The Nightmare of Love's Night di Sybelle (/viewuser.php?uid=28445)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Haunted ***
Capitolo 3: *** The Show Must Go On ***
Capitolo 4: *** Nemo ***
Capitolo 5: *** My Immortal ***
Capitolo 6: *** Bring me to life ***
Capitolo 7: *** End of all hope ***
Capitolo 8: *** Ironic ***
Capitolo 9: *** Whisper ***
Capitolo 10: *** Too much love will kill you ***
Capitolo 11: *** The Phantom of the Opera ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ed eccomi
tornata con una long fic tutta nuova, in cui metterò anima e
corpo!!
Si tratta di
una storia dark, drammatica, gotica…romantica
anche…Questa fic è nata con la
mia necessità a perfezionare il mio stile, per cui spero che
i vostri commenti
(se ce ne saranno) siano sempre onesti, costruttivi e più
che sinceri. I
protagonisti, sebbene nella presentazione non sia scritto, sono TUTTI,
o
meglio: tutti compariranno, ma poche persone avranno un ruolo
importante…
Sperando che vi
piaccia!
Buona lettura
Sybelle
Prologo
Non sapevo da
quanto tempo stavo correndo, il paesaggio innevato era sempre uguale,
nulla
cambiava. Mi voltai a controllare dove fosse, sperando che il colpo che
gli
avevo lanciato lo avesse fermato per un po’...Ma
improvvisamente, rivoltandomi,
era lì, a pochi metri da me, più rilassato e
tranquillo che mai. Non avevo più
vie di scampo, il gioco era finito. Che destino crudele, fuggire da
tanti anni
di prigionia, per incappare in una situazione peggiore.
A questo punto
potevo solo bluffare…ero patetico, sicuramente…
“Non mi
avrai,
Logan! Non ti lascerò questa soddisfazione!”
Lui rise,
avvicinandosi a passi lenti, quasi snervanti, data la sua intrinseca
natura.
“Mi
dispiace,
mio tesoro, ma dopo così tanto tempo, credo che la tua
cattura mi spetti di
diritto!”
Rabbrividii, a
quanto pareva non voleva più aspettare.
“Hai
sbaragliato tutti i miei uomini” rise “ed ora sono
dovuto venire a cercarti
personalmente! Quanto disturbo stai dando!”
Lui si
avvicinava sempre di più, mentre io, un po’ per
istinto, un po’ per paura,
indietreggiavo…
Ma lui era
troppo vicino ormai, ed il suo splendido viso oramai mi appariva nitido
tra la
neve che cadeva inesorabilmente dal cielo.
“Mi
dispiace,
Kei, ma oramai sei in trappola!”
Non so cosa
successe dopo, so solo che fu una cosa orribile.
Fine prologo
Ringrazio
e saluto: Iria,
Padme, Eagle Fire, DarkHiwatari, medea90, Bebyangeldark, Kelly, Eles, Nehi, Lexi90,
Valery Ivanov,
Eli94, Nika Chan, Sod50, Jillian Greenleaf, Nissa, Joey, Angioletto
Smemorato,
Ben Huztenuvna (mi scuso se il tuo nome è scritto in modo
errato, non imparerò
mai a scriverlo correttamente XP)
e
chiunque abbia avuto fiducia in me, mi abbia recensita e messa tra i
preferiti
fino ad ora.
Dedico
questa fic alle mie
Iria, Padme e Eagle Fire, perché più di tutti gli
altri mi hanno supportata e
guidata. Senza logicamente sminuire tutte le persone ringraziate sopra!
Poiché
tutte sono state importanti in pari modo!
Kissone
Sybelle
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Capitolo 2 *** Haunted ***
Salve a tutti! Dopo il prologo, già pubblicato
alla fine di “Amore, solo per te” (certo che sei
brava a farti pubblicità occulta nd…Sergay?)
(Sergay?°_° Che ci fai tu qui? Nd me) (visto che Kei
è intento a fuggire, sarò io il disturbatore di
questa fic nd Sergay) (ehm…in verità
l’hanno pure preso nd me)(oh porca paletta! Era il suo turno
di pulire TUTTO il monastero la settimana prossima! I ragazzi saranno
furiosi! Nd Sergay) (certo che ti dispiace proprio per il tuo
amico…T_T nd me) (certo! Nd Sergay V_V) Dicevo: dopo il
prologo, eccomi con il primo vero capitolo. Ho deciso che ogni cap
avrà il titolo di una canzone, che accompagnerà
anche il cap in questione come significato e colonna sonora. Questo
sarà uno tra i pochi, se non l’unico capitolo NON
raccontato in prima persona.
Gli asterischi staccano totalmente scena ecc…^^
Sperando che voi lo apprezziate, e che il grande maestro Oscar Wilde
possa sempre illuminarvi. ^__-
Kissone
Sybelle
Haunted – Fantasma
Non esiste salvaguardia
contro il senso naturale dell’attrazione
- Oscar Wilde-
Si avvicinò alla persona che, con il capo chino, sedeva alla
scrivania; solo poche candele ad illuminarne il giovane volto rigato di
lacrime.
“Non piangere. Le tue lacrime sono un insulto a
ciò che sei.”
Tremava la povera creatura, la penna più volte le cadeva di
mano.
“Scrivi”
Rispose flebile, la voce sembrava voler venire meno.
“Non posso…”
Ma non c’erano scuse, non c’erano vie alternative.
“SCRIVI TI HO DETTO!”
“…”
Prendendo la penna in mano per l’ennesima volta, gli occhi
gonfi di lacrime, iniziò a scrivere.
*
Carissimi
Purtroppo ho ben poco
tempo per scrivervi…mi trovo in un posto dimenticato da Dio,
dove penso potrò trovare le preziose cose che cerco, come le
avete bollate voi…
Non state in ansia se
non vi scriverò più, perché come
potete leggere sto più che bene. Non so quando
tornerò, sebbene io creda ne avrò ancora per le
lunghe.
Spero che voi stiate
tutti bene.
Un abbraccio a ognuno
Kei
Il biondo poggiò la lettera sul tavolo.
“Per lo meno sappiamo che sta bene”
Yuri annuì sollevato: “Era da tanto che non dava
sue notizie, ora sappiamo qualcosa almeno. Se lui dice di non
preoccuparci mi fido, e comunque direi che sarà
meg…”
Il suono del telefono lo fece zittire.
Ivan prese la cornetta, essendo il più vicino:
“Pronto?…Veramente?...Incredibile…Dove?...E
che paese è?...Ah, capisco…Certo, sicuramente!
…Per quando?...Va bene…sì, il tempo di
fare le valigie e saremo lì…Sono proprio curioso!
…Sì, capisco…Beh, grazie per la
telefonata!…Davvero?...Perfetto allora! ...Sì,
anche a lei! Alla settimana prossima!”
Sergay lo guardò interrogativo, mentre Boris scendeva le
scale: “Chi era al telefono?”
Ivan poggiò la cornetta al suo posto: “Il
presidente Daitenji…dice che in un villaggietto sperduto
della Slovenia hanno trovato scritte antiche riguardanti i Bit
Power…ci vogliono tutti lì. Il presidente ha
detto che ci penserà lui con i nostri lavori mentre saremo
via.”
Yuri lo interruppe: “In breve…ci
retribuirà lui il viaggio e la permanenza?”
Boris sorrise spensierato: “Una vacanza!”
Ivan lo guardò interdetto: “Beh, a me pare
più un viaggio quasi di lavoro…hanno detto che
staremo tutto il tempo negli scavi…”
L’entusiasmo dell’amico scemò:
“Che palle…-il capitano lo guardò
storto- …ehm…cioè…che
bello!^^”
Come potevano sapere che
quello era l’Inferno? Un Inferno persino peggiore del
monastero, persino peggiore dell’Inferno stesso.
Come potevano sapere che
quello sarebbe stato il primo passo verso la tragedia?
*
Il sole brillava tenue, riscaldando i luoghi intorno al grande scavo
archeologico. Hitoshi, il signor Kinomiya e gli altri studiosi erano in
continuo movimento, mentre i blader giunti sul posto osservavano con
interesse le scritte antiche e le immagini sbiadite dal tempo. Tutti
erano riuniti da un solo desiderio: scoprire da dove provenissero i Bit
Power.
E forse era per questo che avevano tutti risposto
all’appello: qualunque blader possedesse un Bit Power si
trovava in quel luogo misero e dannato.
C’erano la squadra americana, cinese, europea, spagnola,
russa, e, logicamente, giapponese. E poi la squadra di Mr X, quella
capitanata da Michelle, Brooklyn ed i blader che avevano lottato dalla
parte di Vorcov nella Bega.
Nessun malumore, nessun litigio, solo tanta voglia di sapere. Solo
tanta voglia di vivere.
Come potevano sapere che
presto sarebbe arrivato il diavolo nella loro vita? Un diavolo in
minigonna e con un sorriso splendente, un diavolo buono, forse, ma non
abbastanza.
Come potevano sapere che
li avrebbe resi ciechi e ottusi?
*
“Ed ecco l’area degli scavi mio
tesoro…ho piena fiducia nel fatto che compirai adeguatamente
la missione…e sappi che io ti osservo…”
Quelle parole le rimbombarono nel cervello, come un ordine, come una
minaccia.
Vide da lontano l’enorme buca. Si sistemò la
gonna. Trattenne le lacrime.
Chiuse gli occhi, fece un profondo respiro, e infine, si
incamminò verso la sua meta. Verso la loro rovina.
Come poteva sapere che
forse tutto ciò non era così sbagliato? Forse
aveva fatto la scelta giusta. Forse condannarli tutti voleva veramente
dire salvarli.
*
“…Vedete ragazzi? Questa scritta indica il nome
specifico di un Bit Power…probabilmente, vista
l’immagine, si tratta di Gaia Dragoon…”
Daichi iniziò a vantarsi, mentre Hitoshi continuava a
osservare con attenzione le scritte, sperando di carpire qualcosa di
più che qualche semplice supposizione…
Takao si voltò verso Yuri, rimasto con il suo gruppo
leggermente in disparte, come sempre: “Hey Yuri! Sai per caso
dov’è Kei? Perché non è
venuto con voi?”
Il ragazzo lo guardò con indifferenza: “Sono mesi
che non lo vediamo…sappiamo però che si trova in
un posto sperduto da qualche parte…probabilmente non si
farà vivo per un bel po’!”
Il nipponico sospirò rumorosamente: “Uffi, con
quel ragazzo non si sa mai cosa f…”
Ma non finì la frase, poiché un urlo di donna
aveva improvvisamente squarciato il silenzio. Tutti si voltarono
simultaneamente verso il punto da cui quel grido proveniva. E fu
così che la videro: una ragazza si stava rialzando dopo una
dolorosa caduta nello scavo. Portava una minigonna color crema, una
maglietta fucsia e delle scarpe da ginnastica, Era forse
l’unica persona moderna che avevano visto nel villaggio. Li
osservò incuriosita: aveva degli splendidi occhi color
cobalto (così
caldi e confortanti), i suoi capelli erano lunghi e
biondi, portava la frangia e pareva una dea. La pelle lattea rifletteva
i raggi del sole, dandole un’aria eterea e splendente. La
ragazza sorridendo impacciata accettò l’aiuto che
Garland le offrì per alzarsi, tra gli sguardi ammaliati dei
ragazzi e quelli avvelenati delle ragazze.
Troppo bella per non
essere subito amata. Troppo maledetta per essere un angelo.
“Hey tutto bene?” Il presidente Daitenji, con la
dottoressa Judy e nonno Jai accorse al luogo dell’incidente,
sincerandosi che la fanciulla stesse bene.
Lei sorrise: “Sì grazie…non mi sono
accorta della buca e…beh, ci sono caduta dentro!”
La sua risata era cristallina (finta),
la sua voce dolce e melodiosa, grave e leggera, indescrivibile (falsa).
Li osservò un momento, poi capì: “MA
VOI SIETE TUTTI I BLADERS DEGLI ULTIMI 3 MONDIALI!”
Lai sorrise ai compagni: “A quanto pare la nostra fama ci
precede!”
La voce della giovane seguì al coro di risate: “Io
vi ho sempre seguiti, in un modo o nell’altro! Vi ammiro
tantissimo!”
I blader russi la guardavano in silenzio…Lei nemmeno li
degnò di uno sguardo, come se le loro freddezza non potesse
scalfirla, come se la sua purezza superasse gli ostacoli della
diffidenza e dell’ostilità…
“Comunque mi presento: io sono Sarah…siete venuti
qui per gli scavi sui Bit Power?”
Tutti la guardarono esterrefatti: “Sai
dell’esistenza dei Bit Power?”
Sarah rise allegra: “Io non ne posseggo personalmente uno, ma
mio fratello li studia da anni…lo affascinano! Avrebbe
voluto venire qui anche lui, ma non gli hanno permesso di
entrare…” La sua voce suonò risentita.
Non potevano permettere
che quella creatura fosse triste.
Il padre del campione del mondo la guardò con
serenità: “Chi è tuo fratello?
È uno studioso? Forse potremmo riuscire a farlo
entrare!”
La bionda lo guardò con gli occhi lucidi di speranza e
gioia: “Veramente? Sarebbe così bello e IMPORTANTE
per lui! Ma come potrei sdebitarmi?”
Stavano già per rassicurarla che non ce ne era bisogno, che
a loro bastava renderla felice, quando lei esclamò felice:
“Scommetto che non avete un posto dove dormire se non delle
tende! E se veniste TUTTI da me e da mio fratello? Vedete
–indicò un castello poco distante dal villaggio,
che svettava nettamente sul piccolo e povero paese- noi abitiamo
là! Ci farebbe solo piacere avervi come ospiti! Vi prego
accettate!”
I suoi occhi avevano un’aria così dolce (ingannevole), la
sua voce era così vellutata (crudele), il volto
era così delicatamente perfetto, che fu una sola la risposta
che poterono dare, come ipnotizzati, quasi in coro: “Va
bene!”
Lei sorrise soddisfatta: “Bene! Ne sono felice! Ora se non vi
dispiace io devo proprio andare! Vorrei veramente intrattenermi, ma il
dovere chiama! Se lo desiderate, stasera venite al castello. Io
sarò lì ad attendervi con lui! Un bacio a tutti!
A stasera!”
La aiutarono a salire, la salutarono, e la videro allontanarsi.
Come potevano sapere che
quella ragazza non era ciò che sembrava? Come potevano
sapere che Sarah in verità aveva un altro scopo, che Sarah
in verità era caduta apposta in quello scavo? Forse se
l’avessero saputo avrebbero capito che le tende erano molto
più ospitali di quell’enorme castello, dimora di
demoni.
*
Li osservò da una piccola altura, all’ombra di un
albero, mentre lavoravano allegri a quelle scritte. Le lacrime
sgorgarono spontanee: “Mi dispiace...poveri
sciocchi…mi dispiace”
Improvvisamente sentì due braccia cingerle la vita, un senso
di nausea la invase: “Ottimo lavoro, Sarah, ottimo
lavoro…” Rise sommessamente nel suo orecchio, lui
malvagiamente felice, lei tristemente colpevole. Un’ultima
occhiata a quei poveri umani, ed erano già spariti nel
nulla, in un vortice di mistero.
Cosa credevi di fare,
diavolo? Volevi salvarli condannandoli? È solo un’
utopia, cerchi di trovare una giustificazione ai mali commessi. Ma
oramai è tardi: la tua anima brucerà, e si
spegnerà nel rimorso.
Fine
Ed ecco il primo vero capitolo! La canzone è Haunted degli
Evanescence, e ammetto che non è stato affatto facile
scegliere…L’indecisione con Missing era atroce!
@_@
Bene…cosa ve ne pare? Userò stili particolari,
non so cosa verrà fuori! Ho intenzione di usare la prima
persona, le frasi in corsivo, tutto ciò che mi è
possibile.
Mi scuso in anticipo per i capitoli corti, ma più lunghi non
mi vengono…
Metto ora il testo in italiano di Haunted
Per molto
tempo parole perse mi sussurrano lentamente
che ancora non posso
trovare cosa mi trattiene qui
quando tutto questo
tempo sono stata così vuota dentro
so che sei ancora
lì
mi sorvegli, hai bisogno
di me
posso sentire che tu mi
tiri giù
temo te, amo te
non lascerò
che tu mi tiri giù
ti inseguo, posso
sentire il tuo odore - vivo
il tuo cuore crea danni
nella mia testa
mi sorvegli, hai bisogno
di me
posso sentire che tu mi
tiri giù
mi mantieni, mi violenti
mi sorvegli
Come già spiegato, questa canzone è la colonna
sonora del capitolo.
Ora passo alle recensioni! *O*
Joey_91 = Ciao
carissima prima recensitrice!!! *-* Grazieeee!!! >///<
Sono troppo contenta di averti intrigata, spero che questo primo
capitolo ti sia piaciuto! Kissone
Padme86 = La mia
Pad!!!! ^///^ Figurati, hai fatto tanto per me, era il minimo che
potessi fare dedicartela! Allora, come ti pare questo capitolo?
Opinione sincera, mi raccomando! Kissone
Ketty91 = Ciao
Ketty! Sono contenta che la mia storia ti ispiri…spero
continuerai a seguirmi! Kissone
Iria = Ed ecco la
mia socia superdotata!! Nuu, povero Logan! È un
così caro ragazzo…più o meno! XD
Nonostante le torture che vuoi fargli, penso che ti
piacerà…Non lo so, forse perché
è un personaggio che amo…Beh, fammi sapere, e
trattami bene Yuyu che mi serve per le nostre fic! ;) (…e
me? ndKei) Di te faccia quel che vuole! U.U X°°D Kissone
DarkHiwatari = Mia
Darky!!!! *O* Me troppo felice che ti piaccia! A
Kei…vedrai…-ride maligna- Logan imparerai a
conoscerlo!!! Aspetto un tuo parere! Kissone
Aphrodite = *_* My
Darling! –si prostra- Che onore averti come recensitrice!!!!
Grazie per tutto, spero di non aver deluso nessuna aspettativa con
questo primo capitolo! Kissone
Ringrazio e saluto anche
Eagle Fire, che purtroppo non leggerà questa storia se non a
settembre…Mi manchi ç___ç !!!!
Ultima raccomandazione:
recensite SINCERAMENTE…e positivamente se possibile! ;)
Kissone
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Capitolo 3 *** The Show Must Go On ***
Ed eccomi qua con il secondo capitolo!
Sono proprio contenta di vedere tanti recensitori già dai
primi capitoli! *O*
-me salta dalla gioia-
Allora…in tutta la storia ci saranno tre rivelazioni
importanti (se non sbaglio)…Ebbene, una di questa
sarà già in questo capitolo ^O^ Contenti vero? XD
Finalmente ne saprete di più, sia su Sarah (nome PURAMENTE
casuale, vero? Nd Sergay)(io mi chiamo Sara SENZA h UoU nd
me)(si…certo…>__>’’
nd Sergay) (è VERO! >.< Nd me) che su
Logan…In effetti, avrete un sacco di risposte, ed
è solo il secondo capitolo! O.O Come sono buona! O.O
Vabbè, bando alle ciance!
Buona lettura a tutti!
Kissone
Sybelle
The show must go on
– Lo spettacolo deve andare avanti
Il primo dovere della
vita è di essere il più artificiali possibile.
Quale sia il secondo, non so.
-Oscar Wilde-
Le 6.00 del pomeriggio
Baci, carezze, la dolorosa consapevolezza che la sera si stava
avvicinando…
Le 7.00 di sera
Le sue mani gelide si allontanavano, la vasca iniziava a riempirsi di
acqua bollente, era iniziata la sera...Sarebbero venuti?
Le 8.00 di sera
Risate nell’atrio, le loro vittime stavano giungendo, avevano
abboccato all’amo quegli stupidi pesci…
Dovevo esserne triste o sollevata? Il suo piano, il mio piano, era
riuscito, e presto sarebbero giunti quei patetici blader, insieme a
quegli inutili adulti che li accompagnavano…Sospirai,
sedendomi davanti allo specchio, sistemandomi i
capelli…Lunghi, bei capelli dorati…I classici
capelli di una dolce principessa delle favole. Guardai la mia immagine
riflessa, con uno sguardo serio che forse avevo visto solo in qualche
regina altezzosa nel suo dipinto eterno. Com’ero bella, me ne
rendevo conto da sola: ammaliavo con una semplice innocente occhiata,
facevo innamorare le persone di me solo spostandomi una ciocca di
capelli dietro l’orecchio…Presi dal mobile davanti
a me i miei trucchi, ed iniziai a mascherare il mio viso: mascara per
rendere le mie ciglia più folte, ombretto rosato per rendere
i miei occhi più ingannatori, rossetto rosso per rendere le
mie labbra ancora più desiderabili….
Sarah…
Sussultai, mentre mi acconciavo la treccia…
Sono qui mio tesoro, non
vuoi assistere?
No, no…non chiedermi anche questo…
Hihihi…sono
alla porta, sei veramente sicura di poterli lasciare soli ora?
No dannazione, non li sto abbandonando…
Eppure non dai
quest’impressione…Dai loro la benedizione di un
tuo sorriso, prima della condanna…
Mi alzai, irritata, la sedia cadde dietro di me…La sua
risata risuonò nelle mie orecchie: certo quella situazione
lo deliziava e lo divertiva…Erano mesi che attendeva(mo)
questo momento…Sentii il portone aprirsi, spalancai a mia
volta i battenti della camera da letto. Sotto di me, tutta la corte
riunita ad accogliere gli ospiti, lui
seduto sul suo trono, con un dolce sorriso sulle
labbra…Rimasi nell’ombra.
Il presidente Daitenji si fece avanti, forse non aspettandosi cosi
tante persone, tutte cosi magnificamente superbe…Vidi il
povero anziano alzare lo sguardo, abbagliato dal cordiale sorriso del
capo di tutti loro: “Eh-ehm…salve, io sono
il…”
“Il presidente Daitenji, ma certo! Sarah mi ha parlato a
lungo di voi oggi!”
Gemetti. L’uomo sembrò sollevato, come tutti,
mentre vedevo i russi guardarsi intorno guardinghi…gli unici
che avevano fiutato il pericolo…
Tesoro…odio
distoglierti dai tuoi lieti pensieri ma…se non esci
dall’oscurità continueranno a non trovare alcuna
faccia amica…non vuoi farli sentire a casa?
Oh, quanto lo odiavo quando faceva così…Uscii dal
buio, appoggiandomi alla balaustra: tutti gli sguardi si posarono su di
me.
Li vidi sgranare gli occhi, mentre mi vedevano, seria, irraggiungibile.
Cosa state provando stupidi bambini? Stupore forse? Certo non ero
così pallida quella mattina, e nemmeno così
gelidi erano i miei occhi…O forse
paura…sì, paura e timore, perché avete
capito che è stato tutto un imbroglio, un crudelissimo
imbroglio…
Lui continuò a parlare, mentre loro continuavano a guardarmi
attoniti.
Il portone si chiuse alle loro spalle. Si alzò, scostando
una ciocca bionda dal volto cereo: “Piacere, sciocchi umani,
il mio nome è Logan, e sono il …come direbbero i
più famosi cattivi del cinema? Ah
sì!...” Mostrò un sorriso malefico, gli
occhi azzurri brillarono: “…il vostro peggiore
incubo!”
Vidi molti dei blader arretrare: “C-cosa significa?”
Arriva il bello
Sarah…non ti stai divertendo?
No, per niente…
“Tu” Mr X sobbalzò, stava chiamando
proprio lui “…tu sai da dove vengono i Bit Power,
non è così?”
Con un certo timore, ma anche con spavalderia, il ragazzo rispose:
“Certo! Vengono da…” Logan lo
interruppe, correggendo da subito l’errore che avrebbe
commesso: “…da una dimensione parallela alla
vostra, esattamente…”
Tutti lo fissarono sconvolti: avevano il mio stesso identico sguardo,
la prima volta che sentii quella storia…Mi voltai,
disgustata da un racconto che ormai conoscevo a memoria, e rientrai
nella mia camera…nella nostra camera...Purtroppo per me, la
voce del mio amato (odiato)
mi raggiungeva chiara e cristallina lo stesso.
“…I Bit Power si dividono in animali e umani:
quelli di forma animale sono gli unici che possono raggiungere la terra
e accompagnare un essere umano…quelli di forma antropomorfa,
invece, rimangono sul loro pianeta, vivendo ‘felici e
contenti’, governati da un Re e una Regina buoni e gentili,
nel loro bel mondo incantato…”
Non cogliere l’ironia nella sua voce era praticamente
impossibile…sbuffai, tentando di escludere la sua voce dalla
mia mente, inutilmente. Lui non aveva ancora finito…
“…Ma, lontani da loro, in un pianeta a parte,
vivono i loro rifiuti –sentii un cupo mormorare dopo quella
parola- , coloro che sono stati scacciati, perché impuri e
diversi, troppo pericolosi per la loro perfetta
società…Si tratta tutt’al
più di creature demoniache e fantasmi…Ma il
gruppo più grande e più forte…il
gruppo qui presente, il gruppo che RIVENDICA e SA di essere il
legittimo governatore di entrambi i mondi….è
quello dei…- Mi tappai le orecchie, non ne potevo
più…perché li doveva spaventare
così?- …VAMPIRI…-
Lo sentii ridere crudele, mentre quei poveri stolti ragazzini e gli
adulti con loro, ‘godevano’ dello spettacolo di
mille facce diafane che sorridevano mostrando i
canini…Sentii delle urla, e i loro passi mentre li portavano
alla loro cella…Mi tappai la bocca con la mano, trattenendo
i singhiozzi: dovevo mostrarmi forte, in quel momento più
che mai. IO li avevo portati lì ed IO avrei gestito la
situazione al meglio.
Feci un profondo sospiro, MOLTO lungo, per poi cominciare a vestirmi:
tolsi la vestaglia color perla, e l’abito da notte di seta
nera, e mi diressi al mio guardaroba, nella stanza affianco. Guardai
con sguardo critico ogni abito: infine, optai per un lungo vestito
cobalto, aderente ai fianchi ma mano a mano sempre più
largo, con le maniche a sbuffo e una profonda scollatura.
Lo spettacolo doveva proseguire senza intoppi, la maschera non poteva
cedere già dall’inizio.
Quando uscii, molti sguardi divertiti si posarono su di me; li ignorai,
come ignorai le esplicite provocazioni che molti mi lanciarono. Scesi
le scale, sempre più in basso, per arrivare alla speciale
cella dove sarebbero rimasti i nostri ospiti.
Si trattava di un’enorme ‘scatola’
invisibile, in cui si poteva entrare (e uscire) solo grazie al custode.
Vi si accedeva grazie a un lungo ponte sospeso nel vuoto, con una
piazzola finale. Sotto tutto ciò, un profondo abisso senza
fine. Ignoravo come fossero riusciti a costruirla…
Quando arrivai al ponte, altera e fiera, i pugni serrati lungo i
fianchi, Logan si trovava nella piazzola a chiacchierare amabilmente
con il custode (notai con disgusto chi aveva scelto) e i nostri
prigionieri, già entrati, spaventati a morte.
La sua voce risuonò in quell’enorme spazio:
“Ed ecco la mia stella più luminosa! Parlavamo
giusto di te!”
Mi avvicinai, impassibile: “Spero solamente che tu non ti
stia lamentando del mio operato Logan” Gli arrivai dinnanzi:
“Perché ho fatto tutto ciò che mi hai
detto, senza alcun cambiamento”
Lui rise, mettendo un braccio intorno alla mia spalla, stringendomi a
sé…Mi trovai a fissare gli sguardi sconvolti di
coloro che avevo condannato.
“Ma guardatela, non è brillantemente malefica? La
migliore attrice che io abbia mai visto, senza dubbio!”
Il vampiro accanto a lui, occhi verde acqua e capelli
ondulati mossi, tenuti verso l’alto, in un’assurda
conciatura che gli donava, mi guardò malizioso: “E
l’arte della recitazione non è la sua unica dote,
a quanto vedo”
Lo guardai gelida: “Io penso, Zefir, che tu abbia da
discutere con Logan sul tuo nuovo eclatante incarico…E noi
due, Logan, avevamo un accordo: sbaglio forse?”
Lui mi prese un fianco, baciandomi la gola con grazia: “Le
promesse sono promesse…Puoi stare con loro per il tempo
stabilito, poi…ti aspetto in camera…”
Sparì nel nulla, ridente, seguito dal nuovo custode.
Osservai un momento il vuoto dove prima si trovavano, poi, lentamente,
mi voltai verso di loro, dispiaciuta: “Vi ha spaventato,
vero? Mi spiace, ho fatto il possibile per convincerlo a non prendersi
gioco di voi…A quanto pare non è stato
abbastanza…”
Molti mi guardarono colmi di ribrezzo, altri ancora spaventati, altri
furiosi…solo quattro paia di occhi erano rimasti
impassibili.
Uno degli americani, Rick, mi rise in faccia, sarcastico: “Ti
spiace? TI SPIACE? TU ci hai portati qui, TU sei proprio come loro! E
NOI scemi che ti abbiamo seguita!”
Mi sedetti a terra, e con un gesto elegante distribuii la gonna sul
pavimento gelido. Sospirai: “Non essere ridicolo Rick,
ragiona: pensi per caso che la mia pelle sia bianca quanto la loro, ed
i miei denti così affilati? E come ti spiegheresti la mia
comparsa in pieno giorno?”
Ammutolì: annotai mentalmente di non usare più
toni bruschi con loro. Intervenne la madre di Max, la signora Mizuhara:
“…Sei umana anche tu quindi! Perché
collabori con loro?” Seguì subito Takao:
“E perché ci hai rinchiusi qui? Cosa volete da
noi?”
Li zittii con una mano, e cominciai a parlare, risoluta:
“Zitti. Vi spiegherò tutto. Sì, sono
umana, e collaboro con i Vampiri perché sono
l’amante di Logan.” Nessuno fiatò.
“Vi ha rinchiusi qui, perché per governare sia la
dimensione dei Bit Power che la nostra ha bisogno dei vostri animali
sacri…Questi però possono essere liberati solo
dai loro custodi, quindi, la sua intenzione è quella di
tenervi qui fino allo stremo, fino a che non glieli darete
spontaneamente…”
Mi fecero un’altra infinità di domande, e mi
ritrovai a ripetere loro mille e mille volte ancora da dove venivano i
Bit Power e come erano divisi…umani e animali, un Re e una
Regina, un pianeta a parte popolato di orrende bestie, fantasmi, demoni
e vampiri…Ed
io, orrida piccola dolce principessa umana, dove ero posta in quella
scala gerarchica?
Chiusi gli occhi, stava diventando snervante quella chiacchierata:
“Avete altre domande?” Il russo dagli occhi
ghiacciati, Yuri Ivanov, mi fissò improvvisamente:
“Qui dentro c’è ogni blader avente un
Bit Power…sono TUTTI qui, non ve ne è sfuggito
uno…Eppure…Kei,
dov’è?”
Sobbalzai, stupita: “Lui è stato preso molti mesi
fa, Logan se ne è occupato personalmente, era un ragazzo
piuttosto agguerrito…”
Lo vidi accigliarsi: “…era?
Dov’è ora?” Mi alzai, spolverando
l’abito: “Anche se lo sapessi, non potrei
dirvelo…bene, me ne vado, ma tornerò
domani…” Senza aspettare una loro risposta, mi
diressi velocemente all’entrata del ponte, per potermene
andare da lì…
Arrivata nel corridoio, incrociai Zefir, che mi sorrise, spietato tra
gli spietati: “Mi ha detto Logan che passerai con loro OGNI
giorno, di conseguenza …dovrai per forza passare molto tempo
anche con me…” Non lo guardai nemmeno:
“Se davvero ne sei convinto” Ghignò:
“Ci vediamo domani Sarah…”
Senza rispondergli, salii le scale della mia sconfitta.
Si erano accorti della mia reazione a quel nome?
Si erano accorti del mio indurimento alla fine della conversazione?
Se se ne fossero
accorti, sarebbe solo colpa tua…cerca di trattenere certe
reazioni, intesi?
“Logan…odio quando mi parli nella mente”
Entrai nella nostra stanza da letto: lui era sul letto, felice come non
l’avevo mai visto.
Mi sorrise allegro: “Se veramente non ti piace
cercherò di smettere…Sei stata veramente
bravissima, un’attrice formidabile, meriti un
premio!”
Strinsi i pugni, trattenni un fremito: “…hai una
qualche idea?”
Mi si avvicinò, presto il vestito mi cadde ai piedi:
“Tu no?”
Il suo gelido bacio di morte mi catturò le labbra, in un
amaro gesto d’amore.
Ed intanto loro erano
ancora là, soli, impauriti…ma presto li avrei
raggiunti, presto tutto sarebbe andato
bene…bene…bene…
Fine 3° capitolo
Finish! Ed ora domandone da un milione di centesimi: a chi piace
l’idea del vampiro? XD
Io, personalmente, AMO queste oscure creature notturne, e penso di
averlo ampiamente dimostrato! °O°
La canzone è The Show Must Go On dei Queen.
A voi la traduzione, così che comprendiate perché
l’ho scelta!
Spazi vuoti –
per cosa stiamo vivendo?
Luoghi abbandonati
– suppongo che noi cono-sciamo il risultato
Senza sosta, qualcuno sa
cosa stiamo cercando?
Un altro eroe, un altro
stupido reato
Dietro la tenda, nella
commedia (farsa)
Resta in linea, qualcuno
lo vuole ancora?
Lo spettacolo deve
andare avanti,
Lo spettacolo deve
andare avanti,
Dentro, il mio cuore
è rotto
Il mio trucco potrebbe
scrostarsi
Ma il mio sorriso regge
ancora.
Qualsiasi cosa succeda,
lascerò tutto ciò per ri-schiare
Un altro mal di cuore,
un’altra storia fallita
Senza sosta, qualcuno sa
cosa stiamo cercando?
Suppongo di stare
imparando, devo essere più caloroso ora
Presto sarò
una svolta, gira l’angolo ora
Fuori, l’alba
sta scoppiando
Ma dentro nel buio sto
soffrendo per essere felice
Lo spettacolo deve
andare avanti,
Lo spettacolo deve
andare avanti,
Dentro il mio cuore
è rotto
Il mio trucco potrebbe
scrostarsi
Ma il mio sorriso regge
ancora.
La mia anima
è colorata come le ali delle farfalle
Le fiabe di ieri
invecchieranno, ma non mori-ranno mai
Posso volare- amici miei
Lo spettacolo deve
andare avanti,
Lo spettacolo deve
andare avanti,
Lo affronterò
con un sorriso
Non sto mai cedendo
Su – con lo
spettacolo
Salderò il
conto, esagererò
Devo trovare la
volontà di andare avanti
Lo spettacolo deve
andare avanti…
Ecco qua!=)
Ora passo alle recensioni!
Kaifan91 = Ciao
Kaifan! Sono davvero contentissima che la mia storia ti piaccia, e
spero veramente di non aver deluso le tue aspettative con questo
capitolo…Ti piace l’idea? Dimmelo presto! Kissone
Iria = Mia socia che
mi arde viva! XD –si inchina- Arguta l’osservazione
su Kei e la lettera, davvero arguta! °O° Ma
sarà giusta? XD Oh quanto mi diverto! Ed ecco comparso il
nostro caro Logan, insieme al caro Zefir! *O* Quanto adoro questi ragas
suoli…Ma dimmi, vuoi ancora torturare il povero piccolo
Loggy? éoè Se è il cattivo non
è mica colpa sua, bensì mia!........No, meglio se
torturi lui ripensandoci XD Ebbene, mi sottometto al tuo giudizio!
Ossequi……XD Kissone
Padme86 = Amoraaa!
>o< Certo che voglio la sincerità! UoU ci
mancherebbe! Davvero ti piace la mia storia? Ne sono veramente
felice…Sarah è un personaggio complicato, io
spero di riuscire a renderla più umana e amabile possibile,
soprattutto con i prossimi capitoli…Dimmi che ne pensi di
questo cap, la tua opinione è sempre ben accetta! Kissone
Aphrodite =
DARLING! *O* Ma come sono contenta! Il mio grande demone scellerato mi
recensisce! –fa salti di gioia- Alluora…Mi piace
l’idea dell’horror, ma non penso di essere capace
di scriverlo…Mi accontento di un atmosfera inquietante! ^^
Grazie di tutto, sapere che la storia ti piace mi rende felice! Questo
capitolo ti piace? Fammi sapere! Kissone
Joey_91 =
Don’t worry baby, l’importante è che
recensisci, anche se in ritardo! ^_- Oh mamma che recensione
XD Inquietante eh? È proprio il mio intento!
Quest’idea dei vampiri BitPower ti piace? Kissone
DarkHiwatari = -si
barrica in un bunker- Spero che con questo capitolo ti sarà
parso chiaro che Sarah è, senza ombra di dubbio, una ragazza
fatta! OoO E non di certo Kei travestito XD E, visto che ci tengo alla
vita, ti darò un anticipazione unica….Logan
& company sono vampiri! …Come? Lo sanno
già tutti? Azz, vero! >o< E
comunque….^___^’’….davvero ti
spaventa? BENE! *-* Kissone
Ed ora…..Sarah!...Basta che cliccate per ingrandire =)
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Capitolo 4 *** Nemo ***
Salve lettori,
visto?
Sono di ritorno
dall’oltretomba! ^^
(O.ò tu stai
male…nd Sergay) (tesoro, non vedi che sto lavorando? ^^ SPARISCI!è.é nd me) (ok
ok…allora non ti dirò che tutti i blader sono riusciti a uscire dal palazzo di
Logan! Nd Sergay) (COSA?O.O nd me) (Ops…l’ho detto.. nd Sergay) (Quanta
pazienza ci vuole… -va dai
blader e li rimette in prigione- ù.u cast indisciplinato! Nd me)
Allora…Scommetto
che vi starete dicendo tra voi: “Che bello, in questa storia tutto si chiarisce
subito!”
Ebbene…se lo
state pensando…sappiate che avete totalmente torto! ^_^
-i lettori smettono di leggere-
O.O’’ Eddai!
Solo perché è l’ennesima storia intricata non significa che non dobbiate
leggere!!!! –li
riprende-
Da questo
capitolo introduco una novità: le curiosità.
Sarà un
angolino, a fine capitolo, dove metterò alcune “delucidazioni”, giusto perché
non so che altro fare! Per cui, se avrete domande riguardo a certi particolari
della storia, molto probabilmente risponderò lì! ^^
Detto questo…
Buona lettura!
Kissone
Sybelle che si scusa per il carattere eccessivamente grande >///<
Nemo - Nessuno
Mentre
capisco che non c'è niente di male in quel che si è, capisco anche che c'è
qualcosa di male in quel che si diventa.
-Oscar
Wilde-
Il fastidio delle coperte
sul mio corpo nudo mi riportò alla realtà di quella fredda serata. Era strano
come ogni risveglio fosse per me traumatico e doloroso, come mi confondesse e
disorientasse.
I contorni della stanza non
erano mai netti, le mie idee non erano mai chiare.
Chi ero, da dove venivo,
cosa stavo facendo lì?
…E quelle persone che
giacevano spaventante nei meandri di quel luogo a me estraneo chi erano, da
dove venivano e cosa stavano facendo lì?
No, a questo sapevo
rispondere…Tanti giovani e tante giovani, tanti uomini e tante donne, ecco chi
erano…Tutti bladers, tutti uniti, tutti legati da un vincolo chiamato
“amicizia” e da qualcosa che potevo chiamare “affetto”…Avevo vissuto troppo
poco tali sensazioni per poterle distinguere e separare, cosicché mi parevano
amalgamate ed identiche.
Venivano da tanti luoghi
diversi, tali creature, ed erano lì….ed erano lì…a causa mia.
...
Ma io? Chi ero io? Solo
l’ombra di un sadico e folle vampiro biondo.
Non avevo nome…non avevo
faccia…solo un’ombra.
La colazione è servita,
quando preferisce signorina…
Ed eccolo sghignazzare
contento, il mio sadico e folle vampiro biondo.
Come si suol dire, parli
del diavolo….
Mi alzai, portandomi
davanti allo specchio: due aloni violacei sul collo mi fecero sussultare…Mi
sarei mai abituata a quella vista? Eppure vivevo lì da tanto di quel
tempo…troppo tempo…Risi. Non sapevo bene il perché, ma quel suono isterico
scaturì dalle mie labbra senza preavviso…Il mio aspetto dimostrava circa 20
anni, quando in verità ero anche più giovane, quando in verità quell’aspetto
non mi apparteneva…Quanta ironia si celava dietro le mie curve.
Spazzolai i capelli, lavai
il viso, cancellai i segni che sembravano urlare: “Guardate quanto è
schifosamente e imperfettamente umana!”
Sfiorai con due dita i fori
sulla mia gola, sorridendo rassegnata; era dunque quello il mio destino? Ero
solamente ombra e nutrimento di una creatura che tutto e nulla aveva di
angelico? E perché accettavo una condizione simile, io che un tempo…?
No, non potevo abbandonarmi
ai ricordi, i ricordi annebbiavano la mia mente e la torturavano, rammentandole
eventi troppo spiacevoli…troppo crudeli…
Le porte del mio guardaroba
si aprirono, mostrandomi gli innumerevoli abiti che Logan aveva messo a mia
totale disposizione…Optai per un abito bianco dalle maniche larghe e lunghe,
strette al polso, scollato e molto largo in fondo. Sopra vi abbinai una
giacchetta blu notte senza maniche e con il colletto rialzato: non volevo
mostrare il mio collo, mi rifiutavo di dare al mio amante anche quella
soddisfazione…Non legai i capelli. Coperta, pudica, ecco come volevo apparire.
Logan mi avrebbe deriso, già lo sentivo.
Uscii finalmente dalla
stanza da letto, dirigendomi con passo deciso alla sala da pranzo, allestita
esclusivamente per me. Questa era occupata quasi interamente da un tavolo
enorme, di quelli antichi che servivano per i grandi banchetti, e non per una
sola persona quale io ero. Era già apparecchiato alla perfezione, un grande e
barocco candelabro ad illuminare la stanza.
Odiavo profondamente quella
vita, eppure non potevo fare a meno di amare quelle ricchezze…mi stupivano e
deliziavano sempre.
Logan mi venne incontro, le
braccia spalancate ed un sorriso entusiastico dipinto sul bel volto giovanile.
“Amore, sebbene tu sia la
mia più perfetta creatura, quel vestito da monaca di clausura non esalta
pienamente il tuo splendore!”
Dovevo immaginarlo…
“Logan, i tuoi complimenti
sono sempre graditi, lo sai…”
Rise, raramente non lo
faceva. Era un vampiro piuttosto ilare, a dirla tutta.
Mi strinse possessivamente,
baciandomi con foga…Ecco il suo totale apprezzamento al mio aspetto, al quale
non potevo sfuggire.
Mi scostai, guardandolo di
sottecchi: “Sarebbe estremamente carino da parte tua togliermi dal collo quei
fastidiosi BUCHI, non ti pare?”
Mi scostò una ciocca di
capelli portandola dietro al mio orecchio, slacciando lentamente la giacca…Il
silenzio era opprimente, l’atmosfera troppo calda, il suo respiro troppo calmo
e vicino a me…
Quando arrivò all’altezza
del seno, smise la sua opera, soddisfatto: ora mostravo comunque la generosa
scollatura, sebbene il collo rimanesse coperto.
Sfiorò con la bocca i fori
che i suoi stessi denti avevano lasciato, sorridente: “Così non sembri più una
monaca…” Premette con forza la bocca sulle due ferite, facendomi sfuggire un
lamento; un istante dopo, al posto dei segni tondeggianti e violacei c’era solo
un alone rosato, simile ad un succhiotto. Mi guardò in attesa: “Grazie…”
sussurrai.
Mi sedetti al tavolo,
turbata: doverlo ringraziare era piuttosto umiliante, e poi…una visita mi
aspettava da lì a breve…
Quando vidi Zefir
all’imboccatura del ponte, ebbi la tentazione di fuggire via. Odiavo quel
vampiro, odiavo i suoi modi e le sue parole, i suoi metodi e la sua voce. Ed
odiavo soprattutto che fosse lui il custode della cella.
“Buongiorno Sarah…Dormito
bene?”
Ignorando lo sguardo che
aveva impuntato alla scollatura, risposi gelida: “Buongiorno Zefir”
Ero cosciente del suo
sguardo fisso su di me mentre attraversavo il ponte, ma ero ancora più
cosciente di altri sguardi, quelli dei nostri prigionieri che mi vedevano
arrivare. Arrivata dinnanzi a loro, inclinai la testa verso Zefir: un movimento
leggero, veloce…Ma lui sapeva cosa volevo dirgli, sapeva che era un chiaro
invito a lasciarmi un po’ di intimità.
E proprio perché sapeva,
NON obbedì.
Il sangue mi ribolliva
nelle vene, ma decisi di ignorarlo, e sedermi come il giorno prima a terra.
E finalmente, sorrisi. Il
primo vero sorriso della giornata, riservato solo a loro. Nessuna
ostilità, ecco la prima regola.
“Buongiorno…avrete notato
che la vostra cella è speciale…”
Molti annuirono, la
diffidenza era evidente.
Continuai: “Ogni cosa di
cui avrete bisogno comparirà da sola…i letti per la notte, il bagno ad ore
precise e per tempi precisi, il cibo…” Era mio dovere avvertirli, non potevano
rimanere lì nell’ignoranza: “…ma non sarà sempre così…”
Molti si agitarono, molti
sguardi si incrociarono allarmati; prese la parola Ralph, il tedesco: “Cosa
significa?”
Significa che siete finiti,
ecco cosa significa…
“Significa che giorno dopo
giorno le comodità spariranno…i letti diventeranno sempre meno, il bagno
comparirà meno spesso, il cibo diminuirà…E voi dovrete scegliere CHI merita
COSA…I letti a chi ha bisogno di comodità, il bagno ha chi non può farne a
meno, il cibo a chi soffre più facilmente la fame…”
“Finchè non moriremo, o
cederemo e lasceremo al tuo caro amante i nostri Bit…giusto?” Ivan Pablov, uno
tra i più giovani lì dentro ed anche una lingua tagliente come poche…Osservarlo
sarebbe stato troppo doloroso, così mi ostinai a fissare il vuoto:
“Esattamente…”
Ed ecco la domanda che
temevo più di tutte, la domanda che mi spiazzò e mi distrusse dentro…una domanda
postami da Max, un’anima pura e cristallina…poverino, così ingenuo e gentile:
“Ma tu perché stai qui con noi?”
Gli sorrisi debolmente,
facendo un ampio gesto con la mano: “Che vuoi che ti dica…che provo pena per
voi? Che è solo un divertimento? Che sono il vostro Cicerone in questa
situazione?”
Si fece avanti Zeo, un
ragazzo a cui spesso la verità era stata negata: “Dicci solo la verità”
Risi, un’altra delle mie
assurde risate isteriche. Dovevo averli spaventati, perché molti arretrarono.
Mi ricomposi: “Certo, certo…la verità…In verità, vengo qui da voi perché spero
così di salvare la mia anima da un peccato più grande di quanto voi possiate
soltanto osare immaginare…Siete il mio peccato e la mia redenzione signori, ed
io posso giurarvi sulla mia corrotta anima che vi sono amica…”
Ed ecco lo sprezzante
Andrew: “Quindi prima ci imprigioni e poi ci fai credere di essere una brava
ragazza?”
Una brava ragazza…mai detto
di esserlo…
“No…non voglio farvi
credere nulla…In verità nemmeno io…so chi e cosa sono…So solo che voglio
aiutarvi, allietare le vostre giornate…Permettetemi di starvi accanto…Forse ora
mi odiate, e con il tempo imparerete a disprezzarmi solamente…Ma sarà un
miglioramento in cui spero con tutta me stessa, perché siete la mia unica
certezza, in questo posto ultraterreno; per troppo tempo la mia unica compagnia
è stato un angelo dalle ali incenerite a dalle intenzioni maligne…Vi prego,
accettatemi come un’alleata in questo palazzo di mostri…Non rifuggitemi…”
Nessuno fiatò, io abbassai
lo sguardo, mordicchiandomi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
Quanto tempo passò non lo
so nemmeno ora.
“Penso proprio che per me
sia ora di andare…Sarebbe inutile restare oltre, data la situazione…”
Mi alzai, pulendo la gonna
con le mani…Due occhi smeraldini puntati sulla mia schiena…Ignorali ignorali
ignorali…
“Ma…domani tornerai?” La
domanda posta timidamente dal piccolo ragazzino occhialuto mi sorprese:
“Certo…certo prof…Perché posso chiamarti così, vero?”
Annuì arrossendo, mentre io
mi voltai, fragile sulle mie stesse toniche gambe.
Incrociai per un istante lo
sguardo divertito del custode, ma una domanda improvvisa, già sentita, mi
perforò da parte a parte, come un pugnale.
“Dov’è Kei?”
L’ostinazione del giovane
russo dai capelli vermigli era commovente. Lo guardai appena, da dietro la
spalla: “Non posso dirtelo…”
Senza indugiare oltre, mi
incamminai rapida per il ponte, fermandomi a metà quando una nuova domanda
scaturì dalle labbra di Yuri: “E come sta?”
Deglutii. Il magone che
sentivo non accennava a sparire.
“Male”
Ripresi a camminare, e non
appena svoltai l’angolo e sparii dalla loro vista, iniziai a correre a
perdifiato, senza nemmeno sapere dove stavo andando…E quando mi buttai sul
letto, sconvolta, l’unica cosa che sentii fu la chiara risata di Zefir, e le
lacrime che lente nascevano nei miei occhi, vivevano sul mio pallido volto,
veloci morivano su quel letto di passione e dolore…Solo quello.
Non so per quanto tempo
rimasi in apatia tra quei cuscini, ma a fine giornata sentii Logan coricarsi su
di me, ridendo divertito.
“I tuoi colloqui là sotto
sono ogni giorno più brevi…non avete proprio nulla da dirvi?”
Scossi la testa: “Non si
fidano di me…”
Rise nuovamente: “E credi
che se sapessero cambierebbe poi molto?”
Il mio sguardo, fisso nel
vuoto, non incrociò le sue iridi cristalline: “Tu lo sapevi…sapevi che sarebbe
successo…Per questo mi hai permesso di stare con loro ogni giorno…”
Un braccio ruotò intorno al
mio corpo, stringendolo: “Sì…sapevo tutto…”
Rabbia, umiliazione, astio,
disperazione…Tante emozioni apparirono in una scintilla nei miei occhi. Ira,
furore, profonda malinconia… “Fottuto mio tesoro del cazzo…Mi illudi, mi
incanti…Hai scelto al mio posto anche questo…Io non valgo più nulla…”
Rise, rise, rise…Sempre
quella sua risata piena di significati. La mia da tempo era vuota.
“…In cosa mi hai
trasformato? Cosa ne hai fatto di me?”
Le sue braccia sfiorarono i
miei seni, i miei fianchi, le mie gambe…
“Ti ho plasmata, ti ho
fatta diventare una perfetta bambola di porcellana, ti ho distrutta e ricreata
secondo i miei criteri…Ora sei la mia perfetta statuina sofferente, Sarah, ed
io sono fiero di ciò.”
Non volevo piangere. Non
volevo. Ma le lacrime scesero comunque, e lui le leccò, le gustò, senza
sentirne il sapore…Lacrime vuote, vita vuota, nessun amico a consolarmi…solo il
mio amante.
Soffri, pazza. Per cosa
soffri? Per i tuoi peccati, per i tuoi errori? Li hai fatti, non piangerci
sopra…Reagisci, combatti, versa lacrime invisibili ma vai avanti. Ricambia i
baci dell’immortale amante, non rifiutare il suo nudo corpo sul tuo…Non è
saggio, non è possibile.
Ed intanto chiediti…Ma
io, chi sono?
Fine Capitolo
Ed eccoci a
fine capitolo =)
Per motivi vari
e che non vi sto a spiegare, non posso rispondere alle vostre bellissime
recensioni. Mi dispiace!
Vi do in
compenso l’immagine di Logan, fatta con il doll maker (capito Dreven? ^^). Non
è perfetta, ma penso che lo rispecchi abbastanza. ^^
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Curiosità
(meglio denominato, l’angolo del vostro strazio quotidiano)
Questa
storia
l’ho ideata giorno per giorno, anno per anno, unendo con il tempo
trame e
personaggi diversi, fino a giungere a questo che sto scrivendo. Ho
deciso di scriverla in prima persona, e non con lo stile del primo
capitolo, perchè ciò che VERAMENTE conta sono i
sentimenti di Sarah. Solo quelli.
L’idea delle
canzoni a fine capitolo è un’idea venuta ascoltando e leggendo i testi di molte
canzoni di artisti come Evanescence, Queen, Nightwish e Within Temptation;
conscia del fatto che non potevo creare capitoli song-fic, ho deciso che quelle
canzoni che tanto mi piacevano sarebbero state la colonna sonora.
Un’idea di cui
non mi pento, nonostante alcune difficoltà.
La canzone è
Nemo dei Nightwish:
Questa sono io per
sempre
una di quelle perse
quella senza un nome
senza un cuore onesto come bussola
questa sono io per sempre
una senza nome
queste righe l’ultimo sforzo
per trovare la mancante linea della vita
oh come vorrei
la calmante pioggia
tutto quello che voglio è sognare ancora
Mio cuore amoroso
perso nel buio
per la speranza darei la mia vita
oh come vorrei
la calmante pioggia
oh come vorrei sognare ancora
una volta per sempre
e tutto per una volta
Nemo il mio nome per l’eternità
il mio fiore, appassito tra
le pagine 2 e 3
l’unica ed eterna freschezza se n’è andata con i miei peccati
percorri il sentiero buio
dormi con gli angeli
chiama il passato per aiuto
toccami con il tuo amore
e rivelami il mio vero nome
oh come vorrei...
Nemo naviga verso casa
Nemo lasciando andare
oh come vorrei...
|
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Capitolo 5 *** My Immortal ***
Tornata! ^O^
Allour…me molto felice di sapere che la mia fic piace, e che
l’idea dei vampiri e delle canzoni abbia avuto tanti consensi!
Non ho molto da dire su questo cap…Vi dico soltanto alcune cose:
- attenzione ai particolari in questo cap….MOLTA ATTENZIONE…
- attenzione ai personaggi, soprattutto vampiri ^__-
- …..recensite XP
Tolto l’ultimo punto…XD….Beh, ho detto tutto.
Non mi resta che augurarvi una piacevole lettura!
Kissone
Sybelle
My Immortal – Mio immortale
Oh…tutti abbiamo bisogno di amici, alle volte
-Oscar Wilde-
Ne avevo superate tante di difficoltà, nella mia vita.
Talmente tante che non le numeravo più…
Eppure avevo paura.
Paura di alzarmi dal letto.
Paura di sopportare un’altra giornata piena di umiliazioni e vanagloria.
Paura di tornare da loro.
…
In fin dei conti…ero solo una codarda.
Una codarda attraente, il che rende tutto più interessante.
Mi sfuggì un verso astioso, come un ringhio: “Logan,
SMETTILA di parlarmi nella mente! Se hai qualcosa da dirmi, dimmelo in
faccia!”
Il suo viso comparve improvvisamente di fronte al mio, ad un centimetro
di distanza: “ Ho detto: una codarda attraente, il che rende
tutto più interessante.”
Sbuffai, mentre lui si mise a ridacchiare, come al solito.
“Eddai Sarah, non prendertela…sai che amo esasperarti!”
Ribattei a tono: “E tu sai che odio quando lo fai!”
Fare cosa?
Rise ancora, mentre io, stizzita, mi allontanavo da lui. I suoi scherzi
e giochetti infantili erano l’ultima cosa di cui avevo
bisogno…
Possibile che in un posto così grande, non avessi nemmeno un
amico? Qualcuno che mi avrebbe stretto, sussurrato parole confortanti,
baciato la fronte…Qualcuno che non mi avrebbe giudicata, derisa,
umiliata…Qualcuno che avesse un cuore…
Sfiorai con due dita una delle torce del corridoio, ammirando le
rifiniture insigne nell’argento…Erano splendide,
assolutamente perfette. Come tutto, lì dentro.
Un vampiro mi passò affianco: era piuttosto basso e castano,
famoso per la sua crudeltà e per la sua indifferenza…Si
chiamava Baldazarre, e quando mi sorpassò, rise.
Strinsi forte i pugni, conficcando le unghie nella pelle: cosa ci
trovava di tanto esilarante? Cosa lo faceva tanto ridere? La mia
squallida esistenza? I miei problemi?
Mi accasciai al suolo, schiena contro il muro e gambe davanti al viso: volevo restringermi fino a scomparire…
“Dov’è Kei?”
Povero, povero Yuri…la sua domanda mi ronzava per la
testa…Se davvero gli avessi detto dove si trovava il suo amico,
mi avrebbe odiata ancora di più…
E con questa consapevolezza, provai ancora più paura.
“Sarah, vedo con piacere che non ti dai per vinta!”
Lottai contro la nausea di quel momento, volgendo lo sguardo al muro: “Mi fai passare Zefir? Intralci il corridoio!”
“Eppure loro ti odiano, li ho sentiti mentre ne parlavano. Dove
trovi la forza di andare avanti? …Nel sesso forse?”
Mi morsi un labbro: “Piantala…”
“Nell’inganno?”
Strinsi il vestito tra le mani: “Ho detto…piantala…”
“Nella tua insuperabile vigliaccheria?”
Sbottai: “PIANTALA!”
“Perché dovrei piantarla Sarah? Solo perché non sai accettare il vero?”
Lo aggredii: “Non ti permettere di parlarmi così! Tu non
sai niente di me! NIENTE! Cosa può saperne della forza un vile
come te? Come puoi darmi della vigliacca, quando tu sei il maggiore
esempio di codardia, qui dentro?!”
“Gran bello spettacolo, complimenti…” Sorrise beffardo.
“Cos…?” Non ebbi il tempo di domandarglielo,
poiché me ne accorsi molto presto da sola: avevamo raggiunto
l’apertura del ponte, e i nostri prigionieri ci osservavano
impietriti.
“Prego, principessa, vada loro a spiegare la situazione ora…”
Non sentii lo scherno nella sua voce, non sentii i mormorii stupiti di tutti loro.
In quel momento, ero sola con me stessa. Come sempre.
E fu con enorme stanchezza che mi avviai per il ponte…La mia
meta sembrava sempre più lontana. I miei prigionieri si facevano
sempre più piccoli…o forse era solo una mia impressione.
Stavo dunque impazzendo?
Quando arrivai davanti a loro, mi venne voglia di piangere: non potevo
farlo…che peccato. Forse sarei riuscita a impietosirli. Forse.
Sentii chiaramente che Zefir stava seguendo ogni mia mossa; come sempre
lo ignorai…Avevamo già dato troppo spettacolo, non volevo
nuovamente litigare con lui.
Volevo dimostrare a quello stupido vampiro che io ero forte, e che
sbagliava, ma nonostante i miei buoni propositi, dalla gola non mi
uscì altro che un sussurro: “Ciao…”
Il custode della cella sghignazzò contento, allontanandosi dal ponte: stava fischiettando.
Ignoralo, ignoralo, ignoralo…
Si poteva odiare tanto intensamente una creatura del diavolo? Non l’avrei mai creduto possibile.
Nonostante il mio saluto, non ricevetti risposta dai miei prigionieri, che ostentavano indifferenza.
Solamente Daichi, un mocciosetto estremamente curioso e vivace, si fece
avanti: “Cavolo che urli! Che è successo?”
Molti lo guardarono seccati: probabilmente l’accordo era che non dovevano parlarmi per nessun motivo.
Sospirai: “Ho urlato così tanto?”
Lui annuì, ridacchiante. Ammiravo la sua forza d’animo, dava forza anche a me.
Sorrisi nervosamente: “Odio quel vampiro…Mi irrita. Ogni
sua parola mi innervosisce a tal punto che perdo il controllo di
me…”
Mi inginocchiai a terra, attenta a non spiegazzare il mio vestito dal
modello medievale: relativamente stretto, violaceo, aveva lunghe
maniche molto larghe, e sotto un’altra manica aderente al
braccio. La gonna non era molto larga, e la scollatura per niente
esagerata. Mi piaceva parecchio, mi faceva sentire a mio agio.
Intervenne anche Hilary, una ragazzina dolce e determinata, spesso dai
modi bruschi: “In effetti è piuttosto maligno….Ci
sta sempre davanti e ghigna tutto contento…Fa paura”
Trasalii: “Vi ha detto qualcosa? Vi ha fatto qualcosa? Se è così…”
Oh, avevo una gran voglia di fargli del male….Peccato che fosse immortale ed infinitamente più forte di me.
Lei portò le mani davanti a sé, come a frenarmi:
“No no! È semplicemente maligno, ma non ci ha fatto
nulla!”
Maligno? Quanto si vede che non mi conoscono…
Storsi la bocca: a quanto pareva entrarmi nella testa era un hobby
gettonato, tra i vampiri…Un po’ come ridere della mia
umanità.
“Meglio…Non vorrei che vi importunasse
oltremodo…è talmente imprevedibile…” Chiusi
gli occhi, distrutta. Ero terribilmente spossata.
“Sono così stanca…”
Fu Boris a rispondere, in un modo velenoso che non gli si addiceva:
“Notte insonne a forza di fare su e giù col tuo caro
amante?”
Ignorai la frecciatina: “Sono stanca di stare qua…Sono stanca di tutto”
“Ma non sei stata tu a dire che sei qui per tua scelta?” Arguto come sempre Hitoshi…
“Certo, sono qui per mia scelta” Risi: “Una scelta
che mi è costata cara…Non siete gli unici prigionieri,
qua dentro: mi manca l’aria, annaspo”
“E allora esci! Non sei mica chiusa in una scatola trasparente
TU!” Cattivo, cattivo Oliver…Mi ferisci…
“La mia scatola è diversa dalla vostra, ma è pur
sempre una scatola…Una scatola dove non ho
compagnia…”
“Ma tu non hai Logan? Non vi amate?” Mao….ragazza
che crede fermamente all’amore…Illusa. Sciocca.
“Logan ha me, semmai, non il contrario…” Sorrisi
amaramente: “Amore…che parola grossa…”
Rimasero zitti, io continuai nel mio monologo: “Vivo qui da mesi
oramai…Sempre le stesse facce, sempre la stessa storia…Io
nuoto in questo mare di crudeltà, ed ogni volta che mi soffermo
a pensare a quanto sia sbagliato, vengo risucchiata verso il
basso…L’unico modo che ho per rimanere a galla è
continuare a nuotare senza pensarci, ma il peso dell’acqua
è enorme, e ogni bracciata è la più grande fatica
che voi possiate immaginare…Sto impazzendo?”
Sentii una risata maligna. Ignoralo, ignoralo, ignoralo…
Lo ignoravo perché quella risata era la riposta alla mia domanda, una risposta che non mi piaceva affatto.
“Lo sai, Sarah…questi sono gli stessi discorsi che potrebbe fare…”
Interruppi Yuri, conscia di quel che voleva dirmi: “…Kei,
lo so. Sotto questo punto di vista, io e lui siamo molto simili.”
Il mio interlocutore sembrò illuminarsi: “Quindi gli hai parlato? Vai anche da lui?”
Sorrisi in modo piuttosto sinistro: “Sì…gli ho
parlato…Ma dopo quella volta, non sono più riuscita a
raggiungerlo…”
Sapevo che voleva continuare a chiedermi di lui, e proprio per questo cambiai discorso: “Ma voi come state?”
Un flebile sorriso mi illuminò il volto.
Loro iniziarono a parlare l’uno sopra l’altro, e la giornata passò in un lampo.
Ma l’amarezza era rimasta nei miei occhi…
Non potevo negarlo: viziarmi tra le braccia di Logan era magnifico.
Quando mi spogliava, e mi prendeva…Perché io ero sua.
Sua, sua, sua…sua e di nessun altro.
Come quel giocattolo di cui non ci si stanca mai.
Quello sempre nuovo e divertente, anche se lo si possiede da anni.
Quello sempre intero e malleabile, perché oramai è stato temprato dalle mani esperte di un bambino capriccioso.
Un bambino….oh sì, Logan era proprio questo: un bambino.
Nei suoi modi di fare, nei suoi modi di parlare…
Amava ridere, prendere in giro le persone, cantare senza motivo allegre
melodie, sentirsi padrone di tutto, e giocare, giocare, giocare…
..e poi…
E poi amava bere il mio sangue.
Oh sì, lo amava davvero.
Amava abbracciarmi….
Baciarmi…
E poi posare le labbra sulla mia gola…
Due boccioli di rosa vermiglia, che presto mostravano le spine…
E poi la perforante sensazione di appartenergli…
I canini dentro la vena…
Ed il mio sangue, caldo, caldissimo, rovente, bagnare quei petali, e farli godere…
E fare godere me…
Perché io godevo immensamente dei suoi appetiti.
Lui giocava…io rischiavo la mia vita giocando con lui…
Tenero bambino biondo, crudelmente viziato e lussurioso.
…….
………..
……
…Io…
…ero sempre stata…
…il giocattolo…
…di un…
…bambino…
………………………….
Giorni e giorni e giorni di sofferenze…solo a causa di un bambino…
I suoi abbracci….stringevano il nulla…
I suoi baci…non portavano amore…
Le sue mani…sfioravano un corpo ormai marcito…
Le sue zanne…mordevano un collo senza vita…
Il nulla, una creatura senza amore, un corpo ormai marcito, un corpo senza vita…
Ecco cos’era Logan.
…
Ed ecco…cos’ero io.
Io…ero come quel bambino che giocava con me.
Io…giocavo a mia volta, da brava bambina, con quelli che io consideravo amici…
Io…non ero più me stessa…
E questo…mi faceva infuriare.
Quando entrai nella nostra stanza, la prima cosa che notai fu che Logan non c’era.
Per la verità, non avevo incontrato vampiri nel tragitto.
Strano…
Dov’erano? Cosa stavano facendo? Cosa stavano progettando? …Che mi tenessero all’oscuro di qualcosa?
Presa da una frenesia omicida, iniziai a girare a vuoto per la camera,
prendendo in mano oggetti per poi rimetterli subito al loro posto.
Iniziai a farneticare tra me e me cose senza senso apparente, frasi disconnesse che unite avevano una loro macabra logica.
Avevo passato gli ultimi giorni a chiedermi se stavo impazzendo.
Avevo la risposta definitiva: ero già impazzita. E da molto tempo.
Quando, nella mia assurda follia, arrivai davanti allo specchio posto sopra il tavolo, mi fermai.
Vidi il mio riflesso…
Vidi ciò che ero.
Uno chignon impeccabile dietro il capo.
Un fisico perfetto fasciato da un vestito da favola.
Un ovale del viso pallido e dolce.
Occhi blu come il cielo d’inverno, labbra rosee e gentili.
Quella…….quella persona…….quella cosa…non ero io.
Provai disgusto…e persi la ragione.
Strinsi i pugni, le mie dita iniziarono a muoversi freneticamente, poi,
prese da uno strano istinto, afferrarono lo specchio…
Prima che potessi rendermene conto, l’avevano scaraventato a terra.
Urlai, solo per il gusto di farlo. Un urlo feroce, come quello di un’ amazzone che si lancia contro il nemico.
Il vetro si schiantò sul pavimento, disintegrandosi in migliaia di pezzi.
I frammenti della mia anima che si polverizzavano…
Il mio respiro era affannato, il mio sguardo, riflesso in mille cristalli, era feroce.
Io ero un mostro.
Non ero quella creatura angelica che tutti credevano…
Mostro, mostro, mostro, mostro!
“Prima di dare di matto potevi chiamarmi…Guarda che
disastro hai combinato…” Un ironico commento…
Sapevo che mi avrebbe sentita..lui mi sentiva sempre…
Lo aggredii: “TU! È solo colpa tua! TU sei colui che ha
progettato tutto questo, TU mi hai portato alla follia!” Urlavo e
sibilavo, inveivo e accusavo.
Lui, da biondo bambino capriccioso, rideva…gelido.
“Hai il coraggio di incolparmi? Mai ti ho costretta, MAI! Hai
sempre acconsentito a quello che ti chiedevo, non un fiato, non una
protesta! Ed ora decidi di ribellarti…sciocca dea!”
Strappai a forza l’acconciatura che portavo, scompigliando i
capelli: “Non dea, ma dannata! Questa bellezza eterea non mi
appartiene, non fa parte di me!”
Mi si avvicinò, naso contro naso, odio contro odio: “E
cosa ti appartiene allora? La cattiveria? La purezza?
L’innocenza? Il peccato? Dimmelo, forza! Cosa vorresti, ora come
ora?”
Non risposi. Volevo parlare, ma le lettere mi morivano in gola.
“Non rispondi perché, qualunque richiesta tu possa fare,
sai di non poterla ottenere…Per cui mi chiedo a cosa ti serva
impazzire ora, quando sai che è inutile…Io e te abbiamo
un patto, un patto che ci siamo impegnati a mantenere…”
Mi sfiorò il mento con una mano ghiacciata, ed uno sguardo
minaccioso: “…Non sai cosa sono capace di fare a chi non
mantiene le promesse…Tu…non conosci ancora abbastanza di
me…”
Non avevo abbassato lo sguardo a quei rimproveri, non ero
indietreggiata. Ero furiosa. Le sue minacce…per me erano solo
aria. Aria impura.
Avanzai, fronteggiandolo: “Dubiti della mia buona fede! È
solo grazie a ME se sei arrivato a questo punto! MA IO? Io cosa ho
guadagnato? Dannazione eterna ed eterno dolore!”
Lui non si mosse: “La tua furia è insensata e le tue
parole vane. Ricorda che le tue pene sarebbero potute finire molto
tempo orsono! Ma no! Tu no! Hai voluto continuare…giacere con
me…Ed ora ti lamenti delle conseguenze! L’unica
colpevole…sei tu!”
Senza sapere cosa ribattere, abbassai lo sguardo verso lo specchio distrutto.
Quei pezzi di vetro…erano mostruosi.
Erano proprio come me.
Mostruosi.
Mostro, dea, colpevole, santa. Ti
credevi potente, hai scoperto di essere zero. Credevi di avere il mondo
nelle mani, ti sei ritrovata sola.
Ed ora impazzisci, pazza. Ti infuri, ti dimeni, urli, aggredisci.
Hai scoperto cosa significa “combattere”.
Presto…capirai cosa significa “perdere”.
Fine Capitolo
Ok…ammetto di essere abbastanza fiera del capitolo….U///U
Spero vivamente di aver reso BENE l’ultima parte, e la furia di Sarah. L’ho ricontrollata mille volte!!! @.@
Avete tenuto a mente i particolari? No? ….Affari vostri! U.U
Purtroppo, non posso dirvi su cosa e chi focalizzare l’attenzione…sarebbe troppo facile XP
Ora vi metto una bella immaginuzza di Zefir, quel caro vampirello che odio ma che mi è necessario tenere…=.=
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Curiosità
Logan è costruito sull’immagine del vampiro Lestat, della
scrittrice (mia dea, mia somma dea! *.*) Anne Rice. Biondo, allegro,
ambizioso. Nonostante questo, il MIO Logan ha qualcosa di diverso: una
crudeltà e una concezione dell’amore tutta particolare,
che si vedrà tra molti capitoli.
In questa storia ho deciso di dare a Sarah vestiti sempre diversi. Nel
capitolo in cui i nostri giungono al castello, per esempio, le ho fatto
indossare un vestito azzurro ispirato ad un vestito di Mina nel film
“Dracula morto e contento”. Il vestito bianco che indossa
nel capitolo scorso, giacca blu esclusa, è sempre preso da un
vestito che Mina indossa in quel film.
Ora rispondo a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, ringraziando lo stesso chi ha recensito il terzo ma non il quarto:
Lexy90 = Per prima
cosa, mia tesora, ti ringrazio tanto per i complimenti e ti
tranquillizzo: non abbandonerei MAI questa storia. Kei
è…non te lo dico! =P Dovrete soffrire ancora a
lungo, voi lettori!! So che questo stile ha meno effetto di quello del
primo capitolo, ma preferisco dare solo il punto di vista di Sarah,
almeno per ora…poi si vedrà! Kissone
Aphrodite = My lovely
demone scellerato! *.* Grazieeee!!! >////< -commossa- La tua
recensione mi ha resa particolarmente felice, perché grazie a te
so che il personaggio di Sarah mi sta riuscendo bene!! Logan ti ricorda
qualcuno? XD Chissà chi…(*vedere Curiosità) In
breve, ti ringrazio tantissimo per ogni parola, mi apri il cuore!
°///° Kissone
Padme = La mia amora
preferita! *O* Sono molto contenta di sapere che Sarah ti piace, sono
molto curiosa di sapere cosa ne pensa il lettore di lei! Logan, sebbene
non sia il buono, non riesco proprio a odiarlo, lo
ammetto…U//U…Mentre Zefir….+.+ Beh, è lui
il “brutto e cattivo” vero della storia!!!! Fammi sapere se
questo cap ti è piaciuto! Kissone
Iria = Mia socia!!!
Ehm…evito ACCURATAMENTE l’argomento Logan, sebbene io non
sia d’accordo con te….Mi spiace, non riesco ad odiarlo!!!
>o< Ma se vuoi fare qualcosa a Zefir, ti do il permesso ^O^
Ammetto che ho una grande paura della tua opinione su questo
cap…Te ne avevo fatto leggere solo metà, sebbene sia
l’ultimo pezzo quello più importante!! La furia di Sarah
ti è piaciuta? Ed il litigio? °-° Fammi
sapereeeeeeeeeeeeee! Kissone
Nissa = Grassie!
ç.ç Sono commossa! E sono felice di risentirti, e di
vederti tra i miei recensitori! Sono contenta di sapere di aver
centrato in pieno i tuoi gusti, e sono contenta di sapere che Sarah,
Logan, e la storia in generale ti piacciono =) La tua opinione è
molto importante per me, poiché sei un’autrice che stimo
profondamente. A presto! Kissone
Joey_91 =
L’importante è che, ritardi a parte, tu recensisca!!! XD
Kei in verità
è……………...a casa a dormire.
U.U ……..cascata eh? XD Mi spiace, ma per sapere
dov’è Kei dovrete aspettare molti capitoli! Per la
precisione…pochi in effetti O.O solo 4!!!!!!
Vabbè…U///U…spero che mi dirai cosa ne pensi di
questo cap! Kissone
Mi scuso se ho dimenticato qualcuno …é_è
La canzone è My Immortal degli Evanescence:
Sono così stanca di stare qui
Soppressa da tutte le mie paure infantili
E se devi andartene
Vorrei che tu te ne andassi e basta
Perchè la tua presenta indugia qui
E non mi lascerà da sola
Queste ferite sembrano non guarire
Questo dolore è troppo reale
C'è semplicemente troppo che il tempo non può cancellare
Quando hai pianto ho asciugato tutte le tue lacrime
Quando hai urlato ho combattuto tutte le tue paure
Ho tenuto la tua mano durante tutti questi anni
Ma tu hai ancora tutto di me
Mi catturavi con la tua luce risonante
Adesso sono costretta dalla vita che hai lasciato indietro
Il tuo volto pervade
I miei sogni, una volta piacevoli
Che la tua voce ha cacciato via
Tutta la sanità in me
Queste ferite sembrano non guarire
Questo dolore è troppo reale
C'è semplicemente troppo che il tempo non può cancellare
Quando hai pianto ho asciugato tutte le tue lacrime
Quando hai urlato ho combattuto tutte le tue paure
Ho tenuto la tua mano durante tutti questi anni
Ma tu hai ancora tutto di me
Ma anche se tu sei ancora qui con me
Sono stata sempre da sola
|
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Capitolo 6 *** Bring me to life ***
Ed
eccomi qua, pronta ad assillare
i poveri utenti di Efp con la mia storiella gotica ^O^!
Sono molto contenta, perché vedo
che chi mi ha recensito, non so se anche altri, ha capito perfettamente
quello
che volevo sentisse.
Come ho già ribadito, ci sto mettendo
l’anima in questa storia: è parte di me, ed
essendo tale ci tengo
profondamente.
Ora vi lascio al nuovo capitolo,
uno dei più importanti in assoluto.
Buona Lettura e…Buona caccia agli
indizi! XD
Kissone
Sybelle
Bring me to life - Riportami
in vita
Per un istante le nostre vite si
sono incontrate... le nostre anime si sono sfiorate.
-Oscar Wilde-
A
farmi svegliare fu probabilmente l’abitudine della mia
vita passata, della mia vita vera, quando ancora mi destavo
all’alba e mi
coricavo al tramonto; quando ancora i vampiri non erano entrati nella
mia vita.
Capii che era pomeriggio quando, aprendo gli occhi, vidi
Logan dormire profondamente accanto a me; voltai lo sguardo verso il
pavimento:
i cocci di vetro dello specchio erano ancora lì, non era
stato un sogno.
Non ricordavo molto di quella notte.
Mi ero arrabbiata, io e Logan avevamo litigato (più io che
lui...) e poi?
Quando ero andata a dormire?
Quando mi ero messa la veste blu notte che usavo per essere
accolta da Morfeo?
...L’avevo fatto spontaneamente?
Poco importava: i cocci della mia anima erano ancora per
terra, Logan non li aveva raccolti.
“La tua furia è insensata
e le tue parole vane. Ricorda che le tue pene sarebbero potute finire
molto
tempo orsono! Ma no! Tu no! Hai voluto continuare…giacere
con me…Ed ora ti
lamenti delle conseguenze! L’unica colpevole…sei
tu!”
Così
aveva detto il mio bell’amante.
Per questo aveva lasciato in bella mostra le conseguenze dei
miei gesti? Per ricordarmi che era solo colpa mia? Che ero io la cattiva?
No, non poteva pretendere che solo io mi assumessi le mie
colpe.
Anche lui era dentro quel grande imbroglio, anche lui
recitava nella mia stessa parte.
Aveva mai provato rimorso, la sera, quando svegliandosi si
accorgeva di essere un mostro senza cuore?
Sorrisi amaramente: certo che no, lui non aveva un cuore, e
sapeva di essere un mostro.
Lui viveva molto più serenamente di me.
Lo osservai un momento, con il suo volto d’angelo, dai
lineamenti morbidi e dai capelli lucenti.
Era veramente bellissimo.
Come Zefir.
Come Baldazarre.
Come tutti.
Anche se Zefir era un essere abominevole.
Anche se Baldazarre era la crudeltà rinchiusa in un
involucro perfetto ed indistruttibile.
Anche se Logan…Anche se Logan era un mostro.
Erano lo stesso bellissimi.
Belli, belli, belli…Ammalianti, magnetici, affascinanti,
ognuno con la sua personalità.
Come potevo resistere io, piccola ed insignificante – debole, forte donna – umana?
Ed intanto il dolore dilagava…
Mi alzai, attenta a non pestare, con la nuda pelle del
piede, i pezzi di vetro: avrei potuto prenderne uno e tagliarmi una
vena; non
sarebbe stato difficile, sapevo come fare.
Ma poi cos’avrebbero detto a coloro che avevo condannato?
Che, dopo la condanna, li avevo pure abbandonati?
Che mi ero mostrata loro amica falsamente?
Che avevo preferito il silenzio e la morte, a loro?
A loro, che mi avevano dato un po’ di vita…A loro,
che
finalmente mi avevano accettata.
No, non potevo farlo.
Sospirando, mi misi delle ballerine da camera ai piedi, e,
presa una candela, uscii nel buio del corridoio.
Negli sfarzosi corridoi di quel palazzo, sognai la luce.
La magnifiche fiaccole argentate che illuminavano quel luogo
davano al castello un’aria ancora più tetra e
lugubre: avrei tanto voluto che
ci fosse una finestra, per bagnarmi della luce del sole.
Purtroppo, per i vampiri il sole era fatale; molto meglio,
quindi, vivere in un edificio senza finestre: quelle che si vedevano
dall’esterno, in realtà, erano solo magistrali
dipinti.
Un’ illusione.
Che colore aveva il sole? Davvero riscaldava la pelle? O era
solo un mio ricordo? Possibile che lo avessi sognato così a
lungo da confondere
fantasia e realtà?
Sapevo che, in fondo ad un corridoio che mai percorrevo,
c’era una biblioteca.
Presa dal timore di scoprire in quei libri fatali verità,
non l’avevo mai visitata: ora mi accingevo ad andarci; forse,
là dentro, avrei
trovato un’immagine del sole.
E forse…un modo per uccidere
i vampiri.
Risi all’idea: vampiri che tenevano libri contro di loro
nella loro biblioteca.
Che pensiero assurdo! Beh, del resto ero pazza, potevo
permettermi certe idee.
Però speravo davvero di trovare un libro, che magari avrebbe
distolto la mia mente, almeno per qualche ora, dalla mia tragica vita
(come
avevo ancora, nonostante tutto, il
coraggio di chiamare la mia esistenza).
Un libro per poter evadere da quel posto senza luce.
E, seguendo quel corridoio che mai avevo percorso, arrivai
davanti alla biblioteca.
Non fu difficile come pensavo trovarla; mi ritrovai davanti
ad un enorme porta di ebano nero, con fini e meravigliosi intarsi, che
ricordavano quasi una foresta: fiori, foglie, tralci ed
edere…raffigurate
divinamente.
Non mi ero mai trovata davanti ad una simile porta.
Sfiorai il pomello d’oro, ritraendo dubbiosa la mano, per un
momento incerta.
Ma cosa potevo temere? Non vedevo mai vampiri andare in
biblioteca, e di certo non a quell’ora.
Con quella rassicurante certezza, spinsi con forza la porta
ed entrai.
Rimasi
a bocca aperta, non aspettandomi una stanza
così…spaziosa.
Era altissima, probabilmente occupava 4 piani interi, e,
considerando che si trovava piuttosto in alto, considerai che arrivasse
fino al
tetto.
Ad ogni muro erano addossate immense librerie, tutte piene
di libri di ogni genere e spessore.
La stanza era dipinta con colori caldi, e aveva un’aria
molto antica.
Le stesse fiaccole che illuminavano il resto del palazzo
brillavano alle pareti, accompagnate dai candelabri accesi sui tavoli,
che
occupavano il centro della sala.
Mi aggirai incuriosita in quella foresta (perché di questo
si trattava) di sapienza, leggendo distrattamente i nomi di grandi
letterati e
scrittori umani.
Purtroppo, la mia ingombrante veste da notte non mi concedeva
di salire sulla scala che mi avrebbe permesso di raggiungere i piani
più alti.
Quanti libri erano contenuti lì dentro? E chi li aveva
pazientemente riordinati e collezionati?
Presi in mano vari volumi, ne studiai altri, ma nulla attirò
la mia attenzione.
Nulla, fino a che…non la vidi.
Un’enorme tenda scura nascondeva una libreria, in un angolo
della biblioteca.
E capii che lì dietro erano custoditi i libri proibiti.
Quelli che una semplice umana non avrebbe dovuto mai
leggere.
Quelli che una semplice umana come me
non avrebbe mai dovuto scoprire.
E capii anche che, forse, c’era davvero la
possibilità di
scoprire in quei libri qualcosa di importante: qualcosa di
così pericoloso e
potente, che Logan aveva deciso di nasconderlo alla vista di chiunque;
qualcosa
che dovevo assolutamente fare mio.
Possibile che Logan avesse reso così palese, coprendola,
un’arma tanto potente?
Mi avvicinai, avida di sapere, allo scuro tendaggio: il
sipario che mi separava dalla vittoria.
“Davvero sei disposta a correre questo rischio?”
Trattenni un grido, indietreggiando: il proprietario di
quella voce –così dolce,
matura e virile-
era comparso dal nulla, spaventandomi.
Era un vampiro che non avevo mai visto prima; molto strano,
poiché ero convinta di averli conosciuti tutti,
là dentro.
Chi era?
Aveva un sorriso gentile e rassicurante, ma negli occhi
color autunno (erano di un marrone molto scuro e intenso, ma nello
stesso tempo
erano attraversati da screziature caramellate e chiare)
percepivo la scintilla della minaccia.
Ciò che più mi spaventò, fu il pallore
della pelle.
Logan era cadaverico, ed anche tutti gli altri vampiri, ma
questo nuovo essere sembrava quasi bianco: non riuscivo a scorgere la
minima
imperfezione in quella pelle simile a neve.
Avanzò, mostrandosi nella sua interezza alla luce di una
fiaccola.
Portava i capelli castani, lunghi fin sotto le spalle e
leggermente ondulati, legati alla nuca con un nastro verde smeraldo;
indossava
una casacca dorata e dei pantaloni marroni, ed in mano aveva un
bicchiere: vuoto.
La mia prima impressione fu quella di un fantasma.
Era bellissimo.
Come Logan? No…non era mostruoso.
Come Zefir? Non mi sembrava abominevole.
Come Baldazarre? La crudeltà illuminava i suoi occhi, ma non
l’intero suo essere.
Come tutti gli altri? Eppure sembrava superiore ai vampiri
che vedevo ogni giorno.
Come se Satana avesse deciso di mandare in quel luogo il suo
legittimo figlio, nato dall’unione tra purezza e peccato.
Riuscii ad allontanarmi abbastanza da poter riprendere
fiato, il mio cuore non sembrava intenzionato a rallentare la sua
corsa: “Chi
sei?”
Lui rimase fermo dov’era: “Io sono il
Bibliotecario. Non era
mia intenzione atterrirti; cercavi un libro Sarah?”
Sussurrò il mio nome con curiosità e malizia,
mentre il suo
sguardo serpeggiava sul mio volto, in cerca di qualche reazione.
“Perché quegli scaffali sono nascosti?”
E perché glielo chiedevo, quando sapevo che non avrebbe
risposto?
Sfiorò con una mano, dalle dita lunghe e affusolate, la
tenda del mistero: “Perché in questi scaffali sono
celati libri di dubbia
provenienza e veridicità. Era mio dovere avvertire che in
questi volumi non si
sarebbe trovato nulla, se non menzogne che si mascherano per
realtà assolute”
Ammaliata da quella mascella squadrata e scolpita, persi il
filo del discorso: “Credo di non capire…”
Sorrise comprensivo: “Gli autori di questi libri hanno la
pretesa che le loro parole siano consacrate come parole di storia e
verità,
quando in verità tutto ciò che qui è
narrato è falso e inutile. A meno che una
persona non voglia nutrirsi di illusioni, ovviamente.”
Che stesse nascondendo qualche segreto, sulla storia di
quelle pagine, di quei libri? Ed allora perché avvertivo la
sincerità, e la
tranquillità?
Perché quel vampiro mi faceva tremare?
“Hai costruito tu questa biblioteca?”
Sentii il sangue salirmi alle gote, quando lui mi corresse:
“Forse volevi chiedermi se l’avessi fornita io di
libri, perché dubito che tu
creda che sia stato io a costruire questo luogo”
Annuii, cercando, inutilmente, di nascondere la vergogna ed
il mio orgoglio ferito.
Lui si accostò ad un tavolo, mentre io mi trovavo
esattamente all’altro lato dello stesso mobilio:
“Sì, ho riunito io qui tutti
questi libri. Tutto il sapere…Mi consolo pensando di non
conoscere tutto, mi
consolo pensando che ci sarà sempre un libro che non ho
letto. Mi fa sentire
più…umano, suppongo. Non che io sappia come sia,
essere umani.”
Ero attirata da quell’individuo.
Come se fossi vissuta, fino a quel momento, solo per
incontrarlo.
Come se solo lui potesse farmi capire che ero VIVA.
Era irreale il suo aspetto: non sembrava nemmeno possibile
che potesse esistere, come frutto della mia fantasia. Incarnava i
migliori
canoni di bellezza, ed il suo sguardo era acceso da
un’intelligenza fine e
discreta.
In quel momento, mi sentivo orribile: in sua presenza, il
resto del mondo appariva abbietto e meschino.
Sentendo il mio disagio, continuò a parlare:
“Più di tutti,
mi affascinano i libri che parlano di noi
vampiri…” Ridacchiò:
“E’ così
divertente scoprire cosa ne pensate voi mortali a proposito. Ci sono
scrittori
che ci amano e scrittori che ci temono. Scrittori che sono convinti che
siamo
solo una fantasia e scrittori convinti che esistiamo davvero. Ci sono
scrittori
che ci descrivono come creature orrende, patrimonio
dell’Inferno e destinate a
bruciare, e scrittori che ci descrivono come angeli alati, creature
capaci di
amare, dolci e sole, cattive e in cerca di bontà.
Più scuole di pensiero e
migliaia di libri, alcuni quasi veritieri.”
Ascoltai con attenzione ogni parola, senza sapere cosa
rispondere: tutte le osservazioni che avrei voluto fare mi sembravano
così
banali e scontate che non osai aprire bocca.
Lui sorrise divertito, pensando a qualche libro che aveva
letto; improvvisamente, però, mi guardò con occhi
di ghiaccio, rigido: “Tu sei
l’amante di Logan, vero?”
Annuii, pietrificata. Era come se mi avesse fatto un
incantesimo, con quei suoi occhi buoni e cortesi, duri e cattivi.
Quando distolse lo sguardo, riacquistai il possesso di me:
“Se anche fosse? Non ti ho mai visto
prima…Perché?”
L’immortale bibliotecario si recò verso una
libreria,
prendendo un libro: “Oh, di certo Logan è un
ottimo partito….” Non compresi il
significato delle sue parole, ma non provai a chiedergli spiegazioni.
“…è vero, non ci siamo mai conosciuti.
Un vero peccato…Avrei
voluto incontrarti mesi fa, ma ho pensato che, data la situazione,
fosse meglio
lasciar perdere.”
Incuriosita ma piena di sospetto, cercai di ottenere da lui
più chiarimenti: “Dubito che un vampiro in
più avrebbe fatto la differenza”
Si voltò verso di me, con il volto illuminato da viva
curiosità: “Tu credi? Quando decisi di non
incontrarti, fu proprio perché
pensai che dovevi essere molto spaventata. Sarah, sei una rosa in
boccio in un
campo arido e inospitale: non puoi permetterti di abbassare la
guardia”
Cosa voleva dirmi? Stavamo ancora parlando della stessa
cosa?
Perché mi sentivo come un piccolo pulcino, di fronte a lui,
grande e superbo?
Chiuse il libro che aveva precedentemente preso, guardando
un grande orologio antico posto su una parete: “Presto
sarà sera, e tutti si
sveglieranno. Questa notte, sarà l’ultima notte
serena per i tuoi prigionieri,
da domani ci sarà tempesta.”
La mia voce suonò allarmata, mentre in me iniziava a
delinearsi una strana consapevolezza: “Cosa intendi
dire?”
Sospirò, guardandomi pieno d’amarezza:
“Logan si sta
stancando. È ora di ottenere ciò che
vuole…E tu, dolce rosa senza spine, come
otterrai ciò che vuoi?”
Il cuore mi si fermò in petto:
“Co…come…. come cosa voglio?”
Che sapesse…?
Ma lui non rispose, diventando improvvisamente sorridente e
calmo: “Prendi questo libro, Sarah. Allieterà le
tue giornate e le tue nottate,
se lo vorrai. E, per qualsiasi cosa, a qualsiasi ora, puoi venire a
trovarmi.
Io…ti aspetterò…”
La mia candela si stava spegnendo, ma l’aria mi
sembrò lo
stesso troppo calda: quel bellissimo vampiro sembrava circondato da
un’aura di
fuoco, un tepore che stonava con la pelle bianca e fredda.
Indietreggiai, camminando di schiena, fino a toccare la
porta. Non riuscivo a restare lucida.
Lui mi si avvicinò, prendendo il mio mento fra le dita; il
contatto con la sua pelle, gelida, mi fece girare la testa.
Avvicinò le labbra alle mie, per poi annullare la distanza.
Sorpresa, forse…
Spaventata, certo…
Stregata, senza dubbio…
Ma quel bacio, quel tenero e casto bacio, che pure
significava più di quanto sembrasse voler dire, mi
riportò improvvisamente alla
vita.
Come se fossi sempre stata in uno stato di torpore costante,
e quel bacio mi avesse risvegliata.
Come se fossi stata sul punto di dormire, e quel contatto mi
avesse dato una scossa di energia.
Come se fossi stata sul punto di morire, e quel vampiro mi
avesse detto che era necessario che io vivessi.
Sì, ora lo sapevo, la mia esistenza era necessaria.
Quando le sue fredde e morbide labbra si separarono dalle
mie, mi scrutò sorridente, mentre io, scombussolata, aprivo
la porta dietro di
me.
“Tu…”
Non riuscivo quasi a respirare.
Lui mi lasciò allontanare, mentre nell’orecchio mi
risuonò,
limpida e sensuale, la sua voce, che sembrava quasi volermi sussurrare
un
segreto: “Il mio
nome….Armand….”
Il mio
nome…Armand….
E, per
qualsiasi cosa,
a qualsiasi ora, puoi venire a trovarmi. Io…ti
aspetterò…
Sarah, sei
una rosa in
boccio in un campo arido e inospitale: non puoi permetterti di
abbassare la
guardia
Logan
si sta
stancando. È ora di ottenere ciò che
vuole…E tu, dolce rosa senza spine, come
otterrai
ciò che vuoi?
Davvero
sei disposta a
correre questo rischio?
Non riuscivo a tranquillizzarmi.
Logan si era svegliato sereno, aveva fatto pulire il
disastro in camera nostra e non aveva detto nulla riguardo il libro che
sicuramente aveva notato.
Era uno dei tanti libri di vampiri di cui Armand aveva
parlato, ma io non l’avevo mai sentito nominare come titolo:
“Le patetiche avventure del vampiro
che
voleva morire”
L’autore era impronunciabile.
Era un libro comico, altamente comico, poiché narrava di
questo vampiro –Carmelo…nome
davvero
ridicolo – che, non avendo trovato
l’amore che tanto bramava, cercava ogni modo
per uccidersi, inutilmente; anzi, nel tentativo uccideva tutti coloro
che amava
fuorché se stesso.
Ogni tentativo di suicidio era narrato in un capitolo
diverso, e notai che alcuni capitoli (pochissimi, quasi nulli) erano
segnati
con una croce, messa vicino al titolo.
Era stato Armand a crocettarli? A indicarli?
Probabilmente erano i capitoli che lo avevano divertito
maggiormente: uno parlava di Carmelo che tentava di uccidersi come nel
film
Highlander, cioè tagliandosi la testa; purtroppo, si rendeva
conto che riusciva
lo stesso a sopravvivere, poiché la sua testa continuava a
ragionare e a
parlare, ordinando al corpo di riprenderla.
In un altro capitolo, sempre segnato, Carmelo aveva deciso
di smettere di nutrirsi, ma quando si era accorto che il suo corpo pur
di
nutrirsi agiva da solo, aveva fermato il digiuno.
Anche altri capitoli erano stati segnati: uno parlava del
fuoco, un altro di un paletto d’argento…
Già lo immaginavo, Armand che leggeva Le
patetiche avventure del vampiro che voleva morire e rideva:
una
risata che di certo non avrebbe creato la minima piega in quel viso di
puro
marmo.
Beh, anche io ridevo leggendolo, lo ammetto.
Era…così
ridicolo, da farmi dimenticare che parlava di un vampiro come quelli
con cui
avevo a che fare.
In realtà avrei dovuto disperarmi, poiché quel
libro
confermava la totale immortalità dei vampiri,
però…Non ci riuscivo.
Più Carmelo viveva, più riusciva a strapparmi un
sorriso, e
questo era tutto ciò che contava.
In quei giorni capitava spesso che
leggessi ai miei “nuovi
amici” le patetiche avventure di Carmelo.
Come Armand aveva predetto, la loro vita stava diventando
molto dura: il cibo iniziava a diminuire, come i letti.
Ogni tanto, mentre leggevo, Zefir rideva sguaiatamente dalla
sua postazione: sapevo che non era per la storia, ma per me;
spesso, infatti, mi ridicolizzava telepaticamente: mi ripeteva
che ero patetica quanto quel libro, che era inutile che tentassi di
aiutarli,
che tutto sarebbe finito per il peggio.
Ed un giorno, mentre leggevo il capitolo del fuoco, mi disse
una frase che mi ghiacciò il sangue nelle vene:
Non saresti
dovuta
andare in biblioteca; quando lo dirò a Logan, si
arrabbierà sicuramente.
“Sarah…hey, ci
sei? Dai, continua a leggere, che fa troppo
ridere!”
Le parole di Takao, che avevo scoperto essere una persona
migliore di quello che avevo sempre pensato, mi risvegliarono:
“Perdonatemi…dov’ero rimasta?”
“No problem, girl! Eri al punto dove si brucia il
piede!”
Sorrisi all’affermazione di Max, e continuai a leggere; ma
intanto riflettevo…Zefir mi aveva sempre presa in giro per
quel libro: aveva
riso senza ritegno ad ogni capitolo.
Eppure…adesso che leggevo il capitolo del fuoco (che per i
vampiri era un pericolo reale), si era irrigidito.
Perché era un male che io fossi andata in biblioteca e
stessi leggendo un libro così stupido? Perché
Logan si sarebbe dovuto
arrabbiare?
Non percepivo nessun possibile pericolo per il mio amante e
la sua congrega di vampiri: io ero ancora sottomessa totalmente alla
loro
volontà, i prigionieri si stavano lentamente
arrendendo…
Cos’era cambiato?
…
…
…
Mi ci volle molto tempo per capirlo.
Lo capii solo dopo aver chiuso il libro e congedato i miei
amici.
Lo capii solo quando, passando davanti a Zefir, percepii la
sua occhiata gelida ed accusatoria.
Lo capii solo quando, andando in camera mia, non incontrai
nessun vampiro.
Lo capii solo dopo aver compreso che Logan non era lì ad
aspettarmi.
Lo capii solo dopo aver ripensato alle ultime settimane.
Una sola cosa era cambiata, e, molto probabilmente, era
quello il motivo per cui non sarei dovuta andare in biblioteca.
…
…
…
…
Avevo conosciuto Armand.
Armand…Non
ti hanno
mai insegnato, donna, che dietro le più splendide sembianze
si celano i più
grandi pericoli? Perché credi che Lui non ti abbia mai
conosciuta prima? Per
pietà? Per compassione?...Così lui ti ha detto, e
tu gli hai creduto.
Non hai mai pensato
che gli fosse vietato, e che l’unica cosa che lui aspettava
era che fossi TU ad
andare da lui?
Come Icaro verso il
sole…
…un sole più freddo
che mai.
Fine Capitolo
-si chiude in un bunker, mentre
tutti i personaggi di tutte le sue storie la guardano storto-
Ehm…^__^’’….Posso
spiegare….^____^’’
-nessuno commenta-
…Eddai, si sa che sono fissata con
Armand….>///< …..
…Sì, so di averlo già messo in
altre storie, però…
..Ehm, so anche che il mio si può
chiamare fanatismo
^^’’’’’’,
ma abbiate pietà! Ç.ç
È così bono!
*ççç*
Carmelo: Ciao Syb! ^^ -si spara-
Io: O.O
Tutti: lascia perdere, è un caso
disperato…-scuotono la testa rassegnati-
Io: O.O ßtraumatizzata
Curiosità (e dalle
ste curiosità!)
Come Logan, Armand è preso
sempre
da un personaggio della magnifica Anne Rice (Madama, sovrana, dea!
*O*), ma
solo per quanto riguarda il carisma, la bellezza e l’aspetto;
il carattere lo
renderò molto diverso!
Carmelo è una mia invenzione,
sebbene io abbia scoperto (subito dopo averlo creato) che esiste,
effettivamente, una serie di racconti con un vampiro che vuole
uccidersi e non
ci riesce.
Incredibile il destino! °O°’’
Sarah in questo capitolo indossa
una vestaglia che ho preso da un fumetto di
“Witch”. La indossa Cornelia in un
pigiama party.
Recensioni time ora!
Iria= Io devo proprio capire da
dove spunti il tuo odio per Logan. O.O Non riesco proprio a immaginare
cosa
abbia fatto scaturire in te tutto quell’astio! Tolto
Lesty-chan ovviamente…Comunque
è vero: Logan è crudele; è la parte di
lui che amo di più…Ma non è crudele e
SENZA cuore, lui è crudele e CON cuore, è diverso.
Diciamo che la sua crudeltà è
molto consapevole, molto ragionata.
Sono STRA CONTENTA di sapere che
Sarah ti piace: non per nulla è la
protagonista…è un personaggio che amo. Dico
sul serio: non sono mai stata tanto attenta ad un personaggio quanto
con lei.
Zefir….-faccia disgustata-…L’ho
creato solo perché ho bisogno del vampiro
stronzo…=__= Scusa il termine, ma
proprio non lo soffro….
Kei stranamente comparirà
presto….ò.ò’’
Strano per i miei standard….I bladers….beh, fra
qualche capitolo
avranno i loro problemi….*w*
Ed ora….beh……….CHE NE PENSI
DI
ARMAND? ^O^ Strano che io l’abbia introdotto, nevvero? XD
Beh, sarai
sicuramente d’accordo con me su questo: lui non
può mancare! *O* Fammi sapere
socia cosa ne pensi! Kissone
Padme = tesora, sono
felicissima
di sapere che i miei capitoli ti piacciano! Ed ora oltre al sosia di
Lestat c’è
un altro bel tipino….^_-….Spero che lo apprezzi!
XD Fammi sapere neh, che ci
conto! E, soprattutto, ci tengo a sapere le opinioni su
Sarah….Sono curiosa di
vedere quale effetto fa alla gente. ^^ Kissone amora, ti voglio bene!
Aphrodite =Adoro le tue
recensioni, Darling. Capisci PERFETTAMENTE quello che volevo far
capire. Anzi,
forse capisci molto più di quanto non capisca io. Sarah,
Logan, i suoni, gli
ambienti…..Le tue recensioni mi sconvolgono, e mi fanno
AMARE quello che
faccio. Grazie. Sono sicura che, anche con Armand (TE PAREVAAA EH? XD)
saprai
dare un giudizio giusto =) A presto tesoro, ti voglio bene! Kissone
Lexy90 = Ciao tesoro! Sono
superfelice di sapere che lo scorso capitolo ti è piaciuto
tanto che ti sei
immedesimata in Sarah! Grazie!!!!! >////< Tranquilla, i
particolari
torneranno spesso, alla lunga sarai COSTRETTA a notarli! Spero che
questo
capitolo ti sia piaciuto quanto il precedente! Kissone
Nena Hyuga = Ma ciao! O.O
Grazieeee! >//////////////< Ma certo che non mi dispiace
se recensisci,
ci mancherebbe altro! Contenta che l’idea di Sir Oscar ti
piaccia, e che la
storia ti coinvolga! Logan è un
…ehm…gran figo, diciamocelo! XD Zefir
è il
personaggio più odioso che io abbia mai creato, giuro! =.=
Sarah ispira una
profonda tristezza, ma vedrai da dove viene la tristezza….E
di Armand che ne
pensi? ^^ Non è un gran bel figliolo anche lui? XD Continua
a seguirmi please!
Kissone
Traduzione
della
canzone, che è degli Evanescence:
Come fai a
vedere dentro i miei occhi
come se fossero porte aperte,
arrivando nelle profondità del mio corpo,
dove sto diventando ghiacciata.
Senza un'anima
il mio spirito sta dormendo in qualche luogo freddo
fino a che non la ritroverai e la riporterai a casa.
(Svegliami.)
Svegliami dentro.
(Non riesco a svegliarmi.)
Svegliami dentro.
(Salvami.)
Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.
(Svegliami.)
Ordina al mio sangue di scorrere.
(Non riesco a svegliarmi.)
Prima che io venga distrutta.
(Salvami.)
Salvami dal nulla che sto diventando.
Ora che so cosa mi manca
non puoi lasciarmi.
Respira in me e rendimi vera
Riportami in vita.
(Svegliami.)
Svegliami dentro.
(Non riesco a svegliarmi.)
Svegliami dentro.
(Salvami.)
Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.
(Svegliami.)
Ordina al mio sangue di scorrere.
(Non riesco a svegliarmi.)
Prima che io venga distrutta.
(Salvami.)
Salvami dal nulla che sto diventando.
Riportami in vita.
(Ho vissuto nella menzogna
non c'era niente dentro.)
Riportami in vita.
Ghiacciata dentro, senza il tuo tocco,
senza il tuo amore, caro.
Solo tu sei la vita in mezzo alla morte.
Per tutto questo tempo
non ci ho potuto credere, non riuscivo a vedere,
chiusa nell'oscurità
ma tu eri lì di fronte a me
Mi sembra di aver dormito un migliaio di anni.
Devo aprire i miei occhi di fronte a tutto.
Senza un pensiero
senza una voce
senza un'anima
Non lasciarmi morire qui
Ci deve essere qualcos'altro da fare
Riportami in vita
(Svegliami.)
Svegliami dentro.
(Non riesco a svegliarmi.)
Svegliami dentro.
(Salvami.)
Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.
(Svegliami.)
Ordina al mio sangue di scorrere.
(Non riesco a svegliarmi.)
Prima che io venga distrutta.
(Salvami.)
Salvami dal nulla che sto diventando.
Riportami in vita.
(Ho vissuto nella menzogna
non c'era niente dentro.)
Riportami in vita.
|
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Capitolo 7 *** End of all hope ***
Eccomi qua!^^
Sono onorata
quando leggo le recensioni che mi lasciate, e sono al settimo cielo
quando vedo che, a quanto pare, questa storia piace.
Grazie di cuore a TUTTI voi. Grazie.
Era mio fermo proposito postare i capitoli solo quando ne avevo almeno
un altro pronto, ma al momento sto patendo per un blocco da scrittore,
quindi ho pensato di aggiornare comunque. Mi scuso per il futuro
disagio, semmai verrà fuori.
Questione Armand: so che molti si aspettavano la sua apparizione, e non
avrei MAI voluto metterlo, proprio per questa ovvietà. Era
mia ferma intenzione non inserirlo, ma la storia ne avrebbe risentito:
questa storia è l’unione di tante fantasie simili,
il cui elemento comune era la love-story tra Sarah e Armand. Se lo
avessi eliminato, sarebbe venuto a mancare un elemento fondamentale.
Questo capitolo è molto particolare, ci tengo molto, per cui
mi dedicherò ad una sua maggiore analisi alla fine, nelle
curiosità.
Pian piano, ci si avvicina ad importanti segreti…ma quali???
Buona lettura ^^
Kissone
Sybelle
End of all
Hope – La fine di tutta la speranza
La Bibbia inizia con una
donna nuda e finisce con l'apocalisse.
-Oscar Wilde-
L’acqua lava il peccato.
Dov’è che l’avevo sentito dire?
L’acqua scorreva, fluida, sulla mia pelle; ma
perché poi speravo che lavasse, oltre al corpo, anche il mio
peccato?
Poteva sciogliere i miei muscoli tesi, poteva rilassare le mie membra
rigide, ma come poteva levarmi di dosso quel terribile peso?
Alzai la temperatura dell’acqua: calda, calda, sempre
più calda…
Rovesciai il capo all’indietro, godendo di quella violenta
carezza sul mio corpo nudo; portai indietro i capelli bagnati, cercai
di assaporare ogni centilitro di quella cascata di piacere.
Calda, calda, bollente…
…
Gelida.
Con un urlo, mi ritrassi dal getto d’acqua, il respiro
accelerato dallo spavento.
Uscii di scatto dalla doccia, nuda e tremante; afferrai il primo
asciugamano che trovai, cercando di coprirmi dal freddo pungente:
tentativo vano.
E poi…l’acqua non fu più acqua.
Il liquido trasparente divenne rosato, rosa, rosso, bordò;
arretrai, inciampai sull’asciugamano, caddi: ogni rubinetto
del bagno si aprì, e da ogni rubinetto colò quel
liquido scuro.
Goccia rossa.
Goccia rossa.
Il sangue non cade verso
terra per la forza di gravità.
Il sangue cade verso
terra perché l’Inferno lo richiama a sé.
Chiusi gli occhi, cercai di immaginare che quello fosse un liquido
innocente, e non lo stesso che scorreva nelle mie vene…Ma
non riuscii a fare altro se non rimanere lì, a terra,
spettatrice atterrita di uno spettacolo di sangue.
Ancora infreddolita e umida, uscii dal bagno e mi diressi al mio
guardaroba, sforzandomi di apparire indifferente e tranquilla.
Aprii la stanza armadio, cercando il vestito che avevo scelto la sera
prima: un vestito stile ‘700, verde smeraldo, con maniche al
gomito e velluto.
Mi guardai intorno, smaniosa di uscire da quell’incubo quanto
prima.
Trovai l’abito, lo presi, lo ripiegai sul braccio, ma quando
mi avviai per tornare in camera trasalii: il sangue mi aveva seguito
fino a lì, e fluiva da sotto la porta.
Il torbido liquido veniva verso di me.
Goccia torbida.
Goccia torbida.
Il sangue non avanza
perché i liquidi fluiscono per natura.
Il sangue avanza
perché vuole raggiungere la peccatrice, sua compagna.
Respirai a fondo, strinsi il vestito al petto, serrai i denti: non
potevo farmi sconfiggere da un po’ di “acqua
rossa”.
Affrettai il passo ed evitai, in punta di piedi, i flussi di
quell’orribile segno di vita e di morte.
Cosa mi aspettava ora? Un morto in camera? Un Logan divertito che mi
avrebbe derisa? Un mostro orrendo che mi avrebbe assassinata? Quale
orrenda tortura psicologica mi attendeva al di fuori di quella stanza?
Sollevai l’accappatoio quanto più possibile,
così che non si insozzasse di quello sporco liquido: un
rivolo di sangue per poco non mi sfiorò il piede, ma con un
salto (e un urlo scaturito dall’inconscio) lo superai.
La porta non si decideva ad arrivare: ogni volta che sfioravo la
maniglia questa scompariva per apparire metri più in
là, insanguinata e maligna.
Niente panico, niente panico, niente panico…
Mare di gocce.
Mare di sangue.
La porta si allontana,
non hai speranza di raggiungerla.
I battenti si chiudono,
il cuore affoga, le lacrime soffocano occhi colpevoli.
Con il vestito stretto al petto, mi fermai in mezzo alla stanza,
cercando di riprendere un po’ di autocontrollo: era impossibile che una
porta si allontanasse, dovevo essere razionale e non farmi vincere
dall’ansia.
Era solo un’illusione, ed io potevo batterla.
Avanzai decisa verso quell’oceano rosso, immergendomi in
esso: sentii i piedi venire sfiorati, circondati ed infine inghiottiti
da quella melma, e per poco non cedetti alla nausea; più per
istinto che per salvaguardarlo sollevai l’accappatoio, e,
facendomi forza, iniziai ad avanzare a grandi e faticose falcate.
Cercavo di fissare sempre la porta, quasi con spavalderia, come a
volerla sfidare: vuoi allontanarti porta? Davvero credi che te lo
lascerò fare?
Il livello di sangue continuava a salire….Mi arrivava al
polpaccio ormai.
Le gambe si bloccarono da sole, con un fremito, e fui costretta a
portarmi una mano alla bocca per non vomitare. L’orlo del
vestito toccò il fatale liquido: angosciata e spaventata lo
ripresi velocemente in braccio, sporcando l’accappatoio e la
mano; ignorai le macchie umide, e ripartii.
Finalmente raggiunsi la porta: afferrai il pomello, lo strinsi, la
porta non scappò.
Sorrisi soddisfatta, feci scattare la serratura, aprii…
Quando spalancai i battenti, tutto il sangue era svanito.
Le gambe non mi sorreggevano: ogni passo era una scalata; i capelli,
che, a causa delle cure che avevo loro negato, si erano arricciati in
più boccoli, mi sfioravano il viso, infastidendomi: tirai
indietro alcune ciocche con una spilla.
Provai a truccarmi, ma le mani tremavano tanto, troppo, e dovetti
rinunciarvi.
Cosa si diceva quando si era nel panico? Ah sì: espira,
inspira, espira, inspira….
Probabilmente era un metodo difettoso, con me non funzionava.
Avrei provato con una crisi di pianto isterico più tardi:
tanto non mi ero truccata, non avrei creato oscuri aloni neri sulle
guance.
Ci potevano essere due spiegazioni “logiche” per
l’episodio della doccia: una, la più probabile,
che ero pazza e che erano state delle allucinazioni; la seconda,
probabile anch’essa ma piuttosto strana, che era stata
un’illusione non mia, bensì di qualche vampiro che
aveva voluto farmi un dispetto.
Iniziai a riflettere: nonostante la situazione paranormale che stavo
vivendo non mi sentivo ancora così pazza da immaginarmi le
cose, così decisi di escludere la prima opzione.
Rimaneva il dispetto…Ma di chi? E perché? Cosa
avevo fatto per meritarmelo?
Mi balenarono in mente le parole di Zefir:
Non saresti dovuta
andare in biblioteca; quando lo dirò a Logan, si
arrabbierà sicuramente.
Effettivamente, da qualche tempo Logan mi evitava, trascurando sia di
parlarmi, che di incontrarmi o portarmi tra le nostre lenzuola, nuda e
avvinta a lui come sempre era stato.
Era estremamente bizzarro…come se non mi desiderasse
più.
Non potevo certo dirmi dispiaciuta, ma vedere Logan che rientrava in
camera e si coricava senza nemmeno guardarmi, come se fossi stata un
semplice soprammobile, beh…era straziante.
Io non amavo Logan.
Come avrei potuto? Aveva reso la mia vita un inferno.
O ero stata io?
Uscii dalla stanza, completamente persa nei miei pensieri.
Sapevo bene cosa voleva significare l’indifferenza di Logan:
era un modo come un altro per farmi capire che non c’erano
più speranze, né per me, né tantomeno
per i miei amici.
Avevo sempre avuto la sciocca convinzione che Logan mi amasse; lo avevo
immaginato dal primo sguardo, dal primo sorriso di scherno, dalle prime
sprezzanti parole, dal primo bacio…Non avevo mai preso in
considerazione altre ipotesi: che lui non provasse per me qualcosa di
sincero appariva come un’idea insostenibile e, purtroppo per
me, del tutto possibile.
Non potevo permettermi però di perdere la fiducia del mio
amante: e per cosa poi? Uno stupido, bellissimo, stranissimo,
misteriosissimo, affascinante vampiro acculturato non era un motivo
valido.
Io avevo dei progetti.
Avevo un piano.
Ma se Logan avesse continuato a rifiutarmi….cosa avrei fatto
poi io?
Alcune risate leggermente contenute ruppero il silenzio; mi voltai
verso l’atrio: alcuni vampiri mi guardavano, e sorridevano
con strana furbizia.
Erano due settimane che non vedevo altri vampiri, all’infuori
ovviamente di Logan e Zefir.
Dov’erano
stati?
“Non sei ancora andata dai tuoi mortali, Sarah?” Il
vampiro che aveva parlato scoppiò in una risata assordante,
seguito presto da tutti gli altri.
Mi fermai, guardandoli storto (ma
l’ombra del temibile presagio già incombeva su di
me): “Cosa intendi dire?”
Il bellissimo moro (non rammentavo il suo nome…forse era
qualcosa che c’entrava con una parola greca….forse
Zemia*….) rise ancora più forte, lasciandomi
basita.
Lasciato il dubbio che fosse stato Logan a farmi quello scherzo di
inizio serata, mi ero in effetti chiesta come mai avesse rinunciato a
vedermi di persona mentre paventavo l’orrore; che avesse in
serbo per me qualcosa di più grande, un disegno superiore?
Sbiancai, e mi precipitai alla cella invisibile... Non vedevo Logan da
nessuna parte, e quello non era un buon segno.
Scesi le scale di corsa, inciampai nel vestito, lo sollevai, evitai una
rovinosa caduta; quando arrivai all’imboccatura del ponte mi
fermai, per riprendere fiato…Sentivo odore di morte.
Finalmente, feci la mia comparsa sul ponte: tutti si voltarono verso di
me, ed io mi sentii incredibilmente potente…Ma fu solo un
istante.
Guardai stupita la scena che mi si parava davanti: perché
Takao stava urlando, e le ragazze piangevano, ed erano tutti inorriditi
e spaventati e innocenti e Logan e Zefir erano insieme
lì, sullo spiazzo dove solitamente stavo io, e
l’uomo che Zefir teneva per il colletto sembrava senza vita e
grottesco?
Il mio biondo amante si voltò verso di me, sorridendomi
malignamente: “Mancavi solo tu…”
Avanzai a passi rapidi, credendo che, se li avessi raggiunti in tempo,
sarei riuscita a togliere quell’uomo dalle mani di Zefir, e
lo avrei salvato, e forse il peccato sarebbe stato davvero lavato via
con un po’ d’acqua allora, dopo una così
buona azione.
Ma non appena fui abbastanza vicina il vampiro gettò il
corpo nel vuoto sotto di noi, ridendo.
Mi fermai, sbarrai gli occhi, il respiro, per una frazione di secondo,
si mozzò: mi ero sbagliata, la mia vista mi aveva ingannata;
non era un uomo….Era un bambino.
Un bambino, puro e innocente.
Un bambino, simbolo di sincerità e bontà.
Un bambino, il cucciolo dell’uomo, una perla preziosa.
Un bambino…Un universo di sogni, fantasia, risate,
spensieratezza…
Pur sapendo che il mio ventre era sterile, avevo un grande istinto
materno.
Ma l’affetto era sconosciuto ai vampiri, era
un’emozione troppo mite: loro conoscevano solo passione e
odio, grande amore e profonda disperazione. Gli opposti della bilancia
li attraevano.
Ma quel bambino che colpa ne aveva?
“Non è stato divertente
Logan….” Era la mia voce? Quasi non la sentivo.
Lui annuì: “Hai ragione Sarah, non lo è
stato. Ma quando mai ti ho detto che lo sarebbe stato?”
Detto questo, scomparve.
“…Non so cosa dire….”
Molti annuirono…
“Mi dispiace….”
…Alcuni singhiozzarono…
“Vorrei consolarvi…ma non ho più
parole….”
…Altri non avevano ancora ripreso colore sulle gote.
Non capivo per quale motivo fosse stato ucciso
quel…quel…quell’innocente: per
dimostrare cosa? Un dispetto a me? A loro? ...Ad Armand? A chi? Quale
Dio poteva permettere una simile crudeltà?
Come avevo potuto
permetterlo io?
“Non succederà più…ve lo
prometto…”
Che crudele menzogna, non ci credevo nemmeno io.
Sarebbe ricapitato, ovviamente, ed io già lo comprendevo: i
vampiri uccidono ogni giorno, ogni giorno muore qualcuno, qualcuno
soffre ogni giorno.
E chi ero io per poterlo impedire, e per promettere loro che avrei
fermato ogni meschinità?
Tra l’altro, mi era improvvisamente chiaro che non poteva
essere stato un semplice dispetto a me; molti dei ragazzi parlavano di
patteggiare: avrebbero dato i BitPower per non dover più
assistere a simili morti.
Trasalii, sentendo i loro discorsi: “NO!”
Ai loro sguardi interrogativi e stupiti, continuai: “No, no,
no…Non dovete cedere! C’è sempre una
speranza, anche se incognita e lontana…Voi dovete lottare!
Per i vostri diritti e per i vostri BitPower!”
Avevo parlato con foga, senza riflettere sulle parole…Ero
ancora sconvolta.
Una mano gelida si posò sulla mia spalla, con delicatezza:
alzai lo sguardo, per incrociare subito gli occhi smeraldini di Zefir.
I miei pensieri erano confusi e annebbiati, ed il sorriso che mi
mostrò mi parve gentile e cortese: “Vieni con me
Sarah, sei stravolta…Logan vuole parlarti, ti ha convocata
in camera”
Annuii, non del tutto cosciente, ma guardinga; Zefir non era un vampiro
buono, né tantomeno era capace di provare pietà o
compassione…La sua malignità sembrava scomparsa
però.
Mi alzai, salutando con un cenno del capo i miei amici: colsi uno
strano sguardo in Yuri, come un ammonimento; io non capii, e uscii con
il rosso vampiro.
La mia più grande tentazione era inconfessabile,
così come la mia più grande speranza; avevo da
tempo dimenticato cosa fosse Dio, cosa il Diavolo, cosa il Giusto, cosa
lo Sbagliato.
Erano più di sette mesi che vivevo in quel luogo, e in quei
sette mesi ero stata completamente svuotata. Ero un guscio vuoto, una
conchiglia senza perla…Una goffa, orrenda cozza ammaccata.
Quella sensazione di confuso benessere che avevo provato con Armand
(davvero lo avevo incontrato? Sembrava così surreale, mentre
camminavo vicino ad un vampiro così comune come
Zefir…) era totalmente svanita, come se non
l’avessi mai provata; dubitavo persino che fosse stata reale.
Un brivido di freddo mi percorse; guardandomi intorno, mi accorsi di
non conoscere quel corridoio: eppure non ero molto lontana dalla
prigione sotterranea, vedevo ancora la luce che illuminava la cella.
…Mi resi conto soltanto in quell’istante di stare
seguendo Zefir.
Mi fermai all’improvviso, spalancando gli occhi: da quando IO
seguivo Zefir? Da quando davo retta alle SUE parole? …E da
quando mi sentivo così fiduciosa da addentrarmi in un
corridoio ignoto con LUI?
Ero stata una stupida…Una completa sciocca.
Zefir si fermò, guardandomi con malcelata malizia; valutai
per un secondo quante possibilità avessi di fuggire, ma il
numero si rivelò essere sotto lo zero.
Sapevo che molti vampiri mi desideravano: rubare la compagna umana del
vampiro capo era un’impresa non da poco…Li
allettava.
Sapevo anche che Zefir in particolare mi bramava: non comprendevo molto
la ragione, ma a modo suo mi amava follemente, forse troppo; solo un
motivo lo aveva tenuto lontano da me: le regole dei vampiri.
1°
regola:
Qualunque vampiro
uccida un altro vampiro verrà sottoposto, a seconda del
movente, ad esilio, tortura, morte.
2° regola:
Qualunque vampiro
venga scoperto a violare l’amante di un altro vampiro
verrà ucciso; se il vampiro accusato dimostrerà
di avere il permesso del vampiro oltraggiato, allora verrà
assolto.
Così me le aveva spiegate, sommariamente, Logan.
Erano le uniche regole che conoscevo, e probabilmente le uniche che
esistevano: da quanto ne sapevo l’esilio e le torture erano
la strada principale verso le porte dell’Ade, e questo
rendeva totalmente inutile la terza punizione.
Quando Zefir mi spinse contro il muro, capii immediatamente
qual’era il subdolo piano vendicativo del mio biondo vampiro:
aveva dato il suo permesso a Zefir, e inutili sarebbero state le mie
grida, le mie lacrime.
Inutile sperare che qualcuno mi salvasse.
Ero sola, e Zefir lo sapeva perfettamente…Se non avessi
opposto resistenza sarebbe stato meno doloroso, forse: ma cosa potevo
saperne io, alla fin fine?
La cosa più assurda dello stupro era che, sebbene tutti
sapessero come funzionava, faceva sempre paura.
Ed io di paura ne avevo tanta.
…
Zefir aveva le unghie laccate di nero, chissà
perché non le avevo mai notate.
Ero
totalmente nuda, persa nel nulla assoluto; mi guardai intorno, ma vidi
solo bianco: sentivo dei gemiti, e delle urla di donna, ma il suono era
distante, e non mi riguardava.
Mi
piaceva stare in quel luogo, quel limbo: un vento mite mi sfiorava,
confortevole, e mi dava sicurezza; la luce soffusa che si propagava nel
vuoto era dolce, ed il modo in cui mi accarezzava mi ricordava
vagamente l’affetto di una madre per sua figlia.
Improvvisamente
caddi nel vuoto: la caduta fu così inaspettata che non ebbi
nemmeno il tempo di accorgermene; ancor prima di poter urlare, mi
ritrovai a terra.
Mi
alzai sulle ginocchia, ma una forte raffica di vento mi
buttò nuovamente a terra: la tastai con le mani, scoprendo
con sorpresa di trovarmi su un terreno di sabbia.
Strizzai
gli occhi, poi mi guardai attorno: mi trovavo in un deserto.
Riuscii
ad alzarmi, barcollante; il vento era fortissimo, e sollevava grandi
nubi di sabbia che, venendomi contro con violenza inaudita, pizzicavano
ed entravano nelle mie parti intime, ed inutili erano i miei tentativi
di coprirle: i granelli, infidi e veloci, trovavano
l’apertura, e lì si infiltravano.
Avevo
le lacrime agli occhi, irritati dalla sabbia e dal dolore, e la gola
era diventata secca; volevo urlare, ma ben altre urla oscuravano le
mie: i gemiti e le grida di donna, che nel limbo erano ovattate e
lontane, in quel deserto erano strazianti, chiare, e coprivano ogni
altro suono.
Coprii
le orecchie con le mani, sopportando a fatica quel dolore penetrante;
d’un tratto sentii la sabbia scorrere sotto i miei piedi,
fino a quando sotto di me non ci fu altro che il nulla...Precipitai.
…
Stordita,
mi ritrovai distesa a terra, ancora nuda, ancora dolorante; per fortuna
il suolo era freddo, e mi rinfrescò un po’ dopo le
tempeste di sabbia.
Mi
alzai a sedere, strofinandomi le braccia con le mani: mi sentivo
vulnerabile.
Iniziai
ad osservare il nuovo luogo in cui mi trovavo: davanti a me si
innalzavano rocce argentate, non più alte di un metro; il
pavimento, che io avevo percepito così fresco, era molto
simile ad una specie di gelatina liquida, sopra la quale non si
affondava, ma che non sembrava nemmeno molto solida. Provai ad
immergervi una mano, ma un brivido di morte mi sfiorò, e
dovetti ritrarla.
Il dolce
canto che incantò i marinai
Nulla
sarà in confronto al tuo
Dolce
principessa, bellissima bimba
Ami
e piangi, e non sai consolarti
Senti
le mani, nere le unghie
Ti
strappano la pelle, ti rubano gemiti
Freddo
il ventre, vuoto il grembo
Vorresti
salvarti, ma non hai Principe
Soltanto
stregoni, vampiri, folletti
Creature
maligne in un mondo di belve
Tu,
bella rosa, peccatrice pentita
Avrai
la tua rivincita, ma non solo quella
Tanto
dolore, tanta sofferenza
Bugie,
indifferenza, crudeli omicidi
La
morte apparirà buona
La
vita un terribile obbligo
Ma
noi siamo pronte, ti aiuteremo
Affidati
alle Syrens
Dolce
principessa, bellissima rosa
Pronto
per te il regalo
Ma
difficile la scelta
Deciderai
la via da seguire
Sanguinerai
Urlerai
Gemerai
Implorerai
Supplicherai
Ma
ti alzerai
Lotterai
Piangerai
Ma
non te ne curerai
Continuerai
Avanzerai
Amerai
Vivrai
Morirai
Resusciterai
Ma
morirai ancora
I
tuoi cari moriranno
La
tua casa crollerà
Ma
tu non temere
Se
saprai resistere potrai sopravvivere
Ed
allora salverai i tuoi cari
Ricostruirai
la tua casa
E
morirai felice
Tu
affidati alle Syrens
Dolce
principessa, bellissima bimba
Mi
alzai, girandomi su me stessa alla ricerca delle donne che avevo
sentito parlare in coro; non riuscivo a trovarle.
Come
facevano a sapere tante cose? Le loro parole mi
spaventavano…non capivo quante fossero vere e quante
semplicemente nefaste.
Ed
infine eccole, le Syrens: belle, superbe, aggraziate, affiorarono dal
terreno, con voci soffuse ed un canto leggero.
Mi
avvicinai, ed il cuore si fermò in gola: non erano
aggraziate, anzi, erano mostruose, bestiali, atroci.
Mani
dalle dita di rettile, palmate, con squame, si aggrapparono alle rocce,
unghie lunghe ed uncinate le tagliarono; visi androgini, dagli occhi
dilatati e dalle labbra inesistenti, mi scrutarono; corpi scheletrici,
lunghissimi, azzurri, si allungarono sotto il pavimento trasparente.
Eccole
le Syrens, calve sirene demoniache; nessuna parlò, nessuna
nominò il canto che avevo sentito: una soltanto mi si
avvicinò, e recava con sé due fagotti.
Conoscevo
qualche leggenda sulle Syrens, ma non vi avevo mai creduto:
ennesimo errore.
Guardai,
cauta, e spalancai la bocca per la sorpresa: erano due neonati.
Il
primo, nella mano destra della Syren (che scempio che fosse una
creatura come lei a tenerlo!), era biondo, roseo, aveva gli occhi
cerulei e le guance piene di vita: mi sorrideva, ed io smaniavo di
stringerlo al petto.
Il
secondo era molto diverso: nella mano sinistra della Syren, era
pallido, magro, gli occhi riflettevano una luce sanguigna ed i capelli
erano neri come la pece; piangeva, si agitava, stava male.
Le
Syrens avevano parlato di una scelta: ma quale?
Nessuna
parlava, nessuna mi spiegava cosa dovessi fare; dovevo capirlo io.
Guardai
i due bambini, mordendomi il labbro, indecisa: cosa avevano detto nel
canto?
Salvare
i miei cari…ricostruire la casa…Disgrazie,
sciagure…Lottare, resistere…
Sgranai
gli occhi: avevo capito.
Avrei
dovuto decidere quale dei due bambini avrei
salvato…lasciando l’altro al suo destino.
Per
quale dei due avrei combattuto fino alla morte?
Li
osservai a lungo, soffrendo atrocemente; infine feci la mia scelta.
…
Le
Syrens sparirono, lasciandomi il fagotto in braccio.
Sorrisi
amorevole al bimbo, accarezzandogli i capelli corvini:
l’altro avrebbe avuto una vita splendida anche senza di me;
al contrario, il bebè che tenevo in braccio aveva bisogno di
cure, ed io, per una volta, volevo fare del bene a qualcuno. Per lui.
Per me. Per Noi…Sì, anche per quella parte di me
che reprimevo. Anche per Lui.
I
piedi affondarono nella gelatina trasparente, senza che potessi
impedirlo; ormai avevo compreso come funzionava: dovevo semplicemente
lasciarmi cadere, attutendo la caduta come potevo.
Al
mio atterraggio, il fagotto non era più tra le mie braccia:
sapevo che sarebbe successo, ma non potei impedirmi di soffrirne.
Per
distrarmi, osservai il luogo in cui ero finita: il pavimento era di
cristallo nero, il resto era solo buio.
Passo
dopo passo, attenta a non cadere, esplorai i dintorni: sembravano non
esserci confini.
Nel
buio, all’improvviso, una mano mi ghermì il polso:
mi voltai sconvolta, indietreggiando alla vista dello spettro luminoso
che mi aveva imprigionata nella sua morsa: era Zefir.
Mi
districai dalla presa, per poi correre lontano; lui, fluttuando, mi
seguì, con uno sguardo spento ed agghiacciante.
Mi
resi presto conto che fuggire era inutile: mi fermai, girandomi verso
il nemico; vidi con orrore che non era solo.
Migliaia di vampiri
lo seguivano, tutti bianchissimi, tutti …morti.
“Allontanatevi….Via…Via!
Via da me!”
Camminando
all’indietro, cercai di vedere tra loro dove fosse Logan: ed
eccolo lì, il mio amante capriccioso, con la stessa
espressione degli altri, con lo stesso pallore, con lo stesso sguardo
spento.
I
gemiti della donna (ti prego Dio, fa che non sia io quella donna, ti
prego! Fa che non sia io la donna che sta soffrendo così!)
si fecero più acuti, forti, disperati…Poi, tutto
d’un tratto, s’interruppero.
I
vampiri si fermarono, con la bocca semiaperta; si aprirono in due file,
lentamente, mentre una luce accecante avanzava in mezzo…
Mi
ci volle mezzo secondo per riconoscerlo: mi tendeva la mano con un
sorriso, in braccio teneva il neonato che avevo scelto, ed il suo
sguardo era vivo.
Gli
mostrai un sorriso tremolante, poi afferrai la sua mano.
Non rimasi a lungo lì, a terra, in quel corridoio
così vicino ai miei amici, umiliata e ferita; non rimasi a
lungo lì, a piangere: Armand venne a prendermi, ed io mi
addormentai fra le sue braccia.
Hai visto cose strane,
donna umiliata, amante tradita.
Hai conosciuto
l’amore di una madre, anche se non avrai mai figli.
Hai conosciuto la paura
dell’ignoto, anche se vivi nella Casa del Mistero per
eccellenza.
Ora sai di chi fidarti,
da chi diffidare, chi difendere, chi odiare.
Ma le Syrens non ti
hanno detto chi amare, contro chi lottare, quando farlo.
Il sangue ti sta ancora
seguendo, bellissima bimba, dolce rosa…
Ti è stato
concesso di scegliere: puoi versarlo in un calice, e sorseggiarlo, o
puoi affogarci dentro.
Cosa scegli, Sarah?
Ho già
scelto…
Fine
Capitolo
Innanzitutto metto l’immagine di Armand, che non ho messo nel
capitolo precedente per pura pigrizia xP:
http://image.forumfree.it/2/9/2/6/9/6/2/1246392076.jpg
Curiosità
(o meglio: un commento al capitolo)
Eccoci qua, a fine capitolo ^^
Allora…questo è un capitolo particolare; mi ha
fatta letteralmente dannare, impazzire!
Questo è il primo capitolo dove c’è un
minimo accenno di….horror, diciamo.
Mi rendo conto di non essere brava a incutere paura, ma
c’è sempre una prima volta, no?
La scena del sangue è stata difficilissima, un vero parto.
Poi…..le domande di Sarah e i suoi dubbi sono nella norma,
direi, quindi non mi soffermo.
Una questione che vorrei sottolineare è la
maternità: per ricordare che Sarah è una donna, e
risente della fisica attrazione che le donne hanno per i bambini.
Sbaglio?
Per quanto una possa odiare le creaturine urlanti che sono i bambini,
quando questi sono ancora in fasce, in grado solo di gattonare, sono adorabili:
c’ho riflettuto a lungo, e credo che sia perché
sono i nostri piccoli, e si sa che in natura il branco difende e ama il
piccolo.
Infine, la questione per me più pungente: lo stupro.
Ennesimo miio fermo proposito è non inserire nessuna scena
di sesso, in questa storia: qualche accenno semmai, e tanto lasciato
all’immaginazione.
Ma come fare con uno stupro, che NECESSITA di descrizione, per
imprimere nel lettore la sua crudeltà?
Ecco, io ho fatto una cosa che forse nessuno ha capito: ho fatto cadere
Sarah in un sogno incosciente, mentre accade
l’”atto”.
Un sogno che ritornerà….
Le Syrens le ho inventate prendendo spunto dalla canzone
“Ghost love score”, dove sono presenti versi come:
“A siren from the deep came to me, sang my
name….”
Ecco quindi da dove spuntano tali mitiche creature, di cui
posterò un disegno (se lo trovo nel mio archivio..)
La “filastrocca” è inventata, e non so
se ben riuscita. Lascio a voi il giudizio ^^
A proposito: il nome Zemia l’ho preso dalla parola greca (zemia), che vuole
dire “punizione”.
Recensioni:
Klarai: Ciao, e
grazie per la recensione…Grazie davvero! Ebbene, Zefir ti
incuriosisce ancora??X°D Io, personalmente, lo
ucciderei…UoU E detto da me..! Comunque grazie per gli
abiti: ammetto che AMO descriverli, li reputo…fondamentali,
quasi. Perché io prima di scrivere disegno, e voglio che il
lettore abbia in mente Sarah così come l’ho
disegnata io. Yuri dirà sempre poco, ma sarà
sempre importante. UoU è probabile che tu abbia
già capito tutto, perché in verità
è tutto molto scontato, banale e prevedibile.
Vabbè, io ci ho provato lo stesso X°D Kissone ^^
LesyHiwanov: Ciao
Lesy (se posso chiamarti così!)! ^^ Beh, grazie per i
complimenti, prima di tutto. In secondo luogo mi dispiace, ma
probabilmente questa storia sarà scontata come credi,
perché è incredibilmente patetica, nel suo
mistero. Mi dispiace se ti deluderò, sono sincera,
perché è la mia ultima intenzione. Tu intanto
dammi una chance, proverò a sorprenderti! Kissone
lexy90:
Sai Lexy, nella tua domanda hai raccolto una delle basi della storia:
Armand cosa vuole? Purtroppo si saprà solo negli ultimi
capitoli…Ti toccherà subirti l’ansia
che emana fino alla fine X°D! Fammi sapere cosa pensi di questo
capitolo…Kissone
Padme86: Amora mia!
*O* Dimmi, ti è piaciuto questo capitolo? Armand era LOGICO
che apparisse, lo so >>’’ Ma se hai
letto quello che ho scritto all’inizio sai la storia che mi
ha portato ad inserirlo XD Lui è un alleato importante,
sì…Un alleato che però ha mostrato
solo la faccia illuminata, e non quella coperta…Vedremo a
cosa porterà, eh?XD Aspetto la tua! Kissone
Aphrodite: *-*
Darling! –l’assale- Innanzitutto GRAZIE,
perché le tue recensioni mi riempiono il cuore di gioia
(come quella per Death on two legs..ma te ne parlerò con
calma poi). Mi comprendi in un modo sorprendente, più di
chiunque altro. Hai detto tutte cose giuste, così giuste che
è inutile che io le commenti a mia volta. Per
Carmelo….lo voglio anche ioooo! >O<
Pensi che sia quella la frase più importante? Non so dirti
francamente, può esserlo come non
può….L’esistenza di Sarah è
complessa, molto complessa. Ma ora ci sono le Syrens….Dimmi
che ne pensi del cap, la tua opinione è SACRA. Kissone ^^
Nena Hyuga: Ciao!^^
Capolavoro?°////°
Grazie!>.< Armand è un bel
ragassuolo, concordo! *O* Ed è anche un personaggio
piuttosto misterioso…trovi? I bladers (TUTTI) patiranno un
bel po’, fidati…^___- Grazie ancora di tutto Nena,
a presto! Kissone
Iria: Beh,
ultimamente in fatto di recensioni stai migliorando come
puntualità, va…>> Non
posso lamentarmi più di tanto. U.U’’ Per
la mia prevedibilità…Sì, lo so,
è la mia piaga. xP Abbiamo parlato a lungo su msn
delle mie intenzioni future sui bladers, quindi aspetta e sarai
esaudita ^^ Ebbene, tu questo capitolo l’hai già
letto, ma non mi hai mai detto nulla a proposito….Spero mi
darai la tua SICURAMENTE LUNGA E SERIA (XD) opinione ^O^ Kissone mia
socia ^_-
Traduzione della canzone
–dei Nightwish - :
questa è la
fine di tutta la speranza
di perdere il bambino,
la fede
di dar fine a tutta
l’innocenza
di essere qualcuno come
me
questa è la
nascita di tutta la speranza
di avere tutto quello
che avevo una volta
questa vita non
perdonata
finirà con
una nascita
non si
sveglierà da questo domani
per vedere
un’altra rosa nera nata
il letto di morte
è lentamente coperto di neve
angeli, sono caduti
prima ma io sono ancora qui
sola come se stessero
disegnando vicino
In paradiso il mio
capolavoro sarà finalmente cantato
questa
è…
Ferito è il
cervo che salta più in alto
e la mia ferita taglia
così profonda
spegni la luce e
lasciami staccare la spina
questa
è…
(?) senza una faccia
Desiderio di morte senza
una preghiera
fine della speranza
fine
dell’amore
fine del tempo
il riposo è
silenzio
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Ironic ***
Salve =)
Finalmente di
ritorno, eh? ^_-
Ho il capitolo
dopo di questo a tre quarti, quindi posso sentirmi abbastanza
tranquilla da pubblicare.
Non ho molto
da dire: è un capitolo di transizione, ma non credo lo
stesso che sia consigliabile leggerlo con poca attenzione…
Ogni minimo dettaglio è importante.
Ha tutto un
senso, anche se non sembra. =)
Vi auguro
buona lettura.
Kissone
Sybelle
Ironic
- Ironico
Dove
il dolore dimora il suolo è sacro
-Oscar
Wilde-
Le
increspature del mare scintillavano placide, illuminate debolmente da
qualche flebile raggio solare; le onde si infrangevano su una costa di
sabbia e scogli, con pochi arbusti ed un solo fiore, che fragile
sopravviveva nella roccia: il Sole era arancione, ma la sua luce non
era forte e sicura, anzi, era delicata e quieta.
Era
un’alba meravigliosa, che colorava il cielo con tinte calde e
rassicuranti, mentre il celeste prendeva pian piano possesso del nuovo
giorno.
Oh…era
un dipinto
così vivido che per un istante avevo sperato fosse reale. Era
l’unico elemento d’arredo nella camera da letto in
cui mi trovavo, se camera da letto, poi, potevo definirla:
più la guardavo più mi sembrava una grande bara.
Era una stanza
di pianta quadrata, piccola e scura –probabilmente
sotterranea-; qualche candela illuminava l’abitacolo, e
rimasi incantata nel constatare che quei ceri non si esaurissero mai.
Per il resto
non c’era granché: un vecchio armadio, un piccolo
tavolo, un letto incassato nel legno, con le lenzuola nere.
Ma il
quadro…! Troneggiava sulla parete di fronte al giaciglio, ed
io non potevo fare altro che invidiare il pittore, sicuramente vampiro,
che era riuscito a ritrarre il sole senza averlo nemmeno mai visto,
mentre io a malapena ricordavo cosa fosse!
Mi sedetti sul
letto, senza distogliere lo sguardo dal dipinto.
Avevo ovvi
motivi per credere che quella fosse la stanza di Armand; in
verità, quegli ovvi motivi erano tutt’al
più il ricordo di un momento umiliante e doloroso conclusosi
nelle sue braccia…
Ma era
successo davvero?
Ricordavo di
essere stata brutalmente ferita, eppure il mio corpo era pulito e ben
curato.
I
vampiri per guarire i tagli e le ferite usano gocce del loro stesso
sangue.
L’idea
che Armand potesse aver curato ogni parte del mio corpo mi faceva
rabbrividire…ma non era una cattiva sensazione. Anzi, provai
un qualcosa di insolito: mentre una parte di me reprimeva violentemente
quella sensazione, quasi disgustata, un’altra parte
l’anelava e la bramava, sentendola come il contatto con
l’unica persona da cui si vorrebbe essere toccati.
Mi sedetti
sulla sponda del letto, lisciando con una mano il corto vestito nero
che indossavo: mi arrivava a metà coscia, il seno era
coperto da due triangoli di stoffa le cui bretelle erano catene dorate
e sotto il petto scendeva a balze; era comodo e leggero, migliore di
altri ingombranti vestiti che avevo indossato: se l’avessi
detto a Logan, probabilmente si sarebbe ingelosito.
Già,
Logan…
Di certo
sapeva dov’ero: mi controllava, era nella mia mente; doveva
sapere dov’ero.
Perché
allora non mi richiamava, non tentava di riportarmi da lui?
Ero
lì dannazione, senza compagnia e pronta per essere
punzecchiata dalla sua irrisoria voce! Desideravo soltanto che mi
ricordasse che ero sua, che avevamo un patto e che potevamo ancora
convivere in “pace”, solo chiarendo gli ultimi
avvenimenti.
Ma lui non
c’era, la sua irrisoria voce non mi punzecchiava e le sue
candide mani non mi sfioravano da giorni.
Mi sentii
terribilmente trascurata – sola.
Mi era apparso
chiaro il suo profondo odio verso Armand, un odio di certo ricambiato
con la medesima intensità; eppure, tanto più mi
sforzavo, tanto più non ne comprendevo il motivo: i vampiri
erano creature crudeli, spietate, lussuriose, superbe, vanitose e
solitarie, ma tra di loro vi era una grande equità, un certo
rispetto.
Amavano
rubarsi la preda e giocarsi tiri a dir poco disonesti, ma alla fine
agivano sempre nell’interesse del gruppo. Sempre.
Forse
perché Logan era un capo temuto e potente, forse
perché sapevano di essere gli unici che potevano capirsi e
aiutarsi, fatto sta che non esistevano aperte rivalità.
O almeno lo
credevo… Eppure ricordavo bene l’astio di Armand
quando mi aveva chiesto se ero l’amante del bel biondo.
Iniziai a
pensare che forse Armand era pericoloso, che poteva esserlo non solo
per me ma anche per la comunità di cui ero prigioniera.
Cercavo
un’arma, un qualcosa di così terribile che avrebbe
potuto distruggere tutto ciò che io stessa avevo alimentato
e aiutato a crescere; Armand era indubbiamente quell’arma.
Mentre pensavo
a come acconciarmi i capelli, mi accorsi che era necessario che io
riordinassi le mie idee, perché la confusione mi stava
lentamente distruggendo: non riuscivo più a percepire spazio e tempo.
Mi trovavo in
una stanza sotterranea - probabilmente -, ma da quanto?
Forse un
giorno, forse di meno…o forse di più.
Purtroppo non
sapevo definirlo.
E da quanto,
invece, ero in quel castello?
Otto mesi,
forse. Forse di più…Di certo non di meno.
Dov’ero
stata tutto quel tempo? Com’era possibile che non mi fossi
accorta di nulla???
Mi resi conto
solo in quel momento –mentre intrecciavo i capelli dietro la
nuca- che le ciocche più lunghe arrivavano fin oltre la
metà della schiena: ricordavo con precisione che, quando
tutto era iniziato per me, arrivavano ben al di sopra della
metà del mio busto.
Incredibilmente,
quel cambiamento mi spaventò: stavo crescendo, ma sapevo
bene che la persona che mi guardava allo specchio non doveva avere
quell’aspetto, non doveva crescere con la mia anima.
Davvero, mi
spaventò.
Nell’allacciarmi
i sandali alla schiava che avevo trovato insieme all’abito mi
resi conto di avere bisogno d’aria: in quei mesi ero uscita
solo una volta, e non era di certo stata una passeggiata…In
tutti i sensi.
Se avessi
provato a varcare le soglie del palazzo mi avrebbero fermata?
Sì,
di sicuro. Non avevo né l’autorità
né le motivazioni adeguate – o il permesso
– per farlo: ma io non respiravo più, sentivo solo
fumo.
Fumo che
avvolgeva le narici, gli occhi, la pelle, il corpo, i sensi…
Gli odiosi
candelabri sorreggevano candele immortali e fuochi eterni sorgevano su
esse.
La mia mente
era invasa dalla nebbia: forse svenni.
Ancora la
stessa stanza, ma avevo dormito?
Non era
cambiato nulla, non c’era traccia di vita, nemmeno io stessa
potevo considerarmi Vita.
Vidi sul
tavolo una foto in una cornice, prima non c’era: mi avvicinai
confusa, la foto raffigurava il cielo stellato; volevo piangere dalla
gioia (era fuori, era aria, era cielo, era Luna!), ma non mi
uscì altro che un suono ovattato dalle labbra, come un
singulto.
Volevo uscire
da quella stanza, ma avevo paura di farmi vedere dai vampiri: le dita
di Zefir erano ovunque, mi graffiavano incattivite; gli occhi di Zefir
erano ovunque, spogliavano il mio corpo persino della pelle; la lingua
di Zefir era in un solo posto, ma lì
permaneva maliziosa.
Mi lasciai
andare ad un urlo che crebbe dal fievole all’acuto, e la mia
voce risuonò per un breve momento; toccai le pareti, il
quadro lo sfiorai soltanto: mi chinai a guardare cosa ci fosse sotto il
letto, ma lo spiraglio era talmente piccolo che non vidi nulla se non
buio – quel luccichio rosso era solo la mia
immaginazione…O almeno lo speravo.
C’era
un libro: era sigillato.
La copertina
era consumata e la lingua del titolo a me ignota: probabilmente era la
lingua dell’universo parallelo dei Bit Powers.
Provai a
rompere il sigillo, ma mi ruppi un’unghia, tagliandomi il
dito stesso: vi rinunciai, amareggiata.
In silenzio,
rimasi ferma sul mio posto, inerte. Così, come statua. Come
inerte bambola di porcellana.
Dovevo uscire
da quella gabbia: ero sempre stata coraggiosa, potevo farcela.
La porta era
lì, davanti a me, lo era sempre stata….
È
solo una porta Sarah, no?
È
solo una porta, no?
Cosa
può farti una porta?
Non ha denti,
né artigli, né veleno: ha solo un pomello.
Afferralo
Sarah, brava: ora muovi la mano, fai scattare la serratura, apri.
Dai Sarah, so
che puoi farcela.
Sarah…
ce la fai?
Dai Sarah,
voglio uscire…Fallo!
C’è
qualcosa di importante fuori da questa porta, lo so! Sento una strana
sensazione all’altezza del cuore Sarah, IO ce l’ho
ancora e sta soffrendo!
Non senti
questo fragore di pianti, e urla, ed ossa rotte? Non senti? Ascolta Sarah,
è tutto oltre questa porta!
Ho paura
Sarah, ma tu non puoi averla: io posso, tu no.
Tu sei la mia
maschera, Sarah: il tuo viso è il mio. Se tu non mostrerai
paura, io non ne avrò.
Forza, forza!
Ho fretta, il fuoco delle candele brucia la mia pazienza!
Corri Sarah,
corri Sarah!
Mi ritrovai a
correre per scale che non sapevo dove portassero, per corridoi che
emanavano solo gelo e stanze circolari dove niente aveva senso, nemmeno
quei quadri appesi al contrario.
Correvo e non
sapevo dove andavo, né perché ci andavo: volevo
controllo e stavo ottenendo caos.
Ma una forza
più grande di me mi portava… Giù per
le scale, lungo l’atrio principale, urtando spalle di vampiri
ed evitando in tempo ostacoli pericolosi: infine mi ritrovai nel
corridoio che portava alla Cella.
Ripresi fiato,
ma tremavo.
Avevo paura di
Zefir, dei suoi occhi, delle sue dita e della sua lingua:
l’immagine di un bambino piangente, magro e malato, si
presentò alla mia mente, ma fu solo il ricordo di un sogno…O
forse era la realtà, e Zefir il sogno?
Avevo un gran
mal di testa, ebbi un capogiro: mi ripresi, poggiando la fronte sul
muro di pietra; in un momento di calma e silenzio, percepii un rumore.
Vago,
inizialmente.
Un vocio
soffuso, pacato lì per lì: prestai attenzione a
tale mormorio.
Percepii le
lacrime del lutto.
Ed allora
sbiancai.
Logan non
poteva aver ripetuto lo stesso gioco! Non poteva aver voluto uccidere
un altro estraneo per i suoi capricci!
E
chissà quante comodità aveva tolto ai miei amici,
quanto cibo e quanti letti…!
In un leggero
fruscio del mio vestito scattai verso il ponte, furiosa: questa volta
avrei reagito diversamente al turpe crimine.
Avanzai a
grandi falcate, e Zefir non mi fece alcun effetto: Logan non
c’era.
Mi parve
strano non vedere il cadavere, ed ancor più strano mi parve
vedere Takao svenuto; non capivo perché c’erano
poche ma sincere lacrime, e non capivo il perché di tanto
pallore e tante labbra tremanti: non capivo quella strana sensazione
che mi suggeriva di guardare con attenzione chi c’era nella
cella…
…
… E
chi non c’era.
Ed io, nel
secondo più lungo di tutta la mia vita, vidi chi non
c’era.
“Certo
prof…certo….perchè posso chiamarti
così,, vero?”
“Kenny…”
Dov’erano le mie gambe? Non le sentivo più. E
nemmeno il resto del corpo, nemmeno i miei stessi pensieri.
“E’
caduto giù…” Si scusò il
guardiano, con un tono dispiaciuto per niente convincente, e
tutt’altro che serio.
Provai ad
immaginarmi K che veniva afferrato da Zefir, veniva azzannato e poi
veniva gettato come un rifiuto: qualche lamento inconscio
scaturì dalle mie labbra incredule.
Tranquilla
Sarah: non l’ha azzannato. L’ha toccato solo per
scaraventarlo nel baratro: pensandoci, forse era preferibile per lui la
morte per dissanguamento.
Pensaci,
è precipitato per miglia e miglia
nell’oscurità che conduce al Vortice Infernale,
vivo.
Il
ripresentarsi improvviso di Logan nella mia mente fu la
goccia… Quella di sangue, mi seguiva da giorni, mesi. Anni.
Odiosa
vocetta irrisoria, ti ho bramata: muori ora, bastarda insensibile! Io
soffro e tu ridi!
Non avevo il coraggio
di affrontare il dolore delle persone che avevo imparato ad amare: il
prof era morto a causa mia.
Che strano
modo ha la vita di rimediare alle punizioni non inferte; che strano
modo aveva di punirmi; se fossi rimasta, mi avrebbero punito anche i
vivi rimasti?
Non
posso crederci…Vivi…Sto parlando di VIVI RIMASTI!
“No…non
anche voi…” Non mi scese alcuna lacrima dal volto,
ma la mia voce piangeva.
Ebbi
nuovamente paura, e non lasciai a nessuno di loro il tempo di dirmi che
non era stata colpa mia, che la loro disperazione era giunta al limite
e che si arrendevano per sempre; non li consolai, non mi lasciai
consolare; scappai.
Ripercorsi i
corridoi, risalii e riscesi le scale, ritornai nell’atrio,
andai ancora a sbattere contro vampiri che non m’interessava
vedere in volto, mi precipitai in stanze che non conoscevo e rividi
quegli assurdi quadri appesi all’in giù: quando
giunsi infine in quel luogo sotterraneo da cui avevo desiderato
fuggire, furono ancora le braccia di Armand ad accogliermi ed a
stringermi con delicatezza.
Affondai le
unghie nella sua pelle e morsi con rabbia e frustrazione la sua spalla
nuda, ben sapendo di non fargli nulla: lui sopportò in
silenzio, impassibile, ed il suo sguardo era rivolto al corridoio,
verso il nulla.
Non volevo
nessun’altro in quel momento, a consolarmi: me ne resi conto
quando mi fece entrare e chiuse la porta con uno scatto secco; e se
anche Logan avesse visto il suo dolce sorriso nei miei confronti e ne
avesse voluto eliminare il proprietario per gelosia, io non me ne sarei
curata: la distruzione dell’animo non concede preoccupazioni
materiali.
“Dimmi
che sono cattiva…” Lo supplicai, poiché
in quel momento desideravo solo parole crudeli, sgarbate e reali: se
avesse osato sussurrarmi una sola parola cortese e consolatoria, sarei
stata capace di aggredirlo.
Il bel vampiro
mi scrutò a lungo, e sembrava profondamente rattristato:
“Non voglio mentire.”
“Allora
dimmi che sono una bugiarda…” Sussurrai,
realizzando solo in quell’istante che la parola
“cattivo” deriva dal latino captivus, prigioniero: ah
sì, era una prigione la mia testa, che comprimeva il
cervello, le idee e il buon senso!
“Sei
una bugiarda Sarah.” Pronunciò solennemente, e
scorsi mille pensieri e mille tormenti lottare tra loro nei suoi occhi;
mi sentii in dovere di ringraziarlo, e lui sospirò quando lo
feci.
“Sei
una bugiarda Sarah… Ma credimi quando ti dico che nella tua
colpa sei onesta, e che i veri bugiardi sono coloro che mentono a se
stessi credendo di non esserlo; hai ingannato, ordito, tramato e
programmato orribili congiure contro coloro che tu chiami a buon titolo
amici: eppure se potessi ti uccideresti pur di non doverlo
più fare.”
Si sedette sul
letto, e con un lento movimento mi accarezzò i capelli:
“Sei solo un essere umano, e solo esseri umani sono i tuoi
amici: sbagli, sbagliano. Morirai, loro pure; alcuni stanno morendo
ora, altri grazie a te potrebbero sopravvivere.”
Posai la mia
mano sulla sua, socchiudendo gli occhi: “Adesso come
potrò impedire loro di consegnare i Bit? Non vorranno darmi
retta.”
Armand mi
baciò la fronte: “Non puoi continuare a impedire
loro di difendersi: potrebbero iniziare a insospettirsi, non
credi?”
Compresi solo
in quel momento quale danno sarebbe stato, se loro avessero scoperto la
verità: “Sono intrappolata dalle mie stesse
menzogne. È una fine terribile, non volevo questo per
me.”
Lui
iniziò a baciarmi la guancia e l’incavo del collo
con veloci baci a fior di pelle: “Ah, solo questo non
volevi?”
Stordita lo
lasciai fare, ed a lungo rimasi a meditare su quella domanda: poi, non
so come, la dimenticai; iniziai invece a riflettere su una
considerazione che volevo esporre, ed infine cedetti al mio desiderio:
“Vorrei che tu avessi potuto conoscere Kei: Yuri dice che
siamo simili, ma non può sapere quanto siamo
diversi.”
Mi
fissò negli occhi, ed il suo sguardo fu così
intenso che ne rimasi catturata; con mano tremante gli sfiorai i
capelli, ed erano morbidi e setosi; lui mi lasciò fare, poi
semplicemente disse: “Io lo sto conoscendo, Sarah. Non
credere che la sua fiamma sia spenta: la sua condanna è
l’immortalità.”
Mi scostai
d’un tratto, infastidita: “Non scherzare col fuoco:
non c’è speranza che sopravviva, e tu lo
sai!”
“Eppure
sento di averlo conosciuto…” Soffiò.
Lo guardai
smarrita, e una scintilla di speranza si accese in me; con voce flebile
gli domandai come l’avesse trovato, ed un po’ di
orgoglio riempì il mio cuore quando capii che Kei era
più forte di me.
“Oh,
mi è molto piaciuto; anzi, credo davvero di essermene
innamorato…” Confessò il vampiro.
Mi venne
incontro, spingendomi contro il materasso: mi sorrise malizioso, per
poi baciarmi con dolcezza; fu semplice per lui togliermi
l’abito, e per me fu lo stesso con i suoi indumenti.
L’aria
sapeva di buono, come se le candele stessero bruciando un delicato
incenso; i cuscini erano estremamente morbidi, ed il corpo di Armand
era come un mare: a tratti lo attraversavano correnti fredde, a tratti
invece erano calde e confortanti.
“Perché non riesco a
resisterti?” Gli chiesi con un filo di voce, e
nel prendergli il viso tra le mani sentii un brivido di piacere e
timore.
“Perché non vuoi farlo.”
Rispose lui, e tutto divenne insignificante.
Svegliarmi nel
letto di Logan fu alquanto sconcertante: non ricordavo di essere stata
lì, il giorno prima; anzi, non avevo alcun dubbio sul luogo
dove ero stata e sulla persona con cui ero stata…
Gli unici,
pochi avvenimenti “felici” che avevo vissuto in
quel posto me li tenevo stretti, e nessuno sarebbe riuscito a farmi
credere che fosse stato un sogno.
Armand mi
aveva amato il giorno prima, e di questo ero assolutamente certa.
Ma allora
perché Logan non era con me? Perché non mi
guardava con disprezzo?
La sua
scomparsa dalla mia vita era incomprensibile: temevo ormai che tutti i
vampiri mi stessero nascondendo qualcosa… qualcosa che
invece avrei dovuto sapere.
Mi alzai,
vestendomi con il primo vestito che vidi nell’armadio: era un
completo da cavallerizza, con la gonna a pieghe nera e la giacca (a
collo alto, dalle spalle bombate e l’allacciatura sulla
schiena) azzurra; infilai gli stivali e legai senza troppa cura i
capelli in una coda alta, poi mi precipitai fuori dalla stanza: se
anche Logan mi avesse ignorato in eterno non contava, poiché
Armand non mi avrebbe negato una spiegazione.
Scesi
rapidamente le scale; cercai di non prestare attenzione ai soliti
vampiri che oziavano nell’atrio principale, eppure non potei
non fermarmi quando uno di questi mi chiamò con tono di
scherno.
“Sono
di fretta Francisco, vedi di sbrigarti.” Chiarii subito,
irritata.
Francisco era
un vampiro veramente suo generis, una creatura interessante: quando era
giunto sulla Terra la sua prima vittima era stata un chitarrista
metallaro, e Francisco ne era rimasto talmente abbagliato da decidere
di plasmare il proprio aspetto in suo onore.
Si presentava
ora come un pallidissimo ed incantevole rocker dalla folta chioma nera,
le braccia tatuate ed i vestiti cigolanti. A quanto ne sapevo Logan lo
teneva in altissima considerazione.
Con
Baldazarre, Zefir e Mathias Francisco completava il gruppo dei favoriti
del mio biondo castigatore.
Non potei fare
a meno di interrogarmi su quale ruolo avesse assunto Armand in quella
gerarchia sociale che si era istituita nel castello.
Comunque
Francisco non colse la mia provocazione, anzi, non esitò a
prendersi tutto il tempo necessario, prima per intrappolarmi con il suo
sguardo ammiccante, poi per deridermi spudoratamente.
Puntò
i suoi occhi castani sul mio profilo, sghignazzando (ritenni che per
lui una donna non era degna che di questo: il suo disprezzo):
“Ma quanto siamo carine oggi! Vai forse ad una
festa?”
Chiusi gli
occhi a fessura: “Perché tu di certo troveresti un
motivo per festeggiare. Sbaglio?”
Sorrise:
“Ammetto che ho un debole per i funerali. Soprattutto quelli
degli umani schiantati al suolo!” Così detto
scoppiò in un’isterica risata malevola.
Persi la
testa. Oh, la persi davvero.
“Non
permetterti di parlare così di lui! Non
permetterti!” Urlai, e sentii ogni parte del mio corpo
bruciare di rabbia e disperazione.
Potevano
insultarmi, ferirmi, umiliarmi e deridermi quanto più li
aggradava, poiché ero solo una bambola di pezza e non
ritenevo di meritare un trattamento migliore: ma non dovevano nemmeno
osare offendere un innocente morto, men che meno se
quell’innocente era tutto ciò di cui
m’importava.
“…Ooooh…Sennò
che mi fai? Mi fai la bua?” Rise ancora.
A quel punto
avevo più possibilità: girare i tacchi e andare
da Armand, urlare ancora rendendolo ancora più ilare,
oppure…
Ora come ora
ritengo sia il caso di dire che feci la scelta più
sbagliata: eppure non credo che difendere la memoria di un amico sia
una scelta poi così sbagliata.
Se io fossi
stata al posto di K, avrei voluto che lui difendesse la
dignità umana che ancora mi rimaneva, seppur nella morte.
C’era
una torcia appesa al muro, a poca distanza da me: in un momento di pura
follia non vidi altro che la sua fiamma; l’intelligenza di un
vampiro non può battere in alcun modo
l’imprevedibilità di un individuo arrabbiato, e
così Francisco non potè neanche lontanamente
immaginare i miei piani.
In un istante
la fiaccola era nelle mie mani, l’istante dopo corrodeva i
vestiti e la pelle del mio avversario: molti vampiri accorsero in suo
aiuto, altri digrignarono i denti e spalancarono le bocche ringhiando
con le loro fauci assassine in mia direzione.
Alcuni
provarono a ghermirmi, a catturarmi, ma io mi ero fatta furba ormai:
prima che potessero farmi qualunque cosa, ero già giunta
davanti alla porta di Armand.
Sentii le loro
grida ed i loro insulti, ma non me ne importò nulla.
Risi fino alle
lacrime, e ringraziai il cielo con cuore pieno di gioia.
Avevo quasi
ucciso un vampiro… E se non fossi morta prima, chi lo sa?
Forse uno sarebbe diventato dieci, forse dieci sarebbe diventato
mille…
Sorridi?!
Sorridi?! Hai anche l’ardire di farlo?
L’impudenza
non ti manca, caduca rosa: gli innocenti muoiono e tu, criminale, ridi
e gioisci delle tue violenze.
Oh
Sarah, sappiamo che non sei cattiva… Sappiamo che ridi
perché hai ritrovato la speranza.
Però
sei prigioniera: prigioniera della tua utopia.
Puoi
sognare, nessuno ti vieta di farlo.
Ma
forse aprire gli occhi ti aiuterebbe, captiva.
Guarda
con attenzione Sarah, ascolta i segnali.
Ad
una sola persona dovresti associare la parola
“bugiardo”.
Giochiamo,
ti va? Indovina a chi…
Se
vinci avrai una bambola, piccola fanciulla… O forse una
tomba.
Tutta
per te.
But
death can’t win again, can it? So smile, smile,
smile…
Fine
Dunque…
è un capitolo un po’ movimentato, per certi versi.
^^
Riassumiamo,
vah!
I punti
importanti sono, ovviamente:
- il nuovo
amore sbocciato tra Armand e Sarah, sviluppatosi in pieno, aggiungerei.
O.ò
- la morte di
Kappa
-
l’attacco a Francisco
So che la
morte di Kappa non renderà troppa gente triste, ma avevo
bisogno di partire da un personaggio che, nel suo piccolo, ha fatto la
storia di bey.
Ed in questo
contesto diventa estremamente importante…
Poi
vediamo… passiamo alle curiosità ^^
Curiosità
In seguito
agli sviluppi della storia, ho deciso di porre, come definitivo
epilogo, un chiarimento di ogni parte confusa. Insomma, nei capitoli
inserirò tante piccolezze che con il tempo si
dimenticano… Io le ricorderò e darò
loro significato.
La stanza di
Armand l’ho presa da un’immagine che si
è radicata nella mia mente: penso fosse l’immagine
di un gioco su internet, comunque mi aveva affascinata.
Il modo di
curare che utilizzano i vampiri non è una mia invenzione,
bensì è una creazione di Anne Rice.
Il tempo nella
storia non è ben definito per scelta: essendo tutto visto
dalla mente di Sarah (piuttosto confusa, converrete), anche il tempo
è deformato.
La canzone
(Ironic di Alanis Morissette) è stata una scelta casuale,
dovuta ad un testo che ho sempre amato.
Purtroppo non
ho modo di rispondere alle vostre bellissime recensioni, per le quali
vi ringrazio con tutto il cuore e tutta l’anima.
Spero che il
capitolo vi sia piaciuto ^^
Traduzione Ironic:
Un vecchio
compì 98 anni
Vinse alla lotterie e
morì il giorno dopo
È una mosca
nera nel tuo Chardonnay
È un
assoluzione della pena di morte due minuti troppo tardi
È ironico,non
credi
È come la
pioggia il giorno del tuo matrimonio
È un giro
gratis quando hai già pagato
È il buon
consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe
pensato,funziona
Mr Gioco Sicuro aveva
paura di volare
Fece la valigia diede il
bacio d’addio ai suoi figli
Aspettò tutta
la vita per prendere quel volo
E mentre
l’aereo si stava per schiantare lui pensò
"bene non è
perfetto"
ed è
ironico,non credi?
È come la
pioggia il giorno del tuo compleanno
È un giro
gratis quando hai già pagato
È il buon
consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe
pensato,funziona
La vita ha un bel modo
di infierire su di te
Quando pensi che tutti
è okay è tutto sta andando bene
E la vita ha un bel modo
di aiutarti
Credi che tutto sia
andato male e tutti ti scoppi sulla faccia
Un ingorgo quando sei
già in ritardo
Un cartello
“no smoking”durante la tua pausa sigaretta
È come
diecimila cucchiai quanco tutto ciò di cui hai bisogno
è un coltello
È conoscere
l’uomo dei miei sogni
E dopo incontrare la sua
bellissima moglie
Ed è
ironico,non credi?
Un pò troppo
ironico,lo credo davvero
È come la
pioggia il giorno del tuo compleanno
È un giro
gratis quando hai già pagato
È il buon
consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe
pensato,funziona
La vita ha un bel modo
di infierire su di te
E la vita ha un bel modo
di aiutarti.
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Capitolo 9 *** Whisper ***
Ho appena cominciato a scrivere il decimo capitolo, quindi mi sento
abbastanza sicura di poter pubblicare. >.<
Dico giusto due parole: nel quadro originale avevo intenzione di
svelare dove caspio è finito Kei nel prossimo capitolo, ora,
invece, lo svelerò tra due capitoli. C’est la vie!
°-°
La morte di K ora
non ha un gran risalto, ma c’è un motivo preciso
che mi ha indotto a designarlo a prima vittima.
Spero apprezziate questo nuovo capitolo.
Buona lettura
Sybelle
Whisper - Sussurro
Le donne hanno un istinto
meraviglioso, scoprono tutto, meno ciò che è
evidente.
-Oscar Wilde-
Spalancai le porte con il sorriso sulle labbra:
“Armand!”
Sapevo che mi avrebbe aiutata, e che sarebbe stato al mio fianco nella mia lotta contro il suo mondo, e saperlo
mi donava un senso incontrollato di fiducia.
Rimasi con le braccia spalancate e la speranza in viso a lungo, e
aspettai che il respiro tornasse regolare prima di decidermi a rendermi
conto della realtà: Armand non c’era.
Guardai spaventata la camera spoglia. Vidi un mantello nero sul letto:
mi avvicinai, e notai un biglietto adagiato sul fiocco di seta ceruleo
(che serviva per chiudere il soprabito all’altezza della
clavicola). Lo presi con febbrile speranza: “Recati in Biblioteca,
e lì attieniti a ciò che ti chiederò
di fare. Porta con te il mantello, non farti vedere.”
Firmato: Armand.
Bruciai con scrupolosa attenzione il biglietto, poiché avevo
imparato a non lasciare nulla al caso: presi l’indumento, e
guardinga cercai la strada più deserta per la Biblioteca; fu
estremamente difficile orientarsi, poiché non sapevo come
arrivare alla mia meta dalla stanza in cui mi trovavo.
Infine, comunque, giunsi inaspettatamente davanti a quel portone ormai
familiare.
Bussai, azione tanto inutile quanto priva di senso: nessun vampiro si
avvicinava alla biblioteca.
Perché?
Senza aspettare alcuna risposta entrai, e come previsto Armand mi
attendeva elegantemente seduto di fianco al tavolo, con un libro in
mano (per ingannare il tempo, immaginai).
Non appena mi sentì alzò lo sguardo su di me,
rimanendo assorto per un tempo indefinito: non osai disturbare i suoi
pensieri, ma quando mi accorsi che si era decisamente perso nel
turbinio della sua mente, allora mi schiarii la voce, richiamandolo al
mondo reale.
Mi sorrise appena, con sguardo dispiaciuto: “Perdonami,
quando sono con te sento di poter riflettere con calma ed aspettare che
la riflessione sia conclusa, prima di agire.”
“Perdonato…” Esordii, richiudendo la
porta dietro di me: “Ma che succede?”
Sospirò, portando una mano sugli occhi.
Mi sembrò stanco e spossato, e se fosse stato umano avrebbe
potuto sembrare vecchio, in una simile situazione; non era strano?
Sì, mi risposi. Era strano.
“Non so a quali conseguenze porterà tutto
ciò. Siamo un errore Sarah.” Sussurrò,
facendosi cadere sullo schienale della sedia.
“Stai mentendo!”
Mi guardò sorpreso, forse colto sul fatto: non si aspettava
che avrei capito… La sua maschera non aveva mai ceduto,
probabilmente. Io d’altronde leggevo la farsa nei suoi modi.
Mi stava ingannando, fingeva di avere paura.
Credigli Sarah,
credigli! Devi fidarti di lui! Lui non è Logan!
Io mi fido di Logan!
Io no! Armand mi ama!
E Logan ama me!
“E’ nella mia natura…” Si
giustificò, con un filo di voce.
“Ma credimi: la parte più pura di me prima ha
parlato, ed era sincera. Vieni, avvicinati, osservami: io non ti
tradirò.”
Non sapevo se credergli, ma lo stesso avanzai verso di lui.
Armand mi abbracciò la vita, e poggiò il suo viso
sul mio bacino: gli accarezzai i capelli, e pensai che nonostante tutto
potevo affidarmi a lui come lui si stava abbandonando a me.
L’amore è un gioco crudele: ti porta a credere che
una persona abbia bisogno dei tuoi sacrifici e ti distrugge
silenziosamente da dentro. Annienta il controllo, la calma,
l’amor proprio.
Fagocita e inghiotte tutto, ed infine sputa gli avanzi.
A questo si riduce l’anima.
“Perché il mantello?” Chiesi,
continuando a sfiorare i suoi capelli: erano morbidi e setosi, e
sapevano di fresco, potevo sentirlo anche al tatto.
Alzò lo sguardo verso di me, e piano si alzò: mi
sovrastò con la sua altezza, ma non sciolse
l’abbraccio.
“Non voglio che tu prenda freddo fuori.”
Freddo?
Fuori?
Pensai che mi stesse illudendo, poi di aver frainteso io stessa; ma le
parole hanno un significato solo, generalmente, e freddo e fuori
volevano davvero significare freddo
e fuori.
“Peccato che io non possa uscire allora.” Commentai
con un sorriso amaro.
“Sai, mi è giunta voce che serva il permesso di
Logan.” Precisai.
Sentii il suo corpo irrigidirsi, e mi parve di rivivere la stessa scena
di quando ci eravamo conosciuti: al nome “Logan”
Armand si infuriava.
E così fu.
Si scostò da me, irato, e per un momento soltanto desiderai
trovarmi altrove: non avevo mai provato paura di fronte ad Armand.
Non in quel modo almeno.
“Logan! Vogliamo parlare veramente di Logan? Non è
che un vampiro con le zanne un po’ più lunghe e le
ambizioni un po’ più grandi! Quanto credi che
valga il suo permesso di giorno, quando giace nel suo letto? Non
è tanto più potente di un vampiro comune,
né tanto più lungimirante. Lui elargisce
permessi, io ti offro possibilità!”
Ero impietrita: la voce di Armand era divenuta accesa e tonante, ed i
suoi modi frenetici e disumani.
“Scusami.” Soffiai, e la mia voce fu un rantolo.
Non sapevo nemmeno di cosa mi stavo scusando.
Lui si fermò e si zittì, e capì dal
mio sguardo di aver esagerato; mi si avvicinò, poi
sfiorò la mia fronte con le labbra: “Perdonami tu,
ti ho aggredita senza che tu avessi colpe. È
un’antica rivalità…”
Ridacchiò, e sotto le palpebre chiuse immaginai un universo
di ricordi e rimorsi.
“Uscirai di giorno.” Decretò poi,
risoluto: “Io ti aprirò le porte, e nessun vampiro
ti fermerà.”
Era un piano privo di logica: mi avrebbero scoperta subito, e le
conseguenze sarebbero ricadute sui miei amici.
Glielo feci notare.
Armand mi strinse delicatamente le mani, catturando i miei occhi con il
suo sguardo: “Sarah, è di vitale importanza che tu
ti fidi di me! Dunque, ti fidi?”
Abbassai lo sguardo, poiché il suo era insopportabile da
reggere: “So che ti amo…”
Lui non sorrise, io neppure: entrambi sapevamo che non si trattava di
amore…
“Però non so se mi fido.” Conclusi,
sospirando ad occhi chiusi.
…Ma di fiducia.
L’amore è un sentimento irrazionale, sorge
dall’animo e acceca la mente; la fiducia, al contrario, va
guadagnata, ed il suo costo è alto.
Io non riuscivo a fidarmi di Armand, come non riuscivo a fidarmi di
altri: mi fidavo di me stessa? No.
Il vampiro si passò una mano tra i capelli, e non mi
guardò; improvvisamente scomparve, facendomi sobbalzare:
ricomparve nell’angolo opposto della stanza.
Prese qualcosa, e di nuovo fu al mio fianco; non osavo chiedere
spiegazioni, ma presto capii: era una cartina del luogo in cui ci
trovavamo.
“Guarda…” Mi disse: “ Questo
è il palazzo. Qui vi è il portone
d’ingresso, qui la radura degli scavi. Se vorrai accettare la
mia proposta, ti consiglio di superarla su questo
lato…” e così dicendo percorse con il
dito la zona che m’indicava “…e da qui
raggiungere il lago.”
“Lago?” Non sapevo che esistesse un lago in quel
posto…Effettivamente non sapevo nemmeno che luogo fosse,
quel posto.
Armand lo cerchiò con l’indice: “Alcuni
lo chiamano il Lago dei Mostri, altri il Lago delle Fate…
Io, personalmente, preferisco il suo nome meno usato: Syrens’
Lake, nella vostra lingua.”
Trasalii: “Syrens…? Credevo non
esistessero.”
Mi ritornarono alla mente i loro corpi squamosi e viscidi, e
rabbrividii: sperai fosse stato un sogno, tuttavia cos’era il
sogno in quelle circostanze, se non la più schiacciante
realtà?
“Anche i vampiri credevi non esistessero.” Mi fece
notare con un’occhiata eloquente ed un tono il più
delicato possibile.
Sospirai: “Perché dovrei recarmi
là?”
Lui mi sorrise: “Sono solito andare là, quando ho
bisogno di risposte, o di pace… Tu non ne hai
bisogno?”
“Ci saranno delle brutte conseguenze, lo so, me lo
sento.” Sussurrai; avrei tanto voluto piangere.
Mi baciò le mani, stringendole con delicata forza:
“Le affronteremo: io non ti lascerò.”
“Davvero?” Chiesi, e le lacrime premevano con
sempre maggiore violenza.
“Sarah…” Disse lui:
“… Io, per te, ci sarò. E questa
promessa è per
sempre.”
È nella natura dei vampiri mentire…
Armand, in quel momento, mi parve sincero.
La paura era un’alleata crudele: mi aiutò ad usare
la massima cautela, ma al contempo provocò in me brividi di
puro terrore.
Quando aprii (appena, giusto lo spazio per strisciare fuori)
il portone principale, mi guardai con febbrile fervore intorno, e
sudori freddi percorsero il mio corpo: ogni fruscio, ogni sibilo di
vento, ogni tremolio di luce facevano sobbalzare la mia stessa
razionalità.
Armand era stato di parola: non vi erano state difficoltà.
Hai dubitato!
No, non è
vero!
Tu stai mentendo!
E tu?
Uscii velocemente, richiudendo subito il battente che avevo semiaperto:
uno scatto della serratura mi fece intendere che la porta, ora, era
chiusa.
Non sapevo come Armand avesse ottenuto le chiavi (non era Logan
l’unico padrone di quel castello?), e nemmeno capivo come mai
soltanto lui rimanesse sveglio di giorno, e per di più per
permettermi di uscire: Logan non aveva percepito il suo piano? E se
sì, perché non ci aveva fermati?
E se invece non l’avesse intuito? Lo trovai improbabile,
Logan era il capo, il più potente… Qualcosa non
tornava nei miei calcoli: vi era un anello mancante.
Sapevo perfettamente, e senza alcun indugio, che era il mio amante
biondo il signore di tutti: lui l’anima del castello, lui
l’anima della guerra, lui l’anima di tutta la
vicenda.
Era lui ad aver deciso di catturare i Bit Powers, ed era sempre stato
lui ad aver spinto i vampiri ad andare sulla Terra.
Eppure mi sfuggiva il ruolo di Armand, l’unico vampiro che
non mi fosse stato presentato: chi era? Come mai era tanto potente? Cosa voleva?
Diceva di amarmi.
…
Logan non me l’aveva mai detto.
Io, d’altronde, amavo entrambi. Ma chi per davvero?
Logan!
Armand!
Mi accorsi solo in quel momento di essere all’aria aperta, e
quasi mi mancò il fiato; mi voltai, e vidi il palazzo
ergersi dietro di me.
Tetro? No, non particolarmente… Triste, forse.
Era diroccato, e le sue mura erano antiche, robuste: Logan mi aveva una
volta spiegato che i massi da cui era formato pesavano tonnellate; quel
luogo era stato costruito da vampiri: in una giornata
l’esterno, in due l’interno.
Il pensiero mi fece inorridire, senza un valido motivo.
Calcai il cappuccio sul viso, ma cosa temevo? Le finestre erano
dipinti: magistrali, certo…ma pur sempre irreali.
Improvvisamente ricordai che il vampiro pittore si chiamava Mathias:
forse aveva dipinto anche il quadro di Armand.
Respirai l’aria esterna, ma non mi piacque: era gelida, e vi
era odore di bruciato; ricordai con immensa malinconia il momento in
cui ero uscita per attirare le prede alla tana del lupo…
Ricordavo che quel giorno il Sole era caldo, ed io ero vestita leggera:
ricordavo che quella era solo un’illusione sensoriale di
Logan e di altri vampiri.
Non era mai esistito nessun villaggio sperduto, e tantomeno era mai
esistita una fossa con tracce di Bit Power: magia, buffonata, scherzo,
cattiveria, atrocità. Questo erano.
Mi guardai attorno, e vidi la landa desolata che aveva tormentato i
miei sogni i primi giorni in cui mi ero stabilita nel castello: non vi
erano persone, e nemmeno le tombe di quelle che un tempo avevano
abitato quel luogo.
Si vedeva ancora qualche maceria, qualche brandello di muro,
dell’antico paese che dieci anni prima aveva prosperato da
quelle parti: erano residui anneriti, bruciati…
Mi era stato spiegato che il paese era stato distrutto durante la
guerra che aveva devastato la Slovenia negli anni ’90: nessun
sopravvissuto.
Sospirai, e creai una nuvoletta nebbiosa che per un breve momento mi
fece sentire bambina.
Camminai lentamente verso la zona del fantomatico scavo, e la superai:
ricordai con un nodo alla gola l’ultimo momento in cui avevo
visto i miei amici – ed ancora Kappa era vivo!- liberi.
È colpa tua,
non è colpa mia!
No! Io sono te, tu sei
me, io sono te, tu sei me!…No, no…
Syrens’ Lake, l’avevo trovato.
Chiamarlo lago mi sembrava veramente eccessivo: stagno paludoso sarebbe
stata la denominazione più appropriata.
Il luogo era melmoso, fangoso: un’atmosfera sinistra e opaca
lo avvolgeva, e si respirava un pungente odore di menta (sebbene non
riuscissi proprio a capire da dove provenisse).
Il perimetro del lago era circondato da erbe selvatiche e fiori
striminziti, e qualche betulla cadente toccava la superficie acquea:
sentii qualche rana gracidare, ma non ne vidi nessuna.
La poca vita presente era come
invisibile.
Mi diressi verso quello specchio d’acqua riluttante, ed
intimidita; mi sentivo come un bambino che deve affrontare una prova di
coraggio dentro ad un luogo dichiarato infestato: anche se il piccolo
afferma di non credere ai fantasmi, le sue ginocchia tremano ed il suo
cuore sussulta ad ogni minimo scricchiolio.
Cos’avevo da temere dalle Syrens, pur ammettendo la loro
esistenza? Non volevano aiutarmi, nel sogno?
Eppure il loro aspetto non era dei più confortanti, ed ancor
meno lo era stata la loro nenia.
Sarah,
avvicinati… Non ti faremo nulla, bella bambola…
Urlai, spaventata: ancora quel coro…
Era la realtà.
Mi colpì una crisi di panico, e sentii le mie gambe
irrigidirsi: il cuore batteva freneticamente, il cervello si rifiutava
di ragionare.
Un singhiozzo apparve all’improvviso dalla mia bocca,
accompagnato da una lacrima –di puro ed agghiacciante
terrore- e da un suono strozzato: “Siete le Syrens?”
Siamo coloro
che cercavi: non ci cercavi?
Inspirai ed espirai a fondo, asciugandomi la lacrima:
“Sì.” sussurrai, determinata:
“Vi cercavo.”
Vieni, non
sei curiosa di sapere?
“Sapere cosa?” Chiesi, cauta, avvicinandomi
lentamente all’acqua: temevo quelle creature, e le loro
parole di solito erano compagne di sciagure.
Sapere
perché Armand ti ha cacciata dal castello.
Non
vuoi? Non vuoi?
Conoscevano Armand! Sapevano del suo piano, forse molto di
più di quanto non sapessi io.
“Non mi ha cacciata… Mi ha permesso di
uscire.”
Povera
creatura!
Osa
fidarsi!
Sopravvivrà?
Aiutiamola!
Erano comparse alcune Syrens dall’acqua: solo parte della
loro testa sporgeva, e tra loro parlavano in modo concitato, pur non
perdendo il tono cantilenante e solenne.
Senza badare al pericolo che correvo, mi sporsi verso di
loro…
Terribile fu lo spavento, quando una viscida mano azzurrognola mi
afferrò il collo: boccheggiai, sgranando gli occhi, ed un
momento dopo mi ritrovai con il viso immerso in acqua.
La mano mi lasciò, ed io capii di poter respirare:
l’orribile creatura che mi aveva strascinata dentro mi
guardava, seria, e dal suo sguardo compresi che non c’era
nulla di cui avere paura.
Questo non riuscì a tranquillizzarmi, tuttavia.
Vi
è un vampiro che percorre corridoi rossi
Ha
gli occhi belli e le mani bianche
Più
morto del morto,
più
cattivo del Diavolo!
Vive
nell’oscurità, circondato da carte amiche
Inganna
ed è ingannato
Creatura
bestiale che mai seppe
Amare!
Ha
trovato l’arma, il bel demonio
Più
potente della sua stessa potenza
Sente
una stretta al cuore, avvizzito
Il
potere che brama dev’essere suo!
Ebbe
una sventura, l’essere
Si
innamorò, innamorò davvero
E
per l’amante commise l’errore
Della
guerra sarà promotore!
E
gioisce, l’avido mostro
Non
gli importa che di se stesso
E
del suo giovane amore
Ma
chi ama in realtà?
Bionda
o mora la creatura?
Quale
bambino allattò col suo sangue?
Quale
povera anima condannò?
Quale
condannerà?
Il
bel vampiro conosce
Il
cattivo angelo sa
Però
non dice
Eppure
tanto fa!
Non
si cura dei testimoni
Né
delle conseguenze
Ed
ora osserva l’atto nefando
Ed
abbi nuove certezze!
Ti
fiderai?
Qual
è il male minore?
Ti
aiuterà!
Sicura
di voler sapere il prezzo?
In un attimo fui nella stanza della prigione trasparente: ero sul
ponte, ma nessuno mi notò.
Tutti quanti guardavano i due vampiri che si fronteggiavano…
Zefir…
…Ed Armand.
Li chiamai a gran voce, ma non mi sentirono: nessuno mi
sentì.
Zefir mi sembrò intimorito dal suo avversario, e
un’espressione di profondo ed inesprimibile spavento si era
dipinta sul suo volto: non avevo mai visto un simile terrore.
Armand disse qualcosa, ma io non sentii: parlava piano, e non conoscevo
la lingua che stava utilizzando.
Zefir tremò, indietreggiò, disse qualcosa che
assomigliava vagamente a “Logan mi ha autorizzato”,
poi urlò: tentò la fuga, ma Armand fu
più veloce.
Lo raggiunse, lo afferrò, lo spezzò.
Letteralmente.
Gli spettatori di quella macabra scena urlarono, spaventati: che avesse
intenzione di uccidere anche loro?
No, capii che non era nelle sue intenzioni. Seguii con
perplessità i suoi movimenti con lo sguardo, senza emettere
un suono: il mio vampiro aveva strappato il cuore di Zefir e ne aveva
succhiato il sangue intrappolato all’interno, quel sangue
che, dedussi, doveva aver succhiato da me, sua ultima
preda.
Quel che rimaneva della vittima di quell’atrocità
svanì nel baratro, dove Armand aveva gettato il corpo.
Armand si girò, allora, verso i miei amici, e disse loro
qualcosa… Prima che potessi sentire, ero tornata al lago.
Uscii dall’acqua, annaspando e sputando il putridume che
poteva essermi entrato in bocca: guardai spaventata la superficie opaca
davanti a me, e a tentoni mi rialzai.
Ero fradicia, impaurita e tremante: volevo solo tornare al castello e
sapere se ciò che avevo visto era stato reale.
Prima che potessi fare più di qualche passo, sentii un
rumore: mi voltai, e vidi una Syren volare fuori dall’acqua
con un salto; non osai parlare, né muovermi.
Lei mi venne incontro, camminando goffamente: stava curva su se stessa,
così da potermi guardare in volto.
Aspetta! Una
cosa non sai!
“Cosa?” Chiesi, atterrita. Quella Syren sembrava
diversa dalle altre, più disponibile.
La
crudeltà è questione di punti di vista,
principessa
Ognuno
lotta crudelmente, secondo la sua crudeltà,
per
avere ciò che vuole.
Tu
non sei forse crudele?
Non capivo dove volesse arrivare, ma annuii. Il suo ragionamento
sembrava sensato.
Anche
noi Syrens siamo crudeli, caduca rosa!
La bruttezza ci porta a invidiarti
L’invidia a confonderti
La crudeltà a sviarti
Ma sappiamo che tu non sei ciò che sembri
Sei già confusa
E da tempo sviata
E questo ci porta ad aiutarti!
“Ma voi chi siete in realtà?” Domandai,
esasperata. Più la guardavo più mi convincevo che
fosse la Syren che nel sogno mi aveva portato i bambini.
Forse era assurdo, forse ridicolo, ma… avevo riconosciuto i
suoi occhi.
Sorelle
di Creature Sacre
Bit
Powers le chiamate
La
nostra antenata era spietata
E
venne cacciata dall’universo celeste
Gettata
negli abissi, sulla Terra
Sola
e incattivita
Si
accoppiò ad un mortale
Che
nulla di mortale aveva
Che
nulla di umano pensava
Un
uomo che uccideva
Impalava
le vittime
E
del loro sangue si nutriva
E
da lui venne fecondata
Generò
un vampiro!
Primo
della stirpe, forte ed orribile
Egli
creò la discendenza
E
primo tra tutti come figlio
Il
biondo arcangelo che incatenata ti tiene
Il
bel neonato crebbe in virtù e cattiveria
Vide
la Terra e volle averla
Il
suo mondo era abbietto
“Sporco e piccolo, ed i suoi simili vivevano in patimenti
continui.” Conclusi, sconvolta: quest’ultima parte
della storia mi era nuova, ma alcuni suoi dettagli già li
conoscevo.
Questa
favola nera già conosci
Principessa,
rosa, spina
Le
discendenti dirette delle Syrens
Ingenuamente
la narrarono
Il
biondo arcangelo ti strappò dalla memoria
Il
fatale racconto
“Logan mi ha cancellato una parte della memoria? Che intendi?
Perché avrebbe dovuto farlo?” Urlai, e dimentica
del disgusto la presi per le spalle, per scuoterla.
Gentilmente si scostò, sussurrando lentamente poche parole e
scomparendo nel nulla.
Vi
è un vampiro che percorre corridoi rossi
Ha
gli occhi belli e le mani bianche
Più
morto del morto,
più
cattivo del Diavolo!
Scappai, e non mi voltai più indietro.
Quel vampiro era Armand? Aveva ucciso Zefir…
Logan non avrebbe dovuto essere il più forte? Era il secondo
della stirpe!
Armand eppure era un pericolo, per lui: più cattivo del
Diavolo, più morto del morto… Era davvero lui
quell’essere?
E quale racconto aveva cancellato dalla mia memoria il mio amante?
Chi erano le discendenti dirette delle Syrens? Le
discendenti…
Bit Powers femmine? Che fossero le vampire?
Non ricordavo, dannazione!
Dovevo ragionare, delineare un percorso logico: le discendenti delle
Syrens –presumibilmente le vampire (ma
esistevano?)- mi avevano narrato una storia scomoda, che
Logan aveva completamente rimosso dalla mia mente.
Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Quali pericoli avrei potuto
fargli correre?
Quanto poteva nuocergli una storia? Alla fin fine sarebbero state solo
parole, no?
Ed io non me ne facevo poi molto, delle parole.
Di che altro avevano parlato le Syrens? Non riuscivo a ricordare quello
che avevano detto.
Secondo loro, però, Armand mi aveva allontanata
apposta… No, assurdo.
Perché mandarmi da loro, allora? Da loro che potevano
svelarmi il suo piano!
Aveva ucciso Zefir…
E parlato ai prigionieri. Ma cosa aveva detto? Una volta tornata al
castello l’avrei chiesto loro.
Già, il castello…
Un pensiero mi attraversò la mente come un lampo, la
devastò come un fulmine, rimbombò in essa come un
tuono: scappa.
In mezzo alle macerie, correre fino allo sfinimento, trovare rifugio da
qualche parte. Semplicemente sparire.
Non aveva senso, però: Logan mi avrebbe ritrovata al calare
della notte, e di certo non avrebbe lasciato passare. Avrebbe scoperto
che Armand mi aveva lasciata uscire, ed avrebbe svelato ai miei amici
il mio tentativo di fuga.
Alto tradimento, in sintesi.
Li tradisci
già, sai?
Anche tu.
Lo so.
Allora non giudicarmi.
Sono masochista, mi
spiace.
Ero stanca.
I capelli, bagnati, mi colpivano il viso mentre correvo, e le vesti mi
intralciavano: il castello troneggiava sulla valle, oscuro padrone.
Mi sedetti, sfatta, all’ombra di un albero dal tronco
robusto, tozzo e scuro: mi appoggiai, stringendo le ginocchia al petto
e circondandole con le braccia.
Per un momento dimenticai come si respirava: costrinsi i miei polmoni a
ricordarsene.
Studiai il paesaggio, ma non trovai nulla che potesse rallegrarmi: il
grigio dell’ambiente era pari a quello del mio animo.
Mi sentivo un sasso in un deserto di polvere ed ossa: freddo, levigato
sasso.
Il mio corpo era di pietra, i miei occhi erano minerali, le unghie
granito, le labbra marmo: un fantoccio ben scolpito.
Guardai lontano: vidi una via, stretta e ciottolosa, dietro il
castello: oltre questa una possibile salvezza.
Ma se anche fossi riuscita a salvarmi, quale futuro avrei avuto? Io ero
una maschera.
Un’attrice incredibilmente brava a giocare con i mostri, ma
tra gli esseri umani null’altro che spettro: la mia ombra
–notai- non mi apparteneva.
In una vita passata avevo sentito una canzone, una bella canzone; il
saggio cantante intonava giuste parole: “You can be anything
you want to be.”
Ah, bella bugia era per me! Che crudele fandonia!
Io non potevo più essere chi volevo… Non mi
restava che bruciare fino a quando potevo, fino a quando mi
permettevano. Fiamma che danza, e piano si esaurisce.
“Esatto, tu non sei altri che la mia prima ballerina, sul
palco della follia di una conquista bramata e che otterrò.
Prima attrice che s’infiamma, e si addolcisce, e si scatena,
e si commuove: quale gamma di emozioni! Stiamo tutti partecipando della
Suprema Idea di Orrore. Al pari della peggiore soap opera televisiva,
tradimenti, sesso e oscuri segreti! Tanto dolce quanto meschino questo
avvolgersi in lenzuola nere di morte, sotto gli occhi di un perfido e
malizioso regista! Oh, ma una parola in più va spesa per il
nostro scenografo: ogni lode a costui, infido creatore e dissimulatore!
Togliamoci il cappello in segno di reverenza e inchiniamoci di fronte
al suo incomparabile ingegno!”
Logan… infine mi aveva trovata.
Il sole era già calato, ed io non me ne ero accorta, data la
cupezza della giornata.
Oh, era furioso…! Leggevo la rabbia più cieca
nelle sue irridenti parole.
Non mi restava altro da fare, se non aspettare la mia condanna: mi
avrebbe perdonata?
Non credevo.
“Logan…” Accennai stentatamente, e senza
nemmeno troppa convinzione.
“Zitta!” Sibilò, e notai che aveva gli
occhi color rubino: ira demoniaca dipinta in quel colore.
Con un gesto della mano mi fece alzare, e con fili invisibili mi
attirò a sé: mi strinse spasmodicamente, con
forza, ed insieme svanimmo nel nulla.
Un istante dopo eravamo in camera nostra.
Lui camminava velocemente dallo specchio al letto, non mi guardava e
torceva le mani, intrecciate dietro la schiena.
Mi sedetti sul letto, appoggiandomi ad una delle colonne del
baldacchino: ero ancora bagnata, ancora infreddolita, ancora scossa, e
sentivo i muscoli deboli.
Brividi di freddo mi fecero irrigidire, riportandomi alla
realtà.
“Logan…” Ritentai, stancamente.
“Spiegamelo, perché sono davvero
curioso.” Esordì improvvisamente il biondo
vampiro, fermandosi di fronte a me ed incrociando le braccia al petto.
“Cosa?” Sussurrai, attonita. La mia voce era un
rantolo.
“Spiegami cosa ti ha detto per inebetirti, quel falso tradito *!”
Inveì, sillabando a denti stretti e rimarcando le ultime due
parole.
“Inebetirmi? Mi ha solo dato conforto!” Ribattei,
punta sull’orgoglio: odiavo che insultasse me, od odiavo che
insultasse lui?
“Sì, il dolce angelo buono protettore degli
afflitti! Ti sta usando!” Replicò, e
puntò su di me il suo sguardo accusatorio, cercando di
disarmarmi.
Non demordevo, tuttavia: “Lui mi capisce! Mi
ascolta!”
Rise, sprezzante, e notai che stringeva con forza le proprie braccia,
forse per non usarmi violenza.
“Tu non lo conosci. Lui è come tutti gli altri,
solo che finge meglio.” Specificò, in un tentativo
di rimanere calmo.
“E tu sei il buono, vero? Hai fatto uccidere Kappa! KAPPA! Tu
sapevi che…” Urlai, e sentii chiaramente tutta la
disperazione e la frustrazione che avevo provato uscire nuovamente,
più forti e più acute.
“Ho dovuto farlo!” Mi interruppe prontamente,
“Tu hai causato questo!”
“Io?” La mia voce uscì stridula,
perplessa. Era il colmo.
“Ti sei ostinata a dire loro di resistere, di tenere in salvo
le Creature Sacre… E così facendo hai violato i
patti, tradendomi! A quel punto io ti ho ripagata con la medesima
moneta, e di questo non puoi biasimarmi. E tutto ciò per
ottenere pochi miseri
Bit…” Spiegò, con rabbia.
“Cercavo di dar loro speranza e conforto, cosa che, secondo i
patti, potevo fare!” Mi difesi, irata.
“Non è facile vivere e aiutarli a vivere, sai? No
che non lo sai, tu ti rifiuti di capire.”
“Così accusi me di tradimento, e difendi te
medesima? Pazza! Hai permesso a quella bestia di uccidere
Zefir – Zefir! Il mio Zefir! – e tu hai quasi
ucciso Francisco!” Mi aggredì, avvicinando
minaccioso il proprio volto al mio.
“Non chiamarlo bestia! Sei tu la bestia, tu che hai dato il
tuo permesso a Zefir, e che permetti che Francisco mi offenda ed
ingiuri la memoria del mio amico!” Gridai con tutto il fiato,
sfogandomi.
Ero distrutta… e mi sentivo sola.
Perché mi rimproverava? Perché non mi capiva?
Ringhiò, per poi gettarmi distesa sul letto:
“L’HO FATTO perché MI HAI TRADITO CON
ARMAND!”
Mi sfuggì un gemito di dolore, ma non mi mancò il
coraggio di guardarlo in quegli occhi indiavolati: “Tu non
c’eri…” Sussurrai, quasi in lacrime.
La mia voce tremò.
E così anche il suo labbro.
Lentamente, trasparenti –e non rosse, come dovrebbero essere
in un vampiro nutrito- lacrime si formarono sulla superficie dei suoi
occhi, e sempre più inesorabili scesero, seguite dai suoi
singhiozzi. Non l’avevo mai visto in quello stato, non
l’avevo mai visto piangere. Mai l’avevo visto farlo
per me.
Mi alzai piano, e mi issai sul letto, rimanendo in ginocchio; presi il
suo viso tra le mani, nonostante i suoi tentativi di nasconderlo ai
miei occhi: “Logan, ma che hai?” Chiesi, angosciata.
“Stai piangendo, ma che hai?” Richiesi, e sentii il
mio animo venire pervaso da una grande pena.
“Sarah…” Sussurrò, prima di
baciarmi con dolcezza.
“Sarah…” Sussurrò, prima di
baciarmi con irruenza.
“Sai che sono qui.” Risposi, piano, ricambiando
ogni bacio.
Non ci furono per noi dolcezza, amore e delicatezza: non conforto, non
delizia.
Ci furono violenza, rabbia, rancore, disperazione ed inquietudine,
quella notte.
Prese il sasso che ero e lo spezzò in piccoli pezzi,
infinitesimali parti di un’entità divisa.
Un po’ lo amavo, un po’ lo odiavo.
Ma soprattutto, e capii allora di essere impazzita davvero, lo amavo.
Armand si è
fatto in quattro per te, e tu lo ripaghi così!
Ma lo amo! Come tu ami
lui, io amo Logan!
… Lo so.
Purtroppo lo so.
Sei una mortale davvero
azzardata, pietruzza preziosa! Amare persino due vampiri è
da incoscienti, quasi quanto amarne uno!
Oh, poverina, sappiamo
che i tuoi sentimenti sono controversi ma sinceri…
E logicamente ti
addolori.
Entrambi i tuoi amanti
sono pericolosi ma necessari, nevvero? E tu non sai
scegliere…
Un Diavolo od un
Diavolo? Non c’è differenza… in
superficie.
Scava nel profondo,
scopri cosa si cela sotto il sorriso di uno e sotto le lacrime
dell’altro!
Oh, ma guarda! Alcuni
cadaveri lungo la via!
Se ne stanno
lì, ad imputridire al Sole…
Di loro nessuno ti ha
parlato: né Logan, né Armand.
L’amore
è un sentimento irrazionale, sorge dall’animo e
acceca la mente; la fiducia, al contrario, va guadagnata, ed il suo
costo è alto.
Non pensi che i tuoi
amati vampiri non abbiano ancora pagato abbastanza?
Noi faremmo qualche
calcolo, se fossimo in te…
Fine 9° capitolo.
Ringrazio chi è arrivato sino a qui ^^’’
Note
*Falso tradito è
una citazione presa da un contrasto di Cecco Angiolieri.
Le lacrime di sangue, al solito, non sono una mia invenzione,
bensì sono tratte dai libri di Anne Rice; gli occhi rossi
per il mancato nutrimento, al contrario, li ho introdotti io (e non so
chi altri possa aver scritto di un simile fenomeno).
Nel finale, le parole di Sarah inerenti alle lacrime di Logan
(“Logan, ma che hai? Stai piangendo, ma che hai?”)
io le ho immaginate cantate: non cambia nulla, per voi lettori, e di
certo nella storia non sono cantate; semplicemente volevo rendervi
partecipi di questo fatto.
La morte di Zefir: io, personalmente, ne sono lietissima. Ditemi pure
che ne pensate. ^^''
La canzone è Whisper, degli Evanescence.
Cito anche un'altra canzone, nella storia: è "Innuendo", dei
Queen; il pezzo citato è : "You can be anything you want to
be".
La guerra che cito, guerra che ha distrutto il paesino sloveno dove si
trovano, è realmente esistita: il luogo, al contrario,
è immaginario, e non credo esista.
Se ho dimenticato di approfondire qualcosa, siete pregati di farlo
notare. <3
Rispondo alle recensioni, ora ^^
Lexy90:
Grazie mille per la recensione, Lexy, mi fa felice sapere che continui
a seguirmi ^^. Per Kei dovrai aspettare ancora un capitolo, mentre per
Armand… Se devo essere sincera, è un personaggio
misterioso persino per me! Più che altro, è
piuttosto ambiguo nei comportamenti. Spero di rivedere una tua
recensione! Kissone
Aphrodite: Hi big sister! =) *sorriso lungo un chilometro o poco meno*
Le tue recensioni mi entusiasmano sempre, e, in particolare, mi aspetto
la tua su questo capitolo! °-° Me l’aspetto
per tre motivi: Armand-Syrens-Logan (che finalmente è
resuscitato! OòO).
Sono davvero TROPPO curiosa di sapere cosa ne pensi. Io su Armand non
dico nulla, voglio vedere che impressione ti fa e quali impressioni ti
farà poi.
Per Kei: aspetta e verrai esaudita °-°.
Per l’atmosfera del precedente cap: GRAZIE
ç_ç *commossa*.
Aspetto la tua, fatti sentire!
Kissone sister <3
Iria: salve,
piccola primate. °-° Allora, ti ringrazio,
innanzitutto, per la recensione e, in particolare, per il complimento
riferito alla narrazione in prima persona: è molto
importante sapere di non annoiare. Poi… Armand:
c’è molto da svelare, è un personaggio
piuttosto…vario, direi.
Per K, come ho detto, c’è un motivo.
Spero di avere la tua, soprattutto perché tu hai letto solo
fino ad un certo punto.
Un bacio, love <3
Padme86: Wow
Pad, che super recensione °-°! C’hai visto
giusto più o meno in tutto (leggi bene: PIU’ O
MENO), ed i tuoi complimenti e le tue opinioni mi fanno comprendere che
il capitolo è piaciuto, quindi sono piuttosto contenta ^O^!
Che dirti? Ho ampliato il mistero, in questo capitolo…
Divertiti a cercare di capirci qualcosa XD.
Kissone, tua Syb ^^
Malandrina4ever:
ma guarda, ti rispondo giusto perché nella recensione hai
citato la donna libera. Non so se e quando leggerai, ma…
Boh, fatti viva =O=’’. Adios.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa storia tra i preferiti
e/o seguiti! J
Traduzione Whisper:
Prendimi mentre cado
Di che sei qua ed è tutto finito ora
Parlando all'atmosfera
Non c'è nessuno qui e cado dentro me stessa
Questa verità mi fa
Diventare pazza
So che posso fermare il dolore
Se lo voglio
Non girarti dall'altra parte
(Non abbandonarti al dolore)
Non cercare di nasconderti
(Anche se stanno urlando il tuo nome)
Non chiudere gli occhi
(Dio sa cosa c'è dietro di essi)
Non spegnere la luce
(Mai dormire mai morire)
Sono spaventata da quello che vedo
Ma comunque so
Che c'è altro che deve venire
Immobilizzata dalla mia paura
E presto
Accecata dalle lacrime
Posso fermare il dolore
Se lo voglio
Ritornello
Angeli caduti ai miei piedi
Voci sussurrate al mio orecchio
Morte prima dei miei occhi
Giace dopo di me ho paura
Mi chiama con un cenno
Devo cedere?
Sulla mia fine devo iniziare
ad abbandonare tutto quello per cui sono caduta
Mi alzo per incontrare la mia fine
Ritornello
|
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Capitolo 10 *** Too much love will kill you ***
Vorrei ricordare ai gentili lettori che i fatti si svolgono,
per lo più, di notte, poiché di giorno tutti
dormono, adeguandosi alla vita dei vampiri.
Too much love will
kill you – Troppo amore ti ucciderà
Ogni volta che si ama
è quella l'unica volta che si abbia veramente amato. La
differenza dell'oggetto dell'amore non altera la sincerità
della passione, ma l'intensifica.
-Oscar Wilde-
Quella notte Logan bevve il mio sangue; non lo faceva da tempo e mi
colse impreparata.
Mi baciava la bocca stringendomi a sé e fermava la propria
brama solo per permettermi di respirare; passava poi al collo e
più di una volta mi meravigliai nel notare che spesso lo
annusava, prima di baciarlo o leccarlo.
Era appassionato, Logan; nemmeno un momento mi soffermai a ricordare la
notte d'amore che avevo vissuto con Armand; il mio biondo amante,
possedendomi, annullò tutte le belle sensazioni che avevo
provato con l'altro. Esistevano solo lui e la sua bocca.
E proprio mentre era impegnato a baciarmi il collo, usando le labbra
con sapienza, sentii i suoi canini penetrare nella carne: un singulto
mi uscì di bocca, ma ben presto venne sostituito da un
sospiro di piacere che, crescendo, divenne un vero orgasmo.
Era la prima volta che mi mordeva con tanta lentezza e tanta premura e
l'estasi in me suscitata fu tale da rendermi succube del piacere:
succhiò lentamente, a tratti lenendo la ferita con la
lingua, a tratti baciandola con le labbra, per poi tornare ad
immergersi nel mio sangue.
Mi sentivo debole ed il mio cervello provò, vanamente, a
lanciarmi l'allarme dell'anemia,
male di cui in passato avevo sofferto: non lo ascoltai, io; d'altro
canto, Logan, attento, captò il segnale e si
adoperò per ripagarmi del sangue ricevuto, donandomi il suo.
Oh, se fossi stata la persona che ero in passato non avrei mai permesso
una simile perversione...! Ma la situazione era tale da non permettermi
capricci: giacevo inerte sul letto, pallida, disinibita dal sesso e da
quella strana ma piacevole intimità creatasi, e quando Logan
si tagliò appena il polso, offrendomi il rosso nettare,
l'idea di rifiutare non mi si presentò neppur vagamente.
Delizioso ed incantevole fu il suo sangue! Nessun cibo assaggiato mi
aveva mai saziata tanto: non mi ero mai accorta, prima, dei vantaggi
dell’essere vampiri; davvero il sangue era tanto dissetante?
Tanto splendido al gusto? Scivolava lungo la gola, caldo ed appagante,
e non trovai nessun liquido che potessi definire migliore.
Purtroppo non
furono che poche gocce – eppure mi sembrò di berne
litri! - e l’incanto presto svanì.
“Logan, che mi stai facendo?” La mia voce
uscì flebile dalle labbra umide; era pura estasi.
Il suo sguardo mi parve smarrito nell’attimo prima della
risposta ed il suo tocco sul mio viso fu inaspettatamente delicato e fragile:
“Già … Che ti sto facendo?”
Affondò il viso tra i miei seni, segno forse che quella
lunga e feroce nottata si era conclusa; coprii entrambi con la coperta
ed avvolsi il suo bianco e tiepido corpo con le braccia; era piuttosto
strano quel contatto che ci vedeva nudi ed avvinti, ma senza alcun
secondo fine.
“Dove sei stato in queste settimane?” Domandai
cauta, baciandogli il capo.
“Perché vuoi saperlo?” La sua voce era
bassa e profonda, grave; raramente una simile tonalità aveva
colorato il suo timbro vocale: vidi il mio amante come mai prima
l’avevo visto.
“E tu perché non vuoi dirmelo?”
Replicai, passando le mani in mezzo a quei bei capelli soffici; io
volevo semplicemente sapere se dovermi preoccupare.
Avevo notato le frequenti e misteriose sparizioni dei vampiri e di
certo non ne ero rimasta tranquillizzata.
E poi Logan mi era mancato.
“Sono andato a nutrirmi.” Rispose allora,
monografico, e mi cinse a sua volta con le braccia.
“Non mentire: le tue lacrime erano trasparenti.”
Sussurrai freddamente.
Sussultò: avevo sbagliato a ricordargli quelle terribili ed
umilianti lacrime, me ne rendevo conto solo in quel momento.
Quanto doveva essergli costato aprirsi fino a quel punto?
“Hai ragione.” Esclamò in un soffio,
molti minuti più tardi.
“Hai ragione.” Ripeté, sistemando la
testa nell’incavo del mio collo.
“Ed allora dove sei stato?” Chiesi nuovamente.
Si lasciò andare ad un lungo sospiro: “Nel mio
pianeta d’origine. Dovevo rivisitare quel luogo, dovevo farlo. Per
capire … lascia
stare.”
Mi sorprese quell’improvvisa interruzione del discorso, anzi,
in verità mi sorprese anche la sua rivelazione: nel suo
pianeta? Era tornato in quel posto
abbietto, sporco e piccolo? Ma lui lo odiava! Cosa avrebbe
potuto capire laggiù?
“Raccontami qualcosa del tuo pianeta.
Com’è fatto? Come sono i suoi abitanti? Spiegami,
ti prego: spiegami perché vuoi conquistare la Terra tramite
i Bit Powers.”
“Te l’ho già spiegato tante volte
Sarah.” Sussurrò cupo, guardando altrove.
“No invece. Tu non l’hai mai spiegato a me.”
Ribattei sicura, costringendolo a guardarmi.
Rotolò via dal mio corpo, sciogliendo l’abbraccio,
pur lasciando un braccio sotto la mia schiena, per stringermi.
Sospirò: “Io...”
S’interruppe, serrando le labbra; lo vidi pensieroso e
concentrato mentre scrutava il tendaggio che ci sovrastava, come a
voler tessere invisibili ghirigori sulla stoffa.
“Il mio pianeta...” Cominciò, ma tacque
immediatamente.
Ogni volta che me ne aveva parlato l’aveva fatto piuttosto
superficialmente, deridendolo o compatendolo, senza mai soffermarsi su
aspetti intimi quali la sua vita là, le sue impressioni, la nostalgia.
Ed ora improvvisamente si ritrovava nella situazione di dovermi
spiegare con calma e riflessione un luogo di cui odiava parlare.
“È brutto.” Esordì finalmente.
“Perché?” Insistetti cocciutamente,
girandomi verso di lui.
“Perché?” Mi fece eco, ridendo
svogliatamente: “Immaginatelo Sarah: un terreno arido
ricoperto di piante morte; morti che camminano lentamente, trascinando
il proprio putrido corpo per strada; fantasmi che volano cercando i
propri cari, piangendo insistentemente perché la ricerca
è vana. Immagina!”
“Esistono oltre ai Bit Power vampiri anche Bit Power
morti?” Chiesi con angoscia, vedendo con fin troppa chiarezza
quel tristo spettacolo.
“Quei fantasmi e quei cadaveri sono ciò che resta
degli Animali Sacri dopo la morte. Perché sì,
prima o poi anche loro muoiono: ci mettono tempo, ma muoiono. Se non
trovano la pace infestano il pianeta d’origine, quindi per
evitare di insozzare quei meravigliosi prati il Re e la Regina li
spediscono nel nostro, di pianeta, dove siamo relegati noi mostri.”
Spiegò, profondamente schifato.
Provai disgusto per quel Re e quella Regina, che tempo prima avevo
ritenuto migliori dei vampiri per giustizia e splendore, e la morte dei
Bit era un qualcosa di spaventoso che non avrei mai immaginato e che mi
raggelò il sangue nelle vene.
Logan proseguì nella descrizione e notai che mentre mi
spiegava lui stesso rivedeva quei luoghi e quelle creature.
“Immaginati”, mi diceva, “immaginati il
cielo! Un cielo nero e denso, sempre pesante ed opprimente; tetro e
perfido, eterno.” Ed alzava le mani sopra il proprio corpo,
distendendole e cercando di far sì che al posto del
baldacchino vedessi davvero quel cupo aere.
“Dove vivevi là? In una casa, in un
palazzo?” Mi interessai, rannicchiandomi.
Rise, ma stava soffrendo: “Oh no, davvero! Là non
ci sono abitazioni; ci sono cripte, catacombe, capanne ammuffite... Si
dorme dove ci si sente più sicuri, si cambia continuamente
regione per la paura di essere rintracciabili. Noi vampiri ci
incontravamo per cacciare, ma la nostra era un’esistenza
solitaria.”
Provai a vedere il mio
Logan sotto terra, tra i vermi ed il fango, scavarsi il proprio
rifugio; provai a vederlo in una situazione tanto degradante ed
umiliante e mi sentii sollevata nel constatare che ora si trovava sotto
calde lenzuola in una lussuosa camera da letto.
“Chi cacciavate? Potete bere il sangue delle altre Creature
Sacre?”
Negò: “No, noi siamo gli unici a possedere sangue.
Quelli morti ovviamente non ce l’hanno, quelli vivi sono spiriti,
più che esseri organici; gli unici a possedere sangue sono i
Sovrani, ma sono intoccabili.”
Annuii, attenta: “E quindi?”
“Quindi scendevamo sulla Terra a piccoli gruppi, cercavamo
una vittima e ci nutrivamo.”
Prima che potessi aprire bocca mi precedette, sorridendomi:
“So perfettamente cosa ti stai chiedendo: ma ai Sovrani non
importa che ci siano creature che succhiano sangue in giro per la
Terra? Vedi, a loro non interessa: nella loro eterna beatitudine
governano giustamente il loro bel pianeta e poco importa loro di cosa
accade altrove. Le Bestie Sacre che decidono di andare sulla Terra
sanno di perdere la protezione della madre patria una volta toccato il
suolo terrestre.”
“Ma è terribile!” Obiettai, guardandolo
dritto negli occhi; cercavo la sua approvazione e la trovai.
“Oh sì Sarah, è terribile. È
una persecuzione orribile, non trovi?” Mi domandò;
la sua voce era incrinata e mi spaventò.
“Logan...”, cominciai a dire titubante,
“... Perché conquistare la Terra così,
con la violenza? Perché non provare
pacificamente?”
Lui distolse lo sguardo e mi apparve molto chiaro che non aveva il coraggio di
rispondermi.
Infine parlò: “Noi siamo vampiri, è
questa la nostra natura. È così e
basta.”
“Ma...!” Provai a ribattere, subito
m’interruppe però: “Dormi, devi essere
stanca.”
“Io non sono stanca!” Protestai, mettendomi a
sedere.
Non mi guardava; si era voltato dall’altra parte e si
ostinava ad evitare le mie domande.
Capii ben presto che il suo disagio non dipendeva da me, ma da qualcosa
che c’entrava con lui e con lui soltanto. Ma cosa?
“Sarah.” Disse alla fine, serrando le mascelle e
assottigliando gli occhi, tenendo a bada un mostro che lui vedeva, ma
io no.
“Cosa c’è?” Sospirai con
rassegnazione, chinandomi su di lui.
“Non vedere più Armand. Se non per me, fallo per
te stessa. Ti prego.”
Mi si mozzò il fiato in gola...
... E, davvero,
non seppi come reagire.
Da quando Logan piangeva per me, si apriva con me, mi supplicava?
Mi sentii sperduta: le mie certezze crollarono.
Mi ero convinta in quei mesi di odiare Logan in quanto mio nemico; una
parte di me era ancora fortemente legata a questa certezza.
Il mio cuore però vacillava incerto, sospeso in bilico tra
un amante e l’altro.
Io odiavo Logan.
O no?
Lo amavo? Era amore?
Ed allora perché il solo pensiero di rinunciare ad Armand mi
angustiava?
Amavo anche Armand, forse?
Avevo sempre creduto che si potesse amare una sola persona per volta.
Infatti se già amarne una era faticoso e straziante, come
poteva essere amarne persino due?
Ma forse...
Forse io potevo rinunciare ad un amore per l’altro. Forse
potevo rinunciare ad Armand per Logan.
Mi aveva detto che Armand era come gli altri ma fingeva meglio...
Fingere cosa? L’amore per me?
Ero cieca fino a quel punto, fino al punto di non accorgermi delle sue
menzogne?
Mi sentii terribilmente sola.
Mi coricai nel letto, rendendomi conto immediatamente della mia
effettiva stanchezza.
Non ti
permetterò di preferire Logan ad Armand!
Taci, è
già abbastanza difficile!
Stai pensando soltanto
ai tuoi comodi; usa la testa, non il cuore! Logan ti sta nascondendo
qualcosa, è evidente!
Ed Armand? Hai
dimenticato le parole delle Syrens?!
Non ci riesco, pur
volendolo con tutte le forze.
Lo vedi allora?
Decisi che non appena sveglia sarei andata da Armand per chiudere
definitivamente il nostro rapporto; ritenni di aver preso la scelta
migliore, così mi addormentai.
Quando riaprii gli occhi il mio amante stava immobile, in piedi,
davanti allo specchio.
Rigido, osservava la sua immagine perfetta che si rifletteva di fronte
a lui: la sua mascella era serrata, gli occhi freddi.
Aggiustava con movimenti lenti e ben calibrati le maniche della camicia
barocca, carezzando il pizzo nero distrattamente: assorto nei suoi
pensieri, non si accorse dei miei occhi fissi sul suo profilo.
Stava comunicando telepaticamente con qualcuno: me ne resi conto quando
vidi la fronte leggermente aggrottata e gli impercettibili cambi
d’espressione.
Sembrava infastidito dalla conversazione che stava tenendo nella sua
mente; se non proprio infastidito, scontento.
Non aveva nulla del vampiro che avevo amato quel giorno: quel vampiro
dolce e sensibile era completamente scomparso; ma ancora lo
intravedevo, celato al di sotto di quella bianca pelle e di quegli
occhi stanchi e feriti; Logan stava diventando –lo scoprii
solo in quel momento- l’ombra di se stesso.
Come avevo potuto non
notarlo prima? Quando era successo?
Il Logan che mi aveva imprigionata e raggirata mesi prima era spavaldo,
ilare ed egocentrico; era un bambino, in definitiva.
Ed improvvisamente lo vedevo come un uomo grave e profondo, che faceva
mistero dei propri pensieri.
Molto sospetto.
D’un tratto si volse verso di me, così mi
affrettai a chiudere gli occhi; mi aveva notata, probabilmente.
Sospirò, per poi uscire a passo sicuro dalla stanza.
Ti amo.
Sbarrai gli occhi, mentre avvertii chiaramente il cuore
battere dieci volte più rapidamente: l’aveva
davvero detto? Nel pensiero, a me?
Sentii paura.
Paura per lui.
Alzarmi fu faticoso: non avevo mai provato così
dolorosamente la sensazione di freddo glaciale che accoglie il corpo al
di fuori del letto.
Mi precipitai nella doccia, sperando che l’acqua rovente mi
riscaldasse: fu inutile.
Sentivo un disagio, dentro di me... qualcosa di ignoto e di fastidioso
che ingombrava i miei pensieri più nascosti.
Spazzolai i capelli –che avevo asciugato- ciocca dopo ciocca,
guardandomi attentamente allo specchio: ero molto pallida e gli occhi
apparivano chiaramente stanchi.
Cercai di truccarmi in modo da apparire il più rilassata e
riposata possibile: fu un’impresa ardua, ma non impossibile.
Osservai il risultato: sembravo la Sarah di sempre, con i soliti occhi
profondi, le solite labbra rosse e carnose e...
KEI?!
Avvampai, mentre il cervello ancora cercava di trovare una spiegazione
logica a quanto accaduto; avevo davvero
visto LUI
allo specchio?
Era stato il tempo di un secondo, certo... Ma c’era stato.
Mi appoggiai al tavolo con i gomiti, portando le mani al viso.
Calmati Sarah, calmati.
Vorresti davvero poterlo rivedere, ma attualmente non è
così. È un sogno, non accadrà. Hai
avuto un’allucinazione.
Che peccato.
Già... Questo
mi rattrista.
Lo dici a me?
Dovevo abituarmi alla mia pazzia, non potevo continuare ad ignorarla;
se l’avessi fatto mi avrebbe annientata.
“Sei una pazza psicopatica.” Dissi alla donna che
mi osservava attraverso lo specchio.
“Sei completamente svitata. Irrecuperabile.”
Insistetti, provando a convincerla.
Quella biondina era una testarda, mi sfidava con uno sguardo ancora
troppo lucido ed intelligente per essere quello di una matta; ma sapevo
che sarebbe stata solo una questione di tempo: il suo raziocinio aveva
già comprato il biglietto di sola andata, doveva solo
partire.
Improvvisamente mi ricordai che quello era il giorno in cui avrei
lasciato Armand.
Bizzarro che me ne fossi scordata, no? Veramente bizzarro.
Osservai il vestito bianco che avrei voluto indossare: potevo lasciarlo
con un vestito così nuziale?
Sarebbe stato meschino, anche per un vampiro.
Alla fine scelsi un vestito nero con ricami d’oro, dalla
gonna ampia e dal bustino rigido: pochi fronzoli, solo qualche
elaborato ricamo.
In fondo era giusto che mi sentissi un po’ in lutto, no?
Oppure commettevo un torto nei confronti di Logan?
Armand sarebbe rimasto ferito dal mio addio? Sperai di sì.
Speravo che avrebbe fatto il possibile per tenermi con sé;
speravo che, come in un film, mi avrebbe trattenuta a sé e
mi avrebbe baciata appassionatamente, ribadendo tutto il suo amore nei
miei confronti.
Ma queste erano solo favolette frivole proprie di
un’immaginazione stereotipata e piuttosto scarsa. In fondo
Armand non aveva bisogno di me; ci conoscevamo appena!
Potrei dire lo stesso di
Logan. Chi ti dice che sia lui l’amante per te?
Basta, dovevo smetterla di confondermi le idee; l’uno o
l’altro, era indifferente: dovevo fare una scelta, una
qualunque.
Dovevo togliermi dalla testa almeno uno dei due amanti: Armand era il
più recente ed il meno vincolante.
Sì, era giusto.
NO!
L’urlo rimbombò nella testa.
NO!
Risuonò con tutto l’odio e l’astio che
provava nei miei confronti.
Ma io avevo già deciso; uscii nel corridoio avvolta nel mio
nero abito funebre e con la testa alta.
La risoluzione vacillò non appena mi ritrovai davanti alla
porta della biblioteca; ridisegnai con una mano gli intarsi che la
percorrevano, riflettendo sul da farsi.
Sarei entrata lì dentro ed avrei annunciato ad Armand la
fine della nostra relazione; sarei stata impassibile e convinta di ogni
mia scelta.
Lui avrebbe potuto reagire in due modi: avrebbe potuto dirmi qualcosa
come “vai, non m’importa di te”, ad
esempio. Mi avrebbe ferita a morte, ma mi avrebbe lasciata anche andare.
Oppure avrebbe potuto dare vita alle scene sentimentali e
strappalacrime che già avevo immaginato ed allora io avrei
dovuto dimostrare grandi qualità d’attrice per
uscirne indenne.
Mi convinsi che sarebbe stato come strappare un cerotto: un gesto secco
e privo di conseguenze; male che vada sarebbe rimasta solo un
po’ di colla grigia sulla pelle.
Aprii la porta.
“Sono pronto a godermi la tua rappresentazione
teatrale.”
Era seduto al solito posto, aveva la testa poggiata su di un braccio e
mi guardava con una serietà disarmante. Tremai.
“Se sai già tutto allora non mi trattengo
oltre.” Biascicai, già pronta a tornare indietro.
“Aspetta. Voglio potermi difendere.”
Esclamò.
Sussultai: “Cosa intendi?”
Non mutò né voce (incolore) né
posizione: “Non trovo affatto corretto che Logan decida cosa
fare della nostra relazione. Perché lui può
amarti così egoisticamente mentre io debbo lasciarti?
È giusto che tu possa scegliere in completa
autonomia.”
“Non renderla più difficile di quello che
è. Ho capito di amare Logan, a modo mio. Non
c’è spazio per te.” Sussurrai, mentre
già gli voltavo la schiena per uscire.
“E Kei che ne pensa?”
Mi sentii svenire: il sangue defluì dalle gote, mentre le
ginocchia tremarono; caddi a terra.
“Ah, non l’hai interpellato.”
Sibilò.
“Io...” Provai a ribattere, incerta. Ma cosa potevo
dire? Era vero, non l’avevo interpellato; avevo paura della
sua opinione. Lui non mi dava mai ragione.
Le braccia di Armand mi sollevarono da terra ed anche quando fui di
nuovo in piedi non mi lasciarono andare; la mia testa si
lasciò cullare dal suo petto, mentre sentivo sempre
più viva la consapevolezza di quanto stessi sbagliando.
“Logan si sta indebolendo, l’hai notato anche
tu?” Mi chiese con gentilezza.
Risposi che sì, anche io me ne ero resa conto.
“Non credi che un uomo così debole non sia
affidabile? Potrebbe tradirti, l’ha già fatto. Ho
paura per te Sarah: io
ho a cuore solamente te; Logan vive per il suo ideale, non per
te.”
Mi strinsi forte a lui, che ricambiò l’abbraccio
con la stessa intensità.
Mi amava davvero, ne avevo la certezza.
Mi ama davvero,
pensai ancora.
Ed io non posso
lasciarlo.
“Perché sono così ingenua da crederti,
eh? Perché mi sono innamorata di voi due?”
Domandai ad alta voce, pur non volendo una risposta da lui.
“Ti correggo: tu ami me. La Sarah fasulla, quella che Logan
è riuscito a fabbricarsi su misura in questi mesi, lei ama
Logan. Ma tu ami me.”
Le ultime parole, in particolare, mi sembrarono quasi volermi
ipnotizzare: le aveva pronunciate in modo così convinto,
marcato e sincero che mi parve improvvisamente di non essere
più sola.
Qualcuno, finalmente, mi aveva capita.
Avevo trovato una persona con cui parlare e con cui non avere paura:
una persona di cui non dover temere l’ombra.
Cosa dovevo fare?
Desideravo con tutta l’anima rimanere con lui, oramai
l’avevo capito.
“Ti amo.” La mia voce fu roca e profonda.
“Non dirlo. Pensalo soltanto... Io saprò sentire
la tua unica e vera voce.” Sussurrò nel mio
orecchio, premendo poi il mento tra i miei capelli.
Fu come prendere una boccata d’aria fresca; fu come ritrovare
tutto ciò che avevo perduto.
“Armand... Se davvero puoi sentirmi, allora ascolta la mia
richiesta d’aiuto. La senti? O la sento solo io?”
La voce si ruppe, ma resistetti all’impulso di piangere.
Ero così disperata dentro di me! Ero così
infinitamente spezzata!
Mi baciò una, due, tre volte, ed altre mille ancora.
Mi abbracciò forte ed ascoltò ogni mio silenzio.
E nemmeno un momento mi
soffermai a ricordare la notte d’amore che avevo vissuto con
Logan.
Non seppi bene come, ma ci ritrovammo sul suo letto: realizzai di
averlo desiderato intensamente.
Così lasciai che accadesse.
Mi lasciò davanti al ponte salutandomi con un affettuoso
bacio sulla tempia.
“Tornerò a prenderti.” Mi disse.
Non capii a cosa si riferisse, ma non obiettai.
Arrivai davanti alla cella con un sorriso di scuse sulle labbra: ero
stata assente negli ultimi tempi.
Controllai la situazione con una lenta occhiata: non c’erano
più i letti e qualche stomaco rumoroso mi fece intendere che
anche il cibo era diventato scarso; chiesi quante volte comparisse il
bagno in un giorno e mi dissero che compariva due volte per
un’ora.
La situazione non era ancora critica, dunque.
Ma quanto potevano resistere ancora? Erano in tanti, troppi, e le
risorse si stavano esaurendo, mentre la paura e la stanchezza erano
sempre più forti.
Notai, però, che mancavano all’appello gli
europei; che sbagliassi io?
“Dove sono Ralph, Olivier, Gianni e Andrew? E Michelle,
Mathilda, Cloud e Zak?”
Non c’era dubbio: a parte i due gemelli spagnoli, tutti gli
europei erano spariti nel nulla; ebbi un pessimo presentimento.
Takao mi guardò perplesso, come se avessi detto qualcosa di
strano: “Non lo sai?”
Mi sentii confusa: “Sapere cosa?”
Si rabbuiò: “Loro... Insomma, hanno lasciato i
bit. Così sono stati liberati. Davvero non lo
sapevi?”
Fu come sentirsi crollare addosso il mondo; sapevo bene che era nel
loro interesse concedere i propri Animali Sacri, perché solo
così si sarebbero potuti assicurare la sopravvivenza, eppure
la notizia mi turbò ugualmente.
Stavo facendo di tutto pur di mantenerli lì dentro con le
loro creature ancora in loro possesso: ritenevo semplicemente giusto
che loro lottassero per preservarle.
Ero egoista nel mio intento? Non avevo pensato alla loro fatica. Il
presidente Daitenji, povero anziano, mi sembrava debilitato nel corpo e
nell’anima.
Non era il solo: il morale era a pezzi.
La morte di Kappa aveva gettato nello sconforto e nel terrore tutti i
prigionieri, per questo gli Europei avevano ceduto.
Mi parve strano, però, che avessero ceduto persone
appartenenti tutte allo stesso continente; chiesi se ci fosse un motivo.
“Vogliono rimanere vicini per aiutarci... Abbiamo deciso
così.” Mi spiegò frettolosamente e con
voce quasi inudibile Hilary (bianca come un cencio, poveretta!).
“E voi, voi come state?” Chiesi, sedendomi a terra
come di consueto.
Alla mia domanda seguirono risposte allarmanti e confuse: i
più vecchi si lamentavano per i disagi e per la paura, i
più giovani volevano uscire a tutti i costi senza
però dover cedere al ricatto di Logan.
Erano terrorizzati, erano indifesi.
E soprattutto volevano capire perché io non fossi dalla loro
parte; volevano sapere il motivo per cui impedivo loro di consegnare i
bit Powers.
Takao in particolare era molto agguerrito: in fondo era sempre stato un
grande lottatore e dietro al viso arrossato dalle lacrime e pallido per
la paura potevo scorgere uno spirito di rivalsa e un coraggio tali che
mi sentii colta da grande timore.
Takao era diventato improvvisamente un adulto: fu splendido e
spaventoso vederne i progressi.
Io provai a spiegare le mie ragioni ancora una volta, ricordando loro
che le Creature Sacre erano troppo importanti e che il piano di Logan
non andava assecondato; cercai di confortarli ed incoraggiarli e
ribadii che era mia intenzione aiutarli e che avremmo trovato il modo
di uscirne.
Assicurai che avremmo salvato la Terra, i bit e tutti gli esseri umani.
Sentivo una grande forza dentro di me: la mia mente tornò ad
elaborare piani e strategie, come non faceva da molto tempo.
Avevo Armand, dunque avevo un alleato e molta forza; mi sentii
fiduciosa, credetti davvero nel mio discorso e nelle mie parole.
Ma in fondo rimanevo una trottolina nelle mani di macabri giostrai;
così, quando Logan apparve all’imboccatura del
ponte, compresi immediatamente il mio errore.
Il suo sguardo era cupo e riuscii a percepire la rigidità
del corpo anche a metri di distanza.
Dovevo stare calma: Logan mi amava, me l’aveva detto poche
ore prima.
Del resto io poche ore
prima gli avevo detto che avrei lasciato Armand.
Alla sua comparsa i miei amici si appiattirono contro la parete
più esterna, aspettando muti ciò che sarebbe
successo; io, proprio come loro, non osavo fiatare.
“Sarah.” La sua voce possedeva una
tonalità che non gli avevo mai sentito prima: era lugubre.
“Logan... Lasciali stare.” Fiatai, ponendomi di
fronte alla cella.
Egoisticamente provai a convincermi del fatto che fosse lì a
causa loro; sperai che fosse giunto per punirli ulteriormente; tutto,
tutto purché non fossi io la causa della sua venuta!
“È quello che intendo fare.” Rispose con
calma, avvicinandosi; deglutii e mi sembrò rumorosissimo.
Iniziai a muovermi verso di lui studiando ogni sua espressione ed ogni
suo movimento, come se stessi cercando di non innervosire una bestia
feroce.
Parlò: “Sono stato buono con te Sarah, vero? Non
ho mai usato violenza sulla tua persona, né ti ho mai ferita
più del dovuto;
considerando la mia natura, sono stato un santo. E
scioccamente mi sono fidato. Mi sono detto: ‘Dalle
un’altra possibilità, lei se la merita! Siete
arrivati fino a qui, concedile l’occasione di guadagnarsi
totalmente la tua fiducia!’
Così, presa questa decisione, sono stato tranquillo... ti ho
donato me stesso... la mia devozione...”
Non potevo rimanere lì ad ascoltarlo senza reagire; dovevo
almeno difendermi, farlo ragionare...
Con slancio impetuoso mi gettai verso di lui: “Se
è per Armand io posso spiegartelo!”
“Sì, è PER ARMAND!”
Tuonò lui, zittendomi.
“Mi hai mancato di rispetto, tradendo la fiducia che avevo
riposto in te! Io volevo farti del bene e tu mi hai ingannato e
disobbedito! Cos’altro dovevo fare, Sarah?
Cos’altro? Ti ho avvisata quanto ho potuto su quel vampiro!
Ti ho salvato la vita, concesso di vivere qui, di stare con quei
patetici omuncoli là dietro... Io ho onorato il mio
patto!”
“Non sempre.” Sussurrai, ma forse non mi
sentì.
“Ti credevo mia alleata. Ti ho punita una volta e sono stato
ripagato con la morte del tuo punitore; ti ho perdonata e sono stato
ripagato dalla tua tresca
con un altro.”
Intorno a noi vidi delinearsi i tetri contorni di figure incappucciate,
disposte ai lati della stanza; erano gli altri vampiri, che sorridevano
soddisfatti godendosi la scena.
Punita verrà
la creaturina!
Punita verrà
tutta quella spazzatura!
Voi umani siete solo
spazzatura!
Tu, umana, sei solo una
formica!
SOCCOMBI, SOCCOMBI!
Il sangue
scorrerà!
Un banchetto ci aspetta,
quanta bontà!
La Terra è
nostra, smaltiremo l’immondizia!
Addio piccola, sei solo
sporcizia!
Il tuo sangue
scorrerà, scorrerà, scorrerà...
Rabbrividii: il loro canto era diverso da quello delle Syrens.
Quelle ammonivano, loro invece esponevano il loro reale punto di vista.
Sperai che Logan non condividesse quel pensiero; sentivo che lui era
diverso, che lui non riteneva noi poveri esseri umani solo spazzatura.
Ma se fino a poche ore prima avrei potuto sperare nel suo aiuto, ormai
era tardi: io lo avevo abbandonato. Ed ora lui abbandonava me.
“Mi dispiace Sarah, ma tutto ciò che è
successo e che succederà è solo colpa
tua.” Disse piano, come se avesse voluto che solo io sentissi.
SOCCOMBI, SOCCOMBI!
Il canto proseguiva con maggiore intensità: rabbrividii e mi
sembrò che Logan avesse una reazione di stupore e di
malinconia insieme.
Le voci dei miei amici, di quella povera spazzatura, mi giungevano
chiare e confuse al contempo: erano grida a tratti spaventate, a tratti
d’incitamento e d’incoraggiamento.
Chiedevano di risparmiarmi, urlavano qualcosa che non capivo. I
più sensibili piangevano.
Perché risparmiarmi? In fondo Logan non mi avrebbe fatto
nulla, no?
No?
In un attimo mi fu davanti ed il secondo dopo mi teneva per il collo; i
miei piedi non toccavano più terra.
I suoi occhi azzurri erano fissi nei miei, ma non capii il motivo della
scintilla di compassione che brillava in essi.
“Addio.” Sussurrò.
Il tempo tornò improvvisamente ad avere un senso: venni
scagliata con violenza verso il vuoto ed a malapena ebbi il tempo di
capire.
Vidi gli sguardi attoniti dei miei compagni e sentii le loro grida;
sentii anche le urla spaventose dei vampiri, che già mi
vedevano nella mia bara; poi, per un solo, misero secondo, vidi Logan.
Logan che sembrava quasi sul punto di piangere.
Il mio corpo perse consistenza e valore: ero come un uccello caduto
troppo presto dal nido.
Sospesa nel vuoto, pensai a Kappa: anche lui era caduto.
Ed era morto.
Io stavo cadendo, come Kappa; lui non sapeva volare, ovviamente, e
così era morto.
Io non sapevo volare, ovviamente, proprio come lui.
In un attimo mi resi conto di tutto quanto: capii di avere sempre
sbagliato tutto.
Vidi mia madre, che ricordavo poco, e pensai a quanto era stata
migliore di me come donna; vidi mio padre, che ricordavo fin troppo
bene, e mi resi conto che per fortuna non ero mai stata come lui.
Vidi i miei amici, vidi Logan, Armand... Vidi l’unica
creatura, in cielo e in terra, che mi aveva sempre amata senza volere
null’altro in cambio, e che io avevo abbandonato per
vigliaccheria.
Mi resi conto di avere peccato.
Mi resi conto di non avere salvato nessuno.
E lì, sospesa nel vuoto, nell’atto di precipitare
per sempre là dove meritavo, mi chiesi: è dunque questo,
morire?
Sei stata avventata,
piccola rosa.
Troppo amore ti ha
uccisa.
Fine 10° capitolo
Ta-da-da-daaaaan!
Ebbene sì: l’attuale protagonista sta morendo,
proprio in questo momento, proprio mentre state leggendo queste righe.
Credetemi, farla morire è stata una scelta... sofferta.
Ma ho bisogno che questa Sarah muoia, per far proseguire la storia.
Ho i brividi e tanta tristezza nel cuore, ma è
così.
Comunque vi assicuro che vi è un motivo più che
valido.
Sappiate però che io amo Sarah alla follia, come se fosse
mia figlia: quando scrivo questi capitoli smetto di essere me e divento
lei; in virtù di questo, non la lascerò andare
così.
Lei tornerà, per così dire, in altra forma. Quel
che è certo è che non la vedrete mai
più con gli stessi occhi di adesso. Dico questo
perché la storia è iniziata con lei e
finirà con lei: la sua presenza rimarrà costante.
Questa storia diventerà come una casa infestata: i fantasmi
non si vedono, ma ci sono.
Ma non voglio parlare troppo di questo capitolo: voglio prima leggere
le vostre opinioni.
Curiosità:
La canzone l’ho cambiata ottomila volte: inizialmente era
“Tra sesso e castità” di Battiato, poi
è diventata –quasi ufficialmente- “Amore
e...” di Donatella Rettore.
Vi invito ad ascoltare quest’ultima canzone, che incarna alla
perfezione lo spirito della prima parte del capitolo.
Infine ho scelto “Too much love will kill you”,
struggente e bellissima canzone dei Queen (non toccatemeli, li amo fino
al delirio).
Questa canzone è l’ideale per sottolineare la
difficoltà di scegliere un amante tra due (“torn
between the lover and the love you leave behind”).
Che altro dire?
Anche in questo capitolo sono presenti finezze che chiarirò
alla fine della storia, in una sorta di glossario.
Vorrei comunque che prestaste particolare attenzione ai pensieri di
Sarah mentre è nel vuoto...
Capirete perché.
Caso Zefir: la sua morte ha suscitato reazioni divergenti e piuttosto
bizzarre! O.ò C’è chi ne gioisce e chi
se ne rammarica...
Io non ho dato importanza alla sua morte perché, in quel
mentre, la scrivevo dal punto di vista di Sarah (che lo odia) e di
Armand (che lo riteneva una nullità); però vi
faccio notare che Logan ne è rimasto molto colpito e lo
ricorda spesso; lo ricorda anche in questo capitolo.
Io do a Zefir l’importanza necessaria: preferisco citarlo in
piccole frasi che in lunghe divagazioni riguardanti il suo passato.
Vorrei che voi sentiste il suo ruolo da come viene ricordato da Logan,
ad esempio!
Tutto qua!^^’’
Visto che ci sono, vi allego un disegno di Sarah per commemorarla...
http://img580.imageshack.us/img580/7904/tnlnsarah.jpg
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Bene, a questo punto rispondo alle recensioni:
BenHuznestova:
Ciao Ben! =) Tu non hai nemmeno la più vaga idea di quanto
io sia felice di ricevere il tuo parere! Io purtroppo sono uno spirito
vagante e non recensisco più moltissime storie, ma le tue le
ho sempre lette ed ammirate; di conseguenza, ammirandoti, il tuo
giudizio è per me fonte di gioia infinita! *O* Sono contenta
che tu abbia notato la questione della fiducia... Avrai notato che in
questo capitolo, al contrario, Sarah va proprio alla deriva,
affidandosi solo al cuore.
Bell’errore, eh?
Mi ha reso piuttosto soddisfatta il tuo notare la musicalità
delle ultime parole di Sarah nello scorso capitolo... Mi sento potente
X°D!
Che ne pensi di questo capitolo? Aspetto la tua opinione ;)
Bacio!
RobertaLOVESTROTTOLE: Beh,
innanzitutto ti ringrazio per aver prestato attenzione alla mia storia;
ha un valore immenso questo tuo interesse.
La tua recensione rispecchia molto il mio percorso: anche io ritengo
che i primi capitoli siano molto meno interessanti di questi ed
è bello vedere che vi sto appassionando!
Ti ringrazio per tutti i complimenti e ti dico una cosa: sono una
persona estremamente vanitosa, un poema omerico di lodi mi sarebbe
andato bene!
Scherzo ovviamente, in realtà sono una delle persone
più insicure di questo mondo, però mi ha fatto
DAVVERO piacere la tua recensione.
Questione Syrens: i loro canti li ho scritti senza spunti, sono tutti
di mia invenzione. Le Syrens come personaggi, invece, le ho ideate dopo
aver ascoltato la canzone “Ghost Love Score” dei
Nightwish, dove si parla di sirene, tra le altre cose.
Comunque, ancora una volta, GRAZIE DI CUORE. =) A presto, un bacio!
Aphrodite:
... Ho paura della tua reazione a questo capitolo. O.ò No,
sul serio!
Ti avevo detto che questo capitolo ti avrebbe spaventata, ricordi? E ti
avevo anche detto che temevo che, un giorno, Sarah ti deludesse. Eccoci
al momento fatidico, dunque.
Ebbene sì... Ho ucciso Sarah. O meglio: l’ho fatta
uccidere dal tuo personaggio preferito a causa del personaggio che
più odi. O___________________O
In pratica mi sono scavata la fossa!
Sappi comunque che leggere le tue recensioni mi diverte come poche cose
al mondo: hai un’intelligenza fine e cogli moltissimi
particolari interessanti... Resta solo da vedere su quanto hai avuto
ragione. Sono rimasta colpita dal fatto che tutte voi vi facciate un
sacco di paranoie su quel vampiro dagli occhi belli; io ero convinta
che fosse scontata la sua identità. O.O’’
Hai ragione sulla figura di Armand, io stessa lo definisco
semplicemente ambiguo.
Hai ragione anche su altre due questioni: le lacrime di Logan sono
l’inizio del totale crollo di tutto e, nonostante il suo
comportamento, lui ama Sarah molto più di Armand.
Avrai notato che in questo capitolo ho dato molto spazio alla tua
coppia preferita. Sia in bene che in male.
Bene, spero in un tuo commento, in privato o in pubblico, poco importa.
Un bacione Sister, I love you!
Iria: salve
scimmietta! <3
Di Zefir ho già parlato e non dirò nulla di
più, proprio perché non ho altro da dire.
Una parte della tua recensione mi ha colpita particolarmente: davvero
Sarah ti sembrava schiacciata da altre presenze? Sarei curiosa di
saperne di più, a riguardo.
Sarei curiosa anche di sapere la tua interpretazione della canzone
delle Syrens: mi sembrava di aver scritto cose chiare e scontate, mi
rendo conto solo ora invece di aver sollevato una grande questione o.o!
Logan sta attraversando un momento di grande cambiamento: come dice
Sarah, sta diventando l’ombra di se stesso. Verrà
chiarito in futuro questo cambiamento a cosa è dovuto.
Armand... Armand lo amo e lo odio: è una figura
misteriosissima, eppure in realtà è il
più cristallino di tutti. Solo che finge meglio degli altri,
come dice Logan.
Ah, è d’obbligo chiederti il tuo parere sul
finale. Se volevi che ti sorprendessi, credo d’esserci
riuscita.
Arrivederci mon amour, aspetto una tua opinione!
Bacio
Traduzione
testo canzone:
Sono solo i frammenti
dell'uomo che ero solito essere
Troppe lacrime amare si
stanno
riversando su di me
Sono molto lontano da
casa
E sto affrontando tutto
questo da solo
da troppo tempo
Mi sento come se nessuno
mi avesse mai
detto la
verità
Su come crescere e sullo
sforzo che avrebbe comportato
Nella mia mente piena di
confusione
Sto guardando indietro
per scoprire dove
ho sbagliato
Troppo amore ti
ucciderà
Se non riuscirai a
deciderti
Diviso tra l'amante e
l'amore che lasci
indietro
Vai incontro ad un
disastro
perché non
hai mai letto le indicazioni
Troppo amore ti
ucciderà - ogni volta
Sono solo l'ombra
dell'uomo che ero solito essere
E sembra che per me non
ci sia alcuna via d'uscita da tutto ciò
Ero solito ridarti la
felicità
Adesso tutto
ciò che faccio è deprimerti
Come sarebbe se tu fossi
nei miei panni?
Non vedi che
è impossibile scegliere?
Non c'è alcun
senso in tutto questo
Qualunque strada io
intraprenda, devo perdere
Troppo amore ti
ucciderà
Come quando non ne hai
affatto
Prosciugherà
la forza che c'è in te
Ti farà
gridare, implorare e strisciare
E il dolore ti
renderà pazzo
Sei la vittima del tuo
crimine
Troppo amore ti
ucciderà - ogni volta
Troppo amore ti
ucciderà
Renderà la
tua vita una farsa
Sì, troppo
amore ti ucciderà
E non riuscirai a capire
il perché
Daresti la tua vita,
venderesti la tua anima
Ma sarà di
nuovo così
Troppo amore ti
ucciderà
Alla fine...
Alla fine
|
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Capitolo 11 *** The Phantom of the Opera ***
Sì, mi rendo conto di essere parecchio in ritardo. A mia
discolpa, posso dire che questo capitolo è breve ma...
Intenso.
E vi avviso già da subito: è forse il capitolo
più delirante che io abbia mai scritto. In esso troverete
tre diverse visioni, due punti di vista, voci ovunque, occhi ovunque,
dolore e grida ovunque...
C’è un senso, non sono io che sto impazzendo.
Ecco, volevo soltanto dirvelo.
Buona lettura.
Sybelle
The Phantom of the
Opera – Il Fantasma dell’Opera
Ognuno vive la propria vita e
paga il proprio prezzo per viverla. Il guaio è che molto
spesso si paga per un unico errore. Anzi, non si finisce mai di pagare.
Nei suoi rapporti con gli uomini, il destino non chiude mai i conti.
-Oscar Wilde-
Sarah.
Chi era?
Sarah.
Ah, certo, conoscevo quella voce.
Ciao Sarah.
Ero io.
“Smettila di chiamare quel nome.”
Perché? In
fondo è il tuo
bellissimo nome.
“Sei in vena di ironia, eh?. ...Sto morendo, vero?”
Sì, stiamo
morendo.
“Oh... Mi dispiace. Credo sia colpa mia...”
Stai tranquilla, ho
sbagliato anch’io. Abbiamo sbagliato entrambi. Non avremmo
mai dovuto creare il patto con Logan.
“E’ stato lui a uccidermi, vero?”
... Mi dispiace.
“Avevi ragione tu... Non dovevo fidarmi.”
Non piangere, ti prego.
Mi tastai il viso: “Sto piangendo?”
Sì, sei
terrorizzata. Stai morendo e sei in uno stato di shock. Piangi
perché non esisterai più.
“In fondo non sono mai esistita... In fondo io ho usurpato il
tuo trono. Ma tu, tu che stai morendo insieme a me, non hai
paura?”
Sono stati rari i
momenti in cui non l’ho avuta... Dalla nascita alla morte, in
ogni istante della mia vita, tutto ciò che ho provato
è stato paura.
“Stai piangendo anche tu. Posso asciugare le tue
lacrime?” Mi avvicinai e sfiorai il suo viso, raccogliendo
quelle gocce salate con le dita.
“Sei una bella persona. Forse avresti meritato un
po’ di felicità.” Provai a consolare
quell’anima ferita, ma sapevo che non esisteva una cura. Io
non sarei mai guarita dai miei crimini.
Non l’avremmo fatta franca.
Ho fatto del male ai
miei amici.
Annuii.
L’ho fatto
senza pensarci due volte.
Negai.
Non ho riflettuto sulle
conseguenze delle mie azioni.
Annuii.
Sono una persona
malvagia.
Negai.
Merito di morire.
Meritiamo di morire.
Ammutolii.
“Chi può veramente dire come sarebbe stato, se
avessimo scelto diversamente? Forse a quest’ora saremmo
già stati morti, tutti. Invece ora stiamo morendo solo
noi...”
E Kenny. E quel bambino.
Siamo assassini Sarah!
“A-assassini? N-no... non li abbiamo uccisi noi... Non
è colpa nostra. Non lo è, vero? Non
può esserlo!”
Arretrai spaventata, quando improvvisamente le mie membra
s’irrigidirono come se fossero diventate di pietra.
Mi mancò il respiro: “SOFFOCO!” Invocai
il suo aiuto.
Ma non parlava più, non c’era più; ero
sola, eravamo soli, ero sola, ero solo io, eravamo entrambi!
Un colpo violento al corpo.
Uno strappo netto.
Urlai come se qualcuno mi avesse staccato la pelle di dosso: mi accorsi
con orrore che essa si stava veramente
lacerando; veniva tirata via dalle ossa con lentezza, in modo
inesorabile. Tutto ciò produceva un suono sinistro, orrendo
a sentirsi. Faceva criiik,
criiik, CRIIIK!
Guardai con occhi colmi di terrore quello scempio; mi dissi:
“E’ un sogno.”
Ma impazzivo ugualmente per il male.
Gemiti di panico si alternarono a conati di vomito: potevo vedere i
muscoli staccarsi insieme alla pelle, o spappolarsi, o sciogliersi, o
imputridire nell’ istante stesso in cui venivano a contatto
con l’aria.
Sentii l’impulso di toccare le braccia, ma fu fatale: un
dolore lancinante pervase ogni cellula del mio organismo, accecandomi;
rantolai, singhiozzai qualcosa di indecifrabile.
Mi accorsi presto che ogni tentativo di fermare lo scuoiamento era
inutile: se cercavo di trattenere la pelle, essa si staccava in modo
ancora più violento. Gridai, urlai, bestemmiai.
Piansi.
“Uccidimi, piuttosto!” Parole quasi vomitate, colme
di disperazione.
“UCCIDETEMI!!” Gridavo nel silenzio, contorcendomi.
Ma nessuno rispondeva.
C’erano solo le mie urla e quel dannato suono, quel tetro criik, criik, CRIIK!
Volevo parlare ancora, spiegare (a
chi?) che c’era un errore, che ero solo una
poveretta, solo una piccola creaturina il cui corpo non poteva
tollerare simili torture; volevo riattaccare la pelle e scoprire che
era stato solo un terrificante equivoco, un’impressione, un
errore della mia mente malata.
Io non ero lì e non stavo morendo; non ero lì e
non stavo soffrendo in quel modo così atroce.
Io... io.
Infine osai riguardarmi: mi ritrovai rivestita solo del mio scheletro,
con solo qualche brandello di tessuto a ricoprirmi.
Le mie ossa erano nere,
nere più del diavolo!
Non potevo sopportare oltre: piansi veleno, piansi dolore; strofinai al
punto gli occhi da ritrovarmeli nelle mani scheletriche, grandi come
biglie. Li vidi, pur non avendoli addosso. Urlai ancora, ma non avevo
più lingua.
Era il mio corpo che non
era più mio.
Percepii una strana atmosfera intorno a me: l’aria divenne
viva e rovente, e si apprestò a circondarmi in una morsa
letale. Venni spinta verso l’alto; ciò che mi
stava risucchiando era tanto potente da schiacciarmi. Le ossa si
ruppero, comprimendosi; il dolore divenne agonia.
“Non voglio più soffrire!” Il grido,
disperato, era mio, ma non venne da me. Dalle orbite vuote scesero
lacrime pesanti e melmose, viscide: scendendo, mi corrosero le guance
scavate.
Soffrivo a causa della sofferenza. Non l’avrei augurato a
nessuno, mai; nessuno doveva provare tutto quello. Era disumano.
La spinta si fece più intensa, gli occhi (che fino a quel
momento avevo stretto tra le mani) scivolarono dalla mia presa e
caddero nel vuoto; quando tentai di recuperarli, mi resi conto di
averne di nuovi, ben saldi nel volto.
Incitata da un’insensata voglia di autolesionismo, li toccai
con le dita; irritai la loro superficie ed il dolore fu molto
più acuto di quanto non avrebbe dovuto essere. Lasciai
perdere.
Sarah, non permettere
che ti portino in alto!
“Guardami...”, e lì scoppiai in lacrime,
“... sono uno scheletro. Fa male, fa terribilmente
male!”
Sarah, NON PERMETTERE
CHE TI RISUCCHINO IN ALTO!
Guardai la presenza di fronte a me come pietrificata, incredula:
“Io... Io... TU, proprio TU mi dici che non devo farmi
risucchiare?! HO PAURA, STO MALE!”
Singhiozzai, esausta: “Almeno tu... ascoltami... almeno
tu...”
Le spalle nodose erano scosse dai singhiozzi, le labbra (quel poco che
era rimasto, giusto un brandello di carne) tremavano convulsamente.
Ero brutta, morta e sola. Anzi... Come potevo ancora parlare di essere? Ero ancora? Io non ero!
Cos’ero io? Esisteva un io?
La figura mi guardò in silenzio. La forza si fece
più energica, il mio fragile corpo venne innalzato con
brutalità.
Sopra di me, il buio.
Sarah, OPPONITI!
Ero già morta o era quella, la morte?
SARAH, RESISTI
DANNAZIONE!
O forse quello era il limbo? Ero condannata a quella tortura per
l’eternità, per pagare i miei errori?
SARAH, NO! TORNA QUA,
TORNA DA ME!
“Scusami, ma sono tanto stanca. Tanto, tanto
stanca...” Giustificai così la mia debolezza.
Ma non lo capisci? Lui
ti sta portando via! Vuole rovinarti!
Finsi di non sentire, perché stava diventando fastidiosa
quella voce.
Finsi di non vedere, perché guardare in faccia la
realtà era sempre troppo doloroso.
Finsi, come avevo sempre fatto.
Perché in fondo io non ero che una finzione.
Respirare ancora fu molto più brutale di quanto non mi sarei
mai aspettata: l’aria penetrava nei polmoni troppo
velocemente, non riuscivo a gestirne il flusso. Annaspai come se fossi
appena uscita dall’acqua, cercando di mettere ordine in tutto
quell’ossigeno che entrava ed in tutta
quell’anidride carbonica che usciva.
La forza risucchiante era ancora lì, ma ora mi sosteneva
semplicemente nel vuoto, senza più spingere: era diventata
quasi nulla, tanto che temetti di precipitare ancora.
Precipitare, sì... Ma da dove?
Mi costrinsi a girare la testa, per capire cosa fosse cambiato; che
patimento!
I contorni delle figure erano confusi, indefiniti; mi parve di
distinguere, nell’ombra ( o c’era luce? Non
capivo...), uomini neri, che ad un secondo esame identificai come
incappucciati e avvolti da un mantello tetro. Poi una luce, una luce
debole ma grande; dalla luce giungevano delle voci che sussurravano e
gridavano il mio nome, con grande gioia.
Gli incappucciati ringhiavano, parole dal tono aspro e velenoso
uscivano dalle loro labbra bianche.
Affinai l’udito, dato che la vista non mi era
d’aiuto.
La prima voce (e forse l’unica, la più forte, la
più autentica) che sentii, fu quella di Takao.
Takao? Era morto anche lui?? No, non potevo sopportarlo! Non anche lui!
Lui che aveva dato forza ai suoi amici, che li aveva sempre consolati e
sostenuti! Lui che in fondo era sempre stato il mio...
No, non lui!
“TAKAO!” Gridai, chiamandolo forte. Le mie labbra,
però, non si aprirono. Ero muta.
“E’ Sarah!”
“Guardate, l’ha tirata su!”
“Ci vede?”
“Ma certo, ci sta guardando!”
“E’ viva?”
“Ma che domande fai?! SARAH!”
Mi chiamavano, ma non sapevo dove fossero; non sapevo nemmeno chi
fossero.
Sentivo Takao, sentivo solo Takao. Era come se le mie orecchie fossero
sintonizzate su di lui, come se volessero ascoltare solamente la sua,
di voce. Poi lo vidi; fu un lampo, un’apparizione: un attimo
ed io potevo ancora vedere. Vidi Takao: era nella prigione, vivo. Aveva
le lacrime agli occhi, piangeva per me.
Piangeva perché ero morta?
Focalizzai anche gli altri, piangenti anch’essi. Poi notai i
vampiri incappucciati... furenti.
Sentii la presenza di Armand; per un momento lo ebbi davanti agli
occhi, ma una parte di me sapeva che non era lì. In fondo,
poteva lui mancare? Se avevo capito una cosa di lui, era che non aveva
bisogno del corpo per esserci.
Non mi rincuorò saperlo lì; io volevo il suo
abbraccio, non il suo sguardo onnisciente.
Iniziai a spiegarmi tutto: la sensazione di essere rimasta senza pelle
era probabilmente dovuta alla velocità della caduta,
così come io, in quel momento, non ero morta.
Ero viva.
Perché ero viva? Quale miracolo, o quale sacrilegio era
accaduto?
Sentii una presa forte e secca sul mio collo: emisi un rantolo di
dolore, prima di capire che quella stessa energia che mi aveva spinta
in alto, via dal baratro e verso il mondo dei vivi, ora mi stava
strozzando.
Capii subito: era Logan. E lo vidi, oh, lo vidi! Era là, sul
ponte, con la mano protesa verso di me e stretta in un pugno: i suoi
occhi mandavano fiamme e folgori. Gli altri vampiri (le figure
incappucciate) lo stavano ingiuriando, chiedendogli il motivo di quel
ripensamento, maledicendolo e insultandolo.
Lui rimaneva in silenzio, con lo sguardo fisso verso di me.
Era furioso!
Pazzi i suoi compagni a provocarlo! Pazzi! Non vedevano
l’ira? Non coglievano il tremito di quell’animo
folle di gelosia, cieco per la brama di potere e delirante per le cose
avvenute?
Qualcosa nel suo sguardo mutò, un’idea
attraversò i suoi occhi: aprì la mano, tornai a
respirare; temetti di precipitare ma non successe.
Qualcosa di strano stava accadendo...
Il mio corpo, fino a quel momento rigido e freddo come quello di un
morto, improvvisamente si mosse: fluttuai fino al ponte, dove caddi in
un tonfo. Takao batteva i pugni contro la parete, urlando
“SARAH, SARAH!”, incoraggiato ed accompagnato da
molti altri, dei quali non riuscii a distinguerne nessuno. Stranamente,
riuscii ad incrociare lo sguardo di Yurij, solo il suo. Nei suoi occhi
vidi qualcosa, ma non capii cosa.
Logan mi sovrastava, immenso, senza alcuna emozione in viso.
Oooh... Non era pazzo, avevo visto male. Era tornato ad essere il Logan
dei primi tempi, il calcolatore, il cupo signore di una cupa razza di
cupi mostri. Nell’azzurro dei suoi occhi colsi il sangue
delle sue vittime.
“Logan.” Affannata, sussurrai il suo nome; mi
mancava il respiro, le energie mi abbandonavano; non riuscivo in alcun
modo ad alzarmi.
“Logan.” Ripetei, chiedendomi perché mi
avesse salvata, se allora mi amava davvero o se quello non era che uno
dei suoi tanti giochi di società in cui il dado era in sua
mano ed io non ero che la pedina logora.
“Ho cambiato idea.” Disse soltanto, con tono
incolore ed uniforme.
“Idea?” Domandai con un filo di voce. Non mi
piacevano le sue idee.
Logan si diresse verso la gabbia a passi lenti e sicuri, passando in
rassegna i volti dei suoi prigionieri e prendendosi il tempo di
catturarne l’attenzione: “Lei non
morirà.”
Nessuno sospirò di sollievo; ognuno temette per la propria
vita. Si chiedevano: “Se non lei, allora io?”
Logan rise; anche i vampiri stessi tremarono di terrore, nel sentire
quel suono aspro e metallico.
“Ehi, Ivanov! Ripeti la tua domanda!”
Gridò improvvisamente, facendosi serio.
Yurij sussultò, lo vidi. Lo guardò incredulo,
senza capire di cosa stesse parlando; ma non era uno stupido, non fece
domande superflue; Logan voleva QUELLA domanda e solo quella.
Sì, ma qual era QUELLA?
Logan rise di nuovo: “E’ una domanda che hai
ripetuto più volte, in questi mesi di prigionia!”
Mesi? Erano passati mesi? La stanza iniziò a vorticare:
dov’ero io? Mi ritrovai, in tempo per sentire la risposta di
Yurij, risposta che trapassò il mio cuore da parte a parte.
Yurij infatti prese fiato, ponderò le parole e infine disse,
con cautela: “Dov’è Kei?”
Logan scoppiò nuovamente a ridere, sotto lo sguardo
atterrito di tutti.
“No...” Fiatai.
“Puoi ripetere?” Ora l’attenzione del
vampiro era su di me, era la sua voce ridente quella che mi
interpellava.
Non aspettò la mia risposta –risposta che comunque
non sarei riuscita a ripetere-: “Avete chiesto, domandato,
implorato, immaginato, sperato di sapere dove fosse. Non è
così?”
Rise.
“Suvvia, chiediamolo insieme! DOV’E’ KEI?
Andiamo, su! Non siate timidi! Chiedetelo!”
Stava delirando, non poteva essere vero, non poteva! Logan non avrebbe
mai osato, mai tradito...! Riuscii ad alzarmi, seppur a fatica, ma lo
sguardo di Logan mi arpionò all’istante.
“Non andartene, cara! Non vuoi rispondere?”
“Tu non puoi...!” Fu tutto quello che riuscii a
dire, prima che lui mi apparisse improvvisamente davanti, solo lo
spazio di un respiro a separarci.
I suoi occhi cattivi furono l’ultima cosa che vidi.
“Oh, io posso!” Sibilò.
Denti. Sangue. Grido. Il mio? Sì, sembrava proprio il mio.
Tutto intorno si offuscò, poi mi sembrò di cadere
e di atterrare centinaia di metri più in basso, nelle
profondità dell’universo, in un luogo selvaggio
con fumi e piante velenose; davanti ai miei occhi apparvero scene
inquietanti di orchi danzanti intorno a falò alimentati da
persone vive, mentre vampiri sudici e fetidi attendevano
nell’ombra per assalire i mostri in festa, come felini nella
savana. Senza che mi muovessi, senza neppure volerlo, mi ritrovai in
mezzo agli orchi; la situazione mi parve incredibilmente familiare. Uno
di essi mi vide, gettandomi addosso uno sguardo bieco e nauseabondo
colmo di disprezzo; mi afferrò con brutalità.
CRAC: aveva spezzato il mio braccio ma non me ne accorsi, no,
poiché vedevo solo quei volti deformi, quei denti marci e
quel fuoco alto, immenso. Improvvisamente l’orco mi
lanciò: volai. Un istante ed ero tra le fiamme, festeggiata
da nuove danze frenetiche.
Il fuoco prese la forma di una fenice araba, una fenice dallo sguardo
intelligente e per questo terribile: mi avviluppò ed
artigliò, bruciando la mia pelle fresca; vidi la cute
sciogliersi come cera. Eppure era un dolore sottile, come se quelle
fiamme stessero cercando di lenire il dolore con l’accortezza.
Non avevo già
vissuto tutto questo? La pelle che si scioglie, la fenice che mi
avviluppa, gli orchi così familiari. Io l’avevo
già vissuto, sì. Ma quando?
Davanti a me comparve una mano, che si addentrò nella coltre
di fuoco e mi strappò a quell’inferno: gli orchi
giacevano a terra perché erano stati uccisi dai vampiri ed
uno di questi mi portava in salvo. Era un vampiro cieco: i suoi occhi
erano coperti da un velo opaco.
Mi prese, mi buttò a terra e mi maneggiò con poca
grazia, afferrando i lembi di pelle e mettendoli dove voleva lui,
facendomi gridare di dolore; allungò le mie ossa e
raschiò via le rotondità, lavorando con febbrile
rapidità. Mi plasmava come fossi una candela, o un vaso. Mi
strappò i capelli bruciacchiati e le labbra carnose,
storpiò il naso e, con mio profondo orrore, decise di
cambiare anche i miei bulbi oculari.
Mi contorsi disperata, ma una sua mano afferrò saldamente la
mia testa, bloccandomi. Quel gesto mi impose la calma, quasi mi
rimbambì; dovetti interrompere le grida, frenare
l’impeto e tacere la paura. Fu in quel momento che mi accorsi
di avere un corpo nuovo, un io
nuovo. Le mie ossa erano più robuste ed i miei muscoli
allenati e scattanti, avevo addominali scolpiti e petto piatto, braccia
forti e piedi lunghi. Percepii, tra le mie gambe, un pene.
Aprii di scatto gli occhi: quello
era il MIO corpo!
Era il mio
pene, quello! E i miei occhi? Erano rossi, come sempre? Tastai i
capelli: corti capelli neri, una frangia spettinata sulla fronte... Mi
alzai da terra, saggiando la forza dei miei arti: ero agile.
Mi schiarii la voce: un suono cupo e roco uscì dalle mie
labbra, nulla di aggraziato. Riguardai il vampiro che mi aveva
ricreato, ma fu con orrore che mi accorsi della realtà: non
ero più nella landa abitata dagli orchi, né il
vampiro che avevo davanti era colui che mi aspettavo di vedere.
Ero sul ponte e di fronte a me stava Logan.
Capii.
“Ciao Kei.” Sorrise lui, esponendo con orgoglio i
denti macchiati del mio sangue.
“Non saluti i tuoi amici, Kei? O forse devo chiamarti Sarah?
Suona meglio?” Mi scimmiottò, ammiccando in mia
direzione.
Sgranai gli occhi, mentre sfioravo con alcune dita le labbra sottili e
ruvide: ero io. Ero io! Respiravo velocemente, quasi a singhiozzi, con
la frenesia di un sopravvissuto; ma, diavolo, ero io!
Logan mi guardava con fare a tratti interessato e a tratti nauseato,
girandomi attorno con circospezione come se stesse contemplando una
statua in un museo.
“Ma guardati”, disse in un sussurro,
“guarda come sei cresciuto dall’ultima
volta.”
Improvvisamente compresi la mia situazione: ero circondato da vampiri
ostili e, ancor peggio, ero tornato me stesso proprio di fronte ai miei
amici. Deglutii saliva amara.
Se fossi stato Sarah, sarei impallidito e avrei chiesto
pietà; ma io non ero più Sarah. Ero Kei!
Kei, Kei, Kei. Io ero
Kei!
Come avevo potuto
dimenticarmi di me stesso?
Reagii finalmente come desideravo: mi gettai contro Logan, cercando di
afferrarne il collo; mi sentii d’un tratto inferocito.
“Tu! Lurido bastardo!” Cercai di accanirmi su di
lui, invano: era duro come il cemento, irremovibile e potente come non
mai.
Se la rise di gusto, assaporando i miei colpi come se fossero stati
calici di sangue fresco: “Io ti ho salvato la vita e tu mi
ringrazi così? Sei il solito maleducato, arrogante
sbruffone. Non è su di me che dovresti
concentrarti.”
Aveva dannatamente ragione, purtroppo. Lasciai cadere le braccia,
sconfitto, mentre una nuova consapevolezza entrava in me: non potevo più
nascondermi.
Erano finiti i tempi delle bugie, delle trame e dei tranelli; erano
finiti i tempi dei mascheramenti, delle recite e dei sacrifici; erano
finiti i tempi delle lacrime ingoiate e dei sorrisi insapore. Non ero
più quello che mi era stato detto di essere, non dovevo
più farlo: incredibile come ogni debolezza ricompaia, una
volta scioltosi il cerone. Sarah era stata la maschera che Logan mi
aveva imposto in cambio della vita.
Era diventata una compagna, un’amica, un’altra
anima... Ed ora ero solo.
Mi hai abbandonato, sei
stata risucchiata e ora non esisti più!
Non dare la colpa a me!
Io non sono che la tua ombra, anzi, il sogno di un’ombra*!
Quanto può resistere un’ombra di fronte alla cruda
realtà?
“Kei...” Era la voce di Takao, lui era sempre il
primo e l’unico a parlare. Era un po’ un leader,
dopotutto. Un guerriero. Una volta il guerriero ero io.
Ma non c’era solo la sua voce, io mi ostinavo a sentire la
sua ma non c’era solo quella: percepii molti bisbigli, suoni
diversi tra loro; il presidente si mise a piangere, fu devastante.
Respirai.
Mi voltai.
“Ragazzi.” Gracchiai, trovandomi di fronte al
desolante spettacolo dell’amicizia tradita; Yurij mi guardava
come a domandarmi: “Sei diventato marcio anche tu?”
“Non sono marcio!” Avrei voluto dirgli; ma lo ero,
ero marcio. Nelle ossa (le avevo viste, erano nere!), nel cuore.
Forse ero persino morto. Le mie mani erano gelide.
“Non ci credo...” Sussurrava qualcuno, triste.
“Non ci credo!” Ringhiava qualcun altro, nauseato. Nauseato
da me? Probabile.
Takao era diventato come di pietra, mi fissava con occhi sgranati,
pallido, sfinito, disilluso da tutto.
Logan mi si avvicinò: “Avete tutti perso la
lingua, a quanto vedo.”
Mi strinse per i fianchi fino a farmi male, ma non me ne lamentai,
perché oramai ero diventato un essere vuoto; fece una
qualche battuta crudele che io non sentii e ne rise compiaciuto.
“Noto che questo nuovo attore si è dimenticato le
sue battute; gli spettatori fremono ed il regista si lamenta dello
spettacolo che langue: forse è l’ora di richiamare
in scena la prima attrice, non vi pare?”
Queste ultime parole mi risvegliarono, rigettandomi a forza nel mondo
dei vivi e dei peccatori senza appello.
Riuscii a pensare solo a una cosa: “Se Sarah torna, io sono perduto
per sempre.”
Non potevo permettergli di ricacciarmi via dalla mia stessa psiche e
dal mio stesso corpo; mi ribellai.
Un colpo, un tonfo. Buio.
Senza sapere come, mi ritrovai in ginocchio, con la testa schiacciata
al pavimento.
“Non sei riuscito ad opporti una volta, non riuscirai a farlo
adesso.” Una sentenza.
Una scossa.
Vidi bambini cattivi e deformi circondarmi in un girotondo grottesco,
ridere e cantare parole offensive; dicevano che ero un idiota, dicevano
che ero solo un altro bambino rotto.
Bambino rotto, bambino
rotto!
Anche loro erano rotti; ero destinato a quel ballo eterno di
fanciullini spezzati.
Sarah comparve di fianco a me, riversa al suolo, pallida.
“Sarah!” Urlai. Si svegliò, ma non a
causa mia: un’altra voce la chiamava, insistente.
Articolò una sola parola: “Arrivo.”
Non parlava a me... parlava a Logan.
“No! Fermati, non andare! Guardami Sarah, guardami! Cazzo,
guardami!”
Ma lei non mi vedeva, lei non mi sentiva: mi stava già
seppellendo nel suo inconscio. Avveniva così che
l’ombra soppiantasse il corpo reale, che la maschera
diventasse il volto.
Logan era molto più forte di me: l’amore che lei
provava per Logan era molto più forte di me; mi parve tutto
troppo buffo, troppo spaventosamente buffo; Sarah una volta ero ancora
io, ora non ne ero più sicuro. Era diventata troppo vera,
troppo diversa da me; era nata dalla mia trasformazione, era diventata
il mio alter ego. Ed ora mi sopprimeva.
“SARAH!”
Finalmente si voltò, osservandomi come a dire:
“Ah, è vero, io sono Kei. Come avevo potuto
dimenticarmi di te?”
Sorrisi, porgendole la mano: “Afferrami, Sarah! Ti ha
già strappata via da me una volta, non ripetere
l’errore! Noi
siamo Kei! Ne usciremo insieme, vedrai! Io non potrò mai
tradirti!”
“Kei...” Sussurrò, venendomi incontro
come in uno stato di trance, fluttuando, circondata da nebbie e vapori;
ma quando le sue mani furono ormai ad un tocco dalle mie... Un muro.
Tastammo entrambi con incredula disperazione la barriera che
improvvisamente ci aveva separati, guardandoci come a volerci
rassicurare, come a volerci ripetere che non era colpa nostra, che noi
stavamo facendo davvero di tutti per riunirci alla nostra parte
mancante.
“Kei!” Esclamò la me, sbigottita,
ma non ebbe il tempo di dire altro: una mano enorme, immensa,
l’agguantò, e la trascinò lontano da
me.
“Sarah...” Biascicai. Lei non c’era
più, ed io mi ritrovai di nuovo solo.
Di nuovo solo nei baratri del mio inconscio.
Quando tornai in me
ero a terra, tramortita: Logan non c’era più, non
c’era più nessuno; mi rimisi a sedere e mi
sembrò strano essere così magra e fragile. Vidi
il seno e pensai: “Ah, giusto, avevo anche quello.”
Qualcosa graffiava nel mio animo con ferocia, unghie spezzate e
rovinate, denti agguerriti e grida e imprecazioni: eppure, per quanto
mi sforzassi, non capivo di cosa si trattasse.
L’illuminazione venne in un secondo momento: era Kei.
Io sono KEI.
Provai a ripetermelo, ma non mi fece lo stesso effetto che
–così mi sembrava- mi aveva fatto poco prima;
erano solo parole vuote. Io non ero Kei.
Ecco, suonava già meglio.
Ma quelle persone là, tutta quella gente (chi erano, a
proposito?) che si era accalcata di fronte a me e mi guardava,
incredula e infelice e infuriata, tutte quelle facce non volevano di
nuovo Sarah, lo capii. Loro cercavano Kei.
Dovetti ripescarlo, dunque; d’altronde era lui il vero
colpevole, perciò era più che giusto che fosse
lui a pagare – pagare per ogni errore.
Fu faticoso, ma infine, con un grande sforzo, riuscii a tornare ad
essere Kei.
Eccoli, sono tutti tuoi!
Smettila Sarah!
Arrenditi alla realtà: tu sei me! Tu NON sei TU! Non devi
rinnegarmi!
Un mal di testa allucinante, gambe tremanti e respiro fragile: ecco il
prezzo per il mio ritorno.
Essere me stesso in quel corpo roseo e femminile mi disgustò
(come era successo la prima volta, tanto tempo prima), ma era
necessario e dovetti accettarlo. Del resto, chissà se avrei
mai riavuto indietro il mio vero aspetto.
“Posso spiegare.” Mi aspettavo di sentire una voce
forte e profonda, invece a parlare fu una vocina dolce e tremolante.
Ragiona Kei, questo non
è il tuo corpo! Non puoi sconvolgerti ogni volta!
“Hai permesso che ammazzassero Kappa.” Con mia
profonda sorpresa, fu Max il primo a parlare.
Aveva le lacrime agli occhi.
“Ci hai rinchiusi qua dentro.” Stavolta era Boris.
Pallido.
“Che diavolo hai fatto, Kei?” Takao singhiozzava;
lo guardai con orrore. Avevo spezzato qualcosa, tra di noi: avevo
spezzato qualcosa in lui.
“No...” Rantolai.
“Io non volevo che finisse così...” Le
parole caddero nel vuoto insieme alle lacrime.
E in quel momento, mentre tentavo di riorganizzare i pensieri e di
raccontare ciò che davvero era successo, una voce
più debole, certo, ma più forte delle altre
straziò i miei timpani.
“Che cosa sei diventato? Hai ucciso Kappa...Sei un mostro,
non sei più il nostro amico!”
Era Rei. No, non era semplicemente Rei. Era il loro ultimo barlume di
speranza che crollava miseramente.
In qualche modo, desiderai tornare nel baratro, e morire di nuovo, e
risentire la pelle staccarsi, e gli orchi, e i bambini rotti, e il
sangue, le grida, il fuoco, la paura, l’orrore, il vomito.
Tutto, pur di non essere lì.
Tutto, pur di non essere un mostro.
Ehi, guardate
là! Un traditore!
Un vigliacco, un vile,
un pagliaccio! Il mostro supremo, il nemico più oscuro.
Come ci si sente ad
essere la creatura più abbietta? Come ci si sente ad essere
il peccatore senza ritorno?
Persino Giuda si
vergognerebbe di uno come te! Pensi di meritare un qualche tipo di
perdono?
Neanche la grazia della
morte, meriti!
Hai giocato con le tue
maschere troppo a lungo, ora le hai fatte sbadatamente cadere. Si sono
spezzate e ti hanno mostrato per come sei realmente.
Sei solo un altro
bambino rotto.
Fine 11°
capitolo
Ed eccoci qua... Buon anno, cari!
Lo chiedo con molta, moltissima prudenza: cosa ne pensate?
Qualcuno di voi l’aveva capito, intuito, sperato, azzardato?
Lo ammetto: ho una grande fifa. XD
Ma passo subito alle curiosità...
Curiosità
Questo capitolo in realtà doveva essere ben più
lungo: doveva comprendere anche tutta la spiegazione di Kei, i punti di
vista dei personaggi, un finale completamente diverso...
Però rischiavo l’effetto pappardella,
così ho deciso di separare le due cose.
Inoltre, come vi ho già detto è un capitolo
folle: lo scheletro, gli orchi, i bambini... Vi assicuro che
nemmeno io pensavo di scrivere scene simili.
Ma la scrittura mi ha trasportata e mi ha portata fin qui.
Ammetto di essere in grave difficoltà, perché sto
cercando di trasmettere al lettore un qualcosa che io stessa non colgo
appieno. E’ la follia, la pazzia, il delirio. Spero di
riuscire anche solo in minima parte a farvi partecipi di tutto questo.
Poi... Ah, giusto. Sogno di un’ombra è una
citazione del poeta greco Pindaro, per il quale gli uomini
sono "skias
onar", sogni di ombre per l’appunto.
La canzone, come tutti avrete intuito, è tratta
dall’omonimo musical; o meglio, io utilizzo la versione dei
Nightwish.
Inizialmente l’avevo scelta per rappresentare il binomio
Sarah-Logan: lei è la sua pedina, la maschera che lui ha
creato... Tuttavia, arrivati a questo punto è evidente che
si addice maggiormente a Sarah-Kei.
E’ stato, lo assicuro, un capitolo strano: quando ho iniziato
questa storia l’ho immaginato in mille modi, ma mai
così. Mi sto un po’ buttando nel vuoto,
proponendovelo.
Spero davvero che voi capiate il perché di certe scelte.
Non temete, dal prossimo capitolo tutto inizierà ad avere un
senso.
BenHuznestova:
salve J Guarda, io fossi in te sarei cauta nel giudicare Armand. Anche
se nei prossimi capitoli avrà molto spazio e avrai modo di
odiarlo –o amarlo, chissà!- ancora di
più. Che dirti, Ben... lo ripeto: le tue opinioni sono
davvero importanti. Quindi incrocio le dita per questo capitolo davvero
molto azzardato. Soprattutto, è arrivato Kei...Kei che
c’era sempre stato. Aspetto la tua opinione, un bacio!
Padme86:
ciao Pad! Come vedi, a volte ritornano... XD In questo capitolo
dovresti finalmente aver capito in cosa consistono i dialoghi di Sarah
con se stessa, vero? E’ Kei che discute con lei, con se
stesso. Sono contenta che ti sia piaciuto lo scenario del lago,
l’ho scritto sperando di renderlo tangibile, visibile, reale.
Armand che uccide Zefir: c’hai preso, per certi versi.
Io amo Logan, ma amo anche Armand: assomiglio a Sarah in questo. XD
Su Kei... t’ho fregata alla grande, eh? Aspetto le tue
opinioni in merito, sono molto curiosa. Un bacio!
Aphrodite:
Scherzetto! Col cavolo che la faccio morire a metà storia.
ù.u’’ Sarah è stata sciocca,
sì: ma lo è stata perché, come spero
si capisca, la situazione intorno a lei e dentro di lei sta
degenerando.
Armand... Armand è molto affascinante; nei prossimi capitoli
acquisirà spazio, spessore e si capirà meglio
quanto sia subdolo e in quanto sia stato falso. Si capirà
anche in cosa è stato sincero però.
Ci credi? Io Logan lo odiavo. Lo detestavo con tutto il cuore. Negli
ultimi capitoli me ne sono innamorata, invece. Me ne sorprendo io
stessa. Armand è perfetto, sì. E capirai solo
alla fine chi è in realtà.
Ed eccoci arrivate a Kei.............. Eeeeeeh, gran brutta storia, eh?
Non credo ti aspettassi che Kei è Sarah. E così,
finalmente, puoi capire perché temevo che lei ti deludesse.
Lei non è lei, ecco tutto. O meglio, inizialmente non era
una lei, poi lo è diventata, soppiantando Kei stesso.
E’ un discorso complesso, me ne rendo conto. Ecco
perché questo capitolo mi spaventa: sto iniziando a svelare
l’impalcatura dello spettacolo, e temo che mostrarla rompa la
magia. Che dire... Aspetto. ._.
Voglio ringraziare tutti
coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e tra i seguiti.
Traduzione testo canzone:
[CHRISTINE:]
Mi ha cantato nel sonno
Mi è venuto in sogno,
Quella voce che mi chiama,
E chiama il mio nome.
Sto sognando di nuovo?
Poiché ora scopro
Che il Fantasma dell’Opera è lì,
Nella mia mente.
[FANTASMA:]
Canta ancora una volta con me
Il nostro insolito duetto;
Il mio potere su te
Aumenta ancora di più.
E anche se ti volti
Per guardare indietro,
Il Fantasma dell’Opera è lì
Nella tua mente.
[CHRISTINE:]
Quelli che hanno visto il tuo viso,
Indietreggiano impauriti.
Io sono la maschera che indossi,
[FANTASMA:]
E’ me che ascoltano.
[INSIEME:]
Il mio/tuo spirito e la tua/mia voce
Sono un tutt’uno;
Il Fantasma dell’Opera è lì
Nella tua/mia mente.
E’ lì, il Fantasma dell’Opera
Guardatevi dal Fantasma dell’Opera.
[FANTASMA:]
In tutte le tue fantasie
Hai sempre saputo
Che l’uomo e il mistero
[CHRISTINE:]
Erano entrambi in te.
[INSIEME:]
E in questo labirinto
Dove la notte è cieca,
Il Fantasma dell’Opera è qui
Nella tua/mia mente.
[FANTASMA:]
Canta, angelo mio della musica!
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