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di shesproudofdemi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter three. ***
Capitolo 4: *** Chapter four. ***
Capitolo 5: *** Chapter five. ***
Capitolo 6: *** Chapter six. ***
Capitolo 7: *** Chapter seven. ***
Capitolo 8: *** Chapter eight. ***
Capitolo 9: *** Chapter nine. ***
Capitolo 10: *** Chapter ten. ***
Capitolo 11: *** Chapter eleven. ***
Capitolo 12: *** Chapter twelve. ***
Capitolo 13: *** Chapter thirteen. ***
Capitolo 14: *** Chapter fourteen. ***
Capitolo 15: *** Chapter fifteen. ***
Capitolo 16: *** Chapter sixteen. ***
Capitolo 17: *** Chapter seventeen. ***
Capitolo 18: *** Chapter eighteen. ***
Capitolo 19: *** Chapter nineteen. ***
Capitolo 20: *** Chapter twenty. ***
Capitolo 21: *** Chapter twenty-one. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***


CHAPTER ONE.




Ho sempre odiato fare le valigie, sempre.
E' come in una di quelle ff che amo leggere, la protagonista si trova sempre a viaggiare da una parte all'altra; causa: il lavoro del padre.
«Tesoro, sei pronta?» sentivo la voce di mio padre urlare dal piano di sotto.
«Sì, papà, cinque minuti e sono giù.»
Controllavo le ultime cose. "I-pod, cellulare, portatile, libri da leggere, riviste, album da foto.. ok, posso scendere" mi dissi.
Portavo il trolley con la mano destra e la mia borsa con la sinistra.
Iniziai a scendere le scale, non volevo farlo, soprattutto ora che sapevo di doverlo fare per l'ultima volta in quella casa.
"Perché non faccio in tempo a crearmi degli amici, che subito devo andarmene? Perché non posso avere una vita come le ragazze della mia età?" continuavo a ripetermi.
Arrivai alla porta d'ingresso, che per me quella volta era d'uscita. La chiusi lentamente, quasi per non sentire il rumore. La guardai dall'esterno per l'ultima volta e salii in macchina con papà, che sorrideva, cosa che io, soprattutto ora, non riuscivo a fare.
«Eccomi.» gli dissi fredda. «Oh, eccoti! Finalmente!» mi rispose. Voleva fare il simpatico, ma non ci riusciva per niente, no.
«Papà, non è giornata. Premi quell'acceleratore e andiamo via, per favore. Grazie.» non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere, che mi infilai le cuffie dell'i-pod nelle orecchie e premetti play. La canzone dei The Calling partì, Wherever you will go.
"Perfetta per piangere, eh!" pensai. E così fu. Piansi per la mezz'ora che ci voleva per arrivare all'aeroporto. Alzai il volume per non sentire i miei singhiozzi o papà.
Non piangevo per i miei amici che stavo lasciando, anche perché non lo erano per me; piangevo perché non ce la facevo più a spostarmi in continuazione da una parte all'altra, piangevo perché avrei voluto avere qui con me mia mamma Judith e mio fratello Jake, morti cinque anni fa in un incidente stradale. Ma ora mi presento, giusto perché cerco di pensare il meno possibile alla mia vita schifosa.
Sono Helen, ho diciott'anni e sono nata nel North Carolina. Sono una ragazza molto semplice e.. no, non mi sono mai innamorata. Ho avuto dei ragazzi, certo, ma erano delle cotte passeggere. Mi hanno sempre detto di essere una bella ragazza, non ci ho mai creduto però. Non ho mai avuto una migliore amica, la mia era la mamma e ora non c'è nemmeno più lei. Infatti ho imparato una cosa dalla vita: tutti se ne vanno, ti lasciano e devi fare finta che non ti importi niente; va sempre così.
Mi asciugai le lacrime.
Passò mezz'ora e appena arrivammo all'aeroporto, io e papà, non dovemmo aspettare molto per l'aereo, era davvero puntuale. "Oh, una cosa positiva in questa giornata!" pensai.
Prendemmo posto.
«Allacciarsi le cinture di sicurezza, prego.» disse una voce. Era l'hostess.
Ubbidii e stavolta preferivo guardare fuori dal finestrino, piuttosto che ascoltare il mio i-pod.
Ma fui interrotta dall'uomo odioso al mio fianco: mio padre.
«Si può sapere che ti prende, eh? E' da stamattina che hai il muso lungo.»
Era incredibile. Non mi capiva mai.
«Che mi prende?! Papà, hai anche il coraggio di chiedermelo?» sospirai, poi proseguii.
«Mi stai sbattendo da una parte all'altra e da quando la mamma e Jake non ci sono più l'unica cosa che ti interessa è il tuo benedetto lavoro. Non ci pensi a me, eh? Non ci pensi che non ho il tempo di affezionarmi a delle persone, che subito me ne devo andare in un'altra città?»
Silenzio.
"Lo sapevo" mi dissi. "Non ha niente da dirmi, come al solito."
«E ora aspettiamo che passino velocemente queste due ore di volo.» dissi scocciata.
Adesso pensavo solo alla nuova vita che mi aspettava; lì, a Londra.

______________________

Holaaa! (?)
Questa non è la mia prima ff, ma la prima che ho intenzione di finire. Le altre le ho lasciate perdere dal quarto-quinto capitolo per mancanza di tempo, di ispirazione e di lettori, ma stavolta voglio impegnarmi.
Spero vi piaccia e.. che dire, buona lettura! :3
P.s: sono @shesproudofdemi su Twitter quindi per qualsiasi cosa riguardante questa ff, menzionatemi. Grazie! Mi farebbero taaaanto piacere anche le recensioni, eh, ma sì, un passo alla volta uù #muchlove.

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


CHAPTER TWO.

«Svegliati, Helen.»  mi sentii toccare la spalla da una grossa mano. Era mio padre che mi stava chiamando.
«Mmmhh?»
«Svegliati, dai, siamo arrivati.»
Sbuffai. Non avevo voglia di svegliarmi, di alzarmi e di scendere dall'aereo. E' in momenti come questi che vorresti avere dei poteri magici per ritrovarti immediatamente in un posto; quel posto era la mia nuova casa.
Grazie al taxi chiamato da mio padre, arrivammo in un quarto d'ora a casa.
«Abbiamo anche l'aeroporto vicino, papà!»
«Eh già! Menomale!»
«Certo, "menomale" perché tra un anno ce ne andremo già via, no?» dissi a bassa voce, ma cercavo di farglielo sentire. Inutile.
Non volevo arrabbiarmi di nuovo, così decisi di scendere un po'.
Presi il mio i-pod dalla mia borsa rosa della Gola, il cellulare lo avevo già in tasca, come sempre.
«Papà, non ho voglia di stare a casa: scendo un po', mi faccio un giro per il quartiere. Qualsiasi cosa chiamami. Ciao!» e chiusi la porta alle mie spalle.
Non sapevo dove andare. Non era la mia prima volta lì a Londra perché con i campi scuola ci sarò stata minimo due volte; comunque mi piaceva, era una bella città. Ma la mia preferita rimaneva sempre Los Angeles.
Decisi di ascoltare l'i-pod.
Camminavo ormai da cinque minuti e, non so come, mi ritrovai nel cortile di una scuola. Doveva essere un istituto superiore, c'erano ragazzi più o meno della mia età.
Avevo le mani nelle tasche della mia felpa di Super Mario blu, camminavo a passo normale.
La canzone che partì nell'i-pod non mi piaceva, così decisi di cambiarla.
Avevo lo sguardo basso e da perfetta imbranata andai a sbattere contro qualcuno. In pochi secondi i libri che aveva in mano questa persona caddero per terra.
Mi tolsi in una frazione di secondo le cuffie e mi chinai per raccogliere il tutto. Si chinò anche lui (sì, solo in quel momento capii che era un ragazzo).
«Scusami davvero, non mi ero accorta di te. Stavo cambiando la canzone e..» e gli indicai l'i-pod.
«E poi mi sei praticamente venuta addosso.» proseguì lui, con un sorriso alquanto stupendo.
«Già. Scusa ancora.» gli dissi, ricambiando il sorriso.
«Tranquilla, non fa niente. Succede spesso ai nuovi arrivati qui, è abitudine ormai!» mi spiegò, poi rise.
«Ah sì? Oh.. beh, ecco a te i libri.» e glieli diedi lentamente.
«Grazie.» e mi sorrise, di nuovo.
Mi guardò un po' a lungo, credo per dieci secondi.
«Va tutto bene?» gli chiesi.
«Eh? Ah, sì sì, benone!» mi rispose, poi continuò.
«Comunque piacere, sono Zayn.» mi porse la mano.
«Helen, piacere mio.» gli strinsi la mano calda e, per la prima volta, lo anticipai a sorridere.
«Helen. Bene. Non sei di qui, vero?»
«No. Sono del North Carolina, in realtà. Ho girato molto a causa del lavoro di mio padre ed è per questo che sono qui, se era questo che volevi chiedermi.» non avevo mai raccontato a nessuno praticamente metà della mia vita in così poco tempo. Era come se qualcosa mi spingeva a rimenere lì con lui, a non andarmene mai.
Mi guardò negli occhi, sorridendomi, ancora. Mi dovetti toccare improvvisamente la pancia, volevo fermare quella sensazione un po' fastidiosa e allo stesso tempo piacevole che avevo dentro di me.
"Oh no, le famose farfalle nello stomaco! Di già? Ok, Zayn, smettila di sorridermi." pensai.
I suoi occhioni scuri non staccavano i miei verdi e viceversa.
Tornai sulla terra scuotendo un attimo la testa e sbattendo velocemente gli occhi per due volte consecutive.
In quel momento squillò il telefono, era papà.
«Tesoro, torna a casa. Ho intenzione di andare a mangiare al Mc oggi, ti va?»
«Se mi va? Oddio, certo! Sto tornando, a tra poco. Ciao pà.» e riagganciai.
«Devi andare, vero?» mi chiese Zayn.
«Sì, il capo chiama!»  gli risposi mostrandogli il telefono. Per "capo" intendevo "papà".
Rise.
"Dio, ancora 'ste farfalle? Basta." mi dissi.
«Ah.. beh, è stato un piacere conoscerti, Helen. Ci si vede!» mi disse.
Non volevo andarmene.
« Ci si vede? E come? Londra è tanto grande, non so se verrò a scuola qui o dall'altra parte della città, eh!» lo avevo davvero detto? Gli feci praticamente capire che il mio desiderio di rivederlo il prima possibile era irrefrenabile, infatti scoppiò a ridere, di nuovo.
«Sei divertente, lo sai?» mi disse, sorrise e poi continuò.
«Io? No, ti sbagli. Vedrai che quando mi conoscerai meglio, se ne avrai l'occasione, ti accorgerai che sono una rompipalle.»
NaaN Naah «Mannò, dai. Tranquilla. Tieni, questo è il mio numero, così se vogliamo rivederci non dovrai sbattermi di nuovo addosso.» mi disse, poi rise e mi fece l'occhiolino. Le farfalle (o meglio bisonti?) nello stomaco si riattivarono di nuovo.
Risi anche io.
«Oh, grazie. Questo è il mio.» e ci appuntammo i numeri sui cellulari.
«Beh, allora... ciao Helen!» mi disse. Si avvicinò piano piano a me e mi diede un lento bacio sulla guancia, sorrise e io feci lo stesso, con la piccola differenza che le mie guance diventarono di un rosso peperone.
«Ciao Zayn.» e mi allontanai.
Prima di uscire dal cancello della scuola, mi voltai e vidi che lui mi stava già guardando.
"Beh, niente male come inizio a Londra, no?" mi dissi.
Infilai di nuovo le cuffie nelle mie orecchie e camminai velocemente verso casa, senza smettere di pensare a Zayn.
______________________

Ed eccomi qui con questo secondo capitolo già ricco di sorprese! uù
Spero vi piaccia, davvero. Se recensite mi fate un favore, almeno vedo cosa ne pensate!
Ho visto che nel primo capitolo ci sono 2 recensioni (a proposito, ringrazio le mie amiche :3) e 110 visite *OO* grazie di cuore!
A domani il prossimo. <3

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Capitolo 3
*** Chapter three. ***


CHAPTER THREE.

Arrivai a casa e il tempo sembrava scorrere lentissimo da quando non parlavo con Zayn. Lo pensai per tutto il traggitto dalla sua scuola a casa mia. Pensai ai suoi occhi, ai suoi capelli, ai suoi lineamenti del viso e a quello splendido sorriso. Era perfetto. Le farfalle nello stomaco erano sempre in azione quando pensavo a lui.
«Papà, eccomi!» lo vidi scendere dalle scale.
«Pronta?»
  aprii il a«Pronta.»
«Ok, allora andiamo!»
Con la macchina arrivammo in poco tempo. Per fortuna casa nostra non era troppo isolata dal centro di Londra! Avevamo tutto a disposizione e in poco tempo. "Beh, è Londra!" pensai.
Sentivo il mio BlackBerry vibrare: un nuovo messaggio. Zayn.
In quel momento il cuore iniziò a battermi forte, quasi come se volesse uscire dal mio petto e andare da lui; non mancarono, ovviamente, anche le farfalle nello stomaco.
"Helen! Sono appena finite le lezioni, perciò ti scrivo ora. Se ne avessi avuto l'occasione ti avrei messaggiata prima, scusami çç sei al Mc ora?" il suo messaggio diceva così.
"Ok, Helen, calma." continuavo a ripetermi. Sorridevo come un'ebete mentre rileggevo il messaggio in continuazione.
Non sapevo come rispondergli.
"Zayn! No, ma tranquillo, ci mancherebbe! :) sì, sono al Mc con mio papà, perché?"
Dopo pochi secondi, la sua risposta.
"No, così. Mi ricordavo che dovevi andarci e volevo assicurarmi che tu fossi arrivata (?) :3 beh, quand'è che ci rivediamo?"
"Aspetta. Che?! Voleva assicurarsi che io fossi arrivata?! E vuole anche rivedermi?! Ok, sono in un sogno." mi dicevo.
"Sì, tranquillo, non mi ha fatto del male nessuno! AHAHAHAHAH comunque non lo so, potrei venire io ogni giorno nella tua scuola.."
"Menomale! In caso, chiamami e io arrivo in un lampo! ;) tu? No, dai. Potrei muovermi anche io ogni tanto!"
"Aww, grazie! :') guarda che per me non c'è alcun problema, eh! Davvero. :)"
"Verrei anche adesso da te, se solo potessi!" pensai.
"Va bene, per questa volta passi. Ma solo questa volta! Vieni domani alla stessa ora (se puoi) e le prossime volte ci incontriamo in un posto senza che tu venga qua. Ok?"
"Io posso sempre, ricordalo uù (?) allora a domani Zayn! :)"
"Me ne ricorderò allora! AHAHAHAHAH a domani begli occhi! :D"
"Begli occhi? No Helen, tranquilla." mi dissi.
«Da quando la persona (o dovrei dire ragazzo?) con cui stai messaggiando ti ha fatto arrossire.» mi disse alzando le sopracciglia.
«Ah.. boh, no, qui fa caldo, ecco perché sono diventata rossa. E' un'amica, comunque.» mentii, ovviamente.
«Mh, va bene. Se lo dici tu!» non era convinto e lo vedevo dalla sua faccia, ma andava bene così.
Mangiare al Mc a me piaceva tantissimo, ci andavamo spesso con la mamma e Jake, ma da quando sono morti io e papà ci siamo andati sì e no due volte all'anno, massimo.
Mangiammo tutto velocemente, come era nostro solito fare (specialmente in quel "ristorante"), e ce ne ritornammo a casa.
Decisi, allora, di accendere il computer e di vedere un po' di novità online. Ma niente. C'erano soltanto dei messaggi di posta da parte delle mie "amiche" delle altre città in cui ho abitato. Mi chiedevano come stavo, come era andato il viaggio, se mi piaceva Londra e cose del genere. Risposi a tutte con poca voglia e mi andai a fare un bagno rilassante, dovevo anche lavare i capelli.
Uscii dal bagno dopo un'ora abbondante e, dopo essermi asciugata i capelli, andai in camera per vestirmi.
Erano le quattro del pomeriggio e faceva davvero caldo; un caldo insopportabile.
«Helen, vieni un attimo giù!» urlò mio padre dal salone.
«Eccomi, papà. Cosa c'è?»
«Io sto uscendo per andare a vedere dei mobili per la casa. Vuoi venire con me?» mi disse, mentre indossava il suo borsello.
Ci pensai un attimo, sinceramente non avevo molta voglia di uscire.
«No, papà, resterò un po' qui, non mi va di uscire. Scusa.»
«Ok, fa niente. Però poi non ti lamentare se non ti piacciono i mobili che ho scelto, eh!» stava facendo una battuta, come non capitava quasi mai.
Gli diedi una spinta e lui mi abbracciò all'improvviso. Non me lo aspettavo.
«Ti voglio bene, Helen. E scusa di tutto.» mi disse.
"E questa da dove gli è uscita fuori?" pensai.
«Oh.. ti voglio bene anch'io papà.» e gli diedi un bacio sulla guancia.
Stavo iniziando davvero ad amare Londra: ero lì da un solo giorno e già avevo conosciuto Zayn (ecco le farfalle allo stomaco e il cuore battere all'impazzata!) e avevo fatto pace con mio papà, anche se non eravamo mai stati in guerra.
Uscì papà e mi arrivo un nuovo messaggio. Zayn, di nuovo.
"Ciao Helen, scusami il disturbo. Ho già finito di fare i compiti per domani e dato che fa un caldo bestia, non mi va di stare a casa. Ti va di uscire? :)"
Un tuffo al cuore.
Improvvisamente mi venne voglia di uscire.
"Zayn! Oh, ma certo! Mio papà è appena uscito, uscirò anche io uu ;) dove ci vediamo? Tieni conto che non so dove andare, eh!"
"AHAHAHAH allora ci vediamo a scuola, fuori al cancello. Tra dieci minuti sono lì."
"Ok, a tra poco! :3"
Dieci minuti. Ok, avevo dieci minuti per prepararmi.
Stavo per uscire con Zayn. Ok, stiamo calmi.
"Trova il tuo centro, Helen. Trova il tuo centro." continuavo a ripetermi.
Facevo avanti e indietro nella mia stanza, con l'armadio aperto. Non sapevo cosa mettermi, dannazione! Erano già passati cinque minuti e io per arrivare a scuola a piedi ce ne mettevo dieci.
"Ottimo, ritardo anche al primo appuntamento! Brava Helen."
Dovevo muovermi, così optai per un semplice jeans a sigaretta, il mio preferito, e la canotteria.. beh, lasciai quella dell'Adidas che avevo per casa.
Infilai velocemente le scarpe da ginnastica bianche, presi il cellulare, i soldi e il secondo mazzetto di chiavi ed uscii.
"Papà, io sto uscendo. Ci vediamo dopo a casa." messaggio invitato: papà.
Ero vicina al cancello della scuola. Zayn, eccolo.


______________________

Buonsalveee! :3
Questo terzo capitolo piace tanto anche a me! uù spero sia lo stesso per voi.
Leggendo le recensioni che c'erano al capitolo precedente, ho riso tantissimo! AHAHHAHAHA davvero, grazie a tutte! <3
Continuate così, eh!
#muchlove.

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Capitolo 4
*** Chapter four. ***


CHAPTER FOUR.

Lo vedevo. Era lì, davanti al cancello della scuola, di spalle. Aveva le mani nel jeans a vita bassa. Quella camicia a quadri gli stava maledettamente bene.
Mi avvicinai piano piano, non facendomi sentire.
Arrivai precisamente dietro di lui e non si accorse ancora della mia presenza, così decisi di coprirgli gli occhi con le mie mani. Sobbalzò.
«Helen.» disse.
«Uff, ma come hai fatto?»
«Boh, me lo sentivo.» mi fece l'occhiolino e mi sorrise. Ricambiai il sorriso.
«Beh, dove si va?» chiesi.
Si mise sotto braccio a me e mi chiese: «Dove vuole che la porti, signorina?»
Lo guardai un attimo, incredula, poi scoppiai a ridere.
«Perché ridi?» iniziò anche lui a ridere.
«Perché non me lo aspettavo. E poi avresti dovuto vedere la tua faccia, oddio!» risi per altri cinque abbondanti minuti.
«Bah. Comunque noi non ci conosciamo ancora.» mi disse.
Lo guardai inarcando le sopracciglia.
«Cioè?»
«  fli gli    «Beh, io non conosco quasi niente di te e tu niente di me.» in quel momento iniziammo ad incamminarci. Allungò il braccio e mi indicò la strada dritta al cancello della scuola: saremmo andati in quella direzione.
«Stamattina ti ho detto il motivo per il quale sono finita qui a Londra, partendo dal North Carolina e.. beh, ti ho praticamente raccontato metà della mia vita.» abbassai lo sguardo.
Stette zitto, capii che quindi dovevo continuare.
«Vivo da sola con mio papà da cinque anni. Mia mamma e mio fratello sono morti in un incidente stradale, sul colpo. Da quel momento pensavo di non riuscire più a rialzarmi, invece è un po' come i grattacieli, sai? Partono da terra per arrivare dritti in piedi.» mi guardava.
«Oh..» fu quello che riuscì a dirmi. Lo tranquillizzai con un sorriso.
«In più ti dirò che ho diciott'anni e che non mi sono mai innamorata.» lo guardai e le farfalle nello stomaco iniziarono a farsi sentire.
Mi indicò una panchina e ci sedemmo lì.
«Wow. Nemmeno io mi sono mai innamorato, però mi sto affezionando ad una ragazza che ho conosciuto da poco, anzi pochissimo, tempo.»   mi gu  mi guardò, di nuovo.
Speravo che in quel momento parlasse di me, ma non volevo farmi illusioni già da subito. In fondo era troppo presto.
Non gli risposi, mi limitai ad un semplice sorriso.
Eravamo seduti vicini, attaccati, nonostante la panchina fosse grande e lunga.
Io avevo le mie mani sulle gambe e lui altrettanto. Piano piano sentivo la sua mano avvicinarsi sempre di più alla mia. La sfiorò e un brivido percosse la mia schiena. In più quelle benedette farfalle non la smettevano di svolazzare.
Mi afferrò la mano incastrando le nostre dita. Arrossii violentemente e lui mi sorrise, vedendomi imbarazzata.
"Stai tranquilla, Helen." continuavo a ripetermi.
Lui aggiustò la sua posizione sulla panchina e, non lasciando la mia mano, la portò sulla sua gamba e restammo così per una decina di minuti, senza fiatare.
In quel momento avrei voluto dirgli tante di quelle cose! Ma c'era qualcosa che mi fermava, forse il timore. Sì, il timore di perderlo senza nemmeno averlo conosciuto del tutto.
Stetti zitta, continuandomi a ripetere di trovare anche una minima cosa da dire, sciocchezza o cosa seria che sia.
Lo stavo guardando con la coda dell'occhio e vedevo che anche lui faceva lo stesso. Sorridemmo insieme.
«Helen, io..» disse.
«Sì?» lo guardai, con un senso di speranza negli occhi.
«Prima parlavo di te. Sei tu la ragazza alla quale mi sto affezionando.» gli strinsi la mano appena finì di parlare.
«Oddio.. Zayn.. a-anche io mi sto affezionando a te.» imitò il mio gesto di pochi istanti prima e mi sorrise.
Si mise ancora più vicino a me e mise la sua mano sinistra in tasca. Osservavo quello che stava facendo e tirò fuori il suo cellulare.
«Guarda come ti ho salvata nella rubrica.» mi disse.
"Helen<3" sorrisi a 3786320 denti e lui arrossì, per la prima volta.
Sentivo la sua mano sudare e la staccò immediatamente dalla mia, anche se non volevo.
Avevo io il suo cellulare e la mia mano iniziò a tremare dall'emozione. Portai la mia mano sulla bocca, non riuscivo a crederci.
"Avanti, Helen, digli qualcosa!" mi dicevo. Ma lui mi anticipoò.
«Spiegami una cosa.»
 «Cosa?»
«Spiegami perché stai tremando, perché ti si sono illuminati gli occhi e anche perché ti sei messa la mano sulla bocca.»  sorrideva maliziosamente. Sapeva benissimo che ero emozionata, ma voleva sentirselo dire.
«Non sto tremando, Zayn.» dissi. Gli ridiedi il cellulare e nascosi la mano. Mi sorrise di nuovo e io ero ancora più imbarazzata di prima.
« Mmh, va beeene..» non mi credeva e io lo capii benissimo, ma preferivo non andare oltre e dare troppe spiegazioni.
Silenzio.
« Ti va un gelato?» mi chiese, infine.
«Stavo per chiedertelo io. Sì.»  mi prese di nuovo per mano e ci alzammo, dirigendoci nella gelateria di fronte alla panchina sulla quale eravamo seduti. 
Entrammo in quella gelateria non troppo affollata e ci dirigemmo verso la cassa.
« Due coni medi.» disse alla (giovane e carina) cassiera. Lei lo guardava e gli sorrise.
Diventai improvvisamente gelosa, non chiedetemi perché, e strinsi la mano di Zayn. Lui si voltò verso di me e mi sorrise, infine diede i soldi alla cassiera. 
«No, Zayn, mi pago da sola.» dissi.
«Grazie, arrivederci.» affrettò lui, senza farmi pagare.
«Ma..»
«Sssh. Che gusti prendi?» mi chiese.
«Nocciola e panna, grazie.» mi riferii direttamente al gelataio, lui mi sorrise e Zayn mi mise il suo braccio intorno alle mie spalle.
Ci guardammo senza dirci niente, ma io arrossii come al solito.
«Ecco a te.» mi disse il ragazzo-gelataio.
«Grazie!» presi il gelato e iniziai a leccare la panna sopra. Intanto Zayn sceglieva i suoi gusti.
«Zayn, adesso se tu che devi spiegarmi delle cose.» gli dissi.
«Cosa?» faceva finta di niente, ma sapevo benissimo che aveva capito.
« Per prima cosa, perché mi hai pagato il gelato?»
«Mettiti in testa che non ti farò mai pagare niente a te, mai. Ok?»
Gli sorrisi.
«Grazie.»  gli risposi dolcemente.
«Devi chiedermi un'altra cosa?» 
«Sì. Spiegami il braccio intorno alle mie spalle.»  alzai le sopracciglia, ero curiosa di sapere la risposta.
Abbassò lo sguardo, sorrise e arrossì.
«Guarda che sei stata tu a dirmi che avevi freddo, eh!»
«Ma che dici?!» annuì, convinto di quello che mi disse un attimo prima.
«Avanti, sai che non è così!» mi disse.
Feci spallucce e non parlammo per altri cinque minuti, finimmo solo il gelato.
Ritornammo a casa e mi accompagnò fino alla porta.
« Grazie Zayn. Del gelato e del bel pomeriggio.» gli sorrisi.
«Hei, non è niente! E' stato un piacere per me. Solo una cosa..»
«Cosa?» 
«Tieniti libera tutti i pomeriggi, perché li passerai sempre with moi. Ok?»
Mi misi a ridere e annuii.
«Perfetto. A domani Helen!»  mi si avvicinò sempre di più e sentivo il suo respiro su di me.
"Mantieni la calma, mantieni la calma." mi dicevo.
Mi diede un bacio sulla guancia (un po' troppo vicino alla bocca, per i miei gusti) e se ne andò.
Prima di girare l'angolo, si voltò verso di me e mi sorrise; io lo salutai con un gesto della mano ed entrai in casa, toccandomi la guancia dove poco prima c'erano state le sue labbra.
 

______________________

 Ciao a te, bello! (?)
Questo è il quarto capitolo *capitanovvio* e Helen e Zayn sono già moooolto affiatati :') *ww*
Continuate a recensire, grazie. <3 yo.

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Capitolo 5
*** Chapter five. ***


CHAPTER FIVE.

(Un mese dopo)
« Tesoro, come va con i compiti?»
«Bene papà, ma ho un assoluto bisogno di fare una pausa.» stavo studiando dalle due del pomeriggio, praticamente da tre ore e non mi ero mai impegnata così tanto come quella volta.
Ho sempre odiato storia, ma mai come quel pomeriggio. "Tre ore sprecate, potevo benissimo uscire con Zayn invece di avere il mal di testa!" mi dicevo.
«Ti preparo io qualcosa. Che vuoi mangiare? mi chiese mio padre.
«Un semplice pane e nutella con il succo, papà, devo sbrigarmi. Fin'ora ho fatto solo storia, mi manca ancora matematica e italiano.» mi toccai la testa, come se la mia mano avesse dei superpoteri in grado di togliere quell'atroce dolore.
Ero nella stessa scuola di Zayn, purtroppo non nella stessa classe, da ormai tre settimane e i professori, anche se bravi, erano stressanti. Troppi, davvero troppi compiti da un giorno all'altro. Non ce la facevo, ma dovevo fare una buona impressione nella mia nuova scuola, quindi decisi di mettere lo studio al primo posto, anche se in pratica non lo era per niente; Zayn sì, invece.
Lo vedevo giusto nei cambi d'ora e all'uscita. Non uscivamo più da tre pomeriggi per quei benedetti compiti, ma lo pensavo ogni giorno di più.
Messaggiavamo spesso, certo, ma non era certamente la stessa cosa di quando passavamo del tempo insieme.
«Ecco, Helen. Pane e nutella e succo.» mi disse papà. Mi appoggiò il pane e nutella con un fazzoletto su una mano e mi diede il succo nell'altra.
Mangiai cinque minuti in camera e prima di rimettermi sui libri, inviai un messaggio a Zayn.
"Zayn! Non ce la faccio più a studiare, è quasi tutto il pomeriggio che sono sui compiti. Maledetta storia! D: ci sentiamo dopo. :3" e dopo pochi secondi, la sua risposta diceva:"Oh, mi dispiace çç io ho finito di studiare da poco, ora sto giocando alla Play Station ùù a dopo, un bacio. Ps. manchi :("
Ha interrotto il suo gioco alla Play Station per rispondermi. Mi ricordo che una mia vecchia amica mi disse che se un ragazzo risponde ad una ragazza mentre gioca, ci tiene davvero; e in effetti il suo atteggiamento nei miei confronti mi faceva capire che ero importante per lui, o che comunque gli importava di me.
I nostri pomeriggi insieme erano pieni di sguardi, sorridi, prese per mano, abbracci ed emozioni.
Stare con lui era diventato il mio passatempo preferito e, dato che ultimamente lo vedevo pochissimo, mi mancava tanto.
Decisi di concentrarmi, ora, sullo studio e finire il prima possibile.
"Se la professoressa domani non mi interroga e io ho rinunciato ad uscire con Zayn per studiare 'sta benedetta materia, non so che faccio!" mi dissi.
Un'altra ora e mezza e finalmente finii.
Si erano fatte, ormai, le sette.

Papà, mentre io ero a scuola, andava in giro per negozi e pensava sempre a come arredare la casa, ormai completa dell'essenziale.
Mi piacevano i mobili che aveva scelto e, per la prima volta, ero orgogliosa di lui; speravo che anche lui lo fosse di me e dei bei voti che prendevo a scuola.
Comprò anche una macchina, nel frattempo; una bella grossa, gli erano sempre piaciute quelle alte e spaziose.
«Papà, appena finisco la scuola e gli esami di maturità, voglio prendermi la patente.» gli dissi pochi giorni prima.
«Certo!» mi rispose.

Decisi di andarmi a fare un bel bagno caldo, giusto per rilassarmi un po'.
Restai in acqua un'abbondante mezz'ora ed uscii.
Mi vestii velocemente ed asciugai i miei lunghi capelli castani.
Avevo dei semplici pantaloncini di jeans e una maglia a maniche corte bianca con un arcobaleno stampato sopra.
Erano le otto e un quarto.
«Helen, stasera mangiamo la pizza, ti va?» mi chiese mio padre.
Annuii come quando dei genitori chiedono ad una bimba se vuole il lecca-lecca.
Uscì dalla porta e io mi accomodai sul divano, guardando la tv.
Non c'era niente di interessante, così andai direttamente su MTV per ascoltare un po' di musica.
Dopo dieci minuti, bussò la porta. Mi alzai dal divano, sbuffando, e andai ad aprire.
«Ma cosa...?»
Zayn.

______________________

 Eeee salveee! :D
Scusate, non è bellissimo questo capitolo, ma, giustamente, è uno di passaggio e non ci sono molte novità.
Continuate a recensire che mi fate davvero tanto piacere :') grazie a tutte.
Ps. se volete followarmi su Twitter, sono @shesproudofdemi, ricambierò :)
#muchlove. <3

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Capitolo 6
*** Chapter six. ***


CHAPTER SIX.

« Zayn, che ci fai qua?»
«Sono venuto perché devo dirti una cosa e se non lo faccio adesso rischio di scoppiare.»
«Mi stai spaventando. Avanti, spara. Aspetta, vuoi entrare?»
«No, no. Grazie. Devo essere veloce, anche perché so che sta per arrivare tuo padre, è uscito poco fa, giusto?»
Sbarrai gli occhi.
«Ehmm.. sì.. sì. Come lo sai, scusa?»
«Ero qui di passaggio e vedendolo uscire, ho deciso che questo era il momento giusto per dirti ciò che ti devo dire.» si passò una mano nei capelli, era nervoso e lo ero anche io, dopo quei suoi atteggiamenti.
Feci un piccolo movimento con la testa per dirgli che stavo aspettando ciò che aveva da dirmi.
Si mise le mani nelle tasche del jeans e aveva le gambe leggermente divaricate. Io ero appoggiata allo stipite della porta d'ingresso con le braccia conserte.
«Helen, sai quando vinci il superenalotto o trovi cento euro per terra?» iniziò a dirmi.
Lo guardai alzando un sopracciglio: non capivo.
«Ti capita una volta nella vita. Se io lascio quei cento euro lì, dopo cinque minuti già se li è presi qualcun'altro! E quei miei cento euro sei tu. Sei tu l'unica occasione che mi è capitata nella vita, la mia vittoria. Non voglio perderti, non voglio essere il coglione che lascia cento euro per terra, non voglio che qualcun'altro li abbia nelle proprie tasche. Non voglio che ti prenda qualcun'altro, non voglio che un altro ragazzo possa dirti queste cose, sempre se non te le abbia già dette, non voglio che nessun'altro ti prenda per mano come faccio ora io.» e mi prese per mano.
Ero sconvolta, non sapevo cosa dire.
Cervello e bocca, in quel momento, non erano collegati.
Il cuore, invece, sembrava l'unica cosa funzionante rimasta: batteva come non mai.
Mi strinse la mano.
«Perciò, Helen Smith, vuoi diventare la mia ragazza?» mi guardò negli occhi, sperando nella risposta positiva.
Sorrideva leggermente e gli sorrisi anche io.
«Sì. Sì, Zayn Malik, voglio diventare la tua ragazza.»
Ci avvicinammo sempre di più e, quando sentii il suo respiro su di me, mi allontanai per controllare se stava arrivando mio padre. Ma nessuna traccia.
Si mise a ridere e io arrossii.
Mi spostò una ciocca di capelli della frangia che mi era caduta davanti e la stessa mano, delicatamente, la mise dietro al mio collo.
Chiudemmo gli occhi e ci baciammo.
Inutile descrivere le emozioni che provavo in quel momento perché non riuscirei, sapevo solo che per lui provavo qualcosa mai provato prima.
Ci staccammo, dopo poco.
Sorridemmo entrambi, imbarazzati.
«Sei felice?» mi chiese.
«Mmmh, no.» alzai gli occhi al cielo, facendo la vaga.
«Ah, no?»
«No.» stavo guardando ancora in alto, non so cosa, ma in alto.
Mi spostò il viso e mi costrinse a guardarlo, non che mi risultasse difficile, e mi diede un altro bacio.
«Adesso?»
«Nemmeno.»
Alzò lui gli occhi al cielo, stavolta, e io scoppiai a ridere.
«Ma ti pare che non sono felice?» gli dissi.
Mi sorrise e disse:«Lo sapevo.»
«Idiota.»
«Ti piace l'idiota però, eh?»
«Ma smettila!»
Rimase in silenzio e ci guardammo per circa tre minuti.
« Devo andarmene, vero?» mi chiese, dopo un po'.
Annuii, controvoglia.
Sospirò e io feci spallucce.
« E' che tra poco arriva papà, lo sai..» gli dissi.
« Mh. Vabè dai, buona cena e.. ci vediamo domani a scuola. Ciao!» non mi toccò minimamente e se ne andò, camminando lentamente.
Sapevo benissimo che lo faceva apposta, così gli andai incontro e mi fermai davanti a lui mettendo le mani sui fianchi.
Mi guardò facendo il finto sorpreso.
« Beh?» gli dissi.
« Che c'è?»
«Ah, hai intenzione di salutarmi così?»
« Non sei l'unica che sa scherzare qui, eh!» e mi baciò, mettendomi le mani sui fianchi.
« Sei bellissima, Helen.»
Io arrossii, come mio solito.
« A domani.» gli dissi.
« A domani.» mi rispose. 
Gli diedi un altro bacio e se ne andò.
Tornai in casa, ero la ragazza più felice del mondo.
______________________

 Ma ccccciaoooo!
Sono tornata dopo tantiiissimo tempo e mi scuso davvero, ma non riuscivo a scrivere, sia per mancanza di tempo ma anche per internet che non funzionava! uù çç
Comunque c'era da immaginarselo che si mettessero insieme, eh! Spero che comunque vi piaccia, continuate a seguirmi.
Spero di non avervi persi! çwwç
Al prossimo capitolo! <3



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Capitolo 7
*** Chapter seven. ***


CHAPTER SEVEN.

« Buongiorno bellissima.»
« Buongiorno bellissimo.»
Ci baciammo, eravamo nel cortile della scuola, io e Zayn. Mi venne a prendere a casa quindi facemmo il tragitto insieme, il che significava un buon inizio di giornata.
« Dormito bene stanotte?» mi chiese.
«Eeeh sì!» sospirai alzando le sopracciglia.
Mi riferivo al fatto che la sera prima ci eravamo messi insieme.
«Capisco, capisco.» mi rispose facendomi l'occhiolino.
Ci mettemmo a ridere insieme.
«Che poi io non sono riuscito a dormire, ma vabbè.» mi disse.
«Perché?»
«Boh, forse la troppa felicità.» mi prese per mano.
«Mmh.. posso sapere per cosa?» lo avevo capito, ma preferivo sentirmelo dire.
«Perché finalmente i cento euro li ho nelle mie tasche.» mi fece l'occhiolino di nuovo.
Lo baciai io, stavolta, e sorrise al contatto.
Mi spostò i capelli dalla spalla e mi accarezzò il viso.
«Dio, se ci sai fare!» gli dissi.
Scoppiò a ridere.
Dal cancello della scuola arrivarono quattro (bei) ragazzi, stavano facendo alquanto rumore, infatti si girarono tutti.
«Oh, bello!» disse quello riccio al mio fidanzato.
«Harry!» rispose Zayn.
Si salutarono dandosi il cinque.
«Ciao ragazzi.» Zayn si riferiva agli altri tre.
Possibile che, pur conoscendo Zayn da più o meno due mesi, non sapevo di quest'amicizia con questi ragazzi?
«Harry, Liam, Niall, Louis, lei è Helen, la mia ragazza.»
Come mi aveva presentata? La sua ragazza? Beh, sì, lo ero, ma mi emozionò il suo modo.
Mi guardava e sorrideva.
«Piacere, Helen.» strinsi la mano ai quattro ragazzi e loro ricambiarono con il solito "piacere" seguito dal loro nome.
«Vieni anche tu a scuola qui?» mi chiese Louis.
«Sì, ma non vi ho mai visti, sinceramente.»
«Nemmeno noi.» mi risposero in coro.
«Non ti ho mai vista nemmeno nel quartiere, sei nuova?» mi chiese il biondo, Niall.
«Sì, sono a Londra da più o meno due mesi, sono con mio papà.»
«   E tua mamma?» chiese Liam.
Zayn lo fulminò con lo sguardo così lui si azzittì subito.
Sorrisi alla situazione.
«S-scusa, non volevo..» mi disse, di nuovo, Liam.
«Ma no, tranquillo!» gli risposi.
Mi sorrise e io ricambiai.
Erano tutti bei ragazzi, non avevano un difetto; ma Zayn era Zayn, non lo superava nessuno.
In quell'istante suonò la campanella e dovevamo andare nelle nostre rispettive classi.
Zayn mi salutò con un bacio e sparì dietro l'angolo con Niall, Liam, Harry e Louis.
Andai in classe e iniziare la giornata con l'ora di religione non era una delle cose più belle del mondo.
Decisi di prendere il cellulare e mandare un messaggio a Zayn.
"Che balls, religione alla prima ora. Tu che hai? <3"
"Io matematica. Chi sta messo peggio, secondo te? <3 <3" mi rispose subito e quei due cuori alla fine mi fecero arrossire, anche se lui non era davanti a me.
"Ok, hai vinto! Simpatici comunque i tuoi amici, eh :)"
"Ssì, ma vedi di non legarci troppo, però.."
"Perché, scusa?"
"Perché io sono molto sensibile *ww*" appena lessi quel messaggio, scoppiai a ridere e si girarono tutti.
«Smith, si può sapere cos'ha da ridere? mi disse la professoressa dalla voce antipatica.
«Niente. ridevo sotto i baffi.
«Vediamo se ride di più fuori la classe, eh?
Mi alzai dal banco e uscii dalla classe.
Ben, "il ragazzo più figo della scuola" si mise a ridere.
«Per una sola volta che non sei stato mandato tu fuori, pensi di poterti gasare? gli dissi.
Partì un "oooh" da parte della classe, Ben non se lo aspettava e arrossì.
Gli sorrisi, uno dei sorrisi più falsi mai fatti, e uscii dalla classe, dirigendomi in bagno.
"Idiota, mi hai fatto mandare fuori dalla prof!" scrissi a Zayn.
"Girati. <3"
______________________

Ed eccomi qui con il capitolo più brutto che possa esistere! :')
Scusate, ma non avevo molta ispirazione, sono comunque riuscita a far entrare il restante dei OneDirection nella storia ùù #soproud
Non mi abbandonate dopo questo però, eh! Recensite, siete sempre di più.
Grazie <3 #muchlov
E tua mamma? chiese Liam.
Zayn lo fulminò con lo sguardo così lui si azzittì subito.
Sorrisi alla situazione.
«S-scusa, non volevo.. mi disse, di nuovo, Liam.
«Ma no, tranquillo! gli risposi.
Mi sorrise e io ricambiai.
Erano tutti bei ragazzi, non avevano un difetto; ma Zayn era Zayn, non lo superava nessuno.
In quell'istante suonò la campanella e dovevamo andare nelle nostre rispettive classi.
Zayn mi salutò con un bacio e sparì dietro l'angolo con Niall, Liam, Harry e Louis.
Andai in classe e iniziare la giornata con l'ora di religione non era una delle cose più belle del mondo.
Decisi di prendere il cellulare e mandare un messaggio a Zayn.
"Che balls, religione alla prima ora. Tu che hai? <3"
"Io matematica. Chi sta messo peggio, secondo te? <3 <3" mi rispose subito e quei due cuori alla fine mi fecero arrossire, anche se lui non era davanti a me.
"Ok, hai vinto! Simpatici comunque i tuoi amici, eh :)"
"Ssì, ma vedi di non legarci troppo, però.."
"Perché, scusa?"
"Perché io sono molto sensibile *ww*" appena lessi quel messaggio, scoppiai a ridere e si girarono tutti.
«Smith, si può sapere cos'ha da ridere?» mi disse la professoressa dalla voce antipatica.
«Niente.» ridevo sotto i baffi.
«Vediamo se ride di più fuori la classe, eh?»
Mi alzai dal banco e uscii dalla classe.
Ben, "il ragazzo più figo della scuola" si mise a ridere.
«Per una sola volta che non sei stato mandato tu fuori, pensi di poterti gasare?» gli dissi.
Partì un "oooh" da parte della classe, Ben non se lo aspettava e arrossì.
Gli sorrisi, uno dei sorrisi più falsi mai fatti, e uscii dalla classe, dirigendomi in bagno.
"Idiota, mi hai fatto mandare fuori dalla prof!" scrissi a Zayn.
"Girati. <3"
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Ed eccomi qui con il capitolo più brutto che possa esistere! :')
Scusate, ma non avevo molta ispirazione, sono comunque riuscita a far entrare il restante dei OneDirection nella storia ùù #soproud
Non mi abbandonate dopo questo però, eh! Recensite, siete sempre di più.
Grazie <3 #muchlove

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Capitolo 8
*** Chapter eight. ***


CHAPTER EIGHT.

"Girati. <3"  mi scrisse.
In quel momento avevo paura di cosa poteva esserci dietro di me, ma mi girai comunque, sperando in lui.
Non avevo la possibilità di fare un passo, Zayn era esattamente dietro a me, eppure non ero riuscita a sentire la sua presenza.
Mi prese per i fianchi e mi diede un bacio come non me lo aveva mai dato. Mi abbracciò subito dopo e io, essendo più bassa di lui, potevo sentire il suo cuore battere; in quel momento stava per esplodere, io, invece, stavo per commuovermi a quella situazione.
Mi sorrise.
Accadde tutto in pochissimi secondi che forse nemmeno io me ne resi conto.
«Sai che sei bellissima?» mi disse.
«Non lo sono, Zayn.» ero sicura di quello che dicevo semplicemente perché non sono mai interessata così tanto ai ragazzi al punto di dirmi "sei bellissima" quando erano vicino a me, come invece faceva Zayn. 
Mi sono, quindi, sempre sottovalutata in tutto e non credevo possibile che un ragazzo potesse innamorarsi di me. 
Non ho mai avuto niente di speciale, ero una semplicissima ragazza, non una di quelle che hanno i capelli lunghi ricci morbidi, gli occhioni verdi e un bellissimo fisico, no. Avevo i capelli lunghi, sì, gli occhi erano di un marrone indefinito e piuttosto il fisico lo invidiavo a chi era più magra di me. Per lo più, non ero altissima.

«Sai che parli troppo tu? Dovresti guardarti più spesso allo specchio, rimanerci e vedere che stupenda ragazza sei.» mi prese per mano ed entrammo tutti e due nel bagno delle femmine.
Ero gelosa all'idea che qualsiasi bella ragazza della scuola potesse entrare in quel momento, ma cercai di passarci sopra.
Mi fermò davanti allo specchio e mi alzò il viso.

«Guardati e dimmi cosa non va in te.»
Sorrisi a quel momento, era la cosa più dolce che qualcuno potesse fare per me.

«Tutto Zayn, tutto. Non mi piaccio, punto. Guardami tu, piuttosto, guarda bene. Li vedi questi brufoli? E questi occhi che non trasmettono niente? Guarda i miei capelli o la mia bocca. Insignificanti. Non ho un bellissimo fisico. Ci sono milioni di ragazze meravigliose in giro, tu non hai idea forse. Non ho un bel carattere e te l'ho anche già detto. Sono stronza, mi lamento per tutto, sono permalosa e non mi accontento mai. Non mi vado bene, Zayn. Se potessi cambiare qualcosa in me, lo farei all'istante.» dissi tutto d'un fiato, ero sicura, niente mi avrebbe fatto cambiare idea; nemmeno lui.
Mi prese le mani e ora eravamo uno di fronte all'altro, non esageratamente vicini, come doveva essere.
«Se io adesso mettessi in fila tutte le ragazze del mondo, scieglierei te. Non avrai il fisico perfetto, non avrai gli occhi chiari, i capelli stupendi, la bocca perfetta, il carattere giusto.. ma io è di te che mi sono innamorato, è di te che ho perso la testa. A me non interessano quelle che tu chiami "imperfezioni", anzi, per me sono il contrario! E' te che penso dalla mattina alla sera, è per te che mi sono fatto mettere in punizione, è per te che sono entrato nel bagno delle ragazze, è per te che supero tutte le mie paure e le mie vergogne per dirti qualcosa di carino, che ti faccia stare bene. Io sento che è questo il mio compito, quello di farti sentire unica, la prima in tutto, una principessa. Sento che tu sei quella giusta e, anche se non ci conosciamo da tantissimo tempo e non so tutto di te, io non ho mai provato questo per nessun'altra. Penso di amarti, Helen.»
Non mi ero accorta delle lacrime che scesero in quel momento. 
Le parole di Zayn mi avevano lasciata a bocca aperta.
Non avrei saputo cosa dire nemmeno se fossi stata come Niall, che, da come mi aveva sembrato quella mattina quando lo avevo conosciuto, aveva una parlantina esagerata e sempre la parola pronta.
Mi aveva detto di essere innamorato di me, che mi considerava perfetta, la più bella di tutte. Aveva detto anche che pensava di amarmi! Sì, pensava, non mi interessa il "ti amo" ddetto così a caso, io voglio il ragazzo sincero, come lui, che quando deve dire una cosa la dice superando tutte le paure e le vergogne, proprio come aveva detto lui.

«Zayn, io.. le vedi queste, le mie lacrime? Non lo so, tu.. io.. ok. Pensi di amarmi sul serio?»
Annuì.

«Ne sei sicuro?» mi avvicinai a lui.
Eravamo ancora mano nella mano.

«Guardami negli occhi. Se sarai in grado di capire se sono sicuro oppure no, ti darò un bacio.»
Scoppiammo a ridere tutti e due, in quel momento. Si rese anche lui conto di quale cosa senza senso avesse appena detto.

«Secondo me.. mmmhh.. no, non sei sicuro.» 
«Allora il bacio non te lo do.» 
«Ah no? Ok, non c'è problema, te lo do io.» mi alzai sulle punte dei piedi e lo baciai: era la prima volta che prendevo l'iniziativa io, da sola.
Dopo un po', la palla sembrò arrivare a lui e quindi era, diciamo, "il suo turno"; perciò mi giudò lui.

«Meno male che il bacio non dovevi darmelo, eh!»
«Eeeh vabbè, questa era una di quelle situazioni in cui.. sai..» gesticolava con le mani, non sapeva cosa dire.
«Sssh, lascia stare amore, sappiamo tutti che sei un idiota, non ti preoccupare.»
Mi alzai di nuovo sulle punte, stavolta per dargli un semplice bacio a stampo; lui credeva fosse come prima, rimase deluso.
Suonò la campanella e i corridoi di quell'enorme scuola, oggi per la prima volta, erano ancora vuoti. Mi chiedevo come mai.
Io e Zayn, intanto, uscimmo dal bagno.
Avevo un'ansia forse mai provata prima, quei corridoi vuoti, al cambio dell'ora, mi mettevano paura; Zayn, invece, era tranquillo.

«Ti starai sicuramente chiedendo perché sono vuoti i corridoi.» mi disse.
Come al solito, riusciva a capirmi anche senza degnarmi di uno sguardo. Amavo anche questo di lui, oltre alle tante altre cose.

«Esatto. E anche perché tu sei stranamente tranquillo.» marcai di più sulla parola "stranamente", dato che lui era sempre nervoso.
«Vieni.» mi disse, passando alla mia destra e, quindi, cambiando mano.
«Zayn, mi sto spaventando, ti avviso.» mi avvicinai a lui senza smettere di guardarmi intorno.
«
Tranquilla, non ti succederà niente, fidati. Solo.. chiudi gli occhi adesso.»
«Se stai cercando di tranquillizzarmi, in qualche modo, sappi che non ci stai riuscendo nemmeno un po'.»
Si mise a ridere. Amavo quando rideva a quello che dicevo io.
Mise la sua mano libera, la destra, sui miei occhi e a quel punto il mio cuore iniziò a battere all'impazzata; sia per il contatto con lui, che per l'ansia che cresceva ogni secondo di più.
Sentii aprire una porta, dal rumore cercavo di capire di quale ingresso (o uscita) si trattasse.
Sentii un brusio che, all'aprire di questa misteriosa porta, cessò immediatamente.
L'ansia cresceva ancora.

«Ok amore, adesso puoi guardare.»
______________________ 

MACCIAAAOOO! <3 
Continuo a postare con irregolarità, non ho mai tempo e voglia, sinceramente, ma voglio finire questa storia per i miei lettori, anche se non sono molti. Ma va bene così :)
Spero vi piaccia questo capitolo e.. recensite, vi prego, è importante per me çwç 
GRAZIE :')
E scusatemi per il ritardo, eh.

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Capitolo 9
*** Chapter nine. ***


CHAPTER NINE.

Aprii gli occhi, eravamo fuori la scuola, sulle scale. Di fronte a me c'era il cortile, che poi non riuscivo a vedere così tanto bene, da tutte le persone che c'erano. Le guardai una per una, o almeno cercavo di riuscirci: saranno state sui 600, tutti gli alunni della scuola. Guardai in prima fila, c'erano Liam, Harry, Niall e Louis che sorridevano a Zayn (solo in quel momento mi accorsi che erano davvero belli); dietro di loro c'erano i miei compagni di classe, c'era Honey che mi guardava complice, come se sapesse cosa stava per succedere (Honey era la ragazza della mia classe che mi stava più simpatica, era dolcissima, mi trovavo molto con lei), come tutti, del resto; più dietro ancora c'erano altri ragazzi, forse della classe di Zayn e in fondo tutti i professori, il preside e altri alunni che conoscevo solo di vista. 
Comunque, non riuscivo lo stesso a capire perché c'erano tutti gli alunni in cortile, rivolti verso noi, con gli sguardi complici; in quel momento pensai che era tutta opera di Zayn, dal momento che io, in quei 600 alunni, ne conoscevo solo una ventina e, di conseguenza, non avevo parlato di nulla di così grande. 
Guardai Zayn con sguardo interrogatorio, lui non mi rispose e, lasciandomi la mano, si avvicinò a Niall e gli disse qualcosa all'orecchio; Niall corse da una parte a me sconosciuta.
L'ansia saliva, nel frattempo. 
Erano tutti tranquilli, con un'espressione di gioia, di serenità. Mi chiedevo come potevano.
«Zayn, altri due minuti e mi trovi stesa per terra, se non ti muovi.»
Avevo parlato: partì una musica. Una musica movimentata, che fece battere le mani di tutti, a tempo con la melodia.
Niall arrivò da quella parte verso la quale andò poco prima, aveva un microfono in mano, che poi passò a Zayn.
Zayn si schiarì la voce e posso assicurarvi che in quel momento l'ansia non era scomparsa.
You're insecure, don't know what for.
You're turning heads when you walk through the door.
Don't need make up to cover up, being away that you are is enough.
Everyone else in the room can see it, everyone else but you.

- diceva quel primo pezzo della canzone, poi continuava.

Baby you light up my world like nobody else.
The way that you flip your hair gets me overwhelmed but when you smile at the ground it aint hard to tell.
You don't know, oh-oh, you don't know you're beautiful.
If only you saw what I can see you'll understand why I want you so desperately.
Right now I'm looking at you and I can't believe, you don't know, oh-oh, you don't know you're beautiful, oh-oh, that's what makes you beautiful.


In quel preciso istante iniziai a piangere. Aveva una voce spettacolare, mi teneva per mano ed ero sicurissima che in quel momento esistevo solo io per lui.

So c-come on, you got it wrong to prove I'm right I put it in a song.
I don't know why you're being shy and turn away when I look into you e-eyes.
Everyone else in the room can see it, everyone else but you.
Baby you light up my world like nobody else.
The way that you flip your hair gets me overwhelmed but when you smile at the ground it aint hard to tell.
You don't know, oh-oh, you don't know you're beautiful.
If only you saw what I can see you'll understand why I want you so deperately.
Right now I'm looking at you and I can't believe, you don't know, oh-oh, you don't know you're beautiful, oh-oh, that's what makes you beautiful.


Dopo l'ultima parola di quello che doveva essere ritornello, fece un segno a tutti e cominciarono a dire:"nana nana nana nana na" per tre volte, lo ricordo benissimo. Poi continuava, ora la sua voce era più calma e tutto intorno taceva. Mi prese per mano. Tremava.

Baby you light up my world like nobody else.
The way that you flip your hair gets me overwhelmed but when you smile at the ground it aint hard to tell.
You don't know, oh-oh, you don't know you're beautiful.


E poi di nuovo quella musica movimentata di sottofondo, la sua voce era ora più energica.

Baby you light up my world like nobody else.
The way that you flip your hair gets me overwhelmed but when you smile at the ground it aint hard to tell.
You don't know, oh-oh, you don't know you're beautiful.
If only you saw what I can see you'll understand why I want you so desperately.
Right now I'm looking at you and I can't believe, you don't know, oh-oh, you don't know you're beautiful but that's what makes you beautiful.


E la musica cessò all'improvviso, ma gli applausi non lasciavano un momento di silenzio.
Guardavo ancora Zayn, il mio viso si rigò per un'ultima volta da una lacrima. Ero così impegnata a guardare lui e ad osservarlo attentamente mentre cantava per me, che non mi ero accorta di uno striscione enorme sulle teste di ognuno dei 600 studenti. C'era scritto "TI AMO HELEN. -con tutto l'amore che posso, Zayn.".
Mi si fermò il cuore. 
Dopo alcuni secondi di totale panico, abbracciai Zayn più forte che potevo, come forse non lo avevo mai fatto.
«Ti amo anche io Zayn.» gli sussurrai.
Mi baciò, davanti ad una marea di persone, per la prima volta, ma non era quello che mi interessava. 
Lo avevo io, il ragazzo perfetto, e nessun'altro. Era mio ora e non avrei permesso a nessuno di rubarmelo. Lo amavo. Per la prima volta amavo qualcuno ed ero sicura.
Applaudivano tutti e il tendone ormai era stato tolto, anche se con difficoltà.
Si sentivano urli di congratulazioni da parte di tutti... e pensare che non ci eravamo sposati eh!
Honey piangeva, piangeva dalla gioia, come me, e in quel momento capii che fantastica persona era. Le volevo bene, molto.
Liam, Niall, Harry e Louis si abbracciavano, erano felici per noi; dopo sarei andata da loro a ringraziarli, sicuramente.

«Zayn, però.. non dove-» 
«Ssh, ti amo, non importa il resto.» e mi baciò di nuovo. Ogni volta ci metteva sempre più passione.
______________________ 

Lettori, a voi! (?) 
Spero vi sia piaciuto e.. beh, grazie a quelli che mi seguono, grazie di cuore davvero. <3
Vi dico solo che per scrivere il testo della canzone, non ho potuto fare copia e incolla, quindi ci ho messo un'ora e mezza per il tutto eh; solo per voi, ricordatevelo. uu
Alla prossima, vi voglio bene. #muchlove


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Capitolo 10
*** Chapter ten. ***


CHAPTER TEN.

Due giorni dopo.
Quella sera invitai Honey a cenare da me.
«Helen, comunque Zayn è stato fantastico l'altro giorno a scuola. Ritieniti fortunata, non ci sono ragazzi così in giro.. o almeno ce ne sono pochi.» mi disse, prima di addentare l'ultimo pezzo di pizza. 
Mi pulii la bocca con il tovagliolo.

«Sì lo so. Davvero, io non riesco a credere che ho una persona così stupenda al mio fianco.» 
Lei si limitò ad annuire, in quel momento capii che c'era qualcosa che non andava. 
Le alzai il mento con la mano e la costrinsi a guardarmi negli occhi: tratteneva le lacrime.

«Hey, ma che succede?»
«Niente, niente.» a quel punto non riuscì a trattenere le lacrime, mille gocce d'acqua amare le rigarono il viso, ma lei era bellissima anche quando piangeva.
«No, qui è successo qualcosa e se piangi vuol dire che è grave. Avanti, dimmi.»
Sospirò e tirò su con il naso.
«Conosci Harry?
» mi disse.
«Harry Styles intendi? L'amico di Zayn?»
«Sì, lui. Ecco, siamo stati insieme per tre anni e mezzo. Eravamo praticamente ragazzini quando ci siamo conosciuti. Per i primi due anni-due anni e mezzo è andato tutto benone e io lo amavo davvero, e lo amo anche ora; il suo amore era ricambiato, almeno da quello che diceva lui. Appunto l'ultimo anno, le cose hanno iniziato ad andare male: ci vedevamo sempre meno spesso, lui non aveva mai tempo per me e non mi diceva più quelle belle cose dei primi anni. Io cercavo di non farci caso, andavo avanti provando ad essere come sempre con lui, forse perché non volevo accettare quella situazione. Infatti non ho mai avuto il coraggio di dirgli in faccia la verità per paura che potesse finire tutto tra me e lui; ma mi anticipò. Un giorno lo invitai ad uscire, in quel periodo ero sempre io che proponevo le cose, e andammo al parco, quello di fronte la scuola, non so se lo conosci.» intanto piangeva.
«Sì, ci sono stata con Zayn prima di metterci insieme. Beh? Cos'è successo?» 
«Bene. Lo vedevo già svogliato, come se non avesse piacere a stare con me, ma facevo sempre finta di niente. Ero sempre solare, sempre felice e piena di spirito, nonostante tutto. Perché, guarda, tu devi sapere che la mia vita non è mai stata tanto facile, per motivi che poi ti spiegherò in futuro e quindi sono sempre stata abituata a sorridere e a guardare il lato positivo delle cose, anche se in quell'ultimo periodo tra me e Harry non c'era nessun verso giusto. Comunque, eravamo al parco. Ecco, lì lui mi disse di non amarmi più, di non provare più niente, ma non gli credevo o forse anche in quel caso non volevo credergli. Sai, io penso che quando si ami una persona, la si riesce a capire sempre, anche con un semplice sguardo; e io in quel momento capii che Harry non era del tutto sincero, non mi guardava in faccia, la voce era roca, tremava tutto, come se avesse paura di qualcosa o di qualcuno, questo però non l'ho mai capito. Quando mi disse quelle cose, mi crollò il mondo addosso e da quel momento in poi pensavo che la mia vita sarebbe finita sul serio. L'unico ragazzo che amavo, mi aveva scaricata. Avevo condiviso tutto con lui, tutto, e la mia prima volta è stata proprio con lui. Abbiamo fatto sempre tutto passo per passo, senza fretta. Eravamo una bella coppia, ce lo dicevano tutti. E... noi non ci parliamo più, ci guardiamo solo da lontano, io lo sogno ogni notte. Nessuno dei due si è più fidanzato dopo la rottura. Ma non ho più notizie di lui... e... scusami.» iniziò a piangere a dirotto, non avevo mai visto una persona stare così male per un ragazzo: doveva amarlo tanto, lo avevo capito.
La abbracciai, rimanemmo così per cinque minuti, non aveva ancora smesso.
«Honey, hei, guardami. Basta, ok? Basta. Smettila di piangere. Io sono qua, hai me, ci sono io.» le sorrisi.
«Dimmi che non mi abbandonerai, almeno tu. La mia vita è stata un continuo via vai di persone a cui tenevo. Rimani, ti prego.» mi guardava negli occhi, ancora pieni di lacrime i suoi.
La feci alzare, le presi la mano e la portai al bagno.
«Vieni qua, è una cosa che mi ha fatto Zayn l'altro giorno. Guarda, magari funziona.» 
La portai davanti allo specchio, lasciandole il viso bagnato e non cambiandole niente.
Mi sorrise, sapeva già cosa dovevo fare. Era fantastico il modo in cui mi capiva, lei e Zayn erano gli unici.
«Guardati allo specchio. Vedi che sei stupenda anche quando hai i capelli arruffati, il viso rosso, gli occhi gonfi e il viso bagnato?» le dissi accarezzandole il viso: cercavo di farla sentire il più bene possibile. Facevo quello che potevo.
Non mi rispose, in momenti come quelli gli abbracci parlano e non c'è bisogno di nient'altro.
«Grazie Helen.» 
«Eh, capirai! Ti voglio bene, Honey.»
«Te ne voglio anch'io.» mi diede un bacio sulla guancia e ritornammo in camera.
Lo schermo del mio cellulare s'illuminava, qualcuno mi stava chiamando.
Honey lo prese e me lo diede. 

«E' il tuo fidanzato.» mi disse.
Le sorrisi e, prima di portarlo all'orecchio, la salutai andando un attimo in terrazza per parlare con Zayn. Mi scusai anche con Honey, per lasciarla un attimo sola; mi fece segno con la mano di stare tranquilla e di prendere tutto il tempo che volevo.
Parlai io per prima.
«Pronto?
» 
«Amore!»
«Hei, come mai questa chiamata?» 
«Liam mi ha appena informato di una cosa meravigliosa e volevo che la sapessi anche tu al momento.»
«Ok, sei meraviglioso. Dimmi tutto.»
«I know, babe.»
«Sì ma gasati poco e spara.» 
«Hai presente quando ho cantato per te l'altro giorno a scuola?»
Riuscivo a percepire la sua felicità dalla sua voce a femminuccia che faceva in momenti del genere.

«Sì, beh?»
«Ecco. A parte il fatto che sono stato davvero spettacolare, come al solito, hanno chiamato me, Liam, Louis, Niall e Harry per fare un provino!»
«Oddio mio amore! Oddio, oddio, oddio! Sono contentissima per voi, amore! Congratulazioni!» iniziai a saltare dalla gioia, Honey si avvicinò a me e io misi il vivavoce.
«Grazie amore! Sono al settimo cielo, non puoi immaginare! Quando Liam me l'ha detto stavo per morire, cioè si sta praticamente realizzando il mio sogno, capisci?»
«Eccome se capisco, amore! Complimenti, davvero. Ma ora non facciamoci illusioni altrimenti se va male ci deprimiamo tutti, ok?» dopo quella frase Honey mi fece l'occhiolino.
«Mmmh.. hai ragione. Dai amore, ci vediamo domani. Ti amo piccola mia, buonanotte.» a quella frase impazzii.
Honey mi alzò un sopracciglio, come per dire "te lo dico io che sei fortunata ad avere uno come lui!".
«Va bene, a domani. Ti amo anch'io, notte.» e attaccai.
Chiesi ad Honey se avesse voglia di rimanere a dormire da me, quella sera, dovevo condividere la mia felicità con qualcuno e lei aveva bisogno del mio sostegno. Accettò, senza troppi problemi, e ci addormentammo come facevo io con mia mamma: mano nella mano.

______________________ 

E oggi sono due, eh! Mi sono data da fare ùù
Siamo al decimo capitolo, è un traguardo per me :') grazie a tutte.
Spero vi piaccia, recensite. <3

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Capitolo 11
*** Chapter eleven. ***


CHAPTER ELEVEN.


Zayn, Louis, Liam, Niall e Harry avevano appena finito di fare il provino. Honey ed io eravamo fuori la sala, ansiose di sapere.. qualcosa, qualsiasi cosa.
«Secondo te come sono andati?
» mi chiese la ragazza al mio fianco che ormai era diventata la mia migliore amica. Non avevo ancora il coraggio di dirglielo per paura che lei non ricambiava; mi avrebbe sicuramente anticipata a dirmelo, come del resto avevano sempre fatto tutti con me.
«Ho sentito solo la voce di Zayn, per ora, ma spero siano andati bene.» stavo tremando e anche Honey con me. Stavo pensando a come potesse sentirsi lei in quel momento, dato il fatto che il ragazzo di cui era innamorata era oltre quella porta bianca con il mio fidanzato a cantare, sperando in una carriera.
All'improvviso la porta bianca che mi fece odiare a morte quel colore, dalla tanta ansia che avevo, si aprì e uscirono tutti i ragazzi in fila. Honey ed io ci alzammo di colpo, insieme, quasi fosse un gesto automatico. I ragazzi si avvicinarono a noi e Zayn mi baciò.

«Allora?» chiedemmo insieme la mia migliore amica ed io. Ci guardammo e scoppiammo a ridere, di seguito anche gli altri.
«Mmmh.. secondo me bene, ma dobbiamo vedere se ci hanno presi.» rispose Louis, sorridendo. Una delle cose che piaceva di questo ragazzo che conoscevo ancora poco, come tutti gli altri, del resto, era il fatto che avesse sempre il sorriso sulle labbra, sempre la battuta pronta. Aveva un viso simpaticissimo, faceva ridere solo a guardarlo.
«Oh, andiamo Lou, un po' di autostima e di entusiasmo! Siamo andati benissimo, oh.» disse Niall. Di lui, invece, conoscevo ancor meno di quello che sapevo su Louis, a parte il faccino angelico e gli occhi meravigliosi che aveva.
Guardai Zayn. 

«Secondo te come è andata?» gli chiesi.
«Io dico di aspettare cosa dicono, dato che la mia ragazza ieri sera mi ha detto che non devo illudermi.» mi fece l'occhiolino. Di lui amavo il fatto di essere romantico in qualsiasi cosa, ma potrei parlare all'infinito dei suoi pregi.
Passarono dieci minuti e iniziavo a spazientirmi per questa risposta che dovevano avere i ragazzi.

«Ma quanto ci vuole per decidere? Se siete andati benissimo la risposta sarebbe stata immediata, se siete andati male pure! Le ore, ci stanno mettendo.» sbottai.
«Ah, forse non vi ho detto che ci avrebbero chiamati per farci sapere.» se ne uscì all'improvviso Harry, dondolando la sua gamba avanti e indietro fissando il pavimento: sembrava un bambino piccolo. Lo guardammo tutti male e io in particolare avrei voluto ucciderlo.
Uscimmo da quell'edificio e ritornammo in macchina; dopo poco tempo, Louis fermò davanti casa sua e ci propose di restare da lui per cena. Accettamo tutti senza esitare.
Ci fece accomodare in salone, la sua casa era più o meno come la mia. L'arredamento, però, era forse un po' più moderno rispetto a quello che scelse mio padre.
Come dei bambini, facemmo una gara per sederci prima sul divano e, caso del destino, era rimasta solo una poltrona libera e in piedi c'erano Harry ed Honey. A quella scena ci azzittammo tutti, vedendo chi si sarebbe seduto. Honey arrossì immediatamente e mi guardò.

«Vai.» le disse Harry, indicandole la poltrona con il braccio. A quel punto Honey arrossì ancora di più e tutti tirammo un sospiro di sollievo.
«Grazie.» gli rispose. Una volta seduta, la mia migliore amica mi guardò e io annuii facendole capire che sarebbe andato tutto bene e che Harry ci teneva ancora a lei.
«Ok, Super Lou ha appena ordinato sette pizze, arriveranno tra dieci minuti.» arrivò dalla cucina saltando, era pazzo.
«Benissimo!» disse Niall, sfregandosi le mani. 
«Niall, sbaglio o ami mangiare?» gli chiesi. La mia era una domanda seria, gli altri si misero a ridere.
«Perché? Si vede?» si toccò la pancia.
«No, no! Non intendevo quello! E' solo che ti si sono illuminati gli occhi quando Louis ha detto "pizze".» risero ancora.
«Aaah, beh sì. Credo che il cibo sia l'unica cosa che davvero non mi lascerà mai. Sai, se ne vanno sempre tutti, prima o poi, che tu lo voglia o no.»
«Amico, non fare il filosofo proprio ora!» gli disse Liam.
«Guarda che è vero, eh.» si difese il biondo, incrociando le braccia. Sembrava un bimbo, era tenerissimo.
«Lou, dov'è il bagno?» interruppe Honey.
«Piano di sopra, terza porta a destra.» 
«Posso?»
«No.» si fece serio Louis, ci stupì tutti. Honey lo guardò, non se l'aspettava.
«Certo che puoi andare, non devi chiederlo nemmeno!» continuò.
«Ah, oddio, grazie. Pensavo fossi serio!» a quel punto ci furono tre secondi di silenzio poi scoppiammo tutti a ridere, Louis compreso.
«Non mi vedrai mai serio, guarda.»
«Forse hai ragione ma è meglio divertente che noioso, fidati.» a quella frase, Honey, guardò di sfuggita Harry e io capii che si riferiva a lui quando aveva detto "noioso", poi andò al bagno correndo per le scale. In quell'istante che Honey se ne andò, avrei giurato di aver visto Harry muovere due passi veloci verso di lei, ma poi si tirò indietro quando ebbe gli sguardi di tutti addosso.

Mezz'ora dopo.

«Buona 'sta pizza!» esclamò Niall.
«Eh già!» gli risposi.
«Quand'è che vi fanno sapere se vi hanno presi?» chiese Honey, pulendosi la bocca con il tovagliolo.
«Massimo tra due giorni.» rispose Harry, dato che era l'unico, evidentemente, informato in quel campo. Quella sera tra lui e Honey c'era qualcosa e nessuno dei due se ne era accorto, forse, ma io sì. Insomma, l'aveva fatta sedere restando lui in piedi, la stava per seguire al bagno e le rispose quando lei fece una domanda rivolta a tutti (anche se sapevo che lei desiderava una sua risposta).
Zayn appoggiò la sua mano sulla mia gamba, forse per la prima volta, e mi venne un brivido, tant'è che mi rizzai sulla sedia. La fermò sulla coscia, io non ebbi il coraggio di muovermi.

Un'ora dopo, mezzanotte.

«Io devo andare, ragazzi. Lou, grazie di averci ospitati, la pizza era buonissima e grazie a tutti per la serata.» dissi.
«Allora vado anch'io.» dissero in coro Zayn ed Honey.
«Ok ragazzi, ci vediamo domani a scuola allora!» rispose Louis, che ci salutò con due baci sulla guancia e Zayn con una stretta di mano strana.
Andai a salutare Niall, Liam e Harry, così come Honey e Zayn.
Honey ed Harry si salutarono con un semplice "ciao", senza darsi un minimo bacio sulla guancia, come aveva fatto con tutti. Questa cosa era stata voluta da Honey, mi sto chiedendo ancora il perché.
Uscimmo dalla casa di Louis e ripensai alla bellissima serata che avevo passato insieme a tutti. Risate, sguardi, scherzi, amicizia, affetto, emozioni, felicità, spensieratezza, tutto grazie a loro; per me iniziavano ad essere sempre più presenti nella mia vita e man mano più importanti.
Zayn mi cinse le spalle con un braccio e camminammo così, con Honey al mio fianco.

«Mi sento felice, sapete?» dissi.
«Sono contento amore, perché?» mi disse Zayn, morendosi il labbro inferiore. Avrei voluto fargli male di baci, in quel momento, ma mi trattenni con non so quale forza sovraumana.
«Per la bella serata, boh. Ho voi due al mio fianco ed è come se avessi tutto.» li guardai per bene, come se non volessi perdermi nessun dettaglio dei loro splendidi visi, come se avessi voluto tenere quel momento nel cuore, con il miglior ricordo possibile. Ma i miei pensieri furono interrotti da Zayn, che chiamò Honey dicendole di andare a fianco a lui, così che ci potesse abbracciare tutte e due, era una bella cosa quella che aveva appena fatto. Appoggiò, quindi, il suo braccio sulle spalle della mia migliore amica e lei le mise il braccio intorno alla vita, imitandomi.
«Io ora invece mi sento figo.» io e Honey ci guardammo e scoppiammo a ridere.
«Non ci riesci, Malik.» gli disse Honey. Zayn mi guardò, aspettandosi qualcosa di carino da parte mia, ma lo delusi.
«Ha ragione, amore.»
«Ha ragione? Ok, allora non chiamarmi così.»
«Non fare il finto offeso, non ti riesce nemmeno questo.» disse ancora Honey. 
«Ha ancora ragione.»
«Vabbè, siete un caso perso voi due.» ci disse, sciogliendo l'abbraccio.
«No, hey, torna qui tu! Mi piaceva camminare in quel modo!» Honey gli corse incontro e lo abbracciò. Non ero per niente gelosa. Essendo la mia migliore amica, poteva avere questo tipo di confidenza con Zayn, era una cosa che mi piaceva, e poi sapevo benissimo che lei era innamorata pazza di Harry quindi potevo stare tranquilla, assolutamente.
«Sono arrivata. E' questa qui casa mia, ragazzi.» 
«Ah, giusto. Peccato, dai, ci vediamo domani.» le dissi.
«Già. A domani.» mi rispose. La salutammo con un bacio sulla guancia e io le sussurrai un "ti voglio bene migliore amica", lei mi rispose con la stessa frase.
«Ah, Malik, domani vorrei la mia migliore amica a scuola quindi stanotte vedi di non combinare casini. Buonanotte!» chiuse la porta di casa senza dare possibilità di replica a Zayn, quasi fosse un ordine ciò che gli aveva appena detto.
«Adesso tu vieni a casa mia.» 
«Oooh, trasgressiva la ragazza!»
«Vorresti dirmi che non hai voglia?» lo provocai.
«No ok, vengo.»
«Ecco.» 
In pochissimo tempo arrivammo a casa.

«Vieni.» gli dissi, aprendo la porta. Zayn si guardò intorno.
«Tranquillo, non c'è papà. Prima di venire con voi al provino mi ha detto che stanotte era fuori per non so quale motivo.»
«Ah bene!» avevo capito cosa intendeva.
«Non va bene, perché ora mi sto facendo prendere dall'ansia.»
«Ti amo e lo sai, non ti farò del male.» mi baciò e mi portò in braccio fino al divano. Prima di fare tutto, mi guardò cercando qualche segno da parte mia.
«Ti amo anche io e so che non mi farai niente.» mi baciò di nuovo. Dalla bocca al collo, dal collo fino in giù.
Le sue mani stettero in posti in cui nessuno le aveva mai messe prima.


______________________ 

E finalmente è successo! AHAHAAHAHAH *ww* 
Dai, spero vi piaccia, anche se secondo me non è il massimo (l'ho scritto alle nove e mezza di sera e sono abbastanza stanca quindi capitemi ùù).
Scusate se non posto sempre, ma lo faccio solo quando ho tempo e purtroppo durante la settimana non ce n'è abbastanza çç
Recensite, grazie a tutti di cuore. <3 

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Capitolo 12
*** Chapter twelve. ***


CHAPTER TWELVE.

Narra Zayn.
Il rumore fastidioso della suoneria del mio cellulare, quella mattina, mi svegliò. Guardai immediatamente Helen per vedere se si fosse svegliata, ma dormiva ancora; quant'era bella. Sorrisi vedendo i suoi occhi chiusi, la sua espressione serena e la sua mano poggiata dolcemente sul mio petto nudo. Quella notte, era stata la nostra notte, la nostra prima volta. 
II cellulare continuava a squillare, risposi per evitare di svegliare Helen.
Mia zia. Cosa voleva mia zia a quell'ora? Si sarà sbagliata, mi dicevo. 
«Mmh, pronto?» dissi, con la voce ancora roca.
«Zayn! E' urgente, per favore ascoltami senza fare domande.» in quella frase percepii tutta l'ansia di mia zia, tutta la fretta di dirmi qualcosa. Non aveva sbagliato numero, voleva me, ma non so a cosa volesse arrivare.
«Dimmi zia, che succede?» le dissi con molta calma, o almeno cercavo di sembrare tranquillo, e sottovoce, per non svegliare Helen.
«Zayn, lo zio è...» chiusi gli occhi, avevo già capito cosa volesse dirmi: lo zio era morto. Un nodo in gola mi si formò improvvisamente, impedendomi di parlare.
«Zayn, per favore, rispondimi. Lo zio è... è m-morto, Zayn.» lo disse con un filo di voce. Quanta forza che hai, zia!, pensai.
«Zia, zia, calma. Tranquilla. Prendo il primo treno che passa e vengo da voi. Non piangere zia, per favore, non piangere. Lo zio non vorrebbe vederti così. A-a tra poco.» attaccando, mi alzai improvvisamente dal letto, facendo muovere il materasso e farci rimbalzare la mano di Helen sopra. A quel gesto, si svegliò.
«Zayn, che succede?» mi chiese, con la voce impastata di sonno e gli occhi socchiusi; era bellissima anche così. Le sorrisi, quasi tra le lacrime.
«Zayn, oh, che diamine è successo?» ripetè, sedendosi nervosamente.
«Helen, io... d-devo andare a prendere il treno.»
«Che cosa? Perché?»
«Mi ha appena chiamato mia zia e mi ha detto che lo zio... insomma...» mi sedetti, cercando di non farmi prendere dal panico. Helen imitò il gesto che feci io precedentemente: chiuse gli occhi per un attimo.
«Oh mio Dio! Amore, m-mi dispiace.» si avvicinò a me e mi abbracciò. Sprofondai sulla sua spalla, avevo bisogno di quell'abbraccio e lei lo capì, come sempre. 
«Voglio venire con te.» mi disse.
«No, no. Non venire, non ce n'è bisogno. Tornerò dopodomani, massimo. Non è tanto.»
«Non mi interessa, Zayn, se è tanto o poco. Voglio venire con te, hai bisogno di me e ho intenzione di essere presente.» la baciai, era fantastica; ma non volevo che venisse, non doveva stare male per me e non volevo farle pesare il dolore che in quel momento mi stava lacerando dentro.
«Helen, ma tornerò tra due giorni e non voglio farti pesare niente.»
«Ti ho detto che voglio venire, quindi vengo. E non mi fai pesare niente, sono la tua fidanzata, Zayn, e ti sarò vicina sempre, qualunque cosa accada.» la baciai di nuovo, non sapevo che dire, avrei pianto da un momento all'altro. Sei uomo, Zayn, avanti, che ti prende?, mi dicevo. Dovevo dimostrare alla mia donna di essere forte, che niente mi avrebbe buttato giù; ma non ci riuscivo, la mia famiglia era tutto per me, il mio punto di riferimento e perdere qualcuno era come dire addio ai miei capelli, i quali tenevo con molta cura.
«Adesso andiamo, dai.» mi disse Helen. Si alzò dal letto con un gesto veloce. Annuii e fu in quel momento che scoppiai a piangere. Mi buttai sul letto, in segno di arresa. Mi sentivo fiacco, stanco, come se un camion mi fosse appena passato sopra. Non riuscivo a fare niente, non avevo la forza di muovere un minimo muscolo. 
Perché mio nonno è morto un po' di anni fa e adesso anche mio zio? Perché non riuscivo a dimostrarmi uomo? Perché dovevo fare finta di essere sereno quando tutto dentro di me stava morendo? Perché per me la famiglia era così importante? Perché mi sentivo bambino? Perché a me?, erano domande che in quel momento risultarono come domande verso la mia ragazza; domande alle quali lei mi avrebbe saputo rispondere, o avrebbe, quanto meno, dovuto, se solo ci fosse stata risposta.
Mi asciugai le lacrime, alzandomi dal letto.

«Scusami.» dissi.

Narra Helen.
Mi aveva chiesto scusa. Mi aveva chiesto scusa per aver pianto, nessuno avrebbe osato farlo, o addirittura pensarlo, in quel momento. 
Lo guardai, era abbattutto. Era moscio, gli cascò il mondo addosso e vederlo così, per me, non era di certo una bella cosa. Avrei voluto cancellare quella telefonata e andare indietro nel tempo, in modo da vederlo di nuovo sorridente e spensierato. 

«Zayn, ma di cosa? Su, ci sono io, sono qui per te. Dobbiamo essere lì, devi essere lì. Devi andare dalla tua famiglia e io ci sarò. Adesso non piangere e non provare mai più a chiedermi scusa per una cosa del genere. Calma adesso, dai. Devi essere forte.» gli asciugai le lacrime con i pollici delle mie mani, il più delicatamente possibile. 
Aveva bisogno della mia presenza, della mia mano nella sua, delle mie labbra sulle sue, del mio amore, della mia sicurezza: aveva bisogno di me e io volevo esserci. 
Lo alzai con forza dal letto, facendogli capire che doveva muoversi.

«Vai prima tu al bagno, se vuoi preparo la colazione.» gli dissi.
«No amore, non ho fame, grazie.» 
«Ok. Dai, vai.» annuì, come un bimbo piccolo. Mi passò di fianco e lo bloccai, passandogli una mano nei capelli e dandogli un bacio.
«Stai tranquillo.» lo rassicurai, o almeno cercavo. Chiuse gli occhi; vedevo le sue ciglia bagnate battere.
«Ti amo.» mi rispose.
«Anche io ti amo.» 
Zayn si avviò verso il bagno e io presi il mio cellulare. Erano le 7.53 e tra cinque minuti sarebbero iniziate le lezioni. 
"Buongiorno Honey! E' morto lo zio di Zayn. Vuole andare dalla sua famiglia e io lo accompagno. E' fuori Londra, prenderemo il treno. Non ci saremo oggi a scuola, quindi. Non dire niente ai ragazzi, non so se Zayn vuole. Ci sentiamo, ti farò sapere. Ti voglio bene, buona scuola! <3", inviai alla mia migliore amica quel messaggio.
Mi vestii di fretta. Jeans, felpa e converse, come mio solito. Andai giù in cucina e lasciai un biglietto a papà, che sarebbe tornato oggi dal suo mini-viaggio di lavoro, con su scritto più o meno le stesse cose del messaggio che mandai poco tempo prima ad Honey. Risalii su e andai in camera per rifare il letto e mettere un po' in ordine la mia camera; dopodichè, mi sedetti sul letto, aspettando che Zayn uscisse dal bagno.


______________________ 

Buonassssera! <3 
Ormai si è capito, posto un capitolo a settimana e blablabla. 
Vorrei ringraziare tutte quelle che recensiscono puntualmente questa FF, spero vi piaccia e, boh, magari con questo capitolo vi appassionate anche di più (non chiedetemi perché ho detto questa cosa ùù). 
Un abbraccio e VIVA LE COPPIE CHE SI AMANO DAVVERO, YO! *ww*
Oook, meglio che vada ùù e scusatemi per il capitolo un po' corto çç
Ps. sono @shesproudofdemi su Twitter: se volete che vi aggiorni ogni volta che posto, ditemelo. LOVEYA.

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Capitolo 13
*** Chapter thirteen. ***


CHAPTER THIRTEEN.

«Amore, tutto ok?»
Zayn guardava fuori dal finestrino di quel vagone del treno che ormai sembrava comprimerci tutti. Era piccolo, ma si viaggiava bene. 
Zayn era ancora scosso dalla morte dello zio e dai funerali celebrati quella mattina, cioè poche ore prima. Lui era nel posto interno, io in quello esterno. Guardava fuori dal finestrino, con una mano che teneva il mento e l'altra che teneva la mia. Aveva un jeans scuro, le scarpe grigio scuro e una felpa nera. I suoi capelli erano meno curati del solito, ma stava comunque benissimo; chiunque l'avrebbe visto, avrebbe pensato che Zayn passò le ore per sistemarsi l'acconciatura. 
Quella mattina i funerali andarono... andarono, non potevano andare bene: i funerali non vanno bene a prescindere. Zayn, la sua famiglia ed io, piangemmo. I primi due soggetti erano ovvi, ma io non sapevo speigarmi il perché di quelle mie lacrime; forse perché pensavo a mia mamma e a mio fratello, forse perché il dolore di Zayn e delle sua famiglia lo percepivo anche io, non so. Comunque, la sua famiglia era una con la quale si passava piacevolmente la giornata, o il momento. Li conobbi in una situazione un po' "scomoda", forse non la migliore, ma mi andava bene così.
Al mio richiamo, Zayn si girò di scatto.

«Eh? Sì, tutto ok.»
Aggiustai la mia posizione sul sedile, un po' scomodo, per guardarlo meglio negli occhi.
«So che non è tutto ok, Zayn, dimmi la verità.»
«Beh, come vuoi che stia?» mi rispose alterato, come non aveva mai fatto. In quel momento capii che dovevo stare zitta e parlare solo quando mi veniva chiesto, sarebbe stato meglio. 
Quella sua risposta, anzi domanda, alquanto acida, mi fece stare male non appena lui finì di pronunciarla.

«Scusa.» continuò, abbassando la testa.
«Non fa niente.»
Mi baciò. Una, due, più volte e sempre con più foga, forse per recuperare quella mancanza d'affetto che c'era stata in quei giorni abbastanza cruciali.

Mezz'ora dopo.
Narra Zayn.
Eravamo ormai arrivati a Londra: il viaggio in treno mi fece odiare quel mezzo di trasporto come non mai. In più, c'era stata una discussione, se così si può chiamare, con Helen, almeno credo. Il mio cattivo umore condizionava anche lei ed era l'ultima cosa che volessi fare.
La amavo, troppo, e se fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato. 
Scossi la testa, per mandare via quei brutti pensieri, e le diedi un bacio. Lei non mi parlò da quando mi ero scusato con lei poco prima, per averle risposto male.
Subito dopo, mi squillò il cellulare. 
Niall.

«Pronto?»
«Fratello, sono Niall!»
«Grazie ai miei genitori ho un cellulare e, grazie a Dio, memorizzo i numeri e anche il nome.» in quel momento realizzai che quella fu l'unica battuta in tre giorni di totale depressione.
Niall rise.

«Comunque ti ho chiamato per dirti una cosa importante. E' una bella notizia, in questi giorni ti ci vuole. A proposito, come è andata?» parlò così velocemente che gli feci aspettare una decina di secondi per decifrare e ricordare tutto.
«Bene, diciamo. Voi come state?»
«Noi bene, Zayn. Allora, passiamo alla notizia.» era abbastanza eccitato e riuscivo a sentirlo anche da un insignificante telefono. Era forse felice come quando vede il cibo; ma no, non può essere. Era felice e basta; beato lui.
«Dimmi.» 
Mi voltai verso Helen, eravamo mano nella mano, come sempre, e le feci cenno di avvicinarsi al telefono, per sentire. Dopo quel mio gesto, lei sembrò illuminarsi, forse la resi felice.

«Ti ricordi quell'audizione che avevamo fatto un po' di giorni fa?» a quella domanda, io e Helen iniziammo ad eccitarci: ora capivo la felicità di Niall.
«CI HANNO PRESIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!» urlarono tutti. Riconobbi le voci dei ragazzi, i miei cinque migliori amici. Noi, i fighi della scuola, giocatori di rugby, eravamo anche cantanti adesso. Unici.
«Oddio ragazzi davvero?» disse Helen, rubandomi praticamente il telefono e mettendosi a saltare.
«Aspetta, sei Helen?»
«Sì, mi hai riconosciuta! Ma, un attimo, tu sei Liam?»
«No, Louis.» 
Non era Louis, la sua voce era inconfondibile. Dissi ad Helen ciò che ebbi appena pensato.

«Idiota, sì che sei Liam!» ci fu silenzio dall'altra parte della cornetta, probabilmente ora stavano tutti prendendo in giro Liam che si fece scoprire. Li immaginavo seduti sul divano, tutti spaparanzati, a mangiare patatine, in tuta, sfigati come lo siamo sempre stati. Ok, forse non tanto.
«Comunque sono felicissima per voi, complimenti. Ora vi ripasso Zayn.» mi diede il cellulare e, prima di fare tutto, la baciai. Mamma, se era bella!
«Ragazzi non posso crederci!»
«Sembri una femminuccia, amico, un po' di contegno.»
«Caro il mio Harry, sei tu che hai il pigiama dei Looney Toons.»
«Infatti! Io ti voglio bene, Zayn.»
«E, Niall, tu hai le ciabatte di Barbie. Ti voglio bene anche io.»
Helen non smetteva di ridere.

«Ok, non ti voglio più bene.» in quel momento avrei giurato sul fatto che Niall avesse incrociato le braccia al petto.
«Zayn, dove siete adesso?» mi chiese Louis.
«Siamo appena usciti dalla stazione, Lou. Voi?»
«A casa di Harry. Vieni?» momento di silenzio. Mi aveva chiesto al singolare, ciò voleva dire non portare Helen. 
Coprii un attimo il telefono con la mano e chiesi ad Helen se le dispiacesse. Mi disse di no, ma sapevo che era il contrario.

«Anzi, venite?» continuò Niall. 
Guardai Helen in segno di approvazione e lei mi annuì.

«Veniamo!»
«Perfetto. A tra poco!»
«Ah, ragazzi, posso chiedere anche ad Honey di venire?» disse Helen. Doveva essere davvero importante per lei Honey.
«Certo! Vuoi che la chiami io?» rispose immediatamente Harry.
Helen mi guardò, saltellando di nuovo: sperava le rispondesse Harry, lo avrebbe detto ad Honey appena poteva.

«No no, faccio io, non ti preoccupare. A tra poco ragazzi.» attaccai.
«Amore ma l'hai visto Harry?» mi chiese Helen.
«Sì, sembrava non vedesse l'ora che qualcuno gli chiedesse di Honey!» mi feci vedere preso dal discorso, come in realtà ero. Volevo dare il massimo alla mia ragazza e in quei giorni le diedi il minimo.
«L'ho notato anche io! Secondo te c'è ancora qualcosa?»
«Secondo me sì. E poi, insomma, lo spero per loro!»
«Anche io. Ma, che tu sappia, Harry è ancora interessato?»
«Non ho mai parlato bene di queste cose con lui, quindi non so nulla. Ma io credo di sì, ricorda come ha reagito poco fa.»
«Hai ragione.»
«E tu sei stupenda.» avevo bisogno di dirglielo, avevo bisogno di lei, quindi la baciai.
«Wow!» mi disse, leccandosi le labbra.
«Cosa c'è?»
«Baci male.»
«Ma non ci credo!»
«E fai bene.» mi baciò lei e sorridemmo entrambi durante il nostro momento.
«Dai, andiamo a prendere Honey.» mi disse.
«Ma sei sicura che non vuoi avvisarla prima? Sai, ci mette sempre tanto per prepararsi.»
«Tranquillo. Insomma amore, stiamo andando a casa di Harry, ricordalo!»
«Ah giusto.»

______________________

EEEECCO A VOI IL TREDICESIMO! *ww* 
A me piace, dai, è il più divertente per ora. Spero vi sia piaciuto. 
Continuate a recensire, love ya.<3

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Capitolo 14
*** Chapter fourteen. ***


CHAPTER FOURTEEN.

«Sì Honey, ti giuro, si è subito proposto per chiamarti!»
«Non urlare, potrebbero sentirci! O meglio, Harry potrebbe sentirci. Sai, la sua camera è qui di fronte al bagno e i ragazzi sono proprio lì.» mi disse la mia migliore amica, quasi sussurrando.
«Eh vabbè, che sarà mai!»
Helen mi guardò allontanando leggermente il viso dal corpo (?) e alzando un sopracciglio.

«Ok ok, ho capito, è importante.» continuai.
«Ecco.»
«Comunque anche Zayn pensa che lui ti ami ancora.» dopo quelle mie parole Honey sembrò rinascere e diventò tutta rossa. Gesticolava e facevi degli urli che sembravano forzati, ma li stava solo trattenendo.
«Calma, calma!»
«Ok, hai ragione, devo stare calma.»
«Esatto. Ora andiamo.» feci per uscire dal bagno, seguita da Honey. Ma mi fermai con la mano sulla maniglia della porta.
«Adesso vai e riprenditi il tuo uomo, donna!» le dissi.
Honey mi guardò sbalordita, con gli occhi spalancati. Tratteneva una risata, ma scoppiò.
Andammo in camera di Harry, dove c'erano tutti che giocavano alla PlayStation.

«DJ Malik avanza, scarta uno, due, tre, quattro giocatori, anche il portiere e segna! E' sempre lui, DJ Malik!» esultò Zayn, lanciando il joy-stick sul letto di Harry e alzando le braccia. Appena mi vide, mi prese in braccio e mi fece fare un giro su sé stesso. Quando mollò la presa, andò davanti a Liam che era il suo avversario nel gioco e gli fece una pernacchia davanti alla faccia. Fece anche cadere la ciotola con i pop-corn appoggiata ai piedi del letto.
«Zayn, se la prossima volta ti gasi di meno per uno stupido gol alla PlayStation ed eviti di buttare la mia merenda, te ne sarei davvero molto grato. Grazie.» disse Niall, raccogliendo i pop-corn caduti.
Zayn sbuffò alzando gli occhi al cielo.

Harry e Louis ridevano e scherzavano; Niall mangiava e Zayn e Liam giocavano: sembrava di essere in una classe d'asilo e io e Honey eravamo le educatrici. Eravamo appoggiate allo stipite della porta a braccia conserte e in quel momento solo Zayn parve essersi accorto della nostra presenza: Liam era troppo preso a disperarsi per aver perso la partita; Niall era concentrato a raccogliere i pop-corn e Harry e Louis erano di spalle alla porta.
Honey si schiarì la voce, forse per attirare attenzione di Harry, ma lui non sembrò sentirla, o almeno non si girò a guardarla; quindi Honey riprovò facendo un suono più forte e a quel punto tutti si girarono. Lei sorrise compiaciuta.
Quando Harry la guardò, smise di ridere e tornò serio. Il letto finì di rimbalzare perché Louis sembrava essersi eccitato per non so cosa. 
Honey e Harry rimasero a fissarsi per un po' di secondi e c'era un silenzio tombale in quella che prima sembrava una gabbia di scimmie impazzite allo zoo.

«Possiamo parlare un attimo fuori?» chiese Honey ad Harry. 
Rimanemmo tutti sbalorditi da quella domanda, che in un altro mondo, o più semplicemente in un'altra situazione, sarebbe stata una semplice proposta.

Narra Harry.
O avevo sentito male io, o lei mi aveva chiesto di parlare sul serio. 
Le sue tenere e morbide guance (le ricordo così, dall'ultima volta che le toccai) diventarono rosso peperone e le sue gambe tremavano in un modo un po' troppo evidente. Si toglieva le pellicine dalle unghie mentre mi fissava. 
Sarei voluto andare lì e baciarla, dirle che non avevo mai smesso di amarla anche se ero fidanzato. Sì, da più o meno due settimane, con Caroline.
Caroline era una ragazza più grande di me di dieci anni. Non era bella, simpatica, dolce, comprensiva, attenta come Honey lo era con me e sinceramente non saprei dire perché mi fidanzai con lei (Caroline), forse per uscire dalla depressione che mi causò la rottura con Honey.
Ricordo che uscimmo un pomeriggio insieme io ed Honey. Andammo al parco, quello di fronte la gelateria vicino la nostra scuola, come sempre. La ricordo sorridente, ma triste. Sapevamo leggerci negli occhi e, anche in quella situazione, capii come stava e cosa pensava: la stavo distruggendo. 
Un ragazzo ventitrenne della sezione G della scuola, Lucas, bocciato, mi "minacciò" dicendomi che se io non avessi rotto con Honey, lui avrebbe fatto passare dei guai sia a me che a lei ed io ero stato così fragile, stupido, idiota, senza palle da accettare quella "scommessa". Io e Lucas siamo sempre stati in competizione, dal momento in cui il mister della squadra di calcio disse che superai il livello di ogni alunno.
Da quella "proposta" di Lucas dedussi che lui fosse innamorato di Honey (che poi ho sempre dubitato dell'amore che poteva provare un tipo del genere verso una ragazza). Ogni tanto vedevo che lui la osservava da lontano ma non la toccò mai con un dito, almeno per quel che sapevo. 
Comunque, torno a Caroline. Fu proprio lei a dirmi il fatidico "ti amo" prima di me e io, anche in quella situazione, ero stato così debole da dirle il solito "anche io". Ma io ero ancora e sono sempre stato innamorato di Honey e non ebbi il coraggio di dire niente a nessuna delle due.

«Harry?» fu la voce di Honey a interrompere i miei pensieri.
«Eh?»
«Allora? Ti va di venire a parlare fuori un attimo, sì o no?» mi disse, quasi spazientita.
Forse la lasciai in sospeso per cinque minuti, mentre prima ero assorto dai miei pensieri.
Dovevo dimostrare di avere il coraggio di affrontarel la situazione, di parlare con una ragazza o meglio, la ragazza, di ciò di cui non avevamo parlato: la nostra situazione.
Guardai tutti uno per uno, avrei voluto farli sparire, almeno per un attimo. Poi tornai a guardare Honey e il cuore iniziò a battermi ad una velocita indecifrabile. 
Una femminuccia sei, Styles!, mi dicevo.

«Ok.» risposi, finalmente.
Mi alzai dal letto quasi barcollando: da più di un'ora ero spaparanzato lì senza muovere un muscolo. Mi avviai verso l'uscita, mentre Honey era già diretta verso le scale. La seguii, stavamo andando al piano di sotto, in salone. Ci sedemmo sul divano e per cinque minuti rimanemmo in silenzio.
«Allora?» interroppi il silenzio.
«Che c'è?» 
«Mi hai chiamato per parlare, no?»
«Sì, certo.»
«Bene. Dimmi, allora.»
«Dai Harry, non abbiamo bisogno di parlare io e te.» si avvicinò piano piano a me, in modo provocante.
Non sapevo dove volesse arrivare e cosa volesse dirmi precisamente, ma non la fermai. Dopo poco, si trovò ad un palmo dal mio viso. Socchiuse gli occhi, stava per baciarmi e si avvicinava sempre di più e sentire di nuovo la sua presenza così vicino a me, mi fece andare in panico, tanto che rimasi immobile. Mi mise una mano sul petto: voleva sbottonarmi la camicia?

«Honey, io...» provai a dire, scansandomi. 
«Ssh. Non devi parlare per forza, dai.» continuava ad avvicinarmi e prima che io cadessi dal divano, le presi il braccio ma la sua voglia di me era così forte che riuscì a liberarsi della mia presa. 
Sentii le sue labbra sfiorare il mio labbro inferiore.

«Honey, io sono fidanzato!» sbottai all'improvviso. 
Lei aprì gli occhi e per un momento parve credermi, ma poi sorrise.

«Non ti ricordavo così simpatico, sai?» mi disse, ridendo.
«Non sto scherzando, Honey. Io sono fidanzato.» in quel momento si allontanò da me, sedendosi esattamente al posto di fronte.
Abbassò la testa, portandosi le mani sugli occhi. Stava sicuramente piangendo e riuscì a farmi sentire un perfetto idiota. 
Avrei tanto voluto andarle vicino e abbracciarla dicendole che c'ero io e che mai sarebbe finita tra noi due. E lo credevo veramente, anche adesso.
Mi avvicinai a lei e le toccai la spalla con la mano.
«Honey...»
«Lasciami stare!» mi disse con quella voce che si ha quando si piange. Scrollò le spalle, lasciando scivolare la mia mano sulla sua gamba. Alzò il viso e, diciamo finalmente, riuscii a vedere i suoi meravigliosi occhi, anche se pieni di lacrime e già arrossati.
«Quale parte di "lasciami stare" non hai capito? Non devi toccarmi, vai via!» iniziò ad urlare. Più alzava la voce, più piangeva e più c'era il rischio di far spaventare gli altri di sopra e quindi farli scendere.

Narra Honey.

Mi ero illusa. Pensavo che lui mi amasse ancora, che non avesse mai smesso. Pensavo di poterci riuscire, di vivere finalmente "per sempre felici e contenti", come dicono le stupide favole che non fanno altro che portare i sogni di una ragazza affanculo. Pensavo di poterlo riprendere di nuovo.
«E' tutta colpa mia questa. E' tutta colpa mia. Solo e unicamente colpa mia. Fanculo!» sussurrai. Cercavo di farlo sentire ad Harry, ma facevo finta di parlare con me stessa.
C'era una parte di me che avrebbe voluto picchiarlo e riempirlo di insulti. La stessa parte che gli avrebbe anche parlato per ore solo per farlo sentire in colpa. L'altra parte, invece, mi diceva che lui non era sincero, che lui mi amasse ancora e per un momento decisi di sofffermarmi su questa, ma la reputavo impossibile.

«No, non è colpa tua.» mi rispose, a bassa voce, come se volesse farmi pena.
«Sì che è colpa mia!»
«No, cazzo, non è colpa tua!»
«Senti bello, che poi bello si fa per dire, sia chiaro, prima cosa, vedi di non alzare la voce con me. Seconda cosa, è colpa mia. E vuoi sapere perché?» in quel momento mi riuscii a liberare delle lacrime e la parte "cattiva" uscì.
«Sentiamo.»
«E' colpa mia perché sono un'idiota, perché mi illudo e perché credo che le persone mi stiano sempre dietro. E' colpa mia perché sono fottutamente convinta. E' colpa mia che mi sono innamorata di te come di nessun'altro e ho fatto di te la mia ragione di vita. E' colpa mia se non sono riuscita a rubarti il cuore. E' colpa mia se non ho degli occhi magnetici, dei capelli boccolosi, un fisico mozzafiato... vuoi che continui?»

Narra Harry.
Non l'avevo mai vista così e forse avrei preferito non vederla. 
Era solo colpa mia se le cascò il mondo addosso per la seconda volta. Tutte quelle cose che mi disse avrei dovuto dirle io ma, come con Helen e Zayn, Honey sembrava l'uomo coraggioso e io la femminuccia che non parlava.

«Adesso tu mi ascolti. E no, non voglio che continui.»
«Che cosa devo ascoltare? Ancora una volta devo essere presa in giro da te? No, grazie, preferisco sorridere.»
«Mi devi ascoltare, per favore.» le presi le mani e feci intrecciare le mie dita con le sue, come non facevamo da tempo. Lei non oppose resistenza, il che mi rendeva omaggio per iniziare a parlare. Che poi, dovevo dirle solo una cosa.
«Io... io, n-non ho mai smesso di amarti.»

______________________

TAAADAAAAAAAAAAAA! *www* 
Ringrazio le nuove lettrici e anche quelle vecchie, che, anche se non tutte, continuano a recensire. Davvero, siete importanti ed è grazie a voi che la storia va avanti eh! <3
Spero che vi piaccia, ci ho messo impegno e anche un po' di tempo per scriverlo. 
Ps. sono @shesproudofdemi su Twitter. Chiedete, per qualsiasi cosa riguardante l'FF. 

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Capitolo 15
*** Chapter fifteen. ***


CHAPTER FIFTEEN.

Narra Harry.
Erano passate più o meno due settimane da quando dissi ad Honey di essere fidanzato e già dalla mattina seguente, a scuola, non mi rivolse parola. "Per fortuna" non eravamo in classe insieme, così da non dover sopportare il fatto che lei non mi calcolasse minimamente, anche perché bastavano (e avanzavano) i dieci minuti di ricreazione che tutti noi passavamo fuori le aule. Pensavo a lei, amavo lei, sognavo lei, ma nel frattempo stavo ancora con Caroline, che non sembrò accorgersi della mia disattenzione e del mio disinteresse nei suoi confronti; però le cose dovevano cambiare, e dipendeva solo da me.
Parlai con Louis di quella situazione esattamente il giorno dopo che diedi la brutta notizia ad Honey e lui mi disse di essere uno stupido, di dover cacciare il coraggio e l'uomo che c'era in me e di rompere con Caroline; ma non feci nessuna delle tre. C'erano momenti in cui avevo anche dei dubbi sull'amore che provavo per Honey: insomma, volere è potere, no? E io volevo, ma non riuscivo. Però potevo. 
Era un pomeriggio esattamente dopo scuola e, come sempre, posai lo zaino appena tornato a casa con l'intenzione di riprenderlo la mattina seguente. La mia media a scuola non era buona, ma nemmeno la più cattiva. 
Decisi di chiamare Caroline, improvvisamente, per dirle tutto. In dieci minuti era a casa mia, mai successo.
Bussò la porta e andai ad aprire controvoglia.

«Ciao piccolo mio!» mi disse, saltandomi al collo. Ero il piccolo suo, sì, essendo dieci anni minore di lei! Mi baciò e solo quando si staccò notai che aveva le solite unghie laccate di rosso (lasciando perdere che lo smalto si stava consumando) e la solita faccia arancione che copriva la miriade di brufoli affondati, ormai, nel fondotinta messo male. Io mi limitai ad abbracciarla, non risposi al bacio e feci una specie di faccia schifata quando il suo viso si piazzò davanti al mio. Era esagerata.
«Entra.» le dissi, chiudendo la porta alle nostre spalle. Non salimmo in camera, non c'era bisogno di rimanere soli per tanto tempo, anche perché da lì a poco l'avrei mandata fuori da casa mia.
«Che hai, piccolo mio? Ti vedo strano.» mi disse, con la faccia da cucciolo (che le veniva male) e accarezzandomi la guancia con l'indice.
«Intanto, per favore, smettila di chiamarmi in quel modo orribile che non puoi capire quanto mi dia sui nervi.»
«Intendi "piccolo mio"?» alla sola pronuncia di quel nome alzai gli occhi in alto, sospirando.
«Sì Caroline, sì, quello.»
«Oh, ok.»
«Grazie.» dissi, abbastanza secco e duro.
«Tutto per te, lo sai.» disse, scuotendomi i capelli, pur sapendo che mi dava fastidio al solo pensiero che qualcuno potesse toccarmeli e metterli in disordine. Le tolsi la mano velocemente appoggiandola, con forse troppa forza, sul braccio del divano. Stava per baciarmi di nuovo e prima che le sue labbra potessero arrivare a contatto con le mie, mi spostai.
«No, no.»
«Ma che hai?»
«Caroline, per una volta nella vita voglio avere coraggio quindi ti dirò quello che mi sta tormentando nel modo più diretto che possa esistere. Non mi interessa se ti dispiacerò, sinceramente, ma devo farlo.»
Mise le mani sulle sue ginocchia, senza rispondermi, quindi continuai.

«Scusa, ma... amo ancora la mia ex.»
Rimase ancora in silenzio e la cosa mi stava innervosendo. Volevo che parlasse: diceva di amarmi, avrebbe dovuto almeno dare un segno di dispiacere, di vita!

«Beh?» le dissi.
«Cosa vuoi che ti dica, Harry?»
Feci spallucce.

«Appunto. Insomma, si era capito.» lo aveva capito? Caroline lo aveva capito? Wow.
«E perché non mi hai detto niente? Caroline, hai detto di amarmi, come minimo avresti dovuto piangere o protestare! O parlarmene, quello che vuoi! Le coppie fanno così.»
Restò un minuto in silenzio. Stavo per dirle di parlare, di nuovo, ma mi anticipò lei.

«Harry, ti ha mai detto qualcuno che la maggior parte delle persone soffre in silenzio? Non c'è sempre bisogno di manifestare le proprie emozioni, sai? Io non le ho manifestate, ma nemmeno tu. Hai detto di amarmi ma non me l'hai mai dimostrato. Ok, non è questo il punto. So che ami la tua ex, molto probabilmente non hai mai smesso. Sono grande, molto più grande di te e certe cose le capisco al volo. Non so perché non ti ho voluto dire niente, forse ti ho amato davvero. Credo. Ma va bene così. Come dici tu, non sto piangendo e penso che questo faccia capire molte cose.» mi disse il tutto con molta calma. A parte gli occhi lucidi che aveva e le parole appena pronunciate, non diede nessun'altro segno di dispiacere.
Iniziai a chiedermi se fosse davvero così stupida come avevo sempre pensato.

«Quali cose fa capire?» le dissi, chiedendole la prima cosa che mi passò per la mente, tanto per non sembrare un'idiota.
«Beh, forse che tra me e te non c'è mai stato niente di vero.»
«Concordo.»
«E ora vai da lei.» se ne uscì all'improvviso in quel modo, e mi sorprese; forse più di quella specie di discorso che mi fece prima.
«Come?»
«Vai da lei, sì. Te lo dico da amica.»
«Stai parlando sul serio?»
«Sì Harry, sto parlando sul serio. Vai da lei, io adesso torno a casa.» avvertii una puntina di dispiacere nella sua ultima frase, ma mi importava ben poco.
Ci alzammo in contemporanea e la abbracciai per salutarla un'ultima volta. Le diedi un bacio sulla guancia e lei mi sorrise, ma non provavo niente.
«Ciao Harry, alla prossima.» aprì la porta, le feci cenno con la mano, e la chiuse.
Mi ero finalmente tolto un peso e ora dovevo pensare a come riconquistare Honey.

Narra Helen.
Quel giorno ero finalmente libera dai compiti. Nonostante la settimana scorsa fui impegnata a consolare Honey per ciò che le aveva detto Harry, trovai anche il tempo di anticiparmi quello che quei maledetti professori ci avevano assegnato. 
Zayn non aveva ancora conosciuto mio papà, non so perché. Forse il pensiero non aveva sfiorato né me, né il mio fidanzato; ma forse papà dubitava di qualcosa. Lo sentivo preparare qualcosa in cucina, ormai era diventato bravissimo ai fornelli e c'era un ottimo odore ogni volta che lui era lì vicino. Decisi di andare da lui, era un po' che non parlavamo.

«Ok papà, ho un piccolo momento di dolcezza e sai benissimo che capitano raramente con te, quindi ne approfitto per dirti che mi mancano le nostre chiacchierate di una volta.» piombai in cucina saltando sull'uscio della porta, infatti mio padre si spaventò un attimo. Scoppiai a ridere, e lui insieme a me.
«Tesoro! Prima cosa, non fare mai più una cosa del genere. Seconda cosa, mancano anche a me le nostre chiacchierate quindi siediti e parliamo.» tolse lo sguardo dalla padella che era sul fuoco (non avevo idea di cosa stesse cucinando) e si pulì le mani con il grembiule legato ai suoi fianchi.
Ci sedemmo tutti e due intorno al tavolo. Io nel posto "capo-tavola" e papà alla mia destra.
«Posso dirti prima una cosa, papà?» gli poggiai una mano sul braccio.
«Tutto quello che vuoi.»
«Bene. Sei penoso con questo grembiule.»
Abbassò lo sguardo prendendo il grembiule in mano, nel frattempo io ridevo, poi lui mi seguì.
«Hai ragione, ora lo tolgo.»
«Ma no, se vuoi... cioè... no ok, toglilo!» 
Si mise a ridere e si sedette di nuovo, dopo aver posato il grembiule sul bordo del lavandino.
Tornammo seri e mi prese ad accarezzare la guancia.

«Più cresci, più somigli alla mamma.»
Quella frase mi distrusse, e la parola "mamma" mi fece piangere istintivamente.

«No, perché piangi?» mi chiese papà.
«Perché non mi hai mai detto una cosa del genere, ma per un momento mi hai resa fiera di me stessa.» sorridemmo insieme.
«Somigliare alla mamma è stupendo, papà. Vuol dire che porterò avanti qualcosa di lei nel mondo, fin quando ci sarò io.» continuai. Sorridemmo di nuovo.
«E' bello quello che dici.»
«A me è piaciuto più quello che hai detto tu, veramente.» formai quella frase come una specie di battuta, ma, come nella maggior parte delle volte, scherzando si dice la verità; e io parlavo sul serio. Mio padre rise comunque.
«Papà, adesso devo dirti qualcosa di più serio.»
Mi guardò con gli occhi spalancati.
«No, tranquillo! E' una bella cosa, almeno spero che tu la prenda bene. Poi mi rende felice, papà.» dopo quella frase sembrò tranquillizzarsi, ma lo vedevo ancora teso. 
Stavo per dirgli di me e Zayn.
«Sono fidanzata, papà.»
Silenzio. Dieci lunghissimi secondi di silenzio e viso inespressivo da parte di mio padre. Io, con l'ansia fino al collo, non sapevo nemmeno come muovermi.

«Come si chiama?» 
Sì, sì. Finalmente ha parlato. Aveva la fronte un po' arricciata e questo mi metteva abbastanza a disagio e non mi faceva stare per niente tranquilla.

«Zayn. Zayn Malik. Anzi, Zayn Jawaad Malik.»
«Quanti anni ha?»
«Diciannove.»
«Com'è fatto fisicamente?»
«Beh.. è alto, abbastanza da superarmi di tre dita, più o meno. E' magro, moro e ha gli occhi scuri. Porta due orecchini e ha un sorriso bellissimo, fidati. Ah, e ha un po' di muscoli, ma non è palestrato.»
«Come si veste?» sapevo cosa volesse dire con quella domanda: a lui non piacevano i tipi spacconi, con i pantaloni talmente bassi che il punto più "alto" erano le ginocchia. Non piacevano quelli con le catene e le maglie enormi, più grandi di tre taglie.
«Come piace a te.»
«Fin qui bene. Mmh... che scuola e che persone frequenta?»
«Oddio papà, che ansia che mi stai mettendo! Comunque viene nella mia stessa scuola, l'ho conosciuto proprio il primo giorno che siamo venuti qui, quando ti ho detto che sarei andata a fare una passeggiata per il quartiere. Mi ritrovai all'improvviso nel cortile di quest'enorme edificio e ci siamo scontrati, come nei film. Ci siamo piaciuti subito, quindi è successo tutto all'improvviso, diciamo. Ma tranquillo papà, sul serio. Ah, che persone frequenta? Le stesse che frequento io. Siamo in pochi, ma stiamo sempre insieme.»
«Mmh. Bene, voglio conoscerlo.»

______________________

Ciao belli! (?) *ww*
Niente di che 'sto capitolo, ma spero vi piaccia comunque. Recensite, pleeeease.
Al prossimo! <3 i love you.

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Capitolo 16
*** Chapter sixteen. ***


CHAPTER SIXTEEN.

Io e mio papà stavamo aspettando che venisse Zayn. Lo chiamai dieci minuti prima al cellulare, spiegandogli che mio papà voleva conoscerlo e non esitò a venire. Pensavo a come potesse vederlo papà e a come si sarebbe svolto il loro incontro. Ero in ansia, ma vedevo anche papà agitato. Nel frattempo, però, pensavo anche a Zayn, vestito bene, nella sua macchina, con il terrore che a mio padre non potesse piacere.
Il suono del campanello, all'improvviso, interruppe tutti i miei pensieri. Era lui, Zayn. Sicuramente. 

«Eccolo!» dissi a papà. Ci alzammo insieme dal divano e, prima di aprire la porta, mi aggiustai i capelli e guardai papà, che rideva alle mie spalle.
«Cosa ridi?»
«Sei emozionata e si vede.» mi disse, accarezzandomi la guancia.
«Abbastanza, ma anche tu non sei da meno eh!» dissi, alzando un sopracciglio.
Poi, finalmente aprii; ed eccolo, in tutto il suo splendore davanti quella porta, mentre sorrideva. Lo guardai dalla testa ai piedi, non ero niente in confronto alla sua smisurata bellezza. Portava un jeans non troppo attillato e delle Nike Dunk rosse con il segno bianco, una camicia a quadri blu, rossa e bianca e sotto una maglia a maniche corte bianca, con lo scollo a V.
«Ciao piccola.» mi disse, avvicinandosi, dandomi un bacio sulla guancia (vicino alla bocca) e mettendomi la mano dietro la schiena per attirarmi, forse, a sé. No, accidenti, no!, pensai. Doveva chiamarmi in quel modo proprio adesso che ero in totale imbarazzo? Ma, in fin dei conti, se mi chiamava con il mio nome poteva risultare "freddo" per papà, quindi non aveva tutti i torti. Comunque, mi scioglievo ogni qual volta lui mi chiamasse così.
«Ciao Zayn.» gli dissi, poi spostò lo sguardo verso mio padre.
«Salve signore.» gli disse, porgendogli la mano.
«Ciao Zayn. Piacere, sono Will.» si strinsero la mano, con un sorriso da parte di entrambi.
«Piacere mio, signore.»
«Vieni, sediamoci.» continuò mio padre, facendoci segno di accomodarci sul divano. Si sedettero, alzandosi i pantaloni come fanno di solito gli uomini.
«Io vado a preparare qualcosa, arrivo tra poco.» dissi, poi me ne andai in cucina, sotto gli occhi di Zayn, che mi fece l'occhiolino.

Narra Zayn.
Ero in ansia. Volevo essere accettato a tutti i costi dal padre di Helen e volevo fare una bella figura. Gli sorridevo, ma nessuno dei due osava a dire qualcosa. Per fortuna, ci interruppe Helen dicendo che sarebbe andata a preparare qualcosa, quindi ne approfittai per guardare altrove.
«Allora Zayn, parlami un po' di te.» mi disse Will. E ora cosa gli dicevo?
«Beh signore, non c'è molto da dire su di me. Ho diciannove anni e frequento la stessa scuola di Helen, ma penso che questo gliel'abbia già detto lei, giusto?»
«Esatto. Ah, ma chiamami Will. Signore è troppo da vecchio.» ridemmo insieme, per la prima volta.
«Ha ragione.» 
Dai Zayn, trova qualcosa da dire, forza!, mi dicevo. Ma più mi torturavo e più non avevo qualcosa da dire.
«Beh dimmi Zayn, quali sono le tue idee per il futuro?»
«Oh, beh... negli ultimi giorni ho fatto un provino per diventare cantante, con quattro miei amici e compagni di scuola. Ci hanno presi, per fortuna, e ora spero di avere un'importante e fruttuosa carriera insieme a loro.»
Annuì, ma non parlò. Dovevo forse continuare io?
«Quando ero piccolo volevo fare l'insegnante di inglese, mi piaceva molto il mondo scolastico, ma non ci fu mai occasione per approfondire di più i miei studi, al di là di quelli che offre appunto la scuola, quindi abbandonai quest'idea e, fino a meno di un mese fa, non avevo proprio in mente di uscire fuori con il canto.»
«Quindi è una cosa che hai scoperto in quest'ultimo periodo.» mi fece eco Will.
«Esatto. E ora che ci hanno presi, mi sembra incredibile.»
«Immagino, immagino. Sai, io da piccolo volevo fare il pilota di aerei, ma nemmeno io ebbi mai la possibilità di realizzare il mio sogno. Così trasmessi questa passione a mio figlio, che ora non potrà realizzare nemmeno lui. Perché...» deglutì.
Sapevo benissimo cosa stesse per dire, ricordo quando Helen mi raccontò tutto. A proposito, chissà cosa stava preparando di buono!
«Lo so signore, Helen mi ha raccontato. Non ci pensi.» dissi in tono tranquillo, cercando di calmarlo. Mi sorrise e mi sentii in pace con me stesso.
«Scusa la domanda, forse ti mette in imbarazzo. Con Helen?»
«Oh, non si preoccupi, ho le migliori intenzioni del mondo, mi creda.»
All'improvviso, Helen uscì dalla cucina con un vassoio in mano. Bella come il sole, forse di più. Portava un jeans che metteva in risalto le sue gambe e una maglia a maniche corte che evidenziava i suoi tratti femminili. E i capelli che le ricadevano morbidi sulle spalle fino sotto al seno, la rendevano una Dea ai miei occhi. Camminava lentamente, attenta a non far cadere i bicchieri. In quel momento mi chiedevo come sarebbe stata come mamma: splendida.
«Eccomi.» disse, appoggiando il vassoio sul tavolino al centro della sala. Aveva preparato dei crostini con una salsa rosa sopra da una parte, mentre dall'altra c'erano patatine e pochi pop-corn. Nei bicchieri c'era già il bitter rosso, ma sul vassoio erano appoggiati anche delle piccole bottigline di succo, arancia, acqua o coca-cola. Si era data da fare, forse troppo per tre persone. Avrei voluto urlarle quanto l'amavo.
«Quante cose!» le dissi.
«Eh sì, ho fatto tutto per bene. Mangiate, su.» si sedette e le accarezzai la schiena, cercando di non farmi vedere da suo papà, che aveva già gli occhi puntati sul vassoio.
Mi avvicinai a lei, cercando di baciarla, ma lei si scansò. Chissà quanto si stesse vergognando, come biasimarla.

Narra Helen.
Avrei voluto baciarlo, ma mi sembrava fuori luogo. Poi con papà davanti non ci sarei praticamente mai riuscita.
Mangiammo in poco tempo alcune delle cose che preparai e la mia tensione si allentò dal modo in cui ridevano Zayn e papà. Ci ero riuscita, a farlo piacere. Ma sarebbe stato anche troppo facile senza di me, è davvero eccezionale Zayn.
In poco tempo, l'orologio segnò le otto e mezza di sera. Il tempo era volato.
«Zayn, vuoi fermarti a cena?» irruppe all'improvviso mio papà.
Zayn ed io ci guardammo istintivamente, cercando di capire quale sarebbe stata la risposta da parte di entrambi. Gli annuii.

«Volentieri, grazie mille.» 
«Bene!» dissi.
Chissà come sarebbe andata la serata.
«Ragazzi, se voi volete andare a farvi un giro mentre io preparo, non fatevi problemi. Vado in cucina intanto.» 
Lo seguimmo con lo sguardo mentre andava in cucina, speravo chiudesse la porta. ... Sì, perfetto!, dissi.
Mi girai verso Zayn e, dopo esserci guardati, ci baciammo senza staccarci per un bel po'. Infilò la sua mano dentro la mia maglietta e appena le sue dita sfiorarono la mia pelle, rabbrividii. Misi le mani sul suo collo e ci baciammo con passione. Una volta staccati, si morse il labbro.
«Allora, come è andata con papà?» gli chiesi.
«Bene dai, spero di aver fatto una buona impressione. E' simpatico.»
«Sono contenta.»
«Anch'io sono felice, ed è solo grazie a te.» mi baciò di nuovo.
«Dopo cena facciamo qualcosa?» gli chiesi.
«Del tipo?»
«Non lo so, discoteca? Ti va?» un attimo dopo quella domanda, mi pentii. Le discoteche erano il luogo perfetto per mettere la parola "fine" ad una relazione, spesso. Ma io avevo fiducia in Zayn, completa fiducia.
«Sì dai. Vuoi che andiamo insieme agli altri?»
«Ok.»
«Va bene, allora li chiamiamo dopo.»

Venti minuti dopo.

«Ragazzi, la cena è pronta!» urlò mio padre dalla cucina.
«Andiamo amore.»

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E anche questo capitolo fa schifo, sììì! -.- scusate, ma non avevo per niente ispirazione, perdonate.
Vi ricompenserò con il prossimo, promesso. <3

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Capitolo 17
*** Chapter seventeen. ***


CHAPTER SEVENTEEN.

«Smettetela di bere!» dicemmo io e Niall all'unisono, ma senza essere ascoltati.
Eravamo in discoteca e tutti, tranne noi due, avevamo bevuto. Ho sempre saputo e capito che Niall non era tipo da quelle cose, era un ragazzo serio e per bene, mi piaceva molto come persona.
Zayn aveva bevuto talmente tanto che i suoi occhi erano arrossati e continuavano a lacrimare; più di dirgli di smetterla, non potevo fare altro. Honey era appena andata in pista con Louis e Liam, che le strusciavano praticamente intorno. Chiudevo gli occhi e mi giravo verso il bancone alla vista di quelle scene, per me, raccapriccianti, e sorridevo vedendo che Niall faceva i miei stessi movimenti. 
Era orribile vedere Zayn in quello stato. Ordinava il barista di riempire il bicchiere, un sorso e aveva già finito; poi poggiava con forza il bicchiere sul bancone e la scena si ripeteva all'infinito. Era strano pensare che pochi minuti prima era serissimo, innamorato di me, a parlare in macchina di ciò che si dissero lui e mio padre. Non lo riconoscevo, e mi piangeva già il cuore. In più, c'era la mia migliore amica più scatenata che mai, con gli occhi sognanti di Harry addosso. Zayn, al contrario, non mi degnava di uno sguardo da quando entrammo in quel locale: più tempo passava, più mi pentivo di aver proposto io di uscire; iniziavano a mancarmi le serate a casa di Louis a mangiare tutti insieme una pizza, a ridere perché volevamo, non perché eravamo ubriachi.
Gli unici occhi che avevo addosso erano quelli di Niall, che ogni tanto mi sorrideva e distoglieva lo sguardo appena io ricambiavo. Era strano quella sera, o forse lo era sempre stato, ma in ogni caso non ci avevo fatto tanta attenzione. Il tempo di guardare gli occhi di quel biondino tenerissimo, e Zayn non c'era più vicino a noi. Guardai in pista, ma niente. Nemmeno Honey.
Panico.
Il primo pensiero che occupò la mia mente fu quello di loro due insieme: come sempre, il mio ottimismo non so dove l'avevo lasciato. Comunque, con le gambe tremanti, attraversai la folla in pista, quella musica assordante, le manacce dei ragazzi addosso a me, e finalmente trovai il bagno, se così poteva chiamarsi. Era diventato una camera da letto, senza letto, armadio, comodino e privacy. C'erano coppiette che evidentemente nemmeno si conoscevano, ma che comunque stavano insieme. Non ci saranno mica anche Zayn e Honey qui dentro?, mi chiesi. Ma, ovviamente, erano insieme. All'angolo dell'ultimo bagno, attaccati alla porta. Le mani di lui sotto il vestitino corto di lei, le sue braccia intorno al suo collo e ogni tanto gli toccava i capelli; le loro bocche non ne volevano sapere di staccarsi. Gli occhi iniziarono a pizzicarmi e le lacrime non esitarono a scendere. 
Ero immobile su quella porta del bagno, morta praticamente in piedi. Le braccia erano pesanti lungo i miei fianchi, sentivo che stavo per cadere. Mi si offuscò per un attimo la vista, ma non volevo sentirmi male lì dentro, davanti a tutti, anche se sapevo che nessuno mi avrebbe notata.
Scappai correndo verso l'uscita che sembrava non arrivare mai. Sembrava che quell'inferno dovesse ancora appartenermi, come se fossi costretta a vederli ancora insieme, senza amore, senza passione, senza affetto, senza niente, solo alcool.
L'uscita, finalmente.
Mi sedetti sul muretto poco distante da quella discoteca e iniziai a piangere con la testa fra le mani. Era tutto perduto. Non sarebbe cambiato niente, anche se il giorno dopo né Zayn né Honey si sarebbero ricordati del "grande evento". N
Nessuno mi aveva vista, il che mi faceva sentire ancora più sola. 
Pensai a Zayn, a tutto quello che avevamo passato insieme, anche se per poco tempo. Ai "ti amo", ai baci, alla nostra prima volta, ai sorrisi, alle promesse, alle dediche, ai battiti di cuore, alle farfalle nello stomaco, al nostro primo incontro. Poi Honey, la nostra fiducia, l'amicizia, il bene infinito, le risate, le notti passate a parlare dei nostri innamorati. 
Ma in cosa credevo, alla fine? 
Iniziai a pensare di essere io il problema, mi succedeva sempre così quando perdevo qualcuno di importante. Era colpa mia perché non ho saputo togliergli quei bicchieri dalle mani, non ho saputo prendere la situazione in mano, non ho saputo tenere delle relazioni, non ho saputo dare amore. Forse ero una ragazza troppo per bene, forse quella non era la mia compagnia e tutto era accaduto troppo in fretta. 
Poi pensai alla mamma, che se fosse stata ancora con me mi avrebbe saputo tenere con i piedi per terra, mi avrebbe dato consigli e mi avrebbe fatto agire con la testa, che fin'ora era quella che avrei dovuto sempre ascoltare.

«Non pensare mai di essere sola, ci sarà sempre una persona accanto a te, e sarà quella che non pensavi ci fosse mai stata, non ci crederai nemmeno quando ti capiterà. Quella persona sarà il tuo spiraglio di luce nel buio, sempre.» mi diceva spesso mia mamma, quando mi lasciavo con un ragazzo alle scuole medie o quando litigavo con la mia migliore amica del periodo. 
Ma chi era quella persona? Chi era il mio spiraglio di luce? Nessuno si era accorto di me, quando uscii dalla discoteca (almeno credo). Anche perché, se mi avesse vista e ci avrebbe tenuto a farmi stare bene, mi avrebbe rincorsa e consolata. Come nei film, no?

Narra Niall.
Dov'era finita? Ci stavamo guardando, per la prima volta i suoi occhi si posarono su di me, per più di due secondi. Mi stava fissando, non era mai capitato. Si girò all'improvviso verso Zayn, o meglio, verso il posto che due secondi prima era occupato da Zayn. Non c'era, e lei si spaventò. Non mi resi conto nemmeno di dove stava andando, forse in pista a ballare; ma se era lì me ne sarei accorto: lei era quella che brillava più di tutte. 
Helen, la "mia" Helen. Non ebbi mai il coraggio di dire a nessuno del mio amore per lei, e spesso lo nascondevo anche a me stesso per non stare troppo male. Lei era innamorata di Zayn, s vedeva, e a me, almeno fino a quella sera, non si interessò mai, non mi diede nemmeno un attimo di attenzione. 
Mi rubò il cuore appena Zayn ce la presentò nel cortile della scuola, ebbi quella sensazione che di solito le ragazze chiamano "farfalle nello stomaco". Fu anche per quello, che in un certo senso rinunciai a lei (anche se, di fatto, non l'avevo mai lasciata). Ricordai anche quando a casa di Lou mi prendeva in giro per il cibo, o quando a scuola mi guardava di sfuggita, quando su quelle scale della scuola Zayn le cantò una canzone e lei pianse, quando a casa di Harry, il pomeriggio che Zayn doveva tornare dal funerale dello zio, mi lamentai per i pop-corn caduti per terra. 
Dovevo trovarla, all'improvviso mi alzai ed andai in pista a spingere chiunque mi capitasse davanti. Grazie al Cielo non mi trovai in una rissa a sangue. Comunque, non c'era lei in pista, non c'era al bagno, ma trovai Zayn ed Honey insieme: capii tutto. Corsi fuori, sapevo che lei era lì. Ed eccola, su quel muretto con la testa fra le mani, probabilmente a piangere, bella come sempre.


______________________ 

CIIAAAAAO! *WW*
Scusate il ritardo, ho trovato tempo e ispirazione solo oggi pomeriggio, spero vi piaccia. 
Al prossimo, cercherò di essere più puntuale.
GRAZIE A TUTTE. <3

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Capitolo 18
*** Chapter eighteen. ***


CHAPTER EIGHTEEN.

«Ahi!» ero in bagno, seduta per terra, con la schiena appoggiata alla porta. Il sangue continuava ad uscire dal mio polso sinistro. Questa volta feci un taglio più profondo dei precedenti, probabilmente ci mettevo sempre più rabbia. Anche gli occhi continuavano a scorrere, piangevo ogni volta che mi tagliavo.
Erano passati tre mesi dal "grande evento" e non riuscivo ancora ad andare oltre.
Io e Niall diventammo ormai migliori amici, anche se non gli dissi mai di volerlo bene, mi limitavo a sorridergli. Sapeva dei miei tagli, era l'unico, e mi diceva in continuazione di passare sopra alla causa di tutti i miei mali. Era lui la mia unica fonte di salvezza, lui il mio spiraglio di luce, come diceva la mamma, e non l'avrei mai saputo ringraziare abbastanza. Lui non aveva problemi di questo genere, almeno per quanto ne sapevo io, per sua fortuna. Ogni sabato sera dormivamo insieme, a casa sua, restando svegli fino a tardi per finire il barattolo di Nutella. In fatto di cibo, lui era un esperto, ed ero sempre più convinta di aver trovato la persona migliore del mondo. Era anche lui ad informarmi sullo stato sentimentale (e non) di Zayn. Attualmente non era fidanzato, ma ogni sera si trovava in discoteca e per una notte aveva una ragazza sconosciuta nella sua macchina. Niall lo sapeva perché, essendo anche migliore amico di Liam, il quale usciva sempre con Zayn, Louis ed Harry, veniva messo al corrente di tutto. 
Feci un ultimo taglio e buttai la lametta in una bustina, che avrei messo poi nel cestino della spazzatura. Presi un asciugamano dal mobiletto vicino al lavandino e lo attorcigliai intorno al polso, poi me ne andai in camera per cercare quanti più braccialetti possibili, dato che avevo raddoppiato la lunghezza della mia ferita. 
Non facevo in tempo a vedere delle cicatrici sui miei polsi, che ogni volta rinnovavo il taglio. 
Mio papà non sapeva niente e non avrebbe mai dovuto saperlo. Era al corrente solo della mia rottura con Zayn, ma sapeva che avevamo rotto solo da due settimane. Gli dissi che avevamo deciso insieme di lasciarci, altrimenti se gli avessi raccontato come andarono realmente le cose, sarebbe stato un disastro. Comunque, c'era anche lui a darmi una grossa mano per stare meglio, anche se non sempre ci riusciva.
Iniziavo a non piangere tutte le notti, ma Zayn era puntualmente in ogni sogno che facevo. Mi stava torturando e non lo sapeva, come d'altronde non sapeva molte cose di me, non mi aveva mai veramente capita, anche quando stavamo insieme.
Honey, beh, lei era un punto interrogativo per tutti. Non usciva più con noi, o meglio, con gli altri. A scuola la vedevo di sfuggita, ma nessuno delle due parlava. Io di certo non avrei fatto il primo passo e, conoscendola, molto probabilmente, non lo avrebbe fatto nemmeno lei; ma poco mi importava. Nella mia vita non esisteva più e lei mi deluse talmente tanto, che provavo pena per quanto fosse brutta come persona, interiormente intendo. Chissà come andava con Harry, se le cose cambiarono tra i due. Che io sapevo, lui era ancora tanto innamorato di lei, ma quest'ultima non ricambiava; dagli sguardi mi pareva di capire questo. 
Mi squillò improvvisamente il cellulare, nello stesso istante in cui aggiunsi altri bracciali al mio polso che ora iniziava a pesare. 
Niall mi stava chiamando.
«Niall!»
«Ciao Helen, tutto bene?» e adesso cosa gli dicevo? Non potevo dirgli di stare bene, non sarei mai stata capace di mentirgli; nello stesso tempo, non gli avrei detto di stare male, perché si sarebbe preoccupato e avrebbe capito che mi stavo tagliando ancora. Alla fine, decisi di rimanere in silenzio.
«Ti sei appena tagliata, vero?» mi disse, io annuii, come se potesse vedermi. D'altronde, se mi aveva capita senza che io gli dicessi nulla, avrebbe capito anche che non riuscivo a dirgli di sì.
«Helen...» disse ancora, in tono disperato. Iniziai a piangere e tenevo il cellulare all'orecchio con tanta debolezza.
«Sto arrivando.» mi disse. Attaccai. 
Spostai i bracciali per vedere i miei tagli. C'era ancora un po' di sangue, ma dovevo andare a lavare il polso. Corsi in bagno, feci tutto velocemente: conoscendo Niall, avrebbe suonato a momenti. 
Driiiiin.

«Appunto.» dissi.
Scesi per le scale e andai ad aprire. Trovai Niall che mi guardava con una faccia da trattino-punto-trattino, poi mi abbracciò e io continuai a piangere sulla sua spalla.
«Will non c'è?» mi disse, portandomi a sedere sul divano e chiudendo la porta d'ingresso.
«Papà dici?»
«C'è qualcun'altro in questa casa che si chiama Will?» 
«Hai ragione. -poi risi- E' uscito per andare a prendere il pane.»
«Ci saresti dovuta andare tu.» 
Lo guardai con fare interrogativo.
«Almeno non avresti fatto danni.» mi disse, prendendomi il polso sinistro, dato che sapeva benissimo che mi tagliavo quello, e alzandolo davanti ai miei occhi.
Sbuffai, per evitare alle lacrime di scendere ulteriormente.

«Grazie per essere venuto.» dissi, per cambiare discorso.
«Sono mai mancato?»
«No.»
«E secondo te lo farò?» 
Feci spallucce, lui mi alzò il mento e mi guardò negli occhi.

«Pensavo che Zayn e Honey non se ne sarebbero mai andati, ed ecco qual è il risultato. Quindi non si sa mai.» 
«Primo, smettila di pensare a quei due. Secondo, non me ne andrò mai e te lo posso assicurare.» 
«Parola di Niall?» 
Quando dicevamo "parola di Niall" o "parola di Helen", era una cosa seria, una promessa.

«Parola di Niall.»
Lo abbracciai e mi sentivo al sicuro; poche volte succedeva.

Narra Zayn.
Erano le quattro del pomeriggio ed ero stravaccato sul divano, con il telecomando in mano intento a cercare un canale con un programma che mi facesse passare la noia, con la ciotola di patatine sulla pancia.
Ero diventato enorme, mi stavo trascurando, non ragionavo, non ero lo Zayn di prima. Non ero più il ragazzo per bene, non ero quello che aveva i capelli più invidiati della scuola, non ero capace di sentire dei veri sentimenti e non stavo con lei. Lei, che continuavo a pensare, che mi faceva battere il cuore più velocemente del normale, che era perfetta, che era la mia donna. Ma l'avevo persa, forse per sempre, perché ero consapevole del fatto che un errore come quello sarebbe stato imperdonabile per chiunque. In più, erano passati tre mesi e se saremmo dovuti tornare insieme, lo avremmo fatto prima; io, però, avevo una ragazza diversa per ogni notte e, anche se mi facevo schifo da solo, era una cosa che non riuscivo ad evitare. Speravo che lei non lo sapesse mai, che nessuno avrebbe fatto la spia.
Avevo ancora i miei amici intorno, nonostante io fossi un ragazzo vuoto, inutile, stupido e bambino. Sapevo che non mi meritavo niente e che da un giorno all'altro avrei perso tutto e tutti. 
Quella sera, non sapevo cosa mi fosse passato per la testa, ero incontrollabile. Bevevo, bevevo e bevevo a più non posso. Poi, il disastro che rovinò la mia vita.
Persi i contatti con Helen, con Honey e anche con Niall. Di Honey iniziai ad infischiarmene poco dopo quella serata, ma continuavo a pensare ad Helen e a Niall. 
Mi alzai improvvisamente dal divano, mettendo fine a tutti quei miei pensieri deprimenti: dovevo cambiare le cose e non avrei aspettato ancora tanto tempo.


______________________ 
EEE SONO QUIIII A ROMPERVI ANCORA! *ww*
Scusatemi l'immenso ritardo, davvero. 
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo, anche se non è una meraviglia.
Volevo ringraziare di cuore le ragazze che hanno recensito tutta la storia sin dall'inizio e nell'ultimo capitolo avete scritto cose meravigliose, mi avete fatta emozionare e sjakhjak GRAZIE. <3 AHAHAHAH
Al prossimo. Ah, vi ricordo che sono @shesproudofdemi su Twitter, quindi se volete che vi avvisi quando posto, basta un tweet. #muchlove

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Capitolo 19
*** Chapter nineteen. ***


CHAPTER NINETEEN.

L'ora di letteratura francese era appena finita, per fortuna, e mi affrettai ad uscire dalla classe non appena suonò la campanella, che sì, aveva un rumore assordante e fastidioso, ma provavo un senso di libertà assoluta ogni volta che andava in azione. Stavo andando verso il mio armadietto e il caos che c'era in quel minuto mi costrinse a tenere i libri stretti a me. Guardavo, nel frattempo il mio polso, cercando di muovere i braccialetti e di non farmi vedere da nessuno; il taglio era ancora abbastanza evidente e si sarebbe ricucito sicuramente non a breve. Alzai un attimo gli occhi, per vedere a che punto del corridoio mi trovavo e per stabilire se mi mancava poco per arrivare al mio armadietto, ma un mento con qualche accenno di peli e una felpa sopra una maglietta bianca, mi impediva di guardare oltre. 
Zayn. Sapevo benissimo che quegli indumenti erano i suoi, li portava spesso; e quell'accenno di barbetta non c'era mai stata durante il nostro periodo insieme, ma il mento era il suo: ero rimasta a fissarlo per troppo tempo, quando eravamo fidanzati, sapevo riconoscerlo tra tanti. Incredibile, ma vero.
Non alzai lo sguardo, l'odio era troppo grande, quindi passai al suo fianco e continuai ad andare avanti, cercando di non far bagnare le mie guance. 
Voleva perseguitarmi? Mi voleva di nuovo? Perché mi si puntò davanti? Perché non mi dava pace? Voleva farmi del male ancora? Voleva scusarsi? Cosa? Mentre queste domande mi tormentavano e le lacrime stavano per scendere, arrivai finalmente al mio armadietto. Lo aprii velocemente buttandoci i libri senza guardare e lo chiusi con forza, provocando rumore, ma nessuno parve accorgersene. 

Narra Zayn.
Non mi aveva guardato, non mi aveva calcolato, non mi voleva. Aveva ragione, d'altronde.
In un attimo arrivò al suo armadietto, chiudendolo con rabbia. Era colpa mia. Lei stava male, era distrutta ed era tutta colpa mia. Quella mattina, in quel momento in cui lei arrivò davanti a me, o meglio, io piombai davanti a lei, volevo parlarle, anche se non sapevo realmente cosa dirle, ma le parole sarebbero uscite da sole.
Guardavo il suo armadietto, ma lei se n'era andata, dileguata all'istante. Guardavo quella serratura sperando di poterci trovare il suo meraviglioso viso che diceva di amarmi ancora. Ma sognavo. 

«Hei amico!» sentii una pacca sulla spalla e la voce di Harry. Lui mi chiamava ancora "amico", nonostante io avessi avuto una relazione, seppur senza senso, ma comunque una relazione, con la ragazza della quale lui era innamorato.
«Ciao Harry.» gli risposi, abbozzando un sorriso.
«Tutto bene?» mi chiese, con sguardo preoccupato. Che fantastica persona che era.
Sospirai, chiudendo per un attimo gli occhi, forse mi aiutava a scaricare la tensione. No, per niente.
«Certo!»
«Sì, e io sono Babbo Natale. - alzai le spalle, poi continuò - Comunque, noi oggi usciamo, ti va di venire?»
Sarei dovuto uscire? Massì, magari mi sarei svagato un po'.

«Sì. Ma "noi" chi? E dove andate? Cioè, andiamo.»
«Louis, Liam, tu ed io. Al parco, poi credo che faremo una partita a calcio.»
«Va bene, ci sono. Sai già chi porterà il pallone?»
«Di solito lo porta Liam, quindi credo anche questa volta.»
«Lo porta lui sì o no? E' sicuro?» gli chiesi, abbastanza nervoso.
«Calma, calma amico, tranquillo. Non so se lo porta lui, ma se ci tieni tanto portalo tu. Ciao. - fece per andarsene, ma poi tornò - Ah, e dovresti pensare prima di agire.» mi rispose con un tono di acidità, andando via senza lasciarmi il tempo di rispondere.
Cosa voleva dirmi con quell'ultima frase? O meglio, a cosa si riferiva? Al fatto di quella sera? O a come gli ho risposto?
Helen. Ogni volta che pensavo a lei avevo una fitta al cuore e mi sentivo male, ma davvero.

Narra Helen.
Per quanto fossi brava a scuola e mi piacesse, almeno un po', studiare, nemmeno quel libro di scienze riusciva a distrarmi da ciò che successe quella mattina. 
Posai la matita nella metà del libro e appoggiai il mento al mio palmo della mano, iniziando a pensare. Forse se lo avessi guardato, sarebbe stato un nuovo inizio, avremmo potuto parlare e chiarirci e le cose magari sarebbero cambiate. O magari fu meglio che io me ne andai, perché dovevo fargli capire che non mi interessava. Ma, alla fine, se l'avevo riconosciuto, pensavo ancora a lui e ce l'avevo ancora in mente. Cosa pensò appena io me ne andai? E mi guardava mentre posavo i libri? Avrà sentito il rumore del mio armadietto? Ah, che complessi! Ero senza dubbio una ragazza, molto probabilmente lui non ci avrebbe nemmeno pensato a tutto ciò ed ero io che facevo film su film. Per cercare di non pensarci, o almeno, pensarci di meno, tornai a studiare.

Narra Niall.

«No, Liam, ti ho detto che non ci vengo. C'è Za... quel tizio lì che non mi va di nominare e non ho intenzione di vederlo.»
Ero a casa con Liam, avevamo appena finito di fare gli esercizi sul libro di inglese. O meglio, io avevo fatto e lui aveva copiato. Se non c'ero io a fargli almeno gli scritti, lui si sarebbe trovato ancora in secondo superiore, cioè due anni indietro.

«Niall.» mi guardava male, ma non cedevo.
«Che c'è?»
«Ci devi ven...»
«Ho detto che non vengo, Liam! Ma siete diventati uno più stupido dell'altro improvvisamente?» urlai, sbattendo la mano sulla mia scrivania. Mi feci male, tanto, ma non ci pensai in quel momento. Pensai di spaventare Liam, forse erano poche le volte in cui gli parlavo così, o forse mai. Me ne pentii un attimo dopo.
«Scusa. E' che quello là mi fa venire il nervoso.»
«Capisco, non ti preoccupare. - e mi sorrise, poi continuò - Voglio dirti solo una cosa.»
Feci un cenno con la testa, per farlo parlare. 
Si sedette sul letto e io lo seguii.

«Devi venire. - sospirai nervosamente e mi toccò il braccio per fermarmi - Fammi continuare, Niall, però!»
«Hai ragione, dimmi.» trattenni una risata, mi faceva sempre ridere quando si innervosiva.
«Se vieni, gli fai capire che di lui non te ne importa niente.»
«Ma già non me ne importa niente!»
«E... mmh, vedi se riesco ad arrivare al punto eh! E invece, se non vieni, pensa che tu pensi che ce l'abbia con lui.»
Lo guardai con un sopracciglio alzato. A volte faceva dei discorsi che capiva solo lui ed era tenerissimo quando si inceppava con le parole.
«Non ho capito una mazza di quello che hai detto, sinceramente, ma vengo.»
«E Liam James Payne ci riesce! Partono i cori ed eccolo qui che si inchina! Grazie, troppo buoni, grazie a tutti.»
Idiota, ma il mio migliore amico.
Si girò verso di me, che lo guardavo male, e scoppiò a ridere.
«Avvisami quando hai finito, eh.» gli dissi, dal momento che rideva da tre minuti.
«Finito!» si alzò improvvisamente dal letto e sospirò, calmando il suo istinto che lo faceva ancora ridere.
Uscimmo dalla porta e gli saltai sulle spalle.
«Ma che?»
«Galoppa cavallo, galoppa!» urlai, dandogli delle pacche sul fianco. Sentivo che stavamo per cadere, ma se fossi sceso, sarei caduto solo io e mi sarei sentito uno scemo.
«Il cavallo si è dimenticato il pallone in camera tua, mi fai tornare indietro e scendi, per favore?»
«Ma come sei pesante oh!» scherzai, scendendo dalla sua schiena.
«In pochi secondi che mi sei salito in braccio, mi hai trasformato in un angolo di novanta gradi. E sarei io quello pesante?»
«Yeah buddy!»
«Pfft. - andò in camera per prendere il pallone, poi tornò al piano di sotto - C'mon, Horan.» 

______________________ 
LALALALAAAA! QUESTO CAPITOLO MI FA SCHIFO, LALALALAAA! -.-
Bah, comunque, in ogni caso, spero che a voi piaccia. 
Lo scorso capitolo ha avuto sei recensioni, uno dei numeri più alti per me, eh. In più, sono nelle preferite di dieci e seguita daaaa diiciassette! *siinchinacomeLiam* GRAZIE-DI-CUORE. <3
Al prossimo capitolo.

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Capitolo 20
*** Chapter twenty. ***


CHAPTER TWENTY.

«Arrivederci ragazzi. E non dimenticatevi del campo scuola di domani eh, alle sette puntuali in cortile con i vostri compagni della sezione C.» ci disse la professoressa di geografia, altra materia pesante, odiosa e fastidiosa. Non ci capivo niente. Insomma, viaggiare non mi era mai piaciuto, a cosa mi serviva sapere i nomi dei monti, dei fiumi, dei laghi, delle pianure, la lingua parlata nelle varie nazioni, la loro storia... non me ne facevo nulla. 
L'indomani, comunque, ci sarebbe stato il campo scuola con la "famosa" sezione C, la sezione di Zayn. L'idea di stare cinque giorni su cinque a Napoli con lui, mi stava distruggendo. Erano mesi che non parlavo con lui, sarebbe cambiato qualcosa in campo scuola? L'amore che provavo per lui, nel frattempo, ancora non era svanito, ma iniziavo a far crescere le cicatrici sui miei tagli, e mi sentivo orgogliosa di me stessa, perché voleva dire che forse non stavo ancora così male come poco prima.
Uscii frettolosamente dalla classe, sperando di non incontrare di nuovo Zayn che mi si piazzava davanti. Ma eccolo lì, in fondo al corridoio, a pochi armadietti distanti dal mio, girato di spalle, con le mani in tasca, un piede davanti all'altro e la testa leggermente inclinata verso sinistra, poggiata all'armadietto. Il mio cuore batteva ad una velocità supersonica, non avevo più la capacità di muovere le gambe o qualsiasi altro muscolo del corpo; il cuore batteva solo perché era autonomo, ma se fossi stata capace di controllarlo, si sarebbe fermato. 
Vederlo, anche se da dietro, mi faceva lo stesso effetto di sempre, quello che ebbi anche il giorno del nostro primo incontro. Impotenza totale mentale e fisica davanti a lui. Era tanto bello quanto bambino.
Iniziai a camminare lentamente, sfiorando gli armadietti della fila opposta e osservandolo con la coda dell'occhio. Arrivai parallela a lui e aumentai la velocità del passo, sperando di non farmi notare.

Narra Zayn.
Ero vicino al suo armadietto e solo questo mi faceva battere il cuore, ma allo stesso tempo ricordare tutti i nostri momenti e quindi sentirmi automaticamente in colpa. 
Mi mancava lei, da morire. Ma il giorno dopo saremmo partiti per il campo scuola proprio con la sua classe: destino? O il contrario? Il fato ci voleva insieme o voleva darmi l'ennesima dimostrazione che dopo il mio tradimento, Helen non mi pensava più?
Ma eccola, mentre camminava a passo svelto verso l'altra fila di armadietti, con il suo zaino in spalla, diretta verso l'uscita. La osservai per bene e notai che era dimagrita tantissimo. Aveva un nuovo paio di jeans, o almeno io non li conoscevo. Le sue converse blu un po' invecchiate risaltavano la sua maglietta dello stesso colore. 
Istintivamente andai verso di lei, che era già nel cortile della scuola seduta su una panchina, fissando il vuoto. Com'era bella.
Ero sull'aiuola, valeva a dire poco distante da lei, non sapevo cosa fare. Immobile, cercavo di pensare a cosa fare, ma di nuovo il mio istinto mi trascinò verso di lei facendomi sedere dall'altro lato della panchina. 
Il nervosismo prese il sopravvento e misi una mano nei capelli, accarezzandoli lentamente. Lei si girò verso di me e nel momento in cui i nostri occhi si incontrarono, sentii un tuffo al cuore. Il suo sguardo non si appoggiò su di me nemmeno per due secondi, tant'è che prese il suo zaino dal lato della panchina e se ne andò, sospirando.
«No, aspetta!» urlai, ricorrendola. Non si girava, ma avrei messo la mano sul fuoco sul fatto che stava piangendo.
«Helen!» ancora niente. Arrivai finalmente affianco a lei, stavamo facendo una specie di marcia. La guardavo, ma lei fissava un punto davanti a sé.
«Ti prego, aspetta.» dissi ancora, con un filo di voce. Il nodo che avevo in gola mi impedì di chiamarla decentemente. Improvvisamente si fermò, come il battito del mio cuore.
Stava piangendo, mentre mi guardava dritto negli occhi; non ressi il suo sguardo e iniziai a fissare le mie scarpe, mentre sentivo gli occhi gonfiarsi e pizzicarmi. Ma dovevo fare l'uomo, per una volta.
Mi avvicinai a lei, che era ancora immobile con le lacrime che le rigavano le guance. Le sfiorai la mano e rabbrividii al contatto che mi mancò per quattro mesi. Continuava a non muoversi, così decisi che era il momento di prenderle la mano; non appena toccai le sue dita, lei ritrasse il braccio e continuò a camminare, come se improvvisamente cambiò idea.

«Ti devo parlare, per favore.» andai verso di lei e le bloccai il polso, rabbrividendo di nuovo. Fu costretta a girarsi.
Mi guardava senza parlare.
Sospirai, come per prendere carica. Dovevo farle un discorso ben preciso.

«Ti va di ascoltarmi?» le chiesi, vedendo il suo viso impassibile.
«Sinceramente no, quindi risparmiati le tue scuse a cui non credo e il tuo finto "ti amo" perché non ho intenzione di avere un minimo dialogo o contatto con te.» disse dura.
Chiusi gli occhi, aveva ragione. Iniziò a camminare di nuovo, ma dovevo parlarle. In quel preciso istante le avrei detto tutto ciò che pensavo in quattro mesi di assenza.
«Helen.» la chiamai. Dire il suo nome ad alta voce, per lo più a lei, mi fece uno strano effetto; mi era mancato anche quello.
«Vedo che non hai capito. - mi disse, girandosi di nuovo. - Non. - e fece un passo verso di me. - Voglio. - un altro passo. - Più. - ancora un altro. - Avere. - un altro. - A. - di nuovo. - Che. - un altro passo, era quasi di fronte a me. - Fare. - ancora. - Con. - di nuovo un passo verso di me. - Te.» era vicinissima a me, la distanza che di sicurezza che ci voleva per non baciarla. Ma improvvisamente, non so come, la mia mano si trovò sul suo fianco e le nostre labbra si stavano baciando. Non sapevo chi prese l'iniziativa, ma lo volevamo tutti e due e quello era certo. Le sue mani erano nei miei capelli e le mie sui suoi fianchi. Iniziai a piangere, per la prima volta davanti ad una ragazza, ma soprattutto, per una ragazza. La ragazza che non avevo mai smesso di amare dal primo momento in cui la vidi. Le mie lacrime bagnavano il suo dolce viso già umido. Continuammo a baciarci per un po', poi iniziai a darle dei baci a stampo. Il nostro bacio - mozzafiato - era finito. Le accarezzavo il viso e le spostavo i capelli che le caddero davanti. Mi guardava negli occhi, prima in uno e poi in un altro.
«Ti amo Helen, ti amo. Non ho mai smesso. - dissi, baciandola di nuovo. - Ti prego scusa, scusami di tutto. Non ho ragionato quella sera, non ho provato niente con Honey. Non ci parliamo nemmeno più. Sono stati quattro mesi pesantissimi senza di te, mi sei mancata un sacco. Sei la mia felicità, ti prego credimi. Ti prometto che d'ora in poi andrà tutto bene, che ti amerò come non ti ho mai amata, mi prenderò cura di te e sarà tutto migliore. Ma tu devi credermi, perché è solo dandomi fiducia che capirai tutto quello che c'è da capire. Ti prego Helen, dimmi che mi ami anche tu.»
Mi mise di nuovo una mano nei capelli, poi prese ad accarezzarmi la guancia.

«Ti prego.» ripetei.

______________________ 
CIAAAAAAAO! <3
MMH, FUOCHI D'ARTIFICIO, EH? (?)
VEDREMO POI COSA SUCCEDERA', VI LASCIO COSI'. MUAHAHAHAHAHAH
Vi voglio bene, grazie perché continuate a seguirmi.

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Capitolo 21
*** Chapter twenty-one. ***


CHAPTER TWENTY-ONE (the end).

«E quindi cosa gli hai detto?» mi disse Niall impaziente al telefono. Lo avevo chiamato per raccontargli ciò che successe l'ultima volta con Zayn: le sue scuse e il bacio.
«
Gli ho detto che non lo so.» gli risposi, mangiando (o meglio, torturando) l'unghia del mio pollice.
«Davvero gli hai detto che non lo sai?» mi disse con un tono di felicità, così sembrava.
«Sì, davvero. Poi domani partiremo per il campo scuola e abbiamo deciso che in quei cinque giorni ci riproveremo, ma con calma.»
«Oh. Spero vada tutto bene. Stai attenta però, per favore. Pensa prima di fare qualsiasi cosa.» la sua voce era debole, forse triste, ma in quel momento non ci diedi tanta attenzione.
«Che vuoi dire?»
«Niente, semplicemente che devi stare attenta. Insomma, devi capire se è sincero quando ti parla o se sta mentendo e ti rivuole solo perché gli manca qualcuno con cui stare insieme la notte.»
«Ma che ti prende? Oh, sai che non è così! Se vuole una ragazza la notte, è liberissimo di andare in discoteca, ubriacarsi e portarsela a casa e vivere l'ennesima avventura della sua vita! Fino a poco fa ha fatto così, credo sia sincero. E questa tua improvvisa gelosia mi sta dando fastidio, ci si sente domani Niall. Buonanotte.» e attaccai. Forse gli risposi con troppa cattiveria, ma i suoi toni in quella chiamata furono davvero insopportabili. Lanciai il telefono sul letto, probabilmente per scaricare un briciolo del nervosismo e della confusione che avevo addosso. Strusciai con la schiena sul bordo dell'armadio della mia camera e rannicchiai le ginocchia al petto, volevo piangere.
Iniziai a pensare a quale decisione prendere con Zayn e a come sarebbe stato quel campo scuola l'indomani. Poi i miei pensieri si spostarono verso Niall e a cosa stesse pensando in quel momento, se stava male quanto me. E infine pensai a mia mamma e a mio fratello, che sembravano essere sempre più lontani ogni qualvolta mi succedeva qualcosa di spiacevole.
Avevo diciannove anni, abitavo a Londra, avevo un migliore amico e un ragazzo che mi amava ed ero triste, solo perché non riuscivo a decidermi e a mettere i piedi per terra per farmi sentire. Avrei voluto urlare e far sì che qualcuno, un angelo custode, mi salvasse da tutto quello che mi stava succedendo.
Da quando arrivai a Londra, la mia vita cambiò radicalmente. Il primo giorno fu memorabile: incontrai il ragazzo più bello che io vidi in vita mia, me ne innamorai e in poco tempo ci mettemmo insieme. Ma le favole non duravano per sempre, così improvvisamente si spezzò tutto. Poi il caos. Persi la mia migliore amica e lui, che mi rialzò il mondo per due mesi. E Niall, che sembrava rendermi felice, ma non ci riusciva mai a pieno.
La vita che avevo io, le ragazzine adolescenti la sognavano, ma non ero mai stata capace di farmi bastare ciò che avevo. Ero sempre scontenta, scaricavo le mie paure sugli altri e preferivo star male le persone piuttosto che me stessa.
Ero a Londra solo da un anno e avevo incontrato il ragazzo della mia vita, perché sì, ancora adesso sono sicura che lui lo sia. Un anno e avevo provato anche l'esperienza di tagliarmi le vene, cosa che poco tempo prima consideravo assurda. 
Tutti i miei ricordi, però, vennero sorpassati dalla mia valigia vuota sul pavimento. Dovevo iniziare a preparare le cose per il campo scuola, all'istante.

Narra Niall.
Mi aveva risposto male, aveva attaccato senza che io potessi risponderle. 
Maledetta gelosia! Ero innamorato di lei, era forse l'unica a non essersene ancora accorta. Ero un'idiota, perché non ero riuscito a combinare nulla. Ero buono solo a fare il nulla, a stare seduto su un divano, mangiare patatine e pensare a lei e a quanto fosse bella e unica, ma non era mia. Restavo sempre con le mani in mano a pensare a come cambiare le cose, mai ad agire. Ero il perdente, il bamboccio.
Chissà cosa pensava lei di me, cosa stava facendo in quel momento. Sicuramente non pensava a me, come poteva? Era in totale crisi, tra il campo scuola e Zayn. Io non ero nessuno. Lo spiraglio di luce che diceva lei, non ero io, ma Zayn. Continuavo ad odiarlo con tutta la mia anima, ma in fondo speravo che in quel campo scuola qualcosa potesse cambiare e rendere felice Helen. 
Andai in camera, lasciando il mio amato divano per un attimo da solo. Istintivamente presi un foglio dalla scrivania e una penna dal mio astuccio, iniziando a scrivere qualcosa, una specie di lettera per lei. Le parole sembravano scorrere una dopo l'altra, come se io le stessi leggendo.
"Cara Helen, 
sento il bisogno di dirti delle cose che non sono mai riuscito a far capire a nessuno, tanto meno a te. 
Sei da un anno e più qui a Londra, un anno e più qui da me. Il primo giorno in cui ti conobbi, fu a scuola, in cui Zayn ti presentò a noi; non so se ti ricordi. Eri bellissima, un po' impacciata, con quei capelli morbidi che ti cadevano sulle spalle e quel sorrido meraviglioso che ti andava da un orecchio all'altro, perché eri con il ragazzo che amavi e che ti amava. Ti guardavo e non capivo più niente, riuscivo solo a sentire il mio cuore che stava per uscire dal mio corpo e quella sensazione strana allo stomaco che ti fa il solletico. Poi hai iniziato a parlare e a sporgere la tua mano verso di me, per presentarti. Io te l'ho stretta e quel tuo contatto così caldo, mi fece prendere pace. In quel momento nemmeno io mi accorsi, forse, di tutte queste emozioni, ma ora che mi ritrovo come un poveraccio su questo letto a scrivere cose poetiche e romantiche per te, mi viene tutto naturale e i ricordi raffiorano. 
So che sei stata benissimo con Zayn e so che ti è anche caduto il mondo addosso quando ti ha lasciato. Io sono stato l'unico ad esserci e a cercare di farti stare meglio, ma, nonostante ho fatto quel che potevo, non ci sono riuscito. Va bene così, perché comunque ci ho provato.
Ad ogni modo, ti ho scritto per dirti che so che domani partirai e non penserai a me. Domani sarai in Italia e, per quanto possa essere bella Napoli, lo spettacolo che ti piacerà di più sarà lui, che cercherà di riprenderti. Io, invece, sarò sempre qui a casa a pensare a te e alla tua voce così bella, alla tua risata così contagiosa, ai tuoi capelli sempre a posto, ai tuoi occhi che diventavano verdi al sole, al tuo corpo perfetto, alla tua simpatia e alla tua dolcezza nascoste, al tuo essere così buona con tutti, al tuo camminare veloce ed elegante. Penserò a quanto sei fantastica e a quanto ho fatto male a nascere così, biondo (tinto, tra l'altro), con questo sorriso che non riesce a farti stare bene, con questo mio corpo insignificante e questi miei occhi che ti hanno fatto solo ghiacchiare. 
Scusa di tutto, scusa per qualsiasi cosa non ti sia andata bene.
Sono sicuro di amarti e credo che lo farò per il resto della mia vita. Sarai sempre la mia Helen, perché come ti tengo nel cuore io, non ti tiene nessuno.

                                                                                                                                                                                                   - con tutto l'affetto che posso, Niall.
"
Piegai quella schifezza nel mio zaino, che l'indomani avrei dato ad Helen, prima di partire per il campo scuola.



Quarant'anni dopo.

Mentre ascoltavo "Up All Night", il primo album di Zayn, Louis, Niall, Liam ed Harry, chiusi gli occhi e iniziai a sentire il vento che mi spettinava i capelli, su quella costiera Amalfitana. Ero da sola, ricordo, con le braccia conserte, appoggiata alla ringhiera di un ristorante sul mare. Pensavo a Zayn e a quanto fosse difficile il nostro rapporto, perché nessuno dei due riusciva a farsi capire veramente. In quel momento, sentii delle braccia avvolgermi dolcemente da dietro, sapevo che era lui. Mi girai, e il mio intuito non sbagliava. "Ti amo", mi disse, poi mi baciò. Ed io ero la ragazza diciannovenne più felice del mondo, non potevo desiderare altro. A venticinque anni, ci sposammo. Il matrimonio fu bellissimo. Invitammo tutti i nostri amici del liceo, con i quali eravamo ancora in buoni rapporti. Con Helen il rancore sparì e ancora adesso è una mia cara amica, ma siamo lontane. Noi siamo rimasti a Londra, ma lei è a distanza oltremare, con suo marito Brian e i suoi due figli. La sua storia con Harry non si concluse mai, persero i contatti dopo il liceo, ma sono convinta che ognuno terrà sempre nel cuore l'altro. Louis e Liam abitano nel palazzo di fronte al nostro, con le loro rispettive mogli. Ogni tanto mi fermo e penso a come la mia vita sia cambiata. Ora sto tenendo la lettera di Niall in mano, la mattina del campo scuola in cui la lessi, scoppiai a piangere: l'amore che provava per me quel ragazzo era enorme, tanto che misi perfino in dubbio se Zayn lo superasse; lui mi disse di sì, e i fatti me lo dimostrarono. Era capace, anche adesso che eravamo sulla soglia dell'anzianeità, di farmi sentire l'unica al mondo per lui, di farmi sentire quelle emozioni da liceale. Era capace di tornare alle undici di sera dal lavoro e trovare qualcuno che vendesse qualche rosa, per portarmela prima di andare a dormire.
"I can love you more than this" - ero alla quarta canzone dell'album, quella che Zayn mi dedicò al matrimonio. Dopo quest'ultimo, infatti, lui e gli altri ragazzi iniziarono a fare tour mondiali, smisero a trentacinque anni di fare musica. Pazzeschi. 
«Sarà per sempre, vero?» chiesi a Zayn prima di partire per tornare a Londra dal campo scuola.
«Per sempre.» mi rispose, incrociando le sue dita alle mie. E così fu.

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E siamo alla fine, avete visto? Questo è l'ultimo capitolo, come potete vedere. Mi sono commossa, sul serio. 
GRAZIE, GRAZIE DI CUORE PER OGNUNA DI VOI CHE HA RECENSITO. GRAZIE PER ESSERCI STATE DA GENNAIO. <3 i love youuu.
Sono fiera di me stessa perché sono riuscita a portare a termine qualcosa, finalmente -.- AHAHAHHAHAHA ed è grazie a voi, ancora, sempre.
Vi rivelo che ho già in mente qualcosa uu #likeaboss.
Dunque, spero che questa storia vi sia piaciuta, mi dispiace anche averla finita!
Alla prossima, giiirls. <3 

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