Prince's Slice of Life

di Kitsune Blake
(/viewuser.php?uid=144318)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Missioni impossibili... ***
Capitolo 2: *** Un saluto...molto speciale! ***
Capitolo 3: *** Ricordi d'infanzia ***
Capitolo 4: *** In trappola ***
Capitolo 5: *** Destino crudele ***
Capitolo 6: *** It's Snowing ***
Capitolo 7: *** Scheletri...nell'armadio ***
Capitolo 8: *** Loving a Prince ***
Capitolo 9: *** Tecniche di persuasione... ***
Capitolo 10: *** Hard Training ***
Capitolo 11: *** The Night Before ***
Capitolo 12: *** Un...vero guerriero! ***
Capitolo 13: *** Maybe... ***
Capitolo 14: *** Closer ***



Capitolo 1
*** Missioni impossibili... ***


Avviso! Questa one-shot è già stata pubblicata in precedenza, ma ho deciso di inserirla come parte della raccolta. Lo stesso vale per la successiva. ^^

 
Genere
: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Nessun uomo ha mai vinto quest'ardua sfida. Ce la farà il Principe dei Saiyan? A voi il verdetto!

 


Missioni impossibili…

 

Era un mattino come tanti, alla Capsule Corporation. Il sole splendeva in un bellissimo giorno primaverile e Vegeta, come sempre, si stava dedicando agli allenamenti. Si sentiva particolarmente in forma: la giornata era partita proprio bene.

Ormai erano due ore che si allenava. Fra poco Bulma si sarebbe alzata per fare colazione, e lui avrebbe potuto dedicarsi alla missione più difficile che avesse mai affrontato. Sì, più difficile che affrontare Freezer, Cell e Majin Bu tutti insieme. In confronto qualunque nemico era una bazzecola. Quei dieci minuti in cui Bulma e sua madre facevano colazione erano più che sufficienti per conquistare quell’obiettivo che sulla Terra era così essenziale.

Il principe non capiva perché quella conquista fosse tanto importante. Prima di stabilirsi su quel pianeta non si era mai posto un problema del genere, e nessun altro ci faceva molto caso. Tuttavia, ora che lui abitava sulla Terra, si era trovato costretto ad adattarsi a quella società debole e inetta. Quindi anche per lui quella conquista in particolare era diventata essenziale. Questa volta il principe non avrebbe fallito, per nulla al mondo.

Vegeta spense la Gravity Room e uscì, asciugandosi il sudore. L’ora era scoccata, non poteva perdere tempo. Da quell’istante partivano i dieci minuti.

Si diresse così verso la sua stanza, camminando nel corridoio. Tutto stava filando liscio. Nessun nemico era in vista, nessun ostacolo per la sua strada. Tuttavia il saiyan rimaneva concentrato: l’obiettivo era chiaro nella sua mente e nulla l’avrebbe distolto da esso. Proprio come quando doveva conquistare un pianeta. Uccideva tutti i nemici senza risparmiare nessuno, e non se ne andava finché la missione non era considerata completa.

In quel momento, Vegeta si stava comportando allo stesso modo: l’istinto della sua razza, la voglia di prevalere su qualunque avversario, lo spingeva a proseguire nella lotta per la conquista dell’obiettivo.

Ma quel giorno il principe era sicuro di sé. Camminava nel corridoio silenzioso, il tempo era dalla sua parte. Poi…

“Buongiorno, Vegeta! Cercavo proprio te!”

Il padre di Bulma. Difficile ostacolo da superare.

“Che c’è? Non è il momento” disse seccamente il principe, “stavo andando a…”

“Ti chiedo solo un paio di minuti, ragazzo” lo interruppe il signor Brief, in tono di scusa, “ho bisogno della tua forza per sistemare alcune componenti del macchinario che sto costruendo. Non ho più l’età per certe cose!”

Vegeta imprecò fra sé e sé. Il pianeta Terra l’aveva proprio rammollito, dannazione.

Sistemare il macchinario richiese in effetti pochi minuti. Ma ora ne rimanevano cinque. E da quei cinque minuti dipendeva l’intera ora successiva.

Finalmente, Vegeta poté tornare alla sua missione. Ripercorse nuovamente il corridoio, diretto alla sua stanza. L’obiettivo era ormai a pochissimi secondi, poi nessuno gli avrebbe impedito di uscirne vincitore, nemmeno quella bisbetica di sua moglie.

“Vegetaaa!”

Appunto.

“Che cosa vuoi, donna?!” ringhiò il saiyan.

“Vieni subito qui!”

Il principe strinse i pugni. Dannata oca, doveva sempre intromettersi nei momenti più sbagliati. Adesso la sua missione era davvero in pericolo. Tuttavia non poteva non ascoltarla. Avrebbe continuato a chiamarlo, e lui non sopportava quella voce squillante che ogni volta gli trapanava le orecchie, se ignorata.

Così la raggiunse in sala da pranzo.

“Ti ho chiesto: cosa vuoi, donna?”

Bulma era seduta al tavolo con un caffè in mano. Aveva un’aria molto severa stampata in volto, mentre la signora Brief ascoltava la conversazione sorseggiando il suo tè, stranamente silenziosa. Era insolito, perché la confezione aperta sul tavolo, che mostrava diversi pasticcini vaporosi e colorati, suggeriva che la donna doveva aver trovato l’ennesima “deliziosa pasticceria che hanno aperto in centro”. Come mai non stava parlando ininterrottamente, come al solito? Perché non starnazzava, dicendo quanto erano buoni quei dolcetti che aveva comprato?

Donne. Non le avrebbe mai capite.

Tuo figlio” disse Bulma, “ieri ha distrutto di nuovo il muro della palestra, mentre giocava a fare a botte con un suo compagno”.

Vegeta ascoltò le parole in silenzio, con in volto un’aria piuttosto seccata. “E allora?”

E allora?! Tesoro, ti ricordo che sulla Terra per un bambino di otto anni non è normale distruggere un muro!”

Il principe incrociò le braccia con orgoglio. “E da quando sareste voi terrestri quelli normali?”

Bulma si alzò, inarcando le sopracciglia e stringendo i pugni. “Voi scimmioni non cambierete mai! Sono stufa!” disse, andando alla porta, “ho lasciato il foglio della nota di tuo figlio sul tavolo, fai il padre responsabile per una volta e firmalo!”

Detto questo se ne andò.

Vegeta si limitò a sbuffare, mentre prendeva in mano il foglio bianco. Non capiva cos’avesse sbagliato Trunks, aveva solo mostrato di essere il migliore. La verità era che Bulma la mattina era isterica e irritabile. Stupida donna.

La signora Brief interruppe i suoi pensieri.

“Vegeta, mio caro! Sei tutto sudato, non sarebbe il caso di farti una bella doccia? Sarai stanco dopo tutti quegli allenamenti! O forse sei venuto per assaggiare questi deliziosi pasticcini che ho comprato ieri in centro?”

Ma Vegeta in un istante era sparito, imprecando ad alta voce. Dannata donna, gliel’aveva fatta di nuovo!

Corse a perdifiato fino ad arrivare alla porta, e provò ad entrare. Chiusa.

“Donna! Apri subito questa porta!”

“Perché?! Non vedi che è chiusa a chiave? Significa che non puoi entrare!” rispose sua moglie, irritata.

“Io voglio entrare adesso!”

Vegeta non poteva dargliela vinta in quel modo. Non sopportava l’idea che a vincere fosse Bulma.

“Apri o sfondo la porta!” ringhiò il principe, cercando di girare la maniglia. No, non poteva aver fallito di nuovo tanto miseramente.

“E’ inutile, Vegeta” disse il signor Brief, che passava per caso in quel corridoio. “Quando le donne hanno iniziato, non c’è nulla da fare. Imparerai presto ad aspettare il tuo momento”. Detto questo, se ne andò.

Vegeta si rifiutava di imparare. Lui doveva vincere. Dannato foglio, doveva firmarlo proprio lui?!

Non sopportava l’idea di aver fallito ancora, per una distrazione tanto idiota. Doveva essere lui a conquistare l’ambito premio quel giorno, finalmente. Doveva essere lui il migliore. Invece era di nuovo Bulma. E a lui toccava aspettare.

Ma il principe non aveva voglia di arrendersi. Mai. Ogni giorno avrebbe tentato con tutte le sue forze. Ogni giorno si sarebbe alzato, pronto per allenarsi, con un obiettivo ben fissato nella testa.

Detestava doversi sottomettere così ai capricci di sua moglie. Perché poi le donne dovevano sprecare tanto tempo per una cosa tanto semplice e futile, che ora persino per il principe dei saiyan era diventata una conquista?

Maledettissimo bagno.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Un saluto...molto speciale! ***


Avviso! Come la precedente, anche questa one-shot era stata già pubblicata, ma ho dovuto cancellarla per poterla inserire nella raccolta. Perciò voglio ringraziare chi l’aveva commentata, ossia The King of jaguars, Maia74 e Bluesun. Grazie!

 

Genere: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Questa volta il principe dovrà impegnarsi davvero molto per mantenere la promessa fatta a Bulma!

 

Un saluto…molto speciale!

 

In un assolato giorno d’estate, la Capsule Corporation era immersa in un surreale silenzio. Vegeta aveva appena terminato una bella doccia rinfrescante. In quei giorni tanto strani, niente era meglio di un po’ di pace, così il principe decise di fare una capatina nella stanza di Trunks, dove il piccolo dormiva profondamente.

Era davvero strano che suo figlio fosse così pacifico, infatti di solito detestava dormire, ma negli ultimi giorni era stato talmente strapazzato che non aveva avuto altra scelta che arrendersi all’oblio del sonno. Vegeta, nel suo rilassarsi, si lasciò cadere sulla sedia accanto alla culla, continuando a guardare Trunks con aria assorta e pacifica: poteva essere affetto il suo, ma gli occhi di tenebra difficilmente lasciavano trapelare le sue emozioni, tanto meno un sentimento da deboli come l’amore.

L’unica che lo capiva era quella donna. Mentre qualunque altro terrestre per lui era motivo di una profonda irritazione, la vicinanza di Bulma non lo infastidiva, anzi in un certo senso lo tranquillizzava. Il che era strano, perché in tutta la sua vita il principe aveva avuto solo a che fare con gente bastarda, inetta o semplicemente idiota. E in quell’istante una figura odiosamente sorridente, vestita di una sgargiante tuta arancione, gli attraversò la mente, irritandolo.

Ma non era finita.

“Vegeta!”

Bulma poteva essere davvero seccante, e lui lo sapeva bene, ma in quei giorni stava decisamente superando se stessa.

Dannazione, possibile che non potesse godersi nemmeno qualche minuto di silenzio? In momenti come quello Vegeta rimpiangeva più che mai la sua solitaria vita da principe conquistatore. Chi gliel’aveva fatto fare di immischiarsi in una cosa tanto stupida come…come…

La parola morì nella mente del saiyan, terrorizzato anche solo a pensarla. Guardò il piccolo Trunks, con un certo risentimento. Ma certo, era colpa di quel moccioso mezzosangue se lui ora doveva sopportare quella donna dalla voce squillante e fastidiosa.

“Vegetaaa!”

Il principe stava per urlare di rimando, ma la voce si spense in un ringhio soffocato. Non doveva svegliare il bambino. Mancavano solo le sue urla disperate, e allora sarebbe stato il colmo. Così Vegeta si alzò di scatto, agile e silenzioso, pieno di rabbia a stento trattenuta, e si diresse verso colei che si apprestava a rendere la sua vita un inferno.

“Si può sapere che diavolo vuoi?” disse, una volta che se la trovò di fronte.

Bulma era in piedi, rigida e a braccia conserte. Con un piede picchiettava rumorosamente il pavimento, un suono davvero fastidioso se non fosse stato attutito dalla preziosa moquette.

“E’ da ore che ti cerco! Si può sapere dove sei stato?” sbottò lei con voce estremamente alta, anche per i suoi standard.

Che donnaccia rozza e maleducata.

Vegeta avrebbe voluto dar voce ai suoi pensieri, ma quelli erano davvero giorni carichi di tensione, ed era meglio non tirare troppo la corda. Aveva imparato a trattenere la rabbia dinanzi a Freezer, e Bulma in quel momento, non fosse per la totale differenza nell’aspetto fisico, era identica. Un vero e proprio tiranno.

Così il saiyan non rispose, limitandosi a sostenere lo sguardo azzurro con decisione e una velata ostilità.

Bulma sbuffò irritata. “Ma che te ne importa, giusto? Devo pensare a tutto io!” esclamò, poi assunse una teatrale aria malinconica. “Mi verranno le rughe prima ancora di iniziare ad invecchiare!”

Vegeta non poté non cogliere al volo l’occasione, e sorrise malignamente. “Che donna vanitosa. Tu sei già vecchia”.

La prendeva in giro. Ma aveva toccato un tasto dolente, lo sapeva, e la reazione non tardò a manifestarsi. “Basta così!” urlò lei. Sembrava una bomba pronta ad esplodere. “Fila subito a prepararti, stupido scimmione, o farai tardi!”

Il saiyan sbuffò irritato, e si diresse subito in camera da letto. L’idea di dare ascolto a quella donna non gli andava a genio, ma almeno se l’era tolta di torno. Adesso doveva davvero prepararsi ad affrontare una nuova tortura.

“Dannazione, mi domando come abbia fatto Kakaroth a sopportare tutto questo!” disse fra sé e sé, indossando degli abiti da terrestre, consistenti in un paio di jeans e una camicia nera, comprate da Bulma proprio per quell’occasione “speciale”.

 

***

L’occasione “speciale” ebbe inizio diverse ore dopo, all’imbrunire. Vegeta era vestito di tutto punto, irritato e di malumore.

“Allora Vegeta, sei pronto?” chiese Crilin, ostentando una tranquillità esagerata. Non si trovava ancora molto in sintonia con il saiyan, e il fatto che Goku fosse all’altro mondo lo faceva sentire un po’ in pericolo.

Il principe non rispose, e seguì il gruppo altezzoso. Bastavano poche ore e sarebbe stato libero. Questo gli era stato promesso dalla stessa Bulma poco prima che lui uscisse: qualunque cosa avrebbe fatto quella sera avrebbe dovuto sopportarla, poi avrebbe avuto libero accesso alla Gravity Room a qualsiasi ora. Da diversi giorni, infatti, la scienziata non solo aveva messo un bel lucchetto alla porta della navetta, ma aveva pensato bene anche di installare un piccolo dispositivo pronto ad esplodere ad ogni tentativo di scasso.

Quella donna era davvero perfida.

Yamcha camminava davanti al gruppo, baldanzoso. Aveva ormai superato la rabbia per essere stato piantato da Bulma tempo prima, e quella sera aveva solo intenzione di divertirsi.

Ma il senso di divertimento dei terrestri era davvero strano. Questo pensava Vegeta guardandosi intorno qualche ora dopo: Crilin era ubriaco e non faceva che parlare ad una C-18 fantasma, mentre Yamcha e il Genio si esaltavano per una cosa ridicola come guardare il seno delle belle donne.

Quei tre erano decisamente patetici, e il principe era stufo.

“Basta!” sbottò all’improvviso, alzandosi dalla sedia. Senza aggiungere una parola si diresse all’uscita del locale, seguito dagli altri tre.

“E dai, Vegeta…” diceva Crilin strascicando le parole, “mancava pochissimo e C-18 avrebbe accettato il mio invito! Yamcha, avevi ragione, non è finita! Ha detto di nuovo ci vediamo!”

Ma l’altro non lo ascoltava e camminava ballando insieme al vecchio maestro. “Splendide, formose…!”

Vegeta era lontano diversi metri, e camminava davanti a tutti con passo deciso. Che diavolo pensava di fare quella donnaccia? L’aveva preso in giro, non c’erano altre spiegazioni! Ma l’avrebbe pagata, eccome. Non sopportava di essere preso per i fondelli.

Così lui continuava a camminare spedito, seguendo quell’aura debole eppure tanto familiare. Yamcha lo raggiunse. “Ma perché te ne sei andato Vegeta? Il locale rimarrà aperto almeno per altre cinque ore!”

“Voi terrestri siete solo degli idioti!” sbottò il principe. Avevano raggiunto una porta dorata e scintillante. Senza far caso alla fila che aspettava per entrare, Vegeta abbandonò il triste gruppetto e buttò giù tutti come birilli, per entrare in quello che sembrava un locale molto simile a quello che aveva appena lasciato. Bulma si trovava lì.

“Se io voglio una donna me la prendo senza sbavarci dietro come un cane!” urlò il principe. E lui avrebbe avuto la sua donna.

Superò diversi tavolini, attirando su di sé le occhiate di diverse ragazze, molto interessate alla sua camicia sbottonata in modo piuttosto disordinato.

“Vegeta!” disse all’improvviso una voce, la voce di Bulma, “ma che ci fai qui?”

Lui si diresse subito verso la scienziata, che era in compagnia di Chichi ed altre amiche. La donna era vestita in modo estremamente provocante: il vestitino rosso e scollato le stringeva morbidamente le curve, esaltando le sue forme.

“Sono venuto a portarti via da questo postacc…”

La fine della frase morì sulle sue labbra, perché venne improvvisamente attirato da ciò che Bulma stava guardando prima che lui arrivasse.

Uomini. Uomini seminudi che si muovevano in modo molto strano sopra un palco. Uomini che sculettavano creando la confusione più totale fra le spettatrici. E poi…

Quei terrestri mezzi nudi si erano tolti pure le mutande. E così un sentimento nuovo comparse all’improvviso, dipingendosi sul volto inorridito di Vegeta. Era come se dell’acido partisse dalle sue viscere per irradiarsi in ogni centimetro dei suoi muscoli. Gli venne voglia di uccidere, di ridurre in mille frammenti quegli insulsi terrestri che si erano spogliati davanti a Bulma, la sua donna. Come osavano cercare di prendere ciò che era suo di diritto?

Bulma era ugualmente inorridita, non dallo spettacolo, quanto piuttosto dallo sguardo scandalizzato e irato del saiyan.

“Vegeta…ti posso spiegare…”

Ma non fece in tempo a parlare che il principe l’aveva caricata sulle spalle come un sacco di patate, portandola fuori dal locale.

“Vegeta, ma che stai facendo?!”

Lui ringhiò sommessamente. Appena furono all’aperto lui prese il volo, diretto alla Capsule Corporation. “Mi hai preso in giro! Ho mantenuto la promessa e ho sopportato, ma questo supera ogni limite!”

Bulma stava per rispondere in modo poco educato, ma all’improvviso capì. Il saiyan non l’avrebbe mai ammesso, ma la donna ne fu felice. Allora a Vegeta importava davvero di lei. Non era stata una scelta tanto stupida, la sua.

Tuttavia non poté esimersi dal rimproverarlo.

“Senti, Vegeta” disse, puntellando i gomiti sulla schiena del principe, nel tentativo di trovare una posizione comoda.

“Cosa vuoi, donna?” rispose lui seccamente.

“Dimmi” proseguì lei, con una punta di sarcasmo nella voce cristallina, “mi sembrava di avertelo spiegato. Cosa non ti è chiaro nelle parole addio al celibato e addio al nubilato?”

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ricordi d'infanzia ***


Prima one-shot inedita della raccolta! ^^

 
Genere:
Dark, Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti
: One-shot, Missing Moments, What if?
Rating: Giallo
Introduzione: Altra strana one-shot improvvisata. Questa volta l’ispirazione mi è stata data da un episodio di Dragon Ball Z, che avrete modo di riconoscere leggendo la storiella. Mi permetto di includere qui un avvertimento “what if”, supponendo che il luogo in cui si svolge questa storia sia facilmente raggiungibile in un paio di giorni di viaggio. In realtà ciò su cui volevo soffermarmi è proprio l’aspetto introspettivo dell’intera one-shot, spero quindi che perdonerete la piccola libertà che mi sono presa. Buona lettura! ^^

 

Ricordi d’infanzia

 

Il rumore sordo dei loro passi echeggiava nell’edificio abbandonato in modo sinistro. Erano soli, completamente soli, non un’anima viva abitava quel luogo lasciato completamente a se stesso. Di tanto in tanto, il loro passaggio causava il distacco di qualche pezzo di muratura, troppo fragile persino per reggere alle vibrazioni di un respiro.

Il buio era pressoché totale, tanto che gli occhi del bambino non riuscivano a distinguere il vero aspetto di quello strano dedalo. Ma l’aria era pesante, asfissiante. Era evidente che quel luogo non era frequentato da diverso tempo. I corridoi si susseguivano, uno dietro all’altro, l’uno uguale all’altro. Alcuni più intatti di altri, che invece presentavano crepe profonde, echi di passate battaglie.

Le domande, sulle labbra del bimbo, erano davvero tante, ma lui non osava proferire parola. Seguiva le spalle davanti a lui, la schiena della tetra figura che si muoveva senza alcuna incertezza in quell’edificio dimenticato. Gli occhi azzurri cercavano sicurezza, comprensione in quell’oscurità, in quella paura. Era una sensazione nuova: quel bambino di sicurezza ne aveva sempre avuta tanta, forse anche troppa. Così come l’uomo a pochi passi da lui.

Una nicchia di ricordi ormai dimenticati. Ecco cos’era quell’edificio. Eppure il principe non poteva negare a nessuno, nemmeno a se stesso, che quei corridoi erano quanto di più familiare lui potesse conoscere.

Non si curò dell’aspetto delle pareti, erano passati diversi anni dall’ultima volta che aveva messo piede su quel pianeta. A braccia conserte, Vegeta percorreva quei corridoi come se li avesse lasciati solo il giorno prima. Poteva sentire ancora, in una zona imprecisata della mente, la voce femminea e melliflua del suo vecchio tutore.

Pensare a quel verme mandò una scarica di rabbia e adrenalina nelle vene del saiyan. Strinse i pugni, soffocando un ringhio nato dal più profondo del suo animo, dalle radici più innate del suo essere. Non avrebbe mai dimenticato l’umiliazione di una vita da schiavo, piegato contro il suo volere da un essere di cui fin dalla nascita aveva desiderato la morte.

Tuttavia Vegeta non poté negare che, in un certo senso, sotto Freezer aveva potuto dar sfogo, se non ai suoi desideri più profondi, almeno alla sua vera personalità. Lui era e restava dopotutto il principe dei saiyan. Sangue, morte, terrore e disperazione lo avevano sempre accompagnato. Avrebbero dovuto farlo per sempre, così com’era scritto nelle sue stesse radici. Ma ora…

“Papà…”

La voce di Trunks, che lo seguiva in silenzio, ruppe il filo dei suoi pensieri. Lo aveva dimenticato, il motivo per cui era lì. Sorrise impercettibilmente, senza riuscire a nascondere una certa amarezza, lascito dello scherzo che gli aveva appena giocato la sua mente.

“Siamo arrivati” disse, fermandosi al centro di una sala a forma di cupola. A differenza dei corridoi, era illuminata dalla luce fioca delle stelle che filtrava attraverso dei buchi più o meno estesi sul soffitto.

Suo figlio era sempre più sorpreso. “Perché siamo qui?” chiese allora il bambino, dando voce a una delle innumerevoli domande che lo tormentavano. Notò delle macchie scure su alcune delle macerie, come se un liquido vischioso vi fosse rimasto impregnato in modo indelebile per lungo tempo. Ebbe un brivido, e non poté fare a meno di pensare che fosse sangue.

Vegeta sbuffò divertito, poi si fermò al centro della stanza e si voltò a guardarlo.

“Ti avevo promesso che se mi avessi colpito sul viso saremmo andati al parco giochi, giusto?”

Trunks annuì, ma in realtà non aveva capito nulla. Non aveva senso ciò che gli aveva appena detto suo padre. Si ricordava della promessa, ma non capiva per quale motivo avessero utilizzato la navetta della Gravity Room per andare nello spazio, in quella che Vegeta aveva definito una “gita di quattro o cinque giorni in vista del Torneo Mondiale”. Tuttavia non osò contraddirlo, perché ora una luce di sfida brillava dietro gli occhi infiniti del genitore.

“Bene, qui è dove giocavo io quando avevo la tua età, più o meno” riprese il principe con un sorriso poco rassicurante, molto simile a quello che precedeva un sano combattimento. “Vogliamo cominciare?”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** In trappola ***


Genere: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Un nuovo nemico, proprio nel giorno più importante di tutti!

 

 In trappola

 

Nella disperata ricerca del suo sposo, la scienziata corre per l’intera casa, ingombrata dallo splendido e sensuale vestito bianco, che le fascia la vita e i fianchi, rendendola tanto bella quanto impedita nei movimenti. Truccata di tutto punto, ogni dettaglio del suo aspetto è l’emblema della perfezione. Il ciuffo celeste che le ricade sulla spalla, sfuggito alla presa della perfetta acconciatura, è un dettaglio imperfetto che rende la sua figura ancora più bella, in un certo senso selvaggia.

Nella spasmodica ricerca della libertà, un principe cerca di divincolarsi in quella che ora definisce come la più terribile trappola in cui sia mai caduto. Si maledice per non averlo capito sin dal principio, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro. E, in ogni caso, il principe non ha intenzione di arrendersi.

La donna corre e corre, nemmeno si accorge di avere abbandonato le candide scarpe dal tacco a spillo proprio in mezzo al corridoio. La seta del vestito brilla lievemente quando il sole del tardo mattino, entrando dalle finestre, colpisce i sinuosi ricami del corpetto.

Il principe impreca.
Intrappolato così, come uno stupido. E’ inconcepibile.
Cerca di liberarsi da quell’oscurità, nera e profonda come i suoi occhi. Come la sua anima.
Quella morsa è tanto stretta da impedirgli persino di respirare, ma lui non ha intenzione di cedere.

La sposa ha ormai cercato in ogni stanza, senza successo. Nella disperazione si fa strada la rabbia, rabbia per quell’uomo che tarda ad arrivare in un giorno tanto importante. Di tutti i giorni che poteva scegliere per non farsi vedere, aveva scelto quello sbagliato. L’avrebbe pagata, l’avrebbe pagata cara.
E all’improvviso, un’illuminazione.

Il principe ha deciso: quella gabbia di tenebra non lo tratterrà oltre. Ormai sicuro della vittoria, si prepara ad infliggere il colpo di grazia, ma si blocca. Una luce brilla dinanzi a lui.
Un rumore secco, una porta che si apre.

Bulma aveva ragione. E’ l’ampia cabina armadio che rivela l’oggetto dei suoi pensieri, proprio come pensava.
“Ti ho trovato finalmente!” lo aggredisce. “Siamo in ritardo, perché hai perso tanto tempo?!”
Vegeta soffoca un ringhio e lancia un’occhiata omicida alla sposa a pochi passi da lui.
“E’ tutta colpa tua, donna!” urla, sfogando tutta la sua rabbia. “Ieri mi hai costretto a partecipare a quella festa idiota e oggi…”
“Non mi sembra il caso di lamentarsi tanto” lo interrompe lei, incrociando le braccia, “sei solo capace di lamentarti, per così poco! Credevo che stessi cambiando, ma sei e resti solo uno scimmione scorbutico, non hai un briciolo…”
Non termina la frase che Vegeta le è addosso, improvvisamente incurante della morsa che gli attanaglia il petto. La attira verso di sé, un braccio intorno alla sua vita; le sue labbra sono tanto vicine da arrivare a sfiorarle.
“Non ti conviene provocarmi tanto” dice il principe, mentre un velo di desiderio annebbia i suoi occhi di tenebra. “Non hai la più pallida idea di quali conseguenze potresti subire…”
Bulma arrossisce per l’improvvisa mossa del suo compagno. Quegli occhi scuri e profondi, troppo attraenti per poterli ignorare, le suggeriscono di possederlo lì, seduta stante, ma i minuti passano e lei non vuole fare aspettare gli invitati. Perciò lentamente si scosta, e quando capisce che Vegeta la sta lasciando davvero andare si allontana di un passo. “Vuoi una mano?” gli propone, con voce improvvisamente dolce.
“Solo perché non voglio fare a pezzi nulla” risponde lui, guardandola come per sfidarla a contrariarlo.
La sposa gli scocca invece un’occhiata divertita, mentre gli si avvicina. “Certo che sei proprio strano, Vegeta” dice, e il suo tono porta ancora qualche strascico della recente rabbia. “Sei un principe, giusto? Pensavo che fossi in grado di affrontare da solo certi problemi”.
Detto questo si alza e si dirige fuori dalla stanza, con passo deciso. Pochi istanti dopo la sua voce squillante, proveniente dal corridoio, echeggia nuovamente nella camera.
“Tutte queste storie solo perché non sa indossare uno smoking!”

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Destino crudele ***


Genere: Angst, Demenziale, Slice of Life
Avvertimenti
: Drabble, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Drabble ispirata da un momento di serie riflessioni puramente demenziali.

 

Destino crudele

 

Il principe non poté reprimere un brivido gelido, che gli attraversò la schiena e si irradiò in ogni parte del suo essere, torcendogli le viscere in una morsa letale.

Il suo sguardo si posò sull’orrendo spettacolo, mentre il suo consueto colorito cedeva il posto ad un innaturale pallore, che nemmeno l’orgoglio era riuscito a sopprimere.

Osservava quel crudele scherzo del destino, un destino dagli occhi più azzurri del cielo.

-Donna! Cosa sono questi?! – sbottò, reprimendo a stento una nota isterica nella propria voce.

Bulma lo fissò in un connubio di sorpresa ed ilarità. Aveva capito il problema, e la risposta secca non si fece aspettare.

-Sono spaghetti, Vegeta. Solo spaghetti.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** It's Snowing ***


Genere: Dark, Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti
: Drabble, Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione: Altra drabble frutto di istantanea ispirazione. Dopotutto, con tutta questa neve…credete che sia romantica? Chissà cosa ne pensa il principe…

 

It’s Snowing

 

Vegeta osserva rapito il silenzioso spettacolo che si sta consumando oltre la finestra.

Neve.

Ogni cosa è pregna di colore bianco. Non che il principe ne sia sorpreso: dopotutto, nei suoi innumerevoli viaggi, ha incontrato Paesi e città di ogni tipo. E talvolta la neve giungeva con lui, compagna momentanea di un imminente sterminio.

Eccitante.

Il saiyan si ritrova a sorridere di un sorriso quasi dimenticato. Ha sempre apprezzato la neve.

E’ silenziosa, lenta e agghiacciante come la mano guantata di un assassino. Inesorabile come la mano della morte.

Ed è uno spettacolo senza pari, quel bianco accecante che esalta il caldo colore del sangue.

Splendida.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Scheletri...nell'armadio ***


Genere: Mistero, Slice of Life
Avvertimenti
: One-shot, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: A pochi giorni dalla drabble (anzi, solo dueXD), ecco un nuovo capitolo per la raccolta. La shot è stata ispirata da una delle deliranti conversazioni con bluemary, che quindi ringrazio per l’indiretto aiuto che mi ha dato. ^^
Buona lettura! ^^

 

 

Scheletri…nell’armadio

 

 

-Goten, ti ho detto di abbassare la voce!

Ma il bambino dai capelli arruffati era troppo in ansia per poter smettere di agitarsi.

-E se ci scoprissero? – ribatté, torcendosi le mani, mentre una scintilla di paura brillava nei neri occhi vivaci. –E se Vegeta ci scoprisse?

A quel punto Trunks deglutì, fermandosi nel bel mezzo del corridoio deserto. L’idea che suo padre potesse coglierli con le mani nel sacco gli causò un fastidioso brivido lungo la schiena. Ma l’obiettivo era troppo vicino ormai per potersi permettere il lusso di abbandonare la missione. Strinse i pugni, carico di decisione.

-I miei genitori sono al piano terra, da un’altra parte della casa. – rispose infine, sicuro di sé. –Se sentiremo qualcosa di strano scapperemo subito.

Trunks riprese quindi a camminare, seguito dall’amico, che invece seguitava a guardarsi intorno con un certo timore. Percorsero un paio di corridoi, immersi nella luce del crepuscolo. Ci misero almeno un minuto, perché la casa era davvero enorme e i due bambini camminavano lentamente, le orecchie tese a captare ogni minimo rumore fuori dalla normalità.

Ed ecco che, infine, giunsero alla meta: la porta della camera matrimoniale si stagliava a qualche metro da loro, in tutta la sua grandezza. Ovunque aleggiava uno strano alone di mistero.

-Non ho ancora capito cosa stiamo cercando. – disse Goten, rompendo di nuovo il silenzio, mentre osservava l’ingresso della mistica stanza.

-Aspetta e vedrai, è una cosa molto speciale. – rispose Trunks, con un ghigno divertito. Detto questo aprì lentamente la porta della camera, stando attento a non fare troppo rumore.

Gli occhi dell’amico brillavano di improvvisa curiosità, che aveva scacciato ogni traccia di paura. –Una cosa speciale, hai detto? Dammi almeno un indizio Trunks, per favore!

L’altro proruppe in una lieve risata compiaciuta, mentre oltrepassava il letto matrimoniale sfatto per dirigersi verso un’altra porta, a lato della stanza. –So per certo che se indosseremo quell’aggeggio ci sarà molto utile per conquistare le ragazze. – rispose, con l’aria di chi la sa molto lunga. -La mamma pensa che mio padre con quel vestito sia più attraente. Lo so, gliel’ho sentito dire.

Goten parve piuttosto confuso, ma sorvolò sul significato della parola attraente. Delle ragazze a lui non importava: la curiosità era davvero troppa e voleva saperne ancora di più.

-E adesso dove andiamo? – chiese quindi, fissando rapito la nuova misteriosa porta. Non fece nemmeno tempo a terminare la domanda, che il nuovo ingresso si aprì, rivelando l’enorme cabina armadio dei genitori di Trunks.

Una volta entrati, Goten si guardò attorno. Ancora non capiva il motivo della loro spedizione.

-Ho capito che stiamo cercando un vestito, ma non puoi dirmi almeno cos’è? – chiese il piccolo, con una nota di indignazione della voce. Quella stanza era colma dei vestiti della mamma di Trunks: certo non avrebbero mai indossato un abito da donna. La sola idea lo ripugnava.

Trunks sbuffò. –Ma quanto sei noioso! Ecco, siamo arrivati.

Goten corse subito al suo fianco, ma la prima espressione che si dipinse sul suo volto fu di intensa delusione. Con tutte le storie che aveva fatto l’amico, si aspettava chissà quale tesoro. Ma l’unica cosa che vide fu…

-Una scatola?

Trunks scosse la testa lentamente. –No, quello che ci interessa è  dentro la scatola.

Detto questo si prodigò per staccare lo scotch dal cartone e lo aprì, rivelando il suo contenuto. Fu a quel punto che gli occhi di Goten brillarono di sorpresa. Il suo amico aveva davvero scoperto un tesoro.

-Voglio provare anche io questo vestito! – esclamò, allungando la mano verso la scatola. Ma Trunks fu più veloce: gli si parò davanti, sbarrandogli la strada.

-L’ho trovata io. – disse, lapidario. –Quindi la indosserò prima io.

Goten sbuffò di disappunto, ma si fece subito promettere che poi l’avrebbe indossato anche lui, quel magnifico vestito. Guardò Trunks mentre lo provava, e rise nel vedere che per lui era davvero troppo grande, perché lo impacciava movimenti, rendendolo ridicolo. Era valsa la pena di entrare di soppiatto nella camera matrimoniale. Tutto era perfetto, tutto filava liscio, perché nessuno li aveva scoperti.

-Trunks.

I bambini impiegarono qualche secondo prima di capire da chi provenisse quella voce. Ma non potevano esserci dubbi: il timbro tetro e graffiante poteva appartenere ad una sola persona.

Il bambino dai capelli chiari si voltò verso la figura del padre, che si stagliava minacciosa all’ingresso della cabina armadio. Impallidì.

-Ciao, papà.

Un ghigno indecifrabile si dipinse sulle labbra sottili del principe. Se fosse un sorriso divertito oppure un segnale di pericolo, i bambini non furono in grado di capirlo. Forse per questo se ne stavano entrambi in silenzio, paralizzati, gli occhi fissi nello sguardo intraducibile di Vegeta.

Ma fu proprio quest’ultimo a rompere il silenzio.

-Ti ho mai detto che hai il permesso di entrare qui dentro, figliolo? – chiese, allargando ancora di più il sorriso. –Rinfrescami la memoria.

Goten intanto si era fatto piccolo piccolo e continuava a guardare prima l’uno poi l’altro, decisamente nervoso. Trunks, che indossava ancora quel vestito assurdamente grande per lui, distolse lo sguardo dagli occhi magnetici del padre, ma assunse un vago quanto chiaro atteggiamento di sfida.

-No, non me l’hai mai detto.

Il padre incrociò le braccia, per poi ridere in modo paurosamente dolce.

-Vi conviene andarvene, prima che cambi idea sul non infliggervi una punizione che ricordereste per tutto il resto della vostra vita.

I due bimbi non se lo fecero ripetere: Goten sgusciò via, fermandosi solo per dare il tempo all’amico di risistemare tutto e seguirlo. Non appena il figlio di Kakaroth ebbe oltrepassato l’ingresso della camera da letto, Vegeta parlò di nuovo.

-Trunks, fermati.

Suo figlio era ancora sulla soglia della porta, e quando venne chiamato ebbe un sussulto. Si voltò verso il padre, mentre nei suoi occhi la paura si mischiava in ugual misura al scintillio di sfida che sempre lo aveva caratterizzato.

-Sì, papà?

Il sorriso era scomparso dalle labbra del principe, ed era stato sostituito dal consueto sguardo impassibile e insondabile. Fu con tono duro che pronunciò le parole successive.

-Se avevi tanta voglia di provare la mia vecchia battle suit, non avevi che da chiedere.

Trunks rimase sorpreso da quelle parole, non pensava che il genitore gli avrebbe mai dato il permesso di curiosare fra le sue cose. Ma ciò che il bambino non vide, negli occhi del padre, fu una scintilla di fierezza da tempo assopita, la scintilla di un antico orgoglio che giaceva dormiente nel petto del principe senza popolo, ma che tuttavia mai l’avrebbe abbandonato.

 

***

NdA: ed ecco l’immagine che ha ispirato questa storiella! LINK

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Loving a Prince ***


Prima di cominciare, vorrei ringraziare tutti coloro che leggono la mia raccolta e coloro che l'hanno inserita tra le preferite, le ricordate o le seguite. ^^ Un grazie inoltre a tutti quelli che mi hanno recensito: approfitto di questo breve spazio per dirvi che non vi ho dimenticati, e che appena avrò un po' più di tempo risponderò a tutte le recensioni. Grazie a tutti! ^^

Kitsune

Genere: Dark, Slice of Life
Avvertimenti
: Drabble, Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione: Di nuovo una drabble nata da improvvisa ispirazione.^^ La festa degli innamorati un po’ ha aiutato, ma ricordate che stiamo comunque parlando di Vegeta...
Buona lettura! ^^
Kitsune

 

 

Loving a Prince

 

Gli occhi del principe sono più azzurri del cielo: la guarda colmo d’amore, un mazzo di rose rosse in mano. Le accarezza il volto, prima di stringerla a sé in un dolce abbraccio.

Soffocante.

Le rose sono intrise di sangue. Gli occhi limpidi non sono altro che buchi neri, terrore di un universo oscuro e infinito.

-Che ti prende? –le chiede brusco il saiyan.

Bulma sussulta e lo guarda: non ci sono mazzi di fiori, né sguardi del colore del cielo.

-Niente. –risponde sorridendo, mentre rimuove dai ricordi i suoi dolci sogni di ragazzina.

Perché oggi darebbe mille principi azzurri, in cambio di quel perduto sovrano macchiato di sangue.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Tecniche di persuasione... ***


Ed eccomi qua, con una nuova drabble di ispirazione momentanea! Prima di cominciare, vorrei ringraziarvi. Grazie perché apprezzate i miei scritti, non so dirvi quanto le vostre recensioni mi abbiano riempita di gioia! Pian piano sto rispondendo a tutti, quindi abbiate un po’ di pazienza! Lo so, sono una tremenda ritardataria…ma sto recuperando, davvero! XD
Ora vi lascio a questa storiella…spero che possiate gradirla. Buona lettura! ^^ Kitsune

 

Genere: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti
: Drabble, Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione: ennesima conseguenza di riflessioni mattutine solitarie…!

 

 

Tecniche di persuasione…

 

 

-Smettila, donna! Ho detto che non voglio.

Bulma emise un lieve verso di disappunto, poi percorse i pochi centimetri di letto che ancora li separavano per appoggiargli la mano sui pettorali scolpiti, gli occhi azzurri carichi di aspettativa.

-Dai Vegeta, leviamoci il pensiero. Così poi potremo rilassarci, finalmente…

-Ti ho detto che non… non credere di riuscire a convincermi! –sbottò il principe, quando sentì la mano di Bulma scendere più in basso, causandogli un brivido inconfondibile.

Non aveva senso sentire conferme, perché Vegeta sapeva già come stavano le cose: ne era certo così com’era sicuro di essere il principe dei saiyan, quindi non poteva sbagliare.

Il suo secondogenito sarebbe stato un maschio.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Hard Training ***


Prima di cominciare, un avviso: ho aperto infine un account autore su Facebook. Quindi, se volete contattarmi, minacciarmi di morte, insultarmi o semplicemente partecipare ai miei deliri potete trovarmi qui! ^^

 

Genere: Slice of Life
Avvertimenti
: Flashfic, Missing Moments
Rating: Giallo
Introduzione: Un piccolo regalo (in ritardo) per tutte le femminucce che mi recensiscono, mi preferiscono, mi ricordano, mi seguono o anche solo mi leggono. Così come dovrebbe esserlo per tutte noi, per Bulma ogni giorno è la festa della donna. Intuirete presto perché…buona lettura! ^^ Kitsune

 

Hard Training

 

L’allenamento di quella sera era stato più lungo e intenso del solito. Il principe si avvicinò lentamente al letto, togliendosi la canotta blu in un unico gesto fluido. I muscoli tesi guizzarono nel momento in cui, con un gesto secco, gettò l’indumento sulla coperta, per poi sedersi pesantemente sul materasso.

Quindi tastò con le dita una delle sue vecchie cicatrici, che quella sera durante l’allenamento aveva minacciato di riaprirsi. Gli occhi oscuri indugiarono sulla vecchia ferita brillando per l’eccitazione, carichi di adrenalina, ma una volta appurato che non ci fossero danni gravi il saiyan riuscì a rilassarsi completamente, reclinando la testa all’indietro e tendendo i muscoli del collo in una momentanea ricerca di ossigeno.

Rimase così immobile per alcuni interminabili secondi, il petto che si alzava e si abbassava seguendo il ritmo dei respiri che man mano si fecero sempre più silenziosi e rilassati.

Poi il saiyan tornò a guardare avanti. Proprio in quel momento una piccola goccia di sudore scese veloce dalla tempia alla guancia, soffermandosi sul mento un istante, prima di scivolare nel vuoto. Si fermò nuovamente quando la sua caduta venne interrotta dai pettorali scolpiti e vi indugiò a lungo, come se si stesse godendo ogni istante di quel contatto fugace.

Ben presto, però, la goccia cristallina dovette arrendersi e dissolversi nella pelle rovente del principe, che si alzò dal letto con un movimento agile e sinuoso. Si tolse i pantaloncini rimanendo in boxer, tanto aderenti da risaltare ogni muscolo di quel corpo scultoreo, quasi fossero una seconda pelle.

Poi il saiyan sospirò, un sospiro basso e graffiante, più simile al ringhio di una belva letale che alla voce di un uomo.

-Hai intenzione di rimanere lì ancora a lungo? –disse, in tono chiaramente provocante e derisorio.

Intuendo all’improvviso a chi si stesse rivolgendo, Bulma deglutì. Il suo cuore saltò un battito nel momento in cui il principe volse la testa per guardarla con quegli occhi di tenebra che bruciavano di mille emozioni diverse, pozzi neri e profondi imbevuti dell’orgoglio di un’antica stirpe.

La donna non sapeva cosa rispondere. Guardava Vegeta in volto con occhi sgranati, soffermandosi sui lineamenti duri e marcati di quello che, sebbene perduto, restava comunque un principe, un sovrano dalla forza prorompente e dallo sguardo penetrante che un tempo aveva soggiogato i popoli di innumerevoli pianeti lontani.

-No. –disse infine lei, maledicendosi all’istante per la stupidissima risposta che aveva appena dato al compagno. Senza aggiungere una parola, ignorando il vago sorriso divertito che attraversava ancora il volto del saiyan, Bulma entrò infine nella stanza e si diresse all’armadio.

Avrebbe voluto solo indossare il pigiama e poi eclissarsi sotto le coperte, ma sapeva che non sarebbe andata così, non con quello scimmione con cui da qualche anno condivideva il letto. Certo non le dispiaceva.

Forse non ci avrebbe mai fatto l’abitudine, ma poco importava: in fondo le sarebbe piaciuto rimanere ancora un po’ dietro quella porta socchiusa. Chi poteva biasimarla? Dopotutto, il suo principe si era appena dimostrato un perfetto spogliarellista.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** The Night Before ***


E con questa  shot torno nel mondo dei vivi, visto che ultimamente sono stata parecchio presa da un’altra storia. Perciò chi deve ancora ricevere una risposta alla sua recensione non si preoccupi, da stasera inizierò a rispondere a tutti. E chi deve ancora ricevere qualche recensione (non faccio nomi, tanto più di qualcuno si sentirà chiamato in causa e sì, lo so, sono pessimaXD) sappia che mi sto impegnando al massimo. Ho letto un sacco di storie bellissime che aspettano solo di essere commentate.
Bene, non vi tormento più, vi lascio alla storia! XD

 

 

 

 

Genere: Dark, Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti
: Missing Moments, One-shot
Rating: Giallo
Introduzione:
Ed eccomi qui, con una nuova e breve shot, ancora frutto di ispirazione improvvisa. Ho semplicemente voluto dare una diversa visuale di un evento particolare. Buona lettura! ^^
Kitsune

 

 

 

The Night Before

 

 

 

Una luminosa giornata di sole. Il profumo delicato dei fiori. Il vociare di persone felici.
La donna si guarda intorno, finché un sorriso radioso le illumina il volto.
Sono perfetti.
Perfetti quegli occhi che brillano delle stesse sfumature del cielo.
Perfetta quella lieve e dolce risata, che le insinua nel cuore un calore avvolgente.
Che brucia.
Che uccide.
E’ una risata lenta e graffiante che incute terrore.
Sono occhi imbevuti di piacere nel guardare la morte.
-No!
L’urlo agghiacciante echeggia chiaro in quella luminosa giornata di sole. Tutto piomba nel silenzio, tutto sfuma nel buio di una camera da letto.

Bulma si mise seduta, mentre il cuore ancora sembrava combattere per uscire dalla cassa toracica.
“E’ stato solo un incubo…” pensò, portandosi una mano sul petto e tirando un respiro di sollievo. Si guardò intorno, più sveglia che mai, cercando di mettere a fuoco la sua stanza, e il suo sguardo infine cadde sul saiyan che dormiva pacifico accanto a lei.
A quel punto la donna non poté fare a meno di sorridere, notando che persino nel sonno Vegeta riusciva a mantenere quell’aria imbronciata che lo aveva sempre caratterizzato. Ma il sorriso scomparve così com’era arrivato, nel momento in cui il sogno tornò prepotentemente a inondare la sua mente. Così la scienziata si alzò, decisa ad uscire dalla stanza.
-Dove vai? –le chiese all’improvviso la voce roca del principe. Doveva essersi svegliato non appena l’aveva sentita agitarsi, e una volta di più Bulma si stupì dei riflessi posseduti dal marito, capace di dormire più profondamente un bambino per poi svegliarsi istintivamente, già pronto ad affrontare un possibile pericolo.
-Vado a bere un bicchiere d’acqua. –rispose infine la donna, nel tono più tranquillizzante che potesse trovare. Dopotutto aveva detto la verità.
Un grugnito le fece capire che la sua risposta era stata abbastanza esauriente. La scienziata indossò quindi la morbida vestaglia e le ciabatte, per poi andare dritta nell’ampia cucina.
Doveva essere davvero molto tardi, perciò si stupì parecchio nel momento in cui vide suo figlio intento a fare ciò per cui anche lei era venuta. Il bambino se ne stava in piedi accanto al frigo, con un bicchierone d’acqua in mano.
-Trunks, tesoro, cosa fai in piedi a quest’ora? –chiese Bulma, avvicinandosi a lui vagamente preoccupata. –Non sai che è molto tardi?
Il piccolo non la guardò negli occhi e assunse un’espressione torva.
-Ho fatto un sogno e non riesco più a dormire. –disse, e nel pronunciare queste parole le sue guance si tinsero lievemente di rosso.
Bulma tirò un sospiro di sollievo. Per un attimo aveva pensato che non si sentisse bene.
-Un brutto sogno? –chiese, aprendosi in un tenero sorriso. –Me ne vuoi parlare?
-Non era brutto. –rispose pronto il bambino, come se volesse sfidarla a dire che lui aveva avuto paura di uno stupido sogno.
-D’accordo. –rispose Bulma in un sorriso, e in quel momento decise di non insistere. Ormai sapeva bene come comportarsi con i suoi due testoni. Perciò non aggiunse altro e si limitò a prendere una bottiglietta d’acqua dal frigo.
-Io torno a letto. –disse quindi, dirigendosi alla porta.
-Aspetta, mamma.
Bulma si fermò sulla soglia, e si voltò verso il figlio.
-Dimmi, tesoro.
-Io… -cominciò Trunks, che finalmente alzò gli occhi celesti per incontrare lo sguardo della madre, -ho sognato che papà mi abbracciava.
Bulma inizialmente lo guardò sbigottita, ma non poté fare a meno di aprirsi di nuovo in un sorriso. Vegeta era un ottimo padre, ma non sarebbe mai stato un genitore affettuoso.
-Ti piacerebbe se lo facesse, vero?
Trunks non rispose ma distolse ancora lo sguardo, e per la donna questa fu una conferma più che sufficiente.
-E non sei più riuscito a dormire? –aggiunse lei, non riuscendo a reprimere la sua curiosità.
Il bambino scosse la testa. –Era un sogno strano.
La donna capì di avere davvero insistito troppo, così gli si avvicinò per accarezzargli i capelli.
-Anche se era strano, si trattava solo di un sogno. –disse, guardando il figlio decisa. –Quindi stai tranquillo e torna a dormire. Pensa piuttosto a quanto ti divertirai con Goten al Torneo di arti marziali, domani!
All’improvviso gli occhi azzurri di Trunks brillarono di pura aspettativa. –D’accordo!
Detto ciò, il bambino corse subito verso la sua stanza, chiaramente rincuorato. Bulma lo seguì con lo sguardo finché non lo vide oltrepassare la soglia, poi decise di andare a letto. Aveva già dimenticato di avere sete.
Tornò quindi nella sua stanza e si mise sotto le coperte, in cerca dell’agognato riposo. Ma quel sogno non aveva ancora smesso di tormentarle la mente, e la strana sensazione allo stomaco che lo accompagnava certo non aiutava.
Per diversi minuti Bulma si rigirò fra le coperte, in cerca di una posizione conciliante. Poi, quando stava ormai per arrendersi all’idea di star sveglia tutta la notte, due braccia forti le cinsero i fianchi, per poi farla dolcemente impattare contro un caldo corpo d’acciaio.
-Vegeta…
-Dormi. –disse il compagno, con la voce arrochita dal sonno, velata da una vaga minaccia.
La scienziata sospirò, lasciandosi sfuggire un lieve sorriso. Vegeta doveva essere davvero stanco, visto che si era allenato ininterrottamente per l’arrivo di Goku.
Questo motivo e anche il fatto di sentirsi addosso un’enorme spossatezza la convinsero infine a smettere di pensare, e nel giro di pochi minuti anche lei riuscì a cadere nell’oblio del sonno, un oblio che avrebbe cancellato ogni ricordo del sogno che l’aveva tanto scossa.
E infatti la pace in quel momento era lì, in quelle piccole cose. Una coperta tiepida, una stanza buia, un compagno che portava calore. Non c’era davvero nulla da temere.
In fondo, era stato solo un sogno.

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Un...vero guerriero! ***


Prima di cominciare, ricordo a tutti che recentemente ho aperto il mio account autrice su Facebook. Per chi fosse interessato (per insulti, minacce o anche perché sì) lo potete trovare QUI! Bene, detto questo…iniziamo! XD Kitsune

 

 

Genere: Commedia, Slice of Life
Avvertimenti
: Flashfic, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Devo questo racconto ad una mia cara amica, che ringrazio infinitamente per l’ispirazione…e per le merendine che mi prepara! Che dire? Vegeta si lascia coinvolgere troppo, ogni tanto. Buona lettura! XD Kitsune

 

 

Un…vero guerriero

 

 

-Dannato idiota, e tu saresti un guerriero?! Se fossi un mio sottoposto ti avrei già fatto a pezzi!

Vegeta era infuriato. Aveva incontrato un’infinità di soldati inetti nel corso della sua esistenza e tutti, nessuno escluso, erano stati assassinati dalle sue stesse mani. E non avrebbe mai fatto eccezioni, nemmeno questa volta. Poi, senza preavviso, la voce del figlio tentò di sovrastare la sua, chiara e decisa ma tremante di vergogna.

-Papà, ti prego, smettila…

Ma il principe non lo ascoltava: le sue mani fremevano, nel desiderio di ridurre in polvere l’interlocutore. Quell’uomo aveva osato definirsi un guerriero dinanzi a lui, il principe dei saiyan. E ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

Ma prima di fare qualunque cosa venne interrotto dall’urlo di Trunks, che riuscì  a sovrastare qualunque altro suono nella sala buia. –Basta, papà, ti ho detto di smetterla! Quel tizio è solo…

-Solo cosa?! –ribatté il principe, interrompendolo.

-E’ solo il protagonista del film!

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Maybe... ***


Genere: Slice of Life
Avvertimenti
: Drabble, Missing Moments
Rating: Verde
Introduzione: Aggiornamento lampo! Come altre drabble, anche questa è frutto di un’ispirazione momentanea, ma è un po’… diversa dalle altre. Spero sia di vostro gradimento! Buona lettura! ^^ Kitsune

 

 

Maybe…

 

 

Forse qualcosa cambierà, oggi.

L’aroma del caffè riempie la piccola stanza. E’ una mattina come tante altre che negli ultimi anni si sono susseguite tutte uguali. Sfugge un sospiro, poso stancamente la tazza sul tavolo.

-Io vado, mamma!

Sussulto, portando lo sguardo sul ragazzo che si è affacciato alla soglia. Ed eccolo, quel brivido, uguale a tutti quelli passati…

-Trunks, se non te la senti…

-Ne abbiamo già parlato. Fidati di me.

Lo sguardo è duro e fiero. Proprio come il tuo. E non so come, non so perché… un sorriso affiora sulle mie labbra.

Sì, mi fido di te.

-Allora vai, tesoro. Quei cyborg si meritano una bella lezione.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Closer ***


Dopo eoni, torno a pubblicare su questo fandom, nella piccola raccolta che purtroppo avevo messo da parte. L’idea è dovuta ad uno degli eventi del gruppo Facebook “We are out for prompt”, che ringrazio di cuore per avermi dato qualche occasione di ritrovare la perduta ispirazione.
Spero che la shot sia di vostro gradimento, vi auguro una buona lettura!

 

 

 

 

 

Closer

 

 

 

 

 

“Facciamo qualcosa insieme.”
“Che vuoi?” era stata la sua secca risposta di Vegeta, mentre sistemava le fasciature sul torace, ultimo residuo del brutto incidente alla Gravity Room.
Bulma rispose con un sorriso, e incrociò le braccia.
“Facciamo qualcosa insieme, ho detto. Un giro.”
Il principe la guardò storto. Davvero quella donnaccia osava fargli una simile richiesta? Tuttavia, aveva finito l’allenamento mattutino, e la madre di Bulma girava per casa a distribuire i dolcetti dell’ultima pasticceria aperta in città. Tutto sarebbe stato meglio che stare nel raggio d’azione della vecchia Brief.
Vegeta, però, non sapeva che la scelta di uscire sarebbe stata  l’inizio dell’inferno. Quello vero.
“Maledizione, è questa l’idea che voi terrestri avete di ‘un giro’?”
Bulma, davanti a lui, procedeva a passo spedito.
“Sempre meglio di autodistruggersi in quella Gravity Room.”
L’aveva sentita, aveva aggiunto anche la parola “scimmione” sotto voce. Ma dovette strozzare l’insulto in gola, perché la pila di borse e sacchetti che portava fra le braccia aveva minacciato di cadere.
Entrarono in un altro di quelli che Bulma aveva chiamato “negozi”. Questo vendeva scarpe. Ancora colorate, alte, basse, orrende scarpe terrestri.
“Perché non hai portato l’altro terrestre con te?”
Certamente, dovendo sopportare una tortura simile, un terrestre inutile sarebbe stata una cavia migliore. Poi vide il viso della donna contrarsi in una smorfia di rabbia.
“Quello è un buono a nulla. Sa solo correre dietro a tutte le donne che vede.”
Lui non rispose. Sebbene fosse grezza e maleducata, Bulma era una bella donna, e pure capace. Pensare che Yamcha la tradisse con tanta facilità era assurdo. Assurdo soprattutto perché era lui a doversela accollare.
Bulma distrasse i suoi pensieri con un sospiro stanco.
“Non c’è il mio numero. Mi arrendo.”
Finalmente la tortura stava giungendo al termine. La donna, però, lo trascinò in un altro posto, e questa volta si sedettero entrambi ad un tavolo. Lei si prese la libertà di fare le ordinazioni e, a giudicare di come parlasse a bassa voce al cameriere, voleva fargli una delle sue sorprese.
Vegeta sbuffò, infastidito. Si abbandonò allo schienale, e guardò verso il soffitto, dove la cupola vetrata faceva filtrare il sole dall’esterno.
“Non avevate centri commerciali, voi saiyan?”
Lui la guardò per qualche istante, poi scoppiò a ridere. Il solo pensiero era esilarante.
“Noi saiyan abbiamo di meglio a cui pensare. Le donne della nostra specie non sono frivole come quelle terrestri.”
Non aveva notato che Bulma aveva incrociato le braccia, infastidita.
“Se proprio ci tieni, trova una donna saiyan e vai con lei. Dopo tutto quello che ho fatto per te.”
“Senti un po’, brutta streg-“
Qualcuno si schiarì la voce. Era il cameriere, e portava con sé un paio ci coppe, una enorme e l’altra decisamente più piccola. Gelato, ecco come si chiamava. L’ultima volta che l’aveva mangiato gli era piaciuto, e Bulma doveva averlo notato. Per questo gli aveva fatto una sorpresa.
Con un’ultima occhiata velenosa, prese il cucchiaio e attaccò la coppa enorme. Anche lei iniziò a mangiare, e parve che il gelato le stesse facendo tornare il buonumore.
“Mi dispiace” la sentì dire poi, “non avrei dovuto tirare in ballo la tua gente.”
Non che la cosa lo avesse toccato, ma non glielo disse. Tuttavia fu chiaro che Bulma era in attesa di una risposta, così le disse la prima cosa che gli passò per la mente.
“Il gelato è buono.”
“Questo è il più buono della città. L’ha scoperto mia madre.”
Tanto per cambiare.
Più tardi, venne a sapere che Bulma l’aveva portato a fare “shopping”. Glielo disse  la signora Brief, con tanto di risatina divertita.
“Così ha ascoltato il mio consiglio, eh?” furono poi le sue parole, prima di allontanarsi con il vassoio di pasticcini in mano.
Ci vollero pochi istanti per realizzare tutto. Bulma l’aveva portato fuori su consiglio della madre. Spiegava tutto.
Vegeta non sapeva se aggredire prima lei o la signora Brief, ma si arrese presto. Più che altro perché non aveva voglia di litigare, tanto meno di stare a sentire ancora la voce di quella rozza donnaccia.
Semplicemente, la prossima volta avrebbe rifiutato di “fare qualcosa insieme”.
Però il gelato gli era piaciuto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=877374