Shed my skin

di ShedMySkin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** And you make my heart glow ***
Capitolo 2: *** Innocent ***
Capitolo 3: *** Dumb questions ***
Capitolo 4: *** Under your skin ***
Capitolo 5: *** It's stronger than me ***



Capitolo 1
*** And you make my heart glow ***


Shed my skin







Forks.
Fredda .Umida. Noiosa.Senza sole.
Perfetta per me. Di sicuro,se fossi andato in un posto come la California,avrei dato troppo nell’occhio brillando tra la folla.
Per sempre sospeso nei miei 18 anni: dovevo ammettere però,che la cosa non mi dispiaceva affatto. Aver abbandonato i Volturi,era stata la cosa più giusta che potessi fare: Aro era stato come un padre per me,ma non avevo più motivo di stare lì. Sentivo che ormai non era più il mio posto. Sapevo bene che Jane non mi avrebbe mai perdonato,ma c’era tempo perché ci potesse pensare:infondo,avevamo entrambi davanti l’eternità per farlo.
Essere liberi da ordini e doveri,era proprio ciò di cui avevo bisogno: essere un essere immortale e senz’anima non mi dispiaceva affatto.
L’unica pecca era la solitudine. Ogni tanto avrei desiderato qualcuno con cui poter condividere la mia esistenza,qualcuno che potesse capirmi ed essere come me, un supporto. Diedi un colpo di acceleratore alla mia moto nera che sfrecciava sull’asfalto ancora umido per la pioggia,mentre i miei pensieri negativi scivolavano dalla mia mente,lasciando spazio solo all’euforia causata dalla consapevolezza che d’ora in poi,avrei potuto fare quello che avrei ritenuto giusto per me,e non per gli altri.
Tranquillo e disinvolto, aumentavo la velocità senza ritegno.
Andare in giro in moto era uno dei passatempi umani che preferivo. Era un modo come un altro per sentirmi vivo, per sentire quell’adrenalina pura attraversare il mio corpo e darmi una scarica elettrica vera e propria. Non mi curai dei limiti di velocità né di indossai un casco protettivo: quando mai mi ero preoccupato della mia incolumità da quando ero un vampiro?
Amavo la velocità. Amavo il sentirmi invincibile,come se niente e nessuno potesse scalfirmi: il tempo,gli incidenti,la morte,i sentimenti umani.
Non potevo davvero desiderare di legarmi sentimentalmente a qualcuno. Che idea stupida mi era venuta. Dopo così tanti anni nella mia esistenza da vampiro,certi aspetti dei sentimenti umani erano andati scemando,fino a scomparire del tutto: come l’amore.
Parcheggiai bruscamente davanti alla scuola superiore,attirando ovviamente,tutti gli sguardi degli studenti che entravano.
Tolsi i guanti,e,mentre scendevo dal mio mezzo,guardai a uno a uno gli umani che componevano la folla:ne avevo visti molti nella mia esistenza,nessuno era stato tanto interessante da colpire la mia attenzione visto che per me erano paragonabili a un loro piatto di pasta,ma non avevo mai soffermato l’attenzione sul loro comportamento..
Le ragazzine iniziavano a ridacchiare divertite appena mi videro,probabilmente mi trovavano bello e attraente,altre all’apparenza non mi degnavano di uno sguardo,mentre i ragazzi non sembravano apprezzare l’attenzione generale che mi stavano dedicando…ah l’ umanità.
-Gran bella moto amico!-
Mi voltai verso il ragazzo che aveva parlato,e ne studiai le peculiarità mentre rispondevo,sorridendo e mostrando una fila di denti perfetti e bianchissimi,armi micidiali:
-Sì,lo è.-
Un piccolo bruciore iniziò a scaturire dalla mia gola,provocato dal profumo del sangue umano. Se volevo imparare a vivere tra loro e ricominciare da zero dovevo abituarmi. Cercai di ignorare il richiamo della mia natura,concentrandomi sullo strano personaggio che mi si parava d’avanti.
Smilzo,alto,capelli biondicci nascosti sotto un cappello della nike,felpa larga verde e jeans decisamente troppo grandi per la sua corporatura.
Era vagamente sorpreso dal suono profondo e calmo che aveva la mia voce:sembrava che mentre parlavo,stesse ascoltando una melodia,e mi studiava come se fossi malato o qualcosa del genere. Di certo,anche se il sole scarseggiava,non aveva mai nessuno con una carnagione bianca come la mia. Riposi i guanti nel sotto la sella,mentre l’umano studiava sbalordito da ogni angolatura possibile il mio mezzo.
-Ah,ehm,comunque piacere,sono J.-
J. Sicuramente era il diminutivo di qualche nome imbarazzante che gli era stato messo dai genitori.
-Piacere,J. Io sono Alec.-
Sembrava non aver capito bene il mio nome:certo,era insolito forse,ma non così difficile. Era evidente che il mio nuovo “amico” non avesse molta materia grigia.
-Quindi…ehm…sei nuovo.Giusto?-
-Giusto.-
Era chiaramente a disagio .Io ero rimasto appoggiato al fianco della mia moto,mentre lo osservavo:era ovvio che si aspettava di trovare un tipo più loquace.
-Beh,non so,vuoi che ti faccia vedere dov’è la segreteria per chiedere l’orario e cose così?-
-Mi faresti un grosso favore,J.-
Lui sorrise,soddisfatto della mia risposta più o meno amichevole,mentre faceva cenno di seguirmi verso l’entrata della scuola.
-Da dove vieni?-chiese,mentre mi apriva la porta per farmi passare.
-Italia.-risposi,educato e pacato. Non mi lasciavo mai andare a troppe esultanze o altro:mi sembrava una cosa inutile diventare amico di uno di loro, infondo quel J avrebbe potuto la mia colazione. L’interno dell’edificio era freddo,come la temperatura che avrebbe dovuto esserci all’esterno(ovviamente,io non avvertivo il freddo): le pareti erano bianche e grigie,come il pavimento,e le bacheche erano piene zeppe di annunci,stampati però in bianco e nero. “Che tristezza” pensai.
-Bello.-commentò poco convinto,mentre si fermava davanti a un corridoio che culminava con una porta rossa,che sembrava essere la cosa più colorata che ci fosse, e un cartello che diceva chiaramente: Segreteria.
-Beh,eccoci.Ci vediamo a pranzo,magri.Ciao….ehm..Alex.-
Si era avvicinato.Apprezzai lo sforzo.
Lo salutai con un cenno,mentre mi passavo una mano tra i capelli corvini per metterli a posto e tiravo fuori i documenti per l’iscrizione che avevo nello zaino. La nuova parte dell’esistenza aveva inizio.






Reduce dalla mia prima mattinata di lezioni mi avviai verso la mensa anche se ovviamente non avrei mangiato niente. Ero rimasto sorpreso dall’incredibile autocontrollo che avevo dimostrato di avere: neanche un morto in tutta la mattinata. Mi ero proprio rammollito.
Feci una piccola sosta al bagno poiché sentivo che le lenti a contatto che avevo messe per celare i miei occhi rossi si stavano sciogliendo. Anche quella era una fastidiosa precauzione: oltre a dover stare attento che non si sciogliessero del tutto, mi disturbavano la vista poiché ero spesso distratto studiare i microscopici tagli che c’erano su di esse.
Mi guardai velocemente allo specchio: come sospettavo erano da cambiare. Mi accertai che nel bagno non ci fosse nessuno, poi estrassi dalla tasca due confezioni di lenti nuove e le sostituii a quelle vecchie. Nonostante il mio tentativo di cercare di celare il vero colore dei miei occhi, sotto quel finto marrone si intravedevano strane sfumature, non del tutto naturali. Ci feci poco conto però: quale umano avrebbe avuto una vista così perfetta per intuire lontanamente ciò?
Uscii dal bagno e notai che i corridoi erano deserti: ormai dovevano essere tutti a pranzo. Mi diressi verso la mensa e con un gesto fluido e secco aprii la porta: come sempre,tutte le teste si girarono verso il nuovo pallido studente,che molte ragazze definivano interessante e attraente.
-Eih amico.-riconobbi la voce di J alle mie spalle.
Valutai le possibilità: fare l’asociale e passare per il ragazzo nuovo che gioca a fare il tenebroso o passare un po’ di tempo con gli umani?
-Va bene.-risposi infine,e la ragazza mora,sembrò sul punto di svenire. I tre ragazzi alzarono gli occhi al cielo,mentre ci dirigevamo al tavolo che doveva essere abitualmente occupato da loro.
Ero divertito dall’effetto che provocavo sulle ragazze mortali: nell’ora di trigonometria una ragazza ha rischiato l’infarto perché gli avevo chiesto una matita in prestito. “Assurdo, se sapessero che sono il killer numero al mondo chissà come reagirebbero.” Pensai.
-Piacere,io sono Addison.Tu devi essere Alec McKinnon,il nuovo arrivato,giusto?-
Mi destai dai miei pensieri ed osservai ragazza bionda che mi affiancava,mentre prendevamo posto al tavolo rotondo al centro della mensa:aveva occhi molto azzurri,pelle chiara e sorriso timido.
-Sì,giusto.Piacere,Addison.-
Sembrava quasi imbarazzata ma non inebetita come le altre ragazze: finalmente qualcuno con un po’ di cervello.
-Okay,loro sono Tom- disse J dal nulla ed indicò il ragazzo con i capelli rossicci e lentigginoso,per poi passare a quello con i capelli scuri e nerboruto.-e Oliver.Mentre lei è Mary.-e accennò alla ragazza mora,ancora rossa di vergogna,che agitò la mano nella mia direzione sembrando una gallina e mostrando un sorriso speranzoso.
Sospirai,frustrato.
-Tu non mangi?-chiese Addison,tanto per fare conversazione,mentre prendeva una forchettata della sua insalata.
-No,non ho appetito.-Di solito ero un tipo che non amava fare conversazione,ma visto che ero a tavola con ben cinque umani,ne approfittai per chiedere informazioni sugli studenti che frequentavano la scuola. Feci un grande sforzo per assumere un’espressione più o meno amichevole e incuriosita,chiedendo ai tre ragazzi:
-Allora,che mi dire delle ragazze che frequentano questa scuola?-
Una domanda tipa dell’adolescente americano in piena tempesta ormonale. Risi di me stesso.
Prima si guardarono l’un l’altro,poi Oliver disse:
-Beh,ce ne sono di molto carine,sì.- Bene. Risposta molto intelligente e soprattutto articolata: quel ragazzo avrebbe potuto tranquillamente essere l’anello mancante tra la muffa e la scimmia vista la sua intelligenza. -Per esempio Tiffany Banks e il suo gruppetto,devo ammettere che non mi dispiacciono.-Disse
Tom,indicando un tavolo poco lontano dal nostro,dove erano sedute quattro ragazze talmente truccate da sembrar perfette all’occhio umano, mentre al mio erano davvero ridicole.
-Per piacere Tom.Sono delle oche.-disse Addison,sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Mi sembrava l’unica persona normale seduta a quel tavolo.
-Però hanno delle belle borse,Addy!-protestò Mary,con un commento superficiale e,a mio parere,superfluo.
-Ragazzi. Mi meraviglio di voi.-intervenne J,con un’aria di disapprovazione esagerata di proposito con un non so che di tealtrale.-Vi chiedono chi è la più della scuola e non pensate a Nessie?-chiese sghignazzando. I due ragazzi si guardarono stupefatti,per poi illuminarsi e dire:
-Già.-
-Chi è questa ragazza?-ero incuriosito dalla loro reazione.
-E’ una del nostro anno,si chiama Renesme Cullen,ma tutti la chiamano Nessie. E’ davvero bellissima,una bomba,ma non sta mai con nessuno e non parla con nessuno. Anche a mensa si siede sempre da sola,ma chiunque farebbe a gare per averla nel proprio tavolo…-
Le sue chiacchere si spensero insieme alla mia attenzione per quella conversazione che all’inizio non aveva nessun peso.
Cullen.Come ho fatto ad essere così stupido e superficiale da dimenticare chi abitasse in quella zona? Di sicuro non avrebbero apprezzato la mia presenza dopo la mia ultima visita in qualità di guardia dei volturi,che non era stato di certo di cortesia.
Inoltre,anche se avessi opposto resistenza e avessi espresso il mio sincero desiderio per rimanere,avrebbero usato le maniere forti e non avrei avuto scampo; non avrei nemmeno potuto usare il mio talento per neutralizzarli,avevano Bella dalla loro parte:uno scudo.
Poi, c’era Renesme. L’ultima volta che l’avevo vista era davvero piccola,come aveva fatto a crescere in così poco tempo? Era una cosa normale per i mezzi vampiri?
Mille mute domande si fecero spazio nella mia mente,quando a un tratto,il frastuono interiore che mi premeva,svanì,sovrastato da un altro suono. Un battito cardiaco accelerato rispetto a quello umano,si avvicinava sempre di più portando con se una fragranza dolce e invitante,più di quanto avessi mai potuto immaginare:sentì la gola ardere come se non bevesi da anni,mentre con lo sguardo fissai la porta,in attesa che la creatura malvagia che mi stesse facendo patire le pene dell’inferno si mostrasse.
Rimasi immobile,pietrificato,respirando appena,quando vidi la mia angelica tentazione. I capelli ramati e mossi,le ricadevano dolcemente sulla schiena e sulle spalle,formando delicate spirali;dal viso ,pallido quasi come il mio e dai lineamenti delicati e perfetti che avevo visto addosso solo a femmine della mia specie,spiccavano due intensi e penetranti occhi color cioccolato.
L’aria si riempì del suo profumo. Smisi di respirare,per evitare una strage.
Era una tentazione quasi insopportabile:sentivo la gola ardere come se avessi un fuoco acceso e il veleno che lento e inesorabile mi riempiva la bocca:freddo e micidiale. Nonostante tutto,mi faceva uno strano effetto pensare di morderla:sembrava davvero una vampira completa,a parte gli occhi color cioccolato. Eppure,anche se lo sembrava,non lo era. Ma non era nemmeno umana.
Lo sentivo. Lo percepivo. Lo vedevo.
I suoi occhi,si fermarono su di me,incatenandosi ai miei: erano curiosi e intimiditi al tempo stesso:aveva forse capito cos’ero?
Ma certo che l’aveva capito. Viveva con otto vampiri.
La sentii respirare profondamente,dischiudendo appena le sue labbra piene e pallide,per assaporare l’aria,probabilmente in cerca del mio odore. Spalancò leggermente gli occhi,facendo incurvare di più le ciglia scure e folte,per poi dirigersi con innaturale eleganza e grazie,a un tavolo isolato,in un angolo della mensa,senza nemmeno un vassoio per il cibo:tirò fuori un libro e si mise a leggere noncurante del resto, ignorando completamente la mia presenza.
-Sembra proprio che Nessie abbia stregato anche te.-ridacchiò J,notando la mia espressione sbalordita e curiosa,che aveva cancellato quella neutra e sostenuta.
-Già.-era l’unica cosa che ero riuscito a dire,mentre con i miei infallibili occhi studiavo il suo viso,nei minimi particolari e un desiderio mai provato prima nasceva in me:volevo sfiorarla,toccarla,stringerla tra le mie braccia,assaporare meglio il suo dolce ed invitante profumo. Una ciocca di capelli bronzei le cadde sul viso,sfiorandole le piene labbra pallide socchiuse,da cui potevo sentire il fruscio dell’aria entrare ed uscire,mentre il desiderio crebbe in me a dismisura,come una tempesta. Nella mia mente,non c’era spazio per nient’altro,se non per la sua dolce fragranza e i suoi occhi intensi e magnetici.
Renesmee Cullen sarebbe stata mia.



~Salve a tutti :) Questa storia era stata pubblicata in origine da una mia grande amica e l'avevamo scritta insieme, ma poi abbiamo dovuto cancellata perchè non potevamo più andare avanti per mancanza di tempo.
Qualche giorno fa leggevo alcuni dei miei documenti sul computer e mi è capitata questa: non potevo lasciarla lì dov'era. L'ho ripresa in mano, riletta e riscritta in alcune parti.
Il titolo è lo stesso di una canzone che mi sta molto a cuore e che mi sono fatta anche tatuare: Shed my skin, degli Alter Bridge che consiglio vivamente a tutti coloro che sono appassionati sfegatati di rock n roll; letteralmente significa: cambia la mia pelle.
Spero che come primo capitolo vi piaccia ;)

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Capitolo 2
*** Innocent ***


Innocent







Dlin.
La porta del bar,mentre si apriva,fece suonare il campanellino posto sulla sua sommità,facendo voltare la maggior pare dei presenti nella mia direzione,con un’aria vagamente incuriosita: avevo un aspetto davvero orribile, a causa della mia sete spaventosa e del tormento interiore che mi aveva sconvolto.
Osservai rapidamente gli umani,e notai che sebbene fosse un mercoledì sera ci fosse molta più gente di quanto mi aspettassi.
Purtroppo.
Erano tutti per la maggior parte operai o adulti che si concedevano un drink dopo una stressante giornata di lavoro probabilmente. Presi posto con disinvoltura a un tavolo piccolo e rotondo,isolato nell’angolo del bar,lontano dai commenti maliziosi di un paio di ragazze e i borbottii infastiditi di un gruppo di bulletti che probabilmente mi vedeva come una minaccia per la loro “caccia”.
Ma non vi badai. Il suo delizioso profumo sembrava aver impregnato la mia pelle,i miei vestiti,perfino il mio respiro,in modo che non riuscissi a scordarlo: mi aveva stregato. Il suono accelerato del suo cuore mi era rimasto in testa come il ritornello di una canzone che non si riesce a ignorare,e si continua a ripetere all’infinito.
L’avevo vista solo una volta,per qualche minuto,senza riuscire a sentire il suono della sua voce. Eppure,mi sembrava di conoscerla da sempre. Un moto di frustrazione mi pervase,quando ripensai involontariamente agli intensi occhi color cioccolato che spiccavano dal viso perfetto e pallido, che quella stessa mattina avevo incontrato: perché sentivo che era lontana dalla mia portata?
Perché non poteva essere mia?
Sospirai,infastidito come un bambino viziato che non poteva avere il “giocattolo”che desideravo. Quando stavo con i Volturi ero stato in un certo senso viziato:qualunque cosa volessi,potevo averla senza sforzi. Ma questa volta,sarebbe stato diverso:avrei dovuto allungare la mano e prendere da solo ciò che desideravo di più,affinché la mia ossessione si affievolisse,fino a scomparire del tutto.
Ma perché poi ero così attratto da lei? La sua bellezza era qualcosa di unico,inimitabile: aveva forma immortale e seducente,con un’ essenza umana che la rendeva surreale: era tutto in perfetto equilibrio; forse,era questa la cosa che più mi aveva colpito.
-Alec.-
Assorto com’ero nei miei pensieri,mi ero distratto a tal punto da non accorgermi della presenza diversa che aveva fatto la sua comparsa nel bar,sebbene la conoscessi molto bene:capelli lunghi color mogano,carnagione diafana,occhi sfumati di viola a causa delle lenti a contatto blu e indiscutibilmente bellissima. Socchiusi gli occhi,arricciando le labbra in un sorrisetto compiaciuto. Sapevo che,prima o poi,questo momento sarebbe arrivato.
-Buonasera,Heidi.-
Mi sorrise,maliziosa. Si aspettava forse di ammaliarmi prima di arrivare al dunque? Si sbagliava di grosso. Ricordavo che in passato ero molto attratto da lei:avevamo avuto anche una storia,senza amore ovvio,era soprattutto passione e desiderio;ma poi,come tutte le cose,se durano troppo a lungo e non hanno sentimento finiscono con il stancare. Percepii i suoi occhi grandi e magnetici percorrere il mio volto,probabilmente in cerca di un qualcosa che le facesse sperare di riuscire a convincermi a tornare. Sicuramente Aro aveva mandato lei,perché credeva che avessi ancora un debole nei suoi confronti:aveva torto. Sorrisi,compiaciuto tra me,pensando che forse,da quando lo conoscevo,era la prima volta che commetteva un errore simile.
-Posso offrirti qualcosa da bere?-chiesi,educato e disinvolto. In fondo,avevamo mantenuto un buon rapporto.-Sai,potremo destare sospetti se ci sediamo in un bar senza prendere da bere.- Sembrò essere convinta dalla mia spiegazione.
Senza nemmeno farlo apposta, apparve una cameriera,bassa e con i capelli neri,abbastanza carina.
-Ciao,sono Jennifer.Posso portavi qualcosa da bere?-
-Per me un cosmopolitan.-
Ridacchiai nel sentire l’ordinazione di Heidi.Non era cambiata affatto:qualunque cosa facesse,che fosse recitare la parte dell’umana o cacciare,doveva sempre esagerare e distinguersi.
-Per me una birra.-dissi semplicemente,facendo un piccolo sorriso cortese,che sembrò metterla in imbarazzo,dato che mimò un “sì” silenzioso,per poi dileguarsi in modo piuttosto impacciato.
-Allora,come va la sete?-chiesi,osservando la mia ex compagna.
-Sotto controllo.Anche se devo ammettere che è leggermente irritante,quanto quegli idioti che mi fissano da quando sono entrata.-disse,indicando con un gesto annoiato i bulli di prima.
-Già.-concordai. Poi,stanco dei convenevoli,chiesi piuttosto diretto -Perché sei venuta a cercarmi?-
Lei rise,palesemente divertita,come se avessi raccontato una barzelletta. La guardai accigliato.
-Come se non lo sapessi che Aro mi ha spedita qui per farti ragionare.-
-Sprechi il tuo tempo.-Dissi,chiarendo subito le mie intenzioni:non avevo nessuna intenzione di tornare in Italia.
-E’ quello che gli ho detto anche io.-mentre lo diceva,sembrava quasi triste.
Prima che potessi rispondere,Jenniffer fece la sua comparsa,portando ciò che avevamo ordinato,ancora rossa in viso per l’attenzione che prima le avevo rivolto.
-Sono confuso. Perché sei venuta allora?-
Sorseggiò un po’ del suo drink,per poi dire,con la voce più melodiosa e carezzevole del solito:
-Perché anche io ho qualcosa da dirti, non sono solo un burattino nelle mani di Aro.-
Osservai la bellissima vampira che mi guardava con uno sguardo pieno di malinconia e di ricordi,in cui mi rispecchiavo pienamente. La guardai in attesa di una spiegazione.
-Non dovrei dirtelo ma al diavolo le regole! Io sono un’ambasciatrice che ti chiede con le buone di tornare: sai benissimo che nessuno si arrenderà di fronte alla tua partenza. Poi spiegami come ti è saltato in mente di venire a Forks! Lo sai chi abita da queste parti?-
Abbassai lo sguardo sulla superficie liscia e lucida del tavolo, accarezzando con le dita il profilo della bottiglia di birra.
-E’ stato un errore. I Cullen non mi faranno nulla se dimostro loro che sono del tutto innocuo.-
Non sembrò convinta della mia sbrigativa motivazione e sbuffò rabbiosa.
-Verranno a cercarti Alec. E’ un tradimento per loro: puoi avere il talento più raro del mondo, ma ti polverizzeranno lo stesso.-
Alzai lo sguardo su di lei: Heidi, Heidi..
Mi guardava con così tanta tristezza e dolore nello sguardo che sembrava stesse già guardando i miei resti bruciare nella pira di fuoco che avrebbero acceso i Volturi appositamente per me: sapevamo entrambi che era impossibile sfuggire alla loro condanna perché erano infallibili nel trovare quelli della nostra specie che violavano le regole, figuriamoci i traditori.
Le sorrisi, malinconico, abbassando lo sguardo nuovamente sulla superficie del tavolo.
-Credo che correrò il rischio, tesoro. Meglio la morte che rinunciare alla libertà.-
Sospirai lentamente, e ancora,come un fastidioso promemoria, sentii il profumo della mia dolce ossessione:fu quella la cosa che mi tenne incatenato alla mia decisione di restare. Non avrei potuto continuare a condurre la mia esistenza senza essermi tolto quello che classificavo come sfizio, ovvero lei: Reneesme Cullen.
Nonostante avessi una forza disumana,non riuscivo proprio a liberarmi da quei pensieri che mi stritolavano facendomi sentire impotente.
-Mi dispiace. Ma non posso tornare. Non adesso.-
Sospirò,abbassando anche lei lo sguardo sulla liscia superficie del tavolo nero che ci separava: come se potesse suggerire ad entrambi una risposta adatta. Poi dopo un minuto che sembrò essere infinito sorrise e si alzò,dicendo,sempre senza guardarmi:
-Rispetto la tua decisione, Alec. Buona fortuna e… abbi cura di te.-
-Certo. Ciao Heidie.-confermai.
-Addio.- Mi sentii ferito a sentire quella parola così definitiva mentre seguivo la sua chioma color mogano uscire dal locale senza voltarsi nemmeno una volta,seguita dagli sguardi decisamente inopportuni di quei ragazzi,che,dopo la perdita della preda più succulenta,puntavano a una biondina molto appariscente e decisamente poco naturale,seduta al bancone e circondata da amiche.
Una di loro in particolare,mi colpì:aveva capelli ramati,lunghi e mossi ,il viso roseo e gli occhi scuri. Non era nemmeno lontanamente bella come Renesmee,ma le somigliava abbastanza per essere umana. Assaporai l’aria in cerca del suo profumo,la sua fragranza,e la trovai: era dolce,ma meno decisa rispetto alla mia preferita. Era imperfetta,mancante in qualche cosa.
Certo che era così. Quella ragazza era soltanto un’umana.
Mi alzai dal tavolo,portando con me la mia birra,un atteggiamento che avevo imparato essere tipico degli umani: mi ero documentato guardando qualche film. Percepii il suo sguardo e quello delle sue amiche,mentre mi avvicinavo:erano emozionate,e allo stesso tempo nervose; ognuna di loro pensava di essere la mia prescelta,specialmente la bionda,che doveva essere una specie di leader.
-Buona sera ragazze.-dissi,sfoderando un sorriso che doveva essere davvero seducente,a giudicare dalle loro reazioni. In un certo senso,non ero ancora abituato ad essere considerato in quel modo,non avendo mai avuto contatti così stretti con gli umani.
-Ciao.-rispose prontamente la bionda,cercando di mettere in mostra il suo corpo formoso e guardandomi in un modo che doveva sembrarle seducente.
La ignorai completamente distruggendo la sua autostima.
-Posso sapere il tuo nome?-mi rivolsi direttamente alla bella ragazza dai capelli rossi,tanto simile a lei.
Palesemente sorpresa e allo stesso tempo compiaciuta,mi rispose con un sorriso gentile e semplice,con cui fece eclissare la finta bionda,sconfitta ed affondata.
-Sono Emma,molto piacere.-
-Emma.- ripetei,sorridendo. L’odore del suo sangue sembrava davvero dissetante.
-Molto piacere. Io sono Alec.Ti va se facciamo due passi?-azzardai,sfoderando il mio sorriso che poco prima le aveva fatto aumentare i battiti cardiaci:probabilmente l’aveva sorpresa il fatto che fossi andato dritto al nocciolo della questione.
-Certo.-rispose,senza pensarci. Saltò giù dallo sgabello,salutando appena le altre,precedendomi e andando verso la porta.
Sorrisi,soddisfatto mentre mettevo una banconota sul banconota per pagare la bottiglia di birra,quasi completamente piena. Seattle a quell’ora era quasi completamente deserto,eccetto io ed Emma,che camminavamo a stretto contatto lungo la strada.
-Allora,sei di qui?-chiesi,cercando di ignorare l’impazienza che cresceva in me e il veleno che mi riempiva la bocca,invitandomi a procedere con il mio ingrato compito.
-Oh no. Sono di New York.Io e le mie amiche siamo solo venute qui per salutare dei vecchi amici.-
-Mmm.-fu tutto ciò che riuscii a dire.
La gola mi bruciava troppo per parlare.
Deviai il percorso della nostra passeggiata:anziché proseguire sulla via principale,svoltai in un vicolo poco illuminato. Mi sembrava il luogo perfetto. Emma era piacevolmente sorpresa dal mio cambiamento: le sembravo una specie di principe azzurro, quando in realtà ero il cattivo non il lieto fine della vita.
-Ma dove mi stai…?-
Non le permisi di finire la frase.
Mi avventai su di lei,obbligandola tra me e il muro,cingendole i fianchi con le mani e guardandola dritto negli occhi,a pochi centimetri di distanza. Senza fare domande,mi cinse il collo con le braccia,ignara del pericolo a cui si stava sottoponendo,mentre il suo respiro dolce e accelerato dall’eccitazione mi sfiorava leggero come una carezza il volto,facendo crescere in me la sete e la brama del suo sangue. Ci baciammo appassionatamente,facendo perfettamente aderire i nostri corpi:sentì il suo,morbido e caldo,modellarsi sul mio,duro e freddo. Lo stesso fecero le nostre labbra.
Sembrò sorpresa per la notevole differenza di temperatura corporea: rabbrividì un paio di volte. Immaginai che quella povera ragazza fosse Lei. Che le sue labbra fossero le sue. Che il suo corpo fosse il suo. La desideravo a tal punto da mettermi a giocare con una innocente che le assomigliava lontanamente,pur di saziare il mio incontrollabile desiderio.
Mentre ci scambiavamo quelle effusioni,sentì le lenti a contatto blu sciogliersi lentamente dai mie occhi:ormai il tempo era scaduto. Era un segnale. Basta giocare.
Mi allontanai di poco,permettendole di riguardarmi negli occhi,mentre le sue labbra non sembravano ancora sazie delle mie. Quando vide il rosso rubino accesso del mio sguardo,sentii il suo cuore perdere un battito:soffocai il suo urlo terrorizzato attanagliandole le gola,e servendomi del suo sangue caldo e dolce,che fluiva dalla breccia che mi ero creato.
Quando sentì che non c’era più niente di cui potevo nutrirmi,adagiai il corpo a terra,e le fissai il volto:era sorprendentemente bianco e i suoi occhi erano spalancati,come de avesse visto un mostro. Un mostro.
La similitudine era perfetta.
Almeno avevo cercato di farla soffrire il meno possibile. Rapido ed indolore. Alzai gli occhi al cielo:da lì a poco avrebbe incominciato a piovere. Era meglio avviarmi verso Forks. Diedi un’ultima occhiata al cadavere di Emma,immobile e bagnato dal suo stesso sangue. Dovevo ammettere che era stato un po’ uno spreco,ma d’altronde,gli istinti sono duri da reprimere.
Sentii chiaramente il rumore di alcuni tacchi a spillo avvicinarsi:erano forse le amiche di Emma,che data la sua prolungata assenza erano venute a cercarla?Oppure erano semplicemente spinte dalla curiosità? In ogni caso mi avviai velocemente verso la moto,partendo a tutta velocità lasciando il casco sotto la sella,mentre le gocce fredde e fitte iniziavano a cadere dal cielo coperto de densi nubi,bagnando l’asfalto già umido e il corpo senza vita di quella che avrebbe dovuto essere la mia distrazione per quella sera. In lontananza,urla agghiaccianti mi raggiunsero.
Diedi un colpo secco all’acceleratore.



-Sì dunque,ehm,mi chiedevo se non avessi…sì,insomma,altri impegni per il…beh,ecco,per il…ballo di Halloween?-rossa e imbarazzata,Addison sospirò sollevata,come se si fosse tolta un peso gigantesco. Cercai di ignorare il bruciore alla gola,nel sentire il suo sangue ribollire caldo ed invitante sotto la pelle delicata e fragile.
Il ballo.Che sciocchezza. Per lo più di Halloween! Tutti vestiti in modo ridicolo, magari vestendosi anche da Dracula.
Era una diavoleria degli umani per passare una serata diversa, avere il permesso di servire alcolici ai minorenni e indossare un vestito elegante per fare un figurone. Finsi di pensarci,mentre mettevo in ordine i libri nel mio armadietto.
-Mmm.-lanciai un’occhiata a Addison,che attendeva la risposta mentre stava appoggiata con una spalla al muro:nei suoi grandi occhi azzurri era visibile il grande desiderio che la mia risposta fosse affermativa. Mi dispiaceva procurarle un piccolo torto,dato che era una brava ragazza molto intelligente,con cui mi ero trovato meglio,ma la mia attenzione gravitava altrove e non mi sembrava opportuno illuderla o metterla ulteriormente in pericolo con la mia sola presenza ancora più ravvicinata. Sapevo benissimo che se avessi accettato il suo invito si sarebbe aspettata,e anche gli altri si sarebbero aspettati,che la storia continuasse anche dopo il ballo,con una continua evoluzione.
Ma io non volevo questo.
Almeno,non con lei. Mi andava benissimo che fossimo solo amici.
Chiusi l’armadietto con un colpo secco e preciso,tenendo il libro di trigonometria in mano,mentre lei,con un sussulto nervoso,si staccava dal muro per poi mettersi di fronte a me,attendendo ancora che io parlassi.
-Non credo che sia una buona idea,Addison.-dissi,scrutando i suoi occhi chiari mentre elaborava le mie parole.
-Perché?-chiese,con un filo di voce. Era chiaro che il dolore causato dal mio rifiuto stava arrivando.
-Vorrei che fossimo solo amici. Tutto qui. Poi,mi dispiace doverlo dire,ma ho altro per la testa.-
-Cosa?Renesmee Cullen?-le lanciai un’occhiata velenosa:non mi piaceva il modo con cui aveva pronunciato il suo nome: era sprezzante e disgustata. Si pentì all’istante,diventando ancora più rossa,e abbassando lo sguardo a terra,facendosi sempre più piccola sotto il mio sguardo.
-S.s.scusa.N.n.non avrei dovuto.Non sono affari miei.-balbettò,imbarazzata e mortificata.
-Infatti.Non lo sono.-replicai,gelido. Ma forse,potevo risparmiarmelo:sentivo l’odore salato e denso delle lacrime, che riuscì un po’ a farmi pentire della mia reazione eccessiva. Intanto,suonò la campanella.
-C.certo.-si congedò ,chinando leggermente il capo a mo di saluto,e andò via con passo veloce,probabilmente era diretta verso il bagno delle ragazze,dove avrebbe potuto piangere e sfogarsi. Alzai gli occhi al cielo:quanto poteva essere fragile la mente umana,in particolare quella femminile?
-Non ti ha mai detto nessuno che non si gioca con il cibo?-
Osservò una voce melodiosa e delicata alle mie spalle. Nello stesso tempo in cui il suono arrivò nella mia testa,il suo profumo mi avvolse e mi cullò.
Renesmee.

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Capitolo 3
*** Dumb questions ***


Dumb questions







~ Renesmee

Correvo senza sosta lungo quel maledetto sentiero,sperduto nella riserva.
Nonostante avessi la velocità di un vampiro mi sentivo lenta,come se andassi a rallentatore e tutto attorno a me era sfuocato: i colori erano mischiati, nulla aveva una forma precisa.
Ero incapace di poter arrivare in tempo. Ma non sapevo nemmeno dove sarei dovuta andare.
Ogni muscolo del mio corpo bruciava non per la fatica ovviamente, ma era come se andassi a fuoco.
L’aria mi scivolava addosso frustandomi il viso livido e pieno di tagli, e i capelli bagnati dalla pioggia fredda e fitta che cadeva dal cielo minacciosamente nero sul bosco erano in balia del vento gelido.
Non ero sola. Qualcuno mi inseguiva.
Rallentai,girandomi verso la cosa che era alle mie spalle.
Tum.Tum.Tum.
Nelle orecchie ormai avevo solo il rombo del mio sangue che veniva pompato dal cuore a velocità inaudita. Avrei combattuto. Non mi sarei mai arresa. Mai.
Strinsi i pugni,pronta ad attaccare,abbandonandomi completamente ai sensi da vampira,lanciando un ruggito che squarciò il silenzio della natura.
Poi il nulla: la quieta prima del cataclisma.
Due occhi rossi cremisi illuminati di una luce propria,sinistra,si facevano spazio nella notte nebbiosa mentre uno strano formicolio m’invase,facendomi immobilizzare per poi cadere in un profondo senso di impotenza,come se fossi intrappolata sotto centinaia di chili d’acqua o tonnellate di cemento: non sentivo niente.
Non vedevo niente.
Ogni mia percezione sensoriale era svanita all’improvviso. Tranne l’olfatto.
Un profumo talmente delicato ed invitante che trasformava quella tortura in un dolcissimo oblio mi invase completamente: che infernale paradiso!
I battiti del mio cuore intanto facevano eco,fino a diventare sempre più deboli e a spegnersi
definitivamente con un ultimo colpo secco, come se quell’organo vitale fosse consumato a poco a poco da qualcosa che lo faceva bruciare in modo dolorosamente piacevole..



Mi risvegliai nella mia stanza di soprassalto,portandomi istintivamente le mani al viso e mormorando,traboccante di sollievo: “Era solo un sogno.” Avevo il cuore che batteva all’impazzata. Portai le ginocchia al petto e le strinsi forte,rannicchiandomi nella speranza di tranquillizzarmi,mentre una ciocca dei miei capelli rossicci ricadeva sulla guancia rosea,solleticandola.
Erano mesi che facevo sempre lo stesso sogno e quel profumo assurdamente delizioso invadeva costantemente la mia mente: nonostante le mie ricerche,non riuscivo a trovare vegetale,animale o uomo con un odore simile.
Così,conclusi che doveva trattarsi di un profumo diverso,soprannaturale,forse di un altro vampiro. Ma quale?
Scossi la testa,alzandomi e guardando fuori dalla finestra,scostando di poco le tende rosa pallido scelte con cura da Esme:strano,fuori pioveva.
Odiavo Forks con tutto il cuore.
Un milione di volte avevo desiderato di evadere da quella piccola cittadina e trasferirmi in un posto caldo e con il sole. Ovviamente la mia famiglia non era d’accordo che mi separassi da loro: se non fosse stato per il piccolo inconveniente di irradiare luce se messi al sole,sarebbero anche potuti venire con me ovunque fossi andata.
Ma ovviamente era impossibile,impensabile: sarei rimasta per sempre incatenata a qualcosa che odiavo con tutto il cuore.
Sospirai,mentre mi avviavo verso il mio immenso guardaroba,che ogni giorno aveva una quantità esagerata di vestiti nuovi: presi un paio di Jeans,una maglietta bianca e una felpa grigia. Dato che avrei dato già abbastanza nell’occhio anche in pigiama, vestirmi in modo esagerato non mi sembrava il caso e poi amavo le cose semplici, pulite..chiare.
Prima di uscire per fare colazione mi guardai distrattamente allo specchio e quasi mi spaventai: sembravo uno zombie. Era piuttosto evidente che non avevo dormito e appena sarei uscita dalla mia stanza mi avrebbero bombardato tutti di domande.
Sbuffai irritata già in anticipo,mentre affondavo senza pietà la spazzola nei miei ricci ramati per metterli in una forma decente e meno aggrovigliata. Poi presi da un piccolo cassetto nel comodino il ciondolo con lo stemma della famiglia Cullen,e lo legai al collo: improvvisamente,mi sembrò che pesasse 100 kg. Appena chiusi la porta di camera mia,un vento leggero mi sfiorò le spalle.
-Buongiorno tesoro.-
-Ciao zia.- bofonchiai,mentre mi trascinavo verso le scale ignorando la vampira di una bellezza assurda che sostava alle mie spalle,con un sorriso premuroso sulle labbra color ciliegia: Rosalie era molto protettiva nei miei confronti,per lei ero come la figlia che non aveva mai avuto,ma ciò non l’autorizzava ad assillarmi ad ogni minima espressione negativa sul mio volto.
-Sembra proprio che tu non abbia dormito.- considerò,seguendomi con eleganza e studiandomi mentre scendevo al piano di sotto come se fossi un esemplare unico di qualche animale in via di estinzione.
“Perfetto.Ci siamo…”pensai.
-Già.-risposi brevemente,avviandomi in cucina,sempre con la zia alle calcagna.
-Renesmee! Dormito bene?-una risata fragorosa accompagnò il mio odioso nome.
-Emmet ,per piacere,potresti chiamarmi NESSIE? E’ così difficile da imparare?- Sbottai,furibonda,sedendomi in modo brusco su una delle sedie chiare della cucina,guardando la parte della mia famiglia presente con espressione ostile e bellicosa,in stile: chi si azzarda a fare domande è morto.
Emmet tratteneva a stento le risate: possibile che un vampiro di più di 100 anni non riuscisse a crescere e a diventare un essere per lo meno normale? Dato che “serio” sarebbe pretendere troppo.
-Uh. Come siamo scorbutici oggi. Dimmi “Nessie”,hai litigato forse con il cane?-altra risata. Stava tirando la corda.
-Emmet…-lo riprese pazientemente Esme,mentre girava un’omlette che sicuramente era per la sottoscritta. Assaporai il profumo della pietanza: non avevo proprio voglia di cacciare quel giorno,troppe cose per la testa anche se il sangue era ciò che preferivo.
-Che c’è? Sono suo zio. Mi sono solo interessato alla sua situazione sentimentale, poi meglio che le cose vadano male datemi retta. Io cuccioli per casa non ne voglio!-spiegò prontamente Emmet,sicuro della sua assurda teoria con faccia sprezzante e autoritaria pari al classico padre di famiglia maschilista e dispotico stile anni 20.
Io sbarrai gli occhi incredula: stava davvero parlando della vita sessuale mia e di Jacob? Ma che diavolo voleva insinuare? Contai fino a 10 per non farlo a pezzi e metterlo sui fornelli accesi al massimo. Perfino Esme si girò a guardarlo ma con aria preoccupata: probabilmente era indecisa se portarlo a fare una visita neurologica o ridere pensando che stesse solo scherzando.
-Nes,amore,sei sicure di stare bene?Ti vedo….sciupata.-
Una mano delicata e fresca mi accarezzò i capelli,per poi passare alla fronte:mi girai verso mia madre,bella come sempre,con l’amore riflesso negli occhi. Era sempre stata gelosa di lei e del suo rapporto con mio padre.
Vivevano entrambi in un perenne stato di devozione l’uno per l’altra e il tempo non aveva minimamente scalfito i loro sentimenti,anzi li aveva rafforzati.
Ogni volta che si guardavano era come se vedessero il sole per la prima volta.
Ogni loro sorriso era il paradiso dell’altro.
Ogni volta che si separavano era un dolore incredibile.
Ogni loro bacio era amore allo stato puro.
E pensare che quando mio padre si era innamorato di Isabella Swan,lei non era altro che un’umana. Ricordavo che da piccola era la mia storia preferita tutta la loro avvincente vicenda amorosa. Io avevo un rapporto simile al loro con Jacob e sapevo anche che non avrei mai potuto trovare di meglio: l’impriting lo legava in un modo così intenso a me che anche io sentivo il bisogno costante di lui. Non ne avevo mai abbastanza di lui, delle sue attenzioni e del suo preoccuparsi solo e costantemente della mia felicità: era una cosa meravigliosa amare ed essere amati in modo incondizionato.
Io , come mia madre, avevo trovato l’amore della mia vita. Ne ero sicura.
La mia anima gemella.
-Sì mamma,davvero. Solo una notte movimentata. Tutto qui.-dissi,mentre mi avventavo sull’omlette che Esme mi aveva servito,con un sorriso dolce e materno e lanciando un’occhiata acida agli altri come per fare capire ai presenti che la voglia di parlare dei fatti miei doveva essere sotto zero.
-A proposito,dov’è papà?-
Chiesi,giusto per cambiare argomento,con aria indifferente. Mia madre mi studiò con un’espressione poco convinta.
-E’ a caccia con Alice e Jasper. Tornerà verso sera.-disse Carlisle,riemerso dal giornale che stava leggendo con molta attenzione in un angolo sperduto del salotto.
Deglutii un boccone della mia deliziosa colazione,annuendo,e gustando un’altra forchettata.
-Come mai hai avuto una notte agitata?-chiese curiosa Rosalie,anticipando di pochi secondi la vampira accanto a lei.
Mia madre mi lanciò uno sguardo,quasi come per incitarmi a parlare. Era la fine: attaccata da due fuochi nemici, ero in svantaggio numerico. Così mi alzai,e presi lo zaino accanto al tavolo,con velocità fulminea: tutto pur di evitare l’assalto che tanto temevo.
-Beh,io vado,Jake sarà già arrivato a prendermi. Ciao a tutti.-
-Ciao.Ma tanto prima o poi tornerai a casa.- mia madre e Rosalie si scambiarono delle espressioni maligne e divertite allo stesso tempo,facendomi rabbrividire al pensiero di dover condividere con loro i miei sogni e le mie sensazioni.
Già era difficile mantenere la privacy con un padre che legge nella mente (anche se,con anni di esperienza,ero riuscita a pensare a cose superflue quando c’era lui nei paraggi con il suo strisciare furtivamente attorno a me nella speranza di captare qualche pensiero interessante) in più ci si metteva la lega delle pettegole di casa Cullen.
Davvero ottimo.
Mi avviai verso la porta,afferrando l’impermeabile nero. Come avevo intuito,Jacob era lì,che mi aspettava in macchina,con un sorriso colmo di gioia stampato sulle labbra piene. Usai la mia velocità incredibile per arrivare alla macchina bagnandomi così il meno possibile.
-Mmm, che furia mostro. Comunque buongiorno.-disse sorridendo divertito baciandomi a fior di labbra,con la sua dolcezza bollente.
Risposi al bacio con trasposto per poi accoccolarmi sul sedile stringendo un suo braccio e guardando fuori dal finestrino: avrebbe capito che non avevo voglia di parlare. A noi bastava poco per comunicare. Ovviamente intuì le mie intenzioni e iniziò a parlare di cose inutili o di poca importanza, tanto per rompere il silenzio.
-Domani sera Jared e Kim ci hanno invitati a casa loro: faranno una grigliata e ci sarà anche il resto del branco,con le rispettive fidanzate. -
Alla parola fidanzata sorrisi ma rabbrividii all’idea di trascorrere l’intera serata a parlare di cose che non mi interessavano con persone che mi volevano uccidere da quando ero ancora nell’utero di mia madre e che adesso si credevano in diritto di considerarsi miei amici.
Jacob mi prese la mano e la strinse nella sua,calda e grande percependo il mio stato d’animo e dicendo,con un sorriso: -Allora? Che ne dici? Se non vuoi possiamo sempre fare qualcos’altro.-
Fissai la mia mano nella sua e pensai che era il futuro che volevo: quando si ama davvero qualcuno bisogna pur fare dei sacrifici, no? Non volevo cha Jacob rifiutasse a passare del tempo con la sua famiglia.
-Credo che vada bene.-dissi stringendogli la mano: avrei fatto qualsiasi cosa per lui.
-Arrivati. Ti passo a prendere finite le lezioni,va bene mostro?-propose,baciandomi la mano prima di lasciarla andare.
Non mi ero nemmeno resa conto di quanto poco fosse durato il viaggio,talmente ero presa dal mio lupo preferito.
-No amore stai tranquillo; torno a casa a piedi, ho bisogno di ossigeno.-replicai: sapevo che il lunedì pomeriggio era l’unico momento che poteva dedicare a suo padre e non volevo sciuparlo: tra la scuola e i turni di guardia nel branco non era mia libero. In più tutto il poco tempo che aveva per sé lo dedicava alla sottoscritta e di ciò mi sentivo terribilmente in colpa.
-Va bene. Come vuoi tesoro.-si avvicinò e mi diedi un bacio, ma non uno qualsiasi: uno di quelli che ti tolgono il fiato e ti danno le vertigini. Il calore del suo corpo, del suo respiro, del suo sguardo mi trafisse lasciandomi spiazzata e facendomi sciogliere il cuore. Quanto lo amavo? Davvero troppo. Gli sorrisi mesta quando ci separammo guardando distrattamente l’orologio della macchina.
-Sono in ritardo! Oddio!-
Mi catapultai fuori dalla macchina e corsi verso l’entrata con tutti i libri in mano e la giacca arrotolata sotto un braccio.
Jake rise mentre mi guardava scendere,con una luce protettiva e devota negli occhi:era impossibile farlo arrabbiare o farlo rimanere male. Avrei potuto anche insultarlo che lui l’avrebbe presa sul ridere. Che cosa meravigliosa l’impriting, sapere già di essere predestinati e di essere fatti l’uno per l’altra Corsi dentro l’odioso edificio scolastico,già pieno di odiosi studenti,pronta per sei interminabili ore di lezione,sapendo già che avrei avuto tutti gli occhi puntati addosso.
Come al solito.



Le parole “pausa pranzo” indicavano sempre un problema.
Almeno per me.
All’inizio dell’anno un sacco di ragazzi mi chiedevano di sedere con loro o persino di uscire:ovviamente avevo sempre declinato tutte le proposte,non sempre con garbo o educazione. Qualcuno avrebbe sicuramente notato che facevo settimane a mangiare e settimane a non farlo (mettendo in giro voci che avevo problemi alimentari e per quello ero magra) o che per esempio la temperature della mia pelle non era esattamente calda, perlopiù era tiepida.
Mentre camminavo verso la mensa,guardai il mio riflesso in un vetro che dava su un’aula con le luci spente,quindi era come guardarsi allo specchio.
Il mio aspetto non era poi così anomalo da autorizzarli a guardarmi,anzi,fissarmi per ore: ero sicuramente meno appariscente di mio padre,Rosalie,Alice….sì,insomma,della mia famiglia. Loro avevano una bellezza che non era di certo umana e nemmeno simile alla mia: erano belli in modo devastante. Sbuffai.
Avrei barattato il mio aspetto per una vita normale. Da essere umano. Se proprio dovevo vivere da vampira,poi,volevo vivere da vera vampira. Avrei voluto essere pura, non una mezzosangue: qualche volta avrei voluto chiedere che cosa sarebbe accaduto se avessero provato a trasformarmi.
Ma ovviamente,questa idea non mi aveva mai nemmeno sfiorata in presenza dei miei genitori. Continuai a camminare verso la mensa,anche se di sicuro non avrei mangiato: avrei voluto molto volentieri un puma o qualcosa del genere,ma di sicuro non l’avrei trovato nell’assortimento del pranzo di oggi. Aprii la porta,con un gesto secco,quando rimasi senza parole.
Mi mancava l’aria.
Chiusi gli occhi,respirando profondamente.
Il profumo.
Quel delizioso,invitante profumo che per mesi avevo sentito nei miei sogni mi avvolgeva,come un velo delicato,cullandomi verso il paradiso. Schiusi leggermente le labbra,per assaporarne meglio la fragranza, per poi riaprire gli occhi,cercando la fonte di una tale fonte di distrazione. Come sospettavo,apparteneva a un essere non umano. Un vampiro incredibilmente bello,tanto da bloccarmi il respiro,mi fissava sorpreso ed incredulo: aveva gli occhi sul viola scuro,probabilmente per delle lenti a contatto combinate con il rosso dei suoi occhi, una pelle chiarissima,capelli neri corvino che gli ricadevano anche sulla fronte, spettinati, e uno sguardo penetrante: come se riuscisse a guardarmi dentro. Ripresi a respirare,e contro voglia mi avviai verso un tavolo isolato dagli altri,sapendo che i suoi occhi si muovevano con me.
Sedendomi in fretta,tirai fuori un libro a caso dalla borsa,e mi misi a “leggere” mentre la mia mente già volava alto,e i miei occhi non riuscivano a saziarsi abbastanza della sua immagine,cogliendo ogni volta un particolare nuovo: ora le labbra piene e perfette,ora le spalle larghe e possenti,ora il profilo delicato del suo viso.
Sembrava un angelo. Sì,un angelo venuto direttamente dall’inferno per torturarmi. Avevo una voglia assolutamente irrazionale di andare da lui,di sfiorargli il viso,di accarezzargli i capelli,di stringerlo,di respirare il profumo della sua dolce e invitante pelle, di sentire il sapore delle sue labbra. Cercai di respirare,per calmarmi,e decisi: come potevo solo pensare certe cose? Sentì il mio cuore sussultare: Jacob, Jacob, Jacob.
Ma che male c’era a conoscerlo? “Solo a conoscerlo però.” Promisi a me stessa.
Non mi importava come e quando,ma l’avrei fatto.



Una volta tornata a casa realizzai che tornare a piedi non era stata l’idea più geniale della giornata: nonostante ci avessi messo due minuti, l’acqua me l’ero presa tutta.
Appena entrai in casa urlai un banalissima:
-Ciao a tutti sono a casa!- e poi buttai per terra l’impermeabile e lo zaino, entrambi fradici.
Nessuna risposta. Strano.
Feci due passi verso il salotto quando percepii una sorta di tensione nell’aria, quasi palpabile: quella sensazione di assoluta quiete che precede una tempesta o quel lungo silenzio prima di una bruttissima notizia che già ti aspetti.
Sentivo i battiti del mio cuore accelerare mentre con passo sulla difensiva andavo verso il salotto, cauta. La mia famiglia era tutta lì, immobile come un amplesso di statue perfette(non respiravano nemmeno): alcuni erano seduti, altri in piedi; ma la cosa che colpì di più la mia attenzione fu una figura incappucciata, piccola ed esile, di spalle a tutti noi con il volto rivolto verso la finestra rigata in modo sinistro dalla pioggia.
-Mamma..?- mormorai, impietrita.
Lei girò appena il volto guardandomi con espressione indecifrabile: se avesse potuto ero sicura che avrebbe pianto. Fui invasa dal terrore, che partì dal mio cuore invadendo ogni centimetro del mio corpo facendomi quasi smettere di respirare: che cosa diavolo stava succedendo?
Dopo un interminabile minuto la figura si girò togliendosi il cappuccio e guardandomi con una curiosità quasi morbosa che mi metteva i brividi , lasciando scoperto il volto di quella sembrava una ragazzina. Aveva i capelli biondi, labbra piene e pallide su un viso dalla carnagione diafano in cui si incastonavano due grandi occhi rossi come rubini: era un vampiro.
-Ciao, Renesmee.- Stava parlando o cantando? La sua voce era la più armoniosa che avessi mai sentito, nulla a che vedere con quella della mia famiglia. Avevo un timbro antico: era come ascoltare musica classica quando si è abituati a quella contemporanea.
Riconobbi subito la vampira, essendo stata protagonista dei miei incubi peggiori fin da bambina.
-Ciao Jane.- dissi, cercando di ostentare sicurezza per quanto mi era possibile.
Il suo viso si aprì in un sorriso mozzafiato e assolutamente inquietante.
-Ti ricordi di me? Magnifico.-
-Che..che cosa ci fai qui?-chiesi leggermente confusa. Perché un membro dei Volturi sarebbe dovuto venire a Forks? La faccenda della mia natura non era già stata appurata?
-Jane è qui in veste di messaggero di Aro. Stai tranquilla, nessuno vuole farti del male.- rispose mio padre, cercando di tranquillizzarmi per poi farsi impercettibilmente più vicino a mia madre.
La vampira non confermò né smentì le parole di mio padre, continuando a fissarmi senza battere ciglio. -Dunque, ora che siamo tutti riuniti puoi iniziare a parlare cara.- la incoraggiò Carlisle, seduto proprio di fronte a lei e osservandola con la massima concentrazione.
Con un mezzo sorriso Jane distolse l’attenzione da me per poi rivolgersi alla mia famiglia.
-Aro mi ha mandato per “Invitarvi” da noi, in Italia: c’è una faccenda che gli sta molto a cuore e di cui vorrebbe parlarne con voi. Ovviamente, non avete possibilità di scelta.- concluse, con fredda e spietata semplicità. Un ordine sottoforma di invito: tipico loro.
-Pensavo che la questione con la nostra famiglia si fosse già chiarita.- esordì Emmet, incrociando le braccia al petto mentre Rosalie gli metteva una mana sulla spalla socchiudendo gli occhi e sospirando, come per prendere forza.
-Infatti.- rispose Jane, guardandolo con arroganza.
-Allora perché?- chiese Alice, palesemente confusa: non era ancora riuscita a vedere il motivo della sua visita?
Prima che iniziasse a rispondere, mio padre chiuse gli occhi scuotendo piano la testa: sapeva già in anticipo le sue parole.
-Alec è scappato. E secondo alcune fonti si è diretto verso Forks: Aro teme che voi l’abbiate reclutato tra i vostri ranghi con l’intento di creare un esercito più potente di quello dei Volturi. Perciò vi vuole in Italia.- Tutti si guardarono scioccati, e io continuai a non capire: chi era Alec?
-Ma è semplicemente assurdo! Perché dovremmo fare una cosa del genere?- chiese mia madre, facendo un passo in avanti.
-Non ne ho la più pallida idea, Isabella. Ma se questa non è la verità meglio per voi, no? Dovete solo presentarvi al cospetto di Aro, Caius e Marcus e dichiarare ciò che state dicendo a me. Sapete benissimo cosa prevedono le regole.- concluse con il tono di qualcuno che non ammette repliche.-Qualcuno di voi non ha notato nulla di insolito?-
-No.- risposero tutti, all’unisono con assoluta sincerità mentre in quel momento, quella che sembrava una statua ero io: pietrificata dall’angoscia.
-Allora non avrete problemi a far confermare questa versione da Aro a Volterra.-
-Quando?- questa volta fu Jasper a parlare, prendendo poi la mano di Alice e stringendola.
-Subito.- sentenziò la vampira.
-Accettiamo ma una condizione.- disse mio padre: ora era lui a non ammettere repliche.
Jane rise di gusto.
-I Volturi non scendono a patti con nessuno Edward. Dovresti saperlo.-
Le rivolse un sorrisetto sghembo.
-Verremo tutti quanti e parleremo con Aro, ma senza Renesmee.-
Jane ci pensò un attimo, soppesando la proposta.
-Permesso accordato. Non penso proprio che lei sappia qualcosa a vostra insaputa.-
Guardai terrorizzata la mia famiglia: come potevano pensare di lasciarmi qui?
-Non esiste: io vengo con voi.-
-Non discutere, non provarci nemmeno. Andrai da tuo nonno finche non ritorniamo: sono sicura che lì sarai al sicuro.- disse mia madre, in tono severo: sulla parte della sicurezza ero sicura che alludesse a Jacob. Iniziai a sentire l’odore salato delle lacrime.
Annuii piano, senza nemmeno la forza per reagire: mi sentivo dentro una voragine e un muro di cemento armato davanti che non avrei abbattuto nonostante tutta la mia forza.
-Vi lascio il tempo di preparare la vostra roba, poi dobbiamo partire.- concluse Jane, per poi voltarsi di nuovo verso la finestra a guardare la pioggia canticchiando una melodia così malinconica da combaciare perfettamente con l’atmosfera che c’era in casa.
Si dileguarono tutti, diretti verso le rispettive stanze mentre i miei genitori rimasero fermi a guardarmi incoraggianti e rivolgendomi sorrisi speranzosi di conforto.
Abbassai la testa, rassegnata al massimo.
Mentre mio padre e mia madre mi affiancavano salendo le scale fui colpita da un pensiero che sembrava pesare come un mattone, improvviso e doloroso come un proiettile. Lo tenni a freno, sapendo che mio padre era a 2 cm da me.
Quando arrivai in camera congedai i miei genitori, dicendo loro che avevo bisogno di stare da sola per qualche minuto e mi rifugiai in bagno per sciacquarmi il viso due o tre volte e guardare il mio riflesso sconvolto nello specchio: Alec era il ragazzo, o meglio il vampiro, che avevo visto a scuola? Sospirai, freneticamente.
Avevo due possibilità: non dire niente a nessuno e parlare con lui, avvisandolo di quello che stava succedendo o dirlo a Jane e salvare la mia famiglia da un viaggio angosciante. Cosa fare?
Se lo avessi consegnato ai Volturi l’avrebbero di sicuro ucciso ma come potevo solo pensare di salvare lui e non la mia famiglia? Cosa c’era di sbagliato in me? O meglio, in lui da contagiare anche me? Perché ero così attratta da quell’essere avvolto dalle tenebre di un passato terribile?
A ripensare al suo sguardo mi vennero brividi: così profondo da far venire le vertigini una volta catturati da esso.
Mille mute domande, nessuna risposta.
Assurdo come un attimo possa sconvolgerti la vita e farti restare sul filo del rasoio, distruggendo tutte le tue certezze.
Testa o cuore?



Ciao a tutti :D Eccomi qui, con il nuovo capitolo: ho pensato di dare un piccolo spazio a Reneesme, prima di continuare con la narrazione!
Grazie mille per le recensioni, siete dei tesori e comunque sono un ragazza ahah ;)
stezietta w : sentirsi dire di saper coinvolgere le persone che leggono la tua storia penso sia la cosa più bella che una persona che cerca di scrivere si possa sentir dire! Spero ti sia piaciuto il nuovo capitolo :)
MaryCarry: grazie mille ;)
VanityLab: spero che la tua curiosità sia stata appagata! Comunque sei davvero gentile, spero di avere abbastanza fantasia da fare un finale con i fiocchii
Mizzy: creare uno storia non ordinaria era proprio quello che volevo! Stai tranquilla che gli intrighi amorosi Alec/Nessie/Jacob non deluderanno :D
HelenCullen: leggere i tuoi commenti mi mette ansia! Ahah Ho sempre paura che tu trovi qualcosa che non vada bene ma sono felicissima della dedizione che hai nel commentare i miei capitoli! Le critiche sono sempre costruttive e apprezzo le persone che ti dicono sinceramente come stanno le cose :D Spero ti sia piaciuto il mio nuovo capitolo e spero anche di non aver fatto troppi pasticci per la distrazione perché sai anche tu che quando rileggi una storia che hai scritto è incisa anche nella tua mente talmente bene che a volte perdi di vista la forma. Aspetto la tua prossima recensione incrociando le dita ;)
Un bacione enorme a tutte voi <3

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Capitolo 4
*** Under your skin ***


Under your skin




~ Alec


-Voglio solo...parlare. Vorrei parlare con te delle ore: sapere di te, delle tue abitudini, del tuo passato e di quello che vorrai fare. So che ti sembra una richiesta strana ma..sei come il mio mezzo per evadere da una realtà che ormai mi sta stretta. Potresti insegnarmi tantissime cose e io potrei ricambiare il favore: incominciando dal consigliarti di chiamarmi Nessie; Renesmee non mi rappresenta molto.- e quella sorta di angelo che sostava davanti a me abbozzò un sorriso.
Quella richiesta mi lasciò leggermente sorpreso, ma in modo piacevole: lei voleva sapere di me?
Era totalmente assurdo. Non aveva paura di un ex membro dei Volturi? La sua espressione,eppure,rivelava una vera voglia di fare ciò che mi chiedeva ,ma anche un bisogno reale di cercare un diversivo alla sua vita quotidiana.
-Perché proprio io?-chiesi,dopo un secondo interminabile.
In risposta,arricciò le labbra carnose e assurdamente perfette in un sorriso compiaciuto e risaputo,mentre avvicinava il suo viso al mio,fino ad appoggiare le sue tiepidi labbra appena sotto il mio orecchio,sul mio collo marmoreo e freddo come la neve:quel movimento,così lento e calcolato,mi provocò un sussulto.
Non ero abituato ad essere trattato così,ad avere certe attenzioni da parte di una creatura il cui cuore batte ancora,il cui sangue poteva essere,anzi era concretamente,una vera e propria tentazione,crudele,che mi provocava un bruciore secco alla gola facilmente ignorabile.
-La senti questa scarica elettrica? Questa attrazione? Inspiegabile …vero? Pura chimica, alchimia. Sento che tu sia un rifugio, ciò di cui ho bisogno.-
Rabbrividii quando sentii il suo respiro avvolgermi il collo: era rimasta immobile,mentre continuava a respirare delicatamente,sfiorandomi dolcemente con il suo dolce profumo. Cercai un barlume di lucidità all’interno di quel paradiso infernale: rimanere indifferente a quelle parole era impossibile. Pura chimica. Come darle torto?
Quando trovai la bocca immerso com’ero in una tempesta di emozioni dissi,con voce più ferma e decisa che potevo:
-Non sarà un problema,parleremo finche non ti sarai stancata di starmi a sentire.-
La sentii sorridere,per poi allontanarsi e puntare i suoi meravigliosi occhi nei miei,quasi come a cercare la conferma alle mie parole:sembrò averla trovata,dato che sollevò una mano e mi sfiorò il lato del viso destro con le dita affusolate e pallide. Il suo tocco era come una lama infuocata che mi squarciava il volto: non mi ero mai sentito così, era come se penetrasse attraverso la mia pelle più dura del diamante e arrivasse alle ossa.
Stare vicino a lei era come nascere una terza volta.
Aveva le labbra socchiuse mentre terminava la carezza,e il suo sguardo sembrava studiare i particolari del mio viso e io feci lo stesso:impressi nelle mia mente ogni minimo particolare del suo corpo,del suo viso,ogni sfumatura dei suoi occhi incredibilmente belli ed intensi. La desideravo.
Contro ogni logica,anche più del sangue umano,unica mia ragione di vita fino a quel dannato momento,in cui avevo incontrato un angelo. Ritrasse la mano,troppo presto per i miei gusti,per poi stringere le labbra e fare un passo in dietro: c’era come una forza che la tratteneva nel suo sguardo, come se qualcosa la frenasse. Ma cosa?
-Questo fine settimana,appena sul confine della riserva,così i Licantropi non interferiranno. Olympia mi sembra il luogo più adatto.-
Annuii,ancora stordito e assuefatto dalla costante presenza del suo profumo ma più che altro sorpreso dal suo viso cauto e attento.
-Licantropi?.- chiesi poi a un tratto elaborando le sue parole ed ero sorpreso a dir poco. C’erano quegli essere immondi a Forks?
-Sì, e non fare quella faccia disgustata.- il suo tono era quasi un insulto e la sua espressione dura come il marmo.
-Ti stanno a cuore i licantropi?- chiesi, con una mezza risata: era una cosa ridicola solo a pensarla.
Nessie strinse le braccia al petto,e fissò un punto impreciso poco più a destra della mia testa,con aria assente e pensierosa.
-Sì, almeno…uno in particolare.-spiegò e vidi una luce nel suo sguardo che non mi piacque affatto: sembrava affetto, amore..esprimeva uno di quei sentimenti intensi alla base di un legame solido.
-Ti sei legata sentimentalmente a un licantropo?-
La gelosia mi divorò: al pensiero che un essere del genere potesse solo sfiorare la magnifica creatura che avevo di fronte mi vennero i brividi.
-Non è oggi il giorno delle domande.- all’improvviso,sembrò rianimarsi,e il suo tono diventò tagliente e velenoso. Che cosa aveva a che fare una mezza vampira con un licantropo?La cosa mi lasciava perplesso quanto ferito.
- E’ per questo che ti chiedo di incontrarci al confine:se per caso i lupi incrociassero la tua scia io finirei nei guai..e saprebbero che tu sei qui.- Concluse,con un’ombra di preoccupazione viva sul viso.
Cercai di trovare nel suo volto un indizio per capire cosa esattamente la legava al licantropo in questione,di cui ancora non conoscevo il nome:ma niente. La sua espressione era una maschera perfetta e bellissima che non lasciava intravedere nessuna emozione,se non la sicurezza che il piano che aveva escogitato includendo anche me era a prova di bomba.
-Bene.-
-Credo che tu capisca che è meglio non farci vedere troppo insieme,nemmeno a scuola:Forks è una città piccola e le voci girano molto in fretta. Non so se mi spiego…-
-Certo.-risposi;se la sua famiglia fosse venuta a saperlo sarebbe stato sicuramente un guaio per entrambi. E se Aro avesse saputo che interagivo con una Cullen sarebbe stata la fine.
-Tanto per essere più chiara.-aggiunse,sempre con una punta di durezza.-Tra di noi non c’è e non ci sarà niente. Nessun coinvolgimento sentimentale o altro. Intesi?-
Era un colpo duro da attutire. Dovevo ammetterlo. Sebbene il mio viso era neutrale,dentro di me c’era il gelo più totale,ma cercai un minimo di compostezza per rispondere. Era davvero crudele farmi sperimentare il tocco della sua pelle e l’esperienza ravvicinata con il suo viso per poi dirmi che avrei mai avuto la possibilità possederla concretamente.
-Non credo che non me correrai certi rischi. E poi…- mi avvicinai al suo collo,percorrendone la linea flessuosa con le labbra e sentendo il profumo del suo sangue,fino ad arrivare sotto l’orecchio:ebbi la soddisfazione di strapparle un brivido.
Tornò la speranza,e il rifiuto di prima mi scivolò addosso come l’esistenza di un rivale licantropo:il suo cuore balbettante era la confessione che serviva a testimoniare che non le ero indifferente.
-Sei davvero convinta di suscitare il minimo interesse in me,Cullen?-sussurrai,sorridendo contro la sua pelle morbida e tiepida,per poi allontanarmi e guardarla compiaciuto e rilassato,appoggiato alla fila di armadietti.
-Meglio così allora, sarà più facile per tutti. Non credo che i miei genitori sarebbero entusiasti all’idea che io sia amica di uno dei Volturi, gli stessi che hanno tentato di sterminarci.-rispose molto sicura di sé. Risi della sua assurda sicurezza:le avrei dimostrato quanto era fragile il suo legame con quel cane e quanto sarebbe stato facile per me sgretolarlo ma soprattutto quanto ero cambiato dal nostro ultimo e confuso incontro; lei non era altro che una bambina ai miei occhi e ora era una donna stupefacente che aveva sostituito l’innocenza con un fascino irresistibile.
-Perfetto. Allora ci vediamo… -conclusi sorridendo beffardo.
Lei mi lanciò uno sguardo indecifrabile per poi andarsene con passo sinuosa elegante senza nemmeno salutarmi. I miei occhi la seguirono,protettivi e stregati, finché non entrò in classe e si chiuse la porta alle spalle.



-Ma guardala.-sospirò J.,mentre mescolava assente la sua zuppa,con aria sognante.-Ragazzi,non è la cosa più bella che abbiate mai visto?-
Alzai lo sguardo dal mio libro di letteratura,quando vidi a cosa si riferiva:Nessie stava camminando,anzi no,danzando tra un tavolo e l’altro verso il suo solito posto mentre il capelli mossi e ramati le ondeggiavano sulla schiena e liberavano il suo delizioso profumo nell’aria circostante,che mi colpì dolcemente.
J. sopirò,e sentii come il suono delle sue fantasie e riuscendo quasi a vedere le immagini che gli passavano per la testa.
Digrignai i denti,e riuscii a mala pena a trattenere un ruggito furioso:ero geloso.
Sì,lo ero. E molto anche.
Non bastava il licantropo: ora ci si metteva anche lui.
Renesmee Cullen doveva essere soltanto mia. Il solo fatto che qualcuno la sfiorasse,anche solo nella sua mente,mi provocava un fastidio inspiegabile ed irrazionale. Avrei voluto fargli del male fisico,e trattenermi non fu così facile come pensavo.
-Allora Alec,come va?-chiese Addison,che era rimasta sorprendentemente zitta per tutto il pranzo:nonostante avessimo avuto dei dissapori,non voleva dire che la disprezzassi come persona,anzi; la mente umana così fragile e volubile tendeva ad ingrandire ogni emozione più del necessario,anche il dolore o il rifiuto.
-Certo,va tutto perfettamente. Tu,come stai?-risposi educato,spostando l’attenzione da J. e ringraziando mentalmente Addy,almeno mi aveva evitato di fare un omicidio.
-Sì,tutto bene.-esitò qualche secondo,guardandomi negli occhi quasi come per cercare il permesso per parlare:le restituii lo sguardo,incoraggiandola.-Volevo anche chiederti scusa per il mio comportamento dell’altra volta è stato davvero imperdonabile…e…-
-Tranquilla.Sei già stata perdonata.-la rassicurai,con un messo sorriso.
Lei arrossì leggermente e sorrise a sua volta,più rilassata e felice,mentre abbassava lo sguardo e tornava a mangiucchiare la sua insalata. Mi piaceva Addison,poteva diventare una buona mica in quella scuola:aveva un bel carattere tutto sommato,sarebbe stato un peccato dover rinunciare a lei per un inutile disguido.
Con il passare delle ore,dei minuti,e dei secondi,constatai che tutta la fauna maschile della scuola provava interesse,anzi un considerevole interesse,per Nessie. La cosa non mi diede fastidio.
Di più.
Vedevo chiaramente che ogni ragazzo che le si avvicinava, ogni ragazzo che la guardava mentre passava,iogni ragazzo che sentiva il suo profumo,seppur fosse meno invitante rispetto a quello che sentivo io era attratto da lei.
Il corso di letteratura era l’unico che avevamo in comune: era nella fila davanti a me,al posto parallelo,così che io riuscissi a guardarla,estasiato in ogni suo minimo movimento. Prima tirava indietro i capelli profumati che le solleticavano le guance colorite,poi appoggiava graziosamente il mento alla mano,sbuffando e guardando fuori dalla finestra,immaginando probabilmente cosa fare nel pomeriggio piovoso che si presentava.
Quanto avrei voluto poter leggere i suoi pensieri,per capire cosa le passasse per la testa:il mistero dei pensieri umani non era mai stato un problema per me,almeno fino a quel momento.
Ma forse era meglio così,perché sapevo che ascoltarli avrebbe provocato una rabbia assurda,e non sarei più riuscito a controllarmi: magari stava pensando al suo “cane”. Nonostante sentissi la mia gola ardere e reclamare il suo sangue,ignorarla diventava sempre più facile:come avrei potuto mettere fine alla sue vita? Era impensabile.
-Ciao.-una voce suadente arrivò dalla mia destra:di malavoglia girai la testa verso la ragazza che aveva parlato.
Tiffany Banks,la più ricca e popolare di tutto il liceo di Forks,mi guardava in modo decisamente poco originale,arricciando le labbra con il rossetto in un sorriso che a lei doveva sembrare seducente.
La studiai non più di tre secondi,per ricambiare il saluto,con voce neutra ma pur sempre educata:
-Ciao.-
Non sembrava molto soddisfatta del mio saluto poco enfatico: ma prese comunque posto accanto a me sistemandosi i capelli biondi e ricci ed emanando un profumo strano,in qualche modo artificiale.
-Tu devi essere il ragazzo nuovo. Scusa se non mi sono presentata prima…-continuò alzando gli occhi al cielo,mentre io la guardavo distratto e forse anche un po’ annoiato.-Mi chiamo Tiffany Banks.E tu sei…?-
-Alec McKinnon.-
Dopo aver dato quella breve e secca risposta,mi chinai a prendere il libro dallo zaino.Tiffany sembrò offesa a morte,sbuffò e tirò fuori anche lei il suo libro e un astuccio,rosa pallido, pieno di matite,penne,pennarelli,evidenziatori tutti rosa: era la classica ochetta bionda che si credeva una barbie.
-Bene.-disse il professore,entrando in classe ed appoggiando la sua valigetta sulla cattedra,per poi appoggiarsi davanti ad essa: il professor Bence era un uomo che aveva già superato la soglia dei cinquanta anni,robusto di corporatura,con capelli bianchi e occhiali molto spessi; ma era anche un uomo di grande cultura e passione per la materia che insegnava:gli e lo si leggeva negli occhi ogni volta che parlavamo di un’opera o di un autore nuovo. Era di gran lunga il mio insegnante preferito.
-Come tutti voi certamente saprete,oggi inizierà il primo giro di interrogazioni sugli autori che abbiamo fatto finora.-alle parole di Bence,un mugolio mortificato e frustrato salì dalla classe,al quale il prof sorriso divertito: sadico e acculturato, il killer perfetto del tempo libero dei giovani nel fine settimana.
-Direi che oggi possiamo iniziare ad interrogare due persone…- mi guardai attorno:evitavano tutti il suo sguardo nella speranza di non essere chiamati;probabilmente quasi nessuno aveva aperto libro: chi rovistava nello zaino alla ricerca del nulla, chi faceva finta di scrivere cose sul diario cercando di sembrare molto impegnato, chi sfogliava freneticamente le pagine per cercare di assorbire più nozioni possibili all’ultimo minuto…che branco di idioti. In tutta risposta la mia vicina aveva trovato un passatempo originale per scacciare l’ansia pre interrogazione: aveva tirato fuori dalla borsa uno specchietto (ovviamente rosa) in cui si specchiava vanitosa sistemandosi i capelli.
Rimasi allibito dall’abissale stupidità umana.
-Signorina Banks? Vuole iniziare a venire alla cattedra se non le dispiace interrompere quello che sta facendo?-la sua però,non era una richiesta,ma un ordine.
Mi girai verso la bionda che abbassò tremante lo specchio mentre teneva nell’altra mano il mascara:nei suoi occhi azzurri appena ritoccati c’era il panico dello studente che il giorno prima non aveva aperto libro.
Si alzò,molto lentamente e andò verso la cattedra,posizionandosi accanto ad essa,per poi girarsi verso la classe: la sua labbra rosse mimavano una disperata richiesta d’aiuto,che Bence,seppur vedendola,la ignorò,ridendo tra sé.
-Signore Cullen? Che ne dice di far compagnia alla Signorina Banks?-
Mi girai verso Nessie,la quale si alzava con passo sicuro e si posizionava all’altro lato della cattedra:nei suoi occhi si leggeva una sicurezza ferma,e sembrava che già si pregustasse il fallimento della bionda,che la guardava con un certo grado di odio.
Sorrisi.Sarebbe stata un’interrogazione divertente.
Il professore prese posto dietro alla cattedra,sulla sedia, e iniziò ad aprire il registro e compilarlo,pronto per mettere i voti alle due interrogate.
Ero talmente attento a scrutare la scene,che non mi accorsi del mormorio leggero che si era propagato per classe:riuscii a captare qualcosa. A quanto pare,Renesmee Cullen non era una che parlava spesso,e soprattutto con praticamente nessuno: ogni occasione era buona e ascoltavano tutti estasiati il suono della sua meravigliosa voce.
-Inizi a parlarmi di un’autrice che abbiamo studiato di recente,Signorina Banks…-Bance aveva fatto una piccola pausa,per posare la biro in mezzo al registro e girarsi verso Tiffany,la quale era terrorizzata.-Jane Austen. Si soffermi in modo particolare sullo stile che ha utilizzato nelle sue opere.-
-Jane Austen era una….scrittrice…di…di…romanzi….e ha scritto….ehm….sentimento e ragione….orgoglio e tentazione….-
La classe era scoppiata a ridere di fronte a un tale grado di ignoranza:anche io dovetti sforzarmi di trattenere un sorriso,come Bance,il quale scosse la testa e si rivolse verso Nessie,la quale aspettava il suo turno con un sorrisetto sulle labbra carnose.
-Jane Austen era un’autrice inglese,nata nel 1775 e vissuta nel villaggio di Stevenson,a sud-est dell’Inghilterra.Il suo stile è inconfondibile,poiché composto da dialoghi quotidiani, e a volte anche sciocchi. I suoi protagonisti sono sempre le donne,sia che esse siano siocche e frivole,sia che siano povere ma intelligenti. In ogni modo la costante che c’è in ogni sua opera è…-lanciò un rapido sguardo a me,incatenandosi per qualche frazione di secondo ai miei occhi,lasciandomi impietrito.- la passione amorosa.-concluse,con il sorriso sghembo che adoravo.
Era un segnale:ormai era chiaro come il sole che cercava di provocarmi.
Bance,come tutti gli studenti,era rimasto incantato dalla sua voce e dal modo in cui parlava. -Molto bene,signorina Cullen.Un’ultima domanda,poi può andare al posto….-Tiffany fece vedere il suo sincero disappunto con un’occhiattaccia nei confronti di Nessie:era stata l’unica a non essere stata toccata dalla sua parlantina.
-Che mi dice invece di Oscar Wilde?-
-Per comprendere il suo stile è impossibile prescindere dalla biografia, visto che volle fare della sua vita un’opera d’arte tesa a dimostrare come solo una visione del mondo estetizzante permettesse di condurre una vita degna di essere vissuta. I suoi aforismi si intonano dunque perfettamente con la voce del momento. Il linguaggio utilizzato da Wilde è semplice e scarno, preciso e diretto, provocatorio ed ardito.-concluse,soddisfatta.
-A+.- Rispose Bance,soddisfatto della sua interrogazione e mostrandole un gran sorriso.-Si può accomodare Signorina Cullen.-
Nessie fece un cenno con il capo e riprese posto nel suo banco,girandosi verso di me e facendomi un sorrisetto notando che la guardavo,per poi prestare attenzione al resto dell’interrogazione.
Bance indurì la sua espressione mentre finiva di scrivere il voto,e si girò verso Tiffany,la quale lo guardò con aria supplichevole e impaurita,sperando di strappare una C o una D. -Quanto a lei signorina Banks.-disse il professore,girandosi verso di lei.-Dalla sua brillante esposizione di prima devo dedurre che ieri non ha nemmeno aperto il libro di letteratura; probabilmente era troppo impegnata ad andare dall’estetista o dal parrucchiere per studiare.-le guance della bionda ribollirono si sangue,mentre anche il suo imbarazzo cresceva a dismisura di fronte alle risatine di tutti i compagni di classe.-Mi vedo costretto a metterle F. Adesso,si può anche accomodare.-
Dire che la faccia di Tiffany Banks fosse sconvolta era dir poco:sembrava che fosse stata appena colpita in pieno da un treno. Ma almeno,non fiatò per tutto il resto della lezione,lasciandomi l’opportuna di gustarmi quella bellissima creatura poco distante da me.



-Bella moto,Alec.-
Nessie.
Sorrisi tra me,mentre mettevo il mio zaino nel sottosella,e poi lo richiudevo con un gesto secco. Mi appoggiai al fianco del mio mezzo,incrociando le braccia al petto,mentre la osservavo curioso.
-Sì,lo è.-risposi,per poi continuare.-Sbaglio,o era meglio che nessuno ci vedesse insieme? Sai,Forks è una città piccola ed io ero tra i tuoi potenziali assassini …-le ricordai,anche se il fatto di parlare non era affatto un dispiacere,anzi:in quel momento,non mi importava se la sua famiglia mi avrebbe ucciso o torturato a morte;il solo guardare i suoi meravigliosi occhi color cioccolato avrebbe di sicuro alleviato anche il più atroce dei dolori.
-Fare due chiacchere in segno di tregua come due buoni amici,non mi sembra così sconveniente.-rispose,sorridendo angelica.
-Allora,che ne dici se ti do un passaggio a casa da amici?-proposi,sorridendo a mia volta.
-Mmm…- si morsicò il labbro inferiore,mentre con aria pensierosa accarezzava con la punta delle dita il fianco della moto,fino ad arrivare al mio fianco,per poi risalire il contorno del mio braccia,il profilo della mia spalla,la linea curva del collo e del mento,fino ad arrivare a tracciare il contorno delle mie labbra gelide e dure,dischiuse.
Il mio cuore freddo e duro sobbalzò,mentre il mio sguardo si infiammava: era già la seconda scarica elettrica della giornata, stava tirando la corda a dir poco. La desideravo ogni secondo di più.
-Credo che si possa fare. Ma non voglio andare a casa…che ne dici di un luogo più appartato,dove conoscerti meglio iniziando in anticipo il primo round di domande? Ovviamente incomincerò io.-con mio grande disappunto,ritrasse la mano e incrociò le braccia al petto,scrutandomi con un mezzo sorriso.
-Va bene.-mormorai,offrendole il mio casco mentre toglievo il cavalletto e montavo sulla sella. Lei mi guardò divertita.
-Che c’è?-chiesi,osservandola.
-Credi davvero che abbia bisogno di un….casco?-era incredula, e ridacchiava mentre indicava il casco nero che aveva in mano. Io feci spallucce e dissi,tranquillo:
-Faresti meglio a mettertelo. Anche perché ,per tutti questi studenti sei un umana,non un essere indistruttibile.-e sorrisi compiaciuto.
-Già, ma anche tu.- rispose lei, pronta.
-Che figura farei a tenermi il casco e a non offrirlo a una ragazza a cui do un passaggio?- chiesi, con un’espressione teatralmente scioccata.
Sbuffando sconfitta si mise il casco e montò dietro di me,avvolgendo la mia schiena con il suo corpo tiepido e morbido,mentre mi abbracciava per tenersi salda. Il suo profumo su di me rischiava di farmi impazzire tanto era buono e dolce,e sentirla così vicina era un’esperienza assolutamente unica e irripetibile. Senza precedenti.
Ma la cosa più bella,più magnifica,era sentire il suo cuore battere sulla mia pelle. Era come se quel suono mi attraversasse tutto il corpo.. un suono tanto potente da farmi ribattere il cuore,freddo e muto ormai da secoli.
-Dove andiamo?-chiesi,con voce più ferma che potevo.
-Prendi la strada verso sud,e poi il sentiero che costeggia il confine della riserva:quando non si potrà più proseguire in moto,andremo a piedi.-disse,attraverso il casco.
Poi appoggiò il suo capo appena sotto la mia testa,accoccolandosi ancora più stretta a me sospirando.
Avrei voluto che l’amico licantropo vedesse la sua ragazza in quel momento, avvinghiata a un vampiro su una moto pronta a passare l’intero pomeriggio con lui. Avrei potuto mandargli una foto anonima.
Risi divertito di me: sembravo davvero uno stupido adolescente in piena tempesta ormonale che non ragiona più.
Cercai di rilassarmi,nonostante fosse impossibile con lei a così stretto contatto.
Diedi un colpo di acceleratore e seguì le indicazioni di Nessie.
Ne ero certo:il mio cuore stava battendo,un eco dei battiti del suo.



~ Mizzy : Grazie mille e comunque…stanne certa, ne vedremo delle belle :)
MaryCarry : spero ti sia piaciuto il nuovo capitolo e che troverai il seguito della storia appassionante come lo hai trovato fin’ora!
HelenCullen : ahah spero di non averti delusa con questo chap! Diciamo che questo pezzo è più una fase di transizione…. il bello deve ancora arrivare ;)
Grazie mille ragazze, alla prossima ♡

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Capitolo 5
*** It's stronger than me ***


It's stronger than me




~Alec

Rallentai fino a fermare la moto vicino al margine di un bosco fittissimo, tra le cui piante e arbusti si intravedeva un piccolo sentiero fangoso. Girai le schiavi nel quadro e mi voltai a guardare Nessie mentre si toglieva il casco e scuoteva i capelli ramati: il suo profumo mi investì dolcemente lasciandomi quasi assuefatto e intontito; poi scese con innaturale eleganza e si girò verso la piccola stradina che spuntava mettendo le mani sui fianchi.
-Pronto?- chiese poi, girandosi mentre scendevo dal mio mezzo e prendevo il suo casco per riporlo nel sottosella.
-Ovvio Cullen.- risposi, sorridendole mentre la seguivo incuriosito.
-Proseguiremo a passo d’uomo: tanto non abbiamo fretta; così potrò iniziare la mia tortura di domande.- disse, guardandomi con la coda dell’occhio con una luce maligna e sinistra.
Risi alle sue parole.
-Devo aver paura?-
-No, non direi..a meno che tu non abbia qualcosa da nascondere.-
-Tutti hanno segreti a parer mio inconfessabili.-
Lei fece spallucce mentre ci inoltravamo nella vegetazione e prendevamo il sentiero. L’aria all’interno del bosco era densa, pesante: aveva un non so che di antico, come quelle case che rimangono chiuse per secoli. La luce opaca irradiata dalle nuvole biancastre che ricoprivano tutto il cielo filtrava appena tra le fronde degli alberi rigogliosi e c’era tantissima umidità: un umano sarebbe già impazzito in condizioni del genere.
-Perché te ne sei andato dai Volturi?-
Non mi diede nemmeno il tempo di abituarmi alla sua presenza mentre eravamo soli pochi centimetri di distanza che incominciò subito con la prima domanda: dovevo ammettere però che questo suo interessamento alla mia esistenza mi faceva davvero piacere.
-Non c’è una vera ragione.- dissi semplicemente, scavalcando con un balzo rapidissimo il tronco di un albero squarciato quasi sicuramente da un fulmine: la notte prima c’era stato un temporale tremendo e nell’aria potevo avvertire una sorta di leggera elettricità, impossibile dire se era un effetto del fulmine o dell’attrazione tra me e Nessie.
–Diciamo che avevo capito di non stare più bene insieme a loro..avevo bisogno di qualcosa di nuovo, di un colpo di scena che rendesse la mia esistenza più interessante.- conclusi, sorridendole appena.
-E pensavi di trovare una vita elettrizzante qui a Forks?- mi rispose, con una sorta di sarcasmo pungente misto ad ironia.
-Beh, di certo non sarei potuto andare sulle spiagge della California a prendere il sole, non ti pare?-
Si lasciò andare in una risata mentre coglieva un piccolo fiore bianco da terra e ne accarezzava i petali con le punte delle dita pallide e affusolate togliendo le goccioline di pioggia: quel gesto mi fece quasi impazzire; aveva un’espressione così concentrata da renderla ancora più adorabile.
-Fammi capire..te ne sei andato così senza che loro ti dicessero nulla? Non hanno nemmeno provato a cercarti?-
Sbuffai malinconico ripensando all’incontro con Heidi nel bar o alla faccia di Jane quando le avevo comunicato la mia scelta…
-Aro mi ha lasciato carta bianca, dandomi la possibilità di prendermi “una pausa” da quel mondo che ormai mi andava stretto..ma di certo non si è arreso. Credo che la persona più irritata di tutta questa storia sia mia sorella..- conclusi, senza riuscire ad andare avanti. Il legame che c’era tra me e Jane era inspiegabile: avevamo due poteri che erano l’opposto ma allo stesso complementari. Staccarmi da lei era stata la cosa più difficile ma necessaria per crescere.
-Ti manca?- mi chiese fermandosi di fronte e guardandomi premurosa mentre si lasciava scivolare il fiore tra le dita che raggiunse il suole volteggiando, adagiandosi con grazie su un letto di foglie di svariati colori: un po’ come Nessie, quel fiore così bianco e puro spiccava tra gli orrori del mondo, compresi noi vampiri.
-A tratti ma eih…ho tutta l’esistenza per poterla rivedere.- le risposi facendole un sorrisetto e proseguendo il cammino nonostante sarei rimasto le ore a guardare i suoi occhi color cioccolato riflessi nei miei con così tanta premura.
-E..ti ricordi cos’eri prima di diventare un vampiro?-
- Non mi ricordo il mio cognome, ma so di essere vissuto nella Londra del 1700: io,un normalissimo ragazzo di 18 anni, e mia sorella, una tenera fanciulla di 16, venimmo condannati al rogo perché avevano notato che eravamo… diversi nonostante la nostra umanità. Mentre appiccavano il fuoco durante la nostra condanna io mi concentrai per far sì che non sentissi il fuoco bruciare la mia pelle: mi ero rassegnato al mio destino, accettando la morte…in Jane invece scattò qualcosa che la cambiò per sempre: desiderò a tal punto far provare ai nostri esecutori lo stesso dolore che ci stavano infliggendo che divenne poi il suo talento quando diventò una vampira. Fu Aro a trasformarci, quando credendoci morti ci buttarono in una fossa comune destinata ai delinquenti e alle presunte streghe. Da quel momento in poi sono entrato a far parte del corpo di guardia dei Volturi.- conclusi, sbirciando la sua reazione con la coda dell’occhio: il suo volto era rivolto verso il basso con un’espressione di pura tristezza.
-E’ davvero terribile quello che ti hanno fatto…-
-Alla fine non lo è stato.- le dissi sinceramente e notando la sua espressione allibita mi affrettai a spiegarle- come ti ho già detto, io mi concentrai per non sentire dolore e così fu…non ho sentito nessun fuoco se non quello della trasformazione.-
Annuì piano evidentemente a corto di parole mentre camminando ci eravamo impercettibilmente più vicini. L’esistenza del licantropo non mi preoccupava più di tanto: avrebbe avuto pane per i suoi denti.
-Cavoli…e in tutti questi secoli non hai mai avuto una compagna?- mi chiese, con una nota in più di curiosità che mi fece sorridere.
-Parecchie!- risposi ridendo, mentre notavo la sua faccia sconvolta.
-Era una domanda seria Alec.- puntualizzò lei, altezzosa senza degnarmi di uno sguardo mentre continuavo a sghignazzare appena dietro di lei.
-Sono serissimo infatti.-
Nessie si girò a guardarmi con uno sguardo severo: le dava forse fastidio? Soddisfatto del risultato attenuto decisi che avevo tirato la corda fin troppo: le diedi una leggera carezza sulla fronte mentre la sorpassavo e dissi:
-L’unica relazione più o meno seria che ho avuto è stata con una vampira del corpo di guardia dei Volturi: si chiama Heidi.. ma era più un legame fisico, è durato solo qualche decina di anni.- conclusi, alzando le spalle indifferente.
-SOLO!?- mi chiese lei, incredula.
-Beh..su più di 300 anni di esistenza cosa saranno mai due o tre decine di anni?-
-Quindi hai fatto il ragazzo serio per quarant’anni e per i restanti secoli hai fatto la..prostituta?- concluse lei, ridendo. –Complimenti non c’è che dire!-
-Davvero molto spiritosa!- le dissi mentre la prendevo tra le braccia facendo due giri su me stesso e poi lasciandoci cadere su uno spiazzo di erba asciutta che aveva sopra di se uno squarcio tra le fronde degli alberi che mostrava il cielo: le nuvole biancastre se ne stavano andando lasciando posto a uno sfavillante azzurro.
-E cos’hai in mente per il resto della tua esistenza?- chiese, dopo qualche minuto in cui rimanemmo in contemplazione del cielo.
-Il bello è proprio questo: vivere alla giornata, senza regole…cogliendo l’attimo.- Girai il mio viso verso il suo: mi sorpresi di quanto ci eravamo fatti vicini. Potevo vedere ogni singola venatura di colore dei suoi occhi color cioccolato, ogni singola piccola lentiggine chiara sul suo volto candido e sentire ogni singolo suo respiro che si infrangeva sulle mie labbra.
Ci avvicinammo sempre di più, di millimetro in millimetro mentre avevo nel petto un’impazienza snervante: c’era una tensione nell’aria quasi palpabile, quell’attimo di incertezza, stupore, timore e meraviglia che precede il primo bacio con una persone per la quale provi sentimenti incomprensibili..mai sperimentati prima.
Proprio mentre il suo viso era a un soffio dal mio le squillò il cellulare, facendo andare in mille pezzi quell’atmosfera magica che si era creata: come un elefante che passa in mezzo a una cristalleria. Sussultammo entrambi a sentire l’odioso suono della suoneria mentre lei, socchiudendo gli occhi come per scacciare dalla mente pensieri poco opportuni, estrasse il cellulare dalla tasca destra dei jeans e rispose rivolgendo il viso verso il cielo che si stava rannuvolando di nuovo.
-Eih Jake.-
Jake doveva essere il cane.
Anche se non avrei dovuto, rimasi in ascolto della telefonata infuocato dalla gelosia, mentre ero apparentemente impegnato a studiare un albero alla mia sinistra.
-Amore! Dove sei? Ho provato a chiamarti a casa ma non mi rispondevi..-
-Sì..sono andata un pochino a caccia e ho appena finito. Tra un’oretta vieni da me, ok?-
-Va bene, non c’è problema. Ti ricordi della grigliata da Jared?-
Nessie si portò una mano al viso: capii che avrebbe preferito una serata insieme a Tiffany Banks e quelle oche piuttosto che andare alla grigliata di quel tizio.
-Mi ero completamente dimenticata! Mm..comunque sì, non c’è problema posso resistere per una serata.- Sentii una risata sommessa dall’altra parte del telefono.
-Sei incredibile mostro…allora ci vediamo tra poco..-
-Perfetto.-
-Ti amo.-
-..anche io.- e riagganciò, sospirando mentre riponeva il telefono in tasca per poi guardarmi con una sorta di dolore indecifrabile negli occhi mentre si avvicinava con lentezza calcolata al mio viso..



~Nessie

Continuai a guardarmi nello specchio del bagno, dritta negli occhi disgustandomi della mia stessa slealtà nei confronti del ragazzo che amavo. Sospirai lentamente l’aria umida e calda che proveniva dalla doccia bollente appena accesa: avevo paura che l’odore di Alec si sentisse ancora.
A ripensare a lui un esercito di farfalle invase il mio stomaco, facendomi venire quasi un capogiro. Non mi erano mai piaciute le farfalle e dal quel momento le trovavo ripugnanti.
Mi buttai sotto l’acqua bollente, sperando di lavarmi via anche i sensi di colpa: si dice che tutte le domande esistenziali ti assalgono proprio mentre sei sotto la doccia. “Gli umani ogni tanto la sanno lunga!” pensai tra me e me mentre mi insaponavo i capelli e il corpo in modo frenetico. All’improvviso mi sembrò che il suo profumo trasudasse dai pori della mia pelle e che non me ne sarei mai liberata del tutto, come se fosse una cosa mia: mi sentii come sotto mille tonnellate di cemento armato o ferro e mi appoggiai alla parete fredda di marmo, resa appena tiepida dall’acqua caldissima, scivolando giù fino ad avere le ginocchia al petto. Avevo mentito anche alla mia famiglia, mettendola in una condizione quasi mortale e terribile: sentii i battiti del mio cuore accelerare in preda all’ansia.
Era tutto troppo per me, non riuscivo a sopportarlo.
Ero nel baratro e quello che tanto mi opprimeva era il senso di colpa che tanto desideravo togliermi di dosso. Come potevo solo pensare di provare interesse per un ragazzo che non fosse Jacob Black?
Lui, la mia anima gemella? Come potevo mettere in dubbio il potere dell’imprinting e il mio amore incondizionato?
Come potevo mettere a rischio la mia famiglia per uno sconosciuto?
Mi accorsi che stavo respirando freneticamente: le tonnellate di cemento aumentavano sempre di più. Non riuscivo a togliere dalla mente il viso di Alec: la sua bocca, il suo sorriso, la sua voce, il suo respiro dolce..la sua pelle, il modo in cui mi guardava poi era qualcosa di inspiegabile.
Era come se fossimo davvero legati da qualcosa di profondo ed esclusivo, incatenati dallo stesso crudele destino che ci ha fatti incontrare ponendomi di fronte a un bivio: uno scrittore diceva che nelle decisioni più importanti nella vita non poteva esserci segnaletica, qualcosa che ti aiutasse a prendere la decisione giusta..2 a 0 per gli umani!
Alla sola idea di non poter più parlare con Alec venni attraversata da un dolore devastante perché sentivo che non avevo ancora avuto abbastanza di lui per poterlo capire o meglio per capire l’assurda chimica e attrazione che c’era di noi. Mi sentivo come un meteorite attratto dall’orbita potentissima di un pianete: volente o nolente non potevo continuare il mio percorso senza entrarci a contatto. Ma la vera domanda era: ne sarei uscita?
Impossibile dirlo..
Forse l’amore che provavo per Jacob era solo il riflesso del suo che era così potente da bastare per entrambi o forse vedevo più semplicemente in Alec il mezzo più semplice per evadere da quella realtà che ormai mi andava stretta e da cui speravo disperatamente di uscirne un giorno. All’improvviso la porta scorrevole del bagno si aprì..
-Nessie?-
La voce preoccupata di Jacob mi rimbombò in testa lasciandomi frastornata senza riuscire ad emettere suono.
Dopo mezzo secondo aprì anche la porta vetro della doccia e mi guardò in ansia: non avevo la minima vergogna del mio corpo con lui, ormai lo conosceva alla perfezione con tutte le volte che ci eravamo amati o che mi ero lasciata amare da lui.
Senza dire una parola mi prese tra le braccia, spegnendo il getto d’acqua, mi avvolse in un asciugamano e mi mise a letto sdraiandosi accanto a me mentre il suo petto diventava il mio rifugio sicuro mettendomi al riparo da pensieri orribili.
-So che sei preoccupata per la tua famiglia ma vedrai che andrà tutto alla grande, non succederà nulla di male e torneranno presto …Adesso forza, vestiti e andiamo fuori, almeno provi distrarti!-
Mi limitai ad annuire mentre i miei occhi si riempivano di lacrime e il mio cuore andava in mille pezzi diventando consapevole delle reali conseguenze delle mie azioni come farebbe un cristallo che cade su un duro pavimento di pietra.
-Telefono per avvisare che tardiamo.-sussurrò Jake, con il le labbra a fior di pelle sulla mia fronte per poi estrarre il cellulare ed uscire dalla stanza mentre io mi misi a sedere con il viso tra le mani rigato di lacrime che sembravano tracciare solchi incandescenti sulla mia pelle.
Un suono mi riportò alla realtà: il mio cellulare vibrò, segno che mi era arrivato un messaggio. Lo presi dal comodino, tremante, sperando che fossero i miei genitori che mi annunciavano il loro imminente ritorno.

“So cosa nascondi. Vediamoci domani alla caffetteria di Forks alle 20 in punto: ti pregherei di venire da sola e di non tardare o il tuo segreto sarà sulla bocca di tutti con conseguenze devastanti.”

[Continua..]



Ta da da dann..e adesso cosa succederà? Ma soprattutto…chi è che si nasconde dietro il messaggio che è arrivato a Nessie?
Intanto ringrazio di cuore chi ha recensito:
MaryCarry: Spero che ti sia piaciuto il nuovo chap ;) Comunque anche io adoro Jane Austen, è una delle mie scrittrici preferite e per quanto riguarda Alec..penso che sia il ragazzo cattivo che tutte in fondo in fondo desideriamo, pur stando con un Jacob che è il prototipo del ragazzo che presenteresti ai tuoi genitori per fare un grande figura! Grazie mille per la recensionee
HelenCullen: ahah sei incredibile non ho mai nemmeno visto la somiglianza con uno spermatozoo! Comunque anche io ho aggiornato un po’ tardi perché la scuola in questo periodo mi tiene davvero occupata rubando quasi tutto il mio tempo libero.. Per la tua gioia ho lasciato il capitolo un po’ in sospeso, vedremo nel prossimo se hai ragione o meno e cosa succederà. E , per la cronaca, io sono una ferma sostenitrice dell’amore a prima vista: trovo che il colpo di fulmine sia una cosa spettacolare che colpisce e segna nel profondo se colto e fatto maturare ;)
stezietta w: ahah grazie mille sei carinissima :) Mi dispiace di avervi fatto aspettare e di lasciarvi ancora un pochino in sospeso, ma giuro che ho in serbo per i nostri personaggi un po’ di cattiverie, colpi di scena e torture psicologiche che lasciaranno tutti col fiato sospeso fino alla fine.


Un abbraccio e al prossimo chapp ♡

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