The Philosopher's Stone - Severus's Vision

di Seiht
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Celebrità ***
Capitolo 4: *** Somiglianze ***
Capitolo 5: *** Halloween ***
Capitolo 6: *** Quidditch ***
Capitolo 7: *** Ministero ***
Capitolo 8: *** Natale ***
Capitolo 9: *** Arbitro ***
Capitolo 10: *** Informazioni ***
Capitolo 11: *** Drago ***
Capitolo 12: *** Pomeriggio ***
Capitolo 13: *** Discorsi ***
Capitolo 14: *** Sangue ***
Capitolo 15: *** Scoperte ***
Capitolo 16: *** Trappole ***
Capitolo 17: *** Paradiso ***



Capitolo 1
*** Ritorno ***


Capitolo 1
 

Ritorno

 
Il Professor Piton fu il primo ad arrivare quel giorno.
L’estate a Spinner’s End non lo entusiasmava più di tanto, gli piaceva solo la tranquillità così… tranquilla che quel sudicio posto sapeva offrirgli.
Hogwarts era la sua vera casa, lo sarebbe stata sempre.
Per cui quel ventiquattro agosto fu il primo tra i professori a varcare il grande portone di quercia.
« Oh, ben arrivato, Severus ». Minerva McGranitt, insegnate di Trasfigurazione e Vicepreside, lo salutò all’ingresso ancora avvolta in un mantello da viaggio dai motivi scozzesi.
« Grazie, Minerva » rispose lui, il suo solito tono gelido, come se le parole gliele strappassero a forza dalla gola.
Fece una specie di smorfia che andava ad imitare un sorriso e poi voltò le spalle alla donna per raggiungere il suo ufficio nei sotterranei.
« Ah! Severus! » La McGranitt lo chiamò facendo un cenno con la mano.
« Sì? » Severus si girò di malavoglia, il viso ancora tirato in quello strano ghigno.
« Il Preside ha detto di raggiungerlo nel suo studio, prima di cena. Vuole parlare a tutti i professori di… ehm, di quella cosa. La parola d’ordine è Cioccorane ».
Severus la guardò senza un’espressione particolare in viso, fece un piccolo cenno d’assenso, e si avviò per i sotterranei.
Sapeva benissimo di cosa voleva parlare Silente, la Pietra Filosofale.
Non gli bastava averlo tartassato di gufi per tutto il mese precedente, quel vecchio pazzo.
Quel vecchio pazzo a cui doveva tutto.
L’eco dei passi del professore echeggiava tra le pareti di pietra dei sotterranei.
Gli bastò poco per ritrovare il suo ufficio, d’altronde era sempre lo stesso da undici anni.
Il suo baule era già lì, tutto identico a come lo aveva lasciato l’anno precedente.
Questa era la cosa che sapeva rincuorarlo di più: nonostante il tempo che scorreva inesorabilmente ed incredibilmente veloce e il susseguirsi degli eventi, frenetico ed incalzante, quella stanza, no, anzi, Hogwarts stessa, rimaneva sempre uguale.
Si tolse il mantello da viaggio e si cambiò d’abito, indossando il suo solito completo nero.
Con un semplice colpo di bacchetta, le sue cose cominciarono a sistemarsi per la camera senza fare il minimo rumore.
Fece un giro breve per controllare che pozioni ed ingredienti fossero al posto giusto, poi si accasciò su una sedia.
Guardò l’orologio che teneva al polso; segnava le quattro e dieci.
Chissà cosa intendeva Silente per “prima di cena”.
Poteva essere adesso come alle sei meno cinque.
Severus si autoconvinse che fosse troppo presto per andare dal Preside, per cui, dopo aver rigirato tra le mani un foglio di pergamena nuovo originariamente appoggiato sulla sua scrivania, decise di uscire.
Prese il mantello e si avviò a grandi falcate verso l’ingresso.
Mentre usciva incrociò Raptor, l’insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, stretto in un pesante mantello viola scuro. Un turbante color porpora rendeva la testa più piccola del normale.
« B-b-b-buon pomeriggio, p-p-professor P-p-p-piton ». Il piccolo mago dondolò la testa a destra e a sinistra in modo molto goffo.
Dopo averlo squadrato da capo a piedi, Severus si decise a rispondere.
« Buona… sera ».
Cosa stava facendo? Quel mago gli dava ai nervi, stava tremando?
« Si sente bene? » gli chiese Severus, anche se non sapeva bene se dargli del tu o del lei.
« C-c-c-certo ». Raptor si strinse la testa tra le mani e corse dentro il castello.
Severus rimase a bocca aperta con un’espressione mezza stupita, mezza disgustata dipinta sul viso.
Come aveva potuto Silente affibbiare ad un incompetente come quello Difesa Contro le Arti Oscure? Al massimo Babbanologia, o Cura delle Creature Magiche, ma non Difesa Contro le Arti Oscure! I ragazzi di Hogwarts erano già delle teste di legno di loro, non serviva un professore balbuziente mezzo scemo a rincretinirli più di quanto Madre Natura non avesse già fatto!
Scrollò le spalle e si avviò lungo il sentiero per costeggiare la Foresta Proibita.
Superò la capanna del guardiacaccia Hagrid, che continuava a salutarlo tutti gli anni con lo stesso calore nonostante il professore avesse dimostrato più volte disgusto nei suoi confronti.
Finalmente arrivò al lago.
Si sedette sull’erba soffice guardando che intorno non ci fosse nessuno che potesse vederlo.
Il sole si rifletteva nel lago e la luce intensa sembrava avere il potere di increspare l’acqua cristallina.
Piegò un poco la testa di lato, e i raggi del sole lo colpirono appieno, tanto che dovette chiudere gli occhi.
Quello era uno dei momenti in cui gli piaceva sorridere, perché il ricordo di Lei non faceva male.
Seduti su quel prato avevano passato tanti di quei bei momenti che era inutile rovinarne la memoria essendo triste.
Oh, Salazar, se uno dei suoi studenti lo avesse visto!
Il Professor Piton, il professore più temuto per la sua severità in tutto il castello di Hogwarts, seduto sul prato vicino al lago che rideva.
Rideva.
Sicuramente sarebbe stata una notizia che avrebbe fatto scalpore ancora negli anni.
Ma in quel momento, a Severus non importava.
Principalmente perché gli studenti sarebbero arrivati tra una settimana, ma anche perché, in quei rari istanti in cui le sue labbra si curvavano in un sorriso, non uno di quelli maliziosi che riservava alle sue teste di legno prima di propinargli una bella punizione, uno di quelli sinceri, che si estendeva fino agli occhi, in quei precisi momenti non si curava per niente di ciò che accadeva intorno a lui.
Sarebbe potuta crollare la Torre di Astronomia, andare a fuoco la Foresta Proibita, ma lui in quel momento stava ridendo, ci avrebbe pensato dopo.
Decise che era tardi quando vide uno sprazzo di cielo scurirsi.
Si alzò da terra e diede un’ultima occhiata al lago davanti a lui prima di incamminarsi verso la scuola.
Davanti all’entrata c’era la professoressa Sprite, avvolta in un mantello verde rattoppato; come sempre era stata l’ultima ad arrivare.
Cioccorane. Assurda, come sempre, pensò mentre si avvicinava all’ufficio del Preside.
« Parola d’ordine? » Quel gargoyle lo irritava sempre, la sua voce profonda, quasi più umana della sua, lo innervosiva terribilmente.
« Cioccorane ».
La parola sembrava persino più insensata quando fu Severus a pronunciarla.
La statua si fece da parte, e gli permise di salire, attraverso la scala girevole, nello studio di Silente.
Bussò piano alla porta, ed entrò quasi sperando di non essere visto.
« Bentrovato, Severus! » Silente lo guardò attraverso gli occhiali a mezzaluna, il sorriso sulle labbra.
Severus fece uno strano segno di assenso e si avvicino alla McGrannitt e a Vitious che erano già arrivati.
Pochi minuti dopo li raggiunsero anche gli altri professori, l’ultimo fu Raptor, che era inciampato tre volte nei gradini della scala con tanto di gridolini prima di riuscire ad arrivare.
Appena si chiuse la porta alle spalle, Silente si schiarì la voce.
« Bene, credo che tutti sappiate perché siamo qui. Spero che ognuno di voi abbia già scelto e preparato la loro prova per la camera che ospiterà la Pietra Filosofale quest’anno. Professoressa Sprite, Vitious, McGrannitt, Raptor,  Severus… »
Severus.
Perché doveva chiamarlo per nome?!
Aveva chiamato per cognome tutti quanti, perché lui…
« Bene, sono contento. Durante questa settimana mi aspetto che posizionerete gli enigmi, incantesimi, o ciò che avete preparato nella stanza, seguendo… questo ordine ». Con un colpo di bacchetta apparirono in grossi caratteri violetti i nomi di tutti i docenti, e Severus si accorse di essere il primo dell’elenco, e quindi la sua prova sarebbe stata l’ultima.
Ovviamente l’aveva già preparata con largo anticipo. Era una sciarada, un quesito di logica babbano. Molti grandi maghi non sapevano neppure di che si trattasse, ma Severus, che era sempre cresciuto tra arti e tradizioni babbane lo sapeva eccome.
« Potete andare adesso, credo che la cena sia già pronta… Ah, Severus! »
Il mago si fermò sulla porta.
Cosa c’è? Cosa vuoi?
Silente aspettò che fossero usciti tutti gli altri insegnanti, poi invitò Severus a sedere con un fluido gesto della mano sinistra.
Il maestro di Pozioni si avvicinò controvoglia alla scrivania.
« Severus » il Preside lo scrutò attentamente con i suoi  occhi così vivi in contrasto alla vecchiaia che urlava il suo corpo. « Sapresti ricordarmi che anno è? »
Il professore trovò la domanda abbastanza strana, assunse un’espressione interrogativa che se ne andò com’era venuta; d’altronde era abituato alle domande strampalate di quell’uomo.
« Quest’anno è il millenovecentonovant... uno ».
Ecco.
Solo quando quelle parole gli incresparono le labbra per uscir fuori roche e un po’ seccate, Severus si rese conto di che anno era realmente.
Erano passati dieci anni dalla morte di Lily, la sua amata Lily.
Quindi quell’anno…
« Il figlio… Il figlio di Lily… Harry Potter ».  Questa volta le parole avevano così voglia di affacciarsi dalle labbra del professore che lui stesso si ritrovò a balbettare un pochino.
Bleah, esattamente come Raptor.
Silente annuì vigorosamente, e guardò Severus dritto negli occhi scuri spalancati, come se non riuscissero più a chiudersi.
« Esattamente » continuò il Preside. « Quest’anno il piccolo Harry ha compiuto undici anni, e comincerà il suo primo anno ad Hogwarts ».
Fece una pausa e lo guardò con aria di sfida.
« Sai cosa devi fare, giusto Severus? »
Questa volta fu il professore ad annuire, e poi sussurrò: « Ma l’Oscuro Signore… Lui non è tornato… »
« Sappiamo benissimo tutti e due che tornerà, Severus. Ne abbiamo già avuto la prova questa estate con la tentata rapina alla Gringott ». Silente abbassò lo sguardo sulla sua scrivania ingombra di pergamene.
« Tu credi che sia opera dei Mangiamorte? » Severus aggrottò la fronte guardando il Preside abbastanza stupito.
« Di Mangiamorte ne sono rimasti pochi, Severus, e non credo che prenderebbero iniziative da soli, essendo convinti che il loro Signore sia morto. Io credo, e spero non sia così, che stia agendo Voldemort stesso ».
Questa volta Severus rimase a bocca aperta, gli occhi diventati improvvisamente grandi, un rivolo quasi di terrore nello sguardo.
Scoprì velocemente il braccio sinistro, ma il Marchio Nero non era visibile sul suo avambraccio.
Si tranquillizzò e ricominciò a ragionare come era degno, cercando di formulare una frase sensata, ma l’anziano mago davanti a lui lo batté sul tempo.
« Potrei anche sbagliarmi, certo, ma devo dire che sono molto bravo a fare supposizioni, lo sai anche tu, no? »
Come diamine faceva a sorridere?
« Be’, che siano i suoi seguaci o Voldemort stesso, qualcuno sta cercando di far tornare al potere
l’Oscuro Signore, e sicuramente Harry non è in una buona posizione, non credi? » Silente tornò serio.
« È giunto il momento, Severus ». Il Preside alzò lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi.
« Proteggi Harry Potter ».
 
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Spazio dell'autrice con seri problemi mentali
Beeeene, sì, sono tornata.
Devo ammetterlo, questa Fanfiction mi girava in testa da un tempo vergognosamente troppo lungo, ed è nata così, da se'.

In teoria, anzi, in pratica è 'Harry Potter e la Pietra Filosofale' dal punto di vista di Severus, e be'... ho sempre sognato scriverlo.
Ok, sì, un po' patetico, ma... be' grazie per aver letto!
Spero mi seguirete, ragazzi ;)
Ela


  

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Capitolo 2
*** Incontro ***


Capitolo 2
 

Incontro

 
La settimana passò senza episodi particolari.
La mattina dopo il suo arrivo al castello Severus posizionò la sua sciarada e i calici magici con le sette pozioni nell’ultima stanza di protezione, e quindi quello che doveva fare l’aveva fatto.
Raptor si era rivelato più maldestro del previsto. Quando era andato a trovarlo nel suo ufficio, era riuscito a rovesciare un intero paiolo di Distillato della Morte Vivente, guadagnandosi, di rimando, una delle occhiate gelide che il Professor Piton riservava a pochi.
Per cui, tra i sorrisetti che tanto lo infastidivano di Silente, le passeggiate silenziose vicino al lago, il terribile balbettio di Raptor e il catalogare accuratamente le nuove pozioni, Severus si ritrovò alla sera del primo settembre senza nemmeno accorgersene.
Solo quando notò il subbuglio di fantasmi, professori e dipinti notò  che il tempo era scaduto.
Era giunto il giorno.
Avrebbe conosciuto il figlio di Lily.
E anche di James Potter.
Questo lo irritava, oh sì se lo irritava.
Il figlio della donna che amava e della persona più orribile che abbia mai conosciuto, dopo sé stesso, ovviamente.
E doveva anche proteggerlo.
A chi assomigliava, a una vecchia balia, forse?
L’Oscuro Signore non era ricomparso, e quel ragazzino sarebbe stato al sicuro per un po’.
Certo, Severus conosceva bene le supposizioni di Silente, e se lui diceva che sarebbe tornato, Voldemort sarebbe tornato.
Ma tenere d’occhio uno stupido marmocchio di undici anni…
Già se lo immaginava: « Io sono il ragazzo che è sopravvissuto! La vedete, la cicatrice? Io ho vinto l’Oscuro Signore! », certo, come se il sacrificio della madre non fosse contato nulla.
Be’, per lo meno aveva i suoi occhi.
Gli occhi di Lily.
Gliel’aveva detto Silente.
Certo, non sarebbero mai stati come quelli di lei, così espressivi, luminosi; potevano avere anche lo stesso colore e la stessa forma, ma non sarebbero stati in nessun caso come quelli di sua madre.
Però doveva farlo.
L’aveva promesso a quel vecchio pazzo del Preside, ma soprattutto a se’ stesso.
“Se amavi Lily Evans, se davvero l’amavi, allora la tua strada è tracciata”.
Questo si ripeteva.
Ogni qualvolta pensava di abbandonare tutto, di ritirarsi a Spinner’s End a vita e non tornare mai più ad Hogwarts, dove tutto non faceva che ricordargli che la donna che ama è morta per colpa sua, dove ogni muro gli urlava CODARDO!”, tutte quelle volte che pensava di non farcela, che era troppo debole per riuscirci, troppo sentimentale per esserne capace, ormai per la sua mente era uno spasmo involontario riportare alla luce le parole di Silente.
L’amava davvero?
Doveva farlo.
Gli studenti entrarono in Sala Grande facendo più baccano di quanto si ricordava facessero di solito.
Colpa dei Weasley,si disse.
Fulminò con lo sguardo ogni singolo alunno che gli passava davanti, e lanciò occhiate compiaciute al tavolo di Serpeverde, sempre ordinato  e tranquillo, come pretendeva lui.
Si sistemò al suo solito posto nel tavolo degli insegnati, purtroppo, vicino a Raptor.
Era più nervoso del solito e tremava forte, dal suo turbante si levava un odore di aglio nient’affatto piacevole.
Non gli rivolse la parola, ed era strano, considerando che ogni volta che lo incontrava era tutto un “P-p-p-professor P-p-p-piton” di qua e un “È p-p-proprio un g-g-gran m-m-mago” di là.
Guardava agitato l’entrata.
Severus si unì a lui nell’osservare l’ingresso, ma con un’indifferenza pari solo a quella dei muri.
Ed entrarono.
Una mandria di ragazzini tremanti capitanati dalla McGrannitt avanzava a rapidi passi verso il tavolo degli insegnanti. Si sistemarono velocemente in una lunga fila, e Severus riuscì a riconoscere il figlio di uno dei suoi pochi vecchi amici, Lucius Malfoy, dai capelli biondissimi.
Ma di… di quell’altro, niente. Nessuno indizio che gli desse la possibilità di individuarlo.
La professoressa fece apparire uno sgabello e lo posizionò davanti agli studenti del primo anno.
Sopra lo sgabello mise il Cappello Parlante, e Severus era certo che i novizi avessero paura di dover fare qualcosa di strano con quel cappello.
Lo sapeva perché anche lui aveva avuto la stessa identica paura, anni prima.
Se lo ricordava bene il suo Smistamento, la professoressa McGrannitt con la stessa espressione di quel momento dipinta in viso, i bambini che tremavano intorno a lui, il Cappello Parlante che urlava SERPEVERDE!, le pacche sulla schiena di Lucius arrivato al suo tavolo, Lily che, invece, era seduta tra i Grifondoro al tavolo opposto…
Il silenzio che si era creato fu spezzato dalla consueta canzoncina del cappello.
Chissà come faceva ad inventarne una nuova ogni settembre.
Be’, a pensarci cos’altro poteva fare durante l’anno?
Quando ebbe terminato la canzoncina la sala scoppiò in un applauso.
Anche Severus batté pigramente le mani.
Adesso i ragazzini davanti a lui sembravano più tranquilli.
Raptor, invece, continuava a tremare come non mai. Gli rivolse la parola, però, e disse: « M-m-mi emoziona s-s-s-sempre l-lo s-s-smistamento. È d-d-davvero m-m-molto emozionante. S-s-sì s-s-sì ».
Sembrava che volesse autoconvincersi con quella frase, e Severus non fece altro che aumentare il disgusto che provava per quell’uomo.
La prima ragazzina bionda diventò Tassorosso.
Bulstrode Millicent, invece, fu la prima Serpeverde dell’anno.
Riconobbe anche un altro ragazzo quando la McGrannitt lo chiamò.
Neville Paciock. Se lo ricordava bene. Era il figlio di due Auror che alcuni Mangiamorte avevano torturato fino alla pazzia quando Voldemort era all’apice del potere. Si ricordava bene quando Bellatrix e suo marito, due tra i seguaci che conosceva, erano stati condannati all’ergastolo ad Azkaban per questo.
Eppure non provava pena per quel ragazzino paffuto e goffo, ma si sorprese quando venne assegnato a Grifondoro. Un bambinetto così sarebbe stato bene solo a Tassorosso, per lui.
Mha, il Cappello aveva sempre scelto bene.
Forse.
Silente continuava a ripetergli che lo Smistamento avveniva troppo presto, che le persone dovevano dimostrare davvero chi erano nel corso degli anni, e poi sarebbero potuti veramente appartenere ad una Casa.
Il piccolo Draco Malfoy, intanto, era già stato assegnato a Serpeverde, e il professore batté le mani e sorrise compiaciuto.
Ormai erano rimasti in pochi.
E poi…
« Potter Harry! »
La sala fu percossa da sussurri, e Severus poté notare che il ragazzo era sempre stato davanti a lui quando camminò in avanti per sedersi sullo sgabello.
Solo allora si accorse che i capelli erano identici a quelli di James Potter, neri e sparati in tutte le direzioni. Avrebbe dovuto rendersene conto prima.
Il bambinetto si accomodò sullo sgabello tremando appena. La McGrannitt fece scivolare il cappello sulla sua testa e la folla rimase in silenzio in attesa del verdetto.
Severus sapeva benissimo a che Casa sarebbe stato assegnato, entrambi i genitori, infatti, erano Grifondoro.
Eppure, in fondo, sperava che venisse assegnato ad una Casa diversa, magari Serpeverde.
Forse sarebbe riuscito ad odiarlo di meno, magari a vederlo solo come il figlio di Lily e non come
il figlio di Lily e James Potter.
Probabilmente il compito di stargli appiccicato come il Magic Scotch sarebbe stato meno arduo.
Così quando il ragazzo si sedette nella tavolata rosso-oro esattamente davanti al fantasma di
Nick-Quasi-Senza-Testa, non poté pensare altro che ‘esattamente come suo padre’.
Una grande quantità di odio puro travolse Severus come una secchiata di acqua gelida.
Le grida dei Weasley « Potter è dei nostri! » che echeggiavano nella sala.
Il figlio di James Potter.
Zabini Blaise diventò Serpeverde, e lo Smistamento si concluse.
Raptor balbettò qualcosa di incomprensibile a cui Severus ritenne opportuno non dare la minima importanza.
Quando furono spariti sgabello e Cappello Parlante, Silente si alzò per le sue consuete “parole di benvenuto”.
Sorrideva radioso agli studenti, e un brivido percorse la schiena dell’insegnante di Pozioni.
Possibile che persino il sorriso del Preside fosse uguale tutti gli anni?
« Benvenuti! » esordì. « Benvenuti al nuovo anno scolastico di Hogwarts! Prima di dare inizio al nostro banchetto, vorrei dire qualche parola. E cioè: Pigna, pizzicotto, manicotto, tigre! Grazie! »
Ridicolo, pensò.
Ma un mezzo sorriso scappò anche a lui.
I piatti si riempirono di ogni tipo di cibo, ma Severus si servì solamente del roast beef e delle carote.
No, non aveva per niente appetito.
Con la coda dell’occhio osservò Raptor, che assaggiava con mano tremante un dolce alla menta, Hagrid che, il piatto pieno, si era avventato su una coscia di pollo, e Silente, intento a parlare con la McGrannitt, che mangiava tranquillamente una costoletta di maiale e delle patate al forno.
La calma di quell’uomo era snervante.
Severus era sicuro che Silente fosse contento che Potter fosse diventato Grifondoro. D’altronde, anche lui, ai tempi, lo era stato.
« Dove vorresti finire, se potessi scegliere? »
« ‘Grifondoro… culla dei coraggiosi di cuore!’Come mio padre ».
Per un breve, intenso, istante, Severus vide un ragazzino con i capelli spettinati agitare una spada invisibile seduto in uno degli scompartimenti dell’Hogwarts Express.
Se non sapesse già chi fosse, avrebbe detto che era quel ragazzino appena smistato che sedeva accanto al rosso Weasley.
Era così identico a lui.
« S-s-s-senti, S-s-s-severus… ». Da quando in qua quell’essere aveva cominciato a chiamarlo per nome?
Voltò la testa svogliatamente e fu colpito da una zaffata di aglio proveniente dal turbante che il buffo mago portava ancora sulla testa. Per nulla piacevole.
Severus aveva sperato che indossasse quel ridicolo copricapo solo per viaggiare.
« Q-quel m-mostro… il mo-mostro c-che S-Silente ha de-detto è a g-guardia d-della P-pietra… Se-secondo t-te, c-cos’è? »
Tremava come una foglia.
« Non ne ho idea » ribatté sprezzante.
« P-pensavo c-che t-t-tu sa-sapessi qualcosa… »
Dove voleva arrivare?
Severus alzò un sopracciglio.
« Non conosco nulla sulla bestia di guarda alla Pietra. Perché dovrei sapere qualcosa? E poi io insegno pozioni, fino a prova contraria, Difesa contro le Arti Oscure è la tua materia, ma non mi sembra che tu sia molto preparato ».
Raptor rimase spiazzato da quella risposta gelida.
Severus, invece, si accorse che il piccolo Potter lo stava osservando.
Fu un attimo.
Il professore girò la testa e incrociò il suo sguardo.
Non era possibile.
Quegli… quegli occhi…
Il ragazzo si girò di scatto, la mano sulla fronte.
Magari non ha ancora mostrato bene la cicatrice a quei suoi amici senza cervello.
Si voltò velocemente.
Persino parlare con Raptor sarebbe stato meglio di quello che aveva appena visto.
Ma il Professor Silente si alzò, e questo gli fece intuire che la cena era finita.
Il silenzio calò sulla sala come se qualcuno avesse lanciato un incantesimo tacitante.
« Ehm… solo poche parole ancora, adesso che siamo tutti sazi di cibi e bevande. Ho da darvi alcuni annunci di inizio anno.
« Gli studenti del primo anno devono ricordare che l’accesso alla foresta qui intorno è proibito a tutti gli alunni. E alcuni degli studenti più anziani farebbero bene a ricordarlo anche loro ».
Silente lanciò una rapida occhiata al tavolo dei Grifondoro, molto probabilmente verso i Weasley prima di continuare.
« Inoltre, il signor Gazza… »
Bla bla bla, lo conosceva a memoria quel discorsetto.
La sua attenzione tornò viva quando il Preside disse: « …da quest’anno è vietato l’accesso al corridoio del terzo piano a destra, a meno che non desideriate fare una fine molto dolorosa ».
Qualche idiota, tra cui Potter, rise.
Oh, Salazar, di certo non si immaginavano l’enorme bestia che faceva la guardia a quel corridoio!
Sinceramente, non se la immaginava neanche lui, ma non gli sarebbe dispiaciuto affatto se qualcuno ci fosse finito per sbaglio; magari uno dei gemelli Weasley, o…
« E ora, prima di andare a letto, intoniamo l’inno della scuola! » gridò Silente facendo apparire con un colpo di bacchetta le parole.
Oh no.
Questo no.
« Ognuno scelga il motivetto che preferisce! Via! »
Incantesimo tacitante! Ora!
Appena fu conclusa quella pantomima, Silente lasciò tutti liberi di andare, tranne lui, ovviamente.
« Severus… » Continuava a sorridere euforico.
« Sì, l’ho visto. Il figlio di Potter. Lo terrò d’occhio, tranquillo » tagliò  corto.
« Ne sono certo, Severus » rispose bonario Silente, e lo lasciò andare.
Raggiunse velocemente il suo ufficio e spalancò violentemente la porta che lo divideva dalla sua camera da letto.
Si accasciò sulla trapunta verde acido del letto a due piazze, mise una mano sulla fronte e chiuse gli occhi.
« Ho conosciuto tuo figlio, Lily » sussurrò.
« Ed è vero. Ha i tuoi stessi occhi ».


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Spazio dell'autrice con seri problemi mentali
Sì, ho già pubblicato il secondo capitolo.
Perchè? Be' semplice, ne avevo voglia.
Ma non vi ci abituate, credo che comincierò ad aggiornare una volta alla settimana, (dalla prossima, però).
Insomma, non potrò mai ringraziarvi abbastanza.
Cioè, ho pubblicato il primo capitolo solo ieri sottolineando accuratamente quanto ciò fosse, suo malgrado, terribilmente banale e patetico e mi ritrovo con 4 fantastici ragazzi che l'hanno messa tra le seguite e una bellissima recensione?
Oh mio Dio, vi amo.

Dopo questa accorata dichiarazione d'amore, be', vi lascio andare.
Con la speranza che continuerete a seguirmi,
Ela

  

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Capitolo 3
*** Celebrità ***


Capitolo 3
 

Celebrità

 
Voleva ucciderlo?
Sì.
Severus non aveva mai sentito così tanta gente bisbigliare, segnare a dito e ridacchiare nervosamente al passaggio di uno stupido ragazzino di undici anni.
Cercava in ogni modo di evitarlo, non riusciva a sopportare che quel bimbetto così identico a James Potter potesse avere quegli occhi. Non aveva il diritto di profanare tale bellezza con l’arroganza che, Severus ne era certo, aveva ereditato dal padre.
Eppure, anche se leggermente più nervoso del normale, il professore riuscì a mantenere la decorosa severità che lo contraddistingueva.
E poi arrivò il venerdì.
Pozioni doppie con Serpeverde e Grifondoro del primo anno.
Fantastico.
Se il giovedì insegnava alla sua classe preferita (cinque Serpeverde, quattro Corvonero e tre Tassorosso del settimo anno), tutti Eccellenti in Pozioni dal Fattucchiere Ordinario, Severus era sicuro che il venerdì avrebbe insegnato ad una pessima classe.
Per i Grifondoro, ovviamente.
I Serpeverde sarebbero stati sicuramente preparati e competenti. E se non fosse stato così… Be’, sarebbe stato così per forza.
Entrò nell’aula dei sotterranei dove era solito tenere la lezione, e il ciarlare soffocato degli alunni svanì all’istante.
Raggiunse la cattedra per dare una scorsa al registro, e dopo il nome Patil Calì trovò quello che cercava.
« Ah, vedo » alzò gli occhi per individuarlo tra i banchi, e, come alla cena di inizio anno, era seduto vicino a un Weasley, Ronald, secondo il registro, particolarmente lentigginoso.
« Harry Potter. La nostra nuova… » Lo guardò dritto negli occhi, e stavolta non ne fu sopraffatto, perché aveva imparato a vederli come un insulto alla sua bella Lily.
« …celebrità ».
Riabbassò lo sguardo per terminare l’appello, e dopo attaccò col suo solito discorso iniziale.
Ormai lo sapeva a memoria, l’aveva detto così tante volte che aveva quasi perso la sua autorità, secondo lui.
Mentre parlava, guardava uno ad uno i neo-studenti, ed indugiò particolarmente sul piccolo Neville Paciock, che sembrava preso dalla tremarella stile Raptor, quando disse:
« Io posso insegnarvi a imbottigliare la fama, la gloria, addirittura la morte… Sempre che non siate una manica di teste di legno, come in genere sono tutti gli allievi che mi toccano ».
Il ragazzo paffuto fu scosso da un tremito più forte.
Ritornò a guardare il suo studente preferito.
Sembrava, come dire, sbalordito?
« Potter » disse Severus improvvisamente. « Che cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere dentro un infuso di artemisia? »
La ragazza riccia seduta dietro di lui alzò la mano di scatto. Il ragazzo, invece, boccheggiò, incrociò per un attimo lo sguardo del rosso e poi rispose: « Non lo so, signore ».
Tua madre l’avrebbe saputo.
« Bene, bene… è chiaro che la fama non è tutto ».
Guardò un attimo in giro per l’aula, per poi puntare nuovamente gli occhi sul ragazzino.
« Proviamo ancora ». Le labbra di Severus, leggermente contratte in una smorfia divertita, si mossero impercettibilmente nel pronunciare quelle parole.
« Potter, dove guarderesti se ti dicessi di trovarmi una pietra bezoar? »
Oh, no, non sapeva neanche questa.
Severus sapeva il perché, era cresciuto tra i peggiori babbani che avesse mai visto, non poteva di certo conoscere il più comune antidoto ad ogni tipo di veleno.
Conosceva bene, infatti, Petunia Evans, la donna con cui il ragazzo aveva vissuto, per quanto ne sapeva.
L’invidia e il disgusto che provava per la sorella strega, e per la magia stessa, si era di certo estesa anche nei confronti del figlio di quest’ultima.
« E… Potter, qual è la differenza tra l’Aconitum napellus e l’Aconitum lycoctoum? » Il professore guardò l’undicenne con aria di sufficienza.
« Non lo so » rispose lui stranamente tranquillo. « Ma penso che Hermione lo sappia. Perché non prova a chiederlo a lei? »
Le labbra di Severus arricciate nel solito ghigno malizioso, si assottigliarono di colpo. Fece sedere la riccia, Hermione, a quanto pareva, che si era alzata in piedi con la mano protesa verso il soffitto.
Si avvicinò al banco del ragazzo e vi posò le mani sporgendosi leggermente verso di lui.
« Per tua norma e regola, Potter, asfodelo e artemisia insieme fanno una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di Distillato della Morte Vivente ».
Che non mi dispiacerebbe farti assaggiare.
Salazar, se adorava lo sconcerto e l’imbarazzo che traspariva dagli occhi del ragazzo!
Dopo aver spiegato dove trovare un bezoar, aver appurato che l’Aconito potesse chiamarsi in due modi diversi e tolto un punto a Grifondoro, tornò alla cattedra.
« Dopo questa gran prova di intelligenza del nostro Potter, potete cominciare a dividervi in coppie » iniziò.
« Come prima pozione ». Si alzò in piedi e si mise davanti alla cattedra. « Preparerete un infuso a base di ortiche per curare i foruncoli. Tutti gli altri ingredienti, le istruzioni, e le dosi » agitò la bacchetta, « sono sulla lavagna ».
Gli alunni cominciarono subito a pesare le ortiche.
Severus cominciò a passare tra i banchi criticando qua e là come stavano cuocendo la pozione, o come schiacciavano le zanne di serpente, poi arrivò al banco di Malfoy, sorrise compiaciuto e si voltò verso gli altri.
« Allora qualcuno di dotato in questa classe c’è ». Si spostò di lato per non coprire il viso di Draco.
« Guardate come ha stufato le lumache cornute. Dovreste tutti prendere esempio da lui. Dieci punti a Serpeve… »
Un potente sibilo e una nera nuvola di fumo invasero il sotterraneo, e gli impedirono di terminare la frase.
Neville Paciock, seduto accanto ad Harry, aveva fuso il calderone del suo vicino schizzandosi di pozione, e adesso piangeva per il dolore, mentre orribili foruncoli gli spuntavano su braccia e gambe.
« Ma che razza di idiota! » sbraitò Severus, lanciando un Gratta e netta sulla pozione per terra.
« Suppongo che tu abbia aggiunto gli aculei di porcospino prima di togliere il calderone dal fuoco. Non è così? »
 Ordinò al ragazzo col calderone bruciato di portarlo in infermeria, e poi rivolse lo sguardo a Potter e Weasley togliendo un altro punto a Grifondoro perché i ragazzi non gli avevano detto di non aggiungere gli aculei.
La lezione finì, e Severus, annoiato, tornò nel suo ufficio.
Non fece  nemmeno in tempo ad entrare che la piccola fenice rossastra di Silente gli piombò addosso.
Strusciò un attimo il becco tra i suoi capelli scuri, e poi gli lasciò cadere in mano un biglietto lilla.
« Tu come hai… » Provò a spiegarsi come la fenice sia riuscita ad entrare da sola nel suo ufficio, ma Fanny era già volata via.
Aprì il messaggio, e dalla scrittura piccola e ordinata dedusse subito chi fosse il mittente.
 
Carissimo Severus,
 potresti portarmi una copia di Trasfigurazione Oggi? Il gufo che doveva recapitarmela deve essersi perso.
Albus          
 
Il professore sospirò.
Entrò nel suo ufficio e prese la copia di Trasfigurazione Oggi dalla sua scrivania, non che la leggesse davvero, s’intende.
Aveva capito subito che quella era solo una scusa per parlargli di qualcosa, ma salì ugualmente le scale fino allo studio del Preside.
Ciccorane gli sembrava sempre la parola d’ordine più assurda che avesse sentito.
Salì la scala girevole e bussò alla porta dell’ufficio.
« Vieni, vieni, Severus! » sentì urlare da dietro quella.
Appena entrato, il professore trovò Silente chino su alcuni aggeggi di metallo, con la testa inclinata di lato.
Improvvisamente il vecchio mago si girò e si avvicinò al professore, che gli porgeva la rivista con la mano destra.
« Oh, Severus, grazie mille, credo che dovrei scrivere alla redazione, il loro gufo arriva sempre in ritardo… » Si sedette dietro la scrivania e cominciò a leggere.
Il professore lo guardò per un po’ prima che il Preside parlasse, senza alzare lo sguardo dalla rivista.
« C’è qualcosa che ti turba, Severus? »
Il professore non rispose, ma cominciò a camminare per l’ufficio.
« Magari riguarda… »
« Harry Potter! » sbottò infine Severus. « Terribilmente irritante, mediocre, arrogante come suo padre, ribelle a ogni regola, compiaciuto di scoprirsi famoso, avido di attenzione e impertinente… »
« Tu vedi quello che vuoi vedere, Severus ». Silente lo interruppe senza alzare lo sguardo da Trasfigurazione Oggi. « Altri insegnanti mi dicono che è modesto, piacevole e dotato di un certo talento. Personalmente lo trovo un ottimo ragazzo ».
Il  professore rimase a bocca aperta davanti a quei favoritismi.
Silente girò una pagina della rivista, e, sempre senza guardarlo, aggiunse:
« Tieni d’occhio Raptor, d’accordo? »
« Raptor? » Severus non credeva che un tale insulso maghetto avesse bisogno di essere tenuto d’occchio.
« Sì, non mi convince affatto ».
« Tu credi… » sussurrò Severus.
« No, non credo niente. Suppongo. Ed ora faremmo meglio ad andare tutti e due, Severus, o faremo tardi per il pranzo ».

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Spazio dell'autrice con seri problemi mentali
Record!
Aggiornamento alle 00:24, be', credo sia un'ora perfetta, comunque, così potrò annunciarvi ufficialmente che pubblicherò un capitolo ogni domenica!
Spero che vi vada bene, io lo ritenevo il giorno migliore.

Insomma, che dire di questo capitolo? Nulla di particolare, si attiene molto alla trama principale, semplice, quasi noioso.
Be', serviva, comunque.
Come al solito, fatemi sapere che ne pensate!
Non finirò mai di ringraziarvi abbastanza :)
A presto,
Ela

  

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Capitolo 4
*** Somiglianze ***


Capitolo 4
 

Somiglianze
 

« Sev! Severus! Guarda, Severus! »
La rossa, seduta sul prato del giardino del castello fin troppo rigoglioso per essere solo febbraio, faceva trotterellare attorno a se’ il Patronus di una piccola cerva d’argento; la testa girata per guardare il suo amico; la bocca distesa in un grande sorriso.
« Ho imparato! Ce l’ho fatta! So fare un Patronus corporeo, Severus! »
Lily rideva quando il ragazzo dai capelli lunghi e neri le si sedette accanto.
« È… è proprio bello » disse Severus.
La ragazza annuì: « Adoro questa cerva. Lo sapevi, no? È il mio animale preferito, te l’avevo detto, vero? »
Oh, sì, lui lo sapeva fin troppo bene.
« E il tuo che forma ha? » Il Patronus di Lily svanì lentamente.
Il moro si irrigidì.
Non voleva di certo rivelarle che anche il suo Patronus aveva la forma di una cerva.
« Io… io non riesco ancora a fare un Patronus corporeo » disse infine, piegando il capo verso destra per non guardarla in faccia.
Lily, invece, si sporse verso di lui per guardarlo negli occhi.
Poi, ridacchiando, gli disse: « Non è vero, ti ho visto evocarne uno martedì scorso, al lago. Solo che non ho visto bene di che forma era! Daaaai, che animale è? »
Quei suoi occhi…
« È un cer… vo » mentì.
« Ah ». Lily guardò per terra, sembrava… delusa.
« Come quello di James Potter ».

*
 

 

Severus si svegliò.
Non aprì gli occhi, rimase qualche istante a contemplare il viso della sua amata ancora impresso sulla sua retìna.
Era da tanto che non gli capitava di sognarla.
Tanto sul serio.
I primi giorni dopo che era morta, quando Silente lo controllava spesso perché non facesse qualcosa di poco raccomandabile, la sognava sempre.
Di solito gli capitava di vederla il giorno in cui avevano litigato, oppure il giorno del suo matrimonio, oh, sì, perché lui c’era.
Quel giorno era nascosto dietro una delle colonnine della chiesa.
Erano in pochi, e Severus notò subito che il testimone di Lily era quel Lupin.
Già, lui aveva preso il suo posto, dopo che avevano litigato.
Accettava un lupo mannaro ma non sapeva perdonare lui.
Indossava un abito troppo pomposo, sicuramente non l’aveva scelto lei.
Pizzi e trine bianche non erano affatto roba sua.
A Lily stava bene la divisa semplice di Hogwarts, le magliette color pastello che indossava durante l’estate, le sciarpe verdi e argento che le prestava lui…
L’abito da sposa non le donava affatto.
Aprì gli occhi lentamente.
La sua immagine non voleva andare via.
Basta.
Che giorno era?
Giovedì.
Oh, Salazar, fantastico.
No, davvero. Quel giorno aveva gli studenti del M.A.G.O., gli unici allievi che non considerava degli incompetenti.
Si lavò e si vestì, impiegando più tempo possibile, e concentrandosi su quello che avrebbe dovuto fare quel giorno, per non riconoscere a se’ stesso di stare pensando troppo a Lily Evans.
Salire per fare colazione?
Nah, non aveva voglia.
Però aveva fame.
Si costrinse ad indossare il solito lungo mantello nero e si incamminò a passi abbastanza veloci verso la Sala Grande.
Perché indossava ancora quel mantello? Bella domanda, in fondo non lo sapeva più neanche lui.
All’inizio, dopo essersi allontanato da Lord Voldemort, si vestiva di nero per sottolineare quello che era stato, come aveva tradito la sua gente, l’unica persona da lui amata; poi era diventato un orribile nero di lutto, e così era rimasto.
Sinceramente, non gli era mai piaciuto il nero. Il suo colore preferito era il rosso, ma non si ricordava di averlo mai indossato.
Persino da bambino, povero com’era, era costretto a portare le grigie giacche smesse da suo padre e quelle felpe deformi che comprava sovente sua madre.
Il piacere dei colori, quelli veri, brillanti, lo trovava solo nel verde e nell’argento che spiccavano sulla sua divisa di Serpeverde.
Il rosso, a lui, non era permesso indossarlo.
Prese posto nel tavolo degli insegnanti, dopo essersi sorbito, mentre passava vicino al tavolo dei Grifondoro, dei leggeri lamenti per via della prima lezione di volo.
Non capiva cosa c’era di cui preoccuparsi, era così semplice.
A Severus piaceva volare.
Oh, sì, era fantastico.
Ed era anche bravo.

 

*
 

« Dovresti proporti come Cercatore, lo sai? »
« Ho troppo da studiare, non ho tempo ».
« Frequentiamo gli stessi corsi, Sev, studiamo anche insieme, e il tempo ce l’hai eccome ».
« Io non… »
« Sei bravo, Sev. Davvero ».

 

*
 

 

Decisamente, ci stai pensando troppo, Severus, datti una calmata.
Fortunatamente Raptor non c’era, e Silente era troppo impegnato in un’animata conversazione con la Sprite per accorgersi del suo arrivo.
Mangiare non gli piaceva.
Fosse stato per lui, avrebbe vissuto tranquillamente senza cibo, peccato che il suo corpo non la pensasse allo stesso modo.
Concentrandosi bene su ogni movimento che faceva, assaggiò il porridge e mise a tacere il suo stomaco.
 

*
 

Veritaserum.
Ormai era più di una settimana che i dodici studenti ci stavano lavorando.
Erano tutti bravi, non c’era nulla da dire, almeno per i suoi Serpeverde.
« Anderson,  lo Sciroppo di Ellaboro, non tutto insieme, e tu, Mitchell, hai mescolato il Sangue di Salamandra con un giro antiorario di troppo ». Severus criticò un Corvonero e una Tassorosso quasi solo per divertimento.
Poi si avvicinò a uno degli studenti migliori della classe, Serpeverde ovviamente, prese un mestolo e lo intinse nel calderone, la pozione era di un bel colore carta da zucchero.
« Vedete » disse alla classe « il colore della pozione prima di aggiungere le zanne di serpente? Perfetto,  signor Bennet, dieci punti a Serpeverde ».
Il ragazzo biondiccio sorrise compiaciuto.
Girovagò un po’ per la classe finché non finì la lezione e rimase solo.
Era presto per la cena, per cui, dopo essersi passato una mano nei capelli per scostarli dalla fronte, decise di fare un giro per il castello.
Passò, per i sotterranei, per i corridoi del primo piano e vicino alla Torre di Astronomia, e fu quando passò vicino all’aula di Trasfigurazione che le sentì.
Erano tre ragazze, conosceva i loro nomi, Katie Bell, del secondo anno, Angelina Johnson e Alicia Spinnet, del terzo.
Non erano pessime in Pozioni, ma erano Grifondoro.
Inizialmente, non aveva la minima intenzione di sentire i loro discorsi, ma qualcosa attirò la sua attenzione.
« Harry Potter! Harry Potter! Non ci credo! »
« Alicia, non urlare! Oliver vuole che rimanga un segreto, per ora ». Un’altra delle ragazze, Severus non sapeva quale delle tre fosse, la rimproverò.
« Che cos’altro ti ha detto Oliver, Angelina? » La terza ragazza, che, per esclusione, era Katie Bell, parlò.
« Vi ho già detto tutto! Ha detto che è bravissimo, che è la prima volta che sale su un manico di scopa e sembra che voli da quando era piccolo, e poi che, secondo lui, sarà un ottimo Cercatore ».
Cercatore? Fino a prova contraria, Potter era del primo anno, e gli studenti del primo anno non potevano…
« Oddio! Harry Potter! Ma ci pensate, quell’Harry Potter nella nostra squadra! Che poi non è per niente brutto, eh. Oh, Harry Potter! » Alicia Spinnet gridò di nuovo.
« Aspettiamo a vederlo giocare, poi potrai dire che è bello quanto ti pare. A me interessa che sia bravo, non uno sciupafemmine. Che poi a undici anni… ». Angelina Johnson fu interrotta con vigore dalla Spinnet.
« Sì, sì, parla parla, Angelina, ma intanto non sono ceca! Ti vedo con Fred Weasley, cosa credi? Sempre appiccicati ».
« Che c’entra Fred adesso?! »
Severus non aveva voglia di sentire oltre.
Girò i tacchi e partì di gran carriera verso l’ufficio di Silente.
Poco dopo si ritrovò davanti all’ufficio del Preside, e stavolta non bussò alla porta, ma entrò bruscamente nello studio dicendo: « Mi vuoi spiegare perché Potter è Cercatore dei Grifondoro quando è vietato dalle regole, per quelli del primo anno? »
Silente non si arrabbiò minimamente per la rumorosa ed improvvisa apparizione di Severus, ma rispose sorridendo al professore dalla cattedra: « Abbiamo deciso di fare una piccola eccezione, Severus. Ha ottime capacità, e soprattutto… »
« MA NON PUÒ FARLO!» tuonò Severus, il fiato corto.
Il Preside lo guardò dal basso verso l’alto, gli occhi azzurri più vivi che mai.
« Severus, Harry Potter non è James Potter ».
Il professore rimase senza fiato.
Aprì la bocca come per ribattere, ma le parole non vennero.
La richiuse con uno scatto ecco della mascella, si girò e uscì dalla stanza, sbattendo la porta con quanta forza aveva in corpo.
Odiava quando Silente aveva ragione.

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Spazio dell'autrice con seri problemi mentali
08:49, sto morendo di sonno, ma pubblico soooolo per voi! :)
Allora, diamine, sono davvero contentissima che questa storia vi piaccia, cioè... wow, siete fantastici.
Be', nelle recensioni dello scorso capitolo mi avevano chiesto di descrivere meglio l'introspettività di Severus.
Spero di esserci riuscita, sinceramente, questo è uno dei miei capitoli preferiti, ed ho sempre pensato che quando Harry è entrato nella squadra di Quidditch Severus abbia ricollegato il tutto a James.
Come sempre, se vi va, fatemi sapere che ve ne pare :)

E pooi, ho conservato questa parte per ultima, ringrazio davvero moltissimo Strega_Mogana per avermi invitato al forum 'Libertà di Sognare', a parte l'essermi sentita davvero onorata, è davvero un forum sul nostro Sev e su Alan Rickman fatto bene, quindi, grazie anche qui! 
Insomma, direi di avervi tediato alquanto, quindi... corro via!
Ela

Ps: com'è andata la prima settimana di scuola? :)


  

 

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Capitolo 5
*** Halloween ***


Capitolo 5
 

Halloween

Passarono Settembre e Ottobre, e Severus si innervosì particolarmente soltanto quando la McGrannitt regalò a Potter una Nimbus Duemila e quando i gemelli Weasley fecero esplodere i loro calderoni con dei Fuochi d’artificio Filibuster.
Aveva cominciato a tenere d’occhio anche Raptor, come gli aveva detto Silente, e si era accorto di trovarlo spesso nel suo ufficio sommerso da libri come Creature Magiche: come ammaestrarle o Vieni qui, bello! – Guida a come avvicinare e domare le Creature Magiche inglesi, e, ancora più spesso, a girovagare per il corridoio del terzo piano.
Oh, sì, Silente aveva ragione, c’era qualcosa che non andava.
Quel giorno era Halloween.
Severus lo aveva capito dal profumo di zucca stufata che aleggiava nel castello.
Benché non apprezzasse il cibo, la zucca gli piaceva.
Ma quel giorno, la zucca non avrebbe potuto alleviare il dolore.
No.
Perché quello era il giorno.
Era il giorno in cui era diventato quella persona orribile che tanto tempo prima aveva cercato di nascondere perfino a se’ stesso.
Il 31 ottobre di dieci anni prima, diventava un assassino.
Il 31 ottobre di dieci anni prima, la sua Lily moriva per sua colpa.
Da quel giorno, odiava Halloween.
Da quel giorno, odiava se’ stesso.
E benché facesse male, malissimo, tutto questo senso di colpa, non avrebbe mai fatto nulla per alleviarlo.
Soffrire gli sembrava l’unico modo per scontare la sua pena.
 

*
 

 

Quella sera il cielo della Sala Grande era terso, pieno di tante, piccole stelle luminose, e stormi di pipistrelli neri sorvolavano pigramente i tavoli.
Severus non sapeva perché, ma il suo abito nero appariva quasi più scuro quel giorno, quasi che anch’esso riuscisse a capire che giorno fosse.
Il rumore dei tacchi delle sua scarpe mentre si avviava verso il tavolo delle autorità era coperto dall’animato chiacchiericcio dei ragazzi.
I Serpeverde accennarono ad un inchino di reverenza al suo passaggio, che il professore ricambiò con un rapido cenno del capo.
Era già seduto al suo solito posto quando apparirono i cibi sul tavolo.
Severus aveva appena assaggiato il suo stufato di zucca quando si accorse dell’assenza di Raptor.
Si guardò intorno, ma di lui nessuna traccia.
Ma il suo stupore non durò a lungo, perché Severus capì il motivo della sua assenza quando irruppe nella Sala Grande, la paura a deformargli il volto.
Si diresse correndo verso Silente, il turbante gli penzolava verso destra.
« Un mostro… nei sotterranei… pensavo di doverglielo dire ».
Si accasciò a terra davanti alla sedia del Direttore.
Terrore generale.
Dopo aver dato precisi ordini ai Prefetti, il Preside lanciò un’occhiata eloquente a Severus, indicando con un cenno del capo Raptor, che si era alzato da terra e stava uscendo dalla sala apparentemente sconvolto.
Severus annuì e si alzò; invece di seguire gli altri insegnanti nei sotterranei, si avviò spedito verso il terzo piano.
Era sicuro che l’avrebbe trovato lì.
I corridoi erano vuoti, gli studenti erano nelle proprie Sale Comuni e i professori a cercare il mostro.
Aumentò il passo.
Raptor…
Che cosa stava combinando?
Quell’irritante maghetto balbuziente era davvero capace di architettare qualcosa da far addirittura sospettare Silente?
Strano.
Era arrivato al corridoio, ma, con sua grande sorpresa, Raptor non era lì.
Si guardò intorno e poi la vide: l’ultima porta del corridoio, quella che era d’accesso alla botola per arrivare alla Pietra, era aperta.
Entrò a tutta velocità nella stanza, la bacchetta alzata.
Fece appena in tempo a lanciare un Sortilegio Scudo: un enorme cane a tre teste, la bava che gli colava dall’enorme bocca, evidentemente, era molto agitato. Le sue tre teste ringhiavano e ululavano verso di lui, e le enormi zampe cercavano il suo volto, o qualunque altra parte del suo corpo, per azzannarlo.
Lanciò un paio di Fatture a una delle teste, per tenerla a bada, e capire che cosa aveva reso quel mostro così nervoso.
E poi vide la ragione di tanta confusione: un’ampolla piuttosto grossa era rovesciata a terra, e una pozione grigia-azzurra bagnava il pavimento.
Severus la riconobbe subito, era la stessa pozione che Raptor aveva versato per terra quando era venuto nel suo studio prima dell’inizio dell’anno scolastico.
Salazar, come aveva potuto essere così ingenuo!
Quando Raptor aveva rovesciato il paiolo, Sverus non era nel suo ufficio, era arrivato soltanto quando Raptor si stava affrettando a pulire balbettando scuse.
Avrebbe potuto prendere tutta la pozione che voleva!
Be’, ma allora Severus non sospettava di quel mago da quattro soldi.
Come poteva essere stato così idiota da provare a somministrare a un mostro del genere il Distillato della Morte Vivente per metterlo a bada?
Si era fermato troppo a pensare.
La testa centrale del cane si avventò contro di lui, e non servì a nulla il suo Schiantesimo, perché ormai il mostro era riuscito ad azzannare la sua gamba.
Un’imprecazione gli salì alle labbra con un grido di dolore.
Urlò Sectumsempra! e il cane mollò la presa sulla sua gamba, ma l’incantesimo, evidentemente, non aveva il medesimo effetto di quello che aveva con gli uomini, perché la bestia, dopo aver sanguinato un po’, era già pronta ad attaccare di nuovo.
Ma Severus fu più veloce: afferrò l’ampolla quasi vuota dal pavimento e, dopo aver urlato un’ultima volta Protego!, si affrettò ad uscire dalla stanza.
Chiuse la porta dietro di se con un colpo secco e la sigillò.
Solo dopo essersi seduto sul pavimento freddo e aver accuratamente messo da parte la sua bacchetta, si degnò di dare un’occhiata alla sua gamba, o almeno a quella che era la sua gamba, e di accorgersi del dolore lancinante che essa gli provocava.
Vedeva solo sangue.
« S-Severus? »
Raptor?
« No, Merlino ». Cercò la bacchetta tra le tasche del mantello.
« Co-cosa hai f-fatto alla ga-gamba? »
« Nulla che ti riguardi » rispose secco Severus, dopo aver mormorato Reparo e aver riparato i pantaloni strappati.
« P-perché non se-sei c-con gli altri pro-professori? » Pura ingenuità nei suoi occhi.
« Buffo » Severus si alzò e fece un passo avanti verso Raptor, la gamba gli faceva malissimo. « Stavo per farti la stessa domanda ».
Sventolò davanti al volto improvvisamente pallido di Raptor l’ampolla con ancora un po’ di Distillato della Morte Vivente.
Il mago col turbante aprì la bocca per replicare, poi la richiuse nervoso, fissando qualcosa oltre le spalle di Severus.
« Severus! Dov’eri? Abbiamo controllato i sotterranei, ma del Troll non c’è traccia ».
Minerva McGrannitt lo prese per un braccio e lo trascinò dietro di se’, noncurante del gemito di dolore di lui quando la sua gamba toccò violentemente terra.
« Nulla né sulla Torre di Astronomia, né vicino alle cucine, Filius ha controllato… Avete sentito? »
Minerva si voltò verso di lui, e Severus notò con disgusto che Raptor li aveva seguiti.
Sì aveva sentito, era uno strillo.
« Viene dal bagno delle ragazze » si affrettò a dire Severus, prima che la McGrannitt continuasse a trascinarlo per un braccio.
Benché il dolore alla gamba minacciasse di farlo svenire, seguì Minerva fino al bagno, controllando con la coda dell’occhio che Raptor li seguisse.
La McGrannit spalancò la porta con un movimento secco della bacchetta, e lo scenario che si presentò al trio non si sarebbe mai potuto immaginare.
Harry Potter e Ronald Weasley erano in piedi vicino ad un enorme Troll di montagna svenuto, e quella che doveva essere Hermione Granger era accasciata per terra e tremava.
Raptor si afflosciò su una tazza del gabinetto con una mano sul cuore (patetico) e la McGrannitt osservava torva i ragazzi.
Severus si chinò sul mostro arricciando il naso per il fetore.
Quegli insulsi ragazzini del primo anno erano riusciti davvero a mettere fuori gioco un mostro del genere.
La McGrannitt li rimproverò, le labbra strette.
Fu allora che Severus si alzò ed incrociò lo sguardo del ragazzo con gli occhiali.
« Evans, hai visto cosa so fare? Altro che quel Mocciosus! »
Harry Potter sembrò aver trovato qualcosa di molto interessante sulle sue scarpe da ginnastica.
« La prego, professoressa McGrannitt… erano venuti a cercare me…»
E la Granger si sproloquiò in un dolce e drammatico racconto strappalacrime di come erano andate veramente le cose.
Commovente, davvero.
Minerva tolse cinque punti a Grifondoro e la rimandò nella sala comune.
Ora i suoi occhi si rivolgevano ai due undicenni.
« Bene, torno a dire che siete stati fortunati, ma non molti allievi del primo anno avrebbero saputo tenere testa a un ostro di montagna così grosso. Vincete cinque punti ciascuno per Grifondoro. Il professor Silente ne sarà informato. Potete andare ».
I due corsero via.
La McGrannitt spostò lo sguardo verso il troll e anche lei arricciò il naso.
« Bisogna che qualcuno lo sistemi » disse. « E che qualcuno avverta Silente ».
« A Silente posso pensarci io » Severus si diresse verso la porta. « Quanto al Troll, perché non chiede al professor Raptor? Sono convinto che abbia un talento speciale con i mostri ».
Uscì lasciando la McGrannitt interdetta e Raptor molto, molto pallido.
Camminò a passi veloci per tutti i corridoi del piano, e, infine, non sapendo dove trovare Silente, ritornò in Sala Grande.
E lui era lì.
Stava parlando con il Prefetto dei Grifondoro, un Weasley dall’aria abbastanza pomposa, ma almeno non era incredibilmente tocco come i fratelli.
Dopo aver lanciato un’occhiata a Severus, il Preside congedò Percy Weasley con un cenno della mano, e gli si avvicinò.
« L’hanno trovato » cominciò Severus. « Il mostro. Potter e i suoi amichetti stavano cercando di fare gli eroi e… e sono riusciti a metterlo K.O. »
Silente lo guardò negli occhi annuendo. Poi mormorò: « Bene, e… »
« Sono andato dritto al corridoio del terzo piano ma non c’era. Poi ho trovato l’ultima porta spalancata e sono entrato. Ah, a proposito, carino il cane a tre teste » Severus si scoprì la gamba ferita per farla vedere a Silente.
« Era agitato, molto. E poi ho trovato questa ». Fece ondeggiare l’ampolla di vetro semivuota davanti agli occhi del Direttore.
« È Distillato della Morte Vivente. Ne avevo un paiolo pieno, alla fine di agosto, poi Raptor lo ha rovesciato, e, potrei giurare sul Salazar e Merlino, che ne ha presa un po’ ».
Silente lo guardava interessato.
« Poi sono uscito dalla stanza » continuò. « E chi mi trovo davanti? Raptor ».
Severus riprese fiato con grandi respiri.
« Vuole rubare la Pietra, Silente! » disse infine.
« Ma non abbiamo prove che sia stato lui, Severus »
« Oh, andiamo! » sbottò il professore. « Tutti gli insegnanti stavano in giro per il castello a dare la caccia a quel Troll, Raptor avrebbe potuto benissimo arrivare alla stanza indisturbato. Poi la pozione. Chi altro potrebbe averla portata da quel mostro? E poi, casualmente, me lo sono ritrovato davanti appena uscito dalla stanza, e sembrava in difficoltà quando gli ho fatto vedere questa ». E agitò di nuovo l’ampolla.
Silente abbassò il capo riflettendo.
« Se è come dici, Severus, dobbiamo stare molto, molto attenti. Tienilo d’occhio, Severus ».
Come se non lo facessi, pensò mentre stava ritornando nel suo ufficio.
« Ah, per la gamba » Lo fermò Silente. « Non andare in infermeria. Gli studenti potrebbero insospettirsi ».
Severus annuì nervoso e gli disse che ci avrebbe pensato da solo.
Tornò nella sua camera e si stese sul letto.
Era sempre stato un pessimo Guaritore, benché fosse un genio nel preparare Pozioni.
Per cui, fasciò la gamba in alcune bende (molto alla babbana) e decise che ci avrebbe pensato l’indomani.
Però faceva male.
E non riusciva a prendere sonno.

 

*
 

 

« Che cosa fai qui, Lily? Non puoi venire in infermeria di notte! »
« Quante storie Sev! Se vuoi me ne vado ». La bambina dai capelli rossi si voltò.
« N-no. Resta pure ». Severus si alzò sui gomiti poggiando l’avambraccio sinistro sul letto.
Lily adesso sorrideva. « Ti senti meglio? »
« Sì » disse il bambino.
Era caduto dalla scopa per colpa di James Potter che gli aveva incantato la scopa insieme a quel suo amico, Sirius Black, e si era rotto la gamba e il braccio destro.
« Sono contenta. Ero molto preoccupata, sai? Quando ti ho visto cadere… Ah, ma la McGrannitt gliele ha suonate a Potter e Black, eh! Li ha messi in punizione per un mese intero ».
Se avesse sentito quelle parole in una qualsiasi altra occasione, sarebbe stato più che felice, ma in quel momento c’era qualcos’altro che lo faceva scoppiare di felicità. Lily era venuta a trovarlo, Lily era venuta a trovarlo di notte, contro le regole, per sapere come stava.
La bambina si sedette vicino a lui sul letto dell’infermeria e gli porse un pacchettino.
« Sono Api Frizzole. Me le ha portate Alexia Lewis da Mielandia. Ti piacciono le Api Frizzole, vero? » Lily lo scrutò con il sorriso ancora stampato sulle labbra.
« Certo che mi piacciono ». Severus prese il pacchetto che la ragazza gli porgeva.
« Meno male. Io le mangio sempre quando non riesco a dormire ».
Un improvviso rumore trasformò il suo sorriso sghembo in una smorfia un po’ impaurita.
Si guardò intorno circospetta.
« Forse è meglio che vada adesso » sussurrò, il sorriso di prima era tornato esattamente al suo posto.
« Ci vediamo domani, Sev ». E stampò un bacio sulla guancia del ragazzo.
 

 

*
 

Ok, era ufficiale.
Non sarebbe mai riuscito a prendere sonno, e, anche se ci fosse riuscito, sicuramente l’avrebbe sognata.
E non andava bene.
Spostò lo sguardo sul suo comodino.
La boccetta con i rimasugli del Distillato della Morte Vivente era ancora là.
Be’, perché no?
Si alzò dal letto e si mise seduto. Prese l’ampolla e osservò girare il liquido grigiastro mentre faceva oscillare il contenitore di vetro.
« Cin cin » Alzò la boccetta in alto e bevve tutto d’un fiato.
Non sono tuo, Lily, pensò, mentre il sonno lo rapiva.
Non stanotte.
 
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Spazio dell'autrice con seri problemi mentali
L'una precisa!
Ok, ci sto prendendo gusto a pubblicare a queste ore strambe, maaaa, vabè :)
Allora? Che ne pensate di questo capitolo?
Quando Harry e Ron vanno nel bagno delle ragazze per salvare Hermione, vedono Severus che non segue gli altri insegnanti ma si dirige verso il corridoio del terzo piano, e, be', così è come mi sono immaginata la cosa :)
E poi... be', sì, amo l'ultimo pezzo.
Quello del ricordo con Lily.
Sì, mi sciolgo sempre quando penso a loro due :')
Allora, ehm, buona domenica! 
A presto, 
Ela.

  Ps:
Florida 0507 questo è il collegamento col ricordo che vede Harry. Ho sempre visto Severus bravo a Quidditch, e quindi, be', mi sembrava adatto :) Un bacio!
 


questo è il collegamento col ricordo che vede Harry. Ho sempre visto Severus bravo a Quidditch, e quindi, be', mi sembrava adatto :) Un bacio!
    quwquwjojj        gg  questo è il collegamento col ricordo che vede Harry. Ho sempre visto Severus bravo a Quidditch, e quindi, be', mi sembrava adatto :) Un bacio!
 

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Capitolo 6
*** Quidditch ***


Capitolo 6
 
Quidditch
 

Zoppicava.
Non sapendo bene cosa fare con la gamba, Severus aveva continuato a disinfettarla e a fasciarla con delle bende.
Era iniziata la stagione del Quidditch, e la prima partita, come di consueto, era Serpeverde contro Grifondoro.
Ogni tanto, Severus andava a vedere gli allenamenti della sua squadra, e, anche se Baston, il Capitano della squadra di Grifondoro, andava dicendo che quell’anno avevano i giocatori migliori, i Serpeverde avevano vinto per sette anni di fila la Coppa del Quidditch, e quindi, anche se Severus pensava che Marcus Flitt, il Capitano, fosse un idiota, era certo che avrebbero vinto anche quell’anno.
Era curioso di vedere il nuovo Cercatore dei Grifondoro, che cosa aveva detto Silente?
Ha ottime capacità.
Voleva proprio vederlo.
Era venerdì, il giorno prima della partita.
Aveva terminato da poco la lezione con Grifondoro e Serpeverde del primo anno, ed era ricreazione.
Un’orda di ragazzini invadeva i corridoi.
Decise, così, di andare in cortile, dove faceva troppo freddo perché i ragazzi si raggruppassero.
Eppure qualcuno c’era.
Potter e i suoi amichetti si erano stretti tra di loro appena lo avevano visto, le mani dietro la schiena.
State pensando di stanare un altro Troll per giocare a fare gli eroi?
Severus avanzò verso di loro, la gamba che gli bruciava.
« Che cosa nascondi là dietro, Potter? »
Il ragazzo cacciò fuori da dietro la schiena un libro piuttosto sfibrato, rilegato in una spessa e consunta copertina verde chiaro, dove vi era scritto a lettere d’oro Il Quidditch attraverso i secoli.
Non ti aiuterà a vincere, Potter.
Il professore tornò a guardare i ragazzi tenendo il braccio in avanti.
« È proibito portare fuori dagli edifici scolastici i libri della biblioteca. Dammelo. Cinque punti in meno per Grifondoro ».
Il ragazzino gli porse il libro con un’espressione che gli fece ricordare James Potter più del solito.
Si allontanò trascinando la gamba, e si diresse di nuovo verso i sotterranei: aveva notato l’ora, l’intervallo stava per finire, e dopo aveva lezione con Grifondoro e Tassorosso del terzo anno.
Aprì il libro e vide dov’era il segno: pagina 31, capitolo sette, Squadre di Quidditch di Gran Bretagna e Irlanda.
Lo richiuse e lo appoggiò sulla cattedra dell’aula, dove, nel frattempo, era arrivato.
Si sedette e chiuse gli occhi.
Credo che mi taglierò la gamba.
 

*
 

 

Finalmente passò il supplizio della lezione con i ragazzi del terzo anno, secondo i quali, evidentemente, preparare la Pozione Restringente consisteva nel mescolare a caso del Succo di Sanguisuga.
La Sala Professori era deserta, così Severus entrò per cambiarsi le bende.
Si sedette, e con un colpo di bacchetta fece Evanescere le vecchie fasciature sporche di sangue e ne fece apparire di nuove sul tavolo.
In quel momento la porta della stanza si spalancò, ed entrò il custode Gazza.
Appena vide il professore, trasformò il suo solito ghigno in un’espressione spaventata.
« Professor Piton… » gracchiò Gazza.
« È stato il mostro a guardia della Pietra » tagliò corto Severus, allungandosi nel tentativo di prendere le bende.
« E lei cosa ci faceva… »
« Ordini di Silente. Passami quelle garze ora ».
Gazza si avvicinò al tavolo e porse le bende a Severus.
« Dannato coso » mormorò il professore rabbioso. « Come si fa a tenere a bada tutte e tre le teste contemporaneamente? »
In quel momento, qualcosa attirò la sua attenzione.
La porta era socchiusa, e un paio di troppo familiari occhi verdi sbirciava dentro la sala.
« POTTER!» urlò.
Severus si coprì prontamente la gamba con il mantello, il volto pieno d’ira.
« Mi chiedevo soltanto se potevo riavere indietro il mio libro ». Il ragazzino era visibilmente impaurito.
« ESCI FUORI! FUORI! »
Potter non ci pensò due volte e tornò sui suoi passi.
« Maledetti mocciosi ficcanaso. Ah, ma io l’ho sempre detto che vanno puniti più severamente, eh! Se solo il Professor Silente… » Gazza si lamentò mentre passava le bende a Severus.
« Va bene così, posso continuare da solo ». Severus congedò il custode prendendogli le fasciature dalle mani.
Gli bastò un altro colpo di bacchetta per fasciare nuovamente la gamba, e, benché non gli stesse molto simpatica, in quel momento rimpiangeva molto Madama Chips.
 

*
 

 

Il mattino dopo, la brina ricopriva il terreno, e una nebbiolina grigiastra aleggiava intorno al campo di Quidditch.
Ma verso le undici, quando tutti gli spettatori dell’imminente partita raggiunsero gli spalti, un sole luminoso arrivò a riscaldare un poco quel sabato mattina.
Severus era già nervoso di per sé, ma appena vide gli striscioni sugli spalti di Grifondoro Potter sei tutti noi, il suo umore peggiorò notevolmente.
Si sedette accanto agli altri professori, soltanto la McGrannitt si era appostata vicino a Lee Jordan, il Grifondoro telecronista. Severus non capiva perché la professoressa non l’avesse ancora cacciato, dati  i suoi favoritismi e le sue ordinarie imprecazioni nel bel mezzo della partita.
Madama Bumb era già in mezzo al campo, il manico di scopa in una mano, il fischietto d’argento nell’altra.
La folla applaudì all’ingesso in campo delle due squadre; i giocatori si riunirono in cerchio attorno all’insegnante di volo.
Poco dopo, quindici scope si alzarono in volo, e la partita iniziò.
Jordan cominciò la telecronaca con una delle sue, elogiando un po’ troppo sboccatamente la Cacciatrice dei Grifondoro, Angelina Johnson, ma fu subito rimproverato dalla McGrannitt.
I Grifondoro segnarono per primi, e il goal fu accolto da molti fischi da parte degli avversari.
« Palla ai Serpeverde » commentava Lee Jordan, « il Cacciatore Pucey schiva due Bolidi, due Weasley e il Cacciatore Bell, e avanza veloce verso… aspettate un attimo… ma quello non era il Boccino? »
Lo sguardo di Severus scattò dal punto che aveva indicato Jordan ad Harry Potter, che si era tuffato in picchiata dietro il Boccino.
Poi, improvvisamente, un boato di rabbia travolse gli spalti dei Grifondoro: Marcus Flitt aveva bloccato Potter facendolo sbandare.
Gli occhi di tutti seguirono Alicia Spinnett che batteva il rigore in favore dei Grifondoro che Madama Bumb aveva assegnato, ma Severus teneva gli occhi incollati sul ragazzo con gli occhiali.
Aveva visto, infatti, che quando un Bolide gli era passato vicino, la scopa del ragazzo aveva avuto uno scatto in modo del tutto innaturale.
Capì subito di cosa si trattava, in fondo l’aveva visto un sacco di volte: qualcuno gli stava facendo il Malocchio.
Si guardò attorno.
Nessuno degli studenti sarebbe stato capace di fare una cosa simile.
Allora chi?
Poi se ne accorse: Raptor, due sedili dietro al suo, teneva lo sguardo fisso sul ragazzo, e sussurrava qualcosa muovendo appena le labbra.
Severus mise improvvisamente da parte l’odio profondo verso Potter, tornò a guardare il campo e riconobbe subito il giovane Cercatore alle prese con il suo manico di scopa.
Dopo aver stabilito un contatto visivo stabile, iniziò a mormorare la lunga litania degli scongiuri anti-malocchio.
Ma il ragazzo non aveva più il comando della scopa, e zigzagava da una parte all’altra del campo fuori controllo.
Nessuno sembrò accorgersene fino a che la scopa non portò Potter lontano dal campo di gioco.
Severus si concentrò ancora di più nel pronunciare gli scongiuri.
Poi il ragazzo fu disarcionato, e Severus rischiò quasi di urlare il contro-incantesimo, ma almeno l’undicenne riuscì a rimanere appeso con una mano al manico di scopa.
Non doveva assolutamente interrompere il contatto visivo, ma doveva anche trovare un modo per distrarre Raptor.
Gli lacrimavano gli occhi.
Un altro forte scossone minacciò di far cadere Potter dalla scopa.
E dai, ragazzo, reggiti meglio!
Poi, improvvisamente, senti un bruciore più acuto del normale alla gamba.
Non devi interrompere il contatto visivo.
Non devi interrompere il contatto visivo.
Non devi interrompere…
« Ah! »
Severus abbassò lo sguardo, e vide che l’orlo del suo abito andava a fuoco, e il calore gli bruciava le ferite della gamba.
Spense il fuoco con un semplice Aguamenti!, e non si preoccupò di sapere come si era bruciato, ma tornò subito con gli occhi sul campo, sperando che Raptor non fosse riuscito a far cadere il ragazzo.
Con suo grande stupore, non solo Harry Potter non era caduto, ma si era anche rimesso a cavallo della scopa.
Il professore guardò Raptor dietro di lui, e vide che si stava rialzando da terra.
Qualcuno doveva averlo urtato.
Oh, Santo Merlino, grazie.
Senza preavviso, un boato si levò dalle file di Grifondoro, e Severus si voltò appena in tempo per vedere Potter che sventolava il Boccino sopra la testa.
Quell’idiota di Flitt urlava: « L’ha quasi inghiottito! Inghiottito! », ma Grifondoro aveva vinto, e a Severus non importava.
Si alzò velocemente dal suo sedile, e zoppicò il più veloce possibile verso lo studio di Silente.
« Di nuovo qui? » lo accolse il gargoyle a guardia dell’ufficio appena lo vide.
« Cioccorane » sussurrò Severus più nervosamente che mai, e la statua lasciò spazio alla scala girevole.
Neanche quella volta bussò alla porta dello studio, ma entrò direttamente, e, neanche quella volta, il Preside fu irritato dalla sua brusca entrata.
« Raptor faceva il Malocchio a Potter » esordì senza tanti preamboli. « Durante la partita. Lo ha quasi fatto cadere dalla scopa. Ho provato con dei contro-incantesimi, poi qualcuno lo ha urtato e ha interrotto il contatto visivo ».
Silente si prese la testa tra le mani, pensieroso, appoggiando i gomiti sulla scrivania.
« Che motivo avrebbe avuto di farlo? Se vuole la Pietra Filosofale non c’è bisogno di ammazzare Potter. O sì? » domandò Severus al vecchio mago, i capelli corvini a coprirgli gli occhi.
« Non ne ho idea, Severus » Silente parlò. « Ma qualunque sia il suo obiettivo, sempre che ne abbia uno ben definito, dobbiamo tenere gli occhi aperti. Vigilanza costante ».
« Mi sembri Moody ». Severus non riuscì a trattenersi.
Silente sorrise.
« Ah, il vecchio Alastor, quanto tempo che non lo vedo…» il Preside alzò lo sguardo, gli occhi a scrutare attentamente il soffitto.
« Severus, che ne diresti di accompagnarmi al Ministero durante le vacanze di Natale? »
« Al Ministero? » chiese sorpreso il professore. « Perché? E poi non sono ben visto lì… » Severus strinse forte l’avambraccio sinistro tra le dita della mano destra.
« Mi servono delle informazioni sul tentato furto avvenuto alla Gringott questa estate » rispose pacato Silente.
« Non puoi leggere la Gazzetta del Profeta? » Severus indicò la copia del giornale sulla scrivania del Preside.
« LaGazzetta del Profeta non è attendibile come sembra » Silente chiuse gli occhi.
« Allora, mi accompagni o no, Severus? »
Il professore esitò un attimo.
« Certo » mormorò infine. 

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Note dell'autrice con seri problemi mentali
Niente ore strambe oggi.
La vostra cara autrice venerdì è rimasta sveglia fino a l'una e mezza per accedere a Pottermore, e che cosa legge dopo un po' che riprovava come una povera scema? Che hanno posticipato l'apertura alla fine di Ottobre.
Bene.
Ma passiamo oltre.
Da brava romana amante dei fumetti, sabato sono andata al Romix, e cosa trovo? Lo stand di Harry Potter.
Fomento assoluto. E be', ho comprato la sciarpa e la cravatta di Grifondoro. Li amo.

Beeene, dopo aver raccontato la mia vita degli ultimi due giorni, direi che due parole sul capitolo vanno spese, no?
Questo capitolo mi piace, personalmente. E' uno dei capitoli del libro che ho sempre voluto scrivere dal punto di vista di Sev. Spero, come sempre, che apprezzerete.
Buona domenica!
Ela

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Capitolo 7
*** Ministero ***


 Capitolo 7

Ministero


« Secondo Livello, Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, comprendente l’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, il Quartier Generale degli Auror e i Servizi Amministrativi Wizengamot ».
Perché?
Questa era la domanda che gli tartassava la mente mentre passava lungo il corridoio che portava al Quartier Generale degli Auror accanto ad Albus Silente.
Perché diavolo era venuto al Ministero della Magia?
Sarebbe dovuto restare al Castello.
L’ultima volta che vi era stato?
Al suo processo.
Ed anche quella volta aveva accanto lo stesso uomo.
« Quale Auror segue il caso? »  chiese Severus improvvisamene.
Non parlava da quando si erano Materializzati nell’Atrium.
Silente interruppe il suo canticchiare sommesso e lo guardò con i suoi penetranti occhi azzurri.
« Jackson Williamson ».
Il professore annuì; quel nome non gli diceva nulla, Williamson doveva essere diventato Auror dopo l’ultima volta che era stato lì…
« Silente! »
No.
Una voce alle loro spalle chiamò il vecchio mago, e Severus, purtroppo, la riconobbe subito.
« Oh, buongiorno, Alastor. Come te la passi? » Il Preside si voltò per salutare Moody, e, suo malgrado, anche il professore fu costretto a voltarsi.
« Non c’è male, non c’è male. Tu, invece… Oh. Noto che vai ancora in giro con certa gente ». L’Auror fissò con l’occhio buono Severus, quello magico sembrava aver trovato qualcosa di molto interessante aldilà del muro di sinistra, che rispose gelido:  « È sempre un piacere vederti, Malocchio ».
Adesso entrambi gli occhi del mago erano puntati su di lui.
« Allora, Albus » Moody si voltò verso Silente, l’occhio magico tornò alla parete sinistra. « Cosa ci fai… »
CRASH!L’inconfondibile rumore di qualcosa che si infrange proveniente dalla stanza accanto lo fece voltare di scatto.
« Lo sapevo! » gridò. « Ninfadora! Stupida di una ragazza, vieni subito qui! »
Il leggero pop della Materializzazione risuonò nell’open space stranamente semi-deserto.
« Non ho fatto niente! » Una ragazzina con il viso a forma di cuore e folti capelli verde mela era comparsa davanti a loro. Portava una maglietta piuttosto corta di un rosa sgargiante, jeans sdruciti e sneakers gialle. Non doveva avere più di diciotto o diciannove anni.
« E non chiamarmi Ninfadora, vecchio… Ah! »
Moody la zittì colpendola col suo bastone da passeggio.
« Porta rispetto, ragazzina! E fai qualcosa per quei capelli, non vedi che abbiamo visite? »
La ragazza si voltò verso Severus e Silente, il viso accartocciato in un’espressione di stupore.
« P-professor Silente! Professor Piton! » mormorò.
E Severus la riconobbe.
Ninfadora Tonks, Tassorosso, Metamorfomagus, abile pozionista.
Molto goffa.
« Non mi hai sentito? Fai qualcosa per quei capelli! » Malocchio la colpì di nuovo col suo bastone.
« E va bene! Va bene! » La ragazza si massaggiò la spalla destra, dove era stata colpita. Poi chiuse gli occhi e in pochi secondi i suoi capelli diventarono biondi e ricci.
Moody si schiarì la voce.
« Albus, ti presento Ninfadora… E sta zitta, ti chiamo come diavolo mi pare! Uhm, come stavo dicendo… Ninfadora. Ma forse la conosci già. Mi pare fosse… »
« Tassorosso, signore ». Ninfadora stava già stringendo la mano a Silente, e, mentre si avvicinava, aveva urtato la scrivania in un cubicolo dietro di lei, facendo cadere le numerose pergamene che vi erano sistemate sopra.
« Certo che mi ricordo di lei ». Silente sorrise affabile alla ragazza. « Intelligente e perspicacie, un’ottima allieva ed anche un’eccellente pozionista, come si ricorderà sicuramente il Professor Piton, qui presente. È un piacere rivederla, Signorina Tonks ».
Ninfadora arrossì e non fece storie per il nome.
« Mhpf » tossì Malocchio indicandola. « Bene, ecco lei è… »
« Sono la sua assistente! Sto studiando per diventare Auror… Ah! Malocchio, non mi picchiare! »
« Non devi interrompermi quando parlo, ragazzina! » grugnì quello di rimando.
« Auror? » mormorò Severus, finalmente aprendo bocca, un filo di incredulità nella sua voce.
Moody si voltò a guardarlo, l’occhio magico puntato sulla ragazza.
« Sì, Auror » rispose secco. « Cosa c’è, Piton? Hai paura che ci sia altra gente che dia la caccia ai Mangiamorte come te, non è così? »
Le labbra del professore si assottigliarono, e la sua mano scattò a stringere la bacchetta sotto il mantello.
Ninfadora guardava sbigottita prima Moody, poi Severus, la bocca spalancata, e rischiò di far cadere altra roba dalla scrivania dietro di lei.
La tensione si poteva toccare per quanto era solida.
« Sinceramente, Alastor » si intromise Silente, una punta insolita di durezza nella voce. « Credo che questo commento sul Professor Piton, persona che stimo e di cui mi fido, sia palesemente fuori luogo ».
Moody guardò in cagnesco sia il vecchio Preside che Severus.
« Ed ora » continuò Silente. « Saresti così gentile da accompagnarci da Jackson Williamson? »
« Williamson? Perché? » Malocchio guardò il Preside, e l’occhio magico slittò da Ninfadora a Severus, per poi iniziare a roteare febbrilmente.
« Volevamo sapere qualcosa di più sulla rapina di questa estate alla Gringott ». Silente socchiuse gli occhi.
« Ah, fai bene, Albus, a volerne sapere di più. Quelli del Profeta sono tutti degli idioti, non dicono mai i fatti come stanno. Williamson non c’è, comunque. È in vacanza » Moody sottolineò la parola con profondo disprezzo. « Per Natale, sai. Ma ho la copia del rapporto, se vuoi. Ninfadora, vallo a prendere nel mio ufficio, e non toccare niente! »
La ragazza alzò gli occhi al cielo esasperata, e si avviò verso il cubicolo di Malocchio.
« E poi, ripara il vaso che hai fatto cadere nell’ufficio di Miller, prima che torni. Se non ti fosse ancora chiaro, vedo attraverso i muri! » le urlò dietro mentre Ninfadora si allontanava sbuffando.
« È una brava ragazza, in fondo » disse poi l’Auror rivolgendosi a Silente. « Il fatto di essere un Metamorfomagus le è molto d’aiuto negli studi. Ma è incredibilmente… »
Un altro rumore di qualcosa che si rompeva echeggiò dall’ufficio di Moody insieme ad un « Scusaaaa! ».
« …sbadata » Malocchio terminò la frase scuotendo la testa.
« Una tazza di tè, Albus? »


*
 

 

« E così, la porta della Camera Blindata è stata semplicemente aperta ».
« Esattamente, Albus ».
Erano seduti tutti e quattro attorno ad un tavolino del bar all’ultimo piano, foto e scartoffie varie ricoprivano l’intera superficie della tavola.
Visto che i perfetti ricci biondi le andavano di continuo negli occhi, Ninfadora aveva cambiato pettinatura, e adesso portava corti capelli neri.
« E non si è ancora capito con quale incantesimo, giusto? »
« Esattamente ».
Severus guardava il suo tè, ancora fumante, e si chiedeva perché non se ne fossero ancora andati.
« E qui arriva la parte curiosa. Non siamo riusciti a scoprire quale incantesimo l’abbia aperta perché non c’è alcun segno di incantesimo » Malocchio batté il pugno sul tavolo facendo sussultare la ragazza che vi aveva appoggiato i gomiti.
« Mmmh » Silente annuì pensieroso.
« Allora abbiamo pensato che fosse stata… ehm, aperta alla babbana, ma, non c’erano segni di scasso, e poi, come tu ben sai, le Camere Blindate della Gringott non permettono di essere aperte alla babbana » L’Auror fece roteare la sua tazza da tè nel piattino.
« Be’, professor Silente, se vuole il mio parere, siamo stati fortunati che l’abbiano svuotata il giorno stesso. Anche se nessuno sa cosa c’era dentro mi sembra che fosse di grande valore. Quindi, visto che non è stato trafugato nulla non c’è niente di cui preoccuparsi, no? » Ninfadora aveva improvvisamente alzato la testa dalle foto della Camera Blindata.
Malocchio la colpì.
« Stupida di una ragazza, certo che c’è di cui preoccuparsi, o ti senti forse al sicuro sapendo che un mago oscuro » e Moody indugiò con lo sguardo su Severus « si aggiri indisturbato per l’intero Mondo Magico, eh? »
« Mi spieghi che bisogno hai di picchiarmi ogni volta? » Ninfadora, le lacrime agli occhi, si massaggiava la testa convulsamente.
« Sono i miei metodi di insegnamento, bambina, se non ti stanno bene puoi anche tornare a casa da mammina e scordarti di diventare Auror » Malocchio la guardò severamente per un po’, per poi tornare a Silente e dire: « Allora, che cosa ne pensi? »
Silente sorrise.
« Ma è chiaro, no? Se non è stata forzata, se è stata semplicemente aperta, come mi hai detto, è stata aperta da un folletto ».
Ninfadora e Malocchio lo guardarono sbalorditi.
Poi l’Auror parlò.
« Albus, non credo proprio che un folletto abbia aperto una Camera Blindata per un ladro di sua spontanea volontà ».
« Oh, Alastor, credo che tu mi abbia frainteso. Non ho mai detto che il folletto abbia aperto la Camera di sua spontanea volontà. Io penso che sia stato costretto ».
Questa volta anche Severus rimase sorpreso.
« La Maledizione Imperius » sussurrò Ninfadora, e stavolta Malocchio non la picchiò.
« Ma… ma come hanno fatto a passare la Cascata del Ladro senza essere scoperti? E poi come hanno fatto ad andarsene senza lasciare la minima traccia? » L’Auror e l’Assistente si voltarono a guardare Severus, che aveva appena parlato.
« Be’, questo è semplice » Ninfadora parlò di nuovo. « Secondo me… No, Malocchio, non sto dicendo una cavolata! Secondo me, il mago può aver detto di voler prelevare qualcosa dalla sua Camera Blindata, e, dopo aver passato la Cascata del Ladro, aver praticato la Maledizione Imperius sul folletto per farsi portare nell’altra Camera ».
« E come se ne sarebbe andato? » Severus le domandò sbalordito.
« Be’, può essersi Smaterializzato. Ci si può Smaterializzare alla Gringott, giusto? »
Silenzio generale.
Quella ragazzina, quella diciottenne così goffa era riuscita a fare un tale ragionamento?
« Alastor, credo che tu abbia un’ottima assistente, La terrei molto da conto se fossi in te ». Silente sorrise gioioso, mentre sia Moody che Severus guardavano la ragazza pieni di stupore.
« Be’, direi che abbiamo saputo ciò che volevamo, giusto, Severus? » Il Preside si alzò.
« Non credo di poter rimanere oltre, sapete, la scuola ».
Anche Moody, Ninfadora e Severus si alzarono.
« Certo, certo » annuì Malocchio. « È stato un piacere rivederti, Albus ».
« Anche per me è stato un piacere rivederla, professor Silente, professor Piton ». La ragazza fece una specie di goffi inchini.
« Allora, a presto, si spera »
« Certamente, Alastor. A presto ». E Silente prese il braccio di Severus.
E si Smaterializzarono.



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Spazio dell'autrice con seri problemi mentali:
Ok, amo la prima parte di questo capitolo. La prima parte, attenzione, la fine non mi convince per niente :\
Cooomunque, ho sempre voluto far incontrare Sev e Dora prima dell'Ordine della Fenice, e, be', questo mi sembrava il momento adatto!
Come sempre, a voi i commenti! Per quanto riguarda questo capitolo ci tengo particolarmente che mi facciate sapere come la pensate, come ho già detto, non mi convince molto la fine, ma per il resto spero di aver fatto un buon lavoro :)
A presto!
Ela

Ps: Oggi ho capito come mettere le immagini nella storia! Quindi, dal prossimo capitolo, sarete vittime della mia neo-smania di mettere foto ovunque!
Non è vero, ne metterò solo una alla fine^^
Bacioni!

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Capitolo 8
*** Natale ***


 Capitolo 8
 

Natale
 

 

Evidentemente, Silente credeva davvero alla teoria di Ninfadora Tonks.
Be’, in fondo era l’unica teoria plausibile.
Comunque, le vacanze di Natale, appena iniziate, diedero a Severus modo di riflettere.
Ultimamente, poi, non riusciva più a dormire, per cui si era offerto di pattugliare i corridoi del castello insieme a Gazza, durante la notte.
Aveva veramente tanto tempo per pensare.
Fatto uno: Qualcuno, durante l’estate, aveva cercato di penetrare alla Gringott facendo ricorso alla Magia Nera.
Fatto due: Raptor, il giorno di Halloween, era entrato nella stanza con il cane a tre teste, e aveva provato ad addormentarlo con il Distillato della Morte Vivente che aveva rubato dal suo ufficio.
Fatto tre: Raptor, durante la partita di Quidditch, aveva tentato di ammazzare Harry Potter.
Ora, la tentata rapina e Raptor che era entrato nella stanza del cane potevano essere collegati.
Sia il ladro, che Raptor, secondo Severus, infatti, miravano ad impadronirsi della Pietra Filosofale.
Ma come faceva il ladro a sapere dove si trovava la Pietra? Soltanto i professori di Hogwarts e i folletti della Gringott ne erano al corrente…
Aspetta un momento.
Raptor è un professore di Hogwarts! E se fosse stato lui a provare a rapinare la Gringott?
Ma Silente diceva che la rapina era collegata al ritorno di Voldemort.
Ma l’Oscuro Signore non si sarebbe mai servito di un incapace come Raptor.
E allora perché Raptor voleva uccidere Harry Potter?

Basta, Severus, è la mattina di Natale, almeno oggi, smettila di pensare.
Severus si alzò dal letto di malavoglia.
Subito notò i soliti due pacchetti per terra.
Era inutile aspettare.
Sbadigliò, non era stanco, era un’abitudine.
Poi, prese il primo pacchetto.
Era una torta al limone, da parte degli elfi della cucina, ne mandavano una ogni anno a tutti i professori.
Prese, allora, il secondo; a giudicare dall’aspetto, era un libro, avvolto in una luminescente carta argentea.
Severus sapeva già chi gliel’aveva mandato senza aver bisogno di leggere il biglietto.
Silente era l’unico che gli mandava un regalo per Natale.
Poteva sembrare una cosa triste, il fatto che ricevesse un solo regalo, ma Severus era più che felice, gli bastava.
Le avventure di Huckleberry Finn.
Letteratura babbana, sicuro.
Silente sapeva perfettamente che lui amava i libri babbani, certo, non per caso.
 

*
 
« Buon Natale, Sev! »
Quell’anno, Lily era rimasta ad Hogwarts per Natale.
Quando gliel’aveva detto, aveva borbottato qualcosa come ‘vanno dal ragazzo di Petunia’ e ‘lei non mi vuole’.
Severus era, come dire, estasiato?
La ragazza era appostata appena fuori dal dormitorio di Serpeverde, e lo accolse porgendogli un pacchettino giallo.
« Buon… Buon Natale anche a te » disse Severus frugando nelle tasche del mantello e porgendole il suo regalo. Le aveva regalato un ciondolo rotondo che cambiava colore a seconda del tempo che avrebbe fatto durante la giornata. Si era chiesto mille volte se le sarebbe piaciuto o no.
Scartando il pacco di Lily, Severus si accorse subito che era un libro.
« È Sherlock Holmes » non riuscì a trattenersi lei.
« Cosa? » Il ragazzo distolse lo sguardo dal regalo e guardò Lily.
« Non lo conosci? È un libro molto famoso tra i Babbani. Parla di un investigatore, cioè, una specie di Auror Babbano. È proprio bello, l’ho letto l’estate scorsa ». La ragazza stava armeggiando col pacchetto di Severus nel tentativo di aprirlo.
« Non avevo mai letto libri babbani » confessò il ragazzo.
In quell’esatto momento, Lily riuscì ad aprire il pacchetto che aveva tra le mani.
« Oh, Sev, è bellissimo! » La ragazza ammirava il ciondolo rigirandoselo tra le mani.
« È quello che cambia colore secondo il tempo, vero? L’ho visto a Diagon Alley, qualche tempo fa. È davvero bello, grazie mille Sev! Lo indosserò spessissimo, te lo prometto ».
Severus, le guance color porpora, era abbastanza a disagio.
« Io… cioè… Ehm, anche il tuo libro, è bellissimo, grazie, Lily. Anche se non ho ancora capito… Quel Shermon Cole… »
« Sherlock Holmes, Sev! » lo rimproverò bonaria la ragazza.
« Sherlock Holmes ».
 
*
 

 

Fantastico, Severus. Ti sei appena svegliato e già pensi a Lily Evans. No, fantastico.
Posò il libro e il dolce sul comodino, poi notò un’insolita busta dall’aria elegante dove prima erano posizionati i pacchetti.
La prese e vide che era indirizzata proprio a lui.
La aprì, e, con suo grande stupore, vide che il mittente era la famiglia Malfoy.
Più precisamente, Lucius Malfoy.
Una scrittura pomposa e ordinata occupava il foglio di pergamena.
Erano ringraziamenti, ‘nostro figlio parla sempre molto bene di te, dice che sei un ottimo insegnante’.
Nonostante fossero passati molti anni, Lucius continuava a dargli del tu.
Poi, in fondo, c’erano degli auguri di Natale da parte di tutta la famiglia.
Severus prese un foglio di pergamena e si affrettò a scrivere una risposta, aveva intenzione di passare dalla Guferia prima di andare a colazione.
E così fece.
Arrivò in Sala Grande che aveva già inviato la lettera con un gufo marroncino della scuola.
Prese posto al tavolo degli insegnanti, come sempre, vicino a Raptor.
Gli altri professori lo salutarono con un ‘Buon Natale, Severus!’.
Silente gli fece l’occhiolino.
Pazzo.
Raptor, invece, ci mise più degli altri ad accorgersi che Severus gli si era seduto accanto, e così, quando si voltò verso di lui, rimase sorpreso, più del solito.
« Oh! B-buon Natale, S-Severus »
Subito dopo, si alzò di scatto dalla sedia e lasciò la sala senza nemmeno aver finito il suo porridge.
 

 

*
 

 

« Grazie del libro ».
« Non c’è di che, Severus ».
Come se fosse una cosa nuova, Severus era seduto nell’ufficio di Silente, che contemplava lo Spioscopio che il professore gli aveva regalato.
« Allora, perché mi hai chiamato? » Severus non capiva perché il Preside lo avesse reclamato anche il giorno di Natale nel suo ufficio.
« Perché vorrei che tu dormissi ».
« Eh? »
« Mi hai sentito bene, Severus. Vorrei che tu dormissi, è da quando siamo tornati dal Ministero che ti vedo tutte le notti per i corridoi con Argus Gazza ». Silente fece roteare lo Spioscopio su una mano.
« E da quando in qua ti preoccupi della mia salute, Albus? » Severus ridacchiò sprezzante.
« Da sempre, Severus ». Adesso il Preside guardava il professore.
Si osservarono per un po’, lo Spioscopio roteava silenzioso sulla scrivania.
« Comunque, per me è stato Raptor a cercare di rapinare la Gringott » disse infine Severus.
« Già lo penso anche io » Silente incrociò le braccia sul petto.
« Solo… che bisogno c’era di fare fuori Harry Potter? » Severus guardò il ritratto di Phineas Nigellus dietro la scrivania del Preside.
« A proposito del ragazzo, Severus… »
« Ho già parlato con Madama Bumb. Arbitrerò io la prossima partita di Quidditch ».
« Be’, non era proprio quello che avevo in mente… però va bene ». Silente tornò a guardare lo Spioscopio.
« I Grifondoro non saranno contenti per niente » sogghignò Severus alzando gli occhi verso il soffitto.
Silente sorrise e annuì.
« Comunque, Albus » Severus tornò a guardare il Preside negli occhi. « Questa notte farò la guardia ai corridoi. Poi la smetterò, te lo prometto ».
« Se ne sei sicuro ».
 

 

*
 
Un giorno a tavola mi è capitato di rovesciare il sale. Ho cercato il più in fretta possibile di buttarne un pizzico dietro le spalle per allontanare la jella, ma Miss Watson mi sedeva di fronte e mi bloccò: « Tieni a posto quelle manacce, Huckleberry Finn; non combini altro che pasticci ».
 
 
*

 

Severus si aggirava per il castello leggendo il libro di Silente, con la sola luce della sua bacchetta.
Era più stanco del solito, quella notte, ma pattugliare il castello non gli dispiaceva.
Stava camminando per il corridoio del quarto piano, ragionando accuratamente su ogni parola del libro.
Il protagonista sembrava essere sgrammaticato nel parlare come Hagrid.
…ma chi prendeva in giro.
Quella notte non gli andava di pensare ad Huckleberry Finn, o a Raptor, o alla Pietra, o… o a qualunque altra cosa.
Quella notte voleva quasi tornare nella sua camera a dormire.
Quella notte pensava a Lily Evans.
Le lezioni, di solito, lo tenevano impegnato e lo facevano pensare solo a pozioni, alambicchi e quant’altro.
Durante le vacanze, invece, la sua mente era libera di divagare a suo piacimento; Severus l’aveva tenuta occupata finora con Raptor, ma quella sera non c’erano scuse.
Era per questo che leggeva.
Leggere l’aveva sempre distratto.
 

 

*
 

« Andiamo, Tobias, devi accettarlo! »
 
  Il Mago e il Pentolone Salterino
 
« Accettare cosa, Eileen? Che mia moglie e mio figlio siano dei… »
« Maghi, Tobias! Siamo maghi! Te l’avevo detto, Tobias! »
 
 C’era una volta un vecchio mago gentile che adoperava la magia con generosità e saggezza a beneficio dei suoi vicini.
 
 « Non permetterò che Severus vada in quella scuola!»
 
 Invece di rivelare la vera origine del suo potere, egli fingeva che le pozioni, gli incantesimi e gli antidoti gli sorgessero già bell’e fatti dal piccolo calderone che chiamava la sua pentola fortunata.
 
« Severus deve andare ad Hogwarts, è un ma… »
« TI HO DETTO CHE NON CI ANDRÀ, MI HAI CAPITO BENE? »
 
  Il mago, che era molto amato, visse fino a una notevole età, poi morì, lasciando ogni bene all’unico figlio.
          

 

*
 

 
« …iton ».
« Cosa? »
« Professor Piton! » Gazza camminava svelto verso di lui, una lanterna in mano.
« Mi ha chiesto di venire da lei, professore, a riferire se qualcuno andasse in giro di notte, e qualcuno è stato nella biblioteca… nel Reparto Proibito ».
La mente di Severus balenò improvvisamente a Raptor, poi si ricordò che era un professore, e poteva accedere al Reparto Proibito senza aver bisogno di andare in giro di notte.
« Il Reparto Proibito? » Severus chiuse il libro che teneva aperto nella mano destra e puntò la bacchetta illuminata verso la biblioteca. « Be’ non possono essere lontani, li prenderemo ».
Gazza annuì e si diresse verso la biblioteca.
Severus lo seguì per un po’, e sentì Gazza lamentarsi dicendo « Deve essere qui, ho sentito il rumore della lampada che si rompeva, il Libro delle Paure che urlava, è qui… »
Girarono per la biblioteca e per tutto il corridoio per molto tempo, senza successo.

 

Severus, per la prima volta da una settimana, era stanco.
« Be’, Gazza, sono sicuro
che puoi pensarci tu per stanotte ». Severus chiuse gli occhi per qualche istante.
« Certo, professore. Buonanotte, professore ». Gazza scattò goffamente sull’attenti mentre Severus si allontanava.
In un primo momento pensò di ricominciare a leggere mentre tornava nei sotterranei, poi però finì quasi per inciampare su un’armatura, che cigolò un pochino, e decise che avrebbe ricominciato a leggere una volta tornato nella sua stanza.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione.
C’era una porta, accanto all’armatura, socchiusa.
Severus vi si avvicinò: se qualcuno era davvero stato nel Reparto Proibito, quello era il posto ideale per nascondersi.
Ma dentro non c’era nessuno, solo un enorme specchio dorato.
Severus fece per andarsene, ma…
Poteva giurare di aver visto qualcosa nello specchio, e non era il suo riflesso.
Si voltò di nuovo.
E d’improvviso, sentì le gambe cedergli.
Si ritrovò in ginocchio, il libro e la bacchetta gli erano scivolati di mano, e caddero a terra con un tonfo sordo.
Con un dito sfiorò la fredda superficie dello specchio, dove l’immagine aveva preso forma.
Si voltò, non perché si aspettasse di trovarla dietro di se’, ma per accertarsi che la ragazza riflessa nello specchio non fosse reale.
Come può il destino essere così crudele?
Come può la vita essere così ingiusta?
Come possono delle lacrime bagnare il viso di Severus Piton?
Come può Lily Evans sorridergli da uno specchio?


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Note dell'autrice con seri problemi mentali
Super anticipissimo, ma sono fuori casa e il wi-fi è moooooooooolto precario.
E non posso mettere un'immagine, buuu!
In più ho poco tempo e mi fa male la testa.
Bene.
Ho solo da dirvi una cosa.
Questo è il mio capitolo preferito. Di tutto quanto.
E poi un immenso grazie,
Buon sabato/domenica!
Ela

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Capitolo 9
*** Arbitro ***


 Capitolo 9
 
Arbitro

 

 
Non aveva parlato a Silente dello specchio, e non aveva intenzione di farlo.
Ma sapeva perfettamente che lui sapeva tutto, Silente sapeva sempre tutto.
Natale passò, e gli studenti tornarono più chiassosi che mai a riempire i corridoi e le sale vuote.
Arrivò anche il nuovo anno, e di conseguenza, il giorno del suo compleanno.
Cos’era per lui quel nove gennaio? Una pura e semplice formalità.
Quel giorno stava solo a significare che trentadue anni prima era venuto al mondo qualcuno.
Il fatto che in realtà fosse venuto al mondo proprio lui era irrilevante.
Non si era mai aspettato regali e non se li aspettava neanche quell’anno, ma non rimase comunque sorpreso quando vide una confezione di Cioccocalderoni ripieni di Whisky Incendiario sul suo comodino.
La McGrannitt, d’altronde, non si era mai fatta problemi a rovinare i piani di Severus nell’ignorare completamente la giornata.
Be’, passò, e la partita Grifondoro contro Tassorosso si faceva sempre più vicina.
La squadra di Quidditch dei Grifondoro, come il professore aveva predetto, non fu affatto contenta di sapere che sarebbe stato Severus ad arbitrare la prossima partita, ma non sapevano di certo che il professore lo faceva solo per tenere al sicuro Harry Potter.
Quel ragazzo gli sembrava sempre più strano.
Innanzitutto, Severus vedeva spesso lui e i suoi amici troppo vicino al corridoio del terzo piano, e troppo spesso in biblioteca, che consultavano libri tipo Grandi maghi del ventesimo secolo e Scoperte importanti della magia moderna.
« Credo che sospettino qualcosa » aveva detto a Silente.
« Non mi sorprende più di tanto » aveva risposto lui sorridendo.
Così, nei giorni precedenti alla partita, cercò di scoprire quanto più poteva.
Inizialmente, pensava di provare con la Legilimanzia, ma, benché il ragazzo avesse solo undici anni, temeva che si sarebbe accorto se qualcuno avesse cercato di entrare nella sua testa.
Per cui, decise semplicemente di tenerlo d’occhio più del solito.
Si accorse solo di piccoli cambiamenti: aveva smesso di andare in biblioteca; evidentemente aveva trovato quello che cercava.
O semplicemente si allenava di più per la partita di Quidditch, e se era così, faceva bene, perché Severus non gli avrebbe reso di certo la vita facile.
 

*
 

 

Severus stava rigirando tra le mani una vecchia Comet Duecentosessanta della scuola.
Sarebbe stata con quella che avrebbe arbitrato la partita.
Stava per raggiungere il campo da Quidditch quando lo vide.
Raptor si aggirava furtivo vicino alla rimessa delle scope.
Il mago non gli rivolgeva praticamente più la parola da quando Severus lo aveva incontrato la notte di Halloween nel corridoio del terzo piano.
« Non dovresti essere alla partita? » Severus lo fermò proprio mentre Raptor cercava di defilarsi.
« Oh, S-severus certo s-stavo giu-giusto a-andando ». Raptor fece dietro-front e si diresse al campo.
« Prima di cena, Raptor, avrei bisogno di scambiare due parole con te. Fatti trovare nella Foresta Proibita alle sei in punto. Siamo intesi? »
Raptor guardò Severus sbalordito, poi balbettò qualcosa tipo « S-sì, c-c-certo » e corse via.
Severus si avviò più lentamente verso lo stadio, e si posizionò al centro del campo in attesa delle due squadre.
Raptor, che ora sedeva tra gli altri professori, lo aveva fatto innervosire più del dovuto, ma un’altra cosa lo sorprese.
Silente era lì, in prima fila, un sontuoso abito blu notte, il solito sorriso estasiato dipinto in volto.
Poteva dirmelo, pensò, ma ormai era fatta.
E non avrebbe perso l’occasione di divertirsi.
Entrarono le due squadre, i Grifondoro in divisa scarlatta, i Tassorosso gialli canarino.
Si posizionarono in due file ordinate e si misero in sella ai propri manici di scopa.
Fischiò e i giocatori si alzarono in volo.
Poteva concentrarsi meglio sulla partita, se c’era Silente a guardare Raptor.
Per Salazar, i Tassorosso sono davvero degli incapaci.
Benché i Grifondoro cercassero di fare meno falli possibili, Severus riuscì lo stesso ad assegnare un rigore per i Tassorosso quando un Weasley gli tirò addosso un Bolide.
« Dieci a zero per Tassorosso! » urlava Jordan nel megafono.
E il punteggio divenne venti a zero quando, a parere solo di Severus, Alicia Spinnet aveva fatto un fallo al Battitore di Tassorosso, e questi avevano portato a segno un altro rigore.
Solo allora il professore si degnò di guardare Harry Potter, be’, non fu difficile notarlo, gli stava venendo addosso.
Severus si spostò di lato appena in tempo per non essere travolto dal ragazzo.
Pochi istanti dopo, vide Harry Potter con le braccia in alto e il Boccino d’oro che luccicava nella sua mano sinistra.
Severus atterrò, livido in volto, appena in tempo per scorgere Silente fare i complimenti al ragazzo.
Ne aveva abbastanza.
Si affrettò a raggiungere la rimessa delle scope e a riporre la Comet al suo posto.
Poi pensò che forse sarebbe stato meglio avvertire Silente che avrebbe parlato con Raptor, così decise di tornare al castello prima di andare nella Foresta Proibita.
Silente non era nel suo ufficio, forse era già sceso per la cena, per cui Severus scrisse un biglietto con solo tre semplici parole, Parlo con Raptor, e lo lasciò sulla scrivania del Preside.
Già che c’era, si cambiò e indossò il solito mantello nero, si alzò il cappuccio sulla testa e si avviò rapidamente verso la foresta.
Fece molta attenzione a non incrociare insegnanti o allievi che scendevano per la cena, e sgattaiolò fuori dal castello.
Si guardò intorno e non vide nessuno.
Entrò nella foresta facendosi strada tra le sterpaglie e trovò Raptor, tremante, al centro di una radura ombreggiata.
« Bene, bene, non sei così codardo, allora ». Raptor tremava esattamente come alla cena di inizio anno.
« I-io n-non ca-capisco pe-perché hai vo-voluto che ci ve-vedessimo qui, Se-Severus, con ta-tanti altri po-posti che ci sono… »
Severus lo guardò gelido.
« Oh, be’, non volevo farlo sapere in giro. In fin dei conti, è bene che gli studenti non sappiano della Pietra Filosofale ».
Raptor trasalì, gli occhi chiari improvvisamente dilatati.
« Se-Severus, co-cosa… »
« Hai scoperto come si fa a mettere fuori combattimento quella bestiaccia che Hagrid ha piazzato lì dentro? »
« M-ma Severus, io… »
« Guarda che non ti conviene avermi per nemico, Raptor ». Severus avanzò verso di lui, lo sguardo indagatore.
« No-non ca-capisco ch-che cosa inte… »
« Sai benissimo quel che intendo dire » lo interruppe Severus. « So che stai cercando di rubare la Pietra, non ho idea per conto di chi » oh, l’idea ce l’aveva eccome, si era appena formata nel suo cervello. « Ma non devi nemmeno provarci, Raptor. Mi aspetto, ci aspettiamo tutti, che tu smetta di eseguire gli ordini del tuo padrone, chiunque esso sia, e, soprattutto, che tu non riprovi mai più a mettere fuori gioco Harry Potter con quei tuoi abracadabra da quattro soldi. Io resterò ad aspettare ».
« M-ma i-io n-non so… »
« Benissimo » Severus si allontanò un po’. « Faremo presto un’altra bella chiacchierata, quando avrai avuto il tempo di pensarci su e di decidere da che parte stai ».
Severus si voltò, si coprì col mantello e tornò a grandi passi verso la scuola.
 

 

*
 

 

« Lavora per qualcuno, ne sono certo. E potrebbe anche essere… »
« Lord Voldemort ».
« Raptor è un Mangiamorte? »
« Be’, non ne sono sicuro, visto che Voldemort è ridotto a qualcosa più del nulla, non vedo come potrebbe dargli degli ordini, potrebbe aver istaurato qualche legame particolare… »­
« Raptor è un Super-Mangiamorte? »
Silente guardò di sottecchi Severus, il sorriso dipinto in viso.
« Era da tanto che non ti sentivo fare una battuta, Severus ».
Il professore increspò le labbra in una smorfia.
« Non era una battuta ».
Silente continuò.
« Be’, tutto torna. La tentata rapina, la notte di Halloween… Torna anche il tentato omicidio di Harry ».
« Cosa dobbiamo fare adesso, Albus? »
Severus non aveva la voce alterata, e manteneva la calma in modo impressionante.
« Be’, Severus, ci sono due cose essenziali da fare: impedire a Raptor di torcere anche solo un capello ad Harry Potter, e, soprattutto, fare in modo che non scopra come eludere la sorveglianza di Fuffi ».
« Eludere la sorveglianza di chi? »
« Fuffi, il cane a tre teste ».
« Hagrid ha dato un nome a quel… quel coso? »
Da un momento all’altro, Severus era certo che Silente sarebbe scoppiato a ridere, eppure il Preside si limitò ad allargare il suo sorriso.
« Quindi » sul volto del professore nacque un’espressione scocciata, poi fece un gesto con la mano come se volesse mandare via una mosca. « Tenere d’occhio Harry Potter e fare in modo che… Fuffi? continui a ringhiare, respirare e azzannare » Severus si passò una mano sulla gamba ormai guarita. « come deve ».
Silente si rilassò sullo schienale della sedia foderata in velluto dietro la scrivania, e sorrise compiaciuto.
« Sapevo che non mi avresti deluso ».
Anche Severus accennò ad un sorriso.
« Be’, non ho scelta ».
   
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 Note dell'autrice con seri problemi mentali
Sì, ho aggiornato molto tardi oggi, ma sono stata tutto il giorno fuori casa, perdonatemi :)
Alloooora, questo capitolo è mooolto attinente al libro, ma comunque non mi sono sentita "oppressa" scrivendolo.
Oh, comunicazione di servizio:
odio Silente.
Sì, esattamente.
Ma amo tutti voi che mi seguite, recensite o, semplicemente, leggete, grazie, davvero, mi rendete sempre felicissima! :D
Be', buna domenica, e a presto!
Ela

 

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Capitolo 10
*** Informazioni ***


 Capitolo 10
 

Informazioni
 

 
Raptor non si fece vedere né sentire per un bel po’ di tempo, anche se Severus pensava riservasse questo delizioso trattamento solamente a lui, dato che, a quanto pareva, Raptor c’era eccome: tutti gli studenti si lamentavano delle sue lezioni.
« È peggiorato tantissimo! » Sentì lagnarsi dei Corvonero.
« Prima, almeno, si capiva quando parlava! Adesso balbetta così tanto che si capisce una parola su tre. Ci credi che non ho capito niente sui Berretti Rossi alla scorsa lezione? »
Silente sembrava tranquillo.
Meglio così.
Severus non trovò il tempo per un’altra chiacchierata con Raptor, non perché dovesse preoccuparsi degli esami imminenti (i suoi adorati studenti del giovedì si preparavano per il M.A.G.O.), ma per accertarsi che Fuffi stesse ancora bene.
Ogni tanto, infatti, non lo sentiva respirare, e allora entrava, a suo rischio e pericolo, per capire cosa c’era che non andava.
La maggior parte delle volte, si era solo soffocato con la sua stessa bava.
Patetico.
Vennero le vacanze di Pasqua, solo allora Raptor si fece rivedere dal professore.
Si sedette al tavolo per la cena dondolando la testa convulsamente.
Era pallido, incredibilmente pallido.
Troppopallido.
Persino per lui.
Non gli rivolse la parola, ma si limitò a sbocconcellare i broccoli che aveva nel piatto.
Di quel che aveva fatto in tutto quel tempo quando Severus non lo vedeva nemmeno più, il professore sapeva solo che il giorno prima era andato a Hogsmeade.
Be’, nulla di che comunque.
Severus continuava a affibbiare punizioni a destra e a manca, Vitious non era cresciuto, la McGrannitt era rimasta severa, Silente sorrideva.
Tutto identico.
Una leggera, come dire, alterazione della routine arrivò quando, nel bel mezzo delle vacanze di Pasqua,  Draco Malfoy gli si avvicinò piuttosto nervoso.
Se possibile, era più bianco del solito.
I capelli biondi, quasi bianchi, appiccicati sulla fronte da un velo di sudore, il fiato corto, un’espressione incredula ma a suo modo maliziosa sul volto.
Bussò prima di ricevere il permesso di entrare nel suo ufficio, e Severus non alzò nemmeno lo sguardo dalle pergamene sulla scrivania per accorgersi di chi era entrato.
La voce, il passo, anche il bussare semplicemente alla porta. Tutto così di Lucius.
« Professore… » Il ragazzo prese fiato rumorosamente.
Evidentemente aveva corso.
« Dimmi pure, Draco ». Severus non alzò ancora lo sguardo dai compiti che stava correggendo, si limitò a rispondere con tranquillità segnando con un fluido movimento della piuma i così numerosi errori di un malcapitato Grifondoro del quarto anno.
« Si tratta… di Potter… e i suoi amici… » Adesso Severus alzò lo sguardo sul ragazzo.
« Potter? Che cosa ha fatto? »
« Lui… Weasley e la Granger… da Hagrid ». Draco non sembrava avere la capacità di riprendere fiato.
« Siediti, Draco » lo invitò Severus indicando con un cenno la sedia davanti a lui.
« Grazie… professore ». Il ragazzo si sedette e si posò una mano sul petto ispirando profondamente prima di continuare.
« Ecco, professore… Stamattina ero a colazione e… e ho sentito Potter e i suoi amici che parlavano. Weasley… lui ha parlato… di un drago. Che si stava schiudendo un uovo… mi sembra. Poi, durante la ricreazione » Draco ora parlava più tranquillamente. « ho visto che andavano verso la capanna, quella di Hagrid ».
Severus lo guardava con un’espressione assai curiosa in faccia.
Il ragazzo sembrava divertito, quasi orgoglioso di poter raccontare quella storia.
« Allora li ho seguiti » continuò. « E… e ho sentito che cosa dicevano, nella capanna. C’era un uovo, mi sembra, non l’ho visto bene. Poi dopo un po’, si sono tutti raggruppati intorno al tavolo, stavano guardando qualcosa, e poi la Granger ha detto qualcosa sul Dorsorugoso della Norvegia, si è spostata dal tavolo e l’ho visto! » alzò le mani teatralmente. « C’era un drago, professore! Lì, sul tavolo! Poi quello scemo di Hagrid, si è girato anche lui e mi ha visto, e io sono tornato al castello ».
Gli occhi fremevano di un qualcosa al di sopra dell’orgoglio, la bocca tirata in un ghigno degno del padre.
Ma Severus credere a quell’assurda storia?
Certo, si trattava del figlio di una persona a lui molto cara, ma credere addirittura che Hagrid stesse allevando un drago era a dir poco ridicolo.
Con tutte quelle assurde bestie e ibridi che ogni tanto tirava fuori Hagrid, Draco avrebbe potuto vedere di tutto.
Ma il vecchio guardiacaccia non poteva essere così folle da avere un drago in casa sua.
E poi, casa sua era di legno.
Tuttavia, Draco Malfoy era uno dei pochi ragazzini per cui provava simpatia, per cui spiattellargli addosso che fosse un idiota colossale a Severus non sembrava troppo carino.
« Ehm, Draco… » cominciò
« Sei sicuro di aver visto bene? Tu lo sai che gli allevamenti di draghi sono proibiti da… »
« Certo che ho visto bene, signore! » Sul volto del ragazzo un’espressione indignata.
« Era un drago! Davvero! »
« Bene. In questo caso, allora, dovremmo pensarci noi insegnanti, Grazie per questa… ehm, informazione ». Severus stiracchiò le labbra in un sorriso plastico.
Il ragazzo zampettò via soddisfatto.
Merlino, non anche i suoi Serpeverde!
 

*
 

 

Draco Malfoy esibì per tutta la settimana un sorrisetto beffardo e soddisfatto.
Be’, in fondo credeva di aver incastrato Potter e i suoi amici, e che gli insegnati stessero provvedendo a sbatterli fuori per aver allevato un drago.
Severus sarebbe stato molto felice di farlo, se, magari, non fosse tutta una grande balla.
Raptor era tornato a rivolgergli la parola
Sembrava stranamente rincuorato, contento.
Ma Severus aveva controllato, Fuffi era ancora a guardia della Pietra, e non aveva intenzione di schiodarsi, e il cuore di Harry Potter batteva ancora.
Quindi non sapeva di certo il perché dell’inaspettato buon’umore del suo strano collega.
Nel dubbio, parla con Silente.
Si sentiva così sciocco a pensarlo.
Eppure, alla fine, si ritrovava sempre là, davanti allo stesso gargoyle di pietra, a pronunciare la stessa stramba parola d’ordine.
Dannazione.
« Oh, Severus, avanti, vieni pure! »
Silente aveva la solita espressione di pura allegria infantile, come un bambino il giorno del suo compleanno.
« Raptor è felice » esordì, incamminandosi a passi lenti verso la scrivania.
Silente lo sguardò in tralice, appoggiando sulla scrivania la copia della Gazzetta del Profeta di quel giorno.
« Oh, be’, Severus, credo sia, normale, sai? Per gli esseri umani »
« Ah ah ah. Sai benissimo cosa intendo dire, Albus ». Severus poggiò con forza entrambe le mani sulla scrivania del Preside.
« Veramente, Severus, io so solo che durante l’ultimo fine settimana ad Hogsmeade, il nostro guardiacaccia Rubeus Hagrid era alla Testa di Porco alquanto brillo, in compagnia di qualcuno tutt’altro che raccomandabile ».
Severus lo guardò storto.
« E da quando in qua c’è della gente raccomandabile alla Testa di Porco, Albus? E poi, mi sembra che stessimo parlando di Raptor, Raptor, non di Hagrid ».
Il Preside riprese il giornale dalla scrivania e lo aprì verso il centro.
« Fuffi respira? »
Severus storse le labbra.
« Sì ».
« Harry? »
« Anche ».
Silente girò una pagina del quotidiano.
« Albus, davvero, è successo qualcosa! » Severus si alzò in piedi. « Potrebbe… potrebbe aver trovato un altro modo per tenere a bada il cane, dopotutto, non solo tu sai come fare, giusto? Lo sa anche… »
Silente sorrise da dietro il giornale.
« Ci vediamo a cena, Severus ».
 

 

*
 

 

Il mantello nero del professore sibilava al gentile tocco del vento serale, mentre si incamminava a passi veloci verso la capanna del guardiacaccia.
Avrebbe potuto parlare con Raptor, magari gli aveva detto come tenere sotto controllo Fuffi pensando che fosse un professore.
Magari era Raptor, quello alla Testa di Porco, magari, approfittando che era brillo, gli aveva estorto come fare…
Bussò un paio di volte alla porta, prima di sentire qualche borbottio sommesso all’interno della casa, e poi un « Arrivo, arrivo, ci lego Thor e arrivo! ».
La porta si aprì un poco, di Hagrid si vedevano giusto gli occhi e la barba.
« Oh, buonasera, Professor Piton!  » Il guardiacaccia si guardò intorno sospetto.
« La inviterei ad entrare, sa, ma Thor ci ha avuto dei problemi di stomaco, ehm… »
Severus arricciò il naso.
« Non disturbarti » iniziò. « Sono venuto qui solo per chiederti alcune cose ».
Hagrid sbatte gli occhi due o tre volte, si guardò intorno di nuovo, poi si mise una mano tra i capelli e disse: « Certo, certo, mi dica pure ».
« Per caso, Hagrid, hai… parlato con il Professor Raptor, di recente? »
Hagrid sembrava quasi sollevato.
« Il Professor Raptor? Oh sì, è venuto da me questa mattina presto, prima che iniziavano le lezioni, mi ha chiesto se ci avevo un’altra lanterna che la sua l’aveva rotta ».
Il guardiacaccia annuì solennemente.
« Quindi ti ha chiesto una… lanterna? »
Hagrid continuò ad annuire.
« Non ti ha chiesto nulla del… ecco, della Pietra? » Severus si ritrovò a parlare piano, quel tanto che bastava a fare in modo che lo sentisse solo Hagrid, in caso ci fossero presenze indesiderate.
« Della Pietra Filosofale, Professor Piton? No, no, certo che no ».
« E ad Hogsmeade… »
Il guardiacaccia si irrigidì notevolmente appena sentì pronunciare il nome del villaggio.
« Hogsmeade. Sì. Ci sono andato l’altra volta, solo per berci qualcosina con dei vecchi amici, sa, ma il Professor Raptor non l’ho incontrato ».
Un improvviso sbuffo da dentro la capanna lo fece voltare.
Severus alzò un sopracciglio.
Hagrid si voltò, un sorriso imbarazzato sulla faccia.
« È Thor, professore, le ho detto, sta male… forse è meglio se vado a prepararci qualcosa ».
Severus lo guardò.
« Sei proprio sicuro che non è successo niente di strano ultimamente? »
Se possibile, Hagrid diventò ancora più rosso in volto.
« Strano? Strano no, proprio per niente. No, no. Buonanotte, professore ». Si voltò e si chiuse la porta alle spalle, una bottiglia di brandy in mano.
 
 
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Angolo dell'autrice con seri problemi mentali
Sì, pubblico addirittura un giorno prima, perchè parto, e non mi andava di pubblicare il 31 posticipando di un giorno, spero apprezzerete :)
Questo capitolo è un po'... mhh così. Non lo so, l'unica parte che mi convince è quella con Hagrid, però... a voi l'ultima parola, come sempre!
A presto e buon sabato stavolta!
Un bacio,
Ela

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Capitolo 11
*** Drago ***


 Capitolo 11
 

Drago

 

« Ha detto che voleva una lanterna ».
Severus misurava a grandi passi lo studio del Preside.
« Ed è diventato nervoso, quando ho parlato di Hogsmeade ».
Il professore guardò Silente intento ad osservare i raggi del sole mattutino che filtravano dalla finestra e che si riflettevano in un lungo cono di luce.
« Mmh, bene ».
Benché lo conoscesse da anni, Severus non riusciva mai a capacitarsi dell’estenuante e totale tranquillità di quell’uomo.
Bene.
Raptor poteva aver scoperto come eludere la sorveglianza del cane, o poteva aver trovato il modo per uccidere Harry Potter indisturbato, ma andava tutto bene.
« Pensavo di usare la Legilimanzia ».
Silente lo scrutò dal basso della sua sedia.
« Sai benissimo che non posso permettertelo, Severus ».
Già, perché Silente non approvava per niente l’uso della Legilimanzia.
Peccato che era vitale sapere se quello scemo di Hagrid aveva detto qualcosa a Raptor.
« È importante sapere se Hagrid ha detto qualcosa sul cane a Raptor, Albus. E se non vuole dirlo, vuol dire che bisogna… tirarglielo fuori ».
« Ti ho già detto che non ti farò adoperare le tue abilità di Legilimens, per quanto esse possano essere alquanto utili, Severus. Esistono altri modi per sapere ciò che c’è da sapere ».
Detto questo, Severus seppe di essere stato congedato.


*
 

 

Dopo aver fatto lezione con i suoi alunni del M.A.G.O., Severus era rimasto nei suoi sotterranei per qualche tempo, fino a quando non aveva visto il sole tramontare oltre le rive del Lago Nero.
Allora si era alzato e aveva cominciato a camminare per i corridoi del castello, senza una meta precisa.
Voleva parlare con Raptor, ma era sicuro che, anche se fosse successo qualcosa, di certo non l’avrebbe detto a lui.
Voleva parlare con Hagrid, ma prima doveva trovare il modo per parlarci.
Era sovrappensiero quando passò davanti all’infermeria e si sentì chiamare da Madama Chips.
« Severus, senti, scusa il disturbo, so che hai molto da fare con i tuoi alunni per gli esami, ma ho finito l’essenza di rosa canina ».
Severus la guardò storto, il sopracciglio sinistro alzato.
« La rosa canina serve per le ferite… »
« Di drago, lo so. Va un po’ a capire perché quel Weasley si ritrova con un morso di drago sulla mano! Comunque mi serve per domani mattina, se puoi ».
Ok, adesso Severus era realmente stupito.
« Scusa, hai… hai detto che Weasley è stato morso da un drago? »
Madama Chips annuì lentamente prima di parlare: « Lui ha detto che è stato un cane, e in teoria potrebbe anche essere, se le zanne erano intrise di Pozione Pungente, l’effetto è più o meno lo stesso. Be’, comunque sembrano proprio di drago ».
Severus appoggiò una mano sullo stipite della porta dell’infermeria.
« Posso vederlo? »
« No, sta riposando. E poi sono già venuti a trovarlo Harry Potter e quella sua amica, Hermione Granger, mi sembra, e ancora prima Malfoy per… »
« Malfoy? » Severus alzò ancora di più il sopracciglio sinistro.
« Sì, sì, lui. Voleva prendere in prestito un libro di Weasey ». Madama Chips guardò Severus assottigliando gli occhi. Poi mise le mani sui fianchi.
« Allora, Severus, me la porti o no la rosa canina? »
 

 

*
 

 

Ronald Weasley.
Draco Malfoy.
Drago.
Ok, non andava bene.
Se Weasley era stato morso da un drago, allora un drago c’era realmente, e Malfoy aveva ragione.
Sì, ma un drago, dannazione!
Come era possibile?
Se era vero che Hagrid si era procurato un drago, come se l’era procurato?
La risposta galleggiò pigra nella sua mente prima ancora di salirgli alle labbra.
« Alla Testa di Porco ».
« Mmh, possibile, davvero, Severus ».
Sì, insomma, ma perché si trovava sempre da Silente quando succedeva qualcosa?
« Dobbiamo assolutamente prendere il drago ». Ed incastrare Potter e i suoi amichetti.
« No ».
No.
« No? » Severus guardava il Preside a bocca aperta dal basso della sua sedia.
« No. Penso che Hagrid abbia già risolto la cosa da solo, Severus ».
Il professore era sconcertato.
« Risolto la cosa da solo? Albus, Merlino solo sa i danni che può combinare con un drago in casa sua, per di più visto che sembra che Potter e la Granger siano particolarmente propensi a visitarlo spesso, non mi sembra così sicuro, sai ».
Silente sembrò ignorarlo.
« La cosa importante da scoprire adesso è perché Raptor ha dato ad Hagrid un drago alla Testa di Porco ».
Severus era ancora sconcertato dal menefreghismo di Silente riguardo al drago, comunque, si ricompose dallo stupore e parlò.
« Si potrebbe chiedere ad Hagrid ».
« Sì, si potrebbe ».
« Magari con la Legilimanzia… »
Silente lo guardò sorridente per qualche attimo prima che Severus riprendesse.
« Sì, ok, lo so, ho capito, non posso usarla. Be’, allora ti toccherà aspettare un po’, Albus. Non riuscirò ad estorcergli molte informazioni senza la Legilimanzia ».
Il Preside lo guardò ancora sorridendo.
« Abbiamo tempo ».
Le labbra di Severus si arricciarono in un sorriso intriso d’ilarità.
« Abbiamo tempo? » disse.
« Davvero? »
 

 

*
 

 

Severus non riuscì a parlare con Hagrid né venerdì, né sabato.
Si consolò pensando al fatto che non c’era riuscito per una buona causa, adesso doveva seriamente impegnarsi per i suoi allievi del G.U.F.O e del M.A.G.O.
Per cui, sabato sera, sul tardi, stava ancora decidendo quali ultime pozioni fargli sperimentare prima dell’esame.
Bevanda della pace o Pozione Corroborante?
Severus picchiettò un paio di volte la punta della sua piuma sul bordo della boccetta di inchiostro prima di scrivere sulla pergamena col programma degli ultimi giorni tutte e due.
Sì, poteva ritenersi soddisfatto.
Però doveva trovare un modo per estorcere ad Hagrid quello che aveva detto a Raptor.
E se Raptor avesse usato la Pozione Polisucco per non farsi riconoscere alla Testa di Porco? Allora che bisogno aveva di farlo ubriacare, prima di parlargli?
Guardò l’ora sul suo orologio da polso.
Era mezzanotte e un quarto, e sì, aveva bisogno di dormire.
Riordinò gli appunti con un movimento fluido della bacchetta, si cambiò, e si addormentò nervoso sognando Hagrid a capo di un esercito di Dorsorugosi della Norvegia.
 

 

*
 

 

La mattina dopo, si svegliò con uno strano odore di Zanzerotti e Tè al limone che aleggiava per la camera.
Guardò sul comodino e vide una piccola busta candida.
Si mise a sedere sul letto e prese la busta tra le mani prima di aprirla.
 
Severus,
mi dispiace informarti che questa notte ho pescato a girovagare per il Castello Draco Malfoy, della tua Casa. Gradirei che ti presentassi nel mio ufficio oggi pomeriggio alle cinque per discutere della punizione.
Un saluto,
Minerva
 
Oh, Merlino e Salazar.
Draco Malfoy?
Che cosa poteva aver fatto?
Se uno dei suoi migliori allievi era finito in punizione per colpa di Potter e il suoi amici…
Oh, sì, certo!
Magari potevano avergli fatto credere che ci fosse veramente un drago nel castello facendo un nonsoché alla mano di Weasley e dicendogli chissà quali sciocchezze per farlo mettere in punizione.
Sarebbe stata esattamente una cosa da Potter.
Si alzò dal letto.
Effettivamente sul suo comodino c’era anche una scatola di Zanzerotti e una tazza di tè.
Accanto, un altro biglietto.
 
Ah, comunque, buona domenica, Severus.

 
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Note dell'autrice con seri problemi mentali
00:00
Finalmente riesco a pubblicare in un orario consono! (Si fa per dire)
Be', inanzitutto buona domenica e grazie per aver letto :)
Questo capitolo bo. Non dice niente.
L'unica parte che mi piace è quella col bigliettino della Mc.
La Mc, la Mc, la Mc <3
Amo scrivere di lei.
Poooi, per il prossimo capitolo, se la mia connessione non decide di andare a farsi un giro di nuovo, e riesco a pubblicare con tranquillità, vi prometto l'immagine :D
Come sempre, a voi cari :)
Un bacione,
Ela

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Capitolo 12
*** Pomeriggio ***


 Capitolo 12
 

Pomeriggio
 

 
« Potter ».
« Ti ho già detto che non era solo lui, Severus, c’erano anche Paciock e la signorina Granger insieme a Draco Malfoy ».
Severus era nell’ufficio di Minerva McGrannitt da un tempo alquanto lungo.
Erano entrambi seduti e lei sorseggiava pacatamente del tè corretto con qualcosa che poteva tranquillamente essere Whisky Incendiario, dall’odore pungente di alcol.
E così ci entrava davvero Potter con tutta la faccenda di Draco.
Secondo la McGrannitt Potter e la Granger avevano raccontato al ragazzo di avere un drago per attirarlo fuori dalla sua camera durante la notte e farlo mettere in punizione.
E quel tonto di Paciock si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato.
« Ho capito » disse infine il professore appoggiando la mano destra contratta in un pugno sulla scrivania.
La McGrannitt lo guardò schiva oltre la tazza che reggeva tra le mani.
« Quindi » riprese dopo aver preso un altro sorso. « Hanno commesso un atto molto grave andando in giro a quell’ora, non pensi? »
Severus annuì pensieroso.
Le malefatte di quei Grifondoro erano l’ultimo dei suoi problemi, ora.
La McGrannitt si chiarì la voce.
« Per questo, la scorsa notte ho tolto venti punti a Serpeverde e centocinquanta a Grifondoro ».
Severus si risvegliò dal suo stato di totale ignoranza verso la professoressa.
« Centocinqua… Minerva? »
Fece di tutto per nascondere il sorrisino che gli era comparso sulle labbra.
« Ne sei sorpreso, Severus? Credevo sapessi bene che sono molto severa con ogni alunno, non importa a quale Casa appartenga ».
« Sì, certo » Severus annuì di nuovo.
« Pensavo » la McGrannitt posò la tazza da tè ormai vuota. « Come punizione, di lasciarli una notte con Hagrid. Ha detto che aveva una certa faccenda da sbrigare nella Foresta Proibita, e che quattro ragazzi in più non gli sarebbero stati d’impiccio. Cosa ne pensi? »
Al nome di Hagrid il professore sbatté un paio di volte le palpebre prima di acconsentire alla punizione proposta dalla McGrannitt.
Finalmente è finita, pensava.
Aveva deciso di tornare a parlare dal guardiacaccia quel pomeriggio e stava decidendo bene cosa dirgli.
La professoressa lo guardò negli occhi per un po’.
« Severus, stai bene? »
Ti preoccupi troppo.
« Sì. Sto benissimo. Se ora posso… »
« Oh, sì, certo, vai pure ». La McGrannitt continuava a guardarlo un po’ storto.
Severus non se lo fece ripetere due volte, si alzò, la salutò e se ne andò velocemente dall’ufficio.
Quando si fu richiuso la porta dietro di se’, Minerva sospirò.
« Questa cosa di tenerti tutto dentro ti ucciderà, Severus ».
 

*
 

 

I piani di Severus per quel pomeriggio andarono a farsi benedire quando, arrivato alla capanna di Hagrid non vi trovò nessuno.
Bene.
Sinceramente, però, non sapeva ancora bene come estorcergli informazioni.
Magari, Hagrid, invece, non aveva detto proprio nulla, e tutti questi tentativi di parlarci erano comunque vani.
Magari, era davvero andato ad Hogsmeade solo per ‘berci qualcosina con dei vecchi amici’.
Ma Silente sospettava.
E poi c’era quel piccolo inconveniente del drago, a cui però il Preside sembrava dare un’importanza più che limitata.
Quindi Severus era praticamente sicuro che Hagrid sapesse qualcosa di utile, ma non sapeva come farselo dire!
Era una cosa semplice, bastava chiedere nel modo giusto.
Ma Severus, per quanto intelligente e capace, quel ‘modo giusto’ non l’aveva ancora trovato.
E Silente continuava a non fare nulla.
E a lui dava sempre più sui nervi.
Be’, il professore aveva deciso che quel pomeriggio non poteva andare totalmente sprecato.
Per cui, fermò una ragazza piuttosto alta che dalla divisa verde e argento poteva dirsi Serpeverde e le disse di far venire Draco Malfoy nel suo ufficio appena possibile.
Quella fece un gran sorriso, a cui Severus rispose con un cenno, annuì e si avviò verso il castello.
Anche Severus si sbrigò a tornare nei suoi alloggi, e aveva messo da poco piede nel suo ufficio quando bussarono alla porta.
« Avanti » rispose semplicemente lui.
E l’undicenne biondo fece il suo ingresso nella stanza, un’espressione mista tra sorpresa e superiorità che gli aleggiava sul volto.
« Mi ha chiamato, signore? »
Severus si sedette sulla sedia dietro la scrivania prima di far accomodare anche il ragazzo sulla sedia di fronte a lui.
« Ti ho chiamato, Draco, perché la professoressa McGrannitt mi ha riferito di averti trovato in giro a notte inoltrata, ieri. È vero? »
Quel minimo di spavalderia sparì dal viso del biondo.
« Io… professore, Potter e la Mezzosangue… »
«Come l’hai chiamata? »
Il ragazzino si irrigidì sulla sedia e serrò le labbra.
« Come-l’hai-chiamata » ripeté Severus, gli occhi ridotti a due fessure.
Non la poteva sopportare, la Granger.
Ma non poteva sopportare in ugual modo, anzi, forse anche di più, che venisse appellata in quel modo.
Non poteva sopportare che nessuno fosse appellato in quel modo.
Il ragazzo farfugliò delle scuse a mezza bocca, e Severus, dopo averlo rimproverato un poco, gli fece segno di continuare.
« Ecco, vede, professore, Potter e la Granger » Draco fece una smorfia. « Stavano per liberarsi di un drago questa notte, signore. C’era una lettera, nel libro di Weasley, avevano un drago! »
« Mi sembrava » disse Severus alzando un sopracciglio. « Che stessimo parlando di Potter e Granger, non di Weasley ».
« Sì, ma, lei lo sa professore, che quei tre stanno sempre insieme, no? E Weasley era stato anche morso! »
Severus sospirò.
« E mi spieghi, allora, perché non hai avvertito un professore? »
Draco arrossì e bisbgliò: « Perché…perché mi sembrava il momento di agire da solo ».
Il professore accavallo le gambe.
« La McGrannitt ti farà sapere della punizione. Puoi andare ».
Il ragazzo fece per protestare, ma Severus fu più rapido e lo congedò velocemente dicendogli che, altrimenti, sarebbe stato in ritardo per la cena.
Effettivamente in ritardo per la cena c’era anche lui, per questo, dopo qualche minuto che il ragazzo se n’era andato, camminò di buona lena verso la Sala Grande.
E aveva fatto bene, oh, aveva fatto terribilmente bene a salire per la cena.
Infatti, quando diede un’occhiata al tavolo dei Grifondoro poté ben osservare che Potter, Weasley, Paciock e la Granger se ne stavano in disparte in un angoletto del tavolo, mentre tutti i loro compagni e persino il fantasma di Sir. Nicholas li guardavano con odio dall’altro lato.
E così, senza volerlo, un sadico sorriso arrivò alle labbra, e per un attimo, i capelli rossi di Weasley diventarono castani e lunghi, il viso della Granger si riempì di graffi e cicatrici e i suoi capelli diventarono biondi e corti, gli occhi chiari di Paciock diventarono piccoli e acquosi quasi come quelli di un topo, e la cicatrice sparì dalla fronte di Harry Potter.
Per un attimo, non c’era più.
Sorrise.
 
 
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Note dell'autrice con seri problemi mentali
Sì, sì, lo so, sono le 10:08, ma ieri era il compleanno di un mio grande amico, e quindi ho fatto abbastanza tardi :)
Be', avete visto? Sono riuscita a mettere l'immagine! E, per evitare eventuali disguidi o altro, l'ho trovata su google, quindi non l'ho fatta io e non voglio prendermi il merito di questo capolavoro :D

Tornando al capitolo...
E' un po' cortino, a dirla tutta, e non succede nemmeno nulla di particolare, è un capitolo di passaggio. 
E poi... mha sì, d'altronde a qualcuno l'ho già detto, quindi... mancano 5 capitoli alla fine.
Uaa che tristezza! Mi sono stra-affezionata a questa storia, e a tutti voi tesori che la seguite... 
Vabbè, dai, na mancano ancora 5, dopotutto!
Come al solito, spero mi direte che ne pensate :)
Buona domenica!
Un bacio,
Ela
 
 
 

 

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Capitolo 13
*** Discorsi ***


 Capitolo 13
 

Discorsi

 

 
Severus si crogiolò nella disperazione di Potter e i suoi amici quanto più riuscì a fare.
Certo, non aveva dimenticato i suoi G.U.F.O. e i suoi M.A.G.O., ma un po’ di svago faceva bene a tutti, no?
Pensava, poi, che quell’anno gli esami di fine corso per gli alunni del primo anno sarebbero stati stranamente più difficili del solito.
E così, si ritrovò a passare il tempo, come di consueto, tra calderoni ed alambicchi, con un insolito buonumore di sottofondo.
Raggiunse, poi, la settimana prima dell’inizio degli esami, e si ritrovò, un pomeriggio, a fare lezione a Tassorosso e Serpeverde del quarto anno.
« Per la Pozione Invecchiante occorre dello sciroppo di Ellaboro, non di Eleuterococco signor Harris » puntualizzò ad un certo punto il professore rimproverando un Tassorosso incredibilmente maldestro. « Sai con quale altro nome è conosciuta? Ginseng Siberiano, uno degli ingredienti principali per la Pozione Ringiovanente. Ma vedo che per te mettere questo o l’altro ingrediente sia più che altro un optional, no? Be’, mi occuperò personalmente di testare la tua… questa roba sul tuo gufo non appena sarà ultimata ».
Severus fece una pausa.
« E cinque punti in meno a Tassorosso ».
Il ragazzo sottolineò il ghigno sadico del professore con un tremitio delle spalle.
Severus scorse gli altri banchi con lo sguardo, prima di riprendere a camminare tra gli alunni.
Quasi tutte le pozioni, comprese quelle dei Serpeverde, possedevano tutt’altro del colore roseo che avrebbero dovuto assumere a quel punto.
Solo una ragazzina dai capelli corti e rossi di Tassorosso che gli ricordava davvero tanto Ninfadora Tonks era riuscita a rendere la sua pozione di quella lieve sfumatura rosa.
Ovviamente, Severus non si preoccupò di farle i complimenti.
A quel punto si accorse che l’ora era finita.
« Potete andare » annunciò. « Lasciate tutto così com’è, finirete questo giovedì, prima dell’inizio degli esami. E… Harris ».
L’interpellato, che era uno tra i primi che si accingeva a lasciare il sotterraneo con la sua borsa di cuoio stretta al petto, si voltò con l’aria un po’ afflitta.
« Ricordati di portare il tuo gufo la prossima volta ». Severus sorrise maligno al ragazzo, che, per tutta risposta, corse via spaventato.
L’aula si svuotò in pochi minuti e il professore, con un sol colpo di bacchetta, sistemò i calderoni in modo che si riconoscessero.
Poi decise di andare in biblioteca.
Non sapeva perché, forse era soltanto il fatto che non ci andava da molto, così si avviò svelto verso il quarto piano.
Camminando sorpassò alcune aule vuote, e ne trovò una aperta.
Decise di entrarci, se ci fosse stato qualche intruso sarebbe stata una buona occasione per togliere punti alla sua Casa.
Ma la classe era vuota davvero.
Era strana, però.
Sempre che ad Hogwarts ci fosse qualcosa di normale.
C’era una porta, sul fondo e dava su un corridoio buio.
Severus si avvicinò ed uscì dall’aula entrando nel corridoio.
Lo riconobbe subito come quello che portava alla Guferia, e stava per andarsene, quando sentì che qualcuno richiudeva la porta dell’aula principale.
Riconobbe subito la voce di Raptor.
Socchiuse la porta secondaria e si nascose dietro, per non farsi vedere.
Ebbene, lui, Severus Piton, si era ridotto ad origliare le conversazioni di quell’essere per conto di Silente.
A quanto pare sì.
Raptor balbettava qualcosa di incomprensibile, Severus non lo vedeva bene, ma poteva tranquillamente osservare il turbante che, piano piano, si avvolgeva su se’ stesso a terra.
« Padrone! » sentì lagnarsi Raptor.
« Devi… farlo… devi » una voce stridula si inserì nel monologo di Raptor.
« No, no, un’altra volta no, ti prego…»
Poi la voce stridula sibilò qualcosa che Severus non riuscì a sentire, e dopo un piccolo urletto di Raptor, il professore vide  che il turbante non era più a terra.
« E va bene… va bene » singhiozzò Raptor.
E corse via.
Severus non perse tempo.
Si affrettò a guardare bene nell’aula, perché era sicuro che Raptor fosse corso via da solo.
Poi, dopo aver effettuato un Hominum Revelio, si voltò e uscì anche lui in fretta dalla porta che dava sul corridoio della Guferia.
 

*
 

 

E così un padrone c’era davvero.
Ma dove?
Con chi parlava Raptor? Era sicuro di aver sentito chiamare qualcuno “padrone”, e poi quella voce stridula…
“Devi… farlo…”
Cosa?
Cosa doveva fare Raptor? Per conto di chi?
Severus la risposta l’aveva già.
Per conto del Signore Oscuro, ormai credeva di averlo appurato.
Credeva, appunto.
Perché se oggi Raptor stava parlando con Voldemort stesso, dove diamine era?
Se era ridotto a poco più che nulla, come diceva Silente, come poteva addirittura parlare con Raptor?
Come?
Severus inclinò la testa all’indietro oltre lo schienale della sedia su cui sedeva nel suo ufficio.
Era tardi.
Molto, a dire la verità.
E lui stava pensando ancora a Raptor.
E se non stesse col Signore Oscuro?
E allora cosa diavolo c’entrava Harry Potter?
Severus era stanco.
Di cosa?
Be’, un po’ di tutto.
Del fatto che fosse praticamente un anno che non aveva pace per un secondo, e non perché avesse davanti agli occhi il pallido e aggraziato viso di Lily Evans, ma perché doveva stare dietro ad un ragazzino con addosso una minaccia di morte troppo grande e troppo costante per i suoi undici anni, e ad uno stupido mago così strano da poter essere addirittura una minaccia.
E se…
Un improvviso pensiero lo assalì.
Se Voldemort fosse tornato?
Silente una volta, tanti anni prima, gli aveva detto chiaramente che cosa avrebbe dovuto fare in tal caso.
Se le ricordava tutte le parole che aveva adoperato invece di sputargli in faccia che avrebbe dovuto fare un doppio, triplo, quadruplo gioco, se necessario.
Finzione e inganno, le cose che gli riuscivano meglio.
Ma ne sarebbe stato capace?
Se lo chiedeva spesso, Severus, se sarebbe stato pronto ad un ritorno di quello che molte, moltissime volte, anche lui aveva chiamato ‘padrone’.
Il professore si alzò e si avviò verso la sua camera.
Si tolse piano la casacca nera che portava, sfilando minuziosamente dall’asola il bottone corrispondente.
Rimase così, con la camicia bianca leggermente stropicciata addosso.
Poi si decise, sbottonò il polsino sinistro.
E la paura gli attanagliò il petto.
Sull’avambraccio, contratto per il nervosismo, teschi e serpi erano intrecciate formando l’inconfutabile Marchio Nero.
Era visibile.
Cioè, era sempre stato visibile, tutto il tempo, Severus lo sapeva.
Però, be’, non così.
Era sempre stata una sottile linea grigiastra, si riusciva a vederlo bene soltanto se ci si metteva in controluce.
Per dieci, quasi undici anni, era stato così.
Ora una chiara, netta linea nera disegnava quella che era stata la sua rovina sul suo avambraccio sinistro.
E non poté non pensare a dei capelli rossi, non poté non pensare a degli occhi verdi, non poté non farlo.
Non poté non vedere, affacciata tra le palpebre semi chiuse dei suoi occhi, il piccolo muso di una cerva d’argento.

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Note dell'autrice con seri problemi mentali

Sì, sì, lo so, è prestissimo e non è neanche domenica, ma oggi pomeriggio parto  e torno domani mooooolto tardi, quindi non mi andava di posticipare così tanto, scusate!
Be', cosa dire? Quando Harry vede Raptor che parla "da solo", dice di aver visto dopo il nostro caro Sevvy uscito da una porta secondaria, e così è come mi sono immaginata la scena.
Pooooi, l'immagine.
Come sempre, non l'ho fatta io (se fossi così brava a disegnare non sarei sicuramente al Classico a imbottirmi di 5 =_=) ma l'ho preso da quel fantastico sito che è DeviantART.
Non so chi sia stato il genio che ha fatto questo capolavoro, ma è un genio :)
Ok, devo finire la valigia D:
Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio,
Ela

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Capitolo 14
*** Sangue ***


 Capitolo 14
 

 

Sangue

 
Severus Piton era, è, l’unico Mangiamorte in grado di evocare un Patronus.
Il professore aveva ragionato anche su questo, quando i suoi sogni furono illuminati dal bagliore argenteo di una piccola cerva, quella notte.
Una volta, Bella, all’inizio, il vero inizio, prima della profezia, prima dei McKinnon, prima dei Paciock, prima di Lily, l’aveva visto evocarne uno.
Lo ricordava bene.
 

*
 

 

« Sevvyyy! Sevvy caro, dove sei? »
Il diciannovenne riconosceva quella voce.
Non era sicuro che gli facesse davvero piacere sentirla, ma Bellatrix, al contrario degli altri, parlava con lui, stava con lui, lo considerava.
Era un po’ pazza, Bella.
Era per questo che Severus si guardava dallo starle troppo vicino.
Una volta le aveva, per sbaglio, pestato un piede.
A detta di Lucius, aveva ucciso per molto meno.
« Oh, eccoti qua! Oggi tocca ai MacDonald, manchi solo tu. Lo sai, vero, che ti stiamo aspettando tutti, Sevvy? Lo sai che non dobbiamo far aspettare l’Oscuro Signore, lo sai, Sevvy? » disse lei, le labbra contorte in un ghigno.
Oggi tocca ai MacDonald.
Le conosceva, quelle persone.
Erano la famiglia di Mary MacDonald, l’amica di Lily, ad Hogwarts.
Lily…
« Sevvy, Sevvy, Sevvy… » cominciò a cantilenare Bella quando Severus non accennò a rispondere.
Il ragazzo era sicuro che di lì a poco avrebbe perso la pazienza, e, allora, lui si sarebbe ritrovato per terra colpito da uno Stupeficium o da un Pietrificus Totalus.
E poi il Signore Oscuro lo avrebbe ucciso.
Quindi si alzò facendo svolazzare il mantello dietro di se’ e prese la maschera d’argento nella mano destra.
« Ah ah! Bravo Sevvy, bravo… » La ragazza si mise a ridere e lo scosse per una spalla.
Solo dopo Severus si ricordò di una cosa.
« Puoi… puoi aspettare un momento? » disse a Bella sperando che lei non lo cruciasse nel frattempo.
La fronte di lei si aggrottò, e dopo aver alzato un paio di volte le sopracciglia e mosso il labbro inferiore in segno di disappunto disse: « Che sia un momento, Sevvy ».
E il ragazzo decise di non perdere altro tempo.
Un ricordo felice aveva letto sui suoi dannati libri, anni fa.
Il suo ricordo non era felice.
Era un ricordo potente.
Un ricordo potente.
« Expeto Patronum! » disse.
E la familiare cerva d’argento prese a trotterellare tra gli alberi della foresta dove Severus si era rintanato pensando di riuscire a trovare un po’ di pace.
Non sapeva bene perché lo faceva, di evocare un Patronus, tutte le volte.
Era una sorta di rituale, e, malgrado tutto, lo faceva sentire un po’ meglio, gli faceva ricordare che aveva ancora qualcosa di abbastanza potente, di abbastanza felice, di abbastanza puro, per poter evocare la sua cerva.
Lo sapeva che l’amore per il suo nuovo Signore non era autentico.
Eppure ci sei dentro, Sevvy.
La cerva sparì con un ultimo trotto.
« Ok, possiamo andare, scusami se ti ho fatto aspettare Bella ». Severus ripose la sua bacchetta nella veste.
Solo allora il ragazzo notò l’espressione sbigottita sul volto della ragazza.
Sperava solo che non volesse scagliargli addosso qualche incantesimo.
« Che… che cos’era quello? » disse indicando il punto in cui la cerva era sparita.
« È un Patronus, Bella » rispose Severus semplicemente.
« E tu sai evocarne uno? » Il ragazzo non aveva mai sentito un tono di così sincera sorpresa nella voce di Bellatrix.
« Lo insegnano a tutti, ad Hogwarts, il settimo anno. Ma io l’ho imparato al quarto » rispose lui.
« Perché? Perché lo evochi ancora? A cosa ti serve? » domandò la ragazza, la voce un po’ acuta.
« Be’, serve per allontanare i Lethifold, e poi i Dissennatori… »
La ragazza riacquistò il solito cipiglio di sempre e si mise a ridere sonoramente.
« I Dissennatori? » rise. « I Dissennatori sono uniti dallo stesso amore che unisce noi all’Oscuro Signore, Sevvy, non hai bisogno di questo. Non hai bisogno di allontanarli ».
Dopo aver finito di ridere, indossò la maschera argentata, e Severus la imitò.
Poi si avvicinarono un poco, e lei gli porse il braccio destro.
Severus lo prese con la mano facendo attenzione a non stringerlo troppo.
« Comunque » disse ad un tratto ed inaspettatamente Bella. « Nessuno di noi lo sa fare. Nessuno di noi sa evocarne uno, di Patronus. Siamo noi la paura, ora. Non i Dissennatori ».
Siamo noi la paura.
Si Smaterializzarono.
Due ore dopo, i MacDonald erano morti.
E Severus non riuscì mai più a ricordare bene i riccioli biondi di Mary.
Il suo ricordo se n'era andato con loro.
 

 

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*
 

 

Il professore poteva dire tranquillamente di non aver riposato, quella notte.
Troppa luce.
Ma quella mattina aveva lezione alla prima ora, e quindi avrebbe dovuto fare anche abbastanza in fretta.
Eppure, prima che iniziasse la lezione, era già dietro la sua scrivania nei sotterranei e intimava a Corvonero e Tassorosso del secondo anno di entrare piuttosto velocemente.
Era un po’ più di buonumore del solito; la McGrannitt, a colazione, gli aveva comunicato che Potter, Granger, Paciock e Malfoy, avevano scontato la loro punizione la sera prima.
Un po’ gli dispiaceva per il biondino, che dopo l’accaduto aveva cominciato ad essere più gentile ed educato nei suoi confronti, ma non poteva farci nulla, d’altronde.
Ma Potter e i suoi amici! Quello lo faceva sentire meglio.
I bambini in vesti blu e gialle cominciarono subito a rimestare la loro Pozione Soporifera nei calderoni.
Erano bravi, quei ragazzini.
Non gli davano rogne, per lo meno.
Così poteva starsene tranquillo, almeno per quell’ora.
 

 

*
 

 

Stranamente, non tolse punti ne’ a Tassorosso, ne’ a Corvonero, e quando i ragazzi gli portarono alla cattedra una fiala ciascuno di pozione, si limitò a dire un « Ora andate, veloci ».
Il suo stomaco reclamava del cibo, per cui si avviò pigramente in sala grande.
Trovò Raptor seduto al solito posto, da quando lo aveva visto parlare ‘col suo padrone’ in quell’aula vuota, non gli aveva più rivolto la parola.
Be’, era passato a malapena un giorno, però… boh, gli sembrava comunque strano.
E poi, ma questo era un cliché, molto, molto pallido.
Quasi come se qualcosa gli stesse succhiando via tutta l’energia.
Tipo sanguisuga, per intenderci.
Magari Lord Voldemort, sempre se dietro tutta questa storia ci fosse lui, lo stava davvero sfruttando.
Be’, Severus non si soffermò molto ad osservare Raptor, e il suo sguardo vagò fino ad Hagrid, seduto all’estremità del tavolo.
Era… oh, be’, era alquanto strano.
Il professore pregò che la Pietra, o Potter, o Raptor non c’entrassero nulla e cominciò a mangiare la sua porzione di lasagne.
 

 

*
 

 

« È per via di Harry, professore ».
Come non detto.
« Il professor Silente ci ha detto che dovevo dirlo a lei che lui aveva da sbrigarci della roba al Ministero, roba importante, eh! »
Roba importante un…
« Be’, Harry ci aveva la punizione, no? Insieme a Hermione, quella ragazzina è molto intelligente!, quel ragazzo coi capelli scuri… Neville, sì, e poi ci stava uno che non ci era coraggioso per niente… uno biondo… »
« Draco Malfoy, Hagrid » sibilò il professore a denti stretti. « Ora, puoi continuare? »
« Sì, sì, certo. Ci stavano Harry e Malfoy, no?, e sono andati nella foresta con Thor. Sa’, professore, ci sta qualcosa di brutto lì dentro, e loro tre l’hanno visto ».
Severus inarcò il sopracciglio sinistro.
« Che vuoi dire con ‘c’è qualcosa di brutto’? » chiese.
« Qualcuno ha ucciso un unicorno e ci ha bevuto il sangue, nella Foresta ».
« Sangue di unicorno? »
Il sangue di unicorno può tenerti in vita anche se sei ad un passo dalla morte.
Sì, sempre quei suoi dannati libri.
« Sì, sì, quello. E poi Harry e Malfoy l’hanno ritrovato l’unicorno morto, no? E poi c’era qualcosa, Harry diceva tipo con un mantello nero, e, be’, questo ci succhiava il sangue, dell’unicorno ».
Severus socchiuse gli occhi.
« Bene, ok, ho capito. C’è altro, Hagrid? » chiese poi.
« Be’… » il guardiacaccia si umettò nervosamente le labbra e corrugò la fronte in un’espressione concentrata. « Be’, sì, veramente ci sta. Ho parlato con Fiorenzo, il centauro, no? È stato lui a salvare Harry ».
« Salvare…? »
« Eh, aspetti, adesso ci arrivo. Fiorenzo mi diceva che quella… quella cosa, ha provato ad attaccarlo, Harry. Dice che, secondo lui, c’è qualcuno che sta cercando di tornarci in forze, che sta cercando qualcosa di più grande da scambiarci al sangue di quelle povere bestie. Ma non ho capito molto bene. Sa’, i centauri… » Hagrid si passò una manona tra i capelli arruffati.
Il professore, le sopracciglia già inarcate da un minutino buono, rispose con un semplice ‘Grazie per avermi informato’, e tornò al castello.
Senza pensarci nemmeno, si diresse subito all’ufficio di Silente.
Salì velocemente le scale e bussò un paio di volte alla porta.
Nessuna risposta.
Dopo la quinta volta che bussava, aprì la porta con uno scatto.
Ma dentro non c’era nessuno.
Oh, be’, allora il vecchio aveva davvero qualcosa da sbrigare al Ministero.
Dopo aver dato una rapida occhiata in giro, uscì svelto e chiuse la porta dietro di se’.
L’ufficio era rimasto vuoto.
Ma, ehi, è dell’ufficio di Silente che stiamo parlando!
Infatti, dopo qualche secondo che la porta si era chiusa, apparve qualcuno, dietro la scrivania, era piuttosto vecchio, con una lunga barba bianca e un lungo vestito color notte.
Da dietro gli occhiali a mezzaluna, si potevano vedere benissimo i suoi occhi azzurri allungati dall’espressione allegra che sovente accompagna un sorriso.
« Questa volta dovrai cavartela da solo, Severus ».

 



 

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Note dell'autrice con seri problemi mentali
00:00
Ok, ho espresso un desiderio, e... dio, si è già avverato, 80 recensioni....
Non potrò mai ringraziarvi abbastanza!
Cioè, era tutto partito come un'idea patetica, scema e balorda (no, non citiamo i gemelli Weasley), e... 80 recensioni. Santo cielo, vi amo.

Bene, dopo questa dichiarazione d'amore, passiamo al capitolo.
Il fatto che il nostro caro Sevvy sia l'unico Mangiamorte in grado di evocare un Patronus mi fa letteralmente impazzire, non potevo assolutamente non scriverci su qualcosa, anche se avevo già scritto un flashback sui Patronus.
E poi avevo anche quest'immagine fantastica (e stavolta so chi è la genia che l'ha disegnata, e vi mando il link della sua pagina di DeviantART, dateci un'occhiata, che è stupenda: http://arriku.deviantart.com/ ), insomma, non potevo non scrivere la prima parte :)
Nella seconda parte ritroviamo Hagrid, e, sì, devo essere sincera, ma la sono sempre immaginata la loro chiacchierata sulla notte in cui Voldemort assale Harry nella Foresta Proibita, penso che Hagrid abbia provato subito a raccontare tutto a Silente, ma quel caro e gentile vecchietto, ovviamente, doveva pur sempre, in qualche modo assurdo e perverso, far penare ancora di più il nostro povero Sevvy, certo, mi sembra giusto! (e pensate che mi sto lamentando di una cosa che ho scritto io... sono messa davvero male, scusate...)
Be', dopo tutto questo sproloquio direi che posso anche lasciarvi liberi, va'.
Fatemi sapere, mi raccomando, e grazie ancora tantissimo, a tutti!
Un bacio, e buona domenica!
Ela

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Capitolo 15
*** Scoperte ***


 Capitolo 15
 

Scoperte
 

 
M.AG.O. e G.U.F.O., cioè, come rovinare l’estate di uno studente!
Nulla di meglio, allora.
Sì, gli esami erano iniziati.
Severus, anche semplicemente passando per i corridoi, poteva distinguere tranquillamente alunni di ogni Casa chini su libri e pergamene.
Meglio così.
Gli esami lo aiutarono a non pensare, e sì, il professore si rammaricò alquanto quando terminarono.
Adesso il pensiero del ritorno di Lord Voldemort poteva tranquillamente prendersi la sua mente.
Su, fai pure.
Aveva provato a dire a Silente di spostare la Pietra, ma no, nulla da fare.
Hogwarts è il posto più sicuro al mondo.
Certo, mai come ora, poi.
Il Marchio Nero era scuro.
Non tanto come quando l’Oscuro Signore era nel pieno delle sue forze, ma si vedeva fin troppo bene.
Fin troppo.
Per cercare di non pensarci troppo, aveva cominciato a prendere la pessima abitudine, secondo lui, di passeggiare.
E così di osservare per bene Potter e i suoi amici aggirarsi nel castello, il ragazzo sempre con una smorfia strana, quasi gli facesse male qualcosa, sulla faccia, e Raptor, tanto per cambiare nervoso.
Cambiò tutto un pomeriggio.
Cambiò tutto, tutto davvero.
Li aveva visti, quei tre, come al solito, parlare con Hagrid.
Nulla di nuovo.
Poi li aveva visti correre.
Non si corre peri i corridoi, ma nulla di nuovo neanche in questo.
E poi li ritrovò a confabulare tra loro.
Nulla di nuovo, senonché…
« …ha intenzione di passare attraverso la botola. Ha trovato tutto quello che gli occorre, e per di più adesso Silente è fuori circolazione. È stato lui a mandare quel gufo: ci scommetto che al Ministero della Magia resteranno a bocca aperta quando vedranno arrivare Silente… »
Potter sapeva.
Quanto sapeva?
Perfino più di lui.
« Buon pomeriggio » esordì Severus, il tono piatto che tanto gli era gradito.
I tre non risposero.
« Non bisognerebbe stare al chiuso in una giornata come questa » continuò, un sorriso irrisorio a dar forma alle sue labbra.
Severus vide l’incertezza sul volto del ragazzo quando mormorò: « Stavamo… »
« Voi dovete stare più attenti » lo interruppe. « Se ciondolate così, la gente può pensare che state combinando chissà cosa. E Grifondoro non può mica permettersi di perdere altri punti, no? ».
I tre fecero per andarsene.
Severus schioccò la lingua irritato prima di dire: « Sei avvisato, Potter: fatti pescare un’altra volta ad andare in giro di notte, e mi occuperò personalmente di farti espellere. Buona giornata ».
Il professore si girò e si avviò verso la sala professori.
Cosa diamine sapeva Potter?
Sospettava di Raptor? O di chi?
Adesso che ci pensava era vero.
Quella mattina, era arrivato un gufo urgente dal Ministero, e Silente era dovuto partire in tutta fretta.
Era strano che non avesse usato ne’ la Metropolvere ne’ la Smaterializzazione, aveva preferito una carrozza con i Theastral. Strano.
Però era vero.
Raptor avrebbe potuto agire indisturbato senza Silente di mezzo.
Ma quando?
Severus doveva calcolare il perfetto tempismo, un minuto di troppo e sarebbe stato troppo tardi.
Ma Potter sapeva, accidenti, sapeva.
Entrò nella sala professori.
« Oh, buon pomeriggio, Severus ».
Vitious lo salutò da dietro una pila di ingombranti libri più alta di lui.
« Buon pomeriggio ».
Il piccolo professore sbuffò.
« Oggi quelli del primo anno hanno fatto l’esame di incantesimi. Pensa che c’è quella ragazza, Hermione Granger, che ha scritto più cose sulla storia dell’Incantesimo di Levitazione di quante ne sapessi persino io! E non è nemmeno una Corvonero! Adesso devo controllare tutto sui libri. Puoi tenermi questi? »
Severus lo squadrò, poi annuì e prese i libri in mano.
« Torno tra un attimo! » trillò Vitious perdendosi tra i suoi scaffali pieni di libri di incantesimi.
Il professore si sedette su una delle sedie libere, e poggiò i libri sul grande tavolo centrale.
Quando avrebbe agito Raptor?
Doveva avvertire Silente?
Di chi sospettavano Potter e i suoi amici?
Gli scoppiava la testa.
Avrebbe fatto volentieri a meno di tutte queste pene.
Eppure, così era.
Si voltò verso la porta, giusto per vedere un paio di occhi sbirciare dentro la stanza.
Avrebbe subito pensato a Potter se i suoi occhi non fossero stati così… diversi da quelli che ora lo stavano fissando.
Dalla porta socchiusa si intravedevano anche dei capelli lunghi e crespi.
Ora la riconobbe.
In un primo momento fece finta di non accorgersi di nulla, credendo che prima o poi se ne sarebbe andata, ma quando continuò a vedere che quel paio di occhi nocciola non accingeva a schiodarsi di lì, si avvicinò a grandi falcate verso l’uscita.
« Signorina Granger ».
La bambina strabuzzò gli occhi quando si ritrovò davanti il professore.
« P-Professore… »
Severus la guardò dall’alto in basso.
« Posso chiederti cosa stai facendo qui? »
Hermione Granger si schiarì la voce, sembrava essersi preparata il discorso, allora.
« Stavo aspettando il Professor Vitious, volevo chiedergli alcune precisazioni sul compito di stamani ».
Il professore la guardò scettico, poi mormorò: « Benissimo, te lo chiamo subito, allora ».
Vide la ragazza andare nel panico. No, non l’aveva previsto, questo.
« Va… va bene ».
Severus si voltò, ma non fece nemmeno in tempo a rientrare nella stanza che senti dei passi alquanto veloci, dietro di lui, tornò a guardare il corridoio, e si accorse che la ragazza era corsa via.
Appurato, non era venuta di certo per Vitious.
Allora cosa…?
Improvvisamente le idee nella testa del professore si fecero più chiare.
Hermione Granger era venuta per spiarlo.
« C’era qualcuno, Severus? » Vitious riapparve da dietro alcuni scaffali.
Spiarlo.
« No ».
E se Potter e i suoi amici sospettassero di lui?
 

*

 
In fondo era plausibile, si ritrovò a pensare dopo.
Chiunque avrebbe pensato a lui se si fosse dovuto indicare il ladro più probabile della Pietra.
Era per questo che l’Oscuro Signore si serviva di Raptor, secondo Severus.
Nessuno avrebbe mai sospettato di lui.
Avrebbe agito quel giorno, ormai ne era certo, ma quando?
Arrivò in sala grande, e si ritrovò una scena abbastanza comune.
Raptor era presente, e consumò la sua cena in tutta calma, alzandosi tranquillo e dirigendosi nelle sue stanze alla fine.
O aveva già fatto, oppure doveva ancora agire.
Anche il professore si alzò non appena fu terminata la cena.
S’incamminò con relativa lentezza verso i suoi alloggi, spalancò la porta senza nemmeno sfiorare la maniglia, solo con un movimento fluido della bacchetta, e si accomodò sulla sedia di noce scuro dietro la sua scrivania.
Avrebbe agito quella sera stessa?
Era questa la domanda che lo faceva dannare, ma… Raptor aveva scoperto come mettere a bada il cane?
Se sì, allora era il momento perfetto per agire, altrimenti sarebbe stato inutile.
Il suo orologio da polso segnava il veloce incedere dei minuti, e fu dopo abbastanza tempo che il professore sentì bussare alla porta dello studio.
Era Hagrid.
Anche se il volto era coperto da capelli e barba ispidi, gli occhi inquieti erano indistinguibili.
« Ehm… Professore… devo parlarle ».
Fantastico.
Severus annuì con il capo, si alzò e si spostarono appena fuori dalla sua stanza.
« Ecco vede… mi sono ricordato appena di una cosa… »
Il professore fece cenno di continuare.
« Ci ha presente quando è venuto da me a chiederci se succedeva qualcosa di strano? Be’ in realtà qualcosa ci è successo, ad Hogsmeade… »
Hagrid arrossì.
« Vai avanti, per favore » lo incitò Severus.
« Ecco… le ho detto che sono andato a berci qualcosina con dei vecchi amici alla Testa di Porco, no? Insomma… non è che ci ho bevuto proprio con dei vecchi amici… »
Hagrid si fermò di nuovo, e il professore stava per perdere la pazienza quando lo invitò una terza volta a continuare.
« Era uno straniero. Mi ci ha offerto da bere e abbiamo fatto una partita a carte. E poi mi ha chiesto che lavoro facevo, ed io gliel’ho detto… »
« Insomma, arriva al punto! » sbottò Severus.
« Sì, sì, ecco, ci arrivo » continuò Hagrid. « Mi ha chiesto di che animali mi occupavo e gli ho parlato di Fuffi e… »
« E? » chiese Severus pregando con tutto il cuore che il guardiacaccia non stesse per dire…
« Ci ho detto come ci si fa a calmarlo. Mi è scappato professore, lo giuro! Non è tanto grave vero? »
Severus rimase impassibile.
Raptor avrebbe agito quella sera.

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Note dell'autrice con seri problemi mentali
...e adesso anche con mal di gola e febbre, YUPPI!
Be' scusate, lasciate perdere questi miei scleri mattutini, quando sto male sono anche peggio del solito.
Mmh, cosa dire sul capitolo? Severus scopre tutto! E adesso cosa farà? Andrà ad avvertire Silente o...

Lo vedrete nel prossimo capitolo, che, tralaltro, è il penultimo, sigh.
Ah, ovviamente, l'uomo nell'immagine è il nostro carissimo professor Raptor, l'immagine, favolosa, a parer mio, è sempre presa da DeviantART :)
Il giudizio, come sempre, a voi, e buona domenica! (etchù! no, no, anche il raffreddore no!)
Un bacio,
Ela

 

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Capitolo 16
*** Trappole ***


 Capitolo 16 
 

Trappole
 

 
Gli sembrava che il tempo scorresse infinitamente più veloce mentre si avviava verso il corridoio del terzo piano.
Raptor avrebbe tentato di rubare la Pietra, ma, cosa peggiore, Severus aveva il brutto, orribile presentimento che Harry Potter non sarebbe rimasto indifferente.
Se avesse avuto anche soltanto un briciolo della sua Lily, non sarebbe rimasto indifferente.
La porta era già aperta.
Doveva sbrigarsi.
Si avvicinò cautamente, e, a sentire i ringhi, Fuffi doveva essere più che sveglio.
Hagrid non gli aveva detto come fare a calmarlo.
Guardò bene dentro la stanza, magari Raptor o il ragazzo avevano lasciato qualcosa.
E qualcosa trovò, c’era un’arpa lì, per terra.
Un’arpa?
Non doveva forse… suonare?
Severus estrasse piano la bacchetta e borbottò a mezza voce « Silencio ».
Almeno così il cane non sentì quando il professore chiamò a se’ l’arpa con un incantesimo di appello, e questa cominciò a strusciare sul pavimento, nel tentativo di venire da lui.
Non aveva mai suonato un’arpa in vita sua.
Be’, speriamo in bene.
Annullò l’incantesimo tacitante con un movimento della bacchetta, e cominciò a pizzicare le corde con le dita.
Subito le palpebre del cane cominciarono a chiudersi, e, in pochi minuti, Fuffi era già accasciato a terra godendosi un sonno tranquillo.
Sarebbe stato più prudente continuare a suonare durante il tragitto dall’entrata alla botola che il cane aveva scoperto togliendovi da sopra la zampa destra, se non si fosse trattato di un’arpa, di un’enorme, colossale arpa di ottone.
Quello che accadde dopo occupò lo spazio di una decina di secondi.
Severus smise di suonare di colpo, e il cane cominciò subito ad agitarsi. Il professore si lanciò verso la botola aprendola velocemente mentre Fuffi cominciava già ad aprire gli occhi, e si trovò catapultato in un tunnel buio quando un’enorme zampa provvista di artigli aveva appena tentato di afferrarlo.
Cadde sul morbido.
Riconobbe subito che era una pianta, ora bisognava capire quale.
Non ci volle molto, perché il vegetale cominciò a stringergli le gambe appena tentò di muoversi.
Tranello del Diavolo.
Prima che i tentacoli viscidi arrivassero anche al busto, prese la bacchetta e gridò « Incendio! »
Subito la pianta si ritrasse, e Severus si avviò svelto verso il muro umido lì accanto.
Riprese fiato per pochi minuti, poi proseguì dritto per un passaggio fra due pareti di pietra.
Non si ricordava fosse così quando era venuto a posizionare le sue pozioni.
Arrivato alla fine del tunnel, trovò un’enorme stanza illuminata con il soffitto a volta, dove centinaia e centinaia di uccelli volavano silenziosamente. C’era una porta all’altra estremità, e Severus non provò nemmeno ad aprirla, non l’avrebbero fatta così facile.
Si guardò attorno.
C’erano dei manici di scopa accatastati in un angolo.
Manici di scopa?
Guardò in alto, e finalmente le notò.
Non erano uccelli, quelli che volavano.
Erano chiavi.
Capì immediatamente.
Montò in sella ad un manico di scopa e si alzò in volo.
Doveva trovare quella giusta.
Si guardò intorno per un po’: se qualcun altro l’aveva già presa, avrebbe dovuto essere almeno un po’ rovinata.
Infatti, dopo non molto la vide.
Volava in basso, perché aveva entrambe le ali azzurro chiaro piegate, era grossa e argentata.
Volò in picchiata, ma la chiave era velocissima, e lo schivò.
Doveva accerchiarla, in un qual modo doveva riuscire a metterla con le spalle al muro.
Le spalle al muro… ma certo!
Volò più veloce per riuscire a starle dietro in mezzo all’altro centinaio di chiavi, la vide sfrecciare in mezzo a due fini chiavette dorate dalle ali rosse e poi andare a sinistra, verso il muro.
Il muro.
Fantastico.
Era un’azione alquanto delicata da compiere, più che altro, sarebbe stato difficile fare quel genere di incantesimo su un manico di scopa.
Doveva aspettare il momento giusto.
La chiave fece due strane piroette e si avviò a tutta velocità verso la parete. Avrebbe svoltato subito verso sinistra se…
« Murus Latericius! »
Un muro di pietra comparve improvvisamente davanti alla parete della stanza, schiacciando la chiave in mezzo.
Con un altro colpo di bacchetta Severus la fece subito Evanescere, e, con una rapida mossa, prese la grande chiave argentata.
Tornò giù con la scopa, e quando fu a circa un metro da terra saltò, ficcando immediatamente la chiave nella grande serratura.
Era giusta.
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La porta si aprì con uno scatto.
Sentì subito delle voci provenire dall’altra stanza, e questo lo rincuorò non poco.
Qualcuno parlava.
Qualcuno era vivo.
« …Ron, Ron! Stai fermo con questa gamba, non possiamo fare niente, dobbiamo solo avvertire Silente! »
« Hermione, ma Harry… »
Il professore si avvicinò.
La stanza era occupata da una grande scacchiera, e quasi tutti i pezzi erano a terra spaccati.
« Te l’ho detto, non possiamo… AH! »
La ragazza fece un grande salto alla vista di Severus, ed impugnò la bacchetta.
« Cosa ci fa lei qui? Se sta cercando di rubare la Pietra o di fare del male ad Harry dovrà prima passare sul nostro cadavere! » strillò la Granger.
Severus fece una smorfia.
« Placati, non sono qui per rubare proprio niente ».
Weasley tentò di alzarsi facendo leva con un mano.
« E allora che cosa ci fa qui?! »
Il professore si chinò verso il rosso per vedere la sua gamba.
« Sono venuto qui per salvarvi, mi sembra ovvio. La gamba è a posto, penso che non sia nemmeno rotta ».
La Granger abbassò la bacchetta.
« Professore… chi… chi è con Harry adesso, professore? V-voi-sapete-chi? »
Severus si alzò.
« Ora come ora, non è affar vostro ».
« Signore » riprese allora la Granger. « Harry è il nostro migliore amico, rischia la vita in tutto questo. Lo… lo salverà, vero? »
Migliore amico.
Severus fece per rispondere, quando vide che i pezzi degli scacchi si stavano lentamente riformando.
« Dove è andato? » chiese brusco.
« Harry? E’ andato di là » rispose la ragazza indicando una grande porta davanti a loro.
Severus la raggiunse velocemente schivando i pezzi che si riformavano.
« Andate subito alla voliera e mandate un gufo al professor Silente. Io… tornerò presto con il vostro amico ». Fece per aprire la porta, quando la voce della ragazza lo fermò di nuovo.
« Professore! Come… come faceva a sapere che eravamo qui? »
Severus la guardò, e, suo malgrado, un sorriso amaro affiorò sulle sue labbra.
« Istinto, Granger ».
E dovere, aggiunse dopo tra se’ e se’.
 

*
 

 

Severus riconobbe subito che quella era la camera con la prova preparata da Raptor dall’odore pungente e muffo di troll. Ed effettivamente c’era un troll, steso a terra, la fronte e il viso insanguinati. Raptor doveva averlo schiantato prima.
Ottimo, meno lavoro per lui.
Il professore si coprì con il mantello e uscì velocemente dalla sala.
Appena entrato nella successiva vide il fuoco dalle sfumature violette e quello color pece dietro e davanti a lui e le sette bottiglie di forme diverse disposte in fila sul tavolo al centro della stanza.
Allungò spedito il braccio per prendere la Pozione del Ghiaccio contenuta nella boccetta più piccola e se la porto alle labbra.
Salverò tuo figlio, Lily.
Bevve velocemente la pozione e superò il fuoco nero.
Entrò nell’ultima stanza, e si accorse subito del cambio di temperatura. Un caldo torrido si estendeva tra quelle quattro mura.
Abbassò lo sguardo e li trovò distesi a terra, entrambi, Raptor coperto di vesciche come se fosse stato buttato tra le fiamme, il ragazzo pieno di graffi e abrasioni.
Nessuno dei due si muoveva.
Non ci volle molto a capire che Raptor era morto, il suo volto deformato da strane scottature lasciava intravedere gli occhi chiari spalancati e vitrei, per cui Severus corse dal ragazzo, scostandosi di dosso il mantello.
Si inginocchiò vicino al corpo rannicchiato in una posizione tutt’altro che naturale dell’undicenne e lo osservò qualche istante.
Nella sua mano destra notò della polvere, rossiccia.
La Pietra Filosofale.
E così era andata distrutta.
E così a Severus non importava affatto.
Posò una mano sulla fronte del ragazzo, poi sul petto e sul polso, per sentire i piccoli e incerti battiti che il cuore di lui sembrava esalare a stento. 
Lo avvolse nel mantello e lo prese in braccio.
Era leggero.
Stava camminando a tutta velocità verso l’uscita quando lo notò.
Lo Specchio delle Brame era in fondo alla stanza, identico a quando lo aveva visto a Natale.
Non aveva per niente voglia di vedere Lily, in quel momento, per niente.
Doveva salvare suo figlio, doveva salvarlo, doveva…
Gli occhi gli bruciavano per il caldo soffocante di quella stanza, ed anche se Severus fece di tutto per evitarlo, non poterono non soffermarsi, lacrimanti, sulla superficie lucida della specchiera così inspiegabilmente affascinante.
Era già pronto al dolore che avrebbe provato nel vederla lì, era già pronto.
Ma nello specchio non apparirono i bei capelli rossi di Lily, solo i suoi occhi, incastonati nel viso di un ragazzo con gli occhiali, spettinato, con una brutta cicatrice a forma di saetta sulla fronte e degli abiti troppo grandi per lui addosso, sorridente, in piena salute, vivo.
Vivo.

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Note dell'autrice con seri problemi mentali
00:57
Devo essere sincera, non ho resistito.
Se penso che siano andate davvero così le cose?
Assolutamente sì.
Perchè, sono sicura, e spero davvero sia così, credetemi, che quando Silente ha detto a Harry in infermeria "Sono arrivato giusto in tempo per toglierti di mano a Raptor", lo ha fatto soltanto per coprire Severus, per non "svelare la parte migliore di lui", ecco.
Be', potrei anche star dicendo una colossale balla, ma, sinceramente, mi piace molto di più così.
Che dire?
Innanzitutto, Murus Latericius non è un incantesimo "ufficiale", sì, me lo sono inventato di sana pianta, cioè, l'IL se l'è inventato di sana pianta. Dal latino, vuol dire semplicemente "muro di pietra".
Poi, ovviamente, Severus vede Harry vivo nello Specchio delle Brame, non so perchè, ma anche questo fatto, mi sembra così vero, come se l'avesse scritto la Rowling nel libro.
Sarà la mia mente malata, anzi, sicuramente è la mia mente malata.
Ah, e poi, finalmente Hermione parla! x)
Scusate, amo quella ragazza, non potevo non farla parlare per tutta la storia <3
Infine, le immagini.
Secondo me sono semplicemente divine, e questo ( http://square1design.deviantart.com/ ) è il link della pagina di DeviantART del genio che le ha disegnate.
Ce le vedevo troppo per questo capitolo.
Be', detto questo, per la penultima volta, a voi.
Per l'ultimo capitolo, invece, a domenica, cari.
Siete fantastici, grazie.
Un bacio,
Ela

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Capitolo 17
*** Paradiso ***


Questo capitolo è per voi.
Per voi che mi avete seguito fino alla fine e che avete creduto in me. Che con un commento, un aver messo la storia tra le preferite, le seguite, le ricordate, o semplicemente per il fatto di aver letto, mi avete resa felicissima.
Grazie.






Capitolo 17
 

Paradiso
 

 
Era tutto bianco.
Tutto innaturalmente bianco.
Era sicuro di trovarsi in un sogno, perché i suoni, e c’erano dei suoni, erano stranamente ovattati ed attutiti.
Sentì una mano sulla spalla.
I suoni erano passi.
« Sev? »
Ecco.
« Ciao, Lily ».
Non era la prima volta che ci parlava, in sogno, dopotutto.
Il suo subconscio irrimediabilmente malato decideva, a volte, di fargli rivivere vecchi discorsi avuti con lei.
Il professore si girò.
Lei era lì, avrà avuto quindici, sedici anni massimo, i capelli sciolti le ricadevano sulle spalle e le incorniciavano il viso alla perfezione, gli occhi verdi, così vivi.
« Ho visto quello che hai fatto ».
Mmh, discorso dopo il compito di Difesa al quarto anno? Probabilmente.
« A che proposito? » rispose Severus sorridendo alla vista del suo viso.
« Con mio figlio ».
Il professore si irrigidì, sempre se ci si possa irrigidire nei sogni, certo.
« Tuo… figlio? »
Lily sorrise, radiosa, bella, sembrava viva, bastava allungare la mano, e l’avrebbe toccata di nuovo, dopo tutto questo tempo. Severus si accorse di quanto quel sogno fosse così maledettamente vero.
« Ti ringrazio, Sev ».
Si avvicinò, e, Merlino, non aveva mai desiderato così tanto di riaverla indietro, in quel preciso istante, di chiedere scusa, di piangere, di urlare se fosse stato necessario. La rivoleva indietro.
La sua Lily…
Severus deglutì, sentiva le lacrime affacciarsi ai lati dei suoi occhi.
« Lily… Io… »
« Mi prendi la mano? » lo interruppe la giovane accostandosi.
« Mi prendi la mano, Sev? »
 
« Mi prendi la mano, Sev? »
 

*
 

 

« Puoi smetterla di passare tutto il giorno fuori dall’infermeria, adesso, il ragazzo si è svegliato, non preoccuparti ».
Il professore aprì gli occhi.
Si ritrovò davanti lo stesso posto di quella mattina, della mattina prima e di quella prima ancora: il buio spazio tra l’infermeria e il corridoio che portava alle aule del primo piano.
Albus Silente a coronare il tutto.
Allungò una mano verso la propria guancia sinistra, la ritrasse bagnata.
Sospirò.
Si era addormentato.
« Non mi stavo preoccupando » disse constatando che, oltretutto, era anche seduto per terra, invece di essere semplicemente in piedi.
Il vecchio lo guardò a lungo, i suoi occhi che saettavano dal viso del professore alla mano che si era appena poggiata di nuovo a terra.
« Certo, come meglio credi ».
Si voltò lasciando Severus interdetto.
« Albus! » disse, infine, lui. « Ho fatto una promessa a te e a me stesso, che avrei protetto il figlio di Lily Evans. Non credo che sarebbe valsa molto se il ragazzo fosse morto »
« Sicuro, Severus » disse Silente ancora di spalle. « So quanto è difficile ».
« No, tu non lo sai » Severus si alzò. « Non sai cosa significa vedere lei ogni volta che lo guardo negli occhi ».
Il suo respiro era stranamente affannoso, una mano era poggiata alla parete ruvida, l’altra abbandonata su un fianco, contratta in un pugno nervoso.
Chiuse gli occhi, e, per un attimo, la sua Lily, del sogno, si stagliò nitida nella sua mente.
Scosse la testa.
« Tu non lo sai, Albus ».
Il Preside si girò, piccole lacrime a solcargli le guance.
Severus si sentì improvvisamente in colpa ed abbassò lo sguardo.
« Hai ragione » mormorò Silente. « Non lo so ».
Si avvicinò al ragazzo.
« Credo che tu sia stato molto coraggioso, Severus, non ti meriti tutto questo, lo so, ma… »
Il professore alzò lo sguardo per incontrare quello azzurro del Preside.
« Io l’ho promesso, Albus. Questa promessa… questa promessa è tutto, per me. Questa promessa non la voglio infrangere ».
« È molto nobile da parte tua ».
Severus guardò altrove.
« Io ti… ringrazio. Per quello che ho fatto… penso sia stata fortuna, Albus. Se fossi arrivato solo poco più tardi… »
Silente sorrise.
« Se è Serpeverde la tua via,
che sia furbizia o sol magia,
si vede assai la differenza,
tra fortuna e intelligenza ».
Severus sorrise.
« La ricordo, sai? È la filastrocca che disse il Cappello Parlante allo Smistamento del nostro… del mio anno ».
Il Preside si sistemò accanto al professore vicino al muro.
« Ah sì? Be’, sei un Serpeverde, Severus, la fortuna non c’entra molto con quello che hai fatto ».
Il professore si umettò le labbra e abbassò lo sguardo.
« L’ho fatto solo per lei ».
« Hai fatto la cosa giusta ».
Quello che andava fatto.
Silente gli posò una mano sulla spalla
« Buonanotte, Severus ».
 

 

*

 
Si era ritrovato a pensare davvero spesso al volto di Raptor coperto di vesciche, e al fatto che avesse sulla nuca Lord Voldemort in persona, ma la cosa che più lo aveva sconcertato, era il fatto che per merito della sua Lily il ragazzo era riuscito ad avere la meglio.
« L’amore » diceva Silente. « è la magia più grande ».
L’amore.
Harry Potter aveva affrontato e sconfitto due volte l’Oscuro Signoregrazie all’amore.
Era strano come andava il mondo, a volte.
Severus stesso non avrebbe mai immaginato, dopotutto, di rimanere giorni e giorni a vegliare il figlio di Lily Evans e di James Potter, di salvarlo, anche.
Eppure, era così, così era andata.
Harry Potter era vivo.
La sua promessa era ancora valida.
Doveva fare in modo che quegli occhi verdi guardassero ancora e ancora, tutto quello che i loro gemelli non avevano avuto il tempo di vedere. Doveva proteggerli.
« Fai piano, Severus » disse Madama Chips scostando la tenda blu accanto all’ultimo letto dell’infermeria.
Una testa piena di capelli corvini spuntava da sotto le coperte candide, e bastava spostarsi solo di poco per vedere quella tanto famosa cicatrice a forma di saetta apparire sulla fronte ampia.
Il ragazzo dormiva sereno, la bocca semi aperta, le mani strette a pugno abbandonate sul cuscino.
« Cosa gli hai dato? » chiese lui osservando la boccetta piena di pozione giallastra sul comodino.
« Pozione Corroborante ».
Di coraggio ne ha già troppo, pensò tra se’ e se’.
Poppy lo guardò.
« Sta bene, Severus ».
Sta bene.
 

 

*
 

 

Il baule era già pronto, appoggiato alla porta.
Doveva solo ricontrollare che tutte le pozioni e gli ingredienti fossero al posto giusto e anche quell’anno poteva ritenersi concluso.
Mancavano due giorni.
Due giorni e sarebbe tornato a Spinner’s End, tra i suoi libri e tra i Babbani.
Quell’anno erano successe molte cose.
Da quell’anno doveva tenersi pronto.
Pronto al peggio.
Voldemort sarebbe ritornato, doveva solo fare in modo che non lo cogliesse impreparato.
Severus sistemò l’ultima boccetta di Valeriana e sospirò.
Camminò a passi svelti verso la sua stanza, e indugiò un po’ sull’entrata.
Poi si chiuse la porta alle spalle.
Quella notte, dopo giorni, sarebbe stata tranquilla.
Si tolse la veste e si scoprì l’avambraccio sinistro.
Un sorriso involontario gli stirò le labbra.
Era come prima.
Il Marchio Nero.
Era come prima.
Una linea quasi trasparente, solo alla luce della Luna sarebbe stato possibile vederlo.
Era strano, ma gli dava speranza.
Nonostante l’Oscuro Signore, ne era sicuro, sarebbe tornato, per un po’ di tempo, solo un altro po’ di tempo sarebbe stato tutto come prima.
Solo per un altro po’.
Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi.
Magari sarebbe anche riuscito a dormire, forse.
Niente Raptor, niente Hagrid, niente draghi, niente Draco, niente Potter, niente…
 
« Mi prendi la mano, Sev? »
 
Rettifico, pensò, sorridendo, non riuscirò mai a passare una notte tranquilla.
Ma andava bene così.
 
« Certo, Lily ».
 
Era solo l’inizio.

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Note dell'autrice con seri problemi mentali
00:00
Innanzituto, mi scuso per la canzoncina oscena e la dedica smielata.
Perdonatemi, vi prego.
E poi... sì.
Questo è l'ultimo capitolo di The Philosopher's Stone - Severus's Vision.
Grazie, grazie e ancora grazie, non finirò mai di ripetervelo, siete stati tutti fantastici, dal primo all'ultimo.
Non c'è molto altro da dire in realtà, l'immagine, favolosa, l'ho presa da qui, e ho scritto tutto questo sotto dettatura dei Coldplay e della loro Paradise.
Penso siano le cose più importanti.
Be'... credo proprio di aver finito qui.
Per l'ultima volta, lascio tutto a voi.
Un bacio,
Ela

PS: E no, non vi stupite se, fra qualche mese, troverete sulla Home di EFP

The Chamber of Secrets - Severus's Vision

State tranquilli.
Sono sempre io.

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