The Nightmare of Love's Night

di Sybelle
(/viewuser.php?uid=28445)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Haunted ***
Capitolo 3: *** The Show Must Go On ***
Capitolo 4: *** Nemo ***
Capitolo 5: *** My Immortal ***
Capitolo 6: *** Bring me to life ***
Capitolo 7: *** End of all hope ***
Capitolo 8: *** Ironic ***
Capitolo 9: *** Whisper ***
Capitolo 10: *** Too much love will kill you ***
Capitolo 11: *** The Phantom of the Opera ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ed eccomi tornata con una long fic tutta nuova, in cui metterò anima e corpo!!

Si tratta di una storia dark, drammatica, gotica…romantica anche…Questa fic è nata con la mia necessità a perfezionare il mio stile, per cui spero che i vostri commenti (se ce ne saranno) siano sempre onesti, costruttivi e più che sinceri. I protagonisti, sebbene nella presentazione non sia scritto, sono TUTTI, o meglio: tutti compariranno, ma poche persone avranno un ruolo importante…

Sperando che vi piaccia!

Buona lettura

Sybelle

Prologo

Non sapevo da quanto tempo stavo correndo, il paesaggio innevato era sempre uguale, nulla cambiava. Mi voltai a controllare dove fosse, sperando che il colpo che gli avevo lanciato lo avesse fermato per un po’...Ma improvvisamente, rivoltandomi, era lì, a pochi metri da me, più rilassato e tranquillo che mai. Non avevo più vie di scampo, il gioco era finito. Che destino crudele, fuggire da tanti anni di prigionia, per incappare in una situazione peggiore.

A questo punto potevo solo bluffare…ero patetico, sicuramente…

“Non mi avrai, Logan! Non ti lascerò questa soddisfazione!”

Lui rise, avvicinandosi a passi lenti, quasi snervanti, data la sua intrinseca natura.

“Mi dispiace, mio tesoro, ma dopo così tanto tempo, credo che la tua cattura mi spetti di diritto!”

Rabbrividii, a quanto pareva non voleva più aspettare.

“Hai sbaragliato tutti i miei uomini” rise “ed ora sono dovuto venire a cercarti personalmente! Quanto disturbo stai dando!”

Lui si avvicinava sempre di più, mentre io, un po’ per istinto, un po’ per paura, indietreggiavo…

Ma lui era troppo vicino ormai, ed il suo splendido viso oramai mi appariva nitido tra la neve che cadeva inesorabilmente dal cielo.

“Mi dispiace, Kei, ma oramai sei in trappola!”

Non so cosa successe dopo, so solo che fu una cosa orribile.

Fine prologo

Ringrazio e saluto: Iria, Padme, Eagle Fire, DarkHiwatari, medea90, Bebyangeldark, Kelly, Eles, Nehi, Lexi90, Valery Ivanov, Eli94, Nika Chan, Sod50, Jillian Greenleaf, Nissa, Joey, Angioletto Smemorato, Ben Huztenuvna (mi scuso se il tuo nome è scritto in modo errato, non imparerò mai a scriverlo correttamente XP) e chiunque abbia avuto fiducia in me, mi abbia recensita e messa tra i preferiti fino ad ora.

Dedico questa fic alle mie Iria, Padme e Eagle Fire, perché più di tutti gli altri mi hanno supportata e guidata. Senza logicamente sminuire tutte le persone ringraziate sopra! Poiché tutte sono state importanti in pari modo!

Kissone

Sybelle

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Haunted ***


Salve a tutti! Dopo il prologo, già pubblicato alla fine di “Amore, solo per te” (certo che sei brava a farti pubblicità occulta nd…Sergay?) (Sergay?°_° Che ci fai tu qui? Nd me) (visto che Kei è intento a fuggire, sarò io il disturbatore di questa fic nd Sergay) (ehm…in verità l’hanno pure preso nd me)(oh porca paletta! Era il suo turno di pulire TUTTO il monastero la settimana prossima! I ragazzi saranno furiosi! Nd Sergay) (certo che ti dispiace proprio per il tuo amico…T_T nd me) (certo! Nd Sergay V_V) Dicevo: dopo il prologo, eccomi con il primo vero capitolo. Ho deciso che ogni cap avrà il titolo di una canzone, che accompagnerà anche il cap in questione come significato e colonna sonora. Questo sarà uno tra i pochi, se non l’unico capitolo NON raccontato in prima persona.
Gli asterischi staccano totalmente scena ecc…^^
Sperando che voi lo apprezziate, e che il grande maestro Oscar Wilde possa sempre illuminarvi. ^__-
Kissone
Sybelle

Haunted – Fantasma



Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell’attrazione
                                                                - Oscar Wilde-



Si avvicinò alla persona che, con il capo chino, sedeva alla scrivania; solo poche candele ad illuminarne il giovane volto rigato di lacrime.
“Non piangere. Le tue lacrime sono un insulto a ciò che sei.”
Tremava la povera creatura, la penna più volte le cadeva di mano.
“Scrivi”
Rispose flebile, la voce sembrava voler venire meno.
“Non posso…”
Ma non c’erano scuse, non c’erano vie alternative.
“SCRIVI TI HO DETTO!”
“…”
Prendendo la penna in mano per l’ennesima volta, gli occhi gonfi di lacrime, iniziò a scrivere.

*

Carissimi
Purtroppo ho ben poco tempo per scrivervi…mi trovo in un posto dimenticato da Dio, dove penso potrò trovare le preziose cose che cerco, come le avete bollate voi…
Non state in ansia se non vi scriverò più, perché come potete leggere sto più che bene. Non so quando tornerò, sebbene io creda ne avrò ancora per le lunghe.
Spero che voi stiate tutti bene.
Un abbraccio a ognuno
Kei

Il biondo poggiò la lettera sul tavolo.
“Per lo meno sappiamo che sta bene”
Yuri annuì sollevato: “Era da tanto che non dava sue notizie, ora sappiamo qualcosa almeno. Se lui dice di non preoccuparci mi fido, e comunque direi che sarà meg…”
Il suono del telefono lo fece zittire.
Ivan prese la cornetta, essendo il più vicino: “Pronto?…Veramente?...Incredibile…Dove?...E che paese è?...Ah, capisco…Certo, sicuramente! …Per quando?...Va bene…sì, il tempo di fare le valigie e saremo lì…Sono proprio curioso! …Sì, capisco…Beh, grazie per la telefonata!…Davvero?...Perfetto allora! ...Sì, anche a lei! Alla settimana prossima!”
Sergay lo guardò interrogativo, mentre Boris scendeva le scale: “Chi era al telefono?”
Ivan poggiò la cornetta al suo posto: “Il presidente Daitenji…dice che in un villaggietto sperduto della Slovenia hanno trovato scritte antiche riguardanti i Bit Power…ci vogliono tutti lì. Il presidente ha detto che ci penserà lui con i nostri lavori mentre saremo via.”
Yuri lo interruppe: “In breve…ci retribuirà lui il viaggio e la permanenza?”
Boris sorrise spensierato: “Una vacanza!”
Ivan lo guardò interdetto: “Beh, a me pare più un viaggio quasi di lavoro…hanno detto che staremo tutto il tempo negli scavi…”
L’entusiasmo dell’amico scemò: “Che palle…-il capitano lo guardò storto- …ehm…cioè…che bello!^^”

Come potevano sapere che quello era l’Inferno? Un Inferno persino peggiore del monastero, persino peggiore dell’Inferno stesso.
Come potevano sapere che quello sarebbe stato il primo passo verso la tragedia?

*

Il sole brillava tenue, riscaldando i luoghi intorno al grande scavo archeologico. Hitoshi, il signor Kinomiya e gli altri studiosi erano in continuo movimento, mentre i blader giunti sul posto osservavano con interesse le scritte antiche e le immagini sbiadite dal tempo. Tutti erano riuniti da un solo desiderio: scoprire da dove provenissero i Bit Power.
E forse era per questo che avevano tutti risposto all’appello: qualunque blader possedesse un Bit Power si trovava in quel luogo misero e dannato.
C’erano la squadra americana, cinese, europea, spagnola, russa, e, logicamente, giapponese. E poi la squadra di Mr X, quella capitanata da Michelle, Brooklyn ed i blader che avevano lottato dalla parte di Vorcov nella Bega.
Nessun malumore, nessun litigio, solo tanta voglia di sapere. Solo tanta voglia di vivere.

Come potevano sapere che presto sarebbe arrivato il diavolo nella loro vita? Un diavolo in minigonna e con un sorriso splendente, un diavolo buono, forse, ma non abbastanza.
Come potevano sapere che li avrebbe resi ciechi e ottusi?

*

“Ed ecco l’area degli scavi mio tesoro…ho piena fiducia nel fatto che compirai adeguatamente la missione…e sappi che io ti osservo…”
Quelle parole le rimbombarono nel cervello, come un ordine, come una minaccia.
Vide da lontano l’enorme buca. Si sistemò la gonna. Trattenne le lacrime.
Chiuse gli occhi, fece un profondo respiro, e infine, si incamminò verso la sua meta. Verso la loro rovina.

Come poteva sapere che forse tutto ciò non era così sbagliato? Forse aveva fatto la scelta giusta. Forse condannarli tutti voleva veramente dire salvarli.

*

“…Vedete ragazzi? Questa scritta indica il nome specifico di un Bit Power…probabilmente, vista l’immagine, si tratta di Gaia Dragoon…”
Daichi iniziò a vantarsi, mentre Hitoshi continuava a osservare con attenzione le scritte, sperando di carpire qualcosa di più che qualche semplice supposizione…
Takao si voltò verso Yuri, rimasto con il suo gruppo leggermente in disparte, come sempre: “Hey Yuri! Sai per caso dov’è Kei? Perché non è venuto con voi?”
Il ragazzo lo guardò con indifferenza: “Sono mesi che non lo vediamo…sappiamo però che si trova in un posto sperduto da qualche parte…probabilmente non si farà vivo per un bel po’!”
Il nipponico sospirò rumorosamente: “Uffi, con quel ragazzo non si sa mai cosa f…”
Ma non finì la frase, poiché un urlo di donna aveva improvvisamente squarciato il silenzio. Tutti si voltarono simultaneamente verso il punto da cui quel grido proveniva. E fu così che la videro: una ragazza si stava rialzando dopo una dolorosa caduta nello scavo. Portava una minigonna color crema, una maglietta fucsia e delle scarpe da ginnastica, Era forse l’unica persona moderna che avevano visto nel villaggio. Li osservò incuriosita: aveva degli splendidi occhi color cobalto (così caldi e confortanti), i suoi capelli erano lunghi e biondi, portava la frangia e pareva una dea. La pelle lattea rifletteva i raggi del sole, dandole un’aria eterea e splendente. La ragazza sorridendo impacciata accettò l’aiuto che Garland le offrì per alzarsi, tra gli sguardi ammaliati dei ragazzi e quelli avvelenati delle ragazze.

Troppo bella per non essere subito amata. Troppo maledetta per essere un angelo.

“Hey tutto bene?” Il presidente Daitenji, con la dottoressa Judy e nonno Jai accorse al luogo dell’incidente, sincerandosi che la fanciulla stesse bene.
Lei sorrise: “Sì grazie…non mi sono accorta della buca e…beh, ci sono caduta dentro!” La sua risata era cristallina (finta), la sua voce dolce e melodiosa, grave e leggera, indescrivibile (falsa).
Li osservò un momento, poi capì: “MA VOI SIETE TUTTI I BLADERS DEGLI ULTIMI 3 MONDIALI!”
Lai sorrise ai compagni: “A quanto pare la nostra fama ci precede!”
La voce della giovane seguì al coro di risate: “Io vi ho sempre seguiti, in un modo o nell’altro! Vi ammiro tantissimo!”
I blader russi la guardavano in silenzio…Lei nemmeno li degnò di uno sguardo, come se le loro freddezza non potesse scalfirla, come se la sua purezza superasse gli ostacoli della diffidenza e dell’ostilità…
“Comunque mi presento: io sono Sarah…siete venuti qui per gli scavi sui Bit Power?”
Tutti la guardarono esterrefatti: “Sai dell’esistenza dei Bit Power?”
Sarah rise allegra: “Io non ne posseggo personalmente uno, ma mio fratello li studia da anni…lo affascinano! Avrebbe voluto venire qui anche lui, ma non gli hanno permesso di entrare…” La sua voce suonò risentita.

Non potevano permettere che quella creatura fosse triste.

Il padre del campione del mondo la guardò con serenità: “Chi è tuo fratello? È uno studioso? Forse potremmo riuscire a farlo entrare!”
La bionda lo guardò con gli occhi lucidi di speranza e gioia: “Veramente? Sarebbe così bello e IMPORTANTE per lui! Ma come potrei sdebitarmi?”
Stavano già per rassicurarla che non ce ne era bisogno, che a loro bastava renderla felice, quando lei esclamò felice: “Scommetto che non avete un posto dove dormire se non delle tende! E se veniste TUTTI da me e da mio fratello? Vedete –indicò un castello poco distante dal villaggio, che svettava nettamente sul piccolo e povero paese- noi abitiamo là! Ci farebbe solo piacere avervi come ospiti! Vi prego accettate!”
I suoi occhi avevano un’aria così dolce (ingannevole), la sua voce era così vellutata (crudele), il volto era così delicatamente perfetto, che fu una sola la risposta che poterono dare, come ipnotizzati, quasi in coro: “Va bene!”
Lei sorrise soddisfatta: “Bene! Ne sono felice! Ora se non vi dispiace io devo proprio andare! Vorrei veramente intrattenermi, ma il dovere chiama! Se lo desiderate, stasera venite al castello. Io sarò lì ad attendervi con lui! Un bacio a tutti! A stasera!”
La aiutarono a salire, la salutarono, e la videro allontanarsi.

Come potevano sapere che quella ragazza non era ciò che sembrava? Come potevano sapere che Sarah in verità aveva un altro scopo, che Sarah in verità era caduta apposta in quello scavo? Forse se l’avessero saputo avrebbero capito che le tende erano molto più ospitali di quell’enorme castello, dimora di demoni.

*

Li osservò da una piccola altura, all’ombra di un albero, mentre lavoravano allegri a quelle scritte. Le lacrime sgorgarono spontanee: “Mi dispiace...poveri sciocchi…mi dispiace”
Improvvisamente sentì due braccia cingerle la vita, un senso di nausea la invase: “Ottimo lavoro, Sarah, ottimo lavoro…” Rise sommessamente nel suo orecchio, lui malvagiamente felice, lei tristemente colpevole. Un’ultima occhiata a quei poveri umani, ed erano già spariti nel nulla, in un vortice di mistero.

Cosa credevi di fare, diavolo? Volevi salvarli condannandoli? È solo un’ utopia, cerchi di trovare una giustificazione ai mali commessi. Ma oramai è tardi: la tua anima brucerà, e si spegnerà nel rimorso.

Fine


Ed ecco il primo vero capitolo! La canzone è Haunted degli Evanescence, e ammetto che non è stato affatto facile scegliere…L’indecisione con Missing era atroce! @_@
Bene…cosa ve ne pare? Userò stili particolari, non so cosa verrà fuori! Ho intenzione di usare la prima persona, le frasi in corsivo, tutto ciò che mi è possibile.
Mi scuso in anticipo per i capitoli corti, ma più lunghi non mi vengono…
Metto ora il testo in italiano di Haunted

 Per molto tempo parole perse mi sussurrano lentamente
che ancora non posso trovare cosa mi trattiene qui
quando tutto questo tempo sono stata così vuota dentro
so che sei ancora lì
mi sorvegli, hai bisogno di me
posso sentire che tu mi tiri giù
temo te, amo te
non lascerò che tu mi tiri giù
ti inseguo, posso sentire il tuo odore - vivo
il tuo cuore crea danni nella mia testa
mi sorvegli, hai bisogno di me
posso sentire che tu mi tiri giù
mi mantieni, mi violenti
mi sorvegli

Come già spiegato, questa canzone è la colonna sonora del capitolo.
Ora passo alle recensioni! *O*

Joey_91 = Ciao carissima prima recensitrice!!! *-* Grazieeee!!! >///< Sono troppo contenta di averti intrigata, spero che questo primo capitolo ti sia piaciuto! Kissone

Padme86 = La mia Pad!!!! ^///^ Figurati, hai fatto tanto per me, era il minimo che potessi fare dedicartela! Allora, come ti pare questo capitolo? Opinione sincera, mi raccomando! Kissone

Ketty91 = Ciao Ketty! Sono contenta che la mia storia ti ispiri…spero continuerai a seguirmi! Kissone

Iria = Ed ecco la mia socia superdotata!! Nuu, povero Logan! È un così caro ragazzo…più o meno! XD Nonostante le torture che vuoi fargli, penso che ti piacerà…Non lo so, forse perché è un personaggio che amo…Beh, fammi sapere, e trattami bene Yuyu che mi serve per le nostre fic! ;) (…e me? ndKei) Di te faccia quel che vuole! U.U X°°D Kissone

DarkHiwatari = Mia Darky!!!! *O* Me troppo felice che ti piaccia! A Kei…vedrai…-ride maligna- Logan imparerai a conoscerlo!!! Aspetto un tuo parere! Kissone

Aphrodite = *_* My Darling! –si prostra- Che onore averti come recensitrice!!!! Grazie per tutto, spero di non aver deluso nessuna aspettativa con questo primo capitolo! Kissone

Ringrazio e saluto anche Eagle Fire, che purtroppo non leggerà questa storia se non a settembre…Mi manchi ç___ç !!!!

Ultima raccomandazione: recensite SINCERAMENTE…e positivamente se possibile! ;)

Kissone

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** The Show Must Go On ***


Ed eccomi qua con il secondo capitolo!
Sono proprio contenta di vedere tanti recensitori già dai primi capitoli! *O*
-me salta dalla gioia-
Allora…in tutta la storia ci saranno tre rivelazioni importanti (se non sbaglio)…Ebbene, una di questa sarà già in questo capitolo ^O^ Contenti vero? XD
Finalmente ne saprete di più, sia su Sarah (nome PURAMENTE casuale, vero? Nd Sergay)(io mi chiamo Sara SENZA h UoU nd me)(si…certo…>__>’’ nd Sergay) (è VERO! >.< Nd me) che su Logan…In effetti, avrete un sacco di risposte, ed è solo il secondo capitolo! O.O Come sono buona! O.O
Vabbè, bando alle ciance!
Buona lettura a tutti!
Kissone
Sybelle

The show must go on – Lo spettacolo deve andare avanti

Il primo dovere della vita è di essere il più artificiali possibile. Quale sia il secondo, non so.
-Oscar Wilde-

Le 6.00 del pomeriggio
Baci, carezze, la dolorosa consapevolezza che la sera si stava avvicinando…
Le 7.00 di sera
Le sue mani gelide si allontanavano, la vasca iniziava a riempirsi di acqua bollente, era iniziata la sera...Sarebbero venuti?
Le 8.00 di sera
Risate nell’atrio, le loro vittime stavano giungendo, avevano abboccato all’amo quegli stupidi pesci…

Dovevo esserne triste o sollevata? Il suo piano, il mio piano, era riuscito, e presto sarebbero giunti quei patetici blader, insieme a quegli inutili adulti che li accompagnavano…Sospirai, sedendomi davanti allo specchio, sistemandomi i capelli…Lunghi, bei capelli dorati…I classici capelli di una dolce principessa delle favole. Guardai la mia immagine riflessa, con uno sguardo serio che forse avevo visto solo in qualche regina altezzosa nel suo dipinto eterno. Com’ero bella, me ne rendevo conto da sola: ammaliavo con una semplice innocente occhiata, facevo innamorare le persone di me solo spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio…Presi dal mobile davanti a me i miei trucchi, ed iniziai a mascherare il mio viso: mascara per rendere le mie ciglia più folte, ombretto rosato per rendere i miei occhi più ingannatori, rossetto rosso per rendere le mie labbra ancora più desiderabili….

Sarah…

Sussultai, mentre mi acconciavo la treccia…

Sono qui mio tesoro, non vuoi assistere?

No, no…non chiedermi anche questo…

Hihihi…sono alla porta, sei veramente sicura di poterli lasciare soli ora?

No dannazione, non li sto abbandonando…

Eppure non dai quest’impressione…Dai loro la benedizione di un tuo sorriso, prima della condanna…

Mi alzai, irritata, la sedia cadde dietro di me…La sua risata risuonò nelle mie orecchie: certo quella situazione lo deliziava e lo divertiva…Erano mesi che attendeva(mo) questo momento…Sentii il portone aprirsi, spalancai a mia volta i battenti della camera da letto. Sotto di me, tutta la corte riunita ad accogliere gli ospiti, lui seduto sul suo trono, con un dolce sorriso sulle labbra…Rimasi nell’ombra.
Il presidente Daitenji si fece avanti, forse non aspettandosi cosi tante persone, tutte cosi magnificamente superbe…Vidi il povero anziano alzare lo sguardo, abbagliato dal cordiale sorriso del capo di tutti loro: “Eh-ehm…salve, io sono il…”
“Il presidente Daitenji, ma certo! Sarah mi ha parlato a lungo di voi oggi!”
Gemetti. L’uomo sembrò sollevato, come tutti, mentre vedevo i russi guardarsi intorno guardinghi…gli unici che avevano fiutato il pericolo…

Tesoro…odio distoglierti dai tuoi lieti pensieri ma…se non esci dall’oscurità continueranno a non trovare alcuna faccia amica…non vuoi farli sentire a casa?

Oh, quanto lo odiavo quando faceva così…Uscii dal buio, appoggiandomi alla balaustra: tutti gli sguardi si posarono su di me.
Li vidi sgranare gli occhi, mentre mi vedevano, seria, irraggiungibile.
Cosa state provando stupidi bambini? Stupore forse? Certo non ero così pallida quella mattina, e nemmeno così gelidi erano i miei occhi…O forse paura…sì, paura e timore, perché avete capito che è stato tutto un imbroglio, un crudelissimo imbroglio…
Lui continuò a parlare, mentre loro continuavano a guardarmi attoniti.
Il portone si chiuse alle loro spalle. Si alzò, scostando una ciocca bionda dal volto cereo: “Piacere, sciocchi umani, il mio nome è Logan, e sono il …come direbbero i più famosi cattivi del cinema? Ah sì!...” Mostrò un sorriso malefico, gli occhi azzurri brillarono: “…il vostro peggiore incubo!”
Vidi molti dei blader arretrare: “C-cosa significa?”

Arriva il bello Sarah…non ti stai divertendo?

No, per niente…
“Tu” Mr X sobbalzò, stava chiamando proprio lui “…tu sai da dove vengono i Bit Power, non è così?”
Con un certo timore, ma anche con spavalderia, il ragazzo rispose: “Certo! Vengono da…” Logan lo interruppe, correggendo da subito l’errore che avrebbe commesso: “…da una dimensione parallela alla vostra, esattamente…”
Tutti lo fissarono sconvolti: avevano il mio stesso identico sguardo, la prima volta che sentii quella storia…Mi voltai, disgustata da un racconto che ormai conoscevo a memoria, e rientrai nella mia camera…nella nostra camera...Purtroppo per me, la voce del mio amato (odiato) mi raggiungeva chiara e cristallina lo stesso.
“…I Bit Power si dividono in animali e umani: quelli di forma animale sono gli unici che possono raggiungere la terra e accompagnare un essere umano…quelli di forma antropomorfa, invece, rimangono sul loro pianeta, vivendo ‘felici e contenti’, governati da un Re e una Regina buoni e gentili, nel loro bel mondo incantato…”
Non cogliere l’ironia nella sua voce era praticamente impossibile…sbuffai, tentando di escludere la sua voce dalla mia mente, inutilmente. Lui non aveva ancora finito…
“…Ma, lontani da loro, in un pianeta a parte, vivono i loro rifiuti –sentii un cupo mormorare dopo quella parola- , coloro che sono stati scacciati, perché impuri e diversi, troppo pericolosi per la loro perfetta società…Si tratta tutt’al più di creature demoniache e fantasmi…Ma il gruppo più grande e più forte…il gruppo qui presente, il gruppo che RIVENDICA e SA di essere il legittimo governatore di entrambi i mondi….è quello dei…- Mi tappai le orecchie, non ne potevo più…perché li doveva spaventare così?- …VAMPIRI…-
Lo sentii ridere crudele, mentre quei poveri stolti ragazzini e gli adulti con loro, ‘godevano’ dello spettacolo di mille facce diafane che sorridevano mostrando i canini…Sentii delle urla, e i loro passi mentre li portavano alla loro cella…Mi tappai la bocca con la mano, trattenendo i singhiozzi: dovevo mostrarmi forte, in quel momento più che mai. IO li avevo portati lì ed IO avrei gestito la situazione al meglio.
Feci un profondo sospiro, MOLTO lungo, per poi cominciare a vestirmi: tolsi la vestaglia color perla, e l’abito da notte di seta nera, e mi diressi al mio guardaroba, nella stanza affianco. Guardai con sguardo critico ogni abito: infine, optai per un lungo vestito cobalto, aderente ai fianchi ma mano a mano sempre più largo, con le maniche a sbuffo e una profonda scollatura.
Lo spettacolo doveva proseguire senza intoppi, la maschera non poteva cedere già dall’inizio.
Quando uscii, molti sguardi divertiti si posarono su di me; li ignorai, come ignorai le esplicite provocazioni che molti mi lanciarono. Scesi le scale, sempre più in basso, per arrivare alla speciale cella dove sarebbero rimasti i nostri ospiti.
Si trattava di un’enorme ‘scatola’ invisibile, in cui si poteva entrare (e uscire) solo grazie al custode. Vi si accedeva grazie a un lungo ponte sospeso nel vuoto, con una piazzola finale. Sotto tutto ciò, un profondo abisso senza fine. Ignoravo come fossero riusciti a costruirla…
Quando arrivai al ponte, altera e fiera, i pugni serrati lungo i fianchi, Logan si trovava nella piazzola a chiacchierare amabilmente con il custode (notai con disgusto chi aveva scelto) e i nostri prigionieri, già entrati, spaventati a morte.
La sua voce risuonò in quell’enorme spazio: “Ed ecco la mia stella più luminosa! Parlavamo giusto di te!”
Mi avvicinai, impassibile: “Spero solamente che tu non ti stia lamentando del mio operato Logan” Gli arrivai dinnanzi: “Perché ho fatto tutto ciò che mi hai detto, senza alcun cambiamento”
Lui rise, mettendo un braccio intorno alla mia spalla, stringendomi a sé…Mi trovai a fissare gli sguardi sconvolti di coloro che avevo condannato.
“Ma guardatela, non è brillantemente malefica? La migliore attrice che io abbia mai visto, senza dubbio!”
Il vampiro accanto a lui, occhi verde acqua e capelli ondulati mossi, tenuti verso l’alto, in un’assurda conciatura che gli donava, mi guardò malizioso: “E l’arte della recitazione non è la sua unica dote, a quanto vedo”
Lo guardai gelida: “Io penso, Zefir, che tu abbia da discutere con Logan sul tuo nuovo eclatante incarico…E noi due, Logan, avevamo un accordo: sbaglio forse?”
Lui mi prese un fianco, baciandomi la gola con grazia: “Le promesse sono promesse…Puoi stare con loro per il tempo stabilito, poi…ti aspetto in camera…” Sparì nel nulla, ridente, seguito dal nuovo custode.
Osservai un momento il vuoto dove prima si trovavano, poi, lentamente, mi voltai verso di loro, dispiaciuta: “Vi ha spaventato, vero? Mi spiace, ho fatto il possibile per convincerlo a non prendersi gioco di voi…A quanto pare non è stato abbastanza…”
Molti mi guardarono colmi di ribrezzo, altri ancora spaventati, altri furiosi…solo quattro paia di occhi erano rimasti impassibili.
Uno degli americani, Rick, mi rise in faccia, sarcastico: “Ti spiace? TI SPIACE? TU ci hai portati qui, TU sei proprio come loro! E NOI scemi che ti abbiamo seguita!”
Mi sedetti a terra, e con un gesto elegante distribuii la gonna sul pavimento gelido. Sospirai: “Non essere ridicolo Rick, ragiona: pensi per caso che la mia pelle sia bianca quanto la loro, ed i miei denti così affilati? E come ti spiegheresti la mia comparsa in pieno giorno?”
Ammutolì: annotai mentalmente di non usare più toni bruschi con loro. Intervenne la madre di Max, la signora Mizuhara: “…Sei umana anche tu quindi! Perché collabori con loro?” Seguì subito Takao: “E perché ci hai rinchiusi qui? Cosa volete da noi?”
Li zittii con una mano, e cominciai a parlare, risoluta: “Zitti. Vi spiegherò tutto. Sì, sono umana, e collaboro con i Vampiri perché sono l’amante di Logan.” Nessuno fiatò. “Vi ha rinchiusi qui, perché per governare sia la dimensione dei Bit Power che la nostra ha bisogno dei vostri animali sacri…Questi però possono essere liberati solo dai loro custodi, quindi, la sua intenzione è quella di tenervi qui fino allo stremo, fino a che non glieli darete spontaneamente…”
Mi fecero un’altra infinità di domande, e mi ritrovai a ripetere loro mille e mille volte ancora da dove venivano i Bit Power e come erano divisi…umani e animali, un Re e una Regina, un pianeta a parte popolato di orrende bestie, fantasmi, demoni e vampiri…Ed io, orrida piccola dolce principessa umana, dove ero posta in quella scala gerarchica?
Chiusi gli occhi, stava diventando snervante quella chiacchierata: “Avete altre domande?” Il russo dagli occhi ghiacciati, Yuri Ivanov, mi fissò improvvisamente: “Qui dentro c’è ogni blader avente un Bit Power…sono TUTTI qui, non ve ne è sfuggito uno…Eppure…Kei, dov’è?”
Sobbalzai, stupita: “Lui è stato preso molti mesi fa, Logan se ne è occupato personalmente, era un ragazzo piuttosto agguerrito…”
Lo vidi accigliarsi: “…era? Dov’è ora?” Mi alzai, spolverando l’abito: “Anche se lo sapessi, non potrei dirvelo…bene, me ne vado, ma tornerò domani…” Senza aspettare una loro risposta, mi diressi velocemente all’entrata del ponte, per potermene andare da lì…
Arrivata nel corridoio, incrociai Zefir, che mi sorrise, spietato tra gli spietati: “Mi ha detto Logan che passerai con loro OGNI giorno, di conseguenza …dovrai per forza passare molto tempo anche con me…” Non lo guardai nemmeno: “Se davvero ne sei convinto” Ghignò: “Ci vediamo domani Sarah…”
Senza rispondergli, salii le scale della mia sconfitta.

Si erano accorti della mia reazione a quel nome?

Si erano accorti del mio indurimento alla fine della conversazione?

Se se ne fossero accorti, sarebbe solo colpa tua…cerca di trattenere certe reazioni, intesi?

“Logan…odio quando mi parli nella mente”
Entrai nella nostra stanza da letto: lui era sul letto, felice come non l’avevo mai visto.
Mi sorrise allegro: “Se veramente non ti piace cercherò di smettere…Sei stata veramente bravissima, un’attrice formidabile, meriti un premio!”
Strinsi i pugni, trattenni un fremito: “…hai una qualche idea?”
Mi si avvicinò, presto il vestito mi cadde ai piedi: “Tu no?”
Il suo gelido bacio di morte mi catturò le labbra, in un amaro gesto d’amore.

Ed intanto loro erano ancora là, soli, impauriti…ma presto li avrei raggiunti, presto tutto sarebbe andato bene…bene…bene…

Fine 3° capitolo

Finish! Ed ora domandone da un milione di centesimi: a chi piace l’idea del vampiro? XD
Io, personalmente, AMO queste oscure creature notturne, e penso di averlo ampiamente dimostrato! °O°
La canzone è The Show Must Go On dei Queen.
A voi la traduzione, così che comprendiate perché l’ho scelta!

Spazi vuoti – per cosa stiamo vivendo?
Luoghi abbandonati – suppongo che noi cono-sciamo il risultato
Senza sosta, qualcuno sa cosa stiamo cercando?
Un altro eroe, un altro stupido reato
Dietro la tenda, nella commedia (farsa)
Resta in linea, qualcuno lo vuole ancora?

Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Dentro, il mio cuore è rotto
Il mio trucco potrebbe scrostarsi
Ma il mio sorriso regge ancora.

Qualsiasi cosa succeda, lascerò tutto ciò per ri-schiare
Un altro mal di cuore, un’altra storia fallita
Senza sosta, qualcuno sa cosa stiamo cercando?
Suppongo di stare imparando, devo essere più caloroso ora
Presto sarò una svolta, gira l’angolo ora
Fuori, l’alba sta scoppiando
Ma dentro nel buio sto soffrendo per essere felice

Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Dentro il mio cuore è rotto
Il mio trucco potrebbe scrostarsi
Ma il mio sorriso regge ancora.

La mia anima è colorata come le ali delle farfalle
Le fiabe di ieri invecchieranno, ma non mori-ranno mai
Posso volare- amici miei

Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo affronterò con un sorriso
Non sto mai cedendo
Su – con lo spettacolo

Salderò il conto, esagererò
Devo trovare la volontà di andare avanti
Lo spettacolo deve andare avanti…

Ecco qua!=)
Ora passo alle recensioni!

Kaifan91 = Ciao Kaifan! Sono davvero contentissima che la mia storia ti piaccia, e spero veramente di non aver deluso le tue aspettative con questo capitolo…Ti piace l’idea? Dimmelo presto! Kissone

Iria = Mia socia che mi arde viva! XD –si inchina- Arguta l’osservazione su Kei e la lettera, davvero arguta! °O° Ma sarà giusta? XD Oh quanto mi diverto! Ed ecco comparso il nostro caro Logan, insieme al caro Zefir! *O* Quanto adoro questi ragas suoli…Ma dimmi, vuoi ancora torturare il povero piccolo Loggy? éoè Se è il cattivo non è mica colpa sua, bensì mia!........No, meglio se torturi lui ripensandoci XD Ebbene, mi sottometto al tuo giudizio! Ossequi……XD Kissone

Padme86 = Amoraaa! >o< Certo che voglio la sincerità! UoU ci mancherebbe! Davvero ti piace la mia storia? Ne sono veramente felice…Sarah è un personaggio complicato, io spero di riuscire a renderla più umana e amabile possibile, soprattutto con i prossimi capitoli…Dimmi che ne pensi di questo cap, la tua opinione è sempre ben accetta! Kissone

Aphrodite = DARLING! *O* Ma come sono contenta! Il mio grande demone scellerato mi recensisce! –fa salti di gioia- Alluora…Mi piace l’idea dell’horror, ma non penso di essere capace di scriverlo…Mi accontento di un atmosfera inquietante! ^^ Grazie di tutto, sapere che la storia ti piace mi rende felice! Questo capitolo ti piace? Fammi sapere! Kissone

Joey_91 = Don’t worry baby, l’importante è che recensisci, anche se in ritardo! ^_- Oh mamma che recensione XD Inquietante eh? È proprio il mio intento! Quest’idea dei vampiri BitPower ti piace? Kissone

DarkHiwatari = -si barrica in un bunker- Spero che con questo capitolo ti sarà parso chiaro che Sarah è, senza ombra di dubbio, una ragazza fatta! OoO E non di certo Kei travestito XD E, visto che ci tengo alla vita, ti darò un anticipazione unica….Logan & company sono vampiri! …Come? Lo sanno già tutti? Azz, vero! >o< E comunque….^___^’’….davvero ti spaventa? BENE! *-* Kissone

Ed ora…..Sarah!...Basta che cliccate per ingrandire =)
Free Image Hosting at www.ImageShack.us

QuickPost Quickpost this image to Myspace, Digg, Facebook, and others!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nemo ***


Salve lettori, visto?
Sono di ritorno dall’oltretomba! ^^
(O.ò tu stai male…nd Sergay) (tesoro, non vedi che sto lavorando? ^^ SPARISCI!è.é nd me) (ok ok…allora non ti dirò che tutti i blader sono riusciti a uscire dal palazzo di Logan! Nd Sergay) (COSA?O.O nd me) (Ops…l’ho detto.. nd Sergay) (Quanta pazienza ci vuole…
-va dai blader e li rimette in prigione- ù.u cast indisciplinato! Nd me)
Allora…Scommetto che vi starete dicendo tra voi: “Che bello, in questa storia tutto si chiarisce subito!”
Ebbene…se lo state pensando…sappiate che avete totalmente torto! ^_^

-i lettori smettono di leggere-
O.O’’ Eddai! Solo perché è l’ennesima storia intricata non significa che non dobbiate leggere!!!! –li riprende-
Da questo capitolo introduco una novità: le
curiosità.
Sarà un angolino, a fine capitolo, dove metterò alcune “delucidazioni”, giusto perché non so che altro fare! Per cui, se avrete domande riguardo a certi particolari della storia, molto probabilmente risponderò lì! ^^
Detto questo…
Buona lettura!
Kissone
Sybelle che si scusa per il carattere eccessivamente grande >///<

 

Nemo - Nessuno 

Mentre capisco che non c'è niente di male in quel che si è, capisco anche che c'è qualcosa di male in quel che si diventa.

                                                                   -Oscar Wilde- 
 

Il fastidio delle coperte sul mio corpo nudo mi riportò alla realtà di quella fredda serata. Era strano come ogni risveglio fosse per me traumatico e doloroso, come mi confondesse e disorientasse.
I contorni della stanza non erano mai netti, le mie idee non erano mai chiare.
Chi ero, da dove venivo, cosa stavo facendo ?
…E quelle persone che giacevano spaventante nei meandri di quel luogo a me estraneo chi erano, da dove venivano e cosa stavano facendo ?
No, a questo sapevo rispondere…Tanti giovani e tante giovani, tanti uomini e tante donne, ecco chi erano…Tutti bladers, tutti uniti, tutti legati da un vincolo chiamato “amicizia” e da qualcosa che potevo chiamare “affetto”…Avevo vissuto troppo poco tali sensazioni per poterle distinguere e separare, cosicché mi parevano amalgamate ed identiche.
Venivano da tanti luoghi diversi, tali creature, ed erano lì….ed erano lì…a causa mia.
...
Ma io? Chi ero io? Solo l’ombra di un sadico e folle vampiro biondo.
Non avevo nome…non avevo faccia…solo un’ombra. 

La colazione è servita, quando preferisce signorina… 

Ed eccolo sghignazzare contento, il mio sadico e folle vampiro biondo.
Come si suol dire, parli del diavolo….
Mi alzai, portandomi davanti allo specchio: due aloni violacei sul collo mi fecero sussultare…Mi sarei mai abituata a quella vista? Eppure vivevo da tanto di quel tempo…troppo tempo…Risi. Non sapevo bene il perché, ma quel suono isterico scaturì dalle mie labbra senza preavviso…Il mio aspetto dimostrava circa 20 anni, quando in verità ero anche più giovane, quando in verità quell’aspetto non mi apparteneva…Quanta ironia si celava dietro le mie curve.
Spazzolai i capelli, lavai il viso, cancellai i segni che sembravano urlare: “Guardate quanto è schifosamente e imperfettamente umana!”
Sfiorai con due dita i fori sulla mia gola, sorridendo rassegnata; era dunque quello il mio destino? Ero solamente ombra e nutrimento di una creatura che tutto e nulla aveva di angelico? E perché accettavo una condizione simile, io che un tempo…?
No, non potevo abbandonarmi ai ricordi, i ricordi annebbiavano la mia mente e la torturavano, rammentandole eventi troppo spiacevoli…troppo crudeli…
Le porte del mio guardaroba si aprirono, mostrandomi gli innumerevoli abiti che Logan aveva messo a mia totale disposizione…Optai per un abito bianco dalle maniche larghe e lunghe, strette al polso, scollato e molto largo in fondo. Sopra vi abbinai una giacchetta blu notte senza maniche e con il colletto rialzato: non volevo mostrare il mio collo, mi rifiutavo di dare al mio amante anche quella soddisfazione…Non legai i capelli. Coperta, pudica, ecco come volevo apparire. Logan mi avrebbe deriso, già lo sentivo.
Uscii finalmente dalla stanza da letto, dirigendomi con passo deciso alla sala da pranzo, allestita esclusivamente per me. Questa era occupata quasi interamente da un tavolo enorme, di quelli antichi che servivano per i grandi banchetti, e non per una sola persona quale io ero. Era già apparecchiato alla perfezione, un grande e barocco candelabro ad illuminare la stanza.
Odiavo profondamente quella vita, eppure non potevo fare a meno di amare quelle ricchezze…mi stupivano e deliziavano sempre.
Logan mi venne incontro, le braccia spalancate ed un sorriso entusiastico dipinto sul bel volto giovanile.
“Amore, sebbene tu sia la mia più perfetta creatura, quel vestito da monaca di clausura non esalta pienamente il tuo splendore!”
Dovevo immaginarlo…
“Logan, i tuoi complimenti sono sempre graditi, lo sai…”
Rise, raramente non lo faceva. Era un vampiro piuttosto ilare, a dirla tutta.
Mi strinse possessivamente, baciandomi con foga…Ecco il suo totale apprezzamento al mio aspetto, al quale non potevo sfuggire.
Mi scostai, guardandolo di sottecchi: “Sarebbe estremamente carino da parte tua togliermi dal collo quei fastidiosi BUCHI, non ti pare?”
Mi scostò una ciocca di capelli portandola dietro al mio orecchio, slacciando lentamente la giacca…Il silenzio era opprimente, l’atmosfera troppo calda, il suo respiro troppo calmo e vicino a me…
Quando arrivò all’altezza del seno, smise la sua opera, soddisfatto: ora mostravo comunque la generosa scollatura, sebbene il collo rimanesse coperto.
Sfiorò con la bocca i fori che i suoi stessi denti avevano lasciato, sorridente: “Così non sembri più una monaca…” Premette con forza la bocca sulle due ferite, facendomi sfuggire un lamento; un istante dopo, al posto dei segni tondeggianti e violacei c’era solo un alone rosato, simile ad un succhiotto. Mi guardò in attesa: “Grazie…” sussurrai.
Mi sedetti al tavolo, turbata: doverlo ringraziare era piuttosto umiliante, e poi…una visita mi aspettava da lì a breve…

 
Quando vidi Zefir all’imboccatura del ponte, ebbi la tentazione di fuggire via. Odiavo quel vampiro, odiavo i suoi modi e le sue parole, i suoi metodi e la sua voce. Ed odiavo soprattutto che fosse lui il custode della cella.
“Buongiorno Sarah…Dormito bene?”
Ignorando lo sguardo che aveva impuntato alla scollatura, risposi gelida: “Buongiorno Zefir”
Ero cosciente del suo sguardo fisso su di me mentre attraversavo il ponte, ma ero ancora più cosciente di altri sguardi, quelli dei nostri prigionieri che mi vedevano arrivare. Arrivata dinnanzi a loro, inclinai la testa verso Zefir: un movimento leggero, veloce…Ma lui sapeva cosa volevo dirgli, sapeva che era un chiaro invito a lasciarmi un po’ di intimità.
E proprio perché sapeva, NON obbedì.
Il sangue mi ribolliva nelle vene, ma decisi di ignorarlo, e sedermi come il giorno prima a terra.
E finalmente, sorrisi. Il primo vero sorriso della giornata, riservato solo a loro. Nessuna ostilità, ecco la prima regola.
“Buongiorno…avrete notato che la vostra cella è speciale…”
Molti annuirono, la diffidenza era evidente.
Continuai: “Ogni cosa di cui avrete bisogno comparirà da sola…i letti per la notte, il bagno ad ore precise e per tempi precisi, il cibo…” Era mio dovere avvertirli, non potevano rimanere nell’ignoranza: “…ma non sarà sempre così…”
Molti si agitarono, molti sguardi si incrociarono allarmati; prese la parola Ralph, il tedesco: “Cosa significa?”
Significa che siete finiti, ecco cosa significa…
“Significa che giorno dopo giorno le comodità spariranno…i letti diventeranno sempre meno, il bagno comparirà meno spesso, il cibo diminuirà…E voi dovrete scegliere CHI merita COSA…I letti a chi ha bisogno di comodità, il bagno ha chi non può farne a meno, il cibo a chi soffre più facilmente la fame…”
“Finchè non moriremo, o cederemo e lasceremo al tuo caro amante i nostri Bit…giusto?” Ivan Pablov, uno tra i più giovani lì dentro ed anche una lingua tagliente come poche…Osservarlo sarebbe stato troppo doloroso, così mi ostinai a fissare il vuoto: “Esattamente…”
Ed ecco la domanda che temevo più di tutte, la domanda che mi spiazzò e mi distrusse dentro…una domanda postami da Max, un’anima pura e cristallina…poverino, così ingenuo e gentile: “Ma tu perché stai qui con noi?”
Gli sorrisi debolmente, facendo un ampio gesto con la mano: “Che vuoi che ti dica…che provo pena per voi? Che è solo un divertimento? Che sono il vostro Cicerone in questa situazione?”
Si fece avanti Zeo, un ragazzo a cui spesso la verità era stata negata: “Dicci solo la verità”
Risi, un’altra delle mie assurde risate isteriche. Dovevo averli spaventati, perché molti arretrarono. Mi ricomposi: “Certo, certo…la verità…In verità, vengo qui da voi perché spero così di salvare la mia anima da un peccato più grande di quanto voi possiate soltanto osare immaginare…Siete il mio peccato e la mia redenzione signori, ed io posso giurarvi sulla mia corrotta anima che vi sono amica…”
Ed ecco lo sprezzante Andrew: “Quindi prima ci imprigioni e poi ci fai credere di essere una brava ragazza?”
Una brava ragazza…mai detto di esserlo…
“No…non voglio farvi credere nulla…In verità nemmeno io…so chi e cosa sono…So solo che voglio aiutarvi, allietare le vostre giornate…Permettetemi di starvi accanto…Forse ora mi odiate, e con il tempo imparerete a disprezzarmi solamente…Ma sarà un miglioramento in cui spero con tutta me stessa, perché siete la mia unica certezza, in questo posto ultraterreno; per troppo tempo la mia unica compagnia è stato un angelo dalle ali incenerite a dalle intenzioni maligne…Vi prego, accettatemi come un’alleata in questo palazzo di mostri…Non rifuggitemi…”
Nessuno fiatò, io abbassai lo sguardo, mordicchiandomi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
Quanto tempo passò non lo so nemmeno ora.
“Penso proprio che per me sia ora di andare…Sarebbe inutile restare oltre, data la situazione…”
Mi alzai, pulendo la gonna con le mani…Due occhi smeraldini puntati sulla mia schiena…Ignorali ignorali ignorali…
“Ma…domani tornerai?” La domanda posta timidamente dal piccolo ragazzino occhialuto mi sorprese: “Certo…certo prof…Perché posso chiamarti così, vero?”
Annuì arrossendo, mentre io mi voltai, fragile sulle mie stesse toniche gambe.
Incrociai per un istante lo sguardo divertito del custode, ma una domanda improvvisa, già sentita, mi perforò da parte a parte, come un pugnale.
“Dov’è Kei?”
L’ostinazione del giovane russo dai capelli vermigli era commovente. Lo guardai appena, da dietro la spalla: “Non posso dirtelo…”
Senza indugiare oltre, mi incamminai rapida per il ponte, fermandomi a metà quando una nuova domanda scaturì dalle labbra di Yuri: “E come sta?”
Deglutii. Il magone che sentivo non accennava a sparire.
“Male”
Ripresi a camminare, e non appena svoltai l’angolo e sparii dalla loro vista, iniziai a correre a perdifiato, senza nemmeno sapere dove stavo andando…E quando mi buttai sul letto, sconvolta, l’unica cosa che sentii fu la chiara risata di Zefir, e le lacrime che lente nascevano nei miei occhi, vivevano sul mio pallido volto, veloci morivano su quel letto di passione e dolore…Solo quello.

 
Non so per quanto tempo rimasi in apatia tra quei cuscini, ma a fine giornata sentii Logan coricarsi su di me, ridendo divertito.
“I tuoi colloqui là sotto sono ogni giorno più brevi…non avete proprio nulla da dirvi?”
Scossi la testa: “Non si fidano di me…”
Rise nuovamente: “E credi che se sapessero cambierebbe poi molto?”
Il mio sguardo, fisso nel vuoto, non incrociò le sue iridi cristalline: “Tu lo sapevi…sapevi che sarebbe successo…Per questo mi hai permesso di stare con loro ogni giorno…”
Un braccio ruotò intorno al mio corpo, stringendolo: “Sì…sapevo tutto…”
Rabbia, umiliazione, astio, disperazione…Tante emozioni apparirono in una scintilla nei miei occhi. Ira, furore, profonda malinconia… “Fottuto mio tesoro del cazzo…Mi illudi, mi incanti…Hai scelto al mio posto anche questo…Io non valgo più nulla…”
Rise, rise, rise…Sempre quella sua risata piena di significati. La mia da tempo era vuota.
“…In cosa mi hai trasformato? Cosa ne hai fatto di me?”
Le sue braccia sfiorarono i miei seni, i miei fianchi, le mie gambe…
“Ti ho plasmata, ti ho fatta diventare una perfetta bambola di porcellana, ti ho distrutta e ricreata secondo i miei criteri…Ora sei la mia perfetta statuina sofferente, Sarah, ed io sono fiero di ciò.”
Non volevo piangere. Non volevo. Ma le lacrime scesero comunque, e lui le leccò, le gustò, senza sentirne il sapore…Lacrime vuote, vita vuota, nessun amico a consolarmi…solo il mio amante.

 
Soffri, pazza. Per cosa soffri? Per i tuoi peccati, per i tuoi errori? Li hai fatti, non piangerci sopra…Reagisci, combatti, versa lacrime invisibili ma vai avanti. Ricambia i baci dell’immortale amante, non rifiutare il suo nudo corpo sul tuo…Non è saggio, non è possibile.
Ed intanto chiediti…Ma io, chi sono?

 

Fine Capitolo

 

Ed eccoci a fine capitolo =)
Per motivi vari e che non vi sto a spiegare, non posso rispondere alle vostre bellissime recensioni. Mi dispiace!
Vi do in compenso l’immagine di Logan, fatta con il doll maker (capito Dreven? ^^). Non è perfetta, ma penso che lo rispecchi abbastanza. ^^

Free Image Hosting at www.ImageShack.us

QuickPost Quickpost this image to Myspace, Digg, Facebook, and others!

 

 

Curiosità (meglio denominato, l’angolo del vostro strazio quotidiano)

Questa storia l’ho ideata giorno per giorno, anno per anno, unendo con il tempo trame e personaggi diversi, fino a giungere a questo che sto scrivendo. Ho deciso di scriverla in prima persona, e non con lo stile del primo capitolo, perchè ciò che VERAMENTE conta sono i sentimenti di Sarah. Solo quelli.
L’idea delle canzoni a fine capitolo è un’idea venuta ascoltando e leggendo i testi di molte canzoni di artisti come Evanescence, Queen, Nightwish e Within Temptation; conscia del fatto che non potevo creare capitoli song-fic, ho deciso che quelle canzoni che tanto mi piacevano sarebbero state la colonna sonora.
Un’idea di cui non mi pento, nonostante alcune difficoltà.

 

 

La canzone è Nemo dei Nightwish:

 Questa sono io per sempre
una di quelle perse
quella senza un nome
senza un cuore onesto come bussola

questa sono io per sempre
una senza nome
queste righe l’ultimo sforzo
per trovare la mancante linea della vita

oh come vorrei
la calmante pioggia
tutto quello che voglio è sognare ancora
Mio cuore amoroso
perso nel buio
per la speranza darei la mia vita
oh come vorrei
la calmante pioggia
oh come vorrei sognare ancora
una volta per sempre
e tutto per una volta
Nemo il mio nome per l’eternità

il mio fiore, appassito tra
le pagine 2 e 3
l’unica ed eterna freschezza se n’è andata con i miei peccati

percorri il sentiero buio
dormi con gli angeli
chiama il passato per aiuto
toccami con il tuo amore
e rivelami il mio vero nome

oh come vorrei...

Nemo naviga verso casa
Nemo lasciando andare

oh come vorrei...

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** My Immortal ***


Tornata! ^O^
Allour…me molto felice di sapere che la mia fic piace, e che l’idea dei vampiri e delle canzoni abbia avuto tanti consensi!
Non ho molto da dire su questo cap…Vi dico soltanto alcune cose:
-    attenzione ai particolari in questo cap….MOLTA ATTENZIONE…
-    attenzione ai personaggi, soprattutto vampiri ^__-
-    …..recensite XP
Tolto l’ultimo punto…XD….Beh, ho detto tutto.
Non mi resta che augurarvi una piacevole lettura!
Kissone
Sybelle

My Immortal – Mio immortale

Oh…tutti abbiamo bisogno di amici, alle volte
                                                  -Oscar Wilde-

Ne avevo superate tante di difficoltà, nella mia vita.
Talmente tante che non le numeravo più…
Eppure avevo paura.
Paura di alzarmi dal letto.
Paura di sopportare un’altra giornata piena di umiliazioni e vanagloria.
Paura di tornare da loro.

In fin dei conti…ero solo una codarda.

Una codarda attraente, il che rende tutto più interessante.

Mi sfuggì un verso astioso, come un ringhio: “Logan, SMETTILA di parlarmi nella mente! Se hai qualcosa da dirmi, dimmelo in faccia!”
Il suo viso comparve improvvisamente di fronte al mio, ad un centimetro di distanza: “ Ho detto: una codarda attraente, il che rende tutto più interessante.”
Sbuffai, mentre lui si mise a ridacchiare, come al solito.
“Eddai Sarah, non prendertela…sai che amo esasperarti!”
Ribattei a tono: “E tu sai che odio quando lo fai!”

Fare cosa?

Rise ancora, mentre io, stizzita, mi allontanavo da lui. I suoi scherzi e giochetti infantili erano l’ultima cosa di cui avevo bisogno…
Possibile che in un posto così grande, non avessi nemmeno un amico? Qualcuno che mi avrebbe stretto, sussurrato parole confortanti, baciato la fronte…Qualcuno che non mi avrebbe giudicata, derisa, umiliata…Qualcuno che avesse un cuore
Sfiorai con due dita una delle torce del corridoio, ammirando le rifiniture insigne nell’argento…Erano splendide, assolutamente perfette. Come tutto, lì dentro.
Un vampiro mi passò affianco: era piuttosto basso e castano, famoso per la sua crudeltà e per la sua indifferenza…Si chiamava Baldazarre, e quando mi sorpassò, rise.
Strinsi forte i pugni, conficcando le unghie nella pelle: cosa ci trovava di tanto esilarante? Cosa lo faceva tanto ridere? La mia squallida esistenza? I miei problemi?
Mi accasciai al suolo, schiena contro il muro e gambe davanti al viso: volevo restringermi fino a scomparire…
“Dov’è Kei?”
Povero, povero Yuri…la sua domanda mi ronzava per la testa…Se davvero gli avessi detto dove si trovava il suo amico, mi avrebbe odiata ancora di più…
E con questa consapevolezza, provai ancora più paura.

“Sarah, vedo con piacere che non ti dai per vinta!”
Lottai contro la nausea di quel momento, volgendo lo sguardo al muro: “Mi fai passare Zefir? Intralci il corridoio!”
“Eppure loro ti odiano, li ho sentiti mentre ne parlavano. Dove trovi la forza di andare avanti? …Nel sesso forse?”
Mi morsi un labbro: “Piantala…”
“Nell’inganno?”  
Strinsi il vestito tra le mani: “Ho detto…piantala…”
“Nella tua insuperabile vigliaccheria?”
Sbottai: “PIANTALA!”
“Perché dovrei piantarla Sarah? Solo perché non sai accettare il vero?”
Lo aggredii: “Non ti permettere di parlarmi così! Tu non sai niente di me! NIENTE! Cosa può saperne della forza un vile come te? Come puoi darmi della vigliacca, quando tu sei il maggiore esempio di codardia, qui dentro?!”
“Gran bello spettacolo, complimenti…” Sorrise beffardo.
“Cos…?” Non ebbi il tempo di domandarglielo, poiché me ne accorsi molto presto da sola: avevamo raggiunto l’apertura del ponte, e i nostri prigionieri ci osservavano impietriti.
“Prego, principessa, vada loro a spiegare la situazione ora…”
Non sentii lo scherno nella sua voce, non sentii i mormorii stupiti di tutti loro.
In quel momento, ero sola con me stessa. Come sempre.
E fu con enorme stanchezza che mi avviai per il ponte…La mia meta sembrava sempre più lontana. I miei prigionieri si facevano sempre più piccoli…o forse era solo una mia impressione. Stavo dunque impazzendo?
Quando arrivai davanti a loro, mi venne voglia di piangere: non potevo farlo…che peccato. Forse sarei riuscita a impietosirli. Forse.
Sentii chiaramente che Zefir stava seguendo ogni mia mossa; come sempre lo ignorai…Avevamo già dato troppo spettacolo, non volevo nuovamente litigare con lui.
Volevo dimostrare a quello stupido vampiro che io ero forte, e che sbagliava, ma nonostante i miei buoni propositi, dalla gola non mi uscì altro che un sussurro: “Ciao…”
Il custode della cella sghignazzò contento, allontanandosi dal ponte: stava fischiettando.
Ignoralo, ignoralo, ignoralo…
Si poteva odiare tanto intensamente una creatura del diavolo? Non l’avrei mai creduto possibile.
Nonostante il mio saluto, non ricevetti risposta dai miei prigionieri, che ostentavano indifferenza.
Solamente Daichi, un mocciosetto estremamente curioso e vivace, si fece avanti: “Cavolo che urli! Che è successo?”
Molti lo guardarono seccati: probabilmente l’accordo era che non dovevano parlarmi per nessun motivo.
Sospirai: “Ho urlato così tanto?”
Lui annuì, ridacchiante. Ammiravo la sua forza d’animo, dava forza anche a me.
Sorrisi nervosamente: “Odio quel vampiro…Mi irrita. Ogni sua parola mi innervosisce a tal punto che perdo il controllo di me…”
Mi inginocchiai a terra, attenta a non spiegazzare il mio vestito dal modello medievale: relativamente stretto, violaceo, aveva lunghe maniche molto larghe, e sotto un’altra manica aderente al braccio. La gonna non era molto larga, e la scollatura per niente esagerata. Mi piaceva parecchio, mi faceva sentire a mio agio.
Intervenne anche Hilary, una ragazzina dolce e determinata, spesso dai modi bruschi: “In effetti è piuttosto maligno….Ci sta sempre davanti e ghigna tutto contento…Fa paura”
Trasalii: “Vi ha detto qualcosa? Vi ha fatto qualcosa? Se è così…”
Oh, avevo una gran voglia di fargli del male….Peccato che fosse immortale ed infinitamente più forte di me.
Lei portò le mani davanti a sé, come a frenarmi: “No no! È semplicemente maligno, ma non ci ha fatto nulla!”

Maligno? Quanto si vede che non mi conoscono…

Storsi la bocca: a quanto pareva entrarmi nella testa era un hobby gettonato, tra i vampiri…Un po’ come ridere della mia umanità.
“Meglio…Non vorrei che vi importunasse oltremodo…è talmente imprevedibile…” Chiusi gli occhi, distrutta. Ero terribilmente spossata.
“Sono così stanca…”
Fu Boris a rispondere, in un modo velenoso che non gli si addiceva: “Notte insonne a forza di fare su e giù col tuo caro amante?”
Ignorai la frecciatina: “Sono stanca di stare qua…Sono stanca di tutto”
“Ma non sei stata tu a dire che sei qui per tua scelta?” Arguto come sempre Hitoshi…
“Certo, sono qui per mia scelta” Risi: “Una scelta che mi è costata cara…Non siete gli unici prigionieri, qua dentro: mi manca l’aria, annaspo”
“E allora esci! Non sei mica chiusa in una scatola trasparente TU!” Cattivo, cattivo Oliver…Mi ferisci…
“La mia scatola è diversa dalla vostra, ma è pur sempre una scatola…Una scatola dove non ho compagnia…”
“Ma tu non hai Logan? Non vi amate?” Mao….ragazza che crede fermamente all’amore…Illusa. Sciocca.
“Logan ha me, semmai, non il contrario…” Sorrisi amaramente: “Amore…che parola grossa…”
Rimasero zitti, io continuai nel mio monologo: “Vivo qui da mesi oramai…Sempre le stesse facce, sempre la stessa storia…Io nuoto in questo mare di crudeltà, ed ogni volta che mi soffermo a pensare a quanto sia sbagliato, vengo risucchiata verso il basso…L’unico modo che ho per rimanere a galla è continuare a nuotare senza pensarci, ma il peso dell’acqua è enorme, e ogni bracciata è la più grande fatica che voi possiate immaginare…Sto impazzendo?”
Sentii una risata maligna. Ignoralo, ignoralo, ignoralo…
Lo ignoravo perché quella risata era la riposta alla mia domanda, una risposta che non mi piaceva affatto.
“Lo sai, Sarah…questi sono gli stessi discorsi che potrebbe fare…”
Interruppi Yuri, conscia di quel che voleva dirmi: “…Kei, lo so. Sotto questo punto di vista, io e lui siamo molto simili.”
Il mio interlocutore sembrò illuminarsi: “Quindi gli hai parlato? Vai anche da lui?”
Sorrisi in modo piuttosto sinistro: “Sì…gli ho parlato…Ma dopo quella volta, non sono più riuscita a raggiungerlo…”
Sapevo che voleva continuare a chiedermi di lui, e proprio per questo cambiai discorso: “Ma voi come state?”
Un flebile sorriso mi illuminò il volto.
Loro iniziarono a parlare l’uno sopra l’altro, e la giornata passò in un lampo.
Ma l’amarezza era rimasta nei miei occhi…

Non potevo negarlo: viziarmi tra le braccia di Logan era magnifico.
Quando mi spogliava, e mi prendeva…Perché io ero sua.
Sua, sua, sua…sua e di nessun altro.
Come quel giocattolo di cui non ci si stanca mai.
Quello sempre nuovo e divertente, anche se lo si possiede da anni.
Quello sempre intero e malleabile, perché oramai è stato temprato dalle mani esperte di un bambino capriccioso.
Un bambino….oh sì, Logan era proprio questo: un bambino.
Nei suoi modi di fare, nei suoi modi di parlare…
Amava ridere, prendere in giro le persone, cantare senza motivo allegre melodie, sentirsi padrone di tutto, e giocare, giocare, giocare…
..e poi…
E poi amava bere il mio sangue.
Oh sì, lo amava davvero.
Amava abbracciarmi….
Baciarmi…
E poi posare le labbra sulla mia gola…
Due boccioli di rosa vermiglia, che presto mostravano le spine…
E poi la perforante sensazione di appartenergli…
I canini dentro la vena…
Ed il mio sangue, caldo, caldissimo, rovente, bagnare quei petali, e farli godere…
E fare godere me…
Perché io godevo immensamente dei suoi appetiti.
Lui giocava…io rischiavo la mia vita giocando con lui…
Tenero bambino biondo, crudelmente viziato e lussurioso.
…….
………..
……
…Io…
…ero sempre stata…
…il giocattolo…
…di un…
…bambino…
………………………….
Giorni e giorni e giorni di sofferenze…solo a causa di un bambino…
I suoi abbracci….stringevano il nulla…
I suoi baci…non portavano amore…
Le sue mani…sfioravano un corpo ormai marcito…
Le sue zanne…mordevano un collo senza vita…
Il nulla, una creatura senza amore, un corpo ormai marcito, un corpo senza vita…
Ecco cos’era Logan.

Ed ecco…cos’ero io.
Io…ero come quel bambino che giocava con me.
Io…giocavo a mia volta, da brava bambina, con quelli che io consideravo amici…
Io…non ero più me stessa…
E questo…mi faceva infuriare.

Quando entrai nella nostra stanza, la prima cosa che notai fu che Logan non c’era.
Per la verità, non avevo incontrato vampiri nel tragitto.
Strano…
Dov’erano? Cosa stavano facendo? Cosa stavano progettando? …Che mi tenessero all’oscuro di qualcosa?
Presa da una frenesia omicida, iniziai a girare a vuoto per la camera, prendendo in mano oggetti per poi rimetterli subito al loro posto.
Iniziai a farneticare tra me e me cose senza senso apparente, frasi disconnesse che unite avevano una loro macabra logica.
Avevo passato gli ultimi giorni a chiedermi se stavo impazzendo.
Avevo la risposta definitiva: ero già impazzita. E da molto tempo.
Quando, nella mia assurda follia, arrivai davanti allo specchio posto sopra il tavolo, mi fermai.
Vidi il mio riflesso…
Vidi ciò che ero.
Uno chignon impeccabile dietro il capo.
Un fisico perfetto fasciato da un vestito da favola.
Un ovale del viso pallido e dolce.
Occhi blu come il cielo d’inverno, labbra rosee e gentili.
Quella…….quella persona…….quella cosa…non ero io.
Provai disgusto…e persi la ragione.
Strinsi i pugni, le mie dita iniziarono a muoversi freneticamente, poi, prese da uno strano istinto, afferrarono lo specchio…
Prima che potessi rendermene conto, l’avevano scaraventato a terra.
Urlai, solo per il gusto di farlo. Un urlo feroce, come quello di un’ amazzone che si lancia contro il nemico.
Il vetro si schiantò sul pavimento, disintegrandosi in migliaia di pezzi.
I frammenti della mia anima che si polverizzavano…
Il mio respiro era affannato, il mio sguardo, riflesso in mille cristalli, era feroce.
Io ero un mostro.
Non ero quella creatura angelica che tutti credevano…
Mostro, mostro, mostro, mostro!
“Prima di dare di matto potevi chiamarmi…Guarda che disastro hai combinato…” Un ironico commento…
Sapevo che mi avrebbe sentita..lui mi sentiva sempre…
Lo aggredii: “TU! È solo colpa tua! TU sei colui che ha progettato tutto questo, TU mi hai portato alla follia!” Urlavo e sibilavo, inveivo e accusavo.
Lui, da biondo bambino capriccioso, rideva…gelido.
“Hai il coraggio di incolparmi? Mai ti ho costretta, MAI! Hai sempre acconsentito a quello che ti chiedevo, non un fiato, non una protesta! Ed ora decidi di ribellarti…sciocca dea!”
Strappai a forza l’acconciatura che portavo, scompigliando i capelli: “Non dea, ma dannata! Questa bellezza eterea non mi appartiene, non fa parte di me!”
Mi si avvicinò, naso contro naso, odio contro odio: “E cosa ti appartiene allora? La cattiveria? La purezza? L’innocenza? Il peccato? Dimmelo, forza! Cosa vorresti, ora come ora?”
Non risposi. Volevo parlare, ma le lettere mi morivano in gola.
“Non rispondi perché, qualunque richiesta tu possa fare, sai di non poterla ottenere…Per cui mi chiedo a cosa ti serva impazzire ora, quando sai che è inutile…Io e te abbiamo un patto, un patto che ci siamo impegnati a mantenere…”
Mi sfiorò il mento con una mano ghiacciata, ed uno sguardo minaccioso: “…Non sai cosa sono capace di fare a chi non mantiene le promesse…Tu…non conosci ancora abbastanza di me…”
Non avevo abbassato lo sguardo a quei rimproveri, non ero indietreggiata. Ero furiosa. Le sue minacce…per me erano solo aria. Aria impura.
Avanzai, fronteggiandolo: “Dubiti della mia buona fede! È solo grazie a ME se sei arrivato a questo punto! MA IO? Io cosa ho guadagnato? Dannazione eterna ed eterno dolore!”
Lui non si mosse: “La tua furia è insensata e le tue parole vane. Ricorda che le tue pene sarebbero potute finire molto tempo orsono! Ma no! Tu no! Hai voluto continuare…giacere con me…Ed ora ti lamenti delle conseguenze! L’unica colpevole…sei tu!”
Senza sapere cosa ribattere, abbassai lo sguardo verso lo specchio distrutto.
Quei pezzi di vetro…erano mostruosi.
Erano proprio come me.
Mostruosi.

Mostro, dea, colpevole, santa. Ti credevi potente, hai scoperto di essere zero. Credevi di avere il mondo nelle mani, ti sei ritrovata sola.
Ed ora impazzisci, pazza. Ti infuri, ti dimeni, urli, aggredisci.
Hai scoperto cosa significa “combattere”.
Presto…capirai cosa significa “perdere”.

Fine Capitolo

Ok…ammetto di essere abbastanza fiera del capitolo….U///U
Spero vivamente di aver reso BENE l’ultima parte, e la furia di Sarah. L’ho ricontrollata mille volte!!! @.@
Avete tenuto a mente i particolari? No? ….Affari vostri! U.U
Purtroppo, non posso dirvi su cosa e chi focalizzare l’attenzione…sarebbe troppo facile XP
Ora vi metto una bella immaginuzza di Zefir, quel caro vampirello che odio ma che mi è necessario tenere…=.=
Free Image Hosting at www.ImageShack.us

QuickPost Quickpost this image to Myspace, Digg, Facebook, and others!

Curiosità
Logan è costruito sull’immagine del vampiro Lestat, della scrittrice (mia dea, mia somma dea! *.*) Anne Rice. Biondo, allegro, ambizioso. Nonostante questo, il MIO Logan ha qualcosa di diverso: una crudeltà e una concezione dell’amore tutta particolare, che si vedrà tra molti capitoli.
In questa storia ho deciso di dare a Sarah vestiti sempre diversi. Nel capitolo in cui i nostri giungono al castello, per esempio, le ho fatto indossare un vestito azzurro ispirato ad un vestito di Mina nel film “Dracula morto e contento”. Il vestito bianco che indossa nel capitolo scorso, giacca blu esclusa, è sempre preso da un vestito che Mina indossa in quel film.

Ora rispondo a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, ringraziando lo stesso chi ha recensito il terzo ma non il quarto:

Lexy90 = Per prima cosa, mia tesora, ti ringrazio tanto per i complimenti e ti tranquillizzo: non abbandonerei MAI questa storia. Kei è…non te lo dico! =P  Dovrete soffrire ancora a lungo, voi lettori!! So che questo stile ha meno effetto di quello del primo capitolo, ma preferisco dare solo il punto di vista di Sarah, almeno per ora…poi si vedrà! Kissone

Aphrodite = My lovely demone scellerato! *.* Grazieeee!!! >////< -commossa- La tua recensione mi ha resa particolarmente felice, perché grazie a te so che il personaggio di Sarah mi sta riuscendo bene!! Logan ti ricorda qualcuno? XD Chissà chi…(*vedere Curiosità) In breve, ti ringrazio tantissimo per ogni parola, mi apri il cuore! °///° Kissone

Padme = La mia amora preferita! *O* Sono molto contenta di sapere che Sarah ti piace, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensa il lettore di lei! Logan, sebbene non sia il buono, non riesco proprio a odiarlo, lo ammetto…U//U…Mentre Zefir….+.+ Beh, è lui il “brutto e cattivo” vero della storia!!!! Fammi sapere se questo cap ti è piaciuto! Kissone

Iria = Mia socia!!! Ehm…evito ACCURATAMENTE l’argomento Logan, sebbene io non sia d’accordo con te….Mi spiace, non riesco ad odiarlo!!! >o<  Ma se vuoi fare qualcosa a Zefir, ti do il permesso ^O^ Ammetto che ho una grande paura della tua opinione su questo cap…Te ne avevo fatto leggere solo metà, sebbene sia l’ultimo pezzo quello più importante!! La furia di Sarah ti è piaciuta? Ed il litigio? °-° Fammi sapereeeeeeeeeeeeee! Kissone

Nissa = Grassie! ç.ç Sono commossa! E sono felice di risentirti, e di vederti tra i miei recensitori! Sono contenta di sapere di aver centrato in pieno i tuoi gusti, e sono contenta di sapere che Sarah, Logan, e la storia in generale ti piacciono =) La tua opinione è molto importante per me, poiché sei un’autrice che stimo profondamente. A presto! Kissone

Joey_91 = L’importante è che, ritardi a parte, tu recensisca!!! XD Kei in verità è……………...a casa a dormire. U.U ……..cascata eh? XD Mi spiace, ma per sapere dov’è Kei dovrete aspettare molti capitoli! Per la precisione…pochi in effetti O.O solo 4!!!!!! Vabbè…U///U…spero che mi dirai cosa ne pensi di questo cap! Kissone

Mi scuso se ho dimenticato qualcuno …é_è

La canzone è My Immortal degli Evanescence:

Sono così stanca di stare qui
Soppressa da tutte le mie paure infantili
E se devi andartene
Vorrei che tu te ne andassi e basta
Perchè la tua presenta indugia qui
E non mi lascerà da sola
Queste ferite sembrano non guarire
Questo dolore è troppo reale
C'è semplicemente troppo che il tempo non può cancellare
Quando hai pianto ho asciugato tutte le tue lacrime
Quando hai urlato ho combattuto tutte le tue paure
Ho tenuto la tua mano durante tutti questi anni
Ma tu hai ancora tutto di me
Mi catturavi con la tua luce risonante
Adesso sono costretta dalla vita che hai lasciato indietro
Il tuo volto pervade
I miei sogni, una volta piacevoli
Che la tua voce ha cacciato via
Tutta la sanità in me
Queste ferite sembrano non guarire
Questo dolore è troppo reale
C'è semplicemente troppo che il tempo non può cancellare
Quando hai pianto ho asciugato tutte le tue lacrime
Quando hai urlato ho combattuto tutte le tue paure
Ho tenuto la tua mano durante tutti questi anni
Ma tu hai ancora tutto di me
Ma anche se tu sei ancora qui con me
Sono stata sempre da sola






Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Bring me to life ***


Ed eccomi qua, pronta ad assillare i poveri utenti di Efp con la mia storiella gotica ^O^!
Sono molto contenta, perché vedo che chi mi ha recensito, non so se anche altri, ha capito perfettamente quello che volevo sentisse.
Come ho già ribadito, ci sto mettendo l’anima in questa storia: è parte di me, ed essendo tale ci tengo profondamente.
Ora vi lascio al nuovo capitolo, uno dei più importanti in assoluto.
Buona Lettura e…Buona caccia agli indizi! XD

Kissone

Sybelle

 Bring me to life - Riportami in vita 

 

Per un istante le nostre vite si sono incontrate... le nostre anime si sono sfiorate.

                                                                               -Oscar Wilde-

A farmi svegliare fu probabilmente l’abitudine della mia vita passata, della mia vita vera, quando ancora mi destavo all’alba e mi coricavo al tramonto; quando ancora i vampiri non erano entrati nella mia vita.
Capii che era pomeriggio quando, aprendo gli occhi, vidi Logan dormire profondamente accanto a me; voltai lo sguardo verso il pavimento: i cocci di vetro dello specchio erano ancora lì, non era stato un sogno.
Non ricordavo molto di quella notte.
Mi ero arrabbiata, io e Logan avevamo litigato (più io che lui...) e poi?
Quando ero andata a dormire?
Quando mi ero messa la veste blu notte che usavo per essere accolta da Morfeo?
...L’avevo fatto spontaneamente?
Poco importava: i cocci della mia anima erano ancora per terra, Logan non li aveva raccolti.

 “La tua furia è insensata e le tue parole vane. Ricorda che le tue pene sarebbero potute finire molto tempo orsono! Ma no! Tu no! Hai voluto continuare…giacere con me…Ed ora ti lamenti delle conseguenze! L’unica colpevole…sei tu!”

 Così aveva detto il mio bell’amante.
Per questo aveva lasciato in bella mostra le conseguenze dei miei gesti? Per ricordarmi che era solo colpa mia? Che ero io la cattiva?
No, non poteva pretendere che solo io mi assumessi le mie colpe.
Anche lui era dentro quel grande imbroglio, anche lui recitava nella mia stessa parte.
Aveva mai provato rimorso, la sera, quando svegliandosi si accorgeva di essere un mostro senza cuore?
Sorrisi amaramente: certo che no, lui non aveva un cuore, e sapeva di essere un mostro.
Lui viveva molto più serenamente di me.
Lo osservai un momento, con il suo volto d’angelo, dai lineamenti morbidi e dai capelli lucenti.
Era veramente bellissimo.
Come Zefir.
Come Baldazarre.
Come tutti.
Anche se Zefir era un essere abominevole.
Anche se Baldazarre era la crudeltà rinchiusa in un involucro perfetto ed indistruttibile.
Anche se Logan…Anche se Logan era un mostro.
Erano lo stesso bellissimi.
Belli, belli, belli…Ammalianti, magnetici, affascinanti, ognuno con la sua personalità.
Come potevo resistere io, piccola ed insignificante – debole, forte donna – umana?
Ed intanto il dolore dilagava…
Mi alzai, attenta a non pestare, con la nuda pelle del piede, i pezzi di vetro: avrei potuto prenderne uno e tagliarmi una vena; non sarebbe stato difficile, sapevo come fare.
Ma poi cos’avrebbero detto a coloro che avevo condannato?
Che, dopo la condanna, li avevo pure abbandonati?
Che mi ero mostrata loro amica falsamente?
Che avevo preferito il silenzio e la morte, a loro?
A loro, che mi avevano dato un po’ di vita…A loro, che finalmente mi avevano accettata.
No, non potevo farlo.
Sospirando, mi misi delle ballerine da camera ai piedi, e, presa una candela, uscii nel buio del corridoio.

 
Negli sfarzosi corridoi di quel palazzo, sognai la luce.
La magnifiche fiaccole argentate che illuminavano quel luogo davano al castello un’aria ancora più tetra e lugubre: avrei tanto voluto che ci fosse una finestra, per bagnarmi della luce del sole.
Purtroppo, per i vampiri il sole era fatale; molto meglio, quindi, vivere in un edificio senza finestre: quelle che si vedevano dall’esterno, in realtà, erano solo magistrali dipinti.
Un’ illusione.
Che colore aveva il sole? Davvero riscaldava la pelle? O era solo un mio ricordo? Possibile che lo avessi sognato così a lungo da confondere fantasia e realtà?
Sapevo che, in fondo ad un corridoio che mai percorrevo, c’era una biblioteca.
Presa dal timore di scoprire in quei libri fatali verità, non l’avevo mai visitata: ora mi accingevo ad andarci; forse, là dentro, avrei trovato un’immagine del sole.
E forse…un modo per uccidere i vampiri.
Risi all’idea: vampiri che tenevano libri contro di loro nella loro biblioteca.
Che pensiero assurdo! Beh, del resto ero pazza, potevo permettermi certe idee.
Però speravo davvero di trovare un libro, che magari avrebbe distolto la mia mente, almeno per qualche ora, dalla mia tragica vita (come avevo ancora, nonostante tutto, il coraggio di chiamare la mia esistenza).
Un libro per poter evadere da quel posto senza luce.
E, seguendo quel corridoio che mai avevo percorso, arrivai davanti alla biblioteca.
Non fu difficile come pensavo trovarla; mi ritrovai davanti ad un enorme porta di ebano nero, con fini e meravigliosi intarsi, che ricordavano quasi una foresta: fiori, foglie, tralci ed edere…raffigurate divinamente.
Non mi ero mai trovata davanti ad una simile porta.
Sfiorai il pomello d’oro, ritraendo dubbiosa la mano, per un momento incerta.
Ma cosa potevo temere? Non vedevo mai vampiri andare in biblioteca, e di certo non a quell’ora.
Con quella rassicurante certezza, spinsi con forza la porta ed entrai.

 Rimasi a bocca aperta, non aspettandomi una stanza così…spaziosa.
Era altissima, probabilmente occupava 4 piani interi, e, considerando che si trovava piuttosto in alto, considerai che arrivasse fino al tetto.
Ad ogni muro erano addossate immense librerie, tutte piene di libri di ogni genere e spessore.
La stanza era dipinta con colori caldi, e aveva un’aria molto antica.
Le stesse fiaccole che illuminavano il resto del palazzo brillavano alle pareti, accompagnate dai candelabri accesi sui tavoli, che occupavano il centro della sala.
Mi aggirai incuriosita in quella foresta (perché di questo si trattava) di sapienza, leggendo distrattamente i nomi di grandi letterati e scrittori umani.
Purtroppo, la mia ingombrante veste da notte non mi concedeva di salire sulla scala che mi avrebbe permesso di raggiungere i piani più alti.
Quanti libri erano contenuti lì dentro? E chi li aveva pazientemente riordinati e collezionati?
Presi in mano vari volumi, ne studiai altri, ma nulla attirò la mia attenzione.
Nulla, fino a che…non la vidi.
Un’enorme tenda scura nascondeva una libreria, in un angolo della biblioteca.
E capii che lì dietro erano custoditi i libri proibiti.
Quelli che una semplice umana non avrebbe dovuto mai leggere.
Quelli che una semplice umana come me non avrebbe mai dovuto scoprire.
E capii anche che, forse, c’era davvero la possibilità di scoprire in quei libri qualcosa di importante: qualcosa di così pericoloso e potente, che Logan aveva deciso di nasconderlo alla vista di chiunque; qualcosa che dovevo assolutamente fare mio.
Possibile che Logan avesse reso così palese, coprendola, un’arma tanto potente?
Mi avvicinai, avida di sapere, allo scuro tendaggio: il sipario che mi separava dalla vittoria.
“Davvero sei disposta a correre questo rischio?”
Trattenni un grido, indietreggiando: il proprietario di quella voce –così dolce, matura e virile- era comparso dal nulla, spaventandomi.
Era un vampiro che non avevo mai visto prima; molto strano, poiché ero convinta di averli conosciuti tutti, là dentro.
Chi era?
Aveva un sorriso gentile e rassicurante, ma negli occhi color autunno (erano di un marrone molto scuro e intenso, ma nello stesso tempo erano attraversati da screziature caramellate e chiare)  percepivo la scintilla della minaccia.
Ciò che più mi spaventò, fu il pallore della pelle.
Logan era cadaverico, ed anche tutti gli altri vampiri, ma questo nuovo essere sembrava quasi bianco: non riuscivo a scorgere la minima imperfezione in quella pelle simile a neve.
Avanzò, mostrandosi nella sua interezza alla luce di una fiaccola.
Portava i capelli castani, lunghi fin sotto le spalle e leggermente ondulati, legati alla nuca con un nastro verde smeraldo; indossava una casacca dorata e dei pantaloni marroni, ed in mano aveva un bicchiere: vuoto.
La mia prima impressione fu quella di un fantasma.
Era bellissimo.
Come Logan? No…non era mostruoso.
Come Zefir? Non mi sembrava abominevole.
Come Baldazarre? La crudeltà illuminava i suoi occhi, ma non l’intero suo essere.
Come tutti gli altri? Eppure sembrava superiore ai vampiri che vedevo ogni giorno.
Come se Satana avesse deciso di mandare in quel luogo il suo legittimo figlio, nato dall’unione tra purezza e peccato.
Riuscii ad allontanarmi abbastanza da poter riprendere fiato, il mio cuore non sembrava intenzionato a rallentare la sua corsa: “Chi sei?”
Lui rimase fermo dov’era: “Io sono il Bibliotecario. Non era mia intenzione atterrirti; cercavi un libro Sarah?”
Sussurrò il mio nome con curiosità e malizia, mentre il suo sguardo serpeggiava sul mio volto, in cerca di qualche reazione.
“Perché quegli scaffali sono nascosti?”
E perché glielo chiedevo, quando sapevo che non avrebbe risposto?
Sfiorò con una mano, dalle dita lunghe e affusolate, la tenda del mistero: “Perché in questi scaffali sono celati libri di dubbia provenienza e veridicità. Era mio dovere avvertire che in questi volumi non si sarebbe trovato nulla, se non menzogne che si mascherano per realtà assolute”
Ammaliata da quella mascella squadrata e scolpita, persi il filo del discorso: “Credo di non capire…”
Sorrise comprensivo: “Gli autori di questi libri hanno la pretesa che le loro parole siano consacrate come parole di storia e verità, quando in verità tutto ciò che qui è narrato è falso e inutile. A meno che una persona non voglia nutrirsi di illusioni, ovviamente.”
Che stesse nascondendo qualche segreto, sulla storia di quelle pagine, di quei libri? Ed allora perché avvertivo la sincerità, e la tranquillità?
Perché quel vampiro mi faceva tremare?
“Hai costruito tu questa biblioteca?”
Sentii il sangue salirmi alle gote, quando lui mi corresse: “Forse volevi chiedermi se l’avessi fornita io di libri, perché dubito che tu creda che sia stato io a costruire questo luogo”
Annuii, cercando, inutilmente, di nascondere la vergogna ed il mio orgoglio ferito.
Lui si accostò ad un tavolo, mentre io mi trovavo esattamente all’altro lato dello stesso mobilio: “Sì, ho riunito io qui tutti questi libri. Tutto il sapere…Mi consolo pensando di non conoscere tutto, mi consolo pensando che ci sarà sempre un libro che non ho letto. Mi fa sentire più…umano, suppongo. Non che io sappia come sia, essere umani.”
Ero attirata da quell’individuo.
Come se fossi vissuta, fino a quel momento, solo per incontrarlo.
Come se solo lui potesse farmi capire che ero VIVA.
Era irreale il suo aspetto: non sembrava nemmeno possibile che potesse esistere, come frutto della mia fantasia. Incarnava i migliori canoni di bellezza, ed il suo sguardo era acceso da un’intelligenza fine e discreta.
In quel momento, mi sentivo orribile: in sua presenza, il resto del mondo appariva abbietto e meschino.
Sentendo il mio disagio, continuò a parlare: “Più di tutti, mi affascinano i libri che parlano di noi vampiri…” Ridacchiò: “E’ così divertente scoprire cosa ne pensate voi mortali a proposito. Ci sono scrittori che ci amano e scrittori che ci temono. Scrittori che sono convinti che siamo solo una fantasia e scrittori convinti che esistiamo davvero. Ci sono scrittori che ci descrivono come creature orrende, patrimonio dell’Inferno e destinate a bruciare, e scrittori che ci descrivono come angeli alati, creature capaci di amare, dolci e sole, cattive e in cerca di bontà. Più scuole di pensiero e migliaia di libri, alcuni quasi veritieri.”
Ascoltai con attenzione ogni parola, senza sapere cosa rispondere: tutte le osservazioni che avrei voluto fare mi sembravano così banali e scontate che non osai aprire bocca.
Lui sorrise divertito, pensando a qualche libro che aveva letto; improvvisamente, però, mi guardò con occhi di ghiaccio, rigido: “Tu sei l’amante di Logan, vero?”
Annuii, pietrificata. Era come se mi avesse fatto un incantesimo, con quei suoi occhi buoni e cortesi, duri e cattivi.
Quando distolse lo sguardo, riacquistai il possesso di me: “Se anche fosse? Non ti ho mai visto prima…Perché?”
L’immortale bibliotecario si recò verso una libreria, prendendo un libro: “Oh, di certo Logan è un ottimo partito….” Non compresi il significato delle sue parole, ma non provai a chiedergli spiegazioni.
“…è vero, non ci siamo mai conosciuti. Un vero peccato…Avrei voluto incontrarti mesi fa, ma ho pensato che, data la situazione, fosse meglio lasciar perdere.”
Incuriosita ma piena di sospetto, cercai di ottenere da lui più chiarimenti: “Dubito che un vampiro in più avrebbe fatto la differenza”
Si voltò verso di me, con il volto illuminato da viva curiosità: “Tu credi? Quando decisi di non incontrarti, fu proprio perché pensai che dovevi essere molto spaventata. Sarah, sei una rosa in boccio in un campo arido e inospitale: non puoi permetterti di abbassare la guardia”
Cosa voleva dirmi? Stavamo ancora parlando della stessa cosa?
Perché mi sentivo come un piccolo pulcino, di fronte a lui, grande e superbo?
Chiuse il libro che aveva precedentemente preso, guardando un grande orologio antico posto su una parete: “Presto sarà sera, e tutti si sveglieranno. Questa notte, sarà l’ultima notte serena per i tuoi prigionieri, da domani ci sarà tempesta.”
La mia voce suonò allarmata, mentre in me iniziava a delinearsi una strana consapevolezza: “Cosa intendi dire?”
Sospirò, guardandomi pieno d’amarezza: “Logan si sta stancando. È ora di ottenere ciò che vuole…E tu, dolce rosa senza spine, come otterrai ciò che vuoi?”
Il cuore mi si fermò in petto: “Co…come…. come cosa voglio?”
Che sapesse…?
Ma lui non rispose, diventando improvvisamente sorridente e calmo: “Prendi questo libro, Sarah. Allieterà le tue giornate e le tue nottate, se lo vorrai. E, per qualsiasi cosa, a qualsiasi ora, puoi venire a trovarmi. Io…ti aspetterò…”
La mia candela si stava spegnendo, ma l’aria mi sembrò lo stesso troppo calda: quel bellissimo vampiro sembrava circondato da un’aura di fuoco, un tepore che stonava con la pelle bianca e fredda.
Indietreggiai, camminando di schiena, fino a toccare la porta. Non riuscivo a restare lucida.
Lui mi si avvicinò, prendendo il mio mento fra le dita; il contatto con la sua pelle, gelida, mi fece girare la testa.
Avvicinò le labbra alle mie, per poi annullare la distanza.
Sorpresa, forse…
Spaventata, certo…
Stregata, senza dubbio…
Ma quel bacio, quel tenero e casto bacio, che pure significava più di quanto sembrasse voler dire, mi riportò improvvisamente alla vita.
Come se fossi sempre stata in uno stato di torpore costante, e quel bacio mi avesse risvegliata.
Come se fossi stata sul punto di dormire, e quel contatto mi avesse dato una scossa di energia.
Come se fossi stata sul punto di morire, e quel vampiro mi avesse detto che era necessario che io vivessi.
Sì, ora lo sapevo, la mia esistenza era necessaria.
Quando le sue fredde e morbide labbra si separarono dalle mie, mi scrutò sorridente, mentre io, scombussolata, aprivo la porta dietro di me.
“Tu…”
Non riuscivo quasi a respirare.
Lui mi lasciò allontanare, mentre nell’orecchio mi risuonò, limpida e sensuale, la sua voce, che sembrava quasi volermi sussurrare un segreto: “Il mio nome….Armand….”

Il mio nome…Armand….

E, per qualsiasi cosa, a qualsiasi ora, puoi venire a trovarmi. Io…ti aspetterò…

Sarah, sei una rosa in boccio in un campo arido e inospitale: non puoi permetterti di abbassare la guardia

 Logan si sta stancando. È ora di ottenere ciò che vuole…E tu, dolce rosa senza spine, come otterrai
ciò che vuoi?

 Davvero sei disposta a correre questo rischio?

 
Non riuscivo a tranquillizzarmi.
Logan si era svegliato sereno, aveva fatto pulire il disastro in camera nostra e non aveva detto nulla riguardo il libro che sicuramente aveva notato.
Era uno dei tanti libri di vampiri di cui Armand aveva parlato, ma io non l’avevo mai sentito nominare come titolo: “Le patetiche avventure del vampiro che voleva morire
L’autore era impronunciabile.
Era un libro comico, altamente comico, poiché narrava di questo vampiro –Carmelo…nome davvero ridicolo – che, non avendo trovato l’amore che tanto bramava, cercava ogni modo per uccidersi, inutilmente; anzi, nel tentativo uccideva tutti coloro che amava fuorché se stesso.
Ogni tentativo di suicidio era narrato in un capitolo diverso, e notai che alcuni capitoli (pochissimi, quasi nulli) erano segnati con una croce, messa vicino al titolo.
Era stato Armand a crocettarli? A indicarli?
Probabilmente erano i capitoli che lo avevano divertito maggiormente: uno parlava di Carmelo che tentava di uccidersi come nel film Highlander, cioè tagliandosi la testa; purtroppo, si rendeva conto che riusciva lo stesso a sopravvivere, poiché la sua testa continuava a ragionare e a parlare, ordinando al corpo di riprenderla.
In un altro capitolo, sempre segnato, Carmelo aveva deciso di smettere di nutrirsi, ma quando si era accorto che il suo corpo pur di nutrirsi agiva da solo, aveva fermato il digiuno.
Anche altri capitoli erano stati segnati: uno parlava del fuoco, un altro di un paletto d’argento…
Già lo immaginavo, Armand che leggeva Le patetiche avventure del vampiro che voleva morire e rideva: una risata che di certo non avrebbe creato la minima piega in quel viso di puro marmo.
Beh, anche io ridevo leggendolo, lo ammetto. Era…così ridicolo, da farmi dimenticare che parlava di un vampiro come quelli con cui avevo a che fare.
In realtà avrei dovuto disperarmi, poiché quel libro confermava la totale immortalità dei vampiri, però…Non ci riuscivo.
Più Carmelo viveva, più riusciva a strapparmi un sorriso, e questo era tutto ciò che contava.

In quei giorni capitava spesso che leggessi ai miei “nuovi amici” le patetiche avventure di Carmelo.
Come Armand aveva predetto, la loro vita stava diventando molto dura: il cibo iniziava a diminuire, come i letti.
Ogni tanto, mentre leggevo, Zefir rideva sguaiatamente dalla sua postazione: sapevo che non era per la storia, ma per me; spesso, infatti, mi ridicolizzava telepaticamente: mi ripeteva che ero patetica quanto quel libro, che era inutile che tentassi di aiutarli, che tutto sarebbe finito per il peggio.
Ed un giorno, mentre leggevo il capitolo del fuoco, mi disse una frase che mi ghiacciò il sangue nelle vene: 

Non saresti dovuta andare in biblioteca; quando lo dirò a Logan, si arrabbierà sicuramente. 

“Sarah…hey, ci sei? Dai, continua a leggere, che fa troppo ridere!”
Le parole di Takao, che avevo scoperto essere una persona migliore di quello che avevo sempre pensato, mi risvegliarono: “Perdonatemi…dov’ero rimasta?”
“No problem, girl! Eri al punto dove si brucia il piede!”
Sorrisi all’affermazione di Max, e continuai a leggere; ma intanto riflettevo…Zefir mi aveva sempre presa in giro per quel libro: aveva riso senza ritegno ad ogni capitolo.
Eppure…adesso che leggevo il capitolo del fuoco (che per i vampiri era un pericolo reale), si era irrigidito.
Perché era un male che io fossi andata in biblioteca e stessi leggendo un libro così stupido? Perché Logan si sarebbe dovuto arrabbiare?
Non percepivo nessun possibile pericolo per il mio amante e la sua congrega di vampiri: io ero ancora sottomessa totalmente alla loro volontà, i prigionieri si stavano lentamente arrendendo…
Cos’era cambiato?



Mi ci volle molto tempo per capirlo.
Lo capii solo dopo aver chiuso il libro e congedato i miei amici.
Lo capii solo quando, passando davanti a Zefir, percepii la sua occhiata gelida ed accusatoria.
Lo capii solo quando, andando in camera mia, non incontrai nessun vampiro.
Lo capii solo dopo aver compreso che Logan non era lì ad aspettarmi.
Lo capii solo dopo aver ripensato alle ultime settimane.
Una sola cosa era cambiata, e, molto probabilmente, era quello il motivo per cui non sarei dovuta andare in biblioteca.




Avevo conosciuto Armand.

 Armand…Non ti hanno mai insegnato, donna, che dietro le più splendide sembianze si celano i più grandi pericoli? Perché credi che Lui non ti abbia mai conosciuta prima? Per pietà? Per compassione?...Così lui ti ha detto, e tu gli hai creduto.
Non hai mai pensato che gli fosse vietato, e che l’unica cosa che lui aspettava era che fossi TU ad andare da lui?
Come Icaro verso il sole…
…un sole più freddo che mai.

 Fine Capitolo

 -si chiude in un bunker, mentre tutti i personaggi di tutte le sue storie la guardano storto-
Ehm…^__^’’….Posso spiegare….^____^’’
-nessuno commenta-
…Eddai, si sa che sono fissata con Armand….>///< …..
…Sì, so di averlo già messo in altre storie, però…
..Ehm, so anche che il mio si può chiamare fanatismo ^^’’’’’’, ma abbiate pietà! Ç.ç
È così bono! *ççç*
Carmelo: Ciao Syb! ^^ -si spara-
Io: O.O
Tutti: lascia perdere, è un caso disperato…-scuotono la testa rassegnati-
Io: O.O
ßtraumatizzata 

Curiosità (e dalle ste curiosità!)

 Come Logan, Armand è preso sempre da un personaggio della magnifica Anne Rice (Madama, sovrana, dea! *O*), ma solo per quanto riguarda il carisma, la bellezza e l’aspetto; il carattere lo renderò molto diverso!
Carmelo è una mia invenzione, sebbene io abbia scoperto (subito dopo averlo creato) che esiste, effettivamente, una serie di racconti con un vampiro che vuole uccidersi e non ci riesce.
Incredibile il destino! °O°’’
Sarah in questo capitolo indossa una vestaglia che ho preso da un fumetto di “Witch”. La indossa Cornelia in un pigiama party.

 Recensioni time ora!

 Iria= Io devo proprio capire da dove spunti il tuo odio per Logan. O.O Non riesco proprio a immaginare cosa abbia fatto scaturire in te tutto quell’astio! Tolto Lesty-chan ovviamente…Comunque è vero: Logan è crudele; è la parte di lui che amo di più…Ma non è crudele e SENZA cuore, lui è crudele e CON cuore, è diverso.
Diciamo che la sua crudeltà è molto consapevole, molto ragionata.
Sono STRA CONTENTA di sapere che Sarah ti piace: non per nulla è la protagonista…è un personaggio che amo. Dico sul serio: non sono mai stata tanto attenta ad un personaggio quanto con lei.
Zefir….-faccia disgustata-…L’ho creato solo perché ho bisogno del vampiro stronzo…=__= Scusa il termine, ma proprio non lo soffro….
Kei stranamente comparirà presto….ò.ò’’ Strano per i miei standard….I bladers….beh, fra qualche capitolo avranno i loro problemi….*w*
Ed ora….beh……….CHE NE PENSI DI ARMAND? ^O^ Strano che io l’abbia introdotto, nevvero? XD Beh, sarai sicuramente d’accordo con me su questo: lui non può mancare! *O* Fammi sapere socia cosa ne pensi! Kissone

 Padme = tesora, sono felicissima di sapere che i miei capitoli ti piacciano! Ed ora oltre al sosia di Lestat c’è un altro bel tipino….^_-….Spero che lo apprezzi! XD Fammi sapere neh, che ci conto! E, soprattutto, ci tengo a sapere le opinioni su Sarah….Sono curiosa di vedere quale effetto fa alla gente. ^^ Kissone amora, ti voglio bene!

 Aphrodite =Adoro le tue recensioni, Darling. Capisci PERFETTAMENTE quello che volevo far capire. Anzi, forse capisci molto più di quanto non capisca io. Sarah, Logan, i suoni, gli ambienti…..Le tue recensioni mi sconvolgono, e mi fanno AMARE quello che faccio. Grazie. Sono sicura che, anche con Armand (TE PAREVAAA EH? XD) saprai dare un giudizio giusto =) A presto tesoro, ti voglio bene! Kissone

 Lexy90 = Ciao tesoro! Sono superfelice di sapere che lo scorso capitolo ti è piaciuto tanto che ti sei immedesimata in Sarah! Grazie!!!!! >////< Tranquilla, i particolari torneranno spesso, alla lunga sarai COSTRETTA a notarli! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto quanto il precedente! Kissone

 Nena Hyuga = Ma ciao! O.O Grazieeee! >//////////////< Ma certo che non mi dispiace se recensisci, ci mancherebbe altro! Contenta che l’idea di Sir Oscar ti piaccia, e che la storia ti coinvolga! Logan è un …ehm…gran figo, diciamocelo! XD Zefir è il personaggio più odioso che io abbia mai creato, giuro! =.= Sarah ispira una profonda tristezza, ma vedrai da dove viene la tristezza….E di Armand che ne pensi? ^^ Non è un gran bel figliolo anche lui? XD Continua a seguirmi please! Kissone

Traduzione della canzone, che è degli Evanescence: 

Come fai a vedere dentro i miei occhi
come se fossero porte aperte,
arrivando nelle profondità del mio corpo,
dove sto diventando ghiacciata.
Senza un'anima
il mio spirito sta dormendo in qualche luogo freddo
fino a che non la ritroverai e la riporterai a casa.

(Svegliami.)
Svegliami dentro.
(Non riesco a svegliarmi.)
Svegliami dentro.
(Salvami.)
Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.
(Svegliami.)
Ordina al mio sangue di scorrere.
(Non riesco a svegliarmi.)
Prima che io venga distrutta.
(Salvami.)
Salvami dal nulla che sto diventando.

Ora che so cosa mi manca
non puoi lasciarmi.
Respira in me e rendimi vera
Riportami in vita.

(Svegliami.)
Svegliami dentro.
(Non riesco a svegliarmi.)
Svegliami dentro.
(Salvami.)
Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.
(Svegliami.)
Ordina al mio sangue di scorrere.
(Non riesco a svegliarmi.)
Prima che io venga distrutta.
(Salvami.)
Salvami dal nulla che sto diventando.

Riportami in vita.
(Ho vissuto nella menzogna
non c'era niente dentro.)
Riportami in vita.

Ghiacciata dentro, senza il tuo tocco,
senza il tuo amore, caro.
Solo tu sei la vita in mezzo alla morte.

Per tutto questo tempo
non ci ho potuto credere, non riuscivo a vedere,
chiusa nell'oscurità
ma tu eri lì di fronte a me

Mi sembra di aver dormito un migliaio di anni.
Devo aprire i miei occhi di fronte a tutto.

Senza un pensiero
senza una voce
senza un'anima
Non lasciarmi morire qui
Ci deve essere qualcos'altro da fare
Riportami in vita

(Svegliami.)
Svegliami dentro.
(Non riesco a svegliarmi.)
Svegliami dentro.
(Salvami.)
Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.
(Svegliami.)
Ordina al mio sangue di scorrere.
(Non riesco a svegliarmi.)
Prima che io venga distrutta.
(Salvami.)
Salvami dal nulla che sto diventando.

Riportami in vita.
(Ho vissuto nella menzogna
non c'era niente dentro.)

Riportami in vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** End of all hope ***


Eccomi qua!^^
Sono onorata quando leggo le recensioni che mi lasciate, e sono al settimo cielo quando vedo che, a quanto pare, questa storia piace.
Grazie  di cuore a TUTTI voi. Grazie.
Era mio fermo proposito postare i capitoli solo quando ne avevo almeno un altro pronto, ma al momento sto patendo per un blocco da scrittore, quindi ho pensato di aggiornare comunque. Mi scuso per il futuro disagio, semmai verrà fuori.
Questione Armand: so che molti si aspettavano la sua apparizione, e non avrei MAI voluto metterlo, proprio per questa ovvietà. Era mia ferma intenzione non inserirlo, ma la storia ne avrebbe risentito: questa storia è l’unione di tante fantasie simili, il cui elemento comune era la love-story tra Sarah e Armand. Se lo avessi eliminato, sarebbe venuto a mancare un elemento fondamentale.
Questo capitolo è molto particolare, ci tengo molto, per cui mi dedicherò ad una sua maggiore analisi alla fine, nelle curiosità.
Pian piano, ci si avvicina ad importanti segreti…ma quali???
Buona lettura ^^
Kissone
Sybelle

 End of all Hope – La fine di tutta la speranza

La Bibbia inizia con una donna nuda e finisce con l'apocalisse.
                                                                -Oscar Wilde-


L’acqua lava il peccato.
Dov’è che l’avevo sentito dire?
L’acqua scorreva, fluida, sulla mia pelle; ma perché poi speravo che lavasse, oltre al corpo, anche il mio peccato?
Poteva sciogliere i miei muscoli tesi, poteva rilassare le mie membra rigide, ma come poteva levarmi di dosso quel terribile peso?
Alzai la temperatura dell’acqua: calda, calda, sempre più calda…
Rovesciai il capo all’indietro, godendo di quella violenta carezza sul mio corpo nudo; portai indietro i capelli bagnati, cercai di assaporare ogni centilitro di quella cascata di piacere.
Calda, calda, bollente…

Gelida.
Con un urlo, mi ritrassi dal getto d’acqua, il respiro accelerato dallo spavento.
Uscii di scatto dalla doccia, nuda e tremante; afferrai il primo asciugamano che trovai, cercando di coprirmi dal freddo pungente: tentativo vano.
E poi…l’acqua non fu più acqua.
Il liquido trasparente divenne rosato, rosa, rosso, bordò; arretrai, inciampai sull’asciugamano, caddi: ogni rubinetto del bagno si aprì, e da ogni rubinetto colò quel liquido scuro.

Goccia rossa.
Goccia rossa.
Il sangue non cade verso terra per la forza di gravità.
Il sangue cade verso terra perché l’Inferno lo richiama a sé.

Chiusi gli occhi, cercai di immaginare che quello fosse un liquido innocente, e non lo stesso che scorreva nelle mie vene…Ma non riuscii a fare altro se non rimanere lì, a terra, spettatrice atterrita di uno spettacolo di sangue.

Ancora infreddolita e umida, uscii dal bagno e mi diressi al mio guardaroba, sforzandomi di apparire indifferente e tranquilla.
Aprii la stanza armadio, cercando il vestito che avevo scelto la sera prima: un vestito stile ‘700, verde smeraldo, con maniche al gomito e velluto.
Mi guardai intorno, smaniosa di uscire da quell’incubo quanto prima.
Trovai l’abito, lo presi, lo ripiegai sul braccio, ma quando mi avviai per tornare in camera trasalii: il sangue mi aveva seguito fino a lì, e fluiva da sotto la porta.
Il torbido liquido veniva verso di me.

Goccia torbida.
Goccia torbida.
Il sangue non avanza perché i liquidi fluiscono per natura.
Il sangue avanza perché vuole raggiungere la peccatrice, sua compagna.

Respirai a fondo, strinsi il vestito al petto, serrai i denti: non potevo farmi sconfiggere da un po’ di “acqua rossa”.
Affrettai il passo ed evitai, in punta di piedi, i flussi di quell’orribile segno di vita e di morte.
Cosa mi aspettava ora? Un morto in camera? Un Logan divertito che mi avrebbe derisa? Un mostro orrendo che mi avrebbe assassinata? Quale orrenda tortura psicologica mi attendeva al di fuori di quella stanza?
Sollevai l’accappatoio quanto più possibile, così che non si insozzasse di quello sporco liquido: un rivolo di sangue per poco non mi sfiorò il piede, ma con un salto (e un urlo scaturito dall’inconscio) lo superai.
La porta non si decideva ad arrivare: ogni volta che sfioravo la maniglia questa scompariva per apparire metri più in là, insanguinata e maligna.
Niente panico, niente panico, niente panico…

Mare di gocce.
Mare di sangue.
La porta si allontana, non hai speranza di raggiungerla.
I battenti si chiudono, il cuore affoga, le lacrime soffocano occhi colpevoli.

Con il vestito stretto al petto, mi fermai in mezzo alla stanza, cercando di riprendere un po’ di autocontrollo: era impossibile che una porta si allontanasse, dovevo essere razionale e non farmi vincere dall’ansia.
Era solo un’illusione, ed io potevo batterla.
Avanzai decisa verso quell’oceano rosso, immergendomi in esso: sentii i piedi venire sfiorati, circondati ed infine inghiottiti da quella melma, e per poco non cedetti alla nausea; più per istinto che per salvaguardarlo sollevai l’accappatoio, e, facendomi forza, iniziai ad avanzare a grandi e faticose falcate. Cercavo di fissare sempre la porta, quasi con spavalderia, come a volerla sfidare: vuoi allontanarti porta? Davvero credi che te lo lascerò fare?
Il livello di sangue continuava a salire….Mi arrivava al polpaccio ormai.
Le gambe si bloccarono da sole, con un fremito, e fui costretta a portarmi una mano alla bocca per non vomitare. L’orlo del vestito toccò il fatale liquido: angosciata e spaventata lo ripresi velocemente in braccio, sporcando l’accappatoio e la mano; ignorai le macchie umide, e ripartii.
Finalmente raggiunsi la porta: afferrai il pomello, lo strinsi, la porta non scappò.
Sorrisi soddisfatta, feci scattare la serratura, aprii…
Quando spalancai i battenti, tutto il sangue era svanito.

Le gambe non mi sorreggevano: ogni passo era una scalata; i capelli, che, a causa delle cure che avevo loro negato, si erano arricciati in più boccoli, mi sfioravano il viso, infastidendomi: tirai indietro alcune ciocche con una spilla.
Provai a truccarmi, ma le mani tremavano tanto, troppo, e dovetti rinunciarvi.
Cosa si diceva quando si era nel panico? Ah sì: espira, inspira, espira, inspira….
Probabilmente era un metodo difettoso, con me non funzionava.
Avrei provato con una crisi di pianto isterico più tardi: tanto non mi ero truccata, non avrei creato oscuri aloni neri sulle guance.

Ci potevano essere due spiegazioni “logiche” per l’episodio della doccia: una, la più probabile, che ero pazza e che erano state delle allucinazioni; la seconda, probabile anch’essa ma piuttosto strana, che era stata un’illusione non mia, bensì di qualche vampiro che aveva voluto farmi un dispetto.
Iniziai a riflettere: nonostante la situazione paranormale che stavo vivendo non mi sentivo ancora così pazza da immaginarmi le cose, così decisi di escludere la prima opzione.
Rimaneva il dispetto…Ma di chi? E perché? Cosa avevo fatto per meritarmelo?
Mi balenarono in mente le parole di Zefir:

Non saresti dovuta andare in biblioteca; quando lo dirò a Logan, si arrabbierà sicuramente.

Effettivamente, da qualche tempo Logan mi evitava, trascurando sia di parlarmi, che di incontrarmi o portarmi tra le nostre lenzuola, nuda e avvinta a lui come sempre era stato.
Era estremamente bizzarro…come se non mi desiderasse più.
Non potevo certo dirmi dispiaciuta, ma vedere Logan che rientrava in camera e si coricava senza nemmeno guardarmi, come se fossi stata un semplice soprammobile, beh…era straziante.
Io non amavo Logan.
Come avrei potuto? Aveva reso la mia vita un inferno.

O ero stata io?

Uscii dalla stanza, completamente persa nei miei pensieri.
Sapevo bene cosa voleva significare l’indifferenza di Logan: era un modo come un altro per farmi capire che non c’erano più speranze, né per me, né tantomeno per i miei amici.
Avevo sempre avuto la sciocca convinzione che Logan mi amasse; lo avevo immaginato dal primo sguardo, dal primo sorriso di scherno, dalle prime sprezzanti parole, dal primo bacio…Non avevo mai preso in considerazione altre ipotesi: che lui non provasse per me qualcosa di sincero appariva come un’idea insostenibile e, purtroppo per me, del tutto possibile.
Non potevo permettermi però di perdere la fiducia del mio amante: e per cosa poi? Uno stupido, bellissimo, stranissimo, misteriosissimo, affascinante vampiro acculturato non era un motivo valido.
Io avevo dei progetti.
Avevo un piano.
Ma se Logan avesse continuato a rifiutarmi….cosa avrei fatto poi io?
Alcune risate leggermente contenute ruppero il silenzio; mi voltai verso l’atrio: alcuni vampiri mi guardavano, e sorridevano con strana furbizia.
Erano due settimane che non vedevo altri vampiri, all’infuori ovviamente di Logan e Zefir.

Dov’erano stati?

“Non sei ancora andata dai tuoi mortali, Sarah?” Il vampiro che aveva parlato scoppiò in una risata assordante, seguito presto da tutti gli altri.
Mi fermai, guardandoli storto (ma l’ombra del temibile presagio già incombeva su di me): “Cosa intendi dire?”
Il bellissimo moro (non rammentavo il suo nome…forse era qualcosa che c’entrava con una parola greca….forse Zemia*….) rise ancora più forte, lasciandomi basita.
Lasciato il dubbio che fosse stato Logan a farmi quello scherzo di inizio serata, mi ero in effetti chiesta come mai avesse rinunciato a vedermi di persona mentre paventavo l’orrore; che avesse in serbo per me qualcosa di più grande, un disegno superiore?
Sbiancai, e mi precipitai alla cella invisibile... Non vedevo Logan da nessuna parte, e quello non era un buon segno.

Scesi le scale di corsa, inciampai nel vestito, lo sollevai, evitai una rovinosa caduta; quando arrivai all’imboccatura del ponte mi fermai, per riprendere fiato…Sentivo odore di morte.
Finalmente, feci la mia comparsa sul ponte: tutti si voltarono verso di me, ed io mi sentii incredibilmente potente…Ma fu solo un istante.
Guardai stupita la scena che mi si parava davanti: perché Takao stava urlando, e le ragazze piangevano, ed erano tutti inorriditi e spaventati e innocenti e  Logan e Zefir erano insieme lì, sullo spiazzo dove solitamente stavo io, e l’uomo che Zefir teneva per il colletto sembrava senza vita e grottesco?
Il mio biondo amante si voltò verso di me, sorridendomi malignamente: “Mancavi solo tu…”
Avanzai a passi rapidi, credendo che, se li avessi raggiunti in tempo, sarei riuscita a togliere quell’uomo dalle mani di Zefir, e lo avrei salvato, e forse il peccato sarebbe stato davvero lavato via con un po’ d’acqua allora, dopo una così buona azione.
Ma non appena fui abbastanza vicina il vampiro gettò il corpo nel vuoto sotto di noi, ridendo.
Mi fermai, sbarrai gli occhi, il respiro, per una frazione di secondo, si mozzò: mi ero sbagliata, la mia vista mi aveva ingannata; non era un uomo….Era un bambino.
Un bambino, puro e innocente.
Un bambino, simbolo di sincerità e bontà.
Un bambino, il cucciolo dell’uomo, una perla preziosa.
Un bambino…Un universo di sogni, fantasia, risate, spensieratezza…
Pur sapendo che il mio ventre era sterile, avevo un grande istinto materno.
Ma l’affetto era sconosciuto ai vampiri, era un’emozione troppo mite: loro conoscevano solo passione e odio, grande amore e profonda disperazione. Gli opposti della bilancia li attraevano.
Ma quel bambino che colpa ne aveva?
“Non è stato divertente Logan….” Era la mia voce? Quasi non la sentivo.
Lui annuì: “Hai ragione Sarah, non lo è stato. Ma quando mai ti ho detto che lo sarebbe stato?”
Detto questo, scomparve.

“…Non so cosa dire….”
Molti annuirono…
“Mi dispiace….”
…Alcuni singhiozzarono…
“Vorrei consolarvi…ma non ho più parole….”
…Altri non avevano ancora ripreso colore sulle gote.
Non capivo per quale motivo fosse stato ucciso quel…quel…quell’innocente: per dimostrare cosa? Un dispetto a me? A loro? ...Ad Armand? A chi? Quale Dio poteva permettere una simile crudeltà?

Come avevo potuto permetterlo io?

“Non succederà più…ve lo prometto…”
Che crudele menzogna, non ci credevo nemmeno io.
Sarebbe ricapitato, ovviamente, ed io già lo comprendevo: i vampiri uccidono ogni giorno, ogni giorno muore qualcuno, qualcuno soffre ogni giorno.
E chi ero io per poterlo impedire, e per promettere loro che avrei fermato ogni meschinità?
Tra l’altro, mi era improvvisamente chiaro che non poteva essere stato un semplice dispetto a me; molti dei ragazzi parlavano di patteggiare: avrebbero dato i BitPower per non dover più assistere a simili morti.
Trasalii, sentendo i loro discorsi: “NO!”
Ai loro sguardi interrogativi e stupiti, continuai: “No, no, no…Non dovete cedere! C’è sempre una speranza, anche se incognita e lontana…Voi dovete lottare! Per i vostri diritti e per i vostri BitPower!”
Avevo parlato con foga, senza riflettere sulle parole…Ero ancora sconvolta.
Una mano gelida si posò sulla mia spalla, con delicatezza: alzai lo sguardo, per incrociare subito gli occhi smeraldini di Zefir. I miei pensieri erano confusi e annebbiati, ed il sorriso che mi mostrò mi parve gentile e cortese: “Vieni con me Sarah, sei stravolta…Logan vuole parlarti, ti ha convocata in camera”
Annuii, non del tutto cosciente, ma guardinga; Zefir non era un vampiro buono, né tantomeno era capace di provare pietà o compassione…La sua malignità sembrava scomparsa però.
Mi alzai, salutando con un cenno del capo i miei amici: colsi uno strano sguardo in Yuri, come un ammonimento; io non capii, e uscii con il rosso vampiro.

La mia più grande tentazione era inconfessabile, così come la mia più grande speranza; avevo da tempo dimenticato cosa fosse Dio, cosa il Diavolo, cosa il Giusto, cosa lo Sbagliato.
Erano più di sette mesi che vivevo in quel luogo, e in quei sette mesi ero stata completamente svuotata. Ero un guscio vuoto, una conchiglia senza perla…Una goffa, orrenda cozza ammaccata.
Quella sensazione di confuso benessere che avevo provato con Armand (davvero lo avevo incontrato? Sembrava così surreale, mentre camminavo vicino ad un vampiro così comune come Zefir…) era totalmente svanita, come se non l’avessi mai provata; dubitavo persino che fosse stata reale.
Un brivido di freddo mi percorse; guardandomi intorno, mi accorsi di non conoscere quel corridoio: eppure non ero molto lontana dalla prigione sotterranea, vedevo ancora la luce che illuminava la cella.
…Mi resi conto soltanto in quell’istante di stare seguendo Zefir.
Mi fermai all’improvviso, spalancando gli occhi: da quando IO seguivo Zefir? Da quando davo retta alle SUE parole? …E da quando mi sentivo così fiduciosa da addentrarmi in un corridoio ignoto con LUI?
Ero stata una stupida…Una completa sciocca.
Zefir si fermò, guardandomi con malcelata malizia; valutai per un secondo quante possibilità avessi di fuggire, ma il numero si rivelò essere sotto lo zero.
Sapevo che molti vampiri mi desideravano: rubare la compagna umana del vampiro capo era un’impresa non da poco…Li allettava.
Sapevo anche che Zefir in particolare mi bramava: non comprendevo molto la ragione, ma a modo suo mi amava follemente, forse troppo; solo un motivo lo aveva tenuto lontano da me: le regole dei vampiri.

1° regola:
Qualunque vampiro uccida un altro vampiro verrà sottoposto, a seconda del movente, ad esilio, tortura, morte.
2° regola:
Qualunque vampiro venga scoperto a violare l’amante di un altro vampiro verrà ucciso; se il vampiro accusato dimostrerà di avere il permesso del vampiro oltraggiato, allora verrà assolto.

Così me le aveva spiegate, sommariamente, Logan.
Erano le uniche regole che conoscevo, e probabilmente le uniche che esistevano: da quanto ne sapevo l’esilio e le torture erano la strada principale verso le porte dell’Ade, e questo rendeva totalmente inutile la terza punizione.
Quando Zefir mi spinse contro il muro, capii immediatamente qual’era il subdolo piano vendicativo del mio biondo vampiro: aveva dato il suo permesso a Zefir, e inutili sarebbero state le mie grida, le mie lacrime.
Inutile sperare che qualcuno mi salvasse.
Ero sola, e Zefir lo sapeva perfettamente…Se non avessi opposto resistenza sarebbe stato meno doloroso, forse: ma cosa potevo saperne io, alla fin fine?
La cosa più assurda dello stupro era che, sebbene tutti sapessero come funzionava, faceva sempre paura.
Ed io di paura ne avevo tanta.

Zefir aveva le unghie laccate di nero, chissà perché non le avevo mai notate.


Ero totalmente nuda, persa nel nulla assoluto; mi guardai intorno, ma vidi solo bianco: sentivo dei gemiti, e delle urla di donna, ma il suono era distante, e non mi riguardava.
Mi piaceva stare in quel luogo, quel limbo: un vento mite mi sfiorava, confortevole, e mi dava sicurezza; la luce soffusa che si propagava nel vuoto era dolce, ed il modo in cui mi accarezzava mi ricordava vagamente l’affetto di una madre per sua figlia.
Improvvisamente caddi nel vuoto: la caduta fu così inaspettata che non ebbi nemmeno il tempo di accorgermene; ancor prima di poter urlare, mi ritrovai a terra.
Mi alzai sulle ginocchia, ma una forte raffica di vento mi buttò nuovamente a terra: la tastai con le mani, scoprendo con sorpresa di trovarmi su un terreno di sabbia.
Strizzai gli occhi, poi mi guardai attorno: mi trovavo in un deserto.
Riuscii ad alzarmi, barcollante; il vento era fortissimo, e sollevava grandi nubi di sabbia che, venendomi contro con violenza inaudita, pizzicavano ed entravano nelle mie parti intime, ed inutili erano i miei tentativi di coprirle: i granelli, infidi e veloci, trovavano l’apertura, e lì si infiltravano.
Avevo le lacrime agli occhi, irritati dalla sabbia e dal dolore, e la gola era diventata secca; volevo urlare, ma ben altre urla oscuravano le mie: i gemiti e le grida di donna, che nel limbo erano ovattate e lontane, in quel deserto erano strazianti, chiare, e coprivano ogni altro suono.
Coprii le orecchie con le mani, sopportando a fatica quel dolore penetrante; d’un tratto sentii la sabbia scorrere sotto i miei piedi, fino a quando sotto di me non ci fu altro che il nulla...Precipitai.

Stordita, mi ritrovai distesa a terra, ancora nuda, ancora dolorante; per fortuna il suolo era freddo, e mi rinfrescò un po’ dopo le tempeste di sabbia.
Mi alzai a sedere, strofinandomi le braccia con le mani: mi sentivo vulnerabile.
Iniziai ad osservare il nuovo luogo in cui mi trovavo: davanti a me si innalzavano rocce argentate, non più alte di un metro; il pavimento, che io avevo percepito così fresco, era molto simile ad una specie di gelatina liquida, sopra la quale non si affondava, ma che non sembrava nemmeno molto solida. Provai ad immergervi una mano, ma un brivido di morte mi sfiorò, e dovetti ritrarla.

Il dolce canto che incantò i marinai
Nulla sarà in confronto al tuo
Dolce principessa, bellissima bimba
Ami e piangi, e non sai consolarti
Senti le mani, nere le unghie
Ti strappano la pelle, ti rubano gemiti
Freddo il ventre, vuoto il grembo
Vorresti salvarti, ma non hai Principe
Soltanto stregoni, vampiri, folletti
Creature maligne in un mondo di belve
Tu, bella rosa, peccatrice pentita
Avrai la tua rivincita, ma non solo quella
Tanto dolore, tanta sofferenza
Bugie, indifferenza, crudeli omicidi
La morte apparirà buona
La vita un terribile obbligo
Ma noi siamo pronte, ti aiuteremo
Affidati alle Syrens
Dolce principessa, bellissima rosa
Pronto per te il regalo
Ma difficile la scelta
Deciderai la via da seguire
Sanguinerai
Urlerai
Gemerai
Implorerai
Supplicherai
Ma ti alzerai
Lotterai
Piangerai
Ma non te ne curerai
Continuerai
Avanzerai
Amerai
Vivrai
Morirai
Resusciterai
Ma morirai ancora
I tuoi cari moriranno
La tua casa crollerà
Ma tu non temere
Se saprai resistere potrai sopravvivere
Ed allora salverai i tuoi cari
Ricostruirai la tua casa
E morirai felice
Tu affidati alle Syrens
Dolce principessa, bellissima bimba

Mi alzai, girandomi su me stessa alla ricerca delle donne che avevo sentito parlare in coro; non riuscivo a trovarle.
Come facevano a sapere tante cose? Le loro parole mi spaventavano…non capivo quante fossero vere e quante semplicemente nefaste.
Ed infine eccole, le Syrens: belle, superbe, aggraziate, affiorarono dal terreno, con voci soffuse ed un canto leggero.
Mi avvicinai, ed il cuore si fermò in gola: non erano aggraziate, anzi, erano mostruose, bestiali, atroci.
Mani dalle dita di rettile, palmate, con squame, si aggrapparono alle rocce, unghie lunghe ed uncinate le tagliarono; visi androgini, dagli occhi dilatati e dalle labbra inesistenti, mi scrutarono; corpi scheletrici, lunghissimi, azzurri, si allungarono sotto il pavimento trasparente.
Eccole le Syrens, calve sirene demoniache; nessuna parlò, nessuna nominò il canto che avevo sentito: una soltanto mi si avvicinò, e recava con sé due fagotti.
Conoscevo qualche leggenda sulle Syrens, ma  non vi avevo mai creduto: ennesimo errore.
Guardai, cauta, e spalancai la bocca per la sorpresa: erano due neonati.
Il primo, nella mano destra della Syren (che scempio che fosse una creatura come lei a tenerlo!), era biondo, roseo, aveva gli occhi cerulei e le guance piene di vita: mi sorrideva, ed io smaniavo di stringerlo al petto.
Il secondo era molto diverso: nella mano sinistra della Syren, era pallido, magro, gli occhi riflettevano una luce sanguigna ed i capelli erano neri come la pece; piangeva, si agitava, stava male.
Le Syrens avevano parlato di una scelta: ma quale?
Nessuna parlava, nessuna mi spiegava cosa dovessi fare; dovevo capirlo io.
Guardai i due bambini, mordendomi il labbro, indecisa: cosa avevano detto nel canto?
Salvare i miei cari…ricostruire la casa…Disgrazie, sciagure…Lottare, resistere…
Sgranai gli occhi: avevo capito.
Avrei dovuto decidere quale dei due bambini avrei salvato…lasciando l’altro al suo destino.
Per quale dei due avrei combattuto fino alla morte?
Li osservai a lungo, soffrendo atrocemente; infine feci la mia scelta.

Le Syrens sparirono, lasciandomi il fagotto in braccio.
Sorrisi amorevole al bimbo, accarezzandogli i capelli corvini: l’altro avrebbe avuto una vita splendida anche senza di me; al contrario, il bebè che tenevo in braccio aveva bisogno di cure, ed io, per una volta, volevo fare del bene a qualcuno. Per lui. Per me. Per Noi…Sì, anche per quella parte di me che reprimevo. Anche per Lui.
I piedi affondarono nella gelatina trasparente, senza che potessi impedirlo; ormai avevo compreso come funzionava: dovevo semplicemente lasciarmi cadere, attutendo la caduta come potevo.
Al mio atterraggio, il fagotto non era più tra le mie braccia: sapevo che sarebbe successo, ma non potei impedirmi di soffrirne.
Per distrarmi, osservai il luogo in cui ero finita: il pavimento era di cristallo nero, il resto era solo buio.
Passo dopo passo, attenta a non cadere, esplorai i dintorni: sembravano non esserci confini.
Nel buio, all’improvviso, una mano mi ghermì il polso: mi voltai sconvolta, indietreggiando alla vista dello spettro luminoso che mi aveva imprigionata nella sua morsa: era Zefir.
Mi districai dalla presa, per poi correre lontano; lui, fluttuando, mi seguì, con uno sguardo spento ed agghiacciante.
Mi resi presto conto che fuggire era inutile: mi fermai, girandomi verso il nemico; vidi con orrore che non era solo.
Migliaia di vampiri lo seguivano, tutti bianchissimi, tutti …morti.
“Allontanatevi….Via…Via! Via da me!”
Camminando all’indietro, cercai di vedere tra loro dove fosse Logan: ed eccolo lì, il mio amante capriccioso, con la stessa espressione degli altri, con lo stesso pallore, con lo stesso sguardo spento.
I gemiti della donna (ti prego Dio, fa che non sia io quella donna, ti prego! Fa che non sia io la donna che sta soffrendo così!) si fecero più acuti, forti, disperati…Poi, tutto d’un tratto, s’interruppero.
I vampiri si fermarono, con la bocca semiaperta; si aprirono in due file, lentamente, mentre una luce accecante avanzava in mezzo…
Mi ci volle mezzo secondo per riconoscerlo: mi tendeva la mano con un sorriso, in braccio teneva il neonato che avevo scelto, ed il suo sguardo era vivo.
Gli mostrai un sorriso tremolante, poi afferrai la sua mano.

Non rimasi a lungo lì, a terra, in quel corridoio così vicino ai miei amici, umiliata e ferita; non rimasi a lungo lì, a piangere: Armand venne a prendermi, ed io mi addormentai fra le sue braccia.

Hai visto cose strane, donna umiliata, amante tradita.
Hai conosciuto l’amore di una madre, anche se non avrai mai figli.
Hai conosciuto la paura dell’ignoto, anche se vivi nella Casa del Mistero per eccellenza.
Ora sai di chi fidarti, da chi diffidare, chi difendere, chi odiare.
Ma le Syrens non ti hanno detto chi amare, contro chi lottare, quando farlo.
Il sangue ti sta ancora seguendo, bellissima bimba, dolce rosa…
Ti è stato concesso di scegliere: puoi versarlo in un calice, e sorseggiarlo, o puoi affogarci dentro.
Cosa scegli, Sarah?

Ho già scelto…

Fine Capitolo


Innanzitutto metto l’immagine di Armand, che non ho messo nel capitolo precedente per pura pigrizia xP:

http://image.forumfree.it/2/9/2/6/9/6/2/1246392076.jpg

Curiosità (o meglio: un commento al capitolo)

Eccoci qua, a fine capitolo ^^
Allora…questo è un capitolo particolare; mi ha fatta letteralmente dannare, impazzire!
Questo è il primo capitolo dove c’è un minimo accenno di….horror, diciamo.
Mi rendo conto di non essere brava a incutere paura, ma c’è sempre una prima volta, no?
La scena del sangue è stata difficilissima, un vero parto.
Poi…..le domande di Sarah e i suoi dubbi sono nella norma, direi, quindi non mi soffermo.
Una questione che vorrei sottolineare è la maternità: per ricordare che Sarah è una donna, e risente della fisica attrazione che le donne hanno per i bambini. Sbaglio?
Per quanto una possa odiare le creaturine urlanti che sono i bambini, quando questi sono ancora in fasce, in grado solo di gattonare, sono adorabili: c’ho riflettuto a lungo, e credo che sia perché sono i nostri piccoli, e si sa che in natura il branco difende e ama il piccolo.
Infine, la questione per me più pungente: lo stupro.
Ennesimo miio fermo proposito è non inserire nessuna scena di sesso, in questa storia: qualche accenno semmai, e tanto lasciato all’immaginazione.
Ma come fare con uno stupro, che NECESSITA di descrizione, per imprimere nel lettore la sua crudeltà?
Ecco, io ho fatto una cosa che forse nessuno ha capito: ho fatto cadere Sarah in un sogno incosciente, mentre accade l’”atto”.
Un sogno che ritornerà….
Le Syrens le ho inventate prendendo spunto dalla canzone “Ghost love score”, dove sono presenti versi come: “A siren from the deep came to me, sang my name….”
Ecco quindi da dove spuntano tali mitiche creature, di cui posterò un disegno (se lo trovo nel mio archivio..)
La “filastrocca” è inventata, e non so se ben riuscita. Lascio a voi il giudizio ^^
A proposito: il nome Zemia l’ho preso dalla parola greca (zemia), che vuole dire “punizione”.


Recensioni:

Klarai: Ciao, e grazie per la recensione…Grazie davvero! Ebbene, Zefir ti incuriosisce ancora??X°D Io, personalmente, lo ucciderei…UoU E detto da me..! Comunque grazie per gli abiti: ammetto che AMO descriverli, li reputo…fondamentali, quasi. Perché io prima di scrivere disegno, e voglio che il lettore abbia in mente Sarah così come l’ho disegnata io. Yuri dirà sempre poco, ma sarà sempre importante. UoU è probabile che tu abbia già capito tutto, perché in verità è tutto molto scontato, banale e prevedibile. Vabbè, io ci ho provato lo stesso X°D Kissone ^^

LesyHiwanov: Ciao Lesy (se posso chiamarti così!)! ^^ Beh, grazie per i complimenti, prima di tutto. In secondo luogo mi dispiace, ma probabilmente questa storia sarà scontata come credi, perché è incredibilmente patetica, nel suo mistero. Mi dispiace se ti deluderò, sono sincera, perché è la mia ultima intenzione. Tu intanto dammi una chance, proverò a sorprenderti! Kissone

lexy90:  Sai Lexy, nella tua domanda hai raccolto una delle basi della storia: Armand cosa vuole? Purtroppo si saprà solo negli ultimi capitoli…Ti toccherà subirti l’ansia che emana fino alla fine X°D! Fammi sapere cosa pensi di questo capitolo…Kissone

Padme86: Amora mia! *O* Dimmi, ti è piaciuto questo capitolo? Armand era LOGICO che apparisse, lo so >>’’ Ma se hai letto quello che ho scritto all’inizio sai la storia che mi ha portato ad inserirlo XD Lui è un alleato importante, sì…Un alleato che però ha mostrato solo la faccia illuminata, e non quella coperta…Vedremo a cosa porterà, eh?XD Aspetto la tua! Kissone

Aphrodite: *-* Darling! –l’assale-  Innanzitutto GRAZIE, perché le tue recensioni mi riempiono il cuore di gioia (come quella per Death on two legs..ma te ne parlerò con calma poi). Mi comprendi in un modo sorprendente, più di chiunque altro. Hai detto tutte cose giuste, così giuste che è inutile che io le commenti a mia volta. Per Carmelo….lo voglio anche ioooo! >O<  Pensi che sia quella la frase più importante? Non so dirti francamente, può esserlo come non può….L’esistenza di Sarah è complessa, molto complessa. Ma ora ci sono le Syrens….Dimmi che ne pensi del cap, la tua opinione è SACRA. Kissone ^^

Nena Hyuga: Ciao!^^ Capolavoro?°////° Grazie!>.<   Armand è un bel ragassuolo, concordo! *O* Ed è anche un personaggio piuttosto misterioso…trovi? I bladers (TUTTI) patiranno un bel po’, fidati…^___- Grazie ancora di tutto Nena, a presto! Kissone

Iria: Beh, ultimamente in fatto di recensioni stai migliorando come puntualità, va…>>  Non posso lamentarmi più di tanto. U.U’’ Per la mia prevedibilità…Sì, lo so, è la mia piaga. xP  Abbiamo parlato a lungo su msn delle mie intenzioni future sui bladers, quindi aspetta e sarai esaudita ^^ Ebbene, tu questo capitolo l’hai già letto, ma non mi hai mai detto nulla a proposito….Spero mi darai la tua SICURAMENTE LUNGA E SERIA (XD) opinione ^O^ Kissone mia socia ^_-

Traduzione della canzone –dei Nightwish - :

questa è la fine di tutta la speranza
di perdere il bambino, la fede
di dar fine a tutta l’innocenza
di essere qualcuno come me
questa è la nascita di tutta la speranza
di avere tutto quello che avevo una volta
questa vita non perdonata
finirà con una nascita

non si sveglierà da questo domani
per vedere un’altra rosa nera nata
il letto di morte è lentamente coperto di neve

angeli, sono caduti prima ma io sono ancora qui
sola come se stessero disegnando vicino
In paradiso il mio capolavoro sarà finalmente cantato

questa è…

Ferito è il cervo che salta più in alto
e la mia ferita taglia così profonda
spegni la luce e lasciami staccare la spina

questa è…

(?) senza una faccia
Desiderio di morte senza una preghiera
fine della speranza
fine dell’amore
fine del tempo
il riposo è silenzio

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ironic ***


Salve =)
Finalmente di ritorno, eh? ^_-
Ho il capitolo dopo di questo a tre quarti, quindi posso sentirmi abbastanza tranquilla da pubblicare.
Non ho molto da dire: è un capitolo di transizione, ma non credo lo stesso che sia consigliabile leggerlo con poca attenzione… Ogni minimo dettaglio è importante.
Ha tutto un senso, anche se non sembra. =)
Vi auguro buona lettura.
Kissone
Sybelle


Ironic - Ironico

Dove il dolore dimora il suolo è sacro
-Oscar Wilde-



Le increspature del mare scintillavano placide, illuminate debolmente da qualche flebile raggio solare; le onde si infrangevano su una costa di sabbia e scogli, con pochi arbusti ed un solo fiore, che fragile sopravviveva nella roccia: il Sole era arancione, ma la sua luce non era forte e sicura, anzi, era delicata e quieta.
Era un’alba meravigliosa, che colorava il cielo con tinte calde e rassicuranti, mentre il celeste prendeva pian piano possesso del nuovo giorno.
Oh…era un dipinto così vivido che per un istante avevo sperato fosse reale. Era l’unico elemento d’arredo nella camera da letto in cui mi trovavo, se camera da letto, poi, potevo definirla: più la guardavo più mi sembrava una grande bara.
Era una stanza di pianta quadrata, piccola e scura –probabilmente sotterranea-; qualche candela illuminava l’abitacolo, e rimasi incantata nel constatare che quei ceri non si esaurissero mai.
Per il resto non c’era granché: un vecchio armadio, un piccolo tavolo, un letto incassato nel legno, con le lenzuola nere.
Ma il quadro…! Troneggiava sulla parete di fronte al giaciglio, ed io non potevo fare altro che invidiare il pittore, sicuramente vampiro, che era riuscito a ritrarre il sole senza averlo nemmeno mai visto, mentre io a malapena ricordavo cosa fosse!
Mi sedetti sul letto, senza distogliere lo sguardo dal dipinto.
Avevo ovvi motivi per credere che quella fosse la stanza di Armand; in verità, quegli ovvi motivi erano tutt’al più il ricordo di un momento umiliante e doloroso conclusosi nelle sue braccia…
Ma era successo davvero?
Ricordavo di essere stata brutalmente ferita, eppure il mio corpo era pulito e ben curato.

I vampiri per guarire i tagli e le ferite usano gocce del loro stesso sangue.

L’idea che Armand potesse aver curato ogni parte del mio corpo mi faceva rabbrividire…ma non era una cattiva sensazione. Anzi, provai un qualcosa di insolito: mentre una parte di me reprimeva violentemente quella sensazione, quasi disgustata, un’altra parte l’anelava e la bramava, sentendola come il contatto con l’unica persona da cui si vorrebbe essere toccati.
Mi sedetti sulla sponda del letto, lisciando con una mano il corto vestito nero che indossavo: mi arrivava a metà coscia, il seno era coperto da due triangoli di stoffa le cui bretelle erano catene dorate e sotto il petto scendeva a balze; era comodo e leggero, migliore di altri ingombranti vestiti che avevo indossato: se l’avessi detto a Logan, probabilmente si sarebbe ingelosito.
Già, Logan…
Di certo sapeva dov’ero: mi controllava, era nella mia mente; doveva sapere dov’ero.
Perché allora non mi richiamava, non tentava di riportarmi da lui?
Ero lì dannazione, senza compagnia e pronta per essere punzecchiata dalla sua irrisoria voce! Desideravo soltanto che mi ricordasse che ero sua, che avevamo un patto e che potevamo ancora convivere in “pace”, solo chiarendo gli ultimi avvenimenti.
Ma lui non c’era, la sua irrisoria voce non mi punzecchiava e le sue candide mani non mi sfioravano da giorni.
Mi sentii terribilmente trascurata – sola.
Mi era apparso chiaro il suo profondo odio verso Armand, un odio di certo ricambiato con la medesima intensità; eppure, tanto più mi sforzavo, tanto più non ne comprendevo il motivo: i vampiri erano creature crudeli, spietate, lussuriose, superbe, vanitose e solitarie, ma tra di loro vi era una grande equità, un certo rispetto.
Amavano rubarsi la preda e giocarsi tiri a dir poco disonesti, ma alla fine agivano sempre nell’interesse del gruppo. Sempre.
Forse perché Logan era un capo temuto e potente, forse perché sapevano di essere gli unici che potevano capirsi e aiutarsi, fatto sta che non esistevano aperte rivalità.
O almeno lo credevo… Eppure ricordavo bene l’astio di Armand quando mi aveva chiesto se ero l’amante del bel biondo.
Iniziai a pensare che forse Armand era pericoloso, che poteva esserlo non solo per me ma anche per la comunità di cui ero prigioniera.
Cercavo un’arma, un qualcosa di così terribile che avrebbe potuto distruggere tutto ciò che io stessa avevo alimentato e aiutato a crescere; Armand era indubbiamente quell’arma.

Mentre pensavo a come acconciarmi i capelli, mi accorsi che era necessario che io riordinassi le mie idee, perché la confusione mi stava lentamente distruggendo: non riuscivo più a percepire spazio e tempo.
Mi trovavo in una stanza sotterranea - probabilmente -, ma da quanto?
Forse un giorno, forse di meno…o forse di più.
Purtroppo non sapevo definirlo.
E da quanto, invece, ero in quel castello?
Otto mesi, forse. Forse di più…Di certo non di meno.
Dov’ero stata tutto quel tempo? Com’era possibile che non mi fossi accorta di nulla???
Mi resi conto solo in quel momento –mentre intrecciavo i capelli dietro la nuca- che le ciocche più lunghe arrivavano fin oltre la metà della schiena: ricordavo con precisione che, quando tutto era iniziato per me, arrivavano ben al di sopra della metà del mio busto.
Incredibilmente, quel cambiamento mi spaventò: stavo crescendo, ma sapevo bene che la persona che mi guardava allo specchio non doveva avere quell’aspetto, non doveva crescere con la mia anima.
Davvero, mi spaventò.

Nell’allacciarmi i sandali alla schiava che avevo trovato insieme all’abito mi resi conto di avere bisogno d’aria: in quei mesi ero uscita solo una volta, e non era di certo stata una passeggiata…In tutti i sensi.
Se avessi provato a varcare le soglie del palazzo mi avrebbero fermata?
Sì, di sicuro. Non avevo né l’autorità né le motivazioni adeguate – o il permesso – per farlo: ma io non respiravo più, sentivo solo fumo.
Fumo che avvolgeva le narici, gli occhi, la pelle, il corpo, i sensi…
Gli odiosi candelabri sorreggevano candele immortali e fuochi eterni sorgevano su esse.
La mia mente era invasa dalla nebbia: forse svenni.

Ancora la stessa stanza, ma avevo dormito?
Non era cambiato nulla, non c’era traccia di vita, nemmeno io stessa potevo considerarmi Vita.
Vidi sul tavolo una foto in una cornice, prima non c’era: mi avvicinai confusa, la foto raffigurava il cielo stellato; volevo piangere dalla gioia (era fuori, era aria, era cielo, era Luna!), ma non mi uscì altro che un suono ovattato dalle labbra, come un singulto.

Volevo uscire da quella stanza, ma avevo paura di farmi vedere dai vampiri: le dita di Zefir erano ovunque, mi graffiavano incattivite; gli occhi di Zefir erano ovunque, spogliavano il mio corpo persino della pelle; la lingua di Zefir era in un solo posto, ma permaneva maliziosa.
Mi lasciai andare ad un urlo che crebbe dal fievole all’acuto, e la mia voce risuonò per un breve momento; toccai le pareti, il quadro lo sfiorai soltanto: mi chinai a guardare cosa ci fosse sotto il letto, ma lo spiraglio era talmente piccolo che non vidi nulla se non buio – quel luccichio rosso era solo la mia immaginazione…O almeno lo speravo.

C’era un libro: era sigillato.
La copertina era consumata e la lingua del titolo a me ignota: probabilmente era la lingua dell’universo parallelo dei Bit Powers.
Provai a rompere il sigillo, ma mi ruppi un’unghia, tagliandomi il dito stesso: vi rinunciai, amareggiata.

In silenzio, rimasi ferma sul mio posto, inerte. Così, come statua. Come inerte bambola di porcellana.

Dovevo uscire da quella gabbia: ero sempre stata coraggiosa, potevo farcela.
La porta era lì, davanti a me, lo era sempre stata….
È solo una porta Sarah, no?
È solo una porta, no?
Cosa può farti una porta?
Non ha denti, né artigli, né veleno: ha solo un pomello.
Afferralo Sarah, brava: ora muovi la mano, fai scattare la serratura, apri.
Dai Sarah, so che puoi farcela.
Sarah… ce la fai?
Dai Sarah, voglio uscire…Fallo!
C’è qualcosa di importante fuori da questa porta, lo so! Sento una strana sensazione all’altezza del cuore Sarah, IO ce l’ho ancora e sta soffrendo!
Non senti questo fragore di pianti, e urla, ed ossa rotte? Non senti? Ascolta Sarah, è tutto oltre questa porta!
Ho paura Sarah, ma tu non puoi averla: io posso, tu no.
Tu sei la mia maschera, Sarah: il tuo viso è il mio. Se tu non mostrerai paura, io non ne avrò.
Forza, forza! Ho fretta, il fuoco delle candele brucia la mia pazienza!

Corri Sarah, corri Sarah!

Mi ritrovai a correre per scale che non sapevo dove portassero, per corridoi che emanavano solo gelo e stanze circolari dove niente aveva senso, nemmeno quei quadri appesi al contrario.
Correvo e non sapevo dove andavo, né perché ci andavo: volevo controllo e stavo ottenendo caos.
Ma una forza più grande di me mi portava… Giù per le scale, lungo l’atrio principale, urtando spalle di vampiri ed evitando in tempo ostacoli pericolosi: infine mi ritrovai nel corridoio che portava alla Cella.
Ripresi fiato, ma tremavo.
Avevo paura di Zefir, dei suoi occhi, delle sue dita e della sua lingua: l’immagine di un bambino piangente, magro e malato, si presentò alla mia mente, ma fu solo il ricordo di un sogno…O forse era la realtà, e Zefir il sogno?
Avevo un gran mal di testa, ebbi un capogiro: mi ripresi, poggiando la fronte sul muro di pietra; in un momento di calma e silenzio, percepii un rumore.
Vago, inizialmente.
Un vocio soffuso, pacato lì per lì: prestai attenzione a tale mormorio.
Percepii le lacrime del lutto.
Ed allora sbiancai.
Logan non poteva aver ripetuto lo stesso gioco! Non poteva aver voluto uccidere un altro estraneo per i suoi capricci!
E chissà quante comodità aveva tolto ai miei amici, quanto cibo e quanti letti…!
In un leggero fruscio del mio vestito scattai verso il ponte, furiosa: questa volta avrei reagito diversamente al turpe crimine.
Avanzai a grandi falcate, e Zefir non mi fece alcun effetto: Logan non c’era.
Mi parve strano non vedere il cadavere, ed ancor più strano mi parve vedere Takao svenuto; non capivo perché c’erano poche ma sincere lacrime, e non capivo il perché di tanto pallore e tante labbra tremanti: non capivo quella strana sensazione che mi suggeriva di guardare con attenzione chi c’era nella cella…

… E chi non c’era.
Ed io, nel secondo più lungo di tutta la mia vita, vidi chi non c’era.

“Certo prof…certo….perchè posso chiamarti così,, vero?”

“Kenny…” Dov’erano le mie gambe? Non le sentivo più. E nemmeno il resto del corpo, nemmeno i miei stessi pensieri.
“E’ caduto giù…” Si scusò il guardiano, con un tono dispiaciuto per niente convincente, e tutt’altro che serio.
Provai ad immaginarmi K che veniva afferrato da Zefir, veniva azzannato e poi veniva gettato come un rifiuto: qualche lamento inconscio scaturì dalle mie labbra incredule.

Tranquilla Sarah: non l’ha azzannato. L’ha toccato solo per scaraventarlo nel baratro: pensandoci, forse era preferibile per lui la morte per dissanguamento.
Pensaci, è precipitato per miglia e miglia nell’oscurità che conduce al Vortice Infernale, vivo.

Il ripresentarsi improvviso di Logan nella mia mente fu la goccia… Quella di sangue, mi seguiva da giorni, mesi. Anni.

Odiosa vocetta irrisoria, ti ho bramata: muori ora, bastarda insensibile! Io soffro e tu ridi!

Non avevo il coraggio di affrontare il dolore delle persone che avevo imparato ad amare: il prof era morto a causa mia.
Che strano modo ha la vita di rimediare alle punizioni non inferte; che strano modo aveva di punirmi; se fossi rimasta, mi avrebbero punito anche i vivi rimasti?
Non posso crederci…Vivi…Sto parlando di VIVI RIMASTI!
“No…non anche voi…” Non mi scese alcuna lacrima dal volto, ma la mia voce piangeva.
Ebbi nuovamente paura, e non lasciai a nessuno di loro il tempo di dirmi che non era stata colpa mia, che la loro disperazione era giunta al limite e che si arrendevano per sempre; non li consolai, non mi lasciai consolare; scappai.
Ripercorsi i corridoi, risalii e riscesi le scale, ritornai nell’atrio, andai ancora a sbattere contro vampiri che non m’interessava vedere in volto, mi precipitai in stanze che non conoscevo e rividi quegli assurdi quadri appesi all’in giù: quando giunsi infine in quel luogo sotterraneo da cui avevo desiderato fuggire, furono ancora le braccia di Armand ad accogliermi ed a stringermi con delicatezza.
Affondai le unghie nella sua pelle e morsi con rabbia e frustrazione la sua spalla nuda, ben sapendo di non fargli nulla: lui sopportò in silenzio, impassibile, ed il suo sguardo era rivolto al corridoio, verso il nulla.
Non volevo nessun’altro in quel momento, a consolarmi: me ne resi conto quando mi fece entrare e chiuse la porta con uno scatto secco; e se anche Logan avesse visto il suo dolce sorriso nei miei confronti e ne avesse voluto eliminare il proprietario per gelosia, io non me ne sarei curata: la distruzione dell’animo non concede preoccupazioni materiali.
“Dimmi che sono cattiva…” Lo supplicai, poiché in quel momento desideravo solo parole crudeli, sgarbate e reali: se avesse osato sussurrarmi una sola parola cortese e consolatoria, sarei stata capace di aggredirlo.
Il bel vampiro mi scrutò a lungo, e sembrava profondamente rattristato: “Non voglio mentire.”
“Allora dimmi che sono una bugiarda…” Sussurrai, realizzando solo in quell’istante che la parola “cattivo” deriva dal latino captivus, prigioniero: ah sì, era una prigione la mia testa, che comprimeva il cervello, le idee e il buon senso!
“Sei una bugiarda Sarah.” Pronunciò solennemente, e scorsi mille pensieri e mille tormenti lottare tra loro nei suoi occhi; mi sentii in dovere di ringraziarlo, e lui sospirò quando lo feci.
“Sei una bugiarda Sarah… Ma credimi quando ti dico che nella tua colpa sei onesta, e che i veri bugiardi sono coloro che mentono a se stessi credendo di non esserlo; hai ingannato, ordito, tramato e programmato orribili congiure contro coloro che tu chiami a buon titolo amici: eppure se potessi ti uccideresti pur di non doverlo più fare.”
Si sedette sul letto, e con un lento movimento mi accarezzò i capelli: “Sei solo un essere umano, e solo esseri umani sono i tuoi amici: sbagli, sbagliano. Morirai, loro pure; alcuni stanno morendo ora, altri grazie a te potrebbero sopravvivere.”
Posai la mia mano sulla sua, socchiudendo gli occhi: “Adesso come potrò impedire loro di consegnare i Bit? Non vorranno darmi retta.”
Armand mi baciò la fronte: “Non puoi continuare a impedire loro di difendersi: potrebbero iniziare a insospettirsi, non credi?”
Compresi solo in quel momento quale danno sarebbe stato, se loro avessero scoperto la verità: “Sono intrappolata dalle mie stesse menzogne. È una fine terribile, non volevo questo per me.”
Lui iniziò a baciarmi la guancia e l’incavo del collo con veloci baci a fior di pelle: “Ah, solo questo non volevi?”
Stordita lo lasciai fare, ed a lungo rimasi a meditare su quella domanda: poi, non so come, la dimenticai; iniziai invece a riflettere su una considerazione che volevo esporre, ed infine cedetti al mio desiderio: “Vorrei che tu avessi potuto conoscere Kei: Yuri dice che siamo simili, ma non può sapere quanto siamo diversi.”
Mi fissò negli occhi, ed il suo sguardo fu così intenso che ne rimasi catturata; con mano tremante gli sfiorai i capelli, ed erano morbidi e setosi; lui mi lasciò fare, poi semplicemente disse: “Io lo sto conoscendo, Sarah. Non credere che la sua fiamma sia spenta: la sua condanna è l’immortalità.”
Mi scostai d’un tratto, infastidita: “Non scherzare col fuoco: non c’è speranza che sopravviva, e tu lo sai!”
“Eppure sento di averlo conosciuto…” Soffiò.
Lo guardai smarrita, e una scintilla di speranza si accese in me; con voce flebile gli domandai come l’avesse trovato, ed un po’ di orgoglio riempì il mio cuore quando capii che Kei era più forte di me.
“Oh, mi è molto piaciuto; anzi, credo davvero di essermene innamorato…” Confessò il vampiro.
Mi venne incontro, spingendomi contro il materasso: mi sorrise malizioso, per poi baciarmi con dolcezza; fu semplice per lui togliermi l’abito, e per me fu lo stesso con i suoi indumenti.
L’aria sapeva di buono, come se le candele stessero bruciando un delicato incenso; i cuscini erano estremamente morbidi, ed il corpo di Armand era come un mare: a tratti lo attraversavano correnti fredde, a tratti invece erano calde e confortanti.
Perché non riesco a resisterti?” Gli chiesi con un filo di voce, e nel prendergli il viso tra le mani sentii un brivido di piacere e timore.
Perché non vuoi farlo.” Rispose lui, e tutto divenne insignificante.

Svegliarmi nel letto di Logan fu alquanto sconcertante: non ricordavo di essere stata lì, il giorno prima; anzi, non avevo alcun dubbio sul luogo dove ero stata e sulla persona con cui ero stata…
Gli unici, pochi avvenimenti “felici” che avevo vissuto in quel posto me li tenevo stretti, e nessuno sarebbe riuscito a farmi credere che fosse stato un sogno.
Armand mi aveva amato il giorno prima, e di questo ero assolutamente certa.
Ma allora perché Logan non era con me? Perché non mi guardava con disprezzo?
La sua scomparsa dalla mia vita era incomprensibile: temevo ormai che tutti i vampiri mi stessero nascondendo qualcosa… qualcosa che invece avrei dovuto sapere.
Mi alzai, vestendomi con il primo vestito che vidi nell’armadio: era un completo da cavallerizza, con la gonna a pieghe nera e la giacca (a collo alto, dalle spalle bombate e l’allacciatura sulla schiena) azzurra; infilai gli stivali e legai senza troppa cura i capelli in una coda alta, poi mi precipitai fuori dalla stanza: se anche Logan mi avesse ignorato in eterno non contava, poiché Armand non mi avrebbe negato una spiegazione.
Scesi rapidamente le scale; cercai di non prestare attenzione ai soliti vampiri che oziavano nell’atrio principale, eppure non potei non fermarmi quando uno di questi mi chiamò con tono di scherno.
“Sono di fretta Francisco, vedi di sbrigarti.” Chiarii subito, irritata.
Francisco era un vampiro veramente suo generis, una creatura interessante: quando era giunto sulla Terra la sua prima vittima era stata un chitarrista metallaro, e Francisco ne era rimasto talmente abbagliato da decidere di plasmare il proprio aspetto in suo onore.
Si presentava ora come un pallidissimo ed incantevole rocker dalla folta chioma nera, le braccia tatuate ed i vestiti cigolanti. A quanto ne sapevo Logan lo teneva in altissima considerazione.
Con Baldazarre, Zefir e Mathias Francisco completava il gruppo dei favoriti del mio biondo castigatore.
Non potei fare a meno di interrogarmi su quale ruolo avesse assunto Armand in quella gerarchia sociale che si era istituita nel castello.
Comunque Francisco non colse la mia provocazione, anzi, non esitò a prendersi tutto il tempo necessario, prima per intrappolarmi con il suo sguardo ammiccante, poi per deridermi spudoratamente.
Puntò i suoi occhi castani sul mio profilo, sghignazzando (ritenni che per lui una donna non era degna che di questo: il suo disprezzo): “Ma quanto siamo carine oggi! Vai forse ad una festa?”
Chiusi gli occhi a fessura: “Perché tu di certo troveresti un motivo per festeggiare. Sbaglio?”
Sorrise: “Ammetto che ho un debole per i funerali. Soprattutto quelli degli umani schiantati al suolo!” Così detto scoppiò in un’isterica risata malevola.
Persi la testa. Oh, la persi davvero.
“Non permetterti di parlare così di lui! Non permetterti!” Urlai, e sentii ogni parte del mio corpo bruciare di rabbia e disperazione.
Potevano insultarmi, ferirmi, umiliarmi e deridermi quanto più li aggradava, poiché ero solo una bambola di pezza e non ritenevo di meritare un trattamento migliore: ma non dovevano nemmeno osare offendere un innocente morto, men che meno se quell’innocente era tutto ciò di cui m’importava.
“…Ooooh…Sennò che mi fai? Mi fai la bua?” Rise ancora.
A quel punto avevo più possibilità: girare i tacchi e andare da Armand, urlare ancora rendendolo ancora più ilare, oppure…
Ora come ora ritengo sia il caso di dire che feci la scelta più sbagliata: eppure non credo che difendere la memoria di un amico sia una scelta poi così sbagliata.
Se io fossi stata al posto di K, avrei voluto che lui difendesse la dignità umana che ancora mi rimaneva, seppur nella morte.
C’era una torcia appesa al muro, a poca distanza da me: in un momento di pura follia non vidi altro che la sua fiamma; l’intelligenza di un vampiro non può battere in alcun modo l’imprevedibilità di un individuo arrabbiato, e così Francisco non potè neanche lontanamente immaginare i miei piani.
In un istante la fiaccola era nelle mie mani, l’istante dopo corrodeva i vestiti e la pelle del mio avversario: molti vampiri accorsero in suo aiuto, altri digrignarono i denti e spalancarono le bocche ringhiando con le loro fauci assassine in mia direzione.
Alcuni provarono a ghermirmi, a catturarmi, ma io mi ero fatta furba ormai: prima che potessero farmi qualunque cosa, ero già giunta davanti alla porta di Armand.
Sentii le loro grida ed i loro insulti, ma non me ne importò nulla.
Risi fino alle lacrime, e ringraziai il cielo con cuore pieno di gioia.
Avevo quasi ucciso un vampiro… E se non fossi morta prima, chi lo sa? Forse uno sarebbe diventato dieci, forse dieci sarebbe diventato mille…

Sorridi?! Sorridi?! Hai anche l’ardire di farlo?
L’impudenza non ti manca, caduca rosa: gli innocenti muoiono e tu, criminale, ridi e gioisci delle tue violenze.
Oh Sarah, sappiamo che non sei cattiva… Sappiamo che ridi perché hai ritrovato la speranza.
Però sei prigioniera: prigioniera della tua utopia.
Puoi sognare, nessuno ti vieta di farlo.
Ma forse aprire gli occhi ti aiuterebbe, captiva.
Guarda con attenzione Sarah, ascolta i segnali.
Ad una sola persona dovresti associare la parola “bugiardo”.
Giochiamo, ti va? Indovina a chi…
Se vinci avrai una bambola, piccola fanciulla… O forse una tomba.
Tutta per te.
But death can’t win again, can it? So smile, smile, smile…

Fine

Dunque… è un capitolo un po’ movimentato, per certi versi. ^^
Riassumiamo, vah!
I punti importanti sono, ovviamente:
- il nuovo amore sbocciato tra Armand e Sarah, sviluppatosi in pieno, aggiungerei. O.ò
- la morte di Kappa
- l’attacco a Francisco

So che la morte di Kappa non renderà troppa gente triste, ma avevo bisogno di partire da un personaggio che, nel suo piccolo, ha fatto la storia di bey.
Ed in questo contesto diventa estremamente importante…
Poi vediamo… passiamo alle curiosità ^^

Curiosità
In seguito agli sviluppi della storia, ho deciso di porre, come definitivo epilogo, un chiarimento di ogni parte confusa. Insomma, nei capitoli inserirò tante piccolezze che con il tempo si dimenticano… Io le ricorderò e darò loro significato.
La stanza di Armand l’ho presa da un’immagine che si è radicata nella mia mente: penso fosse l’immagine di un gioco su internet, comunque mi aveva affascinata.
Il modo di curare che utilizzano i vampiri non è una mia invenzione, bensì è una creazione di Anne Rice.
Il tempo nella storia non è ben definito per scelta: essendo tutto visto dalla mente di Sarah (piuttosto confusa, converrete), anche il tempo è deformato.
La canzone (Ironic di Alanis Morissette) è stata una scelta casuale, dovuta ad un testo che ho sempre amato.

Purtroppo non ho modo di rispondere alle vostre bellissime recensioni, per le quali vi ringrazio con tutto il cuore e tutta l’anima.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^

Traduzione Ironic:
Un vecchio compì 98 anni
Vinse alla lotterie e morì il giorno dopo
È una mosca nera nel tuo Chardonnay
È un assoluzione della pena di morte due minuti troppo tardi
È ironico,non credi
È come la pioggia il giorno del tuo matrimonio
È un giro gratis quando hai già pagato
È il buon consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe pensato,funziona
Mr Gioco Sicuro aveva paura di volare
Fece la valigia diede il bacio d’addio ai suoi figli
Aspettò tutta la vita per prendere quel volo
E mentre l’aereo si stava per schiantare lui pensò
"bene non è perfetto"
ed è ironico,non credi?
È come la pioggia il giorno del tuo compleanno
È un giro gratis quando hai già pagato
È il buon consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe pensato,funziona
La vita ha un bel modo di infierire su di te
Quando pensi che tutti è okay è tutto sta andando bene
E la vita ha un bel modo di aiutarti
Credi che tutto sia andato male e tutti ti scoppi sulla faccia
Un ingorgo quando sei già in ritardo
Un cartello “no smoking”durante la tua pausa sigaretta
È come diecimila cucchiai quanco tutto ciò di cui hai bisogno è un coltello
È conoscere l’uomo dei miei sogni
E dopo incontrare la sua bellissima moglie
Ed è ironico,non credi?
Un pò troppo ironico,lo credo davvero
È come la pioggia il giorno del tuo compleanno
È un giro gratis quando hai già pagato
È il buon consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe pensato,funziona
La vita ha un bel modo di infierire su di te
E la vita ha un bel modo di aiutarti.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Whisper ***


Ho appena cominciato a scrivere il decimo capitolo, quindi mi sento abbastanza sicura di poter pubblicare. >.<
Dico giusto due parole: nel quadro originale avevo intenzione di svelare dove caspio è finito Kei nel prossimo capitolo, ora, invece, lo svelerò tra due capitoli. C’est la vie! °-°
La morte di K ora non ha un gran risalto, ma c’è un motivo preciso che mi ha indotto a designarlo a prima vittima.
Spero apprezziate questo nuovo capitolo.
Buona lettura
Sybelle


Whisper - Sussurro

Le donne hanno un istinto meraviglioso, scoprono tutto, meno ciò che è evidente.
-Oscar Wilde-


Spalancai le porte con il sorriso sulle labbra: “Armand!”
Sapevo che mi avrebbe aiutata, e che sarebbe stato al mio fianco nella mia lotta contro il suo mondo, e saperlo mi donava un senso incontrollato di fiducia.
Rimasi con le braccia spalancate e la speranza in viso a lungo, e aspettai che il respiro tornasse regolare prima di decidermi a rendermi conto della realtà: Armand non c’era.
Guardai spaventata la camera spoglia. Vidi un mantello nero sul letto: mi avvicinai, e notai un biglietto adagiato sul fiocco di seta ceruleo (che serviva per chiudere il soprabito all’altezza della clavicola). Lo presi con febbrile speranza: “Recati in Biblioteca, e lì attieniti a ciò che ti chiederò di fare. Porta con te il mantello, non farti vedere.”
Firmato: Armand.
Bruciai con scrupolosa attenzione il biglietto, poiché avevo imparato a non lasciare nulla al caso: presi l’indumento, e guardinga cercai la strada più deserta per la Biblioteca; fu estremamente difficile orientarsi, poiché non sapevo come arrivare alla mia meta dalla stanza in cui mi trovavo.
Infine, comunque, giunsi inaspettatamente davanti a quel portone ormai familiare.
Bussai, azione tanto inutile quanto priva di senso: nessun vampiro si avvicinava alla biblioteca.

Perché?

Senza aspettare alcuna risposta entrai, e come previsto Armand mi attendeva elegantemente seduto di fianco al tavolo, con un libro in mano (per ingannare il tempo, immaginai).
Non appena mi sentì alzò lo sguardo su di me, rimanendo assorto per un tempo indefinito: non osai disturbare i suoi pensieri, ma quando mi accorsi che si era decisamente perso nel turbinio della sua mente, allora mi schiarii la voce, richiamandolo al mondo reale.
Mi sorrise appena, con sguardo dispiaciuto: “Perdonami, quando sono con te sento di poter riflettere con calma ed aspettare che la riflessione sia conclusa, prima di agire.”
“Perdonato…” Esordii, richiudendo la porta dietro di me: “Ma che succede?”
Sospirò, portando una mano sugli occhi.
Mi sembrò stanco e spossato, e se fosse stato umano avrebbe potuto sembrare vecchio, in una simile situazione; non era strano? Sì, mi risposi. Era strano.
“Non so a quali conseguenze porterà tutto ciò. Siamo un errore Sarah.” Sussurrò, facendosi cadere sullo schienale della sedia.
“Stai mentendo!”
Mi guardò sorpreso, forse colto sul fatto: non si aspettava che avrei capito… La sua maschera non aveva mai ceduto, probabilmente. Io d’altronde leggevo la farsa nei suoi modi.
Mi stava ingannando, fingeva di avere paura.

Credigli Sarah, credigli! Devi fidarti di lui! Lui non è Logan!
Io mi fido di Logan!
Io no! Armand mi ama!
E Logan ama me!

“E’ nella mia natura…” Si giustificò, con un filo di voce.
“Ma credimi: la parte più pura di me prima ha parlato, ed era sincera. Vieni, avvicinati, osservami: io non ti tradirò.”
Non sapevo se credergli, ma lo stesso avanzai verso di lui.
Armand mi abbracciò la vita, e poggiò il suo viso sul mio bacino: gli accarezzai i capelli, e pensai che nonostante tutto potevo affidarmi a lui come lui si stava abbandonando a me.
L’amore è un gioco crudele: ti porta a credere che una persona abbia bisogno dei tuoi sacrifici e ti distrugge silenziosamente da dentro. Annienta il controllo, la calma, l’amor proprio.
Fagocita e inghiotte tutto, ed infine sputa gli avanzi.
A questo si riduce l’anima.
“Perché il mantello?” Chiesi, continuando a sfiorare i suoi capelli: erano morbidi e setosi, e sapevano di fresco, potevo sentirlo anche al tatto.
Alzò lo sguardo verso di me, e piano si alzò: mi sovrastò con la sua altezza, ma non sciolse l’abbraccio.
“Non voglio che tu prenda freddo fuori.”
Freddo?
Fuori?
Pensai che mi stesse illudendo, poi di aver frainteso io stessa; ma le parole hanno un significato solo, generalmente, e freddo e fuori volevano davvero significare freddo e fuori.
“Peccato che io non possa uscire allora.” Commentai con un sorriso amaro.
“Sai, mi è giunta voce che serva il permesso di Logan.” Precisai.
Sentii il suo corpo irrigidirsi, e mi parve di rivivere la stessa scena di quando ci eravamo conosciuti: al nome “Logan” Armand si infuriava.
E così fu.
Si scostò da me, irato, e per un momento soltanto desiderai trovarmi altrove: non avevo mai provato paura di fronte ad Armand.
Non in quel modo almeno.
“Logan! Vogliamo parlare veramente di Logan? Non è che un vampiro con le zanne un po’ più lunghe e le ambizioni un po’ più grandi! Quanto credi che valga il suo permesso di giorno, quando giace nel suo letto? Non è tanto più potente di un vampiro comune, né tanto più lungimirante. Lui elargisce permessi, io ti offro possibilità!”
Ero impietrita: la voce di Armand era divenuta accesa e tonante, ed i suoi modi frenetici e disumani.
“Scusami.” Soffiai, e la mia voce fu un rantolo. Non sapevo nemmeno di cosa mi stavo scusando.
Lui si fermò e si zittì, e capì dal mio sguardo di aver esagerato; mi si avvicinò, poi sfiorò la mia fronte con le labbra: “Perdonami tu, ti ho aggredita senza che tu avessi colpe. È un’antica rivalità…” Ridacchiò, e sotto le palpebre chiuse immaginai un universo di ricordi e rimorsi.
“Uscirai di giorno.” Decretò poi, risoluto: “Io ti aprirò le porte, e nessun vampiro ti fermerà.”
Era un piano privo di logica: mi avrebbero scoperta subito, e le conseguenze sarebbero ricadute sui miei amici.
Glielo feci notare.
Armand mi strinse delicatamente le mani, catturando i miei occhi con il suo sguardo: “Sarah, è di vitale importanza che tu ti fidi di me! Dunque, ti fidi?”
Abbassai lo sguardo, poiché il suo era insopportabile da reggere: “So che ti amo…”
Lui non sorrise, io neppure: entrambi sapevamo che non si trattava di amore…
“Però non so se mi fido.” Conclusi, sospirando ad occhi chiusi.
…Ma di fiducia.
L’amore è un sentimento irrazionale, sorge dall’animo e acceca la mente; la fiducia, al contrario, va guadagnata, ed il suo costo è alto.
Io non riuscivo a fidarmi di Armand, come non riuscivo a fidarmi di altri: mi fidavo di me stessa? No.
Il vampiro si passò una mano tra i capelli, e non mi guardò; improvvisamente scomparve, facendomi sobbalzare: ricomparve nell’angolo opposto della stanza.
Prese qualcosa, e di nuovo fu al mio fianco; non osavo chiedere spiegazioni, ma presto capii: era una cartina del luogo in cui ci trovavamo.
“Guarda…” Mi disse: “ Questo è il palazzo. Qui vi è il portone d’ingresso, qui la radura degli scavi. Se vorrai accettare la mia proposta, ti consiglio di superarla su questo lato…” e così dicendo percorse con il dito la zona che m’indicava “…e da qui raggiungere il lago.”
“Lago?” Non sapevo che esistesse un lago in quel posto…Effettivamente non sapevo nemmeno che luogo fosse, quel posto.
Armand lo cerchiò con l’indice: “Alcuni lo chiamano il Lago dei Mostri, altri il Lago delle Fate… Io, personalmente, preferisco il suo nome meno usato: Syrens’ Lake, nella vostra lingua.”
Trasalii: “Syrens…? Credevo non esistessero.”
Mi ritornarono alla mente i loro corpi squamosi e viscidi, e rabbrividii: sperai fosse stato un sogno, tuttavia cos’era il sogno in quelle circostanze, se non la più schiacciante realtà?
“Anche i vampiri credevi non esistessero.” Mi fece notare con un’occhiata eloquente ed un tono il più delicato possibile.
Sospirai: “Perché dovrei recarmi là?”
Lui mi sorrise: “Sono solito andare là, quando ho bisogno di risposte, o di pace… Tu non ne hai bisogno?”
“Ci saranno delle brutte conseguenze, lo so, me lo sento.” Sussurrai; avrei tanto voluto piangere.
Mi baciò le mani, stringendole con delicata forza: “Le affronteremo: io non ti lascerò.”
“Davvero?” Chiesi, e le lacrime premevano con sempre maggiore violenza.
“Sarah…” Disse lui: “… Io, per te, ci sarò. E questa promessa è per sempre.”
È nella natura dei vampiri mentire…
Armand, in quel momento, mi parve sincero.

La paura era un’alleata crudele: mi aiutò ad usare la massima cautela, ma al contempo provocò in me brividi di puro terrore.
Quando aprii (appena, giusto lo spazio per strisciare fuori) il portone principale, mi guardai con febbrile fervore intorno, e sudori freddi percorsero il mio corpo: ogni fruscio, ogni sibilo di vento, ogni tremolio di luce facevano sobbalzare la mia stessa razionalità.
Armand era stato di parola: non vi erano state difficoltà.

Hai dubitato!
No, non è vero!
Tu stai mentendo!
E tu?

Uscii velocemente, richiudendo subito il battente che avevo semiaperto: uno scatto della serratura mi fece intendere che la porta, ora, era chiusa.
Non sapevo come Armand avesse ottenuto le chiavi (non era Logan l’unico padrone di quel castello?), e nemmeno capivo come mai soltanto lui rimanesse sveglio di giorno, e per di più per permettermi di uscire: Logan non aveva percepito il suo piano? E se sì, perché non ci aveva fermati?
E se invece non l’avesse intuito? Lo trovai improbabile, Logan era il capo, il più potente… Qualcosa non tornava nei miei calcoli: vi era un anello mancante.
Sapevo perfettamente, e senza alcun indugio, che era il mio amante biondo il signore di tutti: lui l’anima del castello, lui l’anima della guerra, lui l’anima di tutta la vicenda.
Era lui ad aver deciso di catturare i Bit Powers, ed era sempre stato lui ad aver spinto i vampiri ad andare sulla Terra.
Eppure mi sfuggiva il ruolo di Armand, l’unico vampiro che non mi fosse stato presentato: chi era? Come mai era tanto potente? Cosa voleva?
Diceva di amarmi.

Logan non me l’aveva mai detto.
Io, d’altronde, amavo entrambi. Ma chi per davvero?

Logan!
Armand!

Mi accorsi solo in quel momento di essere all’aria aperta, e quasi mi mancò il fiato; mi voltai, e vidi il palazzo ergersi dietro di me.
Tetro? No, non particolarmente… Triste, forse.
Era diroccato, e le sue mura erano antiche, robuste: Logan mi aveva una volta spiegato che i massi da cui era formato pesavano tonnellate; quel luogo era stato costruito da vampiri: in una giornata l’esterno, in due l’interno.
Il pensiero mi fece inorridire, senza un valido motivo.
Calcai il cappuccio sul viso, ma cosa temevo? Le finestre erano dipinti: magistrali, certo…ma pur sempre irreali.
Improvvisamente ricordai che il vampiro pittore si chiamava Mathias: forse aveva dipinto anche il quadro di Armand.
Respirai l’aria esterna, ma non mi piacque: era gelida, e vi era odore di bruciato; ricordai con immensa malinconia il momento in cui ero uscita per attirare le prede alla tana del lupo…
Ricordavo che quel giorno il Sole era caldo, ed io ero vestita leggera: ricordavo che quella era solo un’illusione sensoriale di Logan e di altri vampiri.
Non era mai esistito nessun villaggio sperduto, e tantomeno era mai esistita una fossa con tracce di Bit Power: magia, buffonata, scherzo, cattiveria, atrocità. Questo erano.
Mi guardai attorno, e vidi la landa desolata che aveva tormentato i miei sogni i primi giorni in cui mi ero stabilita nel castello: non vi erano persone, e nemmeno le tombe di quelle che un tempo avevano abitato quel luogo.
Si vedeva ancora qualche maceria, qualche brandello di muro, dell’antico paese che dieci anni prima aveva prosperato da quelle parti: erano residui anneriti, bruciati…
Mi era stato spiegato che il paese era stato distrutto durante la guerra che aveva devastato la Slovenia negli anni ’90: nessun sopravvissuto.
Sospirai, e creai una nuvoletta nebbiosa che per un breve momento mi fece sentire bambina.
Camminai lentamente verso la zona del fantomatico scavo, e la superai: ricordai con un nodo alla gola l’ultimo momento in cui avevo visto i miei amici – ed ancora Kappa era vivo!- liberi.

È colpa tua, non è colpa mia!
No! Io sono te, tu sei me, io sono te, tu sei me!…No, no…

Syrens’ Lake, l’avevo trovato.
Chiamarlo lago mi sembrava veramente eccessivo: stagno paludoso sarebbe stata la denominazione più appropriata.
Il luogo era melmoso, fangoso: un’atmosfera sinistra e opaca lo avvolgeva, e si respirava un pungente odore di menta (sebbene non riuscissi proprio a capire da dove provenisse).
Il perimetro del lago era circondato da erbe selvatiche e fiori striminziti, e qualche betulla cadente toccava la superficie acquea: sentii qualche rana gracidare, ma non ne vidi nessuna.
La poca vita presente era come invisibile.
Mi diressi verso quello specchio d’acqua riluttante, ed intimidita; mi sentivo come un bambino che deve affrontare una prova di coraggio dentro ad un luogo dichiarato infestato: anche se il piccolo afferma di non credere ai fantasmi, le sue ginocchia tremano ed il suo cuore sussulta ad ogni minimo scricchiolio.
Cos’avevo da temere dalle Syrens, pur ammettendo la loro esistenza? Non volevano aiutarmi, nel sogno?
Eppure il loro aspetto non era dei più confortanti, ed ancor meno lo era stata la loro nenia.

Sarah, avvicinati… Non ti faremo nulla, bella bambola…

Urlai, spaventata: ancora quel coro…
Era la realtà.
Mi colpì una crisi di panico, e sentii le mie gambe irrigidirsi: il cuore batteva freneticamente, il cervello si rifiutava di ragionare.
Un singhiozzo apparve all’improvviso dalla mia bocca, accompagnato da una lacrima –di puro ed agghiacciante terrore- e da un suono strozzato: “Siete le Syrens?”

Siamo coloro che cercavi: non ci cercavi?

Inspirai ed espirai a fondo, asciugandomi la lacrima: “Sì.” sussurrai, determinata: “Vi cercavo.”

Vieni, non sei curiosa di sapere?

“Sapere cosa?” Chiesi, cauta, avvicinandomi lentamente all’acqua: temevo quelle creature, e le loro parole di solito erano compagne di sciagure.

Sapere perché Armand ti ha cacciata dal castello.
Non vuoi? Non vuoi?

Conoscevano Armand! Sapevano del suo piano, forse molto di più di quanto non sapessi io.
“Non mi ha cacciata… Mi ha permesso di uscire.”

Povera creatura!
Osa fidarsi!
Sopravvivrà?
Aiutiamola!

Erano comparse alcune Syrens dall’acqua: solo parte della loro testa sporgeva, e tra loro parlavano in modo concitato, pur non perdendo il tono cantilenante e solenne.
Senza badare al pericolo che correvo, mi sporsi verso di loro…
Terribile fu lo spavento, quando una viscida mano azzurrognola mi afferrò il collo: boccheggiai, sgranando gli occhi, ed un momento dopo mi ritrovai con il viso immerso in acqua.
La mano mi lasciò, ed io capii di poter respirare: l’orribile creatura che mi aveva strascinata dentro mi guardava, seria, e dal suo sguardo compresi che non c’era nulla di cui avere paura.
Questo non riuscì a tranquillizzarmi, tuttavia.

Vi è un vampiro che percorre corridoi rossi
Ha gli occhi belli e le mani bianche
Più morto del morto,
più cattivo del Diavolo!

Vive nell’oscurità, circondato da carte amiche
Inganna ed è ingannato
Creatura bestiale che mai seppe
Amare!

Ha trovato l’arma, il bel demonio
Più potente della sua stessa potenza
Sente una stretta al cuore, avvizzito
Il potere che brama dev’essere suo!

Ebbe una sventura, l’essere
Si innamorò, innamorò davvero
E per l’amante commise l’errore
Della guerra sarà promotore!

E gioisce, l’avido mostro
Non gli importa che di se stesso
E del suo giovane amore
Ma chi ama in realtà?

Bionda o mora la creatura?
Quale bambino allattò col suo sangue?
Quale povera anima condannò?
Quale condannerà?

Il bel vampiro conosce
Il cattivo angelo sa
Però non dice
Eppure tanto fa!

Non si cura dei testimoni
Né delle conseguenze
Ed ora osserva l’atto nefando
Ed abbi nuove certezze!

Ti fiderai?

Qual è il male minore?

Ti aiuterà!

Sicura di voler sapere il prezzo?

In un attimo fui nella stanza della prigione trasparente: ero sul ponte, ma nessuno mi notò.
Tutti quanti guardavano i due vampiri che si fronteggiavano…
Zefir…
…Ed Armand.
Li chiamai a gran voce, ma non mi sentirono: nessuno mi sentì.
Zefir mi sembrò intimorito dal suo avversario, e un’espressione di profondo ed inesprimibile spavento si era dipinta sul suo volto: non avevo mai visto un simile terrore.
Armand disse qualcosa, ma io non sentii: parlava piano, e non conoscevo la lingua che stava utilizzando.
Zefir tremò, indietreggiò, disse qualcosa che assomigliava vagamente a “Logan mi ha autorizzato”, poi urlò: tentò la fuga, ma Armand fu più veloce.
Lo raggiunse, lo afferrò, lo spezzò. Letteralmente.
Gli spettatori di quella macabra scena urlarono, spaventati: che avesse intenzione di uccidere anche loro?
No, capii che non era nelle sue intenzioni. Seguii con perplessità i suoi movimenti con lo sguardo, senza emettere un suono: il mio vampiro aveva strappato il cuore di Zefir e ne aveva succhiato il sangue intrappolato all’interno, quel sangue che, dedussi, doveva aver succhiato da me, sua ultima preda.
Quel che rimaneva della vittima di quell’atrocità svanì nel baratro, dove Armand aveva gettato il corpo.
Armand si girò, allora, verso i miei amici, e disse loro qualcosa… Prima che potessi sentire, ero tornata al lago.
Uscii dall’acqua, annaspando e sputando il putridume che poteva essermi entrato in bocca: guardai spaventata la superficie opaca davanti a me, e a tentoni mi rialzai.
Ero fradicia, impaurita e tremante: volevo solo tornare al castello e sapere se ciò che avevo visto era stato reale.
Prima che potessi fare più di qualche passo, sentii un rumore: mi voltai, e vidi una Syren volare fuori dall’acqua con un salto; non osai parlare, né muovermi.
Lei mi venne incontro, camminando goffamente: stava curva su se stessa, così da potermi guardare in volto.

Aspetta! Una cosa non sai!

“Cosa?” Chiesi, atterrita. Quella Syren sembrava diversa dalle altre, più disponibile.

La crudeltà è questione di punti di vista, principessa
Ognuno lotta crudelmente, secondo la sua crudeltà,
per avere ciò che vuole.
Tu non sei forse crudele?

Non capivo dove volesse arrivare, ma annuii. Il suo ragionamento sembrava sensato.

Anche noi Syrens siamo crudeli, caduca rosa!
La bruttezza ci porta a invidiarti
L’invidia a confonderti
La crudeltà a sviarti
Ma sappiamo che tu non sei ciò che sembri
Sei già confusa
E da tempo sviata
E questo ci porta ad aiutarti!

“Ma voi chi siete in realtà?” Domandai, esasperata. Più la guardavo più mi convincevo che fosse la Syren che nel sogno mi aveva portato i bambini.
Forse era assurdo, forse ridicolo, ma… avevo riconosciuto i suoi occhi.

Sorelle di Creature Sacre
Bit Powers le chiamate
La nostra antenata era spietata
E venne cacciata dall’universo celeste
Gettata negli abissi, sulla Terra
Sola e incattivita
Si accoppiò ad un mortale
Che nulla di mortale aveva
Che nulla di umano pensava
Un uomo che uccideva
Impalava le vittime
E del loro sangue si nutriva
E da lui venne fecondata

Generò un vampiro!
Primo della stirpe, forte ed orribile
Egli creò la discendenza
E primo tra tutti come figlio
Il biondo arcangelo che incatenata ti tiene
Il bel neonato crebbe in virtù e cattiveria
Vide la Terra e volle averla
Il suo mondo era abbietto

“Sporco e piccolo, ed i suoi simili vivevano in patimenti continui.” Conclusi, sconvolta: quest’ultima parte della storia mi era nuova, ma alcuni suoi dettagli già li conoscevo.

Questa favola nera già conosci
Principessa, rosa, spina
Le discendenti dirette delle Syrens
Ingenuamente la narrarono
Il biondo arcangelo ti strappò dalla memoria
Il fatale racconto

“Logan mi ha cancellato una parte della memoria? Che intendi? Perché avrebbe dovuto farlo?” Urlai, e dimentica del disgusto la presi per le spalle, per scuoterla.
Gentilmente si scostò, sussurrando lentamente poche parole e scomparendo nel nulla.

Vi è un vampiro che percorre corridoi rossi
Ha gli occhi belli e le mani bianche
Più morto del morto,
più cattivo del Diavolo!

Scappai, e non mi voltai più indietro.
Quel vampiro era Armand? Aveva ucciso Zefir…
Logan non avrebbe dovuto essere il più forte? Era il secondo della stirpe!
Armand eppure era un pericolo, per lui: più cattivo del Diavolo, più morto del morto… Era davvero lui quell’essere?
E quale racconto aveva cancellato dalla mia memoria il mio amante?
Chi erano le discendenti dirette delle Syrens? Le discendenti…
Bit Powers femmine? Che fossero le vampire?
Non ricordavo, dannazione!
Dovevo ragionare, delineare un percorso logico: le discendenti delle Syrens –presumibilmente le vampire (ma esistevano?)-  mi avevano narrato una storia scomoda, che Logan aveva completamente rimosso dalla mia mente.
Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Quali pericoli avrei potuto fargli correre?
Quanto poteva nuocergli una storia? Alla fin fine sarebbero state solo parole, no?
Ed io non me ne facevo poi molto, delle parole.
Di che altro avevano parlato le Syrens? Non riuscivo a ricordare quello che avevano detto.
Secondo loro, però, Armand mi aveva allontanata apposta… No, assurdo.
Perché mandarmi da loro, allora? Da loro che potevano svelarmi il suo piano!
Aveva ucciso Zefir…
E parlato ai prigionieri. Ma cosa aveva detto? Una volta tornata al castello l’avrei chiesto loro.
Già, il castello…
Un pensiero mi attraversò la mente come un lampo, la devastò come un fulmine, rimbombò in essa come un tuono: scappa.
In mezzo alle macerie, correre fino allo sfinimento, trovare rifugio da qualche parte. Semplicemente sparire.
Non aveva senso, però: Logan mi avrebbe ritrovata al calare della notte, e di certo non avrebbe lasciato passare. Avrebbe scoperto che Armand mi aveva lasciata uscire, ed avrebbe svelato ai miei amici il mio tentativo di fuga.
Alto tradimento, in sintesi.

Li tradisci già, sai?
Anche tu.
Lo so.
Allora non giudicarmi.
Sono masochista, mi spiace.

Ero stanca.
I capelli, bagnati, mi colpivano il viso mentre correvo, e le vesti mi intralciavano: il castello troneggiava sulla valle, oscuro padrone.
Mi sedetti, sfatta, all’ombra di un albero dal tronco robusto, tozzo e scuro: mi appoggiai, stringendo le ginocchia al petto e circondandole con le braccia.
Per un momento dimenticai come si respirava: costrinsi i miei polmoni a ricordarsene.
Studiai il paesaggio, ma non trovai nulla che potesse rallegrarmi: il grigio dell’ambiente era pari a quello del mio animo.
Mi sentivo un sasso in un deserto di polvere ed ossa: freddo, levigato sasso.
Il mio corpo era di pietra, i miei occhi erano minerali, le unghie granito, le labbra marmo: un fantoccio ben scolpito.
Guardai lontano: vidi una via, stretta e ciottolosa, dietro il castello: oltre questa una possibile salvezza.
Ma se anche fossi riuscita a salvarmi, quale futuro avrei avuto? Io ero una maschera.
Un’attrice incredibilmente brava a giocare con i mostri, ma tra gli esseri umani null’altro che spettro: la mia ombra –notai- non mi apparteneva.
In una vita passata avevo sentito una canzone, una bella canzone; il saggio cantante intonava giuste parole: “You can be anything you want to be.”
Ah, bella bugia era per me! Che crudele fandonia!
Io non potevo più essere chi volevo… Non mi restava che bruciare fino a quando potevo, fino a quando mi permettevano. Fiamma che danza, e piano si esaurisce.
“Esatto, tu non sei altri che la mia prima ballerina, sul palco della follia di una conquista bramata e che otterrò. Prima attrice che s’infiamma, e si addolcisce, e si scatena, e si commuove: quale gamma di emozioni! Stiamo tutti partecipando della Suprema Idea di Orrore. Al pari della peggiore soap opera televisiva, tradimenti, sesso e oscuri segreti! Tanto dolce quanto meschino questo avvolgersi in lenzuola nere di morte, sotto gli occhi di un perfido e malizioso regista! Oh, ma una parola in più va spesa per il nostro scenografo: ogni lode a costui, infido creatore e dissimulatore! Togliamoci il cappello in segno di reverenza e inchiniamoci di fronte al suo incomparabile ingegno!”
Logan… infine mi aveva trovata.
Il sole era già calato, ed io non me ne ero accorta, data la cupezza della giornata.
Oh, era furioso…! Leggevo la rabbia più cieca nelle sue irridenti parole.
Non mi restava altro da fare, se non aspettare la mia condanna: mi avrebbe perdonata?
Non credevo.
“Logan…” Accennai stentatamente, e senza nemmeno troppa convinzione.
“Zitta!” Sibilò, e notai che aveva gli occhi color rubino: ira demoniaca dipinta in quel colore.
Con un gesto della mano mi fece alzare, e con fili invisibili mi attirò a sé: mi strinse spasmodicamente, con forza, ed insieme svanimmo nel nulla.

Un istante dopo eravamo in camera nostra.
Lui camminava velocemente dallo specchio al letto, non mi guardava e torceva le mani, intrecciate dietro la schiena.
Mi sedetti sul letto, appoggiandomi ad una delle colonne del baldacchino: ero ancora bagnata, ancora infreddolita, ancora scossa, e sentivo i muscoli deboli.
Brividi di freddo mi fecero irrigidire, riportandomi alla realtà.
“Logan…” Ritentai, stancamente.
“Spiegamelo, perché sono davvero curioso.” Esordì improvvisamente il biondo vampiro, fermandosi di fronte a me ed incrociando le braccia al petto.
“Cosa?” Sussurrai, attonita. La mia voce era un rantolo.
“Spiegami cosa ti ha detto per inebetirti, quel falso tradito *!” Inveì, sillabando a denti stretti e rimarcando le ultime due parole.
“Inebetirmi? Mi ha solo dato conforto!” Ribattei, punta sull’orgoglio: odiavo che insultasse me, od odiavo che insultasse lui?
“Sì, il dolce angelo buono protettore degli afflitti! Ti sta usando!” Replicò, e puntò su di me il suo sguardo accusatorio, cercando di disarmarmi.
Non demordevo, tuttavia: “Lui mi capisce! Mi ascolta!”
Rise, sprezzante, e notai che stringeva con forza le proprie braccia, forse per non usarmi violenza.
“Tu non lo conosci. Lui è come tutti gli altri, solo che finge meglio.” Specificò, in un tentativo di rimanere calmo.
“E tu sei il buono, vero? Hai fatto uccidere Kappa! KAPPA! Tu sapevi che…” Urlai, e sentii chiaramente tutta la disperazione e la frustrazione che avevo provato uscire nuovamente, più forti e più acute.
“Ho dovuto farlo!” Mi interruppe prontamente, “Tu hai causato questo!”
“Io?” La mia voce uscì stridula, perplessa. Era il colmo.
“Ti sei ostinata a dire loro di resistere, di tenere in salvo le Creature Sacre… E così facendo hai violato i patti, tradendomi! A quel punto io ti ho ripagata con la medesima moneta, e di questo non puoi biasimarmi. E tutto ciò per ottenere pochi miseri Bit…” Spiegò, con rabbia.
“Cercavo di dar loro speranza e conforto, cosa che, secondo i patti, potevo fare!” Mi difesi, irata.
“Non è facile vivere e aiutarli a vivere, sai? No che non lo sai, tu ti rifiuti di capire.”
“Così accusi me di tradimento, e difendi te medesima? Pazza! Hai permesso a quella bestia di uccidere Zefir – Zefir! Il mio Zefir! – e tu hai quasi ucciso Francisco!” Mi aggredì, avvicinando minaccioso il proprio volto al mio.
“Non chiamarlo bestia! Sei tu la bestia, tu che hai dato il tuo permesso a Zefir, e che permetti che Francisco mi offenda ed ingiuri la memoria del mio amico!” Gridai con tutto il fiato, sfogandomi.
Ero distrutta… e mi sentivo sola.
Perché mi rimproverava? Perché non mi capiva?
Ringhiò, per poi gettarmi distesa sul letto: “L’HO FATTO perché MI HAI TRADITO CON ARMAND!”
Mi sfuggì un gemito di dolore, ma non mi mancò il coraggio di guardarlo in quegli occhi indiavolati: “Tu non c’eri…” Sussurrai, quasi in lacrime.
La mia voce tremò.
E così anche il suo labbro.
Lentamente, trasparenti –e non rosse, come dovrebbero essere in un vampiro nutrito- lacrime si formarono sulla superficie dei suoi occhi, e sempre più inesorabili scesero, seguite dai suoi singhiozzi. Non l’avevo mai visto in quello stato, non l’avevo mai visto piangere. Mai l’avevo visto farlo per me.
Mi alzai piano, e mi issai sul letto, rimanendo in ginocchio; presi il suo viso tra le mani, nonostante i suoi tentativi di nasconderlo ai miei occhi: “Logan, ma che hai?” Chiesi, angosciata.
“Stai piangendo, ma che hai?” Richiesi, e sentii il mio animo venire pervaso da una grande pena.
“Sarah…” Sussurrò, prima di baciarmi con dolcezza.
“Sarah…” Sussurrò, prima di baciarmi con irruenza.
“Sai che sono qui.” Risposi, piano, ricambiando ogni bacio.
Non ci furono per noi dolcezza, amore e delicatezza: non conforto, non delizia.
Ci furono violenza, rabbia, rancore, disperazione ed inquietudine, quella notte.
Prese il sasso che ero e lo spezzò in piccoli pezzi, infinitesimali parti di un’entità divisa.
Un po’ lo amavo, un po’ lo odiavo.
Ma soprattutto, e capii allora di essere impazzita davvero, lo amavo.

Armand si è fatto in quattro per te, e tu lo ripaghi così!
Ma lo amo! Come tu ami lui, io amo Logan!
… Lo so. Purtroppo lo so.

Sei una mortale davvero azzardata, pietruzza preziosa! Amare persino due vampiri è da incoscienti, quasi quanto amarne uno!
Oh, poverina, sappiamo che i tuoi sentimenti sono controversi ma sinceri…
E logicamente ti addolori.
Entrambi i tuoi amanti sono pericolosi ma necessari, nevvero? E tu non sai scegliere…
Un Diavolo od un Diavolo? Non c’è differenza… in superficie.
Scava nel profondo, scopri cosa si cela sotto il sorriso di uno e sotto le lacrime dell’altro!
Oh, ma guarda! Alcuni cadaveri lungo la via!
Se ne stanno lì, ad imputridire al Sole…
Di loro nessuno ti ha parlato: né Logan, né Armand.
L’amore è un sentimento irrazionale, sorge dall’animo e acceca la mente; la fiducia, al contrario, va guadagnata, ed il suo costo è alto.
Non pensi che i tuoi amati vampiri non abbiano ancora pagato abbastanza?
Noi faremmo qualche calcolo, se fossimo in te…

Fine 9° capitolo.


Ringrazio chi è arrivato sino a qui ^^’’

Note
*Falso tradito è una citazione presa da un contrasto di Cecco Angiolieri.
Le lacrime di sangue, al solito, non sono una mia invenzione, bensì sono tratte dai libri di Anne Rice; gli occhi rossi per il mancato nutrimento, al contrario, li ho introdotti io (e non so chi altri possa aver scritto di un simile fenomeno).
Nel finale, le parole di Sarah inerenti alle lacrime di Logan (“Logan, ma che hai? Stai piangendo, ma che hai?”) io le ho immaginate cantate: non cambia nulla, per voi lettori, e di certo nella storia non sono cantate; semplicemente volevo rendervi partecipi di questo fatto.
La morte di Zefir: io, personalmente, ne sono lietissima. Ditemi pure che ne pensate. ^^''
La canzone è Whisper, degli Evanescence.
Cito anche un'altra canzone, nella storia: è "Innuendo", dei Queen; il pezzo citato è : "You can be anything you want to be".
La guerra che cito, guerra che ha distrutto il paesino sloveno dove si trovano, è realmente esistita: il luogo, al contrario, è immaginario, e non credo esista.
Se ho dimenticato di approfondire qualcosa, siete pregati di farlo notare. <3


Rispondo alle recensioni, ora ^^

Lexy90: Grazie mille per la recensione, Lexy, mi fa felice sapere che continui a seguirmi ^^. Per Kei dovrai aspettare ancora un capitolo, mentre per Armand… Se devo essere sincera, è un personaggio misterioso persino per me! Più che altro, è piuttosto ambiguo nei comportamenti. Spero di rivedere una tua recensione! Kissone

Aphrodite: Hi big sister! =) *sorriso lungo un chilometro o poco meno* Le tue recensioni mi entusiasmano sempre, e, in particolare, mi aspetto la tua su questo capitolo! °-° Me l’aspetto per tre motivi: Armand-Syrens-Logan (che finalmente è resuscitato! OòO).
Sono davvero TROPPO curiosa di sapere cosa ne pensi. Io su Armand non dico nulla, voglio vedere che impressione ti fa e quali impressioni ti farà poi.
Per Kei: aspetta e verrai esaudita °-°.
Per l’atmosfera del precedente cap: GRAZIE ç_ç *commossa*.
Aspetto la tua, fatti sentire!
Kissone sister <3

Iria: salve, piccola primate. °-° Allora, ti ringrazio, innanzitutto, per la recensione e, in particolare, per il complimento riferito alla narrazione in prima persona: è molto importante sapere di non annoiare. Poi… Armand: c’è molto da svelare, è un personaggio piuttosto…vario, direi.
Per K, come ho detto, c’è un motivo.
Spero di avere la tua, soprattutto perché tu hai letto solo fino ad un certo punto.
Un bacio, love <3

Padme86: Wow Pad, che super recensione °-°! C’hai visto giusto più o meno in tutto (leggi bene: PIU’ O MENO), ed i tuoi complimenti e le tue opinioni mi fanno comprendere che il capitolo è piaciuto, quindi sono piuttosto contenta ^O^!
Che dirti? Ho ampliato il mistero, in questo capitolo… Divertiti a cercare di capirci qualcosa XD.
Kissone, tua Syb ^^

Malandrina4ever: ma guarda, ti rispondo giusto perché nella recensione hai citato la donna libera. Non so se e quando leggerai, ma… Boh, fatti viva =O=’’. Adios.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti e/o seguiti! J

Traduzione Whisper:

Prendimi mentre cado
Di che sei qua ed è tutto finito ora
Parlando all'atmosfera
Non c'è nessuno qui e cado dentro me stessa
Questa verità mi fa
Diventare pazza
So che posso fermare il dolore
Se lo voglio
Non girarti dall'altra parte
(Non abbandonarti al dolore)
Non cercare di nasconderti
(Anche se stanno urlando il tuo nome)
Non chiudere gli occhi
(Dio sa cosa c'è dietro di essi)
Non spegnere la luce
(Mai dormire mai morire)
Sono spaventata da quello che vedo
Ma comunque so
Che c'è altro che deve venire
Immobilizzata dalla mia paura
E presto
Accecata dalle lacrime
Posso fermare il dolore
Se lo voglio
Ritornello
Angeli caduti ai miei piedi
Voci sussurrate al mio orecchio
Morte prima dei miei occhi
Giace dopo di me ho paura
Mi chiama con un cenno
Devo cedere?
Sulla mia fine devo iniziare
ad abbandonare tutto quello per cui sono caduta
Mi alzo per incontrare la mia fine
Ritornello

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Too much love will kill you ***


Vorrei ricordare ai gentili lettori che i fatti si svolgono, per lo più, di notte, poiché di giorno tutti dormono, adeguandosi alla vita dei vampiri.

Too much love will kill you – Troppo amore ti ucciderà

Ogni volta che si ama è quella l'unica volta che si abbia veramente amato. La differenza dell'oggetto dell'amore non altera la sincerità della passione, ma l'intensifica.
-Oscar Wilde-

Quella notte Logan bevve il mio sangue; non lo faceva da tempo e mi colse impreparata.
Mi baciava la bocca stringendomi a sé e fermava la propria brama solo per permettermi di respirare; passava poi al collo e più di una volta mi meravigliai nel notare che spesso lo annusava, prima di baciarlo o leccarlo.
Era appassionato, Logan; nemmeno un momento mi soffermai a ricordare la notte d'amore che avevo vissuto con Armand; il mio biondo amante, possedendomi, annullò tutte le belle sensazioni che avevo provato con l'altro. Esistevano solo lui e la sua bocca.
E proprio mentre era impegnato a baciarmi il collo, usando le labbra con sapienza, sentii i suoi canini penetrare nella carne: un singulto mi uscì di bocca, ma ben presto venne sostituito da un sospiro di piacere che, crescendo, divenne un vero orgasmo.
Era la prima volta che mi mordeva con tanta lentezza e tanta premura e l'estasi in me suscitata fu tale da rendermi succube del piacere: succhiò lentamente, a tratti lenendo la ferita con la lingua, a tratti baciandola con le labbra, per poi tornare ad immergersi nel mio sangue.
Mi sentivo debole ed il mio cervello provò, vanamente, a lanciarmi l'allarme dell'anemia, male di cui in passato avevo sofferto: non lo ascoltai, io; d'altro canto, Logan, attento,  captò il segnale e si adoperò per ripagarmi del sangue ricevuto, donandomi il suo.
Oh, se fossi stata la persona che ero in passato non avrei mai permesso una simile perversione...! Ma la situazione era tale da non permettermi capricci: giacevo inerte sul letto, pallida, disinibita dal sesso e da quella strana ma piacevole intimità creatasi, e quando Logan si tagliò appena il polso, offrendomi il rosso nettare, l'idea di rifiutare non mi si presentò neppur vagamente.
Delizioso ed incantevole fu il suo sangue! Nessun cibo assaggiato mi aveva mai saziata tanto: non mi ero mai accorta, prima, dei vantaggi dell’essere vampiri; davvero il sangue era tanto dissetante? Tanto splendido al gusto? Scivolava lungo la gola, caldo ed appagante, e non trovai nessun liquido che potessi definire migliore.
Purtroppo non furono che poche gocce – eppure mi sembrò di berne litri! - e l’incanto presto svanì.
“Logan, che mi stai facendo?” La mia voce uscì flebile dalle labbra umide; era pura estasi.
Il suo sguardo mi parve smarrito nell’attimo prima della risposta ed il suo tocco sul mio viso fu inaspettatamente delicato e fragile: “Già … Che ti sto facendo?”
Affondò il viso tra i miei seni, segno forse che quella lunga e feroce nottata si era conclusa; coprii entrambi con la coperta ed avvolsi il suo bianco e tiepido corpo con le braccia; era piuttosto strano quel contatto che ci vedeva nudi ed avvinti, ma senza alcun secondo fine.
“Dove sei stato in queste settimane?” Domandai cauta, baciandogli il capo.
“Perché vuoi saperlo?” La sua voce era bassa e profonda, grave; raramente una simile tonalità aveva colorato il suo timbro vocale: vidi il mio amante come mai prima l’avevo visto.
“E tu perché non vuoi dirmelo?” Replicai, passando le mani in mezzo a quei bei capelli soffici; io volevo semplicemente sapere se dovermi preoccupare.
Avevo notato le frequenti e misteriose sparizioni dei vampiri e di certo non ne ero rimasta tranquillizzata.
E poi Logan mi era mancato.
“Sono andato a nutrirmi.” Rispose allora, monografico, e mi cinse a sua volta con le braccia.
“Non mentire: le tue lacrime erano trasparenti.” Sussurrai freddamente.
Sussultò: avevo sbagliato a ricordargli quelle terribili ed umilianti lacrime, me ne rendevo conto solo in quel momento.
Quanto doveva essergli costato aprirsi fino a quel punto?
“Hai ragione.” Esclamò in un soffio, molti minuti più tardi.
“Hai ragione.” Ripeté, sistemando la testa nell’incavo del mio collo.
“Ed allora dove sei stato?” Chiesi nuovamente.
Si lasciò andare ad un lungo sospiro: “Nel mio pianeta d’origine. Dovevo rivisitare quel luogo, dovevo farlo. Per capire … lascia stare.”
Mi sorprese quell’improvvisa interruzione del discorso, anzi, in verità mi sorprese anche la sua rivelazione: nel suo pianeta? Era tornato in quel posto abbietto, sporco e piccolo? Ma lui lo odiava! Cosa avrebbe potuto capire laggiù?
“Raccontami qualcosa del tuo pianeta. Com’è fatto? Come sono i suoi abitanti? Spiegami, ti prego: spiegami perché vuoi conquistare la Terra tramite i Bit Powers.”
“Te l’ho già spiegato tante volte Sarah.” Sussurrò cupo, guardando altrove.
“No invece. Tu non l’hai mai spiegato a me.” Ribattei sicura, costringendolo a guardarmi.
Rotolò via dal mio corpo, sciogliendo l’abbraccio, pur lasciando un braccio sotto la mia schiena, per stringermi.
Sospirò: “Io...”
S’interruppe, serrando le labbra; lo vidi pensieroso e concentrato mentre scrutava il tendaggio che ci sovrastava, come a voler tessere invisibili ghirigori sulla stoffa.
“Il mio pianeta...” Cominciò, ma tacque immediatamente.
Ogni volta che me ne aveva parlato l’aveva fatto piuttosto superficialmente, deridendolo o compatendolo, senza mai soffermarsi su aspetti intimi quali la sua vita là, le sue impressioni, la nostalgia.
Ed ora improvvisamente si ritrovava nella situazione di dovermi spiegare con calma e riflessione un luogo di cui odiava parlare.
“È brutto.” Esordì finalmente.
“Perché?” Insistetti cocciutamente, girandomi verso di lui.
“Perché?” Mi fece eco, ridendo svogliatamente: “Immaginatelo Sarah: un terreno arido ricoperto di piante morte; morti che camminano lentamente, trascinando il proprio putrido corpo per strada; fantasmi che volano cercando i propri cari, piangendo insistentemente perché la ricerca è vana. Immagina!”
“Esistono oltre ai Bit Power vampiri anche Bit Power morti?” Chiesi con angoscia, vedendo con fin troppa chiarezza quel tristo spettacolo.
“Quei fantasmi e quei cadaveri sono ciò che resta degli Animali Sacri dopo la morte. Perché sì, prima o poi anche loro muoiono: ci mettono tempo, ma muoiono. Se non trovano la pace infestano il pianeta d’origine, quindi per evitare di insozzare quei meravigliosi prati il Re e la Regina li spediscono nel nostro, di pianeta, dove siamo relegati noi mostri.” Spiegò, profondamente schifato.
Provai disgusto per quel Re e quella Regina, che tempo prima avevo ritenuto migliori dei vampiri per giustizia e splendore, e la morte dei Bit era un qualcosa di spaventoso che non avrei mai immaginato e che mi raggelò il sangue nelle vene.
Logan proseguì nella descrizione e notai che mentre mi spiegava lui stesso rivedeva quei luoghi e quelle creature.
“Immaginati”, mi diceva, “immaginati il cielo! Un cielo nero e denso, sempre pesante ed opprimente; tetro e perfido, eterno.” Ed alzava le mani sopra il proprio corpo, distendendole e cercando di far sì che al posto del baldacchino vedessi davvero quel cupo aere.
“Dove vivevi là? In una casa, in un palazzo?” Mi interessai, rannicchiandomi.
Rise, ma stava soffrendo: “Oh no, davvero! Là non ci sono abitazioni; ci sono cripte, catacombe, capanne ammuffite... Si dorme dove ci si sente più sicuri, si cambia continuamente regione per la paura di essere rintracciabili. Noi vampiri ci incontravamo per cacciare, ma la nostra era un’esistenza solitaria.”
Provai a vedere il mio Logan sotto terra, tra i vermi ed il fango, scavarsi il proprio rifugio; provai a vederlo in una situazione tanto degradante ed umiliante e mi sentii sollevata nel constatare che ora si trovava sotto calde lenzuola in una lussuosa camera da letto.
“Chi cacciavate? Potete bere il sangue delle altre Creature Sacre?”
Negò: “No, noi siamo gli unici a possedere sangue. Quelli morti ovviamente non ce l’hanno, quelli vivi sono spiriti, più che esseri organici; gli unici a possedere sangue sono i Sovrani, ma sono intoccabili.”
Annuii, attenta: “E quindi?”
“Quindi scendevamo sulla Terra a piccoli gruppi, cercavamo una vittima e ci nutrivamo.”
Prima che potessi aprire bocca mi precedette, sorridendomi: “So perfettamente cosa ti stai chiedendo: ma ai Sovrani non importa che ci siano creature che succhiano sangue in giro per la Terra? Vedi, a loro non interessa: nella loro eterna beatitudine governano giustamente il loro bel pianeta e poco importa loro di cosa accade altrove. Le Bestie Sacre che decidono di andare sulla Terra sanno di perdere la protezione della madre patria una volta toccato il suolo terrestre.”
“Ma è terribile!” Obiettai, guardandolo dritto negli occhi; cercavo la sua approvazione e la trovai.
“Oh sì Sarah, è terribile. È una persecuzione orribile, non trovi?” Mi domandò; la sua voce era incrinata e mi spaventò.
“Logan...”, cominciai a dire titubante, “... Perché conquistare la Terra così, con la violenza? Perché non provare pacificamente?”
Lui distolse lo sguardo e mi apparve molto chiaro che non aveva il coraggio di rispondermi.
Infine parlò: “Noi siamo vampiri, è questa la nostra natura. È così e basta.”
“Ma...!” Provai a ribattere, subito m’interruppe però: “Dormi, devi essere stanca.”
“Io non sono stanca!” Protestai, mettendomi a sedere.
Non mi guardava; si era voltato dall’altra parte e si ostinava ad evitare le mie domande.
Capii ben presto che il suo disagio non dipendeva da me, ma da qualcosa che c’entrava con lui e con lui soltanto. Ma cosa?
“Sarah.” Disse alla fine, serrando le mascelle e assottigliando gli occhi, tenendo a bada un mostro che lui vedeva, ma io no.
“Cosa c’è?” Sospirai con rassegnazione, chinandomi su di lui.
“Non vedere più Armand. Se non per me, fallo per te stessa. Ti prego.”
Mi si mozzò il fiato in gola...
... E, davvero, non seppi come reagire.
Da quando Logan piangeva per me, si apriva con me, mi supplicava?
Mi sentii sperduta: le mie certezze crollarono.
Mi ero convinta in quei mesi di odiare Logan in quanto mio nemico; una parte di me era ancora fortemente legata a questa certezza.
Il mio cuore però vacillava incerto, sospeso in bilico tra un amante e l’altro.
Io odiavo Logan.
O no?
Lo amavo? Era amore?
Ed allora perché il solo pensiero di rinunciare ad Armand mi angustiava?
Amavo anche Armand, forse?
Avevo sempre creduto che si potesse amare una sola persona per volta.
Infatti se già amarne una era faticoso e straziante, come poteva essere amarne persino due?
Ma forse...
Forse io potevo rinunciare ad un amore per l’altro. Forse potevo rinunciare ad Armand per Logan.
Mi aveva detto che Armand era come gli altri ma fingeva meglio...
Fingere cosa? L’amore per me?
Ero cieca fino a quel punto, fino al punto di non accorgermi delle sue menzogne?
Mi sentii terribilmente sola.
Mi coricai nel letto, rendendomi conto immediatamente della mia effettiva stanchezza.

Non ti permetterò di preferire Logan ad Armand!
Taci, è già abbastanza difficile!
Stai pensando soltanto ai tuoi comodi; usa la testa, non il cuore! Logan ti sta nascondendo qualcosa, è evidente!
Ed Armand? Hai dimenticato le parole delle Syrens?!
Non ci riesco, pur volendolo con tutte le forze.
Lo vedi allora?

Decisi che non appena sveglia sarei andata da Armand per chiudere definitivamente il nostro rapporto; ritenni di aver preso la scelta migliore, così mi addormentai.

Quando riaprii gli occhi il mio amante stava immobile, in piedi, davanti allo specchio.
Rigido, osservava la sua immagine perfetta che si rifletteva di fronte a lui: la sua mascella era serrata, gli occhi freddi.
Aggiustava con movimenti lenti e ben calibrati le maniche della camicia barocca, carezzando il pizzo nero distrattamente: assorto nei suoi pensieri, non si accorse dei miei occhi fissi sul suo profilo.
Stava comunicando telepaticamente con qualcuno: me ne resi conto quando vidi la fronte leggermente aggrottata e gli impercettibili cambi d’espressione.
Sembrava infastidito dalla conversazione che stava tenendo nella sua mente; se non proprio infastidito, scontento.
Non aveva nulla del vampiro che avevo amato quel giorno: quel vampiro dolce e sensibile era completamente scomparso; ma ancora lo intravedevo, celato al di sotto di quella bianca pelle e di quegli occhi stanchi e feriti; Logan stava diventando –lo scoprii solo in quel momento- l’ombra di se stesso.
Come avevo potuto non notarlo prima? Quando era successo?
Il Logan che mi aveva imprigionata e raggirata mesi prima era spavaldo, ilare ed egocentrico; era un bambino, in definitiva.
Ed improvvisamente lo vedevo come un uomo grave e profondo, che faceva mistero dei propri pensieri.

Molto sospetto.

D’un tratto si volse verso di me, così mi affrettai a chiudere gli occhi; mi aveva notata, probabilmente.
Sospirò, per poi uscire a passo sicuro dalla stanza.
Ti amo.
Sbarrai gli occhi, mentre avvertii chiaramente il cuore battere dieci volte più rapidamente: l’aveva davvero detto? Nel pensiero, a me?
Sentii paura.
Paura per lui.

Alzarmi fu faticoso: non avevo mai provato così dolorosamente la sensazione di freddo glaciale che accoglie il corpo al di fuori del letto.
Mi precipitai nella doccia, sperando che l’acqua rovente mi riscaldasse: fu inutile.
Sentivo un disagio, dentro di me... qualcosa di ignoto e di fastidioso che ingombrava i miei pensieri più nascosti.
Spazzolai i capelli –che avevo asciugato- ciocca dopo ciocca, guardandomi attentamente allo specchio: ero molto pallida e gli occhi apparivano chiaramente stanchi.
Cercai di truccarmi in modo da apparire il più rilassata e riposata possibile: fu un’impresa ardua, ma non impossibile.
Osservai il risultato: sembravo la Sarah di sempre, con i soliti occhi profondi, le solite labbra rosse e carnose e...
KEI?!
Avvampai, mentre il cervello ancora cercava di trovare una spiegazione logica a quanto accaduto; avevo davvero visto LUI allo specchio?
Era stato il tempo di un secondo, certo... Ma c’era stato.
Mi appoggiai al tavolo con i gomiti, portando le mani al viso.
Calmati Sarah, calmati. Vorresti davvero poterlo rivedere, ma attualmente non è così. È un sogno, non accadrà. Hai avuto un’allucinazione.


Che peccato.
Già... Questo mi rattrista.
Lo dici a me?

Dovevo abituarmi alla mia pazzia, non potevo continuare ad ignorarla; se l’avessi fatto mi avrebbe annientata.
“Sei una pazza psicopatica.” Dissi alla donna che mi osservava attraverso lo specchio.
“Sei completamente svitata. Irrecuperabile.” Insistetti, provando a convincerla.
Quella biondina era una testarda, mi sfidava con uno sguardo ancora troppo lucido ed intelligente per essere quello di una matta; ma sapevo che sarebbe stata solo una questione di tempo: il suo raziocinio aveva già comprato il biglietto di sola andata, doveva solo partire.
Improvvisamente mi ricordai che quello era il giorno in cui avrei lasciato Armand.
Bizzarro che me ne fossi scordata, no? Veramente bizzarro.
Osservai il vestito bianco che avrei voluto indossare: potevo lasciarlo con un vestito così nuziale?
Sarebbe stato meschino, anche per un vampiro.
Alla fine scelsi un vestito nero con ricami d’oro, dalla gonna ampia e dal bustino rigido: pochi fronzoli, solo qualche elaborato ricamo.
In fondo era giusto che mi sentissi un po’ in lutto, no? Oppure commettevo un torto nei confronti di Logan?
Armand sarebbe rimasto ferito dal mio addio? Sperai di sì.
Speravo che avrebbe fatto il possibile per tenermi con sé; speravo che, come in un film, mi avrebbe trattenuta a sé e mi avrebbe baciata appassionatamente, ribadendo tutto il suo amore nei miei confronti.
Ma queste erano solo favolette frivole proprie di un’immaginazione stereotipata e piuttosto scarsa. In fondo Armand non aveva bisogno di me; ci conoscevamo appena!

Potrei dire lo stesso di Logan. Chi ti dice che sia lui l’amante per te?

Basta, dovevo smetterla di confondermi le idee; l’uno o l’altro, era indifferente: dovevo fare una scelta, una qualunque.
Dovevo togliermi dalla testa almeno uno dei due amanti: Armand era il più recente ed il meno vincolante.
Sì, era giusto.

NO!

L’urlo rimbombò nella testa.

NO!

Risuonò con tutto l’odio e l’astio che provava nei miei confronti.
Ma io avevo già deciso; uscii nel corridoio avvolta nel mio nero abito funebre e con la testa alta.

La risoluzione vacillò non appena mi ritrovai davanti alla porta della biblioteca; ridisegnai con una mano gli intarsi che la percorrevano, riflettendo sul da farsi.
Sarei entrata lì dentro ed avrei annunciato ad Armand la fine della nostra relazione; sarei stata impassibile e convinta di ogni mia scelta.
Lui avrebbe potuto reagire in due modi: avrebbe potuto dirmi qualcosa come “vai, non m’importa di te”, ad esempio. Mi avrebbe ferita a morte, ma mi avrebbe lasciata anche andare.
Oppure avrebbe potuto dare vita alle scene sentimentali e strappalacrime che già avevo immaginato ed allora io avrei dovuto dimostrare grandi qualità d’attrice per uscirne indenne.
Mi convinsi che sarebbe stato come strappare un cerotto: un gesto secco e privo di conseguenze; male che vada sarebbe rimasta solo un po’ di colla grigia sulla pelle.
Aprii la porta.
“Sono pronto a godermi la tua rappresentazione teatrale.”
Era seduto al solito posto, aveva la testa poggiata su di un braccio e mi guardava con una serietà disarmante. Tremai.
“Se sai già tutto allora non mi trattengo oltre.” Biascicai, già pronta a tornare indietro.
“Aspetta. Voglio potermi difendere.” Esclamò.
Sussultai: “Cosa intendi?”
Non mutò né voce (incolore) né posizione: “Non trovo affatto corretto che Logan decida cosa fare della nostra relazione. Perché lui può amarti così egoisticamente mentre io debbo lasciarti? È giusto che tu possa scegliere in completa autonomia.”
“Non renderla più difficile di quello che è. Ho capito di amare Logan, a modo mio. Non c’è spazio per te.” Sussurrai, mentre già gli voltavo la schiena per uscire.
“E Kei che ne pensa?”
Mi sentii svenire: il sangue defluì dalle gote, mentre le ginocchia tremarono; caddi a terra.
“Ah, non l’hai interpellato.” Sibilò.
“Io...” Provai a ribattere, incerta. Ma cosa potevo dire? Era vero, non l’avevo interpellato; avevo paura della sua opinione. Lui non mi dava mai ragione.
Le braccia di Armand mi sollevarono da terra ed anche quando fui di nuovo in piedi non mi lasciarono andare; la mia testa si lasciò cullare dal suo petto, mentre sentivo sempre più viva la consapevolezza di quanto stessi sbagliando.
“Logan si sta indebolendo, l’hai notato anche tu?” Mi chiese con gentilezza.
Risposi che sì, anche io me ne ero resa conto.
“Non credi che un uomo così debole non sia affidabile? Potrebbe tradirti, l’ha già fatto. Ho paura per te Sarah: io ho a cuore solamente te; Logan vive per il suo ideale, non per te.”
Mi strinsi forte a lui, che ricambiò l’abbraccio con la stessa intensità.
Mi amava davvero, ne avevo la certezza.
Mi ama davvero, pensai ancora.
Ed io non posso lasciarlo.
“Perché sono così ingenua da crederti, eh? Perché mi sono innamorata di voi due?” Domandai ad alta voce, pur non volendo una risposta da lui.
“Ti correggo: tu ami me. La Sarah fasulla, quella che Logan è riuscito a fabbricarsi su misura in questi mesi, lei ama Logan. Ma tu ami me.”
Le ultime parole, in particolare, mi sembrarono quasi volermi ipnotizzare: le aveva pronunciate in modo così convinto, marcato e sincero che mi parve improvvisamente di non essere più sola.
Qualcuno, finalmente, mi aveva capita.
Avevo trovato una persona con cui parlare e con cui non avere paura: una persona di cui non dover temere l’ombra.
Cosa dovevo fare?
Desideravo con tutta l’anima rimanere con lui, oramai l’avevo capito.
“Ti amo.” La mia voce fu roca e profonda.
“Non dirlo. Pensalo soltanto... Io saprò sentire la tua unica e vera voce.” Sussurrò nel mio orecchio, premendo poi il mento tra i miei capelli.
Fu come prendere una boccata d’aria fresca; fu come ritrovare tutto ciò che avevo perduto.
“Armand... Se davvero puoi sentirmi, allora ascolta la mia richiesta d’aiuto. La senti? O la sento solo io?” La voce si ruppe, ma resistetti all’impulso di piangere.
Ero così disperata dentro di me! Ero così infinitamente spezzata!
Mi baciò una, due, tre volte, ed altre mille ancora.
Mi abbracciò forte ed ascoltò ogni mio silenzio.
E nemmeno un momento mi soffermai a ricordare la notte d’amore che avevo vissuto con Logan.
Non seppi bene come, ma ci ritrovammo sul suo letto: realizzai di averlo desiderato intensamente.
Così lasciai che accadesse.

Mi lasciò davanti al ponte salutandomi con un affettuoso bacio sulla tempia.
“Tornerò a prenderti.” Mi disse.
Non capii a cosa si riferisse, ma non obiettai.
Arrivai davanti alla cella con un sorriso di scuse sulle labbra: ero stata assente negli ultimi tempi.
Controllai la situazione con una lenta occhiata: non c’erano più i letti e qualche stomaco rumoroso mi fece intendere che anche il cibo era diventato scarso; chiesi quante volte comparisse il bagno in un giorno e mi dissero che compariva due volte per un’ora.
La situazione non era ancora critica, dunque.
Ma quanto potevano resistere ancora? Erano in tanti, troppi, e le risorse si stavano esaurendo, mentre la paura e la stanchezza erano sempre più forti.
Notai, però, che mancavano all’appello gli europei; che sbagliassi io?
“Dove sono Ralph, Olivier, Gianni e Andrew? E Michelle, Mathilda, Cloud e Zak?”
Non c’era dubbio: a parte i due gemelli spagnoli, tutti gli europei erano spariti nel nulla; ebbi un pessimo presentimento.
Takao mi guardò perplesso, come se avessi detto qualcosa di strano: “Non lo sai?”
Mi sentii confusa: “Sapere cosa?”
Si rabbuiò: “Loro... Insomma, hanno lasciato i bit. Così sono stati liberati. Davvero non lo sapevi?”
Fu come sentirsi crollare addosso il mondo; sapevo bene che era nel loro interesse concedere i propri Animali Sacri, perché solo così si sarebbero potuti assicurare la sopravvivenza, eppure la notizia mi turbò ugualmente.
Stavo facendo di tutto pur di mantenerli lì dentro con le loro creature ancora in loro possesso: ritenevo semplicemente giusto che loro lottassero per preservarle.
Ero egoista nel mio intento? Non avevo pensato alla loro fatica. Il presidente Daitenji, povero anziano, mi sembrava debilitato nel corpo e nell’anima.
Non era il solo: il morale era a pezzi.
La morte di Kappa aveva gettato nello sconforto e nel terrore tutti i prigionieri, per questo gli Europei avevano ceduto.
Mi parve strano, però, che avessero ceduto persone appartenenti tutte allo stesso continente; chiesi se ci fosse un motivo.
“Vogliono rimanere vicini per aiutarci... Abbiamo deciso così.” Mi spiegò frettolosamente e con voce quasi inudibile Hilary (bianca come un cencio, poveretta!).
“E voi, voi come state?” Chiesi, sedendomi a terra come di consueto.
Alla mia domanda seguirono risposte allarmanti e confuse: i più vecchi si lamentavano per i disagi e per la paura, i più giovani volevano uscire a tutti i costi senza però dover cedere al ricatto di Logan.
Erano terrorizzati, erano indifesi.
E soprattutto volevano capire perché io non fossi dalla loro parte; volevano sapere il motivo per cui impedivo loro di consegnare i bit Powers.
Takao in particolare era molto agguerrito: in fondo era sempre stato un grande lottatore e dietro al viso arrossato dalle lacrime e pallido per la paura potevo scorgere uno spirito di rivalsa e un coraggio tali che mi sentii colta da grande timore.
Takao era diventato improvvisamente un adulto: fu splendido e spaventoso vederne i progressi.
Io provai a spiegare le mie ragioni ancora una volta, ricordando loro che le Creature Sacre erano troppo importanti e che il piano di Logan non andava assecondato; cercai di confortarli ed incoraggiarli e ribadii che era mia intenzione aiutarli e che avremmo trovato il modo di uscirne.
Assicurai che avremmo salvato la Terra, i bit e tutti gli esseri umani.
Sentivo una grande forza dentro di me: la mia mente tornò ad elaborare piani e strategie, come non faceva da molto tempo.
Avevo Armand, dunque avevo un alleato e molta forza; mi sentii fiduciosa, credetti davvero nel mio discorso e nelle mie parole.
Ma in fondo rimanevo una trottolina nelle mani di macabri giostrai; così, quando Logan apparve all’imboccatura del ponte, compresi immediatamente il mio errore.
Il suo sguardo era cupo e riuscii a percepire la rigidità del corpo anche a metri di distanza.
Dovevo stare calma: Logan mi amava, me l’aveva detto poche ore prima.
Del resto io poche ore prima gli avevo detto che avrei lasciato Armand.
Alla sua comparsa i miei amici si appiattirono contro la parete più esterna, aspettando muti ciò che sarebbe successo; io, proprio come loro, non osavo fiatare.
“Sarah.” La sua voce possedeva una tonalità che non gli avevo mai sentito prima: era lugubre.
“Logan... Lasciali stare.” Fiatai, ponendomi di fronte alla cella.
Egoisticamente provai a convincermi del fatto che fosse lì a causa loro; sperai che fosse giunto per punirli ulteriormente; tutto, tutto purché non fossi io la causa della sua venuta!
“È quello che intendo fare.” Rispose con calma, avvicinandosi; deglutii e mi sembrò rumorosissimo.
Iniziai a muovermi verso di lui studiando ogni sua espressione ed ogni suo movimento, come se stessi cercando di non innervosire una bestia feroce.
Parlò: “Sono stato buono con te Sarah, vero? Non ho mai usato violenza sulla tua persona, né ti ho mai ferita più del dovuto; considerando la mia natura, sono stato un santo. E scioccamente mi sono fidato. Mi sono detto: ‘Dalle un’altra possibilità, lei se la merita! Siete arrivati fino a qui, concedile l’occasione di guadagnarsi totalmente la tua fiducia!’
Così, presa questa decisione, sono stato tranquillo... ti ho donato me stesso... la mia devozione...”
Non potevo rimanere lì ad ascoltarlo senza reagire; dovevo almeno difendermi, farlo ragionare...
Con slancio impetuoso mi gettai verso di lui: “Se è per Armand io posso spiegartelo!”
“Sì, è PER ARMAND!” Tuonò lui, zittendomi.
“Mi hai mancato di rispetto, tradendo la fiducia che avevo riposto in te! Io volevo farti del bene e tu mi hai ingannato e disobbedito! Cos’altro dovevo fare, Sarah? Cos’altro? Ti ho avvisata quanto ho potuto su quel vampiro! Ti ho salvato la vita, concesso di vivere qui, di stare con quei patetici omuncoli là dietro... Io ho onorato il mio patto!”
“Non sempre.” Sussurrai, ma forse non mi sentì.
“Ti credevo mia alleata. Ti ho punita una volta e sono stato ripagato con la morte del tuo punitore; ti ho perdonata e sono stato ripagato dalla tua tresca con un altro.”
Intorno a noi vidi delinearsi i tetri contorni di figure incappucciate, disposte ai lati della stanza; erano gli altri vampiri, che sorridevano soddisfatti godendosi la scena.

Punita verrà la creaturina!
Punita verrà tutta quella spazzatura!
Voi umani siete solo spazzatura!
Tu, umana, sei solo una formica!
SOCCOMBI, SOCCOMBI!
Il sangue scorrerà!
Un banchetto ci aspetta, quanta bontà!
La Terra è nostra, smaltiremo l’immondizia!
Addio piccola, sei solo sporcizia!
Il tuo sangue scorrerà, scorrerà, scorrerà...

Rabbrividii: il loro canto era diverso da quello delle Syrens.
Quelle ammonivano, loro invece esponevano il loro reale punto di vista.
Sperai che Logan non condividesse quel pensiero; sentivo che lui era diverso, che lui non riteneva noi poveri esseri umani solo spazzatura.
Ma se fino a poche ore prima avrei potuto sperare nel suo aiuto, ormai era tardi: io lo avevo abbandonato. Ed ora lui abbandonava me.
“Mi dispiace Sarah, ma tutto ciò che è successo e che succederà è solo colpa tua.” Disse piano, come se avesse voluto che solo io sentissi.

SOCCOMBI, SOCCOMBI!

Il canto proseguiva con maggiore intensità: rabbrividii e mi sembrò che Logan avesse una reazione di stupore e di malinconia insieme.
Le voci dei miei amici, di quella povera spazzatura, mi giungevano chiare e confuse al contempo: erano grida a tratti spaventate, a tratti d’incitamento e d’incoraggiamento.
Chiedevano di risparmiarmi, urlavano qualcosa che non capivo. I più sensibili piangevano.
Perché risparmiarmi? In fondo Logan non mi avrebbe fatto nulla, no?
No?
In un attimo mi fu davanti ed il secondo dopo mi teneva per il collo; i miei piedi non toccavano più terra.
I suoi occhi azzurri erano fissi nei miei, ma non capii il motivo della scintilla di compassione che brillava in essi.
“Addio.” Sussurrò.
Il tempo tornò improvvisamente ad avere un senso: venni scagliata con violenza verso il vuoto ed a malapena ebbi il tempo di capire.
Vidi gli sguardi attoniti dei miei compagni e sentii le loro grida; sentii anche le urla spaventose dei vampiri, che già mi vedevano nella mia bara; poi, per un solo, misero secondo, vidi Logan.
Logan che sembrava quasi sul punto di piangere.
Il mio corpo perse consistenza e valore: ero come un uccello caduto troppo presto dal nido.
Sospesa nel vuoto, pensai a Kappa: anche lui era caduto.
Ed era morto.
Io stavo cadendo, come Kappa; lui non sapeva volare, ovviamente, e così era morto.
Io non sapevo volare, ovviamente, proprio come lui.
In un attimo mi resi conto di tutto quanto: capii di avere sempre sbagliato tutto.
Vidi mia madre, che ricordavo poco, e pensai a quanto era stata migliore di me come donna; vidi mio padre, che ricordavo fin troppo bene, e mi resi conto che per fortuna non ero mai stata come lui.
Vidi i miei amici, vidi Logan, Armand... Vidi l’unica creatura, in cielo e in terra, che mi aveva sempre amata senza volere null’altro in cambio, e che io avevo abbandonato per vigliaccheria.
Mi resi conto di avere peccato.
Mi resi conto di non avere salvato nessuno.
E lì, sospesa nel vuoto, nell’atto di precipitare per sempre là dove meritavo, mi chiesi: è dunque questo, morire?

Sei stata avventata, piccola rosa.
Troppo amore ti ha uccisa.

Fine 10° capitolo


Ta-da-da-daaaaan!
Ebbene sì: l’attuale protagonista sta morendo, proprio in questo momento, proprio mentre state leggendo queste righe.
Credetemi, farla morire è stata una scelta... sofferta.
Ma ho bisogno che questa Sarah muoia, per far proseguire la storia.
Ho i brividi e tanta tristezza nel cuore, ma è così.
Comunque vi assicuro che vi è un motivo più che valido.

Sappiate però che io amo Sarah alla follia, come se fosse mia figlia: quando scrivo questi capitoli smetto di essere me e divento lei; in virtù di questo, non la lascerò andare così.
Lei tornerà, per così dire, in altra forma. Quel che è certo è che non la vedrete mai più con gli stessi occhi di adesso. Dico questo perché la storia è iniziata con lei e finirà con lei: la sua presenza rimarrà costante.
Questa storia diventerà come una casa infestata: i fantasmi non si vedono, ma ci sono.

Ma non voglio parlare troppo di questo capitolo: voglio prima leggere le vostre opinioni.

Curiosità:

La canzone l’ho cambiata ottomila volte: inizialmente era “Tra sesso e castità” di Battiato, poi è diventata –quasi ufficialmente- “Amore e...” di Donatella Rettore.
Vi invito ad ascoltare quest’ultima canzone, che incarna alla perfezione lo spirito della prima parte del capitolo.
Infine ho scelto “Too much love will kill you”, struggente e bellissima canzone dei Queen (non toccatemeli, li amo fino al delirio).
Questa canzone è l’ideale per sottolineare la difficoltà di scegliere un amante tra due (“torn between the lover and the love you leave behind”).
Che altro dire?
Anche in questo capitolo sono presenti finezze che chiarirò alla fine della storia, in una sorta di glossario.
Vorrei comunque che prestaste particolare attenzione ai pensieri di Sarah mentre è nel vuoto...
Capirete perché.
Caso Zefir: la sua morte ha suscitato reazioni divergenti e piuttosto bizzarre! O.ò C’è chi ne gioisce e chi se ne rammarica...
Io non ho dato importanza alla sua morte perché, in quel mentre, la scrivevo dal punto di vista di Sarah (che lo odia) e di Armand (che lo riteneva una nullità); però vi faccio notare che Logan ne è rimasto molto colpito e lo ricorda spesso; lo ricorda anche in questo capitolo.
Io do a Zefir l’importanza necessaria: preferisco citarlo in piccole frasi che in lunghe divagazioni riguardanti il suo passato. Vorrei che voi sentiste il suo ruolo da come viene ricordato da Logan, ad esempio!
Tutto qua!^^’’

Visto che ci sono, vi allego un disegno di Sarah per commemorarla...
http://img580.imageshack.us/img580/7904/tnlnsarah.jpg

Uploaded with ImageShack.us

Bene, a questo punto rispondo alle recensioni:

BenHuznestova: Ciao Ben! =) Tu non hai nemmeno la più vaga idea di quanto io sia felice di ricevere il tuo parere! Io purtroppo sono uno spirito vagante e non recensisco più moltissime storie, ma le tue le ho sempre lette ed ammirate; di conseguenza, ammirandoti, il tuo giudizio è per me fonte di gioia infinita! *O* Sono contenta che tu abbia notato la questione della fiducia... Avrai notato che in questo capitolo, al contrario, Sarah va proprio alla deriva, affidandosi solo al cuore.
Bell’errore, eh?
Mi ha reso piuttosto soddisfatta il tuo notare la musicalità delle ultime parole di Sarah nello scorso capitolo... Mi sento potente X°D!
Che ne pensi di questo capitolo? Aspetto la tua opinione ;)
Bacio!

RobertaLOVESTROTTOLE: Beh, innanzitutto ti ringrazio per aver prestato attenzione alla mia storia; ha un valore immenso questo tuo interesse.
La tua recensione rispecchia molto il mio percorso: anche io ritengo che i primi capitoli siano molto meno interessanti di questi ed è bello vedere che vi sto appassionando!
Ti ringrazio per tutti i complimenti e ti dico una cosa: sono una persona estremamente vanitosa, un poema omerico di lodi mi sarebbe andato bene!
Scherzo ovviamente, in realtà sono una delle persone più insicure di questo mondo, però mi ha fatto DAVVERO piacere la tua recensione.
Questione Syrens: i loro canti li ho scritti senza spunti, sono tutti di mia invenzione. Le Syrens come personaggi, invece, le ho ideate dopo aver ascoltato la canzone “Ghost Love Score” dei Nightwish, dove si parla di sirene, tra le altre cose.
Comunque, ancora una volta, GRAZIE DI CUORE. =) A presto, un bacio!

Aphrodite: ... Ho paura della tua reazione a questo capitolo. O.ò No, sul serio!
Ti avevo detto che questo capitolo ti avrebbe spaventata, ricordi? E ti avevo anche detto che temevo che, un giorno, Sarah ti deludesse. Eccoci al momento fatidico, dunque.
Ebbene sì... Ho ucciso Sarah. O meglio: l’ho fatta uccidere dal tuo personaggio preferito a causa del personaggio che più odi. O___________________O
In pratica mi sono scavata la fossa!
Sappi comunque che leggere le tue recensioni mi diverte come poche cose al mondo: hai un’intelligenza fine e cogli moltissimi particolari interessanti... Resta solo da vedere su quanto hai avuto ragione. Sono rimasta colpita dal fatto che tutte voi vi facciate un sacco di paranoie su quel vampiro dagli occhi belli; io ero convinta che fosse scontata la sua identità. O.O’’
Hai ragione sulla figura di Armand, io stessa lo definisco semplicemente ambiguo.
Hai ragione anche su altre due questioni: le lacrime di Logan sono l’inizio del totale crollo di tutto e, nonostante il suo comportamento, lui ama Sarah molto più di Armand.
Avrai notato che in questo capitolo ho dato molto spazio alla tua coppia preferita. Sia in bene che in male.
Bene, spero in un tuo commento, in privato o in pubblico, poco importa. Un bacione Sister, I love you!

Iria: salve scimmietta! <3
Di Zefir ho già parlato e non dirò nulla di più, proprio perché non ho altro da dire.
Una parte della tua recensione mi ha colpita particolarmente: davvero Sarah ti sembrava schiacciata da altre presenze? Sarei curiosa di saperne di più, a riguardo.
Sarei curiosa anche di sapere la tua interpretazione della canzone delle Syrens: mi sembrava di aver scritto cose chiare e scontate, mi rendo conto solo ora invece di aver sollevato una grande questione o.o!
Logan sta attraversando un momento di grande cambiamento: come dice Sarah, sta diventando l’ombra di se stesso. Verrà chiarito in futuro questo cambiamento a cosa è dovuto.
Armand... Armand lo amo e lo odio: è una figura misteriosissima, eppure in realtà è il più cristallino di tutti. Solo che finge meglio degli altri, come dice Logan.
Ah, è d’obbligo chiederti il tuo parere sul finale. Se volevi che ti sorprendessi, credo d’esserci riuscita.
Arrivederci mon amour, aspetto una tua opinione!
Bacio


Traduzione testo canzone:
Sono solo i frammenti dell'uomo che ero solito essere
Troppe lacrime amare si stanno
riversando su di me
Sono molto lontano da casa
E sto affrontando tutto questo da solo
da troppo tempo
Mi sento come se nessuno mi avesse mai
detto la verità
Su come crescere e sullo sforzo che avrebbe comportato
Nella mia mente piena di confusione
Sto guardando indietro per scoprire dove
ho sbagliato

Troppo amore ti ucciderà
Se non riuscirai a deciderti
Diviso tra l'amante e
l'amore che lasci indietro
Vai incontro ad un disastro
perché non hai mai letto le indicazioni
Troppo amore ti ucciderà - ogni volta

Sono solo l'ombra dell'uomo che ero solito essere
E sembra che per me non ci sia alcuna via d'uscita da tutto ciò
Ero solito ridarti la felicità
Adesso tutto ciò che faccio è deprimerti
Come sarebbe se tu fossi nei miei panni?
Non vedi che è impossibile scegliere?
Non c'è alcun senso in tutto questo
Qualunque strada io intraprenda, devo perdere

Troppo amore ti ucciderà
Come quando non ne hai affatto
Prosciugherà la forza che c'è in te
Ti farà gridare, implorare e strisciare
E il dolore ti renderà pazzo
Sei la vittima del tuo crimine
Troppo amore ti ucciderà - ogni volta

Troppo amore ti ucciderà
Renderà la tua vita una farsa
Sì, troppo amore ti ucciderà
E non riuscirai a capire il perché
Daresti la tua vita, venderesti la tua anima
Ma sarà di nuovo così
Troppo amore ti ucciderà
Alla fine...
Alla fine

 













Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** The Phantom of the Opera ***


Sì, mi rendo conto di essere parecchio in ritardo. A mia discolpa, posso dire che questo capitolo è breve ma... Intenso.
E vi avviso già da subito: è forse il capitolo più delirante che io abbia mai scritto. In esso troverete tre diverse visioni, due punti di vista, voci ovunque, occhi ovunque, dolore e grida ovunque...
C’è un senso, non sono io che sto impazzendo. Ecco, volevo soltanto dirvelo.
Buona lettura.

Sybelle

The Phantom of the Opera – Il Fantasma dell’Opera

Ognuno vive la propria vita e paga il proprio prezzo per viverla. Il guaio è che molto spesso si paga per un unico errore. Anzi, non si finisce mai di pagare. Nei suoi rapporti con gli uomini, il destino non chiude mai i conti.
-Oscar Wilde-
Sarah.    
Chi era?
Sarah.
Ah, certo, conoscevo quella voce.
Ciao Sarah.
Ero io.
“Smettila di chiamare quel nome.”
Perché? In fondo è il tuo bellissimo nome.
“Sei in vena di ironia, eh?. ...Sto morendo, vero?”
Sì, stiamo morendo.
“Oh... Mi dispiace. Credo sia colpa mia...”
Stai tranquilla, ho sbagliato anch’io. Abbiamo sbagliato entrambi. Non avremmo mai dovuto creare il patto con Logan.
“E’ stato lui a uccidermi, vero?”
... Mi dispiace.
“Avevi ragione tu... Non dovevo fidarmi.”
Non piangere, ti prego.
Mi tastai il viso: “Sto piangendo?”
Sì, sei terrorizzata. Stai morendo e sei in uno stato di shock. Piangi perché non esisterai più.
“In fondo non sono mai esistita... In fondo io ho usurpato il tuo trono. Ma tu, tu che stai morendo insieme a me, non hai paura?”
Sono stati rari i momenti in cui non l’ho avuta... Dalla nascita alla morte, in ogni istante della mia vita, tutto ciò che ho provato è stato paura.
“Stai piangendo anche tu. Posso asciugare le tue lacrime?” Mi avvicinai e sfiorai il suo viso, raccogliendo quelle gocce salate con le dita.
“Sei una bella persona. Forse avresti meritato un po’ di felicità.” Provai a consolare quell’anima ferita, ma sapevo che non esisteva una cura. Io non sarei mai guarita dai miei crimini.
Non l’avremmo fatta franca.
Ho fatto del male ai miei amici.
Annuii.
L’ho fatto senza pensarci due volte.
Negai.
Non ho riflettuto sulle conseguenze delle mie azioni.
Annuii.
Sono una persona malvagia.
Negai.
Merito di morire. Meritiamo di morire.
Ammutolii.
“Chi può veramente dire come sarebbe stato, se avessimo scelto diversamente? Forse a quest’ora saremmo già stati morti, tutti. Invece ora stiamo morendo solo noi...”
E Kenny. E quel bambino. Siamo assassini Sarah!
“A-assassini? N-no... non li abbiamo uccisi noi... Non è colpa nostra. Non lo è, vero? Non può esserlo!”
Arretrai spaventata, quando improvvisamente le mie membra s’irrigidirono come se fossero diventate di pietra.
Mi mancò il respiro: “SOFFOCO!” Invocai il suo aiuto.
Ma non parlava più, non c’era più; ero sola, eravamo soli, ero sola, ero solo io, eravamo entrambi!
Un colpo violento al corpo.
Uno strappo netto.
Urlai come se qualcuno mi avesse staccato la pelle di dosso: mi accorsi con orrore che essa si stava veramente lacerando; veniva tirata via dalle ossa con lentezza, in modo inesorabile. Tutto ciò produceva un suono sinistro, orrendo a sentirsi. Faceva criiik, criiik, CRIIIK!
Guardai con occhi colmi di terrore quello scempio; mi dissi: “E’ un sogno.”
Ma impazzivo ugualmente per il male.
Gemiti di panico si alternarono a conati di vomito: potevo vedere i muscoli staccarsi insieme alla pelle, o spappolarsi, o sciogliersi, o imputridire nell’ istante stesso in cui venivano a contatto con l’aria.
Sentii l’impulso di toccare le braccia, ma fu fatale: un dolore lancinante pervase ogni cellula del mio organismo, accecandomi; rantolai, singhiozzai qualcosa di indecifrabile.
Mi accorsi presto che ogni tentativo di fermare lo scuoiamento era inutile: se cercavo di trattenere la pelle, essa si staccava in modo ancora più violento. Gridai, urlai, bestemmiai.
Piansi.
“Uccidimi, piuttosto!” Parole quasi vomitate, colme di disperazione.
“UCCIDETEMI!!” Gridavo nel silenzio, contorcendomi. Ma nessuno rispondeva.
C’erano solo le mie urla e quel dannato suono, quel tetro criik, criik, CRIIK!    
Volevo parlare ancora, spiegare (a chi?) che c’era un errore, che ero solo una poveretta, solo una piccola creaturina il cui corpo non poteva tollerare simili torture; volevo riattaccare la pelle e scoprire che era stato solo un terrificante equivoco, un’impressione, un errore della mia mente malata.
Io non ero lì e non stavo morendo; non ero lì e non stavo soffrendo in quel modo così atroce.
Io... io.

Infine osai riguardarmi: mi ritrovai rivestita solo del mio scheletro, con solo qualche brandello di tessuto a ricoprirmi.
Le mie ossa erano nere, nere più del diavolo!
Non potevo sopportare oltre: piansi veleno, piansi dolore; strofinai al punto gli occhi da ritrovarmeli nelle mani scheletriche, grandi come biglie. Li vidi, pur non avendoli addosso. Urlai ancora, ma non avevo più lingua.
Era il mio corpo che non era più mio.
Percepii una strana atmosfera intorno a me: l’aria divenne viva e rovente, e si apprestò a circondarmi in una morsa letale. Venni spinta verso l’alto; ciò che mi stava risucchiando era tanto potente da schiacciarmi. Le ossa si ruppero, comprimendosi; il dolore divenne agonia.
“Non voglio più soffrire!” Il grido, disperato, era mio, ma non venne da me. Dalle orbite vuote scesero lacrime pesanti e melmose, viscide: scendendo, mi corrosero le guance scavate.
Soffrivo a causa della sofferenza. Non l’avrei augurato a nessuno, mai; nessuno doveva provare tutto quello. Era disumano.
La spinta si fece più intensa, gli occhi (che fino a quel momento avevo stretto tra le mani) scivolarono dalla mia presa e caddero nel vuoto; quando tentai di recuperarli, mi resi conto di averne di nuovi, ben saldi nel volto.
Incitata da un’insensata voglia di autolesionismo, li toccai con le dita; irritai la loro superficie ed il dolore fu molto più acuto di quanto non avrebbe dovuto essere. Lasciai perdere.
Sarah, non permettere che ti portino in alto!
“Guardami...”, e lì scoppiai in lacrime, “... sono uno scheletro. Fa male, fa terribilmente male!”
Sarah, NON PERMETTERE CHE TI RISUCCHINO IN ALTO!
Guardai la presenza di fronte a me come pietrificata, incredula: “Io... Io... TU, proprio TU mi dici che non devo farmi risucchiare?! HO PAURA, STO MALE!”
Singhiozzai, esausta: “Almeno tu... ascoltami... almeno tu...”
Le spalle nodose erano scosse dai singhiozzi, le labbra (quel poco che era rimasto, giusto un brandello di carne) tremavano convulsamente.
Ero brutta, morta e sola. Anzi... Come potevo ancora parlare di essere? Ero ancora? Io non ero!
Cos’ero io? Esisteva un io?
La figura mi guardò in silenzio. La forza si fece più energica, il mio fragile corpo venne innalzato con brutalità.
Sopra di me, il buio.
Sarah, OPPONITI!
Ero già morta o era quella, la morte?
SARAH, RESISTI DANNAZIONE!
O forse quello era il limbo? Ero condannata a quella tortura per l’eternità, per pagare i miei errori?
SARAH, NO! TORNA QUA, TORNA DA ME!
“Scusami, ma sono tanto stanca. Tanto, tanto stanca...” Giustificai così la mia debolezza.
Ma non lo capisci? Lui ti sta portando via! Vuole rovinarti!
Finsi di non sentire, perché stava diventando fastidiosa quella voce.   
Finsi di non vedere, perché guardare in faccia la realtà era sempre troppo doloroso.
Finsi, come avevo sempre fatto.
Perché in fondo io non ero che una finzione.

Respirare ancora fu molto più brutale di quanto non mi sarei mai aspettata: l’aria penetrava nei polmoni troppo velocemente, non riuscivo a gestirne il flusso. Annaspai come se fossi appena uscita dall’acqua, cercando di mettere ordine in tutto quell’ossigeno che entrava ed in tutta quell’anidride carbonica che usciva.
La forza risucchiante era ancora lì, ma ora mi sosteneva semplicemente nel vuoto, senza più spingere: era diventata quasi nulla, tanto che temetti di precipitare ancora.
Precipitare, sì... Ma da dove?
Mi costrinsi a girare la testa, per capire cosa fosse cambiato; che patimento!
I contorni delle figure erano confusi, indefiniti; mi parve di distinguere, nell’ombra ( o c’era luce? Non capivo...), uomini neri, che ad un secondo esame identificai come incappucciati e avvolti da un mantello tetro. Poi una luce, una luce debole ma grande; dalla luce giungevano delle voci che sussurravano e gridavano il mio nome, con grande gioia.
Gli incappucciati ringhiavano, parole dal tono aspro e velenoso uscivano dalle loro labbra bianche.
Affinai l’udito, dato che la vista non mi era d’aiuto.
La prima voce (e forse l’unica, la più forte, la più autentica) che sentii, fu quella di Takao.
Takao? Era morto anche lui?? No, non potevo sopportarlo! Non anche lui! Lui che aveva dato forza ai suoi amici, che li aveva sempre consolati e sostenuti! Lui che in fondo era sempre stato il mio...
No, non lui!
“TAKAO!” Gridai, chiamandolo forte. Le mie labbra, però, non si aprirono. Ero muta.
“E’ Sarah!”
“Guardate, l’ha tirata su!”
“Ci vede?”
“Ma certo, ci sta guardando!”
“E’ viva?”
“Ma che domande fai?! SARAH!”
Mi chiamavano, ma non sapevo dove fossero; non sapevo nemmeno chi fossero.
Sentivo Takao, sentivo solo Takao. Era come se le mie orecchie fossero sintonizzate su di lui, come se volessero ascoltare solamente la sua, di voce. Poi lo vidi; fu un lampo, un’apparizione: un attimo ed io potevo ancora vedere. Vidi Takao: era nella prigione, vivo. Aveva le lacrime agli occhi, piangeva per me.
Piangeva perché ero morta?
Focalizzai anche gli altri, piangenti anch’essi. Poi notai i vampiri incappucciati... furenti.
Sentii la presenza di Armand; per un momento lo ebbi davanti agli occhi, ma una parte di me sapeva che non era lì. In fondo, poteva lui mancare? Se avevo capito una cosa di lui, era che non aveva bisogno del corpo per esserci. Non mi rincuorò saperlo lì; io volevo il suo abbraccio, non il suo sguardo onnisciente.
Iniziai a spiegarmi tutto: la sensazione di essere rimasta senza pelle era probabilmente dovuta alla velocità della caduta, così come io, in quel momento, non ero morta.
Ero viva.
Perché ero viva? Quale miracolo, o quale sacrilegio era accaduto?
Sentii una presa forte e secca sul mio collo: emisi un rantolo di dolore, prima di capire che quella stessa energia che mi aveva spinta in alto, via dal baratro e verso il mondo dei vivi, ora mi stava strozzando.
Capii subito: era Logan. E lo vidi, oh, lo vidi! Era là, sul ponte, con la mano protesa verso di me e stretta in un pugno: i suoi occhi mandavano fiamme e folgori. Gli altri vampiri (le figure incappucciate) lo stavano ingiuriando, chiedendogli il motivo di quel ripensamento, maledicendolo e insultandolo.
Lui rimaneva in silenzio, con lo sguardo fisso verso di me.
Era furioso!
Pazzi i suoi compagni a provocarlo! Pazzi! Non vedevano l’ira? Non coglievano il tremito di quell’animo folle di gelosia, cieco per la brama di potere e delirante per le cose avvenute?
Qualcosa nel suo sguardo mutò, un’idea attraversò i suoi occhi: aprì la mano, tornai a respirare; temetti di precipitare ma non successe.
Qualcosa di strano stava accadendo...
Il mio corpo, fino a quel momento rigido e freddo come quello di un morto, improvvisamente si mosse: fluttuai fino al ponte, dove caddi in un tonfo. Takao batteva i pugni contro la parete, urlando “SARAH, SARAH!”, incoraggiato ed accompagnato da molti altri, dei quali non riuscii a distinguerne nessuno. Stranamente, riuscii ad incrociare lo sguardo di Yurij, solo il suo. Nei suoi occhi vidi qualcosa, ma non capii cosa.
Logan mi sovrastava, immenso, senza alcuna emozione in viso.
Oooh... Non era pazzo, avevo visto male. Era tornato ad essere il Logan dei primi tempi, il calcolatore, il cupo signore di una cupa razza di cupi mostri. Nell’azzurro dei suoi occhi colsi il sangue delle sue vittime.
“Logan.” Affannata, sussurrai il suo nome; mi mancava il respiro, le energie mi abbandonavano; non riuscivo in alcun modo ad alzarmi.
“Logan.” Ripetei, chiedendomi perché mi avesse salvata, se allora mi amava davvero o se quello non era che uno dei suoi tanti giochi di società in cui il dado era in sua mano ed io non ero che la pedina logora.
“Ho cambiato idea.” Disse soltanto, con tono incolore ed uniforme.
“Idea?” Domandai con un filo di voce. Non mi piacevano le sue idee.
Logan si diresse verso la gabbia a passi lenti e sicuri, passando in rassegna i volti dei suoi prigionieri e prendendosi il tempo di catturarne l’attenzione: “Lei non morirà.”
Nessuno sospirò di sollievo; ognuno temette per la propria vita. Si chiedevano: “Se non lei, allora io?”
Logan rise; anche i vampiri stessi tremarono di terrore, nel sentire quel suono aspro e metallico.
“Ehi, Ivanov! Ripeti la tua domanda!” Gridò improvvisamente, facendosi serio.
Yurij sussultò, lo vidi. Lo guardò incredulo, senza capire di cosa stesse parlando; ma non era uno stupido, non fece domande superflue; Logan voleva QUELLA domanda e solo quella. Sì, ma qual era QUELLA?
Logan rise di nuovo: “E’ una domanda che hai ripetuto più volte, in questi mesi di prigionia!”
Mesi? Erano passati mesi? La stanza iniziò a vorticare: dov’ero io? Mi ritrovai, in tempo per sentire la risposta di Yurij, risposta che trapassò il mio cuore da parte a parte.
Yurij infatti prese fiato, ponderò le parole e infine disse, con cautela: “Dov’è Kei?”
Logan scoppiò nuovamente a ridere, sotto lo sguardo atterrito di tutti.
“No...” Fiatai.
“Puoi ripetere?” Ora l’attenzione del vampiro era su di me, era la sua voce ridente quella che mi interpellava.
Non aspettò la mia risposta –risposta che comunque non sarei riuscita a ripetere-: “Avete chiesto, domandato, implorato, immaginato, sperato di sapere dove fosse. Non è così?”
Rise.
“Suvvia, chiediamolo insieme! DOV’E’ KEI? Andiamo, su! Non siate timidi! Chiedetelo!”
Stava delirando, non poteva essere vero, non poteva! Logan non avrebbe mai osato, mai tradito...! Riuscii ad alzarmi, seppur a fatica, ma lo sguardo di Logan mi arpionò all’istante.
“Non andartene, cara! Non vuoi rispondere?”
“Tu non puoi...!” Fu tutto quello che riuscii a dire, prima che lui mi apparisse improvvisamente davanti, solo lo spazio di un respiro a separarci.
I suoi occhi cattivi furono l’ultima cosa che vidi.
“Oh, io posso!” Sibilò.
Denti. Sangue. Grido. Il mio? Sì, sembrava proprio il mio. Tutto intorno si offuscò, poi mi sembrò di cadere e di atterrare centinaia di metri più in basso, nelle profondità dell’universo, in un luogo selvaggio con fumi e piante velenose; davanti ai miei occhi apparvero scene inquietanti di orchi danzanti intorno a falò alimentati da persone vive, mentre vampiri sudici e fetidi attendevano nell’ombra per assalire i mostri in festa, come felini nella savana. Senza che mi muovessi, senza neppure volerlo, mi ritrovai in mezzo agli orchi; la situazione mi parve incredibilmente familiare. Uno di essi mi vide, gettandomi addosso uno sguardo bieco e nauseabondo colmo di disprezzo; mi afferrò con brutalità.
CRAC: aveva spezzato il mio braccio ma  non me ne accorsi, no, poiché vedevo solo quei volti deformi, quei denti marci e quel fuoco alto, immenso. Improvvisamente l’orco mi lanciò: volai. Un istante ed ero tra le fiamme, festeggiata da nuove danze frenetiche.
Il fuoco prese la forma di una fenice araba, una fenice dallo sguardo intelligente e per questo terribile: mi avviluppò ed artigliò, bruciando la mia pelle fresca; vidi la cute sciogliersi come cera. Eppure era un dolore sottile, come se quelle fiamme stessero cercando di lenire il dolore con l’accortezza.
Non avevo già vissuto tutto questo? La pelle che si scioglie, la fenice che mi avviluppa, gli orchi così familiari. Io l’avevo già vissuto, sì. Ma quando?
Davanti a me comparve una mano, che si addentrò nella coltre di fuoco e mi strappò a quell’inferno: gli orchi giacevano a terra perché erano stati uccisi dai vampiri ed uno di questi mi portava in salvo. Era un vampiro cieco: i suoi occhi erano coperti da un velo opaco.
Mi prese, mi buttò a terra e mi maneggiò con poca grazia, afferrando i lembi di pelle e mettendoli dove voleva lui, facendomi gridare di dolore; allungò le mie ossa e raschiò via le rotondità, lavorando con febbrile rapidità. Mi plasmava come fossi una candela, o un vaso. Mi strappò i capelli bruciacchiati e le labbra carnose, storpiò il naso e, con mio profondo orrore, decise di cambiare anche i miei bulbi oculari.
Mi contorsi disperata, ma una sua mano afferrò saldamente la mia testa, bloccandomi. Quel gesto mi impose la calma, quasi mi rimbambì; dovetti interrompere le grida, frenare l’impeto e tacere la paura. Fu in quel momento che mi accorsi di avere un corpo nuovo, un io nuovo. Le mie ossa erano più robuste ed i miei muscoli allenati e scattanti, avevo addominali scolpiti e petto piatto, braccia forti e piedi lunghi. Percepii, tra le mie gambe, un pene.
Aprii di scatto gli occhi: quello era il MIO corpo!
Era il mio pene, quello! E i miei occhi? Erano rossi, come sempre? Tastai i capelli: corti capelli neri, una frangia spettinata sulla fronte... Mi alzai da terra, saggiando la forza dei miei arti: ero agile.
Mi schiarii la voce: un suono cupo e roco uscì dalle mie labbra, nulla di aggraziato. Riguardai il vampiro che mi aveva ricreato, ma fu con orrore che mi accorsi della realtà: non ero più nella landa abitata dagli orchi, né il vampiro che avevo davanti era colui che mi aspettavo di vedere.
Ero sul ponte e di fronte a me stava Logan.
Capii.
“Ciao Kei.” Sorrise lui, esponendo con orgoglio i denti macchiati del mio sangue.
“Non saluti i tuoi amici, Kei? O forse devo chiamarti Sarah? Suona meglio?” Mi scimmiottò, ammiccando in mia direzione.
Sgranai gli occhi, mentre sfioravo con alcune dita le labbra sottili e ruvide: ero io. Ero io! Respiravo velocemente, quasi a singhiozzi, con la frenesia di un sopravvissuto; ma, diavolo, ero io!
Logan mi guardava con fare a tratti interessato e a tratti nauseato, girandomi attorno con circospezione come se stesse contemplando una statua in un museo.
“Ma guardati”, disse in un sussurro, “guarda come sei cresciuto dall’ultima volta.”
Improvvisamente compresi la mia situazione: ero circondato da vampiri ostili e, ancor peggio, ero tornato me stesso proprio di fronte ai miei amici. Deglutii saliva amara.
Se fossi stato Sarah, sarei impallidito e avrei chiesto pietà; ma io non ero più Sarah. Ero Kei!
Kei, Kei, Kei. Io ero Kei!
Come avevo potuto dimenticarmi di me stesso?
Reagii finalmente come desideravo: mi gettai contro Logan, cercando di afferrarne il collo; mi sentii d’un tratto inferocito.
“Tu! Lurido bastardo!” Cercai di accanirmi su di lui, invano: era duro come il cemento, irremovibile e potente come non mai.
Se la rise di gusto, assaporando i miei colpi come se fossero stati calici di sangue fresco: “Io ti ho salvato la vita e tu mi ringrazi così? Sei il solito maleducato, arrogante sbruffone. Non è su di me che dovresti concentrarti.”
Aveva dannatamente ragione, purtroppo. Lasciai cadere le braccia, sconfitto, mentre una nuova consapevolezza entrava in me: non potevo più nascondermi.
Erano finiti i tempi delle bugie, delle trame e dei tranelli; erano finiti i tempi dei mascheramenti, delle recite e dei sacrifici; erano finiti i tempi delle lacrime ingoiate e dei sorrisi insapore. Non ero più quello che mi era stato detto di essere, non dovevo più farlo: incredibile come ogni debolezza ricompaia, una volta scioltosi il cerone. Sarah era stata la maschera che Logan mi aveva imposto in cambio della vita.
Era diventata una compagna, un’amica, un’altra anima... Ed ora ero solo.
Mi hai abbandonato, sei stata risucchiata e ora non esisti più!
Non dare la colpa a me! Io non sono che la tua ombra, anzi, il sogno di un’ombra*! Quanto può resistere un’ombra di fronte alla cruda realtà?
“Kei...” Era la voce di Takao, lui era sempre il primo e l’unico a parlare. Era un po’ un leader, dopotutto. Un guerriero. Una volta il guerriero ero io.
Ma non c’era solo la sua voce, io mi ostinavo a sentire la sua ma non c’era solo quella: percepii molti bisbigli, suoni diversi tra loro; il presidente si mise a piangere, fu devastante.
Respirai.
Mi voltai.
“Ragazzi.” Gracchiai, trovandomi di fronte al desolante spettacolo dell’amicizia tradita; Yurij mi guardava come a domandarmi: “Sei diventato marcio anche tu?”
“Non sono marcio!” Avrei voluto dirgli; ma lo ero, ero marcio. Nelle ossa (le avevo viste, erano nere!), nel cuore.
Forse ero persino morto. Le mie mani erano gelide.
“Non ci credo...” Sussurrava qualcuno, triste.
“Non ci credo!” Ringhiava qualcun altro, nauseato. Nauseato da me? Probabile.
Takao era diventato come di pietra, mi fissava con occhi sgranati, pallido, sfinito, disilluso da tutto.
Logan mi si avvicinò: “Avete tutti perso la lingua, a quanto vedo.”
Mi strinse per i fianchi fino a farmi male, ma non me ne lamentai, perché oramai ero diventato un essere vuoto; fece una qualche battuta crudele che io non sentii e ne rise compiaciuto.
“Noto che questo nuovo attore si è dimenticato le sue battute; gli spettatori fremono ed il regista si lamenta dello spettacolo che langue: forse è l’ora di richiamare in scena la prima attrice, non vi pare?”
Queste ultime parole mi risvegliarono, rigettandomi a forza nel mondo dei vivi e dei peccatori senza appello.
Riuscii a pensare solo a una cosa: “Se Sarah torna, io sono perduto per sempre.”
Non potevo permettergli di ricacciarmi via dalla mia stessa psiche e dal mio stesso corpo; mi ribellai.
Un colpo, un tonfo. Buio.
Senza sapere come, mi ritrovai in ginocchio, con la testa schiacciata al pavimento.
“Non sei riuscito ad opporti una volta, non riuscirai a farlo adesso.” Una sentenza.
Una scossa.
Vidi bambini cattivi e deformi circondarmi in un girotondo grottesco, ridere e cantare parole offensive; dicevano che ero un idiota, dicevano che ero solo un altro bambino rotto.
Bambino rotto, bambino rotto!
Anche loro erano rotti; ero destinato a quel ballo eterno di fanciullini spezzati.
Sarah comparve di fianco a me, riversa al suolo, pallida.
“Sarah!” Urlai. Si svegliò, ma non a causa mia: un’altra voce la chiamava, insistente.
Articolò una sola parola: “Arrivo.”
Non parlava a me... parlava a Logan.
“No! Fermati, non andare! Guardami Sarah, guardami! Cazzo, guardami!”
Ma lei non mi vedeva, lei non mi sentiva: mi stava già seppellendo nel suo inconscio. Avveniva così che l’ombra soppiantasse il corpo reale, che la maschera diventasse il volto.
Logan era molto più forte di me: l’amore che lei provava per Logan era molto più forte di me; mi parve tutto troppo buffo, troppo spaventosamente buffo; Sarah una volta ero ancora io, ora non ne ero più sicuro. Era diventata troppo vera, troppo diversa da me; era nata dalla mia trasformazione, era diventata il mio alter ego. Ed ora mi sopprimeva.
“SARAH!”
Finalmente si voltò, osservandomi come a dire: “Ah, è vero, io sono Kei. Come avevo potuto dimenticarmi di te?”
Sorrisi, porgendole la mano: “Afferrami, Sarah! Ti ha già strappata via da me una volta, non ripetere l’errore! Noi siamo Kei! Ne usciremo insieme, vedrai! Io non potrò mai tradirti!”
“Kei...” Sussurrò, venendomi incontro come in uno stato di trance, fluttuando, circondata da nebbie e vapori; ma quando le sue mani furono ormai ad un tocco dalle mie... Un muro.
Tastammo entrambi con incredula disperazione la barriera che improvvisamente ci aveva separati, guardandoci come a volerci rassicurare, come a volerci ripetere che non era colpa nostra, che noi stavamo facendo davvero di tutti per riunirci alla nostra parte mancante.
“Kei!” Esclamò la me, sbigottita, ma non ebbe il tempo di dire altro: una mano enorme, immensa, l’agguantò, e la trascinò lontano da me.
“Sarah...” Biascicai. Lei non c’era più, ed io mi ritrovai di nuovo solo.
Di nuovo solo nei baratri del mio inconscio.

Quando tornai in me ero a terra, tramortita: Logan non c’era più, non c’era più nessuno; mi rimisi a sedere e mi sembrò strano essere così magra e fragile. Vidi il seno e pensai: “Ah, giusto, avevo anche quello.”
Qualcosa graffiava nel mio animo con ferocia, unghie spezzate e rovinate, denti agguerriti e grida e imprecazioni: eppure, per quanto mi sforzassi, non capivo di cosa si trattasse.
L’illuminazione venne in un secondo momento: era Kei.
Io sono KEI.
Provai a ripetermelo, ma non mi fece lo stesso effetto che –così mi sembrava- mi aveva fatto poco prima; erano solo parole vuote. Io non ero Kei.
Ecco, suonava già meglio.
Ma quelle persone là, tutta quella gente (chi erano, a proposito?) che si era accalcata di fronte a me e mi guardava, incredula e infelice e infuriata, tutte quelle facce non volevano di nuovo Sarah, lo capii. Loro cercavano Kei.
Dovetti ripescarlo, dunque; d’altronde era lui il vero colpevole, perciò era più che giusto che fosse lui a pagare – pagare per ogni errore.
Fu faticoso, ma infine, con un grande sforzo, riuscii a tornare ad essere Kei.
Eccoli, sono tutti tuoi!
Smettila Sarah! Arrenditi alla realtà: tu sei me! Tu NON sei TU! Non devi rinnegarmi!

Un mal di testa allucinante, gambe tremanti e respiro fragile: ecco il prezzo per il mio ritorno.
Essere me stesso in quel corpo roseo e femminile mi disgustò (come era successo la prima volta, tanto tempo prima), ma era necessario e dovetti accettarlo. Del resto, chissà se avrei mai riavuto indietro il mio vero aspetto.
“Posso spiegare.” Mi aspettavo di sentire una voce forte e profonda, invece a parlare fu una vocina dolce e tremolante.
Ragiona Kei, questo non è il tuo corpo! Non puoi sconvolgerti ogni volta!
“Hai permesso che ammazzassero Kappa.” Con mia profonda sorpresa, fu Max il primo a parlare.
Aveva le lacrime agli occhi.
“Ci hai rinchiusi qua dentro.” Stavolta era Boris. Pallido.
“Che diavolo hai fatto, Kei?” Takao singhiozzava; lo guardai con orrore. Avevo spezzato qualcosa, tra di noi: avevo spezzato qualcosa in lui.
“No...” Rantolai.
“Io non volevo che finisse così...” Le parole caddero nel vuoto insieme alle lacrime.
E in quel momento, mentre tentavo di riorganizzare i pensieri e di raccontare ciò che davvero era successo, una voce più debole, certo, ma più forte delle altre straziò i miei timpani.
“Che cosa sei diventato? Hai ucciso Kappa...Sei un mostro, non sei più il nostro amico!”
Era Rei. No, non era semplicemente Rei. Era il loro ultimo barlume di speranza che crollava miseramente.
In qualche modo, desiderai tornare nel baratro, e morire di nuovo, e risentire la pelle staccarsi, e gli orchi, e i bambini rotti, e il sangue, le grida, il fuoco, la paura, l’orrore, il vomito.
Tutto, pur di non essere lì.
Tutto, pur di non essere un mostro.

Ehi, guardate là! Un traditore!
Un vigliacco, un vile, un pagliaccio! Il mostro supremo, il nemico più oscuro.
Come ci si sente ad essere la creatura più abbietta? Come ci si sente ad essere il peccatore senza ritorno?
Persino Giuda si vergognerebbe di uno come te! Pensi di meritare un qualche tipo di perdono?
Neanche la grazia della morte, meriti!
Hai giocato con le tue maschere troppo a lungo, ora le hai fatte sbadatamente cadere. Si sono spezzate e ti hanno mostrato per come sei realmente.
Sei solo un altro bambino rotto.

Fine 11° capitolo

Ed eccoci qua... Buon anno, cari!
Lo chiedo con molta, moltissima prudenza: cosa ne pensate?
Qualcuno di voi l’aveva capito, intuito, sperato, azzardato?
Lo ammetto: ho una grande fifa. XD
Ma passo subito alle curiosità...

Curiosità
Questo capitolo in realtà doveva essere ben più lungo: doveva comprendere anche tutta la spiegazione di Kei, i punti di vista dei personaggi, un finale completamente diverso...
Però rischiavo l’effetto pappardella, così ho deciso di separare le due cose.
Inoltre, come vi ho già detto è un capitolo folle: lo scheletro, gli orchi, i bambini...  Vi assicuro che nemmeno io pensavo di scrivere scene simili.
Ma la scrittura mi ha trasportata e mi ha portata fin qui.
Ammetto di essere in grave difficoltà, perché sto cercando di trasmettere al lettore un qualcosa che io stessa non colgo appieno. E’ la follia, la pazzia, il delirio. Spero di riuscire anche solo in minima parte a farvi partecipi di tutto questo.
Poi... Ah, giusto. Sogno di un’ombra è una citazione del poeta greco Pindaro, per il quale gli uomini sono "skias onar", sogni di ombre per l’appunto.
La canzone, come tutti avrete intuito, è tratta dall’omonimo musical; o meglio, io utilizzo la versione dei Nightwish.
Inizialmente l’avevo scelta per rappresentare il binomio Sarah-Logan: lei è la sua pedina, la maschera che lui ha creato... Tuttavia, arrivati a questo punto è evidente che si addice maggiormente a Sarah-Kei.
E’ stato, lo assicuro, un capitolo strano: quando ho iniziato questa storia l’ho immaginato in mille modi, ma mai così. Mi sto un po’ buttando nel vuoto, proponendovelo.
Spero davvero che voi capiate il perché di certe scelte.
Non temete, dal prossimo capitolo tutto inizierà ad avere un senso.


BenHuznestova: salve J Guarda, io fossi in te sarei cauta nel giudicare Armand. Anche se nei prossimi capitoli avrà molto spazio e avrai modo di odiarlo –o amarlo, chissà!- ancora di più. Che dirti, Ben... lo ripeto: le tue opinioni sono davvero importanti. Quindi incrocio le dita per questo capitolo davvero molto azzardato. Soprattutto, è arrivato Kei...Kei che c’era sempre stato. Aspetto la tua opinione, un bacio!
Padme86: ciao Pad! Come vedi, a volte ritornano... XD In questo capitolo dovresti finalmente aver capito in cosa consistono i dialoghi di Sarah con se stessa, vero? E’ Kei che discute con lei, con se stesso. Sono contenta che ti sia piaciuto lo scenario del lago, l’ho scritto sperando di renderlo tangibile, visibile, reale.
Armand che uccide Zefir: c’hai preso, per certi versi.
Io amo Logan, ma amo anche Armand: assomiglio a Sarah in questo. XD
Su Kei... t’ho fregata alla grande, eh? Aspetto le tue opinioni in merito, sono molto curiosa. Un bacio!
Aphrodite: Scherzetto! Col cavolo che la faccio morire a metà storia. ù.u’’ Sarah è stata sciocca, sì: ma lo è stata perché, come spero si capisca, la situazione intorno a lei e dentro di lei sta degenerando.
Armand... Armand è molto affascinante; nei prossimi capitoli acquisirà spazio, spessore e si capirà meglio quanto sia subdolo e in quanto sia stato falso. Si capirà anche in cosa è stato sincero però.
Ci credi? Io Logan lo odiavo. Lo detestavo con tutto il cuore. Negli ultimi capitoli me ne sono innamorata, invece. Me ne sorprendo io stessa. Armand è perfetto, sì. E capirai solo alla fine chi è in realtà.
Ed eccoci arrivate a Kei.............. Eeeeeeh, gran brutta storia, eh? Non credo ti aspettassi che Kei è Sarah. E così, finalmente, puoi capire perché temevo che lei ti deludesse. Lei non è lei, ecco tutto. O meglio, inizialmente non era una lei, poi lo è diventata, soppiantando Kei stesso. E’ un discorso complesso, me ne rendo conto. Ecco perché questo capitolo mi spaventa: sto iniziando a svelare l’impalcatura dello spettacolo, e temo che mostrarla rompa la magia. Che dire... Aspetto. ._.

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e tra i seguiti.

Traduzione testo canzone:

[CHRISTINE:]
Mi ha cantato nel sonno
Mi è venuto in sogno,
Quella voce che mi chiama,
E chiama il mio nome.
Sto sognando di nuovo?
Poiché ora scopro
Che il Fantasma dell’Opera è lì,
Nella mia mente.

[FANTASMA:]
Canta ancora una volta con me
Il nostro insolito duetto;
Il mio potere su te
Aumenta ancora di più.
E anche se ti volti
Per guardare indietro,
Il Fantasma dell’Opera è lì
Nella tua mente.

[CHRISTINE:]
Quelli che hanno visto il tuo viso,
Indietreggiano impauriti.
Io sono la maschera che indossi,

[FANTASMA:]
E’ me che ascoltano.

[INSIEME:]
Il mio/tuo spirito e la tua/mia voce
Sono un tutt’uno;
Il Fantasma dell’Opera è lì
Nella tua/mia mente.

E’ lì, il Fantasma dell’Opera
Guardatevi dal Fantasma dell’Opera.

[FANTASMA:]
In tutte le tue fantasie
Hai sempre saputo
Che l’uomo e il mistero

[CHRISTINE:]
Erano entrambi in te.

[INSIEME:]
E in questo labirinto
Dove la notte è cieca,
Il Fantasma dell’Opera è qui
Nella tua/mia mente.

[FANTASMA:]
Canta, angelo mio della musica!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=263334