Coffee di white_tifa (/viewuser.php?uid=19296)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Liscio amaro - Bittersweet temptation ***
Capitolo 2: *** 2. Ristretto - Strange meetings ***
Capitolo 3: *** 3. Macchiato - When everything changes ***
Capitolo 4: *** 4. Decaffeinato: It's worth trying ***
Capitolo 5: *** 5. Americano: Step by step ***
Capitolo 6: *** 6. Al cioccolato: Merry Christmas, Draco ***
Capitolo 7: *** 7. Corretto: What is love? ***
Capitolo 8: *** 8. Viennese: What is love? Part II ***
Capitolo 1 *** 1. Liscio amaro - Bittersweet temptation ***
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- Coffee
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- 1. Liscio amaro – “Bittersweet temptation”
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- “La donna è come una buona tazza di caffè:
- la prima volta che se ne prende
- non lascia dormire.”
- Alexandre Dumas
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- Luminose scaglie di sole perforavano i vetri
della Sala Grande, facendo risplendere i granelli di polvere sospesi
nell’aria dorata profumata d’autunno e di frittelle e caffè.
- Già. Caffè. Proprio quello di cui aveva
bisogno in quel momento; forte, caldo e, soprattutto, amaro.
- I suoi occhi stanchi –il peso dolceamaro dei sogni di quella notte che
ancora gravava sulle sue palpebre, fruscìo di lenzula attorcigliate attorno
alle membra nervose, il sonno lontano quasi quanto l’oggetto dei suoi
desideri- non smettevano di frugare tra i corpi degli studenti addormentati,
una ricerca febbrile che ogni
volta si fermava, finalmente, solo alla vista di lei.
- Hermione Granger era seduta al tavolo del Gryffindor, davanti a lei una
tazza di caffè e qualche biscotto, un libro di trasfigurazione, piume e
pensieri dorati come l’aria d’autunno che la circondava, facendo
rispendere la chioma morbida e il viso ancora stropicciato dal sonno.
- L’incarnazione della bellezza.
- Trangugiò un sorso dalla sua tazza e
l’aroma forte del caffè gli riempì le narici, calmando i nervi e
sciogliendo le membra. Niente come quella brodaglia
–come Blasie amava definirla- lo aiutava a placare la tensione e a
schiarire la mente.
- Mente ottenebrata da visioni e sogni di corpi attorcigliati, sorrisi nel
buio e sospiri dolci e pesanti come la felicità che, liquida e calda, gli
riempiva gli occhi e il cuore. Almeno fino a che il mattino non lo riportava
alla sua vuota realtà.
- Grazie a Salazar esisteva il caffè.
- In quel momento, una parte della sua mente
concentrata per la gran parte sulla Gryffindor registrò l’arrivo di due
esseri che, sebbene venissero considerati lecitamente i più monumentali e
epocali idioti dalla stragrande maggioranza del genere umano –e il fatto
che in questa categoria egli comprendesse la mera casa di Slytherin non
cambiava affatto le cose, anzi-, purtroppo nella vita della sua ragazza
–disgraziatamente, anche quindi, molto ragazza e ben poco sua- sembravano
avere un posto che definire “insostituibile” faceva male quasi quanto
pensare a quanto fosse invece “sostituibile” il suo, di posto.
- Come se poi lo avesse, per altro, un posto.
- Potter e Weasley si sedettero ai lati della
Granger, i sorrisi luminosi e dolci che come sempre sfoggiavano solo per lei
riflettevano quella tipica luce autunnale così calda e distante.
- Non avrebbe mai svelato ad anima viva o morta quel sentimento che gli
comprimeva il petto ogniqualvolta la vedeva assieme a quei due.
- Attenta, divertita, scettica, annoiata, spazientita, arrabbiata:
qualsiasi espressione facesse, qualsiasi emozione provasse, c’era sempre
una nota nascosta che traspariva, che marcava le sue espressioni in modo così
unico e particolare da rendere immediatamente evidente che stava parlando
con Potter e Weasley.
- Una nota che spariva quando guardava gli altri.
- Affetto, stima, trasporto.
- Quando guardava lui.
- Amore.
- Socchiuse gli occhi, e una piccola fitta di
soddisfazione unita al profumo di caffè attenuò l’amarezza alla vista di
Piton che, passando dietro al tavolo di Gryffindor, colpì con il giornale
la testa di Weasley, colpevole di mangiare, come suo solito, ingozzandosi e
schiamazzando completamente dimentico delle fondamentali regole di
convivenza del genere umano.
- Sorrise di un sorriso amaro come il caffè che
finì in un solo sorso.
- Grazie a Salazar esistevano il caffè e
Severus Piton.
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- Oooook. Eccomi qua con questo progettino
piccolo piccolo.
- L’idea è quella di una raccolta di flashfic
(o oneshot? Uhm, grande dilemma.) in cui, come avrete ormai capito, il tema
centrale è il caffè. Ho deciso di scrivere un capitolo per ogni tipo di
caffè servito, e cercherò il più possibile di seguire un filo logico che,
sebbene possa non essere immediatamente visibile, c’è. O almeno, spero.
- Ecco qui i tipi di caffè che troverete:
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- liscio - macchiato - ristretto - viennese -
decaffeinato - lungo - americano - al cioccolato - con panna - corretto -
schekerato.
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- Per quanto riguarda la tempistica degli
aggiornamenti, non posso fare particolari promesse purtroppo. Cercherò di
fare del mio meglio mantenendo il ritmo di un capitolo a settimana, ma non
è detto che riesca a mantenere la promessa. Sappiate però che
assolutamente non interromperò la composizione della storia. Prima o poi
quindi, un capitolo arriverà sempre.
- Bene, dopo questo infinito sproloquio mi
sembra di aver letto tutto… ah, no, dimenticavo: una recensioncina piccola
piccola? Mi fareste davvero, davvero un grosso regalo, e impieghereste solo
pochi minuti del vostro tempo.
- Grazie mille a tutti coloro che sono arrivati
fin qui <3, e al prossimo capitolo carissimi!
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- Un bacio, Mavi.
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Capitolo 2 *** 2. Ristretto - Strange meetings ***
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Coffee
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- 2. Ristretto – Strange meetings
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- Tutto era estremamente frustrante.
- Nonostante l’autunno fosse appena cominciato
e i M.A.G.O. fossero ancora lontani, l’opera di terrorismo psicologico
operato dalla classe docente stava dando i suoi frutti, come dimostrava
l’ondata di panico che come una pandemia si stava espandendo a macchia
d’olio tra gli studenti del settimo anno; solo una settimana prima, Susan
Bones di Tassorosso ci aveva quasi rimesso la pelle per una eccessiva
inalazione dei fumi del calderone di Neville nell’aula di pozioni, dovuta
ad un attacco di iperventilazione dopo aver scoperto che aveva a
disposizione solo un mese per prepararsi al famigerato test da tremila
pagine fissato dal professor Piton.
- Come se ciò non bastasse, Harry e Ron non
avevano reagito a questo evento come sperava: anziché impegnarsi seriamente
e coscienziosamente al duro anno che si prospettava di fronte a loro,
avevano aumentato -esponenzialmente al marasma generale- la fiducia che
riponevano nelle loro doti persuasive… e nelle sue doti scolastiche, ovviamente.
- Il risultato: Hermione Granger non riusciva ad
aprire un libro senza venir sommersa da richieste di passaggio, correzione,
spudorata copiatura amanuense di qualsivoglia compito assegnato da
qualsivoglia insegnante.
- Poiché aveva ampiamente constatato ormai
l’inutilità di ogni suo tentativo di farli sentire in colpa, per
prevenire qualunque attacco da parte dei due ragazzi aveva abbandonato la
Sala comune e cominciato a studiare in biblioteca, l’ultimo baluardo dello
studente coscienzioso e diligente… nonché l’unico posto in tutta
Hogwarts nel quale Harry e Ron non osassero mettere piede.
- Hermione, seduta sulle panche profumate di
resina della biblioteca, sospirò.
- Nonostante tutto, comunque, questo splendido
piano presentava una terribile pecca: dato che era costretta a scappare -nel
vero senso della parola- per non essere braccata a tradimento quando meno se
lo aspettava, aveva dovuto rinunciare a una delle sue –poche- gioie
giornaliere: la pausa caffè nelle cucine.
- Costretta ad una semplice toccata e fuga
–con suo incredibile stupore, negli ultimi tempi Harry e Ron sembravano
essere diventati onniscienti: sapevano sempre dove lei si trovava, come se
avessero studiato ogni suo spostamento-, aveva tempo solo per un semplice
caffè ristretto preparato rigorosamente con le proprie mani, tra
l’indignazione degli elfi domestici e la commovente adorazione di Dobby.
- E dato che in biblioteca era vietato
introdurre cibo e bevande, non aveva più nemmeno il tempo per bere una
tazza di caffè in tranquillità.
- Tutto ciò era davvero, davvero frustrante.
- Sospirò di nuovo, posando la piuma sul libro
e lasciando vagare lo sguardo al i fuori della finestra, nel parco ormai
immerso nella luce del tramonto.
- Era in quei momenti sospesi tra il giorno e la notte, quando il tempo si
dilatava e l’aria sembrava immobilizzarsi e crepitare di magia, che
pensava sempre di più a cosa ne sarebbe stato della sua vita senza tutto ciò
che la circondava: i fogli porosi di pergamena giallastra, le macchie
d’inchiostro sulle dita e sulla sua piuma d’oca, i libri di incantesimi
sparsi sul tavolo di quercia intagliata, le mura del castello brulicante di
vita che la proteggevano.
- Ma con uno stupore sempre nuovo, scopriva ogni volta che non ci
riusciva; non riusciva a pensare alla propria vita senza la magia, senza
Harry e Ron, senza Hogwarts, senza quei brividi che le percorrevano le dita
quando reggeva tra le dita la bacchetta.
- Lei, sospesa sul filo sottile che divideva i due mondi, non era ormai più
in grado di andare avanti o indietro; muoversi avrebbe significato cadere da
un lato o dall’altro, e non avrebbe potuto sopportarlo, non dopo tutta la
fatica fatta per ricavarsi un posto in –entrambi- quei mondi.
- Non avrebbe sopportato di rinunciarvi. Se fosse stata costretta a farlo,
sarebbe morta.
- Riprendendo tra le mani la piuma, rimpianse
per l’ennesima volta la sua tazza di caffè; se l’avesse avuta, oltre
che essere di umore migliore sarebbe stata in grado anche di mantenere
maggiore attenzione, senza perdere tempo prezioso per lo studio in
fantasticherie… dato che era solo al terzo ripasso.
- Inalando il profumo dei libri e della resina,
si alzò, inoltrandosi tra il ginepraio di scaffali della biblioteca in
cerca di un libro di trasfigurazione avanzata.
- Amava la fragranza polverosa e pungente delle
pagine vecchie di secoli che in biblioteca sembrava aleggiare perennemente
come una nebbiolina dorata alla luce del sole, rendendo l’atmosfera
sospesa e senza tempo.
- Le pareva persino di riuscire a distinguere i libri dal loro profumo:
pozioni aveva una punta ora più dolce, ora più aspra, filtro d’amore e
distillato di morte vivente; astronomia odorava di nebbia e freddo pungente,
polvere di luna in una notte senza nuvole; erbologia aveva le fragranze di
un giardino incantato meraviglioso e letale, fiori di biancospino e essenza
di belladonna; trasfigurazione sapeva di soffitta polverosa, tesori nascosti
nei meandri dei suoi labirinti.
- Quel profumo era davvero meraviglioso… quasi
come quello del caffè che le stava arrivando alle narici.
- Spalancando gli occhi, fece un giro su se
stessa, cercando di capire da dove provenisse la fragranza.
- Era severamente vietato introdurre cibo e
bevande in biblioteca!
- A passo di carica, con un cipiglio che avrebbe
fatto piangere di gioia la McGranitt e avrebbe persino strappato a Piton un
cenno di approvazione, svoltò a destra dell’ultimo scaffale e scovò il
colpevole del misfatto.
- Se ne stava appoggiato alla grande vetrata, i
capelli biondi dai riflessi aranciati nella luce morente del tramonto che
coprivano gli occhi rivolti verso il lago e persi in uno sguardo che,
sebbene Hermione non potesse vederlo, immaginò freddo e distante.
- Draco Malfoy non poteva essere considerato
bello; i suoi lineamenti scarni e duri erano troppo spigolosi per essere
giudicati piacenti, il suo
fisico troppo asciutto per essere definito prestante.
- Eppure ogniqualvolta spostava lo sguardo su di
lui non poteva reprimere un certo timore, un’incertezza che rasentava la
reverenza: la postura eretta e regale delle spalle, l’eleganza delle dita
lunghe e bianche, l’espressione sprezzante ma distaccata, l’incarnato
pallido e i capelli d’oro; tutto concorreva a formare intorno a lui
un’aura impalpabile di regalità che lo avvolgeva come un bozzolo,
proteggendolo –ma, nello stesso tempo, separandolo- dal resto del mondo.
- Draco Malfoy la metteva in soggezione,
soprattutto in quel momento, circondato dalla luce del tramonto autunnale.
Ma questo non lo avrebbe confessato ad anima viva.
- Quando si rivolse a lui quindi fu con un tono
più aspro del solito che disse: “Pensavo che un Caposcuola fosse a
conoscenza di una delle più basilari regole scolastiche. Ma dimenticavo che
stiamo parlando di te”.
- Sputò quell’ultima parola come fosse
veleno.
- Malfoy a quelle parole non si girò; rimase
con lo sguardo a fissare l’orizzonte infuocato che a mano a mano andava
spegnendosi, come se non l’avesse minimamente sentita.
- Ecco una delle –innumerevoli- cose che più
detestava di Draco Malfoy: quell’atteggiamento che era una commistione di
disprezzo, indifferenza e boria riservato solo ed esclusivamente a lei. Con
un gesto rabbioso della bacchetta, fece Evanescere la tazza che fino a pochi
istanti prima conteneva il liquido che l’aveva condotta lì.
- Maledizione al caffè.
- Solo in quel momento il giovane sembrò
accorgersi della presenza di un altro essere umano accanto a lui; raddrizzò
le spalle e con estrema indolenza voltò il capo ad osservarla, un
sopracciglio che lentamente si alzava -esprimendo così con un singolo,
insignificante gesto tutto il suo disprezzo- mentre con un soffio tra le
labbra gli usciva solo un sibilo: “Granger.”.
- “Dieci punti in meno a Slytherin. Ora, se
permetti, ho altro di meglio da fare”. Decise di degnalo solo di una
replica asciutta, tanto per mettere in chiaro quanto poco lo considerasse
degno delle sue parole.
- Fece per girarsi, quando una risatina –
spenta, senza gioia- la fermò, facendola voltare.
- Malfoy la guardava, una smorfia gli deformava
il viso indurendone i tratti già impietosamente affilati.
- Non è bello, si ritrovò a pensare.
- Eppure quell’aura che solitamente era solo
lievemente percepibile, quasi come un refolo d’aria proveniente da una
finestra lontana, si era fatta quasi palpabile; sentiva che, se avesse teso
la mano, l’avrebbe potuta toccare.
- Alzando lo sguardo trovò gli occhi di Malfoy
fissi su di lei e rimase turbata: i soliti piatti e indifferenti occhi grigi
ora erano più scuri, forieri di qualcosa a cui non sapeva –e non voleva-
dare un nome.
- L’unica cosa che sapeva era che sarebbe scappata se le gambe non
avessero rifiutato di obbedirle; sarebbe fuggita lontano da quegli occhi
grigi così tormentati e affilati, per non essere costretta ad immergesi in
segreti e realtà troppo scomode da accettare. La verità era che anche
Draco Malfoy era uscito segnato dalle prove a cui la loro generazione era
stata sottoposta, prove che ora non avevano lasciato né vincitori né
vinti, ma solo un campo di anime morte e, nei sopravvissuti, piaghe che
ormai era quasi impossibile risanare. Ma accettare questo avrebbe
significato accettare lui e tutto ciò contro cui aveva lottato, riducendo
le proprie certezze ad un cumolo di macerie; un sacrificio troppo grande da
fare per una persona che le aveva riservato solo disprezzo e che non la
considerava nemmeno degna di far parte del proprio mondo.
- E poi… l’ odio era un sentimento molto più facile e immediato della
compassione.
- “Ti senti appagata Sanguesporco ora che le
cose sono tornate nel loro giusto ordine?”
- Non si stava riferendo solo alla ormai scomparsa tazza di caffè, e lei
lo sapeva; ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di fargli vedere che
l’aveva colpita.
- “Sì Malfoy; del resto, ci vuole qualcuno
che faccia rispettare le regole, altrimenti si sprofonderebbe nel caos.”
- Pronunciò quelle parole con tono freddo e
distante, e lo vide storcere ancor più le labbra in risposta, in
un’espressione che sembrava esprimere un’autentica sofferenza.
- “Esattamente la risposta che ci si aspetta
dalla Sanguesporco Caposcuola del Gryffindor; orgoglio, tracotanza e
assoluta cecità.”
- La ragazza fu costretta per lo stupore –e
la paura- ad ingoiare la veemente protesta alla vista di Malfoy che
avanzando si fermò a pochi centimetri da lei, un’espressione di evidente
sofferenza sul viso e i pugni serrati. Se non fosse stata sicura che lo
Slytherin fosse troppo disgustato al pensiero di toccarla, avrebbe giurato
che stesse per colpirla.
- “Quando imparerai che il mondo non è tutto
bianco o nero, che la perfezione è solo un’ illusione?”
- Nonostante Malfoy la sovrastasse –la
sua presenza la assaliva, la colmava fino a soffocarla- riuscì a
mettere assieme una frase coerente con cui ribattere “Proprio tu mi parli
di bianco e nero? Taci Malfoy, sei l’ultima persona che può farmi un
discorso simile! Mi hai sempre disprezzato per il mio sangue, mi hai persino
augurato la morte al secondo anno, e ora vieni a parlarmi di bianco e
nero?”
- Solo dopo aver finito di parlare si rese conto
di aver urlato; immobile, aspettava la sua reazione, che però non arrivò.
Passò un tempo che ad Hermione parve interminabile durante il quale il
ragazzo sembrò lottare con qualcosa dentro di lui, la sofferenza che, come
un marchio, era impressa sul suo viso.
- Poi tutto svanì. Darco Malfoy si allontanò
da lei, il viso disteso e indifferente, senza alcuna traccia del conflitto
interiore che lo aveva dilaniato pochi attimi prima.
- Hermione quasi vacillò per la lontananza
improvvisa e quel cambiamento così rapido la disorientò.
- “Dieci punti in meno a Gryffindor per
schiamazzi in biblioteca.” Con un gesto della bacchetta, fece comparire
una tazza, e il profumo di caffè la avvolse assieme alla rabbia.
- Malfoy fece per superarla ma, incredibilmente,
le mise la tazza tra le mani.
- “Per te Granger. Del resto ti capisco. Il
caffè…” la guardava con un misto
di risentimento, nostalgia e
qualcosa di indefinibile, che le faceva attorcigliare lo stomaco; ancora una
volta le gambe non le rispondevano, ma ormai non era più sicura di avere la
forza di riuscire a scappare, come se quegli occhi grigi avessero
prosciugato tutte le energie da ogni fibra del suo essere “…crea
dipendenza”.
- Il
ragazzo si allontanò, lasciando dietro di sé una Hermione Granger
disorientata e confusa.
- Maledizione al caffè e a Draco Malfoy.
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- Eccomi qua cari lettori. Come vedete, questa
settimana sono riuscita a mantenere la promessa, quindi ecco qui il
capitolino, che per altro è POCO più lungo del precedente :).
- Piccola nota: non so se tutti lo avete notato,
ma preferisco invece del termine “Mezzosangue” usare “Sanguesporco”,
come insegna mamma Row: Hermione letteralmente sarebbe una “Mudblood”
(perché nata babbana), non una “Halfboold” (appunto, Mezzosangue) come
invece è, ad esempio, Harry. A mio parere, questa piccola inezia dà
totalmente un significato diverso al rapporto tra D&H… ma non
ascoltate le castronerie di una maniaca della perfezione come me ^^.
- Un’altra cosa: vedo che per il primo
capitolo ci sono state molte letture ma solo 2 recensioni. Non sono una di
quelle autrici che minaccia di cancellare la storia se non ha minimo 1000000
recensioni, però ci tengo a dirvi che mi farebbe piacere sapere cosa ne
pensate. Davvero, mi aiutereste moltissimo.
- Ultimo avviso: non so se la prossima settimana
riuscirò a mettere online il capitolo nei tempi previsti, perché tra meno
di 10 giorni ho un esame e sono SPAVENTOSAMENTE indietro con lo studio.
Quindi, mi scuso in anticipo con tutti quanti!
- E ora, passiamo alle due bellezze delle
recensioni:
-
- DracosWife: sono molto contenta che ti
sia piaciuta <3! Grazie mille per la recensione, spero che questo
capitolo ti abbia entusiasmato come il primo :)… e spero di non deluderti
con i prossimi! Mi raccomando, fammi sapere le tue impressioni anche per
questo! Un bacio, Mavi.
-
- Jules_Black: ecco, è grazie a
recensioni motivate come la tua che uno scrittore continua le proprie storie
con un entusiasmo sempre nuovo, quindi ti ringrazio in anticipo: grazie,
grazie, grazie!
- Allora, primo: stai parlando con una super
frustrata, perché amante di caffè ma purtroppo costretta ad essere
moooolto controllata nel berlo, causa insonnia :’(. Avevo letto molte fan
fiction a tema “caffè” in moltissimi fandom, ma mai in quello di Harry
Potter, quindi mi sono detta “Perché no?”… ed eccoci qua ^^.
- Secondo: la Draco/Hermione è la mia coppia
del cuore, quindi sono molto felice di avere una lettrice davvero obbiettiva
che sappia dirmi cosa va e cosa no… sentiti libera di esprime ogni
parere/critica! Draco ti è sembrato ancora molto dolcioso?
- Terzo: Hermione, bhè… Hermione è adorabile
come mamma Row l’ha fatta, quindi come è possibile stravolgerla? Non ci
riesco proprio… l’unico difetto che riscontro a volte è che
immedesimandomi troppo rischio di renderla troppo simile a me. Quindi
avvertimi se vedi qualcosa che non va ;)!
- Grazie ancora della bellissima recensione… e
aspetto di sapere cosa ne pensi di questo capitolo!
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Capitolo 3 *** 3. Macchiato - When everything changes ***
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- Coffee
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- 3. Macchiato: When everything changes
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- Dedico questo capitolo ad Andrea:
anche se so che
- probabilmente non lo leggerai mai,
è per te. Il dolore, vedrai,
- un giorno sparirà, anche se so
che una perdita simile lascia un segno
- indelebile, per sempre. Ti voglio
bene e ti sono vicina.
-
-
-
- Il vento
soffiava quel giorno portando il primo freddo, e una nube nera carica di
pioggia incombeva ormai da molte ore sul castello.
- E sul
suo umore.
- Dopo
quel fugace scontro in biblioteca avvenuto oltre una settimana fa
–precisamente otto giorni, tre ore e cinquanta minuti addietro- non aveva
più visto la Granger, se non di sfuggita durante i pasti e una sera alla
ronda dei Caposcuola.
- E il
fatto che lei non si fosse ancora fatta viva nonostante la tradizionale cena
per la nottata di Halloween fosse ormai cominciata da un pezzo, non
migliorava di certo le cose.
- Si dimenò
sulla panca – per la più o meno ventesima volta quella sera, a detta di
Blasie- e diresse lo sguardo verso il tavolo di Gryffindor.
- Tutto
estremamente, squallidamente regolare: Potter continuava a fissare il suo
piatto, lo sguardo probabilmente perso alla ricerca, tra una bistecca e un
cavolino di Bruxelles, di qualche segno di magia oscura da aggiungere alla
sua obbligatoria dose giornaliera di disgrazie necessaria a soddisfare le
sue manie di persecuzione, mentre Weasley, chino sul piatto per ben altri e
più bestiali motivi, continuava la sua abituale scena cibandosi –perché,
quello poteva essere definito cibarsi?-
in una maniera nemmeno degna del più sudicio suino del più sudicio porcile
del più sudicio universo esistente.
- Ma della consueta testa
cespugliosa e selvaggia, profumo di pergamene e resina, nemmeno l’ombra.
- Spostò
lo sguardo sul proprio pasto, un cipiglio imbronciato gli corrugava la
fronte. L’anatra all’arancia non gli era mai sembrata meno invitante.
- Santo
Salazar, non poteva essere arrivato a quel punto.
- Con una
smorfia respinse il piatto mentre il caffè –rigorosamente amaro- a cui
aveva pensato comparve alla sua destra. Afferrando la tazza, si alzò sotto
lo sguardo interrogativo di Blasie e si diresse verso l’uscita della Sala
Grande.
- Non che
avesse intenzione di andarla a cercare. Affatto. Anche perché il fatto di
non riuscire nemmeno a mangiare senza poterla guardare avrebbe implicato
un’ ossessione di livello quasi patologico, cosa che non era neanche
lontanamente vicina alla verità. Almeno non per la parte del “quasi
patologico”.
- Fu così
che, sempre casualmente, si diresse verso la biblioteca e, sempre
casualmente, vide una massa di libri e capelli ricci ondeggiare
pericolosamente a ritmo di corsa nella sua direzione.
- I capelli ricci scompigliati e un
po’ crespi, il respiro affannato e le gote accese; gli avevano sempre
insegnato che la bellezza era un trionfo di algida perfezione, ma ogni notte
non riusciva ad immaginare che lei così, sotto di lui, scarlatta e
sconvolta nel corpo e nell’anima, calda e bella come nulla che avesse mai
visto nel suo mondo freddo e perfetto.
- Si fermò,
un sopracciglio inarcato mentre la osservava caracollare ansimando in fretta
e furia, la pila di libri miracolosamente in bilico tra le braccia sottili.
- Dovette
averlo visto all’ultimo momento, perché a pochi metri da lui cominciò a
frenare la folle corsa, con l’unico risultato di far crollare miseramente
la pila di libri così faticosamente costruita.
- Inviperita,
rossa in viso per la fatica e la furia, lo guardò, gli occhi che mandavano
lampi.
- “Malfoy!
Non è possibile, ancora tu! Possibile che ogni volta che ti incontro
succede sempre qualcosa in grado di rovinarmi la giornata? Guarda, ora non
riuscirò mai a incastrarli perfettamente come prima!”
- Hermione
si piegò cominciando a raccogliere i libri, la rabbia che le tendeva il
viso e la appesantiva il respiro.
- Draco la
guardò, i muscoli irrigiditi nella solita espressione fredda e sprezzante.
- “Ora
è vietato anche passeggiare per i corridoi Sanguesporco? Ti consiglio di
rivedere la lista delle tue priorità.”
- La settimana prima aveva quasi
perso il controllo quando lei lo aveva chiamato in biblioteca; se l’avesse
visto mentre le volgeva le spalle, quello che avrebbe visto l’avrebbe
spiazzata: frustrazione e dolore, rimpianto e nostalgia.
- Nostalgia e rimpianto per certezze
che non aveva più e che la guerra gli aveva portato via, fondamenta di un
palazzo di ferraglia ricoperto d’oro, che tuttavia lo aveva sempre
protetto dal resto del mondo.
- Frustrazione e dolore per
un’ossessione che non poteva soddisfare e che ogni giorno, ogni momento
era cresciuta, era diventata qualcosa di più, qualcosa che era divenuto così
totalizzante, così colmante da non lasciare spazio a nient’altro.
Nient’altro che non fosse lei.
- Ma questo, a lei, non avrebbe mai
potuto mostrarlo, perché non avrebbe capito. I vinti in guerra non sono mai
graziati con il beneficio del dubbio, e questo valeva anche per lui. E anche
se si stava parlando di lei.
- Se ne
stava lì, a guardarla, i pugni contratti nel dilaniante sforzo che
costituiva lo stare immobile, per evitare di essere spezzato in due dai
desideri opposti e complementari di scappare e di chinarsi ed aiutarla.
- Si ricordava ancora come fosse
ieri il giorno in cui era cambiato tutto, il giorno in cui da
quell’ossessione era nato un piccolo germoglio che era cresciuto sempre di
più; era il giorno della battaglia di Hogwarts.
- L’amore di una madre per il
proprio figlio aveva permesso la sconfitta del più grande mago oscuro di
tutti i tempi, esattamente come era accaduto 17 anni prima; Narcissa aveva
segnato le sorti della guerra, e questo avrebbe segnato di conseguenza la
sua famiglia per sempre.
- Ricordava che non riusciva a fare
altro che piangere, quel giorno, mentre un misto di disperazione e sollievo
gli si scioglieva nel petto, chiudendogli la gola e impedendogli qualsiasi
cosa al di fuori di quel pianto liberatorio che non riusciva ad arginare.
- Seduto nella Sala Grande assieme a
Lucius e Narcissa, fissava la gioia della vittoria mista al dolore per la
perdita sul viso dei bambini combattenti attorno a lui come se non gli
appartenesse, come fosse rinchiuso in una bolla che lo estraniava dal resto
di quel mondo incapace di capire il suo dolore che la distruzione del
proprio, di mondo, aveva portato con sé.
- Potter era uscito dalla Sala e
Weasley piangeva il fratello morto assieme alla famiglia, ma erano evidenti
le tracce di sollievo sul suo viso miste alla stanchezza e al dolore.
- Aveva girato lo sguardo, disturbato da
tanta emotività e da tanto affetto,
e in quel momento l’aveva vista.
- “No
Malfoy, non è vietato, ma potresti cortesemente spostare la tua ingombrante
carcassa purosangue al lato del corridoio per non impedire alla gente che ha
fretta di finire rovinosamente a terra. Ma suppongo che sia pretendere
troppo da un borioso viziato come te!”
- Hermione Granger, babbana di
nascita e sanguesporco non aveva parenti da curare o da piangere. Eppure,
invece che rinchiudersi in quel cerchio così esclusivo che era la famiglia
Weasley –la cosa per lei più vicina nel mondo magico alla parola
“casa”-, era in un angolo della Sala a curare quello che Draco Malfoy
riconobbe come un piangente David Matthews, primo anno di Slytherin.
- Fu in quel momento, quando la vide
stringerlo per calmare il suo pianto e allontanarsi poi tenendolo per mano
con un sorriso, che quel piccolo germoglio cominciò a crescere stravolgendo
-questa volta lentamente, senza fretta- il suo mondo per la seconda volta,
per poi ricostruirne le fondamenta.
- Chinarsi
sulla scia di quel pensiero per prendere e porgerle uno dei libri fu un
tutt’uno con il respiro che aveva esalato per sciogliere il nodo che gli
chiudeva la gola.
- Hermione
lo osservò, gli occhi spalancati dalla sorpresa, le guance ancora arrossate
e i capelli scarmigliati mentre biascicava un incredulo ringraziamento e si
rialzava in piedi.
- “Che
c’è Malfoy? Stai forse tramando qualcosa? Non avrei mai detto che saresti
stato disposto ad insudiciarti toccando qualcosa che è stato toccato prima da me. E’ un’idea persino inquietante.”
- Fu con
estremo orrore che si sentì arrossire,
mentre pensava che avrebbe voluto toccare ben
altro. Distolse lo sguardo, il cipiglio che si accentuava sempre di più,
mentre sbraitava con tono aspro un “Non dire sciocchezze, Sanguesporco, e
ora levati dai piedi!” e sperava che la Granger non avesse percepito il
cambiamento di colore sulle sue guance sempre pallide.
- Non
avrebbe mai immaginato che avrebbe maledetto uno dei segni della sua nobiltà.
- Santo
Salazar, era davvero arrivato a
quel punto.
- Non
seppe mai se il suo desiderio fosse stato esaudito, rifiutandosi mentre la
sorpassava di voltarsi indietro.
- La sua
voce però lo costrinse a fermarsi.
- “Nervosetti
Malfoy? Sai, dicono che il latte caldo aiuti molto in quel periodo del
mese” ad un suo gesto di bacchetta, una schiuma bianca comparve nella sua
sacra tazza di caffè che un tempo era stato amaro. “Goditelo, magari un
po’ di latte stempererà questo tuo acidissimo carattere, anche se
suppongo ce ne voglia un intero calderone, e non solo un bicchiere. Dieci
punti in meno a Slytherin per schiamazzi in corridoio.”
- Sentì
il sorriso nelle sue parole, mentre lo scimmiottava ripetendo la scena della
settimana prima.
- Si girò
in tempo per vederla allontanarsi, la chioma sempre più selvaggia che
ondeggiava alla sue spalle, quando all’improvviso si voltò.
- “Ah, e
grazie per il libro.”
- La
osservò finché non si accorse che il cipiglio che gli aveva corrucciato lo
sguardo se n’era andato. Bevve un sorso di caffè, solo per accorgersi con
una smorfia di disgusto che era ormai irrimediabilmente macchiato.
- Dannata
Sanguesporco.
- Però, adesso che lo assaggiava,
il caffè macchiato non era poi così male.
-
-
-
-
-
-
- Eccomi
qua. Non sono sparita, come vedete. Mi scuso per il terribile ritardo, ma
come avevo avvertito nel precedente capitolo venerdì ho avuto un esame
importante e lo studio mi ha preso gran parte del tempo, togliendolo alla
scrittura.
- Comunque,
adesso eccoci qua :).
- Non sono
per nulla sicura di questo capitolo. L’ho scritto di getto l’ altra
notte, sulla scia dell’ispirazione che mi ha colpita improvvisamente e
–grazie a Salzar, come direbbe Draco- non mi ha abbandonata fino alla fine
della stesura. Ma resta comunque il fatto che, ispirazione o meno, non sono
molto convinta.
- Era
necessario un capitolo di spiegazione della nascita di questa
“ossessione” come la definisce Draco (che è poi qualcosa di ben
diverso, ma il poveretto non è ancora in grado di ammetterlo con se stesso)
per Hermione, in modo da motivare il proseguimento della storia. A questo
proposito, devo fare alcune precisazioni: ho tenuto in conto tutti i sette
libri di mamma Row, con delle opportune e personali modifiche. Draco non ha
mai tentato di uccidere Silente e quindi non ha avuto la necessità di
fuggire da Hogwarts già alla fine del sesto anno. Allo stesso modo non ha
partecipato all’incarcerazione dei tre protagonisti al Malfoy Manor, ma ha
trascorso il 7° anno ad Hogwarts fino alla battaglia finale. La conclusione
con il tradimento di Narcissa l’ho
mantenuta, poiché ho immaginato comunque come possibile e plausibile la
preoccupazione per il proprio figlio che è stato coinvolto nell’infuriare
della battaglia e la paura che, nella stessa, possa essere rimasto ucciso.
- Ecco
qua. Adesso che rileggo, la spiegazione sembra decisamente contorta o.O, ma
in caso di dubbi, mandatemi una mail e vi spiegherò con calma e
distesamente il contesto della storia :).
- Come
sempre, mi appello al vostro buon cuore: vi sarei immensamente,
assolutamente, sinceramente grata se voleste lasciarmi una recensione,
soprattutto per quanto riguarda questo capitolo, riguardo al quale ho molti
dubbi. Ora, passiamo alle tesore delle recensioni:
-
-
- Thiliol:
sono davvero contenta che tu abbia deciso di aprire la mia fan fiction :).
Lo apprezzo moltissimo non solo perché non sei una fan delle Draco/Hermione,
ma proprio perché ti capisco perfettamente: anche io –soprattutto nel
fandom di Harry Potter- evito ogni fan fiction di autori sconosciuti o la
cui introduzione non mi ispira per niente :S.
- Spero con questo capitolo di non
averti deluso e di essere riuscita a rimanere IC pur cercando di far
procedere la storia e il rapporto tra i due personaggi: dovranno pur fare un
passo l’uno verso l’altra, no? Il punto è di riuscire a fare in modo
che rimangano Draco Malfoy e Hermione Grager durante questo delicato
processo :). Non sopporto nemmeno io il “Draco-dio-del-sesso-Malfoy” e
la “Hermione-ninfa-dei-boschi-Granger”; Draco è un moccioso viziato e
capriccioso ma fondamentalmente non malvagio, Hermione è una secchiona
so-tutto-io che però fa della sua bontà e della sua inarrivabile
intelligenza i propri punti vincenti. Non sono adorabili insieme :D? Spero
davvero ti sia piaciuto il capitolo, e aspetto un tuo parare anche per il
prossimo; suggerimenti e/o critiche costruttive sono più che ben accetti!
Un bacio, Mavi.
-
- Jules_Black:
Carissima! Sono proprio felice che il mio Draco ti sia piaciuto, anche perché
non sopporto davvero più il Draco Malfoy/Edward Cullen che
gira per il fandom con gli addominali scolpiti, la pelle alabastrina e “sbarluccicante”,
il sorriso da bello e dannato, il dio del sesso con delle tacche per ogni
donna avuta incise sulla sponda del letto. Draco lo immagino come un
ragazzino viziato, arrogante, capriccioso, con quel cipiglio che gli corruga
sempre la fronte quando c’è qualcosa che lo disturba e che non va come
lui vuole, ma che deve necessariamente cambiare poiché costretto non solo a
fare i conti con la distruzione del proprio mondo che la guerra ha
inevitabilmente portato ma anche con il sentimento che prova nei confronti
di una certa cespugliosa Gryffindor particolarmente affascinante nella sua
semplicità :).
- Hermione,
eh: hai ragione, a ben vedere era troppo remissiva. Ma sono sempre incerta
su dove porre il limite tra le giuste schermaglie verbali e i triviali
dialoghi fatti di insulti a più riprese che leggo in certe storie; non so
mai quale sia il giusto limite dove fermarmi :S. In questo senso, credo che
le D/H siano tra le fan fiction più difficili da scrivere. In questo
capitolo ho cercato di rimediare, ma a dirti la verità non riesco a capire
se ci sono effettivamente riuscita oppure no, anche perché devo portare
avanti un’operazione di avvicinamento senza però venir meno al carattere
dei personaggi; spero di esserci in qualche modo riuscita. Fammi sapere
anche per il prossimo capitolo, ci tengo davvero molto alla tua opinione
<3! Un abbraccio, Mavi.
|
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Capitolo 4 *** 4. Decaffeinato: It's worth trying ***
Nuova pagina 1
Coffee
-
-
- 4. Decaffeinato:
It’s worth trying
-
-
-
- Il
liquido bollente le scivolò in gola, riscaldandole il centro del petto al
suo passaggio e facendola sospirare di piacere. Rilassò le spalle, il peso
delle fatiche della giornata che scivolava piano, senza fretta, alleggerendo
fisico e mente.
- Hermione
Granger sedeva sulla sua poltrona preferita nella Sala Comune di Gryffindor,
un libro sulle ginocchia e una tazza di caffè in mano, circondata dal
chiacchiericcio dei compagni di casa e dal tepore del focolare.
- Assorta,
sfogliava lentamente le pagine, le risate di Harry, Ron e Ginny che le
accarezzavano le orecchie come un musica dolce, soffusa in sottofondo.
- Hermione
sospirò, fissando lo sguardo nella notte aldilà delle vetrate della Sala
Comune e ripensando alla pesante settimana appena trascorsa. Un un’onda di
dispetto e stizza la travolse.
- Come se
l’inumano carico di studio non fosse bastato, il corpo docente aveva
raggiunto nuove vette di sadismo; secondo una nuova disposizione della
preside Minerva McGranitt, la quattro Case avrebbero lavorato in coppia:
Gyffindor e Slytherin, Ravenclaw ed Hufflepuff.
- Hermione
era sempre stata una sostenitrice dei tentativi di Silente e dei moniti del
Cappello Parlante per promuovere e realizzare l’unità tra le case,
soprattutto ora che la guerra aveva lasciato strascichi e ferite spesso
insanabili nelle vite di tutti; mai come ora era il momento adatto per poter
costruire un solido terreno comune per gli studenti, in sostituzione della
sottile lastra di ghiaccio su cui si erano sempre tenuti in bilico in
precedenza.
- Ma
ovviamente, come recitava un famoso detto babbano, “tra il dire e il fare
c’è di mezzo il mare”.
- Più che in mare, le sembrava di
trovarsi in mezzo ad un oceano in piena bufera e a bordo di una zattera sul
punto di affondare.
- Girò
svogliatamente una pagina, bevendo dalla tazza un altro sorso di caffè.
- Decaffeinato.
- Eppure,
nonostante la drastica riduzione di caffeina, l’irritazione e il
nervosismo non diminuivano; anzi.
- Tutto
era iniziato lunedì, durante l’ora di erbologia; poi le cose non avevano
fatto altro che peggiorare.
- Dopo
aver annunciato la nuova decisione della preside, la professoressa Sprite
aveva diviso le due Case in piccoli gruppi per seguire il trapianto dell’Orclumpo
-le cui spore sarebbero state poi usate in Pozioni per preparare
l’antidoto ai veleni comuni- e qui tutto era precipitato.
- Hermione,
nominata capogruppo, si era ritrovata a gestire un Ron Weasley paonazzo di
rabbia, un corrucciato Neville Packiok, un Malfoy più sprezzante e gelido
del solito e una Parkinson così schifata da dare l’impressione di aver
ingoiato un’intera tazza di pus di Bubotubero. Soltanto Blasie Zabini se
ne stava in disparte, l’espressione dipinta sul viso nero mostrava quanto
la situazione nello stesso tempo lo divertisse e lo tediasse.
- Ricordava
ancora come tutto fosse diventato sempre più insostenibile ogni minuto che
passava, una bomba ad orologeria che si avvicinava sempre di più al punto
di innesco.
- Aveva preso un profondo respiro
profumato di terra prima di rivolgersi al proprio gruppo, le mani sudate dal
nervosismo strette in una morsa.
- “Cominciamo. Vi ricordate tutti
la modalità di estrazione delle spore dei funghi? Fate attenzione a come
tagliate il cappello, perché un errore nel taglio può pregiudicare-“
- “Sanguesporco,
mettiamo in chiaro le cose: se hai intenzione di cominciare a comandare a
bacchetta il gruppo con quella tua insopportabile aria da so-tutto-io è
meglio che ti dilegui. Non sei l’unica dotata di cervello; ma a differenza
di noi, per quanto riguarda te il cervello è l’unica cosa che hai,
assieme al tuo sangue sporco.”
- Era stata un’impresa trattenere
Ron dall’aggredire la Parkinson e nel contempo non mostrare visibilmente
il nodo che le chiudeva la gola; era incredibile come, nonostante avesse
affrontato una guerra, le offese di una piccola, insignificante
diciassettenne la ferissero ancora.
- Dopo un secondo, profondissimo
respiro aveva stretto la mano di Ron e aveva guardato Neville –anch’egli
sul punto di esplodere- mentre replicava il più freddamente e
tranquillamente possibile.
- “Non era mia intenzione
Parkinson, ma ho supposto che da qualche parte si dovesse pur cominciare. Ma
mi sembra ridicolo, per non dire insultante, che una con una media di poco
sopra la A venga a farmi discorsi sull’intelligenza. E ora, se hai finito,
andiamo avanti.”
- Vide le labbra di Ron stendersi in
un piccolo ghigno mentre si poneva davanti a lei, in un posa protettiva;
Harry, che dal tavolo accanto aveva seguito lo scambio di battute, sorrise,
seguito da Neville.
- Pansy cambiò rapidamente colore,
e stava per rispondere a tono quando un’occhiata del suo vicino la freddò.
- Draco Malfoy aveva i pugni
serrati, negli occhi uno sguardo così carico d’odio che per un attimo
temette di vederlo sguainare la bacchetta per una volta tuttavia non verso
di lei, bensì verso Ron.
- Il carico di emozioni che vedeva
stravorgergli il viso la disturbava; era di un’intensità troppo grande
per essere sopportata, eppure non riusciva a distogliere gli occhi. Non fu
mai così grata ad una persona come lo fu a Blasie Zabini che, percependo la
tensione bruciare nell’aria, decise di intervenire e prendere in mano la
situazione.
- La mattinata era trascorsa senza
ulteriori incidenti, ma Hermione aveva continuato a sentire per tutto il
tempo il peso di uno sguardo su di sé.
- La
stessa, identica storia si era ripetuta tutta la settimana: battibecchi,
insulti velati, sguardi assassini e infine la tregua, grazie all’intevento
del paciere Blasie Zabini. Inutile dire che quel ritmo era stato deleterio
tanto per i suoi nervi quanto per la sua salute mentale.
- Chiuse
il libro e si strofinò gli occhi mentre si alzava; la ronda dei Caposcuola
l’attendeva. Con un sorso finì il caffè e, salutati Harry, Ron e Ginny,
si diresse verso la Stanza dei Caposcuola.
- Il terreno su cui si muovevano era
ancora un campo disseminato di mine inesplose; chi pensava che con la fine
della guerra tutto si sarebbe risolto si sbagliava. I pregiudizi erano più
difficili da uccidere rispetto a coloro che li nutrivano, e avevano il
difetto di rimanere nell’aria come una nube tossica impossibile da
eliminare: il vento l’avrebbe spostata da qualche altra parte, ma non
l’avrebbe dissolta.
- Forse i cuori e le menti dei loro
figli avrebbero avuto aria pura da respirare; ma, in fondo, chi poteva
saperlo? Certo era che sì, la guerra era stata dura, estenuante, ma ciò
che veniva adesso lo era ancora di più.
- Sarebbe stato più facile
costruire dal nulla: non avrebbero avuto nessun dolore che li trascinasse a
terra. Ri-costruire invece dalle macerie di ciò che era rimasto era
tutt’altra cosa: schiacciati dal peso della sofferenza che il ricordo di
una vita passata e felice provocava, come avrebbero avuto la forza di andare
avanti?
- Hermione sapeva che ciò che
Minerva McGranitt stava facendo era giusto e necessario; per questo
sopportava.
- Però, Dio, quant’era difficile.
- Entrata
nella Stanza, salutò Ernie McMillain di Hufflepuff e Anthony Goldstein di
Ravenclaw e firmò il registro; notò distrattamente che la figura di Malfoy
non era nella stanza.
- Dopo
essersi divisi i corridoi si separarono ed Hermione di diresse verso l’ala
ovest del castello.
- La luna
splendeva sul lago Nero, una fredda, limpida, tipica notte novembrina
abbracciava il castello.
- Tutto era come sospeso in una
calma irreale; sembrava impossibile che solo pochi mesi prima quel castello
avesse visto infuriare tra e sue mura la battaglia finale della Seconda
Guerra Magica.
- Sentiva ancora il peso della
fatica della ricostruzione sulle spalle: dopo la morte di Lord Voldemort,
tutti gli studenti, gli elfi, i fantasmi, gli insegnanti, persino gli
Slytherins avevano collaborato per ricostruire quella che era sempre stata,
per tutti, come una casa.
- Quello era stato il primo segno
che aveva fatto capire ad Hermione che, forse, una nuova vita ed una nuova
possibilità sarebbero state concesse a tutti.
- Una vita in cui le divisioni che
c’erano sempre state non avrebbero più avuto senso; una possibilità di
costruire, insieme, non semplicemente “qualcosa di nuovo”, bensì
“qualcosa di più”.
- Ecco perché sopportava, anche se
era mortalmente difficile.
- Era
arrivata ormai nei pressi della propria Sala Comune quando udì delle voci;
si affrettò verso le scale, e quello che vide la immobilizzò.
- Rachel
Adams, primo anno Grifondoro, che sembrava ancora più piccola nel suo
grosso pigiama con i capelli ricci e voluminosi e gli occhi rossi e gonfi,
parlava con quello che, sebbene di spalle, riconobbe assolutamente come
Draco Malfoy.
- A passo
di carica, si diresse verso la ragazzina, prendendola per mano e
rivolgendosi a Malfoy, il tono secco come uno schiocco di frusta.
- “Posso
sapere, di grazia, perché non sei a pattugliare i corridoi e ti trovo
invece davanti all’entrata della mia Sala Comune, per di più in compagnia
di una bambina del primo anno?”
- Certo, la McGranitt aveva ragione;
però, volente o nolente, certe abitudini erano dure a morire.
- Malfoy
si riscosse; evidentemente non si aspettava una sua comparsa. Il viso
affilato era distorto in una smorfia, e i suoi occhi erano distanti e freddi
mentre le rispondeva.
- “Se ti
fossi data la pena di guardare il registro, avresti notato che la mia firma
c’era; ho pattugliato tutti i corridoi che mi spettavano. Per caso mi sono
imbattuto in lei.” Indicò Rachel, la quale non sembrava più di tanto
turbata dalla situazione “Si era persa.”
- Hermione
lo guardò, lo scetticismo negli occhi, prima di rivolgersi a Rachel.
- “E’
la verità?”
- La
bambina, in quella che Hermione pensò fosse l’ espressione più innocente
che avesse mai visto, la guardò e le rispose “Sì è vero; sono uscita
per inseguire Matilda, la mia gatta, ma poi mi sono persa. E mi ha trovato
lui.” Hermione inorridì quando la vide sorridere ampiamente, i dentini
storti in bella vista, ma quello non fu nulla in confronto al colpo che
Rachel le inflisse pochi istanti più tardi “Mi ha riaccompagnata lui qui.
E’ stato gentile.”
- Inebetita,
spedì la bambina in Sala Comune, per poi ricordarsi improvvisamente di
Malfoy, ancora fermo ai piedi delle scale, lo sguardo freddo che indugiava
tra lei e la bambina.
- “Perché
lo hai fatto?”
- Sapeva solo che non doveva
chiederglielo –qualcosa dentro di sé glielo aveva intimato- ma non
riusciva a capire perché. Forse perchè sapeva che lui non si sarebbe
degnato di risponderle? Perché aveva paura della risposta?
- O per entrambi questi motivi?
- Rispettando
le sue aspettative, lui non le rispose, ma fece una smorfia, come se avesse
dovuto ingoiare una medicina amara.
- Non era bello, per nulla.
- Stranamente,
non se la prese; non se ne sentì oltraggiata. Forse valeva la pena provare,
forse valeva la pena resistere, se la ricompensa era questa; e, forse, un
passo alla volta, avrebbe persino potuto di lì a breve smettere di bere
caffè decaffeinato.
- E lui
avrebbe anche imparato a degnarla di una risposta.
- Lo vide
allontanarsi, quando all’improvviso si fermò, rimanendo di spalle.
- “Quella
bambina ti assomiglia”.
- L’eco
della sua frase continuò a riecheggiarle nella mente anche molto dopo che
la sua figura aveva girato l’angolo.
-
-
-
-
-
-
- *L’autrice
si prostra sui ceci flagellandosi senza sosta*
- Chiedo
umilmente perdono per questo ritardo ignobile, ma queste due settimane sono
state a dir poco infuocate: tra un’allergia terrificante di cui porto
ancora gli strascichi e un esame enorme e impossibile che si avvicina sempre
di più, non ho davvero trovato il tempo per mettermi davanti alla tastiera
e scrivere.
- Anche
questo capitolo quindi è stato scritto la scorsa notte sull’onda
dell’ispirazione; a quanto parte, l’una di notte porta consiglio :).
- Ah, e
anche di questo capitolo non sono per nulla convinta.
- Ci tengo
però a fare diverse precisazioni: allora, l’evoluzione degli eventi vi
sembrerà un po’ strana, forse un po’ affrettata, ma questa non è una
long-fiction: per quanto poco lo possa sembrare, è una semplice raccolta;
non ho lo spazio materiale per descrivere tutto l’evolversi del rapporto
tra i personaggi, se non tramite flashbacks per ogni capitolo. Quindi, se il
comportamento di Draco vi è sembrato troppo affrettato, nel prossimo
capitolo fornirò le dovute spiegazioni, anche se l’ultima frase che lo
Slytherin pronuncia dovrebbe essere in parte predittiva ed esplicativa.
- Spero
comunque di non aver esagerato troppo, ma capitemi: più andiamo avanti, più
i tipi di caffè si esauriscono, e dovrò farli pur avanzare questi due
zucconi :).
- Detto
questo, spero che il capitolo vi abbia ancora una volta soddisfatto e,
soprattutto, sia IC.
- Per
quanto riguarda il prossimo aggiornamento, purtroppo, non posso promettere
nulla: la settimana che si preannuncia mi vede divisa tra Brescia (mia terra
natia :D), Padova e Milano, e per di più il 10 dicembre avrò il famigerato
esame di cui sopra, quindi non me la sento di fare promesse di alcun tipo,
se non che prima o poi, il capitolo sicuramente arriverà.
- Ancora
una volta mi appello al vostro buon cuore e vi chiedo per favore di
lasciarmi un commentino, anche piccolo piccolo: è un piacere per uno
scrittore avere pareri sulle proprie storie.
- Ora,
passiamo agli angeli delle recensioni:
-
- Gryffindor
Queen: grazie, sono contenta che la
mia idea del caffè ti piaccia :)! In confidenza: anche io amo di più la
cioccolata, ma il rapporto che ho con il caffè è troppo particolare; non
è amore, è più assoluta e totale dipendenza.
- Poi era
un tema nuovo nel fandom: volevo creare qualcosa che nessuno avesse mai
letto :).
- Per
quanto riguarda il tuo consiglio, figurati, non mi offenderei mai: critiche
e consigli costruttivi sono sempre più che ben accetti! Però mi dovrai
scusare :(: ho postato questo capitolo di frettissima, quindi non ho avuto
il tempo di provare altri front per l’htlm; al prossimo capitolo rimedierò
sicuramente, e appena avrò tempo modificherò anche quelli già postati!
Per il resto, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, aspetto il
tuo commento! Mavi.
-
-
- LittlePill:
grazie mille, il tuo commento mi ha davvero rassicurato. Io adoro il Draco
un po’ bambino, prepotente e capriccioso, che non sa quello che vuole ma
sa che vuole qualcosa, e quindi pesta i piedi. Adoro anche la Divina, il suo
Draco mi ha fatto versare più di una volta qualche lacrima, però ho deciso
di rendere il mio un po’ diverso; il suo è un Draco forte, calcolatore,
che sa quello che vuole e sa anche come ottenerlo. Per lui il fine
giustifica i mezzi.
- Il mio
Draco invece è più bambino: un ragazzino viziato, arrogante, che sa
soltanto invocare il nome di suo padre ma non riesce poi a cavarsela da
solo, che si trova a dover fare i conti con un presente che gli rinfaccia
continuamente la propria sconfitta, in tutti i sensi: la sua fazione ha
perso la guerra, la sua famiglia ha perso il prestigio, e lui ha perso i
suoi ideali e le sue convinzioni oltre che la sua dignità innamorandosi
–anche se non lo sa ancora- di quella che più di tutti avrebbe dovuto
disprezzare: una Sanguesporco.
- Adoro
questo Draco, anche se, con queste premesse, è più difficile far evolvere
il rapporto tra i due :). Spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli
altri, e aspetto una tua recensione in proposito; il vostro parere è
fondamentale. A presto! Mavi.
-
-
- Jules_Black:
carissima, ti ringrazio davvero per il complimento: mi sono letteralmente
sciolta, e spero di non deludere le tue aspettative. La metafora l’hai
colta in pieno, ma da te non mi aspettavo niente di meno (e ho fatto anche
la rima :D). Con il caffè macchiato ho voluto proprio tracciare un cammeo
della relazione tra questi due personaggi: il dolce e l’amaro che da soli
non sono “buoni”, ma che insieme formano una combinazione vincente.
- Draco
era –ed è- effettivamente molto ossessivo; ma l’ho supposta come
conseguenza del mancato riconoscimento di questo suo sentimento che quindi
deve trovare sfogo in qualche modo :). Spero che anche questi flashbacks di
Hermione ti abbiano altrettanto colpito, ho cercato di immedesimarmi il più
possibile in lei, e spero di esserci riuscita. Aspetto la tua recensione
anche per questo capitolo –di cui, di nuovo, non sono molto sicura-; la
tua opinione è molto importante. Un abbraccio, Mavi.
-
-
- Thiliol:
santo Salazar, grazie! Fortunatamente ho trovato un’altra persona che ha
capito perfettamente il mio Draco, il moccioso figlio di papà. Dai, forse
se uniamo le forze riusciremo a spodestare il Draco/Edward Cullen
sbarluccicante che imperversa in rete :)! Ti ringrazio moltissimo per i
complimenti, e sono proprio contenta che il capitolo ti sia piaciuto, come
ti è piaciuta la mia Hermione. Come l’ha fatta mamma Row è assolutamente
adorabile; non capisco perché la vogliano a tutti i costi stravolgere.
Spero che anche in questo capitolo sia risultata IC; non sono molto sicura né
di lei né di Draco, quindi aspetto con ansia la tua opinione per sapere se
ci ho preso. Un abbraccio, Mavi.
|
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Capitolo 5 *** 5. Americano: Step by step ***
Nuova pagina 1
Coffee
- 5.
Americano: Step by step
-
-
-
- Era
ormai pomeriggio inoltrato quando Kain Warrington, Serpeverde del settimo
anno, ebbe la brillante idea di iniziare ad applicare alla testata del
camino ghirlande di pungitopo e fiocchi scarlatti, luminosi come fari nella
notte nella buia Sala Comune di Serpeverde.
- Rosso.
- “Draco,
cosa farai per le vacanze di Natale? Hai già fatto la lista dei regali?
Devi sbrigarti, perché il tempo vola, e ci si ritrova alla vigilia senza
aver comprato nemmeno la metà dei doni che si ha intenzione di fare. E poi
ci sono le decorazioni, e l’elenco delle cose da comprare per la solita
festa di fine trimestre. Ma te l’ho già chiesto cosa farai per le
vacanze?”
- Ora,
Draco Malfoy aveva sempre nutrito una alquanto bassa stima di Warrington,
che aveva sempre considerato un lardoso idiota; ma non aveva mai avuto il
dispiacere di notare -se non da mezz’ora a questa parte, quando lo aveva
catturato chiedendogli aiutarlo con gli addobbi in Sala Comune- che era
anche uno prolisso scocciatore di monolitiche dimensioni.
- L’unica
fortuna nel mare di disgrazie in cui era precipitato era che, essendo
appunto il suddetto essere un logorroico senza possibilità di recupero, lui
poteva semplicemente stare in silenzio e maledirlo nella propria mente,
senza doversi ulteriormente sforzare a mantenere viva la conversazione.
- Cosa
che, comunque, non avrebbe fatto in ogni caso.
- Warrington
nel frattempo stava facendo levitare diversi mazzi di vischio, quando gli
mise in mano uno striscione dorato e morbido, che avrebbero poi appeso
all’ingresso dei dormitori.
- Oro.
- “Ecco
Draco, reggimi questo, poi lo appenderemo lassù. Comunque, io penso proprio
che non rimarrò ad Hogwarts quest’anno per Natale, devo tornare a casa; i
miei genitori vogliono trasferirsi un po’ nella nostra tenuta dello
Hampshire, sai com’è, la situazione a Londra non è ancora del tutto
stabile. Scusa, mi passeresti quei centro tavola rossi?”
- Rosso.
- “Perfetto,
direi che questi festoni dovrebbero andare bene. Mi piace addobbare la Sala
Comune a Natale, dà quel tocco in più che manca il resto dell’anno. Okay
perfetto, anche la tavolata è a posto… che ne dici durante la festa di
fine trimestre di far cadere un po’ di quella pioggia di luci dorate che
vendono dai Weasley? Sì, so che è una famiglia di pezzenti, però il loro
lavoro lo fanno bene, accipicchia se lo fanno bene. Direi di appendere
quello striscione dorato adesso.”
- Oro.
- “Draco,
guarda, ci sarebbero anche le calze rosse laggiù…”
- Rosso.
- “Draco,
la punta dell’albero è là, quella color oro…”
- Oro.
- “Draco…”
- Rosso.
- “Draco!”
- Oro.
- “Malfoy!”
- Warrington
si sentì alquanto smarrito quando, girandosi, non vide più Draco Malfoy,
gli oggetti che gli aveva affidato abbandonati a terra, senza cura.
- Non
pensava si fosse offeso, rifletté risentito; del resto aveva solo chiesto
quale fosse migliore tra una sfera dorata e una scarlatta per l’albero di
Natale.
-
-
- Non capiva come mai aveva sentito
il bisogno di evitarla, ma non era riuscito a trattenersi. Era stato un
codardo, e lo sapeva, ma a Serpeverde non finivano di certo i tedofori della
luminosa fiaccola del coraggio, quindi era stato facile quietare la sua
coscienza che gli rinfacciava incessantemente la sua tanto miserabile quanto
ingiustificata pusillanimità.
- Si era presentato nella saletta
dei Caposcuola molto prima dell’orario stabilito, sapendo per certo che
non l’avrebbe incontrata perché non sarebbe stata né in anticipo né in
ritardo, ma sempre, semplicemente, puntale; aveva firmato il registro e
aveva cominciato la ronda.
- Da quando la folle idea della
preside si era tramutata in atto compiuto, la settimana era stata
un’escalation di nervosismo e tensione che si era avvicinata sempre più
al punto di esplosione, la classica goccia che quella mattina aveva fatto
traboccare il vaso.
- Durante la lezione di
Trasfigurazione i soliti gruppi si erano posizionati ciascuno ad un tavolo
per un ripasso generale della trasfigurazione animale reversibile; si era
avvicinato al gatto che avrebbero dovuto trasfigurare in una teiera, quando
li aveva visti.
- La Granger era intenta con
l’usuale tono saccente in una delle sue altrettanto solite crociate per la
salvezza dei casi disperati, cercando di insegnare a Weasley come fare una
trasfigurazione se non accettabile, per lo meno decente; il pezzente aveva
uno sguardo così adorante che Draco sentì qualcosa infiammarsi dentro, la
rabbia accumulata durante l’intera settimana che si espandeva come un
acido nelle vene e saliva fino al cervello. La mano che stringeva la
bacchetta tremò, piano.
- All’improvviso Weasley alzò la
mano, le lunghe dita bianche andarono a spostare un riccio crespo che era
sfuggito alla coda severa della Granger. Qualcosa dentro di lui esplose:
l’immagine della sua bacchetta sguainata che torturava il pezzente, la
consapevolezza di doversi allontanare per non rischiare di ferire anche lei,
lo stupore di fronte ad un pensiero simile perché lui era Draco Malfoy, e
lei era Hermione Granger, perché lui non si preoccupava mai di nessuno
fuorché di se stesso, mentre lei metteva chiunque avesse bisogno d’aiuto
sempre, sempre al primo posto; tutto si fuse e lo assalì in un unico
pensiero; fu un attimo. Il momento dopo Draco Malfoy fuggiva fuori
dall’aula tra lo stupore generale, mentre nel corridoio una delle
ghirlande appese alle armature prendeva fuoco al suo passaggio.
- Stava ormai terminando la ronda
perso nei suoi pensieri, quando all’improvviso sentì dei singhiozzi
soffocati provenire dall’aula di pozioni che utilizzavano i ragazzini del
primo anno. La tentazione di andarsene e lasciare lì chiunque fosse stato
così stupido da avventurarsi per la scuola a quell’ora della notte era
forte, ma l’idea di poter sfogare la propria frustrazione su un
malcapitato Gryffindor prevalse, e Draco aprì la porta; quello che vide lo
immobilizzò.
- Un ragazzina avvolta in un grosso
pigiama e una sciarpa rossa e oro piangeva piano in un angolo, i voluminosi
capelli crespi e il viso bagnato di lacrime illuminati dalla luce della luna
e delle candele che lui, entrando, aveva acceso.
- Il tuffo al cuore che ebbe non
appena la bambina alzò lo sguardo non lo seppe spiegare, tuttavia si vide
all’improvviso catapultato nel passato, davanti ai suoi occhi uno smilzo,
smunto tredicenne biondo che rideva indicando una ragazzina dai capelli
troppo crespi e dagli incisivi troppo grandi che si stavano allungando
sempre di più.
- Scacciando l’angoscia e l’
opprimente sensazione di deja-vù, si avvicinò al fagotto cespuglioso
illuminandolo con la bacchetta.
- “E tu che cosa ci fai qui?”
- L’asprezza nella sua voce gli
ferì le orecchie, e improvvisamente desiderò di essere lontano da lì, da
quella stanza, da quella bambina, da quella scuola, da se stesso.
- O di tagliarsi la lingua.
- “S-stavo cercando Matilda, m-ma
p-poi mi sono persa. Non so come sono arrivata qui. Voglio tornare in Sala
Comune”.
- Riprese a singhiozzare
silenziosamente, e Draco entrò nel panico. Come avrebbe potuto farla
smettere, lui che aveva pianto –o forse era meglio dire strillato?- così
poche volte nella sua vita, e sempre per capriccio? C’era sempre stato
qualcuno che l’aveva accontentato dandogli il giocattolo che pretendeva o
la scopa che desiderava; ma aveva il sospetto che a quella ragazzina di una
bambola sarebbe importato ben poco.
- Il desiderio di scappare e
lasciarla lì era impellente, gli faceva tremare le mani e fremere le
ginocchia; eppure, la sensazione di deja-vù e angoscia era molto più
pressante, gli opprimeva il petto come una tenaglia.
- Parlò ancora prima di riuscire a
pensare a cosa stesse dicendo.
- “Alzati, ti riaccompagno io. E
smettila di frignare, non c’è nulla di cui aver paura, è solo un’aula
di Pozioni”.
- Con un gesto brusco accese tutte
le torce, illuminando la stanza e la bambina piangente, che ora lo guardava
con gli occhi spalancati.
- “Mi… riaccompagnerai davvero?
Anche se… anche se sono di Gryffindor?”
- Aveva notato l’occhiata obliqua
che aveva lanciato allo stemma di Slytherin, negli occhi il dubbio e nella
voce l’incertezza e l’incredulità per il fatto che lui fosse davvero
disposto ad aiutarla.
- Corrugò la fronte, il suo tono di
voce era brusco ma stemperato da una nota fintamente noncurante mentre le
rispondeva.
- “In ogni caso dovrei farlo
comunque; finirei nei guai con quella pipistrella della McGranitt se venisse
a sapere che non ho aiutato uno studente del primo anno… e per di più un
suo diletto Gryffindor.”
- A quelle parole, il viso della
bambina si illuminò e lui non riuscì a sostenerne la vista; come poteva un
viso diventare così diverso, così luminoso solo per un leggero,
insignificante movimento di labbra?
- Draco si girò e la ragazzina lo
seguì addentrandosi nel corridoio buio, diretti verso la torre di
Gryffindor. Non si girò, sapeva che lei lo seguiva mentre sentiva i suoi
passi incerti, i piedi infilati nelle ciabattine che avanzavano incespicando
nel buio.
- Improvvisamente sentì qualcosa
che gli tirava la tunica, e si girò: la piccola Gryffindor aveva afferrato
un lembo della sua veste, una richiesta gentile negli occhi rossi
parzialmente nascosti dal cespuglio di capelli. Con una smorfia girò il
viso; sperò con tutto se stesso che la ragazzina non avesse visto il
rossore imporporargli le guance. Per tutto il tragitto non si girò; non la
guardò nemmeno una volta. Ma non le strappò di mano la veste.
-
-
- Kain
Warrington non era solo un lardoso, logorroico idiota, ma era anche un piaga
sociale. Dato che lo aveva costretto a fuggire dalla Sala Comune con le sue
chiacchiere martellanti e insistenti, ora non era più in grado di attuare
il proprio piano per sabotare l’incontro nell’aula di Trasfigurazione
previsto mezz’ora dopo niente di meno che con Hermione Grager.
- Seppe subito dopo essere uscito
dall’aula che la McGranitt lo avrebbe chiamato il giorno dopo per una
punizione esemplare; si stupì invece quando, entrando nell’ufficio che un
tempo era stato di Albus Silente, la professoressa non lo fulminò con il
suo solito sguardo penetrante ma lo invitò, anzi, a sedersi e a prendere
una tazza di tea.
- Molto probabilmente, se perfino un
gargoyle come la McGranitt si era rimbecillita a tal punto, quell’ufficio
era ancora infestato dal morbo di quel vecchio strampalato che ora lo
osservava, bonario, da uno dei quadri appesi alla pareti.
- “Signor Malfoy, l’ho chiamata
qui perché ho notato la sua… diciamo… fuga, dalla mia aula ieri
mattina. Potrei saperne, di grazia, la causa?”
- A quelle parole –che lo colsero,
per di più, del tutto impreparato; era pronto ad una decapitazione, non ad
una domanda simile-, Draco Malfoy andò nel panico; non perché non sapeva
come nascondere un terribile misfatto, o perché si era riscoperto
improvvisamente incapace di formulare una fantastica scusa, no;
semplicemente perché, davvero, a mente lucida non ricordava più il perché
fosse poi fuggito. Ricordava che in quel momento gli era sembrato di non
poter fare altrimenti, ma non ricordava perché.
Improvvisamente, si sentì smarrito, e guardando la McGranitt riuscì solo a
farfugliare qualche incomprensibile scusa su come si fosse sentito male e
fosse dovuto scappare in infermeria.
- La preside lo guardò, gli occhi
dietro le lenti che lo penetravano scavando sotto pelle, sangue, ossa, e
Draco capì che la scure sarebbe calata sulla sua testa in quel preciso
momento.
- “Va bene Signor Malfoy, capisco.
Purtroppo sono spiacente di informarla che lei dovrà comunque recuperare
gli argomenti persi a lezione; ho già informato il suo Capogruppo, la
signorina Granger, che vi incontrerete domani nella mia aula, alle 16:00 in
punto. Mi aspetto altresì anche lei faccia una relazione su quanto
recuperato con la signorina Granger di almeno tre fogli di pergamena, e che
me la consegni venerdì mattina a lezione. Ora, se-”
- Bussarono alla porta, e la
professoressa Sprite entrò.
- “Scusa Minerva, poso parlarti un
minuto?”
- “Sì Pomona, arrivo. Attenda
qui, Signor Malfoy.”
- La McGranitt si alzò, lasciando
dietro di sé un Draco Malfoy assolutamente annientato.
- Il suo
piano geniale prevedeva di fingere un attacco di una qualche rara malattia
tropicale che lo avrebbe quindi costretto nel suo letto, al sicuro dalla
Grager –quando entrava in modalità-studio era terrificante; sarebbe stata
capace di cercare in tutto il castello pur di trovarlo e portare a termine
il compito assegnatole dalla McGranitt-; ma ora, grazie a Warrington e alla
sua lingua lunga, si trovava davanti alla porta dell’aula di
Trasfigurazione, e per di più con mezz’ora d’anticipo. Decise di
entrare e farsi un sonnellino su uno dei banchi per ammazzare il tempo e
magari far passare anche la feroce emicrania che gli martellava il cervello;
quando aprì la porta, tuttavia, tutti i suoi piani –e i suoi pensieri- si
dissolsero.
- Lei era
lì, una matita infilata tra i capelli -come al solito sempre più crespi- e
circondata da una pila di libri –come al solito sempre più alta-
scrivendo furiosamente su quello che Draco giudicò essere il nono foglio di
pergamena.
- Un
aggeggio babbano che conteneva un liquido scuro –con ogni probabilità,
caffè- era posto vicino ai libri, accanto a due tazze.
- Non una. Due.
- Aveva
alzato lo sguardo non appena la porta si era aperta, e adesso lo fissava, la
fronte corrugata mentre lo apostrofava con tono stupito ma non ostile.
- “Malfoy,
sei già qua? Sono solo le tre e mezzo. Va bene, vorrà dire che visto che
sei già arrivato possiamo cominciare subito.”
- Con un
gesto della bacchetta spostò i libri, per fargli spazio, e fece levitare il
contenitore versandosi un po’ di liquido nella tazza. Il profumo del caffè
si sparse nella stanza.
- “Ne
vuoi un po’? So che ti piace il caffè… questo è caffè americano, meno
forte del solito ma abbastanza per alzare la concentrazione.”
- Aveva
parlato con tono distratto, senza guardarlo, mentre prendeva l’occorrente
per il ripasso e Draco ringraziò ogni possibile divinità del fatto che non
sembrava aver notato il rossore che, incontrollato, gli era salito alle
guance.
- So che ti piace il caffè.
- “Non
ho portato i libri.”
- Di tutte
le frasi taglienti, intelligenti, sarcastiche e argute che poteva trovare,
l’unica cosa che riuscì a dire –per altro con un tono più goffo che
brusco- fu questa. Bene, ora poteva anche andare a buttarsi giù dalla torre
di Astronomia.
- La
Granger lo guardò come se le avesse appena comunicato di essere senza
mutande, gli occhi spalancati dallo stupore e dallo sconcerto.
- “Scusa,
mi spieghi come fai a lavorare senza libri?? Va bene non importa, useremo i
miei, ci sono anche appunti importanti a piè pagina.”
- Cominciò
a trafficare con i volumi –ma loro avevano davvero così
tanti libri di trasfigurazione?- e Draco, piano, richiuse la porta e si
sedette di fronte a lei.
- Passò
un minuto di silenzio interrotto solo dal frusciare delle pergamene che la
Granger stava preparando prima che lui trovasse il coraggio di parlare.
- “Comunque
sì, ne voglio un po’.”
- La
Granger alzò la testa, stupita; poi comprese e –nonostante dal suo tono
sembrasse più un ordine che una richiesta- con un sorriso piccolo, leggero
–un’altra vampata di calore lo travolse; aveva forse la febbre?- gli
porse la seconda tazza.
- Stranamente, aveva un gusto
migliore rispetto a quando lo beveva lui da solo.
- Oh.
- “Molto
bene. Cominciamo.”
- Due
ore, quattro libri, cinque fogli di pergamena e un centinaio di battibecchi
dopo, Draco Malfoy si sentiva l’individuo più stanco e stressato
dell’universo conosciuto.
- “Basta!
Non ne posso più, odio la trasfigurazione animale!”
- La
Granger, ignorando palesemente il suo tono da animale mortalmente ferito
–cosa che lo offese alquanto; gli era uscito anche particolarmente bene-,
guardandolo indignata gli rispose “Ma sei impazzito? La trasfigurazione
animale è con Rune Antiche una delle materie più interessanti della Magia;
ci sono moltissime sperimentazioni a riguardo, e molte cose ancora da
scoprire.”
- “La più
stressante e noiosa vorrai dire!”
- “Capisco
la tua povertà di linguaggio Malfoy, ma interessante è ben diverso da
stressante; e io ho chiaramente detto interessante!”
- Draco la
guardò con gli occhi spalancati. Stava parlando sul serio?
- “Cosa
diavolo ci trovi di bello in trasfigurare un cane in una tazza per il
water??”
- La
Gryffindor spalancò gli occhi, il riso che cominciava a nascere
all’interno del petto.
- “Malfoy
scusa, dovresti illuminarmi su questa associazione tra un cane e una tazza
per water; potrebbe avere delle interessanti implicazioni psicologiche.”
- “Implicazioni
psicoche??”
- “Lasciamo
perdere Malfoy!”
- Continuarono
a battibeccare sull’utilità della trasfigurazione animale per un’altra
ora buona; fuori dalle vetrate, il cielo cominciava ormai a scurirsi
rapidamente, mentre livello di caffè in quel contenitore babbano si era
abbassato sempre di più.
- All’improvviso,
circondato dal profumo del caffè e dall’entusiasmo di una infervorata
Granger intenta a difendere un’indifendibile trattato di trasfigurazione
animale, Draco si ricordò di una chiacchierata avvenuta la mattina prima
nell’ufficio della preside.
- La McGranitt si era alzata, e lui
era rimasto da solo seduto davanti alla scrivania, lo sguardo perso nel
vuoto.
- Ad un certo punto, una voce
proveniente dall’alto lo riscosse.
- “Buongiorno Signor Malfoy, come
sta? Assaggi uno di quei biscottini, sono deliziosi, glielo assicuro. Oh,
immagino dovrà credermi sulla parola ora come ora, dato che non posso
provarglielo assaggiandoli.”
- Silente dal suo ritratto rise di
gusto, come se avesse fatto una battuta estremamente esilarante.
- Draco corrugò la fronte, e con
tono imbronciato e brusco disse che grazie, ma no, non aveva fame.
- “Oh, è un vero peccato. Sa,
molto spesso solo per orgoglio o perché sono sempre stati abituati a farlo
gli uomini si negano molte cose meravigliose, nonostante la vita gliele stia
offrendo a palmi aperti.” Sebbene fosse ormai solo un dipinto, a Draco
sembrò di percepire il luccichio di quegli occhi azzurri così penetranti.
- “Si ricordi, Signor Malfoy:
“La fibra amante dell’uomo non può mai restare inerte del tutto:
osservate attentamente l’egoista più incallito e finirete per trovare,
come un fiorellino in mezzo ai sassi, un affetto nascosto in una piega della
sua anima.”. Parecchio interessante e poetico, non trova? Gli autori
babbani spesso irretiscono più di qualunque magia.”
- Silente gli sorrise bonario, negli
occhi dolci era dipinto l’affetto che aveva sempre dimostrato a qualunque
studente.
- “Non sprecare tempo, Draco. Ciò
in cui credevi ora non esiste più, ed è tempo anche per te di ricostruire
qualcosa; sta a te decidere se farlo da solo o accettare la mano che ti
porgeranno.”
- In quel momento la McGranitt era
arrivata e lo aveva spedito fuori dall’ufficio più confuso e irritato che
mai.
- In quel
momento, in quell’aula, circondato dal profumo del caffè e
dall’entusiasmo di una infervorata Granger intenta a difendere
un’indifendibile trattato di trasfigurazione animale, Draco si sentì
l’individuo più stanco, più stressato e più felice dell’universo
conosciuto.
-
-
-
- Eccomi
qua. Sì lo so, dovrei andare a nascondermi e non riemergere mai più dal
mio miserabile buco, ma vi assicuro che ho provato a fare più in fretta
possibile. In questo periodo la mia vita è estremamente frenetica; è come
se fosse un’ alternanza di uragani e bonacce prolungate; ora, siamo in
piena fase hurricane.
- Non ci
sono mai mezze misure :).
- Comunque,
ecco a voi il capitolo. Sinceramente, a me piace. Mi sono divertita come una
pazza a scrivere il pezzo di Warrington e mi sono commossa nello scrivere il
discorso di Silente (ah; la frase tra le virgolette è una citazione di
Tiller :)).
- Come
struttura però è un po’ complicata e adesso la chiarirò un attimo, a
scanso di equivoci: il tutto si svolge il giorno in cui Draco deve
incontrare Hermione, ossia due giorni dopo la ronda dei Caposcuola nel
capitolo precedente. All’interno però dei vari capitoli c’è un grosso
flashback della suddetta ronda che contiene a sua volta un altro flashback
della mattina stessa, durante le lezioni, che ho usato per spiegare il
motivo per cui Draco si è presentato così in anticipo.
- Ci sono
poi altri due flashbacks che riguardano sempre il medesimo momento, ossia
l’incontro con la preside avvenuto il giorno dopo la ronda dei Caposcuola
e il giorno prima dell’incontro tra i due.
- Spero di
essere stata chiara, anche se ho i miei dubbi, conoscendomi :S.
- In caso
ditemelo, vi chiarirò il tutto in modo più esteso :).
- Questo
capitolo, come avrete notato, è importantissimo e molto denso: spero che vi
sia piaciuto leggerlo anche solo la metà di quanto è piaciuto a me
scriverlo.
- Ora,
voglio mandare un bacio e una benedizione a tutti quegli angeli che hanno
lasciato ben 6 recensioni nel capitolo scorso: non so come ringraziarvi, se
non rispondendo ad una ad una e dicendovi che davvero non ho mai ricevuto
recensioni più belle e motivate.
- Ergo,
cominciamo!
-
-
- Jules_Black:
tu, tu! Tu vuoi farmi morire vero? Sì, ne sono convinta, ma sappi che
morirei felice! La tua recensione mi ha davvero scaldato dentro, e mi ha
fatto arrossire; sono onorata non solo di rientrare tra i tuoi autori
preferiti, ma di avere qualcuno tra tutti coloro che leggono la mia storia
che riesce a capire in modo così giusto quello che voglio trasmettere.
Perché davvero, non importa nemmeno a me se questa è una coppia
assolutamente impossibile, o se Hermione preferisce la cioccolata al caffè,
o qualunque altra cosa: ciò che conta è solo creare un mondo in cui questo
non solo è possibile, ma è anche bello, per me e per gli altri. Sono
davvero felice che tu sia una mia lettrice, carissima, e spero di continuare
a farti emozionare ogni volta sempre di più, anche e soprattutto con questo
capitolo. Aspetto con ansia la nostra prossima chiacchierata –perché è
poi questo che fanno autore e recensore su EFP, no :)?- un grosso grosso
bacio.
-
-
- Butterfly918:
ciao, sono veramente felice che ti sia piaciuta così tanto :)! Il tuo
commento mi ha fatto immensamente piacere perché hai colto uno dei miei
principali obbiettivi: fare finalmente qualcosa di nuovo e di “fresco”,
che potesse portare una ventata di freschezza in questa coppia. Come vedi,
il capitolo dopo un po’ è arrivato: mi dispiace davvero che tu abbia
dovuto aspettare così tanto, ma tra università, coinquiline, famiglia,
progetti vari a quant’altro non sono proprio riuscita a trovare il tempo
per scrivere. La prossima volta mi impegnerò ancora di più, promesso :)!
Fammi sapere intanto se anche questo capitolo ti è piaciuto, un abbraccio!
-
-
- _Carlotta_:
ti dirò la verità: quando ho visto la tua recensione sono rimasta di
stucco, pensando che fosse la recensione più bella, meglio scritta e più
motivata che io abbia mai ricevuto; sono io che devo fare i complimenti a te
:). Il mio intento principale era proprio quello di mantenere i loro
caratteri: sono così meravigliosamente complessi come la Rowling li ha
fatti, è un peccato stravolgerli. Per quanto riguarda lo stile, ho provato
tutti gli stili possibili: quelli scarni ed essenziali per le drabble,
quelli elaborati e poetici per le one-shot, ma per questa long mi trovo in
perfetta sintonia con il tuo pensiero; la cosiddetta concinnitas (siano
benedetti questi romani!) rappresenta l’unione e il bilanciamento perfetti
tra semplicità e complessità.
- Voglio
citare una frase del tu commento: “In terzo luogo, ritengo che il modo in
cui fai avvicinare Draco ed Hermione sia assolutamente coerente e credibile.
Non ci sono nessuna forzatura e nessuna sdolcinatezza, ma un avvicinarsi da
prima non cercato né voluto, poi sorpreso e sempre cauto, nel rispetto del
carattere dei personaggi.”
- Mi hanno
fatto immensamente piacere queste parole, perché questo è proprio
l’obbiettivo che mi ero prefissata di raggiungere; spero di esserci
riuscita anche con questo capitolo che è leggermente diverso dal solito e,
allo stesso tempo, estremamente importante. E’ il punto di svolta nella
mente e nel cuore di Draco.
- Voglio
citare un’ultima frase del tuo commento: “Mentre già da un po' Hermione
non riesce altro che a pensare: "Non è bello". Ma di cosa devi
convincerti Granger?”
- Eh,
carissima, me lo chiedo sempre anch’io.
- Sarei
davvero onorata se tu volessi commentare anche questo capitolo –non in
modo altrettanto eccelso e impegnativo; non mi permetterei mai di farti una
simile richiesta :).
- Spero
solo di averti ancora una volta emozionato. Alla prossima! Un abbraccio,
Mavi.
-
-
- Alisa:
innanzitutto ti ringrazio dei complimenti, che mi hanno fatto davvero
davvero piacere, poi devo dirti che ti capisco: anche io evito di leggere
storie incomplete, perché, soprattutto quando sono ben scritte e originali,
soffro molto quando vedo che non vengono continuate. Eppure ce ne sono
alcune,che, nonostante non siano complete, vale la pena leggere solo per le
lacrime o le risate che ti strappano i pochi capitoli che sono stati scritti
:). Io posso solo promettere che terminerò la fan fiction, sperando che non
ci siano imprevisti insormontabili che mi impediscano di scrivere. Spero che
tu sia su EFP per riuscire a leggere questo capitolo e per dirmi cosa ne
pensi al riguardo, le vostre opinioni sono fondamentali; alla prossima! Un
abbraccio, Mavi.
-
-
- Thiliol:
ahahah, il tuo entusiasmo mi sorprende sempre! Sono proprio contenta che ti
sia piaciuto; sì, non riesco ad immaginare un Blasie che non sia nero,
forse solo quello di Savannah :). Spero sia IC anche questo capitolo, anche
se essendo molto importante dal punto di vista della progressione del
rapporto tra i personaggi, ho dovuto rendere molto il conflitto interiore di
Draco. Fammi sapere cosa ne pensi, il tuo parere è fondamentale! Un bacio,
Mavi.
-
-
- NextAct:
grazie mille per i complimenti, la tua recensione mi ha fatto molto molto
piacere! No, purtroppo scrivere una fan fiction con il Draco e l’Hermione
della Rowling è molto più difficile, ma “chi non risica non rosica”,
quindi ho deciso di provare, anche perché come la Row li ha fatti sono
meravigliosi :). Spero di averti coinvolto anche con questo capitolo, che
rappresenta una vera svolta in tutta la storia. Aspetto di sapere cosa ne
pensi anche per il prossimo! Un abbraccio, Mavi.
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Capitolo 6 *** 6. Al cioccolato: Merry Christmas, Draco ***
Nuova pagina 1
Coffee
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- 6. Al
cioccolato: Merry Christmas, Draco
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- Ronald
Weasley si era dimostrato in quegli anni –nonostante vari tentennamenti e
dubbi tipici del suo carattere impulsivo- una persona insostituibile, un
amico importante e fedele, un fondamentale alleato durante la guerra e nei
momenti bui, un discreto duellante durante le battaglie, un ottimo stratega
negli scacchi; e tuttavia, Hermione non riusciva proprio ad eliminare la
credenza ormai profondamente radicata in lei che fosse anche, per molti
–se non troppi- aspetti un recidivo, incorreggibile idiota.
- “Ma
non riuscirò mai a studiare per il compito di Pozioni se ho anche
gli allenamenti di Quidditch tre pomeriggi a settimana!”
- L’espressione
indifferente, forse solo leggermente tediata, Hermione abbassò la tazza di
caffè e cioccolata –una ricetta di sua madre- e continuò a scrivere il
suo tema di Antiche Rune mentre si accingeva a degnare di una risposta il
suddetto idiota, anche se sapeva che sarebbe stato come distribuire perle ai
porci.
- “E’
solamente questione di organizzazione, Ronald. Se abbiamo una media di
settecento pagine a settimana -che fanno quindi cento al giorno-, e il lunedì,
il mercoledì e il venerdì hai gli allenamenti con la squadra, vorrà dire
che il martedì, il giovedì e la domenica farai, oltre alle cento pagine
previste, anche la metà di quelle del giorno dopo; così quando dovrai
tornare dall’allenamento, dovrai studiarne solo cinquanta. E’ molto
semplice.”
- Non
avvertendo l’urlo indignato che si sarebbe aspettata di udire alzò lo
sguardo, solo per ritrovarsi davanti lo sguardo vitreo di un Ronald Weasley
decisamente in difficoltà.
- Se fosse
inebetito perché non aveva capito, o perché aveva capito fin troppo bene
la gravità della cosa, Hermione non lo sapeva; e non lo voleva nemmeno
sapere.
- Ron, dal
canto suo, sembrò riemergere dal limbo in cui era caduto, e, dopo aver
espresso con un lamento che effettivamente aveva davvero capito la gravità
della cosa, riprese a lamentarsi.
- “Non,
non è possibile. E’ un ritmo insostenibile Hermione, solo tu potresti
fare una cosa del genere! E poi, come se non bastasse, c’è di mezzo anche
questa fantastica idea della McGranitt di fare lezioni ed esercitazioni in
gruppo con gli Slytherins; come può venirmi voglia di studiare dopo
un’intera giornata passata in compagnia degli starnazzi della
Parkinson?”
- Effettivamente,
pensò Hermione, non poteva dargli torto; in certe occasioni le lezioni
erano davvero estenuanti, e non per la difficoltà degli argomenti in sé,
ma per la totale mancanza di collaborazione tra i componenti del gruppo e,
spesso, anche per il carattere insopportabile dei membri della casa di
Slytherin.
- Anche se, in tutta sincerità, non
tutti gli Slytherins erano poi così fastidiosi.
- “Per
non parlare di Malfoy!”
- Una
serie di colpi di tosse risuonò nella stanza, mentre Hermione, col cuore a
mille, aveva appoggiato la tazza sul tavolo e si stava domandando, tra un
principio di soffocamento e l’altro, se Ron non avesse scoperto tutto
d’un tratto di essere dotato di soprannaturali capacità di lettura della
mente.
- “Stai
bene Hermione? Ecco, prendi un altro sorso di caffè. Cosa stavo dicendo? Ah
sì, Malfoy! Tralasciando il fatto che è arrogante e razzista come suo
solito, accidenti, ci sono giorni in cui ha uno sguardo così infuriato e
malevolo che non mi stupirei se prima o poi tirasse fuori la bacchetta.”
- Hermione
si accigliò.
- Non era più stato arrogante o
razzista; non l’aveva più nemmeno chiamata Sangesporco. Ora che ci faceva
caso, le poche volte che le aveva rivolto la parola era stato con un tono
certamente brusco e un po’ sprezzante, ma sotto al quale si celava sempre
una nota bassa, delicata, vibrante di domande e risposte non espresse, e un
fondo di educazione? Cortesia? che riservava a lei soltanto.
- “Se ne
stà lì, tronfio, come se sapesse già qualsiasi cosa e avesse la verità
in tasca, quando in realtà è uno stupido poppante che senza il suo nome e
le sue ricchezze non sa vivere.”
- La mano
che impugnava la piuma si stinse.
- Malfoy non era stupido. Certamente
era un ragazzino viziato, spocchioso ed arrogante, ma sicuramente non era
stupido. Ora che aveva imparato a conoscerlo un po’ meglio, sapeva che
c’era qualcosa di più del bon ton e del disprezzo tipicamente
aristocratici dietro al suo volto aguzzo; anzi: durante una delle loro
lunghe discussioni e i loro ripassi era rimasta sorpresa vedendo come lo
Slytherin riuscisse, a volte, a tenerle testa e imparasse in fretta.
- “Scommetto
però la mia Tornado che ora che suo padre è ad Azkaban non si prenderà più
le libertà che invece si è sempre preso in passato; senza un famigerato
Deatheater a proteggerlo, non alzerà più tanto la cresta”
- Draco Malfoy non era sicuramente
una delle persone più nobili e coraggiose dell’universo; credeva in
ideali estremi, che era facile professare al sicuro tra le spesse mura di un
castello incantato. Poi, la realtà in atto di quegli ideali, la guerra, era
entrata anche lì e lui aveva scoperto di essere solo un ragazzo, e come
tutti i ragazzi aveva avuto paura. Il Signore Oscuro non conosceva pietà,
soprattutto per i suoi seguaci; chi era lui per fare qualsiasi cosa che
potesse mettere in pericolo i suoi genitori, suoi diretti sottoposti? Aveva
chinato la testa e aveva fatto l’unica cosa che gli era sembrata sensata:
sopravvivere.
- Certo, non che Malfoy fosse uno
stinco di santo; ma non poteva nemmeno essere eletto a capro espiatorio per
ogni loro problema. Non ora che la guerra era finita; non ora che tutto ciò
non aveva più senso.
- Sulla
scia di questi pensieri Hermione Granger chiuse di scatto il libro e, presa
la borsa e la tazza, imboccò l’uscita del ritratto a testa alta,
lasciando dietro di sé un basito Ronald Weasley ancora una volta senza
parole.
-
- Aveva discusso con lui tutto il
pomeriggio, cercando di far entrare nella sua testa bacata quanto fosse
meravigliosa e misteriosa la trasfigurazione animale; all’inizio non era
riuscita a comprendere perché lui non si stupisse davanti ad un incantesimo
di tale portata, ma poi, a mano a mano che il battibecco proseguiva, aveva
capito.
- Per lei, babbana di nascita, ogni
magia costituiva sempre un piccolo, incredibile miracolo: una semplice
levitazione, una trasfigurazione, il particolare significato delle stelle,
un filtro d’amore; ogni cosa era nuova e inesplorata, un dono inestimabile
per la sua giovane mente avida di conoscenza.
- Per Draco Malfoy, purosangue da
sempre cresciuto in grembo alla Magia, tutto questo entrava nella semplice,
ordinaria normalità; come poteva pretendere che un ragazzo che fin da
bambino aveva visto trasfigurazioni di tutti i tipi potesse interessarsene
tanto quanto lei, che invece era crescita fino al fatidico undicesimo anno
senza sapere nemmeno cosa fosse la magia?
- E all’improvviso, mentre pensava
a lei, a lui, a loro, capì; capì che comprendere un individuo come Draco
Malfoy non era poi così complicato, che il pregiudizio che era sempre stato
tra loro non aveva mai permesso ad entrambi di andare al di là, e capì
che, semplicemente, una delle poche, piccole differenze ormai rimaste tra
loro –il loro sangue, in fondo, non era ugualmente rosso? La guerra,
ormai, non era finita?- era semplice e banale; lei, al contrario di lui,
riusciva ancora a stupirsi del mondo che la circondava, perché per lei era
nuovo, mentre lui non era più in grado, perché per lui era normale.
- Ma le differenze, andando avanti,
si sarebbero assottigliate sempre più; lei avrebbe cominciato a dare sempre
più cose per scontate, e lui avrebbe a mano a mano dimenticato che c’era
stato qualcuno in passato di nome Hermione Granger che aveva cercato di
ricordargli la bellezza dello stupore.
- Forse però, senza rinunciare alle
proprie identità avrebbero potuto costruire su tutte queste piccole
differenze quel “qualcosa di più”: lei gli avrebbe insegnato,
mostrandogli il proprio mondo -qualcosa che per lui era nuovo- e facendogli
vedere ciò che conosceva già con i propri occhi, a stupirsi ancora, mentre
lui, mostrandole il suo, di mondo, le avrebbe impedito di smettere di
stupirsi. Forse, le loro realtà non erano così inconciliabili, ora che la
guerra era finita, ora che le divisioni che prima impedivano loro di vedersi
in viso erano crollate.
- Fu quindi per questi pensieri e
per molto, molto di più che, quando Draco Malfoy -prima di andarsene
dicendole che non aveva capito nulla della sua maledettissima
trasfigurazione animale e che era una pessima insegnante- le
chiese di poter avere un’ulteriore chiarimento il giorno dopo, lei
sorridendo disse che avrebbe portato il caffè.
- I loro
incontri duravano da una settimana ormai, iniziavano con un ripasso a scelta
e finivano sempre con una discussione sui temi più disparati: una pozione
fatta il giorno prima a lezione, il parere su un nuovo tipo di pudding
comparso sul tavolo da pranzo, l’utilità o, secondo Malfoy, l’inutilità
della caffettiera americana che portava sempre ai loro incontri –per
quale motivo Granger devi sempre fare la fatica di trasportarti dietro
quella diavoleria babbana quando potresti semplicemente riempire le tazze
con un colpo di bacchetta?-, il compito di Erbologia della settimana
precedente; ciò che la stupiva di più tuttavia era la tranquillità che
provava mentre discuteva con lui, tanto rilassante da dimenticare lo
scorrere del tempo. Era un rapporto diverso da quello che aveva con Harry e
Ron, la sua seconda famiglia, con i quali ormai condivideva un consumato
cameratismo; prima di incontrare Malfoy avvertiva sempre un certo grado di
tensione, che poi, non appena gli si sedeva accanto, spariva, per lasciare
spazio soltanto a loro. Era qualcosa che Hermione ancora non era riuscita a
capire, ma andava bene così.
- Si
diresse lungo il corridoio fino all’aula di Trasfigurazione; grazie a Ron
era in anticipo di mezz’ora, ma si sarebbe seduta a sistemare gli appunti
di Pozioni per il successivo ripasso fino all’arrivo di Malfoy. Dopo aver
attentamente controllato di avere la caffettiera aprì la porta e fece per
entrare, ma si fermò a metà tra il riso e l’imprecazione.
- Draco
Malfoy giaceva stravaccato con ben poca grazia su di un banco davanti alla
cattedra, i capelli biondi scompigliati che gli ricadevano sugli occhi e la
bocca semi aperta, mentre un leggero russare faceva da sottofondo musicale
alla scena.
- Cercando
di reprimere le risate, Hermione si avvicinò.
- Nel sonno sembrava quasi un
bambino innocente. La bocca non più tesa nella sua smorfia perenne, la
fronte liscia, rilassata, i capelli biondi che rilucevano debolmente nella
luce bianca del primo pomeriggio; tutto gli conferiva un’aria più dolce;
persino i suoi tratti così affilati sembravano in qualche modo smussati.
- Sorrise. Faceva tenerezza, e anche
se quell’immagine strideva con quella del Draco Malfoy che aveva sempre
conosciuto questo non la disturbava, anzi, la incuriosiva, poiché le
permetteva di contemplare un aspetto nuovo e inconsueto del suo carattere,
che non aveva mai pensato possedesse. Come del resto, la capacità di
russare in modo così fragoroso.
- Il
rumore del suo russare divenne sempre più forte ed Hermione, non
trattenendosi più, rise di gusto, svegliando Draco che, confuso, si alzò a
sedere farfugliando.
- “Cos-,
come… Granger? Che ora è?”
- Asciugandosi
le lacrime per le eccessive risate, Hermione cercò di frenare i singulti di
ilarità per rispondergli.
- “Malfoy,
sono io in anticipo di mezz’ora. Ma sinceramente non riesco a
dispiacermene, se fossi arrivata in orario non avrei assistito a questa
tua… performance. Non pensavo fossi così rumoroso.”
- Ricominciò
a ridere, mentre Draco imprecando cercava di nascondere il rossore alzandosi
e sistemandosi la veste.
- “Diamine
Granger, come pensavi dormissi? Immobile in una bara?”
- Hermione
gli rispose tra le risa, le gote rosse per l’ ilarità.
- “Non
esageriamo, non proprio in una bara. Ma non pensavo nemmeno che fossi così…
angelico e tenero, oltre che rumoroso?”
- Non
riuscì proprio a frenare le risate, mentre un Draco ormai prossimo
all’autocombustione sbraitava indignato.
- “Tenero?
Angelico? Ma cosa ti salta in testa Granger? E piantala di ridere o
ti schianto!”
- E mentre Draco imprecava e lei
rideva, Hermione sentì che non voleva trovarsi in nessun altro posto che lì,
in quell’aula accogliente e polverosa a ridere con quello che era stato un
tempo un suo nemico.
- “Forza
Malfoy, bando alle ciance e mettiamoci al lavoro!”
- Parecchi
libri e qualche ora più tardi, Hermione si alzò raccogliendo i fogli di
pergamena sparsi sui banchi.
- Draco,
che in quel momento la stava contraddicendo riguardo agli ingredienti della
pozione Restringente, la guardò spaesato per poi apostrofarla bruscamente
“Abbiamo già finito Granger? Non sono nemmeno le sei-” Sembrò pentirsi
subito delle parole pronunciate, così si interruppe bruscamente; volse lo
sguardo oltre la finestra, lontano da lei.
- Hermione
lo guardò stupita, per poi rispondere con un sorriso. “Tu hai gli
allenamenti di Qidditch tra un’ora, non è vero? Avevo solo pensato che,
dato che questa sarà l’ultima volta che ci vedremo prima delle vacanze di
Natale, potevamo finire un po’ prima di studiare; e poi volevo farti
assaggiare una cosa.”
- Draco
alzò gli occhi al cielo.
- “Molto
generoso da parte tua Granger, sono davvero commosso; è proprio vero che a
Natale siamo tutti più buoni, se perfino tu sei disposta a darmi un’ora
di tregua.”
- Ignorando
il commento di Malfoy, Hermione si chinò per prendere la caffettiera e fece
comparire con un colpo di bacchetta due tazze; il profumo di cioccolata
calda invase la stanza.
- Con
attenzione, versò del caffè in entrambe, per poi guarnire con panna e una
spolverata di cacao e tendere una tazza a Malfoy.
- “E’
caffè al cioccolato, una ricetta di mia madre. Visto che non ci vedremo
fino al rientro dalle vacanze dato che io andrò alla Tana, possiamo
salutarci stasera con una buona tazza di caffè.”
- Alzò la
propria tazza in un silenzioso brindisi.
- “Buon
Natale Draco.”
- Draco,
che in quel momento stava sorseggiando la sua bevanda, fu preso da un
improvviso eccesso di tosse; tra una lacrima e l’altra, riuscì a
rantolare “Cos’hai detto Granger?”
- Lei lo
guardò stupita. “Ho detto “buon Natale”; non dirmi che sei allergico
anche agli auguri.”
- “No,
come mi hai chiamato.”
- Oh.
- In un
improvviso lampo di realizzazione, Hermione arrossì. Dopo un minuto di
silenzio, gli rivolse di nuovo la parola, lo sguardo che però non fuggiva
il suo.
- “Beh sì,
è il tuo nome, no?”
- “Sì…
sì, lo è.”
- A quelle parole, Hermione sorrise.
Era proprio vero, come diceva sempre sua madre, che il binomio caffè e
cioccolato ti metteva proprio di buon umore.
-
-
-
-
- Eccoci
qua. Sono felice, speravo proprio di riuscire a postarvi questo capitolo
come regalo di Natale, e a quanto pare ci sono riuscita.
- Spero
solo vi piaccia.
- La parte
centrale, quella riguardante i pensieri di Hermione mi lascia un po’
perplessa; mi sembra un po’ confusa –anche se questo è giusto, perché
deve riflettere la confusione dei pensieri e dei sentimenti di Hermione- ma
soprattutto non so se sia efficace. Aspetto vostri pareri in proposito,
ditemi cosa ne pensate, se è una cosa fattibile o una castroneria
sesquipedale.
- Spazio
breve il mio, oggi; voglio solo rubarvi qualche altro secondo per augurarvi
buone feste: che questo Natale sia felice, sereno e pieno di gioia e
soddisfazione.
- Ah;
chiedo perdono, ma non ho resistito: per me Draco russa, eccome.
- Ora,
passiamo alle meravigliose e fedeli donnine che sempre mi allietano con le
loro parole.
-
- Luna_cullen:
oh, una nuova anima pia che ha avuto pietà di me e ha trovato la forza di
commentare! Grazie davvero per aver commentato, mi fa sempre incredibilmente
piacere sapere il parere di una nuova lettrice. Anche io sono una
fedelissima fan delle Draco/Hermione, al punto che non riesco a vedere
Hermione ormai con nessun altro :). Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto e che vorrai farmi sapere cosa ne pensi. Alla prossima, un
abbraccio e tanti auguri di buon Natale! Mavi.
-
- Jules_Black:
quanto ti capisco. Ti confesso che mentre scrivevo quel capitolo anche io,
un po’, soffrivo; non sei l’unica ad essersi riconosciuta in Hermione e
Draco.
- Anche la
mia –passata- vita sentimentale era identica alla loro, con l’unica
differenza che è finita molto peggio; ma non ti voglio annoiare con i
rimpianti di una vecchia sciocca sentimentale :). Anche se forse, un giorno,
dovremmo berci una tazza di caffè e ridere delle nostre sventure, che dici
:)?
- Passo
dopo passo, ci avviciniamo alla fine e, sempre di più, ad un nuovo inizio;
spero che anche questo capitolo ti abbia trasmesso emozioni come i
precedenti. Aspettando la nostra prossima chiacchierata, ne approfitto per
augurarti un felicissimo Natale, pieno di gioia e affetto. Un abbraccio,
Mavi.
-
- Alisa:
hai proprio centrato il punto, carissima: è inutile continuare a girare il
coltello nella piaga; tutti sappiamo benissimo che Draco Malfoy ed Hermione
Granger sono come il giorno e la notte. Il punto è proprio cercare di
trovare un momento, come il tramonto o l’alba, in cui giorno e notte si
fondono per formare un qualcosa di meraviglioso.
- Non
posso fare a meno di dirti quanto sia onorata per il paragone con Savannah;
hai ragione, è un meraviglioso complimento e ti ringrazio infinitamente per
averlo fatto proprio a me, è più di quanto meriti :).
- Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto e ti abbia emozionato e, magari,
anche fatto sorridere; alla prossima chiacchierata. Intanto ne approfitto
per augurarti un Natale sereno e felice :)! Un abbraccio, Mavi.
-
- XxLoseRxX:
ah, come ti capisco! Anche io in questo momento dovrei essere allegramente a
studiare, ma soprassediamo! Sono contentissima di aver “ritrovato” una
lettrice perduta, e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto (ti dirò
un segreto: anche io adoro il Draco geloso :)). Spero di ritrovare una tua
recensione anche per questo capitolo, e che ti abbia emozionato come gli
altri. Nel frattempo ti faccio tanti auguri di un sereno e meraviglioso
Natale! Un abbraccio, Mavi.
-
- _Carlotta_:
come sempre le tue recensioni mi fanno immensamente piacere; sono
come una tazza di caffè dopo un lauto pasto, per rimanere in tema :). Direi
che come faretto, hai una luce davvero perfetta; non ho mai visto niente che
sapesse esaltare meglio l’opera di un artista, seppur modesto come me.
- Come
hai detto tu, molto importante è proprio il tono della narrazione; in
fondo, Draco ed Hermione non sono altro che due adolescenti alle prese con
qualcosa che, finalmente, non contempla morte, distruzione, pregiudizi e
difficoltà, ma solo i loro sentimenti e le loro realtà che si scontrano e
incontrano. Spero di aver mantenuto questo profilo –e anche un po’ di
humor: non ho resistito ad un Draco con problemi nasali!- ma soprattutto di
non aver deluso le tue aspettative. Ancora una volta, ti ringrazio
infinitamente per i complimenti; sono sempre convinta che le tue
meravigliose recensioni siano più di quanto io meriti. Aspetto il tuo
parere anche per questo capitolo, e nel frattempo ne approfitto per farti i
migliori auguri per un Natale sereno e felice. Un forte abbraccio, Mavi.
|
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Capitolo 7 *** 7. Corretto: What is love? ***
Nuova pagina 1
Coffee
-
-
- 7.
Corretto: What is love?
-
-
-
- Il
ritratto a villa Black della cara e ormai decomposta prozia Elladora non
mancava mai di ricordargli ogni sacrosanta volta -tra una maledizione e
l’altra contro Sanguesporco, babbanofili e traditori del sangue,
ovviamente- quanto fosse importante distinguersi in ogni occasione per
cultura, alterigia e buone maniere, costringendolo di volta in volta a
sciropparsi i sui infiniti, strazianti, letali panegirici sul galateo.
- Purtuttavia,
Draco Malfoy pensò, mentre schivava uno schizzo di un liquido puzzolente e
di dubbia provenienza che era sfrecciato a pochi centimetri dai suoi
intoccabili capelli, che avrebbe preferito una reclusione a vita in una
cella buia e angusta con il ritratto di una prozia Elladora particolarmente
inviperita, piuttosto che partecipare ad un’altra festa di Capodanno del
settimo anno di Slytherin.
- Mentre
scavalcava i corpi apparentemente in stato comatoso di Montague e Pritchard
maledisse l’anima nera di Theodore Nott.
- Era ormai una settimana che le
vacanze di Natale erano cominciate – precisamente sette giorni, nove ore e
cinquatadue minuti-, una
settimana che si erano salutati.
- “Draco.”
- Non che avesse tenuto il conto
dello scorrere del tempo, certo. Semplicemente, quella mattina aveva
casualmente constatato che esattamente mercoledì scorso lei gli aveva
regalato la ricetta del caffè al cioccolato. E lo aveva chiamato per nome.
- “Buon
Natale, Draco.”
- Stava uscendo dalla biblioteca con
aria corrucciata –ancora una volta, anche quel giorno, non era riuscito a
combinare nulla; stranamente non riusciva più a studiare da solo- quando
voltando l’angolo scorse una figura allampanata affacciata ad una delle
finestre del corridoio.
- Theodore Nott era una ragazzo
strano e uno Slytherin che solo in apparenza appariva come poco
convenzionale; sempre in disparte, taciturno e riflessivo, rientrava in
quella categoria di persone che paradossalmente non si riusciva a
classificare. Eppure, Draco sapeva che erano queste sue caratteristiche a
renderlo più di molti altri un membro perfetto per la loro casa; qualsiasi
cosa volesse, riusciva sempre ad ottenerla.
- “O
forse a Serpeverde, ragazzi miei,
- voi
troverete gli amici migliori,
- quei
tipi astuti e affatto babbei
- che qui
raggiungono fini ed onori.”
- Suo padre era stato arrestato tre
anni prima in seguito all’irruzione dei Deatheaters nell’Ufficio
Misteri, e da allora non era più uscito da Azkaban; Theodore era tuttavia
un ragazzo intelligente ed astuto, e aveva saputo cogliere quell’occasione
per allontanarsi dal conflitto che ne sarebbe inevitabilmente seguito. Draco
aveva sempre nutrito un riluttante rispetto nei suoi confronti, e anche un
leggero timore; se c’era qualcuno nei ranghi della casa Slytherin in grado
di tenergli testa e creargli problemi, quello era Nott, che però,
fortunatamente, sembrava assolutamente disinteressato a sfruttare questo suo
potenziale.
- O almeno, così aveva creduto fino
a quel momento.
- Dopo
aver scostato, con un moto di disgusto, la figura di Pansy Parkinson che
barcollava con evidente difficoltà nella sua direzione, si diresse verso le
scale del dormitorio, in mano una tazza di caffè che qualche bifolco aveva
corretto con del Whisky Incendiario approfittando di un suo momento di
distrazione, e si sedette sui gradini, appoggiando la fronte accaldata
contro la parete di pietra.
- Non
aveva mai retto molto bene l’alcool.
- “Divertente
vero? Non mi stancherei mai di osservare come la razza umana possa regredire
a livello animale in simili occasioni. E’ stato molto carino da parte tua
accettare di partecipare; dicono che il divertimento condiviso si
raddoppi.”
- Maledizione a Theodore Nott e a
tutta la sua demoniaca progenie.
- Draco
alzò sguardo, la fronte corrugata in un cipiglio di disappunto.
- “Theodore.
Giusto in tempo. Non avevo ancora avuto l’occasione per ringraziarti di
avermi obbligato a venire a questa festa assolutamente degradante, rumorosa
e non divertente.”
- Lo
Slytherin lo guardò, un sorriso leggero sulla labbra e lo sguardo distante
fisso su di lui.
- “Ma io
non ti ho obbligato Draco. Sei venuto di tua spontanea e libera volontà, ci
tengo a ricordartelo.”
- In quel momento Theodore si era
girato e aveva guardato verso di lui con un leggero sorriso; fu in
quell’istante che Draco capì che quel piccolo movimento
di labbra avrebbe portato solo grossi guai.
- “Draco. Come stai? Vieni dalla
biblioteca?”
- Draco non rispose, scollando le
spalle e lanciando un’occhiata ai libri che aveva in mano, considerandola
una risposta sufficiente, in attesa di riuscire a capire la vera ragione
dietro a quelle domande di circostanza; quel ragazzo non faceva mai niente
per niente, in sua presenza non era cosa saggia abbassare la guardia.
- “E’ sempre più difficile
studiare ultimamente, non trovi? Soprattutto da soli. Credo che lo studio di
coppia sia in fondo quello più proficuo, perché permette un confronto
diretto senza distrazioni. Se poi si è fortunati a trovare qualcuno anche
solo mediamente intelligente, è un vero vantaggio.”
- Si girò verso un Draco alquanto
allibito, che evidentemente si aspettava qualsiasi minaccia ma non
sicuramente un discorso senza senso sullo studio in coppia e da soli. E poi,
come faceva Theodore a sapere che non riusciva più a studiare senza la
Granger?
- La realizzazione lo colpì come un
lampo, nel momento in cui Theodore sempre sorridendogli si girò e, prima di
andarsene, gli disse: “E’ stato un piacere parlare con te Draco, ora
devo lasciarti. In caso ti interessi, per Capodanno si terrà una festa in
Sala Comune –anche se credo tu lo sappia già-, potremmo farci due
chiacchiere, che ne dici? E se non riesci a studiare, chiedi consiglio a
Hermione Granger. Sono convinto che la salvatrice del mondo magico non si
tirerà indietro dall’aiutare un compagno di studio in difficoltà”.
- E, detto ciò, girò l’angolo
prima che Draco riuscisse ad estrarre la bacchetta.
- Draco
digrignò i denti, la mascella contratta nel tentativo di non far trasparire
nessuna emozione.
- “Sputa
il rospo Nott. Cosa vuoi da me?”
- Theodore
appoggiò le spalle al muro, rilassato, mentre una leggera risata lo
scuoteva.
- Il rombo lontano del tuono prima
della tempesta.
- “Perché
dovrei volere qualcosa da te Draco? Così tanta gente fa molto in cambio di
niente. Tu più di tutti dovresti saperlo.” Con fare noncurante si sistemò
la cravatta, il sorriso che lentamente si allargava sul suo volto
“Hermione Granger oltretutto è una delle persone più sconvolgentemente
altruiste in cui mi sia mai capitato di imbattermi.”
- A quelle
parole Malfoy scattò in piedi, la testa leggera e i fumi del caffè
corretto che alimentavano l’adrenalina nel suo corpo.
- Quella
conversazione, se lo sentiva, non avrebbe portato nulla di buono.
- Theodore
lo guardò, gli occhi divertiti che sembravano scavargli dentro e al
contempo percepire qualcosa che andava molto più in là. “Cosa c’è
Draco? Non è forse così? D’altra parte, il fascino della Granger
consiste anche in questo; il fatto di costituire con la sua bontà a lungo
andare sempre di più un punto fermo nella vita di qualcuno. Il fatto di
diventare necessaria.”
- Draco si
appoggiò al muro, la testa gli girava sempre di più.
- Era vero, lei era ormai
necessaria, molto di più di quanto avesse mai pensato, molto di più di
quanto avrebbe mai ammesso con se stesso. Ogni giorno se ne stupiva, ogni
giorno questa ossessione che lo perseguitava dalla battaglia finale –o
prima? Quanto prima?- e lo aveva sempre mosso verso di lei si cementificava
e si trasformava in qualcosa di cui ora non avrebbe potuto fare a meno.
- Lei era come l’aria.
- “E’
strano, non trovi?, come una mente brillante e un cuore gentile a volte
incantino un uomo più di un bel viso.” Nott continuava imperterrito,
apparentemente ignaro dello sconvolgimento che sembrava travolgere il suo
compagno di casa. “Ed Hermione Granger possiede indubbiamente entrambi. Mi
chiedo se ci sia un uomo adatto a meritarsi un simile dono.”
- Lei era come l’aria; eppure lui
aveva così paura di respirare.
- “Certo,
sicuramente non Ronald Weasley… e nonostante ciò la Granger sembra avere
una particolare predilezione nei suoi confronti; inizialmente ho dubitato
della sua intelligenza, ma poi, considerando che è appunto un’altruista
di prim’ordine, suppongo che tale slancio sia dovuto ad un sentimento di
carità.”
- Aveva visto come la toccava il
pezzente, e che Dio lo fulminasse, ciò che avrebbe riservato ad entrambi
sarebbe stato soltanto un duello che si sarebbe concluso con la morte di uno
dei due contendenti al chiaro di luna e un cuore gentile spezzato, se solo
Weasley si fosse azzardato a sfiorarla ancora.
- Lei non era sua, e non lo sarebbe
stata mai. Né sua, né di nessun altro.
- Lo
sguardo assorto di Theodore era passato dalla contemplazione della cravatta
a quella delle sue unghie, il tono di voce che lasciava trasparire
maggiormente ogni minuto che passava una nota tremolante, divertita.
- “Anche
se ovviamente una preda migliore costituirebbe Harry Potter, il salvatore
del mondo magico, Colui-che-ha-sconfitto-l’oscurità. E bisogna ammettere
che insieme sarebbero perfetti: lei, estremamente intelligente, buona,
intraprendente, decisa e coraggiosa; lui, un eroe di guerra, valoroso,
pronto a sacrificarsi per gli altri, il perfetto leader.”
- Gli sguardi che si scambiavano lei
e lo sfregiato parlavano di esperienze, dolori e gioie condivisi, e di
consumato cameratismo; la dolcezza e l’affetto con cui lo guardava erano
tizzoni infuocati che gli bruciavano occhi e cuore.
- “Insomma,
il binomio perfetto.”
- “Basta.”
- Theodore
si riscosse, e con un teatrale sussulto si rivolse a Draco, gli occhi
spalancati dalla sopresa.
- “Hai
detto qualcosa Draco?”
- Draco
era appoggiato al muro, i segni della sua tempesta interiore che gli
stravolgevano il viso smunto e i fumi dell’alcool e della rabbia che gli
annebbiavano la mente e la vista.
- “Ho
detto basta.”
- Nott
represse la risata che gli era salita alla gola –avrebbe avuto molto tempo
per questo, più tardi- e con tono stupito si rivolse a Malfoy.
- “Ma
Draco, per quale motivo reagisci in questo modo? Sembri contrariato… in
fondo è solo una chiacchierata. Poi, perché la Granger dovrebbe
condizionarti così tanto? In fondo, è solo una Sanguesporco.”
- Theodore
sorrise di un sorriso bianco e smagliante.
- Era giunto il momento del gran
finale.
- “Una
Sanguesporco terribilmente gentile, intelligente, amorevole e, per te, ormai
necessaria, ma pur sempre e solo una Sanguesporco.”
- Draco
sbiancò, la lotta interiore che lo stava dilaniando ben visibile sul suo
viso. Sentondosi pericolosamente vicino a riversare sul pavimento il
tacchino del cenone di Capodanno, si voltò, dirigendosi verso la propria
stanza e ormai dimentico della presenza di Theodore.
- E mentre
lo vedeva correre verso i dormitori come fosse inseguito da Erinni
invisibili, Theodore Nott pensò che un Draco Malfoy innamorato e in piena
crisi esistenziale fosse profondamente, meravigliosamente divertente. In
fondo, non gli aveva mentito in nulla: a volte, le persone, facevano tutto
in cambio di niente. Il divertimento del resto non era nulla di tangibile,
no?
-
- Draco
Malfoy si ritrovò, nel giro di un paio di minuti, con la testa sotto il
getto ghiacciato del rubinetto nel proprio bagno privato, uno dei pochi
privilegi dell’essere caposcuola.
- Assicuratosi
della scomparsa dei capogiri –anche se lo stesso non si poteva dire dei
crampi addominali e della stretta che all’altezza del petto gli bloccava
il respiro- si guardò allo specchio. Quel viso segnato e pallido, maschera
di dolore e angoscia, non poteva essere il suo; profonde rughe di
preoccupazione gli solcavano la fronte liscia.
- Eppure lui stesso sapeva che era
sempre stato così; il suo viso non conosceva altre espressioni, in
principio perché nessuno gliele aveva insegnate, e poi perché aveva
compreso che distendere le labbra in un sorriso e spianare la fronte
perennemente corrugata avrebbe provocato un dolore insopportabile nei
muscoli irrigiditi e nel cuore ormai atrofizzato.
- Ma poi, era arrivata lei.
- La Sanguesporco Gryffindor che con
la sua gentilezza verso un piccolo Slytherin del primo anno aveva distrutto
ogni sua certezza; l’insopportabile so-tutto-io che ogni volta lo
coinvolgeva in dibattiti lunghi ore su una stupidissima pozione
Restringente; la cespugliosa e sorridente massa di capelli che gli insegnava
la ricetta del caffè al cioccolato; la piccola donna che lo aveva chiamato
per nome.
- Hermione Granger era riuscita a
farlo sorridere tanto da fargli dimenticare che prima di lei non ne era mai
stato in grado; tanto da non fargli nemmeno percepire il dolore che avrebbe
dovuto assalirlo ogni volta.
- Ormai, per lui era divenuta più
che necessaria.
- Indispensabile.
- Fuori
dalla sua camera da letto, le urla e le risate crebbero: la mezzanotte si
stava ormai avvicinando.
- Non sapeva cosa fosse l’amore;
non l’aveva mai provato prima, se non nei confronti di sua madre. Ma ciò
che sentiva in quel momento era diverso; un nodo dolce che gli chiudeva la
gola, un misto tra il pianto e il riso che gli mozzava il respiro e gli
squarciava il petto, come se prima fosse stato integro, e ora invece si
fosse trovato aperto in due metà e tutto ciò che era ed era stato fosse
libero di uscire.
- Chi aveva detto che l’amore
–se amore davvero era- rendeva completi?
- “Iniziamo
il conto alla rovescia! Dieci, nove…”
- Il nodo
di emozioni che gli opprimeva il petto trovò sfogo solo in due lacrime che
scivolarono lente sul suo viso stravolto, mentre in sottofondo la voce di
qualcuno che non riuscì ad identificare iniziò il conto alla rovescia.
- Come era potuto succedere? Eppure sapeva, sentiva che era qualcosa di
lontano, che covava nel suo petto da ormai molto tempo. Come aveva potuto
non accorgersene? Era nato come un piccolo germoglio, che poi lei con le sue
cure, il suo spendersi per lui, il suo essere sempre così lei aveva fatto crescere. E, ora, gli attanagliava il cuore senza lasciare
più la presa.
- “Sei,
cinque, quattro…”
- Cosa avrebbe fatto ora? Cosa
sarebbe successo? Non aveva più alcuna certezza.
- O no, forse solo una ne restava.
- “Tre,
due, uno… buon anno!”
- Era profondamente, dannatamente
innamorato di Hermione Granger.
-
-
-
-
- Eccomi
qua. Lo so ragazze, mi sto vergognando miseramente per il ritardo pauroso,
ma ho avuto –e ho tutt’ora- diversi e consistenti problemi a casa e
nella mia vita, oltre ad una sessione d’esame da “dammi una lametta che
mi taglio le vene”. Se ci sono degli orrori ortografici nel capitolo, vi
prego di chiudere un occhio: per potervelo postare il prima possibile,
l’ho controllato solo sommariamente.
- Comunque,
riguardo al prossimo aggiornamento, prevedo che per la prima settimana di
marzo arriverà. Dico la prima settimana di marzo, perché venerdì ho un
altro esame, devo cercare di star dietro ai vari problemi attuali e sarò a
Londra nella settimana del 21. Farò del mio meglio comunque per farvi avere
il capitolo, questo ve lo posso promettere.
- Per
quanto riguarda il capitolo… ci siamo. E’ arrivato il momento topico, e
il nostro povero Draco è stato messo di fronte ai suoi sentimenti e alla
sua incredibile crisi esistenziale. Spero che vi sembri abbastanza
realistica, e vi dirò la verità: i pensieri di Draco sull’amore sono
anche un po’ miei. Ok, molto
miei :), ma non ho potuto farne a meno: per quanto riguarda questo
sentimento, ho avvertito un imperativo categorico che mi ha portato ad
identificarmi con il nostro povero Slytherin confuso. Solo tre tipi di
caffè sono rimasti... siamo agli sgoccioli. Era ora che ci arrivasse, no?
- Ah, per
di più, adoro il mio Theo. Si era capito :)?
- Ancora
una volta, mi scuso profondamente con tutte voi. Vi avevo detto che questa
storia non sarebbe stata interrotta, e ho intenzione di mantenere la mia
promessa, non importa in quanto tempo; un epilogo sicuramente ci sarà.
- Non
scriverò le recensioni per questo capitolo, perché questo significherebbe
un ulteriore ritardo, ma ci tengo a nominare le meravigliose creature che
hanno avuto non solo la pazienza di leggere, ma soprattutto di commentare e
aspettare questo sudato capitolo: Carlotta
– NextAct – VictorieBHFS – Jules_Black
– Thiliol – Fra_Bored.
- Vi
prometto fanciulle che il prossimo capitolo quando avrò più tempo, vi
scriverò un papiro :).
- Un bacio
e al prossimo capitolo. Mavi.
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Capitolo 8 *** 8. Viennese: What is love? Part II ***
Nuova pagina 1
Coffee
8.
Viennese: What is love? Part II
- Le
vacanze natalizie in casa Weasley avevano sempre il sapore agrodolce di un
ricordo lontano, una nota vibrante di amore e malinconia che le gonfiava il
cuore di gioia e gli occhi di lacrime ogni volta come fosse la prima.
- Il profumo dei biscotti alla
cannella e dell’amore che aleggiava in quella casa così affollata
l’aveva sempre fatta sentire amata, un’isola felice in un mondo dove non
si era mai sentita pienamente accettata.
- Molly e Arthur, l’amore
incondizionato che solo un padre e una madre potevano dare a una ragazzina
tutta libri, saccenza e capelli e a un bambino smunto e solo con il peso del
mondo sulle spalle esili.
- Bill, Charlie e Percy, sicurezza e
protezione, intelligenza e fiducia.
- Fred e George, l’allegria e la
lealtà, profumo di dolciumi e spensieratezza.
- Ginny, la sua Ginny, passione e
coraggio, lunghe notti passate a lume di bacchetta, sorrisi nel buio,
sussurri e segreti.
- Ron.
- Ron, impacciato e goffo, l’
amico fedele, Ron l’insensibile, la spalla su cui piangere, Ron
l’impulsivo, lo stratega infallibile.
- L’affetto
aveva capelli rossi come fuoco e occhi azzurri come il mare.
- “Hermione,
ti ho portato il dolc… accipicchia!”
- Ron.
Decisamente, impacciato e goffo.
- Hermione
Granger si alzò dalla poltrona accanto al fuoco su cui era accoccolata, nel
petto un misto di esasperazione ed ilarità, per poi riparare con un colpo
di bacchetta il bicchiere con il caffè viennese che Ron le stava portando
ed aveva –inevitabilmente- fatto cadere inciampando in una delle
sperimentali diavolerie dei gemelli.
- “Ron,
sei sempre il solito! Grazie.”
- Con un
sorriso, raccolse il bicchiere e alzò lo sguardo su un Ronald Weasley
decisamente a rischio di autocombustione.
- “Non
è colpa mia, sono solo inciampato!”
- “Se tu
imparassi a guardare dove metti i piedi, questo non accadrebbe!”
- “Si ma
se… Oh, lasciamo perdere! Hermione, io… ecco… volevo dirti una
cosa.”
- Il
sorriso sul volto di Hermione si spense, mentre un refolo di ansia, infido,
le serpeggiava sotto la pelle.
- C’era qualcosa negli occhi di
Ron, quando lo sorprendeva a guardarla, che non riusciva ad afferrare.
- Era uno sguardo strano, assorto ma
al medesimo tempo così profondo da provocarle una stretta allo stomaco e la
voglia di voltarsi e fuggire via, lontano.
- Come se la vedesse per la prima
volta, come se, fino ad allora, non avesse mai davvero realizzato chi lei
fosse e questa nuova scoperta lo affascinasse a tal punto da non riuscire a
distoglierne lo sguardo.
- “Ecco,
io è da un po’ di tempo che volevo parlartene… io… accipicchia…”
- Come se l’amasse.
- “Ron,
Hermione, i gemelli stanno per far partire i fuochi d’artificio: vogliono
fare una prova prima del lancio di mezzanotte.”
- Liquidando
Ron con un sorriso forzato e un frettoloso “Ne parliamo dopo, ok?”, pensò
che non era mai stata così grata ad Harry come lo era in quel momento.
- Il confine tra l’amicizia e
l’amore aveva a volte lo spessore di un pensiero e la consistenza di un
respiro: delicati fili sospesi nel vuoto su cui destreggiarsi, una benda di
seta sugli occhi e sul cuore.
- L’ amore vero, lei, in fondo non
l’ aveva mai conoscuto, ma ne aveva letto di tutti i tipi: l’amore
indomito, passione e ossessione, duelli al chiaro di luna, sangue e lacrime;
l’amore romantico, profumo di rose e ingenuità, una confessione sotto un
balcone coperto di fiori al fantasma di una fanciulla vestita di seta;
l’amore platonico, pensieri e parole inespressi, sogni di confessioni ad
amanti fatti di fumo e desiderio.
- I fuochi
artificiali dei Tiri Vispi Weasley splendevano nel cielo, fiori e
caleidoscopiche macchie di colori che si stagliavano, meravigliose, contro
il nero fondo del cielo invernale.
- Vicina a
Ginny, si strinse le braccia intorno al corpo contro la morsa del gelo e di
un brivido che, furtivo e spiacevole, le era corso lungo la schiena; Ron la
stava guardando da lontano.
- Lei non aveva mai conosciuto
l’Amore, ma una cosa -semplicemente per il suo essere donna- la sapeva di
per certo: Ronald Weasley non lo era.
- La voce
di Arthur la riportò alla realtà.
- “Ragazzi,
su forza, torniamo in casa. Dobbiamo ancora finire il dolce e prepararci per
il conto alla rovescia: manca meno di un quarto d’ora al nuovo anno!”
- Hermione
Granger sospirò: sarebbero stati i quindici minuti più lunghi della sua
vita.
- Poco più
di dieci minuti più tardi, un’Hermione esausta crollava su una sedia
nell’angolo più nascosto del salotto; sapeva che evitare Ron non sarebbe
stato facile, ma non pensava nemmeno che sarebbe stato così estenuante.
- Ovunque
si girasse, lui era lì: per offrirle un biscotto, passarle il succo di
zucca, introdursi in una conversazione, sfiorarle casualmente una mano.
- Aveva
cercato di dissimulare la tensione, ma col passare dei minuti la vena alla
base del collo aveva cominciato ad ingrossarsi sempre più e la ruga sulla
fronte a divenire sempre più profonda; era stato un attimo, e prima di
arrivare pericolosamente vicina al punto di crollo –leggasi
un’apocalittica crisi isterica- si era defilata per rifugiarsi
nell’angolo più buio cercando di non dare nell’occhio.
- Stava
finalmente tirando un sospiro di sollievo, quando un rumore alle sue spalle
la fece trasalire: fu con enorme gioia e ringraziando Merlino con ogni sacro
epiteto di sua conoscenza che si accorse che si trattava di Ginny.
- L’amica
si diresse verso di lei, nella mano una tazza e un sorriso comprensivo e
caldo sul viso coperto di efelidi.
- Le era sempre piaciuta Ginny
Weasley: ultima di sei fratelli maschi, era cresciuta con un carattere
d’acciaio temprato. Apparentemente timida e schiva, nascondeva in realtà
un’anima indomita ed infuocata come i capelli rossi che la
contraddistinguevano, eppure, all’occorrenza, sapeva essere dolce e
gentile: la bontà di una madre e il coraggio di una guerriera racchiuse in
un corpo esile e minuto.
- Hermione aveva sempre pensato che
Ginny fosse in un certo senso nata già donna, al contrario di lei, che si
sentiva ancora un po’ quella ragazzina di undici anni che si era trovata a
guardare, a bocca aperta, uno scintillante treno rosso.
- “Furbizia e tanti libri”, ecco
lei cos’era rimasta.
- “Sei
qui. Ti ho cercato dappertutto, non hai nemmeno finito il dolce, e mi
dispiaceva buttarlo via. Ti piace tanto il caffè.”
- So che ti piace il caffè.
- Prese in
mano la tazza, mentre un sorriso caldo le illuminava il viso.
- “Scusami
Ginny, avevo solo bisogno di… stare un po’ da sola.”
- Ginny
rise, una risata musicale e leggera. “Sì, ho visto le tue rocambolesche
evoluzioni per evitare quel troglodita di mio fratello.”
- Il suo
sguardo si fece d’improvviso serio e dolce, gli occhi azzurri la
scrutavano attenti.
- “Hermione,
non sentirti in colpa se non ricambi i sentimenti di Ron. Siamo giovani, se
ne farà una ragione… non sia mai che il Re non sappia riprendersi. Tempo
cinque minuti, e troverà già una pollastra dietro cui sbavare.”
- Risero
entrambe, il cuore di Hermione si espanse, molto più leggero.
- Aveva
ragione, Ginny era nata già donna.
- “Ma
dimmi una cosa Hermione… come mai non riesci a contraccambiare i suoi
sentimenti? Non fraintendermi, non voglio costringerti ad amare mio
fratello, solo,” disse strizzandole l’occhio “sarebbe stato fantastico
averti come cognata.”
- Il
sorriso sul viso di Hermione vacillò, ma non si spense.
- “Non
so Ginny… è solo che c’è qualcosa che mi dice che non è giusto, che
non dovrebbe essere così, e anche se non so perché, non riesco a
ricambiare tuo fratello. E Dio solo sa quanto ho pregato, per un periodo
della mia vita, che tutto questo accadesse, ma ora… ora è diverso.”
- Ginny la
guardava, negli occhi la comprensione e sul viso un sorriso che Hermione non
comprese.
- “Hermione,
tesoro… non è che… c’è un altro ragazzo?”
- Anche se, in tutta sincerità, non
tutti gli Slytherins erano poi così fastidiosi.
- Mai come
in quel momento Hermione Granger avrebbe voluto che il terreno si aprisse e
la inghiottisse. Arrossendo, cercò di imbastire una frase di senso
coerente.
- “Ma..
cosa dici Ginny? Non dire stupidaggini, ovvio che non c’è nessuno!”
- Ginny
continuava a guardarla, mentre una risata bassa, di gola, le saliva dal
petto.
- “Andiamo
Hermione… nessuno con cui ti senti in sintonia? Nessuno a cui pensi in
continuazione? Nessuno che ti faccia battere il cuore?”
- Lui non le faceva battere il
cuore, piuttosto glielo faceva fermare.
- Era dalla vigilia di Natale che
non si vedevano, e Dio solo sapeva quante lettere gli aveva scritto, tutte
fatte Evanescere prima di essere legate alla zampa di Edvige.
- Il nuovo equilibrio che si era
stabilito tra loro era così sottile; un passo falso, e tutto sarebbe andato
in pezzi.
- Eppure… le mancava.
- Le mancavano i pomeriggi passati a
parlare alla luce del focolare; il suo cipiglio corrugato davanti a una
formula difficile; il sorriso trionfante quando un incantesimo invece
scaturiva, naturalmente, dalla sua bacchetta; le rare risate che era
riuscita a strappargli, gemme preziose incastonate e gelosamente custodite
nella memoria e nel cuore.
- Le mancava Draco Malfoy.
- “Hermione?”
- Ginny
gentilmente la riscosse dai suoi pensieri.
- “Tesoro,
dovresti finire il caffè. Io torno di là, se hai bisogno chiama.”
- Hermione
la ringraziò con uno sguardo e un sorriso, e mentre Ginny si allontanava si
strinse nel maglione di mamma Weasley, gli occhi distanti e la mente e il
cuore immersi in lunghi pomeriggi d’inverno, cercando di finire il proprio
dolce.
- Per te Granger. Del resto ti
capisco, il caffè… crea dipendenza.
- Hermione
sorrise, una lacrima lenta che le scivolava sul viso mentre si portava alle
labbra quello che restava del caffè viennese e, dietro di lei, la famiglia
riunita cominciava il conto alla rovescia.
- “Dieci,
nove, otto, sette…”
- Un sentimento morbido le stringeva
il cuore in una morsa calda e dolce, il sapore del caffè sulle labbra e
sulla lingua era il riverbero di un ricordo lontano, libri di
trasfigurazione, discussioni e battibecchi sullo sfondo di un’aula
polverosa, aperti segreti e sorrisi nascosti.
- “…
sei, cinque, quattro…”
- L’affetto aveva capelli rossi
come fuoco e occhi azzurri come il mare.
- “…
tre, due, uno… Buon anno!”
- Ma l’amore, forse, chissà,
aveva capelli biondi come il grano e occhi grigi come il cielo d’inverno.
-
-
-
-
-
-
-
-
- Eccomi
qua. So che un ritardo simile non è scusabile, ma ho deciso che ci voglio
provare comunque.
- La mia
vita in questi mesi si è ribaltata: due lutti che mi hanno profondamente
segnato, l’inizio di un nuovo anno accademico, l’inizio del lavoro per
la mia tesi di laurea e tante, tante altre piccole cose troppo lunghe e
noiose da elencare.
- Purtroppo,
spesso la vita chiama e noi siamo tenuti a rispondere; capite che trovare il
tempo –oddio, non il tempo perché quello, se si vuole, lo si trova
sempre, sono la voglia e l’ispirazione che spesso mancano- per scrivere è,
a volte, quasi impossibile.
- Avrei
potuto scrivere qualcosa di buttato lì, e archiviare questo mio lavoro; ma
sarebbe stato come tradire voi, che mi avete così affettuosamente seguito
fin qui, e soprattutto tradire me stessa in quanto scrittrice.
- Quindi
ho atteso, lasciando perdere quando l’ispirazione non c’era, e scrivendo
furiosamente quando tornava, e questo è il risultato. Se devo essere
sincera, non sono molto convinta della parte finale, ma non sono riuscita a
fare di meglio, e il ritardo stava diventando troppo vergognoso per tardare
ancora.
- Mi scuso
ancora una volta con tutte voi –perché delle scuse, anche non son dovute
dato che uno scrittore scrive soprattutto per sé, sono comunque più che
auspicabili- e spero che possiate perdonarmi e magari continuare a seguirmi.
Comunque, volevo dirvi che io ho promesso di non abbandonare mai questa mia
storia: e come potete vedere, sto cercando in tutti i modi di mantenere la
mia promessa.
- Anche se
questo toglierà tempo prima del postaggio del capitolo, voglio ringraziare
ad una ad una le splendide, meravigliose persone che hanno recensito
l’ultimo mio capitolo; leggere le vostre parole ogni volta che
l’ispirazione se ne andava mi ricordava che, oltre a me, anche qualcun
altro era curioso di sapere cosa ne sarebbe stato di questo piccolo
racconto; non potevo tradire le vostre aspettative e nemmeno la vostra
fiducia.
-
- Jules_Black:
tu prima di tutti, perché ti meriti questo e molto, molto di più. Ogni
volta che le parole non venivano, era soprattutto a te che pensavo, tra
tutti i miei recensori.
- Mi
dispiace, mi dispiace davvero di averti fatto attendere così tanto; capisco
la frustrazione che si prova quando un autore non aggiorna, perché l’ho
provata: non sai quante volte ho visto delle piccole, potenziali perle venir
abbandonate per i più svariati motivi, ma accanto alla frustrazione della
lettrice c’era anche la comprensione della scrittrice: spesso purtroppo,
un racconto è destinato ad ingrassare le fila delle storie incompiute. Ma
questo non è necessariamente un male: significa che qualcun altro potrà,
con il proprio entusiasmo e la propria fantasia, finire ciò che gli altri
hanno iniziato, no?
- Ciò che
ti prometto però, è che questo racconto non è destinato ad una fine
simile: un finale ci sarà, e lo leggeremo insieme :). Spero che intanto
questo capitolo ti sia piaciuto: i tipi di caffè sono agli sgoccioli, e così
anche questa storia.
- Io non
sono molto convinta, quindi non vedo l’ ora di sentire la tua opinione,
sempre che tu sia disposta a leggermi –e recensirmi- ancora.
- Un
abbraccio, Mavi.
-
- Fra_Bored:
eccomi finalmente. Anche qui, mi scuso ancora e ancora, ma, come vedi,
il capitolo è arrivato, e ti assicuro che, anche se a tratti, è stato un
piacere scriverlo. Sono commossa dalla tua comprensione (“tranquilla non
devi correre. Sono la prima a dire "prima il dovere e poi il
piacere"” ti cito perché, dannazione a me, so che è passato troppo
tempo e non ti ricorderai nemmeno più cosa hai scritto nella recensione) e
spero davvero con tutto il cuore che tu abbia divorato questo capitolo
esattamente come hai divorato il precedente.
- Sarei più
che felice di sapere cosa ne pensi, la tua opinione è fondamentale, e spero
vorrai accettare le mie ennesime scuse.
- Un
abbraccio, Mavi.
-
- Thiliol:
eccomi qua carissima, dopo circa un centinaio di lustri. Chiedo umilmente
perdono per i topoi triti e ritriti del bagno privato (per quello non ci
sono scusanti) e della festa (qui posso dire a mia difesa che mi serviva
come elemento per inserire sia il caffè corretto che il mio adorato
Theodore), ma sono immensamente felice che il capitolo in generale ti sia
piaciuto. Spero che anche questo ti abbia colpito, e ne approfitto per
chiedere anche a te per l’ennesima volta umilmente scusa per il ritardo.
Spero che tu abbia ancora la voglia di seguirmi, perché mi farebbe davvero
piacere cosa ne pensi di questo capitolo.
- Un
abbraccio forte, Mavi.
-
- VictorieBHFS:
grazie mille dei complimenti carissima, spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto. Sì, è stato necessario il mio caro Theodore per far capire a
quella testa dura cosa provava, altrimenti da solo non ci sarebbe mai
arrivato. Spero che anche questo capitolo ti abbia emozionato, e chiedo
anche a te perdono per il ritardo orribile.
- Spero
vorrai seguirmi di nuovo e recensire, la tua opinione è fondamentale.
- Un
abbraccio, Mavi.
-
- Stefy494:
oh, che emozione: una nuova lettrice! Sono onorata che tu abbia non solo
aperto la mia storia e che l’abbia letta, ma anche e soprattutto che tu
l’abbia commentata. Questo è proprio l’effetto che volevo ottenere:
creare qualcosa di nuovo e mai letto, che ridesse freschezza ad una coppia
meravigliosa ma ormai troppo usata e abusata.
- Io adoro
Draco ed Hermione insieme, sono l’emblema di come l’amore, secondo me,
dovrebbe essere: l’accettazione di qualcuno che è così diverso da te da
esserti complementare, e il fatto di vincere ogni giorno le difficoltà che
questo comporta. E’ facile scegliersi qualcuno in tutto e per tutto uguale
a noi, ma è anche meno divertente, no?
- Spero
che tu abbia gradito anche questo capitolo, e che magari tu abbia anche la
voglia di commentarlo.
- Un
abbraccio, Mavi.
|
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