If you really know me...

di Lumik Lovefood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hey Yuri! They say he's back! ***
Capitolo 2: *** Just this time and then nothing... ***
Capitolo 3: *** You're idiot! ***



Capitolo 1
*** Hey Yuri! They say he's back! ***


Salve a tutti, popolo di Efp! E' da tantissimo tempo che non pubblico sul fandom di BeyBlade, e devo dire che ho una certa emozione nel presentare una nuova fic di zecca. Questa volta non parlerò di nuovi campionati, di future mogli di Hawitari o di qualunque altro tema che io abbia già toccato con altre storie. No. Questa volta mi sono messa in moto il cervello pensando a che sarebbe successo se i nostri beamati russi fossero delle persone tutt'altro che sane di mente (certo, no che non lo siano già... -.-)... Questo mi è venuto in mente guardanto due programmi su Mtv, uno che trattava di storie di ragazzi che all'esterno sembrano normali ma che hanno affrontato molte cose e un altro che toccava argomenti come il sesso e la droga nel mondo giovanile... SPero di riuscire a fare un buon lavoro, cercando di mantenere i personaggi più IC possibile... Nel caso contrario, avvisatemi.
Questo primo capitolo l'avevo scritto un po' di tempo fa, e solo ora l'ho completato e rivisto... L'ho controllato prima di pubblicarlo, ma chi mi conosce sa che gli errori spesso e volentieri mi sfuggono... =) 
Spero che sia di vostro gradimento e che mi facciate sapere una vostra opinione. I miei ossequi! ^_^

Un bacione fortissimo dalla Lu! :*

















If you really know me...









- "Hey Yurij! They say he's back! "-













Ex Monastero Vorkov.

Anni prima era adibito come orfanotrofio per i bambini russi abbandonati, ma successivamente all'arresto del suo principale, ovvero Vorkov, che maltrattava i bambini lì presenti, divenne un centro per i giovani "sbandati", come lo chiamano affettuosamente i moscoviti, finanziato dal comune russo che non avevo ne casa ne famiglia e che gli offriva maggiori opportunità di vita e di lavoro. Lì dentro, c'erano ragazzi e ragazze di ogni età, con i soliti problemi e con i soliti sogni. Ovviamente, non sempre è tutto rose e fiori e non sempre la vita era tranquilla in quelle quattro mura...


“Quanto sai essere irritante, Ivanov!”
“Per te, tutto quello che va contro il tuo pensiero è irritante.”
“Tsk! Questo lo pensi tu, rosso!” ribatté la voce dal bagno con fare irritato.
Yurij si alzò a malavoglia dal letto dalle orripilanti lenzuola verde acido su cui era steso ed aprì la porta del servizio con veemenza, facendo sobbalzare e urlare dalla paura la persona che vi era dentro “Ah! Non si usa bussare?”
Yurij rimase impassibile, se non per un lieve movimento del sopracciglio rosso“Muoviti!” sibilò breve per poi chiedere la porta con un botto ed andarsene.
“Muoviti... Su... Ancora a questo punto stai?... Eccetera... Eccetera...” gli fece il verso la voce.
Yurij cercò di prendere con sé tutta la poca pazienza che aveva e decise di stendersi nuovamente sul letto e di agguantare una rivista riversa a terra per ammazzare il tempo. Era di gossip: niente di più schifoso poteva leggere. Sfogliava quella schifezza con il più disinteresse possibile, toccando quelle pagine solamente con il pollice e l'indice manco fossero appestate.
Improvvisamente la porta del bagno si aprì e ne uscì in fretta e in furia una persona. Non appena vide che il suo letto ero occupato, si bloccò “Ma quanto potrai essere contraddittorio, Ivanov?”
Il “preso in considerazione” buttò all'aria la rivista che aveva e si diresse verso la porta d'uscita ma fu bloccato dalla voce squillante che lo stava infastidendo già da un po' e che gli ordinava di fermarsi.
“Magda Chécova ti devi sbrigare!” ripeté nuovamente il rosso con la voce più ferma che potesse avere, ma con quella ragazza era impossibile rimanere il più fermi possibile dato che strappava la pazienza a morsi. Lei gli strinse le braccia intorno al collo e gli avvicinò le labbra all'orecchio.
“Oh Yuyu... Non ci corre nessuno dietro...” disse con voce suadente “Potremmo prenderci del tempo per...”
Yurij non la fece finire e l'ammonì con uno sguardo gelido “Risparmiati per gli amichetti tuoi.”
Magda, però, non si scompose più di tanto, sciolse le braccia dal collo di lui e si passò una mano disinteressata tra i capelli ramati “Uffa Yurij, quanto sei serioso...” sbuffò con finto dispiacere “Pazienza, penso che Boris accetterà molto volentieri...”
“Si, si...” rispose il rosso distrattamente.
Uscirono dalla stanza della ragazza e scesero la scalinata che portava alla mensa del Monastero. Quelle scale erano fredde ed umide e provocarono un brivido lungo la schiena di Magda.
“Mi chiedo sempre perché da queste parti faccia così freddo...”
“Maz, siamo in Russia. Presente?” le fece ricordare Yurij con un sospiro.
“Quanto ti odio quando fai il saputello del cazzo?”
“Perché sai di essere un'ignorantona!” ribatté lui con un sorrisino.
Magda sbuffò offesa, ma sostituì velocemente la sua espressione non appena vide degli occhi smeraldini puntarsi su di lei.
“Boris!” urlò lei aggrappandosi al collo di lui “Cielo, meno male che sei arrivato tu... Chi lo sopportava più a questo musone...”
“Tranquilla carina, ti salvo io dal vecchiaccio!” fece con il sorriso sornione, non tenendo conto dell'occhiataccia del “vecchiaccio” in questione “Ah proposito Maz, per questa sera non se ne fa niente... Il direttore mi ha dato un lavoretto da fare e allora...”
“Che scoccia cazzo che è quell'uomo!” grugnì la rossa in risposta.
“Mi dispiace carina...”
“Tranquillo... Impiegherò il mio tempo con qualcun altro...” ribatté sicura di se la ragazza.
“Non ti stanchi mai?” chiese uno scocciato Yurij. Ormai era quasi al limite della sopportazione con quella ragazza così frivola e libertina.
“Con te, potrei anche...” mormorò attaccandosi nuovamente al collo del rosso.
“Ehi Yurij! Dicono che sia tornato!” annunciò Boris facendosi largo con le mani tra l'amico e la ragazza.
“Dici davvero?” chiese il russo con un tono stupito.
“Chi è tornato?” Magda si era incuriosita. Stava in quel monastero da poco più di due anni e pensava di conoscere tutti. O quasi...
“Non lo conosci.” lapidario come sempre il caro Pepper.
“Quindi è un ragazzo?” chiese la ragazza con uno strano sorriso sul viso, poi volse le sue perle di ghiaccio verso Boris e il suo sorriso si allargò “E dalla faccia di Bobo, deve essere anche carino...”
“Ehi, che diavolo stai dicendo, ragazzina? Non direi mai che Hiwatari è carino...”
“Hiwatari eh?”
“Magda, giraci a largo. Ti conviene.”
“Oh chiudi quella boccaccia, Yurij! Non ho bisogno di un padre apprensivo! Sono grande e vaccinata io.” sbottò innervosita la ragazza.
“Sarà un piacere pronunciare: “Te l'avevo detto!””
“Si, va bene Yurij...” cercò d'intervenire Boris per sedare le scaramucce tra i sui amici “Andiamo a salutare il nostro amichetto?”
“Vai da solo. Non mi voglio sorbire il sui sbalzi d'umore raddoppiati a causa del jet lag.”
“Ti accompagno io!” si propose una pimpante Magda, alzando addirittura un braccio, nemmeno fosse a scuola.
“No! Tu vieni con me.” le ordinò Yurij, prendendola per un braccio e trascinandola con se, non ascoltando le sue proteste a gran voce.


Kai Hiwatari era tornato nella sua madrepatria. Ora si che si sentiva veramente bene. Gli ultimi due anni erano volati come il vento e, doveva ammetterlo, era una fortuna non indifferente. Aveva passato un periodo orribile, uno dei più brutti della sua vita, aveva toccato il fondo, e solo dopo averlo toccato per davvero, si rese conto che era arrivato.
Arrivato al massimo punto di sopportazione.
Arrivato al punto di farsi schifo da solo, a sentirsi una completa nullità.
Aveva da poco iniziato a togliere i pochi stracci che aveva nel bagaglio quando bussarono alla porta della sua stanza.
Non rispose, chiaro segno che non voleva essere scocciato ma evidentemente il segnale non era stato recepito da chi si trovava al di la di quella porta ed entrò comunque.
“Ehi! Bentornato Kai.” ululò Boris con un ghigno.
“Ciao.”
“Mi sa che aveva ragione Yurij... Come va?” chiese il russo sedendosi sul letto e guardando “l'amico” che sistemava le sue cose. Questi si limitò a dargli un'occhiata di sfuggita.
“E' il jet lag o stai interpretando la parte del figo di poche parole? Dicono che hai fatto un lungo viaggio aereo...”
“E' la parte di quello che non vuole essere scocciato!” scandì l'argenteo con chiaro segno che non voleva repliche.
“D'accordo, figo, pensa alla tua roba. Ci vediamo alla mensa, sperando che tu riesca ad assimilare frasi come quest'ultima.” concluse Boris, sorridendo soddisfatto ma beccandosi un'occhiataccia di fuoco come risposta.
Va' a cagare!” pensò Kai quando fu finalmente lasciato solo.
Che diavolo ne poteva sapere lui di quello che aveva passato?
Si era limitato a guardare da fuori tutto quello che gli era successo, magari lanciando anche sentenze che non doveva nemmeno permettersi di fare. Era meglio che si stava zitto o che, per lo meno, non facesse finta che non fosse successo niente.
Diavolo, perché la vita doveva essere una valanga di merda infinita?


“Ancora si vede?”
Magda sembrava un disco rotto: era già la settima volta che stressava Yurij con questa domanda. La ragazza continuava a girare e girare il suo purè di patate con aria stralunata e il viso appoggiato stancamente su una mano.
Improvvisamente dalla porta della mensa entrò Boris e Magda iniziò a gesticolare con le braccia affinché la raggiunse a gran velocità.
“Allora? Allora?”
“Yurij, avevi ragione tu...” disse semplicemente Boris e poi agguantò il piatto di Maz con il purè che lei non riusciva a mangiare.
“Ehi! Allora? Sta arrivando?”
“Forse ma io non ci spererei tanto, Maz... E' un lunatico quell'uomo...” borbottò il russo con la bocca piena.
“L'avevo detto io... Quello già di suo ha le palle girate, figurati con un viaggio aereo alle spalle.”
“Come al solito, ha risposto a monosillabi, Yu.”
“Lascialo perdere, Boris. Io non spreco nemmeno tempo.”
“Ma quanto puoi essere antipatico, Yurij? Godrò peggio di una troia quando qualcuno si comporterà così con te!” urlò inviperita Magda agitando un dito accusatore.
“Come rompi le palle te nessuno, eh!” borbottò il rosso, poi alzò lo sguardo verso la porta “E' arrivato.” disse poi breve.
Magda lasciò perdere Pepper e si voltò velocemente. La mascella le cedette. Era uno spettacolo agli occhi e anche per qualcos'altro.
“God, he's beautiful!” mormorò con gli occhi sgranati.
“Quando parla in inglese, è fatta.” mormorò con un ghigno Boris, anche se sentiva qualcosa alla bocca dello stomaco.
La figura divina che camminava fra i tavoli era stupenda, la perfezione scesa in Terra a far si che gli umani si specchiassero a lei e la venerassero.
“Boris, fallo venire qui!” le ordinò Maz con il cipiglio arrabbiato.
Il russo sbuffò e sventolò una mano in direzione degli occhi violacei di Kai che, riluttante, si avvicinò al tavolo dei ragazzi.
Yurij ghignò “Bentornato Hiwatari.”
Il ragazzo preso in questione osservò il rosso, ma non disse niente e si sedette proprio di fronte a Magda, che non si lasciò sfuggire l'occasione per mettersi in luce al bel giovane.
“Molto piacere, mi chiamo Magda ma tu puoi chiamarmi Maz.” disse suadente allungando elegantemente una mano verso Kai, che si limitò ad osservarla ed a non rispondere alla presentazione.
“Scusami, ma non ti chiamano tutti “Maz”?” chiese curioso Boris all'orecchio della rossa.
“Appunto!” squittì con un sorriso, minimamente indifferente alla freddezza di Kai “Allora... Hiwatari, giusto? Cosa ti ha riportato alla tua benamata patria?”
Il ragazzo non le rispose e si limitò a fissare il tavolo.
“Mmh... Siamo timidi?”
“No, in questo caso maleducati, Maz!” le rispose Boris con un ghigno sul viso.
“Boris, sei un'animale! Non hai il minimo tatto o gentilezza nei suoi confronti...”
“Maz, falla finita!” le ordinò uno Yurij seccato. Il rosso poi si rivolse a Kai “Ti pare il modo di ritornare dopo tutto quello che è successo? In questi due anni, dove diavolo sei finito?”
Le perle violacee di Hiwatari si posarono su quei ghiacciai che caratterizzavano Yurij, guardandoli freddamente e con indifferenza “Non sono affari che ti riguardano.”
Il peperone cominciò a gridare, facendo voltare tutti i presenti alla mensa nella loro direzione “Oh, penso proprio di si, stronzo! Ti ricordo che se non fosse stato per te, a quest'ora...”
“Yurij!” lo bloccò Boris, intervenuto a placare l'animo dell'amico che si era scaldato fin troppo, posandogli una mano sulla spalla “Ora basta. Non vedi tutti gli sguardi? Non è da te sbottare in questo modo!” Poi rivolse un'occhiataccia a Kai, che non si era minimamente scomposto dalla furia rossa che si era abbattuta su di lui.
Yurij si scrollò di dosso malamente Boris e si alzò dalla sedia, pronto per abbandonare quella sala, ma prima si avvicinò al viso di Hiwatari “Benvenuto all'inferno, stronzo!” gli sibilò velenoso prima di allontanarsi definitivamente.
Nella tavola calò il silenzio: Magda aveva gli occhi sgranati dato che non aveva mai visto perdere la pazienza a Yurij in quel modo così violento; Boris sospirò sconsolato e guardò Kai per diversi secondi. Quest'ultimo non sembrava per niente scosso dalle urla e dai complimenti poco rosei che Yurij gli aveva riservato. Sembrava che non provasse niente.
Fu Maz, dopo un po', a rompere il gelo in un modo tutt'altro che sicuro “Ehm, qualcuno sa cosa gli è preso a Pepper?
Kai si alzò silenzioso dalla tavola ed uscì dalla mensa con tutta fretta, Boris si limitò a fissarlo.
“Insomma Boris! Mi puoi spiegare che cosa è successo? Perché Yurij è diventato un pazzo così all'improvviso? E che diavolo ha combinato Kai, due anni fa?”
Il russo sospirò “Beh... E' una lunga storia che non credo che tu debba saperlo ora...” rispose poi cominciando ad alzarsi da tavola “Ci vediamo questa sera, se non è troppo tardi, carina...” baciò alla russa Maz e lasciò la mensa velocemente.
Magda rimase come una stupida, da sola al tavolo “Ed io nel frattempo non so un emerito cavolo!” borbottò incavolata verso il piatto di purè che aveva lasciato Boris “Ma statene certi che scoprirò tutto sul caro Hiwatari... Anche se nessuno mi dice niente.”.
Si alzò anche lei dal tavolo e buttò nella spazzatura il piatto che non aveva finito di mangiare, uscì dalla stanza. Girovagando senza una meta prestabilita, s'imbatté nella figura di Kai, intento a fissare una porta. Quando lei lo chiamò da lontano, lui si limitò a fissarla e poi ad andarsene con la stressa fretta che aveva avuto nella mensa.
Ma che tipo strano...” si ritrovò a pensare. Poi raggiunse la porta che stava fissando il ragazzo e ne lesse la targhetta d'ora che vi era sopra di essa: “Sergej Petrov, N. 15 dicembre 1986 M. 2 agosto 2006”
“Questa era la stanza di quel ragazzo che è morto due anni fa...” pensò Maz stranita “Chissà perché la fissava...”. Non ci fece tanto caso, più che altro non voleva sforzarsi più del dovuto nel pensare in quel momento. Sarebbe stata una lunga giornata. Sì, una lunga giornata che non sapeva come farla passare.

Bella merda!” esclamò incavolata.

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Capitolo 2
*** Just this time and then nothing... ***


If you really know me...

- "Just this time and then nothing..." -










Si annoiava. A morte.
Era sempre pronta a buttarsi a capofitto nel divertimento, se esso c'era realmente. Alla prima vista di noia e rottura di scatole, lei era la prima invece ad abbandonare il campo.
Quando aveva cinque anni, era sempre stata considerata una bambina solare, sveglia e che metteva allegria col primo sguardo.
A quattordici anni il suo mondo era completamente cambiato: veniva descritta come una poco di buono dalle sue compagne, il bastian contrario della situazione, sempre pronta a contraddire Ledia nei suoi metodi e nelle sue parole.
Decisamente una vita di merda. Soprattutto quello che ne seguì dopo.
Odiava aspettare ed annoiarsi, in primo luogo.
Ora si trovava a girovagare per i corridoi freddi dell'ex Monastero da sola perché Boris aveva un lavoro da fare e Yuri è un vecchio per quanto riguarda il divertimento: aveva sempre qualcosa di meglio da fare, ovvero niente!
Con il ragazzo nuovo che aveva appena conosciuto, Kai, non ci avrebbe nemmeno provato: si vedeva lontano un miglio che non era adatto al divertimento... O almeno, non “ora”...
Desiderava ardentemente conoscerlo di più, non solo perché era un gran figo, ma anche perché era più forte di lei, doveva farsi i cazzi degli altri a qualsiasi costo. E non solo in senso metaforico.
Decise, anche se non le piaceva per niente l'idea, di andare a scocciare un po' Yurij e magari di farsi un po' d'affari di Hiwatari. Dopo un po' raggiunse la camera del russo e vi entrò dentro senza bussare o annunciarsi a chi vi alloggiava, scatenando una reazione da parte del ragazzo pressoché immediata.
“Non sai bussare?”
Magda inarcò un sopracciglio “Cosa che tu hai gentilmente fatto mentre io ero in bagno, eh?”
Yurij sbuffò sonoramente e continuò a leggere beatamente il libro che aveva tra le mani seduto sul suo letto, senza degnare di un altro sguardo la ragazza. Lei, però, non si scompose più di tanto e si sedette anch'essa sul letto, inchiodando la figura del rosso coi suoi occhi e non emettendo fiato.
“Che vuoi?” chiese lui, spazientito “E' da un po' che schiamazzi!”
“Quale ironia, Pepper... Hai il ciclo?”

Di solito, non vieni a scocciarmi quando sei sola...” puntualizzò lui distogliendo gli occhi dal libro “Come dici tu: “Sei l'ultima persona che scoccerei, dato che non dai alcuno stimolo nel farlo!”... O sbaglio?”
E' vero... Ma questa volta mi annoio proprio!” sbuffò lei stendendosi sul letto trasversalmente “E poi... Vorrei chiederti una cosa...”
Yurij non lo disse a chiare parole, ma il fatto che il suo sguardo volse in alto, significava che quella scocciante domanda poteva farla, e per questo Magda continuò a parlare.
“Quel Kai, c'entra qualcosa con la morte di quel ragazzo... Sergej...”
Nemmeno avesse detto una blasfemia contro di lui, Yurij divenne paonazzo e sbatté a terra il libro che aveva in mano, urlando “Tu che diavolo ne sai di Sergej, eh?”
Magda si alzò dal letto e cominciò a sentirsi a disagio: non aveva mai visto così nervoso Yurij, nemmeno quando ebbe quel periodo.

Ecco, io... Stavo camminando per i corridoi... Ed ho incontrato Hiwatari che fissava la porta della sua stanza...” balbettò nervosa cominciandosi ad abbassare freneticamente le maniche della felpa lungo le mani “Non sono andata a cercarlo di proposito se è questo quello che insinui...”
“Te l'ho detto e te le ripeto: 'sta lontana da quel cazzo di Hiwatari, chiaro?” sibilò a pochi centimetri dal suo viso “E' russo elementare, dovresti capirlo.”

Ma perché non lo posso sapere?”
Perché non sono fatti tuoi!”
Vivo anch'io qui dentro!” urlò Maz completamente pervasa dall'ira. Chi diavolo si credeva di essere quell'Ivanov?
Non c'entra un cazzo. Fuori dalla mia stanza!” sbraitò a sua volta Yurij, ormai rosso in viso come i suoi capelli.
No! Se non me ne parli tu, lo chiederò a Boris!”. Forse con un ricatto avrebbe ceduto un poco, e invece...
“Non ci provare... Sei solo una puttana! Va' via!”
Maz fissava Yurij con lo sguardo vuoto, non avrebbe mai voluto sentire quelle parole, specialmente da lui, lui che sapeva quasi tutto di lei. Uscì di corsa dalla stanza del rosso, senza voltarsi indietro e sbattendo la porta.
Il rosso si portò una mano in fronte, forse aveva un po' esagerato, ma sapeva che Magda non era il tipo da portare rancore all'infinito... Magari tra tre settimane, le era già passato tutto. Forse. Lanciò poi uno sguardo alla porta.



Kai era steso sul letto con gli occhi chiusi e cercava in tutti i modi per non pensare alle parole urlanti e rosse d'ira di Ivanov.
Ti ricordo che se non fosse stato per te, a quest'ora...”
Quanta cazzo di ragione aveva quell'uomo? Troppa! Gli facevano male eccome, quelle parole: erano come lame taglienti che il rosso gli aveva lanciato contro il cuore, già morto di suo, e che lo facevano sanguinare copiosamente.
Come scordarsi quel giorno? Come scordare le urla che, puntualmente, si facevano largo nel suo cervello e che rimbombavano poi nelle orecchie e nella testa? Come dimenticare lo sguardo ceruleo del compagno, ridursi a pagliuzze minuscole per il terrore?


Kai, non dovresti guidare in queste condizioni...”
“'Sta zitto, Sergej! Mi urti le orecchie!”

Almeno rallenta!” continuò il ragazzone schiacciandosi sul sedile.
Hiwatari però non sentiva ragioni e continuava a pigiare su quel pedale che sembrava non avere mai fine. Sembrava non dargli mai abbastanza adrenalina!
Sentì un urlo rimbombargli in testa, un urlo provenire da molto lontano... E il muro sempre più vicino.


Kai Hiwatari si ridestò da quel ricordo con uno scossone violento grazie da dei passi che camminavano furiosamente per il corridoio fuori la sua stanza. Si alzò dal letto a malavoglia e si affacciò dalla sua camera per controllare.
Vide quella ragazza, Magda forse, che camminava come una furia per il corridoio: sembrava che stesse marciando coi pugni serrati e l'espressione tutt'altro che amichevole. Scrollò le spalle in segno di disinteresse e richiuse la porta. Poté giurare di aver visto i suoi occhi più bagnati degli occhi di una persona normale.



Maz si buttò pesante sul letto e cominciò a piangere a dirotto, cercando di coprirsi gli occhi con il braccio. Diavolo, perché quell'idiota gli ha detto proprio quelle parole? Sapeva benissimo che gli facevano male...
Si alzò dal letto ed andò al bagno, soffermandosi a vedere la sua figura riflessa nello specchio: gli occhi erano gonfi e rossi, il mascara le era colato su una guancia e le aveva sporcato le palpebre, facendola sembrare un panda. Si portò una mano sulla guancia e se l'accarezzò lievemente, scendendo poi sul collo. Si aggiustò i capelli con una mano e tornò a sedersi sul letto.
Che vita di merda. Che vita passata a nuotare nella merda più assoluta e puzzolente.
Sbattuta da una casa famiglia ad una famiglia vera e propria, poi era passata da Ledia al Centro con una velocità che non si era nemmeno resa conto che avesse un problema, un problema serio.
Pensava che quel dolore era davvero piacevole e che le attenuava il dolore psicologico che aveva.
Prese da sotto il letto una scatolina di latta e l'aprì mettendosela sulle gambe. Passò un dito sul contenuto che conteneva e, dopo averlo contemplato per un po', decise di prenderne uno.
Si sedette a terra e si portò su una manica della felpa azzurra che aveva addosso e tolse il polsino rosso che solitamente usava, scoprendo il polso chiaro da cui si potevano vedere dei filamenti violacei e verdognoli più o meno nitidamente, attraversati trasversalmente da delle fitte linee argentee e lievemente rigonfie e da alcune dalla sfumature rosa acceso.
Un luccichio metallico, colpì i suoi occhi chiari.
“Solo per questa volta... Solo per questa volta... Solo per questa volta e poi basta...” mormorava tra se e se, stringendo un oggetto affilato in un pugno stretto e tremante.
E lo fece. La lama le squarciò la pelle come se fosse burro, ma non sentiva dolore, non sentiva niente. Dopo aver tagliato per varie volte la sua pelle, pulì il cutter dal suo sangue rosso vivo e lo riposizionò accuratamente nella scatola di latta, riponendola poi sotto il letto, noncurante del sangue che le usciva colante dal suo polso.
Si risedette a terra ed appoggiò la schiena contro il letto. Ora stava già un po' meglio.



Yurij uscì dalla sua stanza, con uno strano presentimento sulla pelle. Marciò in fretta verso la stanza di Magda, sicuro che quella incosciente avesse fatto qualcosa. Sapeva di aver sbagliato parole, ma gli sembrava strano che la ragazza non si era messa ad urlare come al suo solito, agitandosi come una scimmia. Era troppo, troppo strano.
Mentre camminava a passo svelto, passò davanti alla camera di Hiwatari, beccandolo proprio nel momento in cui il ragazzo stava uscendo da essa. Si bloccò all'improvviso.
Lo sguardo del rosso era pieno d'ira e odio, ma sapeva fin troppo bene che non poteva permettersi il lusso di perdere tempo ad insultare Hiwatari, lo avrebbe fatto prossimamente.
Kai, a sua volta, guardava Yurij con l'indifferenza più totale essendo conscio delle emozioni negative che provava nei suoi confronti. Sicuramente Yurij voleva andare in camera di quella ragazza, forse per consolarla oppure per farci una botta, dato che le sembrava tipo. Chissà che legame avevano quei due...
Scollò le spalle per liberarsi di quei pensieri inutili e camminò tranquillo in direzione di Yurij, che fece altrettanto, seppure con una certa rigidità in corpo e lo sguardo assottigliato fino a diventare lame azzurre. Quando si ebbero spalla a spalla, si rivolsero uno sguardo di odio puro e Yurij diede una spallata non indifferente a Kai, chi si ritrovò a barcollare lievemente prima di riprendere l'equilibrio, in primo luogo perché arrivò inaspettata e poi perché non si sarebbe mai immaginato che il rosso avesse tutta quella forza, nonostante avesse un corpo molto più esile di Boris o Sergej.
Sergej...
Di nuovo a quel nome pensò.
Yurij non si scompose a tornò a marciare verso la stanza di Magda.
Una volta di fronte alla porta, l'aprì violentemente e si ritrovò la stanza vuota e la cosa non lo convinceva nemmeno un po'. Entrò nella camera e si guardò intorno, stupito di non vedere la figura della rossa guizzare come un'anguilla alla vista di lui dentro la sua stanza.
Oltrepassò il letto e sgranò gli occhi per la sorpresa: Magda era seduta a terra ed aveva una mano coperta interamente di sangue, non sapeva nemmeno se era cosciente o no.
Spaventato, la prese in braccio e la condusse dentro al bagno e le lavò la ferita. Il contatto con l'acqua fredda la fece risvegliare dal suo apparente dormiveglia.
“Che ci fai qui?” chiese Magda con la voce impastata, ma il rosso non le rispose.
Dopo averle lavato per bene la ferita, gliela disinfettò e la fasciò con un po' di carta igienica, premendo fortemente sulla ferita affinché non uscisse più sangue e l'accompagnò a stendersi sul letto.
“Non rompere.” sibilò velenosa la ragazza, togliendosi di dosso la stretta del russo e premendosi da sola il polso.
Yurij la fissò con gli occhi pieni di risentimento “Sei un'incosciente. Tanto vale che ti suicidi!”
“Se volessi veramente farlo, non mi limiterei ai polsi e lo sai...” enunciò superba come se stesse raccontando cosa aveva mangiato la sera precedente.
Il rosso le guardò il polso rassegnato mentre lei si stava rimettendo il polsino su di esso. Maz alzò il viso e fissò negli occhi il ragazzo.
Yurij abbassò lievemente il capo e gli occhi verso il basso per poi riposarsi nuova,ente su di lei.
Magda sapeva che era il suo modo per chiederle scusa senza pronunciare la parola “scusa”.
“Non fa niente...” disse poi stringendo di più il suo polso.
Sentiva le ferite emanare un calore che, stranamente, la rincuoravano e la facevano sentire viva.















Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo. In realtà non ho molto da dire... Spero di non avervi urtato la sensibilità con la parte di Magda... Se fosse il contrario, perdonatemi! Vorrei ringrazie le persone cha hanno recensito il capitolo precedente, spero di poter accontentare le vostre aspettative e di poter fare degli aggiornamenti "umani"! =)

Alla prossima!
Un bacione dalla Lu! =*

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Capitolo 3
*** You're idiot! ***


If you really know me...

- You're idiot! -












Odiava quel lavoro. Ne vedeva di tutti i colori in quel bar: gente ubriaca che importunava ragazze oppure che si rifiutava di pagare il conto cercano di fare i furbi, non riuscendoci per avere la mente troppo annebbiata dall'alcol.
Boris osservava tutto da dietro il bancone, pulendo bicchieri e servendo ogni tanto delle bevande ai diversi clienti. Secondo il Centro, questo lavoro serviva ad avvicinarlo al mondo dell'alcol con distacco, cercando di fargli capire da fuori quel che succede ad abusarne, ma Boris sembrava completamente indifferente a quelle scene.
Il suo problema era stato ben altro. E ben peggiore a detta di alcuni.
Continuò a pulire diversi bicchieri con il capo chino verso lo straccio che passava svogliatamente sul vetro brillante, cercando di non sentire tutto quel baccano che gli perforava le orecchie.

Huznestov.
Una voce gli tuonò di fronte e, alzando lo sguardo, incontrò delle ametiste fredde e distanti.

Hiwatari, ciao.” si limitò a salutarlo “Come mai qui?”
Kai scrollò le spalle in segno di disinteresse.

Vuoi qualcosa?” sembrò titubare, ma un sorriso storto gli si delineò nei lineamenti delle labbra.
Dammi una birra 0.6”
Boris crucciò i sopraccigli “Non dovresti bere, lo sai...”
“'Sta zitto! E' solo una birra!” sbottò adirato Kai volgendo gli occhi lontano dal russo.

D'accordo, ma io non te la do. Fattela dare dal mio collega.” disse prima di allontanarsi dal sua “amico” che, in fretta, richiamò l'attenzione del suo collega e si fece dare quello che aveva richiesto.
Boris scosse la testa, esausto: tanto peggio per lui! Si vedeva che il lupo perde il pelo ma non perde il vizio. Si morse l'interno della guancia, sino a sentire un sapore metallico invadergli la bocca provocandogli un senso di nausea. Forse, faceva bene Yurij a comportarsi in quel modo con Hiwatari, dopotutto era colpa sua se Sergej non c'era più!
Boris osservò ancora un po' Kai, finché esso non se ne andò pagando le due birre, che si era preso e scolato alla velocità della luce, e senza nemmeno salutarlo. Dalle vetrine del bar, si accorse che il russo era venuto a piedi e che camminava velocemente, incassando la testa tra le spalle ed alzandosi il colletto della giacca.
“Tanto quello è capace di combinare guai anche a piedi!” si stupì a pensare. Aveva sempre avuto il sospetto che Kai fosse una calamita per i disastri. Quando c'era lui, succedeva sempre qualcosa di brutto e mai una cosa per il verso giusto, tanto che, a volte, Boris evitava di stare solo con lui quando erano più piccoli. Oppure si dava una grattatina, che di certo non guastava mai.
Finito il suo turno di lavoro, tornò nel Centro, senza neppure passare per la sua stanza. I suoi colleghi di lavoro gli avevano chiesto se voleva fare un giro con loro per il centro, ma lui declinò l'invito, inventando una stanchezza che non esisteva e filando dritto.
In realtà, il lavoro che gli aveva offerto il Centro, era come una scuola, se ci pensava bene: lui si svegliava, faceva i compiti, poi li portava al Centro e gli davano un bel voto, che poteva essere un'uscita libera oppure poteva ricevere delle visite esterne. Siccome non aveva nessuno lui, gli davano sempre delle giornate di libertà e se voleva poteva portarsi qualcuno che si era comportato bene come lui. Semplice la faccenda.
Camminava a passo svelto per i corridoi, come se stesse in ansia per qualcosa, e spalancò la porta di una stanza, scoprendola illuminata da una semplice lampada da comodino.
Avanzò di qualche passo e notò la figura di Yurij seduto sul letto di Magda, che si era appisolata pesantemente, intento a leggere una rivista, questa volta di attualità. Quando il rosso lo vide entrare come un invasato, alzò un dito e se lo portò alla labbra, in segno di fare silenzio e, molto probabilmente, di tenere un passo da farfalla e non da elefante come era solito usare e poi ripose la rivista a terra.
Si alzò dal letto e si affiancò a Boris, rimasto in piedi ad osservare la figura addormentata della ragazza. Il russo vide una mano di porcellana passare nervosa tra filamenti fiammeggianti e deglutì a fatica.

Si è tagliata.” annunciò Yurij freddo.
Che cosa?” gridò Boris ma si premette subito una mano sulla bocca rendendosi poi conto che poteva svegliare Maz.
Il rosso lo guardò sottecchi e poi sospirò “E' stata colpa mia.” ammise poi “Abbiamo litigato e le ho gridato che era una puttana...”

Quanto sei deficiente, Ivanov?” lo accusò Boris con le narici tanto allargate del naso a cui mancavano solamente del fumo per completare l'opera.
Non urlare!” sibilò questi con uno sguardo di ghiaccio, poi prese l'amico per un braccio e lo portò fuori dalla stanza malamente, chiudendosi poi la porta alle spalle “Lo so perfettamente anch'io!” mormorò poi a bassa voce.
Perché stavate litigando?”
Perché voleva sapere di Sergej e di Hiwatari. Quando poi sono entrato nella sua stanza, era per terra e le colava il sangue dal polso.”
Il viso di Boris divenne scuro “Quello stronzo è venuto a prendersi da bere al bar dove lavoro!”
Un sopracciglio di Yurij si alzò stranamente “E tu glielo hai dato?”
“Ovviamente no!”
“Bene!”
“Tu però, faresti bene a non ripetere più la cazzata che hai fatto!” grugnì Boris puntando gli occhi sul rosso.

Non ricominciare...” cominciò a dire Yurij, volgendo le spalle al ragazzo e pronto per andarsene, ma fu bloccato per un polso da Boris.
Stammi a sentire: sai perfettamente quello che Maz a passato, e tu glielo rinfacci come se nulla fosse? Renditi conto che quella ragazza è fragile, basta toccarla in una crepatura che crolla come un castello di carte!”
Pensi che non lo sappia quello che prova, razza d'idiota?” urlò Yurij paonazzo in viso “Forse non lo hai notato, ma anche io sono chiuso qui dentro come te!”
Idiota, lo sai benissimo che se andava un po' più in fondo moriva!”
Lo so, Boris, lo so cazzo!”
Il silenzio cadde tra i due. Non si guardavano negli occhi e tenevano entrambi la testa bassa. All'improvviso, Boris se ne andò e mise una mano sulla maniglia della porta della stanza di Maz e mormorò “Vattene! Non ti voglio qui.”
Senza farselo ripetere, Yurij andò via, quasi correndo.


Boris entrò nella stanza di Magda e la trovò seduta sul suo letto con lo sguardo triste.
Ehi bambolina, che è successo?” chiese il ragazzone sedendosi sul letto e facendo finta di niente.
Guarda che lo so che sai tutto, non sono mica scema!” disse facendo un finto broncio.
Ah, non sei scema, quindi?” fece Boris con tono duro “E che mi dici di questo?” le prese malamente il polso fasciato con il polsino rosso e glielo strinse lievemente, facendole del male.
Non è niente.” urlò Maz, strappandosi di dosso le dita di Boris e portandosi il polso sul petto, coprendolo con l'altra mano.
Sei un'idiota.”
Lo so...” ammise la ragazza abbassando lo sguardo sulle lenzuola, mortificata dal tono di voce dolce che aveva avuto nei suoi confronti.
Fai solo del male a te stessa... E io non voglio che succeda!”
La ragazza abbassò lo sguardo, ovviamente, come sempre, aveva deluso le persone a lei care. Sentì le lacrime pungergli la barriera degli occhi e cacciò indietro la testa affinché tornassero da dove erano venute.
Boris le prese il mento con una mano e obbligò Maz a guardarlo negli occhi “Non farlo mai più.”
Lei sorrise lievemente “Grazie!” e lo baciò sulle labbra.


Yurij si stava dirigendo verso la mensa per prendersi il suo spuntino serale quotidiano. Da quando era entrato nel Centro, doveva seguire un regime alimentare idoneo per il suo fisico e non poteva sgarrare, ne in eccesso ne in difetto, anche se il più delle volte barava.
Sapeva benissimo che gli anoressici ricorrevano sempre agli stessi trucchetti da quattro soldi, buttare, nascondere o far cadere il cibo oppure spiaccicarlo sui bordi dei piatti e di conseguenza, gli addetti alla mensa controllavano scrupolosamente i piatti di ogni ragazzo o ragazza che sia e, a volte, alcuni infermieri passavano durante i pasti principali per verificare che essi venivano consumati tutti e nel miglior modo possibile.
Solitamente Yurij, si sedeva vicino ad un cassonetto dell'immondizia a cui erano posti vicino all'incirca sei tavoli e, di conseguenza, se buttava del cibo prima che si accorgessero che era lui il colpevole del misfatto passava molto tempo, se mai avessero avuto voglia di saperlo.
Si prese la sua dose di latte e i due biscotti che gli toccavano e si diresse al tavolo, sedendosi pesantemente su una sedia. Osservò la sala, che non era tanto piena, e per tavoli sedevano a mala pena una o tre persone, intente accuratamente a versarsi il latte goccia dopo goccia.
Alcuni di loro facevano davvero paura per quanto erano emaciati: le ossa che cercavano di bucare la pelle del viso, delle mani e della ginocchia, le dita troppo magre per sostenere un peso più grande di un cartoncino di latte, i maglioni troppo larghi, troppo lunghi per cercare di coprire il corpo che risulta sempre imperfetto, sempre troppo grasso.
Yurij guardò la sua tazza, riempita di latte. Non gli andava proprio di mangiare.
Non si ricordava neppure come si era cacciato in quella bella merda.
Un giorno si sentì talmente inadatto per il mondo che lo circondava che, ogni volta che accadeva, si chiudeva in se stesso e sentiva una voce rimbombargli in testa. Sembrava la voce di una Scimmia malefica.
“Povero piccolo Yurij. Sei totalmente inutile. Totalmente inadatto, tanto da essere stato abbandonato . Nemmeno i tuoi ti volevano...”
Era come un agglomerato di malvagità, che preoccupò solo all'inizio il povero Yurij, pensava che si trattava solo della parte più malvagia di lui che prendeva parola, nulla più.
Poi un giorno cambiò tutto. Era all'orfanotrofio in cui si trovava prima di finire nel Monastero di Vorkov e c'era una famiglia che voleva adottare un bimbo, ma lui non fu nemmeno guardato dalla donna e dall'uomo, che passarono oltre la sua figura per dirigersi verso altri bimbi.
E la storia si ripeté per altre volte e tutte le volte, lui veniva ferito sempre più profondamente nel cuore. Tutti i bambini che venivano adottati erano piccoli, davvero piccoli e magri.
E così, cominciò a non magiare ed a calcolare ogni caloria di ogni cibo, arrotondando per eccesso. Era entrato in un tunnel da cui non poteva uscire facilmente ed non era mai soddisfatto, mai felice del suo aspetto.
Yurij si guardò le dita magre distrattamente e le strinse contro la tazza, se avesse potuto l'avrebbe rotta, ma non aveva molta forza quel giorno. Era come se fosse tutta andata via dopo la litigata con Magda.
Sempre la stessa zolfa.
Si sentiva sempre inadatto, fuori luogo, sia fisicamente sia a parole. Non aveva fatto praticamente nulla per lei, nonostante avesse bisogno di aiuto.
Era sempre invisibile.












Salve a tutti!
Spero che abbiate passato un buon Natale ed un felice Anno Nuovo! ^_^
Or bene, arrivo con un nuovo capitolo e, invece di fare un capitolo concentrato su Boris, ho deciso di farne uno su Yurij... Ok, so che l'anoressia può sembrare una cosa prettamente femminile, ma penso che sia ben rappresentata anche dai maschietti... Non voglio assolutamente sminuire questa malattia, perché molte persone ne soffrono ma ce ne sono altrettante che l'hanno superata!
Naturalemente, spero di non aver ferito la sensibilità di qualcuno e se l'ho fatto, mi dispiace tantissimo!

Rigranzio che ha letto e recensito il precedente capitolo e spero di ritrovarvi anche in questo! =)
Un bacione forte a tutti dalla vostra Lu! :*

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