Io non voglio più bruciare nella cenere: (Burn/Maki a grandi dosi)

di Balla sulle nuvole
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sorriso di una donna: ***
Capitolo 2: *** Accendini e benzina: ***
Capitolo 3: *** Tu che ne sai? ***
Capitolo 4: *** Il mio passato non sarà il tuo futuro: ***
Capitolo 5: *** Siamo come due foglie secche ***



Capitolo 1
*** Il sorriso di una donna: ***


Spazio ME:

Buon giorno gente,
innanzitutto, se avete aperto questa ff, vi ringrazio =0)
Non so precisamente da dove mi sia venuta fuori questa roba.  
Ispirazione, follia, una botta in testa.... potrebbero esserci 1000 e più motivi.
So solo che probabilmente Burn è un po ooc, e perciò mi scuso di questo. Specifico però che in questa ff è adulto (ha 25 anni o giù di lì) e ha ammesso il suo amore per Maki.
Poi io amo questa coppia, li trovo perfetti, quindi spero che vi piaccia.
Un bacione
Mary

 


IL SORRISO DI UNA DONNA:

 
L’odore di fritto e tabacco scadente, gli impregnava le narici, contorcendogli lo stomaco in fastidiosi conati di nausea.
Mentre la testa pulsava esausta, dopo ben dieci ore di lavoro, monotono  e senza pretese.
Chiuse gli occhi, stringendosi nel leggero giubbotto di stoffa nera, cercando invano d’estraniarsi dalla massa variegata di persone, strette come chicchi di riso, dentro quella maleodorante metropolitana.
Una gomitata nelle costole , lo riportò prontamente alla realtà e alla confusione incontrollata tipica delle  grandi città durante quelle infernali ore di punta.
Sbuffò, serrando i pugni, mentre cercava quella calma d’animo che era risaputo non aveva.
“Mi sta schiacciando” ringhiò scocciato, mentre i buoni propositi formulati all’uscita del cantiere, si infrangevano dopo solo due fermate, il che effettivamente era un record.
“Non so' se l’hai notato rosso, ma siamo un po’ affollati qui” gli rispose lo smilzo  senza battere ciglio.
Nagumo si morse il labbro con ferocia, assaporando frustrato il sapore del suo sangue, che ora fuoriusciva  scarlatto dal taglio lasciato dagli incisivi, mentre la voglia di prendere a pugni il suo ingombrante oppressore lo divorava internamente.
Scosse il capo contrariato, era un uomo oramai, doveva controllare la rabbia cieca che lo dominava, non poteva più permettersi di lasciarla bruciare libera come ai tempi dell’Aliea.
No, ora, ogni giorno si sforzava di contenerla, abbassando il capo remissivo, cedendo alla durezza burocratica della vita adulta e alle sue regole fredde e ciniche.
Senza pensarci, non appena il rumore metallico delle porte gli giunse alle orecchie, si lanciò all’esterno, ignaro della destinazione, semplicemente respirando a pieni polmoni il suo successo.
Una gioia che si spense sul nascere, la fiamma della sua forza travolgente si stava spegnendo, stava diventando un pendolare come un altro, un operaio fra tanti.
Sputò per terra, mentre la cruda realtà l’opprimeva.
Lui non era mai stato un ragazzo comune, era un orfano, un alieno, un capitano, era semplicemente il grande  Nagumo Haruya, unico ed inimitabile.
Eppure, nessuno sembrava ricordarlo, nemmeno lui.
Sconcertato da quella cruda consapevolezza, iniziò la marcia solitaria verso casa, col cuore ricco d’amarezza.
Perché la vita lo stava domando, ingrigendo, senza che lui potesse ribellarsi, perché non c’è scappatoia valida al futuro.
Fu in questo stato di resa che intraprese la salita dei gradini in marmo lucido, verso il suo appartamento.
Togliendosi la giacca e le scarpe aprì la porta, storcendo immediatamente il naso all’odore di bruciato che lo invase.
Dalla cucina, imprecando, comparve una ragazza, in uno stato decisamente insolito.
Candida farina bianca le ricopriva i capelli verde acqua, stranamente sciolti e ribelli, il volto era sporco di cioccolato e le mani completamente impasticciate.
Indossava un lungo grembiule floreale su cui spiccavano consistenti macchie e segni neri di bruciatura.
Una visone che gli sciolse il cuore, alleggerendolo d’ogni pensiero.
Era bella la sua Maki, ed era sua,  finalmente dopo tutto il trambusto che avevano affrontato, i litigi, le incomprensioni e le sconfitte,  era sua.
“Volevo prepararti una torta al cioccolato” disse mentre assumeva la sua tipica posa saccente, che prevedeva le braccia incrociate al petto ed un cipiglio contrariato, terribilmente simile a quello di una bambina capricciosa e ai suoi occhi estremamente adorabile.
“Direi che non ti è riuscita molto bene” commento lui, accomodandosi sul divano.
Lei sbuffo “ io odio cucinare” dichiarò in segno di resa, verso il pesante libro di ricette che aveva lasciato in mezzo alle stoviglie e ai gusci d’uovo.
Le faccende di casa, erano un mondo impervio e sconosciuto per la Sumeragi, nonostante la buona volontà che impiegava nello svolgerle.
Haruya la osservò avvicinarsi “ di pure che sei un disastro” disse prendendola in giro, prima di passere  malizioso un dito sulla sua guancia, portandolo successivamente alla lingua.
“Mi piace anche così il cioccolato sai” continuò suadente, mentre  Maki arrossiva, prima di assestargli un sonoro pugno sul avambraccio.
“Scemo” esclamò scrutandolo attentamente “tutto bene?” chiese in fine preoccupata, l’espressione seria sul volto di lui era un chiaro monito che qualcosa nel suo animo  non andava.
Nagumo l’attirò a se “ sto diventando un uomo monotono, più serio di Fuusuke” disse abbassando lo sguardo.
“Tu non saresti un uomo comune neanche tra cent’anni Haruya.
Insomma, hai i capelli rossi simili ad un falò, gli occhi gialli come un gatto, un carattere esplosivo, intrattabile.
E, solo perchè ultimamente cerchi di non azzuffarti con chiunque, per esempio  quando qualcuno ti fissa per più d’un minuto o ti schiaccia inavvertitamente un piede, non significa che tu ti sia tranquillizzato. 
Anzi, sei sempre il solito fastidioso sbruffone pieno di sè, il borioso ragazzo che ho conosciuto, l’intrepido capitano della Prominence, la testa calda dell’accademia. 
Per di più vivi con l’unica ragazza in grado di far bruciare persino il latte nel microonde, dimmi cosa c’è di consueto in tutto questo?” esclamò Maki saccente, sorridendo.
Un sorriso dolce, carico d’affetto, sincero.
L’unico in grado di penetrare il cuore di Nagumo, l’unico che lo rassicurava sempre, il sorriso splendente dell’ amore.
“Lo sai, per essere una cuoca terribile, dici delle cose molto sagge” disse dopo un attimo di silenzio il rosso.
Maki si chinò, baciandolo con passione “ e tu sei un idiota” esclamò prima d’andarsene e scomparire dentro il suo personale covo di tortura, la cucina, seguita a ruota dal ragazzo.
Lo scenario, ricordava vagamente un campo di guerra, c’erano pentole ovunque e ingredienti disseminati sugli scaffali, la farina invece regnava sul pavimento in compagnia dello zucchero.
“Come diamine fa Reina a cucinare sporcando solo una teglia?” disse incredula la ragazza, cercando lo sguardo complice del suo uomo.
“Ma, sono sicuro che sia tutta fortuna, il resto delle massaie imbianca le piastrelle proprio come te” rispose lui sarcastico.
Maki rise, poi afferrando una manciata di farina, gli si avvicinò minacciosa “stai insinuando che sono un caso perso ai fornelli” esclamò  divertita.
“Ovviamente, ma per tua fortuna ci sono io al tuo fianco”
“Risposta sbagliata Rosso” esclamò lei, prima d’iniziare una battaglia che presto avrebbe lasciato spazio a baci roventi e tanta passione. 




Spazio ME finale:

Ok, linciatemi....... me lo merito....ho rovinato questa coppia.
Mi vergognio nel dedicare questo obbrobrio a Cha (MICHIGAN ) che mi ha fatto amare questo pairing con le sue splendide ff , ed ora non riesco più a fare a meno di loro.
Grazie Cha, ti adoro e scusami se ti dedico proprio sta roba.

Il titolo è una bellissima canzone dei Gemelli Diversi.

Ora vado a deprimermi .

Un bacio
Mary

 
 

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Capitolo 2
*** Accendini e benzina: ***


Spazio Me:

Buon giorno o meglio buona sera =0)
Ed ecco un'altra BurnMaki.
Allora la Prominence ha appena subito una sconfitta dalla Genesis, quando le due squadre insieme alla DD lottavano per la vetta dell'Aliea.
Il titolo non centra ma mi sembrava adatto a Burn e al suo carattere.
E' una canzone di Marracash.
Spero vi piaccia anche se è cortina e l'ho scritta io.
Un bacione
Mary



ACCENDINI E BENZINA:
 

Tiro un pugno al muro frustrato, infischiandomene del dolore mentre le mie nocche si infrangono contro la parete candida.
Gocce vermigli fluiscono, macchiando l’intonaco immacolato.
Non mi tocca osservare il mio sangue, rosso come i miei capelli, come il fuoco.
Quelle fiamme che sento bruciare nelle vene e che ingenuamente pensavo mi avrebbero portato al vertice, consentendomi quella rivincita contro la vita che tanto desidero.
Ma come al solito nulla va come vorrei, la Genesis è la squadra più forte, ed  io non sono altro che un eterno secondo.
Mollo un altro colpo, immaginando di poter sfondare la mascella sorridente di Kiyama.
Mentre l’odio brucia nuovamente nel mio petto, nocivo e vitale come il giorno del mio abbandono.
Quando quella donna che non chiamerò mai madre, mi ha voltato le spalle, lasciandomi in quella stazione senza mai voltarsi, solo col mio odio.
Un sentimento combustibile, che brucia la mia anima e mi da la forza per lottare, per affrontare il futuro a testa alta, con quella strafottenza  che nasconde le mie emozioni.
Un altro pugno, un altro ancora.
Continuo così fin che improvvisamente una  pallonata mi colpisce le spalle e dei passi rimbombano nel silenzio del corridoio.
“Si può sapere cosa cazzo stai facendo?”.
Mi basta sentire quella voce per ricompormi.
Nessuno può vedermi in questo stato, soprattutto lei.
Abbasso la mano nascondendola, mentre l’affronto col mio ghigno beffardo, leggermente tremulo, fasullo.
“Tu non potresti nemmeno rivolgermi la parola” dico sicuro, sfidandola.
Maki alza un sopracciglio  avvicinandosi “ e tu sei il solito idiota, il che non mi stupisce”.
“ Sono pur sempre un tuo superiore Maquia” rispondo strafottente, calcando maggiormente sulla parola superiore.
Lei mi ignora, anche se il suo viso si indurisce, le mie parole l’hanno toccata.
Rimaniamo in silenzio, senza osservarci, l’uno di fronte all’altra.
Non c’è imbarazzo o altro, semplicemente a volte le parole sono inutili.
Questa anche se non l’ammetterò mai è una lezione di vita che ho appresso stando  a contatto con Suzuno.
“Sei uno stupido impulsivo, ti sembra il caso di romperti una mano quando il verdetto finale non è ancora stato scritto?”.
Ha capito tutto la ragazzina, come al solito lei mi comprende come nessun altro, un’altra cosa che non ammetterò mai ad alta voce.
“Non mi sono fatto niente e poi è una cosa da uomini duri, tu non puoi comprendere”.
Ride “se è da uomini duri tu che centri?” dice pungente, mentre finalmente abbozza un sorriso.
“Spiritosa, comunque la faccenda non ti riguarda” cerco di trattenermi dall’aggiungere altro, ma io sono Burn e sono destinato ad esplodere.
“Un uomo come me, tu puoi solamente sognarlo”.
Abbassa lo sguardo un attimo prima di rispondermi per le rime, io e lei non ci facciamo mettere i piedi in testa da nessuno.
“Faccio sogni tranquilli per fortuna la tua brutta faccia non mi assilla”.
“Io invece credo che mi sogni spesso,  magari con un mazzo di fiori fra le mani o smancerie simili. Oppure chi lo sa, potrebbero essere anche più spinti” esclamo malizioso, mentre lei arrossisce prima di darmi un pugno.
“Già, immagino che quando ci sono io i sogni non possano mai essere casti, non sei d’accordo Maki?”.
La sua mano si muove, rapida verso la mia guancia.
Io però sono più veloce, le prendo il polso in un gesto fulmineo dettato dall’istinto.
Una fitta di dolore mi attraversa, come uno stupido ho usato la mano ferita ed ora il mio sangue le macchia la pelle mentre i tagli pulsano fastidiosi e dolorosi.
Mi esce un lamento, mentre socchiudo gl’occhi.
Maki non dice niente ma con determinazione e gentilezza mi prende la mano osservandola.
Trascinandomi poi verso la cassetta del pronto soccorso adagiata negli spogliatoi.
Così, come una dolce infermierina  estrae il disinfettante e  le garze, mettendosi all’opera con dedizione.
Mi perdo ad osservarla, come ogni tanto succede durante i pasti  nel chiacchiericcio della mensa.
Quei capelli acconciati nella solita stravagante pettinatura, che tanto le criticano ma che io personalmente trovo terribilmente carini.
Ma nulla è come i suoi occhi, profondi e intelligenti come lei.
La osservo in silenzio, respirando il suo profumo.
E mi rendo conto che nulla è ancora perduto, la Genesis non ha ancora vinto.
La partita è ancora in corso, e io non mollo mai fino al fischio dell’arbitro.
“Grazie” bisbiglio in un mezzo colpo di tosse.
Lei sorride facendomi l’occhiolino, mi conosce e sa che questo è il massimo  del ringraziamento che può ottenere da me e per ora le basta.
“Comunque” dice dandomi un pugno “io non ti sogno mai”.
Rido, prima di ricominciare a prenderla in giro.
 
 
 

“Davvero credi che io sia inferiore Haruya?”.
“No, è tutta una cazzata”

 



Spazio Me finale:

Allora ...... cosa ne pensate?
Sinceramente io non riesco a giudicarla.
E' corta e mi sembra un po insensata ma credo mi piaccia.
Si, sono troppo contorta.

Nonostante tutto però dedico questo capitolo a due persone speciali.
La mia dolce Co-autrice Little Dreaming Writer e la mia fida compagna di sclerate AnnalisaCip96.
Perchè mi sostengono sempre e sono due scritrici formidabili e due ragazze splendide.
Vi adoro e vi voglio bene
Un bacione
Mary

 

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Capitolo 3
*** Tu che ne sai? ***


Spazio Me:
Buon giorno mondo,
allora, questa ff non è un gran che in quanto ad originalità.
Però in questi giorni sono riuscita a scrivere solo questa, l’influsso di Giove pesa su di me.
Comunque, questa volta, strano ma vero Burn non perderà sangue.
Sono fin troppo sadica con quel povero ragazzo.
E la voce narrante sarà la grande Maki.
Il titolo è una canzone di Vacca.
Ci vediamo in fondo,
un bacio
Mary
 

TU CHE NE SAI?

 

Ti osservo in silenzio, mentre la confezione del succo si accartoccia tra le mie mani, il nervosismo mi gioca brutti scherzi ne sono consapevole.
Vorrei avere la tua testa tra le miei dita in questo momento, non questo stupido cartone oramai malformato.
Ti pavoneggi al centro  della mensa, gonfiando il petto orgoglioso e strafottente come sempre.
D’altronde quando mai non lo fai? Quand’è che non ti dai arie?
Mai, sei uno stupido fastidioso egocentrico.
Serro la mascella, un ottuso che, per qualche  strano scherzo della sorte, non riesco a smettere di fissare.
Ringhio, il mio umore è nero come i capelli del mio capitano, ed è solo colpa tua.
Improvvisamente sento due braccia stringermi da dietro, gentili e famigliari.
“Non mi piace questo broncio omicida” esclama divertito il nuovo arrivato, mollando la presa.
Sorrido, distogliendo lo sguardo da quello a trentatré denti, carico d’ammirazione, che Barra ti sta rivolgendo incantata.
“Buon giorno Ringo” dico raggiante, scompigliando con affetto la zazzera candida del mio migliore amico.
Zel scoppia a ridere, contagiandomi, prima di sedersi al mio fianco.
“Se vuoi lo prendo a pugni” mi comunica, mentre senza troppi scrupoli addenta il mio pasticcino.
Scuoto il capo rassegnata “ posso farlo da sola” replico sicura, ti ho picchiato talmente tante volte da perderne il conto effettivo.
Con un gesto spontaneo, gli avvicino anche l’altro dolce, mentre sento il mio stomaco chiudersi per il nervoso.
Zel lo afferra immediatamente, conoscendomi, potrei cambiare idea nel giro di un minuto e strapparglielo dalla bocca rudemente, e lui  certamente questo lo sa, visto che mi conosce come le sue tasche.
Sbuffo, posando il viso sul tavolo rassegnata.
Ryuuichirou mi batte affettuosamente sul capo incoraggiante, come se fossi un adorabile cagnolino.
“Sei insopportabile” dico tirandogli un pugno scherzoso, privo della rabbia che metto in quelli indirizzati a te.
Lui sbadiglia stancamente, “Ehi Maki, il tuo bello ci sta fissando” sussurra  accarezzandomi una guancia.
Senza riuscire a trattenermi alzo lo sguardo, e mi perdo nel tuo.
Due occhi gialli, felini ed ipnotici, un turbinio di emozioni travolgente.
Sono quelli stupidi occhi ad avermi incastrato, ne sono ogni giorno più sicura, ogni volta che li osservo.
Cerco di mantenere la smorfia austera che indosso solitamente quando entriamo in contatto, perché non voglio offrirti la possibilità di ferirmi, di prenderti gioco di me.
Il tuo sguardo però mi colpisce, sembra voglia accusarmi di colpe che non ho commesso.
“Ci vediamo più tardi Ringo” dico di getto alzandomi, accarezzando un ultima volta i capelli di Zel, prima di allontanarmi rapida.
Il corridoio è deserto, una fortuna che credevo di non avere, mentre inizio ad imprecare mentalmente.
Insomma tra tutti, proprio di lui dovevo innamorarmi?
Del’unico ragazzo che, ogni volta che apre quella sua stupida boccaccia, mi provoca un’irritazione cutanea e nei migliori dei casi un esaurimento nervoso.
“Oh siete davvero carini sai”.
Mi volto sorpresa, non appena la tua voce mi raggiunge.
Sei lì, davanti a me, le mani in tasca e il tuo solito sorriso di sfida.
Vorrei prenderti a sberle, in effetti potrei farlo anche senza motivo.
“Cosa?” ti domando spaesata, perché effettivamente non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo.
Ridi sprezzante “ tu e il tuo fidanzato siete davvero un pugno nello stomaco, anche se devo ammettere, mi sembra strano che tu sia riuscita ad incastrare un essere umano, poveraccio” esclami duro, con la voce carica di disprezzo.
“Tu sei completamente rincoglionito” ringhio, mandando a quel paese la finezza, mi succede spesso con te.
“Probabilmente, tutte le arie che ti dai hanno creato una gran nebbia in quel cervello, già di per sé mal funzionante”.
Mi osservi rabbioso “ da quant’è che state insieme?” continui imperterrito, duro come la pietra sulle tue convinzioni.
Improvvisamente mi rendo conto di avere ancora il succo stretto tra le mani, e questa volta non ho intenzione di trattenermi.
“Di chi stai parlando?” sputo fredda, mentre il mio cuore duole per l’ennesima volta, innamorato di un idiota che non cambierà mai.
“Fai anche la finta tonta, parlo di te e di quel Segata insignificante” esclami serrando i pugni nervoso, un gesto che ti ho visto fare spesso.
Probabilmente  li serri almeno due volte al giorno, visto la rabbia che c’è nel tuo cuore.
Ciò però, non cambia il fatto che tu sia un idiota, privo di tatto e di sentimenti.
Mi avvicino ad un palmo dal tuo naso, mentre ti vedo irrigidire sorpreso.
“Zel vale mille volte te Burn. Inoltre, non capisci proprio niente, che ne sai di chi sono innamorata io? Tu che ne sai di me Haruya? Sei solo uno stupido borioso” dico con tutto il rancore che possiedo, prima di svuotare lentamente l’intero contenuto del cartoccio sulla tua testa.
Con un ultimo sguardo sprezzante ti do le spalle, prima di allontanarmi decisa, lasciandoti sconvolto con il succo alla pera tra i capelli.
Mentre una lacrima scivola meschina.





Spazio Me finale:
Che dire è una cavolata, nulla di che.
Burn: mi hai rovesciato il succo in testa!!!!!!
Be, almeno non ti sei automartoriato, è un passo avanti.
Comunque, il rosso qui è geloso del dolce ringo ( Zel mi ricorda troppo quei buonissimi biscotti).
E come sempre si comporta da idiota.
Povera Maki la faranno santa.
Comunque spero non sia troppo da sbadiglio.
Un bacio
Mary

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Capitolo 4
*** Il mio passato non sarà il tuo futuro: ***


Spazio Me:
Buongiorno People,
come state? Spero bene ovviamente.
Comunque in attesa d’ispirazione per le due long ( ho scritto i nuovi capitoli di entrambe ma mi mancano i finali) ecco una nuova BurnMaki.
Quanto li adoro.
Comunque il punto di vista è del rosso, spero vi piaccia, ci vediamo in fondo.

 


Il mio passato non sarà il tuo futuro:

 

1…2…3.
1…2…3.
Il rumore dei miei passi rimbomba per lo stretto corridoio, trattengo il respiro, continuando a percorrere l’intera stanza avanti e indietro senza sosta, piastrella dopo piastrella.
Sento la nausea salirmi all’improvviso, mentre osservo le pareti bianche, immacolate, che mi circondano.
Quanta gente è morta osservando quel candore?
Quanta  sta spirando in silenzio proprio ora?
Scuoto il capo sconcertato, questo è un pensiero decisamente fuori luogo per uno, che come me, sta percorrendo per la quindicesima volta la piccola sala d’aspetto del reparto maternità, col pianto dei neonati nelle orecchie.
Mi tormento le mani nervoso, cercando con lo sguardo un dottore, o chiunque possa dirmi cosa sta succedendo oltre quella porta verdognola, purtroppo sembra che il mondo si sia dimenticato  di quel uomo coi capelli rossi in procinto di una crisi di panico.
Mi maledico, è la giusta punizione per essere stato così  idiota da farmi  cacciare dalla sala parto.
Tutta colpa dei miei nervi incontrollati e di questa stupida bocca larga, ma dove ho il cervello? Insomma, come ho potuto dire a mia moglie di smetterla di urlare che mi  agitava ulteriormente mentre ha le doglie?
Inutile dirlo, mi ha sfrattato dal suo capezzale con un elegante urlo isterico, “Qualcuno allontani immediatamente questo coglione dalla mia vista”.
Sbuffo, lanciando un’occhiata rapida all’orologio sul muro, tra pochi minuti stringerò mio figlio tra le braccia.
Sento lo stomaco contrarsi, ed il sudore imperlarmi la fronte al solo pensiero, i nove mesi sono passati.
Ed ora, io, che del uomo che mi ha generato non conosco neanche il nome, sto per passare le mie notti insonni, cullando un dolce frugoletto, tra pannolini biberon e soffici pupazzi.
Sorrido, perdendomi nei miei pensieri ad occhi aperti.
Mi vedo tenergli le mani  mentre cerca di camminare con stabilità sulle gambe, rassicurarlo quando cadrà sbucciandosi le ginocchia, asciugargli le lacrime ed aiutarlo a scoprire il mondo che lo circonda.
Ci vedo al parco, calciare il suo primo pallone, poi la sua prima partita, il suo primo goal con me sugli spalti ad urlare contro gli avversari; saremo insieme in ogni tappa della sua vita, mio figlio non saprà mai cos’è la solitudine, a differenza mia lui si sentirà amato ogni giorno.
Improvvisamente, il  ticchettio delle ciabatte in legno, mi riporta alla realtà, alzò lo sguardo, trovandomi di fronte  il volto gioioso dell’infermiera, una ragazza dai capelli castani ed i lineamenti dolci,tra le mani una cartellina blu notte.
“E’  giunto il momento di conoscere suo figlio, inoltre sua moglie acconsente a farla rientrare”.
Non le do il tempo di finire la frase, che già sono al fianco di Maki,  respira affannosamente, vistosamente  provata dal parto, le guance arrossate ed i capelli appiccicaticci,  sul volto però c’è un sorriso di assoluta felicità e tra le mani rosee  il nostro bambino, è bellissima anche così, è la mamma più bella e sexy del mondo.
“Ciao” sussurro imbarazzato, accarezzandole rudemente la guancia,
gli occhi  puntati su quel microscopico esserino, che rantolando ondeggia le mani avanti e indietro.
Scruto avidamente ogni suo particolare, voglio stamparlo  ben impresso nella mente.
Sento il cuore battermi all’impazzata, quando mi accorgo che ha i miei stessi occhi, d’orati e profondi, i suoi però sono ancora innocenti, puri, non c’è rabbia e ne rancore in quelle splendide pupille. Il ciuffo di capelli, quasi inesistente, invece è simile alla tonalità di mia moglie, leggermente più chiara.
Ci osserva altezzoso, senza scomporsi ed emettere uno strillo, non piange, è già un guerriero il mio ometto.
“E’ uguale a te” esclama improvvisamente la mia compagna, trasmettendo con quelle semplici parole tutto l’amore che prova per i suoi due uomini.
“E’ bellissimo” dico impacciato, Maki lo adagia lentamente tra le mie braccia, col tocco vellutato di una madre .
“E’ nostro”.
Annuisco, mentre cerco di non commuovermi, dopotutto ho ancora una reputazione.
“Sono il tuo papà Masaki e ti prometto che ci sarò sempre” dico ancora, cullandolo impacciato.
Lentamente Maki posa la sua mano sul mio avambraccio, stringendolo “sarai un buon padre Haruya, insieme gli daremo tutto quello che a noi è stato negato”.
La bacio dolcemente, questo bambino non vedrà mai le mie spalle allontanarsi tra il chiasso opprimente di una qualsiasi stazione.
 
 

“Sono il tuo papà, e non ti abbandonerò”
 






Spazio Me finale:
Allora, che dire di questa ff????
Il bambino è Kariya Masaki, una sorpresa per Cha =0)
colei che non solo ha creato la coppia ma tutto il quadretto famigliare, sei un genio non si discute.
Poi, io l’ho trovata dolce!!!!
Non so perché, ma Burn me lo immagino diverso come padre,
uno che farebbe di tutto per suo figlio e per quella famiglia che non ha mai avuto, lasciandosi così lo sbruffone strafottente alle spalle.
 
Dedico questa sorta di ff a Claire, perché  la sua pazienza ed i suoi consigli mi fanno crescere. 
A Cha, perché l’idea mi è venuta leggendo la sua ultima storia 
e a R&by e Cip semplicemente perché vi voglio bene.
Spero che vi piaccia.
 
Un bacione enorme
Mary
 

 

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Capitolo 5
*** Siamo come due foglie secche ***


Titolo: Siamo come due foglie secche
Pairing: BurnMaki
Totale parole: 617 secondo word
Note: Non pubblico nulla da secoli e non perché l’ispirazione non mi manchi, anzi quella mi perseguita, purtroppo però non riesco a tramutarla in parole.
Per questo chiedo scusa alle straordinarie persone che seguono le mie schifezzuole , prometto che aggiornerò al più presto e che comunque ritornerò presente nel fandom che ho abbandonato causa straordinari lavorativi.
Allora, mi sono spremuta come un’arancia per scrivere qualcosa perché il  9/10 era il BurnMaki Day e, siccome ero in Inghilterra, non ho potuto portarmi avanti coi tempi.
La shot si svolge prima dell’Aliea, dove secondo il mio assurdo pensiero(?) gli alieni hanno scelto di loro spontanea volontà di unirsi al progetto, ovviamente senza sapere di cosa si trattasse in realtà.
Una cavolata? Può darsi, tuttavia buona lettura.
 
 
 

Siamo come due foglie secche:

 
 
Il rumore delle foglie secche, schiacciate senza alcuna pietà dalle suole in gomma dei suoi stivali, era  da sempre in grado di rubargli un sorriso compiaciuto, visibilmente soddisfatto.
Tuttavia, non era tanto  quello scricchiolare ritmico, quasi impercettibile a farlo sorridere ma bensì  quello che ai suoi occhi appariva come un semplice gioco di potere. Lui, senza dubbio, era più forte di quei vegetali privi di vita e questo gli piaceva più di quanto pensasse.
Sbuffando annoiato, si passò una mano sui jeans laceri visibilmente in contrasto con la postura decisa che mostrava con ostinazione, schiena eretta e petto in fuori.
Al suo fianco, seduta sulle radici di un albero, Maki l’osservava in silenzio in attesa che parlasse.
“Sai già  quale sarà la mia risposta” esclamò Haruya all’improvviso, trafiggendola coi suoi occhi dai tratti felini, stranamente accusatori, “ cos’altro vuoi?”.
La ragazza annuì immediatamente, lo conosceva troppo bene per illudersi anche solo per un secondo, “Non sono qui per sentirti dire l’ovvio, stupido tulipano.
Solamente mi chiedevo perché? Perché  hai accettato senza nemmeno pensarci?”.
Haruya scoppiò in una sonora risata, appoggiandosi  lentamente al tronco umido, “ Ma questo è l’ovvio, ventilatore” commentò sprezzante, godendosi l’espressione infuriata della compagna.
“Non ho tempo da perdere, Nagumo” ringhiò infatti, tra i denti, quest’ultima, assestandogli una gomitata nel fianco.
Il rosso gemette appena, serrando i pugni, “ allora perché sei venuta? Non te l’ho chiesto io di farmi il terzo grado”.
“Se non vuoi rispondermi dillo subito, così la facciamo finita”  continuò la ragazza alzandosi in piedi per fronteggiarlo meglio, i capelli stranamente in disordine.
Haruya sbuffò, spostando il peso da un piede all’altro, “E’ per il potere e la fama, esattamente come tutti gli altri” disse tagliente, senza guardarla.
Perché lei era l’unica in grado di capire quando mentiva, leggeva le sue emozioni con la stessa facilità di un lettore davanti al suo libro preferito.
Dopotutto era stata proprio la giovane Sumeragi la prima a tendergli la mano quando era arrivato all’orfanotrofio, la prima a sorridergli.
“E tu ti aspetti che io creda che mi abbandoni per la gloria?” lo accusò infatti dopo un attimo di silenzio, il volto terribilmente serio.
Lui deglutì rumorosamente, appoggiando la mano sulla sua spalla, “ vuoi la verità? Ebbene te la dirò, ventilatore. Sono stanco. Stanco di sentirmi una nullità, un povero orfanello in balia del mondo che non può nemmeno proteggere chi ama e se stesso. Non voglio vederci schiacciati come queste stupide foglie, voglio essere potente, il più forte”.
Aveva pronunciato ogni singola parola urlando, senza respirare, mentre le sue dita scivolavano sempre di più nella pelle della ragazza.
Maki sorrise, dandogli un leggero colpetto sul capo, “Sei un idiota, Nagumo. Un grandissimo idiota, come puoi pensare, anche solo per un momento, che qualcuno, che non sia la sottoscritta ovviamente, possa metterti i piedi in testa con così tanta facilità?”
“Tu non mi metti i piedi in testa” protestò il rosso con sdegno, “sei solo terribilmente fastidiosa”.
Maki inarcò un sopracciglio sfidandolo a continuare, “mettila come vuoi, fatto sta che io verrò con te. Dopotutto qualcuno dovrà pur costringerti a parlare di tanto in tanto e ricordarti che sei e sarai sempre un tulipano arrogante”.
Per la prima volta in tutta la conversazione il ragazzo incrociò il suo sguardo senza nascondersi. “ Davvero verrai con me?” chiese perplesso, scrutandola da cima a fondo.
La compagna rispose all’istante, per nulla intimorita, “Siamo una famiglia e tu sei il mio migliore amico”.
“Voglio sentirti dire che verrai, Maki. Anche se ovviamente io posso cavarmela benissimo anche senza di te”.
“Verrò” si affrettò a  rispondere la ragazza, schiacciando una foglia con la punta della scarpa, “ era ovvio che sarei venuta, volevo solo sapere il perché”.

 
 



Spazio Me:
Allora concludo brevemente dicendo che dedico questa ff a R&by e Angy, la mia Cognatina e la mia Smile, perchè sono l'unico motivo per cui sto pubblicando ora. Vi adoro!!
Inoltre mi sembra giusto dedicarla anche alla ragazza della Ainfinte, ovvero Cha, la creatrice della coppia. Adoro anche te.
Della storia non dico nulla, perchè la mia autostima non me lo permette.
Un bacione enorme
Mary
Burn è occ da far paura, scusate ma questo dovevo dirlo.

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