Nine weeks

di SilviAngel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ops... sono incinto! ***
Capitolo 2: *** I puppy eyes a volte non vincono ***
Capitolo 3: *** Da nonno Bobby ***
Capitolo 4: *** I love shopping for the baby - prima parte ***
Capitolo 5: *** I love shopping for the baby - seconda parte ***
Capitolo 6: *** Bobby John ***
Capitolo 7: *** Ci serve Sam! ***
Capitolo 8: *** Due ***
Capitolo 9: *** Consuelo e José ***
Capitolo 10: *** Nausee e voglie ***
Capitolo 11: *** Tecniche di rilassamento ***
Capitolo 12: *** Dove sono finiti i miei piedi? ***
Capitolo 13: *** Zii in visita ***
Capitolo 14: *** Dolore e piacere ***
Capitolo 15: *** Kiss Machine ***
Capitolo 16: *** L'angelo fa la ruota ***
Capitolo 17: *** Impiccioni ***
Capitolo 18: *** Finalmente ***
Capitolo 19: *** Due angioletti ***
Capitolo 20: *** Wings ***
Capitolo 21: *** Parlare ***
Capitolo 22: *** La mia famiglia ***



Capitolo 1
*** Ops... sono incinto! ***


Ecco qui la mia nuova e piccola creatura.
 
Non so ancora quanti capitoli avrà essendo una ff in fieri!
Come ho puntualizzato nel riassunto, potrebbero esserci elementi o momenti OOC e in particolare (grande avvertimento) è una MPREG, per chi non lo sapesse, vuol dire che tratterò di gravidanza maschile.
Quindi fatti i dovuti avvertimenti e sperando di farvi venire voglia di lasciare un commento, si va a cominciare…
 

 

Nine weeks

 
 
Cap. 1
“Ops … sono incinto!”
 
“Tu! Tu mi hai fatto questo!”
“Dean” strascicò il fratello.
“Dean” sospirò l’angelo.
 
“No, no! Niente Dean … tu, essere piumato, e il tuo dobbiamo ripopolare le sfere celesti … ti devo dire che ne farei ora delle tue personali sfere celesti?”
“A-ascolta” riprese Castiel “il tradimento di Uriel, le uccisioni causate da questo e la guerra civile successiva all’Apocalisse che avete sventato hanno avuto conseguenze enormi sul numero di noi angeli e ti avevo spiegato che l’unico modo era …”
“L’unico modo? Certo, ne avevamo parlato, come abbiamo parlato di altre mille cose! Ma, interrompimi se sbaglio, non mi sembra di averti mai dato il mio consenso per questo? O detto semplicemente: sono qui, fai di me ciò che vuoi! Che cazzo di mojo mi hai fatto? Ieri sera ero normale e ora sono gravido! Sono un uomo … Castiel … un uomo! E ora aspetto un bambino! Mi dici cosa hai in quella testa bacata? Troppo smog negli strati superiori dell’atmosfera?”
 
Inizio flashback
Qualche giorno prima…
 
Apocalisse:sventata.
Fratelli Winchester: salvi… beh almeno due su tre.
Angeli imprigionati: Lucy e Michael
Angelo vivo e con i superpoteri: Cass
Beh, tutto sommato è andata bene! Anche se sono più di due mesi che quell’angelo si è dato alla macchia.
 
Mi ritrovai a pensare appena uscito dalla doccia dell’ennesimo squallido motel. Sam era fuori a procacciare cibo, quando con la classica piccola e tintinnante folata di vento apparvero di fronte a me Castiel e un pennuto biondo.
“Ehi Cass! È un po’ che non ti fai vedere, tutto a posto al piano di sopra?”
“Ciao Dean. Io e Balthazar” indicando il tipo al suo fianco “stiamo rimettendo ordine e cercando di rassicurare fratelli e sorelle rimasti”
“Mmh … non mi freghi Cass! Se andasse tutto a gonfie vele, non saresti di certo qui. Su sputa il rospo! Cioè… dimmi che c’è che non va!”
 
Cass si lasciò cadere sul fondo del letto e si portò le mani tra i capelli, ancora più incasinati del solito.
E dopo un lento sospiro finalmente iniziò a vuotare il sacco “Sono stanco Dean! Tutto sta tornando alla normalità, ma i nostri cori sono ridotti all’osso e nessuno ha più speranza”
Guardai l’angelo senza capire ed intervenne prontamente l’altro “Diciamo che i tempi dei Campi Elisi affollati e stracolmi di frulli d’ali sono belli che andati! Siamo sopravvissuti in pochi e questi sono tutti terrorizzati dall’idea di essere gli ultimi della propria stirpe, ciò genera tristezza e la loro fede sta cedendo”
Scossi la testa non capendo ancora dove fosse in concreto il problema.
L’angelo biondo alzando, con fare sconsolato, gli occhi al soffitto e mormorando un scimmie senza peli riprese “Se gli angeli dovessero perdere del tutto la speranza e la fede, il Paradiso si consumerà lentamente come un fuoco non ravvivato. Le anime non avranno più un posto dove andare. E alla fine gli angeli cadranno. Winchester, sai cosa succede agli angeli quando cadono?”
“Sì che lo so, spilungone! Diventano umani, come è successo ad Anna”
“Stupido! Se scelgono di cadere sulla Terra diventano umani. Se cadono per mancanza di fede diventano demoni”
“Oh” buttai fuori senza sapere cos’altro dire e aggiungendo poco dopo “quindi anche voi rischiate di?”
“Ho paura Dean”
Mi richiamò la voce di Cass.
“Non è così grave” dissi con voce leggera e sorridendo “Non è sufficiente che andiate ad impollinare le nuvole o mettete in pratica qualunque pratica riproduttiva sia utile a voi angeli?”
Quasi ringhiando e avvicinandosi paurosamente a me Balthazar “E pensi che non si abbiamo già pensat”
“Ci abbiamo anche provato, ma niente! Siamo diventati incapaci di riprodurci! È come se fossimo ibridi o” disse piano Castiel.
“Ibridi? Ahaha … è un modo carino per dire che non riuscite a” tentai di smorzare l’atmosfera tragica che aleggiava nella stanza.
“Piccolo essere insignifican” ora il biondo mi incenerisce!
“Lascialo stare” si intromise con mia somma gioia Cass “non abbiamo problemi di quel genere, Dean, ma le gravidanze che abbiamo tentato, si sono tutte interrotte. Per quanto possa sembrare assurdo, pensiamo che voi siate la nostra ultima speranza!”
“Noi?” mi ritrovai a domandare alquanto stranito.
“L’umanità è la nostra speranza. Forse riusciremo a generare nuovi angeli, unendoci a voi”
“Beh, ok … buona fortuna” conclusi riprendendo a frizionarmi i capelli ancora bagnati.
Fine flashback    
 
 
“Aspetta” si intromise Sam, tentando di calmarmi “cerca di guardare il lato positivo … ti ha ingravidato con i suoi poteri angelici e non in modo tradizionale …”
“Lato positivo? Sam … forse ti sfugge che sono privo di utero e del set completo di organi femminili necessari e dovrò essere io a partorire?”
“Non dovresti agitarti” consigliò l’angelo avvicinandosi “le prime ore dal concepimento sono le più delicate e non vorrei che succedesse qualcosa al bambino. Non preoccuparti, quando sarà giunto il tempo ci sarò io, non soffrirai. Farò in modo che tu non debba partorire con il metodo umano”
 
Mi sedetti sulla sponda del letto più vicino e portai entrambe le mani alle tempie, massaggiandole con piccoli movimenti circolari e mio fratello approfittò di quel momento di silenzio per sgattaiolare fuori dalla camera del motel con la scusa di una birra … una ricerca … una qualunque cosa a caso che lo portasse lontano da lì …
La mia voce uscì ovattata e raggiunse lentamente l’udito dell’altro uomo “Cass … domanda da un milione di dollari … è tuo?”
“Cosa?” ribatté sconcertato l’angelo.
“Come cosa? Il bambino! Avrà gli occhi blu?”
“Ahh! Ecco sono stato io ad effettuare il rituale, quindi si può dire che sia mio e tuo. Il mio contributo è però di grazia, non so se erediterà anche tratti somatici e genetici”
“Quindi tu ti sei occupato del contenuto e io sto creando il suo tramite? Ok, meglio tuo che di qualche altro stronzo piumato”
Castiel si sedette al mio fianco e posò una mano sulla mia spalla.
“Non posso darti risposte che non ho Dean! È la prima volta che usiamo questa metodo. Comunque, io sono qui se ti serve qualcosa, qualunque cosa. Parlando di cose più pratiche e concrete, penso sia meglio evitare pericoli e quindi abbandonare la caccia per un po’ e”
“Per un po’? Intendi i classici nove mesi oppure la vostra gestazione è particolare, con tempi sui generis?”
“Io e Balthazar abbiamo effettuato dei calcoli approssimativi e pensiamo che il periodo necessario a che il feto si formi, sia completo e pronto per la nascita sia di sole nove settimane”
“Sole?” ripetei ironico.
“Sono poco più di due mesi e …”
“Sì ok, ho capito e mi gonfierò come un pallone? La mia linea andrà a farsi fottere … a proposito di quest’ultimo elemento …”
“No Dean, non potrei intrattenere rapporti sessuali in questo periodo”
“COSAAA?” notando però con piacere che l’angelo aveva afferrato al volo dove volevo andare a parare, scattai in piedi, sbarrando gli occhi e aprendo le braccia.
 
“NOVE SETTIMANE DI ASTINENZA E DIGIUNO? STAI SCHERZANDO!”
 
“Nei primi tempi il rituale deve mettere radici forti e solide nel tuo corpo” tentò di rabbonirmi, attenuando il tono della sua voce e scandendo una per una le parole “e bisogna stare attenti, poi tutto sarà velocizzato, anche i cambiamenti che dovrai e non credo che vorrai andare a cercare una ragazza quando sarai” spiegò l’angelo, portando le mani davanti al proprio ventre e mimando una certa qual vaga forma tondeggiante.
“Ti prego non dirlo a voce alta, già la mia mente crea immagini assurde e raccapriccianti!”
“Ora per favore stenditi e riposati. Dobbiamo stare attenti, non vorrei che”
“Non vuoi correre il rischio che io mandi tutto a puttane eh? Il bel progetto, tuo e del compare biondo, per il vostro problema di natalità mandato all’aria per colma mia … ma perché non hai ingravidato lui eh?” sbottai irritato come mai prima.
Alzando gli occhi al cielo, con una deliberata lentezza tipicamente umana, Castiel aprì bocca per contraddirmi su tutta la linea.
“Prima di tutto ho paura che tu possa sentirti male, non voglio ti succeda qualcosa. Poi, come ti ho già ripetuto più di una volta, la nostra grazia non è più in grado di accettare una nuova vita dentro sé come avveniva nei millenni passati, la aggredirebbe impedendone la crescita. Forse è una forma di punizione o di mutazione, non lo sappiamo e abbiamo dovuto ovviare in altro modo. Stai tranquillo ho parlato con Balthazar, rimarrò al tuo fianco per tutto il tempo, veglierà lui sull’ordine restaurato in Paradiso”
La testa aveva iniziato a girare assieme a tutta la stanza e un martellare insistente di tamburi scandiva il tempo, forse avrei fatto meglio ad ascoltare il pennuto e così mi stesi completamente sul letto, chiudendo gli occhi e concentrandomi sul mio respiro.
Avvertii, qualche secondo dopo, una mano fresca e grande poggiarsi sulla mia fronte e il dolore immediatamente si alleviò, senza però scomparire.
“Mi spiace Dean, ma non voglio rischiare ed usare troppo i miei poteri. Credo non sia prudente per te e per il bambino far scomparire del tutto il dolore. Spero non sia eccessivo!”
“Tranquillo Cass. Sono un cacciatore, te ne sei dimenticato? Sono abituato al dolore” tentando un sorriso forzato, che forse somigliò a un ghignò contorto, dato che il peso del corpo seduto all’altezza delle mie cosce si spostò verso l’alto e la presenza dell’angelo si fece più vicina.
“Riposa. Io sono qui”
Nonostante quella fastidiosa sofferenza, mi addormentai e il pomeriggio passò.
 
Mi svegliai sentendo un vocio sommesso, che comprendeva almeno tre distinte voci.
Aprendo gli occhi e cercando di sollevare il busto vidi, seduti attorno al piccolo tavolo della camera, mio fratello e i due angeli causa del mio stato … beh uno dei due decisamente più colpevole dell’altro.
“Stai scherzando vero?” sbraitava sottovoce mio fratello alla volta dell’angelo biondo e questo a braccia incrociate semplicemente scuoteva il capo a destra e sinistra, negando sicuro.
Tentando di richiamare l’attenzione, per capire cosa diavolo stesse capitando, riuscii a mettermi seduto e buttare lì un semplice “Ehi” che risultò più che sufficiente a calamitare tutti gli occhi su me.
Cass in un lampo fu di nuovo al mio fianco e avvicinandosi, si sincerò delle mie condizioni.
Stavo decisamente meglio, anche se avevo una fame bruciante e al tempo stesso un peso sullo stomaco simile al giorno dopo il pranzo del Ringraziamento.
Allontanando le mani dell’angelo che tentavano di posarsi sulla mia fronte, chiesi in modo diretto “Che succede Sammy?”
“Questo qui” indicando Balthazar “dice che vuole diventare il mio partner”
“Cosaaaaa??? Vogliono ingravidare anche te?” chiesi allarmato.
“NO! Cosa diavolo vai a pensare!” mi rispose schifato mio fratello, con infiniti ringraziamenti al suo appoggio o comprensione per il mio stato “Fare coppia per cacciare, dato che tu dovrai stare per un po’ a riposo, ma io stavo spiegando che sono perfettamente in grado di arrangiarmi da solo. Vero Dean?”
“Certo che potresti fare tutto da solo, ma … ehi Cass leva da lì quelle mani!” mentre parlavo, il moro pennuto aveva poggiato una mano sul … prima la chiamavo pancia, ma ora avrei dovuto definirla ventre o in qualche altro modo particolare e sdolcinato a causa della cosa che vi stava crescendo dentro!
Mentre scacciavo le sue dita da me, cercai il suo viso e vi trovai dipinto un strano sorriso felice e orgoglioso … un sorriso da papà!
Oh merda! Compresi, come fosse stata una sacra rivelazione mistica, che ciò faceva di me – ancor più di mille altre piccole o grandi cose – la mamma della situazione!
 
“Dicevo, certo che sei in grado di fare da solo, ma sarei più tranquillo se ci fosse qualcuno a guardarti le spalle. Inoltre, un po’ di supporto angelico potrebbe facilitare, e di molto, le cacce … però aspetta” e riportai la mia attenzione su Cass, ancora seduto al mio fianco “non avevi detto che il tuo amichetto sarebbe rimasto in Paradiso?”
“No Dean, ho detto che avrebbe vegliato, cosa che può essere tranquillamente portata avanti e a buon fine anche stando qui, abbiamo altri alleati, altri fratelli che possono gestire materialmente le cose lassù. Quindi per favore convinci tuo frat”
Un ruggito proruppe in quel preciso momento dal mio stomaco, un rumore in grado di interrompere Castiel e attirare la sua attenzione.
“Devi nutrirti” disse quasi sottovoce guardandomi dritto in volto “ora devi farlo per due” e di nuovo quello strampalato sorriso ad increspare le sue labbra rosa “cosa vuoi mangiare? Dimmi cosa vuoi e vado a prenderlo”
“Allora, voglio della torta, tanta torta, poi gelato alla crema e per finire patatine fritte. Aspetta … non voglio quelle patatine grosse e diverse una dall’altra che servono spesso nelle tavole calde, voglio quelle fini, croccanti e tutte uguali dei fast food”
“Non credo” tentò di controbattere Cass, cercando con lo sguardo l’appoggio di Sam “che sia l’alimentazione adatta per lo stato in cui sei adesso”
Facendo gli occhi dolci, arricciando un poco la bocca, incorniciando abilmente il tutto con una voce triste e stanca e soprattutto sperando che questo trucchetto, vecchio come il mondo, funzionasse anche con gli angeli, bofonchiai “Castiel per favore, solo per oggi! Voglio solo digerire la notizia della mia dolce attesa con qualche cibo che adoro”
Le spalle del moro di piegarono verso il basso e un piccolo sospirò usci dal suo naso.
Ce l’avevo fatta… i puppy eyes vincono sempre!
“Va bene! Ma solo per oggi” e carezzando l’intero mio corpo con uno sguardo e un sorriso eccessivamente sdolcinati – di cui avremmo presto dovuto parlare io e lui – scomparve

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Capitolo 2
*** I puppy eyes a volte non vincono ***


In arrivo il secondo capitolo di questa mia piccola chicca.
Spero trovi la stessa buona accoglienza del primo!
Buona lettura e ricordate, ogni commento e beneaccetto.

 
Cap. 2
“I puppy eyes a volte non vincono”
 
Dopo pochi minuti, durante i quali mio fratello si limitò a mettere su uno dei suoi migliori musi lunghi e l’angelo seduto al suo fianco se la rideva sotto i baffi cercando di non darlo a vedere troppo, Cass tornò carico delle mie cibarie preferite.
Il suo sguardo venne immediatamente calamitato dall’inusuale e ironico quadretto al tavolo vicino alla finestra e non era per nulla giusto: ero io quello incinto e bisognoso di cure!
Quindi mi ripresi ciò che doveva appartenermi di diritto, l’attenzione del mio angelo!
“Cass” mugugnai, regalandogli supplichevole le migliori labbra corrucciate del mio ampio repertorio e adocchiando famelico le buste che teneva tra le mani e allungando le braccia verso esse “ho fame!”
“Eccomi Dean” rispose riportando, finalmente, l’interesse su di me e sedendosi al mio fianco domandò gentilmente “Come stai?”
La sua voce era di un tono dannatamente troppo gentile e di nuovo quegli occhi luccicosi e sorridenti si fermarono a studiarmi, analizzarmi e scavare troppo in profondità.
“Ora meglio” risposi, spezzando il nostro contatto e abbassando lo sguardo nel sacchetto che mi ero appena sistemato sulle gambe con l’intento ad analizzarne il contenuto: l’angelo aveva seguito alla lettera le mie richieste, questo dovevo pur riconoscerglielo!
Tirai fuori il contenitore delle patatine e iniziai a mangiare di gusto, cercando di non pensare alle cose assurde accadute nelle ultime 24 ore e all’angelo che non si voleva discostare da me.
Mi azzardai dopo qualche attimo e dopo alcuni bocconi ad alzare gli occhi e, come volevasi dimostrare, lui era ancora lì. Trasferii il mio sguardo oltre la sua spalla e notai che il suo collega si era letteralmente volatilizzato e mio fratello se ne stava semplicemente seduto con il mento poggiato sul palmo di una mano, intento a fissare qualcosa fuori dalla finestra.
Tentai di rimettere a fuoco la realtà che occupava il mio primo piano, ma non mi fu possibile in quanto parte della mia visuale venne offuscata da un ben noto trench. Cass, ancora seduto a lato delle mie gambe, si era allungato verso il centro del letto, appoggiando la mano sulle coperte aldilà delle mie ginocchia.
L’arco formato dal suo braccio, lo induceva a chinarsi – e non di poco – e ad incombere su me in un modo che trovavo a dir poco disdicevole e inopportuno, il fatto che mi avesse ingravidato, non gli permetteva certo di prendersi certe libertà.
“Cass” borbottai, dopo l’ennesima manciata extra large di patatine fantasticamente fritte “spazio personale” e posando il cartoccio sopra il sacchetto, decisi di mostrargli ciò di cui gli avevo parlato non so quante volte e che lui si ostinava a non voler capire.
Aprii le braccia ai lati del mio corpo, come se stessi per mettermi a ballare e muovendole davanti al mio petto ripresi “Questo e il mio spazio e questo” indicando l’aria davanti a lui “è il tuo, io non entro nel tuo e tu non entri nel mio!” *
Piegando il capo e accorgendosi che, prima di riprendere a mangiare, aspettavo un suo cambio di posizione, mi accontentò indietreggiando, ma di poco.
 
“Dean” pronunciò con lentezza il mio nome, come non lo avevo mai sentito fare prima, ma perché la mia mente si metteva a notare e a sottolineare con un pennarello rosso tutte queste cose idiote e inutili, proprio ora! “credo sarebbe meglio trovare, per noi, una sistemazione migliore di un motel”
“E cosa suggerisci, di grazia?” risposi con una nota stridente.
“Per favore non rendere le cose ancora più complicate!”
“Rendere le cose più complicate?” iniziai alzando il tono parola dopo parola senza neppure accorgermene “Non sono io quello che ha ingarbugliato per benino le cose e ha creato questo casino!” e iniziai a sentire caldo, molto caldo, sicuramente ero diventando rosso in viso.
“Calmati, per favore, cerca di stare calmo!” parlò con voce, all’apparenza, distesa e serena l’angelo, poggiando la sua mano grande e fresca sulla mia guancia “Dico solo che sarebbe meglio non doversi spostare troppo di frequente, potrebbe essere utile avere più di una stanza a tua e … nostra … disposizione e soprattutto potresti trovare di tuo gradimento non doverti nascondere e al contrario restare lontano da occhi indiscreti. Pensavo che avresti preferito così anche tu” terminò abbandonando il contatto con il mio viso e abbassando gli occhi che mi avevano tenuto inchiodato e immobile per tutto il tempo.
“Credo che Castiel abbia ragione, Dean” si intromise mio fratello “se non potrai partecipare alle cacce, sarebbe assurdo portarti in giro come un pacco e rinchiuderti in un squallida stanza come questa. Potrebbe al contrario essere utile averti nel quartier generale”
“EH?!?!”
“Ciò che credo Sam voglia dire, è che potremmo chiedere ospitalità a Bobby. Così mentre siamo lì, potremmo aiutarlo nelle ricerche, che ne dici?” domandò, modulando le sue parole e trasformandole in una serie di suoni pericolosamente rochi e persuasivi ed osservandomi, come se avesse paura di essere mangiato da un momento all’altro.
Accantonando nuovamente le patatine, e riflettendo su quanto avevano detto quei due, mi fiondai sulla scatola trasparente che conteneva la torta più favolosa io avessi mai visto, intravedevo una sottile pasta frolla, un alto strato di crema e uno di marmellata e sopra la chiusura di frolla una cascata di gocce di cioccolato.
Forse avrei anche potuto dargliela vinta questa volta!
“Va bene” biascicai senza alzare del tutto il viso, perso come ero nella ricerca di una qualunque cosa mi avrebbe permesso di mangiare quella delizia. Poggiando al centro del letto la torta, cacciai entrambe le mani nella borsa e ne riemersi solo dopo aver ottenuto il mio tesoro, una forchetta di plastica.
“Sam” e vidi Cass volgere il capo e la sua attenzione a mio fratello, nell’esatto istante in cui affondavo la posata nel dolce “credo che dovrai guidare tu fino a casa di Bobby”
“Peccchè?” domandai a bocca esageratamente piena di quella goduria di indubbiamente alta pasticceria – dovevo ricordarmi di mandare di nuovo Cass ovunque fosse andato a prendere il cibo – e l’angelo tornando a me si giustificò così “Penso solo sarebbe più prudente, ancora non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze immediate sulla tua salute, potresti avere dei mancamenti, o sentirti debole. E nessuno di noi desidera che tu venga coinvolto in un incidente!”
Appena ebbe terminato di parlare, tornai alla mia primaria e fondamentale occupazione, divorare la torta e dopo un altro boccone da guinness, vidi la mano di Cass avvicinarsi pericolosamente a me e poggiare il pollice all’angolo delle mie labbra, per ripulirlo da un po’ di crema e portarselo immediatamente alla bocca, succhiandolo avidamente “Mmh … buona” sussurrò, guardandomi da sotto in su attraverso le sue ciglia eccessivamente lunghe e ricurve, prima di puntare i suoi occhi nei miei.
Deglutii, a metà strada tra l’imbarazzato e il sentirmi messo subdolamente all’angolo.
Una strana sensazione strinse il mio stomaco portandolo ad avvolgersi su se stesso e smisi di mangiare, ma poco dopo tentai di obiettare “Scusa, ma perché non puoi portarmi direttamente da Bobby?”
“Preferisco di no, Dean. Così come ieri sera non ho usato tutto il mio potere per eliminare il tuo mal di testa, così vorrei evitare di trasportarti con i miei metodi. Verrò con voi in auto, se vuoi … o potremmo vederci lì, come preferisci tu, Dean”
Accondiscendendo alla richiesta relativa alla guida durante il viaggio, ci tenni a puntualizzare “È meglio che tu venga con noi, non voglio che, arrivando prima, tu possa traumatizzare quel povero vecchio raccontandogli tutto! Voglio essere presente, almeno per godermi la sua faccia alla notizia del lieto evento … ahahah”
Mio fratello si intromise, per tirare le file di quella conversazione a tre “Allora io vado a fare benzina al distributore all’angolo e poi a pagare la stanza, vi aspetto fuori tra una manciata di minuti. A dopo”
“Ok” mi limitai a dire e feci per alzarmi dal letto per preparare la mia sacca.
Non appena avvertì i miei movimenti, i sensi dell’angelo scattarono e si mosse per impedirmi di mettermi in piedi del tutto “Cass! Spostati devo mettere insieme le mie cose. Non voglio farlo aspettare”
“Non serve” puntando una mano sulla mia spalla e riportandomi a sedere esattamente dove mi trovavo pochi di secondi prima “Ci ha già pensato Sam mentre dormivi”
“Ascolta Cass, capisco tu non voglia mettere il pericolo me o il bam … bambino, però lasciami respirare ok?”
“Cercherò di ricordarmelo te lo prometto, però ora finisci di mangiare”
“A proposito di cose da mettere nello stomaco, non è che per caso hai preso anche qualche birra mentre eri fuori?”
“No” disse con fare risoluto “e non andrò neppure a prendertene. È alcool e già non ti fa bene normalmente, figuriamoci adesso”
“Cass, mi hai tolto il sesso, mi toglierai il cibo spazzatura dopo questo ultimo pasto modello condannato a morte, non puoi togliermi anche la birra!” e di nuovo la carta dell’attacco puppy eyes venne calato.
“Non tentare di rabbonirmi come hai fatto prima! Credi che non ti conosca, Dean? Conosco tutti i tuoi trucchi, ti ho visto metterli in atto una miriade di volte! E se davvero vuoi che ti permetta l’alcool, allora vedrò di restituirti” calcando la mano sul concetto facendo addirittura le virgolette con le dita … per ben due volte “anche quell’inizio di cirrosi che ti ho curato appena prima del rituale, che ne dici?”
“Non è giusto! Non è per nulla giusto!”
“Fidati la tua vecchiaia mi ringrazierà! Ora andiamo” così dicendo si alzò e mi porse la mano, che io bellamente ignorai, sono un fottuto – ok, appunto mentale, non usare più questa parola riferita a me, almeno per un po’ – cacciatore, non una delicata e debole fanciulla!
 
Volgendo lo sguardo in ogni dove, cercai senza risultato la mia giacca, quando voltandomi, trovai Cass che la teneva aperta di fronte a me, affinché la indossassi.
“Cass, smettila! Non sono una bambola da vestire e pettinare! Non trattarmi da principessina, o quanto sono vere le tue ali, ti prendo a calci in culo da qui a casa di Bobby!”
Gli occhi di Cass divennero di colpo sue fessure blu cobalto per nulla rassicuranti e deglutendo, agguantai la giacca per il bavero e mi diressi verso la porta.
Uscendo mi accorsi che l’angelo non era più alle mie spalle e sentendo il clacson della mia bambina, girai la testa e ciò che vidi mi lasciò definitivamente senza parole …
 
Cass era seduto al fianco di Sam.
 
Io quindi avrei dovuto accontentarmi di essere relegato sul sedile posteriore.
Ottima postazione per una serie di divertenti e atletiche attività, ma non di certo per viaggiare, almeno per me.
Era Halloween e non me ne ero accorto?
 
Con un paio di falcate raggiunsi l’auto e aprii con foga la portiera del passeggero “Scendi”
“No” rispose con tranquillità l’angelo.
“Cass non farmelo ripetere”
“Lo stesso vale per me, non voglio ripetermi. Il sedile posteriore è il più sicuro e comodo e dato che il viaggio sarà lungo potrebbe esserti utile per riposare” concluse alzandosi non per cedermi il posto, ma solo per convincermi a seguire il suo poco velato ordine.
 
Era noioso, assolutamente noioso … non potevo guardare avanti, fuori dal finestrino tutto correva troppo veloce riportando in vita il mal di testa e Sam mi aveva urlato contro ogni volta in cui avevo tentato di far capolino, sporgendomi verso di loro, asserendo di non riuscire poi a vedere bene con lo specchietto!
Seduto qui, senza nulla da fare … che barba!
E mi stava pure venendo sonno, infatti senza neppure rendermi conto dell’intorpidimento che iniziava piano piano ad avvolgermi, mi addormentai.
 
*Ditemi che non devo dirvi da quale film è stata presa e parodiata questa scena! 

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Capitolo 3
*** Da nonno Bobby ***


Solite scuse sul ritardo, per le quali vi rimando agli ultimi capitoli di Home o Kitty Cass … tanto i motivi sono gli stessi!
Spero vi piaccia, ditemi cosa ne pensate!
Buona lettura.
 

Cap. 3
“Da Nonno Bobby”
 
Lentamente tornai cosciente, uscendo passo passo dal mondo dei sogni e sentendomi avvolto da un piacevole e languido tepore. Mi ricordavo perfettamente di essere in viaggio, anche perché, per quanto adorassi la mia bambina era davvero giunto il momento di dare un’occhiata approfondita e accurata agli ammortizzatori, dato che avvertivo chiaramente le vibrazioni di qualunque piccola imperfezione vi fosse sull’asfalto che correva sotto di noi.
Così come ero ugualmente consapevole che quella morbida sensazione che mi circondava fosse viva e si muovesse, anche se di poco.
La guancia era poggiata, o sarebbe meglio dire completamente abbandonata, su un altro corpo e sotto di essa avvertivo della stoffa liscia e calda e un senso di calma e protezione si amplificò nell’esatto istante in cui, strusciando ancora insonnolito il viso su quell’appoggio, un braccio circondò le mie spalle rendendo ancora più reale la presenza del mio cuscino.
Aprendo un occhio vidi – inizialmente sfuocato e poi sempre più nitido – il trench di quell’angelo, quello che … ah sì, forse avrei dovuto iniziare a definirlo il padre di mio figlio!
La mano, quella non impegnata a muoversi in modo del tutto sconveniente e impudente su e giù lungo la schiena, scivolò lenta lungo la mia guancia fermandosi sul limitare del viso e non appena si fermò, sentii la voce bassa e calda di Castiel mormorata direttamente al mio orecchio.
“Ben svegliato Dean”
“Mmh” fu tutto ciò che in quel momento riuscii a proferire, anche perché avevo la netta sensazione che qualunque vocabolo da me pronunciato avrebbe reso manifesto il mio imbarazzo e poi se avessi parlato, svegliandomi del tutto, avrei sentito il dovere di scostarmi da quella quiete che sembrava scaldarmi fino alle ossa e non avevo nessuna intenzione di farlo.
Per fortuna riprese il discorso senza attendere che lo facessi io “Siamo quasi arrivati, stai bene?” domandò spostando la mano che era rimasta immobile sulla mia guancia e facendola giungere sul mio addome.
Ok, avevo scoperto il nuovo kinky di Castiel: gli piaceva toccarmi la pancia!
Era forse incomprensibile, dopotutto era nostro ciò che ci stava crescendo dentro, ma lo trovavo un gesto al momento disturbante, forse perché una parte di me – e neppure tanto piccola – non aveva ancora accettato completamente ciò che mi era accaduto e non riusciva a farsene una ragione.
Ricordando che mi era stata posta una domanda, annuii mantenendo il silenzio e fregando il viso sul suo soprabito.
“Vuoi che ti faccia dormire ancora e che ti svegli quando saremo arrivati a destinazione?” e intanto con gli occhi socchiusi vidi che già stava portando due dita alla mia fronte, ma sollevando di poco il capo, biascicai un leggero no.
Non dovendo usare i suoi poteri, la mano tornò alla sua collocazione precedente, sfiorando e carezzando il mio addome.
Ancora intontito da una sonnolenza che faticava ad abbandonarmi, riappoggiai il capo su di lui e nascosi il viso nella logora stoffa marrone chiaro “Smettila” sussurrai convinto che tanto mi avrebbe sentito.
“Cosa?” e di nuovo la sua voce sibilò sottile nel mio orecchio e il fiato colpì i corti capelli appena al di sopra.
“Smettila di toccarmi la pancia”
“Perché?”
“Perché sì! Voglio che la smetti!” risposi indurendo di poco il tono.
“Va bene” e quel contatto sparì “Vuoi anche che mi allontani del tutto?” e nella sua voce vi era, udibile e cristallina, una chiara nota di delusione.
Riflettendo, in quell’attimo che mi presi prima di dargli risposta, mi resi conto che, no, non volevo che si staccasse da me e portando la mano a chiudersi sul bavero del trench che si trovava esattamente davanti al mio naso, gli dissi che poteva restare dove era.
E nel riconquistato silenzio, i miei occhi si chiusero nuovamente.
Non ricaddi nel sonno, semplicemente mi godevo il ritmico cullare del viaggio.
Dopo una manciata di minuti, capii che la mia bambina si era fermata e aprendo un occhio, vidi che Sam si era semplicemente fermato in una stazione di servizio per fare il pieno.
L’angelo poggiò la sua mano sulla mia, ancora stretta sul suo trench e stringendola in modo quasi impercettibile, richiamò la mia attenzione su di lui.
“Ti serve qualcosa? Vuoi scendere o mangiare?”
Con la voce ancora impastata a causa del poco uso fattone nelle ultime ore e della dormita, tirai fuori solo l’ennesimo piccolo “No” riabbassando il viso “perché mi sento così stanco Cass?”
“Credo sia dovuto al rito, il tuo corpo si sta abituando all’energia che vi ho riversato dentro e ritengo che ti sentirai molto affaticato almeno per qualche giorno”
“Non fa niente, sai non mi dispiace l’idea di restare a poltrire per un po’” e una risata soffocata dalla stoffa davanti a me, riuscì a fuggire dalle mie labbra.
Mio fratello ancora non si vedeva e incuriosito domandai all’angelo cosa diavolo ci facesse anche lui sul sedile posteriore.
“Eravamo partiti da poco e ad un certo punto Sam mi ha fatto notare che ti eri addormentato e guardando all’indietro ho visto che eri in una posizione visibilmente scomoda e così …”
“E così sei corso a farmi da cuscino? Grazie, ma ti ho già detto che non voglio che mi tratti come una donna incinta” e tentai di scostarmi, ma con scarsi risultati dato che il braccio, che da attorno alle spalle era scivolato a circondare la mia vita, diventò d’un tratto più presente e la sua presa più energica.
“Dean, so che non sei una donna, so riconoscere le differenze, ma che ti piaccia oppure no sei incinto”
“Non dirlo, ti prego, non dirlo a voce alta” mugugnai.
Il petto su cui ero tranquillamente spalmato iniziò a sussultare, l’angelo stava cercando con risultati assolutamente nulli di trattenere una genuina risata e io non volevo che ridesse di me.
“Finiscila” sbottai stizzito e con tono in parte offeso.
“Non sto ridendo di te, ma dovrai ammettere che è ironico, stai aspettano un bambino e non vuoi sentirtelo dire!”
La risata lentamente si arrestò e appena prima che Cass ricominciasse a parlare, vidi tornare verso l’auto mio fratello. Decisi di aver raggiunto il mio personalissimo limite di imbarazzo giornaliero e così forzai quell’abbraccio a metà che mi teneva giù e mi sedetti normalmente rivolgendo la mia attenzione a ciò che si accadeva fuori dal finestrino.
 
Entrando in macchina Sam si accorse subito del cambio di posizioni avvenute “Ehi Dean, bentornato tra noi! Tutto ok?” facendosi bastare un mio mezzo grugnito di risposta, continuò “Siamo oramai arrivati, allora hai pensato a come lo dirai a Bobby? Te la vuoi godere immagino… ahahahahah … io resterò zitto a gustarmi lo spettacolo!”
La seconda parte del grugnito di poco prima, fece capire a Sam che forse era meglio si concentrasse sulla strada.
 
Giunti a destinazione, girammo per lunghi minuti tra i rottami sul retro prima di imbatterci nel nostro amico e una volta entrati in casa, ci trovammo immersi in un surreale silenzio e mentre Bobby recuperava da bere per tutti, mi accomodai sul divano, con Cass poggiato al davanzale della finestra e Sam al mio fianco.
Il vecchio tornò e ancora prima di dirigersi alla sedia dietro la scrivania mi allungò una bottiglia. Volgendo gli occhi verso l’angelo, lo vidi indurire visibilmente lo sguardo e tornando a prestare attenzione a Bobby scossi il capo rifiutando la birra.
“Stai male Dean?” mi chiese immediatamente, dato che mi conosceva davvero come un padre.
“Bobby siediti, per favore”
“Ragazzi che cazzo è successo?” alzò la voce preoccupato, ma seguendo il mio consiglio, si sedette.
“Ascoltami senza fiatare, potrai dire quello che vuoi alla fine. Sappi che stiamo tutti bene e in un certo senso non siamo in mezzo a nessun casino” su queste ultime parole mio fratello mi lanciò uno sguardo scettico e dubbioso.
Iniziai raccontando cosa fosse successo in Paradiso e cosa avrebbe potuto accadere alle schiere di pennuti, arrivato al punto cruciale, inspirai profondamente e ripresi “E così, il qui presente angioletto” indicando con il pollice Cass “ha pensato bene di fare un esperimento e provare ad ingravidare con i suoi poteri, sia ben chiaro, un umano. Purtroppo l’umano in questione sono io”
 
Silenzio.
 
“Bobby?” chiamai.
“Bobby?” fece eco mio fratello.
Anche Cass si staccò dalla finestra avvicinandosi di qualche passo, forse preoccupato.
Dopo aver scolato con un solo sorso quasi metà birra, una sola parola lasciò le labbra del cacciatore più anziano.
 
“BALLS”
 
Ok, Bobby sarebbe sopravvissuto alla notizia.
E immediatamente svuotò ciò che restava nella bottiglia, alzandosi e appropriandosi di quella che avrebbe dovuto essere la mia.
“Ascolta” tentai di riportare su me l’attenzione “avrei da chiederti un favore, dato che per un po’ sarò nella concreta impossibilità di cacciare, potrei restare qui con te? Beh, in realtà resterebbe anche Cass per controllare che vada tutto bene”
Il padrone di casa era rientrato nel suo silenzio e così provai a continuare “Tranquillo, non ti disturberemo per molto tempo solo qualche settimana … circa nove”
Il capo di Bobby scattò e trovai i suoi occhi fissi su me.
“Idiota, ho sempre saputo fossi un idiota, ma tra tutti i casini nei quali pensavo avresti potuto cacciarti, l’unico che speravo di poter escludere a priori era che ti saresti fatto mettere incinta .. incinto o come diavolo si dice! Idiota!”
Altro sorso lunghissimo di birra.
“Aldilà di tutto, certo che potete restare e per tutto il tempo che vi serve, ma” e spostando l’attenzione su Sam “tu? Resterai anche qui?”
“No, avrai già il tuo bel daffare con loro, io continuerò a cacciare. Certo passerò a vedere come vanno le cose, ma sarò in giro con Balthazar, Dean non è l’unico a doversi adattare a una nuova situazione, dovrò abituarmi ad averlo attorno per parecchio, quindi se non vi dispiace io domani ripartirei … ”
Bobby strabuzzò gli occhi e sputando la birra tutto attorno “Cosa? Anche tu stai per …”
“NOOOO” ma perché tutti credete che io … arghh .. non ci voglio neanche pensare! Dean vado a prendere la tua sacca in auto”
 
Mentre mio fratello usciva di corsa e con atteggiamento chiaramente risentito per le insinuazioni fatte, Bobby si avvicinò e quasi sottovoce si sincerò della situazione “Senti, ma davvero lui e l’angelo biondo andranno solo a caccia insieme? Cioè non ci sarebbe niente di male se …”
“Bobby” mi trovai quasi ad urlare il suo nome “di fenomeno da baraccone basto io! Senti, dove possiamo sistemarci?”
“Di sopra c’è una stanza vuota, o meglio piena zeppa di cianfrusaglie, potrei iniziare a sgomberarla e”
“Bobby” intervenne per la prima volta da quando eravamo arrivati “se me lo permetti, posso pensarci io a svuotare la camera e poi ad arredarla con tutto ciò che sarà necessario, dimmi solo dove vuoi che sposti tutte le tue cose”
“Seguimi, ti faccio vedere”
Prima di incamminarsi dietro il cacciatore, Cass si avvicinò a me e piegandosi sulle ginocchia per essere all’altezza del mio viso si limitò ad informarsi “Tutto bene?”
Annuii e lui sorridendo, si alzò sparendo su per le scale.

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Capitolo 4
*** I love shopping for the baby - prima parte ***


Ecco la coppia di futuri genitori più sexy del mondo alle prese con le cameretta del pupo e non solo … spero vi piaccia
Possibili momenti OOC per Cass.
Per quanto riguarda Dean, se il suo comportamento vi sembra OCC, è colpa degli ormoni e l’autrice non ne può nulla!

 
Cap. 4
“I love shopping for the baby – prima parte” 
 
Dopo pochi minuti Bobby tornò di sotto e osservandomi con tutta calma, si sedette nuovamente alla sua scrivania.
“Castiel mi ha spiegato che tu non ne puoi davvero niente. Ha detto che praticamente ti sei svegliato una mattina e lui si è limitato ad informarti di aver eseguito un rito di fecondazione mentre tu e Sam dormivate e che tu aspettavi un bambino, cioè loro, da quanto mi pare di aver capito, sperano che sia un piccolo angelo”
Semplicemente annuii, senza pronunciare neppure un verbo, cos’altro potevo dire Cass aveva detto tutto ciò che era necessario sapere.
“Beh, mi dispiace ragazzo, anche per come ti ho urlato contro prima”
Con voce più leggera di quanto avrei voluto sospirai un “Lascia stare, è tutto ok” per continuare poco dopo “Posso riposare qualche minuto qui? Cass ha detto che questo mojo mi avrebbe lasciato senza forze per … beh non sappiamo quanto e non faccio altro che sonnecchiare”
“Dormi, io vado a vedere cosa diavolo combina quell’altro di sopra”
 
Mi stesi immediatamente, raccogliendo le gambe contro il mio corpo, a causa della lunghezza non sufficiente del divano e per un senso di terrore che mi prendeva le viscere in un modo difficile da spiegare e impossibile da comprendere. In pochi minuti fui attirato nuovamente nel mondo dei sogni e ci rimasi per un bel po’ a giudicare dalle lunghe ombre – che attraversavano la stanza e mi circondavano – che trovai ad attendermi quando aprii gli occhi e dalla poca luce che entrava dalla finestra.
Sentii poi, anche se attutite dalla distanza e probabilmente da un tono volutamente smorzato, la voce di Sam e le risate grasse, ma soffocate di Bobby.
Ridestandomi completamente, mi sedetti e dopo alcuni attimi, passati a far sparire quel leggero capogiro che mi colpì a tradimento, riuscii a mettermi in piedi e a dirigermi verso quelle voci conosciute.
“Ehi” usai come fosse un saluto, avvicinandomi al tavolo e appoggiandomi di peso, con entrambe le mani, sul legno scuro del tavolo “cosa confabulate voi tre?”
“Ciao Dean” rispose sorridente mio fratello “sono andato in libreria e guarda cosa ho trovato di interessante” così dicendo mi mostrò una piccola e ordinata pila di libri dalle copertine sgargianti e traboccanti di bimbi paffuti e addirittura uno di questi era già tra le mani di un certo angelo tutto intento alla lettura.
 
Sedendomi al suo fianco, Sammy posizionò davanti a me, in accurato ordine di grandezza: Manuale di sopravvivenza per neomamme, Il linguaggio segreto dei neonati, SOS mamma, Guida pratica per neo papà e l’immancabile Dizionario dei Nomi.
Alzando esterrefatto e disorientato gli occhi, vidi che Cass era totalmente assorbito dalla lettura di un testo sulla cui copertina campeggiava il titolo Acquisti intelligenti per mamma e bebè. Che cosa serve davvero?
Ok, ero finito in un bizzarro universo parallelo, in cui regnava un malsano senso dell’umorismo e ne ebbi la prova quando venni riscosso dalla voce dell’angelo “Dean, dobbiamo procurarci una serie di cose, qui dice che sono necessarie per te, cioè … ehm … per le mamme” e notando il mio sguardo divenuto in un lampo un’arma capace di trafiggerlo – anche a distanza ragguardevole – per quell’insinuazione “ … e per il bambino”
 
IO, UNA MAMMA!
 
Ho fottutamente bisogno di bere e non posso farlo! Dannazione!
“Cass per favore…”
“Non sto scherzando Dean, questo angelo avrò immediatamente un tramite che si sta formando dentro di te, quindi avrà tutte le esigenze di un bambino umano e avremo bisogno”
“Smettila, smettetela tutti” urlai guardando anche Bobby e Sam “non voglio che vi prendiate gioco di me! Non sono felice ed emozionato dalla gravidanze, non sono interessata a intonare il lettino con le tende alle finestre e non ho intenzione di perdere tempo a scegliere nomi. Avete capito? Lasciatemi in pace in questa cazzo di situazione incredibile in cui mi trovo!”
Senza fiato e accaldato più del normale, lasciai cadere il capo tra le mani e non vidi Cass far cenno agli altri due di lasciarci soli, ma suppongo lo abbia fatto dato che quando chiamò per l’ennesima volta il mio nome e alzai la testa, era rimasto solamente lui nella stanza assieme a me.
“Che c’è Cass? Vuoi dirmi per caso che nel mio stato non dovrei arrabbiarmi e stressarmi? Per favore abbi un po’ di rispetto per me!”
“Mi dispiace. Non pensavo che ti avrebbe sconvolto così tanto”
“Non pensavi mi avrebbe sconvolto così tanto? Ma diavolo, sono un uomo, un maschio! Non dovrei essere da questa parte della barricata! Non dovrei preoccuparmi di lettini con le staffe, ma al massimo di lasciare solchi sul pavimento della sala d’aspetto facendo avanti e indietro”
“…” il silenzio che seguì le mie parole e quegli occhi amareggiati e persi mi colpirono più di un accorato monologo.
“Lasciamo stare, ho fame e poi voglio andare a stendermi, questa stanchezza cronica non ha intenzione di lasciarmi tanto presto, mi sa!”
Feci per alzarmi e cercare qualcosa di commestibile nella credenza di Bobby, quando la voce di Cass mi costrinse nuovamente a prestargli attenzione.
“Pensavo che ti avrebbe fatto bene, avere una cosa bella nella tua vita. I bambini sono una cosa bella, per tutti, per voi come per noi. Poi lo sento che ti piacciono e sei bravo con loro, ti ho visto crescere Sam da solo”
“Un bambino Cass … un bambino? Con il casino di vita che ho! Non voglio che cresca come siamo stati costretti a crescere io e Sammy. Nessuno si meriterebbe una vita così” conclusi amaramente abbassando il capo e sentendo gli occhi diventare lucidi, volsi il capo verso il mobile, fuggendo lo sguardo dell’angelo.
“Va bene. Il rito deve ancora mettere radici profonde, se lo desideri posso … interrompere il processo di attecchimento e”
“Che cazzo stai dicendo?” mi trovai di nuovo ad urlare “Non puoi giocare con me e con … qualunque cosa sia … non puoi giocare anche con lui. Non sei Dio! Non t’azzardare a pensare di nuovo una cosa del genere. Ora c’è e ce lo teniamo, chiaro? O ma non pensare che sarà una passeggiata. Non lo sarà per me, quindi non lo sarà neppure per te, sarai il mio schiavo personale per nove lunghe, lunghissime settimane. Adeso ho fame e domani mattina, per tua enorme soddisfazione, ci dedicheremo allo shopping”
“Non serve, posso far apparire tutto ciò che ti serve”
“No, si va per negozi, paparino … scoprirai che può essere sfiancante ed estenuante girare per negozi con una persona incinta, può essere paragonata ad una legalizzata forma di tortura per ogni maschio! Però se facessi apparire un bel mucchietto di soldi sarebbe utile, siamo messi male con parecchie carte di credito”
E non aspettando risposta, tanto non gliela avrei certamente concessa, iniziai a prepararmi un panino.
 
Terminato il pasto, mi diressi nella stanza vicina, ma non vi era traccia né di mio fratello né di Bobby, in compenso il pennuto era di nuovo lì, vicino alla finestra esattamente come qualche ora prima.
Quell’angelo era la mia croce e al tempo stesso la mia salvezza, non solo mi aveva tirato fuori dall’Inferno, ma aveva evitato che ci ricadessi, metaforicamente parlando, un sacco di volte. Con tutto ciò che era accaduto e tutti i guai che avevano costellato la mia vita, lui era divenuto lentamente la mia unica costante.
Era ingiusto ed egoista, però ero certo che avrei potuto trattarlo male e inveire contro di lui 24 ore su 24, ma lui non se ne sarebbe mai andato, avrebbe sopportato, avrebbe aspettato di vedermi sbollire e poi si sarebbe seduto al mio fianco spiazzandomi con una frase fuori luogo o una domanda assurda e mi avrebbe strappato quasi a forza un sorriso o addirittura una sonora risata.
Era il mio pennuto celeste.
 
Con un sospiro palesai la mia presenza e vedendomi si scostò dal muro e si avvicinò. Notando la stanchezza sul mio viso, mi disse che nella stanza in cima alle scale era già stato sistemato e preparato un letto e c’era anche un piccolo armadio.
“Grazie Cass” accennai un sorriso o almeno tentai di sollevare gli angoli delle mie labbra.
“Dovere” rispose con disarmante sincerità e semplicità.
“Io vado a riposare, dovresti farlo anche tu in qualunque modo ti sia utile per ricaricare le batterie, domani ti massacrerò in giro per negozi. Ti consiglio di studiare per bene il libro che avevi tra le mani e di procurarti tanti verdoni” sussurrai facendomi ancora più vicino, così da potermi gustare l’espressione spaventata, forse sarebbe meglio dire terrorizzata che si dipinse sul suo volto e ridendo salii le scale e una manciata di minuti dopo ero già a letto.
 
La mattina mi trovò ancora avvinghiato a un torpore leggero e inconsistente, dal quale mi staccai a malincuore. Aprendo gli occhi vidi che l’angelo aveva, con tutta probabilità, vegliato il mio sonno immobile e in piedi a pochi passi dal letto.
“Buongiorno Dean”
“’Giorno” biascicai, cercando di mettermi in piedi; così come accaduto la sera prima, un nuovo capogiro questa volta molto più forte, mi privò dell’appoggio sicuro delle mie gambe e sarei caduto rovinosamente a terra, se non avessi trovato lungo il tragitto un paio di braccia esili, ma salde che mi acchiapparono al volo, stringendomi in un abbraccio protettivo e rimettendomi a sedere sul letto.
“Dean … Dean” mi chiamò con voce preoccupata.
“Tranquillo Cass, tutto ok. È passato, è solo un giramento di testa, credo dovuto alla stanchezza e a tutto il resto” e forzando un piccolo ghigno tentai di dare spessore e veridicità alle parole appena pronunciate “Allora angioletto, pronto? Scarpe comode e tanta pazienza!”
“Sì sono pronto, ho letto il libro come mi hai detto di fare e parlando con Sam sulla quantità di denaro necessaria, mi ha consigliato di far apparire questa al posto dei soldi” e armeggiando con una mano nella tasca del trench, lo vidi estrarre una carta American Express Platinum che riluceva nella luce del mattino.
“Cass … per la miseria!” prendendo tra le mani quel pezzo di plastica, che avrebbe potuto cambiare la mia vita sostituendo per sempre i motel con i Grand Hotel, osservandolo con occhi sgranati “Lo sai che potrei innamorarmi di te, vero?”
“Da-davvero?” balbettò disorientato e stupito l’angelo.
Non comprendendo la sua domanda, chiesi spiegazioni “Davvero cosa Cass?”
“Potresti davvero innamorarti di me?”
Stringendo le dita sulla carta e con tutta probabilità arrossendo come una quindicenne – dannazione ogni volta che la mia pelle si scaldava in questo modo mi si vedevano ancora di più le lentiggini – cercai di mitigare l’imbarazzo con una mascolina pacca sulla spalla “Ma che diavolo vai pensando Cass, dicevo innamorarmi di … di … di questa piccola meraviglia” sventolandogli la Platinum davanti al naso.
“Ah” sospirò incamminandosi verso la porta.
“Credo sia meglio muoverci. Vado a darmi una sistemata e ci vediamo di sotto per colazione. Aspetta” fermando l’angelo già con la mano sulla maniglia “dato che Sam partirà e Bobby non credo voglia condividere con noi questa esperienza, come facciamo a spostarci in città?”
Tornando vicino al letto, si inginocchiò e fece per portare una mano … lì … sulla mia pancia, ma a pochi centimetri si fermò “Posso?”
“Fare cosa?”
“Il rito dovrebbe aver attecchito del tutto e quindi se così fosse potrei usare il mio potere su entrambi e andare in città”
“Va bene” e la sua mano si poggiò su me, leggera e calda.
Un attimo dopo sul viso di Cass apparve un sorriso che non avevo mai visto, grande e radioso, di soddisfazione e sollievo.
“È andato tutto per il meglio, il rituale si è concluso e ha preso dimora sicura. Lo sento Dean! C’è una piccola energia che pulsa a un ritmo forsennato e vive dentro di te. È meraviglioso!”
“Sì, sì oh mio guru new age! Andiamo che poi si fa tardi” e chiudendomi in bagno mi preparai per quella che sarebbe di certo stata la giornata più stramba della mia vita.

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Capitolo 5
*** I love shopping for the baby - seconda parte ***


Cap. 5
“I love shopping for the baby – seconda parte”
 

Dopo aver salutato Sammy e aver visto allontanarsi con una stretta al cuore la mia bambina, durante la colazione mi feci indicare da Bobby dove avrebbero potuto trovarsi i negozi che facevano al caso nostro ed eccoci quindi apparire in un vicolo nascosto e oggettivamente maleodorante.
Appena poggiai di nuovo i piedi su qualcosa di solido, un accenno di nausea fece capolino alla bocca dello stomaco, ma la ignorai e dopo una manciata di secondi era oramai un fastidioso ricordo.
Io e Cass sbucammo da quella viuzza laterale e ci immettemmo nel corso principale e oltrepassate alcune vetrine, scorsi in lontananza un’insegna inequivocabile, raffigurava un enorme biberon.
“Cass, siamo arrivati guarda là” e l’angelo seguì il movimento della mia mano che indicava quel chiaro richiamo per mamme “Adesso, lascia parlare me, ok? Tu entrerai in gioco al momento del conto da saldare! Sam ti ha spiegato come si usa la carta vero?” e di fronte al suo semplice cenno affermativo, spinsi la porta del negozio e venni travolto da un’eccessiva quantità di smanioso isterismo collettivo.
 
Lo spazio di fronte a noi – e notai anche Cass spalancare gli occhi – era attraversato da una piccola folla di donne che correvano da un capo all’altro del negozio con le braccia cariche di cose dai colori non normali.
Era tutto verdino, giallino, azzurrino …
La nausea tornò.
Prepotente.
In mezzo a questa baraonda, noi due dovevamo apparire assolutamente fuori luogo e mentre valutavo l’opportunità di alzare i tacchi, scappare a gambe levate e rivalutare l’idea di Cass di far apparire tutto magicamente a casa, una donna tutta sorrisi e merletti si avvicinò a noi.
“Buongiorno e benvenuti al Paradiso del Bebè, in cosa posso esservi utile?”
L’ultima cosa di cui avevo bisogno era una pazza scriteriata che mi consigliava gli acquisti, quindi optai per sfoggiare un fascinoso sorriso e una risposta poco impegnativa.
“Vorremmo fare un giro se è possibile e se poi ci trovassimo in difficoltà e avessimo bisogno di aiuto, potremmo venirla a disturbare signora …” e adocchiando il nome sulla targhetta rigorosamente a forma di ciuccio “Nancy”
Ottenni il risultato sperato e lei si allontanò, tranquilla e spensierata.
 
Iniziai a girovagare senza metà in mezzo a scaffali stracolmi di tutine e indumenti dei quali non comprendevo appieno l’uso, trascinandomi dietro come un cagnolino il mio angelo combina guai.
Cacciai a casaccio le mani su un piccolo ripiano e stringendo in ciascuna una tutina le portai davanti al mio viso: da un lato un rosa shocking pericoloso per le retine umane e dall’altro un azzurro cielo con tanto di nuvolette bianche e vaporose, oggettivamente imbarazzante.
Avvicinandomi parecchio all’angelo e bisbigliando per reale necessità, dato che quelle donne esagitate si infilavano ovunque “Ehi Cass, blu o rosa?” e lui guardandomi come se gli avessi chiesto di scegliere chi buttare giù dalla fantomatica torre, mi fissò con espressione indecisa e poi “Non capisco il senso della tua domanda”
“Riformuliamo allora: sai già o puoi scoprire se sarà un maschio o una femmina o ci buttiamo a occhi chiusi su colori asessuati?”
“Io … io non ci avevo pensato, avrà un corpo piccolo ma definito, non è mai successo, quindi non credo di poterlo sapere prima”
E sottolineando l’ovvio lo interruppi “E di sicuro non potrò prenotare un’ecografia, vabbè … allora direi verde e giallo. Scusa Cass” lo fissai, posando gli abiti e cambiando argomento per un attimo “voi in Paradiso non avete un corpo, ma siete ugualmente divisi in uomini e donne oppure appartenete a un terzo gruppo?”
“Noi abbiamo un sesso definito, in un certo senso, pur non avendo differenze fisiche come accade a voi, qui sulla Terra. È più un’inclinazione che poi ti porta a ricercare e utilizzare tramiti di un genere piuttosto che dell’altro”
“Ma quando hai utilizzato la figlia di Jimmy?” chiesi rapito da una curiosità forse un poco morbosa.
“Necessità Dean, era una situazione estrema e il fatto che avesse il sangue di Jimmy ha permesso che potessi abitare temporaneamente quell’involucro” 
“E Raphael? Prima era un ragazzo, poi lo abbiamo visto in abiti femminili”
“Beh, lui è sempre stato un po’ indeciso … lo hai visto pure tu, non si è mai capito bene quale fosse la sua attitudine. Comunque ciascuno di noi può usare corpi di entrambi i sessi, ma ha le proprie predisposizioni e predilezioni. Io preferisco un tramite maschile”
“Ok, ora torniamo al nostro dovere” e entrambi ricominciammo a muoverci tra bavette e pagliaccetti. 
Mi accorsi ben presto che ero impreparato a gestire quella montagna di specifici indumenti con annessi oggetti e suppellettili che sembravano essere al contempo o tutti necessari o tutti completamente inutili: avevo un disperato bisogno di Nancy.
Muovendomi come in un labirinto, dopo aver mollato Cass al reparto passeggini, trovai la commessa accanto alle casse che sorniona mi sorrise vedendomi avvicinare, sapeva che ero in suo potere, poteva fare di me quello che voleva.
Ero suo, dannazione.
“Nancy, mi scusi, potrebbe seguirmi? Abbiamo qualche difficoltà” e prendendola sottobraccio tornammo indietro.
Lungo il tragitto inventai di sana pianta una storia stucchevole e strappalacrime: volevamo acquistare tutto quanto necessario per un’amica che aveva scoperto di essere incinta ed era sola oltre che in gravi difficoltà economiche.
Ritrovando Cass esattamente dove lo avevo lasciato, fiduciosi seguimmo la nostra salvatrice.
Prima tappa: reparto mobili.
La donna iniziò a blaterare di sponde retraibili e reti a doghe ergonomiche, ma io mi ero già perso a osservare l’unica cosa che ero in grado di comprendere, i disegni che ornavano i lettini. Discostandomi da Nancy e stringendo nella mano la manica del trench per attirare l’attenzione del proprietario, gliene indicai uno. Era un po’ più grande del normale, in un semplice color legno, ma la cosa assurda erano le decorazioni, su ogni sbarra e su tutta la struttura portante erano dipinti paffuti angioletti in pannolino con tanto di alucce piumose e aureole.
Doveva essere mio e bisbigliando “Ehi Cass, voglio questo”
“Dean” rispose con tono stanco e forse anche un po’ oltraggiato della mia personalissima idea degli angeli.
“Per favore! È bello e poi lo voglio” conclusi tirando le labbra in un sorriso ironico.
 
Richiamando le attenzioni della commessa mi feci dare tutti i favolosi dettagli di quel pezzo.
Un lettino (quello che volevo io, naturalmente), un fasciatoio, una vaschetta da bagno, una valigia di prodotti specifici per la pelle delicata e sensibile di un pupetto – parole di Nancy – e una montagna di tutine e abiti dopo, la donna sorridendo disse per l’ennesima volta “Seguitemi! Ancora una paio di cose e abbiamo finito”
Io ero stanco, ma Cass era oggettivamente stravolto, ben gli stava!
Ingravidatore a tradimento!
 
Arrivammo nel reparto viaggio e vidi lì vicino l’ultimo settore che ci separava dal miraggio della cassa, quello dell’alimentazione.
Recuperammo così anche un seggiolino per l’auto e si delineò nella mia mente l’immagine totalmente sdolcinata, surreale, ma piacevole del mio bambino sulla mia Bambina … e sorrisi, probabilmente, come un cretino.
Mi distrasse dalla mia piccola fantasia, il viso paonazzo e imbarazzato di Cass cosa diavolo mai stava dicendo la voce stridente dell’addetta alle vendite? Concentrai su lei la mia attenzione e mentre ripeteva la frase captai “…quindi non sapendo se verrà allattato al seno…”
“No! Niente allattamento naturale” urlai parandomi con foga eccessiva davanti all’angelo visibilmente a disagio.
Stupita dalla sicurezza della mia risposta, si voltò e dopo aver preso un biberon e un piccolo elettrodomestico per scaldarlo, ci invitò ad dirigerci alla cassa.
 
Mentre ci avvicinavamo, avvertii Cass che era arrivato il suo momento, poteva usare quello che gli aveva procurato Sam e lo vidi rovistare nelle tasche e poi irrigidendo la schiena e a testa alta porgere la Platinum a Nancy.
Ero rimasto volutamente indietro e così non vedendomi al suo fianco, si voltò per cercarmi e lo vidi sorridere tutto soddisfatto, aveva adempiuto al suo dovere.
 
Mi rifeci avanti, subito dopo, solo per comunicare l’indirizzo della Casa di Bobby e concordai la consegna della merce per il pomeriggio. Prima di uscire, mi rivolsi ancora a quella santa donna “Mi scusi, saprebbe indicarci un negozio dove poter trovare vestiti per donne incinte” oddio solo all’idea di dover acquistare vestiti femminili per me, mi si drizzavano i capelli sulla nuca “ma sportivi, nulla di troppo elegante o raffinato, sa la nostra amica è quasi un maschiaccio!”
“Certo, uscendo sulla destra, imboccate la seconda traversa e dopo pochi metri troverete quello che cercate si chiama La Dolce Attesa
“Grazie”
“Grazie a voi e buona giornata … e dimenticavo tanti auguri alla vostra amica”
 
Le indicazioni semplici di Nancy ci portarono in pochi minuti di fronte ad un altro negozio e qui la nausea divenne forte, da dietro i vetri manichini incinti con vestiti improponibili stavano chiaramente ridendo di me, ma Cass probabilmente vittima dell’euforia da shopping – insolita variabile che non avevo ponderato – mi trascinò quasi di peso oltre la porta scorrevole.
Altra baraonda di donne e altra solerte commessa che si dirigeva a passo spedito verso di noi, ma non mi feci prendere in contropiede questa volta e chiesi subito il suo aiuto e consiglio, ripetendo la stessa storia già utilizzata prima.
Cass, chiaramente stupito e stranito dal fatto che mentissi così spudoratamente, mi seguì con il capo quasi del tutto incassato tra le spalle e in totale silenzio.
Muovendomi tra pancioni e gridolini festosi e gioiosi, giungemmo al reparto sportivo e tirai un sospiro di sollievo, davanti a me apparvero colori e tagli di vestiario decenti e in un certo senso portabili, beh era meglio di qualunque cosa avessi pensato di dover indossare. E così mi trovai a prendere in mano jeans con elastici interni per stringere od allargare il punto vita – ok erano inquietanti, ma al tempo stesso geniali! – maglioni e camicie asimmetriche, tute e felpe extra extra large.
Stavo scoprendo un mondo pazzesco!
Con le braccia completamente ingombre di abiti, feci un cenno a Cass di seguire la donna e lui si diresse docile a pagare.
Davanti alle casse, mentre una ragazza molto carina impacchettava i nostri acquisti, la cassiera tirò fuori da sotto il ripiano un paio di ciabatte enormi, ricoperte di peluche arancione e le mise sopra a tutto “Mi scusi signorina” obiettai “noi non” ma lei non mi lasciò terminare.
“Omaggio della ditta, vedrà serviranno alla mamma … sa le caviglie”
Annuii a vuoto e feci finta di aver afferrato un concetto che sembrava essere di dominio pubblico, dato che venni raggiunto da una serie di squillanti “Ah le caviglie” “Un vero tormento” “ Avessi potuto me le sarei tagliate”.
 
Con due borse enormi e pesanti uscimmo da quel negozio e Cass fece per riportare entrambi a casa da Bobby.
“Wou wou … calma Cass, voglio andare a mangiare qualcosa e dato che tra poco non potrò più uscire di casa, voglio godermi il pomeriggio a zonzo, me lo devi concedere! Porta queste in camera e poi torna qui, ti porto a pranzo, tanto paghi tu!”
E con un piccolo cenno di assenso lo vidi sparire.

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Capitolo 6
*** Bobby John ***


Eccomi tornata a narrare le vicissitudini dei nostri futuri genitori preferiti!
^.^
 
Cap. 6
“Bobby John”
 
In un battito d’ali, Cass fu nuovamente vicino a me in quel piccolo vicolo, libero da borse e pacchi, pronto per seguirmi nella più vicina – e si sperava meglio fornita – tavola calda del centro.
“Forza” bofonchiai in modo scorbutico “diamoci una mossa, ho fame” e senza attendere risposta, mi incamminai seguendo il marciapiede.
L’angelo non aveva aperto bocca dal suo ritorno e non cercai di intavolare uno straccio di conversazione durante il tragitto, non avrei saputo di cosa parlare, o meglio avrei avuto forse mille e una cosa da dire o domandare, ma l’argomento era sempre lo stesso e per affrontarlo avevo bisogno di un piatto davanti a me, possibilmente pieno zeppo di cibo.
 
Seduti nell’angolo più in disparte, così nascosto che la cameriera stessa impiegò dieci minuti netti ad accorgersi della nostra presenza, ero indeciso su cosa ordinare. Sapevo che se avessi osato nominato qualunque pietanza trasudasse dosi eccesive di colesterolo, avrei dovuto vedermela con quello sguardo di rimprovero che avevo imparato a non sopportare, tanto da volerlo evitare a tutti i costi.
Così fui costretto a sorbirmi la lista di tutto ciò fosse sul menù, nella speranza di trovare qualcosa che andasse bene ad entrambi.
Alla fine giungemmo a un tacito compromesso che comprendeva omelette, pomodori e succo d’arancia per me e una semplice tazza di caffè per Cass, solo ed esclusivamente per un fattore di copertura.   
 
Pochi minuti dopo, notai con disappunto che la tristezza del piatto di fronte a me era a dir poco disarmante.
Niente carne. Niente ketchup e maionese. E soprattutto niente alcool.
Quello non era cibo, ne era una mera parvenza.
 
Mi limitai, per alcuni minuti, a infilare la forchetta a caso in quel rotolo giallognolo, sperando si trasformasse in qualcosa di più succulento, ma accorgendomi che nulla accadeva e iniziando a provare un vago senso di disgusto, anche perché oramai ciò che avevo di fronte era divenuto una poltiglia informe, tentai di intavolare una discussione che mai avrei pensato di iniziare.
“Ehi Cass” buttai lì, facendo in modo che alzasse il suo sguardo pensoso dall’intatta tazza di caffè “senti, so che avevo detto che non me se sarei preoccupato, ma così, tanto per parlare, come … vorresti chiamarlo?”
Gli occhi blu si spalancarono stupiti, lo avevo spiazzato per l’ennesima volta, sapevo che non se lo sarebbe mai aspettato e noi mi stupii di sentirlo balbettare una risposta vaga.
“Non saprei, io … io non ci ho pensato. È successo tutto così in fretta o forse non volevo preoccuparmi di questo aspetto prima di essere certo che tutto fosse andato bene. Non volevo illudermi” concluse abbassando il capo e rimanendo in silenzio.
“Beh, possiamo pensarci adesso! Allora paparino, qualche idea? Qualche nome angelico da proporre? Ma voglio avere voce in capitolo ok!”
“Certo, ma non ci sono nomi angelici disponibili”
“In che senso scusa?” domandai alquanto sconcertato.
“Gli angeli sono stati creati all’inizio di tutto, quando nostro Padre ha pensato il nome di ciascuno di noi e noi siamo passati dal non essere all’essere. Poi quando eravamo ancora in grado di concepire, anche lì la volontà di Dio era alla base di tutto e il nome era parte della Rivelazione di aspettare un figlio. Dean, non si può dare il nome che è già di un angelo ad un altro”
“Mi stai dicendo che non ci sono nomi liberi e disponibili e non possiamo usarne uno già appartenente a un altro. Il fatto che tu non sappia come chiamarlo, vuol anche dire che non c’è una neppur piccola Rivelazione riguardante lui?”
“Lo sai che mio Padre si è preso un lungo periodo sabbatico e come più volte hai rimarcato tu stesso, non credo gli importi più niente di nessuno di noi” disse con tono stanco e deluso.
“Bene, quindi possiamo fare da noi” tentai di alleggerire l’atmosfera “allora, dobbiamo avere doppie opzioni dato che la capacità ecografica delle tue mani lascia a desiderare”
Alzando e piegando il capo, mi osservò in attesa che continuassi e lo feci subito dopo aver definitivamente accantonato in un angolo il piatto del pranzo.
“Supponiamo sia una bambina, come ti piacerebbe chiamarla?” gli passai immediatamente la patata bollente.
“Io non … non so, però conosco nomi che pur essendo umani, sono molto belli e armoniosi, che hanno un bel suono oppure potremmo darle il nome di tua madre”
 
Colpito e affondato.
     
Mi ritrovai a boccheggiare, aprendo e chiudendo più volte la bocca senza trovare parole sensate da dire.
Cass era così: semplice, diretto e disarmante.
Il nome di mia madre, era semplice e bello, come è il nome di una mamma, ma era troppo doloroso e se anche un giorno le avrei certamente parlato di sua nonna, non volevo ricordarmene ogni qualvolta mi sarei ritrovato a chiamare mia figlia.
“Meglio di no. Però ci sono altri nomi, forza scegli!”
“Potremmo …” si interruppe esitante.
“Potremmo cosa Cass? Non farti tirare fuori le parole una ad una! Non abbiamo l’eternità, almeno non tutti e due!”
“Ti ricordi quella volta che tuo fratello era fuori e ti ho raggiunto in quel motel dove stavi guardando  la TV?”
“Cass, puoi essere un po’ più preciso? Io guardo spesso la Tv soprattutto quando sono solo” risposi preoccupato di scoprire dove volesse andare a parare e con l’ansia che tirasse fuori un nome da film porno.
“Stavi vedendo quel programma senza persone, ma con disegni e animali che parlavano e cantavano e c’era quella ragazza mezza pesce”
“Ariel” dissi con orgoglio e soddisfazione, neanche fosse la domanda finale di Jeopardy, accorgendomi troppo tardi che avevo inesorabilmente mostrato il fianco facendo sfoggio di quella mia particolare conoscenza.
“Sì” rispose Cass senza dare il minimo peso alla questione Disney “mi piace e poi sembra un”
“Sembra un nome da angelo, vero?” lo interruppi comprendendo, forse per la prima volta, quanto gli dovesse mancare vivere con i suoi fratelli, soprattutto dopo ciò che era successo negli ultimi mesi.
Semplicemente annuì alla mia constatazione.
“E Ariel sia! Piace anche a me, ma guai a te se dici a Sam dei cartoni animati!”
“Ora tocca a te! Se sarà un bambino invece come vorresti chiamarlo?” mi riscosse dai miei pensieri la voce profonda proveniente dall’altra parte del tavolo, pensieri che stavano veleggiando verso l’immagine di me con in braccio un batuffolo avvolto in una coperta rosa che … dannati ormoni in subbuglio!
“Se fosse un maschio ….” ripetei più volte sovrappensiero con la mente affollata da vari nomi “che ne dici di Bruce? Oppure Wayne? Eh … Wayne è bello!”
“Bruce non mi piace. Il secondo non è male, anche se”
“Lascia stare, Wayne non va bene! Ti immagini Wayne Winchester! È spaventoso! Aspetta, ci riprovo, lasciami riflettere” e picchiettandomi l’indice sulle labbra tentai di farmi venire in mente qualche nome decente.
“Ci sono! Dato che ti piacciono quelli che finiscono con EL … che ne dici di Kal-El? Forse potrebbe essere il nome di un angelo” cercai di convincerlo, ben sapendo che le origini di quel nome provenivano da un posto che non era il Paradiso.
“Dean, quello non è il nome di un angelo, ne sono sicuro dato che io lo conosco tutti” mi fece eco il sapientone.
“So benissimo che non è il nome di un angelo, però ci assomiglia!” vedendo la sua fronte ancora corrugata e le sue sopracciglia avvicinarsi tra loro, mi decisi a dire quello che era il nome che davvero avrei voluto.
“Senti Cass, un nome che mi piacerebbe dare al bambino se fosse un maschio sarebbe” tentai di prendere coraggio schiarendomi ripetutamente la voce “Bobby John, sai il nome di mio padre unito a quello di chi mi ha sempre fatto e continua a farmi davvero da padre. Ti piace?”
“Sì, mi piace” e guardandolo trovai il suo sorriso davanti ai miei occhi ed era luminoso e bello e … ancora quei dannati ormoni!               
Dovevo staccare la mia attenzione da quel volto e l’unica possibilità era alzarsi e occupare la mente con altro, tentai di fare la prima delle due cose elencate, ma dovetti desistere, appena scaricai il peso del corpo sulle mie gambe, queste immediatamente cedettero e mi ritrovai a poggiare le mani in modo maldestro una sul tavolo e una sullo schienale del divanetto.
Cass mi fu vicino in un attimo, passando un braccio sotto il mio e portando questo a cingere il suo collo e solo grazie a ciò evitai di ritrovarmi con il culo a terra nel bel mezzo della tavola calda.
“Dean” sentii la sua voce e il suo fiato caldo direttamente nel mio orecchio mentre un brivido attraversava la mia schiena, portandomi a sollevare il capo, nonostante fossi sicuro che avrei trovato a una distanza assai disdicevole il volto di Cass ed esattamente così fu.
A meno di una spanna da me stava il viso preoccupato dell’angelo e per questo mi costrinsi a tentare di rassicurarlo “Tranquillo, non è niente, solo un piccolo capogiro”
“Non è vero! Non è NIENTE, come dici tu. Da quanto ho letto, potrebbe essere un calo di pressione, non hai mangiato nulla, oppure potrebbero essere le nausee che arrivano in un modo inusuale e raro, ma pur sempre possibile. Ti porto da Bobby”
“Ehi, calmati! Ora mi aiuti a mettermi seduto” e smettendo di parlare, attesi che facesse quanto avevo appena detto e solo dopo ripresi “ma, ti sei divorato tutti quei libri la notte scorsa?”
“Mi avevi detto di farlo e io”
“Ok, credo che tu abbia ragione, ho piccoli attacchi di nausea. Ora, prima di tutto vai a pagare e per quando sarai tornato qui, sarò in grado di alzarmi e usciremo in modo normale”
“Credo sarebbe meglio ti portassi subito a” tentò di convincermi, ma non demorsi.
“Vai a pagare e poi torna qui Cass, forza!”
E finalmente mi ascoltò dirigendosi a passi incerti – voltandosi verso di me almeno un paio di volte con un’espressione ancora troppo turbata – verso la cassa.
Dopo neppure un paio di minuti, lo ritrovai nuovamente al mio fianco mentre, chinandosi in avanti, cercava di riportare il mio braccio sulle sue spalle per sostenermi. Cercai di divincolarmi da quel mezzo abbraccio, ma non ci fu nulla da fare, la sua presa sul mio polso e sul mio fianco era come acciaio e non potei fare altro che accettare quel contatto e lasciare il locale appoggiato a lui.
 
Usciti dalla tavola calda, l’angelo svoltò nel primo vicolo e senza dire nulla portò entrambi nel soggiorno di Bobby, il quale si ritrovò a sputare il sorso di birra che stava tranquillamente trangugiando seduto comodamente tra i suoi papiri davanti alla scrivania.
“Ciao Bobby, eccoci qui” smorzai con un sorriso divertito.
“Per la miseria, Castiel credo sia meglio che iniziate ad usare la porta” sbottò il padrone di casa.
“Davvero Bobby? Hai paura che possiamo interrompere i tuoi rendez vous con qualche bella vicina?”
“Idiota, voglio solo evitare, se possibile, di soffocarmi con la birra o morire d’infarto”
“Hai ragione, hai già una certa età!” risposi sicuro che avremmo continuato ancora per un po’ a battibeccare, quello era il nostro modo di farci compagnia e ne andavo matto, da sempre, ma come sempre Cass stravolse i miei piani.
“Scusaci Bobby, ma ora devo portare a letto Dean”
“Cosa?” domandò il vecchio cacciatore con il viso sconvolto e l’espressione imbarazzata.
“Calma Bobby, frena la tua malsana immaginazione! Non mi sono sentito molto bene e quindi è meglio che vada a stendermi un po’. Solo questo, ok?”
“Ok” si limitò a dire prima di sprofondare di nuovo tra le sue carte.
 
Cass spostò entrambi nella camera e mi aiutò a sdraiarmi sul letto.
Rilasciando un sospiro stanco, incrociai le caviglie e con un braccio sul viso cercai di non pensare a niente, ma sentii il materasso abbassarsi di fianco a me e aprendo gli occhi, vidi l’angelo seduto sul bordo.
Le sue mani erano chiuse a pugno ed erano appoggiate sulle ginocchia in una posa rigida che emanava agitazione e paura.
“Ehi Cass che hai? Sto bene. Dammi un po’ di tempo per riposarmi e sarò come nuovo”
“Dean?” disse con voce velata d’incertezza “Posso verificare che tutti stiate bene? Per favore”
“Tu e il tuo rapporto perverso e osceno con la mia pancia! Dovremo parlarne un giorno, potrei essere geloso” ennesima battuta ironica non compresa “Fai quello che devi” conclusi con un sonoro sbadiglio.
“Se ti infastidisce il fatto che io ti tocchi, posso farti addormentare” e senza darmi il tempo di rispondere, caddi in un nebuloso dormiveglia, dove percepii a malapena i suoi palmi aderire al mio addome senza nulla a frapporsi tra essi.
 
Cass chiuse gli occhi e concentrò le sue energie nel percepire l’alito di vita che albergava nel suo cacciatore … e dopo pochi attimi eccolo lì danzare e pulsare all’unisono con la sua grazia come se la riconoscesse come simile e volesse attirarne l’attenzione.
In un attimo tutto mutò, le sopracciglia dell’angelo si aggrottarono in modo repentino e stirando le labbra solo una parola fuoriuscì stridente prima che Castiel sparisse.
“Dannazione”
 
Cosa mai avrà percepito il nostro angioletto nella panzotta di Dean???
SUSPANCE ...

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Capitolo 7
*** Ci serve Sam! ***


Cosa mai avrà avvertito Cass nella panzotta di Dean?!?!?
Leggete e lo scoprirete!

 
Cap. 7
“Ci serve Sam!”
 
Cass volò via per pochi minuti, ma Dean abbandonato mollemente nel mondo dei sogni non se ne accorse e quando un paio d’ore dopo si decise ad aprire gli occhi sul mondo, il suo angelo era di nuovo con lui, seduto ai piedi del letto.
 
 
“Ehi” bofonchiai non ancora del tutto lucido e dopo aver controllato l’ora continuai “sei rimasto fermo ad aspettare che mi svegliassi per tutto il tempo?”
Cass semplicemente annuì e in quell’attimo esatto, sentimmo un clacson suonare ripetutamente e la voce di Bobby che quasi in contemporanea urlava il mio nome dal piano di sotto.
“Sarà meglio andare a vedere che succede, prima che venga di sopra armato e incazzato!” tentai di buttarla sul ridere e mi misi in piedi.
“Stai bene adesso?” mi domandò con la sua solita eccessiva premura Cass, mentre aprivo la porta e imboccavo il corridoio.
“Starò meglio quando tutta quest’assurdità finirà” risposi senza peraltro guardarlo in volto, l’intera situazione pur essendo folle, iniziava ad entrarmi sottopelle, forse stavo sviluppando un anomalo istinto materno o stavo riscoprendo quelle capacità che già mi avevano soccorso quando, ancora bambino, dovetti occuparmi di mio fratello.
 
Arrivati di sotto vidi Sam firmare un foglio e consegnarlo a una specie di fattorino e guardando oltre le loro spalle notai di fronte a casa un furgone con un enorme biberon disegnato sopra: la consegna di Nancy era arrivata!
Ok, entusiasmo eccessivo, forse, ma non vedevo l’ora di scartare e spacchettare tutto ciò che avevamo acquistato quella mattina.
Non mi accorsi subito di essere stato affiancato da Bobby “Hai svaligiato un grande magazzino?”
“No” risposi prontamente “abbiamo semplicemente preso il minimo indispensabile, vedrai!” e iniziai a infilare curioso le mani nello scatolone aperto che conteneva gli articoli più piccoli e i vestitini.
La scatola più grande era ancora appoggiata al muro accanto alla porta e intuendo che contenesse quel fantasmagorico lettino pieno zeppo di angioletti incontinenti, mi rivolsi a Cass “Ehi, paparino, puoi portare di sopra quello” indicandoglielo con il sonaglio colorato – che a dirla tutta doveva essere un pensiero carino di Nancy, perché non ricordavo di averlo comprato – che tenevo in mano “così poi iniziamo a montarlo, sarà divertente!”
 
Le ultime parole famose!
Quello non era un lettino, probabilmente era uno strano marchingegno progettato dalla NASA, considerando la difficoltà di comprensione delle istruzioni.
Dannazione!
Ero immerso in quei fogli che solo all’apparenza erano scritti nella mia lingua ed erano ricoperti di disegnini che, in teoria chiunque avrebbe dovuto comprendere, chiunque tranne me, evidentemente.
Purtroppo il compagno di lavoro che mi aveva appioppato la sorte non aiutava e neppure dava retta alle varie imprecazioni che riempivano l’aria attorno a me.
 
“Cavolo Cass, vuoi darmi una mano?” e volgendo il capo lo vidi assorto a fissare un punto nel nulla in mezzo alla stanza.
“Eccomi Dean” rispose in modo automatico, totalmente assorto nei suoi pensieri e non era da lui.
“Cass, che c’è?”
“Perché?”
“Non rispondere a una domanda con un’altra. Sei strano da quando mi sono svegliato, è come se non fossi qui. È successo qualcosa su da te?”
“No, va tutto bene o almeno è tutto sotto controllo da quanto mi hanno detto mentre dormivi”
Rigirando tra le mani pezzi di dubbia collocazione in quell’intricato puzzle che era quel piccolo e all’apparenza innocuo lettino, capii che mi stava mentendo e non mi piaceva per nulla la sensazione che attraversava la mia pelle all’idea che anche lui iniziasse a raccontarmi palle. Sentivo che non avrei potuto sopportarlo.
Per il momento decisi di far finta di nulla, senza però pensare neppur lontanamente di lasciar perdere, sarei tornato all’attacco in un secondo momento.
 
Notando, forse, il mio sguardo poco convinto che non lo mollava, Cass compì azioni che non gli avevo mai visto fare: si tolse il trench, adagiandolo con cura sul letto e osservando per alcuni attimi le mie braccia, slacciò i polsini per arrotolare le maniche della camicia fino sotto i gomiti. Fatto ciò, si sedette al mio fianco e per spostare l’attenzione su altro, prese in mano i fogli delle istruzioni e il sacchetto delle viti.
“Dean perché non mi permetti di usare il mio potere?”
“Non c’è un vero motivo, voglio provare a montarlo in modo umano, non so ma penso sia giusto così. Allora sai da che parte dobbiamo cominciare?” chiesi sorridendo.
“No”
“Bene, padre inutile!” conclusi ghignando e strappandogli i fogli dalle mani.
“I-inutile?” domandò confuso e deluso.
“Sì, spettano ai padri di solito i lavori pesanti e manuali e tu … lascia perdere!” ma notando che la sua espressione si stava rattristando sempre più, tentai di correre ai ripari, non so perché ma non volevo si sentisse fuori luogo “Ehi! Stavo scherzando e a dirla tutta mi sa che ci serve Sam. Forse lui riuscirà a cavare un ragno dal buco!”
E alzandomi a fatica, oramai avevo già una certa età, mi affacciai sul corridoio e gridai il suo nome sperando che fosse a distanza di urlo e arrivasse in fretta.
 
Erano passati pochi minuti e la base del lettino era già in piedi davanti ai miei occhi stretti in due piccole fessure, mentre lo zoccolo duro del mio essere maschio stava soffrendo e leccandosi le ferite.
Sam in un attimo aveva capito come muoversi, dopo avermi fatto i complimenti per l’acquisto!
Seguendo i movimenti calmi e precisi con cui avvitava, incastrava e imbullonava, avevo perso di vista Mr. Papà e guardandomi in giro, lo vidi di nuovo assorto nei suoi pensieri, mentre fissava il nulla.
Aveva decisamente qualcosa che non andava, qualcosa che lo preoccupava e quanto era vero che ero incinto, l’avrei convinto a dirmelo.
 
Lasciando Mastro Geppetto sul tappeto al centro della stanza, mi avvicinai a Cass e incrociando le braccia mi appoggiai al davanzale ad una passo da lui.
“Ehi, mi dici cos’hai? E voglio una risposta vera questa volta. Prima hai parlato con gli altri angeli, sei andato da Balthazar?”
Semplicemente annuì senza neppure alzare lo sguardo su me. Era probabile che avrei faticato a ottenere risposte, ma anche a costo di andare avanti fino a notte in un monologo, ce l’avrei fatta.
“Cass perché non mi dici cosa cazzo ti sta succedendo? Non è normale questo tuo comportamento.”
“Dean” sospirò senza forza e con la chiara nota di speranza che lo lasciassi in pace, appena prima di sollevare il viso e piantare i suoi occhi nei miei. Nei suoi occhi vi erano nuvole in tempesta e venti di rammarico e mortificazione.
Aprendo la bocca, indeciso su cosa dire per convincerlo a parlare, venni interrotto dall’apparizione dell’angelo biondo.
“Saluti a tutti” esordì in modo plateale aprendo in modo scenico le braccia.
“Ba-Balthazar” si ritrovò a balbettare “cosa ci fai qui?”
“Quel bocconcino che mi hai messo come comandante in seconda mi ha detto che mi hai cercato e che sembravi anche parecchio preoccupato, quindi eccomi qui, volato sulla Terra per te! Che succede?”
“Non qui, però” tre semplici parole ed ebbi la certezza che voleva nascondermi qualcosa e così esplosi.
“No! Cass ora mi guardi, mi dici in faccia che questo segreto di stato non riguarda me, o noi” indicando con le dita la mia pancia “e poi potrai andare a spettegolare con l’altro pennuto”
Il silenzio che si aprì, mi diede chiaramente ragione.
 
Sam, che aveva interrotto il suo bricolage e fissava a intervalli me e gli altri occupanti della camera, si alzò e dai suoi due metri, si limitò a informarci che scendeva di sotto a prendere qualcosa da bere.
Era chiaro che volesse dare a quei due l’opportunità di parlare con l’unico interessato, cioè me.
 
Non appena mio fratello si chiuse la porta alle spalle, tornai all’attacco “Allora Cass, siamo tutti qui in attesa”
“Ho bisogno” la sua voce lenta e incerta raggiunse fioca le mie orecchie “che tu ti lasci toccare da lui”
“Perché?” incalzai quasi urlando “Non voglio che la mia pancia diventi zona di atterraggio per angeli!”
“Fratello, perché vuoi che sia io a controllare?” e parlando Balthazar aveva perso quell’espressione sfrontata che sfoggiava sempre, facendomi preoccupare ancora di più.
Indeciso su chi focalizzare l’attenzione, lo sguardo di Castiel vagava tra me e l’altro “Quando siamo tornati, ho voluto verificare fosse tutto tranquillo e …”
“Eee cosa Cass? Non farmi incazzare! Parla!” sbottai non sopportando la lentezza delle sue parole.
“Per favore Dean, quello che sto cercando di dire è che non ho capito cosa ho percepito e non vorrei falsare quello che sentirà Balthazar”
L’angelo biondo si inginocchiò di fronte a Cass e ricercando il suo sguardo, sorridendo, acconsentì. Riportandosi in piedi, mi disse che non avrebbe impiegato più di una manciata di secondi e dato che avrebbe tranquillizzato tutti, così continuò “è meglio che tu smetta di fare la principessina, ti sdrai e ti spogli”
Sbarrando gli occhi, serrai ancora di più le braccia incrociate sul mio petto e notando il mio sgomento, ridendo Balthazar riprese “Ahahah … stai calmo, non sei il mio tipo! Basta che ti tiri su un poco la maglia. Su forza, ho un Paradiso da portare avanti, io!”
 
Senza pensarci troppo su, mi stesi su un lato del letto e sollevai di circa una spanna la T-shirt.
Così come aveva fatto Cass, anche quest’altro angelo si avvicinò a me e chiudendo gli occhi poggiò i suoi palmi sulla mia pelle.
Dopo alcuni attimi di totale inespressività, la sua fronte si corrugò per ridistendersi quasi immediatamente e permettere al viso aprirsi in un enorme sorriso.
Staccando le mani da me, prima ancora di parlare mollò una sonora pacca sulla spalla a Cass che si era seduto al mio fianco.
“Eh bravo Castiel! Chi avrebbe mai detto che sotto questo trench logoro e spiegazzato si nascondeva un angelo da monta!”
Mettendomi seduto domandai spiegazioni, ma quei due erano persi nelle loro considerazioni, per me, prive di significato.
“Allora quello che ho sentito è vero!” concluse con un sorriso di evidente sollievo, Castiel.
“Oh, sì! I miei più vivi complimenti e credo sia opportuno ora farvi anche le mie congratulazioni!” e alzandosi Balthazar si preparò per tornare a casa, ma prima ci tenne a puntualizzare “Dimenticavo, pretendo di essere lo zio preferito. Au revoir”
 
“Cass ti prego, dimmi cosa sta succedendo” come se lo avessi strappato a forza da quella morbida sensazione che lo faceva sorridere, lo vidi davanti a me, di nuovo spaurito e imbarazzato.
“Ecco vedi… quando ho eseguito il rito di fecondazione, dopo aver indotto un sonno molto pesante a te e Sam, Balthazar se ne è andato per permettermi di raggiungere il giusto livello di concentrazione, ma”
“Quindi ci ha lasciato un po’ di privacy, bene! Non mi allettava l’idea che lo avessi fatto con lui presente” tentai di sdrammatizzare sperando di velocizzare la sua confessione.
“Dean, ti prego, è difficile quello che sto per dirti, è meglio che tu non mi interrompa. Purtroppo, mio fratello è tornato prima che concludessi l’invocazione enochiana, disturbando la mia concentrazione e impedendomi di portare a termine il rito”
Lo fermai anche se così facendo guadagnai un’occhiata indubbiamente scocciata “Stai cercando di dirmi che il rito incompiuto ha avuto conseguenze sul bambino? Non sta bene o rischia di non nascere?”
“No Dean, niente di tutto questo. Il fatto è che, essendo stato interrotto, ho ritenuto opportuno ripetere l’incantesimo dall’inizio, per evitare che tutto si risolvesse in un nulla di fatto. Pensavo che il primo tentativo fosse andato e vuoto, invece … Dean quello che sto cercando di dirti è che non aspetti un bambino, ne aspetti due”
“D-Due” fu l’unica parola che riuscii a dire prima che tutto attorno a me divenisse nero e perdessi i sensi.
 
Forse alcuni di voi se lo aspettavano … e così Cass e Dean metteranno su una bella famigliola!!!
^.^

  

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Capitolo 8
*** Due ***


Allora, appurato che non ci sarà un pupetto, bensì due … godiamoci un po’ di reazioni.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
 

Cap. 8
“Due”
 
Per fortuna, Dean crollò come il fantomatico sacco di patate esattamente al centro del letto, dato che era ai piedi di questo quando la notizia lasciò le labbra dell’angelo per colpirlo in modo devastante.
Le braccia di Castiel accompagnarono il corpo del cacciatore a stendersi sulle coltri e il moro, fatto ciò, si sedette comodamente al suo fianco in attesa che riprendesse conoscenza, cosa che accadde pochi minuti dopo.
 
 
Lentamente tornai in me e aprendo gli occhi vidi il soffitto, scrostato in alcuni piccoli punti, della camera di Bobby e cercai di mettermi a sedere, ma due mani salde e gentili al tempo stesso si poggiarono sulle spalle e mi tennero giù.
Spostando di poco a lato il mio sguardo, incrociai quello preoccupato e dispiaciuto di Cass, questo mi portò a rivalutare l’ostinata convinzione di essermi sognato tutto ciò che la mente si incaponiva a rimandarmi in onda.
 
Due… due… ce n’erano due.
“Dean” la sua voce roca e morbida insieme “sarebbe meglio rimanessi ancora disteso per qualche minuto” e quando avvertì smorzarsi sotto i suoi palmi i miei tentativi di movimento, spostò le mani portandole ad adagiarsi ai lati delle sue gambe.
“Cass, per favore, dimmi che tu e il tuo compare volevate farmi uno scherzo, un pessimo scherzo, a dirla tutta un fottutissimo pessimo scherzo, ti prego!” supplicai portando un braccio a coprirmi la fronte.
Il capo del mio compagno di sventura oscillò lento e ripetitivo a destra e a sinistra in un movimento sfortunatamente inequivocabile.
“Cazzo, Cass” e rapido e veloce scattai a sedere, ritrovandomi col torace a meno di una spanna da lui. La testa iniziò a girare – e con lei anche tutta la stanza – e il mio torso si lasciò cadere in avanti. L’angelo prontamente mi sorresse, permettendo che lo utilizzassi come sostegno e abbandonai la testa appena sotto la sua spalla.
“Mi-mi dispiace, io davvero credevo che il rito fosse stato interrotto prima di aver potuto raggiungere il suo obiettivo e quindi” lo interruppi, non volevo più ascoltare le sue scuse.
“Zitto” dissi contro la stoffa logora e sgualcita del trench e torcendo il capo posai la fronte nell’incavo del suo collo. La sua pelle era fresca e profumata o forse era la mia poca lucidità, status che ultimamente era di certo non il preferito, ma sicuramente il più frequente.
“C’è anche un’altra cosa” azzardò Cass, attendendo una mia reazione per continuare.
“Cosa Cass? Partorirò un’idra e una chimera? E vivremo felici e contenti da qui all’eternità e oltre?” domandai acido.
“No, no!” puntualizzò prontamente “Avrai due bambini con una testa sola ciascuno, tranquillo… ma quello che mi preoccupa è che non so cosa saranno?” e appena ebbe terminato di parlare, alzai la testa da quel posticino comodo che avevo da poco scoperto.
“Cosa intendi con cosa saranno? Saranno dei bambini lo hai appena detto e sia tu che Balthazar avete detto che stanno bene, non capisco quale sia il problema” e mi trovai improvvisamente terrorizzato all’idea di quale risposta avrei potuto ottenere.
“Considerando il fatto che il primo rituale si è fermato alcune invocazioni prima della naturale conclusione, non so se ciò che nascerà sarà un angelo. La formula era in disuso da moltissimo tempo e purtroppo nessuno di noi conosce né meccanismi né il significato profondo di ogni parte di essa e il pezzo mancante potrebbe essere quello che fa la differenza tra un’anima umana e una grazia angelica” e più spiegava più assomigliava a un professorino ansiogeno e impalato.
“E allora, dove starebbe il problema? Se fosse un bambino umano, per te sarebbe una sconfitta? Sarebbe un essere inutile? Dannazione Cass guardami e rispondi!” non potevo credere che l’angelo intendesse davvero fregarsene di uno e occuparsi solo di quello perfetto, almeno parlando dei suoi standard angelici.
 
Tutto mi stava sfuggendo di mano e ancor prima che Cass potesse rispondere sentii qualcosa scivolare lungo le mie guance.
Non poteva essere vero, non potevo essermi messo a piangere come una ragazzina e a voler essere sinceri, non ero così sicuro fosse tutto da imputare agli ormoni impazziti e sovraccaricati di energia.
“Dean, non farmi passare per un mostro” con tono petulante tentò l’ennesima strategia difensiva.
“Perché scusa non è quello che ti stai sforzando di fare? Ma ti sei ascoltato mentre parlavi? È chiaro che se uno dei due dovesse risultare umano al 100% te ne laveresti le mani e ti occuperesti solo di crescere l’altro” sputai fuori con rabbia.
“Aspetta, lasciami spiegare, mi hai frainteso. Sono e sarò felice e orgoglioso qualunque sia la loro natura. Pensavo a lui o lei e a te. Se sarà umano, sarà completamente indifeso e in costante pericolo, al contrario gli angeli neonati sono molto potenti e hanno capacità di autodifesa altissime. Ho paura che possa succedere qualcosa di brutto e tu saresti continuamente ansioso, hai passato la tua vita a preoccuparti degli altri e non volevo caricarti di questo ulteriore peso” terminò portando la sua mano a carezzarmi delicatamente i capelli.
“Beh, sarà come una catena” bisbigliai dopo aver ritrovato quel posticino comodo e caldo “io mi occuperò di lui o lei e tu ti preoccuperai per me”
“Va bene” rispose semplicemente continuando a sfiorarmi i capelli, in gesti lenti e molto calmanti “ora dovremmo tornare da Nancy e acquistare altri oggetti, quelli che abbiamo non basteranno per tutti e due”
“Non mi va” soffiai sulla sua pelle che sentii rabbrividire di conseguenza “il letto è grande,  basterà e per il resto… beh, fammi vedere quello che sai fare con la tua magia e moltiplica tutto” appena ebbi terminato, senza alcun pudore – e non era da me, soprattutto per il contesto e la persona che era lì con me – mi appoggiai ancora di più al mio nuovo cuscino di piume.
 
Un piccolo frullio, che avevo da un paio d’anni imparato a riconoscere, spezzò la tranquillità e il silenzio e portò entrambi ad alzare lo sguardo verso il centro della stanza: Balthazar si stava godendo la scena di noi quasi abbracciati sul letto … e sottolineo quasi, anche perché in realtà l’unica cosa lampante ero io incollato a Cass.
Si stava riversando su me tutto l’imbarazzo del mondo.
“Scusate il disturbo piccioncini” esordì l’angelo biondo in modo plateale.
Allontanandomi da Cass come se scottasse quanto il sole, domandai acido cosa diavolo volesse e con tutta l’ironia di cui era capace, ci tenne a farmi sapere che non era sua intenzione rovinare un così tenero e dolce momento, ma aveva bisogno di Mr. Papà.
Il moro volse a lui la sua attenzione anche se avvertivo una strana sensazione, come se il suo corpo continuasse a tendersi verso il mio, come attratto da un elastico invisibile.
Spezzando quella tensione, si alzò e sorridendo disse che avrebbe cercato di risolvere la questione nel minor tempo possibile e annuendo lo vidi sparire assieme a Balthazar.
 
Rimasto solo nella stanza vidi, dimenticato in un angolo, il lettino mezzo montato e mi ricordai che fino a poco prima un’altra persona era lì con noi, decisi quindi che era importante informare Sammy di quanto scoperto e sceso di sotto lo trovai in cucina, appoggiato al frigorifero con una birra in mano.
Appena mi vide, posò la bottiglia nel lavandino togliendola dalla mia vista – il solito premuroso Sammy – e con un sorriso impacciato e preoccupato mi domandò se fosse tutto ok.
Tergiversai abilmente, ma non abbastanza “Tranquillo, anzi ti va di terminare l’opera di sopra? Io non capisco neppure da che parte devo prendere i fogli delle istruzioni”
“Certo” e precedendomi sulle scale, tornammo entrambi in camera.
“Allora…” tentò di rompere il ghiaccio dopo pochi minuti.
“Allora cosa, Sam? Non sono empatico quanto te, se vuoi sapere qualcosa chiedi!” dovevo lavorare sui miei nervi, altrimenti tra poco mi avrebbero mandato a quel paese e senza preoccuparsi del mio, come dire, stato interessante.
“Dimmi la verità, cosa voleva Balthaza? Stai bene?” domandò guardandomi da sotto in su.
“Sto bene Sammy! Solo che…” mi fermai non sapendo quale fosse il modo migliore per comunicargli che sarebbe diventato zio due volte “… solo che … ecco abbiamo scoperto che non aspetto un bambino, ma in realtà ne aspetto due”
 
Ecco l’ho detto e ora via al delirio.
 
Guardando mio fratello, vidi di fronte a me la fantomatica statua di sale: immobile, occhi sbarrati e bocca aperta. Il primo movimento che denotò il suo essere presente e vigile, fu la stretta con cui le dita massaggiarono la radice del naso, gesto che sapevo utilizzava per mettere a fuoco le cose e metabolizzare.
“Immagino tu non stia scherzando” puntualizzò e dopo che ebbe da me la conferma, volle sapere nel dettaglio cosa diavolo fosse successo e lo accontentai, a condizione che riprendesse ad assemblare il lettino e lo portasse a compimento.
Diligenti e veloci si muovevano le sue mani, mentre gli raccontavo tutto ciò che sapevo e in poco più di mezz’ora, il letto era pronto e mio fratello conosceva esattamente tutto ciò che sapevo io.
“Beh, dove c’è posto per uno, c’è posto per due” sentenziò con un ingenuo sorriso Sam indicando il piccolo materasso.
“Cazzo stai dicendo? Stiamo parlando della mia pancia prima di tutto e non dovrebbe esserci lo spazio per nulla che non siano il cibo e l’alcool. Dannazione che voglia di una birra, ma se ci provassi Cass lo capirebbe immediatamente!” ammisi sconsolato, seguendo mio fratello nuovamente di sotto.
“Ti sta tenendo a stecchetto eh? Cibo sano e lunga vita al tuo fegato, non credo non tutto il male venga per nuocere… ahahaha … dimenticavo, quando lo dirai a Bobby?” riuscì a concludere tra un susseguirsi di singhiozzanti scrosci di risa.
“Non ne ho idea e soprattutto non so come farlo” ammisi candidamente.
 
“Fare cosa?” io e Sam ci voltammo come bambini sorpresi dal padre a rubare la marmellata e di fronte a noi stava Bobby in evidente attesa di una risposta che si era appena piantata a metà della gola e non voleva saperne di muoversi da lì.
Facendo un profondo sospiro, spostai una sedia e la occupai invitandolo a imitarmi e lui ascoltando il mio suggerimento si lasciò andare a un dolce commento “Cosa diavolo hai combinato, idiota? Non mi vorrai mica dire che stai per sfornare una cucciolata di pennuti?”
Il mio silenzio e il mio fuggire il suo sguardo, gli diedero la risposta che non ricevette dalla mia voce e di nuovo la sua voce tuonò “BALLS”
Deglutendo tentai di propinargli una qualche parvenza di difesa o scusante e poi cazzo… che ne potevo io del casino combinato da Cass!
“Cass ha commesso un errore di valutazione. È stato interrotto durante il rito ed ha pensato bene di ripartire dall’inizio e ripetere tutto, così ecco che ora io aspetto due gemelli, cioè due fratelli” e finendo di parlare tirai finalmente il fiato.
“Tu stai bene?”
“Sissignore”
“Loro stanno bene?”
“Sì, entrambi”
“Bene” e alzandosi, bofonchiò qualcosa su un lavoro da finire all’esterno e ci lasciò soli in cucina.
“È andata meglio di quanto avrei osato pensare. Ora devi solo stare tranquillo e avere pazienza!” sentenziò quel filosofo di Sam e – masticando nomi di santi in ordine alfabetico sia in avanti che all’indietro – mi decisi a tornare in camera.
La faceva facile lui, stare tranquillo… come se fosse facile, ero io ad essere sotto costante bombardamento ormonale.
Ed era solo l’inizio.
E Cass non si decideva a tornare.

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Capitolo 9
*** Consuelo e José ***


So che il titolo può risultare strano… ma state tranquille è sempre Nine ^.^
Buona lettura!
 
Cap. 9
“Consuelo e José”
 
Cass non tornò quella sera e, anche se mi costava davvero molto, la cosa mi infastidì, cioè mi preoccupò, ok… non riuscii ad addormentarmi se non dopo molto molto tempo, ma non di certo per colpa mia, solo ed esclusivamente per colpa sua: lui aveva detto che sarebbe rimasto con me per controllare che tutto andasse bene ed era quindi normale che mi paresse strana la sua protratta lontananza.
Se già se la dava a gambe ora che non erano neppure nati, cosa avrebbe escogitato quando avrebbero cominciato a piangere e a rigurgitare ovunque?
 
La notte divenne poco a poco un tormento, piccole ma continue e laceranti fitte mi attraversavano l’addome senza nessun motivo apparente. Sapevo che i bambini stavano bene e di certo il parto – per fortuna mia – era ancora lontano.
Dopo ore passate a rigirarmi nel letto, finalmente il chiarore aldilà dei vetri si fece sufficientemente intenso da permettermi di scendere di sotto senza rischiare di incappare nelle ire del padrone di casa, dato che ne avevo sentito i passi pochi attimi prima.
Appena arrivato in cucina, vidi un movimento eccessivo e scoprii che Bobby e Sam erano stati contattati da Rufus e che stavano per partire.
Solita routine, morti particolari avevano attirato l’attenzione del cacciatore di colore e visti i numeri di queste aveva chiesto rinforzi. Così mentre loro si preparavano a partire io arrancavo a fatica – stanco e distrutto dalla mancata notte di sonno – verso il divano con in mano un’abbondante tazza di caffè.
Bobby mi aveva messo al corrente di alcuni dettagli affinché potessi essere preparato laddove avessero avuto bisogno di una mano a scartabellare libri o a fingere di essere chissà chi al telefono.
Quando partirono, calò il silenzio e mai come in quel momento avvertii chiaramente che non ero fatto per la solitudine, avevo bisogno di persone, che possibilmente avessero bisogno di me.
 
E ancora Cass non tornava.
E la mia non era assolutamente preoccupazione!
 
Non sapendo cosa fare accesi la TV.
Io, Dean Winchester, davanti alla televisione a metà mattina come una casalinga disperata, era assurdo! *
Lo zapping divenne il mio signore e per un paio d’ore vagai tra televendite di oggetti assurdi e programmi di cucina, prima di avvertire – forse a causa di questi ultimi – un languorino per nulla leggero e alzandomi di malavoglia, andai in cerca di cibo.
Purtroppo avevo dimenticato che la casa di Bobby era uno degli ultimi posti al mondo in cui fosse possibile reperire qualcosa da mettere sotto i denti, anche se il passaggio di Sam sembrava aver migliorato – di poco – la situazione che continuava a sembrarmi disastrosa, anche perché quel poco che trovai era in linea con i gusti di Sam e le restrizioni di Cass.
Decisi di non mollare, nel rifugio di ogni cacciatore che si rispetti c’è del cibo spazzatura.
 
La mia caccia non fu molto fortunata, ma portò comunque ad un risultato, in fondo ad un cassetto, scovai una scatola di mais per popcorn.
La padella in un attimo fu sul fuoco con l’olio che si stava scaldando e poco dopo fischiettando mi godetti gli scoppiettii sempre più veloci e incalzanti del mio brunch.
Un pizzico di sale ed ero pronto per tornare davanti alla TV con in una mano la ciotola piena fino all’orlo di mais scoppiato e nell’altra una scatola di tovaglioli di carta, ero consapevole di trasformarmi in un maiale ogni qual volta che mangiavo.
 
Il dolore al ventre continuava a tormentarmi, ma cercai di non pensarci troppo, anche se a volte alcune stoccate mi spezzavano a sorpresa il fiato.
Dove diavolo si era andato ad infilare quell’angelo spennacchiato?
 
Di nuovo sul mio – si fa per dire – divano, affondai la mano in quel bianco croccante e avvertendo un piacevole tepore, me ne riempii la bocca, agguantando con la mano libera il telecomando.
A un tratto venni attirato da un vociare concitato e furioso proveniente dal canale su cui mi ero soffermato a causa di un popcorn stronzo che si era messo a rotolare lungo il mio petto per cacciarsi e perdersi in mezzo ai cuscini… beh, lo avremmo ritrovato prima o poi.
Masticando con gusto, iniziai a seguire – anche se non comprendevo molto – ciò che si svolgeva davanti ai miei occhi e… dannazione era un qualcosa di profondamente straziante!
 
Avevo dimenticato il cibo, anche se stringevo convulsamente a me la ciotola piena solo più per metà e avevo iniziato a singhiozzare come una stupida ragazzina davanti ad un filmetto strappalacrime.
Secondo me, era tutta colpa degli ormoni, oppure era colpa di Consuelo.
 
Non staccando gli occhi dallo schermo non sentii Cass arrivare e me ne accorsi solamente quando si sedette accanto a me sul divano e mi domandò con voce preoccupata cosa avessi.
Presi fiato per poter rispondere a Cass e volgendo il capo, piantai i miei occhi piagnucolosi nei suoi “Cos’ho? Mi domandi che cosa ho? Ma ti rendi conto che Consuelo ha tradito José con il mandriano…” e mi soffiai rumorosamente il naso nell’ennesimo tovagliolino che andò, in men che non si dica, a fare compagnia ai suoi fratelli appallottolati vicino a me.
Mi resi conto che l’angelo non aveva compreso ciò che gli avevo appena detto e decisi di essere magnanimo e raccontargli tutto, o almeno tutto quello che avevo capito.
“Allora, seguimi! Quella lì si chiama Consuelo ed è sposata con José, quello che si vede steso a terra. Questi due gestiscono una facenda, ma ad un certo punto lei iniziato una relazione con Carlos, il nuovo mandriano. Ci sei fino a qui?” mi fermai per vedere Cass annuire e poi ripartii con il racconto, non prima di aver fatto fuori altri due fazzoletti.
“José ha appena scoperto il tradimento ed è andato a cercare il rivale, lo ha trovato dietro il fienile e quello sbruffone di Carlos gli ha riso in faccia e poi lo ha inforcato. LETTERALMENTE! Ha preso un forcone e lo ha infilzato da parte a parte”
Mi interruppi per la seconda volta e dopo un nuovo piccolo segno del capo da parte di Cass, ripresi “Subito dopo è arrivata lei e si è messa a piangere perché amava lui, amava suo marito e non quel … quel coso tutto muscoli, ma oramai José era morto e così lei … lei …ha estratto il tridente dal petto del marito e si è uccisa. Capisci… si è uccisa!” e scoppiai di nuovo a piangere mentre vagamente mi resi conto che il mio corpo si stava muovendo per andare a poggiarsi su quello del mio amico.
Prontamente Cass mi accolse tra le braccia permettendo che mi accoccolassi su di lui e immediatamente mi lasciai andare a un pianto epocale.
 
Contro Consuelo e gli ormoni non avevo alcuna speranza di vincere, cercate di capirmi.
 
Mentre singhiozzavo sul suo trench e una mano si muoveva lenta tra i miei capelli, la sua voce mi strappò dal mio lancinante dolore “Dean, vuoi che cambi gli eventi? Se può farti smettere di piangere, lo faccio”
Alzai di scatto il capo dalla sua spalla e lo guardai con occhi liquidi e pieni di speranza e mi vennero in mente quei cartoni giapponesi che a volte guardavo – di nascosto da Sam, ovviamente – dove le protagoniste avevano a volte questi occhioni enormi, tremolanti e pieni di stelline!
“Da-davvero potresti farlo? Potresti farli rivivere e farli tornare insieme?” domandai, cercando di non abbandonarmi alla gioia.
“Se vuoi sì” rispose serio e clinico Cass.
Annuii in silenzio e mi riappoggiai a lui. Dannati ormoni, per fortuna che in casa non c’era nessuno a parte noi, altrimenti avrei potuto direttamente sotterrarmi vivo.
 
Non disse nulla, ma il suo corpo ebbe un fremito quasi impercettibile, che di sicuro non avrei avvertito se non fossi stato appiccicato a lui. Sollevai di poco il capo e lo voltai verso la TV, dove intravidi – tra le lacrime che formavano una velo sulle mie iridi – i corpi senza vita di Consuelo e José venir avvolti da una luce bianca e accecante e rialzarsi poco dopo.
Erano vivi!
 
Ay caramba!
 
Tirando per l’ennesima volta su con il naso, tentai di sorridere alla volta del mio angelo… oh sì lui era decisamente il mio personalissimo angelo!
“Grazie” bofonchiai imbarazzato e lui mi spiazzò.
Non fece domande curiose o tali da mettermi a disagio, semplicemente volle sincerarsi di come mi sentivo.
“Va meglio adesso?” e dopo un mio segno di assenso continuò “Io e Balthazar siamo stati da Joshua”
“Oh meraviglioso” sbottai stizzito, staccandomi da lui e incrociando le braccia “quell’uomo è famoso per le belle notizie che di solito ci da!”
“Dean! L’angelo del Giardino è stato molto utile, invece” contrattaccò in tono gentile, ma sicuro “ha fugato ogni mia paura e dubbio. Avremo due angeli!” terminò portando le sue mani a circondare l’ovale del mio volto e questo sì che era imbarazzante…
 
Ognuno ha il diritto di avere la propria scala di imbarazzo… le mani di Cass sulle mie guance hanno un punteggio maggiore del piangere guardando soap opera.
 
“D-due angeli?” balbettai sgranando gli occhi e scostando il mio viso dai suoi palmi.
“Sì”
“Quindi quelle parole mancanti non erano importanti?” chiesi titubante.
“Joshua ha detto che la parte mancante… ora riderai… è quella che permette di determinare il sesso”
“Non capisco, quello che nascerà a seguito del primo tentativo…” iniziai, desideroso di sapere.
“Le invocazioni sono due e si differenziano nella parte finale, parte che non è essenziale per la buona riuscita del rito. Il bambino che nascerà a seguito del secondo rito sarà un maschio, quello che nascerà a seguito del primo sarà una sorpresa, proprio perché non ho perfezionato la scelta” concluse visibilmente rilassato.
“Ok”
“Mi spiace di essere stato lontano così a lungo, ma nel Giardino non arriva mai il buio e quindi non mi sono reso conto dello scorrere del tempo. Tutto bene qui?”
“Ora sto bene” indeciso se parlargli dei dolori che avevo patito per tutto il tempo della sua lontananza “ma prima…”
“Prima cosa Dean?” e alzando il capo trovai i suoi occhi apprensivi fissi nei miei.
“Stavo male” ammisi portando le mani sul ventre “avevo fitte frequenti e forti, era come se mi stessero accoltellando. Non è stato per nulla piacevole, ma poi è passato”
“Quando è passato?” chiese, anche se sembrava fosse già a conoscenza della risposta.
“Il dolore è scemato poco prima che tu… oh cazzo! Non sarà che…” e mi fermai, non potevo dire a voce alta ciò che mi stava frullando nella testa, ma a togliermi dall’impiccio ci pensò Cass.
“Speravo che su questo elemento Joshua si fosse sbagliato! Ha raccontato che quando due angeli erano in attesa di un figlio, lo si capiva da lontano perché non si allontanavano mai l’uno dall’altro. La nuova vita, dopo aver attecchito in modo pieno e completo, inizia a crescere e ha bisogno della presenza di entrambi i genitori in modo e costante e continuativo. Hai provato dolore perché io non ero qui con voi. Me ne dispiaccio, d’ora in poi non succederà più!”
“Merda” fu l’unica parola a lasciare la mia bocca.
 
Ero condannato a veder lievitare il mio corpo, a essere preda di altalenanti picchi ormonali – la passione per le telenovelas sudamericane ne era chiara prova – e a vivere con un angelo attaccato al culo… beh fortunatamente non proprio!
 
*Essendo figlia di casalinga so benissimo che non se ne stanno sedute tutto il giorno!!! Mi serviva solo per la battuta!

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Capitolo 10
*** Nausee e voglie ***


Sono tornata!!!
Dean sarà alle prese con i primi problemini della gravidanza, ma ha un angelo a vegliare su di lui... cacciatore fortunato!
Buona lettura.

 
Cap. 10
“Nausee e voglie”
 
Dopo essermi gustato un giusto e felice finale per Consuelo e Josè con baci, abbracci, lacrime e promesse di amore eterno e imperituro, ricominciai a passare velocemente da un canale televisivo ad un altro, sotto lo sguardo attento e interessato di Castiel.
Fu così che incappai, casualmente, in uno dei mille reality show in onda in quel periodo – e se c’era qualcosa che davvero odiavo della TV era proprio il proliferare di quel genere di trasmissioni – ma notando la curiosità dell’angelo, mi fermai e cercai di spiegargli cosa stesse accadendo dentro la scatola.
Il mio vicino di divano si stupì del fatto che agli uomini piacesse osservarsi in modo così morboso, ma alla fine convenne che non si discostava molto da quello che lui e tutti i suoi fratelli facevano dall’eternità intera: osservare l’umanità, in modo a volte globale e a volte dettagliato.
Rimasi spiazzato dall’immagine di un’orda di angeli guardoni intenti a spiarci dalle nuvole, ma decisi di non soffermarmi né approfondire tutto ciò che Cass poteva aver scoperto nel tempo passato ad osservarmi.
Spensi il televisore e con un piccolo colpo di tosse, attirai la sua attenzione “Così Joshua ti ha detto che stanno bene e semplicemente non possiamo conoscere in anticipo il sesso di uno dei due?”
“Sì, Dean” rispose nel suo modo tipicamente conciso, per poi riprendere immediatamente “Sei sicuro non ci serva altro per i bambini o per te?”
Improvvisamente mi aprii in un sorriso e poggiando la mano sul mio ventre, con voce calma lo rassicurai “Tranquillo stiamo tutti ok! Anche se un problema da risolvere c’è”
“Quale? Cosa c’è che non va?” domandò allarmato, protendendosi istintivamente verso di noi.
“Niente, solo dovremo per ogni evenienza trovare un secondo nome da maschio, potrebbe essere utile! Anzi a pensarci bene, Bobby John è troppo lungo e a dirla tutta suona pure in modo strano, mi sembra uno dei Village People! Che ne dici fosse solo Robert?” proposi guardandolo da sotto in su, sapendo che non avrebbe potuto resistere al mio sguardo.
“Come vuoi tu, mi piace il nome di Bobby. Non saprei però trovare un altro nome, sempre che serva” tentò di controbattere.
“Fidati meglio essere pronti e preparati e se poi presi dal nervosismo e dal poco tempo a disposizione, ci scappa un nome spaventoso? No, no… dobbiamo scegliere! Sam non aveva comperato un libro dei nomi?”
“È di sopra, vado a prenderlo” e sparì per ricomparire un battito di ciglia dopo con il testo tra le mani.
 
Come logica e necessità, iniziammo dalla A e se incontrammo nomi normali come Albert o Anthony, incappammo anche in cose che suonavano come Aldebaran e Argimiro.
Ma come cazzo puoi chiamare così un bambino, logico che poi nell’adolescenza arrivi ad odiarti!
Preso dallo sconforto, non appena iniziata la lettera C gettai il libro sul divano e sospirando lasciai cadere il mio capo sulle mani aperte, dopo aver fatto perno con i gomiti sulle cosce.
“Non dobbiamo per forza scegliere oggi, abbiamo ancora tempo” tentò di rassicurarmi Cass e subito dopo avvertii le sue dita adagiarsi leggere e tentennanti sulla nuca. Anche se esitanti, iniziarono a muoversi in lenti cerchi, decisamente piacevoli e distensivi, così decisi di rimanere zitto e immobile a godermi quell’attimo di intima gentilezza.
Ecco le ultime parole famose: dopo neppure un secondo, un improvviso e fortissimo senso di nausea, arrivato dal nulla, artigliò il mio stomaco e benedicendo il fatto che Bobby avesse un bagno anche al piano di sotto, mi ci fiondai.
 
Dannazione!
Dopo aver rivisto e salutato il mio spuntino di poco prima, continuai per un tempo indefinito a stringere la tazza come se fosse una mia vecchia e cara amica.
Dannazione!
Era dalla prima sbronza adolescenziale che non mi riducevo in uno stato simile, facevo schifo e mi sentivo come se mi avessero infilato un braccio in gola per rivoltarmi come un guanto e quello era solo il primo vero e proprio attacco di nausea.
Dannazione!
Chissà quante altre volte mi sarebbe capitato, avrei dovuto abituarmici pensai e sputacchiando per un’ultima volta, mi rimisi in piedi e voltandomi verso il lavandino notai Cass in piedi immobile nel vano della porta che mi guardava preoccupato.
“Keep calm! Era solo una semplice, anche se distruttiva, nausea. Sopravvivrò!”
“Lo so” si limitò a rispondere “l’ho letto, ma non mi piace che tu stia male” concluse con il volto triste e abbassando a terra lo sguardo.
“Non fare il melodrammatico, sto già meglio, vedi?” e per rafforzare le mie parole, poggiando una mano sul bordo della vasca accanto, mi rimisi verticale anche se il senso di nausea ancora dominava il mio stomaco e sentivo in bocca un sapore disgustoso che mi obbligò a rivolgere la mia attenzione al lavandino, che abbandonai solo dopo vari risciacqui con il collutorio.
 
Camminando con tutta la forza e spavalderia che riuscii a tirare fuori, andai verso le scale e Cass si allarmò “Vedi che stai male! Stai andando di sopra” uscì dalle sue labbra con tono quasi rabbioso.
“Voglio solo andare a stendermi un attimo” tentai di calmarlo.
Non contento tentò di trattenermi, poggiando una mano sul mio braccio e mentre mi voltavo, sentii la sua voce cambiare e divenire un sussurro “Ma non hai fame? Dovresti mangiare ora che il tuo stomaco e completamente vuoto”
Sorridendo obiettai sicuro “Fidati, è meglio che per un po’ io non metta niente nello stomaco, correrei solo il rischio di ritrovarmelo davanti” e imboccando finalmente le scale, me lo lasciai alle spalle.
 
Aprii lentamente la porta della camera e chissà perché non mi stupii di trovarvi l’angelo, dovevo fare un discorsetto al moro dagli occhi blu, non poteva muoversi così da una camera all’altra, era fastidioso e invasivo.
Cass doveva imparare ad usare scale e porte, ma la mia priorità ora era un’altra: lasciarmi cadere sul letto e sperare che quell’essere infernale che mi stava strappando le viscere la smettesse.
Non appena il mio capo toccò il cuscino, Cass si sedette al mio fianco e mise, senza dire neppure una sillaba, la sua mano grande e calda sul mio stomaco e chiuse per un attimo gli occhi. Mi liberò del dolore, ma purtroppo non della stanchezza, per quella sarebbe servito solo un po’ di sonno e come se mi avesse letto nel pensiero, le sue dita sfiorarono lievi, più e più volte, la mia fronte e caddi in un sonno tranquillo.
 
Mi allontanai dal torpore e mi avvicinai al dormiveglia, prendendo sempre maggior coscienza dei gorgoglii, per nulla soffusi, emessi dal mio stomaco desolatamente vuoto.
Non appena misi a fuoco lo spazio attorno a me, mi accorsi di due cose.
Castiel non si era spostato di una virgola e fuori si stava facendo buio. Le due cose combinate mi portarono alla conclusione che Cass non si fosse mosso per chissà quanto tempo.
Questo era disturbante, ok era pure lusinghiero, ma soprattutto disturbante!
“Stai meglio adesso Dean?” voce bassa e sexy… NOOOO!!! Non c’era proprio niente di sexy! Dannati ormoni a mille!
Biascicai un vago mugugno di assenso e mi portai a sedere, ritrovandomi a una distanza disdicevole dal suo viso e mi scoprii a pensare che non era normale che i suoi occhi brillassero così tanto nella penombra che riempiva la stanza e per eterni istanti rimasi zitto e immobile a contemplarli, tentando di capire perché fossero di quel blu così assoluto e unico.
Solo la sua voce che mi chiamava riuscì a distrarmi, ma convenni subito che fu un male, perché la mia attenzione, divenuta a pieno titolo ossessione, semplicemente si spostò e di poco.
Le parole provenivano da quella bocca, da quelle labbra socchiuse e sempre screpolate, chissà se Cass si sarebbe scostato se avessi provato a toccarle per scoprire se erano davvero ruvide come apparivano?
Fortunatamente il mio stomaco prese in mano la situazione e con un sordo richiamo attirò su di sé l’interesse di entrambi e, prevenendo la domanda dell’angelo, dissi “Ehi, per te sarebbe un problema andare a prendermi alcune cose da mangiare?”
“Nessun problema, devi solo spiegarmi in modo chiaro cosa vuoi” e rise, ma perché non fa la persona seria e smette di… di… sorridere e farmi pensare a cose… cose che non dovrei pensare!
“So che potrebbero non rientrare nella dieta che hai preparato per me e per loro” abbassando lo sguardo sul mio addome “ma ho voglia di cioccolato bianco e… pistacchi salati”
“Insieme?”
“No, devi comprarli separati, sono due cibi distinti, anche se l’idea di mescolare il dolce con il salato mi piace!”
 
Pochi minuti dopo ero intento a riempire di briciole e gusci il letto, sul quale avrei poi dovuto dormire, ma la momento la cosa non mi importava, con in bocca un enorme quadretto di cioccolato.
Appena trangugiato il dolce portai tra i denti una piccola manciata di frutta secca e trovai il contrasto dannatamente delizioso e stranamente stuzzicante, così tanto che forse non sarei mai riuscito ad averne abbastanza.
“Sono molto buoni, sei andato in centro a prenderli?” domandai ingenuamente, non ricordandomi del raggio di azione dell’angelo.
“No, sono andato a Bronte” rispose come se avesse appena nominato il tipico ritrovo estivo del bravo cacciatore, dando per scontato che conoscessi il posto.
“E sarebbe?”
“Bronte è in Italia e il cioccolato arriva dall’Olanda. Se mi avessi chiesto il cioccolato al latte o fondente, mi sarei potuto fermare nello stesso stato, ma tu volevi quello bianco, così ho dovuto cercare un po’. Mi spiace di averci messo tanto”
“Cass stai scherzando? Ci hai impiegato pochi minuti e sto mangiando cose favolose, grazie. Inoltre” dopo aver di nuovo dato un bel morso alla tavoletta “credo che abbiamo superato in modo perfetto anche la prima voglia”
“Voglia?” chiese l’angelo piegando il capo.
“Sì” masticando in modo animale – lo riconosco – il cioccolato, ripresi “penso che tu l’abbia letto, ma forse erano chiamate con termini medici, capita che, durante la gravidanza, prenda in modo forte la voglia di qualche cosa in particolare, anche qualcosa che non si è mai cercato o voluto prima”
“Ho capito e dimmi, succede solo con il cibo?” non compresi il significato di quella domanda, ma risposi ugualmente.
“Beh, non che io abbia grande esperienza di donne incinte, ma suppongo che riguardi cibo e bevande” conclusi osservando le sue labbra tendersi e rilassarsi subito dopo.
Si limitò ad annuire e io, osservando le sue labbra ora immobili e silenziose, iniziai a dubitare di quanto appena detto, forse le voglie erano aperte e democratiche, potevano riguardare qualunque cosa… ma allungando la mano nel sacchetto dei pistacchi feci tutto quanto fosse in mio potere per non pensarci. 

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Capitolo 11
*** Tecniche di rilassamento ***


Oramai penso di soffrire di “Sindrome depressiva post-convention acuta”.
Così come dopo Roma, anche dopo Parigi ho dovuto faticare un po’ per rimettermi a pigiare i tasti… ma eccomi qui!
Buona lettura.

 
Cap. 11
“Tecniche di rilassamento”
 
Abbandonando elucubrazioni troppo complesse, mi costrinsi a far crescere, in modo rigoglioso, un vago e denso silenzio che lentamente prese piede e occupò tutto lo spazio tra me e Cass.
Chissà su cosa stava riflettendo l’angioletto con la fronte sempre più corrugata e gli occhi aperti solo per metà?
Al momento mi impegnai – ma con risultati pessimi – a pensare che avrei dovuto smetterla di pensare a lui o a che cosa lui potesse pensare… quanto ero patetico!
Sfortunatamente quel silenzio, a cui avevo dedicato amore e cure, venne spazzato via “Dovresti dormire e recuperare le forze”
“Stai scherzando?” bofonchiai riscuotendomi “Ho passato ore su questo letto, mi sto annoiando!” come un lampo, un’idea attraversò la mia mente e sfoggiando un piccolo e accattivante sorriso, mi volsi a guardare Cass negli occhi.
“Hey, che ne pensi se io, ancora nel possesso del mio bellissimo e non sformato corpo, uscissi? Un paio d’ore in un bar, non succederà nulla di pericoloso, una paio di drink” e vedendo le labbra del moro tirarsi, mi affrettai ad aggiungere “…analcolici e magari due chiacchiere con una bella ragazza…”
“No” semplice, risoluto ed era chiaro che non mi avrebbe concesso spiegazioni se non avessi provato ad estorcergliele.
“Perché?” domandai.
“Non mi sembra prudente e poi ti avevo comunicato che per l’intero periodo della gravidanza non avresti potuto copulare e…”
“Hey hey… frena un secondo” e non feci caso alla sua espressione confusa dovuta al modo di dire da me usato “per quanto desidero abbandonarmi ai piaceri della carne, so perfettamente quello che hai detto, quello che vorrei fare è uscire, vedere gente e magari flirtare un po’… non mi pare di chiedere l’impossibile e sicuramente non causerei danni! Forza Cass, non farmi sentire come se fossi agli arresti domiciliari! Se ti va, puoi venire con me!” dovetti arrivare a questo penoso compromesso consapevole che, così facendo, le mie probabilità di passare una piacevole serata in dolce compagnia crollavano drasticamente a picco, dato che avrei dovuto portarmi appresso Mr. Simpatia Portami Via.
 
Cosa non ero disposto a fare pur di uscire da quella casa!
 
In poco tempo fui pronto e mi trovai ad affrontare la prima litigata e senza aver ancora messo un piede aldilà della porta.
“Cass, non farmi già incazzare! Prendiamo la macchina e su questo non voglio sentirti fiatare” sbottai.
“Dean, perché sei così ostile? Posso portare entrambi esattamente nel luogo che hai intenzione di visitare” sussurrò con quel tono accondiscendente, ma che in realtà nascondeva immani insidie e trappole!
“Ora posso guidare, sto uscendo da quello stato di stanchezza cronica e poi parte del mio fascino – mi duole ammetterlo – sta in Baby!” tentai di convincerlo e gioii quando lo vidi annuire.
“Va bene”
Voltai le spalle al mio amico e non mi accorsi di nulla, fino a che non avvertii il classico risucchio e scossone. Quello stronzo mi aveva teletrasportato senza avvertire.
 
Nell’istante esatto in cui riacquistai l’equilibrio, cercai il suo viso e trovai l’angelo a capo inclinato, in attesa della mia reazione.
“Stronzo! Non si fa! Non si spostano le persone senza che queste siano consenzienti e preparate! Mi hai capito? Non farlo mai più! E poi avevi detto che potevo guidare” continuai abbassando visibilmente il tono, dato che il vicolo in cui eravamo arrivati si trovava troppo vicino alla strada principale e le mie urla erano, da lì, chiaramente udibili.
“Ho mentito. Sei stato tu a dirmi che, quando voi umani volete qualcosa, mentite e io desideravo che tu non ti mettessi alla guida”
“Mmf” sbuffai e mi incamminai, sincerandomi che mi stesse seguendo.
 
Entrai, con la zavorra ai piedi e mi diressi al bancone di quell’anonimo pub, il meglio che si potesse trovare in zona, dove faceva bella mostra di sé una procace e chiaramente disinibita barista strizzata in un piccolissimo e sfavillante top zeppo di paillettes.
Paillettes che stavano a gran voce richiamando la mia attenzione.
Eravamo seduti da neppure un paio di minuti e quella donna si avvicinò “Che vi porto bellezze?”
“Una birra e un succo di frutta per il mio amico” risposi velocemente e ammiccando in modo sfacciato.
“Deeean” biascicò Cass col tono disfattista di un uomo senza speranza.
“Ok, ok… stavo scherzando, non ti arrabbiare” dissi voltato verso di lui, alzando le mani in segno di resa incondizionata.
“Allora, tesoro” tornando ad ammiccare alla rossa da urlo aldilà del legno consunto “due birre analcoliche e ti sarei grato se potessi portarcele non in bottiglia così…”
“Tranquillo” mi interruppe lei “non c’è problema, so che è difficile smettere, ne vedo tanti qui che lottano! Nessun problema, due birre in arrivoooo” e sorridendo si allontanò.
“Contento?” sibilai al pennuto appollaiato alla mia destra.
“Sì” sempre il solito, risposte telegrafiche e spesso inutili. Era tempo che spiegassi a Cass il concetto e il fascino delle domande retoriche, ma non era quello il momento, dato che potevo dedicarmi a qualcosa che almeno pareva una birra.
Meglio di niente!
 
SBAGLIATO!
Quello che stavo bevendo era letteralmente disgustoso e osservando di sottecchi le espressioni del volto accanto a me, Cass doveva avere la stessa mia idea, dato che dopo un paio di piccoli sorsi lo vidi allontanare il bicchiere e poggiare le mani sulle cosce, rimanendo in attesa.
Feci ancora un tentativo portando alle labbra il vetro, ma gettai la spugna pure io; continuai a tenere il boccale tra le mani, per semplice abitudine, ma evitai accuratamente di ingurgitare quell’intruglio.
La fortuna forse non mi aveva abbandonato, infatti non appena smisi di crucciarmi per la mancata bevuta, vidi avvicinarsi la barista con un sorriso che non prometteva nulla bi buono... bene!
La suddetta barista non mi prestò la benché minima attenzione e passò oltre, si fermò davanti a Cass e, sbattendo praticamente in faccia all’angelo un paio di tette da urlo, poggiò i gomiti sul bancone.
 
Un attimo… riavvolgiamo… la rossa mi ha snobbato per l’imbranato cronico in trench?
 
Ed ero più che certo di non essere ubriaco!
Il mondo stava girando a rovescio: io ero Dean Winchester, il figo Dean Winchester, il bello e dannato… cazzo!!!
La tipa stava sorridendo, parlando di chissà che cosa e arrotolando tra le dita le lunghe ciocche di capelli color del fuoco, fu allora che decisi di dover salvare il povero Cass dalla perdizione. Era un mio preciso dovere e quindi, mollando del tutto il bicchiere, scivolai giù dallo sgabello e mi piazzai al suo fianco, tentando – invano – di attirare la sua attenzione.
Intanto osservai, per qualche secondo, il suo comportamento: stava come sempre seduto in modo rigido, come se avesse una scop… ci siamo capiti… ma anche se mi era concesso vedere solo il suo profilo, era evidente stesse quanto meno cercando di sorridere, in modo accennato e, sperai, di pura cortesia e circostanza.
 
“Andiamo” optai per un approccio semplice e ricorsi al tono più sereno del mio repertorio.
“Dean, sarebbe scortese” disse Cass voltandosi per un attimo verso di me “io e Eileen stiamo avendo una soddisfacente conversazione sulla necessità che io veda le nuove tende della sua camera da letto, anche se non ne capisco il motivo…”
“Soddisfacente un corno! Ora alzi il culo e andiamo a casa!” e che andasse a farsi fottere il mio tono gentile.
“Oh” si intromise quell’ochetta insipida “voi vi-vivete insieme?” domandò sconcertata.
“Sì” ribattei incrociando le braccia e aspettando che quello stupido si muovesse.
“Ma insieme insieme?” ma allora è proprio tutta scema!
“Certo” a parlare fu Cass che perse l’ennesima occasione di chiudere la bocca, ma devo ammettere che ottenne il risultato che speravo “stiamo insieme giorno e notte, non possiamo restare lontani l’uno dall’altro, lui ha bisogno di me” e con quel candore tipicamente suo distrusse i sogni e le speranze di quella sciacquetta che mestamente tirò indietro le sue tette, tornando al lavoro.
 
Dopo che lei gli ebbe voltato le spalle, Cass scese dalla seggiola e posizionandosi esattamente davanti al mio naso, mi comunicò che ora potevamo andare a casa.
Sbuffando lo afferrai per un braccio e senza curarmi di strattonarlo in modo scomposto, lo trascinai fuori dal locale.
Lasciai Castiel così d’improvviso che si trovò quasi a perdere l’appoggio sulle sue gambe e guardandolo in viso ringhiai “E adesso spiegami cosa cazzo stavi facendo? Ti stavi divertendo? Eravamo usciti perché io mi svagassi, non per tentare di fare di te un ometto cresciuto! Cazzo!”
“I-io non avevo intenzione di divertirmi. Pensavo tu volessi che io mi comportassi nel modo più umano possibile” bisbigliò stranito dall’accusa che gli era stata mossa.
“Sono nervoso, scusami Cass. È che… come farti capire, volevo distrarmi un po’ da tutto ciò che mi sta succedendo, magari con una ragazza…” e passandomi una mano nei capelli feci un paio di passi verso il parcheggio, fortunatamente deserto.
“Distrarti? In quale modo quella ragazza avrebbe potuto distrarti?” domandò con tono davvero incuriosito.
Sorridendo mi avvicinai e a un palmo dal suo naso gli confidai “Ohh fidati! Ci sono mille modi in cui avrebbe potuto far si che non pensassi alla gravidanza per almeno un paio d’ore, qualcosa mi dice che conoscesse varie e particolari tecniche di rilassamento” e poggiando la mano sulla sua spalla gli chiesi di tornare da Bobby e lui lo fece.
Rimesso piede in camera mia, mi accorsi che sul viso di Cass era rimasto quel dubbio, quel non aver compreso e non mi stupii quando riprese il discorso lasciato nel vuoto poco prima.
“Dean, non capisco come Eileen potesse aiutarti… ma se lei era in grado di non farti pensare ai problemi di questi giorni, forse se mi spieghi, posso farlo io!” concluse in modo soddisfatto e orgoglioso.
Mi ritrovai a tossire quando le sue parole e il loro significato raggiunsero le mie orecchie: non poteva essere davvero così ingenuo? Vero?
 
“Cass non dire stronzate! Tu non puoi… Noi non… Cerca di capire, sto parlando di alcune sfaccettature del sesso e quindi tu non…”
“Oh” si limitò a proferire, ma mi accorsi che non era ancora del tutto convinto “Ma se non è proprio sesso” e così parlando notai che si stava avvicinando, fino a trovarsi come accadeva spesso a una spanna dal mio viso “puoi non sentirti in imbarazzo e insegnarmi, così posso farti stare bene”
 
Farmi stare bene… queste parole iniziarono a vorticare nella mia mente, mentre respiravo con forza un profumo nuovo, che non avevo mai avvertito e che mi trovai a definire delizioso. Un profumo che mi avvolgeva e, compresi immediatamente, proveniva sia da me che dall’uomo di fronte.
Che fosse un’altra stranezza angelica? Poco mi importava al momento, dato che l’unica cosa importante era tentare di non privarmene e fu per questo che accorciai ancora di più la distanza tra me e lui.
Più mi avvicinavo più l’aroma diveniva intenso e maggiore era la presa sui miei sensi, sapeva di fiori e spezie, di mare e erba appena tagliata.
Mi avvidi in un ultimo attimo di lucidità, che anche Cass stava inalando a pieni polmoni come se avesse appena scoperto il bisogno lancinante e impellente di respirare e non volesse più smettere.
La voglia di trasformare quell’essenza in gusto si fece strada prepotentemente in entrambi, costringendoci a socchiudere le labbra e, come un tuono nel mezzo della notte, la sentii carezzare calda e sinuosa la mia lingua, scivolare sul mio palato e scendere lenta giù per la mia gola.
Non lo stavo neppure toccando, ma già il mio corpo era come attraversato da piccole e continue ondate di calore ed energia e le sensazioni che mi circondavano inondavano di piacere tutto me stesso.
Io bramavo da sempre il piacere e in quell’istante iniziai a bramare lui.

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Capitolo 12
*** Dove sono finiti i miei piedi? ***


Chiedo venia per le mancate risposte alle ultime recensioni, il tempo è sempre troppo poco e le cose da fare milioni.
Questo capitolo è dedicato a tutti coloro che hanno recensito e continueranno a farlo anche se la vostra autrice è così incapace nel gestire le proprie faccende! ^_^

 
Cap. 12
“Dove sono finiti i miei piedi?”
 
A un soffio dalle sue labbra socchiuse, stringendo gli occhi e stirando la bocca, mi tirai un poco indietro “Cass… quale diavoleria e questa?”
L’angelo non sollevò le palpebre e parlando sulla mia pelle, cosi da portare il calore del suo fiato a carezzarmi costante, rispose dopo un attimo di silenziosa sorpresa decisamente troppo lungo “Di che cosa stai parlando?”
Stavamo perdendo la ragione entrambi, era più che evidente e poggiando le mani sulle sue spalle lo scrollai in modo leggero e mi fermai solo quando anche lui sembrò riscuotersi da quello strano torpore.
“Cos’è questo profumo? È intossicante e invasivo, mi prende la bocca dello stomaco con la paura che questa sia l’ultima volta che io possa sentirlo? Che cazzo è?” e le dita si serrarono sulle sue spalle con forza eccessiva, anche se l’unico a sentire dolore fui io dato che era come stringere tra le dita delle rocce, era la mia carne a soffrirne.
 
“Oh, ecco perché mi sento strano. Evidentemente abbiamo indotto la creazione e portato a maturazione la nostra alchimia” buttò lì il moro come se io dovessi essere preparato a comprendere la portata della sua frase.
Le mie mani lasciarono la presa su di lui e portando i palmi verso l’alto rimasero in attesa di una spiegazione mentre la mia espressione disorientata faceva capolino sulla mia faccia.
“Beh, non è facile da spiegare con il vostro bagaglio di parole, comunque” e passandosi con imbarazzo mal celato una mano sulla nuca, riprese “quando due angeli stanno per… per formare una famiglia allora ciò che li unisce e li unirà per l’eternità diventa qualcosa di sensibile, di percettibile. Quando siamo nelle nostre forme incorporee questo legame di solito appare come energia, come una membrana di calore che avvolge gli spiriti quando sono insieme e che entrambi avvertono come così bella, piacevole e necessaria che li spinge a non infrangerla se non per situazioni importanti”
“Aspetta, prima che tu parta con un docufilm sulla stagione degli amori e i rituali di accoppiamento angelici, vorrei sottolineare che io non sono un angelo! Niente piume, niente anima candida e splendente, quindi…” lo interruppi, cosa che notai, non gradì dato che si formò immediatamente quella piccola rughetta tra le sopracciglia, mentre le labbra ti tendevano e so cosa state pensando: che non dovrei conoscere così bene ogni sua reazione e espressione, sapete che vi dico, fatevi i fatti vostri!
Mentre riflettevo tra me e me, Cass riprese la sua narrazione “La tua anima è molto più bella di quanto tu voglia ammettere, ma stavamo parlando di altro. So che tu non sei un angelo, però io sì e anche le creature che porti in grembo, evidentemente ciò è più che sufficiente”
“Bene, mi stai dicendo che Angelo batte Umano 3 a 1! Sono già in minoranza e non sono ancora nati! Oddio!” e una paura nuova si fece largo in me e, senza pensarci, decisi di condividerla “Cass, ma quando nasceranno, io… io a cosa servirò? Non so nulla di ciò che serve ad un angelo, di come crescerlo, non potrò fare nulla di utile per loro. Non avranno bisogno di me” e colpito da un senso di scoraggiamento profondo scivolai fino a sedermi a terra con la schiena alla pediera del letto.
“Non dire assurdità Dean, tu sarai la loro…”
“Non azzardarti a dire che sarà la loro mamma, perché quanto sono vere le tue piume, te le strappo una ad una! Hai capito?” lo minacciai, anche se sapevo fosse fiato sprecato.
“Sarai il genitore più importante, dillo nel modo che più di piace” e la sua mano corse a poggiarsi leggera sulla mia guancia e così mi accorsi che si era inginocchiato davanti a me “sarai tu e soltanto tu a dare loro la vita e se anche avranno una conoscenza millenaria e poteri che neppure immagini, dovranno sempre tutto a te. Dare la vita ad un altro essere, è il più grande miracolo di mio Padre”
“Mmf” finsi di accettare la sua versione dei fatti, anche se dovetti ammettere che le sue parole erano sincere, semplici e dirette, ma soprattutto le sentivo vere.
Pochi attimi dopo la spiegazione riprese “L’alchimia che lega due angeli è percettibile per la grazia, considerando che ora noi due siamo entrambi su un piano fisico e corporeo, essa avrà ritenuto opportuno manifestarsi in modo tale che i sensi, di cui gli involucri sono dotati, possano sentirla. Ecco spiegato il fatto che per noi sia un profumo”
“Quindi ci è andata bene, avremmo potuto sentire le campane o avvertire un gusto?” domandai incuriosito.
“Certo che se avesse preso la forma di un elemento gustativo o tattile… la situazione sarebbe stata ben più complessa” iniziò a blaterare a bassa voce Cass tra sé e sé.
“Lascia perdere i se e i ma, Cass! Ora dimmi, che ce ne facciamo di questa cosa?”
“Niente” si limitò a dire, con in viso l’espressione più candida e sincera possibile “i bambini stanno crescendo bene e sono loro ad aver completato l’alchimia per fortificare e consolidare il legame. Ora entrambi siamo spinti a non separarci, pensaci, se mi allontano tutti voi state male, molto male. Se invece siamo insieme, loro stanno bene e noi possiamo godere degli effetti piacevoli che abbiamo sperimentato poco fa. A questo serve l’alchimia a indurci a stare insieme, ricercando il piacere e fuggendo il dolore”
“Ok” mi limitai a pronunciare, che cos’altro avrei potuto dire, ero li a terra con le classiche e metaforiche spalle al muro, mi tirai su e mi lasciai cadere di schiena sul letto.
“Forse è meglio se ti riposi, Dean”
“E addio sogni di gloria, a letto senza la piacevole serata che speravo, come è grama la vita!” e mestamente mi voltai su un fianco e richiamai le gambe rimaste in parte a penzoloni e mi rannicchiai poggiando il capo sul cuscino.
“Spiegami cosa posso fare…” il suo tono dolce e quasi di preghiera mi colpì mentre lo vedevo sedersi accanto a me e sentivo il materasso piegarsi sotto il suo peso.
“Ne abbiamo già parlato Cass, smettila!” sbottai con una irritazione eccessiva.
“Potrei…” tentò ancora voltando il capo, mantenendo il corpo immobile e perfettamente seduto “… come erano chiamati in quel libro… ah sì potrei provare a farti un massaggio”
Ecco mi mancava solo l’immagine mentale di Cass che mi metteva le mani addosso per rilassarmi e dormire in pace!
“Smettila ho detto”
Aprii un occhio per controllare cosa stesse facendo quel dannato pennuto dato che la sensazione della sua presenza accanto a me era scomparsa, ma non ebbi il tempo di chiedermi dove fosse finito che riapparve con, tra la mani, uno dei fantomatici libri acquistati da Sam e considerati una nuova Lieta Novella da parte di Cass.
“Ecco vedi?” disse saputo ponendomi davanti al viso il volume aperto ad una pagina piena di disegni stilizzati di esseri umani.
Capii fossero le spiegazioni illustrate delle tecniche di massaggio e tentai di strapparglielo dalle mani per farlo finire casualmente sotto il letto, ma non fui abbastanza veloce e lui, alzandosi, lo sottrasse alla mia presa, mettendosi a passeggiare per la stanza sfogliando ad altissima velocità le pagine.
Poco dopo con un piccolo tonfo il libro venne chiuso e in un paio di passi, Cass fu nuovamente seduto accanto a me, allungando le mani verso le mie scarpe.
“Che fai? Giù le mani Cass!”
“Lasciami fare, vedrai che ne trarrai piacere” queste parole giunsero alle mie orecchie mentre le sue mani avevano preso possesso delle mie caviglie e stavano cercando – non senza qualche difficoltà – di sciogliere i lacci e nella mia testa si disegnarono illustrazioni ben diverse o molto più divertenti di quelle intraviste un attimo prima, ma non dovevo cedere.
“Cass… non farmi incazzare!” ma le mie parole si trovarono di fronte un muro di totale indifferenza, dato che l’angelo continuò a fare ciò che stava facendo e alla fine riuscì a privarmi – ma io lottai strenuamente fino all’ultimo – delle scarpe e dei calzini.
“Stenditi”
“Ma chi ti credi di essere? Darmi ordini! Mai!”
Senza rispondere unì l’indice e il medio, li mosse verso di me e mi trovai bloccato con la schiena al letto, tenuto giù da un peso invisibile.
“Che cazzo stai fac…” ma un nuovo gesto simile al precedente rese muta la mia voce, ora ero un poco spaventato, sottovalutavo sempre il suo essere un angelo super potente.
Senza più essere disturbato dalle mie parole o dai miei movimenti, Cass si sistemò in grembo i miei piedi e portò entrambe le mani su uno di essi, potevo solo lasciarlo fare e affidarmi a ciò che sentivo sulla mia pelle, dato che non potevo sollevare neppure di poco il capo.
Dopo i primi tocchi un po’ titubanti e indecisi, Cass prese confidenza con la disciplina e ogni volta che le sue dita premevano sulla pianta del mio piede, sensazioni favolose si irradiavano in tutto il corpo, era fantastico farsi coccolare in quel modo, dannazione il pennuto aveva ragione, era in grado di farmi stare bene, clamorosamente bene!
Sentii un mugolio compiaciuto lasciare le mie labbra, ciò voleva dire che almeno uno dei trucchi usati su me era stato tolto e provai a muovere un dito, ci riuscii.
Cass iniziò a calcare con maggior forza i pollici sotto il mio piede destro e un piccolo gemito di… – meglio che io non dica a cosa somigliava quel suono! – riempì la mia gola.
Solletico e benessere si intervallavano a seconda dei modi in cui Cass mi toccava perché mi coglieva sempre impreparato, tocchi forti e lievi sfioramenti si mescolavano apparentemente senza logica e premeditazione alcuna.
Ciò che iniziò con manifestazioni di forza e costrizione, fini con il mio più totale dispiacere. Le sue dita scomparvero improvvisamente e ne avvertii subito la mancanza, facendo forza sulle braccia sollevai il busto rimanendo però su esse poggiato.
“Cass che succede?”
“Ho finito. Ho compiuto tutti i gesti indicati nel testo. Come è stato? Sono stato in grado di rilassarti?” domandò con il bisogno di una risposta affermativa dipinta sfacciatamente sul viso.
“Sì. Cass, sei stato molto bravo, g-grazie. È stato molto… piacevole” ammisi, cavolo glielo dovevo!
“Ora credo sia opportuno tu ti stenda e dorma. È molto tardi”
“Va bene! Ma sentimi” iniziai parlando più con me stesso che con lui “ora mi metto anche ad ascoltare i tuoi consigli permettendomi di comandarmi a bacchetta! Sono io quello incinto e tu dovresti fare tutto quello che ti dico!” conclusi puntandogli contro, in modo scherzoso e bonario, un dito teso.
“Dean, è da quando ci conosciamo che faccio tutto quello che vuoi, ora tocca a me! Come lo chiamano alcuni gruppi di esseri umani… ah sì karma” mi disse sorridendo, o penso stesse sorridendo o forse era un ghigno!
Oh per la miseria, Cass sta sogghignando!
La conversazione sfumò in stanchi, almeno da parte mia, e lunghi sguardi, sui quali è meglio la mia mente non si soffermi troppo, e senza accorgermene mi addormentai.
 
La notte passò tranquilla e mi svegliai in modo naturale, stiracchiando le braccia al di sopra della testa e socchiudendo a malapena gli occhi, dato che avevo di nuovo dimenticato di chiudere gli scuri.
Quando mi convinsi ad aprire gli occhi, la prima cosa che feci fu accogliere il nuovo giorno con un’agghiacciante grido.
In un attimo Cass fu al mio fianco, mentre Sam spalancava con malagrazia la porta della camera.
“Cass dove cazzo sono i miei piedi?” sbraitai.
Sapevo che di solito un uomo dovrebbe vedersi i piedi anche da coricato, ecco io quel giorno non potei farlo, perché tra me e loro si stagliava, sotto il leggero velo del lenzuolo, un promontorio che – giuro – la sera prima non c’era!
“Tranquillo Dean, a volte accade che…”
“Accade cosa eh? Che la pagnotta che hai messo nel forno” e indicai chiaramente me “lieviti peggio di una torta? CRAP!”

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Capitolo 13
*** Zii in visita ***


La famiglia più assurda e dolce del mondo è tornata e si sta allargando a vista d'occhio!
Buona lettura!


Cap. 13

“Zii in visita”
 
Le mie urla si diffusero per tutta la casa, richiamando addirittura Bobby che, come Sam, si fermò raggelato dalla mia isteria, nessuno dei due riteneva sicuro entrare completamente nella stanza o almeno questo fu ciò che pensai, vedendoli uno di fianco all’altro nella cornice della porta con i piedi in corridoio.
Riportando occhi e dito puntato su Cass ripresi il mio accorato bisogno di delucidazioni “Allora Cass, cosa cazzo sta succedendo?”
“I-io… penso che… i libri parlano di” tergiversò il pennuto, evidentemente a corto di risposte.
“Lascia perdere quei fottuti libri! È la mia pancia e dato che il mio caso è più unico che raro, non troverai lì la spiegazione del mio stato” gli ringhiai contro.
Deglutendo allarmato, Cass riprovò a parlare “F-forse abbiamo sbagliato il conto della gestazione, è evidente che la crescita dei bambini è più veloce di quanto ci aspettassimo. o forse il fatto che sono due può aver influito… ma per favore cerca di stare calmo”
“Stare calmo?” ammiccai incrociando le braccia al petto “Dici che dovrei CERCARE DI STARE CALMO! CAZZO CASS MA TI ASCOLTI QUANDO PARLI?”
Cass indietreggiò, diavolo dovevo essere davvero spaventoso se riuscivo a intimorire addirittura un angelo, ma al tempo stresso godevo del potere insito nell’essere incinto!
Una persona incinta ha un’immorale e inestimabile quantità di potere.
E io stavo indubbiamente imparando ad usarlo.
Sì sono io, Dean Winchester: incinto e bastardo.
 
Dai piani di conquista del mondo, mi distrasse un’accozzaglia di grida e rumori proveniente dal piano inferiore, ci voltammo tutti verso l’esterno della camera e mentre mio fratello e Bobby scendevano le scale, io tentai di rotolare fuori dal letto, cedendo alla fine e agguantando la mano che Cass mi stava porgendo, ritrovandomi così immediatamente al centro della scena esilarante che si stava svolgendo di sotto.
 
Esattamente davanti al divano letto vi erano Balthazar e… Gabriel?
Ma non era passato a miglior vita per mano di Lucifer?
Vabbè non dovrei oramai più stupirmi di nulla, ma dannazione, neppure la morte poteva più dirsi certa!
“Fermi e zitti!” Bobby tentò di soverchiare quel cicaleccio fastidioso, purtroppo ottenne un risultato effimero, in quanto alle imprecazioni che i due si stavano scambiando si sostituirono gli squittii adoranti che Gabriel iniziò a indirizzare a me, o meglio al mio addome.
Istintivamente feci un passo indietro andando a scontrarmi con il petto di Cass che, dannazione, era sempre a meno di una spanna da me.
“Allora come stanno i miei cuccioli?” domandò l’arcangelo nanetto.
“Gabriel” si intromise Cass “ma tu eri morto” semplice, schietto e diretto.
“Lo so Cassy, io c’ero e me lo ricordo piuttosto bene, ma evidentemente nostro padre ha deciso di farmi un regalo! Così come ha fatto per te un po’ di volte. Ora non distrarmi, sono venuto a conoscere i miei nipotini” e piegando la schiena portò il viso esattamente all’altezza del mio ombelico.
La situazione era inquietante, decisamente troppo anche per i miei standard messi ultimamente a dura prova.
Di nuovo mi venne in soccorso il mio pennuto “Per favore fratello, ritraiti, gli umani non amano che si stia ad una distanza così ravvicinata”
“Smettila di fare il papino iperprotettivo e poi tu gli stai sempre attaccato al culo! O stai dicendo” facendo muovere maliziosamente le sopracciglia “che tu puoi e io no?”
“Certo che lui può… lui… lui” bingo Dean, un’altra occasione di restare in silenzio sprecata egregiamente!
“Io che cosa Dean?” domandò giustamente Castiel.
“Niente” bisbigliai e spostandomi a lato mi sottrassi alle dita invadenti di Gabriel.
“Allora” si intromise Balthazar, rimasto in disparte e in silenzio fino ad allora “avete finito con questo siparietto patetico? Tanto non cambia nulla Gabriel, io sono e sarò il loro zio preferito, fattene una ragione e ora smamma!”
“Smamma tu, spilungone disertore e donnaiolo! Che esempio potresti mai essere eh?” si girò stizzito il piccolo.
“Ma ti ascolti? Arcangelo dei miei stivali? Tu che hai finto per secoli si essere una divinità pagana e hai più harem di un sultano?” e coprendo in un paio di passi la distanza che li separava, i due si trovarono a pochi centimetri l’uno dal petto dell’altro, come due galli da combattimento.
Da un lato la scena era esilarante, ma non ero dell’umore adatto e quelle urla stridenti e assordanti iniziavano ad infastidirmi, così decisi di provare se il potere del Pancione funzionava anche con gli angeli.
“Per favore, basta! Sono nervoso e inizio ad avere fame, quindi o state zitti o ve ne andate” e poggiando una mano con fare delicato sul promontorio esploso nelle ultime ore – tocco da maestro – con una faccia esausta, mi diressi verso la cucina, con Cass che lanciò un’occhiata gelida ai suoi fratelli prima di seguirmi.
 
Super Potere del Pancione… vieni a me! AH!
 
Arrivato davanti al frigorifero, ne aprii lo sportello e vi fiondai dentro il capo. Dovevo purtroppo ammettere che Sam si era attenuto alla perfezione a tutte le direttive di dieta dell’angelo: davanti a me vedevo solo latte, yogurt, frutta e… ma laggiù in fondo mi pare ci sia una birra!
La gioia della scoperta evaporò: tanto non me l’avrebbe lasciata tenere in mano, figuriamoci berne un sorso, così le mie dita deviarono verso un vasetto di yogurt alla vaniglia – almeno mi avrebbe dato una vaga parvenza di torta alla crema – e la bottiglia del latte, poggiando tutto sul ripiano lì accanto.
 
Avevo sperato di tagliare fuori il delirio che aleggiava nella camera accanto, ma purtroppo questo mi aveva seguito e, occhieggiando oltre le spalle di Cass, intravidi i due galletti celesti che facevano a gara per essere l’uno davanti all’altro e oltrepassare per primi l’arco della cucina: erano davvero patetici!
Ebbe la meglio l’arcangelo che riuscì ad avvicinarsi aggirando il tavolo e poggiandoci contro il fianco “Allora avrò due nipotini!” tutto esagitato e con un enorme sorriso sulle labbra.
“Stai alla larga semidio di serie B!” gli scaraventò contro il biondo “Lo zio N° 1 sono e sarò sempre e solo io! Vero Cass? Diglielo”
Agitando in aria una mano, fregandosene bellamente, il primo riprese rivolgendosi direttamente alla mia pancia “Non ascoltatelo pulcini! Ripetete con me: Forza Gabe – Abbasso Balthazar”
Un’ansia cosmica mi travolse: come diavolo avrei potuto mettere due bambini in mezzo a tutta quella pazzia? Sicuramente avrebbero avuto una vita più equilibrata in un circo e non sapendo cosa fare, voltai il capo, crollando mestamente sulla spalla di Cass, domandando silenziosamente il tuo aiuto.
Aiuto che giunse sotto forma di una lenta carezza sulla nuca che iniziò a regalarmi la mia giusta dose di calma, sempre crescente e rassicurante
“Fratelli per favore” tentò di calmare gli animi il moro, abbandonando la mia nuca per spostarsi poco più in basso e cingermi le spalle, mentre la mia fronte ancora era abbandonata su di lui.
“Mandalo via, Castiel!” tentò ancora Balthazar “È l’ultimo arrivato, quindi”
“Quindi un corno e un paio di palle!” si infiammò l’arcangelo “Tu hai passato già più tempo con loro! Non voglio che nascano con la tua vocetta fastidiosa nelle orecchie o peggio ancora con quell’insopportabile accento che ha il tuo contenitore!”
Ruotando di poco la testa, riuscii a sbirciare e vidi che Gabriel aveva portato le mani sui fianchi e stava arruffando le penne e gonfiando il petto… ancora un paio di minuti e si sarebbero presi a pugni.
E in quegli attimi di silenzio e attesa, avvenne l’irreparabile: Balthazar con la punta delle dita spintonò all’indietro il suo rivale.
Lo sguardo del piccoletto si infiammò e iniziarono a schiaffeggiarsi le mani come fossero due ragazzine, mancava solo che si prendessero per i capelli lanciando urletti isterici!
“Basta” gridò Castiel e sentii il suo tono imperioso vibrare all’interno del suo corpo e risalire la gola “Balthazar, per favore, puoi allontanarti per un po’ e magari tranquillizzarti facendo un giro?”
“AH” esordì Gabriel, gaudente e vittorioso.
“Cosa? Mandi via me?” chiese incredulo il biondo.
Il vincitore con una linguaccia degna di un moccioso, si voltò nuovamente verso di me e fece un passo avanti.
“Va bene, come vuoi!” e con queste parole Balthazar sparì.
 
“Allora, dimmi qualcosa di loro Cassy” disse Gabriel impaziente, saltando a sedersi sul tavolo.
Vedendo che le cose sembravano essere rientrate negli argini, ritenni fosse consono ritrovare una posizione eretta e sollevai il capo, anche se Cass non ne volle sapere di allontanare la mano, limitandosi a lasciarla scivolare fino a mio fianco.
Oh beh, potevo anche sopportarla esattamente lì dove era arrivata!
 
“Cosa vuoi sapere?” domandai sospirando e lasciando intendere di essere disposto a chiacchierare.
Picchiettandosi le labbra con le dita e dondolando le gambe nel vuoto, soppesò attentamente le parole “So che saranno due e saranno entrambi angioletti, ma che si sa sul sesso? E i nomi? Staranno qui con te Dean? Beh lascia stare quest’ultima domanda, certo che staranno qui, dovranno imparare a gestire il loro tramite prima di potersi spostare come facciamo noi…”
Mi resi ben presto conto che sarei stato travolto dalle richieste di Gabriel, anche se da un certo punto in poi sembrava che stesse parlando più con se stesso che con me e per alcuni tratti persi il filo di ciò che voleva sapere, come sempre mi agguatò sull’orlo del baratro Cass, rispondendo al posto mio.
 
“Avremo” e qui la mia mente di andò in corto… avremo… prima persona plurale! NOI avremo, io e Cass avremo… respira Dean, respira e non ci pensare “un maschio, ma il secondo bambino sarà una sorpresa e”
“Su Cassy! Sputa fuori i nomi! Che ne dici di Gabriel per il maschietto? Dai… è un nome importante e poi su vuoi mettere la soddisfazione che avrà nel sapere di avere lo stesso nome dello zio prediletto!”
“Lo sai che non è possibile dare il tuo nome a uno di loro” sconsolato dal dover dire l’ovvietà che l’altro avrebbe dovuto sapere.
“Ok noioso! Allora se avrete una bambina potreste chiamarla Gabriella… oppure Ella… ohhh non fatemici pensare, una piccolina da coccolare e riempire di baci!”
“Scordatelo!” saltai su come un a molla “Tu non ti avvicinerai alla mia bambina! Con le tue discutibili scelte di vita… me la faresti crescere come una ragazza di facili costumi! Starai il più lontano possibile da lei, se ci sarà una lei”
Sogghignando l’arcangelo mi regalò uno dei suoi sghembi sorrisi “Ehi, il bue che dice cornuto all’asino! Comunque che nomi avete scelto?”
“Noi…” tentennò Cass e vedendo che scuotevo impercettibilmente il capo continuò “ci abbiamo pensato, ma per ora vorremmo rimanesse un segreto”
“Siete due rompiscatole! Ora è meglio che vada a cercare quell’egocentrico di Balthazar, penso che mi servirà averlo come alleato”
Saltando giù dal tavolo, si fece vicino in un batter d’occhio e ammiccando mi scoccò un bacio sull’addome.
Ho un dannato e enorme bisogno di raggomitolarmi di nuovo sul mio angelo: quel maniaco con le ali mi ha appena baciato la pancia!

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Capitolo 14
*** Dolore e piacere ***


Cap. 14
“Dolore e piacere”
 
Per fortuna Gabriel si eclissò immediatamente e rimasi finalmente solo con Cass.
Non che io volessi rimanere solo con lui… cioè, si, ma… un attimo,  riformuliamo: rimasi in cucina con il mio vasetto di yogurt cremoso alla vaniglia e Cass.
Ed era meglio non cercare connessioni improbabili tra le due cose.
 
Oddio! Ho pensato a Cass tutto ricoperto di panna e crema alla vaniglia!
 
Mente stronza e perversa, smettila!
Meglio cercare un cucchiaino, riempirmi la bocca e cercare di pensare al nulla cosmico; di sicuro era la scelta migliore, se non fosse che mio fratello decise di piombare in cucina.
“Ehi, se ne sono andati quei due pazzi?”
Con la bocca piena mi limitai ad annuire, mentre prendevo posto a tavola, subito imitato da Cass che si sedette al mio fianco e lo stesso fece Sam dal lato opposto.
Trangugiata la prima cucchiaiata, ritrovai la parola “Una domanda fratellino, come mai non ti sei messo anche tu in lizza per il posto da zio preferito? Non ti importa?”
“Non dire assurdità!” sbottò passandosi con tranquillità e nonchalance la mano nei capelli sempre più lunghi e scintillanti, già di prima mattina! “Non mi sono messo a fare l’isterico come i suoi fratelli, semplicemente perché so che sarò io il vincitore”
“Cosa ti da tutta questa sicurezza?” cercai di investigare, sperando che non fosse pazzo quanto gli altri, ma semplicemente più bravo a nasconderlo.
“Semplice, io e te siamo sempre insieme. Gabriel e Balthazar non potranno passare con i bambini la stessa quantità di tempo che invece avrò io, quindi, non c’è assolutamente partita! Quei due marmocchi mi adoreranno e ne consegue che a vincere sarò io!”
 
Questo non è Sam! Stanno diventando tutti scemi, non sono ancora nati e se li stanno spartendo come fossero un premio, ma forse pensandoci bene, tra una cucchiaiata e l’altra, è giusto che sia così.
Certo i bambini frignano, vomitano, piangono, non ti fanno dormire la notte, producono scorie peggiori di dieci centrali nucleari… però… sono bambini e… senza che me ne accorgessi, sentii gli occhi divenire umidi!
Dean Winchester non stava per mettersi a piangere pensando ai suoi pupi! Assolutamente NO!
A distrarmi fu la voce dell’angelo, che con tutta calma mi comunicò che riteneva utile fare una chiacchierata seria con i suoi due fratelli, possibilmente tenendoli separati e allungando una mano per poggiarmela sul lato del collo, come se fosse un gesto divenuto oramai abituale, tentò di rassicurarmi “Cercherò di non stare via molto, se dovessi sentirti male, chiamami Dean! Ti prego, chiamami”
Dopo aver atteso che il mio capo si muovesse su e giù, sparì, lasciandomi alla magra colazione che mi era concessa.
 
Dopo qualche attimo di silenzio, mio fratello riprese la parola, dicendo che aveva trovato alcune notizie su strani fenomeni che accadevano da alcuni giorni in un paese sperduto in mezzo al Minnesota.
“Minnesota, Sam, davvero? Ma non c’è nulla in Minnesota, cosa diavolo ci vanno a fare le schifezze che cacciamo in posti simili? Comunque se devi andare, vai”
“Ecco appunto, ieri sera mentre eri fuori con Castiel, ha chiamato un cacciatore amico di Bobby chiedendo il suo aiuto per una nidiata di rugaru e quindi si sta preparando anche lui a partire, quindi tu rimarresti solo, non credo sia prudent…”
 
Una voce squillante i divertita giunse dalla stanza accanto “C’è nessunooo?”
Riconobbi, , senza alcuna ombra di dubbio, quella che era la voce dell’arcangelo hobbit e alzai gli occhi al cielo.
Quella giornata sarebbe stata più lunga e sicuramente più distruttiva di tutto il mio soggiorno all’inferno.
Gabriel arrivò saltellando in cucina, dove ci aveva lasciato pochi attimi prima.
“Bene sei ancora qui” disse guardando me.
“Scusa, ma dove pensi potrei andare in questo stato?” gli feci presente aprendo le braccia e lasciando intravedere il ventre che pareva crescere a vista d’occhio “Ma lasciamo stare, che ci fai qui Gabriel? Cass era venuto a cercarti e”
“Ohh non ti preoccupare Dolce Forno per Angeli, girerà un po’ a vuoto, poi di stuferà, andrà a cercare Balthazar – perché so che è venuto a cercarci per farci il discorsetto relativo al comportarci bene e non romperti le palle – e poi tornerà qui. Dove vuoi che vada?”
“Ok, allora che vuoi?”
“Niente, o meglio, voglio stare un po’ con te?”
I miei occhi cercarono di uscire dalle orbite per suicidarsi nel poco yogurt alla vaniglia rimasto e la voce uscì stridente “Con… me?!?”
 
“Non con te… con te, zuccone! A quello ci pensa già Castiel, mi pare. Voglio passare un po’ di tempo con i due batuffoli di piume! Vedi come mi sono ridotto? Sono già innamorato!” e sospirando si lasciò cadere sulla seggiola al mio fianco, poggiando un gomito sul tavolo, il mento sulla mano e guardando languido verso di me.
 
“Tutto questo è molto imbarazzante e disturbante, ma forse non completamente negativo” si ritrovò a commentare Sam.
Guardandolo come se mi avesse appena confessato di essersi unito al circo di passaggio per fare il clown, attesi che continuasse, perché sapevo che non era finita lì.
Tossicchiando, mio fratello riprese a parlare “Io devo partire, così come Bobby. Castiel adesso è via e per quanto abbia detto che farà in fretta, non possiamo sapere quanto tempo gli servirà, quindi potresti fare buon viso a cattivo gioco e accettare la sua compagnia”
“COOOSA? Ma tu sei scemo? Io non ci resto con questo pazzo!” urlai alzandomi in piedi di slancio.
“Dean, meglio con lui che completamente solo” tentò di convincermi.
“Ne sei proprio sicuro?” domandai sfidandolo e incrociando le braccia al petto e poggiandole comodamente sul pancione.
“Almeno provaci e poi, pensaci, vuoi davvero avere da discutere con Castiel, se quando torna ti trova qui da solo?”
 
Dannazione, pure questo era vero, mi trovai a pensare, storcendo le labbra e guardando in alto, dovetti ammettere che forse era meglio passare un po’ di tempo con uno dei sette nani piuttosto che avere Mr. Papà incazzato nero!
 
Pochi minuti dopo ero sulla soglia di casa, a guardare partire Bobby e mio fratello, ciascuno sulla propria auto, anche se tecnicamente avevo dovuto cedere, con una stretta al cuore, a Sam la mia Bambina e con a fianco Gabriel che sventolava melodrammatico una mano.
“Meglio entrare, anche se il vostro amico non abita certo in un quartiere residenziale, credo si opportuno non rimanere sulla porta a farsi vedere nelle tue condizioni” disse Gabriel in tono garbato e… gentile?
Tornai in casa, sprofondai nel divano e dopo neppure il tempo di un battito, fui raggiunto dall’arcangelo, e fu lì che iniziai a temere che mi sarebbe rimasto appiccicato per tutto il tempo passato in quella casa.
Dovevo farmi forza, Cass sarebbe tornato prima o poi.
Feci un lungo respiro e volgendo il capo, lo vidi seduto con una gamba piegata sotto il suo corpo e il braccio puntato sullo schienale, così da riuscire a guardarmi dritto in volto.
“Allora, come stai?”
“Come sto? Sono incinto, come vuoi che stia? Sono grasso, gonfio, non posso bere, non posso scopare e ahhh… devo passare la maggior parte del tempo con quell’angelo da monta di tuo fratello altrimenti mi piego in due dal dolore. Per il resto tutto bene, grazie!” risposi acido e irritato.
 
“Capisco che questa situazione non sia certamente una di quelle che ambivi a spuntare dall’elenco delle possibilità, ma… ehi” pungolò con il dito la mia spalla, così forte da farmela allontanare “volente o nolente ci sei dentro, anzi sei il punto centrale e più importante. Non ti rendi conto che stai vivendo un momento unico e bellissimo? Io c’ero quando è nato l’ultimo piccolo angelo ed è stata pura gioia, mi vengono ancora i brividi se solo ci penso! Per questo ti prometto che farò tutto quanto in mio potere per farvi stare bene e al sicuro, anche se io e te ci siamo sempre scornati, loro sono una speranza e un possibile mondo nuovo. Quindi conta su di me per qualunque cosa”
Non sapevo come e che cosa rispondere, non ero preparato a sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, ma per fortuna quel frangente passò, non appena riprese a parlare “E poi non scordiamoci che se tutto andrà in porto con la tua gravidanza, potrei candidarmi per partecipare alla operazione di ripopolamento… sai quante donne bramano il mio corpicino?” concluse carezzandosi lento il petto.
Eccolo qui il vero Gabriel e scrollando il capo, mi lasciai andare ad una piccola risata. Passammo il tempo chiacchierando di cose serie e stupidaggini colossali, ma purtroppo quel momento di incredibile tranquillità finì quando la prima fitta mi strappò un piccolo lamento.
 
L’arcangelo mi fu subito accanto, chiedendo cosa mi stesse accadendo.
Quando il dolore sfumò e finì, lo informai di ciò che Joshua aveva detto a Cass e prima che una nuova stilettata arrivasse a colpirmi, tentai di mettermi in piedi per raggiungere la stanza al piano di sopra.
Se a sedermi non avevo avuto alcun problema, ora sembravo una balena arenata sulla spiaggia, non riuscivo a sollevare il bacino e il busto dal sofà pur facendo forza sulle gambe.
Gabriel mise la mano sul mio avambraccio e senza alcuna nota di scherno nella voce “Dove vuoi andare Dean?”
Cedetti “Vorrei andare di sopra a stendermi, questo dolore non passerà, anzi andrà peggiorando sempre più, fino a che Cass non sarà qui”
“Allora ti ci porto io e poi andrò a cercarlo” mi ritrovai seduto sul bordo del letto, mentre Gabriel si rimetteva in piedi.
“Tranquilla, mammina! Lo trovo e te lo riporto in un attimo” ed evitando il cuscino che gli lanciai contro, sparì.
La seconda fitta arrivo, più profonda e lunga delle precedente e mi coricai su un fianco dando il volto al centro del letto e richiamando strette al corpo le gambe, per quanto mi era concesso dal pancione, e fiducioso attesi.
 
L’arcangelo mantenne la sua promessa e dopo poco, sentii il materasso muoversi e piegarsi, mi sforzai e aprii gli occhi. Con un ginocchio sul letto e proteso verso me, c’era quel padre sciagurato che mi aveva mollato lì e non si decideva a tornare!
“Cass” mugugnai con la bocca mezza premuta sul cuscino, tentando di trattenere i gemiti per l’ennesima coltellata al ventre.
“Sono qui, sono qui” sussurrò togliendosi il trench e lanciandolo da qualche parte alle sue spalle prima di coricarsi accanto a me, circondarmi con entrambe le braccia e tenermi stretto.
Il dolore terminò e ripresi a respirare normalmente, ma le sue braccia non mollarono la presa e io non cercai di forzarle, rimasi immobile in quel goffo, ma caldo, abbraccio.
“Mi spiace, dopo aver parlato con Balthazar mi ero messo a cercare Gabriel ovunque e non mi sono di nuovo accorto del troppo tempo trascorso. Devi essere molto arrabbiato con me”
“Lascia perdere” dissi parlando contro la stoffa della sua camicia “non puoi stare tutto il tempo con me”
“Devo, invece, e voglio! Desidero che non soffriate né tu, né loro. Non mi aveva neppure sfiorato l’idea che Gabriel potesse essere tornato qui. Ti ha infastidito?” domandò Cass, allontanandosi un poco per guardarmi in viso.
“No. Siamo stati seduti a parlare, è stato tranquillo. Poi ho iniziato a sentire dolore e dopo avermi portato qui e venuto a cercare te. Non è tanto male, se ci si abitua alle sue stramberie! Forse, e dico forse, potremo lasciargli passare un po’ di tempo con loro, ma all’inizio solo se sarà presente uno di noi” convenni indicando i bambini.
Stavo bene, lì tra le sue braccia a parlare del futuro, come un emerito coglione, io che ero sempre stato propenso a pensare che non avrei mai meritato un futuro e avevo sempre optato per vivere l’oggi.
 
Appena terminata la frase, mentre ero ancora lì con la bocca socchiusa, fui travolto da quel profumo e, alzando lo sguardo, vidi gli occhi di Cass chiudersi lentamente e le narici dilatarsi, lo stava sentendo anche lui.
Quella dannata alchimia!
Cos’era, un diavolo di contentino per il patimento sopportato qualche minuto prima?
Era come essere avvolti da una folata di aria fresca e sollevando una mano, poggiai il palmo sulla guancia dell’angelo ancora stretto a me “Cass, dovrò abituarmi a questa altalena? Prima il dolore e poi il piacere?”
Il mio tocco parve destare il moro che spalancò quegli occhi così blu e piegando gli angoli delle labbra in un piccolo sorriso, fece una cosa che non mi sarei mai aspettato: mosse il capo quanto necessario per portare bocca e naso sul mio palmo e dopo aver inalato forte, posò un piccolo baciò sulla mia pelle.
Un intenso e lunghissimo brivido nacque dal punto in cui le sue labbra avevano sfiorato la mia mano, attraversò la mia schiena e andò a morire al centro del mio petto, intrufolandosi in esso, fin nel profondo, da dove non avrebbe più potuto scappare.
 
Interruzione dolorosa, ma doverosa, altrimenti sarebbe diventato un capitolo fiume e non sarei riuscita a gestire al meglio tutto ciò che dovrà accadere!
Ci si vede al prossimo capitolo.

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Capitolo 15
*** Kiss Machine ***


Chiedo scusa per i tempi lenti di pubblicazione, il caldo mi ammazza e la mia pigrizia ne risulta amplificata.
Piccolo avviso: ho notato che sia il numero di lettori che di commenti è sceso, non avendo avuto riscontri negativi sulla storia (neppure dal mio numero di amiche/lettrici a cui anticipo spesso i capitoli) forse può essere dovuto al periodo estivo che giustamente non ci porta a passare ore e ore al pc.
Detto ciò, se anche per questo capitolo la situazione dovesse rimanere tale, penso che andrò in pausa e ci si ritroverà a settembre con un bel po’ di capitoli da pubblicare.
Se invece il tutto fosse dovuto a qualcosa che non vi piace o non vi convince nella storia, vi prego fatemelo sapere!
Ora basta… buona lettura!

 
 
Cap. 15
“Kiss Machine”
 
Le labbra di Cass erano ancora lì a un soffio da me, sentivo il fiato caldo lambire umido la mia pelle e ne avvertivo ancora la presenza poggiata leggera al centro del mio palmo, una sensazione che si andava però affievolendo attimo dopo attimo e che io al contrario volevo tornasse prepotente a reclamarmi.
Volevo quelle labbra su me, ma sembrava che il timore le avesse congelate, poco male, me le sarei andato a riprendere e facendo pressione con la mano sul viso dell’angelo, lo costrinsi a voltare il capo in modo che fosse in linea con il mio e senza esitare e soprattutto senza pensare, mi avvicinai.
Mi mossi lentamente, facendo mio ogni millimetro che mi separava da lui, così se avesse voluto allontanarsi, avrebbe avuto tempo e spazio sufficiente, anche se speravo e pregavo con tutto me stesso che rimanesse esattamente dove si trovava ora.
Mentre diventavo sempre più prossimo, potei scorgere nei suoi occhi un miscuglio ingarbugliato di sentimenti e paure, davvero riuscivo a leggerlo come un libro aperto e lo stesso era in grado di fare lui, senza neppure ricorrere ai suoi superpoteri.
La distanza tra me e Cass divenne irrisoria e decisi fosse tempo di annullarla del tutto.
Inclinai un poco il capo e poi finalmente fui su di lui.
Un leggero sfiorarsi fu tutto ciò che mi concessi, non potevo certamente saltare addosso al padre dei miei figli! Anche se a dirla così, quasi mi sarei potuto ritenere ampiamente autorizzato a passare subito alle cosacce!!!
E ridacchiai dentro me, Dean Winchester stava baciando un uomo e non si angosciava, non si faceva mille pippe mentali, semplicemente se la godeva. Saranno stati gli ormoni, saranno stati quei due che più che essere angeli mi parevano due demonietti, sarà stato quello che, in modo molto easy, doveva essere e basta.
Sentii immediatamente quelle dannate pellicine che da parte a parte ornavano le labbra perennemente screpolate di Cass – ci avrei pensato in un altro momento, ma me ne sarei occupato – ma quel piccolo solletico, per nulla spiacevole, divenne ben presto un ricordo quando la bocca del mio angelo si allontanò, anche se di poco, da me.
Con disappunto e arricciando le labbra in un adorabile, almeno sperai, innocente broncio, lo guardai nuovamente negli occhi, scorgendo dubbi e confusione.
“Cass… che c’è che non va? Non ti piace”
“Io… io non lo so” balbettò in rimando tentando di chiudere gli occhi.
“Guardami” ripresi con il tono più gentile di cui ero capace “Non sai se ti piace?”
Tornando a guardarmi, scosse il capo “Non era questo che volevo dire. M-mi piace, ma non so se sia giusto che mi piaccia o forse invece non dovrebbe piacermi o…”
Un sorriso dilagò in una squillante risata e lo fece arretrare ancora un po’ “Non mi faccio seghe mentali io, baluardo della mascolinità da sempre e in compenso te le fai tu?”
“Cosa starei facendo? Dean… non capisco di cosa parli”
“Sto dicendo che, se non mi pongo problemi io per il fatto che stessi baciando un uomo, cioè te, non vedo perché ti debba crucciare tu”
Un nuovo movimento del capo, questa volta dall’alto verso il basso, mi diede il lasciapassare per avvicinarmi di nuovo e per la seconda volta mi ritrovai a mangiare lo spazio tra noi.
“Aspetta…” ma perché non si decideva a stare zitto e a lasciarmi fare “è per i bambini e per l’alchimia che ci lega? È solo a causa di queste cose che vuoi baciarmi?”
“Dannazione Cass, dobbiamo aprire un dibattito proprio ora? Non lo so perché ok? So solo che, qui e ora, vorrei tanto baciarti e vorrei tanto che tu me lo lasciassi fare come si deve. Mi prometti che terrai la bocca chiusa? Oh no! Mi correggo” mai avesse voluto prendermi eccessivamente in parola “mi prometti che ora non parleremo più? Almeno per un po’” e tornai a poggiare il palmo sulla sua guancia a malapena ruvida di barba.
Le mie labbra tornarono a toccare le sue e decisi di farlo divertire, non a caso sono un Winchester, lo avrei fatto decisamente impazzire!
La mia lingua fece capolino e saggiò con piccole leccate il suo labbro inferiore, destando la sua curiosità che lo portò a socchiudere, anche se di poco, la bocca.
Per quanto la tentazione stesse diventando insostenibile dato che tutto ciò a cui riuscivo a pensare era che volevo fiondarmi tra le sue labbra e farlo mugolare, riuscii a frenarmi e mi impegnai a concedere le giuste attenzioni a quei cuscinetti rosa. Alla lingua di sostituirono i denti che carezzando le labbra, riuscirono a strappare a Cass il primo sospiro spezzato e sentii chiaramente un accenno di gemito risalire la sua gola.
Mentre tentavo di invogliarlo ad approfondire il bacio, le mie dita si muovevano sul suo profilo risalendo fino allo zigomo e mi accorsi che sotto i polpastrelli sentivo crescere il calore, il mio casto angioletto stava arrossendo e questo accese il fuoco nelle vene e supponendo di aver tergiversato a sufficienza, mi avventai sulla sua bocca.
Iniziai a succhiare tra le mie labbra il suo inferiore, tirandolo affinché si creasse lo spazio sufficiente per baciarlo per davvero e quel mezzo mugolio divenne l’overture di un concerto.
La mia mano scivolò decisa ad arpionare la sua nuca, portando non solo la sua testa verso me, ma l’intero suo corpo che si ritrovò addossato piacevolmente al mio.
“M-mm-Deeean”  
“Shh… non voglio parlare, non voglio parlare” e abbattendomi su di lui come un uragano, mi riappropriai della sua bocca, mettendo fine a qualunque prova di conversazione.
Un aspetto positivo vi fu, perché finalmente le sue labbra si erano aperte e riuscii a entrare. La mia lingua sfiorò il modo vigoroso il profilo dei denti, scendendo a carezzare e seguire il sentiero lungo la gengiva, solleticando l’interno della guancia, volevo assaporare e mappare la sua bocca, centimetro dopo centimetro e solo poi andare alla ricerca della sua lingua e iniziare a giocarci dispettoso e così feci.
Fu lui a cercare me e il primo tocco tra le nostre lingue fu languido e lento, sfiorai la sua e mi ritrassi, poi tornai a stuzzicarla prima di percorrerne il profilo. Il sapore di quella bocca era fantastico, non aveva nulla a che vedere con ciò a cui ero abituato, non c’era quella consistenza pastosa e fastidiosa di rossetti o lucidalabbra, c’era un gusto pieno e morbido, che pensai non mi sarebbe mai venuto a noia.
Mi piaceva baciare Cass, mi piaceva un sacco essere sepolto nella sua bocca e… e quello che cosa era? Oh, sì l’angelo stava iniziando a mugolare in modo continuo e ronzante, era un suono ipnotico e accattivante.
Chissà se ero in grado di farlo salire di tono…
Unico piccolo neo di tutta la situazione era la quasi immobilità dell’angelo, la sua totale remissività era destabilizzante, cercavo di convincermi fosse dovuta alla sua inesperienza, ai soverchianti sentimenti che si agitavano in lui, ma la paura che non si sentisse coinvolto quanto me, cercava di farsi largo nella mia testa. Dovevo cacciarla via e pensai che avrei potuto ribaltare i ruoli, dovevo fare in modo che agisse in prima persona. Cominciai ad arrotolare la mia lingua sulla sua così da indurla a seguirmi nella mia bocca e per convincerla, chiusi le labbra e la succhia forte.
La mia bocca si stringeva attorno al suo muscolo scorrendo lenta fin quasi alla punta, rilasciandola poco dopo per riprenderla e ripetere il movimento.
Ebbene sì stavo facendo un pompino alla lingua di Cass e la sua risposta mi ripagò completamente. Ai suoi mugolii si unirono ben presto rochi e ruvidi gemiti e senza nessun avviso, mi ritrovai con le spalle al letto, il moro che troneggiava su di me e la sua lingua che scavava nella mia bocca con un impegno di tutto rispetto!
Ah la prorompente passione dei novellini!
Ero completamente schiacciato tra il materasso e il suo corpo e mi trovavo benissimo.
Davvero questa cosa dell’alchimia era meglio dell’alcool o della droga, era qualcosa di potente e inebriante che ti prendeva le viscere e ti spingeva a ricercare il piacere puro e semplice e per la miseria avevo sempre avuto accanto quella fonte inesauribile di piacere che era il mio angioletto… e non me ne ero mai accorto???
Molto male Dean, davvero molto male, ma potevo ancora rimediare.
Intanto Cass stava continuando a baciarmi in quel suo modo improvvisato e caotico, tutto denti e labbra, schiocchi e saliva… Dio mi stava facendo uscire di testa.
I miei lamenti compiaciuti non tardarono a manifestarsi e li lasciai correre liberi e felici.
Si staccò per un attimo – respirando sulle mie labbra in rapidi respiri bollenti e facendomi rabbrividire a causa della saliva che le ricopriva e che si andava asciugando – forse per respirare o per permettere a me di farlo.
“Mi piace, mi piace… mi piace” e si riappropriò della mia bocca senza attendere risposta se mai avessi avuto qualcosa da dire.
Il corpo di Cass si mosse per trovare, pensai, una posizione più comoda e stabile e fu una catastrofe o l’ottava meraviglia del mondo moderno, non era una sensazione facile da classificare, soprattutto nell’esatto momento in cui accadde.
Nel muoversi, iniziò a strusciare le gambe sulle mie, fino a che una delle sue riuscì a farsi spazio, intrufolandosi fino a trovare un punto d’appoggio sul letto.
Purtroppo quella gamba trovò anche qualcos’altro all’altezza del cavallo dei miei pantaloni e senza malizia ci si sfregò sopra nel sistemarsi.
Oh cazzo!
Quella dolce frizione, ancora troppo lieve, scomparve quando Cass si ritenne soddisfatto della posizione ottenuta e il suo corpo si immobilizzò quasi senza toccarmi. Pur perso nelle sensazioni che la sua bocca mi stava donando, mi accorsi che si teneva sollevato sui gomiti, puntando anche leggermente le ginocchia.
Interruppi il bacio, mi infastidiva l’insopportabile mancanza di calore dovuta alla distanza presente adesso tra me e lui e continuando a guardarlo fisso negli occhi, posi una mano sul suo fianco e l’altra alla base della schiena, proprio al centro, in quel soffice avvallamento e facendo forza con entrambe, provai a portarlo verso di me.
Cercò di fare resistenza per qualche secondo, ma quando si rese conto che non mi stavo arrendendo e che continuavo nella mia opera “Dean” socchiudendo gli occhi e poggiando la fronte sulla mia tempia, cosicché ogni parola si infrangesse con forza e prepotenza sul mio collo sudato “non voglio farti del male”
“Ehi Cass, guarda che non sono una principessina, sono un grande e grosso cacciatore di mostri/mamma di angeli”
“Mamma?” incatenando di nuovo i nostri occhi.
“Beh” convenni alzando leggermente le spalle “è quello che non ero, ma che sono diventato, quindi sì… mamma”
Sorridendo si spostò un poco a lato e continuò “Non voglio fare del male a loro, non voglio schiacciarli” e sull’ultima parola la mano si sollevò per planare immediatamente in cima al promontorio.
Eccolo lì quel calore, quel senso di pace e quel ehi questo è il mio piccolo posto perfetto!
“Non devi angosciarti, sai le donne incinte fanno sesso, quindi…” e sollevando il viso, vidi gli occhi sgranati di Cass “ooh frena, non volevo intendere che… cioè non volevo certo dire che noi dobbiamo… però potremmo… forse è meglio se sto zitto” e puntai il mento sul petto.
“Penso di sì, penso sia meglio che tu stia zitto” carezzandomi l’addome, la sua mano si aggrappò al mio fianco e tirandomi verso di sé mi riportò nella posizione da cui tutto era partito, entrambi su un fianco uno di fronte all’altro; mi sentivo una docile bambola di pezza, ma fino a che le sue mani fossero rimaste su me, avrei potuto accettarlo “e penso anche che se stiamo così, forse possiamo riprendere a baciarci… che ne dici?”
 
E chi ero io per fermare quella macchina da baci che andava sotto il nome di Castiel l’Angelo del Signore? Quindi mi limitai ad annuire e le mie labbra tornarono ad essere magnificamente occupate e indaffarate per parecchio tempo.
 
Stavo per perdere la sensibilità alle labbra, mi pareva di essere tornato un adolescente arrapato, quando tutto quel pomiciare selvaggio ti intorpidiva la bocca e non ne avevi mai abbastanza. Dopo un tempo che sembrò eterno, mi ritrovai steso a fissare il soffitto, tentando di riprendere fiato con Cass coricato su un fianco completamente appiccicato a me, dalla mia spalla che poggiava sul suo petto alle ginocchia che si sfioravano di tanto in tanto.
“Forte questa invenzione dell’alchimia! Davvero wow!”
Sentii provenire dalla mia sinistra un piccolo sbuffò e muovendo il collo colsi Cass mentre tentava di trattenere una risata.
“Non dovresti fermarti. Mi piacerebbe vederti ridere, l’unica volta che mi è successo non eri proprio tu, era quella tua versione hippy e molto tossica di quell’allucinante futuro. Vorrei vederti ridere”
E sulle mie parole le mano del moro riprese le sue carezze lente, costanti e circolari sul pancione.
Erano molto rilassanti e quasi sonnacchiose, se non fosse stato che ad un tratto…
“Oh merda” e di scatto mi tirai su, rimanendo seduto.
“Cosa c’è? chiese tutto allarmato Cass.
Guardandolo con un’espressione probabilmente da candid camera risposi con un filo di voce “Non lo hai sentito?”
“Sentito cosa Dean? Ti prego parla” e sfiorandomi la guancia fece in modo che lo guardassi in viso.
“Si sono mossi… i bambini si sono mossi e continuano! Da qui” e senza attendere oltre presi la sua mano dalla mia faccia e la posai nel punto in cui avevo sentito dei deboli colpetti.
Tenendo la mia mano sulla sua, attendemmo e fummo ripagati.
Un nuovo piccolo movimento, riverberò fino all’esterno del pancione, così da essere avvertito anche dall’angelo.
I suoi occhi tornarono da me ed erano semplicemente colmi di gioia, forse erano così anche i miei… oh certamente erano così anche i miei!
E avvicinando il viso al mio depositò un piccolo bacio sulla tempia, appena prima di lasciarci poggiare la fronte, mormorando una cascata di ininterrotti “Grazie” 

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Capitolo 16
*** L'angelo fa la ruota ***


Sorry per il ritardo, un altro pairing mi ha rapita!
Infatti se vi interessa nel mio profilo potrete trovare due storie
Sterek, per chi non conoscesse, la coppia Stiles/Derek, personaggi del telefilm Teen Wolf.
Ora bando alle ciance, ecco il nuovo capitolo.

 
Cap. 16
“L’angelo fa la ruota”
 
Cass passò le ore successive a girarmi attorno come fosse un satellite e io il suo pianeta e di tanto in tanto si limitava ad alzare il capo incrociando il mio sguardo e domandandomi con gli occhi da cucciolo spaurito se i bambini continuassero a muoversi.
Un paio di volte, mentre ero distratto tra una pentola e un tegame, tentò di allungare le mani e sfiorare il mio addome “Smettila” dissi esasperato “è probabile stiano riposando o addirittura dormendo, lo fanno sai i bambini, ancora prima di nascere”
“Va bene”
Capii dal tono con cui pronunciò queste parole, che non si sarebbe fermato ad esse e infatti “Però non è giusto. Tu puoi sentirli sempre e sapere cosa fanno. Io no”
“Vorrei ben vedere, dato che sono io a portarli in giro 24 ore su 24” ripresi con tono per nulla ironico “Facciamo così la prossima volta rimani incinto tu! Che ne pensi?”
“I-incinto? Io?” balbettò il pennuto “Prossima volta? Vuoi davvero che ci sia una pross”
“No, cioè io non… lascia perdere… ma potreste escogitare un modo per cui il rito tra angelo e umano faccia effetto su di voi e non sull’altra povera metà della mela, così potrai godere di tutte queste bellissime sensazioni: le nausee, il mal di schiena, i piedi a zampogna e questa montagna che ti cresce al posto di un piatto e scolpito addome! Dimenticavo, probabilmente grazie ai vostri poteri non sentireste il benché minimo disagio! Questo sì che è ingiusto!”
“Scusa, pensavo avessi accettato oramai la gravidanza… non credo faccia bene ai bambini sentire che non li vorresti” asserì serio e compito l’angelo, riuscendo con una frase a farmi sentite il classico emerito stronzo.
“Non è vero che non li voglio! È lo stress, il dolore e tutto il casino che ha sconvolto la mia vita” e piegando il collo fino a guardarmi la pancia, continuai “Avete capito voi due laggiù papà Dean vi vuole, solo che spesso ha dei momenti no”
La tensione venne drasticamente smorzata dal mio cellulare che iniziò a vibrare forsennato sul tavolo della cucina e agguantandolo appena prima che superasse il bordo e cadesse a terra risposi “Pronto”
 
Era Nancy che ci comunicava con suo grande dispiacere di essersi accorta che, per errore, lo scalda biberon recapitatoci era un modello difettoso e che di conseguenza avrebbe mandato un magazziniere a sostituirlo e che, per scusarsi dell’inconveniente, avrebbe aggiunto un omaggio.
Chiusa la conversazione, mi resi conto di essere un po’ impossibilitato ad accogliere gente in casa e guardando il moro capii di non avere alternative, dovevo trasformarlo – nel breve tempo che ci era concesso – in un credibile essere umano.
 
Dopo aver recuperato dalla montagna di acquisti fatti pochi giorni prima, la confezione dell’elettrodomestico indicatomi dalla commessa del negozio, mi piazzai davanti a Cass e lo istruii a dovere.
“Allora, ascoltami, quando arriva quel ragazzo, tu dovrai dargli questa scatola e prendere tutto ciò che ti darà. Ok?” continuai solo dopo aver ricevuto un cenno di assenso “Non penso che voglia intavolare una conversazione e limitati a sorridere e ringraziarlo per il disturbo dopo aver fatto lo scambio. Tu sarai sulla porta e io rimarrò qui, non intendo turbare i suoi sogni con l’immagine di un uomo gravido. Se mai fossi in difficolta vieni da me”
“Ho capito” fu ciò che ottenni e me lo sarei dovuto far bastare.
 
Dopo neppure una decina di minuti, sentimmo delle ruote frenare sullo sterrato davanti casa e un paio di secondi più tardi il clacson richiamare la nostra attenzione con lunghi segnali. Avrei dovuto convincere Bobby a installare un campanello e un citofono, ma per il momento mi limitai a spingere con entrambe le mani Cass verso la porta e – dopo avergli passato la scatola – fargli cenno di aprire, mentre mi nascondevo dietro il tramezzo.
“Buonasera, lavoro per il Paradiso del Bebè, sono qui per una consegna e un ritiro merce difettosa”
La voce dell’addetto era squillante e sperai che tutto si risolvesse in fretta, anche perché non sentii Cass rispondere alcunché.
“Bene, questo è tutto! Ah… mi scusi, non vorrei sembrarle sfacciato, ma sa ha un bellissimo sorriso”
 
COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO? Fu il mio unico pensiero, prima di accorgermi di non essere più in grado di sentire se i due stavano parlando e cosa si stessero eventualmente dicendo.
Qualunque fosse lo scenario che si presentava in veranda, una cosa era certa quel commesso ci stava provando con mio… mio… con Cass.
Ero ancora perso nei miei pensieri quando mi ritrovai davanti il moro con in una mano una scatola del tutto identica a quella che aveva poco prima e nell’altra un’enorme borsa di plastica variopinta.
Dopo averlo aiutato a poggiare entrambe  sulla scrivania di Bobby, l’angelo si volse verso di me “Dean, quel ragazzo mi ha domandato se avevo impegni per questa sera? Puoi spiegarmi cosa intendesse dire e che cosa devo rispondergli? Non avevi previsto questa domanda mentre mi spiegavi come avrei dovuto comportarmi”
Beata innocenza!
Quel povero angelo spelacchiato non si rendeva conto che quel Casanova da quattro soldi ci stesse provando con lui e io non ero così convinto mi convenisse spiegargli davvero tutto e tentando di trattenere la gel… il nervoso che mi saliva nelle vene puntando un dito verso la porta e bisbigliando, risposi “Ora torni là fuori e gli dici di andare a…” no no no Dean non puoi suggerirgli di parlare in tal modo “dicevo… ora torni di fuori e gli dici che…”
“Cosa devo dirgli Dean?” domandò incuriosito piegando il capo aspettando una mia risposta di senso compiuto, che tardava ad arrivare.
Dannazione quanto era difficile, ma prendendo un respiro profondo e passandomi la mano sul viso come a scacciare i dubbi ripresi “Digli solo che hai da fare”
“Ma Dean, io non ho da fare. Mi stai dicendo di mentire?”
E non ci vidi più, non voleva o non riusciva a comprendere… bene! Sarei stato schietto e diretto.
“Allora dì la verità” e aprendo le braccia continuai “digli che devi stare a casa a fare il padre! Cazzo!” e girando i tacchi lo lascia per dirigermi in cucina.
Un attimo dopo sentii i suoi passi muoversi verso la porta.
 
Cosa diavolo mi stava succedendo?
Ero diventato furioso in quel bar, quando quella ragazza si era messa in mente di portarsi a casa Cass e ora la scena si ripeteva.
La prima volta avevo cercato di convincermi fosse il mio ego ferito, dato che la barista aveva preferito lui a me, ma adesso… non potevo certo dire che stesse succedendo la medesima cosa!
E stavo logicamente soprassedendo, per l’incolumità della mia mente provata, riguardo la sessione di baci infuocati e strusciamenti bollenti terminata poco prima.
Mi ritrovai poggiato con entrambe le mani strette al bordo della cucina e la testa piegata in avanti a ciondoloni.
Ero patetico, ero… non sapevo neppure io che cosa ero e d’un tratto la mano grande e forte dell’angelo si chiuse sulla mia spalla.
“Dean” amavo quando il mio nome veniva sussurrato da quella voce tanto roca quanto calda “credo di aver disilluso le speranze di quel ragazzo e di averlo intristito. Quando gli ho ripetuto la tua frase, ha smesso di sorridere ed è andato via”
“Meglio per lui” mi intromisi nel suo monologo “Quello lì voleva uscire con te, Cass! Come fai a non capire, a non rendertene conto. È come l’altra sera, ti ricordi la rossa al bar? Voleva portarti a casa sue per…”
“Eileen voleva mostrarmi come aveva arredato la sua nuova casa” puntualizzò il moro.
Sbuffando e sorridendo, mi girai e rivolgendomi a lui come ad un bambino, schietto spiegai “No, quella voleva scoparti Cass e pure il tipo delle consegne”
 
Silenzio.
Forse stava elaborando le informazioni.
 
“Oh” riuscì solo a emettere dopo minuti passati a guardare il nulla di fronte a sé.
“OH?” mi ritrovai a ripetere salendo di tono “È tutto ciò che ti riesce di dire? Se non ti avessi suggerito quella risposta, che avresti fatto? Saresti uscito con lui?”
La rabbia stava di nuovo guidando la mia voce e anche il mio corpo pareva volesse aggredirlo avvicinandosi in modo aggressivo.
“Certo che no! Se mi fossi allontanato, avreste iniziato a sentirvi male di nuovo”
“Cristo Cass! Solo per questo non saresti andato?” e nella mia mente la frase proseguì non per il fatto che abbiamo passato un’ora a mangiarci la faccia a suon di baci?
“Non voglio che tu ti arrabbi” obiettò cercando di rabbonirmi.
“E allora cerca di evitare di farmi incazzare”
“Se fossi uscito con quel ragazzo, si sarebbe aspettato che io facessi con lui quello che abbiamo fatto io e te di sopra, vero?”
L’angioletto cominciava a comprendere, ma ritenni fosse meglio tacere, dato che tutto ciò che usciva dalla mia bocca era, per il momento, eccessivamente tagliente e mi limitai ad annuire.
“Io non voglio…” mormorò vagamente imbarazzato e vedendolo con le gote che si stavano colorando e le mani che giocavano l’una con l’altra, incapaci di stare ferme, tutto quella rabbia evaporò veloce come era arrivata e avvicinandomi gli sollevai il mento con un dito, per guardarlo dritto in quei suoi occhi così blu.
“Cosa non vuoi Cass?”
“Non… voglio baciare altre persone e non desidero che altri mi tocchino” disse con l’ingenuità che lo caratterizzava “… solo tu”
E quella sincerità mi stordì e senza incensi o profumi mistici, poggiai le labbra socchiuse sulle sue, non feci pressione e non lo forzai ad aprirle, solo un piccolo bacio.
“Allora ti va se torniamo a preparare la cena e poi ci spaparanziamo sul divano a guardare la TV?” suggerii mentre mi dirigevo nuovamente ai fornelli.
 
Mentre facevo saltare le verdure – ebbene sì, verdure – e rosolavo per bene la carne, la voce di Cass tornò a distrarmi “Dean? Credo di dover acquistare degli abiti nuovi”
Torcendo il collo in un gesto secco e pericolosamente rumoroso, lo fissai allibito… davvero Cass Guai a chi mi tocca il trench voleva rifarsi il guardaroba?
“Perché?” chiesi vinto dalla curiosità.
“Alan ha detto che sono molto bello, ho un sorriso affascinante e degli occhi fantastici, solo dovrei… valorizzarmi di più”
Rischiai di rovesciare parte del contenuto del tegame a terra.
“Cosa?” e lo trovai che si specchiava nei vetri della finestra.
“Sono bello per davvero?” domandò senza staccare gli occhi dal suo riflesso.
“S-sì” tentennai solo un secondo, non ero mai stato il tipo da complimenti, ma vedevo come stesse attendendo le mie parole e lo accontentai “sei bello, ma ora ritira le piume e vai a preparare la tavola, peacock!”*
E lui tutto sorridente, dopo aver regalato un’ultima attenta occhiata alla sua immagine riflessa, agguanto le stoviglie che gli stavo porgendo e si diresse verso il tavolo.
 
 
*Peacock = pavone… ho lasciato il termine inglese come richiamo alla canzone di Katy Perry.  

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Capitolo 17
*** Impiccioni ***


Ebbene sì!
Sono viva! È parecchio che non aggiorno questa ff e Kitty, ma tranquille non ho nessuna intenzione di abbandonarle, semplicemente ho dedicato tempo e energie ad un altro pairing (potete vederlo nel mio profilo, si tratta di Stiles/Derek di Teen Wolf) e dato che l’ispirazione andava in quel senso, non volevo scrivere forzatamente Destiel perdendo in cura e dettagli.
Ora bando alle ciance… buona lettura!

     
Cap. 17
“Impiccioni”
 
La perfetta e salutare cenetta si concluse in un lampo, considerando che quel cibo non era di mio gradimento e lo trangugiai con velocità e quando, puntando le mani al bordo del tavolo e i piedi a terra, allontanai la sedia dal tavolo, rischiai di svenire o di cominciare a imprecare come non mai.
La pancia era cresciuta di parecchio in un lasso di tempo irrisorio.
Sapevo di non dovermi aspettare una gestazione ordinaria, ma vedere che aumentava in modi e tempi completamente discontinui era inquietante. Mi sentivo come se al mio interno vi fossero delle bombe a orologeria: ogni volta che una di queste esplodeva la mia gravidanza faceva un enorme balzo in avanti.
“Cazzo” mi limitai a commentare, senza staccare gli occhi dal mio addome.
“Cosa c’è Dean?” domandò l’angelo preoccupato, alzandosi e facendosi prossimo in un lampo.
“Secondo te?” ribattei aprendo le braccia “Non penso sia normale… tu che ne dici? Mezz’ora fa non era così… così… tanta!”
“Vero”
“Oh, mi fa piacere che tu sia d’accordo con me!” sibilai con sarcasmo.
“Credo sia meglio che io vada…”
“Dove cazzo credi che io ti permetta di andare?” sbraitai.
“Pensavo di chiedere informazioni dettagliate all’unico angelo che fino ad ora ci è stato d’aiuto. Pensavo di rivolgermi a Joshua, che ne pensi? Cercherò di impiegarci il minor tempo possibile”
“Ok” borbottai, per nulla convinto fosse una così grande idea, alzandomi a fatica e dopo aver raccolto tutti i piatti nel lavello, mi diressi verso il divano e la mia adorata amica TV “ma guai a te se vai a bighellonare in giro per il Paradiso”
Cass annuì e si volatilizzò.
 
Oramai rassegnato al fatto che avrebbe potuto tornare in un battito di ciglia così come in un paio di ore o addirittura giorni, mi accomodai e mi feci rapire dal demone dello zapping.
Nulla di decente aveva per il momento attirato la mia attenzione e fui felice di sentire il familiare sfarfallio che preannunciava il suo ritorno. Sollevando di poco il capo, comodamente appoggiato sul palmo della mano, vidi però che non Cass non era solo dato che si era portato appresso il giardiniere.
 
“È un piacere e un onore rincontrarti Dean Winchester” pronunciò con fare solenne e accennando pure un mezzo in chino “Ciò che hai accettato di fare ci riempie di speranza e”
“Sorvoliamo sull’elemento accettato e andiamo dritti al punto. Come diavolo funziona questa cosa? Perché ogni tanto faccio BOOM?”
Incrociai per un attimo gli occhi terrorizzati e imbarazzati al tempo stesso di Cass, forse ero stato eccessivamente insolente con l’angelo che chiacchierava con Dio? Me ne fregai bellamente e rimasi in attesa di una risposta.
“Dean Winchester devi comprendere che ciò che ti sta accadendo è paragonabile ad un vero e proprio miracolo” parlando non faceva che gesticolare come un prestigiatore, se non avesse fermato immediatamente quelle mani, ero sicuro sarebbe sopraggiunto un attacco di nausea “La tua gestazione, considerando la tua natura umana, non è prevedibile. Non posso dirti cosa accadrà o come accadrà. Il mio compito, se vuoi, è monitorare che attimo per attimo tutto vada per il meglio e stiate bene. Posso confermarti che siete tutti e tre in ottima forma: le grazie sono vitali e, per gli standard umani, sane e forti.
“Quindi viviamo alla giornata?” chiesi con rassegnazione.
“Sì, null’altro si può fare, ma da quanto so, hai più angeli che vegliano su di te”
“Spero che tu non stia parlando di quei due rompicog” iniziai prima di essere brutalmente interrotto da Cass.
“DEAN! Per favore”
E sbuffando tentai di incrociare le braccia al petto. Tentai, perché l’azione risultò impossibile fintantoché non convenni di doverle alzare sino ad averlo quasi sotto il mento.
Che amarezza!
 
Non mi accorsi subito della scomparsa dell’angelo più anziano – sempre che lo fosse per davvero – e quando sentii il divano abbassarsi per accogliere qualcuno accanto a me, volsi lo sguardo in quella direzione, trovando ad attendermi il sorriso calmo e rilassato del moro.
“Va tutto bene. Sono felice” disse senza smettere di sorridere.
“Anche io” e mi stupii nell’appurare quanto sentissi sincere quelle due semplici parole, ero felice che i miei bambini stessero bene. Null’altro importava e seguendo un urlo proveniente dalla televisione, riportai su di essa la mia attenzione.
“Vuoi… guardare la scatola?”
Tornando a lui, vidi che stava cercando di capire cosa stesse accadendo davanti ai suoi occhi e ghignando apertamente con tono fintamente curioso mi avvicinai “Perché? Tu cosa vuoi fare?”
Aspettai che girasse il capo verso di me e quando lo fece, aveva la bocca semiaperta, come se cercasse le parole giuste da dire mentre il suo viso si coloriva, fino a che vinto dall’imbarazzo abbassò gli occhi.
Mi feci ancora più prossimo e soffiai direttamente dentro il suo orecchio “Maniaco”
Farfugliando cercò di negare l’ipotesi che si era fatto largo nella mia testa: aveva pensato alle nostre attività extra del pomeriggio appena trascorso.
Mentre ero impegnato a carezzare il suo collo con la punta del naso, fui distratto da uno squillante “Bonsoir” che mi gelò, congelandomi per un attimo, prima di costringermi ad allontanarmi a forza e riconquistare una posizione rispettabile.
 
Lo spilungone biondo campeggiava al centro della stanza.
Abbandonai sullo schienale del sofà il capo e sentii Cass rivolgergli a lui “Ba-Balthazar  cosa ci fai qui?”
“Disturbo?” pronunciando questa sola parola si avvicinò insinuandosi tra me e Cass e si accomodò tranquillamente al centro del divano “L’ho chiesto per cortesia, non mi serve una risposta” rendendo vana qualunque mia possibile obiezione.
“Fratello” riprovò Cass “a cosa dobbiamo la tua visita?”
“Semplice, ho saputo che quell’ALTRO ha passato qui l’intera mattina e non è per nulla giusto” concluse volgendo il capo verso di me “Ora tocca a me passare del tempo con i piccoli”
“Ah” giunse la squillante voce dell’arcangelo “e tu pensi che io sia scemo quanto te e ti lasci qui da solo?”
Tutti e tre volgemmo gli occhi all’ingresso della stanza e lo vedemmo.
“Forza! Fatemi spazio” pretese agitando le mani con stizza.
“E come credi che possiamo farlo? Ci stiamo a  malapena”
Schioccando le dita – che sapevo equivalere all’arricciatura di naso di Samantha* - il divano su cui eravamo ebbe un sussulto e divenne di colpo enorme e di un roso scarlatto “Ora non abbiamo più problemi” e con una totale mancanza di attenzione si lanciò a peso morto accanto a me.
“Come stai?” mi domandò con tono… premuroso? Ok, il mondo era prossimo alla fine e questa volta io non ne potevo nulla, o quasi “Tutto bene?”
Mi limitai a muovere il capo su e giù e così gli permisi di riprendere la parola.
“Perfetto! Allora possiamo passare una tranquilla serata in famiglia, anche se dovremo sopportare quel coso” alzando volutamente la voce sull’ultima parola “Dean ma sbaglio o lieviti come una torta Paradiso?”
“Joshua ha detto che non ci sono problemi” giunse dall’altra parte del divano la voce del mio angelo.
“Favoloso! Pensiamo a divertirci. Cosa ci gustiamo in TV? Popcorn e birra per tutti?” e già medio e pollice si stavano avvicinando, quando Cass tuonò “NO! Dean non deve bene alcolici”
“Davvero?” domandò guardando me.
“Così mi è stato comandato” borbottai contrariato.
“Ok… allora popcorn e Pepsi Max** per tutti” e dal nulla apparve un piccolo tavolino occupato completamente da bottigliette di liquido scuro e da due ciotole di mais scoppiato.
“Plebeo” sibilò con voce snob l’angelo biondo che occupava l’altro posto accanto a me e  alcune bibite sparirono per lasciare posto a un secchiello per il ghiaccio completo di bottiglia di champagne e un flûte.
“Fighetto spocchioso” borbottò di rimando l’arcangelo infilandosi in bocca una mangiata di popcorn per poi allungarmi il contenitore “Ti va? Questi sono dolci”
Allungando la mano, misi in chiaro le regole “Potete restare solo se non rompete le palle”
I due di troppo acconsentirono, anche se dubitavo avrebbero tenuto fede a quanto promesso.
Di nuovo la voce di Gabriel spezzò il silenzio “Allora ci guardiamo un bel porno?”
“Se non ci sei tu volen” ma venni bloccato dalla mia acida metà.
“NO”
“Cosa?” si intromise Balthazar “Cassy gli hai proibito anche i porno?” e volgendosi verso di me “Dean, hai tutta la mia comprensione e appoggio”
“No, non è.. il motivo è legato al fatto che ora non può…”
“Non puoi?” e il castano si sporse in avanti per partecipare alla conversazione.
“Zitti tutti” sbottai “Io posso! Sempre e comunque, sia ben chiaro! Ma lui non vuole”
E come se si fossero accordati, i due guardarono Castiel e parlarono all’unisono “Non vuoi?”
Cass si trovò senza parole e abbassò gli occhi, prima di provare a bisbigliare “Il rito doveva attecchire e…”
“Appunto” sottolineò Gabriel “doveva, tempo passato”
“Scusate” tentai di fermare quell’inopportuna seduta di gruppo, ma non ebbi successo e infatti, ignorandomi, continuarono.
“Dean ha detto che le donne incinte fanno… possono fare sesso e quindi secondo lui noi potrem” di nuovo quella dannata lingua lunga del mio angelo.
“CASS” e bloccai la sua frase a metà “smettila di parlare di me e di noi a questi due!”
“Di voi?” le due campane erano ripartite a suonare insieme, ma solo il biondo continuò “Esiste un voi?”
 
La mia dignità crollò così come il mio volto che si spiaggiò sui palmi aperti, nascondendosi del tutto e gemendo chiamai il suo nome.  
Sentii qualcuno inginocchiarsi davanti a me e le sue mani poggiarsi sul divano ai lati delle mie gambe, la voce di Cass giunse calda e umida sulla mia pelle “Dean tutto bene?”
Un altro piccolo mugolio lasciò le mie labbra.
E la sua voce tornò, un poco più distante e più forte “Andate via, per favore”
Nessuno dei due fiatò, avvertii il divano tornare normale e subito dopo la sua fronte sfiorò fresca la mia.
“Mi dispiace”
“Non è colpa tua” Cass con il senso di colpa era davvero ingestibile in quel frangente e non volevo altri pensieri.
“Invece sì, sono la mia famiglia”
“Non ne voglio parlare adesso” e alzando il capo a tradimento, poggiai le labbra sulle sue e pretesi un intenso e lungo bacio, tanto da mozzare il fiato. 
 
    
*riferimento al telefilm anni ’80 "Vita da Strega"         
 
** richiamo agli spot per la Pepsi girati da Richard
     

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Capitolo 18
*** Finalmente ***


Cap. 18
“Finalmente”
 
La tranquillità donataci dalle parole di Joshua permise a me – prima di tutto – e a tutta l’allegra combriccola che mi gravitava attorno, o per meglio dire che gravitava attorno al mio pancione, di tirare il classico sospiro di sollievo e di vivere nel modo più rilassato possibile le successive settimane.
Vi furono ancora un paio di esplosioni ormonali che mi portarono ad assomigliare sempre più ad una mongolfiera, ma tutto pareva andare a gonfie vele, con la mia dieta rigorosamente sana e Castiel che si dilettava a fare il papà provetto. 
Certo non era facile convivere con Sam che andava e veniva, lamentandosi ogni volta del tempo passato con Balthazar e Bobby che – tentando di nasconderlo anche  a se stesso – si stava trasformando in una zia/nonna apprensiva, ma il peggio era dato, come prevedibile, da quei due nuovi parenti piumati che mi erano toccati in sorte.
Piombavano senza avvertire, a qualunque ora del giorno, esattamente nel luogo dove eravamo io e Cass.
Si materializzavano ovunque: in cucina, in soggiorno, sul retro della casa in mezzo alle carcasse delle auto. Luogo che avevo imparato ad amare, da quando un giorno, non sopportando più rimanere chiuso in casa, stavo diventando insopportabile e così l’angelo aveva accettato questo compromesso considerando le scarse probabilità che qualcuno mi vedesse.
Gabriel e Balthazar parevano essere però ogniqualvolta insoddisfatti e infastiditi. All’inizio non compresi il motivo, fino a quando non iniziarono a comparire nel bel mezzo della notte e soprattutto nel bel mezzo della camera.
 
Una sera, essendo ancora nel dormiveglia, mi accorsi del loro arrivo e accendendo la luce me li trovai davanti.
“Cosa diavolo ci fate qui a quest’ora?” chiesi con tono ancora docile, forse dovuto alla sorpresa o al sonno.
“Passavamo di qua” tergiversò il biondo e sorridendo spostò lo sguardo, cosa che fece immediatamente anche il piccoletto, da me al letto dove ero coricato accanto all’angelo.
“Balthazar, Gabriel” si intromise Cass “Dean ha bisogno di riposo e io vorrei capire cosa vi spinge a comportarvi in questo modo bizzarro”
“Ohh, va bene!” alzò le mani in segno di resa l’arcangelo.
“Non vorrai mica dirglielo? Ci staccheranno la testa! Metaforicamente parlando s’intende” cercò di fermarlo lo spilungone, ma senza riuscirci.
“Oramai ho perso le speranze, non credo riusciremo nel nostro intento: uno è incinto, l’altro è più pudico di una novizia, tanto vale confessare! Speravamo di cogliervi sul fatto”
Cass inclinò il capo in quel suo modo oramai divenuto un cliché e domandò incuriosito “Coglierci sul fatto a fare che cosa?”
“Visto?” sbottò Gabriel indicandolo con una mano e guardando con aria saputa Balthazar.
Dato che la mia mente aveva elaborato quelle informazioni in un lasso di tempo consono al fatto che stavo per addormentarmi, fu con qualche istante di ritardo che iniziai a urlare “RAZZA DI GUARDONI PERVERTITI! FUORI DA QUESTA CAMERA, ADESSO!”
Tutti e tre portarono la loro attenzione a me e, vedendo che minacciavo di alzarmi e scagliarmi – inutilmente – contro di loro, Cass avvolse le braccia attorno a me, una sulle spalle e l’altra ad abbracciare la pancia.
“Calmati, non ti devi affaticare, il tuo corpo ora è molto appesantito, devi averne maggiore cura”
“Dannazione Cass! Lo so che faccio schifo e sembro una balena, non hai bisogno di ricordarmelo” non volevo urlargli contro, ma l’idea che davvero quei due avessero cercato di sorprenderci in – merda… lo sto davvero pensando – atteggiamenti intimi, mi faceva andare in bestia. Soprattutto perché erano giorni e giorni che io e lui non...
Ok, lo ammetto, erano giorni che il mio angelo non si avvicinava se non per informarsi su cosa stessero facendo i bambini o per darmi il bacetto – e ho detto bacetto – della buonanotte, niente più pomeriggi full immersion di pomiciate, niente più strusciatine appaganti, niente di niente. Ed era odiosamente frustrante!
 
Tutto finì in secondo piano quando una fitta lancinante, come mai ne avevo avvertite, di gran lunga peggiore a quelle avute quando Cass era stato lontano, mi attraversò l’addome facendomi piegare in due dal dolore.
Le braccia di Cass, ancora su di me, strinsero la presa e mentre il mio corpo veniva riportato a contatto del materasso la sua voce giunse alle mie orecchie come attutita.  
“Dean… Dean che ti succede? Io sono qui, non dovresti soffrire”
Il calore della sua vicinanza sparì mentre altre parole arrivarono a me.
“Per favore andate a chiamare Joshua, ne sa molto più di noi. Vi prego”
Il mio campo visivo al momento comprendeva una porzione di soffitto e non li vidi andarsene, ma immediatamente dopo queste parole il viso di Cass apparve davanti al mio: era preoccupato e stravolto.                   
“T-tranquillo, è solo una fitta, come le altre volte” cercai di evitare il peggio, perché se anche Cass avesse perso la ragione, non avrei più saputo a che santo votarmi.
“No, non è come le altre volte, non dovrebbe accadere, io sono qui adesso. Io non so cosa devo fare… io”
“Respira Cass” stiracchiando un sorriso “Quando quei due pennuti avranno portato qui Joshua, mandali a recuperare mio fratello e Bobby”
“Ecco lo sapevo, non sono le solite fitte, altrimenti non mi avresti detto di portare qui tuo fratello e Robert”
 
Il nostro allegro siparietto venne interrotto dal ritorno di Gabriel e Balthazar con l’aggiunta del prode giardiniere che, con quel solito sorriso di eterna felicità stampato indelebile sul viso, si sedette accanto a me.
Senza chiedere – come se oramai avesse accesso illimitato – poggiò le mani sull’addome e chiuse gli occhi.
Dopo pochi istanti sentii i bambini agitarsi e vidi un sorriso molto più reale e sincero apparire sul volto di Joshua “Spero siate tutti pronti. Ci siamo, è il momento”
“Cosa?” saltammo su all’unisono io e Cass.
“Su non agitiamoci. Sapevamo sarebbe successo prima o poi no?” rispose sornione l’uomo dal pollice verde.
 
Un’ulteriore fitta mi fece gemere sonoramente inducendo Cass a corrugare ancora di più la fronte e gli altri due rompipalle a chiedere cosa dovevano fare.
Dopo un attimo di esitazione il moro si rivolse ai fratelli, pregandoli di cercare e riportare a casa Sam e Bobby e aggiungendo che, trovatili,  avrebbero dovuto – per questo lo adorai ancora di più – fermarsi di sotto.
“Perché?” chiese con tono per nulla convinto l’arcangelo.
“Perché suppongo che Dean non voglia avere un pubblico. Rimarremo qui solamente io e Joshua e ora per favore andate”
 
Con uno schiocco di dita, Joshua fece apparire dal nulla una sorta di grossa cesta di arbusti finemente intrecciati e la posizionò accanto a me e al letto.
Vedendo il mio sguardo stupito ci tenne a precisare “È solo un involucro sostitutivo realizzato con piante del giardino. È intriso di grazia e quindi, al momento, è più adatto di quello là in fondo” indicando il mio bellissimo lettino con gli angioletti in pannolino.
“Cosa farai?” domandai con il terrore che stava vertiginosamente salendo.
Voci concitate giunsero intanto dal piano inferiore, ma Cass precedette ogni mia paura “Tranquillo, li terranno di sotto”
 
Con un piccolo colpo di tosse, Joshua riprese la parola “Dato che il tuo corpo non può far nascere in modo naturale i bambini, dovrò tirarli fuori”
“Grazie, scusa il sarcasmo, ma lo avevo intuito! Ora non so se voglio ancora sapere…” dissi prima di affondare il capo nel petto di Cass che intanto si era arrampicato sul letto e si era quasi del tutto sdraiato accanto a me.
L’angelo carezzandomi i capelli tentò di spiegare ciò che sarebbe avvenuto “Dean, ricordi quando ci siamo rivisti dopo il ritorno di Sam dall’inferno?”
“Certo, il caso del bastone di Mosè”
“Sì, ricordi come ho fatto a guardare dentro il ragazzino?”
“Come dimenticarlo! Gli hai infilato metà avambraccio al centro del petto… a-aspetta, mi stai dicendo che dovrà fare lo stesso con la mia pancia?”
Il moro annuì alla volta della mia maschera di spavento.
“Sarà doloroso vero?” indagai ancora.
“Molto, ma cercherò di farmi carico della maggior parte del dolore che sentirai, non ti lascio solo”
“Ok, facciamolo” dichiarai risoluto.
Prima di seppellire di nuovo il viso contro il corpo di Cass, osservai Joshua arrotolare con calma le maniche della camicia fino al gomito e scoprirmi l’addome teso.
“Aspetta” e le sue mani si fermarono a pochi centimetri dalla mia pelle “loro staranno bene, me lo prometti?”
Sorrise per l’ennesima volta e seppi che avrebbe fatto tutto quanto in suo potere e con speranza chiusi gli occhi.
 
Le braccia di Cass si strinsero attorno a me come una morsa e urlai con quanto fiato avevo in gola, non appena avvertii la pressione devastante delle dita dell’angelo di colore che pretendevano di attraversare pelle e muscoli.
Cass si era irrigidito e se davvero stava prendendo su di sé la quantità maggiore di dolore, non osavo neppure immaginare cosa stesse provando e cercai di rimanere abbastanza lucido da restituirgli l’abbraccio e il conforto che nonostante tutto mi stava donando. 
Il dolore continuò a crescere in modo costante, come se non dovesse mai avere fine, finché in un secondo scomparve del tutto e venne sostituito da una luce accecante e da un suono insopportabilmente acuto, che riconobbi come il timbro tipico delle voci angeliche.
Quando la luce svanì assieme al suono, le mie orecchie vennero colpite da un vagito sottile e disperato e abbandonando il calore di Cass, alzai il viso e cercai la fonte di quel suono stridulo, ma meraviglioso.
Incrociai subito lo sguardo colmo di gioia di Joshua, che incatenando i suoi occhi ai miei li accompagnò in un breve viaggio che terminò tra le sue braccia dove era stretto un bambino, il mio bambino.
“Cass… guarda”
L’angelo più anziano si avvicinò maggiormente e permise ad entrambi di osservare per bene quel fagottino che teneva contro il suo petto.
Era una bambina, a voler essere precisi era bellissima, perfetta e favolosa.
“Cass… è una bambina”
“È così bella e così piccola” rispose con tono sognante il moro.
“Ne sei già innamorato vedo?” tentai di ironizzare, mentre allungavo una mano per sfiorare le sue dita paffute che si muovevano in piccoli scatti “Joshua, posso tenerla?”
“No”
“Come sarebbe a dire no?”
“Non possiamo perdere molto tempo, siamo solo a metà dell’opera, abbiamo ancora un bambino da far nascere. Ora ditemi il nome che volete darle” ordinò spostando gli occhi su di me e poi su Cass.
“Cass, senti io ci avrei ripensato… ti spiace se usassimo il nome di”
“Il nome di tua madre?” mi interruppe con le parole che stavo per pronunciare e annuendo mi sporsi verso di lui e deponendo un piccolo e inconsistente bacio all’angolo della sua bocca lo ringraziai e guardando la bambina dissi a voce alta “Mary”
“E sia… Mary” e pronunciando il suo nome, seguito da suoni che probabilmente erano enochaino, Joshua le poggiò il palmo aperto sul corpo e una tenue e calda luce si propagò da essa.
L’angelo di colore si alzò e depose Mary nella cesta che ebbe una leggera, ma evidente vibrazione al contatto con la piccola.
“Perché non possiamo tenerla qui?” chiesi stupidamente.
“Perché ora è di nuovo il momento di soffrire, non credo che avreste potuto farle del male, ma non è un bene che entri subito a contatto con così tanto dolore e lo avrebbe avvertito nel profondo se fosse stata vicino a voi”
Detto questo tornò a concentrarsi sulla mia pancia, già visibilmente ridotta e con uno scrupolo inutile domandò “Sei pronto Dean?”

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Capitolo 19
*** Due angioletti ***


Cap. 19
“Due angioletti”
 
E il dolore riprese a lacerarmi il corpo e la mente, pur avendo Cass al mio fianco, urlai fino a quando ebbi fiato, fino a quando per la seconda volta un tenue vagito attirò completamente la mia – e non solo – attenzione.
“Ed ecco il maschietto” sussurrò raggiante Joshua, mentre tranquilli gorgoglii provenivano dalla cesta accanto al letto.
Sparita completamente la sofferenza e sapendo che non vi erano ferite da rimarginare, mi sollevai con l’aiuto delle mani di Castiel che sorreggevano salde la schiena “Ora posso tenerli?” domandai con tono fintamente dimesso, volevo toccare i miei bambini, volevo stringerli e guardarli da vicino.
“Ancora un attimo, ditemi il nome”
Come accordati in precedenza, pronunciai il nome scelto “Robert” e il giardiniere ripeté sul mio ometto quanto fatto in precedenza con Mary, disse il suo nome e gli poggiò la mano sul petto. Compiuto questo rito, di cui non conoscevo il significato, finalmente sporse verso me e Cass quel fagotto in movimento.
Prima di aprire le braccia e accoglierlo, mi tirai indietro così da essere appoggiato per bene alla testiera del letto e battendo una mano sul materasso, invitai l’angelo a farsi più vicino e solo quando sentii il suo corpo aderire al mio fianco, mi preparai a prendere in braccio il mio bambino.
Joshua adagiò con cura Robert nell’incavo formato dal braccio destro e alzandosi sollevò dalla cesta anche la sorella, posizionandola in posizione simile a quella del fratello, nell’unico posto libero che mi rimaneva.
“Eccoli qui, i nostri angioletti” pronunciò la mia oramai abnorme parte femminile e sorridendo a Cass, mi presi tutto il tempo necessario per osservar ogni loro più piccolo particolare.
Mary era un amore di bambina: aveva i capelli neri e lunghi per essere una neonata e la pelle rosea denotava che non aveva patito per niente il parto. Gli occhi che si aprivano di tanto in tanto erano azzurri, non ancora di quel blu favoloso tipico del padre, ma avrebbero potuto cambiare. La piccola non riusciva a stare ferma, le manine chiuse e le gambe sempre in movimento, probabilmente era lei che aveva scalciato tutto il tempo dentro la mia pancia.
Sorridendo come un idiota, voltai il capo per imbattermi nell’espressione sognate, che ritenni del tutto simile alla mia, stampata sul viso dell’angelo “Ehi Cass” lo chiamai “non è una meraviglia? È uguale a te”
“D-davvero?” domandò incredulo, come se non reputasse possibile essere comparato a quel dolce miracolo.
“Guardala: i capelli, gli occhi… la bocca. Dannazione! Sarà uno schiantò, dovremo faticare non poco per tenerle lontano i ragazzi” e sporgendomi di quanto la mia posizione mi permetteva, riuscii a scoccare un piccolo bacio a stampo sulle labbra piegate all’insù di papà pennuto.
Passai poi a osservare il maschio e mi trovai davanti un Baby Dean e logicamente anche lui era favoloso “Cass! Sono io sputato”
“Non capisco, cosa intendi con sputato? Non mi pare una cosa bella da dire” spostando lo sguardo su Robert.
“Capelli biondi, occhi… aspetta li sta aprendo… ecco verdi e poi guarda, le vedi sul naso e sulle guance: sono lentiggini, mio personalissimo marchio di fabbrica” e avvicinandomi alla testolina del bambino sussurrai “Farai impazzire le ragazza! Fidati, ti adoreranno”
“Dean! Non mettergli strane idee in testa, è troppo piccolo” obiettò Cass.
“Tranquillo, stavo scherzando. Sono davvero due meraviglie, sai non pensavo che nella mia vita avrei mai potuto realizzare qualcosa di così… così favoloso”
“Neppure io. Ho attraversato millenni di eventi, ma nulla mi ha mai fatto provare ciò che sento adesso. Io credo, per la prima volta, di essere felice, davvero felice”
 
“Scusate se mi intrometto, ma il mio lavoro qui è terminato. Queste nascite mi riempiono di gioia e speranza. Forse non tutto è perduto per il Paradiso e noi angeli”
E come un campanello che si mette a trillare all’improvviso, mi rammentai che tutto era nato da un assurdo esperimento, da una chiacchierata e un fraintendimento tra me e Castiel e la paura che potessero essere trattati come il risultato di un test mi atterrì “Loro starano con me vero? Resteranno sulla Terra, non me li porterete via?” e senza rendermene conto, strinsi le braccia attorno ai loro corpicini.
“No Dean, tranquillo. È vostro compito crescerli ed educarli alla loro speciale natura, se servirà il mio consiglio sapete dove trovarmi. Avrete però anche una responsabilità verso quegli angeli che decideranno e cercheranno di seguire il vostro esempio.
“Mi stai dicendo” avevo bisogno di delucidazioni “che dovremo tenere, all’occorrenza, dei corsi pre-parto?”
“In un certo senso sì, siete i precursori di questa nuova possibilità. Ora vi lascio soli a godervi la vostra nuova famiglia” e alzandosi in piedi regalò a tutti noi uno dei suoi sorrisi sereni.
“Grazie Joshua. Posso chiederti un ultimo favore?” e avuto un cenno di assenso ripresi “Potresti comunicare a tutti quelli che sono di sotto che se vogliono possono salire? Sono anche loro parte della famiglia”
“Certo” e sparì.
Volgendomi ancora verso il mio angelo, ironicamente domandai “Sei pronto all’invasione?”
Mi accorsi che non aveva compreso il senso delle mie parole, ma non ebbi il tempo di rispondere perche la porta di spalancò riversando angeli e umani nella stanza.
 
“Dove sono? Dove sono?” sbraitava quell’arcangelo in miniatura tentando di farsi strada, ma essendo rimasto dietro Balthazar e mio fratello era ben difficile potesse vedere qualcosa. Vedendo quell’assurda scenetta pensai si fossero accordati per non usare i loro poteri e comportarsi al meglio delle loro possibilità.
“Sammy vieni qui” e quando fece quanto da me richiesto e si sedette sul bordo del letto con un leggero movimento gli indicai la piccola “Prendi in braccio tua nipote. Sam ti presento Mary”
“M-mary?”
“Sì, l’alternativa era il nome della sirenetta e non penso che tra una quindicina d’anni lo avrebbe apprezzato”
Il mio fratellone era stato istantaneamente rapito dai movimenti e dalle espressioni che mia figlia gli stava regalando e avvicinando la sua mano, prendendo coraggio lungo il percorso, le sfiorò il viso e poi le dita che frenetiche si aprivano e si chiudevano, serrandosi infine attorno al suo indice. “È bellissima. Sei sicuro che Castiel non abbia fatto tutto da solo?”
“Scemo” risposi ridendo e notando i due pennuti fremere nelle retrovie, li chiamai “Ehi, voi due! Potete avvicinarvi, mi raccomando però niente cose strane e niente sparizioni”
Come due bambini timorosi, un passo dopo l’altro si portarono accanto a Sam e piegandosi sulle ginocchia presero a osservare e commentare ogni minima azione o smorfietta fatta da Mary.
Appoggiato con entrambe le mani alla pediera, il padrone di casa era rimasto fino ad allora in silenzio.
“Bobby, puoi fare il giro e venire qui?”
Stranamente mi ascoltò senza borbottare e dopo che Cass ebbe richiamato le gambe sul letto così da permettergli di arrivare il più vicino possibile a me, prendendolo con cura, tenendo salda la testolina bionda sul palmo della mano, gli sporsi mio figlio “Ecco qui Robert Winchester”
Gli occhi dell’uomo corsero a ricercare i miei e la sorpresa che vi lessi fu enorme, chiuse e aprì più volte la bocca indeciso su cosa dire e dopo aver accolto quel fagotto, riuscì a pronunciare un’unica parola “Idiota”
 
Sereno mi appoggiai, senza pensare alle persone presenti, al petto di Cass che non appena sentì il mio peso gravargli addosso, circondò le mie spalle con in braccio e adagiò la sua guancia sui miei capelli.
“Dannazione Dean” borbottò Bobby “questo è sicuramente tuo! La faccia da schiaffi è la stessa che avevi tu da moccioso e se ti farà penare almeno la metà di quanto tu hai fatto penare me in passato, potrò ritenermi soddisfatto”
“Ero davvero così tremendo?” chiesi curioso, dato che il vecchio cacciatore non era solito lasciarsi andare a racconti sul nostro passato.
“Fidati, lo eri”
“Però hai fatto un buon lavoro, no? Siamo diventati grandi e forti”
Bobby sollevò un angolo della bocca e tornò a prestare la sua attenzione silenziosa al bimbo che stava iniziando ad agitarsi.
Pochi attimi dopo Robert iniziò a frignare e ritenendo fosse giusto così, il cacciatore si mosse per riconsegnarmelo, ma incrociando le braccia al petto me ne tirai fuori e chiamai in causa Cass “Forza, prendi in braccio tuo figlio”
L’angelo allungò tremando le sue mani e aiutato da me, riuscì a formare la piccola e accogliente culla naturale che lo avrebbe accolto. Il bambino si lamentò agitando le manine ancora per qualche attimo fino a quando, superato il panico, con gesti lenti e leggeri Cass non iniziò a sfiorarlo e fargli avvertire la sua presenza.
Robert si acquietò immediatamente “Visto è perchè sa chi sei”
“Lo pensi per davvero?” chiese pieno di mille dubbi.
“Cero che lo sa, sei suo padre” e lasciando che Cass prendesse confidenza con il figlio, volsi il capo versi al trio di zii scalcagnati che ci era toccato in sorte.
Trovandoli tutti letteralmente in brodo di giuggiole.
Mary aveva già mietuto le sue prime vittime.
“Ehi voi, ridatemi la mia principessa!” sbottai con tono divertito.
“Assolutamente no” dichiarò Gabriel “Questa bellezza resterà ancora un po’ con noi. Vero tesoro? Tu non sei una piagnona come tuo fratello… ti piace restare qui con noi… dillo al tuo papà rompipalle”
E quella piccola traditrice, iniziò a gorgogliare tutta felice all’indirizzo di Gabriel che da pennuto quale era iniziò ad arruffare le penne e gonfiare il petto, tutto orgoglioso “Lo sapevo Dean, le piaccio! Oh piccola, non sai quante cose faremo io e te. Sbrigati a crescere e ne combineremo una più del diavolo, che tra l’altro è anche questa una faccenda di famiglia… ma ci sarà tempo. Sam dai… dammela… per favore… solo qualche minuto! Ti prego”
“Non è me che devi pregare” rispose con calma mio fratello “Chiedi a suo padre”
“Castiel posso prendere in braccio Mary?”
L’angelo moro sollevò il viso, sentendosi chiamato in causa, ma rispose solo dopo aver ottenuto un mio cenno di resa “Gabriel, stai attento e niente azioni sciocche o pericolose”
“Certo” e allungando questo le mani prese mia figlia dalle braccia di Sam, se la adagiò sul petto e si rimise in piedi.
Nessuno in quella stanza aveva mai visto Gabriel così rapito da qualcosa che non grondasse zuccheri o fosse a luci rosse e quindi osservare l’arcangelo passeggiare avanti e indietro per la camera borbottando parole sommesse alla piccola rapì l’attenzione di tutti, fino al momento in cui, quasi in contemporanea i due bambini non iniziarono a piangere.
“Oh oh” esclamò Gabriel “mi sa che lo zio bellissimo e favoloso non basta più”
“Dai qua, zio favoloso” lo canzonai mentre già si stava muovendo verso di me.
“Ragazzo e… angeli” se ne uscì Bobby “credo sia meglio che ci togliamo dalle palle”
Senza un lamento o un’obiezione, tutti si avvicinarono alla porta e in silenzio lasciarono la stanza.
“Dean, perché piangono? Pensi che abbiano fame o…” domandò preoccupato Cass che avvicinando il viso a Robert ancora stretto tra le sue braccia e che pareva non aver intenzione di calmarsi.
“Da quello che so i neonati non mangiano nelle prime ore dopo la nascita, ma loro sono speciali. Tu non riesci a capire cosa vogliano usando i tuoi poteri?”
“Hai ragione, ricordo quanto ho letto. Loro non sono cresciuti nella placenta, ma nella grazia quindi non credo abbiano i tempi fisiologici dei bambini normali”
“Allora tanto vale tentare con il primo biberon. Cass vuoi che vada io?” domandai anche se il desiderio di non allontanarmi da quel letto era molto forte.
“No, me ne occupo io. Se avessi necessità di aiuto, chiederò a Sam” e passatomi Robert che aveva addirittura pure iniziato a succhiarsi il pugno chiuso e dopo avermi regalato un sorriso, volò di sotto.

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Capitolo 20
*** Wings ***


Cap. 20
“Wings”
 
Pochi minuti dopo, borbottando sorridente riguardo la caotica famiglia che aveva attorno a sé, Cass tornò in camera stringendo nelle mani due biberon e io lo accolsi ancora nella stessa posizione in cui mi aveva lasciato.
Avendo entrambe le braccia occupate e non potendo compiere grandi spostamenti, attesi che l’angelo si sedette accanto a me, con la schiena poggiata alla testiera e solo allora gli chiesi di liberare almeno una delle sue mani e recuperare uno dei bambini cosicché io potessi occuparmi dell’altro.
Accoccolata contro il mio petto rimase Mary che, strillando ancora e senza sosta, pretendeva la sua prima poppata. Con la mano libera agguantai un biberon e alzando il capo vidi il moro che mi osservava aspettando di scoprire quale sarebbe stata la mia prossima mossa per poterla così imitare.
“Allora Cass, ascolta, prima di tutto bisogna controllare che il latte non sia troppo caldo” e inclinando il recipiente portai qualche goccia di latte a cadere sul mio polso “Non sappiamo quali aspetti umani o angelici abbiano e non vorrei ustionar loro la lingua per capirlo. Ok?” dopo che l’angelo ebbe fatto cenno di sì, continuai “Poi piano appoggi la parte morbida sulla bocca e vedrai che, se hanno fame, la apriranno immediatamente… guarda” Alle mie parole erano seguiti immediatamente i gesti e in quell’istante, la mia principessa aveva iniziato a poppare di buona lena, socchiudendo gli occhi.
Volgendomi per controllare Robert, vidi Castiel prendere un respiro e poi ripetere i miei movimenti e non appena nostro figlio ebbe aperto le labbra e iniziato a succhiare con voglia, alzò il viso “Dean, guarda! Sono capace a farlo!”
“Certo che sei capace! Hai avuto un favoloso insegnante!” e ghignando soddisfatto, donai la mia attenzione al fagottino tra le mie braccia, che aveva lasciato la tettarella per prendere velocemente fiato e riappropriarsene con bramosia.
“E preparati perché tra poco ti insegnerò un’altra cosa. Cominciamo con la teoria: dopo che un bimbo ha mangiato, devi prenderlo e poggiartelo sul petto con la testolina – che devi sempre sorreggere con una mano o almeno credo – sopra la spalla”
“Perché Dean?” mi chiese curioso senza però staccare gli occhi dalla piccola meraviglia che cingeva.
“Perché deve digerire o come direbbe una donna, deve fare il ruttino
“Non capisco”
“Senti, neppure io capisco pienamente il meccanismo, però bisogna farlo, penso serva per essere sicuri che non ci siano rigurgiti mentre sono in posizioni in cui il cibo potrebbe soffocarli”
“Ho capito, però devi mostrarmi come fare”
“Va bene papà” conclusi prendendolo un poco in giro.
“Papà… è così strano!”
“Non dirlo a me, Cass” e poi rimanemmo in silenzio, ciascuno perso nell’adorare i nostri piccoli angioletti, fino a quando – quasi in contemporanea – Mary e Robert finirono tutto il loro latte.
Con attenzione, era passato così tanto tempo dall’ultima volta in cui avevo tenuto Sammy in braccio, mi misi in piedi, portando la piccola nella posizione che avevo descritto poco prima.
“Forza Cass, fai come me”
L’angelo si muoveva come se da un momento all’altro avrebbero potuto comparire decine e decine di demoni super potenti, era terrorizzato, spaventato come qualunque neo-papà e dovevo avere ancora troppi ormoni in circolo, dato che trovavo la cosa estremamente dolce.
 
Dannazione!
 
Mentre facevo su e giù per la camera, in attesa che Mary si decidesse a fare questo benedetto ruttino, la mia mente iniziò a volare in direzioni strane, domandandosi se, ora che i bambini erano nati, tra me e Cass tutto sarebbe tornato come prima della gravidanza oppure no.
Il moro aveva sempre ripetuto che ogni stranezza accaduta in quelle settimane era legata al rito o alla presenza dei bambini dentro me, come ad esempio il dolore che mi provocava la sua lontananza o il piacere di quel profumo favoloso che si generava quando al contrario stavamo vicini.
Non volevo neppure dare forma concreta ai dubbi e alle perplessità riguardanti la faccenda baci&Co. ma una vocina stronza continuava a ripetere che non ci sarebbe più stato niente del genere, che erano desideri e sensazioni indotte, forzate e per nulla reali.
Sospirai e in quell’attimo Mary compì il suo dovere – seguita a ruota dal fratello - e la sentii poggiare la testolina sulla spalla e raggomitolarsi ancora di più contro il mio petto e parlando sottovoce, mi avvicinai all’angelo.
“Perso siano KO, cullalo un po’” indicando con il mento Robert che continuava a sgambettargli tra le braccia “e vedrai che si addormenterà”
 
Seguendo il mio consiglio, entrambi i cuccioli caddero addormentati in poco tempo e accostandomi alla cesta preparata da Joshua, accompagnai il corpicino che si stringeva a me a stendersi e dopo che anche Robert ebbe occupato il suo posto, rimboccai loro la coperta e rimasi ad osservarli.
Ero talmente preso dallo spettacolo delle loro piccole bocche socchiuse e dei pugnetti serrati da accorgermi che Cass si era fatto ancora più vicino solo nel momento in cui avvertii la sua mano cingermi la vita e la sua testa lasciarsi cadere sulla mia spalla.
“Quanto sono belli” sussurrò.
“Certo hanno preso da me” dissi come fosse un’ovvietà, avvertendo un tiepido calore risalire dal centro del petto e un senso di benessere quasi palpabile nascere dal contatto con il corpo dell’angelo
“Ma…” e sollevando il capo, piantò i suoi occhioni blu nei miei “tu hai detto che Mary assomiglia a me”
“Stavo scherzando Cass”
“Ahh” e come se niente fosse tornò a poggiare il capo su me.
Stavo di nuovo per arrossire come una ragazzina, ma diamine dovevo indagare e alla peggio supplicarlo di non volare via, così scostandomi un poco da lui, presi coraggio e domandai “Ma ora che… beh che loro sono nati, tu… cioè tu…” il terrificante tentativo di ottenere delle risposte in grado di fugare i miei dubbi fu interrotto dal moro.
“Io speravo che tu mi permettessi di restare qui. Posso restare con voi?”
 
Ah! Ecco come si mette nel sacco un angelo.
Alla fine non avevo dovuto implorarlo di non lasciarmi… lasciarci soli, aveva fatto tutto da solo!
 
“C-certo… ma ora” facendo un passo indietro mi sedetti sul letto e aspettai che lui mi raggiungesse “starò ancora male se te ne andrai?”
“Penso di no, quella sofferenza era dovuta ai bambini che avevano bisogno di entrambi per crescere”
“Ahh… e quel buon profumo che sentivamo quando… quando” e la gola si seccò così, BAM, di colpo.
“Quando eravamo molto vicini?”
Annuii.
“Anche quello era legato alle grazie dentro di te, credo abbia assolto il suo compito e quindi sia svanita”
“Peccato” bisbiglia, schiarendomi immediatamente la voce e alzandomi mi spostai accanto alla finestra.
“Perché dici così?” si incuriosì l’angelo.
“Perché era piacevole, dopotutto”
“Cosa ti piaceva, Dean?”
Cass aveva deciso di mettermi all’angolo ed era pericolosamente bravo nel farlo, non era facile venirne fuori.
“Io…”
“Dean” perché il mio nome pronunciato da quelle labbra assomigliava sempre a una proposta decisamente molto indecente? Mi domandai mentre le suddette labbra si avvicinavano pericolosamente a me “c’è qualcosa che vuoi dirmi? Sembra che tu, come dite voi umani, ci stia girando attorno”
“Dannazione Cass” sbottai, tappandomi immediatamente la bocca, sperando di non aver svegliato i bambini “so che lo sai”
“Cosa?”
“So che sai ciò che sto cercando di dirti, è già difficile, senza che tu…”
“Anche a me piaceva” portandosi ad un soffio dalla mia pelle “anche a me piaceva baciarti” e poi lo fece, semplicemente, senza tanti giri di parole o dubbi amletici insormontabili.
Dio benedica la spontaneità e la mancanza di esitazioni degli angeli.
 
Non vi era più quell’aroma devastante e stordente, ma le labbra di Cass erano sufficienti a portarmi al limite, mi aggrappai ai suoi fianchi e me lo tirai addosso, costringendolo a inarcare la schiena e ad avvolgermi le braccia attorno al collo.
Per la miseria dovevamo essere fottutamente eccitanti da vedere, non che avessi desiderato un pubblico… era una mera constatazione.
Neppure a farlo apposta – dovevo riconsiderare la possibilità di non pensare a certe cose – sentii una voce provenire da un punto indistinto della stanza.
“BECCATI!” e staccandomi di malavoglia da quelle labbra così dolci e volgendo il capo mi trovai a contemplare quei due coglioni di angeli, di cui uno – Gabriel, per di più arcangelo – ancora con il dito puntato verso di noi.
“Cass, fai qualcosa, sono i tuoi parenti quelli” borbottai infastidito e imbarazzato.
“Fratelli, per favore…”
Decisi di interromperlo “Anzi no, vogliono guardare? E allora diamogli qualcosa di memorabile da guardare!” e calando con velocità mi riappropriai della sua bocca, schiudendola con prepotenza tale da farlo mugolare e coinvolgendolo in un bacio mozzafiato che infatti si guadagnò un paio di fischi di apprezzamento.
Ancora occupato in quella piacevole attività, captai vagamente la voce di Balthazar che tentava di convincere – riuscendoci alla fine – il castano ad andare via.
 
Quando un numero indistinto di uggiolii e baci dopo, Cass si staccò abbastanza da permettermi di riprendere fiato, con quelle labbra gonfie e bagnate ingenuamente chiese “Allora possiamo continuare a farlo?”
“Oh puoi scommetterci angioletto! E non ci limiteremo ai baci” aggiunsi sornione spostando le mani dai suoi fianchi ad avvolgere le sue natiche per spingerlo a premere su me.
Mi scostai a malincuore, ma ero stato distratto da un gorgoglio proveniente dalla cesta e prendendolo per mano, lo costrinsi a seguirmi per sbirciare all’interno della culla.
Robert si stava semplicemente muovendo un poco, ma ciò che mi stupì fu vedere spuntare, dal lenzuolo che avevo rimboccato per bene, due piccole paia di alucce nere che facevano bella mostra di sé sulle schiene dei miei bambini.
“Cass, cosa diavolo sta succedendo?” domandai allarmato, ma ancora sottovoce.
“Tranquillo” stringendo le dita alle mie “sapevi che le avrebbero avute”
“Sì, ma pensavo sarebbero state come le tue, nascoste per la maggior parte del tempo, infatti a dirla tutta le ho viste solo un paio di volte. Non possono andare in giro con delle ali sulla schiena”
“Non rimarranno lì per sempre” Cass chiuse per un attimo gli occhi assumendo un’espressione concentrata “come pensavo: stanno sfruttando il riposo umano per stabilizzare la loro grazia, quando questo processo sarà terminato, saranno in grado di controllare la manifestazione delle ali e nasconderle quando necessario”
“Però sono belle” dissi allungando istintivamente la mano libera.
L’angelo bloccò il mio movimento “È meglio di no, a mano che tu non voglia svegliarli, sai sono appendici molto sensibili” concluse arrossendo un poco.
“Ah sì?” mi limitai a sogghignare usando le dita intrecciate per attirarlo a me.
 
Sia in questo capitolo che nel prossimo, potreste notare atteggiamenti in Mary e Robert non attinenti al loro essere dei neonati, ma ho reputato più carino mescolare un poco le carte in tavole, alcuni aspetti sono tipici degli umani e altri sono legati alla loro natura angelica.

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Capitolo 21
*** Parlare ***


Cap. 21
“Parlare”
 
Come aveva previsto Cass, le adorabili alucce dei miei pupi sparirono non appena si svegliarono o meglio scomparvero in un piccolo scoppio di luce qualche attimo prima che aprissero gli occhi.
Mary puntò i suoi occhi celesti nei miei che la studiavano con attenzione e mi persi.
Mi inginocchiai accanto alla cesta e allungando una mano all’interno della stessa presi a sfiorare le sue mani che già si agitavano fendendo l’aria e richiedendo attenzione. Mostrando molta più flemma, anche Robert si destò, guardandosi attorno con fare saputo e accurato e godendosi la sua dose di carezze.
“Dean” cercò di attirare l’attenzione l’angelo grande e grosso che si sentiva messo da parte “sono ancora tutti di sotto, che ne dici se li portiamo giù?”
“Dici?” domandai non del tutto sicuro che fosse una buona idea.
“Po-potrebbero tenere i bambini mentre ti riposi un poco” tentò di convincermi.
“Non mi sento stanco” lo rassicurai senza smettere di coccolare i due neonati.
“Ok, allora potrebbero far loro compagnia mentre noi, mentre noi parliamo?” calò così un’altra carta.
“Devi dirmi qualcosa?” ribattei alzando il capo e volgendolo verso di lui, lo vidi negare “Allora non c’è niente di cui dobbiamo parlare” convenni senza particolari inclinazioni di voce o altro, semplicemente il mio mondo sgambettava in quella cesta.
Sentii i passi di Cass che si allontanava da me e preoccupato compii un giro su me stesso quasi completo, vedendolo sedersi sul bordo del letto con un broncio che avrei volentieri mangiato di baci e compresi: voleva passare un po’ di tempo con me!
Forse era addirittura geloso dei bambini e delle attenzioni e cure che dedicavo loro. No, mi corressi immediatamente, geloso non poteva di certo essere la parola esatta, ben che meno in quel contesto, ma sicuramente lo infastidiva .
Così avanzando sulle ginocchia mi portai davanti a lui e facendo leva sulle sue cosce con le mani, lo costrinsi ad aprirle, infilandomi nel mezzo.
“Cass?” Soffia con voce lenta e affascinante “Vuoi restare da solo con me?” e con quelle parole lo misi alle strette anche se all’iniziò provò a negare, così ritentai lasciando scorrere le mie mani su e giù lungo le sue cosce che si contraevano sotto il tessuto “Vuoi rimanere con me perché hai voglia di baciarmi? Su dì la verità” continuai a carezzare le sue gambe a volte sfiorandolo leggero e altre premendo con forza le mie dite sulla sua carne.
Continuò a fare segno di no con la testa anche se faticava a restare fermo e si mordicchiava con frenesia il labbro. Mi spinsi in avanti di quanto necessario e parlando sulla pelle coccolai il suo pomo d’Adamo con la punta del mio naso, così fredda se paragonata al calore che sentivo crescere sotto di essa.
A tradimento, senza il benché minimo preavviso, spostai una mano e la calai inesorabile sul cavallo teso dei suoi pantaloni affinché la sua voce roca e indecente rotolasse fuori.
Interrompendo la tortura a cui lo stavo sottoponendo, mi alzai in piedi, tornando accanto alla culla e chinandomi in avanti presi in braccio Robert “Forza, occupati di Mary e seguimi” e incamminandomi verso la porta la aprii e scesi al piano inferiore.
Non appena varcai la soglia dello studio di Bobby, calamitai su me l’interesse dell’intera platea “I piccoli campioni si sono svegliati”
Cass fu immediatamente al mio fianco con Mary in braccio che sgambettava smaniosa di vedere il mondo e si capiva che trovava insofferente, al momento, essere poggiata contro il petto del padre avendo di fronte a sé un monotono scorcio di trench sgualcito.
 
“Allora” mi rivolsi a tutti indistintamente “abbiamo dei baby sitter volontari o dovrò fare la conta?” come avevo previsto Gabriel e Sam – ma in fondo in fondo neppure Balthazar e Bobby si tirarono indietro – si proposero per primi e con mio enorme disappunto vidi quella piccola traditrice di mia figlia gorgogliare felice non appena il viso dell’arcangelo hobbit riempiva il suo campo visivo, mentre mio fratello mi strappava dalle mani il maschietto.
“Come mai tutta questa magnanimità?” volle sapere l’angelo biondo.
“Beh ecco noi dovremmo…” tergiversai non avendo pensato a una scusa da rifilar loro.
“Dobbiamo parlare” concluse per me serio e impettito Cass.
“Parlare?” sogghignò Gabe tra una boccaccia e l’altra alla piccola Mary “Si dice così adesso da queste parti?”
Assunsi molto probabilmente tutte le sfumature del rosso e impacciato non seppi neppure tentare di negare e così l’essere celeste riprese “Ora io e te” rivolgendosi direttamente a Mary “piccola teppista ci divertiremo un mondo. I tuoi due papà devono fare le cosacce” e girandomi le spalle si avvicinò al divano, si sedette e poggiandosi la bambina di schiena contro il petto, le prese la manina paffuta muovendola su e giù in segno di saluto.
Con un grugnito misto di imbarazzo e nervosismo, serrai le dita su un lembo del soprabito e mi tirai dietro Cass fino a ché giungemmo nuovamente nella nostra camera.
 
“Mi spiace” mormorò il moro dalle mie spalle e mi voltai per conoscere il motivo di quelle scuse “Sam non sapeva che noi ci baciamo di tanto in tanto e ora invece ne è a conoscenza per colpa di mio fratello. Ti chiedo perdono”
Scivolando felino sul pavimento così da ridurre e divorare lo spazio tra noi, mi ritrovai a un battito di cuore da lui e intrufolando entrambe le braccia sotto il trench avvolsi il suo corpo, premendomelo addosso il più possibile.
“Non fa niente, Sammy è intelligente e penso che qualcosa avesse già intuito. Tranquillo, allora cos’è che volevi fare da solo con me?”
Non rispose, ma le sue mani corsero a circondare quasi inconsistenti, tanto era lieve il loro tocco, il mio viso e i miei occhi caddero sulle sue labbra che a rallentatore si schiudevano per andare incontro alle mie.
E poi staccai la spina.
La mia bocca che rincorreva la sua, che la cercava e poi se ne allontanava; tutto si trasformò in una danza incoerente e accattivante.
Dio dovevo sembrare un imbranato, tutto era istintivo e puro.
Semplicemente non vi erano regole, del tutto assenti le impeccabili inclinazioni del capo che avrebbero permesso alla mia lingua di penetrare tra le sue labbra in modo da sembrare una fottuta coppia da film con sullo sfondo un tramonto mozzafiato.
C’era un sacco di saliva, la sentivo addirittura colare lungo il mento, e c’erano i denti: mordevo e tiravo quelle labbra rosse e così gonfie da essere indecenti. Mi staccai a forza quando avvertii dietro le mie gambe qualcosa di morbido che non avrebbe dovuto trovarsi lì, se non fosse stato che senza accorgermene ero indietreggiato – a causa dell’avanzata inesorabile di Cass – fino a sfiorare al letto.
Con le labbra intente a succhiare il suo inferiore, sorrisi tra me e me, e non permettendo alle mie intenzioni di mostrarsi e senza allentare la presa sui suoi fianchi, mi lasciai cadere all’indietro rimbalzando in modo vistoso – visto il peso di entrarmi i nostri corpo uniti – sul materasso, cogliendo l’angelo di sorpresa.
Il moro a causa del cambiamento repentino, si allontanò da me con un sonoro schiocco e sfruttando le capacità dei miei addominali, mi piegai per andare a riprenderlo e quando il bacio tornò a travolgere i miei poveri e maltrattati neuroni, poggiai di nuovo la schiena al letto potendo così dare possibilità al mio bacino di muoversi.
Con accattivanti e ondeggianti strusciate la mia erezione, che stava acquistando rapidamente turgore, andò a incontrare quella completamente sveglia di Cass.
“Dean… Dean” cantilenò roco cercando di seguire i miei movimenti, ma mancando al momento della benché minima coordinazione. Tra scontri burrascosi e mancati contatti, decisi fosse giunto il momento di dirigere i giochi.
Le mani che vagavano sulla schiena dell’angelo arretrarono a cingere con stretta vigorosa i fianchi fermando ogni loro tentativo. Quando obbedì alla mia muta richiesta, feci scorrere via dalle sue spalle l’impermeabile e la giacca e tirando con lentezza sciolsi il nodo della cravatta, lanciandola a terra.
Rimasto in camicia, con un abile colpo di reni, lo misi spalle al letto e i suoi occhi si spalancarono vedendomi incombere su di lui.
“Tranquilli Cass ora mi prenderò cura di te. Ti farò stare dannatamente bene” mormorai scendendo a leccare e baciare il collo mentre bottone dopo bottone la stoffa bianca mi regalava la vista del suo torace pallido che veloce si alzava e abbassava.
Giunto alla cintura, indeciso mi fermai: le mie dita non sapevano se slacciarla o terminare di sfilare la camicia.
La seconda strada venne percorsa e strattonando i lembi fuori dai pantaloni, presi a mordicchiare ovunque ci fosse abbastanza carne per i miei denti. Salendo e scendendo disseminando baci, d’un tratto le mie labbra urtarono un piccolo bottone rigido e al tempo stesso morbido e non resistetti, aprii la bocca e lo avvolsi completamente, costringendo Cass a mugolare in modo ragguardevole. Pizzicai la sua carne tenera e sensibile, ma quando un grido proruppe dalla sua gola e le sue mani artigliarono ciocche dei miei capelli, ritenni opportuna un’opera di insonorizzazione.
Senza allontanare la mia bocca e inondando quindi la pelle bagnata di mille brividi causati dal mio fiato parlai “Ehi, pensi di poter fare in modo che da sotto non sentano nulla?”
Non rispose, ma dopo un cenno di assenso con il capo, lo vidi chiudere gli occhi per un attimo e sperai con tutto il cuore che avesse provveduto, alla fine, pensandoci bene, me ne infischiai e ripresi a percorrere il suo corpo in lungo e in largo, godendo dei gemiti e delle reazioni naturali di quel favoloso angelo steso sotto di me.
 
Poggiandomi su un fianco e liberando una delle mani, essa andò ad occuparsi dei restanti abiti di Cass. Non fu per nulla facile avere la meglio sulla cinghia di cuoio e sui pantaloni ma dopo alcuni tentennati tocchi che fecero fremere il moro, finalmente conseguii l’ambito premio e, superando anche la stoffa dell’intimo, avvolsi l’erezione calda del mio angelo.
Le dita del mio compagno strinsero, in modo del tutto prevedibile, ma per questo non meno doloroso, i capelli per riportare la mia testa in linea con la sua e avventarsi sulle mie labbra come un affamato.
Quando le nostre bocche si separarono, mentre la mano in un estenuante e non ancora del tutto soddisfacente saliscendi coccolava l’intera sua lunghezza, scrutando con i suoi occhi resi liquidi dal piacere i miei, Cass riprese a gemere incontrollato.
“Dean è così… così bello”
“Oh lo so piccolo, lo so” mi limitai a dargli ragione sfiorando il suo naso con il mio prima di attraversare la sua guancia e prendere possesso di una porzione del collo che sembrava chiedere a gran voce di essere marchiata.
 
Lo sentivo tremare sotto di me e contro di me, non avrebbe retto ancora a lungo e per accrescere le sensazioni della sua prima volta, mi mossi più veloce aggiungendo al su e giù delle mirate torsioni del polso e alcune passate decise sul glande oramai lucido e rosso.
Con un mugolio osceno e al tempo stesso quasi infantile, Cass venne nella mia mano, sciogliendo la presa sui miei capelli e accasciandosi completamente sul letto.
 
Il suo petto si sollevava a un ritmo impazzito e poggiate le labbra al centro del suo petto, sentii esattamente sotto di esse il battito furioso del suo cuore.
Rialzai lentamente il capo spinto dal desiderio di scorgere le emozioni che attraversavano il suo viso, ma trovai le sue braccia incrociate ad ostacolarmi.
“Cass, fatti guardare” lo pregai e dopo un paio di secondi decise di ascoltarmi, muovendole piano e portandole ai lati della testa “Allora sei ancora tutto intero?”
“Sì”
Ok, avevo sconvolto un angelo.
Se non avessi già un posto assicurato all’inferno per mille e mille motivi, forse questo sarebbe stato sufficiente ad ottenere un posto in prima fila.
“Sei sicuro? Perché non mi pare che tu”
“Stai zitto, per favore. Io non riesco a pensare a nulla in questo momento o meglio tutto ciò a cui riesco a pensare sono cose a cui non dovrei pensare”
“Cass non ti seguo” dissi sperando che continuasse a parlarmi e a spiegarsi.
“Quello che tu hai fatto e quello che io ho provato… possiamo rifarlo Dean?” chiese con fare innocente piantando quelle armi improprie di un bellissimo blu su me.
“Certo. Vuol dire che ti è piaciuto?” volli sapere, facendo gongolare la mia virilità.
“Molto”
“E non hai ancora provato la parte migliore” sottintesi in modo subdolo.
“Davvero? Perché non lo facciamo allora?”
“Calma tigre! Ci sarà tempo” e sorridendo mi scontrai con il suo visetto abbattuto, come se gli avessi negato una caramella “non è che non voglio, ma penso che sia conveniente andare di sotto a sincerarsi che siano ancora tutti vivi e in salute. Fidati ora sei mio e non ti lascerò scappare facilmente” e arretrando sul letto, raggiunsi il bordo e mi rimisi in piedi.
Quando mi girai, Cass era di nuovo completamente vestito e osservandomi esitante.
“Cosa c’è?”
“Tuo?” sussurrò insicuro.
“Oh sì, mio e guai a chi ti tocca” e schioccandogli un innocente bacio a fior di labbra aprii la porta della camera.

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Capitolo 22
*** La mia famiglia ***


Cap. 22
“La mia famiglia”
 
Scendendo le scale, notai che Cass era particolarmente silenzioso e pensieroso,così  giunto sull’ultimo gradino, con un mezzo giro su me stesso, mi trovai a un palmo dal naso dell’angelo.
“Che c’è?”
“Stavo pensando” mi disse tranquillamente, come se ciò risolvesse tutto e azzerasse la mia curiosità.
“E a cosa stavi pensando?” lo punzecchiai.
“Ma se io sono tuo, tu sei mio?”
“Che domande fai?”
“Mi sembra una domanda più che legittima, Dean. Posso avanzare pretese sulla tua persona?”
Ecco ricomparire quel modo forbito e assurdo di parlare, tipico del pennuto celeste che era, ma in fondo aveva tutte le ragioni di porre una simile domanda e dopo un piccolo sospiro capitolai.
“Sì”
“Allora vuol dire che non andrai più in giro a cercare di copulare con donne”
“No”
“E ti occuperai della tua famiglia?” si fece coraggio a chiedere il moro, socchiudendo gli occhi.
“Sì, se anche tu ti occuperai di me”
“L’ho sempre fatto”
“Lo so” sussurrai sulla sua bocca annullando poi ogni distanza, succhiando forte le sue labbra tra le mie e staccandomi a malincuore, continuai “Forza andiamo a recuperare i piccoli” e trascinandomelo dietro, dopo aver intrecciato le nostre dita, svoltai nello studio di Bobby.
 
La scena che si presentava ai nostri occhi era esilarante o inquietante, a seconda dei punti di vista.
Bobby e Sam si godevano in tutta tranquillità una birra seduti alla scrivania, mentre ciascuno degli angeli mostrava ai due baby piumati la propria scala di priorità.
Balthazar era elegantemente accomodato sul divano, con le gambe accavallate e Robert saldamente poggiato contro il petto impegnato con l’altra mano a far apparire e sparire una bottiglia di vino dopo l’altra elencandone pregi, difetti e caratteristiche peculiari.
“Allora ascolta” stava dicendo in quel momento facendo volteggiare a mezz’aria l’ennesimo contenitore “questo è di gran lunga il mio preferito, forse non è famosissimo, ma imparerai che spesso le marche sconosciute sono tali perché sono riservate a pochi eletti: questo è il signore degli champagne, almeno per me, il Krug”
A un paio di metri di distanza, Gabriel seduto per terra con Mary accoccolata nella piega del suo braccio era intento a mostrarle una serie infinita di dolciumi, alcuni che – con estremo rammarico – dovetti ammettere di non conoscere.
Con un finto colpo di tosse resi nota la nostra presenza e subito la voce dell’arcangelo si fece sentire “Ehi cucciola, guarda mamma e papà hanno finito di parlare
Sentii la mano di Cass irrigidirsi contro la mia e volgendo il capo vidi la sua espressione corrucciata e piccole rughe solcare la fronte e lo spazio tra le sopracciglia.
Stringendo la presa, tentai di tranquillizzarlo e quando vidi la pelle distendersi tornai a osservare l’allegra combriccola.
“Voi due” rivolgendomi a mio fratello e al padrone di casa “pensavo che li avreste tenuti sotto controllo” intendendo chiaramente riferirmi agli altri due adulti.
“Sta’ calmo ragazzo” borbotto l’uomo “si sono comportati in modo impeccabile e poi è da pochi minuti che li stanno intontendo di chiacchiere”
“Ok” e dirigendomi verso la cucina sempre con appresso Cass, mi avvicinai con fare circospetto al frigorifero e spostandomi di poco a lato, così da non essere visibile dalla camera accanto, me lo tirai contro “Posso concedermi una birra? Se dici di no, farò tutto quanto in mio potere per convincerti”
“Certo che puoi Dean”
“Uffa! Non c’è gusto a giocare con te! Merda” dovevo ricordarmi che l’angelo non coglieva certe sottigliezze e forse non comprendeva certe provocazioni.
“Perché vuoi giocare?”
Come volevasi dimostrare.
“Se tu mi avessi detto di no, io avrei cercato di convincerti”
“Sarebbe stato scorretto dirti di no, ora puoi bere, anche se sarebbe consigliabile in quantità moderata”
“Lasciami finire” dissi avvicinandomi pericolosamente a lui “Se mi avessi detto di no, ti avrei baciato e fatto mille altre cose fino a che tu non avessi ceduto: capito cosa intendevo?”
“Quindi tu mi hai posto una richiesta con la speranza che io ti dessi una risposta negativa cosicché per trasformarla in positiva tu potessi fare sesso con me?”
“Sesso… non proprio, c’è gente di là se non lo avessi notato” sottolineai con fare  sarcastico “ma lasciamo perdere io mi prendo una birra e poi torniamo dagli altri”
 
E così fu, fino a quando i piccoli non decisero fosse giunto il tempo di un’altra poppata.
Gli angeli, tranne il mio ovviamente, si dileguarono e io e Cass prendemmo posto sul divano dopo aver spedito Sam a scaldare i biberon.
Avevo di nuovo accanto i miei tesori e pur correndo il rischio di risultare smielato, mi sentivo bene, come non ricordavo di essere mai stato.
Mi ritrovavo con un compagno che aveva attraversato l’inferno per me e non mi aveva mai mollato e ora avevo anche due bambini, che ben presto sarebbero diventati creature potenti, ma che al momento dipendevano completamente da me ed erano la mia più grande responsabilità e gioia.
Stavo bene, dopo una vita di dolore, potevo finalmente dire, in tutta onestà, che Dean Winchester stava bene e addirittura azzardare la parola felicità.
 
Mio fratello arrivò prontamente a strapparmi da tali pensieri stucchevoli, ondeggiando davanti al naso il latte e dopo averne saggiato la temperatura, imitato da Cass, posizionai meglio Robert e gli porsi la tettarella che immediatamente sparì tra le sue piccole labbra rosa.
Bobby schiarendosi la voce – e tirando su con il naso? – disse che aveva alcune cose da sistemare nell’officina e uscì sul retro.
In pochi minuti tutto il latte svanì e Cass prese a camminare su e giù per la stanza con Mary in braccio, mentre io pigramente speravo che Robert digerisse solo con i miei ondeggi sul posto, dato che ancora me ne stavo seduto sul sofà.
Ebbi fortuna e dopo averlo tenuto su per qualche attimo, durante i quali, mio figlio non fece altro che gorgogliare peggio di una pentola di fagioli e fare mille smorfie, finalmente giunse l’agognato ruttino.
“Cass penso sia arrivato il momento di imparare un’altra cosa molto importante: come si cambiano i pannolini”
“Non ce n’è bisogno” giunse tranquilla la voce del moro dal corridoio e ricomparendo davanti a me, muovendo in un piccolo gesto due dita, sostituì i due pannolini sporchi con due puliti e profumati.
“Ma così non vale!” mi indignai scherzando.
“Pensavo fosse più veloce e funzionale”
“Ok, ma quando non sarai nei paraggi, dovrò arrangiarmi con il metodo tradizionale”
“Sarò quasi sempre nei paraggi” mi tranquillizzò aprendosi in un meraviglioso sorriso dedicato solo ed esclusivamente a me.
Con in braccio la nostra principessa l’angelo sparì nuovamente lungo il corridoio, seguito a ruota da Sam.
Rimasto solo, coricai Robert sulle mie cosce unite, sorreggendogli la testa “Allora campione, che intenzioni hai? Io voto per farci un pisolino tu che ne pensi?”
Come se avesse davvero compreso le parole che gli erano state rivolte, il bimbo si lasciò andare a un soddisfatto ed enorme sbadiglio e contento cambiai posizione mettendomi comodo. Mi sdraiai avendo cura di posizionare il piccolo al centro del mio petto tenendolo saldamente con una mano.
Robert accoccolato a pancia in giù su di me già ronfava allegramente dopo un paio di minuti e cullato dal suo calore e dal suo respiro, mi addormentai, ignaro di tutto ciò che mi circondava.
 
Castiel, tenuto in ostaggio da Mary che non ne voleva sapere di dormire, venne raggiunto dal cacciatore più giovane.
“Ehi, posso essere utile? Se vuoi posso provare a farla addormentare o posso farle vedere la casa”
L’angelo comprese quanto in realtà Sam volesse semplicemente passare un po’ di tempo con la bambina, supponendo che prima i suoi fratelli avessero monopolizzato entrambi i neonati, ma al momento voleva tenere con sé la piccola.
“Grazie, ma non ce n’è bisogno, ma potresti tenerli entrambi più tardi quando si svegliano”
Non muovendo obiezione alcuna, il gigante annuì e salì le scale.
Il moro si voltò per tornare finalmente dal suo compagno e varcando la soglia dello studio, lo sguardò volò da solo al divano e lì si fermò.
Dean era addormentato con il viso disteso e le labbra morbide e piene impercettibilmente piegate all’insù. Era felice, così come anche lo stesso essere celeste era.
Sul suo torace riposava tranquillo e sereno il loro bambino, a cui erano nuovamente spuntate le alucce, segno inequivocabile del suo sentirsi protetto e amato. Catiel sentiva la propria grazia riverberare e vibrare in sincrono con quella del figlio e nulla vi era se non quiete e gioia.
Ancora rapito da quella visione perfetta, il moro non si accorse di essere stato raggiunto da Gabriel, che quatto quatto e in silenzio gli si affiancò.
“Fratello, cosa fai?” domandò curioso il nuovo arrivato.
“Guardo la mia famiglia. Non è perfetta?” rispose in tutta sincerità l’angelo minore posando un bacio sulla testolina arruffata di Mary.
“Hai ragione è perfetta. Così favolosa che mi sta facendo venire in mente che dovrei provvedere anche io e donare al mondo i miei bellissimi pargoli”
Il capo di Castiel si girò di colpo, gli occhi sgranati.
“Ascolta, tu hai compiuto il rito in modo platonico, ma secondo te, è possibile perfezionarlo durante un contatto fisico?”
“Non capisco” l’ingenuità che tornava prepotente a galla.
“Oh, per la miseria… potrei recitare la formula mentre faccio sesso?”
Gli occhi di Castiel divennero ancora più grandi e le gote gli si colorirono d’imbarazzo.
“Non fingerti un puritano! So benissimo cosa combini con occhioni verdi laggiù. Su rispondi”
“Non lo so, posso dirti che dopo il rito è meglio non”
“Ma prima? E poi, cosa della massima importanza, chi è al corrente del metodo da te usato?”
“Lo sanno Dean, Sam e anche Bobby credo”
“Dannazione! Secondo te sarebbe credibile se rigirassi il tutto dicendo che io, essendo arcangelo, devo seguire un metodo differente?”
“Continuo a non capire”
“Non è importante che tu comprenda tutto, è sufficiente che tu mi dica se il mio ragionamento potrebbe risultare sensato”
“Nessuno conosce fino in fondo come funziona tale cerimonia, men che meno gli umani, quindi in teoria potresti inventarti qualunque cosa”
“Bene, era quello che volevo sapere, ti lascio alla tua contemplazione”
Gabriel uscì dalla stanza e incamminandosi verso il piano di sopra, una sola parole, pronunciata con insolito tono suadente e accattivante giunse alle orecchie del moro “Saaammy”
 
Castiel sorrise e dentro il suo cuore augurò buona fortuna al fratello.
Con un sospiro e un sorriso si avvicinò a Dean, sedendosi sul bordo e mentre Mary finalmente chiudeva gli occhi e si assopiva contro il suo petto, l’angelo carezzò con un lento sguardo ricolmo d’amore tutti gli occupanti del divano, rendendosi conto di aver trovato il suo piccolo e immenso paradiso.
 
Ed eccoci giunti alla fine di questa mia piccola pazzia, spero che vi sia piaciuta e che vi abbia fatto sorridere.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito e inserito la storia in una qualunque delle mille categorie di EFP.
Buona vita a tutti.

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