Hour By Hour

di _Lightning_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rebecca Chambers ***
Capitolo 2: *** Joseph Frost ***
Capitolo 3: *** Richard Aiken ***
Capitolo 4: *** Forest Speyer ***
Capitolo 5: *** Albert Wesker ***
Capitolo 6: *** Barry Burton ***
Capitolo 7: *** Enrico Marini ***
Capitolo 8: *** Jill Valentine ***
Capitolo 9: *** Chris Redfield ***
Capitolo 10: *** Brad Vickers ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Rebecca Chambers ***


Rebecca Chambers
 

20:00


Se vedi qualcosa di strano o sospetto, indaga, sii prudente e torna subito a fare rapporto.

Le parole di Enrico mi risuonavano in testa, calme e decise.
E' questo quello che fa un buon agente della S.T.A.R.S. ed era proprio quello che stavo facendo io.

Invece, la prima regola dei film horror, che viene puntualmente infranta è "se vedi qualcosa di strano o sospetto, scappa a gambe levate."
E alla svelta.

Ecco, io l'avevo appena infranta.

Un treno, fermo nel bel mezzo della foresta e circondato da una nebbiolina opalescente, da brivido, mi si parò davanti; una porta  semichiusa era proprio di fronte a me, come ad invitarmi a entrare. 
Un classico. 
Non ci vuole poi molto a capire che è meglio non entrare.

E nonostante questo entrai, anche se tutto mi urlava di non farlo.
Dopotutto ero un'agente addestrata, al massimo avrei potuto incontrare quel prigioniero evaso, ma ero armata e pronta a tutto: non mi sarebbe stato difficile occuparmi di lui, anche se sentivo il pizzicore della paura in fondo allo stomaco.
Più tardi, ma non così tanto, mi sarei pentita amaramente di non essere tornata sui miei passi, fuggendo da quello che mi aspettava su quel treno diabolico.

L'Orrore in persona aveva infestato ogni suo angolo, facendomi precipitare nel terrore.

Ero addestrata, sì, ma per uccidere e difendermi da uomini, non da mostri come quelli che mi aggredirono famelici non appena entrai.

Correre, fuggire lontano da quegli occhi vitrei, da quei volti scarnificati e da quelle membra putrefatte che si protendevano verso di me, verso la mia carne, bramose del mio sangue.

Correre e fuggire via di lì.

Ma ormai era troppo tardi.
 
Uno schianto di vetro infranto mi fece balzare il cuore in gola, mentre qualcuno sfondava il finestrino del treno e ruzzolava nello stretto corridoio.

Un altro di quei mostri?

Puntai la pistola davanti a me, pronta a sparare, ma poi vidi il simbolo della S.T.A.R.S. sulla manica della sua maglietta e riconobbi con un sussulto Edward.
Era ferito, sanguinante e un rivolo di sangue usciva da una ferita sulla fronte, trasformando il suo volto in una macabra maschera di sofferenza.
Annaspava, soffocato dal sangue e dal dolore, tentando di parlare e sentendo la vita abbandonarlo.
Mi resi conto che non avrei potuto fare nulla per lui e così ascoltai con la morte nel cuore le sue ultime parole, sconvolta e ammutolita dalle dita dell'Orrore che mi stringevano la gola in una morsa di panico.

Zombie.

Mostri.

Morte, nell'abisso degli occhi spenti e privi di luce del mio compagno.

Un altro schianto.

Morte, nelle fauci sbavanti di quell'abominio e nei suoi occhi accecati dalla sete di sangue.

Morte, nel sangue innocente che impregna questo luogo maledetto.
 

 
L'incubo è appena iniziato.


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Nota Dell'Autrice:

E finalmente pubblico il primo capitolo di questa raccolta, alla quale sto lavorando da tempo immemore u.u
Rebecca non è mai stato uno dei miei personaggi preferiti, l'ho sempre vista come "debole", ma bisogna anche considerare che è una povera fanciulla senza esperienza attorniata da mostri sbavanti ò_o''
Quindi, tornando a noi u.u
Ho associato ogni personaggio ad un'ora della notte, ma ovviamente così i tempi saranno sfasati... concedetemi uno strappo alla regola XD 
Che altro?
Buona lettura, recensite se volete e grazie alla mia BETA *-* _ Shadow _  (sì, ci betiamo a vicenda facendo un gran casino, ma è il risultato che conta XD)

-Light-

 


-Tutti i personaggi e la storia appartengono alla Capcom, che ne detiene i diritti; questa storia è scritta senza scopo di lucro.-

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Capitolo 2
*** Joseph Frost ***


Joseph Frost 
 

21:OO
 

Ho sempre avuto paura dei cani.

Forse perché da bambino ero stato aggredito dal cane dei vicini, ma non potevo soffrire la presenza di nessun essere scodinzolante che fosse a meno di dieci metri da me.
Il destino ha un senso dell'ironia perverso e sadico: morire proprio a causa di quello che mi fa più ribrezzo.
Invece di essere folle di terrore per la mia morte imminente, mi ritrovo a desiderare che finisca tutto alla svelta pur di non udire più quei latrati, vedere quelle zanne acuminate che baluginano intorno a me e sentire quell'odore di decomposizione mischiarsi con quello forte e nauseante di cane bagnato.

Doveva essere una missione come tante, ma si è trasformata in un biglietto di sola andata per l'Inferno.
A cominciare dall'elicottero della squadra Bravo ridotto a un catorcio di lamiere semifuse, passando per la foresta che sembrava protendersi verso di noi come a volerci ghermire per sempre nelle sue viscere, fino al ritrovamento del primo frammento d'incubo.
Quella mano mozzata e grondante di sangue tornerebbe spesso nei miei incubi, se sopravvivessi alla mia morte ormai scritta nera su bianco.
O forse rosso su bianco.
Il sangue ormai ha dipinto col suo colore dannato ogni brandello di questo luogo maledetto.

E il dolore si è impossessato di me; le zanne di quelle belve si chiudono come tenaglie sulle mie carni, lacerando, squarciando e dilaniando ogni centimetro del mio corpo che adesso sembra bruciare su un rogo di sofferenza.
Sono ancora cosciente mentre mi divorano e vedo quello che un tempo era il mio corpo sparire nelle fauci di quei cani che sembrano usciti direttamente dall'Inferno, come se Cerbero fosse sceso in terra e avesse dato vita a quelle bestie assassine.

Non c'è più speranza: la speranza ormai è morta.

E volto la testa, come se avessi ancora possibilità di fuggire, ora che le mie gambe non sono più parte di me.

E vedo qualcuno, lì nell'ombra della foresta che celerà per sempre la mia morte.

Scappa.

Se questo è Cerbero, da qualche parte ci sarà Lucifero e anche il Diavolo si nasconde nell'ombra, qui da qualche parte, attendendo avido il suo tributo di sangue.

Scappa da questo Inferno, finché puoi.


Il Paradiso non esiste più.

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Nota Dell'Autrice:

Ecco un capitolo su un personaggio che non si è mai filato nessuno u.u
Sì, è lui, il povero Josh che non ha fatto neanche in tempo a comparire che è diventato pappa per cani D: Povero ç.ç
L'ultima parte è frutto di una fulminazione improvvisa mentre traducevo la versione di greco "Cerbero" ò_o'' Non so quanto possa risultare convincente, ma a me ispirava parecchio XD
Ringrazio Glaucopis, ___Nick e _ Shadow _ che hanno recensito lo scorso capitolo *w* Grazie, mi fate felice!!! :D

-Light-
 

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Capitolo 3
*** Richard Aiken ***


Richard Aiken

22:00
 


Caldo.

Sangue.

Buio.

Ancora più caldo.  
Vampate di fuoco che mi divoravano da capo a piedi, bruciandomi dall'interno.

E dolore... troppo dolore.
Troppo per essere espresso con un grido, tanto da paralizzarmi le viscere, ma riuscii comunque a rintanarmi in un angolo in penombra, cercando un po' di frescura sulla mia fronte accaldata.
I miei occhi erano appannati dal velo della febbre e ogni oggetto ammantato d'ombra sembrava balzarmi addosso pronto a sbranarmi.

"Ci mancavano le allucinazioni." pensai in un momento di lucidità, desiderando con tutto me stesso che quel che era accaduto fino ad allora non fosse altro che una
gigantesca allucinazione, un miraggio finito per sbaglio in quella casa infestata invece che sulle calde sabbie di qualche deserto.

Mi rimisi in piedi facendo leva sul muro ma le gambe non mi appartenevano più e sembravano voler ostacolare il mio corpo; inciampai nei miei stessi piedi e rovinai a faccia avanti, sentendo le ultime forze che mi abbandonavano ad ogni respiro che strappavo con veemenza alla morte, ad ogni rantolo agonizzante che usciva flebile dalla mia bocca arsa dalla sete.

Il sangue continuava ad uscire copiosamente dallo squarcio che mi solcava il braccio (ma era veramente il mio braccio?) e io non potevo fare nulla per arginarlo, potevo solo guardarlo implorando che si fermasse, senza successo.

Mi sentivo un guscio vuoto dilaniato dal dolore.

Ma quello che scorreva lentamente nel mio sangue non era il solo veleno che infettava quella follia.
Una tenaglia che mi opprimeva la mente, che mi faceva guardare con una fitta di panico ogni angolo e ogni sagoma ammantata d'ombra... quello era il vero veleno che corrodeva la mia anima e avvelenava la mia mente, inesorabile. 
Mi stava lentamente portando alla morte... e alla follia.
(Bisogna essere folli per desiderare la morte, no?)

Ma, in fondo, io non ero ancora pronto a lasciare questa vita.

Ci doveva essere una via di fuga, c'è sempre ed era per questo che lottavo contro la mia parte suicida che mi sussurrava infida di prendere la pistola e farla finita, e mi aggrappavo con disperazione alla vita che mi lasciava, con ogni guizzo d'energia rimastomi in corpo.

Non sarei morto così, dimenticato e abbandonato dal mondo.
 
Stringo i denti a una nuova fitta di atroce dolore e aspetto.
Aspetto quella salvezza che forse non arriverà mai e che mi sarà strappata a forza nel buio dell'oblio.
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Note Dell'Autrice:

Oh, yeah! :D Ecco il povero Richard-Occhi-Di-Cucciolo +_+
Sì, mi ha sempre intenerito tantissimo, non lo trovate adorabile? *^*
Così adorabile che sto lavorando a una shot su di lui per farlo soffrire ancora u.u De-eh! :D

Tornando a noi... questo è un capitolo "di preparazione": dopo un bello smembramento di Josh, ci rilassiamo con un po' di lenta sofferenza XD
Ma nel prossimo si riprende con lo splatter *-*
La frase finale è un riferimento al fatto che Richard può o non può sopravvivere, a seconda del fatto che riusciate a portargli o meno in tempo l'antidoto... e morirà comunque divorato dallo Yawn o da Neptune.
Un tipo fortunato, insomma ò_o''

Altra precisazione: ho deciso di scrivere al passato i capitoli dei personaggi che sono sopravvissuti (come Rebecca), invece al presente quelli che sono morti (come per esempio il vecchio Josh).
Questo capitolo è scritto al passato perché è preso "a metà" cioè prima che muoia ma dopo che è stato avvelenato, quindi è ancora vivo, ma l'ultima parte è al presente. C'è un piccolo balzo temporale, insomma u.u

Dopo questa sfilza di note, spero che lascerete una recensione e che continuerete a seguire la Fic :D 
Grazie a Glaucopis, _ Shadow _ (Beta adorata *-*) e ___Nick che hanno recensito gli scorsi capitoli ^^

-Light-

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Capitolo 4
*** Forest Speyer ***


Forest Speyer

23:00
 
Era di nuovo buio in quella maledetta magione, ma Forest non smise di correre, urtando i mobili e svoltando nei corridoi spettrali e lugubri senza realmente vederli.
Vedeva solo gli occhi vuoti e spenti di quelle creature.

E il sangue. 

Il sangue che continuava a inzuppargli la divisa a cui era tanto fedele mentre si portava via la sua vita una stilla dopo l'altra.
Quello stesso sangue che ormai era dappertutto... su di lui, sul muro muffito del corridoio, sulla moquette polverosa. 

Sulla testa mozzata di Kenneth.

Sbarrò gli occhi, mentre quell'immagine raccapricciante gli invadeva la mente e un grido di terrore gli saliva alla gola, senza trovare un'uscita, rimanendo imprigionato dentro di lui come il panico che minacciava di possederlo da un momento all'altro.
Si accasciò contro il muro, continuando a correre e lasciando impronte vermiglie che spiccavano sulla carta da parati sbiadita.

Una porta, davanti a lui. E un refolo d'aria fresca che gli sfiorava il volto sudato e accaldato.

Salvezza... forse.

Si gettò di peso contro il legno massiccio e mangiato dai tarli e la porta si spalancò con un cigolio.
L'aria della notte gli riempì i polmoni brucianti e il profilo della foresta si parò davanti a lui come un muro, come un ostacolo insormontabile.
Era su un balcone, ad almeno cinque metri da terra e il giardino sottostante era invaso da quelle belve sanguinarie simili a cani che lo avevano quasi sbranato.
Scendere di lì era impensabile.

Era in trappola. Di nuovo.

La scintilla di speranza che era sembrata per un attimo a portata di mano era bruscamente sfuggita alla sua presa, ridiventando un vago puntino in fondo a un tunnel di tenebre, sprofondandolo di nuovo nella disperazione.

Si appoggiò alla ringhiera, lanciando un urlo roco che si perse nell'abbaiare furioso dei cani che saltavano stupidamente nel tentativo di raggiungerlo, facendo scattare le mascelle disarticolate in un macabro concerto di schiocchi.
Forest si passò una mano sul volto, cercando di calmarsi, e si disse che rimanere lì fuori non avrebbe portato a nulla: avrebbe fatto meglio a farsi coraggio (facile a dirsi; si poteva ancora avere coraggio in una situazione del genere?) e rientrare per cercare un'altra via di fuga... sempre che ci fosse.

Un frullio d'ali lo fece girare di scatto, col fiato corto per lo spavento: un enorme corvo si era posato sulla balaustra e, dopo aver arruffato le penne, lo squadrò con i suoi occhi neri e lucidi come capocchie di spillo.
Lo guardava, come se volesse studiarlo prima di... prima di cosa?
Era assurdo, ma il suo sguardo così fisso lo inquietava.

-Sciò!- sbottò l'uomo, facendo un gran gesto con la mano per scacciarlo, ma quello non mosse una piuma e seguì il suo brusco movimento con il capo reclinato di lato, come incuriosito.
Nei suoi occhi c'era qualcosa d'innaturale.

Di famelico.

Gracchiò forte, senza perderlo di vista, e subito un altro corvo si posò sulla ringhiera, stavolta alla sua destra, mentre un altro si appollaiava su un vaso di fiori appassiti che pendeva dal soffitto.
Con la coda dell'occhio notò un'altra dozzina di corvi posati su un albero rinsecchito a pochi metri dal balcone.

Una vena ghiacciata di paura si insinuò in lui, mentre si allontanava cautamente dalla ringhiera; i volatili si mossero insieme a lui, seguendo ogni suo movimento.
Arretrò di un altro passo, cercando a tentoni la porta, ma un dolore lancinante all'anulare gli strappò un grido acuto che non riuscì a reprimere.
Portò la mano ferita al volto, con la vista offuscata dalle lacrime, mentre il sangue usciva a fiotti dal punto in cui fino a pochi secondi prima c'era il suo anulare.
Orripilato e semi accecato dal dolore, si girò di scatto e vide che un altro corvo era artigliato alla maniglia, con quello che era stato il suo dito nel becco grondante di sangue.

Paralizzato da un cieco terrore, spostava lo sguardo freneticamente dalla sua mano mutilata al corvo che aveva appena dilaniato la sua carne.

Prima di potersi muovere d'un passo, sentì qualcosa di affilato ferirgli la nuca e il calore appiccicaticcio del sangue scorrergli lungo la schiena scossa da brividi.
Come a un segnale convenuto, una dozzina di corvi si avventò su di lui, bramosa di carne fresca, artigliando, beccando e lacerando; Forest non riusciva neanche a gridare per i colpi ricevuti, tanto questi erano rapidi e metodici.
La sua visuale era confusa dalle figure nere e saettanti degli uccelli che continuavano a beccarlo e graffiarlo senza tregua, piantandogli gli artigli acuminati nella carne e strappandogli lembi di pelle insieme alla stoffa della maglietta ormai intrisa di sangue.

Un corvo lo colpì con violenza appena sopra l'occhio destro e lui si riparò istintivamente con le braccia martoriate, stordito dai tagli e dai secchi battiti d'ali che lo rintronavano; non riusciva neanche a capire dove fosse, era tutto un confuso miscuglio di luci, ombre e lampi accecanti.
Uno di quegli esseri demoniaci riuscì a superare la debole difesa delle sue braccia e Forest intravide appena un baluginio sinistro prima che metà della sua visuale si oscurasse di colpo, seguito da un dolore indescrivibile all'occhio destro.

Quella volta lanciò un grido disumano che incrinò l'aria fredda della notte, mentre perdeva contatto col terreno e sbatteva con violenza la testa contro la ringhiera.
Si premette la mani ridotte a moncherini sull'orbita ormai vuota, mentre i corvi assassini si litigavano il suo occhio e uno in particolare continuava a beccarlo cercando di accecarlo anche a sinistra.

Adesso esistevano solo sangue, dolore e paura, paura di morire e anche di sopravvivere... cieco.
Il pensiero lo terrorizzava, gli sconquassava la mente d'orrore: tutto, ma non cieco, non cieco, pensava, mentre pregava un dio inesistente che tutto quello finisse in fretta... in un modo o nell'altro.  

Gli uccelli messaggeri di morte si accanivano su di lui, divorandolo vivo a poco a poco.
Forest lasciò cadere ogni difesa, ormai inerte, rassegnato al suo destino.
Subito il mondo si tinse di rosso, per poi sprofondare nel buio assoluto quando un corvo gli cavò con voracità l'altro occhio.
Percepiva la vita che fuggiva via dal suo corpo, un istante dopo l'altro, ma avrebbe accolto la morte come una liberazione, piuttosto che sopravvivere un minuto di più in quell'inferno.

Sentì un ultimo dolore penetrante alla gola, vicino alla giugulare, che si confuse con tutti gli altri, poi il buio diventò più profondo e le orbite vuote e sanguinanti rimasero fisse nel vuoto, spoglie della luce che le illuminavano, mentre i corvi banchettavano col suo cadavere lanciando rauche grida nella notte.
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Note Dell'Autrice:

Muahahahah! Splatter! Sangue! Tortura! *^*
*si calma*
Scusate, ho esagerato con la dose di caffeina serale... ora mi riprendo u.u *sorseggia bevanda energetica fregata a Glaucopis*
Allora, questo era il capitolo forte della raccolta. Sì, è proprio questa schifezzuola ._.
Diciamo che questo è solo uno "splat-chapter" senza moltoa introspezione... una specie di sfogo per i vari casini di questo periodo -.-'
Ringrazio _ Shadow _ (l'ho detto che ti adoro? u.u), Glaucopis (adoro anche te u.u) e ___Nick (massì, adoriamo un po' tutti u.u) che hanno recensito questa storia o l'hanno aggiunta tra le seguite *-*

Mi fate felice.

Grazie <3

-Light- che in questo periodo si sente molto propensa a scrivere smembramenti e puttanate varie grazie all'influenza negativa (o positiva...?) di _ Shadow _

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Capitolo 5
*** Albert Wesker ***


Albert Wesker

00:00
 


A quell'ora dovevano essere già tutti morti. 
O almeno, quasi tutti.
 
Barry, comunque, era ancora vivo... ma avrebbe avuto tutto il tempo per sbarazzarsene in seguito; dopotutto un bravo servitore va sfruttato fino alla fine.
Aveva comunque il dubbio che qualcuno fosse effettivamente riuscito a sopravvivere.
Non che la cosa lo preoccupasse più di tanto, ma sarebbe stata una bella seccatura se fossero intervenuti al momento sbagliato.

Enrico, forse, era ancora vivo.
Anzi, lo era sicuramente: quel tipo aveva la pelle dura e non per niente era a capo della squadra Bravo.
L'ultima volta l'aveva visto dirigersi verso il giardino e probabilmente era stato sbranato dai Cerberus... purché non avesse scoperto la cascata e si fosse rifugiato nelle gallerie finendo per scoprire più del dovuto.
Quello sarebbe stato un bel problema: era un avversario ostico e averlo tra i piedi non andava a genio neanche a lui.

Poco male, sarebbe morto comunque entro poche ore.

Lo irritava il fatto di non sapere niente riguardo Redfield e Valentine... quelle due spine nel fianco.
Per ora non c'era pericolo che scoprissero nulla di fondamentale, ma potevano già essere a conoscenza dell'implicazione della Umbrella in tutta quella faccenda.
 
Jill era più che sospettosa nei suoi confronti dopo averla abbandonata insieme a Barry e quest'ultimo troppo tenero di cuore per ucciderla; quindi avrebbe dovuto sporcarsi personalmente le mani... come se la sua attuale missione non fosse stata già abbastanza problematica.

Redfield, invece, poteva tranquillamente essere messo a tacere da Barry al momento giusto, così si sarebbe tolto di torno un'altra palla al piede.
Doveva eliminare motedicamente chiunque si fosse posto sul suo cammino.
Aveva ideato un piano perfetto, senza falle di alcun tipo e ne andava particolarmente fiero.

Non potè impedirsi un fievole sogghigno di soddisfazione mentre apriva la porta del sottoscala, lanciandosi un'occhiata guardinga alle spalle.
Scivolò all'interno della stanzetta, chiudendo la porta col chiavistello arrugginito.
Si concesse un minuto per riprendere fiato: poco prima, nel cortile, era scampato per un pelo agli artigli di un Hunter e nonostante il suo fisico allenato era sfiancato dalla corsa.

Per fortuna tra poco non avrebbe più avuto problemi di quel genere.

Si accorse subito di non essere stato il primo ad entrare lì dentro quella notte: la cassa nell'angolo era socchiusa e l'impronta di una mano spiccava nello strato di polvere che ricopriva il tavolino della macchina da scrivere.
Chiunque fosse, doveva essere ferito, a giudicare dalle traccie di sangue sul pavimento sporco e dalla bomboletta di spray curativo abbandonata ai piedi del letto.
Quindi quella stanza era utilizzata come luogo sicuro... doveva fare in fretta prima che tornasse qualcuno.

Si avvicinò con fare sicuro alla credenza addossata al muro, pieno di contenitori e boccette di vetro opaco.
S'incupì notando un cerchio impresso nella polvere, dove prima c'era evidentemente poggiata una fialetta.
Dopo un rapido controllo, capì che mancava l'antidoto al veleno dello Yawn.
Qualcuno doveva essere stato avvelenato... tanto meglio per lui.

Scostò la prima  fila di contenitori, arrivando a toccare il fondo dell'armadietto e cercò con i polpastrelli una fessura nel legno; trovatola, fece leva con le unghie per rimuoverla.
Una nicchia si rivelò a i suoi occhi; al suo interno era custodita una fialetta colma di un liquido dal colore indefinibile, stranamente inquietante nella penombra.
La estrasse dal suo nido senza esitazioni e la esaminò in controluce con un brillio avido negli occhi schermati.
 
"Ed ora, il gran finale."

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Nota Dell'Autrice:

Oh, yeah, il vecchio Al entra in scena u.u
A mezzanotte, ovviamente... un cliché che non ho potuto evitare... peto venia XD
E dopo ciò... non ne sono particolarmente soddisfatta.
Avrei potuto scrivere di meglio, me ne rendo conto, ma il fatto di lambiccarsi il cervello su piani oscuri mi piaceva e anche il fatto che avesse preparato in anticipo il Virus-T. Insomma, mica poteva portarselo a spasso in tasca, no?
Il "doppiofondo" è un altro cliché che mi rendo conto di aver fatto... spero che tutte 'ste banalità non ostacolino più di tanto la lettura già di per sè ostica di questo capitolo ò_o''

Ringrazio, come sempre, ___Nick, Glaucopis e _ Shadow _ che hanno recensito gli scorsi capitoli ^^

See ya! 

-Light-

 

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Capitolo 6
*** Barry Burton ***


Barry Burton
 

01:00
 

Il suo cuore batteva così forte che sembrava dovesse schizzargli via dal petto da un momento all'altro. 
Batteva esattamente lì, dove era custodito quel piccolo quanto importante quadratino di carta consunta, l'unica ragione per cui quell'organo così importante continuava a pompare sangue nelle sue vene.

Batteva, deciso a non fermarsi.
Batteva... per ora.

Per quanto avrebbe continuato?

E per quanto avrebbero battuto ancora i cuori di quelle due piccole bambine impresse sulla foto? 

Dovevano continuare ancora per tutta una vita...

Barry si fermò in mezzo al corridoio e abbassò la pistola, colto da un'improvvisa angoscia e da un senso d'oppressione che sembrava schiacciarlo a terra come una pressa.
Tirò fuori la foto dalla tasca, come se guardarla avesse potuto dargli la certezza che fossero ancora vive.
Quegli occhi, uguali ai suoi... fissavano lui.

"Perché?" sembravano dire, mentre mascheravano rimprovero dietro quei sorrisi innocenti.

"Perché stai esitando nel salvare la tua famiglia?"

Aveva veramente dubbi su cosa fosse più importante tra i suoi compagni e i propri cari?

Sì.

Si sentì soffocare, mentre i pensieri vorticavano nella sua testa, alla disperata ricerca di una soluzione inesistente.

Ormai non poteva più tornare indietro.

Avrebbe voluto uccidersi, così almeno non avrebbe rischiato di ferire nessuno e avrebbe anche smesso di vedere quelle scene terrificanti che sembravano partorite dalla mente di un folle.
Dal momento in cui aveva puntato quella pistola contro Jill, aveva smesso di essere Barry, diventando "il traditore".
Lei lo aveva guardato stupefatta, poi l'incredulità si era trasformata in rabbia e infine in delusione
Anche allora, mentre riponeva la foto al suo posto, come se il suo cuore potesse trasmettere la sua energia a quello della sua famiglia, sentì quegli occhi azzurri trapassarlo da parte a parte; alzò lo sguardo, ma la pistola rimase al suo fianco, inutilizzata.

Non aveva bisogno di armi: lei non sarebbe mai riuscita a fargli del male e sapeva che neanche lui avrebbe mai potuto ferirla.
Quella pistola era solo una convenzione: il cattivo che minaccia il buono.
Eppure il male non sembrava così sbagliato, ai suoi occhi, mentre in quelli di Jill si leggeva ancora quell'enorme "perché".

"Perché ci tradisci?"

Un dito accusatore puntato contro di lui che, inerme, si dibatteva tra due fuochi, in trappola. 
 
Era finito tra l'incudine e il martello.
 

-Grazie, Barry...-


-Barry!-
 

"Papà!"
 

Eccolo: il martello calava sulla sua testa.
 

E', arrivato il momento di scegliere, Barry.
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Nota Dell'Autrice:

Oddio. Non ci credo.
Ho finalmente finito questo capitolo *-* Penso che berrò vodka e ballerò tutta la notte :D
Scherzi a parte, barry è stato un personaggio veramente ostico da affrontare, infatti è anche molto più breve e conciso degli altri... spero che il risultato vi piaccia: vediamo se ho concluso qualcosa di sensato! XD
Ringrazio tantissimo Glaucopis e _ Shadow _ che continuano a seguirmi e a recensire *-* Grazie care, mi fate felicissima :D <3
E ovviamente chiunque passi di qui per caso e dia un'occhiata alla FF ^^ grazie :D

-Light-

P.S. Alla fine, le battute sono rispettivamente di Wesker, Jill e, ovviamente, delle figlie ^^ Lo so, sono pignola, ma non do mai nulla per socntato perché so che a volte posso essere confusionaria D:

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Capitolo 7
*** Enrico Marini ***


Enrico Marini
 

02:00
 
 
Sono qui disteso nel buio umido e fetido da ore, ma potrebbero anche essere tre giorni.
Il tempo ormai si è esteso a una dimensione piatta e oscura.
La ferita è fredda...
No, ora è calda, poi... poi di nuovo ghiacciata come la morte e infine una vampata d'incendio la fa ardere, strappandomi dal torpore in cui ricado costantemente, in uno stato di semincoscienza.

Traditore... chi sei?

So che ci sei, ma non so darti un volto.
Sei un'ombra tra le ombre... una delle tante che si annidano in questo luogo e forse anche dentro di me.

La ferita pulsa, come a ricordare la sua presenza.
Un marchio maledetto.

Sono maledetto anch'io?

Il pensiero si fa strada in me serpeggiando, infido e pronto a piantare i suoi denti velenosi nella mia mente.
Annaspo a un nuovo spasmo di dolore.

Resisterò?
Riuscirò a sopravvivere fino all'arrivo della salvezza?
E, soprattutto, c'è una salvezza?

Mi abbandono contro la parete rocciosa e viscida, tormentato da questi inquietanti interrogativi.
Io, il caposquadra della Bravo, divorato da simili dilemmi, quando dovrei essere in piedi, lottando contro nausea e dolore e cercando fino allo stremo i miei compagni.

"Vigliacco." mi dico, ma insultarmi non mi farà trovare la forza di rialzarmi.

Un suono diverso dalle gocce che si infrangono nelle pozze giunge alle mie orecchie.
Pesante, ritmico.

Passi.

Mi raddrizzo improvvisamente, rendendomi conto di essere disarmato, ferito e totalmente indifeso.
Un'ombra si staglia contro la parete fiocamente illuminata da una lanterna e distinguo una vaga somiglianza con...

-Jill?-

Le parole mi escono affaticate, roche, ma mi sforzo di parlare ancora:

-Sei tu?-

-Enrico!-

La sua voce squillante rimbalza nelle pareti del tunnel come una promessa della salvezza che avevo tanto aspettato e pochi secondi dopo appare davanti a me.
Fa per chinarsi su di me, la preoccupazione dipinta sul volto affaticato, ma la fermo con un gesto deciso.

"Traditore." la parola mi rimbomba in testa, ammonitrice.

-Ferma! Sei da sola?- chiedo, rapido, sentendo una grinfia sadica stringermi la ferita, tanto che le mie parole sono appena comprensibili.

Si ferma perplessa.

-Sì... perché?- la sua voce è incerta, ma scandisce chiaramente ogni parola, come se parlasse a un bambino. 

Pensa che stia delirando e forse non ha tutti i torti, ma deve ascoltarmi... prima che sia troppo tardi.

-Qualcuno... è un traditore...-

Un'ombra, in fondo al tunnel.
Mi muoiono le parole in bocca, mentre una sagoma imponente esce dalla zona oscura, appena visibile da questa distanza.
Mi si strozzano le parole in gola.

L'ombra.

Il traditore.

Devo farcela.
Un ultimo sforzo, avanti...

-La Umbrella...- articolo, mentre l'ombra di sporge appena, il suo profilo si staglia contro la parete.

Un baluginio, all'altezza degli occhi, un altro nelle mani.

Capisco, ma è troppo tardi.

Una detonazione, tanto forte da assordarmi e un colpo di cannone mi perfora il petto.
Il tempo di scorgere ancora una volta gli occhi azzurri di Jill, colmi di orrore.

Appena il tempo di carpire un brillio là in fondo e l'ombra, il traditore, si fonde con l'oscurità umida e invalicabile.
 


Goccia dopo goccia.

Plic. 
Plic.

L'acqua picchietta dolcemente nella pozzanghera.

Plic.
Plic.

L'acqua limpida della pozza si tinge di vortici vermigli.

Plic.
Plic.

E' il suono della mia vita che scorre via.

Plic.
Plic.

Goccia dopo goccia.
 


Ci vendicheremo...

Goccia...
Dopo goccia...

 
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Note Dell'Autrice:

E finalmente aggiorno u.u
Ammetto di essere sommersa di lavoro in quest'ultimo periodo, tra scuola, FF e cavoli vari, ma non abbandonerò questa raccolta, quindi portate pazienza! è.é (la luce arriverà! *^*) XD
Enrico è stato un personaggio relativamente facile da scrivere perché avevo già in mente il tema della goccia, quindi non ho incontrato particolari difficoltà nella stesura ^^
E' stata più una mera questione di tempo XD

Ringrazio tanto la mia Beta _ Shadow _ che è la mia costante fonte d'ispirazione *-*
E ovviamente tutti coloro che hanno recensito e continuano a recensire ^^

-Light-

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Capitolo 8
*** Jill Valentine ***


Jill Valentine

 
03:00
 
 

"Traditori."

Quella parola si impigliò da qualche parte nel suo petto, aggrovigliandosi attorno al suo cuore già soffocato dalle gelide dita del terrore.
Erano tutti, tutti traditori; ognuno di loro l'aveva pugnalata alle spalle, facendo scivolare via dalle ferite la sua fiducia, un pezzetto alla volta.

Il primo colpo era calato su di lei mentre Brad, con l'elicottero della salvezza, scompariva nel cielo notturno, lasciandoli in balìa dell'ignoto.
Era in quel momento che aveva compreso che era tutto reale, che quella volta c'era davvero in gioco la sua vita e che non sarebbe riuscita a salvarsi.

"Non ti perdoneremo mai."

Poi... poi Richard.
Persino lui l'aveva tradita.

Aveva promesso che ce l'avrebbe fatta, che avrebbe tenuto duro e che non si sarebbe lasciato morire senza combattere.
E anche se era agonizzante nel delirio della febbre, la determinazione non l'aveva abbandonato.
Era ancora vivo... e lo sarebbe stato ancora, se solo non avesse infranto la promessa. 
Si era lanciato di sua volontà nelle fauci della morte.

Al suo posto.

Il senso di colpa salì come una marea, sommergendo quella piccola parte di lei ancora arroccata sullo scoglio a pelo d'acqua.

E che dire di Enrico?

Lui avrebbe potuto salvarsi: era lì davanti a lei, ferito e sofferente, ma vivo.
Eppure anche lui l'aveva tradita, pensando, per ironia della sorte, che fosse proprio lei la vera traditrice.
La fiducia che aveva sempre riposto in lei si era dissipata, sostituita da una fredda diffidenza.

Avrebbe dovuto dirle la verità, la stessa che aleggiava intorno a lei dall'inizio di quella notte e che non si era mai rivelata, rimanendo nascosta appena fuori vista.
Era stata sul punto di svelare tutto, di far luce su quell'intrigo... ma era bastata un'esplosione e un fiore vermiglio che sbocciava sul petto di Enrico per frantumare quell'illusione di riuscire finalmente capire.
Se solo si fosse fidato subito di lei, se solo la luce del sospetto non avesse brillato nei suoi occhi...

E anche lui si era spento davanti ai suoi occhi.

Era stata ferita, mutilata ed era rimasta agonizzante in un lago di sangue.

Ma la sua sofferenza non era ancora finita.

Perché adesso quegli occhi nocciola di solito così miti e caldi, divenuti freddi e impassibili dietro la canna della pistola puntata contro di lei, erano più dolorosi di un ferro rovente nello stomaco.

Anche Barry.

Anche lui le aveva inferto una ferita insanabile, lasciandola sul ciglio dell'oblio.
Quello che per lei era sempre stata una figura quasi paterna, adesso era diventato il nemico e il suo probabile assassino.

Il traditore.

Stavolta era davvero finita. 

Era arrivata sul fondo del pozzo e non avrebbe potuto fare altro che giacere lì fino alla sua morte ormai prossima, sperando invano di poterne risalire, agognando quel puntino di luce azzurra che si scorgeva sopra di lei.

Avrebbe fatto meglio a morire adesso, prima di scoprire che anche Chris l'aveva tradita.
Non avrebbe sopportato anche quello.

Non di nuovo.

Non da Chris.

Ma avrebbe dovuto saperlo: toccato il fondo, si comincia a scavare.
Eccolo il fondo, ed ecco la fossa che si era scavata con le sue mani, le stesse che avrebbero dovuto premere quel grilletto contro se stessa già da tempo.

Un'altra pistola puntata contro di lei, un sorrisetto sarcastico su quel volto che aveva tanto ammirato e un brillio divertito dietro quegli occhiali scuri avevano finito di incidere la sua lapide mentre il mondo le crollava addosso.

La bocca nera della pistola ghignava tentatrice ed ogni singola ferita subita cominciò a bruciare in modo infernale, mentre la consapevolezza di essere sola la assaliva spietata.
 
"... Albert."
 

La fine è vicina, ed è l'unica via di fuga dall'incubo.

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Note Dell'Autrice:

Voilà! :D
Jill Valentine tutta per voi u.u

Come vedete, mi sono gustata il piacere di torturarla per benino, visto che mi sono resa conto di aver scritto poco e niente su di lei: la mia vittima preferita rimane Chris! è^é
Allora... forse sono andata vagamente (a.k.a. molto) OOC, ma sinceramente io Jill "fredda" non riesco veramente ad immaginarmela e poi, seriamente, ha visto morire tutti i suoi compagni, un crollo di nervi ci stava (la frase alla fine si riferisce ovviamente al "morire per salvarsi", una delle mie contraddizioni preferite XD)

Il fatto del tradimento può suonare assurdo, ma mettiamoci nei panni di Jill (I guess it's time for a Show&Tell *cit. Wesker* XD), povera cucciola sperduta in una casa infestata che non fa in tempo a salvare un compagno che se lo vede morire davanti ò_ò
Insomma, io mi sentirei abbastanza frustrata e questa frustrazione si riversa in un insensato "odio" verso i compagni che l'hanno lasciata sola.
Ok, mi sono capita, ma per qualsiasi chiarimento, sono qua XD
Poi, diciamocelo, per quanto è "approfondita" la psicologia dei PG in RE Barry potrebbe anche essere un pluriomicida sotto mentite spoglie <_<

Detto ciò, ringrazio come sempre la mia Beta adorata, _ Shadow _ che trova ancora il tempo per sopportare le mie cazzate e per recensire <3 XD
E naturalmente, grazie a Glaucopis (che sta per seguire Shadow sulla via dello stalking XD <3) ed Ebbrezza per aver recensito e un grazie particolare a Remnant che ha recensito tutti i capitoli in un colpo solo lasciandomi in estasi davanti alla pagina delle recensioni OwO
Grazie a tutti :')

-Light-

P.S. Meno 3 capitoli! èwé Ops, spoiler u.u <3
 

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Capitolo 9
*** Chris Redfield ***


Chris Redfield
 
04:00

 
Non gli era mai capitato di sentirsi debole.
Non era mai stata una sensazione tipica del suo essere: lui era e doveva continuare ad essere il forte e non mostrare mai la sua vulnerabilità. 
Mai. 
Né fisica, né emotiva: non aveva il diritto di fermarsi, non poteva liberare il suo dolore e la sua paura in un urlo.
Neanche nell'incubo.

E adesso... adesso era debole.
Recluso ed imprigionato tra quattro spoglie mura nelle viscere di quella terrificante e tentacolare creatura che rigettava orrore nel mondo esterno.
 
Fermarsi... 
era immobile da ore sul freddo pavimento, con i muscoli irrigiditi e in preda ai crampi.
 
Urlare... 
aveva urlato fino ad arrochirsi la voce, ora ridotta a un flebile sussurro.
 
Impazzire... 
ci era vicino; la follia era appena oltre quelle mura, a portata di mano. 
 
Anche la salvezza, o almeno il suo miraggio, era lì fuori; a separarla da lui solo una maledetta porta blindata, che le sue spalle ora martoriate da lividi e contusioni avevano tentato di sfondare fino allo sfinimento, così come i muri che si erano dimostrati dannatamente robusti, come confermava una macchia rossastra che colorava il grigio smorto del nudo cemento, simile a un epitaffio sanguigno sulla sua lapide.

Si prese la testa tra le mani, accucciato a terra e incapace di rialzarsi, conscio che ormai era solo questione di ore, o forse minuti; si premette con forza i palmi sugli occhi arrossati dal sonno, ma non ancora dal pianto.
L'immagine che aveva creato di sé cedeva a poco a poco, sgretolandosi e mettendolo a nudo, mostrandolo per quel che era in quel momento: un uomo incapace di sopravvivere, con la morte dei suoi compagni ancora vivida nella mente e la consapevolezza che gli altri stessero andando incontro alla stessa ed inevitabile fine, che lui non sarebbe riuscito a impedire in alcun modo.

Perso, stroncato.

Debole.

 
Un paio di occhi azzurri apparvero tra le sbarre, lucidi di apprensione.
Alzò appena la testa e una vampata di stupefatta felicità lo scosse da capo a piedi, mentre un fievole sorriso gli increspava le labbra.

Forse non tutto era perduto.

Chris Redfield non era ancora morto.

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Note Dell'Autrice:

Dopo un lungo periodo di silenzio... ecco a voi un Chris Redfield da manicomio u.u
Ammetto di aver (forse) manipolato un po' gli eventi: i fedeli Fan di RE ricorderanno che se si gioca nei panni di Jill, troviamo il nostro bel Mr. Muscolo rinchiuso in una celletta nei sotterranei, totalmente inutile ai nostri bisogni (e non sto a specificare quali u.u); così ho pensato: perché non rendere Chris un povero instabile mentale che si fa male prendendo a spallate porte e muri? XD
E così rcco questa robetta, che non è assolutamente all'altezza né del personaggio, né dei capitoli precedenti (se mai fossero stati a un'altezza D:).

La buona notizia è che i capitoli finali sono già pronti a essere postati :3
Ringrazio come sempre la mia amata Beta _ Shadow _, Glaucopis, che mi allieta con le sue slash <3, Remnant, ___Nick ed Ebbrezza che hanno recensito o aggiunto la storia tra le seguite :)
Grazie a tutti :D

-Light-

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Capitolo 10
*** Brad Vickers ***


Brad Vickers
 
05:00
 

Ero sull'orlo di un crollo di nervi.

Il fragore delle pale dell'elicottero era stato l'unico suono che avevo udito per tutta la notte, insieme alle scariche statiche di quella dannata radio che si ribellava ai miei comandi.
Avevo i timpani ormai sfondati e i nervi a pezzi, senza contare il senso di panico crescente.

-Squadra Alpha... Squadra bravo... Passo!-

L'aveva ripetuto così tante volte da avere la voce roca e la lingua come carta vetrata nella bocca ardente di sete.
Mancava poco all'alba e già una fioca strisciolina grigiastra si scorgeva all'orizzonte, contro la quale si stagliava l'aguzzo profilo delle Arklay Mountains, ricoperte dalla folta boscaglia dove Joseph aveva trovato la morte... e con lui chissà quanti altri.

Avevo passato la notte ad arrovellarmi sul mio ruolo in tutto questo, provando anche un senso di colpa non ancora del tutto sopito e sorvolando disperatamente la Villa e la foresta circostante, senza rilevare la minima traccia di vita.
Solo buio, nebbia e strani e terrificanti versi che ferivano il mio orecchio e mi facevano accapponare la pelle.
I miei compagni erano là sotto, forse morti, forse vivi, forse tutti e due... e quest'ultima ipotesi, nonostante riempisse la mia anima di inquietudine, mi sembrava anche la più probabile. 

Fu così che, sulle prime luci dell'alba, vinto dal sonno, dalla stanchezza, dalla paura crescente e dalla lancetta del serbatoio quasi scesa a zero, mi decisi a lanciare il mio ultimatum definitivo, l'ultimo dei tanti che avevo già comunicato, per poi dirigermi senza indugi verso Raccoon City. 

A casa, finalmente.

... o forse no.


 
Avrei fatto meglio ad andarmene, subito.
La visione di quell'abominio squarcerà sicuramente i miei sogni, dilaniandoli in incubi. 
Un ammasso informe di carne e organi deformi, un paio di occhi accesi solo dalla fame e dalla volontà di annientare qualunque forma di vita, uniti a un corpo sproporzionato e votato alla distruzione.
I miei compagni che cercavano di sfuggire alle sue grinfie mi sembravano così deboli e indifesi... e io non potevo, non volevo neanche fare niente: come avrei potuto aiutarli? 
Facendomi sbranare insieme a loro?
E invece ho salvato tutti, per un soffio.

Quasi tutti.

Kevin, Edward, Joseph, Kenneth, Richard, Forest, Enrico... loro non torneranno mai più a casa.

Riesco a leggere lo sguardo di muta rabbia e rimprovero dei miei restanti compagni, ormai stroncati dalla fatica, dal dolore della perdita e del tradimento; sento una parte di me raggelarsi per le conseguenze della mia fuga, mentre l'altra freme di trionfo per essere finalmente riuscito a scappare da quell'inferno, portandoci in salvo.
Ma non è il momento per affrontare questi problemi.

Un boato assordante risuona appena dietro di noi, e non ho bisogno di voltarmi per sapere che una colonna di fumo, fuoco e polvere si sta innalzando al posto della Villa, distruggendo tutto il male che vi si era radicato così in profondità.
L'onda d'urto fa sbandare appena l'elicottero, accelerando il suo volo e sospingendolo via da quella landa di paura. 
Il sole fa capolino dalle alture scoscese, illuminando le chiome degli alberi e dissipando le ombre di Raccoon Forest, ora non diversa da una normalissima foresta. 

Dietro di me scorgo i miei compagni, incredibilmente stremati e seri come non li ho mai visti prima.
Jill si è assopita profondamente sulla spalla di Chris, perso in chissà quali torbidi pensieri, mentre Rebecca è seduta sul pavimento e fissa intensamente il cielo che va via via schiarendosi fuori dal finestirno; Barry guarda con affetto una foto sgualcita, sorridendo appena.

Io sento solo un gran vuoto.
Sollievo, paura o senso di colpa? 
Non so interpretarlo e forse non voglio.

So solo che l'incubo è finito.

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Nota Dell'Autrice:

Sono particolarmente soddisfatta di questo capitolo *si dà arie*
Forse perché mi sembra finalmente di sciogliere tutta la tensione accumulata in questi 10 capitoli XD
10 capitoli... *me commossa*
Non mi sembra vero che questo sia l'ultimo capitolo; *tira mazzi di rose rosse* ringrazio tutti quelli che... wait!
Non è ancora l'ultimo capitolo u.u 

Ci siete cascati? Anche no, visto che vi avevo preannunciato due capitoli, ma dettagli.

Eh già, ho preparato un piccolo epilogo che... eheheh, spero di cogliervi di sorpresa! Basti dire che il finale rose e fiori non mi andava giù... More Angst is coming :D

Passiamo al capitolo: ho cercato di mantenermi IC e visto che Brad è uno spregevole fifone, ne ho mantenuto il carattere, aggiungendo un po' di sana presunzione, che non fa mai male.
Spero di aver reso al meglio il personaggio :)

Ringrazio la mia Bata _ Shadow _, Glaucopis, Remnant, ___Nick, Ebbrezza che mi hanno recensito negli scorsi capitoli, e tutti coloro che hanno semplicemente letto ^^
Grazie, mi fate veramente felice! :D


-Light-

P.S. Preparatevi per il gran finale... It's the final countdown! èwé

 

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


Epilogo...?
 
Un clangore metallico risuonò nell'aria fredda e asettica del laboratorio semidistrutto, subito seguito da un respiro spezzato e ansimante.
La sagoma imponente si levò in ginocchio in un angolo, facendo leva su una gamba per mettersi in piedi.
Era piegato in due, con una mano premuta all'altezza dello stomaco, sulla divisa inzuppata di sangue, e l'altra chiusa a pugno contro la parete di acciaio, che in quel punto era incavata per la forza del colpo.
Altro sangue gocciolò sulla pozza rossa nella quale erano immersi i suoi anfibi.
La bocca piegata in un sorrisetto appena accennato era anch'essa ricoperta di sangue, che era schizzato anche su parte del volto e sugli occhiali scuri incrinati.
La figura sputò una boccata vermiglia, scossa da un conato, poi si rialzò con le gambe appena tremanti, ripulendosi alla meglio con la manica lacera della divisa.

I suoi occhi, ancora celati dalle lenti scure, esaminarono l'ambiente un tempo immacolato e adesso distrutto, come se un terremoto l'avesse sconquassato da capo a piedi; la vasca dove un tempo riposava il Tyrant era ridotta a un cumulo di grandi scheggie di vetro che distorcevano gli oggetti circostanti.

L'uomo fece un paio di passi in quella devastazione, sollevando uno sbuffo di polvere, poi si tolse con lentezza gli occhiali, ripulendoli sui pantaloni dagli schizzi di sangue.
I suoi occhi rosso-arancioni continuarano a scandagliare la stanza, brillando appena nella penombra, fino a che non furono di nuovo celati dietro le lenti impenetrabili.
Una sirena d'allarme squarciò il silenzio, seguita da un'assordante voce metallica che annunciava freddamente l'imminente distruzione della villa.
Lui non si scompose minimamente, mentre il suo sguardo si posava bramosamente sull'archivio informatico del laboratorio.

Un sogghigno di trionfo si dipinse sul volto lordo di sangue.


 
Le pale di un elicottero sferzavano l'aria qualche centinaio di metri sopra di lui, agitando le cime degli alberi circostanti.
Il velivolo indugiò ancora qualche istante, poi si diresse a est, verso il sole appena sorto, che illuminò per un attimo la sigla S.T.A.R.S. sulla sua fincata.

Le sue labbra si piegarono in una smorfia di disappunto, mentre un lampo balenava negli occhi dallo sguardo ferino.


E così... ce l'avevano fatta.

Strinse i denti in un moto di rabbia e lasciò involontariamente il calco delle sue dita sul tronco al quale era appoggiato.
Lo fissò con vago stupore; si era già parzialmente abituato alla sua nuova forza e ai suoi sensi finissimi ed era già ansioso di scoprirne i limiti, di capire quanto era realmente superiore a un normale essere umano.
Non un mostro privo d'intelletto come il Tyrant, incapace di dominare i propri istinti, ma un essere superiore... un dio sceso tra gli uomini per piegarli al proprio volere.
Un boato alle sue spalle confermò la distruzione di Villa Spencer, insieme ai suoi laboratori e a tutte le ricerche condotte fino a quel momento dalla Umbrella.

Almeno, così doveva sembrare.
 
L'incubo non è ancora finito.
 
 
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Note Dell'Autrice:

Finita! :D

Mi sento molto soddisfatta di aver completato questa raccolta e sono particolarmente affezionata a quest'ultimo capitolo :3 (noto che il mio ego aumenta di giorno in giorno... dovrò preoccuparmi? XD)
Magari era prevedibile, ma mi sembrava una buona idea, anche perché come avrete capito i lieti fini non mi vanno giù XD
Come avrete sicuramente notato, la parola "incubo" è ripetuta (se nonm sbaglio) almeno una volta in ogni capitolo... no, non sono a corto di termini: è una cosa voluta perché le frasi che la contengono sono più o meno collegate u.u *si sente figa, ma non lo è XD*

In effetti è scorretto chiamarlo "Epilogo", visto che alla fine questo è solo l'inizio di tutti i casini scatenati da Wesker ecco il perché del punto interrogativo u.u
Non so se i tempi e i fatti coincidano alla perfezione col videogioco (probabilmente no), visto che di rigiocarlo proprio non ho voglia, ma è una FF, quindi spero me lo perdonerete ç^ç
Intanto brindo al completamento della FF u.u *alza calice di ambrosia*

Ringrazio la mia adoratissima beta, _ Shadow _, Glaucopis che mi ha seguita per tutto questo tempo, Remnant, ed Ebbrezza che hanno commentato gli scorsi capitoli.

Grazie, vi adoro! <3

-Light-

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