Un Altro Posto Nel Mondo - Parte Seconda -

di Carla Volturi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anno Nuovo, Vita Nuova! ***
Capitolo 2: *** Un' Attesa Gradita! ***
Capitolo 3: *** From Minori With Love! ***
Capitolo 4: *** Fotografia! ***
Capitolo 5: *** Ricordi Il Passato? ***
Capitolo 6: *** E' Tornato! ***
Capitolo 7: *** Ciao Stronzo! ***
Capitolo 8: *** La Nostra Luna! ***
Capitolo 9: *** Il Tuo Momento ***
Capitolo 10: *** Cuore e Tenebre ***
Capitolo 11: *** Michele ***
Capitolo 12: *** Sfida A Ferragosto! ***
Capitolo 13: *** L'Unica Cosa Da Fare ***
Capitolo 14: *** La Prima Decisione ***
Capitolo 15: *** In Bocca Al Lupo! ***
Capitolo 16: *** Finalmente! ***
Capitolo 17: *** Per Sempre Loro ***



Capitolo 1
*** Anno Nuovo, Vita Nuova! ***


Image and video hosting by TinyPic Buongiorno a tutti e buona domenica! 
Ieri ho, come detto, ho concluso la pubblicazione della mia prima storia: "Un Altro Posto Nel Mondo".
Ho notato che questo racconto, oltre ad esser seguito da molti, ha colpito anche la sensibilità di alcuni ed è per questo motivo che ho decido di scrivere il continuo....sperando ovviamente che vi piaccia.
Invito chi non ha letto la mia prima storia a farlo nel caso in cui decidesse di leggere questo sequel, dal momento che vi è un profondo legame tra  i miei due racconti.

Vi ringrazio come sempre...siete unici!.
Baci da Carla.


Dedicato a mia sorella.

CAPITOLO 1- ANNO NUOVO, VITA NUOVA!

Il tempo passa per tutti, compresa me.
Si cresce!.
Nuove esperienze condizionano la tua vita, in positivo o in negativo.
Ma nonostante ciò si va avanti.
Se c’è una cosa che ho imparato in questi due anni è che bisogna sempre essere piu’ forti di prima.
Ebbene si! Sono trascorsi due anni. La ventenne Lucia, spensierata e ancora ingenua, ha lasciato spazio ad una giovane donna coraggiosa, che non si arrende mai dinanzi alle difficoltà.
Elencare tutto ciò che mi è accaduto in questo lasso di tempo è difficile, ma ci proverò!.
In primis ho cambiato lavoro, o meglio ne ho inventato uno tutto mio: sono stata sempre una ragazza originale, devo ammetterlo!.
Non svolgo piu’la mansione di segretaria ormai da dodici mesi e questo lo devo principalmente a mia nonna, scomparsa durante l’invernata dell’anno scorso. Ha lasciato tutti i suoi averi a me, consapevole che li avrei utilizzati al meglio.
E cosi è stato: ho investito il mio piccolo patrimonio in un associazione, di cui io sono la presidente. L’associazione “Woman at work!”, il cui obiettivo è proteggere le donne in difficoltà.
Donne che aiutano donne. Madri fortunate che assistono madri sfortunate. E cosi via.
Chi può dà del suo meglio, cercando di migliorare il futuro.
Come sempre mi affianca la mia cara amica Ginevra, mia collaboratrice. In realtà “mia” in ogni cosa, perché se non avessi avuto lei accanto, non avrei creato un bel nulla.
E questo non solo da un punto di vista lavorativo.
Diverso è anche il mio attuale domicilio: ora vivo nella vecchia casa mia nonna.
Non è nulla di che, ma di sicuro è il mio rifugio preferito. Talvolta lo condivido con alcune ragazze, che decidono di unirsi alla fondazione.
Capita che la sera ci sediamo tutte in soggiorno e parliamo di ogni cosa possibile e immaginaria.
Anche da un punto di vista sentimentale va molto bene: Pietro!.
E’ il mio compagno da un annetto: non viviamo insieme, preferiamo cosi.
E’ giusto cosi.
Ci siamo incontrati quando lavoravo ancora come segretaria: lui è un giovane avvocato, quindi io, all’epoca, ero una sua sottoposta.
Ha trenta anni e come ogni buon napoletano è moro. E’ davvero un bel moro, alto e snello. Ha una classe innata nei suoi atteggiamenti. Sempre galante nelle sue azioni. E’ quel genere di uomo che ti apre la porta della macchina o sposta la sedia dal tavolo per farti accomodare.
Come si dice, dunque, un gentiluomo.
Ed io: i miei capelli non sono piu’ricci. Effetto permanente svanito da tempo ormai! Sono liscia da far schifo. Oltre a ciò, non sono cambiata di una virgola.
Sono sempre io. Lucia!.
 
                                                                                 ***
Anche oggi sono seduta dietro la mia scrivania. Di fronte ho Pietro, che mi guarda fisso.
Ha l’aria spensierata.
Che hai?”, gli chiedo, guardandolo.
Sei molto carina con questo completo marrone. Molto molto carina. Mi andrebbe quasi…”, l’ interrompo: “Ti andrebbe quasi si parlare di Maria, vero?”.
Con tono sorpreso mi risponde: “E chi è Maria?”.
Gli rispondo: “E’appena entrata nell’associazione”. Affondo nella mia poltrona: “Non so come fare con lei. Come poterla aiutare. Ha parlato con i nostri psicologi, ma niente. Nessun progresso. Niente di niente”.
E’ curioso Pietro: “Che problema ha?”.
Porto le mie mani al viso: “Vuoi dire quanti problemi ha! Principalmente tutto è dovuto al fatto che il marito l’ha abbandonata. E’ depressa”. Osservo i documenti, che ho sulla scrivania, e la foto della protagonista della nostra conversazione.
Per un attimo mi sembra di ritornare al passato: Francesca!.
Ho un sussulto. Mi scappa di bocca un'unica parola: “Minori!”.
Pietro mi osserva perplesso: “Minori? Sbaglio o è un paesino della costiera amalfitana?”.
Scuoto la testa: “No, non ti sbagli”.
Mi chiede: “E cosa c’è a Minori?”.
Gli rispondo: “Parte della mia famiglia. Ti ho parlato di mio cugino, Michele”.
Sorride. Sembra che gli sia uscita la lampadina di Archimede: “Ah si. Ricordo, ricordo. Ma non doveva venirti a trovare a Natale?”.
Io: “Si ma da quando i genitori sono impegnati nel loro giro del mondo in camper, ormai è solo a gestire il ristorante. Il giro del mondo in camper …solo Antonio ed Elisa potevano pensare ad una follia del genere!”.
Pietro si alza dalla sedia: “Andiamo noi da lui!”.
Lo guardo fisso negli occhi. Volto inespressivo: “Da lui chi?”.
Pietro: “Ma come da lui chi? Da Michele è ovvio. Dai ci farà bene una vacanza. E tra poco è agosto. Dai!. Mica possiamo tenere aperta l’associazione per sempre? E poi hai della valide collaboratrici, ci penseranno loro”.
Praticamente ha deciso tutto lui.
In un secondo, come sempre.
Ma non posso dire di no. Non ci concediamo mai un attimo per stare da soli.
 Io non posso! Ho sempre altro a cui pensare.
 Quell’altro che è cosi importante per me….è tutta la mia vita!.
E va bene! Andiamo da Michele a Minori”, gli dico, sorridendo.
Mi abbraccia forte e mi bacia: “Evvai! Un po’ di relax insieme. Il mare. I costumi. I balletti sexy sulla spiaggia”.
Lo guardo perplessa.
Dai scherzo!”, mi dice.
Esce fuori dal mio studio.
Provvederà lui al viaggio.
 E’ cosi entusiasta.
In parte lo sono anche io.





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Capitolo 2
*** Un' Attesa Gradita! ***


Image and video hosting by TinyPic Ciao a tutti! Vi posto il mio nuovo capitolo, sperando sempre che vi piaccia.

Aspetto sempre una vostra recensione.
Baci Carla. 


CAPITOLO 2-  UN’ ATTESA GRADITA.

Sono a casa. Precisamente nella mia stanza.
Sul letto vi sono due valigie aperte. Sto quasi per trasportare con me tutta la mia dimora.
Inciampo nelle varie cose sparse per te. Le prendo e le butto nei miei bagagli.
Fa un caldo pazzesco. La prima cosa che farò arrivata a Minori è tuffarmi in acqua. Ho bisogno di refrigerio.
Indosso un abito bianco, corto sin al ginocchio. Sandali ai piedi.
 Il tempo passa, ma il mio amore sfrenato per il bianco resta!.
Entra Pietro.
E’ cadaverico. Sarà forse il caldo.
Lo guardo: “Piè…che ti è morto il gatto?”.
Sorride: “No peggio. Mi hanno spostato una causa importante. Non posso partire con te. Al massimo arriverò tra il dieci-quindici agosto”.
Mi rattristo: “Dai resto con te. Che sfiga però. Con questo caldo poi”.
Mi abbraccia forte: “No no. Inizia ad andare tu. Poi ti raggiungo. Non ti preoccupare sarò bravo. Di sera non andrò in nessuno nightclub per vedere le signorine sexy”.
Gli do un buffetto dietro al collo: “Ma che scemo che sei!”.
Lui: “Si lo so. Uno scemo innamorato di te!”.
Ci baciamo. Le mie mani sono dietro il suo collo. Le sue dietro la mia schiena.
Ci risiamo: inciampiamo, a causa di qualcosa per terra, e finiamo sul letto.
Quasi non ci ammazziamo, visto che ci sono le valigie.
Inizia a ridere a crepapelle: “Mi raccomando portati anche i mobili di casa!”.
Gli indirizzo una smorfia: “Ah ah, simpatico. Certo che oggi come sfotti eh? Mi vendicherò, non temere!”.
Gli sposto i capelli dalla fronte. Lo guardo.
E’ cosi gentile con me. Mi da tutta la sicurezza di questo mondo.
Non credo esistano persone cosi dolci, disponibili e simpatiche come lui al mondo.
Il destino ha voluto che lo conoscessi proprio io!.
 
                                                                                        ***
Si parte!.
Sono da un quarto d’ora in viaggio.
Pietro è rimasto a Napoli. Questioni di lavoro.
 Non riusciamo mai a stare un po’ insieme: quando non sono le decisioni personali, ci si mette il lavoro a dare problemi.
Ma non importa: tra una decina di giorni sarà a Minori e in quel momento potremo dichiarare aperta la nostra vacanza!.
Ogni tanto lancio un occhiata al posto passeggero accanto a me.
Sorrido.
Accendo la radio, ma la musica house proprio non mi va di ascoltarla: meglio il nuovo cd dei Coldplay.
C’è un sole accecante, fortuna che in macchina ho l’aria condizionata, altrimenti a quest’ora sarei una sottiletta…forse è meglio dire “saremo”.
Si perché sono in compagnia. In piacevole compagnia.
Ma non sarà per nulla una sorpresa a Minori, anzi.
E’ piu’ che altro un attesa gradita!.

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Capitolo 3
*** From Minori With Love! ***


Image and video hosting by TinyPic Ciao!!! Pubblico il mio terzo capitolo, sperando che colpisca la vostra attenzione.
Voglio dedicare questa parte del mio racconto a Silvia e Leitmotiv, due mie lettrici:

"Grazie mille ragazze! I vostri commenti mi stimolano tanto e mi invogliano a comunicarvi tutto ciò che provo scrivendo".
Baci Carla.

CAPITOLO 3- FROM MINORI WITH LOVE!

Come promesso, chiamo Michele un dieci minuti prima di arrivare.
Ancora devo capire il motivo.
Che voglia farmi una sorpresa?. Mha, mistero!.
Già rivederlo per me è fonte di gioia. Ritrovo finalmente la parte piu’bella della mia famiglia.
Il mio adorato Michele.
Eccomi entrare nel paese.
Non è cambiato nulla: sempre stesso sole, stesso mare, stessi negozi, che espongono i prodotti tipici.
I turisti che acquistano souvenirs.
Comitive di ragazzi e ragazze che chiacchierano e giocano tra di loro, mentre si avviano alla spiaggia, con i loro teli mare sulle spalle.
Il sorriso della gente è contagioso.
Sorridiamo anche noi!.
Si prospettano giorni felici, fatti di pace e serenità.
 
 
                                                                                ***

Vedo in lontananza Michele: non appena ci avvista, inizia a saltare ed urlare il mio nome.
Alza le mani al cielo. Sembra impazzito.
Lo raggiunge Cristina: ve la ricordate la biondina di due anni fa?.
Ce l’ha fatta ad impalmarla quel romanticone di mio cugino: da quando i genitori di lui sono partiti, convivono.
E sono felici.
Accosto la macchina al marciapiede. Parcheggio.
Non ho il tempo di scendere dalla mia vettura, che mi sento urlare dritto dritto in testa un fragoroso “Ciao!”.
Michele mi salta addosso.
Ci abbracciamo caldamente. Sono due anni che non lo vedo. Due lunghi anni.
E’ diventato un uomo: sempre moro, sempre solare, sempre gentile, sempre protettivo. Ah e dimenticavo sempre alto. Si perché a quanto pare, pur avendo venti anni, cresce ancora in altezza.
Dannata altezza!.
Non vedevo l’ora che arrivassi. Mi sei mancata tantissimo”, mi dice.
Porto le mie mani sul suo viso: “Mi sei mancato tanto anche tu!”.
Nel frattempo si avvicina Cristina: ci salutiamo.
E’ sempre bella: capelli corti biondi, labbra carnose, classico fisico da donna mediterranea, fasciato in un abito color verde.
Sempre bellissima…come tanto tempo fa.
Ti do la tua Luna”, mi dice.
Annuisco, sorridendo: “Si la mia Luna. Non è meravigliosa?”.
Ebbene si, sorpresa! Luna è mia figlia: è lei “Quell’altro che è cosi importante per me….è tutta la mia vita!”.
Ha un anno la mia piccola: ricci castani (almeno qualcuno in famiglia ha questi benedetti capelli ricci!), occhi azzurri. Le sue labbra sono rosse, quanto basta per renderla la bambina piu’bella del mondo.
Considerate che a parlarvi ora è sua madre…come si dice “ogni scarafone è bello a mamma sua!”.
Il mio non è un punto di vista oggettivo!.
Ha un vestitino rosa chiaro. Le gambe scoperte, che si agitano ogni qualvolta capisce di esser in giro.
Adora uscire e osservare tutto ciò che la circonda. In testa un cappellino bianco, dal quale fuori escono i suoi capelli. Ai piedi solo dei calzini corti bianchi, con tanto di orsetto stampato.
Agita le mani, i piedi…si muove tutta.
Ride.
Vorrebbe parlare, ma è ancora cosi piccola ed è per questo che si lascia sfuggire dei versetti.
Lucia credo che Luna abbia ereditato da te il gene della….”, intuisco il pensiero di Michele.
Lo precedo: “Si lo so, il gene della pazzia” .
I miei cugini prendono la piccola in braccio, riempiendola di baci e coccole.
Mi sento esclusa: “Ed io? A me niente! Anche io manco da tempo, eh?”.
Umm fammi pensare. Ho due tazze sporche in cucina, che vuoi fare? Me le lavi tu?. Se proprio vuoi avere qualcosa”, mi dice quel simpaticone di mio cugino.
Sono stupita: “Ma guarda a questo. Già mi mette a lavoro!”.
Rido con gusto.
Michele prende le valigie, anzi “i blocchi di mattoni ”come le chiama lui.
Saliamo in casa.
Respiro a polmoni aperti: solo qui c’è quest’aria.
Solo qui mi sento totalmente a casa.
Casa mia, con il mio sole, il mio mare, i miei limoni, la mia famiglia…la mia Luna!. 

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Capitolo 4
*** Fotografia! ***


Image and video hosting by TinyPic Oggi ho una gran voglia di scrivere.
Come sempre vi ringrazio tutti.
Baci Carla.

CAPITOLO 4- FOTOGRAFIA!


Sono arrivata da solo poche ore, eppure mi sento cosi bene, cosi leggera.
Se non fosse stato per Pietro non sarei qui.
Gli devo tanto. Davvero tanto. E’un uomo splendido. Quasi credo che me lo invidino in tante.
Disfo le valigie. Entra in camera Michele, raggiante.
Possiamo parlare un po’?”, mi chiede.
Gli rispondo: “Mha si certo. Siediti”.
Gli indico la sedia.
Forse meglio chiudere la porta”, mi dice.
 Annuisco.
Mi accomodo sul letto, aspetto che lo faccia anche lui.
Allora come stai? Come ti vanno le cose?”: è tanto curioso. Vuole sapere tutto.
Sono pienamente sincera con lui: “Vediamo un po’: la mia associazione va a gonfie vele. Sai abbiamo ottenuto anche dei fondi dalla regione per continuare i nostri progetti. Finalmente dopo un anno si sono resi conto che non scherziamo! Il nostro motto è “Volere è potere!”….sembra che ci stiamo riuscendo”.
E’ felice per me: “Mi fa tanto piacere….e l’amore?”.
Gli rispondo: “E’ in cucina con Cristina il mio amore”.
Lui: “Lo so che Luna è tutta la tua vita. Ma parlo di amore…quello tra uomo e donna, no quello madre-figlia”.
Rido: “Fai prima a dirmi: “Allora stai ancora con quel tipo, Pietro, l’avvocato?”. Sai, ti risponderei alla domanda”.
Non ricordavo fosse cosi curioso: “E allora…state insieme?”.
Io: “Si, certo. Arriverà tra una decina di giorni. Questioni di lavoro”.
Michele: “Lo aspetteremo a braccia aperte”.
Mi alzo per posare, nella parte alta dell’ armadio, le valigie.
Mentre cerco di metterle nel modo aggiusto, facendomi aiutare da Michele, cade una fotografia.
Ci abbassiamo per prenderla. Ci sediamo a terra.
Ferragosto di due anni fa”: Michele la guarda intensamente, poi me la cede.
Ci siamo tutti: Antonio abbraccia Elisa, Michele è dietro di loro: fa una linguaccia. Accanto a mia cugina ci sono io, sorridente, oggetto dello sguardo di Carlo, messosi  a fianco a me. Francesca con il suo bicchiere di champagne.
Ci alziamo. Mi avvicino alla finestra per osservare ancora una volta la foto.
Non è piu’tornato, sai?”, mi dice.
Mi volto: “Il passato è il passato, il presente è il presente, Michele”.
Ci interrompe Cristina.
Bussa alla porta: “Si può?”.
Le rispondo, ponendo la foto nel mio comodino: “Ma si certo. Entra!”.
Ha la mia piccola in braccio. Michele le va incontro: inizia a giocherellare con Luna. Ma non credo che lei apprezzi i suoi sforzi: gli rifila un pugnetto in faccia.
 Ridiamo tutti.
Siedo Luna nel suo passeggino, con i suoi giochi.
Ora tocca a me investigare nei fatti altrui: “Allora Cristina come fai a sopportarlo?”.
 Michele, avvicinandosi con aria da latin lover, mi dà quella che lui definisce “l’unica risposta possibile”: “Cara io sono l’uomo perfetto. Le donne bussano al citofono alle due di notte solo per vedermi”.
Sono allibita!.
Squilla un telefonino: “E’ mio. Scusatemi un attimo”.
Michele esce dalla mia stanza.
Rimango finalmente sola con Cristina.
Credo che al mondo ci siano poche ragazze come lei, e non lo dico solo perché è fidanzata con mio cugino: anche lei ventenne, è dolce, simpatica, umile, ma soprattutto è una grande lavoratrice.
E’ una di quelle donne che si alza al mattino presto, prepara la colazione per la propria famiglia e si reca sul posto di lavoro. In questo caso il ristorante di famiglia. E si occupa di tutto: angolo bar, cucina, sala. Controlla le entrate, le uscite, i contratti con i camerieri.
E quando torna a casa, pur essendo stanca morta, ti regala sempre un sorriso generoso. Uno di quei sorrisi che ti aprono il cuore. Che ti infondono speranza nei momenti bui.
 E’cosi bella e non solo fisicamente. E’ bella la sua anima.
Hai fatto bene a venire qui. Con il ristorante ci riesce difficile spostarci. Sono davvero felice del tuo arrivo. Una donna con cui condividere finalmente le proprie emozioni”: sono cosi gentili le sue parole.
Ti dovresti prendere una vacanza e lo sai”, le dico, sedendomi accanto a lei.
Già. Una bella vacanza con Michele sarebbe l’ideale”: mentre parla porta una mano tra i capelli.
E con Michele?”: voglio proprio sapere mio cugino come si comporta.
Lo sai meglio di me. Non mi fa mancare niente. Mi ama incondizionatamente. Andiamo sempre d’accordo, anche sul posto di lavoro. Ci fidiamo molto l’uno dell’altro. Magari tra qualche anno ci posso fare anche un mezzo pensierino ”: è cosi emozionata, che quasi le scappa da piangere.
Morale della favola: sono uno piu’ innamorato dell’altro.
Ci abbracciamo forte.
Devo tanto a Michele e Cristina: pur non vedendoci in questi due anni, non c’è stato un solo giorno in cui non mi hanno chiamata. In cui non mi hanno appoggiata.
Le loro parole sono sempre state di gran conforto per me.
Loro rappresentano la parte migliore della mia famiglia.
La migliore in assoluto.
Ed è anche per questo che sono qui: voglio che la mia bimba percepisca la bellezza dei loro grandi cuori.
La bellezza dei loro sorrisi.

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Capitolo 5
*** Ricordi Il Passato? ***


Image and video hosting by TinyPic Ecco il quinto capitolo del mio racconto.
Come sempre grazie a tutti.
Baci Carla.


CAPITOLO 5- RICORDI IL PASSATO?.

E’ l’una di notte. Sono sola in casa con mia figlia, nella nostra camera da letto.
Michele e Cristina dovrebbero ritornare tra poco dal ristorante, giusto il tempo di mettere ordine la sala.
Sono trascorsi due giorni dal mio arrivo.
Eppure ho come la sensazione che sia passata un eternità.
Mi mancava davvero tutto questo.
Solo qui mi sento felice.
Sono a letto. Fa molto caldo. Indosso una vestaglia beige, che inevitabilmente si attacca alla mia pelle.
Mi volto: Luna riposa beata. Le manine sul pancino. Ogni tanto mi capita di vederla sorridere mentre dorme e mi piace credere che stia giocando, nei suoi sogni, con gli angeli.
Tutto quello che voglio per lei è la libertà e la salute.
 Il resto non conta. Ci siamo solo io e lei.
Solo io e lei.
Mi alzo. Il caldo non mi da pace.
 Mi affaccio alla finestra: vedo il campo di limoni. Quel campo di limoni.
Chiudo gli occhi: rivedo me e Michele, da piccoli, rincorrerci.
Facevamo le buche nel terreno, nascondevamo qualcosa e ritornavamo li il giorno dopo, immaginando che un pirata o una strega ci avesse dato in dono un regalo misterioso.
Eravamo cosi piccoli. Cosi innocenti.
La nostra vita ora è totalmente cambiata.
Ma quel campo non mi regala solo queste reminescenze, anzi.
Li ci sono conservati anche i momenti con Carlo, prima della nostra rottura.
Prima che io partissi.
Mi sembra quasi di sentire le nostre risate, i nostri discorsi.
Il sottile rumore dei nostri baci.
Mi giro. Apro il comodino. La foto di due anni fa: Carlo che guarda me.
Quasi due settimane dopo, io fuggii via.
Carlo che corre, dietro la mia macchina.
Carlo che si arrende.
Sento dei rumori provenire dall’ingresso. Metto la foto sul letto.
Faccio capolino sul ciglio della porta.
Vedo la luce del corridoio accendersi: sono Michele e Cristina. Li saluto.
Rientro in camera. Luna dorme.
Mi spoglio. Indosso un vestito bianco con ballerine nere.
Do un bacio sulla fronte alla mia bambina.
  
                                                                                  ***
Posso chiedervi un favore?”, domando ai miei cugini, dopo aver bussato alla porta della loro stanza.
 Sono ancora svegli.
Tutto quello che vuoi…di’ pure!”: Cristina è di una gentilezza unica.
Non riesco proprio a dormire. Vorrei uscire per prendere una boccata d’aria. Ho bisogno di stare un po’ da sola”, le dico, “Mica vi dispiace guardarmi un po’ la piccola?”.
Ma scherzi? Vai pure. Ci penso io a Luna. Dormirò con lei”, mi rassicura Cristina.
Ed io?”, si lagna Michele.
Zitto tu, che russi!”, lo rimprovera la fidanzata.
Russi pure Michè?”, gli chiedo, sorpresa.
Tutto impettito mi risponde: “Cara, sono un uomo!”.
Rido.
Gli lancio un cuscino in faccia.
Grazie mille Cristina!”: mi giro e vado via.
 
                                                                            ***
Sto camminando a passo lento da dieci minuti.
La città è silenziosa.
 Solo le luci sparse per la strada la illuminano.
Sento l’odore del mare.
La luna splende: è sempre gialla e tonda.
Mi lascio andare. Scarico tutta la tensione accumulata negli ultimi tempi.
Tiro un grande sospiro.
Percorro la strada principale, quella che porta al lungomare.
Ma attraverso, cambio marciapiede e per un attimo ho come un ritorno al passato: vedo le sagome di Antonio, Elisa, me e Michele, mentre andiamo alla festa di ferragosto. 
Ma è solo immaginazione.
Solo pura immaginazione.
 
                                                                              ***
Il ristorante nella roccia è sempre qui. Non è cambiato nulla in questo paese.
 E’ stato aggiunto solo un cancello all’inizio della rampa delle scale.
Non c’è citofono. Non c’è cognome.
Cerco di aprirlo, ma niente: è chiuso a chiave.  
Resto immobile, pensierosa.
La chiave!. Abbasso lo sguardo. Vedo uno zerbino.
 Lo sollevo: è li la chiave. La prendo. Apro il cancello ed inizio a salire.
Ho come l’impressione che qui da tempo non ci venga piu’nessuno ormai: c’è polvere, goccioline di acqua marina, foglie di alberi ingiallite. E’ tutto totalmente abbandonato. Anche il portico. Vedo una candela spenta per terra. La tocco. E’ fredda e sporca.
 Mi incammino, quindi, per la seconda rampa di scale.
 Anche qui la situazione è la stessa: polvere, polvere, polvere.
Credo che quando tornerò a casa avrò l’abito non piu’bianco ma nero!.
Ed eccoci qui: la casa sulla roccia. La nostra casa.
Come avevo detto? Ho chiuso con il passato. Ma so meglio di chiunque altro che in parte non ci riuscirò mai. Tanti sono i motivi che mi spingono ad avere ancora questo filo conduttore con ciò che è stato.
Anche qui stessa storia: mi abbasso, alzo lo zerbino, chiave sotto, apro la porta.
Entro.
Si percepisce aria di chiuso.
Da quel che so, sono due anni che è disabitata questa casa.
 La cucina è sempre la stessa, cosi come il bagno e la camera da letto. Tutto è al suo posto.
 Per terra dei giornali vecchi. Se ben comprendo sono riviste mediche. Cerco di non camminarci su’.
Vado nella stanza da letto.
 Il nostro letto. Qui l’aria diventa pesante. Proprio non riesco a deglutire.
Apro il balcone: una ventata fa muovere le tende. Quasi sembra che la casa si sia rianimata.
Mi affaccio: il panorama!. La luna. La grotta: la vedo in lontananza, cosi come il campanile della chiesa.
Il mare è calmo. Si vedono le barche dei pescatori.
Questo è uno dei luoghi che piu’amo.
Qui c’è tutto: la bellezza della città, l’incontro del mare con il cielo, le stelle, la spiaggia addormentata.
 Il silenzio.
Stringo forte, con le mani, la ringhiera.
 Volto la testa all’infuori, chiudendo gli occhi.
Solo qui posso abbandonarmi totalmente.
Chi c’è li?”, urla una voce maschile. Con la mano cerca l’interruttore della luce, che non si accende.
Mi volto di scatto, restando immobile. Non riesco a vedere chi sia.
Si avvicina lui, piano piano.
 Molto lentamente.
E’ la luce della luna a farmi capire chi ho dinanzi. E’ la luce della luna a fargli capire io chi sono.
Balbetta: “Lucia?”.
Il mio volto prende una piega seria. Sembra quasi io abbia visto un fantasma dal passato:
Si sono io. Sono Lucia, Carlo”.
 
                                                                           ***
Dopo esserci guardati per pochi istanti, realizziamo entrambi che abbiamo dinanzi la persona che in assoluto non aspettavamo di vedere: io sapevo che era andato via, cosi come lui credeva che mai sarei ritornata.
Non parliamo, tuttavia mi invita a sedermi , facendo segno con la mano.
Opto per la poltrona, collocata vicino ad un tavolino.
Lo vedo andare in cucina.
 Prende delle candele e una sedia, che poggia successivamente di fronte a me.
Accende il cero con un fiammifero.
Si accomoda.
 Mi fissa.
E’ cosi diverso Carlo.
Fisicamente non è cambiato in molto: sempre barba ben curata, capelli corti brizzolati.
Ma i suoi occhi!. I suoi occhi azzurri sono avvolti da una patina di tristezza. Forse piu’ rassegnazione.
Mi è difficile spiegare cosa non vedo piu’ in lui, rispetto a due anni fa, poiché non riesco piu’ a perdermi nel suo sguardo. Quello stesso sguardo che una mattina sulla spiaggia mi indusse a fermarlo, vedendolo andare via.
Come sempre è molto elegante: indossa una camicia bianca, rigorosamente aperta, pantalone scuro, con cinta. Ma niente orologio, niente collanina, niente profumo.
Nonostante ciò, è un altro Carlo.
Non è piu’ il mio Carlo!
Che ci fai qui?”, mi chiede, con voce severa, guardandomi dritto negli occhi.
Tiro fuori dal mio abito la foto ritrovata a casa di Michele.
Gliela pongo.
La prende. La osserva.
 Una smorfia nervosa sul suo viso: “Cosa c’è Lucia? Ricordi il passato?”.
Ricambio la sua voce dura, con altrettanta durezza nel mio sguardo.
Il passato è morto, Carlo”, gli rispondo.
Mi alzo, guardandolo ancora.
Mi dirigo verso la porta.
Voglio andare via.
La foto non la prendi?”, mi chiede.
Gli rispondo di spalle: “Tienitela pure”.
Esco di casa.
Scendo le scale.
 Sento i suoi occhi addosso: è affacciato al balcone.
 I nostri sguardi si incrociano. I nostri sguardi severi.
Continuo per la mia strada, sino a chiudermi il cancello alle spalle.
Lui è sempre li.
Immobile.

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Capitolo 6
*** E' Tornato! ***


Image and video hosting by TinyPic Vi lascio un nuovo capitolo.
Baci a tutti!

CAPITOLO 6- E’ TORNATO!.


Di mattina è Luna che mi sveglia. Di solito piange perché ha fame.
Oggi, però, non mi ha colta alla sprovvista: non ho dormito molto ieri notte.
La prendo tra le mie braccia, per rasserenarla. Per farle sentire il mio calore.
Intanto bussa e apre la porta Michele: ha in mano il biberon già pronto con latte e biscotti.
Michè vuoi mettere su famiglia? Sei di una precisione unica: le prepari il latte, le cambi i pannolini, ci giochi…manca solo che le fai il bagnetto e poi ti possono eleggere Mr. Papà d’Italia!”.
Ride divertito: “Lo faccio solo perché non la vedo mai. La mia patatona”.
Mi da il biberon.
Mentre Luna divora il suo pasto, guardo mio cugino: “E’ tornato!”.
Si rende conto che sono seria: “Carlo è qui”, ribadisco.
Quasi salta dal letto, dove si è appena seduto: “E tu che ne sai?”, mi chiede.
Poi ci riflette su: “Sei andata li, a casa sua”.
Bingo!”, gli rispondo.
Lui: “E allora?”.
Io: “E’ totalmente cambiato”.
Corruga la fronte: “E che ti aspettavi? Ha sofferto tanto e tu lo sai”.
Mi irrito: “Tutti abbiamo sofferto, Michele. Chi piu’, chi meno”.
Appoggi la sua mano sulla mia spalla: “Lo so, Lucia. E’ stato difficile per tutti”.
Annuisco.
La conversazione cambia: “Perché oggi non vai al mare? Te la tengo io la bambina, se vuoi!”, tocca i piedini di Luna, che ha appena finito tutto il suo latte.
Si è una buona idea”, gli rispondo.
E allora sbrigati. Vai no?”, mi dice, felice di restare solo con la sua “patatona”.
Cedo la piccola a Michele, che la porta con sé in cucina.
Dal mio canto, mi preparo per l’uscita a mare: indosso il primo costume che trovo.
Metto un pantaloncino di jeans e canottiera bianca.
Borsa alla mano.
Bacio a Luna ed esco.
Un po’ di relax. Finalmente.
                                                                       ***
Con il motorino del mio adorato cuginetto, arrivo in cinque minuti alla spiaggia.
Super affollata, ovviamente.
Poso il mio mezzo nel parcheggio residenti e mi avvio verso il lido.
Strano ma vero non si riesce a camminare sul lungomare.
 Altro che relax: tra urla, chiacchiere varie e bambini che piangono qui si capisce ben poco!.
Arrivo a destinazione: “Mi spiace, signorina. Ma siamo al completo”.
Sono attonita: “Al completo?”.
Si, al completo! Ci dispiace davvero ”, mi risponde una ragazza gentile, addetta all’angolo bar.
Bene! Vedrò di trovare un posticino sugli scogli. Li ,sono sicura, avrò un angolo per me.
Oggi voglio fare l’eremita.
La scogliera, per altro artificiale, fu collocata cinque anni fa, allo scopo di formare una sorta di porto per i pescatori di Minori.
Non è eccessivamente grande, né eccessivamente utilizzata ed è per questo che molti ci salgono su: le pietre attirano il sole, la tua pelle attira i raggi solari e in men che non si dica hai una perfetta tintarella.
Tolgo i bikini. E con molta calma, cammino sui grandi sassi neri.
Mi siedo su uno di questi.
Tolgo la canotta. Metto gli occhiali da sole. Sciolgo i capelli.
Come picchia il sole. Fa caldissimo.
Prendo la crema solare: qui si rischia un insolazione!.
Michele ha avuto un ottima idea: è vero che il mare accentua la stanchezza fisica, ma in compenso libera l’anima. Almeno per me è cosi.
Quando entro in contatto con l’acqua marina mi sento totalmente purificata. E’ come se il sale, le piccole onde togliessero via dal mio corpo tutte le negatività assorbite.
 Ho un legame bellissimo con il mare. Un legame profondo, che porterò con me per sempre.
E’ vero pure che questa infinita distesa d’acqua può rivoltarsi contro di te, ma chi siamo noi, poveri esseri umani, di fronte ad una potenza di tale portata?.
I caldi raggi solari iniziano a pizzicare la mia epidermide.
Dovrei refrigerarmi.
Ma desisto nel tuffarmi, poiché fifona di nascita.
Non mi cimento mai in nulla di nuovo, se prima non sono sicura di non farmi del male.
O almeno teoricamente cosi dovrebbe essere.
E sottolineo teoricamente, perché, vedendo Carlo sul quel morso di spiaggia, mi rendo conto che, in amore, mi lancio e come in relazioni impossibili!.
Proprio cosi: ho Carlo di fronte.
Dalla scogliera puoi tenere sotto controllo l’intero lungomare, il lido e ovviamente anche quella piccola distesa di sabbia, dove io e lui ci recavamo per prendere la sua barca.
Non si è accorto di me.
Ma io si. E lo guardo con gusto.
Chi non osserverebbe con l’acquolina alla bocca un uomo adulto, affascinante, ma soprattutto a dorso nudo? Con tanto di muscoli in bella vista, ci tengo a precisarlo.
Nel guardarlo, mi mordo le labbra, graffio la grande pietra, sulla quale sono seduta.
 Praticamente vengo colta da un momento di profonda estasi.
Come un seduttore incallito, che cerca in tutti i modi di carpire la virtu’ di una giovane fanciulla.
Si muove. Ha degli attrezzi in mano. Credo stia riparando la sua barca, capovolta sulla sabbia.
E’ assolutamente concentrato su ciò che sta facendo.
Fa caldo. Sicuramente starà sudando.
 Vorrei essere una gocciolina d’acqua, che scende lentamente sulla sua schiena.
Sto vivendo un momento di pura perdizione…ma chi se ne frega!.
Voglio vivere nel peccato!.
Solo un unghia rotta riesce a liberarmi dal “male”.
Intanto Carlo mi ha vista.
Non per niente lo fisso da una decina di minuti.
E’ li fermo, che osserva.
Poi ritorna al suo lavoro.
Mi giro. Basta incrociare il suo sguardo!.
Decido di andare via. Non mi sento piu’ a mio agio.
Né con Carlo di fronte.
Né con me stessa.

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Capitolo 7
*** Ciao Stronzo! ***


Image and video hosting by TinyPic Oggi sono particolarmente dedita alla scrittura. Posto un ulteriore capitolo.
Ringrazio tutti coloro che mi leggono!.
Baci Carla.

CAPITOLO 7- CIAO STRONZO!


Ormai sono consapevole che, nonostante mi sforzi, il passato non può esser definito tale.
Anzi.
Vivo ancora in virtu’di due anni fa.
Ed emblema di tutto ciò sono i miei due incontri con Carlo nel giro di poco tempo.
Se avessi chiuso davvero la porta non sarei mai andata di notte, da sola, alla casa nella roccia.
Non avrei mai provato tutte quelle sensazioni nel vederlo sulla spiaggia.
Il fatto è che non posso cancellare quel mese cosi importante.
Quell’agosto che ha rappresentato tutto per me: la vita, l’amore, la gioia, il dolore, la rassegnazione.
Ed infine la perdita!.
Ed è per questo motivo che voglio che mia figlia conosca ogni sfaccettatura della mia esistenza.
E per farlo devo portarla in quei luoghi, che hanno vissuto con me momenti molto significativi.
Decido, quindi, di andare con Luna al grande fico: è li che ho trascorso la mia infanzia.
E’li che iniziai ad approcciarmi seriamente a Carlo.
Ed infine è sempre li che capii di amarlo. Di desiderarlo.
Se mi isolo dalla realtà, ho ancora delle immagini: io per terra, con la mano sul piede dolorante, mentre rido con lui.
Lo sguardo serio e curioso nel chiedergli “Quanti anni hai?”.
Luna deve conoscermi. Deve conoscere sua madre. Deve sapere io chi sono.
Perché non voglio che da grande abbia la sensazione di avere di fronte una sconosciuta.
 Quella stessa sensazione che provo io oggi nel ripensare alla mia di madre.
Quella stessa madre che non vedo da tempo.
 Io non voglio e non sarò mai come lei. Mai.
Ho la mia piccola in braccio: sembra una principessa con il suo vestitino beige merlettato.
Ha ancora le manine in bocca: maledetti denti!.
Agitandosi, bagna il mio vestito blu: per un attimo ricordo i primi mesi della sua vita, durante i quali mi riempiva le asciugamani di rigurgiti di latte.
 Il massimo dell’aspirazione per una neo mamma.
Ci incamminiamo nel campo di limoni.
Questa volta niente sassi e sassolini: se cado io, cade anche Luna!.
Per stimolare la sua curiosità di bambina, le metto tra le mani una foglia di limone.
 Mi fa morire dal ridere: la gira, la volta, la guarda,la porta sotto il naso.
Respira quell’odore magnifico di agrumi gialli.
Credo le piaccia.
La stringo forte a me. Le do un bacio in testa. La coccolo.
 Non c’è cosa piu’bella che sentire il suo cuore battere.
Intanto osservo ogni minimo dettaglio: questo è il secondo posto, dopo il balcone della casa nella roccia, che adoro di piu’ al mondo.
Qui c’è un misto di emozioni e sensazioni , legate sia all’infanzia che alla maturità.
Arriviamo al grande fico.
Stendo un telo a terra.
Mi siedo, adagiando la schiena al busto dell’albero secolare.
Luna è totalmente attratta dal luogo. Lo capisco dai suoi occhi che brillano.
Le prendo un frutto,appena reciso dall’albero sotto il quale ci troviamo: provo a farglielo assaggiare.
 Le piace.
Sembra quasi sia nata qui: adora ogni singola cosa stia vendendo in questo piccolo paese.
Mi stendo.
 La piccola è accanto a me.
Chiudo gli occhi: ho bisogno di rilassarmi.
Forse anche di recuperare un po’ di sonno.
L’ombra del fico favorisce il mio riposo.
Mi addormento.
 
                                                                            ***
Ho come un sussulto.
Porto una mano al viso.
Ho ancora gli occhi chiusi dal sonno.
 Tasto accanto a me. E’ vuoto.
Cerco di alzarmi.
Grido: “Luna!”.
Ma una voce mi tranquillizza: “Calma è qui con me”.
Tento di placare la mia ansia.
Il sole mi acceca. Mi faccio ombra con entrambe le mani.
Vedo Carlo, seduto accanto a me, con la mia bambina in braccio.
Inizio a piangere.
Calma. Sta bene”, mi ripete.
Mi alzo.
Accarezzo la mia bambina.
 Le do un bacio sulla fronte.
 Sorrido: ha il suo viso appoggiato su quello di Carlo e cerca di abbracciarlo, non riuscendoci.
Ho davanti a me la scena piu’bella.
 La piu’bella al mondo.
Guardo Carlo negli occhi.
D’improvviso mi avvicino a lui, portando la mia mano sul suo viso. Lo bacio.
Come tanto tempo fa sento dentro di me un energia cosi forte, che se non liberata, è capace di devastarmi.
Ho una passione cosi imponente, repressa da due anni.
In questo momento potrei combattere contro l’umanità intera.
 Ho una forza unica al mondo.
Perché io mi scaglierei contro il mondo intero per loro due.
No!”, mi dice, respingendomi.
Scusami, non dovevo”, controbatto.
Ci guardiamo ancora negli occhi.
Continuo a parlargli: “Eppure non sei il Carlo di due anni fa”.
Mi risponde: “Due anni fa tu non eri madre. Perché Luna è lei ed è tua figlia, giusto?”.
Annuisco: “Si è mia figlia”.
Mi guarda.
 Sorriso nervoso: “Bene. Quanti mesi ha?”.
Prendo la mano della mia bambina: “Un anno”.
Lui: “Ti sei data da fare. Brava!”.
Prima gli tolgo la piccola, poi gli mollo uno schiaffo: “Non ti permettere mai piu’. Non sai nulla di quello che ho subito, di quello che ho patito. Di quanto mi sia costato crescere una figlia da sola. Nulla. Solo chi è genitore può capirmi. Tu no. Non farmi la morale”.
E’ ferito nell’orgoglio: “Ho solo precisato un particolare molto importante: sei fuggita e ti sei rifatta una vita. Tu. Io no”.
Ora mi provoca: “Vogliamo fare a cambio? Prenditi la mia di vita. Ma no questa di ora. Quella di due anni fa. Prenditela Carlo. Poi mi dici cosa ne pensi”.
Si alza.
Mi guarda dall’alto al basso: “Salutami lo stronzo che ti ha messa incinta”.
Lo vedo allontanarsi.
Ciao stronzo!

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Capitolo 8
*** La Nostra Luna! ***


Image and video hosting by TinyPic Buongiorno a tutti voi!.
Il nuovo capitolo è servito.
Spero vi piaccia....Carla.

CAPITOLO 8- LA NOSTRA LUNA.


Giro per la stanza come una matta.
Sembro una folle.
Do un pugno al muro.
Ho lo sguardo di chi sta per scoppiare.
Porto le mani al viso. Giro ancora per la camera.
Entra Michele: “Ho sentito un forte rumore…tutto bene?”.
Mi volto verso di lui.
I miei occhi sono iniettati di sangue. Rosso e vivo.
Ho la pressione a tremila.
 Stringo, con le mani, i lembi laterali del vestito.
Credo non mi abbia mai vista cosi.
Sono piena d’ira.
 E nessuno può aiutarmi, perché ce l’ho a morte con lui. Ma soprattutto con me stessa.
Arretra: “Ma che hai?”.
Resto immobile. Affanno.
Il mio petto si muove a ritmi impercettibili, a causa della respirazione veloce.
Mi viene accanto: “Oh calma!”.
Lo scosto: “Calma un corno!”, gli dico, urlando.
 Prendo un gioco di Luna e lo lancio contro il muro.
Mi fermo. I miei occhi sono spalancati. Si perdono nel vuoto.
 Inizio a piangere, silenziosamente:
Nessuno sa quanto sia stata dura per me lasciarlo. Nessuno. Neanche lui. E’ stata la cosa piu’ difficile che io abbia mai fatto”, gli dico, restando nella stessa posizione.
Con la mano tento di asciugare le lacrime.
Continuo: “E osa pure dirmi che mi sono rifatta una vita?.Io mi sono rifatta una vita!”,un sorriso nervoso compare sul mio volto: “Non c’è stato un solo giorno, in questi due anni,in cui non avrei voluto prendere la macchina per cercarlo. Per trovarlo. Ho vissuto ogni singolo giorno lavorando sodo,per costruire un futuro solido per Luna.
Oggi ho una vita,ma non è quella che desidero.  Ho un compagno, che stimo ma che non amo. E ho una figlia,che ha bisogno…” : Michele prende il sopravvento su di me, parlandomi amorevolmente: “Hai una figlia che ha bisogno di un padre. Non parlare con me! Va da lui e digli la verità. Digli che sei partita solo per paura di condizionare la sua vita. Digli che è sempre stato dentro di te. E infine digli di Luna. Sua figlia”.
Lo guardo.
Michele mi prende per le mani: “Credevi che non avessi capito? Quando l’hai scoperto? Uno massimo due mesi dopo che eri andata via?. Lucia sono trascorsi due anni, eppure tu sei sempre qui, cosi come Carlo. mi sembra che questo la dica lunga sul vostro legame. Ti sei negata la cosa piu’importante già per troppo tempo. Pensa un attimo a lui: si è arreso alla tua decisione. Non gli hai dato neanche l’opportunità di poter dire cosa realmente pensasse. Hai una seconda occasione e sii certa che una terza non l’avrai. E non te la darà neanche lui. Raggiungilo  e cerca di salvare ciò che puoi”.
Ha pienamente ragione Michele: di tempo ne è passato tanto ed io non posso pretendere che tutto torni come prima. Si perché io vorrei che fosse tutto come due anni fa. Avrei dovuto esser piu’forte.
Come disse Carlo una volta “insieme possiamo farcela”. Ma non ho avuto fiducia in noi e sono andata via. Sperando di poter cancellare i giorni vissuti con lui. Poi la scoperta di avere dentro di me Luna. Vederla sorridere per me è uno strazio, perché somiglia tanto a suo padre. Stessi occhi, stesso colore dei capelli. Stessa solarità. Stessa curiosità. Quella curiosità che l’ha spinto ad andare oltre la differenza d’età. Ha voluto conoscermi, ha voluto amarmi per ciò che sono. In cambio io gli ho voltato le spalle.
Non so se recupereremo mai il nostro rapporto. I suoi occhi sono pieni di risentimento nei miei confronti. Ma ora mi resta una sola cosa da fare: avvicinarlo a Luna e fargli capire, per quanto lui possa accettarle, le motivazioni del mio gesto. Dei miei gesti: il mio abbandono e Luna.  
Mi volto verso Michele, gli sorrido, anche se mi riesce proprio difficile parlare: “Grazie”.
Mi risponde annuendo e sorridendomi.
Mi lascia passare.
Esco dalla stanza.
Prendo Luna, in cucina con Cristina.
Apro la porta ed vado via.
E’ arrivato il momento della verità.
 
                                                            ***
Apro il cancello con la chiave sotto lo zerbino.
Inizio a correre per le scale.
Lo chiamo, urlando il suo nome.
Luna si spaventa. Inizia a piangere forte.
Carlo si affaccia dal balcone: mi vede. Entra subito dentro.
Varco il portico. Salgo la seconda rampa.
Sento la porta aprirsi.
Lo guardo, mentre scende le scale.
Ma sei matta?”, mi dice, venendomi incontro.
Luna strilla.
La prende in braccio.”Ma che razza di madre sei? Ma che ti è preso”, mi dice, sbalordito dalla mia reazione.
 Lo vedo salire. Si dirige verso casa sua.
Entra.
Lo seguo io.
Chiudo la porta, sbattendola.
Carlo è in camera da letto con Luna. E’riuscito a tranquillizzarla.
Sono una furia.
Affanno.
Mi piego su me stessa: “E’tua figlia”, gli dico.
Si volta di scatto.
Mi guarda come se gli avessi detto qualcosa solo per scherzare.
E’ perplesso. Guarda la bambina. Minuziosamente.
Ho come l’impressione che voglia trovare qualche dettaglio in lei che gli confermi che si tratti di sua figlia.
Poi ritorna a fissarmi. Sono sempre li, dinanzi a lui. Sempre nella stessa posizione.
Tu non mi faresti una cosa del genere. Lo so”, mi dice, pur non essendo ancora convinto delle sue parole. Sa che in vita mia non ho mai mentito.
Ripete la frase: “Tu non mi faresti una cosa del genere. Non è vero?”. Dalla sua voce capisco che è terrorizzato.
 Terrorizzato all’idea che quella bambina, che ora tiene tra le braccia, sia davvero sua.
Cerco di armarmi di tutta la calma che ho: “E invece l’ho fatto. Ha un anno e tre mesi . Per nove l’ho tenuta dentro di me ”.
Ora è consapevole della realtà dei fatti: “Sono due anni”.
Annuisco.
Pone il suo sguardo su Luna. Le tocca le mani.
L’adagia sul letto. Dorme.
Mi indica di uscire fuori dalla stanza.
Mi segue. Chiude leggermente la porta.
Mi siedo su una sedia, in cucina.
Lui affonda nella poltrona, vicino al muro.
E’sconvolto. Fissa il vuoto. Sta in silenzio. Ha gli occhi sgranati, come colui che ha conosciuto la nuda verità.
Lo guardo fisso.
Rimaniamo cosi per ore.
                                                                      ***
E’ sera.
Sono ancora da Carlo.
Con Carlo. Seduti in cucina.
Non ci siamo detti ancora nulla.
Ma come hai potuto”, mi dice. Non riesce a capacitarsi: “Ma come hai fatto”.
Gli rispondo: “Ero appena andata via. Non volevo…”.
M’interrompe: “Ma non volevi cosa, Lucia? Non m’importa nulla di cosa tu volessi, di cosa tu pensassi. Tu mi hai nascosto la verità per due anni. Due anni interi, in cui io mi sono sempre chiesto tu cosa stessi facendo, come stavi, con chi. Due anni, in cui ho cercato di farti arrivare i miei messaggi attraverso chi ti conosceva. E ora te ne vieni cosi. Mi dispiace non ti pulisci la coscienza. Ma che credevi che io il padre non sapessi farlo? Che non ti avrei aiutata? Non ti perdonerò mai Lucia per questo, mai.
Le sue parole sono come macigni sul cuore.
 Ma ho il dovere di rispondergli.
 Ho il dovere di dargli delle spiegazioni.
Ho il dovere di difendere me stessa dalle sue accuse.
Perché è troppo comodo puntare il dito, senza conoscere i fatti verificatisi.
Mi rivolgo a lui, guardandolo dritto agli occhi: ”E’ facile per te dirmi tutto questo. Ma dovresti considerare che all’epoca io avevo solo venti anni e non sapevo nulla della vita. In un mese mi sono ritrovata a vivere delle situazioni difficili, anche solo da descrivere. Non è stato semplice per me avvicinarmi a te. Non è stato semplice capire cosa davvero stavo provando. La paura di ritrovarmi dinanzi un uomo adulto, che ha bisogno di sentirsi ancora per una volta giovane. La consapevolezza del tuo amore. Il dolore di tua moglie, che ben ha capito cosa c’è dietro la rottura con suo marito. Il tentato suicidio.
Io non volevo tutto questo. Non volevo vivere queste esperienze da “adulti”. Ero venuta qui solo per rilassarmi un po’. E invece mi sono ritrovata capo voltata in un mondo che non era il mio. Reale si, ma di certo non mio. Fuggire , per me, era l’unica soluzione. Credevo che andare via potesse darti la possibilità di ricostruire qualcosa con Francesca.
Ma il destino ha continuato a non esser clemente con me: dopo un mese dalla mia partenza, ho scoperto di aspettare un bambino. Ma chi sogna alla mia età di avere un figlio?. Tre mesi interi li ho trascorsi, tentando di capire cosa dovevo fare: lo tengo o no?. Dai miei genitori una sola risposta ho ricevuto: la porta di casa chiusa in faccia. Si perché avevo osato non esser piu’la loro figlia perfetta. Quella che frequenta all’università. Quella che esce con l’amica. Quella che trova il fidanzatino, ma nulla di rilevante e compromettente.
Accanto ho avuto solo mia nonna, che mi ha tanto aiutata e la mia amica, Ginevra. Solo loro. Il resto del mondo si è dimenticato di me. Ma io non ho cancellato quel piccolo esserino che avevo dentro.
Non potevo: era il frutto del nostro amore. Per lei mi sono rimboccata le maniche, ho lavorato, ho sudato, ho pianto. E se ora sono qui, con questa bambina, con la tua bambina, lo devo solo a me stessa.
Tu non sai nulla di me. Nulla. Non puoi rimproverarmi niente”.
Porta le sue mani al volto.
E’ distrutto. Lo sento.
Si muove sulla poltrona.
Appoggia le sue braccia sui braccioli. Testa sullo schienale. Sguardo rivolto all’alto.
Credo stia metabolizzando il tutto.
Io resto seduta sulla sedia, vicino al tavolo.
Ho un forte mal di testa.
Non è facile per nessuno.
Ma concordo con quanto dettomi da Michele: la verità rende liberi.
Mi guarda. I nostri sguardi si incrociano.
La sua espressione è cambiata: sicuramente non ha digerito a pieno la cosa, ma non ha piu’quello sguardo severo di prima.
Perché Luna?”, mi chiede.
Non capisco cosa vuoi dirmi”, gli rispondo.
Mi ripone la domanda: “Perché l’hai chiamata Luna”.
Sorrido: “Luna, come tutte le lune che abbiamo visto insieme, abbracciati sul balcone”.
Annuisce.
Porta la mano davanti la bocca.
Pensa a qualcosa e sorride leggermente.
Chiude gli occhi: “La nostra Luna!”.

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Capitolo 9
*** Il Tuo Momento ***


Image and video hosting by TinyPic Ultimo capitolo appena scritto!.
Baci Carla.

CAPITOLO 9- IL TUO MOMENTO.


Porto le mani al viso: la forte luce del sole mi acceca.
Mi giro su me stessa..
Apro gli occhi.
Non sono a casa mia. Nel mio letto.
 Mi volto: ho Luna accanto. Dorme ancora.
Guardo dinanzi a me: c’è Carlo. E’seduto sulla poltrona.
Non credo abbia dormito.
Ha il volto segnato da una nottata in bianco.
Mi siedo sul letto.
Non so che fare. Mi sento a disagio.
Non sono piu’nel mio rifugio.
Comprende il mio imbarazzo: “Ti aspetto in cucina”.
Annuisco.
Mi alzo.
Mi guardo ancora attorno.
 Anche qui non è cambiato niente: letto a baldacchino in legno scuro, con i veli bianchi che cadono candidamente per terra.
Due comodini tondi, con le lampade.
L’armadio antico. Il tavolino con la poltrona.
Ricordo che due anni fa proprio su quel tavolino ponevo un vaso con rose bianche e gialle.
I miei fiori preferiti.
Carlo, quando tornava da lavoro, mi regalava una rosa rossa: “simbolo della mia passione per te”.
 
                                                                   ***
Entro in cucina.
Carlo prepara la colazione.
Mi siedo.
 Non mi degna di uno sguardo.
Il caffè è pronto: l’aroma si diffonde in tutta la casa. Questa piccola casa.
Prende due tazzine, le adagia su di un vassoio.
Posa il tutto sul tavolo.
Si accomoda.
Zucchero?”, mi chiede.
No, grazie”, gli rispondo.
Caffè amaro, come l’amara e dura nottata trascorsa.
Vorrei sapere qualcosa di te. Di te in questi due anni”: accosta le sue labbra al bicchiere.
Il primo anno ho lavorato come segretaria, in un ufficio di avvocati. Abitavo in una casa ammobiliata. Da sola. I primi tre mesi sono stati davvero duri.”: fisso il mio sguardo nel vuoto, bevendo il mio caffè.
E poi?”: è curioso.
Prima che nascesse Luna è morta mia nonna. L’unica persona che mi ha sostenuta. Che mi ha incoraggiata ad averla. E ad amarla. Ha lasciato tutto a me. Sono andata a vivere nella sua casa. Ho usato il piccolo patrimonio lasciatomi per fondare un associazione, che aiuta donne disagiate. Soprattutto ragazze-madri”: poso la mia tazzina.
Lo guardo: “E tu? Sai quasi tutto di me”.
La risposta non si lascia attendere: “Mi sono trasferito in un paesino vicino le Alpi. L’unico mestiere che so fare è il medico”.
Continua: “Hai detto che so quasi tutto di te. Cosa vuoi dire?”.
Ho un compagno”, gli rispondo.
Non so dire se è rimasto colpito dalla notizia. Non ho percepito alcuna sensazione.
Non ho notato alcuna espressione di dissenso.
Nulla. Assolutamente nulla.
Due possono essere le ipotesi a tale riguardo: o non è interessato alla cosa, oppure è consapevole del fatto che non amerò mai nessuno come lui.
Non so se sperare piu’nella prima o nella seconda opzione.
Ma conosco Carlo.
Prima o poi mi comunicherà il suo punto di vista.
Lo ami?”: anche questa domanda mi spiazza.
Da come me la pone capisco che non è un modo per stabilire se Pietro è piu’ importante di quanto lo sia stato lui.
Dunque la prima tesi vince sulla seconda.
Ma voglio essere sincera: non ho mai detto “Ti amo” se non a Carlo.
Solo Carlo era ed è nel mio cuore.
Solo lui.
Scuoto la testa: “No. Non lo amo. Lo stimo, gli voglio un gran bene. Ma non lo amo”.
L’unica cosa che riesce a dirmi è: “Bene!”.
Di nuovo silenzio assoluto.
Sento solo le goccioline d’acqua, che cadono a ritmo ben preciso dalla fontana della cucina.
Abbasso lo sguardo.
Fisso ogni oggetto possibile, pur di nascondere il mio imbarazzo.
Carlo fa ruotare tra le sue mani la tazzina del caffè.
Entrambi con lo sguardo basso.
 Entrambi silenziosi.
C’è un muro immaginario che ci divide.
Luna piange. Sobbalzo sulla sedia.
Mi alzo di scatto.
Vado da lei.
Le sorrido. Mi vede e si rasserena.
E’ in un ambiente a lei sconosciuto.
Presto non avrà piu’quest’effetto.
Mi stendo accanto a lei. Gioco con le sue manine.
Carlo è all’in piedi, sul ciglio della porta.
Ci osserva attentamente.
Alzo lo sguardo. Gli faccio segno di avvicinarsi.
E’ giusto che abbia anche lui un suo ruolo: quello di padre.
Si siede sul letto.
Prende la bambina in braccio.
La guarda, la tocca.
Cosi come fa un bambino di cinque anni quando riceve dai proprio genitori un regalo inatteso.
La curiosità e la voglia di stare con lei lo devasta.
Decido di lasciarli soli.
Do un bacio alla mia piccola.
Mi avvio verso la porta di casa.
Ma che fai, vai via?”, mi chiede sbalordito.
Mi faccio un attimo da parte. Io ho avuto il tempo per approcciami a lei. Tu no.”, gli rispondo, parlandogli di spalle.
Continuo: “Verrò nel pomeriggio. A dopo”.
Ma io non so come…”, cerca di trattenermi con le sue parole.
Mi volto verso di lui: “Io non sono nata madre. Lo sono diventata. Nella borsa c’è tutto quello che ti può servire, compreso il mio numero. A dopo”.
Lo lascio li, dinanzi la porta.
Vado via.

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Capitolo 10
*** Cuore e Tenebre ***


Image and video hosting by TinyPic Vi lascio un ulteriore capitolo.
Causa studio matto e disperatissimo, credo che nei prossimi giorni pubblicherò poco!. 
Baci Carla.

CAPITOLO 10- CUORE E TENEBRE.


Da un paio di giorni a questa parte, le nostre vite vanno avanti cosi: io che dormo con Luna sul letto matrimoniale, Carlo che ci guarda nel caldo della notte, seduto su di una poltrona.
Sempre a casa sua.
Non so effettivamente cosa gli passi per la testa. Cosa pensa.
Ma è certo che dedica il suo tempo, o meglio le nottate intere, a fare solo questo.
Talvolta mi sveglio, per osservarlo.
 Spero che non se ne sia accorto.
Lo vedo li, sguardo rivolto al balcone, mentre fissa il cielo.
Appoggia il mento sul palmo della mano.
Ed è capace di rimanere in questa posizione per ore ed ore. In perenne silenzio.
So che non è facile. Non lo è neanche per me.
Ma vorrei che fosse sincero. Vorrei che mi esponesse i suoi pensieri.
 Qualunque essi siano.
Ma se non prendo coraggio, credo che non avrò mai una valida risposta alle mie domande.
E tutto rimarrebbe confinato nell’ambito della curiosità.
Decido quindi di alzarmi, per fargli comprendere che ci sono anche io.
E che vorrei sapere di piu’.
Mi siedo a terra, proprio accanto a lui.
Rivolta verso il balcone.
La mia vestaglia corta, color blu è invisibile nel cuore della notte.
Lui è ancora vestito: pantalone scuro, camicia bianca. Occhi luminosi.
Sempre il mento appoggiato sulla mano. Sempre sguardo verso il cielo.
Oggi niente luna. Niente stelle. Tutto tace.
In lontananza si vede qualche luce aperta in delle case.
Per il resto, tutto dorme.
 “Non riesci a dormire?”, mi chiede.
Potrei  farti la stessa domanda”, gli rispondo.
Sempre immobile, ha una leggera smorfia sul viso: “Sto pensando”.
Sai che novità: “L’avevo intuito. Ma vorrei saperne di piu’!”.
Inizia ad esser serio: “Non so cosa fare”.
Gioco con i miei capelli, per scaricare la tensione: “Riguardo?”.
Lui: “Riguardo questa situazione. C’è Luna di mezzo. Ed io non voglio lasciarla…”.
Lo zittisco: “Non ti ho chiesto questo. Se avessi voluto…”.
Ora è lui ad interrompere me: “Lo so. Non mi avresti detto nulla. Io ti amo e non è una novità. Ma non riesco ad avvicinarmi piu’ a te. Comprendo le tue ragioni, ma penso anche alle mie. E’ come se dentro di me ci fosse qualcosa  che mi allontana da te. Come se non riuscissi ancora a perdonarti il fatto di esser andata via. Via da me ”.
Le sue parole mi colpiscono.
Ma, in parte, mi aspettavo questa sua reazione.
Come ho detto non è facile per nessuno.
Il nostro legame è come un bellissimo fiore, che strappato dal suo campo, muore.
Un figlio non può fare da collante. Soprattutto nel nostro caso.
Cosa faremo allora?”, gli chiedo.
Troveremo una soluzione, che vada bene a tutti”, mi risponde.

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Capitolo 11
*** Michele ***


Image and video hosting by TinyPic Buona lettura.
Attendo delle vostre recensioni.
Baci Carla.

CAPITOLO 11- MICHELE


Michele stamane è particolarmente eccitato.
Va avanti e indietro per la cucina, parlando da solo.
Io e Cristina lo guardiamo attonite e perplesse.
C’è qualcuno oggi  che da i numeri”: proprio non ha sentito ciò che la fidanzata gli ha detto.
Michele?”: lo chiamo.
Finalmente si degna di guardarci.
Ma vi rendete conto? Io, Michele Sartri, ho l’onore di organizzare il buffet per la festa del quindici agosto. Sono il primo della famiglia. Il primo!”: mentre parla, gesticola animatamente.
Siamo sconvolte: possibile che un uomo stia in estasi per un benedetto buffet?.
Iniziamo a ridere.
Ti daranno un premio?”, gli chiede Cristina, che si piega dalle risate.
Mi contagia: ridiamo di gusto, sotto lo sguardo permaloso e critico del mio adorato cugino.
Ridete, ridete donne. Un giorno non molto lontano i miei eredi diranno “Michele Sartri ha organizzato il buffet del quindici agosto!” : è totalmente convinto di ciò che dice.
Le nostre risate diventano fragorose: questa volta, oltre agli spasmi del nostro corpo, lacrime di felicità inondano i nostri occhi.
Michè tu sei pazzo”, gli dico, ancora presa dalle sue parole divertenti.
Ci calmiamo.
Abbandoniamo le risate per introdurre una conversazione decisamente seria.
 “Luna è con lui?”, mi domanda Cristina.
Si”, le rispondo.
E’ giusto che stia con il padre”, asserisce Michele, mentre prepara il caffè.
E voi?”: credo che Cristina si sia affezionata alla mia storia.
E noi niente. Abbiamo avuto il nostro tempo. Ci dividono troppi rancori. Dobbiamo pensare solo a nostra figlia”: dalle mie parole si percepisce la mia tristezza.
Non fa di certo bene sapere che non puoi costruire piu’ niente con il tuo uomo.
Il mio Carlo.
Mio per sempre. 

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Capitolo 12
*** Sfida A Ferragosto! ***


Image and video hosting by TinyPic Buongiorno a tutti!.
Vi lascio un altro capitolo.
Mi piacerebbe conoscere il vostrp punto di vista...quindi se vi fa piacere lasciare una recensione!.
Baci Carla.


CAPITOLO 12- SFIDA A FERRAGOSTO!.

E’ sera.
E sono da sola, nella mia camera.
Cosa indosso?”… questa si che è una domanda esistenziale!.
Apro l’armadio. Ad uno ad uno prendo tutti i miei vestiti: “Questo è troppo corto, questo è troppo lungo, questo è troppo scollato, questo è troppo nero, questo è troppo bianco!”.
Tutti sono “troppo” ed è per questo motivo che finiscono sul letto, lanciati come se fossero palle da gioco.
Opto per un abito corto rosso fuoco…non per niente è l’ultimo rimastomi a disposizione!.
Anche per le scarpe la stessa fatica, ma decido di tagliare corto, preferendo un paio di tacchi neri.
Insomma abbinamento classico!.
Visto che non ho molto tempo a disposizione, decido di lasciare sciolti i miei capelli.
Magari uso un frontino!
Do un occhiata all’orologio: è terribilmente tardi.
Esco subito dalla mia stanza, correndo.
Ho quasi l’impressione di trovarmi sulla pista della Formula 1, visto come sgommano i miei tacchi.
Scendo le scale velocemente ma con attenzione…c’è il rischio che io vada all’altro mondo con questi trampoli.
Sono finalmente fuori.
Tutto è come sempre: le solite luminarie, le solite decorazioni. I negozi aperti. Gente che si saluta cosi calorosamente…sembra che non si vedano da anni.
Sento quel profumo indescrivibilmente buono di zucchero filato.
Chiudo gli occhi e mi mordo le labbra.
Sorrido.
Qui solo c’è questa atmosfera.
Vedo i saltimbanchi per la strada principale. Chi sa se Luna li ha visti!.
Una volata di vento fa oscillare i miei capelli.
Tutti si voltano all’indietro, per evitare che la polvere entri nei loro occhi.
Solo io guardo avanti.
Solo io ho come l’impressione di vedere un banco di nebbia che porta con sé i ricordi del ferragosto di due anni fa: Antonio che parla con il proprietario del bar; Elisa e Francesca intende a chiacchierare; Michele con la sua Cristina; Carlo seduto con il suo bicchiere di champagne.
Ed io.
Si proprio io, che penso a quell’amore cosi bello, cosi devastante, cosi mio!.
Sento applaudire.
Ho un sussulto. Torno alla realtà e i ricordi svaniscono.
Ma perché mai applaudono?.
Attraverso sulle strisce pedonali.
Eccomi finalmente sul lungomare.
C’è una confusione pazzesca: chi mangia, chi beve, chi ride, chi semplicemente sta seduto senza far niente.
Sono sola. Non vedo ne Michele ne Cristina.
Ma una cosa è certa il suo banchetto è un successo.
Ed è anche ben visibile lo striscione bianco e rosso, presente vicino al tavolo delle bevande, in cui si specifica che il tutto è stato preparato da Michele Sartri…mica da Pinziponzibò?.
Queste sono soddisfazioni!.
 Peccato che non ho il telefonino con me, altrimenti avrei scattato una bella foto, da usare contro mio cugino nei momenti piu’impensabili.
Chiudo gli occhi: ho dimenticato il telefonino.
E ora come lo chiamo Carlo?. Luna è con lui.
Mi guardo attorno. Non lo vedo.
 Anche le luci della casa sulla roccia sono spente.
E ora dove saranno?: “Carlo è seduto. Mi fissa. Il suo braccio destro è disteso sullo schienale della panchina[…]Non resisto, devo fare qualcosa. Prendo l’iniziativa.”
Lampo di genio: il lido!.
 
 
                                                                              ***
Entro.
Sono sulla piattaforma.
Decido di togliere le scarpe.
Scendo per le scale.
Cammino sulla passerella.
Sono li: Carlo seduto sulla sabbia, con la piccola in braccio.
La tiene stretta a sé. Osserva ogni suo piccolo movimento.
Sono dietro di lui.
Passo la mia mano sul collo.
Mi accomodo accanto.
Non mi degna di uno sguardo. La cosa è reciproca.
Ti ricordi?”, mi chiede.
Come posso non ricordare!”, gli rispondo.
Il nostro primo bacio”: ridiamo. Abbiamo pensato e detto la stessa cosa contemporaneamente.
Lo guardo fisso, mentre lui osserva il mare.
Sembra che il tempo non sia trascorso per niente: i suoi capelli brizzolati corti, la sua barba curata, i suoi occhi azzurri, luminosi nella notte, la sua camicia bianca aperta, il suo pantalone nero, con la classica cinta e per concludere catenina, profumo, orologio.
Con la differenza che oggi ha quarantasette anni.
Due in piu’ rispetto a un po’ di tempo fa.
Come me, che non sono piu’la ventenne, sconvolta dai sensi di colpa.
Oggi  Luna è particolarmente serena”, mi dice, indicandomi nostra figlia.
Sarà che le piace questa atmosfera”, asserisco.
 “Sarà che le piace quando i genitori cercano di andare oltre i loro problemi”: è cosi serio, mentre parla.
Probabile”, rispondo.
Magari possiamo fare un passo indietro e riprovare. Per lei.”, mi dice.
Magari potremo”, affermo, annuendo.
Finalmente.
Non ce la facevo piu’ ad andare avanti cosi. Stamattina la tieni tu, domani io.
Piu’che una figlia, mi sembrava di avere un pacco postale.
Questa situazione non giova a nessuno.
Non dico che tutto debba tornare come due anni fa. Nulla può essere come prima. Ma vale la pena di tentare.
Sperando che questo tentativo vada in porto.
Anche se, dal profondo del cuore, vorrei che tentasse anche per noi. E non solo per Luna.
Lucia!”: una voce maschile mi chiama.
Io conosco questa voce.
Mi volto. E’ Pietro.
Anche Carlo lo guarda, piuttosto male devo dire.
Mi alzo, andandogli incontro.
Anche Pietro non è per niente male stasera: pantalone chiaro, camicia scura, bracciale d’argento.
Lucia, ma che fine hai fatto? Sei scomparsa! Sono quindici giorni che non ti sento. Mi ero preoccupato. Ma con chi eri?”, mi chiede, effettivamente turbato.
Si avvicina Carlo: “Era con me, il padre di sua figlia. Piacere Carlo Scala ”.
Sono imbarazzatissima.
Possibile che ogni ferragosto vivo l’esperienza “io, tu e l’altro”?.
 Pietro quest’anno sostituisce Francesca. E io Carlo.
Si perché ora io mi ritrovo al suo posto. E viceversa.
La mia vita è sempre all’insegna dell’imprevedibilità.
Credo che nessuno mi invidi in questo momento.
Pietro Serveri”, tende la mano al suo rivale. O presunto tale.
Lucia vorrei parlarti in privato, se possibile”, mi chiede, guardandomi negli occhi dolcemente.
Andiamo sulla piattaforma”, gli dico.
Carlo non nutre una particolare simpatia nei confronti del bell’avvocato, che si congeda velocemente: “Piacere di aver fatto la sua conoscenza signor Scala”.
Risposta lapidaria: “Si, piacere”.Carlo si allontana con Luna.
Mentre cammino con Pietro, lo vedo li.
Seduto.
 
                                                                  ***
 
Mi accomodo su di un divano.
Pietro resta all’in piedi: “Sapevo che eri con lui. Può essere anche il padre di Luna quel Carlo. Non mi faccio intimorire da lui”.
Lo guardo, mentre gira come una trottola: “Se credi che stiamo insieme hai proprio sbagliato!”.
E’ nervoso: “Ma dai Lucia!. “Si,piacere”: non mi ha neppure visto, che subito mi è venuto incontro. E poi finiamola una volta per sempre con questa storia: tu mi stimi, mi vuoi bene, ma non mi ami”.
Che faccia tosta che ho: “Si lo so, Pietro”.
Si siede accanto a me: “Se il tipo li, che ogni tanto si gira per controllare la situazione, crede che mi faccia da parte, non ha capito un bel niente. Lucia io posso darti tutto quello che desideri, tutto. Devi solo chiedere”.
Gli prendo la mano: “Non sono quel genere di donna”.
Mi guarda dritto negli occhi: “Lo so, ma io non sono un uomo che si arrende facilmente. Meglio che lo sappia anche il tipo”.
Si alza: “Vado via. Ho preso una stanza all’albergo “Jolly”.
Sta per allontanarsi, ma si ferma: “Non mi arrendo. Ciao Lucia”.
Prima di lasciare il lido, lancia un occhiata di sfida a Carlo, che sembra abbia accettato la proposta di buon grado.
Ogni Ferragosto c’è qualcosa che non va. 
Ho bisogno di star sola.
Chiedo a Carlo di tenere con sé la bambina e, dopo averla salutata, vado via.
Ho bisogno di riflettere.

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Capitolo 13
*** L'Unica Cosa Da Fare ***


Image and video hosting by TinyPic Vi posto questo capitolo da un posto davvero speciale per me. 
Un posto che, chi mi legge, conosce bene: Minori!.
Anche d'inverno la città è bellissima.
Vi mando un grande bacio a tutti!.
Vostra, Carla.

CAPITOLO 13- L’UNICA COSA DA FARE.


Sono qui, nel campo.
Da sola. All’in piedi.
Prendo i limoni e li scaglio contro gli alberi.
Vedo gli agrumi aprirsi in due e cadere a terra.
Il loro buon succo sgorga lentamente.
Proprio come il mio cuore, che pulsa forte.
Il suo sangue sprizza velocemente.
Tento di scaricare tutta la mia rabbia.
Ed ancora lancio i limoni il piu’ lontano possibile.
Solo ora, in parte, comprendo il Carlo di due anni fa: conteso da me e Francesca.
Con la differenza che lui mi aveva scelta sin dal primo istante.
Anche nel mio caso mi trovo dinanzi un bivio: il padre di mia figlia, con cui ho avuto non una storia d’amore, ma la storia d’amore e Pietro, per me grande fonte di sicurezza.
Quella stessa sicurezza che Carlo ora non mi dà: “Magari possiamo fare un passo indietro e riprovare. Per lei”.
Fare un passo indietro per lei.
No per noi. Ma per lei. Per Luna.
Cosi no!.
Non voglio che mia figlia faccia da collante tra due genitori, che non sono in grado di mettere le divergenze da parte.
Senza considerare che non ho capito cosa voglia significare “fare un passo indietro”.
Nel linguaggio dei comuni mortali può anche essere inteso con: “andiamo d’accordo, ma ognuno per i fatti suoi”.
Nel frattempo sono trascorsi tre giorni da ferragosto: non ho visto e sentito nessuno dei due presunti pretendenti.
E’ Cristina che porta la piccola dal padre.
Io non ci riesco.
Se lo vedo credo che sarei in grado di ucciderlo.
O di amarlo.
Fortuna che c’è la mia cuginetta: in quanto donna comprende ogni mio pensiero.
E cerca di aiutarmi!.
E’ l’unica persona che mi è di conforto in questo momento.
Continuo con il lancio dei limoni.
Di questi passi, manderò in malora l’economia di Minori!.
Mi siedo a terra: non so che fare.
Non so che scegliere…chi scegliere!.
Una parte del mio cuore mi porta da Carlo. Ma non ho sicurezze. E non mi va piu’ di rischiare ora che non devo dar conto solo a me stessa.
Viceversa un'altra parte protende verso Pietro: come detto, non sono innamorata di lui, ma riesce a garantirmi quella stabilità di cui ho bisogno.
Wow, che fortuna mi è capitata: sono il Carlo di turno!.
Lui e il bell’avvocato incarnano rispettivamente me e Francesca.
Tenta la fortuna: chi sceglierà Lucia? In palio una vita bella e felice!.
Ma forse io ho già scelto.
Ho già scelto.
Proprio in questo momento.
E’ l’unica cosa da fare.
Per me. Per la mia piccolina.
E’ ora di discutere con entrambi.

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Capitolo 14
*** La Prima Decisione ***


Image and video hosting by TinyPic Ciao a tutti...ecco un nuovo capitolo!.
Spero vi piaccia...aspetto vostri commenti!.
Baci Carla.

CAPITOLO 14- LA PRIMA DECISIONE.


La casa sulla roccia ha sempre il suo fascino. La sua bellezza.
E’il rifugio ideale per chi ama isolarsi dal mondo.
Soprattutto se in dolce compagnia.
Carlo termina di montare la culletta per Luna: è rosa con tanti orsetti colorati.
Dentro vi è adagiato non solo il cuscino ma anche un peluche bianco.
Sembra soddisfatto del suo lavoro. Lo noto dal suo sguardo felice.
Mi viene incontro, in cucina.
Nel frattempo io mi sono accomodata.
Allora cosa volevi dirmi?”, mi chiede, con tono piuttosto sgarbato.
Vado via. Ritorno a Napoli”, gli rispondo.
Ha un cacciavite in mano.
Lo sbatte a terra: “Brava. Mi allontani di nuovo da Luna”: è furibondo.
Lo guardo in malo modo: “Tra una settimana sarò qui. E tu potrai stare con tua figlia. Il tempo di mettere le cose apposto. Non voglio allontanarti da lei, né io voglio allontanarmi da Minori, dalla mia famiglia”.
Sembra tranquillizzarsi: “Sarà contento il tuo avvocatuccio. Pietro, che uomo!”.
Do un pugno al tavolo: “Piantala. Questi non sono fatti tuoi!”.
Lo provoco.
Vediamo che risposta mi darà.
Sono curiosa.
Infatti non m’interessa cosa fai. Voglio solo mia figlia”, asserisce.
Un sorriso nervoso squarcia il mio viso.
E’finita davvero questa volta.
Mi alzo, delusa da quanto dettomi: “Non abbiamo piu’ nulla da dirci”.
No, infatti”, asserisce, guardandomi dritta negli occhi.
Esco fuori di casa.
Nel percorrere le scale, sento Carlo dare un pugno al muro ed urlare.
Ma noi non abbiamo piu’nulla da dirci!.

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Capitolo 15
*** In Bocca Al Lupo! ***


Image and video hosting by TinyPic Ciao a tutti...per gli amanti del mio racconto questo sarà un "brutto" capitolo.
Come andrà a finire tra Carlo e Lucia?.
Mancano pochi capitoli alla fine di questa storia...incrociamo le dita!.
Baci Carla.

CAPITOLO 15- IN BOCCA AL LUPO!


E’ martedi mattina.
Anche oggi il sole splende.
La città è in fermento, eppure non vi è alcuna ricorrenza da festeggiare.
Sono appoggiata al muretto, accanto al portone del mio palazzo.
Mi scosto: ho paura che il mio vestito beige possa sporcarsi.
Frattanto mi viene incontro Pietro, appena sceso dal taxi.
Ha gli occhi pieni di speranza.
Speranza che svanisce in un attimo non appena vede che non ho né Luna, né le valigie con me.
Ha vinto lui allora!”, asserisce, sarcastico.
Pietro tu non hai capito che non sono il trofeo di nessuno e che sono io a decidere per me stessa. E per mia figlia”, gli rispondo, sicura di me.
Allora diciamo che ciò che provi per lui è nettamente piu’ forte di ciò che senti per me”, mi dice, mentre mette le mani in tasca.
Si questo è vero. Ma è altrettanto vero che non vedo un futuro con lui. Ma rimarrò lo stesso qui. Ho parlato con Ginevra: al piu’ presto assumerà lei la carica di presidente nell’associazione. Io mi limiterò a controllare come andranno le cose”: ho programmato già tutto.
Ok! La vita è tua. Ma se credi che questa sia la cosa piu’ giusta, allora va bene cosi”: accenna un leggero sorriso.
Spero non lascerai l’associazione!”: spero davvero che non lo faccia.
Ma certo che non lo farò. Sei pazza. Mi piace il mio lavoro”, asserisce, spiazzato dalla mia affermazione.
Mi sfiora i capelli: “Ho sempre sperato di poterti aiutare a cancellare il tuo passato. Ho sempre sperato che tu potessi amarmi, ma in cuor mio ero consapevole della realtà: nessuno al mondo sostituirà Carlo. Nessuno. Compreso io. Mi mancherai. In bocca al lupo per ogni cosa Lucia e dà un bacio da parte mia a Luna”.
Mi abbraccia.
Ricambio.
Si allontana.
Sale in taxi.
Lo saluto, alzando la mano.
Vedo la macchina sparire. Per sempre.
 
                                                                ***
La mia decisione è presa: rimarrò sola con la mia bambina.
Pietro non è Carlo, che, dal canto suo, non riesce a superare le sue paure.
Tutto questo non mi fa stare bene.
Sento un forte vuoto dentro di me.
Vorrei che ritornasse da me, ma non posso costringerlo.
Se solo capisse quanto lo amo…quanto amo te, Carlo!.
Ma il destino ha deciso: ognuno per la propria strada.
Il mio cuore sanguina dal dolore.

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Capitolo 16
*** Finalmente! ***


Image and video hosting by TinyPic Ciao a tutti,
finalmente pubblico un nuovo capitolo...spero vi piaccia.
Devo dire che ho avuto un pò di difficoltà a scriverlo...da un pò non ho piu' l'ispirazione =(
Vi ringrazio sempre!.
Un bacio Carla.

CAPITOLO 16- FINALMENTE!.


Sono sul lungomare da sola.
Mi guardo attorno: tutto tace.
 Non per niente è mezzanotte!.
Ho cercato invano di reprimere la mia testardaggine, ma come dice un detto “la notte porta consiglio” e io devo tentare ancora una volta. Devo riconquistarlo. Sono disposta a combattere anche contro le sue paure, pur di averlo ancora accanto.
Non importa. Rivoglio solo la persona che amo.
Rivoglio Carlo.
Le luci della casa sulla roccia sono spente. Forse starà dormendo.
Apro il cancello e corro per le scale.
Prima arrivo da lui, meglio è!.  
Anche se ,con quest’affanno, sarà dura iniziare una conversazione breve, perché andrò dritto al sodo: “Carlo io ti amo e voglio vivere con te. Per sempre”.
E se mi dicesse di no?.
Impossibile! Dovrà accettare per forza la mia decisione, altrimenti starò notte e giorno fuori la sua porta.
E non credo che gli farà piacere avere una sorta di cane da guardia ventiquattro ore su ventiquattro dinanzi la sua dimora.
Scherzi a parte, prego veramente che questa volta riesca a mettere da parte tutto, perché io non ce la faccio piu’ senza di lui.
Se davvero mi ami Carlo, torna da me.
Non so quante volte questa frase mi è balenata in mente.
Ma subito dopo un forte senso di rassegnazione mi ha attanagliato il cuore.
Io non vedo piu’ il nostro futuro. Insieme.
Se solo lui capisse che stiamo per perdere anche quest’ultima opportunità, dataci dal destino!.
Nel frattempo arrivo a destinazione.
Prendo le chiavi sotto lo zerbino.
Entro.
Con mia grande delusione, scopro che la casa è vuota: Carlo non c’è.
Sbuffo, delusa dalla sua assenza.
Vado in camera da letto: tutto è in perfetto ordine, compresa la culla della piccola Luna.
La mia Luna…il frutto del nostro amore.
Decido di affacciarmi al balcone.
Il panorama è minacciato da grandi e potenti nuvole grigie…tra poco ci sarà un bel temporale!.
Quest’atmosfera cupa ben concilia con il mio stato d’animo.
Il mio sguardo ricade sul piccolo morso di spiaggia.
Ho un sussulto: “Carlo!”.
Ebbene si: è li, intento ad aggiustare la sua barchetta.
Ma a quest’ ora della notte?.
 Forse anche tu, amore mio, sei colto dall’insonnia.
Carpe diem: colgo l’attimo e mi precipito fuori di casa.
Scendo le scale il piu’ velocemente possibile, anche a costo di fare la fine delle palle da bowling, lanciate a grande velocità contro i birilli.
Lascio il cancello aperto.
Passo per la fessura nella roccia e sono li, sulla spiaggia, accompagnata anche questa volta da un interminabile affanno.
Credo che in questo mese avrò perso un bel po’ di chili, visto tutte le volte che sono scesa e salita, come un razzo, da quei scalini!.
Per lo sforzo mi piego su me stessa.
Resto immobile. In silenzio.
Percepisce la mia presenza.
Si volta.
Carlo non dovevi farlo: ha una polo blu notte, sbottonata in petto (come sempre, sai che novita?), pantalone scuro, piedi scalzi.
Ora non vorrei passare per la maniaca sessuale, ma quando lo vedo, impazzisco:  le spalle larghe, i muscoli in tensione, i suoi occhi da ghiaccio.
Semplicemente lui.
Mi mordo cosi tanto le labbra, che mi ferisco leggermente.
Ma un po’ di dolore non è niente confronto al desiderio e all’ estasi che provo solo guardandolo.
Non so cosa gli farei in questo preciso momento.
No forse lo so, ma meglio tenerlo per me questo pensiero insano.
Lucia sono bello lo so”, mi dice, sorridendo.
Mi fa piacere per te!”, gli rispondo.
Non credo tu sia venuta per litigare o cose del genere”, asserisce, mentre posa gli attrezzi che ha in mano.
No infatti”: gli vado incontro.
Ci sediamo vicini sulla sabbia.
Ci guardiamo negli occhi.
Hai fatto bene a venire. Ti volevo chiedere scusa”: è cosi serio, mentre mi parla.
Scusa di cosa?”: sono curiosa.
Continua lui: “Scusa per prima. Per averti detto che non avevamo piu’nulla da dirci, perché non è cosi”.
Ah no?”, gli chiedo.
No. Io ho bisogno ancora una volta, ed un'altra, un'altra ancora di dirti che ti amo. Per sempre, Lucia”.
Non fiato. Tutto mi sarei aspettata, tranne questo.
Sono senza parole.
Proprio ora che dovrei parlare, taccio.
Ma cosa dovrei dire dopo aver ascoltato una dichiarazione del genere.
Dopo aver sentito le parole piu’belle del mondo.
Ride: “Tu sei viola e io sono un idiota”.
Riesco solo a pronunciare: “Perché?”.
Continua lui, molto serio: “Perché a quarantasette anni ancora non oso sfidare le mie paure per amore. Tu sei piu’coraggiosa di me!. Anche per questo ti amo. Mi compensi”.
Zittisco ancora, ma decido di fare la mia parte: “Io voglio stare con te e con la nostra bambina. Non ti voglio perdere”.
Mi prende le mani e me le bacia: “Neanche io. Per questo è giusto fare un passo indietro. Altrimenti rischio di mandare a monte anche questa seconda opportunità. E la colpa sarebbe solo mia. Tu sei la mia famiglia. Non voglio piu’rinunciare a niente. Non voglio piu’essere insoddisfatto. Voglio godermi la mia vita con te e Luna. Basta”.
Annuisco.
Gli accarezzo il viso.
Le nostre mani si incrociano l’una con l’altra. Per noi questo gesto è stato sempre molto importante: è il simbolo della potenza…”insieme possiamo farcela”!.
Mentre ci avviciniamo, sentiamo delle gocce d’acqua cadere su di noi: piove.
Il mio abito bianco si impregna d’acqua.
I miei capelli sono totalmente bagnati, come i suoi, del resto.
Ma la pioggia non ci ferma: iniziamo a baciarci cosi intensamente. Con tutta la passione possibile.
Ci stendiamo sulla sabbia.
Lui è sopra di me.
Le mie mani sono dietro la sua schiena.
Cerco in tutti i modi di tenerlo stretto a me.
E’come se non volessi farlo scappare.
Le sue spalle larghe mi fanno da scudo. Mi proteggono.
Sento il suo cuore battere velocemente.
Sento il suo desiderio. E il mio ovviamente.
Mi devi due anni d’amore”, mi dice, accarezzandomi il viso, “voglio essere tuo per tutta la vita”.
Gli rispondo: “e io voglio essere tua. Per sempre”.
Sorridiamo.
E questa volta siamo davvero felici.
Finalmente!.

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Capitolo 17
*** Per Sempre Loro ***


Image and video hosting by TinyPic ULTIMO CAPITOLO DELLA MIA STORIA.
VI AGGIUNGO ANCHE UNA MIA NOTA PERSONALE.
Baci Carla.

CAPITOLO 17- PER SEMPRE LORO.


Sono sveglia, nel mio letto. Nella mia camera.
Nella mia casa sulla roccia.
Un sorriso leggero in viso.
Mi volto: la mia dolce Luna dorme nella sua culletta. E’ cosi serena, cosi rilassata.
L’aria di Minori le fa piu’che bene.
Mi rigiro: lo vedo li, mentre dorme al mio fianco.
E’ a dorso nudo, i muscoli delle sue spalle sono rilassati, ma ben delineati.
Le gambe sono attorcigliate al lenzuolo bianco del letto.
Indossa solo un pantalone blu notte.
E’ bello come sempre il mio Carlo, gli sfioro il viso e lo bacio.
Accarezzo la sua fronte.
Adoro osservarlo mentre riposa.
Sono trascorsi cinque mesi dalla nostra riappacificazione…finalmente ora siamo una famiglia!.
Ma soprattutto siamo felici.
Non ci manca nulla.
Non mi manca nulla: ho mia figlia e il mio uomo.
Anche se Carlo mi dice spesso: “Amore mio manca solo il matrimonio”...dobbiamo aspettare il suo completo divorzio da Francesca.
Ma non importa: non sarà un vincolo legame a togliermi il sorriso, che da un po’ di tempo a questa parte, segna il mio viso.
Diciamo che la fortuna ormai è di casa qui a Minori: Michele e Cristina, innamorati piu’che mai, continuano a gestire il ristorante di famiglia.
Il mio medico di base preferito ha riaperto il suo studio a via IV Settembre, con la gioia dei nostri compaesani.
Ed io, mamma a tempo pieno, mi dedico alla supervisione dell’associazione “Woman at Work!”, fondata ormai piu’ di due anni fa.
Ma non solo: da un po’ sono anche proprietaria del famoso campo di limoni, in cui ho vissuto gioie e dolori negli ultimi periodi.
Ho convinto il proprietario, don Vito, un signore di 80 anni, a vendermelo: quando gli ho parlato di tutte le emozioni vissute li, ha subito firmato il documento di compra-vendita.
Con il ricavato ha acquistato una bella barca a vela…piccola si, ma ottima per godersi la pensione!.
Insomma c’abbiamo guadagnato entrambi!.
L’unica nota dolente rimane la mia famiglia: nonostante Carlo sia andato da loro, di persona, per presentarsi la situazione non è cambiata di una virgola.
Io ho fatto la mia parte, ora tocca a loro, se vogliono.
Vorrei solo capire i pensieri di mia madre…come si fa ad abbandonare un figlio?.
Meglio essere positivi: forse un giorno riusciremo ad affrontare il problema…forse.
Napoli, ormai, è cosi lontana da me…ma non sento la sua mancanza.
Mi dispiace solo non poter vedere tutti i giorni la mia cara amica Ginevra.
Fortunatamente internet e cellulare ci vengono incontro!.
Che dirvi piu?SONO ASSOLUTAMENTE FELICE…potrei scriverlo a caratteri cubitali!.
Ho tutto ciò che ho sempre desiderato.                                                                                               

Sento sfiorarmi la mano: “Amore mio perché non dormi? Sei pensierosa?”.
Si molto”, gli rispondo.
Mi abbraccia.
La mia testa tocca il suo petto caldo.
Mi bacia la fronte.
Tira un sospiro di sollievo:“Ti amo tanto. Vi amo tanto”.
Ha un sussulto.
Si alza leggermente su di me: “Ma sei felice?”.
Mi tocco la pancia con entrambe le mani. Lo faccio con molta cura. Con molto amore e affetto.
Poi lo guardo negli occhi, ridendo: “Ho ottimi motivi per esserlo”.
Resta per un po’ immobile, senza parole.
Poi un grande sorriso illumina il suo viso.
Mi tiene forte a sè.
Affondo tra le sue possenti braccia.
Ah Lucia, sei la mia vita”.
Anche tu Carlo. Anche tu”. 

                                                                       
                                                                                          Fine

NOTA DELL'AUTRICE.

Eccomi qui, sola con voi.
Ho deciso di scrivervi una piccolissima nota, in primis per ringraziare ancora una volta tutti coloro che hanno letto i miei due racconti, dedicandomi parte del loro tempo.
Come detto in privato a qualcuno, non è stato facile per me parlare di Carlo e Lucia, soprattutto perché non sono quel genere di persona che si abbandona facilmente ai sentimenti: per raccontare questa storia d’amore ho dovuto mettere da parte tutta la mia profonda e radicata razionalità, per dare voce a due personaggi cosi intensi, cosi passionali.
All’inizio non riponevo molte speranze in quanto stavo scrivendo.
Consideravo la mia produzione qualcosa di cosi banale e rarefatto.
Invece mi sono dovuta ricredere: ho vissuto in prima persona le emozioni di Lucia e ho invidiato Carlo per la sua continua ricerca del “vero amore”.
Mi costa tanto dire addio a questa coppia.
Mi costa tanto non vivere piu’ ogni giorno le loro vicissitudini.
Ma nonostante ciò non vi dirò addio. Anzi!. Ho in mente molti progetti.
Nei miei ventidue anni ho scoperto la cosa piu’importante: la scrittura…l’unica arte che mi permette di liberare l’anima e di essere sempre me stessa.
Spero che “Un Altro Posto Nel Mondo” e “Un Altro Posto Nel Mondo-Parte Seconda-” vi abbiano lasciato qualcosa di positivo!.

Con affetto,
Carla

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