Se esistesse l'inferno allora sarebbe questo

di Kosoala
(/viewuser.php?uid=143233)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questa è la mia vita ***
Capitolo 2: *** Appuntamento ***
Capitolo 3: *** In trappola ***
Capitolo 4: *** Basta... ti prego ***
Capitolo 5: *** Non è possibile! ***
Capitolo 6: *** Uccidetemi ***
Capitolo 7: *** Perché? ***
Capitolo 8: *** Vicinanza ***
Capitolo 9: *** Malattia ***
Capitolo 10: *** Prigionia ***
Capitolo 11: *** Fuga ***
Capitolo 12: *** Felicità ***
Capitolo 13: *** Fine ***
Capitolo 14: *** Sì, lo so, sono ripetitiva! Fine! ***
Capitolo 15: *** Finalmente la Fine ***



Capitolo 1
*** Questa è la mia vita ***


Questa è la mia vita

 

« Fottiti! »

Andrea rise. Adoravo vederla ridere.

« Baaaaaaka! »

Mi rispose. Sorrisi. Anime, condizionano la vita.

« Non siamo in Giappone! »

Le ricordai.

« Non c'entra niente! Un insulto è un insulto in qualsiasi lingua! »

Continuavo a sorriderle mentre scendevo alla nostra fermata. L'aria del mattino mi stuzzicava il naso.

Ci incamminammo verso il secondo autobus.

Entrambi vivevamo fuori città. Un'ora ad andare e una a tornare. Avevo tempo di parlare con lei. Tutto il tempo del Mondo.

Aspettammo alla fermata continuando a ridere e a scherzare.

Quanto mi piaceva! Quegli occhi azzurri con venature blu scuro. Quei capelli corti e sbarazzini di un colore indefinito, forse castani tendenti al rossiccio con ciocche corvine e riflessi dorati... era questa l'idea.

Il viso dai tratti delicati e lievemente truccato. Poca matita e del mascara blu.

Bellissima.

Affascinante.

Incantevole.

Dolce.

Simpatica.

Disponibile.

Pazza.

Pervertita...decisamente.

Non avevo mai fatto il ritratto di una “ragazza ideale”, ma se l'avessi fatto scommetto che sarebbe stato il suo.

Rimanemmo sul 9 ancora una quindicina di minuti e poi ci toccò fare un po' di strada a piedi... il mio momento preferito della giornata stava per finire.

Dovevo farlo. Dovevo parlarle... stavamo per arrivare, stava per entrare nella sua scuola.

« Andrea? »

Si bloccò.

« Sì? Dimmi Neil. »

Feci un bel respiro.

« Io... mi chiedevo se...io volevo... insomma se tu...ecco...vorresti uscire con me oggi pomeriggio? »

Mentre le facevo quel “discorso” non aveva smesso un attimo di sorridere.

« Intendo... da soli. »

Ecco. Divenni paonazzo e abbassai lo sguardo riuscendo comunque a notare il sorriso di Andrea allargarsi ancora di più.

« Certamente! Allora ci vediamo sull'autobus e ci mettiamo bene d'accordo! Ciaooooo! »

E così dicendo entrò in classe lasciandomi solo, confuso e con un'aria ebete stampata in faccia.

« Ssssssììììììììì! »

Gridai.

Entrai nella mia classe, il terzo B del linguistico abbandonando Andrea alla sua verifica di matematica.

Ero felicissimo! Non potevo crederci! Aveva accettato! Certo, eravamo amici ma io provavo qualcosa di molto superiore all'amicizia nei suoi confronti.

Le ore passarono lente... troppo lente.

***

Dopo una noiosa e asfissiante giornata scolastica uscii dalla mia aula dirigendomi a quella di Andrea al primo piano.

Come al solito salutò i suoi compagni di classe e percorremmo la strada insieme per andare a prendere il 2... che perdemmo come tutti gli altri giorni.

Aspettammo quello successivo, non avevamo fretta.

Arrivammo al capolinea per prendere quello stramaledetto 93 che era in ritardo, come al solito.

Iniziammo a chiacchierare animatamente sulla panchina. Non riuscivo a fare a meno di guardarla ammirato.

Finalmente arrivò il 93.

Ci sedemmo nei posti a quattro e stendemmo i piedi appoggiandoli sopra i sedili di fronte ai nostri.

« A proposito, come ti è andata la verifica? »

Le chiedo.

« Direi abbastanza bene... non ho fatto un esercizio ma per il resto bene! »

« A te com'è andata la giornata? »

« Al solito, l'unica cosa è che ci hanno mandato in Aula Magna perché la Vecchini non c'era. »

« Che culo! Tu dovevi essere interrogato da lei o sbaglio? »

Annuii. Lei si voltò verso il finestrino e si perse tra i suoi pensieri.

Mi bloccai a guardarla.

Solo dopo un po' mi accorsi che eravamo quasi arrivati.

« Allora, a che ora oggi? »

« Che ne dici delle 6? Ci vediamo alla mia fermata alle 6! »

Lei si alzò e prenotò la fermata.

« Ciao! »

« Ciao, a dopo! »

Le risposi.

Alla fermata successiva scesi anch'io, salutai l'autista e mi incamminai verso casa.

***

« Voglio il dolce! Il dolce! »

« Tesoro! Aspetta che Neil finisca di mangiare! Dopo prenderemo il dolce tutti insieme! »

Io arrivavo a casa alle 2 e 30. Tardi.

Mia sorella Pam voleva mangiare sempre il dolce prima che io finissi di pranzare dal momento che lei, come tutti gli altri, aveva mangiato un'ora e mezzo prima!

« Lilien, falle mangiare il dolce! Che ti costa? »

Dissi, sfiancato dagli strilli continui di Pam.

« No! È l'unica cosa che facciamo tutti insieme, non portarmi via anche questo! »

Chinai la testa.

« Neil! Ti sei deciso a dire ad Andrea che sei cotto di lei dal primo? »

« Cody! »

Diventai rosso come un peperone.

« A Neil piace una ragazza? »

Chiese Duke sorpreso.

« Perché non me l'hai detto? Ai fratelli maggiori si dicono queste cose! »

« L'ho detto a Cody, è la stessa cosa. »

« Guarda che anche se siamo gemelli non siamo la stessa persona! »

Già, gemelli. Cody e Duke. Non molto alti, occhi verdi, capelli neri. L'unica differenza era il taglio di capelli. Quelli di Cody erano corti ma abbastanza lunghi per aggrapparcisi... sua citazione...penso che l'abbia più o meno presa da un telefilm, Misfits forse. Duke, invece, aveva i capelli corti con una piccola cresta.

« Avevo supposto che Cody te l'avesse detto. »

Duke sbuffò divertito e si sedette di nuovo sul divano.

« Papà? »

Gli occhi di Lilien si rattristano.

« Non lo vedo da ieri mattina. »

Classico.

Non commentai e continuai a mangiare.

« Ho finito. »

Dichiarai.

Lilien annuì e, seguita dalla piccola Pam, andò a prendere il dolce.

Una crostata. Ancora tiepida. Mi leccai le labbra.

Cody e Duke si erano seduti e Pam si era messa sulle mie ginocchia.

Lilien era in piedi e stava tagliando sette fette di crostata.

Eravamo in cinque. Le altre due erano per i nostri genitori.

Mio padre, Weston, era sicuramente andato ad ubriacarsi. Mia madre, Mariel,era morta quattro anni fa.

Questo era come un momento sacro per la nostra famiglia. Più che altro con i rimasugli di quella che era la nostra famiglia.

Ogni mese, anche se la nostra situazione economica faceva schifo, c'era il dolce.

Mia madre faceva una crostata e la mangiavamo tutti insieme.

Guardai mia sorella Lilien tagliare il dolce. Gli occhi verdi acqua semicoperti dai capelli mossi e rossicci. La vidi strisciare una spalla contro la sua guancia e alzare la testa per controllare che nessuno l'avesse vista. Era la più grande di noi, ventidue anni, e si sentiva responsabile. Forse troppo.

Mi affrettai a chinare il capo e mi ritrovai a fissare Pam. I capelli biondi, gli occhioni blu incastonati nel visetto paffuto. Ti veniva voglia di prenderla e coccolarla tutta! Era dolcissima.

Finita la mia fetta di crostata mi alzai mi fiondai nella mia camera.

***

Stavo ascoltando un disco dei Guns 'n' Roses regalatomi tempo addietro da mio cugino Thomas.

Entrò Cody. Si sedette sul letto e non disse una parola. Aveva di nuovo litigato con Lilien.

« Qual è il motivo questa volta? »

Sospirai. Era strano ma Cody, pur avendo diciannove anni, veniva a sfogarsi da me. Mi chiedevo perché non si sfogava con Duke! Era il suo gemello dopotutto!

Bha! Gli sarò stato più simpatico.

« Io non ce la faccio più! Non voglio ricordare la mamma! Mi manca da morire ma... ma non ce la faccio. Dobbiamo fare quello che eravamo abituati a fare quando lei c'era e papà era a casa con noi. Il dolce una volta al mese, la spesa tutti insieme, un gioco da tavolo una volta alla settimana... non ce la faccio più. Già nostra madre non si rendeva conto che ormai eravamo cresciuti e adesso Lilien. Non ce la faccio più. »

Si mise il viso tra le mani. Io rimasi impassibile. Ormai questi discorsi non mi toccavano più.

« Allora vattene. »

« Cosa? »

« Hai capito. Vattene. Non sei obbligato a stare qui. Hai diciannove anni. Puoi anche andartene. »

« E dove? »

« Non lo so, trovati un appartamento. Se non ti piace come si vive qui vattene. Anche a me non piace ma non mi lamento. Mangio tutti i giorni, lavoro, vado a scuola, ho un posto dove dormire. »

Uscì dalla nostra camera un po' scosso. Già, la nostra camera. Mia, di Cody e di Duke. Lilien e Pam in un'altra e papà, quando ritornava a casa, sul divano.

A casa nostra lavoravamo tutti, o quasi. Io lavoravo come commesso in un negozio di film, Cody lavorava come cameriere in un piccolo bar, Duke dava ripetizioni di matematica e Lilien era la cassiera di un supermercato. Pam, ovviamente, non poteva lavorare e non sapevo se mio padre avesse un lavoro o no. Anche se ce l'avesse avuto non avrebbe portato i soldi a casa. Se li sarebbe bevuti in una qualsiasi bettola.

Questa era la mia vita.


Allora, per chi ha deciso di leggere questo parto della mia mente malata un avvertimento: so che può sembrare la solita storia romantica da fare schifo e sdolcinata da far venire il diabete ma vi giuro che non è così. O almeno non lo sarà.
Adesso sta a voi decidere se seguire questa storia o no. Io vi ringrazio per aver letto il primo capitolo! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Appuntamento ***


Appuntamento

 

Finalmente arrivò l'autobus. Salii. Aspettai cinque minuti che mi parvero un'eternità. La vidi. Bellissima.

Salì sull'autobus. Salutò l'autista e si sedette vicino a me.

Iniziammo a parlare mentre io facevo scorrere il mio sguardo su di lei.

Maglietta nera con una disegno astratto di una rosa, jeans corti con una miriade di cinte, vari bracciali neri con delle borchie, anfibi e smalto nero a completare il tutto. Adoravo il suo modo di vestire.

Arrivammo in città dopo quelli che mi parvero pochi minuti.

Scendemmo e iniziammo a fermarci nei posti d'obbligo.

Per prima cosa ci dirigemmo da Bucchi. Un negozio di CD. Io non compravo mai niente ma adoravo vederli lì, esposti.

Andrea comprò un disco dei Jet.

Uscimmo e andammo subito da Gulliver. Libreria. Avevamo una passione sfrenata per i fantasy.

Negozio di manga, lei doveva comprare il numero cinque di Ao no Exorcist.

Frappè da Rosa e, ciliegina sulla torta, Creperia.

Cenammo con una bella crepes salata (e a basso costo per me).

Dopo cena la portai al Monumento.

Il posto delle coppiette. Eh sì! Volevo dirle quello che provavo per lei. Non ce la facevo più a portarmi tutto dentro. Andando avanti con delle misere seghe mentali (e non solo).

Aveva iniziato a fare freddo. Salimmo fino in cima al Monumento dei Caduti, una vista magnifica.

Vedevo che stava tremando, ottimo. Le adagiai la mia giacca, forse un po' leggera, sulle spalle e lei mi ringraziò con un sorriso.

La strinsi a me. Avevo il volto in fiamme ma non volevo rinunciare. Ormai ero arrivato fin lì.

Dopo qualche minuto mi staccai da lei e mi spostai posizionandomi di fronte ad Andrea. Lei mi guardò un po' stupita, ma sempre allegra. Ci fissammo per un tempo che mi parve infinito. Mi persi nei suoi occhi azzurri e profondi.

Feci un bel respiro e iniziai.

« Andrea, io ti ho invitata ad uscire perché ti devo dire una cosa... ma questo non vuol dire che non ti avrei invitata anche se non avesse niente da dirti... cioè... diciamo che ti ho invitata principalmente per dirti questa cosa ma anche perché mi piace passare il tempo con te. In effetti è proprio di questo che ti devo parlare, di come passo il tempo con te, non che mi annoi ma... ecco... mmm... »

Mi grattai la testa imbarazzato. Mi ero accorto solo in quel momento che nono mi ero preparato un discorso. Andrea aveva un'espressione corrucciata, confusa e divertita.

Feci un altro respiro.

« Okay, allora. Ricominciamo daccapo! »

Silenzio.

Uno.

« Io... »

Due.

« ...mi sono... »

Tre!

« ...innamorato di te. »

Ce l'avevo fatta. Adesso dovevo solo vedere la sua espressione.

Rimase interdetta e leggermente sorpresa ma sorrise.

« In realtà... io... sono... »

Non sentii il resto della frase.

Una botta alla testa.

Buio.


Ringrazio darkmeme13 che ha aggiunto la storia alle preferite già dal primo capitolo!!! Mi sa che ti ho fatto troppi spoiler... XD

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** In trappola ***


In trappola

 

Mi svegliai. Mi faceva male la testa. Ero in un luogo buio e stretto, una stanza. Vicino a me c'erano un piatto con un pezzo di pane, una specie di zuppa verde e molliccia e una ciotola con dell'acqua.

Mi alzai in piedi a fatica e mi guardai intorno.

Nessuna porta.

Nessuna finestra.

Solo una fessura nel muro dove far passare il vassoio con il cibo.

Come c'ero entrato lì dentro?

Cercai di ricordare l'accaduto.

L'appuntamento, il Monumento, la dichiarazione, la rispo...

La risposta non l'ho sentita! Forse qualcuno mi ha dato una botta in testa!

Andrea!

Mi guardai ancora attorno, allarmato.

Non era lì. Dov'era? Cosa le era successo?

Ansia.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Gracchiò una voce metallica.

« Chi sei? »

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

« Dov'è Andrea? Cosa le hai fatto? »

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

« Dimmi dov'è Andrea! Dimmi se sta bene! Poi mangerò! »

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Mi accasciai a terra. Lanciai un'occhiata al vassoio. Non avrei certamente mangiato.

Non volevo. Volevo solamente che Andrea stesse bene.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Quella voce mi perseguitava, non sarei riuscito a resistere per molto tempo.

Anche quel posto mi stava dando la nausea. Emanava un odore dolciastro e di aria stantia.

Non vedevo cosa avevo attorno, era troppo buio e i miei occhi non si erano ancora abituati.

Ero sicuro di avere una coperta vicino.

Vecchia.

Rotta.

Ruvida.

Puzzava di sudore e muffa.

Ormai stavo iniziando ad ignorare la voce metallica. Ero troppo concentrato a guardarmi intorno. Volevo sapere dov'ero.

Ormai le mie pupille si erano abituate a quel buio soffocante. Quello che vidi non mi piacque per niente.

Mani.

Piedi.

Dita.

Pezzi di gambe.

Braccia.

Teste...

Tutto in stato di decomposizione...

Mi trattenei dal vomitare. Era pieno di sangue secco. Dappertutto.

Sangue sangue sangue!

La camera era ricoperta di quella sostanza rossa e vischiosa.

Qualche macchia di sangue fresco c'era ancora. Poche ma veramente fresche.

Mi guardai intorno. Tra i cumuli di resti umani e le coperte sporche non vedevo nessun uomo.

La voce continuava a ripetere l'ordine, incessantemente.

Mi tappai le orecchie e iniziai a pensare ossessivamente a una sola cosa: Andrea.


Ringrazio darkmeme13 che ha aggiunto la storia alle preferite e Kay93 che ha appena recensito il secondo capitolo!!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Basta... ti prego ***


Basta... ti prego

 

Andrea, Andrea, Andrea, Andrea, Andrea, Andrea, Andrea, Andrea, Andrea, Andrea, Andrea!

Era l'unico pensiero che mi faceva andare avanti mentre quella stramaledettissima voce ripeteva le stesse parole di quattro giorni prima... già, quattro giorni. Riuscivo a capire quanto tempo era passato da un minuscolo buco nella parete che faceva filtrare la luce.

Avevo ancora lo stesso vassoio vicino. Non avevo mangiato ne bevuto niente. Non ne potevo più.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Sì, lo so. Io non voglio fare gli esperimenti.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Ne sono consapevole. Ora basta.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Basta...

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Ba... sta.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

« Basta maledizione! »

Esplosi. Non ne potevo più, mi stava friggendo il cervello. Non ero riuscito a dormire.

La voce aveva continuato a tormentarmi per tutto quel tempo!

Non ce la facevo più. Non avrei retto ancora per molto tempo.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

E continuava. Non gli importava. Non era umano.

« Ma cosa vuoi da me? Lasciami andare! Ti prego! »

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

« Almeno stai zitto! Ti prego. Non mangerò. Lo sai che non mangerò! Lasciami stare! »

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

« Basta... ti prego. »

Sussurrai prima di crollare a terra. Svenuto.

Mi risvegliai, non so quanto tempo fosse passato. L'unica cosa certa era che la voce non mi aveva ascoltato.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Le lacrime mi rigarono il volto.

Disperazione.

Sola e muta disperazione.

Stavo ancora piangendo quando la voce... smise di assillarmi.

Alzai la testa di scatto. Mi guardi intorno asciugandomi le lacrime.

Non era cambiato niente.

Allora perché...?

Passarono alcuni minuti, o forse ore.

Mi addormentai, finalmente.

Al mio risveglio trovai davanti a me un uomo.

Un uomo vero.

Sgranai gli occhi.

Pensavo di essermi salvato.

Tratteni il fiato mentre quello alzava una mano.

Mi ritrovai stesa a terra con il viso dolorante per il pugno appena ricevuto.

L'uomo si chinò in avanti e prima che potessi dire altro mi diede un altro pugno.

Poi un altro. Un altro e un altro ancora.

Ormai non riuscivo quasi più a muovermi.

Mi prese per le spalle e mi diede una ginocchiata allo stomaco. Mi lasciò e caddi in ginocchio. La testa china.

Una luce accecante.

Alzai lo sguardo ed ero di nuovo solo.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »


Ringrazio darkmeme13 che ha aggiunto la storia alle preferite e Kay93 che sta seguendo la storia (almeno spero)... "storia" è un termine grosso... diciamo questo parto della mia mente malata! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Non è possibile! ***


Non è possibile!

 

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

No, non avevo mangiato.

Era il quinto giorno.

La voce continuava a perseguitarmi.

Giorno e notte.

« Devi. Mangiare. Altrimenti. Non. Potrai. Fare. Gli. Esperimenti. »

Preferivo essere picchiato dall'uomo del giorno prima.

Stranamente, i miei desideri vennero esauditi.

L'uomo entrò.

Forse è più preciso dire che me lo ritrovai davanti quando alzai il viso.

Sobbalzai sbattendo la testa contro il muro.

L'uomo sorrise sadico.

Era molto alto, dal fisico asciutto. Era vestito interamente di nero, in tinta con i suoi capelli lunghi e con gli occhi che mandavano bagliori rossastri.

Mi si avvicinò.

« Vedo che ancora non hai imparato la lezione. Devi mangiare. »

Ero paralizzato.

« Adesso fai il bravo e mangia o sarò costretto a ricorrere ad altri metodi. »

Deglutii ma non mi mossi.

« Non hai capito, stronzetto? Mangia! »

Mentre lo diceva mi prese il braccio e lo me portò dietro la schiena con violenza facendomi finire con la faccia quasi dentro al piatto.

« Mangia! »

Strinsi gli occhi e serrai la bocca.

La presa sembrò allentarsi e cercai di divincolarmi ma mi spiaccicò la faccia nel piatto e poco dopo tirò su.

« Mangia! Forza! »

Per tutta risposta girai la testa quel tanto che bastava per sputargli quella zuppa schifosa in faccia.

Mi lasciò andare immediatamente e mi schiantai al suolo.

« Molto bene. »

Disse togliendosi il mio sputo di dosso.

« In questo caso, non mi resta che una cosa da fare. Mi dispiace. Mi ci hai costretto tu. »

Tirò fuori una siringa da una tasca dei pantaloni.

Lo guardai impaurito.

Mi buttò a terra e mi tenne fermo con un piede premuto sul mio petto.

Si chinò e mi ficcò l'ago nel petto.

Sentii un dolore acuto mentre l'uomo mi iniettava la sostanza nel corpo.

Ansimavo.

Quando il mio carceriere finì si rimise la siringa in tasca.

« Tra poco perderai conoscenza. Quando ti sveglierai ti converrà mangiare. Questa siringa conteneva una forte dose di veleno. Il rimedio è nella zuppa. Quindi mangia o muori. Decidi tu. Ciao ciao. »

Di nuovo quella luce e l'uomo sparì.

Mi facevano male tutti i muscoli, non riuscivo a muovermi. Ero ancora steso a terra. La vista mi si stava offuscando e avevo un gran mal di testa.

Stavo facendo di tutto per resistere. Non ce la feci.

Crollai due minuti dopo.

Quando mi svegliai ero ancora indolenzito ma riuscivo a muovermi... più o meno.

Il mal di testa era aumentato e mi veniva da vomitare.

Mi trascinai verso la ciotola e ingurgitai riluttante il suo contenuto. Mi lasciai cadere per terra e rimasi immobile. Aspettavo. Non sapevo cosa ma stavo aspettando.

Forse... stavo aspettando di morire?


Ringrazio darkmeme13 che ha aggiunto la storia alle preferite!!! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Uccidetemi ***


Uccidetemi

 

Sì, vi prego. Uccidetemi.

Che qualcuno mi uccida.

Non lo sopporto.

Non ce la faccio più.

Non ho il coraggio di porre fine alla mia vita.

Che qualcuno lo faccia per me.

Puntura. Cibo. Esperimenti.

Ormai sono qua dentro da due settimane.

È sempre così.

Io mi rifiuto di mangiare.

L'uomo in nero, il mio carceriere, mi fa quella maledetta iniezione.

E io devo mangiare.

Non ce la faccio.

Non ce la faccio a non fare quello che vuole lui.

Penso ad Andrea.

Dove sarà adesso?

E la mia famiglia?

Mi portano sempre in quella stanza.

Mi fanno stendere su un tavolo e mi anestetizzano.

Mi sveglio con delle ferite addosso.

Braccia fasciate, il petto, le gambe.

Non so cosa facciano.

Io mi sento male.

Io non voglio stare qui.

Forse quello che mi fa rimanere in vita è la speranza.

Ho la speranza di rivedere Andrea.

Un giorno.

Continuo a chiedere di lei ma nessuno mi risponde.

Sono confuso.

L'intruglio verde ha fatto il suo effetto per questo quattordicesimo giorno.

Tra poco verrà a prendermi.

Lo sento.

Lo so.

Apparirà dal nulla.

Come sempre.

È arrivato.

Mi alzo a fatica.

Voglio ancora lottare, quando posso evito di mangiare.

Non so quanto resisterò.

Un mese?

Un giorno?

Un'ora?

Cammino bendato in un corridoio stretto.

Ho una pistola puntata alla schiena.

Mi toglie la benda e mi spinge nell'odiata stanza.

Due chirurghi sono pronti a incidere la mia pelle.

Mi fanno stendere e mi legano i polsi e le caviglie.

Uno dei due prende il bisturi.

« Non mi fate l'anestesia prima? »

« No, questa sarà la mia prima operazione con il paziente sveglio. »

Sento il bisturi squarciarmi in due.

Butto un occhio all'incisione.

Dal petto fino l''ombelico.

Riesco a vedere le mie interiora.

Sto urlando.

Non riesco a pensare.

Sto per svenire.

Mi fanno inalare qualcosa per farmi rimanere sveglio.

Bastardi.

Un medico mette una mano dentro la ferita.

Mi prende le budella.

Le stritola.

Urlo ancora di più.

Sto di nuovo per perdere i sensi ed ecco che mi fanno di nuovo aspirare una qualche medicina dall'odore orrendo per farmi rimanere sveglio.

Ho le mani intorpidite.

Non sento altro a parte il chirurgo che gioca con le mie budella.

Arriva l'altro.

Infila anche lui una mano nell'apertura e mi carezza lo stomaco.

Poi lo stringe facendomi vomitare.

O almeno, credo di vomitare.

Non so più cosa sto facendo.

Il dolore mi da alla testa.

Tolgono entrambi le mani e iniziano a ricucirmi.

Finalmente mi lasciano svenire.


Ecco il capitolo preferito di darkmeme13!!! Contenta??? :D Ringrazio darkmeme13 che ha aggiunto la storia alle preferite!!! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Perché? ***


Perché?

 

Mi sveglio.

Sono stata colpita da qualcosa alla testa... non mi ricordo bene.

Neil!

Siamo usciti insieme, lui ha detto di amarmi.

Io non ho fatto in tempo a rispondere.

Aspetta... no... prima è stato colpito lui.

Io mi sono avvicinata.

L'ho chiamato.

Qualcuno mi ha preso per i capelli e mi ha scaraventata a terra.

Poi mi ha colpito con qualcosa alla nuca.

Dove sono?

Andrea aprì gli occhi ma attorno a se vide solamente nero.

Si accorse solo in quel momento che aveva qualcosa premuto sugli occhi e le mani legate.

Aveva paura.

Non sapeva dov'era.

Non sapeva dov'era Neil.

Non sapeva perché era legata.

Non sapeva cos'era successo.

Non sapeva perché era lì.

Non sapeva chi la teneva lì.

Non sapeva cosa stava succedendo.

Non sapeva niente.

Non sapere qualcosa provoca paura. Molto paura.

Era meglio sapere cosa l'avrebbe attesa?

No. Meglio di no. Meglio non sapere.

Per il suo bene? Forse.

***

Non successe niente per i tre giorni successivi.

Aveva fame.

Aveva sete.

Voleva Neil.

Più semplicemente voleva qualcuno.

Qualcuno arrivò.

Sentì dei passi.

Una chiave girare in una serratura.

Una luce accecante.

« Scusami tanto. Mi ero dimenticato che ci fossi anche tu. Stavo osservando il tuo amichetto... sai, si rifiuta di mangiare e chiede sempre di te! »

Neil! Come sta? Che succede? Cos'è questo posto?

Avrebbe voluto chiederlo ma la voce le mancava.

Lo sconosciuto le liberò le mani.

« Comunque eccoti il pasto. Mangia mi raccomando. Oppure verrai punita come Neil. Ciao ciao! »

Se ne andò lasciando la ragazza da sola.

Andrea iniziò a piangere.

Paura.

Tastò il pavimento e toccò un piatto.

Mangiò avidamente il suo contenuto e bevve tutta l'acqua.

« Molto brava. Io e te andremo molto d'accordo. »

Questa voce metallica, era sicuramente quella dell'uomo che prima era entrato nella stanza.

Da dove la stava guardando?

Andrea continuò a piangere.

In silenzio.

Da sola.


Okay... ammetto che mi è preso un colpo dopo aver aperto la finestra "guarda chi segue le tue storie"!!! Ero rimasta con una tra le preferite e invece...
Ringrazio darkmeme13, Wefoundlove e xLumos per aver aggiunto la storia alle preferite e Francy Potter per averla aggiunta alle seguite!!! Vi ringrazio davvero tanto!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Vicinanza ***


Vicinanza

 

« Molto bene... cosa possiamo fare a Neil questa volta? »

“Questa volta”.

Due settimane e quattro giorni.

Non ce la facevo più.

Ogni volta così.

Io volevo sapere come stava Andrea.

Avevo detto che se l'avessi saputo avrei mangiato. Il Carceriere aveva riso di gusto. Ci godeva a vedermi soffrire come un cane sotto l'effetto del veleno.

Non mi aveva iniettato il veleno lasciandomi la ciotola lì vicino.

Me l'aveva portata lui tre giorni dopo.

Quando mi chiese come torturarmi quel giorno avevo appena preso l'antidoto.

Io mi ero rifiutato di mangiare e lui mi aveva introdotto il veleno nelle vene.

Il primo giorno non sono riuscito quasi a muovermi, poi sono arrivate le convulsioni e il freddo.

Gli ultimi due giorni sono stati terribili. Convulsioni, vomito e, soprattutto, il freddo. Un freddo innaturale che mi era entrato nelle ossa e che mi aveva corroso. Ho sperato ardentemente di morire.

La sera è arrivato il Carceriere con l'antidoto.

Ero fermo mentre lui mi girava attorno e mi stuzzicava con un coltello facendomi dei taglietti qua e là.

Non erano esperimenti, erano pure e semplici torture.

Non era neanche l'unico a provare piacere nell'infliggerle poi.

C'erano anche i due chirurghi, sempre gli stessi.

L'organizzatore era Lui, però.

Mi chiedevo perché la prime volte mi avevano operato con l'anestesia.

Probabilmente per farmi stare male dopo.

Adesso che ci pensavo infatti dopo un intervento stavo malissimo e, fatto quello dopo, stavo decisamente meglio.

Sempre nei limiti ma stavo meglio.

Mi stava ancora tagliuzzando qua e là mentre iniziava ad esporre la sua idea.

« Che ne dici se ti facessi male psicologicamente? »

Fece una pausa.

« Ma sì! »

Smise di torturarmi ed uscì sempre accerchiato da quella luce abbagliante.

Dopo un'oretta, almeno credo, venne a prendermi.

Solita benda nera sugli occhi e solita pistola puntata alla schiena.

Rovinai a terra tre o quattro volte, rimettendoci il labbro inferiore e il naso.

Ci fermammo. Eravamo da un'altra parte. Non nella solita sala operatoria.

L'odore era diverso.

Mi slegarono i polsi e me li bloccarono, insieme alle caviglie, a due pali di ferro conficcati nel terreno.

Mi tolsero la benda solo più tardi, dopo che lo scenario terribile che mi si presentò davanti fosse pronto.

Vidi una cosa che non avrei voluto vedere mai.

Davanti a me si presentava una figura nella mia stessa situazione.

Quella figura pallida ed emaciata era la mia Andrea.

Era svenuta ed era davanti a me. Così vicina.

Mi impedivano di raggiungerla.

« Andreaaaaaa! »

La ragazza aprì quei bellissimi occhi azzurri e mi guardò stancamente.

« Neil... sei proprio tu... »

Le sorrisi mentre le lacrime mi rigavano il volto.

Lei mi guardò un po' meglio.

« Cosa ti hanno fatto? Sei tutto sporco di sangue! »

« Va tutto bene, sto bene. Ti prometto che usciremo di qui! »

Anche lei iniziò a piangere mentre il nostro carceriere si avvicinava a noi.

« Su piccioncini, basta parlare. ADESSO io devo divertirmi! E voglio sentirvi urlare! »

Così dicendo fece schioccare la frusta che aveva in mano contro la schiena di Andrea.

« Aaaahhh!! »

Il grido della ragazza mi spezzò il cuore in due.

Ero lì. Davanti a lei. Così vicino. Non potevo fare nulla.

Non riuscivo a reagire. Ero pietrificato mentre la frusta continuava ad abbattersi su di lei.

Non ce la facevo.

« Ti prego! Basta! Bastaaaaaa! Lasciala andare! »

« Mmm... molto bene. »

Si avvicinò a me e prese a frustarmi con foga.

Non urlai. Ero sollevato. Ero felice che Andrea non patisse anche quella sofferenza.

Lei nel frattempo era svenuta. Davanti a me. Così vicina.

Sorrisi. Ero felice.

Quella tortura durò un paio d'ore.

Il Carceriere mi riportò indietro e mi buttò malamente nella mia stanza.

« Devo inventarmi qualcosa per domani. »

E se ne andò.

Io continuai a sorridere.

Non mi importava della mia schiena martoriata.

Non mi importava della probabilità con cui avrei potuto morire quella notte per infezione.

Mi importava solamente che Andrea fosse viva.

Solo questo.


Mi andava di pubblicare due capitoli oggi!! :D
Ringrazio darkmeme13, Wefoundlove e xLumos per aver aggiunto la storia alle preferite e Francy Potter e pucca83 per averla messa tra le seguite!!! A presto!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Malattia ***


Malattia

 

Sto male.

Sì, al presente.

Non ve l'ho ancora detto: sto scrivendo una specie di diario, ho chiesto al Carceriere un quaderno e una penna. Mi aveva chiesto se avessi un qualche desiderio che potesse soddisfare! Tanto non mi avrebbe sicuramente fatto uscire e non avrebbe neanche liberato Andrea. Almeno volevo scrivere il mio testamento!

Comunque sia sono arrivato ad oggi. Due settimane e sei giorni.

Sto male. Sto andando a fuoco ed ho la vista offuscata.

Penso che le ferite provocate dalla frusta si siano infettate.

Poi mi hanno anche fatto un altro intervento, ovviamente senza anestesia.

Mi hanno aperto una gamba.

Ho visto il mio femore.

Atroce.

Continuavano a torturarmi i muscoli con un ago e mi hanno quasi spaccato l'osso.

Adesso sono pieno di bende e non posso muovermi.

Non ci riuscirei comunque, penso di avere la febbre a quaranta!

Sarebbe ora di andarmene ma c'è Andrea.

Non voglio lasciarla sola.

Non posso!

Non l'ho più vista da quel giorno e spero tanto che stia bene!

Ho freddo. Sta arrivando il freddo.

Non ho mangiato e mi ha dato il veleno.

Se non mi porta l'antidoto morirò sicuramente.

Ecco... non riesco più a muovere bene le dita.

Non vedo più niente.

***

Mi ha dato l'antidoto. Sto ancora male ma il Carceriere mi ha comunque fatto il solito intervento.

Questa volta mi ha fatto aprire una guancia.

Uno dei due chirurghi si divertiva a passare un dito dal fuori al dentro della mia bocca stuzzicandomi l'ugola e facendomi vomitare varie volte.

Mi chiedevano di aprire la bocca cosicché, invece che un taglio preciso fatto dal bisturi, la mia carne si strappasse.

Non l'ho fatto e l'altro mi ha infilato un dito nella piaga... letteralmente.

Ho urlato e la mia guancia si è squarciata ancora di più.

Continuavano a toccarmi in un punto preciso sotto al mento* per svegliarmi quando svenivo.

Alla fine mi hanno anche richiuso la faccia da sveglio.

Terribile.

Il carceriere mi ha riportato nella mia stanza e ha cominciato a darmele di brutto, senza motivo. Ma quando mai quello che fa ha un motivo?

Me ne sto qui agonizzante. Non ce la faccio proprio più. Come potrei suicidarmi? Con la carta di questo quaderno? Impossibile. Già provato. Non taglia.

Non ho coltelli o cose simili. L'unica sarebbe ficcarsi la penna in gola ma poi penso ad Andrea e non ce la faccio.

Penso che, in ogni caso, morirò lo stesso di infezione.

Pazienza.

Non posso dire di aver vissuto la mia vita perché ho solo diciassette anni ma qualcosa ho combinato.

In tutto questo tempo non ho ancora pensato per bene alla mia famiglia.

Due settimane e sei giorni.

Saranno sicuramente preoccupati.

Forse mi danno già per morto.

Non hanno tutti i torti.

Io sono già morto, sono morto dentro.

 

 

* C'è un punto sotto al mento che se viene toccato impedisce alla persona di svenire. Grazie darkmeme13!!! :D


Ringrazio darkmeme13, Wefoundlove e xLumos per aver aggiunto la storia alle seguite!!! Ringrazio anche Francy Potter e pucca83 per averla tra le seguite!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Prigionia ***


Prigionia

 

Niente.

Questo è quello che faccio in questa stanza.

Non mi torturano neanche troppo.

Mi fanno vedere attraverso uno schermo attaccato alla parete cosa fanno a Neil.

Non lo sopporto.

Questo non riesco a sostenerlo.

Mi legano al muro opposto a quello dello schermo e mi fanno vedere le agghiaccianti torture che subisce.

Non ce la faccio.

Se chiudo gli occhi mi picchia, fa male.

Il mio fisico non regge.

Per il resto del tempo a parte affamarmi e darmi quelle frustate davanti a Neil non mi ha fatto altro.

Eccolo.

Sta venendo ad accendere quel maledetto televisore.

Entra immerso in quel bagliore di luce accompagnato da un rumore cigolante.

Sul suo volto spunta un sorrisetto sadico e si avvicina allo schermo premendo il pulsante di accensione.

Vedo Neil.

Non sono riuscita a dirgli che io lo amo.

Ora lo so. Sono sicura. Io lo amo.

Lo legano al tavolo da tortura e gli incidono una guancia.

Dalla ferita esce sangue a fiotti e Neil impallidisce di colpo.

Uno dei due gli tira la gota e infila un dito nell'apertura facendolo passare dall'altra parte, Neil urla.

La ferita si strappa un po' ed esce anche più sangue.

I due si guardano e sorridono sadicamente e uno dice a Neil di aprire la bocca ancora di più.

Lui invece la chiude e fa cenno di no con la testa.

A questo punto il chirurgo gliela apre a forza mettendo l'indice nella ferita facendo vedere una bozza fuoriuscire dallo zigomo.

Neil urla.

Quel grido mi entra dentro e mi fa male più di qualsiasi tortura io possa subire.

« Basta! Basta, lascialo stare! Lascialo! »

« Vuoi andare tu al suo posto? »

Mi dice con fare ironico.

Io abbasso il capo.

No.

Non voglio.

Nessuno vorrebbe.

Mi dico che è così ma in realtà io preferisco vedere lui soffrire come un cane che subire io quello strazio.

Mi dispiace Neil.

Le lacrime mi rigano il volto.

« Cosa fai adesso? Piangi? Ma come? Non hai detto che non vuoi andare tu? Allora non piangere e goditi lo spettacolo! »

Esplodo.

« Stronzoooooooo!!!! »

Scoppio in lacrime e lui mi lascia lì sola lanciandomi un sorriso di scherno prima di uscire circondato da quella luce neanche fosse Gesù.

Io continuo a guardare il filmato mentre ricuciono la ferita di Neil.

« Mi dispiace. Non ce la faccio Neil. Non sono forte quanto te. Perdonami! »


Ringrazio, come sempre, darkmeme13, Wefounlove e xLumos per aver aggiunto la storia alle preferite e Francy Potter e pucca83 per averla aggiunta alle seguite!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Fuga ***


Fuga

 

Il Carceriere è entrato di nuovo nella cella.

Spegne il televisore accompagnato dai miei occhi pieni di astio e lacrime.

Mi slega facendo finta di niente.

Si avvicina alla parete da cui è solito uscire.

Si appoggia al muro e poi si allontana ma invece di essere avvolto dalla solita luce vedo distintamente la parete sollevarsi e lui abbassarsi per andare dall'altra parte.

Intravedo degli specchi nel corridoio e la voce del Carceriere che comincia ad imprecare.

Appena il passaggio si chiude mi avvicino alla parete e appoggio l'orecchio su di essa.

Sento i passi dell'uomo in nero allontanarsi.

Allora faccio un bel respiro e spingo nel punto dove il Carceriere si era appoggiato.

La parete di alza lentamente e io passo dall'altra parte.

Non posso crederci: sono fuori!

Adesso devo solo trovare l'uscita effettiva da quel posto e filarmela... Neil.

Devo avvisare la polizia. In fretta!

Inizio a correre alla cieca ma scopro che non è una struttura difficile.

Ci sono in tutto dieci stanze.

Tre sono per i prigionieri e si capisce dagli specchi posizionati fuori. Non voglio sapere chi c'è nella terza cella.

Non posso fare altro che compatirlo.

Altre tre sono delle stanza per dormire. Le porte sono aperte e ci ho dato un'occhiata.

Probabilmente una è del Carceriere e le altre due dei chirurghi.

Un'altra stanza è lo studio del Carceriere e le ultime tre sono per torturare le persone.

Neil è stato in due di queste, io in una.

Spero tanto di fare in tempo per salvarlo!

Mi dirigo verso una porta chiusa e abbasso cautamente la maniglia.

I cardini cigolano leggermente.

Aria, aria fresca. Sole.

Sono definitivamente fuori!

Chiudo la porta e inizio a correre.

Mi accorgo di essere poco fuori della mia città, vicino alla discarica.

Tutta la struttura della prigione è sottoterra.

C'è una collinetta alta giusto per piazzarci una porta di metallo che sembra lo scarto di qualche automobile. Geniale.

Non ci metto molto ad arrivare in città. Prendo l'8 che mi porta subito dalla polizia. Non passo a casa. Ci metterei troppo!

Entro nel distretto e chiedo subito di vedere un commissario o qualcosa del genere.

Vedendo i vestiti stracciati e il viso scavato decidono di darmi qualcosa da mangiare mentre aspetto nervosamente su una sedia.

Aspettami Neil! Sto arrivando!

Mi fanno accomodare e io racconto tutto all'ufficiale di polizia.

All'inizio sembra non credermi ma quando gli do le indicazioni precise del posto dicendo che dentro c'è Neil Gaiman prende molto sul serio la cosa dal momento che risulta fra le persone scomparse.

Decide di fare un sopralluogo e di portarmi con lui per vedere il posto preciso.

Ce l'ho fatta.

Saliamo in macchina e mi da il suo cellulare per chiamare i miei genitori.

Decido di non raccontargli tutto, l'avrei fatto a casa.

Insieme a Neil.


Scusatemi, lo riconosco già da me... questo capitolo non è molto horror o splatter...
Ringrazio, come al solito, darkmeme13, xIlariax (eri Wefoundlove????) e xLumos per aver aggiunto la storia alle preferite e Francy Potter e pucca83 per averla aggiunta alle seguite!!! Ma da oggi devo anche ringraziare Ron96 che aggiunto la storia sia alle seguite che alle preferite!!!!
Grazie a tutti!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Felicità ***


Felicità

 

Il Carceriere è entrato nella stanza. Non so che cosa voglia, non mi importa.

Non sorride. Strano.

Ho sempre visto un ghigno presente su quel suo viso da maniaco.

Un pugno mi arriva dritto allo stomaco.

Non urlo.

Non gemo.

Non mi piego.

Ormai non sento più il dolore.

Semplicemente lo guardo. Lo guardo come si guarda un uccellino sbranato da un gatto. Con pietà, con disgusto.

Mi sferra un altro pugno al viso che mi fa stendere a terra.

Un calcio al fianco destro.

Forse una o due costole rotte.

Tanto ormai...

Alzo lo sguardo appena in tempo per ricevere un calcio al pieno volto.

« È scappata! Quella lurida puttana è scappata! »

Scappata? Si riferisce ad Andrea?

« Ma io ti ammazzo! Ti ammazzo! »

Sorrido mentre i pugni si fanno sempre più forti.

I miei sensi intorpiditi dalla febbre iniziano a risvegliarsi poco a poco.

È scappata. Non mi importa di spiegare all'uomo in nero che non è colpa mia.

Io sono felice.

Lei è riuscita a scappare.

Non mi importa se avvertirà la polizia, se si ricorderà di me.

Mi basta sapere che è sana e salva.

Continuo a sorridere sotto gli insulti di quell'aborto umano.

Si ferma, quasi non me ne accorgo.

Mi sbatte la schiena contro la parete.

Prende qualcosa dalla tasca, sembra un filo.

Adesso sorride. Ghigna.

Armeggia un po' con quel filo e poi, senza alcun preavviso, si avvicina al mio viso e mi infila qualcosa di appuntito nel collo. Sento una leggera scossa.

« Quello che ti ho appena inserito nel collo è un ago, questo è collegato ad un filo elettrico che è collegato ad una batteria. Adesso la batteria è spenta ma appena l'accendo... »

« Aaaaaaaahhhhhhhhhh! »

Atroce.

Vengo attraversato da una miriade di scosse.

Urlo, urlo, urlo.

Non ce la faccio più.

Non riesco a pensare.

Il dolore è troppo forte.

« Aaaaaaaahhhhhhhhhh! »

Finalmente smette.

« Questa è solo l'intensità media. Questa è quella massima! »

Poco prima di schiacciare il pulsante lo vedo guardarmi come un assatanato e ridere, ridere, ridere.

Io continuo ad urlare. Non lo sopporto. Non ce la faccio.

Sto per svenire.

Lo sento.

Poco prima si ferma, un attimo di tregua, non dura molto purtroppo.

Si avvicina a me di nuovo e mi sfila l'ago dal collo facendo colare delle gocce di sangue.

Segue con lo sguardo quel liquido viscoso colare sulla mia maglietta.

Sgrana gli occhi e inizia a frugarsi freneticamente nelle tasche.

Estrae un piccolo coltello e si avvicina pericolosamente al mio collo.

Affianca il coltellino alla giugulare e fa un leggero taglio.

Il sangue prende a sgorgare velocemente.

A questo punto il Carceriere avvicina la sua lingua al collo e lecca.

Si nutre di quel liquido rosso scuro lasciando solo la sua saliva e una sottile linea rosa.

Apre di più il taglio continuando a lambire il mio sangue.

Un moto di repulsione, di ribrezzo si impossessa di me.

Quell'uomo mi fa veramente schifo.

Mi gira la testa.

Inizio a vedere tutti puntini grigi girarmi attorno mentre il mio taglio viene aperto sempre di più.

Non riesco a muovermi, la stanza vortica intorno a me.

Percepisco appena il Carceriere spostarsi con la bocca direttamente sulla ferita e succhiare sangue.

Ci sono.

Non vedo più niente.

Non sento più niente.

Sprofondo.

Nel buio.

***

Mi sveglio.

Sono su una barella.

Nella stanza delle torture.

Vedo tutto sfocato.

Sto di nuovo per perdere i sensi.

Mi arriva una scarica elettrica che non mi fa svenire.

Credo di avere qualche flebo attaccata alle braccia.

Il Carceriere sembra provato, l'espressione stanca lo fa sembrare quasi umano.

I chirurghi sono agitati. Non ricordo niente, solo un'intensa sensazione di disgusto.

Mi accorgo di essere attaccato ad una macchina, sto respirando grazie a quella.

Mi sento mancare.

Altra scarica.

Il Carceriere è molto agitato.

Che si sia affezionato a me?

Casca male. Io lo odio.

Non per quello che fa a me ma il solo pensiero di quello che potrebbe fare ad Andrea...

No, Andrea... Andrea è riuscita a scappare!

Mi scendono delle lacrime dagli occhi.

Adesso posso.

I chirurghi sono girati, il Carceriere ha lo sguardo perso nel vuoto.

Lentamente, molto lentamente afferro i tubicini delle flebo e li stacco.

Inizio a non sentirmi bene, almeno fisicamente.

Avvicino la mano alla macchina che mi permette di respirare e stacco la spina.

Non sarei riuscito a togliermi quella maschera di dosso ma una spina riesco sempre a staccarla.

Non riesco a respirare.

Lacrime salate iniziano a rigarmi il viso.

Sono veramente felice.

Addio stronzo!


Ragazzi... ci siamo! Altri tre capitoli ed è finita! Gli ultimi li pubblicherò tutti nello stesso giorno... almeno credo... al massimo in due giorni!
Ringrazio darkmeme13, xLumos e xIlariax per aver aggiunto la storia alle preferite!!! E xIlariax grazie per aver messo l'altro parto della mia mente malata tra le preferite!!! :D
Poi ringrazio Francy Potter per averla tra le preferite, le ricordate e le seguite!!!!
Ed anche Ron96 per averla tra le preferite e le seguite!!!
Poi ringrazio Azziana e puca83 per averla tra le seguite!!!
Grazie a tutti!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Fine ***


Fine

 

Perché?

Neil, perché l'hai fatto?

Dovevi resistere solamente un'altra ora.

Un'ora e tutto sarebbe finito.

Non ci ho creduto all'inizio sai?

La polizia che arriva in quel posto assurdo, cattura il Carceriere, i chirurghi e poi vedo che ti porta fuori. In braccio.

Quel giovane ed inesperto poliziotto ti adagia a terra un po' bruscamente e ti sente il cuore.

Prova a rianimarti.

« Mi dispiace... »

Questa è la frase con cui mi hanno lasciata. Ho iniziato a piangere. Ti stringevo, ti volevo con me, vivo!

Adesso sei sotto due metri di terra, con una lapide con scritto:

 

Qui giace Neil Gaiman

1994 – 2011

 

Quante altre cose avrei scritto.

Amato da Andrea” magari.

Spero che in qualche modo tu lo sappia.

Io ti amo.

Ti amo da tantissimo tempo.

E adesso sono qui, da sola.

È passata una settimana dalla tua morte.

Ho deciso.

Scusami se ci ho messo tanto.

Ho paura.

Aspettami.

Una macchia rossa si allarga lentamente sulla maglietta bianca.

Andrea sorride prima di cadere a terra, morta. Con un coltello da cucina nel petto.

***

Trovarono la ragazza solamente la mattina dopo, con un sorriso sereno sulle labbra.


Allora... il titolo può trarre in inganno! Questo NON è la fine... non ancora!!!
Quindi prego i miei lettori di attendere!
Ringrazio darkmeme 13, xLumos e xIlariax per averla tra le preferite!!! E xIlariax grazie per aver messo tra le seguite l'altra storia... anzi! Le altre due!! :D
Ringrazio Francy Potter per averla tra le preferite, le ricordate e le seguite!!! E Ron96 per averla tra le preferite e le seguite!!
Inoltre grazie anche ad Azziana, pucca83 e Sintesi che seguono la storia!!!
Ancora un po' di pazienza!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Sì, lo so, sono ripetitiva! Fine! ***


 

Attenzione: oggi ho pubblicato due capitoli!!!! È possibile che non abbiate letto il precedente!!! ;)

Sì, lo so! Sono ripetitiva!

Fine

 

I poliziotti fanno irruzione nella “casa delle torture”. Andrea, da fuori, sente degli spari e qualche urlo. Poi più niente.

Ha le lacrime agli occhi.

I poliziotti, dopo qualche minuto parso un'eternità, escono.

Andrea vede sfilare dinanzi a se il Carceriere e i due chirurghi.

Sorride soddisfatta alla vista dello sguardo impotente dei tre.

In fondo la ragazza vede apparire dei corti capelli castani e degli occhi neri che la fissano colmi di gioia.

Neil è sorretto da un agente e ha una specie di bombola ad ossigeno ma è ancora vivo.

Andrea gli corre incontro e lo stringe forte a se. Non avrebbe mai pensato di rivederlo vivo!

Lo aiuta a salire in una macchina dove un poliziotto lo scorta in ospedale.

***

Un mese. È passato un mese da quell'incidente.

Andrea e Neil stanno insieme, cercando di dimenticare le infernali settimane passate là dentro.

Alcune cose però non possono essere dimenticate.

Neil ha ancora con se quel diario scritto nel tormento della cella.

Ha insistito per tenerlo.

Andrea non sa perché e non vuole saperlo.

Le immagini delle torture subite dal ragazzo sono ancora vivide nella sua mente, vorrebbe cancellarle ma non può.

Adesso però ha paura, paura della gente. Ha timore che altre persone possano farle la stessa cosa.

Neil l'ha superata pubblicando quel diario senza neanche rileggerlo.

Ha portato l'originale, lacero, sporco, intriso di sangue secco.

Andrea sta disegnando alcune strisce che vende ad un giornale. Strisce umoristiche. Ha deciso di non vedere più un film horror in vita sua.

Scelte della vita.


E sono di nuovo qui a tormentarvi! :D
Anche questa non è veramente la fine... attendete domani! :D

Ringrazio darkmeme 13, xLumos e xIlariax per averla tra le preferite!!!
Ringrazio Francy Potter per averla tra le preferite, le ricordate e le seguite!!!
Grazie anche a Ron96 per averla tra le preferite e le seguite!!
Grazie anche ad Azziana, pucca83 e Sintesi che seguono la storia!!!
Attendete attendete! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Finalmente la Fine ***


Finalmente la Fine

 

No, non può finire con la mia morte. Le favole vanno sempre a finire bene.

Allora mi salvano. Ma non è banale? Scontato? Anche la mia morte sarebbe abbastanza banale!

Devo inventarmi qualcos'altro!

E se scrivessi che non ritrovarono posto?

Nha!

Farebbe incazzare i lettori!

Allora cosa?

Non ce la faccio più, ho bisogno di una pausa.

Un bel caffè!

« Mi porti un caffè prego! »

« Sì signore! Adesso arriva! »

Che carina la mia segretaria... me la farei volentieri. Peccato che io sia un uomo sposato!

***

« Sta ancora facendo quei suoi viaggi mentali? »

« Sì! Crede di essere nel 2011 e che sia uno scrittore! Ahah! Siamo nel 1993! Ahah! E poi crede che io sia la sua segretaria e che gli porti il caffè, in realtà sono solo dei tranquillanti. Vabbè, contento lui! Adesso vado o si arrabbia! »

« Certo, vai vai! Comunque se non si comportasse così non sarebbe al manicomio, no? »

« Già! Neil Gaiman, quarantatré anni, chiuso qui da quando ne ha diciassette. Poco prima di dichiararsi ad una ragazza è stato colpito per gioco alla nuca e il colpo ha leso delle parti del cervello. Non ha più visto quella ragazza, Andrea mi pare. Dicono che è morta di tumore intorno ai trent'anni. Lui non lo sa e non lo saprà mai. È molto triste, non trovi anche tu? »

 

Fine
 

Okay... sono pronta per morire!! :D
Tanto lo so che volete uccidermi per avervi fatto leggere questo obbrobrio che non ha né capo né coda!!!
Vabbè... io vi ringrazio per essere riusciti ad arrivare fin qui!!!!
Quindi... ringrazio darkmeme13, xIlariax e xLumos per averla tra le preferite!!!
Grazie a Francy Potter per averla tra le seguite, le ricordate e le preferite!!!
A Ron96 per averla tra le seguite e le preferite!!!
Grazie ad Azziana, pucca83, Sintesi e la nuova arrivata, lettrice di Licia Troisi (ho fatto centro?), 0DuBhe0 per averla tra le seguite!!!!
Vi prego... ve lo chiedo per favore... lasciate un commentino anche minimo!!! TUTTI!!!! Vi prego!!! Mi vanno bene anche da due parole!!! Tipo: fa schifo.
Grazie ancora e alla prossima!!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=884568