Sympathy For The Devil

di Kimiellis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'm Here. ***
Capitolo 2: *** Behind Hazel Eyes ***
Capitolo 3: *** Depth ***



Capitolo 1
*** I'm Here. ***


Chapter 1 – I'm Here.

 

Quella figura sconosciuta avanzava verso di me, una figura confusa dalla nebbia che l'avvolgeva..l'unica cosa che riuscivo a distinguere erano due macchie rosse come il sangue che tranciavano quella coltre impenetrabile...quell'ombra in movimento continuava ad avvicinarsi a me e man mano che si faceva più vicina riuscivo a distinguere la forma di due ali, senza che potessi dire con certezza se appartenessero ad una figura demoniaca o angelica. All'improvviso la nebbia iniziò a diradarsi..tutto si faceva più nitido..le macchie rosse che vedevo presero la forma di due occhi..le ali si rivelarono per quello che erano..ali di demone. Si fermò a pochi metri da me, guardandomi fisso negli occhi per quella che mi sembrò un'eternità, facendomi provare un'orribile sensazione di freddo e di vuoto che mi sopraffecero costringendomi a cadere sulle ginocchia. Il demone mi aveva raggiunto; potevo sentire il suo respiro ghiacciato arrivare fino alla mia nuca. Alzai lo sguardo e i suoi occhi mi penetrarono nel profondo costringendomi ad abbassare di nuovo gli occhi mentre la sensazione di buio che provavo si fece ancora più intensa. Avrei voluto scappare, gridare, ma non riuscivo a fare nulla..ad aprire la bocca, a muovere le gambe..nulla. Sentivo di essere completamente soggiogata da quella creatura infernale; aveva pieno controllo di qualsiasi mia facoltà, sia fisica che mentale.

 

“Nemmeno tu sarai mai in grado di fermarmi.”

 

Quelle sue parole, al momento completamente prive di significato per me, risuonarono con vasto eco in quel luogo irriconoscibile a causa della nebbia. All'improvviso sentii un fortissimo battito d'ali e una folata di aria gelida mi invase. Ero di nuovo sola.

 

Mi svegliai subito dopo quel sogno, la sensazione di gelo e vuoto ancora flebilmente presente. Restai seduta a bordo letto per qualche minuto cercando inutilmente una spiegazione sul perché continuassi a fare ogni notte lo stesso sogno da ormai un anno, ma non riuscendo a concludere nulla mi alzai e mi diressi verso il bagno per fare una doccia calda; forse mi avrebbe schiarito le idee.

Uscii dalla mia camera e andai a dare un'occhiata ai bambini nelle loro stanze: stavano tutti dormendo beati e osservando i loro visi tranquilli e senza preoccupazioni mi tornò in mente quel maledetto sogno. Che diavolo poteva significare? Una vampata d'ansia mi colse spezzandomi il respiro; che stia per succedere qualcosa di orribile? Tentavo in tutti i modi di scacciare questi pensieri ma la preoccupazione continuava a crescere di giorno in giorno.

Il mio flusso di pensieri venne interrotto improvvisamente dallo squillare del telefono al piano di sotto. Rispose una voce di uomo che conoscevo purtroppo molto bene e trattenni d'istinto il respiro.

 

“Pronto, signorina Lockhart? Sono David Cooler”

 

Chiusi gli occhi. Sapevo esattamente perchè aveva chiamato.

 

“Ho chiamato per avvisarla che deve assolutamente lasciare la casa entro questo pomeriggio o invieremo le forze dell'ordine per mettere a posto la faccenda.”

 

Maledizione. Non credevo che sarebbe successo così presto.

 

“Questo è un orfanotrofio, con me vivono più di 20 bambini, avreste davvero il coraggio di privarli dell'unico posto sicuro che hanno?”

 

“Noi seguiamo solo la legge signorina, spiacente.”

 

Sono orfana di entrambi i genitori; mio padre era un ricco uomo d'affari che a un certo punto della sua vita venne sopraffatto da vari vizi, tra cui quello per il gioco e per l'alcool. Mia madre era la direttrice dell'orfanotrofio, una donna molto dolce e generosa, amata da tutti in città. Quando mio padre morì in un incidente d'auto, lasciò dietro di sé un vuoto incolmabile e diversi debiti che non eravamo in grado di saldare. Per mantenere mia madre e gli orfani lavoravo giorno e notte come barista ma ovviamente i soldi non bastavano. Dovemmo chiedere un prestito considerevole alla banca e fummo costrette ad ipotecare l'unico bene che ci rimaneva: l'orfanotrofio. Mia madre morì di malattia un anno dopo mio padre e mi ritrovai orfana e con dei bambini da mantenere a soli 16 anni. Con l'aiuto di diversi conoscenti riuscii a cavarmela per ben 4 anni, ma ero consapevole del fatto che prima o poi avrei dovuto affrontare la cruda realtà.

 

Riattaccai e mi sedetti, cercando di riflettere sul da farsi. Svegliai Lilian, la mia aiutante, e le chiesi di badare ai bambini, dopodichè uscii. L'aria frizzante della primavera mi invase non appena oltrepassai il cancello. Iniziai a camminare lungo il viale alberato, osservando alcuni bambini che giocavano dall'altra parte del marciapiede vicino al laghetto artificiale e alcuni vecchietti che prendevano il sole sulle panchine del parco.

Come avrei fatto a salvare le vite di quei bambini? Pensai di chiedere aiuto all'unica persona di cui mi fossi mai veramente fidata nella mia vita e l'unica persona cara che mi restava.

 

“Tifa! Che bella sorpresa, volevo giusto chiamarti più tardi!”

 

Sfoggiando il suo splendido sorriso, Aeris mi invitò ad entrare.

 

“Che cosa ti succede? Sembri molto preoccupata..posso fare qualcosa per te?”

 

“Oggi Cooler ha chiamato di nuovo, mi ha intimata di andarmene entro questo pomeriggio. Non so davvero che fare, avevo bisogno di parlarne con qualcuno e ovviamente ho pensato a te.”

 

Le sorrisi e lei mi ricambiò subito con calore. Aeris è la mia migliore amica da 10 anni, senza di lei non sarei mai riuscita a superare le disgrazie che ho vissuto. E' una specie di angelo custode per me oltre ad un'amica. E' dotata di un intuito e di una sensibilità senza pari, quasi fosse una specie di creatura con poteri soprannaturali.

Dopo aver passato una ventina di minuti riflettendo e considerando le diverse opzioni, il viso di Aeris si illuminò improvvisamente. Si alzò di scatto dalla sedia della cucina, si diresse verso il frigorifero e staccò un foglio da uno dei magneti attaccati.

 

“Come diavolo ho fatto a non pensarci prima! Tieni, leggi!”

 

La guardai con occhi stralunati e poi posai lo sguardo sul foglio patinato che mi porse. “The Iron Fist Tournament 3” lessi. Aeris doveva aver notato il mio sguardo confuso mentre leggevo il volantino perchè mi chiarì subito:

 

“Il premio per il vincitore è di 10 milioni di dollari! Vincendo risolveresti tutti i tuoi problemi, riusciresti ad impedire che quei bambini restino senza una casa!”

 

Spostai gli occhi dal volantino a lei con sguardo ancora più confuso.

 

“Io?? Ma Aeris...è da anni che non mi alleno, ormai sono fuori forma. Non so nemmeno se posso più definirmi una combattente!

 

“Oooooh andiamo! Sei la migliore combattente di jūjitsu che conosca!”

 

Riportai l'attenzione sul volantino, continuando a leggere ripetutamente il titolo scritto a lettere cubitali rosso sangue. Avevo molte altre scelte? Sentivo addosso lo sguardo spazientito e ansioso di Aeris e dopo un po' presi la mia decisione: sarei stata uno degli aspiranti vincitori dell'Iron Fist Tournament.

 

 

 

Questo è il primo capitolo di una storia che ho in mente già da anni. Avevo iniziato a scriverla molto tempo fa ma avendo dovuto formattare il pc avevo perso tutto quello che avevo scritto. Non so perchè ho deciso di riscriverla proprio ora, ad un passo dai 22 anni suonati e a distanza di circa 5 o 6 anni, però eccola qua. Il pairing TifaxJin mi ha sempre affascinata, nonostante i personaggi appartengano a due universi completamente differenti. Non so nemmeno come io sia riuscita a partorirlo XD Tifa Lockhart è sicuramente il mio personaggio preferito di tutta la splendida serie “Final Fantasy” e Jin Kazama ha rappresentato il mio amore virtuale di tutta l'adolescenza :P

Spero che questa storia vi piaccia, vorrei dire tante altre cose su di essa ma credo che lascerò che parli da sé :)

 

Kimiellis

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Capitolo 2
*** Behind Hazel Eyes ***


Chapter 2 - Behind Hazel Eyes

 

L'Iron Fist è una competizione tra praticanti di arti marziali alla quale partecipano campioni da tutto il mondo. Si tiene in Giappone, esattamente a Tokyo, all'interno del quartier generale della corporazione Mishima Zaibatsu, la più grande e potente multinazionale al mondo. Avevo sentito parlare spesso di questa enorme impresa e del suo capo, il magnate Heihachi Mishima; uomo crudele e assetato di potere, si vocifera abbia ucciso il suo stesso figlio, Kazuya Mishima, diretto erede dell'impero del padre. Chissà quali altri orribili segreti nascondeva la cosiddetta “famiglia maledetta”.

 

Finii di preparare la valigia e scesi al piano di sotto dove i bambini, Lilian e Aeris mi aspettavano per salutarmi. Lasciare tutti loro sarebbe stato molto difficile, ma in fondo erano loro il motivo per cui avrei partecipato al torneo.

Marlene mi corse incontro e mi abbracciò; le accarezzai la testa sorridendole e rassicurandola.

“Non ti preoccupare tesoro, tornerò presto vedrai”.

 

Il viaggio in aereo passò relativamente veloce e non appena uscii dall'aereoporto mi sentii improvvisamente eccitata e in qualche modo spaventata: venni invasa da una strana sensazione..una specie di presentimento. Non ci feci troppo caso e presi un taxi verso il cuore di Tokyo.

Il quartier generale della Mishima Zaibatsu era un grattacielo nero di almeno 100 piani collocato in pieno centro. La sua maestosità incuteva un certo timore e sicuramente rispecchiava lo spirito della multinazionale. Dopo aver ammirato l'edificio e continuando a provare la sensazione di poco prima, entrai per andare a registrarmi alla reception.

Appena entrata vidi molta gente in fila per la registrazione e in particolare notai uno strano uomo in armatura con una katana allacciata sulla schiena e un altro uomo presumibilmente cinese con i capelli molto lunghi raccolti in una coda e una pistola appesa alla cintura. Mi venne spontaneo chiedermi dove fossi finita.

Quando arrivò il mio turno dissi i miei dati alla receptionista che li immise nel computer.

 

“Tifa Lockhart, 19 anni, nazionalità americana. Il suo codice combattente è DR-58684. Il suo referente è il sig. Lee Chaolan. Prego, questa è la chiave della sua stanza. Ogni mattina la palestra dell'ultimo piano è aperta dalle 7 alle 12 e la sera dalle 16 alle 00. Le auguriamo una buona permanenza e buona fortuna per il torneo”.

 

Abbandonai la fila e mi diressi verso l'ascensore per raggiungere la mia stanza, rimandando a più tardi la ricerca del mio referente.

 

“Sig.ina Lockhart!”

 

Mi girai e davanti a me trovai un uomo di mezza età molto affascinante dai capelli argentati che mi stava rivolgendo un sorriso smagliante.

 

“Molto piacere, sono Lee Chaolan, il suo referente per le attività scolastiche e per il torneo”.

 

“Piacere mio! Però..scusi la domanda ma...quali attività scolastiche?”

 

“I partecipanti più giovani sono obbligati a seguire le lezioni presso il politecnico Mishima durante tutto l'arco della loro preparazione al torneo. Noooooon si preoccupi! La sua divisa e i suoi libri sono già nella sua stanza. Le lezioni cominciano alle 8 in punto, mi raccomando la puntualità, ohoh!”

 

Era un tipo davvero strano e il suo abbigliamento era altrettanto eccentrico.

 

“Per qualsiasi cosa le lascio il mio numero di cellulare. Ah sì, ogni giorno dopo la fine delle lezioni l'aspetterò qui nella hall per iniziare l'allenamento! A domani!”

 

Si allontanò allegramente e si avvicinò ad un gruppo di ragazzi che si guardavano intorno con aria sperduta.

Raggiunsi il mio piano e utilizzando la chiave entrai nella mia stanza. Era abbastanza grande e ben illuminata da una grande finestra. Mi gettai sul letto e fissai il soffitto iniziando a fare ordine tra i miei pensieri. “Chissà cosa succederà in questo torneo”, “cosa mi è saltato in mente di parteciparvi”, “lo sto facendo solo per i miei bambini”. Ripensai poi alla sensazione di disagio che provai uscendo dall'aereoporto e quando mi trovai davanti all'enorme edificio scuro.

Mi chiesi se gli uomini che avevo visto poco prima alla reception avrebbero partecipato al torneo e se mi sarei ritrovata a combattere contro di loro. L'eccitazione prese il sopravvento e non vidi l'ora di iniziare l'allenamento.

 

Avevo iniziato a praticare le arti marziali quando avevo 8 anni e dato il mio apparente talento, i miei genitori e il mio allenatore mi spronarono a continuare. Con la morte dei miei genitori e con l'orfanotrofio da mantenere dovetti rinunciare. Molto probabilmente non sarei stata all'altezza di molti dei partecipanti e questo mi diede un leggero sconforto, ma avrei fatto di tutto per vincere.

 

Il giorno dopo indossai la mia divisa, raccolsi i libri nella cartella e mi incamminai verso il liceo Mishima che si trovava a un isolato di distanza dal quartier generale della Zaibatsu.

Erano anni che non frequentavo il liceo e ora mi ritrovavo tra i banchi di una scuola straniera; in quel momento ringraziai il mio ex allenatore per avermi insegnato il giapponese.

Le lezioni non sarebbero cominciate prima di 20 minuti, quindi decisi di dare un'occhiata allo stabile. Camminai attraverso il lungo corridoio principale sbirciando dentro ogni classe e vedendo studenti impegnati nello studio, altri che chiacchieravano in cerchio attorno ad un banco, altri che guardavano fuori dalla finestra ascoltando musica e altri che giocavano a calcio con una palla di carta. Il corridoio si affacciava sul cortile interno, pieno di gruppi di studenti che chiacchieravano o improvvisavano innocui combattimenti, mostrando ai propri amici le loro tecniche.

Stavo continuando a guardare fuori dalla finestra ammirando gli alberi di ciliegio quando il pavimento iniziò a tremare e un rombo si fece sempre più vicino. Mi girai verso le classi ma nessuno sembrava preoccuparsi di nulla. Il rombo si fece sempre più forte e dal fondo del corridoio potevo scorgere la figura di una specie di animale che non riuscivo ancora ad identificare. Di lì a poco riuscii a distinguerlo bene: era un panda e stava correndo alla velocità della luce verso di me.

 

“AAAAH! SPOSTATI PRESTOOO!”

 

Con uno scatto mi feci da parte e guardai allibita l'enorme panda passarmi davanti: stava portando in groppa una ragazza! L'animale frenò di scatto dopo avermi superata e si fermò. La ragazza scese e corse verso di me.

 

“Aaah mi dispiace un sacco! Sono terribilmente in ritardo e non ti avevamo vista!!”

 

La ragazza mi guardava con occhi preoccupati, come a volersi accertare che stessi davvero bene.

Era molto carina, con i capelli neri raccolti in due buffe codine e gli occhi rotondi.

 

“In ogni caso piacere, mi chiamo Ling Xiaoyu! E questo è Panda, il mio migliore amico! Sei straniera non è vero? Sei nuova? Sei una partecipante al torneo? Waaa magari siamo pure vicine di stanza!”

 

Era molto allegra e spigliata e la presi subito in simpatia. Panda si avvicinò a me per annusarmi e fece un verso che mi sembrò di approvazione.

 

“Piacere mio Ling Xiaoyu, io mi chiamo Tifa Lockhart, vengo dall'America e parteciperò all'Iron Fist”.

 

“Chiamami pure Xiao! Oooh quanto vorrei visitare l'America! Magari quando il torneo sarà finito potresti portarmici no?”

 

Sfoggiò un grande sorriso e mi afferrò il polso.

 

“Dai andiamo, la lezione sarà già iniziata! Corriamooo! Se saliamo su Panda arriveremo prima”

 

“Cosa? No asp...! Aaaaaaah!”

 

Arrivammo alla nostra classe in men che non si dica e per quanto mi riguardava anche con un leggero senso di nausea. Xiao diede del bambù a Panda e l'animale riprese la sua corsa verso l'uscita dell'edificio.

Entrammo in classe, Xiao si inchinò al professore e feci lo stesso.

Il docente aprì il registro, lesse il mio profilo e mi presentò al resto della classe. Tutti mi guardavano con una certa curiosità e il primo che notai tra di loro fu un ragazzo con i capelli arancioni e gli occhiali da motociclista sulla testa che mi sorrideva.

 

“Prego signorina Lockhart, vada pure a sedersi accanto a Kazama”.

 

Mi indicò il banco vuoto vicino ad un ragazzo alto dai capelli neri.

Mi avvicinai al banco e improvvisamente sentii nuovamente quel presentimento, quella sensazione di disagio, stavolta addirittura amplificata.

Mi fermai un secondo e il mio sguardo incrociò quello del mio vicino di banco.

Ci guardammo per qualche secondo, poi tornai in me e mi sedetti al mio posto.

Kazama stava continuando a guardarmi, mi girai verso di lui ma quando lo guardai negli occhi sentii il mio cuore accellerare e distolsi lo sguardo.

La lezione iniziò e mentre prendevo appunti sentii una mano toccarmi la spalla; era il ragazzo dai capelli arancioni.

 

“Ciao, io sono Hwoarang! Benvenuta nella nostra classe!”

 

Sorrisi a Hwoarang e mi girai verso Jin, che continuava a guardare in direzione della lavagna senza dire nulla.

 

“Lui invece è Jin Kazama, ma è un tipo talmente noioso che non vale la pena conoscerlo, ahah!”

 

Durante la lezione mi sorpresi più volte a guardarlo. Aveva lo sguardo fisso verso la lavagna e sembrava seguire la lezione, ma avevo come la sensazione che la sua testa fosse altrove. Non sapevo perchè, ma volevo sapere qualcosa in più su di lui. La mia attenzione fu poi attirata da un paio di ragazze sedute dietro a Jin, apparentemente sue ammiratrici, che lo guardavano e confabulavano tra di loro ridacchiando. Tornai a guardarlo più attentamente e conclusi che effettivamente era davvero un bel ragazzo. Per tutta la lezione chiacchierai con Hwoarang e Xiaoyu e ogni tanto mi girai verso Jin che non sembrava interessato ad unirsi a noi, ma nemmeno a seguire la lezione.

Al suono della campanella, tutti cominciarono ad alzarsi dai propri posti compreso Jin, che se ne andò senza rivolgere la parola a nessuno.

 

“Ma tu guarda quel Kazama! Non si è nemmeno presentato! Mi da sui nervi quell'idiota!”

 

Mentre Hwoarang continuava a riferirsi a Jin con altri epiteti ben poco civili, seguii con lo sguardo il ragazzo lasciare la classe, chiedendomi il motivo di tanta freddezza e volgendomi poi di nuovo verso Xiao e Hwoarang.

 

Tornammo insieme alla Mishima Zaibatsu per pranzare e nel pomeriggio ci recammo insieme in palestra. Xiao e Hwoarang avevano altri referenti e quindi ci salutammo con la promessa di rivederci per cena. Cercai con lo sguardo Chaolan e lo vidi agitare allegramente la mano verso di me facendomi cenno di raggiungerlo.

Mi chiese di raccontargli come avevo iniziato a combattere e che dan avessi raggiunto prima di lasciare le arti marziali a 16 anni. Finii per raccontargli la storia della mia famiglia e di come avevo smesso di praticare il Jujitsu. Ascoltò il mio racconto con molta attenzione e scrollò la testa in modo solenne quando arrivai alla ragione della mia iscrizione al torneo.

 

“Capisco...storia molto triste...allora dovremmo fare in modo di vincere no?” disse, sfoggiando un allegro sorriso. “Vedrai che con l'allenamento a cui ti sottoporrò avrai buonissime probabilità di farcela. Da quello che mi hai raccontato sul tuo allenamento precedente il tuo livello di esperienza dovrebbe essere piuttosto buono! Avremo una buona base da cui partire.”
Il suo entusiasmo era molto contagioso e gli risposi con un sincero sorriso, un sorriso che non riservavo da tempo a nessuno tranne che ai bambini e ad Aeris. Sentivo che Chaolan era davvero un brav'uomo nonostante l'aspetto e il comportamento bizzarri.

Non vedevo l'ora di iniziare.

 

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Capitolo 3
*** Depth ***


Chapter 3 - Depth

 

Lee era un combattente eccezionale e in sole due settimane ero migliorata molto. Combattere contro di lui era davvero stimolante e aumentava la mia voglia di partecipare e soprattutto di vincere il torneo. In quelle settimane di permanenza alla Mishima Zaibatsu conobbi molti dei partecipanti, compresi Yoshimitsu e Lei, gli uomini che avevo notato alla reception al mio arrivo. Molte volte ci trovavamo in palestra per combattere insieme e imparai molto anche da loro. Avevo instaurato un bel rapporto anche con un'altra ragazza che come me arrivava dall'America, Julia Chang. Era una ragazza molto dolce e riservata, ma anche una validissima e determinata combattente e l'ammiravo molto. Avevo imparato anche a stare alla larga da determinate persone, come per esempio le sorelle Williams. Due donne tanto belle quanto letali e arroganti; tutti le evitavano e le sorpresi più volte a guardarmi in cagnesco. Xiaoyu e Hwoarang erano gli amici che vedevo più spesso, quelli con cui mi vedevo sia a scuola che durante qualche uscita serale con altri compagni di classe, mentre durante gli allenamenti eravamo in aree differenti ed era difficile vedersi. L'unica persona che vedevo sempre nella mia area allenamento oltre a Yoshimitsu e Lei era Jin Kazama. In quelle due settimane non ci eravamo ancora presentati né comunque rivolti la parola e mi chiesi se per caso non mi avesse presa in antipatia fin da subito. Quel pomeriggio Lee era in ritardo per iniziare l'allenamento e decisi di iniziare a fare un po' di riscaldamento per conto mio, quando vidi entrare Jin. Eravamo le uniche persone nella stanza e pensai che forse quella sarebbe stata l'occasione giusta per presentarci; mi avvicinai un po' in imbarazzo e sentendomi arrivare il ragazzo mi guardò mantenendo il suo solito sguardo neutro. Certo che era davvero altissimo..

 

“Ciao! Sono Tifa Lockhart..non so se ti ricordi di me ma siamo compagni di classe..ecco, non ci eravamo ancora presentati e mi sembrava scortese da parte mia..così volevo rimediare”.

 

Cercai di sfoggiare il sorriso più amichevole di cui ero capace ma dovetti aver fatto invece una strana smorfia perchè al ragazzo sfuggì un mezzo sorriso.

Imbarazzatissima e non vedendo altra risposta da parte sua, lo salutai di nuovo e feci per tornare alla mia postazione.

 

“Piacere, sono Jin Kazama. E' stato scortese anche da parte mia non presentarmi..avrei dovuto farlo per primo, mi dispiace.”

 

Mi rivolse un sorriso ed ebbi un sussulto. Non l'avevo mai visto sorridere prima d'ora e pensai che fosse davvero molto carino.

 

Parlammo seduti sul tatami per circa un'ora ed era incredibile come mi sentissi a mio agio nel chiacchierare con lui.

Mentre parlavo sembrava davvero interessato a quello che dicevo e nonostante intervenisse poche volte diceva delle cose davvero molto profonde e intelligenti.

Gli espressi molti dei dubbi che avevo e quando gli confidai il motivo della mia partecipazione al torneo, sostenne che era davvero coraggioso e generoso da parte mia.

Alla fine decidemmo di allenarci insieme poiché Lee mi mandò un messaggio avvisandomi che non mi avrebbe raggiunto in palestra per poter sbrigare importanti affari di lavoro.

 

Tornai alla mia postazione per tirare fuori i guanti e le ginocchiere e quando mi girai Jin era già pronto per iniziare; si era tolto la camicia e il suo torso nudo era incredibile: le sue spalle erano molto larghe e aveva i muscoli più sviluppati che avessi mai visto.

 

“Ehi Lockhart, ci sei? Possiamo iniziare?”

 

“Ahem, sì scusami..iniziamo, ti darò del filo da torcere!”

 

Ci sorridemmo a vicenda e inziammo a combattere.

Nonostante la sua stazza era davvero rapidissimo e facevo fatica a prevedere le sue mosse; cercai di fargli delle prese ma la sua forza era davvero impressionante e riusciva sempre a liberarsi. Riuscii però a piazzare alcuni colpi bassi. Mentre attaccavo Jin si scanso e arrivò alle mie spalle, circondandomi con le braccia.

Il mio cuore iniziò ad accellerare. Sentivo di nuovo quella spiacevole sensazione. Non riuscivo a respirare.

Jin si accorse che qualcosa non andava data la mia mancata reazione e mi lasciò andare.

 

“Lockhart tutto bene?”

 

“Sisi tranquillo...sono solo molto stanca”

 

Jin mi fece sedere sul tatami e mi guardò con sguardo indagatore, come a studiare se stessi davvero bene. I nostri visi erano piuttosto vicini, mi persi momentaneamente nei suoi occhi ambrati e mi sentii chiaramente arrossire.

 

In quel momento squillò il suo cellulare e potei finalmente distogliere lo sguardo.

“Pronto? Mmh..ok, arrivo. Scusami Lockhart ma ho alcune faccende da sbrigare. Mi ha fatto piacere allenarmi con te, ci si vede domani a scuola. Riposati bene stanotte”.

 

Si rivestì e uscì dalla palestra senza darmi il tempo di dire nulla. Rimasi seduta da sola sul tatami, ripensando ai suoi occhi, alla sensazione di pace e di ansia che mi trasmettevano contemporaneamente.

Non avevo ancora realizzato il fatto che fosse lui a procurarmi quella sensazione di malessere; quello che realizzai in quel momento era solo il fatto di essermi presa una bella cotta.

 

Nei giorni successivi ci incontrammo sempre in palestra e parlavamo un po' prima che arrivasse Lee per iniziare l'allenamento. Mentre nei primi giorni ero praticamente solo io a parlare, dopo un po' di tempo anche Jin iniziò a raccontarmi qualcosa su di lui, ma senza accennare a nulla del suo passato.

 

“Xiao..che cosa puoi dirmi riguardo a Kazama? E' un tipo molto riservato..per esempio, non si sa nulla sul suo passato?”

 

“No..sul suo passato è sempre stato molto vago, nemmeno i professori sanno nulla..l'unico che può sapere qualcosa è Heihachi Mishima”.

 

“Mr. Mishima? Ma..perchè lui dovrebbe sapere qualcosa su Kazama?”

 

“Non te l'ha detto? Mishima è suo nonno!”

 

Ero sbalordita. Jin era il figlio di Kazuya Mishima, ucciso quasi vent'anni prima dal suo stesso padre.

Ma..Jin doveva sicuramente sapere che suo nonno uccise suo padre..che rapporto c'era tra i due oltre a quello di sangue? E la madre di Jin? Chi era?

 

Tutte queste domande continuavano a ronzarmi in testa e non riuscivo a dargli delle risposte.

Era passata una settimana da quando io e Jin iniziammo ad incontrarci regolarmente in palestra. Evidentemente non era facile per lui tirare fuori certi scheletri dall'armadio.

Oltretutto non sapevo come mai fossi così ossessionata dal conoscere le risposte alle mie domande, ma sentivo che dovevo assolutamente saperne di più al più presto.

 

“In questi giorni ti ho vista spesso con Kazama”.

 

Lee mi guardò come per studiare la mia reazione.

 

“Sì, mi piace combattere contro di lui.”

 

Lee sospirò e mi guardò con aria molto seria.

 

“Stai lontana da lui Tifa, lo dico per il tuo bene.”

 

“Non lo farò se non mi dirai il perchè!”

 

“Non discutere, stagli alla larga e basta. Non farmelo ripetere o sarò costretto a non lasciarti partecipare al torneo.”

 

Non avevo mai visto Lee così serio e irritato. Perchè avrei dovuto stare alla larga da Jin? Odiavo non saperne il motivo, ma non potevo compromettere la mia partecipazione al torneo.

 

Il giorno dopo scoprii che Lee mi aveva fatto spostare in un'altra area allenamento per impedirmi di vedere Jin. A scuola ci salutavamo, ma per il resto della giornata lo ignoravo meglio che potevo.

Stavo con Hwoarang, Xiao, Julia e altri compagni di classe mentre lui stava con altri 3 ragazzi, sempre gli stessi con cui lo vedevo a scuola. Mi dispiaceva molto non parlargli, dover far finta che non esistesse. Ero attratta da quel ragazzo, era come se una strana forza mi spingesse verso di lui contro la mia volontà. In sua compagnia ero serena, ma allo stesso tempo sentivo in sottofondo la solita brutta sensazione. Che questa sensazione avesse un collegamento con il fatto che Lee volesse tenermi alla larga da lui? Che diavolo stava succedendo? Centravano i Mishima con tutta questa faccenda?

Mi rifiutavo di credere che Jin potesse essere in realtà una cattiva persona. Ma effettivamente come potevo dirlo con certezza se lo conoscevo a malapena da una settimana?

Decisi che avrei scoperto ad ogni costo che cosa stessero nascondendo Jin, Lee, Heihachi Mishima, tutti.

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