V per Vendetta

di khyhan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** V per Vendetta I ***
Capitolo 2: *** V per Vendetta II ***



Capitolo 1
*** V per Vendetta I ***


V per Vendetta I

Eccoci siamo tornate!!

Khyhan: chi me lo ha fatto fare??! No, perché io degenero di brutto in questi giorni!

Nina: non si pronuncia..

 

Allora.. riassuntino della puntata precedente:

Nina e Ariel si stavano per pestare cuore per il Apollo. Un incontro a mani nude nella gelatina alla ciliegia, quando un colpo di genio le ha svegliate fuori. Improvvisamente si sono ritirate dalla sfida lasciando il dio del Sole, solo come un cane. Questo, ehm.. marpione decide di consolarsi uscendo insieme Ermes e un paio di ragazze.. a questo punto Nina e Ariel non possono fargliela passare liscia..

 

Khyhan: ho scritto dieci pagine, per una storia che potevo rendere in 5 righe???

 

 

POV Nina

 

Mi tenevo ben salda alla cintura con una mano e alla portiera con l’altra. Ariel guidava la sua BMW-per-l’Olimpo con rabbia vendicativa. Ci trovavamo sulla strada che usciva da New York, inseguendo la Maserati rossa di un certo dio, che raggiungeva una cerca ninfa adorante.

Io, in questo momento non mi sentivo arrabbiata, ero troppo spaventata per farlo, avete mai visto mia sorella guidare? Beh, fast&furious ha preso spunto da lei.

- Ariel, rallenta! – urlai isterica mentre la pressione mi teneva incollata al sedile – rallenta, rallenta, rallenta. I pedoni! – con una manovra che avrei dovuto rivedere al rallentatore, per capirla, mia sorella evitò un paio di vecchiette che attraversavano la strada, due cassette di arance e un barboncino.

Capite ora, perché temevo per la mia vita?

- Ariel inizio a sentirmi male – una voce strascicata provenne da dietro. Era Earine, che si teneva stretta a Jason. Anzi probabilmente lo stritolava. Con un enorme sforzo mi girai a guardarla. Aveva uno strano colorito verdino e l’aria di chi volesse passare il resto dei suoi giorni a memorizzare i colori dei rossetti di Sophie (lei tra l’altro non era venuta con noi, era andata a fare shopping da Chanel).

Nostra sorella maggiore le scoccò un occhiataccia attraverso lo specchietto

- se devi vomitare, apri il finestrino o fallo su Jason. Non provare a rovinarmi la tappezzeria! – strinse la presa sul cambio e scalò dalla quinta alla seconda, in pratica la macchina si infossò nell’asfalto e se non fosse stata per la cintura sarei diventata una macchiolina sul parabrezza. E dopo Ariel mi avrebbe costretta a ripulirmi dall’auto.

- perché ti sei fermata? – chiese Percy rasserenato dal quella brusca frenata.

Lei indicò con lo sguardo la strada. Una ventina di bambini di sei, forse sette anni attraversavano le strisce pedonali – scolaresca in gita – ci informò, come se ne avessimo bisogno.

Questa cosa di lei mi urtava i nervi, ci trattava sempre come se avessimo cinque anni.

Una volta che i pargoli passarono felici e ignari dei drammi che avvenivano dentro la nostra auto, l’Araldo ripartì sgommando, lasciando delle belle strisce nere sulla strada. Tanto i conti non li pagava lei, ma nostro padre.

Dopo l’ennesima svolta effettuata a..non posso dirlo; è una velocità vietata in almeno sei stati, la testa di Percy fece capolino tra i sedili anteriori – perché non abbiamo preso i pegasi? Sarebbe stato un viaggio più sicuro – nostro fratello a volte aveva dei colpi di genio. I mugugni di assenso che provenivano da dietro confermarono le sue parole.

Lei, in risposta fece tre cose contemporaneamente: accelerò, fulminò Percy attraverso lo specchietto (vidi chiaramente i fulmini colpire il vetro e rimbalzare poi, verso di lui) e lo colpì con una manata sulla fronte, ricacciandolo indietro.

- dobbiamo correre così tanto? – domandai, sentii un ringhio basso provenire dalla sua gola. Lo presi per un sì.

- inseguiamo Apollo, giusto? – secondo ringhio affermativo.

- perché non rallentiamo e ce la prendiamo con calma? – chiese Jason stretto tra le braccia di Earine. Lei rispose con un ringhio lungo e uno corto, doveva significare no.

- LA SMETTI DI COMUNICARE IN MORSE? – Percy mi urlò nelle orecchie, una seconda manato lo ricacciò da dove era arrivato.

- rispetto a voi ragazzi, io ho un conto in sospeso con quello là! – disse stringendo il volante fino a far sbiancare le nocche. Non volevo sapere a cosa si riferisse, prima mi auguravo di arrivare viva e vegeta a destinazione, poi glielo avrei chiesto. E lei, avrebbe dovuto dirmi la verità.

Qualcosa di forma vagamente umana si piantò davanti alla macchina. Solo i riflessi sovraeccitati di Ariel le impedì di ritrovarsi a baciare la strada.

Noi guardammo la cosa, e la cosa guardò noi. Ci mostrò la chiosa di denti aguzzi e gialli,e alla luce del sole le sue squame erano verdi brillanti. No, un momento, ho detto verdi?

- ECHIDNA! – Percy ricordò a tutti chi avevamo davanti, con nostra grande gioia (il mio terrore puro).

- vi ho trovato figli di Poseidone, ho un conto aperto con voi – la sua voce era un sordo sibilo che si propagava attraverso i vetri dell’auto.

Io rimasi seduta fissare il mostro, quando Earine se ne uscì con – beh, solo con Percy e Ariel, giusto? noi tre non centriamo nulla – tutti quanti scoppiammo a ridere eravamo cinque figli di Pezzi Grossi, contro un misero mostro solo, soletto.

Ariel, ingranò la retromarcia e si defilò guardando il lunotto posteriore

- cosa stai facendo? Scappi? – domandò Jason con tono derisorio– siamo in cinque, possiamo batterla! –

Lei inchiodò di colpo, tornando a fissare il mostro,  ormai a trecento metri da noi.

- non voglio scappare! Non voglio perdere tempo, devo prendere bene la mira! – inserì la prima e si lanciò verso Echidna.

L’auto sobbalzò quando le ruote camminarono sopra il corpo del mostro. Mia sorella maggiore per ogni evenienza inserì la retro e la investì di nuovo, per poi ripartire all’inseguimento della Maserati biposto di Apollo.

Io e i miei amici ci scambiammo uno sguardo mentre lei rideva sotto i baffi. Mai, giurai sullo Stige, avrei fatto infuriare Ariel, e mai, mi sarei trovata a tiro della sua auto.

 

 

POV Percy

 

Iniziavo seriamente a rimpiangere il Mare dei Mostri, il monte Tam, il labirinto e monte Sant’Elena e soprattutto gli Inferi e Athena. Tutti i luoghi dove ho rischiato la pelle, in pratica.

Sembravano dei graziosi villaggi vacanze in confronto alla guida sportiva di Ariel. Sempre che di guida sportiva si possa parlare.

La BMW M5 (che avrei apprezzato se non fosse stata guidata dalla mia sorella pazza con istinti omicidi), correva sempre più veloce, tramutando le linee tratteggiate del bordo strada in una linea continua, brutto segno, significava sfiorare i duecento.

Aprii la bocca e poi la richiusi come un pesce lesso, mi avrebbe picchiato di nuovo se avessi detto la mia su quel viaggio. E lei, l’Araldo degli Dei, non voleva scendere a più miti consigli.

Voleva ridurre Apollo ai livelli di Crono, forse in molecole più piccole se ci riusciva.

Nina abbracciava convulsa la cintura, mentre Ariel effettuava una curva a quarantacinque gradi in freno a mano. Bello da vedere al cinema, terrificante da fare se ci stai sopra.

- Ninetta, tu e Percy fareste un grazioso gioco per la vostra sorellina? – ci chiese con una voce tutta zucchero, che non prometteva nulla di buono - Da qui in avanti è un po’ brutta – la sua voce sembrava calma e tranquilla, ma la sua concentrazione al volante aumentò.

- cosa dovremmo fare? – chiese Nina titubante

- fa solo un po’ paura all’inizio, niente di più. Se partecipasse anche Earine sarebbe meglio. Tu Jason, devi controbilanciare  invece – ci spiegò rapidamente il suo piano.

- MA TU SEI MATTA! – gridò Nina spaventata. Ariel non volle sentire ragioni e io presi Earine fra le braccia, mentre Nina apriva i finestrini.

All’imboccatura del curvone, io e Earine dietro e Nina davanti ci sporgemmo fuori dai finestrini con il busto. La macchina si mise sulle due ruote, mentre il nostro peso combinato impediva all’auto di rovesciarsi. Il vento ci frustava in viso, facendoci lacrimare gli occhi, mentre affondavamo la curva.

A parte le urla terrorizzate di Nina e Earine che mi spaccavano i timpani era figo da morire. L’avrei rifatto altre cento volte.

Finita la parte che Ariel definiva brutta, la macchina tornò dritta e tornammo a sederci ai nostri posti, con il cuore pompava forte l’adrenalina, mentre i capelli di Nina e Earine urlavano a gran voce il bisogno urgente di un parrucchiere.

- MATTA!! – Nina riacquisì l’uso della parola dopo soli dieci minuti e dedicò questa ritrovata capacita a urlare contro nostra sorella.

Entrando in un paesino sulle rive di un lago Ariel rallentò, fino a fermarsi – siamo arrivati – disse con un tono piatto.

Nina si guardò intorno e vide l’auto del dio del Sole – inizia la missione, quindi – incrociò le braccia al petto e incenerì con lo sguardo la Maserati. Io non lo avrei mai fatto, non a una Maserati, comunque.

Ariel ci fece scendere tutti e infilò l’auto nel bracciale, non voleva lasciare prove visibili della nostra presenza.

Quatti quatti entrammo nel ristorante e ci nascondemmo dietro alle credenze. Le mie sorelle percorrevano con lo sguardo la sala, alla ricerca di una nota chioma bionda.

Earine identificò il dio vicino all’acquario delle aragoste e strinse la manica di Nina per catturare la sua attenzione. Nina lo guardò con un misto di adorazione e odio. Come facevano le ragazze a esprimere due sentimenti opposti nello stesso istante?

Ariel invece si limitò a incenerirlo, era molto semplice avere a che fare con lei. Se la fai arrabbiare, ti conviene cambiare: nome, connotati, continente o potrebbe distruggerti, per il resto era una persona tranquilla.

Le ragazze si avvicinarono all’acquario, cercando di non farsi notare. Imbastirono una specie di parodia delle Charlie’s Angels. Fecero una capriola verso un tavolo, corsero sotto alla tovaglia e si nascosero dietro a una vaso di fiori. Con un occhiata di fuoco dissero, chiaro e tondo, a noi maschi inetti di stare al nostro posto e di non muoverci.

Agli ordini, signore! E chi disobbedisce? Da una parte stavamo spiando un dio ultra potentissimo e dall’altra..io quelle tre non le voglio affrontare, vorrei arrivare ai sedici anni, tornare a baciare Annabeth e salvare il mondo. E se mai avessi disubbidito sarei diventato la quarta figlia di Poseidone.

POV Ariel

 

La porta scampanellò e le nostre teste fecero capolino dal vaso di fiori. Entrò Ermes accompagnato da due ragazze, una bionda e bellissima e una mora e ancora più bella. Era una di quelle che si dicevano perfette. Seno perfetto, vita perfetta, capelli perfetti. Insomma una top model, solo più snob.

Nina mi stritolò il polso – io quella la conosco – mi disse – dice di essere l’Araldo degli Dei e si chiama Stella Hope. Una ex di Apollo – aveva i lucciconi agli occhi.

Io annuì, avevo capito cosa voleva dire – allora sorellina, anziché una missione “allontana le donne da Apollo”, questa diventa una spedizione punitiva –

Continuammo a osservare la coppia, pensando a come rendere incapace Apollo di intendere e di volere.

Miss-l’universo-mi-gira-intorno alias Stella, pulì con il dito un labbro di Apollo, sporco di..qualcosa che non c’è!

- non c’era nulla! – esclamò Nina – non c’era nulla sul labbro di Apollo, l’ha fatto apposta quella..quella.. – Earine tirò rapida fuori il palmare – vocabolario e le mise sotto gli occhi alcuni sinonimi di parole vietate ai minori.

- quella *******! Figlia di ******* incrociata con ****** - decisi di censurare Nina, ma le davo perfettamente ragione, le parole usate per definirla erano perfette. Tornammo a osservare la coppietta. Apollo le sorrise languidamente in risposta e le poggio una mano sulla gamba di lei.

Io non resistetti più – quello, io lo uccido! – feci per saltare fuori dal tavolo, quando Nina e Earine mi saltarono sopra, placcandomi.

La botta che diedi al pavimento mi fece defluire il sangue dalla testa.

- facciamo qualche telefonata! – dissi infine. Una rabbia gelida prese possesso del mio corpo. Non capivo come quella Stella Hope non si squagliasse sotto lo sguardo infuocato di Nina per poi raggiungere lo Zero Assoluto sotto il mio.

- qui ci vuole una vendetta! – decretò Earine. Strisciammo fino alla credenza dove avevamo lasciato i ragazzi e decidemmo rapidi come agire.

- tu Percy, resti qui e fai la guardia – dissi. Come sorella maggiore potevo permettermi di dargli ordini – se ti fai scoprire o vedere, rimpiangerai di non esserti alleato con Crono, quando potevi – lui deglutì vistosamente e guardò Nina

- se ti fai vedere, fratellino o gli dici che siamo qui, ti faccio fare un volo da un pegaso. E ti faccio sentire tutti i dischi di opera lirica che riesco a trovare – aggiunse lei.

- bada a ciò che fai e dicci se ci sono sviluppi, o passeggerei di nuovo negli Inferi. Da morto – disse Earine.

Adoravamo bistrattare Percy, era il nostro fratellino,  il maschietto di casa Poseidone.

 

POV Nina

 

A passo di marcia ci recammo vicino al lago. Distruggemmo senza tante cerimonie un idrante per procurarci un arcobaleno. Avevamo una manciata di dracme in mano e dovevamo fare molte telefonate..

Iniziammo da quella più semplice – oh Iride, accetta la nostra offerta – e lanciai la moneta - divino Ares, ehm.. al massacro sanguinoso più vicino, grazie – chiesi. Apparve la figura del dio.

Portava una divisa mimetica da Marine, occhiali a visiera notturna e sparava a non-si-sa-chi con un mitra. Non si accorse subito di noi, ma quando lo fece, alzò gli occhi al cielo e disse qualcosa di irripetibile in greco.

Per intenderci, quello che avevo detto prima a Stella era una poesia d’amore a confronto.

- che volete? Siete un disturbo, sparite! – ci disse, sganciando una bomba e lanciandola nella boscaglia. Il boato e le urla che arrivarono dopo mi rizzarono i peli sulle braccia.

- vorremmo da lei un favore – disse Ariel concisa.

- e cosa vorresti da me, recluta? Io non faccio favori ai figli del Vecchio Barba d’Alghe – staccò con i denti la linguetta di un fumogeno e la buttò con un sorriso sadico in mezzo alla mischia, per poi riprendere a sparare con un M16 nuovo di zecca. Per la cronaca, lo conoscevo solo perché Ariel ne aveva uno uguale.

- questo è diverso, e poi non voglio averlo gratis. Vi daremo qualcosa in cambio.. – rispose lei suadente. Per Demetra! Cosa voleva offrire? Non ne avevamo parlato.

- e cosa? Sentiamo – in qualche modo catturò l’attenzione del dio e non sapevo se ne dovevo essere felice o no. Per sicurezza non dissi nulla.

- Perseus Jackson. Legato e imbavagliato, ma solo dopo che avrà sbaragliato i titani! – Ares, fulminò nostra sorella, ma non la ridusse in cenere, segno che la stava ascoltando con interesse.

- e sentiamo cosa volete e a cosa vi serve? – rise sprezzante acchiappando due poveri guerrieri e facendogli cozzare la testa uno contro l’altro.

D’altro canto io, non avevo la più pallida idea di cosa volesse Ariel dal dio col peggior carattere di tutto l’Olimpo.

Lei gli fece rapidamente la lista dei desideri, come se snocciolasse una lettera a Babbo Natale, e con mia sorpresa iniziai a capire cosa volesse fare. E mi spuntò un largo sorriso. La vendetta si prospettava più interessante di quanto immaginassi.

- si può fare – decretò Ares meditabondo – vi farò consegnare tutto da Ermes in sei minuti, ma se non pagherete il vostro debito..- non finì la minaccia, ma concluse con un gesto della mano, quella sgradevole conversazione.

 

Effettuammo la seconda telefonata.

- divino Efesto, fucine da qualche parte nel mondo – disse Ariel irrequieta.

Il dio era sotto una macchina sportiva, e si intravedeva solo le gambe il muso della macchina. Jason fece un passo avanti scostando me e le mie sorelle senza tante cerimonie. – quella è una Lamborghini Reventon! Ne esistono solo una ventina al mondo! È fantastica! Stupenda! Meravigliosa! – mai avevo visto Jason così eccitato, saltellava da un piede all’altro e sembrava che volesse buttarsi nell’ologramma per baciare l’auto e buttarsi a terra piangente.

- chi..? – Efesto sbucò fuori dall’auto e io fece un passo indietro, non me lo ricordavo così.. così..brutto!

- cosa volete piccoli semidei? – ci domandò il dio

- un favore – disse Ariel

- fare un giro su quell’auto – disse Jason contemporaneamente

- fatemi capire..volete come favore, fare un giro sulla mia Lamborghini? – domandò pulendosi le mani dal grasso del motore

- no – disse Ariel

- si – rispose Jason

Earine acchiappò per la collottola il maschietto e lo trascinò nelle retrovie, lasciandoci parlare in pace con Efesto.

- vorremmo..vorremmo – iniziai, cosa voleva Ariel? Me lo aveva anche detto, riguardava i cartoni animati.. stupido deficit dell’attenzione!

- vorremmo un Gundam, in bronzo celeste – disse lei

- un Gundam? E cosa vorresti farci? – lo sguardo del dio di fece penetrante e noi diventammo piccole piccole. Ariel si riprese per prima, forse vivere sull’Olimpo da cinque anni a qualcosa le è servito.

- rovinare la  faccia di Apollo, per esempio – rispose lei. Sorella mia, non hai proprio mezzi termini, vero? Il dio, invece, scoppiò a ridere, tenendosi la pancia. Quando si riprese, si asciugò una lacrima dall’occhio.

- può farlo, vero? – chiesi titubante

- certo che posso farlo, bambina –

- in sei minuti? – chiese Ariel

- te lo costruisco in tre, ma a una condizione. Voglio le foto di Apollo dopo il trattamento con il Gundam, anche i negativi. Le appenderò per tutto l’Olimpo! – disse lui – quando ho finito vi mando Ermes per la consegna – e chiuse la chiamata.

Infine, chiamammo Sophie. Era dentro un camerino e provava una abito, che, mi chiedevo come facesse a starci dentro, per come era fasciante.

- Sophie devi fare una cosa per noi – le dissi veloce, il tempo scorreva e doveva essere tutto pronto.

- mia cara Ninetta! Hai dei capelli orribili! Te li devo sistemare! –

- lascia stare! Ci penserai dopo, promesso -  risposi – quello che devi fare è molto semplice, Ariel ha una copia delle chiavi della villa di Apollo, devi introdurti nel suo bagno e..- le spiegai rapidamente cosa fare. La sua faccia divenne scura.

- per una cosa simile dovevi rivolgerti a una figlia di Nemesi – mi rispose – rovinare tutti quegli oggetti, mi sembra quasi che vada contro natura..- si mordicchiò un labbro rovinandosi il rossetto. Questo mi faceva capire quanto fosse titubante

- ci aiuterebbe a rovinare Stella Hope – aggiunsi melliflua. Il suo sguardo si illuminò e annuì felice – farò tutto il più veloce che posso! Sospendo anche lo shopping! Ci sentiamo dopo ragazze! – e chiuse la conversazione. Io e Ariel ci guardammo soddisfatte, poi mi venne un dubbio

- dobbiamo avvertire anche papà? – chiesi

Mi mise una mano sulla spalla sorridendo – per farci rovinare tutti il divertimento? Glielo diremo, quando di Apollo rimarranno solo gli atomi del dio del Sole – mi rispose tranquilla.

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Capitolo 2
*** V per Vendetta II ***


V per Vendetta II

POV Percy

 

Rimasi tutto solo nel ristorante. Finalmente pace e tranquillità. Bè a parte due vecchiette che continuavano a lanciarmi occhiate e a criticare il mio modo di muovermi furtivo e i miei vestiti. Con probabilità mi avrebbero dato del terrorista di lì a cinque minuti e chiamato la guardia nazionale e scatenato una caccia all’uomo (di nuovo) colossale, se non fossi uscito rapidamente dal mio nascondiglio.

Guardai i miei divini parenti e le loro accompagnatrici, ridevano e scherzavano beatamente senza sapere che di lì a poco si sarebbe scatenato un guaio peggiore del Tartaro, come li invidiavo.

Lo squillo del cercapersone mi fece sobbalzare, era quello di Ermes, che lo tirò fuori dalla tasca.

- mi dispiace, zucchero – disse alla sua amica bionda – ho delle consegne urgenti da fare per Ares ed Efesto. Torno appena posso! – si diresse velocemente all’uscita, tramutansi nella sua forma divina appena fuori.

Io rimasi a controllare Apollo, alle ragazze non interessava il dio dei ladri, ma solo quello della musica. Lui rise gioioso a una battuta della mora e strinse a sé la ragazza bionda, beandosi della presenza delle ragazze solo per lui.

- finalmente soli – disse e sorrise compiacente a entrambe.

Ero indeciso su cosa fare, quella era una notizia da riferire alle mie sorelle, ma se lo avessi fatto mi avrebbero probabilmente scuoiato per aver portato cattive notizie, e se non lo avessi fatto mi avrebbero sicuramente scuoiato per non averlo riferito subito. Mi venne mal di testa a causa di questo pensiero così complesso, che sembrava uno sciogli lingua, nella mia mente. Ben sapendo che sarei morto in entrambi i casi mi diressi all’uscita facendo attenzione a non farmi vedere da quel dio combina casini. Ah si, anche dalle vecchiette allarmiste!

 

Vicino al lago la faccenda era diversa, Ariel e Nina stavano aprendo delle casse di legno enormi con su scritto fragile in greco e si passavano equipaggiamenti militari. Portavano entrambe una tuta Navy mimetica, degli anfibi neri e più armi addosso dei corpi speciali. Nina estrasse dal fondo dalla cassa una piccola pistola futuristica, tutta curve e lucine.

- questa che cos’è? – domandò alla sorella maggiore

- non lo so, leggi le istruzioni – rispose lanciando a Jason un bazooka ultra leggero.

- sono dislessica! Non leggo le istruzioni! Imparo su campo, io! – ribatté Nina alzando la voce

- allora provalo! Li c’è Percy.. – Ariel mi indicò con il pollice da oltre la spalla, io feci un passo indietro spezzando un rametto, mi avevano scoperto subito.

Nina prese con calma la mira chiudendo un occhio – tranquillo Percy, non abbiamo chiesto nulla che uccida – e fece fuoco.

L’arma era ad ampio raggio, e la luce rossa che ne scaturì mi prese in pieno..lasciandomi in mutante. Le mie avevano dei piccoli pegasi disegnati sopra, per la cronaca.

- fiiico! Una pistola disintegra vestiti! – Nina era ammaliata da quell’arma, chissà chi ci avrebbe spogliato..

Le mie sorelle esaminarono prima la pistola e poi me, con un continuo avanti e indietro di sguardi increduli.

- c’è una targhetta qui – Ariel indicò l’impugnatura – dice..dice..con gli omaggi del costruttore. E. –

- non era nella cassa che ci ha mandato Ares? – chiese Earine incuriosita

- si, ma forse le armi le ha costruite Efesto! – disse Jason – queste – e sollevò il bazooka con una mano – non sono armi mortali –

Il vento mi fece venire un gran freddo – scusate – mi infilai nel discorso – io sarei ancora in mutande, se non ve ne siete accorte – non avrei dovuto farlo, le mie sorelle si resero conto della mia presenza, a cui prima non avevano dato peso, per loro dovevo essere non so, una cavia o un oggetto di arredamento, regalato da qualche cugina antipatica.

- cosa ci fai qui Percy? Non dovresti spiare Apollo? – mi domandò Earine corrucciata.

- ecco ho delle novità – dissi rapidamente cosa avevo visto al ristorante, spiegandogli cosa avesse fatto Apollo con le due ragazze.

- LUI HA FATTO COSA? – Nina e Ariel tremavano di rabbia e presero a trafficare più rapidamente con le casse, mettendo a nudo un..un..paio di robot giganti.

- sono due? – Jason li guardò stupiti – non ne avevate chiesto solo uno? –

- si – disse Ariel guardando il robot in tutta la sua altezza

- c’è un cartellino anche qui – Nina li chiamò e indicò la zampa del Gundam – c’è scritto “ il secondo è omaggio se oltre le foto fate anche il video”. Non c’è problema divino Efesto, faremo un video stupendo – Ariel scambiò uno sguardo con Nina e annuì.

- scusate – ricordai – ho freddo, posso avere dei vestiti? – mi strofinai le braccia cercando un po’ di calore. Earine mi lanciò una tuta militare senza guardarmi.

Iniziavo seriamente a rimpiangere Crono e il suo esercito.

 

 

POV Ariel

 

Feci salire Earine e Jason sul Gundam, mentre io e Nina tornavamo al ristorante. Entrammo in pompa magna, il nostro piano prevedeva di attirare Apollo fuori, per poi distruggerlo.

Guardandoci il dio divenne improvvisamente pallido, sapeva che con noi non si scherza.

- Apollo, chi sono queste bambine? – domandò Stella facendo le fusa sul braccio del traditore. Mi si scoprì un nervo e Apollo si scrollò di dosso Stella.

- sono..sono..Ariel Courtney e Nina Armstrong, figlie di Poseidone – ci presentò neutrale il dio

- oh, che zuccherini. Siete in missione? Volete un aiuto divino? – il mio stesso identico nervo, si scoprì anche sulla fronte di Nina. Un marchio di fabbrica Made in Poseidon, prova genetica che eravamo sorelle.

- magari vi aiuto io, sono l’Araldo deg..- non la sopportai più e le feci assaggiare le suole delle scarpe. Dovrei farvi la moviola del mio gesto per farvi capire, in pratica: non potendo più sopportare quella sua voce falsa corsi verso di lei, infine saltai e le piantai un piede in faccia, atterrandola.

Quindi, riprendiamo da dove l’ho lasciata, sotto le scarpe – qui c’è un solo Araldo degli Dei, e sono io – dissi gelida.

- ragazze cosa state facendo qui? – ci chiese Apollo preoccupato

- vieni fuori, Apollo, dobbiamo sistemare la faccenda una volta per tutte – Nina aveva una voce fredda come la mia, anche lei era furiosa per il comportamento del dio.

Stella resuscitò dal mondo dei sogni – piccola vi..-un secondo calcio da parte di Nina la rispedì a nanna. La ragazza bionda pensò bene di defilarsi, mentre Apollo si alzava e usciva tranquillo.

- allora ragazze, andiamo al cinema? – ci chiese il dio tranquillo, avviandosi all’uscita.

- no, il film lo facciamo a te – Nina tirò fuori una tele camerina (spuntata fuori dal secondo Gundam) mentre Jason puntava un mega fucile sul naso del dio.

Le proporzioni erano circa dieci a uno..dieci per il fucile logicamente.

- ehm..cosa vuol dire? Dai ragazze non costringetemi a farvi del male – Jason sparò, facendo volare Apollo di almeno venti metri.

Stella tornò di nuovo dal regno dei sogni e Nina le sparò con la Strip-gun, spogliandola. Mise a nudo tutti i segreti di Stella: il reggiseno imbottito, la cellulite e le smagliature. Non era così perfetta come pensavamo. Mentre cercava di coprirsi e urlava come un’Echidna isterica, io e Nina ci rotolavamo dalle risate, era troppo forte quell’arma. Stella corse a nascondersi per la vergogna nel locale e non si fece vedere mai più.

 Addio Stellina, è stato bello prenderti a calci, anche se è durato poco. Le feci ciao con la mano, ero reintegrata nei miei panni di Araldo.

 

POV Nina

 

Stella si era appena eclissata quando tornò Apollo, la maglia in brandelli e il viso sporco di fuliggine – smettiamola prima di farci del male.. – ci disse sbattendosi i pantaloni.

- no, non vogliamo smettere – dissi con uno schiocco di dita e Earine gli sparò facendolo volare via nuovamente. Troppo divertente. E se provava ad alzare le mani, eravamo più armate noi della casa di Ares al completo.

L’acqua della  fontana vicino a noi iniziò a ribollire, e apparve nostro padre Poseidone. Come ha saputo che eravamo qui? Speravo solo che non se la prendesse con noi per aver attaccato un dio.

- Nipote, cosa hai fatto alle mie figlie? – chiese infuriato, puntandogli il tridente sotto il mento

- cosa stanno facendo loro a me, piuttosto.. – rispose il dio del Sole massaggiandosi la testa ammaccata.

- si fanno giustizia, vedo. Ragazze, adesso ci pensa vostro padre a vendicarvi. Per riguardi verso il vostro sviluppo psicologico, non vi farò vedere cosa succede – detto questo agguantò il colletto della maglietta del dio e lo trascinò verso lago.

Apollo riemerse due ore dopo, in un stato..ehm meglio censurare, papà aveva ragione, mi  era bloccato lo sviluppo psicologico.

Tornammo sull’Olimpo, la nostra vendetta non era ancora conclusa, mancava ancora la parte migliore. I Gundam erano la punta dell’iceberg della nostra vendetta.

Sophie ci venne incontro raggiante – ho fatto tutto quello che mi avete chiesto. Ecco qui ci sono i biglietti, ho fatto fatica a trovarli. Alcune sono decisamente espansive. Ho dovuto corromperle con i miei smalti – ci spiegò mettendoci in mano un gruppo di biglietti per il concerto di quella sera, non ci saremmo persi lo spettacolo per nulla al mondo.

 

POV Apollo

 

Tornai alla mia villa in condizioni pietose, proprio non capivo perché le ragazze se la fossero presa tanto. Le ninfe e le mortali di una volta non erano così, piantavano le lacrime, le consolavo un po’ e poi veleggiavo verso nuovi lidi. Era proprio vero che i ragazzi moderni erano diventati violenti.

Mi infilai sotto la doccia continuando a ripensare alla giornata. Ok, forse non dovevo chiamare Stella, ma il Gundam delle ragazze mi ha fatto proprio male, non me lo meritavo, potevo non so, rovinarmi i capelli piastrati, o il mio naso perfetto.

Presi lo shampoo e iniziai a strofinarmi i capelli con maggiore intensità dovevo eliminare quell’odore di pesce che mi portavo addosso. Forse dovevo mandare un mazzo di rose a Nina e uno di Iris ad Ariel. Non potevo farci nulla, mi piacevano entrambe le ragazze e loro avrebbero dovuto arrendersi all’evidenza, sono il dio più bello dell’Olimpo, ho delle necessità.

Magari potevo uscire con Nina  i giorni pari e con Ariel i giorni dispari! Così sarebbero state entrambe soddisfatte e non avrebbero litigato più.

Uscii dalla doccia e ammirai il mio fisico perfetto allo specchio. I capello bagnati avevano uno strano colorito, senza penarci troppo me li asciugai rapido con il phon e poi iniziai a passarci la piastra sopra. Mi si incollò ai capelli, cosa era successo alla mia bellissima piastra liscio-perfetto-approvata-da-Afrodite? E guardandomi nuovamente allo specchio vidi che i capelli erano rosa confetto, lanciai un’esclamazione sorpresa. I miei capelli, no, non loro. Tutto ma non loro.

- cosa mi è successo? – urlai traumatizzato – i miei capelli! Non sono più terribilmente figo, sono solo un figo qualunque! – delle risate sguaiate mi fecero affacciare alla finestra.

Ariel, Nina e la loro sorella (di cui non mi interessava il nome) ridevano con le lacrime agli occhi, da sotto la finestra.

Ariel mi sorrise felice e si avvicinò a un soffio dal mio viso, forse voleva baciarmi. Non le avrei mica detto no, in quel caso – scusaci, scusaci tanto Apollo – Nina e Ariel mi colpirono contemporaneamente alla tempia con un calcio, facendomi vedere tante stelline colorate e poi il buio.

Rivenni in un luogo che non conoscevo, legato come un salame con una corda d’oro di fabbricazione di Efesto, nessuno dio poteva liberarsi da quella.

Nina e Ariel mi vennero incontro, insieme ad Ares ed Efesto. Tutti portavano i tappi per le orecchie isolanti, sempre certificati da Efesto.

- oggi, qui si tiene il concerto di Justin Bieber. Ti abbiamo legato a una cassa così te lo puoi gustare tranquillamente. Ah dimenticavo, abbiamo messo la vinavil sulla piastra e la tinta nei prodotti per capelli. Sono un bel rosa – mi disse Ariel tirandomi alcune ciocche – Afrodite apprezzerà –

Nina mi diede un bacio sulla guancia – senza rancore – mi disse

- no, dai liberatemi. Quello.. quello non sa cantare! – implorai – giuro che non esco con altre ragazze, vi prego liberatemi. Esistete solo voi per me – Nina si indicò i tappi.

- scusa, ma non sentiamo Apollo. Ci vediamo dopo! Sempre se sopravvivi – sottolineò melliflua e si allontanarono ridendo. Efesto tornò indietro poco dopo e mise una telecamera puntata al mio viso.

- così non ci perdiamo lo spettacolo – mi spiegò

Sopportai stoicamente il concerto di quel..quel..coso. Nina e Ariel tornarono appena finito con due ragazzi a braccetto. Uno lo conoscevo, l’altro era..bè bello quasi quanto me.

- questo è Michael Dubois, un figlio di Ermes. Il ladro migliore del mondo – lo presentò Ariel facendo occhi dolci al suo accompagnatore

- lui lo conosci, Eros. È così dolce e sensibile, un vero dio dell’amore. Bè ci vediamo, dio del Sole – fecero per voltarsi, quando tornarono indietro – dimenticavamo! – disse la più giovane battendosi la fronte – insieme, sorella? – chiese.

Ariel  e Nina presero un gran respiro - HEI, QUESTO RAGAZZO HA OFFESO JUSTIN BIEBER! – io impallidii, un gruppo fan impazzite mi accerchiarono ringhianti.

- A MORTE IL TRUZZO CON I CAPELLI COLORATI!! –urlò una indicandomi.

Addio, mondo crudele, troppe fanciulle non saranno più onorate della mia presenza.

 

POV Nina

 

Stavamo sul tetto dello stadio, le fan di Justin stavano scannano allegramente Apollo, improvvisamente si sentì un “aiuto” seguito da un “non lo faccio più! Promesso!”. Io e mia sorella ci guardammo e scoppiammo a ridere. Poi abbracciammo teneramente i nostri nuovi ragazzi.

 

 

Nad: abbiamo diviso la Fic in due parti, ma in realtà sarebbe una. Perché..era chilometrica..da far venire i capelli bianchi..

Baci

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