If you really know me... di Lumik Lovefood (/viewuser.php?uid=96127)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hey Yuri! They say he's back! ***
Capitolo 2: *** Just this time and then nothing... ***
Capitolo 3: *** You're idiot! ***
Capitolo 1 *** Hey Yuri! They say he's back! ***
Salve
a tutti, popolo di Efp! E' da tantissimo tempo che non pubblico sul
fandom di BeyBlade, e devo dire che ho una certa emozione nel
presentare una nuova fic di zecca. Questa volta non parlerò
di nuovi campionati, di future mogli di Hawitari o di qualunque altro
tema che io abbia già toccato con altre storie. No. Questa
volta mi sono messa in moto il cervello pensando a che sarebbe successo
se i nostri beamati russi fossero delle persone tutt'altro che sane di
mente (certo, no che non lo siano già... -.-)... Questo mi
è venuto in mente guardanto due programmi su Mtv, uno che
trattava di storie di ragazzi che all'esterno sembrano normali ma che
hanno affrontato molte cose e un altro che toccava argomenti come il
sesso e la droga nel mondo giovanile... SPero di riuscire a fare un
buon lavoro, cercando di mantenere i personaggi più IC
possibile... Nel caso contrario, avvisatemi.
Questo primo capitolo l'avevo scritto un po' di tempo fa, e solo ora
l'ho completato e rivisto... L'ho controllato prima di pubblicarlo, ma
chi mi conosce sa che gli errori spesso e volentieri mi sfuggono...
=)
Spero che sia di vostro gradimento e che mi facciate sapere una vostra
opinione. I miei ossequi! ^_^
Un
bacione fortissimo dalla Lu! :*
If
you really know me...
-
"Hey Yurij! They say he's back! "-
Ex
Monastero Vorkov.
Anni
prima era adibito come
orfanotrofio per i bambini russi abbandonati, ma successivamente
all'arresto del suo principale, ovvero Vorkov, che maltrattava i
bambini lì presenti, divenne un centro per i giovani
"sbandati", come lo chiamano affettuosamente i moscoviti, finanziato
dal
comune russo che non avevo ne casa ne famiglia e che gli offriva
maggiori opportunità di vita e di lavoro. Lì
dentro, c'erano
ragazzi e ragazze di ogni età, con i soliti problemi e con i
soliti
sogni. Ovviamente, non sempre è tutto rose e fiori e non
sempre la
vita era tranquilla in quelle quattro mura...
“Quanto
sai essere irritante,
Ivanov!”
“Per te, tutto quello che va contro
il tuo pensiero è irritante.”
“Tsk! Questo lo pensi tu, rosso!”
ribatté la voce dal bagno con fare irritato.
Yurij si alzò a malavoglia dal letto
dalle orripilanti lenzuola verde acido su cui era steso ed
aprì la
porta del servizio con veemenza, facendo sobbalzare e urlare dalla
paura la persona che vi era dentro “Ah! Non si usa
bussare?”
Yurij rimase impassibile, se non per un lieve movimento del
sopracciglio rosso“Muoviti!” sibilò
breve per poi chiedere la
porta con un botto ed andarsene.
“Muoviti... Su... Ancora a
questo punto stai?... Eccetera... Eccetera...” gli fece il
verso la
voce.
Yurij cercò di prendere con sé tutta
la poca pazienza che aveva e decise di stendersi nuovamente sul letto
e di agguantare una rivista riversa a terra per ammazzare il tempo.
Era di gossip: niente di più schifoso poteva leggere.
Sfogliava
quella schifezza con il più disinteresse possibile, toccando
quelle
pagine solamente con il pollice e l'indice manco fossero appestate.
Improvvisamente la porta del bagno si
aprì e ne uscì in fretta e in furia una persona.
Non appena vide
che il suo letto ero occupato, si bloccò “Ma
quanto potrai essere
contraddittorio, Ivanov?”
Il “preso in considerazione” buttò
all'aria la rivista che aveva e si diresse verso la porta d'uscita ma
fu bloccato dalla voce squillante che lo stava infastidendo
già da
un po' e che gli ordinava di fermarsi.
“Magda Chécova ti devi sbrigare!”
ripeté nuovamente il rosso con la voce più ferma
che potesse avere,
ma con quella ragazza era impossibile rimanere il più fermi
possibile dato che strappava la pazienza a morsi. Lei gli strinse le
braccia intorno al collo e gli avvicinò le labbra
all'orecchio.
“Oh Yuyu... Non ci corre nessuno
dietro...” disse con voce suadente “Potremmo
prenderci del tempo
per...”
Yurij non la fece finire e l'ammonì
con uno sguardo gelido “Risparmiati per gli amichetti
tuoi.”
Magda, però, non si scompose più di
tanto, sciolse le braccia dal collo di lui e si passò una
mano
disinteressata tra i capelli ramati “Uffa Yurij, quanto sei
serioso...” sbuffò con finto dispiacere
“Pazienza, penso che
Boris accetterà molto volentieri...”
“Si, si...” rispose il rosso
distrattamente.
Uscirono dalla stanza della ragazza e
scesero la scalinata che portava alla mensa del Monastero. Quelle
scale erano fredde ed umide e provocarono un brivido lungo la schiena
di Magda.
“Mi chiedo sempre perché da queste
parti faccia così freddo...”
“Maz, siamo in Russia. Presente?”
le fece ricordare Yurij con un sospiro.
“Quanto ti odio quando fai il
saputello del cazzo?”
“Perché sai di essere
un'ignorantona!” ribatté lui con un sorrisino.
Magda sbuffò
offesa, ma sostituì velocemente la sua espressione non
appena vide
degli occhi smeraldini puntarsi su di lei.
“Boris!” urlò lei
aggrappandosi al collo di lui “Cielo, meno male che sei
arrivato
tu... Chi lo sopportava più a questo musone...”
“Tranquilla carina, ti salvo io dal
vecchiaccio!” fece con il sorriso sornione, non tenendo conto
dell'occhiataccia del “vecchiaccio” in questione
“Ah proposito
Maz, per questa sera non se ne fa niente... Il direttore mi ha dato
un lavoretto da fare e allora...”
“Che scoccia cazzo che è
quell'uomo!” grugnì la rossa in risposta.
“Mi dispiace carina...”
“Tranquillo... Impiegherò il mio
tempo con qualcun altro...” ribatté sicura di se
la ragazza.
“Non
ti stanchi mai?” chiese uno scocciato Yurij. Ormai era quasi
al
limite della sopportazione con quella ragazza così frivola e
libertina.
“Con te, potrei anche...” mormorò
attaccandosi
nuovamente al collo del rosso.
“Ehi Yurij! Dicono che sia tornato!”
annunciò Boris facendosi largo con le mani tra l'amico e la
ragazza.
“Dici davvero?” chiese il russo con
un tono stupito.
“Chi è tornato?” Magda si era
incuriosita. Stava in quel monastero da poco più di due anni
e
pensava di conoscere tutti. O quasi...
“Non lo conosci.” lapidario come
sempre il caro Pepper.
“Quindi è un ragazzo?” chiese la
ragazza con uno strano sorriso sul viso, poi volse le sue perle di
ghiaccio verso Boris e il suo sorriso si allargò
“E dalla faccia
di Bobo, deve essere anche carino...”
“Ehi, che diavolo stai
dicendo, ragazzina? Non direi mai che Hiwatari è carino...”
“Hiwatari eh?”
“Magda, giraci a largo. Ti conviene.”
“Oh chiudi quella boccaccia, Yurij!
Non ho bisogno di un padre apprensivo! Sono grande e vaccinata
io.”
sbottò innervosita la ragazza.
“Sarà un piacere pronunciare:
“Te l'avevo detto!””
“Si, va bene Yurij...” cercò
d'intervenire Boris per sedare le scaramucce tra i sui amici
“Andiamo
a salutare il nostro amichetto?”
“Vai da solo. Non mi voglio sorbire
il sui sbalzi d'umore raddoppiati a causa del jet lag.”
“Ti accompagno io!” si propose una
pimpante Magda, alzando addirittura un braccio, nemmeno fosse a
scuola.
“No! Tu vieni con me.” le ordinò
Yurij, prendendola per un braccio e trascinandola con se, non
ascoltando le sue proteste a gran voce.
Kai
Hiwatari era tornato nella sua
madrepatria. Ora si che si sentiva veramente bene. Gli ultimi due
anni erano volati come il vento e, doveva ammetterlo, era una fortuna
non indifferente. Aveva passato un periodo orribile, uno dei
più
brutti della sua vita, aveva toccato il fondo, e solo dopo averlo
toccato per davvero, si rese conto che era arrivato.
Arrivato al massimo punto di
sopportazione.
Arrivato al punto di farsi schifo da
solo, a sentirsi una completa nullità.
Aveva da poco iniziato a togliere i
pochi stracci che aveva nel bagaglio quando bussarono alla porta
della sua stanza.
Non rispose, chiaro segno che non
voleva essere scocciato ma evidentemente il segnale non era stato
recepito da chi si trovava al di la di quella porta ed entrò
comunque.
“Ehi! Bentornato Kai.” ululò Boris
con un ghigno.
“Ciao.”
“Mi sa che aveva ragione Yurij...
Come va?” chiese il russo sedendosi sul letto e guardando
“l'amico”
che sistemava le sue cose. Questi si limitò a dargli
un'occhiata di
sfuggita.
“E' il jet lag o stai interpretando
la parte del figo di poche parole? Dicono che hai fatto un lungo
viaggio aereo...”
“E' la parte di quello che non vuole
essere scocciato!” scandì l'argenteo con chiaro
segno che non
voleva repliche.
“D'accordo, figo, pensa alla
tua roba. Ci vediamo alla mensa, sperando che tu riesca ad assimilare
frasi come quest'ultima.” concluse Boris, sorridendo
soddisfatto ma
beccandosi un'occhiataccia di fuoco come risposta.
“Va' a
cagare!” pensò Kai quando fu finalmente
lasciato solo.
Che diavolo ne poteva sapere lui di
quello che aveva passato?
Si era limitato a guardare da fuori
tutto quello che gli era successo, magari lanciando anche sentenze
che non doveva nemmeno permettersi di fare. Era meglio che si stava
zitto o che, per lo meno, non facesse finta che non fosse successo
niente.
Diavolo, perché la vita doveva essere
una valanga di merda infinita?
“Ancora
si vede?”
Magda sembrava un disco rotto: era già
la settima volta che stressava Yurij con questa domanda. La ragazza
continuava a girare e girare il suo purè di patate con aria
stralunata e il viso appoggiato stancamente su una
mano.
Improvvisamente dalla porta della mensa entrò Boris e Magda
iniziò a gesticolare con le braccia affinché la
raggiunse a gran
velocità.
“Allora? Allora?”
“Yurij, avevi ragione tu...” disse
semplicemente Boris e poi agguantò il piatto di Maz con il
purè che
lei non riusciva a mangiare.
“Ehi! Allora? Sta arrivando?”
“Forse ma io non ci spererei tanto,
Maz... E' un lunatico quell'uomo...” borbottò il
russo con la
bocca piena.
“L'avevo detto io... Quello già di suo ha le palle
girate, figurati con un viaggio aereo alle spalle.”
“Come al solito, ha risposto a
monosillabi, Yu.”
“Lascialo perdere, Boris. Io non
spreco nemmeno tempo.”
“Ma quanto puoi essere antipatico,
Yurij? Godrò peggio di una troia quando qualcuno si
comporterà così
con te!” urlò inviperita Magda agitando un dito
accusatore.
“Come rompi le palle te nessuno, eh!”
borbottò il rosso, poi alzò lo sguardo verso la
porta “E'
arrivato.” disse poi breve.
Magda lasciò perdere Pepper e si
voltò velocemente. La mascella le cedette. Era uno
spettacolo agli
occhi e anche per qualcos'altro.
“God, he's beautiful!” mormorò con
gli occhi sgranati.
“Quando parla in inglese, è fatta.”
mormorò con un ghigno Boris, anche se sentiva qualcosa alla
bocca
dello stomaco.
La figura divina che camminava fra i
tavoli era stupenda, la perfezione scesa in Terra a far si che gli
umani si specchiassero a lei e la venerassero.
“Boris, fallo venire qui!” le
ordinò Maz con il cipiglio arrabbiato.
Il russo sbuffò e
sventolò una mano in direzione degli occhi violacei di Kai
che,
riluttante, si avvicinò al tavolo dei ragazzi.
Yurij ghignò
“Bentornato Hiwatari.”
Il ragazzo preso in questione osservò
il rosso, ma non disse niente e si sedette proprio di fronte a Magda,
che non si lasciò sfuggire l'occasione per mettersi in luce
al bel
giovane.
“Molto piacere, mi chiamo Magda ma tu puoi chiamarmi
Maz.” disse suadente allungando elegantemente una mano verso
Kai,
che si limitò ad osservarla ed a non rispondere alla
presentazione.
“Scusami, ma non ti chiamano tutti
“Maz”?” chiese curioso Boris all'orecchio
della
rossa.
“Appunto!” squittì con un sorriso,
minimamente
indifferente alla freddezza di Kai “Allora... Hiwatari,
giusto?
Cosa ti ha riportato alla tua benamata patria?”
Il ragazzo non le rispose e si limitò
a fissare il tavolo.
“Mmh... Siamo timidi?”
“No, in questo caso maleducati, Maz!”
le rispose Boris con un ghigno sul viso.
“Boris, sei un'animale! Non hai il
minimo tatto o gentilezza nei suoi confronti...”
“Maz, falla finita!” le ordinò uno
Yurij seccato. Il rosso poi si rivolse a Kai “Ti pare il modo
di
ritornare dopo tutto quello che è successo? In questi due
anni, dove
diavolo sei finito?”
Le perle violacee di Hiwatari si
posarono su quei ghiacciai che caratterizzavano Yurij, guardandoli
freddamente e con indifferenza “Non sono affari che ti
riguardano.”
Il peperone cominciò a gridare, facendo voltare
tutti i presenti alla mensa nella loro direzione “Oh, penso
proprio
di si, stronzo! Ti ricordo che se non fosse stato per te, a
quest'ora...”
“Yurij!” lo bloccò Boris, intervenuto a
placare l'animo dell'amico che si era scaldato fin troppo, posandogli
una mano sulla spalla “Ora basta. Non vedi tutti gli sguardi?
Non è
da te sbottare in questo modo!” Poi rivolse un'occhiataccia a
Kai,
che non si era minimamente scomposto dalla furia rossa che si era
abbattuta su di lui.
Yurij si scrollò di dosso malamente
Boris e si alzò dalla sedia, pronto per abbandonare quella
sala, ma
prima si avvicinò al viso di Hiwatari “Benvenuto
all'inferno,
stronzo!” gli sibilò velenoso prima di
allontanarsi
definitivamente.
Nella tavola calò il silenzio: Magda
aveva gli occhi sgranati dato che non aveva mai visto perdere la
pazienza a Yurij in quel modo così violento; Boris
sospirò
sconsolato e guardò Kai per diversi secondi. Quest'ultimo
non
sembrava per niente scosso dalle urla e dai complimenti poco rosei
che Yurij gli aveva riservato. Sembrava che non provasse niente.
Fu Maz, dopo un po', a rompere il gelo
in un modo tutt'altro che sicuro “Ehm, qualcuno sa cosa gli
è
preso a Pepper?
Kai si alzò silenzioso dalla tavola ed
uscì dalla mensa con tutta fretta, Boris si
limitò a
fissarlo.
“Insomma Boris! Mi puoi spiegare che cosa è
successo?
Perché Yurij è diventato un pazzo così
all'improvviso? E che
diavolo ha combinato Kai, due anni fa?”
Il russo sospirò “Beh... E' una
lunga storia che non credo che tu debba saperlo ora...”
rispose poi
cominciando ad alzarsi da tavola “Ci vediamo questa sera, se
non è
troppo tardi, carina...” baciò alla russa Maz e
lasciò la mensa
velocemente.
Magda rimase come una stupida, da sola
al tavolo “Ed io nel frattempo non so un emerito
cavolo!”
borbottò incavolata verso il piatto di purè che
aveva lasciato
Boris “Ma statene certi che scoprirò tutto sul
caro Hiwatari...
Anche se nessuno mi dice niente.”.
Si alzò anche lei dal tavolo e buttò
nella spazzatura il piatto che non aveva finito di mangiare,
uscì
dalla stanza. Girovagando senza una meta prestabilita,
s'imbatté
nella figura di Kai, intento a fissare una porta. Quando lei lo
chiamò da lontano, lui si limitò a fissarla e poi
ad andarsene con
la stressa fretta che aveva avuto nella mensa.
“Ma che tipo strano...” si
ritrovò a pensare. Poi raggiunse la porta che stava fissando
il
ragazzo e ne lesse la targhetta d'ora che vi era sopra di essa:
“Sergej Petrov, N. 15 dicembre 1986 M. 2 agosto
2006”
“Questa era la
stanza di quel ragazzo che è morto due anni
fa...” pensò Maz stranita “Chissà
perché la fissava...”. Non
ci fece tanto caso, più che altro non voleva sforzarsi
più del
dovuto nel pensare in quel momento. Sarebbe stata una lunga giornata.
Sì, una lunga giornata che non sapeva come farla passare.
“Bella
merda!” esclamò incavolata.
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Capitolo 2 *** Just this time and then nothing... ***
If you really know me...
- "Just this
time and then nothing..." -
Si
annoiava. A morte.
Era
sempre pronta a buttarsi a capofitto nel divertimento, se esso c'era
realmente. Alla prima vista di noia e rottura di scatole, lei era la
prima invece ad abbandonare il campo.
Quando aveva cinque anni,
era sempre stata considerata una bambina solare, sveglia e che
metteva allegria col primo sguardo.
A quattordici anni il suo
mondo era completamente cambiato: veniva descritta come una poco di
buono dalle sue compagne, il bastian contrario della situazione,
sempre pronta a contraddire Ledia nei suoi metodi e nelle sue parole.
Decisamente una vita di
merda. Soprattutto quello che ne seguì dopo.
Odiava aspettare ed
annoiarsi, in primo luogo.
Ora si trovava a
girovagare per i corridoi freddi dell'ex Monastero da sola
perché
Boris aveva un lavoro da fare e Yuri è un vecchio per quanto
riguarda il divertimento: aveva sempre qualcosa di meglio da fare,
ovvero niente!
Con il ragazzo nuovo che aveva appena conosciuto,
Kai, non ci avrebbe nemmeno provato: si vedeva lontano un miglio che
non era adatto al divertimento... O almeno, non
“ora”...
Desiderava ardentemente
conoscerlo di più, non solo perché era un gran
figo, ma anche
perché era più forte di lei, doveva farsi i cazzi
degli altri a
qualsiasi costo. E non solo in senso metaforico.
Decise, anche se
non le piaceva per niente l'idea, di andare a scocciare un po' Yurij
e magari di farsi un po' d'affari di Hiwatari. Dopo un po' raggiunse
la camera del russo e vi entrò dentro senza bussare o
annunciarsi a
chi vi alloggiava, scatenando una reazione da parte del ragazzo
pressoché immediata.
“Non sai bussare?”
Magda inarcò un
sopracciglio “Cosa che tu hai gentilmente fatto mentre io ero
in
bagno, eh?”
Yurij sbuffò sonoramente
e continuò a leggere beatamente il libro che aveva tra le
mani
seduto sul suo letto, senza degnare di un altro sguardo la ragazza.
Lei, però, non si scompose più di tanto e si
sedette anch'essa sul
letto, inchiodando la figura del rosso coi suoi occhi e non emettendo
fiato.
“Che vuoi?” chiese lui, spazientito “E'
da un po' che
schiamazzi!”
“Quale ironia, Pepper... Hai il ciclo?”
“Di solito, non vieni a
scocciarmi quando sei sola...” puntualizzò lui
distogliendo gli
occhi dal libro “Come dici tu: “Sei l'ultima
persona che
scoccerei, dato che non dai alcuno stimolo nel farlo!”... O
sbaglio?”
“E' vero... Ma questa
volta mi annoio proprio!” sbuffò lei stendendosi
sul letto
trasversalmente “E poi... Vorrei chiederti una
cosa...”
Yurij non lo disse a
chiare parole, ma il fatto che il suo sguardo volse in alto,
significava che quella scocciante domanda poteva farla, e per questo
Magda continuò a parlare.
“Quel Kai, c'entra qualcosa con la
morte di quel ragazzo... Sergej...”
Nemmeno avesse detto una
blasfemia contro di lui, Yurij divenne paonazzo e sbatté a
terra il
libro che aveva in mano, urlando “Tu che diavolo ne sai di
Sergej,
eh?”
Magda si alzò dal letto e
cominciò a sentirsi a disagio: non aveva mai visto
così nervoso
Yurij, nemmeno quando ebbe quel periodo.
“Ecco, io... Stavo
camminando per i corridoi... Ed ho incontrato Hiwatari che fissava la
porta della sua stanza...” balbettò nervosa
cominciandosi ad
abbassare freneticamente le maniche della felpa lungo le mani
“Non
sono andata a cercarlo di proposito se è questo quello che
insinui...”
“Te l'ho detto e te le ripeto: 'sta lontana da
quel cazzo di Hiwatari, chiaro?” sibilò a pochi
centimetri dal suo
viso “E' russo elementare, dovresti capirlo.”
“Ma perché non lo
posso
sapere?”
“Perché non sono fatti
tuoi!”
“Vivo anch'io qui
dentro!” urlò Maz completamente pervasa dall'ira.
Chi diavolo si
credeva di essere quell'Ivanov?
“Non c'entra un cazzo.
Fuori dalla mia stanza!” sbraitò a sua volta
Yurij, ormai rosso in
viso come i suoi capelli.
“No! Se non me ne parli
tu, lo chiederò a Boris!”. Forse con un ricatto
avrebbe ceduto un
poco, e invece...
“Non ci provare... Sei solo una puttana! Va'
via!”
Maz fissava Yurij con lo
sguardo vuoto, non avrebbe mai voluto sentire quelle parole,
specialmente da lui, lui che sapeva quasi tutto di lei. Uscì
di
corsa dalla stanza del rosso, senza voltarsi indietro e sbattendo la
porta.
Il rosso si portò una
mano in fronte, forse aveva un po' esagerato, ma sapeva che Magda non
era il tipo da portare rancore all'infinito... Magari tra tre
settimane, le era già passato tutto. Forse.
Lanciò poi uno sguardo
alla porta.
Kai
era steso sul letto
con gli occhi chiusi e cercava in tutti i modi per non pensare alle
parole urlanti e rosse d'ira di Ivanov.
“Ti ricordo che se
non fosse stato per te, a quest'ora...”
Quanta cazzo di ragione
aveva quell'uomo? Troppa! Gli facevano male eccome, quelle parole:
erano come lame taglienti che il rosso gli aveva lanciato contro il
cuore, già morto di suo, e che lo facevano sanguinare
copiosamente.
Come scordarsi quel giorno? Come scordare le urla
che, puntualmente, si facevano largo nel suo cervello e che
rimbombavano poi nelle orecchie e nella testa? Come dimenticare lo
sguardo ceruleo del compagno, ridursi a pagliuzze minuscole per il
terrore?
“Kai,
non dovresti
guidare in queste condizioni...”
“'Sta zitto, Sergej! Mi urti
le orecchie!”
“Almeno
rallenta!”
continuò il ragazzone schiacciandosi sul sedile.
Hiwatari però
non sentiva ragioni e continuava a pigiare su quel pedale che
sembrava non avere mai fine. Sembrava non dargli mai abbastanza
adrenalina!
Sentì un urlo
rimbombargli in testa, un urlo provenire da molto lontano... E il
muro sempre più vicino.
Kai
Hiwatari si ridestò
da quel ricordo con uno scossone violento grazie da dei passi che
camminavano furiosamente per il corridoio fuori la sua stanza. Si
alzò dal letto a malavoglia e si affacciò dalla
sua camera per
controllare.
Vide quella ragazza, Magda
forse, che camminava come una furia per il corridoio: sembrava che
stesse marciando coi pugni serrati e l'espressione tutt'altro che
amichevole. Scrollò le spalle in segno di disinteresse e
richiuse la
porta. Poté giurare di aver visto i suoi occhi
più bagnati degli
occhi di una persona normale.
Maz
si buttò pesante sul
letto e cominciò a piangere a dirotto, cercando di coprirsi
gli
occhi con il braccio. Diavolo, perché quell'idiota gli ha
detto
proprio quelle parole? Sapeva benissimo che gli facevano male...
Si alzò dal letto ed andò
al bagno, soffermandosi a vedere la sua figura riflessa nello
specchio: gli occhi erano gonfi e rossi, il mascara le era colato su
una guancia e le aveva sporcato le palpebre, facendola sembrare un
panda. Si portò una mano sulla guancia e se
l'accarezzò lievemente,
scendendo poi sul collo. Si aggiustò i capelli con una mano
e tornò
a sedersi sul letto.
Che vita di merda. Che vita passata a nuotare
nella merda più assoluta e puzzolente.
Sbattuta da una casa
famiglia ad una famiglia vera e propria, poi era passata da Ledia al
Centro con una velocità che non si era nemmeno resa conto
che avesse
un problema, un problema serio.
Pensava che quel dolore
era davvero piacevole e che le attenuava il dolore psicologico che
aveva.
Prese da sotto il letto
una scatolina di latta e l'aprì mettendosela sulle gambe.
Passò un
dito sul contenuto che conteneva e, dopo averlo contemplato per un
po', decise di prenderne uno.
Si sedette a terra e si
portò su una manica della felpa azzurra che aveva addosso e
tolse il
polsino rosso che solitamente usava, scoprendo il polso chiaro da cui
si potevano vedere dei filamenti violacei e verdognoli più o
meno
nitidamente, attraversati trasversalmente da delle fitte linee
argentee e lievemente rigonfie e da alcune dalla sfumature rosa
acceso.
Un luccichio metallico,
colpì i suoi occhi chiari.
“Solo per questa volta... Solo per
questa volta... Solo per questa volta e poi basta...”
mormorava tra
se e se, stringendo un oggetto affilato in un pugno stretto e
tremante.
E lo fece. La lama le
squarciò la pelle come se fosse burro, ma non sentiva
dolore, non
sentiva niente. Dopo aver tagliato per varie volte la sua pelle,
pulì
il cutter dal suo sangue rosso vivo e lo riposizionò
accuratamente
nella scatola di latta, riponendola poi sotto il letto, noncurante
del sangue che le usciva colante dal suo polso.
Si risedette a terra ed
appoggiò la schiena contro il letto. Ora stava
già un po' meglio.
Yurij
uscì dalla sua
stanza, con uno strano presentimento sulla pelle. Marciò in
fretta
verso la stanza di Magda, sicuro che quella incosciente avesse fatto
qualcosa. Sapeva di aver sbagliato parole, ma gli sembrava strano che
la ragazza non si era messa ad urlare come al suo solito, agitandosi
come una scimmia. Era troppo, troppo strano.
Mentre camminava a passo
svelto, passò davanti alla camera di Hiwatari, beccandolo
proprio
nel momento in cui il ragazzo stava uscendo da essa. Si
bloccò
all'improvviso.
Lo sguardo del rosso era
pieno d'ira e odio, ma sapeva fin troppo bene che non poteva
permettersi il lusso di perdere tempo ad insultare Hiwatari, lo
avrebbe fatto prossimamente.
Kai, a sua volta, guardava
Yurij con l'indifferenza più totale essendo conscio delle
emozioni
negative che provava nei suoi confronti. Sicuramente Yurij voleva
andare in camera di quella ragazza, forse per consolarla oppure per
farci una botta, dato che le sembrava tipo. Chissà che
legame
avevano quei due...
Scollò le spalle per liberarsi di quei
pensieri inutili e camminò tranquillo in direzione di Yurij,
che
fece altrettanto, seppure con una certa rigidità in corpo e
lo
sguardo assottigliato fino a diventare lame azzurre. Quando si ebbero
spalla a spalla, si rivolsero uno sguardo di odio puro e Yurij diede
una spallata non indifferente a Kai, chi si ritrovò a
barcollare
lievemente prima di riprendere l'equilibrio, in primo luogo
perché
arrivò inaspettata e poi perché non si sarebbe
mai immaginato che
il rosso avesse tutta quella forza, nonostante avesse un corpo molto
più esile di Boris o Sergej.
Sergej...
Di nuovo a quel
nome pensò.
Yurij non si scompose a
tornò a marciare verso la stanza di Magda.
Una volta di fronte alla
porta, l'aprì violentemente e si ritrovò la
stanza vuota e la cosa
non lo convinceva nemmeno un po'. Entrò nella camera e si
guardò
intorno, stupito di non vedere la figura della rossa guizzare come
un'anguilla alla vista di lui dentro la sua stanza.
Oltrepassò il
letto e sgranò gli occhi per la sorpresa: Magda era seduta a
terra
ed aveva una mano coperta interamente di sangue, non sapeva nemmeno
se era cosciente o no.
Spaventato, la prese in
braccio e la condusse dentro al bagno e le lavò la ferita.
Il
contatto con l'acqua fredda la fece risvegliare dal suo apparente
dormiveglia.
“Che ci fai qui?” chiese Magda con la voce
impastata, ma il rosso non le rispose.
Dopo averle lavato per bene
la ferita, gliela disinfettò e la fasciò con un
po' di carta
igienica, premendo fortemente sulla ferita affinché non
uscisse più
sangue e l'accompagnò a stendersi sul letto.
“Non rompere.”
sibilò velenosa la ragazza, togliendosi di dosso la stretta
del
russo e premendosi da sola il polso.
Yurij la fissò con gli occhi
pieni di risentimento “Sei un'incosciente. Tanto vale che ti
suicidi!”
“Se volessi veramente farlo, non mi limiterei ai
polsi e lo sai...” enunciò superba come se stesse
raccontando cosa
aveva mangiato la sera precedente.
Il rosso le guardò il polso
rassegnato mentre lei si stava rimettendo il polsino su di esso. Maz
alzò il viso e fissò negli occhi il ragazzo.
Yurij abbassò lievemente
il capo e gli occhi verso il basso per poi riposarsi nuova,ente su di
lei.
Magda sapeva che era il
suo modo per chiederle scusa senza pronunciare la parola
“scusa”.
“Non fa niente...” disse poi stringendo di
più
il suo polso.
Sentiva le ferite emanare
un calore che, stranamente, la rincuoravano e la facevano sentire
viva.
Eccomi
di nuovo qui con un nuovo capitolo. In realtà non ho molto
da dire... Spero di non avervi urtato la sensibilità con la
parte di Magda... Se fosse il contrario, perdonatemi! Vorrei ringrazie
le persone cha hanno recensito il capitolo precedente, spero di poter
accontentare le vostre aspettative e di poter fare degli aggiornamenti
"umani"! =)
Alla
prossima!
Un bacione dalla Lu! =*
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Capitolo 3 *** You're idiot! ***
If you really know
me...
- You're idiot! -
Odiava
quel lavoro. Ne
vedeva di tutti i colori in quel bar: gente ubriaca che importunava
ragazze oppure che si rifiutava di pagare il conto cercano di fare i
furbi, non riuscendoci per avere la mente troppo annebbiata
dall'alcol.
Boris osservava tutto da
dietro il bancone, pulendo bicchieri e servendo ogni tanto delle
bevande ai diversi clienti. Secondo il Centro, questo lavoro serviva
ad avvicinarlo al mondo dell'alcol con distacco, cercando di fargli
capire da fuori quel che succede ad abusarne, ma Boris sembrava
completamente indifferente a quelle scene.
Il suo problema era stato
ben altro. E ben peggiore a detta di alcuni.
Continuò a pulire diversi
bicchieri con il capo chino verso lo straccio che passava
svogliatamente sul vetro brillante, cercando di non sentire tutto
quel baccano che gli perforava le orecchie.
“Huznestov.”
Una voce gli tuonò di
fronte e, alzando lo sguardo, incontrò delle ametiste fredde
e
distanti.
“Hiwatari, ciao.” si
limitò a salutarlo “Come mai qui?”
Kai scrollò le spalle in
segno di disinteresse.
“Vuoi qualcosa?”
sembrò titubare, ma un sorriso storto gli si
delineò nei lineamenti
delle labbra.
“Dammi una birra 0.6”
Boris crucciò i
sopraccigli “Non dovresti bere, lo sai...”
“'Sta zitto! E'
solo una birra!” sbottò adirato Kai volgendo gli
occhi lontano dal
russo.
“D'accordo, ma io non te
la do. Fattela dare dal mio collega.” disse prima di
allontanarsi
dal sua “amico” che, in fretta, richiamò
l'attenzione del suo
collega e si fece dare quello che aveva richiesto.
Boris scosse la testa,
esausto: tanto peggio per lui! Si vedeva che il lupo perde il pelo ma
non perde il vizio. Si morse l'interno della guancia, sino a sentire
un sapore metallico invadergli la bocca provocandogli un senso di
nausea. Forse, faceva bene Yurij a comportarsi in quel modo con
Hiwatari, dopotutto era colpa sua se Sergej non c'era più!
Boris osservò ancora un
po' Kai, finché esso non se ne andò pagando le
due birre, che si
era preso e scolato alla velocità della luce, e senza
nemmeno
salutarlo. Dalle vetrine del bar, si accorse che il russo era venuto
a piedi e che camminava velocemente, incassando la testa tra le
spalle ed alzandosi il colletto della giacca.
“Tanto quello è
capace di combinare guai anche a piedi!” si
stupì a pensare.
Aveva sempre avuto il sospetto che Kai fosse una calamita per i
disastri. Quando c'era lui, succedeva sempre qualcosa di brutto e mai
una cosa per il verso giusto, tanto che, a volte, Boris evitava di
stare solo con lui quando erano più piccoli. Oppure si dava
una
grattatina, che di certo non guastava mai.
Finito il suo turno di
lavoro, tornò nel Centro, senza neppure passare per la sua
stanza. I
suoi colleghi di lavoro gli avevano chiesto se voleva fare un giro
con loro per il centro, ma lui declinò l'invito, inventando
una
stanchezza che non esisteva e filando dritto.
In realtà, il lavoro che
gli aveva offerto il Centro, era come una scuola, se ci pensava bene:
lui si svegliava, faceva i compiti, poi li portava al Centro e gli
davano un bel voto, che poteva essere un'uscita libera oppure poteva
ricevere delle visite esterne. Siccome non aveva nessuno lui, gli
davano sempre delle giornate di libertà e se voleva poteva
portarsi
qualcuno che si era comportato bene come lui. Semplice la faccenda.
Camminava a passo svelto
per i corridoi, come se stesse in ansia per qualcosa, e
spalancò la
porta di una stanza, scoprendola illuminata da una semplice lampada
da comodino.
Avanzò di qualche passo e
notò la figura di Yurij seduto sul letto di Magda, che si
era
appisolata pesantemente, intento a leggere una rivista, questa volta
di attualità. Quando il rosso lo vide entrare come un
invasato, alzò
un dito e se lo portò alla labbra, in segno di fare silenzio
e,
molto probabilmente, di tenere un passo da farfalla e non da elefante
come era solito usare e poi ripose la rivista a terra.
Si alzò dal letto e si
affiancò a Boris, rimasto in piedi ad osservare la figura
addormentata della ragazza. Il russo vide una mano di porcellana
passare nervosa tra filamenti fiammeggianti e deglutì a
fatica.
“Si è
tagliata.”
annunciò Yurij freddo.
“Che cosa?”
gridò
Boris ma si premette subito una mano sulla bocca rendendosi poi conto
che poteva svegliare Maz.
Il rosso lo guardò sottecchi e poi
sospirò “E' stata colpa mia.” ammise poi
“Abbiamo litigato e
le ho gridato che era una puttana...”
“Quanto sei deficiente,
Ivanov?” lo accusò Boris con le narici tanto
allargate del naso a
cui mancavano solamente del fumo per completare l'opera.
“Non urlare!”
sibilò
questi con uno sguardo di ghiaccio, poi prese l'amico per un braccio
e lo portò fuori dalla stanza malamente, chiudendosi poi la
porta
alle spalle “Lo so perfettamente anch'io!”
mormorò poi a bassa
voce.
“Perché stavate
litigando?”
“Perché voleva sapere
di Sergej e di Hiwatari. Quando poi sono entrato nella sua stanza,
era per terra e le colava il sangue dal polso.”
Il viso di Boris
divenne scuro “Quello stronzo è venuto a prendersi
da bere al bar
dove lavoro!”
Un sopracciglio di Yurij
si alzò stranamente “E tu glielo hai
dato?”
“Ovviamente
no!”
“Bene!”
“Tu però, faresti bene a non ripetere
più
la cazzata che hai fatto!” grugnì Boris puntando
gli occhi sul
rosso.
“Non ricominciare...”
cominciò a dire Yurij, volgendo le spalle al ragazzo e
pronto per
andarsene, ma fu bloccato per un polso da Boris.
“Stammi a sentire: sai
perfettamente quello che Maz a passato, e tu glielo rinfacci come se
nulla fosse? Renditi conto che quella ragazza è fragile,
basta
toccarla in una crepatura che crolla come un castello di
carte!”
“Pensi che non lo sappia
quello che prova, razza d'idiota?” urlò Yurij
paonazzo in viso
“Forse non lo hai notato, ma anche io sono chiuso qui dentro
come
te!”
“Idiota, lo sai
benissimo che se andava un po' più in fondo
moriva!”
“Lo so, Boris, lo so
cazzo!”
Il silenzio cadde tra i
due. Non si guardavano negli occhi e tenevano entrambi la testa
bassa. All'improvviso, Boris se ne andò e mise una mano
sulla
maniglia della porta della stanza di Maz e mormorò
“Vattene! Non
ti voglio qui.”
Senza farselo ripetere,
Yurij andò via, quasi correndo.
Boris
entrò nella stanza
di Magda e la trovò seduta sul suo letto con lo sguardo
triste.
“Ehi bambolina, che è
successo?” chiese il ragazzone sedendosi sul letto e facendo
finta
di niente.
“Guarda che lo so che
sai tutto, non sono mica scema!” disse facendo un finto
broncio.
“Ah, non sei scema,
quindi?” fece Boris con tono duro “E che mi dici di
questo?” le
prese malamente il polso fasciato con il polsino rosso e glielo
strinse lievemente, facendole del male.
“Non è
niente.” urlò
Maz, strappandosi di dosso le dita di Boris e portandosi il polso sul
petto, coprendolo con l'altra mano.
“Sei un'idiota.”
“Lo so...” ammise la
ragazza abbassando lo sguardo sulle lenzuola, mortificata dal tono di
voce dolce che aveva avuto nei suoi confronti.
“Fai solo del male a te
stessa... E io non voglio che succeda!”
La ragazza abbassò lo
sguardo, ovviamente, come sempre, aveva deluso le persone a lei care.
Sentì le lacrime pungergli la barriera degli occhi e
cacciò
indietro la testa affinché tornassero da dove erano venute.
Boris le prese il mento
con una mano e obbligò Maz a guardarlo negli occhi
“Non farlo mai
più.”
Lei sorrise lievemente
“Grazie!” e lo baciò sulle labbra.
Yurij
si stava dirigendo
verso la mensa per prendersi il suo spuntino serale quotidiano. Da
quando era entrato nel Centro, doveva seguire un regime alimentare
idoneo per il suo fisico e non poteva sgarrare, ne in eccesso ne in
difetto, anche se il più delle volte barava.
Sapeva benissimo che gli
anoressici ricorrevano sempre agli stessi trucchetti da quattro
soldi, buttare, nascondere o far cadere il cibo oppure spiaccicarlo
sui bordi dei piatti e di conseguenza, gli addetti alla mensa
controllavano scrupolosamente i piatti di ogni ragazzo o ragazza che
sia e, a volte, alcuni infermieri passavano durante i pasti
principali per verificare che essi venivano consumati tutti e nel
miglior modo possibile.
Solitamente Yurij, si
sedeva vicino ad un cassonetto dell'immondizia a cui erano posti
vicino all'incirca sei tavoli e, di conseguenza, se buttava del cibo
prima che si accorgessero che era lui il colpevole del misfatto
passava molto tempo, se mai avessero avuto voglia di saperlo.
Si prese la sua dose di
latte e i due biscotti che gli toccavano e si diresse al tavolo,
sedendosi pesantemente su una sedia. Osservò la sala, che
non era
tanto piena, e per tavoli sedevano a mala pena una o tre persone,
intente accuratamente a versarsi il latte goccia dopo goccia.
Alcuni di loro facevano
davvero paura per quanto erano emaciati: le ossa che cercavano di
bucare la pelle del viso, delle mani e della ginocchia, le dita
troppo magre per sostenere un peso più grande di un
cartoncino di
latte, i maglioni troppo larghi, troppo lunghi per cercare di coprire
il corpo che risulta sempre imperfetto, sempre troppo grasso.
Yurij guardò la sua
tazza, riempita di latte. Non gli andava proprio di mangiare.
Non si ricordava neppure
come si era cacciato in quella bella merda.
Un giorno si sentì
talmente inadatto per il mondo che lo circondava che, ogni volta che
accadeva, si chiudeva in se stesso e sentiva una voce rimbombargli in
testa. Sembrava la voce di una Scimmia malefica.
“Povero
piccolo Yurij. Sei totalmente inutile. Totalmente inadatto, tanto da
essere stato abbandonato . Nemmeno i tuoi ti volevano...”
Era
come un agglomerato di malvagità, che preoccupò
solo all'inizio il
povero Yurij, pensava che si trattava solo della parte più
malvagia
di lui che prendeva parola, nulla più.
Poi un giorno cambiò
tutto. Era all'orfanotrofio in cui si trovava prima di finire nel
Monastero di Vorkov e c'era una famiglia che voleva adottare un
bimbo, ma lui non fu nemmeno guardato dalla donna e dall'uomo, che
passarono oltre la sua figura per dirigersi verso altri bimbi.
E la storia si ripeté per
altre volte e tutte le volte, lui veniva ferito sempre più
profondamente nel cuore. Tutti i bambini che venivano adottati erano
piccoli, davvero piccoli e magri.
E così, cominciò a non
magiare ed a calcolare ogni caloria di ogni cibo, arrotondando per
eccesso. Era entrato in un tunnel da cui non poteva uscire facilmente
ed non era mai soddisfatto, mai felice del suo aspetto.
Yurij si guardò le dita
magre distrattamente e le strinse contro la tazza, se avesse potuto
l'avrebbe rotta, ma non aveva molta forza quel giorno. Era come se
fosse tutta andata via dopo la litigata con Magda.
Sempre la stessa zolfa.
Si sentiva sempre
inadatto, fuori luogo, sia fisicamente sia a parole. Non aveva fatto
praticamente nulla per lei, nonostante avesse bisogno di aiuto.
Era sempre invisibile.
Salve
a tutti!
Spero che abbiate passato un buon Natale ed un felice Anno Nuovo! ^_^
Or bene, arrivo con un nuovo capitolo e, invece di fare un capitolo
concentrato su Boris, ho deciso di farne uno su Yurij... Ok, so che
l'anoressia può sembrare una cosa prettamente femminile, ma
penso che sia ben rappresentata anche dai maschietti... Non voglio
assolutamente sminuire questa malattia, perché molte persone
ne soffrono ma ce ne sono altrettante che l'hanno superata!
Naturalemente, spero di non aver ferito la sensibilità di
qualcuno e se l'ho fatto, mi dispiace tantissimo!
Rigranzio che ha letto e recensito il precedente capitolo e spero di
ritrovarvi anche in questo! =)
Un bacione forte a tutti dalla vostra Lu! :*
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