L'orizzonte degli eventi

di Severa Crouch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Un nuovo anno inizia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 – Vecchi incontri ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 – In biblioteca ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 – Curare i tormenti dell'anima ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 – Natale a casa Leroux ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Brutti ricordi ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - I M.A.G.O. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Fitta corrispondenza ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 – Il matrimonio di Charlotte ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 – La bacchetta di mogano ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Domus Dianae ***
Capitolo 12: *** Capitolo 13 – Dieci anni, una nuova generazione ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - Insegnare ad Hogwarts ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - Tra due fuochi ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Un tuffo nel passato ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Cooperazione Magica Internazionale ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Scontro con il Ministero ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 - La fine di un mondo ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 - L'orizzonte degli eventi ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 - Lo scorrere del tempo ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Un nuovo anno inizia ***



Capitolo 1 - Un nuovo anno inizia

 

1 Settembre 1981

 

La banchina ferroviaria era gremita di gente. Si vedeva un andirivieni di famiglie, i ragazzi spingevano i loro carrelli stracolmi di bauli, mentre le gabbie contenenti gufi e altri animali magici da compagnia oscillavano pericolosamente, minacciando di cadere da molti carrelli. Si sentiva un forte brusio, a cui si aggiungeva lo sbuffare del treno e i rumori metallici del suo motore.

Ogni anno, da che se ne avesse memoria, il primo settembre era così: alla stazione di King's Cross, dal binario nove e tre quarti, alle undici in punto partiva l'Espresso per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Non si poteva dire che fossero tempi felici. Lord Voldemort, il più grande Mago Oscuro, era al pieno del suo potere. Il Ministero della Magia era nelle sue mani e per il mondo i suoi seguaci, i Mangiamorte, dominavano indisturbati. Coloro che provavano a contrastarli andavano incontro a morte certa, di solito preceduta da orribili torture.

Il clima che si respirava nel mondo magico era intriso di paura, tuttavia molti genitori sapevano che i loro figli sarebbero stati più al sicuro nella loro scuola che nelle proprie case. Il Preside non era altri che Albus Silente, l'unico mago vivente nei cui confronti il Signore Oscuro mostrasse un po' di timore.

Come molti genitori, anche Demetra Lari e François Leroux erano tranquilli, la loro figlia minore, Alice, sarebbe stata benissimo in quella che da ben sei anni poteva dirsi la sua seconda casa.

I Leroux erano una famiglia di maghi piuttosto particolare.
Il padre, François Leroux, proveniva da un'antica famiglia di maghi francesi, era un conosciutissimo storico della Magia ed un fine studioso di Magia Antica.
Nonostante i suoi 60 anni, il suo aspetto esteriore gli toglieva almeno cinque o sei anni. I lunghi viaggi alla ricerca di libri antichi lo tenevano in forma, il biondo dei suoi capelli mascherava il grigiore di alcuni fili e gli occhi azzurri erano rimasti curiosi e attenti.
Il chiaro dei suoi colori creava un piacevole contrasto con il nero dei suoi abiti. Monsieur Leroux sentiva la nostalgia della Francia e tentava di sentirsi più vicino alla sua amata Parigi vestendo come un esistenzialista.
La moglie e le figlie lo trovavano estremamente affascinante, nonostante lo scorrere degli anni. Tale fascino era aumentato dal carattere riservato e meditativo che lo distingueva.

La moglie di Monsieur Leroux non avrebbe potuto essere più diversa dal marito: di origini italiane, Demetra Lari, era una delle discendenti di Aradia, una famosissima strega vissuta nell'antichità, che secondo le legende era figlia di Diana, dea della caccia.
Dall'antenata Aradia, Demetra aveva ereditato la passione per la natura. Prima di sposarsi aveva insegnato Erbologia nella scuola di Magia e Stregoneria di Beauxbatons. Attualmente, si dilettava a coltivare le proprie piante ed erbe magiche nella serra realizzata nell'ampio giardino della loro dimora nel Wiltshire.

Demetra possedeva una bellezza mediterranea, la passione per le piante la portava a tenere spesso i lunghi capelli scuri legati in uno chignon, messo al riparo da un bel cappello verde da strega.
A differenza del marito, Demetra non era particolarmente alta, condizione che l'aveva portata a sviluppare un'incredibile capacità per gli incantesimi di appello, visto che François aveva il vizio di conservare i libri più interessanti sulle mensole della libreria a cui lei non arrivava.

Le figlie adoravano i suoi grandi occhi neri, in grado di trasmettere tanto amore, ma anche di fulminarle con lo sguardo quando dicevano qualcosa di sconveniente.

Demetra era molto socievole, amava le feste e adorava organizzare insieme al marito delle serate in cui discutere di magia con altri accademici. Purtroppo, l'avvento al potere del Signore Oscuro e il clima di terrore che aveva instaurato, misero fine a queste serate conviviali, costringendo i Leroux e le altre famiglie del mondo magico a condurre una vita più riservata.

I Leroux, così come i Lari, si erano rifugiati da secoli in Gran Bretagna, per trovare riparo dalle persecuzioni dei Tribunali dell'Inquisizione, che ai tempi minacciavano la comunità magica sul continente europeo.

La memoria degli orrori a cui avevano assistito i loro antenati era sopravvissuta allo scorrere dei secoli; infatti, nonostante la purezza del sangue, entrambe le famiglie rifiutarono di seguire Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato nella sua sete di dominio.
Riuscirono a non subire l'ira del Signore Oscuro soltanto perché erano una famiglia di Purosangue, inoltre, essendo degli accademici, non erano considerati una vera e propria minaccia. Non sarebbero rimaste abbastanza famiglie purosangue se Lord Voldemort e i suoi seguaci avessero iniziato ad uccidere anche quelle che non li combattevano apertamente.

I coniugi Leroux avevano tre splendide figlie.
La prima era Sabina: un'affascinante strega di 27 anni, che insieme al marito e collega William Spencer, lavorava al Ministero della Magia, nell'Ufficio per le Relazioni con i Folletti.

Sabina e William avevano un vivacissimo bambino di tre anni di nome Arthur. Da anni cercavano di trasferirsi per vivere in Francia come Charlotte ed Alain, perché non sopportavano più il clima umido della Gran Bretagna.

Sabina aveva preso dal lato italiano della famiglia. Era di una bellezza sconvolgente, mediterranea, con una folta chioma di ricci scuri, il carattere estroverso e la risata contagiosa: affascinava chiunque le stesse accanto. Come la mamma non era molto alta, tuttavia, riusciva a non passare inosservata, era una strega molto abile, stimata dai Folletti per la sua schiettezza e perché riusciva a non farsi imbrogliare.

Charlotte era la secondogenita: una bellissima strega di 24 anni, che viveva in Francia con il fidanzato Alain Le Goff, dove erano conosciuti come rinomati fabbricanti di bacchette magiche. Al contrario di Sabina, Charlotte aveva ereditato il fascino e l'eleganza francese dal papà: alta, bionda, con grandi occhi verdi; aveva un portamento sinuoso ed elegante, tanto da far pensare che in qualche antico ramo della famiglia dovesse esserci del sangue di Veela, per giustificare tale bellezza naturale.
Tanto fascino era aumentato dal carattere forte, determinato e romantico al tempo stesso. Charlotte era una perfezionista che amava curare tutto nei minimi dettagli.

Infine vi era Alice, una giovane strega di 17 anni, che si accingeva a frequentare l'ultimo anno di scuola ad Hogwarts.
Alice era la figlia più piccola, pur essendo una ragazza carina, il suo fascino discreto era messo in ombra dalla bellezza prorompente delle due sorelle.
Esile, con lunghi capelli e grandi occhi scuri, il colorito pallido, dovuto alle molte ore sui libri, le dava un'aria malaticcia e stralunata.
Alice era un'osservatrice, riservata e curiosa come il padre, amava profondamente passare il proprio tempo con i libri e girovagare per gli scaffali delle biblioteche. Aveva ereditato questa passione da entrambi i genitori accademici, la sua ambizione era diventare una rinomata pozionista, e magari un giorno insegnare Pozioni ad Hogwarts.

Le sorelle la prendevano in giro per questa sua passione per i libri e per il tempo che passava in biblioteca; invece di stare con i ragazzi, come le altre sue coetanee, preferiva di gran lunga dedicarsi ai compiti che le assegnava il suo mentore, il professor Lumacorno.

Quest'anno Alice avrebbe terminato gli studi ad Hogwarts, avrebbe sostenuto i difficilissimi M.A.G.O, gli esami finali, dopo i quali avrebbe fatto esperienza e sarebbe entrata nel mondo degli adulti. Alice era del tutto intenzionata a replicare i bellissimi voti ottenuti il quinto anno con i G.U.F.O.

Il primo anno, al momento dello smistamento nelle Case, il Cappello Parlante aveva mostrato indecisione sulla sua collocazione. Alla fine il Cappello decise per la Casa di Salazar Serpeverde, che certamente avrebbe aiutato una ragazza ambiziosa come lei a realizzare qualcosa di grande, come aveva fatto in passato con le sue sorelle.

In quegli anni, tuttavia, la Casa di Serpeverde non godeva di un'ottima fama.
Il suo fondatore, Salazar Serpeverde, infatti era stato un mago che prediligeva istruire giovani maghi e streghe discendenti da illustri famiglie magiche, il cui carattere fosse astuto e ambizioso. Tra i suoi allievi figuravano maghi grandiosi come Mago Merlino, lo stesso Signore Oscuro si vantava di essere un discendente del mitico Salazar.

Con i tempi che correvano, pertanto, la Casa era piena di aspiranti Mangiamorte, nella Sala Comune si sentivano discorsi da far venire i brividi e provare ad allacciare rapporti con studenti appartenenti ad altre Case era piuttosto complicato, specie da quando gli unici amici che Alice si era fatta erano già diplomati.

Per fortuna che c'erano i libri. I libri erano la sua salvezza, Alice passava intere ore in Biblioteca, a leggere e fare ricerche per approfondire ciò che i professori spiegavano.

A scuola, Alice odiava mettersi in mostra, parlava solo se interpellata, a differenza di alcune ragazze Grifondoro e Corvonero che non vedevano l'ora di esibire la propria preparazione. Trovava irritante le sgomitate con le mani in aria per rispondere a domande banali, o peggio ancora, ovvie.

La pazienza, la meticolosità e la precisione la facevano eccellere in materie come Pozioni, Erbologia, Incantesimi e Cura delle Creature Magiche, Non poteva dirsi lo stesso di Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure, materia dalla quale era terrorizzata, probabilmente a causa del clima di terrore che si respirava di quei tempi. 

 

*  *  *


Alice pensava al lavoro che l'avrebbe attesa quest'anno, mentre saliva sull'Espresso di Hogwarts. Cercò un posto dove poter sistemare la gabbia di Jean - il suo barbagianni - e leggere qualcosa in pace, in attesa dell'arrivo ad Hogwarts.

Trovò uno scompartimento vuoto a metà del treno, sistemò il baule e la gabbia di Jean sulla cappelliera: per fortuna che a giugno era diventata maggiorenne, così poteva tranquillamente utilizzare gli incantesimi per sistemare le proprie cose, rendendo molto più semplice e meno faticoso il viaggiare.

Alice fece appena a tempo a sedersi vicino al finestrino e a salutare i suoi genitori. La mamma le faceva segno di scriverle ogni tanto per darle notizie.
La porta dello scompartimento si aprì e Gareth Murray entrò, seguito da Stephen Blackford e Lizzie Belmont, già con indosso le divise di Serpeverde.

“Ancora con gli abiti Babbani, Leroux?”, disse Lizzie guardando il vestito blu intenso di Alice. “Non siamo neanche partiti Lizzie, che fretta hai?”, chiese Alice, seccata per l'interruzione.
Non aveva fatto in tempo neanche a pensare che libro leggere durante il viaggio e già si vedeva costretta a condividere lo scompartimento con i suoi compagni di Casa.
Aveva sperato che entrassero dei Tassorosso e dei Corvonero, o magari qualche Grifondoro, che l'avrebbero ignorata lasciandola in pace.
Purtroppo era entrata Lizzie Belmont, Serpeverde come Alice, per di più compagna di dormitorio e di molte lezioni, insieme a Gareth Murray e Stephen Blackford. Loro erano la coppia di ragazzi Serpeverde più popolare di tutta Hogwarts, Battitori della squadra di Quidditch. Stavano con Alice per sfuggire alle spasimanti e per cercare di ottenere i suoi appunti, visto che loro erano sempre troppo impegnati per poter studiare.

Gareth era un ragazzo dalla figura longilinea, i capelli corvini corti che stavano sempre in disordine facevano risaltare gli occhi di un azzurro intenso.
Proveniva da una famiglia di Mangiamorte, suo fratello maggiore era stato ucciso dagli Auror del Ministero e da allora odiava profondamente i Grifondoro, la maggior parte dei quali erano aspiranti Auror.
Alice conosceva Gareth da quando era un ragazzino di undici anni, sapeva che, dietro la maschera di odio spietato verso i Grifondoro e gli aspiranti Auror, si celava un ragazzo triste e solo per la perdita del fratello. Persino le storie poco impegnative in cui si lanciava con le ragazze tradivano il suo disperato bisogno di affetto e la sua paura di legarsi ed essere nuovamente abbandonato.
Cionondimeno, Gareth sapeva essere inquietante quando si metteva a parlare di Magia Oscura, argomento che da un po' di anni Alice non voleva neanche sentire nominare e che era in grado di far uscire la peggior serpe che era in lei.

Stephen Blackford era il miglior amico di Gareth. Loro erano compagni di dormitorio ed inseparabili dal primo giorno in cui avevano messo piede ad Hogwarts.
La divisa di Serpeverde risultava magnifica sui folti capelli color del grano di Stephen e i suoi occhi verdi. Stephen rientrava nella cerchia di aspiranti Mangiamorte che riempiva la Casa di Serpeverde. A vederli insieme, molte streghe sostenevano di essere ammaliate dal fascino delle Arti Oscure.

Gareth si sedette accanto ad Alice ed esclamò seccato: “In corridoio ci sono i Grifondoro che fanno gli esibizionisti e gli spacconi come al solito”.
Continuando a guardare fuori dal finestrino il treno che lasciava la stazione di King's Cross, Alice rispose sarcastica: “Che vuoi farci? Loro sono fatti così, se non si fanno notare si sentono inutili”.
Stephen aveva appena finito di sistemare il proprio baule e quello di Lizzie, si sedette di fronte ad Alice, e iniziò ad aprire una confezione di Cioccorane. I ricci biondi gli nascondevano il viso. Deluso dall'aver trovato l'ennesima figurina di Albus Silente, esclamò: “Da quando Potter e i suoi scagnozzi hanno preso i loro M.A.G.O. Grifondoro non ha più vinto una Coppa di Quidditch!”
Gareth scoppiò a ridere, i discorsi sul Quidditch riuscivano a rinvigorire il suo spirito polemico.
“Una Coppa? Dì pure che non ha vinto neanche una partita!! Assurdo: basare tutta una squadra sull'abilità del Cercatore! Mi sa che anche quest'anno vinceremo noi la Coppa del Quidditch e quella delle Case!", esclamò divertito.

Accanto a Stephen, di fronte a Gareth, aveva trovato posto Lizzie Belmont.
“Puoi dirlo forte, Steph, Serpeverde dominerà la classifica anche quest'anno, del resto siamo la migliore Casa di Hogwarts e... i nostri Battitori sono fenomenali”, concluse, facendo un cenno di intesa a Gareth e Stephen, che assunsero l'espressione di chi ha appena sentito dirsi una verità assoluta.

Lizzie Belmont era l'esatto opposto di Alice: bionda, con un fascino altero e un colorito sempre abbronzato per le molte ore trascorse all'aria aperta. Giocava come Portiere nella squadra di Quidditch di Serpeverde, adorava materie come Difesa contro le Arti Oscure e Trasfigurazione ed eccelleva anche in Incantesimi. Al contrario di Alice, Lizzie era una sportiva, adorava gli allenamenti di Quidditch e la vita all'aria aperta, senza contare che aveva un aspetto molto più salutare.
Lizzie era innamorata di Gareth dal primo anno di scuola e per amore lo avrebbe seguito nella scelta di diventare Mangiamorte.
Alice li aveva ribattezzati la “coppia oscura”: perché era oscuro anche se potessero essere definiti propriamente una coppia.

Visto che lo scompartimento si era riempito e il treno era partito, Alice decise di andare a cambiarsi ed indossare l'uniforme scolastica prima dell'arrivo del carrello dei dolci.

Uscì dal bagno dello scompartimento con indosso la divisa: quest'anno aveva comprato a Diagon Alley una nuova cravatta verde con le righe argentee che le piaceva tantissimo.

Camminando per il corridoio, incontrò un suo compagno del Lumaclub: Ted Jersay di Tassorosso.
Ted non appena vide Alice esclamò: “Ehi, Leroux, hai saputo? Il professor Lumacorno non insegnerà più quest'anno!”
Alice si voltò incredula, si appoggiò al lato del corridoio per non perdere l'equilibrio e chiese: “Ma sei sicuro? A me non è arrivata nessuna comunicazione!”
A loro si aggiunse Gabrielle Rosemount di Corvonero, che confermò le notizie di Ted.
“Pare che abbia lasciato il posto in tutta fretta. Silente ha dovuto trovare un nuovo insegnante di Pozioni, però non sono riuscita a sapere di chi si tratta”, disse, giocando con una ciocca bionda dei suoi ricci.
“Volete dire che non ci saranno più gli incontri del Lumaclub?”, disse Alice delusa, che trovava quegli incontri fonte di ispirazione.
I due studenti annuirono. Abbattuta, se ne tornò verso il proprio scompartimento, mormorando tra sé e sé “Quest'anno inizia proprio bene.”




N.d.A: Un po' di mesi su Efp, ma soprattutto la conoscenza di persone meravigliose ed attente ha imposto una revisione della storia. Dovuta non soltanto alla presenza di un errore nella timeline di Wikipedia, che mi dava lo scherzo del Platano Picchiatore nel 1974, mentre è avvenuto nel 1975, ma anche alla crescita stilistica, merito del confronto e della pratica della scrittura.

Avrei potuto cancellare la storia e ripubblicarla, ma mi sembrava un torto verso chi ha speso del tempo a leggerla, a recensirla e ad amare la mia Alice.

I vecchi lettori, che volessero rileggere la storia, la troveranno (spero) migliorata, sia a livello linguistico, che di impaginazione. Potranno esserci  dei disegni, visto che la tavoletta grafica ha riacceso la mia antica passione per il disegno (senza pretese), come avranno notato dalla copertina. 

Ai nuovi lettori dò il benvenuto ed auguro buona lettura! Sono sempre aperta alle critiche e mi fa veramente piacere conoscere le opinioni di chi legge.
Alla prossima,
Severa_Sha :-)

Per questo primo capitolo vi lascio un disegno della famiglia Leroux al completo. Da sinistra trovate François Leroux, Demetra Lari, Sabina Leroux, con in braccio Arthur, William Spencer, una Alice tredicenne, Charlotte ed il suo fidanzato Alain Le Goff (che in bretone significa il fabbro, colui che fabbrica. Mi sembrava un cognome perfetto per un fabbricante di bacchette magiche!)

Una curiosità: il nome di Alice è uno dei pochi nomi che in Italiano, Inglese e Francese si scrive uguale.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 – Vecchi incontri ***


Capitolo 2 – Vecchi incontri


Come ogni anno, Alice, Lizzie, Stephen e Gareth raggiunsero il Castello a bordo delle carrozze. Andarono direttamente nella Sala Grande, presero posto al tavolo di Serpeverde e aspettarono che il Cappello Parlante smistasse i nuovi arrivati nelle rispettive Case.

Man mano che procedeva lo smistamento si sentivano applausi provenire da ogni tavolo ad accogliere i nuovi membri delle Case.

Il preside, Albus Silente, salutò i nuovi arrivati e senza altri indugi rinviò il discorso a dopo la cena. Bastò un battito delle sue mani e sulle tavole comparve ogni genere di prelibatezze, che saziò a volontà i ragazzi, stanchi e affamati dal lungo viaggio.

Alla fine del banchetto Alice fece un cenno a Lizzie e Gareth, indicò loro il tavolo degli insegnanti e chiese: “Voi sapete che fine ha fatto il professor Lumacorno? Perché non è seduto con gli altri insegnanti?”

Il quartetto si guardò incredulo: il professor Lumacorno era il Direttore della loro Casa, eppure nessun Serpeverde aveva sue notizie.

In quel momento, il professor Silente si alzò in piedi per tenere il suo discorso di benvenuto, sottolineando come le difficoltà del tempo presente imponevano una più stretta collaborazione e unità tra le Case. Aggiunse che il professor Lumacorno aveva dovuto lasciare la Cattedra di Pozioni, ma non diede alcun indizio sui motivi dell'abbandono. Concluse dicendo che quest'anno sarebbe arrivato un nuovo insegnante, che forse i più grandi già conoscevano, visto che era stato studente a Hogwarts fino a pochi anni fa.

Nel sentire questa comunicazione, Alice ebbe la sensazione che Silente parlasse proprio con il suo tavolo e che stesse proprio facendo riferimento a lei, ma si disse che doveva trattarsi di un abbaglio.

I pensieri di Alice furono interrotti dallo stridere delle panche sul pavimento e dalle voci dei Prefetti che richiamavano gli studenti del primo anno, guidandoli verso i rispettivi dormitori.

Alice era stanca, non vedeva l'ora di disfare il proprio baule e di stendersi nel letto caldo e soffice che l'attendeva.

Fu solo il giorno dopo, a lezione di Pozioni, che Alice comprese lo sguardo di Silente: il nuovo docente era Severus Piton, ora il professor Piton.

Alice riconobbe subito l'andatura saltellante di Severus: erano anni che non aveva notizie di lui e spesso si era ritrovata a pensare che fine avesse fatto il suo amico.

Alice e Severus si erano conosciuti durante il primo anno di Alice ad Hogwarts, mentre lui frequentava il quinto anno. Entrambi erano molto studiosi, frequentavano lo stesso reparto della biblioteca, sedendo spesso allo stesso tavolo.

Severus, benché fosse più grande di quattro anni rispetto ad Alice, era rimasto colpito dalla preparazione, la passione, la costanza e la meticolosità che la ragazza metteva nello studio. I due avevano in comune la passione per la preparazione delle pozioni e, insieme a Lily Evans, erano gli studenti preferiti del Professor Lumacorno.

Essendo entrambi Serpeverde, Alice e Severus passavano anche molte serate in Sala Comune a studiare e confrontarsi. Fu così che ben presto Alice e Severus divennero migliori amici.

Durante quegli anni, Alice si ritrovò costretta a difendere la loro amicizia, di fronte i pregiudizi e le voci che circolavano sul conto del suo amico.

In particolare, sua sorella Charlotte e la sua amica Amanda, entrambe frequentanti l'ultimo anno ad Hogwarts, continuavano a dirle di stare alla larga da quel personaggio, che era strano e pericoloso. Soprattutto verso la fine del primo anno di Alice, quando Severus rischiò di finire ucciso da qualcosa, se non fosse intervenuto James Potter a salvarlo.

Alice sapeva che era stata tutta un'idea di Sirius Black, quel presuntuoso di un Grifondoro, amico di James Potter: era stato lui a sfidare Severus, convinto che non avrebbe mai accettato e James dovette intervenire soltanto per evitare che lui e Sirius venissero espulsi da Hogwarts, per aver organizzato uno scherzo tanto stupido e crudele.

L'atto eroico di James non era stato per nulla spontaneo, visto che James e Severus si odiavano sinceramente, essendo entrambi innamorati di Lily Evans.

Severus era un ragazzo estremamente timido, sensibile, gentile, colto e nelle sue trovate era anche geniale: studiare con lui era entusiasmante per Alice.

Durante il secondo anno di Alice ad Hogwarts, loro due passarono un anno intero sui libri di Erbologia Avanzata e Pozioni Avanzate che avevano ricevuto in regalo dalle rispettive madri. Insieme riuscirono ad apportare numerose modifiche e miglioramenti ad alcuni procedimenti per la preparazione delle pozioni, grazie alla combinazione di diverse nozioni, alle numerose ricerche svolte in biblioteca e passando molto tempo sui calderoni.

Fu un anno entusiasmante per Alice che, al secondo anno, finì per innamorarsi perdutamente per lo studio di Pozioni, lasciando in secondo piano il suo amore per l'Erbologia.

Tra lei e Severus nacque un'intesa intellettuale unica. Il tempo trascorso insieme a studiare finì per avvicinare molto il modo di pensare dei due ragazzi, che spesso si trovavano a pensare le stesse cose, oppure l'uno finiva per completare i pensieri dell'altra.

All'inizio del terzo anno questa intesa tra i due si ruppe, così come la loro amicizia: Alice trovò nel libro di Severus l'annotazione di alcuni terribili incantesimi di Magia Oscura.

L'argomento delle Arti Oscure era l'unico motivo di contrasto tra i due: mentre Severus era affascinato dalla mutevolezza e dalla capacità di evoluzione delle Arti Oscure, che sfidavano il mago a farsi trovare sempre all'altezza, comportando la possibilità di esplorazione di luoghi della magia ai più sconosciuti, Alice ne era terrorizzata. Sosteneva che l'intero mondo della magia presentasse molti ambiti misteriosi e sconosciuti su cui indagare e che non ci fosse bisogno di dedicarsi alle Arti Oscure per colmare la sete di conoscenza, visto che la pratica della Magia Oscura comportava l'assunzione di responsabilità altissime.

Inizialmente Severus le promise di non dedicarsi a questo tipo di magia, finché Alice non scoprì che lui aveva addirittura inventato incantesimi come il Sectumsempra.

Fu così che litigarono. Litigi del genere la Sala Comune di Serpeverde non ne vedeva da secoli. Da quella sera non si rivolsero più la parola e Severus continuò a frequentare i seguaci di Lord Voldemort, come i suoi compagni di dormitorio Avery e Mulciber, e a dedicarsi alle Arti Oscure, diventando lui stesso un Mangiamorte.

Adesso Severus era tornato ad Hogwarts come insegnante. Alice si chiedeva se lui si ricordasse della loro amicizia o se le Arti Oscure avessero cancellato ogni ricordo del suo passato.

Piton sembrava un insegnante severo, non aveva lo stile allegro del professor Lumacorno, di cui Alice iniziava già a rimpiangere l'assenza.

“Sembra che goda nel mettere a disagio gli studenti, specie se Grifondoro” pensava tra sé, quando il professor Piton le chiese di elencare gli ingredienti, la composizione, il sapore, nonché gli effetti della pozione Polisucco.

Senza entusiasmo, Alice rispose correttamente, con lo stesso tono piatto e distaccato con cui le era stata formulata la domanda.

Allo sguardo di Piton, quasi sorpreso per la precisione nella risposta, Alice scoccò un'occhiata ironica e di disappunto al tempo stesso: dopo tutti i pomeriggi passati a studiare insieme fino a qualche anno fa, non poteva metterla alla prova con una domanda meno banale?

“10 punti in più per Serpeverde”, si limitò a dire il docente.

Dalla teoria si passò alla pratica. Con un gesto della bacchetta, il professor Piton fece comparire sulla lavagna gli ingredienti per la pozione della memoria, aggiungendo con tono sprezzante: “Così scoprirò se le vostre lacune sono causate da amnesia o, come suppongo si tratta di semplice, cronica, irrimediabile, ignoranza”.

“Il professor Lumacorno è stato troppo clemente: permettere di continuare il corso anche a chi ha preso Oltre ogni aspettativa nei G.U.F.O...”, continuò, mentre girava tra i banchi.

Al primo calderone fumante, proveniente da Bill Tracey di Grifondoro, il professore esclamò spazientito: “Lo sapevo, signor Tracey, si tratta di ignoranza, irrimediabile ignoranza. Sarà dura per voi affrontare i M.A.G.O! 10 punti in meno a Grifondoro!”.

Il professore si girò per tornare verso la cattedra, quando nell'angolo a sinistra della prima fila, notò che un calderone emetteva le giuste esalazioni. Si avvicinò per controllare e vide che la pozione era del blu intenso richiesto per quello stadio.

Alice, invece di sminuzzare lo zenzero con il coltello, procedeva a macinarlo. Incuriosito da tale iniziativa, il professore osservò meglio l'evolversi della pozione e vide che diventava del colore e della densità giusta.

“Signorina Leroux, vuole rendere partecipe la classe sulla sua intuizione di macinare le radici di zenzero, invece di sminuzzarle con il coltello?”, ordinò Piton.

Senza fare una piega, Alice replicò: “Certo, professore. Le proprietà dello zenzero nella realizzazione delle pozioni vengono esaltate dalla macinazione rispetto allo sminuzzamento, perché i pezzi più piccoli permettono una diffusione uniforme, mantenendo l'equilibrio del composto”

Come se si trattasse di una constatazione banale, il professor Piton disse lentamente: “Ammirevole. A quanto pare in mezzo a una classe di teste di legno, abbiamo una testa pensante. Altri 10 punti per Serpeverde. Per la prossima lezione voglio 2 rotoli di pergamena sulle proprietà delle Mandragole e il loro uso nella realizzazione degli antidoti. Ora sparite”

Gli studenti riposero calderoni, fiale e ingredienti e iniziarono a scemare fuori dall'aula. I Grifondoro brontolavano tra loro per il trattamento di assoluto favoritismo verso i Serpeverde che il nuovo docente sembrava ostentare, mentre i Serpeverde pensavano che se il professore avesse continuato a chiedere tutto alla Leroux, quest'anno Serpeverde avrebbe certamente vinto la Coppa delle Case.

Alice stava sistemando le sue cose in cartella, quando si sentì richiamare dal professor Piton: “Signorina Leroux, venga un attimo alla cattedra. Desidero parlarle”.

Alice si avvicinò alla cattedra, stupita per un simile richiamo. Non riusciva ad immaginare alcun motivo: la sua pozione era stata semplicemente perfetta.

Il professor Piton le disse: “Oltre a sostituire il professor Lumacorno nell'insegnamento di Pozioni, il preside mi ha dato l'incarico di direttore di Serpeverde. Come tale, sto esaminando il materiale sull'orientamento professionale lasciato dal mio predecessore”.

Piton la scrutava con i suoi grandi occhi neri, freddi, ai lati del volto le fila di lunghi capelli neri incorniciavano lo sguardo, dandogli un'aria ancora più cupa.

Alice si sentiva a disagio, in classe con Severus, che ora era diventato il suo professore di Pozioni; tuttavia fu naturale per lei riuscire a sostenere lo sguardo del nuovo professore, dopo gli anni trascorsi insieme.

Piton continuava: “Nel suo caso, mi risulta che lei abbia espresso il desiderio di seguire la carriera accademica e divenire insegnante di Pozioni. Devo ammettere che sembra molto dotata: ho intenzione di tenerla d'occhio. In prossimità dei M.A.G.O discuteremo nuovamente le sue ambizioni. È tutto”

Alice, sorpresa, si limitò ad un secco: “D'accordo, professore. Arrivederci”

Uscì dalla classe con ancora più interrogativi di quanti non ne avesse prima dell'inizio della lezione: cosa significava la terrò d'occhio? E cosa c'era da discutere? Voleva forse tenere per sé l'insegnamento, credendosi superiore, e farla fuori durante l'anno con la scusa che non era abbastanza brava?

Per calmarsi, assunse l'atteggiamento pragmatico che la contraddistingueva da sempre: bisognava andare in biblioteca subito dopo la fine delle lezioni. Decisamente, l'ultimo anno di scuola iniziava in salita.

Le lezioni successive passarono velocemente, dopo Erbologia con Corvonero, si passò a Trasfigurazione con Tassorosso e qui la professoressa Mc Granitt diede talmente tanti compiti che a fine lezione la salita metaforica che Alice si era prefigurata era diventata più simile ad un'arrampicata.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 – In biblioteca ***


 

Capitolo 3 – In biblioteca

 

Nei giorni successivi, Alice praticamente si trasferì a vivere in biblioteca. Le sue pupille si abituarono ben presto all'oscurità: la luce ovattata della biblioteca era una prosecuzione di quella soffusa che illuminava i dormitori di Serpeverde, situati nei sotterranei del castello.

Le belle giornate di settembre avevano lasciato il posto al grigiore di inizio ottobre: presto sarebbe arrivato il mese delle piogge. Il clima uggioso di quei giorni faceva rimpiangere le giornate trascorse all'aria aperta.

Tutti gli studenti erano carichi di compiti, erano appena iniziate le selezioni per le squadre di Quidditch, così che erano tutti molto indaffarati.

Alice, come da sei anni a quella parte, studiava in quello che era diventato il suo posto in biblioteca. Nel reparto di Pozioni, il suo tavolo era un po' in disparte, collocato vicino una finestra. Lì riusciva a trovare la concentrazione perché il soffuso chiacchiericcio degli altri studenti giungeva più attenuato.

Quel tavolo un tempo aveva ospitato le sedute di studio di Alice, Severus e Lily, anche se spesso Lily preferiva raggiungere i suoi amici Grifondoro. Era un tavolo che era sempre stato evitato dagli altri studenti. Secondo la sorella di Alice, Charlotte, perché era il tavolo in cui studiava Severus Piton, secondo Alice perché era lontano dagli altri e difficilmente si poteva chiacchierare senza essere scoperti da Madama Pince. Infatti, la posizione isolata aveva indotto Alice a sedervisi per la prima volta e proprio a quel tavolo avrebbe fatto la conoscenza di Severus Piton.

Alice ricordava il loro primo incontro, era una tipica giornata uggiosa di ottobre, proprio come quella di oggi. Si era recata di buon ora in biblioteca perché voleva leggere qualcosa sul Distillato della Pace, che il professor Lumacorno aveva spiegato il giorno prima a lezione, quando si era accorta che il libro che le serviva l'aveva appena preso un ragazzo più grande di lei.

Si considerò estremamente fortunata quando vide che il ragazzo sedeva al suo stesso tavolo, così che gli chiese se gentilmente poteva dare un'occhiata a quel libro e poi glielo avrebbe reso subito. Il ragazzo doveva essere rimasto colpito dalla gentilezza di Alice perché acconsentì subito a prestarle il libro: lui nel frattempo avrebbe letto qualcos'altro. Sul suo tavolo c'era una pila di libri molto interessanti. Quando Alice gli tornò il libro si accorse che lui stava studiando una pozione molto complessa come il Distillato della Morte Vivente, lei gli disse che era una pozione molto difficile da preparare, perché molto dipendeva dal taglio dei fagioli soporiferi che non rilasciavano il loro liquido facilmente.

Il ragazzo la guardò sorpreso e le chiese come facesse a saperlo una del primo anno, lei sorrise e gli raccontò che le sue materie preferite erano Pozioni ed Erbologia e che nella serra di sua mamma c'era anche una pianta di fagioli soporiferi. Si presentarono e da quel giorno studiarono insieme tutti i pomeriggi.

Ricordava che spesso si incontravano lungo il percorso che dalla Sala Comune di Serpeverde portava in Biblioteca, iniziarono a fare il tragitto insieme e poi a chiacchierare in Sala Comune. Una cosa tirò l'altra e quando iniziarono a lavorare insieme e non potevano parlare in biblioteca, organizzavano delle sessioni di studio in Sala Comune. Studiare in Sala Comune era divertente, i drappi verdi delle pareti rendevano l'atmosfera più calda e accogliente, mentre le poltrone erano decisamente più comode. In più si poteva anche parlare o mangiare dolcetti.

Alice ricordava che tutte le volte in cui vedeva Severus abbattuto per aver litigato con qualcuno, specie con James Potter e i suoi sodali, lei riusciva a sollevargli il morale facendogli trovare un dolcetto sul libro.

Da quando aveva litigato con Severus, Alice era ritornata al suo tavolo in biblioteca, da sola come i primi giorni ad Hogwarts e così aveva passato a studiare in solitudine durante gli ultimi quattro anni di scuola. Ogni tanto al suo tavolo si era seduta Lily, prima che iniziasse a uscire con James. Anche lei,l'anno prima, aveva litigato duramente con Severus e sapeva cosa volesse dire rompere un'amicizia di lungo corso; tuttavia, nel momento in cui iniziò a uscire con James i loro pomeriggi di studi diminuirono e ben presto Alice ritornò a studiare da sola.

Dopo il diploma di Lily e Severus, ogni tanto passavano Stephen e Gareth dal tavolo di Alice a chiederle degli appunti, ma affermare che studiassero insieme era eccessivo.

Alice adesso era immersa nello studio della Felix Felicis, detta anche Fortuna liquida, una pozione molto complessa da realizzare, con dei periodi di preparazione lunghissimi e dagli effetti collaterali orribili. Accanto a sé vi erano i libri di Incantesimi, Erbologia e Storia della Magia.

In particolare, dopo aver finito di leggere della Felix Felicis, aveva intenzione di lavorare al tema di due rotoli di pergamena sulle condizioni di vita ed i rapporti ufficiali dei Maghi con i Vampiri dell'Europa centrale che il professor Ruf aveva assegnato per la settimana prossima.

Insieme ai compiti, Alice aveva iniziato anche il ripasso degli argomenti studiati negli anni precedenti, in caso avesse dimenticato qualche sfumatura. Oramai i suoi compagni di Serpeverde la vedevano solamente ai pasti e nel dormitorio, perfino in Sala Comune era sempre con il naso sui libri.

Alice aveva intuito che il miglior modo per eccellere in Pozioni era quello di conoscere benissimo le proprietà degli ingredienti e questo comportava studio e ripasso supplementare, con approfondimento degli argomenti trattati negli anni passati di Erbologia, Cura delle Creature Magiche, ed ovviamente Pozioni.

A tale montagna di lavoro occorreva aggiungere la mole quotidiana di compiti che stava mettendo in difficoltà gran parte degli studenti di Hogwarts.

A pranzo era assediata da Gareth e Stephen, che erano già indietro con lo studio, che la supplicavano di prestar loro i suoi appunti e di poter leggere i suoi temi per prendere qualche idea. Se gli altri anni Alice poteva lamentarsi con loro del fatto che passavano troppo tempo dietro le ragazze, quest'anno, il Capitano della squadra di Serpeverde, il Cercatore, Andrew Harrison, aveva imposto degli allenamenti durissimi, non solo voleva vincere come negli anni passati, ma voleva anche stracciare le altre case. Oramai, mirava solo a superarsi. Sebbene i giocatori continuassero a ripetergli che così sarebbero arrivati stanchi alle partite, lui non sentiva ragioni: sosteneva che la squadra aveva bisogno di temprarsi e che bisognava battere i record detenuti da Potter. La Sala dei Trofei doveva essere piena di onorificenze per i Serpeverde. Così, se Alice passava le giornate con il naso sui libri, Lizzie, Gareth e Stephen le passavano sul campo da Quidditch, vedendosi oramai di sfuggita a lezione o durante i pasti.

Le sessioni di studio intenso finirono per portare ad Alice risultati positivi in tutte le materie, mentre in Pozioni gli esiti furono quanto mai insoliti.

Durante una lezione di Pozioni, il Professor Piton stava spiegando alla classe il Distillato della Morte Vivente, chiese ad Alice se conoscesse gli ingredienti di questa Pozione e lei rispose correttamente come sempre. Poi il professor Piton aggiunse: “La maggior difficoltà nella preparazione di questo composto è dato...”, Alice non si accorse di quello che stava per fare, sapeva che non era assolutamente consigliabile interrompere la spiegazione del professore, tuttavia con molta naturalezza disse: “...dal taglio dei fagioli soporiferi.”, si fermò non appena si accorse che il professore l'aveva sentita, lui la guardò intensamente con aria interrogativa e poi aggiunse solo: “Esattamente. 10 punti per Serpeverde. Signorina Leroux, la prego di non interrompere più”.

Alice era mortificata, in sette anni non le era mai uscita una parola di bocca. In quel preciso momento stava pensando a quando loro due erano in biblioteca proprio su quella pozione, disse solo: “Mi scusi, professore, non succederà più”.

Continuò a sforzarsi di seguire la lezione e prendere appunti, per quanto la testa continuasse a tornare a quel giorno in biblioteca, quando tutto iniziò.

Sebbene il professor Piton fosse duro con lei e il resto degli studenti, Alice sentiva nascere una strana capacità, di cui finora aveva sottovalutato l'esistenza: riusciva a disinnescare qualsiasi tentativo di metterla in difficoltà, spesso anticipando le risposte alle domande del professore. Questo intuito particolare sembrava inquietare il professor Piton, che aveva iniziato a coinvolgerla sempre di meno nel corso delle lezioni, iniziativa della quale Alice era tutt'altro che dispiaciuta. Si chiedeva solo se questa capacità fosse ciò che restava dell'intesa nata nelle serate di studio con Severus, del resto lui era stato il suo primo mentore e l'approccio allo studio era il medesimo, ma perché Severus sembrava stupirsi tanto delle capacità di Alice? Possibile che non si ricordasse nulla? Alice si diceva che effettivamente due anni passati insieme non erano molti. Durante il terzo avevano passato più tempo ad ignorarsi ed evitarsi, per cui erano quattro anni che non si vedevano, era possibile che lui si fosse dimenticato di lei.

Si ripeteva spesso: “Sei tu la sfigata che non ha una vita sociale e qualsiasi conoscenza che non abbia le pagine è un evento, mica lui! Chissà quanti maghi e streghe conosce!”

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 – Curare i tormenti dell'anima ***


 

Capitolo 4 – Curare i tormenti dell'anima

 

Arrivò Halloween. Tutti gli anni la vigilia di Ognissanti era il periodo della prima gita ad Hogsmeade, tuttavia, il mondo della magia avrebbe ricordato il 31 ottobre 1981 come il giorno della caduta di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

Ci furono festeggiamenti tra i maghi, di alcuni se ne accorsero persino i babbani. I gufi presero a volare in pieno giorno. Il clima di terrore imposto dal Signore Oscuro e i suoi seguaci si dissolse come una nuvola di acqua vaporizzata. Ci furono feste, banchetti, anche Albus Silente prese parte ai festeggiamenti.

Alice quel giorno passeggiava per la Sala Comune di Serpeverde, aveva appena trovato un'edizione straordinaria della Gazzetta del Profeta e voleva leggerla per conoscere i dettagli dell'accaduto. Come era possibile che il più grande Mago Oscuro della storia cadesse così all'improvviso? Bastò un'occhiata alla prima pagina e Alice dovette sedersi per poter continuare.

Si appoggiò ad una poltrona di velluto verde con i profili argentei, posta vicino il grande camino di marmo. Trasse un grande respiro. Si disse che forse aveva letto male, forse c'era un errore. Riguardò la pagina, nessun errore.

Morta. Lily Evans era morta.

Alice era incredula, non capiva come potesse essere successo.

Nell'ultima lettera, Lily le aveva detto che il Signore Oscuro dava la caccia a lei e suo marito, che dovevano proteggere il loro piccolo Harry, ma aveva anche aggiunto che Silente li aveva messi al sicuro, che non li avrebbe trovati mai e che presto sarebbe finito tutto e si sarebbero riviste.

Lesse i dettagli dell'assassinio con la mano alla bocca per lo stupore e per trattenere le urla di dolore che volevano uscire, scoppiò in lacrime.

Lily era morta. La sua più cara amica era stata assassinata crudelmente. Si era sacrificata per proteggere il suo bambino. Alice riconosceva i segni di quell'antica magia, suo padre ne aveva parlato spesso.

Molti maghi non conoscono il potere dell'amore e le antiche magie che riescono ad evocarlo, Voldemort doveva essere uno di questi maghi ignoranti in materia. Alice sapeva anche che l'amore non uccide, può ferire mortalmente ma non può uccidere, quindi Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era caduto, sì, ma non era certamente morto. Si sarà nascosto da qualche parte.

Alice gli augurò di passare il resto della sua esistenza in una forma talmente miserabile da doversi pentire profondamente di tutti gli omicidi commessi e di tutte le vite spezzate.

In preda all'agitazione, iniziò a camminare per la Sala Comune, sembrava fuori di sé.

Poi si diresse al suo dormitorio, non aveva sonno, ma non voleva vedere nessuno, non era in vena di festeggiamenti, aveva solo voglia di piangere. Pensava a Lily, alle cene del Lumaclub, al giorno in cui si erano conosciute, presentate dal professor Lumacorno.

Pensò ai pomeriggi in cui si vedevano in biblioteca, a come Lily avesse in un certo senso adottato Alice, specie dopo il litigio tra lei e Severus.

Quando Lily litigò con Severus, Alice provò a far da paciere tra i due: erano i suoi due migliori amici, sapeva che Severus moriva per Lily e le dispiaceva vederlo soffrire terribilmente. Ricordava le parole di Lily: “Severus non mi ama, è solo fissato con me. Se mi amasse non mi avrebbe detto quelle cose, anche se era arrabbiato. Noi non ci apparteniamo, io non lo capisco, non l'ho mai capito”.

Il giorno in cui Alice litigò con Severus, Lily consolò la sua amica, tentò di distrarla, di farla sfogare, la invitò ad uscire con i suoi amici e il suo fidanzato, James Potter.

Alice e James non andarono mai d'accordo: lui era così Grifondoro da essere detestabile e lei era così Serpeverde da risultare velenosa. I loro battibecchi venivano placati dall'intervento di Remus Lupin, l'unico degli amici di Lily che sembrava conoscere un po' la delicatezza, perché peggio di James Potter, c'era solo l'antipatia per Sirius Black.

Alice pensò a Lily per tutta la notte. Non riusciva a smettere di piangere, più cercava di calmarsi, più le tornavano in mente le lettere della sua amica, le giornate ad Hogwarts e la promessa di rivedersi presto. Tutto infranto.

Il giorno dopo Alice aveva lezione di Pozioni alla prima ora. Si presentò con gli occhi gonfi per il pianto e l'aria stravolta per la notte insonne. Vide che il professor Piton non era certo messo meglio di lei, studiò a lungo il suo comportamento e giunse alla conclusione che era sconvolto. Il suo atteggiamento esterno, la solita aria sprezzante tradiva disperazione. Durante le esercitazioni, lo sorprese a guardare pietrificato fuori dalla finestra.

Alice conosceva bene quello sguardo, per anni avevano studiato seduti vicino, era la stessa espressione di dolore che lui aveva quando lei ruppe ogni rapporto con lui ed iniziò a frequentare James Potter.

In quegli anni, era possibile alleviare il dolore facendo trovare sul banco una cioccorana ed un libro che potesse aiutare le sue ricerche, ma per alleviare il dolore di una perdita del genere non sarebbe bastato l'intero contenuto di Mielandia.

In ogni caso, Severus non avrebbe accettato nessun aiuto, con il suo orgoglio avrebbe negato fino alla morte (o al Veritaserum) la disperazione che gli si leggeva negli occhi.

Occorreva recarsi in biblioteca e studiare il da farsi: non era possibile richiamare in vita i morti, né tanto meno era possibile un incantesimo sulla memoria; il dolore avrebbe trovato il modo per tornare a galla, anche gli incantesimi o le pozioni curative non potevano molto. La morte lascia tracce profonde nei vivi, solo il tempo le può guarire.

Stava per abbandonare le ricerche quando vide ciò che forse poteva fare al caso suo: il Balsamum Animae, una pozione elaborata da antichi maghi egizi, che serviva per lenire le ferite dell'anima. La ferita rimaneva, il dolore diventava più sopportabile, si riusciva ad attendere alle faccende quotidiane con più o meno fatica, a seconda dell'intensità del dolore da lenire.

La composizione era piuttosto complessa. Per fortuna i tempi di preparazione erano accettabili e le sessioni di studio intensivo di Pozioni l'avevano costretta a rifornire la cesta degli ingredienti, così che mancava soltanto l'aconito, che avrebbe chiesto a sua mamma via gufo.

Corse alla guferia per inviare la missiva a casa, pregandole di rispondere quanto prima.

Il giorno dopo, con la posta del mattino, arrivò l'ingrediente mancante, insieme ad una bella lettera in cui i suoi genitori si felicitavano di sapere che si stesse dando con tanta passione allo studio. Si sentivano molto più tranquilli da quando il Signore Oscuro era caduto ed i suoi seguaci si erano dati alla macchia. Persino i Malfoy erano tornati socievoli, avevano dato un bellissimo ricevimento per festeggiare la nascita del loro primogenito, Draco, visto che prima di allora non era stato possibile.

Sollevata per le belle notizie che giungevano da casa, Alice corse a cercare un'aula vuota in cui poter creare il Balsamum Animae. Ne uscì solo per l'ora di cena, soddisfatta del risultato.

Durante la cena mangiò velocemente, senza particolare gusto. I suoi compagni chiacchieravano di schemi di Quidditch e di compiti che ancora bisognava fare. Alcuni pianificavano cosa fare durante il prossimo fine settimana ad Hogsmeade.

“Potremmo andare da Madama Rosmerta”, diceva Stephen, aggiungendo: “Mi sa che la prossima volta invito la Farrell a prendere una Burrobirra insieme”

Lizzie non poteva credere alle sue orecchie: “Intendi forse Juliet? È carina, complimenti per la scelta. Poi, ti muore dietro da anni. In dormitorio non fa altro che chiedermi di te”.

Stephen divenne rosso: “S-sul serio? Alice, Juliet parla di me in dormitorio?”

Alice non vedeva l'ora che quella cena finisse, però, visto che parlando con Stephen si trovava con il viso rivolto verso il tavolo degli insegnanti e riusciva a controllare cosa facesse il professor Piton, decise di lasciarsi coinvolgere dalla conversazione: “Sì, in continuazione, sapessi! Pensa che è perfino gelosa di me! Sosteneva che io, te, Lizzie e Gareth siamo due coppie, e che io e te siamo fidanzati, non lo trovi ridicolo?”

Scoppiarono a ridere tutti quanti. Lizzie e Gareth un po' meno. Sebbene tra di loro non ci fosse niente di ufficiale, entrambi erano attratti l'una dall'altro e prima o poi sarebbe scoccata la scintilla.

Alice finì il succo di zucca nel suo calice ed aggiunse: “Steph, sul serio, dovresti invitare Juliet, così sarete veramente due coppie e le vostre uscite diventeranno molto più semplici e poi...”, indicò Lizzie e Gareth, “Magari quei due si lasciano andare, e finalmente scoppia l'amore”.

Lizzie divenne tutta rossa, cercò di assumere un contegno e rispose ad Alice: “E tu quando pensi di trovare l'amore?” Lo sguardo di Lizzie era diventato malizioso, avrebbe desiderato qualche confessione da parte di Alice, che tuttavia rispose: “A me non serve l'amore, io amo già profondamente i miei libri. Non ho bisogno di qualcuno che mi distragga dai miei studi, specie l'anno dei M.A.G.O”.

Lizzie sbuffò, trovava Alice eccessivamente noiosa quando le ricordava gli esami e con questo argomento le tavole si svuotarono e gli studenti iniziarono ad andare nelle proprie Sale Comuni.

Alice, Lizzie e Gareth videro Stephen lanciarsi in direzione di Juliet Farrell. I due sembravano molto nervosi ed agitati. Videro che lei gli rivolse un sorriso e che tornarono insieme nella direzione del trio di osservatori.

Appena Stephen tornò, chiese a Lizzie e Gareth se avessero voglia di fare un giro nel cortile, per prendere un po' di aria, prima di tornare nei sotterranei in Sala Comune. Lizzie e Gareth acconsentirono subito, mentre Alice aveva altro da fare, disse loro che si sarebbero visti direttamente in Sala Comune e li salutò.

Era sicura che l'avrebbe trovato in piedi: lo stato d'animo in cui versava non conciliava il sonno e non era eccessivamente tardi perché lui fosse già a letto.

Scese le scale in direzione dei sotterranei con un misto di agitazione interiore, forse non doveva ingerirsi in qualcosa che non la riguardava, forse era tutto uno sbaglio.

Il clima umido ed angusto dei sotterranei sembrava amplificare quella sensazione di inadeguatezza, poi arrivò di fronte la porta dell'ufficio del professor Piton. Istintivamente si sistemò l'uniforme, fece un respiro profondo e bussò alla porta. Dall'altra parte, risuonò la voce del professore: “Avanti”, si fece coraggio ed entrò.

“Ehm.. Buonasera professore, spero di non disturbarla”, disse Alice, sentendosi profondamente a disagio.

“Signorina Leroux, spero che sia qualcosa di importante”, disse Piton con il suo solito tono mellifluo e sarcastico.

Alice, per non sentirsi in soggezione, decise di non lasciare che la si interrompesse e con fermezza replicò: “Mi auguro che lei ritenga questa cosa degna della giusta considerazione. Vede, professore, ero in biblioteca ad approfondire l'uso dell'aconito e mi sono imbattuta in questa pozione. Visto che la composizione era piuttosto interessante, e avevo tutti gli ingredienti, ho provato a realizzarla. Volevo un suo parere sul risultato ottenuto”

Piton esaminò la boccetta contenente un liquido violetto e denso, che emanava un odore dolciastro. Agitò la bacchetta e il suo sguardo tradì un certo stupore: “Signorina Leroux, questo è per caso...”

“..il Balsamum Animae, sì. Serve per lenire i dolori dell'anima. Il fiore dell'aconito, finemente tritato, è l'ingrediente principale: riesce a placare i dolori che nessun incantesimo guaritore e nessun'altra pozione riesce a far scomparire”.

Con un filo di insicurezza nella voce, Alice chiese: “Professore, cosa ne pensa del risultato?”

Piton la guardò sbalordito e disse solo: “È perfetto. Colore, densità, aroma: corrisponde tutto. Ignoro come lei sia entrata in possesso di tale ricetta, ma il risultato è sorprendente. Le chiedo se posso trattenere la pozione per ulteriori controlli, voglio verificare che non abbia comprato la pozione già realizzata o non ci siano strani scherzi dietro”.

Alice un po' risentita disse: “È opera mia. La ricetta l'ho trovata in Biblioteca, nel settore Erbologia e Pozioni in “Proprietà magiche e curative di piante ed erbe. Corso Avanzato”, ma può fare tutti i controlli che crede. Buona notte, professore”.

“Buona notte, signorina Leroux”, disse il professore. Mentre Alice si stava dirigendo alla porta, Piton guardò i fogli di appunti sparsi sul suo tavolo: Balsamum Animae: come curare i tormenti dell'anima.

Il professor Piton si appoggiò alla scrivania e, prima che Alice uscisse dalla stanza, le disse: “Alice?”. Alice si voltò, sorpresa dall'essere stata chiamata per nome. Piton intuì lo stupore e le disse: “Per due minuti, possiamo fare che sei la mia migliore amica e non una mia studentessa?”

Alice sorrise tristemente. Rientrò nella stanza, chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò a Piton. Dolcemente, gli posò una mano sulla spalla e disse: “Severus...”. Si accorse che lui tremava dal dolore, un dolore troppo grande per non essere condiviso, un dolore che solo Alice riusciva a capire, perché anche lei conosceva Lily, e sapeva quello che lui provava.

Piton si girò ed abbracciò Alice. Sembrava che si stesse aggrappando al corpo fragile della sua amica per riuscire a sopportare il peso che lo stava schiacciando. Le disse: “È morta, è colpa mia”.

Alice strinse il suo migliore amico ritrovato. Dal giorno in cui avevano litigato, non si erano più rivolti la parola. Solo il dolore e la morte potevano superare ogni ostacolo e farli riavvicinare. Con un filo di voce, Alice gli disse: “Lo so, per questo ti ho portato il Balsamum Animae. Sapevo che per te era un dolore troppo grande”.

Lui si strinse ancora più forte alla sua esile amica, voleva trasmetterle il ringraziamento e il pentimento che non riusciva a dire con le parole, perché tutte le parole erano state assorbite dal dolore immenso e totalizzante della morte di Lily.

Lily era morta. Se fino ad allora Severus poteva consolarsi pensando che almeno lei era felice, adesso nulla aveva alcun senso perché lei era morta. Lei non c'era più ad illuminare le giornate con il pensiero del suo sorriso, dei suoi splendidi occhi verdi.

Alice rimase lì, immobile. Dal 31 ottobre piangeva tristemente la morte della sua migliore amica, era singolare che mentre il mondo della magia festeggiava la caduta del Signore Oscuro, lei e Severus avrebbero ricordato questo giorno con infinita tristezza.

Alice strinse Severus e le lacrime iniziarono a scendere. Aveva pianto molto dal momento in cui aveva ricevuto la notizia. Si era sentita svuotata, come se le avessero strappato qualcosa dentro di sé. Adesso, tra le braccia del suo migliore amico ritrovato riusciva a piangere e sentiva il dolore fuoriuscire. Sentiva che quel dolore era condiviso, che non doveva nascondersi perché le sue lacrime non sarebbero state incomprese. Severus comprendeva il vuoto, lo sentiva anche lui, soffrivano insieme il medesimo dolore. Stettero in piedi, abbracciati l'uno all'altra, facendosi forza come un tempo per un po' di minuti. Quando finirono le lacrime, rimase il loro affanno e poi, lentamente, il loro respiro tornò regolare.

Dentro loro vi era il vuoto. Avevano pianto, facendo fuoriuscire il dolore che portavano dentro, ciò si sommava all'assenza di Lily, al pensiero della sua assenza, alla consapevolezza che non l'avrebbero mai più rivista.

Non ci sarebbero state più lettere da parte sua. Alice non sarebbe mai più andata a trovarla. Severus non avrebbe più tentato di spiarla, di vedere e gioire della sua piccola vita felice, non avrebbe più invidiato James per tutte le volte che abbracciava e baciava sua moglie: entrambi erano morti per proteggere quel bambino. Quel bambino che fra dieci anni esatti sarebbe arrivato ad Hogwarts, quel bambino che già tutti chiamavano Il-Bambino-Che-È-Sopravvissuto.

Piton riacquistò la parola e le disse: “Mi odierai, è tutta colpa mia”. Alice fece un respiro profondo, per cercare la forza di parlare: “No, Severus, non ti odio, non hai ucciso Lily. Qualunque sia stato il tuo coinvolgimento come Mangiamorte, se non fossi stato tu, sarebbe stato qualcun altro. Io e te saremmo ugualmente qui, adesso, a piangerne la morte. Il tuo dolore è la prova che non è colpa tua”.

Si guardarono negli occhi come non succedeva da anni, sembrava che il tempo trascorso senza rivolgersi la parola si fosse volatilizzato. Gli occhi neri e profondi dell'una si riflettevano in quelli dell'altro, Severus aveva un'espressione e un contegno che solo lo studio dell'Occlumanzia aveva reso possibile, lo scintillio di quando era un ragazzo era scomparso. Alice capì di aver avuto ragione, che il dazio che le Arti Oscure richiedono per la loro conoscenza è troppo alto, e che se Severus non si fosse fermato avrebbe certamente rischiato di perdere la propria umanità.

Nel profondo del nero di quegli occhi, Alice cercava di rivedere il giovane Serpeverde entusiasta della ricerca, che aveva conosciuto, e sperava che nei prossimi tempi lo avrebbe visto tornare a fare capolino.

Uscì dallo studio del professor Piton con uno stato d'animo inquieto: era distrutta per la perdita di Lily, al tempo stesso era sollevata per aver ritrovato il suo migliore amico. Si domandava se il rapporto con Severus sarebbe migliorato, se ci sarebbe stata qualche ripercussione con gli altri compagni di scuola.

In realtà, Alice era abbastanza sicura che Severus difficilmente avrebbe dato altri segnali di debolezza. Il Balsamum Animae avrebbe funzionato e lui sarebbe ritornato ad essere il solito professore esigente, mentre lei avrebbe continuato ad essere la solita studentessa studiosa.

Non aveva voglia di tornare in Sala Comune, di sentire le domande di Lizzie e gli altri su dove fosse stata. I suoi compagni di Casa avevano notato il comportamento strano di Alice, la sua tristezza e i segni delle notti insonni.

In Serpeverde, Alice non era l'unica ad aver sofferto a seguito degli eventi del 31 ottobre. Molti suoi compagni di Casa, infatti, erano nelle sue stesse condizioni, ben più preoccupati di lei, in quanto provenivano da famiglie che avevano appoggiato apertamente i propositi del Signore Oscuro. Altri, addirittura, provenivano da famiglie di Mangiamorte. Le prospettive dei processi contro i Mangiamorte, l'esigenza di smarcarsi da quanto fatto in precedenza e la prospettiva di un soggiorno tra i Dissennatori ad Azkaban rendeva tutt'altro che semplice il sonno di molti Serpeverde. Pertanto, la Sala Comune della Casa era affollata fino a notte fonda da studenti insonni.

Alice non sopportava di dover condividere lo spazio insieme a persone che avevano appoggiato e sostenuto Colui che aveva cagionato la morte della sua migliore amica.

Decise, quindi, di fare una passeggiata notturna per il Castello. Non voleva girovagare troppo per paura di incontrare Gazza e Mrs Purr, o di imbattersi in Pix. Alice si propose di salire fino al Salone di Ingresso e guardare un po' fuori dalla finestra, con la speranza che la calma che sembrava dominare fuori potesse entrare dentro di lei.

Dai sotterranei risalì al piano terra, i corridoi erano illuminati dalla luce delle torce, fuori dalle finestre splendeva una luna meravigliosa. Alice si fermò a guardarla: da quando Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era caduto, Hogwarts aveva vissuto delle splendide giornate, sebbene novembre fosse di solito il periodo delle piogge.

“Serata incantevole, signorina Leroux, non trova?”, esclamò Silente, facendo trasalire Alice, che non si era accorta del suo arrivo.

“Bellissima, professore. Così insolita per il mese di novembre!”, esclamò Alice sorpresa.

“Sembra quasi che il cielo, a consolazione dei dolori che ci affliggono, ci offra questa serata come lenitivo. Oh, i gesti così disinteressati nascondono un grande amore per chi li riceve. Forse nella sua forma più pura!”

Alice guardò il preside confusa. La barba argentea era dello stesso colore della luna, sotto gli occhiali a mezza luna, i suoi occhi azzurri lasciavano intendere il vero senso delle sue parole. “Buona notte, signorina Leroux”, disse Silente sorridendo tra sé e sé.

“Buona notte, professore”, rispose Alice.

Andò a letto con le parole di Silente che ancora risuonavano nella testa: sapeva che ogni parola del preside aveva un preciso significato, di sicuro era al corrente della pozione creata per il professor Piton. Probabilmente, era solo un modo per ringraziarla di aver mostrato tanta attenzione e delicatezza nei confronti di un suo insegnante. Silente sapeva anche che fino a quattro anni fa lei e Piton erano amici, alludeva proprio a lei nel discorso della prima sera.

Nei giorni successivi, Alice tenne d'occhio il professor Piton: il suo contegno era tornato normale. Durante una lezione, mentre lui girava tra i banchi a controllare il contenuto dei calderoni, i loro sguardi si incrociarono rapidamente e ad Alice parve di cogliere nello sguardo un lampo simile a gratitudine, per il resto della lezione e dei giorni successivi evitò qualsiasi contatto visivo, si tenne a debita distanza e tornò a chiudersi in biblioteca: sapeva che lui stava meglio, non contava altro.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 – Natale a casa Leroux ***


 

Capitolo 5 – Natale a casa Leroux

 

All'inizio di dicembre la neve aveva ricoperto gran parte dei prati intorno Hogwarts. Il castello e gli alberi della Foresta Proibita sembravano ricoperti di una candida glassa. Come molti studenti, anche Alice aspettava con ansia le vacanze natalizie, durante le quali sarebbe tornata a casa e avrebbe rivisto le sue sorelle: Sabina e Charlotte.

Durante il viaggio di rientro, Alice pensava a quanto fosse piacevole ogni anno il ritorno a casa; per l'occasione la mamma avrebbe preparato i suoi piatti preferiti: lasagne, ratatouille e crêpes per dessert. Inoltre, la prima sera era l'unica in cui le sue sorelle non sarebbero state irriverenti, omettendo di prenderla in giro per il troppo tempo dedicato allo studio.

Alla stazione di King's Cross Alice trovò suo papà ad attenderla. Da lì, presero la metropolitana Babbana per andare al Paiolo Magico, dal quale avrebbero potuto utilizzare la Metropolvere fino alla Maison Leroux.

A casa, Alice ebbe il solito benvenuto. La cena fu squisita e la serata trascorse piacevolmente in compagnia di Sabina, Charlotte, i loro compagni ed il piccolo Arthur.

La caduta del Signore Oscuro aveva alleggerito il clima che si respirava in giro, ed il Natale finalmente aveva ripreso il calore e la speranza dei tempi passati.

Nel corso di quella serata, Charlotte annunciò che lei ed Alain avevano deciso di sposarsi, e che avevano fissato la data del matrimonio per sabato 17 luglio; aggiunse anche: “Segnerò Alice più 1 sulla lista degli invitati così, magari, se troverai un fidanzato per allora, potrà farti da accompagnatore”.

“Al limite potrai farti accompagnare da Madama Pince: con tutto il tempo che passi in biblioteca, sarà di certo la tua migliore amica!”, disse Sabina con il suo solito fare irriverente.

Alice pensava che avrebbe potuto benissimo far rimanere di stucco le sorelle, invitando al matrimonio uno a scelta tra Gareth e Stephen. L'ideale sarebbe stato farsi accompagnare da entrambi. Già immaginava la scena: le sue sorelle sarebbero rimaste senza parole nel vederla arrivare con due bellissimi ragazzi, che le facevano entrambi da cavaliere.

Prese in braccio il piccolo Arthur e disse: “Hai visto come è cattiva la mamma con me? Mi fai tu da cavaliere?”. Gli occhi azzurri di Arthur si spalancarono e scoppiò in una fragorosa risata, i suoi ricci biondi riflettevano le luci delle decorazioni natalizie e, scuotendo la testa, si sporse verso la mamma, perché questa lo prendesse in braccio. Charlotte scoppiò a ridere: “Nenche Arthur vuole farti da cavaliere, mi sa che ti resta solo Madama Pince sul serio!”

Seccata per le continue prese in giro, Alice se ne salì in camera sua.

L'indomani accadde qualcosa di imprevisto. Per l'ora del tè si presentò a casa Narcissa Malfoy e, cosa ancora più insolita, era stata invitata da Sabina.

Narcissa e Sabina erano state grandi amiche un tempo. Erano cresciute insieme ed avevano condiviso moltissime cose, tra cui il dormitorio di Serpeverde ad Hogwarts. Il loro aspetto era radicalmente diverso: la bellezza algida, eterea e distaccata di Narcissa Black contrastava con i colori scuri, terreni ed il temperamento caldo e passionale di Sabina Leroux. Fu proprio il temperamento di Sabina a mettere fine all'amicizia con Narcissa: non poteva condividere, né tanto meno comprendere, la scelta della sua amica di assecondare il marito Lucius nel diventare un seguace del Signore Oscuro.

Il motivo della divergenza era fondato su due diverse concezioni dell'amore: Narcissa per amore avrebbe seguito e sostenuto Lucius nelle sue scelte fino alle estreme conseguenze; Sabina, dal canto suo, credeva che proprio per amore del compagno bisognasse adoperarsi perché egli non si lasciasse ingannare dalla sete di dominio senza senso di Voldemort. Al contrario, occorreva cercare di tenerlo lontano da ogni pericolo.

Purtroppo Sabina non era una Black, non aveva sposato un Malfoy, e non poteva comprendere appieno le pressioni che la sua amica Narcissa subiva dai genitori e, in particolar modo da sua sorella Bellatrix. Una famiglia che non esitò a dichiarare morta la terza figlia, Andromeda, allorché sposò il babbano di nascita Ted Tonks.

Spinta dall'amore per Lucius e quello per la sua famiglia, Narcissa finì per condividere gli ideali di purezza predicati dal Signore Oscuro, rendendo impossibile la prosecuzione dell'amicizia con Sabina.

La loro separazione era stata così radicale e insanabile, che era decisamente insolito vederle di nuovo insieme. L'amicizia che le univa era sopravvissuta al compimento delle loro scelte di vita, così che, una volta caduto Voldemort, era bastato che si incontrassero con i rispettivi figli, perché dopo un saluto imbarazzato, pronunciato più per educazione che per reale sentimento, ricominciassero a parlare. Come se tutto il tempo trascorso dall'ultima volta non fosse consistito che in alcuni giorni.

Ripresero a parlare con più intensità e vigore di prima. Dalla guerra erano usciti tutti sconfitti, e l'età adulta aveva attenuato i radicalismi della gioventù. Narcissa non era altro che una donna sconfitta perché aveva deciso di seguire l'uomo che amava, mentre Sabina portava dentro di sé talmente tanti lutti che difficilmente avrebbe potuto definirsi una vincitrice.

Quando Narcissa entrò in casa Leroux con il piccolo Draco in braccio, dopo un primo momento di stupore, a tutta la famiglia Leroux sembrò di essere ritornati ai tempi precedenti la guerra magica. In un certo senso, il ritorno di Narcissa sembrava un augurio che i tempi bui fossero passati una volta per tutte.

Narcissa presentò Draco ad Alice e fra i due fu simpatia a prima vista. Draco era un bimbo di due anni con due enormi occhi azzurro-ghiaccio, di un candore e una curiosità che colpì molto Alice. Dal canto suo, Draco era molto incuriosito da questa amica della mamma con grandi occhi scuri, un sorriso dolcissimo e un pallore simile al suo. Alice prese in braccio il bambino e gli fece fare un giro della stanza: sembrava molto attirato dai ritratti animati. Riconobbe Alice in alcune foto presenti in soggiorno, che la ritraevano con la divisa di Hogwarts.

Vista la curiosità e l'entusiasmo del bambino, Alice iniziò a fare dei piccoli incantesimi per intrattenere Draco, creando delle bolle colorate, che galleggiavano sopra la testa del piccolo. Fu piacevolmente sorpresa dalle sue potenzialità magiche, quando il bambino riuscì a far scoppiare le bolle create da Alice e ridere della propria opera.

Alice guardava Draco con tenerezza e curiosità. Lei voleva diventare insegnante ad Hogwarts: chissà, se quando lui avrebbe raggiunto l'età, lei sarebbe stata la sua insegnante. Piena di speranza gli disse: “Sai Draco, penso proprio che diventerai un ottimo mago, però dovrai studiare tanto. Ti insegnerò io, quando avrai l'età giusta, per il momento pensa solo a divertirti e a giocare!”

Draco sorrideva spensierato, Alice si era già affezionata a questo bimbo meraviglioso.

Alice stava continuando a girare per la casa con Draco in braccio, quando la sua attenzione fu catturata dalle parole di Narcissa: “...Non saprei proprio come fare, Sabina. Ora c'è Draco, non posso permettere che la mia famiglia venga distrutta”

Il tono della voce era preoccupato, Alice cullava Draco per tranquillizzarlo. Non voleva che si agitasse ascoltando la voce della mamma.

Sabina cercava di tranquillizzare l'amica: “Narcissa cara, stai tranquilla, vedrai che Lucius se la caverà. La sua famiglia è stimata e ha molti contatti importanti al Ministero. Inoltre, Lucius si è esposto di meno rispetto ad altri Mangiamorte, come tua sorella”.

Nell'udire il nome della sorella, si poteva leggere la disperazione nello sguardo di Narcissa, che sapeva che Bellatrix, nel delirio di follia in cui era caduta, dopo aver votato l'anima a Voldemort, sarebbe certamente finita ad Azkaban.

“Ma Sabina, come farò se Lucius finirà ad Azkaban, insieme a Bellatrix? Draco non avrà più una famiglia, come faremo da soli?”

Il viso pallido di Narcissa era nascosto dalle mani, nel tentativo di coprire le lacrime, proseguì: “Il mese prossimo inizieranno i processi ai Mangiamorte. Tutto quello che Lucius ha fatto, lo ha fatto perché doveva. Che scelta avevamo, con le famiglie in cui siamo nati? Sempre a parlarci della purezza del Sangue, a cancellare, considerando morto chi, come Andromeda, tradiva questo ideale. E tu lo sai che Tu-Sai-Chi aveva i suoi metodi di persuasione! Oh, Sabina, siamo stati due sciocchi, o forse, due presuntuosi. Pensavamo, ci illudevamo di avere ragione, che fosse giusto così! Ora, Lucius rischia di finire ad Azkaban ed il piccolo Draco non avrà un padre da ricordare”.

Narcissa piangeva a dirotto. Draco, nel vedere la mamma in lacrime, si allarmò. Alice cercò di distrarlo, ma non c'era verso, lui voleva tornare dalla mamma, consolarla con i suoi sguardi e le sue tenerezze. Sabina ed Alice impiegarono un po' di tempo per far si che Narcissa si ricomponesse e Draco si tranquillizzasse.

La notizia dei processi ai Mangiamorte aveva scosso Alice più del previsto. Fino a quel momento, non aveva pensato a quello che sarebbe successo dopo la sua caduta, al prezzo da pagare per risanare la frattura che aveva colpito il mondo della magia. Pensava a Severus, distrutto dalla morte di Lily: come avrebbe potuto sopravvivere ai Dissennatori di Azkaban?

Alice si sentiva impotente, eppure avrebbe dovuto provare a fare qualcosa, qualsiasi cosa per impedire che il suo amico pagasse un tributo più alto di quello che stava attualmente pagando per le sue colpe. Sapeva che Severus, dopo il litigio con Lily e quello successivo con Alice, iniziò a frequentare i Mangiamorte, che la caccia ai Potter di Voldemort lo aveva fatto rinsavire. Adesso, il loro assassinio era stato un duro colpo per lui, che si sentiva responsabile della morte della sua amica, del suo più grande amore. Un peso così pesante da portare dentro di sé, da costituire esso stesso una pena per il male causato.

L'intento di fare qualcosa per Severus fu rafforzato la mattina di Natale, quando Alice, alzatasi prima del resto della sua famiglia, trovò un regalo per lei.

Il biglietto era scritto con una grafia familiare, che non vedeva da moltissimo tempo. Non potevano esserci errori, il biglietto diceva espressamente:

Mademoiselle Alice Leroux, Maison Leroux, Wiltshire, England.

Ancora più incuriosita, prese il pacchetto, sfilò il bigliettino e lesse il messaggio: Ad un'abile pozionista, futura collega, con l'augurio che lo possa trovare di ispirazione, come lo fu durante i miei studi. S.P.

Scartò la confezione, Vite di illustri pozionisti, di Cornelia Macbeth. Sfogliando il volume, Alice trovò dentro una foto con le figure animate. La scena ritraeva la Sala Comune di Serpeverde, su due poltrone vicine, alla luce del camino, due ragazzi avevano alzato lo sguardo dai libri e sorridevano al fotografo. I due erano una giovane Alice, al secondo anno ad Hogwarts ed un altrettanto giovane Piton, al sesto anno: stavano facendo i compiti.

Nel vedere la scena, comparve un sorriso sul volto di Alice. Allora Piton non si era dimenticato dei pomeriggi trascorsi insieme! Nel biglietto l'aveva apostrofata come futura collega, il sorriso si allargò sul suo volto. Ripose il biglietto e la foto all'interno del libro e lo sistemò sulla scrivania tra quelli di scuola: l'apertura di questo regalo in presenza delle sue sorelle avrebbe dato adito ad una serie di domande ed illazioni che non aveva intenzione di sostenere.

Tornata in soggiorno, trovò l'intera famiglia ai piedi dell'albero di Natale, erano tutti intenti a scartare i regali. Alice ricevette un libro sulle Pozioni degli Antichi Egizi dal papà, una boccetta di Amortenthia da Sabina “Così, magari, riesci a trovare un fidanzato!”

Era sempre così simpatica nei suoi regali!

Charlotte le regalò un calderone nuovo ed un kit di boccette e fiale, inoltre ricevette da Gareth un libro sul Quidditch, da Lizzie un taccuino con i colori di Serpeverde ed una piuma d'aquila nuova con una boccetta di inchiostro violetto da Stephen.

Come prevedibile, Charlotte e Sabina iniziarono a fare domande su Gareth e Stephen: succedeva ogni Natale da quando era entrata ad Hogwarts.

Nei giorni successivi, Alice finì per attendere con ansia il rientro ad Hogwarts. Leggeva compulsivamente la Gazzetta del Profeta, alla ricerca di notizie sul processo contro Severus. Voleva scoprire se, e quando, ci sarebbe stata un'udienza. Sperava che il suo rientro non avvenisse troppo tardi.

Ben presto si ritrovò sul treno per Hogwarts, a raccontarsi con gli amici come erano andate le vacanze di Natale. Dal treno il castello emergeva in tutta la sua maestosità dal candore delle nevi. Scendendo a terra, gli studenti furono invasi da una corrente d'aria gelida. Molti di loro prefiguravano il tepore della Sala Comune ed il banchetto che li avrebbe attesi in Sala Grande.

Alice provò un enorme sollievo nel vedere il professor Piton ad attendere gli studenti che rientravano dalle vacanze di Natale.

Piton condusse gli studenti nell'atrio della scuola e poi li invitò a tornare nei propri dormitori in attesa della cena. Non appena gli studenti iniziarono a scemare, il professor Piton si avvicinò ad Alice e le disse: “Signorina Leroux, il preside desidera parlarle, mi ha chiesto di condurla nel suo ufficio. Mi segua, presto raggiungerà i suoi amici in Sala Comune”.

Alcuni studenti Serpeverde rimasero colpiti dalla richiesta del professor Piton: cosa mai poteva volere Albus Silente da Alice? Di certo, lei non aveva combinato niente, era una delle studentesse modello di Hogwarts.

Alice seguì Piton lungo il corridoio del primo piano, che conduceva al Gargoyle di pietra, dal quale si apriva l'accesso per lo studio di Silente. Durante il tragitto fu Alice a prendere la parola: “Professor Piton, lei sa cosa vuole dirmi il preside?”

Continuando a guardare avanti, Piton le disse: “Non precisamente, sono certo che riguardi il suo orientamento professionale. Sono stato colpito dall'abilità con cui ha realizzato il Balsamum Animae. Io stesso, difficilmente, avrei fatto di meglio. Ne ho parlato con il professor Silente, che mi ha chiesto di condurla nel suo ufficio non appena avesse fatto ritorno ad Hogwarts”.

Alice cercava di mantenere un contegno serio, sebbene dentro di sé fosse al culmine della gioia.

“Controlla le tue emozioni, Alice, domina la mente!”, si ripeteva dentro di sé, anche se il pensiero che Severus avesse provato il Balsamum Animae ed avesse parlato in suo favore con Silente non era cosa facile da ignorare. Decise di azzardare, sapeva che Piton perdeva facilmente la pazienza, disse: “Professor Piton?”

“Si?”, rispose lui senza rivolgerle alcuno sguardo.

“Grazie per il libro... e per la foto”, disse Alice imbarazzata.

Il volto di Piton si mosse, e produsse una smorfia, che Alice sapeva bene essere un sorriso trattenuto, perché entrambi la facevano, quando volevano mantenere un contegno distaccato. Pertanto, si meravigliò quando lui aggiunse: “Grazie a lei per la sciarpa... e il Balsamum Animae. Credo che sarà illuminante tornare a lavorare insieme”.

Arrivarono al Gargoyle di pietra, Piton disse con la sua voce atona: “Sorbetto al limone” e la statua dell'aquila ruotò su se stessa, facendo comparire una scala che portava nell'ufficio del preside.

In sette anni ad Hogwarts Alice non era mai entrata nell'ufficio di Silente. Non appena varcata la soglia, si sentì invasa da un insieme di sensazioni diverse e variegate: i ritratti dei vecchi presidi di Hogwarts che borbottavano, il ronzio di una serie di oggetti d'argento che roteavano, sbuffavano e producevano suoni diversi, ma la cosa che attirò maggiormente l'attenzione di Alice fu una splendida Fenice che sonnecchiava pigramente su un trespolo posto accanto alla finestra.

Alice guardava con stupore e meraviglia la creatura magica, era la prima Fenice vivente che aveva l'occasione di vedere. Dietro di sé, sentì la voce del professor Piton dire: “Io sarò nel mio ufficio. Conosce già la strada per la Sala Comune di Serpeverde”, quindi chiuse la porta, lasciando Alice nella contemplazione della Fenice.

“Si chiama Fanny”, disse allegramente la voce di Silente. Alice continuava a guardarla, esclamò: “È bellissima!”, poi si voltò e vide Silente, con la sua lunga barba bianca, che risaltava sulla veste turchina del colore dei suoi vivacissimi occhi, che erano incorniciati da un paio di occhiali a mezzaluna.

Alice provava una grande ammirazione per il professor Silente. Oltre ad essere un grande mago, egli era anche un uomo saggio, comprensivo e generoso. Raramente lo si vedeva rimproverare gli studenti per le marachelle, preferiva che gli stessi studenti imparassero da soli dai propri errori, per questo era rispettato da tutti gli studenti, e persino da molti membri del Ministero della Magia.

Si diceva che persino Tu-Sai-Chi provasse soggezione di fronte a Silente, per questo non osò mai sfidarlo pubblicamente.

Silente sorrideva, e gentilmente chiese ad Alice: “Signorina Leroux, ha passato bene le vacanze di Natale?”, Alice annuì, si chiedeva cosa mai il preside volesse domandarle.

“Molto bene, molto bene. Si domanderà perché l'ho fatta convocare nel mio ufficio”, disse Silente venendo subito al dunque. Continuò con un tono più amichevole: “Vede, il professor Piton, e prima di lui il professor Lumacorno, mi hanno parlato di lei, della sua aspirazione a diventare insegnante. Lei è già un'eccellente Pozionista. Nonostante la sua giovane età, credo di poter dire - con una certa sicurezza - che la sua opera sarà preziosa per Hogwarts”

Gli occhi di Silente brillavano attraverso gli occhiali, sembrava che il preside fosse in grado di leggere l'animo confuso di Alice, infatti le chiese: “Signorina Leroux, la vedo confusa e preoccupata al tempo stesso, cosa la turba?”

Alice guardava il preside con un po' di imbarazzo. Non sapeva come trovare le parole giuste per rivelare il suo stato d'animo. Fece un respiro e disse: “Mi scusi professore, sono molto contenta di poter restare ad Hogwarts. Sono solo preoccupata per il professor Piton. Quando entrambi eravamo studenti, eravamo amici. Dopo la scuola so che si è unito ai Mangiamorte e la Gazzetta del Profeta parla dell'imminente inizio dei processi nei loro confronti. Mi chiedevo, se la sua proposta non fosse legata alla consapevolezza che il professor Piton finirà ad Azkaban”

Nel pronunciare queste parole, Alice percepiva lo stato d'animo che angustiava Narcissa. Il preside le rivolse uno sguardo rassicurante e con molta calma le disse: “Sì, il professor Piton era un Mangiamorte. Hanno già fatto il suo nome al Ministero e presto avrà un'udienza in cui sarà giudicato il suo comportamento”.

Sentì la terra mancare, la pressione scendere vorticosamente verso il basso. Alice fece forza su se stessa per non perdere i sensi, per rimanere lucida. Silente notò la reazione della studentessa ed aggiunse “È molto nobile da parte sua preoccuparsi così per le sorti di un docente”.

Non si poteva mentire a Silente ed Alice non voleva farlo. Così, con molta sincerità e altrettanta tristezza, gli disse: “Quando era uno studente di Hogwarts, prima che si unisse ai seguaci di Lei-Sa-Chi, il professor Piton era il mio migliore amico. So quanto sta soffrendo, il prezzo altissimo che sta pagando con i sensi di colpa ed il rimorso per quanto è successo. Non oso immaginare cosa ne farebbero di lui i Dissennatori se dovesse finire ad Azkaban. Vorrei poter fare qualcosa.”

Silente era colpito dal dolore e dalla sofferenza di Alice, già qualche mese fa era rimasto stupito per l'empatia provata nei confronti di Severus, le chiese: “Cosa sarebbe disposta a fare?”

Alice guardava la spada di Grifondoro appesa alla parete, nella speranza che le desse un po' del coraggio che hanno i suoi studenti, anche se lei era stata scelta da Salazar Serpeverde. Disse solo: “Qualunque cosa, farei qualunque cosa”.

Affascinato da questa situazione, il preside pensava tra sé e sé che si erano aperte delle prospettive inattese, ed era il caso di coglierle al volo.

“Nei prossimi anni dovrò condurre delle ricerche piuttosto complesse, in alcuni casi pericolose, vorrei che lei mi affiancasse. Ho in mente un compito molto importante per lei. In cambio, penso di poter usare un po' dell'ascendente che ho sul ministero e fare in modo che sianob clementi con il professor Piton. Cosa ne pensa?”, disse Silente, mentre scrutava la ragazza attraverso i suoi occhiali a mezzaluna, domandandosi se avesse visto giusto.

Il volto di Alice si illuminò: “Sarebbe meraviglioso, professore, Severus non deve saperlo! Nessuno deve saperlo, non me lo perdonerebbe”

Silente guardò la studentessa incuriosito: “Non vuole che riveli la parte migliore di lei? Quando rischierà la vita per salvarlo?”, Alice annuì.

Silente in tono molto paziente disse: “Come vuole, signorina Leroux. Adesso vada pure, pensi ai suoi M.A.G.O. Il prossimo anno affiancherà me in alcune ricerche, ed il professor Piton le insegnerà i metodi di insegnamento; inoltre, condurrete insieme alcuni esperimenti. Se non vado errato, alcuni anni fa, da semplici studenti otteneste dei risultati sorprendenti. Hogwarts si aspetta grandi cose da lei”.

Alice uscì dallo studio del preside confusa. Silente avrebbe garantito per Severus, in cambio della sua collaborazione in alcune ricerche, perché poi aveva aggiunto che avrebbe rischiato la vita per proteggerlo?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Brutti ricordi ***


 

Capitolo 6 – Brutti ricordi

 

Non appena Alice varcò la soglia della Sala Comune, venne interrogata da quasi tutta Serpeverde.

L'interesse scemò quando raccontò che si trattava soltanto di roba sull'orientamento professionale: Silente le aveva dato la possibilità di rimanere il prossimo anno ad Hogwarts per effettuare delle ricerche.

Mentre scendevano a cena, le si avvicinò Gareth con aria indagatrice e un po' complice, le sussurrò sottovoce: “A noi puoi dire quello che è successo sul serio con Silente”.

Alice ribatté con la stessa enfasi che aveva dato Gareth: “Ho già detto quello che sul serio è successo”, intervenne Lizzie, quasi a voler evitare che il discorso degenerasse: “Quindi anche il prossimo anno resterai ad Hogwarts? Sai che farai di preciso?”

Stephen, intuendo che forse si poteva ottenere qualche informazione più con le buone che con le cattive, aggiunse: “Che genere di ricerche dovrai fare?”

Alice rispose tranquillamente: “Sì, il prossimo anno sarò qui. Volevo diventare insegnante di Pozioni, ma a quanto pare il professor Silente ha in mente qualcos'altro. In ogni caso, lo scoprirò il prossimo anno, per il momento dobbiamo pensare ai M.A.G.O.! Voi avete studiato durante le vacanze? Avete iniziato il ripasso come vi avevo suggerito?”

Di certo, non bisognava avere l'occhio interiore della professoressa Cooman per prevedere che a quella domanda Gareth e Stephen avrebbero iniziato a parlare di Quidditch, o a quanto di più lontano potesse esserci dai libri.

La cena fu deliziosa come al solito. La cucina di Hogwarts si faceva sempre rimpiangere, una volta che si era a casa. I genitori, in genere, non erano golosi e buongustai come il preside e i menu a casa erano generalmente più leggeri.

Dopo cena, Alice salutò tutti e andò direttamente al dormitorio, intenzionata ad evitare che si tornasse a parlare del suo colloquio con il preside. Sistemando le proprie cose nel baule, vide il libro che le aveva regalato Piton e si decise a leggerne un po' prima di addormentarsi.

Nascosta tra le pagine del libro c'era la foto di lei e Severus in Sala Comune: sarebbero tornate quelle serate entusiasmanti, piene di discussioni sulle letture, di scambi di libri e consigli per le ricerche?

Nella foto era stata immortalata una delle ultime serate piacevoli, di lì a poco Alice e Severus avrebbero litigato.

La Sala Comune di Serpeverde era un posto elegante ed austero, i colori freddi aiutavano la concentrazione e il verde dei drappeggi e dell'arredamento trasmetteva serenità. Quella sera Alice era accanto a Severus: “Controllo sul tuo libro di Pozioni. Se non ricordo male, ci eravamo accorti che serviva un coltello d'argento per incidere i fagioli soporiferi. Lo avevamo letto sul mio libro di Erbologia. Vedi?” Alice mostrava il libro a Severus: “D'accordo, ma non trovo più i miei fagioli soporiferi. Che fine hanno fatto?”. Alice sfogliava il libro, “Li hai usati settimana scorsa per preparare una pozione soporifera, quella a cui stai lavorando”.

Ad un certo punto, Severus vide Alice impallidire, spalancare gli occhi incredula e bloccarsi per il terrore: “Ehi, Alice, Alice che ti succede? Ti hanno pietrificato? Riprenditi!”

Alice scuoteva la testa “N-non-n è p-per caso..”, poi si riprese, si indignò: “È Magia Oscura! Severus, è Magia Oscura! Lo hai scritto tu! Sul libro di Pozioni! È terribile!”.

Severus guardava l'amica e cercava di giustificarsi: “Alice, ma è per difesa, lo sai, mi prendono sempre alla sprovvista, hanno anche tentato di uccidermi. Non la uso se non è strettamente necessaria!”

“Ma questo incantesimo lo hai inventato tu?” chiese Alice ancora incredula, “Sì” ammise lui.

Le lacrime inondarono gli occhi di Alice. “Ma tu... tu mi avevi promesso che saresti stato alla larga da queste cose! La Magia Oscura è malvagia!”

Severus sbottò: “Ma tu lo vedi quello che succede fuori da questa scuola? Io quest'anno finirò Hogwarts e devo essere pronto per quello che mi aspetta fuori, e fuori è pieno di Magia Oscura! E poi, Alice, è così affascinante! Se la studiassi anche tu ne saresti affascinata! È mutevole, è imprevedibile, devi essere sempre pronto. Metti alla prova te stesso, le tue paure”, diceva Severus con un trasporto che lasciava intendere tutto il fascino che subiva verso le arti oscure.

“Parli come Avery e Mulciber. Fuori cosa ti attende? Tu-Sai-Chi con i suoi Mangiamorte? Studi le Arti Oscure per entrare a riempire le sue fila? Pensi che uccidere Babbani possa aiutarti ad esplorare i nuovi confini della Magia? C'è così tanto della Magia che non conosci, Severus! Neanche lo puoi immaginare”, rispose Alice indignata. No, lui non avrebbe usato la scusa della conoscenza per giustificare gli incantesimi malvagi che aveva appena realizzato.

Piton scattò in piedi, furioso, le urlò: “Sei uguale a lei, Alice, parli come lei! Pronta ad accusarmi di essere malvagio, voi due non vi fidate mai di me! Perché non ti unisci a lei e ai suoi fantastici amici Grifondoro? Se non sbaglio con il Lupo Mannaro vai d'accordo!”

Alice balzò in piedi, le pergamene ed i libri le caddero dalle gambe su cui erano poggiati: “Sempre pronto a tirare in ballo Lily, eh? Com'è che la disprezzi tanto e non riesci a smettere di pensare a lei? Non avrei mai pensato di difendere Potter e i suoi scagnozzi, ma loro non sono malvagi, non usano incantesimi oscuri, a differenza di te!”

“Loro sono ignoranti, è diverso!”, rispose Piton furioso.

Alice aveva gli occhi socchiusi per la rabbia, le labbra strettissime in un'espressione di severo disprezzo, mentre tirava fuori tutto il veleno che aveva dentro: “Severus Piton, cosa ti disturba? Vorresti insultarmi, ma non trovi le parole, perché non sono una lurida Sanguesporco, eh? O non sopporti che ti venga detta la verità?”, gridò Alice provocandolo. “La verità? Cosa ne sai tu della verità? Sei solo una ragazzina secchiona, non sai niente di quello che c'è là fuori!”, rispose Severus.

“Per la bacchetta di Salazar! Anche una ragazzina come me si accorge che le Arti Oscure sono pericolose!”. Dentro di sé continuava a chiedersi come lui facesse a non capire, come potesse essere così cieco, aggiunse: “Ricorda Severus, la Magia Oscura dà molto potere, ma in cambio esige un prezzo altissimo. Finirai per pentirtene amaramente”.

Severus continuava a non capire, prese una predizione per provocazione e le rispose in modo arrogante: “Perché che cosa farai? Lo dirai a Silente? Mi farai mettere in punizione?”

Alice era fin troppo seria, gli disse: “Non dovresti preoccuparti di quello che potrei fare io, piuttosto preoccupati di quello che potresti fare tu. Quegli incantesimi sono pericolosi. Spero che te ne accorga in tempo”. Detto questo Alice raccolse i suoi libri e le sue pergamene e si ritirò nel dormitorio delle ragazze.

Alice si svegliò di soprassalto. Si era addormentata sul letto con il libro in mano, aveva rivissuto in sogno il litigio con Severus. Perse il sonno del tutto quando pensò che quel litigio avvicinò Alice a Lily come niente prima era riuscito a fare, di nuovo sentì la mancanza della sua amica.

L'indomani ricominciarono le lezioni. La notte insonne appena passata comportò una doppia dose di caffè ed una colazione più leggera del solito: non poteva permettere che si assopisse per la stanchezza o per la digestione di una colazione troppo pesante!

La prima lezione era Erbologia. La traversata del parco, nell'aria gelida del mattino, fino alle serre della professoressa Sprite, avrebbe dato la svegliata definitiva.

Appena varcato il portone di quercia i Serpeverde incontrarono il professor Piton che rientrava al castello con un cesto di erbe: sicuramente stava preparando qualcosa per le prossime lezioni.

Alice sorrise nel notare che Severus indossava la sciarpa nera che gli aveva regalato per Natale. E dire che era stata piuttosto combattuta all'idea di fargli un regalo di Natale: erano stati compagni di studio per i primi anni ad Hogwarts, voleva dirgli semplicemente che gli era rimasta amica e trovare un modo discreto per fargli avere un'altra fialetta di Balsamum Animae.

Al pensiero della notte insonne si convinse di aver agito per il meglio. Del resto, il giorno prima era stato lo stesso Piton a ringraziarla. Anche lui voleva dimostrargli che non aveva dimenticato le serate trascorse insieme e che le era rimasto amico: i suoi regali erano inequivocabili, le sue parole “sarà illuminante tornare a lavorare insieme” anche.

Ancora una volta, dopo tre anni in cui non si erano sentiti, pensavano le stesse cose, allo stesso modo, nello stesso momento.

Le lezioni successive volarono, il professor Vitious e la professoressa Vector riempirono gli studenti di compiti, tutti i professori continuavano a ripetere di studiare: i M.A.G.O sarebbero stati alle porte quanto prima.

Sommersi dai compiti, pressati dall'ansia del ripasso e dello studio, i giorni volarono e la biblioteca era così affollata di studenti del settimo anno che Madama Pince per poco non minacciò di vietare l'ingresso, se non avessero smesso di vagare per i corridoi, con sguardo disperato, mormorando nozioni e titoli di libri: se volevano pregare, avrebbero dovuto farlo nei luoghi opportuni, non certo in biblioteca.

Durante le lezioni di Pozioni, il professor Piton, sebbene fosse il Direttore della Casa di Serpeverde ed avesse tra i suoi allievi una sua futura collaboratrice, non fu certo più clemente. Le lezioni di Serpeverde con Grifondoro lo mettevano di pessimo umore. L'umiliazione delle ragazze Grifondoro, che volevano eccellere e parevano voler sfidare le conoscenze del professore, aveva assunto una piega sadica: il professor Piton sembrava prendere gusto ad umiliarle, dapprima ignorandole, poi spingendole ad intervenire, per poi chiedere ad Alice cosa mancava nelle risposte delle compagne perché fossero complete.

In questo modo, toglieva punti a Grifondoro e li assegnava a Serpeverde: prima o poi la presunzione di intervenire in classe, sgomitando in aria, sarebbe passata loro ed avrebbero pensato a studiare e riflettere, prima ancora di parlare. Detestava l'impulsività dei Grifondoro, alcuni lo chiamavano coraggio, per lui era solo presunzione ed arroganza.

Questo atteggiamento avrebbe finito per mettere in difficoltà Alice, se il suo temperamento distaccato e la sua preparazione in tutte le materie, avrebbe reso ingiustificata e ridicola ogni accusa di essere la cocca di Piton.

Fortunatamente, i suoi compagni Serpeverde del settimo anno, più alla ricerca dei suoi appunti, che per intima convinzione, la difendevano a spada tratta contro ogni tentativo di provocazione, specie da parte dei Grifondoro.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - I M.A.G.O. ***


 

Capitolo 7 – I M.A.G.O.

 

I giorni delle prove dei M.A.G.O arrivarono velocemente e con altrettanta rapidità passarono. Come era stato per i G.U.F.O, ogni giorno c'erano due prove, una al mattino ed una al pomeriggio, così che gli studenti del settimo anno, nei momenti liberi procedevano al ripasso della materia successiva, oppure si addormentavano stremati, ovunque capitasse.

I compagni più giovani guardavano con un misto di sconcerto e paura lo stato d'animo dei più anziani: anche a loro sarebbe toccata la stessa sorte? Per il momento trascorrevano le belle giornate studiando e passeggiando all'aperto.

Le prove furono più impegnative del previsto, la McGranitt chiese di trasfigurare un gufo in una seppia: cosa molto difficile viste tutte le piume che hanno i gufi!

Il professor Ruf diede il compito più semplice: un tema di storia della magia, nonostante tutte le date da ricordare, era stata una passeggiata rispetto ai quesiti proposti dalla professoressa Vector, gli incantesimi richiesti dal professor Vitious ed il compito predisposto dal professor Piton.

Indubbiamente, Pozioni fu la materia che mandò in crisi il maggior numero di studenti. Persino molte delle Grifondoro che in classe facevano a gara ad alzare la mano, adesso avevano l'aria piuttosto abbattuta. “Forse non hanno ripassato bene Erbologia e Cura delle Creature Magiche”, pensava tra sé Alice, che aveva trovato il compito stimolante e affascinante, per quanto lo possa essere un compito.

Il professor Piton era stato un po' subdolo con gli studenti, aveva chiesto un foglio di pergamena con delle domande che dovevano apparire interessanti a chi riusciva a mettere insieme quanto studiato in più materie. Purtroppo, molti si erano lasciati prendere dall'ansia del ripasso per materie e, visto che Erbologia e Cura delle Creature Magiche sarebbero state dopo due giorni, alla vista di alcune domande sull'uso e i modi di utilizzo delle radici di Elleboro e delle corna di Erumpent andarono nel panico: eppure erano ingredienti essenziali per la preparazione di molte pozioni! Per Alice studiare Pozioni in questo modo era come cucinare senza sapere come utilizzare gli ingredienti necessari per il piatto.

In compenso, i compiti di Erbologia e Cura delle Creature Magiche furono più semplici del previsto. Il problema per alcuni si pose in Difesa contro le Arti Oscure: si chiese agli studenti di produrre non verbalmente l'Incanto Patronus e non tutti riuscirono a produrre un buon risultato.

Alice aveva provato a produrre un Patrono durante le esercitazioni e non aveva mai ottenuto un risultato decente, del resto lei non era un'amante di Difesa contro le Arti Oscure.

Il giorno dell'esame successe qualcosa di inatteso: prima di eseguire l'Incanto Patronus, Alice pensò che era l'ultima prova, che, in ogni caso, dopo avrebbe iniziato le sue ricerche e presto sarebbe diventata un'insegnante. Dalla bacchetta uscì una scia argentata che prese forma e diventò una femmina di daino, questa prese a saltellare per la stanza e poi si dissolse. Alice sorrise incredula: per la prima volta aveva visto il suo Patrono.

Il professor Piton, che assisteva all'esame, rimase colpito dalla forma del Patrono di Alice: era così familiare, così simile alla cerva di Lily. Era indubbio che tra le due ragazze ci fosse stato un legame molto stretto.

La fine dei M.A.G.O fu salutata con un banchetto in Sala Grande ed ogni Casa organizzò una festa nella propria Sala Comune: per i più grandi era l'addio al posto che per sette anni era stato la propria casa, per gli altri era semplicemente l'inizio delle tanto sospirate vacanze estive. Quella sera scorsero fiumi di Burrobirra e di Succo di Zucca, gli studenti andarono a letto tardi, inebriati da tanta baldoria.

Il giorno dopo, fu il giorno dei saluti. Alice, Lizzie, Stephen e Gareth passeggiavano nel parco, ammirando per l'ultima volta i paesaggi che erano loro tanto familiari. Era una bellissima giornata di giugno, il sole splendeva su un cielo azzurro ed i prati intorno al castello erano gremiti di studenti, che si godevano il tanto sospirato riposo, dopo giorni chini sui libri a ripassare.

Alice chiese ai suoi compagni Serpeverde se quest'estate volessero andare a trovarla per il matrimonio di Charlotte: si sarebbero divertiti tantissimo. Tuttavia, loro tre sarebbero partiti per un viaggio attraverso l'Europa: volevano fare esperienza e conoscere maghi diversi per poi tornare a settembre ed iniziare a studiare per entrare al ministero, mentre Gareth avrebbe iniziato un tirocinio alla Gazzetta del Profeta.

Si promisero di scriversi tanto, i gufi avrebbero volato attraverso l'Europa e le avrebbero raccontato tutte le loro esperienze. Alice diede loro dei suggerimenti sulle foreste francesi, soprattutto consigliò a Lizzie di tenere a bada i due maschietti, perché in quei boschi vivevano alcune comunità di Veela.

Lei avrebbe passato l'estate nella sua casa nel Wiltshire alle prese con i preparativi per il matrimonio di Charlotte, previsto per la seconda metà di luglio; ad agosto aveva in programma un viaggio in Francia con suo papà.

Il signor Leroux era rimasto senza parole nell'apprendere che la sua figlioletta avrebbe seguito le sue orme nel mondo accademico, e decise che assolutamente dovevano andare dai cugini francesi a prendere alcuni libri che le sarebbero tornati utili nel corso dei suoi studi.

A giudizio di Monsieur Leroux, la biblioteca di Hogwarts era discretamente fornita di libri di magia. Su questo punto c'era una diatriba decennale con Madama Pince, che sosteneva che il Signor Leroux non era a conoscenza dell'intero catalogo delle pubblicazioni presenti ad Hogwarts, perché molti libri erano stati tolti alla libera consultazione e servivano permessi speciali.

Gli studenti del settimo anno erano in uno stato di grazia, stanchi e felici per la fine degli esami; avevano smesso di prendersi in giro tra appartenenti a Case diverse: si vedevano Corvonero e Tassorosso chiacchierare, persino alcuni Grifondoro andarono a salutare i loro rivali di Serpeverde. Queste divisioni non avrebbero avuto senso di lì a poco.

Dopo l'estate, alcuni sarebbero entrati a lavorare al Ministero, altri avrebbero iniziato un'attività a Diagon Alley, altri ancora avrebbero lavorato per la Gringott; una buona parte di studenti avrebbe viaggiato per il mondo, concedendosi un anno sabbatico di esperienze magiche.

Alice abbracciò i suoi amici e diede loro appuntamento all'ora di cena, doveva andare su in dormitorio a sistemare il suo baule; i preparativi per il ritorno erano ancora in alto mare: stanca per le prove non aveva avuto tempo per mettere i libri e gli appunti in ordine, cosicché aveva le sue cose sparse un po' ovunque, con grande disappunto delle sue compagne di stanza: Lizzie, Clare, Juliet e Margareth.

Impiegò più di due ore per ordinare i libri ed i quaderni nel baule, sistemare gli abiti e raccogliere le sue boccette, il calderone e tutto l'occorrente per le pozioni. Alla fine poté dirsi soddisfatta, mancavano solo le ultime cose, che avrebbe chiuso nel baule l'indomani, prima di partire.

Fuori dalle finestre il sole tramontava sul campo da Quidditch, quest'anno Corvonero aveva vinto la Coppa del Quidditch, mentre la Coppa delle Case sarebbe stata appannaggio di Tassorosso: la loro clessidra era pienissima. Il loro impegno, la costanza e la meticolosità li aveva premiati. A ciò si aggiungeva il fatto che i suoi amici di Serpeverde, bisticciando in continuazione con i Grifondoro, non facevano altro che combinare guai, facendo perdere punti alle rispettive case.

Si preparò per la cena ed in attesa dell'orario, scese in Sala Comune. Era l'ultima sera che avrebbe passato con i suoi compagni di Serpeverde: come sarebbe stato strano rivederli l'anno prossimo da quasi-insegnante! Chissà dove avrebbe alloggiato! E chissà che sensazione avrebbe provato a cenare al tavolo degli insegnanti!

Appena varcata la soglia della Sala Comune, Alice fu bloccata da Stephen che la trascinò dentro con aria nauseata e, indicando Gareth e Lizzie in atteggiamenti romantici, le disse: “Non è che puoi fare qualcosa? Non potrei sopportarli tutta l'estate in questo stato! Se non puoi, dimmi che sono in tempo per venire al matrimonio di tua sorella! Quei due sono vomitevoli!”

Alice guardò la scena incuriosita, di certo non erano in sé: Lizzie e Gareth non avrebbero mai fatto effusioni in mezzo alla Sala Comune, non chiamandosi Micetta o Topolino. Chiese a Stephen se avessero mangiato o bevuto qualcosa di strano questo pomeriggio. Stephen rispose di no, poi si fermò, impallidì e disse: “Niente di strano, però, abbiamo bevuto delle Burrobirre con Frederic Linsley e Albert Wright di Grifondoro, stai a vedere che...”

“...Hanno messo dell'Amortenthia nella Burrobirra, che burloni, eh?” concluse Alice divertita.

Stephen, invece, non sembrava per nulla divertito: la Burrobirra bevuta da Lizzie era destinata a lui, si era anche arrabbiato quando Lizzie gliel'aveva letteralmente strappata di mano, perché stava morendo di sete. Alice scoppiò a ridere, tornò nel dormitorio, frugò tra le sue pozioni e prese l'antidoto all'Amortenthia: dopo il regalo di Sabina aveva pensato bene di preparare un po' di antidoto, nel caso sua sorella avesse trovato divertente versarle della pozione a sua insaputa.

Pensava che avere a disposizione degli antidoti era stata una scelta previdente, anche se sarebbe stato molto più divertente vedere Gareth e Stephen giurarsi amore eterno. Tornò in Sala Comune con l'antidoto, trovando Gareth in ginocchio a chiedere la mano di una Lizzie in lacrime: era peggio che trovarsi dentro una commedia romantica.

Alice diede da bere l'antidoto a Gareth e a Lizzie, chiedendosi se loro fossero già innamorati o quanta Amortenthia avessero usato quei Grifondoro per produrre tali effetti.

Non fu difficile far tornare in sé Gareth e Lizzie, quanto lo fu tenere a bada Stephen perché non si precipitasse nella Sala Comune di Grifondoro a sfidare Albert e Frederic ad un duello di magia. A cena, Gareth, venuto a sapere dello scherzo che aveva subìto, decise di aiutare Stephen a dare una lezione a quei burloni. A loro si unirono altri Serpeverde, molti di loro non cercavano che un pretesto per dare noia a qualche Grifondoro e presero lo scherzo fatto ai loro compagni come un'onta da lavare con la Magia, anche Oscura.

Al contrario di molte ragazze Serpeverde, che adoravano seguire questi scontri e supportare i propri compagni di Casa, Alice odiava i duelli, che in ogni caso erano vietati dalle regole della scuola. Lizzie, dal canto suo, si unì volentieri ai suoi amici perché si sentiva oltraggiata. Le avevano fatto fare una figuraccia davanti tutta Serpeverde: proprio l'ultima sera in cui stava lì!

Alice non sapeva che fare, un duello di magia tra studenti del settimo anno, l'ultima sera proprio non ci voleva. Guardava verso il tavolo degli insegnanti con la speranza di intercettare lo sguardo del professor Piton: era severo, era il Direttore di Serpeverde, sarebbe intervenuto se avesse fiutato qualcosa ed Alice sperava che la loro intesa funzionasse anche in questi casi, al di fuori dello studio. Purtroppo, il professor Piton non era seduto al tavolo degli insegnanti. Alice si chiedeva dove potesse essere, quando sentì provenire la sua voce da dietro le sue spalle: “Cosa turba queste serpi? Vi vedo agitati. È la vostra ultima notte ad Hogwarts, cosa state tramando?”

“Niente, professore”, rispose Gareth mentendo.

Piton lo guardò con aria severa, quasi furente e con un tono di voce fermo e molto deciso, disse: “Signor Gareth Murray, sono perfettamente in grado di capire quando uno studente mente. Provate a fare quello che avete in mente e vi assicuro che l'anno prossimo tornerete ad Hogwarts, indipendentemente dagli esiti dei vostri M.A.G.O, che temo, saranno piuttosto deludenti”, girò le spalle e se ne andò.

Alice era senza parole: questa volta lei e Piton non si erano nemmeno guardati, si chiese se fosse possibile che il professore utilizzasse le sue abilità come Legilimens per controllare gli studenti. Si obiettò che era difficile a dirsi, al ritorno dalle vacanze di Natale lui stesso le aveva detto che non capiva come mai Alice avesse sempre l'aria di chi sa che domanda sta per esserle rivolta. Di certo, lei non era in grado di leggere la mente.

Sicuramente, i suoi amici Serpeverde erano stati così poco avveduti, da far notare che tramavano qualcosa sino al tavolo degli insegnanti e Piton, come Direttore della Casa di Serpeverde, era dovuto intervenire, per questo era così scocciato.

Finita la cena, fuori dalla Sala Grande, Frederic e Albert rincararono la dose. Si avvicinarono a Gareth, sghignazzando “Vuoi un'altra Burrobirra?”

I Serpeverde non si controllarono, tirarono fuori le bacchette in sincrono ed iniziarono a Schiantare i Grifondoro.

Questi a loro volta, iniziarono a rispondere agli Incantesimi, finché il professor Piton e la professoressa McGranitt non uscirono dalla Sala Grande, richiamati da alcuni Corvonero, che cercavano di tornare ai propri dormitori. La professoressa McGranitt era su tutte le furie, si disse delusa dal comportamento tenuto da studenti dell'ultimo anno: persone che avrebbero dovuto entrare a far parte della comunità magica di li a poco e che si comportavano come ragazzini.

Il professor Piton guardò i Grifondoro con sdegno, ai Serpeverde lanciò un'occhiata furente: aveva appena finito di ammonirli e non sopportava che non gli si prestasse attenzione.

I professori accompagnarono personalmente tutti gli studenti nei rispettivi dormitori. Una volta in Sala Comune, Piton li ammonì per l'ultima volta: “Vi avevo avvertito a cena. Provate ad uscire dai dormitori, fatemi svegliare da Gazza e finirete in guai seri”.

Ancora vistosamente arrabbiato per l'accaduto, il professor Piton si rivolse ad Alice: “Signorina Leroux, riguardo al prossimo anno, riceverà un gufo nelle prossime settimane”, quindi uscì sbattendo la porta.

Tutta Serpeverde rimase di stucco, si chiedevano se quello che avevano combinato si sarebbe riversato sui risultati dei M.A.G.O seriamente o se avrebbero messo in punizione i Serpeverde più giovani. Restava la soddisfazione di aver schiantato un paio di Grifondoro parecchio insopportabili, e tolto quel sorriso saccente ad Albert.

In effetti, nel dormitorio di Grifondoro, la situazione non era migliore: di volti sorridenti ce n'erano pochi. La McGranitt era andata su tutte le furie, uno scherzo che era costato Schiantesimi in mezzo ai corridoi, inseguimenti con le bacchette, proprio l'ultima sera era insopportabile.

Di controvoglia, sia i Grifondoro che i Serpeverde andarono a dormire, Gazza fu allertato e di studenti in giro per fortuna non se ne videro, anche se c'era da giurare che la vendetta dei Serpeverde sarebbe stata portata avanti dai più giovani della Casa l'anno seguente.

L'indomani il treno riportò tutti gli studenti a King's Cross. Durante il viaggio ci furono i soliti sfottò, alcuni sguardi torvi e nessuno, per precauzione, accettò cibo offerto da compagni che non fossero degni di fiducia.

Nello scompartimento di Serpeverde, Alice, Gareth, Stephen e Lizzie guardavano una cartina dell'Europa. Alice dava loro suggerimenti su siti magici da vedere assolutamente e anche l'indirizzo di qualche strega o mago che sarebbe stato disposto a scambiare due chiacchierare con tre giovani neo diplomati di Hogwarts.

Passò il carrello dei dolci e tutti presero qualcosa da sgranocchiare durante il viaggio. Mentre Alice stava scartando una cioccorana, Lizzie le chiese: “Chissà cosa ti scriverà il professor Piton questa estate? Ora non è più il tuo professore e se non sbaglio voi eravate sempre insieme a studiare prima che lui si unisse ai Mangiamorte, o no?”

La domanda fu così improvvisa e inaspettata, che la rana saltò via dalla confezione ed Alice fece un salto per riprenderla, prima che volasse in direzione del finestrino aperto.

Senza nascondere l'imbarazzo per la domanda ricevuta, rispose: “Sì, studiavamo insieme. Che vuoi che mi scriva? Mi darà le indicazioni per il rientro ad Hogwarts a settembre! Quest'anno non sarò più nei dormitori di Serpeverde, chissà dove mi alloggeranno? E poi dove mangerò? Silente mi ha detto che non sono pronta per essere un'insegnante, mangerò ugualmente al tavolo degli insegnanti?”

Stephen disse ridendo: “Secondo me, ti faranno mangiare in cucina con gli Elfi domestici!”

Lizzie, che non sembrava affatto soddisfatta della risposta ricevuta, tornò alla carica: “Ma dai, uno non preannuncia un gufo con due settimane di anticipo davanti tutta Serpeverde! Proprio mentre si discute di un duello per i corridoi della scuola. Sembrava quasi che volesse tirarti fuori da quel casino”

Alice sospirò: “Lizzie, sul serio, ti fai troppi film in testa. Per quanto possa conoscere il professor Piton, dai tre anni passati insieme a studiare, ti posso dire che se mi ha annunciato un gufo riguardo il prossimo anno, sarà un gufo riguardo al prossimo anno. Non ho dubbi in merito”, concluse con molta sincerità Alice.

Gareth, alzando la testa dalla sua scatola di Gelatine Tuttigusti + 1, esclamò: “Bleah! Fegato! In ogni caso, ha ragione Alice, tu lo vedi il professor Piton che fa la corte a una ragazza?”, ed imitando la voce monotona di Piton, continuò: “Sono rapito dal suo sguardo, signorina Leroux, vuole uscire con me o devo metterla in punizione?”

Stephen e Lizzie scoppiarono a ridere, immaginare Piton innamorato era uno spasso: lui così serio, sempre vestito di nero, non era certo un rappresentante del romanticismo. Stephen ad un certo punto esclamò: “Ehi! Ma non era lui quello che Potter e i suoi scagnozzi chiamavano Mocciosus? Adesso fa il duro perché è un professore, ma ricordo che all'epoca era una schiappa!”

“Veramente è stato uno dei migliori studenti di Hogwarts, a quanto mi risulta”, disse Alice risentita. La piega che stava prendendo il viaggio non le piaceva per niente, non le piaceva sentire i suoi compagni ridere e prendere in giro la persona più vicina alla definizione di migliore amico che lei avesse mai avuto.

Gareth e Lizzie, evidentemente stimolati dalla risposta seccata di Alice, continuarono con questo discorso: “Oooh! Adesso lo difendi? Difendi il tuo fidanzato?” iniziò lui, “È inutile che lo neghi, Alice, mi ricordo di quando vi trovavo in vestaglia in Sala Comune, a parlare nel cuore della notte!Di certo non stavate studiando!”

Alice la guardò interdetta, non sapeva come rispondere, le veniva persino da ridere. Ricordava quella volta: lei si era svegliata alle due di notte, aveva sognato una parte della soluzione della pozione su cui stava lavorando con Piton, si mise la vestaglia e andò in Sala Comune, sperando di trovare Severus ancora sui libri per dirgli del sogno. Trovò la Sala Comune deserta, prese un bicchiere d'acqua, quando dal dormitorio dei ragazzi vide arrivare proprio lui, che faceva gesti di esaltazione e non appena la vide, le disse: “Non puoi credere cosa ho sognato! Ho la soluzione! O meglio, una parte della soluzione!” Iniziarono a parlare, a confrontare i sogni e - mettendoli insieme - venne fuori la soluzione completa. Stavano ridendo di quella strana fortuna, quando dalla porta del dormitorio delle ragazze spuntò Lizzie che, vedendoli, fece segni di stizza e disse ad Alice di tornare a dormire: l'indomani non sarebbe voluta arrivare tardi a colazione.

Evidentemente, Lizzie non aveva mai creduto alla storia del sogno sulla pozione, che in effetti, per quanto fossero andate così le cose, era parecchio inverosimile. Rifiutando la verità, non c'era molto che si potesse ribattere. Per fortuna, il treno stava arrivando alla stazione di King's Cross, così che tutti loro iniziarono a prendere i bauli e prepararsi per scendere.

Alice prese il suo baule con una mano, la gabbia di Jean con l'altra e scese dal treno. Ad aspettarla c'erano i genitori, era contenta che le sue sorelle fossero impegnate con il lavoro per andare a prenderla: dopo i discorsi dei suoi compagni su Piton, non avrebbe sopportato anche le prese in giro delle sorelle.

Si abbracciò con Lizzie e le disse: “Nonostante tutto, ti voglio bene. Scrivimi”, “E tu invitami al matrimonio se ti sposi con Mocciosus”, “E tu invitami al tuo se ti sposi con Gareth”, rimbeccò Alice. Lizzie divenne rossa. Poi Alice salutò Gareth e Stephen raccomandandogli di vegliare sulla loro Lizzie durante il loro viaggio, di stare attenti alle Veela e di scriverle tanto. Si abbracciarono tutti quanti e si salutarono.

Era triste dover pensare che il primo settembre non si sarebbero visti al binario nove e tre quarti.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Fitta corrispondenza ***


 

Capitolo 8 – Fitta corrispondenza

 

L'inizio delle vacanze comportò un certo sollievo in Alice, che poteva riposare, passeggiare nel parco e leggere letture di piacere. Finalmente avrebbe potuto finire di leggere in santa pace il libro che le aveva regalato Severus per Natale e che non era riuscita a leggere per bene durante l'anno, per via dello studio o delle distrazioni imposte dai compagni di Serpeverde.

Parte del tempo era dedicata anche ad aiutare la mamma con i preparativi del matrimonio di Charlotte. Fortunatamente, sua sorella aveva preferito dare il ruolo di damigella d'onore alla sua migliore amica Amanda, che ne era entusiasta. Forse troppo entusiasta, visto che quando erano insieme parlavano per ore di tutte le tonalità dal rosa al violetto esistenti in natura (Alice non pensava che fossero così tante): ad ogni nuova scoperta emettevano gridolini eccitati.

Alice guardava quelle due streghe e si chiedeva quale pozione o incantesimo le avesse ridotte in quelle condizioni. Prima di allora, erano in gamba, coraggiose, quando Charlotte tornava a casa raccontava sempre mille avventure; era così strano sentirla parlare di stoffe e decorazioni. La mamma le diceva che lei non poteva capire perché non era innamorata e che solo quando anche lei si sarebbe sposata, avrebbe compreso tali comportamenti. In cuor suo, Alice si promise che se mai si fosse sposata, avrebbe tenuto un contegno più dignitoso.

Presto arrivò il gufo promesso da Piton. Quella mattina Alice stava facendo colazione in giardino, quando un gufo marrone le atterrò sul tavolo. Fece attenzione a sfilare la pergamena senza far male al gufo e lo ricompensò con un pezzetto di bacon che era rimasto nel piatto. Il gufo parve apprezzare molto l'offerta, ingoiò il bacon con gusto, emise un verso di ringraziamento e volò via.

Alice aprì la pergamena e riconobbe la grafia di Severus.

Cara Alice, finalmente possiamo tornare a darci del tu. Prima di tutto volevo darti delle indicazioni per il prossimo anno: prenderai l'Espresso di Hogwarts come tutti gli anni il primo settembre, non essendo ancora un'insegnante non c'è bisogno che tu arrivi prima. Troverai ad attenderti la professoressa Sprite, che ti farà vedere il nuovo alloggio e l'ufficio che avrai a disposizione.

Come aveva preannunciato il professor Silente, mi affiancherai in alcune ricerche. In particolare, sto cercando di ridurre i tempi per la preparazione della pozione Antilupo. Inoltre, sto studiando gli effetti del veleno di serpenti toccati da incantesimi di Magia Oscura, lo scopo sarebbe creare l'antidoto al veleno. Se hai qualche idea scrivimi un gufo, confido in una tua illuminazione.

A presto

S.P.

Leggendo quella lettera Alice salì al settimo cielo. Corse in camera a prendere i suoi libri, gli appunti e a meditare sui veleni dei serpenti. In testa le frullavano mille ipotesi, cose a cui Severus aveva certamente già pensato. Pensò allora di iniziare analizzando i veleni dei serpenti più comuni e per ogni veleno realizzare il relativo antidoto. In seguito avrebbe visto che effetti avrebbe prodotto la Magia Oscura su quei veleni e come funzionavano gli antidoti. Iniziando dal particolare, eliminando le differenze, sarebbe giunta al generale ed avrebbe risolto il problema, almeno se lo augurava.

Quest'estate avrebbe intrattenuto una fitta corrispondenza con Severus: c'erano moltissime cose da confrontare e analizzare. Non c'era tempo da perdere, prima che Charlotte e Amanda la impegnassero con qualche commissione per il matrimonio. Sparecchiò la tavola e corse nello studio, guardò l'enorme libreria in noce che correva lungo due pareti della stanza alla ricerca di alcuni libri. Prese i libri sui serpenti, quelli sui veleni, quelli sugli antidoti, le erbe medicali, alcuni testi sulle magie curative ereditati dallo zio Edward, che in vita fu un Guaritore all'ospedale San Mungo. Tornò in camera sua, con la pila di libri che ben presto si formò, dove avrebbe aggiunto i propri libri di Pozioni, Erbologia e Incantesimi, oltre che Difesa contro le Arti Oscure. La parte sulla Magia Oscura decise di lasciarla per ultima, all'inizio bisognava ricostruire il tutto.

La chiusura in camera durò alcuni giorni. La famiglia iniziava a preoccuparsi per lo strano comportamento tenuto da Alice: si alzava la mattina presto, passava tutto il tempo sui libri, ai pasti aveva sempre l'aria sovrappensiero ed ogni tanto si illuminava e correva a scrivere una pergamena da mandare via gufo.

Charlotte, esasperata, e con il timore che Alice le rovinasse il giorno del matrimonio a causa di quel suo comportamento bizzarro, si decise a prendere la situazione in mano e, una settimana prima del matrimonio, affrontò la questione a cena: “Vuoi dirci cosa ti prende? Cosa stai studiando? Cosa ti passa per la testa e – soprattutto - a chi scrivi in continuazione?”, mentre la sorella parlava Alice mormorava tra sé: “Il Bezoar è una pietra molto potente contro i veleni, come posso usarla?”

Charlotte, spazientita, urlò: “Invece di borbottare tra te e te, vuoi dirci cosa ti succede?”, le urla di Charlotte riportarono Alice alla realtà: “Sì, sì, ti rispondo. Stavo solo pensando una cosa, si la devo verificare, poi gli scrivo e vediamo se funziona”

Demetra e François, visibilmente preoccupati, chiesero: “Cosa devi verificare? A chi devi scrivere?”, Alice stupita per la domanda, come se fosse la cosa più ovvia che potessero chiederle rispose: “Eh? A chi scrivo? A Severus. Stiamo lavorando ad alcuni antidoti, ma le cose non stanno andando bene, o meglio, vanno bene, ma non bene come ci aspettavamo. Comunque settimana prossima iniziamo gli esperimenti”

Nell'udire queste parole, Charlotte si allarmò: esperimenti la settimana del suo matrimonio? Con gli ospiti che iniziavano a venire? Non se ne parlava proprio.

“Alice cara, sai che la settimana prossima io e Alain ci sposiamo, vero? Te lo ricordi o dobbiamo farti bere una pozione di memoria per farti affiorare questi ricordi? Ti ricordi anche che il mio adorato fidanzato è Francese e che la nostra casa si riempirà dei parenti francesi di Alain?”.

Alice annuì con la testa e Charlotte continuò nella sua opera: “Bene, cara sorellina, ti sembra il caso di iniziare a fare esperimenti in questa settimana? Hai tutta l'estate a disposizione, dopo che me ne sarò andata in viaggio di nozze e gli ospiti saranno partiti. Quindi vedi di rimandare i tuoi esperimenti!” l'iniziale tono pacifico si era trasformato in un imperativo categorico che non ammetteva repliche.

Alice, che era presa dai suoi pensieri, osservò: “Ma non c'è tempo! Dobbiamo per forza iniziare martedì prossimo, perché ci sarà la luna nuova ed è il momento migliore perché il composto iniziale non venga influenzato dalla presenza della luna”.

“Ha ragione. La luna nuova è il momento migliore per iniziare le pozioni”, osservò il papà. Charlotte lanciò un'occhiata torva al signor Leroux e disse: “Ora non ti ci mettere anche tu, papà!”

Intervenne la signora Leroux, che finora era stata in disparte a studiare la situazione e disse molto pacatamente: “Alice cara, visto che devi iniziare gli esperimenti martedì sera e il matrimonio sarà il sabato prima, perché non inviti il tuo amico Severus al matrimonio di Charlotte così da domenica vi chiudete giù in laboratorio a fare i vostri esperimenti? Che ne dici?”

Charlotte guardò la mamma con animo speranzoso: forse le stava salvando il giorno più importante della sua vita.

Alice ci pensò su e poi disse: “Non mi sembra che Severus sia uno a cui piacciono le feste, però posso provare a chiederglielo. Se accetta sarebbe fantastico: non dovremmo attendere i gufi e tutto il procedimento sarà più veloce”

Intervenne Charlotte: “Ma c'è una stanza per ospitare questo amico di Alice? Ma soprattutto da dove è saltato fuori questo amico?”, disse in modo allusivo, marcando con il tono della voce la parola “amico”. Sicuramente, se ci fosse stata Sabina a casa l'argomento sarebbe saltato fuori prima, probabilmente al primo gufo che Alice aveva ricevuto.

Alice guardò la sorella, come se le avesse chiesto che cosa fosse una bacchetta magica e disse: “Ma come chi è Severus? Dovresti conoscerlo, mi vedevi sempre studiare con lui ad Hogwarts. L'anno scorso è tornato come insegnante di Pozioni ed ora stiamo iniziando a lavorare su alcuni esperimenti. Il professor Silente me lo ha assegnato come mentore, dopo potrò anch'io insegnare ad Hogwarts...”

Con aria commossa, guardando la moglie, il signor Leroux disse: “Ci pensi cara, nostra figlia insegnante... ad Hogwarts!” e, rivolgendosi ad Alice, continuò: “Ah, tua madre ed io siamo così fieri di te!”

Quando il signor Leroux si mostrava così orgoglioso e si complimentava con Alice, lei si imbarazzava sempre, visto che era un tipo che non amava stare al centro dell'attenzione.

Charlotte, nervosa per il matrimonio, tornò sul punto: “Allora, mamma, dove alloggeremo Severus?” disse con un tono che equivaleva a “aspetta che arrivi Sabina e non sfuggirai ai nostri interrogatori” e la madre rispose: “Abbiamo una stanza in mansarda che non avremmo usato per gli ospiti, potrebbe alloggiare lì”. Sollevata dal fatto che uno dei suoi ospiti non avrebbe dovuto dividere la stanza con questo fantomatico amico secchione di sua sorella, sparecchiò velocemente la tavola, facendo volare le stoviglie ai loro posti ed uscì dalla sala, trascinando Alice sottobraccio e salutando i genitori: “Bene bene. Ora noi andiamo in camera a discutere di cose da sorelle”.

I genitori si guardarono e scossero la testa: Charlotte continuava ad illudersi che sua sorella avesse trovato un fidanzato. L'avrebbe interrogata fino allo sfinimento, mentre si vedeva chiaramente che Alice non parlava di questo suo amico come si parla in genere di un fidanzato. Alice non aveva la testa per i fidanzati, lei viveva nel mondo dei libri.

Mentre attraversavano l'ingresso, le due sorelle incontrarono Amanda, arrivata per trascorrere la serata con Charlotte discutendo di “alcuni dettagli”; come la vide, Charlotte disse, indicandole Alice: “Cambio di programma: stasera dobbiamo interrogarla su alcune cose. Ci stai?”. Amanda non se lo fece ripetere due volte, fin dai tempi di Hogwarts, adorava i momenti in cui prendevano da parte Alice per tormentarla un po'. Fortunatamente, Alice iniziò Hogwarts quando Charlotte e Amanda erano al settimo anno, per cui i suoi tormenti durarono solo un anno.

Portarono Alice in camera sua, decise ad indagare il più possibile su quello che stava accadendo e trovarono la stanza sottosopra. Alice si giustificò: “È un po' in disordine. Sono stata piuttosto impegnata in questi giorni...”

Le due amiche iniziarono a rovistare tra i rotoli di pergamena, in mezzo agli appunti trovarono le lettere di Piton. Restarono piuttosto deluse quando, leggendole, si accorsero che non erano lettere d'amore ma che si parlava sul serio di studi e ricerche. Alice faceva fatica a seguire le intenzioni di quelle due: a loro il matrimonio doveva aver dato alla testa sul serio, cosa speravano di trovare in quelle lettere? Anche se non poteva fare a meno di godere del loro disappunto. Deluse dalla mancanza di prove tangibili, Charlotte e Amanda passarono all'interrogatorio su chi fosse, come, quando e in che occasione si erano conosciuti, ma soprattutto se era carino o meno: tutto ciò a cui Alice non aveva mai pensato prima d'ora.

A un certo punto Amanda si fermò, e mandando la memoria all'indietro, ai giorni in Serpeverde, disse: “Non sarà mica quello che i Grifondoro chiamavano Mocciosus?”

Alice spostò lo sguardo visibilmente scocciata, pensava come fosse ingiusto che del suo passaggio ad Hogwarts fosse rimasto solo quello stupido soprannome nella memoria degli studenti. “Proprio lui”, rispose seccata Alice.

“Ma Alice! Non dirmi che hai continuato a frequentarlo! Ti avevamo detto di lasciarlo perdere, è un tipo pericoloso! Ha rischiato di farsi uccidere, dopo la scuola è diventato un Mangiamorte, ora dice che è pentito, ma chi ci crede? Vuoi fare la fine della povera Narcissa Malfoy? Hai visto come è invecchiata per le sofferenze che le ha causato Lucius!”, disse Amanda amareggiata, adesso ricordava tutto.

“Per fare la fine di Narcissa dovrei sposarlo, ma visto che lavoriamo insieme e basta, non vedo nessun problema. Come vi dissi allora, non ho nessuna intenzione di smettere di studiare con lui: lo trovo geniale!”

“Ah-ah! Guarda cosa ho trovato, Amanda! Lo sapevo che doveva esserci una prova!”, esclamò Charlotte guardando la foto che ritraeva Alice e Severus in Sala Comune.

Alice non riusciva a credere che Charlotte avesse trovato la foto, che in ogni caso non provava niente, semmai ci fosse stato qualcosa da provare: era solo una foto in cui si vedeva loro due che studiavano.

Amanda e Charlotte iniziarono a commentare la foto davanti ad Alice, parlando di lei come se non ci fosse: “Certo che lui ha l'aria sfigata, guarda che librone che stanno leggendo”, iniziò Amanda, “Perché vuoi mettere mia sorella? Anche lei è piuttosto sfigata”, le ribatté Charlotte.

“Ehm.. ehm..” tossicchiò Alice. “Se non ve ne siete accorte io sono qui, e sì, magari saremo due sfigati ma non siamo fidanzati. Neanche ci pensiamo a queste cose, siamo solo colleghi di studio, forse potremmo essere considerati amici, ma nient'altro! Toglietevi dalla testa queste storie. Ora.. sbaglio o avete un matrimonio da organizzare, che di certo non è il mio”, disse Alice con un tono che non ammetteva repliche. Sperava che il cambio di argomento, in cui cascavano sempre Gareth e Lizzie, avrebbe funzionato anche con Charlotte e Amanda che, per quanto più grandi di lei, in questa fase da wedding-planners magiche, si comportavano in modo assai immaturo, proprio come i suoi amici Serpeverde. Charlotte guardò Amanda, decisero che per questa sera poteva bastare, al massimo avrebbero continuato nei giorni seguenti.

Non appena Alice rimase sola in camera, prese penna e pergamena e scrisse a Severus:

Caro Severus, oggi stavo riguardando gli antidoti. Ne abbiamo realizzato uno abbastanza forte, in grado di fermare il veleno di qualsiasi serpente. Tuttavia, mi dici che non è sufficiente per un serpente colpito dalla Magia Oscura. Mi sono documentata e penso che le proprietà del nostro antidoto potrebbero essere ampliate dall'aggiunta del Bezoar. Da quanto leggo sui libri, non dovrebbe interferire con nessun ingrediente. C'è da verificare se occorre ridurlo in polvere, in frammenti o metterlo intero. In ogni caso, possiamo iniziare a sperimentare l'antidoto e raccogliere i primi risultati già da martedì prossimo, con la luna nuova.

Sabato sera si sposa mia sorella Charlotte, visto che avremo ospiti la famiglia francese del fidanzato di mia sorella e il povero Jean è stato assoldato per spedire gli inviti ai vari amici di famiglia, potresti venire da me (così magari mi salvi dai tormenti di mia sorella Sabina) e da domenica sera potremmo iniziare a lavorare all'esperimento. In modo da essere pronti per martedì e sperimentare la pozione. Mio padre è entusiasta dei nostri studi e ci mette a disposizione il laboratorio (vedrai è bellissimo!).

Aspetto una tua risposta,

A.L.

Alice legò il messaggio alla zampetta di Françine, la civetta di famiglia, la fece volare e poi tornò in camera, si stese sul letto a ripensare a quanto era accaduto in serata. Era certa che Piton avrebbe rifiutato l'invito. Non era di certo un tipo mondano, uno a cui piacevano le feste.

La sera successiva, Alice rivide Françine tornare con la risposta di Severus.

Cara Alice, anche io avevo pensato all'uso del Bezoar, ma avevo bisogno di verificare un po' di cose e come mi hai scritto tu, non interferisce con nessun ingrediente (incredibile continuiamo a pensare le stesse cose!). È un azzardo mettere un antiveleno in un antidoto per veleno, potrebbe essere perfettamente inutile o potrebbe potenziarlo, anche se non sappiamo se il risultato sarà abbastanza potente da resistere ad un incantesimo di Magia Oscura.

Hai ragione, i gufi sono piuttosto scomodi e lenti come sistema di comunicazione, se tu fossi qui ad Hogwarts avremmo già finito di realizzare la pozione. Domenica finalmente inizieremo il procedimento. Sai che non amo le feste, ma questa ricerca potrebbe essere qualcosa di grandioso, quindi verrò. Arriverò venerdì pomeriggio con la Metropolvere.

A presto

S.P.

Alice lesse il messaggio per ben due volte, non riusciva a crederci: Severus ad una festa e sua sorella Sabina per la prima volta non l'avrebbe tormentata. Se c'era una cosa in cui era fenomenale Severus era il contegno impeccabile, soprattutto non tollerava le battute, avrebbe fatto passare la voglia di scherzare a Sabina. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 – Il matrimonio di Charlotte ***


 

Capitolo 9 – Il matrimonio di Charlotte

 

La settimana volò con gli ultimi preparativi per il matrimonio. Alice era stata costretta a mettere via i libri, le pergamene, ingredienti, fialette e qualsiasi cosa riguardasse le sue ricerche. La sua stanza adesso splendeva “come si conviene ad una strega per bene”, secondo la definizione data da Charlotte.

Giovedì pomeriggio arrivarono Sabina, William e il piccolo Arthur.

William era così contento di non essere più l'unico genero in famiglia, girava per la casa con la sua andatura salterina e per la gioia si mise a ballare con la signora Leroux, mentre arrivava in soggiorno con un vassoio di muffins. William era un ragazzo allegro e solare, esattamente come Sabina. A differenza della moglie, la sua era la tipica bellezza britannica, capelli castano chiaro e occhi color nocciola, portava un paio di baffi e una barba incolta che lo faceva sembrare un po' alternativo. William era un mago in gamba, da giovane era stato smistato in Tassorosso, conosceva molte lingue, oltre quella dei Folletti, parlava anche il Marettimo e stava studiando la lingua dei Giganti. La conoscenza di queste lingue sarebbe stata fondamentale per fare carriera nell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Sabina e William erano definiti una coppia molto simpatica, anche se spesso si divertivano a prendere in giro Alice, la quale tendeva a fuggire da loro.

In serata iniziarono a giungere altri parenti e venerdì pomeriggio all'ora del tè si presentò Severus, puntuale come un orologio. Nel suo abito nero risultava austero ed elegante al tempo stesso. Salutò i genitori di Alice, in particolare, si trattenne a parlare con il signor Leroux di cui aveva letto e apprezzato tutti i libri.

“Presenti il fidanzato a papà?”, disse Sabina spuntando dalla cucina con i pasticcini per il tè. Piton e Alice si voltarono nello stesso istante rivolgendole un'occhiata gelida. Il signor Leroux, dal canto suo, non si scompose: “Devi perdonarla, mia figlia Sabina, per quanto sia cresciuta, ha mantenuto l'insolenza che aveva fin da ragazzina. Non darle retta, adora le provocazioni. Ora andate a prendere il tè in giardino, avete cose più importanti da discutere di questo matrimonio. Detto tra noi, non vedo l'ora che finisca tutto quanto, le donne di questa casa sembrano impazzite. Solo Alice è rimasta normale!”.

Uscirono a passeggiare nel parco, Alice sorrise e gli disse: “Grazie di essere venuto. Potevi arrivare domenica stessa, ma sei venuto per il matrimonio. Praticamente ti devo la vita”, Piton le sorrise: “Sei la solita esagerata, ma hai ragione. Le tue sorelle sono proprio noiose. Ti hanno messo sottochiave tutti i libri, eh?”

Alice gli rivolse un sorriso complice e disse: “Così pensano. Ho fatto un Incantesimo Restringente a questa borsa e dentro c'è praticamente tutta la mia biblioteca, pergamene comprese”.

“Signorina Leroux, sono colpito: è riuscita a mettere in scacco le sue terribili sorelle!”, disse Piton quasi divertito. Poi estrasse dal suo mantello un libricino: “Comunque mi ero premunito con una lettura che volevo farti vedere. E' sul Bezoar, è molto antico e pare che possa effettivamente servire ai nostri scopi”, le disse mostrandole la pubblicazione.

“Bene, allora non ci resta che scoprirlo da domenica sera!”, disse Alice finalmente un po' ottimista.

L'indomani fu il grande giorno: la casa era in fermento fin dalle prime ore del mattino. Gli ospiti si preparavano, i vicini sarebbero arrivati a momenti e la cappella di famiglia era pronta per la cerimonia, addobbata con un tripudio di fiori, mentre per la casa danzavano le fate, che rendevano l'atmosfera unica.

Piton camminava su e giù per l'ingresso, sentendosi profondamente a disagio con l'abito da cerimonia: non amava le feste, ancor meno i matrimoni. Cercava di distrarsi guardando i quadri appesi alle pareti, che rappresentavano gli antenati dei Leroux e dei Lari: famosi maghi italiani e francesi lo scrutavano dalle pareti e parlottavano di lui nelle loro lingue.

“Dicono che sei molto elegante”, mentì una voce familiare.

Alice gli sorrideva, indossava un bellissimo vestito color lavanda, i suoi capelli erano raccolti e dei boccoli, creati per l'occasione, le cadevano lungo le spalle, incorniciandole il viso. Il vestito era un lungo abito di seta, con due spalline leggere, simili a due petali di fiore, che le coprivano leggermente le spalle. Il corpetto le metteva in risalto la vita esile e la gonna scendeva morbida sui fianchi. Nel vederla Piton rimase senza parole: “Alice... quasi non ti riconosco, stai benissimo. Sono più che onorato di farti da accompagnatore”. “Hanno ragione i quadri, sei molto elegante. Il tuo abito ti sta benissimo. Vedrai, saremo impeccabili”, replicò Alice prendendo sottobraccio il suo accompagnatore e conducendolo fuori il palazzo, verso il giardino.

Mentre attraversavano il parco per recarsi alla cappella di famiglia, incontrarono Lucius e Narcissa Malfoy con il loro figlioletto in braccio. Lucius rimase sorpreso nel vedere Piton. I due si lanciarono uno sguardo sospettoso, poi intervenne Narcissa: “Alice, cara, come stai?”

“Bene, grazie, voi come state? Vedo che il piccolo Draco cresce!”, rispose Alice cordialmente.

“Sì, è un amore, inizia a rendersi conto della magia che ha dentro: diventerà un grande mago come suo papà! Tu piuttosto, ci sono novità?”, chiese Narcissa, che sapeva perfettamente quanto quegli stupidi convenevoli fossero necessari per smorzare l'atmosfera. Era un giorno di festa, stavano rientrando in società e non era assolutamente il caso di ripensare alla guerra, era tempo di andare avanti.

“Beh... Sì, quest'anno mi sono diplomata ad Hogwarts. Sto ancora aspettando l'esito dei M.A.G.O. Il professor Silente mi ha dato il permesso di svolgere delle ricerche ad Hogwarts e perfezionare la mia preparazione per diventare insegnante. Il professor Piton, qui presente, sarà il mio mentore”, disse allegramente, spiegando il perché della presenza di Severus Piton.

“È meraviglioso. Alice, siamo molto contenti per te. È evidente che buon sangue non mente: tuo padre è un illustre accademico, hai ereditato tutto il suo talento”, disse Lucius Malfoy, sollevato dalla spiegazione.

Insieme si incamminarono verso la cappella, poi si separarono, Alice e Piton presero dei posti dietro, sul laterale, in modo da potersene andare senza dare nell'occhio se la cerimonia si fosse dilungata troppo.

L'ingresso della sposa fu trionfale: Charlotte era bellissima, i suoi capelli biondi splendevano come l'oro ed il suo vestito era una favola di pizzi antichi lavorati a mano, un capolavoro di sartoria magica italiana combinata con il gusto e la raffinatezza francese. Alain era tenero, imbarazzato, emozionato e felicissimo nel suo abito da cerimonia. Sapeva che tutti gli occhi erano per la sposa.

Dopo lo scambio delle promesse, Alice e Severus uscirono fuori. La cappella era piccola, dentro faceva caldo e un paio di zie anziane di Alain reclamavano i posti a sedere occupati dai due pozionisti. Decisero di fare una passeggiata in modo da ingannare l'attesa. Continuavano a riflettere sul loro esperimento, a ripetere passaggi, ingredienti e proprietà di ingredienti. Ogni tanto, quando un dubbio assaliva qualcuno dei due, l'altro aveva sempre la risposta pronta per chiarirlo. La sintonia intellettuale era perfetta. Alice e Severus lavoravano insieme che era una meraviglia e se solo avessero potuto andare nel laboratorio con i loro calderoni, invece di stare in mezzo agli invitati, allora sarebbe stata festa anche per loro.

Finita la cerimonia si distrassero con il banchetto. Fecero un patto, si sarebbero tolti da eventuali situazioni imbarazzanti aiutandosi a vicenda, del resto erano amici. Le situazioni imbarazzanti avevano la consistenza di domande insistenti e la forma dei parenti o, in particolar modo, di Sabina.

Stabilirono che il modo migliore per tenere alla larga gli scocciatori era quello di sembrare sempre occupati con altre persone. Individuarono le “ancore”: il signor Leroux, che odiava le feste, Lucius e Narcissa Malfoy, che oltre ad esibire il pupo e cercare di ricostruirsi una reputazione, facendo dimenticare il periodo di seguaci di Tu-Sai-Chi, si annoiavano terribilmente; infine avevano individuato Messieur Leroy, insegnante di pozioni a Beauxbatons, che si era mostrato molto interessato alle loro conversazioni. In realtà anche lui si stava annoiando, sua moglie era una cara amica della signora Leroux ed era stato costretto a venire al matrimonio, aveva sentito nomi di pozioni, ingredienti e tempi di preparazione nelle conversazioni di Piton e Alice, ed aveva deciso che loro sarebbero stati la sua ancora. Cercava riparo dalla moglie: una strega bionda che adorava la conversazione ed insisteva per presentare al marito chiunque le capitasse a tiro.

Grazie a Messieur Leroy, Alice e Severus riuscirono ad avere un ulteriore parere sui veleni e gli antidoti, pur senza parlargli della loro ricerca, su cui mantenevano il più stretto riserbo.

In serata, dopo il banchetto, Madame Leroy venne a reclamare il marito, che suo malgrado fu costretto a seguirla, lasciando Alice e Severus privi di ancora.

In fondo alla sala videro un gruppetto di streghe camminare nella loro direzione: era Sabina, in compagnia delle zie, la peggiore compagnia che si potesse immaginare. Alice guardò Severus, non sapevano cosa fare: i Malfoy erano troppo lontani e il Signor Leroux stava parlando con un funzionario del Ministero della Magia. Pressata dal bisogno di allontanarsi dalla sorella, Alice azzardò: “Beh, Severus, balliamo. Non c'è altro rimedio. Mi concedi questo ballo?”, disse con un sorriso che cercava di nascondere la sua preoccupazione. Piton la guardò, e quando Sabina e le zie stavano per chiamarli, disse: “Con piacere”. Si avviarono verso la pista da ballo.

L'intesa che c'era nello studio esisteva anche nel ballo: non potevano essere considerati dei ballerini, erano un po' rigidi ma i passi erano corretti e nessuno pestò il piede all'altro, cosicché riuscirono a fare una discreta figura. Mentre ballavano si scambiavano battute sarcastiche sui presenti, specie su Sabina e le zie, che erano rimaste a bocca asciutta.

Finito il ballo, approfittarono di un momento di distrazione delle “seccatrici” per andare in giardino a prendere una boccata d'aria.

Il cielo era di un blu scuro molto profondo, si vedeva solo un piccolo spicchio di luna e le stelle risultavano più luminose che mai. Alice e Severus iniziarono a camminare e si fermarono una volta che si trovarono un po' in disparte. Il volto di Severus si era rabbuiato. “Cosa c'è Severus? Che ti succede?”, chiese Alice preoccupata.

“A volte penso di non meritarmi serate come queste. Non dopo quello che è successo”, rispose cupo. Alice con uno sguardo pieno di comprensione gli disse: “Non puoi punirti per sempre Severus, devi andare avanti. Quello che è successo era inevitabile”

“Ma se io quel giorno non le avessi detto quelle parole, se solo avessi mantenuto un po' di auto controllo?”, replicò Severus. Quella scena lo torturava, se l'era immaginata mille volte ed altrettante volte si era maledetto per quelle parole. Lì era iniziato tutto.

“Sev, come potevi? Continuavo a stupirmi per il tuo autocontrollo. Potter ed i suoi sodali ti davano il tormento ovunque andassi. Ti usavano come fantoccio su cui fare sfoggio delle loro abilità magiche. Lily ti difendeva e tu questo non lo sopportavi, involontariamente lei non faceva altro che convalidare i giudizi di Potter”.

Piton la guardò stupito, non aveva mai parlato di quelle vicende, le chiese: “Tu come sai?”, “Quel giorno, avevamo appuntamento vicino al lago, dopo la fine del tuo G.U.F.O. Ero un po' in ritardo, quando arrivai vidi Potter che ti alzava in aria, Lily che interveniva per difenderti e tu che le urlasti tutto. Attraversai il parco di corsa, volevo arrivare in tempo per fermarti, ma non ci riuscii. Nei giorni seguenti provai a farti fare pace con Lily, la pregai di perdonarti perché eri arrabbiato, e volevi ferirla, e non pensavi quelle cose, ma erano le cose più offensive che ti erano venute in mente, perché da noi in Sala Comune le usavano tutti. Avrei voluto che tutto tornasse come prima”, spiegò Alice tristemente.

Gli occhi di Piton si allargarono per la sorpresa: “Tu hai fatto tutto questo? Perché?”

Con un velo di tristezza negli occhi e con molto candore gli rispose: “Perché eri così triste. Eri la persona più vicina a un amico che avessi mai avuto. Dopo il litigio ti sei chiuso in te stesso, rifiutavi chiunque, iniziasti a frequentare quei Mangiamorte e a dedicarti alle Arti Oscure. Poi litigammo ed io rimasi sola. O quasi, Lily fu molto gentile con me. Diventammo amiche, ogni tanto studiavamo insieme, capiva la mia tristezza. Dopo il diploma continuammo a scriverci, poi Tu-Sai-Chi iniziò a darle la caccia e rimandammo le nostre lettere ad un tempo migliore. Purtroppo non è arrivato. Non sei l'unico a cui manchi Lily, era una donna meravigliosa”.

Piton sentiva crescere una tristezza infinita dentro di sé, profonda. Finora aveva pensato al dolore che provava lui, non a quello causato agli altri, disse solo: “Io... io non... non sapevo. Mi odierai”

Alice, cercando di nascondere gli occhi inumiditi dalle lacrime, guardava i fili d'erba che sfioravano le sue scarpe, disse con tono calmo: “No, Sev, non ti odio. Erano tempi difficili e confusi. Molti grandi maghi hanno sbagliato e ora pagano il prezzo delle loro colpe... Solo che ogni tanto lei mi manca”.

Si abbracciarono, il dolore per la perdita, la tristezza e il rimpianto li univa. Restarono stretti, aggrappati l'uno all'altra per qualche minuto, poi tornarono verso la villa. La festa era finita.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 – La bacchetta di mogano ***


 

Capitolo 10 – La bacchetta di mogano

 

I giorni successivi li passarono chiusi in laboratorio. Non parlarono più della sera del matrimonio, non ce n'era bisogno. Non esistevano parole che potessero spiegare il dolore freddo, profondo e fitto che sentivano dentro. Gli sguardi erano più che eloquenti. Bisognava preparare l'antidoto, se fosse riuscito, avrebbero avuto qualche soddisfazione, il dolore si sarebbe placato.

Quella sera li aveva uniti più che mai, l'intesa che tra loro era sempre esistita, era diventata più forte; a volte sembrava che pensassero con la stessa testa. Il più delle volte non c'era neanche bisogno di parlare. Trascorsero le mattine e le sere in silenzio, chini sui libri, a controllare il calderone, a dosare gli ingredienti e le rare frasi che si scambiarono riguardavano se uno era pronto a passare allo stadio successivo.

Il tempo ed il silenzio fecero il loro lavoro. Dopo circa due settimane trascorse senza parlare, la pozione era pronta. L'esperimento aveva portato notevoli progressi. L'antidoto riusciva a fermare la propagazione del veleno, tuttavia non riusciva a sconfiggerne l'azione, finché questo era pervaso dagli effetti dalla Magia Oscura. Pertanto, bisognava uccidere il serpente perché si sciogliesse la maledizione e l'antidoto potesse funzionare. Impedire la morte della vittima era già un grosso risultato. Fu così che ripresero a parlare, a studiare e confrontarsi continuamente. Rinfrancati dal successo, cercavano adesso di creare una pozione che potesse sconfiggere la Magia Oscura, ma non riuscivano a trovare niente. Provarono con il Corno di Unicorno, dalle doti miracolose, però la sua purezza non era sufficientemente forte da sconfiggere la Magia Oscura. Serviva qualcosa di potente come le lacrime della Fenice, che però erano estremamente rare da ottenere: le Fenici versano lacrime in occasioni rarissime, quando un puro di cuore è in pericolo di morte e necessita la salvezza. Non si poteva sperare nella Fenice.

Alice chiese a Severus se Fanny, la fenice di Silente, avesse mai pianto, “Non che io sappia”, rispose Piton.

Arrivò il momento di tornare ad Hogwarts. Alice decise di seguire Piton, anche se sarebbe potuta rimanere a casa fino al primo settembre ed andare in Francia con il padre. L'andamento della pozione e gli approfondimenti che voleva fare richiedevano la biblioteca di Hogwarts. Inoltre, era bello poter tornare senza gli altri studenti, vedere la vita ad Hogwarts dagli occhi di un insegnante.

Il signor Leroux approvava la scelta di anticipare la partenza, già immaginava la figlia seduta al tavolo degli insegnanti mentre il Cappello Parlante procedeva allo Smistamento. Demetra invece era molto rattristata: quest'anno non si era goduta per niente le figlie, oramai anche la piccola era diventata grande.

Alice preparò il baule, come gli anni precedenti, prese Jean - il suo barbagianni - ed insieme a Piton utilizzarono la Metropolvere fino a Hogsmeade, dove avrebbero trovato una carrozza che li avrebbe condotti al castello. Fecero un giro per Hogsmeade. Bevvero del Whiskey incendiario ai Tre Manici di Scopa, poi andarono a comprare delle piume nuove e delle pergamene; infine Alice insistette per andare da Mielandia a prendere qualche dolcetto. Piton non era tanto d'accordo, ma era abituato alla golosità di Silente, quindi non oppose molta resistenza.

La carrozza li condusse al castello. Sull'uscio trovarono la Professoressa McGranitt ad accoglierli.

“Ben rientrato Severus e bentornata ad Hogwarts, Alice. Seguimi, ti mostrerò il tuo alloggio”, disse la McGranitt entrando nel castello.

“Ben ritrovata, Professoressa McGranitt”, rispose gentilmente Alice. Era contenta di essere di nuovo ad Hogwarts.

“Ora non fai più parte di Serpeverde, per gli studenti sei un'insegnante, anche se non avrai una materia di insegnamento ufficiale, per il momento. In ogni caso, avrai il tuo alloggio, il tuo studio e ai pasti siederai al tavolo degli insegnanti. Avrai il potere di dare e togliere punti alle Case e agli studenti che lo meriteranno. So che sei sempre stata equilibrata ed imparziale, mi auguro che continuerai ad esserlo nel far rispettare le regole della scuola”, spiegava la McGranitt, mentre percorrevano i corridoi che portavano al quarto piano, vicino alla scala a chiocciola che portava ai dormitori di Corvonero. Lì Alice avrebbe avuto la stanza personale e l'ufficio in cui lavorare.

Era una fortuna stare vicino i Corvonero, Alice aveva un buon rapporto con Helena Corvonero, la figlia fantasma della più famosa fondatrice di Hogwarts, Priscilla Corvonero. Inoltre, era una Casa piena di ragazzi svegli e intelligenti, con cui era veramente stimolante discutere. Raramente un Corvonero violava le regole, se lo faceva, difficilmente sarebbe stato scoperto.

La stanza che le era stata assegnata era ampia, con un bagno privato ed una finestra che affacciava verso sud, in direzione del lago. Il letto era a baldacchino con delle tende violette, molto più rilassanti delle precedenti tende verdi con i profili argentei di Serpeverde. La camera aveva in dotazione un ampio armadio, una cassettiera, uno scrittoio e una poltrona, mentre lo studio era pieno di scaffali, di una scrivania spaziosa, un tavolo e delle sedie. Nel vedere la sua nuova stanza ed il suo studio Alice si sentì come a casa: finalmente avrebbe avuto un posto tutto per sé.

La Professoressa McGranitt le lasciò il tempo di prepararsi per il pranzo e di disfare il baule, mentre guardava questa giovane collega piena di entusiasmo, capì che Silente aveva visto giusto e che Alice sarebbe stata una risorsa inaspettata per Hogwarts.

Dopo pranzo, Alice fece una passeggiata nel parco con il Professor Silente. Sapeva che il preside era sempre molto occupato e che se le aveva proposto una passeggiata era per un valido motivo.

Silente esordì: “La Professoressa McGranitt mi ha detto che è molto contenta delle sue nuove stanze. Ne sono lieto, vorrei che nei prossimi anni lei si sentisse a casa sua, mentre è qui ad Hogwarts”.

“Sono anni che considero questa scuola un po' come una seconda casa, e non nascondo che a volte l'ho sentita anche come se fosse la prima”, rispose Alice.

“Ne sono lieto, signorina Leroux, il suo compito ad Hogwarts sarà di fondamentale importanza, non solo per la scuola, ma probabilmente per l'intero mondo della magia”, disse Silente con tono pacato. Alice non nascose il suo stupore, guardando con curiosità il preside.

Silente si accorse di aver catturato l'attenzione e la curiosità della sua giovane interlocutrice e le chiese: “Signorina Leroux, posso vedere un attimo la sua bacchetta?”, Alice era ancora più stupita per la richiesta insolita, acconsentì e porse la bacchetta al preside.

Silente la guardò attentamente, la fece levitare e poi esclamò: “Come pensavo. 13 pollici, flessibile, di mogano, nucleo di crine di unicorno. Questa bacchetta non l'ha fabbricata Ollivander, giusto?”

“Sì, Professore. Questa bacchetta è stata fabbricata da mia sorella Charlotte. Fin da bambina, tutte le estati andava in Francia da un antico fabbricante di bacchette, Monsieur De La Plume; lo aveva conosciuto durante la nostra permanenza da zia Eloise in Bretagna. Da lui ha imparato l'arte della costruzione delle bacchette magiche ed ora è una rinomata fabbricante in Francia. Questa è una delle sue prime creazioni”, spiegò Alice.

Silente continuava ad osservare la bacchetta, sembrava studiarla con attenzione e poi disse: “Questa bacchetta è stata creata con materiali nobili. Ma c'è un altro componente che la rende speciale, diversa da tutte le altre bacchette. Nel nostro caso, unica. Sa qual'è?”

Il preside osservava con curiosità Alice mentre rifletteva, alla fine questa rispose: “Veramente lo ignoro, Professore”.

“È l'amore, Alice. Sua sorella, nel forgiare questa bacchetta ha messo tutto l'amore e la speranza perché lei diventasse una bravissima strega. La purezza dell'amore tra sorelle, unito alla purezza del crine di unicorno, hanno dato a questa bacchetta un grande potere. Un potere particolare, ostile alle Arti Oscure. Questo potere è cresciuto e si è rafforzato negli anni, grazie al suo immenso amore per lo studio della Magia. È stata protetta dal fascino per le Arti Oscure e, pur essendo Serpeverde, di una famiglia Purosangue da secoli, non ha neanche lontanamente sentito il richiamo del Signore Oscuro. Sono estremamente rari i maghi che hanno saputo non solo resistere, ma ignorare del tutto il fascino della Magia Oscura. Dei Serpeverde, lei è l'unica. Probabilmente, il simbolo della speranza”

Alice era stordita, sua sorella l'aveva protetta dal Signore Oscuro? La bacchetta rifiutava le Arti Oscure? Era questo rifiuto della Magia Oscura che le aveva fatto riuscire bene il patrono durante i M.A.G.O facendole prendere Eccellente anche in Difesa contro le Arti Oscure? E cosa c'entrava tutto questo con le ricerche che avrebbe dovuto fare qui ad Hogwarts?

Silente comprese la confusione che regnava nella testa di Alice, le sorrise e continuò nella sua spiegazione: “L'ho osservata nel corso dei suoi anni ad Hogwarts, ho visto la sua passione per gli studi. Ho visto il suo ripudio per tutto ciò che era Oscuro, come questa scelta le sia costata un certo isolamento. Quando Ollivander mi ha detto che non aveva fabbricato la sua bacchetta, ho iniziato ad indagare e suo padre è stato così gentile da raccontarmi la dedizione che sua sorella Charlotte ha messo nel costruirle la bacchetta magica”

Silente guardava verso il lago, su cui si riflettevano i raggi del tramonto e continuava nella sua spiegazione: “Ora veniamo a noi. Lei sa cosa è successo a Godric's Hollow lo scorso Halloween?”

Il volto di Alice si rabbuiò: “Sì, professore. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato ha ucciso i Potter, lasciando in vita il piccolo Harry. Pare che sia andato storto qualcosa”

“Precisamente. Ho una mia teoria su quello che può essere successo ed ho bisogno di verificarla. Il suo compito sarà quello di aiutarmi in questa verifica”, disse Silente come se si trattasse di verificare il composto o gli effetti di una pozione.

Alice chiese: “In particolare cosa dovrei fare?”

“Lei è molto ferrata in Magia Antica, dovrebbe sapere l'effetto che l'Amore ha sulle Maledizioni”, replicò Silente. Finalmente Alice iniziava a vederci chiaro: “Vuole che io mi documenti sugli effetti dell'Amore sulle Maledizioni per scoprire se il Signore Oscuro è morto?”

“No, Voldemort non è morto. Questo lo sappiamo con precisione. Vorrei sapere quanto tempo abbiamo prima che ritorni. L'amore può ritorcere contro una maledizione ma non può uccidere. Sicuramente è molto debole, quasi morto, ma cercherà in ogni modo la via per tornare e vendicarsi. Sapendo quanto tempo abbiamo, potremmo farci trovare pronti per allora. Gli antichi conoscevano molto bene gli effetti dell'Amore. Vorrei che lei recuperasse le conoscenze degli antichi che sono andate perdute. Sono certo che lei è la persona più indicata per questo compito”, concluse Silente.

Le rivolse un sorriso fiducioso, Alice si sentì incoraggiata dal preside e, affascinata dal campo della ricerca che le era stato proposto, rispose: “Può contare su di me, Professore”.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Domus Dianae ***


 

Capitolo 11 – Domus Dianae

 

Alice quell'anno trascorse poco tempo ad Hogwarts. Su incarico del professor Silente iniziò a viaggiare molto, spesso in incognito; il più delle volte insieme a suo padre, alla ricerca di libri antichi. Grazie alle preziose conoscenze di Monsieur Leroux ed agli ottimi rapporti che questi aveva con i colleghi in giro per il mondo, Alice riuscì a consultare libri che altrimenti le sarebbero stati proibiti, a conoscere tra i più esperti maghi al mondo, depositari di conoscenze millenarie, visitando paesi remoti e sconosciuti.

Le sue ricerche si concentrarono per lo più nel bacino del Mediterraneo: Italia, Egitto, Grecia, Turchia erano i posti che Alice visitava più di frequente, anche se non mancavano incursioni nell'Europa Centrale, in India, nell'Estremo Oriente, finanche in Sud America, presso i discendenti dei maghi Aztechi e Maya.

Alice e François vissero tantissime avventure, lessero moltissimi libri e conversarono amabilmente con molteplici maghi in ogni più remoto angolo del pianeta. Dovettero difendersi dai Vampiri dell'Europa centrale e dagli Spiriti che infestavano i boschi del Giappone.

Tuttavia, ogni volta che tornava in Italia, una parte di Alice si sentiva a casa. In particolare, Torino e Benevento erano le città nelle quali si era sviluppata una fervida tradizione magica, al punto che la presenza dei maghi a Torino e delle streghe a Benevento era tramandata come leggenda anche dai Babbani. Se l'austerità e l'eleganza di Torino solleticava il gusto francese dei Leroux, erano i boschi intorno a Benevento che riservavano gli incontri più incredibili. In quelle valli, coperto da una fitta vegetazione e protetto da incantesimi molto sofisticati, che rendevano il posto Indisegnabile sulle mappe e inavvicinabile dai Babbani, si trovava un villaggio interamente magico, chiamato semplicemente Domus Dianae, perché in quei boschi la dea Diana aveva iniziato a insegnare la stregheria a sua figlia Aradia.

Domus Dianae era il villaggio magico di cui era originaria Demetra Lari, la mamma di Alice. Ritornare nel villaggio di origine della propria madre era come fare un tuffo nel passato, la famiglia Lari era diretta discendente di Aradia e questo riempiva di suggestioni l'ingresso nel villaggio. Alice pensò che il paese non fosse molto più grande di Hogsmeade, anche questo era sorto nei pressi della scuola di magia e stregoneria Vergilium, dedicata al grande poeta latino, che adorava la dea Diana e ne cantava le lodi. La scuola Vergilium era famosa per lo studio dell'Erbologia e delle Pozioni. Del resto, i boschi intorno erano pieni di piante magiche e di creature incredibili, curate dalla comunità magica e tenute lontane dai Babbani. I profumi che si respiravano erano inebrianti, le tracce del Paganesimo avevano lasciato la comunità pacifica, prospera e dedita alle arti, comprese quelle amatorie. Alice sapeva di essere nel posto giusto, se c'era da indagare sull'antico potere dell'Amore, sicuramente gli allievi di Aradia e Diana erano i più esperti in materia.

Alice e François furono ricevuti da Clelia Anguis, preside della scuola Vergilium. Clelia era una strega anziana, con dei lunghi capelli bianchi portati legati in uno chignon. Era stata docente di erbologia e continuava ad onorare la sua passione per le piante magiche adornando il proprio cappello con fiori stagionali. La professoressa Anguis accolse con molto interesse Alice e François, li fece accomodare nel proprio ufficio e fece portare dall'Elfa domestica, Cosetta, un caffè e dei deliziosi biscotti appena sfornati.

“Magari da buoni inglesi preferite del tè, in caso, Cosetta ve lo porta subito”, disse gentilmente la preside. “Grazie, Clelia, cara, sai che adoro il caffè italiano, poi in queste zone si bevono i migliori caffè d'Italia”, disse François con un tono così amabile da far risaltare l'antica conoscenza che c'era tra i due maghi.

Alice era affascinata: vedere suo padre così cordiale, la riportava ai tempi in cui a casa Leroux nel Wiltshire si organizzavano quelle splendide serate conviviali, durante le quali lui e la moglie tenevano conversazioni così interessanti da spingere Alice e le sue sorelle ad origliare appollaiate sulle scale, cercando di non farsi vedere.

“Veniamo a noi, Alice”, disse Clelia con un tono deciso, tipico di chi non ha molto tempo libero, “se stai cercando materiale sull'Amore, sei nel posto giusto. Abbiamo una lunga tradizione, come ben sai, la tua antenata Aradia è nata dall'inganno della madre Diana, è stata frutto del pentimento e dell'amore per lo studio della Magia. L'amore, il rispetto e la giustizia sono valori che permeano la nostra cultura fin nel midollo. Nella biblioteca della scuola troverai tutto il materiale che desideri, anche se scommetto che il vecchio Albus non ti ha mandato fin qui per consultare solo qualche libro, vero?”. Lo sguardo della Professoressa Anguis si era addolcito al pensiero del professor Silente.

“Esatto”, disse Alice impaziente di poter spiegare e forse ricevere la soluzione ai suoi dubbi.

“Sono successe cose terribili da voi in Inghilterra, non invidio per nulla il povero Silente. Dimmi tutto”, la preside aveva uno sguardo serio e molto attento, fece parlare Alice.

“Avrà saputo della caduta del Signore Oscuro. Ancora non pronunciamo il suo nome per paura che qualche fanatico voglia imitarlo, viviamo ancora nella paura che quei tempi orribili possano tornare”, spiegò Alice, cercando di arrivare al punto il prima possibile.

“Ne sono al corrente, quel povero ragazzo che è sopravvissuto ha perso entrambi i genitori”, disse Clelia profondamente dispiaciuta.

Alice guardava la preside nei suoi occhi color nocciola, così vivi da rivelare tutta l'intelligenza e l'acume della mente, nonostante il passare degli anni.

“Esatto, questo è il punto. Il ragazzo è sopravvissuto. La madre del ragazzo si è frapposta tra l'Anatema che uccide scagliato dal Signore Oscuro ed il bambino ancora in fasce, creando un antico sortilegio magico che proteggerà il ragazzo fino alla maggiore età”. “Certo, è chiaro che le cose siano andate così”, ribatté Clelia.

“Adesso, noi sappiamo che il Signore Oscuro non è morto, l'Anatema che uccide gli si è ritorto contro ma non l'ha ucciso”. Al profferire di queste parole, Alice vide gli occhi della Professoressa Anguis spalancarsi per il terrore: “Non è morto?” esclamò con un sospiro. “No”, replicò Alice scuotendo la testa.

“Dovete prestare molta attenzione, allora”, disse Clelia con un filo di voce. Provò a spiegarsi meglio: “Se l'anatema che uccide si è ritorto contro Tu-Sai-Chi e non è morto, allora questo può voler dire una sola cosa. Involontariamente, alla magia positiva dell'amore si è affiancata una magia molto Oscura, terribile e pericolosissima. Il ragazzo sarà in grave pericolo. Albus deve proteggerlo e vegliare su di lui”, concluse con la voce che tremava dalla paura.

Alice chiese: “Magia oscura? Che tipo di magia?”

Clelia era sconvolta, doveva tuttavia avvisare i suoi colleghi dei pericoli a cui sarebbero andati incontro nei prossimi anni: “Della peggior specie. Sai che cos'è un Horcrux?”.

Alice non era certa di aver sentito quella parola prima d'ora, tuttavia le evocava brutti ricordi, i brividi che avvertiva quando era troppo vicina a qualche Incantesimo Oscuro li provò anche questa volta, persino la sua bacchetta ebbe un fremito nella tasca del mantello da viaggio. “Non credo di saperlo di preciso. Non sono mai stata ferrata in nulla che riguardasse la Magia Oscura”, ammise Alice.

“Fai bene, cara”, disse rassicurante Clelia, “Un Horcrux non è altro che un frammento dell'anima di una persona racchiuso in un oggetto. Viene creato da Maghi molto potenti ed Oscuri per vincere la paura della morte. In caso di morte fisica del corpo, l'anima contenuta nell'oggetto può impossessarsi del corpo di colui che entra in contatto con l'oggetto stesso, facendo ritornare in vita colui che lo ha creato. L'oggetto uccide l'anima dell'altra persona e si appropria del corpo: è terribile”.

Alice era terrorizzata, esistevano oggetti che erano talmente pericolosi da uccidere l'anima e rubare il corpo di colui che ne entrava in possesso? Clelia fece un attimo di pausa, bevve un sorso di caffè per farsi forza e proseguì nella sua spiegazione: “Ancora più terrificante è la creazione di un Horcrux. Bisogna commettere un'azione pienamente e radicalmente malvagia, che possa lacerare l'anima del Mago, come un assassinio. Una volta separato, un frammento dell'anima si lega all'oggetto destinato a custodirlo fino al momento opportuno. Bisogna essere disperati per poter strapparsi l'anima e vivere lacerati dentro, perdendo la propria umanità”.

Alice avvertiva la paura dell'Oscurità sempre più intensamente: “Vuol dire che il ragazzo?”. Clelia annuì: “È terribile: non c'erano oggetti a cui si potesse legare quell'anima, il proprietario indebolito dall'Anatema che uccide deve aver lasciato l'anima libera e questa deve essersi legata all'unico essere vivente presente in quella stanza: il ragazzo”

Clelia era vivamente preoccupata: “Gli esiti saranno quanto mai incerti, bisognerà guidare e vegliare su quel ragazzo, ora che il seme dell'Amore materno e quello dell'Oscurità convivono in lui. Potrà essere una battaglia letale per quel poveretto, qualunque sia la sua scelta, sarà costretto a strapparsi una parte della sua anima. Terribile”.

Alice e François si guardarono sbigottiti. Allora era questo che era veramente successo quella notte a Godric's Hollow?

Alice scuoteva la testa frastornata, non riusciva a credere a quanto la preside le aveva appena detto, il pensiero che Tu-Sai-Chi era vivo e nascosto da qualche parte, seppur debole, era terrificante di per sé, adesso sapere che un frammento della sua anima era legato ad un povero bambino innocente, che sarebbe potuto diventare il suo erede, era ancora più terrificante.

Animata da una flebile speranza chiese: “Non è possibile che la protezione di Lily sia così forte da tutelare il ragazzo dall'Oscurità che è stata piantata dentro di lui?”. Clelia guardava fuori dalla finestra del suo studio: “Non lo possiamo sapere, l'Incantesimo della madre era molto forte ed in grado di proteggere il ragazzo dagli attacchi esterni, non posso dire se sia in grado di proteggerlo anche dall'Oscurità che egli cova in sé. Saranno le sue scelte a dirci quale sarà l'esito. L'amore è legato alla libertà e l'Incantesimo dell'Amore materno non può legare la volontà del figlio, non è in grado di proteggerlo da se stesso, dalle sue scelte.”

“Il ragazzo potrebbe decidere di seguire il Signore Oscuro e unirsi a lui?”, chiese Alice, Clelia annnuì silenziosamente e poi aggiunse: “Vegliate sul ragazzo, dì ad Albus di non perderlo d'occhio”.

Alice e François passarono i giorni seguenti nella biblioteca della scuola a consultare diversi libri, Alice continuava a condurre le sue ricerche sulla Magia Antica, mentre il padre era impegnato a cercare materiale per il suo prossimo libro: voleva raccontare la storia della comunità magica di Domus Dianae, fare un omaggio alla sua adorata moglie e dare un messaggio di speranza e di pacificazione al mondo della magia anglosassone. Era possibile vivere in armonia, dedicarsi alle arti magiche e prosperare senza guerre e lotte per il potere. Quando ebbero trovato abbastanza materiale, rientrarono in Inghilterra.

Silente apparve turbato da quanto gli riferì Alice, tuttavia era sempre più convinto della scelta di affidare il ragazzo agli zii Babbani. Era meglio che crescesse lontano dal mondo della magia, che venisse protetto per quanto possibile dalla sua fama, e che affrontasse tutto ciò quando sarebbe stato pronto per essere guidato. Il ragazzo doveva essere guidato verso la luce, lontano dalle tenebre.

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Capitolo 12
*** Capitolo 13 – Dieci anni, una nuova generazione ***


 

Capitolo 13 – Dieci anni, una nuova generazione

 

Dovettero passare dieci anni dal giorno in cui Alice iniziò le sue ricerche, perché si percepissero i primi sentori del ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Come dieci anni prima, era un pomeriggio di fine agosto ed Alice passeggiava nel parco con il Professor Silente, la cui barba in quegli anni era diventata completamente argentea, mentre gli occhi azzurri mantenevano la vivacità di sempre.

Il preside guardava le acque del lago che riflettevano gli ultimi raggi solari, una leggera brezza serale muoveva i mantelli, quando esordì: “In questi dieci anni abbiamo scoperto molte cose grazie alle sue ricerche, Professoressa Leroux. I miei sospetti erano fondati. L'Amore è l'arma più forte contro la Magia Oscura. Presto avremo il compito di istruire l'unica persona che può fermare uno dei più grandi Maghi Oscuri della storia”.

Harry Potter, il figlio di James e Lily Potter, presto sarebbe arrivato in questa scuola, portando oltre alla speranza di tempi migliori, anche l'apertura di vecchie ferite.

Alice pensava a Severus, un velo di tristezza attraversò il suo sguardo, ma non disse nulla. Il preside parve leggere immediatamente le preoccupazioni di Alice: “Non può competere con lei, lo sa?”, disse guardandola, certo di aver centrato il cuore del problema.

“Io e lei non siamo in competizione. Non lo siamo mai state. Per quanto simili, abbiamo fatto scelte diverse. Ed entrambe abbiamo pagato il prezzo delle nostre scelte”, replicò Alice sperando di dare una risposta esaustiva.

“Lui soffre ancora per la perdita”, osservò Silente.

Era chiaro che stava parlando di Severus, lei era un'Occlumante molto brava, ma Silente sapeva leggere la sua anima come se fosse inchiostro su pergamena. “Severus è divorato dai sensi di colpa che gli impediscono di guardare con lucidità. Si sente responsabile della sua morte, ma non è così. Le loro strade erano già divise, avevano fatto scelte inconciliabili molto tempo prima del loro litigio. Quello fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. Lily apparteneva a James da molto prima che iniziassero a uscire insieme. La sua morte lo ha paralizzato”, disse Alice. La malinconia si percepiva dietro la fermezza della sua voce.

Il preside rimase sorpreso dalla lucida analisi: “Lei cosa pensa di fare?”, disse guardandola dritto negli occhi attraverso i suoi occhiali a mezza luna. “Fare in modo che non soffra più di quanto non stia già facendo. Non lo merita. Non desidero altro”, rispose sicura Alice.

“Ricorderà che quando era solo una studentessa le dissi che queste scelte disinteressate nascondono un grande amore, nella sua forma più pura. Si avvicinano tempi difficili, è sicura della sua scelta? È consapevole dei rischi, dei pesi e delle sofferenze che le comporterà?” chiese Silente.

“Pienamente”, replicò Alice, aggiungendo: “Non deve saperlo nessuno”, anche questa volta Silente acconsentì: “Come vuole. Torniamo al castello, sta arrivando la notte”.

Il primo settembre arrivarono i nuovi studenti, con loro Harry Potter e, come era prevedibile, il suo arrivo fu destabilizzante per Piton.

Il ragazzo era uguale a James, tranne che per gli occhi, quelli erano di Lily. Alice notava anche una certa gentilezza d'animo, che era tipica di Lily, non c'era l'ostentata sicurezza e la spavalderia di James. Harry era timido, impacciato, curioso, con un'intelligenza viva. Sotto le sembianze di James, c'era Lily, oltre ogni dubbio.

Nello stesso anno di Harry c'era Draco Malfoy. Alice fu piacevolmente sorpresa nel vederlo ad Hogwarts e quando il cappello parlante lo smistò in Serpeverde ebbe un sussulto di gioia: il piccolo Draco sarebbe stato un allievo di Salazar, proprio come lo era stata lei. Quando Draco raggiunse il tavolo dei Serpeverde, Alice gli rivolse un cenno di saluto dal tavolo degli insegnanti.

Draco adorava Alice, per lui era come una sorella maggiore, o al limite una cugina. Negli ultimi tempi si erano visti poco, per via degli impegni di Alice ad Hogwarts, ma quando si vedevano organizzavano sempre gare di volo con le scope, tantissimi giochi e Alice gli raccontava tantissime cose di Hogwarts.

Gli aveva sempre detto che sperava che venisse smistato in Serpeverde, la sua casa, dove andavano i maghi più astuti, più ambiziosi, quelli che realizzavano cose grandiose, come mago Merlino, per esempio; anche le famiglie dei genitori di Draco, i Black e i Malfoy, erano tutti Serpeverde: Draco discendeva da Phineas Nigellus, l'ultimo preside Serpeverde di Hogwarts.

I professori dovevano mantenere un certo distacco dagli studenti, per cui Alice non poté andare in Sala Comune di Serpeverde per salutare Draco, l'avrebbe incontrato durante i corridoi.

In realtà, dopo qualche giorno, Draco le piombò furente nello studio: “Non è giusto Alice, non è giusto! Perché lui sì ed io no?”, Alice non capiva cosa potesse essere successo per alterare in questo modo il ragazzo, chiese: “Draco, calmati e spiegami tutto. Cosa è successo? Lui chi è?”, facendo comparire due tazze di tè, una teiera e dei pasticcini, aggiunse: “Siediti, prendi una tazza di tè ed un biscotto”.

Draco dovette calmarsi, si sedette e si mise a raccontare come durante la lezione di volo, mentre Madama Bumb era in infermeria, lui voleva fare uno scherzo a Paciock, Potter si era intromesso e per poco non finiva con tutta la scopa nell'ufficio della professoressa McGranitt. Invece di prendersi una punizione, Harry era stato premiato, diventando il Cercatore di Grifondoro. Draco si sentiva beffato, Potter doveva essere punito, invece era stato premiato.

“Quelli del primo anno non possono avere un manico di scopa! Invece, il grande Potter ha avuto una Nimbus 2000! Ovviamente Silente per lui interpreta le regole della scuola, mentre tutti gli altri del primo anno devono seguirle!”, gridava Draco nello studio, cercando di sfogarsi. Alice si chiedeva se fosse giusto che Harry ricevesse così apertamente le simpatie della professoressa McGranitt e di Silente. Sapeva benissimo che Minerva aveva un grande ascendente su Silente. Alice ascoltava le lamentele di Draco, poi gli disse: “Io non posso fare niente, hai ragione non è giusto! Dovresti parlarne con il professor Piton, lui è il Direttore di Serpeverde e dovrà far presente al preside che non si può favorire così un ragazzo del primo anno”.

Draco era sconsolato: “L'ho già fatto Alice. Silente ha detto che Potter è un caso eccezionale e che noi altri dobbiamo aspettare di avere l'età giusta. Il professor Piton era furioso per come i Serpeverde sono stati trattati, ma il preside è stato irremovibile”.

“Mi dispiace Draco, se Silente è irremovibile, c'è poco da fare”, disse Alice rammaricata.

“Si dà un sacco di arie ora che è il nuovo cercatore di Grifondoro e sa di essere il cocco di Silente, quello sfregiato!”, il giovane Malfoy aveva proprio bisogno di sfogarsi, Alice gli disse: “Se ha preso il carattere del papà, continuerai a vederne delle belle ogni anno. Mi ricordo di James, era terribile, eppure riusciva sempre a cavarsela. Detestabile. In ogni caso, Draco, è inutile farsi venire il sangue amaro per il Quidditch, sono certa che Serpeverde saprà farsi valere, dal prossimo anno potrai dare il tuo contributo non solo a livello di tifo!”, concluse Alice incoraggiante.

Draco uscì dallo studio meno arrabbiato di prima, ma egualmente deluso.

Nei giorni seguenti Alice fu molto indaffarata, le lezioni le occupavano molto tempo, nel restante era presa dalle ricerche con Piton, che divennero sempre più intense. La frustrazione ed il dolore che leggeva negli occhi di Severus era devastante, sebbene lui cercasse di mascherarlo sotto forma di disprezzo: provava a rivivere l'antipatia e l'odio per James Potter, per non vedere Lily nel ragazzo; non avrebbe potuto sopportarlo.

Piton era particolarmente severo con lui ed il ragazzo non avrebbe mai scelto un altro corso dove c'erano di mezzo delle pozioni, inoltre sembrava non aver ereditato il talento e la pazienza di Lily, era esuberante e impulsivo come James. Alice avrebbe osservato il figlio della sua migliore amica crescere a distanza.

Durante le vacanze di Natale, Harry scoprì lo specchio delle brame al terzo piano.

Alice aveva avvertito Silente che con i ragazzi in giro, presto o tardi sarebbe stato scoperto e avrebbe portato solo guai. Quello specchio era pericoloso, molti maghi e streghe potevano perdersi di fronte ad esso, figurarsi dei giovani studenti inesperti. La scoperta di Harry e le sue permanenze di fronte lo specchio, convinsero Silente, prima a parlare con il ragazzo, perché capisse, poi a farlo spostare.

Una di quelle notti natalizie, Alice era impegnata nel suo giro di ricognizione notturna e sentì dei respiri affannati provenienti dalla stanza dello specchio. Pensava che fosse uno studente, magari proprio Harry, sfilò la bacchetta e silenziosamente entrò nella stanza. Non era preparata alla scena che le si presentò davanti; invece di uno studente, al posto di Harry, c'era Severus, con lo sguardo fisso nello specchio, il volto rigato dalle lacrime che scorrevano silenziose.

“Sev... cosa fai qui?”, chiese Alice sottovoce.

Piton non rispose, continuava a guardare nello specchio.

Lentamente Alice chiuse gli occhi, raccolse tutta la forza di cui disponeva con un largo respiro e si avvicinò a Piton, gli mise un braccio attorno alle spalle e gli disse: “Perché continui a torturarti in questo modo? Sai che quello non è il vero”, sentiva il corpo di Piton tremare dal dolore, dolcemente lo allontanò dallo specchio e, lentamente, facendo attenzione a non incontrare nessuno per i corridoi, lo riportò nelle sue stanze.

Gli preparò un tè e si assicurò che prima di andare a dormire prendesse un po' di pozione soporifera: quella notte avrebbe avuto bisogno di dormire. Non appena la pozione fece effetto, Alice uscì e tornò a fare il suo giro di guardia.

Sorprese due Serpeverde che cercavano di uscire dal dormitorio, li punì e tolse 10 punti a testa alla Casa di Serpeverde, incontrò anche due Grifondoro e due Tassorosso, anche a loro tolse 10 punti a testa. Pensò che se avesse incontrato due Corvonero il punteggio delle Case non sarebbe stato influenzato da quella notte. Invece, non incontrò alcun Corvonero, solo il loro fantasma.

La Dama Grigia salutò Alice dicendole: “Notte incantevole per andare in giro per il castello. Ho visto quello che hai fatto. Perdi il tuo tempo. Lui non si accorgerà mai di te”.

“Buona notte anche a te Helena. Sono anni che ne parliamo, non voglio che si accorga di me, voglio solo che stia bene. Tutto qui”, rispose Alice.

“Certo ed io non sono un fantasma. Continua a negare quello che provi Alice e farai la fine mia. Buona notte”, disse Helena prima di svanire nel buio del corridoio.

Alice sorrise, ogni loro incontro si concludeva con questa sorta di annuncio in cui Alice, una volta morta, sarebbe diventata un fantasma. Alice pensava che Helena non la conoscesse bene, altrimenti avrebbe saputo che la curiosità che la caratterizza, una volta morta, l'avrebbe portata ad andare avanti, difficilmente sarebbe rimasta indietro sulla Terra.

Dopo l'ingresso del Troll ad Halloween, Piton aveva iniziato a sospettare di Raptor, il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.

Quirinus Raptor era un mago famoso, qualche anno prima, Alice lo aveva incontrato durante uno dei suoi viaggi per conto di Silente, anche se il Raptor che era arrivato ad Hogwarts era profondamente diverso dal mago incontrato qualche anno fa.

Le voci sul suo conto dicevano che non si fosse ripreso dall'incontro con un Vampiro, in realtà Alice pensava che per terrorizzare e ridurre in questo stato il Raptor che aveva conosciuto lei, ci sarebbe voluto ben altro di un Vampiro.

Alice voleva vederci chiaro e cercava di far leva sulla loro antica conoscenza per poter passare del tempo con il professor Raptor, al fine di tenerlo d'occhio e scoprire qualche dettaglio in più sul suo passato. Tuttavia, ogni volta che gli si avvicinava, questi iniziava ad allontanarsi, sembrava che la evitasse, o peggio, che la temesse.

Allo stesso modo, Raptor evitava Piton, dal quale era terrorizzato. Alice pensava che probabilmente il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure la ritenesse complice di Piton, data la loro amicizia e stretta collaborazione.

Se avvicinarsi al professor Raptor era diventato estremamente difficile, le poche volte in cui ci riusciva Alice notava un fenomeno piuttosto curioso: la sua bacchetta iniziava a vibrare. Desiderosa di saperne di più, una sera fece una passeggiata per i corridoi del castello con il Professor Silente, che era la persona che meglio conosceva la bacchetta di Alice.

“Così quando ti avvicini al Professor Raptor la bacchetta inizia a vibrare?”, chiese Silente.

“Esatto Professore, la cosa strana è che succede anche se la bacchetta è in tasca. Ora, il professor Raptor è l'insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, si dice che se la sia vista brutta con un Vampiro, ma io non lo credo. Possibile che abbia a che fare con la Magia Oscura?”, chiese Alice, cercando di analizzare tutte le informazioni che aveva a disposizione.

Silente la guardò ammirato: “Professoressa Leroux, lei è un'ottima analista, ha un raffinato spirito di osservazione ed una delle sue doti più pregevoli è senza dubbio la capacità di mettere insieme i pezzi di informazione che ha a disposizione, per elaborare tesi convincenti. Non si lascia fuorviare dai sentimenti e dalle impressioni. È un'osservatrice, e questo è un dono molto raro, al giorno d'oggi”.

Alice oramai aveva capito che quando il preside iniziava a farle i complimenti era per prepararla a qualche informazione importante, gli disse: “C'è un'altra cosa, che mi insospettisce ancora di più. Io ho conosciuto il professor Raptor durante uno dei miei viaggi di ricerca nell'Europa centrale, se non sbaglio ero di ritorno dalla Grecia. Ebbene, all'epoca parlammo un po' e mi raccontò delle sue ricerche, che voleva studiare i Vampiri e poi conoscere i Giganti, durante quelle conversazioni la mia bacchetta non emise nessuna vibrazione. Credo che quello che ha colpito Quirinus sia avvenuto durante quegli anni, dopo il nostro incontro. La cosa ancora più incredibile è che non si ricorda assolutamente che sia avvenuto un nostro incontro”.

Silente la guardò attraverso i suoi occhiali a mezzaluna, non disse nulla, andò via con aria meditativa, lasciando Alice confusa ma convinta di essere sulla pista giusta.

Piton le disse chiaramente che doveva stare lontana da Raptor, che non era assolutamente un buon segno, e che forse era meglio se pensasse a tenere d'occhio il giovane Malfoy.

Alice aveva promesso a Narcissa, la mamma di Draco, che avrebbe vegliato sul figlioletto, al suo primo anno ad Hogwarts. Il padre del ragazzo, Lucius Malfoy, nell'ansia di ricostruire e confermare la propria reputazione agli occhi della società magica, aveva fatto pressioni su Draco perché cercasse di diventare amico di Harry Potter, il Bambino-Che-è-Sopravvissuto. Tuttavia, Harry fece amicizia con i figli di Arthur Weasley, arci-nemico di Lucius Malfoy e la cosa non facilitò di molto i rapporti con Draco.

In effetti il giovane Malfoy non si trovava a suo agio con i Weasley ed Harry prendeva le difese del suo amico Ron.

A queste antipatie si aggiungevano le rivalità tra case diverse: i due ragazzi erano capitati proprio uno in Grifondoro e l'altro in Serpeverde. La storica rivalità tra le due Case non attenuava la sensazione che i due ragazzi si trovassero su fronti opposti.

Draco sembrava tranquillo: si divertiva con i suoi amici e spopolava tra le ragazze. Come molti studenti figli unici e straviziati nelle famiglie di origine si trovava un po' a disagio nel dover osservare le regole della scuola, tuttavia la popolarità di cui godeva grazie al bell'aspetto e al lignaggio rispettabile lo rendeva corteggiato dalle ragazze e dai compagni di Casa.

Le ragazze erano il principale cruccio di Narcissa, voleva che suo figlio trovasse una fidanzata degna del suo lignaggio; tuttavia, Alice decise di lasciare tranquillo il piccolo Draco, che ancora non aveva l'età per pensare a cose serie come il fidanzamento. Del resto, il suo comportamento sembrava proprio confermare i pensieri di Alice, il giovane Malfoy pensava a giocare con i suoi amici di Casa, anche se Alice era un po' impensierita dalla vicinanza con personaggi del calibro dei figli di Tiger e Goyle.

Se i Malfoy volevano rifarsi una reputazione, continuare a frequentare ex seguaci di Tu-Sai-Chi non era il modo migliore per procedere.

Alice e Silente furono molto turbati dalla scoperta fatta da Harry Potter: nel turbante del professor Raptor si celava niente di meno che il Signore Oscuro in persona, o quel che ne restava. Furono sorpresi dal tentativo fatto dal Mago Oscuro di tentare il furto della pietra filosofale alla Gringott e poi persino di riuscire ad entrare nella scuola per rubare la pietra.

Grazie a quest'occasione Alice riuscì ad incontrare Nicolas Flamel, il famosissimo Alchimista, di cui tanto aveva letto. Era dispiaciuta che la sua conoscenza fosse avvenuta in occasione della decisione di distruggere la pietra filosofale, perché avrebbe desiderato apprendere molte cose da una mente brillante e colta come quella di Flamel. In particolare, da Pozionista era molto attratta dalla creazione dell'Elisir di Lunga Vita, sapeva che la formula era molto complessa ed i tempi di preparazione lunghissimi, mentre gli ingredienti erano infinitamente rari, primo fra tutti la pietra filosofale che ne costituiva il principale. Parlando con Flamel, comprese che non avrebbe mai realizzato l'Elisir di Lunga Vita. Come aveva capito bene da studentessa, al mondo esistevano degli incantesimi e delle pozioni che era meglio non provare neanche a realizzare, perché le responsabilità che facevano assumere erano immense, così come i loro effetti che finivano per ritorcersi contro il mago stesso.

La vita di Flamel era stata lunga e piena di soddisfazioni, ma dopo seicento anni, dopo aver visto continuamente i propri compagni e amici morire di morte naturale o violenta, la propria esistenza doveva essere diventata simile a quella di un fantasma, costretto a vagare sulla terra, insensibile allo scorrere del tempo.

Pertanto, la scelta dei coniugi Flamel di procedere alla distruzione della pietra filosofale non poteva che rivelarsi una scelta saggia. Sarebbero successe cose orribili se una tale rarità fosse caduta nelle mani sbagliate.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - Insegnare ad Hogwarts ***


 

Capitolo 12 – Insegnare ad Hogwarts

 

Una volta tornata ad Hogwarts, ad Alice fu affidato l'insegnamento della Magia Antica, un corso opzionale, che di solito aveva pochi frequentanti, perché molti pensavano che si trattasse di qualcosa di noioso, come Storia della Magia insegnata dal professor Ruf.

In realtà, i pochi coraggiosi che sceglievano questo corso, ne restavano profondamente affascinati. Il corso era trasversale e gli studenti apprendevano Pozioni, Controfatture ed Incantesimi antichi, che permettevano loro di cavarsela in modi inaspettati di fronte ai comuni Incantesimi. Inoltre, molti di loro apprendevano dei suggerimenti nella composizione delle pozioni, che garantivano loro dei buoni voti da parte del professor Piton. Spesso, l'insegnante di Pozioni rimaneva sorpreso per alcune finezze nel miscelare gli ingredienti, che gli alunni di Alice dimostravano di sapere.

Una studentessa di Tassorosso, Lilian Taylor, confessò alla professoressa Leroux, che il professor Piton, durante un'esercitazione di Pozioni, era rimasto sorpreso dalla tecnica degli antichi Maya di tagliare orizzontalmente, quasi sfilettando la lumaca, invece del solito taglio verticale, come se si trattasse di affettare una carota. Lui aveva invitato tutti gli studenti a seguire il corso della professoressa Leroux perché: “Magari avete bisogno del fascino materno per prestare attenzione alle spiegazioni e riuscire a preparare una pozione passabile”.

Alice, dentro di sé sapeva che l'affermazione di Severus corrispondeva ad una pubblica lode, non volle tuttavia, dare soddisfazione alla Taylor, che negli ultimi compiti assegnati si era dimostrata superficiale e distratta nel corso delle lezioni. Le rispose severamente, mentre raccoglieva i compiti consegnati dagli studenti: “Sono lieta di sapere che quello che studiate con me riuscite ad utilizzarlo anche in altre occasioni. Almeno non sono parole al vento”, girandosi verso Lilian Taylor aggiunse: “Tuttavia, signorina Taylor, vorrei che ricorresse alla stessa solerzia nell'utilizzo dei miei insegnamenti anche nei compiti che le assegno io direttamente. Il suo ultimo compito era deludente. Dubito che un complimento del professor Piton le possa garantire un Accettabile in Magia Antica”.

Lilian Taylor uscì dalla lezione delusa, sperava di fare bella figura e invece si trovò rimproverata per il suo compito: “Parla come il professor Piton. Sono uguali”, disse sconsolata alla sua compagna Maggie.

Alice, pur essendo molto appassionata nell'insegnamento della sua materia, era estremamente severa, non tollerava le imprecisioni concettuali e le approssimazioni che facevano gli studenti. La sua severità era accentuata dal suo lungo abito indaco e dal fatto che spesso portava i lunghi capelli raccolti in un morbido chignon: gli studenti più irriverenti dicevano che era la figlia segreta della Professoressa McGranitt, tanta era la somiglianza.

Alice era diventata molto amica di Minerva McGranitt, che per il suo ruolo di vice preside era un punto di riferimento per lei, specie durante i periodi di sconforto per la difficoltà del compito affidatole dal professor Silente.

Un'altra parte del tempo lo trascorreva con la Professoressa Sprite. Alice aveva sempre adorato Erbologia e trascorrere del tempo nelle serre, aiutando Pomona era divertente: chiacchieravano tra un travaso e una semina. Dopo tutto quel tempo sui libri, era così riposante potersi dedicare alle piante magiche!

Un'altra collega con cui Alice andava molto d'accordo era la professoressa Aurora Sinistra, insegnante di Astronomia, con cui passava alcune notti insonni a scrutare il cielo ed il movimento dei pianeti. Aurora era riservata come Alice, appartenuta alla Casa di Corvonero, da studentesse si erano incrociate diverse volte durante le lezioni. Entrambe erano rimaste colpite dal fatto che, pur essendo due studentesse modello, nessuna delle due cercava di farsi notare, preferendo che fosse la competenza ed i risultati dei compiti a parlare al posto loro. Se per un'astuta e ambiziosa Serpeverde, questa poteva essere una strategia vincente, per una Corvonero era un comportamento insolito, visto che la sapienza e l'intelligenza erano i doni che Priscilla Corvonero stimava di più in assoluto ed i suoi allievi volevano esibire maggiormente. Tuttavia, Aurora amava ripetere che non occorreva dire cose intelligenti per dimostrare di esserlo e che spesso il silenzio era la prova migliore di un vivo intelletto.

Gli orari delle sue lezioni e le ricerche astronomiche tenevano Aurora impegnata quasi tutte le notti, pertanto, non partecipava molto alla vita della Scuola ed era difficile incontrarla per i corridoi prima del tardo pomeriggio. Essendo quasi coetanee, Alice ed Aurora strinsero amicizia, anche perché a differenza di Minerva e Pomona, loro non erano direttrici delle Case, quindi avevano più tempo libero, ed ogni tanto amavano andare a Hogsmeade per una Burrobirra da Madama Rosmerta.

Durante uno di quei pomeriggi, Aurora sembrava in vena di confidenze. Approfittando del fatto che non ci fossero molti studenti in giro per Hogsmeade, a causa di un'influenza che aleggiava per il Castello, Alice e Aurora si installarono in un tavolino posto in una posizione un po' riservata, nell'angolo del pub tra il camino e la finestra. Era una domenica pomeriggio di inizio dicembre, la neve aveva iniziato a cadere da pochi giorni e gli studenti che non erano malati sfidavano il freddo iniziando guerre di palle di neve magiche tra appartenenti a Case diverse: alcuni Serpeverde molestavano dei Tassorosso.

Al caldo dei Tre Manici di Scopa, Alice ed Aurora si gustavano la loro Burrobirra.

“Aurora, cos'è quella luce negli occhi?”, chiese Alice incuriosita.

La professoressa Sinistra scosse la testa sorridendo: “Niente, Alice. Stamattina sono andata a dormire all'alba ed ho fatto un sogno che mi ha riportato indietro di qualche anno”. Bevve un sorso, il caldo della bevanda e il suo gusto dolce la deliziarono. Alice non sembrava soddisfatta della risposta, era certa che Aurora volesse dirle qualcosa in più: “Un sogno? Aurora, ma sorridi ancora adesso come una ragazzina, che sogno hai fatto? È un sogno premonitore?”

Gli occhi di Aurora si oscurarono ed il sorriso divenne malinconico: “No, Alice. Era solo legato al passato: ho sognato il mio appuntamento con Sirius Black”.

Alice spalancò gli occhi, rabbrividì al pensiero di quello che aveva commesso Sirius, al fatto che adesso fosse rinchiuso ad Azkaban, preda dei Dissennatori. Ricordava anche come Sirius fosse ammirato e godesse della sua fama di sciupa-femmine, insieme al suo amico e compagno di avventure James Potter.

“Non dirmi che sei uscita con Sirius?”, chiese Alice.

Aurora arrossì: quell'argomento la imbarazzava. Nonostante quel che era successo, nonostante fosse finito tutto da tempo, nonostante Sirius non avesse mai saputo quanto lei moriva per lui, da quanto tempo, da studentessa aveva sognato di essere avvicinata da lui e che quando lui l'aveva notata, lei non poteva crederci e non stava nella pelle di uscire con lui. Aurora sapeva perfettamente che per Sirius lei era solo una delle tante ragazze, che non ci sarebbe stato un seguito a quell'appuntamento, però quell'uscita fu la più bella della vita di Aurora ed il solo pensiero, dopo anni, dopo quello che era successo, le faceva ancora brillare gli occhi.

Alice era incredula, Aurora aveva una cotta per Sirius Black, per quello sbruffone Grifondoro, che andava in giro a pavoneggiarsi, a fare l'eroe maledetto insieme a James Potter. Prima che James e Lily iniziarono a uscire insieme, lui e Sirius erano la coppia di Grifondoro che facevano breccia nei cuori di moltissime studentesse. Alice non li sopportava, non lo avrebbe mai fatto, ed anche quando lei e Severus litigarono, e Lily convinse Alice a uscire qualche volta con i suoi amici, non riuscì mai ad andarci d'accordo. Quello che successe dopo, non fece altro che confermare quanto fosse spregevole quel tipo. Dei Black, probabilmente, solo Narcissa era l'unico membro sano di mente da non far nulla per finire ad Azkaban.

“Cosa ci trovavi in Black? Era disgustoso, sempre dietro le ragazze, bugiardo fin nel midollo, si dava un sacco di arie da eroe maledetto ma era solo uno sbruffone”, disse Alice. Aurora aveva sentito un sacco di volte quei giudizi su Sirius, da parte di tutte le ragazze che lui aveva deluso e le disse: “Non saprei dirtelo, la sua aria, il suo talento, era un Mago estremamente dotato ed affascinante”.

“Ti ha rifilato la solita storia della famiglia Black che lo aveva diseredato, della mammina cattiva? Dei parenti Serpeverde, di come lui fosse il solo buono della famiglia?”, disse Alice con tono disgustato, “Buono a nulla, suppongo. Si vede la fine che ha fatto. Sempre a vantarsi in giro, a cercare attenzioni per non essere offuscato da Potter, quell'altro poi! A te brillano gli occhi così solo perché hai sognato Black?”, l'espressione di Alice era disgustata e sarcastica.

“Ah, smettila sembri Piton quando parli così”, disse Aurora, che voleva custodire il bel ricordo che aveva rivissuto in sogno e le belle sensazioni che le aveva fatto riaffiorare. Alice inarcò il sopracciglio con un'aria dubitativa ed Aurora scoppiò a ridere: “Alice, sul serio, tu e Severus siete uguali. Solo che tu sei meno antipatica di lui”

“Grazie per il complimento, Aurora. Sei sempre così.. ehm.. gentile”, rispose Alice, non nascondendo affatto la delusione per quanto aveva appena ascoltato. Indubbiamente era vero, lei e Severus avevano alcune espressioni simili ed il modo di reagire distaccato e sarcastico accentuava di più la loro somiglianza.

“Dì la verità, tu non hai mai sopportato Sirius e James perché tormentavano Severus, vero?” chiese Aurora, un lampo di sfida si leggeva nei suoi occhi.

“Quante sciocchezze, Aurora, io non li sopportavo perché erano insopportabili. Non ho mai capito perché Lily dava tanta corda a quegli sbruffoni, sempre in giro a pavoneggiarsi. A dimostrare quanto fossero abili come maghi, per far colpo sulle streghe. Patetici”, rispose Alice, che non amava ripensare a quel periodo.

“Ho sentito Severus dire esattamente le stesse cose”, incalzò Aurora sempre più divertita.

“Allora vuol dire che Severus ha ragione”, constatò Alice.

“Su che cosa ho ragione?”, disse una voce fredda ed atona dietro le spalle di Alice.

Lei sorrise, mentre Aurora trasalì: non si aspettava di vederlo spuntare dal nulla.

“Non ti piacerebbe saperlo, si parlava di quando eravamo studenti, di Black ed i suoi amici. Aurora sostiene che noi due diciamo le stesse cose in proposito, si vede che abbiamo ragione”, rispose Alice pacata.

Aurora era un po' seccata, non avrebbe voluto mettere al corrente uno come Piton dell'argomento della loro conversazione. Cercò di soffocare le risate bevendo un ampio sorso di Burrobirra, quando Piton inarcò il sopracciglio, esattamente come poco prima aveva fatto Alice, lui disse: “Patetici”.

Lo sguardo di Severus era freddo e disgustato più del solito, era noto che lui non amava parlare di quel periodo della sua vita, né tantomeno di Black, specie dopo quello che aveva fatto.

Piton voltò le spalle alle due streghe ed uscì dai Tre Manici di Scopa, gli era passata la voglia di bere. Alice lo seguì con lo sguardo, provò a richiamarlo: “Severus!”, ma lui non si voltò. Allora, Alice fece una cosa insolita per lei, lasciò Aurora seduta al tavolo e corse dietro Severus, lo convinse a tornare dentro e a bere qualcosa, al loro ritorno trovarono seduti al tavolo la professoressa Sprite e Minerva McGranitt: erano andate a comprare delle piume nuove e stavano morendo di freddo.

Ordinarono del Whisky Incendiario per riscaldarsi; la presenza delle due direttrici aveva portato a cambiare argomento, così il pomeriggio proseguì abbastanza tranquillamente.

Sulla via del ritorno, Alice e Severus iniziarono a parlare del loro lavoro e di quello che intendevano fare dopo cena, infatti loro due continuavano a lavorare all'accorciamento dei tempi della pozione Antilupo e all'antidoto contro il veleno di serpenti maledetti.

Su quest'ultimo punto, ottennero un risultato ancora più incoraggiante sostituendo il Bezoar con la polvere di corno di Unicorno, che si dimostrava molto più resistente alla Magia Oscura. Purtroppo, i lunghi tempi di preparazione e la difficoltà nel reperire gli ingredienti rallentavano moltissimo i progressi.

Il tempo trascorso con Piton era sempre quello più proficuo, la loro profonda intesa intellettuale alimentava lunghissime conversazioni e spesso Alice gli portava le composizioni di alcune antiche pozioni che aveva reperito nel corso dei suoi viaggi e insieme provavano a realizzarle, verificandone gli effetti.

Il Professor Silente aveva incaricato Severus insegnare l'Occlumanzia ad Alice. Le sue ricerche erano molto importanti e lo sarebbero state ancora di più negli anni a venire, non potevano correre il rischio che il Signore Oscuro avesse sentore di quello che stavano cercando ad Hogwarts. Sebbene fosse nascosto ed indebolito, poteva ancora contare su molti maghi astuti tra i suoi seguaci, pronti a saltar fuori non appena lui si fosse manifestato.

Le lezioni si svolgevano nell'ufficio di Severus, di solito la sera, dopo cena, quando gli studenti erano nelle loro Sale Comuni ed il coprifuoco impediva loro di girare per la scuola. “L'Occlumanzia è una disciplina molto antica”, esordì Severus. Alice ricordava come fosse un docente molto esigente e prestò la massima attenzione alle parole che pronunciava, mentre lui proseguì la sua introduzione: “Per resistere all'attacco di un Legilimens - ed il Signore Oscuro era noto per essere uno dei più abili legilimens viventi - è necessario chiudere la mente, dominare le emozioni. Devi padroneggiare i tuoi sentimenti”.

Dentro di sé, Alice pensava che non sarebbe stato molto difficile chiudere la mente, lei era abituata fin da piccola a disciplinare le proprie emozioni e a controllare i propri pensieri, anche se dominare la paura non sarebbe stato semplice.

“Legilimens!”, disse Severus puntando la bacchetta verso Alice. Lei si sentì cadere, provò a resistere, a dominare i suoi pensieri, a chiudere la mente. Non ci riuscì, cadde per terra.

Severus vide una scena che Alice non avrebbe mai voluto che vedesse. Sul prato vicino il lago due ragazze stavano chiacchierando: erano Lily ed Alice.

Severus ebbe un balzo al cuore, Lily era bellissima come sempre, cercava di consolare Alice, che sembrava immensamente triste: “Su Alice, vieni con noi ad Hogsmeade, non restare qui a deprimerti, lo so quanto è triste litigare con Severus, ma lui è malvagio, non merita le tue lacrime”

Alice piangeva: “Lily, lui è mio amico, non è malvagio, perché continua a dare retta a quegli idioti?”

Fino a quel giorno Severus non aveva avuto assolutamente idea di quanto avesse sofferto Alice per il loro litigio. Sopraggiunsero degli studenti, erano Potter e i suoi famigerati Malandrini, non appena videro Lily ed Alice sedute in riva al lago piombarono sulle due streghe come avvoltoi. Esordì Potter: “Ehi Evans, vieni con noi ad Hogsmeade? Siamo quasi pronti, perderemo le carrozze”, Lily si girò e sorrise a James: “Sì, arrivo. Un attimo, Potter” e, girandosi verso la sua amica, con estrema dolcezza le disse: “Alice, vieni con noi”.

Intervenne James, la sua aria impavida e sprezzante come sempre lo spinse a proporre quello che voleva essere un invito: “Leroux, forza vieni anche tu. Siamo disposti a tollerare una Serpeverde, Lily garantisce per te. Togli via quel broncio: avrai l'onore di uscire con i Malandrini”.

Alice si asciugò una lacrima, strizzò gli occhi in direzione di James e gli disse: “Impiccati Potter, preferisco passare il tempo con Gazza che venire ad Hogsmeade con te”.

Severus osservava la scena, sorrise nel vedere che James era rimasto interdetto per la risposta ricevuta: “Come vuoi, Leroux. Continua a stare in riva al lago pensando all'uomo nero, tanto lui non tornerà da te”, disse con il suo solito tono beffardo e irritante. Intervenne Lily: “James, non peggiorare la situazione. Io non esco con voi se non viene anche Alice, quindi è meglio che la tratti con riguardo”.

James si sentiva in trappola, dietro di lui, Sirius Black premeva perché andassero via: “Dai, Leroux, muoviti. Non ci complicare le cose, altrimenti ti portiamo con la forza. Ho un appuntamento con una Tassorosso ai Tre Manici di Scopa. L'uomo nero non ti invita? Puoi sempre far finta di uscire con Remus, tanto lui è uno sfigato come te ed una ragazza vera non l'avrà mai”. Alice guardava Lily, vedeva lo sguardo speranzoso dell'amica e di controvoglia seguì il quartetto. Lily abbracciò la piccola Serpeverde, che poi prese a camminare vicino Remus Lupin.

Tornarono nello studio, per terra Alice si teneva la testa, era un tormento avere un altro presente nella propria testa per così tanto tempo, non doveva ripetersi.

Severus aiutò Alice a rialzarsi, provò a dirle qualcosa “Tu...”

“...sono passati tanti anni, Severus. Non è il caso di parlarne. Ricominciamo”, lo interruppe subito Alice.

“Legilimens!” disse Severus, questa volta Alice riuscì a chiudere la mente, Severus riuscì a entrare nella sua mente per un solo istante, vide loro due che studiavano in Sala Comune e poi la visione scomparve dai suoi occhi, in un attimo fu il buio. Alice era rimasta in piedi, un po' affaticata, soddisfatta di aver capito il meccanismo. Al prossimo tentativo non avrebbe fallito.

“Legilimens!”, disse di nuovo Severus, questa volta Alice fu imperturbabile, con la mente chiusa, sentiva di poter domare anche la paura: Severus non doveva intromettersi nei suoi ricordi e nei suoi pensieri. Più forte che mai, una parte di lei non voleva assolutamente che lui leggesse nella sua mente.

Piton era colpito dal talento di Alice e provava a leggerle la mente nei momenti più impensabili, sul presupposto che “il Signore Oscuro non rispetta le regole e gli orari delle lezioni”. Tuttavia, quelle rare volte che riusciva a penetrarle la mente, non vedeva altro che Alice, a volte irritata, altre volte divertita, che gli sbatteva una porta in faccia dicendo: “Severus, non provarci neanche!”

Incredibilmente, non solo riusciva a domare la mente ma era in grado di creare un pensiero apposito per estromettere dalla sua testa l'intruso. Il controllo della mente che aveva sviluppato in poco tempo era notevole, e dire che c'erano maghi che sostenevano che le streghe, essendo più emotive, non sarebbero mai state abili Occlumanti. 





Nda: oggi ho fatto un doppio aggiornamento. Questo capitolo è dedicato alla mia sorellina che è un'amante dei Malandrini e che mi aveva chiesto di renderli più presenti nella storia, quindi l'ho accontentata! Spero che vi sia piaciuto. Dal prossimo capitolo le avventure della nostra eroina si agganceranno alla saga scritta dalla Rowling (lo so che come prequel è un po' lungo, ma era un'ottima occasione per scrivere qualcosa sulla vecchia generazione, costruire i legami di Alice, l'amicizia con i Malfoy, cose che con il ritorno di Voldemort si complicheranno e sarebbe stato troppo ingarbugliato spiegarle allora, per la serie "ogni cosa a suo tempo"). Siamo circa a metà della storia complessiva. Grazie mille a chi ha recensito e grazie anche a chi legge silenziosamente la mia storia. :-)
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - Tra due fuochi ***


Capitolo 14 – Tra due fuochi

 

Alice passò l'estate nel Wiltshire, dopo gli impegni dell'anno precedente ed il pericolo dell'ingresso del Signore Oscuro tra le mura di Hogwarts, sentiva di aver bisogno di un po' di riposo.

A differenza degli studenti, che potevano contare su due mesi di vacanza, i professori finivano per goderne di uno solo, che andava da fine luglio a fine agosto. Verso la metà di agosto, infatti, sarebbero dovuti rientrare ad Hogwarts per iniziare a lavorare ai programmi di insegnamento, scegliere i testi ed organizzare gli orari scolastici, in vista delle lettere da inviare agli studenti via gufo.

A casa, Alice si sentiva finalmente libera: le sue sorelle avrebbero trascorso l'estate in Francia, il piccolo Arthur frequentava la scuola di Beauxbatons da circa tre anni e Sabina e William erano riusciti ad ottenere il tanto sospirato trasferimento in Francia. Adesso abitavano in una graziosa villa nel cuore della Provenza, riscaldata dal caldo sole del sud ed inebriata dal profumo dei campi di lavanda.

I genitori di Alice erano andati a trovare le figlie in Francia, tuttavia, erano già di ritorno quando Alice arrivò a casa per godersi le sue settimane di meritato riposo.

Durante le ferie, Alice e Severus continuavano a sentirsi via gufo, non lavoravano veramente alla loro pozione: avevano deciso di sospendere per qualche tempo la ricerca e si davano consigli e suggerimenti su le letture interessanti e commentavano gli avvenimenti del mondo magico. Un paio di volte si incontrarono a Villa Malfoy dove Alice si recava spesso per giocare con Draco.

Lucius aveva regalato al figlio una scopa nuova per il Quidditch, la Nimbus 2001, per riparare all'ingiustizia subita da Draco l'anno precedente.

Il giovane Serpeverde si era visto ingiustamente escluso dalla squadra. Le regole della scuola impedivano agli studenti del primo anno di giocare a Quidditch, mentre Potter era diventato il nuovo Cercatore di Grifondoro.

Lucius aveva anche deciso di regalare alla squadra di Serpeverde delle divise e delle scope nuovissime: quest'anno Serpeverde avrebbe certamente vinto la Coppa del Quidditch. Durante questi pomeriggi Draco non riusciva a non ostentare la sua scopa nuova e con Alice organizzavano delle gare di volo in cui Draco vinceva sempre: aveva la scopa migliore, era più leggero e il suo volo faceva meno attrito. Tuttavia, Alice adorava volare con la scopa, la sensazione di libertà che dava l'aria sul viso non era paragonabile a nessun altro mezzo di trasporto magico come la Metropolvere o la Materializzazione.

 

Narcissa ed Alice spesso chiacchieravano dell'andamento di Draco ad Hogwarts. Lui era un discreto studente, Alice gli rimproverava sempre di pensare più alla popolarità che allo studio, anche se Lucius e Narcissa sostenevano che era importantissimo creare delle forti relazioni sociali, perché sarebbero state fondamentali per fare carriera al Ministero.

I Malfoy sognavano in grande, per il loro figlio vedevano una carriera che portava direttamente alla carica di Ministro della Magia. Non era improbabile che il ragazzo ci riuscisse, era molto dotato nelle relazioni sociali, specie con le persone che contano e se Cornelius Caramell era diventato Ministro, anche Draco aveva le sue chances: non era certo peggio di Caramell.

Il rientro ad Hogwarts portò con sé la consapevolezza che nuovo anno si sarebbe presentato in salita dal punto di vista umano. Dopo la morte di Raptor, Silente aveva affidato l'incarico di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure a Gilderoy Allock, un mago piuttosto popolare per via del suo aspetto, che Alice trovava inutilmente vanesio ed irritante per il suo vizio di tentare di sedurre qualsiasi strega si trovasse a portata di bacchetta. Senza dubbio, nei suoi libri erano narrate imprese incredibili, tuttavia Alice lo aveva visto diverse volte all'opera e lo trovava alquanto mediocre.

Di avviso diverso era il professor Allock che trovava interessante l'impresa di sedurre con i suoi modi, i suoi capelli ondulati e il suo sorriso un'affascinante strega di origini franco-italiane. Adorava le streghe mediterranee, i capelli e gli occhi scuri e profondi di Alice.

Le conversazioni tra Alice e Gilderoy erano piuttosto imbarazzanti: lui continuava a vantarsi delle sue imprese e lei ad inventare scuse per andare via.

Diverse volte, la Professoressa Mc Granitt era intervenuta in soccorso di Alice, mentre altre Alice doveva rifugiarsi nei sotterranei, nel laboratorio di Severus Piton.

Il professor Allock non vedeva di buon occhio l'amicizia tra il professor Piton e la professoressa Leroux, non sopportava di essere preferito a quello che definiva un “figuro lugubre, con il naso adunco e i capelli unti” e continuava a chiedersi come fosse possibile che Alice fosse insensibile al fascino del mago vincitore del premio per il Sorriso più Seducente organizzato dal Settimanale delle Streghe.

Finì che Allock iniziò a prendere in antipatia Piton, che lo ricambiava sinceramente, non solo perché aveva occupato la cattedra alla quale lui ambiva da anni, ma anche perché dava fastidio alla sua migliore amica.

Una sera i due si incontrarono in Sala Professori, Allock si comportava in modo melenso con Alice: voleva invitarla a bere qualcosa fuori ad Hogsmeade, prospettandole la possibilità di finire sui giornali di cronaca rosa. Alice era piuttosto imbarazzata, non amava la popolarità, né tanto meno voleva balzare agli onori delle cronache come l'ultima conquista del professor Allock.

Intervenne Piton: “Evidentemente la professoressa Leroux ha di meglio da fare, professor Allock, sarebbe il caso che se ne faccia una ragione”.

Allock gli rivolse uno sguardo torvo, non sopportava di essere deriso: “Forse l'unto dei suoi capelli le offusca la vista, perché è evidente che la professoressa Leroux ha bisogno di riposo e di una giornata piacevole, da trascorrere con persone piacevoli. Se continua a segregarla nei sotterranei prenderà il suo orribile colorito”.

“Forse ad entrambi sfugge che sono perfettamente in grado di disporre del mio tempo senza alcun aiuto”, disse Alice visibilmente irritata, interrotta da un Piton al limite della sopportazione: “Adesso basta Allock, non permetto che un mago di così dubbio spessore come te, mi parli in questo modo!”

“Cosa vuoi fare? Sfoderi la bacchetta?”, fu la risposta sarcastica di Allock.

“Non sai con quale piacere lo farei”, ribatté Piton livido, scandendo ogni parola che pronunciava, come era solito fare quando non era d'accordo con il suo interlocutore.

Con grande sorpresa dei presenti, intervenne Silente: “È una splendida idea professor Allock, anzi sarei lieto che la trasformaste in un'occasione didattica per i nostri allievi: organizzerete un Club dei Duellanti. Del resto, i nostri giovani allievi devono imparare a difendersi e duellare, visti i recenti accadimenti nella nostra scuola. Inoltre devono conoscere le regole del galateo magico. Sono certo che il professor Piton sarà lieto di aiutarla. Vero, Severus?”, concluse Silente guardando Piton attraverso i suoi occhiali a mezzaluna.

“Immensamente”, rispose caustico Piton, lo sguardo più freddo e tagliente che mai.

Non appena fuori dalla sala insegnanti, Gilderoy Allock avvicinò il professor Piton e, facendo in modo che gli altri non sentissero, gli disse: “Che resti tra noi, il vincitore uscirà con la professoressa Leroux e l'altro non potrà dire nulla”.

La risposta di Piton fu uno sguardo carico di disprezzo, gli voltò le spalle e si diresse verso i sotterranei, nel suo laboratorio.

Più tardi, Severus era al lavoro. Stava macinando delle radici di zenzero quando Alice piombò nel suo laboratorio, chiudendo la porta alle sue spalle e facendogli segno di non parlare. Camminando sulle punte per non fare rumore, Alice si nascose in un armadio dove Piton teneva dei vecchi manici di scopa. Nell'istante stesso in cui la porta dell'armadio si chiuse, si aprì quella del laboratorio dalla quale si affacciò un sorridente Allock, sorpreso di trovare proprio il suo collega di Pozioni in quella stanza: “'Sera, Severus, per caso hai visto la professoressa Leroux?”

Piton inarcò un sopracciglio e gli rispose serafico: “Perché dovrei? Ti sembra che sia qui, Gilderoy? Come vedi, sono piuttosto impegnato: a differenza di te, io sto lavorando”.

Allock era divertito, si divertiva a provocare il professor Piton, gli disse: “Rilassati, Severus, non avrai mai una donna se resti sempre così serio”.

Gelido come sempre, Piton lanciò uno sguardo sarcastico e replicò nel suo modo lento ed atono: “Almeno non le faccio scappare”.

Infuriato, Allock chiuse la porta del laboratorio e andò via.

Piton aprì la porta dell'armadio ed esclamò: “Cosa ti salta in mente? Non voglio essere messo in mezzo alle tue faccende con Allock!”, Alice lo guardò sorpresa ed esclamò: “Faccende? Quali faccende? Hai idea di cosa si debba provare nel passare due ore ad ascoltare quel pallone gonfiato che ti legge le lettere delle sue spasimanti? Hai idea? Non voglio metterti in mezzo, ma sembra che tu e Minerva siate gli unici che riescono ad allontanarlo”.

Severus non faceva nessuna fatica a immaginare quella scena: Allock aveva pensato bene di far colpo su Alice leggendole le lettere che riceveva dalle fan e dalle studentesse. Sperando di ingelosirla, non faceva altro che provocarne la fuga. Divertito disse: “Beh, sarà meglio che ti inventi qualcosa, perché stamattina, dopo che siamo usciti dalla sala professori, ha messo in palio per il vincitore del Club dei Duellanti un'uscita con te”

Alice era inorridita: “COSA?! Quel pallone gonfiato, come si è permesso?! Messa in palio come un trofeo! Ma se pensa che io possa accettare una cosa del genere, si sbaglia di grosso. Severus, guai a te se perdi! Voglio che venga umiliato pubblicamente davanti tutti gli studenti!”.

Ordinando le boccette con gli ingredienti nell'armadio, Severus disse: “Figurati, non combatterà di certo lui: è un codardo, lo sai, oltre ad essere un mago piuttosto deludente”.

Alice aiutava Severus a rimettere in ordine il laboratorio, spostava le boccette, quando lui le disse: “Oggi Potter ha lanciato un Fuoco d'artificio Filibuster nel calderone di Goyle. Quel ragazzo assomiglia sempre di più al padre, che insolenza! Vorrei sapere cosa sta architettando”

Alice sorrideva, conosceva la risposta: “Sta preparando una pozione Polisucco con Ron Weasley e la Granger, sospettano che Malfoy sia l'erede di Serpeverde. Hanno trasformato il bagno delle ragazze al primo piano in un laboratorio”

Con un gesto lento, Severus si voltò verso Alice e la guardò con aria sorpresa: “Professoressa Leroux, sono sorpreso dalle sue abilità investigative, come sa quello che architetta il giovane Potter?”.

Alice si aspettava questa domanda: “Fin da studentessa uso il bagno occupato dal fantasma di Mirtilla: lei mi raccontava le sue pene d'amore e io le raccontavo i tormenti delle mie sorelle. Le studentesse non usano mai quel bagno, per via degli scherzi di Mirtilla. Sono rimasta sorpresa il giorno in cui ho sentito entrare in bagno Potter, Weasley e la Granger. Ovviamente ho ascoltato tutti i loro incontri. La tesi per cui Malfoy sarebbe l'erede di Serpeverde è assolutamente ridicola, lo sappiamo, però ho deciso di osservarli. Scommetto che dal laboratorio ti sono scomparsi della Polvere di corno di Bicorno e della pelle tritata di Girilacco, ovvero gli ingredienti della Polisucco non in possesso degli studenti”, concluse Alice con aria maliziosa.

Piton controllò nell'armadietto ed effettivamente quegli ingredienti erano scomparsi: si era fatto fregare da dei ragazzini di dodici anni. Odiava sentirsi così.

“Quei tre hanno violato una marea di regole della scuola, li farò espellere da Hogwarts prima che si possa dire Quidditch”, disse Piton furente.

Alice lo bloccò: “Fermati, Severus, con quello che sta succedendo in giro, non è il caso di pensare alle espulsioni. Se non finiscono questi attacchi, Hogwarts potrebbe chiudere. In ogni caso, la Pozione Polisucco sta venendo molto bene, dovresti essere fiero dei tuoi allievi. La Granger è molto dotata”.

“La Granger è una so-tutto-io presuntuosa, non ha talento, ha solo memoria e studio, non è intuitiva e creativa come lo sei tu e lo era Lily. È insopportabile”, rispose Piton irritato.

“In ogni caso tieni d'occhio Draco, Tiger e Goyle, sei il direttore di Serpeverde, dopo tutto”, concluse Alice uscendo dal laboratorio.

Alice era seccata per questa fissazione di Allock con lei, non lo sopportava più. Camminando per i corridoi vide gli annunci del Club dei Duellanti, l'incontro sarebbe stato quella sera stessa. Era certa che Severus, dovendo scegliere tra gli studenti, avrebbe scelto Draco Malfoy, che non vedeva l'ora di imparare l'arte del duello.

Incontrò Draco con i suoi amici Tiger, Goyle e Zabini nel Salone di Ingresso e lo fermò: “Signor Malfoy, venga un attimo qua!”, Draco si avvicinò, sorrise ad Alice e le chiese: “Professoressa Leroux, è sempre un piacere incontrarla, cosa desidera?”, Alice trovava divertente il modo pomposo con cui Draco le si rivolgeva, domandò: “Avete saputo del Club dei Duellanti?”

I ragazzi si animarono e annuirono con entusiasmo: “Altroché!”, disse Goyle, “Roba forte!”, aggiunse Tiger, mentre Alice si chiedeva se quei due fossero in grado di formulare pensieri più elaborati.

Draco disse: “Oh, si, non vedo l'ora di iscrivermi e.. vincere”.

Alice sorrise, l'ambizione da Serpeverde di Draco era quella che ci voleva, gli suggerì nell'orecchio un paio di incantesimi con cui esercitarsi nel pomeriggio, fino all'ora dell'appuntamento. A meno che Allock non prendesse come suo studente Draco, c'erano buone probabilità che qualsiasi studente del secondo anno perdesse contro il giovane Malfoy.

“Mi aspetto grandi cose da lei, signor Malfoy, le auguro di farsi onore nel duello di stasera”, disse Alice salutando il gruppo di Serpeverde e tornando nel suo ufficio, dentro di sé confidava in una figuraccia di Allock.

Il primo - ed ultimo - duello di quello che doveva essere il Club dei Duellanti diede ragione alle previsioni di Severus. Il professor Allock, dopo un pessimo inizio, privato di bacchetta da Piton con un semplice incantesimo di Disarmo, iniziò a mettere a coppie gli studenti per farli esercitare con l'incantesimo “Expelliarmus”. Come era facilmente prevedibile, Severus trovò un gusto particolare nel separare Ron Weasley dal suo compagno Harry, facendo scontrare questi con Draco Malfoy. Prima dell'inizio del duello, il professor Piton si avvicinò a Draco e gli suggerì un incantesimo per far apparire un serpente, in modo da cogliere alla sprovvista Harry ed impedirgli di disarmarlo.

Severus ignorava che Alice aveva già istruito a dovere Draco. L'effetto di questo suggerimento fu inaspettato: gli studenti si spaventarono ed Allock tentò, come al solito, di intervenire, voleva far Evanescere il serpente, riuscendo soltanto a fargli fare un salto in aria. Il salto innervosì il serpente, che iniziò a scagliarsi contro gli studenti spaventati dalla scena.

Avvenne l'impensabile: Harry Potter parlò al serpente. Il serpente lo guardò e Piton fece scomparire il rettile prima che potesse minacciare qualche altro studente.

Potter parlava Serpentese, una dote rara. Piton sapeva chi altri conosceva il Serpentese, e non era un buon segno. Alice cercò di farsi spiegare perché parlare il Serpentese non era considerato un buon segno. Sua madre parlava la lingua dei serpenti e in Italia le serpi erano animali cari ad Aradia: le streghe italiane le tenevano in grande considerazione, tanto da apprendere la loro lingua. Severus le spiegò che Tu-Sai-Chi era l'ultimo mago entrato ad Hogwarts che parlasse il Serpentese, prima di lui solo Salazar Serpeverde aveva avuto questa dote. Le coincidenze non erano un buon segno.

Secondo il professor Silente, la scoperta di questa curiosa dote di Harry non aveva fatto altro che rinforzare l'idea che un frammento dell'anima del Signore Oscuro dimorasse dentro il ragazzo, sul quale bisognava continuare a vegliare.

Nei giorni successivi, accaddero altri eventi tragici: Nick-Quasi-Senza-Testa, il fantasma di Grifondoro, fu trovato in uno stato annerito e fluttuante, mentre Justin Finch-Fletchley, il Tassorosso contro cui si era scagliato il serpente, fu trovato pietrificato, esattamente come lo erano stati sia Mrs Purr, la gatta di Gazza il custode, sia Colin Canon, un Grifondoro del primo anno.

I professori erano spaventati, oramai passavano le notti a girare per il Castello alla ricerca del mostro di Serpeverde. Da ex studenti Serpeverde, Alice e Severus erano impegnati in prima persona. Allock non vedeva la cosa di buon occhio e tendeva a seguirli in continuazione, disturbando e facendo moltissimo rumore.

Alice non tollerava avere Allock intorno, men che meno quando rischiava di essere uccisa dal fantomatico mostro di Serpeverde, perché quell'idiota faceva rumore e si intrometteva in continuazione, pertanto, decise di proseguire i suoi turni di ronda con Aurora.

Grazie alla sua vita riservata, la professoressa Sinistra era riuscita a passare indenne da Allock che l'aveva intravista solo un paio di volte, in cui era troppo impegnato con delle studentesse in adorazione, per accorgersi di una professoressa che non provava alcun interesse per lui.

Una sera, Alice ed Aurora stavano girando per i corridoi del quarto piano, quando incontrarono Gilderoy Allock di ritorno dal suo giro di ricognizione.

“Due streghe meravigliose come voi non dovrebbero andare in giro per il Castello, senza un uomo valoroso che le scorti e le protegga. Si dice che ci sia un mostro in giro”, disse Allock emergendo dall'oscurità del corridoio. Nel parlare, Allock lasciava ondeggiare i suoi boccoli biondi, cercando di avere un'aria sensuale, tuttavia, il risultato non sembrava quello sperato visto che le due streghe iniziavano ad indietreggiare lentamente.

Allock sorrideva, esibendo la sua dentatura bianca e perfetta, che gli aveva fatto vincere il premio per il Sorriso più seducente organizzato dal Settimanale delle Streghe. La veste di seta lilla del professore di Difesa contro le Arti Oscure appariva quanto mai fuori luogo nel buio del corridoio e la luce della bacchetta dava fastidio ai quadri appesi alle pareti.

I soggetti dei quadri iniziarono ad inveire contro il trio, così che Alice fu costretta ad intervenire: “Oh, Allock, taci! Non vorrai svegliare tutti i quadri, o peggio, attirare il mostro?”

Al suono di queste parole Gilderoy impallidì ed iniziò ad indietreggiare, per sua sfortuna urtò contro qualcosa che si muoveva nell'ombra.

La figura che uscì illuminata dalla luce delle bacchette era quella di un Severus Piton visibilmente seccato. “Allock, sta più attento dove metti i piedi. Il mostro di Serpeverde ti avrebbe potuto uccidere. Immagini che perdita terribile per il Mondo della Magia?”, ironizzava Severus.

Gilderoy si sistemò la veste, aggiustò il mantello e si congedò dalle streghe: “Gentili fanciulle, ora che il professor Piton è qui per proteggervi, la mia presenza non è più necessaria. Vedrò se qualche studentessa corre dei rischi”, così dicendo si dileguò nel buio alla velocità della luce.

Il professor Piton e le professoresse Leroux e Sinistra si guardarono con aria interrogativa: il loro turno di ronda era finito. Aurora salutò i due colleghi, lei aveva intenzione di andare sulla Torre di Astronomia ad osservare una porzione di cielo che oggi risultava non illuminata dalla presenza del pianeta Venere.

Severus ed Alice fecero un altro tratto di strada insieme, dopo di che ognuno prese la direzione per la propria camera.

Alice stava girando nel corridoio in cui si trovava la sua stanza privata quando si imbatté nel fantasma di Helena Corvonero.

“Buonasera Helena. Notato niente di strano questa notte?”, chiese Alice gentilmente; i fantasmi stavano dando un aiuto incredibile alla perlustrazione del castello e spesso relazionavano ai professori quanto di strano incontravano.

“Solo due streghe insensibili al fascino di un mago brillante”, disse Helena con il suo tono melodrammatico. Alice sorrise, la Dama Grigia doveva aver visto lei e Aurora alle prese con Allock. “Suvvia Helena, sii ragionevole, lo troveresti tedioso all'inverosimile se fossi ancora mortale”, disse Alice.

“Ne dubito. Un prode mago valoroso come Allock, così bello, con quel sorriso. Sarei lusingata se mi facesse la corte e non sprecherei certo il tempo con il Cavaliere Nero che non mi calcola”.

Alice sbuffò leggermente: “Se ti riferisci a Severus, ti sbagli di grosso, tra noi non c'è niente, siamo solo amici. Rifiuto Allock perché non mi piace, lo trovo insopportabile. Se permetti, buonanotte, ne ho abbastanza di fantasie per oggi”, disse Alice aprendo la porta della sua stanza.

“Sarà, ma tu diventi permalosa quando si parla del professor Piton!”, replicò il fantasma di Corvonero.

“Forse perché tu me ne parli tutte le sere. Buonanotte Helena”, e si tirò dietro la porta della camera: finalmente quella giornata aveva termine.

Gli agguati ai Nati Babbani erano terrificanti, se gli studenti più giovani non avevano vissuto direttamente i tempi in cui il Signore Oscuro era all'apice del potere, i professori erano inquieti dal ritorno di quei segnali.

Rivivere quel clima aveva aperto anche vecchie ferite: il guardiacaccia di Hogwarts, Rubeus Hagrid, da poco insegnante di Cura delle Creature Magiche, era stato arrestato e rinchiuso ad Azkaban su pressione del Ministro della Magia Cornelius Caramell in persona.

Secondo il Ministero occorreva tranquillizzare i genitori degli studenti. Nel frattempo, Lucius Malfoy ed il Consiglio della Scuola decisero di sospendere Albus Silente dalla carica di preside; Minerva McGranitt in qualità di vicepreside, assunse l'incarico di sostituirlo fino a quando il Consiglio non avesse deciso sul da farsi.

La professoressa McGranitt raccontò ad Alice che quando Hagrid era uno studente ad Hogwarts, la Camera dei Segreti fu aperta e ci furono molti agguati agli studenti Babbani di nascita, si arrivò persino a pensare di chiudere Hogwarts. Hagrid venne incolpato ed espulso dalla scuola, gli venne rotta la bacchetta ed inibito l'uso della magia. Da quel giorno gli agguati cessarono. Minerva aggiunse anche che nessuno aveva mai creduto all'effettiva colpevolezza di Hagrid, tuttavia il Consiglio della Scuola decise così ed il preside Dippet si piegò alle richieste dei membri del Consiglio espellendo il povero Rubeus.

Alice non dubitava dell'innocenza di Hagrid. Chiunque lo conoscesse sapeva che non avrebbe mai ucciso nessuno, né tanto meno liberato un mostro assassino nella scuola, sotto l'aspetto rude, lui era un uomo gentile e sensibile, al punto da commuoversi facilmente.

L'assenza di Silente dalla scuola aveva impensierito gran parte dei docenti, senza di lui gli studenti Babbani di nascita correvano grandi pericoli. Solo il giovane Malfoy, inebriato dal peso decisivo che ricopriva Lucius in seno al consiglio scolastico, sembrava non considerare l'assenza di Silente una grave perdita.

Alice pensava che se Silente avesse una colpa, probabilmente l'unica che gli si poteva imputare era quella di prendere troppo a cuore l'idea di guidare e tenere d'occhio Harry Potter, perché così facendo arrivava a trascurare altri giovani studenti meritevoli. Draco era un ragazzo profondamente insicuro, cresciuto come unicogenito di una famiglia che riponeva grandissime aspettative in lui.

Il ragazzo veniva continuamente inebriato da esempi di come il potere sia la via più breve per ottenere ciò che si desidera. Draco era un mago in gamba, ambizioso, che tuttavia aveva bisogno di essere guidato e incoraggiato.

Occorreva dimostrare al ragazzo che il rispetto si guadagna con l'autorevolezza, non con l'autorità, e che il potere comporta libertà e responsabilità in misura uguale, altrimenti presto o tardi il ragazzo avrebbe iniziato a fare scelte sbagliate, continuando sul sentiero percorso da molti membri della sua famiglia.

Severus le raccontò che a lezione Draco arrivò ad invitarlo pubblicamente a presentare domanda per il ruolo di preside, aggiungendo che suo padre sarebbe stato lieto di favorire la sua candidatura. Ovviamente Severus non aveva dato peso alle fantasie di un ragazzino di dodici anni, tuttavia, era necessario che il ragazzo diventasse più accorto, altrimenti avrebbe potuto finire sulla stessa patetica strada intrapresa dal padre.

La scoperta che la Camera dei Segreti era stata aperta da Ginny Weasley, sotto la Maledizione Imperius da parte del diario di Tom Riddle fu inquietante, perché mostrava gli strumenti a disposizione dell'Oscuro Signore per portare avanti la propria vendetta. D'altro canto fu vissuta con sollievo, almeno lui in persona non era nascosto ad Hogwarts.

La distruzione del diario da parte di Harry Potter, determinò l'inaugurazione di un nuovo filone di ricerche da parte di Silente. Alice fu coinvolta di meno, si trattava di Magia Oscura: il sospetto che Voldemort avesse potuto creare un Horcrux celando un frammento della sua anima in un diario era terribile.

Dal canto suo, Alice continuò le sue ricerche sugli effetti dell'amore, sulla magia antica ed affiancava sempre Piton. Continuavano a lavorare alla pozione Antilupo: dopo aver accorciato i tempi di produzione, avrebbero voluto rendere gli effetti permanenti nel tempo.

Nonostante tutto, Alice fu dispiaciuta per la sorte che capitò al professor Allock, colpito di ritorno da un Incantesimo di Memoria partito dalla bacchetta rotta di Ron Weasley: perse la memoria e dovette essere ricoverato al San Mungo. Tuttavia, non poté non dirsi sollevata dal fatto che Allock il prossimo anno non avrebbe più insegnato ad Hogwarts: sarebbero terminate non solo i tormenti di Allock, ma anche quelli di Helena Corvonero.

L'ultima sera Alice riabbracciò Hagrid di ritorno da Azkaban, aveva sempre sentito dentro di sé che Hagrid era stato accusato ingiustamente: per quanto amasse le creature magiche, Rubeus non avrebbe mai esposto al pericolo dei suoi compagni lasciando girare per la scuola un mostro.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Un tuffo nel passato ***


 

Capitolo 15 – Un tuffo nel passato

 

Dopo gli eventi legati all'apertura della Camera dei Segreti, i docenti di Hogwarts si aspettavano di passare un'estate serena. Alice desiderava tornare a casa nel Wiltshire, riabbracciare i suoi genitori, ascoltare i racconti dei viaggi e delle ricerche di suo padre e fare qualche gara di volo con Draco e la sua nuovissima Nimbus 2001. Tuttavia ogni programma per le vacanze fu cancellato a seguito della notizia della fuga di Sirius Black dalla prigione di Azkaban, così Alice riuscì a trascorrere soltanto due settimane nell'antica Mesopotamia, affiancando suo padre in alcune ricerche.

La storia di Sirius Black era tristemente nota agli insegnanti di Hogwarts: migliore amico di James Potter, fin dal primo anno in Grifondoro, testimone di nozze e padrino del loro figlio Harry, Sirius era la persona di cui James e Lily più si fidavano al mondo.

Inseguiti da Lord Voldemort, Silente aveva proposto a James e Lily di fare un Incanto Fidelius, in modo che Voldemort non avrebbe mai potuto trovare il luogo in cui essi si nascondevano, fintanto che il Custode Segreto del luogo non lo avesse rivelato di sua spontanea volontà. Silente si offrì come Custode Segreto del luogo, ben consapevole del fatto che difficilmente Voldemort avrebbe potuto estorcergli tale informazione, tuttavia James e Lily preferirono Sirius come Custode Segreto, in quanto anche lui voleva nascondersi ed era la persona di cui si fidavano di più. Non appena nominato Custode Segreto, Sirius Black si unì a Lord Voldemort rivelando il luogo in cui si nascondevano i suoi amici, tradendo la loro fiducia e tuttavia provocando al tempo stesso la caduta del suo signore. Da quel momento divenne un fuori legge, sembrava che fosse impazzito.

Peter Minus, un amico di James e Lily, provò a far ragionare Sirius e vendicare i suoi amici, tuttavia non essendo un mago molto abile nei duelli di magia, morì insieme ad altri tredici Babbani. Sirius Black da quel giorno fu rinchiuso nella prigione di Azkaban, sorvegliato speciale dai Dissennatori.

Certi che volesse vendicarsi di Harry Potter, colui che lo aveva condannato a una vita in mezzo ai Dissennatori, per aver provocato la caduta del Signore Oscuro, Silente ed i professori discussero a lungo sulle modalità per poter iniziare il nuovo anno scolastico in tutta sicurezza per gli studenti e, in particolar modo per Harry, che già negli anni passati aveva dovuto affrontare prove difficili per un ragazzo della sua età.

Silente propose come nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Remus J. Lupin, un vecchio amico e compagno di scuola dei Potter, mago abilissimo, che aveva il pregio di conoscere ed eventualmente riuscire a bloccare Sirius Black, vegliando al tempo stesso sull'incolumità di Harry.

Piton si oppose strenuamente a questa scelta per una serie di motivi: in primo luogo, Lupin era un Lupo Mannaro e questa condizione era di per sé un pericolo per gli studenti, specie nelle notti di luna piena. A questa posizione Silente obiettò che se Lupin aveva potuto studiare ad Hogwarts, ricevendo un'eccellente istruzione magica, senza nuocere a nessuno, non vi sarebbe stato alcun pericolo per gli studenti adesso che avrebbe ricoperto il ruolo di docente; inoltre Piton ed Alice erano senz'altro in grado di preparare la pozione Antilupo, somministrandola con i miglioramenti su cui lavoravano da anni.

La seconda obiezione di Piton fu difficile da superare per Silente. Piton sosteneva che non ci si potesse fidare pienamente di Lupin, proprio per l'amicizia che lo legava a Sirius Black, come si poteva essere certi che non lo avrebbe aiutato ad entrare ad Hogwarts, visto che era il suo unico amico rimasto in vita? Silente rispose che Lupin non avrebbe mai esposto a pericoli il figlio dei suoi migliori amici, dato che gli amici li aveva persi proprio a causa delle scelte di Black, pertanto ci si poteva fidare di lui. Infine, Silente stesso si fidava di Lupin e non c'era altro da aggiungere.

Alice condivideva molte delle preoccupazioni di Piton, conosceva Remus, sapeva che era uno del quartetto di pesti Grifondoro che tormentavano Severus e gli altri studenti, che continuavano a infrangere le regole della scuola facendo impazzire Gazza e i vari insegnanti: Potter, Lupin, Black e Minus. La loro amicizia e fedeltà era proverbiale. Eccetto Minus, erano tutti maghi molto abili, eccellevano nelle materie come Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure. Inoltre, erano popolari tra le ragazze, anche di Serpeverde, specie Potter, che era Cercatore della squadra di Quidditch di Grifondoro. Decisamente, non sarebbe stato bello riaprire certe parentesi che finalmente sembravano essere state chiuse.

Risolta la questione del nuovo Insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Silente comunicò una decisione che gli era stata pressoché imposta da Cornelius Caramell. La scuola di Hogwarts avrebbe aumentato le difese di sicurezza per i propri studenti ospitando una pattuglia di Dissennatori a guardia degli ingressi al Castello. All'annuncio, Alice si portò le mani alla bocca in un gesto di sconcerto, mentre la professoressa McGranitt esclamò: “Dissennatori? Ad Hogwarts? Ma è una follia!”, “È troppo pericoloso!” aggiunse la professoressa Sprite, “Con tutti i ragazzi in giro, che potrebbero cadere vittime dei Dissennatori”, rincarò il professor Vitious.

“Sono creature orribili, senza anima e se possono ne approfittano”, concluse Hagrid, che ancora ricordava il suo soggiorno di quattro mesi ad Azkaban.

“Signori Professori, conosco bene le vostre obiezioni, sono le stesse che ho fatto presente al Ministro della Magia. Finché sarò preside io, nessun Dissennatore entrerà nel Castello, ve lo posso garantire. Dovremo tuttavia vigilare sugli studenti, perché non diano fastidio ai Dissennatori e non corrano rischi inutili. È tutto.”

I professori uscirono dalla sala incerti e preoccupati per l'anno scolastico che si prospettava innanzi: nelle mire di un evaso di Azkaban e circondati dai Dissennatori.

Alice sembrava soffrire particolarmente della presenza dei Dissennatori. Conosceva quelle creature senz'anima, si nutrivano delle emozioni e delle speranze delle persone, fino a vuotarle completamente. Lei aveva imparato a controllare la sua mente, le sue emozioni e il suo comportamento, ma la certezza di non essere in grado di fronteggiare propriamente quelle creature, le metteva timore.

Nella sua vita, aveva prodotto un Incanto Patronus solo il giorno dei M.A.G.O., sarebbe riuscita a produrne uno di fronte uno o più Dissennatori, mentre tutti i suoi pensieri positivi venivano risucchiati via dal gelo di quelle creature? Si augurava seriamente che Silente avesse ragione nel dire che, con lui preside, nessun Dissennatore sarebbe mai entrato al Castello.

La ripresa delle lezioni fu piacevole. Quest'anno Alice aveva una classe composta da studenti provenienti da tutte e quattro le Case, molto vivaci ed interessati alla materia, anche se incredibilmente sciatti e superficiali nello studio per i suoi standard.

Non sopportava gli studenti che studiavano per i voti, con la paura del compito, continuava a dire che usciti da Hogwarts le cose che studiavano adesso avrebbero determinato che tipo di mago o strega sarebbero stati. Gli studenti, tuttavia, più che essere preoccupati per il futuro prossimo, lo erano per quello immediato che aveva il nome di “compito di Pozioni”.

Il professor Piton era andato su tutte le furie ed aveva assegnato un tema di ben tre rotoli di pergamena sui Filtri d'Amore. In particolare, se l'era presa con Neville Paciock, che nell'ora di Difesa contro le Arti Oscure, mentre il professor Lupin insegnava loro ad affrontare i Mollicci, aveva avuto la sventura di dire che la cosa che temeva di più fosse proprio il professor Piton, provocando la trasformazione del Molliccio in Piton e la relativa Ridicolizzazione. Gli studenti immaginavano il professor Piton indossare un cappello da strega con un avvoltoio impagliato sopra ed una borsetta in mano.

Naturalmente, Severus aveva pensato di far passare la voglia di ridere agli studenti assegnando un compito lungo e difficilissimo.

Gli studenti di Alice sapevano dei suoi buoni rapporti con il professor Piton e cercarono di convincerla a intercedere, o per lo meno a dar loro un aiuto per il compito.

“Ragazzi, non ho nessuna intenzione di sindacare i compiti che dà un mio collega insegnante. Se vi ha detto di scrivere tre rotoli di pergamena sui Filtri d'Amore, lo farete. In biblioteca avete a disposizione abbastanza materiale per scrivere chilometri e chilometri di pergamena, cosa saranno mai tre rotoli! Voglio però essere clemente con voi, visto che trascorrerete tanto tempo in biblioteca a studiare i Filtri d'Amore per il compito di Pozioni, voglio che scriviate per me due rotoli di pergamena sui Filtri d'Amore nell'antichità. Vi avverto che controllerò i compiti che consegnerete al professor Piton e se scopriamo che ci avete rifilato lo stesso compito, prenderete un Troll in entrambe le materie. La consegna è mercoledì prossimo. Per oggi è tutto, potete andare”, concluse Alice con un sorriso.

I ragazzi sembravano abbastanza delusi dall'esito della loro richiesta d'aiuto: ora dovevano scrivere ben cinque rotoli di pergamena sui filtri d'amore! Dal brusio di fine lezione Alice ascoltava soddisfatta i mormorii degli studenti: si domandavano se fosse peggio lei, che mentre sorrideva li riempiva di compiti, facendoli passare per gentilezze, oppure il professor Piton da cui almeno avevano la certezza che li avrebbe caricati di compiti. Conclusero che in ogni caso, non avrebbero più chiesto niente alla professoressa Leroux, tanto più se era qualcosa che riguardava Pozioni, visto che lei solidarizzava sempre con gli altri insegnanti, specie con il professor Piton.

Come spesso capitava, a pranzo Alice e Piton si sedettero vicini. Mentre si passavano un piatto di patate al forno, Piton chiese ad Alice: “Cosa hai fatto oggi ai tuoi studenti? Sono arrivati in classe più silenziosi del solito. A differenza delle altre volte, sembravano terrorizzati”.

Alice sorrise e gli raccontò quanto accaduto a lezione. Piton,,sorseggiando un po' di Idromele dal suo calice, disse: “Mi sembra giusto. Non avranno tempo per ridere”. Dall'altra parte del tavolo il professor Remus J. Lupin rideva tra sé e sé per la conversazione tra Alice e Piton che aveva appena intuito e continuava a pensare che Neville Paciock avrebbe riservato grandi soddisfazioni, se riusciva ad alterare in questo modo il professor Piton.

Il giorno dopo, Alice stava uscendo dall'aula dove aveva appena fatto una lezione per gli studenti del settimo anno, quando si vide correre incontro tre giovani Serpeverde del terzo anno: erano gli amici di Draco Malfoy, sembravano senza fiato. “Signorina Parkinson, signor Tiger, signor Goyle, dove state andando così di corsa? Non si corre per i corridoi!”

Erano vivamente agitati, gridavano: “Professoressa Leroux, professoressa Leroux! Draco!”, si fermarono per prendere fiato, poi Alice disse loro: “Parlate uno per volta. Signorina Parkinson, che cosa è successo?”

Pansy Parkinson, la migliore amica di Draco Malfoy, era senza fiato, fece un respiro e disse: “Professoressa, Draco è in infermeria, è stato aggredito, durante la lezione di Cura e Custodia delle Creature Magiche”. Li guardò allarmata, disse loro: “Andiamo da Madama Chips. Come sta? E' grave? Avete fatto bene ad avvertirmi”, e corse insieme ai tre Serpeverde verso l'infermeria della scuola.

Arrivata in corsia, vide Draco con una fasciatura al braccio, ancora sconvolto per lo spavento, gli chiese: “Signor Malfoy, come sta? I suoi amici mi hanno avvertito!”, Draco con le lacrime agli occhi disse: “È stato terribile, pensavo di morire. Un ippogrifo, mi ha aggredito, mente quel babbeo di Hagrid parlava con Potter ed i suoi amici. Non è un insegnante quello!”

Fuori dalla porta dell'infermeria, Hagrid piangeva disperato con il professor Silente, la professoressa McGranitt ed il professor Piton. Alice uscì e chiese: “Hagrid, cosa è successo?”, l'enorme guardiacaccia aveva il volto nascosto in un enorme fazzoletto, si soffiò il naso, provocando un rumore terribile e poi rispose: “Non è colpa di Fierobecco! È solo uno stupido ippogrifo suscettibile! Avevo detto agli studenti di fare attenzione! E quel Malfoy non mi ha dato retta, se non intervenivo, ci restava secco!”

Alice era profondamente dispiaciuta, sapeva quanto Hagrid ci tenesse a fare bella figura con i suoi nuovi studenti, adesso che era appena diventato professore di Cura e Custodia delle Creature Magiche. Gli diede una piccola pacca sulla spalla e gli disse: “Su, su Hagrid, l'importante è che il ragazzo non si sia fatto male seriamente. Certo che far conoscere gli ippogrifi a ragazzi del terzo anno, sono creature pericolose!”

Piton annuiva, disse ad Alice: “Torniamo a controllare come sta il signor Malfoy” e così rientrarono in Infermeria. Alice controllò le ferite di Draco, che continuava a lamentarsi di quanto gli facesse male il braccio e dello spavento che si era preso nel vedersi saltare addosso un Ippogrifo. I suoi amici stavano accanto al letto, Pansy gli accarezzava i capelli dorati e cercava di rincuorare il ragazzo.

“Se mio padre venisse a sapere in che razza di posto si è trasformato Hogwarts. Un tempo, non avrebbero mai permesso ad uno che non ha neanche terminato gli studi di insegnare in questa scuola”, diceva Draco amareggiato, Alice lo guardava teneramente e gli disse: “Dovremo avvertire la tua famiglia di quanto è accaduto, potrai frequentare le lezioni non appena Madama Chips ti darà il permesso, tuttavia sarai dispensato dai compiti scritti”, Severus aggiunse: “.. e nelle esercitazioni di Pozioni ti farai aiutare da qualcuno”.

Entrò Madama Chips e mandò via tutti con i suoi modi bruschi, dicendo che il ragazzo era stato abbastanza strapazzato ed aveva bisogno di quiete e di riposo. Avrebbero potuto andarlo a trovare nei giorni seguenti.

Alice andò a fare visita a Draco ogni giorno fino alle sue dimissioni: era molto preoccupata per lo stato d'animo del ragazzo, anche se era certa che una parte di lui tendesse ad enfatizzare il dolore per godere delle attenzioni degli amici e dei professori.

Quando avevano ricevuto il gufo di Alice, Narcissa e Lucius si preoccuparono immediatamente per lo stato di salute del loro figlioletto. Lucius pensò di far tornare Draco a casa, poi desistette da tale intenzione in quanto Alice e Severus gli promisero che avrebbero vegliato sul ragazzo durante il periodo della convalescenza, tuttavia questo non bastò per placare le ire di Lucius che chiese al Ministero di intervenire per sopprimere l'Ippogrifo Fierobecco, perché estremamente pericoloso.

La settimana seguente, come previsto, Alice e Piton passarono un paio di serate in Sala insegnanti a correggere i compiti sui Filtri d'Amore.

Soltanto due studenti, entrambi Grifondoro, consegnarono lo stesso compito al professor Piton ed alla professoressa Leroux, prendendosi un Troll molto difficile da recuperare. Gli altri compiti oscillavano tra il Deludente e l'Accettabile, lasciarono abbastanza annoiati sia Alice che Severus, a cui toccava l'ingrato compito di leggere quelle banalità, spesso sgrammaticate.

Stavano entrambi scuotendo la testa per il disappunto, quando il professor Lupin entrò e si mise a ridere osservando la scena. Di riflesso, Alice e Severus si voltarono verso di lui, riservandogli uno sguardo molto severo ed aggiungendo: “Cosa c'è di tanto divertente?”, Lupin non riusciva a trattenere le risate disse solo: “Niente, niente, vorrei tanto che ci fosse James, che avesse visto la scena!”

Alice e Severus si guardarono senza dir niente, inarcando un sopracciglio, scossero la testa in segno di disappunto e tornarono a correggere i loro compiti.

Il professor Lupin continuava a ridacchiare tra sé e sé: aveva sempre trovato assai buffo il fatto che Alice e Severus si muovessero in simbiosi e spesso dicessero le stesse cose o avessero le medesime espressioni.

Alice sembrava una versione femminile di Severus, sebbene fosse molto più graziosa di lui e con dei meravigliosi capelli, cosa che non si poteva dire dei capelli unti del professor Piton.

La sera di Halloween, come da un po' di tempo a questa parte, si ebbero le prime avvisaglie dei problemi che sarebbero sorti in seguito. Il ritratto della Signora Grassa, posto a guardia dell'entrata nella Sala Comune dei Grifondoro, fu attaccato da Sirius Black.

Si radunarono tutti gli studenti nella Sala Grande, affidandoli ai Prefetti e ai Capo Scuola delle varie case, mentre i professori passarono la notte a perlustrare il castello.

Alice passò la notte con la professoressa Sprite, andarono nella Torre Nord, dove aveva le stanze la professoressa Cooman, ad accertarsi che lei stesse bene e controllare se avesse notato qualcosa di strano. Tuttavia, era una sera buia, piovosa e piena di vento, difficilmente Sibilla avrebbe potuto notare qualcosa. Controllarono, le serre, i corridoi del terzo e del quarto piano, senza riuscire a trovare nessuno. Sembrava che qualunque cosa avesse attaccato il quadro, adesso fosse fuggita via da Hogwarts.

Nessun docente riuscì a trovare Black. Da quella sera si divisero in coppie ed ogni sera avrebbero perlustrato un'area del Castello. Bisognava vigilare, lo avrebbero fatto anche i fantasmi e Mastro Gazza.

Il mese di Novembre portò con sé le piogge, il freddo ed un cielo plumbeo che la presenza dei Dissennatori non faceva altro che rendere più opprimente. Le risa degli studenti erano un'attrazione per i Dissennatori posti a guardia dei cancelli di Hogwarts, svariate volte era intervenuto Silente per impedire che si avvicinassero troppo alla Scuola. Dopo l'attacco al quadro della Signora Grassa sembravano quanto mai eccitati ed ansiosi di darsi da fare.

Il giorno della prima partita di Quidditch, con gli spalti gremiti di studenti che facevano il tifo per le sfidanti Grifondoro e Tassorosso, i Dissennatori persero ogni freno inibitorio: calarono sugli spalti e fecero perdere i sensi ad Harry Potter, provocandone la caduta dalla scopa. Se non fosse stato per l'intervento di Silente, il ragazzo sarebbe potuto morire.

Alice non era andata a quella partita: non sopportava l'effetto che le facevano i Dissennatori, odiava quella pioggia e decise di rimanere chiusa nel suo studio ad ordinare alcuni appunti portati dall'ultimo viaggio. Dall'inizio dell'anno scolastico non aveva avuto il tempo di sistemare gli appunti raccolti quest'estate, nelle due settimane trascorse con suo padre sulle tracce degli antichi Sumeri.

Tra gli appunti di Incantesimi, Controfatture e racconti dei discendenti degli antichi Maghi, nonché di professori di Magia Antica, saltarono fuori anche alcune ricette di Pozioni che aveva trovato interessanti e che voleva mostrare a Piton.

La partita doveva essere finita da un pezzo, sicuramente Severus sarebbe stato nel suo ufficio, quindi Alice scese nei sotterranei diretta al laboratorio.

Giunta nel laboratorio-ufficio del professor Piton non trovò nessuno, evidentemente doveva essersi trattenuto a parlare con gli studenti o con gli altri docenti, decise di cercarlo.

Uscita dal laboratorio, sentì il sangue gelare, alzò lo sguardo e si trovò circondata da quattro Dissennatori. Come erano potuti entrare ad Hogwarts? Cosa stava succedendo? Erano le domande che Alice si pose prima di sentirsi completamente svuotata da ogni forza, l'ultima cosa che vide prima di perdere i sensi fu un buco simile ad una bocca in mezzo al cappuccio del Dissennatore, nell'atto di calare su di lei, stava per baciarla. Dopo fu il buio.

Alice non fece in tempo a vedere Severus, che aveva appena girato l'angolo, come non vide l'Incanto Patronus con il quale mise in fuga i Dissennatori un istante prima che le dessero il bacio.

Piton era furioso. Sopraggiunsero Silente, seguito dalla professoressa McGranitt e dal professor Vitious, che rimasero sconvolti dalla vista di Alice svenuta.

Piton chiese a Silente se gli stesse sfuggendo di mano la situazione. Era inaccettabile che nello stesso giorno dei Dissennatori aggredissero uno studente durante una partita di Quidditch, mentre altri giravano impunemente per i corridoi della scuola, arrivando ad aggredire un'insegnante.

Decisero che la cosa migliore da fare era non far sapere agli studenti quanto era accaduto alla professoressa Leroux, per non diffondere il panico.

Alice non sarebbe stata portata in infermeria, il professor Vitious avrebbe convocato gli studenti di Corvonero nella loro Sala Comune per dare delle disposizioni di sicurezza, lasciando così il corridoio libero perché Piton, Silente e la McGranitt portassero la professoressa Leroux nelle sue stanze.

Severus si offrì di preparare una Pozione Curativa e di vegliare sulla sua amica finché non si fosse ripresa, era visibilmente sconvolto: se fosse arrivato un paio di secondi più tardi, Alice sarebbe stata trovata praticamente morta.

La sistemò sul letto, avvicinò una poltrona e poi iniziò a preparare la Pozione Curativa. Nel suo studio Alice aveva un calderone ed un discreto armadio degli ingredienti; inoltre da quando c'erano in giro i Dissennatori aveva la stanza piena di cioccolato.

Piton fece bere la pozione ad Alice e mentre aspettava che facesse effetto, iniziò a camminare nervosamente per la stanza, era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva avuto paura, erano passati dodici anni.

Dopo un paio di giri per la stanza di Alice, realizzò che in tutti quegli anni in cui loro erano stati docenti ad Hogwarts lui non era mai entrato nell'ufficio di Alice e tanto meno nella sua stanza privata.

La camera di Alice aveva un buon odore, era arredata in modo simile alla sua, si affacciò alla finestra notò la bella vista sul lago, mentre lui era rimasto nei sotterranei, vicino la Sala Comune di Serpeverde, come ogni direttore era rimasto nelle vicinanze della propria Casa.

Si appoggiò con le spalle alla finestra, chiuse le tende perché non entrassero spifferi e la sua attenzione fu catturata da alcune foto poste sulla cassettiera. Guardando da sinistra vide una foto dei Leroux al completo, una di Alice al primo anno con la divisa di Serpeverde, la foto che ritraeva lei e Piton in Sala Comune di Serpeverde mentre discutevano su un libro di Pozioni. Vide altre due foto, in una erano inquadrate Alice al terzo anno e Lily al settimo anno, il giorno del diploma, abbracciate, ridevano: Lily era felice, Alice sorrideva ma aveva gli occhi velati da un filo di malinconia, come sempre.

Erano due ragazze così diverse, sembravano l'una l'opposto dell'altra: solare, allegra, estroversa Lily; seria, meditativa, introversa, Alice. Le loro diversità creavano un equilibrio ammirevole, i colori scuri di Alice erano compensati dal candore di Lily.

Piton si sentì ancora più in colpa per aver determinato la morte di Lily, senza riuscire a far nulla per evitarla. Guardava quella foto e pensava come le vite di due ragazze così belle e allegre fossero state legate alla sua, che dopo aver perso Lily, aveva appena rischiato di perdere anche Alice.

L'unica persona che lo conosceva a fondo. Sebbene lui fosse un abile Occlumante, lei riusciva a capire il suo stato d'animo, non poteva leggergli la mente, ma il Signore Oscuro in persona non era in grado di intuire i pensieri e le sue sensazioni quanto lo era la sua amica.

Quando Lily morì, Alice c'era. Non si parlavano da anni, eppure lei aveva capito il suo tormento, gli aveva fatto avere il Balsamum Animae e lo aveva consolato, come solo un'amica può fare, senza chiedere perché, senza rimproverarlo di nulla, senza neanche fargli pesare che lei aveva avuto ragione quando gli disse: “Non preoccuparti di quello che posso fare io, preoccupati di quello che potresti fare tu”.

Lei sapeva, lo aveva avvertito, ma lui non le aveva dato retta, stregato dal fascino delle Arti Oscure e quando lui era perduto, schiacciato dal peso della morte di Lily, lei era lì, accanto a lui, a condividere il dolore immenso per la perdita della loro amica.

Lo sguardo si spostò sull'ultima foto, che ritraeva Lily e James Potter con in braccio il piccolo Harry, sotto la cornice della foto c'era ancora la lettera con cui era arrivata.

Piton non riuscì a trattenersi, sapeva che stava violando l'intimità della sua amica con la sua sola presenza nella camera, tuttavia non poté fare a meno di leggere quella lettera.

 

10 Agosto 1981

Cara Alice,

Scusami per il ritardo con cui ti scrivo. Volevo ringraziarti per gli auguri per la nascita di Harry, io e James siamo così contenti! In tempi difficili come questi, la sua nascita è segno di speranza per tutti noi, ci indica che anche nei momenti più bui può nascere qualcosa di bello! Ti mando una nostra foto, guardalo: non è il bambino più bello del mondo?

Sono contenta di sapere che il professor Lumacorno sostenga le tue aspirazioni come insegnante di Pozioni. Ad Hogwarts non te l'avrei mai detto, perché eri in Serpeverde, ma ho sempre saputo che eri molto più dotata e appassionata di me e sono contenta che il professor Lumacorno la pensi così.

Il lato negativo è che dovrai sorbirti chissà quante delle sue noiosissime cene!

Purtroppo non so quando potrò scriverti di nuovo, i gufi potrebbero essere intercettati. Spero che questi tempi finiscano quanto prima, così potremo invitarti a casa e farti conoscere il nostro bambino.

Ti voglio bene,

Lily Evans Potter

 

Piton ripose quella lettera dove l'aveva presa, si accasciò sulla poltrona, gli tremavano le mani al pensiero della felicità, dei progetti e delle speranze a cui aveva posto fine. Il dolore che provava era il giusto prezzo per il male cagionato a tutte queste persone. Non poteva fare a meno di guardare Lily che sorrideva nelle foto: era bellissima, come nei suoi ricordi. Guardava Alice dormire e si sentiva colpevole anche del velo di malinconia che compariva nel suo sguardo.

Si accorse anche di quanto fosse bella la sua amica, di una bellezza diversa rispetto a quella di Lily, meno appariscente, più delicata, più semplice.

Dopo un'oretta, Alice si risvegliò, aprì gli occhi e riconobbe la sua stanza; vide Piton e, ancora intontita, gli chiese: “Severus, cosa è successo? Pensavo di morire”, Piton la guardò sollevato: “Sono arrivato appena in tempo, li ho mandati via. Silente è furioso, durante la partita i Dissennatori hanno aggredito anche Potter”

Alice era sorpresa: “Durante la partita? Con tutti gli studenti presenti? Ma è orribile! Come sta Harry?”, “È in infermeria. Faresti meglio a mangiare del cioccolato, ti aiuterà. Ora devo andare”, concluse Severus, che iniziava a sentirsi a disagio in quella stanza. Prima che uscisse dalla porta Alice gli disse: “Sev.., grazie”, lui le rispose con un sorriso abbozzato ed uscì.

Nei giorni successivi, Alice fu incaricata della preparazione della Pozione Antilupo per il professor Lupin, le cui condizioni iniziavano a preoccupare. Piton, che di solito si occupava della preparazione della pozione, era piuttosto impegnato, quindi delegò questo compito ad Alice.

Il Professor Lupin era seduto a lavorare nella sala insegnanti, alzando la testa vide Alice entrare, portava un vassoio contenente il calice con la pozione da bere. Le rivolse un sorriso gentile: “Grazie Alice. Sono fortunato ad avere tra i colleghi due dei migliori Pozionisti”, lei sapeva che era vero: “Già, sei fortunato”.

Lupin aveva la capacità di far sentire Alice a disagio. Lui era così gentile, era sempre stato il buono del gruppo, con quell'aria da bravo ragazzo e l'aspetto malconcio per via delle sue sofferenze, non faceva sorgere alcun sentimento negativo in chiunque lo conoscesse, o quasi.

Remus le sorrise e le disse: “Vedo che alla fine tu e Severus avete fatto pace”.

Alice sospirò, il volto le si fece triste al pensiero di quello che stava per dirgli: “Già, è successo dodici anni fa: il 31 ottobre del 1981, è stato devastante”, il volto di Lupin si rabbuiò: “Lo so bene, è stato terribile”.

Ci fu un momento di silenzio, poi Lupin sorrise immaginando qualcosa e le chiese: “Ti ricordi quella volta che Lily e James ti hanno costretta a uscire con me?”, anche Alice sorrise: “Eccome. È stato orribile, sul serio, la peggiore uscita della mia vita”.

Remus la corresse: “Vorresti dire il tuo peggior appuntamento? Dai, non posso essere stato peggio di Severus!”

Alice era divertita da quell'affermazione: “Da quando in quando un “esci con noi, così fai compagnia a Remus che non può avere una ragazza” è un appuntamento?” e poi aggiunse, quasi a volersi giustificare: “In ogni caso io e Severus non siamo mai usciti insieme, quindi sei il mio peggior accompagnatore”.

Lupin era visibilmente sorpreso: “Non siete mai usciti insieme? Avete passato anni a studiare e stare sempre attaccati e lui non ti ha mai chiesto di uscire? A te, che non solo sei una bellissima strega, ma sei anche l'unico essere femminile che ha il coraggio di avvicinarsi a lui?”

Alice era un po' imbarazzata per il complimento disse: “Sì, ma noi studiavamo e basta. Troppa gente si è fatta strane idee su come trascorrevamo il tempo”.

Lupin aveva finito di sorseggiare la pozione, fece un respiro profondo per riprendere fiato e le disse: “E dire che Lily continuava a sperare che tu e Mocciosus vi metteste insieme, così lui smetteva di tormentarla”.

“Quanto ho odiato quel soprannome!”, esclamò Alice, poi aggiunse: “Lo so, Lily continuava a ripetermi di invitare Severus. Ricordo anche che James le disse “Non esiste che facciamo un'uscita a quattro con Mocciosus e la ragazza”.

Remus ridacchiava tra sé: “Eh sì, era proprio da James!”, poi guardò Alice e seriamente le chiese: “Ma se non siete innamorati perché state sempre insieme?”.

“Remus, non stiamo sempre insieme. Severus è il mio migliore amico, penso di essere la persona che lo conosce meglio, forse seconda solo a Silente. Come allora, noi lavoriamo”.

Remus guardava fuori dalla finestra il sole calare, presto sarebbe sorta la luna ed avrebbe dovuto nascondersi, il suo sguardo era triste e provato dal dolore che iniziava ad avvertire: “Ma non ti senti incompleta? Non ti sembra di rinunciare all'amore? Come sto facendo io per questa assurda maledizione?”

Alice era appoggiata alla finestra accanto a Lupin, controllava che la pozione facesse il giusto effetto, sospirando gli rispose: “Remus, sono tempi difficili per innamorarsi, io mi ritengo fortunata, ho realizzato il mio sogno di insegnare ad Hogwarts e lavoro con il mio migliore amico, non potrei desiderare di più”.

Alice credeva fermamente in quello che diceva, sentiva che non era tempo per innamorarsi, anche se paradossalmente lei era una delle persone più esperte al mondo sul potere magico dell'amore.

Al contempo non si sentiva incompleta, o vuota, sapeva bene che esistono diversi tipi di amore e lei riusciva ad apprezzare tutte le varie forme di amore che incontrava.

Sentirono aprire la porta dell'ufficio, i due si voltarono verso l'ingresso e videro Severus entrare esclamando: “A quanto pare andate ancora d'accordo. Potrei vomitare”, Remus esclamò ridendo: “Oh, lupus in fabula”, la risposta fu un'occhiataccia piena di disprezzo e poi Severus aggiunse: “Ovviamente se c'è un lupo, non sono io”.

Alice sorrise, molti non apprezzavano il senso dell'umorismo di Severus, mentre lei il più delle volte lo trovava brillante, riusciva ad essere sarcastico, pungente e a cogliere perfettamente la parola che avrebbe irritato il suo interlocutore: bisognava saper apprezzare l'arte di rendersi sgradevoli in cui Severus era un maestro.

Remus fu colpito dall'osservazione di Piton, ogni volta che i due si incontravano era come ritornare ai tempi della scuola, sensazione ancora più amplificata dalla circostanza che si trovavano effettivamente di nuovo a Hogwarts, questa volta in veste di docenti. Non era facile resistere alla tentazione di provocarlo, sapendo che era estremamente suscettibile: “Geloso, Severus? In che cosa possiamo esserti d'aiuto?”

Piton gli rivolse un altro sguardo carico di sdegno e con il suo tono piatto disse: “Cercavo la professoressa Leroux”, poi si rivolse ad Alice e rivolgendole uno sguardo meno disgustato rispetto a quello riservato a Lupin le disse: “Il filtro è pronto. Possiamo passare allo stadio successivo della sperimentazione”.

Alice fece un piccolo saltello, come era solita fare quando riceveva una bella notizia, sorrise ed esclamò allegramente: “Fantastico! Andiamo, non vedo l'ora di vedere gli effetti causati dall'uso del liquido delle corna di Erumpent!”

Severus inarcò un sopracciglio, come ogni volta che era sorpreso dal troppo entusiasmo di Alice e le disse: “Dimentichi la Pietra di Luna in polvere”. Lei era entusiasta: “Giusto! Sarà proprio interessante, pensi che la polvere di pietra lunare riuscirà a placare la forza esplosiva del liquido delle corna di Erumpent?”, “Di solito è solo questione di dosi”, rispose tranquillamente Severus.

Remus nel frattempo assisteva alla scena della conversazione dei suoi colleghi: aveva ragione Alice, Severus con lei era meno sgradevole, sembrava persino interessato alle sue opinioni e sul volto non c'era quella costante espressione di disgusto e disapprovazione che riservava al resto del mondo. Alice salutò Remus, si sarebbero visti l'indomani quando i tormenti della trasformazione sarebbero passati. Nel mentre, Severus aveva una smorfia disgustata, sembrava che non vedesse l'ora di lasciare quella stanza, iniziò ad andare avanti ed Alice dovette accelerare il passo per raggiungerlo: “Sev... aspettami! Merlino, quanto cammini veloce!”

Verso Natale le condizioni di Draco erano tornate normali, si era tolto la benda dal braccio e sarebbe tornato a casa per le vacanze. Alice decise di restare ad Hogwarts, visto che la sua famiglia era in Francia per le feste natalizie e c'era bisogno di continuare a perlustrare il castello per evitare nuove incursioni da parte di Sirius Black. Dopo l'aggressione al quadro della Signora Grassa, infatti, i professori erano stati allertati e dovevano effettuare delle perlustrazioni notturne della scuola.

Durante queste ronde notturne, il più delle volte si finiva per incontrare degli studenti che violavano il coprifuoco e si era costretti a togliere dei punti alle Case di appartenenza. Una notte Alice ed Aurora stavano perlustrando il Salone d'ingresso quando furono attratte da alcuni rumori provenienti dai sotterranei, incontrarono solo dei Tassorosso che erano usciti dai dormitori e volevano entrare in cucina per farsi dare qualcosa da mangiare.

Le due professoresse tolsero dieci punti a testa a Tassorosso e, dopo aver fatto loro una ramanzina su quanto fosse pericoloso girare di notte per il Castello, che Sirius Black poteva trovarsi ovunque, li rimandarono a dormire.

La professoressa Sinistra, che da studentessa aveva avuto una cotta per Sirius Black, sembrava soffrire molto questa situazione, continuava a dire che doveva esserci un errore, che il Sirius che aveva conosciuto lei non si sarebbe mai comportato in quel modo, anche se l'evidenza dei fatti le dava contro.

Una parte di lei sognava segretamente ogni sera di incontrare Sirius un'ultima volta, voleva vedere come stesse dopo anni di reclusione ad Azkaban. Alice era incredula, sembrava quasi che la fuga e la latitanza dell'ex Grifondoro non facesse altro che accrescerne il fascino nella mente di Aurora ed arrivò a chiedersi se ci si potesse fidare più di lei o di Remus. Parlò di questi suoi dubbi con Severus che concordava con lei: non era buon segno se Sirius poteva contare all'interno del castello anche sulla professoressa Sinistra, oltre che sul professor Lupin. Pertanto, decisero di coinvolgere sempre meno Aurora, lasciandola alle sue ricerche con le stelle e i pianeti e nei giorni seguenti proseguirono le perlustrazioni insieme.

Nel corso di questi giri notturni, Alice e Severus avevano modo di parlare anche delle loro ricerche, anche se spesso il tempo se ne andava in commenti sugli anni passati.

L'arrivo del professor Lupin e la fuga di Black avevano aperto delle pagine del loro passato ad Hogwarts che entrambi speravano rimanessero chiuse per sempre. Spesso si sentivano tornare studenti, quando cercavano di capire cosa stessero architettando i Malandrini, nome con cui erano conosciuti James Potter, Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus. Tornare a quei tempi per Severus significava rivivere i tormenti che quei quattro gli infliggevano continuamente. Alice ricordava bene l'umore nero che invadeva Severus dopo aver subito uno dei loro famigerati scherzi e quante volte aveva intimato a James di finirla di fare il prepotente e l'arrogante in giro.

Alice era convinta che se Severus si fosse interessato alle Arti Oscure era solo per avere un mezzo per difendersi e dai loro tormenti, un mezzo per sentirsi più potente di loro quattro messi insieme, per marcare un confine e mettersi sul fronte opposto al loro; per questo motivo Alice non era mai andata d'accordo con James, anche dopo il litigio con Severus.

Era James che aveva fatto litigare Lily e Severus, erano i tormenti di James che avevano portato Severus sul Lato Oscuro ed era colpa sua se alla fine lei e Severus avevano litigato.

Era tutta colpa di James e dei suoi scagnozzi, per questo lei li aveva odiati tutti, tranne Remus, l'unico gentile, l'unico che si dissociava e tentava di far ragionare quei tre scalmanati.

In una di queste notti, Alice e Severus si erano dati appuntamento al primo piano, nell'atrio, lui sarebbe arrivato dai sotterranei, lei dalle scale principali dal quarto piano. Quando si incontrarono Severus le raccontò di aver incontrato Potter e di averlo trovato in possesso di una strana pergamena, che era intervenuto Remus e si era preso questo pezzo di pergamena prima adducendo che non era niente di importante, solo uno scherzo di Zonko, dopo che essendo il suo settore, la Difesa contro le Arti Oscure, l'avrebbe esaminata.

Concordavano nel ritenere tutta la faccenda sospetta e non si stupivano del fatto che finora Potter non aveva dato motivi di preoccupazione oltre la nuova scopa Firebolt che aveva ricevuto per Natale da un misterioso anonimo e che aveva insospettito Minerva e Madama Bumb.

Durante una di queste notti, Severus fu chiamato dalla professoressa McGranitt, a quanto pare Sirius Black era entrato nella Torre di Grifondoro e aveva tentato di assalire nel sonno Ronald Weasley con un pugnale. Per fortuna, il ragazzo si era svegliato in tempo e urlando lo aveva messo in fuga.

Quella notte si perlustrò il castello in lungo e in largo, senza riuscire a trovare traccia di Black, esattamente come era accaduto ad Halloween, anche allora Sirius aveva tentato di entrare nella Torre di Grifondoro assalendo la signora Grassa. Occorreva tenere d'occhio gli accessi del Castello e soprattutto le vie che conducevano alla Sala Comune di Grifondoro, visto che Potter e la sua Casa erano nelle mire di Black. Così trascorsero gran parte delle notti dell'inverno e della primavera.

La primavera ad Hogwarts portò con sé la brutta notizia dell'esito dell'udienza del Ministero a cui era stato sottoposto Hagrid a seguito dell'incidente con l'ippogrifo Fierobecco.

A quanto pare, il Ministero aveva deciso di non prendere misure contro Hagrid, tuttavia l'animale era stato giudicato troppo pericoloso e ne era stata disposta la soppressione per mezzo di un boia.

Hagrid era profondamente distrutto dall'esito del processo, Alice sapeva quanto il guardiacaccia amasse le creature magiche che erano affidate alle sue cure. Alice amava gli Ippogrifi, conosceva Fierobecco, da studentessa aveva potuto anche cavalcarlo e volare in groppa a lui, facendo un giro del lago. Sapeva che era una creatura orgogliosa e molto suscettibile, era prevedibile che non potesse andare d'accordo con uno altrettanto orgoglioso ed impaziente come Draco, tuttavia era dispiaciuta per la sorte che gli era toccata, tanto quanto lo era stata per la ferita del giovane Malfoy.

In cuor suo aveva sperato che la faccenda si chiudesse con una semplice ammonizione da parte del Ministero o con un'assoluzione per Fierobecco. Sapeva che dietro tutta la faccenda c'era Lucius Malfoy, il padre di Draco, membro del Consiglio scolastico e molto influente presso il Ministero. Non avrebbe lesinato sui mezzi a sua disposizione per ottenere una piccola vendetta su Albus Silente.

Lucius ed Albus avevano, infatti, opinioni profondamente differenti su come dovesse essere amministrata Hogwarts. I loro scontri erano storici, fin dai tempi in cui Lucius era uno studente di Serpeverde e Silente era solo un insegnante di Trasfigurazione.

L'affiliazione passata della famiglia Malfoy con i seguaci di Lord Voldemort avevano accentuato ancora di più le differenze tra Lucius ed Albus, che si erano trovati su fronti opposti e, anche dopo la caduta del Signore Oscuro, il signor Malfoy continuava a perseguire la propria vendetta su Silente, ritenuto il principale avversario del Signore Oscuro, colui che maggiormente si era impegnato nel suo contrasto e che si era preso l'incarico di vegliare e proteggere Harry Potter, il Ragazzo che è sopravvissuto.

Alice non riusciva a capire i punti di vista di Lucius, con cui non era mai andata d'accordo, anche se tra essi vigeva una sorta di tacito rispetto reciproco, dovuto per lo più dall'affetto che legava entrambi a Narcissa Black, moglie di Lucius, e al figlio Draco. Alice imputava alle scelte del padre le difficoltà che avrebbe incontrato il figlio nell'inserirsi in società e le sofferenze che aveva vissuto la povera Narcissa, come il timore che il marito finisse ad Azkaban.

Alice era certa che il comportamento dissennato ed arrogante di Lucius avrebbe finito per determinare la rovina della famiglia Malfoy: bisognava evitare che le colpe del padre ricadessero sul figlio e dare la possibilità a questo di poter scegliere da che parte stare.

Silente aveva pregato Alice, ancor più di Severus, di vegliare su Draco, sulla sua anima, di proteggerlo dall'oscurità della famiglia che avrebbe finito per inghiottirlo e di fargli conoscere la luce, di modo che il ragazzo avrebbe avuto un'occasione per salvarsi.

Nel corso degli anni, Alice aveva cercato di adempiere a questo compito, di aiutare Draco, tenendolo al riparo dall'oscurità, anche se non era molto semplice perché l'aura di potere di Lucius affascinava molto il figlio. Al contempo, Alice era riuscita ad instaurare un rapporto di fiducia con il ragazzo, su cui aveva un buon ascendente e costituiva un punto di riferimento all'interno della scuola, evitando che potesse finire in mani sbagliate.

Il ritorno dell'Oscurità avrebbe certamente finito per acuire questo conflitto all'interno del ragazzo, che presto o tardi avrebbe dovuto scegliere se abbracciare gli ideali della propria famiglia o meno.

Alla fine dell'anno ci fu l'esecuzione. Quel giorno fu molto complicato, venne catturato Sirius Black, che tuttavia riuscì a fuggire dalla Torre Nord, al tempo stesso anche Fierobecco riuscì a salvarsi dall'esecuzione. Pare che il boia ed il ministro, dopo aver fatto firmare ad Hagrid i verbali del processo, al momento dell'esecuzione, abbiano trovato il campo di zucche del guardiacaccia completamente vuoto. Di Fierobecco, che fino a qualche minuto prima si trovava legato in quel campo non si ebbe più nessuna notizia: dentro di sé Alice fu contenta della fuga dell'Ippogrifo, una vita innocente era stata risparmiata.

L'ultimo giorno di scuola Alice salutò Remus, dopo la diffusione delle voci sulla sua condizione di Lupo Mannaro, aveva presentato le sue dimissioni per non creare ulteriori problemi al professor Silente.

Quel giorno il sole splendeva alto in cielo. Fuori dalle finestre si sentiva il vociare degli studenti che, finiti gli esami, si godevano le belle giornate nei prati intorno al castello.

Alice bussò alla porta dello studio di Remus e una voce disse: “Avanti”. Alice entrò, vide Remus alle prese con una marea di bauli, stava finendo di raccogliere tutti i suoi libri, gli sorrise: “Quasi, quasi mi dispiace che te ne vada”. Remus le sorrise a sua volta: “Mi fa piacere sentirlo, vuol dire che questa volta non sono stato poi così terribile”.

“No, affatto. È stato come fare un tuffo nel passato, come se Lily fosse ancora viva, come se potessi scriverle ancora un gufo e aspettare la sua risposta”. “Capisco perfettamente. Avremo modo di vederci di nuovo, lo sento”, rispose Remus con la sua solita aria tranquilla.

“A presto, Remus”, disse Alice. “A presto, Alice. Salutami Mocciosus”, disse Lupin mentre Alice usciva dalla stanza.

Un altro anno scolastico si era appena concluso, durante l'estate Alice avrebbe dovuto aiutare Silente nell'organizzazione del Torneo Tremaghi: se il Signore Oscuro stava per tornare, occorreva che il mondo magico fosse pronto per allora. Era necessario lavorare sulla cooperazione magica internazionale, favorire l'unità dei maghi e far conoscere gli studenti appartenenti alle diverse scuole. Per tutti questi motivi Alice lavorò al fianco di Silente, viaggiò molto in Europa per organizzare questo prestigiosissimo torneo magico, che avrebbe consentito l'incontro tra i maghi delle nuove generazioni.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 - Cooperazione Magica Internazionale ***


 

Capitolo 16 – Cooperazione Magica Internazionale

 

Verso la fine dell'estate gran parte del lavoro organizzativo era stato compiuto: il difficile era stato convincere Madame Maxime, la direttrice di Beauxbatons e Herr Karkaroff, preside di Durmstrang, ad accettare la partecipazione ad un Torneo, che era stato annullato a causa delle morti e degli incidenti che erano occorsi ai partecipanti nelle edizioni precedenti.

Insieme a Silente e all'Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale del Ministero della Magia, presieduto da Barty Crouch senior, lavorarono a lungo per poter organizzare il torneo in modo che fosse tanto difficile, quanto non mortale per gli studenti.

Gli avvenimenti della Coppa del Mondo di Quidditch convinsero del tutto i presidi che al momento ciò che più occorreva era unità tra le Scuole di Magia e Stregoneria d'Europa e il Torneo Tremaghi era un ottimo modo per coltivare questi rapporti.

L'inizio dell'anno accademico fu occupato dall'allestimento della Sala Grande e dalla predisposizione degli incantesimi necessari al Calice di Fuoco, perché nessuno studente potesse imbrogliare sulla propria età.

Fu fissato un limite: solo gli studenti dal sesto anno in su potevano partecipare alla competizione. Preparare il Calice di Fuoco era molto complesso, Silente chiese ad Alice di trovare degli antichi Incantesimi egizi Anti-falsificazione, che venivano posti a protezione delle piramidi dei Faraoni e dei Templi delle divinità, perché questi non venissero profanati.

Ci vollero giorni per organizzare il materiale, in particolar modo per tradurre correttamente gli Incantesimi dalle antiche lingue egizie.

Madame Maxime e Herr Karkaroff predisposero di persona ulteriori incantesimi protettivi per il Calice di Fuoco: si era certi che nessuno studente privo dei requisiti avrebbe potuto inserire il proprio nome all'interno del Calice.

Una volta arrivate le delegazioni delle scuole, Alice si occupò di fornire l'assistenza necessaria alla scuola di Beauxbatons: adorava avere la possibilità di parlare con Madame Maxime, che le raccontava mille aneddoti di quando sua mamma vi insegnava Erbologia. Si creò una grossa confidenza tra loro due, tanto che Alice riuscì a far arrossire Madame Maxime, chiedendole delle attenzioni che riceveva da Hagrid.

Questi impegni e la lontananza migliorarono i rapporti con Piton, i loro incontri divennero proficui come un tempo.

Furioso per essersi visto rifiutare per l'ennesima volta la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, vendendosi preferire Alastor Moody, ex Auror del Ministero della Magia, Piton non era in vena di mondanità e passava molto tempo nel suo laboratorio a lavorare su alcuni filtri di sua invenzione, in particolare, sui Filtri della Memoria. Alice gli dava una mano, quando non era impegnata con l'organizzazione del Torneo. A loro si univa spesso Igor Karkaroff, il preside di Durmstrang, un uomo forte, dai lineamenti duri, capace al tempo stesso di essere estremamente galante nei confronti di Alice. Tuttavia, Karkaroff era una nota stonata nell'intesa armonica tra Piton e Alice. O questo era quello che Alice pensava fin tanto che non capì di essere lei la vera nota stonata, decise quindi di lasciare quei due ai loro affari e di aiutare la professoressa McGranitt con l'organizzazione del Ballo del Ceppo.

In tanti anni ad Hogwarts Alice non aveva mai assistito all'organizzazione di un Ballo, era contenta di assistervi da insegnante, si sarebbe risparmiata il principale problema dei balli: la ricerca di un cavaliere.

Come era prevedibile, infatti, durante le lezioni gli studenti erano più distratti del solito, le studentesse sognavano ad occhi aperti e fare lezione in queste condizioni era snervante.

Per fortuna la settimana successiva sarebbe finito il tutto.

Una sera, Minerva McGranitt convocò in Sala Insegnanti le professoresse Leroux, Sprite, Vector, Cooman, Bumb, Sinistra, Burbage, Babbling e Caporal, con tono militare fece loro un discorso: “Il professor Silente, tiene molto a questo evento. Come sto ripetendo agli studenti, voglio che sia una serata di beneducate frivolezze, quindi conto su di voi per la riuscita. Voglio che diate l'esempio agli studenti, che balliate e che vi divertiate. Bisogna che questi giovani escano come Maghi in grado di entrare in società. Ci sono domande?” la professoressa Cooman disse che il suo occhio interiore l'ammoniva di non scendere in sala, altrimenti qualcosa di orribile le sarebbe potuto accadere, quindi con tutto rispetto, si sarebbe trattenuta nella sua torre a consultare la sfera di cristallo.

La McGranitt inarcò un sopracciglio e le disse: “Ce ne faremo una ragione, Sibilla, cara. Altre domande?”, nessuna delle altre professoresse rispose. Solo Alice ed Aurora sembravano entusiaste all'idea di partecipare a un ballo e promisero alla McGranitt che l'avrebbero aiutata nella riuscita della serata.

Il ballo era previsto per la sera della Vigilia di Natale, la Sala Grande era stata decorata con la massima attenzione da tutti gli insegnanti e per l'occasione Silente aveva scritturato le Sorelle Stravagarie, un famosissimo trio musicale, molto in voga nel mondo della magia.

Alice avrebbe indossato un lungo abito di morbidissima seta color porpora, che richiamava l'atmosfera natalizia. Due spalline sottili e molto morbide creavano con il corpetto un'ampia scollatura, da cui si intravedeva un timido decolté. I capelli erano raccolti in un morbido chignon, decorato per l'occasione con del vischio, mentre delle ciocche incorniciavano il viso. Una volta truccata, Alice si accorse di essere estremamente bella quella sera: Minerva sarebbe stata orgogliosa di lei.

Provò un po' di imbarazzo nell'arrivare nella Sala Grande, attirò molti sguardi di ammirazione, dai colleghi e dagli studenti.

Draco Malfoy le si avvicinò, le fece un baciamano molto galante e le disse: “Professoressa Leroux, questa sera è incantevole, posso prenotarmi per un ballo con lei?”, Alice sorrise “Con piacere, Signor Malfoy. Ora, le consiglio di raggiungere la sua dama, la Signorina Parkinson sembra alquanto nervosa”, disse con uno sguardo di intesa a Draco, che sorrideva nel notare la gelosia di Pansy: quante volte le aveva dovuto ripetere che la professoressa Leroux per lui era come una sorella maggiore, che lo aveva visto nascere e crescere e con cui aveva passato intere estati a giocare nei giardini delle loro case?

Si lasciarono rivolgendosi un inchino reciproco, come erano soliti fare negli anni passati, quando Draco era solo un bambino ed entrambi dovevano tornare nelle rispettive case, era un'abitudine che avevano conservato a simbolo della loro amicizia.

Alice sapeva che un piccolo cenno del capo, a mo' di inchino aveva la capacità di far sorridere Draco, perché era un qualcosa che solo loro sapevano decifrare; dal canto suo, Draco, considerava quel saluto come un modo di Alice per dirgli “sai che ci sono sempre, siamo amici come lo eravamo un tempo”. Questo pensiero gli era di grande conforto, visto che ad Hogwarts molti lo frequentavano per via della famiglia a cui apparteneva ma non poteva dire di avere dei veri e propri amici. Solo Alice, fin da quando lui aveva memoria (e le foto in cui lei lo teneva in braccio lo testimoniavano), gli era stata amica nel vero senso della parola.

Non appena Alice si avvicinò al tavolo degli insegnanti, scorse un sorriso pieno di ammirazione da parte di Minerva: la prova era stata superata.

Karkaroff le si avvicinò con un fare untuoso che non le piacque molto, come Draco, le chiese un ballo e lei acconsentì volentieri. Quella sera aveva in programma di ballare con tutti i docenti, Minerva le aveva chiesto di aiutarla a garantire la riuscita del ballo, facendo sì che gli insegnanti dessero il buon esempio. Sperava solo che Karkaroff non le si attaccasse per tutta la serata.

Si scambiò un sorriso con Piton e prima che potessero salutarsi, il preside di Durmstrang trascinò Alice sulla pista da ballo. Karkaroff era un ballerino rude, conosceva i passi ma non aveva grazia ed il ballo risultò complicato.

Venne il turno di Draco Malfoy con cui Alice ballò un piacevole lento. Draco si crogiolava nel vedere gli altri studenti guardarlo con invidia mentre ballava con una professoressa che quella sera sembrava togliere il fiato. Le studentesse di Beauxbaton provvidero a catturare le attenzioni degli studenti, così che Alice poté tornare al tavolo degli insegnanti.

Fece un giro di valzer con il professor Silente, con il professor Vitious, con Moody, stando ben attenta a non farsi pestare il piede dalla sua gamba di legno. Fu richiesta per altri due balli con Karkaroff ed infine, dopo un paio di ore, riuscì finalmente a sedersi.

Severus le era seduto accanto e le chiese: “Stanca?”

Alice, sorseggiando un calice di succo di zucca, gli rispose: “Non completamente, ho promesso alla professoressa McGranitt che avrei ballato con tutti gli insegnanti”

“Vuoi scoprire chi balla meglio?”, scherzò Piton.

Alice colse la battuta e gli rispose: “Per il momento il Professor Silente è il primo in classifica”, Piton osservava Silente ballare con la professoressa Sinistra, chiese: “Silente? Pensavo che preferissi Karkaroff, continui a ballare con lui!”

“Oh, Karkaroff è pessimo nel ballare, si muove come un tronco d'albero, ballo con lui solo perché me lo chiede in continuazione”

Piton aveva la solita espressione disgustata: “Lo vedo, non riesce a toglierti gli occhi di dosso”, Alice si alzò e con aria di sfida, porgendogli la mano con un ampio gesto gli chiese: “Ti va di sfidare il primato del Professor Silente? Se non ricordo male, l'ultima volta che abbiamo ballato insieme non te la sei cavata poi così male”

Piton notò lo sguardo pieno di gelosia di Karkaroff, e dietro quello divertito di Silente: “Facciamo vedere a questi studenti che oltre ad essere delle teste di legno nello studio, lo sono anche nel ballo”, così dicendo prese la mano di Alice e la condusse nel mezzo della pista da ballo.

I movimenti di Piton erano lenti e precisi, dall'ultima volta che avevano ballato insieme l'intesa tra loro era cresciuta e questa volta danzavano leggiadri sulla pista da ballo. La postura era perfetta, i passi anche, danzavano in modo superbo ed elegante, affascinando gli studenti, non credevano che il professor Piton fosse anche in grado di ballare.

Finito il ballo, uscirono fuori a controllare la situazione e a prendere una boccata d'aria. Piton faceva saltare i cespugli di rose, dietro ai quali si appartavano le coppiette di studenti. Alice gli dava una mano, smascherando quelli che sfuggivano allo sguardo del collega. Camminando, parlavano, Piton sembrava preoccupato da qualcosa, Alice lo guardò con aria interrogativa, sperava di poter indovinare cosa turbasse il suo amico, quando lui, approfittando di un angolo appartato sollevò la manica sinistra e le mostrò l'interno dell'avambraccio: era ricomparso il Marchio Nero, simbolo dei Mangiamorte.

Alice comprese immediatamente le preoccupazioni gli chiese solo: “Da quando?”, lui le rispose: “Da questa estate, anche se è emerso completamente negli ultimi giorni”

Alice era più preoccupata che mai, il Signore Oscuro stava tornando in forze, la guerra si sarebbe avvicinata di li a poco; cercò di rassicurare Piton, che sembrava temere delle domande: “Non ti chiederò niente. Non dovremo neanche parlare, ti basterà uno sguardo e io capirò. Mi raccomando, Severus, stai attento”

Uscirono dal cono d'ombra che li aveva riparati da sguardi indiscreti e ripresero a camminare, incontrarono Karkaroff che era piuttosto agitato, Alice capì e li lasciò soli, continuando a far saltare i cespugli.

Rientrò in Sala più pallida che mai, sembrava che qualcosa le avesse tirato via tutto il sangue e le forze di cui era in possesso. Attraversò la Sala, uscì nel corridoio, cercò riparo dietro le scale e si appoggiò al muro. Si sentiva ghiacciare dentro. Non aveva mai provato questa sensazione, neanche quando era stata attaccata da quattro Dissennatori.

Era qualcosa di forte, che veniva da dentro di lei.

Iniziò a tremare, la stola che le copriva le spalle non era sufficiente a darle il calore di cui aveva bisogno. Tremava come una foglia, pallida, sentiva venir meno le forze, eppure i sensi erano acuti al massimo. Gli occhi sbarrati dalla paura, non capiva quello che le succedeva. Voleva gridare, chiedere aiuto, ma la voce non le usciva. Pensò di essere stata pietrificata, però riusciva ancora a muoversi. Chissà quanto tempo sarebbe passato prima che qualcuno si accorgesse di lei, di dove era finita e riuscisse a fare qualcosa. Chissà se lei si sarebbe ripresa da sola.

Passarono pochi minuti di terrore ed il professor Silente comparve. Sorrise dolcemente ad Alice, mormorò qualcosa e l'aiutò ad alzarsi. La invitò a bere una tazza di tè nel suo studio, dove avrebbero potuto parlare tranquillamente. Alice seguì il preside docilmente, ancora non capiva quello che le stava succedendo.

Lo studio di Silente era più disordinato del solito, pieno di pergamene ed appunti, alcuni dei quali erano quelli che lei stessa aveva fornito al preside. Sul trespolo vicino la finestra Fanny sonnecchiava, imitata dai ritratti dei presidi alle pareti.

Silente si sedette al suo tavolo e fece comparire una teiera, due tazze e alcuni dolcetti e biscottini al burro deliziosi.

Come sempre, Silente esordì: “Dal suo sguardo preoccupato deduco che Severus le abbia fatto vedere il Marchio Nero. È così?” Alice annuì, il preside proseguì: “Sapevamo che questo momento sarebbe giunto, sono anni che ci stiamo preparando. Professoressa Leroux, abbiamo fatto passi da gigante con le ricerche, le nostre supposizioni sembrano quanto mai fondate, il punto debole di Lord Voldemort è quello di vivere senza amore, è l'assenza d'amore che ne causerà la sconfitta, ne sono certo. Ignoro solo il prezzo che il mondo della magia dovrà pagare”

Alice beveva dalla tazza, il calore del té sembrava portar via il freddo che aveva dentro, recuperò l'uso della parola e disse al preside: “Il professor Piton mi ha detto che il Marchio è cominciato ad emergere da quest'estate, stasera era perfettamente riconoscibile, Voldemort è tornato, sta solo valutando il momento migliore per mostrarsi”

Silente ascoltò con attenzione le parole di Alice, mentre mangiava un biscotto al burro, bevve un sorso di tè e disse: “La sua osservazione è corretta. Si prospettano tempi difficili, tempi in cui ciò che vedrà potrà essere profondamente diverso da quello che sa e che sente dentro. Mi raccomando, tenga a mente che gli occhi, il più delle volte, vedono solo ciò che viene loro mostrato. Si ricordi di queste parole in futuro, le saranno di grande aiuto”.

“Lo farò, preside. Vorrei solo sapere come aiutarlo”, sospirò Alice.

Silente sorrise benevolo e le rispose: “Lo saprà al momento giusto. Sarà di grande conforto per Severus sapere di poter contare su di lei. Dovrà essere prudente e discreta come lo è stata finora. Nel castello poche persone dovranno notare la sua presenza e ancor meno lo dovranno fare fuori: per il compito che l'attende sarà di fondamentale importanza che lei mantenga il suo anonimato”.

Alice annuì, bevve l'ultimo sorso di tè, con Silente tornò in Sala Grande, dove la McGranitt stava chiamando a rapporto i Prefetti perché riportassero gli studenti nei dormitori.

Gli eventi successivi, la tragica morte di Cedric Diggory, per mano diretta di Lord Voldemort, la scoperta che Alastor Moody in realtà non era altri che Barty Crouch jr. sotto l'effetto della pozione Polisucco, confermarono le previsioni che Alice aveva fatto quella notte nello studio di Silente: il Signore Oscuro aveva deciso di mostrarsi al mondo della magia proprio nella finale di uno dei più prestigiosi tornei di magia.

Uccidendo un giovane finalista, sembrava voler uccidere il futuro della magia.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Scontro con il Ministero ***


 

Capitolo 17 – Scontro con il Ministero

 

Il ritorno del Signore Oscuro cambiò molte cose, riaprì vecchie ferite che sembravano rimarginate. Il mondo della Magia, come un tempo, tornò a dividersi. Gli appelli all'unità dei maghi, che Silente aveva lanciato, caddero nel vuoto. La Cooperazione magica internazionale svanì. Il Ministero negò l'evidenza, non si capiva se per beceri interessi personali o per pericolosissima miopia. Tuttavia, negare il ritorno del Signore Oscuro non era semplice, i maghi si erano accorti che succedevano cose strane, il controllo della stampa non era sufficiente, bisognava rasserenare gli animi, far capire che il Ministero non sottovalutava la questione, caso mai ci fosse una questione da considerare.

Per tranquillizzare i genitori, il Ministro della Magia impose la presenza di un membro del Ministero ad Hogwarts: avrebbe impedito che Silente continuasse a diffondere voci su un presunto ritorno di Voldemort.

Era una delle ultime mattine prima dell'arrivo degli studenti, in Sala Insegnanti, Alice stava discutendo con la Professoressa McGranitt i programmi di quell'anno, in particolare cercava di recuperare qualche ora in più per il suo insegnamento, visto che i ragazzi si mostravano così interessati e - visti i tempi che correvano - far conoscere loro qualche Controfattura in più non sarebbe stato tempo perso.

Minerva guardava l'orario sconsolata, ogni professore voleva qualche ora in più, erano tutti preoccupati per i propri studenti, pensavano che il modo migliore per proteggerli fosse quello di garantire loro la maggiore preparazione magica nel minor tempo possibile, anche se questo sarebbe andato a discapito del rendimento degli studenti, stremati da un eccessivo carico didattico.

“Posso darti solo un'ora in più a settimana per il primo e il secondo trimestre. Per il terzo non posso aumentare le ore, lo sai, i ragazzi hanno bisogno di tempo per gli esami. Gli orari del terzo trimestre non si toccano”, disse la vicepreside fermamente, “Grazie Minerva, sarà sufficiente, è meglio di niente”.

Alice fu interrotta dall'apertura della porta della Sala. Il professor Silente entrò, sembrava non portare buone notizie, il suo sguardo era preoccupato, esordì dicendo: “Sono appena rientrato dal Ministero della Magia. Ancora una volta, Caramell non ha voluto sentire ragioni, ha imposto la presenza di un membro del Ministero ad Hogwarts”.

La professoressa McGranitt si alzò in piedi indignata, nel gesto le caddero per terra tutte le pergamene e gli orari che stava predisponendo con gli altri insegnanti, che, come lei, si alzarono in direzione di Silente.

“È inaccettabile. Il Ministero non può ingerirsi negli affari di Hogwarts”, disse ferma la McGranitt, venne interrotta da Silente: “Minerva, non c'è niente da fare, il ministro ha emanato un decreto didattico, l'alternativa è la chiusura di Hogwarts per decreto”.

Al suono di queste parole, molti professori si portarono le mani alla bocca, inorriditi, Vitious disse: “Non possono chiudere Hogwarts, sarebbe come ammettere che hai ragione!”

Silente era sconsolato, Alice intervenne: “No, Filius, controllano la stampa, il Ministero impiegherebbe un paio di giorni per convincere tutti che ad Hogwarts si svolgono attività pericolose e che la chiusura della scuola è un bene per gli studenti. Lo scorso anno è morto Cedric Diggory, scommetto che la morte di quel povero ragazzo verrebbe strumentalizzata”.

Al pensiero del povero Diggory, gli occhi della professoressa Sprite si riempirono di lacrime: “Albus, hai fatto bene, dobbiamo proteggere i nostri studenti e lo faremo con o senza il Ministero. Sai già chi arriverà?”

Silente guardò Pomona e le disse: “Lo penso anch'io, i nostri ragazzi meritano di essere formati, non possiamo abbandonarli. Il ministero ci invierà Dolores Umbridge a cui è stata assegnata la Cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. L'unica che interessa al ministero, si intende”.

Rivolse uno sguardo dispiaciuto al professor Piton che, anche quest'anno, si vedeva sottratto il suo insegnamento preferito.

Gli occhi di gran parte degli insegnanti furono pervasi da un'ondata di disgusto, molti conoscevano Dolores Umbridge, i suoi modi irritanti, la sua falsa cordialità, il suo essere meschino e viscido. Lungo la schiena di Alice corse un brivido: tra molti membri del ministero, lei era sicuramente una delle peggiori con cui avere a che fare.

La mattina del primo settembre, puntuale come un orologio, si presentò Dolores Umbridge, da quel momento, la Professoressa Dolores Umbridge, con tanto di cardigan rosa, fiocco in testa e boccoli perfettamente in ordine.

Il professor Silente si era incaricato di darle il benvenuto personalmente, voleva che non avesse nulla da ridire e che si trovasse bene ad Hogwarts, come lo era stato ai tempi in cui era una giovane Serpeverde.

La professoressa McGranitt illustrò il castello, mostrò le aule in cui si svolgevano le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, al primo piano. La stanza della professoressa Umbridge e il suo ufficio sarebbero stati anch'essi al primo piano, nei pressi dell'aula, anche se in un corridoio diverso, in modo che non venisse disturbata dal vociare degli studenti, durante le sue ore libere.

Il pomeriggio arrivarono gli studenti, Alice notò Draco stranamente contento per la presenza della Umbridge, era certa che c'entrasse Lucius; durante l'estate doveva aver fatto il lavaggio del cervello a quel povero ragazzo sull'importanza del Ministero.

La Gazzetta del Profeta, infatti, aveva riportato i commenti entusiastici di Lucius Malfoy riguardo l'iniziativa del Ministero della Magia. Adesso che Silente non godeva più delle simpatie del Ministro, Lucius voleva approfittarne per screditare Hogwarts e i suoi metodi di insegnamento. Il povero Draco aveva certamente passato l'estate intera a sentir parlare male di Silente, ancor più del solito, così che l'arrivo della Umbridge era stato salutato come l'occasione di un po' di popolarità presso gli altri studenti.

I professori ebbero un saggio delle reali intenzioni di quella donna quando durante il discorso di inizio anno, osò interrompere il professor Silente per tenere un discorso a nome del Ministero della Magia. La maggior parte degli studenti non ascoltò per nulla il discorso, mentre i professori ne furono allarmati: non solo il Ministero avrebbe interferito con l'insegnamento ad Hogwarts ma non avrebbe lesinato sui mezzi a cui ricorrere pur di ottenere i risultati sperati. Il tavolo dei professori era pervaso da sguardi di disgusto, dispiacere e indignazione.

L'inizio dell'anno scolastico fu alquanto difficile: si cercava in tutti i modi di non dare pretesti a Dolores per intervenire contro gli studenti, anche se molti di loro si trovavano a disagio con le nuove regole imposte dal Ministero.

A lezione, Alice si trovava subissata di domande da parte degli studenti: “Professoressa Leroux, perché Silente ha assunto la professoressa Umbridge? Lo sa che a lezione di Difesa contro le Arti Oscure non ci fa usare le bacchette magiche? Come possiamo difenderci?”. chiedevano preoccupati gli studenti.

I professori, altrettanto preoccupati, non potevano rispondere altro che: “Non possiamo criticare le scelte didattiche di una collega, specie di una scelta personalmente dal Ministro della Magia”.

Alice per tagliare ogni discorso continuava: “...se la professoressa Umbridge non vi fa praticare con gli Incantesimi, vorrà dire che avrete più tempo per studiare Magia Antica. Mi auguro vivamente che quest'anno il livello del vostro lavoro salirà. Sapete che non tollero compiti superficiali”, passava quindi ad illustrare il programma che si sarebbe svolto nel corso dell'anno.

In Sala Professori, l'argomento su come relazionarsi con gli studenti in merito alla Umbridge era una questione dibattuta. Da un lato, bisognava che gli studenti capissero che il Ministero avrebbe potuto chiudere Hogwarts o assumerne completamente il controllo, dall'altro, bisognava non allarmarli eccessivamente e soprattutto fare in modo che non si allarmassero le loro famiglie.

L'emanazione del decreto didattico 23 da parte del Ministero non fece che peggiorare la situazione. La Umbridge venne nominata Inquisitore Supremo di Hogwarts, con il compito di sottoporre a verifica gli insegnanti al fine di accertare che i loro standard fossero in linea con le richieste del ministero.

Alice stava passeggiando per i corridoi con il professor Piton, erano immersi in una fitta conversazione sui miglioramenti che era possibile apportare ad alcune pozioni, quando Gazza consegnò loro le lettere in cui l'Inquisitore Supremo di Hogwarts, del quale si vantava di essere l'assistente personale, comunicava loro la data e l'ora dell'ispezione.

In cambio, Gazza ricevette uno sguardo pieno di disprezzo da entrambi: Severus avrebbe ricevuto l'ispezione quella mattina, mentre Alice al pomeriggio.

Quando Alice entrò in aula, vide con la coda dell'occhio Dolores Umbridge seduta in un angolo, non dimostrò di dar peso alla sua presenza. Del resto, se voleva rendersi conto dei metodi di insegnamento avrebbe dovuto rendersi quasi invisibile.

“Vedo che ci siamo tutti. Buon pomeriggio ragazzi, continuiamo da dove ci eravamo lasciati la scorsa volta”, disse Alice con tono pratico. Dietro di lei si udì un tossicchiare fastidioso e conosciuto: “Ehm.. ehm!”, Alice senza voltarsi, come se non avesse udito nulla, proseguì: “Come avrete notato, dietro di me è seduta la professoressa Umbridge. Il Ministero della Magia vuole accertare che gli standard di insegnamento ad Hogwarts siano i più alti possibili, pertanto, la professoressa osserverà la lezione”, con la coda dell'occhio Alice notò che Dolores aveva iniziato a scrivere sul suo taccuino.

“Sono certa che la sua presenza non costituirà motivo di disturbo. Nella lezione scorsa, abbiamo trattato le Erbe Magiche conosciute dagli antichi egizi, devo premettere che i vostri compiti sulle proprietà del Fiore di Loto sono stati alquanto deludenti: mi aspettavo molto di più. Oggi ci occuperemo degli Incantesimi curativi fatti senza l'ausilio della bacchetta magica”. A queste parole, gli studenti spalancarono gli occhi per lo stupore: l'attenzione era stata catturata.

“Nell'antichità non tutti i Maghi conoscevano le proprietà delle materie magiche con cui oggi si fabbricano le bacchette magiche, pertanto svilupparono modi ulteriori per utilizzare la magia, uno di quelli era l'uso delle mani”.

“Ehm... ehm...”, si udì tossire dal fondo dell'aula.

“Dicevo, l'uso delle mani per la realizzazione di Incantesimi si sviluppò soprattutto tra i Maghi mediterranei, i Maghi greci erano degli eccellenti curatori, così come gli egizi. Inoltre, abbiamo dei frammenti interessanti anche di maghi fenici e persiani...”

“Ehm... Ehm...”, non era possibile ignorare quel modo così fastidioso di interrompere.

Durante le sue lezioni Alice non era assolutamente abituata a lasciarsi interrompere. Si voltò strizzando gli occhi verso l'angolo in cui era seduta la professoressa Umbridge: “Sìì? Professoressa Umbridge, desidera una caramella per la gola?”, disse Alice con un tono stizzito che in genere incuteva timore negli studenti.

“No, grazie, cara, mi chiedevo solo se questi sono i suoi normali metodi di insegnamento”, “Certo che lo sono”, rispose in modo sbrigativo Alice.

“Vorrei farle qualche domanda, professoressa Leroux”, disse la Umbridge con la sua voce da bimba.

Alice, che odiava le interruzioni e le considerava un'inutile perdita di tempo, rispose: “A fine lezione potrà farmi tutte le domande che crede, dovrebbe osservare l'intera lezione per farsi un'idea del metodo esatto di insegnamento”, si girò verso gli studenti e continuò con la spiegazione.

Si arrivò al momento dell'esercitazione pratica, Alice tirò fuori delle lumache a cui era stata tolta un'antenna: gli studenti avrebbero dovuto guarirle senza la bacchetta.

“Ma non è possibile utilizzare la magia senza una bacchetta magica”, obiettò la Umbridge che, con sommo fastidio di Alice aveva iniziato a girare tra i banchi. “Evidentemente gli antichi maghi la pensavano diversamente”, rispose seccata e aggiunse: “Ragazzi, occorre concentrarsi e trovare dentro di voi un elemento che riesca a veicolare la magia e farla uscire dal vostro corpo”.

“Le disposizioni del Ministero dicono diversamente, non è possibile fare incantesimi senza bacchetta”, ripeté saccente Dolores Umbridge.

“Allora il Ministero dovrebbe spiegare al mondo della magia come ci riescano i bambini. La magia non la fanno le bacchette magiche, la magia è dentro di noi, altrimenti anche un Babbano in possesso di una bacchetta sarebbe un Mago”, rispose con tono piatto Alice.

La Umbridge non sapeva come ribattere alle osservazioni di Alice, disse solo: “Molto bene, molto bene, vedremo cosa faranno gli studenti”.

Gli studenti parvero cogliere subito la sfida che c'era tra le due insegnanti e senza alcun indugio si schierarono dalla parte di Alice. In molti casi fu proprio l'antipatia per la professoressa Umbridge a veicolare il potere magico e far guarire la lumaca.

Alice era soddisfatta dei suoi studenti: avevano dato uno smacco profondo alla professoressa Umbridge, che iniziò a girare tra i banchi chiedendo agli studenti come giudicavano l'insegnamento della professoressa Leroux.

Gli studenti erano soddisfatti, altri dicevano che era brava e molto esigente, la Umbridge parve spiazzata quando, arrivata a chiedere a Draco Malfoy un giudizio sulla professoressa Leroux, questi le rispose: “È una delle migliori insegnanti di Hogwarts, se tutti fossero al suo livello, non ci sarebbero problemi”.

In effetti, sembrava che Dolores godesse quando riusciva a mettere in cattiva luce un insegnante della scuola, ciò costituiva un'ulteriore legittimazione della sua presenza ad Hogwarts.

Finita la lezione chiese ad Alice: “Da quanto tempo insegna ad Hogwarts?”, “Il primo settembre ho compiuto 14 anni di insegnamento in questa scuola”, rispose Alice a questa e alle seguenti domande con tono piatto, questo interrogatorio l'aveva già annoiata.

“Ha sempre insegnato questa materia?”, “Sempre”, “Ho sentito dire che lei ambiva all'insegnamento di Pozioni, perché non ha ricevuto in tutti questi anni quell'insegnamento? Non è considerata abbastanza qualificata?”, “Perché quell'insegnamento è stato affidato prima del mio arrivo al professor Piton, che evidentemente è considerato più qualificato della sottoscritta, ma dovrebbe chiederlo a chi ha fatto le selezioni”, “È al corrente del fatto che il professor Piton ambisce alla cattedra di Difesa contro le Arti Oscure?”, “Ne sono al corrente”, “Secondo lei, il professor Piton non è stato selezionato perché ritenuto non qualificato?”, “Ripeto, dovrebbe chiederlo a chi ha fatto le selezioni”, “Le farò avere al più presto la mia relazione”, “Bene. Ragazzi, potete andare, per la prossima settimana voglio due rotoli di pergamena, possibilmente scritti bene, sugli incantesimi curativi dei maghi persiani. Ci vediamo mercoledì”.

Uscì furiosa dall'aula, andò nel suo studio e prese a camminare avanti e indietro, non la sopportava, non sopportava la sua invadenza, la sua ignoranza e la sua presunzione. Sentì bussare alla porta, entrò il professor Piton che le chiese come fosse andata l'ispezione, le raccontò di quanto accadde alla professoressa Cooman, che ora si aggirava con una bottiglia di sherry per i corridoi della scuola: era proprio fuori di sé.

Alice raccontò a Piton come andarono le cose, si meravigliò delle domande che la Umbridge fece ad entrambi sulle rispettive aspirazioni professionali e risero amaramente per l'ignoranza di quella donna, cui era affidato il destino della loro scuola.

Andarono a cena. Alice quella sera sarebbe salita su nella Torre Nord a vedere come stava la povera Sibilla, non poteva lasciarla in quello stato. Probabilmente, l'aneddoto sull'ignoranza della Umbridge ed il suo essere smentita da parte di studenti del terzo anno avrebbe tirato su il morale ad entrambe. Dove non ci sarebbe arrivato il sarcasmo, ci sarebbe arrivato lo sherry di Sibilla ed i biscotti al cioccolato che avrebbe portato Alice.

Sibilla era in condizioni pessime, piangeva disperata, più melodrammatica del solito, vedeva un futuro di disgrazie per sé e per il mondo della magia. Alice provava a tirarle su il morale, le ricordava che la Divinazione era una branca della magia complessa, che i segni erano spesso contraddittori e che bisognava avere una mente aperta per saperli leggere, di certo una strega viscida e miope come la Umbridge, una che non era in grado di concepire la Magia Antica, non poteva certo trovarsi a suo agio con una materia come Divinazione.

Alice passò molte sere in compagnia di Sibilla, c'era bisogno di qualcuno che le tenesse un po' su il morale, specie quando la Umbridge la licenziò e si infuriò perché Silente assunse a sua insaputa il Centauro Fiorenzo.

L'iniziativa di Silente, da un lato impedì l'arrivo ad Hogwarts di qualche altro membro del Ministero, d'altro canto mise su tutte le furie la Umbridge, facendo precipitare una situazione già precaria.

Gli studenti erano in rivolta, tenerli calmi non era semplice, la Umbridge continuava ad emanare decreti didattici, arrivando a bandire tutte le attività scolastiche studentesche.

Vista la situazione, gli insegnanti iniziarono ad avere dei brevi meeting ravvicinati, lontani da orecchie indiscrete, avrebbero aiutato gli studenti nella creazione del caos. Presto o tardi, lo stesso Ministro, su pressione dei genitori, per le politiche fallimentari intraprese ad Hogwarts, avrebbe revocato l'incarico a Dolores, liberando la scuola da quella strega acida.

La McGranitt aveva dato libero sfogo a Pix, il Poltergeist della Scuola, i gemelli Weasley imperversavano per i corridoi con i loro scherzi, imitati dagli studenti più giovani. Le ritorsioni della Umbridge non si fecero attendere molto, per venire a capo dei disordini scolastici, prese a interrogare gli studenti con il Veritaserum.

All'annuncio della nuova iniziativa, i professori protestarono vivamente, in particolar modo si udirono gli strali del professor Piton e della professoressa Leroux che, in qualità di Pozionisti della scuola, avrebbero dovuto preparare le scorte di Veritaserum.

Alice era fuori di sé, oramai passava le serate sulla Torre Nord, in compagnia di Sibilla, l'unico posto in cui Dolores Umbridge non sarebbe mai arrivata. La vecchia aula della professoressa Cooman divenne ben presto una sala insegnanti clandestina, dove si poteva liberamente parlare, lontani da orecchie indiscrete.

Sibilla era decisa a vendicarsi per lavare l'infamia di essere stata definita una ciarlatana da quella donna odiosa.

La professoressa Vector, invitava a stare calmi, i numeri erano dalla loro, il destino della Umbridge non mostrava nulla di buono, occorreva solo sedersi in riva al fiume e osservare il suo corpo, che presto o tardi sarebbe passato.

“Septima, mentre tu aspetti il corpo della Umbridge, il professor Piton ed io siamo rinchiusi nelle segrete, al pari di Elfi domestici, a preparare Veritaserum per gli studenti! Come se fosse una pozione da preparare in due minuti!”, sbottò Alice, posando il secondo bicchiere di sherry della serata. “Calmati Alice”, disse la McGranitt.

“Esatto”, disse Piton, con il suo solito tono untuoso, aggiungendo: “Potter e i suoi stanno tramando qualcosa, lo sappiamo, la Umbridge è così presa dalla sua missione da non essersene accorta, lasciamole consumare tutte le scorte di Veritaserum”.

“Severus, lo sai quanto abbiamo lavorato per quelle pozioni, è illegale usare questi metodi su dei ragazzi. Al ministero stanno perdendo la testa: sono evasi una marea di Mangiamorte da Azkaban e la loro unica preoccupazione sono le pomiciate dei ragazzi o i compiti copiati?”, disse Alice che faceva fatica a mantenere il senso della realtà.

“Colleghi, la professoressa Leroux ha ragione, stanno succedendo troppe cose strane. Tuttavia, non possiamo sfidare apertamente il Ministero chiuderebbero Hogwarts e ci rimpiazzerebbero con altri docenti, chi difenderebbe allora i ragazzi? Sosteniamoli come abbiamo sempre fatto, loro faranno pressione sulle famiglie e queste sul Ministero, dobbiamo proteggere la nostra scuola”, disse saggiamente Vitious, seduto in cima ad uno dei numerosi pouf che riempivano la vecchia aula di Divinazione.

“Dovete andare”, disse la Cooman, sbirciando dalla finestra, “La vecchia megera sta tornando al castello”.

“Sosteniamo i ragazzi, in qualsiasi modo, ma non diamo nell'occhio”, concluse la professoressa McGranitt.

La riunione si sciolse, ogni professore scemò verso il proprio studio, presero una serie di passaggi segreti che solo i docenti conoscevano e consentivano loro di comunicare, senza che i ragazzi potessero incontrarli per i corridoi della scuola. L'esistenza di tali passaggi segreti era protetta da una serie di incantesimi, ovviamente Dolores Umbridge era stata lasciata all'oscuro della loro esistenza.

Alice passò molti pomeriggi e molte sere rinchiusa nei laboratori sotterranei a preparare interi calderoni di Veritaserum, gli ingredienti erano agli sgoccioli e una volta terminati si sarebbe dovuto attendere mesi perché le piante magiche necessarie maturassero al punto giusto.

Pomona nelle serre faceva il possibile: se Alice e Severus erano trattati al pari di Elfi domestici, lei riceveva un trattamento ben peggiore, doveva passare gran parte del tempo a predisporre un sistema di coltivazione intensiva di piante magiche.

La professoressa Sprite, dentro di sé sapeva perfettamente che le piante nate in coltivazione intensiva, private del loro ciclo naturale di sviluppo sarebbero cresciute con proprietà magiche dimezzate, pertanto acconsentì alla richiesta dell'Inquisitore Supremo, certa che Alice e Severus avrebbero potuto ottenere ben pochi risultati dagli ingredienti che ricevevano.

Durante le lezioni, Alice lasciò entrare in aula Pix, il Poltergeist del castello che, insieme ai gemelli Weasley, sembrava essere quello che più godeva della situazione di caos che imperversava nella scuola.

Un paio di volte, gli indicò il luogo in cui la Umbridge era solita riposare, di modo che Pix con le sue pernacchie e le canzonette sguaiate non le desse tregua.

Il secondo trimestre passò in preda al caos, ma non sarebbe stato nulla in confronto al terzo.

Il terzo trimestre, l'ultimo prima degli esami di fine anno, era da sempre quello più delicato. Gli studenti erano presi dai compiti e dal ripasso per gli esami. I professori dovevano iniziare a preparare le prove per gli esami e i direttori delle Case dovevano pensare anche all'orientamento professionale per gli studenti del quinto anno, visto che i loro G.U.F.O avrebbero determinato, con molte probabilità, quello che avrebbero fatto una volta terminati gli studi.

All'inizio del trimestre estivo, tuttavia, scoppiò un gran putiferio nella scuola, i gemelli Weasley infestarono il corridoio del quinto piano con una palude magica, che cresceva ogni volta che la Umbridge provava ad eliminarla.

Era un vecchio trucco, presente in molti scherzi magici di Zonko, far sparire quella palude era un gioco da ragazzi per qualsiasi mago. Tuttavia, nessuno dei professori osò aiutare la Umbridge, dato che l'ultimo decreto didattico aveva imposto ai professori di non svolgere alcuna attività che non fosse inerente all'insegnamento della propria materia.

A seguito dell'emanazione di questo decreto Alice smise di aiutare Piton nella preparazione del Veritaserum, seguita a ruota da Severus, che fece notare alla Umbridge come fossero finiti gli ingredienti per la preparazione della pozione.

Il punto di rottura si verificò durante gli esami di fine anno. La Umbridge convocò degli Auror per arrestare Hagrid, non si capiva bene su quali basi, conoscendolo aveva rifiutato di adempiere a qualche ordine di quella vecchia ottusa, oppure lei aveva insultato Silente in presenza di Hagrid, cosa assolutamente da non fare, vista l'enorme lealtà del guardiacaccia al vecchio preside.

Alice era nel suo studio a correggere le domande di Magia Antica degli esami dei suoi studenti quando sentì la vicepreside urlare in giardino, si affacciò alla finestra e vide la povera Minerva cadere al suolo colpita da quattro Schiantesimi, quei codardi l'avevano presa alle spalle.

Corse da Silente, che era in compagnia del ministro, il preside le fece un impercettibile cenno con il capo e Alice corse a chiamare l'Elfo domestico Dobby.

L'Elfo guardava la professoressa con i suoi enormi occhi acquosi e prima che iniziasse a parlare, Alice gli disse: “Ti prego Dobby, trova Potter, digli che la Umbridge e il Ministro li stanno cercando; digli di sparire, di smettere qualsiasi cosa stia facendo”. “Sì, professoressa, Dobby ubbidisce subito. Dobby salva Harry Potter. Dobby è grato ad Harry Potter che lo ha reso un elfo libero”, Dobby sparì con uno dei suoi CRACK.

In fondo al corridoio del primo piano, Alice vide Draco Malfoy in compagnia di altri Serpeverde, la Umbridge li aveva nominati “Squadra dell'Inquisizione”, una sorta di Prefetti-spia al servizio del Ministero. Dentro di sé Alice sapeva che Draco si era lasciato coinvolgere in questo progetto per astio nei confronti di Harry Potter, che ogni anno metteva in ombra i suoi risultati. La loro non era invidia, piuttosto semplice antipatia, erano partiti con il piede sbagliato e ora si trovavano su fronti opposti.

Occorreva prendere tempo: “Dove state andando a quest'ora? Non dovreste essere in Sala Comune a studiare per le prove di domani?”, disse Alice con tono severo. Draco guardò Alice e con un tono grave e solenne le disse: “Siamo al servizio del Ministero. Il ministro in persona ci ha chiesto di perlustrare il castello alla ricerca di Potter e della sua banda di criminali. Si stanno svolgendo attività illegali in questa scuola”.

Alice era sbalordita: “Il ministro in persona manda dei ragazzi a reprimere attività illegali? Non credo proprio, signor Malfoy, tornate nei vostri dormitori e finitela con questa pagliacciata, la scuola non ha bisogno di sceriffi”.

Come terminò questa frase fu raggiunta da Silente, Cornelius Caramell e la professoressa Umbridge, che chiese ad Alice: “Professoressa Leroux, cosa sta facendo? Perchè intralcia l'attività della Squadra dell'Inquisizione?”

Alice guardò Silente, occorreva prendere altro tempo: “Signor Ministro, non mi dica che è tutto vero? Sta mandando degli studenti a ispezionare il Castello? Dopo avergli fatto passare un anno senza praticare incantesimi?”

Il ministro era imbarazzato, tuttavia occorreva far presto, bisognava prendere quei fuorilegge quanto prima: “Professoressa Leroux, non c'è tempo per le spiegazioni, torni nelle sue stanze, è un ordine!”

Silente le fece un cenno con il capo e Alice si allontanò, sperava che qualsiasi cosa avesse in mente il ministro fosse fallita.

In effetti si scoprì che i ragazzi si erano organizzati per studiare Difesa contro le Arti Oscure, Harry Potter stava insegnando loro ad esercitarsi con alcuni incantesimi difensivi nella Stanza delle Necessità, avevano chiamato il loro gruppo “Esercito di Silente”. Il preside lasciò credere al ministro che stavano realmente tramando per conquistare il potere ed approfittò della situazione per fuggire.

Quello che accadde dopo al ministero fu confuso, la Gazzetta del Profeta sembrò dare una versione strana, Alice non capì mai quello che accadde veramente in quelle ore immediatamente successive, anche per la velocità con cui accadde tutto quanto.

Il giorno dopo la Umbridge era scomparsa, pare che fosse fuggita dopo essersi scontrata nella Foresta Proibita con dei Centauri, il Ministero aveva accertato il ritorno di Voldemort, Cornelius Caramell aveva presentato le sue dimissioni, il nuovo ministro era Rufus Scrimgeour. Silente era stato riabilitato: era evidente che la guerra era appena iniziata. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 - La fine di un mondo ***


 

Capitolo 18 – La fine di un mondo

 

Il ministero e la Gazzetta del Profeta iniziarono a pubblicare annunci ed indicazioni su come proteggere la comunità magica dai seguaci di Lord Voldemort. Il clima era cupo, sembrava che il sole avesse abbandonato la Gran Bretagna, persino l'estate che di solito portava delle belle giornate fu buia e piovosa come i mesi che la precedettero e quelli che la seguirono.

Il lago era gonfio, i Centauri sembravano prepararsi alla guerra, persino Diagon Alley non era un posto allegro da visitare.

Alice sarebbe rimasta al Castello, i suoi genitori erano partiti per la Francia, da quando il Signore Oscuro aveva scelto la Dimora dei Malfoy come sua residenza, non era saggio tornare nel Wiltshire, avrebbe potuto attirare qualche attenzione.

Quell'estate Alice ricevette un gufo allarmante, era di Draco Malfoy, aveva bisogno di vederla al più presto, in un posto sicuro. Conosceva Draco, erano cresciuti insieme, dalla grafia tremante della missiva capiva che il ragazzo era seriamente preoccupato per qualcosa. Si videro il giorno dopo a Londra, in una chiesa cattolica, in mezzo ai fedeli.

La chiesa era un posto perfetto, brulicante di fedeli distratti, pervaso dalla penombra, pieno di logge e cappelle in cui potersi vedere. Erano anni che Alice non indossava i suoi abiti da Babbana, vista l'occasione scelse per un look sobrio: scarpe basse, un pantalone grigio e un maglione dello stesso colore, il tutto coperto da un cappotto nero, l'unica concessione fu una sciarpa color malva, il suo colore preferito. Nel buio della chiesa non avrebbe dato nell'occhio.

Si riconobbero subito, Draco era molto elegante, in completo nero, con la cravatta ghiaccio che rifletteva il colore dei suoi occhi, pallido e biondo più che mai, il volto scavato dalle preoccupazioni.

Lungo la navata di destra camminarono l'uno accanto all'altra senza dire una parola, notarono che stava iniziando una celebrazione, si sedettero vicini su una panca in disparte. Non si guardarono in faccia. Stettero per un periodo in silenzio, poi Draco disse: “È arrivato il mio momento. Lui vuole vendicarsi dei fallimenti di mio padre. Ha detto che tocca a me”, la sua voce era ferma, si sentiva una nota di paura, sembrava rassegnato al suo destino.

“Non dovresti neanche parlarmene”, rispose calma Alice.

“Ho bisogno del tuo aiuto”, disse il ragazzo, i suoi capelli chiari splendevano alla luce delle candele, il suo pallore era amplificato dalla penombra della chiesa.

Alice studiava il ragazzo: “Hai Severus, perché io?”

“Perché non sei lui. Perché sei diversa. Perché lui non ti conosce. Perché lei non si ricorda neanche chi sei”, ribatté Draco, il suo tono sembrava non lasciare alternative.

“D'accordo”, concluse Alice.

Si udì il prete dire “Scambiatevi un segno di pace”, i due seduti in ultima fila, con lo sguardo che ogni tanto andava alle loro spalle, pronti a controllare ogni ingresso della chiesa, si strinsero la mano, per siglare l'accordo che avevano raggiunto. Finita la funzione religiosa, scemarono in mezzo ai fedeli e ognuno tornò alla propria abitazione.

Arrivata ad Hogwarts, Alice andò direttamente nell'ufficio di Silente. Il preside era tornato da uno dei suoi viaggi con una mano nera, Severus aveva provato a circoscrivere la maledizione ma era magia oscura che difficilmente poteva guarire.

Bussò e sentì la voce cordiale di Silente risponderle: “Avanti, prego, professoressa Leroux, che notizie mi porta da Londra?”

“Sarà lui”, disse molto brevemente Alice.

“Era prevedibile. Sta diventando sempre più prevedibile, la malvagità ha accecato anche la fantasia di quell'uomo”, disse Silente, l'azzurro dei suoi occhi si era lievemente appannato “sa cosa dovrà fare?”, chiese ad Alice.

“Certamente” fu la risposta.

“Molto bene”.

Alice lasciò lo studio di Silente, dalle finestre si sentiva lo scroscio della pioggia che cadeva ininterrottamente. Sembrava di rivivere anni che sperava non sarebbero tornati più.

Aveva saputo che i suoi compagni Serpeverde, Gareth e Lizzie si erano uniti a Voldermort, non appena si era manifestato, erano diventati due Mangiamorte ed erano in missione da qualche parte in Europa, ad allacciare contatti con i vampiri.

Alice era sempre lì, ad Hogwarts, nella scuola che aveva sempre amato, in mezzo alle sue ricerche, adesso la guerra aveva coinvolto anche lei. Come il Mondo della Magia, anche lei si sentiva divisa a metà. Una parte delle persone a cui era legata erano Mangiamorte, un'altra metà li combattevano. Anche Draco era perso, troppo giovane per capire il valore di una scelta, quell'estate aveva ricevuto il Marchio Nero.

Le tornarono alla mente tutti i giochi fatti con quel bambino cresciuto troppo in fretta, lei era stata una compagna di giochi, una sorella, un'insegnante, adesso sarebbe arrivato il compito più difficile, doveva proteggerlo, dal Male in persona, dalla sua famiglia, da se stesso.

Un lume di gioia comparve nelle giornate di Alice con l'inizio dell'anno scolastico, Silente nominò come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure Severus Piton e diede l'insegnamento di Pozioni al professor Horace Lumacorno, il vecchio mentore di Alice.

Severus, dopo anni di attesa, finalmente avrebbe avuto la tanto agognata cattedra, era indaffaratissimo a preparare i programmi, voleva alzare di molto il livello della preparazione degli studenti: i continui cambi di insegnanti avevano sicuramente nociuto alla continuità didattica.

Alice, dal canto suo, non poteva credere che avrebbe riabbracciato il professor Lumacorno. Quando si incontrarono lui non esitò ad elogiarla, come al suo solito: “La mia Pozionista preferita! Degna erede di suo padre!! Guardati Alice, insegni ad Hogwarts! E con ottimi risultati, a quanto so!”

Alice adorava quell'uomo, sempre così cordiale, sebbene fosse un po' goloso e amasse circondarsi di talenti, con il Lumaclub, era indubbio che grazie a lui si erano create delle reti di contatti tra maghi molto interessanti, insegnando a guardare il talento del mago, oltre la Casa di appartenenza: questo era lo spirito di Hogwarts.

Il fatto che molti membri fossero figli di Maghi famosi e che si facesse parte del club solo in base alla famiglia di appartenenza era una cattiveria messa in giro da chi era stato escluso dal club: molte streghe e maghi brillanti venivano da famiglie Babbane e facevano parte del club, così come molti figli di maghi famosi, che non si erano dimostrati all'altezza delle aspettative, venivano esclusi senza alcuna esitazione. Insomma, era un club esclusivo, cui si accedeva solo per meriti propri.

Fu proprio grazie al professor Lumacorno che nacque l'amicizia tra Lily e Alice, altrimenti una Grifondoro del quinto anno non avrebbe mai dato retta ad una Serpeverde del primo. Invece, durante una delle tante cene organizzate dal professore, Alice e Lily iniziarono a parlare di pozioni, Lily si stupiva del fatto che Alice al primo anno conoscesse molte cose di cui Lily, al quinto, aveva una vaga idea. Parlando scoprirono di essere entrambe amiche di Severus Piton, di lì la loro amicizia si solidificò e sopravvisse agli eventi, anche adesso Alice considerava Lily sua amica e non c'era giorno che non ne rimpiangesse l'assenza.

Lavorare con il professor Lumacorno non era certo come lavorare con Severus, sia perché il clima era molto più allegro e spensierato, sia perché l'intesa di Alice e Severus non era raggiunta neanche da Lumacorno. Alice trovava strano chiamarlo Horace, ora che erano colleghi e potevano darsi del tu, lei continuava a considerarlo il suo mentore: era brillante, divertente ed appassionato. Al contrario di Piton, gratificava gli studenti, che lo adoravano.

Lumacorno aveva una cosa in comune con Alice: il terrore per la Magia Oscura, teneva alla larga i figli dei Mangiamorte. Questo fece soffrire molto Draco Malfoy, che si vide preferire persone provenienti da famiglie magiche meno prestigiose della sua.

Draco chiese ad Alice di aiutarlo ad entrare nelle grazie di Lumacorno, ma lei sapeva che non c'era niente da fare, il professore non voleva avere a che fare con le famiglie oscure.

Prima delle vacanze natalizie il professor Lumacorno diede una festa per i membri del Lumaclub, questi avrebbero potuto portare con sé un accompagnatore. Era una serata molto esclusiva e molti studenti avevano preferito servire cocktail e tartine pur di non perdersi l'evento.

Alice indossava uno splendido vestito di velluto verde e aveva i capelli decorati con delle foglie di agrifoglio, in un look molto natalizio. Non appena la vide, il professor Lumacorno le venne incontro: “Alice, ma sei uno splendore! Guardati, che meraviglia di strega che sei diventata! Devo presentarti qualche mago single niente male!”, Alice sorrideva e ricambiava i complimenti: “Grazie Horace, che serata incantevole che hai organizzato! Hogwarts ha proprio sentito la tua assenza!”

Il professore le passò un bicchiere, dicendole: “Prova questo Idromele, è delizioso! Me lo manda un mio caro amico francese, ha una distilleria che realizza queste delizie. A proposito di maghi da presentarti, conosci il figlio di Lily e James Potter?”

Alice sorrise: “Chi è che non conosce il famoso Harry Potter? Anche se non è stato un mio studente, non potrei fare a meno di conoscerlo”

Lumacorno sembrò entusiasmarsi all'idea di presentare Alice ad Harry: “Bene, quando arriva te lo presento. Dovresti vederlo, è un fenomeno in pozioni. Deve aver ereditato il talento della madre. Pensa che a lezione ha preparato un Distillato della Morte Vivente come non lo vedevo da anni. A dire il vero, tu sei stata l'ultima persona che lo ha preparato così bene, e naturalmente Severus prima di te”.

Alice parve colpita da questa notizia. Da quando Harry Potter era un fenomeno a Pozioni? Lumacorno aggiunse: “Non capisco perché il professor Piton non lo voleva ammettere dopo i G.U.F.O... Il ragazzo ha raggiunto quel risultato arrangiandosi con un libro nell'armadio delle scorte e con gli ingredienti di riserva! Fenomenale, dico io!”

Alice sorrise, stava per dire qualcosa quando fu interrotta dall'arrivo precipitoso di Gazza.

Il custode trascinava per il braccio Draco Malfoy, lo aveva sorpreso che tentava di infiltrarsi. Alice cercò di raggiungerlo, ma vide Severus prendere per un braccio Draco e portarlo via, più tardi tornò solo Severus, con uno sguardo sempre più cupo.

Alice lasciò la festa, cercava Draco, voleva capire cosa stesse succedendo, finalmente lo incontrò nel corridoio del terzo piano, il ragazzo guardava fuori dalla finestra. Il suo sguardo era fisso, la sua mente era lontana, stava pensando qualcosa, tremava, qualsiasi cosa fosse, sarebbe stata terribile.

Alice lo chiamò, con un cenno del capo gli disse di seguirla in silenzio, entrarono nel bagno delle ragazze, quello abitato dal fantasma di Mirtilla.

“Buonasera Mirtilla. Come stai oggi? Sempre a meditare sulla morte?”, disse Alice cortesemente.

“Buonasera Alice, era un po' di tempo che ti aspettavo, non ti sarai mica dimenticata della tua amica Mirtilla, vero? Tutti tendono a dimenticarmi, anche quando ero viva lo facevano”.

“Scusami tanto, Mirtilla, non mi sono dimenticata di te, sono stata impegnata. Ma oggi festeggiamo il Natale, spero che mi perdonerai. Voglio presentarti un mio caro amico, anche lui è un Serpeverde. Si chiama Draco Malfoy”, rispose conciliante Alice, sperava vivamente di non urtare la sensibilità di Mirtilla.

Il fantasma della ragazza apparve incuriosito dal nome, esclamò: “Ohhh! Malfoy, come Lucius Malfoy?”

“È mio padre”, rispose timidamente Draco.

Mirtilla volteggiava per il bagno, scese dalla finestra su cui era appollaiata e osservando da vicino il giovane Malfoy disse: “Ohhhhh e quindi tu devi essere anche il figlio di Narcissa. Mi ricordo di tua madre, veniva sempre a confidarsi con me, su quanto era innamorata di Lucius. Cosa posso fare per te, giovane Malfoy?”

Alice trovava Mirtilla insolitamente cordiale: “Mirtilla, vorrei che ti prendessi cura del mio amico Draco. Sta vivendo un momento molto difficile e ha bisogno di un posto dove poter stare tranquillo, qualcuno che lo consoli ogni tanto”

Mirtilla rise, volava per il bagno, sbucò dal rubinetto del lavabo e disse: “Oh, giovane, affascinante Malfoy, sei il benvenuto nel mio bagno” e volò via ridacchiando come una ragazzina.

Draco guardava Alice, sembrava confuso: “Perché mi hai portato qui?” disse il ragazzo sorpreso di quanto stesse accadendo, con tutto quello che aveva per la testa, fare conversazione con un fantasma non gli interessava per nulla.

“Ti servirà un posto dove stare tranquillo, dove riflettere. Non puoi andare in giro per i corridoi con quello sguardo senza destare sospetti”, ribatté Alice.

“Piton mi controlla”, disse Draco.

“Il professor Piton, Draco. Sì, ti controlla, è preoccupato per te, come potrebbe non esserlo? Lo siamo tutti”, precisò Alice, il suo tono era preoccupato e severo al tempo stesso. “Il professor Piton vuole oscurarmi, ha stretto un voto infrangibile con mia madre, mi tiene d'occhio per farmi fuori alla prima occasione”, gli occhi di Draco erano freddi, si vedeva risplendere tutta la rabbia per il tradimento subito dal suo insegnante preferito.

“Non essere sciocco, Draco. Severus non farebbe mai una cosa del genere. Sai che ti è molto affezionato”, la voce di Alice non tradiva emozioni, dentro di sé era allarmata. Piton aveva stretto un voto infrangibile con Narcissa? Doveva proteggere a tutti i costi Draco, ecco perché Severus ne era così ossessionato.

“Lo conosci così bene? Sai veramente di cosa è capace?”, ribatté in modo provocatorio il giovane Serpeverde, voleva insinuare il dubbio anche in colei che considerava come sua sorella. L'unica persona di cui riusciva a fidarsi, l'unica che era fuori da quell'incubo, che lo conosceva, che aveva idea di quello che significasse vivere e crescere in quella famiglia. L'unica che conosceva appieno l'oscurità dei Malfoy.

“Sì, Draco, lo conosco meglio di te. Vuoi dirmi che ti prende?”, rispose sbrigativamente Alice. Severus era il suo migliore amico, avevano lavorato gomito a gomito per anni, conosceva bene Severus, tanto quanto Draco. Nessuno dei due aveva segreti per lei.

“Voglio che mi insegni l'Occlumanzia. Non ne posso più”, disse Draco, non avrebbe potuto essere più incisivo.

“Lui ti controlla la mente?”, chiese Alice.

“Non lui, mia zia, Bellatrix, non mi dà tregua. Sono esausto”, rispose Draco esasperato.

“D'accordo, ma non è una passeggiata. Dovrai rinunciare a molte cose”, osservò Alice gravemente.

“L'ho già fatto. Quando iniziamo?”, disse Draco in modo spiccio.

“Domani, nel mio studio, alle 9, sii puntuale. Ufficialmente ti darò ripetizioni, che non ti farebbero male”.

Alice lasciò il bagno del terzo piano, Draco era ancora dentro, Mirtilla era tornata e provava a consolarlo raccontandogli la propria morte. Lui aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, qualcuno che avrebbe mantenuto il segreto, qualcuno che non era coinvolto in questa guerra.

Draco era un bravo ragazzo, nato nella famiglia sbagliata. Sua madre lo adorava, lui la ricambiava sinceramente, mentre suo padre era così ossessionato dal potere che si era lasciato lusingare da Voldemort. Questi aveva sfruttato il nome, l'influenza e i mezzi finanziari dei Malfoy per far crescere la sua rete di contatti e adesso stava togliendo loro l'unico figlio. Era intollerabile.

Come se non bastasse, la sorella di Narcissa, Bellatrix era evasa da Azkaban l'anno scorso e adesso tormentava il nipote. Lei era una delle seguaci più fervide, delle fedeli più appassionate del Signore Oscuro che venerava e che amava terribilmente. Voleva che il nipote riuscisse, che i Malfoy, cui i Black erano imparentati per mezzo di Narcissa, riconquistassero la stima perduta e che il giovane Draco facesse carriera nel circolo dei Mangiamorte.

Occorreva preservare Draco da tutto questo orrore, prima che la sua anima si corrompesse come quella della zia, o diventasse un cinico calcolatore come il padre.

La sera successiva, puntuale come un orologio, Draco bussò alla porta dell'ufficio di Alice, che stava correggendo dei compiti; in cima ai compiti corretti, con una A spiccava quello di Draco. Il ragazzo sorrise, non aveva preso un'insufficienza.

Alice si alzò, sfoderò la bacchetta e accostò i mobili alle pareti: la scrivania, le sedie e le poltrone fluttuarono in aria e si posarono gentilmente ai margini della stanza.

L'ufficio della professoressa Leroux era diverso dalle segrete umide in cui lavorava Piton, era accogliente, caldo e misterioso, le pareti che non erano occupate da scaffali colmi di libri, avevano appese carte geografiche e scritte in antiche lingue sconosciute.

Alice salutò Draco e iniziò la sua lezione: “L'Occlumanzia è un'Arte Magica molto difficile, bisogna essere padroni delle proprie emozioni, dei propri sentimenti, bisogna domare la mente. Non un'emozione deve trapelare. Il prezzo da pagare per diventare un bravo Occlumante è quello di rinunciare alla spontaneità, ogni reazione deve essere misurata. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è il più fine Legilimens vivente, è in grado di padroneggiare, manipolare e distorcere i pensieri di chi gli sta attorno. Al contrario, la maggior parte dei maghi, come tua zia Bellatrix, utilizza la Legilimanzia solo per leggere nella mente. Per fare fronte a un tale attacco devi chiudere la tua mente. Penetrare nella tua testa significa conoscere ogni aspetto di te: intimo, imbarazzante, le tue paure, i tuoi sogni, le tue ambizioni. Il nemico può utilizzare queste informazioni contro di te: minacciando le persone a cui tieni, offrendoti quello che desideri per corromperti, scoprendo particolari della tua vita privata che vorresti non venissero conosciuti”.

Draco ascoltava Alice con estrema attenzione, memorizzando ogni singola parola, ogni accento, ogni sottolineatura: cercava di cogliere le sfumature. Non sarebbe stato facile per lui, così impulsivo, così abituato all'immediato soddisfacimento delle proprie pulsioni, imparare a controllarsi, a dominare i suoi sentimenti.

Guardò Alice negli occhi e le disse: “Va bene. Proviamo”

Alice guardava il ragazzo, vedeva la tensione sul volto, puntò la bacchetta e disse: “Legilimens!”, in un attimo si trovò nella testa di Draco: era nella Sala Comune di Serpeverde, Draco era steso su un divano, con la testa sulle ginocchia di Pansy Parkinson che gli accarezzava i capelli, Alice disse solo: “Narcissa non approverebbe questo contegno”.

Nell'ufficio di Alice, Draco era per terra, steso sul tappeto di lana che decorava il pavimento, Alice lo guardò e gli disse: “Rialzati. Devi concentrarti. Chiudi la mente, Draco! Chiudi la mente. Posso vedere tutto!”

Draco si alzò, tremante per lo sforzo subito, subire un'aggressione mentale era una delle forme più invasive di violenza. Il ragazzo non voleva demordere, non poteva arrendersi, doveva tenere Bellatrix lontana da lui e dai suoi affari.

“Legilimens!”, gridò di nuovo Alice e Draco cadde di nuovo. Questa volta la scena era diversa, Alice era nella Dimora dei Malfoy, Draco era seduto a un lungo tavolo di legno scuro, tra Narcissa e Lucius, accanto Bellatrix, riconobbe molti dei suoi ex compagni di casa Serpeverde. Sul tavolo strisciava un enorme serpente. In un angolo era seduto Severus, al centro della tavolata - Alice lo riconobbe - Voldemort in persona interrogava un mal capitato. Dopo averlo torturato con la maledizione Cruciatus, aver ottenuto le informazioni che desiderava, gli scagliò contro un Anatema che uccide e lo diede in pasto al serpente gigante.

Era dunque questo l'orrore a cui era sottoposto quel povero ragazzo quando tornava a casa? Questa la condizione in cui doveva vivere Narcissa Black? I discendenti delle due più antiche e prestigiose famiglie magiche, i Black e i Malfoy, dovevano subire una tale profanazione della loro dimora?

Alice era paralizzata dall'orrore, accanto a Narcissa, Bellatrix rideva sguaiatamente e protendeva il suo corpo verso il Signore Oscuro, che usava nei suoi confronti parole lusinghiere.

Tornarono nell'ufficio di Alice, Draco tremava per terra, Alice anche, scossa per quanto aveva appena visto gli chiese: “Questo è quello che vivi quando sei a casa?”

Gli occhi di ghiaccio di Draco si inumidirono, lei lo abbracciò, lo strinse forte a sé. Sentiva il corpo di quel ragazzo tremare contro il suo, lo stringeva, voleva trasmettergli un po' di calore umano, dopo il gelo mortale che aveva visto in quel ricordo.

Draco si lasciò andare, abbracciò Alice e scoppiò in lacrime. Pianse come non aveva mai fatto in vita sua, pianse come si era imposto di non fare mai, per nessun motivo.

Alice rimase a lungo inginocchiata sul tappeto con quel ragazzo tremante tra le braccia, con un gesto della bacchetta rinvigorì il fuoco nel camino, mentre continuava a cullare quello che sembrava un bambino indifeso. Quando si calmò, Draco si asciugò le lacrime e chiese di ricominciare. Alice fu categorica, quella sera non avrebbero combinato nulla: lui aveva bisogno di tempo per esercitarsi a chiudere la mente.

Alice, come aiuto alle esercitazioni, gli diede da leggere un paio di libri sull'argomento, li avrebbe trovati nel Reparto Proibito della biblioteca. A tal fine, scrisse e firmò immediatamente la richiesta di consultazione da presentare a Madama Pince.

Durante le settimane successive le esercitazioni andarono meglio. Draco aveva preso molto sul serio le lezioni di Occlumanzia, era deciso a tener lontano la zia e si profuse nello studio del controllo della mente con un'assiduità tale che, se avesse utilizzato pari impegno nelle altre materie, sarebbe risultato uno degli studenti modello di Hogwarts.

Alice riuscì a penetrare la mente di Draco un paio di volte, spesso prendendolo alla sprovvista, in poco tempo il ragazzo riuscì a bloccare le intrusioni.

“Certo non potrai sfuggire al controllo di Tu-Sai-Chi, però dovresti avere gli strumenti per tenere lontana tua zia Bellatrix, credo che con questa le nostre lezioni siano terminate”, disse Alice piuttosto soddisfatta del risultato, chissà, forse un giorno avrebbe potuto anche insegnare Difesa contro le Arti Oscure!

Draco sorrise ad Alice: “Grazie, Alice... ehm... professoressa Leroux! È difficile abituarmici, per me sei come la sorella maggiore che non ho mai avuto”, gli occhi del ragazzo avevano recuperato un po' di serenità, per Alice era il risultato più ambito.

“Prego, signor Malfoy”, disse in tono formale, poi sorridendo aggiunse: “ anche tu per me sei come un fratello minore, Draco. Mi raccomando, sii prudente”

Alice aveva imparato da Silente che non si poteva dire alle persone come comportarsi, occorreva mostrare loro le alternative, dare gli strumenti per scegliere e lasciare a loro la responsabilità delle proprie scelte, solo così potevano crescere e comprendere il valore della libertà.

Non avrebbe detto a Draco di lasciare i Mangiamorte, non ne aveva l'autorità, lui non le avrebbe dato retta ed in ogni caso avrebbe esposto il ragazzo ad enormi pericoli per le ritorsioni contro i codardi. Alice avrebbe sostenuto Draco, gli avrebbe mostrato la possibilità di una vita permeata dal calore e dall'umanità delle persone e lo avrebbe lasciato libero di scegliere. Le lacrime di Draco erano importanti: Draco aveva già scelto la strada. Bisognava solo aiutarlo a raggiungerla.

Dopo qualche settimana Alice vide Piton piombarle nel suo studio su tutte le furie: “Cosa stai tramando con Malfoy? Che succede Alice, me lo devi dire!”

Alice inarcò le sopracciglia e calma, come se le avessero chiesto del tempo, lei rispose: “Gli ho dato lezioni di Occlumanzia, Severus. Il ragazzo è tormentato da quella pazza furiosa di sua zia, la Lestrange, mi sembra normale che voglia un po' di tranquillità. Ne ha diritto”

Piton inarcò un sopracciglio, come faceva sempre quando qualcosa lo incuriosiva, evidentemente non era la risposta che si aspettava, chiese: “Tu, hai dato lezioni di Occlumanzia a Draco Malfoy? Come sono andate?”

“Molto bene. Draco è un ottimo studente, se solo si applicasse un po' di più anche nelle materie scolastiche”, disse Alice, mentre continuava a consultare delle pergamene, poi alzò lo sguardo, vide il collega con una strana espressione sul viso e gli chiese: “Perché me lo chiedi? Qualcosa non va?”

Piton le rispose: “Ho passato lo scorso anno nel mio laboratorio a dare lezioni di Occlumanzia a Potter”.

Ora era il volto di Alice ad essere sorpreso, esclamò: “Oh! E come è andato?”, amaramente Piton rispose: “Un completo disastro. Quel ragazzo non è in grado di controllarsi, è impulsivo e ficcanaso come suo padre”.

Dal modo in cui Severus aveva sottolineato il termine ficcanaso, Alice dedusse che era accaduto qualcosa di spiacevole, chiese: “Ha combinato qualcosa in particolare o è la solita antipatia nei confronti di quel ragazzo che ti fa parlare così?”

Ricevette in cambio un'occhiata gelida “Ha messo il naso dove non doveva metterlo. Ho interrotto le lezioni. È evidente che non si applica, non gli interessa e comunque non è dotato”

Alice era tornata alle sue pergamene, scosse la testa e disse: “Severus, non so quante volte ti ho ripetuto di non tenere il pensatoio a portata di studente. Da come sei arrabbiato scommetto che ha visto James ai tempi in cui ti tormentava”

Piton era livido, strascicò un “Ti prego...”

Alice decise di prendersi una piccola vendetta: “A proposito di Potter, Lumacorno mi ha detto che è un fenomeno in Pozioni. Pare che abbia preparato un Distillato della Morte Vivente come non lo si preparava da quando io e te eravamo studenti, e lo ha fatto arrangiandosi con un vecchio libro preso nell'armadio delle scorte. Ovviamente, il tuo libro, il libro del Principe Mezzosangue, su cui abbiamo lavorato per un anno intero, giorno e notte, è nella tua libreria, vero?”

Severus si irrigidì, parve pensare a fondo e poi disse: “Credo di sì... Non può essere, quel maledetto ficcanaso!”

Alice scosse la testa: “Farai meglio ad accertarti di dove si trova il libro o a recuperarlo. Ti ricordo che quel libro è pericoloso. Lo sai perfettamente anche tu, ne abbiamo discusso anche troppo da ragazzi”, poi chiuse le sue pergamene, le ripose nel cassetto ed esclamò: “In ogni caso, cosa sei venuto a chiedermi, Severus? Che sta combinando il giovane Malfoy che ti turba?”, riportato alla realtà Piton le disse: “È semplice, scompare. Non passa più il suo tempo libero in Sala Comune, passa ore in Biblioteca, poi si aggira per i corridoi e scompare. Nessuno sa a che cosa stia lavorando, neanche i suoi compagni Tiger e Goyle”

“Non vedo cosa ci sia di strano in questo comportamento, finalmente avrà deciso di mettere la testa a posto! Spero proprio che abbia preso sul serio il mio auspicio di vederlo studiare intensamente le materie ufficiali come ha studiato Occlumanzia!”

“Sì, ma quando non è in biblioteca, cosa fa?”, chiese Piton spazientito.

“Sarà nel bagno delle ragazze al terzo piano”, disse Alice come se fosse un'ovvietà.

“Nel bagno... delle ragazze?”, chiese Piton disgustato dall'idea.

“Non fare quella faccia. Hai presente in che situazione si trova quel povero ragazzo? Gli ho presentato il fantasma di Mirtilla, lei lo ha preso in simpatia e ora lui si confida con lei. Ha proprio bisogno di un po' di contatto umano”, disse Alice.

Piton inarcò un sopracciglio e riassunse il tutto dicendo: “Tu hai presentato Draco a Mirtilla, perché passasse del tempo nel bagno delle ragazze a sfogarsi con un fantasma, sulla base del presupposto che ha bisogno di contatto... umano?”

Alice sbuffò, Severus non vedeva il nesso tra le cose, era comprensibile, detta così suonava un po' strana come faccenda, dovette spiegare il tutto: “Hai presente la situazione in cui si trova Draco? Credi che qualche studente vivo possa essere il depositario di tali confidenze? Hai idea di quello che vede Draco a casa sua?”, finalmente Piton capiva il nesso, disse solo: “Astuta”.

Mentre Severus usciva dal suo studio, Alice disse: “Lo so, lo so” con l'aria di chi ha appena sentito la cosa più scontata del mondo.

Alice seguì Severus a distanza, voleva sapere cosa volesse da Draco, perché cercasse il ragazzo con tanta insistenza, di certo non erano “affari da Mangiamorte” altrimenti lui neanche gliene avrebbe parlato. Piton camminava molto velocemente, Alice faticava a tenergli testa, fu anche fermata da un paio di studenti che le chiesero delle informazioni su alcune cose che aveva spiegato a lezione, diede loro appuntamento nel suo ufficio l'indomani e proseguì, per fortuna sapeva che Piton sarebbe andato da Mirtilla, altrimenti lo avrebbe già perso.

Arrivò tardi, vide Piton uscire dal bagno con il corpo di Draco coperto di sangue, Alice trattenne un urlo: “Lo prendo io, chi è stato? Perché?”, Piton con uno sguardo carico di odio disse solo: “Potter. Portalo in infermeria”.

Alice era brava con gli incantesimi curativi, lungo il percorso verso l'infermeria iniziò a recitare qualche formula curativa, provò anche con incantesimi antichi. Madama Chips ebbe poco lavoro da fare, esclamò: “Per fortuna che in questa scuola c'è qualcuno che mi viene incontro, professoressa Leroux, senza il suo intervento, il ragazzo sarebbe in fin di vita”.

Alice sedette su una sedia accanto al letto, accarezzava la chioma bionda di Draco, con gli occhi pieni di lacrime; conosceva quell'incantesimo, lo aveva riconosciuto. Aveva pensato che fosse sparito per sempre, ignorava come potesse averlo scoperto Potter. Quel ragazzo, continuava proprio a mettere il naso in cose che non lo riguardavano.

Alice guardava Draco, gli strinse la mano fredda, il ragazzo era fradicio. Iniziò ad asciugarlo, gli fece comparire un pigiama indosso e prese a curarlo con la magia antica. Le mani di Alice tremavano dal dolore: gli incantesimi di magia antica stavano funzionando. La bacchetta di Alice era nella tasca del mantello, le sue mani ripercorrevano e sfioravano le ferite presenti sul corpo del ragazzo, al suo tocco la ferita si rimarginava. Ci vollero un paio di ore per mettere a posto tutte le ferite, sembrava che una spada avesse fatto a pezzi il giovane Serpeverde.

Quando Draco aprì gli occhi, per prima cosa vide i grandi occhi neri di Alice colmi di lacrime di gioia, poi vide i suoi amici di Casa: Blaise, Tiger, Goyle, Pansy, dietro di loro. Serio come sempre, il professor Piton controllava la situazione, mise una mano sulla spalla di Alice e le disse: “Lasciamolo con i suoi amici, adesso sta bene”.

Alice sorrise, accarezzò la chioma bionda di Draco per un'ultima volta e seguì Severus fuori dall'infermeria.

Ora capiva la preoccupazione di Severus, come potevano proteggerlo se non sapevano dove fosse quel ragazzo. Alice aveva sempre pensato che finché sarebbe stato ad Hogwarts Draco era al sicuro, evidentemente si sbagliava. Aveva ragione Severus, ancora una volta, lui aveva l'altra metà della formula per decifrare gli eventi.

E poi accadde. Arrivò il buio tanto temuto. Su Hogwarts si levò il Marchio Nero. Un'orda di Mangiamorte invase la scuola, devastarono il Castello. Quella notte volarono Maledizioni in ogni angolo. Gli studenti erano in pericolo, i membri dell'Ordine della Fenice impegnati ad aiutare gli insegnanti nella difesa della scuola.

Alice correva, schivava maledizioni, Schiantava Mangiamorte, sentiva paura, rabbia e disperazione crescere in lei. Non poteva fermarsi, non ora. Incrociò un suo ex compagno Serpeverde, ora Mangiamorte, stava per lanciare una fattura verso Remus Lupin, gli gridò: “Gibbon! Non te lo permetto!”. Fu così che accadde, voleva Schiantarlo, ma fu un attimo, l'odio e la rabbia per quello che stava succedendo si impadronirono di lei: “Avada Kedavra!”. Gibbon cadde, privo di vita.

Alice non respirava, sentiva il battito accelerato. Dopo l'odio giunse la paura, quella maledetta paura per le Arti Oscure. Per la prima volta aveva perso il controllo di sé, aveva usato una Maledizione Senza Perdono, la più terribile.

Si rese conto di aver mancato per poco Remus Lupin, avrebbe potuto ucciderlo, non doveva succedere più.

Tremava dalla paura, riprese a correre, lungo i corridoi del castello continuava a schivare Maledizioni.

Non aveva tempo, doveva trovarlo, doveva fermarlo prima che fosse troppo tardi.

Lo vide, riconobbe la sua voce, lo sentì dire: “È finita”.

Vide gli altri Mangiamorte seguirlo e andare via, prese a correre gridando con tutta la disperazione che aveva in corpo: “Severus!”

Correva Alice, inseguiva quella banda di assassini, non poteva crederci, non poteva essere andata così, doveva esserci uno sbaglio. Urtò contro qualcosa nel mezzo di un corridoio vuoto, una barriera magica. Si rialzò. Vide da lontano Severus voltarsi verso di lei. Provò di nuovo. Questa volta il colpo fu più violento, perse i sensi.

Dal caos venne il silenzio.

Quando Alice aprì gli occhi era nello stesso corridoio in cui era svenuta, sopra di lei, il professor Lumacorno tentava di farle riprendere i sensi: “Alice, per tutti i Draghi, stai bene? Risvegliati. Chi è stato?”

Alice cercò di sollevarsi, di mettersi a sedere, guardava Horace, gli chiese: “Cosa è successo? Perché c'è questo silenzio?”, la voce le tremava ancora per la paura.

Lui con lo sguardo pieno di tristezza le disse: “È finita. Silente è morto. Sono andato ad avvertire il Ministero. Stavo raggiungendo Minerva e gli altri in Infermeria, quando ti ho vista svenuta, dovresti venire, farti vedere anche tu”.

Alice era confusa, non poteva affrontare tutto questo, non ora, disse solo: “No, Horace, grazie, sto bene. Ho solo perso i sensi, mi sono scontrata contro una barriera invisibile. Non è niente di grave”.

Fece del suo meglio per fare un sorriso rassicurante, si rialzò in piedi e disse: “Vai da Minerva e gli altri, siete i direttori delle Case, dopo tutto, dovrete pensare a quello che succederà. Vado ad accertarmi che gli altri insegnanti e gli studenti stiano bene”, e così dicendo si allontanò zoppicando.

Mentre camminava per i corridoi della scuola Alice cercava di mettere insieme tutti i pezzi: Draco e Severus avevano compiuto il loro destino, ponendo fine alla vita di Albus Silente. Severus ce l'aveva fatta, aveva salvato l'anima di Draco al prezzo della sua.

Silente era morto. Assassinato per mano del suo migliore amico, per salvare l'anima di colui che considerava alla stregua di un fratello, o un figlio. Il dolore era forte. Straziante. Sentiva l'anima trafitta. Silente era morto. La sua guida, il più grande mago vivente era morto, disarmato, senza opporre resistenza.

Come una vittima inerme, si era offerto in sacrificio alla guerra che stava per scoppiare.

Adesso Severus era fuggito, Draco anche, Silente era morto.

Si udiva soltanto il lamento di Fanny, che cantava il loro dolore.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 - L'orizzonte degli eventi ***


Capitolo 19 – L'orizzonte degli eventi

 

Il giorno dei funerali di Albus Silente il mondo della Magia si strinse intorno alla tomba bianca destinata ad accogliere le sue spoglie. Era una giornata di sole. Sul prato erano state predisposte le sedie per accogliere tutti coloro che piangevano la sua morte. Regnava un silenzio surreale, a testimonianza del vuoto lasciato nelle vite dei presenti. Per molti la notizia doveva essere ancora metabolizzata, altri cercavano di farsi forza. Sembrava che il mondo come era conosciuto allora stesse finendo e ci si era ritrovati in una dimensione in cui il tempo era sospeso.

Alice sedeva nelle prime file, quelle riservate agli insegnanti, subito dietro le Autorità del Ministero della Magia. Stretta tra la professoressa Cooman e la professoressa Sinistra, Alice piangeva in silenzio.

Il mondo le era crollato addosso dalla Torre di Astronomia. Da quella sera era cambiato tutto. Il vuoto si era impossessato del suo cuore, piangeva, dormiva, piangeva di nuovo.

La professoressa Sprite cercava di farle coraggio, le diceva: “Su Alice, sii forte. Ti sei fidata delle persone sbagliate. Tutti noi ci siamo sbagliati. Anche il povero Albus si fidava di loro”, queste parole consolatorie non sortivano alcun effetto.

Pomona fu più fortunata nei giorni successivi, quando le propose di aiutarla nelle serre. A contatto con la terra, impegnata nel travaso e nella cura delle piante magiche, Alice riusciva a non pensare per qualche istante, finché non arrivava la notizia di qualche devastazione.

La settimana successiva, Alice decise di andare a trovare Aurora, su nella Torre di Astronomia. Era una bella notte di luglio, la luna nuova rendeva il cielo meno luminoso, così che le stelle si vedevano chiaramente.

Da quando Sirius Black era stato assassinato da sua cugina Bellatrix, Aurora vestiva sempre di nero, chiusa nel dolore di un amore che non aveva mai superato. Si faceva vedere sempre più raramente dagli altri insegnanti, il dolore per la morte di Silente, ucciso proprio nella stanza che tanto amava e in cui spendeva tante notti non aveva fatto altro che aumentare la sofferenza, così che Alice, preoccupata per le condizioni della sua amica e per condividere il dolore, andava spesso a farle visita durante le sue notti di studio celeste.

Alice salì dalle scale e trovò Aurora alle prese con il grande telescopio della scuola, annotava dei numeri su una pergamena e modificava dei disegni.

“Ti disturbo?”, chiese timidamente Alice.

La sua amica si voltò: “Alice, cara, no, non disturbi, vieni pure, avevo proprio bisogno di una pausa. Stanotte il cielo è perfetto per l'osservazione, senza la luna si lavora meglio”. Alice sorrise: “Lo diciamo anche noi Pozionisti”, la sua attenzione fu catturata da un modello rotante, sospeso su un tavolo, sembrava la campana di una tromba o un grosso imbuto completamente nero, che aveva della luminescenza solamente ai bordi. “Che cosa è?” chiese Alice indicando quella strana proiezione sospesa. Aurora sembrava felice della domanda ricevuta: “Ti piace? L'ho preparato per le lezioni del prossimo anno: è il modello magico di un buco nero. Fa vedere esattamente come funziona”.

Alice si avvicinò al modello, la riproduzione volteggiava in un angolo sopra un tavolino, gli studenti sarebbero stati certamente colpiti dalla creazione di Aurora.

La professoressa Sinistra parve cogliere la curiosità di Alice, si avvicinò anche lei al modello e iniziò a spiegare: “I buchi neri sono fenomeni molto affascinanti. Nascono da corpi celesti estremamente densi, la cui forza gravitazionale è talmente elevata da attrarre tutto ciò che entra nel suo raggio d'azione, compresa la luce.”

Aurora accompagnava la spiegazione illustrando con la bacchetta le parti del buco nero di cui parlava, in fondo alla strozzatura dell'imbuto c'era un piccolo corpo celeste completamente nero, la superficie dell'imbuto erano le regioni di spazio che erano state attratte dalla forza gravitazionale. “Secondo alcune teorie, la gravità è talmente forte da distorcere non solo lo spazio ma anche il tempo. I buchi neri, quindi, potrebbero essere dei portali tra dimensioni diverse, anche se credo che qualsiasi cosa entri in un buco nero finisca per essere irrimediabilmente attratta dall'oscurità e distrutta”.

“Cosa è questa luce che c'è al bordo dell'imbuto?” chiese Alice, Aurora sorrise: “Questo è l'orizzonte degli eventi: è il confine a cui può giungere la luce prima di essere attratta definitivamente dalla forza gravitazionale del buco nero”.

Alice osservava affascinata questa zona dal nome così suggestivo, lo sguardo le si fece triste, poi disse: “Mi sembra di trovarmi esattamente in questo punto, combatto per restare nella luce, anche se alcune delle persone a cui sono più affezionata sono state attratte dall'Oscurità, spero che non abbiano oltrepassato l'orizzonte degli eventi”.

Aurora le si avvicinò, le mise una mano sulla spalla e le mormorò: “Coraggio. Bisogna avere il coraggio di guardare in faccia l'Oscurità”.

Nel mondo stava succedendo di tutto, quello che per i Babbani erano misteriosi incidenti e cataclismi in posti inaspettati, i Maghi sapevano essere opera delle scorribande dei Mangiamorte. Alice era preoccupata, non si avevano notizie di Severus, né di Draco, lei leggeva le cronache cercando di tenere il conto dei caduti: da entrambe le parti c'erano persone che conosceva.

L'ultima notizia che l'aveva scossa era stata la scomparsa di Charity Burbage, l'insegnante di Babbanologia ad Hogwarts. Alice l'aveva avuta come insegnante, la conosceva come collega. Loro avevano parlato a lungo dell'articolo a difesa dei diritti dei Babbani che Charity aveva fatto pubblicare sulla Gazzetta del Profeta. La vendetta del Signore Oscuro non doveva essere tardata. Da quando non c'era più Silente, neanche Hogwarts era un posto sicuro.

Alla fine di luglio avvenne l'impensabile: Voldemort prese il controllo del Ministero della Magia.

Una mattina di agosto, gli insegnanti stavano facendo colazione in Sala Grande. Durante il periodo di chiusura della scuola, la Sala aveva un aspetto lugubre, senza il vociare degli studenti e senza l'allegria che promanava dagli occhi vivaci di Silente.

Arrivarono i gufi con la nuova edizione della Gazzetta del Profeta, si udì un tonfo di posate sui piatti, Alice si macchiò il vestito con il suo succo di zucca, quasi tutti i professori videro sfuggirsi qualcosa dalle mani mentre leggevano la prima pagina del quotidiano: il nuovo ministro, Pius O'Tusoe, aveva nominato Severus Piton preside di Hogwarts. Ma c'era dell'altro: Charity Burbage sarebbe stata sostituita da Alecto Carrow, mentre il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure sarebbe stato il fratello, Amycus Carrow.

Il ministero aveva nominato dei docenti e il preside senza consultare gli insegnanti di Hogwarts? La McGranitt spodestata per decreto, come lo fu Silente?

La tavola era pervasa da sguardi perplessi e preoccupati. Minerva McGranitt non si scompose e disse: “Bene. Il ministero ha deciso così. Come abbiamo sempre fatto, non abbandoneremo i nostri studenti”.

La professoressa Sprite aggiunse: “Sì, Minerva. Silente avrebbe voluto così, che restassimo per proteggere i nostri studenti”.

Fu Vitious a cogliere una domanda che serpeggiava nell'aria e nessuno osava formulare: “Severus torna ad Hogwarts! Nello stesso ufficio di Silente. Come osa!?”

Alice continuava a guardare la foto di Severus Piton in prima pagina. Non capiva, sarebbe tornato ad Hogwarts sul serio? Che cosa aveva in mente? Le tornarono in mente le parole di Draco: “Lo conosci così bene? Sai veramente di cosa è capace?”

E se avessero avuto ragione loro, tutti loro, se Severus avesse scelto definitivamente il lato Oscuro, una volta morto Silente?

Sentì la professoressa Cooman scuoterle il braccio: “Alice, ti senti bene? E' una notizia shoccante per te, suppongo!”, Alice piegò il giornale, guardò le facce preoccupate degli altri colleghi e disse: “Si, sto bene. Dobbiamo pensare ai ragazzi. A quelli che il primo settembre si presenteranno a Hogwarts, se mai le famiglie li lasceranno venire”.

Il primo settembre gli studenti tornarono. Non tutti, molte famiglie preferirono tenere i figli a casa, mentre di Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger non si avevano notizie. Il ministero e i Mangiamorte davano loro la caccia, tutti speravano che quei tre ragazzi fossero latitanti da qualche parte del mondo, in salvo.

Sotto la direzione di Severus Piton Hogwarts non fu la stessa: Dissennatori e Mangiamorte sorvegliavano gli ingressi della scuola. Il cielo era plumbeo, i fratelli Carrow divennero i responsabili della disciplina ad Hogwarts: usavano la maledizione Cruciatus sugli studenti ribelli.

Come tutti gli insegnanti, Alice cercava di sostenere e proteggere i suoi studenti. Se Amycus Carrow aveva trasformato Difesa contro le Arti Oscure semplicemente in Arti Oscure, Alice decise di insegnare ai ragazzi a sconfiggere questo tipo di magia.

Il suo corso di Magia Antica prese una direzione che neanche lei avrebbe potuto prevedere. Iniziò a parlare loro della forza dell'amore, quello che il Signore Oscuro e i suoi seguaci ignoravano, parlò loro del potere dell'amore di veicolare la magia, di potenziare la forza delle loro bacchette. Insegnò loro delle Controfatture antiche e potenti.

Gli antichi conoscevano bene questa forza, gran parte delle loro conoscenze era andata perduta, anche se le ricerche di Alice e Silente avevano permesso di ricostruire alcuni incantesimi e alcune nozioni che erano andate perse. Il modo migliore per non far sentire il vuoto lasciato da Silente era quello di trasmettere agli studenti una parte delle sue conoscenze, facendo vivere un briciolo della speranza e della fiducia negli altri che caratterizzava il vecchio preside.

I Carrow erano troppo stupidi ed arroganti per occuparsi di cosa insegnavano i professori, preferivano pensare a soddisfare il loro sadismo infliggendo maledizioni agli studenti indisciplinati. Gli studenti, dal canto loro, erano troppo interessati al corso di Alice per parlarne fuori dall'aula. Nel segreto dei dormitori, lontano da occhi indiscreti, le nozioni e gli incantesimi trapelavano, come fece qualche anno prima la copia del Cavillo messa al bando da Dolores Umbridge.

Gli attestati di stima degli studenti nei confronti di Alice insospettirono i Carrow. Impiegarono qualche mese per capire che l'umore degli studenti del corso di Magia Antica era decisamente migliore rispetto a quello degli altri studenti.

Una sera Amycus e Alecto videro Alice uscire dalla Sala Grande dopo cena. Lei stava percorrendo l'atrio, in direzione delle grandi scale di marmo, si vide venire incontro i due Mangiamorte; cercò di essere cortese, stava tornando nel suo ufficio, non doveva avere paura di quei due.

“Alecto, Amycus, buonasera”, disse cercando di abbozzare un sorriso cordiale.

Si fece avanti Amycus: “Buonasera professoressa Leroux, dove se ne va a quest'ora?”

“Nel mio ufficio, Amycus. Dove dovrei andare? Voi dove state andando? Sempre alla ricerca di studenti indisciplinati?”, disse Alice con un tono quasi sarcastico.

Alecto intervenne: “Si risparmi quel tono, professoressa, siamo i responsabili della disciplina, le cose sono diverse da quando ci siamo noi”

“Lo vedo”, ribatté seccamente Alice.

Alecto Carrow non sopportava Alice, non le era piaciuta dal primo momento che l'aveva vista. Troppo in disparte, non si sapeva nulla di lei e questo la insospettiva. In tono minaccioso le disse: “Le ho detto di non usare quel tono con noi, professoressa Leroux. Vuole per caso che controlliamo il suo stato di famiglia?”

Alice scoppiò in una risata fragorosa, con tutte le minacce possibili da farle, non si sarebbe mai aspettata quella sul sangue, disse: “Prego fate pure, poi fatemi sapere il vostro stato di famiglia!”, disse mentre continuava a salire le scale.

I fratelli Carrow si guardarono stupiti, scoprirono non solo che Alice era Purosangue, ma che la sua discendenza era antica e nobile come quella dei Black e dei Malfoy, che era una potentissima famiglia magica, che da secoli non aveva mai avuto niente a che fare con le Arti Oscure. Si chiesero come potevano aver ignorato l'esistenza di famiglie magiche Purosangue così antiche.

Un ghigno spuntò sul volto di Amycus, “Bene, professoressa Leroux, sono ammirato dal suo stato di famiglia. Non ne avevamo idea”, disse mentre saliva i gradini in direzione di Alice.

Il tono che stava prendendo la conversazione non piaceva per nulla ad Alice, il ghigno sul volto di Amycus ancor meno. Notava che anche Alecto era turbata e non riusciva a seguire il fratello. Lui continuò: “È davvero un peccato che una Purosangue come lei, stia qui da sola, quando potrebbe aiutarci. Sa le famiglie magiche Purosangue sono così poche, una bella donna come lei sarebbe un'ottima moglie... avremmo dei figli meravigliosi...”.

Alice si trovava bloccata sulle scale, con le spalle alla parete, sentiva il calore della torcia appesa provenire dalla sua destra, le impediva di poter continuare a salire con le spalle alla parete, davanti, sempre più vicino, Amycus le sfiorava il viso con la bacchetta magica.

“Non farei un figlio con te neanche per tutto l'oro del mondo, Amycus”, rispose Alice fermamente, un filo di paura faceva tremare leggermente la sua voce.

Alecto si appoggiò alla parete alla sinistra di Alice, ormai priva di vie di fuga, rideva e prendeva in giro il fratello: “Amycus, non dirmi che vuoi sposare questa? Guardala, è così pallida e mingherlina, non sembra neanche in salute”, anche Alecto si divertiva a toccare Alice con la punta della bacchetta.

Sembrava un incubo, era diventata oggetto delle attenzioni morbose di Amycus e del divertimento sadico di Alecto; Alice chiuse gli occhi, sperava che si sentisse un rumore che potesse distrarre quei due, una piccola distrazione per poter prendere la bacchetta dalla tasca.

Si udì una porta sbattere, una voce richiamò i due fratelli: “Alecto, Amycus cosa state combinando? Dovete controllare gli studenti, lasciate perdere i professori!”

Alice vide in cima alle scale Severus, il volto inquieto, era più di quanto avesse osato sperare. I Carrow lasciarono andare Alice, Amycus le lanciò un'occhiata lasciva, a cui Alice rispose con uno sguardo disgustato. Arrivata in cima alle scale si fermò davanti al preside. Si guardarono negli occhi senza dire una parola e poi lei proseguì a salire le scale. Si chiuse nel suo ufficio, aveva ancora i brividi per gli sguardi di Amycus.

Il giorno dopo, a colazione Amycus le riservò gli stessi sguardi. Alice cercava di concentrarsi sulla Gazzetta del Profeta che aveva davanti, quando non leggeva, guardava gli studenti. Accanto a lei, la professoressa Sinistra guardava incuriosita la scena, Alice comprese l'espressione stupita di Aurora e le raccontò l'accaduto. Aurora guardò disgustata Amycus, come se fosse più repellente di uno Schiopodo Sparacoda, questi rise spavaldo e si mise a parlare con sua sorella.

Quel giorno a lezione Alice spiegava i Filtri d'Amore elaborati dagli antichi greci, agli studenti del quarto anno. Aveva portato una boccetta di Anteros, un potente filtro d'amore. Secondo la mitologia greca, le frecce di Eros, il dio dell'amore erano imbevute di Anteros; pertanto, chi veniva colpito da queste frecce si innamorava della prima persona che vedeva.

“Ma professoressa Leroux, è come la nostra Amortentia!”, disse dal fondo dell'aula Rose Brown. Alice sorrise e le disse: “Vedo che sei un'esperta! Del resto, tua sorella Lavanda ne sa qualcosa dei Filtri d'Amore”, poi proseguì rivolgendosi al resto della classe: “La signorina Brown ha ragione, cinque punti a Grifondoro, per la prontezza di spirito. L'Anteros è l'antenato della nostra Amortentia, fa sbocciare un amore forte, intenso, chi ne cade vittima è sinceramente convinto di essere innamorato”

Bussarono alla porta, entrò il preside, gli studenti rimasero pietrificati alla vista di Severus Piton. Stranamente non era in compagnia dei fratelli Carrow. “Buongiorno professor Piton”, disse Alice in tono cordiale e, rivolgendosi alla classe, aggiunse: “È una fortuna che sia entrato proprio adesso in classe. Lei, che è un abile Pozionista, potrà dare agli studenti un parere su questo filtro”.

Alice porse la boccetta verso il preside, questi riconobbe subito il filtro e disse: “Questo è Anteros. Stia attenta a non farmene arrivare neanche una goccia”, Alice guardò la classe, poi si rivolse verso il professor Piton e provocatoriamente rispose: “Oh, me ne guardo bene, signor preside”.

Alcuni studenti trattennero le risate. Piton riprese: “E' come l'Amortentia. Si sente l'odore di ciò che amiamo”, il volto di Piton si irrigidì e aggiunse: “io sento l'odore del mio laboratorio”.

Alice sorrise alla classe e disse: “Bene, professor Piton. Grazie mille per il suo contributo. Desiderava qualcosa?”, Piton la guardò cercando di far richiamare alla mente il motivo per cui era entrato in classe di Alice, le disse: “Le volevo chiedere se la sua relazione sull'andamento degli studenti è pronta”. “Sì, è pronta, è nel mio ufficio. Ne ha bisogno adesso?”, chiese Alice scrutando lo sguardo di Severus.

Il preside rispose: “Non è urgente, può farmela avere dopo cena nel mio ufficio. Grazie”, disse Piton, uscendo dall'aula sentì Alice dirgli “D'accordo”.

Tornata agli studenti, vide questi preoccupati e disse loro: “Non pensate alla relazione, è una formalità che hanno imposto i Carrow. Non mi sognerei mai di scrivere quello che succede in quest'aula” e proseguì con la lezione sui filtri d'amore.

“Tornando all'Anteros, se siete innamorati di una persona, somministrargli questo filtro è la cosa peggiore che possiate fare”, gli studenti la guardarono sbigottiti. Alice spiegò loro: “Vedete, l'amore vero, quello puro, non dovrebbe essere egoistico, il vero amore presuppone la libertà. Solo così si potrà essere felici, non con l'inganno di un Filtro d'Amore”.

Si sentì la campana suonare, la lezione era finita e gli studenti iniziarono a conservare le proprie cose: “Per la prossima volta vorrei che realizzaste per me un Filtro d'Amore: sceglietene uno voi, basta che non lo compriate al negozio dei gemelli Weasley, me ne accorgerei!”

Uscendo dall'aula incontrò Alecto Carrow. Memore dell'ultimo incontro, Alice prese subito la bacchetta. Alecto scoppiò a ridere e le disse: “Non so come, ma hai fatto colpo su mio fratello, pare che diventeremo cognate. Non dovresti essere così scontrosa. Potrei aiutarti a organizzare il matrimonio”

Il sorriso della Mangiamorte era un ghigno sadico, sapeva che il pensiero di un legame con Amycus disgustava Alice e si divertiva a provocarla. Sembrava che Alecto imitasse Bellatrix in un certo modo di atteggiarsi, sebbene non avesse il fascino della discendente dei Black.

Alice passò oltre dicendole: “Tuo fratello perde tempo. Non ci sarà nessun matrimonio, né con lui, né con altri”.

Passò il pomeriggio nel suo ufficio. Le giornate erano cupe e corte, il buio scendeva presto e la pioggia non cessava di cadere. Alice guardava fuori dalla finestra, verso il lago, le ritornarono in mente le passeggiate con Silente, i discorsi sulle ricerche.

Le tornò in mente l'avviso che le diede Silente prima dell'inizio del caos: “Si prospettano tempi difficili, tempi in cui ciò che vedrà potrà essere profondamente diverso da quello che sa e che sente dentro. Mi raccomando, tenga a mente che gli occhi, il più delle volte, vedono solo ciò che viene loro mostrato. Si ricordi di queste parole in futuro, le saranno di grande aiuto”.

Si girò verso il suo tavolo da lavoro, fece tornare a posto negli scaffali libri e pergamene, vi poggiò il suo calderone, dopo tanto tempo era bello tornare ad usarlo. Nell'armadio prese gli ingredienti necessari e si mise a lavoro, per l'ora di cena sarebbe stata pronta: oramai questa pozione non aveva segreti per lei.

Andò a cena con lo spirito più leggero delle sere passate, riuscendo persino ad ignorare i fratelli Carrow e le loro risate. Alice sedeva tra la professoressa Sinistra e la professoressa Sprite e spesso discutevano della Luna e delle piante magiche, anche se gran parte delle volte i discorsi erano brevi resoconti sull'andamento delle punizioni ai danni degli studenti. Tutti loro volevano fare di più, poter sostenere i ragazzi del c.d. Esercito di Silente che si ribellavano al dominio dei Carrow, dando speranza a tutta la scuola.

Dopo cena Alice prese la strada per andare giù nei sotterranei, quando si ricordò che adesso Piton era il preside, e sarebbe dovuta andare in quello che era stato l'ufficio di Silente.

Un brivido le corse lungo la schiena, era la prima volta che entrava in quell'ufficio dalla morte di Silente, lo avrebbe visto profanato dai Carrow? Ci sarebbe stato il ritratto di Silente, magari pronto a rincuorarla?

Arrivò al gargoyle di pietra, disse la parola d'ordine ed entrò.

L'ufficio era come lo aveva lasciato l'ultima volta, Severus non aveva toccato neanche una piuma. Dalla parete dietro la scrivania, il ritratto di Silente le fece un occhiolino. Alice sorrise, poi vide Severus, gli disse: “Non mi aspettavo che saresti venuto oggi in classe”.

“I Carrow mi stanno sempre dietro, ne ho approfittato mentre erano a lezione. Non abbiamo molto tempo”, disse Piton.

Alice prese una boccetta dalla tasca del mantello e gliela porse. Severus prese la boccetta, mentre l'apriva chiese “Siamo sicuri che è...” “Balsamum Animae. Lo sai, basta uno sguardo”, completò lei.

“Grazie Alice. Attenta ai ragazzi”, disse Piton mentre richiudeva la boccetta ormai vuota. “Di niente, Severus”, rispose Alice uscendo dall'ufficio, si fermò sul ciglio della porta e aggiunse: “Tieni lontano Amycus, se prova a fare il maiale con me, durante la prossima cena potrebbe cadermi accidentalmente del veleno nel suo idromele”.

Piton annuì abbozzando un sorriso: Alice aveva il suo stesso umorismo e anche lei quando profferiva una minaccia parlava lentamente, scandendo ogni singola parola.

Da quella sera, ogni mese, Alice portava una boccetta di Balsamum Animae a Piton. Ignorava perché ne avesse bisogno. L'ultima volta era stata per un dolore devastante come la morte di Lily, doveva essere per un motivo altrettanto doloroso ed immaginava che non dovesse essere semplice per lui abitare l'ufficio di Silente. Cercava di mettere insieme i pezzi, di non credere a quello che vedeva ogni giorno e di ricordare le parole di Silente, che oramai erano la sua unica forza.

La situazione con Amycus e Alecto stava migliorando, Severus aveva mantenuto la sua parola e loro le giravano al largo, dal canto suo, Alice passava molto tempo nell'ufficio e aveva ripreso a frequentare il laboratorio di pozioni con il professor Lumacorno: passavano parte del tempo a preparare pozioni curative contro le ferite cagionate agli studenti dalle punizioni dei Carrow.

Per evitare di mettere nei guai gli studenti illegali, Alice creò una rete di contatti dove ogni singolo tassello aveva una frazione dell'informazione così, in caso di interrogatorio con il Veritaserum, il malcapitato non avrebbe potuto mettere in pericolo gli altri.

Il tempo che avrebbero impiegato i Carrow per interrogare tutte le persone coinvolte e ricreare il percorso della pozione sarebbe bastato perché gli studenti si mettessero in salvo.

Alice preparava la pozione con Lumacorno e durante la distribuzione dei compiti corretti infilava la boccetta nella pergamena di Rose Brown, questa l'avrebbe passata alla sorella Lavanda che, a sua volta, avrebbe fatto in modo, attraverso ulteriori passaggi che Alice ignorava, di farla arrivare a chi, nell'Esercito di Silente, ne avesse bisogno. I corrieri cambiavano spesso, per cui i Carrow non notarono mai nulla di sospetto.

Una sera, tuttavia, Alice si trattenne nel laboratorio con il professor Lumacorno. Dopo aver finito di preparare le pozioni, iniziarono a ricordare i bei tempi andati, mangiando biscotti e frutta candita di cui Horace era sempre fornito. Quando Alice uscì dal laboratorio si accorse che era più tardi del previsto ed iniziò ad avviarsi frettolosamente verso la propria stanza. Lungo il corridoio, che dai sotterranei portava al primo piano, incontrò Amycus che perlustrava la scuola.

Amycus non poteva credere ai suoi occhi: la professoressa Leroux, di notte, da sola, nelle segrete, e lui senza la sorella.

“Buona notte professoressa Leroux! È pericoloso andare in giro da soli per il castello, si possono fare brutti incontri. Vuole che la scorti in camera sua?”

Alice rabbrividì al solo pensiero, guardando disgustata Amycus disse: “Non ce n'è bisogno, ne ho appena fatto uno”.

Amycus sfoderò la bacchetta e la puntò verso Alice “Attenta a come parli, professoressa. Qui non c'è nessuno pronto a difenderti”, il ghigno sul volto si allargava sempre di più. Alice, con gli occhi stretti come due fessure, strinse la bacchetta: “Fossi in te, non sarei tanto tranquillo, Amycus. Non ho bisogno di essere difesa”, Amycus perse la pazienza, dopo averla Disarmata, puntò la bacchetta sul volto impaurito di Alice.

“Sarebbe un peccato sfregiare un bel volto Purosangue come il tuo, ma ti posso assicurare che anche dopo ti vorrò sposare lo stesso”, disse mentre bloccava Alice con le spalle al muro.

“Guarda che pelle chiara... e questi capelli...” Amycus le aveva appena sciolto con la bacchetta lo chignon con cui teneva raccolti i suoi capelli lunghi. Alice era terrorizzata, era al buio, Disarmata, nelle mani di un viscido maiale.

Amycus premeva la bacchetta sulla guancia di Alice, come se volesse accarezzarla, Alice tremava e lo guardava con disgusto: “Non provare a toccarmi”, disse minacciosa, lui rise: “E pensi che sarai tu ad impedirmelo?”

Alice vide Amycus irrigidirsi prima dalla paura e poi pietrificarsi, scivolò di lato e soddisfatta disse: “Proprio così. E la Umbridge sosteneva che non si possono fare gli incantesimi senza la bacchetta!”

Raccolse la sua bacchetta da terra e proseguì per andare in camera sua quando si trovò faccia a faccia con Draco.

“Ho visto tutta la scena, se avesse osato toccarti sarei intervenuto”, disse lui.

Alice sorrise: “Molto cavalleresco, ma come vedi so badare a me stessa. Perché non sei venuto a trovarmi?”

“Perché non devono sapere che ci conosciamo. Farò tornare normale Amycus e lo Confonderò, neanche si ricorderà il tuo stato di famiglia, né di averti mai conosciuta, ma tu stagli alla larga. Lui non deve sapere di te, non lo sopporterei”, disse Draco.

Alice annuì, lo abbracciò, gli disse: “Grazie” ed andò via.

Da quella sera Amycus Carrow smise di parlare di Alice, mentre sua sorella Alecto continuava a tenerla d'occhio, qualcosa le diceva che non c'era da fidarsi.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 - Lo scorrere del tempo ***


 

Capitolo 20 – Lo scorrere del tempo

 

La notte successiva ci fu un forte clangore, si udirono urla fuori la porta di accesso al dormitorio dei Corvonero, poi si sentì Minerva urlare contro qualcuno, formule di incantesimi, la voce di Filius, rumore di vetri, proprio sotto la sua finestra.

Alice si svegliò di soprassalto, corse alla finestra e vide la sagoma di qualcosa di simile a un pipistrello volare verso i confini della scuola: cosa stava succedendo?

Si infilò la veste e il mantello, uscì ed incontrò il professor Vitious che le disse trafelato: “Dobbiamo prepararci, sta arrivando Tu-Sai-Chi. Potter è a Hogwarts. Dobbiamo difendere la scuola, prendere tempo. Vado a chiamare i miei studenti, tra quindici minuti in Sala Grande”

Alice guardò Filius allarmata e gli chiese: “E Piton? Dov'è Piton?”

“Ha provato ad aggredire Minerva ed è scappato, quel codardo! Bisogna muoversi!”

Alice corse in Sala Grande con la bacchetta in mano: c'era una grande confusione, gli studenti erano spaventati, con gli occhi gonfi per il sonno interrotto. Riconobbe alcuni suoi studenti, disse loro: “Seguite quello che dice la professoressa McGranitt, seguite i prefetti”. Passò vicino il tavolo dei Serpeverde, accanto al professor Lumacorno, doveva raggiungere Draco, doveva accertarsi che stesse bene e si mettesse in salvo.

Superò tutti i tavoli, gli studenti la fermavano confusi, lei cercava di far loro forza, ripeteva di seguire i prefetti. Quando raggiunse il tavolo dei Serpeverde, Draco non c'era, i ragazzi stavano andando via, fermò Pansy ma non sapeva dove fosse Draco, anche Tiger e Goyle erano scomparsi. Sperava che fossero già usciti, pronti per essere evacuati dalla scuola.

Alice seguì la professoressa Sprite sulla torre di Astronomia insieme agli altri studenti, erano carichi di piante magiche, pronti a scagliarle ai Mangiamorte. Insieme ad alcuni Tassorosso scagliavano Fatture contro coloro che riuscivano a schivare o liberarsi dalle piante.

Le cuffie contro il grido delle Mandragole non impedirono di sentire la voce fredda del Signore Oscuro quando chiese la consegna di Potter, in cambio della cessazione della battaglia. Quella voce riusciva a gelare il sangue. Alice conosceva quella voce, dai ricordi di Draco sapeva come la visione del proprietario fosse ancora più terrificante.

Bisognava trovare il ragazzo, accertarsi che fosse vivo.

Corse lungo le scale, giù dalla Torre di Astronomia, quella torre da cui tutto era iniziato. Correva giù per le scale, saltava i gradini, schivava maledizioni, Schiantò sui ex compagni di Casa.

Lumacorno si era nascosto, il coraggio non era mai stato una sua dote, Alice era l'unica Serpeverde che combatteva per difendere il Castello, per impedire all'Oscurità di vincere.

Stava arrivando nella Sala d'Ingresso quando vide Draco, steso a terra con il naso insanguinato, riverso sopra un Mangiamorte: era ancora vivo.

“Draco, Draco! Svegliati, svegliati Draco!”, il ragazzo non riusciva a muoversi per il dolore. Alice lo prese in braccio, lo portò in un posto riparato, gli diede un Filtro Antidolorifico e gli chiese: “Draco, dov'è Severus? Devo trovare Severus! Dimmelo, Draco!”

“Mio padre... mio padre lo ha condotto dal Signore Oscuro, lo stava cercando”

Draco parlava a fatica, il dolore era troppo forte, stava per svenire, Alice formulava incantesimi curativi, poi gli disse: “Draco, ascoltami, presto starai bene, ti prego dimmi dove è il Signore Oscuro, dove stanno portando Severus?”

Questa volta non poteva arrivare tardi. Doveva arrivare da Severus prima che fosse troppo tardi, avrebbe potuto affrontare Lucius Malfoy, o qualche altro Mangiamorte, ma doveva raggiungere Severus prima che arrivasse da Voldemort.

Draco con un filo di voce disse: “La stamberga strillante”

Il mondo finì.

Hogwarts stava combattendo ed il Signore Oscuro stava a Hogsmeade? Era troppo lontano da raggiungere correndo. I passaggi segreti erano sorvegliati, quello sotto il Platano Picchiatore era il collegamento diretto, Voldemort l'avrebbe fatto sorvegliare al meglio.

Vide una scopa, corse fuori, inforcò la scopa e volò il più veloce possibile verso Hogsmeade. Non c'era tempo da perdere. In volo schivò alcune Maledizioni, riuscì a evocare il Patrono per difendersi dai Dissennatori: questa volta non sarebbe svenuta, non c'era tempo.

Fece comparire degli scorpioni del deserto e li scagliò contro dei Mangiamorte che la stavano inseguendo. Si stava avvicinando alla Stamberga Strillante, la vedeva.

Sentì quella voce fredda, di nuovo.

Voldemort concedeva una tregua, Potter avrebbe avuto un'ora per consegnarsi.

Alice accelerò ma la scopa era un modello vecchio e malconcio della scuola e non poteva andare più veloce di così. Scese verso la Stamberga Strillante, vide che era inaspettatamente deserta, le salì il panico: sarebbe stato troppo tardi.

Voldemort era da qualche parte nella Foresta Proibita, valeva la pena entrare. Trovò la porta sfondata. Entrò. Dentro non c'era nessuno.

Era troppo tardi, guardò intorno, abbassò lo sguardo e le si gelò il sangue, fece appello a tutte le forze per non svenire: Severus, riverso per terra, un morso di serpente sul collo.

Senza sapere quello che faceva, senza sapere se era ancora in tempo, Alice corse da Severus, il cui corpo esanime aveva perso quel poco di colorito vitale.

“Forse non è finita, forse c'è tempo, forse gli organi vitali non sono del tutto compromessi”, si ripeteva Alice come un mantra.

Prese la boccetta con l'antidoto a cui avevano lavorato per anni, per ironia della sorte, sarebbe stato proprio Severus a sperimentarlo per primo. L'antidoto era molto potente, più potente del Bezoar, più potente di quello usato al San Mungo per salvare Arthur Weasley, avevano lavorato a lungo per rafforzarlo.

Sperava che il lavoro di tanti anni servisse a qualcosa. Versò un po' di antidoto sul morso, un'altra parte lo versò nella bocca di Severus, quando il corpo avrebbe ripreso un po' di mobilità, lo avrebbe ingerito naturalmente.

Vide l'antidoto iniziare a diffondersi, Severus, da qualche parte, era ancora vivo. Non era troppo tardi.

 

 

* * *

 

Severus vide buio, prese la bacchetta: “Lumos”, una luce fioca illuminava l'oscurità intorno a lui. Pensò di essere morto, intorno a lui non sentiva niente, la Stamberga Strillante era scomparsa. L'ultima cosa che ricordava era Nagini che gli si avventava addosso, lo sguardo distaccato di Voldemort e poi gli occhi verdi, uguali a quelli di lei.

Doveva essere morto. A giudicare dal luogo in cui si trovava, doveva essere finito all'inferno. Notò l'ironia della sorte, l'inferno assomigliava ai sotterranei di Hogwarts in cui aveva passato quasi interamente la sua vita.

Sentì dei passi venire nella sua direzione. Gli occhi iniziavano ad abituarsi alla penombra, intravide una sagoma umana. Piano piano la figura emerse alla luce delle torce.

Non poteva credere ai suoi occhi, era morto sul serio, davanti a lui Lily sorrideva.

Come allora, lei rideva e lui pensava di non poter parlare, si fece forza e le chiese: “Sono morto?”

Lily rise e gli disse: “No, Severus, non ancora”.

Piton guardava la donna rapito, era bella come nei suoi ricordi: “Dove siamo? Cosa facciamo qui?”

“Siamo da qualche parte nella tua mente, Severus. Sono venuta qui per dirti grazie, hai vegliato sul mio piccolo Harry, lo hai protetto a modo tuo. Hai dato la vita per espiare la tua colpa. Grazie Severus, sei un vero amico. Io e James te ne siamo molto grati”

L'ultima frase fu come uno schiaffo in faccia.

Lily se ne accorse e gli disse: “Severus, dopo tutto questo tempo?”

Severus osservava i suoi grandi occhi verdi, l'ultima cosa che aveva visto prima di perdere coscienza, riuscì a dirle: “Io... sempre”

Lily scosse la testa sorridendo, i capelli rossi risaltavano alla luce delle torce: “Severus, sei il solito testardo, sei stato così cieco, non hai capito che io e te non ci siamo mai appartenuti? Non eravamo fatti per stare insieme, non ci capivamo, litigavamo sempre”.

Piton pensava che dopo tutto quello che aveva patito, era proprio infernale essere rifiutato anche nell'Aldilà.

Come un tempo, guardava Lily e non sapeva cosa dire: “Non capisco. Noi eravamo amici”

Lily sorrideva, di un sorriso materno, che sapeva di calore e accoglienza, lo sguardo pieno di tenerezza: “Sì, Severus, eravamo amici, ma non ci sarebbe mai stato niente tra di noi. Non ci capivamo, tra me e te non c'era quell'intesa forte, profonda e intensa che nasce con l'amore”

“Cosa devo fare?”, chiese oramai smarrito dal senso di quelle parole

Lily sorrideva: “Devi scegliere tu cosa vuoi fare. In ogni caso, andrai avanti”

Lily guardava la fiamma scoppiettante della torcia, l'unica fonte di luce in quel corridoio buio e vuoto, sospirò e gli disse: “Severus, meriti di essere felice, meriti di conoscere l'amore, meriti una compagna che ti capisca così a fondo da non aver bisogno di parole. Tu lo sai, lo hai iniziato a capire”.

Piton sorrise confuso, Lily annuiva: “Proprio così, Severus, hai sempre avuto l'amore sotto gli occhi, ma eri così preso da te e dalle tue convinzioni per accorgertene. Ma sono un paio d'anni che hai iniziato a farci caso, vero?”

Piton le chiese: “Tu come sai?”

Lily disse solo: “Noi abbiamo i nostri mezzi”, lo guardò e, con un ampio sorriso, gli disse: “Penso che tu abbia fatto la tua scelta”

Sorrise alla sua amica, annuì.

“Grazie per Harry, Severus! Sii felice e salutamela tanto! Spero di non vedervi per molto tempo!”, così dicendo Lily scomparve nell'oscurità da cui era venuta.

Piton si guardò attorno e dietro di sé vide delle scale, iniziò a salirle.

 

* * *

 

Alice vedeva che l'antidoto non riusciva a sconfiggere il veleno, ne aggiunse dell'altro sulla ferita: nessun miglioramento, il veleno resisteva. Iniziò a formulare antichi incantesimi per mantenere in vita Severus, con tutta se stessa sperava che qualcuno uccidesse quel maledetto serpente.

Si inginocchiò accanto al corpo del suo amico, continuava a ripetere incantesimi per tenerlo in vita, lo avrebbe fatto fino alla morte di quel serpente, o alla propria. Non poteva far morire Severus, non così, non dopo tutto quello che aveva fatto. La guerra sarebbe finita e finalmente anche lui avrebbe meritato di essere felice.

Lei sapeva, lo aveva sempre saputo.

Silente aveva mantenuto il segreto, ma aveva addestrato Alice alla ricerca, a mettere insieme i pezzi, ad andare oltre le apparenze. Non poteva perderlo, non poteva lasciarlo andare un'altra volta, non ora, non adesso che sapeva, finalmente aveva capito.

Alice aveva gli occhi gonfi di lacrime, continuava a recitare incantesimi sempre più complessi, guardava il corpo privo di sensi di Severus e non voleva mollare, doveva tenerlo in vita più a lungo possibile.

Poi accadde. Un urlo lacerante ruppe il silenzio. L'antidoto iniziò a diffondersi. La gola iniziò a muoversi, la dose in bocca era stata deglutita, rimarginare le ferite del morso del serpente sarebbe stato uno scherzo.

La ferita alla gola era completamente rimarginata quando Severus aprì gli occhi.

Alice vide i grandi occhi scuri aprirsi, scoppiò in lacrime: “Sei vivo, Sev! Sei vivo, ce l'abbiamo fatta, l'antidoto funziona!”

Alice si chinò sul corpo steso di Piton per abbracciarlo, piangeva lacrime di gioia, la tensione e la paura accumulate in questa giornata si stavano sciogliendo in un pianto liberatorio. Piton era un po' intontito da quanto era accaduto, provò a parlare ma la gola gli faceva troppo male, Alice l'avrebbe sistemata in un baleno, ma adesso non voleva interromperla, l'abbracciò teneramente e lasciò che finisse di piangere.

Dopo qualche minuto Alice si riprese, notò che Severus aveva uno sguardo diverso, i suoi occhi non erano freddi come al solito. Si accorse che non riusciva a parlare, gli sistemò le corde vocali e finì di curare del tutto la sua gola.

“Grazie Alice”, fu la prima cosa che disse.

Si sentì un altro urlo, più forte del primo, più straziante. Dopo fu il silenzio.

Le nubi in cielo si diradarono, spuntò un caldo e bellissimo sole.

Istintivamente, Piton guardò il suo braccio sinistro: il Marchio Nero stava svanendo.

“Può voler dire solo una cosa” disse Piton, “Voldemort è stato sconfitto”, concluse Alice. Sorrisero, finalmente era tutto finito, la guerra era finita.

Alice guardò Piton e gli disse “Torniamo ad Hogwarts”, lui annuì: “C'è un'ultima cosa che devo fare”.

Presero il sottopassaggio che portava al Platano Picchiatore, adesso che era tutto finito non vi avrebbero incontrato nessuno. Corsero fino ad Hogwarts.

L'accoglienza che trovarono fu quanto mai inaspettata, venne loro incontro la professoressa McGranitt: “Severus, per tutti i Draghi, sei vivo! Potter ci ha raccontato tutto, agivi sotto gli ordini di Silente, perdonaci se abbiamo dubitato della fiducia che lui riponeva in te!”

Piton guardò seccato la McGranitt. La notte scorsa lei aveva provato ad ucciderlo lanciandogli contro dei pugnali, lo aveva costretto a lasciare il castello fuggendo ed ora gli chiedeva scusa, ma non aveva tempo da perdere, disse solo: “Sì, sì lo so, Minerva, sono stato molto convincente nel recitare la mia parte. Scusami ma c'è un'ultima cosa che devo fare”, lasciò Alice e la professoressa McGranitt all'ingresso e corse verso l'ufficio del preside.

Silente lo aspettava seduto sulla sedia nella sua cornice, al suo ingresso tutti i presidi gli fecero un applauso. Phineas Nigellus disse: “Il miglior preside di Hogwarts, il più coraggioso, è un Serpeverde!”, Silente rise e rivolgendosi a Piton, gli disse: “Molto bene, molto bene, Severus. Sei stato eccezionale, io stesso iniziavo a dubitare di aver fatto la cosa giusta. Quando ho visto che chiedevi alla professoressa Leroux il Balsamum Animae ho capito che non ti avevamo ancora perso. Su, su, adesso apri quella scatoletta dorata in cima all'ultima mensola della libreria, vicino la finestra. È giunto il momento che tu sappia”

Piton si arrampicò, prese la scatola tra le mani, come la sfiorò questa si aprì e rivelò al suo interno una boccetta contenente diversi ricordi. Versò il liquido argenteo nel pensatoio di pietra, agitò la bacchetta e guardò dentro.

 

* * *

 

Piton vide la Sala Comune di Serpeverde: due ragazze del settimo anno stavano maltrattando una Alice al primo; una delle due era Charlotte, l'altra doveva essere una sua amica, sembrava che le tre ragazze stessero discutendo di qualcosa.

“Alice, devi stargli alla larga, è strano, è pericoloso!”, disse Charlotte

Alice era arrabbiata: “Ti ho detto di lasciarmi in pace Charlotte, studio con chi voglio io, tu non lo conosci! È un bravo ragazzo, non è pericoloso!”

Intervenne l'amica: “Charlotte ha ragione, Alice, devi stare lontana da quel Piton, è pericoloso sul serio! Ha anche rischiato di morire. Se non l'avesse salvato Potter, sarebbe morto!”

Alice era fuori di sé: “Fatti i fatti tuoi Amanda! Severus è gentile, è bravo. Se ha rischiato di morire, è tutta colpa di quel pazzo di Sirius Black, non lo lascia mai in pace!”

“Vorrei sapere cosa ti piace tanto di lui: è brutto, pallido, solitario, con quei capelli unti. E per di più non farà mai il filo a una del primo anno!”, rincarò Amanda.

Charlotte ridacchiando aggiunse sadicamente: “Anche perché sanno tutti che ha un debole per Lily Evans”

Alice non batté ciglio, rispose freddamente: “Non mi interessa a chi fa il filo. Io voglio solo studiare con lui, lo trovo geniale. E se non vi dispiace adesso me ne torno nel mio dormitorio”.

La scena si dissolse, era in biblioteca. Alice era sommersa dai libri, Piton ricordava che quello era il posto in cui studiavano sempre. Vide la testa di Alice alzarsi di scatto, guardare l'orologio e dire: “Merlino! È tardissimo!”

Alice si alzò, raccolse le piume, le pergamene, restituì i libri a Madama Pince ed iniziò a correre, guardava l'orologio e correva. Piton si chiedeva dove stesse andando così di corsa, non aveva mai visto Alice così in affanno.

Vide che usciva in giardino, prendeva la direzione per arrivare al lago.

Mentre correva capì che giorno fosse, Alice gli aveva raccontato che era presente quel giorno; vide Potter, Sirius, Minus e Remus ridere, provocarlo, alzarlo. Vide Lily intervenire. Sentì Alice gridare: “No! Severus, non dire niente, non dirlo!!”, e poi bloccarsi incredula e, con una nota di delusione nella voce, dire tra sé e sé: “L'ha detto. Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo”

Iniziò a incamminarsi lentamente verso la direzione del lago, quando arrivò non c'era più nessuno. Severus sapeva dove era andato, era corso a chiedere perdono a Lily.

Piton riconobbe lo studio del professor Lumacorno, si guardò intorno, era una di quelle tediosissime cene del Lumaclub, in un angolo, Lily ed Alice parlavano, si avvicinò per sentirle: “Ti prego Lily, perdonalo!”

“No, Alice non se ne parla proprio. Quando è troppo, è troppo. Sai, che sono mesi che litigo con Severus per via delle sue amicizie poco raccomandabili! Hai visto con chi gira?”

Alice era dispiaciuta: “Ma Lily, Mulciber ed Avery sono suoi compagni di dormitorio, non può ignorarli! Non hai idea dei discorsi che si fanno nella nostra Sala Comune, lui non pensa sul serio quello che ha detto! Era umiliato, e arrabbiato, e ti ha detto la cosa più offensiva che gli è venuta in mente, e sono cose che nella nostra Sala Comune si sentono sempre, tu non lo vorresti, ma entrano in testa”

Lily era irremovibile: “Alice, smettila di giustificare Severus. Quello che ha fatto è imperdonabile. E poi è tutto inutile, non lo capisco! Sono anni che ci provo ma non lo capisco proprio!”

Alice la guardava stupita: “Lily, cosa c'è da capire? Severus è innamorato di te”

Lily la guardò seria e le disse: “No, Alice, tu non capisci, Severus non è innamorato di me, Severus è solo fissato con me. L'amore è un'altra cosa. Diglielo pure”

Alice si rabbuiò: “Non mi ha mandata lui. Volevo che faceste pace”

Lily fu categorica: “Mi dispiace, non è possibile. Non più. Se vuoi restiamo amiche, ma con lui non posso averci più nulla a che fare” e poi aggiunse: “È fortunato ad avere te come amica”

Alice disse: “Lo so, lo siete entrambi”, e con un sorriso un po' malinconico tornò dal professor Lumacorno.

La scena cambiò, era di nuovo nel parco. Alice e Lily passeggiavano vicino il lago.

“... E dopo che è successo?”, chiedeva Alice curiosa.

Lily rideva, gli occhi le brillavano: “Beh, sai che lui è cambiato così tanto, ha messo la testa a posto. Insomma, dopo la lezione della McGranitt si è avvicinato e mi ha chiesto se mi andasse di andare con lui ad Hogsmeade”

Alice aveva gli occhi spalancati: “E tu che gli hai risposto?”

Lily ridacchiava: “Non ci crederai Alice, gli ho detto di sì! Subito dopo ho pensato che magari avevo fatto uno sbaglio. Insomma, Potter non è famoso per essere un ragazzo affidabile, però mi sono detta che un'uscita ad Hogsmeade non sarebbe stato niente di grave!”

Alice seguiva Lily con estremo interesse, l'amica proseguiva: “È stato bellissimo! James si è comportato da perfetto gentiluomo! Abbiamo parlato tantissimo, di un sacco di cose, sembra che lui mi capisca come nessun altro!”

Le guance di Lily erano colorate di rosso, Alice rideva: “Ti sei presa una cotta per lui? Sei caduta nella rete di James Potter!”

“No Alice, lui è cambiato, questa volta è diverso, penso che sia vero amore!”, nel dirlo Lily abbracciò Alice e poi le sussurrò maliziosa all'orecchio: “A te come va con Severus?”

Alice si allontanò da Lily imbarazzata e disse: “Eh? Io e Severus siamo solo amici!”, poi lo sguardo le si riempì di tristezza le disse: “Abbiamo litigato”

Lily sembrava preoccupata: “Alice, mi dispiace, cosa è successo?”

“Mi aveva promesso che sarebbe stato lontano dalle Arti Oscure. L'anno scorso abbiamo passato un anno fantastico, le nostre madri ci hanno regalato dei libri: a lui uno di Pozioni, a me uno di Erbologia. Abbiamo messo insieme le nozioni, abbiamo lavorato tantissimo, a volte ci alzavamo nel cuore della notte e in sala comune iniziavamo a parlare di qualche pozione. Insomma, abbiamo apportato delle modifiche e dei miglioramenti ad alcune ricette. È stato incredibile Lily. Mi aveva promesso che avrebbe lasciato perdere le Arti Oscure, che voleva diventare un abile Pozionista, invece poi ho trovato degli incantesimi di Magia Oscura sul suo libro, degli incantesimi di sua invenzione! Lily erano cose troppo brutte, mi sono spaventata, abbiamo litigato. Ora lui non mi parla, mi ha detto che sono esattamente come te, che voglio controllare la sua vita, che devo lasciarlo in pace, così posso pure uscire con quel delinquente di Sirius o con Remus. Da quel giorno frequenta gente pessima, i peggiori elementi della mia Casa. Pare che dopo il diploma voglia unirsi ai Mangiamorte”

Alice era sul punto di piangere, Lily aveva le mani alla bocca, cercava di consolare l'amica dandole delle piccole pacche sulle spalle.

Piton osservava la scena dispiaciuto, non aveva idea di come le sue scelte avessero fatto soffrire così profondamente Alice, aveva sempre pensato che, come Lily, anche Alice lo avrebbe ignorato, uscendo con qualcun altro, magari qualcuno della cricca di Potter.

La scena cambiò nuovamente, Alice era al settimo anno, nell'ufficio di Silente.

Piton ricordava quella sera, Silente lo aveva mandato a convocare Alice nel suo studio al ritorno dalle vacanze di Natale. Severus osservò la scena in silenzio, non aveva idea della preoccupazione con cui Alice aveva vissuto le notizie sui processi ai Mangiamorte. Percepì la sorpresa di Silente nell'apprendere tale preoccupazione e fu colpito dal modo in cui lui sfruttò la situazione a suo vantaggio. Silente non gli aveva mai detto che Alice, già nel lontano 1981 si fosse impegnata con tutta se stessa per proteggerlo dalla prospettiva di Azkaban.

Nelle scene successive Alice era sempre nell'ufficio di Silente, era lei con le sue ricerche a verificare le intuizioni del Preside e scoprire che un frammento dell'anima di Voldemort abitava dentro Harry.

Piton notò che in uno di questi incontri precedenti l'arrivo di Harry Potter ad Hogwarts, lo sguardo di Alice si era rabbuiato, anche Silente lo aveva notato, scrutandola da sotto gli occhiali le disse: “Non può competere con lei, lo sa?”

“Io e lei non siamo in competizione. Non lo siamo mai state. Per quanto simili, abbiamo fatto scelte diverse. Ed entrambe abbiamo pagato il prezzo delle nostre scelte”, era la risposta di Alice

“Lui soffre ancora per la perdita”, osservava Silente.

Piton non aveva idea di essere stato oggetto di conversazione tra Alice e Silente, si chiedeva se il preside avesse tradito la sua parola rivelando il doppio gioco che lui stava facendo.

Alice prese a parlare: “Severus è divorato dai sensi di colpa che gli impediscono di guardare con lucidità. Si sente responsabile della sua morte, ma non è così. Le loro strade erano già divise, avevano fatto scelte inconciliabili molto tempo prima del loro litigio. Quello fu solo la goccia che fece traboccare il vaso. Lily apparteneva a James da molto prima che iniziassero a uscire insieme. La sua morte lo ha paralizzato”

Il preside rimase sorpreso dalla lucida analisi: “Lei cosa pensa di fare?”

“Fare in modo che non soffra più di quanto non stia già facendo. Non lo merita. Non desidero altro”, rispose sicura Alice.

“Ricorderà che quando era solo una studentessa le dissi che queste scelte disinteressate nascondono un grande amore, nella sua forma più pura. Si avvicinano tempi difficili, è sicura della sua scelta? E' consapevole dei rischi, dei pesi e delle sofferenze che le comporterà?” chiese Silente. “Pienamente”

Nelle scene successive Severus scoprì il potere della bacchetta di Alice, la sua ostilità alle Arti Oscure, allora comprese la paura della sua amica, le scintille della bacchetta vicino a Raptor, anche quando lei lesse la formula del Sectumsempra sul libro di pozioni la bacchetta aveva vibrato, adesso tutto tornava.

Scoprì che dopo l'attività di ricerca svolta per conto di Silente, questi le avesse affidato un nuovo e più difficile compito. Alice era una strega in gamba, lui lo sapeva da sempre.

Nel nuovo incarico lei aveva un ruolo ancora più importante, avrebbe svolto il ruolo delle ceneri da cui far risorgere l'Ordine della Fenice, nel caso Lord Voldemort avesse sconfitto gli attuali membri, in altre parole Silente l'aveva scelta come sua erede nella guerra.

Il prezzo che le chiese Silente era altissimo, l'anonimato più assoluto, doveva rinunciare ad avere una vita privata, ad innamorarsi, a creare una famiglia, avrebbe dovuto dedicarsi interamente alla causa, tutto questo per proteggere e stare accanto al suo migliore amico, per vegliare su di lui.

La scena si dissolse e Severus vide Alice la sera del Ballo del Ceppo, mentre rientrava dal giardino, aveva appena lasciato lui e Karkaroff.

Alice era sconvolta, tremava. Vide che non riusciva a parlare, Silente che le si avvicinava, formulava un incantesimo e la portava nel suo studio. Capì che il motivo del turbamento di Alice era la comparsa del Marchio Nero sul suo braccio. Dedussero che Voldemort stava per ritornare, Alice fece delle previsioni.

Severus colse perfettamente il senso delle parole di Silente, lo stava affidando ad Alice, le stava dicendo di non credere alle apparenze e di stargli vicino, per quanto fosse possibile, il preside disse: “La sua osservazione è corretta. Si prospettano tempi difficili, tempi in cui ciò che vedrà potrà essere profondamente diverso da quello che sa e che sente dentro. Mi raccomando, tenga a mente che gli occhi, il più delle volte, vedono solo ciò che viene loro mostrato. Si ricordi di queste parole in futuro, le saranno di grande aiuto”

“Lo farò, preside. Vorrei solo sapere come aiutarlo.” sospirò Alice

Silente sorrise benevolo e le rispose: “Lo saprà al momento giusto. Sarà di grande conforto per Severus sapere di poter contare su di lei. Dovrà essere prudente e discreta come lo è stata finora. Nel Castello poche persone dovranno notare la sua presenza e ancor meno lo dovranno fare fuori. Per il compito che l'attende sarà di fondamentale importanza che lei mantenga il suo anonimato”

Piton tornò nello studio del preside. In tutti questi anni Silente aveva pensato anche a lui, aveva fatto in modo che non affrontasse tutto ciò da solo, aveva posto qualcuno a vegliare su di lui. Alice lo conosceva fin troppo bene, aveva adempiuto al compito con discrezione, fino a salvargli la vita questa stessa notte.

Severus pensava a quanto fosse stato cieco ed ossessionato dal rimorso e dal dolore per la perdita di Lily, tanto da non accorgersi che l'unica persona che lo conosceva e lo capiva fin nel profondo gli era stata sempre accanto.

Aveva ragione Lily, nell'ultimo anno qualcosa era cambiato. In una delle ultime riunioni Voldemort gli aveva chiesto se dopo la morte della Evans lui avesse trovato una compagna che fosse alla sua altezza, lì lui aveva avuto il primo cedimento, per una frazione di secondo gli era venuta in mente Alice, e Voldemort l'aveva vista. Dopo anni in cui era riuscito a chiudere la mente al Signore Oscuro, questi era riuscito a penetrarvi vedendo solo Alice.

Ricordava la paura che provò allora: doveva proteggere Alice, se le fosse successo qualcosa per causa sua non se lo sarebbe perdonato. Tenne d'occhio i Carrow, messi alle sue calcagna per scoprire qualcosa di più su questa fantomatica collega, quando Amycus e Alecto si accorsero di Alice, per fortuna intervenne Draco Confondendo Amycus.

Piton cercava di raccogliere i ricordi e le idee, tutto era avvenuto così in fretta, eppure tutto era latente da tempo. Ricordava quanto avesse trovato bella Alice al matrimonio di Charlotte, la paura di perderla quando fu attaccata dai Dissennatori e come le fu grato perché lei non gli fece alcuna domanda quando lui le mostrò il Marchio Nero.

L'ultimo indizio che qualcosa era cambiato l'aveva avuto qualche tempo fa, quando Alice gli fece annusare la boccetta di Anteros: era rassegnato a sentire il profumo di Lily, fu turbato quando dopo una nota del profumo di Lily, sentì quello di Alice.

Si spaventò, si allontanò da lei, cercò di placare la preoccupazione e la paura con il Balsamum Animae, doveva dominare i tormenti interni per poter resistere come Occlumante.

Silente gli sorrise dalla cornice: “Severus, adesso è tutto finito. Mi rendo conto di averti chiesto molto, facendoti indossare questa maschera. Adesso puoi tornare ad essere te, non dovrai più nasconderti”.

 

* * *

 

Alice era in Sala Grande, insieme alla professoressa McGranitt e agli altri insegnanti; stava cercando di mettere un po' di ordine dopo la battaglia. Il professor Vitious e la professoressa McGranitt riparavano le finestre, il tetto crollato e cercavano di mettere in ordine, Gazza spazzava e si lamentava della polvere e dello sporco.

In un angolo, Alice aveva allestito una specie di mini infermeria, visto che i letti nell'ala di Madama Chips erano tutti impegnati.

“L'ho sempre detto a tutti i presidi, io da sola non basto!” diceva Madama Chips nel suo solito modo burbero. Alice le propose di portare i feriti più gravi in Infermeria, mentre lei si sarebbe occupata delle ferite più lievi.

Nel mezzo, la professoressa Sprite, con l'aiuto di alcuni Tassorosso e del suo fidato collaboratore Neville Paciock, cercava di riportare nelle serre i vasi di piante magiche pericolose che erano rimasti in giro per il castello. Pomona correva esaltata da un lato all'altro della Sala dicendo a Neville: “Gliel'abbiamo fatta vedere a quei Mangiamorte! Scommetto che ad Azkaban sogneranno ancora il Tranello del Diavolo!”

L'aria era diventata così leggera, sembrava che gli anni di preoccupazione fossero scivolati di dosso con la stessa leggerezza di una sciarpa di seta. Era una bellissima giornata.

Alice faceva il giro della Sala Grande per controllare come stessero i feriti.

In un angolo della Sala Grande erano stati sistemati i corpi dei caduti nella guerra. Passando, Alice riconobbe il corpo straziato di Remus Lupin accanto a quello di Nymphadora Tonks.

Gli occhi di Alice si riempirono di lacrime alla vista del suo amico morto.

“Remus, non era così che dovevamo rivederci...”, disse Alice, mentre le lacrime oramai scorrevano lungo il suo volto. Guardava i due amanti, Remus le aveva scritto del piccolo Ted Lupin, del suo matrimonio con Nymphadora.

“Doveva essere così speciale se è riuscita a superare la tua corazza, vincere la paura della tua Maledizione e starti accanto. Remus, dovevi presentarmela. Dovevamo incontrarci, dovevo dirti che avevi ragione. Siamo stati due stupidi a rinunciare all'amore per così tanto tempo!”

Sentì un braccio e una mano cingerle le spalle, riconobbe il profumo: Narcissa Malfoy.

“Quella è mia nipote Nymphadora, non l'ho mai conosciuta. Ci credi?”, disse Narcissa, anche lei era scossa dalla guerra.

“È la figlia di mia sorella Andromeda. Quando ha sposato un Nato Babbano mia mamma l'ha diseredata, non abbiamo mai più avuto sue notizie. Il suo nome era tabù. Nymphadora non l'ho mai conosciuta. Guardala, sembra così innamorata di lui. Lui è il Lupo Mannaro, l'amico dei Potter?”, continuava Narcissa.

“Sì, Remus Lupin, ha insegnato ad Hogwarts, era gentile con me quando eravamo studenti. Ha sofferto molto per la sua Maledizione. Questa stupida guerra”, si girò e abbracciò Narcissa.

La Signora Malfoy perse il suo aspetto algido, abbracciò teneramente Alice e le disse: “Grazie, Alice, per tutto quello che hai fatto per il nostro Draco, è un miracolo che sia ancora vivo”.

“Mi dispiace, hai perso Bellatrix”, disse Alice.

Narcissa sospirò e molto tristemente le disse: “Forse è meglio così. Bellatrix aveva perso la testa per il Signore Oscuro, non avrebbe potuto sopravvivere senza di lui. È meglio che sia caduta combattendo, avrebbe passato il resto della sua vita ad Azkaban”

Dietro di lei, il giovane Malfoy stava in piedi, ancora ammaccato dagli scontri, si sentiva a disagio, quasi sorpreso di essere ancora vivo nonostante tutto quello che era successo. Alice gli sorrise, le lacrime per Remus le rigavano ancora il volto. Si sciolse dall'abbraccio di Narcissa e corse ad abbracciare il figlio della Black.

Draco ed Alice si strinsero, entrambi ebbero paura di perdersi per sempre quella notte. “Draco, grazie di tutto. Ti voglio bene”, disse Alice. Non aveva parole per esprimere tutta la sua gratitudine, era grazie a lui se lei aveva trovato Severus, se lui era ancora vivo, se lei non aveva perso la persona più importante della sua vita.

Draco, dal canto suo, parve colpito da quell'insolita dichiarazione di affetto, abbracciando Alice le sussurrò all'orecchio: “Anch'io. Mi mancherai, lo sai?”

Alice guardò Draco, gli accarezzò il volto e sorridendo gli disse: “Ci vedremo quest'estate, qualsiasi cosa succederà noi saremo sempre amici”.

Draco le asciugò le lacrime con un gesto molto tenero e le disse: “Adesso però smettila di piangere, è finito tutto”.

Rivolgendosi a Narcissa e Lucius, Alice disse: “Dovete essere molto fieri di Draco. È forte e coraggioso, ed è un mago grandioso”

Oltre i Malfoy, all'ingresso della Sala Grande, Alice scorse Severus di ritorno dallo studio di Silente. Ebbe paura, una paura diversa dalle altre, un timore mai provato prima. Sapeva che cosa aveva visto Severus. Adesso lei non aveva più nessun segreto, non c'era più nessuna scusa. Lui le venne incontro, le fece un cenno con il capo, Alice si congedò dai Malfoy e lo seguì.

Uscirono dal castello, il sole splendeva ormai alto nel cielo, era una splendida giornata di inizio maggio, una di quelle che annunciano l'arrivo dell'estate.

Severus camminava sul prato, verso il lago e non parlava. Quando arrivarono ai cespugli vicino il lago dove erano soliti studiare da giovani, si fermò, guardò Alice intensamente e le chiese: “Tu... da quanto?”, Alice rispose: “Da sempre. Un segnale l'ho avuto quando mi hai mostrato il Marchio Nero, ma ho capito veramente cosa fosse solo quando ho visto il morso di Nagini”.

Alice guardava Severus negli occhi, gli occhi che conosceva benissimo, scuri e profondi come i suoi. Non c'era più traccia del freddo controllo delle emozioni imposto dall'Occlumanzia, gli occhi di Severus adesso trasmettevano calore.

Lui le prese il viso tra le mani, dolcemente, come se si trattasse del preziosissimo e delicato ingrediente di una pozione. Alice sentì le mani di Severus, forti, sporche di sangue e terra sfiorarle il volto dolcemente, vide il suo viso avvicinarsi. I loro nasi si sfioravano, odoravano di antidoto, sangue e guerra appena finita. Alice chiuse gli occhi e socchiuse le labbra, sentiva l'accelerazione del battito cardiaco. Quando le loro labbra si sfiorarono e iniziarono a toccarsi, i capelli di Severus scesero in avanti, Alice sentì il mondo scomparire oltre quei capelli. Quei capelli così criticati, così presi in giro, Alice li avrebbe difesi sempre perché erano magici, avevano fatto scomparire il mondo: adesso erano solo loro due. Per la prima volta, dopo anni erano solo Alice e Severus.

Severus la baciava dolcemente, lei rispondeva al bacio, le loro labbra si cercavano, le lingue iniziarono a sfiorarsi, timidamente, quasi cercassero di capire se potevano addentrarsi in territori inesplorati. Un, fino ad allora sconosciuto, calore allo stomaco faceva tremare dolcemente Alice, un calore che dal centro di lei si irradiava per tutto il corpo, abbracciò Severus, che continuava a baciarla dolcemente.

I loro volti erano nascosti dalla cortina di capelli scuri di entrambi, i corpi sembravano fondersi nell'unione dei loro mantelli. Era un bacio atteso da ventun anni.

In ogni istante in cui le loro labbra si toccavano, Alice e Severus sentivano scivolare la paura e il dolore provati. La notte di Godric's Hollow sembrava scomparire, si sentirono tornare ai tempi in cui erano due giovani Serpeverde, quando l'istinto di un bacio aveva fatto capolino e fu prontamente soppresso dalla timidezza di entrambi.

Il bacio terminò, i volti si allontanarono, aprirono gli occhi, si guardarono, come sempre avevano fatto, perché gli occhi dell'uno erano sempre stati lo specchio di quelli dell'altra.

Sorrisero, impacciati, timidi, cercando di mantenere un contegno. Sarebbe stato semplice ritornare ad indossare la solita maschera, quella a cui erano abituati da anni, quella che avevano finito per credere corrispondesse al proprio volto, ma non potevano fare un passo indietro, non ora, non adesso che finalmente avevano capito.

Avevano impiegato ventun anni ad ignorare, dissimulare e poi nascondere quello che lentamente cresceva dentro di loro, per timidezza, per rimorso, per dovere, per paura.

Non riuscivano a smettere di guardarsi, sorridevano finalmente.

Severus si sedette sul prato, all'ombra di quei cespugli che erano stati testimoni di tanti momenti della sua vita. Guardando il lago, chiese ad Alice: “Che programmi hai per l'estate?”

Alice sorrise, non avrebbe mai pensato di sentirsi rivolgere una domanda così normale, era troppo tempo che non aveva una vita normale, gli rispose: “Non lo so, ti va di passare qualche giorno in campagna nel Wiltshire?”

Severus rise: “Va bene, ma non andiamo a casa Malfoy. Non ne posso più di quel posto”.

“D'accordo”, acconsentì Alice.

Si stesero sull'erba, a guardare le nuvole in cielo.

Severus si sentiva felice, felice come non lo era da tanto tempo, da quando aveva undici anni. Allora, una bambina dai capelli rossi e gli occhi verdi giaceva al suo fianco e lo guardava stupita per ogni parola che proferiva.

Questa volta non c'era bisogno di parole.

La donna stesa al suo fianco lo capiva meglio di chiunque altro, aveva i suoi stessi occhi neri, capelli lunghi e scuri come i suoi, anche il pallore era lo stesso. Questa volta era diverso. Questa volta tutto era diverso. Tutto andava bene.

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


 

Epilogo

 

19 anni dopo

 

Avanzavano velocemente, uscendo dalla metropolitana, prendevano le scale mobili in direzione dell'ingresso della stazione di King's Cross.

Severus era invecchiato, alcuni capelli grigi iniziavano a far la prima comparsa, con un completo nero e una camicia grigia guidava una fila di quattro persone, tirava un baule a cui era attaccato un manico di scopa. Dietro di lui, in fila, una ragazzina di 14 anni teneva in mano una gabbia con un gufo bruno che sembrava abbastanza seccato dal trambusto intorno a lui.

“Su, su Frodo, stai buono, presto saremo sul treno e potrai dormire!”

Dietro di lei, un ragazzo di 17 anni, anche lui con in mano una gabbia con una civetta, diceva alla sorella: “È stata una pessima idea chiamare il tuo gufo come il personaggio del Signore degli Anelli, fa senso!”

La ragazzina si girava: “È il mio libro preferito e Frodo è un gran bel nome per il mio gufo, vero Frodo?” Dentro la gabbia, il gufo emetteva un verso un po' annoiato.

Avanti, Severus diceva loro nervosamente: “Su, sbrigatevi, non vorremo passare tutta la giornata a Londra, spero? Sapete che odio questa città”

Dal fondo di questa fila si sentì Alice aggiungere: “Per la bacchetta di Salazar, non fatelo arrabbiare, poi lo devo sopportare io fino a Natale!”

Alice portava una gonna al ginocchio ed una giacca grigia con una camicetta di seta rosa antico, chiudeva questo gruppo di persone portando, come Severus, un baule a cui era attaccato un manico di scopa.

Erano entrati nella stazione di King's Cross, superate le biglietterie erano arrivati ai binari, individuati i binari nove e dieci, Alice esclamò: “Ecco, il binario nove e tre quarti, come al solito siamo in anticipo di un quarto d'ora”.

Continuava a trovare divertente andare a King's Cross. Guardò Severus e gli disse: “Ti ricordi quando avevamo la loro età?”

Severus la guardò male e le disse: “Preferirei non ricordarlo”.

Alice scuoteva la testa sorridendo, dopo tutti quegli anni, Hogwarts era rimasto una sorta di tabù per Severus, troppa sofferenza era legata a quel posto.

Finita la guerra magica, Alice e Severus avevano lasciato Hogwarts. La professoressa McGranitt, ancora preside in carica, aveva pregato Piton di riprendere il posto di preside. Tuttavia, Severus non aveva voluto saperne di insegnare, di fare il preside, di restare ancora in quel posto. Dopo tanti anni passati per lo più nei sotterranei di quella scuola, adesso voleva una vita normale, aveva bisogno di andare avanti. Acconsentì all'affissione di un suo ritratto sulla parete dei vecchi presidi.

Alice ricordava, come fosse ieri, l'estate dopo la fine della guerra magica, fu la prima estate di vacanze dopo tanti anni. Alice e Severus viaggiarono molto e trascorsero alcuni giorni nel Wiltshire, lì decisero di sposarsi. Con pochissimi invitati, il signor Leroux officiò la cerimonia, in una bellissima mattina di settembre, predisponendo l'incantesimo che avrebbe legato per sempre le vite dei due sposi.

Dopo le nozze andarono a vivere a Spinner's End, nella casa dei genitori defunti di Severus, una casa così vuota e triste che bisognava riempirla di amore, far sì che ci vivesse una famiglia. Ristrutturarono la casa e finalmente iniziarono a dedicarsi alla ricerca a tempo pieno.

Alice e Severus erano diventati due abili pozionisti, avevano scritto diversi libri, alcuni dei quali vennero adottati come libri di testo ad Hogwarts ed Alice riuscì anche a diventare una strega curatrice. Nel mentre ebbero due figli, Eileen Lily che aveva appena compiuto 14 anni e François Draco che ne aveva 17.

Fecero salire i figli sull'Espresso di Hogwarts, aiutandoli a caricare i gufi ed i loro bauli. Eileen indossò subito la sua divisa di Serpeverde su cui brillava la spilla di Prefetto.

Alice sorrideva: “Eileen Lily Piton, sono così orgogliosa di te, nessuno dei tuoi genitori è mai diventato Prefetto!”, le disse accarezzandole i lunghi capelli neri.

“No, eravate troppo impegnati a fare i secchioni in biblioteca!”, aggiunse in modo irriverente François, cercando di giustificarsi aggiunse: “Me lo hanno raccontato Madama Pince e zia Charlotte!” poi, rivolgendosi alla sorella, le disse entusiasta: “Fantastico, quest'anno potremo togliere tanti punti a quegli sfigati di Grifondoro!”

Eileen, molto più giudiziosa del fratello osservò: “In che senso potremo? Al massimo potrò! E vedi di rigare dritto che se ti scopro a violare il coprifuoco per guardare quella Corvonero, ti faccio avere una punizione da Gazza!”

Alice e Severus si guardarono e dissero insieme: “Quale Corvonero?”

François divenne rosso, lanciava occhiate velenose alla sorella, aveva parlato troppo. Eileen dal canto suo aggiunse senza preoccuparsi minimamente del fratello: “Si chiama Katy Smith, è del settimo anno come lui. Invece di seguire Pozioni, guarda lei”.

Severus divenne serissimo, emerse il professore che ancora abitava in lui: “Prova ad avere meno di Eccellente in Pozioni e passerai la prossima estate senza scopa e senza bacchetta”.

Alice voleva tranquillizzare il figlio ma non le riuscì molto bene: “Guarda che dice sul serio, caro. Non puoi trascurare Pozioni. Non puoi trascurare nessuna materia, sono fondamentali”.

I ragazzi salirono sul treno un po' abbattuti per il futuro appena prospettato loro dai genitori, li salutarono dal finestrino.

Alice e Severus, voltandosi, videro Draco ed Astoria: “Anche voi al binario nove e tre quarti?” disse Alice contenta di rivederli.

Draco sorrise loro: “Alice, Severus, che piacere. È il nostro primo anno, il piccolo Scorpius ha ricevuto la sua lettera da Hogwarts ed è così emozionato”.

“Lo credo bene, il primo anno c'è lo Smistamento! Se entra in Serpeverde, si troverà la nostra Eileen come Prefetto e François come Caposcuola”, replicò Alice, con un filo di emozione nella voce, mentre accarezzava la chioma bionda del piccolo Scorpius.

Astoria intervenne: “Eileen è diventata Prefetto? E François Caposcuola? Che bravi! Congratulazioni!”

Severus tenne a precisare: “Lo sai che non prestiamo attenzione a questi riconoscimenti, quello che conta veramente sono i risultati degli esami e dei compiti. Devono avere una preparazione eccellente, il resto sono dettagli. Anche se temo che Hogwarts abbia una qualità dell'insegnamento in calo, se persino Paciock è diventato insegnante di Erbologia”.

Draco ed Astoria risero di gusto, ricordavano le sfuriate di Severus in classe contro i danni che combinava il povero Neville.

Intervenne Alice: “Suvvia, Neville è un ottimo insegnante, lo incontravo spesso nelle serre ad aiutare Pomona. A Pozioni era un disastro perché era terrorizzato da te”

Draco aggiunse: “Ricordo al terzo anno quando ha fatto trasformare il Molliccio”

Severus stava perdendo la pazienza, odiava essere preso in giro e nonostante gli anni non aveva mandato giù la faccenda del Molliccio, disse solo: “Vi prego...”

Alice intervenne per cambiare argomento e rivolgendosi a Draco e Astoria chiese loro: “Allora, ci vediamo per Natale?”

Draco sorrise: “Credo proprio di sì, verrete nel Wiltshire, quest'anno?”

Alice rispose: “Sì, organizzeremo qualcosa insieme. Ci sentiamo via gufo!”

Alice e Severus furono richiamati dai figli, dal finestrino Eileen chiamava: “Mamma, mamma, papà! Ho dimenticato il libro di Incantesimi a casa, è sul comodino, stavo studiando ieri sera e l'ho dimenticato. Me lo mandate via gufo?”

Severus scosse la testa in segno di disapprovazione, Alice disse: “Sì, te lo spedisco con Jean non appena arrivo a casa, se tutto va bene, dovresti riceverlo con la posta di domani mattina”.

“Grazie mamma”.

“Mi raccomando, quando arriva Jean dagli qualcosina da mangiare che il poveretto sta invecchiando, non è più il gufo di un tempo!”

Con la coda dell'occhio Severus notò Draco fare un cenno di saluto verso Harry Potter ed il suo gruppetto di eroi del mondo magico. Alice se ne accorse, sospirò e mise una mano sul braccio di Severus.

“Torniamo a casa?”, gli chiese sorridente.

Severus annuì e si diressero verso la metropolitana mano nella mano.

Nella Londra Babbana piena di telecamere non era prudente Smaterializzarsi, decisero quindi di andare al Paiolo Magico da cui sarebbero potuti poi tornare a casa.

Arrivati a casa, andarono in camera per mettere da parte gli abiti Babbani. Alice si stava sbottonando la camicetta, e pensava che era felice, che non aveva mai creduto di poter avere una vita così felice e così normale, che aveva due figli meravigliosi ed un marito che amava come il primo giorno che lo aveva visto, anche se aveva impiegato ventiquattro anni per accorgersi che si trattava di amore.

Di fronte a lei, la finestra dava sul corso del fiume, erano le ultime giornate estive, di lì a poco sarebbero iniziate le piogge. Dietro di sé, sentì Severus avvicinarsi, appoggiarle le mani sulle spalle, scostarle i capelli ed il colletto della camicetta di seta, le diede un bacio sul collo sussurrandole: “I ragazzi non tornano prima di Natale, abbiamo la casa tutta per noi”.

Alice, si girò verso Severus, cinse le braccia intorno al suo collo, rivolgendogli uno sguardo malizioso gli chiese: “Cosa hai in mente?”

Lui continuò a sbottonarle la camicetta, le diede un bacio sulle labbra, dolce e intenso come il primo che si erano dati e le disse: “Ho trovato la ricetta per un nuovo filtro contro le maledizioni, ti va di aiutarmi?”

Alice si illuminò, lo baciò a sua volta e pensò che, sì, loro si conoscevano così bene, dopo tutti questi anni Severus sapeva come metterla di buon umore. Sempre.




NdA: Siamo giunti alla fine. Ringrazio di cuore chi ha letto questa storia, sia i lettori silenziosi che le appassionate che mi hanno lasciato delle bellissime recensioni. Grazie mille! :-) Per il prossimo futuro non escludo di creare qualche spin off, magari per illuminare qualche elemento che non ha potuto avere spazio nella storia, oppure per connettere la nuova generazione alla vecchia (ho in mente qualche idea ma non anticipo nulla perché ci sto lavorando).
Ovviamente, le frasi terminali dell'ultimo capitolo e dell'epilogo ("Tutto andava bene" e "Sempre") sono volute, sono un omaggio all'autrice prima di tutto il fandom, la mitica JKR, cui appartengono tutti i diritti dei personaggi, ad eccezione della famiglia Leroux e dei Serpeverde amici di Alice che sono di mia invenzione.
Personalmente, adoro Alice. Non pensavo fosse possibile affezionarsi tanto a un personaggio di pura fantasia. Adoro la sua normalità, il suo senso pragmatico e il suo andare oltre tutto pur di stare vicina a Piton prima come amica, poi come compagna, tuttavia, senza trascurare le sue ambizioni (altrimenti sarebbe stata una comune Tassorosso, mica una Serpeverde). 
La sua affiliazione a Serpeverde consente di capire il fascino di Piton verso l'oscurità, di rifiutare questo fascino e di preoccuparsi per lui senza giudicarlo (a differenza di Lily, anche quando litigano lei continua a dire che lui non è malvagio e che sono amici). Il rapporto con Lily è d'intesa e complicità, anche se dopo la morte di questa, Alice continuerà a trovarsi d'avanti persone che le presentano Lily come una rivale. Alice sa che non lo sono, perché Lily non è mai stata interessata a Severus dal punto di vista sentimentale, tuttavia, per tutta la storia deve fare i conti con questa figura ingombrante. Probabilmente, è proprio Lily a tenere Alice lontana dall'oscurità: consentendole di uscire con i Malandrini ai tempi della scuola e dopo con l'esempio della morte combattendo l'oscurità.
Beh, smetto di recensirmi da sola la storia, volevo solo fare qualche riflessione finale sulla storia. Alla prossima!
Severa_Sha 

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