Tenebra Azzurra

di martozza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io sono Kakaroth ***
Capitolo 2: *** Buio. ***
Capitolo 3: *** Oltre Mondo. ***
Capitolo 4: *** Loro ***
Capitolo 5: *** Crisantemi ***



Capitolo 1
*** Io sono Kakaroth ***


Tenebra azzurra.

Capitolo 1: Io sono Kakaroth.


L'abitudine rende sopportabili anche le cose spaventose.”
Esopo



“No.. no.. no!!”
“Bulma!”
Una piccola lanterna venne accesa sopra la brandina. Restò lì ad ondeggiare leggermente, illuminando il corpo della donna sdraiata sotto un lenzuolo lercio. Tutto intorno era silenzio e buio. La luce fioca non riusciva ad illuminare il grande magazzino dove vivevano. Topi, ecco ciò che erano diventati. Le mura muffite erano coperte da vecchio intonaco, rigonfio a causa dell'umidità, che si sgretolava di tanto in tanto producendo cumuli di polvere. Il soffitto era tappezzato da chiazze verdognole. Cosa ci si aspetta, dopotutto? Si viveva sottoterra.
La donna alzò lo sguardo, il cuore in gola che tamburellava di agitazione. Chino su di lei, un ragazzo dai capelli neri come la pece, lunghi e mossi la guardava. Il volto era solcato da profonde cicatrici, gli occhi erano mossi da una grande agitazione. “Tutto bene?” la voce era bassa, come un sospiro. La donna lo guardò per qualche attimo prima di muovere il capo in segno di assenso. Il cuore stava tornando ai normali battiti. Non riusciva però a parlare, la gola era arsa e raschiante.
“Parlavi nel sonno.. mi hai svegliato.. cosa sognavi?” chiese gentilmente. Si udì un colpo di tosse in lontananza nel buio. Bulma si puntellò sui gomiti, portandosi una mano sul petto. Il respiro era veloce ed ansimante.
“Ho.. sognato lui. Ho sognato che ci trovava.. oh..” non riuscì a trattenere l'emozione, una lacrima le rigò il viso veloce. L'uomo la raccolse dal suo volto con le dita, prima di abbracciare la donna.
“Oh Yamcha.. io ho paura..” sussurrò poggiando la testa sul petto forte e virile dell'uomo. Quest'ultimo la strinse forte a sé, per diffonderle quel poco di coraggio che ancora gli scorreva nelle vene. Non riuscì a trovare parole di conforto quella notte.
Dopotutto, quando si è rinchiusi in un sotterraneo da anni, senza che i raggi solari possano sfiorare la tua pelle né riscaldarla, quando ogni giorno amici, conoscenti, parenti vengono crudelmente assassinati o deportati.. come si può avere ancora speranza?


C'era un ragazzino davanti a lei. Era piuttosto basso, non doveva avere più di dodici anni.
Bulma premette la mano sul clacson infastidita. Era stanca, guidava quel catorcio da ore e aveva deciso di non fermarsi prima di arrivare alla meta.
Dal canto suo, il ragazzino sembrò non curarsi di lei. La ragazza, indispettita, abbassò con velocità il finestrino, sbucando fuori dall' auto che guidava. La lunga treccia azzurra ondeggiò a causa della velocità del movimento.

Hei tu! Puoi spostarti? Nessuno ti ha mai insegnato a camminare sul bordo della strada?” aveva una voce squillante ed acuta, abbastanza fastidiosa. A quelle parole il ragazzino si voltò verso di lei, osservandola. Bulma restò impietrita quando incrociò lo sguardo con quello del bambino. Due occhi neri la fissavano.. ma avevano qualcosa di maligno, malsano. Non erano gli occhi di un ragazzino. All'improvviso la decisione di scendere e dare una bella strigliata ''alla Bulma'' al ragazzo era.. svanita nel nulla.
Cosa diavolo vuoi?” la voce arrivò fredda e seria alle orecchie della ragazza.
'Avanti Bulma.. è solo un ragazzino!' pensò quest'ultima, aprendo la portiera. Scese dalla vettura abbastanza a disagio. Lo sconosciuto sembrava intenzionato a non spezzare il legame visivo tra loro.

Ehm.. già che ci siamo.. per caso abiti da queste parti?” chiese, facendo un sorriso tirato. Il misterioso ragazzo la osservò con aria intellegibile. “Perchè?”
Io.. sono qui per cercare una sfera.. dovrebbe essere giallastra con delle stelle nere al suo interno. Non so, probabilmente non l'hai vista!” qualcosa le diceva di scappare di lì, fuggire via. Eppure quel ragazzino la incuriosiva. Egli rimase in silenzio, ad osservarla. Bulma si sentiva sempre più a disagio. “A..allora?”
Si, il vecchio ne aveva una simile.”
i-il vecchio?”
Quello che ho ucciso.” disse serio il ragazzino. La guardò incuriosito mentre Bulma rispondeva con uno sguardo esterrefatto. Ucciso? Fantasie di un bambino, sicuramente. 'Proprio io dovevo beccarmelo il ragazzino disturbato!'
A che ti servono quelle sfere, donnaccia?” la ragazza sgranò gli occhi osservandolo. “Donnaccia? Ma come ti permetti?? Io ho un nome, Bulma Brief, ti prego di chiamarmi così! E faresti bene a presentarti anche tu, maleducato!”
Il ragazzino la fissò intensamente. Era poco più alto di un metro, le arrivava giusto alla vita.

Io sono Kakaroth.”

^Angolino piccino picciò^

Ciao bellissima gente!! Eccomii, tornata alla carica con questa storia. Non volevo nemmeno pubblicarla oggi, insomma.. l'ho riletta tremila volte perchè ci tengo alla buona riuscita di una fic che ho in mente da anni! =P (ho una mente contorta io u.u) insomma, non l'avrei pubblicata oggi se l'università non mi togliesse tanto di quel tempo da essere ridotta a vivere con i libri.. (perchè poi dovevo scegliere Chimica, io!)..
Quindi.. beh, spero non sia troppo una schifezza! :( e spero non ci siano errori grammaticali!  (soprattutto o.o)
Grazie in anticipo di essere arrivati fin qui! 

PS: io odio NVU. Metto i caratteri carucci come piacciono a me, ma una volta che li pubblico si sballano tutti, diventano piccolissimi. :( perchè io non ci riesco mai? XD aiuto!

PPS: riguardo l'avvertimento what if.. beh in pratica il tutto mi è venuto in mente con la domanda.. "Cosa sarebbe successo SE Goku non avesse battuto la testa?" =P 

Un bacio a tutti :*

Martozza

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Capitolo 2
*** Buio. ***


Tenebra azzurra


Capitolo 2: Buio


“Qualunque cosa si dica in giro,
le idee e le parole possono cambiare il mondo!”
L'attimo fuggente.



Tutto sembrava spento quel giorno.

Le persone si spostavano con una lentezza quasi paranormale. Nessuno parlava, ognuno immerso nei propri pensieri, nelle proprie paure.

Quel silenzio surreale veniva spezzato solo da un pianto di un bambino che implorava cibo. Ne erano rimasti in pochi ormai, di fanciulli. Impreparati e poco coordinati erano stati i primi ad essere sterminati. Loro non li volevano, ritenendoli inutili come forza lavoro. Loro li uccidevano, senza pietà.

Era mattina, ma nei sotterranei la luce era fioca ed artificiale. Le lampade penzolavano dondolanti dal soffitto. Era una fortuna avere ancora l'elettricità almeno per qualche ora al giorno. Quando mancava calava un velo di angoscia e il silenzio diveniva ancora più tangibile.

Bulma quella mattina camminava tra i lettini disposti a fila nell'ala adibita ad infermeria. Ogni giorno c'erano nuovi feriti e, malauguratamente, nuovi morti. La donna, famosa scienziata dei tempi di pace, aveva indossato le vesti di dottoressa, cercando di risolvere i casi più facili. Ma era arduo, come lavoro. Si ritrovava faccia a faccia con il dolore.

Il dolore di una non più madre che aveva visto morire i propri figli davanti a lei.

Il dolore di una moglie rimasta sola.

Il dolore di un figlio che aveva osservato i genitori venir catturati e deportati.

I nuovi arrivati erano sempre meno. Era un cattivo segno, voleva dire che ormai di superstiti in superficie ne restavano pochi.

La donna si avvicinò ad un ragazzo. Aveva i capelli biondi, una fascia attorno la testa e lo sguardo spento di chi con la mente è ormai lontano. Sospirò, Bulma. Quel giovane aveva visto morire tutti i suoi familiari. Da allora si rifiutava di mangiare, di bere... Bulma si chiedeva se dormisse di tanto intanto. Si stava lasciando morire, lo sapeva.

“Allora, Tom... come stai oggi?” stirò un sorriso sul suo volto, cercando di far risuonare la voce rilassata e a proprio agio. Il ragazzo, come tutte le mattine, si limitò a continuare a respirare. Sembrava si sforzasse anche per compiere quel gesto involontario. La donna sospirò, afferrando il termometro. “Bene.. misuriamo la temperatura..”




La casa era ridotta ad un cumulo di macerie. Bulma la guardò con aria spaventata, facendo saettare involontariamente lo sguardo dalle macerie al ragazzino che l'aveva condotta lì, in quel posto dimenticato da Buddha. “Ehm... è qui che vivi?” cercò di iniziare una conversazione. Non riusciva a nascondere la paura che le cresceva dentro, guardando quel ragazzo. Qualcosa le diceva di starne lontana. Qualcos'altro in lei suggeriva di curiosare, conoscere quello strano essere dalla coda lunga.

Kakaroth si voltò, osservandola serio. Aveva un paio di occhi nero pece, profondi e misteriosi, che nascondevano al loro interno qualcosa di stranamente maligno.

Non mi hai detto cosa fanno queste sfere.” disse serio. La voce era acuta e stridente, da bambinetto. 'Non glie lo dire Bulma, sta zitta!' aveva subito pensato l'adolescente, deglutendo un grosso grumo di saliva in gola. Perchè era così agitata? Qualcosa la inquietava.

Gli occhi chiari della giovane si posarono su quelli neri e profondi di Kakaroth. Non sarebbe mai riuscita a mentirgli, lui l' avrebbe capito. “Ce ne sono sette in totale... le leggende narrano che, se si riuniscono tutte e sette, si potrà esprimere un desiderio...”

Il ragazzino la fissò intensamente prima di scrollare le spalle e girarsi. “Non credo a queste sciocchezze!” disse entrando in ciò che restava della casa. Bulma a disagio lo seguì all'interno della tenuta.

Le pareti erano ricche di crepe profonde. Il colore, un tempo doveva esser stato giallo, ora era tendente al grigio. Le mattonelle erano coperte da una spessa coltre di polvere mista a carte di vario genere. Sembrava disabitata. Bulma si guardò intorno... qualcosa di brutto era accaduto in quel luogo, lo sentiva nell' aria, era una sensazione che le attanagliava lo stomaco. E quella ragazza si era più volte scoperta molto perspicace.”C-che bella casa...” farfugliò. Il ragazzino si chinò, iniziando a frugare tra i cumuli di rifiuti. Bulma lo osservò interdetta. Alla vista della coda che si muoveva dovette trattenere un grido di spavento.

'Ha la coda? Ma non è umano!'

Il ragazzo si voltò, notando lo sguardo curioso ed interessato di Bulma. Digrignò i denti in una smorfia di odio osservandola.

Ringrazia che quello stupido vecchio abbia fatto sparire la luna.” sentenziò acidamente mentre si voltava per continuare a rovistare tra le macerie, sotto lo sguardo avvilito della turchina.

Dopo poco si rialzò. Stringeva tra le mani una sfera arancione con delle stelle al suo interno. “E' questa la sfera?”

Bulma aguzzò lo sguardo su quell'oggetto, mentre un sorriso vittorioso le si allargava sul volto. “Oh, si!”

Il ragazzo la fissò intensamente, scrutandone l'espressione del volto. “Parlami ancora dei poteri di queste sfere...”


Il giro di visite continuava. Era sempre più corto, c'erano sempre meno vite da 'controllare'.

Loro riuscivano sempre a compiere massacri, ogni giorno.

C'era sempre chi, tra i superstiti, scappava, oppresso da quella situazione.

C'era chi, coraggioso, andava a cercare i propri cari in superficie.

C'era chi, come i suoi più cari amici, andava a fare rifornimenti di nascosto.

Come in quel momento.

Bulma pensò ai suoi amici, quelli con i quali aveva trascorso gli anni più avventurosi della sua vita. Coloro che avevano conosciuto, come lei, Kakaroth. Ed ora rischiavano la vita per proteggere la terra dai suoi simili.

D'un tratto si sentì un esplosione venire dal soffitto. La donna cadde a terra, mentre tutto tremava. Le urla si innalzarono al cielo... e poi fu buio.

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^Angolino piccino picciò^

Allora.. rieccomi con l'aggiornamento di questa storiella. Forse non avrei dovuto nemmeno aggiornarla, dato che il primo capitolo ha riscosso per la maggior parte commenti... beh non troppo positivi. Però ho già scritto diversi capitoli di questa storia... tanto vale pubblicarli.

Dico subito che ho aumentato i puntini sospensivi a tre (ce l'ho come vizio quello di metterne due -.-') come mi hanno suggerito. E spero di aver dato un taglio netto alle ripetizioni (almeno rispetto al primo capitolo!) :S

Non sapete quanto sono tesa!

Lasciatemi un commentino :) Alla prossima! Spero sia di vostro gradimento!

PS: allora.. agli Ozaru ci avevo pensato, ma poi mentre scrivevo mi sono totalmente dimenticata. Ho cercato di rimediare dicendo che Son Gohan ha distrutto la luna dopo la prima trasformazione di Goku. Spero vada bene come motivazione. 

PPS: si, la parte interamente in corsivo sono flashback.. dal prossimo capitolo avranno un salto in avanti di qualche anno.. spero non vi confonda questo fatto!

Alla prossima!

Un bacio :*

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Capitolo 3
*** Oltre Mondo. ***


Tenebra Azzurra

Capitolo 3: Oltre mondo


“Il fatto semplice è che il mondo gira.

Puoi sederti e girare con lui oppure alzarti ed esserne catapultato fuori.”

Il miglio verde.



Tutto tremava, nel buio.

Tutto taceva, dopo un primo momento di irrazionalità.

Erano tutti in silenzio ad ascoltare impietriti le esplosioni in superficie.

Nella mente di Bulma un solo pensiero fisso le tamburellava il cranio, come un martello pneumatico.

'Loro sono in superficie'.

I suoi amici erano lì fuori.

Iniziò a mordicchiarsi nel unghia, mangiando le pellicine. Non poteva restare rinchiusa lì senza sapere se Yamcha e gli altri stessero bene. Non poteva.

Dopo un'altra esplosione si alzò, traballando. Nel buio nessuno poteva vederla, nessuno poteva fermarla. Anche volendo, quella donna così forte e determinata non si sarebbe fatta bloccare da nessuno. Avanzò a tentoni, nel buio, cercando appoggio sul muro marcio accanto a lei. Sapeva da dove si 'risaliva'. Non riusciva a starsene lì sotto sapendo che i suoi amici erano in pericolo. Era coraggiosa, quella giovane donna, lo era sempre stata..

Iniziò a salire determinata la scala che congiungeva all'entrata. Nel buio le sue mani afferravano ferree i pioli, dandosi la spinta.

Doveva sapere come stavano, doveva vederli, accertarsi che stessero bene.


Avevi detto che ci saresti riuscita!!”

La strattonava, tenendola per il colletto della camicetta. Un Kakaroth evidentemente cresciuto la stava guardando con occhi fiammeggianti, mentre senza alcuno sforzo la teneva sollevata.

Lasciala!” urlò una ragazza vicina, i capelli corvini e il viso dolce. L'uomo non la prese minimamente in considerazione, continuando a fissare la ragazza dai capelli turchini. Bulma, dal canto suo, iniziava a divenire paonazza, le mancava il fiato. La stretta era forte e possente. La stava soffocando.

Non... riesc..” farfugliò in preda al panico. L'uomo era furente. Aveva uno sguardo assassino che poche volte aveva visto. Le narici dilatate quanto le pupille. Faceva paura quel ragazzo. Kakaroth lasciò la presa, sbuffando. “Come siete teneri voi umani, dimentico sempre.” sbottò, senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che ansimava ai suoi piedi. L'amica si avvicinò, carezzandone i capelli. “Bulma, come stai..?”

Quest'ultima ansimava, cercando di riprendere fiato. Sudata, si posò una mano sul petto, cercando di calmarsi, per regolare i battiti del suo cuore

Bene.. tranquilla Chichi..” rassicurò la scienziata, annuendo con il capo.

Allora?” Kakaroth le interruppe, freddo come al solito. Questa volta però lo sguardo non era fisso. Saettava continuamente tra le due. Bulma deglutì.

Io ci ho provato.. è una tecnologia che non conosco, non so proprio come riparartelo..” disse, porgendogli uno strano dispositivo. Il pezzo portante bianco, al quale era collegato un vetrino rettangolare verde, era ammaccato, visibilmente danneggiato. L'uomo lo fissò con rabbia.

Avevi detto che avresti saputo aggiustarlo! Sei una bugiarda, donna!”

Bulma sbuffò. Se proprio doveva ucciderla sperava si sbrigasse. Non voleva soffrire troppo. Eppure, nello sguardo di Kakaroth c'era una luce strana, quasi maliziosa. Lo sguardo dell'uomo si soffermava troppo spesso su Chichi, acceso da qualcosa simile al desiderio. Strinse la mano dell'amica e deglutì un grosso grumo di saliva che le serrava la gola.

Potresti.. chiedere alle sfere del drago. Ti potrebbero sicuramente riparare lo scooter..” propose con un filo di voce. Per qualche attimo rimasero tutti in silenzio. Ormai Kakaroth osservava Chichi, scrutandone attentamente i vari dettagli. La ragazza in questione, imbarazzata, stringeva la mano della scienziata.

Interessante..” disse lui, porgendole la mano con il palmo rivolto al soffitto. “Dammi il radar.” ordinò. Non staccava gli occhi dalla ragazza bruna, ormai.

A cosa ti serve lo scooter?” chiese con un filo di voce Bulma, mentre rovistava in un cassetto vicino. Kakaroth saettò per un attimo lo sguardo su di lei, furibondo. “Non sono affari tuoi, donna!” abbaiò crudele. Strappò dalle mani di Bulma il radar e ghignò. “Bene, ora posso anche togliere il disturbo..”

Fece un passo indietro. Poi, dopo essersi fermato a riflettere, ne fece uno avanti. “Anzi, ora che ci penso, manca ancora qualcosa.”

Fu un secondo. Chichi non era più al suo fianco, ora si dibatteva per liberarsi dalla presa di quello scimmione. Bulma si alzò di scatto. “Cosa vuoi da lei, lasciala stare!!!” urlò con tutte le sue forze. La gola ancora le doleva per la stretta precedente.

Kakaroth la guardò ghignando, mentre si alzava in volo, leggero. “Grazie per il radar, donna!” rise, allontanandosi. Chichi continuava a dimenarsi tra le sue braccia, senza risultato. Quel ragazzo era troppo forte per chiunque al mondo. Bulma non potette far altro che guardare la sua amica sparire, tra le braccia dell'uomo.


Dopo aver scalato la lunga scala a pioli, finalmente uscì all'esterno. Rimase stupefatta sentendo il vento sul volto. Le carezzava dolcemente i lineamenti, mandandola in estasi.

Ma fu un attimo. Il terrore, infatti, si radicò in lei non appena si guardò intorno.

Nulla esisteva più. Tutto era maceria, tutto era distrutto.

Case, macchine, alberi. Tutto spezzato e scomposto.

'Non doveva essere così..' pensò la donna, in preda ad un accenno di disperazione. Il cielo era violaceo, anche il sole si rifiutava di guardare lo scempio al quale era ridotto oramai quel bel pianeta.

Una nuova esplosione destò Bulma, che si scosse, mettendosi in piedi. I boati provenienti dalle esplosioni che erano ancora più forti, da quella posizione. Erano vicini, li sentiva. Iniziò a correre tra le macerie, attenta a non inciampare.

Era tutto deserto ed abbandonato. Quelli che un tempo erano stati negozi, ora si presentavano impolverati e devastati. Non c'era più nulla che ricordasse la vita che si svolgeva tra quelle vie, anni prima. Tutto era morto.

Bulma continuò a correre, con il cuore in gola.

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Mi spiace che questa fic non sia piaciuta ç_ç l'idea mi sembrava carina, forse l'ho sviluppata male. Scusate se non scrivo troppo ma ho un dolore al collo che mi ha bloccato da diversi giorni :( volevo postare prima ma solo ora riesco a sedermi davanti al pc! :) 

Commentate... :(

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Capitolo 4
*** Loro ***


Tenebra Azzurra.

Capitolo 4: Loro

 

“L'importante è che la morte ci colga vivi!”

Marcello Marchesi.

 

 

Erano lì, dinnanzi a lei.

Bulma era arrivata, la sua corsa era terminata. Era nascosta dietro il rottame di una macchina e osservava la scena attraverso i vetri rotti di quest'ultima.

Subito si rese conto del grave errore che aveva commesso. L'avrebbero sicuramente scoperta, di lì a poco.

Loro erano in tre. Galleggiavano in aria con le braccia al petto, fieri e vittoriosi. Perfidi sorridi deformavano i loro lineamenti. I muscoli gonfi erano rigidi.

Ognuno di loro aveva quel dispositivo all'occhio. Bulma ne aveva scoperto le funzioni, era un radar in grado di individuare la forza degli avversari. Ma allo stesso tempo, poteva mettersi in contatto con altri radar, come fosse un walkie talkie.

Quando la ragazza abbassò lo sguardo, dovette trattenere un urlo di terrore.

A terra c'erano i suoi amici. Crilin, Yamcha e Tenshinahn. Il primo era steso a terra, sanguinante ed immobile. Una lunga scia di sangue gli scorreva dalla fronte. Non riusciva a guardarlo in faccia, ma la visione era orripilante.

Yamcha era in piedi, il braccio ferito penzolava come morto. La cicatrice sulla sua guancia si era riaperta e sanguinava copiosamente. L'ultimo, Tenshinahn, ansimava con diverse ferite lungo il petto.

Si portò le mani davanti alla bocca. I suoi presentimenti erano veri.

I suoi amici erano stati attaccati.

Tremava per la preoccupazione, Bulma, osservando le ferite dei suoi compagni.

Tremava di disgusto, osservandone il sangue che ne sgorgava.

Tremava di paura, guardando lo sguardo perfido di quegli esseri.

Tremava di rabbia, per essere inutile e non poter aiutare le persone a lei care.

Osservò quei tre esseri che volteggiavano placidamente in aria. Erano due uomini ed una donna, se così potevano essere definiti.

Capelli neri ispidi, occhi color pece. Erano inquietanti e temibili.

“Allora, vi arrendete?” ghignò il primo, dai capelli a cresta e due lunghi baffi.

 

Bulma sbucò fuori dal tavolino dietro il quale si era nascosta per la paura. Tremava ancora leggermente, osservando i suoi amici che sostavano sulla soglia della porta.

“Puoi uscire fuori, Bulma.. tranquilla!” disse Crilin, sorridente, entrando. La donna deglutì, restando china nel suo nascondiglio. “C..chi era quel tipo?” chiese con una voce stridula.

“Si chiama Mr Popo. E' venuto come portavoce del supremo..” disse Yamcha sorridendo, andando verso di lei. Si chinò, raggiungendola e le sfiorò la guancia con l'indice, romanticamente. “Sta tranquilla, è tutto apposto..” le sussurrò rassicurante. Bulma annuì alzandosi.

“Il Supremo?” questa volta fu l'eremita della tartaruga, il maestro Muten ad intervenire.

“Già proprio lui! Ha chiesto a me, Yamcha e Tenshinahn di andare al tempio ad allenarsi.. proprio con il supremo!” annunciò Crilin raggiante. Per poco il vecchio Muten non cadde per la notizia.

“Cosa? Vi allenerà il supremo in persona?? Dovreste essere orgogliosi ragazzi miei!”

“Infatti. E' un opportunità in più per riuscire a superare Kakaroth..” aggiunse infine Tenshinahn, dall'uscio della porta.

 

Crilin tremava. Era vivo, anche se ad ogni respiro fiotti di sangue zampillavano dalla sua bocca. Riuscì a puntellarsi con i gomiti sull'asfalto distrutto ed alzare lo sguardo verso quegli uomini.

“Noi non ci arrenderemo mai..!” sussurrò, tossendo sangue e polvere.

“Huahuahua, dovete essere degli sciocchi allora!” Disse malignamente la donna dai capelli corti. Allungò il braccio verso Crilin, caricando quella che sembrava essere un'onda di energia spirituale rossa. “Non opponete resistenza. Non è poi male la vita da schiavi!” rise maligna, caricando ancora di più l'onda.

Crilin la osservò, deglutendo. Dunque era questa la fine? “Non ci arrenderemo mai a voi!” urlò, con le poche forze che gli restavano. A quel punto la donna fece partire un lungo raggio rosso che perforò il petto del ragazzo. Questi cadde a terra in un solo respiro, gli occhi ancora aperti di stupore.

“M-Maledetta! Non poteva muoversi! Perchè l'hai fatto?” urlò Yamcha di rimando. La donna sorrise e scese a terra, a pochi metri dal ragazzo. “Mi aveva stancato. Volete fare la stessa fine?”

Non fece in tempo a mettersi in posizione, Yamcha, che venne scaraventato via da un possente pugno della sconosciuta.

Bulma, rimasta in silenzio a piangere fino a quel punto non riuscì più a trattenersi, in pena per il fidanzato, per Tenshinahn e per l'amico ormai defunto.

Non riuscì a frenare l'urlo che le partiva dal cuore.

^^Angolino piccino picciò^^

Io odio NVU. Credo che a breve cambierò programma di scrittura perchè questo mi sballa tutti i caratteri <.< 

Spero comunque che questo capito vi piaccia e che commentiate! (non lo fate più ç_ç) buona lettura! :*

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Capitolo 5
*** Crisantemi ***


Tenebra Azzurra.

Capitolo 5: Crisantemi.

“A volte, quando si perde si vince.”

(Le ali della Libertà)

 

“Taiyoken!”

Aveva gli occhi chiusi, Bulma. Il volto contro l'incavo della spalla del fidanzato, le mani intorno alle sue spalle. Era certa di morire, quel giorno. E quando sentì quella parola pronunciata con rabbia, strinse i denti. Taiyoken, chissà che diavoleria era… chissà quanta sofferenza le avrebbe procurato. Successivamente sentì tre esplosioni. Già si aspettava il dolore, pregustava l'odore del sangue che di lì a poco sicuramente avrebbe sentito.

“Tenshinahn. ma cosa?” Questa volta fu Yamcha a parlare, da sopra la spalla di Bulma. Quest'ultima, sorpresa, aprì gli occhi, guardandosi intorno.

C'era una scena bizzarra in effetti, a cui assistere.

I tre esseri erano a terra che si lamentavano stropicciandosi gli occhi, temporaneamente accecati. I loro scuoter erano in frantumi. Bulma riusciva a vedere pezzi di vetro verde o rosso brillare nel fango. Davanti a lei, infine, l'amico Tenshinahn teneva tra le braccia l'ormai defunto Crilin che, in quella posizione, sembrava addormentato.

Fu allora che la donna ricordò: il Taiyoken era una tecnica utilizzata dall’ amico che riusciva ad accecare temporaneamente l’avversario.

“Andiamo Yamcha muoviamoci!”

Volarono via, veloce. Talmente veloce che la donna dovette nascondere il volto tra le pieghe della tuta di Yamcha, per non far lacrimare gli occhi.

Quando li riaprì, erano davanti alla botola dalla quale era uscita. Si guardò intorno meravigliata, Yamcha e Tenshinahn avevano espressioni dure e tese. “Forza, sbrighiamoci!” disse il primo dei due, aprendo la botola in ferro. “Forza Bulma, scendi!”

 

“Oddio.. ma quello è..”

“Kakaroth!”

L'intero gruppo guardò fuori dalla casa. Erano passati molti mesi dall'ultimo incontro. Bulma iniziò a tremare. Yamcha le circondò le spalle con un braccio, per conforto e protezione.

“Sta tranquilla..!”

“Oh.. Yamcha..”

Dietro di loro una ragazza gemette. Chichi era dimagrita molto nell'ultimo periodo a dispetto del ventre rigonfio che si sorreggeva con le mani.

“Come.. come osa farsi vedere qui dopo ciò che ha fatto a Chichi!” Crilin agitò il pugno in aria, nervoso.

“Basta, manteniamo tutti la calma.” la voce infine, del vecchio maestro Muten , raggiunse i loro cuori. Fu il primo ad avviarsi verso la porta, andando incontro a Kakaroth.

“Kakaroth.. è tanto che non ti vediamo. Come sei cresciuto!”

“Stupido vecchio, osi ancora rivolgerti a me come se fossi un ragazzino?”

“Cosa sei venuto a fare qui?” uscì anche Crilin, seguito da Bulma e Yamcha.

“Già! Non ti è bastato ciò che hai fatto a quella povera ragazza? A Chichi?”

Kakaroth ghignò. “Perchè cosa le ho fatto? Non mi sembra le sia dispiaciuto!”

Si sentì un singhiozzo dall'interno. L'uomo si lasciò andare ad un espressione sorpresa.

“Oh, è qui! Bene.. com'è che dite voi, stupidi umani? Due piccioni con una fava!”

Crilin fece dei passi in avanti, verso il nemico.

“Cosa vuoi dire?? Cosa sei venuto a fare qui??”

Kakaroth rispose con uno sguardo beffardo. Si avvicinò a lui, arrivando ad un palmo dal suo volto.

“Crilin!! Allontanati da lui!” un'altra voce sopraggiunse. Un altro uomo, anch'esso glabro ma più alto e muscoloso osservava la scena arcigno. “Cosa diavolo sei venuto a fare qui, Kakaroth?”

Si sentì ancora la ragazza mora piangere e lamentarsi. Bulma non riusciva ancora a smettere di tremare.

“Voglio la donna che cercate di nascondere!”

La richiesta lasciò tutti in silenzio. Bulma iniziò a scuotere la testa. “Cosa vuoi ancora da lei??” la voce assunse strane tonalità acute. Era nervosa, impaziente, a disagio.

“Questi, donnaccia, sono affari miei.”

“Non è già abbastanza ciò che le hai fatto?”Ormai la donna dai capelli turchini urlava. Yamcha la tratteneva per il braccio.. probabilmente senza di lui Bulma si sarebbe già scagliata sul Saiyan.

“Porta mio figlio con sé, no? Non mi farebbe male un alleato, sapete..” ghignò, Kakaroth.

“Ora.. muovetevi.”

“Ora basta, Kakaroth. Allontanati da qui.” intervenne Muten, ponendosi davanti all'uomo.

Fu il tempo di un ghigno.

Fu il tempo di un battito d'ali.

Fu il tempo dell'infrangersi di un'onda del mare sulla spiaggia.

Un raggio rosso partì dalle mani di Kakaroth e trafisse il petto del vecchio.

Muten stupito barcollò per qualche metro all'indietro.. aprì la bocca, cercando di parlare, ma dalle sue labbra gocciolò solo sangue misto alla saliva. Poi cadde, sotto le urla dei presenti.

“Ora, volete fare la sua stessa fine? Non credo. Quindi su, non fate storie.” detto ciò, con una velocità superlativa riuscì ad arpionare il braccio di Chichi.

“LASCIALA!” urlò Tenshinahn, avventandosi contro di lui con un pugno che sfortunatamente egli schivò con grande facilità.

Kakaroth si alzò in volo, sollevandosi di qualche centimetro. Si voltò verso la scienziata ghignando.

“Tieni donna, a me non serve più.” detto ciò le lanciò contro un oggetto simile ad un orologio, circolare. Questo cadde nella sabbia e brillò davanti al sole del mattino.

“E'.. è il radar..”

“Già! Ho esaudito il desiderio.. sono riuscito a ricontattare i miei compagni! Ora, con il vostro permesso, sto andando ad accoglierli!” non disse altro. Rivolse loro una sola, glaciale occhiata e volò via, lontano da quell'isola.

 

 

“Salutiamo l'amico Crilin, che si è più volte battuto per proteggere questa nostra terra..”

Mr. Popo parlava con voce di tuono, accanto a quello che era solo l'abbozzo di una lapide.

Una pietra rozzamente levigata, sulla quale erano incise parole d'amore e d'affetto sincero. Ecco l'oggetto in quel momento circondato da persone sofferenti.

Bulma si strinse al braccio del fidanzato, il volto rigato da lacrime amare, gli occhi arrossati.

Crilin era morto.

Ricordava ogni cosa di lui. Ricordava le prese in giro, le risate, le frasi di conforto. Era sempre stato il suo migliore amico. Quante volte l'aveva aiutata a riappacificarsi con Yamcha?

Anche lui ora era andato via.

Yamcha prese una manciata di terriccio con la mano e la riversò all'interno della bara. Stessa cosa fece Tenshinahn e infine Bulma, tra le lacrime e il dolore. Quest'ultima si chinò sulla lapide e vi lasciò un puro e bianco crisantemo.

'Addio amico mio..'

La messa funebre finì, tutti tornarono alla loro 'vita', se così poteva essere definita. Bulma si inginocchiò davanti alla lapide, tremante.

“Tesoro..” Yamcha posò gentilmente la mano sulla spalla fine della donna, in segno di conforto.

“Se n'è andato anche lui.. prima il Genio.. poi lui.. quanto ci resta per raggiungerli? Non c'è più speranza.. io..”

“Bulma.. basta.”

“No, Yamcha.. voglio stare da sola.. scusami.” supplicò lei, senza alzare il viso. Il ragazzo assentì e si allontanò con passi cupi.

“Ti ricordi quando mi tranquillizzavi, Crilin? Quando mi dicevi che tutto sarebbe finito..?” sussurrò alla lapide, in un misto di saliva e lacrime. Tossì, cercando di liberarsi dal peso che le bloccava lo stomaco. Le mancava il respiro, il pianto era incontrollabile. La donna era scossa dai singhiozzi.

“Mi avevi promesso.. avevi promesso che ci saresti stato!” urlò contro la bara fredda. Si strinse le mani al petto, sentendo il proprio cuore tamburellare veloce.

“Crilin..” sussurrò poi, mentre con l'indice sfiorava le lettere incise sulla fredda pietra.

 

“Amico sincero, ci hai tanto rallegrato con i tuoi sorrisi.

Ora illuminaci il cammino in questa vita tenebrosa

con il tuo ricordo.”

 

La donna si alzò mentre con il palmo si asciugava al meglio le gote umide. Sospirò profondamente, senza però riuscire a placare i celeri battiti del cuore.

Si allontanò di qualche passo e si guardò intorno con un sospiro.

Quella zona dei sotterranei pullulava di crisantemi.

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^Angolino piccino picciò^

Ok, dopo aver combattuto la mononucleosi (-.-''') che per due settimane mi ha costretta a letto, lontana da pc e università (e libri, ora ho un arretrato tremendo da studiare ç_ç) rieccomi qui con l'aggiornamento.

Cosa dire.. sono contentissima per le tre recensioni! Vi riempirei di baci se non fosse ancora potenzialmente infettiva XD quindi mi limito al grazie!

Spero che questo capitolo vi piaccia :* Baci (virtuali e non infetti) a tutti voi!! :)

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