An unexpected luck

di Lyrael
(/viewuser.php?uid=61639)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** So quello che voglio ***
Capitolo 2: *** Veleni e tazze di tè ***
Capitolo 3: *** Una svolta inaspettata ***
Capitolo 4: *** Nessuna domanda inutile ***
Capitolo 5: *** Facciamo il tifo per voi. ***
Capitolo 6: *** Notizie dal passato ***
Capitolo 7: *** La vita oltre la morte ***
Capitolo 8: *** Case e regali ***
Capitolo 9: *** Ci penserò, domani. ***
Capitolo 10: *** Giuro che lo brucio! ***
Capitolo 11: *** L'unica soluzione possibile ***
Capitolo 12: *** Opinioni convergenti? ***
Capitolo 13: *** Epilogo - Meno male che non l'ho bruciato... ***



Capitolo 1
*** So quello che voglio ***


An unexpected luck

Capitolo 1 - So quello che voglio.

 

'Luci, finalmente' pensa Draco, 'sono ore che cammino, mi fanno talmente male i piedi che me li taglierei...'

Si avvicina alla siepe di un giardinetto incolto e cerca di capire a chi potrebbe appartenere. Vede vecchi calderoni arrugginiti e stivali di gomma infangati appoggiati ad uno dei muri della casa e, dal chiarore delle finestre mosso a tratti dalle figure all'interno, capisce che c'é sicuramente qualcuno. E che potrà chiedere aiuto. Non che abbia intenzione di metterla così, un Malfoy non chiede aiuto, cerca collaborazione.

Entra circospetto nel giardino, si avvicina alla porta della casa e, dopo aver preso un lungo respiro, si decide a bussare.

"Salve!" esclama col suo miglior sorriso quando la porta si apre.

Un ragazzo allampanato e dagli inconfondibili capelli color carota, oltre a quantità industriali di lentiggini in faccia, se ne sta fermo come una statua nel chiarore che viene dalla porta, spalancata come stanno diventando i suoi occhi e la sua bocca.

Malfoy è rimasto congelato, con la mano a mezz'aria e un sorriso che si trasforma nell'espressione dell'altro.

Il rosso non ci pensa due volte, gli sbatte la porta in faccia e urla agli altri di precipitarsi giù.

Malfoy sta allegramente maledendo dentro di sè Merlino, Morgana, tutti i maghi e le streghe di cui conosce il nome e, tanto per essere sicuri, anche quelli sconosciuti, che non si sa mai.

Sta per battere in precipitosa ritirata quando la porta si spalanca nuovamente e adesso i pel di carota sono parecchi di più, pensa Draco con appena una puntina di panico.

E in mezzo a quell'allegra brigata di espressioni minacciose e bacchette sguainate, due occhi smeraldo lo osservano, più increduli che altro.

Draco raddrizza le spalle, abbassa la mano 'ma che cavolo, ce l'avevo ancora alzata?' e sfoderando la sua migliore espressione da lord annoiato (per chi non la conoscesse: sopracciglia lievemente inarcate, occhi semichiusi e sguardo altezzoso dal suo metro e settanta di boria) si schiarisce la voce ed esordisce con uno strascicato:

"Buonasera, se non sbaglio ci conosciamo."

Nessuna risposta.

Va bene, lui è un Malfoy e quelli sono Weasley, ma insomma, un po' di educazione!

"Io avrei..." comincia Draco. Cosa? Bisogno di aiuto? Un favore da chiedere? Freddo e voglia di una tazza di tè? Scarta tutte le ipotesi umilianti e se ne esce con: "Ho perso la bacchetta!"

Come se quello spiegasse tutto.

Il primo a riaversi è proprio lo Sfregiato, che si fa avanti sempre con la bacchetta alzata e lo apostrofa: "Malfoy." Non è una domanda.

'Ah, andiamo bene' pensa Draco, 'velocità di reazione allo stupore e successivo recupero intellettivo pari a quelli di un Vermicolo. Morto.'

"Che ci fai tu qui?" riprende Potter.

"Ho perso la bacchetta, mi sembrava di averlo già spiegato." sospira Draco.

"Si, ma perché sei qui?!" ripete Potter.

"E che ne so?" sbotta Draco. "Mi sono materializzato in quello stupido fiume e per poco non annego. E quella stupida bacchetta mi è scivolata di mano e se l'è presa la corrente!" termina irritato.

"E non potevi richiamarla con un Accio?" ribatte Lenticchia.

"Weasel, devo ricordarti che i maghi normali hanno bisogno di un piccolo bastoncino magico per fare magie?" risponde Draco sempre più incazzato.

Ma perchè è dovuto finire lì? Perchè non una stupida casa Babbana piena di stupidi Babbani? No, frena, Babbani poi no, eh?

"Merlino, Malfoy! Questa giornata me la devo segnare sul calendario! Hai appena ammesso di essere inferiore a qualcuno. A me, per la precisione." ghigna Ron mentre Draco comincia a realizzare.

'Merda! Me l'ero proprio dimenticato...'

Dalla sconfitta della Mezza Serpe in capo, né Weasel, né la Zannuta, né tantomeno lo Sfregiato hanno avuto quasi più bisogno di bacchette. Cioè, la sfoderano ancora, magari più per abitudine che altro, ma soprattutto per gli incantesimi minori possono farne a meno. Draco l'aveva sentito dire, ma da questo a crederci ce ne corre. Si sente uno stupido. E giusto un filo preoccupato...

Ma è bagnato fradicio sotto il mantello, è stanco, è sera e non ha un posto dove andare. Ed è senza bacchetta. Decide che se lo fanno entrare, può adattarsi persino ai Weasley.

"Allora, posso entrare?" Ormai l'irritazione e l'astio se ne sono praticamente andati, e la sua voce esce più lamentosa di quanto non vorrebbe, 'Per Salazar, sto supplicando...' pensa amareggiato.

"Devo perquisirti." ribatte Harry.

Draco aggrotta le sopracciglia ma non dice nulla.

Potter si avvicina e comincia a passargli la bacchetta da una parte all'altra, poi gli fa vuotare le tasche e Draco pensa che non ci deve pensare, perché ha i piedi mezzi congelati e se per entrare a scaldarsi sarà costretto a farsi anche mettere le mani addosso va bene lo stesso. Purché si sbrighino.

Harry arretra e sembra soddisfatto del risultato. Draco allora fa un passo verso la porta ma Weasel lo blocca con una mano e un'occhiataccia.

"Non mi fido! Propongo di legarlo!"

Draco lo guarda con una faccia da 'non ci credo!' ma Molly Weasley si riscuote, assesta uno scapellotto sulla nuca del figlio e lo rimprovera: "Se Harry ha detto che è ok, va bene così, Ron!"

Draco non sa se ringraziarla o sentirsi offeso, così opta per uno sguardo quasi neutro, in cui cerca di inserire un po' di gratitudine. Non troppa, meglio non esagerare.

Molly però sostiene lo sguardo, capisce e non infierisce oltre, ma fa un cenno d'assenso e si sposta per lasciarlo entrare.

Draco e le sue membra intorpidite ringraziano e per la prima volta in vita sua mette piede in casa dei suoi cugini. Alla lontana, per fortuna.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Veleni e tazze di tè ***


Capitolo 2 - Veleni e tazze di tè.

Da almeno mezz'ora Draco trova interessantissima la sua tazza di tè. La quarta, per la precisione, e la fetta di torta alla melassa fatta in casa. La sta massacrando col cucchiaino, ma non si è ancora deciso a mangiarla.

E' seduto ad un capo del tavolo di cucina di casa Weasley e gli altri, a parte Molly appoggiata al lavello, sono tutti a semicerchio e lo osservano senza dire nulla.

Nemmeno Draco sa cosa dire, ma qualcuno dovrà pur rompere quel silenzio, no? Oramai è così denso che tra un po' li spingerà fuori dalla stanza per farsi posto. Draco capisce che se non comincia lui, nessuno lo farà, così si volta verso Molly e con un sorriso incerto le dice: "Grazie."

Probabilmente lei non se l'aspetta, tanto che trasale appena, ma poi sorride di rimando e l'atmosfera migliora decisamente.

Harry decide che l'hanno fatto rosolare a sufficienza, così prende la parola.

"Sai che dovremmo chiamare qualcuno, vero? Gli Auror, o il Ministero, almeno."

Non l'ha chiamato per nome, ma Draco alza lo sguardo e annuisce. 'E' già andata bene che non mi hanno Schiantato', pensa, ma la sua fortuna, che sembrava essersi assentata solo per un po', può aver deciso di prendersi una lunga vacanza, quindi gli rimane solo la speranza che non lo facciano. 'Non subito almeno.' Non molto a cui appigliarsi, ma meglio di niente.

"E non ci hai ancora spiegato perchè sei finito qua." prosegue Harry.

Draco sa che dovrà spiegare in che situazione si trova, non l'ha ancora ammesso veramente nemmeno con se stesso, quindi l'idea di doverlo fare a voce alta davanti ai Weasley e allo Sfregiato non gli piace per niente, ma non può sottrarsi e butta fuori un borbottio indistinto.

"Stvscppnd..." bofonchia guardandosi le mani. Belle, lunghe, affusolate, meglio sicuramente che dover guardare le loro facce.

"Prego?" lo apostrofa Harry.

Draco si schiarisce la voce e ripete, sempre ad occhi ostinatamente bassi: "Stavo scappando."

"E da chi, di grazia?" incalza Harry.

'Ok', pensa Draco, 'così non può andare avanti'. Se non si decide lui a spiattellare subito tutta la storia, quella tortura durerà un'eternità e francamente è l'ultima cosa che vuole.

La prima sarebbero vestiti puliti (i suoi li hanno asciugati con un Incantesimo, ma fanno schifo e lui si vergogna), la seconda una doccia calda e la terza un letto per farsi una dormita. Decente, se non buona. E' una vita che non riesce a godersi qualche ora di sonno meno che agitata, e siccome non gli hanno fatto ancora nulla, spera che gliela concederanno prima di consegnarlo.

Così Draco si schiarisce ancora la voce, prende un altro respiro profondo e attacca.

"Un gruppo di Mangiamorte mi stava addosso ma eravamo in una zona di Londra non magica quindi non hanno provato subito ad attaccarmi ma mi seguivano ed erano sempre di più e mi sono fatto prendere dal... panico, ecco."

E' arrossito talmente tanto mentre snocciolava la sua tirata che si sente bruciare il viso e ha ancora meno voglia di alzare gli occhi, ma pensa che sia una buona cosa farlo e guardare Potter e dimostrargli che non sta mentendo. Così si decide e quando incontra lo sguardo dello Sfregiato si rende conto con sollievo che lui sembra credergli.

'Meno male. Sto rivalutando le potenzialità della verità rispetto alle cazzate...' poi riprende: "Così non ho pensato davvero a dove andare e mi sono ritrovato a mollo in quel fiume oltre le colline, laggiù."

Mentre lo dice ha alzato il braccio sinistro per indicare la direzione e si ritrova con quattro bacchette di nuovo puntate contro. I gemelli, Lenticchia e la sorella minore. Non Potter.

Stranamente questo lo rincuora e decide che se Potter si fida di lui, lui potrà fare lo stesso. E' talmente stanco di guardarsi sempre alle spalle che ci mette mezzo secondo a deciderlo. Potter del resto sarà sicuramente al corrente di come stanno andando le cose per Draco.

In effetti Harry in quel momento sta pensando esattamente a quello. Al fatto che dalla sconfitta di Voldemort per Malfoy le cose siano precipitate sempre di più e lui si è ritrovato odiato dai soliti nemici e pure dagli ormai ex-amici. Praticamente solo, visto che il padre è rinchiuso ad Azkaban da più di due anni e a quanto sembra ha rinnegato suo figlio. Di sua madre Harry non sa nulla, ma non crede che lei se la passi molto meglio. Per cui, in fin dei conti, Malfoy è messo peggio di lui. Peggio di chiunque altro, in effetti.

Harry si meraviglia che non sia impazzito.

***

All'ora di cena arriva il signor Weasley e dopo alcuni momenti di comprensibile imbarazzo, durante i quali Draco pensa che la sua misera fortuna sia definitivamente migrata su Marte, si accomodano tutti a tavola e servono pure lui.

Draco sta per la maggior parte del tempo zitto e osserva le persone attorno al tavolo con grande interesse, perchè sembra che poco a poco abbiano accettato la sua presenza. La signora Weasley è addirittura gentile, e questo fa si che anche gli altri gli rivolgano qualche domanda, alle quali risponde un po' titubante ma in modo sincero.

Il "problema Malfoy" si ripresenta però al momento di andare a dormire. Sembra che nessuno sia disposto a dividere la stanza con lui, per paura di essere attaccato nel sonno, probabilmente. I gemelli non vogliono assolutamente dormire separati e Draco pensa un po' maliziosamente che ci deve essere qualcos'altro sotto, e che gli piacerebbe indagare. Siccome di dormire con Lenticchia non se ne parla anche se Draco non si esprime, perchè Ron al solo pensiero diventa verde e si precipita in bagno, esclusa la Weasley piccola rimane solo Potter.

"Ok, dormo io con Malfoy" dice Harry in tono piatto. Ron, che è appena rientrato nella stanza, gli consiglia di legare Malfoy al letto, così Harry non dovrà star sveglio tutta la notte a controllarlo. Draco fa per rispondere ma un'occhiataccia di Potter lo fa desistere e lui si avvia mestamente per le scale.

'Dopotutto' pensa Draco, 'almeno non mi fanno dormire nel pollaio. Magari solo perchè hanno paura che potrei avvelenargli tutte le galline...' ma si tiene per sé le sue considerazioni e si avvia in bagno con il pigiama che gli hanno fornito. Verde, sia ringraziato Merlino.

Ha appena finito di lavarsi e cambiarsi: alza gli occhi sullo specchio e incrocia quelli di Potter che, appoggiato allo stipite della porta, lo osserva. Draco non sa come reagire e tanto per cambiare, arrossisce. 'Sto regredendo alla modalità Grifondoro tredicenne', si dice sarcastico, ma si guarda bene dal confessarlo ad Harry, che non ha smesso un attimo di fissarlo.

"Un attimo e ti lascio il bagno, Potter" ma lui non risponde e Draco è certo di aver visto spuntare un minuscolo sorriso sulla sua bocca. Poi Harry si gira e torna in camera.

Draco non sa proprio cosa pensare e l'unica cosa che gli viene in mente è che Potter lo stesse controllando. Chiude l'acqua, mette via lo spazzolino e dopo aver spento la candela, attraversa il corridoio per affrontare la sua prima notte in casa Weasley. Non si sente in pericolo, minacciato o che, ma solo un po' abbattuto, perchè per quanto siano stati gentili con lui, non è molto meno che un prigioniero guardato a vista. 'Se non altro qui non ci sono i Dissennatori' si consola, ma questo pensiero non gli dà più sollievo di tanto. Spera solo che Potter non lo leghi davvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una svolta inaspettata ***


Capitolo 3 – Una svolta inaspettata

La mattina arriva con un bel sole di fine inverno e l'aria è pulita e luminosa. Draco si stiracchia, ancora affondato nel materasso e piacevolmente avvolto dalle coperte, e sorride fra se nel rendersi conto che Potter, effettivamente, non lo ha legato.

La seconda piacevole sorpresa sono vestiti puliti e asciutti che gli hanno lasciato in fondo al letto. 'Beh, se non altro non dovrò presentarmi al ministero come uno straccione.' si consola.

Quando scende per colazione si trova da solo con Potter e la signora Weasley. Siccome sono i due che l'hanno accolto meglio, Draco si sente un po' più rilassato. Solo un pochino.

Poi si chiede perché il Signor Weasley, che lavora al Ministero, non l'abbia svegliato per accompagnarcelo e proprio non sa darsi una risposta.

Ci pensa Potter per lui.

"Arthur si è rifiutato di consegnarti agli Auror, almeno per oggi. Ha detto che sei solo... com'è che ti ha definito?... 'solo uno spaventato mago diciassettenne senza bacchetta'. Personalmente penso che tu sia pericoloso come un Basilisco anche senza, ma lo rispetto troppo per contraddirlo. Quindi, ringrazia la tua fortuna e vedi di non fargli cambiare idea." lo informa con durezza Potter. "E magari, se ti impegni, potrei cambiarla pure io." finisce con un ghigno poco rassicurante.

Draco diventa color magenta e ricomincia a guardare il suo tè. Annuisce ma non dice nulla. E quando il tè è ormai gelato e gli si è fermata la circolazione nelle dita delle mani, da quanto le ha strette attorno alla tazza, alza lo sguardo su Harry e cerca di recuperare un po' di dignità. Diventando ancora più rosso di prima.

I tre giorni seguenti passano senza che nessuno accenni ancora alla stranezza della situazione. Loro sono lì e c'è anche lui. Fine della discussione.

Certo, non può muovere un passo senza che qualcuno lo scorti, ma per il resto lo lasciano in pace. A parte Lenticchia che continua a sussultare tutte le volte che lo vede come se lui fosse Mirtilla Malcontenta. E Potter non lo maltratta nemmeno più.

'Mi sono ridotto proprio bene, se mi basta essere contento di questo... Merlino Draco come sei caduto in basso.' ma nel suo pensiero c'è più ironia che disgusto.

La cosa più strana in effetti è che Potter non lo strapazza. Se lo è ritrovato tutte le sere appoggiato allo stipite della porta mentre si cambiava per la notte, sempre il solito sorrisino e poi... niente. Deve capirci qualcosa! E al più presto.

***

La quarta notte che passa alla Tana, Draco si sveglia all'improvviso.

Vorrebbe girarsi nel letto ma qualcosa glielo impedisce. 'Mi hanno legato!' è il suo primo pensiero, ma non sente né vede corde '... non qualcosa... qualcuno..' è il secondo, mentre uno spiacevole pizzicore gli scorre sulla pelle e la paura invade il suo cervello.

'Non posso... muovermi ma...'. Draco si fa coraggio, volta pian piano la testa e si trova il naso di Potter a cinque millimetri dal proprio.

Adesso non sa davvero cosa pensare e vorrebbe svegliare il ragazzo che si è trovato nel letto, ma Potter non dà segno di... nulla: ha un'espressione serena e rilassata, il respiro regolare e gli ha passato un braccio attorno alla vita. Draco crede che sia sonnambulo ma 'si fanno casini se si sveglia un sonnambulo?'. Non lo sa e poi Potter non gli ha fatto niente di male, anzi, lo sta abbracciando ed è bello e si sente al sicuro.

Ci mette due secondi netti a decidere che quella strana cosa gli va benissimo e siccome il collo comincia a fargli un po' male decide di girarsi, e tanto per essere sicuro appoggia il suo braccio su quello di Pot... Harry, si corregge mentalmente, e incrocia le proprie dita alle sue.

È così tanto tempo che nessuno lo abbraccia che non si ricordava più come ci si sente. Quell'abbraccio è così tenero che non vuole privarsene e la tenerezza gli è mancata tanto, proprio tanto, quindi va bene così.

Si riaccoccola più vicino ad Harry e si dice che se l'altro si dovesse svegliare e dirgli qualcosa, ci penserà al momento. Se no, pace.

***

La mattina si sveglia ed Harry è nel proprio letto, addormentato. Se l'altro non gli dirà nulla, Draco non lo farà di certo, perchè sente ancora la sensazione di calore che ha provato quella notte, non vuole rovinarsi nemmeno il ricordo e spera anche che Harry lo rifaccia. Non lo ammette quasi nemmeno a se stesso, ma stare così vicini gli è piaciuto proprio un sacco e, per la prima volta da tanto tempo, non si è sentito solo.

A colazione Harry non accenna a quel che è successo. Draco riflette, mentre lo osserva da sopra la tazza del tè, e tace anche lui.

I gemelli invece lo sbirciano interessati: vorrebbero sfruttare le informazioni per ricattare Draco come si deve ma Molly Weasley gira attorno al tavolo come una trottola e, siccome non vogliono che senta, non si azzardano a chiedergli nulla; aspetteranno più tardi.

***

I giorni cominciano a scorrere che nemmeno se ne accorge. La vita prende uno strano ritmo regolare e la routine delle sue giornate gli fa quasi perdere il senso del tempo.

Mangia con i Weasley, dorme con Harry e passa le sue giornate bighellonando dal salotto alla camera dei gemelli. Stranamente, sembra che quei due lo abbiano preso quasi in simpatia, forse perchè sta gradatamente abbandonando i suoi modi spocchiosi. I gemelli gli permettono persino di assistere a qualcuno dei loro esperimenti e un paio di volte gli chiedono pure un consiglio. E anche se è ancora senza bacchetta, non ha fatto nessun tentativo per fregarne una. Questo dovrebbe farlo preoccupare. O no?

'Dev'essere la loro influenza.' pensa un po' sorpreso, 'Spero solo che non mi verranno i capelli rossi. E le lentiggini. Noo, quelle noo...'

Se non sta con loro, passa il tempo a leggere i libri che Harry gli procura: romanzi Babbani, soprattutto, che a lui piacciono tantissimo.

Ma un pomeriggio Draco si sente inquieto, non riesce a concentrarsi nella lettura e dopo aver fissato per dieci minuti buoni lo stesso paragrafo, chiude il libro di colpo.

'Non può andare avanti così' si dice deciso.

Non che nessuno gli abbia detto qualcosa. A dire la verità, a parte Lenticchia che continua a guardarlo come se fosse un'Acromantula, gli altri lo trattano in modo quasi normale e di certo gentile. Si accorge che da quando è arrivato l'hanno trattato via via più come un ospite che come un prigioniero. Non che gli dispiaccia, per carità, ma forse dovrebbe...

'Sdebitarmi?'

E' più sorpreso da quel pensiero che da tutta la situazione che sta vivendo, ma quando un'idea gli gira in testa non riesce più ad ignorarla. Così appoggia il libro al tavolino, si alza e si dirige in cucina.

Molly Weasley sta stirando. Cioè, sta manovrando il ferro con la bacchetta e intanto traffica ai fornelli. Siccome non si è accorta di lui quando è entrato, dopo qualche secondo Draco si schiarisce la voce e lei si gira.

"Io...cioè... volevo sapere..." Così non va. Riproviamo.

"Volevosaperesepotevodareunamano." butta fuori tutto d'un fiato. E arrossisce. Pensa che pur di uscire in fretta di lì gli vanno bene anche le galline.

Molly lo guarda per un attimo, poi la sua espressione si intenerisce e gli fa cenno che le va bene.

"Puoi pelare le patate per la cena", gli indica una ciotola ed il coltellino appoggiato di fianco. Senza bacchetta Draco dovrà farlo a mano e non ha mai "pelato una patata per la cena" in vita sua - 'pozioni conta?' - ma ora che si è deciso non si tirerà indietro.

Poi si rende conto che Molly Weasley gli lascerà usare una potenziale arma e che la fiducia è una cosa ben strana e la puoi trovare dove meno te l'aspetti.

Ancora un po' imbarazzato e titubante si avvicina la ciotola, prende una patata e comincia il suo lavoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nessuna domanda inutile ***



Capitolo 4 – Nessuna domanda inutile

Rientrano tutti alla spicciolata per la cena. I gemelli lo guardano un po' stupiti, ma si limitano ad un ghigno e un cenno del capo, che Draco ricambia. Il signor Weasley è più impressionato, ma dopo un attimo in cui rimane a bocca aperta, si volge verso la moglie e comincia a raccontarle la giornata. La migliore di tutte, però, è la faccia di Lenticchia quando esce dal camino e lo vede; la sua espressione è veramente impagabile, pensa Draco, che si concede stavolta un ghigno di antica memoria abbassando il capo per non farsi vedere. Si chiede anche se Lenticchia mangerà le patate quella sera...

Ad ogni modo nessuno ha commentato, anche perché gli sguardi che Molly lancia loro devono essere terribilmente convincenti, così lui si sente in dovere di ringraziarla. Ogni volta alza lo sguardo e mette sempre un po' più di gratitudine nei suoi occhi. Lei capisce e annuisce senza parlare.

L'unico che non lo squadra sconvolto è Harry, anzi ha un'espressione compiaciuta più che sorpresa e quando gli si avvicina gli dice solo:

Ti ho portato un altro libro.”

Grazie.” risponde semplicemente. Il fatto che Harry l'abbia guardato così lo fa sentire assurdamente felice e Draco termina il suo lavoro sentendosi molto soddisfatto di sé.

Da quel giorno, oltre a leggere e passare un po' di tempo con i gemelli, si offre sempre di dare una mano e Molly gli affida piccole incombenze domestiche, ma mai nulla di troppo faticoso.

Siccome le giornate si sono allungate e il tempo è migliorato, Draco comincia ad occuparsi anche un po' del giardino e si diverte un sacco a potare la siepe dandole forme strane o a liberarlo dagli gnomi, che fa volare sempre più lontano, accompagnando ogni lancio con una risata. Una volta scorge Harry che lo osserva dalla finestra della loro camera e non può fare a meno di sorridergli. E Harry ci rimane di sale.

Sì, perché, anche se ogni notte Draco se lo ritrova nel letto, Harry non sa ancora nulla di ciò che fa mentre dorme e lui si guarda bene dal rivelarglielo. Draco si rende conto che se dovesse rinunciare a quella loro strana intimità si sentirebbe malissimo.

Una notte, però, Harry rimane nel proprio letto e Draco si sveglia perché non è più abituato a dormire tutto solo. Si gira verso l'altro letto e si accorge che c'è qualcosa che non va. Harry sta gemendo piano, nel silenzio della casa addormentata, e agita le gambe e scalcia e muove convulsamente le mani come a scacciare qualcosa, o qualcuno.

Draco capisce che sta avendo un incubo. Ormai è ben sveglio: esce dal letto in un lampo e si infila sotto le coperte con il compagno. Harry è cosparso da un velo di sudore freddo, i capelli appiccicati alla fronte e l'espressione aggrottata e sofferente.

Draco allora lo abbraccia stretto passandogli un braccio dietro le spalle e con l'altra mano comincia a carezzargli il viso e i capelli finché non si calma un po'. Poi fa una cosa che non ha mai nemmeno pensato: appoggia un bacio delicato e lento sulla sua tempia e rimane lì, con le labbra a sfiorare la pelle morbida ma fredda di Harry, mentre con la mano gli carezza la guancia opposta.

Non si chiede neanche perché lo sta facendo: sa che non riesce a fermarsi e capisce che dare affetto e tenerezza a chi ne ha bisogno è bello e giusto quanto riceverne.

Si addormenta così, con il viso attaccato a quello del compagno e tanto calore dentro che scalda tutti e due.

***

Quando Harry si sveglia, la mattina dopo, sbarra gli occhi sconvolto: sente che c'è un braccio adagiato mollemente sul suo torace e siccome non è il suo, perché si sta guardando le mani, e li ci dormono in due deve essere... 'Malfoy?'

Si mette a sedere di scatto e lo guarda orripilato. Comincia a sospettare che con tutte le volte che l'ha squadrato dalla porta del bagno Draco si deve essere messo in testa chissà quali idee; lui lo faceva solo per controllarlo e magari innervosirlo, davvero!, e... 'perché diavolo mi giustifico con me stesso? E' Malfoy, è ovvio che lo tenevo d'occhio! O... no? Avanti Harry, convinciti che è così, forza!'

Il cervello di Harry sta ancora navigando tra le varie ipotesi, ma c'è qualcos'altro di lui che invece ha già capito tutto e svetta allegramente sull'attenti. La sua mano si appoggia di colpo sulla sua erezione, che è decisamente più sveglia di lui. In tutti i sensi.

No no no, non può proprio essere eccitato per Malfoy, non esiste, non se ne parla.

Harry si volta verso Draco che è ancora addormentato, si blocca, lo fissa e... lo vede come non l'ha mai visto, come se fosse la prima volta. Ed è bellissimo.

Harry non riesce a smettere di guardarlo perché il viso e le braccia di Malfoy, le uniche cose scoperte, sono come una calamita per i suoi occhi. Harry si rende conto che non ha nessuna voglia di chiuderli o distoglierli per far finta che lui e l'altro non siano vicini, attaccati nel suo letto, anzi la cosa che vorrebbe fare in quel preciso istante è alzare una mano e scostare una ciocca di capelli dalla fronte di Dra... Malfoy, si corregge mentalmente.

E senza che lui se ne accorga, la sua mano ha preso l'iniziativa, si è già mossa verso il viso del suo compagno e un attimo dopo la sua bocca la segue e lui si ritrova a baciare Malfoy. Il quale, svegliatosi, strabuzza gli occhi, emette un piccolo singulto e gli si spalma letteralmente addosso.

A guardarli da fuori non si capisce quasi più nulla, perché tra coperte, braccia, mani e bocche si sono trasformati in una creatura mobile in continuo mutamento, visto che nessuno dei due ha ricollegato il cervello e l'istinto agisce per conto suo.

Si staccano con un sospiro e un gemito e inalano aria così rumorosamente che di sicuro li hanno sentiti anche gli gnomi superstiti in giardino. Che se la ghignano.

L'ossigeno inalato ha rimesso in moto i pensieri di entrambi: dopo aver preso a calci i rispettivi ormoni, i cervelli decidono che quella cosa è pazzesca e che i due si devono dare una calmata.

Si guardano prima stupiti, poi sempre più orripilati, staccano di colpo le mani dal corpo dell'altro e schizzano fuori dal letto come due molle, uno da ogni lato . Ma mentre gli ormoni di Harry sono quasi tornati al loro posto, quelli di Draco non si danno per vinti e lui aggancia gli occhi smeraldo con i suoi, che ora sembrano mercurio in movimento, nubi estive da temporale. E Harry si perde.

Appoggia ancora ansimante un ginocchio sul letto, con la tipica intraprendenza Grifondoro. Anche Draco continua ad ansimare ma non riesce a muovere nessun'altro muscolo, Harry è sempre più vicino, sempre di più, gli sta afferrando la nuca e non c'è quasi nulla di gentile in quel gesto ma è così urgente e disperato e possessivo che Draco non riesce a tirarsi indietro.

Non vuole, perché lo desidera anche lui quel contatto, vuole sentire la lingua di Harry che gli sfiora le labbra e cerca la sua, vuole sentire gli occhi chiudersi perché a quel punto la vista non serve più per parlare con la pelle di Harry e la sua mano e il suo odore, tutti che gli stanno dicendo che è desiderato. E' la sensazione più meravigliosa, dolorosa e sconvolgente che ha mai provato, non si avvicina neanche di striscio alle volte che ha baciato Pansy o qualcuno degli altri. Draco si chiede se dipenda dal fatto che Harry è un ragazzo per lui coi ragazzi è più o meno sempre così… ma in effetti non gli sembra… no.

Le mani di Harry su di lui sono diventate due e una sta pigramente scorrendo sulla sua spina dorsale e lui sta 'Oooooddio' impazzendo per le scosse che gli trasmette, è come l'energia che gli usciva dal braccio verso la bacchetta quando la usava, ma decine di volte più potente.

'Merlino, no!' pensa disperato, perché ha capito che dipende tutto dal fatto che è... lui, Harry: quello che dovrebbe odiare. Ma anche Harry dovrebbe odiarlo e ritrarsi e come minimo Schiantarlo. Solo che non lo fa, continua a baciarlo come se fosse nato per quello e ora lascia scorrere entrambe le mani sulla schiena di Draco, le spalle, il viso, il collo. Cosa può fare Draco se non ricambiare?

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Facciamo il tifo per voi. ***


Capitolo 5 - Facciamo il tifo per voi.

Crak.

Il suono di una materializzazione.

I due ragazzi non ci fanno subito caso, almeno finché Draco non sente una bacchetta puntata sul collo e due braccia che lo staccano da Harry e lo sbattono indietro a sedere sul suo letto.

E' così stravolto da tutto che non riesce neanche a protestare e guarda con occhi spalancati i gemelli che ricambiano con uno sguardo tra l'incazzato e il furioso. Sono talmente rossi per la rabbia che non si vedono più le lentiggini.

"Così il nostro serpentello ha deciso di approfittare della convivenza forzata, eh?" lo investe Fred.

"No, io..." comincia Draco, ma è ancora spaventato e non riesce a proseguire.

"Tu cosa?" riprende George "stavi cercando di strangolarlo o ci siamo sbagliati? Perché l'impressione era proprio quella!"

"Per non parlare dei versi disperati che stava facendo Harry."

"Disperati?" domanda Harry con gli occhi spalancati.

"Sì, Harry, ti è andata bene che abbiamo sentito e ci siamo insospettiti. Se non fossimo venuti a vedere..." dice Fred mentre sta ancora agitando minacciosamente la bacchetta davanti al collo di Draco.

"No, ragazzi," prova Harry, scuotendo la testa e tentando di convincerli, "lui non ha fatto niente..."

"Niente?" Sbotta George.

"A parte un Imperio magari..." continua Fred imperterrito.

"Ma... ma... non ho nemmeno la bacchetta!" replica Draco indignato.

"Zitto tu!" lo apostrofa George.

"Ragazzi..." riprende Harry cercando di calmarli, "sono... è colpa mia... sono io che... che l'ho baciato..." finisce in un sussurro mentre si siede sul letto. E arrossisce.

'Meno male che non sono rimasto l'unico sulla terra ad imbarazzarsi' pensa Draco ora, sollevato anche da quello che Harry ha detto. L'ha difeso!

Le facce di Fred e George passano dal minaccioso all'incredulo in un baleno. Guardano prima uno e poi l'altro, che adesso non riescono più ad alzare gli occhi.

"Oh..." Fred.

"Beh..." George.

"In questo caso..." di nuovo Fred.

"Scusateci." e si Smaterializzano fuori dalla stanza.

In questo momento Draco si sta chiedendo se il suo povero cuore riuscirà a sopportare altre sorprese. Tutta l'eccitazione di prima si è volatilizzata come le pozioni di Potter quando Piton è particolarmente maligno con lui. Non si azzarda ancora ad alzare lo sguardo perché è imbarazzato, più che impaurito, adesso che ci sono solo loro due e che quello che stavano facendo gli torna in mente di colpo.

"D-Draco?" sussurra Harry.

Draco si decide ad alzare gli occhi e vede gli stessi pensieri in quelli di Harry. Rimangono a fissarsi, Draco con un po' di disperazione e Harry con qualcosa che può essere dispiacere.

Poi Harry fa l'ultima cosa che Draco si aspetterebbe.

Si piega un po' in avanti, alza un braccio con la mano che trema e gli carezza la guancia con i polpastrelli.

***

La giornata passa tesa e nervosa.

I gemelli guardano Draco e Harry e scuotono la testa sogghignando. Molly non ci vede chiaro, li interroga ma non ottiene risposta e scuote la testa pure lei.

Draco invece la scuote tutte le volte che si accorge di aver fissato Harry per un po' troppo tempo, con espressione imbambolata e bocca semi aperta come aggiunte. E quando si volta non si accorge che Harry lo fissa di rimando e fa la stessa cosa.

A cena c'è uno strano silenzio. Il signor Weasley non capisce perché e continua a stupirsi che le sue battute allegre non facciano nemmeno sorridere i gemelli che di solito sono un ottimo pubblico ma sembrano distratti da qualcos'altro. Ginny guarda Malfoy in cagnesco, e, visto che non l'ha mai fatto, Ron guarda in modo strano prima lei poi i gemelli. Senza capirci nulla.

Molly, che di figli e casini se ne intende, comincia invece a capire qualcosa. E scuote la testa sconsolata.

All'ora di andare a dormire, Draco si ritrova senza forza nelle gambe, che proprio non riusciranno a portarlo in camera e si dice che 'oh, sarebbe splendido poter dormire sul divano sfondato del salotto...'

Se non che Ron ha deciso che oggi è il suo turno di fare il cane da guardia. Prima lo chiama, poi lo incita, infine lo tira su dal divano e praticamente lo spinge su per le scale e si chiede perché quello stupido furetto si comporti così.

Harry, invece, dopo cena si è scusato con tutti e si è precipitato in camera, dopo un salto in bagno alla velocità della luce, si è cambiato e sepolto sotto le coperte, sperando con tutte le sue forze di addormentarsi il prima possibile. Per non dover affrontare Draco nel letto di fianco.

Forse ci ha messo un po' troppa forza, perché quando Draco entra nella stanza molto più tardi, lui è ancora completamente sveglio anche se si blocca e cerca di non muovere nemmeno un muscolo.

'Se pensa che stia dormendo non mi chiederà niente, forse... Merlino Harry, sei tu che l'hai baciato, cosa vuoi che ti chieda? Di rifarlo?... ' Ci riflette meglio. 'Eh, magari...'

Draco se ne sta con le spalle alla porta e non si decide a muoversi. Si accorge che Harry è immobile e spera proprio che si sia addormentato.

'Ma insomma,' si rimprovera Draco, 'cosa vuoi che succeda? Che mi baci di nuovo?' poi fa un sospiro sconsolato. 'Eh, magari...'

Così si avvicina al letto cercando di non far scricchiolare le assi del pavimento, che sembra si siano coalizzate contro di lui e lo stanno facendo tutte.

'Persino la casa se la prende con me...'

Arriva al letto, sposta le coperte in fretta e si sdraia sulla schiena. Con gli occhi spalancati.

'Merlino... e se torna nel mio letto anche stanotte?' si chiede. 'Come faccio a farmi passare la voglia di baciarlo?' Mentre pensa, non si è neppure accorto che ha girato la testa e che sta guardando la forma di Harry sotto le coperte dell'altro letto e i suoi capelli incasinati e così morbidi che finisce per desiderare che Harry vada nel suo letto, così almeno lui potrà carezzarlo e stargli vicino. Anche se Harry non se ne ricorderà. Meglio così.

Harry si sente pizzicare la nuca, come quando qualcuno ti fissa, e decide che non può più ignorare Draco e anzi non lo vuole proprio e si gira sull'altro lato. Rimane incollato a quelle due pozze di argento liquido. Poi sorride.

Draco è immobile nel letto e sembra che ce l'abbiano inchiodato, così è Harry che deve fare la prima mossa: scosta lenzuola e coperte sempre con gli occhi agganciati ai suoi, si alza e si avvicina all'altro ragazzo. E senza dire nulla o chiedere il permesso, ma con quell'espressione ferma negli occhi, scivola nel letto del compagno e lo abbraccia stretto prima di cominciare a cercare la sua bocca.

Adesso può anche chiudere gli occhi, se vuole, perché è con Draco e lo sta baciando ed è stupendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Notizie dal passato ***


Capitolo 6 – Notizie dal passato

Quasi senza che se ne accorgano arriva la fine di aprile. Ormai sono tre mesi che Draco vive con Harry dai Weasley ed è diventato sempre più un ospite, strano ma vero. 'Sarà l'istinto da chioccia di Molly,' pensa Draco, 'ma sia ringraziato Merlino.'

Si chiede anche cosa avrebbero fatto, lui e sua madre, se Harry si fosse presentato a casa loro. Rabbrividisce pensando che probabilmente lui l'avrebbe schiantato e rinchiuso nelle segrete del Manor, ma non sa se sua madre si sarebbe opposta. Certi comportamenti e pensieri di Narcissa gli sono ancora piuttosto sconosciuti. Forse anche a lei sarebbe tornato l'istinto materno, ma probabilmente il pensiero che suo marito è ad Azkaban per 'colpa' di Potter avrebbe schiacciato l'impulso protettivo. Sua madre è tante cose, ma Draco non sa dire quale avrebbe preso il sopravvento.

Molly invece è stata da subito una specie di scudo e di rifugio.

Così, il giorno che Arthur Weasley torna a casa per pranzo, cosa insolita per lui, e si avvicina a Draco con la Gazzetta del Profeta in mano e un'espressione corrucciata in faccia, il primo istinto di Draco è di guardare Molly, che gli fa un piccolo sorriso e lo accompagna in salotto, stringendogli le spalle con fare materno e comprensivo.

'Ecco, ci siamo.' si dice Draco con un senso di disperazione che cresce ad ogni passo. 'Mi consegneranno agli Auror e finirò ad Azkaban. E tutto perché sono stato un vigliacco e non ho mai detto un no a mio padre.'

All'improvviso l'idea peggiore non è quella di finire tra le grinfie dei Dissennatori, ma di lasciare quel posto tranquillo, il calore che, nonostante tutto quello che lui è, gli hanno trasmesso, accettandolo.

E dover lasciare Harry.

Non hanno mai fatto 'l'amore?' si dice Draco. Ma amore è una parola troppo importante e grande, piena di responsabilità e promesse, quindi tutto quello che è successo la notte con Harry lui non l'ha mai definito così.

Si sono baciati, oh sì, strusciati, accarezzati, guardati e toccati e masturbati a vicenda. E tutto sempre senza farsi domande, senza parole, a parte gemiti e sospiri, perchè hanno diciassette anni e il tempo per farsi le domande verrà più avanti, se fra loro ci sarà, un avanti.

Sembra che le ore del giorno siano eterne, mentre quelle della notte passano con il conto alla rovescia che ogni volta si avvicina inesorabile allo zero. E nessuno dei due vuole sprecarle parlando, perchè le parole forse uscirebbero sbagliate e stonate. Invece il loro istinto è giusto e così lo sono i loro corpi e le mani e qualunque altra parte di loro che dice silenziosamente all'altro l'unica cosa importante: non sei solo.

***

Draco si siede lentamente sul divano e spera che quello si animi, lo leghi e impedisca al signor Weasley di portarlo via, anche se a parole non glielo dirà mai.

Invece Arthur si siede sulla poltrona di fronte e mentre tende il giornale gli dice solo "Mi dispiace..." con occhi veramente dispiaciuti ed addolorati.

'Perché è addolorato?' pensa Draco stupito. Poi abbassa gli occhi e vede il titolo a tutta pagina.

<< Lucius Malfoy muore durante un tentativo di evasione! >>

E sotto la foto di suo padre.

Solo che non è più suo padre.

E' un ammasso di stoppa biancastra sopra ossa sporgenti e occhi folli cerchiati dalle occhiaie e guance incavate e denti neri.

Draco è sconvolto ma deve sapere: apre il giornale con ancora l'immagine di quel relitto d'uomo negli occhi e rilegge le prime righe dell'articolo due volte prima di capire cosa dicono.

Lucius Malfoy era riuscito ad eludere la sorveglianza delle guardie cieche di Azkaban, ma gli Auror l'avevano inseguito fin sulla scogliera e uno di loro, sicuramente un novellino, non ha trovato niente di meglio da fare che Schiantarlo. A un passo dal precipizio.

Il mare e le scogliere non fanno differenza tra Maghi e Babbani, accolgono tutto quello che viene. Lucius è caduto come una bambola di pezza troppo pesante e si è schiantato molti metri più sotto.

***

Arthur Weasley ha continuato a guardare Draco in silenzio, forse con gli occhi un po' lucidi e quando è sicuro che il ragazzo abbia finito di leggere, gli appoggia una mano sulla spalla. Gli occhi di Draco quando lo guarda sono un misto di orrore e stupore, ma sono asciutti.

"Penso..." prova Draco con voce roca, poi riprende. "Penso che dovrò preparare... la mia roba, ora. Tanto non ho quasi niente." finisce con una risatina isterica e disperata. E fa per alzarsi.

Arthur lo trattiene. "Non devi fare proprio niente che tu non voglia. Non ti sto cacciando da casa mia, non ho mai avuto intenzione di farlo." Poi gli sorride con sguardo paterno. "Non mi hai deluso, Draco, non hai tradito la fiducia che ti abbiamo accordato. Puoi restare quanto vuoi e ti assicuro che nessuno degli altri si azzarderà a dire niente."

Draco lo sta guardando sempre più sorpreso e pensa che il signor Weasley sia una persona molto sottovalutata da chi vede solo capelli rossi e un'aria bonacciona e un po' svanita. Dietro ci sono un uomo buono, assennato e forte, di quella forza che suo padre, con tutta la sua alterigia, non ha mai avuto.

Il signor Weasley è una roccia salda a cui aggrapparsi per non precipitare e Draco fa così, si sporge verso di lui e si appoggia al suo petto, col viso girato verso il suo braccio, e chiude gli occhi ancora asciutti.

Si ritrova abbracciato da una persona che suo padre gli aveva insegnato a disprezzare e la notte sta abbracciato a chi dovrebbe odiare. Si rende conto che ha dato e ricevuto più abbracci in quei tre mesi che in tutto il resto della sua vita. E se possibile si sente ancora più infelice.

Quando il contatto comincia a diventare imbarazzante, Draco si stacca piano dal petto del Signor Weasley e con un muto ringraziamento si volta e imbocca mestamente le scale.

Non vuole raccattare le sue cose, non vuole andare via, vuole solo sdraiarsi e dormire, dormire e dimenticare. E poi ricominciare la sua vita.

***

In cucina Harry non riesce più a stare fermo sulla sedia, che punge come la pelliccia di uno Knarl.

"Io..." comincia, ma non sa come continuare, non si azzarda a dire a voce alta 'Voglio andare da lui', così guarda Molly che gli fa un cenno col capo e lo spedisce di sopra.

Molly non ne ha più di dubbi. Sa cosa sta accadendo tra i due ragazzi e pensa che se quello che è successo da quando Draco è arrivato l'ha potuto cambiare in meglio, come sembra, lei farà di tutto per proteggerli, anche se dovesse mettersi contro i suoi stessi figli. Niente vale di più che recuperare alla vita una persona sperduta. Niente. Soprattutto se si tratta solo di un ragazzo.

Molly ragiona anche sul fatto che loro non gli hanno dato cose. Durante tutta la sua vita da principino viziato, per Draco gli oggetti costosi hanno soppiantato l'affetto e la comprensione e non hanno fatto altro che riempire quel vuoto con altro vuoto. Una cosa che lei non farebbe mai, nemmeno se potesse permetterselo.

'A quel ragazzo' pensa Molly con affetto 'sarebbe bastato solo un po' d'amore in più.' ed è felice che sia Harry a darglielo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La vita oltre la morte ***


Capitolo 7 – La vita oltre la morte

Harry si è fiondato per le scale facendo i gradini due alla volta, ma davanti alla porta chiusa della sua camera si ferma e si chiede se entrare o meno, se lasciare Draco al suo dolore o se può provare a consolarlo. Col tempo Harry è diventato un ragazzo sicuro di sé, ma quando è con Draco non sa mai bene come comportarsi, perché quello che c'è tra loro lo spiazza e non riesce nemmeno a dargli un nome.

Quindi non sa fin dove può spingersi, non vorrebbe fare niente di sbagliato o irreparabile perché, ora lo capisce, se dovesse allontanare Draco, lui starebbe malissimo e farebbe solo soffrire l'altro ragazzo. E questa è l'ultima cosa che vuole.

Così bussa piano alla porta. "Draco?" lo chiama. Ma Draco non risponde.

Sicuramente non ha sigillato la stanza, visto che è ancora senza bacchetta. 'Già' si sorprende Harry, 'non ne ha più avuta una in mano da quando è arrivato, ma non l'ha nemmeno cercata o chiesta. O rubata.'

Sembra proprio che il suo compagno si sia adattato a quella nuova vita senza cercare di cambiarla, che l'abbia lasciata proseguire com'era iniziata, senza magia, e che invece di cercare di modificare il mondo attorno a sé per ottenere qualcosa, sia cambiato lui. Forse ottenendo molto di più.

Harry pensa che la gente a volte è ben strana, ma lui è anche molto orgoglioso di Draco e si sente incredibilmente felice. Per tutti e due.

Quando finalmente entra nella stanza, Draco è un mucchietto teso e silenzioso rannicchiato sul letto. Harry si avvicina incerto e si siede sul bordo del proprio letto, di fronte a Draco, che se ne sta fermo con gli occhi spalancati e le braccia strette attorno al petto. Ma non piange.

Harry vorrebbe fare qualcosa, oltre a guardarlo, perché vederlo così gli causa un gran dolore, ma Draco lo anticipa. Allunga una mano e stringe come una morsa una delle sue e fa talmente male che Harry ha paura che gli spezzerà le dita. Ma non la ritrae.

"Non sento niente..." dice Draco in un sussurro, "lo so che dovrei... essere... addolorato o... distrutto... era mio padre ma... non ci riesco, mi vergogno..."

Tira la mano di Harry verso di sé, la porta al viso, chiude gli occhi e sfrega la guancia sul dorso di quella mano che ama già, perché ha bisogno di conferma per ciò che prova e di perdono per ciò che non riesce a provare.

Rimangono così finché Harry non ce la fa più, perché è in una posizione scomoda e si sente ormai anchilosato. Ma non vuole staccarsi da Draco, anzi vuole stargli più attaccato possibile. Si alza senza lasciare la mano di Draco, lo guarda e si accorge che ora il suo ragazzo ha qualcosa di nuovo negli occhi. Non è più solo vuoto, disperazione e smarrimento: è bisogno. Di lui, del suo corpo, di sentirsi... vivo.

Harry si stende, lo abbraccia e comincia a baciarlo. E, mentre lo fa, si rende conto che non basterà stavolta, che Draco avrà bisogno di sentirsi vivo fino in fondo, di andare oltre la morte del proprio padre. Così comincia a scorrere le mani sulla schiena del suo compagno, che fa lo stesso con lui; si tolgono i vestiti che sono diventati di troppo, perché l'unica cosa che li scalderà davvero sarà la pelle di uno su quella dell'altro.

Draco abbraccia Harry, lo bacia e gli si struscia contro e la rivelazione colpisce all'improvviso anche lui: non si fermerà a quello, il suo istinto primordiale vuole gridare al mondo che lui è ancora lì, oltre la fine di un uomo che avrebbe dovuto amare ma per il quale non riesce a provare nulla. E lo vuole urlare con Harry, anche se al mondo forse non interesserà e non lo ascolterà.

Le loro carezze si fanno più urgenti e brevi e spezzate come i sospiri, sembra quasi che non ci sia abbastanza tempo.

Harry sa già dove vuole spingersi Draco, ma non è notte e tutti sono in casa, svegli, a farsi domande. In un ultimo istante di lucidità prima di perdersi, Harry Silenzia e Sigilla la stanza e ricomincia da dove si era interrotto.

***

In cucina i gemelli stanno ormai sghignazzando senza freni e Molly continua a squadrarli arrabbiata, perché secondo lei dovrebbero almeno aver rispetto per il motivo per cui Draco è così giù di morale. Anche Ginny guarda male i fratelli e in più deve cercare di spiegare a Ron cosa sta succedendo.

Ron, dal canto suo, sono circa venti minuti che fissa prima i fratelli, poi la sorella e la madre con la stessa espressione di Leotordo. "Ma insomma," sbotta quando non ce la fa più a sopportare risatine e occhiatacce, "qualcuno mi vuole spiegare?"

"Si, certo, Ronnino, vallo a chiedere a Malfoy." sghignazza Fred.

"O magari a Harry." ulula George ormai sdraiato sotto al tavolo.

Ginny si alza nella sua migliore versione di un tornado Weasley al femminile e gli si para davanti con le braccia sui fianchi e l'aria battagliera.

"Non ci provare Ron! Non pensarci nemmeno!" ringhia la piccola. "Se sei scemo non è colpa nostra, ma non andare a rompergli le scatole proprio adesso!"

Ron conserva l'espressione di Leo e chiede: "Perché?"

"Merlino, fratello, ma come hai fatto ad arrivare a diciotto anni se non ti accorgi mai di niente!" gli dice Fred sbalordito fra le risate.

"Ma io..." comincia Ron che si sta arrabbiando.

"Ma tu niente!" interviene Ginny. " Il padre di Malfoy è morto e lui è a terra e Harry lo sta consolando..." Peccato che abbia rovinato l'effetto imperioso mettendosi a ridere sulle ultime parole.

Ron spalanca la bocca nell'attimo in cui comprende quanto è stato stupido e capisce perché Harry voleva passare sempre più tempo con Malfoy, invece di giocare a scacchi con lui o volare o fare qualche partita a Quidditch con Ginny e i gemelli. E durante un nuovo scoppio di risate alle quali si è unita anche Molly, diventa rosso come il tramonto che si vede fuori dalla finestra.

All'ora di cena non li hanno disturbati, Molly è stata irremovibile. Li lasceranno in pace almeno fino al giorno dopo, una bella dormita è quello che ci vuole.

Quando accenna alla 'dormita' i gemelli rischiano di strozzarsi con il purè e Molly li guarda piuttosto male, ma capisce che si sono trattenuti e così lascia correre.

***

Draco si sveglia a notte fonda abbracciato a Harry. Non ha più sonno e non si sentiva così bene da tantissimo tempo. E' calmo e rilassato in un modo strano, come quando si è troppo stanchi anche solo per fare la doccia dopo una partita vittoriosa di Quidditch, ma felici per quel calore che parte dallo stomaco, o da un po' più giù, e ci si sente... languidi, ecco la parola.

Draco si sente proprio così e si alza appoggiandosi al gomito: alla luce della luna guarda Harry che dorme con un sorriso dolcissimo in faccia.

Hanno fatto l'amore due volte quel pomeriggio, mentre il giorno se ne andava con la luce, e Draco sa che quei momenti non se li dimenticherà mai e che nessuno potrà mai portarglieli via dal cuore.

E' stato... bello. Ed è stato loro. Pensa che probabilmente si dovrebbero usare parole importanti per cose come quella che hanno condiviso, ma forse basta una parola piccola e dolce e universale come 'bello', per dire tutto, e una parola di promessa come 'loro'. Draco non l'aveva mai fatto e Harry gli ha confessato che l'ha fatto solo una volta e con una ragazza, ma non gli dice chi è. Draco non è geloso, perché è lui che adesso è lì con Harry, ma se qualcuno si azzarderà di nuovo a mettere gli occhi sul 'suo ragazzo', giura dentro di sé che lo sbranerà.

Ad un certo punto si sono ritrovati nudi ad accarezzarsi sempre più velocemente, ma Draco ha fermato la sua mano e quella di Harry e gli ha sussurrato tra un bacio e un piccolo morso sul collo che voleva sentirlo dentro di sé.

Il respiro di Harry in quel momento si è fermato e Draco ha capito che non era perché non volesse, ma perché aspettava solo che lui lo chiedesse e che non voleva costringerlo a fare nulla se non se la sentiva.

Rassicurato dalla richiesta di Draco, Harry ha rimesso in moto la sua mano e l'ha spinta oltre i testicoli del suo ragazzo, un po' più in là, fino a trovare il solco tra le sue natiche e a far scorrere un dito timido e incerto sull'apertura morbida e grinzosa, ma così invitante!

Draco ha visto la preoccupazione negli occhi di Harry, poiché sa che se non starà attento gli farà male, mentre quello che vogliono tutti e due è solo stare meglio. Allora gli ha sorriso per tranquillizzarlo. Harry ha richiamato un vasetto bianco, l'ha svitato, ha intinto un dito, poi un altro, ha riportato le dita all'apertura di Draco e ha ricominciato a carezzarlo con movimenti circolari, tirando piano la pelle per saggiarne l'elasticità e la risposta di Draco.

Durante tutto questo, da quando Harry ha cominciato a toccarlo ed è arrivato quasi a penetrarlo con le dita, Draco ha praticamente trattenuto il respiro, ogni muscolo e nervo del suo corpo teso nell'anticipazione di quel momento. Quando Harry è tornato con le dita dov'era prima, Draco ha rilasciato un lungo sospiro di sollievo e guardato il suo amante con qualcosa negli occhi che se non è amore sconfinato ci va molto, molto vicino. Forse si ama così solo a diciassette anni, quando ogni atto sembra quasi questione di vita o di morte e anche l'amore non differisce.

Poi tutti i pezzi si sono incastrati alla perfezione, un dito di Harry dentro Draco, che chiudendo gli occhi ha sentito un calore incredibile salire, salire e incendiargli l'inguine, il petto, il viso, le braccia. E' sembrato proprio che il suo corpo potesse fare a meno della sua mente e lui allora si è abbandonato alle carezze, ai baci, alle dita di Harry che sono diventate due e poi tre e poi non ci sono state più perché Harry si è spinto dentro di lui ed era tutto ciò che voleva.

Draco non lo sapeva e nemmeno il suo ragazzo, che come lui aveva poca esperienza, ma non sarebbero durati a lungo, troppo emozionati ed eccitati, giovani e inesperti.

La seconda volta è stato Draco a preparare Harry e a spingersi finalmente dentro di lui. L'ha trasformato in un elogio della lentezza, perché tutto fosse perfetto e dolce e quasi infinito. Quando si sono staccati, le uniche cose a separarsi sono stati i loro corpi e Draco ha pensato che avessero ristabilito l'equilibrio cosmico tra la vita e la morte. Ma non è stato tutto lì. Hanno anche stabilito il 'loro' equilibrio. Ognuno dei due ha detto all'altro ciò che aveva bisogno di sapere. Farsi l'amore a vicenda ha avuto un preciso significato: l'amore stesso.

Appena se ne rende conto, una bolla di calore e felicità gli esplode nel petto e sta quasi per mettersi a piangere dalla gioia, ma non vuole disturbare Harry. Così si riaccoccola di fianco a lui, cercando di muoversi il più lentamente possibile, gli passa un braccio sulla vita e si riaddormenta.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Case e regali ***


Capitolo 8 – Case e regali

Qualche giorno prima del compleanno di Draco, Harry prende una decisione. Gli comprerà un regalo. Non uno qualsiasi, ma qualcosa con un preciso significato; è sicuro che Draco capirà.

Ci ha pensato all'alba, mentre il chiarore colorava il viso del suo ragazzo di rosa e oro. Hanno fatto l'amore quella notte e lui gli ha detto 'Sei bellissimo' mentre Draco ha risposto 'Io ti amo'. Harry ha sentito il cuore in gola per l'emozione, ma non è riuscito a dire nulla. Così ha pensato che se non riusciva ad esprimere ciò che sentiva con le parole, doveva farlo in un altro modo.

La mattina di inizio giugno è calda ed invita ad uscire presto, così chiede al suo ragazzo se gli va di accompagnarlo a Diagon Alley per fare qualche acquisto.

Draco ci pensa un attimo poi decide che ha proprio voglia di fare un giro a Londra; accetta con un sorriso radioso e, appena sono soli, si sporge sul tavolo e schiocca ad Harry un bacio sulla bocca. Harry pensa che gli occhi felici di Draco sono così luminosi che, un giorno di questi, a furia di guardarli, diventerà cieco. E gli sorride di rimando. Si dice anche che Draco si è meritato quel giro; l'unica altra volta che si è allontanato dalla Tana è stato due settimane prima, con Harry, quando ha chiesto di poter vedere sua madre.

***

Inizio flashback

Draco aveva già fatto inoltrare dei messaggi a Narcissa tramite il signor Weasley, perchè voleva che lei sapesse che stava bene. Ogni volta le faceva dire di non preoccuparsi per lui e che almeno per il momento non sarebbe tornato a casa. Il signor Weasley la prima volta aveva aggrottato la fronte, ma non aveva fatto domande e lui non aveva dovuto spiegare nulla. Meglio così.

Dopo la morte di Lucius, però, Draco non aveva più potuto far finta di niente, aveva chiesto di fare un salto a casa e aveva domandato ad Harry di accompagnarlo. Harry aveva accettato.

Si erano trovati al cancello del Manor e Draco sembrava non avere il coraggio di percorrere il vialetto e bussare al portone. Di casa sua.

Cosa avrebbe detto a sua madre? Cosa gli avrebbe detto lei?

Harry non era riuscito a fare altro che stringere la mano di Draco mentre si avvicinavano alla villa e lo aveva visto con la coda dell'occhio diventare sempre più pallido e nervoso. Non che temessero qualche pericolo, Narcissa si era completamente allontanata dalla fazione fedele a Voldemort, il signor Weasley se n'era accertato oltre ogni dubbio e aveva rassicurato i ragazzi. Harry aveva capito che l'incertezza di Draco dipendeva da quello che si aspettava che sua madre gli chiedesse: di tornare a casa, da lei e magari da una streghetta purosangue con la quale far proseguire la stirpe. Visti gli ultimi risultati con Lucius, Harry aveva pensato che le menate della stirpe di sangue puro non fossero altro che quello: menate.

Ma Draco? Cosa pensava davvero lui? Non ne avevano mai parlato e Harry in quel momento se ne pentiva amaramente.

Era stata proprio Narcissa ad aprire la porta. Draco si era fatto avanti intimidito e aveva lasciato che sua madre lo baciasse sulla fronte tenendogli una mano. Harry aveva atteso che finissero di salutarsi, dicendo poi a Draco che l'avrebbe aspettato in giardino e avviandosi in direzione di una grande quercia.

Si era messo seduto sull'erba e aveva aspettato.

Mentre i minuti si trasformavano in ore, i dubbi di Harry si erano trasformati in paura e dolore lancinate, lì nel petto, come un mattone rovente che gli impediva quasi di respirare. Quando non ce l'aveva fatta più, si era alzato sperando e temendo che Draco uscisse dalla casa. E in quel momento il portone si era aperto, Draco era lì e gli si era avvicinato lentamente senza parlare con un'espressione indecifrabile in viso. Ma non aveva chiuso la porta.

Poi l'aveva preso per mano, si era incamminato per il viale e adesso Harry non riusciva davvero quasi più a respirare e a trattenere le lacrime perché sapeva che Draco l'avrebbe accompagnato al cancello e gli avrebbe detto addio.

Arrivati al confine del parco, Draco aveva oltrepassato l'entrata, sempre tenendo Harry per mano, e aveva chiuso il cancello alle loro spalle.

Harry si era bloccato e anche Draco si era dovuto fermare con un braccio teso all'indietro e la mano del suo ragazzo stretta nella propria. Si era voltato con un sorriso che da triste era diventato via via più radioso e gli aveva detto a bassa voce: "Andiamo a casa."

Harry era rimasto fermo in silenzio a guardarlo e poi aveva obiettato: "Ma io... credevo..."

"Lo so, credevi ti avrei lasciato per tornare a... casa mia." aveva risposto Draco alla domanda non espressa di Harry. Poi si era avvicinato sempre con gli occhi nei suoi e aveva assunto un'espressione seria e decisa mentre continuava. "Casa è dove chi c'è ti ama per come sei, non per come pensa che dovresti essere. Casa è dove la tua presenza è una costante e la tua assenza un'eventualità mai desiderata. Casa è dove, se non ci sei, chi resta sente la tua mancanza e quando torni te lo dice." Aveva sospirato per tutte le implicazioni che le sue parole lasciavano trasparire tra le righe, ma poi aveva sorriso di nuovo. "Vuoi essere casa per me Harry? Posso esserlo per te?"

Quante parole avrebbe dovuto usare Harry per replicare? Tante, perché restavano tanti dubbi e problemi e cose non dette, fra loro.

Aveva risposto solo "Si."

Fine flashback

***

Si Smaterializzano direttamente nel retro del negozio dei gemelli. Harry ha ottime ragioni per fare tappa lì: prima di tutto Draco aveva voglia di vedere i Tiri Vispi e le novità che i gemelli gli hanno mostrato quando le stavano ancora perfezionando. Harry lo sa e gli fa piacere che Draco se ne interessi.

Poi potrà lasciarlo in un ambiente controllato: non perchè vuole che Fred e George gli facciano la guardia, assolutamente no, ma solo perché il suo ragazzo sarà in un posto sicuro, al riparo da brutti incontri. Draco è sempre senza bacchetta e chi lo inseguiva qualche mese prima può farsi meno scrupoli ora e decidere di rapirlo o peggio. Harry non vuole neppure pensare a quella possibilità. Ci sono i gemelli e Draco starà bene.

Così si fa indietro lentamente guardando i tre ragazzi che scherzano e chiacchierano appoggiati al bancone, apre la porta e si precipita fuori, corre per Diagon Alley e si infila nel negozio per acquistare il regalo. Siccome non sa se il modello sarà giusto, rimane d'accordo col proprietario che potrà tornare per cambiarlo.

Esce e rimpicciolisce la scatola, deve essere una sorpresa, e per nasconderla bene in fondo alla tasca le fa raggiungere le dimensioni di un Galeone. A casa potrà infilarla in fondo al baule, tanto sa che Draco è stato più che corretto e non ha provato a guardarci dentro nemmeno una volta. Poi va a comprare la cera per il manico della scopa e torna al negozio di scherzi.

***

Il giorno del compleanno di Draco pranzano in giardino. Molly ha preparato tutte le cose che piacciono al loro ospite e un'enorme torta glassata.

Draco ha anche ricevuto tanti piccoli regali e, all'apertura di ognuno, le lacrime hanno fatto capolino tra le sue ciglia, i suoi 'grazie' sono stati accompagnati sempre da un sorriso commosso. Non si aspettava niente del genere.

Solo Harry non gli ha ancora consegnato il suo dono. Ce l'ha ancora in tasca, e siccome è piccolo come una moneta, ci sta giocherellando da un po', e continua a domandarsi se avrà fatto o no la scelta giusta. Poi si dice che oramai non ha senso mettersi dei dubbi, così si volta di spalle a Draco e sussurrando un incantesimo ingrandisce la scatolina. Poi torna a girarsi verso il suo ragazzo, che sta ancora ringraziando i gemelli per gli scherzi e i fuochi artificiali, e si schiarisce la voce.

Draco ruota la testa sempre sorridendo, con le labbra risponde 'dimmi' e con gli occhi 'ti amo'.

Harry allunga la scatola verso Draco che la guarda e spalanca sempre di più gli occhi. Non ci sono lacrime sulle ciglia ma solo stupore e incredulità nelle iridi d'argento, illuminate dai raggi che filtrano tra gli alberi del giardino.

Draco non sa cosa fare, ma si rende conto che non può non prendere il regalo di Harry. Così lo accetta: le mani gli tremano tanto che quasi se lo fa sfuggire e Harry sorregge la scatola mentre lui toglie il coperchio e guarda, ancora senza fiato, l'oggetto appoggiato sul velluto.

Harry gli ha regalato una bacchetta.

Draco la sfiora con le dita ma non la tira fuori. Poi osserva Harry che sembra sempre più sulle spine ma non dice nulla e aspetta. E mentre lo guarda, Draco continua a carezzare la bacchetta senza prenderla in mano rendendosi conto che dietro a quell'oggetto c'è un regalo molto più grande e importante, un regalo che non ha prezzo e che nessuna fortuna in Galeoni potrà mai comprare.

Non è l'amore di Harry, quello sa di averlo, così come Harry sa di avere il suo.

Harry gli ha donato la cosa a cui Draco ambiva di più, che da un po' di tempo ha cominciato a desiderare come niente altro nella sua vita.

Harry gli ha regalato la sua fiducia.

Con questa certezza in mente e gli occhi pieni di lacrime di gioia, appoggia la scatola sul tavolo e abbraccia e bacia Harry davanti a tutti; e ride mentre le lacrime gli rigano le guance e pensa che ringrazierà Merlino per sempre, perché il giorno che ha perso la sua vecchia bacchetta è stato il più fortunato della sua vita.

FINE

***

 

 

 

Crak.

Il suono della Materializzazione fece sobbalzare Draco

"Scusi, padroncino, Lady Malfoy le fa sapere che l'aspetta nel salone per la cena."

"Grazie. Puoi riferirle che arrivo subito."

Crak.

'Ho appena ringraziato un elfo domestico...' sospirò Draco. Si sentiva decisamente a terra.

Chiuse il diario, lo infilò nel cassetto della scrivania, la sigillò e uscì dalla stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ci penserò, domani. ***


Capitolo 9 - Ci penserò, domani.

Durante la cena, Draco si era sentito osservato da sua madre, che gli lanciava occhiate fugaci e distoglieva gli occhi appena il figlio incrociava i suoi.

Narcissa ci pensava e ripensava, ma non aveva ancora trovato il modo per affrontare di nuovo con Draco l'argomento del matrimonio.

Da quando Lucius era stato rinchiuso ad Azkaban e il ministero aveva cominciato ad arrestare i componenti sospetti di molte famiglie, tra quelle che erano state legate più o meno strettamente al Signore Oscuro, le possibilità di trovare per Draco una moglie, che non fosse in rovina completa o in disgrazia, si erano notevolmente ridotte.

Rimanevano le solite due o tre possibilità, ragazze che Draco conosceva e che avrebbe potuto apprezzare, col tempo. Sapeva benissimo che non stava affatto facendo del suo meglio per il figlio e una parte di lei si sentiva in colpa, perché di certo un matrimonio combinato non sarebbe stato il massimo della felicità per lui.

In più, oramai Narcissa non poteva più negarlo a se stessa, dopo una breve e burrascosa storia con Pansy Parkinson, Draco sembrava aver completamente perso interesse per l'universo femminile. Se all'inizio era parso una sorta di periodo di assestamento, ora Narcissa era certa che il motivo fosse ben diverso.

Non che la cosa la turbasse più di tanto, non era il primo in famiglia a preferire i ragazzi e non sarebbe stato l'ultimo; in fondo anche lei si era sposata per dovere, lasciando sola ed infelice quella che aveva sperato, in un sussulto di fervore adolescenziale, sarebbe stata la sua compagna di vita.

La vita invece aveva preso una strada diversa che a lei, via via che il tempo passava, era piaciuta sempre meno. Non fosse bastato il dolore per la separazione dall'unica persona che aveva amato davvero, a parte il suo futuro figlio, tutto quello che le girava intorno aveva assunto tinte fosche, oscure, tetre. Era quasi arrivata ad odiare Lucius per la sua stupidità e miopia, Lucius che si prostrava ai piedi di uno per il quale nessuno contava nulla, se non finché lo serviva. E tutta la protervia dei Malfoy, allora? Tutte le loro chiacchiere sul sangue puro e la stirpe e bla bla bla? Chiacchiere, appunto.

Con l'incarcerazione del marito e a causa di questi nuovi pensieri, i propositi di Narcissa avevano deviato molto dalla loro primitiva direzione: ora sperava che ad un eventuale erede sarebbe arrivato anche un po' d'amore, oltre al maledetto orgoglio di famiglia, e che suo figlio, in fondo così diverso dal padre, sarebbe riuscito dove lei e Lucius avevano fallito. Il pensiero che un matrimonio combinato fondato su quelle basi non sarebbe stato una grande premessa la sfiorò, ma fece in fretta a scacciarlo.

Per portare a termine il suo progetto aveva esaminato varie possibilità. La scelta si era rivolta obbligatoriamente alle candidate che lei meglio conosceva, alle cui famiglie avrebbe potuto proporre un accordo senza sentirsi troppo umiliata o addirittura rifiutata. In fondo, chi avrebbe potuto biasimare i parenti delle ragazze che i Malfoy avevano sempre disprezzato, se le avessero risposto con insulti o scherno? Nessuno. Nemmeno lei.

Per questo aveva sperato che Draco si avvicinasse a qualcuna delle fanciulle che non si erano schierate troppo, al pari delle loro famiglie, dalla parte dei perdenti, e non erano rimaste irrimediabilmente macchiate da quella colpa. Sperava che si potesse creare una sorta di generazione neutra, che avrebbe potuto far dimenticare almeno in parte, e il prima possibile, l'estrema idiozia di quelle precedenti.

Poco prima di Natale poi, con il precipitare delle condizioni di suo marito - ormai ridotto ad una larva preda della follia - la necessità di risolvere al più presto quel problema si era fatta fastidiosamente pressante. Le vacanze erano al termine, non poteva più aspettare. E il ragazzo lo sapeva, si disse Narcissa.

Infatti, arrivati al dolce, Draco non poté più far finta di nulla. Con un sospiro e uno sguardo rassegnato, poiché pensava di sapere cosa sua madre avesse in mente, appoggiò la forchetta al piattino, incrociò le mani in grembo e cominciò:

"Immagino che vogliate parlarmi, madre."

Forte dei suoi motivi interiori alquanto contorti, ma che le davano una piccola speranza per il futuro, Narcissa si fece coraggio: "Infatti, Draco. Io volevo sapere se hai... riflettuto su ciò di cui abbiamo discusso l'ultima volta."

La voce le uscì dolce e comprensiva, e di questo Draco le fu grato. Tuttavia non poteva sottrarsi dal darle una risposta, così sospirò nuovamente e le fece un sorriso triste. "Bene, madre, penso vi sarete accorta che non ho più preso in considerazione l'idea di una relazione con una ragazza, o addirittura di sposarmi, dopo il... disastro con Pansy."

"Sì, Draco, ma..."

"Tuttavia," continuò lui come seguendo un filo di pensieri, "se mai dovessi scegliere penso che preferirei lei a, che so, Millicent, o Astoria..."

"Certo, capisco..."

"... ma se devo essere proprio sincero preferirei sposarmi con Zabini..."

Narcissa lo guardò addolorata senza replicare.

"... mi adatterei anche ad un Corvonero, tipo Terry Boot."

"Draco?"

"Si, madre?"

"Non vorrei distoglierti dai tuoi propositi di felicità ma... lo scopo sarebbe la... generazione di un erede. Non credi risulterebbe alquanto difficile con Zabini o Boot?"

"Lo so, madre." E poi Draco lanciò la bomba. "Credete sarebbe molto sconveniente se il promesso sposo fosse Potter?" disse in un sussurro, abbassando il capo e arrossendo furiosamente.

"Draco" sospirò Narcissa, "qui non ha più senso parlare di 'sconveniente' o meno, ma di tutti i candidati esaminati, non pensi che Potter sia il più improbabile?"

Draco gemette piano, cercando di non far capire a sua madre lo sconforto che provava. Non gli riuscì molto bene.

Con sguardo rassegnato si alzò e disse: "Mi rendo conto di avere ancora delle responsabilità; prenderò in considerazione le vostre opzioni e vi farò sapere al ritorno a scuola. Vi prometto che ci penserò, madre."

Con gli occhi e l'animo abbattuti, Draco fece un piccolo cenno a sua madre e si ritirò in camera sua.

***

Il ritorno a scuola di Draco fu gravato dal peso di dover prendere una decisione. Se avesse potuto si sarebbe volentieri seppellito da qualche parte - sotterranei, biblioteca, foresta proibita - pur di non dover pensare a 'quello' ogni volta che incrociava una delle candidate proposte da sua madre.

E poi c'era Potter.

La cotta che l'aveva accompagnato per i primi mesi dell'anno scolastico, si era trasformata per Draco in una passione dolorosa. Non aveva il coraggio di farsi avanti e non riusciva più nemmeno a prendere in giro Harry come un tempo, visto quello che provava ora. In più, poiché Harry aveva vinto la sua battaglia e mandato al diavolo quell'orrido mezzo serpente che l'aveva perseguitato per anni, Draco non si arrischiava più a tormentarlo come in passato, perchè non è che lui fosse stato esattamente neutrale in tutta la faccenda.

Da qualunque parte la guardasse, c'erano più problemi che altro in una eventuale e quasi insperata relazione con Potter, si diceva Draco, e non riusciva a trovare una soluzione.

Col passare dei giorni, i suoi amici lo vedevano sempre più triste, depresso, sull'orlo dell'apatia o della disperazione, a seconda dei momenti. Il rendimento scolastico ne stava risentendo, così come gli allenamenti e i risultati delle partite di Quiddich.

Alla fine della prima settimana, Blaise Zabini decise che così non si poteva proprio continuare.

Una sera che si trovavano da soli in sala comune, decise di affrontare l'argomento e cercare una soluzione. Non gli importava un accidente di Potter, ma non voleva più vedere Draco in quello stato pietoso e se per farlo stare meglio avesse dovuto sopportare l'Insopportabile-Che-Era-Purtroppo-Sopravvissuto Potter, beh... l'avrebbe fatto. A malincuore, ma si sarebbe adattato.

"Non puoi andare avanti così!" esordì Blaise guardando Draco.

"Non capisco cosa intendi" rispose l'amico sollevando il perenne sguardo affranto dal libro che stava leggendo.

'O fingendo di leggere' pensò Blaise. "Oh, lo sai benissimo, Draco. Non fare il finto tonto con me. Sto parlando di Potter."

Draco arrossì ma non disse nulla. Tornò invece al suo libro sperando che Zabini desistesse.

Il suddetto Zabini non ne aveva la minima intenzione e proseguì implacabile: "Draco, io ti voglio bene e mi dispiace vederti così, soprattutto per Potter. Ancora non riesco a capire perchè ti sia scelto proprio lui, con tutti quelli che potevi avere e che ti si sarebbero buttati ai piedi."

Si fermò un attimo aspettando una replica che Draco non fece. Allora proseguì. "Dipenderà forse dal fatto che in fondo non siete mai riusciti ad ignorarvi; odio o amore, credo che non potesse finire in altro modo."

Draco continuava ostinatamente a tacere. Zabini sferrò l'attacco finale.

"Draco, se non ti decidi tu, glielo dico io!" sbottò imperiosamente.

A quella minaccia Draco alzò gli occhi inorridito e singhiozzo: "Non lo faresti mai... Vero che non lo faresti, Blaise?"

"Oh, sì, invece." rispose Zabini con aria di sfida, sopracciglio inarcato e un mezzo ghigno che non era riuscito a bloccare.

Draco appoggiò il libro sul divano, si avventò su Blaise e gli afferrò il davanti della giacca scuotendo il compagno.

C'era più disperazione che furia nel suo gesto e Blaise non se la prese. Avvolse i polsi dell'altro con le mani e dolcemente lo fece fermare.

"Non intendo fare nulla alle tue spalle, sta' tranquillo. Volevo solo che ti riscuotessi da questo stato."

"Lo so, Blaise, sei un amico." rispose Draco un po' più calmo.

"Bene, allora questo amico vedrà di darti una mano."

Blaise lo guardò e gli sorrise rassicurante. Draco allora si staccò da lui, raccattò la borsa con i libri e si diresse con il compagno verso la loro stanza.

Non si accorse di aver lasciato il libro sul divano, né se ne accorse Blaise.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Giuro che lo brucio! ***


Capitolo 10 - Giuro che lo brucio!

Si trovano cose decisamente curiose, abbandonate come pezzi di vita non voluta. Alcune volte, i pezzi di vita dimenticati vorrebbero disperatamente rimanere tali.

La mattina seguente l'ultimatum affettuoso di Blaise, gli studenti sciamarono in sala comune Serpeverde per andare a fare colazione. Passando vicino al divano, una studentessa del terzo anno notò un libricino, lo prese, cominciò a leggerlo e, sorridendo fra sé, si disse che quel racconto era proprio carino, quindi... valeva la pena di condividerlo con le sue compagne, no? Entrando in sala grande venne intercettata dal suo ragazzo, un Corvonero del quarto anno, mentre ne parlava eccitata con le amiche, e il ragazzo la convinse a prestargli il libro. Che venne prontamente condiviso con metà della tavolata.

Di onda in onda, di parola in parola, a metà pomeriggio la storia aveva fatto il giro di tutta Hogwarts. E Draco e Harry si trovarono a dover fronteggiare la peggior tempesta mai abbattutasi su di loro dai tempi della sconfitta di Voldemort.

A suon di sghignazzate altrui, Harry si sentì catapultato indietro a quando Ginny gli aveva fatto recapitare il messaggio per San Valentino. Draco, che si era invece abituato a ricevere quasi solo sguardi sospettosi, non riusciva a fronteggiare il cambiamento e si rifugiò con Blaise in un corridoio deserto del settimo piano. Beh, deserto a parte un Pix insolitamente quieto, che aveva tutta l'intenzione di godersi la scena in sacrosanto silenzio, e magari condividerla con quanti più studenti possibile più tardi, a cena. In sala grande.

Zabini non aveva idea di come rivelare a Draco ciò che aveva scoperto a furia di origliare. Lo guardò di sbieco, poi si fece coraggio ed esordì, titubante e sottovoce, cercando di prenderla alla lontana.

"Draco, dovrei dirti una cosa."

"E meno male, Blaise!" gli urlò Draco. "Almeno tu mi vuoi spiegare cosa sta succedendo? E' da stamattina che la gente o mi sghignazza in faccia - e devo ammettere che hanno un bel coraggio - o diventa viola nel tentativo di non farlo. Passino i Grifondoro, ma dai quei patetici Tassorosso non lo accetto!"

"Shh, abbassa la voce, per Morgana! Ci potrebbero sentire!"

"Ma chi vuoi che ci senta qui!" Poi Draco lo guardò inarcando un sopracciglio, stringendo gli occhi e proseguendo con un tono basso e per nulla rassicurante: "Cos'è che dovevi dirmi, Blaise?"

***

In quello stesso momento Harry stava trascinando Ron in un'aula vuota del quinto piano.

"Ron, mi spieghi perché sono impazziti tutti? Oramai ero abituato agli sguardi sconvolti, ma qui mi ridono tutti dietro..."

"Amico... non so che dirti. Ho provato a interrogare Ginny, ma mi ha riso in faccia e se n'è andata."

"Pure lei?! Bene, sono proprio contento. Fortuna che è tua sorella!"

"Si, ma lo sai com'è fatta, no? Non vinco mai contro di lei."

"Va bene, Ron, ma almeno, hai capito qualcosa dagli altri?"

***

Blaise cominciò a farsi piccolo piccolo, sentiva che la sua spavalderia stava lentamente migrando per andare a farsi un giretto a Hogsmeade, o più lontano, possibilmente. Desiderò ardentemente di seguirla. Ma aveva promesso a Draco di aiutarlo e, anche se le cose erano precipitate, non poteva deludere il suo migliore amico. Inspirò profondamente e altrettanto espirò, emettendo un piccolo verso rassegnato. Poi cominciò.

"Ti ricordi quello di cui abbiamo parlato ieri sera, Draco?"

"Si certo Blaise, perché?" rispose Draco lentamente.

"Beh, ecco... è successa una cosa, oggi..."

"Non sarai mica andato a parlare con Potter, vero?" incalzo Draco con voce sempre più minacciosa.

***

"Mah, credo che riguardi Malfoy, non sono riuscito a scoprire altro." disse Ron alzando le spalle.

"Lo sapevo che stava macchinando qualcosa! Te l'avevo detto!" sbottò Harry cominciando a passeggiare nervosamente e battendo un pugno nel palmo dell'altra mano.

"Amico, cosa vuoi che macchini? E' più controllato qui che ad Azkaban, col passato che si ritrova."

"Si, è vero. Avrà lo stesso tentato qualcosa, ma stavolta gli è andata male, e adesso lo prendono in giro. Ma io, che c'entro?"

***

"No, no, non ci sono andato da Potter, ti assicuro!" rispose Blaise terrorizzato con gli occhi spalancati agitando le mani davanti a sé. "Niente del genere. E' che... ricordi che mi avevi raccontato del tuo diario... sai quello dove scrivi i tuoi pensieri..." ammiccò Blaise con intenzione.

"Sì, e allora?" domandò Draco sempre più nervoso.

"Ecco, Draco..." proseguì Blaise asciugandosi il sudore dalla fronte col dorso della mano, " non ti ricordi dove l'hai messo l'ultima volta?"

"Certo che sì, ce l'ho qui nella borsa, lo stavo..." rispose mentre frugava in mezzo agli altri libri.

***

"L'unica cosa che mi sembra di aver capito è che Malfoy ha scritto qualcosa che riguardava te, ma non so perché dovrebbero ridere tutti così."

"Magari ha coniato un nuovo slogan. 'Potter fa schifo' era pietoso, dopo tutto."

"Beh, ma allora perché ridono di lui?" domandò Ron anche a se stesso.

***

C'era qualcosa che non andava. Draco si ritrovò a tirare fuori dalla borsa tutto il contenuto, un volume alla volta, lasciandolo cadere sul pavimento man mano che si rendeva conto che il diario non era più lì. Rialzò gli occhi pieni d'orrore su Blaise, che lo ricambiò rammaricato, poiché sapeva già cos'era successo.

"Dimmi che non l'ho fatto, Blaise" sussurrò Draco, "dimmi che non l'ho lasciato..."

***

"Secondo me, Harry, non si trattava di uno slogan. Magari ti ha scritto una lettera, dove dice che vorrebbe essere tuo amico come lo sono io; è sempre stato geloso, ecco cosa."

"Ma dai, Ron, secondo te Malfoy scrive cose del genere, a me, e le lascia in giro?"

***

"Ho paura di sì, Draco... sul divano, in sala comune, ieri sera. Non sapevo che lo stessi leggendo, ti avrei avvisato se avessi visto, ma sinceramente non ci ho fatto molto caso."

"Chi è stato?" ringhiò Draco con gli occhi che mandavano faville.

***

"Boh, non so allora, qualcuno l'avrà trovata per caso." suppose Ron.

"E adesso si sta divertendo un mondo, già. Chissà dove è finita?" si chiese Harry.

***

"Non ne ho idea, ma oramai non credo abbia più importanza: tutta la scuola ne parla e nessuno sa esattamente da chi sia partito tutto. L'unica soluzione sarebbe Obliviare tutti, ma non credo sia praticabile. Come faremmo con gli insegnanti?" spiegò Zabini.

"Merlino in ginocchio, anche loro? Lo sanno anche loro?" gemette Draco.

"Ehm, già, ma almeno non sghignazzano come gli altri."

"Dove vado a seppellirmi, Blaise? Dimmelo tu, ti prego!"

***

"Se non si trattasse di Malfoy, mi farebbe quasi pena. Credo che se continuano a prenderlo in giro così, non gli resterà altro da fare che andare a nascondersi da qualche parte." sghignazzò Ron.

"Potremmo proporgli la Camera dei Segreti, che ne dici?" ghignò Harry in risposta.

***

"Non dire sciocchezze, Draco!"

"Hai ragione, mi annegherò nel lago. Magari la Piovra Gigante avrà pietà di me e mi finirà subito."

"Draco ma che ti viene in mente? Dov'è finito il mio intraprendente compagno! Sveglia! Dobbiamo cercare una soluzione sensata e non ne hai tirata fuori nessuna!"

"Sì, hai ragione" si riscosse Draco, "una soluzione sensata. L'unica cosa da fare è... bruciarlo! Appena lo trovo Blaise, ti giuro che lo brucio! E poi brucerò anche Potter, tanto per stare sul sicuro."

Draco si incamminò di gran carriera verso i sotterranei, con Blaise che gli trottava dietro e lo guardava alzando gli occhi al cielo per il sollievo. Per ora niente lago.

***

"Sai che ti dico, Ron? Malfoy sarà pure riuscito a venire fuori dai suoi casini con Voldemort, ma se davvero lascia in giro roba del genere, mi sa che qui a scuola è proprio bruciato. Nessuno lo prenderà più sul serio. Bella figura di merda per il principino spocchioso!" rise Harry avviandosi verso la torre di Grifondoro insieme all'amico.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** L'unica soluzione possibile ***


Capitolo 11 - L'unica soluzione possibile

Dopo tre giorni di infruttuosa ricerca, il diario di Draco non era ancora saltato fuori. Il suo umore aveva assunto via via sfumature sempre più tetre, e lo sconforto aumentava in misura direttamente proporzionale alla quantità di risatine che lo seguivano. Contando che Pix non si era lasciato sfuggire neppure un'occasione per tormentarlo, a cominciare dalla prima sera in Sala Grande, i nervi di Draco erano oramai un rovente ammasso costantemente sollecitato e pronto a scattare.

Blaise aveva sperato che le cose si calmassero da sole, visto che non erano più una novità. Ma a quanto pareva, dopo gli anni bui costantemente gravati dalla minaccia della guerra, alla gente era rimasta una gran voglia di ridere. Se potevano farlo alle spalle di Malfoy, ancora meglio.

Zabini si era così ridotto a seguire il suo amico come un'ombra, per paura che facesse gesti inconsulti, tipo gettare uno studente del primo anno nelle acque gelide del lago, o Schiantare chi gli rivolgeva occhiate più lunghe dei due secondi consentiti dalla pazienza di Draco.

Blaise non si fidava nemmeno a lasciare l'amico sotto la custodia di Tiger e Goyle e, per la prima volta in vita sua, gli tolsero dei punti durante una lezione di Pozioni, mentre bisbigliava a Draco possibili soluzioni per il 'loro' problema.

La terza sera dall'inizio di quella grottesca situazione, Blaise lo vide uscire di soppiatto dai sotterranei e lo seguì.

Quando lo raggiunse, Draco si limitò a guardarlo con aria esasperata e continuò a gironzolare in silenzio.

***

Dopo aver vagato per il castello almeno un'ora senza una meta apparente, si erano ritrovati in un'ala in disuso, con l'unica compagnia di un paio di quadri sporchi di fuliggine e qualche armatura ammaccata nelle nicchie dei muri.

Al riparo da occhi indiscreti, Draco tirò fuori dal mantello una bottiglia di Whisky Incendiario e ne scolò un lungo sorso tutto d'un fiato. Blaise tentò di portargli via la bottiglia, ma Draco aveva la fastidiosa abitudine di fargli brutti e urticanti scherzetti con la bacchetta, quando era di quell'umore. Per cui desistette saggiamente e si limitò a guardarlo con un'aria tra la compassione e la disapprovazione.

A metà bottiglia, la sbronza 'colossale' che Draco stava disperatamente cercando di procurarsi cominciò a trasformarsi inesorabilmente in'lacrimogena'.

"Draco, così non possiamo andare avanti!" esclamò Blaise.

"Infatti... Io mi fermo qui... Questa parte del castello è talmente diroccata che magari, se ho fortuna, un muro crollerà mettendo fine alle mie pene."

"Si, quello incluso."

"Eh?"

"Pene, Draco, pene..." continuò Blaise alzando le sopracciglia ed ammiccando all'inguine suo amico.

La faccia di Draco esprimeva tutto in quel momento. Vuoto assoluto.

"Santo Merlino, Draco! Era un battuta, sul tuo pene. Oddio, ma che gusto c'è se te la devo spiegare?"

"Blaise?" sussurrò Draco titubante e quasi biascicando "Se non capisco più nemmeno le tue battute ignobili, sono messo proprio male vero?"

"Esatto. In questo momento sei divertente come un drago che spiega i motivi psicologici per cui è diventato buono e vegetariano!"

"Tu non mi capisci!" si lamentò Draco.

"Anche troppo, ti giuro!" replicò Blaise torvo.

"Sei mio amico, dovresti sentirti triste per me!"

"E perché mai?"

"Si chiama em... emp... patia, condi...visione delle emo...zioni... credo. Me lo devi!" guaì.

"Draco?! Io sono felice, in questo momento della mia vita, perché mai dovrei sprofondare con te nella tristezza?"

"Perché mi vuoi... bene?" propose Draco esitante.

"Sto pensando di smettere..."

"Perché... lui non me ne... vuole?" ritentò Draco.

"Meno male!"

"Ma io... io... io lo amo!!" ululò Draco.

"No amico, sei solo ubriaco fradicio. Adesso ti porto a letto e domani ti alzerai col sorriso!"

"Io non ci vengo a... a letto con te..." fraintese Draco.

"Nemmeno io! Mai piaciuti i biondi!"

"Ma sciono tutto biondo sciai..."

"Ci credo." continuò Blaise trascinando Draco per il corridoio.

"Vuoi vedere?" buttò là il biondo con un'espressione speranzosa.

"Ma per carità, non ci tengo proprio!" sbottò Blaise.

"Buuuhhhaaaaaa... Ne...mmeno lui...."

"Stiamo rasentando il ridicolo. Draco finiscila o ti Schianto!"

"Lo sciò... che è uno schi... schianto... mi sci perdo... a vedere quel culo..."

"Te lo farà lui, il culo, se continui così..."

"Disci?... Magari... Glielo chiedi tu?" proseguì Draco sognante.

"Si, così mi faccio scuoiare..."

"Te lo... vuoi scopare?... Ma non puoi!... Scei mio amico!"

Blaise non perse tempo a rispondere. Si caricò Draco sulle spalle, raggiunse i sotterranei, arrancò per la scala del dormitorio e una volta arrivati in camera lo lanciò letteralmente sul letto. Dove Draco rimase a braccia e gambe spalancate, finalmente addormentato per la sbronza e soprattutto... silenzioso!

Poi Zabini chiuse piano la porta e si diresse in sala comune, meditando su quale poteva essere la soluzione migliore. Di tutte le idee folli che gli passarono per la mente, scelse la meno cruenta.

Si alzò dal divano, attraversò a grandi falcate la sala ed andò a cercare Lupin.

***

Praticamente nello stesso momento Hermione stava sequestrando il libro incriminato a due ridanciane Tassorosso seppellite tra gli scaffali della biblioteca.

Hermione davvero non avrebbe voluto leggerlo, non erano fatti suoi, dopo tutto, ma l'incredibile attrattiva di un qualcosa composto da parole ebbe la meglio. Si accomodò nella sua poltrona preferita, aprì la copertina e chiuse Hogwarts fuori dalla porta del suo regno, scoprendo un nuovo mondo inaspettato.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Opinioni convergenti? ***


Capitolo 12 – Opinioni convergenti?

Harry attraversò i corridoi di Hogwarts furioso col mondo, con se stesso, con Draco Malfoy. Soprattutto con Malfoy.

Aveva appena passato la mezzora più imbarazzante della sua vita nell'ufficio di Lupin. Remus aveva iniziato il discorso partendo da lontano, chiedendogli cosa avrebbe fatto dopo la scuola, dove intendesse andare a vivere e, ciliegina sulla torta, con chi. All'inizio Harry non aveva capito il perchè di quell'ultima domanda e non aveva saputo bene cosa rispondere, poi un sospetto si era fatto strada nella sua mente. Malfoy. Tutta quella conversazione portava di nuovo allo stupidissimo Serpeverde e ai suoi deliri romantico-adolescenziali. Harry aveva sentito la rabbia montargli dentro fino a che non si era alzato, rosso e incazzato, dando le spalle a Remus e uscendo dall'ufficio del professore senza nemmeno salutarlo.

Quella storia doveva finire. Doveva trovare una soluzione e trovarla presto.

Si diresse a passo di carica verso la biblioteca. Aveva bisogno di Hermione, della sua saggezza e dei suoi consigli, per cercare di risolvere l'incresciosa situazione in cui era stato cacciato a forza. Non che gli importasse più di tanto di essere preso in giro dagli altri studenti, ma se persino Lupin si occupava di quella... 'cosa', la situazione da ridicola si era trasformata in inquietante.

Ma non potevano lasciarlo in pace, ora che non c'era più Voldemort di mezzo? Si rese conto che in vita sua mai come in quel momento aveva desiderato l'anonimato, essere uno degli studenti 'qualsiasi', quelli che nessuno ricordava se anche gliene facevi il nome. Era stanco che tutti gli stessero addosso, adesso voleva la sua vita e, per una volta, la voleva il più possibile defilata e incolore, ne aveva diritto. Invece si trovava invischiato in tutta quell'assurda storia e, come al solito, era colpa di Malfoy!

Harry entrò in biblioteca come un uragano, seguito dallo sguardo inorridito di Madama Pince che non credeva possibile che qualcuno disturbasse il suo piccolo universo. Il ragazzo si avvicinò a Hermione che lo guardava allibita, la prese per un braccio e, senza tanti complimenti, la trascinò fuori.

"Harry, ma sei impazzito!"

"Scusa Herm, ma ho bisogno del tuo aiuto. Non so a chi altro rivolgermi, mi rimani solo tu!"

"Ma... che ti è successo?"

"Lupin mi ha chiamato nel suo ufficio per... Merlino, è assurdo..." cominciò Harry passandosi una mano fra i capelli con aria frustrata.

"Cosa?" incalzò Hermione.

"Insomma, mi ha parlato di Malfoy e di quello stramaledetto diario, ti rendi conto?" ruggì Harry.

Hermione finse di sistemarsi i capelli, più che altro per mascherare il mezzo sorriso che non era riuscita a trattenere, prese un bel respiro e lo guardò.

"Hai ragione, Harry, dobbiamo risolvere il tuo problema al più presto." Hermione fece una pausa, lo guardò come per prendere coraggio ed esordì:" Credo ti rimanga una sola cosa da fare: parlare con Malfoy."

Harry era ammutolito. Riuscì a buttare fuori in un sussurro: "Herm, ma scherzi, vero? Cosa dovrei dirgli, secondo te?"

"Beh, per cominciare, penso che potresti chiedergli se è vero quello che ha scritto."

"Merlino, sei impazzita anche tu!" gemette.

"Lo vuoi il mio aiuto, Harry?" rispose Hermione con un principio di arrabbiatura nella voce. Poi proseguì con un tono più dolce. "Oh, Harry, capisco che sei esasperato, ma credo davvero che non ci sia altra soluzione. E non pensare che Draco Malfoy se la passi molto meglio, i Serpeverde sanno essere molto crudeli, se vogliono..."

"Anche ammettendo che decida di parlargli, cosa dovrei fare? Invitarlo fuori a bere qualcosa, tanto per vedere se andiamo d'accordo? Herm, è di Malfoy che stiamo parlando, quello col quale mi sono praticamente accoltellato per sette anni!"

"Sì, Harry" replicò Hermione con un cipiglio deciso e le mani sui fianchi, "é proprio quello che volevo suggerirti. Soprattutto perchè sembri essere l'unico a non essersi accorto di come il vostro rapporto sia cambiato da quando abbiamo ricominciato la scuola. E sto parlando di Settembre. Dimmi una cosa: quante volte avete litigato negli ultimi mesi? Quante scazzottate avete fatto? Quante partite ha cercato di truccare?"

Harry la guardava a bocca aperta, la rabbia sostituita dall'incredulità, mentre registrava le parole di Hermione e si rendeva conto che... "Nessuna..." sussurrò quasi più a se stesso che a lei. "Non so cosa pensare..."

"Appunto" rispose l'amica più tranquillamente, "per questo ti ho consigliato di avvicinarlo e... Oh non fare quella faccia, non ha più colpe di te!"

"Beh, Herm, io non scrivo diari romantici dimenticandoli come un'idiota dove tutti possono leggerli".

"L'hai letto Harry?"

"Certo che no! Perchè, tu l'hai letto?"

Hermione cercò di distogliere lo sguardo mentre arrossiva. "Oh, no, Herm, anche tu?" disse Harry sconsolato e deluso.

"Si, l'ho fatto!" disse battagliera, incrociando le braccia al petto e ancora rossa per essere stata scoperta. "L'ho sequestrato a due ragazzine, poi l'ho portato a Lupin, solo che prima non sono riuscita a non aprirlo e una volta cominciato... "

Harry si sentì gelare. Guardò duro l'amica e fece un passo indietro. "Ti ringrazio dei... consigli, Hermione, ora devo andare." disse secco. Si voltò e si incamminò verso la torre di Grifondoro. Lei lo guardò andare via e un'espressione mortificata le si dipinse in volto, mentre si rendeva conto che quella volta non era stata molto di aiuto.

Entrando sempre più incupito nella sala comune, Harry decise che quello che gli serviva erano una bella doccia e una buona dormita, anche perchè avrebbe dovuto essere il più calmo possibile, la mattina dopo. Volevano che lo facesse? Va bene, avrebbe parlato con Malfoy prima di pozioni e possibilmente chiuso la faccenda per sempre.

***

Quando Piton ci mette lo zampino non può venirne fuori nulla di buono.

Dopo colazione, Harry si precipitò nei sotterranei, sperando di intercettare Malfoy prima dell'inizio della lezione. Ma il suddetto arrivò scortato niente di meno che dal professore di Pozioni, col quale stava intrattenendo una fitta conversazione. Draco era talmente preso che a mala pena registrò la presenza di Harry, diventando rosso fuoco quando se ne accorse. E Harry con lui, ma di rabbia mista ad imbarazzo.

Durante la prima ora continuarono a squadrarsi di soppiatto e ovviamente tutti i loro compagni se n'erano accorti. Quando Piton non poté più ignorare il brusio continuo, si avvicinò silenziosamente a Harry e gli sibilò in un orecchio: "Potter, credi forse che le istruzioni per la pozione si siano magicamente trasferite sulla divisa del Signor Malfoy?"

Harry sussultò ma non distolse lo sguardo e rispose a denti stretti: "No signore, mi stavo domandando quale fosse il modo migliore per liberarmi di lui."

"Allora sei pregato di rimandare la tua ricerca alla fine della lezione. E, Potter... direi che potremo togliere 60 punti a Grifondoro, uno per ogni minuto che sei riuscito a sprecare," terminò con fare mellifluo e gongolante.

"Bene, signore, potrebbe però spiegarmi perchè non li toglie anche a lui?" sputò Harry furioso.

"Sei tu che continui a fissarmi. Vista la faccia che hai preferisco controllarti, potresti lanciarmi un incantesimo di nascosto!" saltò su Malfoy.

"Guarda che sei tu quello che di solito fa le cose alle spalle della gente, Malfoy!" lo rimbeccò Harry.

"Potter. Malfoy. Vi ordino di finirla! E altri 50 punti in meno a Grifondoro." sibilò pericolosamente Piton, che aveva raggiunto un preoccupante color bile.

"Sa cosa può farci con i suoi punti?" ruggì Harry ormai fuori controllo, mentre Ron lo tratteneva per le braccia.

Draco da pallido come un cencio era diventato se possibile ancora più bianco, aveva la nausea, doveva andarsene da lì, subito. Guardò disperato Piton e gli chiese di poter uscire. Il professore fece cenno di sì. A quel punto persino Ron si dimenticò che doveva tenere calmo Harry e si voltò indignato verso l'insegnante, cominciando a protestare per l'ingiustizia mentre Hermione e Seamus tentavano di calmarlo.

Finalmente libero dalla stretta di Ron, Harry si avventò su Malfoy prima che questi potesse sfuggirgli, lo agguantò per la cravatta e se lo tirò a tre centimetri dal naso, dicendogli con un sorriso di scherno: "E così il principino viziato si è preso una cotta per Harry Potter, eh? E magari gli piacerebbe anche baciarlo..."

Draco tentò disperatamente di ritrarsi, ma un po' per la furia con cui Harry stringeva la sua cravatta, un po' per lo strano fuoco che si agitava nel mare in tempesta di quegli occhi verdi, si accorse che non riusciva a racimolare abbastanza forza e invece di farsi indietro si stava inesorabilmente avvicinando al compagno. Fino a che non ci fu più spazio e il viso di Harry era così vicino che Draco poteva quasi sentire il calore delle sue guance arrossate. Registrò solo all'ultimo momento ciò che l'altro stava dicendo.

"Vuoi sapere cosa si prova a baciarmi, Malfoy? Eccoti accontentato!" Senza dare a Draco altro che una frazione di secondo per capacitarsene, Harry gli schiacciò le labbra con le proprie, con tutta la cattiveria possibile. Poi si staccò ansimando, senza togliere la mano dalla cravatta e continuando a fissarlo.

Draco si sentì ferito, oltre che umiliato; non avrebbe mai voluto che accadesse così ed era tutta colpa sua. Si sentì ridicolo, ma riusciva ad incolpare solo se stesso. Il dolore che provava dovette trasparire dagli occhi che continuava a tenere inchiodati in quelli di Harry, perchè l'altro ragazzo allentò un po' la presa e un'espressione sconcertata cominciò a farsi strada sul suo viso.

Nei pochi secondi in cui questo avveniva, tutta la classe aveva trattenuto il fiato e persino Piton sembrava annichilito. Ma né Draco, né tantomeno Harry, sembrarono accorgersene subito, tanto che un istante dopo i due erano di nuovo incollati e stavolta da parte di Harry c'era decisamente molta meno cattiveria.

La rabbia che Harry aveva accumulato nelle ultime ore cominciò a liquefarsi come neve, nell'oceano di emozioni che lo stava assalendo. Il bacio che era partito urgente e possessivo divenne sempre più dolce, come le carezze che la sua mano libera stava riservando alla nuca di Draco. Quella tenerezza inaspettata fece sì che le fitte dolorose provate da Draco poco prima svanissero lentamente, sostituite dal languore e dalla sensazione di inconsistenza che lo stava avvolgendo.

Il tempo slittò, si contorse e si accartoccio per poi distendersi nuovamente come la superficie di un lago increspato dal vento, mentre li trasportava in un universo dove esistevano solo loro due, nel non-tempo di quel bacio inaspettato.

Quando pian piano a Draco tornò un barlume di lucidità, si accorse che non solo a lui quel secondo insperato contatto aveva fatto un effetto strano. Harry si era staccato e ansimava a pochi millimetri dalla sua bocca, con gli occhi bassi e la mano ancora ostinatamente stretta attorno alla sua cravatta. Non che a Draco questo stesse dispiacendo, ma siccome il silenzio nell'aula era diventato solido, si preoccupò di cosa avrebbero fatto i loro venticinque compagni, più Piton, non appena si fossero anche solo parzialmente riavuti.

Un tonfo gli suggerì che i compagni allibiti dovevano essere rimasti in ventiquattro, visto che uno era per terra svenuto. Lenticchia! 'Merlino esiste!' esultò Draco tra sè.

Poi, come se lì ci fossero solo loro due, Harry lo attirò contro di se con la mano che prima stringeva la cravatta e la sua lingua cominciò a fare cose indecenti sulle labbra di Draco, che mando il cervello in ferie.

Piton invece recuperò il suo e con un urlo disumano mando in ferie loro due. Dalla Preside.

Ancora rossi ed ansimanti, si ritrovarono davanti al solito Gargoyle, che ormai non chiedeva a Potter nemmeno più la parola d'ordine, limitandosi a sogghignare. Salita la scala mobile, bussarono alla porta e la voce secca della Professoressa McGranitt disse loro di entrare.

Harry e Draco avanzarono nell'ufficio e si sedettero davanti alla scrivania.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Epilogo - Meno male che non l'ho bruciato... ***


Epilogo - Meno male che non l'ho bruciato...

Quando ridiscesero la scala a chiocciola, ancora frastornati dalla ramanzina della professoressa McGranitt, si fermarono entrambi davanti al Gargoyle e rimasero a guardarsi senza dire una parola.

Harry sentiva di dover fare qualcosa, perché quello che era successo in classe doveva avere una spiegazione più profonda del semplice 'mi ha fatto incazzare a morte'. La verità era che in quel momento non si sentiva affatto incazzato, anzi, la smania di toccare di nuovo Malfoy che gli stava prudendo nelle mani non voleva essere soddisfatta con pugni e spintoni, ma con un contatto decisamente più delicato, come una... carezza?

Dopo alcuni momenti, durante i quali Harry non era riuscito a decidere come comportarsi, Draco abbassò gli occhi, sospirò e lo guardò nuovamente, girandosi poi lentamente con le spalle abbassate e sconfitte, per tornare a lezione.

Harry capì che quella era un'occasione che proprio non poteva lasciarsi sfuggire e che, se mai fosse ricapitata, non era sicuro avrebbe saputo cogliere. Allungò una mano come se il gesto da solo potesse fermare il compagno, poi disse in fretta: "Fermati, Malfoy."

Draco non si fermò, anche se c'era stata una piccola esitazione nei suoi passi. Harry riprovò, cercando di far trasparire un po' più di urgenza e meno imperiosità nel suo tono: "Fermati."

Percependo un cambiamento nel modo di parlare di Harry, Draco si bloccò, indeciso però se voltarsi verso l'altro o meno. Sì, il tono di Harry poteva essergli sembrato diverso, ma non aveva voglia di altra cattiveria, per quel giorno ne aveva avuta fin troppa, e non voleva girarsi a guardare gli occhi di Harry e vedere derisione o disgusto.

Ma Harry in quel momento parlò di nuovo, abbassando il tono di voce fin quasi ad un sussurro. "Per favore, spiegami." Sembrava ci fosse una nota di dispiacere, appena sotto la superficie, e c'era sicuramente gentilezza ed attenzione nella scelta delle parole.

Draco non riuscì a ribattere come suo solito, era ancora troppo forte il dolore sordo che sentiva in mezzo al petto. "Cosa dovrei spiegarti?" sospirò, ancora girato.

"Perchè io?" chiese Harry. "Perchè hai scelto me? Non ti eri divertito abbastanza in questi anni?" Si rese conto della stranezza della domanda, ma non era riuscito a trovare niente di meglio e, una volta cominciato, a fermarsi.

"Nel caso ti fosse sfuggito," replicò Draco, "tra noi due la figura più meschina l'ho fatta io. Di te, al massimo, ricorderanno che ti ci ho trascinato io, in questa storia. Di me cosa credi che diranno, eh? Che sono un povero idiota! E il buffo è che gli do ragione! Lo sono ora come lo ero due anni fa, quando ho cominciato a scrivere."

Harry non sapeva cosa rispondere, così rimase zitto a guardare la schiena di Draco che si alzava e riabbassava sempre più rapidamente, man mano che il ragazzo continuava a parlare, dimenticandosi di quello che lo circondava e dando libero sfogo a mesi di autorepressione. Harry provò ad interromperlo, poiché aveva registrato un particolare che non gli tornava, il 'quando' citato da Draco.

"Da quanto...?"

"Da quanto scrivo, Potter? Oh, da un bel po'. Ho passato l'estate di due anni fa chiuso in casa, cercando di sfuggire a mia zia e a quel pazzo del Lord Oscuro. Tremavo tutte le volte che venivo convocato, non sono mai stato un gran che a coraggio. Ma mio padre non vedeva l'ora che dimostrassi di essere un Malfoy, quand'era libero, e mia madre non aveva la forza di opporsi a niente, poiché era da sola, in balia di quei due pazzi." Infiammato dalle sue stesse parole Draco si voltò a fronteggiare Harry, con le guance arrossate e gli occhi lucidi. "Ti sei mai sentito braccato in casa tua, a sobbalzare per ogni ombra, ogni cigolio, ogni fruscio? A passare le notti sotto il letto, invece che sopra? Avevo quindici anni e me ne sentivo tre, e non potevo urlare o chiedere aiuto, né fare niente per cambiare le cose!"

Si fermò un attimo, col respiro pesante e l'eco del sarcasmo, del dolore e dell'amarezza delle sue parole che gli vorticavano ancora attorno. Poi riprese a parlare, abbassando la voce, Harry teso ed immobile, che tratteneva quasi il respiro per non perdere neppure una sillaba.

"Trovai il diario in un cassetto, un regalo di chissà chi, dimenticato da chissà quanto. Prima ancora di pensarci presi una piuma e cominciai a scivere, scrivere, scrivere. Non ragionavo, non pensavo, non mi chiedevo. Scrivevo e basta. All'alba non ero ancora riuscito a fermarmi."

"Ma allora, sono anni che..."

"No, non è quello di due anni fa." replicò Draco. "Questo è più recente. Diciamo che... mi volevo fare un regalo, ecco." terminò abbassando gli occhi. Il silenzio si protrasse imbarazzato, poi Draco sentì che doveva spiegare un'altra cosa. "Avevo pensato di fartelo avere, per questo me l'ero portato dietro. Che idiota, eh? Peggio di una stupida dodicenne." ridacchiò nervoso passandosi una mano nei capelli e mantenendo lo sguardo ostinatamente basso. "O magari potevo spedirlo a mia madre e sperare che lei capisse, finalmente. Non che ci contassi troppo, ma non si sa mai. Quello che hai letto..."

"Non l'ho letto." lo interruppe Harry.

"Come?" chiese Draco stupito, rialzando finalmente gli occhi.

"Ho detto che non l'ho letto." ripetè Harry, sentendosi estremamente stupido nell'istante in cui lo diceva. "Non l'ho mai avuto in mano. A dirla tutta, non l'ho nemmeno mai visto."

Draco lo guardò a bocca aperta, incapace di credere a quanto aveva appena sentito, poi sembrò recuperare un minimo di controllo e gli domandò allibito:

"Allora mi vorresti spiegare perché ti sei incazzato a morte con me, prima?"

Harry rimase in silenzio e non sembrava aver intenzione di dargli alcuna spiegazione, così Draco continuò:

"Tutta la scenata in classe, davanti a tutti i nostri compagni, a Piton, e non sai neppure perché l'hai fatto? Ma tu sei più malato di me, Potter, sei proprio irrecuperabile!" esclamò incredulo.

"Mi dispiace!"

"Ti dispiace? TI DISPIACE? Per cosa esattamente, eh? Per la tua stupidità, per avermi baciato, per cosa?" urlò Draco oramai esasperato.

Non gli importava più nemmeno della figuraccia che Harry gli aveva fatto fare, voleva solo continuare ad urlargli contro tutta la sua frustrazione e sperava che l'altro continuasse ad accampare scuse ridicole, così da potersi sfogare del tutto e, forse, convincersi di quanto era stato stupido, a pensare che Harry valesse la pena di sperare. Solo che, in fondo, Draco aveva sperato proprio il contrario, aveva sperato che le cose andassero davvero in un altro modo, che Harry valesse la pena. Ancora perso nei suoi pensieri, si accorse che Harry stava dicendo qualcosa.

"... Hermione mi aveva consigliato di provare a parlarti, ma non credo intendesse il casino che ho combinato."

"Se per te quello era parlare, allora mi sa che hai qualche problema neuronale molto grave! Potevi anche chiedermelo, ti pare?"

"Mi avresti risposto come tuo solito..."

"Sì, è probabile, ma non lo saprai mai, visto che non hai nemmeno tentato! Ma cos'hai, due anni, da non trovare nemmeno il coraggio di provarci? E tu sei quello che ha sconfitto il Signore Oscuro?"

Ora era Draco che guardava Harry con durezza e sembrava aver recuperato il controllo di sé che Harry invece aveva perso in un punto imprecisato di quel chiarimento.

'Parlare' pensò Harry. Quello non lo era di sicuro, ma non aveva mai parlato con Malfoy. L'aveva fatto con i suoi amici, con i professori, con Silente, forse perfino col Ministro della Magia. Con Draco no. Se Harry ci pensava bene, non aveva mai nemmeno preso in considerazione l'idea. Si disse che era veramente stato infantile. Ma adesso era lì, poteva tentare di rimediare almeno in parte alla sua mancanza. Ci voleva più coraggio di quanto credesse, si stava rivelando quasi più difficile di quanto lo era stato affrontare Voldemort.

"Scusami." disse sottovoce. Non era un granché, ma era pur sempre un inizio. "non ci ho visto più quando ho saputo di cosa parlava il tuo... racconto. Credevo davvero l'avessi scritto per mettermi ancora in ridicolo. Così, oltre al fatto che già mi ritenevano matto, certa gente si sarebbe fatta anche due risate sul fatto che... beh... che mi piacciono..." si fermò, incapace di confessare anche quello.

"Sapendo che ti piacciono i ragazzi?" gli venne in aiuto Draco con un sussurro. "Ti assicuro che si sono fatti più risate sul fatto che tra tutti mi sono andato ad innamorare proprio di te, più che sulle tue preferenze. Nonostante quello che puoi pensare, il mondo Magico è molto più tollerante di quello Babbano su certe cose."

Harry lo guardava senza replicare e Draco continuò.

"Tu magari saresti criticato se... se scegliessi... me," disse arrossendo, "io sarei odiato." Esalò l'ennesimo sospiro. "Sono stanco, Harry, stanco di tutto questo odio, ho solo diciassette anni. Vorrei un po' di tranquillità, per una volta. Vorrei qualcuno che andasse oltre il mio nome, il mio titolo del cazzo, il mio passato. Non sei certo il candidato migliore, in effetti, "ridacchiò sommessamente, "ma non ti ho... scelto. E' solo capitato. Sei solo un desiderio, per ora, ma vorrei avere la possibilità di conoscerti, vorrei che tu l'avessi di conoscere me."

Harry si accorse di essersi avvicinato a Draco durante quell'ultimo discorso, il suo corpo che lo tradiva per la seconda volta quel giorno. Non era che a pochi passi, gli sarebbe bastato un niente per toccarlo, sollevare quel viso reclinato e scrutare in quegli strani e magnetici occhi speciali. Mentre si avvicinava di un'altra impercettibile frazione di spazio, Draco tirò fuori dalla borsa l'origine di tutto quel casino. Il diario. Porgendoglielo, alzò finalmente gli occhi, senza dire nulla, solo aspettando che Harry lo prendesse.

Ed Harry lo afferrò, sfiorando con le sue le dita d Draco, e la scossa che lo attraversò era un'altra reazione traditrice del suo corpo.

Se lo rigirò fra le mani senza aprirlo, poi decise che non gliene importava di niente tranne che di quello che aveva provato, poco prima e in classe, e al diavolo tutti quanti! Annullò la distanza che li separava, fece scivolare la mano col diario attorno alla vita di Draco, senza staccare un istante i suoi occhi da quelli grigi del compagno, e passò l'altro braccio sulle sue spalle, tirandoselo al petto con tutto l'affetto che riuscì a mettere nel suo gesto. Forse se ne meritava un po' anche Draco Malfoy.

A Draco mancò il fiato a quella reazione, ma quando si trovò lì, dove aveva così tanto desiderato essere, chiuse gli occhi e si aggrappò al maglione di Harry, la sua speranza, forse la sua salvezza. Respirò il profumo di Harry come se fosse l'unica aria respirabile in un mondo di miasmi velenosi e si disse che forse la sua vita adesso sarebbe potuta cambiare, almeno un po'. Non sapeva se sarebbe durata, ma in quel momento non aveva nessuna importanza. 'In fondo,' pensò, 'chi è che lo sa?'

Di un'unica cosa era sicuro: il giorno che aveva perso quello stupido diario era stato il più fortunato della sua vita.

Rimasero così, aggrappati l'uno all'altro, immobili in quel corridoio che si sarebbe presto riempito di studenti vocianti, senza far altro che godere del contatto, del calore e della serenità che quell'abbraccio stava loro regalando.

---FINE---

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=866585