il suo petto
e io non potei fare a meno di pensare che forse quella poteva anche essere l'ultima
volta.
No, non ci dovevo pensare. Io avrei trovato una
soluzione.
-Non posso farti morire...-
-Non avrei accettato di farlo per nessun altro...-
-Quando...- dovevo sapere quando aveva intenzione di
farlo per impedirglielo.
-Dopo aver ucciso Axel e Mors.-
Chiusi gli occhi, tremando. Mai come quella volta
desideravo che Axel vivesse per sempre.
Mi staccai da Damon. -Cosa prevede il sacrificio?-
Damon sospirò. -Bonnie deve prima creare un legame tra
noi con la magia oscura e poi tu...- si fermò. -Tu dovrai trapassarmi con la
spada di Ihael. Devi piantarmela in mezzo al cuore.-
Come faceva a dire quelle cose come se stesse parlando
di qualcun altro?!
-E tu non solo pretendi che io ti veda morire, ma che
sia addirittura io ad ucciderti!- scoppiai.
Quel dannato vampiro aveva perso la ragione.
-E' necessario, dannazione!- esplose anche lui. -E'
così che va fatto!-
-Ma non me ne frega un cazzo! Mi uccido io prima,
Damon, ma tu non farai questo!- urlai.
Damon mi afferrò per le spalle e mi inchiodò al muro.
-Non dire cazzate! Se solo pensi di nuovo una cosa del genere ti uccido io con
le mie mani! Poi ti resuscito e facciamo quel maledetto sacrificio!-
Cercai di divincolarmi, ma la sua presa era troppo
forte.
-Non posso permettere che tu faccia una cosa del
genere.- dissi ferma.
-Tunon hai
voce in capitolo.-
Lo spinsi, questa volta riuscendo a farlo staccare da
me. -Si tratta della mia vita, Damon, cazzo! Tu non puoi farlo, non ho la forza
di piangere per il resto dell'eternità per la tua morte! Che vita mi stai offrendo?!-
urlai, ma lui era irremovibile.
Damon mi attirò di nuovo contro di lui, ma io
cominciai a tempestargli il petto di pugni. Non poteva farmi questo, non poteva
dannarmi per sempre.
-Neanche io vorrei lasciarti, ma ti ho sempre detto
che la morte o la pazzia non erano opzioni...-
-Neanche questa deve esserlo...- mi calmai tra le sue
braccia, mentre scoppiavo di nuovo a piangere.
Singhiozzavo. Volevo morire...morire in quell'istante,
ma non volevo vederlo mentre se ne andava via di nuovo.
Ci stringemmo ancora più forte, come se l'uno volesse
entrare nel corpo dell'altro. Scivolammo a terra, mentre la consapevolezza di
non avere via d'uscita ci schiacciava sempre di più.
-Quante altre volte dovremmo dirci addio...-
sussurrai, mentre Damon appoggiava la fronte sulla mia testa.
-Beh, devo ammettere che non avrei immaginato modo
migliore per andarmene...- fece un sorriso amaro.
-Ti amo...-
-...Ti amo.-
Alzai il viso e mi sporsi a baciarlo.
Come avrei fatto a vivere senza le sue labbra? Il suo
calore? Il suo amore?
Come avrei fatto a vivere senza di lui?
Restammo l'uno contro l'altro per attimi che a me
sembravano eterni.
Damon mi passò una mano dietro la nuca per avvicinarmi
di più a lui. Il bello di essere vampiri era che non avremmo avuto bisogno di
prendere fiato.
Lo afferrai per le spalle e lo tirai verso di me. Ci
stendemmo a terra, con lui sopra di me.
Lo amavo e non sarei riuscita a vivere senza le sue
mani su di me.
In breve tutti e due eravamo nudi e abbracciati. Ci
baciavamo come se quella dovesse essere l'ultima volta.
Era un bacio disperato e passionale.
Facemmo l'amore. Non erano però solo i nostri corpi ad
unirsi, ma anche i nostri cuori...e le nostre lacrime.
Ehm ehm...
Oh mamma ma da quanto non aggiorno! Ormai credo che
tutto ciò che è successo in questa storia non si ricordi nemmeno più! Mi sa che
devo rifare le presentazioni dei personaggi, perchè dopo tutto questo tempo la
storia è decisamente dimenticata! ahahahaha
Scusatemi davvero tanto, ma sul serio non ho avuto un
attimo per fermarmi e scrivere!
Spero non vi siate dimenticate davvero la mia storia
T.T
Va beh....cosa ne pensate del sacrificio?
Povero Damon....a quei due capitano davvero di tutti i
colori....
Vi lascio, ringraziando di vero cuore tutte le
fantastiche persone che recensiscono e mettono nei seguiti/preferiti! Davvero
grazie!
Capitolo 34 *** Capitolo 34: Il sapore della perdita ***
Capitolo
34: Il sapore della perdita
Ero seduta sul mio letto, ripensando a tutta quella situazione assurda,
ma per quanto mi arrovellassi il cervello, non riuscivo a trovare una
soluzione. Non riuscivo a trovare un modo per salvare Damon ed evitare quel
sacrificio insensato.
Non potevo affrontare tutto quello. Non di nuovo. Non potevo piangere la
sua morte per il resto dell'eternità dopo quello che avevo passato negli ultimi
cinque anni.
Forse era egoismo, ma non potevo lasciarglielo fare. Non poteva farmi
sentire responsabile della la sua morte per sempre. Perchè quella
sarebbe diventata la non vita, non la condizione che vivevo adesso.
Con che coraggio avrei guardato poi Stella negli occhi, sapendo di
essere io la causa per cui aveva perso suo padre?
Di nuovo.
Quel padre che conosceva da poco, ma di cui era già perdutamente
innamorata. Tale madre tale figlia a quanto pareva, perchè non ricordavo
nemmeno un giorno in cui io non avessi amato Damon da quando avevo incrociato i
suoi occhi a un semaforo.
In tutta onestà, non la ricordavo nemmeno la mia vita prima di Damon.
Era come se avessi cominciato a vivere nel momento in cui mi ero innamorata di
lui.
Mi era capitato di tutto da quel momento, eppure non mi pentivo di
nulla, avrei fatto tutto altre mille volte, se questo mi avesse portato a stare
tra le sue braccia. Perchè, nonostante fossi una vampira, nonostante il brutto
momento in cui ci trovavamo, nonostante tutto...io ero con lui.
Adesso Damon era al mio fianco, lottavamo insieme e lui mi amava. Con
quella consapevolezza che non avevo avuto negli ultimi cinque anni mi sembrava
di riuscire a sopportare meglio tutto quello che stava accadendo.
...E adesso che avevo tutto quello che avevo sempre desiderato, io non
sapevo cosa fare per proteggere la mia famiglia da Axel
e salvare Damonda quel sacrificio senza
senso.
Avevo pregato Bonnie di fare ricerche per me, ovviamente senza dire
nulla agli altri, perchè se Damon avesse saputo le mie vere intenzioni, avrebbe
cercato in tutti i modi di ostacolarmi o addirittura avrebbe potuto anticipare
l'incantesimo.
Bonnie, poi, aveva ricevuto lo strano e inaspettato aiuto di Nikolai. A
quanto sembrava erano stati molto in contatto mentre io ero...beh, segregata in
cantina. Non avrei mai pensato che quei due avessero potuto entrare in
contatto, ma sarei stata felice se Nikolai avesse potuto trovare in Bonnie la
donna giusta per lui, quella che io non ero mai riuscita ad essere.
Io avevo sempre avuto il cuore troppo occupato e Nikolai meritava
qualcuno che potesse dargli tutto l'amore possibile.
In quegli anni era stato amico, amante, padre e protettore. Era stato
tutto, ma non quello di cui avevo davvero bisogno...perchè per vivere avevo
sempre avuto bisogno solo di Damon. E della mia bambina. La nostra
bambina.
Pensai a Stella, ringraziando che in questo periodo di bufera lei fosse
al sicuro con Edward e Tess.
Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi, sospirando frustrata. Era stata
più Tess sua madre, che io. Non ero mai stata in
grado di tenerla per troppo tempo con me.
Forse, solo in quel momento potevo capire la concezione di Damon
del"lasciare andare per il
troppo amore". Speravo solo che per Stella non fosse stato così
difficile come lo era stato per me.
In tutto ciò, ero riuscita a non avere un crollo nervoso solo perchè
Elena era stata sempre al mio fianco, coinvolgendomi in interminabili
conversazioni notturne, che lasciavano, inevitabilmente, Damon fuori dal mio
letto, cosa per nulla apprezzata da lui. Ma Damon protestava solo per poco, in
fondo sapeva che avevo bisogno di parlare con Elena ora che ero riuscita a
ristabilire un rapporto con lei, sapeva che c'erano cose che io non potevo
confessare nemmeno a lui.
In aggiunta a questa allegra combriccola di vampiri, demoni, streghe e
angeli maledetti, Tyler era tornato dal suo allenamento con un branco di
giovani lupi e quando era stato messo al corrente di tutto, aveva provato
l'impulso di ritornarsene sulle montagne, ma da bravo fratello maggiore, quello
che ormai era per me, aveva deciso di restare a combattere con me e per
me.
Eravamo una banda di matti, ognuno occupato a destreggiarsi tra i
conflitti con i propri demoni interiori e la guerra che si sarebbe scatenata in
breve.
Ovviamente, in tutto questo, Marcus aveva bellamente deciso di
chiamarsene fuori. Per quanto Axel fosse malvagio,
lui non se la sentiva di schierarsi con un fratello e mettersi contro un altro.
La vera ragione, in realtà, era che lui non la prendeva mai una
posizione netta. Quando c'era da combattere, non ne voleva mai sapere nulla, ma
non perchè era un vigliacco, ma perchè aveva visto così tante guerre, che ora
il solo pensiero gli faceva provare repulsione.
-Entrare e trovarti stesa a letto. E' un invito per caso?-
L'ironica voce di Damon mi fece scattare a sedere sul letto. Se non
fossi stata un vampiro, probabilmente sarei arrossita fino alla punta dei
capelli.
-Non ti avevo detto di non girare per casa senza maglietta?- lo
rimproverai, mentre Damon mi raggiungeva e si sedeva sul letto, al mio fianco.
-E perdermi lo sguardo che hai ora?- si avvicinò al mio viso,
baciandomi.
Io, come sempre, mi persi subito in quel bacio, stringendo Damon forte a
me.
Ma era possibile innamorarsi a ogni sguardo?
Ad ogni bacio?
Ad ogni sorriso?
Ad ogni carezza?
Ad ogni parola?
Ad ogni gesto?
Era possibile amarlo sempre di più?
Si allontanò da me, senza però interrompere il contatto tra i nostri
occhi.
-Perchè mi guardi così?- sussurrai con un filo di voce, mentre Damon
cominciava ad accarezzarmi una guancia con il pollice.
-Nulla. A quanto pare comincio ad apprezzare le piccole cose.-
-A quanto pare stai diventando sentimentale.- ridacchiai, cercando di
far scemare un po' di quella tensione che si stava creando.
-E' colpa tua. Ora devi tenermi in questo stato.-
-Io ti terrei in qualsiasi stato, Damon.- feci un mezzo sorriso. Lui
stava per dire qualcosa, ma ormai lo conoscevo così bene che riuscivo ad
anticipare ogni sua battuta. -No, morto non è uno stato che sarei disposta ad
accettare.-
-Mi conosci bene, angioletto.- ridacchiò, smettendo di accarezzarmi.
Quando mi chiamava in quel modo, riusciva a farmi sentire di nuovo come
l'umana che ero stata un tempo.
-Damon, io...- purtroppo venni interrotta da un rumore alla porta al
piano di sotto.
Subito un intenso odore di sangue arrivò fino a me, disgustandomi.
Chi poteva aver perso tutto quel sangue?
Io e Damon ci alzammo di scatto dal letto e arrivammo al piano di sotto,
dove mi ritrovai davanti una scena raccapricciante.
Nikolai teneva Edward per le spalle, completamente ricoperto di sangue.
Era così coperto di sangue che anche le mani di Nikolai cominciavano a
sporcarsi.
Mi gelai sul posto, mentre le peggiori paure prendevano forma nella mia
mente.
Lì c'era solo Edward. Edward pieno di sangue. Un vampiro che non
riusciva a rigenerarsi.
Non c'era Tess, non c'era Stella.
No, non poteva essere accaduto sul serio.
In quel momento solo Stefan sembrò riscuotersi dallo stato catatonico in
cui eravamo caduti, aiutando Nik a mettere Edward sul
divano.
-Edward...- Nikolai lo guardava inorridito, per poi scambiarsi
un'occhiata con Bonnie.
-Elena, prendi qualche sacca di sangue dalla cantina.- suggerì Tyler,
mentre spariva in cucina, probabilmente per recuperare qualche straccio per
pulire il viso di Edward.
-Edward...cosa è successo?- riuscii a dire, dopo essermi avvicinata a
lui.
-Angel, forse dovremmo prima farlo riprendere.- disse Stefan, mentre
posava per un attimo lo sguardo su Elena mentre spariva al piano di sotto.
-Stefan, se lui è qui, in questo stato, vuol dire che è successo
qualcosa a Stella.- intervenne anche Damon.
Stava cercando di mantenere la calma, ma dalla mascella contratta
riuscivo a capire che era tutt'altro che calmo.
-Stefan ha ragione. Non è il momento adatto ora.- intervenne Bonnie.
-Streghetta, quando si tratta di mia figlia,
il momento è sempre adatto.- le rispose Damon, trattenendosi dal non fare del
male a qualcuno per scaricare la sua tensione.
-Angel...- sussurrò Edward, tentando di tenere gli occhi aperti,
distogliendo tutti da una discussione che sarebbe potuta cominciare.
-Aspetta le sacche, poi ci dirai tutto.- riprese Nikolai, portando un
altro cuscino dietro la testa di Edward.
Poco dopo Elena, come richiamata dalle parole di Nikolai, ritornò con
alcune sacche di sangue, dandole a me. Io avvicinai il sangue a Edward, che
cominciò a bere, prima lentamente, poi con forza crescente.
Nella stanza era calato un pesante silenzio. Tutti guardavamo Edward,
chiedendoci cosa diavolo fosse capitato.
Ma, purtroppo, la risposta era fin troppo ovvia.
Dopo ben sei sacche di sangue, Edward dava segni di stare meglio. Si
mise seduto, portandosi la testa tra le mani, per poi sospirare pesantemente.
Alzò poi la testa, puntando i suoi occhi nei miei.
Il suo sguardo...faceva più paura delle sue condizioni.
Sentivo un pugno nello stomaco e sotto la potenza di quello sguardo
riuscii solo a sedermi a terra, chiedendo ad Edward con gli occhi di smentire
le mie paure.
-Axel...- sussurrò, passandosi le mani sul
viso.
-Edward cosa è successo?- fece Damon, prendendomi per un braccio.
-Angel...mi dispiace. Non abbiamo potuto fare nulla.-
-Edward di chi è quel sangue?- Nikolai riuscì a fargli la domanda che io
non osavo nemmeno pensare.
Non poteva essere di mia figlia quel sangue. Non era possibile che Axel avesse preso la vita di Stella.
Edward si portò le mani nei capelli, guardando il vuoto. Aveva lo
sguardo di un uomo distrutto, un uomo...colpevole.
-Mi dispiace...mi dispiace...-
-Edward cosa diavolo è successo!- urlai, strattonandolo per le spalle.
Nikolai mi staccò subito da Edward, tenendomi per le braccia. Mi strinse
poi a lui, facendomi poggiare la schiena al suo petto.
Damon si alzò di scatto, parandosi di fronte a Edward. -Parla. Sto per
perdere la pazienza- ringhiò Damon, mentre Elena gli metteva una mano sul braccio.
-Non credo che aggredirlo sia la soluzione.- si intromise Stefan,
cercando di calmare tutti, come faceva sempre.
-Axel ha...preso Stella.- Edward alzò lo
sguardo su di me. -Mi dispiace...-
A quelle parole persi letteralmente il contatto con tutto ciò che mi
circondava.
Non poteva essere vero. Non poteva aver preso la mia bambina. Stella a
quell'ora sarebbe potuta essere morta e questo proprio non riuscivo ad
accettarlo.
-Che significa ha preso Stella? E tu dov'eri?- ringhiò Damon, prendendo
Edward per il colletto sporco della maglia.
-E tu dov'eri negli ultimi cinque anni?- replicò Nikolai, intimandogli
con lo sguardo di lasciar andare Edward.
-Tu...tu non sei l'unico ad aver perso qualcosa.- sussurrò Edward, per
nulla intimorito dalla reazione di Damon.
Io ero ancora in stato catatonico. Ancora non riuscivo a parlare, non
riuscivo a muovermi.
Tutto quello che avevo fatto era stato inutile, perchè alla fine Axel era riuscito a prendere Stella.
Damon lasciò andare Edward, cercando di imporsi una calma che non aveva.
Sapeva di non poter replicare alle parole di Nikolai e forse questo lo faceva
sentire ancora più in colpa di quanto non si sentisse già.
-Come sei arrivato qui?- per la prima volta era stato Tyler a parlare.
-Ho...ho usato le ultime forze che mi rimanevano...ho fatto come mi
aveva supplicato Tess prima di...di...- la voce di
Edward si spezzò, mentre gli occhi gli si colmavano di lacrime.
-Di?- sussurrò Elena, prendendo la mano di Stefan.
-Tess è...- Edward sospirò pesantemente. -
Morta.- sputò fuori tra i denti e io potevo quasi sentire il suo cuore andare
in frantumi.
Così come il mio.
E come quello di Nikolai e di Tyler.
Morta.
Morta.
Morta.
Nikolai spalancò gli occhi, lasciandomi andare per lo sconcerto.
Fu come se solo in quel momento io avessi ripreso contatto con la
realtà.
Axel
aveva preso Stella e ucciso Tess.
E io me ne stavo lì come una bambola inerme. Tutto quello era colpa mia
e io me ne stavo ferma a fissare il vuoto.
Mi voltai di scatto, arrivando in un secondo al piano di sopra. Dovevo
fare qualcosa.
Axel si
stava prendendo a pezzi tutta la mia vita e io dovevo mettere un punto a tutto.
Io o lui.
Non ero più disposta a sopportare tutto quel dolore, tutte quelle morti.
Ma non riuscii nemmeno a prendere un'arma, che mi sentii afferrare per
le spalle.
-Lo so cosa stai pensando.- Damon mi inchiodò al muro, puntando i suoi
occhi azzurri nei miei.
-No, non hai la minima idea di cosa sto pensando.-
-Adesso vuoi spaccare il mondo. Ti capisco, perchè è quello che vorrei
fare anche io.-
-Non voglio spaccare il mondo. Voglio la testa di Axel.-
quasi ringhiai, mentre i miei occhi cominciavano a schiarirsi.
-Angel, no. No.- Damon prese il mio viso tra le mani, mettendo di nuovo
in contatto la mia anima con il mio corpo.
-Damon devo andare a mettere un punto a questa storia.-
-No. Ti ho lasciata fare di testa tua una volta ed è finita piuttosto
male.- sospirò. -Non puoi continuare a chiuderti nel tuo dolore.-
-Ha preso la mia bambina!- sbottai, cercando di frenare la rabbia. -Ha
ucciso Tess!-
Quello non era il tempo delle parole. Ora si doveva agire.
-Angel, ha preso la nostra bambina. Questo non è solo il tuo
dolore! Anche altre persone hanno perso qualcuno. Edward ha perso Tess. Ragiona!- si staccò da me, senza smettere di
fissarmi.
Mi portai le mani sul viso.
Aveva ragione.
Io non ero stata l'unica a perdere qualcuno. Edward aveva visto morire
sotto ai suoi occhi la donna che aveva amato per molti secoli.
-E' tutta colpa mia...- sussurrai, cercando di trattenere le lacrime.
-Tutta colpa mia...-
Sentii Damon avvicinarsi a me e poco dopo le sue mani si posarono sui
miei polsi, spostando le mie dal viso.
Io non riuscivo a guardarlo. In quel momento ero capace solo di passare
a rassegna le mie colpe, i miei sbagli.
-Guardami.- lo disse con un tono tra l'ordine e la dolcezza. Il tono
tipico di Damon.
Io feci come mi aveva detto e nei suoi occhi lessi tutte le
rassicurazioni di cui avevo bisogno.
-Non è stata colpa tua. La colpa è di Axel. E
ti giuro che la sua testa l'avrai, ma...- fece una piccola pausa. -Ma non da
sola. Adesso ci sono io. C'è Stefan e Elena e, per quanto mi costa ammetterlo,
c'è anche quel Nikolai.-
-Damon...-
-Ci riprenderemo nostra figlia, combattendo insieme, come una vera
famiglia.-
Appoggiai la testa al suo petto, trovando un po' di sollievo.
Se non ci fosse stato lui, non sarei riuscita a sopravvivere a
quell'ennesimo colpo. Non sarei riuscita a sopravvivere alla morte di Tess.
Probabilmente mi sarei solo lasciata avvolgere dai miei demoni interiori
per non dover sopportare ancora un altro dolore.
Senza Damon, molto probabilmente, mi sarei semplicemente...arresa.
-E vendicheremo Tess.- dissi con un filo di
voce, mentre le braccia muscolose di Damon mi avvolgevano.
-Si, vendicheremo la tua amica.-
Alzai il viso e lo baciai, ritrovando in quel contatto ciò che avevo
bisogno per andare avanti, per combattere.
Damon doveva vivere, indipendentemente dall’amore che provavo per lui,
indipendentemente dall’essere il padre di Stella.
Damon doveva vivere non perché era una forza in più.
Damon doveva vivere perché era la mia forza.
Doveva vivere perché senza di lui sarei caduta negli abissi più scuri,
senza più un motivo per risalire.
Perché se Damon fosse morto, io non sarei riuscita nemmeno a guardare
Stella negli occhi, perché i suoi occhi azzurri, così simili a quelli del
padre, mi avrebbero ricordato quanto in realtà erano diversi, poiché non erano
quelli di Damon.
A quel punto…Stella sarebbe diventata la prova dell’assenza di Damon.
E io sarei caduta sempre più giù.
Sempre più giù…
…Fino a perdermi.
Hola!
Oh mamma, quanto tempo! O.O
A questo punto dubito che qualcuno si ricordi ancora qualcosa di questa
storia! Come darvi torto, è una vita che non aggiorno!
In tutta onestà mi sorprenderò anche se qualcuno ritorni a leggere xD
Con quello che è successo in questo capitolo siamo davvero alla fine
della storia, probabilmente mancano due o tre capitoli, che io, ovviamente, non
ho ancora scritto.
Purtroppo ho avuto una serie di problemi in famiglia, in aggiunta all’università
e quindi non ho avuto né tempo né ispirazione per scrivere!
Detto questo, spero col tutto il cuore che qualcuno riprenda in mano
questa storia strampalata, sperando di riuscire a trasmettervi di nuovo
qualcosa.
Grazie mille!
E…un grosso complimenti a chi è arrivato fino a qui!
Manco
da così tanto tempo che vi sarete dimenticate sia di me che
delle mie storie e non posso nemmeno darvi torto!
Ho
perso il filo anche io, credetemi, ma in questo periodo ho avuto così
tanti problemi che non mi è stato proprio possibile stare
anche dietro alle storie.
E
adesso vi chiederete...e ora che vuoi?!
Ottima
domanda!
Vi
vorrei fare una domanda che mi frulla da un po' nella testa (anche se
non sono ancora sicura di riuscire nel mio intento):
Vorrei
rimettere mano sia alle storie concluse (vorrei decisamente
migliorarle, senza cambiare la trama ovviamente) che quelle in
corso...vorrei revisionarle e magari ritornare a pubblicare...Vi
farebbe piacere o comunque ritornereste a leggere le varie storie
lasciate in sospeso?