Goodbye Stranger

di Ofelia20
(/viewuser.php?uid=123645)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 2 ***


Louisville, Kentucky.

 

Faceva freddo. Si, faceva decisamente troppo freddo per essere solo un giorno dei primi di ottobre. Una ragazza comminava solitaria, la sua pelle candida era percossa dai brividi, si strinse ancora di più nella felpa che indossava cercando di attraversare a passi veloci il cortile che separava la biblioteca, in cui aveva passato la maggior parte di quel giorno, dai dormitori. Nel silenzio della notte più cupa che avesse mai visto, sotto il peso della tracolla piena di tomi che aveva da studiare, poteva udire solo lo scricchiolio dell’erba sotto i suoi piedi intervallato dal rumore sdrucciolo delle sue converse al contatto con la ghiaia del vialetto. Mentre intorno a lei continuava ad addensarsi il silenzio, un silenzio ancora più glaciale dell’aria. La solitudine di quel parco deserto incorniciato dalle tenebre la opprimeva, non vedeva l’ora di rientrare nella sua calda e sicura camera. Il viale era illuminato solo dalla luce fioca di alcuni lampioni, quando la figura snella della ragazza fu illuminata da uno di loro, la luce di questi cominciò ad accendersi e spegnersi,la ragazza si fermò un attimo sotto la luce discontinua, a quello si aggiunse anche un altro, e poi un altro, e un altro ancora. Fino a che tutte le pallide luci dei lampioni era intermittenti, adesso alla ragazza si aggiunsero,ai brividi provocati dal freddo anche gli altri causati dalla paura che le risalivano lungo la spina dorsale. Quella che prima era una camminata veloce si trasformò quasi in una corsa , fino a quando arrivò finalmente all’ingresso. Aprì il portone e fece il suo ingresso nel dormitorio: una folata di aria calda la travolse, cercò di calmarsi e di donare al suo respiro il naturale ritmo, si piegò un attimo poggiando le mani sulle ginocchia respirando profondamente e poi, prese a salire le scale iniziando la scalata verso la sua stanza.  Frugò frettolosamente nella sua borsa in cerca della chiave, la estrasse vittoriosa e la infilò nella serratura.  Quando aprì la porta fu di nuovo travolta da quel aria gelida che l’aveva assalita prima nel cortile, si chiuse la porta alle spalle ed esaminò la sua piccola stanza: la finestra posta a pochi metri di distanza da lei era completamente spalancata malgrado la bassa temperatura, mosse dal vento le tendine colorate svolazzavano al di fuori di essa; i piccoli oggetti posti sui comodini era sparsi per terra e a far loro compagnia c’era la modesta collezione di cd che la ragazza possedeva. Il letto della sua compagna di stanza era completamente disfatto, ma di lei nessuna traccia. E poi fu travolta da uno strano odore,pungente e penetrante, molto simile a quello delle uova marce o a quello delle fialette che i ragazzi delle confraternite mettevano nelle camere delle matricole per fare scherzi di cattivo gusto. Certa che si trattasse dell’ennesimo litigio della sua amica con il suo fidanzato, sbuffando rumorosamente gettò senza cura la borsa sul suo letto, lungo il tragitto raccolse un paio di libri che le erano capitati fra i piedi, dirigendosi poi verso la finestra per chiuderla. Ma quando si avvicinò il suo sguardo cadde in basso, e la vide…   La sua amica era la giù, i setosi capelli biondi adagiati sull’erba, le braccia spezzate piegate intorno al corpo e un chiazza di sangue rubidio intorno alla sua testa. Si ritrasse di scatto con gli occhi sbarrati, senza capire bene l'accaduto e, certa che fosse stata solo un gioco della stanchezza, tornò ad affacciarsi. Ma la vide di nuovo. I capelli cominciavano ad inzupparsi di quel liquido rosso, così come la sua camicia da notte lacerata, un piede era girato innaturalmente dal lato opposto, e sul volto livido sfigurato dalla morte , gli occhi che un tempo brillavano di un verde smeraldo erano vuoti e sembrava quasi che la stessero fissando. Con gli occhi fissi su quella figura si portò meccanicamente una mano sulla bocca per non urlare ma l’istinto fu più forte di lei…

 

La piccola tavola in cui i due ragazzi avevano sostato non era certamente diversa dalle altre che infestavano l’America e in cui i due erano avvezzi a fermarsi per mangiare. La clientela, come al solito,reclamava impaziente il proprio pasto, e le cameriere sbuffavano imprecando mentre saettavano tra i tavoli con le possenti mani occupate dalle portate che dovevano servivano. Il solito penetrante olezzo di fritto e hamburger arrostiti sulla piastra riempiva il locale e il sapore del cibo scadente saziava i clienti.

“Allora Sammy illuminami! Spiegami di nuovo perché abbiamo percorso due Stati per venire qui a Louisville, odio questa città!” disse Dean con la bocca piena del panino che stava divorando, rivolto a suo fratello che invece, sorseggiando un frullato continuava a tenere gli occhi puntati sullo schermo del computer portatile  mentre le dite battevano veloci sulla tastiera.

“Perché Bobby ci ha chiamati e ci ha detto di venire a dare un’occhiata. E aveva ragione, questo posto pullula di presagi demoniaci, e due giorni fa una ragazza è morta cadendo dalla finestra della sua stanza nel dormitorio del college che frequentava” rispose impaziente senza staccare gli occhi dallo schermo.

“Una ragazza se è suicidata, cosa c’è di strano? Mi sembra che qui non sia richiesto il nostro lavoro.” Replicò l’altro con la bocca sempre più piena.

“Dean sono sicura che questa città sia infestata dai demoni, e poi non ci costa nulla dare un’occhiata in giro.”

“D’accordo” si arrese l’altro ingurgitando l’ultimo boccone e pulendosi le mani con un tovagliolino di carta. “Parlami della ragazza che hanno trovato”.

“Si chiamava Meredith Jones “ si preparò a spiegare Sam, girando anche il portatile verso il fratello per mostrargli la foto della ragazza. Di rimando Dean fece un sonoro fischio di approvazione, seguito da uno sguardo di disappunto e rimprovero del fratello. In sua difesa l’altro spalancò le braccia ma il fratello decise di ignorarlo e scuotendo la testa riprese a parlare:  “Due notti fa è stata ritrovata sotto la finestra della sua stanza. Malgrado la camera sia stata ritrovata quasi distrutta, la polizia è quasi certa che si tratti di un suicidio” l’espressione sul volto di Dean cambiò radicalmente quando alla solare foto della ragazza nel fiore della sua vita si oppose quella del suo corpo esamine.

“Chi ha trovato il corpo?”

“La sua compagnia di stanza, Allison Carter. Dalle deposizioni che i suoi compagni di college hanno rilasciato alla polizia dicono che sia una persona piuttosto strana. Meredith era l’unica amica che aveva all’interno del campus. Ed è l’unica a non credere al suicidio della amica. “ concluse Sam guardando il fratello in attesa di una risposta.

“Bene, allora andiamo a fare due chiacchiere con la strana Allison e vediamo cosa ci dice.” Disse il fratello mentre di era già alzato dal tavolino e si stava infilando la giacca.

 

 

Salve! Questa è la prima storia che pubblico per questo fandom e ammetto di essere un tantino preoccupata! ^_^ seguo da molto questo telefilm e da tempo aveva questa idea che mi girava per la testa e solo adesso ho avuto il coraggio di scriverla e pubblicarla. Voi che ne dite? Avrei davvero bisogno di sapere le vostre opinioni al riguardo, e se sia il caso di continuarla oppure di lasciar perdere. Io aspetto le vostre opinioni per andare avanti, fatemi sapere ^_^ Baci a tuttiii!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Camminava per i corridoi del college, nel silenzio che lo circondava riusciva ad udire soltanto lo scricchiolare delle scarpe classiche che non era abituato ad indossare, a contatto con il pavimento lucido. Lesse ancora una volta il bigliettino con aveva tra le mani, doveva cercare la stanza 68 del piano terra. Vagò per le stanze esaminando ogni numero,che però spesso era illeggibile perché sovrastato da scritte, cartelli o altre cose che i ragazzi avevano appeso alle loro porte per personalizzare quella che era diventata ormai la loro camera. Arrivò in un corridoio buio, dove dapprima aveva deciso di non guardare, ma proprio alla fine di esso trovò la stanza numero 68. La porta era vecchia, la vernice marrone che la rivestiva sembrava fosse stata grattata via e a differenza delle altre questa non aveva nulla che la caratterizzasse. Bussò vigorosamente e a stento riuscì a sentire un flebile e leggero sussurro dargli il permesso di entrare. Quando fece il suo ingresso notò una stanza completamente asettica: il materasso non era ricoperto dalle lenzuola, le pareti erano macchiate e le valige che aveva fatto la ragazza quando la avevano trasferita da quella che era la sua vecchia stanza e anche la scena del crimine a quella che adesso occupava, non erano ancora state disfatte. In un angolo vicino alla finestra, su di una sedia dai piedi di metallo ormai arrugginiti,  era seduta una ragazza con le ginocchia raccolte verso il petto ed un espressione vuota. Il ragazzo ricordò il viso che aveva visto sul rapporto della polizia, un viso florido di una ragazza allegra, ma in quella che aveva davanti agli occhi non vi era più traccia di felicità. I capelli che un tempo risplendevano di un intenso colore ramato ora le ricadevano sfibrati sulle spalle, i dolci occhioni color caramello erano spenti e vacui, la bellezza che segnava il suo  volto niveo era sparita. Il ragazzo si era rivolto a lei per farle alcune domande fingendosi come sempre, un detective  e le aveva letto il rapporto della polizia: una ragazza aveva trovato il corpo della sua compagnia di camera fuori dalla finestra della loro stanza, all’inizio si era sospettato di lei, ma poi le accuse erano state sciolte e il caso stava per essere chiuso come suicidio. Loro non ne erano assolutamente sicuri, né del suicidio della ragazza né della sicura innocenza dell’altra. Il ragazzo a passo incerto si avvicinò alla giovane che le rivolse uno sguardo vuoto e privo di alcuna emozione, si presentò ma la ragazzo non ascoltò quello che disse.

Il dolore e la solitudine regnavano in lei, aveva parlato con tante di quelle persone che ormai non le importava più di capire quale ruolo ricoprissero, voleva solo che tutto finisse. Si sentiva sola, ora come non mai. Si sentiva come imprigionata in un cubo dalle pareti trasparenti che via via si stringeva sempre di più schiacciandola, si perché la solitudine nella sua vita l’aveva sempre oppressa. E ora che la sua amica non c’era più, era sola. In più un senso di colpa le mordeva insistentemente l’anima, era certa che non si fosse uccisa, non ne avrebbe avuto nessun motivo, ma non aveva neanche idea di chi avesse potuto ucciderla. Di una cosa però era certa: era morta per colpa sua, avrebbe dovuto capire che c’era qualcosa che non andava nella sua amica, avrebbe dovuto rimanere con lei quella sera, avrebbe dovuto proteggerla come lei aveva fatto con lei.

Il ragazzo le porse la mano che lei automaticamente strinse ma in quel frangente di secondo, quando le mani dei due si unirono, il ragazzo ebbe una strana sensazione: d’un tratto si sentì solo, il suo senso di colpa accentuato, e poi rabbia e ancora malinconia. Tutto durò solo un secondo e tutte quelle sensazioni che lo avevano assediato scomparirono quando la mano della ragazza si staccò dalla sua. Ma bastò quel poco per scuotere il ragazzo che, se pur era abituato ad ogni tipo di stranezza, non aveva mai vissuto una cosa del genere. Certo che fosse solo uno scherzo  giocatogli dalla sua congenita sensibilità influenzata dalla vista di quella povera ragazza scosse la testa e decise di ignorare l’accaduto, si mise a sedere di fronte a lei e le rivolse uno dei suoi dolci sorrisi per incoraggiarla.

“Salve,tu sei Allison Carter, giusto?” la ragazza non rispose, si limitò a fare un cenno affermativo con la testa. “Ti va di raccontarmi cosa è successo l’altra sera quando hai trovato il corpo di Meredith?

La ragazza rimase in silenzio ancora per un po’, prese un respiro e ammassò tutta la forza che le era rimasta in corpo per costringersi a parlare.

“Ero stata per tutta la sera in biblioteca e studiare e quando sono tornata ho visto che la camera era tutta disordinata ed ho capito subito che c’era qualcosa che non andava. Meredith è una persona molto ordinata. La finestra era spalancata e aveva freddo così mi sono avvicinata per chiuderla e l’ho vista…” le lacrime che le pizzicavano gli occhi fermarono le sue parole, era decisa a non lasciarle andare e con sforzo riuscì a trattenerle.

“Hai notato qualcosa di strano in lei, o in qualcun altro, prima che succedesse?” Sam capiva quanto la ragazza soffrisse nel rivivere quella situazione, ma dovette continuare estraendo il suo blocchetto nero fingendo di prendere appunti.

“Ma a cosa servono queste altre domande? Ho già risposto alla polizia! E poi avevate detto che il caso era stato archiviato come suicidio?” gli occhi di Allison lo stavano pregando di non continuare a torturarla.

“Ma io non sono sicuro che si tratti di suicidio. E tu?” cercò di arrivare subito al sodo il ragazzo motivato a chiudere in fretta il caso.

“Bè neanche io riesco a crederci! Conoscevo Meredith, era felice e non aveva nessun motivo per farlo!” una luce si accese negli occhi della ragazza, un fuoco di rabbia prese vita nelle sue iridi.

“Ed è proprio per questo che ho bisogno di te. Devi aiutarmi a capire chi è che a fare questo alla tua amica. Allora ricordi di aver notato qualcosa di strano?” ripetè la domanda. Sam di una cosa era certo, la ragazza che aveva davanti era innocente. Allison lo guardò accigliata mentre pensava ad una risposta da dargli, tutto le era sembrato strano a cominciare dalla morte della sua amica. “Qualsiasi cosa. Anche un dettaglio che a te può sembrare irrilevante per noi può essere importante” cercò di incoraggiarla il ragazzo.

“Mi dispiace ma non riesco a pensare a nulla di così strano. Anche lei non era cambiato nulla. E a parte la nostra camera distrutta e una odore tremendo non ho notato nulla di strano.” alla ragazza tornò improvvisamente in mente quel odore pungente che l’aveva assalita appena era entrata in camera e a cui inizialmente non aveva fatto molto caso.

“Uno odore strano dici? Che tipo di odore?” un campanello d’allarme risuonò nella mente esperta del cacciatore. Un odore che invade la stanza in cui è stato ritrovato un cadavere non è mai un buon segno pensò.

 “Si era un odore pungente. Tipo di uova marce” spiegò meglio la ragazza sperando di non sbagliarsi.

“Tipo zolfo?”

 “Si si proprio quello!” rispose scuotendo energicamente la testa. “All’inizio pensavo si trattasse delle tubature ma non mi è mai successo di sentirle emanare un odore così strano…

“Bravissima Allison. Così mi sei di grandissimo aiuto!” disse Sam soddisfatto per aver avuto la conferma che in quella città i demoni stavano tramando qualcosa.

“Ti ho solo parlato di un odore. Non credo che sia così rilevante per un’indagine” la ragazza era confusa.

“Per me invece è un grande indizio. Ma non posso dirti altro perché le indagini sono ancora riservate.” Disse il ragazzo alzandosi. “E se dovesse venirti in mente qualcosa altro, o se avessi bisogno di aiuto, chiamami.” Aggiunse  porgendogli il bigliettino da visita, ancora una volta quando la mano di Allison sfiorò la sua percepì quelle strani sensazioni, ma anche questa volta durarono solo per un istante . Decise ancora una volta di non dargli importanza e salutando la giovane uscì dalla stanza e si diresse verso l’uscita del college diretto verso il cortile. Si avvicinò al luogo in cui il corpo era stato ritrovato, ma niente appariva fuori dalla norma. Tornò alla macchina aspettando suo fratello. Dean uscì dopo qualche minuto anche esso dalla porta principale guardandosi intorno alla ricerca del fratello. Quando i suoi occhi verdi incontrarono quelli dell’altro si avvicinò a lui camminando velocemente e allentando il nodo della cravatta che non era solito indossare.

“Allora? Cosa hai trovato nella camera?” Gli chiese Sam curioso.

“La camera è distrutta, la polizia è convinta che sia stata la ragazza a farlo in un impeto di rabbia prima di uccidersi. Ma sono convinto che non sia così. Avevi ragione, la ragazza è stata uccisa. Sul davanzale della finestra indovina cosa ho trovato?” lasciò la frase in sospeso aspettandosi una risposta dall’altro.

“Zolfo?” Azzardò l’altro sicuro che fosse la risposta giusta.

“Zolfo! Si tratta di un demone Sammy!” sentenziò Dean aprendo lo sportello dell’auto.

“Si, anche Allison mi ha detto di averne sentito l’odore.”

“A proposito della tua Allison, ho parlato con alcuni dei suoi compagni del college e hanno detto che è una persona poco socievole, Meredith era l’unica amica che aveva.” Disse a titolo informativo il ragazzo.

“A me è sembrata un ragazza normale distrutta per la morte della sua migliore amica.”

“D’accordo Freud. Comunque ho parlato anche con Josh Sanders, il ragazzo della vittima, e mi è sembrato un po’ strano”

“Vuoti di memoria?”

 “Si, e in più aveva un graffio sulla mano. Quando gli ho chiesto come se lo fosse fatto ha detto che non se lo ricordava.” Spiegò entrando in auto insieme al fratello.

“Allora il demone deve aver posseduto lui per uccidere la ragazza!” esclamò Sam spalancando gli occhi.

“Potrebbe, ma anche se fosse, la rondine ha abbandonato il nido! Gli ho rovesciato addosso dell’Acqua Santa e non gli è successo niente.”  Disse Dean indicando la tanica di metallo che aveva nella tasca interna della giacca colma di acqua benedetta.

“Ma hai visto che avevo ragione? C’è un lavoro da fare qui!”

 “Si, ma cosa può mai volere un demone da una povera studentessa?” chiese l’altro mettendo in moto l’Impala.

“Non ne ho idea, ne sono usciti così tanti quando abbiamo aperto le porte dell’inferno…” abbozzò Sam.

“Bè allora scopriamo cosa vuole quel bastardo e rispediamolo all’inferno!” lo bloccò il fratello prima di girare la macchina verso il Motel in cui ricerche da fare stavano solo aspettando il loro ritorno.

 

 

Salve! Forse qualcuno ha letto il primo capitolo di questa storia quasi un anno fa… Bè ora l’ho terminata (quasi mi mancano solo tre capitoli ma li scriverò presto) e ho raccolto il coraggio per pubblicarla! Non esagero se vi dico che la sto scrivendo da ben due anni e plotando da tre! È una delle fan fiction che ho scritto a cui tengo di più quindi trattatemela bene ^_^

Sarei molto felice di sapere cosa ne pensate, se fino ad ora è tutto chiaro o se avete qualsiasi altra cosa da dirmi io vi aspetto!

Spero di avervi un po’ incuriosito, o meglio che Allison vi abbia un po’ incuriosito, o anche meglio quasto nuovo caso per i Winchester. Vabbè spero che qualcosa vi abbia incuriosito!

Al prossimo capitolo che questa volta non tarderà ad arrivare! Promesso! Baci!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=904698