Il gatto con gli stivali

di KiaeAlterEgo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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Salve, appassionati di Yugioh!

Questa fanfiction è un esperimento, una storia che potrebbe far sorridere, ma non sbellicare dalle risate...

Volevo scrivere una parodia semiseria...

Perciò non fate commenti troppo duri...

Spero che vi possa piacere!

 

IL GATTO CON GLI STIVALI

 

CAPITOLO I

 

C'era una volta in un paese lontano un povero vecchio negoziante. L'uomo aveva tre figli e per farli crescere aveva ormai speso tutti i suoi risparmi, che se ne erano andati via anche per mandare avanti il suo negozio di giochi. Gli unici beni di qualche valore ormai rimasti erano il vecchio negozio, un furgoncino ed un piccolo gatto dal musetto bianco con grandi occhioni violetti.

 

Il negoziante, che tutti chiamavano simpaticamente “nonno”, era molto vecchio e un giorno, sentendosi ormai vicino alla sua dipartita, radunò i suoi tre figli. Subito accorsero i tre fratelli. Il maggiore, Seto, era anche il più alto, un ragazzo bruno e dagli occhi blu, scorbutico e ambizioso, sempre in lite con il secondogenito, Joey, un biondino dagli occhi scuri, una vera testa calda. Il più piccolo li seguì subito dopo, Mokuba, i teneri occhioni azzurri seminascosti dalla folta frangia di capelli scuri, che gli ricadevano sulle piccole spalle.

Il nonno si era appisolato sulla sua sedia a dondolo e non dava segno di aver sentito l’arrivo dei suoi amati figlioli.

Mokuba guardava imbronciato i due fratelli che avevano iniziato l’ennesimo litigio: «Tz’, ma tu guarda come mi trattano... Sono il presidente della KaibaCorp e devo starmene qui in questo negozio puzzolente insieme ad un perdente di prima categoria...» stava dicendo con aria di sufficienza e noia Seto.

«Chi sarebbe il perdente di prima categoria?! Kaiba, vieni qui a ripeterlo!» Joey fece segno di rimboccarsi le maniche, con aria aggressiva.

Seto, guardandolo dall’alto in basso, gli rispose: «Non ho la minima intenzione di infangare la mia reputazione stando ancora un minuto vicino a te! Se questo vecchio non si sveglia, me ne vado prima di quando dovrei!»

«Vattene pure, razza di...»

«Non dire un’altra parola!» I tre fratelli si guardano attorno. Tutto si era fermato e c’era un silenzio innaturale. La sedia del nonno era bloccata a metà di un dondolio, persino il pulviscolo stava fermo a mezz’aria. In compenso in mezzo alla stanza si era materializzato un oscuro figuro. Alto e con un mantello nero che lo ricopriva interamente. «Tu!– esclamò la figura puntando il dito contro Joey –cuciti la bocca!» come per magia, o forse era proprio magia, ago e filo eseguirono alacremente l’ordine del tipo, cucendo un bel ricamo sulla bocca di Joey, che non poté nemmeno urlare di dolore perché aveva le labbra chiuse. «E tu...– questa volta la figura si rivolse verso Seto –Non ti stai dimenticando qualcosa, per caso?»

«Chi, io? Da te?»

«Non esattamente da me... Io sono solo un messaggero, per servirti». Lo sconosciuto si tolse il mantello, rivelando essere un bel giovane dalla pelle ambrata e dai lunghi capelli scuri, che indossava una camicia slacciata di seta nera ed un paio di pantaloni di pelle, neri anch’essi. I piedi e i polpacci erano cinti da un paio di anfibi neri e nella mano teneva uno scettro dalla forma inconfondibile: «Mago Nero?!» esclamarono sbalorditi i tre. Lui annuì. «Chi ti ha conciato così???» cercò di mugolare Joey anche se non riusciva ad emettere nessun suono sensato così che quello che risultò fu un: «Mhm mi mh mhnmhmmh mhnm?».

Seto guardò Joey, disgustato: «Beh, che cosa ci fai qui? Come mai sei conciato così?»

Il Mago Nero sembrava un po’ imbarazzato: «Beh... Che volete che indossi sempre quella tunica violetta, che a volte è anche scomoda?! Guardate che posso utilizzare la magia anche senza quella cosa! Mi basta questo...» Con un leggero movimento del suo fidato bastone, il filo che univa le labbra di Joey svanì come se non fosse mai esistito.

Seto alzò un sopracciglio: «Non hai ancora risposto alla mia domanda».

«Giusto, hai ragione. Dovevo riferirti un messaggio e pregarti di restare fino alla fine della tua parte, visto che è pure corta! Il messaggio dice: “Ricordati che la foto e soprattutto i negativi, li ho ancora in mano mia!”»

«Ehi, Mago Nero! Come mai fai tutto questo?» esclamò Joey.

Il Mago si raddrizzò, guardando il ragazzo dritto negli occhi: «Il Faraone mi ha ordinato di fare tutto ciò che mi ordina Lei, entro certi limiti».

«Cosa? Yugi avrebbe fatto una cosa del genere per Lei???» Joey sembrava allibito. Il Mago si limitò ad annuire.

«E ora lui dov’è?» Chiese Seto, con uno sguardo molto pericoloso.

Il Mago scosse la testa: «Non ne ho idea, subito dopo aver parlato con Lei, il Faraone è venuto da me e ci siamo messi d’accordo su alcune cose, poi se n’è andato non so dove. Lei comunque era soddisfatta».

«Chi è Lei?» chiese la piccola vocina di Mokuba.

«Tz’, è l’autrice Mokuba, colei che ha riscritto questa ridicola favola in modo che potessimo recitarla noi...»

«Beh, io il mio dovere di messaggero l’ho fatto, arrivederci!» Il Mago sparì in un battito di ciglia e tutto tornò come se lui non fosse per niente passato di lì.

«Figli miei, sono contento che siate tutti qui– esclamò il nonno, come se niente fosse –Volevo solo dirvi che sento la morte vicina e voglio esprimere le mie ultime volontà...» Alla parola “ultime volontà” tutti drizzarono le orecchie e si avvicinarono, dimenticando per un momento le loro dispute.

«Bene. Caro Seto, essendo tu il maggiore, lascio a te il mio preziosissimo negozio di giochi. Mokuba, dato che tu sei quello che va più d’accordo con lui, a te lascerò il furgoncino...»

«E io...?» fece Joey, temendo la risposta.

«Tu? A sì! Tu!– esclamò il nonno, come se avesse visto il suo secondogenito proprio in quel momento –A te darò il mio gatto!»

«Coooooosaaaaa?» Ignorando la faccia assai stupita di Joey e il sorriso soddisfatto degli altri due fratelli, il nonno si alzò faticosamente e prese in braccio un gatto piuttosto grosso per essere un felino. «Yugi?!» Tutti erano stupiti e allibiti. Yugi li osservava con i suoi occhioni violetti in mezzo al viso, tra i suoi insoliti capelli spuntavano due deliziose orecchie candide, mentre una codina era arrotolata attorno ad una gamba. Aveva artigli e zanne, proprio come un gatto. «Miao!» Esclamò con la sua vocina esitante. «Un momento! Io l’ho letta la favola del gatto con gli stivali!» Esclamò d’un tratto Joey, spezzando il silenzio stupito alla vista di Yugi.

«Oh, che sorpresa, sai anche leggere?!» chiese Seto, sarcastico.

Ignorando con una certa difficoltà i commenti del fratello maggiore, il secondogenito si rivolse al padre: «Ma era il più piccolo che riceveva il gatto! Me lo ricordo bene! Voglio io il furgone!!!»

«Mio caro figliolo– disse il nonno –a te spetterà il gatto a Seto il negozio e a Mokuba il furgoncino, fine! Ed ora andatevene, che voglio riposare!» e alla fine di questa frase aggiunse anche un paio di colpi di tosse, chiaramente finti. I tre fratelli uscirono dalla stanza, due felici mentre l’altro con il morale sotto i piedi. Il gattino, seduto a terra osservava l’anziano: «Nonno, sei sicuro?»

«Yugi, rispetta la tua parte per favore! E poi non dovresti chiederlo a me, ma al tuo Alter ego» Il gattino annuì: «Purtroppo si è chiuso in un silenzio veramente impenetrabile. La stanza della sua anima è chiusa come una tomba sigillata...» e si diresse su una poltrona, raggomitolandosi e cadendo in un sonno profondo. Mentre dormiva, le labbra del gattino si mossero a scatti, come se stesse parlando un’altra persona: «Tz’ una tomba sigillata?!»

 

 

 

Pochi giorni dopo il vecchio negoziante morì. Seto vendette subito il negozio ricevuto in eredità, per comprare, a prezzo stracciato, una fabbrica tecnologica andata in fallimento, ma che lui riuscì a riportare in auge come presidente dell’azienda, grazie anche al suo nome accattivante KaibaCorp. Mokuba invece aveva venduto il furgoncino e si era messo in affari con suo fratello. Ora viveva felice stressando Roland, il suo nuovo maggiordomo. Il giovane che aveva avuto in eredità il gatto non era per nulla soddisfatto.

«Non è giusto!– si lamentava –i miei fratelli ora sono ricchissimi e non mi danno nemmeno una fetta di formaggio da mangiare, ma io che ci faccio col gatto? L’unica cosa da fare sarebbe mangiarselo e poi cucire il suo pelo in un manicotto così in inverno potrò scaldarmi le mani...» Intanto guardava il micio con uno sguardo famelico.

Il tenero gattino lo guardava impaurito, le orecchi drizzate per essere sicuro di aver sentito bene.

Il giovane aveva ormai perso la testa e il suo cervello, di per sé già poco sviluppato, tornò all’età dei dinosauri.

«Cosciotte di gatto, gatto alle mandorle, alla cacciatora, in salmì, buono gatto!» Ormai il giovane non aveva più il controllo sulle sue azioni e inseguiva il gatto con la bava alla bocca. Il micio si fece più veloce della luce e si arrampicò lesto su un albero, il più in alto possibile, così che Joey non potesse raggiungerlo.

 

 

Come andrà a finire? Come farà il piccolo Yugi a risolvere la situazione come il gatto che interpreta?

Beh, spero che questa storia possa aver destato il vostro interesse...

Mi raccomando, se volete darmi dei consigli, recensite!

Un saluto

KiaeAlterEgo

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Bene, sono proprio contenta di vedere quante persone abbiano apprezzato questo mio esperimento! ^_^

Perciò prima della storia, farò i ringraziamenti:

Per Elisa: Grazie della recensione ^_^ Per quanto le risposte alle tue domande... Non voglio fare nessuna anticipazione! Anche perché si può dire che questo esperimenti rispetti e non rispetti l’originale...

 

 

Per Nadeshiko: Oh somma Nade–chan (posso chiamarti così, vero?) Sono felicissima della tua recensione!!! Grazie a te sono riuscita a “convincere” Seto a recitare quel miniscolo ruolo di fratello maggiore. Ma il modo si scoprirà tutto alla fine, quando verranno ringraziati tutti gli “attori”. Per il consiglio, grazie! Spero di essere riuscita a metterlo in pratica! ^_^

 

 

Per Gris Latifoglie: Grazie della recensione! ^_^ Eh, hai ragione, Yugi è veramente puccioso!

 

 

Per Darklight92: Grazie per la recensione ^_^ Sono proprio contenta che ti abbia fatto così tanto ridere! Spero che anche questo non ti deluda!

 

 

Per kisa: Grazie della recensione ^_^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia!

 

Beh, nell’altro capitolo non l’avevo scritto perché mi sono, ehm... dimenticata ^_^”

 

ALLORA, I PERSONAGGI NON SONO MIEI, MA DI KAZUKI TAKAHASHI E LA STORIA DEL GATTO CON GLI STIVALI NEMMENO! NATURALMENTE IO NON CI GUADAGNO NEMMENO UNA LIRA, PER NON PARLARE DI EURO...

 

 

 

CAPITOLO II

 

Il gatto si tenne fuori dalla portata del giovane, per quanto riusciva.

Purtroppo, dopo un paio di giorni, Joey riuscì a prenderlo e non giovarono affatto i discorsi sull’amicizia del micio né la sorpresa nel sentir parlare un gatto.

Per il gatto, erano gli ultimi istanti di vita.

Ma accadde che sulla fronte del micino, a causa di tutta la paura che lo aveva preso nel vedere il suo migliore amico in preda ad una follia che nemmeno Marik e la sua barra del millennio erano riusciti a produrre, comparve uno strano simbolo luminoso e con un’abile mossa, il gatto riuscì a liberarsi dalla presa di Joey.

«Non disperarti così, padrone mio– disse con un sorriso furbo e una voce calma e sicura –Fidati di me. Facciamo una scommessa. Procurati un paio di stivali, un cappello di piume e una sacca di tela robusta ed entro tre mesi saremo a palazzo reale e vivremo meglio di Seto e Mokuba».

Joey guardava allibito e stupito la trasformazione che aveva subito il suo gatto. Non c’erano dubbi. La carnagione ambrata, gli occhi violetti dal taglio allungato, il tono di voce, quello era proprio il Faraone. Ecco dov’era finito! Con le orecchie scure dritte tra i capelli e la coda che si muoveva tradendo la sua sicurezza, si sedette a terra, osservandolo. «Allora? È come un gioco. Se vinco, tu sei a palazzo e non mi mangi. Se perdo, allora diventerò la tua cena. Tre mesi. Che mi dici?»

Il gatto sorrise con quel suo solito ghigno strafottente comune ogni volta che sapeva di poter vincere facilmente. Insomma, si vedeva la sua esperienza millenaria in fatto di trucchetti e sotterfugi che gli avevano salvato più di una volta la vita, o l’anima, o tutt’e due dai pericolosi giochi delle ombre.

Joey, che sembrava ritornato in sé, annuì: «D’accordo gatto, tre mesi. Io non ho niente da perdere e tutto da guadagnare. Entro tre mesi. Ma dove la prendo la roba?»

Il gatto, o meglio Yami, sorrise, intrecciano le mani dietro la nuca e sdraiandosi a terra: «Questo è affar tuo. I tre mesi saranno calcolati da quando avrai preso la roba». Yami chiuse gli occhi e dopo breve, incominciò a fare le fusa.

Joey osservò dubbioso il gatto per qualche minuto, poi iniziò a scervellarsi per trovare ciò che il micio gli aveva chiesto.

 

 

Faceva caldo, nonostante fosse solo primavera anche se l’estate non era troppo lontana. L’idea sopraggiunse nella mente del giovane fulminea, ovvero, dopo quattro giorni circa. Prese il mantello di panno e tutti gli indumenti invernali e andò a venderli. Con il ricavato riuscì a comprare quello che gli aveva chiesto il gatto, spendendo fino all’ultimo centesimo.

Portò al micio subito la roba.

Yami aprì gli occhi, come un vero gatto l’unica cosa che aveva fatto era stata dormire beatamente per tutto il tempo.

Osservò critico gli stivali consumati, avevano l’aria di aver vissuto giorni migliori, e il cappello che era sì di piume, ma ormai queste erano rovinate. «Qui ci vuole Mahad... Autrice, ho bisogno di Mahad!»

Il tempo si fermò di nuovo. Questa volta arrivarono due persone. Una era il Mago Nero, mentre l’altra la sua inseparabile allieva. Anche lei non aveva il suo solito vestito. Indossava una camicia di seta nera come il suo maestro, aperta come lui che rivelava il top scuro che le fasciava il petto. La gonna corta era di pelle nera e degli stivaletti le proteggevano i piedi. I biondi capelli erano raccolti in una coda alta: «Atem, Lei vorrebbe dirti che non dovresti interferire così sui fatti della fiaba...» gli disse la Giovane Maga Nera severa, incrociando le braccia e poggiando con noncuranza il bastone magico su una spalla.

Joey osservava tutto, semplicemente.

Non si poneva domande né faceva congetture.

Sarebbe stato troppo per lui. «Allora, a parte che non dovrei essere qui se non per la mia incondizionata lealtà verso di lei, perché voleva la mia presenza, mio Signore?» chiese il Mago.

Yami sospirò: «Atem, Mahad, Atem. Quante volte devo dirtelo? Comunque... Riesci a metterli a posto?»

Il Mago guardò dubbioso la roba che aveva portato Joey: «In teoria dovresti farcela con questi oggetti...»

«Ma sentitelo! Provaci te a parlare con un re vanitoso cole Lui conciato così, alla bell’e meglio!– ribatté Yami –Ti pare possibile che la storia possa svolgersi con della roba così scadente?»

«Maestro, in effetti Atem avrebbe ragione... Ma l’autrice dice che non si può...»

«Vi chiedo un piccolissimo aiuto per non finire il pasto a quello lì!» esclamò il micio, indicando l’espressione vacua di Joey.

Il mago sospirò e nella sua grande pazienza e infinita bontà che lo distinguevano acconsentì, assumendosi ogni responsabilità in caso di eventuali ire e rappresaglie dell’Autrice. Poi, bloccando l’esuberante allieva che avrebbe voluto dargli a tutti i costi una mano, mosse un poco il suo bastone e sparì.

Ora Yami guardava soddisfatto i suoi nuovi stivali di fattura pregiata, il migliore cuoio cucito a mano e il cappello a larghe falde e piume lunghe. «Bene!» annuì soddisfatto. Joey si sdraiò a terra e si mise a dormire. L’unica cosa che doveva fare ora era aspettare tre mesi. La scommessa era iniziata.

 

 

Yami passeggiava tranquillo per la foresta, indossando i suoi nuovi stivali rialzati e il cappello. Fu uno scherzo per lui catturare una lepre bella in carne. La mise nel sacco di tela e si diresse senza esitazione al palazzo reale. Alla vista del palazzo, nascose accuratamente le orecchie e la coda e si presentò alle guardie: «Voglio essere ricevuto dal re in persona!» esclamò con un tono secco e deciso.

Una della due guardie, un biondino dalle spalle ampie protette dalla corazza lucida si abbassò alla sua altezza: «Non credo che il re voglia vederti, nanerottolo!»

Spingendo il mento in alto e ignorando l’insulto della guardia, Yami esclamò, altezzoso: «Non mi impedirai di vedere il re, armadio!»

La guardia sputò a terra: «E chi ti manda?»

«Il mio signore, il marchese di Carabas».

«Non lo conosco. Vattene!» la guardia cerò si afferrare Yami che però, dimostrando che essere piccoli può essere un vantaggio, sgusciò via agilmente e riuscì ad entrare quando ancora la guardia si guardava attorno per capire dove fosse finito.

Sospirando di sollievo, Yami raggiunse la sala del trono.

Il re lo squadrò da capo a piedi, trattenendosi dal ridere della sua altezza nel vederlo. «E tu cosa vorresti?» Re Dartz era un uomo vanitoso e buongustaio, i suoi capelli scendevano lunghi fino in vita, del colore dell’acqua mentre i suoi occhi dorati erano fissi in quelli violetti di Yami. Lui si schiarì la voce: «Oh splendido sovrano, sono qui solo per consegnarvi umilmente questo piccolo dono da parte del mio padrone, un vostro onesto suddito, il marchese di Carabas». Così dicendo si inchinò ed estrasse la stupenda lepre dal sacco che portava appeso dietro la schiena.

Il re, che al pensiero di come sarebbe stata gustosa quella lepre una volta cotta gli era venuta l’acquolina in bocca, accettò il dono, chiedendosi però nello stesso tempo chi cavolo era questo marchese di Carabas. Anche sua figlia, la principessa Mai, era rimasta impressionata. Era una bella ragazza formosa e bionda, sofisticata e intrigante. Il gatto intanto aveva lasciato la sala del trono, camminando all’indietro inchinato finché il re non avrebbe potuto vederlo, poi uscì con un gran sorriso rivolto alla guardia che non voleva farlo entrare, ritornò nella foresta e riuscì a catturare la cena per sé e Joey.

 

La mattina seguente il gatto tornò a palazzo, portando quattro splendidi fagiani dorati e continuò tutte le mattine a portare questi doni al re, doni dal marchese di Carabas, come continuava a ripetere ogni mattina.

Il re e sua figlia continuavano sempre a chiedersi chi fosse questo marchese, in particolare, la principessa Mai stava iniziando a sognarlo le notti, conquistata dalla sua generosità.

 

 

Bene, come andrà a finire? Come farà il tenero gattino a far diventare marchese il nostro Joey? Ma soprattutto chi sarà l’orco? Sono aperte le scommesse!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Bene, eccomi di nuovo qua, con il penultimo capitolo di questa breve storia... Sono molto contenta di tutti i lettori che la leggono, un grazie anche a loro!

Ringrazio anche i recensori:

Per Darklight92: Grazie per la recensione ^_^ Sono contenta che ti piaccia Mai versione principessa... Il re? Si tratta di Dartz! (Come fai a non conoscermi? ndDartz offeso) Il supercattivone della serie dell’Orichalcos di Yugioh...

 

Per Dark Feder: Grazie per la recensione ^_^ Ora vedrai chi è l’orco! Un punto a te!

 

Per Gris Latifoglie: Grazie per la recensione ^_^ Bene, ora potrai sapere che cosa succederà (hihihih ndAlter ego)

 

Per Nadeshico: Grazie per la recensione ^_^ Hai ragione, il Mago Nero è proprio affascinante... Su Dartz... Eh eh, sembra che sia il re preferito di tutti! Ma come non poter dare la parte del re ad uno che ha regnato saggiamente dodicimila anni fa? (L’orichalcos in fondo, era solo un piccolo e insignificante incidente... ndDartz) (Piccolo e insignificante?! ndYami che guarda Dartz con un leggero sguardo Datzicida) (Esiste uno sguardo Dartzicida?? ndDartz preoccupato) (... ndAlter ego) Per quanto riguarda Joey, beh, grazie! Per l’e–mail... Tranquilla mi è arrivata! Grazie, sono molto contenta che ti piaccia la mia idea del gatto con gli stivali... Purtroppo sono messa nei casini coi compiti estivi, perciò Dartz versione ubriaco di vodka kuribo, Lucy e Timaius subiranno un ritardo...

 

Per kisa: Grazie per la recensione ^_^ Mi dispiace che ti manchino le battute sarcastiche di Seto...

 

Per magic: Grazie per la recensione ^_^ Sono contenta che ti faccia ridere... Per Tea... Ho in mente un altro ruolo per la nostra amata (?_? ndTutti) ragazza ossessa sul legame dell’amicizia.

 

Per Elisa: Grazie per la recensione ^_^ Eh, già, Dartz e Mai mi sembravano i migliori per quella parte...

 

 

CAPITOLO III

 

 

Venne luglio, gran calura e grano maturo nei campi.

I tre mesi erano agli sgoccioli. Il gatto ormai aspettava solo l’occasione più opportuna.

Avvenne una mattina. Mentre portava la selvaggina al re, Yami apprese che quest’ultimo e la figlia sarebbero andati a fare un giro rinfrescante sulla loro limousin e si sarebbero fermati per un regale picnic. Allora Yami corse subito da Joey. «Bene, ora fa così. Levatiti tutto di dosso ed entra in quel lago, come se qualcuno ti avesse buttato dentro. E nascondi i vestiti, lascia fare a me. Se ti chiedono chi sei, tu risponderai che sei il marchese di Carabas e se ti chiedono cosa sia successo, tu rispondi i banditi, ok?»

«Sì, ma... Quel lago fa schifo è più una palude che un lago e dicono che ci sono pure le sanguisughe! Non ci entrerò mai lì!»

«Vogliamo vedere?» chiese i gatto. Yami, velocissimo, colpì il retro delle ginocchia di Joey e con uno sgambetto il giovane finì nell’acqua.

Riemergendo iniziò a sputare l’acqua fangosa che aveva bevuto e ad imprecare contro il gatto che era sparito. Yami infatti era corso lesto nel luogo del picnic del re e sua figlia. Sembrava una fiera per quanta gente c’era tra maggiordomi, cuochi, paggi, servitori, cameriere e sguatteri. Yami iniziò la sua recita: «Aiuto! Aiuto! Oh, splendido sovrano, quale fortuna incontrarvi proprio qui! Presto, venite, il mio giovane padrone è stato derubato di tutto quello che aveva, persino dei vestiti e l’hanno gettato nel lago!»

Il re, ricordandosi di tutti gli ottimi pasti che gli erano stati cucinati con i doni del marchese, soprattutto quell’ottimo cosciotto di fagiano che stava addentando, ordinò al suo seguito di andare ad aiutare quel giovane generoso. Gli fece levare tutte le sanguisughe da dosso, poi lo fece vestire con l’abito più elegante che aveva a lo invitò a fare un giro sulla sua porches con sua figlia. Mai, vedendo e studiando il giovane, decise che sarebbe stato suo marito e se ne innamorò perdutamente.

Yami, intanto, correva alla massima velocità che riusciva a raggiungere.

Quando incontrava i contadini che lavoravano nei campi si fermava e ordinava loro: «Ehi voi, da questo momento queste terre appartengono al marchese di Carabas! Sta per passare la porches del re, se vi chiede di chi sono queste terre, sapete cosa rispondere».

Si fece avanti un contadino, un giovane alto e con i capelli scuri: «E cosa ci guadagneremo, noi a credere alla parole di un nanerottolo?»

Yami, mostrando una grande pazienza e un immenso spirito di sopportazione, rispose: «Preferite l’orco?»

Il contadino annuì e gli assicurò che avrebbero fatto ciò che diceva e che avrebbero sparso la voce in tutti i territori dell’orco. E così quando il re con una frenata si fermò a chiedere di chi fossero quelle terre, fu proprio il contadino che aveva espresso i suoi dubbi al gatto a rispondere: «Ma come, sire, non lo sapete? Queste terre e tutto questo ricco raccolto appartengono al nostro signore il marchese di Carabas!»

 

 

 

Il gatto intanto aveva raggiunto la casa dell’orco, più che casa, un piccolo palazzo lussuoso, un po’ cupo, ma sarebbero bastate poche modifiche per farlo risultare più accogliente. Entrò nel palazzo chiedendo, con voce impertinente: «C’è nessuno qui?»

«Come ti permetti di entrare qui, razza di essere minuscolo che non si vede neanche col microscopio?» le parole erano state pronunciate da un giovane con gli occhi scuri e i serici capelli argentei che gli sfioravano le spalle. Era lui, Bakura, che tutti conoscevano come “l’orco” a causa del suo immenso potere, ovvero evocare una creatura delle ombre che poteva assomigliare molto vagamente ad un orco.

Yami, ormai stufo di essere insultato a causa della sua scarsa altezza, esclamò: «Questa volta mi libero di te sul serio, Bakura, si dice che la tua Entità Transnaturale si imbattibile!»

«Mi sembra che tu l’abbia già provato sulla tua pelle, Sua Altezza Reale il Faraone alto un metro meno cinquanta centimentri, ma se non ti è bastato...» Bakura alzò le mani al cielo e gridò: «Vieni a me, Entità Transnaturale!» Subito comparve l’ormai famoso mostro distruttore. «Bene Bakura, combattiamo!» esclamò Yami agguerrito. «Evoco le mie più fedeli creature e una novità: venite, Mago Nero, Giovane Maga Nera e... Gatto con gli stivali!»

Subito apparvero i due incantatori, nelle loro tuniche abituali più un tenero gattino che indossava gli stessi stivali e lo stesso cappello che indossava Yami. Al sentire il nome dell’ultima creatura e nel vederla, Bakura scoppiò in una risata che gli costò il ricovero in un ospedale psichiatrico.

«Gatto con gli stivali? Faraone, sei caduto proprio in basso! Vai Entità Transnaturale, attacca quel tenero gattino indifeso!»

Yami sorrise accattivante: «Bakura, non lo sapevi? Il Gatto con gli Stivali ha un potere speciale: se sono presenti degli incantatori sul campi insieme a lui, questi ultimi possono trasformare qualsiasi creatura in un topo. Va’ mio fedele Mago, trasforma Entità in un bel topolino!» Il Mago Nero fece ciò che gli era stato ordinato con un gesto noncurante del suo bastone, quasi a dire che un’azione del genere fosse stata una banalità, per lui.

Bakura sbottò in un’altra risata da psicopatico: «Bella trovata Faraone, ma tutte le caratteristiche di Entità rimangono anche se è sotto questa ridicola forma! Anzi, mi hai regalato un potere speciale! Il topo ora ha la capacità di passare ad un attacco diretto!» Bakura continuava a ridere.

Yami osservava Bakura sorridendo.

 

 

 

Bene, cosa avrà in mente il nostro furbo protagonista? Come sconfiggerà la terribile Entità Transnaturale di Bakura che, nonostante la sua nuova forma, conserva intatte tutte le sue temibili caratteristiche?

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Scusate!

Scusate, scusate, scusate, scusate!

Sono in un ritardo pazzesco, colossale, mega gigantesco! Chiedo ancora scusa. Mi dispiace molto di avervi fatto aspettare così tanto, anche perché il mio non era un problema di scrittura. Il capitolo c’era già, ma non riuscivo a trovare il tempo, riuscivo a malapena a leggere qualche fanfiction... Beh, spero che vogliate scusarmi...

Come al solito, ringrazio i lettori di questa storia e passo ai ringraziamenti per i recensori:

 

Per Darklight92: Beh, innanzitutto grazie per la recensione ^_^ Sono contenta che l’idea dell’entità trasformata in topolino ti abbia fatto ridere! Questo sarà l’ultimo capitolo della storia e mi dispiace, ma non torturerò Seto (Evvai! ^_^ ndSeto) Posso solo anticiparti che sto scrivendo un’altra fic, con protagonista un certo Mago Nero, e lì Seto, per la gioia delle sue fans, apparirà in veste mai vista prima! (Noooooooo! ndSeto) (Invece sì! ^_^ ndAlter ego) Scusa per il ritardo.

 

Sos: Che bello! Grazie per la recensione ^_^ E scusate il ritardo... –.– Spero che la fine vi piaccia!

 

Dark Feder: Ehilà, grazie per la recensione ^_^ Che intuito che hai avuto! Comunque Fullmetal Alchemist mi è stato di ottima ispirazione, ma non ho assolutamente copiato nessuna battuta... Anche perché leggo il manga! Lì lo chiamano “fagiolino”... Scusa per il ritardo. Spero che il capitolo ti piaccia ^_^

 

Nadeshiko: Grazie per la recensione ^_^ Baku basso? Beh, forse per fare l’orco... Ma chi lo faceva se no? L’armadio a tre ante l’avevo già usato... Ma poi ce lo vedevo moltissimo Baku, con il suo modo di ridere da pazzoide a fare l’orco... Ora scoprirai come ho convinto Seto a recitare la sua breve parte in questa fic (Hihihihihihihi ndAlter ego) (Tu, Nade! È tutta colpa tua! ndSeto) (Ssssssh! Non anticipare! ndAlter ego) Beh, scusa per il mio ritardo, spero che ti piaccia anche questa fine ^_^

 

Kisa: Grazie per la recensione ^_^ Seto... Non in questa fic. Farà giusto una comparsa alla fine... Però se vuoi vedere Seto, sto scrivendo un’altra fic con un Seto inedito ma non protagonista. Scusa per il ritardo, spero che il seguito ti piaccia lo stesso anche se non c’è il presidente della KaibaCorp.

 

Magic: Grazie della recensione ^_^ Vinto...? Vinto cosa? Si vinceva qualcosa? Dove? Quando? Come? Perché? Mah... scusa il ritaro, spero che la storia ti piaccia!

 

Elisa: Grazie della recensione ^_^... Come il gatto si sposa??? Non lo sapevo! Per scrivere sta storia ha cercato in internet la fiaba, per avere bene in mente che cosa succedeva, ma non ho trovato nessun riferimento al matrimonio del gatto! (Tra parentesi, l’idea di fare una parodia del gatto mi è venuta in mente rileggendo “Il ritorno del marchese di Carabas”...) Comunque, spero che la mia versione ti piaccia... Scusa il ritardo!

 

Gris Latifoglie: Grazie della recensione ^_^ sono contenta che ti sia piaciuto... Scusa per il ritardo!

 

CAPITOLO IV

 

Bakura aveva il suo mostro migliore schierato in battaglia, anche se aveva la forma di un topolino. Sfotteva e insultava il suo avversario, ormai sicuro che finalmente l’avrebbe sconfitto. Ma Yami sorrideva sempre, quel suo solito ghigno irritante, come al solito quando si trovava in una situazione impossibile e aveva la soluzione che sfuggiva agli altri.

«Beh, e ora che hai, Faraone?» chiese Bakura in tono canzonatorio che però non nascondeva una certa preoccupazione. Nelle numerose sfide tra loro, ormai il ragazzo aveva imparato a riconoscere quel sorriso odioso.

«Niente Bakura, solo che ti stai dimenticando un piccolo particolare: siamo dentro la favola del gatto con gli stivali e io– Yami si tolse il cappello mostrando le sue orecchie feline –sono il gatto!» con un balzo Yami si mangiò il topo in un sol boccone.

«Avanti, miei maghi, fate sparire questo qui e mettete a posto tutto, il re sta per arrivare!» disse leccandosi i baffi. Entità Transnaturale aveva proprio un buon sapore, ecco perché era così forte... Per non farsi catturare e mangiare!

I maghi si guardarono negli occhi e fecero sparire un allibito Bakura, rassegnato ormai alla sconfitta e che giurava eterna vendetta all’Autrice e la solita lista di invettive contro tutto e tutti, in particolare Yami. Poi, con l’aiuto di Yami, i due maghi misero tutto il palazzo a posto, tanto che non sembrava più quello di prima, talmente era lussuoso, splendido e magnifico, con le finestre pulite e privo di ragnatele.

Yami, rimettendosi il cappello in testa, si precipitò alla porta giusto in tempo per vedere il re e tutto il suo seguito arrivare. Allora si inchinò e disse umilmente: «Benvenuto nell’umile casa del mio signore, il marchese di Carabas! Entrate».

Il re non riusciva a credere ai suoi occhi anche perché se la memoria non lo tradiva quello doveva essere il palazzo di un certo essere molesto di nome Bakura, colui che tempo prima gli aveva messo i bastoni tra le ruote quando tentava di impadronirsi del mondo, avendo così dovuto aspettare altri cinquemila lunghi anni prima di poter risvegliare la sua amata lucertola Leviathan.

Il giovane Joey era ancora più stupito del re e fu solo grazie ad una zampata del gatto che riuscì a non rovinare tutto dicendo qualcosa di sbagliato. Condusse il re per tutta la casa, col gatto che lo guidava a gli suggeriva cosa dire, poi li condusse nella sala da pranzo, completamente apparecchiata e con succulenti piatti fumanti. Al re gli si allargarono gli occhi per la commozione: «Oh, quali succulente bontà! Non solo il palazzo arredato splendidamente ma anche un pranzo... Figliolo, credo proprio che voi siate degno di essere mio genero! Volete sposare mia figlia?»

«Papà!– esclamò indignata Mai –Perché non chiedete prima il mio parere?»

Re Dartz alzò gli occhi al cielo e si ricordò della promessa avuta in cambio della sua partecipazione alla favola, poi rispose con un sospiro rassegnato: «D’accordo».

Mai squadrò da capo a piedi Joey, critica, poi valutò i fattori secondari, il palazzo, le numerose auto sportive nel garage, il suo lauto patrimonio, le sue terre e altre cose e alla fine acconsentì.

Il matrimonio venne celebrato il giorno seguente nel palazzo reale, con gli invitati più ricchi e le persone più importanti del regno. I due fratelli di Joey si rodevano dalla rabbia mentre lui sfilava a braccetto della sposa accanto a loro. Soprattutto a Seto, ormai a capo di un impero finanziario e schifosamente ricco, dava fastidio che un giorno, morto re Dartz, Joey sarebbe diventato re. Comunque i due vissero a lungo felici e contenti, ebbero tanti bambini e Joey regnò con grande saggezza, grazie ai consigli della moglie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E il nostro intrigante gatto?

Beh, a lui fu concesso di possedere un corpo tutto per sé, e fu così che Yugi divenne il gatto di corte mentre Yami... Beh, lui era un Faraone, tornò nel suo regno senza tempo in cui finalmente la minaccia di Entità Transnaturale era finita nel suo stomaco.

 

 

 

Titoli di coda:

Un ringraziamento a tutti i lettori di questo esperimento!

Si ringraziano gli attori:

Il nonno di Yugi nel ruolo di “nonno

Seto nel ruolo di “fratello maggiore

Joey nel ruolo di “marchese di Carabas

Mokuba nel ruolo di “fratello minore

Yugi e il suo affascinante Alter ego Yami nel ruolo di “gatto con gli stivali

Dartz nel ruolo di “re

Mai nel ruolo di “principessa

Raphael nel ruolo di “guardia

Duke nel ruolo di “contadino

Bakura nel ruolo di “Orco

Mago Nero e Giovane Maga Nera in “assistenti dell’autrice”

Che riceveranno, in dono per aver recito in questa favola:

Il nonno di Yugi: un nuovo negozio di giochi (^_^ Uh, che bello, è più grande di prima!!! ndNonno di Yugi)

Seto: foto compromettenti di Seto mentre recitava la parte di Cenerentola nella fanfic di Nadeshico e di Biancaneve nella fanfic di Kelly (Avevi promesso di non dirlo in giro!!! è_é ndSeto) (Ops! ^______^ ndAlter ego) (Quella non è una faccia dispiaciuta... –.– ndSeto) (Davvero? ^____^ ndAlter ego)

Joey: una fantastica vita da sposato con Mai

Mokuba: il fratello gemello di Roland (Così ne ho due da sfruttare! ^_^ ndMokuba) (ç_ç ndRoland+fratello gemello)

Yugi: un camion pieno di gel per capelli (Per la mia pettinatura!SMILE ndYugi) (–.– ndTutti)

Yami: un corpo tutto per sé e... una bella gattina!

Dartz: uno splendido specchio intarsiato con figurine del grande Leviathan e tempestato gemme ricavate da una misteriosa pietra verde. (Oh come sono bello! ^_^ ndDartz) (Irrecuperabile –.– ndAlter ego)

Mai: vedi Joey

Raphael: una isoletta deserta in mezzo al mare tutta per sé

Duke: un viaggio da solo col suo adorato Maximilian Pegasus

Bakura: il cucciolo di Entità Transnaturale, premio di consolazione perché la vecchia Entità è finita digerita dal suo più grande nemico (No! Uffa! E io che pensavo di essermi definitivamente liberato di quel mostro! ç_ç ndYami) (Su, ciccino, non fare così! Questa era solo una favola, non la realtà! ndAlter ego) (Non ti libererai mai di me! BwahahahahahahahahahahahahahahSBANG!..............................ndBakura) (Spero di non aver esagerato! ^_^” ndAlter ego che nasconde dietro la schiena un mega martello)

Mago Nero e Giovane Maga Nera: la serie completa dei libri di Harry Potter (?_? ndTutti) più le divise da assistenti dell’autrice (Ricordate quei bei pantaloni di pelle e la camicia di seta nera, vero? ndAlter ego) (Non mi stanno neanche male ^_^ ndMago Nero) (Ah, vedi che qualcuno ti aveva conciato così! ndSeto) (Sì, ma a me piace ^_^ ndMago Nero) (*.* ndAlter ego+Kia soddisfatte) (–.– ndSeto rassegnato ad essere tiranneggiato dalle autrici delle FanFiction)

 

 

EPILOGO

«Ehm... Autrice?» Yami–gatto, nonostante la storia sia ormai finita continua a rimanere tra i piedi dell’Autrice.

«Che vuoi?» Subito compare L’alter ego dell’Autrice.

«Non posso parlare direttamente a Lei?»

L’Alter ego scuote la testa: «No caro, sai bene che l’autrice è una persona in carne ed ossa e tu un personaggio inventato da una persona e che esiste tramite disegni. Solo io posso parlare con te in quanto frutto della mente dell’Autrice».

Yami fa una faccia poco convinta: «Beh... Comunque... Voi mi avevate promesso un premio! Un bello gattina!»

«Oh, già che sbadate, grazie per avercelo ricordato. Tea, vieni qui...»

Subito compare Tea, truccata e vestita come una coniglietta di playboy, con la differenza che aveva orecchie e coda da gatto anziché da coniglio. Yami guarda Tea che si sta avvicinando ancheggiano provocante, scorbutico: «Avevo detto una bella gattina.... Non una gatta morta!»

«Hai ragione, vieni, andiamo a cercarne una...» E prendendo Yami per mano, l’Alter ego dell’Autrice si incammina via, lasciano Tea sola chiusa in una gabbia, per essere sicura che non li avrebbe seguiti.

 

 

Beh, che dire... Un grazie a tutti quelli che hanno seguito questa storia!

Magari risponderò a delle vostre recensioni con una recensione (spero si possa fare...)

Grazie, grazie mille!

Sono contenta!

Spero che anche questo capitolo finale vi sia piaciuto ^.-

KiaeAlterEgo

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